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Full text of "Rivista storica italiana"

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RIVISTA  STORICA  ITALIANA 


*  F£8    8    JO09  ' 

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RIVISTA  STORICA 


ITALIANA 


PUBBLICAZIONE   TRIMESTRALE 


DIRETTA 


Prof.  COSTANZO  RINAUDO 


CON     LA     COI> L. ABORA ZIONB   DI   MOLTI   CULTOUI   DI    STORIA    PATRIA 


Volume  XXV  (VII  della  3'  Serie) 


DIREZIONE 

TORINO,   VIA   BROKFERIO,  3 
1908 


V 


^■^tìl    333. S- 


AiiN  XXV,  Z"  S.        Gennaio-Marzo  1908       Voi.  Vii,  fase.  1 


RIVISTA  STORICA 


ITALIANA 


PUBBLICAZIONE  TRIMESTRALE    ' 


DIRETTA 


Prof.  COSTANZO  RINAUDO 


CON    LéA.    COIiLABORAZIONB  DI   MOLTI   CULTORI   DI  STORIA    PATRIA 


DIREZIONE 

TORINO,   VIA  BROFFERIO,   3 
1908 


INDICE  DELLE  MATERIE 


L  Re^emMojni  e  note  blliliograflche. 

ì.  Storia,  oi|ai|àL& 

Atti  del  Congresso  intemazionale  dì  scienze  storiche  tennto 
a  Roma  nel  1903,  It  Tolumi  (L.  G.  BoHea)         .        .  Pag.        1 

2.  £tÀ.  preromana  B  RdUNA. 

Jordan,  Topographie  der  Stadt  Rom  im  Àltertum  (L.  Mariani)  ,  SO 
Amelung  a.  Hóltzingef\  The  Museums  and  ruins  of  Rome 

(L.  Mariani) ,        ....      23 

Zeiller,  Les  orìgines  chrétiennes  dans  la  province  romaine  de 

Dalmatie  (F.  Alessio) •      36 

Baur,  G.  Jean  Ghrysostome  et  sea  (Buyres  dans  Thistoire  litp 

téraire  (F.  Alessio)  ........        «27 

3.  Alto  medio  kvq  (Ssc.  y-xi). 

CaràbéUese,  L^Apulia  e  il  suo  Gomune  neiralto  medio  evo 
(V;  Vitale)       .....*....       28 

Soriga,  Di  Ildebrando  suddiacono  di  S.  R.  Ghiesa  e  della  sua 
leggenda  (C.  Cipolla)        .        .        .        .        .        .        .        .38 

MafUn,  S^i  Léoot^  1002-105^  (P.  Spe4)         *        •        .        ,      40 

4.  Basso  medio  evo  (Sec.  xi  xt). 

Papif  Romeo  Pepoli  e  il  Comune  di  Bologna  dal  1310  al  1323 

{V.  Vitale) .        .        .        ,41 

Baumgarter,  Ans  Eanzlei  u.  Kammer  (G.  Cipolla)  •  .  «  43 
D^oh,  La  foi  religieuse  eiiJ^He  ait  xit*  siècle  (G.  Gapasso)  «      46 

5.  Tempi  moderni  (1492-1789). 

Papadopoliy  Le  monete  di.  Venezia.  Parte  2%  Da  Nicolò  Tron 
a  Marino  Grimani:  14724605  (L.  Rizzoli)     •       .        .        ,      48 

CapasBOy  II  governo  di  Don  Ferrante  Gonzaga  in  Sicilia  dal  1535 
al  1543  (G.  Sangtorgio)  .        .' .5!^ 

Grande,  Le  carte  di  America  di  Giacomo  Gastaldi  (P.  Revelli)  t       57 

6.  Periodo  della  rivoluzione  francese  (1789-1815). 

Livorno  e  gli  avvenimenti  del  1790*91  (E.  Michel)  .  «  ,60 
Buffer  u.  Lucktcaldt,  Der  Frieda» von  Campoformio  (C.  Manfroni)  ,      61 


I. 

RECENSIONI  E  NOTE  BIBLIOGRAFICHE 


1.  STORIA  GENERALE. 

Atti  del  Congresso  Internazionale  di  Scienze  Storiche,  —  (Roma, 
1-9  aprile  1903),  12  voi.  di  complessive  pagine  5067, 
Tip.  della  R.  Accademia  dei  Lincei,  1907. 

1.  —  Sorta  nel  1900  in  Italia  l'idea  di  riunire  a  solenne 
convegno  in  Roma  i  cultori  delle  discipline  storiche  d'ogni 
paese,  per  solennizzare  il  nuovo  secolo,  e  concretizzatosene 
il  proposito  pochi  mesi  dopo  nel  secondo  Congresso  inter- 
nazionale storico  a  Parigi  (il  primo  tenuto  ad  Aja  nel  1898 
fu  quasi  esclusivamente  dedicato  alla  storia  diplomatica,  mentre 
il  secondo  comprese  tutte  le  scienze  storiche),  nel  1903  veniva 
raccolto  a  Roma  il  terzo.  Dopo  varie  peripezie  al  primo  co- 
mitato promotore  ne  subentrò  uno  direttivo,  composto  dei 
Delegati  delle  principali  Accademie  e  dei  più  importanti  Isti- 
tuti scientifici  del  Regno,  con  presidente  il  venerando  senatore 
Pasquale  Villari  e  segretario  generale  il  Comm.  Dottore  Giacomo 
Gorrini,  direttore  degli  archivi  al  Ministero  degli  Affari  Esteri,  i 
due  veri  organizzatori,  sapienti  e  fortunati,  del  Congresso. 

Ora  a  distanza  di  neppure  quattro  anni  esce  l'ultimo  dei 
dodici  volumi  degli  atti  di  questo  terzo  Congresso  intemazio- 
nale, i  quali  ne  sono  una  fedele  e  accurata  relazione. 

Il  volume  primo  contiene  gli  Atti  preliminari  e  d'indole 
generale,  cioè  la  storia  dell'origine  dell'organizzazione  del  Con- 
gresso, il  relativo  programma,  i  verbali  delle  adunanze  generali, 
una  notizia  della  Mostra  di  topografia  romana  e  dell'Esposi- 
zione di  manoscritti  e  libri  a  stampa,  dei  festeggiamenti  e  dei 

Rivista  storica  italiana,  8*  S.,  vii,  1.  1 


2  RBOB^BIONI   K  VOTI  BIBLIOGRAFICHB   —   L.   C   BOLLEA 

ricevimenti,  delle  gite  illustrate  dei  Congressisti,  degli  omaggi 
di  pubblicazioni  al  Congresso,  i  voti,  la  pubblicazione  degli  Atti, 
il  Rendiconto  Finanziario,  diverse  notizie,  appunti,  appendici 
e  indici.  Ciò  che  rende  questo  volume  veramente  prezioso  è 
l'introduzione  di  Pasquale  Villari,  il  quale  spiega  perchè  accettò 
la  presidenza,  rende  vive  lodi  al  Comm.  Gorrlni  per  Topera  sua 
e  nota  con  intima  gioia  come  alcune  proposte  del  Congresso 
abbiano  già  avuto  principio  di  attuazione. 

Gli  altri  undici  volumi  sono  divisi  in  due  parti  essenziali: 
delle  quali  la  prima  è  dedicata  ai  verbali  delle  sedute  delle  di- 
verse sezioni,  e  la  seconda  alle  comunicazioni.  Di  queste  bre- 
vemente diremo,  scegliendo  quelle  che  hanno  vera  attinenza 
con  la  storia  d'Italia. 

Il  volume  secondo,  destinato  agli  atti  della  sezione  1* 
{Storia  antica^  epigrafia  e  filologia  classica),  porta  le  seguenti 
memorie:  E.  Petersen,  Nuovi  risultati  storici  della  interpreta^ 
zione  della  Colonna  Traiana  in  Roma;  R.  Seymour  Conway, 
I  due  strati  nella  popolazione   indoreuropea   dell'Italia  antica; 

E.  Modesto V,  In  che  stato  si  trovi  oggi  la  questione  etrusca; 
L.  KoLZAPFEL,  Intorno  alla  leggenda  di  Romolo;  G.  Tropea,  Sul 
movimento  degli  studi  della  storia  antica  in  Italia,  rappresentato 
dalle  pubblicazioni  periodiche  dal  1895  ai  giorni  nostri;  N.  Vulig, 
Contributi  alla  storia  della  guerra  di  Ottavio  in  Illiria  nel  35-33 
e  della  campagna  di  Tiberio  nel  15  a,  C;  E.  De  Vincentiis, 
Leonida  e  Timarida  da  Taranto;  S.  Ricci,  Il  gabinetto  epigrafico 
ed  archeologico  presso  i  musei  e  le  scuole  superiori  e  secondarie 
in  Italia;  A.  Galanti,  I  tempi  e  le  opere  di  Claudio  Claudiana; 

F.  Eusebio,  Cenni  particolari  sul  materiale  egiziano  del  Museo 
d'Alba;  E.  Stampini,  Sul  movimento  filologico  in  Italia,  rappì-e- 
sentalo  dalle  pubblicazioni  periodiche  degli  ultimi  decenni. 

Il  volume  terzo,  che  reca  gli  atti  della  sezione  2*  (Storia 
del  medioevo  e  modeì-na),  è  quello  che  ci  riguarda  più  diretta- 
mente, e  perciò  diremo  in  breve  di  ognuna  delle  comunicazioni 
in  esso  pubblicate. 

Francesco  Novati  presenta  una  relazione  per  la  pubblica^ 
zione  del  «  Corpus  Inscriptionum  Italicarnm  medii  aevi  »,  perchè 
il  Corpus  Inscriptionum  Latinarum  si  arresta  per  l'Italia  al 
secolo  VI,  e  gli  eruditi  commentarli  della  seconda  parte  delle 
Inscriptiones  christianae  urbis  Romae  septimo  saeculo  anteriores 
del  De  Rossi  contengono  solo  taluni  di  questi  importanti  do- 
cumenti posteriori  al  secolo  sesto,  cosicché  il  materiale    im- 


STOnrÀ   GENBRALK    —   ATTI    DEL   CONGRESSO,    ECC.  3 

menso  giace  nei  testi  originali,  o  fu  divulgato  in  raccolte  dei 
secoli  XVI  e  XVII  e  moderne,  quasi  sempre  alterandole  e 
falsandole.  Questo  Corpus  apporterebbe  immensi  vantaggi  alla 
storia  civile,  politica,  religiosa,  letteraria,  artistica  e  cristiana, 
alle  ricerche  diplomatiche  e  paleografiche  e  allo  studio  della 
metrica  volgare,  mentre  illuminerebbe  delle  intiere  età  ancora 
molto  buie,  come  la  longobardica,  non  sufficientemente  chia- 
rita né  dal  Codice  diplomatico  longobardo  del  Troya,  né  dagli 
Scriptores  rerum  longohardicarum  et  italicarum  saec.  VI- IX 
del  Wuitz  (1878),  né  dai  Poetae  latini  aevi  Carolini  (voi.  I,  1881) 
del  Dùmmler.  Sarebbe  però  un  lavoro  immane,  da  farsi  sotto 
la  presidenza  della  R.  Accademia  dei  Lincei,  da  un  manipolo 
di  dotti,  con  riproduzione  di  calchi  e  fotografie,  con  criterii 
speciali,  che  il  Novali  elenca,  dividendo  lo  scarso  materiale 
dei  secoli  VII-IX  da  quello  più  abbondante  dei  secoli  X-XII 
e  questo  da  quello  abbondantissimo  dei  secoli  XIII-XIV. 

LoGi  ScHiAPARELLi  fa  alcuue  proposte  per  la  pubblicazione 
'//  un  a  Corpus  Chartarum  Italiae  »,  verso  Tattuazione  del  quale 
?egna  un  notevole  passo  raccordo,  stabilito  subito  dopo  la 
chiusura  di  questo  Congresso,  fra  Tlstituto  Storico  Italiano  e 
l'Istituto  Storico  Prussiano  per  ricerche  sistematiche  negli  ar- 
chivi e  nelle  biblioteche  deir  Italia  e  per  la  pubblicazione  di 
regesti.  Lo  Schiaparelli,  riattaccandosi  ad  un  tema  svolto  dal 
Villari  nel  quarto  Congresso  Storico  Italiano  del  19-28  set- 
tembre 1889,  vuole  un  accordo  completo  fra  Deputazioni  e 
Società  storiche,  che  lavorino  sotto  la  guida  delFIstituto  Sto- 
rico Italiano  per  compilare  una  raccolta  sistematica,  definitiva 
delle  carte  medioevali  italiane,  lavoro  al  quale  attendono  già, 
ognuno  per  proprio  conto,  questi  diversi  organismi  di  studio. 
Il  fatto  che  l'Hartmann  di  Vienna  uscì  contemporaneamente 
a  fare  la  stessa  proposta,  dimostra  sempre  più  la  necessità 
di  questo  Corpus,  il  quale  dovrebbe  spogliare  non  solo  i  cartolarli 
e  i  cataloghi  degli  archivi,  ma  anche  le  storie,  le  miscellanee, 
tutti  quei  mss.  che  possono  contenere  copie,  estratti  o  citazioni 
di  carte,  tutti  i  diplomi  e  tutte  le  bolle.  Le  carte  longobardiche 
sino  al  774  potrebbero  —  perchè  non  molte  —  formare  un  unico 
gruppo;  poi  sino  al  1200  la  pubblicazione,  per  intero  del  do- 
cumento ,  dovrebbe  esser  divisa  per  regioni  e  per  fondi  ar- 
chivistici originari,  e  dopo  sino  al  1300  dare  solo  il  regesto, 
pubblicando  per  disteso  le  carte  più  importanti  di  quest*età  e 
.anche  qualcuna  di  quelle  posteriori  al  1300.  Ogni  Deputazione 


4  RECKN8I0KI   B   NOTE   BIBLIOQRAFICHK   —   L.    C.   BOLLE! 

e  Società  Storica  potrebbe  attendere  alla  pubblicazione  della 
sua  parte  di  lavoro,  sottoponendola  ai  criteri  generali  stabiliti 
dall'Istituto  Storico  Italiano.  Ogni  paese,  ogni  città  d'Italia  ha 
avuto  il  suo  storico,  V  Italia  unita  darebbe  il  Corpus,  dedican- 
dolo al  grande  L.  A.  Muratori. 

Giuseppe  Gerola  traccia  la  sua  relazione  sulla  istituzione 
di  un  museo  veneto-levantino  in  Venezia  per  conservarvi  le  glo- 
riose tracce  di  civiltà  e  di  arte  portate  nelle  terre  di  oriente 
dalla  repubblica  di  S.  Marco.  Questo  fecero  i  Francesi  per  i 
loro  monumenti  in  levante,  questo  aveva  iniziato  per  Venezia 
il  compianto  Noiret  e  questo  fece  il  Gerola  per  incarico  del 
R.  Istituto  Veneto  dal  1900  al  1902,  portando  da  Candia  a 
Venezia  più  di  80  calchi  in  gesso,  di  1500  fotografie,  di  50 
schizzi  e  descrizioni  minute  di  città,  di  fortezze  e  di  località, 
e  più  di  650  monumenti  riprodotti  in  pianta,  di  450  iscrizioni  e 
di  1000  graffiti  e  la  riproduzione  di  notevolissimi  affreschi  ve- 
neto-cretesi del  XIV  e  XV  secolo.  Ma  Albania,  Epiro,  Morea, 
Jonie,  Cerigo,  Eubea,  Cipro,  le  Sporadi  e  le  Cicladi  attendono 
ancora  questo  lavoro  e  il  Gerola  domanda  perciò  Taiulo  del 
Governo. 

Giacomo  Gorrini  ritiene  esservi  opportunità  di  un  coordi- 
namento  delle  noì*me  legislative  o  consuetudinarie,  rispetto  alla 
consultazione  e  pubblicazione  dei  documenti  degli  Archivi  di  stato 
riferentisi  alla  storia  recente  e  contemporanea.  In  Italia  i  R.  De- 
creti 27  maggio  1875  n.  2552  e  9  settembre  1902  n.  445, 
concedono  la  pubblicità  degli  atti  solo  sino  al  1815,  e  le 
consultazioni  con  autorizzazioni  speciali  sino  al  1848  e  anche 
al  1860  a  seconda  della  fiducia  nelle  persone  che  le  esami- 
nano. Il  Gorrini  fece  ricerche  per  gli  altri  Stati,  e  vide  che 
molti  di  essi  non  pensano  affatto  di  disciplinare  la  materia,  rite- 
nendo alcuni  che  tutti  gli  atti  del  Governo  debbano  esser 
pubblici,  altri  invece  segreti,  e  altri  stabilendo  dei  limiti.  Così 
la  Russia  (1725-1762),  la  Danimarca  (1750),  il  Baden  (1771), 
la  Baviera  e  il  Portogallo  (1801),  la  Gran  Bretagna  (1803), 
r01anda(1814),  Tltalia  (1815),  la  Francia  e  TAustria  (1830), 
la  Sassonia  (1831),  la  Prussia  (1840),  la  Svizzera  (1848),  la 
Svezia  (1850),  gli  Stati  Uniti  d'America  (1870).  Siccome  è  ne- 
cessaria per  lo  studioso  la  consultazione  di  documenti  sincroni 
dell'uno  e  dell'altro  Stato,  perchè  la  storia  moderna  ha  una 
intrinseca  unità  internazionalistica,  così  il  Gorrini  vorrebbe 
una  intesa  fra  gli  Stati  per  avvicinare  un  po'  più  i  limiti  pre- 


STORIA    68NEIULR    —    ATTI    DSL    CONGRKSSO,    ECC.  5 

posti  alla  libera  consultazione  e  alla  pubblicazione  degli  atti, 
che  costituiscono  la  base  e  l'essenza  della  storia  contemporanea. 
Già  i  Congressi  tedeschi  di  Monaco  (1893)  e  di  Innsbruck  (1897), 
domandarono  ciò  fino  al  1847  e  1850:  ora  il  Gorrini  insiste  sino 
al  1845,  conciliandosi  in  questa  data  gli  interessi  di  Stato  e  di 
famiglie  con  quelli  degli  studi  storici.  Subito  dopo  il  Congresso, 
l'Austria  e  l'Ungheria  portarono  i  limiti  sino  al  1847,  la  Baviera 
sino  al  1825,  mentre  la  Francia  tenne  duro  sul  1830  e  l'Italia 
si  mantenne  al  1815  accordando  però  maggiori  agevolazioni 
agli  studiosi;  e  perciò  il  Comm.  Gorrini  può  essere  lieto  del 
buon  esito  della  sua  proposta. 

Paolo  Frederigq  (Belgio),  P.  J.  Blok  (Olanda),  M.  CI.  Gertz 
(Danimarca),  A,  Bresslau  (Germania),  Gabriele  Monod  (Francia), 
Raf.  Altamira  y  Crevea  (Spagna),  H.  Pdtnam  (Stati  Uniti  Nord- 
Americanì),  H.  Hjarne  (Svezia),  G.  Bryge  (Gran  Bretagna), 
B.  Dembinski  (Austria),  P.  Villari  (Italia),  in  dodici  chiare  e 
dotte  relazioni  espongono  brevemente  come  sia  organizzato 
l'insegnamento  della  storia  nei  loro  Stati  e  nei  vari  ordini  di 
scuole,  notandone  i  progressi  in  questi  ultimi  tempi  e  indicando 
i  mezzi  più  convenienti  per  correggerne  i  difetti  che  ancora 
rimangono. 

Luigi  Duchesne  esamina  les  evéchés  d'Italie  et  V  invasion 
Lombarde,  raccogliendo  in  una  tavola  i  221  vescovati  delle 
1 1  Regioni  d'Italia  con  tutte  le  notizie  anteriori  e  contempo- 
ranee all'invasione  longobarda. 

Luigi  Soiulte  in  una  comunicazione:  La  lana  come  pro- 
motrice  della  floridezza  economica  délV Italia  nel  medio  evo,  mostra 
come  ^li  Italiani  abbiano  da  prima  imitato  gli  Arabi  nel  tes- 
sere e  nel  tingere  le  lane,  e  poi  i  Fiamminghi  per  vincerli 
nella  concorrenza  commerciale,  e  siano  infine  decaduti  in 
quest'arte  quando  i  Tudor  vietarono  Fesportazione  della  lana, 
iniziando  quel  monopolio  che  gli  Inglesi  ancora  tengono.  Lo 
Schulle  invita  a  studiare  la  storia  delle  arti  d'esportazione  e 
non  quelle  di  consumo  locale  per  conoscere  la  vera  vita  eco- 
nomica dell'Italia  medioevale. 

Ludovico  Pastor  dà  notizie  preziosissime  sulle  biblioteche 
private  e  su  gli  archivi  privati  e  specialmente  delle  famiglie  pin- 
cipesche  di  Roma,  ricordandone  l'origine  nel  secolo  XVI  per 
opera  del  nepotesimo,  che  molte  volte  fece  esulare  le  carte  di 
Stato  negli  archivi  privati,  e  dicendo  delle  vicende  tristi  e  liete 
delle  superstiti  biblioteche  Casanatense,  Barberiniana  che  non 


6  RECESSIONI    K    NOTE    BIBl.10  JRAFICIIK    —    L.    C.    BOI.LKA 

esiste  più  a  sé,  Chigiana  e  Corsiniana  o  deir Accademia  Reale 
dei  Lincei. 

Gabriele  Monod  conia  comunicazione:  Michelet  et  V  Italie, 
mentre  tesse  un  capitolo  interessante  di  storia  del  Risorgimento 
Italiano,  offre  notizie  bibliografiche  preziose  e  riproduce  una 
corrispondenza  fra  il  Michelet  e  l'Amari,  tessendo  un  bel  capi- 
tolo di  fratellanza  franco-italiana. 

Alessandro  Gherardi,  al  quale  fu  affidato  dal  Conte  Fran- 
cesco Guicciardini  l'incarico  di  preparare  La  nuova  edizione 
della  «  Storia  d'Italia  »  del  suo  illustre  proavo  omonimo,  in- 
dica i  criterii  seguiti  in  questo  suo  lavoro. 

Leone  G.  Pélissier,  dopo  aver  discorso  sur  quelques  docw 
ments  utiles  pour  Vhistoire  des  rapporta  entre  la  Fr ance  et  V Italie, 
pubblica  il  testo  inedito  di  TJn  voyageur  dauphinois  reste  inconnu, 
Antoine  de  Brunel,  seigneur  de  S.  Maurice  en  Trièves  (1622-1696), 
dimostrandolo  opera  dì  un  compagno  del  Brunel,  l'olandese 
Aerssen  de  Sommelsdyck,  e  più  propriamente  la  prima  parte 
del  suo  noto  Voyage  d'Espagne  curieux,  historique  et  politique 
fait  en  Vannée  1655,  Il  documento  pubblicato  descrive  minu- 
tamente Roma,  la  vita  che  vi  si  mena  e  le  sue  opere  di  arte  ; 
indi  conduce  il  lettore  attraverso  a  Viterbo,  Montefiascone,, 
Acquapendente,  San  Casciano,  Radicofani,  Siena,  Firenze  e 
dintorni,  Pistoia,  Lucca,  Massa,  Pisa,  Genova  e  tutta  la  riviera 
di  Ponente  sino  a  S.  Remo  per  quanto  riguarda  l'Italia,  prose- 
guendo nella  Francia  meridionale  sino  al  punto  da  cui  si  parte 
il  Voyage  d' Espagne, 

L.  M.  Hartmann  in  una  dotta  e  filosofica  comunicazione 
sull'evoluzione  storica,  nota  le  tre  tendenze  odierne  della  filo- 
sofia individualistica  e  dualistica  di  Leopoldo  di  Ranke,  ma- 
terialistica ed  economica  di  Marx  e  di  Engels  e  quella  inter- 
media del  Lamprecht,  più  comune  e  più  nota,  la  quale  parte 
da  Marx  per  arrivare  a  Ranke.  L' Hartmann  conclude  che  «  la 
tendenza  della  storia  è  diretta  sulla  via  della  lotta  di  classe  verso 
r  abolizione  delle  classi  e  sulla  via  della  lotta  degli  Stati  versa 
V ctholizioììe  dei  contrasti  fra  gli  stati  medesimi  ». 

Enrico  Simonsfeld,  continuando  i  suoi  Contributi  alla 
storia  delle  Case  Beali  di  Baviera,  di  Prussia  e  d' Italia ,  mi-- 
ziati  nella  Zeitschrift  fUr  Kulturgeschichte  s.  4*,  tom.  II,  pa- 
gina 241  e  seg.  e  nella  Misceli,  B.  Deputazione  Veneta  di  Storia 
Patria,  tom.  Vili,  ser.  Il»,  dà  tre  lettere  del  1571,  1565,  1566, 
delle  quali  la  più  importante  per  noi  è  la  terza  di  Emanuele 


BTORIA   eSHBRALK  —    ATTI  DEL  CONQRBBSO,   ECC.  7 

Filiberto  di  Savoia  al  duca  Alberto  V  di  Baviera,  quando  egli 
si  recò  in  Germania  a  visitare  Tlmperatore. 

Antonio  Baldagci  riproduce  in  eliotipia  e  descrive  una 
a  Listina  »  del  Sultano  Selim  JH  in  paleo-serbo,  che  è  un 
giuramento  di  fedeltà  e  di  pace  fatto  al  principe  di  Ragusa 
nel  1517. 

Giulio  Gay  espone  les  résuUats  de  la  domination  Byzantine 
(ìans  r Italie  meridionale  aux  X^  et  XI^  siècle,  che  riabilitano 
contro  la  vecchia  tradizione  l'opera  dei  Bizantini,  dimostran- 
dola protettrice  contro  Tlslam,  riorganizzatrice  dell'assetto  po- 
litico e  sociale  sulle  coste,  se  non  neir interno.  Quest'opera 
fu  ingiustamente  diffamata  come  sfruttatrice  sempre,  mentre 
lo  fu  in  forma  episodica,  quale  ogni  altra  dominazione  stra- 
niera. Prova  di  ciò  è  la  difesa  disperata  della  signoria  bi- 
zantina contro  i  Normanni  fatta  dagli  Italiani,  lieti  di  non 
essere  da  essa  violentati  nella  loro  fede  romana,  né  privati 
del  consuetudinario  diritto  longobardo,  orgogliosi  delle  molte 
onorificenze  abihnente  distribuite  da  Costantinopoli,  fieri  tal- 
volta di  essere  —  come  in  alcune  terre  —  Greci  autentici  di 
lingua  e  di  costumi.  I  vantaggi  venuti  all'Italia  appaiono  an- 
cora nel  commercio  coli' Oriente  intensificatosi,  nel  lusso  dì 
certe  città  nella  2*^  metà  del  XI  secolo,  nell'esplicazione  di 
quell'arte  che  sarà  poi  detta  normanna  e  nel  fatto  che  i  Nor- 
manni non  fecero  che  riprodurre  e  ricopiare  la  vita  bizantina. 

Giovanni  Monticolo  riferisce  suW opportunità  di  riprendere 
e  compiere  la  pubblicazione  del  «  Glossaire  Archéologique  du 
mcyen  age  et  de  la  Renaissance  »  di  Victor  Gay,  disgraziata- 
mente non  ultimato  per  la  morte  dell'autore  nel  1887.  Dopo 
aver  dimostrato  come  della  consultazione  di  quest'opera  non 
possa  far  a  meno  chiunque  in  monografie  speciali  o  nel  com- 
mento di  testi  letterari  e  storici  voglia  illustrare  le  mani- 
festazioni più  sensibili  della  vita  medioevale  dalla  forma 
delle  vesti  e  degli  ornamenti  a  quella  delle  armi,  dalle  vi- 
cende delle  suppellettili  laiche  ed  ecclesiastiche  a  quella  delle 
consuetudini  pubbliche  e  private,  il  Monticolo  con  molta  eru- 
dizione indica  come  si  potrebbe  migliorare  la  continuazione 
del  lavoro  del  Gay,  adomandolo  di  molte  incisioni  sincrone. 

Luigi  Fumi,  rifacendosi  agli  studi  di  Aurelio  Zonghi  per 
Fabriano,  del  Briquet  per  Genova,  li  ha  proseguiti  per  Lucca, 
ed  è  venuto  nella  persuasione  che  sia  utile  una  raccolta  di 
marche  e  di  filigrane  cartacee  dal  secolo   XII  al  XV,  Egli  la 


8  RECENSIONI   K   NOTE   BIBLIOURAFICIIE   —    L.    C.   BOLLEA 

vorrebbe  latta  per  ordine  ministeriale  in  ogni  archivio,  a  fine 
di  poter  avere  un  elemento  sussidiario  alla  paleografia  nella 
determinazione  dell'età  dei  documenti  acroni. 

Giuseppe  Greppi  ci  rivela  alcuni  compromessi  dei  gabi- 
netti diplomatici  Europei  le  lendemain  de  Navarin  (1827-28). 

Giuseppe  Gallavresi  discorre  delle  fonti  di  due  Archivi 
milanesi  per  la  storia  delia  prima  Campagna  del  generale  Buo- 
naparie,  importanti  perchè  finora  per  la  campagna  del  1796 
le  notizie  furono  quasi  tutte  di  origine  francese  o  austriaca, 
runa  e  l'altra  troppo  interessate,  se  si  eccettuano  i  Despatches 
of  colonel  (xraham.  Il  Gallavresi  annuncia  che  l'Archivio  Civico 
Milanese  {Dicasteri  Governò,  22,  Corrispondenza  del  tempo)  e 
l'Archivio  Arese-Lucini  di  Milano  (casello  XCIX,  cont.  A,  n.  124) 
forniscono  documenti  importantissimi  a  tale  scopo,  perchè  di 
provenienza  italiana,  neutra  nel  conflitto. 

E.  Hueffer  corregge  molte  delle  inesattezze,  ormai  sto- 
riche, relative  alla  battaglia  di  Marengo,  fra  le  quali  comu- 
nissima  quella  che  la  vittoria  sia  dovuta  essenzialmente  alla 
presenza  di  spirito  del  generale  Desaix.  L'Hueflfer  sospetta  per- 
sino che  il  ritomo  di  questi  sul  campo  di  battaglia  sia  avve- 
nuto per  un  richiamo  dì  Napoleone.  Ciò  non  di  meno  non 
a  questo  fatto,  né  all'audace  assalto  dato  dalla  cavalleria  del 
generale  Kellermann,  dal  Bonaparte  non  mai  voluto  apprez- 
zare in  modo  giusto,  ma  essenzialmente  allo  sbandarsi  della  ca- 
valleria austriaca  e  al  disordine  di  tutto  l'esercito  del  Melas 
va  attribuito  l'esito,  cosicché  vera  è  la  frase  del  conte  Adamo 
Neipperg  che  il  trattato  di  pace  fu  «  diete  par  Tarrogance 
et  accepté  par  la  pusillanimité  ». 

Sergio  Terlizzi  studia  sul  codice  diplomatico  delle  reZa- 
zioni  di  Carlo  1  d'Angiò  con  la  Toscana  (1265-1285),  edito 
dalla  R.  Deputazione  di  Storia  Patria  per  la  Toscana,  questi 
rapporti,  dimostrando  la  politica  abile  del  re  napoletano,  il 
quale  avrebbe  voluto,  dopo  averli  attirati  a  sé,  assoggettare 
tutti  i  Comuni  toscani,  ma  ne  fu  impedito  dal  pontefice  e  poi 
dai  Vespri  Siciliani,  e  in  pari  tempo  lumeggiando  la  politica 
non  meno  avveduta  dei  Comuni,  che  si  giovavano  delle  ambi- 
zioni dell'Angioino,  ne  intuivano  le  mire  e  si  preparavano  alla 
difesa. 

Alfredo  Stern  pubblica  un  rapporto  del  Barone  Bunsen, 
rappresentante  del  Re  di  Prussia  a  Roma  (1824-1838),  che 
rivela  le  condizioni  dello  Stato  Pontificio  nel  1837. 


STORIA    GEMSKALE    —    ATTI  DSL   CONGRESSO,   ECC.  9 

Giuseppe  Rondoni  spezza  una  cavalleresca  lancia  per  i  vecchi 
^iemali  della  patria^  dimostrando  come  ingiustamente  siano 
trascurati  i  giornaletti,  che  possono  invece  essere,  specie -gli 
umoristici,  fonti  storiche  di  primissima  importanza. 

Edoardo  De  Dienne  tratta  des  Rapporta  de  V  Agenais 
(Francia  S.  0.)  avec  Vltalie  principalement  aux  XV^  et  XVI^ 
siècUSy  ricordando  come  fra  gli  uomini  d'armi  di  questa  terra 
francese,  Carlo  d'Armagnac  —  ultimo  di  sua  illustre  famiglia 
—  era  fratellastro  di  Amedeo  Vili  di  Savoia,  Luigi  duca  di 
Nemours  fu  viceré  di  Napoli  e  morì  nel  1503  a  Cerignola,  e 
Blaise  de  Monluc  scrisse  dei  veri  commentarii  sulle  sue  guerre 
in  Italia,  e  come  fra  gli  uomini  di  chiesa  tre  della  Rovere,  un 
Fregoso  e  il  celebre  Matteo  Bandello  vissero  neir Agenais,  e  fra 
gli  studiosi  tennero  loro  dimora  in  questa  terra  francese  il  filo- 
sofo e  medico  G.  G.  Scaligero  e  il  filologo  Giuseppe  suo  figlio. 

Enrico  Hauser  ci  profila  un  étude  critique  sur  le  texte  du 
Journal  de  Louise  de  Savoie^  dhnostrando  che  il  solo  testo  il 
quale  abbia  un  valore  storico  è  quello  del  Guichenon. 

Gustavo  Uzielli  studia  le  deviazioni  dei  fiumi  negli  as' 
sedi  di  Lucca  (1430),  di  Fisa  (1509)  e  in  altre  imprese  guer- 
resche,  combattendo  i  giudizi  aspri  contro  i  tentativi  falliti  di 
queste  deviazioni  fatte  dal  Brunelleschi  (SerchioJ  e  dal  Vinci 
(Amo)  con  l'approvazione  del  Macchiavelli  e  del  Soderim*, 
ed  esaminando  le  principali  deviazioni  a  scopo  militare,  dalla 
pretesa  del  Ginde  e  dell'Eufrate  (538  a.  G.)  per  opera  di  Ciro 
a  quella  del  Mississipi  (1862-63)  dovuta  al  generale  Grant. 
Dimostra  pure  che  molti  giudizi  sull'arte  militare  del  Macchia- 
velli  —  che  oggi  vanno  per  la  maggiore  —  sono  fallaci. 

Demetrio  Marzi  dà  importanti  notizie  intorno  ai  documenti 
di  àkune  illustri  famiglie  Fiorentim  (Del  Nero,  Guadagni,  Mi- 
nerbetti,  Torrigiani)  conservati  nell'archivio  dei  signori  Marchesi 
Torrigianiy  ricco  di  pergamene,  di  volumi,  di  buste,  di  filze  e 
interessanti  la  storia  dell'Italia  centrale  e  meridionale. 

Vincenzo  Epifanio  discorre  di  II  Cardinale  Soderini  e  la  con- 
giura dei  fratelli  Imperatore^  che  pagarono  nel  1523  il  fio  dei 
loro  progetti  di  fare  re  di  Sicilia  Marco  Antonio  Colonna  sotto 
una  specie  di  protettorato  francese,  mentre  il  Soderini  fu  pro- 
■cessato  e  incarcerato. 

Ludovico  Oberziner,  studiando  la  battaglia  di  Parma  (1734) 
sui  dispacci  di  Marco  Foscarini  al  Senato  Veneto  conservati 
nell'imp.  e  reale  archivio  di  Corte  e  Stato  di  Vienna  {dispacci 


10  RECENSIONI    E   NOTE   BIBLIOGKAFICUB    —    L.    C.    BOLLBA 

Germania)^  dimostra  che  delle  cinque  fonti  abituali  per  questa 
campagna  militare,  due  sono  di  poco  conto,  migliore  la  testi- 
monianza oculare  di  Carlo  Goldoni,  un  pò*  fantastico  lo  studio 
di  Carlo  Botta,  ottima  la  relazione  a  S'  A.  I.  del  principe 
Luigi  di  Wùrtemberg  e  di  FI.  Claudio  di  Mercy  comandante 
l'esercito  austriaco,  relazione  che  viene  ora  pubblicata  con  altri 
documenti  dairOberziner. 

Ferdinando  Gabotto,  dopo  un  primo  cenno  riassuntivo 
del  lavoro  fecondo  fatto  dalla  Società  Storica  Subalpina  con 
il  Bollettino  e  con  la  Biblioteca  nel  suo  primo  novennio  di  vita 
—  opera  ingigantitasi  in  questi  ultimi  cinque  anni  —  spiega 
come  questo  suo  studio  dalle  origini  del  «  Comune  »  a  quelle 
della  «  Signoria  »  sia  il  riassunto  di  una  serie  di  lavori,  che 
formano  come  i  vari  anelli  distinti,  ma  inseparabili,  di  una 
catena  di  memorie  (Le  origini  «  Signorili  »  del  «  Comune  » 
di  F.  Gabotto,  L'avvenimento  del  a  Popolo  »  di  G.  T.  Patrucco, 
Le  milizie  di  ventura  e  la  formazione  delle  a  signorie  »  italiane 
prima  di  Enrico  VII  di  Giuseppe  Colombo,  L'origine  romana 
del  Comitato  longobardo  e  franco  di  Benedetto  Bandi  di  Vesme). 
Queste  memorie  mirano  ad  esporre  tutta  una  nuova  teoria 
sullo  svolgimento  delle  istituzioni  e  dei  grandi  fenomeni  della 
storia  italiana  dal  Basso  Impero  al  principio  delle  «  Signorie  t> 
(sec.  V-XIV).  Il  Gabotto,  appoggiandosi  a  questi  studi,  specie 
a  quello  del  Baudi  di  Vesme,  ritiene  che  verso  la  metà  del 
secolo  X,  quando  i  conti  ed  i  marchesi  —  approfittando  della 
debolezza  della  monarchia  —  resero  ereditaria  la  loro  auto- 
rità, altrettanto  abbiano  fatto  il  curatore,  il  defensor  o  vice- 
Comes,  sorretti  dalla  politica  ottomana  del  favoreggiamento 
deirimmuriità  per  deprimere  la  feudalità.  E  siccome  in  Italia 
non  esiste  primogenitura,  il  beneficio  e  Tufficio  furono  eredi- 
tati da  tutti  i  figli,  cosicché  coli' andare  del  tempo  si  ebbero 
delle  famiglie  procuratorie,  visdominali,  viscontili.  L'unione 
di  più  di  queste  famiglie  costituì  il  Conloquium  o  Consilium 
Comune  o  «  Comune  »  che  non  ha  nulla  a  che  fare  con  la 
«  Comunità  »,  la  quale  sorse  dopo.  Il  Gabotto  stabilisce  la 
cronologia  di  questi  fenomeni  nel  modo  seguente:  i^)  Mol- 
tiplicazione del  parentado  procuratorio  (seconda  metà  sec.  X 
e  principio  sec.  XI).  —  2°)  Trasformazione  del  parentado  in 
famiglia  nel  senso  giuridico  della  parola  (metà  sec.  XI).  — 
3®)  Trasformazione  della  famiglia  dei  maiores  in  «  Comune  »- 
(fine  sec.  XI  e  talvolta  principio   sec.  XII).  —  i^)  Migliora- 


STORIA    GKNRUALC    —    ATTI   D^L   COX«JRESSO,   TCC.  11 

mento  delle  condizioni  economiche  e  prime  aspirazioni  del 
«  Popolo  »  (sec.  XII).  —  ò^)  Formazione  delle  «  Società  Po- 
polari »  (fine  sec.  XII  e  principio  sec.  XIII).  —  6^)  Contrap- 
posizione del  a  Popolo  »  al  «  Comune  »  (metà  sec.  XIII).  — 
7°)  Sopraffazione  del  «  Comune  »  da  parte  del  a  Popolo  » 
(fine  sec.  XIII  e  persino  principio  sec.  XIV).  La  sua  teoria 
ebbe  critici  apprezzabili  quali  il  Volpe  e  TArrias,  ma  il  Gabotto 
brillantemente  ritorna  alla  difesa  della  sua  tesi,  annullando 
le  confutazioni  con  nuove  prove  documentarie  e  con  nuovi  ra- 
gionamenti. 

EvELixA  Martinengo  Cesaresco  dice  deìV antiveggenza  della 
storia  esemplificata  dalVidea  delVunità  italiana, 

C,  A.  De  Gerbaix  Sonnaz,  proseguendo  i  suoi  pregiati 
studi  sul  contado  e  sulla  casa  di  Savoia,  ci  ricostituisce  la 
vita  di  Luigi  II  di  Savoia,  sire  del  Vaud,  senatore  di  Roma 
nel  1310,  mostrandocelo  leale,  valoroso,  di  spirito  alto,  destro, 
accorto  nelle  lotte  fra  Guelfi  e  Ghibellini,  specialmente  dal 
1310  al  1312  quando  il  Pontefice  mancava  da  Roma.  Di  qui  il 
conte  De  Gerbaix  Sonnaz  trae  argomento  per  ritenere  che  la 
famosa  epistola  di  Dante  del  1310-11  sia  stata  diretta  a  Luigi  II 
di  Savoia. 

Curzio  Marzi  dà  un  saggio  del  suo  Repertorio  delle  fonti, 
a  stampa,  dell'antico  costume  italiano,  preparato  con  oltre  sei- 
mila schede. 

Carlo  Calisse  annuncia  la  pubblicazione  nei  Fonti  per  la 
Storia  d'Italia  dell'Istituto  Storico  Italiano  AeìPoema  Balearico  — 
che  descrive  la  spedizione  vittoriosa  dei  Pisani  contro  le  Ba- 
leari  (1114-1115)  —  seguendo  il  testo  inedito  e  più  antico 
dell'archivio  Rondoni. 

Silvio  Lippi  annuncia  la  pubblicazione  àeW Inventario  del 
R.  Archivio  di  Stato  di  Cagliari  e  notizie  delle  carte  conservate 
nei  pia  notevoli  archivi  comunali,  vescovili,  capitolari  della  Sar- 
degna,  dandoci  un'idea  sommaria  e  chiara  del  materiale  ar- 
chivistico Sardo,  che  rimonta,  tranne  per  poche  pergamene, 
solo  al  secolo  XIV,  cioè  alla  dominazione  Aragonese. 

L.  Salazar  Sarsfield  comunica  una  iscrizione  inedita  di 
Federico  II  nella  Certosa  di  S,  Martino  in  Napoli, 

Giuseppe  Rondoni  dice  di  un  piccolo  ed  importante  comune 
medioevale  toscano:  S.  Miniato  al  Tedesco, 

Leopoldo  Ovary  parla  delle  relazioni  fra  V Italia  e  V  Un- 
gheria dal  medioevo  ai  nostri  giorni,  notando   come   si  debba 


12  RECENSIONI   E   NOTE   BIBLIOGRAFICHE    —    b.   C.    BOLLEA 

essenzialmente  ad  Italiani  la  prosecuzione  dell'opera  civilizza- 
trice di  S.  Stefano,  come  d'impronta  italiana  sia  la  coltura  un- 
gherese dei  primi  secoli  e  come  molte  relazioni  politiche  — 
specie  per  opera  degli  Angiò  e  dei  Durazzo  —  siano  state  fra 
ritalia  e  TUngheria,  la  quale  risentì  il  Rinascimento  nostro  e 
trovò  in  Venezia  appoggio  e  alleanza  per  i  commerci,  finché 
nell'epoca  del  Risorgimento  scambiò  con  l'Italia  le  glorie  patriot- 
tiche. In  altra  comunicazione  TOvary  ci  rivela  come  YArchimo 
Diplomatico  Ungherese  sia  organizzato  in  maniera  veramente 
invidiabile. 

Maurizio  Darvai  discorre  delY  Imperialisìno  Ungherese  nel 
MedievOj  mostrandoci  che  ogni  qualvolta  le  guerre  furono  fatte 
contro  paesi  più  colti  l'Ungheria  ne  ebbe  la  peggio,  e  solo  fece 
buona  politica  nei  paesi  balcanici,  pur  avendo  l'ostacolo  della 
diversità   delle  religioni. 

William  J.  D.  Groke  dice  delle  National  English  Institutions 
of  Eome  during  the  Fourteenth  Century,  A  Guild  and  its  popular 
initiative. 

Nel  gruppo  secondo  delle  Comunicazioni  di  Metodica  della 
Storia  notiamo  gli  studi  di  G.  Vailati  sulV applicabilità  dei  con- 
cetti di  causa  e  di  effetto  nelle  scienze  storiche,  di  G.  Gentile 
sul  probletna  della  filosofia  della  storia,  di  Benedetto  Croce  sulla 
soggettività  ed  oggettività  nella  storiografia,  di  V.  Benussi  sul  va-- 
lore  veridico  della  storia,  e  di  F.  S.  Nitti,  il  quale  ricerca  in 
quali  limiti  e  per  quali  vie  nella  ricostruzione  di  un'epoca  pas- 
sata, può  uno  scrittore,  senza  falsare  od  oscurare  la  verità  storica, 
trarre  alla  luce  nella  propria  narrativa  l'azione  di  specifiche  forze 
sociali,  in  quella  data  epoca  poco  sensibili  nella  coscienza  e  nelle 
voci  dei  contemporanei,  ma  pur  già  bastantemente  attive,  e  dive- 
nute nel  periodo  seguente  preponderanti  e  direttive  del  moto  della 
vita  sociale. 

Nel  gruppo  terzo  delle  comunicazioni  sulle  Scienze  storiche 
ausiliari  vanno  ricordate  le  comunicazioni  di  D.  Marzi  {Nuovi 
studi  e  ricerche  intorno  alla  questimie  del  calendario  durante  i 
secoli  XV  e  XVI);  di  I.  Guidi  {Gli  archivi  in  Abissinia,  di  un 
documento  dei  quali  dà  un  esemplare  di  40  pagine)  ;  di  C.  Garufi 
{Rerum  Normannicarum  monumenta  sicula  acta  et  diplotnata);  di 
M.  Gampori  (Metodo  adoperato  nella  compilazione  delV  Episto- 
lario  di  L.  A.  Muratori  e  nuovo  appello  ai  possessori  di  lettere 
mìiratoriane  in  Italia  e  air  estero);  e  di  L.  Fumi  {In  quale  or- 
dine  debbono  collocarsi  le  quattro  carte  più  antiche  d' Italia). 


STORIA   GKNERALb   —   ATtl   DEL   OOKORESSO,   ECC.  IS- 

Il  volume  quarto  contiene  gli  atti  della  Sezione  3*  {Storia 
delle  letterature),  fra  i  quali  noi  noteremo  l'importante  Proposta 
di  una  Bibliografia  Italiana  di  A.  D'Ancona  e  6.  Fumagalli,  i 
quali,  osservando  come  sia  sentito  il  bisogno  di  questi  reper- 
torii  con  criterio  nazionale,  mostrano  come  i  varii  paesi  vi 
abbiano  provveduto.  Vi  è  un  tipo  più  antico  e  semplice  di 
compilazioni  biografiche,  di  cui  il  Mazzucchelli  {Gli  scrittori  di 
Italia,  Brescia,  1753-1763),  appena  iniziato,  è  un  bellissimo 
esempio,  e  vi  é  un  tipo  a  compilazione  prevalentemente  biblio- 
grafica e  con  poche  notizie  biografiche:  di  questo  secondo 
genere  sono  fornite  tutte  le  nazioni.  Esempio  bellissimo  è  la 
Bibliographie  generale  des  Pays-Bas  del    Van    der   Haeghen, 

Gand,  1880 In  fine  terzo  viene  il  tipo  di  repertorio  ad  uso 

commerciale  librario,  di  minori  pretese,  e  di  cui  è  ricca  la 
Germania.  Noi  possediamo  di  quest'ultima  specie  il  Pagliaini, 
Catalogo  Generale  della  libreria  italiana  dal  1847  a  tutto  il  1899. 
I  cataloghi  generali  di  libri  scelti  o  rari,  come  THaym  {BibL 
Ital,,  Milano  1771-73,  voi.  2)  e  il  Fontanini  Zeno  {DelVeloq. 
Hai.  libri  tre,  Parma,  1803-04,  voi.  2)  suppliscono  imperfet- 
tamente alla  mancanza  di  un  vero  repertorio  bibliografico  na- 
zionale; mentre  i  cataloghi  di  certe  biblioteche  grandissime, 

come   quello   del  British  Museum   (Londra,  1881 ),  il  più 

ricco  del  mondo,  (in  Italia  non  ve  n'  è  neppure  un  esemplare  !) 
quello  della  Biblioteca  Nazionale  di  Parigi,  appena  incomin- 
ciato nel  1897,  e  quello  collettivo  delle  biblioteche  prussiane 
iniziato  dal  Dziatzko,  sono  troppo  difficilmente  consultabili. 
In  Italia  il  Narducci  nel  1882,  il  Fumagalli  nel  1896,  il  Buo- 
nanno  e  il  Solerti  nel  1897  affacciarono  proposte  per  un  dizio- 
nario biobibliografico  degli  scrittori  italiani  dalle  origini  al  1900: 
si  riuscì  l'ultima  volta  a  fare  un  esperimento  con  un  saggio, 
ma  tutto  naufragò.  Solo  il  Governo  con  l'aiuto  dell'Accademia 
dei  Lincei  e  dell'  Istituto  Storico  Italiano  riuscirà  a  qualche 
cosa,  servendosi  di  tutte  le  Società  e  di  tutte  le  Deputazioni 
di  Storia  Patria. 

Curiosa  è  la  comunicazione  di  L.  Zugcaro,  Le  colonie  pro^ 
vernali  della  Capitanata,  e  notevoli  sono  quelle  di  P.  Meyer, 
de  Vexpansion  de  la  langue  fran^aise  en  Italie  pendant  le  moyen 
ùge;  di  Ben.  Croce,  per  la  storia  della  critica  e  storiografia  lei- 
teraria;  di  Ch.  Dejob,  per  servire  alla  storia  degli  esidi  italiani 
in  Francia  sotto  Luigi  Filippo;  di  D.  Chiattone,  per  V  «  auto- 
biografia »  e  per  i  «  constituti  »  di   Silvio   Pellico   e  per  una 


-14  RECENSIONI    E   NOTI   BIBLIOOKAFtL'UK    —    L.   C.   BOLLRA 

recente  riabilitazione.  Dopo  aver  chiaramente  riassunto  quanto 
fu  detto  intorno  alla  sconosciuta  autobiografìa  pellichiana,  il 
Cliiattone  ne  annunzia  la  scoperta  e  la  esamina,  indignato  con 
il  Governo  italiano  che  vieta  dopo  70  anni  l'esame  dei  Consti- 
tuti  del  1821,  mentre  l'Austria  gli  fu  liberale  e  serena  rive- 
latrice del  processo.  Infine  il  Chiattone  combatte  molta  parte 
della  riabilitazione  del  giudice  Salvotti  fatta  da  Luzio  e  più 
tardi  da  questi  stesso  in  gran  parte  demolita. 

Va  ancora  ricordato  in  questo  quarto  volume  il  lavoro  di 
Benedetto  Baudi  di  Vesme  su  Rolando  marchese  della  marca  Bret- 
tone e  le  origini  della  leggenda  di  Aleramo,  che  ha  scopo  es- 
senzialmente storico,  dimostrando  che  la  celebre  Chanson  de 
Rolland  —  testo  di  Oxford  —  ha  un  valore  storico  di  gran 
lunga  superiore  a  quanto  glie  ne  si  annette,  e  che  è  la  prima 
tappa  di  un  lavoro  dal  titolo  «  I  Principi  anglosassoni  nell'Im- 
pero Carolingio  ».  Il  Baudi  conclude  che  le  persone  della 
Chanson  sono  tutte  rigorosamente  storiche  e  vissute  nella  se- 
conda metà  del  secolo  Vili,  e  che  Rolando  e  Aleramo  sono 
tralci  di  un  unico  stipite. 

II  volume  quinto  contiene  gli  atti  della  Sezione  4*  (Archeo- 
logia), fra  i  quali  vanno  ricordati  per  particolare  interesse 
storico  italiano  le  relazioni  di  G.  A.  Colini  per  determinare  in 
quali  regioni  italiane  si  abbiano  prove  certe  di  una  civiltà  della 
pura  età  del  bronzo,  e  se  per  ognuna  di  esse  debba  ammettersi 
che  tale  civiltà  avesse  una  sola  origine  e  si  svolgesse  nel  mede- 
simo tempo;  di  Paolo'  Orsi  per  ricercare  quali  sono  le  regioni 
italiane  e  quali  rispettivamente  gli  strati  archeologici  che  conten- 
gono prodotti  industriali  micenei;  di  G.  Ghirardini,  se  e  quale  in- 
flusso abbia  esercitato  il  commercio  greco  attraverso  V  Adriatico 
sullo  svolgimento  della  civiltà  e  délVarte  veneto-illirica;  di  L.  Pj- 
GORiNi  sulla  necessità  di  comporre  atlanti  Paletnografici,  i  quali 
costituiscano  il  «  Corpus  »  delle  Antichità  primitive  deW Italia  di- 
stribuite secondo  le  regioni  e  i  diversi  orizzonti  cronologici;  di 
T.  AsBHY,  Documenti  inediti  relativi  alla  storia  della  via  Appia; 
di  A.  PuscHi,  il  Sepolcreto  di  tipo  atestino  di  Nesazio  nelV Istria  ; 
di  P.  Sticotti,  alcuni  frammenti  lapidei  con  fregi  micenei  tro- 
vati a  Nesazio  in  Istria;  di  G.  Lafaye,  Jeux  de  table  sur  des  mo^ 
numents  funéraires  d'epoque  romaine;  di  R.  Lanciani,  Bicompo- 
sizìone  «  delh  forma  urbis  »  ;  di  Paolo  Orsi,  Quattordici  anni 
di  ricerche  archeologiche  n^l  S,  E.  della  Sicilia;  di  G.  Patroni, 
dei  pili  recenti  scavi  e  delle  scoperte  archeologiche  nella  regione 


STOKIA    UENEKALB    —    ATTI    DKL    COS(JIiESSO,    FiT.  15 

coìrispoìidente  alle  antiche  Campania  e  Lucania  e  su  le  grotte  del 
ZachUo  e  di  Frola  nell'agro  di  Caggiano  (Salerno),  che  gli  forni  - 
rono  nuovi  materiali  per  la  paleostoria  delle  stirpi  italiche  ;  di 
Q.  Quagliati,  Relazione  sugli  scavi  e  scoperte  nelVApuUa  e  sui  ri- 
sultati ottenuti  nelVultimo  decennio;  di  0.  Montelius  su  le  relazioni 
fra  V Italia  e  la  Scandinavia  prima  di  Augusto;  di  L.  Mariani  sul 
recetUi  scavi  in  Aufidena;  di  L.  Savignoni,  su  Norba  dopo  i  re- 
centi scavi  archeologici;  di  R.  Mengarelli,  Gli  scavi  di  Satricum 
e  la  necropoli  di  Caracupa  presso  Sermoneta;  di  G.  Ghirardini, 
Scoperte  archeologiche  avvenute  nel  Veneto  dall'anno  1890  al  1902; 
di  A.  SoGLiANO,  Gli  scavi  di  Potnpei  dal  1873  al  1900;  di 
E.  A.  Martel,  Application  de  la  fotographie  au  magnesium  à 
T archeologie;  di  S.  Franchi,  1  giacimenti  alpini  ed  appenninici  di 
roccie  giadeitiche  ed  i  manufatti  di  alcune  stazioni  neolitiche  ita- 
liane; di  M.  CoLLiGNON,  L'origine  du  type  des  pleureuses  dans 
Vari  grec;  di  G.  Pinza,  Le  origini  di  alcuni  tipi  delV architettura 
sepolcrale  tirrena  nelVetà  del  ferro;  di  A.  Magn;,  Icosidetti  massi- 
avèlli  della  pf^ovincia  di  Como;  di  F.  Eusebio,  Notizia  del  museo 
storico-archeologico  di  Alba;  di  G.  Boni,  Il  Foro  Romano  e  la 
ione  di  S.  Marco;  di  L.  Savignoni,  /  lavori  della  missione  ar- 
cheologica italiana  in  Creta;  di  L.  Pernier,  Il  palazzo^  la  villa  e 
la  necropoli  di  Phaestos  (scavi  della  missione  archeologica  italiana 
a  Creta);  di  F.  Nissardi,  Contributo  allo  studio  dei  Nuraghi 
della  Sardegna;  di  G.  Kulakovski,  Sur  la  guest ion  des  squelettes 
colorés. 

Nel  volume  sesto,  dedicato  agli  atti  della  Sezione  4*  {Nu- 
mismatica), hanno  particolare  valore  storico  —  oltre  i  temi  di 
indole  generale  di  S.  Ambrosoli,  S.  Ricci,  G.  Castellani  — 
le  comunicazioni  di  F.  Gnecghi,,  Le  peì'sonificazioni  allegoriche 
sulle  monete  imperiali  romane;  diG.  Zielinski,  Notices  biographiques 
sur  Jean  Marie  Mosca  (Padovano)  et  Jean  Jacob  Caraglio  ar- 
tistes  italiens  en  Bologne  au  XVI  siede;  di  E.  Babelon,  su  Les 
monnaies  de  Septime  SévèrCj  de  Caracolla  et  de  Geta;  diP.  Gnegchi, 
Uno  scudo  di  G,  B.  Spinola,  principe  di  Vergagni;  di  S.  Am- 
brosoli, A  proposito  delle  cosidette  «  Bestituzioni  »  di  Gallieno 
e  di  Filippo;  di  G.  Castellani,  Ber  la  storia  della  moneta  pon- 
tificia negli  ultimi  anni  del  secolo  XVIII;  di  N.  Papadopoli,  La 
tariffa  veneta  del  1543;  di  L.  Correrà,  Osservazioni  intorno  ad 
una  moneta  di  Neapólis;  di  S.  Ricci,  La  numismatica  nelV  in- 
segnamento;  di  S.  Ambrosoli,  su  alcune  nuove  zecche  italiane, 
che  sono  quelle  di  Valenza  Po,  di  Pietra  Gavina,  di  Mede,  di 


16  RBCBNSlOill  E  irOTB  BIBLIOORAFICHB    —   L.  C.  BOLLEA 

Mondondone,  di  Charieville,  di  Fondi  ;  di  A.  De  Witte,  Les  réla- 
tions  monHaires  entre  Vltalk  et  les  provinces  Belges  au  moyen 
dge  et  à  V epoque  moderne'^  di  L.  Rizzoli.  Monete  veneziane  del 
Museo  Bottadn  di  Padova;  ma  soprattutto  vanno  notati  i  due 
studi  di  A.  Spigardi,  Le  medaglie  del  Risoì'gimento  italiano  e 
di  F.  Marchisio,  Sulla  numismatica  di  Casa  Savoia  e  altre  mo- 
nete  del  duca  Carlo  Emanuele  *J,  bel  saggio  critico  di  bibliografia 
numismatica. 

Il  volume  settimo  contiene  gli  atti  della  Sezione  4*  (Storia 
dell'arte),  fra  i  quali  —  come  di  speciale  interesse  storico  ita- 
liano —  vanno  menzionate  le  relazioni  di  A.  Apolloni,  Per  la 
diffusione  della  coltura  storico- artistica  nelle  scuole  di  arte,  nelle 
scuole  secondarie,  nelle  scuole  d'applicazione  degli  ingegneri,  nélU 
università;  di  A.  Venturi,  Per  lo  studio  degli  influssi  e  della  dif- 
fusione  dell'arte  veneta  nell'Istria,  nella  Dalmazia,  nell'arcipelago 
greco  e  per  la  compilazione  di  Atl<tnti  per  uso  dell'insegnamento 
nelle  scuole  di  storia  dell'arte;  di  F.  Pullé,  Riflessi  indiani  nel' 
l'arte  romaica;  di  G.  Gerola,  L'arte  veneta  a  Creta;  di  D.  Scano, 
L'arte  medioevale  in  Sardegna;  di  V.  Waille,  Note  sur  une  in" 
scription  et  des  peintures  murales  de  la  hasilique  Saint  Clément 
à  Rome;  di  M.  E.  Cannizzaro,  L'oratorio  primitivo  di  S.  Saia; 
di  P.  D'Achiardi,  Gli  affreschi  di  S,  Pietro  a  Grado  presso  Pisa  e 
quelli  già  esistenti  nel  portico  della  Basilica  Vaticana;  di  V.  Leo- 
nardi, Affreschi  dimenticati  del  tempo  di  Martino  V;  di  T.  N.  Geg- 
coNi,  Il  «  San  Girolamo  »  di  Matteo  di  Giovanni;  di  E.  Ger- 
spagh,  Les  Tahernacles  des  rues  de  Florence  e  la  relazione  su 
Lé?s  hourdures  des  actes  des  apòtres,  tapisseries  d'après  Raphael; 
di  V.  Waille,  Les  vayages  de  Rabehis  a  Rome  et  l'influence  que 
l'art  italien  de  la  Renaissaìwe  a  pu  exercer  sur  lui;  di  L.  Salazar^ 
La  patria  e  la  famiglia  dello  Spagnoletto. 

Il  volume  ottavo  porta  gli  atti  della  Sezione  4*^  [Stmna  deU 
l'arte  musicale  e  drammatica),  che  hanno  un  valore  storico  in- 
trinseco per  l'Italia  solo  in  parte.  Ricorderemo  le  relazioni  di 
G.  Barini,  Sulla  necessità  di  porre  costantemente  in  relazione  la 
produzione  musicale  con  l<i  storia  civile  e  del  costume  e  con  le 
altre  manifestazioni  della  vita  intellettuale;  di  A.  Pagliggi-Brozzi, 
SulV  opportunità  di  raccogliere  le  antiche  e  tradizionali  fanfare 
dei  comuni  italiani;  di  F.  A.  Salvagxini,  Francesco  Caffi,  mu- 
sico  veneziano  (1778-1874);  di  A.  Fa  vara,  Le  melodie  tradizio^ 
nàti  di  Val  di  Mazzara;  di  U.  Gaisser,  /  canti  ecclesiastici  itulo-- 
greci]  di  A.  Cametti,  Un  nuovo  documento  sulle  origini  di  Giovanni 


STORIA   6FMRALE   ^    AITI   DEL  C0N0RE8B0,   ECC.  17. 

Pierluigi  da  Paleslrina;  di  V.  Chilesotti,  Trascrizioni  di  mi  co- 
dice musicale  di  V.  Galilei;  di  L.  Rasi,  Su  la  costituzione  di  un 
museo  delVarte  drammatica;  di  G.  Radiciotti,  Teatro  e  musica 
in  Boma  nel  secondo  quarto  del  secolo  XIX,  'dove  è  degno  di 
ricordo  speciale  il  capitolo  nono  sulla  musica  patriottica  del- 
Tanno  1846;  di  L.  A.  Villanis,  uno  dei  più  apprezzati  critici 
italiani  sventuratamente  morto  nel  1906,  Su  alcmii  codici  mss, 
di  musica  del  secolo  XVI,  possedtUi  dalla  Biblioteca  Nazionale 
di  Torino,  lavoro  importante  perchè  fornisce  nuovi  e  preziosi 
elementi  per  la  storia  della  cultura  e  della  vita  privata  della 
Corte  di  Torino,  particolarmente  nei  secoli  XVI  e  XVII.  Il  Vil- 
lanis  si  riattacca  ad  un  compositore  ignoto  alla  Corte  dei  duchi 
di  Savoia,  altro  suo  studio  pubblicato  nella  Rivista  musicale 
italiana  dei  fratelli  Bocca  di  Torino,  gennaio  1903. 

Il  volume  nono  contiene  gli  atti  della  Sezione  5»  [Storia  del 
diritto  e  Storia  delle  scienze  economiche  e  sociali)  fra  i  quali  ri- 
corderemo gli  studi  di  G.  Appleton,  Nature  et  aniiquité  des 
leges  XII  Tabularum;  di  P.  Scaduto  e  G.  Salvigli,  Questione 
storico-legale  delle  decime  siciliane;  di  P.  Gollinet,  La  persistance 
des  fonnules  d'action  au  Bas  Empire  d'après  Vinterpretatio  Gai; 
di  F.  RuFFiNi,  Su  un'  opera  inedita  attribuita  ad  Incmaro  di 
B^ms;  di  A.  Galante,  Sulla  Convenienza  di  una  bibliografia 
di  tutti  i  documenti  di  storia  giwidica  italiana  editi;  di  T. 
Bensa,  Su  alcune  importanti  notizie  attinenti  alla  Storia  del  di- 
ritto  commerciale  che  emergono  dai  documenti  delV  Archivio  Datini; 
di  G.  L.  Andrigh,  Documenti  bellunesi  sulle  guerre  del  secolo  XII; 
di  I.  Lameire,  Cambiamenti  di  sovranità  nelle  guerre  dei  secoli  XVII 
e  XVIII;  di  A.  Galante,  Diritto  ecclesiastico  e  storia  locale;  di 
F.BargaglI'Petkuccu  Federico  da  Siena  postglossatore  e  canonista; 
di  F.  BuoNAMiCf,  La  riproduzione  in  fototipia  del  ms,  fiorentino 
delle  Pandette;  di  V.  Sgialoia,  Per  una  raccolta  di  formule  re- 
lative al  diritto  romano;  di  A.  Agostini,  Le  condizioni  dei  con- 
tadini salariati  in  Sardegna  alla  vigilia  della  Bivoluzione  Fran- 
cese; di  G.  BoNOLis,  Su  alcuni  consigli  inediti  di  Baldo  degli 
Vbaldi;  di  Silvio  Pivano,  I  contratti  agrarii  delle  abbazie  me- 
dioevali;  di  Benedetto  Baudi  di  Vesme,  SulV origine  romana  del 
Coìnitato  Longobardo  e  Franco,  ritenendo  il  comes  o  iudex  come 
la  prosecuzione  dell'antico  praefectus  del  Municipio  Romano; 
di  E.  GuQ,  Sur  Vutilité  des  «  schede  »  de  Borghesi  sur  les  pré- 
fects  du  prétoire  pour  Vhistoire  de  la  législation  du  bas  empire; 
di  G.  Arias,  Le  basi  delle  rappresaglie  nella  costituzione  sociale 

RivUia  storica  itaUana,  S*  S.,  vir,  1.  2 


18  RKCKNBIOMl    K  MOTE  BIBLIOORAFJCHK    —    L.   C.   BOLLEA 

del  medioevo;  di  G.  B.  Milesi,  Sulla  separazione  dei  dm  poteì'i 
civile  e  militare  in  Soma  antica  e  nell'epoca  moderna;  di  6.  de 
MoNTEMAYOK,  G,  B,  Vico  e  la  concezione  materialistica  della  storia 
del  diritto;  di  R»  Altamira  y  Crevea,  Su  el  valor  del  derecho 
consuetudinario  en  la  historia;  di  P.  Vinogradoff,  Sur  quelques 
aspeds  de  revolution  historique  du  Colonat;  di  A.  Magnoca vallo, 
che  riferisce  su  una  proposta  di  riforma  bancaria  del  banchiere 
veneziano  Angelo  Sanudo, 

Il  volume  decimo,  che  registra  gli  atti  della  Sezione  6*^  {Storia 
della  geografia  e  geografia  storica),  oltre  la  discussione  sul  tema 
«  Per  la  preparazione  e  pubblicazione  di  un  grande  atlaìite-sto- 
rico  d' Balia  »,  di  cui  porta  la  dotta  relazione  fatta  dal  professore 
G.  Dalla  Vedova,  contiene  diverse  comunicazioni,  che  mi  duole 
di  non  poter  per  ristrettezza  di  spazio  brevemente  riassumere, 
mentre  l'attinenza  stretta  di  questa  disciplina  con  gli  studi  sto^ 
rici  e  il  valore  delle  comunicazioni  lo  vorrebbero.  Ricordo  la 
monografia  di  S.  Romano,  Come  la  Sicilia  è  stata  divida  ammini- 
strativamente  dalV  epoca  romana  al  secolo  XIX;  di  G.  Grasso, 
Del  significato  geografico  del  nome  Fiesso  in  Italia  e  di  un  an- 
tico nome  ad  Flexum  incorporato  nel  nome  «  S.  Pietro  in  fine  »  ; 
di  G.  GoRRiNi,  Un  viaggiatore  italiano  nel  Brasile,  Baccio  da 
Filicaia;  di  S.  Gùnther,  Il  cardinale  Pietro  Betnbo  e  la  geografia; 
di  L.  Marson,  Romanità  e  divisione  delVagro  cenetense;  di  M.  Ba- 
ratta, Per  la  storia  della  cartografia  sismica  italiana;  di  S.  Ro- 
mano, Di  alcune  fonti  per  la  storia  della  geografia  in  Sicilia;  di 
N.  Pellati,  Contribuzione  alla  storia  della  cartografia  geologica 
in  Italia;  di  L.  Palazzo,  Appunti  storico-bibliografid  sulla  car- 
fografia  magnetica  italiana;  di  U.  Moretti,  Per  la  storia  del 
Porto  Corsini  di  Ravenna  e  sulla  scoperta  della  bussola  nautica 
e  sulla  storia  della  repubblica  Amalfitana;  di  G.  Dalla  Vedova, 
La  società  geografica  italiana  e  V opera  sua;  di  G.  Uzielli,  To- 
scanelli.  Colombo,  Vespucci;  di  P.  Gribaudi,  SulV  influenza  del 
diritto  germanico  nella  toponomastica  italiaìia,  lavoro  dotto  e  per- 
suasivo quali  sono  tutti  gli  studi  di  questo  giovane  cultore 
della  geografia  ;  di  P.  Eusebio,  Per  la  toponomastica;  di  F.  Mu- 
soni, Del  nome  a  Alpi  Giulie  »  ;  della  Presidenza  della  Società 
Italiana  di  Esplorazioni  geografiche  e  commerciali  di  Milano 
sull'opera  di  questa  associazione. 

Il  volume  undicesimo,  che  contiene  gli  atti  della  Sezione  7* 
(Storia  della  filosofia  e  delle  religioni),  ha  diverse  dotte  relazioni, 
fra  le  quali  quelle  di  G.  Barzellotti,  Di  alcuni  criterii  direttivi 


STORIA    GENERALE    —   ATTI    DEL   CONGRESSO,    ECC.  19 

delVodiemo  concetto  della  storia^  che  restano  tuttora  da  applicare 
pienamente  e  rigorosamente  alla  storia  della  filosofia,  massime  di 
quel  periodo  che  va  dal  Rinascimento  al  Kant;  di  F.  Tocco, 
Quali  sarebbero  i  mezzi  piii  efficaci  per  promuovere  dei  lavori  mo- 
voffrafici  sulla  storia  della  filosofia  nella  rinascenza  (Cardano, 
Paracelso,  Della  Porta,  ecc.);  di  L.  Stein,  Proposta  di  un  «  corpus 
philosophorum  »  degli  umanisti  bisantini  inediti,  dispersi  in  bi- 
blioteche ed  archivi  italiani;  di  C.  Pìgorini-Beri,  Di  un  singo- 
lare uso  nuziale  del  patrimonio  matildico;  dì  G.  Gentile,  La  fi- 
losofia a  Napoli  dopo  G.  A.  Vico  (1750-1850);  di  S.  Romano, 
Jl  riordinamento  degli  studi  nel  Piemonte  promosso  nel  secolo  XVIII 
da  due  illustri  siciliani;  di  A.  Groppali,  Nota  intomo  alla  vita 
ed  agli  scritti  di  Cataldo  Janorelli  considerato  specialmente  come 
precursore  delle  ricerche  storiografiche  e  sociologiche  moderne. 

Il  volume  dodicesimo  reca  gli  atti  della  Sezione  8*  {Storia 
delle  scienze  fisiche,  matematiche,  naturali  e  mediche).  Noi  ricor- 
diamo soli  gli  studi  di  V.  Pensuti,  Sulla  medicina  e  sulla  ospitalità 
nel  medievo  anteriormente  al  1000;  di  G.  Uzielli,  Sulle  misure 
e  std  corpo  di  Cristo  come  campione  di  misura  nel  medievo  in 
Italia;  di  L.  Camerano,  /  manoscritti  di  F.  A,  Bonetti  che  reca 
un  contributo  alla  storia  delle  teorie  Lamarkiane;  di  G.  So- 
migliana,  Notizie  sulla  letteratura  voltiana;  di  D.  Diamilla-Muller, 
Erronea  credenza  popolare  sulV  invenzione  della  bussola;  di  G. 
PiTTARELLi,  Intomo  al  libro  «  de  prospectiva  pingendi  »  di  Pier 
de  Franceschi;  di  V.  Tonni-Bazza,  Frammenti  di  nuove  ricerche 
intomo  a  Nicolò  Tartaglia;  di  V.  Torkomian,  Les  médecins  air- 
mèniens  diplomés  des  Universités  d'Italie, 

Tale  è  il  contenuto  dei  dodici  volumi  degli  atti  del  III  Con- 
gresso Storico  Internazionale,  tenutosi  a  Roma  nel  1903.  Esso 
riusci  per  la  sapiente  sua  organizzazione,  per  il  valore  delle  per- 
sonalità intervenute,  per  l'importanza  delle  comunicazioni  e  per 
la  vastità  complessiva  delle  branche  storiche  trattate,  cosi  armo- 
nicamente compiuto,  che  unanime  fu  il  plauso  degli  studiosi  di 
tutto  il  mondo.  E  ben  sentirono  il  peso  delle  responsabilità 
ereditate  da  questo  Congresso  di  Roma  gli  organizzatori  del 
IV*  Internazionale,  che  dopo  varie  proroghe  si  terrà  nell'estate 
del  1908  a  Beriino.  L.  C.  Bollea. 


20  RKCENSJONI   E   NOTI   BIBLIOQRA FICHE    —    L.    MARIANI 


2.  ETÀ  PREROMANA  E  ROMANA. 

H.  JORDAN,  Topoyraphie  der  Stadi  Som  im  AUertum,  I,  3,. 
bearbeitet  v.  Ghr.  Huelsen.  —  Berlin,  Weidmann,  1907. 

2.  —  Il  volume  uscito  testé,  come  puntata  doppia  (183- 
184*)  della  Philologische  Handhibliothek  del  Weidmann,  riempie 
una  lacuna  da  lungo  tempo  lamentata.  La  morte  dello  Jordan, 
avvenuta  nel  1886,  aveva  fatto  restare  incompiuta  la  sua  opera 
classica  sulla  topografia  di  Roma  antica,  la  quale  era  destinata 
a  rimpiazzare  la  celebre  Beschreibung  Rorns  del  Becker,  già  an- 
tiquata. Lo  Jordan,  cui  oltre  preziose  monografie  si  deve  prin- 
cipalmente Tedizione  della  Forma  Urbis,  cioè  degli  avanzi  mar- 
morei dell'antica  pianta  di  Roma  dei  tempi  Severiani,  ha  il 
merito  d'aver  messo  in  rapporto,  con  un  sistema  critico  mo- 
derno, le  fonti  monumentali  colle  letterarie,  e  la  fortuna  d'aver 
assistito  al  periodo  più  interessante  degli  scavi  in  Roma,  in 
occasione  del  rinnovamento  edilizio  della  capitale.  Egli  percià 
ha  gettato  le  basi  di  quella  ricerca  scientifica  che  doveva  togliere, 
anche  in  questo  campo  della  archeologia,  la  storia  della  città 
dalle  mani  del  dilettantismo.  Ma  il  piano  dell'opera  sua  era 
cosi  grandioso,  ed  il  materiale  raccolto  copioso  in  modo  che 
essa  venne  alla  luce  lentamente,  durante  un  periodo  di  febbre 
edilizia,  le  cui  conseguenze  costringevano  l'Autore  a  rimaneg- 
giare continuamente  la  materia. 

11  volume  II,  che  vide  la  luce  nel  1871,  è  una  specie  di 
appendice  alla  introduzione  del  I  volume  edito  più  tardi  (1878)  ; 
contiene  infatti  una  raccolta  di  studi  speciali  intorno  alle  fonti 
de'  bassi  tempi  e  del  medio  evo,  le  quali  ci  conservano  pre- 
ziose notizie  da  sceverarsi  dal  mare  magno  delle  leggende; 
esso  costituisce  come  una  monografia  a  sé,  che  tenta  ricostruire 
il  sapere  e  le  condizioni  della  città  nell'alto  medio  evo. 

Dopo  la  pubblicazione  del  volume  dello  Jordan,  molti 
altri  studi  in  questo  campo  sono  stati  fatti,  che  completano 
il  quadro;  mi  basta  citare  l'edizione  critica  dell'Itinerario  di 
Einsiedlen  fatta  dal  Lanciani  nel  1891. 

La  1*  parte  del  I  voi.  contiene  l'introduzione  allo  studio 
della  topografia  romana  e  perciò  principalmente  l'esame  delle 
fonti.  Anche  a  questa  parte  hanno  recato  nuovi  contributi. 


ETÀ    PREROMANA    B   ROMANA    —    U.    JORDAN  21 

specialmente  per  quel  che  riguarda  lo  studio  dei  disegni  e  delle 
piante  raccolte  negli  archivi,  il  Ferri  e  lo  Huelsen. 

La  parte  sostanziale  del  I  volume  è  dedicata  allo  studio 
materiale,  diremo  così,  dell'ambiente,  e  all'esame  complessivo 
delle  costruzioni  che  hanno  un  carattere  generale. 

La  2*  parte  vide  la  luce,  come  volume  a  sé,  nel  1885  e 
contiene  la  storia  dell'antico  centro  della  città  e  del  suo  suc- 
cessivo svolgimento. 

Tutto  il  resto,  cioè  Tingrandimento  successivo  della  grande 
città  imperiale,  restava  destinato  alla  3*  parte  e  ricchissimo  era 
già  il  materiale  raccolto,  senonchè  lo  Jordan  non  aveva  potuto 
fonderlo  nel  disegno  ordinato  d'un  volume  d'imminente  pub- 
blicazione. 

Questo  compito  fu  ereditato  da  Cristiano  Huelsen,  l'illustre 
segretario  dell'Istituto  Archeologico  Germanico  in  Roma,  il 
quale  non  solo  è  il  dottissimo  specialista  che  tutti  conoscono, 
editore  critico  di  fonti  importantissime  per  la  topografia  ro- 
mana (1),  ma  per  la  sua  lunga  e  diuturna  permanenza  in  Roma, 
per  la  continua  assistenza  alle  nuove  scoperte,  era  la  persona 
più  competente  a  continuare  l'opera.  Senonchè,  come  egli  stesso 
accenna  nel  volume  recentemente  edito,  le  diflScoltà  della  con- 
tinuazione furono  così  varie  e  così  grandi,  che  soltanto  dopo 
più  dì  venti  anni  è  potuto  venire  alla  luce.  Ciò  non  è  stato 
-certamente  un  vantaggio  per  l'unità  organica  dell'opera;  le 
parti  già  pubblicate  sono  ormai  invecchiate  e  tutto  l'immenso 
lavoro  di  scavi  e  di  studi  fatto  nel  frattempo,  ha  in  gran  parte 
rivoluzionato  la  scienza,  aperto  nuovi  orizzonti  e  variato  modo 
di  vedere. 

Oltre  ai  nuovi  dati  topografici  che  si  accumulavano,  era  ne- 
cessario far  precedere  una  nuova  elaborazione  delle  fonti  scritte; 
a  ciò  servì  anche  l'edizione,  curata  dallo  Huelsen,  del  sup- 
plemento al  VI  volume  del  Corpus  Inscriptiomim  Latinarum  e 
il  riordinamento  dei  nuovi  frammenti  della  Forma  Urhis^  cu- 
rato insieme  al  Lanciani  nel  1903. 

Tuttavia  l'inconveniente  è  più  apparente  che  reale,  se 
si  pensa  che  nella  parte  dell'opera  pubblicata  dallo  Jordan, 
preponderava  veramente  lo  studio  critico  delle  fonti  letterarie 


(1)]  Oltre  a  queste,  fra  le  opere  di  pratica  utilità  dello  Hublsbn, 
«ito,  ad  es.,  la  raccolta  di  tavole  e  di  fonti  letterarie  edita  dal  Kiepert, 
Fortnae  Urbis. 


22  RKCENSIOM   E   KOTE  BIBLIOGRAFICUE   —    L.  MARIANI 

e  la  parte  propriamente  descrittiva  toccava  punti  sopra  i  quali 
non  è  detta  ancora  l'ultima  parola  dalla  zappa  dello  scavatore. 
La  parte  veramente  antiquata  è  quella  del  Foro  Romano,  che 
oggi  per  gli  scavi  del  Boni  è  come  tutto  un  nuovo  capitolo 
della  Storia  di  Roma,  che  può  in  parte  leggersi  anche  in  spe- 
ciali monografie,  quali  quella  del  Thédénat  e  quella  dello  stesso 
Huelsen,  ormai  edita  più  volte  ed  in  varie  lingue. 

Quali  sorprese  ci  riserbi  ancora  il  Palatino  non  possiamo 
prevedere;  soltanto  oggi  s'incomincia  a  pensare  alla  sua  si- 
stematica esplorazione,  e  molti,  molti  anni  ci  vorranno  perchè 
essa  penetri  nel  vivo  del  terreno  in  modo  esauriente  per  la 
scienza.  Per  ora  possiamo  contentarci  anche  in  ciò  di  speciali 
monografie,  quali  quella  dell'Haugwitz,  o  di  trattati  generali  di 
topografia  romana,  come  quello  ottimo  del  Richter  pubblicato 
in  2*  edizione  nel  1901.  Lo  Huelsen  stesso  ha  contribuita 
anche  altrimenti  alla  storia  del  centro  della  città,  con  lo  studio 
sul  CapitoUum,  in  modo  da  non  sentire  il  bisogno  di  rimettere 
a  nuovo  la  parte  antiquata  dell'opera  dello  Jordan.  Del  resto^ 
in  occasione  di  richiamo  nelle  note  al  presente  volume,  lo 
Huelsen  ha  in  molti  punti  corretto  o  completato  le  idee  espresse 
nei  precedenti  ed  è  facile  orizzontarsi,  mediante  l'utilissima 
indice  che  abbraccia  tutti  i  quattro  volumi. 

Oltre  a  ciò,  come  ho  già  accennato,  il  presente  volume 
costituisce  una  topografia  quasi  completa  della  città,  cui  non 
manca  altro  che  la  Vili  regione,  compresa  nella  parte  2*  del 
l^  volume.  Questo  lungo  lasso  di  tempo  non  ha  soltanto  au- 
mentato ip  modo  considerevole  le  fonti  monumentali,  per  la  ri- 
presa dei  lavori  dopo  la  sosta  per  la  crisi  edilizia;  ma  ha  visto 
succedersi  tante  pubblicazioni  speciali  e  complessive  sulla  ma- 
teria che  lo  Huelsen  è  stato  costretta  a  riprendere  tutto  il 
lavoro  ex-novo. 

La  monumentale  Forma  Urbis,  che  il  Lanciani  ha  pubbli- 
cato sotto  gli  auspici  dell'Accademia  de'  Lincei,  cui  serve  come 
di  commento  la  Storia  degli  scavi  di  Bama,  ha  dato  alla  disci- 
plina un  contributo  tale,  che  lo  stesso  Jordan  avrebbe  dovuta 
modificare  il  piano  di  quest'ultimo  volume.  E  perciò  può  dirsi 
che  questo  sia  dello  Jordan  per  il  disegno  generale  e  per  parte 
dello  schedario  ;  ma  in  questo  schema  lo  Huelsen  ha  inquadrata 
un'opera  nuova,  il  cui  merito  sta  principalmente  nella  continua- 
zione dello  spirita  scientifico  della  ricerca,  dal  maestro  iniziato 
e  completato  dallo  scolaro  divenuto  alla  sua  volta  maestro. 


ETÀ   PRBROICANA    B  ROMANA    —   W.   AMBLUNO  28 

Non  conviene  perciò  a  me  entrare  nell'esame  particolare 
di  un'opera  che  ha  tanta  autorità,  anche  perchè  sarebbe  im- 
possibile discutere  un  genere  di  ricerche,  le  quali  si  scindono 
ìq  un'infinità  di  questioni  specialissime.  Dirò  soltanto  che  non 
son  pochi  i  punti  controversi,  e  naturalmente  in  questi  lo 
Huelsen  sostiene  le  opinioni  che  personalmente  ha  avuto  campo 
di  esplicare  in  varie  occasioni;  p.  es.,  cito  la  controversia  tra 
lui  e  il  Lancianì,  a  proposito  del  Tempio  del  Sole  (pag.  452 
cfr.  pag.  421). 

Forse  a  tale  questione  apporteranno  nuova  luce  i  lavori 
che  si  stanno  eseguendo  presso  la  villa  Colonna,  e  forse  anche 
quelli  purtroppo  minacciati  a  danno  della  villa  stessa. 

Oltre  all'indice  per  materie,  il  volume  contiene  un  elenco 
de'passi  degli  autori  citati  ed  undici  belle  tavole  topografiche 
e  qualche  figura  intercalata  nel  testo. 

Lucio  Mariani. 


W.  AMELUNG  and  H.  HOLTZINGER,  The  Museums  and  riiim 
of  Banie.  —  London,  Duckworth  Se  C°,  1906. 

3.  —  È  questa  la  seconda  edizione  di  un  libro,  che  ha 
avuto  un  meritato  successo  e  larga  diffusione  già  nell'originale 
tedesco,  edito  un  paio  d'anni  prima  dalla  Unione  Editrice  te- 
desca  di  Stuttgart.  Nella  redazione  tedesca  i  due  volumetti 
formano  le  due  parti  del  volume  I  della  collezione  intitolata 
Modem  Cicer^ne^  insieme  ad  altri  due  volumi  che  trattano 
dell'aite  del  Rinascimento  in  Roma  e  dei  dintorni  della  Città, 
Lo  «copo  di  questa  tiollezìone  è  quello  di  guidare  un  colto 
viaggiatore  nel  suo  pellegrinaggio  artistico  nel  Caput  Mundi; 
gH  editori  inglesi  kanno  voluto  stralciarne  la  parte,  che  oltre 
a  'Corrispondere  all'intento  predetto,  può,  da  sola,  far  le  veci 
ài  un  manuale  di  storia  dell'arte,  insegnata  nell'ambiente  stesso 
•ove  i  monumenti  si  trovano  raccolti  in  maggior  copia.  E  perciò, 
«la  parie  del  D;r  Hottzmger  tratta  piuttosto  da  questo  punto 
'di  vista  i  monumenti,  anziché  dal  lato  topografico  ;  non  è 
quindi  5mi  libr©  di  più  nella  copiosa  serie  di  itinerarii  dell'au- 
lica .Roma,  che  risalgano  fino  aB'alto  medio  evo  e  discendono 
fino  aUe  importanti  'topografie  dello  Jordan,  dell' Huelsen  e 
■del  IRichter,  per  paiBare  di  libri  assolutamente  scientifici, 
-alle  dette  e  geniali  infere  del  Lanciani,  per  dire  di  quelle  che 
fion©  ym  Belle  mani  idei  foresUflre. 


24  KRCENSiOKl   K   NOTE    BIBLIOGRAFICHK    —    L.    HARUNI 

Dal  vedere  come  si  moltiplichino  oggigiorno  le  pubblica- 
zioni, che  hanno  il  carattere  della  raccolta  che  ci  sta  dinanzi 
agli  occhi,  si  comprende  come  oggi  si  viaggia  molto  di  più 
e  meglio,  la  coltura  storica  ed  artistica  si  diffonde  sempre, 
e,  malgrado  le  carovane  «  a  vapore  »  dei  touristes  à  forfait,  il 
viaggiatore  colto  ed  intelligente  è  un  genere  d'individuo  che 
si  è  molto  sviluppato.  Infatti,  mentre  prima  i  curiosi  forestieri 
si  contentavano  di  Ciceroni  viventi  o  stampati  clje  perpetra- 
vano spropositi  intrecciati  a  leggende  tramezzo  una  superficiale, 
erudizione,  oggi  si  esige  la  guida  autorizzata  col  diploma  d'esame 
sostenuto  dinanzi  ad  archeologi,  e  il  libro  scritto  non  più  dal 
corriere,  ma  da  un  professore  della  materia.  Tardi,  ma  in  tempo! 
L'immenso  progresso  degli  studii  e  degli  scavi  archeologici 
ha  innalzato  a  maggiore  dignità  la  scienza,  e  l'ha  strappata  al 
dilettantismo  speculatore. 

Così  noi  abbiamo  veduto,  per  le  collezioni  romane,  venire 
alla  luce  libri  che  illustrano  sapientemente  i  cimelii  dell'arte 
raccoltivi.  Gli  archeologi  di  indubbia  fama  sono  scesi  dall'alto 
seggio  della  scienza  per  venire  incontro  al  bisogno  dell'amatore, 
e  si  è  creata  una  letteratura,  che  è  una  via  di  mezzo  fra  la  rigida 
scienza  e  il  ciceronismo,  con  immenso  vantaggio  della  coltura. 

La  fortuna  avuta  dalla  Guida  nelle  pubbliche  collezioni  di 
lìoìYia  dello  Helbig,  che  ha  avuto  due  edizioni  tedesche,  una 
inglese  ed  una  francese,  ha  dato  le  mosse  ad  altri  saggi. 

L'opera  dello  Helbig  è  tuttavia  stimata  ancora  troppo 
scientifica,  più  utile  allo  studioso  che  al  dilettante:  per  un 
viaggiatore  che  non  abbia  molto  tempo  e  molta  coltura,  è 
una  fatica  eccessiva  il  visitare  i  musei  con  quella  guida.  Al- 
cune guide  speciali  di  musei  sono  sorte,  per  opera  di  dotti, 
con  uguali  o  simili  intenti:  mi  basta  ricordare  la  guida  del 
Museo  Nazionale  Romano,  giunta  alla  terza  edizione,  e  quella 
del  Vaticano,  che  è  testé  compiuta  con  criteri  scientifici  ;  im- 
minente è  poi  la  pubblicazione  della  grande  Guida  Richter  per 
il  Museo  Nazionale  di  Napoli,  che,  si  spera,  risponda  intera- 
mente allo  scopo,  tenendo  un  giusto  mezzo  tra  le  esigenze 
scientifiche  e  quella  della  coltura  del  viaggiatore, 

L'Amelung,  sull'esempio  dello  Helbig,  ci  aveva  già  dato 
un  prezioso  libretto  nella  Chiida  per  le  opere  d'arte  antica 
che  si  conservano  nelle  Gallerie  di  Firenze.  In  esso  erano  già 
introdotte  le  geniali  innovazioni,  che  ritroviamo  applicate  nel 
volume  I  dei  Museums  and  ruins  of  Rome,  il  visitatore  non   è 


STA    PREROMANA    E    UOXAKA    -—    W.    AMBLUNO  25 

aeravate  da  eccessiva  erudizione,  né  dalla  troppa  bibliografia  ; 
a  luì  si  danno  in  forma  chiara  le  notizie  scientifiche  più  ac- 
certate, il  soggetto  è  descritto  in  modo  da  intendere  tutto  il 
significato,  e  si  pongono  sott'occhi  opportuni  riscontri  in  figure 
che  rappresentano  monumenti  analoghi,  esemplari  di  maggior 
pregio  artistico  o  più  completi,  invece  di  quello  che  sta  sotto 
gli  occhi  del  lettore.  Nella  Guida  di  cui  diamo  notizia,  TAme- 
lung  ha  ancora  ristretto  il  suo  compito:  per  il  gran  numero 
di  sculture  che  esistono  in  Roma,  il  visitatore  generalmente 
deve  limitarsi  ad  una  osservazione  più  sintetica;  ma  perchè 
questa  sia  giusta  occorre  una  buona  guida,  e  TAmelung  è  Tau- 
tore  più  adatto  a  ciò.  Egli  è  un'anima  d^artista,  oltre  aires- 
sere  un  dottissimo  ed  esperto  archeologo;  nella  sua  pratica 
di  studio,  specialmente  collaborando  alla  collezione  di  foto- 
grafie detta  Einzelauftiahmen^  e  per  la  preparazione  del  Ca- 
talogo scientifico  delle  sculture  del  Vaticano,  ha  tesoreggiato  le 
osservazioni  di  confronto  ed  ha  acquistato  una  esperienza  del 
materiale  quant'altri  mai. 

Nessuno  quindi  può  meglio  di  lui  diriger  rocchio  ed  illu- 
minare la  mente  con  brevi  ma  incisive  frasi,  che  in  un  museo 
guidano  qua  e  là  il  visitatore,  riversano  in  lui  il  piacere  e  l'utile 
della  visita,  ne  svegliano  ed  acuiscono  la  mente  nella  perce- 
zione dell'interesse  archeologico. 

Anche  THoltzinger  si  mostra  fedele  a  questo  programma  ; 
ravvicina  ai  monumenti,  dopo  brevi  cenni  storici  e  conside- 
razioni sul  pregio  architettonico  dei  monumenti,  le  più  accredi- 
tate ricostruzioni  delle  rovine,  acciocché  la  fantasia  del  visitatore 
sia  aiutata  nel  comprenderle  e  nel  far  rivivere  nell'animo  suo 
le  glorie  dell'Arte. 

Tra  la  prima  e  seconda  edizione  molto  lavoro  si  era  fatto 
in  Roma  :  gli  scavi  nel  Foro  Romano,  oltre  alla  pubblicazione 
della  2*  edizione  del  Richter,  hanno  rinnovato  parte  del  2°  vo- 
lume, come  l'apertura  al  pubblico  del  Museo  Barracco  e  la 
riapertura  della  collezione  Borghese,  l'aggiunta  del  museo  di 
Villa  Giulia,  il  riordinamento  del  Palazzo  dei  Conservatori,  e 
i  nuovi  acquisti  del  Museo  Nazionale,  e  l'incremento  AoiVAn- 
tiquarium  Comunale,  hanno  ringiovanito  il  volume  sulle  opere 
d'arte  nei  Musei. 

Questi  vanno  ogni  giorno  ingrandendosi  e  cresce  il  ma- 
teriale di  studio  e  l'attrattiva  deìValma  Boma^  per  opera  degli 
scavi,  inesauribile  miniera  di  godimento  estetico.  Fra  poco  il 


Ì26  RBCCNSIONl    B   KOTB  BlBLIOtiRAFlCUB    —    L.   HARUKI 

nucleo  del  nuovo  museo  urbano,  YAntiquarium  al  Celio,  avrà 
nuovo  sviluppo,  presto  sorgerà  il  nuovo  museo  di  arte  me- 
dioevale. 

Purtroppo,  non  tutte  le  collezioni  romane  sono  raccolte 
in  questo  volume,  per  colpa  di  una  malintesa  gelosia  di  alcuni 
privati,  che  tuttora  nascondono  al  pubblico  le  loro  raccolte. 
La  villa  Albani,  per  esempio,  con  tutti  i  suoi  tesori  artistici, 
la  copiosa  raccolta  Torlonia  alla  Lungara  e  qualche  monu- 
mento isolato,  son  celati,  non  solo  al  touriste,  ma  anche  allo 
studioso.  Possa  il  sempre  crescente  interesse  per  l'antichità, 
il  progresso  delle  idee  liberali  nello  studio,  sciogliere  presto 
questi  retrivi  chiavistelli,  e  il  nostro  amico  Amelung,  in  una 
nuova  edizione  del  libro,  condurci  a  godere  dei  tesori  ormai 
quasi  perduti  nelle  tenebre  delFoblio. 

Lucio  Mariani. 


JACQUES  ZEILLER,  Les  origines  chrétiennes  dans  la  province 
romaine  de  Dalmatie.  —  Paris,  1906  (Bibliothèque  de 
TEcole  des  Hautes  Etudes),  in  8**  pag.  188,  con  tre  tavole. 

4.  —  Molto  si  scrisse,  fino  dai  tempi  antichi,  sulla  pre- 
dicazione del  Vangelo  nella  Dalmazia,  al  tempo  ancora  degli 
Apostoli,  e  sui  primordi  delle  Chiese  ivi  fondate;  se  non  che 
lo  Z.  ha  saputo  col  suo  libro  riportare  la  palma  su  tutti, 
avendo  con  buona  critica  e  copiosa  erudizione  raccolte  e  or- 
dinate le  notizie  avute  dagli  archivi  storici,  e  aggiuntene  di 
nuove  da  lui  scoperte. 

I  primi  sei  secoli  della  storia  ecclesiastica  della  Dalmazia 
potranno  avvantaggiarsi  ancora  della  scoperta  di  qualche  nuova 
iscrizione,  che  valga  a  chiarire  meglio  la  tesi  da  esso  svolta, 
0  fissare  meglio  la  data  di  qualche  antico  vescovo,  ma  non 
occorrerà  più  rifame  per  intero  la  storia. 

In  un  solo  punto  parmi  che  lo  Z.  non  siasi  tenuto  fedele 
alla  critica,  ed  è  nel  mettere  in  dubbio  (p.  2-4)  T  autenticità 
della  II  lettera  di  san  Paolo  a  Timoteo,  ove  (Cap.  IV,  v.  10 
e  non  11  come  per  svista  scrisse  lo  Z.)  sta  il  più  antico  e  si- 
curo documento  dell'andata  di  Tito  ad  evangelizzare  la  Dal- 
mazia. A  dissipare  ogni  dubbio  sulla  autenticità  di  questa  let- 
tera lo  Z.  aveva  a  mano  tre  gravissime  prove:  S.  Gerolamo, 
che  novera  ne'  suoi  De  Viris  Inlustribus  (Lipsia,  1879,  p.  11) 
due  lettere  di  san  Paolo  a  Timoteo  ;  il  concilio  di  Trento,  che  la 


ETÀ    l'KEKOMAN'A    E   UOMAXA    —     CIIR.    BACK  27 

incluse  nel  canone  dei  libri  santi,  il  che  non  avrebbe  fatto, 
se  non  fosse  stato  mosso,  anche  storicamente,  da  documenti 
sicuri  :  in  fine  il  Diodati,  che,  sebbene  abbia  rigettati  altri  libri 
del  canone  cattolico,  pure  tradusse  e  inseri  nella  sua  Bibbia 
la  lettera  Paolina  accennata. 

Col  dubitare  deir  autenticità  della  II  lettera  a  Timoteo 
toglie  lo  Z.  la  base  più  solida  alla  sua  tesi,  e  tutta  Tantichità 
della  Chiesa  dalmata  va  in  fumo. 

L'esistenza  di  san  Dommio  e  degli  altri  antichi  vescovi 
è  dimostrata  con  sodi  argomenti  ;  non  così  la  loro  cronologia, 
che  lascia  in  parte  a  desiderare.  L'avere  questa  completa  e 
sicura  è  cosa  pressoché  impossibile,  sia  per  la  Chiesa  dalmata, 
sia  per  le  altre  Chiese.  E  a  giudizio  mio  TA.  avrebbe  fatto  meglio 
a  dire  qualche  cosa  della  costituzione  delle  Chiese  cristiane  nel 
I  e  II  secolo;  ragionarci  della  loro  forma  democratica,  non 
ancora  costituzionale  ed  assoluta;  sia  perchè  è  difficile  troppo 
trovare  la  serie  ininterrotta  dei  vescovi  dal  tempo  della  fon- 
dazione delle  Chiese  ai  tempi  a  noi  più  vicini,  essendo  allora 
i  più  dei  vescovi  persone  sante  bensì,  ma  che  non  facevano 
spicco  di  quelle  doti  che  sole  il  mondo  ammira;  sia  ancora 
perchè  a  molti  la  mancanza  dei  primi  vescovi  di  una  Chiesa, 
vale  quanto  la  deficienza  dell'evangelizzazione ,  e  però  si  in- 
ducono a  ritenere  fondata  tardi  una  Chiesa,  che  pel  contrario 
è  antica. 

Tolte  queste  sviste,  il  lavoro  dello  Z.  merita  essere  letto 
e  studiato  dai  cultori  della  storia  ecclesiastica. 

F.  Alessio. 


BAUR  DOM  GHR.,  S.  Jean  Chrysostome  et  ses  ceuvres  dans  Vhis- 
toire  littéraire.  Louvain,  1907.  (Recueil  de  travaux  publiés 
par  les  membres  des  conférences  d'histoire  et  de  philo- 
logie  de  l'Universi  té  de  Louvain),  in  8°  gr.  p.  312. 

5.  —  Al  titolo  non  corrisponde  il  contenuto,  per  quanto 
Io  studio  del  E.  su  san  Giovanni  Crisostomo  sia  prezioso  per 
la  ricca  bibliografia. 

Il  lettore,  veggendo  sul  frontispizio  che  si  vuole  studiare 
il  grande  vescovo  ed  oratore  Costantinopolitano  —  dans  rhis- 
toire  littéraire^  —  crederebbe  di  trovare  in  questo  volume  un 
diligente  esame  della  lingua,  dello  stile  di  lui,  e  indicato  quale 
posto  gli  possa  spettare  fra  gli  scrittori  greci;  ma   così  fatte 


.28  RE0BN8I0XI  S   NOTR   BIBLlOaRAPfCHB   —   F.    ALESSIO 

questioni  non  sono  neanco  accennate  nelle  80  pagine  che  for- 
mano quasi  di  prefazione  alla  bibliografia,  e  nelle  quali  il  B. 
ragiona  solo  del  posto  che  occupano  le  opere  del  Grisostomo 
nella  letteratura  teologica,  nel  qual  campo  la  Rivista  non  entra. 
Il  resto  del  volume  è  tutto  bibliografia,  e  questa  ancora  per 
noi  incompleta.  Manca  infatti,  fra  le  versioni  italiane  delle  opere 
del  Grisostomo,  Tindicazione  della  più  copiosa  di  esse,  procu- 
rata da  C.  Bellini  in  due  volumoni  in  4°,  a  Cremona,  nel  1857. 
Ciò  nulla  meno  chi  ama  conoscere  in  generale  la  diffu- 
sione che  presero  le  opere  di  san  Giovanni  Grisostomo  in 
tutta  Europa,  troverà  utilissimo  il  libro  del  B.,  anche  perchè 
arricchito  di  copioso  indice.  F.  Alessio. 


3.  ALTO  MEDIO  EVO  (Seg.  V-XI). 

FRANCESCO  CARABELLESE,  U  Apulia  ed  il  suo  Comune 
nelValto  medio  evo  (Documenti  e  Monografie  a  cura  della 
Commissione  Provinciale  di  Archeologia  e  Storia  patria, 
voi.  VII).  —  Bari,  1905,  pag.  XVII-607. 

6.  —  Quantunque  il  volume  del  C. ,  edito  da  due  anni, 
sia  stato  già  preso  in  esame  da  autorevoli  critici,  credo  non 
inopportuno  —  data  l'importanza  sua  —  riassumerne  con 
qualche  larghezza,  per  i  lettori  della  Bivista,  il  contenuto  e  i 
risultati.  L'accusa  di  fretta  eccessiva  che  più  frequentemente 
è  stata  rivolta  agli  studi  del  C,  non  può,  credo,  ripetersi  per 
questo.  Il  primo  nucleo  delle  idee  qui  svolte  e  il  primo  ac- 
cenno alle  conclusioni  cui  sì  giunge,  si  trovano  sin  dal  1896 
nell'articolo  Divagazioni  e  idee  sulla  storia  medioevale  di  Puglia^ 
e  si  sono  andati  maggiormente  elaborando  in  una  serie  di  studi 
particolari  posteriori,  dall'Introduzione  al  III  volume  del  «  Co- 
dice Diplomatico  Barese  »  al  discorso  sul  Sorgere  del  comune  ma- 
rittimo  pugliese  nel  ìnedioevo  (Annuario  della  R.  Scuola  Superiore 
4i  Commercio  di  Bari,  1901),  sino  ad  assumere  forma  compiuta 
e  organica  in  questo  volume.  Il  quale  può  apparire  sin  troppo 
ampio  e  di  trattazione  troppo  minutamente  analitica,  ma  è 
necessario  riconoscere  che  l'A.,  costretto  a  cogliere  nelle  testi- 
monianze cronistiche  e,  più  assai,  nelle  documentarie  brevi,  fug- 
gevoli, talora  quasi  inafferrabili  accenni  al  fenomeno  studiato, 
•a  metterli  pazientemente  accanto,  a  raffrontarli  per  cavarne  le 


ALTO  MEDIO   KVO   —   P.   CARABELLB8S  29" 

conseguenze,  con  un  processo  che  non  poteva  essere  sottratto 
all'attenzione  del  lettore,  solo  per  questa  via  poteva  riuscire  a 
una  dimostrazione  efficace  e  persuasiva. 

Nei  secoli  anteriori  al  mille  non  si  può  per  la  Puglia  par- 
lare di  vera  storia  politica:  soggetta  quasi  sempre,  almeno  dr 
nome,  all'impero  d'oriente,  le  sue  vicende  politiche  furono  per 
gran  tempo  di  una  importanza  molto  limitata;  per  conoscere 
quel  che  in  essa  si  è  venuto  elaborando  bisogna  rivolgere  le 
indagini  alla  storia  intema  civile  delle  singole  comunità,  alla 
vita  privata,  alla  vita  religiosa,  che  è  tanta  parte  della  vita  cit- 
tadina di  quei  tempi,  e  che  ha  lasciato  di  sé  le  tracce  mag- 
giori nei  numerosi  documenti  delle  chiese,  la  principal  fonte 
della  storia  pugliese  nell'alto  medio  evo. 

Comincia  appunto  il  G.  con  un  accenno  al  passaggio  delle 
popolazioni  di  Puglia  al  cristianesimo,  alla  formazione  dei  primi 
«  episcopia  »  divenuti  centri  di  vita  civile  nelle  tristissime  con- 
dizioni determinate  dai  primi  stanziamenti  di  barbari,  dalle 
desolazioni  della  guerra  greco  gotica,  dal  primo  infuriare  del 
rapace  governo  bizantino,  dall'  avanzarsi  e  iniSltrarsi  della  con- 
quista longobarda,  che  ridusse  il  dominio  greco  quasi  solo  alla 
costa.  E  tra  la  rapacità  insaziabile  degli  uni  e  le  minacce  ed 
i  pericoli  degli  altri,  appare  in  favore  non  del  clero  soltanto 
e  delle  chiese,  ma  delle  terre  e  dei  popoli  la  grande  opera  di 
Gregorio  Magno;  l'autorità  morale  e  politica  del  Papa  viene 
così  a  sostituirsi  a  quella  evanescente  dell'impero  e  indiretta- 
mente favorisce  lo  sviluppo  dei  primi  germi  d'autonomia  nelle 
città.  A  Siponto  e  altrove,  in  luoghi  non  ancora  tocchi  dai 
Longobardi,  e  dove  si  conservavano  ancora  la  curia  e  le  altre 
magistrature  romane,  un  notaio  inviato  come  in  missione  dal 
Papa  convoca  i  «  sapientes  viri  »  o  «  boni  homines  »  della 
città;  e  sono  questi  i  primi  e  più  antichi  precedenti  di  quel 
continuo  contatto,  che  si  manifesterà  in  seguito,  tra  i  pontefici 
e  i  vescovi  ed  il  consesso  dei  «  buoni  uomini  »  di  ciascuna 
città  (p.  13)  i  quali  ora,  pur  partecipandovi  molti  laici  della 
curia,  non  erano  tutta  o  soltanto  la  curia  perchè  vi  parte- 
cipavano anche  molti  dell'episcopio,  e  d'altra  parte  il  vescovo 
era  già  il  primo  fra  i  cittadini  e  s'  avviava  a  diventare  addi- 
rittura il  patrocinatore  dei  loro  diritti  offesi  dai  ministri  del- 
Timpero. 

Dopo  la  morte  di  Gregorio  Magno  e  venute  meno  le  pre- 
ziose notizie  del  suo  epistolario,  i  tempi  si  fanno  più  oscuri  e 


80  KBnENSlOM    K    NOTE   BIBMOQRAPICHR    —    V.    VITALE 

le  notizie  più  scarse.  Attraverso  il  secolo  VII  e  la  prima  metà 
deirVIII  i  Longobardi  continuano  ad  avanzare,  ma  non  ostante 
le  persecuzioni  religiose  loro  e  dei  Greci  e  la  desolazione  del 
paese  e  la  scomparsa  di  molti  vescovadi,  dove  sorge  ancora 
una  chiesa,  là  cova  un  centro  di  vita  civile. 

I  primi  gastaldati  Longobardi  in  Puglia  sono  quelli  di  Si- 
ponto,  Canosa  e  Lucerà  ;  avanzandosi  sempre  più  la  conquista, 
essi  si  suddividono  e  TApulia  finisce  con  l'essere  più  longo- 
barda che  greca.  Declinando  poi  il  principato  beneventano,  il 
più  forte  nucleo  longobardo  del  mezzogiorno,  i  gastaldati  del- 
l'Apulia  sorti  numerosi  sui  tre  primitivi,  al  contatto  col  regno 
italico  che  chiude  al  nord  TApulia,  si  ti*asformano  lentamente 
ixk  comitati,  i  quali  sono  vere  frazioni  autonomiche  locali,  im- 
personate in  alcune  famiglie  potenti  che  si  fan  largo  tra  le 
contese  dei  vari  pretendenti  pur  affermando  la  propria  dipen- 
denza politica  dall'uno  o  dall'altro  dì  essi.  Infatti  dall'esame 
accurato  di  quanto  dalle  fonti  si  ricava  non  solo  sulle  vicende 
delle  terre  pugliesi  durante  le  intricatissime  lotte  di  predominio 
tra  Bizantini,  Franchi  e  Saraceni  nel  secolo  IX,  ma  special- 
mente sulle  condizioni  interne  della  città,  si  arriva  alla  conclu- 
sione che  esse  obbedivano  alternativamente  ed  esteriormente 
all'imperatore  d'Oriente  o  a  quello  d'Occidente  o  al  principe 
di  Benevento,  tìai  quali  ottenevano  immunità  e  franchigie,  ma 
intrinsecamente  finivano  col  non  obbedire  ad  alcuno.  «  In  tutto 

questo  tramestio è  chiaro  che   comincia  a  contar  qualche 

cosa  la  cittadinanza  e  la  sua  volontà,  o  i  contrari  interessi  delle 
parti  politiche  nelle  quali  erasi  divisa.  Sono  le  città  stesse  che 
non  sapendo  a  qual  partito  appigliarsi,  vogliono  e  disvogliono 
continuamente.  Sono  le  città  stesse,  insomma,  non  ultima  causa 
del  continuo  oscillare  e  palleggiarsi  del  dominio  politico  di  Puglia 
dall'uno  all'altro  signore  senza  dar  tempo  ad  alcuno  di  acqui- 
stare consistenza  e  forza  »  (p.  65).  E  il  potere  politico  che  le 
supreme  autorità  perdono  passa  nei  migliori  cittadini  sbrac- 
ciantisi  ad  affermarsi  fedeli  a  questo  o  a  quell'impero. 

Sulla  fine  del  secolo  IX  comincia  un  periodo  di  maggiore 
attività  da  parte  dei  Bizantini,  e  il  Temi  di  Longobardia,  che 
s'era  ristretto  alla  penisola  salentina,  riprende  ad  avanzarsi  in 
terra  di  Bari  a  danno  dei  Longobardi;  e  le  città  si  dividono 
più  nettamente  in  due  parti,  che  sono  o  si  dicono  favorevoli 
l'una  ai  Greci  l'altra  ai  Longobardi,  mentre  ad  aggravare  la 
situazione  si  aggiungono  le  incursioni  dei  Saraceni  e  degh  Slavi. 


ALTO    MEDIO    EVO     -    P.    CAKAURI.LKSK  81 

É  un  periodo  oscurissimo  di  cui  poche  notizie  sono  rimaste; 
queste  nuove  invasioni,  che  intercalano  per  così  dire  le  fug- 
gevoli dominazioni  longobarda  e  bizantina,  ne  scuotono  anche 
di  più  il  nome  e  fanno  maggiormente  sentire  ai  popoli,  che  le 
città  debbono  reggersi  da  sole  e  difendersi  contro  tutti:  in 
questo  flusso  e  riflusso  di  rivolgimenti  e  d'incursioni  fra  i  due 
poli  opposti  dell'Italia  del  sud-est,  sono  i  precedenti  e  i  fattori 
della  futura  rivoluzione  delle  città  pugliesi.  Nelle  quali,  accanto 
alla  potenza  dell'episcopio  e  del  clero,  nel  secolo  decimo  ap- 
pare già  costituita  e  divisa  in  due  parti  lottanti  tra  loro  una 
nobiltà  dirigente,  un  ceto  che  si  era  formato  in  mezzo  alla 
cittadinanza,  costituito  di  buoni  uomini,  di  cittadini  «  meliores  » 
0  a  nobiliores  »  che  sebbene  rimangano  per  lo  più  innominati, 
fan  corona  in  ogni  atto  all'imperiai  spatario,  candidato  o  giu- 
dice e  coadiuvano  l'opera  del  magistrato. 

L'infelice  tentativo  degli  Ottoni  non  ebbe  altro  risultato 
che  di  originare  un  nuovo  periodo  di  politica  conquistatrice 
bizantina  in  Puglia,  al  quale  si  accompagna  un  nuovo  tenta- 
tivo di  espansione  religiosa;  ma  nonostante  questo  affermarsi 
del  dominio  greco  le  città  sono  tutt'altro  che  tranquille,  e  per 
i  bisogni  intemi  ed  estemi  vi  si  è  formata  la  «  milizia  »,  come 
provano  i  fatti  dell'assedio  di  Bari  da  parte  dei  Saraceni  nel- 
l'anno 1002,  nei  quali  la  città  si  difese  da  sola  sinché  non  le 
giunsero  gli  aiuti  non  già  di  Bisanzio,  ma  di  Venezia  ormai 
interamente  costituita  a  libertà  e  divenuta  potente. 

Questo  fatto  viene  ad  essere  una  riprova  di  quell'  orga- 
nizzazione autonomica  delle  città,  di  cui  il  convincimento  è 
dato  dair  insieme  dei  fatti  esposti  e  dei  documenti  esaminati, 
piuttosto  che  dalla  parola  precisa  di  questo  o  di  quel  docu- 
mento ;  pure  non  mancano  documenti  —  tanto  più  preziosi 
quanto  più  rari  —  che  ne  dimostrino  l'esistenza,  come  la  carta 
di  Polignano  del  992  edita  dal  Morea  nel  ChaHularium  Cu- 
persanense  e  studiata  anche  dall'Heinemann,  dal  Gay,  dal  Ta- 
massia  e  da  altri,  da  cui-  appaiono  formate  e  costituite  quelle 
autonomie  locali  nel  dominio  bizantino,  le  quali  se  non  forma- 
vano dei  veri  comuni  vi  si  avvicinavano. 

La  popolazione,  che  le  carte  del  tempo  ci  presentano  di- 
visa in  «  maiores  mediani  et  cuncto  populo  »  di  mezzo  alle 
contese  degli  stranieri  contendentisi  il  dominio  di  Puglia,  si  or- 
ganizza e  mira  alla  sua  autonomia,  capitanata  dai  «  maiores  » 
conservanti  come  titoh  nobiliari  i  nomi  delle  cariche  già  pre- 


32  RBCEN8I0MI  B   NOTB  BIBUOGRAPICBB   ~    V.  VITALB 

cedentemente  esercitate  dai  loro  antenati  nei  dotninii  greco  e 
longobardo.  Solo  così  si  spiega  la  contemporanea  presenza 
negli  atti  pubblici  di  honorati,  kandidati,  spaiarla  turmarchi^ 
gastaldi,  non  potendosi  ammettere  che  nello  stesso  tempo  le 
città  obbedissero  a  ufficiali  politici,  greci  e  longobardi,  rappre- 
sentanti due  stati  diversi  e  per  giunta  in  continuo  conflitto 
fra  loro. 

Alla  fine  del  secolo  X  e  sui  primi  dell'  XI  appaiono  le 
prime  sicure  tracce  di  così  fatte  autonomie  locali  o,  se  vo- 
gliamo chiamarle  con  tal  nome,  dei  comuni  pugliesi.  E  non  è 
un  caso  che  subito  dopo  si  afifacci  sulla  scena  il  cittadino  ba- 
rese Melo,  capo  di  quella  che  il  De  Blasiis  chiamò  insurrezione 
pugliese,  e  che  fu  vera  rivoluzione  venutasi  maturando  di  lunga 
mano,  e  di  cui  i  centri  e  sostegni  più  validi  attraverso,  tutto 
il  secolo  furono  appunto  i  Comuni.  A  questo  modo  Tinsurre- 
zione  contro  i  Greci  appare  piuttosto  come  manifestazione  este- 
riore di  quel  moto  interiore  che  da  lungo  tempo  si  era  andato 
preparando  e  compiendo.  Il  Carabellese  non  rifa  la  storia 
esterna  di  queste  lotte  e  guerre,  già  esaurientemente  narrate 
dal  De  Blasiis,  dal  Gay,  dairHeinemann,  ma  le  studia  in  rap- 
porto alle  vicende  interne  delle  città  pugliesi  e  ne  indaga  le 
conseguenze  per  il  loro  ordinamento. 

Nella  tentata  restaurazione  bizantina  che  tien  dietro  alla 
prima  insurrezione  pugliese,  e  che  si  distingue  dalle  altre  per 
una  maggiore  ampiezza  e  profondità  di  criteri,  compare  rico- 
stituita e  circondata  da  franchigie  e  privilegi  la  città  di  Troia, 
che  nella  storia  dei  Comuni  in  Puglia  ha  una  speciale  impor- 
tanza, e  che  nel  1022  sostenne  vigorosamente  l'assedio  postole 
dall'imperatore  Enrico  II,  venuto  ad  opporsi  al  minaccioso 
estendersi  e  rinforzarsi  dei  Bizantini.  La  lunga  resistenza  di 
Troia,  opera  non  solo  delle  milìzie  greche,  ma  soprattutto  dei 
cittadini,  è  causa  che  l'impresa  imperiale  sia  subito  troncata, 
appena  la  città  si  arrende  a  patti.  Le  concessioni  che  gli  uffi- 
ciali greci  le  fanno  in  ricompensa  della  sua  opposizione 
all'Imperatore  d'Occidente,  ne  accrescono  l' importanza  e  ac- 
crescono la  nascente  autonomia  del  comune  rurale;  mentre 
crescono  anche  le  città  marittime  come  Trani  e  Bari,  e  qua  e 
là  vediamo  aver  parte  importante  il  vescovo  come  Bisanzio  dì 
Bari  (1028-1035),  che  si  atteggia  a  capo  dell'opposizione  contro 
i  Greci,  e  che  i  cronisti  chiamano  «  caput  et  dominus  civitatis  » 
e  «  cunctae  urbis  custos  et  defensor  »  (p.  188). 


ALTO  XBDIO  EVO   —   F.   CARABBLLE8B  33 

Ma  ecco  a  questo  punto  avanzarsi  un  nemico  più  peri- 
coloso nei  Normanni,  alla  cui  opera  doveva  essere  di  grande 
aiuto  la  condizione  della  Puglia,  dove  tutto  era  disorganizzato 
e  si  andava  dissolvendo.  Anche  qui  gli  avvenimenti  esteriori 
sono  studiati  in  quanto  servono  a  dar  luce  sulla  vita  e  le 
vicende  del  governo  cittadino.  NelFesercito  bizantino,  che  com- 
batte contro  i  Normanni,  vediamo,  per  esempio,  i  contingenti 
delle  terre  ove  ancora  l'elemento  bizantino  prevale,  ma  essi 
sono  capitanati  dal  vescovo  divenuto  capo  della  città;  così 
nella  battaglia  deirOfanto  del  4  maggio  1041,  in  cui  i  Greci 
furono  sconfitti,  muoiono  i  vescovi  di  Troia  e  di  Acerenza,  i 
quali  appaiono  in  realtà  come  i  patroni  civili,  se  non  politici, 
i  custodi  e  capi  effettivi  della  città  medesima  fattasi  autonoma. 
E  dopo  questa  battaglia  i  cittadini  di  Matera  eleggono  Gu- 
glielmo Altavilla  loro  conte,  e  stringono  con  lui  un  vero  patto 
di  alleanza,  come  un  patto  di  alleanza  coi  Normanni  stringono 
i  cittadini  di  Bari.  Queste  città  si  alleano  fra  loro,  conchiu- 
dono trattati  coi  Normanni;  «  se  non  si  vuole  chiamarle  Co- 
muni, nome  consacrato  nella  storia  per  un  contenuto  politico 
troppo  differente  e  posteriore,  bisogna  pur  riconoscere  il  fatto 
compiuto  col  formarsi  in  Puglia  di  città  autonome  e  libere  » 
(p.  207).  Riassumere  le  lotte  continue  delle  città  fra  loro  e 
dei  partiti  cittadini  nell'  alternarsi  della  prevalenza  normanna 
o  bizantina  riuscirebbe  assai  malagevole;  la  minuta  e  spesso 
forzatamente  frammentaria  narrazione  del  C.  sulle  vicende  di 
Bari  e  di  Troia,  per  cui  i  documenti  sono  più  numerosi,  mostra 
appunto  questo,  che  raccostarsi  loro  all'una  o  all'altra  parte 
dipende  sempre  dallo  stato  delle  interne  contese  e  dal  preva- 
lere della  fazione  che  per  suo  interesse  si  accosta  ai  Normanni 
0  ai  Bizantini;  e  mentre  le  carte  sono  a  Troia  alternativa- 
mente intestate  a  questi  e  a  quelli,  a  Bari  spesso  non  portano- 
mtestazione  di  sovrano;  chi  amministra  e  governa  sono  i  «  boni 
homines  »  e  specialmente  il  vescovo.  Anzi  per  opera  del  vescovo 
i  cittadini  di  Troia  fanno  un  trattato  col  Guiscardo,  ponendosi 
spontaneamente  sotto  la  potestà  di  lui  e  proclamandolo  loro 
conte,  e  caratteristico  è  che  nelle  carte  troiane  posteriori  egli 
è  chiamato  sempre  con  questo  nome,  anziché  con  quello  di 
duca  di  Puglia. 

Occupate  anche  le  città  maggiori,  come  Bari  e  Trani,  i 
Normanni  non  possono  che  conservare  come  lo  trovano  l'or- 
ganismo civile  dell'autonomia  cittadina,  pur  fatta  tutta  di  forme 

Rivista  storica  italiana,  8*  S.,  vn,  1.  8 


34  RECKKSIONI  K  KOTE  BIBLIOaRAFIOHB   —    Y.  TITALB 

e  di  maniere  bizantine,  come  di  bizantinismo  è  impregnata  e 
nutrita  tutta  la  vita  di  queste  città.  In  tal  modo  «  la  domina- 
zione normanna  sulle  città  pugliesi  non  fu  una  imposizione  re- 
pentina e  forzata,  ma  come  un  lentissimo  divenire  dalla  seconda 
metà  del  secolo  XI  alla  prima  di  quello  seguente,  come  una 
progressiva  trasformazione  ed  un  adattamento  evolutivo  delle 
autorità  comunali  prima  conquistate,  verso  il  nuovo  ordine, 
che  si  compenetrava  con  esse  e  le  abbracciava  in  un  organismo 
superiore  di  stato  »  (p.  264).  È  vero  che  dopo  le  prime  ri- 
bellioni di  Trani,  Bari,  Troia,  Ascoli,  favorite  dagli  stessi  capi 
normanni  gelosi  delFautorità  di  Roberto,  rassodatosi  il  potere 
di  lui,  l'autonomia  comincia  a  subire  degli  strappi,  e  già  nel- 
l'anno 1083  egli  impone  una  colletta  a  Bari,  che  da  gran  tempo 
non  pagava  più  nulla  ai  Bizantini,  e  tributi  dovè  pagare  anche 
Troia;  tuttavia  al  tramonto  del  secolo  XI,  oltre  l'omaggio  di 
obbedienza  politica  fatta  dai  più  potenti  cittadini  ogni  volta 
che  il  Catapano  —  il  quale,  perduto  il  potere  politico,  non  era 
che  un  amministratore  della  proprietà  ducale  nella  città  —  li 
convocava  per  la  pubblicazione  e  il  riconoscimento  di  un  di- 
ploma emanato  dal  duca,  e  oltre  i  tributi  soliti,  pagati  agli 
esattori  da  lui  scelti  fra  i  cittadini,  la  città  poteva  pel  rima- 
nente considerarsi  libera. 

Se  negli  ultimi  anni  del  governo  di  Roberto  la  pace  non 
fu  più  turbata,  vi  contribuì  certo  la  sua  politica  favorevole  al 
clero  e  ai  vescovi,  ai  quali  accordava  molte  concessioni  anche 
perchè  conosceva  la  potente  influenza  loro  sul  governo  citta- 
dino. Dopo  la  morte  di  lui,  vediamo  ancora  neirintemo  delle 
città,  e  a  Bari  specialmente,  combattersi  le  famiglie  costituite 
in  vere  consorterie  e  le  fazioni  che  si  dicono  imperiale  o  bi- 
zantina e  ducale  o  normanna  ;  ma  nella  mancanza  di  una  forte 
potestà  politica  estrinseca  primeggiava  in  Bari,  sulla  fine  del 
secolo  XI,  Elia,  l'anima  del  nuovo  organismo  religioso,  civile 
ed  economico  sorto  in  mezzo  al  popolo  barese,  la  Società  di 
san  Nicola,  che  aveva  avuto  origine  dalla  traslazione  del  corpo 
del  Santo  in  Bari,  e  che  fu  primo  nucleo  della  futura  basilica. 
La  nuova  corporazione  comincia  subito  i  suoi  dissidi  con  Tan- 
tica,  dell'Episcopio,  dissidi  che  si  estendono  anche  al  campo 
politico,  sostenendo  questa  la  parte  bizantina,  quella  la  nor- 
manna; cosicché  quando  prevale  il  partito  bizantinofilo,  che 
appare  anche  il  partito  dell'indipendenza,  perchè  contro  i  Nor- 
manni forti  e  vicini  si  appoggia  al  nome,  e  solo  a  questo,  del- 


ALTO  MEDIO   STO   —    F.   CARABKLLKSR  85 

l'impero  greco,  la  supremazia  è  ritornata  al  vescovo,  che  tro- 
viamo anche  alla  testa  del  Consiglio  dei  cittadini. 

Anzi,  per  opera  di  lui,  in  un  momento  di  bisogno  «  sta- 
tutum  est  ut  pecunia  de  rebus  publicis  exquisita  a  tuitione 
patrie  milites  retinerentur  ».  Egli  è  autorizzato  alla  ricerca  dei 
mezzi  pecuniari  per  creare  una  milizia  cittadina  più  forte  e  nu- 
merosa, con  facoltà  di  alienare  qualunque  parte  del  pubblico 
patrimonio  (p.  381  e  seg.).  Nelle  parole  ora  citate  e  in  poche 
altre  che  seguono,  contenute  in  un  documento  del  1113  è  da 
vedere,  secondo  il  C,  un  avanzo  di  deliberazione  del  Consiglio 
cittadino  e  sarebbe  anzi  questo  Tunico  resto  sopravvissuto  delle 
sue  deliberazioni,  se,  come  opinarono  anche  il  Massa  nel  suo 
studio  sulle  Consuetudini  baresi,  il  Besta  ed  altri,  non  si  dovesse 
<iredere  che  molte  di  quelle  deliberazioni  rimasero  fermate  e 
tramandate  dalla  parte  più  antica  delle  consuetudini  stesse. 

Qual  è  ora  la  struttura  di  questo  consiglio?  Quali  preci- 
samente i  diritti  cittadini?  La  scarsezza  dei  documenti  non 
permette  di  rispondere  esaurientemente  a  siffatti  quesiti.  Del- 
1  esistenza  di  una  vera  «  Universitas  civium  »  pienamente  do- 
minante nella  città  o  nel  territorio  abbiamo  traccia  sicura  solo 
da  un  documento  del  1 1 05  relativo  al  comune  rurale  di  Grumo, 
uno  dei  tanti  formatisi  intomo  alle  città  maggiori;  ma  «  non 
erasi  egualmente  costituita  in  Bari  e  nelle  altre  città  di  Puglia, 
sebbene  queste  non  abbiano  avuto  la  fortuna  di  far  arrivare 
ai  posteri  prove  di  sua  esistenza  effettiva  parimente  chiare  ed 
esplicite?  »  (p.  342).  Il  Consiglio  poi  era  un  vero  parlamento  o 
assemblea  cittadina  presieduta  dal  vescovo  e  derivata,  mediante 
successivi  allargamenti  e  intromissioni  di  elementi  nuovi,  dal- 
l'antica «  Curia  barina  »  (p.  383)  costituita  a  sua  volta  dalla 
riunione  in  un  unico  organismo  dei  due  collegi  dei  giudici  e 
dei  notai  (qualche  cosa  come  un'arte  dei  giudici  e  dei  notai), 
alla  testa  dei  quali  erano  uno  o  più  protogiudici  e  protono- 
tari.  Davanti  a  tale  consesso,  al  quale  per  lo  più  apparten- 
gono i  quasi  sempre  innominati  «  boni  homines  »  che  vi  danno 
sanzione  con  la  loro  presenza,  si  compiono  tutti  gli  atti  pub- 
blici e  privati;  esso  formava  il  consiglio  dei  cittadini  più  insigni 
rappresentante  e  depositario  della  legge.  Più  volte,  nei  primordi 
del  dominio  normanno,  questa  «  Curia  barina  »  si  trova  a  de- 
cidere tra  i  diritti  e  le  pretese  del  Catapano,  rappresentante 
l'autorità  ducale,  e  quelli  della  città  (pagina  359  sgg.);  poi  si 
trasforma  via  via  in  consiglio  generale  cittadino. 


36  RECENSIONI   E   NOTE  BIBLIOORA FICUS    —    7.    VITALE 

La  carta  del  1113  non  dice  quali  fossero  1  nemici  contro  cui 
occoiTeva  premunirsi,  il  C.  crede  fossero  nemici  interni  ed 
estemi  ;  morto  il  duca  Boemondo,  nelle  lotte  tra  i  Normanni 
tornano  a  divampare  le  contese  sanguinose  delle  parti  cittadine, 
in  cui  si  riafferma  il  potere  della  casa  degli  Alfaraniti,  finché 
nel  1123  troviamo  Grimoaldo  Alfaranite  principe  di  Bari,  certo 
anche  per  Taiuto  della  potente  società  di  san  Nicola.  Ma  la  città 
si  chiama  ancora  repubblica  ;  «  la  repubblica  non  fu  distrutta 
dal  principato,  ma  si  conciliò  o  meglio  s'integrò  con  esso,  inten- 
dendo sempre  la  repubblica  in  un  senso  molto  generale  ed  inde- 
terminato, senza  voler  sapere  più  di  quello  che  i  pochi  documenti 
dicono,  e  contentandosi  di  impersonarla  neir Alfaranite  che  rac- 
coglieva sotto  la  sua  direzione  l'autonomia  della  città  »  (p.  405). 

Quando  nel  1127  muore  il  duca  Guglielmo,  senza  aver 
chiaramente  designato  a  succedergli  Ruggiero  conte  di  Sicilia, 
e  la  Chiesa  interviene  nella  questione  aizzando  contro  Ruggiero 
la  invidiosa  feudalità  e  legandosi  in  amicizia  con  le  più  po- 
tenti città,  da  Benevento  a  Taranto,  da  Troia  a  Bari,  lo  scom- 
piglio diviene  generale,  e  le  città  devono  provvedere  da  sé  a 
difendersi  e  reggersi,  acquistando  in  tal  modo  un  momento  di 
vera  indipendenza  politica.  Ruggiero,  venuto  di  Sicilia,  trova 
viva  opposizione  in  Puglia  e  specialmente  a  Troia,  retta  allora 
dal  vescovo  Guglielmo  II  fattosi  capo  della  rivendicazione  po- 
litica, della  quale  volle  conservato  il  ricordo  in  quella  catte- 
drale, forse  il  più  bel  monumento  romanico  di  Puglia,  che  egli 
stava  per  condurre  a  termine.  Rivoltosi  a  Onorio  li,  capo  degli 
oppositori  di  Ruggiero,  otteneva  per  la  città  quell'ampio  pri- 
vilegio —  studiato  recentemente  anche  dallo  Zdekauer  sebbene 
con  risultati  alquanto  diversi  —  che  è  il  più  importante  do- 
cumento della  libera  autonomia  delle  città  di  Puglia,  tutto  un 
complesso  di  immunità  e  franchigie  personali  e  cittadine,  una 
serie  complicata  di  disposizioni  riferentisi  confusamente  al  di- 
ritto pubblico  e  privato,  una  lunga  conferma  di  antiche  con- 
suetudini e  leggi,  che  costituivano  tutto  il  contenuto  della  cì- 
vica autonomia,  come  già  dal  primo  duca  normanno  di  Puglia 
era  stata  riconosciuta  e  confermata  tanti  anni  innanzi  alla  stessa 
Troia,  a  Matera,  a  Trani,  a  Bari.  Queste  libertà  non  sono  un 
fatto  nuovo  sorto  all'improvviso,  non  sono  dovute  all'iniziativa 
del  pontefice,  ma  sono  il  riconoscimento  di  uno  stato  di  cose 
preesistente,  riconoscimento  venuto  dal  pontefice  perchè  di  lui; 
la  città  accettava  l'alta  protezione. 


ALTO   MEDIO   KVO    —    F.    CARABCLl.ESE  37 

Ma  questa  solenne  affermazione  precede  di  poco  la  fine 
dell'indipendenza,  causata  dal  costituirsi  della  forte  monarchia 
uoraianna;  ancora  Tanno  seguente,  mutate  le  condizioni  poli* 
tiche,  Troia,  dopo  un  assedio  valorosamente  sostenuto,  si  ar- 
rende al  vincitore,  che  le  riconosce  a  tal  punto  il  godimento 
delle  conquistate  libertà  da  accontentarsi  del  solo  giuramento 
di  fedeltà.  In  breve  tutta  la  Puglia  è  occupata  ;  Troia  e  Trani 
tentano  una  volta  ancora  la  riscossa,  ma  invano;  Bari,  scom- 
parso in  un  rivolgimento  interno  il  principato  Alfaranite,  si 
arrende  a  Ruggiero  nel  1132,  e  i  rappresentanti  di  lui  giurano 
solennemente  un  patto  di  concordia,  di  cui  i  capitoli  sembrano 
piuttosto  condizioni  imposte  dal  vinto  che  concessioni  del  vin- 
citore. Tali  capitoli  —  che  hanno  molti  punti  di  somiglianza 
con  la  carta  troiana  del  1127  —  minutamente  esposti  (pa- 
gina 432  sgg.)  provano  quale  e  quanta  dovesse  essere  Tauto- 
nomia  nei  tempi  precedenti  se  tanta  ne  rimaneva  dopo  la  sot- 
tomissione. La  città  restava  nel  pieno  possesso  dei  suoi  diritti 
consuetudinari,  e  non  veniva  affatto  menomata  nelTentità  giu- 
ridica, che  era  tanta  parte  del  suo  vivere  civile,  conservava 
l'indipendenza  finanziaria,  i  cittadini  non  prendevano  parte  a 
spedizioni  militari  se  non  di  loro  volontà;  rispettata  la  curia 
giudiziaria  cittadina,  nessuna  sentenza  poteva  essere  emanata 
se  non  da  un  «  Barensium  index  »  ;  i  cittadini  tutti  riacqui- 
stavano la  sicurezza  della  loro  proprietà,  e  la  vita  civile  poteva 
riprendere  il  suo  andamento  normale. 

Sette  anni  più  tardi  analoghe  concessioni  e  analogo  rico- 
noscimento avveniva  per  Trani,  un*  altra  volta  ribelle,  e  con 
questi  atti  «  si  chiuse  il  lungo  e  faticoso  periodo  anteriore  al 
costituirsi  dello  stato  monarchico  in  Puglia,  ed  il  nuovo  pe- 
riodo si  inizia  con  la  conferma  più  lucida  e  chiara  dell'ampia 
autonomia  per  tanti  anni  innanzi  goduta  dalle  città  pugliesi. 
Perduta  la  piena  indipendenza  politica,  alla  quale  avevano  con 
tanti  sforzi  aspirato,  potevano  però  vantarsi  di  entrare  a  far 
parte  del  nuovo  ordine  di  cose  senza  aver  tutto  perduto,  es- 
sendo invece  riuscite  a  salvare  di  quell'autonomia  non  piccola 
parte  »  (p.  440). 

Forse  non  tutti  i  risultati  di  questo  studio,  che,  non  po- 
tendo seguirne  la  discussione,  ho  tentato  riassumere  nelle  sue 
conclusioni,  possono  accettarsi  senz'altro;  qua  e  là  possono 
sembrare  aflfrettati  o  avvalorati  da  prove  troppo  scarse  o  de- 
terminati dall'amore  della  tesi;  ma,  se  questo   può  dirsi  per 


00  RECBMSIOiri   E  MOTI  BIBLIOOKAPICUI   —   V.   VITALE 

qualche  particolare,  non  può  mettersi  in  dubbio  il  risultata 
generale  delFautonomia  civile  e  politica  fiorita  nelle  città  di 
Puglia,  quasi  precorritrice  di  quella  che,  per  ragioni  storiche 
notissime,  fiorì  più  tardi  e  meglio  si  svolse  nelle  città  del  resto 
d'Italia;  idea  questa  accolta  già  da  studiosi  eminenti,  quali, 
oltre  gli  accennati,  lo  Schipa,  che  in  questa  stessa  Rivista  scri- 
veva essere  innegabile  un  movimento  comunale  in  Puglia  nel- 
rXI  secolo,  ancorché  se  ne  ignori  l'organizzazione  (fascic.  \^ 
del  1905,  pag.  31);  e  più  recentemente  il  Besta  a  proposito 
appunto  di  questo  volume  del  G.  (Cfr.  Archivio  stor.  ital., 
fase.  3<>  del  1907,  pag.  129  e  seguenti).  È  appena  necessario 
notare  che  quando  si  parla  di  Comuni  pugliesi,  s'intende  qual- 
che cosa  di  profondamente  diverso  nella  genesi  e  nello  svi- 
luppo da  quel  fenomeno,  che  nella  storia  medioevale  prende^ 
il  nome  dì  Comune  ;  l'identità  del  nome  non  coinvolge  l'iden- 
tificazione di  due  cose  diverse.  Si  tratta  invece  qui  di  quello 
stesso  fenomeno,  che  con  forme  più  chiare  e  decise  si  mani- 
festa —  ed  era  ben  noto  e  studiato  —  in  altre  terre  meri- 
dionali come  Benevento  e  fe  città  della  costa  tirrena.' 

Il  Carabellese  ha  studiato  l'argomento  con  grande  amore, 
e  con  grande  diligenza  ha  indagato  ed  esposto  ogni  accenno  e 
ogni  traccia  che  potesse  giovare  a  illustrarlo  e  chiarirlo.  Oltre 
le  cronache  contemporanee  e  i  recenti  lavori  citati,  gli  sono 
state  fonti  principali  le  varie  pubblicazioni  di  documenti,  da 
quelli  ben  noti  e  più  volte  studiati  del  Morea  per  Conversano 
del  Prologo  e  del  Beltrani  per  Trani,  ai  più  recentemente  editi 
e  meno  usufruiti  del  «  Codice  Diplomatico  Barese  »,  cui  si  ag- 
giunsero numerosi  documenti  inediti,  preziosi  tra  gli  altri  quelli 
della  badia  di  Montecassino,  dei  quali  parecchi  sono  riprodotti 
nell'Appendice  che,  con  un  opportuno  e  accurato  indice  alfa- 
betico, chiude  il  volume. 

Vito  Vitale. 


R.  SORIGA,  Di  Ildebrando  suddiacono  di  S.  R,  Chiesa  e  della  sua 
leggenda.  —  Conegliano,  Arti  Grafiche,  1907. 

7.  —  L'opuscolo,  non  privo  di  erudizione,  si  legge  volen- 
tieri, anche  se  non  si  voglia  consentire  in  parecchie  fra  le 
opinioni  esposte  dall'Autore. 

Quattro  questioni  l'A.  si  propone,  e  fra  esse  la  prima 
riguarda  il  luogo  di  nascita.  Egli  sta  per  Roma,  e  cita  a  suo 


ALTO  MIDIO  STO    -    R.   SORIGA  39 

favore  i  luoghi  in  cui  Gregorio  VII  si  dice  educato  a  Roma, 
un  passo  di  S.  Brunone  che  lo  dice  monaco  romano,  ei 
ano  di  Ugo  di  Flavigny  secondo  il  quale  nacque  a  Roma.  II 
primo  argomento  non  è  molto  forte,  poiché  l'educazione  avuta 
a  Roma,  fino  dalla  puerizia,  non  esige  la  nascita  in  quella 
città.  Il  secondo  per  FA.  non  dovrebbe  avere  molta  impor- 
tanza, poiché  egli  dovrebbe  riguardarlo  come  impregnato  di 
leggenda,  se,  come  egli  crede,  si  debba  negare  il  monacato 
del  pontefice.  L'ultimo  passo  sarebbe  perentorio,  se  si  trattasse 
di  uno  scrittore  romano,  non  di  uno  straniero.  Gli  argomenti 
contro  r  opinione  che  nascesse  fuori  di  Roma  non  sono  de-, 
cisivi  come  a  lui  pare,  poiché  fra  le  testimonianze  in  tal 
senso  ve  n'è  pur  qualcuna  che  non  appare  sviata  dalle  tarde 
legende  :  senza  dire  poi  ch'egli  si  abbandona  un  tantino  alla 
fantasia,  quando  s'induce  a  credere  che  siasi  formata  una  leg^ 
genda  sui  primi  anni  d'Ildebrando,  per  applicare  a  lui  i  fatti 
della  vita  di  Cristo,  per  modo  che  lo  si  sia  detto  di  Soana,  pic- 
colo luogo,  in  riguardo  a  Betlemme.  La  asciutta  testimonianza 
di  un  biografo,  che  lo  dice  «  natione  Tuscus  patre  Bonito  »  non 
mi  pare  così  destituita  d'ogni  valore,  come  sembra  all'A. 

Meno  mi  persuasero  gli  argomenti  per  provare  che  Ilde- 
brando nascesse  nel  1029.  Egli  ragiona  così:  in  una  lettera  del 
1075,  Ildebrando  dice  d'essere  costretto  ad  abitare  in  Roma 
«  a  XX  annis  ».  Se  si  interpreta  da  veni' anni,  se  ne  dovrebbe 
concludere  che  venisse  a  Roma  nel  1055,  invece  vi  si  recò 
con  Leone  IX  nel  1049.  Egli  quindi  traduce:  «  fin  dall'età  di 
vent'anni  »,  e  ne  deduce  che  nel  1049  aveva  vent'anni,  e  che 
perciò  nacque  nel  1029.  Ma  tale  traduzione  non  regge,  chè^ 
volendo  significare  questo,  in  ben  altra  maniera  il  pontefice 
si  sarebbe  espresso. 

Passa  l'A.  a  discorrere  della  famiglia  di  Ildebrando,  che 
crede  fosse  romana,  e  composta  di  persone  ragguardevoli,  e 
dedite  alle  armi.  Mette  innanzi  molte  ipotesi,  fra  le  quali  egli 
accenna,  ma  non  ci  si  ferma  sopra,  alla  parentela  coi  Pier-? 
lami  asserita  dagli  Annales  Palideuses,  Il  S.  non  conosce  la 
recente  discussione  fra  P.  Fedele  e  M.  Tangl  sull'importanza 
di  tale  testimonianza. 

In  ultimo  parla  del  monacato  di  Ildebrando,  e  lo  nega 
seguendo  Martens,  anzi  accentua  le  conclusioni  di  questo  sto- 
rico. Acconsente  al  Martens,  quando  questi  trova  quasi  ine- 
spugnabile l'argomento  dedotto  da  un  passo  di  Bernardo  di 


j 


40  kECEXSIOXl    K   NOTE   BIBLIOGRAFICHE   —   C.    CIPOLLA 

S.  Biagio,  dove  dice  che  Ildebrando  prima  del  pontificato  ebbe 
ricchezze  ed  onori.  Non  mi  pare  che  il  passo  sia  decisivo, 
poiché,  sia  stato  pur  monaco,  Ildebrando  trovossi  realmente 
in  mezzo  agli  affari  e  in  posizione  tale,  che  di  necessità  traeva 
seco  la  vita  elevata;  anche  se  l'uomo  non  se  ne  trovava  cir- 
condato, manteneva  Tanimo  discosto  da  ogni  cosa  mondana. 

C.  Cipolla. 


EUG.  MARTIN,  Saint  Leon  (1002-1054).  —  Paris,  Victor  Le- 
coffre,  1904,  in-16^  pag.  208. 

8.  —  Fa  parte  di  una  collezione  «  Les  saints  »  pubbli- 
cata sotto  la  direzione  di  Henri  Joly  dell'Istituto  di  Francia, 
con  intendimento  di  trattare  storicamente  la  vita  dei  più  grandi 
personaggi  che  hanno  illustrata  la  Chiesa  Cattolica. 

E  questa  biografia  il  Martin  ha  compilato  sulla  scorta  delle 
grandi  raccolte  di  Regesta  riferentisi  ai  pontefici  da  noi  pos- 
sedute: dalle  Vitae  del  Watterich,  al  Mabillon  con  gli  Acta 
Sandorum  Ordinis  Sancti  Benedicti^  al  Muratori  con  i  Berum 
Italie.  Scriptores,  al  Migne  con  la  sua  Patrologia;  e  sulla  traccia 
dei  pochi  lavori  speciali  sul  medesimo  soggetto. 

Com'  è  evidente,  le  fonti  sono  buone  ed  autorevoli,  e  il  rac- 
conto è  venuto  copioso,  dettagliato  e  presentato  con  piacevole 
veste  letteraria. 

L'unico  difetto  che  crediamo  di  avervi  trovato  (se  il  lavoro 
voglia  veramente  presentarsi  come  opera  scientifica  oggettiva) 
è  Fintonazione  apologetica  con  una  cura  speciale  di  dar  forma 
di  panegirico  a  tutto  quello  che  si  dice  di  Leone  IX. 

Basterebbe  mettere  assieme,  o  meglio  a  confronto,  sol- 
tanto il  racconto  della  importante  e  finale  impresa  di  occupare 
e  tenere  Benevento,  e  della  conseguente  famosa  battaglia  di 
Civita,  narrata  dal  Martin  con  il  racconto  degli  stessi  fatti  che 
leggesi  nel  Gregorovius.  È  un  contrasto  così  stridente  tra  lo 
scrittore  cattolico  e  il  poetico  storico  protestante  di  Roma  nel 
medio  evo,  che  all'  imparziale  lettore  vien  voglia  di  dubitare 
dell'uno  e  dell'altro.  E  notisi  che  non  pure  i  medesimi  parti- 
colari ma  le  fonti  stesse  son  servite  ad  ambedue  gli  scrittori. 
Eppure  il  Martin  nega  naturalmente  che  il  papa  fosse  prigio- 
niero dei  Normanni,  e  l'impresa  di  Benevento  reca  a  gloria 
del  suo  esaltato  papa;  mentre  il  Gregorovius  assicura  che  il 
dolore  della  cattività  subita  e  del  disastro  di  Civita  (non  trova 


BASSO   MEDIO   EVO   —    F.   PAPI  41 

altri  confronti  che  con  Mentana  e  relativi  zuavi  morti  martiri 
per  la  fede)  furono  la  causa  della  vicina  morte  del  papa. 

Ma  il  libro  del  Martin,  col  dovuto  imprimatur  ecclesiastico, 
non  è  fatto  per  chi...  non  ha  il  permesso  di  leggere  il  Gre- 
gorovius  :  e  noi  diciamo  ciò  perchè,  sebbene  scritto  con  onesta 
intenzione  di  dire  il  vero,  questa  peculiare  forma  apologetica 
distoglie  molti  lettori  dal  ricercarlo.  E  questo  ci  pare  errore 
non  piccolo,  difficoltà  da  evitarsi  quanto  più  si  può. 

P.  Spezi. 


4.  BASSO  MEDIO  EVO  (Sec.  XI-XV). 

FERRUCCIO  PAPI,  Romeo  Pepoli  e  il  Comune  di  Bologna  dal- 
l'anno  1310  al  1323.  —  Orte,  Tip.  Egidio  Marsili,  1907. 

9.  —  La  storia  bolognese  della  fine  del  secolo  XIII  e  del 
principio  del  XIV  ha  avuto  negli  ultimi  anni  buon  numero  di 
illustratori,  frutto,  in  gran  parte,  deir  opera  amorevole-  e  sa- 
piente del  prof.  Falletti  di  quella  Università,  che  sa  trasfondere 
nei  suoi  allievi  Tamore  alla  ricerca  accurata  e  paziente  e  alla 
ricostruzione  della  vita  bolognese. 

Ora  è  la  volta  del  prof.  Ferruccio  Papi.  Egli  ha  preso 
a  studiare  il  primo  tentativo  di  signoria  in  Bologna  compiuto 
da  Romeo  Pepoli,  padre  di  Taddeo,  il  futuro  signore  sul  quale 
alcuni  anni  or  sono  ha  dato  una  pregevole  monografia  il  pro- 
fessore Rodolico.  Argomento  interessante  sempre  nella  storia 
comunale  la  trasformazione  alla  signoria  e  l'indagine  sugli  in- 
finiti modi  onde  siffatto  passaggio  si  compie,  e  interessante 
nel  comune  di  Bologna  in  cui  tanti  elementi  si  combattevano, 
raa  che  aveva  in  sé  ancora  tanta  vitalità,  come  dimostrò  ap- 
punto tra  le  lottfe  e  le  agitate  vicende  di  quei  primi  anni  del 
secolo  XIV.  n  Papi  ha  isolato  troppo,  mi  pare,  e  specialmente 
nella  prima  parte  del  suo  studio,  la  persona  e  l'opera  di  Ro- 
meo Pepoli  dalle  condizioni  reali  del  comune  bolognese.  Anche 
sarebbe  stato  necessario,  per  chi  si  proponeva  di  illustrare  un 
tale  personaggio,  di  dare  almeno  qualche  cenno  sulla  famiglia 
di  lui,  sui  suoi  predecessori  immediati  che  doverono  pure  aver 
parte  nel  preparargli  il  terreno  o  almeno  quelle  ricchezze  che 
furono  lo  strumento  suo  principale. 

Il  lavoro  sì  apre  con  poche,  troppo  poche  forse,  notizie 


42  RECBN8I0NI  B  NOTI   BIBUOGEUFJCHB   —   V.   TJTALB 

sulla  vita  di  Romeo  Pepoli  dal  1292,  quando  il  suo  nome 
compare  la  prima  volta  tra  i  componenti  il  consiglio  degli 
Ottocento,  e  il  1310  allorché  comincia  a  manifestarsi  la  sua 
potenza  nell'azione  febbrile  che  precede  la  discesa  di  Arrigo  VII. 
In  questo  periodo  sarebbe  stato  necessario  chiarir  meglio  la 
politica  e  razione  di  lui,  come,  per  esempio,  dal  1302  al  1806 
apparisse  amico  dei  Bianchi  dominanti  per  farsi  poi  addirittura 
capo  dei  Neri  ;  e  qui  forse  una  molto  attenta  lettura  delle  i?i- 
formagioni  avrebbe  potuto  recare  maggior  luce.  Su  questo  punto 
il  Papi  non  ha  inteso  di  fare  ricerche  speciali;  avrebbe  potuto 
però  essere  più  esatto  e  diligente  nelle  citazioni. 

Le  ricerche  personali  e  dirette  cominciano  intomo  al  1310. 
Dopo  le  notizie  sopraccennate,  nel  1<>  capitolo  è  compresa  la 
esposizione  delle  vicende  del  Pepoli  dal  1310  al  1316  in  cui  fu 
cacciato  le  prima  volta,  di  tutta  la  sua  opera  come  ricchissimo 
cittadino,  anzi,  può  dirsi,  come  capo  di  parte  guelfa.  Il  secondo 
capitolo  comprende  la  narrazione  dal  1316  —  poiché  nello  stesso 
anno  fu  richiamato  —  al  1321  quando  fu  cacciato  la  seconda 
volta.  Questa  parte  del  lavoro  é  migliore  per  diretta  ricerca 
di  notizie  e  documenti;  l'azione  di  Romeo  é  seguita  passo  passo, 
è  mostrato  com'egli  tendesse  le  sue  reti  per  valersene  al  mo- 
mento opportuno;  e  meglio  sarebbe  se  la  narrazione  fosse  più 
organicamente  continuata  e  non  intramezzata  da  digressioni  e 
ripetizioni.  Ci  sono  qua  e  là  notizie  nuove  e  interessanti  come 
quelle  suU'  estimo  dei  beni  di  Romeo,  che  avrebbero  potuto 
essere  più  largamente  sfruttate  (pag.  37),  come  i  notevoli  par- 
ticolari su  quel  tumulto  degli  studenti  nel  1321,  che  dà  i  primi 
segni  dell'imminente  caduta  del  Pepoli. 

Credo  che  qualche  osservazione  si  potrebbe  fare  alle  ra- 
gioni che  il  Papi  adduce  a  spiegare  come  il  tentativo  del  Pe- 
poli fallisse  (pag.  76).  L'essere  egli  vissuto  in  un  periodo  di 
passaggio,  come  l'A.  lo  chiama,  avrebbe  dovuto  aiutare  piut- 
tosto che  ostacolare  il  suo  tentativo:  gli  è  che  Romeo  ebbe 
dalla  sua  la  ricchezza  non  l'ingegno  e  l'abilità  del  figlio,  indi- 
spensabili a  ima  trasformazione  e  a  un  governo  fondati  in  gran 
parte  sulle  doti  personali  del  signore,  governo,  del  resto,  al 
quale  il  Comune  bolognese  non  era  ancora  pienamente  maturo. 

Il  terzo  capitolo  tratta  delle  condizioni  di  Bologna  dopo 
la  partenza  del  Pepoli,  delle  vicende  di  lui  dopo  la  cacciata, 
dei  suoi  tentativi  di  ritorno.  Quest'ultima  parte  è  la  più  nuova» 
tuttavia  il  Papi  avrebbe  potuto  fare  uso  anche  migliore  e  più 


BA^SO   MEDIO   KVO    —    F.  M.    BAU3ltiAliTKli  43- 

ampio  dei  documenti  rinvenuti  intorno  al  processo  fatto  al 
Pepoli. 

Nell'insieme  questo  studio  non  dice  molto  di  ignorato, 
che  abbia  una  reale  importanza  più  che  per  la  biografia  del 
Pepoli,  per  la  storia  bolognese  e  per  il  fatto  più  generale 
del  costituirsi  delle  signorie.  La  figura  di  Romeo  appare  più 
chiaramente  delineata  e  a  più  precisi  contorni,  ma  il  suo  profilo 
rimane  quale  era  già  anteriormente  noto.  E  a  questo  propo- 
sito debbo  osservare  che,  se  è  vero  a  rigore  che  sull*  argo- 
mento dal  Papi  studiato  non  fossero  stati  composti  lavori  spe- 
cial, non  è  men  vero  che  di  Romeo  Pepoli  e  dell'opera  sua 
in  rapporto  alle  condizioni -della  vita  comunale  bolognese,  ho 
parlato  ampiamente  nello  studio  sul  Dominio  di  parte  guelfa 
in  Bologna  (Bologna,  Zanichelli,  1901)  che  il  Papi  conosce  e 
cita,  in  verità  troppo  poche  volte.  Anzi,  riguardo  al  metodo, 
è  questa  V  osservazione  più  rilevante  che  debbo  fare  al  sua 
lavoro;  mi  sarebbe  facile  dimostrare  con  confronti  le  citazioni 
di  seconda  mano,  Y  uso  di  documenti  già  usufruiti  ed  anche 
pubblicati  per  intero  adoperati  come  inediti,  ed  altre  simili 
inesattezze  dovute  più  che  altro  a  inesperienza.  Tuttavia  il 
lavoro  del  Papi  è  una  buona  promessa. 

Vito  Vitale. 


P.  M.  BAUMGARTER,  Aus  Kanzlei  u,  Kammer,  Eroterungen 
zur  Kurialen  Hof^und  Verwaltungsgeschichte  im  13,  14  und 
15  Jh,  Bullatores,  Taxatores,  Domorum  Cursores,  —  Frei- 
burg Vb,  Herder,  pag.  XIII,  412. 

10.  —  L'autenticità  e  la  genuinità  dei  documenti  usciti  dalla 
Cancelleria  pontificia  possono  venire  in  modo  definitivo  con- 
statate, almeno  in  molti  casi,  soltanto  quando  si  possegga 
mia  cognizione  intera  e  completa  del  meccanismo  amministra- 
tivo che  li  preparava.  Tale  studio  ci  mette  anche  in  guardia 
da  alcune  falsificazioni  che,  fatte  da  contemporanei,  possono 
più  faciUnente  illudere,  perchè  somigliantissime  ai  veri  origi- 
nali. Anzi  i  papi  più  di  una  volta  si  lamentarono  di  questi  pe- 
ricoli, e  ilBaumgarter  cita  esempi  di  Gregorio  VII  (pag.  152-3, 
175)  e  di  Innocenzo  IH  (p.  203),  i  quali  presero  appunto  le 
dovute  precauzioni  in  proposito,  l'uno  perchè  gli  era  stata 
rubata  la  matrice  della  bolla,  e  l'altro  perchè  erano  state  fal- 
sificate le  bolle  sue  e  quelle  di  Celestino  IH  suo  predecessore. 


-44  RKCBN8I0NI    E   NOTI   BIBLIOOKAPICHI    —    0.   CIPOLLA 

Il  B.  aveva  preparalo  molto  materiale  per  la  trattazione  delle 
falsificazioni,  come  egli  ci  dice  nella  prefazione,  ma  poi  si  de- 
terminò a  riservare  per  l'avvenire  questo  argomento. 

Chi  usa  svolgere  le  bolle  pontificie,  sa  ch'esse  presentano 
non  di  rado,  sotto  la  plica^  alcune  lettere  o  alcuni  inizi  di 
nomi  provenienti  dalla  Cancelleria,  Di  solito  quelle  lettere  ven- 
gono trascurate;  eppure  da  esse  viene  rassicurazione  dell'au- 
tenticità della  bolla,  giacché  ci  somministrano  gli  elementi 
della  sua  compilazione.  In  quanto  ciò  ha  rapporto  colla  bol- 
latura o  sigillazione  della  bolla,  il  Baumgarter  tratta  questo 
argomento. 

I  a  bullatores  »  costituivano  un  ordine  speciale  di  officiali 
pontifici,  il  primo  dei  quali  si  incontra  in  atto  del  1234: 
«  Guido  quondam  buUator  ».  Per  i  primi  tempi  scarse  men- 
zioni abbiamo  di  «  bullatores  »,  ma  a  partire  dal  tempo  di 
Benedetto  XI  essi  si  ricordano  con  tanta  frequenza  che  il 
nostro  A.  potè  stenderne  la  serie.  I  bollatori  avevano  alloggio 
e  stipendio  dal  papa.  Al  loro  servizio  attendevano  varie  qua- 
lità di  assistenti  o  di  servi.  Erano  scelti  dal  papa,  che  per 
altro  usava  sentire  il  consiglio  dei  cardinali.  Dai  documenti 
siamo  discretamente  informati  anche  sul  metodo  tecnico  con 
cui  si  eseguiva  la  bollatura.  La  pergamena  non  rasa  (cioè  pre- 
parala da  una  sola  faccia)  si  adoperava  per  i  documenti,  e 
la  rasa  per  i  volumi;  questa  infatti  doveva  ricevere  la  scrit- 
tura dall'una  parte  e  dall'altra.  Abbiamo  notizie  sulle  varie 
grandezze  e  forme  della  pergamena  e  sulla  carta.  Grandis- 
sima è  la  bolla  data,  1339,  da  Benedetto  XII  quando  concesse 
agli  Scaligeri  l'assoluzione  dalla  scomunica.  Siamo  informati 
(pag.  144-6)  sui  mercanti  di  pergamena,  ch'erano,  per  il  mag- 
gior numero,  ebrei.  Sappiamo  i  nomi  degli  incisori  delle  bolle. 
Alla  morte  del  papa,  si  spezzava  la  matrice  della  bolla ,  ri- 
spetto alla  faccia  che  ne  recava  il  nome.  Un  papa,  nel  periodo 
interposto  fra  l'elezione  e  la  consecrazione,  se  emanava  bolle, 
adoperava  per  sigillarle  la  «  bulla  defectìva  »,  cioè  vuota  da 
una  parte  ed  occupata  solo  dall'altra  colla  figura  dei  due  Apo- 
stoli. I  documenti  papali  erano  tutti  bollati,  tranne  le  cedule 
interclusae,  come  a  dire  formule  di  giuramento  e  simili,  le 
quali  chiuse  nelle  bolle  sigillate  ricevevano  da  esse  il  loro 
valore.  Rarissimi  sono  gli  esempi  che  fanno  eccezione ,  e  ce 
li  dà  Gregorio  VII  (pag.  175),  dichiarando  che  non  apponeva 
il  sii^illo   al  documento,  affinchè  esso  non  cadesse  in  mano 


BASSO   MEDIO  EVO   —    P.    M.   BAUHGARTBR  45- 

ad  Enrico  IV,  che  se  ne  poteva  giovare  per  fabbricarne  una 
bolla  apocrifa.  Si  hanno  anche  bolle  originali  in  carta,  degli 
anni  1340,  1374  (pag.  200).  La  plica  si  faceva  in  Cancelleria, 
a  differenza  dei  fori  destinati  a  sostenere  la  bulla  pendente. 
La  bulla  o  sigillo  si  appendeva  tanto  ai  diplomi  patenti,  come 
alle  lettere  chiuse.  Tranne  casi  affatto  eccezionali,  il  docu- 
mento pontifìcio  non  ha  che  una  sola  bulla,  e  questa  è  in 
piombo.  Non  manca  tuttavia  qualche  raro  esempio  di  bulla 
aurea.  Ma  non  fa  prova  la  bolla ,  1439,  dell'Unione  emanata 
nel  Concilio  di  Firenze,  giacché  le  bolle  d'oro  che  si  appe- 
sero ad  alcun  esemplare  della  medesima,  non  sono  di  Eu- 
genio IV,  ma  deirimperator  greco.  Non  so  peraltro  come  B. 
(pag.  206)  parli  delle  bolle  dell'iniperatore  e  del  patriarca  di 
Costantino,  mentre  il  patriarca  Giuseppe  mori  assai  prima  della 
promulgazione  del  decreto  di  Unione. 

La  spedizione  delle  bolle  si  facea  talvolta  per  via  privata  : 
i  vescovi,  che  ritornavano  'dalla  visita  ad  limina,  riportavano 
in  patria  le  bolle  destinate  ai  loro  paesi.  Ma  il  mezzo  ordi- 
nario per  la  trasmissione  dei  documenti  pontifici  era  quello 
dei  cursores,  i  quali  a  tal  fine  ricevevano  dal  papa  uno  sti- 
pendio :  inoltre  avevano  il  diritto  del  vitto  e  dell'alloggio  dalle 
persone  cui  rimettevano  il  documento.  Ma  troppo  di  sovente 
essi  cadevano  in  abusi,  per  avidità  di  guadagno,  e  i  pontefici  • 
studiavansì  di  togliere  tali  malversazioni.  Giuridicamente  una 
bolla  destinata  al  pubblico  era  abbastanza  pubblicata  quan- 
d'era affissa  «  ad  valvas  ecclesie  ». 

La  spedizione  di  una  bolla  richiedeva  una  tassa  da  pa- 
garsi da  chi  la  chiedeva.  Era  una  forma  di  tassa,  che  veniva 
parzialmente  coperta  dalle  spese  effettive  necessarie  (ancorché 
in  lieve  misura)  per  la  confezione  materiale  della  bolla.  I 
hullatores,  oltre  al  loro  ufficio  principale,  doveano  attendere 
anche  ad  altre  attribuzioni  secondarie,  fra  le  quali  il  primo 
posto  tiene  le  cure  date  al  cadavere  del  pontefice. 

Gli  officiali  godevano  vari  privilegi,  sia  materiali,  sia  spi- 
rituali. Nella  seconda  metà  del  secolo  XIV  i  bullatores  ven- 
nero onorati  coi  titoli  familiares  ed  officiales  del  papa. 

Dopo  la  parte  espositiva,  ricchissima  di  erudizione,  viene 
una  scelta  di  documenti  inediti,  dal  1316  al  1497;  avverto  fra 
essi  anche  due  inventari,  dei  quali  uno  è  del  1367:  l'altro  sta 
inserto  in  un  testamento  del  1342. 

Chiudono  l'opera  tre  indici.  Il  primo  indice   contiene  la 


46  RECBN8I0NI   R   KOTR   BIBLIOORAPICriE    —    C.  CIPOLLA 

serie  dei  documenti  citati  nel  volume,  che  sono  numerosis- 
simi  (circa  500)  dal  970  al  1819.  Viene  poi  l'elenco  dei  nomi. 
Finalmente  il  catalogo  dei  papi,  dei  cardinali  e  de^li  officiali 
di  Curia  chiude  un  volume,  del  quale  ben  può  dirsi  che  costò 
airautore  studi  assidui,  difficili,  pazienti  fra  mezzo  ad  ogni 
sorta  di  volumi  e  di  documenti  archivistici.  Il  Baumgarter  con 
ragione  potrà  dire  di  aver  reso  im  servizio  utilissimo  alla  di- 
plomatica e  alla  storia  scientifica.  Aspettiamo  da  lui  la  pub- 
blicazione degli  altri  preziosi  suoi  studi. 

C.  Cipolla, 


-CHARLES    DEJOB,  La  foi  religieuse  en  Italie  au  quatarzième 
siècle.  —  Paris,  A.  Fontemoing,  1906,  pag.  443. 

11.  —  Partendo  dall'affermazione  di  Cesare  Guasti:  «  Il 
secolo  del  Decamerone  era  un  secolo  profondamente  ascetico  », 
FA.  si  ingegna  di  dimostrare,  in  questo  volume,  che  la  fede 
religiosa  in  Italia,  nel  secolo  14*,  era  profonda  e  agiva  forte- 
mente sui  pensieri  e  le  azioni  degli  individui,  della  società,  dei 
governi;  e  che  l'opinione  contraria  dei  critici  moderni  non  ha 
fondamento. 

Egli  nota,  anzi  tutto,  che  l'intenso  studio  delle  questioni 
particolari  ottenebra  e  rende  difficile  la  visione  netta  dell'in- 
sieme; e  neppure  permette  di  cogliere  al  giusto  l'efficacia  dei 
contrasti.  È,  in  verità,  qui  egli  ha  pienamente  ragione.  Ma 
parmi  che  esageri  troppo  l'applicazione  di  questo  principio, 
sicché  si  ha  l'impressione  che  consideri  come  sentimento  re- 
ligioso quello  che  più  esattamente  potrebbe  chiamarsi  supersti- 
zione. Però  l'esame  delle  condizioni  dello  spirito  pubblico  in 
Italia  è  fatto  con  sicurezza  e  precisione  mirabili.  Nessuno  potrà 
negare  che  gli  scandali  avignonesi  e  le  conseguenti  invettive 
e  deplorazioni  contro  il  vizio,  il  malcostume,  la  simonia  e  Tir- 
religiosità,  non  bastano  a  dimostrare  l'assenza  della  fede;  come, 
d'altra  parte,  i  più  oramai  riconoscono  essere  per  lo  meno 
eccessiva  la  tradizionale  opinione  dell'asservimento  completo 
dei  papi  avignonesi  ai  re  di  Francia. 

Il  capitolo  che  delinea  il  quadro  morale  e  intellettuale 
della  società  del  secolo  quattordicesimo,  ci  sembra  uno  dei 
più  belli  e  persuasivi.  Prescìndendo  dalla  tesi  dell'autore,  è 
fuori  di  dubbio  che  il  sostrato  della  vita  di  quella  società  è 
la  ingenuità  più  schietta,  che  si  possa  immaginare,  qualunque 


BASSO  MKDIO^EVO    —    CU.    rRJoB  47 

sia  la  manifestazione  estrinseca  di  quella  singolare  operosità 
<lei  casolari  come  delle  corti,  dei  campi  come  delle  città, 
delle  oflScine  come  delle  assemblee,  in  pace  come  in  guerra. 
Tutto,  nota  bene  TA.,  afferma  la  persistenza  dei  costumi  ca- 
vallereschi: in  ogni  atto,  anche  fra  le  violenze  e  i  calcoli,  fa 
capolino  il  carattere  infantile  del  medio  evo,  il  suo  bisogno 
di  immagini  e  di  simboli.  A  dispetto  della  immensa  sua  su- 
periorità nelle  arti  e  nelle  lettere,  l'Italia  del  14''  secolo  non 
differisce  molto,  nel  fondo,  dal  resto  d'Europa.  Impossibile 
afiSbbiare  a  lei  la  qualità  di  machiavellica,  o  bigotta,  o  ipocrita, 
0  atea.  E,  qpiantó  ai  prelati,  se  non  mancava  la  scienza,  neanche 
altre  virtù  facevano  ad  essi  difetto,  e  principalmente  Tosser- 
Yanza  coraggiosa  dei  loro  doveri  chiesastici.  Potevano,  in  ge- 
nere, rendersi  colpevoli  delle  più  gravi  colpe  d'ordine  pubblico 
0  privato,  ma  rimanevano  sempre  fedeli  agli  obblighi  religiosi. 
Senza  dire  che,  in  realtà,  gli  ecclesiastici  prevaricatori  non 
erano  meno  numerosi  nelle  altre  nazioni. 

L'A.  discorre  a  lungo  delle  diverse  classi  sociali,  per  di- 
mostrare che,  in  tutte,  fu  sempre  viva  la  fede.  E  interessanti 
molto  sono  i  paragrafi  riguardanti  i  personaggi  rappresentativi , 
dell'epoca,  Dante,  Petrarca,  Boccaccio,  Sacchetti,  Salutato,  ecc. 
Ma  nuova,  se  non  andiamo  errati,  è  l'osservazione  che  appunto 
la  fede  religiosa  ritardò  sino  alla  fine  del  secolo  quindicesimo 
il  sorgere  del  teatro  profano  e  tarpò  le  ali  alle  arti  del  disegno. 
Come  si  spiegherebbe  altrimenti  che  l'umanesimo,  che  arriva 
a  far  dimenticare  ai  letterati  italiani  la  lingua  materna,  non 
inspiri  loro  alcun  gusto  per  il  teatro  regolare?  Che  Angelo 
Poliziano  prenda  lezioni  di  drammatica  dagli  autori  di  mistero, 
se  non  è  perchè  il  pubblico  considera  l'arte  drammatica  come 
ancella  della  Chiesa?  Per  altro  l'A.,  pur  sostenendo  che  pro- 
fonda ancora  fosse  la  fede  in  Italia  nel  14*>  secolo,  ammette, 
d'altra  parte,  che  vi  era  di  già  la  minaccia  di  quello  scetti- 
cismo, che  si  leva  gigante  solo  nel  secolo  quindicesimo.  Ed 
ecco  come  conclude  il  suo  dire;  «  Nell'Italia  del  14**  secolo  la 
cupidigia  e  la  durezza,  passioni  eteme,  avanzano  a  favore  del- 
l'anarchia, ciò  che  costituisce  un  pericolo  per  le  credenze,  che 
pretendevano  dominarle.  L'energia  vera,  la  pertinacia  della  vo- 
lontà diminuiscono,  ed  è  un  altro  danno,  ma,  sul  principio,  più 
per  la  patria  che  per  la  fede  ;  perchè  la  politica,  allora,  fa  di- 
menticare piuttosto  il  dovere  verso  la  patria  che  quello  verso 
Dio.  In  fondo,  la  Chiesa  ha  da  sostenere  piuttosto  disdette 


48  RBCBN810NI  K  .HOTK  BIBLIOGRAFICHE  —    Q.  0APA8BO 

passeggere  che  non  inquietudini  per  il  futuro.  Essa  regna  ancora 
sulle  anime,  non  soltanto  per  la  forza  della  tradizione  e  la  po- 
tenza deiroro  e  dei  privilegi,  che  crescono  di  giorno  in  giorno 
nelle  sue  mani,  né  domina  soltanto  i  semplici,  gli  ignoranti,  ma 
i  sapienti,  gli  uomini  di  genio.  Gli  stati  che  lottano  con  lei,  ne 
riportano,  per  solito,  la  peggio,  anche  quando  le  condizioni  di 
lotta  sono  a  lei  sfavorevoli.  Più  che  in  senso  religioso,  essa  vive, 
pensa,  agisce  in  senso  politico.  Affluiscono  nelle  sue  file  le  re- 
clute ,  le  milizie  nuove.  Tiene  un  gran  posto  nel  mondo  per  la 
virtù,  l'attività,  il  credito  dei  suoi  membri  infiniti.  Le  si  perdo- 
nano volentieri  i  suoi  torti  reali,  quanto  più  essi  sono  di  data 
remota.  Si  riconosce  la  gravità  di  altri  torti  meno  scusabili,  ma 
nessuno  li  esagera.  Ogni  sorta  di  libertà  si  ritiene  lecita  verso 
i  suoi  membri,  ma  Tistituzione  è  rispettata.  E  lo  stesso  accade 
alla  morale  predicata,  ma  non  se  ne  contrappone  alcun'altra, 
tranne  che  si  voglia  fare  di  più.  Lo  spirito  pubblico  rimane 
modesto,  sottomesso,  cristianp  ». 

Per  parte  nostra  ci  permetteremo  di  chiudere,  osservando 
che  qui,  più  a  ragione  che  in  molti  altri  casi,  pare  si  possa 
dire,  con  sicurezza,  che  la  verità  va  cercata,  né  di  qua  né  di 
là,  ma  soltanto  nel  mezzo. 

Gaetano  Capasso, 


5.  TEMPI  MODERNI  (1492-1789). 

PAPADOPOLI  ALDOBRANDINI  NICOLO',  Le  monete  di  Ve- 
nezia descritte  ed  illustrate  con  disegni  di  C.Kunz. —  Parte  2*: 
Da  Nicolò  Tron  a  Marino  Grimani  (1472-1605).  —  Venezia, 
Tip.  Emiliana,  1907,  in-4,  di  pag.  840  e  35  tavole. 

12.  —  Dalla  pubblicazione  della  prima  alla  pubblicazione 
della  seconda  parte  delle  Monete  di  Venezia  fatta  dal  conte  se- 
natore Nicolò  Papadopoli  Aldobrandini ,  più  che  tredici  anni 
sono  trascorsi:  tempo  più  breve  forse  non  si  poteva  impie- 
gare, data  la  grande  quantità  del  materiale  numismatico  ed 
archivistico  raccolto  e  studiato  dall'autore.  Ed  ora  per  verità 
dobbiamo  dire  di  essere  stati  compensati  ad  usura  della  nostra 
attesa  con  un  lavoro  encomiabile  sotto  ogni  rispetto. 

Col  primo  volume,  che  vide  la  luce  per  le  stampe  nel 
1893,  vennero  illustrate  le  monete  di  Venezia  dalle  orìgini  a 
Cristoforo  Moro.  Un  giudizio  assai  lusinghiero  per  l'autore  venne 


TBXFI  HODIRXI   —   N.  PAFADOPOLl  49 

dato  SU  questo  volume  da  Alberto  Puschi  in  una  recensione 
dotta  ed  equanime  pubblicata  nella  Rivista  italiana  di  numi- 
stnafdca  (a.  VI,  1893).  Diverso  non  è  il  giudizio,  che  ora  espri- 
miamo noi,  sul  secondo  volume  che  illustra  le  monete  vene- 
ziane da  Nicolò  Tron  a  Marino  Grimani.  Esso  manca  della 
solita  prefaziond  ritenuta  giustamente  inutile  dall'autore,  che 
considerò  il  lavoro  una  necessaria  continuazione  dell'altro  pre- 
cedentemente pubblicato.  Ed  infatti  come  nel  primo  volume, 
cosi  in  questo,  la  materia,  esposta  e  trattata  cogli  stessi  criteri, 
è  distribuita  in  capitoli  corrispondenti  ciascuno  al  periodo  di 
durata  di  ogni  dogado.  Le  brevi  ma  interessanti  notizie  storiche, 
addensale  in  ogni  capitolo,  mettono  in  chiara  luce  le  condizioni 
economiche,  per  le  quali  eransi  resi  necessari  speciali  decreti 
monetari,  diretti  a  regolare  la  circolazione  delle  monete,  a 
crearne  di  tipo  nuovo,  ad  abolirne  del  tipo  vecchio,  o  ad  impe- 
dirne le  falsificazioni.  E  tutti  questi  decreti  sono  stati  studiati 
ed  illustrati  dall' A.  con  competenza  pari  alla  sua  dottrina. 

In  ogni  capitolo  trovasi  inoltre  una  dettagliata  ed  esat- 
tissima descrizione  delle  monete,  comprese  le  varianti  di  ciascun 
tipo,  descrizione  seguita  da  un  elenco  delle  opere  che  trattano 
delle  monete  descritte.  Diviso  in  due  parti  è  l'ultimo  capìtolo 
che  tratta  delle  Monete  anoniìne;  nella  prima  parte  sono  illu- 
strate e  descritte  le  monete  per  la  città  di  Venezia  e  il  dominio  ; 
nella  seconda  le  monete  per  i  possedimenti  di  terraferma  e  di 
oltremare.  Da  pag.  565  a  pag.  746  sono  riportati  244  docu- 
menti d'archivio,  che  sono  deliberazioni  o  del  Consiglio  dei 
Dieci  o  del  Senato  circa  la  moneta.  E  qui  l'A.  ebbe  cura,  se 
per  caso  nel  documento  originale  trovavasi  lo  schizzo  della 
moneta  di  cui  è  fatta  menzione,  di  riprodurlo  col  sistema  elio- 
tipico. Fu  riprodotto  poi  in  fac-simile  l'intero  documento,  datato 
26  aprile  1531,  col  quale  si  deliberava  la  coniazione  di  quattrini j 
per  soddisfare  ai  bisogni  delle  città  di  Brescia,  Bergamo  e 
Crema  che  richiedevano  moneta  piccola. 

In  appendice,  dopo  i  documenti,  l'A.  fece  seguire  anzitutto 
tre  tavole  indicanti  il  valore  ed  il  peso  della  moneta  veneziana 
d'argento  e  d'oro,  eia  proporzione  fra  il  valore  dell'oro  e  quello 
dell'argento  ;  quindi  un  elenco  dei  nomi  dei  massari  all'argento 
e  all'oro,  dei  quali  è  ricordata  anche  l'epoca  in  cui  tennero 
l'ufficio  e  la  sigla  che  ciascuno  di  loro  fece  imprimere  sulle 
monete;  infine  un  prontuario  per  conoscere  la  rarità  ed  il  prezzo 
attuale  delle  monete   veneziane  dal   1472   al   1605.  Dopo  le 

Rivista  storica  iUUianaj  8*  S.,  vii,  1.  i 


50  BECKM810III   B  NOTE  BIBLIOGRAFIOHB    ~~    L.   RIZZOLI 

numerose  giunte  e  correzioni  (da  pag.  799  a  pag.  814),  fra  le 
quali  assai  notevoli  quelle  relative  alle  varianti  dello  scudo  d'oro 
di  Andrea  Gritti,  e  dopo  un  indice  alfabetico,  copioso  di  voci 
e  di  rimandi,  chiude  il  grosso  volume  una  serie  di  35  tavole 
recanti  la  riproduzione  delle  monete  su  disegni  del  dotto  e 
valente  Carlo  Kunz. 

Tale  lavoro,  davvero  colossale,  venne  di  lunga  mano  pre- 
parato dall'Autore,  il  quale  attese  con  studio  e  cura  speciale 
allavcompilazione  dei  capitoli,  come  se  questi  fossero  altrettante 
monografie  da  pubblicarsi  singolarmente.  Ed  invero  alcuni  ca- 
pitoli anticiparono,  per  così  dire,  la  pubblicazione  del  volume. 
Vedemmo  uscire  per  le  stampe  nel  1901  :  «  Nicolò  Tron  e  le 
sue  monete  {147 U 147 4)  »;  nel  1905:  «  Sebastiano  Venier  e  le 
sue  fnonete  {1577-1578)  »;  nel  1906:  «  Le  monete  anonime  di 
Vetiezia  dal  1472  al  1605  ».  In  tempi  diversi  furono  pure  pubr 
blicate  le  tariffe  con  disegni  di  monete  del  1517,  del  1544,  del 
1551,  del  1554  e  del  1664,  le  Carzieper  Cipro  coniate  dai  Fe- 
neziani  nel  1515  e  nel  1518;  le  Monete  trovate  nelle  rovine  del 
Campanile  di  S.  Marco;  le  Monete  italiatie  della  raccolta  Papa- 
dopoli.  Anche  questi  ultimi  lavori  trovarono  posto,  convenien- 
temente trasformati  secondo  Tindole  dell'opera,  nel  volume 
testé  pubblicato.  A  tutta  la  materia  il  sen.  Papadopoli  seppe 
dare  una  vera  unità  d'indirizzo,  cosi  da  formare  un  tutto  omo- 
geneo ed  organico,  e  tale  da  ritenersi  come  gettato  d'un  sol 
pezzo.  Le  collezioni  numismatiche,  che  servirono  di  base  all' A 
per  le  sue  pazienti  e  scrupolosissime  indagini  ed  osservazioni, 
furono  quella  del  Museo  Civico  e  Correr  di  Venezia,  quella  del 
Museo  Bottacin  di  Padova  e  quella  che  l'Autore  stesso  possiede 
Jn  Venezia.  Queste  collezioni  furono  ripetute  volte  esaminate 
dal  sen.  Papadopoli,  il  quale  però  non  volle  neanche  trascu- 
rare le  altre  collezioni  italiane  e  straniere,  nelle  quali  si  tro- 
vassero per  caso  monete  uniche  o  rarissime.  Ed  io  con  vera 
compiacenza  ricordo,  sapendo  che  lo  stesso  sistema  di  studio 
venne  seguito  dal  Papadopoli  negli  altri  musei,  la  diligenza  da 
lui  usata  (coadiuvato  dal  suo  valoroso  segretario  il  professore 
Giuseppe  Castellani)  nell'esaminare  le  monete  veneziane  del 
Museo  Bottacin  di  Padova,  facendone  la  descrizione  de'  vari 
tipi,  notandone  tutte  le  varianti,  le  sigle  dei  massari,  la  forma 
delle  lettere  delle  leggende  e  perfino  i  piccoli  segni  che  divi- 
dono una  parola  dall'altra  e  che  possono  caratterizzare  le  monete 
stesse.  E  mentre  l'A.  procedeva  a  conoscere  il  peso  di  ciascun 


TBMPI  MODERNI  —  N.  PAPADOPOLI  51 

pezzo  preso  in  esame,  notandone  anche  Io  stato  di  conservazione 
e  la  qualità  del  metallo  e  veniva  conseguentemente  ad  istituire 
dei  confronti  con  altre  monete,  ne  deduceva,  colla  scorta  dei 
documenti  che  a  lui  erano  noti  per  le  precedenti  ricerche  archi- 
vistiche, le  cause  che  avevano  determinato  nei  riguardi  delle 
condizioni  economiche  la  coniazione  di  una  nuova  moneta,  o 
raumento  o  la  diminuzione  del  peso  delle  monete  correnti,  o 
il  miglioramento  od  il  deterioramento  del  metallo  fino  in  esse 
contenuto.  In  tal  modo  TA.  pervenne  pure,  sradicando  errori 
vecchi,  a  stabilire  la  vera  nomenclatura  delle  monete  veneziane, 
dopo  di  averne  bene  determinato  il  tipo  ed  il  valore. 

Con  speciale  interesse  poi  il  sen.  Papadopoli  studiò  le 
monete  anonime,  che  vennero  classificate,  con  ottimo  criterio 
critico,  secondo  l'epoca  della  loro  coniazione.  Citerò  qui  soltanto 
finnumerevole  quantità  di  hagaUini,  che  presentano  da  un  lato 
la  Madonna  circondata  dalle  lettere  R.  C.  L.  A.,  e  dall'altro  il 
leone  chiuso  in  un  quadrato,  battuti  dal  principio  del  1500  al 
principio  del  1600.  A  tutte  queste  monetine  l'A.  seppe  assegnare 
l'anno  della  loro  emissione,  avendo  egli  tenuto  conto  principal- 
mente delle  iniziali  dei  massari  segnate  sulle  monete  stesse  e  della 
fisionomia  artistica  che  esse  presentavano.  Di  fatti  al  Papadopoli, 
che  in  tutto  il  suo  pregevole  lavoro  non  abbandonò  mai  lo 
studio  dell'arte  nella  moneta,  riusci  agevole,  anche  dalla  varietà 
dei  particolari  e  dello  stile,  stabilire  il  tempo  in  cui  detti  ba- 
gattini  vennero  coniati.  Nei  più  antichi  la  Vergine  è  raffigurata 
come  nelle  opere  degli  artisti  primitivi;  in  quelli  di  epoca  più 
tarda  la  vediamo  come  fu  raffigurata  dai  più  grandi  pittori  della 
scuola  veneta  ;  nei  più  recenti  invece  vi  si  notano  le  caratteristi- 
che dell'arte  spigliata  della  fine  del  cinquecento  e  del  principio 
del  secolo  XVII.  E  studiando  l'arte  della  moneta,  il  Papadopoli 
mise  in  bella  luce  gli  artisti,  che  furono  intagliatori  delle  stampe 
in  zecca.  Sotto  Giovanni  Mocenigo  la  zecca  ebbe  Luca  e  Ber- 
nardo Sesto,  Alessandro  Leopardi,  Antonello,  Silvestro  e  Pa- 
squale figli  di  Antonello,  e  Vittore  Camello.  L'influenza  però  di 
questi  valentissimi  artefici  si  notò,  come  dice  l'A.,  soltanto  alla 
fine  del  principato  di  quel  doge,  e  precisamente  nelle  monete 
denominate   Marcelli. 

A  Vittore  Camello  attribuì  il  Papadopoli  lo  zecchino  (tipo 
modernizzato)  di  Marco  Barbarigo,  vera  opera  d'arte  degna 
della  fine  del  secolo  XV.  Con  pochi  tratti  sapienti  l'artista  ri- 
produsse in  questa  moneta  il  ritratto  del  vecchio  doge,  che  è 


52  RKCENSIOHI   E   KOTB  BIBLIOGRAFICHE   —   L.   RIZZOLI 

di  una  bellezza  sorprendente.  Ad  Alessandro  Leopardi  spet- 
terebbe invece  Tesecuzione  del  doppio  bagattino  colla  testa  dr 
S.  Marco.  Il  Camello  e  il  Leopardi  lavorarono  pure  sotto  il 
doge  Agostino  Barbarigo,  e  Pietro  Benintendi  e  Bartolomea 
Angeli  lasciarono  degno  loro  ricordo  nelle  monete  del  doge- 
Leonardo  Loredan. 

Per  concludere  dirò  che  col  secondo  volume  il  senatore 
Papadopoli  confermò,  anzi  aumentò  la  fama  di  dotto  e  coscien- 
zioso numismatico,  procuratasi  già  da  lungo  tempo  colle  pre- 
cedenti e  numerose  sue  pubblicazioni.  Egli  ha  preparato  un 
-libro  di  consultazione  indispensabile  allo  studioso  vero  della 
numismatica,  che  in  esso  troverà  tutto  quanto  gli  potrà  ab- 
bisognare per  la  conoscenza,  anche  la  più  particolareggiata, 
della  monetazione  veneziana.  Voglia  ora  Tillustre  Autore  ac- 
cingersi alla  pubblicazione  del  terzo  volume,  col  quale  avrà 
compimento  nel  modo  degno  del  più  grande  elogio  la  storia 
di  tutte  le  monete  battute  dalla  Repubblica  di  Venezia. 

Luigi  Rizzoli,  jun. 


G.  C APASSO,  E  Governo  di  Don  Ferrante  Gonzaga  in  Sicilia 
dal  1535  al  1543.  —  Palermo,  S.  T.  Boccone  del  Po- 
vero, 1906. 

13.  —  Ecco  la  riprova  del  come  si  deve  oramai  far  la 
storia,  e  deirabilità  di  un  competente,  che  prima  di  mettersi 
a  descrivere  a  fondo  un  periodo  di  vita  pubblica  ha  consul- 
tato ad  uno  ad  uno  i  documenti  che  trovò,  e  se  n'  è  com- 
posta in  mente  organica  e  fusa  una  sostanza^  Già  di  questa 
preparazione  il  professore  Gaetano  Capasso  aveva  dato  ono- 
revole saggio  nel  suo  eccellente  Gonzaga  alVimp-esa  di  Puglia 
il  1529,  appunto  qui  nella  Rivista  tredici  anni  or  sono,  e  in- 
dubbiamente gli  fu  di  vantaggio  anche  il  bello  studio  del  figlio 
Carlo  (1)  sulla  Politica  di  Paolo  ///,  ma  il  presente  volume  è  più 
che  mai  e  per  sé  solo  un  esempio  importante,  che  ammonisce 


(1)  Del  dottor  C.  Capasso,  insegnante  nel  Liceo  di  Bergamo^  è 
notevolissimo  il  Corso  di  Storia  gerierale  che  sta  dando  alla  luce  coi 
tipi  Bicchierai  in  Napoli.  Il  qual  Corso  è  però  piuttosto  una  brava 
ed  erudita  serie  di  Ragionamenti  che  di  Lezioni,  e  purtroppo  non- 
avrà  molti  lettori  nelle  Scuole  Medie  (specie  le  tecniche)  ove  la  cul- 
tura storica  è  ancora  un  desiderio. 


TEMPI   MODERNI   —   G.    CA PASSO  53 

insieme  e  incoraggia...  Peccato,  che  a  volte  i  documenti  non 
rispondano  per  intero  alle  insistenze  scientifiche  dell*  Autore, 
che  addolorato  del  non  poter  trar  dalle  selci  le  tanto  invocate 
scintille,  si  strugge  e  li  accusa  dì  non  dire.  Dicono  abbastanza, 
ad  ogni  modo,  i  diciotto  dell'Archivio  Parmense,  che  reca  nel- 
l'Appendice, tra  i  quali  spicca  particolarmente  curioso  e  signi- 
ficativo il  «  Memoriale  et  Instruttione  secreta  per  voi  signor 
Don  Pietro  di  Zugniga  circa  le  vacantie  che  accascheranno  di 
qualche  caricho  honorato  ».  Zugniga  era  l'inviato  personale 
del  Gonzaga  alla  Corte  di  Carlo,  e  la  lettera  è  il  maggior  te* 
stimonio  della  smania  tenace  di  lui  di  farsi  innanzi. 

Perocché,  proprio,  ben  alto  poggiò  tutta  la  sua  vita  la 
mente  ambiziosa  del  Mantovano,  deciso  a  vincere  la  fortuna. 
«  n  governo  della  Sicilia  non  lo  contentava.  Voleva  o  un  co- 
mando militare  di  prim'ordine,  o  il  governo  di  un  paese  più 
importante  ».  E  i  suoi  pensieri  non  nascose  mai.  Consultate 
a  vostro  grado  il  Di  Blasi,  la  cui  Storia  dei  Viceré,  nel  suo  ge- 
nere (giudicava  già  è  un  secolo  lo  Scinà)  é  un'opera  in  tutte 
le  sue  parti  compiuta,  e  tra  gli  altri  il  Litta  e  l'Ulloa,  e  ve 
ne  persuaderete  senz'altro. 

I  due  addebiti,  anzi,  che  si  sogliono  fare  al  Gonzaga,  sono 
precisamente  eh'  egli  pensò  più  del  giusto  a  ingrandir  sé  e  i 
suoi,  e  che  fu  di  consueto  troppo  severo  nella  punizione  dei 
delitti  e  troppo  corrivo  a  gravar  d'imposte  il  paese.  «  In  ve- 
rità, che  abbia  curato  talvolta  eccessivamente  il  vantaggio  suo 
privato  e  quello  dei  parenti  e  delle  persone  che  gli  stavano 
a  cuore,  non  si  può  revocare  in  dubbio.  Era  difatti  una  caccia 
spietata  quella  eh'  ei  faceva  a  doni,  a  benefici,  a  concessioni 
fruttuose  e  cose  simili,  per  cui  gli  si  suscitarono  contro  gelosie 
ed  inimicizie,  e  si  ebbe  l'affronto  di  una  pubblica  e  ostile  in- 
quisizione dei  suoi  atti  di  governo,  la  quale,  se  non  gli  impedì 
allora  di  salire  a  maggiori  onori  e  dignità,  concorse  probabil- 
mente più  tardi  a  determinare  e  affrettarne  la  caduta.  Ma  si 
deve  anche  riconoscere  che  non  piccola  parte,  in  quegli  ec- 
cessi, ebbero  la  molta  generosità  sua  verso  amici  e  servitori, 
«h*ei  sagacemente  voleva  tenere  avvinti  alla  sua  persona,  e 
la  naturale  propensione  ad  accogliere  le  preghiere  di  chiunque 
a  lui  si  rivolgesse  per  aiuto  o  protezione  ». 

È,  d'altronde,  ridimostrato  e  innegabile  ch'ei  governò  la 
isola  con  energia  avveduta  e  franca.  «  Certo,  in  tutti  i  modi 
si  industriò  di  far  contento  il  suo  signore ,  V  approvazione  e 


si  KECBNSIONI   E  NOTE   BIBLIOORAFICHi:    —    0.   8AN0I0RQI0 

il  favore  del  quale  anteponeva  a  qualunque  altra  più  cara  cosa. 
Ma  anche  il  benessere  e  la  prosperità  del  paese  erano  da  lui 
desiderati  sinceramente  e  senza  secondi  fini.  Assistito  da  con- 
siglieri esperti,  come,  ad  esempio,  il  dottor  Andrea  Ardoino,. 
escogitò,  e  tentò  anche,  riforme  intese  a  quello  scopo.  Della 
severità  usata  contro  malfattori,  prescindendo  da  parziali  e 
spiegabili^  se  anche  non  scusabili,  abusi  ed  esagerazioni,  non 
biasimo  gli  va  dato,  bensì  lode,  che  essa  dimostra  Tefifettiva 
suo  desiderio  di  migliorare  Tamministrazione  della  giustizia,  e 
dì  sradicare  completamente  la  mala  pianta  dei  malviventi,  la 
quale,  lui  lontano,  non  tardò  pur  troppo  a  rimettere  nell'isola 
più  salde  radici.  Volle  favorire  l'agricoltura,  promuovere  il  com- 
mercio, dar  vita  a  qualche  industria,  ma  principalmente  cor- 
reggere l'ordinamento  tributario  con  provvedimenti,  i  quali,  pur 
assicurando  all'erario  somme  maggiori,  alleggerissero,  d'altra 
parte,  i  pesi  eccessivi  delle  contribuzioni  pubbliche.  Si  può  af- 
fermare, anzi,  con  piena  certezza  di  dire  il  vero,  che  non  sol- 
tanto si  ingegnò  in  tutti  i  modi  di  non  ridurre  la  Sicilia  agir 
estremi,  ma  cercò  anche  di  allontanare  da  essa,  sin  dove  i 
mezzi  glie  lo  consentivano,  l'amaro  calice  dei  salassi  pecuniari, 
rinnovantisi  talvolta  con  un  crescendo  spaventevole.  Ma  gli  av- 
vfenimenli  furono  più  forti  di  lui  ed  egli  dovette  adattarvisi. 
Ne  il  Gonzaga  né  altri  avrebbero  potuto,  del  resto,  spezzare 
le  catene,  che  la  gloriosa,  ma  deleteria  politica  spagnuola  aveva 
gittato  intorno  al  collo  dei  Siciliani,  sino  quasi  a  soffocarli.  Per 
altro,  merito  assoluto,  incontrastabile  del  Gonzaga  fu  quella 
d'aver  messo  le  basi  di  un  sistema  di  difesa  solido  e  perma- 
nente, che,  iniziato  da  lui,  e  mandato  a  termine  dai  suoi  suc- 
cessorij  assicurò  l' isola,  meglio  di  qualunque  altro  dominio 
spagnuolo,  dalle  incessanti  minacce  dei  popoli  musulmani  ». 
Don  Ferrante  (conchiude  l'esimio  Capasso)  mostrò  là  di  pos- 
sedere non  solo  qualità  eminenti  d'  uomo  di  guerra,  ma  si 
anche  altitudine  vera  al  governo  degli  stati.  «  E  il  suo  nell'isola 
va  legittimamente  registrato  fra  i  migliori,  che  possano  toccare 
a  un  popolo  d'alto  sentire  e  laborioso,  al  quale  la  fatalità  sto- 
rica ha  tolto  il  massimo  bene  desiderabile:  l'indipendenza.  » 
Purtroppo  le  pratiche  e  buone  intenzioni  del  Lombardo 
furono  dal  primo  al  settimo  anno  della  sua  amministrazione 
impacciate  e  quasi  impossibilitate  dalla  inesorabile  politica  im- 
l>enale  di  Carlo,  dannata  per  sua  natura  a  disseccare  ogni  più 
ubertn&a  tonte  di  reddito.  Le  eran  gravezze,  confessa  Lodovico 


TSMPI  MOOBlUn   --   0.   0APA68O  55 

Bianchini,  storico  non  facile  alle  proteste  ed  alle  compas- 
sioni, le  eran  gravezze  assolutamente  sproporzionate  alla  po- 
tenzialità   economica  del  paese! E  il  1542,  il  bilancio  del 

regno  presentavasi  tale,  tanto  ogni  casa  di  Cesare  era  corrupta 
et  exhausfa  et  consumta,  «  da  non  temere  il  paragone  con  quelli 
dei  più  dissestati  dei  nostri  Stati  odierni.  »  Le  plebi,  oppresse 
dalle  imposte,  e  vessate  per  giunta  dai  baroni  e  dai  porporati, 
sempre  d'accordo  a  scapito  del  popolo,  tenevano  l'anima  coi  denti 
e  maledivano  la  vita.  La  borghesia  (ammesso  laggiù  meritasse 
tal  nome  la  schiera  sottile  degli  indipendenti)  faticava  a  scam- 
pare dalle  insidie  del  fisco  e  dei  feudali.  Degli  ecclesiastici  pa- 
gavano di  borsa  i  poveri,  ma  il  papa  non  tralasciava  occasione 
di  rastrellar  pecunia;  e  a  pag.  79,  TA.  dice  che  il  cardinal  Far- 
nese, mitrato  di  Monreale,  forte  delle  immunità  vescovili,  sfug- 
giva tranquillissimo  ad  ogni  imposta;  e  a  pag.  114,  aggiunge 
che  il  Gonzaga,  pur  soccorso  dalle  soprane  istruzioni  e  avverso 
a  spogliazioni  fatte  da  altri,  specie  se  per  conto  della  curia  ro- 
mana, non  riuscì  ad  impedire  che  Tarciabate  di  Ugento  lecceser 
riscuotesse  in  nome  di  Paolo  III  (quel  Paolo  che  appunto  al- 
lora permetteva  agli  Ebrei  di  prestare  al  33  per  100,  purché 
assicurassero  quattrini  a  lui),  tasse  speciali  dal  clero  minore 
ddCisola  e  dai  montanari  ancora  nella  impossibilità  di  soddisfare 
al  Governo  i  loro  debiti  arretrati.  Le  carestie  e  l'eruzione  del- 
l'Etna moltiplicavano  a  lor  volta  la  miseria  generale,  e  le  spese 
schiacciavano  ;  il  trovar  danaro  era  diventato  impresa  terribile, 
e  si  moriva  di  fame  qui,  intanto  che  là,  altro  che  rosicchiare,  si 

rubava  a  man  salva! 

Avversario  deirinquisizione,  che,  protetta  da  Ferdinando 
il  Cattolico  e  favorita  dai  Viceré,  aveva  messe  radici  nell'isola 
sin  dal  1487,  il  Gonzaga,  esperiti  i  mezzi  delle  leggi  ordinarie, 
non  dubitò  di  venire  in  aperto  conflitto  col  vescovo  di  Patti, 
gran  maestro  di  quella,  pigliando  le  difese  del  presidente  della 
Corte,  il  marchese  di  Terranova,  che  provocato  dalle  reiterate 
prepotenze  del  frate,  aveva  sottoposti  a  tortura  due  aguzzini 
del  sanguinario  tribunale,  cosi  cadendo  in  disgrazia  persino 
del  Re.  Fu  per  lui,  e  punto  per  la  petizione  del  parlamento, 
che  durò  dieci  anni  il  divieto  ai  servi  ed  agli  ufficiali  delFIn- 
quisizione  di  portar  armi  e  di  repetere  le  persone  incolpate  di 
delitti  da  pena  capitale;  e  Vito  La  Mantia  ha  raccontato  sin 
dal  1886  in  questa  stessa  Bivista,  come  i  Domenicani  di  Pa- 
lermo tentassero  ogni   modo   di  esautorarlo,  moltiplicandogli 


56  BL'C&NSIORl    B  NOTB   BiBLIOGlU FICHI   —  «.   6A1VOI0RG10 

contro  le  lettere  di  fuoco  ed  ostentando  pervicacemente  e  coram 
populo  di  non  tener  conto  alcuno  dell'editto  che  restringeva 
i  loro  poteri.  Né  valsero  le  minacce  e  le  scomuniche  ad  in- 
timidire il  Gonzaga,  che  né  il  41  né  il  42  abbandonò  alle  furie 
del  santo  Tribunale  i  diecimila  rei  di  non  credere  nel  purga- 
torio, i  Greci  che  dimoravan  nell'isola,  e  in  tempi  come  quelli 
nei  quali  si  vedeva  imminente  una  grossa  guerra^  non  era  pru- 
dente irritarli  contro  il  Sultano  Don  Carlos,  E  parecchie  altre 
volte  fu  ammirato  il  Gonzaga,  che  pur  nelle  difficoltà  d'ogni 
maniera  e  nelle  insidie  degli  inquisitori,  dei  baroni  e  dei  ban- 
diti, masticò  amraro,  ma  tenne  nel  dovuto  rispetto  le  fazioni, 
venti  contrari  alla  quiete  de  populi,  e  in  freno  i  cervelli  dei 
nemici  di  Sua  Maestà.  Non  un  frego  deturpò  negli  anni  della 
sua  vicereggenza  la  faccia  di  Don  Ferrante. 

La  guerra  era  in  verità  da  un  buon  quarto  di  secolo  impe- 
gnatissìma  col  formidabile  Solimano,  e  Carlo  V  ci  teneva  tanto 
alla  così  santa,  così  justa  et  così  honorata  et  necessaria  impresa 
d'Africa,  che  la  Sicilia,  sentinella  avanzata^  forte  e  securo  baloardo 
contro  i  turchi  di  Costantinopoli  e  i  pircUi  delle  barbaresche^  venne 
irta  di  bastioni  e  fu  senza  lachrime  scorticata  fino  alle  ossa. 
Gonzaga  ebbe  oltre  ciò  incarico  di  trattar  col  Barbarossa  il  re 
dei  corsari,  ed  appartarlo  dal  suo  Padrone.  Ma  se  l'Italiano 
lavorava  d'abilità  schietta  e  signorile,  l'altro  scaltrissimo  e  senza 
fedi  giuocava  a  carte  doppie,  e  le  sollecitudini  e  le  ansie  del 
negoziatore  christiano  et  cavalliero  naturalmente  approdarono 
a  nulla.  Ogni  fase  di  questa  tutt'altro  che  facile  diplomazia 
di  Don  Ferrante  è  qui  esposta  a  perfezione  e  commentata  dal 
Capasso,  e  noi  crediamo  che  le  pagine  destinatevi  siano  ap- 
punto le  migliori  del  libro.  L'illustre  De  Leva  se  ne  rallegre- 
rebbe, non  foss'altro  che  per  gratitudine  al  discepolo,  che  del- 
l'episodio notevolissimo,  del  quale  i  contemporanei  ebbero  notizie 
vaghe  e  cui  esso  accennò  a  pena  fugacemente,  ha  stavolta  sa- 
puto dar  razionale  e  particolareggiato  il  racconto. 

Questo  il  posto  di  combattimento  dato  a  Ferrante  Gonzaga 
ventottenne,  che  non  si  sentiva  nato  per  altro.  Militare  per 
eccellenza,  ed  intelletto  niente  ordinario,  egli  era  entrato  gio- 
vanissimo nella  vita  degli  affari,  e  Carlo  V  gli  aveva  preso 
affetto  sì  da  potersi  ben  dire  che  fu  il  solo  italiano  col  quale  il 
potente  monarca  ebbe  véra  dimestichezza  (?),  Nel  27  s'era  trovato 
al  famoso  sacco  di  Roma,  e  benché  fosse  anche  un  putto  aveva 
assunto  in  quel  frangente  della  morte  del  Borbone  nientemeno 


TEMPI   MODERNI    —   8.   GRANDE  57 

che  il  comando  dei  cavalli  leggeri.  Nella  difesa  di  Napoli  contro 
il  Lautrec,  e  nelle  fazioni  di  Puglia,  aveva  avuta  parte  prin- 
cipale, e  n'era  uscito  Cavaliere  del  Vello  d'Oro.  Il  1530,  suc- 
cesso all'Orange  nel  comando  degli  Imperiali  assedianti  l'eroica 
Firenze  repubblicana,  aveva  ricevuta  la  dedizione  di  questa  ed 
insediato  nella  sventurata  città  il  triste  figlio  di  Clemente  VII. 
Ed  entrato,  se  non  nelle  grazie,  nella  stima  del  Monarca  di 
Spagna,  della  Germania  e  dell'Italia,  il  Mantovano  si  trovò  il 
35  alla  battaglia  di  Tunisi,  dove  «  primo  a  slanciarsi  e  solo 
contro  il  nemico,  trapassò  con-  la  lancia  un  superbo  e  gran 
capitano  di  Mori,  e  tale  disordine  portò  nelle  schiere  dei  Turchi 
col  suo  impeto  che  ai  cristiani  riuscì  poi  molto  più  facile  sba- 
ragliarle ».  Il  Del  Vasto  e  il  De  Luna  non  potevano  pertanto 
desiderare  nel  Governo  di  Milano  successore  più  temuto  e  ca- 
pace di  Ferrante  Gonzaga,  che  duca  d'Ariano  e  principe  di 
Molfetta,  assunse  l'ottobre  del  1546  l'alto  ufficio  che  doveva 
negli  anni  venturi  soddisfare  l'ambizione  e  ricompensare  i  me- 
riti asburghesi  di  un  Pescara  e  di  un  Fuentes...  Fatalità  che 
il  Lombardo  non  abbia  mai  potuto  servire  da  patriota  la  sua 
povera  Italia! D.r  Gaetano  Sangiorgio. 


STEFANO  GRANDE,  Le  carte  d'Atnerica  di  Giacomo  Gastaldi. 
Contributo  alla  storia  della  cartografia  del  secolo  XV L  — 
Torino,  H.  Rinck,  1905,  pag.  167. 

14.  —  L'A.,  che  dedicò  un  suo  precedente  lavoro  (1) 
a  porre  -nel  debito  rilievo  la  grande  importanza  che  ha  il  G. 
nella  storia  della  nostra  cartografia,  esamina  particolarmente, 
in  questa  sua  nuova  opera,  quella  parte  della  ricca  produzione 
cartografica  gastaldina  che  si  riferisce  al  continente  americano, 
e  che  si  trova  ripartita  nei  seguenti  tre  gruppi  di  carte  :  1°  Carte 
unite  air  edizione  del  Tolomeo^  curata  dal  G.  nel  1547  e  pub- 
blicata nel  1548;  2<»  Carte  unite  al  5°  volume  della  collezione 
ramusiana,  del  1565;  3°  Carte  isolate. 

Per  l'assunto  a  cui  si  è  accinto  l'Autore,  ha  particolare 
importanza  il  Ingruppo,  che  comprende  sette  carte,  la  cui  costru- 
zione ha  per  base  le  conoscenze  geografiche  del  quarto  decennio 


(1)  Notizie  sulla  vita  e  sulle  opere  di  G.  Gastaldi,  con  Pref.  di 
^'  Sugues,  Torino,  Clausen,  1902. 


58  UBCKNSIONl    I   ROTE   BIBLIOORA FICHE    —    ?.   RE?BLLI 

del  secolo  XVI.  Queste  sette  carte  appartengono  alla  prima  fase 
della  produzione  gastaldina,  che  ha  principio,  per  quanto  ci 
risulta,  nel  1545:  anno  in  cui  si  pubblica  la  Carta  della  Sicilia 
ben  nota  —  per  la  nuova  orientazione  data  all'isola  —  agli 
studiosi  di  cose  siciliane  (1). 

Noi  non  seguiremo  TAutore  nell'esame  di  particolari  che 
possono  avere  interesse  solo  per  chi  attende  di  proposito  allo 
studio  del  complesso  problema  della  storia  della  cartografia 
italiana,  di  cui  si  sono  appena  fissate,  sinora,  le  linee  gene- 
rali, e  di  cui  qualche  lato  (come  ad  es.,  quello  relativo  alla 
origine  delle  nostre  carte  nautiche  medioevali)  rimane,  se  non 
propriamente  oscuro,  ancora  notevolmente  dubbio.  Ci  accon- 
tenteremo di  rilevare  che  questa  nuova  opera  del  Grande  è 
una  nuova  dimostrazione  del  fatto  che  all'insigne  cartografo 
piemontese,  quasi  obliato  alla  fine  del  sec.  XIX,  spetta  indub- 
biamente il  primo  posto  fra  i  cartografi  italiani  del  secolo  XVI 
(in  cui  fiorirono,  oltre  alla  gastaldina,  la  scuola  cartografica 
norimberghese,  e  la  mercatoriana),  e  il  primo  posto  fra  tutti 
ì  cartografi,  italiani  e  stranieri,  della  1*  metà  del  secolo  XVI. 
Fu  particolare  al  6.  Tincisione  in  rame:  riguardata,  dai  con- 
temporanei, come  a  lui  particolare  la  proiezione  ovale  equi- 
distante, detta  Mappa  del  G.  (adottata  nel  Planisfetv  gastaldina 
del  1562),  che  noi  sappiamo  usata  da  Fr.  Le  Moyne  nel  1526 
e  da  Ben.  Bordone  nel  1528. 

Nelle  carte  g.  il  continente  americano  è  indicato  gene- 
ralmente col  nome  di  Mondo  Nuovo  (2) '(il  nome  che  viene 
dato  alle  terre  transatlantiche  da  C.  Colombo  e  da  A.  Vespucci), 
e  anche  con  quello  di  Terra  Nuova,  V Universale  Nuovo:  il 
nome  di  America  non  ricorre  mai  nella  produzione  del  G.,  che 
si  vale  essenzialmente  di  fonti  spagnuole,  le  quali  ^  come  è 
noto,  non  accolgono  tale  nome  (consacrato  dalla  proposta  del 
WalzenmùUer:  1507)  nella  l*  metà  del  secolo  XVI,  e  sono  in 
questo  seguite  dalla  scuola  cartografica  italiana.  —  Nel  trat- 
tato di  cosmografia  del  1562  il  G.  chiama  Nuova  Spagna  (divisa 


(1)  Noto  che  ad  illustrare  T  opera  del  G.  relativa  alla  rappre- 
sentazione cartografica  della  Sicilia  dedicò  un  notevole  lavoro  il 
prof.  Giuseppe  Di  Vita:  il  lavoro  fu  stampato  nel  1901  a  Palermo  (ed 
io  l'ho  veduto),  ma  non  fu  mai  pubblicato. 

(2)  «  Indie  occidentali,  che  il  vulgo  chiama  Mondo  Nuovo*,  leg- 
giamo nel  Tolomeo  g.  del  1548. 


TSMPI, MODERNI   —  B.   ORANDK  59 

in  12  prov.)  la  massa  continentale  delF America  Sett.,  e  chiama 
Perii  (diviso  in  7  prov.),  T America  Meridion.  —  Nel  Planisfero 
del  1546  —  che  servirà  di  base  ai  futuri  planisferi  gastaldini 
—  è  rappresentato  il  continente  antartico^  a  S.  del  55°  paral- 
lelo; tale  rappresentazione  serve,  per  così  dire,  di  transizione 
al  disegno  del  Ruscelli  (1561),  disegno  in  cui  il  continente  an- 
tartico non  viene  più  rappresentato. 

Il  lavoro  del  Grande  è  solidamente  costruito,  e  costituisce 
un  contributo  innegabilmente  notevole  alla  storia  della  nostra 
cartografia:  la  figura  del  Grande  (che  è  andata  in  quest'ultimi 
anni  ingrandendo  nel  campo  della  cartografia,  così  come  quella 
del  Boterò  nel  campo  della  geografia)  riceve  da  esso  nuova 
luce.  Gioverà  al  Grande,  per  ulteriori  lavori  congeneri,  la  vi- 
sione diretta  dei  documenti  cartografici  originali,  fra  cui  qui 
voglio  a  lui  ricordare  il  planisfero  acquistato  nel  1907  dalla 
Marciana,  che  porta  per  titolo  e  data  :  Dniversalis  tabula  figura 
mundi.  Venetia  M.  D.  X.,  planisfero  che  richiamò  —  per  la  sua 
data  —  l'attenzione  di  quanti  visitarono  la  bella  mostra  esposta 
nella  Marciana  in  occasione  del  VI  Congresso  Geografico  Na- 
zionale di  Venezia. 

Gli  studi  sulla  storia  della  geografia  e  della  cartografia 
contano,  ormai,  in  Italia  (come  dimostra  anche  la  recentissima 
costituzione  d'una  Società  Ramusiana,  costituzione  che  fu  sol- 
lecitata da  un  voto  del  prof.  P.  L.  Rambaldi,  approvato  dal 
recente  Congresso  Geografico  Nazionale)  buon  numero  di  cul- 
tori. Non  è  senza  fondamento  Taffermazione  che  il  lavoro  in 
questione,  quando  sia  disciplinato  e  coordinato,  porterà  a  non 
pochi  risultati  nuovi,  e  particolarmente  a  nuove  rivendicazioni 
dell'opera  scientifica  italiana.  Ma  perchè  tali  studi  possano 
essere  debitamente  apprezzati  dagli  studiosi,  è  utilissimo  che 
i  risultati  generali,  e  anche  i  risultati  particolari  che  assumono 
speciale  importanza,  vengano  riassunti  anzitutto  dai  singoli 
autori.  —  Questo  riassunto  noi  cerchiamo  invano  nella  pre- 
sente opera  del  Grande:  lo  domandiamo  a'  suoi  lavori  futuri  (1). 

Paolo  Revelli. 


(1)  Le  relazioni  che,  per  ciò  che  riguarda  il  campo  della  geo- 
grafìa, ebbero  fra  loro  il  Bembo,  il  Fracastoro,  il  Ramusio  e  il  G., 
sono  state  lumeggiate  in  una  nota  che  il  Grande  ha  pubblicato  nel 
voi.  Xn  delle  M^m.  d.  Soc.  Geografica  It.  (Roma,  1906). 


60  RECENSIONI   R  NOTE   BIBLIOORAPJCBE   —    C.   MICHEL 

6.  PERIODO  DELLA  RIVOLUZIONE  FRANCESE 
(1789-1815), 

Livorno  e  gli  avvenimenti  del  1790-91  con  notizie  di  Firenze^  ecc.^ 
Diario  anonimo  pubblicato  per  cura  di  Pietro  Vigo.  — 
Livorno,  Meucci,  1907,  pag.  215. 

15.  —  Le  riforme  in  materia  ecclesiastica  ed  annonaria 
introdotte  da  Pietro  Leopoldo  in  Toscana,  come  è  noto,  furono 
eflfettuate  mollo  frettolosamente  e  non  trovarono  preparate  le 
moltitudini:  sicché,  quando  il  Granduca  parti  per  Vienna  per 
cingere  la  corona  imperiale,  nelle  diverse  città  della  Toscana 
gli  spiriti  reazionari  rialzarono  il  capo  e  diedero  origine  qua  e 
là  a  tumulti  e  disordini  gravissimi. 

L'anonimo  autore  del  Diario,  ora  molto  opportunamente 
pubblicato  dal  chiaro  professor  Pietro  Vigo,  afferma  che  le 
moltitudini  erano  mosse  da  zelo  e  fervore  religioso,  e  i  tumulti 
furono  fatti  «  per  la  fede  e  per  la  fame  »,  cioè  unitamente 
contro  le  rivendicazioni  dello  Stato  sulla  Curia,  e  contro  la 
libertà  del  commercio. 

Invece  lo  Zobi,  che  è  per  questi  tempi  lo  storico  toscano 
più  autorevole  e  più  degno  di  questo  nome,  fa  risalire  la  re- 
sponsabilità dei  tumulti  ai  vescovi  toscani  gelosi  dell'autorità 
e  del  prestigio,  cui  era  salito  monsignor  Scipione  de'  Ricci, 
vescovo  di  Prato  e  Pistoia,  alle  mene  reazionarie  della  Curia 
di  Roma,  ed  alla  Reggenza  istituita  da  Leopoldo  in  sull'andar- 
sene  e  composta  di  persone,  che,  salvo  il  senatore  Gianni,  non 
erano  troppo  amiche  delle  novità  introdotte  dal  Granduca  nei 
governo  dello  Stato. 

E  tanto  lo  storico  quanto  il  cronista,  che,  non  occorre  il 
dirlo,  si  mostra  e  si  dichiara  fedelissimo  al  trono  e  all'altare, 
hanno  la  loro  parte  di  ragione.  Le  moltitudini,  specialmente  a 
Livorno,  erano  mosse  da  fanatismo  e  superstizione  religiosa, 
e  nel  tempo  stesso  i  Reggenti,  contrari  alle  riforme,  avevano 
lutto  l'interesse  di  veder  disfatto  per  opera  del  popolo  quanto 
era  stato  compiuto  ed  innovato  contro  i  loro  desideri  e  la  loro 
volontà,  e  per  questa  ragione  niente  fecero  per  contenere  il 
furor  popolare,  e  tergiversarono  quando  si  trattava  di  agire 
energicamente  e  di  far  rispettare  le  leggi  annonarie  ed  eccle- 
siastiche, come  il  Granduca  ingiungeva  da  Vienna. 


PBRIODO  PKLLA   HIYOLUZJOKS  FBANC£8E  —  H.   H^FriB  -  F.    LVCKWALDT       61 

Maggiormente  d'accordo  si  trovano  lo  Zobi  e  FAnonimo 
nel  racconto  dei  tumulti  livornesi,  che  furono  su  per  giù  i  me- 
desimi di  quelli  avvenuti  quasi  contemporaneamente  in  altre 
città  del  Granducato,  ma  Tuno,  lo  storico,  nel  riferirli  prova 
quasi  ripugnanza  e  dispetto,  invece  V  altro,  il  diarista,  senza 
dichiararlo  espressamente,  se  ne  consola  e  ne  ritrae  grande 
letizia  e  conforto.  Anzi  si  potrebbe  quasi  dire  che  scriva  solo 
per  questo,  ed  infatti,  ripristinate  le  antiche  usanze  e  rinnovate 
le  processioni  ed  altri  pii  e  chiassosi  esercizi  di  culto,  FAnonimo 
erede  che  ormai  non  valga  più  la  pena  di  registrare  i  piccoli 
fatti,  che  dovevano  in  seguito  accadere  nella  sua  città  e  sotto 
i  suoi  occhi,  ed  abbandona  per  sempre  la  stanca  mano. 

Ma  prima  di  chiudere  il  suo  Diario  egli  vuol  parlare  di 
un  grande  avvenimento  cittadino,  della  venuta  a  Livorno  del. 
nuovo  sovrano,  il  granduca  Ferdinando  III,  e  ricorda  con  molti 
particolari  tutte  le  feste  grandiose  e  solenni  che  furono  cele- 
brate in  quella  fausta  circostanza  a  spese  delle  diverse  nazioni 
commercianti  nella  città. 

Sicché  il  Diario,  nonostante  pecchi,  e  non  poco,  in  gram- 
matica, in  sintassi,  in  ortografia,  acquista  una  doppia  impor- 
tanza, interessando  non  solo  la  storia  delle  relazioni  fra  Chiesa 
e  Slato  in  Toscana  nella  seconda  metà  del  secolo  XVIII,  ma 
assai  da  vicino  anche  la  storia  del  costume. 

Il  chiaro  professor  Vigo,  pubblicandolo  nella  sua  integrità 
e  con  la  maggiore  esattezza,  che  può  sembrare  anche  soverchia, 
non  trattandosi  di  un  manoscritto  di  qualche  importanza  filo- 
logica, ha  reso  un  segnalato  servigio  a  tutti  gli  studiosi,  che 
apprezzano  quanto  si  deve  lo  studio  delle  fonti  storiche. 

Ersilio  Michel. 


HERMANN  BUFFER  -  FRIEDR.  LUCKWALDT,  Der  Frieden 
voti  Camjpoformio  (Urkunden  und  Aktenstùcke  zur  Gesch.  der 
Bezieh.  zwischen  Òsterreich  und  Franckreich,  1795-97). 
—  Innsbruck,  1907,  pag.  CC.  560.  IQuellen  zur  Gesclu  des 
Zeitalters  der  Franzòs.  Revolution]. 

16.  —  Opera  postuma  è  questa  che  abbiamo  dinanzi, 
poiché  Ermanno  Buffer,  il  raccoglitore  dei  documenti,  Tinvesti- 
gatore  paziente  di  tanti  archivi  austriaci  e  stranieri,  che  si 
era  proposto  di  continuare  e   di  completare  le  indagini  del 


62  RECKNSIONI  K   NOTE  BIBLIOOKAPlCEB    ~   C.  MANPRONI 

Vivenot,  dopo  treni' anni  di  paziente  lavoro  fu  rapito  dalla 
morte,  lasciando  un  immenso  materiale  di  spogli  e  di  copie, 
in  parte  già  completato  ed  ordinato,  in  parte  ancora  lacunoso. 

Sotto  la  sopraintendenza  di  alcuni  pietosi  amici,  il  professor 
Luckwaldt  dell'Università  di  Danzica  si  è  accinto  all'ufficio 
di  completare  le  ricerche  colmando  le  lacune,  e  di  dare  alla 
luce  il  materiale  raccolto  preponendovi  una  illustrazione  sto- 
rica. In  questo  volume  sono  raccolti  ben  trecento  documenti 
tutti  inediti  e  per  la  maggior  parte  non  ancora  sfruttati,  i  quali 
tutti  si  riferiscono  alle  trattative  diplomatiche  tra  l'Austria  e 
la  Francia  in  quel  periodo  che  immediatamente  precedette  e 
seguì  la  campagna  fortunatissima  del  Bonaparte  in  Italia  negli 
anni  1796-97. 

Nell'introduzione  si  tratteggiano  brevemente  le  precedenti 
relazioni  tra  la  repubblica  francese  e  la  casa  d'Austria,  e  si  met- 
tono in  luce  le  cause  per  le  quali  l'accordo  fra  le  due  po- 
tenze non  fu  mai  possibile,  insistendosi  specialmente  sulla 
responsabilità  del  ministro  Thugut,  le  cui  idee  grandiose  mal 
rispondevano  alle  condizioni  dei  tempi  e  dell'esercito  austriaco. 
Si  vengono  poi  ad  esaminare  le  quattro  fasi  delle  trattative, 
che  condussero  alla  pace  di  Campoformio  :  e  cioè  quel  primo 
periodo,  immediatamente  anteriore  alla  campagna  del  Bona- 
parte, nel  quale  le  offerte  di  pace,  fatte  dalla  Francia  per  mezzo 
del  marchese  di  Poterat,  vennero  respinte  dalla  diplomazia 
austriaca;  un  secondo  periodo  nel  1796,  dopo  le  prime  con- 
quiste francesi  in  Lombardia,  quando  il  marchese  di  Gallo 
per  incarico  della  corte  napoletana  cercò  di  farsi  mediatore 
di  pace;  un  terzo,  quando,  per  vie  indirette,  l'Austria  si  mostrò 
disposta  a  trattare  sulla  base  d'uno  scambio  dei  domini  ita- 
liani coi  Paesi  Bassi  e  colla  Baviera  sulla  fine  del  1796;  e  un 
ultimo  dopo  l'armistizio  di  Leoben. 

Nel  secondo  periodo,  sul  quale  più  i  documenti  abbondano, 
la  responsabilità  della  rottura  degli  accordi  viene  attribuita 
al  Thugut  ;  ma  il  prefatore  ha  cura  di  raccogliere,  insieme  colle 
voci  accusatrici,  anche  le  discolpe  e  di  mostrare  che,  oltre  alle 
vittorie  dei  Francesi  in  Italia,  molte  altre  circostanze  dove- 
vano essere  prese  in  considerazione  dal  ministro  austriaco  e 
far  traboccare  la  bilancia  verso  la  continuazione  delle  ostilità. 
Tra  i  documenti,  che  si  riferiscono  a  questo  secondo  periodo, 
ha  per  noi  Italiani  uno  speciale  interesse  un  Bappori  sur  les 
relations  politiques  de  la  France  avec  VAutriche,  in  cui  a  prò- 


PERIODO  PILLA    RIVOLUZIONE  FRAX0B8S   —  H.  ntlrPKR   •   F.  LUCKWALDT      63 

posito  deirilalia  si  afferma  che  agl'interessi  della  Repubblica 
non  giova  provocare  lo  stabilimento  di  repubbliche  democra- 
tiche nella  penisola,  né  spogliare  intieramente  il  papa  dei 
suoi  stati  ;  e  che,  rispetto  al  re  di  Napoli,  il  governo  francese 
dovrebbe  limitarsi  a  chiedere  la  cessione  di  Trapani  o  d'altro 
porto  della  Sicilia,  come  base  d'operazione  e  come  gamnzia  di 
neutralità.  Altre  proposte,  ugualmente  degne  di  esame,  si  trovano 
sparse  qua  e  là  fra  i  documenti,  e  specialmente  un  disegno  di 
spogliare  Venezia  degli  Stati  di  terra  ferma,  che  già  fa  capolino 
in  un  piano  del  Direttorio  in  data  15  novembre  1796  per 
l'invio  del  generale  Clarke  a  Vienna  (note  al  documento  N,  57^ 
pagina  84). 

La  morte  di  Caterina  II,  la  quale  aveva  promesso  nei 
suoi  ultimi  giorni  valido  aiuto  all'Austria,  venne  a  turbare  la 
placida  fiducia  del  Thugut  nella  vittoria  :  sicché  verso  la  fine 
del  1796  le  trattative  per  un  accordo  si  ripresero  con  maggior 
vigore  per  mezzo  del  generale  Clarke  e  del  Gherardini,  Vuomo 
di  paglia  del  Thugut.  Ma  già  aveva  preso  il  sopravvento  sul 
Direttorio  la  volontà  del  Bonaparte,  sicché  le  istruzioni  del  go- 
verno francese  al  Clarke  subirono  frequenti  modificazioni  e  ri- 
tocchi, secondo  ciò  che  dall'Italia  suggeriva  il  vincitore  di  Ar- 
cole,  per  contentare  il  quale  fu  imposto  al  negoziatore  francese 
di  non  far  nulla  senza  il  consenso  del  generale. 

I  nuovi  documenti  che  si  riferiscono  a  questa  fase  delle 
trattative  sono  importantissimi;  perchè,  oltre  alle  istruzioni  del 
Thugut  al  Gherardini  (doc.  N.  72),  meritano  grande  attenzione 
quelle  del  Direttorio  al  Clarice  (doc.  78),  in  cui  si  contengono 
minacce  di  rivelare  la  venalità  del  Thugut,  servendosi  dei  do- 
cumenti trovati  negli  archivi  della  corte  borbonica.  Non  meno 
notevoli  sono  le  prove  dei  tentativi  di  corruzione  da  parte  del 
Direttorio  verso  il  potente  ministro  ;  le  lettere  dell'imperatore  al 
fratello,  arciduca  Carlo,  in  cui  si  parla  dell'assoluta  necessità  che 
ha  la  casa  d'Austria  di  conservare,  anzi  di  accrescere  i  suoi  do- 
mini in  Italia  (doc.  N.  86  e  87);  e  infine  il  vago  disegno  d'un 
regno  costituzionale  di  Lombardia  a  favore  del  re  di  Sardegna, 
che  avrebbe  ceduto  quest'isola  al  duca  di  Parma  (doc.  N.  117); 
il  quale  ultimo  progetto  sembra  messo  innanzi  per  guadagnar 
tempo,  e  non  con  propositi  seri. 

.  Molto  curiosi  sono  anche  alcuni  dispacci  del  marchese  di 
Gallo  al  ministro  napoletano  Castelcicala,  nei  giorni  che  im- 
mediatamente precedettero  l'armistizio  di  Leoben,  e  le  istruzioni 


64  RB0BN8I0NI   B  NOTB   BIBLIOGRAFICHE   —    C   MANFRONI 

del  Thugut  al  Merveldt,  da  cui  appare  la  finta  ripugnanza  del- 
l'Austria  a  compensarsi  delle  perdite  fatte  in  Italia  e  sul  Reno 
con  parte  del  territorio  veneto. 

Nella  parte  deirintroduzione,  che  si  riferisce  a  questo  pe- 
riodo delle  relazioni  austro-francesi,  viene  assai  opportunamente 
lumeggiata  la  figura  del  Thugut,  sempre  tenace  nella  sua  idea  di 
non  far  pace  colla  Francia,  e  che,  abbandonato  dall'imperatore 
Francesco,  combattuto  dall'arciduca  Carlo  e  dalla  grande  mag- 
gioranza dei  consiglieri,  fu  costretto  a  cedere  all'influenza  della 
Corte  imperiale;  ma  riuscì  almeno  a  far  trionfare  la  sua  politica 
lungamente  meditata  rispetto  a  Venezia,  non  senza  aver  lasciato 
adito  alla  possibilità  di  riprendere  la  guerra,  se  gli  alleati  si 
fossero  mostrati  disposti  a  fornire  pfù  larghi  e  più  sicuri  aiuti. 
Infatti  le  gravi  violazioni  dei  patti  di  Leoben  per  opera  dei  Fran- 
cesi valsero  a  riaccendere  nel  ministro  austriaco  il  desiderio  di 
temporeggiare,  per  poi  rompere  definitivamente  gli  accordi  e 
tornare  alla  guerra:  e  checché  dicesse  e  facesse  il  marchese  di 
Gallo  (che  in  una  sua  lettera  all'Acton  manifesta  apertamente 
l'animo  suo)  i  negoziati  per  la  pace  definitiva  tiravano  in  lungo 
più  per  colpa  del  governo  austriaco,  che  non  dei  Francesi,  i 
quali  tuttavia  non  ci  appaiono  esenti  da  gravi  torti. 

Troppo  lungo  sarebbe  il  fermarci  ad  esaminare,  anche 
sommarÌEtmente,  i  documenti  che  si  riferiscono  alle  trattative 
di  Mombello  e  di  Udine  per  la  conclusione  della  pace:  basterà 
osservare  che,  non  ostante  le  ripetute  dichiarazioni  di  lealtà 
e  di  rispetto  ai  preliminari,  anche  il  governo  austriaco,  o  me- 
glio il  Thugut,  tentava  in  ogni  modo  di  eludere  la  lettera  e 
lo  spirito  del  patto  di  Leoben,  e  di  mettersi  in  grado  di  ri- 
prendere le  armi  alla  prima  occasione. 

I  numerosi  reclami  del  ministro  austriaco  per  l'opera  del 
Bonaparte  in  Italia  erano  certamente  fondati;  ma  la  lettura 
dei  suoi  dispacci  ci  convince  che  dalle  condizioni  interne 
della  Francia  egli  sperava  di  veder  scoppiare  da  un  momento 
all'altro  qualche  rivoluzione  che  mandasse  a  vuoto  ogni  accordo 
e, permettesse  una  vittoria  delle  armi  austriache.  Giova  anche 
avvertire  come  dai  documenti  chiarissimo  appaia  che  i  nego- 
ziatori francesi,  e  specialmente  il  Bonaparte,  tenevano  il  Di- 
rettorio all'oscuro  di  molte  trattative,  tantoché  il  Thugut, 
inviando  a  Parigi  il  segretario  del  marchese  di  Gallo,  Baptiste, 
riuscì  a  dissipare  molti  dubbi  e  ad  eliminare  molte  difficoltà 
artificialmente  accumulate  dai  negoziatori. 


FBRIODO   DKL  RISORGIMENTO  ITALIANO  —   N.   M.   CAMPOLISTI  65 

La  relazione  del  Baptiste  è  documento  di  grande  impor- 
tanza e  serve  a  gettar  luce  su  fatti  molto  oscuri;  e  così  pure, 
rispetto  alla  indipendenza  del  Bonaparte,  alla  soggezione  del 
Clarke  verso  di  lui,  alle  maniere  brusche  ed  alle  idee  politiche 
del  futuro  dittatore,  molto  istruttive  sono  le  relazioni  del  Gallo, 
del  Merveldt  e  del  Degelmann,  plenipotenziari  dell'imperatore, 
prima  dell'arrivo  ad  Udine  del  Cobentzel.  Di  quest'ultimo  meri- 
tano poi  particolarissima  attenzione  le  lettere  all'imperatore  ed 
al  Thugut,  nelle  quali  si  descrivono  con  minuti  particolari  gli 
strani  mètodi  di  discussione  usati  dal  Bonaparte,  le  sue  stra- 
vaganti bravate,  nonché  le  poco  diplomatiche  sue  tirate,  i  suoi 
colpi  di  scena  per  indurre  gli  Austriaci  a  firmare  la  pace  alle 
condizioni  da  lui  volute.  Anche  sull'incidente  di  Passeriano,  in- 
tomo al  quale  tante  leggende  si  sono  formate,  la  relazione 
Cobentzel  in  data  14  ottobre  contiene  notevoli  particolari:  il 
compassato  ministro  vi  deplora  **  ìes  imprécations  de  corps  de 
garder^^  le  criailleries  del  suo  avversario,  "  qui  ne  peuvent  étre 
attribuées  que  à  Vivresse  „  ;  e  in  un  altro  biglietto,  sempre  par- 
lando del  Bonaparte,  aggiunge  «  il  s'est  conduit  Tautre  jour 
en  homme  sorti  des  Petites-Maisons  »,  e  con  molta  dignità  di- 
chiara di  non  aver  rotte  le  trattative  solo  perchè  "  il  serait 
bien  cruel  que  le  caiuiage  recommen^ait  uniquement  parce  qu'un 
Bonaparte  s'etait  enivré  „  —  (pag.  460,  doc.  295  e  296). 

In  complesso  dunque  questo  grosso  volume  di  documenti, 
se  non  ci  rivela  grandi  ed  importanti  novità,  riesce  efficacis- 
simo per  chiarire  molti  punti  oscuri,  per  correggere  molti 
giudizi  inesatti,  e  sopra  tutto  per  darci  un'idea  precisa  dei 
sentimenti  e  delle  idee  dominanti  nel  governo  austriaco  prima 
e  dopo  la  grande  campagna  d'Italia. 

Camillo  Manfronl 


7.  PERIODO  DEL  RISORGIMENTO  ITALIANO  (1815-1907). 

N.  M.  CAMPOLIETI.  La  mente  e  Vanima  d'un  eroe,  —  Milano, 
Mondaini,  1907. 

17.  —  Certo  non  era  facile  far  la  sìntesi  scientifica  e  mo- 
rale, e  discorrerne  quindi  breve  e  bene,  di  un  carattere  e  di  un 
cervello  che  non  hanno  avuto  il  tempo  di  produrre  quanto 
potevano.  Il  più   degli   scritti   di   Carlo  De  Cristoforis  è  pur 

RipWa  «terica  italiana,  8»  8.,  vir,  1.  5 


66  RKCEM8I0NI  B  MOTE   BIBLIOGRAFICHE    —    0.   SANGIOROIO 

troppo  andato  smarrito,  e  «  buona  parte  di  quel  che  resta  è 
fatta  da  colloqui  con  sé  stesso,  non  ancora  lavorati  e  armo- 
nizzati per  affidarli  ai  posteri  ».  È  questo  volume  di  656  ampie 
pagine,  infatti,  più  che  una  vittoria  un  bravo  desiderio;  e  il 
capitano  Campolieti  dovrà  presto  ritornare  alle  forbici  e  ri- 
correre  alle  lime  onde  la  seconda  edizione  riesca  pienamente 
gradita  agli  amici  del  Milanese,  che  «  pensatore,  economista^ 
soldato  »  volle  (scolpì  nella  epigrafe  di  lui  il  Massarani)  «  il 
povero  un  uomo,  le  armi  una  missione,  la  patria  un  altare  », 
*  e  senza  macchia  e  senza  paura  visse  i  suoi  trentacinque  anni, 
sacro  dalla  giovinezza  all'ultimo  istante  all'Italia  adorata. 

Carlo  De  Cristoforis  ebbe  davvero  per  altare  la  patria, 
che  idolatrò  come  la  madre.  Ad  Italia  offerse  intero  sé  stesso, 
per  essa  fu  cospiratore,  giocò  più  volte  la  testa,  e  morì  glo- 
rioso a  San  Fermo  di  Como  il  27  maggio  1859;  e  fosse  vissuto, 
a  lei  avrebbe  dedicati  senza  ambizioni  nessune  e  mai  umilian- 
dosi ad  indossar  livree,  ancora  il  braccio  e  sempre  l'animo  e 
più  la  mente  «  agile,  svelta  e  larga  ». 

Le  armi  adoperò  da  eroe,  e  durante  le  Cinque  Giornate 
lo  videro  tutti  combattere  intrepido  e  instancabile.  Il  giorno 
dopo  la  fuga  famosa  di  Radetzky,  Carletto  (e  con  lui  altri 
quattro  di  questa  famiglia  votata  alla  patria  come  le  altre  dei 
Cairoli  e  dei  Romeo)  uscì  volontario  col  Manara,  pronto  ad 
ubbidire  all'  «  A  Trento,  a  Trento  »  del  Direttorio  Lombardo; 
e  fossero  stati  condotti  da. un  generale  «  nutrito  di  midolla  di 
leone  »  i  nostri  avrebbero  anche  lassù  mostrato  d'  essere  1 
figli  degnissimi  degli  immortali  di  Legnano  e  della  Moscova!... 
Si  fosse,  poi,  trovato  il  De  Cristoforis  a  Novara  (un  anno  e  un 
di  dopo  la  cacciata  degli  Austriaci  da  Milano  !),  e  a  Roma  col 
diletto  Luciano,  oh  quanto  avrebbe  insegnato  ai  compagni  col 
suo  valore  pensoso  e  coll'esempio!  Il  6  febbraio  del  53,  Carlo, 
benché  biasimasse  quello  spreco  inopportuno  di  coraggi  e  di 
sangui,  fu  pronto,  e  non  impallidì.  Il  1859,  eccolo,  anzi,  sem- 
plice capitano  tra  le  file  di  Garibaldi,  traversare  per  il  primo 
il  Ticino  ed  assalire  i  Croati,  e  caricando  baldo  «  alla  sua 
maniera  »  sul  cjolle  fatale  cadde  gridando:  Viva  Italia!  Il  28 
del  successivo  60,  da  Pino,  il  gran  Generale  cosi  scriveva  a 
Malachia,  che  l'aveva  richiesto  di  notizie  per  Guttierez  che  stava 
componendo  la  Commemorazione  di  Carletto:  «  Io  non  ero 
con  vostro  fratello,  né  quando  è  caduto,  né  quando  è  morto. 
Dunque  non  ebbi  la  fortuna  di  raccogliere  le  ultime  parole  di 


PXEUODO  DSL  EIBOBGIMBNTO   ITALUHO  —  N.   M.   CAMPOLIETl  67 

quel  prode.  Ciò  che  ne  posso  assicurare  però  è  che  lui  con- 
tribuì, più  di  nessuno,  alla  vittoria  di  S.  Fermo,  alla  testa 
della  sua  compagnia,  attaccando  ed  espugnando  eroicamente 
quella  forte  posizione  di  fronte.  Il  capitano  De  Cristoforis  fu 
il  primo  che  onorò  i  Cacciatori  delle  Alpi,  con  una  brillante 
carica  alla  baionetta  fuori  dalle  mura  di  Gasale  alla  vista  della 
Divisione  Cialdini.  Egli  lasciato  da  me  a  Sesto  Calende  colla 
sua  compagnia,  si  difese  valorosamente  contro  una  forza  mag- 
giore dieci  volte,  e  vi  fece  una  ritirata  degna  d'un  vecchio  ed 
agguemto  capitano.  In  ogni  incontro  poi  sostenuto  dai  nostri 
cacciatori,  egli  fu  sempre  ammirato  per  la  sua  bravura,  sangue 
freddo,  e  capacità  molto  al  disopra  dell'età  sua.  Infine  dai 
fatti  suoi,  dalla  sua  modestia  unica,  e  dai  profondi  conosci- 
menti dell'arte  che  lo  adomavano,  era  facile  dedurne,  ch'egli 
sarebbe  riuscito  un  brillantissimo  ufficiale  superiore  (leggi  Ge- 
nerale). È  questo  un  debole  ma  veracissimo  attestato  delle 
preziose  qualità  del  generoso  e  caro  nostro  martire.  Ed  in 
ogni  circostanza,  ove  gl'Italiani  sieno  comandati  da  ufficiali 
come  De  Cristoforis,  le  armi  nostre  saranno  temute  e  rispet- 
tate dai  nemici  dell'Italia  „. 

La  morte  dell'Autore  del  Che  cosa  sia  la  Gkierra,  fu  scia- 
gura nazionale,  che  Carlo  De  Cristoforis,  Vegezio  moderno  di. 
questa   antichissima   «   scienza  morale  »,   sarebbe   diventato 
nell'esercito  il  nemico  terribile  dei  dolci  letarghi,  ed  avrebbe 
al  caso  tenuto  alto  in  faccia  agli   stranieri  il  buon  nome  ita- 
liano. In  quell'Opera,  frutto  di  lunghissime  meditazioni,  e  lavoro 
di  otto  anni,  son  concette  e  preconizzate  le  rivoluzioni  odierne 
della  strategia  e  della  tattica,  Buonaparte  e  Clausewitz  vi  ri- 
vivono, e  fu  giustizia  che  Nicola  Marselli,  lo   storico  illustre 
delle  milizie,  tributasse  al   Milanese  l'alto   elogio   che  tanto 
elettrizza  il  Campolieti.  «  Questo  (scrive  del  De  Cristoforis  il 
Napoletano)  questo  ha  un  merito  incontestabile,  che   divide 
con  i  fratelli  Mezzacapo,   ed  è  di   avere  nel   periodo   corso 
dal  1848  al  1859,  nel  periodo  di  gestazione  del  nostro  risor- 
gimento, ricondotto   le   menti   degli  Italiani   all'  ossequio  dei 
principiì  della  guerra  napoleonica,  di   aver   osato   parlare   di 
principii  quando   una   simile   parola   destava  un  orrore  poco 
sacro,  e  di  avere  fatto  ciò  con  la  scorta  continua  delle  appli- 
cazioni storiche.  Il  suo  libro  non  è  didattico,  non  è  astratto, 
non  è  tessuto  con  fonnule  ;  ma  vive  la  vita  dei  fatti  storici  e 
palpita  come  il  cuore  di  chi  lo  scrisse». 


68  RBCBNBIOVI    E   NOTE   BIBLIOQRAFICIIE   —    G.   8AN010RGIO 

Volle  «  uomo  »  il  povero,  ed  è  codesta  T  altra  prova 
ch'Egli  non  smarrì  mai  ne'  suoi  studi  il  senso  vasto  della 
ultima  ratio  la  realtà.  E  dell'Economia,  la  scienza  per  eccellenza 
delle  armonie  sociali,  preferì  ed  indagò  le  partì  che  contem- 
plano i  rapporti  e  gli  scambi  tra  i  capitalisti  e  i  salariati,  ed 
intorno  al  Credito  Bancario  e  i  contadini  scrisse  appunto 
pagine  che  destarono  l'invidia  di  Proudhon.  Anco  dell'Agrario 
s'è  occupato,  sebbene,  a  giudicarne  da  ciò  che  ne"  riferisce  il 
Gampolieti,  questa  non  possa  aspirare  all'onore  d'essere  lau- 
reata «  la  più  bella  opera  sua  ».  Bisogna  invece  esser  grati 
al  De  Cristoforis .  del  richiamo  della  verità  proclamata  dal 
Gioia  e  dal  primo  Say,  quella  che  (lo  conceda  TA.)  fu  poi  il 
15  aprile  1859  la  «  conquista  »  di  Carlo  Cattaneo,  la  dimo- 
strazione precìsa  dell'importanza  assoluta  e  massima  del  lavora 
intellettuale  nel  mondo  della  ricchezza.  «  Perchè  (ha  aggiunto 
r87  Gabriele  Rosa)  perchè  il  regno  dell'intelligenza  abbraccia 
tutti  gli  atti  dell'umana  società,  e  quelli  pure  che  sembrano 
più  soggetti  al  dominio  delle  forze  materiali  ». 

Il  Campolieti  si  è  però  in  codesti  capitoli  intorno  a  Lui 
«  osservatore  »  di  scienze  sociali,  invescato  più  della  sua  com- 
petenza speciale,  ed  ha  esorbitato  affermando  a  pag.  631  già 
«  risolto  »  il  problema  della  Sociofilia;  né  voglia  offendersi  della 
schiettezza  rude,  ma  onesta  con  cui  gli  dico  che  a  volta  sua 
ha  qui,  tal  e  quale  come  l'Eroe,  del  Libro  scrivacchiato  «  sal- 
tuariamente di  troppe  cose,  tutte  ardite  »  e  spesso  non  ab- 
bastanza riflesse.  Avesse  limitate  le  sue  ricerche  al  «  Maestro 
della  nuova  scuola  militare  »,  e  seguendo  il  consiglio  acuto 
di  Vittorio  Emanuele  III  si  fosse  solo  impegnato  ad  accrescere 
e  illustrare  il  valore  dell'  «  aureo  libro  »  cogli  esempi  e  gli 
apprezzamenti  delle  ultime  guerre  mondiali,  il  suo  nobile 
omaggio  di  ammirazione  e  gratitudine  per  il  figlio  di  Ade- 
laide Rota  e  Giambattista  De  Cristoforis  (l'educatore  che  «  §e 
il  mondo  sapesse  il  cuor  ch'egli  ebbe,  assai  lo  loda  e  più  lo 
loderebbe  »)  sarebbe  risultato  assai  più  utile  e  serio. 

Il  Volume  del  simpatico  conterraneo  di  Vincenzo  Ceco,  a  il 
genio  sannita,  che  fu  il  Machiavelli  del  Mezzogiorno  »  (?)  ha  ad 
ogni  modo,  l'intento  lodevolissimo  e  l'innegabile  pregio  del  rin- 
verdire le  care  ed  auguste  memorie  dei  preparatori  della  nostra 
risurrezione,  e  dell'insegnare  ai  giovani  che  appunto  perchè  breve 
è  l'esistenza  bisogna  non  rallentare  d'un  passo  mai  la  marcia 
in  avanti,  e  mai  scoraggirsi.  Gaetano  Sangiorgio. 


PBKIODO    USL    RISOROIMKNTO    ITALIASO    —    D.^OtEKKIM  69 

DOxMENICO  GUERRINI,  Come  ci  avtnammo  a  Lissa.  —  Torino, 
Casanova  e  C,  1907,  pagg.  461,  in-8%  con  tre  specchi  e 
cinque  tavole  allegati, 

18.  —  Il  volume  del  Ghiaia  che  gettava  «  ancora  un  po' 
più  di  luce  sugli  eventi  politici  e  militari  del  1866  »,  mentre 
sfatava  calunniose  insinuazioni  del  nostro  disonore,  rivelò  agli 
Italiani  errori  gravissimi  e  responsabilità  di  personaggi,  la  cui 
raemoria  il  popolo  s'era  avvezzato  a  considerare  sacra,  intan- 
gibile nell'aureola  deir  eroismo  e  della  magnanimità;  da  quel 
volume  doveva  uscire  riabilitata  soprattutto  nella  onestà  po- 
litica la  figura  di  una  vittima,  e  su  quell'argomento,  da  noi 
riassunto  in  questa  Rivista  (1),  più  pubblicazioni  ancora  e  più 
j=i  susseguirono.  Altra  opera  di  riabilitazione  tentava  del  pari 
il  barone  Lumbroso  nel  1905  studiando  il  periodo  medesimo 
(ii  quella  prima  infelicissima  guerra  del  nuovo  regno  d'Italia  : 
Tammiraglio  Persano  fu  ripresentato  in  miglior  luce  ancor  esso 
ai  tribunale  della  storia...  ma  già  rincalza  a'  danni  del  vinto 
4i  Lissa  un  nuovo  poderoso  volume,  scritto  con  agile  penna, 
con  acume  di  critica  militare  e  politica,  con  scrupolosa  eru- 
<lizione  congiunta  a  brio  di  osservazioni  che  in  alcune  pagine 
raggiungono  1'  umorismo,  da  uno  dei  più  geniali  e  colti  uffi- 
ciali del  nostro  esercito,  ben  noto  agli  studiosi  delle  storiche 
discipline,  poiché  da  alcuni  anni  egli  alla  storia  dedica  l' in- 
gegno esuberante  di  energie,  e  nell'insegnamento  alla  Scuola 
di  Guerra,  e  in  pubblicazioni  numerose  che  onorano  i  nostri 
studi.  Noi  apprendiamo  nel  volume  di  Domenico  Guerrini,  senza 
reticenza  o  indulgenza  alcuna,  la  congiura  degli  errori  che  ci 
condussero  alla  tragedia  di  Lissa. 

Tra  i  caratteri  più  simpatici  della  storia  del  Risorgimento 
«'-  l'idealità  grande  che  ispira  così  gli  atti  individuali  come  gli 
atti  collettivi,  idealità  fino  al  sacrificio,  colla  quale  non  soltanto 
gli  errori  e  i  difetti  immancabili  alle  precipitate  opere  fanno 
strano  contrasto,  ma  più  le  colpevoli  ambizioni  e  i  gretti  cal- 
coli di  chi  del  sacrificio  altrui  non  aveva  scrupolo  a  farsi  spe- 
culatore: così  i  magnanimi  intenti  di  molti  frustrava  talora  l'inet- 
titudine 0  la  viltà  di  pochi. 

All'Italia,  formata  appena,  formata  improvvisamente,  pre- 
cipitosamente, minacciata  da  mille  debolezze  inteme,  da  mol- 


(1)  S.  3,  I,  1902,  fase.  4,  pag.  475-483. 


70  RECENSIONI   I   NOTB   B1BL10GRAF1CHK    —    C.   CONTESSA 

teplici  esterni  nemici  che  preparavano  alacremente  la  riscossa 
guardata  con  invido  occhio,  occorreva  immane  opera  di  orga- 
nizzazione di  tutte  le  principali  amministrazioni  e  funzioni  pub- 
bliche. Occorreva  anzitutto  provvedere  alla  formazione  di  un 
esercito  e  dì  una  marina,  che  assicurassero  non  soltanto  la 
difesa  delle  recenti  conquiste,  ma  ancora  preparassero  la  vit- 
toria nella  guerra  inevitabile  con  cui  l'Italia  strapperebbe  allo 
straniero  le  ultime  Provincie  del  proprio  dominio.  Quella  guerra, 
nazionale  non  soltanto  negli  intenti,  ma  per  gli  sforzi  concordi 
di  tutte  le  regioni  unite  ormai  ad  un  patto,  doveva  anche 
meglio  cementare  l'unione  stessa  che  per  cagione  di  eredità 
miserande  tardava  a  consolidarsi. 

Deirapparecchio  navale  italiano  dal  1861  al  1866  tratta 
pertanto  Domenico  Guerrini  nell'opera  sua,  sviscerando  que- 
sttoni  complesse  assai  sotto  tutti  gli  aspetti. 

Narra  nel  primo  capitolo  come  la  nazione  rispondesse  ge- 
nerosa, per  voce  del  Parlamento,  all'appello  che  Vittorio  Ema- 
nuele li  le  rivolgeva  il  18  febbraio  1861,  inaugurando  la  prima 
legislatura  italiana.  Finché  la  guerra  dell'Austria  in  Italia  era 
stata  contro  il  Piemonte,  vulnerabile  dal  mare  solo  nelle  coste 
liguri,  assai  lontane  dalla  base  naturale  della  forza  navale 
austriaca,  l'importanza  delle  operazioni  ^navali  fu  necessaria- 
mente assai  piccola,  né  la  marina  sarda  per  contro  poteva  agire 
con  dimostrazioni  importanti  contro  le  coste  austriache  per  la 
medesima  ragione  della  lontananza  dalla  propria  base,  Genova. 
Ma  i  mutamenti  del  1860  avevano  avvicinato  importanti  obbiet- 
tivi marittimi  italiani  alla  base  navale  austriaca,  facendo  assur- 
gere a  grande  importanza  la  previsione  delle  operazioni  navali 
nella  futura  guerra,  tanto  più  che,  fino  alla  vigilia  quasi  delle 
ostilità  del  18G6,  la  Spagna  non  volle  riconoscere  il  nuovo  regno 
d'Italia,  e  durante  tutto  il  periodo  dell'apparecchio  si  poteva 
quindi  considerare  la  flotta  spagnola  come  la  naturale  e  sicura 
alleata  dell'austriaca;  s'imponeva  perciò  a  noi  il  programma  di 
avere  non  solo  una  valida  armata,  ma  quasi  una  duplice  flotta 
o  perlomeno  una  flotta  superiore  alle  due  nemiche  unite. 

Sacrifici  adunque  molti  e  grandi  si  afi'rontarono  con  spi- 
rito sereno  per  la  marina  italiana,  grandi  in  relazione  colle  cifre 
iolali  delle  pubbliche  spese  e  colle  cifre  del  costante  ingrossa- 
mento annuale  del  debito;  sacrifici  generosi  non  limitati  nem- 
meno dal  patto  di  un  controllo.  Il  controllo  sarebbe  stato  pure 
pfOYvida  cosa,  ma  non  facile  per  la  poca  omogeneità  dei  bi- 


PERIODO  DSL  BISOKOJMEMTO  ITALIANO    —    h.    QUERRIKI  71 

lanci,  per  le  frequenti  mutazioni  dei  ministeri,  per  la  scarsis- 
sima preparazione  e  la  deficiente  competenza  dei  più,  di  fronte 
al  riyolgimento  avvenuto  appunto  quegli  anni  nell'arte  delle 
costruzioni  navali,  a  cagione  delle  invenzioni  incalzantisi  e  delle 
recentissime  esperienze  della  guerra  americana. 

Le  interpellanze,  le  commissioni,  le  consulte  di  consigli 
speciali  nulla  o  poclrissimo  toglievano  alle  incertezze  determi- 
nate, e  scusabili,  appunto  per  la  strettezza  del  tempo  e  per  la 
rapidità  prodigiosa  dei  mutamenti  nel  materiale  ;  l'idea  di  una 
inchiesta,  due  volte  proposta  nel  sospetto  che  i  risultati  non 
rispondessero  ai  sacrifici,  fu  accettata  anche  da  uno  dei  dieci 
ministri  che  in  cinque  anni  diressero  le  sorti  flella  sorgente 
marina  italiana  :  si  disse  che  Tinchiesta  era  necessaria  per  tutti, 
ma  per  bizze  parlamentari  prima,  poi  per  inerzia  falli. 

«  L'inchiesta  era  nata  male  »,  nessuno  può  dire  quali  ne 
sarebbero  state  le  conseguenze,  la  storia  soltanto  registra  altre 
iatture,  e  prima  fra  tutte  quella  di  una  specie  di  reazione  ai 
sùbiti  entusiasmi.  Invano  nella  discussione  del  bilancio  del  186S 
il  Depretis  ammoniva  che  il  ministro  della  marina  aveva  ad 
essere  il  beniamino  della  Camera  e  il  Parlamento  solo  dovesse 
censurarlo  di  non  fare  abbastanza,  invano  faceva  eco  a  lui,  ge- 
neroso sempre  Nino  Bixio;  le  urgenti  necessità  della  politica 
finanziaria  prevalsero  :  preoccupate  dalle  strettezze  paurose  del 
bilancio,  che  minacciavano  il  pagamento  stesso  degli  interessi  del 
debito  pubblico,  le  Camere  vagheggiarono  economie  intempe- 
stive, e  precisamente  sul  bilancio  della  marina  si  votarono  ri- 
duzioni di  circa  15  milioni  ogni  100  d'un  tratto,  si  giunse  a 
prescrivere  ai  comandanti  di  nave  che  non  potessero  mai  an- 
dare a  vapore  senza  inviare  giustificazioni  al  Ministero.  Le  fal- 
cidie seguirono  ancora  nel  1865,  togliendo  non  tanto  i  mezzi  per 
la  preparazione  del  materiale  quanto  quelli  per  esercitare  i  co- 
mandanti e  gli  equipaggi.  Di  fatto  nel  1865  si  continuò  a  de- 
cretare la  costruzione  di  nuove  navi,  che  non  aggiunsero  tuttavia 
forza  alla  flotta  italiana  combattente  a  Lissa  perchè  erano  an- 
cora in  cantiere  nel  1866,  e  al  tempo  stesso  si  erano  per  modo 
impoveriti  i  bilanci  da  rendere  persino  impossibile  nel  feb- 
braio 1866  la  chiamata  ordinaria  alle  armi  della  classe  del  1845. 

Oltre  i  guai  della  politica  parlamentare  ondeggiante,  altre 
cause  accrescevano  le  difficoltà  nella  preparazione  della  flotta 
per  la  prossima  guerra  inevitabile  e  desiderata. 

Le  marine  da  guerra  che  avevano  contribuito  con  materiali 


72  RECENSIONI  I  NOTE   BIBUOGRAFICHB   —-    C.   C0NTIB8À 

diversi  a  comporre  il  primo  nucleo  della  marina  italiana  —  la 
napoletana  e  la  sarda  in  primo  luogo ,  la  toscana  e  la  sici- 
liana 0  garibaldina  in  minor  parte  —  portavano  con  sé  il  ca- 
rattere immancabile  della  poca  omogeneità;  per  giunta  non 
fu  mai  stabilito  un  piano  organico  del  materiale  da  apprestare, 
benché  tre  successivamente  ne  studiassero  il  Menabrea  nel  1861, 
il  Persano  nel  1862,  il  Cugia  nel  1864,  onde  originavano  con- 
fusionismo, contraddizioni,  titubanze,  errori  tecnici,  fatalmente 
proseguiti  o  tardi  e  male  rabberciati,  e  soprattutto  dispersioni 
delle  energie  finanziarie  dello  stato,  per  aver  voluto  intra- 
prendere ass^i  più  di  quanto  si  poteva  condurre  avanti  colla 
sollecitudine  che  le  condizioni  politiche  dltalia  esigevano,  e 
compatibilmente  anche  colla  capacità  dei  mezzi  di  produzione 
dei  cantieri  nazionali,  come  accennammo;  si  badò  insomma 
piuttosto  a  mettere  molte  navi  in  costruzione  che  ad  averle 
pronte  pel  giorno  del  cimento. 

Malgrado  tutto  ciò,  nel  1866  esisteva  già  a  vantaggio  della 
marina  italiana  una  superiorità  materiale  assai  notevole  sopra 
la  flotta  austriaca,  sia  per  le  fregate  come  pel  naviglio  non 
corazzato  da  battaglia  ;  ma  disgraziato  equivoco  impedi  l'uso 
adeguato  di  tutte  quelle  forze  disparate. 

La  fiducia  nelle  corazzate,  dopo  alcune  titubanze  e  diflR- 
denze,  aveva  acquistato  per  V  esperimento  americano  tanta 
fortuna  da  creare  discredito  esagerato  alle  navi  di  legno  e  per- 
sino derisione  più  che  non  meritassero  :  doveva  dare  ammoni- 
mento agli  avventati  giudizi  il  vecchio  «  Kaiser  »,  fra  due  squa- 
dre di  corazzate  riportando  a  Lissa  il  premio  della  primissima 
gloria,  in  quella  che  dalla  parte  della  marina  italiana  una  pru- 
denza fatale  condusse  mezza  della  squadra  nostra,  perchè  non 
corazzata,  ad  essere  nella  tragica  giornata  spettatrice  non  par- 
tecipe del  combattimento.  Il  fatto  dolorosissimo  di  quell'inerzia 
rappresentava  forse  non  soltanto  un  errore  teorico,  ma  ancor 
più  le  conseguenze  fatali  di  un  errore  assai  più  grave  di  quelli 
finora  ricordati:  nella  grandiosa  aspirazione  di  provvedere  alla 
nuova  Italia  una  marina  degna  delle  antichissime  tradizioni,  si 
era  pensato  sì  di  dare  alla  flotta  gli  elementi  materiali  della 
forza,  ma  nessuno  aveva  curato  seriamente  di  darle  gli  ele- 
menti morali;  si  fondava  la  probabilità  della  vittoria  sul  nu- 
mero delle  navi,  sullo  spessore  delle  corazze,  sulla  potenza  dei 
cannoni,  dalla  guerra  americana  si  traevano  i  dati  di  alcune 
esperienze  materiali,  dimenticando  «  i  cuori  di  ferro  su  nsivì 


PBBIODO  DSL  RIBORemBNTO  ITALIANO    —  D.  aUBURIRI  73 

di  legno  »  del  Ferragut,  che  Tegethoff  animoso  doveva  ricor- 
dare terribilmente. 

La  seconda  e  la  maggior  parte  del  volume  del  Guerrini 
è  destinata  appunto  a  ritessere  la  storia  di  quanto  poco  e  male 
si  è  fatto  nel  periodo  déirapparecchio  per  dare  energie  mo- 
rali alla  forza  navale  nascente. 

Bella  nella  concisione  della  sintesi  Ja  rievocazione  delle 
tradizioni  che  ciascuna  delle  marine  trasmesse  dai  singoli  stati 
d'Italia  alla  patria  comune  portava  con  sé:  poverissima  era 
l'eredità  di  recenti  glorie  guerresche,  salvo  in  qualche  azione 
spicciolata,  che  le  sette  squadre  portavano  alla  nuova  armata, 
come  scarsa  del  resto  o  pressoché  nulla  era  stata  ciascuna 
delle  manifestazioni  della  vita  pubblica  in  parecchi  di  quegli 
Stati  negli  ultimi  secoli.  Primeggiavano,  come  già  si  é  avver- 
tito, la  marina  sarda  e  la  napoletana;  di  tradizioni  tecniche  era 
povera  la  sarda  più  che  la  napoletana;  nelle  tradizioni  morali 
era  principalmente  malata  la  napoletana,  benché  vantasse  splen- 
didi esempi  di  virtù  negli  individui  :  valga  per  tutti  la  fierezza 
del  De  Cosa,  che  Y  anno  1848  abbandonò  il  servizio  quando 
questo  gFimponeva  doveri  contrarii  alla  coscienza  dei  suoi  santi 
ideali,  ma  non  aderì  a  passare  sotto  altra  bandiera  infrangendo 
un  primo  giuramento  di  fedeltà. 

Le  guerre  d'indipendenza,  come  si  è  notato,  non  avevano 
fornito  occasione  ad  operazioni  navali  importanti:  solo  nel  1860 
la  presa  di  Ancona  contro  i  Papalini  e  la  espugnazione  di 
Gaeta  contro  i  Borbonici  ebbero  azione  combinata  dell'esercito 
e  dell'armata,  ma  questa  fu  per  molteplici  cause  inferiore  al 
compito  suo;  non  perciò  furono  pochi  gli  allori,  né  scarse  le 
promozioni,  e  pur  la  generosità  non  valse,  così  del  pari  gli 
altri  mezzucci  escogitati  per  raggiungere  la  fusione  degli  ele- 
menti eterogenei  e  la  formazione  morale  della  nuova  marina 
si  mostrarono  inadeguati,  crearono  anzi  diffidenze  interne  non 
giuste  e  malcontento  pericolosissimo. 

Primeggia  nelle  pagine  del  Guerrini,  che  mettono  a  nudo 
tante  spinosissime  questioni  morali,  la  figura  del  conte  Carlo 
Pellion  di  Persano,  al  quale  in  certo  modo  egli  rifa  meglio  e  più 
ampiamente  quel  processo  che  il  Senato  dopo  la  battaglia  di 
Lissa  gl'intento.  Guardia  marina  nel  1821,  il  Persano  percorse 
veloce  carriera  fino  al  grado  di  capitano  di  vascello  di  1**  classo 
raggiunto  nel  1849;  prese  parte  alla  spedizione  di  Tripoli, 
nel  1848  e  nel  1849  fu  nelle  acque  dell'Adriatico;  ebbe  quindi 


74  KECUSIONI   E  NOTK   BIBLIOGRAFICBB   —   C.   C0NTK8SÀ 

fortuna  sotto  il  Ministero  d'Azeglio  e  mirava  a  invidiata  meta, 
quando  parecchi  disappunti  lo  ridussero  in  disgrazia  e  parvero 
troncargli  la  carriera  attiva,  cosicché  noft  partecipò  alla  spedi- 
zione di  Crimea;  solo  nel  1859  potè  ricuperare  con  un'umilia- 
zione il  posto  perduto,  sottostando  al  comando  di  un  inferiore 
in  grado,  e  dopo  la  guerra  fu  contrammiraglio.  I  rapporti,  le  me- 
morie, i  diarii  rivelano  nel  Persano  una  fanciullesca  leggerezza, 
una  smania,  un  bisogno  incosciente  di  parlar  di  sé  ad  ogni 
pie  sospinto,  uno  strano  contrasto  tra  la  boriosa  presunzione 
e  la  imbelle  modestia,  onde  asserisce  il  Guerrini  che  forse  nes- 
sun uomo  ha  detto  mai  tanto  bene  di  sé  anche  sfacciatamente 
quanto  il  Versano,  ma  insieme  nessuno  forse  si  è  mai  avvi- 
lito tanto  da  sé  quanto  egli  fece,  e  forse  nelFesaltarsi  e  nel- 
r  umiliarsi  fu  ugualmente  sincero,  avendo  duplice  Y  anima,  il 
pensiero,  ogni  cosa  ;  cosicché  mentre  per  un  verso  si  potrebbe 
sommariamente  dire  che  fu  un  gran  bugiardo,  con  qualche 
sottigliezza  si  può  invece  asserire  che  fu  incostante  ma  sincero, 
della  sincerità  colla  quale  le  banderuole  segnano  la  direzione 
del  vento  che  in  ciascun  momento  spira.  Contrasto  é  non  solo 
nella  coscienza  di  sé  stesso,  ma  negli  atti  informati  qualche 
volta  ad  arditezza,  più  spesso  a  impressioni  e  sentimenti  assai 
prossimi  od  affini  alla  paura;  T  uomo  che  si  picpava  di  non 
voler  piloti  a  bordo  nei  momenti  difficili,  manda  in  secco  la 
nave  che  porta  il  re  di  Sardegna;  colui  che  nel  1848  non  senza 
infrazione  di  disciplina  in  un  baleno  di  ardimento,  sia  pure  ir- 
ragionevole, rompeva  la  monotonia  dell'inerzia  comune  canno- 
neggiando il  forte  di  Caorle,  é  quegli  stesso  che  il  dì  appresso 
quel  fatto  nasconde  la  propria  insegna  di  comando,  per  sfuggire 
la  responsabilità  degli  uffici  del  suo  grado,  e  che  nel  1849  ar- 
dito ancora  infrena  una  sedizione  a  bordo  minacciando  di  dar 
fuoco  alle  polveri. 

Nel  1860  Cavour  serbava  a  sé  il  portafoglio  della  marina 
per  fare  della  forza  navale  il  principale  strumento  all'audace 
impresa  del  governo  di  Vittorio  Emanuele  II  parallela  e  conco- 
mitante a  quella  dei  Mille  ;  il  contrammiraglio  Persano,  coman- 
dante la  divisione  della  flotta  destinata  a  scortare  Garibaldi  e 
a  proteggerlo  con  simulazione  di  arresto  se  gli  fallisse  l'intento, 
rese  allora  importanti  servizi  politici,  come  quello  di  subornare 
la  flotta  napoletana  invitandola  a  defezione,  e  quello  di  aver 
cooperato  al  progetto  non  riuscito  di  Cavour  che  voleva  pre- 
correre l'arrivo  di  Garibaldi  a  Napoli  con  la  proclamazione  del 


PKRIODO   DEL   RIS0R6IME1IT0   ITALIANO   —    I).   GUERKINI  75 

Governo  di  Vittorio  Emanuele.  È  ben  vero  che  il  Guerrini  non 
cede  nella  sua  requisitoria  neanche  su  questo  punto  e  coglie 
in  fallo  il  Persano  in  certe  furberie  pusillanimi  e  certe  teorie 
suirobbligo  che  ha  un  comandante  di  infrenare  il  proprio  ar- 
dore bellicoso,  le  quali  ebbe  a  porre  subito  in  pratica  nelle  opere 
successive  di  guerra  cui  partecipò. 

Così  all'assedio  di  Ancona  il  Persano  comincia  con  una 
bravata:  «  o  vincere  o  morire  »;  poi  si  dimostra  ignominio- 
samente  digiuno  di  guerra  e  dell'arte  di  farla  e  ingenera  gravi 
sospetti  di  personale  viltà:  il  18  settembre  abbandona  la  squadra 
a  sé  stessa  in  momento  in  cui  doveva  invece  secondare  Fazione 
campale  di  Castelfidardo  ;  in  seguito  evita  ripetutamente  di  man- 
dar la  propria  nave  al  tiro  dei  forti,  e  infine  il  25,  la  prima  volta 
che  essa  nave  va  al  fuoco,  vede  calare  l'insegna  del  comandante  ; 
scarsa  riparazione,  una  impresa  condotta  personalmente  dal 
Persano  due  giorni  dopo  con  qualche  ardimento,  benché  con 
poco  pericolo.  In  conclusione  non  riguadagnò  egli  certamente 
sotto  Ancona  la  stima  degli  ufficiali  della  marina  sarda,  che  nel 
passato  più  di  una  volta  gli  avevano  dimostrato  animo  ostile 
e  disprezzo,  onde  si  spiega  come  per  compenso  cercasse  acca- 
parar  colle  blandizie  e  colle  preferenze  aura  di  popolarità  appo 
la  marina  napoletana  di  fresco  aggregata.  La  fortuna  tuttavia 
arrise  al  Persano  in  quell'occasione  per  l'insistenza  del  Lamo- 
rieière  che  volle  arrendersi  alla  forza  navale  anziché  alla  terre- 
stre, così  che  indegnamente  cominciarono  intorno  a  lui  plausi 
non  meritati. 

È  fama  che  il  Cavour  sentenziasse  doversi,  dopo  i  fatti  di 
Ancona,  il  Persano  fucilare  per  vigliacco  o  glorificare  per  eroe; 
preferi  la  seconda  cosa:  per  creare  gagliarda  la  marina  da 
guerra  ch'egli  voleva  dare  all'Italia  occorreva  dare  alla  mede- 
sima un  battesimo  di  gloria,  perciò  fece  il  gran  ministro  eco 
agli  applausi  e  cooperò  egli  stesso  a  creare  gli  artificiosi  allori. 
Una  seconda  «  iniezione  di  gloria  »  fu  ripetuta  alla  marina 
italiana  nel  1861  dopo  le  operazioni  contro  i  Borboni. 

Spedito  a  Napoli  in  mezzo  al  turbinare  degli  avvenimenti 
nell'ottobre  del  1860,  che  fu  il  mese  del  plebiscito  nell'Italia 
meridionale,  della  sconfitta  dell'influenza  mazziniana  avvolgente 
Garibaldi  e  della  giunzione  della  rivoluzione  eolla  monarchia, 
il  Persano  ebbe  ancora  gravi  uffici  militari  e  politici:  i  primi 
riguardavano  non  solo  le  tre  marine  sarda,  napoletana  e  si- 
ciliana, ma  le  truppe  giunte  a  Napoli  e  sopravvenienti  che 


76  RECBKBIONI  B  NOTE  BIBLKH3RAFI0HB   —   C.  CONTSSBl 

furono  fatte  dipendere  da  lui;  i  politici  incarichi,  parte  palesi, 
parte  segreti,  riguardavano  le  relazioni  colla  flotta  francese  in 
un  momento  drammatico  in  cui  la  situazione  della  monarchia 
sabauda  fu  oscurissima  di  fronte  all'Austria  e  alla  Russia  mi- 
nacciose, all'imperatore  Napoleone  enigmatico,  a  Garibaldi  in- 
temperante nell'aspirazione  romana.  «  Da  tale  intrico  bisogna 
dire  che  il  Persano  si  districò  bene,  quantunque  non  facesse 
tutto  bene,  la  qual  cosa  sarebbe  stata  forse  impossibile  a 
chiunque  »:  così  il  Guerrini  concede  attenuanti  agli  errori  che 
non  ha  trascurato  tuttavia  di  enumerare  come  sempre  anche 
per  quei  giorni. 

Senonchè  appena  il  Persano  poi  deve  occuparsi  di  azione 
veramente  guerresca  egli  ancora  e  sempre  fanciulleggìa.  Alla 
dimostrazione  di  Mola  di  Gaeta  (3  e  4  novembre),  rinnovando 
la  tattica  di  Ancona,  la  nave  ammiraglia  e  quindi  il  Persano 
furono  soltanto  spettatori.  Cosi  il  22  gennaio,  invece  di  ottem- 
perare all'ordine  ricevuto  di  cooperare  con  l'azione  terrestre  del 
Gialdini  contro  Gaeta,  Persano  con  un  pretesto  sbarca  e  lascia 
senza  comandante  la  squadra  proprio  sul  punto  in  cui  doveva 
entrare  in  azione  ;  costretto  da  un  fiero  rabbuffo  di  Gialdini  a 
rimbarcare,  commise  tardi  una  dimostrazione  di  pochissima  im- 
portanza, tenendo  la  squadra  cannoneggiante  fuori  del  tiro  dei 
forti.  Ma  nessuno  badò  allora  a  quei  fatti  nel  tripudio  univer- 
sale per  le  fortunatissime  vicende. 

Negli  anni  seguenti  di  pace  esterna,  mentre  proseguiva 
r  interna  rivoluzione  degli  ordinamenti  in  Italia,  fresco  degli 
asseriti  trionfi  cui  avevano  sancito  colle  lodi  ufficiali  sopramen- 
zionate, oltre  il  re,  il  Cavour  e  il  Gialdini,  non  trascurava  il 
Persano  occasione  qualsiasi  a  parlare  di  sé  colla  boria  consueta 
in  Parlamento,  e,  spinto  dalla  incoscienza,  sé  alla  nazione  pro- 
poneva duce  dell'armata,  arbitro  di  vittoria  nella  ventura  guerra. 

Favorito  dalle  circostanze,  anche  die  la  scalata  al  Mini- 
stero, e  divise  così  la  sua  buona  parte  di  responsabilità  per 
quegli  errori  che  abbiamo  enumerati,  benché  per  essere  giusti 
convenga  riconoscere  che,  nei  nove  mesi  in  cui  tenne  il  porta- 
foglio della  marina,  diede  notevole  impulso  alle  progettate  co- 
struzioni. Come  ministro  esercitò  una  specie  di  dittatura,  che 
Nino  Bixio,  altre  volte  suo  difensore,  fieramente  censurò;  il  ma- 
rinaio in  tutte  le  occasioni  si  mostrò  inettissimo  politico,  e  tut- 
tavia anche  quella  volta  la  fortuna  lo  salvò  meglio  ch'egli  non 
sapesse  salvare  sé  stesso.  Sul  punto  poi  di  lasciare  il  potere,  nel 


PERIODO   DEL   RI80RGIIIEKTO   ITALIAMO   —    D.    GUBRRINI  77 

dicembre  1862,  dai  colleghi  di  gabinetto  già  dimissionari  ot- 
tenne, con  atto  d'indelicatezza  inaudita,  la  sanzione  ad  una 
promozione  per  sé,  cioè  il  titolo  supremo  di  ammiraglio.  Così 
giungeva  all'apice  della  carriera  ambita. 

Sull'origine  prima  e  sulle  cause  recondite  dell'immeritata 
fortuna  dell'uomo  fatale  si  formarono  delle  leggende,  e  furono 
ribadite  quando,  negli  anni  della  sua  prima  disgrazia  dal  53 
al  59,  Vittorio  Emanuele  cercò  di  mitigarne  l'amarezza  accor- 
dandogli invidiati  onori:  il  titolo  di  aiutante  di  campo  ono- 
rario, nonché  la  scelta  di  lui  tra  gli  ufficiali  che  accompagna- 
rono il  re  a  Parigi  e  a  Londra.  Invece  il  Guerrini  lumeggia 
coi  documenti  un  fatto  sfuggito  finora  ai  molti  che  si  sono 
occupati  dell'infelice  ammiraglio  di  Lissa,  un  fatto  caratteri- 
stico che  può  spiegare  assai  cose,  e  cioè  la  cordiale  amicizia 
che  Massimo  d'Azeglio  ebbe  per  lui,  la  stima  grande  che  sempre 
gli  professò  ;  se  il  giudizio  dell'uomo  integro  può  essere  errato 
merita  tuttavia  la  massima  considerazione.  E  una  pagina  di 
confidenza  piena  e  sincera  prolungata  parecchi  anni  ;  in  tutte 
le  occasioni  d'Azeglio  lo  difese  e  lo  consigliò,  lo  protesse  va- 
lidamente, lo  preservò  più  volte  da  rovina  ;  strana  appare  invero 
una  lettera  del  d'Azeglio  del  19  febbraio  1885,  in  cui  mentre 
esprime  rammarico  perchè  all'amico  non  si  accordava  di  an- 
dare in  Crimea,  aggiunge:  '«  ti  dirò  che  se  si  trattasse  di  tut- 
t'altro,  vorrei  fare  la  prova  io;  ma...  se  riuscissi  a  farti  partire, 
e  tu  restassi  poi  a  far  crescere  i  cavoli  in  Crimea?  capirai,  amico 
caro,  che  se  ciò  accadesse  mi  pianterei  una  spina  nel  cuore 

per  sempre »;  bisogna  credere  che  l'amicizia  giungesse  fino 

ad  abbuiare  certi  momenti  l'intelletto  del  grande  onestissimo 
patriota,  ma  peraltro  siffatta  stonatura  è  ben  compensata  da 
tante  espressioni  nobili  e  generose  di  quel  carteggio,  che  il  Per- 
sano  stesso  pubblicava  nel  1878  indubbiamente  a  scopo  di 
riabilitazione. 

La  morte  fu  pietosa  al  d'Azeglio:  mancò  egli  sette  mesi 
avanti  il  disastro  di  Lissa  cui  aveva  indirettamente  contribuito 
serbando  alla  marina  italiana  il  Persano,  che  l'organismo  militare 
avrebbe  indubbiamente  espulso  da  sé  senza  le  estranee  pressioni. 

Due  brevi  capitoli  seguono  a  completare  l'organismo  del 
volume  da  noi  esaminato,  due  altri  errori  ancora,  incredibili 
errori,  commessi  nell'apparecchio  navale  tra  il  1861  e  il  1866 
relativamente  agli  studi  strategici  ed  alle  esercitazioni  tattiche. 

La  guerra  italiana  del  1866  era  preveduta  con  certezza, 


78  RSCIN8I0NI   E  KOTS  BIBLIOQRIFICBB  —  C.  CONTESSA 

aspettata  con  desiderio,  apparecchiata  con  entusiasmo,  a  viso 
aperto,  eppure  in  cinque  anni  non  si  era  pensato  affatto  al 
modo  di  condurre  le  operazioni  così  in  terra  come  in  mare. 
11  troppo  orgoglio  determinato  dalle  fortunate  vicende  del  1860 
può  spiegare  quell'inerzia,  ma  non  la  giustifica:  soltanto  il  Bixio 
aveva  tentato  le  linee  maestre  di  un  disegno  di  operazioni,  e 
poche  teorie  piene  di  errori  tecnici  avevano  esposti  gli  ammi- 
ragli e  ministri  oscillanti  tra  i  due  opposti  principi  deirazione 
offensiva  e  difensiva,  con  prevalenza,  specialmente  nelle  teorie 
del  Persano,  del  secondo  ;  lunga  discussione  si  fece  sulla  siste- 
mazione di  un  porto  militare  ad  Ancona  e  sull'opportunità  di 
scegliere  e  fortificare  come  base  di  operazione  al  momento  op- 
portuno alcuna  delle  isole  sulla  costa  della  Dalmazia;  ma  nulla 
si  concretò  e  si  attese,  fatalmente  sprovveduti,  Fora  del  cimento. 
Così  mentre  in  altre  marine  si  lavorava  alacremente,  si  studiava 
per  rinnovare  la  tattica,  in  guisa  che  fosse  conveniente  al  rinno- 
vato naviglio,  in  Italia  nulla  si  faceva  per  Taddestramento  tat- 
tico, né  coll'antico,  né  con  nuovi  sistemi;  solo  quando  la  guerra 
già  stava  per  essere  dichiarata  e  già  la  flotta  si  radunava  nella 
rada  di  Taranto  si  adottò  improvvisamente  la  nuova  tattica  del 
Bouet-Willaumez.  Epperò  conclude  il  Guerrini  :  «  la  più  grande 
e  funesta  manchevolezza  nell'addestramento  tattico  della  nostra 
marina  fu  quella  delFesercizio  ;  mai  il  Persano  aveva  coman- 
dato più  di  cinque  o  sei  navi  da  battaglia,  mai  aveva  avuto 
da  comandare  una  corazzata,  mai  dieci  navi  nostre  avevano 
navigato  in  squadra,  e  per  la  guerra  del  1866  fu  fatta  ed  af- 
fidata al  Persano  una  grande  flotta  di  25  navi  da  battaglia 
delle  quali  12  erano  corazzate  ». 

Dolorosa  e  proficua  lettura!  L'Italia  è  ormai  abbastanza 
forte  nella  sua  unità  e  progredita  nell'esplicazione  delle  sue  rin- 
novate, fresche,  mirabili  energie  materiali  e  morali  così  da  po- 
tersi rivolgere  a  contemplare,  con  sicuro  sguardo,  acuto,  impar- 
ziale la  realtà  dei  fatti  dai  quali  si  svolse,  malgrado  tutto  e  tutti, 
per  decreto  del  destino,  la  sua  fortuna.  Tale  realtà  smorzerà 
gli  entusiasmi  di  molta  retorica  abusata,  e  non  sarà  male  se 
al  posto  da  quella  usurpato  nella  coscienza  nazionale  sotten- 
trerà la  meditazione  dei  raffronti  tra  gli  errori  di  ieri  e  i  pro- 
blemi di  oggi.  Afl'rettìamo  coll'augurio  e  col  desiderio  la  pub- 
blicazione del  secondo  volume  e  delle  nuove  rivelazioni  che 
Domenico  Guerrini  promette  sull'argomento. 

Carlo  Contessa. 


II. 
SPOGLIO  DEI  PERIODICI 


ELENCO   ALFABETICO   CON   RELATIVA   SIGLA. 

1.  Archivio  storico  italiuno  (Firenze)  S.  5,  XXXIX,  XL,  1907  AsI. 

2.  Archivio  storico  lombardo  (Milano)  S.  4,  XXXIV,  13,  14, 

15,  1907    .        .        .        .  • AsL. 

3.  Archivio  storico  messinese  (Messina)  VII,  3-4,  1906;  Vili, 

1-2,  1907 AsM. 

4.  Archivio  storico  sardo  (Cagliari)  II,  4,  1906;  III,  1-2,  1907  AsSar. 

5.  Ateneo  veneto  (Venezia)  XXX,  1907 AV. 

6.  Atti  della  società  istriana  di  archeologia  e  storia  (Parenzo) 

XXII,  3-4,  1906;  XXIII,  1-2,  19Ò7        ....  Asasl. 
1.  Berliner  philologische  Wochenschrift  (BeTÌìn)  XXI,  1904; 

XXII,  1905;  XXIII,  1906 PhwB. 

8.  Boletin  de  la  real  academia  de  la  historia  (Madrid)  L, 

LI,  1907 Bah. 

9.  BoUetiino  della  società  di  stoica  patria  Antonio  Ludovico 

Antinori  negli  Abruzzi  (TersLmo)  S.  2,  XYLll,  15,  1906; 
XIX,  16,  17,  1907 BssA. 

10.  Bollettino  storico  della  Svizzera    italiana  (  Bellinzona  ) 

XX\Tn,  10-12,  1906;  XXIX,  1-9,   1907  .  BsSI. 

11.  BuUettino  storico  pistoiese  (Pistoia)  IX,  1,  2,  3,  1907       .  BhPì, 

12.  Cronache  della  civiltà  eUeno-latina  (Roma)  V,  8-12,  1906- 

1907 CcEL. 

13.  Madonna  Verona  (Verona)  I,  2,  3,  1907    ....  MVer. 
W.  MiscellsLTiea  di  storia  ecclesiastica  (Roma)  V,  2,  6,  1907  . 

15.  Miscellanea  storica  della  Valdelsa  (Castelfiorentino)  XV, 

1907 MaV. 

16.  Quellen  und  Forschungen  aus  italienischen  Archiven  und 

BSdioteken  hrsg,  von  K,  preusischen  Instituts  in  Bom 

(Roma)  X,  1,  2,  1907 QflP. 

n.  Raccolta  Vindana  (Milano)  3,  1907 RVi. 

18.  Rassegna  Pugliese  (Trani)  XXIII,  1-10,  1907    .        .        .  RPw. 

19.  Bei>ue  d'histoire  ecclesias tigne  (Louvain)  Vili,  1907         .  Rhe. 

20.  Rivista  del  coUegio  araldico  (Roma)  V,  1907;  VI,  1,  1908  Rcar. 

21.  Rivista  di  storia  e  arte  della  provincia  di  Alessandria  (Ales- 

sandria) NS.,  24,  1906;  25,  26,  27,  1907        .        .        .  RsA. 


80  SPOtJLIO   D8I   PEK IODIO! 

22.  Eivùita  .storica  henedeitìna  (Roma)  II,  6,  7,  8,  liK)7  .        .  Rslie»!. 

23.  nivisia  storica  salentiìia  (Lecce)  III,  5-6,  1906;  IV,  1907  R»S, 

24.  Biiùsta  storico-critica  delle  scienze  teologiche  (Roma)  lì, 

2-12,  1907 R«Ht. 

25.  lìomagna,  rivista  di  storia  e  di  lettere  (Iesi)  S.  2,  IV,  1-11, 

190*7 Ho. 

26.  Tridentum  (Trento)  IX,  9-10,  1906;  X,  1-4,  1907    .         .  Tr. 

27.  Vierteljahrschrift  fUr  Social  -  und    Wirischaftgeschichte 

(Leipzig)  V,  1,  2,  3,  1907 THWg. 

28.  Wieyier  Studien  (Wien)  XXIV,  1902  ;  XV,  1903;  XVI,  1904; 

XVII,  1905 SW. 


1.  STORIA  GENERALE. 

ARCHIVI  E  BIBLIOTECHE,  CURIOSITÀ,  STORIA  DI  REGIONI,  LUOGHI,  CHIESE, 
CASTELLI,    FAMIGLIE,    ORDINI    CAVALLERESCHI. 

1.  AsM.  —  VIII,  1-2,  1907.  —  La  Corte  CaiUer  G.,  Una  esposi- 
zione d*arte  antica  messinese. 

2.  Bs8A.  —  S.  2,  XVm,  15,  1906  ;  XIX,  17,  1907.  -  Uarchivio 
storico  cittadino  dM' Aquila. 

3.  Tr.  —  1,  2,  1907.  —  Cesarini  Sforza  L.,  Pergamene  del  Co- 
mun  Generale  della  Valle  di  Ledro  nel  Trentino  [Regesto  di  73  per- 
gamene tra  gli  anni  1323  e  1776]. 

4.  RsA.  —  XV,  24,  1906.  —  Gasparolo  F.,  L'archivio  coìnnnale 
di  Alessandria:  appunti  storici  [Continuazione,  cfr.  Bsl,  1907,  sp.  n.  96  : 
in  appendice  un  documento  ael  1419  e  un  elenco  dei  volumi  delle 
antiche  categorie  dell'Archivio]. 

5.  Tr.  —  IX,  9-10,  1906.  —  Oesarini  Sforza  L.,  Documenti  di 
Margone  nel  Trentino  [Continuazipne,  cfr.  Rsl^  1905,  sp.  n.  1031  :  dal 
documento  11<»  del  22  gennaio  1585  al  doc.  IS»  del  22  novembre  1671. 
Segue  il  regesto  di  altri  58  documenti  cartacei  dal  sec.  XV  al  XVTII]. 

6.  BssA.  -  S.  2,  XVIII,  15,  1906.  —  Rivera  G.,  Catalogo  d^lle  scrit- 
ture appartenenti  alla  confraternita  di  S.  Maina  della  Pietà  nell'Aquila, 
con  la  serie  dei  Capitani  dell'Aquila  [Continuazione,  cfr.  Rslj  1907, 
sp.  n.  611  ;  dal  doc.  n.  350  dell'anno  1604  al  n.  354  dell'anno  1667. 
La  serie  dei  Capitani  va  dal  1257  al  1498].. 

7.  Mse.  —  V,  4,  1907.  —  Dubrulle  H,,  La  «  depositeria  della 
Crociata  »  aux  Archives  d'État  à  Rome  [Catalogo  ed  indice  di  do- 
cumenti]. 

8.  MYer.  —  I,  2,  8,  1907.  —  Avena  A.,  L'istituzione  del  Mtcseo 
Civico  di  Verona  [Cronistoria  artistica  degli  anni  1797-1865]. 

9.  AsI.  —  S.  5,  XL,  4,  1907.  —  Prati  F.,  Codici  Dóbbiesd  [Ras- 
segna della  splendida  pubblicazione  di  Carlo  Cipolla]. 

10.  Mse.  —  V,  3,  4,  1907.  —  Slelanipo  A.,  Attorno  alle  bolle  pa- 
pali: da  Pasquale  I  a  Pio  X  [Conclusione  della  1^  parte  [817-1048] 
dello  studio  sulla  sottoscrizione  del  Papa  nelle  bolle]. 

11.  AV.  —  XXX,  I,  3,  1907.  —  De  Toni  E.,  Apptmti  carto^ 
grafici.  Serie  prima  [Aggiunte  al  saggio  di  cartografìa  della  regione 
veneta,  pubblicato  da  Giovanni  Marinelli  venticinque  anni  fa]. 


STORIA   GRNBRALB  81 

12.  RPtt.  —  XXIII,  1-2,  1907.  —  Salandra  À.,  Il  discorso  ac- 
cademico  d'inauffurazione  aW  universilà  di  Bonia  [Con  sguardi  generali 
alla  storia  del  diritto}. 

13.  AsSar.  —  III,  1-2,  1907.  —  Grande  8.,  Associazioni  profes- 
miali  e  gremì  in  Sardegna  nell'età  medioevale  e  moderna  [L'isola 
di  Sardegna,  dapprima  refrattaria  alla  civiltà  romana,  doveva  poi, 

ìio  d*ogni  altra  regione,  conservare  integro  il  patrimonio  legi- 


slativo, sociale,  linguistico  della  dominatrice;  perciò  poca  traccia  la 
sciarono  i  Vandali  e  1* effimero  dominio  dei  Goti,  invece  s*approfondi 
la  dominazione  greca.  L'A.  indaga  appunto  le  condizioni  di  fatto 
da  coi  sorsero  le  manifestazioni  associative,  il  fiorire  di  queste  nonché 
le  conseguenze  loro  al  declinare  dell'Impero  Romano,  e  più  spe- 
cialmente nel  lungo  periodo  bizantino;  accetta  le  conclusioni  del- 
l'Hartmann secondo  le  quali  si  può,  specialmente  nella  Sardegna, 
discendere  direttamente  dai  Gracchi  al  medioevo]. 

14.  Use.  —  V,  4,  1907.  —  Calvi  E,,  Rassegna  delle  priìicipali 
putbUcazioni  su  Roma  nel  millennio  800-1800,  edita  nelVanno  1906. 

15.  BgBen.  ~  II,  7,  1907.  —  Lancellotti  G.,  La  storia  dell'Or- 
dine  di  S.  Benedetto  e  la  «  Revue  »  di  Marédsoìis  [Sguardo  sintetico 
all'opera  benemerita  compiuta  dal  periodico  in  XXIV  anni  di   esi- 


16.  Agi.  —  S.  5,  XXXIX,  2,  1907.  -  Testi  L.,  Note  d'Arte 
[Amplissima  rassegna  e  critica  dei  volumi  di  Romeo  Manzoni  su 
Vincenzo  Vela  ;  di  Alessandro  di  Vesme  :  «  le  peintre  graveur  italien  » 
opera  in  continuazione  a  quella  del  Bartsch;  del  Cavallucci  sulla 
storia  generale  dell'arte]. 

17.  AsL.  -  S.  4,  XXXIV,  14,  1907.  --  BoneUi  G.,  Del  segno 
paleografico  9  per  «  i«  >  in  carte  lombarde  del  Medio  evo. 

18.  BgPi.  —  IX,  1-2,  1907.  —  Corbellini  A.,  Un  dubbio  d'amore; 
caso  reale  e  soluzione  teorica  [Risposta  ad  osservazioni  fatte  dal  Raina 
nella  <  Rass.  bibl.  d.  lett.  it.  »  a  proposito  dell'articolo  di  cui  cfr. 
Rsl,  1907,  sp.  n.  276]. 

19.  AsSar.  —  II,  4,  1906.  —  Wagner  M.  L.,  Tm  poesia  popolare 
sarda. 

20.  AgSar.  —  III,  1-2,  1907.  —  Valla  D.,  Frammenti  di  canzoni 
sarde. 

21.  BtwA.  —  S.'2,  XIX,  17,  1907.  —  Ciccone  G.,  Sulle  sorti  di 
l.  intetDocalica  in  alcuni  dialetti  campano-sanniti  o  abruzzesi. 

22.  R«A.  —  XV,  24,  1906.  —  Prato  P.,  Dialetto  acquese:  saggio 
di  glossario  parziale,  aggiunte  alcune  peculiarità  di  forme  grammaHaali. 

23.  EPu.  —  XXIII,  1-2,  1907.  —  Beltrani  G.,  Usi  nuziali  in 
Puglia  [Con  un  doc.  del  1073  in  appendice]. 

24.  RPm.  —  XXIII,  5-8,  1907.  —  Rigillo  M.,  Folklore  lucano 
[Rassegna  del  volume  di  Tommaso  Claps]. 

25.  BsS.  —  III,  6,  1907.  -  D'Ella  F.,  Note  di  filologia  folklori^ 
stica  leccese. 

26.  Tr.  —  X,  3,  1907.  —  Largaiolli  F.,  I  microbi  della  parlata 
Irtntiìui  [Contribuito  al  «  dizionario  dei  gerghi  e  dei  parlari  velati  e 
furbeschi  in  Italia  »]. 

27.  Rcar.  —  V,  1,  1907.  -  Orlandini  U.,  Copertine  araldiche 
[Dei  secoU  XIV-XVI]. 

Mvista  storica  Ualiana^  3*  S.,  vii»  1.  0 


82  SPOGLIO   DEI   PRKIODICI 

28.  Rcar.  -  V,  10,  1907.  -  Orlandini  U.,  Trofeo  delle  croci  ca- 
vtdteresche. 

29.  Rcar.  —  V,  IO,  1907.  —  Leoni  G.,  I  privilegi  dei  Camerieri 
del  Sommo  Pontefice  [Con  ricordi  dal  sec.  XVI  ai  giorni  presenti]. 

30.  Bear.  —  VI,  1,  1908.  —  Di  Broilo  F.,  I  moderni  templari  e 
V ordine  dei  Liberi- Muratori. 

31.  Rcar.  —  V,  12,  1907.  —  MontenaoTO  A.,  Il  Senatore  di  Roìna 
[Cenni  sull'importanza  della  carica  e  su  alcuni  membri  di  famiglie 
illustri  che  la  tennero]. 

32.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  15,  1907.  —  Tenc^oU  0.  F.,  Gli  Ita- 
liaììi  in  Polonia  dal  IX  al  XVIII  secolo  [Rassegna  del  volume  del 
Conte  Fr.  de  Daugnon]. 

33.  BssA.  —  S.  2,  XIX,  17,  1907.  —  Gli  Abruzzi  appartenenti 
alVIùjdia  centrale  [La  tesi  è  suffragata  da  argomenti  storici]. 

34.  AflSar.  —  m,  1-2,  1907.  —  Taramelli  A.,  La  Sardegna,  noie  e 
eamìuentidi  un  antropologo  [Rassegna  del  volume  di  Giuseppe  Sergi]. 

35.  RPw.  —  XXm,  5,  10,  1907.  -  Criscuolo  A.,  Puglia  verde 
e  gloriosa  [Conferenza  storica]. 

36.  RsA.  —  S.  2,  XVI,  26,  27,  1907.  —  Brnzzone  P.  L.,  L'arte 
7iH  Monferrato. 

37.  RsA.  —  S.  2,  XVI,  26,  1907.  —  Yalerani  E.,  Saggio  di  topo- 
nomastica del  circondario  Casalese. 

38.  RsS.  —  IV,  1-4,  1907.  —  Fonti  per  la  storia  di  terra  di 
Otranto  [Corte  Castromediano]. 

39.  Rcar.  —  VI,  1,  1908.  —  Montennoro  A.,  Stemmi  di  cittadi- 
nanza. 

40.  AV.  —  XXX,  II,  1,  1907.  -  Santtni  F.,  FasU,  orizzonti, 
speranze  dell'arsenale  di  Veyiezia  [Le  notizie  storiche  vanno  dal  secolo 
XIII  ai  nostri  giorni]. 

4L.  Rcar.  —  V,  I,  1907.   —  Gheno  A.,   Lo  stemma  di  Bassano. 

42.  Tr.  —  X,  4,  1907.  —  Reich  D.,  Ancora  dello  stemma  di 
1  renio  [Ribadisce  quanto  già  affermò  nello  studio  di  cui  cfir.  Rsl, 
1907,  sp.  n.  87]. 

4;^.  Tr.  —  IX,  9-10,  1907.  —  Segarizzi  A.,  Bricciche  TrenUne 
fContinua  la  pubblicazione  di  documenti  e  notizie:  VII.  «  Copia  secu- 
ritatis  »  (1387).  -  Vili.  Frate  Agostino  da  Trento]. 

44.  RsA.  —  1907.  —  Nicodemi  0.,  Gli  statuti  inediti,  di  Bosi- 
gmmo  [Contin.,  cfr.  Bsl,  1907,  sp.  n  89]. 

45.  R«.  —  S.  2,  IV,  8-9,  1907.  —  De  Vogué  E.  M.,  A  Ravenna 
[Impressioni  di  viaggio  con  note  di  storia  e  d*arte]. 

46.  Rcar.  —  V,  3,  1907.  —  Pasini-Frassonl  F.,  Stemmi  di  Po- 
destà di  Perugia  del  XIV  secolo. 

47.  Rcar.  —  V,  3,  1907.  —  Broilo  F.,  Stemmi  Senesi  [Del  XVI 
secolo]. 

48.  Rcar.  —  V,  2,  1907.  —  Brunetti  C,  Stemmi  Sammarinesi. 
—  Dall'Arco  G.,  A  proposito  dei  titoli  equestri  e  nobiliari  nella  rin- 
novata Repubblica  di  S.  Marino. 

49.  Rcar.  —  V,  4,  1907.  —  Sassinoro  V.  A.,  Armoriale  Beneventano. 

50.  AsM.  -  VIII,  1-2,  1907.  —  0.  G.,  Stretto  o  Faro  di  Messina^ 
[Quando  lo  stretto  pigliò  nome  da  Messina?] 


STORIA.   GENERALE  83 

51.  RPu.  —  XXIII,  3-8,  1907.  -  Bosso  P.  A.,  Ristretto  del- 
l'istoria  della  città  di  Trqja  e  sua  diocesi  dall'origine  delle  medesime 
al  1584  [Contin.,  cfr.  Usi,  1907,  sp.  n.  359;  Appendice:  I  privilegi 
dei  Barlettani  e  dei  Liparoti,  tolti  dalla  storia  inedita  dell'Aceto]. 

52.  MsY.  —  XV,  1,  1907.  —  Nomi-Pesciolini  U.,  Pietrafitta 
[Cont.,  cfìr.,  Rsl,  1907,  sp.  n.  98]. 

53.  BssA.  —  S.  2,  XIX,  16,  1907.  —  Calore  P.  L.,  Ritrova- 
mento del  termine  lajndeo  t  Pompeus  Salemitanus  Comissarius  >  nella 
terminazione  territoriale  tra  i  comuni  di  Pescosansonesco,  Btissi,  Cor- 
vara  e  Capesirano  per  il  feudo  di  Forca-di^ Penne. 

54.  AsM.,  —  Vili,  1-2,  1907.  —  0.  G.,  Per  la  storia  di  Bar- 
cellona [Pubblicazione  dell'opera  postuma  di  Filippo  Rossito]. 

55.  AsM.  —  VII,  3-4,  1906.  —  D'Amico  A,,  Cenni  storici  su  Meri, 

56.  AsM.  —  VII,  3-4,  1906.  —  Borghese  G.,  Novara  di  Sicilia  e 
le  sue  opere  d'arte. 

57.  AsSar.  —  ni,  1-2,  1907.  —  Pintus  S.,  Vescovi  di  Rosa  [A 
poche  notizie  storiche  generali  fa  seguire  l'elenco  dal  1112  al  1905]. 

58.  AsM.  —  Vili,  1-2,  1907.  —  0,  G.,  L'antico  ceìióbio  di  San 
Placido  Calonero  [Notizia  di  una  pubblicazione  del  prof.  Guido  In- 
ferrerà], 

59.  BsSL  —  XXIX ,  1-5,  1907.  —  Chi  ita  dipinto  il  «  Giudizio 
Universale  »  nella  chiesa  di  Corona? 

60.  MsY.  —  XV,  1,  1907.  —  Tosi  G.,  Il  Monastero  di  S.  Maria 
della  Marca  a  Gas  tei  fiorentino. 

61.  Mse.  —  V,  3,  1907.  —  Lnpatelli  A.,  La  Chiesa  Monumen- 
tale di  S.  Maria  di  Vescovio  presso  Torri  in  Sabina,  sua  importanza 
religiosa,  storica  e  artistica. 

62.  BsA.  —  S,  2,  XVI,  26,  1907.  —  BonelU  G.,  La  santa  Casa 
di  Loreto  ad  Alessaìidria  e  a  Vigevano. 

63.  BsS.  —  IV,  3-4,  1907.  -  Congedo  N.,  Nella  chiesa  di  santa 
Caterina  in  Galatina  [Impressioni  e  ricordi]. 

64.  Rsben.  —  II,  7,  1907.  —  Schast«r  I.,  Spigolature  Farfensi: 
[I.  Monumenti  epigrafici  -  II.  Silloge  epigrafica  farfense:  ventotto 
epigrafi  datate  tra  l'anno  176-180  e  l'anno  1552]. 

65.  Rsben.  —  II,  7,  1907.  —  Caronti  E.,  L'abazia  di  Praglia 
tra  i  Colli  Euganei  [Illustrazione  artistica  e  storica,  con  cenno  spe- 
cialmente ai  monaci  che  la  illustrarono  attraverso  i  secoli  fino  al  vi- 
vente abate  Beda  Cardinale. 

66.  Rsben.  —  II,  7,  1907.  -  CiampelU  P.,  Camaldoli,  capo  del- 
l'Ordine henedetthw  camaldolese  [Premette  cenni  sopra  il  fondatore 
dell'Ordine  camaldolese,  san  Romualdo,  nato  a  Ravenna  nel  907,  e 
sull'epoca  della  fondazione  dell'eremo.  Discute  se  san  Romualdo  abbia 
lasciata  ai  suoi  discepoli  alcuna  regola  particolare,  e  infine  tratta 
del  successore  di  san  Romualdo,  autore  delle  prime  costituzioni  ca- 
maldolesi]. 

67.  Bsben.  —  II,  7  1907.  —  Carreri  F.  C,  Gli  abati  di  S.  An- 
drea di  Mantova,  conti  di  Fomicada  [La  corte  di  Fornicata  o  Fomi- 
cada,  ora  Formigada,  fu  da  Beatrice  e  Matilde  di  Canossa  data  al 
monastero  di  S.  Andrea  nel  1072  ;  la  confermò  l'imperatore  Carlo  IV 
con  un  diploma  del  1368  che  riconosceva  gli  abati  di  san  Andrea 
conti  del  S.  R.  I.  :  l'A.  pubblica  il  testo  di  questo  documento  di  cui 
si  conserva  l'originale  nell'Archivio  episcopale  di  Mantova]. 


84  SFOGLIO   DKI    PeuiODICI 

68.  Rsbe/z.  -—  II,  6,  1907.  —  SatIo  F»,  Gli  antichi  monasteri 
benedettini  del  Piemonte:  I.  Il  monastero  di  S,  Giusto  di  Susa  [Pa- 
rag'ona  criticamente  la  narrazione  di  Rodolfo  Glabro  sull'origine  del 
culto  di  S.  Giusto  nel  sec.  XI,  col  racconto  del  cronista  della  No- 
valesa,  concludendo  in  favore  del  primo]. 

69.  R»hen.  —  II,  6,  8,  1907.  -  E^idi  P.,  L'abbazia  di  S,  Mar- 
tino al  Cimino  presso  Viterbo  [Con  documenti  inediti.  In  appendice: 
I.  La  serie  degli  abati  dall'anno  1045  al  1564.  II.  Nove  documenti 
tra  il  1045  e  il  1191.  III.  Il  catalogo  della  Biblioteca  di  san  Mar- 
tino nel  1305.] 

70.  Rsst.  —  III,  4,  1907.  —  Cavazzi  L.,  Un  monastero  benedet- 
tino medioevale  in  Roma  [S.  Ciriaco  nella  via  Lata:  estratto  da  un 
volume  di  prossima  pubblicazione]. 

71.  AsI.  —  S.  5,  XXXIX,  b,  1907.  —  Mancini  0.,  Linari  ca- 
stello della  Valdelsa  [Descritta  la  posizione  topografica  del  castello, 
che  appartenne  ultimamente  ai  Marchesi  Capponi,  e  le  poche  vicende 
militari,  riassume  le  notizie  raccolte  qua  e  là,  le  condizioni  nelle 
quali  se  ne  svolse  la  vita  e  le  costumanze  degli  abitanti,  segnata- 
mente nel  secolo  XIV,  giovandosi  dei  protocolli  di  alcuni  notari  che 
rogarono  nel  castello]. 

72.  BsP/.  —  IX,  3,  1907.  —  Santoli  Q.,  Regesto  di  antiche  per- 
gamene dei  monasteri  di  S.  Chiara  e  di  S.  Giovanni  Battista  di  Pi- 
stoia (anni  1137-1529).  [Continuazione,  cfr.  Rs.I,  1907,  sp.  n.  242]. 

73.  RPw.  -  XXIII,  5-8,  1907.  —  Gastaldi  G.,  Il  castello  di  Cai- 
vano  [Appunti  di  storia  e  d'arte]. 

74.  Tr.  —  X,  2,  1907.  —  Fogolari  G.,  Gli  affreschi  del  castello 
di  Sabbionara  di  Avio. 

75.  Rcar.  —  V,  2,  4,  6,  12,  1907;  VI,  1,  1908.  —  Rizzoli  L.,  Ma- 
noscritti riguardanti  la  storia  nobiliare  italiana  nella  biblioteca  civica 
di  Padova  [C^ontinuazione,  cfr.  Rsl.^  1907,  sp.  n.  129].  —  Compo- 
stella  B.,  Jd.,  nella  Jìiblioteca  Antoniana  di  Padova.  —  Francenehetti  £., 
Id..  nell'Archivio  della  magnifica  co^nunità  di  Uste.  —  Sartori  Borotto 
M.,  /</.,  nel  Gabinetto  di  lettura  in  Este.  —  Compostella  B.,  Id,,  nella 
Biblioteca  capitolare  e  nella  Biblioieca  civica  di  Treviso,  nella  Biblioteca 
civica  di  Passano  Veneto.  —  Bratti  R.,  Irf.,  nel  Museo  Correr  di  Venezia. 

76.  Rcar.  —  V,  2-5,  7-12,   1907;  VI,   1,  1908.  —  Bertini  C.  A., 

Famiglie  romane  dal  ms.  Teodoro  Amayden  (Continuazione,  cfr.  Rsl, 
1907,  sp.  n.  129.  Aversa,  Avila,  Azetta,  Azubii,  Abbati,  Acciaioli, 
Accorari,  Acquasparta,  Acquaviva,  Agli,  Alateoni,  Alberghi,  Aldro- 
vandi,  Alepti,  Alidosi,  Alisia,  Allegri,  Alloggiati,  Almadiani,  Alta- 
sella,  Altoviti,  Aluffi,  Amati,  Americi,  Andrea  (d'),  Angelis  (de), 
Antamoro,  Autlci,  Antiochia,  Antouacci,  Antonelli,  Antonini,  Anziani, 
Aquila  (dell'),  Aragonia,  Arcarelli,  Argenti,  Atti  (degli),  Azara  (d'), 
Baratti,  Barberini,  Barisiani,  Baroncelli,  Beccaluna,  Bellomo  o  Bel- 
lomini,  Benirabenc,  Del  Benino,  Benzoni,  Berardi-Cappoccia,  Biondi 
(Romani),  Biondi  (del  Senatore),  Boboni,  Boccacci,  Boccamazza  (del 
Cardinale),  Boccamazza  (di  S.  Angelo),  Boccapaduli,  Boccapecora, 
Bòlognetti,  Bonadies  (del  Cardinale),  Bonadies  (del  Dottore),  Bona- 
ventura, Boncompagui,  Bondii,  Bonelli,  Bongiovanni,  Bonosi,  Bon- 
signori,  Borghese,  Branca,  Brancaleoni,  Buccabella  o  Boccabella, 
Bufalini,  Bufalo  Cancellieri,  Bulgamini  o  Vulgamini,  Bussa  de  Leoni]. 

77.  Rcar.  -  V,  3,  4,  6,  1907.  —  Corti  G.  P.,  Famiglie  Mila- 
nesi [Abbandonato,  Abbiali,  Aresini,  Ariverio,  Besozzi  Valentin!, 
Buffa,  Bùlgaroni,  Busca,  Busnati,  Caravaggio,  Caroelli,  Corte  del 


STORIA    GENERA LK  85 

Daca,  Cortedini,  Calchi,  Conradi,  Corradi,  Corbetta,  Comaggia,  Ca- 
denazzi,  Cani,  Clari,  Ciserani,  Clerici,  Cumini,  Caimi,  Dardanoni, 
Elli,  Fenegrò,  Ferrari,  Ferrari  da  Grado,  Lattuada,  Matregnani, 
Mercantoli,  Merzagora,  Merati,  Moneta,  Molo,  Osnago,  Ossona,  Ostiolo, 
Otazii,  Pagani,  Paleari,  Porta  Comasina,  Prealloni,  Porta  Nuova, 
Porta  Orientale,  Porta  Ticinese,  Rezzonico,  Bota,  Rodelli,  Rovelli, 
Rizoglio,  Sacchi,  Scaccabarozzi,  Samblatore,  Santa  Maria,  Saporiti. 
Sartinara,  Seroldoni,  Seregni,  Sessa,  Sopralacqua,  Tanzi,  Torriani 
d'Àzzate,  Trivulzio  Conti  di  Pontenure,  Vandoni,  Venzago,  Vergiati, 
Vedani,  Valle  (della).  Villa  (della),  Vittuoni,  Zanatti]. 

78.  Bear.  -  V,  10,  12,  1907;  VI,  1,  1908.  —  Corti  0.  P^  Fa- 
dràglie  patrme  del  Canion  Ticino  [Aglio  (di  Bissone,  di  Arzo),  Airoldi 
<di  Lugano),  Albrici  o  Albrizzi,  Appiani,  Balli  (di  Locamo),  Baraini 
I  di  Genestriere),  Barberini,  BaroflBo  (di  Mendrisio),  Berna  (di  Ascona), 
Beroldigen  (di  Lugano  e  Mendrisio),  Berta  (di  Anzonico),  Bellasi  (di 
Lugano),  Bernasconi  (di  Massagno),  Borgo  (di  Bellinzona),  Borrani 
(di  Brissago),  Bossi  (di  Lugano  e  di  Pambio),  Branca  (di  Brissago), 
Brocca  (di  Lugano),  Buzzi  (di  Mendrisio),  Caccia  (di  Morcote),  Ca- 
muzio,  Canevali  (di  Lugano),  Della  Casa  (dì  Meli  de).  Castagna  (di 
Lugano),  Galloni  (di  S.  Pietro  Pambio),  Caroni  (di  Roncate),  Castelli 
;di  Melide),  Catenazzi  (di  Mendrisio),  Chicherio  (di  Bellinzona),  Ci- 
velli  (di  Noranco),  Gonza  (di  Lugano),  Della  Croce  (dì  Riva  S.  Vi- 
tale), Donati  (di  Astano),  Duni  ''di  Ascona),  Fontana  (di  Melide,  Bru- 
sata,  etc),  Forni  (di  Ajrolo),  Fossati  (dì  Morcote),  Franchini  (di  Men- 
«Irisio),  Franscini  (di  Locamo),  Franzoni  (di  Locamo),  Fraschina 
'del  Bosco  Lugano),  Garove  o  Garovaglio,  Ghiringhelli  (di  Mendrisio), 
Clìannone  (di  Albinasca,  Ajrolo),  Gorini  (di  Lugano),  Gussetti  (di 
Ambi),  Guzzi  (di  Tengia  Rossura),  Laghi  (di  Lugano),  Lezzani  (di 
Mendrisio  e  Lugano),  Lombardi  (di  Ajrolo),  Lucchesi  (di  Pambio), 
Luvini  (di  Lugano),  Mademi  (di  Bissone),  Maggi  (di  Mendrisio  e 
Castel  S.  Pietro),  Mageria  (di  Locamo),  Mantegani  (di  Morcote), 
Marcacci  (di  Locamo),  De  Marchi  (di  Sessa,  di  Astano  e  della  Costa).] 

79.  Bear,  —  V,  11,  1907.  —  Orlandini  U.,  Elenco  ufficiale  dei 
ycòili  Marckegiani  ed  Umbri  ivel  1667. 

80.  Rcar.  —  V,  5,  6,  8,  8, 1907.  —  Mini  G,,  Libro  d'oro  di  Modigliana, 

81.  Bear.  —  V,  12,  1907.  —  Viano  M.,  Famiglie  padovane  ri- 
cordate nella  cronaca  del  Gataro  [Galeazzo  Gataro  cronista  padovano 
fìorì  nel  1380,  e  suo  figlio  Andrea  continuò  la  cronaca  fino  al  1405]. 

82.  Bear.  —  V,  10,  1907.  —  Carreri  F.  C,  Ddla  nobiltà  gis- 
manna  [nel  Friuli], 

83.  Bear.  —  V,  8,  1907.  —  De  Bianchini  F,,  La  famiglia  Be- 
frigni  del  Tirolo, 

84.  Bear.  —  V,  2,  9,  10,  1907.  —  Pidonx  P.  A.,  La  loi  salique 
^tla  successùm  à  la  Couronne  de  France  [IV.  La  nazionalità  del  Duca 
di  Panna.  V.  I  diritti  dei  pretendenti  Orléans,  Bonaparte  di  fronte 
alla  Repubblica  attuale. 

85.  Bear.  —  V,  4,  1907.  -  Pidonx  P.  A,,  Di  MontenuoYO  A., 
Di  Broilo  F.,  Le  Prince  Victor- Napoléon  est  Vheritier  légitime  de  la 
couronne  Imperiale  de  France. 

86.  BsSI.  -  XXIX,  6-9,  1907.  —  Per  la  genealogia  dei  Raspini 
[Note  dei  secoli  XV  e  XVIII]. 

87.  Àsasl.  —  XXII,  3-4,  1906;  XXIII,  1-2,  1907.  —  Ventn- 
rhd  D,,  Il  casato  dei  marchesi  Gravisi  [I.  Guerrieri.  IL  Casa  Gravisi 
e  Capodistria  nel  settecento]. 


86  SPOGLIO   DEI    PERIODICI 

88.  BsSI.  —  XXVIII,  10-12,  1906.  -  Una  Bissoìiese  maritata 
in  Val  d'Intdvi  [Nel  1488;  Aggiunge  notizie  genealogiche  dei  Pas- 
serini e  dei  Molciani  nei  secoli  XVIII  e  XIX]. 

89.  BsSI,  —  XXIX,  1-6,  1907.  —  Per  i  aignori   di   Ornavasso. 

90.  Bear.  --  V,  6,  1907.  —  Biego  L.,  Spinella  Bissari  e  la  sua 
famiglia  [-r  1422]. 

91.  Bear.  —  V,  5,  1907.  —  Di  Broilo  F.,  Teggi,  Taeggi,  Ta- 
veggi  [Notizie  araldiche  e  genealogiche]. 

92.  Bear.  —  V,  8,  1907.    —   Grossi  Gocci   G.,   I  Cavalcanti  di 
'  Atbuquerqtie  [Imparentati  con  quelli  di  Napoli]. 

93.  Bear.  —  V,  2,  1907.  —  Pasini  Frasconi  F.,  La  famiglia  di 
Angelo  Gorelli, 

94.  Bear.  —  V,  9,  1907.  —  Pasini  Frassoni  F.,  I  Cenci  [Studia 
gli  antenati  e  i  discendenti  della  triste  eroina  di  Rocca  Petrella,  dal 
sec.  XII  al  XVIIIJ. 

95.  Bear.  —  V,  10,  1907.  —  Broilo  di  F.,  Sul  titolo  di  Prin- 
cipe di  S.  Martino  [Alla  casa  napoletana  dei  Morra]. 

96.  Tr.  —  X,  2,  3,  1907.  —  Alberti  d'Enno  F.  F.,  I  aignori  de 
Enno,  ora  Conti  d^gli  Alberti  d'Knno. 

97.  Bear.  —  V,  11,  1907.  —  Dall'Arco  G.,  Stemma  dei  Sanguigni 
di  Roma, 

98.  Bear.  —  V,  3,  1907.  —  Pasini  Frassoni  F.,  Lo  stemma  dei 
Cavalcanti, 

99.  Bear.  —  V,  8,  1907.  —  Gatti  A.,  Eoe  libris  Castani. 

100.  Bear.  —  V,  1,  1907.  —  Brunetti  C,  Ex  libris  BertinL  — 
Di  Broilo,  Ex  libris  dell'ordine  religioso  di  Nostra  Signora  del  Monte 
Canneto. 

101.  Bear.  ~  V,  12,  1907.  —  Di  Broilo  F.,  Le  vere  insegne  dei 
militi  di  S.  Domenico. 

102.  Bear.  -  V,  12,  1907.  —  Angnissola  di  San  Damiano  G., 
Patrizi  Napoletani  contro  la  lì.  Deputazione  di  S.  Gennaro. 

103.  Bear.  —  VI,  1,  1908.  —  Mannueei  S.,  /  conti  Palatini  [Storia 
dell'Ordine]. 

104.  Bear.  —  V,  11,  1907.  —  VaUln  I.,  Uordre  Rogai  de  la 
couronne  de  fer  [Fondato  da  Napoleone  il  5  giugno  1805  per  memoria 
della  sua  incoronazione  a  Re  d'Italia]. 

105.  Bear.  —  V,  4,  1907.  —  Leoni  G.,  L'ordine  di  Malta, 

106.  Bear.  —  V,  6,  1907.  —  Breton  0.,  —  Ordres  Poìitìficaux 
de  chevalerie. 

107.  Bear.  —  V,  2,  4,  6,  10,  1907.  -  Marchetti  L.  A.,  L'ordine 
del  Santo  Sepolcro  nel  rito  massonico.  —  Botelli  I.,  Reception  du  Vi- 
comie  de  Chateaubnaìid  daixs  Vordre  du  Saint-Sépulcre.  -  Arroyo  F.» 
La  cìnta  del  Santo  Sepolcro.  —  Il  nuovo  patriarca  Gerosolimitano  Gran 
Maestro  dell' Ordirle  Militare  del  S.  Sepolcro.  —  Dn  Pont  de  la  Biran- 
dière,  La  prétendue  ré  forme  de  l'Ordre  Militaire  du  Saint-Séptdcre. 
—  Ancora  la  riformai  dell'Ordine  Militare  del  S.  Sepolcro, 

108»  Bear.  —  V,  1,  1907;  VI,  1,  1908.  —  De  Place^,  La  croix  de 
Jerusalem.  —  De  Maiiroy  A.,  La  croix  du  Saìni-Sépulcre  [Origine  della 
croce  a  cinque  croci]. 


STORIA    PREROMANA   E    ROMANA  87 

2.  STORIA  PREROMANA  E  ROMANA. 

A)   ARCHEOLOGIA. 

109.  AsSar.  —  III,  1-2,  1907.  —  Taramelli  A.,  I  nuraghi  della 
Sardegna  [A  proposito  della  pnbblicazione  di  Hector  de  Chaignon]. 

110.  AgM.  —  Vni,  1-2, 1907.  —  La  Corte  Cailler  G.,  Una  moneta 
antica  di  Messina  [Acquistata  per  L.  22.500  dal  barone  Pennisì  in 

^ara  con  Pierpont  Morgan]. 

111.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  Bebriacum,  Beiriacum, 
Bedriacum  (praedium)  [Discussione  filologica  sul  nome  del  luogo 
reso  famoso  dalla  battaglia  per  cui,  neiranno  69  d.  C,  Vi  telilo  perse 
il  trono  contro  Vespasiano]. 

112.  BssA.  —  S.  2,  XIX,  16,  1907.  -  Balzano  V.,  Avanzi  della 
dita  pelasgica-'osca-sannitica  in  Castel  di  Sangro. 

113.  BsSI.  —  XXIX,  1-5,  1907.  —  Ginssani  A.,  Due  nuove  iscri- 
zumi  del  Canton  Ticino  [Iscrizione  preromana  in  Maroggia  e  iscri- 
zione romana  in  Bovio]. 

114.  MTer.  —  I,  2,  1907.  —  Tignola  F.  N.,  Il  teatro  romano  di 
Verona  e  due  dipinti  del  rinascimento  [Qianfrancesco  Caroto  e  Andrea 
Mantegna  nel  secolo  XVI  riprodussero  nelle  loro  opere  il  teatro 
di  Verona]. 

115.  EPi/.  —  XXIII,  1-2,  1907.  -  De  Giorgi  C,  L'anfiteatro 
romano  di  Ijecce  [Descrizione]. 

116.  RPw.  —  XXIII,  5-8,  9-10,  1907.  ~  Jacobone  5.,  Venusiiim 
[Storia  generale  dell'antica  città  della  Puglia  dai  tempi  preistorici]. 

117.  BsA.  —  S.  2,  XVI,  27,  1907.  —  Chiaborelli  C,  Città  di  Acqui, 
antichità  romane  scoperte  negli  scavi  occorsi  per  la  costruzione  della 
caminiera  del  cotonificio  Gibdli  in  regione  «  Orto  ». 

118.  BsS.  —  III,  5,  1906.  —  Argentina  N.,  Nuove  scoperte  di 
tombe  [Greco-romane]. 

119.  Asasl.  ~  XXm,  1-2,  1907.  —  SehiaTUZzi  B.,  Agro  di  Fola, 
notizie  archeologiche  [Scoperta  di  due  tombe  del  I  secolo  in  Valdo- 
gora  presso  a  Pola.  Scoperte  a  S.  Giovanni  alle  fontanelle  presso  a 
romer.  Ripartizione  d'oggetti  e  di  monete  romane  a  Monte  Cavallo]. 

120.  Ball*  —  L,  3,  1907.  —  Gómez-Moreno  M,,  El  municipio  ilur- 
eonense  [Contributo  di  epigrafia  e  storia  locale]. 

121.  Bah.  —  L,  3,  1907.  —  Fita  F.,  Da  Varea  a  Ntimancia,  viaje 
epigràfico  [Raccoglie  le  iscrizioni  trovate  a  Varea,  Alberite,  Rasillo 
de  Caiperos,  Matute  de  la  Sierra,  Chavaler,  Tardesillas,  Numancia]. 

122.  Bah.  —  L,  4,  1907.  —  Baraibar  F.,  Lapidas  romanas  de 
Trido  [Raccolta  di  numerose  epigrafi  funerarie]. 

123.  Bah.  —  L,  4,  1907.  —  Gómez-Moreno  M.,  Nuevo  miliario  del 
Bierzo  [A  proposito  di  una  pietra  miliare  con  dedica,  dell'anno  80  p.  C.]. 

^  124.  Bah.  —  L,  4,  1907.  —  Fita  F.,  De  Clmna  d  Trido,  viaje 
epigràfico  [Iscrizioni  rinvenute  a  Canales  de  la  Sierra  ed  al  Castilìo 
de  Tobia]. 

125.  Bah.  -  L,  5,  1907.  —  Feliciani  \.,  La  battaglia  di  Cissis^ 
C^I6  av.  Cr.)  [Ritiene  che  Gneo  Scipione  molto  probabilmente  cominciò 
la  8Ua  prima  campagna  della  Spagna  espugnando  Ansa;  dopo  l'oc- 
cupazione di  Ansa  segui  l'avanzata  contro  gli  Ilergeti  assediandone 


88  SPOGLIO   DEI  PERIODICI 

la  loro  capitale  Antagrum,  in  ultimo  ebbe  luogo  la  battaglia  di  Cissis 
e  r  arrivo  di  Asdrubale  prima  nei  dintorni  di  Tarraco  e  poi  nel  ter- 
ritorio degli  Ilergeti], 

126.  Bah.  —  L,  5,  1907.  —  Monsàlud,  Ntievas  inscripcioìves  ro- 
manas  de  Extremadura  [Epigrafi  framment.  trovate  a  Mérida  e  ad 
Alan j  e]. 

127.  Bah.  —  L,  6,  1907.  —  El  Marqnés  de  Monsalad,  Epigrafìa 
romana  de  Extremadura  [Descrizione  delle  marche  di  fabbrica  rin- 
venute su  stoviglie  e  graffiti  a  Villafranca  de  los  Barros]. 

128.  Bah.  —  L,  6,  1907.  —  Saavedra  E.,  Las  muraUas  rom^anas 
de  SevUla  [Descrizione  particolareggiata  delle  mura,  che  presentano 
notevoli  traccie  visibili  del  cosidetto  «  opus  incertum  »]. 

129.  Bah.  —  L,  6,  1907.  —  Fita  F.,  Inscripciones  romanas  de 
ViUaricos,  VUlatuerta  y  Carcasiillo  [Descrizione  sommaria]. 

130.  Bah.  —  L,  4,  1907.  —  Monsalad,  Epigrafia  romana,  griega 
y  visigotica  de  Extremadura  y  Andalticia  [Lapidi  trovate  a  Mérida, 
Solana  de  los  Barros,  e  Italica]. 

131.  Bah.  —  LI,  2-3, 1907.  —  Feliciani  N.,  La  rivolta  del  Sverone 
[Cfr.  Livio,  XXVIII,  24]. 

132.  Bah.  —  LI,  2-3,  1907.  —  Moraleda  j  Estahan,  2ììueva  In- 
scripción  romana  de  Toledo  [Epìgrafe  di  dubbia  interpretazione]. 

133.  Bah.  —  LI,  5,  1907.  —  Del  Arco  A.,  Nuevas  Idpidas  en  Tar- 
ragona, 

134.  Bah.  —  LI,  5,  1907.  —  Fita  F.,  Antiguedades  Ebusitanas 
[Ibiza  punico-romana  ;  con  riferimenti  alla  seconda  guerra  punica; 
nuove  iscrizioni  della  stazione  archeologica  dell'Isola  di  Ibiza,  nu- 
mismatica, necropoli,  ecc.]. 

135.  Bah.  —  LI,  6,  1907.  —  Fita  F.,  Tres  Idpidas  romanas  de 
Puzol. 

136.  PhwB.  —  XXI,  28,  1904.  —  Cagnat  R.,  Tontaris  J.  et  La- 
faye  G.,  Inscriptiones  graecae  ad  res  romanas  pertinentes  [Contributo 
utilissimo  allo  studio  dell'antichità  romana]. 

137.  PhwB.  —  XXII,  25,  1905.  —  Petersen  E.,  Comitium,  Mostra, 
Grab  des  Romuhis  [A  proposito  degli  scavi  circa  il  luogo  del  Comizio, 
della  colonna  rostrale  e  della  tomba  di  Romolo]. 

138.  PhwB.  —  XXII,  25,  1905.  —  Lnckenbach  H.,  Kunst  und 
Greschichte  [Saggio  di  storia  dell'arte  neir antichità]. 

139.  PhwB.  —  XXIII,  13,  1906.  —  Ganokler  P.,  Un  catalogue 
figure  de  la  bateUlerie  gréco-romaine.  Z/a  mosaiqiùe  d*Althiburus  [Illu- 
strazione di  un  mosaico  frammentario]. 

140.  PhwB.  —  XXIII,  44,  1906.  —  Ernont  A.,  Le  parler  de  Pré 
neste  d'après  les  inscriptions  [Ampio  materiale  lessicale  e  filologico] . 

141.  PhwB.  —  XXVIII,  49,  1906.  —  Nicole  J.,  Un  catalogue 
d*(Buvres  d'art  conservées  à  Rome  à  V epoque  imperiale  [Da  un  papiro 
frammentario,  in  cui  si  citano  un  Ercole  di  Glicone,  le  statue  dei 
Dioscuri,  della  Libertà  di  Difrone,  di  Giove  Ospitale,  ecc.]. 

142.  PhwB.  —  XXIII,  49,  1906.  —  Merlin  A.,  L'Aventìn  da-ns 
l'antiquifé  [Contributo  alla  topografia  di  Roma]. 

143.  Wst.  —  XXIV,  2,  1902.  —  Weinberger  W.,  Handschriftliche 
und  inschriftlichen  Ahkurzungen  [Esempi  di  abbreviature  comuni 
come  DS,  in  uso  assai  prima  del  sec.  VI,  all'infuori  dei  nomi  sacri, 
tratte  dai  papiri  e  dalle  iscrizioni]. 


8T0RIA   PREROXINA   E  ROHAVA  89 

B)   LEGISLAZIONE,    USI,    COSTUMI,    RELIGIONE. 

144.  AsI.  —  S.  5,  XL,  3,  1907.  —  Pascal  C,  Calendario  romano 
[Si  trova  in  un  codice  ambrosiano  dei  «  Fasti  » ,  comprende  i  primi 
soli  sei  mesi;  TA.  ricordando  i  trenta  calendari  frammentari  perve- 
nuti su  lapidi,  illustrati  dal  Mommsen  e  le  obbiezioni  da  costui  mosse 
ad  altri  calendari  manoscritti  pubblicati  dal  Merkel,  dall' Omont,  dal 
Boissier,  esamina  criticamente  il  testo  da  lui  scoperto,  escludendo 
che  tutte  le  notizie  da  esso  contenute,  che  non  ci  derivano  dai  «  Fasti  » 
antichi,  siano  state  agg^iunte  sulla  traccia  di  Ovidio,  e  ritenendo  in- 
vece che  il  fondo  e  la  sostanza  dell'opera  fosse  un  antico  calendario 
probabilmente  inciso  in  pietra.  Segue  il  testo]. 

145.  AsI.  —  S.  5,  XL,  4,  1907.  —  Tassali!  F.  E.,  L'amministra- 
zione provinciale  rombarla  [Rassegna  ampia  del  volume  di  W.  T.  Arnold]. 

146.  CcEL.  —  V,  8-12,  1906-1907.  —  De  Gubernatis  A.,  Il  culto 
dei^patres  »  presso  gli  antichi  Romani  [Continuazione,  cfr.  ÈsI,  1907, 
sp.  n.  186]. 

147.  PhwB.  —  XXI,  16,  1904.  —  Roby  H.  1.,  Roman  private  law 
in  the  time  of  Cicero  and  of  the  AnUmines  (0,  GeibJ  [Studio  di  legisla- 
zione civile  comparata]. 

148.  PhwB.  —  XXII,  45,  1905.  —  Lambert  E.,  Uhistoire  tradi- 
tiortneUe  des  XII  Tables  et  les  critères  d' iruiuthenticité  des  iraditions 
en  usage  dans  Vécole  de  Mommsen  [Ampia  critica]. 

149.  PhwB.  —  XXII,  44,  1905.  —  Banson  C.  L.,  Studies  in  ancient 
fourmiure.  Conche  and  bets  of  the  G-reeks  Etrnscans  and  Romxins, 

150.  PhwB.  —  XXm,  44,  1906.  —  Bolkestein  H.,  De  Colonatu 
Bamano  eiusque  origine  [Studio  sulle  condizioni  dei  coloni  romani 
dalle  origini,  nelle  costituzioni  teodosiane  e  giustinianee]. 

151.  PhwB.  —  XXIII,  28, 1906.  —  Bloch  A.,  Le  praefectus  fabrum 
[Contributo  alla  storia  della  burocrazia  romana  e  della  collegialità 
barante  l'Impero] . 

152.  PhwB.  —  XXII,  41,  1905.  —  Manlgk  Alf.,  Pfandrechtliche 
Unterschungen.  Zur  geschichte  der  rómische  Ilypoteck  [Ampio  studio 
delle  ipoteche  nella  storia  del  diritto  romano]. 

153.  PhwB.  —  XXII,  28,  1905.  —  Wissowa  G.,  Gesammdte 
Ahhandlungen  zur  rOmische  Religions-und  Stadtgeschichte  [Raccolta 
compiata  di  dati  e  di  monografie  riguardanti  la  storia  civile  e  reli- 
giosa dei  Romani]. 

154.  PhwB.  —  XXII,  51,  1905.  —  Stending  H.,  GnechLsche  und 
r^nische  Mythologie  [Silloge  di  miti  greci  e  romani]. 

155.  PhwB.  —  XXII,  39,  1905.  —  HaeberUn  E.  J.,  Zum  Corpus 
nummorum  aeris  gravis.  Die  systematik  des  aeltesten  romische  Mtinz- 
icesens  [Lavoro  preparatorio  per  la  conoscenza  della  storia  dell'arte 
e  della  civiltà  romana]. 

156.  PhwB.  —  XXII,  34,  1905.  -  Yaleton  I.  M.  J.,  Het  oud- 
romeinsche  huwdijk  in  het  licht  van  het  zedelijk  oordeel  [Studia  il 
matrimonio  e  la  condizione  della  donna  nell'antica  Roma  sotto  il 
punto  di  vista  della  morale  moderna]. 

157.  PhwB.  —  XXIII,  33-34,  1906.  —  Onmmerns  H.,  Der  Rthnische 
Gutsbetrieb  als  tvirtfischaffUcher  Organùtmus  nach  den  Wercken  des 
Caio,  Varrò  und  Columella. 


90  SrOOLIO   DKI  PRRIODICI 

158.  PhwB.  —  XXII,  20,  1905.  —  Bostowzew  M.,  Geschichle  der 
Staaispacht  in  der  rdmische  Kaiserzeit  bis  DiocleUan  [Traduzione 
tedesca  dal  russo]. 

159.  PhwB.  ~  XXII,  40, 1905:  —  Brnnner-Mommseii,  Zum  àltesten 
Shxifrecht  der  Kulturv&lker.  Fragen  zur  Rechtvergleichung  [Saggio  sul- 
r  antichissima  legislazione  penale  popolare  con  accenni  di  Diritto 
comparato]. 

160.  PhwB.  —  XXII,  6,  1905.  —  Grill  J.,  Die  persische  Mysterien- 
religion  in  rfìmische  Reich  und  dem  Christenium  [Porge  un*idea  ab- 
bastanza chiara  dei  risultati  ottenuti  nella  ricerca  dei  misteri  orien- 
tali penetrati  in  Occidente  al  tempo  dell'Impero]. 

161.  PhwB.  —  XXII,  18,  1905.  —  Erman,  Romische  RechtgeschichU 
[Rassegna  dei  volumi  I,  II  e  III  del  Voigt]. 

162.  PhwB.  —  XXII,  18,  1905.  —  Litt  Th.,  De  Verii  Flacci  et 
Comelii  Tjobeonis  Fastoriim  libris  [Contributo  storico-linguistico]. 

163.  PhwB.  —  XXII,  13,  1905.  —  Ziegler  M.,  FasH  trìbunorum 
plébis  133-170  [Lista  quasi  definitiva]. 

164.  PhwB.  —  XXII,  13,  1905.  —  Stein  1.,  Die  Protokolle  den 
Rl}mi8che  Sena f 8  und  ihre  Bedeutung  cds  Geschichisquelle  filr  TacifuJt 
[Mostra  che  Tacito  ha  dovuto  servirsi  per  gli  Annali  degli  «  Acta 
Senatus  »,  cui  deve  i  suoi  copiosi  particolari]. 

165.  Wst.  —  XXIV,  2,  1902.  —  Steinaeker  H.,  Zum  Zusammen- 
Tiang  zwiscìien  antìkem  und  fruhmittélalterlichem  Re^gùsterwesen  [Mercè 
i  papiri  noi  conosciamo  pure  il  modo  con  cui  erano  tenuti  i  registri 
sotto  l'Impero  romano.  Analogia  che  si  riscontra  tra  questi  papiri, 
i  «  commentarla  »  o  «  acta  romanorum  »  e  le  «  gesta  »  o  <r  regesta  » 
del  medioevo]. 

166.  Wst.  -  XXV,  2,  1903.  —  Hilberg  I.,  Die  «  fasces  laureati  » 
der  antretenden  Konsuln  [Quest'uso  sembra  risalire  a  Tiberio  :  para- 
gona Cic.  De  Divin.  I,  28,  59  con  Val.  Max.  I,  7,  5]. 

167.  Wst.  -  XXV,  2,  1903.  —  Hesky  R.,  Anmerlcungen  zur  *  Lea: 
Acilia  repefuììdarum  »  [Non  abbiamo  che  una  piccolissima  parte  di 
questa  legge  in  C.  I.  L.  I,  pag.  49  e  segg.  ;  piena  di  lacune  senza 
che  una  linea  sola  sia  completa.  L'A.  prova  di  completare  il  testo]. 

168.  Wst.  -  XXIV,  4,  1902.  ~  Oichorius  C,  Les  Annales  d£  Sem- 
proniunH  Tiiditanus  [Non  si  tratta  veramente  di  annali,  ma  di  una 
opera  importantissima  sulle  magistrature  romane]. 

169.  Wst.  -  XXIV,  4,  1902.  ~  Haekel  H.,  Die  hypothesen  zur 
«  Ijex  lulia  Municipalis  »  [Esamina,  critica  e  refuta  le  conclusioni 
di  Savigny,  (Vermischen  Schriften  III,  pag.  328  e  segg.).  In  questa 
legge  v.  C.  I.  L.  I,  206]. 

170.  Wst.  —  XXIV,  2,  1902.  —  Dessan  H.,  Das  municipalgeseize 
der  hispanische  Sttider  [1°  la  «  Lex  Salpensana  »  a  Malaga;  2»  inter- 
polazioni della  «  Lex  Ursonensis  »;  3*>  su  un  nuovo  frammento  di 
diritto  municipale  spagnuolo.  Questa  iscrizione  trovata  su  una  tavola 
di  bronzo  a  Siviglia  può  essere  integrata  per  mezzo  della  «  Lex 
Malacitana  »,  di  cui  è  parte]. 

171.  Wst.  —  XXV,  2,  1903.  —  BraftHloff  8.,  Deitrà'ge  zum  rómiscìun 
Sfaahrecht  [«  Creatio  beneficio  Caesaris  ».  Spiega  tale  espressione, 
specialmente  per  mezzo  della  iscrizione  votiva  di  L.  Titimo,  del  63, 
trovata  a  Luni,  e  di  cui  l'A.  riporta  il  testo]. 

172.  Wst.  -  XXVI,  1,  1904.  —  Brassloff  S.,  BeitrUge  zur  Erlaw 
terung   der  «  Lex  Acilia   Repetundarum  »  [Questa  legge  data   dal- 


STORIA    l'REROVANA    E    KOHAKA  91 

Tanno  122  a.  Cr.  e  ci  è  rimasta  frammentarìa.  Lo  studio  fattone 
dal  Mommsen  fu  molto  controverso ,  nonostante  che  sia  da  ritenersi 
come  definitivo  in  parecchi  punti.  L'A.  tratta  di  nuovo:  !<>  «  De 
patrono  repudiando  >;  2<>  «  Lex  Acilia  »  e  «  Lex  Cincia  }>;  3^  Rela- 
zioni della  e  Lex  Acilia  »  colla  «  Lex  Calpurnia  »  e  la  «  Lex  lunia  »]. 

C)   STORIA    POLITICA    E    LETTERARIA    GENERALE 
O    DI    FATTI    E    PERSONAGGI    SPECIALI. 

173.  PhwB.  —  XXIII,  27, 1906.  —  Waipier  W.,  liom  [Storia  del 
popolo  romano  e  della  sua  cultura]. 

174.  PhwB.  -  XXIII,  20,  1906.  —  Ompp  G.,  Kulturgeschichte 
der  BOmischen  Kcdserzeit  [Studia  il  trapasso  dalla  coltura  pagana 
alla  civiM  cristiana]. 

175.  PhwB.  —  XXII,  35,  1905.  —  Modestov  T.  I.,  Wedenje  u. 
Ehnskuju  Istoriju  [Studio  sullo  stato  della  quistione  etrusca  ai  giprni 
nostri]. 

176.  PhwB.  —  XXII,  39,  1906.  —  Bnck  C.  D.,  A  grammar  of 
Oxcan  aiìd  Umbrian  tuiih  a  collection  of  inscnptions  and  a  glossary 
Contributo  storico-lessicale  alla  lingua  e  letteratura  Umbro-Osca]. 

177.  PhwB.  -  XXIII,  36,  1906.  -  Champanlt  Ph.,  Phénidem  et 
Crrfkst  en  Italù  d'après  VOdgssée  [Disamina  delle  tradizioni  omeriche 
circa  lo  stanziamento  dei  Fenici  e  dei  Greci  in  Italia]. 

178.  PhwB.  —  XXII,  34,  1905.  —  Barthel  W.,  Zur  geschichte  der 
rmische  Stddte  in  Afvika  [Analisi  dei  documenti  a  noi  pervenuti]. 

179.  AT.  —  XXX,  II,  2,  1907.  —  Pinzi  V.,  I  sardi  PelliH  [Nei 
tempi  antichi  e  moderni]. 

180.  Wst.  —  XXV,  1,  1903.  —  Stowasser  J.  M.,  Das  Gébet  der 
ArtalbrUder  [Nuova  lettura  ed  interpretazione  del  testo]. 

181.  W8t.  -  XXVI,  1,  1904.  —  Engelbrecht  A.,  Ein  vermeintliches 
Zeugnis  des  Seneca  ilber  des  Livius  philosophische  Schriftstellerei  [Se- 
neca, Epist.  C,  9,  afferma  che  T.  Livio  aveva  composto  delle  opere 
(li  filosofia;  tuttavia  non  si  può  ammettere  che  nell'Epist.  XLVI  sia 
designato  come  un  vero  filosofo.  Non  vi  si  tratta  se  non  di  un'al- 
lusione fortuita  nel  passo:  «  qui  primo  adspectu  aut  T.  Livii  aut 
Epicuri  posset  videri  »  alle  opere  filosofiche  di  Livio  e  non  alla  loro 
natura]. 

182.  PhwB.  —  XXI,  19,  1904.  —  Schwarz  Ed.,  Notae  de  Roma- 
norum  Annaltbus  [Contributo  di  critica  storica  al  periodo  degli 
annalisti]. 

183.  PhwB.  —  XXII,  26,  1905.  —  Schnlz  0.,  Beitrage  ziir  Kritik 
Hìmrer  Utlerarischen  Ueberlieferuiig  filr  die  Zeit  von  Commodus'  Sturze 
'^M  auf  den  Tod  des  M.  Aurelius  Antoniiius  [Contributo  alla  critica 
delle  nostre  tradizioni  letterarie  pel  tempo  che  va  dalla  fine  di  Com- 
modo sino  alla  morte  di  M.  Aurelio  Antonino]. 

184.  PhwB.  —  XXII,  15,  1905.  —  CoUignon  A.,  Pt^frone  en  France 
Esame  della  vita  e  dei  costumi  di  Petronio  durante  il  suo  soggiorno 

nelle  Gallie]. 

185.  BsS.  —  IV,  3-4,  1907.  —  Bianchi  L.,  Il  poeta  Marco  Pacurio 
Carattere  dell'arte  sua,  relazioni  con  quella  di  Atiio]. 

186.  PhwB.  —  XXIII,  18,  1906.  —  Soltan  W.,  Die  Qiiellen  Phc- 
tonjhs  in  der  Biographie  des  Valerius  Poplicola. 


92  SPOQLTO  DEI    PERIODICI 

187.  PhwB.  —  XXIII,  48,  1906.  —  Anastasi  A.,  Quatenus  T,  Livius 
L.  Codio  Antipatro  aiiciore  usus  sii  [Scarso  materiale]. 

188.  PhwB.  —  XXII,  24,  1905.  —  De-Marchi  E.,  Di  un  poemetto 
apocrifo  attribuito  a  Virffìlio  [Repertorio  di  dati  circa  la  composizione 
del  «  Culex  »  di  VirgiUo]. 

189.  PhwB.  —  XXII,  50,  1905.  —  Schnetze  E.,  Juvenalis  ethmis 
[Frova  che  Giovenale  fu  piuttosto  un  moralista  anziché  un  retore]. 

190.  PhwB.  —  XXII,  27,  1905.  —  Prudhomme  L.,  Troisikum  étude. 
sur  Vhistoire  du  tsxte  de  Svétone  «  De  Vita  Caesarum  »  [Ampio  esame 
dei  mss.]. 

191.  PhwB.  —  XXII,  27,  1905.  —  Hnltsch,  Polybu  Historiae  IV 
et  V  [A  proposito  della  nuova  edizione  del  Buttner-Wolft  riveduta 
e  corretta  dopo  23  anni  di  lavoro;  è  raccomandata  vivamente]. 

192.  PhwB.  —  XXII,  28,  1905.  —  Stein  Fr.,  Tacitti^  und  seine 
Vorgànger  ilòer  germanische  St^mme. 

193.  PhwB.  —  XXIII,  30-31,  1906.  —  Baeha  E.,  T^  genie  de  Tacite, 
la  creatimi  des  Annales  [Studio  storico-psicologico]. 

194.  PhwB.  —  XXIII,  36,  1906.  —  Bretschneider  C,  Qm  ordine 
ediderit  Tacitus  singulas  Annolium  partes  [Esame  accurato  con  risul- 
tati incerti]. 

195.  PhwB.  —  XXIII,  4,  1906.  —  Werner  J.,  BeitrOge  zur  Kuiide 
der  lateinischen  Literatur  des  Mittelalters, 

196.  Bah.  —  L,  2,  1907.  —  Feliciani  N.,  Potenzialitcì  militare  di 
Roma  e  di  Cartagine  [Considera  i  contingenti  militari  delle  due  po- 
tenze durante  la  2»  guerra  punica]. 

197.  Wst.  —  XXrV%  1-3,  1902.  -  Jung  J.,  Hannibal  bei  die  Li- 
gures  [Ricerche  storiche  e  topografiche  per  servire  alla  storia  della 
2*^  guerra  punica:  1<»  avvenimenti  dalla  fine  del  218  al  principio 
del  217  av.  Cr.  ;  2®  passaggio  di  Annibale  per  TApennino  e  dove 
sia  avvenuto,  probabilmente  per  Pontremoli,  sulla  medesima  strada 
che  verso  il  1268  presero  le  soldatesche  di  Corradino  ;  3*»  la  pianura 
del  Po  nel  218  av.  Cr.  e  le  comunicazioni  fluviali;  4*  le  origini  di 
Siena]. 

198.  Wst.  -  XXVI,  1,  1904.  -  Fuchs  J.,  Hannibal  in  Mittd- 
italien  [Esamina  nuovamente  le  operazioni  militari  svoltesi  nei  din- 
torni del  Lago  Trasimeno.  Saggio  topografico]. 

199.  Bah.  —  L,  1,  1907.  —  Feliciani  N.,  Le  fonti  della  seconda 
guerra  punica  nella  Spagna  (218-206  av.  Òr.)  [Esamina  e  critica 
autori  antichi  e  moderni  che  trattarono  della  2^  guerra  punica; 
lamenta  l'incuria  in  cui  è  lasciata  la  topografia  per  questo  periodo]. 

200.  PhwB.  —  XXII,  37,  1905.  —  Andollent  A.,  Carthage  Romaine 
146  av,  Chr,'698  p.  Ckr.  [Le  condizioni  di  Cartagine  dopo  la  domi- 
nazione dei  Romani  sino  all'invasione  dei  Mussulmani]. 

201.  PhwB.  —  XXII,  26,  1905.  —  Kornemann  E.,  Zur  Geschichte 
der  Gracchenzeit  [Ricerche  delle  fonti  e  critica  relativa  dei  fatti  av- 
venuti al  tempo  dei  Gracchi]. 

202.  Wst.  —  XXIV,  3,  1902.  —  Siess  H.,  De  epistularum  f rag- 
mentis  Comeliae  Gracchorum  mairi  attributi^  [L'A.  li  ritiene  con 
molta  probabilità  autentici]. 

203.  Wst.  -  XXV,  2,  1903.  —  Mras  K.,  Der  Mamius  Titel  def 
Sex,  Pompeius  und  der  Impei-aior  Titel  des  Augii^tus  [Sopra  un'iscri- 
zione trovata  a  Lilibeo  e  relativa  a  Pompeo,  si  vede  che  il  cognome 


STORIA    PREROMANA   E   ROMANA  93 

occupa  il  primo  posto,  contro  Tuso  che  poneva  sempre  prima  il  pre- 
nome, poi  il  nome  gentilìzio,  quindi  il  cognome;  T iscrizione  è  del 
39  av.  Cr.]. 

204.  PhwB-  -  XXII,  26,  1905.  —  Foocart  P.,  Im  formatian  de 
la  Province  Eomabie  en  Asie  [Studio  critico-storico  sul  modo  tenuto 
dai  Romani  nel  costituire  una  provincia]. 

205.  PhwB.  —  XXI,  30,  1904.  —  Cauer  F.,  De  rebus  divi  Augusti 
auspidis  in  Germania  gestis  quaestiones  selectae  [Rassegna  dell'opera 
del  Winkclsesser]. 

206.  W»t.  —  XXVI,  2,  1904.  -  Mesk  J.,  Ciceros  Nachruf  an  die 
•  Jjegio  Mariia  j>  [In  questo  passo  Cicerone  imita  le  orazioni  funebri 
dei  Greci]. 

207.  W«t.  —  XXVII,  2,  1905.  —  GoldAnger  B.,  Zur  geschichte 
der  *  Legio  XIII  gemina  »  [Nel  principio  delPanno  68,  questa  legione 
per  ordine  di  Nerone  lasciò  la  Brettagna  ;  nella  primavera  del  69 
ritornò  in  Italia  dalla  Pannonia,  per  difendere  l'imperatore  Ottone; 
partecipò  alla  battaglia  di  Bedriaco  e  fu  in  seguite  rinviata  nella 
Brettagna,  che  lasciò  definitivamente  nel  70  per  andare  in  Ger- 
mania. Di  qui  dal  147  al  150  andò  a  servire  nella  Mauritania  :  il  che 
è  quanto  risulta  da  un  frammento  d'iscrizione  trovato  a  Cesarea]. 

208.  PhwB.  —  XXIII,  42,  1906.  —  Tenturini  L.,  Caligola  [Vol- 
farìzzazione  della  vita  e  delle  opere  di  Gaio]. 

209.  PhwB.  —  XXIII,  23,  1906.  —  Dttnzelmann  £.,  Aliso  und  die 
Varusschlacht  [Saggio  storico-topografico]. 

210.  PhwB.  —  XXII,  34,  1905.  —  Sehnlz  Th.  0.,  lAben  des  Kaiser» 
Hadrian  [AnalisLdelle  fonti  e  ricerche  storiche  sulla  vita  di  Adriano]. 

211.  PhwB.  —  XXII,  41,  1905.  —  Korneniann  E.,  Kaiser  Adnan 
und  der  lezie  grosse  HìMoriker  von  Eom  [Ampio  studio  di  critica  delle 
fonti  riguardo  la  personalità  di  Adriano]. 

212.  PhwB.  —  XXII,  42,  1905.  —  Wolff-Beeh  Br.,  Kaiser  Titus 
ìiìid  der  Jadiscke  Krieg  [Tentativo  per  dimostrare  che  Tito  al  tempo 
della  guerra  coi  Giudei  era  divenuto  pazzo]. 

213.  PbwB.  —  XXII,  38, 1905.  —  Stich  I.,  D.  Imperatoris  Marci 
Antonini  Oommeniariorum  quos  sibi  ipsi  scripsit  libri  XII, 

214.  PhwB.  —  XXII,  28,  1905.  -  Stich  H.,  Mark  Aurei  der  Phi- 
losopk  auf  dem  r&mische  Kaiserthron  [Studia  Marco  Aurelio  nei  suoi 
rapporti  colla  filosofia  antica]. 

215.  PhwB.  —  XXIII,  41,  1906.  —  Martow  A.,  ijber  di  Ehren- 
("mter  der  Hjmischen  Kaiser  in  den  Stà'dten  in  den  ersten  drei  lahr- 
hunderien  des  KaiserreicJis. 

D)    CRISTIANESIMO    PRIMITIVO. 

216.  Msc.  —  V,  2,  1907.  —  Benigni  U.  e  Brunner  G.,  De  liomanae 
Ecclesiae  exordiis  fontes  historici  [Continuazione,  cfr.  Usi,  1907, 
sp.  n.  202:  Schemi  scolastici  di  storia  ecclesiastica;  il  martirio 
romano  di  Pietro  e  Paolo;  alcune  leggende  romane  di  Pietro  e 
Paolo;  Pietro  e  Simone  mago;  la  fuga  di  Pietro;  Paolo  e  Seneca]. 

217.  PhwB.  —  XXIII,  24,  1906.  ~  Soltan  W.,  Petrusanekdoten  und 
PftrusUgenden  in  der  Apostelgeschichte. 

218.  Bsst.  —  III,  3,  6,  10,  1907.  —  Ermonl  T.,  Ixi  teologia  di 
S.  Paolo   [Continuazione,  cfìr.  Bsl,  1907,  sp.  n.  209:  La  divinitiV  di 


M  SPOGLIO  DEI    PERIODICI 

Gesù  Cristo;  la  divinità  dello  Spirito  Santo;  la  Trinità;  la  Cristo- 
logia; 1  mezzi  con  cui  ci  è  comunicata  la  giustizia  inteji'iore;  i  sa- 
cramenti]. 

gl9.  Vswg.  —  V,  1-2,  1907.  —  Schneider  F.,  Neu^  Theonen  Ubef 
das  Kirchliche  Zinsverbot  [Durante  il  medioevo:  a  proposito  delle 
teorie  del  Finke,  dello  Schaub,  del  Lessel]. 

220.  Rsst.  —  III,  2,  4,  1907.  —  Outope  G.,  La  fede  nella  divi- 
nìtà  del  Cristo  durante  l'età  apostolica  [Continuazione,  cfir.  Bsl,  1907, 
sp.  n.  194:  II.  La  fede  semplice  nella  divinità  del  Cristo;  perchè  i 
primi  fedeli  hanno  creduto  nella  divinità  del  Salvatore;  III.  Qual 
posto  i  primi  fedeli  hanno  assegnato  air  Uomo-Dio], 

^1.  Essi.  —  III,  9,  1907.  —  Fracassini  V.^  La  letteratura  epi- 
stolare  del  nuovo  Testamento. 

222.  E88t,  —  III,aO,  1907.  -  Mari  F.,  Bollettino  biblico  [Ras- 
segna di  opere  sul  nuovo  Testamento]. 

223.  Essi.  —  III,  5,  12,  1907.  —  Mannucci  U.,  Sii  le  recenti  teorie 
CìtTii  l'evoluzione  storica  dei  Sacramenti  [Continuaz.,  cfr.  Esl,  1907, 
sp.  u.  196  :  III.  La  questione  della  istituzione  «  per  Cristum  »  al 
Concìlio  di  Trento]. 

224.  Rhe.  —  Vm,  4,  1907.  ~  Mahé  J.,  L' Eucharistie  d'après 
Sai  ìli  Cyrille  d' Alexandrìe. 

225.  Mse,  —  V,  2,  1907.  —  Brnnner  G.,  J  «  chrestiani  »  in  San 
Giustino  [Discute  la  forma  etimologica]. 

226.  Rgst.  —  III,  2,  1907.  —  Palmieri  A.,  /  padri  spirituali  nei 
"monasteri  d'Oriente  e  la  stoiia  della  confessione  sacramentale  [Ras- 
segna dell'opera  di  S.  Smirnov,  professore  all'accademia  ecclesia- 
stica di  Mosca]. 

227.  Ksst,  —  III,  2,  1907.  —  Mannucci  U.,  La  didascalia  nella 
Chksa  primitiva  [A  proposito  di  un'opera  .recentemente  scoperta  di 
S.  Ireneo,  cioè  l'opuscolo  els  inlóeièiy  tov  dno6ToXixov  xìjgityfiazos]. 

228.  R88t,  -  III,  3,  1907.  —  Mari  F.,  Il  dogma  della  resurrezione 
nell'antico   Testam,ento  e  negli  Apocrifi. 

329.  Rhe.  —  Vili,  3,  1907.  -  Cavallera  F.,  Les  fragments  de 
Salii t  Amphiloque  dans  l'Hodegos  et  le  tome  dogmatique  d'Anastase 
le  Slìiaìte. 

230.  Rsst.  —  III,  2,  1907.  —  Chiesa  h.,  Il  parallelismo  psicofimco 
e  le  sue  inierpretazioìii  nelle  diverse  scuole  filosoficlie. 

231.  PhwB.  —  XXII,  33,  1905.  —  Geffcken  J.,  Aus  der  Werderzeii 
de^  Christentums  [Quadro  dei  primi  tempi  del  Cristianesimo  e  suo 
trionfo]. 

^^32.  PhwB.  —  XXII,  26,  1905.  -  Bardenhewer  0.,  Geschichte 
der  altkirchlicher  Literatur  IJ  [Ampia  e  copiosa  storia  della  Lettera- 
tura cristiana  dalla  fine  del  II  secolo  sino  al  principio  del  IV  p.  Cr.]. 

233.  PhwB.  —  XXII,  49,  1905.  —  Kanfmann  C.  M.,  Handbuch 
der  ehnstlichen  Archaeologie  [Riassunto  degli  studi  concernenti  l'ar- 
cheologia cristiana]. 

234.  Mse.  —  V,  2,  1907.  -  Cavazzi  L.,  Nei  dintorni  dell'Urbe: 
Santa  Passera  sulla  via  Portueìise. 

235.  Rs8t.  —  III,  12,  1907.  —  Mnfioz  A.,  Origini  e  svolgimento 
ddVaHe  ctistiana  nei  primi  secoli  secondo  gli  studi  recenti  [Combatte 
la  teoria  di  coloro  che  pretendono  l'arte  paleocristiana  una  deriva- 
tone diretta  dell'arte  classica  greco-romana  o  ellenistica.  L'esame 


STORIA   PRBROMAMA   B  ROMANA  95 

stilistico  dei  monumenti  reca  prove  decisive;  il  merito  di  avere  per 
primo  applicato  tale  metodo  spetta  al  Eondakov  ed  alla  sua  scuola. 
Già  nel  mosaico  di  S.  Pndenziana  vi  sono  traccie  fortissime  di 
'influsso  orientale  in  special  modo  nel  tipo  del  Cristo.  Basta  consi- 
derare che  il  Cristianesimo  era  bensì  penetrato  a  Roma  fin  dai  tempi 
di  Traiano,  ma  i  suoi  centri  principali  rimasero  in  Oriente,  perciò 
le  regioni  orientali  parteciparono  attivamente  fin  dai  principi  al 
movimento  di  cultura  iniziato  dal  Cristianesimo  e  del  pari  alla  for- 
mazione della  nuova  arte  da  esso  ispirata,  come  lo  Ajnalov,  contra- 
riamente alle  conclusioni , del  Wickoff  e  di  Francesco  Saverio  Kraus, 
imprendeva  a  dimostrare.  E  errore  credere  che  l'arte  imperiale  romana 
potesse  imporsi  in  ogni  luogo  ed  anche  in  Oriente,  anche  a  Costan- 
tinopoli, dove  erano  invece  tradizioni  e  scuole  artistiche  sviluppate 
e  definite  che  non  avevano  nulla  da  chiedere  in  prestito  da  Roma; 
queste  al  contrarie  avevano  contribuito  e  influito  allo  sviluppo  del- 
l'arte romana  :  Ravenna  coi  suoi  monumenti  sta  a  segnare  la  con- 
quista del  pensiero  orientale  in  terra  italiana.  Gli  studi  dello  Strzy- 
gowski  sugli  affreschi  delle  catacombe  di  Palmira  in  relaziono  coi 
mosaici  di  S.  Prassede  a  Roma,  di  S.  Vitale  a  Ravenna  e  delia  chiesa 
di  Torceilo,  sui  monumenti  dell'Anatolia,  culla  della  nuova  arte, 
inducono  l'A.  a  concludere  che  Costantinopoli  raccoglie  in  sé  ^d 
unifica  due  correnti  d'arte  diverse,  quella  della  zona  del  Nord  cioè 
dell'Asia  Minore  e  quella  della  zona  del  Sud  che  porta  elementi 
siriaci  ed  egiziani  introducendo  cosi  nell'arte  nuova  e  largamente 
i  motivi  ellenistici  alessandrini]. 

236.  Rhe.  —  Vili,  1,  1907.  —  D'Alès  A.,  L'auteur  de  la  «  Passio 
Perpetuae  »  [Argomenti  validissimi  assegnerebbero  a  Tertulliano  gli 
Atti  di  Santa  Perpetua  e  dei  suoi  compagni  martirizzati  a  Carta- 
gine neiranno  203]. 

237.  FhwB.  -  XXII,  32,  1905.  —  Mair  J.,  Zwei  AegypHsche- 
praefecte?i  [Il  martirologio  romano  permette  di  completare  la  crono- 
logia dei  prefetti  d'Egitto:  al  13  settembre  si  aggiungono  i  nomi  di 
Filippo  e  del  suo  successore  Terenzio  in  carica  sotto  Decio  o  Vale- 
riane nel  249-268]. 

238.  UshU  —  III,  10,  11,  1907.  -  Lanzoni  F.,  Le  origini  del  cri- 
iftianmmo  e  dall'episcopato  nelV  Umbria  Bomana  [Constatata  la  defi- 
cenza  di  monumenti  iconografici  ed  architettonici  anteriori  al  sec.  IV 
e  di  documenti  contemporanei  cristiani  o  pagani  per  quel  secolo 
stesso,  studia  il  «  Martyrologium  Hieronymianum  »  del  secolo  V,  il 
quale  può  in  certo  modo  tener  luogo  delle  testimonianze  contempo- 
ranee pel  periodo  precedente;  studia  le  principali  «  passiones  »  del- 
l'Umbria, le  leggende  e  le  tradizioni  posteriori  e  conclude:  che  non 
n  sono  argomenti  per  portare  le  origini  del  Cristianesimo  o  dell'epi- 
scopato nell'Umbria  Romana  al  secolo  I,  l'affermazione  degli  scrit- 
tori dei  secoli  XVI-XVII  a  quel  proposito  non  hanno  valore;  e  pro- 
babile che  il  Cristianesimo  fosse  già  diffuso  nell'Umbria  fin  dal 
secolo  II,  certamente  prima  del  305  vi  furono  colà  parecchi  nuclei 
^i  cristiani;  una  tradizione  autorevole  colloca  le  origini  dell'episco- 
pato tra  la  fine  del  secolo  II  e  gl'inizi  del  III,  certo  prima  del  305 
le  comunità  cristiane  di  Terni,  Spoleto,  Foligno  erano  già  organiz- 
zate; l'Umbria  ha  ricevuto  da  Roma  i  primi  vescovi  e  i  primi 
predicatori  dell'Evangelo]. 

239.  Bsst.  —  III,  5,  1907.  —  Belvederi  G.,  S.  Creminiano  nella 
^^-penda  e  nella  storia  [Continuazione,  cfr.  Rsly  1907,  sp.  n.  227. 
L  episcopato  si  è  svolto  nella  seconda  metà  del  IV  secolo]. 


M  BPOQLIO   DEI    PERIODICI 

240.  Mse,  —  V,  4-6,  1907.  —  Baldisnerri  L.,  Prudenzio,  un  jx>cia 
Htorico  del  V  secolo. 

241.  Rsst.  —  III,  11,  1907.  —  G.  B.,  Un  vescovo  italiano  del  se- 
(-olo  V  [A  proposito  del  volume  di  Francesco  Lanzoni  sopra  S.  Pe- 
tronio, vescovo  di  Bologna,  studiato  nella  storia  e  nella  leggenda]. 


)l  ALTO  MEDIOEVO. 

242.  PhwB.  —  XXII,  36,  1905.  —  Eller  A.,  Dos  alte  Rom  im 
Mitteialter  [Saggio  sulle  condizioni  storiche  di  Roma  antica  nel 
medioevo]. 

243.  Vswg,  —  V,  4,  1907.  —  Schneider  F.,  Zur  Handelgeschichte 
der  Mìttelmeerlànder  [Rassegna  del  volume  di  Adolfo  Schaube  sul 
commercio  dei  popoli  romanici  fino  alla  fine  delle  Crociate]. 

244.  BsS.  —  IV,  5-6,  1907.  —  Perotti  A.,  La  porpora  di  Otranto 
[Una  Epistola  di  Cassiodoro,  degli  ultimi  anni  del  secolo  IV  o  dei 
primissimi  del  successivo,  rampogna  un  funzionario,  verisimilmente 
di  Otranto,  per  non  aver  mandato  al  re  Teodorico  la  consueta  vesta 
annuale  di  porpora]. 

245.  AV.  —  XXX,  II,  1,  2,  1907.  —  CasteUani  U.,  La  «  Chartida 
witìfructuariae  donationis  »  del  primiceno  Giovanni  in  favoi^e  della 
Chiesa  di  Ravenna  e  la  trasciizione  Brigiuti, 

246.  Rsst.  —  III,  11,  1907.  —  Sola  N.  G.,  Il  testo  greco  inedito 
ddla  leggeiula  di  Teofilo  di  Adana  [Colloca  la  data  della  penitenza 
e  conversione  di  Teofilo  tra  l'anno  538  e  il  610  d.  Cr.]. 

247.  AV.  —  XXX,  II,  1,  1907.  —  Orlandinl  G.,  Costituzione  ed 
amministrazione  veneta  [Lettura  prima:  dall'anno  400  al  568,  dopo 
la  .scomparsa  di  Attila,  Grado  acquistò  il  primato  nella  laguna  e  si 
det<^rminò  allora  spiccatamente  la  divisione  tra  la  Venezia  marittima 
e  In,  Venezia  terrestre,  questa  segui  le  sorti  delle  Provincie  italiche, 
quella,  pur  conservando  attive  relazioni  colla  terraferma,  rimase  alla 
signoria  greco-romana,  ed  affermò  poi  lentamente  la  propria  indi- 
pendenza]. 

248.  AsSar.  —  III,  1-2,  1907.  —  Tarameli!  A.,  Di  alcuni  mona- 
m^^nti  epigrafici  bizantini  della  Sardegna  [1°  Iscrizioni  di  Assemini; 
2^'  Iscrizione  della  chiesa  parrocchiale  ài  S.  Pietro;  S"  Chiesa  di 
S.  Sofia  a  Villasor;  4*  Iscrizione  di  due  mensole  a  Villasor;  5**  «  Mara 
Caliigonis  »  ;  6«  Altro  marmo  di  Mara,  ora  nel  museo  di  Cagliari  ; 
7"  S.  Antioco  (Sulcis);  8-13  Donori.  Dopo  aver  descritto  e  illustrato 
tale  materiale  epigrafico  che  per  i  suoi  caratteri  può  ascriversi  alla 
seconda  metà  del  secolo  X,  studia  quale  ne  sia  il  valore  nei  rapporti 
della  storia  dell'isola  di  Sardegna]. 

249.  RsS.  —  IV,  3-4,  1907.  —  Panareo  S.,  Terra  d'Otranto  ne 
m  r Italie  meridionale  et  V Empire  bizantin  »  dì  J.  Gay  [Continuazione, 
cfr.  Rsl,  1907,  sp.  n.  46]. 

250.  AsI.  —  S.  5,  XL,  3,  1907.  —  Senigaglia  Q.,  Diritto  bizanHno 
[A  proposito  dell'opera  di  L.  Siciliano-Villanueva]. 

251.  AhI.  —  S.  5,  XL,  3,  1907.  —  Resta  E.,  L'Apidia  e  il  suo 
comune  nell'alto  medioevo  [Amplissima  rassegna  del  volume  di  Fran- 
cesco Carabellese  con  osservazioni]. 

252.  RPw.  —  XXIII,  9-10,  1907.  —  CarabeUese  F.,  FrammmU  e 
questioni  d'arte  pugliese  del  medioevo  [A  proposito  della  conferenza 


BAB80   MEDIOEVO  97 

dell' Haseloff  sui  mosaici  della  chiesetta  di  Casaranello,  del  sec.  V 
0  VI,  unica  oasi  preziosa  per  la  storia  dell'arte  medioevale  e  rap- 
presentante una  colonna  miliare  della  via  per  cui  attraverso  la 
Paglia  si  trasmetteva  a  Boma  e  nel  resto  deirOccidente  Tinfiuenza 
dell'arte  orientale;  studia  poi  anche  TA.  T influenza  dei  Normanni 
sull'origine  dell'arte  pugliese  nei  primi  secoli  del  basso  medioevo]. 

253.  Aftl.  —  S.  5,  XXXIX,  1,  1907.  —  Pascal  C,  Sull'opera  «  de 
Urmitìatìane  provindarum  lialiae  »  [Rispondendo  all'articolo  del  Cri- 
vellucci,  di  cui  cfr.  Rsl,  1907,  sp.  n.  1916,  ripresenta  con  nuovi  appunti 
l'ipotesi  di  cui  cfr.  Rsl,  1907,  sp.  n.  697]. 

254.  Rhe.  —  Vili,  1, 1907.  —  Fournler  P.,  Étude  sur  les  fatùsses 
Décrétales  [Continuazione,  cfr.  Rsl,  1907,  sp.  n.  228:  studia  la  con- 
dotta, rispetto  alle  Decretali,  tenuta  dai  Papi  del  IX  secolo  e  in 
particolar  modo  dal  primo  di  essi  che  n'ebbe  conoscenza  cioè  Ni- 
colò I.  Le  conclusioni  sarebbero  queste  :  che  le  Decretali  si  sparsero 
prima  oltr'Alpi  che  in  Italia,  dove  la  loro  autorità  fu  riconosciuta 
riolo  verso  la  fine  del  sec.  X.  Nicolò  I,  che  senza  dubbio  conobbe  le 
Decretali,  non  modificò  per  esse  la  sua  condotta  negli  affari  della 
Chiesa  ;  egli  e  i  suoi  successori  anche  nel  secolo  X,  quantunque  non 
abbiano  ripudiato  l'opera  di  Isidoro,  serbarono  una  grande  riserva, 
e  solo  nella  seconda  metà  del  secolo  XI,  al  tempo  della  riforma  di 
Gregorio  VII  la  corte  romana  usò  correntemente  il  testo  omai  sparso 
per  tutta  Europa]. 

255.  Bhen.  —  II,  6,  1907.  —  Allegretti  G.,  Nell'ottavo  centenario 
di  S.  Bernardo  degli  Uberti  [Rassegna  bibliografica]. 

256.  M&hen.  —  II,  7,  1907.  —  Mercuro  C,  Uìia  legenda  medie- 
vale  di  S.  Guglielmo  da  Vercelli  [Contin.,  cfr.  Rsl,  1907,  sp.  n.  233]. 

257.  BsA.  —  S.  2,  XVI,  27,  1907.  —  Sant'Ambrogio  D.,  Dona- 
zione al  monastero  di  Cluny  nel  1083  della  chiesa  di  S.  Dionigi  e  beni 
diversi  in  Val  Sesia. 


4.  BASSO  MEDIOEVO. 

258.  A»I.  —  S.  5,  XL,  4,  1907.  —  Solini  A.,  La  celebrazione  del 
matrimonio  in  Italia  [Amplissima  rassegna  del  volume  di  Francesco 
Brandileone  riguardante  la  storia  del  matrimonio  nel  medioevo]. 

259.  AsL.  —  S,  4,  XXXIV,  15,  1907.  —  Verga  E.,  Sulla  celebra- 
zione del  matrtmo7ìio  in  Italia  [A  proposito  dei  saggi  storici  di  Fran- 
eesco  Brandileone,  che  abbracciano  lo  spazio  del  periodo  barbarico 
e  seguente  la  illustrazione  di  Francesco  Lo  Parco  a  due  orazioni 
nuziali  inedite  di  Aulo  Giano  Parrasio]. 

260.  A»I.  -  S.  5,  XXXIX,  2,  1907.  —  SchiapareUi  L.,  «  Charta 
Augustana  »;  note  diploìnatiche  [Premesse  notizie  sugli  scrittori  che 
si  sono  occupati  direttamente  o  indirettamente  dell'argomento  e  sulle 
carte  aostane  edite,  pochissime  in  confronto  delle  inedite,  l'A.  dà  un 
contributo  e  quasi  introduzione  alla  pubblicazione  che  delle  Carte 
di  Aosta  prepara  la  R.  Deputazione  di  Torino.  Con  «  charta  augu- 
stana >  viene  denominato  il  documento  uscito  da  una  speciale  can- 
celleria della  città  di  Aosta,  il  quale  si  differenzia  dalla  «  charta 
notarii  »,  cioè  dalla  carta  di  uno  scrittore  qualsiasi  che  non  funga 
da  ufficiale  di  detta  cancelleria  ;  essa  carta  pertanto  è  il  prodotto  di 
una  speciale  organizzazione  di  scrittori,  a  capo  della  quale  sta  un 
«  cancdlarius  »  e  sotto  di  lui  gli  «  scriptores  »  o  «  vicecancellarii  »  ; 

RitUta  storica  Ualiana,  3*  S.»  Vii,  1.  7 


95  SPOGLIO    Dei    PKRIODICI 

coBÉoTo  tenevano  la  loro  «  statio  »  in  luogo  pubblico.  La  «  charta 
augustnna  »  ammetteva  il  contradditorio  e  se  questo  interveniva,  la 
carUL  stessa  non  veniva  ultimata,  insomma  si  praticava  in  AostA 
quak'ho  cosa  fli  simile  all'uso  del  diritto  popolare  bavarese.  Per  spie- 
gare l'origine  della  istituzione  cancelleresca  in  Aosta,  simile  ai 
«  tabclliones  »  di  Roma  e  di  Ravenna,  ai  «  curiales  »  di  Napoli,  agli 
«  scribae  »  di  Gaeta  ed  Amalfi,  ricorre  il  pensiero  alla  Curia  romana 
cittadina  che  perdurò  in  Aosta  forse  meglio  che  altrove,  e  al  notaio 
dei  giudizi  istituzione  franca  che  i  Carolingi  estesero  nei  paesi  di 
conquista  e  che  in  Italia  ebbe  vita  e  valore  speciale  tanto  da  dive- 
nire causa  diretta  dello  svolgimento  del  notariato  italiano:  detto 
scrittone  penetrato  nella  Valle  di  Aosta  dalla  Borgogna,  a  contatto 
cogli  usi  giuridici  locali,  favorito  dalla  tradizione  ancor  viva  della 
Curia  romana  determinò  la  cancelleria  locale  che  si  fissò  tra  TXI  e 
il  XII  secolo  proprio  nel  periodo  di  viva  e  generale  rinascenza  del 
diritto  romano.  Il  documento  da  essa  emanato  ha  carattere  pub- 
blico; Io  scrittore  è  cancelliere  della  città,  non  del  vescovo,  o  di 
una  chiesa  o  di  un  monastero;  fu  dipendente  dall'autorità  politica 
localf.,  prima,  come  pare,  dal  vescovo,  poi  dai  conti  di  Savoia.  A  queste 
notizie  l'A.  fa  seguire  uno  studio  sui  caratteri  della  carta  aostana, 
che  sono  le  due  redazioni  sul  verso  e  sul  recto:  la  prima  è  un 
sunto  (iella  seconda  e  corrisponde  alle  abbreviature  degli  atti  no- 
tarili; la  pergamena  adoperata  sottile  e  floscia,  evidentemente  di 
fattura  locale;  la  scrittura  che  èia  minuscola  delle  carte  della  Francia 
orientale;  le  formole  rispetto  alle  quali  divide  l'A.  la  «  charta  au- 
gustana  »  in  tre  periodi  (1024-1045,  1053-1147,  1149-1408),  nell'ultimo 
dei  quali  essa  già  si  trova  di  fronte  all'istrumento  notarile.  Seguono 
in  appendice  dieci  documenti  e  l'elenco  degli  ufficiali]. 

261,  Ro.  —  IV,  4,  1907.  —  Cortini  G.  F.,  Origine  e  funziom  dei 
Comuni  medievali  [Brevi  nozioni  generali]. 

2B2.  AsI,  —  S.  5,  XXXIX,  1,  1907.  —  Desta  E.,  Il  sistema  della 
costitif~hne  economica  e  sociale  italian<i  nella  età  dei  Comuni  [Ampia 
rasscg-ua  del  volume  di  Gino  Arias]. 

2ii3.  ÀHasI.  —  XXII,  3-4,  1906.  —  Mayer  E.,  I^  costituzione  mu- 
nìriitctlr  dalmato-istriana  nel  medioevo  e  le  sue  basi  romane  [Tradu- 
zione tlell'articolo  comparso  nel  «  Zeistchrift  der  Savigny-Stiftung  »]. 

264.  AsI,  —  S.  5,  XXXIX,  1,  1907.  —  Latte»  A.,  Studio  sulle 
finaìlm^  genovesi  del  medioevo  e  in  particolare  sulla  Casa  di  S.  Giorgio 
[Larga  rassegna  del  volume  I  di  Enrico  Sieveking  pubblicato  nella 
traduzione  italiana  dalla  Società  Ligure  di  Storia  Patria]. 

365.  AsI.  —  S.  5,  XL,  4,  1907.  —  Cipolla  C,  Intorno  alla  carta 
del  119'ì  che  regolava  le  relazioni  di  carattere  privato  tra  Veneziani  e 
YerùTieM  [Riguarda  direttamente  ed  essenzialmente  la  nomina  dei 
giudici  per  le  controversie  tra  i  cittadini  dei  due  Comuni]. 

266.  AsSar.  —  III,  1-2,  1907.  —  Cauipns  G.,  U antico  campidanese 
dei  SGCxìU  XI-XIII  secondo  le  antiche  carte  volgari  delVarchivio  arci^ 
ve^orih  di  Cagliari  [Rassegna  del  volume  di  P.  E.  Guarnerio]. 

267.  RPw.  —  XXIII,  1-8,  1907.  —  Vitale  V.,  Un  documento  sulle 
rthizÌQìiì  tra  Varcivescovo  e  le  città  di  Barletta  e  di  Traili  [Premette 
cenni  sulle  relazioni  dal  secolo  XI  al  XVI,  pubblica  quinai  il  testo 
dm  «  Capituli,  supplicationi,  privilegij,  consuetudini,  dignitate  da 
confi rm arse  alla  Magnifica  Università  di  Trani  per  l'Ili. mo  et  Rev.mo 
Mons.  Angelo  Horabona  Arcivescovo  al  presente  de  Trani  »]. 

265.  XnHar.  —  II,  4,  1906.  —  Besta  E.,  Inforno  ad  alcune  jyerga- 


BASSO   MKDJOKVO  09 

mene  arborensi  del  secolo  decimosecondo  [Due  pergamene  dell'archivio 
di  Stato  di  Genova  permettono  stabilire  T  autenticità  di  docunventl 
che  dalla  redazione  di  copie  fin  qui  note  pareva  sospetta.  Ripubblica 
ed  illustra  i  due  documenti  già  editi  nel  «  Codex  diplomati cus  Sar- 
dinìae  >;  dal  testo  restaurato  appare  più  chiaro  il  contenuto  giuri- 
dico dei  medesimi:  il  primo  è  un'«  arminantia  »  che  un  tal  Nibata 
compiè  con  r«assoltura>  di  Torbeno  giudice  suo  figlio.  Il  secondo 
è  una  semplice  permuta]. 

269.  QflP,  —  X,  1-2,  1907.  —  Caspar  E.,  Die  Chronik  von  «  Tres 
Tabemae  »  in  Calabrien  [Ad  un'ampia  prefazione  critica,  in  cui  studia 
il  contenuto  e  T  autenticità  della  cronaca,  fa  seguire  il  testo  della 
medesima]. 

270.  QftP,  —  X,  2,  1907.  —  Schneider  F.,  Mittdgriechische 
l'rkuifden  filr  San  Filippo  di  Gerace  [Otto  documenti  tra  il  1101  e 
il  1200]. 

271.  B»hen.  —  II,  7,  1907.  —  Bonaggio  M.,  Se  la  Congregazione 
Verginiana  fu  hetiedettina  fin  dall'origine  [Dall'esame  di  quattro  bolle 
conclude  che  la  Congregazione  Verginiana  fu  fondata  sotto  la  Regola 
Benedettina  e  per  la  prima  volta  approvata  da  papa  Alessandro  III]. 

272.  Ro.  —  S.  2,  IV,  8-9,  1907.  —  Alvi»!  S.,  Una  controversia  di 
ripatico  nel  secolo  XII  [Tra  il  comune  di  Imola  e  alcuni  proprietari 
del  Porto  di  Trecenta,  definita  dal  Podestà  di  Bologna,  Guido  di 
Kanieri  da  Sasso,  nel  1154]. 

273-  MsY.  —  XV,  2,  3,  1907.  -  Uzzielli  G.,  La  leggenda  dei  ire 
Valdelsani  conquistatori  dell'Irlanda  [Continuazione,  cfr.  Rsl,  1907, 
sp.  n.  270:  studia  i  Gherardini  di  Firenze,  i  Gherardini  di  Francia, 
i  Ghirardini  d'Irlanda  e  d'Inghilterra;  conclude  che  tutto  conferma 
rorigine  dei  Gherardini  nella  Valdelsa  e  la  trasmigrazione  di  alcuni 
di  essi  a  Firenze  nonché  in  altri  luoghi  d'Italia  e  d'oltr'alpe:  quanto 
alla  leggenda  irlandese  è  da  escludere  che  tre  fiorentini  della  famiglia 
GherarcBni  conquistassero  l'Irlanda  per  conto  del  Re  d'Inghilterra, 
negli  anni  1170-1171,  ma  non  è  impossibile  che  i  Geraldines  che 
presero  parte  all'avvenimento  discendessero  dai  Gherardini  di  Fi- 
renze, come  Sheffield  Grace,  discendente  dei  Geraldines,  vantava 
nel  1820  quasi  a  titolo  di  onore  ricordando  insieme  alla  sua  l'ori- 
gine toscana  di  molte  fra  le  più  illustri  casate  inglesi  e  persino 
gli  attuali  Re  d'Inghilterra.  In  appendice  cinque  documenti  dei 
secoli  XV-XVI]. 

274.  AsL,  -  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  Riboldi  E.,  Noterelle  sto- 
riche Viniercatesi:  I.  Per  Stefanardo  da  Vimercate  [Due  documenti 
del  1174  e  1184  accennano  alla  famiglia  di  Stefanardo  che  è  quella 
di  Alcherlo  e  di  Finamente,  detta  da  Vimercate  per  l'origine  da  quel 
paese].  —  II.  Un  conflitto  fra  V arcivescovo  di  Milano  e  il  comune  di 
Vimercate  [Nel  1247  per  l'inibizione  dell'uso  della  Chiesa  per  la  di- 
scussione degli  afTari  giudiziarii  od  altri  pubblici  affari].  —  ///.  Fran- 
ceaco  Sforza  a  Vimercate  [Nel  1450  stabili  a  Vimercate  il  suo  quartier 
generale,  e  vi  ricevette  i  deputati  milanesi  che  a  lui  cedevano  la 
signoria  della  città]. 

275.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV^  15,  1907.  —  Biscaro  G.,  L'«  alhgatio 
iuris  >  presentata  ai  consoli  di  giustizia  di  Milano  in  una  causa  civile 
verso  il  1180  f  Un  documento  deì  fondo  della  canonica  di  S.  Ambrogio 
di  Milano  nel  cui  interesse  fu  stesa]. 

276.  OflP.  —  X,  2,  1907.  —  Kehr  P.,  Aus  Coltibuono  und  Mon- 
tepiano  [Un  documento  del  1191]. 


100  SPOGLIO    DEI    l'EKIOMCl 

277.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  14,  1907.  —  BÌHcaro  G.,  Di  un'antica 
cosiumaìiza  deWarchidiocesi  milanese  [L'investito  del  diritto  di  decima 
ha  titolo  universale  su  tutto  il  territorio  di  una  pieve  o  dì  una  villa, 
chiamato  come  tale  «  caput  decime  »,  era  tenuto  a  distribuire  ai 
vicini  nella  domenica  dell'olivo  le  cosidette  palme  o  rami  di  olivo 
e  iiella  successiva  domenica  della  pasqua  di  risurrezione  una  certa 
quantità  di  vino  che  si  beveva  subito  dopo  la  comunione  generale, 
forse  a  ricordo  delle  agapi  sacre*  antichissime.  L*A,  pubblica  sette 
documenti  tra  il  1192  e  il  1271  i  quali  si  riferiscono  a  località  assai 
distanti  le  une  dalle  altre  e  permettono  argomentare  che  la  costu- 
manza fosse  diffusa  in  tutto  il  territorio  dell'archidiocesi  milanese]. 

278.  AsI,  —  S.  5,  XXXIX,  2,  1907.  —  CarabeUese  F.,  Codice 
diplomatico  barese  [Rassegna  del  volume  VI  del  codice  contenente 
le  pergamene  di  S.  Nicola  di  Bari  nel  periodo  svevo  (1195-1266) 
pubblicate  da  Francesco  Nitti  di  Vito]. 

279.  (^flP.  —  X,  2,  1907,  —  Gandenzi  A.,  Un  nuovo  tnanoscritto 
delle  collezioni  irlandese  e  pseudoisidoriana  e  degli  estratti  hóbbiesi  [Con 
quattro  documenti  tra  il  1198  e  il  1199]. 

280.  Rhe.  —  VIII,  2,  4,  1907.  —  Doncoenr  P.,  Les  jyremières  in- 
terventions  du  Saint-Siège  relatives  à  Vlmmaculée  Concepiion  (XII- 
XIV  siede)  [Studia  anzitutto  grinterventi  della  Santa  Sede,  dai  quali 
si  deduce  che  la  festa  nel  XII  o  XIII  secolo  sarebbe  stata  imposta 
localmente  dalla  curia  di  Roma  ;  ricerca  poscia  le  origini  della  festa 
in  Roma,  cerca  di  determinare  lo  spirito  assunto  dalla  medesima]. 

281.  AsSar.  —  III,  1-2,  1907.  —  Dessi  V.,  Ripostiglio  di  moìiete 
medioevali  [Monete  di  Pisa,  di  Asti,  di  Genova  catalogate,  descritte, 
valutate  con  speciali  tavole  descrittive  delle  monete  in  corso  a  Ge- 
nova verso  il  1283;  in  Sardegna,  dalla  fine  dell'XI  secolo  alla  prima 
metà  del  XIVJ. 

282.  AsI.  —  S.  5,  XL,  4,  1907.  —  Volpe  G.,  Siena  e  il  suo  con- 
tado nel  secolo  XIII  [Ampia  rassegna  del  volume  di  R.  Gaggese]. 

283.  AsI,  —  S.  5,  XXXIX,  2,  1907.  —  Tocco  F.,  I  Patanni  di 
Firenze  nella  prima  metà  del  secolo  XIII  [Rassegna  dello  stadio  di 
G.  B.  Ristori  di  cui  cfr.  Usi,  1905,  sp.  n.  770,  e  1906,  sp.  n.  278]. 

284.  AsI,  —  S.  5,  XXXIX,  1,  1907.  —  Rizzelli  F.,  Gli  Anziani 
nel  goveivio  del  Comune  Pisano  [Giovandosi  soprattutto  di  documenti 
inediti  dell'archivio  di  Stato  in  Pisa,  accenna  in  primo  luogo  bre- 
vemente l'origine  dell'Anzianato  nel  secolo  XIII;  studia  quindi 
l'organismo  di  quella  magistratura  e  cioè  relezione  degli  Anziani 
e  dei  loro  ufficiali;  studia  l'autorità  loro  che  era  grandissima  in 
quanto  erano  i  veri  e  proprii  rappresentanti  del  popolo  e  costitui- 
vano il  supremo  magistrato  che  non  riconobbe  altra  autorità  fuorché 
gli  statuti;  ma  tale  autorità,  limitata  qualche  volta  dal  Capitano  del 
Popolo  e  dal  Podestà,  non  fu  sempre  rispettata  ed  indipendente  a 
cagione  dell'antagonismo  dei  partiti  ;  studia  poi  le  adunanze  loro  e 
le  deliberazioni;  le  speciali  competenze  del  loro  governo,  le  quali 
riguardavano  i  rapporti  coli' estero,  come  pure  quelle  che  riguarda- 
vano il  mantenimento  dell'ordine  giuridico  interno  e  l'amministra- 
zione interna  in  ordine  ai  mezzi  economici.  Essi  in  conclusione  adem- 
piono principalmente  ad  una  funzione  integratrice,  per  la  quale  la 
grande  varietà  dei  pubblici  uffici  divisi  e  suddivisi  per  la  specialità 
delle  incombenze  è  ridotta  ad  unità,  in  quanto  essi  trasmettono  ai 
singoli  uffici  l'autorità  onde  essi  agiscono  ed  eleggono  direttamente 
0  indirettamente  i  funzionari  di  tali  uffici  singoli.  In  appendice  quattro 
documenti  dal  1358  al  1404]. 


DASSO    MKDIOEVO  101 

285.  MsV.  —  XV,  2,  1907.  —  5oiiii-Pe8CÌolini  U.,  Di  un  forziere 
ed  altri  mcbili  sangimignanesi  [Del  secolo  XIII]. 

286.  BPw.  —  XXIII,  5-8,  1907.  —  Bossi  G.,  Un  caso  di  divorzio 
nel  Mezzogiorno  d'Italia  alVinizio  del  sec.  XIII  [Avvenuto  dopo  dieci 
anni  di  matrimonio  tra  la  baronessa  Mattia  de  Baranico  feudataria 
della  vasta  tenuta  di  Santa  Lucia  in  quello  di  Spinazzola,  e  il  no- 
bile Eustacchio  Ammirato  di  Matera,  poscia  conte  di  Cancellara, 
motivato  per  mutuo  consenso  e  non  già  per  ripudio]. 

287.  QflP.  —  X,  1-2,  1907.  —  Nlese  H.,  Normannùche  und  Siau- 
fische  Urkunden  aus  Aputien  [Continuazione,  cfr.  Rsl^  1907,  sp.  n.  745: 
Parte  II:  Tre  documenti  di  Federico  II  (1243),  Corrado  IV  (1252)  e 
Manfredi  (1261),  riguardanti  Bari;  due  di  Ruggero  II  (1133)  e  di 
Manfredi  (1260),  riguardanti  Monopoli:  sette  di  Tancredi  (1191),  Gu- 
gUelmo  UI  (1194),  Federico  H  (1219  e  1244)  e  Manfiredi  (1257  e  1261), 
riguardanti  Brindisi;  tre  di  Ruggero  II  (1133),  Federico  II  (1200)  e 
Manfredi  (1260),  riguardanti  Lecce]. 

288.  RsS,  —  IV,  3-4,  1907.  —  Marti  P.,  Un  rimatore  tarantino  del 
sf'cóio  XIII  [Gazolo,  o  Guezolo,  o  Guerzolo,  di  cui  parlarono  l'Al- 
lacci e  il  Crescimbeni  e  di  cui  non  si  hanno  che  scarsissime  notizie]. 

289.  Ro.  —  S.  2,  IV,  2,  1907.  —  Beltrami.P.,  Tra  poeti  e  cronisti 
faentini  del  secolo  XIII  [Cenni  generali]. 

290.  lUbcn.  —  II,  6,  1097.  —  Policari  U.,  San  Silvestro  Gazzolini 
e  le  origini  d'una  nuova  Congregazione  benedettina  nel  secolo  XIII. 

291.  Bhe*  —  Vili,  1,  2,  3,  1907.  —  Fierens  A.,  Ixi  question  fran- 
(iscaiìie  [Il  manoscritto  II  2326  della  Biblioteca  reale  del  Belgio.  La 
'■  vita  S.  Francisci  anonyma  Bruxellensis  »]. 

292.  QfiP.  —  X,  1-2,  1907.  —  Kehr  P.,  Aus  SanV Antimo  und 
Coltibuono  fi.  Notizia  di  due  bolle  su  papiro  di  Giovanni  XIII  e  di 
Benedetto  VII  perdute.  -  II.  Una  supplica  dell'abbate  Ugo  di  San 
I^renzo  di  Coltibuono  all'imperatore  Ottone  IV  (1209-1210),  da  una 
copia  del  secolo  XVII  della  Nazionale  di  Firenze], 

293.  QilP.  —  X,  2,  1907.  —  Krabbo  H.,  Die  deutschen  BischOfe 
ouf  dem  vierten  Laterankonzil  (121i}j  [Per  ciascun  arcivescovado  fa 
l'enumerazione  dei  pre^senti  e  degli  assenti]. 

294.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  Mazzi  A.,  Gli  ambrosini 
grossi  d'argento  della  prima  Repubblica  milanese  (1250-1810). 

295.  MsT.  --  XV,  3,  1907.  —  Piraneni  0.,  Im  battaglia  di  Colle 
(IO  giugno  1269)  [Tra  Guelfi  e  Ghibellini  colla  sconfitta  di  questi 
ultimi  per  opera  di  Firenze  alleata  con  Carlo  d'Angiò  a  difesa  di 
Colle  guelfa  combattuta  dai  Senesi:  lettura]. 

296.  BsSI*  —  XXIX,  6-9,  1907.  —  BaHerga  G.,  J  Decimani  di 
Como  ed  i  loro  possedimenti  nel  Canton  Ticino  (1216). 

297.  BsSI,  —  XXIX,  1-5,  1907.  —  Per  la  bibliografia  (italiana) 
di  G^ugìielmo  Teli, 

298.  CcEL.  —  V,  8-12,  1907.  —  De  Gnbernatis  A.,  Im  poesie 
amoureuse  de  la  Renaissance  italienne  [Continuazione,  cfr.  Rslj  1907, 
i^p.  n.  315:  IH.  I  poeti  notai.  Prima  evoluzione  spirituale  nell'espres- 
sione dell'amore.  -  IV.  I  poeti  del  «  dolce  stil  nuovo  ». 

299.  AsI.  —  S.  6,  XXXIX,  2,  1907.  —  Tocco  F.,  Cecco  d'Ascoli 
[Rassegna  del  saggio  critico  di  Vincenzo  Paoletti]. 

300.  AsI,  —  S.  5,  XXXIX,  2,  1907.  —  Bossi  V.,  L'originale  del 
(^omoniere  petrarchesco  [A  proposito  della  pubblicazione  di  monsignor 
Marco  Vattasso,  scrittore  della  Vaticana]. 


102  BPOGMO    DEI    l'ERIODIOI 

301.  BshA.  —  S.  2,  XIX,  17,  1907.  —  Ciccone  G.,  Un  antico  poe- 
metto abruzzese  e  la  contessa  Mabilia  [Notizia  di  un  poemetto  del 
secolo  XIV]. 

302.  BssA.  —  S.  2,  XIX,  17,  1907.  —  Testa  N.  Y.,  Buccio  di  Ba- 
nallo  e  la  nuova  edizione  della  sua  «  cronica  aquilana  rimata  »  [Del 
secolo  XIV  :  note  critiche  alla  recentissima  edizione  di  Vincenzo  De 
Bartholomeis]. 

303.  MVer.  —  I,  3,  1907.  —  Semper  H.,  Eine  Bìldtafel  vom  An- 
fang  des  XIV  Jahrhunderts  im  Museo  Civico  zu  Verona  [Della  fine 
della  prima  metà  del  secolo  XIV]. 

304.  RsA,  —  S.  2,  XVI,  25,  26,  1907.  —  Pochettino  G.,  Contri- 
buto di  studio  sugli  antichi  dazi  nel  Piemonte  [Ricerche  sul  comune 
di  Castellazzo  nell'epoca  prealessandrina  e  nei  primi  tre  secoli  di  vita 
di  Alessandria  ;  dazi  e  pedaggi  in  Alessandria  fino  al  secolo  XIV  o 
sotto  il  dominio  visconteo.  Come  Castellazzo  meritò  Tautonomia  nei 
dazi  e  nelle  gabelle.  Castellazzo  fino  all'epoca  delle  prime  lotte  coi 
dazieri  di  Alessandria,  successivamente  dal  1452  alla  circoscrizione 
doganale  del  1470  e  al  principio  dell'evo  moderno;  dieci  documenti 
in  appendice.  Nella  parte  terza  studia  il  periodo  di  autonomia  nel- 
l'evo moderno  dagli  ultimi  anni  di  dominio  degli  Sforza  al  dominio 
dei  Marchesi  del  Vasto  e  negli  ultimi  trent'  anni  del  dominio  spa- 
gnuolo.  In  appendice  altri  quattro  documenti]. 

305.  RPm.  —  XXIII,  1-10,  1907.  —  Mnciaccia  F.,  Intorno  ai  do- 
cumenti del  Libro  Hossodi  Moìiopoli  [Storia  del  periodo  angioino]. 

306.  Rcar.  —  VI,  1,  1908.  —  Orlandini  U.,  Uno  stemma  aquilano 
del  XIV  secolo. 

307.  RPw.  —  XXIII,  9-10,  1907.  —  Perottl  A.,  Una  miova  spie- 
gazione del  cogiwme  Alighieri  [Etimologicamente  sarebbe  il  medesimo 
che  «  Anaderio  »  e  significa  il  «  nocchiero  »]. 

308.  MmV.  —  XV,  2,  1907.  —  PiraneHi  G.,  Da  Monteriggioni  a 
Peschiera  ;  terre  e  castelli  in  Dante. 

309.  Rcar.  —  V,  4,  1907.  —  Piranesi  G.,  La  Consorteria  rossa  e 
la  Consorteria  nera  nel  canto  XVI  del  «  Paradiso  ». 

310.  Rcar.  —  V,  8,  1907.  —  Carreri  F.  C,  Dell'arme  e  del  casato 
di  Sordello  da  Coito. 

311.  RPm.  —  XXIII,  5-8,  1907.  -  Capisano  C,  L'universo  dan- 
tesco [Conferenza]. 

312.  Rcar.  —  V,  6,  1907.  -  Piranesi  G.,  /  Prìncipi  negligenti  nel 
canto  VII  del  «  Purgatono  »  [Cenni  araldici  sulla  casa  Aleramica, 
casa  d'Absburgo,  casa  di  Barcellona  (ramo  di  Provenza,  ramo  d'Ara- 
gona e  ramo  d'Aragona-Sicilia),  casa  di  Blois,  casa  dei  Capetingi 
(ramo  di  Francia,  ramo  di  Borgogna  e  ramo  di  Angiò),  casa  dei 
Plantageneti,  casa  dei  Premislidi,  casa  degli  Staufen]. 

313.  AsL,  —  S.  4,  XXXIV,  14,  1907.  -  Blscaro  G.,  lìenzo  da 
Alessandria  e  i  giudizi  contro  /  ribelli  dell'impero  a  Milaìio  nel  1311 
[La  ricerca  di  alcuni  dettagli  biografici  dell'insigne  scrittore  ch'ebbe 
molteplici  uffici  pubblici  in  Lombardia  e  presso  gli  Scaligeri,  oflre 
occasione  di  studiare  documenti  della  sua  permanenza  a  Milano  al 
tempo  della  venuta  di  Enrico  VII,  imperatore:  egli  assistette,  in 
qualità  di  notaio,  Cione  dalie  Bellaste  da  Pistoia,  giudice  imperiale 
delegato  alle  condanne  od  alle  confische  contro  i  colpevoli  di  lesa 
maestà  nei  torbidi  suscitati  dai  Torriani  contro  l'imperatore  che  si 
era  alienato  il   popolo   per  aver  concesso   autonomia  alle    città  del 


BASSO   MkDlOliVO  103 

distretto.  Matteo  Visconti,  riuscito  ad  avere  titolo  di  Vicario,  imprese 
a  fare  atti  tli  rappresaglia  contro  i  nemici  e  soprattutto  atti  di  au- 
lorità  indipendente  dai  funzionari  dell'imperatore;  lo  stesso  Clone, 
accusato  di  prevaricazione,  fu  privato  dell'ufficio,  e  coincìde  colla 
disgrazia  di  lui  l'uscita  da  Milano  di  Benzo  che  passò  a  Como  fami- 
gliare e  notaio  di  quel  vescovo,  Leone  dei  Lambertenghi.  Nel  1317 
il  vescovo  di  Como  unitamente  a  quello  di  Asti,  Guido,  furono  inca- 
ricati come  commissari  pontifici  di  istruire  il  processo  per  ottenere 
la  liberazione  del  conte  Filippone  da  Langosco,  di  Antonio  da  Fis- 
siraga  e  di  alcuni  personaggi  della  famiglia  Della  Torre  che  il 
Visconti  teneva  prigioni  nelle  carceri  del  Broletto  vecchio  ad  onta 
dei  precetti  del  Sommo  Pontefice  che  durante  la  vacanza  dell'Impero 
pretendeva  esercitarne  il  Vicariato  :  Benzo  d'Alessandria  ancora  funge 
da  notaio  in  questo  processo  che  distruggeva  almeno  parzialmente 
il  primo.  L'A.  cerca  di  assolvere  il  notaio  letterato  dall'accusa  di 
mobilità,  di  opportunismo  o  per  lo  meno  di  poca  serietà  di  propo- 
siti. In  appendice  un  documento]. 

314.  AsI.  —  S.  5,  XXXIX,  2,  1907.  -  Della  Torre  A.,  Una  no- 
tizia ignorata  8u  Sennuccio  del  Bene  [Un  documento  dell'anno  1311 
tratto  dall'archivio  di  Firenze  contiene  la  più  antica  delle  notizie 
sicure  e  positive  che  ci  rimangono  del  grande  amico  del  Petrarca,  e 
cioè  che  Sennuccio  era  in  Milano  il  15  gennaio  1311,  e  quel  fatto  è 
in  relazione  diretta  colla  presenza  in  Milano  dell'imperatore  En- 
rico vn]. 

315.  MsV.  —  XV,  1,  1907.  —  Socci  C,  Alcune  notizie  riguardanti 
Francesco  da  Barbenno  [Pubblica  due  documenti  del  1310  e  1315]. 

316.  AT.  —  XXX,  II,  2,  1907.  —  Finzi  Y.,  Gli  statuti  della  JRe- 
pubblica  di  Sassari  dell'anno  1316  [Continuazione,  cfr.  lisi,  1907, 
sp.  n.  284]. 

317.  Bear.  —  V,  2,  1907.  —  Carreri  F.  C,  Confini  tra  il  Cremo- 
nese e  il  contado  di  Casalmaggiore  e  Piadena  nel  1334  [Pubblica  un. 
documento  già  dato  in  regesto  dall' Astegiano  nel  «  Codex  diplom. 
cremonensis  »]. 

318.  k.<L.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  -  Muratore  D.,  Bianca  di 
Savoia  e  le  sue  nozze  con  Galeazzo  II  Visconti  [Descrive  gli  anni 
deDa  giovinezza  non  felice  di  Bianca,  secondogenita  di  Aimone  il 
Pacifico,  Conte  di  Savoia,  e  di  Violante  di  Monferrato  ;  ne  fissa  cri- 
ticamente la  nascita  alla  prima  metà  dell'anno  1336;  benché  scar- 
sissime siano  le  notizie  dirette  della  bambina,  si  possono  dedurre 
dalle  vicende  della  madre  che  l'A.  segue  colla  scorta  preziosa  dei 
conti  delle  castellarne.  Violante,  pia  e  saggia,  investita  nel  1339 
anche  della  reggenza  dello  Stato,  moriva  insieme  all'ultimo  suo 
nato,  Ludovico,  il  23  dicembre  1342;  pochi  mesi  appresso,  nel  giu- 
gno 1343  seguivala  nei  solenni  silenzi  di  Altacomba  il  marito,  ed  ini- 
2iavasi  pel  novenne  Amedeo  VI  una  reggenza.  Un  primo  disegno  dì 
nozze  per  Bianca,  dodicenne,  fu  l'aspirazione  di  Umberto  II,  delfino 
del  Viennese,  non  più  giovane,  oppresso  di  debiti  per  una  ridicola 
parodia  di  crociata  condotta  in  Oriente,  e  fortunatamente  falli.  Esuli 
per  la  persecuzione  di  Luchino  Visconti,  Bernabò  e  Galeazzo,  figli 
di  Stefano  Visconti,  erano  stati  ospitati  in  Savoia,  mentre  il  loro 
fratello  Matteo  aveva  trovato  rifugio  in  Monferrato.  Dopo  la  morte 
di  Luchino  (1349)  il  fratello  di  costui,  Giovanni,  arcivescovo,  li  ri- 
chiamò a  Milano:  una  lega  si  stabiliva  tra  Savoia  e  Visconti  e  si 
conchiuse  anche  il  parentado  tra  Galeazzo  e  Bianca  nel  13r)0.  Ancora 
i  conti  delle  castellanie  sono  scorta  per  seguire  gli  alacri  prepara- 


104  8P00LI0   DRI    PERIODICI 

tivi  del  sontuoso  corredo,  i  ricevimenti  della  principessa,  le  pie  visite 
ti  impetrare  protezione  divina,  il  viaggio  pittoresco  e  difficile  fino  a 
Rivoli  dove  incontrò  lo  sposo,  gli  omaggi  dei  vassalli,  le  feste  ma- 
gnifiche a  Torino  —  dove  si  suggellavano  gli  accordi  e  T  inizio  di 
un'era  di  concordia  tra  i  signori  delle  terre  transalpine  colla  fonda- 
zione di  un  novello  ordine  cavalleresco  detto  del  «  Cigno  Nero  »  dal 
suo  emblema  —  e  a  Milano,  dove  pare  s'introducesse  in  quella  occa- 
iiione  lo  spettacolo  dei  tornei  e  delle  giostre;  due  ultimi  capitoli 
illustrano  la  nascita  di  Gian  Galeazzo  Visconti,  confermando  con 
documenti  la  data  del  1351  stabilita  criticamente  da  Giacinto  Romano 
dopo  lunghe  controversie,  e  infine  la  questione  insorta  pei  beni 
dotali  di  Bianca  Savoia- Visconti.  Appendice  alla  interessantissima 
c^  diligente  monografia  sedici  importanti  documenti]. 

319.  BssA.  —  S.  2,  XVIII,  15,  1906;  16,  17,  1907.  -  De  Cupls  C, 
Regesto  degli  Orsini  e  dei  Conti  AnguUlara  [Continuazione,  cfir.  Rsl, 
1907,  sp.  n.  769:  dall'anno  1348  al  1364]. 

320.  AsSar.  —  II,  4,  1906.  —  Onanierio  P,  E.,  Un  sirventese  del 
re  Pietro  IV  d* Aragona  intomo  a  Cagliari  [Ne  desume  notìzia  da  una 
breve  lettera  che  Don  Pietro  il  Cerimonioso  invia  da  Cagliari,  dove 
si  trovava  negli  anni  1354-1355,  allo  zio  Don  Alfonso  IV  il  Conqni- 
j*  tato  re]. 

321.  MsV.  —  XV,  2,  1907.  —  Bori  M.,  L'antico  ponte  sulVEUa 
a  Castel  fiorentino  [Documenti  relativi  alla  costruzione  del  medesimo 
tra  il  1354  e  il  1360]. 

322.  MsY.  —  XV,  2,  1907,  —  Cloni  M.,  Dopo  la  ricostruzione  del 
ponte  di  Castelfiorentino  [Lite,  processo  e  sentenza  (1366-1371)  contro 
gli  Ospitalieri  di  Altopascio  per  le  spese  della  ricostruzione  del  ponte 
sull'Elsa  di  cui  all'articolo  precedente]. 

323.  AsL,  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  -  Aimoiie  III,  Conte  di 
frinevra,  a  Pavia  [Nel  1367:  notizie  desunte  dalla  monografia  del 
dottor  Dino  Muratore  nella  «  Revue  Savoisienne,  1906,  3-4]. 

324.  Vswg,  —  V,  3,  1907.  —  Broglio  d'Ajano  R.,  Tumulti  e  scio- 
peri  a  Siena  nel  secolo  XIV  [Il  secolo  XIV  rappresenta  per  l'industria 
in  Italia  il  completo  trionfo  del  capitalismo  nella  forma  consentita 
(la  una  tecnica  imperfetta,  la  quale  provocava  naturale  reazione  dei 
divoratori.  La  storia  politica  di  Siena  ci  presenta,  similmente  a  quella 
dL  altri  Comuni  italiani,  il  successivo  assurgere  al  potere  di  elementi 
sempre  più  democratici,  dal  1147  in  cui  cessò  il  governo  dei  nobili, 
fino  al  tumulto  del  1371  di  cui  l'A.  ritesse  specialmente  la  storia. 
Nell'arte  della  lana  una  classe  di  Maestri,  provvisti  di  maggior  capi- 
tale, aveva  ridotto  gli  altri  a  lavorare  per  essa  in  qualità  di  sottoposti 
asserviti.  La  supremazia  economica  della  classe  più  agiata  e  più  in- 
telligente dei  Maestri  ebbe  sanzione  legislativa  allorché  il  potere 
politico  sulla  fine  del  secolo  XIII  passò  alle  Arti.  Per  resistere  ai 
Maestri  padroni  i  lavoranti  sottoposti  costituirono  una  associazione 
di  difesa,  detta  «  Compagnia  del  Bruco  »;  fu  dessa  che  nel  1391 
determinò  lo  sciopero  e  il  tumulto  per  cui  i  soggetti  volevano,  col 
(=rrado  di  Maestri  loro  reintegrato,  aver  diritto  di  partecipare  alle 
deliberazioni  dell'Assemblea  dell'Arte  o  Corporazione.  Alcuni  sedi- 
5!Ìosi  arrestati  furono  liberati  pel  tumulto  dei  compagni  che  imbal- 
tlanziti  mossero  al  palazzo  del  Comune  ed  ottennero  di  avere  rap- 
tiresentanti  del  popolo  minuto  dei  lavoranti  nella  Signoria.  Una 
congiura  di  reazione  fé'  sorprendere  poi  e  uccidere  molti  dei  capi 
del  tumulto,  ma  tuttavia  si  mantennero  le  conquiste  democratiche. 
Un  documento  in  appendice]. 


BASSO  MBDIOETO  105 

325.  AsI.  —  S.  6,  XL,  4,  1907.  —  Cessi  R.,  Gli  Alberti  di  Firenze 
in  Padova:  per  la  storia  dei  fiorentini  a  Padova  [Lb^  prima  notizia 
degli  Alberti  in  Padova  risale  al  1371  e  ci  è  offerta  dal  poemetto 
attribuito  a  Francesco  di  Bivigliano  ;  celebri  e  potenti  cittadini  nella 
loro  città,  saliti  all'apice  della  fortuna  ed  abbattuti  in  una  delle  tante 
fazioni  cittadinesche,  a  Padova  trovarono  appunto  il  ricetto  deiresilio; 
dobbiamo  poi  discendere  fino  al  principio  del  secolo  XV  per  trovare 
Altri  ricordi  ;  Benedetto  degli  Alberti,  di  cui  ampiamente  discórre  l'A., 
fa  quello  di  sua  famiglia  ch'ebbe  in  Padova  più  stabile  dimora  e 
visse  intimamente  in  questa  città  fino  al  1436.  Cinque  documenti  in 
appendice]. 

326.  X»h.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  Cellino  G.,  I^  guerra 
viscontea  contro  gli  Scaligeri  lieUe  relazioni  diplomatiche  fioretitino- 
bdognesi  cól  Conte  di  Virtù,  [Esamina  le  cause  della  guerra  tra  gli 
Scaugeri  e  i  Carraresi,  in  cui  Venezia  ebbe  non  piccola  parte,  per 
l'odio  concepito  contro  Francesco  il  Vecchio,  signore  di  Padova,  a 
cagione  degli  aiuti  che  costui  aveva  prestato  ai  Genovesi  nella  guerra 
di  Chioggia.  Il  Visconti,  sfruttando  il  piano  politico  che  Venezia 
a7eva  con  finissima  astuzia  architettato,  colse  l'ottima  occasione  per 
intromettersi  bonariamente  in  quella  lite,  salvo  gettar  poi  la  maschera 
di  paciere  ed  entrare  attivamente  neUe  ostilità.  Intervenne  una  tregua, 
durante  la  quale  si  stipulava  l'alleanza  viscontca-carrarese,  col  pre- 
testo dei  diritti  maritali  di  Bernabò  su  Verona  e  Vicenza,  nonché 
dell'aiuto  prestato  dallo  Scaligero  a  Mastino,  figlio  di  Bernabò,  dopo 
la  cattura  del  padre.  I  Fiorentini  erano  preoccupati  anzitutto  per  le 
insidie  di  un  Ubaldlnl,  loro  fuoruscito  ed  ora  al  soldo  del  Carrarese, 
in  secondo  luogo  pel  conchiuso  matrimonio  tra  Valentina  Visconti  e 
il  Duca  d'Orleans,  infine  per  gli  avvenimenti  della  guerra  nell'Italia 
superiore  e  per  le  ingerenze  del  Visconti  in  Toscana  per  mezzo  di 
pratiche  a  Lucca,  a  Pisa,  a  Siena,  ecc.;  erano  inoltre  poco  forti 
all'interno  per  rinnovati  disordini,  epperciò  avrebbero  inclinato  ad 
una  politica  dì  conciliazione  e  di  pace  tra  i  contendenti.  Ma  la 
ìfuerra  veronese-padovana  perveniva  ormai  all'ultima  fase  per  cui 
essi  fiorentini  e  i  bolognesi,  scorgendo  disperate  le  condizioni  di  An- 
tonio della  Scala,  avevano  accordato  passaggi  di  milizie  assoldate  dal 
Visconti.  La. conquista  viscontea  di  Verona  non  recò  a  Firenze  che 
1  impressione  egoistica  del  timore  delle  compagnie  che  stavano  per 
sbandarsi;  soltanto  molto  cauta  e  rimessa,  quasi  paurosa,  si  levava 
nella  consulta  qualche  voce  a  richiamare  V  attenzione  e  la  vigilanza 
del  governo  sui  pericoli  che  potevano  celarsi  nel  nuovo  ordine  di  cose  : 
intrecciavasi  alla  complicazione  delle  cose  in  Italia  anche  la  sorda 
lotta  di  Firenze  col  Papa  per  le  ambizioni  politiche  di  Urbano.  Gian 
Galeazzo,  aflfóttando  pacifiche  dichiarazioni,  otteneva  che  l'Ubaldinì, 
avventuriere,  ritornasse  in  grazia  alla  Signoria  fiorentina,  ma  traspa- 
riva ogni  di  meglio  il  vero  fine  dell'ambizione  del  Conte  di  Virtù,  ep- 
però  a  fronteggiarla  fu  nel  novembre  1387  lanciata  la  proposta  di 
una  lega  tra  Firenze,  Bologna,  Venezia,  Padova  e  Ferrara,  che  non 
ebbe  fortuna  per  la  resistenza  degli  accaniti  nemici'  del  Carrarese, 
cioè  Venezia  e  il  Visconti.  A  Firenze  nelle  consulte  si  riconosceva 
la  necessità  di  tenere  in  serbo  denari,  milizie,  amicizie,  senza  de- 
stare i  sospetti  dell'acuta  volpe  lombarda,  epperò  la  Signoria  s'ado- 
perava a  pacificare  Bologna  col  Marchese  d' Este,  e  cercava  assicu- 
rarsi che  la  Romagna  fosse  tranquilla.  Tale  diligentissimo  racconto 
^'  dall'A.,  con  amplissimo  corredo  di  documenti  e  di  note,  illustrato]. 

327.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  Rl^hi  A.,  L'aminstia 
del  1392  concessa  ai  Veronesi  da  Gian  Galeazzo  Visconti  [La  solleva- 


106  BPOQIIO    DBI    PERIODICI 

zione  di  Verona  contro  il  dominio  dì  Gian  Galeazzo,  tendente  ad 
una  restaurazione  scaligera,  nel  1390,  fa  opera  specialmente  del 
popolo,  mentre  pare  che  i  nobili  avrebbero  agevolato  al  capitano 
visconteo,  Ugolotto  Biancardo,  l'ingresso  in  città  reso  facile  per  la 
discordia  dei  cittadini  e  per  la  mancanza  di  una  seria  difesa.  Il 
documento  dell' archivio  comunale  di  Verona,  che  VA.  pubblica,  ac- 
cordava amnistia  nel  1392  a  quegli  abitanti  di  Verona  e  del  distretto 
ch'erano  fuggiti  senza  aver  preso  la  parte  più  attiva  alla  sedizione, 
mentre  era  negata  la  facoltà  di  rimpatriare  impunemente  ai  princi- 
pali autori  della  sollevazione  stessa,  nominati  personalmente,  e  sono 
questi  nella  maggior  parte  appunto  di  famiglie  oscure,  popolari, 
benché  non  manchino  tuttavia  notevoli  eccezioni]. 

328.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  Novatl  F.,  Di  un  codice 
originale  del  «  liber  rerum  mediolanensium  »  di  frate  Andrea  BUUa, 
esistente  nella  Nazionale  di  Madrid  [L'importanza  sua  consiste  nel- 
l'essere stato  copiato  sotto  gli  occhi  del  Billia  stesso  e  corretto  di 
sua  mano;  esso  ha  varianti  importanti:  su  di  una  si  sofferma  l'A.,  la 
quale  trovasi  nel  breve  proemio,  essa  toglie  fondamento  alla  opinione 
che  il  Billia  sia  morto  giovane;  conclude  l'A.  che  sia  nato  verso  il 
1395  e  morto  quarantenne,  nell'anno  noto  1435]. 

329.  Mse.  —  V,  3,  1907.  —  Monaci  A.,  Fletterà  testimoìiiale  di 
Angelo  Correr  [Descrive  il  documento  dell'archivio  segreto  vaticano 
e  ne  dà  il  testo:  è  del  23  settembre  1396;  Angelo  Correr  (poi  papa 
Gregorio  XII)  attesta  di  aver  promosso  al  suddiaconato  Antonio 
Correr,  suo  nipote,  decano  della  Chiesa  Coronense]. 

330.  MYcr.  —  I,  2,  1907.  —  Gerola  G.,  Il  ritratto  di  Guglielmo 
Castelbarco  in  S.  Fermo  di  Verona  [Va  assegnato  alla  fine  del  se- 
colo XIV  0  al  principio  del  XV  secolo,  e  va  connesso  colla  storia 
della  costruzione  della  chiesa]. 

331.  AsI.  —  S.  5,  XL,  4,  1907.  —  SchìapareUi  A.,  /  camini  di 
Firenze  nei  secoli  XIV  e  XV  [Discute  sull'introduzione  dei  camini  a 
muro  in  Italia  e  ne  illustra  parecchi]. 

332.  BsSI.  —  XXVIII,  10-12,  1906.  —  Gli  Ospizi  di  Camperio  e 
di  Casaccia  sid  Lucomagiw,  con  altri  documenti  hleniesi  dei  sec.  XII-XV 
[Continuazione  del  regesto  di  documenti  dal  1400  al  I486]. 

333.  BsSI.  —  XXIX,  1-5,  1907.  —  Documenti  inediti  perii  conte 
Werner  di  Homberg  ed  alfn  condottieri  in  Ijombardia. 

334.  MhV,  —  XV,  2,  1907.  —  Canestrelli  A.,  La  rocca  e  le  mura 
di  Staggia  [Costruite  dalla  Repubblica  Fiorentina  nei  primi  anni  del 
secolo  XV]. 

335.  RsS.  —  IV,  5-6,  1907.  —  Francioso  B.,  Il  «  volgare  »  in 
Terra  d'Otranto  nel  secolo  XV, 

336.  Rsbew.  —  II,  7,  1907.  —  Ercolani  M.,  Di  una  sequenza  di 
S.  Bernardo  degli  Uherti  [Da  un  codice  del  secolo  XV  nella  Lauren- 
ziana  :  pubblica  il  testo  con  note!. 

337.  Bear.  —  V,  5,  1907.  —  Orlandinì  U.,  Il  sepolcro  di  Bario- 
torneo  Carafa,  Gran  Priore  delV  Ordine  di  S.  Giovanili  (f  1405)  [Si 
trova  nella  chiesa  del  Gran  Priorato  di  Roma  dell'Ordine  di  Malta 
posta  sul  monte  Aventino]. 

338.  Tr.  —  X,  1,  1907.  -  Reich  D.,  Bodolfo  di  Belenzani  e  le 
rivoluzioni  trentine  (1407-1409)  [Tradizione  e  storia]. 

339.  RsA.  —  XV,  24,  1906.  —  Un  codice  prezioso  per  la  storia 
del  Monferrato  [«  Litterarum  Jacobi  de  Bracelis  »  conservato  nel- 


BASSO   3iei>lOEVO  1C7 

rarehivio  di  Stato  di  Genova  :  contiene  la  corrispondenza  tra  il  mar- 
chese Teodoro  di  Monferraro  e  la  Repubblica  Genovese  di  cui  reg- 
geva il  capitanato  (1411-1413)]. 

340.  ÀsL.  -  S.  4,  XXXIV,  15,  1907.  —  L.  Z.,  Carmagmla-Cam- 
hronne  [Risposta  del  Carmagnola  ad  una  sfida,  con  termini  concisi 
che  ricordano  la  leggendaria  risposta  di  Cambronne;  è  del  1410,  ma 
verìsimilmente  la  data  è  falsa]. 

341.  BsSI,  —  XXIX,  1-5,  1907.  —  I  podestà  di  BeUinzona  sotto 
i  Visconti,  —  Ancara  della  battaglia  di  Arbedo  (1422)  [Dei  podestà 
viscontei  di  Bellinzona  dà  l'elenco  dal  1340  al  1451]. 

342.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  15,  1907.  —  Petraglione  G.,  /^  «  De 
laudibus  Mediolaìiensìum  urbis  panegyricns  »  di  P,  C.  Decembrio 
Dibattuta  assai  è  la  questione  della  data,  che  l'A.  stabilisce  nel- 
l'anno 1435,  tenendo  conto  del  valore  politico  e  polemico  del  compo- 
nimento; questo  non  fu  soltanto  una  esercitazione  stilistica,  bensì  una 
risposta,  se  non  ufficiale,  ufficiosa  alla  «  laudatio  »  del  Bruni,  la 
quale  fu  scritta  nel  1400  e  fece  molto  chiasso  solo  quando  il  Bruni 
stesso  la  rimise  in  circolazione  nel  1434.  A  fissare  la  data  dell'opera 
del  Decembrio  giovano  anche  alcune  lettere  di  lui,  conservate  in  un 
codice  Riccardiano,  importanti  anche  per  la  cronologia  del  Valla. 
L'A.  accenna  brevemente  ai  componimenti  in  lode  di  Milano  che 
hanno  preceduto  quello  del  Decembrio,  dagli  anonimi  del  sec.  Vili 
e  dei  X  fino  a  Bonvesin  da  Riva,  il  cui  prezioso  «  De  Magnalibus 
Urbis  Mediolani  »  svaligiato  e  calunniato  da  Galvano  Fiamma,  do- 
vette pure  servire  di  fonte  al  Decembrio,  unitamente  alle  fonti  clas- 
siche, cioè  le  ampollose  orazioni  care  ai  Greci  della  decadenza  con 
le  quali  il  retore  Aristide  soleva  plaudire  alla  grandezza  di  Atene, 
di  Roma,  di  Smirne,  di  Cizico;  espone  quindi  il  contenuto  del  com- 
ponimento umanistico,  e  fa  seguire  il  testo]. 

343.  AsSar.  —  III,  1-2,  1907.  —  Àrezio  L.,  Ixi  Sardegna  e  Alfonso 
il  Magnanimo  dalla  battaglia  di  Poma  alla  pace  con  Genova  (1435- 
1444)  [È  la  storia  di  donativi  e  altre  imposizioni  pagate  non  senza 
qualche  resistenza  dai  baroni  anche  più  ligi  al  Re;  la  pace  con 
Genova  recò  poi  vantaggio  ai  Sardi  le  cui  coste,  oggetto  di  seco- 
lare ambizione  per  la  Repubblica,  erano  sempre  facile  preda  a'  suoi 
arditi  navigatori.  L'A.  insieme  alle  vicende  della  Sardegna  rievoca 
in  bella  sintesi  il  quadro  generale  delle  vicende  di  Re  Alfonso  nella 
guerra  di  successione  alla  Regina  Giovanna,  e  pubblica  in  appen- 
dice otto  documenti  dell'archivio  di  Cagliari]. 

344.  Bear.  —  V,  3,  1907.  —  Stnchelberg  A.,  Ln  coin  monétaire 
hìpdit  de  V antipape  Felix  V. 

345.  IsL.  —  S.  4,  XXXIV,  14,  15,  1907.  -  Zanelll  A.,  Pietro 
Del  Monte  [Nato  a  Venezia,  fu  politico  e  letterato,  fu  protonotario 
apo.stolico,  questore  in  Inghilterra,  legato  pontificio  in  Francia, 
vescovo  di  Brescia  e  governatore  di  Perugia,  la  sua  vita  si  ricol- 
Ip^a  colle  vicende  del  concilio  di  Basilea,  dell'Inghilterra  e  della 
Francia  in  un  tempo  in  cui  le  controversie  religiose  si  intrecciavano 
alle  coDdizioni  interne  ed  esterne  dei  due  paesi,  alla  vita  civile  e 
religiosa  di  Brescia  e  di  Perugia  dove  sempre  vive  e  acute  erano 
le  lotte  di  parte.  Mori  nel  1457.  Fu  un  fervido  studioso  degli  antichi 
'scrittori  nonché  delle  discipline  giuridiche  ed  ecclesiastiche.  Fu  ap- 
prezzato e  studiato  dal  cardinale  Angelo  Maria  Querini,  il  quale  tra- 
scrisse da  alcuni  codici  parecchi  passi  di  scritti  e  di  lettere,  di  cui 
promise  anche  la  pubblicazione  ;  fu  studiato  dall'Agostini ,  dal  Gra- 
donigo,  dal   Carini.  L'A.  ne  ritesse  la   biografia,  giovandosi  degli 


108    •  SPOGLIO  DEI   PERIODICI 

scritti,  delle  lettere  e  di  documenti  tratti  da  parecchi  archivi.  In  ap- 
pendice dieci  documenti  e  T elenco  delle  persone  cui  sono  dirette  le 
quarantatre  lettere  contenute  nel  Cod.  Vat.  Lat.  2694]. 

346.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  15,  1907.  —  Manaresi  C,  Francesco 
Sforza  nella  contesa  tra  Astorgio  e  Taddeo  Manfredi  [Verso  la  fine 
del  1461  e  nei  primi  mesi  dell'anno  seguente,  il  Duca  di  Milano 
pareva  più  che  altra  volta  mai  risoluto  di  comporre  finalmente  il 
dissidio  tra  l'irrequieto  Taddeo  Manfredi  e  lo  zio  Astorgio,  che 
aveva  tolto  al  nipote  le  castella  di  Montebattaglia  e  di  Riolo; 
pareva  l'accordo  vicino  in  quanto  anche  Cosimo  de'  Medici  si  era 
intromesso  paciere,  e  già  nelle  mani  del  Duca  e  di  Cosimo,  Taddeo 
aveva  fatto  un  compromesso  ;  ma  contro  ogni  aspettazione,  vano  fu 
anche  allora  il  risaltato  dei  tentativi,  di  cui  TA.  narra  le  vicende,  e 
dimostra  come  per  opera  abilissima  dello  stesso  duca  Sforza  che  le 
aveva  iniziate  terminassero  le  trattative;  poiché  a  lui  che  fingeva 
di  fare  l'interesse  dei  due  contendenti  premeva  ch'essi  servissero  di 
freno  l'uno  all'altro  con  l'odio  e  la  speranza  di  reciproca  rovina, 
rendendosi  cosi  ciechi  strumenti  della  politica  con  cui  esso  Duca  di 
Milano  aspirava  al  possesso  d'Imola  e  di  Faenza]. 

347.  BsSI.  —  XXIX,  1-5,  1907.  —  Taddeo  d'Imola  [Era  nel  1477 
ricercato  d'arresto]. 

348.  Rcar.  —  V,  11,  1907.  —  Yallin  J.,  Les  armoiries  dii  cardinal 
Georges  d'Amboise  [Da  un  ms.  del  XV  secolo  della  Vaticana]. 

349.  RsS.  —  III,  6,  1907.  —  Palnmbo  P.,  Gli  Aragonesi  alla  guerra 
di  Otranto  [Da  documenti  sincroni  (1480):  osserva  le  esagerazioni 
create  intorno  a  quell'impresa  cominciata  male  e  finita  peggio,  lagrl- 
mevole  storia  in  cui  unico  fatto  luminoso  è  quello  di  un  pugno  di 
Salentini  i  quali,  non  si  sa  se  piuttosto  per  amor  di  patria  o  di  reli- 
gione, per  ben  quindici  giorni,  soli,  senza  aiuti,  con  poche  armi, 
tennero  in  iscacco  un  esercito  numeroso  di  Turchi,  ricchi  di  stru- 
menti bellici  e  con  potente  flotta  padroni  del  mare]. 

350.  AsL,  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  A  Salsomaggiore  [Alle 
notizie,  di  cui  cfr.  Usi,  1907,  sp.  n.  596,  aggiunge  cenno  di  un 
diploma  di  G.  G.  Sforza,  in  data  11  novembre  1480,  con  cui  confer- 
mava a  Giacomo  Alfieri,  suo  segretario,  e  discendenti  la  donazione 
delle  saline  di  Salsomaggiore  fattagli  dalla  propria  madre]. 

351.  AsL.  -  S.  4,  XXXIV,  14,  1907.  -  Fossati  F.,  Per  un  bia- 
simo inflitto  a  Ludovico  il  Moro  [Dopo  la  pace  del  1480,  Fwdinando  I 
di  Napoli  dichiarò  non  corretto  il  contegno  degli  Sforza  per  le  loro 
tresche  col  Riario  e  per  la  insistenza  di  mantenere  Leonardo  Botta 
a  Venezia  dopo  che  i  Fiorentini  avevano  revocato  di  là  il  loro  ora- 
tore, biasimò  la  prolungata  e  ingiustificata  dimora  degli  ambascia- 
tori milanesi  a  Roma,  che  contribuiva  ad  accrescere  la  riputazione 
di  Sisto  e  di  Venezia  a  danno  della  lega  di  Napoli,  inerte  di  faccia 
ai  preparativi  bellicosi  degli  avversari  contro  Pesaro.  L'A.  cerca 
dimostrare  infondata  e  non  giusta  la  lagnanza]. 

352.  RsS,  —  IV,  1-2,  1907.  —  Foscarini  A.,  Gli  Umanisti  in  terra 
d'Otranto  [Breve  rassegna]. 

353.  AY.  -  XXX,  II,  1,  1907.  -  Benzoni  A.,  Un  giudizio  di 
Pietro  Tommasi  [Medico  veneziano  del  1400,  umanista  e  amico  di 
umanisti;  il  consiglio  medico,  edito  dall' A.,  era  destinato  agli  am- 
basciatori spediti  dalla  Repubblica  di  S.  Marco  nel  1434  all'impera- 
tore Sigismondo  per  trattare  di  una  lega]. 

354.  AsM.  —  Vili,  1-2, 1907.  —  (4. 0.,  Per  alcune  xilografie  messitiesi. 


TEMPI   MODERNI  109 

355.  AsM.  -  vili,  1-2, 1907.  -  La  Corte  CaiUer  G.,  Il  mamoleo 
<de  Acuna  »  in  Catania  [Notizia  di  un  documento  inedito  del  1494]. 

356.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  E.  M.,  Testamenti  mila- 
nm  del  quattrocento  cmi  lasciti  artistici  [Notizie  di  documenti  del- 
l'archivio notarile  di  Milano]. 

367.  AsM.  -  VIII,  1-2,  1907.  —  La  Corte  CaiUer  G.,  Per  Anto- 
nello  da  Messina  [Contributo  di  Adolfo  Venturi]. 


5.  TEMPI  MODERNI. 

358.  BsSI.  —  XXVIII,  10-12,  1906.  —  L'architetto  luganese  di 
G.  Battista  Quadrio  a  Posen  [Costruttore  del  palazzo  di  città  di 
Posen,  nel  secolo  XVI]. 

359.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  14,  1907.  —  Per  la  «  Vergìiie  delle 
Rocce  >  [Alcuni  dettagli  del  quadro  del  Louvre  provano  che  esso  fu 
dipinto  a  Firenze  e  p^r  Firenze,  mentre  ]a  replica  della  National 
Galerv  di  Londra  fu  fatta  da  Leonardo  a  Milano  :  onde  consegue  la 
precedenza  del  quadro  del  Louvre  sull'altro]. 

360.  BVi.  —  3,  1907.  —  Elenco  e  analisi  delle  pubblicazioni  Vin- 
ciane  pervenute  alla  «  Eaccolta  Vindana  ».  —  Verga  E.,  Bibliografia 
Vinciana  a  partire  dal  1901,  —  Id.,  Regesti  Vinciani  [Aggiunte,  cfr. 
Rsl,  1907]. 

361.  BVi.  —  3,  1907.  —  CaM  G.,  Ijconardo  da  Vinci  e  il  Conte 
di  LÀgnyy  ed  altri  appunti  su  persoìiaggi  vinciani. 

362.  RVt.  —  3,  1907.  —  Beltrami  L.,  Un  preteso  plagio  di  Leo- 
nardo  [A  proposito  della  cena  del  convento  di  monache  in  Lucca; 
la  tesi  del  plagio  sostenuta  nel  1817  non  merita  alcuna  considerazione]. 

363.  BsSI.  —  XXIX,  1-5,  1907.  —  Un  bdlinzonese  amico  di  Leo- 
riardo  da  Vinci?  [Gian  Giacomo  da  Bellinzona  conosciuto  dal  Vinci 
nel  suo  primo  soggiorno  in  Milano]. 

364.  AsM.  —  Vm,  1-2,  1907.  —  Sacck  V.,  Michelangelo  da  Ca- 
ravaggio, pittore  [Continuazione,  cfr.  Bsl,  1907,  sp.  n.  339  ;  IV.  L'arte 
del  Caravaggio.  -  V.  La  scuola  dei  tenebrosi.  Un'appendice  sul 
Caravaggio  a  Messina]. 

365.  CcEL.  —  V,  8-12,  1906-1907.  —  Evelyn,  Arte  iMtina:  due 
opere  di  Spinello  Aretino  [Il  piccolo  oratorio  dei  Domenicani  di  Santa 
Maria  Novella,  in  cui  dipinse  scene  della  vita  di  Gesù,  e  il  coro  di 
S.  Catterina  in  Antella  presso  Firenze,  dove  dipinse  la  vita  della 
Santa]. 

366.  BhS.  —  III,  5,  1906.  —  Laneri  0.,  Di  un  artista  leccese  poco 
conosciute  [Il  pittore  Cesare  Calense  vissuto  sulla  fine  del  sec.  XVI]. 

367.  BPw.  —  XXm,  5-8,  1907.  —  Vista  F.  S.,  Cesare  Fracanzano 
Notìzie  e  documenti  sul  pittore  barlettano  del  secolo  XVI]. 

368.  MTcr.  —  I,  2,  1907.  —  Da  Re  (4.,  Nicolò  Crollalanza,  pit- 
tore  [Del  secolo  XVI:  notizie  e  documenti]. 

369.  MTer.  —  I,  3,  1907.  —  8inieoni  L.,  Il  giornale  del  pittore 
ctronese  Paolo  Pannati  [Nato  nel  1524,  il  primo  ricordo  della  sua 
attività  si  ha  nel  1549,  doveva  già  essere  in  fama  nel  1552  ;  a  Verona 
non  rimane  di  lui  opera  prima  del  1556,  i  suoi  due  ultimi  quadri 
sono  del  1603,  sarebbe  morto  nel  1606]. 


110  SPOGLIO   DEI    PERIODICI 

370.  BsSI.  —  XXVIII,  10-12,  1906.  —  Artisii  del  casato  Balli  in 
Boemia  [Nella  seconda  metà  del  secolo  XVI]. 

371.  A8l.  —  S.  5,  XL,  4,  1907.  —  Marchesini  U.,  //  poeta  con- 
tadino d' A  rcidosso  a  Fireiìze  [Giovandomenico  Peri  (1564-1639):  TA. 
dà  notizia  delle  due  volte  che  il  Peri  andò  a  Firenze,  dei  privilegi 
che  ottenne  dal  Granduca  e  delle  relazioni  con  Galileo]. 

372.  AV.  —  XXX,  II,  2,  1907.  —  PUot  A.,  Don  Cesare  d'Kste  e 
la  satira  (1597 -iòOS)  [Pubblica  numerose  satire  sulla  cessione  di 
Ferrara  a  Clemente  Vili]. 

373.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  Per  Pietro  Lazzaroni, 
umanista  valtellinese  [A  proposito  del  suo  insegnamento  di  retorica 
uell'università  pavese,  nel  quale,  l'anno  1498,  fu  surrogato  dal  figlio 
Evangelista]. 

374.  Ro.  —  S.  2,  IV,  1,  1907.  —  GriUi  A.,  Citigue  lettere  inedite 
di  Marcantonio  Flaminio  [Dal  1538  al  1548:  tre  sono  dirette  a  Pier 
Vettori,  una  a  Ludovico  Beccadelli  ed  una  a  Filippo  Gorio]. 

375.  Rnhen.  —  II,  8,  1907.  —  Ercoiani  M.,  Galileo  Galilei,  novizio 
vallombrosiano  [Dimostra  con  prove  e  argomentazioni  che  Galileo 
fu  un  alunno  della  scuola  di  Vallombrosa  ed  ha  nutrito  sentimenti 
di  vocazione  religiosa]. 

376.  RPw.  —  XXIII,  9-10,  1907.  —  De  Fabrizio  A.,  Antonio  De 
Ferrariis  Galateo,  pensatore  e  moralista  del  Rinascimento  [Ne  ritesse 
la  vita  accennando  agli  antenati,  alla  nascita,  alla  prima  educazione, 
al  soggiorno  in  Napoli  ed  alle  varie  vicende  sue  tino  alla  morte; 
tratta  quindi  dell'indole  morale  e  delle  opinioni  politiche,  delle  opere]. 

377.  AsM.  —  Vili,  1-2,  1907.  —  0.  G.,  Un  altro  tettoia  dell' Ate- 
neo  messinese?  [Giovanni  Talentoni,  lettore  di  filosofia  nell'univer- 
sità di  Pavia,  nel  febbraio  1598  informava  un  suo  amico  di  avere 
avuto  offerta  1»  cattedra  di  medicina  nell'Ateneo  messinese). 

378.  AmL.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  Lo  Parco  F.,  Aulo  Giano 
Parnasio  e  Andrea  Alciato  [Traendo  argomento  da  una  ingiusta  pole- 
mica di  L.  Delaruelle,  studia  l'ultimo  periodo  della  fiera  contesa  tra 
umanisti  e  giuristi,  in  cui  A.  Alciato  si  trovò  in  grado  di  debellare 
L  vecchi  metodi  e,  benché  sommo  giurista,  di  dare  la  vittoria  com- 
pleta agli  umanisti.  Non  meraviglia  la  profonda  dottrina  dell' Alciato 
a  chi  pensa  come  egli  fu  allievo  a  Milano  per  tre  anni,  cioè  dal 
principio  del  1504  alla  fine  del  1506,  dell'umanista  calabrese  Aulo 
Giano  Parrasio,  dottissimo  in  diritto  come  prova  il  suo  «  vocabula- 
rium  legale  »  e  profondo  filologo  nelle  emendazioni  dei  classici  latini 
e  greci.  Di  questi  meriti  del  Parrasio  discorre  ampiamente  TA.  e  dice 
pure  dei  suoi  rapporti  cordiali  coi  numerosi  e  valenti  discepoli  :  unica 
eccezione  fu  il  più  illustre  di  essi,  e  cioè  appunto  l'Alciato  che  si 
abbassò  fino  a  farsi  denigratore  del  maestro,  mosso  dai  due  principali 
difetti  del  suo  carattere,  la  bieca  avarizia  e  la  sconfinata  ambizione, 
degenerata  in  vanità,  la  quale  era  alimentata  dalla  strana  aberra- 
zione del  tempo  di  voler  apparire  e  passare  per  autodidatta.  In  ap- 
pendice quattro  documenti]. 

379.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  Un  milanese  studente  a 
Torino  nel  cinquecento  [Nel  1585  recavasi  a  Torino  il  giovane  Gio- 
vanni Francesco  Trivulzio,  raccomandato  al  parente  suo  marchese 
Filippo  d'Este,  cugino  di  Carlo  Emanuele  I,  ed  allora  suo  luogote- 
nente generale  in  Piemonte,  come  risulta  da  una  lettera  del  padre 
dello  studente  che  l'A.  pubblica]. 


TBMPJ    MODERNI  111 

380.  AsI.  —  S.  5,  XXXIX,  2.  1907.  —  Yangensten  C.  L.,  Clavdius 
CkLvuJt  [Rassegna  della  monografìa  di  Ayel  Anton  Bjornbo  og  Cari 
S.  Petersen,  la  quale  ha  interesse  anche  per  gli  Italiani  in  riguardo 
alla  storia  della  geografia  e  della  cartografia  nei  secoli  XV  e  XVI 
e  di  più  ci  dà  la  soluzione  definitiva  di  questioni  molto  discusse 
come  sarebbe  il  misterioso  viaggio  degli  Zeni]. 

381.  Ro.  —  S.  2,  IV,  10-11,  1907.  —  Broecoli  P.,  Tessere  o  meda- 
gliette  della  Confraternita  di  San  Giovanni  Decollato,  detta  deUa  Morte, 
in  Faenza  [Del  secolo  XVI]. 

382.  Tr«  —  X,  4,  1907.  —  Oerola  E.,  Un'invenzione  di  Jacomo  da 
Ponte  e  di  due  pittori  trentini  [Pubblica  un  decreto  del  Senato  Veneto 
del  15  gennaio  1534  (more  veneto),  ossia  un  brevetto  valevole  25  anni 
per  un'invenzione  idraulica,  concesso  ai  pittori  Jacomo  da  Ponte, 
Jacomo  Antonio  da  Trento  e  Jacomo  da  Trento]. 

383.  MVcr.  —  I,  2,  1907.  —  Forti  A.,  Intonio  ad  un  ^  Braco  ex 
Ràja  effictus  Aldrov,  »  che  esiste  nel  museo  civico  di  Verona  e  circa  le 
tarip  notizie  che  si  hanno  di  simili  mostri  specialmente  dei  manose  ritti 
Aldrovandiani  [Con  sei  documenti  in  appendice,  degli  anni  1567-1569]. 

384.  BsSI.  —  XXVIII,  10-12,  1906.  —  La  flora  del  Generoso  lo- 
data nel  secolo  XVI, 

385.  Rs8A.  —  S.  2,  XIX,  17,  1907.  —  Rivera  L.,  Giovan  Giu- 
Hepjìe  Al  feri  e  la  sua  «  Istona  Sacra  »   [Del  secolo  XVI]. 

386.  BmX.  —  S.  2,  XIX,  17,  1907.  —  Rivera  L.,  Intorno  alla 
•  Geometria  »  di  Girolamo  Pico  Fonticulano  [Del  secolo  XVI]. 

387.  Bear.  —  V,  rt,  1907.  —  Paftini-FrasHoni  F.,  Un  chevalier  du 
Saint-Sépidcre  au  XVI  siede  [Pierre  Pyon  di  cui  è  il  ritratto  in  una 
vetrata  della  cattedrale  di  Troyes]. 

388.  BsSI,  —  XXVIII,  10-12,  1906.  —  Monaci  e  preti  hellinzonesi 
in  Lombardia  [Spigolature  dei  secoli  XV-XVI]. 

389.  BshA.  —  S.  2,  XIX,  16,  1907.  —  De  Cupi»  C,  Im  falsifi- 
cazione del  testamento  di  Pandoljfb  del  «  quondam  »  Paolo  Anguillara 
[Falsificato  da  Alfonso  Cecca relli]. 

390.  Asl,  —  S.  5,  XXXIX,  2,  1907.  —  Fortini  U.,  Scrittura  segreta 
j)apale  [Rassegna  del  volume  di  Aloys  Meister  che  studia  la  scrittura 
segreta  della  Curia  pontificia  dalle  origini  alla  fino  del  secolo  XVI]. 

391.  AsI.  —  S.  5,  XL,  4,  1907.  —  Puini  C,  I  Giapponesi  nel  se- 
colo XVI  [Esamina  le  relazioni  dei  missionari  del  sec.  XVI  secondo 
lo  studio  del  Padre  Tacchi  Venturi  nella  «  Civiltà  Cattolica  »  di  cui 
cfr.  Bsl,  1907,  sp.  n.  1327]. 

392.  AsL  —  XXXIX,  l,  1907.  —  CipoUa  C,  La  storia  di  Venezia 
nella  vita  privata  [Rassegna  del  voi.  II  dell'opera  di  Pompeo  Molmenti]. 

.  393.  AsI.  ~  S.  5,  XL,  3,  1907.  —  ZaneUi  A.,  Gabriele  ed  Era- 
dito  Gandini  ed  i  processi  d'eresia  in  Brescia  nel  secolo  XVI  (Ricorda 
il  supplizio  di  un  frate,  Benedetto  della  Costa,  avvenuto  nel  1524 
in  Brescia  ed  affrontato  dalla  vittima  con  animo  invitto  ;  la  cattura 
del  carmelitano  G.  B.  Pallavicino  per  frasi  poco  ortodosse  pronun- 
ciate in  una  predica,  e  infine  il  processo  intentato  contro  i  fratelli 
Gandini  accusati  di  recidiva  nell'eresia;  la  Repubblica  di  Venezia, 
severissima  contro  gli  eretici,  fu  però  sempre  altrettanto  ferma  nel 
volere  intervenire  coi  suoi  rappresentanti  nei  processi  e  nel  frenare 
l'opera  degli  Inquisitori  del  S.  Officio,  ed  anche  nel  processo  contro 
J.dTie  fratelli  contumaci  riaflFermava  recisamente  i  diritti  dello  Stato. 
^ei  documenti  in  appendice]. 


112  SPOGLIO   DKI    PERIODICI 

im.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  Uxoricidii  nel  cìnquer- 
i^ento  in  Milano  [Notiziole  deirarchivio  notarile]. 

B95.  RPm.  -  XXIII,  9-10,  1907.  —  MaMsa  C,  La  Hchiavità  in 
TVrm  di  Bari  dal  secolo  XV  al  XVIII  [Notizie  ricavate  dallo  sche- 
ikrìo  Sull'archivio  notarile  di  Bari]. 

8*^iì.  R«S.  —  IV,  1-2,  1907.  —  PalHmbo  P.,  Il  capitano  Ortensio 
Pagano  e  i  suoi  tempi  [Da  un  manoscritto  del  secolo  XVIII  trae 
notizie  sul  Governatore  aragonese  di  Oria,  guerriero  famoso]. 

mn.  RP«.  —  XXIII,  9-10,  1907.  —  RigiUo  M.,  L'assedio  di  Atella 
dt{  ti9i  in  un  poemetto  eroico  del  15()0  [Di  un  carmelitano  di  Man- 
tova rotore,  che  non  ha  precise  notizie  storiche  e  neanche  è  un  nar- 
ratore prudente;  solo  è  nel  carme  un  indirizzo  epico  perfetto  e  una 
forma  meravigliosa;  dà  conto  del  contenuto]. 

39H.  BsSI.  —  XXVIII,  10-12,  1?06.  —  Un  veneto  curato  di  Ascona 
nel  1197  [Tommaso  de  Marini,  già  cappellano  del  conte  Giovanni 
Husca,  signore  di  Locamo]. 

Sm.  lichen.  —  II,  7,  1907.  —  Mnnerati  I).,  Cronotassi  degli  abati 
heue/f etimi  del  monastero  di  S.  Giovanni  Evangelista  in  Parma  [Da 
S.  Giovanni,  parmense,  eletto  e  consacrato  primo  abate  dal  vescovo 
Sigìfredo  II  verso  la  fine  del  secolo  X,  fino  a  Eusebio,  milanese, 
dal  1497  al  1499]. 

44)0.  Ro.  —  S.  2,  IV,  10-11,  1907.  —  Broccoli  P.,  Di  un  qiiat- 
iriuo  dn  Manfredi  di  Faenza  [Dà  notizia  di  parecchi  altri  quattrini 
della  stessa  città].  • 

401.  Ro.  —  S.  2,  10-11,  1907.  —  Yanoini  0.,  Di  un  rapimento 
att ributto  al  Valentino  [Presso  Cervia,  in  territorio  della  Repubblica 
Veneta,  l'anno  1501,  passava  un  corteo  nuziale  proveniente  da  Ur- 
bino diretto  a  Ravenna:  la  sposa,  una  tal  Dorotea,  fanciulla  man- 
to vuim  venuta  ad  Urbino  al  seguito  di  Elisabetta  Gonzaga  sposa  di 
Guìiioìjaldo,  era  destinata  sposa  a  Gio.  Battista  Caracciolo  di  nobi- 
lissima famiglia  napoletana,  capitano  della  Repubblica  di  S.  Marco, 
che  Tal  tendeva  a  Ravenna;  il  corteo  fu  sorpreso  dai  soldati  del  Va- 
lentLuo  e  disperso,  la  sposa  fu  rapita  e  portata  al  Valentino  stesso  a 
Cestina  t  VA.  esamina  gli  scrittori  che  hanno  parlato  del  rapimento, 
ritiene  che  nessuno  di  essi  meriti  cieca  fede,  e  riproduce  invece  in 
appendice  un  brano  del  ms.  di  Silvio  ed  Ascanio  Corona  scritto 
nel  1707]. 

4Ui>.  RsS.  —  III,  5,  1906.  —  De  Lina  A.,  Antonio  De  Ferraris  e 
la  Di.s/ida  di  Barletta  [Riporta  una  lettera  sulla  disfida  del  medico 
e  storiografo  noto  col  soprannome  di  Galateo]. 

4m.  Rcar.  —  V,  5,  1907.  —  Onori  L.,  Taddeo  della  Volpe,  imo- 
Ic.w  [Ctiuni  sul  conte  Taddeo  IV,  generalissimo  delle  armi  della  Re- 
pubblica di  Venezia  dopo  la  caduta  di  Cesare  Borgia]. 

404.  Rcar.  —  V,  9,  1907.  —  Pasini-FrasHoni  F.,  Lo  stemma  degli 
K^i^ni^l  sopra  il  sejwlcro  di  Lucrezia  Borgia. 

405.  A«I.  —  S.  5,  XXXIX,  1,  1907.  —  ClpoUa  €.,  PoliHca  vene- 
mimt  di  Massiìn diano  I  [Rassegna  del  volume  di   Max  von  Wolfif], 

4m.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  18,  1907.  —  Calllgaris  €k.  Un  anno 
di  storia  genovese  (giugno  lò06-giugno  IhOlJ  [Ampia  rassegna  del  vo- 
lume del  Pandiani  di  cui  cfr.  Psì,  1906,  sp.  n.  9721. 

407,  AsI.  -  S.  5,  XXXIX,  2,  1907.  —  PtT'lissIer  L.  Q.,  Note  ita- 
Uam  sulla  storia  di  Francia.  [Un'ambasciata  francese  a  Firenze  man- 


TEMPI    H0DF.K1II  US 

data  da  Luigi  XII,  nel  1508,  con  tre  lettere  inedite  dell'  «  avvocato 
di  Napoli  »]. 

408.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  15,  1907.  -  F.  :N.,  Ujia  visita  di 
Luigi  XII  alla  città  di  Cremona  (24-26  giugno  1509)  [Dopo  la  vit- 
toria di  Agnadello,  i  Cremonesi  fecero  buon  viso  ai  soldati  di  Ga- 
leazzo Pallavicino  (24  maggio);  il  castello  fu  ceduto  dai  Veneziani 
solo  il  6  giugno  ;  il  Re  in  premio  della  spontanea  dedizione  della 
città  volle  visitarla.  Sull'entrata  del  Re  in  Cremona  TA.  riporta  il 
testo  della  relazione  scritta  da  un  tal  Carlo  Alfeni,  rimasta  fin  qui 
nascosta  dentro  i  zibaldoni  di  Giuseppe  Bressiani  ;  aggiunge  notizia 
delle  domande  dei  Cremonesi  e  delle  concessioni  del  Ke]. 

409.  Rsst.  —  III,  7-8,  1907.  —  Baldigserri  L.,  Giulio  II  in  Ro- 
magna (1  settembre  1510-26  giugno  1511)  [Colla  guida  della  descri- 
zione fatta  da  Paride  de  Grassis,  primo  cerimoniere  del  Pontefice, 
narra  la  seconda  spedizione  militare  seguita  alla  lega  di  Cambrai, 
alla  quale  Giulio  II  prese  parte  personalmente  ;  perdette  egli,  come 
ognun  sa,  Bologna,  vide  minacciata  la  Romagna,  e  fu  minacciata  la 
Chiesa  da  un  tentativo  di  scisma]. 

410.  Rcar.  —  V,  12,  1907.  —  Welss  H.,  Le  sceau  de  Charles  I, 
Bai  d' Espagne  [Del  1518]. 

411.  Rcar.  —  V,  7,  1907.  —  Orlandini  U.,  Il  sigillo  imperiale  di 
Carlo  F. 

412.  AsI.  —  S.  5,  XL,  3,  1907.  —  Luzio  A.,  Isabella  d'Kite  e 
Leone  X  dal  congresso  di  Bologìia  alla  presa  di  Milaìw  (1515-1521) 
[Cfr.  Usi,  1907,  sp.  n.  859.  La  vittoria  di  Francesco  I  a  Marianano, 
inaspettata,  metteva  in  desolazione  la  casa  di  Mantova,  e  specialmente 
Isabella  d'Este  per  TafTetto  intenso  al  nipote  Massimiliano  Sforza. 
Poco  fiduciosi  delle  promesse  di  Leone  X,  Francesco  Gonzaga  e  la 
moglie  Isabella  che  avevano  sprezzato  la  proposta  alleanza  del  Re  di 
Francia,  pensarono  di  cattivarselo,  il  primo  con  atti  di  compassione- 
vele  servilismo,  con  più  virile  e  astuto  atteggiamento  la  seconda,  mi- 
rando a  sfruttare  l' indole  cavalleresca  e  galante  del  vincitore  :  questi 
però  pretese  irremissibilmente  la  consegna  di  Asolo  e  Lonato,  e  il 
primogenito  Federico  Gonzaga,  come  ostaggio,  destinato  a  passare 
in  Francia;  la  Marchesa,  per  contro,  risparmiò  l'umiliazione  di  un 
viaggio  di  ossequio  a  Milano,  mentre  il  Principe,  inchiodato  a  letto 
dal  male  gallico,  n*era  impedito.  Nel  convegno  di  Bologna  Leone  X 
raccomandò  al  Re  il  giovane  Federico  Gonzaga  ed  ottenne  dal  Re 
stesso  garanzia  d'incolumità  agli  Stati  di  quella  Casa;  ma  le  rela- 
zioni tra  Isabella  e  Leone  X  furono  presto  rannuvolate  mostrandosi 
il  Papa  irremovibile  a  voler  punire  Francesco  Maria  della  Rovere, 
galero  dei  Gonzaga,  per  darne  il  ducato  di  Urbino  ai  Medici.  A  sper- 
dere il  nembo  che  si  addensava,  Isabella  usò  tutte  le  forze  dell'in- 
gegno, supplendo  alla  debolezza  del  marito.  Raccomandava  rifles- 
sione a  Francesco  Maria,  promettendogli  segreti  aiuti  tuttavia  se 
fosse  inevitabile  la  guerra.  La  proposta  sfuggita  al  Papa  di  salvare 
la  Casa  della  Rovere  se  non  il  Duca,  lasciando  lo  Stato  al  mino- 
renne Guidobaldo,  mancò  per  la  lungaggine  delle  negoziazioni  e  per 
le  mormorazioni  petulanti  di  Lorenzo  de'  Medici  e  di  Alfonsina; 
irato  il  Papa  per  nuove  frasi  oltraggiose  che  si  attribuivano  a  Fran- 
cesco Maria,  non  bastavano  ormai  a  placarlo  i  mille  uffici  che  Isabella 
aveva  sollecitati  dal  Re  di  Francia  per  mezzo  del  giovane  Federico, 
dal  Conestabile  di  Borbone,  governatore  dello  Stato  di  Milano,  da  Eli- 
sabetta Gonzaga  che  per  suggerimento  del  Bibbiena  si  recò  a  Roma 
ed  ebbe  vivacissime  discussioni  con  Leone  X  personalmente.  Preten-^ 

Bitisla  storica  italiana^  3*  S.,  vir,  1.  8 


114  SPOGLIO   DEI    PERIODICI 

deva  il  Papa  che  Francesco  Maria  della  Rovere  si  recasse  incondi- 
zionatamente a  Roma  a  chiedere  perdono:  è  probabile  che  avesse 
Leone  propositi  leali  di  generosità,  il  Castiglione,  fedelissimo  al  Duca, 
lo  consigliava  a  sottomettersi,  ma  Elisabetta  ed  Isabella  al  contrario 
lo  dissuadevano,  temendo  una  specie  di  agguato  borgiano  che  oscu- 
rasse la  fama  di  quello  di  Senigallia.  Anche  l'ultima  speranza  riposta 
nella  protezione  dell'imperatore  Massimiliano,  che  discendeva  in 
Italia  con  boriose  risibili  minaccie  pel  Papa,  falli,  per  cui  non  ri- 
mase altro  al  Duca  di  Urbino  che  accettare  una  guerra  aperta  col 
Papa  a  forze  sproporzionate  ;  e  cosi  intervenne  la  spogliazione  della 
Casa  della  Rovere  che  al  Papa  mediceo  avrebbe  dovuto  essere 
vietata  dai  più  sacri  doveri  di  riconoscenza  e  di  umanità.  A  stento 
Francesco  Gonzaga  richiesto  di  sussidi  aveva  potuto  ragranel- 
lare  mille  scudi  nel  suo  Stato  taglieggiato  dai  Francesi,  né  d'altra 
parte  voleva  egli  inimicarsi  troppo  apertamente  Leone  X.  Dopo 
l'acquisto  di  Urbino  l'appetito  mediceo  guatava  ingordo  a  Fer- 
rara, ma  Leone  X  trovò  opposizione  risoluta  nel  Re  di  Francia. 
I  Gonzaga  e  gli  Estensi  riuscirono  per  l'abilità  di  Isabella  a  con- 
vincere il  Papa  di  non  aver  connivenza  coi  tentativi  folli  di  Fran- 
cesco della  Rovere  per  rioccupare  il  Ducato:  l'erario  pontifìcio, 
esausto  per  la  guerra  di  Urbino,  fu  rinsanguato  dalle  sostanze  tolte 
al  cardinale  Rìario  coinvolto,  la  primavera  del  1517,  nella  congiura 
Petrucci.  Isabella  faceva  quell'anno  un  viaggio  nella  Francia  meri- 
dionale per  affettare  di  disinteressarsi  alla  politica  italiana,  però 
aveva  colà  abilmente  concordato  il  matrimonio  di  suo  figlio  con  una 
principessa  di  Monferrato  imparentata  ai  Reali  di  Francia.  Il  car- 
dinale Riario  fu  poi  pomposamente  rimesso  in  grazia  al  Papa; 
Francesco  Maria  della  Rovere  con  le  artiglierie  e  la  preziosa  biblio- 
teca fondata  da  Federico  da  Montefeltro  ebbe  il  permesso  di  riti- 
rarsi non  molestato  a  Mantova  tacitando  tutti  gli  scrupoli  dello 
suocero  la  cui  paura  cresceva  con  l'infermità  e  cogli  anni;  Eleonora 
Gonzaga  nel  1518  riebbe  dagli  usurpatori  di  Urbino  la  dote.  U  Papa 
per  calmare  la  sorda  inimicizia  della  corte  di  Mantova  profondeva 
dichiarazioni  di  amicizia  e  blandizie,  favorendo  Ercole,  figlio  di 
Isabella,  destinato  a  carriera  ecclesiastica  e  a  tredici  anni  già  can- 
didato alla  porpora.  Con  la  morte  di  Francesco  Gonzaga,  avvenuta 
il  29  marzo  1519,  subentrava  un  Signore  diciannovenne,  impetuoso, 
cavalleresco,  docile  alla  madre  che  ne  guidò  abilmente  i  primi  passi 
nel  governo.  Oltre  i  numerosissimi  documenti  intercalati  nel  testo, 
segue  il  testo  di  un  documento  in  appendice]. 

413.  OflP.  —  X,  1-2,  1907.  —  Kaikoff  P.,  Kardinal  Cajetan  auf 
dem  Augsourger  Reichstage  von  1518. 

414.  AsM.  —  VII,  3-4,  1906.  —  Arenaprimo  f4.,  StatuU  deU'arte 
dei  sarti  di  Messina  del  1523  [Ne  pubblica  il  testo  tratto  dall'archivio 
della  Cattedrale]. 

415.  Mse.  —  V,  4,  1907.  —  Gnerrini  P.,  Una  tradizione  bresciana 
sulla  patria  di  pajya  Adriano  VI  [I  primi  storici  a  sostenere  l'origine 
di  Adriano  VI  da  Rezzano,  un  paesello  sulla  riva  del  Lago  di  Garda 
presso  Salò,  furono,  nel  secolo  AVI,  Bongiovanni  Grattarola  di  Salò 
e  il  Padre  Mattia  BeUentano,  cappuccino  ;  dello  scritto  di  quest'ul- 
timo sull'argomento  pubblica  un  estratto  da  un  ms.  della  Biblioteca 
Queriniana  di  Brescia]. 

416.  RsA.  —  S.  2,  XVI,  27,  1907.  —  Oasparolo  F.,  Giovanni  Sas- 
satelli  e  la  presa  di  Alessandria  nel  1522  [Dà  notizie  sulla  famiglia 
e  sull'archivio  del   famoso   capitano  di  ventura,  nato  a   Imola  nel 


TEMPI    MODERNI  115 

secolo  XVI,  e  ch'ebbe  il  soprannome  «  Cagnaccio  di  Imola  >;  ag- 
giunge documenti  e  notizie  a  reintegrazione  della  fama  di  lui;  tratta 
{quindi  della  famosa  conquista  di  Alessandria  da  parte  degli  Impe* 
riali  contro  i  Francesi  e  della  parte  che  il  Sassatelli  vi  ebbe]. 

417.  BsSI.  —  XXIX,  6-9,  1907.  —  Il  testamento  di  un  mastro 
muratore  di  Bedigliora  [Del  1528]. 

418.  RPm.  —  XXVin,  3-4,  1907.  —  Beltrami  G.,  In  Puglia  a' 
giorni  di  Lautrech  e  di  Tunisi  [Tre  documenti  del  1528-29]. 

419.  Bear.  —  V,  9,  1907.  —  Carreri  F.  C,  Irme  di  SpUimòergo 
[Nata  nel  1538,  morta  a  Venezia  nel  1559,  divenne  buona  pittrice 
sotto  la  guida  del  divino  Tiziano,  il  quale,  unitamente  ai  due  Tasso, 
la  pianse  e  col  pennello  la  immortalò]. 

420.  QflP.  —  X,  1-2,  1907.  —  Cardaung  L.,  Die  KirchenpoUHk 
Herzog  Georgs  von  Sachten  vornehmlich  in  seinen  letzten  Regierungjàhren 
[In  appendice  documenti  tra  il  1538  e  il  1539]. 

421.  B88A.  —  S.  2,  XVIIl,  15,  16,  1906.  —  Massoni  G.,  L'antico 
commeì-dc  dello  zafferano  nell'Aquila  ed  i  capitoli  relativi  [Premessi 
cenni  sull'origine  del  commercio  nel  secolo  XIII  e  sui  privilegi  con- 
cessi dagli  Aquilani,  studia  le  relazioni  della  città  di  Aquila  con 
Venezia  e  coi  Tedeschi.  Nella  prima  metà  del  sec.  XVI  è  il  periodo 
di  floridezza  del  commercio  dello  zafferano,  l'A.  studia  pertanto  il 
prezzo,  le  gabelle,  le  adulterazioni  e  le  leggi  per  impedirle,  le  attive 
relazioni  colla  Germania,  la  esportazione  dello  zafferano  nell'ultimo 
ventennio  del  secolo  XVI  e  durante  il  secolo  XVII;  la  decadenza 
del  commercio  per  nuove,  gravissime  imposte.  Rifiorisce  tale  com- 
mercio poi  sul  finire  del  secolo  XVIII  ed  al  princìpio  del  XIX.  Be- 
tono l'illustrazione  e  il  testo  dei  primi  statuti  sul  commercio  dello 
zafferano  banditi  nel  1569,  e  un'appendice  di  nove  documenti  inediti 
tra  gli  anni  1573-1733,  nonché  una  tavola  dei  prezzi,  massimo  e 
minimo,  dal  1580  al  1841]. 

422.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  Un  contraito  tra  padrona 
e  serva  [Del  18  agosto  1548,  tra  la  nobile  Catterina  Visconti,  vedova 
di  Battista  Melzi,  e  maestro  Francesco  da  Sant'Agostino  che  collo- 
cava per  dieci  anni  sua  figlia  legittima,  undicenne,  appo  di  lei,  rice- 
vendo per  compenso  totale  alla  fine  L.  150  imperiali]. 

423.  Mse.  —  V,  2-6,  1907.  —  Pagliacchi  P.,  I  castellani  del  Castel 
S.  Angelo  [Continuazione,  cfr.  Usi,  1907,  sp.  n.  344:  dall'anno  1534 
al  1566.  Segue  un'appendice  di  quattordici  documenti]. 

424.  BftSI.  —  XXVIII,  10-12,  1906,  e  XXIX,  1-9,  1907.  —  Tor- 
riani  E.,  Catalogo  dei  documenti  per  V istoria  della  prefettura  di  Men- 
drijtio  e  pieve  di  Balenia  dalVauìio  1500  circa  all'anno  1800  tratti 
dairarchivio  Torriani  [4)al  1550  al  1576.  Segue  un  elenco  dei  crimini 
più  gravi  dal  1535  al  1600]. 

425.  Bear.  —  V,  2,  1907.  —  Orlandinl  U.,  Lo  stemma  di  Giulio  IIL 

426.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  15,  1907.  —  Verga  E.,  /  Farnesi  e  il 
dìicafo  di  Parma  e  Piacenza  durante  il  pontificato  di  Paolo  IV  [Ras- 
segna del  volume  di  Giulio  Coggiola]. 

427.  Bhe.  —  VHI,  4,  1907.  —  Ance!  B.,  Paul  IV  et  le  coiicile 
[Senza  essere  stato  personalmente  partigiano  del  Concilio,  che  nel- 
ropinit)ne  della  maggior  parte  dei  contemporanei  era  lo  strumento 
più  efiicace  della  rigenerazione  religiosa,  e  quantunque  non  sia  riu- 
scito ad  ottenere  la  continuazione  del  Concilio  stesso,  ne  preparò 
eflScacemente  il  successo  e  la  conclusione  ;  nell'ultimo  anno  del  pon- 


116  BPOGLIO    DEI   PERIODICI 

tificato,  dopo  l'esemplare  condanna  dei  suoi  nipoti,  i  decreti  disci- 
plinari che  dovevano  essere  pubblicati  a  Trento  sotto  Pio  IV  rice- 
vettero già  in  antecedenza  la  prima  applicazione.  Paolo  IV  esegui 
l'incarico  ingrato  di  una  reazione  austera  e  violenta  contro  gli  scan- 
dali del  Rinascimento  in  Roma  ;  i  suoi  successori  e  i  padri  del  Con- 
cilio continuarono  l'opera  sua,  ossia  cooperarono  all'impulso  decisivo 
da  lui  dato  alla  Riforma  Cattolica]. 

428.  AsL.  -  S.  4,  XXXIV,  14,  1907.  —  Importaziane  di  armi 
milanesi  in  Francia  nel  secolo  XVI  [Pubblicasi  un  documento  del- 
l'archivio dipartimentale  dell'Alta  Garonna  del  1562]. 

429.  MsV.  —  XV,  1,  1907.  —  Carnesecchi  C,  Cosimo  primo  t  lo 
speziale  di  Poggiboìisi  [Lo  speziale  scrisse  al  Duca  il  20  gennaio  1565 
la  lettera,  di  cui  l'A.  pubblica  il  testo,  per  avere  risarcimento  di 
parecchi  danni  ricevuti  nel  passaggio  di  milizie  dal  1563]. 

430.  AsI.  —  S.  5,  XXXIX,  1,  1907.  —  Oiorgetti  A.,  Cosimx>  I  e 
il  tìtolo  di  Granduca  di  Toscana  [Rassegna  del  volume  di  Venocchio 
Maffei  sulla  politica  di  Cosimo  de'  Medici]. 

431.  AsI.  —  S.  5,  XL,  3,  1907.  —  Fusai  G.,  Un  litigio  fra  due 
ambasciatori  alla  corte  dì  Polonia  [Il  9  giugno  1574,  mentre  nel  coro 
della  chiesa  del  castello  di  Varsavia  il  Re  di  Polonia,  Enrico  di 
Valois,  assisteva  alle  funzioni,  l'ambasciatore  del  Duca  di  Ferrara, 
che  precedeva  quello  de'  Medici  di  Firenze,  trovò  il  suo  posto  occu- 
pato da  quest'ultimo  pretendendo  che,  per  la  elevazione  di  Cosimo  I 
a  Granduca,  si  dovesse  anche  la  precedenza  invertire,  ma  con  ener- 
giche proteste  ottenne  che  l'usurpatore  cedesse.  In  appendice  un 
dispaccio  diretto  al  Granduca]. 

432.  AsM.  -  Vili,  1-2,  1907.  -  La  Corte  CaiUer  G.,  Un* antica 
storia  di  Sicilia  [Notizia  di  un  cimelio  librario  stampato  a  Venezia 
nel  1574]. 

433.  QftP.  —  X,  2,  1907.  —  Schellhass  K.,  Italienische  Schlen- 
dertage  Herzog  Ernst  von  Bayern  vornehmlich  atif  Gnind  der  Kor- 
respondenz  Camillo  CajnlupVs  mit  Rom  (1515). 

434.  QfliP.  -  X,  2,  1907.  —  G»Uer  E.,  Aus  der  Kanzlei  der  Papste 
und  ihrer  Ijcgaten  [Concetto  dei  segretari  papali  ;  concetto  della  can- 
celleria del  Cardinal  Legato,  Guido  di  Bologna]. 

435.  AsL,  —  S.  4,  XXXIV,  14,  1907.  —  Terga.  E.,  DocumenU  per 
la  storia  di  Milano  nelV archivio  d^i  Duchi  di  Feria  a  Madrid  [Elenco 
di  documenti  intorno  al  governo  di  Milano  tenuto  dai  contestabili 
di  Castiglia  dal  1583  al  1647]. 

436.  Rhe.  —  VIII,  1,  2,  3,  1907.  —  Willaert  L.,  Négociations 
politico-religietises  entre  V Angleterre  et  les  Pay-Bas  catholiques  (1598- 
1625)  [Continuazione,  cfr.  Rsl,  1907,  sp.  n.  379  :  intervento  degli 
Arciduchi  in  favore  del  Cattolicismo  in  Inghilterra;  intervento  dei 
Sovrani  inglesi  in  favore  del  Protestantesimo  nei  Paesi  Bassi]. 

437.  BkSI.  —  XXIX,  1-5,  1907.  —  Relazioni  tra  Uri  e  il  Ticino 
[Dal  secolo  XVI  al  XIX]. 

438.  BsSI.  —  XXIX,  1-9,  1907.  —  Elogi  di  Ixindfogti  Urani 
[Dal  secolo  XVI  al  XVIII]. 

439.  Asasl.  -  XXII,  3-4,  1906.  —  Bossi  E.,  Cenni  sulla  popola- 
zioìie  della  città  di  Pota  nel  secolo  XVI  e  successivi. 

440.  RsA.  —  S.  2,  XIV,  25,  1907.  -  Giorcelli  G.,  Il  <^  pater  r>  di 
Alessandria  [Lamento  contro  gli  Spagnuoli]. 


TKMI'l    MOnEKXI  117 

441.  Bear.  —  VI,  1,  1008.  —  De  Luca  A.,  «  Ex  libris  »  del  conte 
Giacomo  Gabrieli  [Del  secolo  XVII]. 

442.  Rcar.  —  V,  9, 1907.  ~  DI  Bratto  F.,  «  Ex  libris  »  di  Giulio 
Peretti,  ferrarese  [Del  secolo  XVII]. 

443.  BVt.  —  3,  1907.  —  Motta  E.,  Il  restauro  del  Cenacolo  (di 
Ijeonardo)  nel  secolo  XVII  e  Vautoniifesa  del  pittore  Mazza, 

444.  BVi.  —  3,  1907.  —  Batti  A  ,  Il  tavolo  e  il  cofano  pel  codice 
atlantico  alla  Biblioteca  Ambrosiana  [Vicende  dal  secolo  XVII]. 

445.  Mse»  —  V,  4,  1907.  ~  Presutti  G.,  Un  conservatorio  romano 
dd  secolo  XVII  per  le  fanciulle  pericolanti  [Iniziatore  dell* opera  pia 
intitolata  a  S.  Filippo  Neri  fu  Francesco  Vela,  gentiluomo  vicen- 
tino, per  consiglio  di  un  guantaio  da  Siena,  Kutilio  Brandi]. 

446.  BsSI,  —  XXVIII,  10-12,  1906.  —  A  projwsito  di  Bernardino 
Serodino  [Pittore  di  Ascona  del  secolo  XVII]. 

447.  AsM.  —  Vn,  3-4,  1906,  e  VIU,  1-2,  1907.  —  BulTo  V.,  Lotte 
della  città  di  Patti  per  la  sua  libertà  e  per  la  sua  giurisdissione  tiel 
secolo  XVII. 

448.  AsM.  —  VII,  3-4,  1906.  —  Sacca  V.,  Pene  pecuniarie  d' An- 
nona [Nel  1602]. 

449.  AsM,  -  VII,  3-:4,  1906.  -  Sacca  V.,  Strenne  [Nel  sec.  XVII], 

450.  AsM.  —  VII,  3-4,  1906.  ~  Sacca  V.,  Un  ladro  [Notizia  del- 
l'anno 1609]. 

451.  AsM.  —  VII,  3-4,  1906.  —  Sacca  V.,  Come  si  trasportava  il 
denaro  nel  secolo  XVII, 

452.  AsM.  —  VII,  3-4,  1906.  —  Dalla  Vecchia  U.,  Franchigie  e 
regalie  del  Senato  di  Messina  [Nel  secolo  XVII]. 

453.  A.sM.  -  VIII,  1-2,  1907.  -  Buffo  V.,  Ix)tte  della  città  di 
Patti  per  la  sua  libertà  e  per  la  sua  giurisdizione  nel  secolo  XVII. 

454.  Mse.  —  V,  4,  1907.  —  Mercati  G.,  Fra  Fulgenzio  Manfredi 
[Osservante  veneziano,  autore  di  due  opuscoli  di  cui  uno  rimase 
all'Indice  dei  libri  proibiti  dal  1605  al  1900;  fu  il  frate  come  eretico 
relasso  impiccato  e  bruciato  in  campo  Vaccino;  TA.  riporta  l'estratto 
(Iella  lettera  del  P.  Bernardo  Hertfelder  ad  un  confratello  circa  il 
frate], 

455.  AsI.  -  S.  5,  XXXIX,  1,  1907.  —  Fararo  A.,  Galileo  Galilei 
^  Don  Giovanni  de'  Medici  [Tra  i  fatti  oscuri  della  biografia  di  Ga- 
lileo sono  i  motivi  pei  quali  si  indusse  ad  abbandonare,  dopo  un 
triennio  di  lettura,  lo  studio  di  Pisa;  infatti,  se  aveva  egli  già  pensato 
a  lasciarlo  appena  insediatovi,  è  certo  d'altra  parte  che,  per  le  cre- 
sciute angustie  economiche,  dovette  essere  stimolato  solo  da  gravi 
circostanze  a  rinunciare  a  quel  pane.  Vincenzio  Viviani  e  Niccolò 
Gherardini,  biografi  di  Galileo,  accennano  velatamente  a  inimicizia 
ehe  egli  si  attirò  da  Don  Giovanni  de'  Medici,  per  aver  criticato  una 
macchina  da  questi  proposta  per  scavar  la  darsena  di  Livorno.  Di- 
mostra l'A.  che  anche  per  questo  aneddoto,  di  cui  mancano  docu- 
menti diretti,  le  narrazioni  dei  due  biografi  sono  degne  di  fede]. 

.   456.  Mse.  —  V,  3,  1907.  —  Zeiiler  J.,  Pascal  et  Vapologétique  tra- 
dithfielle,  à  propos  .d*une  rwuvelle  édition  des  e  pensées  » . 

457.  BsSI.  -  XXIX,  6-9,  1907.  -—  Un  ingegnere  luganese  a  Nizza 
[XeU'anno  1600].  ^  ^  ^ 

^458.  Bo.  —  S.  2,  IV,  2,  1907.  —  Oigll  0.,  Un  frate  cospiratore 
i>oUtìco  nel  secolo  XVII  [Rassegna   dello   studio   di   N.  Trovanelli 


118  8F0QI.I0   DEI    rKRlODICI 

(L.  Piccioni)  sopra  frate  Epifanio  Fioravanti,  nato  nel  1601,  cospi- 
ratore contro  gli  Spagnnoli  in  favore  della  Casa  di  Savoia]. 

459.  AsM.  —  VII,  3-4,  1906.  —  Sacca  Y.,  VettmaglU  alle  galere 
della  Eepubblica  di  Genova  [Nel  1601-1602]. 

460.  AsM.  —  VII,  3-4,  1906.  —  Sacca  V.,  Pen  un  lieto  evento 
del  1602  [La  nascita  di  un  figlio  a  Filippo  III]. 

461.  Asasl.  —  XXIII,  1-2,  1907.  -  Dispacci  del  Podestà  e  Capi- 
tario di  Capodistria  al  Serenissimo  Principe  [Pubblicansi  i  dispacci 
originali  dal  21  aprile  1602  al  24  agosto  1603]. 

462.  AsI,  -  S.  5,  XL,  4,  1907.  —  Contessa  C,  Carlo  Emanuele  I 
e  la  contesa  fra  la  Repubblica  Veneta  e  Paolo  V  (1605^1607)  [Espone 
il  contenuto  dei  documenti  pubblicati  dal  Do  Magistris,  di  cui  cfr.  lisl^ 
1906,  sp.  n.  1592]. 

463.  RsA,  —  S.  2,  XVI,  25,  1907,  gennaio-marzo.  —  Talerani  F., 
Sentenza  di  condanna  a  morte  contro  il  conte  Guido  Aldóbrandiìw  di 
S,  Giorgio  [Nel  1613,  per  ribellione  al  Duca  di  Mantova  a  favore 
del  Duca  Carlo .  Emanuele  I,  durante  la  guerra  di  Monferrato  :  la 
sentenza  fu  eseguita  in  effigie]. 

464.  RsA.  —  S.  2,  XVI,  27,  1907.  —  Giore^Ui  G.,  Cronaca  mon- 
ferrina  di  Gian  Domenico  liremiOf  speciaro  di  Casale  Moìiferrato 
[Comprende  il  periodo  dal  1613  al  1663]. 

465.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  -  Ginssani  A.,  L'affaire 
de  la  Valtelline  (1620-1626)  [Rassegna  del  volume  di  Edouard  Rodt: 
«  Hist.  de  la  représentation  diplomatique  de  la  France  auprès  des 
Cantons  Suisses,  de  leurs  Alliés  et  de  leurs  Confedérés  >,  tomo  III]. 

466.  AsM.  —  Vili,  1  2,  1907.  —  Arenaprìmo  G.,  Accordo  fra  il 
Senato  di  Messina  ed  i  Gesuiti  per  lo  Studio  Pubblico  [Un  documento 
del  1628]. 

467.  Rbcn.  —  II,  6,  1907.  -  Gnerrini  P.,,Per  la  biografia  del- 
l'abate Benedetto  Castelli,  discepolo  di  Galileo  [E  incerto  l'anno  e  il 
luogo  della  nascita;  vesti  T abito  benedettino  e  professò  la  regola 
neirantichissimo  e  celebre  monastero  dei  Ss.  Faustino  e  Giovita  in 
Brescia,  mori  a  Roma  il  19  aprile  1643]. 

468.  Rcar.  —  V,  1,  1907.  —  Brunetti  (-.,  Impresa  di  Donna  Laura 
Martinozzi  d'Este,  Duchessa  di  Modena  [Sposa  nel  1655  del  Principe 
Alfonso,  mori  vedova  a  Roma  nel  1687  :  la  sua  impresa  era  :  «  viduata 
laborat  »]. 

469.  Tr,  —  IX,  9-10,  1907.  -  Montini  D.,  Privilegi  veneti  con- 
cessi  ai  quattro  vicariati  di  Val  Ijagariìux  nel  1671. 

470.  Rcar.  —  V,  5,  1907.  —  Pagini-FrasHonl  F.,  Il  sigillo  di  Fra 
Angelico  Bampolla  [Generale  dei  Fate  Bene  Fratelli,  morto  nel  1681]. 

471.  Mse.  -  V,  5-6,  1907.  -  Stempfle  P.  B.,  La  data  della  Ut- 
tera  di  Sobieski  a  papa  Innocenzo  XI  sulla  liberazimie  di  Vienna 
[Corregge  la  data  15  settembre  in  13  settembre]. 

472.  BsSI.  -  XXVIII,  10-12,  1906,  e  XXIX,  1-5,  1907.  —  Uìw 
cronaca  inedita  dell'Ospizio  sul  Gottardo  [Continuazione,  cfr.  Bsl,  1907, 
sp.  n.  399:  documenti  dal  1697  al  1776], 

473.  QfliP.  —  X,  1-2,  1907.  -  Hiltebrandt  Ph.,  Die  Pólnische 
Konigswahl  von  1697  und  die  Konversion  Augustus  des  Starken 
[Studia  l'intromissione  della  diplomazia  pontificia;  in  appendice  do- 
dici documenti  tra  il  1696  o  il  1712]. 

474.  RsA.  ~   S.  2,  XVI,  25,  1907.  -   Ospizio  di  San   Giuseppe 


TEMPI    MODERNI  119 

Pp  Alessandria;  notizie  dal  sec.  XVII  al  XIX].  —  Cenni  stUVopera 
pia  dei  Carcerati  [Eretta  in  Alessandria  nel  1668.  Nota  dei  censuari 
verso  Topera  pia  nel  secolo  XVIH].  —  Un  ricovero  di  mendicità  in 
Alesmndria  nd  secolo  XVIII. 

475.  Rcar.  —  V,  8,  1907.  —  Brunetti  A.,  <c  Ex  libris  »  dell'abate 
Angelo  Calogero  [Abate  di  S.  Michele  di  Murano,  nel  secolo  XVIII]. 

476.  RPtt.  —  XXIII,  3-4,  1907.  —  Jatta  M.,  Domenico  Cotugno- 
t  l'aUmminuria  [Il  medico  di  Rnvo  di  Paglia  fu  il  primo  che  nel- 
Tanno  1770  dimostrò  in  un  individuo  idropico  la  presenza  delibai- 
buminuria]. 

477.  Rcar.  —  V,  5,  1907.  —  Brunetti  C,  «  Ex  librLs  »  del  conte 
Annibale  di  Montevecchio,  commendatore  di  Malta  [t  1781]. 

478.  AsM.  —  VII,  3-4,  1906.  —  Lizio  Bruno  L.,  Cajo  Domenico 
Gallo  e  il  suo  geniale  tì'avestimento  del  poema  delle  Metamorfosi  in 
ottava  rima  siciliana  ancora  inedito  [Del  secolo  XVIII]. 

479.  AsM.  —  VIII,  1-2,  1907.  —  Pnzzolo  Sigillo  D.,  Uìia  materia 
di  contendere  'nel  secolo  XVIII  [Due  confraternite  casalvetine  che  si 
contendono  giudiziariamente  il  maggiore  loco  in  alcune  processioni  ; 
atto  di  transazione  che  definisce  il  litigio,  con  note,  una  delle  quali 
tratta  di  Don  Antonio  Cannavo,  pittore  ed  umanista  dimenticato,, 
del  secolo  XVIII]. 

480.  Tr.  -  IX,  9-10,  1906.  —  Fracassi  E.,  Fra  Rovereto  e  Vi- 
ceììza:  corrispondenza  letteraria  nella  prima  metà  del  secolo  XVIII 
[Le  relazioni  letterarie  di  Gerolamo  Tartaro tti  con  eruditi  vicentini. 
In  appendice  il  testo  di  sette  lettere  fra  il  1734  e  il  1760.  Precedono 
brevi  cenni  storici  in  tomo  alle  relazioni  fra  le  due  città  di  Rove- 
reto e  Vicenza  nel  medioevo]. 

481.  QftP.  —  X,  1-2, 1907.  -  HUtebrandt  Ph.,  Eine  Relation  dejf 
Wiener  Nuniius  iìber  scine  Verhandlungen  mit  Leibniz  (1700)  [Pub- 
blica due  dispacci  tratti  dall'archivio  vaticano]. 

482.  Asasl.  —  XXII,  3-4,  1906,  e  XXIII,  1-2,  1907.  —  Seìvato 
Rettori  [Continuazione,  cfr.  Bsl,  1907,  sp.  n.  396:  dall'8  marzo  1704 
al  16  gennaio  1727  (m.  v.)]. 

483.  ArM.  -  VIII,  1-2,  1907.  —  Telluccini  A.,  Contributo  alla 
biografia  di  Filippo  Juvara,  architetto  messinese  [Passò,  come  ognun 
sa,  al  servizio  di  Vittorio  Amedeo  II  dì  Savoia;  compi  a  Torino  le 
sue  opere  più  belle,- fra  le  quali  si  considera  la  basilica  di  Soperga 
come  la  migliore.  In  appendice  dodici  documenti  tra  il  1706  e  il  1759]. 

484.  AT,  —  XXX,  I,  3,  1907.  —  Spagnolo  A.,  I  marchesi  Scipione 
Maffei  e  Francesco  Muselli  [Breve  storia  di  una  loro  inimicizia  tra 
il  1712  e  il  1728]. 

485.  AV.  -  XXX,  II,  2,  3,  1907.  -  Lazzari  A.,  Carlo  Goldoni 
in  Romagna  [I.  A  Rimini:  il  primo  viaggio  nel  1719;  lo  studente  di 
filosofìa;  le  prime  armi  in  teatro  e  la  pretesa  fuga  da  Rimini.  - 
n.  A  Bagnaca vallo  e  a  Faenza]. 

486.  Mse.  —  V,  3,  1907.  —  Mhshì  L.,  Un  processo  capitole  di  sa- 
crilegio a  Carrara  nel  1723  [Per  furto  di  una  sacra  pisside  nella  chiesa 
dei  Carmelitani  a  Massa]. 

487.  BsS.  —  IV,  1-2,  1907.  —  Piccinni  F.  A.,  Cronache  lecce^ù 
(Notizie  dall'anno  1723  al  1731]. 

488.  AsSar.  —  II,  4,  1906.  —  Solmi  A.,  Ludovico  Antonio  Mura- 
tori e  la  storia  sarda  [Continuazione,  cfr.  Rsl,  1907,  sp.  ii.  410:  alla 


120  SPOGLIO   DBl   PERIODICI 

notizia  aggiunge  in  appendice  documenti  tratti  dall'archivio  mura- 
torìano  della  Biblioteca  Estense,  e  cioè  le  lettere  di  Gius.  Dani  con 
cui  annunciava  o  accompagnava  al  Muratori  i  contributi  epigrafici 
per  lui  raccolti  nell'Isola]. 

489.  Tr.  —  IX,  9-10,  1906.  —  Lorenxi  E.,  I  conti  dell' invasioìie 
francese  del  1703  a  Tlarno  Superiore  e  Vinaendio  di  quel  paese  nel- 
Vanno  1733. 

490.  À8l.  —  S.  5,  XXXIX,  2, 1907.  —  RanUeh  I.,  Il  cardinale  Al- 
heroni  e  la  Hepubblica  di  S.  Marino  [Ricca  è  la  bibliografia,  iiripor- 
tante  la  messe  dei  documenti  riguardante  l'aneddoto  divenuto  famoso, 
sia  perchè  artefice  della  trama  fu  il  personaggio  reso  celebre  dai  pre- 
cedenti suoi  ardimenti,  sia  perchè  può  dirsi  l'unico  fatto  veramente 
notevole  nella  storia  della  piccola  repubblica,  sia  ancora  pel  rumore 
che  sollevò  in  Europa  la  brusca  sconfessione  data  da  Clemente  XII 
al  cardinale  e  per  la  polemica  che  suscitarono  poi  le  indiscrezioni 
apologetiche  dell'Alberoni  e  le  risposte  del  cardinale  Corsini,  nipote 
di  Clemente  XII.  Ai  documenti  copiosi  pubblicati  specialmente  dal 
Malagola,  di  cui  soprattutto  si  giova  l'autore,  aggiunge  questo  con- 
tributo di  documenti  vaticani  e  rifa  il  racconto  della  controversia 
nata  tra  l'Alberoni,  legato  a  Ravenna,  e  la  Repubblica  di  S.  Marino 
per  cagione  di  un  processo  da  questa  intentato  ad  un  certo  Pietro 
LoUi,  congiurato  a'  suoi  danni,  il  quale  ricorse  all'Alberoni  prima  e 
poi  direttamente  alla  Curia  Romana  ;  le  cose,  per  via  di  rappresaglie, 
andarono  tant'oltre  da  determinare  l'occupazione  della  Repubblica 
da  parte  del  cardinale,  ma  ravvedutosi  Clemente  XII  per  le  istanze 
dei  Sanmaripesi,  fu  il  cardinale  Alberoni  sostituito  nella  Legazione 
di  Ravenna  da  monsignor  Enriquez,  che  al  principio  dell'anno  se- 
guente 1740  rimise  in  vigore  i  liberi  ordinamenti  della  Repubblica, 
a  patto  ch'essa  riconoscesse  il  protettorato  pontificio.  L'A.  dimostra 
pertanto  che  anche  la  Curia  Romana  ebbe  parte  nel  cospirare  ai 
danni  della  piccola  repubblica,  onde  si  spiega  ciò  che  suscitò  allora 
grande  meraviglia,  e  cioè  come  pochi  mesi  dopo  la  disdetta  dell'Al- 
beroni, quasi  a  compenso,  il  nuovo  papa  Benedetto  XIV,  Lamber- 
tini,  bolognese,  lo  destinasse  al  governo  della  Legazione  di  Bologna]. 

491.  AsI.  —  S.  5,  XL,  3,  1907.  —  Degli  Azzi  G.,  Pompeo  Nerì  e 
il  riordinamento  degli  archivi  minori  in  Toscuna  [La  Toscana  prece- 
dette gli  altri  Stati  nella  formazione  di  una  saggia  legislazione  sugli 
archivi  di  Stato;  l'A.  ricorda  l'occasione  da  cui  ebbero  avviamento 
le  successive  disposizioni  e*  cioè  la  raccolta  in  un  solo  codice  della 
infinita  congerie  di  norme  legislative,  statutarie  e  consuetudinarie 
che  Francesco  III  si  propose  nel  1745  e  di  cui  affidò  la  direzione 
all'abate  Pompeo  Neri.  Un  documento  in  appendice]. 

492.  Rben.  —  II,  6,  1907.  —  Sargisean  B.,  La  congregazione  Me- 
chitaristae  le  sìie  benemerenze  nelV Oriente  e  nell'Occidente  [Continua- 
zione, cfr.  Rsl,  1907,  sp.  n.  395:  Mechitar  ottenne  l'isola  di  S.  Laz- 
zaro per  abitazione  ;  nel  1716  fu  a  Roma  perchè  erano  state  dirette 
a  Propaganda  Fide  calunnie  contro  alcuni  monaci  suoi;  durante 
quel  viaggio  nella  visita  di  fiorenti  monasteri  provò  desiderio  di 
perfezionamento  per  la  propria  comunità  e  d'allora  in  poi  divise 
tutto  il  suo  ardore  tra  le  missioni,  la  educazione  soprattutto  religiosa 
dei"  suoi,  la  pubblicazione  di  libri  e  l'incremento  della  sua  congre- 
gazione: numerose  sono  le  sue  opere,  sia  pubblicate  che  inedite. 
Grande  è  l'opera  stessa  del  convento  di  S.  Lazzaro,  dove  egli  mori 
il  27  aprile  1749]. 

493.  RsA.  —  XV,  24,  1906.  —  Un  cappuccino  morto  in  a>ncetto 


PERIODO  DSLLA   RIVOLUZIONI   FRANCB8E  121 

di  saniità  nel  convento  di  Alessandria  sul  finire  del  secolo  XVIII 
[D  P.  Riccardo  da  Tortona,  nato  nel  1749,  morto  nel  1783], 

494.  BsS.  —  rV,  3-4,  1907.  —  Crisenolo  A.,  Figurine  dei  tempi 
passati:  D,  Domenico  Acclavio  [Magistrato  napoletano  e  ministro  dopo 
la  rìstorasione  borbonica;  era  nato  nel  1762]. 

495.  AT.  —  XXX,  II,  3,  1907.  —  Musatti  C,  Girolamo  Medébach 
e  il  suo  matrimonio  con  la  Scalabrini  [Nel  1767]. 

496.  KsA.  —  XV,  24,  1906.  —  Iscrizione  per  la  pubblica  passeg- 
giata d' Alessandria  [Inaugurata  a  perpetuare  la  memoria  della  per- 
manenea  in  Alessandria  del  Duca  di  Savoia  nel  1768]. 

497.  R»A.  —  XV,  24,  1906.  —  Iscrizione  ad  onore  del  Re  Vittorio 
Amedeo  III  [NelFoccasione  in  cui  essendo  S.  M.  di  passaggio,  nel- 
l'anno 1787,  per  Alessandria,  interveniva  coi  ^uoi  figli  alla  proces- 
sione dell'8  settembre:  fu  dettata  da  Giuseppe  Ottaviano  Bissati]. 

498.  AsM.  -  Vili,  1-2,  1907.  —  Pitré  i},,  Unu  parola  sul  sog- 
giorno di  W.  Goethe  in  Messina  [Sfata  alcune  tradizioni,  fra  cui 
qnella  che  la  famosa  canzone  di  Mignon  sia  stata  composta  in  Sicilia, 
dove  egli  fu  nel  1787  ;  aggiunge  poi  alcune  notizie  sulle  persone  e 
sui  luoghi]. 

499.  AV«  —  XXX,  I,  1,  1907.  —  Relazione  della  coìnmemorazione 
di  Carlo  Goldoìii.  —  Pellegrini  F.,  Carlo  Goldoni  ed  Alessandro  Man- 
zotìi.  —  Malamani  V.,  L'episodio  goldoniano  delle  sedici  commedie 
nuove.  —  Musatti  C,  Il  gergo  dei  barcaiuoli  veneziani  e  Carlo  Gol- 
doni. —  Toldo  P.,  Diderot  e  il  «  Burbero  Benefico  ».  -  Maddalena  E., 
r»  finto  Goldoni.  —  Neri  A.,' Passatempi  goldoniani. 

600.  Rcar.  —  V,  3,  1907.  —  Brunetti  C,  Lo  stemma  di  Carlo 
Goldoni. 

501.  Ro.  —  S.  2,  IV,  6-7,  1907.  —  Lamma  E.,  Gli  «  Innamorati  » 
del  Goldoni. 

502.  Ro.  —  S.  2,  IV,  3,  4,  1907.  —  Oiommi  L.,  Il  dazio  macina 
^  V annona  in  Bologna  sullo  scorcio  del  secolo  XVIII. 


6.  PiiRIODO  DELLA  RIVOLUZIONE  FRANCESE. 

503.  RP?/.  —  XXIII,  1-2,  1907.  —  Protomastro  A.,  //  teatro  tram 
gico  con  r Alfieri. 

504.  AsI,  —  S.  5,  XL,  4,  1907.  —  ZanicheUi  D.,  Le  origini  del 
risorgimento  italiano  [Rassegna  del  volume  di  F.  Lemmi  con  osser- 
vazioni]. 

505.  Rcar.  —  V,  9,  1907.  --  Philippe  Egalité  et  M.r  Chiappini: 
histoire  d'une  substitution  [Critica  del  recente  volume  di  Maurice 
Vitrac]. 

506.  Rcar.  —  V,  7,  1907.  -  Pasini- Fr assoni  F.,  La  mystification 
dt  Maria  Stella  [Le  proteste  dell'avv.  Tommaso  Chiai)pini,  frateUo 
minore  di  Maria,  contro  le  mistificazioni  di  costei;  altre  prove  ed 
ugomentazioni  schiaccianti]. 

507.  Rcar.  —  V,  5,  7,  9,  10,  12,  1907.  —  Pidoux,  Fini.ssons-en 
«wc  les  descendants  de  Louùt  XVII  [Contro  la  immaginaria  tooria 
ddla  sopravvivenza].  —  Id.,  Encore  la  quesiion  <  Louis  XVII  »  [Sugli 
intrighi  dei  Naundorfisti  col  Vaticano].  —  Renart  A.,  Encore  la  que- 
'^tion  f  Louis  XVII  »  [Osservazioni  agli  articcfli  precedenti].  — -  De 


122  SPOGLIO   DEI    PERIODICI 

Reiset,  Eìicore  la  qtiestion  «  Louis  XVII  »  [Lettera  al  cav.  Pidouxl. 
—  Fldonx,  Encore  et  tovjmirs  les  Naundorjf! 

508.  EsA.  —  S.  2,  XVI,  27,  1907.  —  Traeeo  A.  F.,  Il  marchese 
de  Gordon  a  Vittorio  Amedeo  III  [Corrispondenza  inedita  e  cifrata, 
da  Parigi,  1788-1791]. 

509.  BssA.  —  S.  2,  XIX,  17,  1907.  —  Birera  G.,  Uinmsione  fran- 
cese in  Italia  e  V  Abruzzo  aquilano  dal  1792  al  1799  [Disegno  di  Con- 
federazione italiana;  risoluzione  di  principi  e  popoli  di  contrastare 
i  Francesi  ;  armamenti  nel  Reame  di  Napoli  ;  azione  marittima  degli 
alleati  contro  la  Francia;  reclutamento  militare  nell'Abruzzo  aqui- 
lano ;  prime  conquiste  francesi  in  Italia.  Seguono  dodici  documenti]. 

510.  AsSar,  —  III,  1-2, 1907.  —  Cogliani  T.,  Relazione  della  cam- 
pagna di  Palmas  (1792-1793)  [Di  Giuseppe  Maria  Arrius,  Minore 
Conventuale,  diretta  da  Iglesias,  il  12  luglio  1793,  a  Don  Vincenzo 
Valsecchi,  segretario  di  Stato  e  di  guerra]. 

511.  BsSI,  —  XXIX,  6-9,  1907.  —  Emigrati  francesi  in  Lugano 
[Nel  1793-94]. 

512.  AsL,  —  S.  4,  XXXIV,  15,  1907.  -  BeUorini  E.,  Disordini  in 
teatro  a  Milano  al  tempo  delle  liepiibbliche  Cisalpina'  e  Italiana  (1796- 
1805)  [Da  cronache  manoscritte  della  Biblioteca  Ambrosiana,  da  docu- 
menti degli  archivi  milanesi  di  Stato  e  municipale  trae  i  documenti 
riguardanti  le  vicende  del  cittadino  Andreoli,  già  marchese,  passato 
dal  servizio  austriaco  a  quello  francese  come  direttore  dei  rr.  teatri 
della  Scala  e  della  Canobbiana  :  dimissionario  nel  1804,  proclamavasì 
«  martire  della  Repubblica  italiana  »  ;  narra  poi  T  A.  i  disordini  di  varia 
maniera  suscitati  dalle  attrici  e  dagli  ufficiali,  dalle  produzioni,  ecc.]. 

513.  BsPi.  —  IX,  1,  2,  3,  1907.  —  Chltl  A.,  Tommaso  Puccini 
[Continuazione,  cfr.  ÈsI,  1907,  sp.  n.  435:  il  Puccini  prese  possesso 
dell'ufficio  di  Direttore  della  Galleria  degli  Uffizi  a  Firenze  verso  la 
fine  del  1794;  grande  era  la  sua  riputazione  in  Italia,  vastissima  la 
sua  cultura  artistica.  Ebbe  amicizie  illustri,  come  quella  del  ministro 
marchese  Manfredini,  della  contessa  d'Albany.  Grave  turbamento 
gli  davano  le  questioni  politiche,  la  guerra  di  Bonaparte  in  Italia 
nel  1796  ;  nuovi  timori  gli  arrecarono  gli  anni  1797-98,  specialmente 
dopo  la  partenza  del  Granduca.  Cercò  il  Puccini  difendere  la  Gal- 
leria, affrontò  accuse  ;  dopo  Marengo,  per  salvare  i  più  importanti 
monumenti  li  fece  trasportare  a  Livorno  e  quindi  per  mare  a  Pa- 
lermo; interessanti  sono  gl'intrighi  di  Bonaparte  per  rapire  la  Venere. 
Riordinatore  della  Galleria,  amico  del  Canova  e  consigliere  di  costui 
pel  mausoleo  dell'Alfieri,  ebbe  molteplici  uffici,  tenne  con  amici  lon- 
tani, e  specialmente  col  Monti,  discussioni  letterarie;  fece  erudite 
ricerche  intorno  ad  Antonello  da  Messina,  legò  il  suo  nome  ad  altri 
lavori  letterari;  affranto  negli  ultimi  anni  perchè  Napoleone  aveva 
alfine  spuntato  il  capriccio  di  volere  a  Parigi  la  Gallerìa  fiorentina, 
mori  nel  1811.  Dieci  documenti  in  appendice]. 

514.  RsA.  —  XV,  24, 1906.  —  Ihie  epigrafi  in  onore  di  G.  A.  Chenna 
[Illustre  storico  della  Chiesa  alessandrina,  morto  nel  1794]. 

515.  AsI,  —  S.  5,  XL,  3,  1907.  —  Sayelll  A.,  Lazzari  A.,  Im  som- 
mossa e  il  sacco  di  Lugo  nel  1796  [Amplissima  rassegna  del  volume 
di  A.  Lazzari]. 

516.  RsA.  —  XV,  24,  1906.  —  Trucco  A.  F.,  I  primi  municipali 
della  città  di  Nove  nel  1797  [Continuazione,  cfr.  Rsl,  1907,  sp.  n.  444]. 

517.  Ro.  -  S.  2,  IV,  6-7,  1907.  -  Ballardini  G.,  Tm  battaglia  di 
Faenza:  2  febbraio  fl97  [Studia  l'antefatto]. 


KIVULCZIONE   FRA>CiSB  123 


518.  Ro.  —  S.  2,  IV,  6-7,  1907.  —  Muratori  fi.,  Tjmcn  iM  _ 
I/tremo  Fiutcoìii   [Conventuale,  partigiano  dell'Austria  a  Ravenna, 
nelle  vicende  degli  anni  1799-1801]. 

519.  EPu.  —  XXIII,  1-2,  1907.  —  De  Cesare  R.,  Una  pagina  di 
storia  del  1799  [Sequestri  nella  casa  dei  fratelli  Don  Antonio  e  Don 
Nicola  De  Cesare  di  Spinazzola]. 

520.  BsSI.  —  XXIX,  6-9,  1907.  —  Di  Talleyraìid  in  Svizzera  e 
di  Souwarow  nel  Ticino  secondo  recenti  pubblicazioni. 

521.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  14,  1907.  -  Butti  A.,  /  deportati 
dd  1199  [A  proposito  dell'opera  di  F.  Apostoli  :  le  lettere  sirmiensi 
riprodotte  da  Alessandro  D'Ancona]. 

522.  AsI.  —  S.  5,  XL,  4,  1907.  —  Lemmi  F.,  Per  la  storia  della 
deportazione  nella  Dalmazia  e  nell'Ungheria:  a  proposito  di  alcìtne 
recenti  pubblicazioni  [Nel  1799,  gì' Italiani,  scimiottando  i  terroristi 
dì  Francia,  prendevano  le  più  giacobine  ed  esaltate  deliberazioni; 
mR  all'arrivo  degli  austro-mssi  i  patrioti  più  ardenti  erano  fuggiti 
0  si  tenevano  nascosti,  gli  altri  tentavano  far  dimenticare  le  ebbrezze 
patriottiche  del  triennio  trascorso,  e  frattanto  si  preparavano  a  spa- 
droneggiare coloro  che  si  erano  mantenuti  fedeli  all'antico  regime 
0  che  il  governo  francese  non  aveva  appagati:  l'eroe  alla  moda 
era  Souwarow.  Gli  Austriaci  però  impedirono  le  private  violenze, 
deludendo  le  aspirazioni  di  molti  che  avrebbero  voluto  rappresaglie; 
il  popolo,  del  resto,  nel  1799,  era  ancora  per  gli  antichi  principi,  e 
il  partito  dei  patrioti  era  stato  reclutato  solo  tra  la  borghesia  e  l'ari- 
stocrazia, cosicchò  quella  del  1799  più  che  reazione  austro-russa  po- 
trebbesi  dire  reazione  popolare,  e  fu  spontanea  reaziono  tanto  più 
che  il  governo  francese  favoriva  talvolta  gli  elementi  peggiori  che 
giungevano  a  rinnegare  la  patria  e  generavano  sfiducia  ed  odii.  Fu 
pertanto  anche  reazione  violenta:  si  ebbero  contro  i  giacobini  satire 
pungenti,  decreti,  persecuzioni  puerili;  numerosi  furono  gli  arrestati, 
tra  cui  non  pochi  ecclesiastici,  gli  antichi  governi  vedevano  un 
rivoluzionario  in  ogni  persona  mediocremente  istruita;  da  tutte  le 
parti  della  ex- Cisalpina  giungevano  i  miseri  prigionieri  a  Milano, 
mentre  a  quelli  ch'erano  fuggiti  venivano  sequestrati  i  beni.  Per  molti 
degli  arrestati  mancava  ogni  base  giuridica  alla  condanna,  ma  non 
perciò  furono  liberati,  bensì  come  pericolosi  alla  sicurezza  dello  Stato 
trattenuti  in  prigione  e  poscia  deportati  malgrado  le  frequenti  istanze 
e  gli  appelli  alla  giustizia.  Il  numero  di  tali  arrestati  era  grandissimo, 
tanto  che  nel  marzo  1800  le  carceri  erano  zeppe;  alcuni  di  essi  furono 
poi  liberati  dagli  Austriaci  stessi,  altri  dal  Bonaparte  vincitore,  ma 
moltissimi,  con  aperta  violazione  della  convenzione  di  Alessandria,  fu- 
rono dal  Melas  deportati  nella  Dalmazia  o  nell'Ungheria;  di  costoro 
ricostruì  l'elenco,  non  certamente  completo,  Alessandro  D'Ancona. 
L'A.  tenendo  conto  dell'elenco  del  «  Reddatore  Cisalpino  »  del  1801, 
delle  notizie  raccolte  in  un  recente  studio  da  Gaetano  Feoli,  crede  che 
il  numero  totale  si  avvicini  agli  800,  di  cui  parlano  gli  scrittori  con- 
temporanei; esamina  i  componenti  i  diversi  gruppi  dei  deportati,  le 
loro  vicende  fortunose  e  diverse,  tristissime  talora,  tal'altra  tollera- 
bili e  umane;  ritiene  difficilissimo  raccogliere,  come  fece  il  D'Ancona, 
notizie  biografiche  di  ciascun  deportato,  e  pure  sarebbe  utile  per  non 
assegnare  a  tutti  in  blocco  il  titolo  di  martiri,  come  si  fece  a  quelli 
che  ritornarono  a  Milano  nel  1801;  se  di  molti,  vittime  vere  della 
libertà  e  del  progresso,  sarebbe  opportuno  rinverdire  la  memoria,  a 
molti,  pure,  ingegni  torbidi  e  ambiziosi,  sarebbe  pietosa  opera  con- 
cedere l'oblio]. 


124  BPOOLIO  DBX  FKRIODICI 

523.  RP?i.  —  XXIII,  1-10,  1907.  —  Branda  P.,  Napoleone  I  e  Vin- 
dipendema  polacca, 

524.  AY.  —  XXX,  I,  2,  1907.  —  Trerissoi  A.,  Napoleone  I  a 
Venezia  [Nel  1807]. 

525.  RsA.  -  S.  2,  XVI,  27,  1907.  —  Penila  G.,  Chinino  di  Staio 
ai  tempi  di  Napolexme  I  [Con  documenti  del  1809  degli  archivi  mu- 
nicipali di  Alessandria  e  di  Torino]. 

526.  AsL.  -  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  OallaTregi  G.,  Il  gene- 
vale  Pino  e  la  ìnorte  del  ministro  Pmia  [Ampia  rassegna  del  volume 
di  Silvio  Pellini]. 

527.  BsSI,  —  XXIX,  1-5,  1907.  —  Un  antico  giacobino,  parroco 
in  Val  Elenio:  Alessandro  Brunetti. 


7.  PERIODO  DEL  RISORGIMEiNTO  ITALIANO. 

528.  RsS.  —  IV,  5-6,  1907.  —  Abba  G.  C,  Galere  austriache  e 
galere  borboniche  [Riproduce  un  articolo  già  comparso  nel  «  Secolo  » 
di  Milano:  a  proposito  dei  deportati  politici,  fra  cui  il  Duca  di 
Castromediano] . 

529.  RsS,  -  IV,  3-4,  1907.  —  Palumbo  P.,  I  salotti,  del  Risorgi' 
mento  e  V emigrazione  napoletana  [Conferenza]. 

530.  R8S.  —  IV,  5-6,  1907.  —  Pignatell!  E.,  Fi^gurine  dei  tempi 
jyassati:  Giuseppe.  De  Cesare  [Rimembranze  dal  184è  al  1860  in  cui 
fu  nominato  da  Garibaldi  governatore  di  Gallipoli]. 

531.  Ko.  —  S.  2,  IV,  1,  1907.  —  Figure  e  uomini  del  Risorgi- 
mento italiano  [Memorie  e  documenti  riferentisi  a  cose  e  uomini  di 
Faenza  dal  1797  ai  giorni  nostri:  documenti  per  la  storia  locale]. 

532.  Ro.  -  S.  2,  IV,  4,  1907.  —  Scagnardi  U.,  Figure  e  uomini  del 
Risorgimento  italiano  [Pubblica  due  lettere  di  Federico  Fabbri,  uno 
dei  ravegnani  che  nel  1831  marciarono  colla  colonna  mobile  coman- 
data dall'ing.  Giovanni  Montanari  ;  sono  dirette  al  dott.  Giulio  Guer 
rini  di  Ravenna,  che  nel  1831' disarmò  i  Pontifici]. 

533.  Ro.  —  S.  2,  IV,  2,  3,  4,  6-7,  10-11,  1907.  —  »e  Maria  U., 
letterati,  scienziati  e  patrioti  di  Romagna  (1750-1860). 

534.  Tr.  —  X,  4,  1907.  —  BenTennti  E.,  Trentini  e  Toscani  nei 
secolo  XIX  [Illustra  relazioni  di  pensiero  e  di  patriottismo  fra  lette- 
rati trentini  e  toscani,  per  mezzo  di  lettere  corse  tra  Andrea  Maffei 
e  Felice  Le  Mounier,  tra  il  roveretano  Francesco  Antonio  Marsilli  e 
Gian  Pietro  Viesseux,  tra  Antonio  Gazzoletti  e  il  Le  Mounier;  nelle 
quali  lettere  fanno  capolino  anche  le  figure  di  altri  illustri  perso- 
naggi cosi  trentini  come  toscani  e  le  loro  cordiali  relazioni]. 

535.  AsL.  -  S.  4,  XXXIV,  14,  1907.  -  Crespi  A.,  Giambattista 
Bazzoni  [Rassegna  del  volume  di  L.  Fassò  che  reca  un  contributo 
alla  storia  del  romanzo  storico  nel  secolo  XIX]. 

536.  AsI,  -  S.  5,  XXXIX,  1,  1907.  —  Nicastro  S.,  Uevoluzùme 
intellettiude  deW Italia  dal  18 lo  al  1830  [Rassegna  del  volume  di 
I.  Luchaire]. 

537.  A8L.  —  S.  4,  XXXIV,  14,  1907.  —  Gallavresi  G.,  Per  una 
futura  biografia  di  F.  Confalonieri  [Appunti  e  documenti  riguardanti 
l'educazione  di  Federico  Confalonieri;  la  rivoluzione  del  1814  e 
Tambasceria  a  Parigi]. 


rKRJODO    DEL   RlSORGIlfBNTO  ITALIAKO  125 

538.  BsSI.  —  XXIX,  0-9,  1907.  —  A  ricordo  di  Antonio  OlgiaU 
e  di  Stefano  Franscini  [Il  primo,  collaboratore  del  fondatore  dell' Am- 
brosisna,  viaggiò  in  Germania,  Francia,  Belgio  e  Olanda  in  cerca 
di  codici;  del  secondo  dà  notizie  come  studente  negli  anni  1816-1817]. 

539.  Ro.  —  S.  2,  IV,  6-7,  1907.  —  Mastri  P.,  Un  maestro  di 
Giulio  Perticari  e  di  Bartolomeo  Borghesi  [Edoardo  Bignardi,  morto 
nel  1826]. 

540.  BsSI.  —  XXVni,  10-12,  1906.  —  Una  zurighese  suicida  per 
Silvio  Pellico  [Il  nome  è  ignoto  :  si  -  annegò  nel  lago  di  Como 
l'anno  1835]. 

541.  Ro.  —  S.  2,  IV,  1,  1907.  —  Gasperoni  G.,  Lettei^attira  maz- 
ziniatia. 

542.  KsS.  —  III,  5,  1906.  —  Palnmbo  P.,  Dalle  carte  di  Don  Li- 
borio  Romano  [Sulle  persecuzioni  borboniche  alla  sua  famiglia  dal- 
l'anno 1823  al  1833  e  scgg.]. 

543.  BsA.  —  S.  2,  XVI,  26,  1907.  —  Bordes  L.,  Im,  catastrofe 
degli  ebrei  nel  1835  in  Alessandria  [Durante  una  festa  nuziale,  pel 
soverchio  peso  dei  convenuti,  precipitò  il  pavimento  cagionando  la 
morte  a  diciassette  cattolici  e  ventinove  ebrei  ;  TA.  ricorda  di  simili 
disastri  n^  secoli  precedenti]. 

544.  AsI.  —  S.  5,  XXXIX,  2,  1907.  -  Blgonl  G.,  Pietro  Colletta 
[Rassegna  delle  questioni  riassunte  dal  Manfroni  nella  introduzione 
e  commento  alla  nuova  edizione  della  storia  del  reame  di  Napoli]. 

545.  AsI.  —  S.  5,  XL,  3,  1907.  —  Casanova  E.,  Ijx  censura  in 
Piemonte  [Rassegna  della  monografia  di  Antonio  Manno,  di  cui 
cfr.  Usi,  1907,  pag.  208]: 

546.  Aftl.  ~  S.  5,  XL,  3,  1907.  —  Casanova  E.,  Carlo  Emanuele 
Ferrerò  della  Maì*mora,  pnndpe  di  Masserano  [Rassegna  della  mo- 
nografia di  Mario  degli  Alberti,  di  cui  cfr.  Rsl^  1907,  pag.  212]. 

547.  Ro.  —  S.  2,  IV,  8-9,  1907.  —  Spadolini  E.,  Felice  Orsini  in 
Ancona  nel  1849  [Documenti]. 

548.  Ro.  —  S.  2,  IV,  2,  1907.  —  Mastri  P.,  Per  Felice  Orsini 
[Nota  bibliografica]. 

549.  AT.  —  XXX,  II,  3,  1907.  —  Ferrari  Bravo  U.,  Marconi  A., 
Damele  Manin:  dìiqiianV anni  dopo  la  sua  morie  [Ricorda  i  dolori  e 
la  morte  dei  suoi  cari  e  sua  durante  l'esigilo]. 

550.  AsI.  —  S,  5,  XL,  3,  1907.  —  Zanichelli  1).,  I  rnartiri  di 
Mfiore  [Rassegna  del  volume  di  Alessandro  Luzio]. 

551.  Ro.  —  S.  2,  IV,  2,  1907.  —  Mini  O.,  Elenco  dei  salvatori  di 
Garibaldi  [Nelle  paludi  di  Comacchio].  —  Itinerario  da  Berna  a  JSan 
Marino  e  a  Cesenatico  [Estratto  da  un  volume]. 

552.  AY.  —  XXX,  II,  1,  1907.  —  Padoa  M.,  Bipensando  aWEroe 
[Nel  centenario  della  nascita  di  G.  Garibaldi]. 

553.  Bear.  —  V,  7,  1907.  —  Salvi  B.,  lx>  stcìnma  di  Garibaldi. 

554.  RsS.  —  IV,  5-6,  1907.  —  Paliimbo  P.,  Perchì'.  Garibaldi  passò 
lo  stretto  [A  sfatare  ancora  una  volta  la  leggenda  che  Cavour  avesse 
osteggiato  Garibaldi,  riferisce  quanto  Pasquale  Villari  narrò  già 
nel  1900,  circa  la  trama  ordita  per  un  intervento  navale  franco- 
inglese a  bloccar  la  Sicilia  in  rivoluzione  e  l'abilità  con  cui  Cavour 
la  sventò  per  mezzo  del  Lacaita,  che  intervenne  drammaticamente 
a  distogliere  Lord  John  Russel,  capo  del  ministero  liberale  inglese, 
nel  momento  in  cui  stava  per  addivenire  alla  firma  del  trattato]. 


126  SPOGLIO   DEI  PERIODICI 

555.  RsS.  —  IV,  5-6, 1907.  —  Tre  lettere  del  Duca  Castromediano 
[Del  1860, 1862  e  1868  dirette  alia  signora  Maria  Roncagli  di  Cremona]. 

556.  AY,  —  XXX,  I,  3,  1907.  —  Bullo  C,  Uingegnere  Antmio 
Contin  e  il  porto  di  Veiiezia  [Commemorazione,,  bibliografia,  crono- 
logia dei  principali  lavori  eseguiti  dal  1856  al  1899]. 

557.  Isl.  -  S.  5,  XL,  3,  1907.  —  Lazzerinl  Helani  E.,  Il  aem- 
rale  Giuseppe  Gavone  [Amplissima  rassegna  delle  memorie  pubbli- 
cate dal  figlio  Uberto  Govone  e  tradotte  in  francese  dal  comandante 
M.  H.  Weil]. 

558.  »Pm.  —  XXm,  1-10,  1907.  —  Marchiano  M.,  La  polilica 
albanese  e  gli  Slati  balcanici  dal  1S97  al  1901. 

559.  JLVu.  —  XXIII,  5-8,  1907.  —  De  Cesare  R.,  Don  Simplicio 
Pappalettere  [Commemorazione  del  benedettino,  compagno  e  seguace 
al  Padre  Tosti  cosi  negli  ideali  come  nelle  opere  della  patria  e  della 
politica]. 

560.  Rcar.  —  V,  2,  1907.  —  Ceccarelli  P.,  Le  due  de  BustéUi- 
Foscolo  et  la  delivrance  de  Leon  XIII  enfermé  dans  le^  caves  du  Va- 
ticani [Gustosissimo  racconto  delle  gesta  di  avventurieri  francesi  in 
Roma  nel  1892]. 

561.  Ro.  —  S.  2,  IV,  1,  1907.  —  Spadolini  E.,  Un  poeta  della 
patria  [Alessandro  Orsi,  nato  a  Ravenna  nel  1825:  tA  pubblica 
saggi  dei  di  lui  versi]. 

562.  BssA.  —  XIX,  16,  1907.  —  Riyera  G.,  Antoìiio  De  Nvio  e 
la  Società  di  storia  patria  negli  Abruzzi  [Con  documento  del  1884-85]. 

563.  AsI.  -  S.  5,  XXXIX,  1,  1907.  —  Bacci  0.,  Giosuè  Carducci 
[Necrologia  e  bibliografia  degli  scritti  di  storia  civile  e  politica  o  ad 
essa  più  strettamente  attinenti]. 

564.  no.  ~  S.  2,  IV,  5,  1907.  -  Fallettl  P.  C,  Di  Giosuè  Car^ 
ducei  [Estratto  da  una  commemorazione  tenuta  alla  R.  Deputazione 
di  storia  patria  di  Bologna].  —  Oasperoni  G.,  Giosuè  Carducci  e  la 
Romagna.  —  Balbo  F.,  Mazzini  e  Carducci.  —  CaYallarl  Cantala- 
messa  G.,  /  figli  nella  poesia  di  Giosuè  Carducci.  —  Pasolini  P.  D., 
La  Bomagiui  nd  XXXV  anniversario  dell' insegnamento  del  Maestro. 
—  Le  Grand  M.,  Omaggio  a  Giosuè  Carducci  [Versi].  —  Gigli G-, 
Giosuè  Carducci  e  Polenta.  —  Grilli  A.,  «  Stai  magni  nominis  umbra  » 
[Note  bibliografiche,  con  lettere  di  Carducci  al  professor  Amaducci, 
1898-1899].  —  //  lutto  in  Romagna. 

565.  AsI.  —  XXXIX,  1,  1907.  ~  Steinacker  H.,  Teodoro  von  Sickel 
[Necrologia  dell'illustre  straniero,  cultore  di  storia  nostra]. 

566.  AsL.  —  S.  4,  XXXIV,  13,  1907.  —  G.  B.,  Mons.  Luigi  Fran- 
cesco conte  Fé  d'Ostiani  [Cenni  biografici].  —  Ernesto  De  Angeli, 
Camillo  Leoìie,  Giambattista  Intra,  Mattia  Butturinij  Graziadio  Ascoli, 
Antoìiio  Maria  Ceriani  [Cenni  necrologici]. 

567.  AV.  —  XXX,  I,  2,  1907.  -  StlvaneUo  L.  C,  Truffi  F.,  Com- 
memorazione di  Alessandro  Pascolato. 

568.  Rcar.  -  VI,  1,  1908.  —  De  Reiset,  S.  A.  R.  Mgr  le  due  de 
Pamie  [Necrologio  del  duca  Roberto]. 

569.  Vihen.  —  II,  6,  1907.  —  Lugano  P.,  U abate  Don  Alberto 
Gibelli,  generale  dell  Ordine  camaldolese  cenobitico  [Morto  nel  mona- 
stero di  S.  Gregorio  sul  Monte  Celio  a  Roma  nel  febbraio  1907]. 

570.  R^.  —  S.  2,  IV,  6-7,  1907.  —  Ambrosini  L.,  Edoardo  Brizio 
[Necrologio].  '•r 

Carlo  Contessa. 


III. 
LIBRI  RECENTI  DI  STORIA  ITALIANA^^) 


1.   STORIA   GENERALE 

A)  Storia  della  chiesa,  del  papato,  dell'arte,  miscellanee, 

1.  André  M.  H.,  Hisfoire  de  Vari  depuis  les  premiers  temps  chrétiens 

jugqu'à  nos  jours,  —  Paris,  Armand  Colin,  1907. 

2.  Bampns  T.,  The  Cathedrals  and  Churchea  of  Northern  IMy.  I11-8, 

pag.  384.  —  London,  Laurie,  1907. 

3.  Cairi  E.,  Tavole  storiche  dei  comuni  italiani.  Parte  II  (Romagna). 

In-8,  pag.  viii-70,  —  Roma,  Loescher,  1907. 

4.  *  CaTagna  Sanginliani  A.,  liegesti  di  carte  storiche  lombarde.  In-8, 

pag.  65.  —  Pavia,  Succ.  Fratelli  Fusi,  1906. 

5.  ^  Caragna  Sanglnliani  A.,  Manoscritti  riguardanti  la  stona  nobi- 

liare italiano..  In-8,  pag.  29.  —  Roma,  Collegio  Araldico,  1907. 

6.  *  Caragna  Sanginliani  A.,  Statuti  italiani.  2  volumi.   In-8,  pa- 

gine 106-317.  —  Pavia,  Succ.  Fratelli  Fusi,  1907. 
T.  *  De  Agogtinl,  Calendario  atlante.  —  Roma,  Istituto  geografico 

De  Agostini,  1908. 
^.  De  Roberto  D.,  Gli  archivi  jmhblid  di  Catania.  In-16,  pag.  99. 

—  Catania,  Giannotta,  1906. 
9.  Di^onnet  F.,  Le  Falais  des  Papes  d'Avignon.  In-8,  pag.  428.  — 

Paris,  Honoré  Champion,  1907. 

10.  Essling  (d'),  Études  sur  l'art  de  la  gravure  sur  bois  à  Venise, 

In-folio,  pag.  509.  —  Paris,  Ledere,  1907. 

11.  QaroQo   G.,    Dizionario  biografico  universale.  In-16,  2  volumi, 

pag.  vin-2118.  —  Milano',  Hoepli,  1907. 

12.  Gayet  A.,  L'art  byzantìn  d'ajìrès  les  monuments  de  U Italie,  de 

Vhtrie  et  de  la  Dalmatie.  In-folio,  pag.  76  et  30  planches.  — 
Paris,  Gaillard,  1907. 

13.  Gebhart  E.,  Moines  et  Papes.  In-16,  pag.  311.  —  Paris,  Hachette 

et  C.ie,  1907. 

14.  *  Gelll  J.,  S500  ex  libris  italiani.  In-32,  pag.  535.  —  Milano, 

Hoepli,  1908. 


(1)  I  Ubri  segliati  con  asterisco  i^*}  furono  mandati  in  dono  alla 
iHvisia,  e  saranno  argomento  di  recensione  o  nota  bibliografica. 


128  LIBRI   RECENTI   DI   BTOKIA    ITALIANA 

15.  *  HergenrSther  G.,  Storm  universale  della  Chiesa,  Voi.  V-VI.  In-8, 

pag.  xix-406,  xxvn-524.  —  Firenze,  Libreria   editrice  fioren- 
tina, 1906. 

16.  Heflseling  D.,  Essai  sur  la  civilisation  hyzantine.  In-16,  p.  394. 

—  Paris,  Picard,  1907. 

17.  Imbriaui  Y.,  Studi  letterari  e  bizzarrie  satiriche,  In-8,  p.  xiv485. 

—  Bari,  Laterza  e  figli,  1907. 

18.  Joseph  D.,  Geschichte  der  Architektur  Italiens  von  den  ìiltesten 

Zeiten  bi^  zur  Gegenwart,   In -8,  pag.  xviii-550.   —  Leipzig, 
Baumgartner,  1907. 

19.  Lucca  G.,  Profili  storici  della  letteratura  italiana.  In-8,  2  voi.  — 

Roma,  Unione  tipogr.  Manuzio,  1906. 

20.  *  Macchioro  V.,  Il  sincretismo  religioso,  In-8,  pag.  46.  —  Paris, 

Leroux,  1907. 

21.  Manno  A,,  Il  patriziato  subalpino.   In -4,  fig.,  pag.  xv-528.  — 

Firenze,  Ci  velli,  1907. 

22.  Marchese  N.,  Il  dottorato  nelle  antiche  università  italiane,  In-8, 

pag.  ix-33.  —  Gerace,  Fabiani  e  figli,  1907. 

23.  Meynier  E.,  /Z  cnstianesrmo  attraverso  i  secoli,  In-8,  pag.  xi-469, 

—  Roma,  Istituto  Gould,  1906. 

24.  Miscellanea  di  archeologia,  storia  e,  filologia.  In-8,  fig.,  p.  xv-428. 

—  Palermo,  Virzi,  1907. 

25.  *  Muratori  L.  A.,  Benim  italicarum  scnpiores.  Nuova  edizione. 

Fase.  53,  54,  55,  56,  57.  —  Città  di  Castello,  S.  Lapi,  1907. 

26.  Muther  R.,   The  History  of  Painting  from  the  4^  to  the  Early 

19  th  Century.  2  volumi.  In-8,  p.  424-390.  —  London,  Putnam's 
Sons,  1907. 

27.  Natali  G.  e  Vitelli  E.,  Stoiia  dell'arte.  Volume  HI.  In-8,  fig.,  pa- 

gine 259.  —  Torino,  Società  tipog.  ed.  Nazionale,  1907, 

28.  Poli  X.,  La  Corse  dans  Vantiquité  et  dans  le  haut  mopen-àge. 

In-8,  pag.  xi-214.  —  Paris,  Fontemoing,  1907. 

29.  *  Raccolta  di  scritti  storici  in  onore  del  prof.  Giacinto  Romano  nd 

suo  XXV  amio  d' insegtiameìito,  In-8,  pag.  xx-727.  —  Pavia, 
Succ.  Fratelli  Fusi,  1907. 

30.  Ranke  L.,  The  Hisiory  ofthe  Popes  during  the  last  four  Centuries. 

3  volumi.  In-18.  -   London,  Bell,  1907. 

31.  *  Regesta  chartarum  Italiae.  Voi.  I.  Regesto  di  Camaldoli  a  cura 

di   L.  Rchiaparelli  e  F.   Baldasseroni.   In-8,  pag.  xiv-276.  — 
Roma,  Loescher  e  C,  1907. 

32.  *  Regesta  chartarum  Italiae.  Regesto  di  S.  Apollinare  nuovo  a 

cura  di  0.  Federici.  In-8,  pag.  xvi-416.  —  Roma,  E.  Loescher 
e  C,  1907. 

33.  RiToira  G.  T.,  Le  origini  delV  architettura  lombarda  e  delle  sue 

principali  derivazioni  nei  paesi  d' Oltr' Alpe,  In-4,  fig.,  2  voi.  — 
Roma,  Loescher,  1907. 

34.  *  Rizzoli  L  ,  I  sigilli  nel  museo  Botiacin.  Parte  II.  In-8,  p.  24. 

—  Padova,  Società  cooperativa  tipografica,  1907. 

35.  *  Ro88Ì  G.,  Vicende  antiche  della  proprietà  territonale  in  Puglia, 

In-8,  pag.  43.  —  Trani,  Vecchi  e  C,  1907. 

36.  Serra  L.,  Storia  deWarte  italiana.  In-8,  pag.  viii-558.  —  Milano, 

Vallardi,  1907. 


STORIA   GRKKRALB  129 

37.  Staden  D.,  The  Secret  of  the  Vaiican.  In-8,  p.  534.  —  London, 

Hnrst  a.  Blackett,  1907. 

38.  Solon  M.  L.,  A  hiatory  aììd  description  of  italian  maiolica,  In-8, 

pag.  224.  —  London,  Casselt,  1907. 

39.  Steedman  À.,  Knights  of  art:  stories  of  italian  paint^rs,  In-S, 

pag.  192.  —  London,  Jack,  1907. 

40.  Tomassetti  6.,  Della  campagna  romana,  In-8,  pag.  238.  —  Roma, 

Forzani  e  C,  1907. 

41.  Torraea  P.,  Scritti  critici,  In-16,  pag.  (4),  583.  —  Napoli,  Pe~ 

reUa,  1907. 

42.  *  Traceomaglìa  G.,  Cwitributo  aUo  studio  dell'italianismo  in  Francia, 

Voi.  I.  In-8,  pag.  198.  -  Lodi,  DeU'Avo,  1907. 

43.  ♦  Yolbeìir  T.,  Gibt  es^  Kunstgesetzef  In-16,  pag.  54.  -—  Esslingen, 

Neff,  1906. 

44.  Whitaker  T.,  SicUy  and  England,  In-8,  pag.  380.  —  London, 

Constable,  1907. 

B)  Cornimi,  castella,  chiese,  famiglie* 

45.  *  Due  J.  A.,  Histoire  de  Vegìise  d'Aoste.  2  volumi.  In-8,  p.  vui-389, 

viJ-463.  —  Aoste,  Impr.  Catholique,  1901-1907. 

46.  Torlai  U.,  Bormio  vecchio,  In-16,  pag.  113.  —  Sondrio,  Società 

tipografica  Vaitellinese,  1907. 

47.  •  Fumo  E.,  Castelli  e  fortezze  veneziane  nell'isola  di  Candia,  In-8, 

pag.  31.  —  Roma,  E.  Voghera,  1904. 

48.  Botteon  V.,   Un  documento  prezioso  rigttardo  alle  origini  del  ve- 

scovado di  Ceneda,  e  la  serie  dei  vescovi  ceriedesi  corretta  e  docu- 
mentata. In-8,  pag.  208.  —  Conegliano,  Stabilimento  Arti  gra- 
fiche, 1907. 

49.  ♦  Camblaso  D.,  Oremeno  e  la  Polcevera.  In-16,  pag.  vii-248.  — 

Genova,  Tip.  della  Gioventù,  1907. 

50.  De  Yeeeiii  6.,  Bretri  cenni  storici  sulle  chiese  di  Cremona,  In-8, 

pag.  535.  —  Cremona,  Moroni,  1907. 

51.  *  Rossi  Y.,  Cuneo  e  il  siw  santuario  della  miracolosa  Madonna 

dell'Olmo  e  deUe  Grazie,  In-8,  p.  190.  —  Cuneo,  Isoardi,  1907. 

52.  Borgogelli  P.,  Dagli  «  Statuta  civitatis  Fani  ».  In-8,  pag.  25.  — 

Fano,  Società  tipog.  cooperativa,  1907. 

53.  *  BaTidsobn  B.,  Forschungen  zur  Geschichte  von  Florenz.  2  volumi. 

In-8,  pagine  vi-616,  xn-621.  —  Berlin,  Siegfried  Mittler  und 
Sohn,  1908. 

54.  •  Rlgillo  M.,  Vicende  feudali  della  terra  di  Grottaglie  nei  se- 

coli XV,  XVI  e  XVII.  In-8,  pag.  17.  -^  CagUari,  Tipografia 
Industriale,  1907. 
65.  Be  Giorgi  C,  Lecce  .sotterranea.  In-4,  pag.  xm-215.  —  Lecce, 
Giurdignano,  1907. 

56.  Barsotti  £.,  Appunti  siUV antica  divisione  rionale  della  città  di 

Lucca,  Li-8,  pag.  27.  —  Lucca,  Amidei,  1907. 

57.  Pistoiese  G.,  Per  la  storia  di  Melfi.  In-8,  pag.  37.  -  Melfi,  Lic- 

done,  1906. 

58.  Yieini  E.  P.,  I/O  stemma  del  comune  di  Modena.  In-4,  pag.  86. 

—  Modena,  Ferraguti  e  C,  1907. 

Bioiata  storica  italianUt  8^  S.,  yii,  1.  ^ 


130  LIBRI   RECENTI   I>I   STORIA  ITALIANA 

59.  Malaspina  C,  Storia  di  Parma.  In-IG,  p.  93.  —  Parma,  Battei,  1906. 

60.  Sciacca  G.  C,  Patti  e  V amministrazione  del  comune  nel  medio- 

evo, In-S,  pag.  548.  —  Palermo,  Tip.  Boccone  del  Povero,  1907. 

61.  *  Zncchelli  N.,  Cronotassi  dei  vescovi  e  arcivescovi  di  Pisa,  In-8, 

pag.  xi-303.  —  Pisa,  Orsolini- Prosperi,  1907. 

62.  Beani  6.,  La  pieve  di  S,  Andrea,  apostolo,  in  Pistoia,  In-8,  fig,, 

pag.  59.  —  Pistoia,  Tip.  Sinibuldiana,  1907. 

63.  Bruscalnpi  G.,  Monografia  storica  della  contea  di  Pitigliano,  In-8, 

fig>  pag-  viu-692.  —  Firenze,  Martini,  Servi  e  C,  1907. 

64.  Harwood  E.,  Notable  Pictures  in  Rome,  In-8,  pag.  324.  —  London, 

Dent,  1907. 

65.  *  Malladra  A.  e  Ranieri  0.  £.,  Zxi  Sacra  di  S,  Michele.  In-16,  ^g,, 

pag.  vi-333.  —  Torino,  Streglio,  1907. 

66.  Cecconi  F.,  FÀbro  di  notizie  storiche  antiche  e  moderne  a  tutto 

Vanno  1900  della  terra  di  S,  Pietro  in  Casale  e  di  tutte  le  fra- 
zioni componenti  ora  quel  comune,  In-8,  pag.  247.  —  Bologna, 
Garagnani,  1907. 

67.  Seymonr  F.,  Siena  and  fier  Artists,  In-8,  pag.  222.  —  London, 

Fisher  Unwin,  1907. 

68.  Manzini  F.,  La  pieve  di  Trebbio.  In-8,  fig.,  pag.  109.  —  Modena, 

Ferragnti  e  C,  1907. 

69.  *  Lozzatto  0.,  Notizie  e  documenti  sulle  arti  della  lana  e  della 

seta  in  Urbino,  In-8,  pag.  28.  —  Senigallia,  Tipografia  Mar- 
cliigiana,  1907. 

70.  Levi  C.  A.,  Venezia,  Corfà  ed  il  Levante,  Voi.  I.  In-8,  pag.  254. 

—  Venezia,  Ferrari,  1907. 

71.  Marinelli  6.,  Venezia  nella  storia  della  geografia  cartografica  ed 

esploratrice.  In-8,  p.  61.  —  Firenze,  Ricci,  1907. 

72.  Brown  H.,  Studies  in  the  history  of  Venice,  2  vols.  In-8,  p.  378-856» 

—  London,  J.  Murray,  1907. 

73.  *  Caperna  V.,  Storia  di  Veroii.  In- 8,  pag.  xv-526.  —  Veroli, 

Reali,  1907. 

74.  *  Signorelli  G.,  /  diritti  d*uso  civico  nel  Viterbese,  In-8,  pag.  79. 

—  Viterbo,  Monarchi,  1907. 

75.  *  Signorelli  G.,  Viterbo  nella  storia  della  Chiesa,  In-8,  p.  xv-480. 

—  Viterbo,  Cionfì,  1907. 

76.  Schneider  F.,  Einteilung  zum  Regestum  Volaterranum,  In-8,  p.  lvi. 

—  Rom,  Loescher  e  C,  1907. 

77.  Schneider  F.,  Bistum  u.  Geldwirtschaft,  Zur  Geschichte  Vólterras 

im  Mittelalter,  II  TI.  In-8,  p.  47.  —  Rom,  Loescher  e  C,  1906. 

78.  Sabatini  V,,La  famiglia  e  le  torri  dei  Frangipani  in  Roma.  In^, 

pag.  56.  —  Roma,  Filippncci,  1907. 

79.  Camilla  Fenaroli  e  i  conti  Porcéllaga  di  Roncadelle.  Parte  I.  In-4» 

pag.  83.  —  Brescia,  Tip.  Istituto  Pavoni,  1907. 


STI   PREROMANA   B  ROHARA  131 

2.  ETÀ  PREROMANA  E  ROMANA. 

A)  Monnmentl^  scayi,  monete,  ecc. 

80.  Babelon  E.,  Traité  des  monnaies  grecques  et  romaines.  2®  partìe, 

t.  1«.  In-4,  pag.  iv-1670.  —  Paris,  Leroux,  1907. 

81.  Chapot  T.,  La  Colorine  forse  et  le  Décor  en  Jiélice  dans  Vari  an- 

tique. In-8,  pag.  182.  —  Paris,  Leroux,  1907. 

82.  *  Casini  L.,  iZ  territorio  bolognese  nell'epoca  romana.  In-8,  p.  96. 

—  Bologna,  1907.    * 

83.  Dield  C,  Palerme  et  Syracuse,  In-4,  pag.  168  et  129  grav.  — 

Paris,  Laurens,  1907. 

84.  Espérandien  £.,  Recueil  general  des  basreliefs  de  la  Gaule  romaine. 

In-4,  pag.  x-489.  —  Paris,  Impr.  Nationale,  1907. 

85.  Prey  F.,  FUhrer  durch  die  Ruinen  v.  Augusta  Raurica,  In-8,  p.  91. 

—  Liestal,  Liidin,  1907. 

86.  *  Gneeclii  F.,  Monete  romane.  In-32,  pag,  xvi-418  e  203  figure. 

—  Milano,  Hoepli,  1908. 

87.  Hnelsen  C,  La  Roma  antica  di  Ciriaco  d'Ancona.  In-4,  fig.,  p.  48. 

—  Boma,  Loescher,  1907.       • 

88.  Leelercq  H.,  Manuel  d'archeologie  chrétienne  depuis  les  origines 

jusau'au  Vili  siede.  2  volumi.  In-8,  t.  1,  p.  599;  t.  2,  p.  681. 

—  Paris,  Letouzey  et  Ané,  1907. 

89.  Le^afi  H.,  La  tablé  latine  d'Héraclée.  In -8,  pag.  406.  —  Paris, 

A.  Rousseau,  1907. 

90.  Mancini  M.,  DeUa  origine  preistorica  delVuomo  in  Italia,  della 

dita  di  Potenza  e  della  provincia  di  Basilicata.  In-16,  p.  154.  — 
Melfi,  Grieco,  1907. 

91.  Mayer  E.  V.,  Pompeii  as  an  art  city.  In-16,  pag.  86.  —  London, 

Siegle  Hill,  1907. 
92i  Monumenti  antichi  pubblicati  per  cura  della  R.  Accademia  dei 
Lincei.  Voi.  XVI,  puntate  3»  e  4°;  Voi.  XVII;  voi.  XVIII,  1^ 
In-4,  fig.,  col.  241-532,  766,  120.  -  Milano,  Hoepli,  1907. 

93.  Porter  M.,   Wat  Rome  was  built  wiih  a  description  of  the  stones 

employed  in  ancient  times  far  its  building  and  decoration.  In-8, 
pag.  116.  —  London,  Frowde,  1907, 

94.  Bibezzo  F.,  Im.  lingua  degli  antichi  Messapii.  In-8,  pag..  104.  — 

Napoli,  Tessitore  e  C,  1907. 

95.  fiydberg  B.,  Romische  Kaiser  in  Marmor.  Lebensbilder'  der  ersfen 

r&m.  Cdsaren.  In-8,  pag.  172.  —  Stuttgart,  Hobbing,  1907. 

96.  8troBg  A.,  Roman  Sculpture  from  Augustus  te  Costantìne.  In-8> 

pag.  428.  —  London,  Duckworth,  1*907, 

B)  Fatti,  istituzioni,  crÌHtianeHÌmo« 

97.  Pardneci  P.,  Studi  di  storia  antica.   In-8,  pag.  76.  —  Torino, 

Paravia  e  C,  1907. 

98.  Whlsli  C,  The  Qraeco-Roman   World.  In-8,  p.  x-464.  —  London, 

Luzac,  1907. 

99.  *  Costa  €r. ,  L'italicità  di  Rea  Silvia.  In-8 ,  pag.  4.  —  Padova, 

Tip.  Rivista  di  storia  antica,  1907. 

Sivista  tUn-ica  italiana,  3»  S.,  vii,  1.  9* 


182  LIBRI   RBCCNTl   DI   STORIA    ITALIANA 

100.  Perrella  A,,  Brere  storia  delVantìco  Sanmo,  In-IG,  pag.  178.  — 
Campobasso,  De  Gaglia  e  Nebbia,  1907. 

101.  De  Sanetis  6.,  Storia  dei  Romani:  la  conquista  del  primato  in 
Italia.  2  voli.  In-8,  p.  xii-458,  viii-575.  —  Torino,  Bocca,  1907. 

102.  Lanzani  C,  Storia  intema  di  Roma  negli  anni  87-82  av.  Cristo. 
Parte  I.  In-S,  pag.  iv-125.  —  Torino,  Clausen,  1907. 

103.  *  Jnllian  C,  Histoire  de  la  Gaule.  2  volumi.  In-8.  —  Paris, 
Hachette,  1907. 

104.  *  Bene]  C,  Les  Religions  de  la  Gaule  avant  le  christianisme. 
In-18-jésus,  pag.  424.  —  Paris,  Leroux,  1906. 

105.  Tolqaardsen  C,  Rom  ira  ììbergange  von  der  Republik  zur  Mo- 
narchie u.  Cicero  als  politischer  Charakter.  In-8,  p.  26.  —  Kiel, 
Lipsins  u.  Tischer,  1907. 

106.  *  OUyer  E.,  Roman  Economie  Conditùms  to  the  Close  of  the  Re- 
pvblic.  In-folio,  pag.  xv-200.  —  University  of  Toronto  Li- 
brary, 1907. 

107.  Gagnat  R.,  Figures  de  Romaines  au  déclin  de  la  R^mblique. 
In-18-jésus,  pag.  46.  —  Paris,  Leroux,  1907. 

108.  Bernath  0.,  Cleopatra.  In-8,  p.  360.  —  London,  Humphreys,  1907. 

109.  Kaufmann  M.,  Das  Liébeslében  des  Kaisers  Nero.  —  Leipzig, 
Spohr,  1907. 

110.  8chnlz  0.  Th.,  Das  Kaiserhaus  der  Antonine  u.  der  letzte  Histo- 
riker  Roms.  In-8,  pag.  vi-274.  —  Leipzig,  Teubner,  1907. 

111.  Weber  W.,  Untersuchungen  zur  Geschichte  des  Kaisers  Hadriantis. 
In-8,  pag.  vii-288.  —  Leipzig,  Teubner,  1907. 

112.  *  Hopkins  E.  Y.,  The  li  fé  of  Alexander  Severus.ln-^,  p.  xxi-280. 
—  Cambridge,  University  Press,  1907. 

113.  Spinelli  T.  V.,  Ixi  decadenza  religiosa  e  la  repressione  dei  Bac- 
canali a  Roma.  In-8,  pag.  viii-152.  —  Napoli,  Di  Gennaro  e 
A.  Morano,  1908. 

114.  Cnmont  F.,  Les  religions  orientales  dans  le  paganisme  rommn. 
In-18-jésus,  pag.  xxiir-335.  —  Paris,  Leroux,  1906. 

115.  Orlando  Fr. ,  Le  letture  pubbliche  in  Roma  imperiale,  In-8, 
pag.  viii-254.  —  Faenza,  Tip.  Sociale,  1907. 

116.  *  Teetgen  A,,  The  life  and  times  of  the  empress  Pvlcheria, 
A.  D.  399,  A.  D.  452.  In-8,  pag.  304.  —  London,  Sonnen- 
schein,  1907. 

117.  Campora  B.,  Alarico,  re  dei  Visigoti.  In-8,  p.  15.  —  Alessandria, 
Società  poligrafica,  1907. 

118.  Martroye  F.,  Genserie.  La  conquète  vandale  en  Afrique  et  la 
destruction  de  V empire  d'Ocddent.  In-8,  pag.  vi-398.  —  Paris, 
Hachette  et  C.ie,  1907. 

119.  RÌTlère  J.,  Xa  propagation  du  christianisme  dans  les  irois  pre- 
miers  siècles.  In-16,  pag.  127.  —  Paris,  Bloud  et  C.ie,  1907. 

120.  Rivière  J.,  Saiìit  Justin  et  les  Apologistes  du  second  siede.  In-16, 
pag.  xxxvi-347.  —  Paris,  Bloud  et  C.ie,  1907. 

121.  Wolff  F.,  Geschichtshilder  aus  altchinstUcher  Zeit  Roms.  In-8, 
pag.  160.  —  Beriin,  Tossiche  Buchh.,  1907. 

122.  Monret  F.,  Sulpice  Sevère  à  Primuliac.  In-8,  paff.  234.  —  Paris, 
Picard  et  fils,  1907. 


ALTO   KEDIOBTO  183 

3.  ALTO  MEDIOEVO  (Sko.  V-XI). 

123.  Qnentlii  H.,  Les  Martyrologes  historiques  du  moyeìi  àge.  Étude 
sur  la  formatian  du  martyrologe  romain.  I11-8,  pag.  xiv-747.  — 
Paris,  Gabalda  et  C.ie,  1908. 

124.  Santamaria  P.,  De  vera  chronologia  historiae  neapolitanae  mediae 
aetatis,  In-8,  pag.  35.  —  Neapoli,  Giannini,  1907. 

125.  Leieht  P.  S.,  Sivdi  sulla  proprietà  fondiaria  nel  medioevo,  In-8, 
pag.  157.,—  Verona,  Dnicker,  1907. 

126.  Foglietti  R.,  Le  Marche  dal  568  al  1230.  In-8,  pag.  xvi-199.  — 
Macerata,  Unione  tipografica,  1907. 

127.  Holmes  W.,  The  Age  of  Justinian  and  Theodora,  Voi.  II.  In-8, 
pag.  410.  —  London,  Bell,  1907. 

128.  Marehetti  S.,  Un  caso  d'iconoclasmo  nélV ultimo  decennio  del  se- 
colo  VI,  In-8,  pag.  28.  —  Cagliari,  Tip.  Commerciale,  1907. 

129.  •  Patrono  C.  M.,  Bizantini  e  Persiani  alla  fine  del  VI  secolo, 
In-8,  pag.  119.  —  Firenze,  Tip.  Galileiana,  1907. 

130.  Monumenta  (Antiquiora)  maxime  consuetudines  casinenses  inde 
ab  anno  716-817  illustrantia.  In-8,  pag.  xxiv-247.  —  Mentis 
Cassini,  1907. 

131.  *  Ponpardin  R.,  Études  sur  Vhistoire  des  principautés  lonibardes 
de  V Italie  meridionale  et  de  leurs  rapports  avec  l'empire  frane. 
In-8,  pag.  91.  —  Paris,  Champion,  1907. 

132.  Pisani  6.,  La  beneflcema  in  Lucca  pnma  del  mille.  In-8,  p.  109. 
—  Lucca,  Rocchi,  1907. 

133.  Duial  F.,  Les  terreurs  de  l'an  mille.  In-16,  pag.  467.  —  Paris, 
Bloud  et  C.  • 

134.  •  GlgUo-Tos  Em  La  morte  di  Ottone  III.  In-8,  p.  67.  —  Torino, 
Tip.  Subalpina,  1907. 

135.  •  6iglio-To8  E.,  2>£  un  diploma  ajyocrifo  di  re  Arduino  e  della- 
sua  incoronazione.  In-8,  p.  65.  —  Torino,  Tip.  Subalpina,  1907. 


4.  BASSO  MEDIOEVO  (Seo.  XI-XV). 

136.  *  Yolpe  6.,  Eretici  e  moti  ereticali  dall' XI  al  XIV  secolo.  In-8, 
pag.  171.  —  Milano,  Marinoni,  1907. 

137.  *  Chiappelli  L.,  Frammenti  del  Digesto,  ed  una  raccolta  di  defi- 
nizioni  in  una  collezione  canonica  del  principio  del  secolo  XII. 
In-8,  pag.  .18.  —  Montpellier,  Imprim.  generale  du  Midi,  1907. 

138.  Jfiese  H.,  Normannische  u.  Staufische  Urkimden  aiis  Apulien. 
2  Tle.  In-8,  pag.  52  e  48.  —  Rom,  Loescher  e  C,  1906. 

139.  *  Gordon  C.  H.  C,  Innocent  the  great.  An  essay  on  his  life  and 
times.  In-8,  pag.  298.  —  London,  Longmans,  1907. 

1^.  *  Lnehaire  A.,  Innocent  III,  la  Question  d'Orìent.  In-16,  p.  307. 
-  Paris,  Hachette  et  C.ie,  1907. 

141.  Sehn&rer  6.,  Francesco  d'Assisi.  In-8,  fig.,  p.  170.  —  Firenze, 
Libreria  editrice  fiorentina,  1907. 

142,  Canzong  T.,  Les  Vaudois  et  V Inquisii ion.  In-16,  pag.  125.  —  Paris, 
Bloud  et  C,  1908. 


184  LIBRI   KKCBNTI    DI    STORIA    ITALIANI 

143.  AnTray  L. ,  lues  regintres  de  Grégoire  IX.  T.  2.  (1235-1239). 
Fase.  10.  In^,  col.  1073  à  1292.  —  Paris,  Fontemoing,  1907. 

144.  *  Mason  Perklns,  Gioito.  In-16,  pag.  xii-148  ili.  —  London^ 
G.  Bell  a.  Sons,  1907. 

145.  Bonifacio  G.,  Giullari  e  uomini  di  corte  nel  duecento.  In-16,  p.  126. 
—  Napoli,  Tocco,  1907. 

146.  *  Lnzzatto  G.,  Prezzi  e  salaH  nel  secolo  XIII.  In-8,  pag.  8.  — 
Matelica,  Tip.  Elzeviriana,  1907. 

147.  Seafflni  G.,  Notizie  intorno  ai  primi  cento  anni'deUa  domina- 
zioìie  veneta  in  Creta.  In-8,  pag.  111-66.  —  Alessandria,  Società 
poligrafica,  1907. 

148.  Acta  Aragoneìuda.  Quellen  ziir  deutscheìi,  italien^  franzbs.,  span., 
zur  Kirchen  u.  Kultur-geschichte  aus  der  diplomata  Korrespon- 

.     denz  Jaymes  IL  (1291-1327).  2  Bde.  —  Berlin,  Rothschild,  1907. 

149.  Otto  H.,  Die  Eide  ti.  Privilegien  Heinrichs  VII  u,  Karls  IV,  In-8, 
pag.  65.  —  Rom,  Loescher  e  C,  1906. 

150.  Belli  N.  e  libertini  G.,  Fra  Dolcino,  nel  sesto  centenario  del  mar- 
tirio. In-8,  tg.,  pag.  77.  —  Biella,  Tip.  Sociale,  1907. 

151.  *  Papi  F.,  Romeo  pe}x>li  e  il  comune  di  Bologna  dal  1310  al  1323. 
In-«,  pag.  102.  —  Orte,  Marsili,  1907. 

152.  Venturi  L.,  Le  origini  della  pittura  veneziana,  (1300-1500).  In-8, 
pag.  427.  —  Venezia,  Istituto  veneto  di  arti  grafiche,  1907. 

1&3.  Caltkrop  H.  C,  Petrarca:  his  li  fé  atid  iimes.  In-8,  pag.  332.  — 
London,  Methuen,  1907. 

154.  Lo  Parco  F.,  Dei  Mae^fri  canonisti  attribuiti  al  Petrarca.  In-8^ 
pag.  23.  —  Paris,  Champion,  1906. 

155.  *  Nolhac  P.,  Pétraìyue  et  Vhumanisme.  2  volumi.  In-8,  t.  1, 
pag.  x-280;  t.  2,  pag.  334.  —  Paris,  Champion,  1907. 

166.  Berenzi  A.,  Bernabò  Visconti  al  castello  di  Pontevico  5  agosto  1362, 
In-8,  fig.,  pag.  14.  —  Brescia,  Geroldi,  1907. 

157.  *  Ciaeclo  L.,  Appunti  intorno  alla  miniatura  bolognese  del  se- 
colo XIV,  In-4,  p.  11.  —  Roma,  Unione  cooper.  editrice,  1907. 

158.  Gohiet  F.,  Esquisse  hì,stonque  sur  la  venue  de  sainte  Colette  à 
Nice  et  les  Origines  de  la  riforme  franciscaine  en  1406,  In-16, 
pag.  149.  —  Paris,  Saint-Paul,  1907. 

159.  LnÌHO  F.  P.,  Da  un  libro  di  memorie  della  prima  metà  del  quat- 
trocento, In-16,  pag.  44.  —   Firenze,  Camesecchi  e  figli,  1907. 

160.  D'Andrea  M.,  Una  gentildonna  fiorentina  del  1400.  In -8,  p.  49. 
—  Noci,  Cressati,  1907. 

161.  Caroselli  M.,  Di  alcuni  caratteri  della  donna  italiana  del  quat- 
trocento. In-8,  pag.  71.  —  Napoli,  Pierro,  1907. 

162.  *  Zanelli  A.,  Pietro  del  Mante,  In-8,  pag.  136.  —  Milano,  Co- 
gitati, 1JH)7. 

163.  *  (-iaccio  L.,  Uu  anonimo  quattrocentista  toscano  intagliatore  in 
legno.  In-4,  pag.  3.  —  Roma,  Unione  cooper.  editrice,  1907. 

164.  *  Benoist  €.,  Le  Machiavélisme;  /«'«  partie:  Avant  Machiavd. 
In-16,  pag.  361.  —  Paris,  Plon,  Nourrit  et  C.ie,  1907. 

165.  Home  H.,  An  account  of  Pome  in  1450.  In-8,  pag.  17.  —  Paris, 
Leroux,  1907. 


BASSO    MKDIOEVO  135 

166.  Soranzo  G.,  La  guerra  di  Pio  II  contro  i  Malaiesta,  1460-1463, 
In-16,  p.  28.  —  Padova,  Tip.  del  Messaggiero  di  S.  Antonio,  1907. 

167.  *  Conlon  B.,  Beati  Johannis  Dominici  cardinalis  s,  Sixti  Lucuta 
Noctis.  (Texte  latin  du  XV  siècle).  In-8,  pag.  cx-459.  —  Paris, 
Picard,  1908. 

168.  Ady  C,  A  history  of  MHan  under  the  Sforza.  In-8,  pag.  364.  — 
London,  Methnen,  1907. 

169.  *  CLmgge  0.,  Béatrix  d'Este,  duchesse  de  Mitan,  In-8,  pag.  56. 

—  Paris,  Leronx,  1907. 

170.  Sautt^r  L. ,  Savonaroie,  réformateur  maral,  In-8,  pag.  116.  — 
Montauban,  1907. 

171.  Wiedemaiin  A.,  Gottes  Schwert.  Bilder  av^  der  Zeit  Savonarolas 
nach  alien  Aufzeichngn,  In-8,  p.  133.  —  Strassburg,  Heitz,  1907, 

172.  De  Poi  A.,  Giovanni  Domenico  Spazzarini,  cronista  padovano, 
(1432-1519).  In-8,  pag.  59.  —  Foligno,  Campi,  1906. 

173.  ♦  Bjley  B.,  Queens  of  the  Renaissance,  In-8,  p.  326.  —  London, 
Methnen,  1907. 

174.  *  Isola  I.,  Critica  del  rinascimento.  2  voi.  In-16,  p.  xxxv-409; 
vi-442.  —  Livorno,  Giusti,  1907. 

175.  ♦  Monnier  P.,  Le  quattrocento.  2  voi.  In-8.  —  Paris,  Perrin 
et  C,  1907. 

176.  Pons  P.,  Le  décor  du  quattrocento.  In-18,  pag.  48.  —  Paris, 
Sausot  et  C,  1907. 

177.  Schubring  P.,  Die  Plastik  Sieims  im  Quattrocento.  In-8,  p.  ix-256. 

-  Berlin,  Grò  te,  1907. 

178.  Berenson  B.,  Norih  Italia n  painters  of  the  renaissance.  In-8, 
pag.  352.  —  London,  Putnam,  1907. 

179.  *  Rea  H.,  Donatello.  In-8,  pag.  112.  —  London,  Bell,  1907. 
1«0.  *  Barlamaechi,  Luca  della  Bobbia.  In-8,  pag.  142.  —  London, 

Bell,  1907. 
1^1.  *  Streeter  A.,  Botticelli.  In-8,  pag.  182.  —  London,  Bell,  1907. 
182.  Binns  H.,  Botticelli.  In-16,  pag.  78.  —  London,  Jack,  1907. 
l'iS.  Klaiber   H.,  Leonardostudien.  In-8,  p.  vii-144.  —   Strassburg, 

J.  H.  E.  Heitz,  1907. 
I?i4.  Me  Cnrdy  E.,  Leoìiardo  da  Viìici.  In-8,  pag.  154.  —  London, 

Bell,  1907. 

185.  Solmi  E.,  Leonardo,  1452-1519.  In-16,  pag.  vi-239.  —  Firenze, 
Barbera,  1907. 

186.  ♦  Crnttwelì  M.,  Luca  Signorélli.  In -8,  pag.  160.  —  London, 
Bell,  1907. 

Ib7.  *  Williainson  G.,  Bernardino  Luini.  In-8,  pag.  158.  —  London, 

Bell,  1907. 
188.  Knapp  F.,  Andrea  del  Sarto.  —  Bielefeld,   Velhagen   e  Klar 
sing,  1907. 


136  LIBRI   RECENTI   DI    STORIA    ITALIANA 

5.  TEMPI  MODERNI  (1492-1789). 

189.  Crocioni  O..  I  teatri  di  Reggio  iieU* Emilia.  (See.  XVI-XX).  Iii-16, 
pag.  xxiii-136.  —  Reggio  Emilia,  Coop.  lavoranti  tipog.,  1907. 

190.  Ayèze  A.,  Le  prime  (Cesar  Borgia).  In-16,  pag.  100.  —  Paris, 
Albin  Michel,  1907. 

191.  ♦  Morellini  D.,  Giovanna  d'Aragona,  duchessa  d'Amalfi.  In-8, 
pag.  93.  —  Cesena,  Vignuzzi  e  C,  1906. 

192.  Baldi88erì  L.,  Giidio  II  in  Imola.  (1510-1511).  In-8,  pag.  27.  — 
Imola,  Ungania,  1907. 

193.  D'Ercole  M.,  Il  cardinale  Ippolito  de*  Medici.  In-8,  pag.  100.  — 
Terlizzi,  Giannone,  1907. 

194.  Kalkoif  P.,   Cardinal   Cajetan  auf  dem  Attgsburger  Reichstage 
V.  1518.  In-8,  pag.  7.  —  Rom,  Loescher,  1907. 

195.  Accame  P.,  L'elezione  dd  papa  Paolo  III.  In-8,  p.  22.  —  Final- 
borgo,  Rebbaglietti,  1907. 

196.  Friedenftbnrg  W.,  Legation  des  Kardinals  Sfondrato.  (1547-1548). 
Pag.  xLviii-734.  —  Rom,  Loescher  u.  C,  1907. 

197.  Bellnzzi  G.  B.,  Diario  autobiografico.  (1535-1541).  In-8,  pag.  181. 

—  Napoli,  Ricciardi,  1907. 

198.  Strachey  H.,  Raphael.  In-8,  pag.  160.  —  London,  Bell,  1907. 

199.  Brlnton  S.,  Correggio.  In-8,  pag.  158.  —  London,  Bell,  1907. 

200.  *  Rolland  B..,  Vie  de  Michel- Ange.  In-18-jésus,  p.  212.  —  Paris, 
Hachette  et  C,  1907. 

201.  Frey  K.,  Michelangelo  Buonarroti.  3  Bde.  —  Berlin,  Curtius,  1907. 

202.  Buonarroti  M.,  Briefe.  Ubers.  v.  Karl  Frey.  In-8,  p.  345  e  4  taf. 

—  Berlin,  Bard,  1907. 

203.  Spahn  M.,  Michelangelo  u.  die  sixtinische  Kapelle.  In-8,p.  viii-238. 

—  Berlin,  Grote,  1907. 

204.  Holborn  J.  B.,  Jacopo  Robusti,  called  Tintoretio.  In-8,  p.  168.  — 
London,  Bell,  1907. 

205.  Sacca  V.,  Michelangelo  da   Caravaggio,  pittore.  In-8,  pag.  71.  — 
Messina,  D'Amico,  1906. 

206.  Talle  L.,  Bartolomeo  Botta,  prete  pavese  dd  secolo  XVI.  In-16, 
pag.  44.  —  Pavia,  Scuola  degli  Artigianelli,  1907. 

207.  Wiedemann  A.,  Atis  dem  Ijdyen  e.  Florentinerin  des  XVI.  In-8, 
pag.  120  e  4  taf.  —  Strassburg,  Heitz,  1907. 

208.  GOUer  E.,  Die  pàpstliche  Pthiiientiarie  von  ihrem  Ursprung  bis 
zu  ihrer  Umgestaliung  unterPius  V.  —  Rom,  Loescher  e  C,  1907. 

209.  Herre  P.,  Pajysttum  zi.  Papstwahl  im  Zeitalter  Philipps  II.  lu-S, 
pag.  xx-660.  —  Leipzig,  Teubner,  1907. 

210.  Bonlting  W.,   Tasso  and  his  iimes.  In-8,  pag.  330.  —  London, 
Methuen,  1907. 

211.  Costa  E.,  Ulisse  Aldovrandi  e  lo  studio  bolognese  ndla  seconda 
metà  dd  secolo  XVI.  In-8,  pag.  95.  —  Bologna,  1907. 

212.  Ori  C,  L'eloquenza  civile  italiana  nel  secolo  XVI.  In-16,  pa- 
gine vrii-296.  —  Kocca  S.  Casciano,  Cappelli,  1907. 

213.  Barbiellini  Aniidei  A.,  Beatrice  Cenci.  In-16,  pag.  47.  —  Roma, 
Officina  poligrafica  italiana,  1907. 


TEMPI    MODKRXI  187 

214.  *  Bollea  L.  C,  Le  idee  religiose  e  morali  di  Carlo  Emanuele  /, 
duca  di  Savoia.  In-8,  pag.  40.  ~  Roma,  Tipografìa  Unione  coo-^ 
perativa  editrice,  1908. 

215.  Sarpi  P.,  La  politica  di  Carlo  Emanuele  I  nella  guerra  per  la 
successione  di  Mantova.  In-8,  p.  68.  —  Torino,  Sella  e  Guala,  1907. 

216.  Macchia  I.,  Belazioni  frch  il  padre  gesuita  Sforza  Pallavicino  con 
Fabio  Chigi.  In-8,  pag.  85.  —  Torino,  Sacerdote,  1907. 

217.  Montecaceoli  R.,  Lettere  inedite  ai  dottori  Pietro  e  Carlo  Micci. 
ln-16>  pag.  47.  —  Modena,  Tip.  del  Commercio,  1907. 

218.  Lerati  L.,  Memorie  storiche  durante  la  peste  del  1630  della  par- 
rocchia di  S.  Alessandro  m.  in  Milano.  In-16,  pag.  104.  —  Ge^ 
nova.  Tip.  della  Gioventù,  1907. 

219.  Fararo  A.,  Amici  e  corrispondenti  di  Galileo  Galilei.  (Benedetta 
Castelli).  In-8,  pag.  130  con  cit.  —  Venezia,  Ferrari,  1908. 

220.  Fayaro  A.,  Regesto  biografico  galileiano.  In-8,  p.  69.  —  Firenze, 
Barbera,  1907. 

221.  Grandi  E.,  Armi  e  nozze  alla  corte  di  Francesco  I  d'Este.  In-8y 
pag.  54.  —  Alessandria,  Società  poligrafica,  1907. 

222.  *  Riglllo  M.,  La  peste  del  1656  a  Napoli.  In-16,  p.  8.  —  Pistoia,. 
Tip.  Sinibuldiana,  1907. 

223.  Yissae  M.,  Amba.ssade  de  la  ville  d'Avignon  au  pape  Clémeìit  IX. 
(1667-1668).  In-8,  pag.  34.  —  Avignon,  Seguin,  1907. 

224.  BigiUo  M.,  n  seicento  e  i  pregiudizi  sul  seicentismo.  In-16,  ^.  175. 

—  Cagliari,  Tip.  Unione  Sarda,  1907. 

225.  Grizi  M.,  Un  prelato  italiano  del  seicento  (Annibale  Griaio).  In-8, 
pag.  395.  —  Bologna,  Zanichelli,  1907. 

226.  Pagano  A.,  Un  poeta  lirico  del  seicento  (Giovan  Giacomo  Lavagna). 
In-8,  pag.  43.  —  Napoli,  Di  Gennaro  e  Morano,  1907. 

227.  FaTiUi  T.,  Girolamo  Gigli,  senese,  nella  vita  e  nelle  opere.  In-16,. 
pag.  xiv-223.  —  Rocca  S.  Casciano,  Cappelli,  1907. 

228.  Emannel  V.,  Les  memoires  du  notaire  Honoré  Giraudi  de  Nice. 
(1665-1713).  In-8,  p.  64.  —  Nice,  Impr.  rénnies  Malvano,  1907. 

229.  Segre  A.,  Ebrei,  industria  e  commercio  in  Pisa  nei  secoli  XVII 
e  XVIIL  In-8,  pag.  11.  —  Pisa,  Mariotti,  1907. 

230.  Custodero  A.,  Un  diario  inedito  (1690-1718)  di  Pompeo  Samelli. 
In-8,  pag.  28.  —  Trani,  Vecchi  e  C,  1907. 

231.  De  Margherita  C,  Un  episodio  di  storia  subalpina:  V assedio  di 
Pbssàghettone  nel  17S3  per  opera  dei  Gallo-Sardi.  In-4,  pag.  65. 

—  Faenza,  Montanari,  1907. 

2^.  Grottanelll  L.,  Un  collaboratore  di  Ludovico  Antonio  Muratoì^i. 
In-8,  pag.  35.  —  Siena,  Meini,  1907. 

233.  Orioli  E.,  U esilio  di  Emanuele  Filiberto  di  Savoia  Carignaiw  a 
Bologna.  In-8,  pag.  95.  —  Bologna,  Stabilimento  poligrafico 
Emiliano,  1907. 

234.  *  Lazzerl  G.,  La  vita  e  V opera  di  Panieri  Calzabigi.  In-8,  p.  221. 

—  Città  di  Castello,  S.  Lapi,  1907. 

235.  Gemma  H.,  Cenni  sulla  vita  di  Gaspare  Gozzi.  In-8,  pag.  75.  — 
Vicenza,  S.  Giuseppe,  1907. 

236.  Leantl  G.,  La  Sicilia  nel  sec.  XVIII  e  la  poesia  satirico-burlesca. 

Voi.  I.  In-8,  pag.  x-224.  —  Noto,  Zanmit,  1907. 


138  LIBRI   RBCniTl    DI   STORIA   ITILI  AMA 

237.  Honnier  P.,   Venise  au  XVIII  siede.  Petit  in-8,  pag.  416.  — 
Paris,  Perrin  et  C,  1907. 

238,  Rumor  S.,  Gli  scrittori  vicentini  dei  sec,  XVIII  e  XIX,  Voi.  II. 
--  Vicenza,  1907. 


fi.  PERIODO  DELLA  RIVOLUZIONE  FRANCESE  (1789-1816). 

239.  Notizie  storiche  di  Voghera  oltre  100  anni  fa  e  piti  recenti.  In-8, 
pag.  126.  —  Voghera,  Rusconi-Gavi-Nicrosini,  1907. 

240.  Sarini  M.,  La  repubblica  anconitana.  (1797-1798).  In-8,  p.  vin-123. 
—  Firenze,  Carnesecchi  e  figli,  1907. 

341.  Badham  F.  P.,  Nelson  e  Ruffo.  In-8,  pag.  Q^.  —  Roma,  For- 

zani  e  C,  1907. 
242.  Lumbroso  A,,  Attraverso  la  rivoluzione  e  il  primo  impero,  In-16, 

pag.  498.  —  Torino,  Fratelli  Bocca,  1907. 
"243.  *  lUasson  F.  et  Biagi  G.,  Manuscrits  inédits  de  Napoléon.  (1786- 

1791).  In-8,  pag.  xv-586.  —  Paris,  Ollendorfif,  1907. 

244.  Yandal  A.,  L'avèìiement  de  Bonaparte.  -  IL  La  RépuMique  con- 
sulaire.  (1800).  In-8,  p.  544.  —  Paris,  Plon,  Nourrit  et  C.ie,  1907. 

245.  *  Slorak  A.,  La  bataille  d' Austerlitz.  In-16,  p.  iv-268.  —  Paris, 
Daragon,  1907. 

246.  Masson  F.,  Napoléon  et  sa  famillCy  t.  8-9.  In-8,  pag.  xxxv-377, 
456.  —  Paris,  Ollendorfif,  1907. 

247.  Taylor  I.,  Queen  Hortense  and  hcr  Friends.  2  voi.  In-8,  p.  322, 
336.  —  London,  Hutchinson,  1907. 

248.  •  Zelle  W.,  Die   100    Tage  von   Elba  bis  Helena.  —  Leipzig, 
Sattler,  1907. 

249.  PoUlo  A.,  Waterloo.  (1815).  In-8,  p.  569.  —  Roma,  Casa  editrice 
italiana,  1906. 

250.  Browning  0.,  The  Fall  of  Napoléon.  In-8,  pag.  340.  —  London, 
Lane,  1907. 

251.  Montagna  L.,  /  ducati  parmensi  nella  diplomazia  europea  dal  1796 
al  1815.  In-4,  pag.  48.  —  Piacenza,  Fratelli  Fusi,  1907. 

252.  Fnsani  L.,  Gian  Francesco  Galeani-Napione  di  Cocconato-Passe- 
rano.  In -8,  pag.  142.  —  Torino,  Baravalle  e  Falconieri,  1907. 


7.  PERIODO  DEL  RISORGIMENTO  ITALIANO  (1815-1907). 

A)  Fatti  e  istitazionL 

253.  barbone  A.,  Annali  siculi  della  compagnia  di  Gresù  dall'anno  1805 
al  1859.  3  voi.  In-8,  pag.  xii-252,  viii-308,  x-334.  —  Palermo, 
Bondl  e  C,  1907. 

254.  Martorelli  F.,  I  romantici  calabresi  del  secolo  XIX.  In-8,  p.  107. 

—  Gerace,  Fabiani,  1906. 

255.  ♦  Parisi  ©.,  Storia  degli  Italiani  nelV Argentina.  In-8,  p.  xv-650. 

—  Roma,  E.  Voghera,  1907. 


PIRIODO  DEL  RISORGIMENTO  ITALIANO  139 

256.  $Anna  G.,  Lt  origini  del  risorgimento  tieU*  Umbria,  Parte  I.  In-8, 
pag.  ix-109,  —  Perula,  Tip.  Umbra,  1907. 

257.  Paolillo  B.,  Xa  festa  dei  carbonari  di  Barletta  e  una  sentenza  di 
morte  delVanm  1822.  In-8,  p.  148.  —  Barletta,  Paolillo,  1907. 

258.  FaTaro  L.,  L* insurrezione  aquilana  del  1841.  In-8,  p.  viii-148.  — 
Roma,  Bicchieri,  1907. 

259.  Pettinelli  E.,  Cagliari  nel  1847-48.  In-8,  pag.  38.  —  Cagliari, 
Tip.  Commerciale,  1907. 

260.  De  Cesare  B.,  Roma  e  lo  Stato  del  Papa  dal  ritorno  di  Pio  IX  al 
20  settembre.  2  voi.  In-8,  pag.  489,  xij-395.  —  Roma,  Forzani 
e  C,  1907. 

261.  Oiiuta  €r.,  Da  Talamone  a  Palermo,  I11-8,  pag.  11.  —  Torino, 
Casanova,  1907. 

262.  ♦  Lauria  A.^  Le  garibaldine:  memorie  del  1860  a  Napoli.  In-16, 
pag.  189.  —  Torino,  Streglio,  1907. 

263.  BnuEesi  O. ,  O  JRoma  o  morte.  Dal  Volturno  ad  Aspromonte. 
In-16,  pag.  xxx-348.  —  Milano,  De  Mohr  e  C,  1907. 

264.  Tigalll  T.,  Aspromonte,  In-8,  fig.,  pag.  74.  —   Messina,  Nica- 
stro,  1907. 

265.  Macchia  I.,  Preparazione  per  una  insurrezione  veneta  :  i  moti  del 
Friuli  nel  1864.  In-8,  pag.  59.  —  Torino,  Sacerdote,  1907. 

266.  •  Casoni  tt.  B.,  Cinquanfanni  di  giornalismo.  (1846-1900).  In-16, 
pag.  321.  —  Bologna,  Matteuzzì,  1907. 

267.  ♦  Tlgo  P.,  Annali  d* Italia:  storia  degli  ultimi  trenfanni  del  se- 
colo XIX.  Voi.  I.  In-16,  p.  418.  —  Milano,  Frat.  Treves,  1908. 

268.  *  Galllzioli  A.,  Cronistoria  del  naviglio  nazionale  da  guerra. 
(1860-1906).  In-8,  pag.  614.  —  Roma,  Officina  poligrafica  ita- 
liana, 1907. 

269.  •  Fnmo  E.,  La  gendarmerìa  cretese  durante  r ultima  insurrezione. 
In-8,  pag.  27.  —  Roma,  E.  Voghera,  1907. 

270.  Daux  C,  Le  Denier  de  iSaint- Pierre.  In-16,  pag.  64.  ~  Paris, 
Bloud  et  C.ie,  1907. 

271.  ♦  Capra  G.,  Gli  Italiani  residenti  nelle  Indie  inglesi.  In-8,  p.  23. 
-  Milano,  Tip.  Salesiana,  1907. 

B)  Commemorazioni,  carteggi,  biografie. 

272.  ♦  D'Ancona  A.,  Carteggio  di  Michele  Amarì.  Voi.  III.  In-8,  p.  384. 
~  Torino,  Società  tipografica-editrice  nazionale,  1907. 

273.  Nani  Hoeenlgo  F.,  La  marina  veneta  e  i  fratelli  Bandiera.  In-8, 
pag.  29.  —  Venezia,  A.  Pellizzato,  1907. 

274.  Whitehoase  H. ,  Une  prìncesse  révolutionnaire  :  Chnstine  Tri' 
vulzìo-Edgioioso.  (1808-1871).  In-8,  pag.  302.  —  Paris,  Dara- 
gon,  1907. 

275.  *  Rosi  M.,  I  Cairoti.  In-16,  p.  xi-447.  —  Torino,  Bocca,  1908. 

276.  D'Ancona  A.,  Giosuè  Carducci.  In-16,  pag.  52.  —  Milano,  Fra- 
teUi  Treves,  1907. 

277.  De  Boachand  P.,  Giosuè  Carducci.  In-12.  —  Paris,  Sansot 
et  C,  1907. 

278.  Flamini  F.,  Il  concetta  informatore  deW  opera  di  Giosuè  Car- 
ducci, In-8,  pag.  48.  —  Padova,  Randi,  1907. 


140  LIBRI   RECENTI    DI   STORIA    ITILUXA 

279.  ♦  Franciosi  P.,  TjB  relazioni  corse  tra  Giosuè  Carducci  e  la  Repub- 
blica di  S.  Marino.  In -8,  pag.  55.  —  Ravenna,  Tipog.  Sociale 
G.  Mazzini,  1907. 

280.  Franzoni  A.,  Ije  grandi  odi  sloriche  di  Giosuè  Carducci  commen- 

tate, e  studio  storico-critico  sul  poeta,  In-8,  pag.  409.  ~  Lodi, 
Società  tip.  suce.  Wilmant,  1907. 

281.  Pieciola  0.,  Giostiè  Carducci,  In-8,  p.  35.  —  Firenze,  Chiari,  1907. 

282.  *  Torraca  F.,  Giosuè  Carducci  commemorato,  In-8,  pag.  159.  — 
Napoli,  Perrella,  1907. 

283.  ♦  Rosati  M.  L.,  Carlo  Alberto  di  Savoia  e  Francesco  IV  d'Austria, 
In-16,  pag.  128.  —  Roma,  Albrìghi,  Segati  e  C,  1907. 

284.  Cadogan  E. ,  The  life  of  Cavour,  In-8 ,  pag.  398.  ~  London, 
Smith  Eider,  1907. 

285.  Thayer  Roseoe  W.,  Cavour  e  Bismarck,  In-8,  p.  20.  —  Roma, 
E.  Voghera,  1906. 

286.  •Re  L.,  Una  martire  del  risorgimento  (Teresa  Casati  Confalo- 
nicri).  In-16,  pag.  119.  —  Brescia,  Apollonio,  1907. 

287.  *  Canaletti  Gaudenti  A.,  1/  neo  guelfismo.  Lettere  inedite  di  Mas- 
simo D* Azeglio  e  di  G.  Garibaldi  (Estr.  dalla  «  Rivista  d'Italia  »), 
In-8,  pag.  13.  —  Roma,  Tip.  dell'Unione  coop.  editrice,  1907. 

288.  Elia  A.,  Ricordi  di  un  veterano,  dal  1847-48  al  1900,  In-8,  tg., 
pag.  ix-474.  ~  Roma,  Tip.  del  Genio  civile,  1906. 

289.  ♦  Clnffelli  A.,  Commemorazione  di  Anita  Garibaldi,  In-8,  p.  15. 

—  Todi,  Foglietti,  1907. 

290.  ♦  Garibaldi  G.,  Scritti  politici  e  militari,  In-8,  pag.  vin-1005. 

—  Roma,  E.  Voghera,  1907. 

291.  *  Garibaldi  G.,  Memorie.  Edizione  diplomatica  dall'autografo  de- 
finitivo, a  cura  di  E.  Nathan.  In-8,  pag.  xv-444.  —  Torino, 
Società  tipografica  editrice  nazionale,  1907. 

292.  Abba  G.  C,  Garibaldi,  nel  primo  centenario  della  nascita  gloriosa. 
In-8,  pag.  50.  ~  Milano,  Vallardi,  1907. 

293.  ♦  Bizzoni  A.,  Garibaldi  nella  sua  epopea,  3  volumi.  In-4,  tg,, 
pag.  543,  480,  333.  —  Milano,  Sonzogno,  1905. 

294.  Brentari  0.,  Garibaldi  a  Milano,  In-16,  pag.  48.  —  Milano, 
Agnelli,  1907. 

295.  Brentari  0.,  Garibaldi  ed  il  Trentino.  In-16,  p.  42.  —  Milano, 
Agnelli,  1907. 

296.  Caldera  L.,  Garibaldi.  In-8,  pasr.  132.  —  Brescia,  Lenghi  e 
C,  1907. 

297.  •  Faldella  G.,  Garibaldi  (Commemorazione),  ln-8,  p.  18.  —  To- 
rino, Cugini  Baravalle  e  Falconieri,  1907. 

298.  Lnzio  A.,  Garibaldi  a  Varese.  In-8,  pag.  35.  —  Varese,  Maj  e 
Malnati,  1907. 

299.  *  Michel  E.,  Garibaldi  e  il  Governo  granducale  toscano  nella 
prima  guerra  d'indipendenza  (Estr.  dalla  «  Rivista  d'Italia  »).  — 
Roma,  1907. 

300.  Mini  G.,  Il  trafugamento  di  Giuseppe  Garibaldi  dalla  pineta 
di  Ravenna  a  Modigliana  ed  in  Liguria,  1849,  In-8,  fig.,  pa- 
gine vii-152.  ~  Vicenza,  Fabris,  1907. 

301.  Provaglio  E.,  Giuseppe  Garibaldi.  In-4,  fig.,  p.  328.  —  Firenze, 
Nerbini,  1907. 


LIBRI  ESTRANEI  ILLA  STORIA  ITALIANA  141 

302.  *  Uberi  L.,  Oommemoi^azione  centenaria  di  G,  Garibaldi,  Discorso. 

—  Penila,  Tip.  Umbra,  1907. 

303.  Trerelyan  G.,  Garibaldi* s  Defence  of  the  Roman  Republic,  In-8, 
pag.  394.  —  London,  Longmans',  1907. 

304.  •  Stiayelli  G.,  AnUndo  Guadagnali  e  la  Toscana  dei  suoi  tempi, 
In-8,  pag.  438.  —  Torino,  Società  tipografìco-editrice,  1907. 

305.  *  Le?!  P.,  Da  Leone  XIII  a  Francesco  Orispi.  Il  cardinale  d'Ho- 
henlohe  nella  vita  italiana.  In-8,  p.  50.  —  Torino,  Soc.  tip.  edit. 
nazionale,  1907. 

306.  Bojer  d'Agen,  Un  prélat  italien  sous  V ancien  État  pontificai: 
Leon  XIII  d'après  sa  correspondance  inèdite.  In -8,  p.  vni-580. 

—  Paris,  Juven,  1907. 

307.  *  Pesci  U.,  Il  generale  Carlo  Mezzacapo  e  il  suo  tempo.  In-8, 
pag.  xiii-388.  —  Bologna,  Zanichelli,  1908. 

308.  *Hidorca  Mortillaro  L.  M.,  Vincenzo  Mortillaro,  marchese  di  Vii' 
larena.  In-4,  pag.  461.  —  Palermo,  Reber,  1906. 

309.  Bomanelli  A.,  Geìini  storici  sopra  Giuseppe  Nicolini,  Giovila  Seal- 
vini,  Camillo  Tigoni,  Muzio  Catini.  In-16,  pag.  23.  —  Brescia, 
Apollonio,  1907. 

310.  Stratton  S.,  Niccolò  Paganini.  In-8,  p.  214.  —  London,  Strad,  1907. 

311.  Ristori  G.  B.,  Pio  IX  in  Firenze,  18-24  agosto  1857.  In-8,  p.  30. 

—  Firenze,  Landi,  1907. 

312.  Guelfi  Cami^ani  G.,  Pio  X  e  la  sua  famiglia.  In-4,  pag.  66.  — 
Livorno,  S.  Belforte  e  C,  1907. 

313.  ♦  Daelli  L.,  Pie  X.  In-12,  p.  242.  --  Tours,  Marne  et  fils,  1907. 

314.  Piazza  G.,  Alessandro  Poerio  e  Goffredo  Mameli.  In-8,  pag.  51. 

—  Alessandria,  Società  poligrafica,  1907. 

315.  *  Pagani  G.,  The  Life  of  Antonio  Rosmini-Serbati.  In-8,  p.  506. 

—  London,  Routledge,  1907. 

316.  Stepiiens  F.,  Dante  Gabriel  Rossetti.  Pagine  217.  r-  London, 
Seeley,  1907. 

317.  *  Pertnsio  M.,  La  vita  e  gli  scritti  di  Giovanni  Ruffini.  In-16,  fig., 
pag.  xv-167.  ~  Genova,  Libr.  Nuova,  1908. 

318.  *  Papandrea  T  ,  Salvatore  Vigo,  vita  e  carteggio  inedito.  In-8,  pa- 
gine 294.  —  Acireale,  Tip.  «  XX  Secolo  »,  1906. 

319.  Baldasseroni  Pr.,  Pasquale  Villari.  In-8,  pag.  97.  —  Firenze, 
Tip.  Galileiana,  1907. 

320.  *  Oxilia  U.,  I  figli  di  Carlo  Alberto  allo  studio:  Vittorio  Emanuele 
e  Ferdinaiuìo  (Estr.  dalla  «  Nuova  Antologia  »).  In-8,  pag.  16. 

—  Roma,  «  Nuova  Antologia  »,  1907. 


LIBRI  ESTRANEI  ALLA  STORIA  ITALIANA 
mandati  in  dono  alla  Rivista  (1). 

1.  BraMbilla  G.,  La  proprietà  della  terra.  In-8,  pag.  15.  —  Milano, 

Koschitz  e  C,  1908. 

2.  Brayda  di  Spoleto  P.,  Napoleone  I  e  Viiidipendenza  polacca.  In-8, 

pag.  79.  —  Trani,  Vecchi  e  C,  1908. 


(1)  Questi  libri  saranno  annunziati,  con  breve  nota,  nelle  Puh- 
Mìcazioni  varie  (Notizie  e  comunicazioni). 


142    ^  LIBRI  ISTRANfil  ALLA  STORIA    ITALIAKA 

3.  Chappée  G.,  Archìves  de  Cogner.  3  voi.  In-8,   pp.  318,  328,  341. 

—  Paris,  Honoré  Champion,  1905-1907. 

4.  Cotlareinc  N.,  Stifterrecht  uiid  Kirchenpatronat  in  Filrstentum 

Moldau  und  in  der  Bukowina,  In-8,  p.  xviii-203.  —  Stuttgart, 
Enke,  1907. 

5.  Crane  R.  T.,  The  state  in  consiitutUmal  and  intemational  lata. 

In-8,  pag.  78.  —  Baltimore,  Hopkins  press,  1907. 

6.  Cristiani  L.,  Luther  et  le  Luthéranisme.  In-16,  p.  xxvi-387.  — 

Paris,  Bloud  et  C,  1908. 

7.  D'Àlmèras  H.,  Le.sf  amonreux  de  la  reine  Marie- Antoinette.  In-16, 

pag.  424.  —  Paris,  librairie  mondiale,  1908. 

8.  Del  Balzo  C,  Raccolta  di  jyoesie  di  mille  autori  intomo  a  Dante 

Alighieri.  Volumi  XIII,  XIV,  pag.  615-669.  —Roma,  Forzani, 

1907-1908. 

9.  JDe  Pietri-Tonelli  k.,  Il  diritto  ereditario,  In-8,  pag.  xii-219.  — 

Venezia,  Istituto  veneto  di  arti  grafiche,  1908. 

10.  Dnfoureq  A.,  H'tstoire  comparée  des  religions  paìennes  et  de  la  re- 

ligioni juive.  In-16,  pag.  xxvi-330.  —  Paris,  Bloud  et  C,  1908. 

11.  Feret  P.,  Tm  faculté  de  Théologie  de  Paris  et  ses  docteurs  les  plus 

célébrés,  T.  V.  In-8,  pag.  xiii-403.  ~  Paris,  Picard,  1907. 

12.  Gaffarel  P.,  Z/Cf  jyoli tigne  coloniale  en  France  de  1789  à  ISSO,  In-8, 

pag.  496.  —  Paris,  Felix  Alcan,  1907. 

13.  Gallnzzi  E.,  Il  microbo  del  disservizio  ferroviario,  In-8,  pag,  72, 

~  Bologna,  Zanichelli,  1908. 

14.  Oottlof)  A.,  Ahlassentwicklung  und  Ablassinhalt  im  llJahrìiundert. 

In-8,  p.  viii-68.  —  Stuttgart,  Enke,  1907. 

15.  CfoBSez  A.  M.,  Mémoires  de  Vouvrier  Frangois  Leblanc,  In-8,  p.  72. 

~  Paris,  Cornély  et  C,  1908. 

16.  Cfrandmaison  (De)  G.,  L* Espagne  et  Napoleoni ,  1804-1809.  In-8, 

pag.  xiv-520. 

17.  Gnillanme  M.  J.,  Procès-verbaux  ducomité  d*Ì7istruction  publique 

de  la  convention  nationale.  Tome  sixiòme.  In-8,  pag.  XLVin-960. 

—  Paris,  Imprimerie  nationale,  1907. 

18.  Helmolt  H.  F.,   Weltgeschichte.  IX{  Nachtrage.  -  Quellenkunde.  - 

Generalregister.   In-8,  gr.,   p.  viii-677.  —  Leipzig,  Bibliogra- 
phisches  Insti  tut,  1907. 

19.  Hoer8chelinann  (von)  W.,  Die  Enticicklung  der  altchinesischen  Or- 

namentik.   In-8,   pag.   47-xxxii.  ~   Leipzig,   R.  Voigtlftnders 
Verlag,  1907. 

20.  Jaures   J.,   La   guerre   Franco- Allemande.   (1870-1871).    —    Ihi- 

brenilh  L.,  La  Commune.  (1871).  In -8,  pag.  497.  —  Paris,  Rouff 
et  C,  1908. 

21.  Lavisse  E.,  Histoire  de  France.  Tome  VII.  —  IjOuìs  XIV,  la  Beli' 

gion,  les  lettres  et  les  arts.  —  La  guerre  1643-1685.  Iu-8,  p.  4Ì5. 

—  Paris,  Hachette  et  C,  1907. 

22.  Ixi  Torà  ed  i  Rabbini  conservatori.  La  missioìie  degli  Ebrei.  In-16, 

pag.  40.  —  Torino,  Marietti,  1907. 

23.  Leo  j..  Die  Entwicklung  des  àltesten  japanischen  SeelenUbens,  In-8, 

pag.  vii-106.  —  Leipzig,  R.  Voigtlandes  Verlag,  1907. 


LIBRI    ESTRAKKI   ALLA    STORTA    ITALIAITA  143 

24.  MAckfBnou  J.,  A  hisfory  of  Modem  Liberty.  Voi.  III.  Tke  Struggle 

Wiih  the  SlìiarlSy  1603-1647.  In-8,  pag.  xviii-50L  —  London, 
Longmans  Green  and  C,  1908. 

25.  Manfroni  C,  Storia  deW  Olanda.  In-16,  pag.  xx-584.  —  Milano, 

Hoepli,  1908. 

26.  Matter  P.,  Bismarck  et  son  temps.  Voi,  III.  In-8,  pag.  658.  — 

Paris,  Alcan,  1908. 

27.  Helneke  Pr.,   Weltbilrgertum  und  Natianalstaai.  Studien  zur  Ge- 

nesi^ d.  deiitschen  NatUmalsiaates.  In-8,  pag.  498.  —  Mùnchen, 
R.  Oldembourg,  1907. 

28.  Henke-Crllickert  E. ,  Goethe  ah  Geschichtsphilosoph  und  die  ges- 

chìchtsphUosophische  Bewegung  seiner  Zeit.  In-8,  pag.  146.  — 
Leipzig,  E.  Voigtlanders  Verlag,  1907. 

29.  Meyer  E.,   Wahlamt  und  Vorwahl  in  den  Vereinigten  Staaten  von 

Nord-America  (Beiircige  zur  Kultur  und  Universalgeschichte,  V 
Heft).  In-16,  p.  xxx-210.  —  Leipzig,  R.  Voigtlander's  Verlag, 
1908. 

30.  Meyers,  Grosses  Konversations  Leonkon.  XVIII  B.,  Schoneberg  bis 

Stembedeckung.  —  Leipzig,  Bibliographisches  Institut,  1907. 

31.  Metley  J.,  Apprenticeship  in  Amencan  Trade  Unions.  In-8,  p.  122, 

Series  XXV.  —  Baltimore,  Johns  Hopkins  press,  1907. 

32.  Normand  C,  La  bourgeoisie  franqaise  au  XVII  ^iècle.  In-8,  p.  432. 

~  Paris,  Alcan,  1908. 

33.  Petersen  E.,  Die  Btirghtempel  der  Athenaia.  In-8,  pag.  146.  ~ 

Berlin,  Weidmannsche  Buchhandlung,  1907. 

34.  PoetKseh  A.,  Studien  zur  frithromaìitischen  Politik  und  Geschichts- 

auffassung.  In-8,  pag.  viii-116.  —  Leipzig,  R.  Voigtlanders 
Verlag,  1907. 

35.  Sck&fer  H.,  Die  Kanonistenstifter  im  deutschen  Mittelalter,  H.  43-44. 

In-8,  pag.  xxiv-303.  ~  Stuttgart,  Enke,  1907. 

36.  Serrao  De  Gregory  P.,  Sintesi  della  guerra  russo-giapponese,  con 

una  carta  e  7  schizzi.  In-8,  p.  120.  —  Savona,  Giacomo  Pru- 
dente, 1908. 

37.  berretta  F.,  Il  pensiero  geologico  attraverso  i  secoli.  In-8,  pag.  23. 

—  Palermo,  Castellana  e  Sanzo,  1908. 

38.  SIffion  ilanna   H.,  A  financial  history  of  Maryland,  1789-1848. 

(Johns  Hopkins  University  Studies,  S.  XXV,  n.  8,  9,  10).  In-8, 
pag.  131.  —  Baltimore,  The  Johns  Hopkins  Press,  1907. 

39.  SmJth  Ph.  D.,  Luter's  table  talk.  In-8,  pag.  135.  ~   New- York,- 

Macmillan  C,  1907. 

40.  Seehnée  Fr.,  Catalogne  des  actes  d'Henri  I  roi  de  Franca.  In-8, 

p.  145.  —  Paris,  Champion,  1907. 
il.  Volpe  G.,  Il  moderilo  capitalismo.  In-8,  pag.  13.  —  Pavia.  Suc- 
cessori Fratelli  Fusi,  1907. 

42.  Yolpe.G.,  Insegnamento  superiore  della  storia  e   riforma  univer^ 

sitarla.  In-8,  pag.  12.  —  Trani,  Vecchi,  1907. 

43.  Waddington  Rs.,  La  guerre  de  septans.  Tome  IV,  Torgau,  Pacte  de 

famille.  In-8,  pag.  636.  —  Paris,  Firmin  Didot  et  C.ie,  1908. 


IV. 

NOTIZIE  E  COMUNICAZIONI 


Confre^Hu  Internazionale  per  le  scienze  storiche  di  Berlino.  — 

Ecco  le  disposizioni  principali  per  l'ordine  del  Congresso: 

1.  IL  Congresso  internazionale  per  le  scienze  storiche  si  terrà 
in  Boriino  dal  6  al  12  agosto  1908.  Le  discussioni  del  Congresso 
avranno  luogo  in  generali  assemblee  e  nelle  sedute  delle  Sezioni. 

2.  Lo  Sessioni  si  divideranno  nell'ordine  seguente: 

1"  Storia  dell'Oriente; 

2**  Storia  della  Grecia  e  di  Roma; 

d°  Storia  politica  del  medioevo  e  dell'età  moderna; 

4"  Storia  della  cultura  e  del  pensiero; 

b°  Storia  del  diritto  e  dell'economia; 

6*  Storia  della  Chiesa; 

7^  Storia  dell'arte^ 

8^  St;ion/.e  storiche  ausiliari. 

3.  Ija  vig^Hauza  degli  affari  del  Congresso  è  fino  al  giorno  del- 
l'apertura  riunita  nelle  mani  del  Comitato  di  organizzazione  sotto 
la  presidenza  dei  signori  R.  Koser,  Eduard  Meyer  e  U.  v.  Wila- 
moivitz  Moellcnilorff. 

4.  In  luogo  del  Comitato  dell'organizzazione  assumerà  la  vigi- 
lanza dopo  r  apertura  del  Congresso  per  la  durata  delle  discussioni 
una  Deputazione,  composta  di  dieci  membri  del  Comitato  di  orga- 
nizzazione e  di  due  rappresentanti  delle  otto  Sezioni. 

5*  Ogni  socio  del  Congresso,  all'annunzio,  o  più  tardi,  al  prin- 
cipio del  Congresso,  può  iscriversi,  dando  esatta  informazione  dello 
stato,  del  titolo  e  della  residenza,  nelle  Sezioni,  a  cui  vuole  prender 
parte,  e  deve  dichiarare  la  sua  abitazione  in  Berlino  per  la  durata 
del  Congresso. 

6.  Ogni  socio  del  Congresso  deve  pagare  la  tassa  di  20  marchi. 

7.  Le  discussioni  del  Congresso  saranno  fatte  in  tedesco,  inglese, 
francese»  italiano  e  latino. 

H,  Nella  prima  riunione  generale  dopo  l'inaugurazione,  per  mezzo 
del  capo  del  Comitato  di  organizzazione,  i  soci  presenti  procedono 
alla  scelta  del  presidente  del  Congresso,  come  pure  del  presidente 
onorario  e  del  vice-presidente.  Il  segretario  per  le  assemblee  gene- 
rali ù  nominato  dal  Comitato  d'organizzazione. 

9.  Le  assemblee  generali  saranno  tenute  nei  sei  giorni  dalle  12 
alle  2.  Le  precedenti  e  seguenti  ore  saranno  tenute  libere  a  dispo- 
sizione delle  Sezioni. 

10,  Sulle  relazioni  presentate  alle  assemblee  generali  non  segui- 
ranno discussioni. 


NOTIZIE   K  COHDRICAZIOVI  145 

La  durata  di  ciascuna  di  queste  relazioni  non  deve  oltrepassare 
i  quaranta  minuti. 

11.  L'ordine  del  giorno  delle  sedute  delle  Sezioni  sarà  stabilito 
da  ogni  Sezione.  Le  relazioni,  in  massima,  non  devono  oltrepassare 
la  durata  di  trenta  minuti.  Nella  discussione  un  oratore  non  deve 
parlare  più  a  lungo  di  cinque  minuti,  e  non  prendere  la  parola  più 
di  due  volte  sullo  stesso  argomento. 

12.  Neirultima  assemblea  generale  del  Congresso  sarà  delibe- 
rata la  sede  del  prossimo  Congresso.  , 

Nuore  BiTinte  e  Biblioteche  storiche.  —  Sotto  gli  auspizi  del 
Generale  di  tutto  l'Ordine  dei  Frati  minori,  e  per  cura  del  Collegio 
di  S.  Bonaventura  a  Quaracchi  presso  Firenze,  s'è  iniziato  un  perio- 
dico trimestrale,  di  circa  150  pagine  ciascun  fascicolo,  intitolato 
Àrchivum  franciscanum  historicwm.  La  lingua  preferita  è  la  latina, 
ma  si  ammettono  anche  la  francese,  l'italiana,  la  tedesca,  l'inglese 
e  la  spagnuola.  Prezzo  annuo  d'abbonamento  per  l'Italia  L.  12,  per 
r£stero  L.  14.  Si  propone  di  illustrare  la  storia  di  tutto  l'ordine  dei 
Minori  con  discussioni  o  dissertazioni  su  questioni  francescane,  pub- 
blicazione di  documenti  svariati ssimi,  descrizione  dei  codici  france- 
scani, bibliografìa  relativa,  spoglio  dei  periodici  e  cronaca  letteraria. 

Sotto  la  direzione  del  prof.  G.  B.  Morandi  fin  dallo  scorso  anno 
s'è  intrapresa  la  pubblicazione  di  un  Bollettino  storico  per  la  pro^ 
mieta  di  JS^ovara.  Sono  fascicoli  bimestrali  di  48  pagine  l'uno  al 
prezzo  d'abbonamento  annuo  di  lire  cinque. 

Un  saluto  cordiale  alla  risurrezione  della  Hivista  storica  del  risor- 
gimento italiano,  sotto  gli  auspizi  della  Società  nazionale  per  la  storia 
del  risorgimento  italiano.  N'è  direttore  il  nostro  amico,  prof.  Benia- 
mino Manzone;  editrice  la  Casa  Fratelli  Bocca.  La  Rivista  si  pub- 
blicherà in  fascicoli  bimestrali  di  circa  180  pagine;  abbonamento 
annuo  per  l'Italia  L.  20  e  per  l'Estero  L.  24,  però  ai  membri  della 
Società  del  risorgimento  è  ridotto  a  sole  lire  otto.  Il  primo  fasci- 
colo, comparso  in  elegantissima  copertina,  ci  dà  un  saggio  perspicuo 
dell'ordinamento  della  materia:  1®  Memorie  e  documenti  inediti; 
2»  Musei,  archivi,  biblioteche;  Z^  Varietà  e  aneddoti;  4<'  Bibliografia; 
5«  Questionario  ;  6<»  Cronaca  ;  7»  Atti  ufficiali  della  Società  nazionale 
per  la  storia  del  risorgimento  italiano. 

La  Commissione  di  vigilanza  della  Biblioteca  civica  di  Bergamo 
intraprese  la  pubblicazione  di  un  Bollettino  per  illustrare  la  preziosa 
suppellettile  di  quella  biblioteca  e  informare  sul  suo  ordinamento 
progressivo.  Sotto  brevi  rubriche  tratterà  pure  di  quanto  concerne 
Bergamo  e  il  suo  territorio.  Si  pubblica  ogni  tre  mesi  al  prezzo 
annuo  d'abbonamento  di  L.  4  per  l'Italia,  5  per  l'Estero. 

La  Società  storica  sarda  inizia  una  propria  Biblioteca  con  la 
pubblicazione  dell'opera  dell' arch.  Dionigi  Scano  sopra  la  storia 
dell'arte  in  Sardegna  dall'XI  al  XIV  secolo,  contenuta  in  un  volume 
in  quarto  grande,  di  pag.  475,  con  274  illustrazioni,  prezzo  L.  20. 
In  questo  lavoro  si  presenta  agli  studiosi  il  prezioso  e  quasi  igno- 
rato patrimonio  artistico  e  monumentale  della  Sardegna  con  una 
classificazione  metodica-  e  con  una  diligente  analisi  delle  varie  cor- 
renti artistiche  che  lo  produssero. 

Concorsi  a  premio*  —  Il  Comune  di  Bologna  ha  bandito  il  con- 
corso intemazionale  ad  un  premio  di  lire  diecimila  per  una  Storia 
della  sjredizione  dei  mille.  Questa  storia  dovrà  essere  una  esposizione 
definitiva  del  grande  avvenimento  sotto  l'aspetto  critico-storico,  e 
ad  un  tempo  un'opera  veramente  efficace  ed  educativa  del  sentimento 


146  NOTIZIB   K   COMUXICIZIOKI 

nazionale  italiano.  Potrà  essere  scrìtta  in  lingua  italiana,  francese, 
inglese  e  tedesca;  però  se  Topera  premiata  sarà  scritta  in  lingua 
straniera,  dovrà  essere  a  spese  dell'autore  tradotta  in  corretta  forma 
italiana.  Il  concorso  sarà  chiuso  alle  ore  17  del  giorno  30  giugno  1910. 

La  Società  nazionale  per  la  storia  del  risorgimento  italiano  ha 
bandito  un  concarso  per  quattro  monografie,  destinate  a  rievocare 
le  gesta  di  Vittorio  Emanuele  II,  Garibaldi,  Cavour,  Mazzini.  Le 
monografie  devono  avere  carattere  essenzialmente  popolare  e  non 
superare  le  pagine  150  d'un  volumetto  in-8  per  ciascuna.  Il  termine 
scade  il  30  giugno  1908.  Il  premio  da  assegnarsi  è  di  lire  500  per 
ciascuna  monografia. 

Sotto  gli  auspizi  del  Consorzio  provinciale  di  Torino  per  le  biblio- 
techine  gratuite,  fu  bandito  un  concorso  per  uno  scritto  popolare  su 
Camillo  Cavour.  Il  manoscritto,  inedito,  tale  da  formare  30  pagine 
circa  di  stampa  in-16,  carattere  corpo  12,  deve  essere  mandato  non 
più  tardi  del  30  ottobre  1908  alla  sede  del  Consorzio,  Torino,  piazza 
Venezia.  All'opera,  meglio  rispondente  allo  scopo,  sarà  assegnato 
un  premio  di  lire  500. 

Aiunicipii,  accademici,  istituti  letterari  e  scientifici,  professori, 
ammiratori,  amici  e  antichi  allievi  festeggiarono  lo  scorso  anno  l'ot- 
tantesimo genetliaco  di  Pasquale  Villari,  istituendo  un  premio  di 
lire  diecimila  per  un  lavoro  di  scienza  sociale.  Esso  verrà  assegnato 
all'autore  del  miglior  lavoro  sul  tema  seguente:  «  Movendo  dallo 
studio  della  emigrazione  nelle  provincie  meridionali  d'Italia  e  delle 
cause  e  conseguenze  di  questo  fenomeno,  si  esamini  la  questione 
sociale  del  mezzogiorno  su  tutti  i  suoi  vari  aspetti  » .  Il  termine  utile 
per  la  presentazione  dei  lavori  scadrà  col  31  dicembre  1910.  Devono 
essere  scritti  in  lingua  italiana,  inediti,  e  consegnati  entro  il  termine 
suddetto  alla  R.  Accademia  dei  Georgofili,  Firenze. 

Primo  centenario  del  Gabinetto  niimÌ8inatico  di  Brera.  —  Il  7  mag- 
gio 1J)08  sarà  trascorso  un  secolo  dal  giorno  di  fondazione  del  museo 
numismatico  di  Milano  col  titolo  di:  Il  Gabinetto  di  medaglie  e  di 
monete.  Il  prof.  Serafino  Ricci,  incaricato  della  direzione  del  museo, 
con  idea  felice  e  gentile,  promosse  una  sottoscrizione  per  commemo- 
rare il  centenario  con  la  pubblicazione  di  un  volume  illustrato,  for- 
mato di  scritti  di  numismatica  e  medaglistica  dei  migliori  studiosi 
viventi,  e  ad  un  tempo  onorare  la  memoria  del  compianto  Solone 
Ambrosoli,  che  al  museo  dedicò  tanta  parte  della  sua  vita,  con  un 
busto  marmoreo. 

Société  d'étodes  italiennes.  —  Dai  nn.  29  e  30  del  Bollettino  di 
questa  benemerita  Società  internazionale  apprendiamo  che  le  ade- 
sioni salgono  a  1374,  e  che  va  crescendo  la  propaganda  in  Francia 
per  lo  studio  della  nostra  lingua  e  letteratura.  Per  il  corso  1907-08 
sono  annunziate  alla  Sorbona  le  seguenti  conferenze:  M.  Mignon, 
Giosuè  Cardìicci;  L.  Marcheix ,  LWcadémie  de  France  à  Home  au 
XVII  sipcle:  Ch.  Dejob,  Les  personnages  du  grand  monde  dans  le  théatre 
de  Goldoni;  P.  Ghio,  Savonarola  et  san  Imtorien  Pasquale  Villari; 
Th.  Joran,  Lea  idées  d'une  femme  (M.me  Neera)  Hur  le  féminismre; 
L.  Rosenthal,  Jacques  Collot  en  Italie:  P.  Van  Thieghem,  Quelqiies 
nouveaux  romans  féministes  italiens:  L.  Madolin,  L'école  fran(;ai.^e  de 
Berne  ;  Carra  de  Vaux,  Les  legende^  orientales  daìis  la  littérature  ita- 
Henne;  Pierre  de  Bouchaud,  ììologne  et  son  école  de  peinture. 

Xiscelianea  Tassoniana.  —  In  occasione  delle  solenni  feste  mutino- 
bolognesi  che  si  celebreranno  nel  maggio  prossimo  in  memoria  della 


NOTIZIE  E   COMUNICAZIONI  147 

battaglia  della  Fossalta,  uscirà  una  ricca  Miscellanea  Tassoniana  cui 
colla^reranno  Giulio  Bariola,  Giulio  Bertoni,  Tommaso  Casini, 
Giorgio  Ferrari  Moreni,  Augrusto  Gaudenzi,  Olindo  Guerrini,  Mario 
Martinozzi,  Giovanni  Pascoli,  F.  L.  PuUè,  Giorgio  Rossi,  Venceslao 
Santi  e  molti  altri  autori.  La  cura  editoriale  è  stata  affidata  al  pro- 
fessore A.  F.  Formiggini  e  l'eventuale  lucro  sarà  dato  per  benefi- 
cenza. Saranno  impresse  tante  copie  dell'opera  quante  saranno  quelle 
preventivamente  sottoscritte.  I  sottoscrittori  dovranno  entro  il  10  aprile 
inviare  all'editore  (Bologna,  Capraria,  3)  lire  10  per  ogni  esemplare. 
Promotori  saranno  coloro  che  faranno  un'offerta  non  inferiore  a  L.  25. 
Questi  avranno  in  dono  altre  due  pubblicazioni  ambedue  celebranti 
la  festa  del  maggio.  L'una  d'indole  giocosa,  sarà  curata  da  Olindo 
Guerini  e  da  Alfredo  Testoni,  l'altra  uscirà  dopo  le  feste,  e  ne  con- 
terrà la  cronaca,  le  adesioni,  i  discorsi  e  una  raccolta  di  pensieri 
vari  dei  più  autorevoli  letterati  e  storici  italiani  su  Enzo  Re  che  fu 
fatto  prigioniero  alla  Fossalta  e  su  Alessandro  Tassoni  che  fu  il  biz- 
zarro cantore  dell'epica  battaglia. 

Pnbblleazionl  varie.  —  Alfonso  Db  Pibtri-Tonblli,  E  diritto 
ereditario.  Venezia,  Istituto  veneto  di  arti  grafiche,  1908.  —  È  uno 
studio  giuridico,  che  può  trovar  cenno  in  una  Rivista  storica  per 
la  larga  parte  fatta  nella  trattazione  alle  ricerche  storiche.  Infatti 
TA.  nella  parte  prima  esamina  bensì  le  basi  del  diritto  successorio 
secondo  le  dottrine  giuridico -filosofiche  :  ma  nella  parte  seconda  fa 
la  storia  dei  beni  «  mort|s  causa  »  riferendosi  al  concetto  materia- 
listico della  storia.  Egli  muove  dal  comunismo  originario,  e  per  il 
diritto  ebraico,  greco,  romano,  germanico,  primitivo,  longobardo, 
franco,  feudale,  comunale,  monarchico,  viene  fino  alle  codificazioni 
e  alle  leggi  successorie  odierne  nei  vari  paesi.  Poco  chiara  vera^ 
mente  è  la  conclusione. 

Federigo  Mabcokoini,  La  genesi  storica  del  ^diritto  di  assoda-- 
zione  e  di  sciopero,  Torino,  Tip,  editrice,  1907.  —  E  un  riassunto  del- 
Tevoluzione  del  corpo  di  mestiere  e  del  diritto  di  sciopero.  L'autore 
muove  dal  lavoro,  qual  era  considerato  nell'antichità,  accenna  ai 
collegi  romani,  rievoca  la  genesi  e  lo  svolgersi  delle  ghilde,  dei 
corpi  d'arte,  delle  confraternite,  della  framassoneria,  del  compagno- 
naggìo  nel  medioevo  e  nei  tempi  moderni,  soffermandosi  sopra  le 
maggiori  conquiste  doUa  classe  operaia  ai  tempi  nostri. 

Richard  Waddington,  La  guerre  de  sept  ans,  Histoire  diploma- 
iiqtte  et  miliiaire.  Tome  IV.  Torgau,  Pacte  de  famille,  Paris,  Firmin 
Didot  et  Ci  e,  1908.  —  Già  si  è  brevemente  discorso  a  suo  tempo 
degli  altri  tre  volumi  di  questa  importante  pubblicazione  del  Wad- 
dington, premiata  dall'Istituto  di  Francia.  In  questo  4<>  volume,  di 
pagine  viii-637,  in-8,  corredato  di  otto  carte,  l'illustre  A.  riprende 
la  narrazione  dalla  primavera  del  1760,  seguendo  dapprima  passo 
passo  le  vicende  di  quella  campagna  nei  suoi  vari  teatri  di  ope- 
razione, specialmente  nella  Slesia,  nel  Brandeburgo  e  in  Sassonia 
(Breslau,  Liegnitz,  Berlino,  Torgau),  di  poi  illustrando  la  campagna 
De  Broglie  neU' Assia  e  nella  Westfalia  (Cassel  e  Clostcrcamp).  Ma 
l'A.  non  dimentica  il  contemporaneo  movimento  marittimo  dell'In- 
ghilterra e  l'assalto  alle  colonie  francesi,  soprattutto  del  Canada, 
perduto  per  la  Francia  dopo  la  capitolazione  di  Montreal.  Gli  studi 
speciali  dell' A.  l'inducono  ad  occuparsi  in  seguito  con  speciale 
ampiezza  dei  lunghi  negoziati  della  Francia  con  l'Austria  e  con  la 
Russia  dapprima,  con  l'Inghilterra  di  poi,  che  dopo  complicate  peri- 
pezie riuscirono  a  male,  onde  il  rivolgimento  del  Governo  francese 


148  HOTJZII  B  COHUiriOAZIONI 

verso  la  Spa^a  e  la  conclusione  del  patto  di  famiglia,  che  allargò 
il  teatro  della  guerra,  per  la  rottura  tra  la  Spagna  e  Tlnghilterra. 

Paul  Matter,  Bismark  et  son  temps.  Voi.  III.  (1870-1898).  In-8, 
pag.  668.  Paris,  Felix  Alcan,  1908.  —  Di  questa  notevole  opera,  che 
non  solo  narra  la  vita  del  Bismark,  ma  ci  fa  assistere  alla  forma- 
zione dell'impero  germanico,  già  abbiamo  annunziato  1  due  primi 
volumi,  indicandone  il  contenuto.  Il  terzo  è  pure  importantissimo. 
Esso  infatti  ci  espone  anzitutto  le  vicende  della  candidatura  Hohen- 
zoUem  al  trono  di  Spagna,  che  fu  occasione  voluta  alla  tremenda 
guerra  franco-germanica  e  alla  rinascita  dell'impero  tedesco  nella 
nuova  forma  compatta  e  unitaria.  Indi  descrive  l'opera  del  Bismark 
per  la  consolidazione  dell'impero,  soffermandosi  più  specialmente 
sul  Kulturkampf,  causa  di  aspra  divisione  tra  i  cattolici  e  i  prote- 
stanti dell'impero,  e  studia  le  contemporanee  relazioni  con  la  Francia 
con  accenno  al  pericolo  di  nuova  guerra.  Il  Congresso  di  Berlino, 
l'alleanza  dell'impero  dapprima  con  l'Austria,  di  poi  anclie  con 
l'Italia  (trìplice  alleanza)  costituiscono  gli  ultimi  grandi  atti  del 
cancelliere  nella  politica  esterna,  mentre  si  modificava  la  sua  poli- 
tica interna  per  mantenere  l'equilibrio.  L'A.  attende  a  mettere  in 
rilievo  le  relazioni  del  Bismark  con  Federico  III  e  con  Guglielmo  II 
fino  alla  irreparabile  rottura  e  al  suo  ritiro  dalla  vita  pubblica;  e 
non  trascura  gli  ultimi  anni  di  quell'uomo,  ch'ebbe  tanta  parte  nei 
destini 'della  Germania.  Opera  ampia,  bene  ordinata,  chiara  nella 
esposizione  e  scritta  con  intendimento  obbiettivo. 

Friedrich  Mbineckb,  WeltbUrgertum  nnd  Natùmalstaat,  Studien 
zur  Genesis  des  deutschen  Nationalstaats,  In-8,  p.  vi-498.  Mùnchen, 
R.  Oldenbourg,  1908.  —  Lavoro  di  polso,  in  cui  dopo  avere  fissato 
le  nozioni  di  Nation,  NaUoncdstaxit  e  WeltbUrgertum,  l'A.  fa  un'espo- 
sizione teoretica  nel  V*  libro  e  pratica  nel  2<>  dello  sviluppo  statale 
germanico.  Nel  1<»  esamina  le  dottrine  di  Guglielmo  von  Humboldt, 
Novalis  e  Friedrich  Schlegel,  Fichte,  Adam  Mùller,  Stein,  Gneise- 
nau,  Haller  e  il  circolo  di  Federico  Guglielmo  IV,  Hegel,  Aanke  e 
Bismark,  mettendo  cosi  in  rilievo  il  pensiero  germanico  dal  prin- 
cipio del  secolo  XIX  fin  verso  il  1870.  Nel  2»  espone  lo  svolgimento 
del  problema  prussiano- tedesco,  movendo  dai  suoi  inizi  ossia  da 
Moser  a  Friedrich  von  Gagem,  dalla  costituzione  prussiana  del  1848 
alla  formazione  dell'impero  germanico,  e  da  Gagem  a  Bismark. 


BsNzi  Luigi,  Gerente  responsabile 


Torino  —  Tip.  degli  Artigianelli 


7.  PkRIODO  DSL  RI80R8IMENT0  ITALUNO  (1815-1907). 

Càfi^Ueié,  La  mente  e  Vsaìmn  d'nii  eroe  (GK  Sarniffwgio)  Paff»     65 
GuerHni,  Come  ci  avviammo  a  Lisaa  (C.  Gonteaia)        •        ,      69 

E  Spoglio  di  28  Periodici  nazionali  e  forestieri  e  di  Atti  e  Me- 
mom  di  Deputazioni  e  Società  etoilefae;  di  AeefldMnie  et 
di  altri  Istituti  scientifici  e  letterari^  emn  riaatuoto  di  570  ar- 
ticoli di  storia  italiana  (Carlo  Gonteesa)         ...»      79 

lE  Beftco  di  320  libri  recanti  dì  storia  itftKailff      .       .       ,    lf7 

lY.  Notizia  m  comunieasfoni.  -*  Conyreaso  istemazioMLlè  per 
le  scienze  storiche  di  Berlino  —  NnoTt»  Riviste  e  BiUio- 
teche  storiche  —  Concorsi  a  premio  —  Primo  centenario 
del  Gabinetto  namismatico  di  Brera  —  Sociétó  d'éludes 
italtennes  ^  Mfscellatxea  Tassonlana  —  Pabblicazionl  varie  .    144 


Pabbli06udotii  del  Ptrol  ^IflAUDO 
preaao  la  Direzione  deOa  Bivisla  storica 

Spedire  cóh  fordioaiione  fa  carto/ha  vaglia  ccrrUpomfnrte 


Saggio  storico  Bulle  origini  del  Governo  rappresentativo  nei  regni  di  Castiglia, 
di  Francia  e  d'Inghilterra,  1  voi,  in*8,  di  pag.  144.  —  Prezzo  L.  3  ; 
agli  Abbonati  della  Rivisfa  L.  1,50. 

Le  elezioni  politiche  nella  repubblica  fiorentina  Vanno  1289,  Conferenza, 
1  volé  in-16,  p.  31.  —  Prezzo  L.  1;  agli  Abbonati  della  Rivista  L.  0»40. 

Le  eU»ioni  politiche  nella  repubblica  di  Venezia,  Conferenaa.  1  voi.  in-16| 
di  pag.  40.  —  Prezzo  L.  1;  agli  Abbonati  della  Rivista  L.  0,40. 

Le  dezioni  alle  Congregazioni  generali  nei.dominii  di  Casa  Savoia  Vanno  1439, 
]  voi.  in-16,  p.  38.  —  Prezzo  L.  1;  agli  Abbonati  della  Rivista  L.  0,40. 

Conferenze  e  prolusioni,  1  voL  in-16,  di  pag.  165.  —  Prezzo  L.  8;  agli 
Abbonati  della  Rivista  L.  1,50. 


»•»■#■ 


Indice  generate  delta  Rivista  storica  Italiana 

in  2  volumi  di  pagine  xxxvi-806,  in-8.  —  Prezzo  lire  24. 

Nell'intento  di  soddisfare  al  desiderio  di  molti  Associati  alla 
Rivista  stòrica,  la  Direzione  è  disposta  di  spedire  ai  medesimi 
i  due  volumi  ileir  Indice  (franchi  di  posta)  per  lire  quindici  (15), 
purcliè  ne  sìa  fatta  domanda  direttamente  alla  Direzione,  con  la 
aoclusa  cartolina  vaglia  di  lire  15.  Si  prega  di  sollecitare  le 
domande,  stante  lo  scarso  numero  di  copie  disponibili. 

È  un  Indice  affatto  diverso  da  quello  delle  altre  Ras- 
segne, Archivi  e  Giornali.  Questi  in  poche  pagine  x'ichia- 
jnano  tutto  il  loro  materiale,  e  l'Indice  serve  solo  a  chi 
ne  possiede  la  raccolta.  Invece  T  Indice  della  Rivista  storica 
Italiana  costituisce  un  lavoro  autonomo,  indipendente  anche 
'dalla  sua  collezione,  come  prospetto  del  movimento  sto- 
rico relativo  all'Italia  dal  1884  al  1901.  Infatti  l'Indice 
della  Rivista  storica  porge  in  22680  numeri,  ripartiti  siste- 
maticamente in  60  gruppi,  l'indicazione  delle  Memorie 
originali,  delle  Recensioni  e  degli  Articoli  spogliati  da 
oltre  600  periodici  in  18  anni  di  lavoro. 


'  La  Rivista  Storica  italiana  si  pubblica  in  fascicoli  tri- 
mestrali di  circa  otto  fogli  di  stampa  in  marzo,  giugno, 
settembre,  dicembre.  —  Prezzo  d'abbonamento  lire  12  per 
l'Italia  e  lire  14  per  i  Paesi  esteri;  fascicolo  separato 
lire  3,50 .  all'  interno  e  lire  4  all'  estero.  Gli  abbonamenti 
si  prendono  alla  Direzione,  Torino,  viaBrofferìo,  3,  e  presso 
'i  principali  librai  italiani  e  forestieri. 

Sono  pregati  tutti  gli  Abbonati,  che  non  hanno  ancora 
pagato  r abbonamento  dell'anno,  corrente,  di  volerne  spe- 
dire senza  ulteriore  indugio  l'importo,  per  regolarità  di 
amministrazione. 

Si  ritenne  confermato  l'abbonamento  per  l'anno  1908 
a  tutti  gli  associati,  che  non  espressero  formalmente  av- 
viso contrario,  e  che  pagarono  l'importo  dell'anno  passato. 


Ann  XXV,  3"  S.         Aprils-Giugoo  190g        Voi,  VII,  fase.  2 


RIVISTA  STOKICA 


ITALIANA 


PUBBLICAZIONE  TRIMESTRALE 


DIRETTA 


Prof.  COSTANZO  RINAUDO 


CON  LA  COLLABORAZIONB   DI   MOLTI   CULTORI    DI  STORIA    PATRIA 


DIREZIONE 

TORINO,   VIA  BROFFERIO,   3 
1908 


INDICE  DELLE  MATERIE. 

I.  Recensioni  e  note  bibliografiche. 

1.  Storia  generale. 

Stutg,  Die  kirehìiche  Rechtsgeschichte,  fase.  50  (F.  Ruffini)  Fag,    149 

■  173 

174 
175 
176 
176 
177 
178 
179 
180 
18S 


Tàddeiy  L^archi vista  (G.  Rinaudo) 

Gelli,  3500  ex  libris  italiani  (G.  Rinaudo) 

Cappelli,  Gronologia  e  caleodario  perpetuo  (G.  Rinaudo) 

Qnecchi,  Monete  romane  (G.  Rinaudo)       .... 

Àmbroaoli,  Manuale  numiematico  italiano  (C.  Rinaudo)    . 

Garollo,  Dizionario  biografico  universale  (G.  Rinaudo) 

Kehr,  Regesta  pontificum  romanorum,  voi.  Il  (G.  Rinaudo) 

Chiapuséo,  Sttsa,  bandiera  e  stemma  della  città  (L.  Usseglio) 

Kieffer,  S.  Giusto  di  Susa  (L,  Usseglio)      .... 

Viamaray  Monasteri  e  monaci  Olivetani  nella  dioc.  mil.  (6.  S.) 

Sieveking,  Studio  sulle  fioanse  genovesi  e  in  particolare  sulla 

Gasa  di  S.  Giorgio  (6.  Bigoni) 

Cambiaso,  Gremeno  e  la  Polcevera  (Q.  Bigoni) 

2.  Età.  preromana  e  romana. 

Mosso,  Escursioni  nel  Mediterr.  e  gli  scavi  di  Greta  (L.  Mariani) 
Mosso,  Le  armi  più  antiche  di  rame  e  di  bronzo  (L.  Mariani) 
Ferrerò,  Grandezza  e  decadenza  di  Roma,  voi.  IV  (G.  Rinaudo) 
Sorelli,  S.  Prospero  d'Aquitania  e  il  giudizio  della  storia  (U.  B.) 

3.  Alto  medio  evo  (Sbc.  txi). 

Hartmann^  Roma  alla  fine  del  mondo  antico  (P.  Spezi)  . 
Halphen,  Etudes  sur  Tadmin.  de  Rome  au  moyen  àge  (Spezi) 
Foupardin,  Études  sur  Thistoire  des  principautés  lombardes 
de  riialie  meridionale  (M.  Schipa)  .... 

4.  Basso  medio  evo  (Sec.  xi-xv). 

Schiaparelli,  Gharta  Augustana  (F.  Frutaz) 
Angeloni,  Dino  Frescobaldi  e  le  sue  rime  (V.  G.) 
Traversaria  Bibliografia  boccaccesca  (V.  G.)      • 
Carhonellir  II  *  de  Sanitatis  Gustodia  ,  di  maestro  6.  Albini 

da  Moncalieri  (U.  Gosmo) 

Zanelliy  Pietro  Dal  Monte  (A.  Bonardi) 

5.  Tempi  moderni  (I49M789). 

Panareo,  Isabella  dei  Balzo  in  Terra  d'Otranto  (G.  Ghiriatti) 
Bartelli,  Note  biografiche  di  Bernardino  Telesio  e  Galeazzo  di 

Tarsia  (G.  Ghiriatti) 

Schulte,  Kaiser  Maximilian  als  Kandidat  f.  pàpstlichen  Stuhl 

(G.  Capasso) 

Carreri,  Dominio  imperiale  in  Verona  durante  la  lega  di  Gam- 

brai  (A.  Bonardi) 

Thom,  La  battaglia  di  Pavia  (G.  Sangiorgio)     . 

Massiqnan,  Il  primo  duca  di  Parma  e  Piacenza  e  la  congiura 

del*  1547  (U.  Benassi) 

Mac  Intìjrey  Giordano  Bruno  (G.  Rinaudo) 
Gentile,  Giordano  Bruno  (G.  Rinaudo)        .... 
Ih  Margherita,  L'assedio  di  Pizzighettone  nel  1733  (L.  G.  Bollea) 
CarbonelU,  Benedetto  XIV  al  battesimo  di  Garlo  Eman.  IV  (U.  G.) 
Corridore,  La  popolaz.  dello  Stato  rom.  dal  1656  al  1901  (P.  S.) 


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I. 
RECENSIONI  E  NOTE  BIBLIOGRAFICHE 


1.  STORIA  GENERALE. 

Dr.  U.  STUTZ,  Die  kirchliche  Beóhisgeschichte.  —  KirchenrechU 
Uche  Abhandlungen.  Fascicoli  50.  —  Stuttgart,  Ferdinand 
Enke,  1902-1908. 

19.  —  È  bene  che,  prima  di  prendere  in  esame  la  gigan- 
tesca intrapresa  scientifica,  a  cui  il  non  ancora  quarantenne 
professore  dell'Uni  versila  di  Bonn  ha  dato  inizio  e  dà  ora  il 
meglio  della  sua  attività  instancabile,  si  parli  un  pochino  di 
lui  e  Io  si  presenti  al  pubblico  italiano.  Ed  io  ne  toglierò  oc- 
casione non  dalle  opere  sue  maggiori,  delle  quali  pure  una, 
ed  è  la  storia  del  sistema  beneficiario  dalle  origini  fino  ad 
Alessandro  III,  fu  quella  che  ha  sollevato  forse  maggior  ru- 
more nel  campo  della  scienza  del  diritto  ecclesiastico  durante 
rultimo  decennio,  ma  da  un  suo  discorso  accademico,  di  cui 
ho  riportato  qui  sopra  il  titolo.  Meglio,  invero,  esso  si  presta 
a  lumeggiare  gli  intenti  e  il  metodo  di  questo  scienziato  ori- 
ginale e  fecondo  e  dotato  di  una  facoltà  di  iniziativa,  e,  diremo 
così,  di  organizzazione  scientifica  veramente  eccezionale.  Del 
quale  lumeggiamento  nessuno  dirà  che  sia  qui  superfluo  il 
tentativo,  se  si  consideri  che  ci  troviamo  di  fronte  :  prima  di 
tutto  a  uno  scrittore,  dal  cui  lavoro  individuale  moltissimo 
ancora  a  buon  diritto  la  scienza  può  attendere;  e  poi  ad  un 
caso  dì  lavoro  collettivo,  da  lui  inspirato  e  da  lui  guidato,  dei 
più  mirabili  davvero  per  la  copia  dei  risultati,  onde  ben  grande 
ne  sarà  certamente  ancora  la  ripercussione  nel  mondo,  se 
l'avvenire  corrisponderà,  come  giova  sperare,  al  breve  ma  già 


150  RBCBR810KI  I  MOTI  BIBLIOORAFICEK   —  F.  RUFFIVI 

proficuo  passato.  Pensate  :  cinquanta  fascìcoli  di  svariatissime 
dissertazioni  nel  breve  giro  di  poco  più  che  cinque  anni! 

Lo  Stutz  è  forse  quello  fra  i  giovani  dotti  di  Germania, 
che  abbia  sentito  più  profondamente  quanto  grave  successione 
e  quanto  piena  di  responsabilità  sia  quella  dei  grandi  canoni- 
sti tedeschi  della  generazione  precedente  alla  sua,  e  cioè  degli 
Hinschius,  dei  Schulte,  dei  Friedberg  ecc.,  i  quali  portarono 
nella  seconda  metà  del  secolo  passato  la  scienza  del  diritto 
ecclesiastico  ad  un  grado  di  eccellenza  che  essa  non  aveva 
forse  raggiunto  mai,  e  furono  non  solamente  fra  i  cooperatori 
più  efficaci  della  supremazia  negli  studi  giuridici  acquistata  da 
quella  nazione  nel  medesimo  torno  di  tempo,  ma  esercitarono 
per  di  più  una  decisiva  influenza  sull'andamento  così  consa- 
pevole e  poderoso,  checché  ne  sia  stato  poi  dell'esito  finale  e 
pratico,  delle  questioni  politico- ecclesiastiche  del  loro  paese 
durante  Téra  del  principe  di  Bismarck.  Ed  egli  ftt  ancora  colui, 
che  forse  più  addentro  d'ogni  altro  ha  scorta  una  vera  neces- 
sità de'  tempi  nuovi  per  rispetto  a  questa  nostra  disciplina- 
Di  contro  al  diradarsi  fra  i  giuristi  tedeschi  dei  cultori  della 
scienza  pura,  dopo  che  il  Codice  civile  dell'Impero  Germanico 
di  recente  promulgato  ha  preso  ad  attrarre  a  sé  il  più  delle 
giovani  forze  di  quella  nazione,  onde  una  vera  crisi  ne  vanno 
risentendo  colà  anche  le  discipline  alla  nostra  più  affini  del 
diritto  romano  e  della  storia  del  diritto,  egli  comprese  come 
una  fervida  azione  di  propaganda  urgeva  che  si  intrapren? 
desse  in  prò  dei  nostri  studi.  E  comprese  che  essa  si  aveva 
da  condurre  presso  tutti  i  ceti  più  direttamente  interessati 
non  solo  al  sopravvivere  di  essi,  ma  ancora  al  loro  progre- 
dire, e,  di  conseguenza,  anche  oltre  la  cerchia  ristretta  dei  puri 
giuristi,  presso  gli  storici  in  genere  e  presso  i  teologi.  Propa- 
ganda, ho  detto,  ci  voleva,  e  propaganda  fervente  e  diffusa, 
per  ravvivare  in  Germania  l'amore  e  il  culto  di  questi  studi. 
Di  fatti,  in  condizioni  simili  alle  presenti  di  ristagno  edidis- 
orientazìone  dell'attività  letteraria  in  un  dato  ramo  di  ricer- 
che, l'esempio  solo  individuale  non  è  più  bastevole  di  perse 
a  indicare  la  retta  e  nobile  via  della  vera  scienza,  né  il  lavoro 
isolato,  sia  pure  del  lavoratore  più  fecondo  e  più  forte,  a  sop- 
perire alla  deficienza  del  momento. 

A  questa  ardua  bisogna  veramente  meritoria  rispondeva 
a  meraviglia  l'indole  dell'uomo.  Atta  alla  più  paziente  com- 
pulsazione di  documenti  e  alla  più   accurata  elaborazione  di 


ITORIA  etHERAU  -^  V,  fltVtS  151 

essi,  siccome  i  libri  di  lui  hanno  dimostrato,  ma  insieme  su- 
premamente fattiva  e  anzi  un  pochino  anche  combattiva.  E 
per  di  più  fertile  di  idee  ed  abile  assai  nel  lanciarle  e  nel 
propugnarle  e  quasi  neirimporle.  È  così,  ad  esempio,  che  di 
quel  concetto,  asserito  primamente  e  poi  tenacemente  sempre 
propugnato  dallo  Stutz,  délV Eigenkirche  germanica,  espressione 
pressoché  intraducibile  o  quanto  meno  molto  difficilmente 
esplicabile  nella  nostra  lingua  se  non  se  col  sussidio  di  troppo 
lunghe  circonlocuzioni  e  con  quello  di  troppo  tecniche  preno- 
zioni di  diritto  ecclesiastico,  è  tutta  improntata  la  produzione 
scientifica,  che  mette  capo  alla  collezione  da  lui  diretta.  Ora 
che  importa,  che  quel  concetto  medesimo  non  abbia  finito 
per  persuadere  appieno  parecchi  fra  i  conoscitori  più  esperti 
della  materia,  e  sia  parso  ad  ogni  modo  a  vari  altri  una  con- 
cezione alquanto  forzata  fin  dalla  sua  primitiva  enunciazione 
e  certamente  esagerata  nelle  applicazioni  molteplici,  che  da 
parecchi  scrittori  se  ne  sono  venute  tentando  ?  Le  idee-forze, 
come  vorremmo  poter  chiamare  anche  questa  dello  Stutz,  va- 
lendoci di  un  modo  usato  cosi  efficacemente  ad  altri  propositi, 
non  sono  quasi  mai  delle  idee  definitive  e  tanto  meno  delle 
idee  completamente  giuste.  Spesso,  anzi,  non  sono  addirittura 
se  non  degli  aspetti  effimeri  e  quasi  capziosi,  che  una  verità 
fondamentale  ama  vestire  prima  di  svelarsi  a  pieno.  E  saremmo 
quasi  tentati  di  assomigliarle  a  quelle  cosi  dette  ipotesi  di 
laboratorio,  e  cioè  a  quelle  verità  provvisorie,  il  cui  merito 
peraltro,  è  da  tutti  risaputo,  per  il  progresso  del  sapere  è 
stato  in  mille  casi  di  gran  lunga  superiore  a  quello  di  pa- 
recchi risultati  stabili  ed  inconcussi. 

Da  questo  punto  di  vista,  a  me  sembra,  deve  valutarsi 
del  pari  lo  scritto  più  sopra  enunciato  e  il  concetto  a  cui  esso 
si  informa. 

Lasciando  in  disparte  le  minori  e  troppo  tecniche  questioni 
della  necessità  di  separare,  nella  trattazione  del  diritto  eccle- 
siastico, la  parte  che  riguarda  la  Chiesa  cattolica  da  quella 
che  riguarda  le  Chiese  protestanti  (e  cioè  il  cosidetto  diritto 
ecclesiastico  evangelico),  e  inoltre  di  tener  separato  ancora  il 
diritto  ecclesiastico  della  Chiesa  dal  diritto  ecclesiastico  dello 
Stato,  il  pensiero  fondamentale  del  discorso  dello  Stutz  si  può 
compendiare  in  questo  :  bisogna  romperla  una  buona  volta  con 
l'asservimento  tradizionale  della  storia  del  diritto  ecclesiastico 
ai  bisogni  della  sistematica  della  medesima  materia;  bisogna 


15S  Rionrsioiri  b  non  bibuq«ravìcibi  -  f.  njJwriMi 

elevare  la  storia  del  diritto  ecclesiastico  alla  dignità  di  disci- 
plina scientifica  indipendente  e  di  per  sé  stante.  Con  ciò,  sola- 
mente, i  due  rami  della  scienza  del  diritto  ecclesiastico  potranno 
sviluppare  appieno  tutte  le  loro  virtuali  e  fin  qui  compresse 
energìe;  con  ciò,  unicamente,  sarà  dato  a  ciascuna  di  esse  di 
attingere  a  quella  ideal  perfezione,  che  sembra  loro  arridere 
nell'avvenire;  con  ciò,  esclusivamente,  un'infinità  di  manche- 
volezze e  di  inesattezze  e  di  inconvenienti,  che  ne  incepparono 
fin  qui  la  elaborazione  conforme  i  veri  dettami  della  scienza, 
saranno  tolti. 

Ecco  :  dopo  aver  dato  oramai  un  numero  non  indifferente 
di  anni,  anzi  di  lustri,  a  perseguire,  con  quale  esito  è  qui  del 
tutto  indifferente,  un  ideale  di  produzione  scientifica,  che  ha 
il  suo  punto  di  appoggio  proprio  nella  più  stretta  fusione 
della  storia  con  la  dogmatica  del  diritto,  io  non  mi  potrei  ora 
acconciare  cosi  di  un  subito  a  tutte  le  novità  proclamate  e 
propugnate  dallo  Stutz.  Ma  rinuncio  senz'altro  a  intraprendere 
qui  una  qualunque  difesa  delle  mie  convinzioni  metodologiche. 
La  disputa,  io  non  sono  abbastanza  ingenuo  per  non  accor- 
germene, sì  svolgerebbe  qui,  e  cioè  in  una  rivista  storica, 
sopra  un  terreno  a  me  pienamente  sfavorevole.  L'areopago 
dei  lettori  non  potrebbe  non  darmi  torto  su  tutta  la  linea.  Ed 
io  dovrei  per  di  più  riconoscere  che  dal  loro  punto  di  vista, 
cotesti  lettori,  e  cioè  dal  rispettabilissimo  punto  di  vista  dei 
loro  più  speciali  e  vitali  interessi  scientifici,  essi  avrebbero 
tutte  le  ragioni  di  giudicare  così.  Della  sistematica  del  diritto 
ecclesiastico,  e  in  particolare  della  trattazione  del  diritto  eccle- 
siastico vigente,  a  loro  non  importa,  come  ognuno  intende, 
un  bel  nulla.  Per  contro  chi  può  dire  di  quanto  aiuto  e  di 
quanto  vantaggio  non  sarebbe  per  loro  quella  storia  del  diritto 
ecclesiastico,  veramente  completa  e  scientifica  e  ricca  di  tutti 
i  più  recenti  risultati  dell'indagine  monografica,  che  nessuna 
letteratura  ancora  possiede?  Da  nessun'altra  disciplina  sussi- 
diaria, quanti  sono  cultori  della  storia  medioevale  e  moderna, 
e  così  della  storia  politica  come  dell'economica,  così  della 
storia  letteraria  come  dell'artistica,  potrebbero  avere  forse  un 
giovamento  più  grande;  perchè  appunto  è  da  quella  parte 
forse  che  ad  essi  provengono  le  maggiori  difficoltà.  Nella 
congerie  delle  istituzioni  civili  antiche  è  più  facile  ad  ognuno 
di  orientarsi  che  non  tra  quella  della  costituzione  ecclesia- 
stica; non   solo  perchè  quanto  alle  prime   più  abbondanti  e 


ricche  sono  oramai  le  opere,  vuoi  monografiche,  vuoi  gene- 
rali, ma  perchè  nella  seconda  maggiori  sono  e  la  comples- 
sità e  la  singolarità  e,  vorremmo  quasi  dire,  il  tecnicismo 
misteriosamente  arcaico  e  quasi  esotico  degli  istituti,  delie 
norme  e  della  stessa  terminologia.  Or  come  si  può  pretendere 
da  simili  studiosi  che  essi  riescano  da  soli  a  spulciare,  nei 
trattati  di  diritto  ecclesiastico,  di  mezzo  alle  notizie  storiche 
frammentariamente  premesse  ai  singoli  punti  della  trattazione 
sistematica,  il  dato  che  a  loro  preme  o  la  dilucidazione  che  a 
loro  abbisogna? 

Per  ciò,  e  perchè,  dopo  tutto,  è  possibile  pur  sempre  di 
conciliare  le  proprie  convinzioni  e  predilezioni  storico- sistema- 
tiche con  la  esistenza  e  coi  trionfi  di  una  disciplina  autonoma 
della  storia  del  diritto  ecclesiastico,  anzi,  non  soltanto  con  essa 
intendersela,  ma  di  essa  profondamente  giovarsi  per  una  vera- 
mente scientifica  costruzione  del  sistema,  cosi  io  non  voglio 
lesinare  la  lode  all'ardimentosa  iniziativa  novatrice  dello  Stutz. 
Massime  quando  io  veggo  che  al  prometter  lungo  non  fu  l'at- 
tender corto.  Il  più,  invero,  delle  dissertazioni  della  raccolta 
da  lui,  come  dissi,  iniziata  e  diretta,  contiene  scampoli  di  attua- 
zione del  vasto  suo  programma.  Il  più,  ho  detto,  non  tutte, 
come  del  resto  la  intitolazione  stessa  della  collezione  voleva. 

Parecchie  sono  in  essa,  difatti,  le  trattazioni  di  carattere 
sistematico  e  anzi  di  diritto  vigente,  e,  per  di  più  ancora,  in 
prevalenza  di  diritto  particolare  germanico.  Ora,  di  queste,  come 
di  ragione,  basterà  qui  una  fuggevolissima  menzione. 

Con  buon  metodo  e  con  larga  conoscenza  delle  fonti  del 
diritto  tedesco  il  Dr.  iur.  Albrecht  (fase.  4,  1903)  ha  studiato 
una  questione  di  alto  interesse  per  il  diritto  ecclesiastico  evan- 
gelico e  cioè  la  materia  Dei  delitti  e  delle  pene  quale  cagione 
di  divorzio;  e  dalla  sua  trattazione,  ognuno  intende,  non  pochi 
msegnamenti  si  potrebbero  trarre  per  analogia  quanto  al  diritto 
di  quegli  Stati,  che  ammettono  il  divorzio,  o  anche  pel  diritto 
di  quelli  altri  che  riconoscono  la  sola  separazione,  natural- 
mente solo  agli  effetti  di  questa. 

In  un  volumetto  comprendente  due  fascicoli  della  colle- 
zione (fase.  10-11,  1904),  i  Drr.  iur.  Gònner  e  Sester  hanno 
preso  a  tracciare  le  vicende  storiche  e  la  disciplina  vigente  del- 
l'istituto  del  Oiuspatronato  nel  Granducato  di  Baden.  Non  si 
tratta  però  di  un  lavoro  scientifico  compiuto  in  collaborazione  ; 
ma  di  due  monografie  indipendenti  sul  medesimo  tema,  che 


154  RIOnrflIOKI  l  noti  BIBUMRAriCH  ^  F.  RUFFIHI 

era  stato  messo  a  concorso  dalla  Facoltà  giuridica  di  Friburgo. 
Ma  i  due  lavori  non  fanno  duplicato,  sì  bene  si  completano 
a  vicenda  per  le  diverse  tendenze  dei  due  autori  e  per  il  di- 
verso materiale  inedito  che  essi  hanno  potuto  usufruire. 

Tema  di  interesse  massimamente  regionale  è  pure  quello 
di  cui  si  occupa  il  prof.  Niedner  (fase.  13-14,  1904),  e  cioè 
il  tema  degli  Assegni  attribuiti  dalia  Stato  Prussiano  alla  Chiesa 
evangelica  ufficiale  nelle  antiche  provincie  della  Prussia,  fornendo 
un  contributo  davvero  importante  alla  storia  della  costituzione 
ecclesiastica  prussiana  dalle  origini  della  Riforma  fino  ai  tempi 
nostri.  Poiché  è  appunto  in  base  ai  diversi  stadi  dell' evolu- 
zione di  quest'ultima,  che  Tautore  si  studia  di  iSssare  la  vera 
natura  giuridica  di  quegli  assegni. 

Relativo  ancora  alla  Prussia,  ma  di  un  contenuto  per  l'in- 
dole sua  più  atto  ad  attrarre  Tatlenzione  di  ogni  maniera  di  stu- 
diosi, è  il  recentissimo  scritto  del  Dr.  phil.  Westerburg  (fase.  48, 
1908),  che  ha  per  titolo  J  La  Prussia  e  Poma  in  sullo  scorcio 
del  secolo  XVIIL  I  rapporti  fra  la  casa  di  Brandenburgo  e  la 
Curia  romana,  assai  poco  significanti  fino  a  Federico  il  grande, 
ebbero  un  improvviso  risveglio  per  la  conquista  di  vasti  ter- 
ritorii  cattolici,  che  a  lui  si  deve.  Nuovi  acquisti  di  sudditi  cat- 
tolici fece  la  monai-chia  ancora  sotto  Federico  Guglielmo  III, 
massime  in  seguito  alla  definitiva  spartizione  della  Polonia; 
ove,  per  la  sistemazione  delle  cose  ecclesiastiche,  i  reggitori 
prussiani  proseguivano  intenti  in  molti  punti  assai  diversi  da 
quelli  degli  arditi  riformatori  austriaci  contemporanei.  Diligenza 
nel  raccogliere  i  materiali  e  bella  ordinanza  di  essi  contrad- 
distinguono pure  questa  monografia,  che  si  sforza  principal- 
mente di  illustrare  gli  inani  tentativi  di  quei  reggitori  di  at- 
tuare, anche  nei  rapporti  con  Roma,  il  loro  prediletto  sistema 
territoriale. 

Due  forti  volumi,  comprendenti  ben  5  fascicoli  (25-29, 
1906),  occupa  l'esposizione  che  il  prof.  Freisen  (così  univer- 
salmente e  favorevolmente  noto  nel  mondo  scientifico  europeo 
per  il  suo  fondamentale  lavoro  sulla  storia  del  diritto  matri- 
moniale) ha  dedicato  ad  uno  degli  aspetti  fin  qui  pressoché 
del  tutto  trascurati  del  grande  problema  delle  relazioni  fra  lo 
Stato  e  la  Chiesa.  Fin  qui,  invero,  la  scienza  germanica  non 
si  era  occupala  se  non  degli  Stati  maggiori,  per  i  quali  appunto 
esistono  monografie  e  trattazioni  oramai  classiche.  Il  Freisen 
ha  rivolto  la  sua  attenzione  agli  Stati  minori  della  Confedera- 


.STORIA  OIMIRALI  —  V.  STFTZ  1^5 

ziane  germaniea^  considerandone  ì  Rapporti  con  la  Chiesa  cat- 
tolica e  mettendo  cosi  insieme  una  vera  massa  di  dati  preziosi. 
Poiché  bisogna  ben  che  si  consideri  come  i  risultati,  che  si 
ottengono  dall' osservare  lo  atteggiarsi  di  quel  grande  probleixta 
religioso  e  sociale  in  ambienti  ristretti,  ove  si  direbbe  che  i 
vari  elementi  si  comportino,  quasi  come  in  un  crogiuolo,  con 
maggiore  libertà  ed  evidenza  di  azione,  riescono  a  volte  assai 
più  istruttivi  che  non  quelli  faticosamente  sceverati  di  mezzo 
alle  infinite  cause  perturbatrici  degli  ambienti  più  vasti. 

Facendo  capo  alle  ricerche  assai  più  ampie  del  Leder, 
delle  quali  toccheremo  più  sotto,  il  Dr.  iur.  et  phil.  Baumgartner 
(fase.  39,  1907)  tratta  in  un'ottima  monografia,  condotta  su 
larga  copia  di  materiale  inedito  e  con  acuto  criterio,  della 
Storia  e  del  diritto  ingente  quanto  alVufficio  di  Arcidiacono  nei 
vescovadi  delVaUo  Reno,  comprendendovi  anche  le  diocesi  di 
Magonza  e  di  Wùrzburg.  Un  valido  contributo  questo  libro 
fornisce  alla  storia  del  diritto  ecclesiastico  tedesco;  poiché  il 
contenuto  di  esso  si  allarga  in  realtà  assai  oltre  i  limiti  ter- 
ritoriali segnati  nel  titolo,  e  può  per  certi  rispetti  considerarsi 
quasi  come  una  generale  storia  di  quell'istituto  nel  Medio- evo 
germanico. 

Prendendo  egli  pure  le  mosse  da  altri  lavori  sulla  storia 
della  costituzione  parrocchiale,  pubblicati  in  questa  medesima 
raccolta,  e  di  cui  del  pari  diremo  fra  poco,  il  Dr.  phil.  Kallen 
(fase.  45-46,  1907)  rivolge  la  sua  attenzione  alla  Diocesi  di 
Costanza,  che  era,  come  si  sa,  il  più  grande  dei  vescovadi  te- 
deschi prima  della  Riforma.  E  anzi  ne  considera  una  sola  parte, 
e  cioè  i  paesi  dell'alta  Svevia,  dei  quali  prende  a  ricercare  un 
metodo  prevalentemente  statistico  la  Storia  beneficiaria  dal  1275 
al  1508,  e  cioè  appunto  fino  alla  Riforma.  E  considera  il  modo 
con  cui  la  organizzazione  vescovile  iniziale  vi  si  smembrò  in 
parrocchie  e  in  benefici  capitolari,  e  il  modo  inoltre  con  cui 
a  tali  uffici  ecclesiastici  si  provvedeva. 

Una  questione,  che  agitò  vivamente  mezzo  secolo  fa  al- 
l'incirca  non  solo  i  pubblici  poteri,  ma  l'opinione  pubblica  nel 
Granducato  di  Baden,  e  per  riflesso  anche  il  mondo  scientifico 
germanico,  è  quella  di  cui  tratta  il  Dr.  iur.  Heimberger  (fase.  41, 
1907),  e  cioè  la  questione  delle  Fondazioni  laiche  fornite  di  limi* 
tazioni  confessionali  per  rispetto  alla  loro  erogazione;  fonda- 
zioni di  cui  i  rappresentanti  delle  rispettive  confessioni  reli- 
giose e  gli  organi  dello  Stato  si  contendevano  l'amministrazione 


15V  Ricursioiri  m  wn  BnuotBAnoHi  —  r.  ruffiiii 

e  la  disponibilità.  E  la  sua  trattazione,  bene  contemperata  di 
storia  e  di  diritto  vìgente,  e  in  apparenza  di  un  interesse  tutto 
quanto  locale,  conferisce  però  non  poco  alla  determinazione 
di  uno  degli  aspetti  meno  considerati  di  quella  ancora  tuttodì 
tanto  controversa  figura  del  diritto,  che  è  la  fondazione.  Né 
sarebbe  neppure  impossibile  da  questo  studio  trarre  delle  cu- 
riose e  preziose  illazioni  per  rispetto  allo  stesso  nostro  diritto 
vigente  italiano.  Non  dovette,  infatti,  occuparsi  di  già  il  nostro 
Consiglio  superiore  dell'assistenza  e  beneficenza  pubblica  della 
questione,  assai  prossima,  come  ognuno  intende,  a  quella  qui 
trattata,  e  cioè  della  questione,  se  le  fondazioni  caritative  a 
favore  degli  appartenenti  ad  alcuni  speciali  culti,  ad  esempio, 
al  culto  israelitico,  le  quali  debbono,  per  il  recente  disposto 
della  legge  18  luglio  1904,  sottostare  a  quel  contributo  del 
terzo  delle  loro  rendite,  che  fu  prelevato  a  favore  dell'infanzia 
abbandonata  da  tutte  le  opere  pie  non  aventi  una  destinazione 
specifica  dei  loro  proventi,  abbiano,  anche  per  l'erogazione  di 
tale  loro  contributo,  ad  essere  limitate  confessionalmente,  e 
cioè  riservate  ai  soli  israeliti,  oppure  ad  essere  estese  a  tutti 
ì  bisognosi,  senza  distinzione  di  sorta? 

Un  rilievo,  in  gran  parte  conforme  al  precedente,  si  può 
fare  quanto  al  lavoro  del  Dr.  iur.  Kormann  (fase.  42,  1907), 
ove  si  discorre  delle  Limitazioni  alla  libeì^  alimabilità  delle  case 
appartenenti  al  patrimonio  ecclesiastico  cattolico,  in  base  alle  pre- 
scrizioni, che  il  nuovo  Codice  civile  dell'Impèro  germanico  ha 
dettate  in  genere  circa  le  limitazioni  alla  facoltà  di  alienare; 
poiché  lo  scritto  contiene  e  può  fornire  insegnamenti  notevoli 
relativi  alla  posizione  giuridica  delle  cose  ecclesiastiche  in  largo 
senso  ed  in  ispecie  delle  cose  sacre,  e  assai  profitto  ne  potrà 
trarre  di  conseguenza  chi  sia  per  accingersi  da  noi  ad  una  di- 
samina veramente  fondamentale  e  scientifica,  che  tuttora  ci 
manca,  della  questione  tutt'altro  che  risolta  nel  nostro  diritto 
della  commerciabilità  o  non  commerciabilità  delle  cose  sacre. 

Potremmo  sempre,  nello  stesso  ordine  di  idee,  accennare 
anche  qui  all'opera  del  Dr.  iur.  Meister  (fase.  9,  1904),  il  quale 
ha  fatto  oggetto  di  ricerche  speciali,  limitandole  però  alla  Arci^ 
diocesi  di  Friburgo  in  Brisgovia,  quella  complessa  organizza- 
zione di  Ufficiali  che  nelle  diocesi  straniere  si  è  venuta  costi- 
tuendo per  il  disimpegno  di  funzioni  di  carattere  prevalentemente 
per  non  dire  quasi  esclusivamente  temporale.  La  posizione  giu- 
ridica di  tali  ufììciali  è  delle  più  curiose.  Impiegati  pubblici, 


.«TORu  ennuiii  -*  .v.  btvti  lfi7 

nel  senso  del  Codice  penale  deirimperò,  essi  non  si  possono 
dire;  ma  neanche  possono  essi  qualificarsi  come  puri  impie- 
gati privali,  la  cui  posizione  risulti  semplicemente  da  un  con- 
tratto di  lavoro.  Il  determinare  quale,  la  loro  figura  giuridica 
veramente  sia  offre  all'autore  occasione  di  allargare  le  sue  in- 
dagini alla  complessa  questione  della  natura  dell'impiego  pub- 
blico; la  quale  questione  presenta  un  interesse  assai  superiore 
al  caso  speciale,  da  cui  la  sua  trattazione  muove.  Del  resto 
una  osservazione  mólto  somigliante  a  quella,  che  qui  abbiamo 
fatto,  potrebbe  aver  luogo  anche  per  altri  scritti  di  questa  me- 
desima raccolta,  ad  esempio,  per  quello  del  Muller,  del  quale 
d  occuperemo  più  sotto. 

Le  monografie  della  collezione,  nelle  quali  è  prevalente  il 
ponto  di  vista  locale,  non  toccano  però  soltanto  argomenti  di 
interesse  germanico.  Di  fatti  i  fascicoli  18-19  della  raccolta  con- 
tengono un'estesa  pubblieazfone  del  prof,  di  fil.  e  teol.  Goetz 
(1905),  comprendente  una  succosa  Storia  del  diritto  ecclesiastico 
russo  e  documenti  relativi  alla  detta  storia  non  solo,  ma  a 
quella  in  genere  della  cultura  in  Russia.  Chi  per  poco  sappia 
quanta  difficoltà  presentino,  iion  fosse  altro  che  per  la  ragione 
della  lingua,  i  raffronti  fra  il  diritto  ecclesiastico  occidentale  o 
latino  e  quello  della  chiesa  orientale  o  greca,  che  pure  po- 
trebbero gettare  una  luce  insperata  su  molti  punti  tuttora  scuri 
della  nostra  scienza,  comprenderà  di  per  sé  l'utilità  di  questa 
pubblicazione. 

Per  la  medesima  ragione  un  pregio  tutto  suo  particolare 
possiede  per  il  canonista  occidentale,  e  in  specie  per  il  latino, 
il  lavoro  del  Dr.  theol.  et  phil.  Cotlarciuc  (fase.  47,  1907), 
che  studiò  il  Diritto  del  fondatore  e  il  diritto  di  patronato  nel 
principato  di  Moldavia  e  nella  Bukovina.  La  Chiesa  orientale 
conobbe  bensì  il  diritto  del  fondatore,  ma  non  il  vero  giuspa- 
tranato,  quale  si  venne  foggiando  nella  Chiesa  occidentale  dal 
secolo  Xn  in  poi.  L'avere  importato  in  una  porzione  di  quella 
Chiesa,  e  cioè  nella  Chiesa  greco-ortodossa  della  Bukovina, 
l'istituto  latino  del  giuspatronato  si  deve  all'imperatore  Giu- 
seppe II,  che  al  finire  del  secolo  XVIII  comprese  anche  questa 
fra  le  sue  vaste  e  notissime  riforme  ecclesiastiche.  Tuttavia 
non  si  trattò  di  una  integrale  instaurazione  del  giuspatronato 
romano-cattolico,  sibbene  di  un  innesto  di  esso  sul  tronco  del- 
Fanteriore  istituto  greco-ortodosso  del  diritto  del  fondatore  che 
anche  in  Bukovina  vigeva  in  quella  forma,  che  tale  diritto  aveva 


156  REOniBlOKt  K  irOTt  BIBLIOORAriOBI  -^   t.  RUPTOI 

assunto  nell'antico  principato  dì  Moldavia,  e  che  vi  era  desi- 
gnata col  nome  dì  Ctitoria.  Ora  di  cotesto  singolare  giuspa- 
trònato  bucovino  il  nostro  Autore  espone  non  solo  le  origini 
storiche,  ma  il  vigente  sistema  con  una  grande  abbondanza  di 
dati,  che  sarebbero  o  per  la  rarità  loro  o  per  la  difficoltà  della 
lingua  semplicemente  inaccessibili  anche  al  più  diligente  e  colto 
ricercatore  nostrano. 

Attinente  alla  storia  di  uno  dei  momenti  più  vitali  e  più 
decisivi  del  diritto  ecclesiastico  austriaco  è  il  libro  del  Dr.  iur. 
GEiER(fasc.  16-17, 1905),  che  è  venuto  accuratamente  delineando 
le  varie  fasi  della  Introduzione  delle  Biforme  di  Giuseppe  II  in 
Brisgopia,  e  descrivendo  l'ostacolo  tenace,  che  impedimenti 
di  carattere  paesano,  etnografico  e  storico  opposero  in  quel 
territorio  alla  piena  attuazione  di  esse.  La  figura  di  quel  grande 
principe  riformatore  è  stata  di  già,  non  v'è  chi  non  lo  sappia, 
ritratta  le  mille  volte  e  Topera  di  lui  profondamente  studiata 
e  appassionatamente  commentata  in  mille  libri.  Eppure  non  sì 
può  dire  ancora  che  l'argomento  sia  stato  esaurito;  poiché,  a 
prescindere  anche  dal  fatto  che  massime  nello  studio  delle  sue 
riforme  ecclesiastiche  la  passione  di  parte  fece  un  po'  troppo 
velo  e  intoppo  a  giudizi  veramente  scientifici  e  definitivi,  un 
vasto  campo  reslava  tuttavia  ad  esplorare,  quello  della  appli*- 
cazione  e  della  elBfettiva  ripercussione  che  il  sistema  giusep- 
pinistico  ebbe  nei  numerosi  e  svàriatissimi  territorii  del  vasto 
Impero.  Ricerca  questa  da  condursi  principalmente  sopra  il 
materiale  archivistico  tuttora  inedito,  siccome  appunto  il  Geier 
ha  fatto.  Orbene  l'essere  il  suo  lavoro  il  primo  che  ha  battuto 
questa  nuova  via  spiega  il  successo  che  esso  ebbe,  successo 
che  si  pare  già  nel  semplice  fatto,  ch'esso  valse  ad  invogliare 
altri  a  mettersi  subito  per  la  stessa  strada. 

Ed  è  cosi  che  a  tre  anni  di  distanza  dal  suo  si  ebbe  nella 
stessa  collezione  il  libro  del  Dr.  iur.  Kusej  (fase.  49-50,  1908), 
che  si  intitola:  Giuseppe  Ile  la  Costituzione  ecclesiastica  estema 
nell'Austria  inferiore.  Più  vasto  e  vario  qui  lo  spazio  geogra- 
fico della  ricerca,  che  comprende  anche  il  territorio  di  Trieste  ; 
più  ristretto  per  contro,  che  non  nella  monografia  precedente, 
il  contenuto  sistematico,  poiché  qui  non  si  considerano  se  non 
le  riforme  relative  alla  costituzione  dei  Vescovadi,  delle  Par- 
rocchie e  dei  Chiostri.  Ne  è  risultato,  ad  ogni  modo,  anche 
questa  volta  una  ottima  monografia,  nella  quale  anche  più 
ricco  é  l'apparato  letterario;  e  di  cui  anche  più  immediato  è 


STORIA  GINIRALE  ~  F.  8TUTZ  159 

l'interesse  per  lo  storico  e  per  il  giurista  italiano,  in  ragione 
appunto  del  contatto  geografico  e  delle  frequenti  incursioni  in 
quella  che  è  pure  nostra  storia  ecclesiastica  e  politica. 

Del  resto,  a  parte  anche  coteste  incursioni,  basterà  che  si 
consideri  che  il  Giuseppinismo  fu  in  quel  dato  momento  storico 
un  fattore  dèlia  cultura  universale  e  per  di  più  che  le  mede- 
sime riforme  furono  applicate  anche  ai  Paesi  italiani  allora  sog- 
getti all'Austria,  per  conchiudere,  come  molto  potrà  giovarsi 
delle  due  citate  monografie  colui,  che  sia  per  mettersi  anche 
da  noi,  e  sarebbe  veramente  da  augurare  che  sia  presto,  in 
unlmpresa  uguale  a  questa  e  per  darci  una  storia  completa 
delle  riforme  ecclesiastiche  di  Giuseppe  II  in  Italia.  Poiché  nulla 
di  somigliante  la  letteratura  nostra  ancora  possiede  ;  e  soltanto 
si  ha  un  articolo  recente  relativo  però  alla  sola  Venezia  e  ri- 
guardante inoltre  la  sola  patente  famosa  di  tolleranza  religiosa 
di  Giuseppe  II,  articolo  dovuto  per  di  più  ad  un  austriaco,  al 
Frank,  lo  storico  generale  di  quella  patente. 

E  poiché  il  giurista  zurighese  Dr.  iur.  Bindschedler 
(fase.  32-33  1906)  include  nella  sua  storia  del  diritto  di  asilo 
ecclesiastico  in  Svizzera  e  cioè  della  Immunitas  ecclesiarum  lo- 
caUs,  anche  i  territori  italiani  di  quello  Stato,  la  sua  diligente 
monografia,  condotta  non  soltanto  sul  materiale  a  stampa, 
ma  su  molto  materiale  inedito,  costituisce  pure  un  sussidio 
di  gran  valore  così  per  lo  studio  di  quel  singolare  e  tanto  con- 
trastato istituto  ecclesiastico  come  anche  per  lo  studio  della 
nostra  storia  ecclesiastica  regionale. 

Del  resto,  sia  detto  qui  di  passata,  la  più  elementare  co- 
noscenza degli  infiniti  problemi  tuttodì  insoluti,  che  la  storia 
del  diritto  ecclesiastico  presenta,  basta  a  far  persuaso  chiun- 
que, che  male  forse  si  parla  di  interesse  puramente  locale 
quando  si  hanno  dinanzi  monografie,  solidamente  documen- 
tate, accuratamente  composte  e  fiancheggiate  dalla  conoscenza 
e  dal  richiamo  continuo  del  diritto  ecclesiastico  generale,  come 
sono  quasi  tutte  le  accennate  fin  qui,  solo  perché  esse  con- 
siderano l'atteggiarsi  di  un  istituto  entro  una  cerchia  ter- 
ritorialmente bene  deliminata.  Poiché,  é  solo  con  T  aiuto  di 
questi  studi  particolari  che  si  potrà  poi  scrivere  con  un  metodo 
veramente  scientifico  e  fruttuoso  la  storia  generale.  Onde  é 
da  dubitare  se  queste  monografie  non  rendano  alla  scienza  un 
servigio  assai  più  grande  che  non  le  troppe  rifritture  con- 
suete delle  generalità  più  ovvie  ed  incolori  ed  insignificanti. 


160  RBCBNBIOXI  I  ROTE  BUOiIOeRÀllOU   —   P.  RDFFJXI 

Il  che  va  detto  poi  per  più  forte  ragione  allorché  gli 
scritti,  pur  recando  in  fronte  un  titolo  accennante  ad  una  de- 
limitazione territoriale  o  nazionale  della  materia  trattata,  com- 
prendono però  nella  realtà  Tessenza  di  un  istituto  o  il  quadro 
di  un  dato  momento  della  sua  evoluzione  storica,  e  ciò  sia  per 
avere  esso  istituto  avuto  origini  strettamente  locali,  sia  per 
avere  quell'evoluzione  presentato  delle  fasi  particolarmente  sa- 
lienti e  decisive  in  un  determinato  paese. 

Tale  è  il  caso  massimamente  delle  due  molto  dotte  mo- 
nografie che  il  Dr.  phil.  Sghaefer  incluse  entrambe  in  questa 
raccolta,  la  prima  delle  quali  (fase.  3,  1903)  tratta  delle 
Chiese  parrocchiali  e  dei  capitoli  nel  Medioevo  tedesco^  e  la 
seconda  (fase.  43-44,  1907)  dei  Capitoli  di  canonichease  pure 
nello  stesso  Medioevo  tedesco,  È  risaputo  invero  che  il  diritto 
germanico  fu  uno  dei  fattori  essenziali  del  diritto  beneficiario 
ecclesiastico.  Anzi,  al  dire  dello  Stutz,  nella  storia  del  diritto 
ecclesiastico,  e  in  particolare  di  quello  beneficiario,  sarebbe 
da  distinguere  addirittura  un  periodo  tedesco,  per  cui  la  prima 
memoria  del  citato  autore  potrebbe  ben  prendere  luogo,  ad 
onta  del  suo  titolo,  in  una  storia  generale  della  materia. 
Quanto  poi  alla  seconda  di  esse,  è  sufficiente  ricordare  come 
i  capitoli  di  canonichesse  siano  istituto  essenzialmente  di  de- 
rivazione germanica,  e,  di  conseguenza,  siano  fioriti  là  dove  si 
estese  la  dominazione  dei  popoli  germanici,  e  così,  per  esempio, 
nell'Italia  longobardica;  e  si  vedrà  allora  come  il  titolo  nuUa 
tolga  a  che  il  libro  costituisca  davvero  una  storia  si  può  dire 
completa  ed  esauriente  di  questo,  che  non  è  certo  uno  dei 
meno  curiosi  prodotti  della  costituzione  ecclesiastica  antica. 

E  ciò  che  dissi  del  testé  ricordato  autore  vale  pure  in  una 
certa  misura  per  la  monografia,  nella  quale,  in  parte  allo 
stesso  scrittore  riattaccandosi,  il  Dr.  iur.KuENSTLE(fasc.  20, 1905). 
tratta  della  Parrocchia  germanica  e  del  diritto  che  la  reggeva  al  cal- 
dere del  Medioevo,  La  novità  di  questo  studio  consiste  essen- 
zialmente nel  rilievo  che  esso  dà  alio  svolgimento  storico  delle 
parrocchie  rurali;  per  il  quale  preziosi  dati,  fin  qui  non  ab- 
bastanza usufruiti,  l'autore  seppe  trarre  dai  così  detti  WeistUmer. 

Vorremmo  poter  ripetere  le  stesse  cose  relativamente  al 
lavoro  del  Dr.  iur.  Burkhard  von  Bonin  (fase.  I,  1902),  che 
occupandosi  del  significato  pratico  del  così  detto  Jus  refor^ 
mandi  degli  antichi  sovrani  tedeschi,  tocca  però,  ad  onta  del 
titolo,  che  ha  suono  di  carattere  così  strettamente  giuridicor 


STORIA    GCRIRALB    —    U.   8TVTZ  161 

l'aspetto  essenziale  assunto  in  Germania,  dopo  le  guerre  di 
religione,  dalla  grande  questione  della  libertà  religiosa.  Ma  se 
siamo  disposti  a  riconoscere  che  questa  monografia  non  solo 
è  di  gran  lunga  superiore  a  quella  contemporanea  del  Greiff, 
che  trattò  lo  stesso  tema,  ma  segna  un  passo  innanzi  in  con- 
fronto del  libro  stesso  del  Prof.  Fùrstenau  sui  diritti  fondamen- 
tali della  libertà  religiosa  nel  loro  svolgimento  storico  in  Ger- 
mania, e  anzi  compendia  diligentemente  quanto  di  meglio  la 
letteratura  germanica  recente  ha  potuto  assodare  al  riguardo, 
da  un'altra  parte  essa  non  fa  però  che  ribadire  nell'animo 
nostro  un  antico  stupore.  Ed  è  che  un  argomento  di  tanta 
importanza  e  vitalità  e  gravità  ed  interesse  per  ogni  nazione, 
e  massimamente  poi  per  la  Nazione  germanica,  quale  è  questo 
appunto  della  libertà  religiosa,  non  abbia  ancora  trovato  in 
quel  paese  uno  storico  all'altezza  dell'argomento  e  insieme, 
diciamolo  pure,  all'altezza  della  scienza  germanica.  Ond'  essa 
è  rimasta,  per  questo  riguardo,  indietro  di  assai  alla  lettera- 
tura di  quasi  tutti  i  paesi  civili,  poiché  questi  contano  delle 
proprie  storie  più  o  meno  eccellenti  della  materia.  Ma  per 
questo  bisognerà  forse  che  gli  studiosi  tedeschi  non  si  accon- 
tentino più,  come  fin  qui  hanno  fatto,  di  una  semplice  storia 
legislativa  dell'argomento,  ma  si  occupino  un  pochino  anche 
della  sua  storia  letteraria.  Come  è  concepibile  invero,  che 
uno  scrittore  straniero  sia  riuscito  ad  additare  ed  in  parte, 
per  quanto  le  circostanze  gli  consentivano,  anche  ad  usufruire 
parecchie  decine  di  lavori  antichi  tedeschi  su  questo  argo- 
mento (cfr.  il  mio  libro:  La  libertà  religiosa,  I,  1901,  §.  12, 
pag.  224  e  seg.),  dei  quali  in  coteste  recenti  monografie  ger- 
maniche non  è  il  più  piccolo  cenno?  E  perchè  trascurare  quasi 
pienamente,  oltre  alla  letteratura  antica,  anche  la  ricca  lette- 
ratura recente,  monografistica  e  in  parte  biografica,  della  stessa 
Germania,  in  cui  si  studiano  le  idee  di  tolleranza  e  di  libertà 
religiosa  di  alcuni  dei  maggiori  principi  e  dei  maggiori  pensa- 
tori di  quella  nazione?  Chi  sa  che  appunto  per  questa  via 
non  potrebbe  forse  trovarsi  la  risposta  a  due  quesiti  ben  gravi, 
che  il  Burkhard  von  Bonin  confessa  onestamente  di  dover 
lasciare  insoluti.  Quando,  in  vero,  la  espressione  Jus  reformandi 
sia  primamente  entrata  in  uso,  non  potè  egli  con  sicurezza 
determinare  (pag.  10).  Quando  la  massima,  così  sostanzialmente 
collegata  con  quel  diritto,  e  cioè  la  massima  Cuius  regio  eius 
religio,  sia  venuta  fuori  per  la  prima  volta,  egli  non  è    stato 

Eivista  storica  italiana,  8»  S.,  viii,  2.  11 


162  RECENSIONI   E   NOTE   BIBLIOGRAFICHE    —   F.    RUFFINI 

capace  parimente  di  scoprire  (pag.  29).  Può  la  scienza  ger- 
manica tenersi  paga  di  simili  risultati? 

Delle  varie  monografie  della  collezione,  le  quali  trattano 
argomenti  di  carattere  generale,  alcune  hanno  un'importanza 
prevalentemente  giuridica,  ed  altre  un'importanza  essenzial- 
mente storica.  Ancora:  l'interesse  di  certe  pubblicazioni  della 
prima  categoria  si  estende  poi  anche  qui  assai  oltre  l'ambito 
ristretto  del  diritto  ecclesiastico. 

Facendo  oggetto  della  sua  esposizione  la  Storia  e  la  strut- 
tura dei  provvedimenti  di  urgenza  nel  diritto  ecclesiastico^  il  Dr. 
iur.  Friedmann  (fase.  5,  1903)  ha  dovuto  mandarvi  innanzi  una 
storia  dell'istituto  medesimo  relativa  al  diritto  pubblico  dello 
Stato.  E  ciò  era  necessario  perchè,  come  l'autore  dice,  l'istituto 
ecclesiastico  non  è  questa  volta  se  non  una  filiazione  diretta 
del  civile,  onde  la  storia  di  questo  è  in  pari  tempo  come  la 
preistoria  di  quello.  Ma  non  è  chi  non  vegga,  che  l'aver  consi- 
derato questo  dehcatissimo  istituto  dal  punto  di  vista  principal- 
mente del  diritto  ecclesiastico  potrà  fornire  ai  pubblicisti  fre- 
quenti riscontri  del  più  alto  interesse  e  scientifico  e  pratico,  e 
quasi  un  terreno  di  riprova  della  sua  potenzialità  e  delle  sue 
Hmitazioni. 

E  credo  che  non  senza  profitto  i  medesimi  pubblicisti 
potrebbero  scorrere,  ricavandone  non  fosse  altro  una  peregrina 
messe  di  rafl'ronti  e  di  analogie,  il  lavoro  del  Dr.  iur.  Mueller 
(fase.  15,  1905),  ove  è  discorso  degli  Uffici  vescovili;  e  ciò  per 
una  ragione  simile  a  quella  che  già  sopra  chiarimmo  toccando 
del  lavoro,  a  questo  fondamentalmente  affine,  del  Meister.  L'au- 
tore ha  giustamente  rilevato  una  vera  lacuna  nella  letteratura 
canonistica,  vuoi  antica  vuoi  moderna.  Serrate  negli  schemi 
loro  segnati  dal  Corpus  iuris  canonici,  oppure  un  po'  schiave 
della  tradizione,  esse  non  si  sono  accorte,  o  non  sembrano  al- 
meno essersi  accorte  che  il  funzionamento  interiore  del  governo 
diocesano  è  venuto  col  tempo  profondamente  trasformandosi, 
massime  in  Germania.  I  capitoli  hanno  perduto  l'antica  efficace 
ingerenza  in  tale  campo.  D'altra  parte  anche  gli  arcaici  istituti 
dell'arcidiaconato  e  del  decanato  non  ebbero  sorte  migliore. 
A  sussidio  dell'azione  vescovile  si  dovette  quindi  formare,  sotto 
la  pressione  della  necessità,  tutta  una  organizzazione  di  nuovi 
uffici,  che  l'autore,  valendosi  anche  della  sua  personale  espe- 
rienza come  insignito  appunto  di  uno  di  essi,  ha  ormai  posta 
con  sicura  mano  nel  suo  giusto  rilievo  e  storico  e  sistematico. 


STORIA    GENERALE   —    U.    BTUTZ  163 

Ad  un  tema  del  pari  letterariamente  intatto,  almeno  dalla 
scienza  moderna  e  in  ispecie  dalla  scienza  storico-giuridica,  si 
é  rivolto  il  Dr.  iur.  Brdenneck  (fase.  21,  1905),  studiando  lo 
Svolgimento  storico  e  V attuale  funzionamento  del  così  detto  annus 
gratiae,  e  cioè  del  diritto  concesso  ad  alcune  categorie  di 
benéficiarii  di  riservare  un'annata  dei  frutti  delle  loro  prebende 
a  favore  di  determinate  persone.  Fra  i  meriti  essenziali  di 
questo  studio  è  quello  di  avere  ben  chiariti  i  rapporti  di  tale 
istituto  con  quello  affine  delVannus  carentiae.  L'argomento  ha 
peraltro,  e  massime  dal  punto  di  vista  sistematico,  un'importanza 
speciale  per  il  diritto  ecclesiastico  protestante,  poiché  è  per 
il  tramite  di  questa  istituzione  che  si  provvede  alla  prole  dei 
benéficiarii  defunti. 

Di  una  rilevanza  assai  più  grande  ò  fuor  di  dubbio  il  tema, 
pur  esso  attinente  per  altro  al  diritto  patrimoniale  ecclesiastico, 
che  ha  preso  a  trattare  il  Prof.  Knecht  (fase.  22,  1905).  L'autore 
si  era  già  fatto  conoscere  favorevolmente  per  un  suo  scritto 
sulla  politica  ecclesiastica  di  Giustiniano.  Alla  medesima  epoca 
si  riporta  anche  quest'opera,  la  quale  però  tratta  del  Sistema  del 
diritto  patrimoniale  ecclesiàstico  secondo  le  leggi  del  medesimo 
Imperatore.  La  trattazione  è  condotta  accuratamente  sulle  fonti, 
e  trae  partito  dall'universa  letteratura  giuridica  sull'argomento, 
comprendendovi  anche  qualche  po'  dell'italiana:  caso  quasi 
unico  questo,  sia  detto  qui  per  incidenza,  fra  gli  scritti  della 
medesima  raccolta,  come  del  resto  anche  nel  più  della  produzione 
germanica  recente.  Penetrante  davvero  è  la  analisi  che  l'autore 
fa  dei  concetti  e  dei  principi  fondamentali  del  diritto  giusti- 
nianeo per  quel  che  si  attiene  alla  natura  e  alla  posizione 
giuridica  delle  chiese  e  del  patrimonio  loro,  considerato  in 
stretto  senso.  E  pressoché  definitivi  ci  sembrano  i  risultati  che 
egli  ha  potuto  assodare  su  tale  terreno  in  favore  della  così 
detta  teoria  delle  istituzioni,  e  cioè  della  teoria,  che  assegna 
la  soggettività  patrimoniale  ai  singoli  istituti  ecclesìa.^!  ici,  consi- 
derati qiiaH  vere  persone  giuridiche,  e  anzi,  quali  pendone 
giuridiche  autonome.  Non  altrettanto  invece  possiamo  dire  per 
riguardo  all'argomento  della  beneficenza  cristiana  e  degli  istituti 
a  tale  intento  creati  e  governati  dalla  Chiesa.  Qui  l'autore  è 
proceduto  con  un  metodo  pressoché  esclusivamente  espositivo 
e  diremmo  quasi  descrittivo  dei  vari  atteggiamenti  esteriori  che 
questa  grave  materia  assunse  nella  legislazione  di  Giustiniano. 
Ma  la  questione  essenziale,  almeno  per  il  giurista,  la  questione 


164  RECSNSIOm   E  NOTE  BIBLIOQRAFICHB    ~  r.   RCFPI!I1 

cioè  della  vera  significazione  e  delia  struttura  fondamentale  delle 
così  dette  Piae  causae,  la  quale  avrebbe  fatto  proprio  il  neces- 
sario parallelo  a  quella  da  lui  cosi  egregiamente  sviscerata  circa 
il  soggetto  della  proprietà  ecclesiastica,  non  è  per  contro,  noir 
diciamo  neppure  trattata  a  fondo,  ma  semplicemente  sfiorata. 
Eppure  è  lì  che  ha  la  sua  radice  tutta  la  successiva  evoluzione 
medioevale  e  moderna  dei  legata  prò  anima,  anzi  è  lì  che  fa 
capo  lo  stesso  problema,  anche  più  grave  e  pur  tuttavia  inso- 
luto, sull'essenza  dell'istituto  medesimo  della  fondazione.  E  che 
in  questo  campo  vi  fosse  realmente  opportunità,  non  soltanto, 
ma  direi  necessità  di  una  indagine  ugualmente  penetrante  ài 
quella  che  l'autore  dedicò  al  patrimonio  ecclesiastico  conside- 
rato in  stretto  senso,  può  agevolmente  rilevare  chiunque  dei 
lettori  nostri  conosca,  oltre  ai  lavori  germanici  sulle  prime 
fondazioni  cristiane,  quelli  nostrani  del  Brugi,  del  Fadda,  e  la 
memoria  recente  del  Cugia  sulle  Piae  Causae  nel  diritto  Giusti- 
nianeo (pubblicata  negli  Scritti  in  onore  del  Fadda,  1904)  e 
quella  recentissima  del  Saleilles  dallo  stesso  titolo  (pubblicata 
nelle  Mélanges  in  onore  del  Gérardin,  1907). 

Al  Dr.  iur.  Barth  (fase.  34-36,1906j  è  occorso  questa 
caso,  che  mentre  egli  da  parecchi  anni  stava  assembrando 
materiali  per  una  storia  della  vita  di  quell'Ildeberto,  che  viene 
designato  ora  dal  suo  luogo  di  nascita,  come  lldeberto  di 
Lavarrtin,  ora  dal  suo  vescovado,  come  di  Le  Mans,  ed  ora 
dalla  sua  sede  metropolitana,  come  di  Tours,  e  che  visse 
dal  105G  al  1133,  di  tale  personaggio  uscisse  appunto  una 
biografia  nel  1898  per  cura  del  francese  Dieudonné.  Fattosi 
superfluo  il  primo  suo  proposito,  il  Barth  si  appigliò  a  questa 
altro:  saggiare  i  vari  campi  in  cui  quel  personaggio  ebbe 
ad  esplicare  la  propria  attività,  segnandone  la  vera  signifi- 
cazione e  portata,  che  risultano  assai  incomplete  dai  pochi: 
frammenti  che  di  lui  ci  son  rimasti,  con  il  sussidio  integra- 
tore della  presente  erudizione  storica  relativa  a  quell'epoca. 
Onde,  riservando  ad  una  prossima  pubblicazione  la  disamina 
di  quanto  lldeberto  valga  e  di  quanta  sia  stata  l'influenza  sua 
quale  letterato,  il  nostro  autore  comincia  a  studiarlo  come 
canonista,  anzi  neppure  nella  sua  intiera  operosità  di  cultore 
dei  canoni,  ma  solo  in  rapporto  alla  questione,  per  quei  tempi 
a  dire  il  vero  anche  più  del  consueto  grave  e  contrastata, 
della  provvista  o  del  conferimento  degli  uffici  ecclesiastici.  Ed  a 
tale  riguardo  egli  ci  dà  una  monografia  di  poco   meno   che 


BTORU  OBIIBRiLI    —   U.  8TDTZ  165 

cinquecento  facciate,  la  cui  struttura  si  è  risentita  però  sostan- 
zialmente dei  casi,  che  più  sopra  abbiamo  narrati.  Ildeberto 
scrisse  invero  una  collezione  di  canoni;  ma  questa  non  ci  è 
per  altro  pervenuta,  e  ad  ogni  modo  essa  non  dovette  essere 
di  sicuro  da  tanto  da  poter  anche  lontanamente  uguagliare 
quella  di  un  contemporaneo  dì  lui,  di  Ivone  di  Chartres.  Resta 
di  lui  per  contro  un  certo  gruppo  di  lettere,  dalle  quali  pre- 
cisamente, il  Barth  trae  gli  elementi  della  sua  dimostrazione. 
Poca  suppellettile,  a  dire  il  vero,  e  per  di  più,  come  ognuno 
intende,  non  di  carattere  così  specificamente  canonìstico  come 
sarebbe  stata  la  collezione  anzidetta.  E  cosi  T  impressione 
prima,  che  la  grossa  monografia  fa,  è  che  Ildeberto  abbia  ser- 
vito un  po',  vorrei  poter  dire  senza  pure  un'ombra  d'irrive- 
renza, come  da  attaccapanni,  sopra  cui  l'autore  è  venuto 
sciorinando  le  certo  non  comuni  risorse  della  sua  erudizione 
storico-ecclesiastica.  Ad  ogni  modo  il  libro  potrebbe  con  molto 
maggior  ragione  intitolarsi,  anziché,  come  ora  sta  scritto: 
Edeherto  di  Lavardin,  e  il  diritto  di  conferifnento  degli  uffici 
ecdesiasHci^  proprio  alla  rovescia:  così  tenui  sono  spesso  gli 
spunti,  che  in  qualche  frase  dispersa  e  fuggevole  e  alcuna 
volta  anche  un  poco  ambigua  del  suo  personaggio  il  nostro 
autore  trova  par  ammanirci  una  trattazione  completa  dei  sin- 
goli argomenti.  Ma  che  importa  alla  fin  fine  tutto  ciò?  che 
importa  questa  singolarità  metodologica,  se  ad  essa  dobbiamo 
una  esposizione  accurata,  larga  e  spesso  profonda  di  uno  degli 
istituti,  in  ogni  tempo  fra  i  più  fondamentali  del  diritto  eccle- 
siastico, e  la  cui  storia  assunse,  precisamente  nell'epoca  della 
quale  il  Barth  si  occupa,  forse-  i  suoi  tratti  più  caratteristici 
e  più  decisivi  per  tutta  la  posteriore  sua  evoluzione? 

Perfettamente  contemporanea  a  questa  (le  due  prefazioni 
recano  la  stessa  data)  è  una  monografia  del  Dr.  iur.  Ebers 
^fasc.  37-38,  1906),  la  quale  è  pure  con  essa  collegata  stret- 
tamente per  ragione  del  suo  contenuto,  poiché  essa  s'intitola  : 
Il  diritto  di  devoluzione,  considerato  particolarmente  secondo  il 
diritto  ecclesiastico  cattolico.  Il  Barth  e  l'Ebeis,  si  può  dire, 
hanno  considerato  rispettivamente  l'aspetto  positivo  ed  il  ne- 
gativo di  un  medesimo  istituto  giuridico,  le  due  faccie  quasi 
di  ima  medesima  medaglia.  Poiché  il  diritto  di  devoluzione  è 
appunto,  siccome  l'autore  ben  lo  definisce:  l'eccezionale  fa- 
coltà di  conferimento  di  un  ufficio  ecclesiastico,  spettante  al- 
l'autorità ecclesiastica  immediatamente  superiore,  nel  caso  che 


160  RECENSIONI   E   NOTE   BIBLIOGRAFICHE    —    P.    RCFFIXI 

la  [)ersona,  chiamata  a  conferirlo  o  a  cooperare  in  modo  de- 
(■i:^ìvo  al  suo  conferimento,  abbia  colpevolmente  trascurato  di 
esercitare  tale  suo  diritto  o  l'abbia  esercitato  in  maniera  con- 
1  rastante  alle  prescrizioni  canoniche.  L' Ebers  considera  tale 
istituto  così  nel  suo  svolgimento  storico,  come  nella  sua  at- 
tuale applicazione,  ed  ha  reso  un  segnalato  servizio  alla  nostra 
.^f  ienza,  la  quale,  ad  onta  della  gravità  del  tema,  non  possedeva 
ancora  su  di  esso  se  non  delle  insuffìcientissime  scritture. 
<Jnesto  libro,  nato  da  un  concorso  a  premio,  bandito  dalla 
Facoltà  giuridica  di  Eresia  via,  qua  e  là  pecca  un  pochino  di 
quella  ridondanza  e  di  quella  smania  di  dir  cose  nuove  e  di 
dirle  magari  con  una  certa  vivacità  polemica,  che  è  comune 
assai  negli  scritti  dei  principianti.  Ma,  da  un  altro  canto,  esso 
ci  attesta  di  studi  cosi  seriamente  fatti,  e  ci  manifesta  delle 
atlitudini  di  ricercatore  e  di  giurista  così  spiccate,  che  può 
senza  dubbio  designarsi  come  una  delle  più  Hete  promesse 
t"ho  la  intera  collezione  ci  porga  per  l'avvenire  della  nostra 
scienza.  E  poiché  TEbers  si  è  dimostrato  cosi  diligente  nel 
considerare  anche  le  condizioni  dei  paesi  stranieri,  lo  si  po- 
trebbe consigliare,  ove  gli  occorresse  di  ritornare  suir  argo- 
mento, a  tener  presente  quanto  air  Italia,  non  solamente  quel 
diritto  di  regia  nomina  ai  benefici  maggiori,  a  cui  fu  rinun- 
ciato con  l'articolo  15  della  legge  delle  Guarantigie,  ma  anche 
il  (.{iritto  di  patronato  regio,  che  tuttora  vige,  e  per  cui  può 
avere  ancora  applicazione  quel  diritto  di  devoluzione,  che  egli 
appunto  designa  come  improprio. 

La  grossa  monografia  del  privato  docente  Leder  (fasci- 
roli  23-2Ì,  1905),  che  già  ci  occorse  di  menzionare  più  sopra, 
|mò  segnare  il  punto  di  transizione  fra  le  opere,  ove  è  pre- 
valente l'interesse  giuridico,  e  quelle,  ove  emerge  sopra  ogni 
lìWvo  l'interesse  storico.  E,  per  riguardo  a  lui,  sì  può  forse 
anche  soggiungere:  l'interesse  teologico.  Il  soggetto  infatti  è: 
/  Diaconi  dei  vescovi  e  i  presbiteri  e  i  loro  predecessori  nel  Cri- 
s^iiinesimo  primitivo.  Ma  però  il  vero  ambito  e  l'intento  pre- 
^*Ìpuo  della  trattazione  si  rispecchiano  assai  più  esattamente 
forale  nel  sottotitolo,  che  suona:  Ricerche  sulla  preistoria  e 
>iifrii  inizi  dell'arcidiaconato.  Dunque  indagini  che  si  aggirano 
entro  il  periodo  storico  della  vita  della  Chiesa,  in  cui  dalla 
massa  degli  elementi  di  carattere  dogmatico,  liturgico  e  rituale 
nnrora  non  si  erano  venuti  sceverando  quelli  di  natura  pret- 
hunetite*  giuridica.  E  con  ciò  si  spiega   che    buona    parte  di 


STORIA    GENERALE    —    U.    STUTZ  167 

questo  libro,  per  non  dire  addirittura  il  suo  nerbo,  consìsta 
in  una  rassegna  critica  di  fonti  non  giuridiche,  delle  quali  è 
per  altro  merito  innegabile  dell'autore  di  avere  o  per  il  primo 
0  con  una  precisione  maggiore,  di  chiunque  altro,  fatta  risal- 
tare la  significazione  prepgnderante  e  decisiva  per  Targomento 
tolto  a  studiare.  E  anche  la  letteratura  recente,  di  cui  con 
larghezza  e  padronanza  davvero  signorili  egli  si  vale,' è  lette- 
ratura di  storici  della  Chiesa  e  di  storici  dei  dogmi  assai  più 
che  non  di  giuristi.  Al  quale  riguardo  va  attribuito  per  altro 
a  vera  lode  dell'autore,  che,  essendo  egli  un  cattolico  orto- 
dosso, abbia  però  della  produzione  letteraria  protestante  vo- 
luto e  saputo  giovarsi  senza  scrupoli  piccini  e  senza  grettezze 
inceppatrici,  ma  con  elevato  spirito  scientifico.  I  risultati,  a 
cui  egli  giunge,  si  possono  essenzialmente  compendiare  in 
questo  concetto:  Tarcidiaconato  getta  le  sue  radici  fino  alle 
prime  origini  della  Chiesa  e  deriva  dall'  uso  dei  vescovi  di 
assumere  dal  corpo  dei  diaconi  un  aiutante  e  rappresen- 
tante in  alcune  delle  loro  attribuzioni,  e  in  particolare  per 
l'esercizio  della  carità  cristiana  e  per  la  guida  e  tutela  del 
basso  clero  nell'amministrazione  dei  beni  ecclesiastici.  Questi 
prescelti  assursero  ad  una  vera  e  piena  presidenza  del  col- 
legio dei  diaconi,  e  di  qui  il  nome  loro  di  arcidiaconi,  e  in- 
oltre si  foggiarono  in  un  ufficio,  a  dir  vero  piuttosto  di  carat- 
tere etico,  e  cioè  nell'ufficio  di  economi  della  comunità  cristiana. 
Ora  è  da  cotesta  gestione  economica  della  comunità  che  trae 
il  suo  nerbo  il  posteriore  ufficio  degli  arcidiaconi,  il  quale  per 
altro  si  è  venuto  col  tempo  trasformando  in  vero  ufficio  di 
carattere  spiccatamente  giuridico,  e  fornito  di  facoltà  irrevo- 
cabili. Che  tali  risultati  siano  suscettivi  ancora  di  revisione 
neir avvenire  nulla  toglie  però  al  merito  di  questo  diligentis- 
sirao  libro,  che  sarà  di  valido  aiuto  per  chiunque  abbia  a  met- 
tersi in  avvenire  attorno  a  questa  materia. 

Una  larga  reputazione  nella  cerchia  degli  studiosi  del  diritto 
ecclesiastico  e  della  storia  della  Chiesa  si  è  già  da  parecchi 
anni  acquistata  l'autore  di  due  monografie  di  questa  collezione, 
il  Dr.  phil.  Gottlob  (fase.  2,  1903  e  fase.  30-31  1906),  per 
altri  suoi  scritti  relativi  alla  importantissima  e  fin  qui  non 
abbastanza  considerata  materia  del  diritto  finanziario  ecclesia- 
stico. A  lui  si  deve  infatti,  oltre  ad  uno  studio  sulla  Ca-mera 
Apostolica  durante  il  secolo  xv,  specialmente  un  prezioso 
libro  sulle  Imposte  della  Crociata  durante  il  secolo  xm,  che 


168  RKOINSIOm  B  ROTB  BlBLlOQRAriOHS  —  F.   RUTFIHI 

può  riguardarsi  quale  lavoro  preparatorio  delle  due  sopra 
ricordate  monografie  di  questa  raccolta.  La  prima  di  esse  ci 
riporta  pure  al  medesimo  secolo  xm,  e  studia  l'origine  ed  il 
formarsi  di  quella  particolare  forma  di  tasse  istituite  dalla 
Curia  pontificia,  le  quali  sono  note  col  nome  di  Servitia,  op- 
pure di  Annata  in  senso  largo,  per  quanto  non  siano  però 
da  confondersi  con  le  vere  annate  od  annate  bonifaciane. 
Perchè  le  prime  si  riferiscono  esclusivamente  a  quelle  presta- 
zioni, che  la  Curia  pretendeva  ad  ogni  conferimento  di  prela- 
ture; mentre  le  seconde  si  riferiscono  a  qualunque  beneficio. 
Cotesti  cosi  detti  servizi  segnarono  il  secondo  grande  passo 
nella  costituzione  di  un  sistema  finanziario  pontificio,  abbrac- 
ciante  la  intiera  Chiesa,  che  si  riscontri  nel  tardo  Medio-evo. 
Il  primo  passo  per  tale  via  era  stato  fatto  dalla  Curia  con  la 
istituzione  di  quell'Imposta  per  la  Crociata,  che,  dicemmo,  fu 
appunto  il  tema  di  ricerche  anteriori  dovute  al  medesimo  au- 
tore. L'argomento  dei  Servitia  era  già  stato  oggetto  di  varie 
trattazioni  anche  nella  letteratura  moderna,  ma  non  peranco 
se  ne  era  studiata  l' origine  prima.  E  questo  è  appunto  il  com- 
pito più  speciale,  che  si  è  proposto  il  Gottlob.  Il  quale  indaga 
minutamente  il  graduale  trasformarsi,  durante  il  secolo  xiu 
delle  semplici  oblazioni  in  veri  Servitia  ;  e  di  questi  poi  con- 
sidera il  duplice  svolgimento  parallelo  nelle  due  tipiche  specie 
dei  cosi  detti  Servitia  communia,  perchè  devoluti  tanto  al  basso 
quanto  all'alto  personale  della  Cancelleria  e  di  cui  godevano 
anche  gli  stessi  Cardinali,  e  dei  Servitia  minuta^  devoluti  sem- 
plicemente al  basso  personale  della  Cancelleria.  La  trattazione 
di  questo  argomento  è  fatta  con  grande  cura  e  non  solo 
con  una  piena  conoscenza  di  tutto  il  materiale  storico  più 
recentemente  posto  a  disposizione  degli  studiosi,  ma  con  una 
vera  padronanza  della  tecnica  dei  fatti  finanziari.  Ma  non 
soltanto  il  lato  finanziario  del  problema  il  nostro  autore  ha 
tenuto  presente;  sì  bene  anche  quello  politico- sociale.  E  a  tal 
riguardo  ben  calzanti  sono  i  giudizi,  con  cui  egli  abbraccia 
l'intiero  svolgimento  dell'istituto,  e  che  suonano  tutt' altro  che 
in  senso  favorevole  ad  esso.  Il  difetto  fondamentale  ne  fu  la 
eccessiva  altezza,  a  cui  i  bisogni  sempre  più  incalzanti  della 
Chiesa,  e  la  voracità  sempre  più  insaziabile  degli  ufficiali  delia 
sua  Curia  finirono  per  recare  l'importo  di  questo  '  tributo  ;  il 
quale  segnò  davvero,  come  l'autore  ben  dice,  l'inizio  di  un* 
vero  processo  patologico  nel  corpo  della  Chiesa. 


STORIA    OINBRALB   —    U.   8TUTZ  169 

A  considerazioni  anche  più  vaste  e  più  profonde  si  è  pre- 
stata la  seconda  delle  monografie,  la  quale  tratta  delle  cosi 
dette  Indulgenze  della  Crociata  e  delle  Indulgenze  della  limosina. 
L'indulgenza,  premette  acutamente  il  Gottlob,  forma  il  centro 
della  vita  ecclesiastica  e  politica  dei  tre  ultimi  secoli  deirEtà 
di  mezzo;  ed  in  essa  dà  del  capo  chiunque  voglia  penetrare 
a  fondo  alcuno  dei  grandi  movimenti  ideali  o  sociali  di  quel- 
l'epoca. Ed  è  essa  ancora,  come  è  troppo  noto,  che  segna  il 
raomento  e  la  causa  iniziale  di  quel  grande  rivolgimento  che 
fu  la  Riforma  protestante.  Eppure  l'argomento  non  fu  studiato 
sin  qui,  se  non  sotto  l'aspetto  teologico,  dal  punto  di  vista 
del  confessore  o  dell'  avente  cura  d' anime,  e  cioè  dal  basso  ; 
bisogna  considerarlo  invece,  per  comprenderlo  appieno,  dal- 
l'alto, dal  punto  di  vista  della  suprema  autorità  ecclesiastica, 
vale  a  dire  del  Pontificato  romano,  e  quindi  sotto  l'aspetto 
della  politica  e  della  sociologia  medioevale.  Ora  ecco  precisa- 
mente l'assunto  propostosi  dall'autore,  assunto  che  egli  per  altro 
determina  anche  più  nettamente  ed  anche  più  strettamente  cir- 
coscrive riducendolo  allo  studio  delle  origini  delle  diverse  forme 
di  indulgenza.  Cosi  inteso,  tale  assunto  può  dirsi  che  sia  an- 
cora pressocchè  intatto,  poiché  neppure  il  celebre  storico 
americano  Lea,  che  dedicò  allo  studio  delle  indulgenze  il  terzo 
volume  della  sua  opera  capitale  sulla  Storia  della  confessione 
auricolare  e  delle  indulgenze  nella  Chiesa  latina,  lo  ebbe  ad 
esaurire.  Il  Gottlob  ci  viene  designando  con  una  erudizione 
inesauribile  e  con  una  perfetta  maestria  i  gradi  successivi  di 
formazione  di  quella  Indulgenza  della  Crociata,  che  fu  ad  un 
dato  momento  il  vero  nerbo  economico  e  finanziario  della  gran- 
diosa impresa  di  Terrasanta,  e  quindi  il  suo  decadere  pure 
per  gradi  fino  a  ridarsi  ad  un  volgare  mezzo  di  far  quattrini. 
E  allora  spontanea  a  questo  punto  e  quasi  di  per  sé  si  apre 
innanzi  allo  scrittore  l'altra  questione  dell'origine  della  Indul- 
genza della  limosina,  e  inoltre  di  quella  forma  di  indulgenza 
a  questa  per  tanti  versi  affine,  che  é  la  Indulgenza  del  lavoro, 
vale  a  dire  l'indulgenza  concessa  a  chi  dia  l'opera  sua  alla 
costruzione  di  chiese  e  monasteri,  mentre  l'altra  è  quella  con- 
cessa a  chi  dia  denaro  per  lo  stesso  intento.  Ma  una  deriva- 
zione qualsiasi  di  cotesto  Indulgenze  della  limosina  e  del  lavoro 
dalla  Indulgenza  della  Crociata,  che  parrebbe  quasi  ovvia  e 
che  lo  stesso  autore  confessa  di  avere  da  bel  principio  sup- 
posta, è  da  escludersi  affatto.  Queste  seconde  forme  si  sono 


170  RECENSIONI   S   NOTE   BIBMOGRAFICBE    ~    F.  RUFFINl 

presentate  spontanee  nelle  consuetudini  e  nella  disciplina  della 
Chiesa  spagnuola,  e  da  essa  si  sono  poi  A^enute  man  mano 
allargando  ad  altri  paesi.  La  semplice  enunciazione  di  tali 
risultati  basta  a  far  vedere  la  capitale  importanza  di  queste 
ricerche,  per  la  storia  in  genere  non  solo  del  sistema  tribu- 
tario ecclesiastico,  ma  ancora  dello  stesso  dogma  dell'indul- 
genza e  della  penitenza.  Ma  non  posso  tacere  che  è  qui  an- 
cora che  potrà  unicamente  trovare  il  punto  sicuro  di  appoggio 
di  ogni  eventuale  indagine  scientifica  anche  lo  studioso  ita- 
liano, il  quale  abbia  vaghezza  dì  ricercare  a  fondo  quegli 
istituti,  dei  quali  ò  rimasta  ancora  1:raccia  oggidì  nel  nostro 
diritto  ecclesiastico  particolare  dell'ex-Regno  delle  Due  Sicilie, 
e  cioè  delle  così  dette  Bolle  della  Crociata  e  di  Terrasanta. 
I  quali  istituti  furono  appunto  colà  importati  all'epoca  della 
dominazione  spagnuola. 

Alla  Spagna  pure  ci  richiama  la  breve  mi  eccellente  mono- 
grafia, che  il  Padre  benedettino  Herwegen  (fase.  40,  1907) 
dedica  al  così  detto:  Factum  di  S.  Fruttuoso  di  Braga.  Questo 
atto  sarebbe  invero  Tarchetipo  di  una  serie  di  patti  somiglianti 
che  si  riscontrano  nei  più  antichi  documenti  della  Chiesa  spa- 
gnuola,  ma  la  cui  contenenza  e  la  cui  portata  si  sarebbero 
\enute  profondamente  modificando  col  tempo.  Vera  conven- 
zione dapprima,  mercè  la  quale  un  gruppo  di  persone  pie  si 
associava  nell'intento  di  fondare  un  monasteri©,  con  fare  de- 
dizione di  sé  e  delle  cose  loro  ad  esso  e,  per  esso,  all'abate 
che  vi  era  preposto;  semplice  modo  di  elezione  dell'abate  di 
un  monasterio,  in  seguito,  al  quale  abate  i  monaci  rinnova- 
vano in  tale  congiuntura  la  solenne  dedizione  loro  e  la  solenne 
assicurazione  della  loro  piena  soggezione;  ed  infine  pura  for- 
mula di  professione  di  voti  monastici  da  parte  di  novizi,  ac- 
compagnata dalle  consuete  promesse  di  obbedienza  illimitata 
e  di  piena  subordinazione;  questa  categoria  di  atti  costituisce 
ad  ogni  modo  un  curioso  e  fin  qui  ignorato  fenomeno  nello 
svolgimento  della  disciplina  ecclesiastica.  Su  di  essa  aveva  già 
fermato  l'acuto  occhio  esercitato  lo  Stutz  medesimo,  il  quale 
manda  innanzi  a  questa  monografia  una  sua  prefazione  illu- 
strativa. Impedito  di  condurre  innanzi  e  di  approfondire  egli 
stesso  la  ricerca,  volle,  con  liberalità  di  vero  maestro,  indi- 
rizzare in  essa  ed  assistere  uno  degli  allievi  del  suo  seminario 
giuridico,  l'Herwegen,  il  quale  bene  ha  corrisposto  alla  fiducia 
in  lui  riposta,  ed  egregiamente  ha  saputo  assolvere  il  compito 


STORIA   GENERALE    —    TJ.   STUTZ  171 

a  lui  affidato.  Il  raflfronto  fra  gli  elementi  etnici  e  locali,  de- 
rivanti dal  diritto  visigotico,  e  le  istituzioni  militari  romane, 
sul  cui  modello  era  stata  condotta  la  regola  benedettina,  è 
davvero  interessante  ed  istruttivo  in  sommo  grado.  È  una 
pagina  fin  qui  sconosciuta  dell' inesauribile  argomento  del  prin- 
cipio associativo  quella  che  ci  si  apre  innanzi  ;  la  prima  pagina 
di  un  libro,  che  è  veramente  da  augurare,  con  V  autore  e  col 
prefazìonista,  che  possa  invogliare  presto  altri  ancora  a  scor- 
rerlo a  fondo. 

La  voluminosa  opera  del  privato  docente  dell'Università  di 
Lipsia  ScHOLZ  (fase.  6-8-1903),  che   s'intitola:  I  pubblicisti 
delVepoca  di  Filippo  il  Bello  e  di  Bonifacio  Vili,  e  che  porta 
come   sottotitolo:   Contributo  alla  storia  delle  idee  politiche 
medioevali,  non  ha  bisogno  che  della  semplice  enunciazione, 
perchè  ogni   storico  ed  ogni  giurista  ne   rilevi  la  eccezionale 
importanza.  E  non  occorre  forse  neppiir  dir  altro,  se  non  che 
il  vasto  tema  è  trattato  con  un'erudizione  quasi  altrettanto  ec- 
cezionale, poiché  tutto  il  materiale   stampato  ed  il  rarissimo 
materiale    manoscritto,  posseduto  segnatamente    dalla  Nazio- 
nale di  Parigi,  vi  è  stato   usufruito.  Il  libro   merita    davvero 
di  prendere  posto  in  quella  collana  di  scritti  egregi,  che  per 
le  varie  epoche  hanno  preso  a  trattare  lo  stesso  argomento, 
0  quello  del  tutto  affine,  per  non  dire  addirittura  identico,  delle 
relazioni  fra  lo  Stato  e  la  Chiesa.  La  completezza  dell'infor- 
mazione e  la  diligenza    dell'autore    sono    tali,  che    possiamo 
perfino  permetterci  di  fargli  un  appunto,  quello  di  non  aver 
menzionato,  se  non  proprio  di  sfuggita  e  molto  alla  leggera 
(pag.  258,  nota  79),  un  libro  che,  per   quanto  oramai  un  po' 
vecchiotto,  meritava  però  tuttavia  di  essere  tenuto  in  qualche 
maggior   conto,  e  cioè  il  .libro   del   nostro   Scaduto  :  Stato   e 
Chiesa  negli  scritti  politici  dalla  fine  della  lotta  per  le  investi- 
ture  sino    alla    morte    di  Ludovico  il  Bavaro,  Firenze,   1882. 
Rinunciamo  a  dare  pure  uno  schizzo  del  contenuto  del  libro 
dello  Scholz:  tanto  ricco  esso  è,  e,  d'altra  parte,  tanto  age- 
volmente immaginabile  da  chiunque  apprenda  questo,  che  tutti 
ilati  del  grandioso  "problema  sono  stati  con  ineccepibile  cura 
considerati,  ponderati  ed  illustrati  dal  valoroso  autoie. 

L'ultimo  lavoro,  di  cui  ci  rimane  a  discorrere,  è  quello 
che  di  tutti  forse  più  da  vicino  tocca  la  nostra  storia  parti- 
colare ed  è  atto  quindi  ad  attirare  sull'intiera  raccolta  l'at- 
tenzione degli  studiosi  italiani.  S'intitola:  I.^ette  Giudici  palatini 


172  RKCEKSIONI  K  KOTB   BIBLIOORArJCHB  —   F.  RVFFJKI 

di  Roma  neW  Epoca  bizantina.  La  scrisse  il  privato  docente  del- 
l'Università di.  Bonn  Keller  (fase.  12,  1904).  Dal  tempo  che 
il  Galletti  ne  aveva  trattato  nel  suo  noto  scritto:  Del  primicerio 
della  Santa  Sede  apostolica  e  di  altri  ufficiali  maggiori  del  sacro 
palazzo  Lateranense,  e  cioè  dal  1776  in  poi,  il  remoto  oscu- 
rissimo  istituto  non  aveva  più  trovato  né  in  Italia  né  fuori 
chi  vi  avesse  dedicata  una  ricerca  speciale.  E  d'altro  canto  il 
libro  del  Galletti,  oltre  che  ormai  troppo  vecchio,  é  anche  così 
manchevole  per  tanti  versi!  Come  la  benvenuta  quindi  non 
può  non  salutarsi  questa  monografia,  la  quale,  ricca  dei  più 
recenti  sussidi  di  ricerca  e  sulla  traccia  in  particolare  del 
«  Liber  pontificalis  »  e  del  «  Liber  diumus  »,  e  inoltre  dei  pre- 
ziosi regesti  di  Farfa,  di  Subiaco,  di  Tivoli,  di  S.  Maria  in  via 
Lata,  e  infine  degli  scritti  inediti  di  Albinus  Pauper  Scholaris 
e  di  Cencius  Camerarius  (che  l'autore  compulsò  nella  Vati- 
cana), getta  tutta  la  luce  che  è  possibile  oggidì  e  che  sarà  forse 
anche  in  avvenire  possibile  di  gettare  su  questa  istituzione. 
Poiché,  giustamente  nota  il  Keller,  assai  poco  materiale,  e  ad 
ogni  modo  non  certo  significativo,  è  più  da  sperare  che  i  do- 
cumenti di  quell'epoca  ci  abbiano  ancora  a  fornire.  Chiusa 
pertanto,  quasi  in  un  modo  definitivo,  innanzi  a  sé  la  cerchia 
delle  fonti,  l' autore  ne  seppe  trarre  tutto  il  più  largo  profitto. 
Onde  questo,  di  cui  da  ultimo  ci  siamo  occupati,  può  ben 
dirsi  anche  un  lavoro  per  se  stesso  definitivo.  L'istituto  vi  è 
tratteggiato  nelle  sue  vicende  più  rilevanti:  dall'epoca  romana 
e  dalla  gotica  fino  alla  bizantina,  ove  il  funzionamento  suo  è 
considerato  distintamente  nei  due  momenti  decisivi  della  Sede 
pontificia  piena  e  della  Sede  vacante.  Come  è  noto,  l'ufficio 
dei  Giudici  palatini  ed  il  loro  Collegio  finì  per  trasformarsi 
pienamente  in  quello  assai  più  duraturo  e  tuttora  perdurante 
dei  Cardinali.  Ogni  cultore  della  storia  del  diritto  ecclesiastico, 
non  solo,  ma  ogni  cultore  di  storia  italiana  del  primo  Medio- 
evo non  potrà  più  passare  accanto  a  questo  notevolissimo 
scritto,  breve  ma  altrettanto  denso  di  dati  e  di  risultati,  senza 
tenerne  il  massimo  conto. 

La  nostra  rassegna  ha  potuto,  per  quanto  focatamente 
sommaria,  far  palese  ad  ognuno  e  la  moltiplicità  quasi  stupefa- 
cente dei  soggetti  trattati,  e  la  varietà  mirabile  degli  indirizzi 
seguiti,  e  l'indole  spesso  profondamente  diversa  degli  autori, 
che  già  hanno  dato  l'opera  loro  a  quest'impresa  veramente 
encomiabile.  Giuristi,  storici,  teologi  ci  hanno  fornito  a  gara  i 


STORIA  0B2fKRiLC   —    U.   8T0TZ  173 

frutti  delle  loro  pazienti  ricerche  e  della  loro  febbrile  attività. 
Lo  Stutz  ha  mantenuto  fede  alla  solenne  promessa,  con  cui 
egli  dava  vita  alla  raccolta  che  da  lui  prende  nome  e  che  a 
lui  darà  meritata  fama  in  tutto  il  mondo  scientifico;  e  cioè 
la  promessa,  che  essa  sarebbe  stata  aperta  senza  distinzione 
di  sorta  ad  ogni  onesta  credenza  religiosa.  E  se  anche  si  deve 
pur  dire,  come  del  resto  era  nella  natura,  anzi,  nella  neces- 
sità stessa  delle  cose,  che  molto  vario  è  pure  il  valore  intrin- 
seco delle  singole  opere  in  quella  comprese;  tuttavia  è  di  pura 
giustizia  che  si  riconosca  del  pari,  che  nessuna  di  esse  è  ve- 
nuta però  meno  al  solo  requisito,  che  dall'editore  era  stato 
posto  per  la  loro  ammissione,  e  che  era  lo  schietto  carattere 
scientifico.  Francesco  Ruffini. 


PIETRO  TADDEI,  U Archivista.  Manuale  teorico-pratico.  Pa- 
gine vHi-486  con  12  tabelle. 

JACOPO  GELLI,  3500  «  ex  libris  »  italiani.  Pagg.  xn-335  con 
840  incisioni. 

A.  CAPPELLI,  Cronologia  e  calendario  perpetuo.  Pagg.  xxxiii-419. 

FRANCESCO  GNECCHI,  Monete  romane.  Pagg.  xvi.418  con 
25  tavole. 

SOLONE  AMBROSOLI,  Manuale  numismatico  italiano,  con  1746 
fotoincisioni.  Pagg.  xvi-428. 

6.  GAROLLO,  Dizionario  biografico  universale.  2  volumi.  Pa- 
gine vm-2118. 

Manuali  della  Collezione  Ulrico  Hoepli.  —  Milano,  1906-07-08. 

Nei  due  ultimi  anni  il  solertissimo  editore  Ulrico  Hoepli 
arricchì  la  sua  notissima  e  celebrata  Collezione  di  parecchie 
pubblicazioni,  le  quali,  pur  non  deviando  dal  carattere  volga- 
rizzatore dell'impresa,  possono  tornare  utili  anche  ai  cultori 
degli  studi  storici  e  agli  eruditi.  Appartengono  a  questa  cate- 
goria le  opei-e  suindicate  del  Taddei ,  del  Celli,  del  Cappelli, 
del  Gnecchi,  del  compianto  Ambrosoli  e  del  Garollo. 


* 


20.  —  Degli  archivi,  riguardati  come  sacro  deposito  di  do- 
cumenti e  nel  loro  ordinamento  amministrativo,  fu  scritto  assai; 
ma  non  si  aveva  un'opera  sistematica  completa,  che  coordi- 
nasse le  notizie  paleografiche  e  storiche,  la  legislazione  archi- 
vistica e  i  consigli  suggeriti  dalla  lunga  esperienza  e  da  pazienti 


174  RECENSIONI   E   NOTE   BIBLIOORÀPICHB    —   C.  RINA  UDO 

ricerche.  A  questa  lacuna  riparò  appunto  Tarchivista  del  mini- 
stero della  pubblica  istruzione,  Pietro  Taddei,  col  Manuale 
Hoepli,  intitolato  U Archivista,  ' 

Il  volume  è  diviso  in  due  parti,  storica  e  amministrativa. 
Nella  prima  l'A.  descrive  sommariamente  come  si  costituivano 
gli  archivi  dai  popoli  antichi  e  specialmente  dai  Romani,  nel 
medioevo  e  nei  tempi  moderni,  soffermandosi  sugli  archivi 
ecclesiastici,  notarili,  delle  opere  pie,  dei  privati  e  specialmente 
dei  Comuni;  dedica  un  capitolo  speciale  agli  archivi  piemon- 
tesi e  tocca  brevemente  degli  archivi  esteri.  La  vastità  del- 
l'argomento rende  impossibile  dare  in  un  manuale  un  chiaro 
concetto  degli  archivi  in  tanta  varietà  di  tempi,  di  governi,  di 
civiltà  e  di  condizioni  sociali;  perciò  sono  notizie  varie,  dette 
senza  pretesa  di  proporzioni  giuste  e  organiche,  intarsiate  anche 
di  qualche  documento,  che,  se  non  bastano  ad  illuminare  sulla 
storia  degli  archivi,  stimolano  il  desiderio  di  conoscerla.  Il  cenno 
sugli  archivi  esteri  è  così  scarso,  che  poteva  anche  essere 
ommesso. 

La  seconda  parte  ha  intento  più  pratico,  perchè  mi^'a: 
1®  a  descrivere  lo  stato  di  fatto  in  cui  si  trovano  gli  archivi 
delle  varie  amministrazioni,  centrale,  provinciale  e  comunale, 
riportando,  ove  esistono,  le  disposizioni  speciali  emanate  per 
l'ordinamento  e  la  custodia  degli  atti;  2»^  ad  esporre  la  teoria 
sull'ordinamento  e  l'organamento  di  un  officio  di  registra- 
tura od  archivio  secondo  le  nonne  del  regio  decreto  25  gen- 
naio 1900,  n.  35;  8«  a  mettere  in  rilievo  i  doveri  dell'archi- 
vista, l'importanza  dell'ufficio,  e  la  necessità  di  ben  conoscere 
le  competenze  delle  varie  amministrazioni.  Si  sarebbe  potuto 
sfrondare  questa  parte  della  descrizione  delle  istituzioni,  che 
trova  il  suo  posto  naturale  in  un  trattato  di  diritto  ammini- 
strativo o  di  amministrazione  generale  e  locale;  e  forse  avrebbe 
contribuito  all'organismo  dell'opera  la  separazione  dei  docu- 
menti dal  testo,  raccogliendoli  come  allegati  in  appendice. 

Il  volume  è  fornito  di  una  discreta  bibliografia,  dell'in- 
dice alfabetico  dei  nomi  e  delle  cose  e  di  dodici  tabelle. 

* 

21.  —  È  una  curiosità  legittima  quella  degli  ex  libris,  ma 
facile  a  incappare  nelle  tante  reti,  tessute  di  inganni,  di  falsi 
e  di  ristampe,  che  l'industria  disonesta  ha  teso. 


STORIA    GENERALE    —    P.  TADDEI    -   J.  OELLI   -   A.  CAPPELLI  175 

Jacopo  Gelli,  nel  prezioso  volume,  edito  dall'Hoepli,  volle 
offrire  una  guida  abbastanza  sicura  ai  raccoglitori  e  agli  stu- 
diosi di  ex  libris  italiani,  registrando  gli  autentici,  i  falsi,  i 
riprodotti  con  un  mezzo  grafico  qualsiasi,  o  ristampati  coi 
rami,  coi  legni  o  con  gli  zinchi  originali,  accompagnando 
ognuno  di  essi  con  opportune  indicazioni. 

Identificare  un  ex  libris  significa:  ricercare  la  persona  o 
la  famiglia  che  di  quello  si  servirono  col  fine  di  stabilire  la 
proprietà  dei  volumi.  Riuscire  nello  scopo  non  è  facile,  quando 
VeX' libris  è  anonimo;  ma  più  difficile  riesce,  quando  è  aral- 
dico, essendo  facile  andar  lungi  dal  vero  sì  per  l'errata  di- 
stribuzione delle  pezze,  la  mancanza  o  l'aggiunta  di  taluna  di 
esse,  come  per  l'assenza  degli  smalti  o  l'errata  indicazione. 

11  Gelli,  seguendo  il  sistema  descrittivo  già  usato  dai 
signori  Bertarelli  e  Prior  nel  lavoro  edito  dall'IIoepli  nel  1900 
(1300  ex  libris),  sostituendo  però  spesso  la  vignetta  alle  parole, 
raccolse  nella  prima  parte  gli  ex  libris  propriamente  detti, 
disponendoli  in  ordine  alfabetico;  nella  seconda  i  cartellini 
applicati  dai  librai  sui  volumi  da  essi  venduti;  nella  terza  gli 
ex  libris  di  premio.  Per  facilitare  l'identificazione  del  titolari 
degli  ex  libris  araldici,  al  testo  fece  seguire  la  descrizione  suc- 
cinta e  figurata  delle  varie  pezze  del  l)lasone  araldico,  come 
pure  le  divise,  i  motti,  le  sentenze,  i  gridi  di  guerra,  le  accla- 
mazioni usate  nell'arma  gentilizia  da  molte  famiglie  italiane. 

Sono  ben  3500  gli  ex  libris  italiani  elencati  e  descritti, 
illustrati  con  755  figure,  e  da  oltre  2000  motti,  sentenze  e 
divise,  con  840  incisioni.  Raccolta  ricchissima  e  felicemente 
riuscita,  non  ostante  le  inevitabili  lacune  e  imperfezioni,  che 
gli  specialisti  sapranno  riscontrarvi. 

* 

22.  —  Chi  attende  agli  studi  storici  conosce  per  esperienza 
quante  difficoltà  cronografiche  si  incontrino  consultando  anliclie 
scritture,  sia  pei  diversi  sistemi  usati  nel  computo  de.di  anni, 
mesi  e  giorni,  sia  per  l'uso  di  ere  e  calendari  diversi  dai 
nostri. 

Per  ovviare  a  queste  frccpienti  cause  di  incertezze  e  dì 
errori,  nonché  di  perditempo,  il  Cappelli  si  studiò  di  riunire 
nel  volume  succitato  tutto  ciò  che  gli  pareva  essenziale  nella 
verifica  di  qualche  data  storica,  limitandosi  al  periodo  che  corre 


176  RECENSIONI  E  NOTE  BIBLIOQRAFICHE   >-   C.   RINATJDO 

dal  principio  dell'era  cristiana  ai  tempi  nostri.  I  fasti  conso- 
lari, la  successione  degli  imperatori,  re  e  papi,  l'èra  bizantina, 
quella  di  Spagna,  l'Indizione,  l'egira  di  Maometto,  l'era  della 
repubblica  francese  sono  messe  a  riscontro  con  gli  anni  del- 
l'era cristiana.  A  questo  fa  seguito  un  Calendario  perpetuo, 
con  un  ricco  glossario  dì  dati,  che  fa  risparmiare  agli  studiosi 
i  calcoli  che  rendonsi  necessari,  specialmente  quando  si  maneg- 
giano documenti  datati  con  nomi  di  feste  religiose. 

Cura  speciale  pose  l'A.  alle  Tavole  cronologiche  dei  So- 
vrani dei  principali  Stati  d'Europa  nell'evo  medio  e  moderno, 
con  particolare  attenzione  all'Italia.  Di  essa  invero  non  ci  for- 
nisce soltanto  la  serie  degli  imperatori  e  dei  re,  ma  dei  signori, 
conti,  marchesi,  duchi,  granduchi,  principi,  dogi,  re,  che  domi- 
narono nelle  varie  regioni  e  città,  disposte  per  ordine  alfabe- 
tico (Bologna,  Camerino,  Faenza  ed  Imola,  Ferrara,  Forti,  Ge- 
nova, Guastalla,  Lucca,  Mantova,  Massa  e  Carrara,  Milano, 
*  Mirandola  e  Concordia,  Modena  e  Reggio,  Monferrato,  Napoli, 
Padova,  Parma,  Piacenza,  Pesaro,  Pisa,  Piombino  ed  Elba, 
Puglie  e  Calabria,  Ravenna,  Rimini,  Roma,  Saluzzo,  Savoia  e 
Piemonte,  Sicilia,  Toscana,  Treviso  Feltre  e  Belluno,  Urbino, 
Venezia,  Verona). 

Per  una  più  vasta  trattazione  della  materia  si  potranno 
consultare  i  Padri  Mauiini,  l'Jdeler,  Io  Stokvis,  il  Grotefend, 
il  Brinkmeier,  il  Potthast,  il  Duchesne,  il  Bòhmer,  il  Kopallik, 
il  Bùhl,  il  Mas  Latrie,  il  Carraresi  ed  altri;  ma  come  raccolta 
degh  elementi  cronografici  comuni  sarà  senza  dubbio  apprez- 
zata dagli  studiosi  la  Cronologia  del  Cappelli. 

*  * 

23.  —  I  due  volumi  del  Gnecchi  e  dell'Ambrosoli  costitui- 
scono un'ottima  guida  numismatica  italiana,  il  primo  per  l'età 
romana,  il. secondo  per  i  tempi  moderni. 

Il  lavoro  del  Gnecchi  non  è  nuovo,  essendo  la  terza  edizione 
d'un  manualetto,  apparso  la  prima  volta  nel  1895,  la  seconda 
nel  1898,  ed  ora  notevolmente  accresciuto  nel  testo  (p.  418), 
nelle  figure  (203)  e  nelle  tavole  iconografiche  (25).  L'A.  rag- 
giunse (e  n'è  prova  la  buona  accoglienza  del  pubblico)  l'in- 
tento di  volgarizzare  la  numismatica,  rendendo  accessìbili  a 
tutti  le  cognizioni  elementari  e  facilitando  l'acquisto  e  i  cambi 
delle  monete.  Sono  tre  parti  distinte,  ma  intimamente  colle- 


STORIA  OBHSRALB  —  F.  OlTICOHI  •  8    ÀHBROBOLI  *  0.  GAROLLO  177 

gate;  nella  prima  fornisce  le  notizie  generali  sulle  collezioni^ 
rarità,  valori,  ritrovamenti,  ripostigli,  falsificazioni  delle  monete, 
con  un  ricco  saggio  bibliografico  ed  una  utilissima  nomencla- 
tura numismatica;  nella  seconda  illustra  i  vari  tipi,  forme  e 
vicende  delle  monete  della  repubblica  romana  ;  nella  terza  si 
intrattiene  più  ampiamente  sulle  monete  e  zecche  imperiali^ 
con  elenco  alfabetico  e  serie  iconografica.  In  appendice  TA. 
ci  diede  un  Vademecum  pel  raccoglitore  in  viaggio  con  l'indi- 
cazione dei  prezzi  per  le  monete  consolari  e  imperiali. 

L'Atlante  numismatico  italiano  del  compianto  Ambrosoli 
non  è  già  un  atlante  completo,  per  cui  occorrerebbero  parecchi 
Tolumi,  ma  una  selezione,  fatta  col  savio  criterio  dell'uomo 
competentissimo,  di  930  monete,  nell'intento  di  dare  un'idea 
sufficiente  della  vastissima  numismatica  italiana  moderna.  É 
quindi  un  libro  di  divulgazione  e  di  uso  pratico  ad  un  tempo, 
in  cui,  com'è  naturale,  primeggiano  per  numero  le  monete  di 
Roma  (192),  Venezia  (134),  Milano  (95),  Savoia  (63),  Napoli  (56), 
Bologna  (41),  Parma  (24),  Firenze  (21).  L'Atlante  è  preceduto 
da  un  succinto  elenco  delle  pubblicazioni  più  notevoli,  alle 
quali  si  dovrà  ricorrere  per  informazioni  particolari  sui  vari 
argomenti,  dall'indice  alfabetico  delle  città  e  regioni  illustrate, 
dal  prospetto  delle  zecche  dell'Italia  continentale  e  insulare  ;  ed 
è  seguito  dall'elenco  dei  santi  rappresentati  sulle  monete,  dal- 
l'elenco dei  motti  disposti  in  ordine  alfabetico,  e  da  quello 
delle  figure,  che  sono  in  tutto  1746. 

* 

*  * 

24.  —  La  frequenza  dei  Dizionari  biografici  ne  dimostra 
il  vivo  bisogno.  Tutti  presentano  gravi  difficoltà  ;  queste  si  ac- 
crescono, quando  il  dizionario  diventa  universale  e  vuol  essere 
contenuto  nella  forma  e  nell'ampiezza  di  un  Manuale. 

Il  prof.  Gottardo  GaroUo  s'accinse  all'ardua  impresa,  non 
già  con  eliminazioni  soverchie  di  nomi,  che  anzi  ne  aggiunse 
parecchi  obliati  di  umili  ma  utili  lavoratori,  ma  adottando  un 
sistema  nuovo.  Anziché  biografie  storiche,  sono  indicazioni 
personali  comuni,  di  cui  occorre  nei  frequenti  bisogni,  con  la 
nota  caratteristica  individuale  più  spiccata.  Non  sempre  fu  pos- 
sibile accertare  la  data  e  i  luoghi  della  nascita  e  della  morte, 
e  non  è  sempre^  facile  racchiudere  in  una  formola  la  vita  di 
un  uomo,  specialmente  se  molto  complessa;  pur  ci  sembra 

Rivista  borica  italiana^  8*  S.,  viir,  2.  12 


178  RCCBM8J0HI  K  ROTI  BIBLIOGRAriCHB   —   C.   RINAUDO 

felice  il  concetto  direttivo.  Infatti  col  suo  sistema  il  Garollo 
riusci  a  raccogliere  in  2  volumi  di  complessive  pagine  2118 
ben  50  mila  voci  e  80  mila  numeri,  fornendo  al  consultatore 
i  dati  essenziali  che  spesso  gli  occorrono,  o  almeno  indiriz- 
zandolo con  le  succose  indicazioni  a  ulteriori  ricerche. 

G.    RlNAUDO. 


PAULUS  KEHR,  Regesta  pontificum  romanorum.  Italia  ponti' 
fida.  —  Voi.  II,  inLatiumn,  Berolini,  apud  Weid- 
mannos,  MDCCGCVII. 

25.  —  Fu  già  annunziata  questa  novissima  e  preziosa  pub- 
blicazione, fatta  sotto  gli  auspizi  della  R.  Società  di  Gottinga 
dàir  indefesso,  paziente,  accurato  e  intelligente  ricercatore  dì 
documenti  pontificii,  Paolo  Kehr,  nella  Rivista  storica.  Della 
parte  1%  Italia  pontificia^  è  ora  comparso  il  voi.  II,  Latiumj 
dando  a  questo  nome  Testensione  ch'ebbe  nella  storia  eccle- 
siastica. 

Questo  volume  contiene  gli  Atti  dei  pontefici  romani  an- 
teriori all'anno  1198,  che  riguardano  i  patrimoni  della  S.  R. 
Chiesa  nel  Lazio  e  le  diocesi  seguenti:  delle  sedi  suburbicarie 
Ostia,  Porto  con  T  antico  episcopato  di  Cervetri,  Silva  candida, 
Albano  con  Anzio,  Frascati,  Palestrina  e  Sabina;  della  Cam- 
pania romana  Tivoli,  Velletri  con  T antico  episcopato  delle 
Tres  tahernacy  Terracina  con  Piperno  e  Sezze,  Segni,  Anagni 
con  Trevi,  Ferentino,  Alatri  e  Veroli;  della  Tuscia  romana 
Nepi,  Sutri,  Civita  Castellana,  Orte,  Gallese,  Toscanella  con 
Civitavecchia,  Bieda  e  Viterbo,  Bagnorea,  Castro,  Orvieto  con 
r  antico  vescovado  di  Bolsena.  Gli  atti  dei  pontefici  romani 
segnalati  sono  677,  dei  quali  290  già  erano  nei  Regesti  del 
laffé;  integri  340,  autografi  72. 

I  regesti  sono  pubblicati  per  ordine  topografico,  ossia 
dapprima  quelli  che  riguardano  i  patrimoni  della  S.  R.  Chiesa 
nel  Lazio,  poi  successivamente  per  ciascuna  diocesi  nell'ordine 
sopra  indicato.  Ciascuna  sede  reca  propria  numerazione.  Sic- 
come questo  metodo,  consigliato  da  parecchie  buone  ragioni, 
potrebbe  rendere  meno  facile  la  ricerca  di  uno  speciale  atto, 
così  l'Autore  ha  poi  disposto  i  677  Atti  per  ordine  cronolo- 
gico e  per  pontificati  :  notando  con  particolari  segni  nella  nu- 
merazione, se  gli  Atti  sono  perduti  o  di  cui  si  abbia  semplice 


STORIA  6KNERALB  —   F.   OSIÀPUSBO  179 

notizia,  se  sparii,  se  ancora  conservati  gli  autografi  ;  indicando 
in  altra  colonna  la  data  dell'atto,  nella  terza  la  fonte,  se  cioè 
tratti  dalla  collezione  laffé-Kaltenbrunner  (IK),  o  laflFé-Ewald 
(lE),  0  laffé-Lòwenfeld  (IL),  nella  quarta  il  pontefice  e  il  titolo 
degli  atti  che  li  riguardano.  Così  si  ha  sotto  gli  occhi  un  chiaro 
prospetto  dei  Regesti  secondo  l'ordine  cronologico  e  ponti- 
ficale. 

L'opera  non  è  priva  di  tutti  quei  sussidi,  che  contribuiscono 
a  rendere  compiuta  e  quasi  perfetta  l'impresa,  e  tornano  agli 
studiosi  di  tanta  utilità  pratica:  come  l'Indice  delle  cose,  una 
larga  bibliografia  per  ogni  capitolo  e  paragrafo  degli  atti,  un 
sobrio  schiarimento  storico  e  archivistico  per  ciascun  titolo, 
e  ad  ogni  atto  le  indicazioni  necessarie  per  ritrovarne  il  do- 
cumento o  la  citazione. 

Tutti  i  cultori  degli  studi  storici  saranno  grati  alla  bene- 
merita R.  Società  di  Gottinga  di  avere  curato  una  pubblica- 
zione così  faticosa  e  dispendiosa,  e  al  Dr.  Paolo  Kehr  d'averla 
intrapresa  con  si  larga  preparazione,  tanta  dottrina  e  precisione 
di  esposizione.  C.  Rinaudo. 


F.  CHIAPUSSO,  Susa:  Bandiera   e   stemma   della    Città.    — 
Susa,  G.  Gatti,  1906. 

26.  —  Con  questo  titolo  il  eh.""**  A.  pubblica  due  verbali 
del  Consiglio  Comunale  di  Susa,  in  data  14  maggio  1581.; 
nel  primo  dei  quali  si  espone  che  vent'anni  prima,  in  occa- 
sione dell'ingresso  del  Duca  E.  Filiberto  in  quella  Città  si  era 
provvisto  a  fare  un'insegna  che  venne  affidata  a  Messer  Claudio 
Porterio,  e  da  questi  era  passata  poi  ad  altre  mani.  Ora  si 
delibera  che  il  gonfalone  sia  preso  e  tenuto  in  consegna  dal 
Consindaco  Paolo  de  Roma.  Il  secondo  verbale  narra  la  ri- 
messione fatta  quel  giorno  stesso  dell'insegna  del  Comune, 
che  era  gialla,  rossa  e  nera,  dal  nob.  Lorenzo  Bardessano, 
che  la  teneva  presso  dì  sé  come  Alfiere,  al  nuovo  consegna- 
tario designato. 

A  questa  pubblicazione,  che  illustra  con  brevissime  pa- 
role, l'A.  aggiunge  qualche  cenno  intorno  allo  stemma  della 
Città,  notando  le  leggiere  varianti  ch'esso  ebbe  a  subire  nel 
succedersi  dei  tempi,  le  diverse  descrizioni  che  se  ne  trovano 
nei  libri  del  Comune.  Le  due  torri,  più  o  meno  abbondante- 


180  RKCCN8I0H1   B  KOTE  BIBLIOURAFICHB    —    L.   U. 

mente  finestrate,  congiunte  o  no  da  un  muro  con  un  portone^ 
ricordano  la  Porta  di  Savoia,  costruzione  romana  di  cui  si 
onora  la  vecchia  Susa,  e  il  motto,  che  si  aggiunse  in  tempi 
recenti,  In  flammis  probatus  amor,  crede  TA.  sia  stato  inspi- 
rato dal  Tesauro,  il  quale,  invitato  nel  1663  a  tracciare  un 
programma  delle  feste  a  celebrarsi  per  l'arrivo  del  Duca 
C.  Emanuele  II  colla  sposa  Francesca  d'Orléans,  suggeriva 
anche  l'erezione  d'un  arco  di  trionfo,  sull'alto  del  quale,  fra 
altri  emblemi,  la  statua  della  Fedeltà  che  abbracciava  una 
delle  due  torri  dello  stemma  di  Susa,  nel  cui  zoccolo  dove- 
vasi scrivere:  «  in  flammis  probatus  est  amor  »,  alludefido  al- 
r  incendio  patito  dall'  Imperatore  Federico  Barbarossa  per  V amore 
verso  i  principi  di  Savoia, 

Il  lavoro  è  piccolo  di  mole  e,  se  si  voglia,  anche  d' im- 
portanza, ma  è  buon  segno  che  l'on.  Chiapusso  non  scorda,, 
fra  le  preoccupazioni  della  vita  pubblica,  i  prediletti  studi 
onde  già  venne  onore  a  lui  ed  alla  sua  città  nativa  (1). 

L.  U. 


PH.  KIEFFER,    S.    Giusto   di    Susa,    —    Torino,   Bellardi    e 
Boria,   1906. 

i27.  —  Il  padre  Filippo  Kieflfer  ha  voluto  ripagare  la  cor- 
tese ospitalità  che  a  lui  ed  ai  suoi  confratelli,  esuli  dalla 
Francia,  offriva  la  valle  di  Susa,  portando  il  suo  contributa 
alle  feste  millenarie  che,  nello  scorso  anno,  si  celebravano  in 
onore  del  Santo  patrono  della  Diocesi,  coli' illustrarne  la  vita 
e  il  martirio.  Pensiero  tanto  più  gentile  quanto  più  al  K., 
ignaro  quasi  della  nostra  lingua  (il  libro  fu  scritto  in  fran- 
cese e  tradotto  sul  manoscritto  dal  Canonico  Calabrese)  stra- 
niero ai  luoghi  in  cui  si  svolgevano  le  scene  che  imprendeva 
a  narrare,  non  famigliare  con  molte  delle  fonti  cui  aveva  a 
ricorrere,  doveva  riuscire  difficile  mandarlo  ad  effetto. 

Attingendo  specialmente  al  racconto  confuso  e  frammen- 
tario che  la  Cronaca  della  Novalesa  ci  porge  della  distruzione 


(1)  Ciò  scrivevo,  quando  a  Felice  Chiapusso  sembrava  promessa 
ancora  lunga  esistenza  lieta  ed  operosa  ;  si  stampò  quando  la  morte 
lo  ha  strappato  alFaffetto,  alle  speranze  dei  suoi  !  Alla  Memoria  del 
compianto  Collega  il  mio  rispettoso,  dolente  saluto! 


STORIA  GUriRÀLI   —  P.  KIEFFBR  181 

di  quel  famoso  cenobio  per  mano  degli  infedeli,  delle  sevizie 
e  del  martìrio  che  incontrarono  i  pochi  monaci  rimasti  a  cu- 
stodia dell'altare,  mentre  fuggivano  i  più,  TA.  mettendo  a 
confronto  i  vari  passi,  non  trascurando  gli  altri  scarsi  docu- 
menti sincroni  e  la  tradizione  popolare,  sceverando,  con  critica 
sagace,  quanto  ha  parvenza  di  vero  da  quanto  sembra  fan- 
tasiosa leggenda,  traendo,  dal  poco  che  si  conosce,  deduzioni 
se  non  sempre  sicure  almeno  verosimili,  riesce  a  darci  delle 
vicende  del  Santo  una  narrazione,  se  non  ricca  di  particolari 
tale  almeno  da  spargere  sufficiente  luce  su  di  lui. 

S.  Giusto,  fratello  d'un  Leone  che ^^o^è  esser  Papa,  forse 
Leone  IV,  fu  monaco  della  Novalesa  e  vi  tenne  non  la  dignità 
di  Abate,  ma  la  carica  di  cellerario  o  procuratore.  All'annunzio 
<he  ì  Saraceni,  varcato  l'Appennino  ligure  ed  invaso  l'alto 
Piemonte,  dilagavano  lungo  la  cerchia  delle  Alpi  e  ne  pre- 
davano successivamente  le  valli,  i  monaci  della  Novalesa  si 
ritraggono,  parte  a  Torino  e  parte  in  Savoia,  ma  alcuni  riman- 
gono, e  fra  questi  S.  Giusto  e  S.  Flaviano.  I  Mori  si  appres- 
sano, giungono,  e  all'orda  dei  fuggiaschi  che  esterrefatti  li  pre- 
cedono, si  aggiungono  gli  abitanti  della  valle  Cenisia  e  i  pochi 
monaci  rimasti  a  Novalesa  (906).  Cercano  rifugio  su  per  la  valle 
della  Dora,  a  Oulx,  a  Beaulard,  nelle  spelonche  e  nelle  selve, 
e  Giusto  li  dirige,  li  conforta,  li  avvia  in  salvo  oltremonti,  e 
poi  col .  compagno  Flaviano  scende  a  salvare  altri  miseri  o  a 
morire  con  essi.  E  muore  infatti  per  mano  dei  Saraceni,  e  il 
corpo,  buttato  in  un  pozzo,  riceve  poco  dopo,  dalla  pietà  di 
qusdche  fedele,  onorata  sepoltura  in  una  chiesuola  presso  Oulx, 
di  dove,  oltre  un  secolo  dopo,  le  sante  reliquie,  a  caso  sco- 
perte, vengono  trasportate  a  Susa,  nel  tempio  fatto  innalzare 
da  Olderico  Manfredi  (1027). 

In  questo  racconto  e  nella  confutazione  che  fa  della  narra- 
zione di  Rodolfo  Glabro,  che,  affermando  nella  sua  cronaca 
essersi  trovato  presente  alla  traslazione  delle  reliquie,  cerca 
negarne  l'autenticità,  l'A.  mi  pare  essenzialmente  lodevole  pel 
modo  d'argomentare  stringente  e  sicuro,  e  per  l'amore  alla 
verità  che,  a  differenza  degli  agiografi  dei  tempi  andati,  lo 
spinge  a  procedere  cauto  e  a  non  meritarsi  l'accusa  di  cre- 
dulità sovèrchia.  L.  U. 


182  RBCEirSIOiri  B  NOTB  BIBLIOOIUnOHE  —    Q.  8iN«I0RG]0 

D.  SILVIO  M.  VISMARA,  Monasteri  e  Monaci  Olivetani  nella 
diocesi  milanese  (Note  storiche).  —  Milano,  Cogliati,  1907. 

28.  —  Oh  belle  agli  occhi  miei  tende  latine!  Ma  il  libro 
del  Benedettino  di  Montoliveto  è  tutt'altro  che  bene  scritto,  e 
sovratutto  è  di  breve  orizzonte.  Egli  non  è,  infatti,  che  il 
panegirico  del  suo  sodalizio ,  all'  ombra  dei  cui  ulivi  sempre 
fiorirono  i  santi  e  nel  quale  come  la  virtù  così  la  scienza  fu 
costantemente  tradizionale^  —  ed  è  già  assai  che  al  chiudere 
del  penultimo  de*  suoi  sette  paragrafi  ammetta,  che  anche 
neirOrdirie  Olivetano  vi  sia  stato  qualche  momento  di  tiepida 
osservanza,  di  rilassamento,  e  che  qualche  religioso  possa  aver 
fallato.  Ma  a  dir  vero,  la  vita  si  vive  dagli  uomini,  e  tra  gli 
uomini;  e  dappertutto  (aggiunge  giustissimo  il  reverendo  Vi- 
smara)  s'infiltra  sempre  del  guasto  che  ammorba  l'ambiente. 

E  bella  ed  ampia  tenda  hanno  diciotto  anni  or  sono 
piantata  in  Seregno  (nella  diocesi  milanese)  i  devoti  di  Ber- 
nardo Tolomei  dell'illustre  famiglia  di  Siena  feconda.  Desso 
è  attualmente  il  solo  Monastero  che  gli  Olivetani  abbiano  in 
Lombardia,  dalla  quale  erano  stati  assenti  per  forza  quasi 
quattro  quinti  di  secolo.  Tutti  ricordano  il  nembo  procelloso  di 
Giuseppe  II  prima,  e  poi  la  gran  soppressione  del  tempo  della 
Rivoluzione  Francese  che  l'A.  definisce  a  suo  modo  ubbriaca-- 
tura  e  vandalismo. 

Nella  Provincia  lombarda  già  i  bianchi  solitari  di  Monto- 
liveto avevano,  del  resto,  spiegato  il  loro  stendardo  nel  1400 
a  Baggio,  la  patria  di  quel  patarino  Anselmo  che  era  stato 
trecentotrentanove  anni  prima  assunto  al  papato  col  nome  di 
Alessandro  IL  Altri  quattro  monasteri  erano  poco  dopo  sorti 
per  essi  a  Villanova  di  Lodi,  a  Nerviano  presso  Parabiago,  a 
S.  Vittore  in  Milano,  a  Givate  nel  Lecchese,  e  a  Viboldone 
di  Melegnano. 

La  Basilica  Porziana  (dalla  quale  la  Vittoriana)  vanta 
d'altronde  una  reale  sua  importanza  storica.  Sant'Ambrogio 
vi  rimproverò  Teodosio  reo  dell'eccidio  di  Tessalonica,  e  dopo 
il  Mille,  i  mitrati  Arnolfo  ed  Ariberto  la  dotarono  di  casa  e 
latifondo.  Auspice  Giulio  II  l'ebbero  nel  1507  gli  Olivetani,  e 
per  costoro  il  1570  sorse  il  nuovo  tempio  dedicato  al  Mar- 
tire. Ben  dice  il  canonico  Paolo  Rotta  (pregiato  autore  di  un 
lavoro  appunto  su  S,  Vittmy,  detta  Basilica  Porziana)  che  fu 
un  vero  sproposito  il  non  aver  conservata  della  vecchia  cat- 


STORIA   OXRIRALB   --  8.  M.  TISXARA  183 

tedrale  nemmanco  una  traccia,  e  l'aver  lasciato  TAlessi  co- 
struisse da  padrone.  Quarantadue  anni  dopo,  S.  Vittore,  aperto 
al  culto,  ebbe  consacrato  il  suo  aitar  maggiore  da  Federico 
Borromeo,  dipinte  le  tele  e  le  pareti  dal  Moncalvo,  dal  Crespi, 
dal  Salmeggia,  dal  Figini,  dai  due  Procaccini,  e  miniati  i  libri 
corali  da  Gerolamo  di  Milano.  Solo  il  1810,  dopo  vicende  e 
resistenze  diverse,  i  frati  se  ne  andarono,  pur  lasciando  ancora 
per  qualche  tempo  al  governo  della  importante  parrocchia  un 
dei  loro.  Il  Cenobio,  che  se  non  fu  architettura  di  Bramante, 
meritava  di  esserlo,  diventò  poi  caserma  della  cavalleria  au- 
striaca. 

Né  mancò  ai  suoi  giorni  di  qualche  valore  storico  anche 
rabbazia  di  Civate,  che  sorta  nel  settecento,  ebbe  dal  secondo 
Angilberto  dei  Pusterla  e  dall'arcivescovo  d'Intimiano,  e  da 
altri  fedeli,  possessi  tanti  e  tali  privilegi  che  nessun'altra  mai 
in  Diocesi  Milanese.  Alla  fine  del  XIV,  però,  essa,  e  per  le 
continue  guerre,  e  per  esser  decaduta  in  basso  la  disciplina 
monastica^  perdette  assai  della  sua  popolarità^ed  occorsero  gli 
Sforza  e  papa  Sfondrati  perchè  ritornasse  un  po'  alla  vecchia 
nomea.  Il  1556,  fortuna  volle  che  la  ottenessero  gli  Olivetani, 
e  per  parecchi  anni  infatti  le  cose  camminarono  bene  ;  ma  la 
disciplina  conventuale  s'era  un  po'  rilassata,  e  il  famoso  nembo 
del  Tedesco  si  scatenò  ai  tempi  della  Cisalpina  come  uragano 
anco  sulla  alpestre  Civate.  Gli  Olivetani  pare  vi  fosser  vissuti 
pur  troppo  senza  infamia  e  senza  lode;  ma  a  questo  giudizio 
del  Fabi,  ed  agli  altri  del  Longoni,  dello  Spinelli,  e  di  Cesare 
Cantù,  di  cotesta  gente  (!),  il  signor  Vismara  non  sì  degna  di 
dar  peso.  À  lui  basta  l'autorità,  indubbiamente  molta,  ma 
niente  spassionata,  di  monsignor  Magistretti. 

Forse  fu  disgrazia  che  Antonio  da  Barga  non  sia  cam- 
pato tanto  da  narrare  i  miracoli  degli  illustri  del  suo  Ordine. 
Ma  a  desiderare  ai  Padri  del  Monte,  oltre  le  cento  ottave  del 
gran  Tasso,  nientemeno  che  una  Ditirambica  degli  uomini 
grandi  e  grandi  cose  che  onorano  non  solo  Oliveto,  ma  tutta 
Italia,  c'è  sempre  tempo.  Gaetano  Sangiorgio. 


184  RBCEK8I0NI  E  NOTC  BIBLJOORAFICHC    —   0.  BIGOMI 

ENRICO  SIEVEKING,  Studio  sulle  finanze  genovesi  e  in  parti- 
colare sulla  Casa  di  S,  Giorgio.  (Trad.  dal  tedesco  di  Onorio 
Soardi,  riveduta  dall'Autofe).  Parte  I,  in  Atti  della  «  So- 
cietà Ligure  di  Storia  Patria  ».  Parte  I  del  volume  XXXV, 
—  Genova,  Tip.  della  Gioventù,  1906,  pag.  262,  in-4«. 

29.  —  La  versione  italiana  di  quest'  opera  molto  impor- 
tante era  desiderata  dal  millenovecento,  cioè  dacché  si  potè 
apprezzare  nel  testo  originale  quanta  dottrina  vi  fosse  e  quanta 
novità  di  vedute  (1).  Infatti  il  valente  professore  della  Univer- 
sità di  Friburgo,  non  solo  ha  tenuto  conto  di  tutti  i  contri- 
buti a  stampa  recati  in  questi  ultimi  anni  a  rischiarare  i 
primi  tempi  del  Comune  di  Genova,  ma  ha  con  assidue  ri- 
cerche, nel  R.  Archivio  di  Stato,  specialmente  in  quella  sezione 
che  chiamasi  da  S.  Giorgio,  nelle  due  celebri  biblioteche  della 
città  (la  Givico-beriana  e  la  Universitaria)  e  negli  Archivi  di 
Venezia  e  Firenze,  potuto  accertare  un  gran  numero  di  fatti  e 
rettificare  molte  asserzioni  erronee  o  avventate  di  studiosi  che 
r  hanno  preceduto.  Questa  prima  parte  giunge  sino  al  prin- 
-cipio  del  400,  cioè  sino  al  consolidamento  delle  compere  nel 
nome  di  S.  Giorgio.  La  seconda  abbraccia  propriamente  la 
Storia  della  Casa  di  S.  Giorgio  sino  alla  sua  fine  (1815)  e 
ne  daremo  cenno  quando  ne  sarà  fatta  T  edizione  italiana. 
Il  lettore  che  voglia  saperne  qualcosa,  può  vedere  anche  su 
questa  seconda  il  giudizio  di  Angelo  Roncali  da  noi  citato  qui 
«otto.  Diciamo  intanto  qualche  cosa  della  prima. 

Essa  si  presenta  con  un  chiaro  elegante  vestibolo  che  è 
la  Prefazione  dell'Autore  (2).  Segue  un  atrio  (intitolato  Fonti 
e  Letteratura)  il  quale  ci  permette  di  apprezzare  al  loro  giusto 
valore  le  fondamenta  della  ricostruzione  finanziaria  fatta  dal  S, 
Finalmente  abbiamo  l'accesso  ad  un  triplice  compartimento, 
-cioè  a  tre  capitoli  con  i  titoli  seguenti: 

1^  Genova  sotto  il  dominio  illimitato  della  nobiltà  fino 
all'anno  1257.  ' 


(1)  Prof.  A.  Roncali,  recensioni  delle  due  parti  dell'opera  in 
Riforma  sociale  (voi.  IX,  pag.  82  e  segg.  -  Voi.  X,  pag.  612  e  se- 
guenti nel  1899  e  1900). 

(2)  Siamogli  anche  grati  delle  buone  parole  eh*  egli  ha  stampato, 
attestando  la  sua  riconoscenza  per  gli  ufficiali  degli  Archivi  italiani 
«  la  loro  cortesia  (vedi,  pag.  XVIII). 


STORIA   OBHBRALI   —   E.  BIBVSXIHO  185 

2**  Dalla   prima   istituzione   del  capilaneus  popuH   fino 
alla  elezione  del  doge  popolare  (1257-1339). 

3®  Amministrazione  delle  finanze  genovesi  sotto  il  doge 
fino  alla  erezione  della  Casa  di  San  Giorgio  (1339-1407). 

Il  corredo  di  documenti  trascritti  nell'appendice  ci  dà  un 
saggio  (per  continuar  il  paragone)  della  bontà  delle  fondamenta. 

Ove  non  scendasi  a  particolari  minuti,  crediamo  impossi- 
bile dare  un'adeguata  idea  del  lavoro  dell' A.,  ma  se  volessimo, 
senza  tor  pregio  alle  altre,  dire  quali  sono  le  parti  del  volume 
da  noi  preferite,  diremmo  senza  esitazione  il  paragrafo  intito- 
lato: Organizzazione  indipendente  della  borghesia  nella  com^ 
pagna  (pag.  18  e  segg.),  l'altro  sulla  Politica  finanziaria  del 
primo  capitaneiis  populi^  Guglielmo  Boccanegra  (pag.  6  e  segg.)t 
finalmente  quello  sulle  Imposte  diverse  specialmente  sul  com^ 
merdo  (pag.  164  e  segg.)  e  gli  ultimi  del  capitolo  3®  riguar- 
danti le  Compere  a  Genova,  confrontate  coi  debiti  delle  altre 
città  italiane  fin  verso  il  1400  e  le  Maone  di  Scio,  di  Cipro, 
di  Corsica  (pag.  185-223). 

Le  investigazioni  finanziarie  del  S.  confermano  solo  in 
parte  la  definizione  che  dava  il  Rezasco  per  la  cotnpagna: 
«è  il  popolo  collegato  in  società  politica  ».  Ragionevolmente 
il  S.  nota  che  la  sua  tendenza  era  di  aggregarsi  tutti  i  Geno- 
vesi abili  alle  armi.  E  alla  testa  della  stessa  erano  le  famiglie 
viscontili.  Da  queste  erano  presi  i  consoli  che  diventeranno  poi 
i  consoli  del  Comune,  il  qual  Comune  non  viene  dunque  ad 
essere  tutta  una  cosa  colla  città,  ma  soltanto  una  parte  di 
questa  (1);  ecco  in  che  senso  deve  intendersi  la  voce  popolo 
nella  definizione  del  Rezasco.  Più  tardi  essa  voce  (popolo) 
avrà  un  valore  contrapposto  a  quello  di  Comune.  Il  carattere 
militare  originario  della  compagna  impedisce  di  ritenerla  ana- 
loga alla  gilda  inglese  (come  voleva  il  Goldschmidt)  o  ad  una 
associazione  capitalistica.  Bensì  il  suo  scopo  essendo  stato 
l'acquisto  del  dominio  marittimo,  e  questo  avendo  raggiunto 
particolarmente  durante  e  per  causa  delle  Crociate,  venne  un 
grande  incremento  di  capitale  alla  classe  viscontile.  Ma  corri- 
spondentemente cresceva  d'importanza  anche  la  borghesia  o 
popolo;  quindi  ecco  il  conflitto. 


(1)  VoLPB,  QuesUcni  fondamentali  sulV  origine  e  svolgimento  dei 
Comuni  italiani.  (Pisa,  1904,  pag.  23  e  segg.). 


186  RBCKN8I0VI  B  NOTE  BIBLIOORAFICHB  —   G.   BIGONI 

Il  governo  di  Guglielmo  Boccanegra  è  dal  S.  paragonato 
a  una  tirannide  greca,  e  spiegato  colla  cattiva  amministra- 
zione finanziaria  del  precedente  governo.  //  capitano  del  popolo 
assise  la  finanza  su  basi  solide  riordinando  il  sistema  dei 
prestiti  (compere),  fissando  le  azioni  (luoghi)  (1)  a  100  lire, 
assalendo  i  diritti  de*  visconti  e  dell'  arcivescovo,  e  di  questo 
con  maggior  fortuna  che  non  di  quelli.  Se  il  suo  scopo  era 
di  sgravare  le  classi  povere,  perchè  non  si  ricorreva  ad  una 
imposta  diretta?  Riferisce  il  S.  la  ragione  addotta  dal  capi- 
tano ,  cioè  che  «  mutua  et  collecta  ad  concivium  et  maxime 
pauperum  gravitates »  (2),  ma  osserva  tosto:  «  Però  effetti- 
vamente una  colletta  giustamente  ripartita  avrebbe  colpito 
pure  i  ricchi,  ai  quali  apparteneva  anche  il  capitano,  cioè  il 
ricco  banchiere  Boccanegra». 

A  proposito  dei  palazzi  de'  nobili  sparsi  per  la  città,  muniti 
di  torri,  distinti  da  «  ampie  loggie  e  grandi  cortili  che  servi- 
vano da  luogo  di  riunione  della  famiglia  e  de'  suoi  partigiani  „, 
cogliamo  l'occasione  per  menzionare  la  loggia  dei  De  Camilla 
e  Lercari  testé  tornata  in  luce  in  Vico  degl'Indoratori,  cioè 
non  lungi  dalle  case  dei  D'Oria  (3). 

*  * 

Il  sistema  finanziario  genovese  non  aveva  soltanto  uno 
scopo  fiscale.  Il  S.,  che  fin  dal  1896  aveva  rivolta  la  sua  at- 
tenzione air  industria  della  seta  nella  nostra  città,  trova,  nelle 
tariffe  daziarie  del  300,  un  intento  evidentemente  protet- 
tore sia  della  industria  degli  ori  e  argenti  (specialmente  fili- 
grana), sia  della  seta.  Cita  per  il  400  la  diminuzione  del  dazio 
d'importazione  del  legname  **  attendentes  quantum  ex  navali 
fabrica  Januensium  opes   crescunt  et  civitas  exsullat  »,  dove 


(1)  Parola,  crede  il  S.,  presa  dal  lingaaggio  degli  armatori  di 
una  nave. 

(2)  Veramente  la  precisa  citazione,  che  ho  riscontrato  nel  Libbr 
JuRiUM,  dev* essere:  Oporteret  mutua  et  collecte  frequentes  et  magna 
fieri  ad  coiicivium  etc.  Altrimenti  il  senso  è  poco  chiaro. 

(3)  La  iscrizione  latina,  che  il  march.  M.  StagHeno  fin  dal  1860 
trascrisse,  è  la  seguente  :  In  ChrisU  nomine  1411  prima  Maxi  per 
ndbiles  De  Camilla  et  De  Lercariis  hec  logia  facta  fuit  quibus  et  earum 
sticcessoribus  in  perpetuum  sit  comunis. 


STORIA  IQEHBRALS   —  D.   CAMBU80  187 

qjiesV  exsuUat  è  veramente  una  parola  assai  significativa,  e  ben 
ci  mostra  la  città  nella  quale  i  monarchi  stranieri  venivano  a 
impegnare  le  loro  gemme  per  poter  pagare  i  proprii   soldati. 

Sulla  tenuta  dei  libri  in  partita  doppia,  in  cui  Genova  ha 
preceduto  non  solo  Firenze  ma  anche  Venezia,  e  sul  vario 
carattere  delle  maone  le  osservazioni  del  S.  ci  sembrano  spe- 
cialmente notevoli  e  ci  siamo  compiaciuti  che,  al  par  di  noi 
e  d'altri  studiosi,  egli  abbia  dato  il  dovuto  peso  alle  ricerche 
del  generale  Ugo  Assereto  intomo  agli  alberghi  nella  Liguria 
e  alla  Maona  di  Corsica  (1)  «  dall' Assereto  giudicata  non  più 
favorevohnente  di  quello  che  Adamo  Smith  giudicasse  la  Fast 
India  Company  ». 

Per  concludere  e  col  desiderio  di  dare  un  più  largo  cenno 
delle  compere  al  tempo  (speriamo  prossimo)  in  cui  sarà  pubbli- 
cata la  parte  seconda  propriamente  dedicata  a  S.  Giorgio  (2), 
non  sapremmo  meglio  significare  il  nostro  elogio,  che  deplorando 
non  siano  vivi  ancora  il  Belgrano  e  il  Desimoni,  perchè  così 
il  S.  come  il  pubblico  V  avrebbero  udito,  anziché  da  noi,  da 
ben  più  autorevoli  giudici.  Guido  Bigoni. 


DOMENICO  GAMBIASO,  Cremeno  e  la  Polcevera.  —  Genova, 
tip.  della  Gioventù,  1907,  pag.  248,  in-16^ 

30.  —  Da  Carmandino  in  Val  Polcevera  alle  falde  del 
monte  dei  Due  Fratelli  prende  il  nome  quell'antico  progeni- 
tore (3)  delle  famiglie  viscontili  di  Genova  segnalatesi  agli 
albori  del  Comune,  il  nome  delle  quali  faticosamente  e  acu- 
tamente rintracciò  il  Belgrano  di  sui  due  codici  membranacei 
celebri  col  nome  di  Registro  arcivescovile  di  Genova.  Si  che  il 
luogo  stesso,  colle  lontane  memorie  storiche  che  vi  si  connettono 


(1)  Nel  1378,  per  la  guerra  imminente,  che  fa  poi  detta  di  Chioggia, 
il  Comune  cede  risola,  faor  di  Bonifacio  e  Calvi,  a  una  maona,  di 
cui  è  gran  parte  Leonello  Lomellini.  U.  Asserbto,  Genova  e  la 
Corsica  in  BvUeUn  de  la  Société,  etc,,  de  la  Corse,  1901,  pag.  146. 

(2)  In  cui  speriamo  trovare  una  stampa  più  accurata,  special- 
mente delle  citazioni  contenute  in  nota. 

(3)  Ido  Visconte  possessore  di  terreni  lungo  le  mura  di  Genova, 
presso  S.  Siro,  nel  952.  Carmandino  -  oggi  Cremeno  -  è  propria- 
mente air  imboccatura  d' una  valle  minore  che  prende  il  nome  dal 
torrente  Secca. 


188  RKOSNBlOm  B  NOTE   BIBLIOGRAFICHK   —   0.  BIQONI 

(anche  senza  risalire  alla  Tavola  di  bronzo  ed  alla  sentenza 
arbitrale  del  117  avanti  Cristo),  destava  nell'operoso  sacer- 
dote D.  D.  Cambiaso  il  pensiero  di  raccoglierne  dagli  autori  e 
più  dai  documenti  della  storia  ecclesiastica  e  civile  i  non  in- 
signi, ma  non  trascurabili  fasti.  L'ordine  del  giorno  del  IV  Con- 
gresso storico  subalpino  (Saluzzo,  Settembre  1901)  «  che  ogni 
Parrocchia,  ogni  Comune  anche  di  piccola  importanza  storica, 
provvedesse  ad  un  Regesto  de'  proprii  documenti  nell'inte- 
resse generale  della  storia  »  ha  contribuilo,  per  sua  slessa  con- 
fessione, a  ravvivarle.  Ma  all' A.  parve  troppo  arida  cosa  un 
semplice  Regesto,  e  con  fatica  di  molti  anni,  com'egli  stesso 
dice  nella  Prefazione,  ha  ricercati  gli  elementi  e  riordinati 
e  collocati  «  sotto  quel  punto  di  vista  che  meglio  si  conve- 
niva, affinchè  da  tanti...  spesso  disparati  e  sconnessi...  risul- 
tasse un  tutto  armonico,  una  narrazione  continuata  e  com- 
pleta di  ciò  che  si  riferisce  alla  storia  del  nostro  villaggio  »  (l). 
E  la  narrazione  crebbe,  non  avendo  saputo  l'A.  resistere  al 
desiderio  di  parlare  d'altri  villaggi  che  fanno  corona  a  Cremeno 
e  d' altri  luoghi  della  sua  cara  valle.  E  queste  notizie  saranno 
care  certamente  ai  Polceveraschi,  quantunque  non  necessarie 
alla  storia  del  villaggio.  È  vero  che  prudentemente  l'A.  ha 
intitolato  il  suo  libro  non  solo  da  Cremeno,  ma  anche  dal 
fiume  che  alla  valle  dà  il  nome. 

Son  sei  capitoli  di  storia  civile  e  sette  di  storia  eccle- 
siastica, a  cui  fa  seguito  un  corredo  non  dispregevole  di  do- 
cumenti e  note  che  attestano  buone  ricerche  d'archivio  fatte 
dall'Autore. 

A  pagine  180  e  181  l'albero  genealogico  dei  Visconti  di 
Carmandino  è  completato  —  colla  scorta  di  documenti  —  di 
alcuni  nomi  che  mancano  nel  Belgrano. 

Il  lettore  troverà  pure  interessante  quello  che  l'Autore 
narra  del  culto  di  S.  Criserote,  che  per  circa  mezzo  secolo 
era  stato  venerato  sotto  il  nome  di  S.  Otifilio  sulla  fede  di 
una  lapide  dimezzata,  dove  la  parola  filio  faceva  seguito  al 
genitivo  del  nome  precedente:  oti.  Ritrovata  nella  Biblioteca 
Reale  di  Torino  l'altra  mezza  lapide,  per  interposizione  del- 
l'abate Angelo  Sanguineti  e  di  6.  B.  De  Rossi,  venne  con- 


(1)  Prefazione,  pag.  vi. 


BTl   PREROMANA    B  ROMANA   —   A.   MOSSO  189 

cesso  da  Re  Vittorio  il  trasporto  di  questa  a  Cremeno  e  la 
ricostituzione  integrale,  che  diede  al  martire  il  vero  suo  nome. 
Non  vogUaino  terminare  senza  dir  esplicitamente  che  il 
libro,  come  abbonda  di  erudizione  discreta,  cosi  è  condotto 
con  discreta  critica.  Guido  Biconi. 


2.  ETÀ  PREROMANA  E  ROMANA. 

ANGELO  MOSSO,   Escursioni  nel  Mediterraneo  e  gli  scavi  di 

Creta,  —  Milano,  Treves,  1907. 
ANGELO  MOSSO,  Le  armi  piii  antiche  di  rame  e  di   bronzo. 

Memoria  presentata  alla  R.  Accademia  dei   Lincei.   — 

Roma,  Salviucci,  1908. 

31-32.  —  Il  chiarissimo  senatore  prof.  Angelo  Mosso,  l'illu- 
stre fisiologo  della  Università  di  Torino,  è  noto  anche  fuori  della 
ristretta  cerchia  degli  scienziati  puri,  per  le  sue  benemerenze 
Terso  la  cultura  generale  e  specialmente  a  riguardo  della  edu- 
cazione fisica.  Egli  è  uno  dì  quegli  studiosi  che  amano  mettere 
la  scienza  a  profitto  della  umanità,  diffondendo,  anche  in  forma 
popolare,  i  risultati  delle  proprie  ricerche  applicati  al  migliora- 
mento della  vita  pratica.  È  uno  scrittore  geniale,  i  cui  libri^ 
specialmente  quelli  che  trattano  della  fatica,  della  paura  e  della 
Tita  alpinistica,  sono  letti  con  vivo  diletto  e  godono  d'una 
meritata  popolarità.  I  suoi  studi  relativi  alla  educazione  fisica 
hanno  avuto  una  benefica  influenza  sul  progresso  ed  indirizzo 
serio  della  ginnastica  e  dello  sport;  e  già  in  questi  si  poteva 
ammirare  la  profonda  e  vasta  cultura  storica  e  letteraria  delFA. 
Questa  ha  condotto  il  Mosso  allo  studio  della  vita  antica  nei 
suoi  varii  aspetti  che  hanno  rapporto  alla  fisiologia  e  alla  socio- 
logia moderna.  Ed  è  naturale  che  Tattrattiva  speciale  di  questi 
studi  abbia  ingolfato  Tegregio  uomo  nella  archeologia,  di  cui 
è  divenuto  un  appassionato  amatore  e  cultore  benemerito. 

La  fama  degli  straordinari  risultati  ottenuti  dalla  esplora- 
zione principalmente  degli  Italiani  e  degli  Inglesi  nell'isola  di 
Creta,  ed  il  desiderio  di  conoscere  l'ambiente  ellenico,  che  tanta 
influenza  ha  esercitato  sulla  vita  del  gran  popolo  e  sulla  civiltà 
nostra,  ha  indotto  il  Mosso  ad  intraprendere  un  viaggio  in 
Grecia  ed  a  trattenersi  a  lungo  in  Creta,  assistendo  anche 
agli   scavi  che  allora  continuavano   a  Cnosso  e  Festo,   per 


190  RICBM&IONI  E  NOTE  BIBLIOORAFICBB   ^   L.  XARUVI 

opera  deirEvans  e  del  Pernier.  Il  nostro  amico  dott.  Giuseppe 
Hazzidakis,  ispettore  generale  delle  Antichità,  sempre  sollecito 
ad  aiutare  gli  studiosi  e  specialmente  gli  Italiani,  insieme  al 
nostro  caro  maestro  nelle  esplorazioni  cretesi,  il  prof.  Haltherr, 
hanno  porto  aiuto  alle  ricerche  del  Mosso. 

Ed  era  utile  che  tutto  quel  prezioso  materiale  che  docu- 
menta la  civiltà  splendida  ed  antichissima  dell'isola,  il  cui  riflesso 
ci  rende  la  leggenda  di  Minosse,  oltre  che  dagli  archeologi 
di  professione,  fosse  esaminato  da  scienziati  d'altro  genere.  Già, 
in  generale,  l'isola  di  Creta  offre,  specialmente  per  noi  italiani, 
tanti  lati  degni  di  studio,  che  il  nostro  Governo  non  soltanto 
dovrebbe  continuare  le  ricerche  archeologiche  che  ci  hanno 
arrecato  tanto  onore,  riprendere  quelle  di  scienze  naturali 
iniziate  dal  Simonelli,  e  continuare  le  storiche  tanto  ben  com- 
piute dal  Gerola,  ma  favorire  anche  lo  studio  economico  della 
fertile  regione  ed  aiutare  le  iniziative  industriali  che  vi  si 
potrebbero  con  profitto  impiantare,  senza  parlare  poi  di  quella 
troppo  trascurata  influenza  politica  nel  Mediterraneo,  che  è  il 
gran  lato  debole  della  nostra  politica  estera. 

Il  Mosso  ha  raccolto  materiale  di  studio  e  copiosa  messe 
di  osservazioni  antropologiche,  che  formano  argomento  di  pub- 
blicazioni scientifiche  speciali  (1);  ma  tutto  ciò  che  presentava  un 
interesse  più  generale  e  non  era  di  competenza  esclusiva  delle 
pubblicazioni  accademiche,  ha  costituito  l'essenza  del  libro  che 
abbiamo  dinanzi,  il  quale  ha  già  tanto  contribuito  a  diffondere 
ed  a  far  apprezzare  meglio  il  mondo  antico  rivelato  dagli  scavi 
in  Greta. 

Si  comprende  facilmente  come  le  pubblicazioni  scientifiche 
degli  esploratori  inglesi,  americani,  francesi,  tedeschi  ed  italiani, 
raccolte  in  riviste  o  in  atti  di  Accademie,  siano  poco  accessibili 
al  gran  pubblico.  Mancava  quindi  un  libro  che,  riassumendo 
i  risultati  degli  studi  speciali,  dimostrasse  in  forma  adatta 
alla  comune  intelligenza,  tutto  il  valore  di  quelle  ricerche,  e 


(1)  Idoli  femminili  e  figure  di  animali  delVetà  neolilica,  in  t  Me- 
morie deU' Acc.  d.  Se.  di  Torino  » ,  S.  II,  t.  LVIII,  con  due  tavole. 

Femori  timaìii,  usati  coms  cóllaive  od  amuleti,  e  critica  dei  fusarcli 
votivi,  descr.  dallo  Schliemann,  in  e  Atti  d.  d.  Accad.  »,  voi.  XLII, 
12  maggio  1907. 

Vertebre  di  pesci  che  servirono  come  ornamento  o  come  amuleti  nei 
tempi  preistorici,  Ibid. 


KtI  PREROHAVA   e   romana    —   A.   M0880  191 

le  deduzioni  sicure  che  si  possono  trarre  per  la  storia  della 
civiltà  preellenica  del  Mediterraneo. 

Spesso  fra  di  noi  specialisti  si  parlava  della  necessità  di 
scrivere  un  libro  siffatto,  prima  che  gli  stranieri  ci  precedessero  ; 
ma  o  mancava  Fautore  predestinato  o  mancava  il  tempo  agli 
studiosi  della  materia.  Ed  il  Mosso  è  giunto  in  buon  punto, 
poiché  quasi  contemporaneamente  al  suo  ha  visto  la  luce  in 
Inghilterra  un  pregevole  libro  del  prof.  Ronald  M.  Burrows, 
Discovenes  in  Crete  (London,  Murray,  1907);  ed  è  bene  che 
tosto  sia  stata  pubblicata  anche  un'edizione  inglese  dell'opera 
del  Mosso,  dal  titolo  The  palaces  of  Crete  and  their  builders, 
a  Londra,  dal  Fisher  Unwin,  volume  che  contiene  anche  un 
capitolo  in  più,  su  Le  calzature  ìiei  tempi  di  Minosse,  che 
formò  tema  d'un  articolo  pubblicato  nel  Secolo  XX,  VI,  11 
novembre  1907. 

Il  Mosso  si  è  sentito  attratto  da  quella  speciale  fioritura 
di  civiltà  sviluppatasi  nell'isola  di  Creta  in  tempi  antichissimi, 
la  quale  ci  ha  rivelato  il  sostrato  primo  e  splendido  e  più 
caratteristico  del  mondo  eroico  greco  ed  i  germi  della  successiva 
civiltà  ellenica.  Questa  ora  non  ci  appare  più  come  una  crea- 
zione del  tutto  originale  sbocciata  subitaneamente  nell'Egeo, 
come  Athena  dal  cranio  del  sommo  dio  degli  Elleni.  Anche 
il  genio  greco  è  la  risultante  d'una  mirabile  fusione  di  ele- 
menti, serba  il  riflesso  d'una  civiltà  che  nello  stesso  ambiente 
mediterraneo  si  è  svolta  lungamente  ed  esuberantemente.  Già 
gli  scavi  dello  Schliemann  avevano  rivelato  il  mondo  miceneo  ; 
ma,  mentre  credevamo  aver  conquistato  con  queste  scoperte 
la  rivelazione  della  civiltà  de'  tempi  eroici  greci,  gli  scavi  di 
Creta  ci  dimostrano  adesso  che  la  civiltà  micenea  non  è  che 
una  fase,  e  già  decadente,  della  egea,  che  ha  avuto  il  massimo 
fiore  nel  millennio  antecedente  e  centro  principale  nel  regno 
di  Minosse  in  Creta.  Si  comprende  facilmente  come  lo  studio 
di  questa  civiltà  abbia  gran  peso  nella  intelligenza  di  tutte  le 
manifestazioni  dello  spirito  greco,  come  lo  studio  delle  civiltà 
italiche  è  indispensabile  per  ben  comprendere  la  storia  civile 
e  l'arte  romana. 

Il  libro  del  Mosso  incomincia  col  rendere  conto  sommario 
degli  scavi,  in  ispecie  di  quelli  più  completi  ed  importanti  di 
Cnosso,  fatti  dagli  Inglesi,  di  Festo  e  della  villa  di  H.  Triada, 
compiuti  dagli  Italiani.  È  una  descrizione  vivace  delle  rovine, 
che  interessa  ed  attrae,  specialmente  perchè  riproduce  il  piacere 


192  RKCBVSIOXI  K   NOTE  BIBLIOORAFICHB  —   L.  XARIANI 

che  deve  aver  provato  TA.  neiraddentrarsi  e  neiresercitarsi 
alla  pratica  delle  ricerche  archeologiche.  Non  è  facile,  per  un 
profano,  orientarsi  nel  labirinto  dei  palazzi  minoici;  ma  colla 
guida  del  Pernier  e  degli  Inglesi,  che  ormai  sono  penetrati  in 
quasi  tutti  i  misteri  architettonici  cretesi,  il  Mosso  ha  visto 
rivivere  sotto  i  suoi  occhi  e  può  rappresentare  fedelmente  al 
lettore  la  éontuosa  corte  e  famiglia  di  Minosse  o  Idomeneo, 
seduti  sul  loro  trono,  dando  udienza  o  assistendo  agli  spetta- 
coli nel  «  teatro  »,  o  la  famiglia,  Vharem  raccolto  nel  gineceo, 
0  gli  schiavi  intenti  ai  loro  lavori  nei  fondachi,  le  cantine  o 
i  magazzini;  la  ricchissima  suppellettile  di  metallo,  la  vaghissima 
ceramica  dipinta,  le  vicende,  i  restauri,  gli  incidenti  subiti  dalle 
reggie  solennissime  e  dalle  ville  apriche.  L'ambiente  e  la  sup- 
pellettile cosi  mirabilmente  conservati  rivelano  allo  studio  del- 
l'archeologo ed  alla  fantasia  del  visitatore  i  varii  lati  della  vita 
antica  e  innanzi  tutto  la  religione,  che  è  trattata  nel  capitolo  X; 
dai  feticci  naturali  di  pietra,  e  dal  culto  aniconico  de'pilastri 
e  degli  alberi,  rivelatici  dalVEvans  e  dal  Reichel,  egli  passa 
ad  esaminare  i  santuari  nelle  loro  mine  e  nelle  scene  figurate, 
a  descriverci  i  simboli  e  le  funzioni  del  culto. 

Lo  studioso  della  ginnastica  antica  e  moderna  non  poteva 
fare  a  meno  di  interessarsi  grandemente  delle  rappresentazioni 
figurate  di  esercizii  di  forza  o  di  agilità,  che  frequentemente 
si  veggono  sui  monumenti  cretesi,  dimostrando  Talta  antichità 
dello  sport  e  la  passione  per  esso  sviluppatasi  già  nella  civiltà 
egea.  La  giostm  del  toro  selvatico  sembra  fosse  Tesercizio 
prediletto,  il  pugilato  e  la  scherma  non  mancano,  come  la 
danza,  la  corsa  e  il  salto  fanno  parte  dei  divertimenti  più  in 
voga  fin  da  quei  tempi;  il  Mosso  contribuisce  colla  sua  espe- 
rienza osservazioni  atte  a  far  comprendere  meglio  gli  esercizi 
figurati. 

Ma  tra  le  manifestazioni  più  belle  della  civiltà  minoica, 
non  v'è  forse  nulla  che  uguagli  l'arte  d'inspirazione  naturali- 
stica, cosi  raffinata  nella  tecnica,  e  cosi  geniale  e  spigliata  nella 
concezione,  che  non  trova  riscontro  altro  che  nell'arte  giappo- 
nese, e  perciò  si  differenzia  molto  dal  carattere  sobrio,  assestato 
e  solenne  dell'arte  greca  classica.  Il  Mosso  ce  ne  dà  un'idea 
chiara  nel  capitolo  XU,  nel  quale  ci  interessano  soprattutto  le 
osservazioni  del  fisiologo  sulle  fonti  della  inspirazione,  sulla 
percezione  dei  colori,  suU'irrigidamento  e  conseguente  deca- 
denza dell'arte. 


BTl  PREROMANA    B  ROMANA   —   A.   MOBSO  19  S 

Attraenti  e  dilettevoli  sono  i  seguenti  capitoli  sulla  donna 
nelle  religioni,  sulla  cucina  e  sulla  musica.  Il  bel  sesso  figura 
nelle  pitture  e  nelle  inscrizioni  cretesi  in  larga  rappresentanza 
ed  in  forme  seducenti.  I  costumi  hanno  un  sapore  orientale  e 
moderno,  in  opposizione  all'aurea  semplicità  del  vestire  classico  ; 
e  lo  spirito  sensuale  si  manifesta  nella  religione  a  base  essen- 
zialmente naturalistica.  La  cucina  carnivora  e  rudimentale  degli 
eroi  omerici  rappresenta  un  regresso  di  fronte  alla  raffinatezza 
che  appare  dalla  suppellettile  domestica,  la  cui  copia  e  varietà 
non  ha  riscontro  altro  che  a  Pompei.  Sebbene  la  conoscenza 
della  musica  classica  sia  molto  incompleta,  nulla  sappiamo  di 
quella  cretese  antica  ;  s«nonchè  l'esistenza  di  locali  destinati  a 
spettacoli,  la  tradizione  dei  rapsodi  dei  tempi  omerici,  e  soprat- 
tutto le  figurazioni  di  varii  istrumenti  a  corda,  a  fiato,  a  per- 
cussione, nei  monumenti  di  Creta,  ci  fan  vedere  come  quest'arte 
fosse  molto  coltivata  nell'epoca  minoica. 

L'ultimo  capitolo'  riassume  l'idea  che  l'autore  si  è  formato 
riguardo  all'orìgine  ed  ai  depositarli  di  questa  civiltà;  e  in  esso, 
com'è  naturale,  sono  condensate  le  riflessioni  scientifiche  di 
maggior  peso  per  la  questione  etnografica.  Il  Mosso  batte  in 
breccia  giustamente  contro  la  teoria  tuttora  preponderante 
dell'unità  etnica  degli  Indogermani,  ai  quali  fu  con  entusiasmo  ed 
amor  proprìo  eccessivo,  dagli  Inglesi  e  dai  Tedeschi  in  ispecie, 
attribuito  ogni  bene  che  ci  è  venuto  dal  mondo  antico  :  la  stirpe 
geniale,  la  lingua  agile  e  densa  di  pensiero,  l'arte,  le  scienze,  ecc. 
Eppure  ogni  giorno  più  le  scoperte  archeologiche  e  l'antro- 
pologia ci  mostrano  la  falsità  di  questa  illusione. 

La  civiltà  mediterranea,  ormai  è  dimostrato,  non  ebbe 
orìgine  dagli  Indogermani;  ma  una  razza  o  un  complesso  di 
stirpi  formatosi  o  stabilitosi  da  tempi  primitivi  nel  bacino  del 
Mediterraneo  ha  sviluppato  in  modo  mirabile  le  sue  facoltà^ 
nell'ambiente  più  adatto  e  privilegiato  dalla  natura,  quasi 
crogiuolo  in  cui  si  fondevano  gli  elementi  delle  civiltà  mille- 
narie dell'oriènte  e  delle  primitive  dell'occidente.  Nella  seconda 
fioritura  della  civiltà  classica,  cioè  nel  mondo  ellenico,  non  si 
era  del  tutto  cancellato  il  sostrato  di  civiltà  egea,  che  ha 
contribuito  anzi  alla  formazione  della  civiltà  classica,  sebbene 
la  diversità  etnica  del  popolo  depositario  di  essa  abbia  dato 
un'impronta  così  diversa  per  carattere  dalla  minoica. 

Non  è  qui  il  caso  di  discutere  il  libro  del  Mosso  dal  lato 
scientifico  speciale,  dal  punto  di  vista  paletnologico  ed  archeo- 

RivMa  ilorica  itcUiana,  S*  S.,  viii,  2.  13 


194  RKOBNSIOHI  B  ROTI  BIBLIOORAriCHK   —   L.  XARIAXI 

logico.  Esso  non  ha  la  pretesa  di  sottoporsi  ad  un  tribunale 
di  specialisti  ;  ma  desidera  dì  diffondere  la  conoscenza  deirar- 
gomento  interessante  e  piacevole.  É  naturale  che  in  alcuni 
particolari  si  scorga  qualche  inesattezza  perdonabile  a  chi  non 
è  della  materia  e  non  ha  vissuto  a  lungo  nell*  esercizio  della 
esplorazione  archeologica.  Ciò  nonostante  è  mirabile  la  rapidità 
colla  quale  l'autore  si  è  addentrato  nella  materia  e  la  compe- 
tenza che  in  essa  ha  subito  acquistata. 

Era  pur  utile  che  chi  si  accingeva  a  volgarizzare  rargomento, 
non  fosse  legato  dalle  speciali  esigenze  dello  studio  archeologico, 
che  conducono  talvolta  a  pregiudizi,  sempre  alla  visione  uni- 
laterale de'  problemi. 

Alla  attrattiva  della  forma  spigliata  del  dire  il  Mosso  ha 
aggiunto  molte  belle  illustrazioni,  dì  cose  anche  inedite  che 
con  particolare  liberalità  gli  hanno  fornito  THalbberr,  TEvans, 
il  Pemier,  il  Savignoni,  ecc. 

Piuttosto  merita  una  speciale  considerazione  dal  punto  di 
vista  scientifico  la  memoria  del  Mosso  sulle  armi  antiche. 

Lo  studio  della  composizione  chimica  dei  metalli  lavorati, 
provenienti  dagli  scavi,  sebbene  sia  stato  tentato  qua  e  là  con 
qualche  successo,  non  ha  raggiunto  quella  importanza  siste- 
matica che  dovrebbe  avere. 

Non  è  infatti  soltanto  utile  il  conoscere  la  tecnica  metal- 
lurgica degli  antichi;  ma  sarebbe  assai  più  interessante  poter 
scoprire  dalla  qualità  della  materia  la  provenienza  di  essa.  Il 
Mosso  ha  appunto  tentato  ciò;  dalla  natura  delle  impurità 
contenute  nel  rame  delle  armi  più  antiche,  si  può  desumere 
da  quali  miniere,  o  almeno  da  quali  regioni  provenga  il  metallo 
adoperato.  Ciò  ha  un  considerevole  valore  per  la  storia  dell'an- 
tica civiltà,  specialmente  per  quel  periodo  così  decisivo  nella 
trasformazione  della  civiltà  mediterranea,  che  è  l'eneolitico. 
Allora,  introducendosi  le  prime  armi  ed  i  primi  istrumentì  di 
metallo,  si  mutano  le  condizioni  di  vita  de'popoli  ;  i  deposìtarii 
di  questa  l^diistria  e  del  commercio  di  tali  manufatti  predo- 
minano e  diffondono,  insieme  alla  nuova  invenzione,  idee  civili 
e  forme  d'arte  proprie  ed  acquistano  anche  una  supremazia 
politica.  Nella  soluzione  quindi  del  problema  relativo  all'orìgine 
della  civiltà  neolitica  nel  bacino  del  Mediterraneo,  è  di  massimo 
interesse  ciò  che  il  Mosso  si  è  proposto,  studiando  le  armi 
più  antiche  di  Creta,  dell'Egitto,  dell'Argolide,  della  Sicilia  e 
dell'Italia  settentrionale  ;  specialmente  nei  Musei  di  Candia,  di 


W^FWf 


ETi  PRIROKAXl   E  ROMÀNI    —    A.    MOSSO  195 

Siracusa  e  di  Reggio  Emilia,  in  Arezzo,  a  Perugia  e  altrove, 
che  offrono  più  copiosa  messe  di  materiale  di  confronto. 

Le  analisi  chimiche  furono  fatte  nell'Arsenale  di  Torino 
coi  metodi  più  esatti  e  moderni,  ed  in  fondo  al  libro  sono 
riassunti  i  risultati  in  tavole  comparative.  Il  Mosso  ha  potuto 
ottenere  per  il  suo  esame  frammenti  di  sommo  valore  e,  per 
quanto  è  possibile,  di  data  certa.  Le  deduzioni  storico-paletno- 
logiche,  che  Fautore  trae  dall'analisi  chimica,  sono  messe  in 
rapporto  con  ciò  che  noi  sappiamo  dai  confronti  formali  delle 
armi  e  degli  strumenti.  Egli  passa  in  rassegna  i  tipi  di  armi 
egizie,  cretesi,  greche  ed  italiane,  e  trova  spesso  coincidenza 
di  dati  chimici  e  di  forme  artistiche,  sicché  si  possono  trarre 
con  una  certa  sicurezza  le  conclusioni  etnografiche  di  relazioni 
fra  i  popoli  dell'Egitto,  di  Creta,  della  Grecia  e  dell'Italia  in 
quei  tempi  lontanissimi. 

La  rassegna  de'varii  tipi  di  armi  induce  il  Mosso  a  fare 
considerazioni  importanti  sull'uso  di  esse  specialmente  sul 
significato  religioso  di  alcune  armi  votive  ;  e  ciò  aiuta  l'indagine 
paletnologica.  E  così  la  comparsa  de'primi  oggetti  di  vero 
bronzo  serve  a  stabilire  bene  il  tempo  e  il  luogo  d'origine 
della  tecnica  relativa,  la  quale  in  Egitto  è  molto  più  antica  di 
quanto  non  si  credesse. 

La  scoperta  fatta  dal  dott.  Hazzidakis  d'una  miniera  di 
rame  a  Ghrysocamino,  ed  i  pani  di  rame  che  tanto  somigliano 
ai  linjot  sardi,  dei  quali  trattarono  il  Pigorini  e  il  Taramelli, 
nel  Bull,  di  Paletn.  ItaL,  ì  crogiuoli  per  la  fusione,  provano 
l'esistenza  in  Creta  di  una  fiorente  industria  metallurgica,  at- 
testata anche  da  figurazioni  relative  sui  monumenti  egiziani. 
Ciò  non  è  forse  sufficiente  per  togliere  a  Cipro  il  primato 
come  centro  metallurgico  ed  escludere  altri  centri  di  produzione; 
ma  rivendica  alla  Creta  minoica  una  tecnica  finora  attribuita 
ad  altre  regioni. 

Anche  la  tecnica  della  tempra  dei  metalli  colla  percussione, 
già  studiata  dall'Orsi  e  dall'Hostmann,  ha  trovato  conferma  nelle 
osservazioni  fatte  dal  Mosso.  Il  confronto  col  materiale  siculo 
ed  italico  mostra  grande  affinità  tipologica,  e  sembra  quindi 
potersi  ritenere  che  esistesse  un  centro  comune  di  diffusione, 
forse  Creta  stessa. 

Infine,  il  Mosso  anche  da  questo  studio  speciale  è  indotto 
a  ritornare  sulla  questione  dell'unità  indogermanica;  il  nuovo 
<K)atributo  d'indagini  da  lui  fatto  è  un  altro  argomento  contro 


196  RECftNSIOMI   E  NOTE   BIBLIOGRAFICHE   —   C.   RINAUDO 

la  teoria  germanica  che  agli  Arii  attribuisce  Tinvenzione  e  la 
diffusione  dei  metalli.  Parimente  la  civiltà  cretese  sviluppatissima 
in  tempi  tanto  lontani  (3000  a.  a.  G.)  è  contraria  airopinione 
che  attribuisce  questo  merito  ai  Fenici.  Il  Mosso  conclude, 
secondo  noi  giustamente,  che  «  l'albero  genealogico  degli 
a  Indogermani  è  pei  naturalisti  e  gli  archeologi  una  finzione, 
«  cui  manca  il  terreno  storico  e  la  radice  nei  fatti  ». 

Ormai  le  scoperte  in  Creta,  che  sono  in  gran  parte  me- 
rito della  Scuola  italiana  di  Archeologia,  hanno  rovesciato  tutta 
questa  già  vacillante  teoria  del  «  Panindogermanismo  »,  e  gli 
studìi  del  Mosso,  che  hanno  allargato  il  campo  deirindagine 
paletnologica  ed  archeologica,  trasportandolo  nelle  provincie 
vicine  delle  scienze  naturali  ed  esatte,  hanno  contribuito  note- 
volmente a  chiarire  meglio  la  storia  della  civiltà  antichissima 
del  Mediterraneo.  Auguriamo  air  illustre  e  benemerito  uomo 
fortuna  nelle  ricerche  nuove  cui  si  è  accinto:  mentre  scriviamo 
egli  è  nella  Magna  Grecia  a  proseguire  con  giovanile  entu- 
siasmo quegli  scavi,  da  cui  spera  trarre  nuovo  argomento  per 
il  fausto  connubio  della  archeologia  con  le  discipline  da  lui 
coltivate.  Lucio  Mariani. 


GUGLIELMO  FERRERÒ,  Grandezza  e  decadenza  di  Roma 
(Voi.  IV).  La  repubblica  di  Augusto.  —  Milano,  F.Ui  Treves,, 
1906. 

33.  —  Questo  volume,  illustrato  dall'Autore  con  varie 
conferenze  applaudite  a  Parigi  dagli  intellettuali,  mira  a  dar 
la  prova  delle  sue  affermazioni  sul  carattere  del  governo  di 
Augusto,  ch'egli  considera  non  come  il  fondatore  della  rao- 
narchia  imperiale  a  Roma,  ma  quale  autore  di  una  restaura- 
zione repubblicana  vera  e  non  formale.  Nel  voi.  3^  aveva  stu- 
diato gli  eventi,  che  dalla  morte  di  Cesare  vanno  alla  seduta 
del  Senato,  in  cui  ad  Ottaviano  fu  dato  il  titolo  di  Augusto 
(dal  15  marzo  44  a.  C.  al  16  gennaio  del  27  a.  C);  in  questo 
volume  continua  la  narrazione  fino  ai  ludi  saeculares,  glorifi- 
cazione del  dominio  universale  di  Roma. 

Non  la  rivincita  partica,  non  la  restaurazione  dell'antica 
virtù,  ch'ei  non  ritenne  possibili,  erano  il  pensiero  d'Augusto 
nel  primo  ristoro  dalla  guerra  civile  appena  finita,  ma  il  rior- 
dinamento delle  finanze,  necessario  prologo  d'ogni  altra  riforma.. 


rri  PRKBOMAKJL  B  ROMANI  —  G.   FERRERÒ  197 

I  provvedimenti  intesi  a  questo  fine  rintraccia  con  molta  cura 
ri.;  e  con  singolare  acume,  per  dimostrare  che  con  questo 
mezzo  tendeva  Augusto  ad  avvezzare  Tltalia  a  smettere  Tidea 
della  conquista  persiana  e  il  rariimarico  degli  antichi  tempi. 

Molti  episodi  della  vita  romana,  o  trascurati,  o  ricordati 
alla  sfuggita  da  altri  scrittori,  o  non  messi  in  rilievo  per  loro 
importanza  politica,  con  efficacia  espositiva  ci  presenta  il  Fer- 
rerò: come  le  insistenze  di  Augusto,  affinchè  Tamicissimo  di 
Bruto,  Messala  Corvino,  accettasse  la  carica  disseppellita  di 
praefedus  ì^rbi;  la  politica  e  le  stranezze  di  Cornelio  Gallo  nel- 
l'Egitto e  le  accuse  di  Largo  contro  l'ambizioso  tesaurizzatore 
proconsole  e  la  sua  misera  fme;  T  edilità  di  Marco  Egnazio 
Rufo,  il  popolare  spegnitore  di  incendi  a  Roma  e  la  sua  can- 
didatura a  pretore;  il  processo  contro  Marco  Primo,  gover- 
natore della  Macedonia;  la  congiura  di  Cepione  e  Murena;  la 
descrizione  dei  ludi  saeculares  col  relativo  Carme  oraziano  che 
consacravano  ufficialmente  e  nell'arte  la  dominazione  univer- 
sale di  Roma. 

Ma  le  parti  essenziali  del  volume  sono  dirette  a  tre  punti 
principali:  i  viaggi  di  Augusto,  le  riforme  politiche  e  sociali, 
la  riforma  dei  costumi.  Troppo  facilmente  TA.  vede  nei  viaggi 
di  Augusto,  attraverso  la  Gallia  nelle  Spagne  contro  i  Can- 
labri  e  gli  Asturi,  attraverso  la  Grecia  e  l'Asia  Minore  verso 
l'Oriente  asiatico,  il  bisogno  di  allontanarsi  da  Roma,  fatale 
ai  suoi  dominatori,  e  di  raccogliere  denari  per  la  restaurazione 
delle  finanze;  ma  questi  viaggi  gli  forniscono  occasione  di 
scrivere  pagine  efficacissime  sulle  condizioni  della  Gallia,  della 
Orecia  e  dell'Asia  Minore  dopo  la  conquista  romana,  e  di  il- 
lustrare la  politica  asiatica  di  Augusto.  La  riforma  costituzio- 
nale del  23  a.  C.  e  le  riforme  sociali  attraggono  giustamente 
l'attenzione  dell'A.;  ma  egli  si  intrattiene  con  più  particolare 
cura  sulla  riforma  dei  costumi. 

A  tal  fine,  valendosi  non  solo  della  storia  e  della  legisla- 
zione, ma  più  largamente  della  letteratura  poetica  del  tempo 
iTibuUo,  Properzio^  Orazio  e  Virgilio),  ci  rappresenta  Funiver- 
.^ale  decadenza  dei  costumi,  l'influenza  deleteria  dell'ellenismo 
e  della  corruttela  orientale,  il  ritorno  inefficace  alle  tradizioni 
antiche  della  famiglia  romana,  i  progressi  e  le  ragioni  del  mo- 
vimento puritano,  i  tentativi  di  Augusto  nel  seno  della  sua 
famiglia  e  i  risultati,  le  difficoltà  di  una  legislazione  dei  co- 
stumi, e  i  provvedimenti  dell'anno  18,  segnatamente  le  leggi 


198  RBCENBIONI   fi  NOTB  BIBLIOGRAFICHE   —   C.   RINAUDO 

de  maritandis  ordinibus^  sui  matrimoni  tra  cittadini  e  liberti, 
sugli  incoraggiamenti  al  matrimonio,  sulle  pene  del  celibato,  la 
lex  Julia  de  adulteriis.  Questo  aspetto  della  vita  romana  illumina 
TA.,  spiegando  le  contraddizioni  del  primo  secolo  deirimpero, 
come  risultante  delle  contraddizioni  fra  il  principio  latino  e  il 
principio  greco-orientale,  fra  lo  stato  considerato  come  organo 
di  dominazione  e  lo  stato  considerato  come  organo  di  un'alta  e 
raffinata  coltura,  fra  il  militarismo  romano  e  la  civiltà  asiatica. 
Come  nei  volumi  precedenti,  TA.  mira  non  a  una  fredda 
collezione  di  notizie  storiche,  ma  a  ridare  anima  alle  morte 
memorie,  ricostruendole  nella  piena  vitalità  dei  tempi  che  fu- 
rono, talora  forse  con  una  visione  troppo  soggettiva,  certo 
sempre  con  grande  acutezza  di  considerazioni  e  anche  con  ar- 
ditezza di  divinazione.  G.  Rinaudo. 


BASILIO  BORELLI,  S.  Prospero  d'Aquitania  e  il  giudizio  della 
storia.  —  Carpi,  Bavagli,  1907. 

34.  —  La  credenza  tradizionale  deiraquitanità  di  S.  Pro- 
spero, vescovo  e  protettore  di  Reggio  neirEmilia,  cominciò  ad 
essere  combattuta  sin  dal  secolo  XVII  ed  ha  trovato  parecchi 
ed  assai  autorevoli  contradditori  fino  ai  nostri  giorni.  Ora  il 
sacerdote  Borelli  si  propone  in  questo  su^o  primo  lavoro  sto- 
rico dì  mostrar  vera  l'identità  del  Vescovo  reggiano  col  celebre 
Prospero  d'Aquitania,  confutando  via  via  tutte  le  obbiezioni 
degli  avversari.  ComlDatte  dapprima  le  tesi  che  Prospero  di 
Aquitania  non  abbia  mai  avuto  alcun  grado  gerarchico  nella 
Chiesa;  che  sia  stato  semplice  laico,  ammogliato  e  soldato; 
che  abbia  condotto  vita  poco  conforme  al  carattere  del  mini- 
stero ecclesiastico.  Passa  quindi  a  studiare  Prospero  stesso 
come  segretario  di  Leone  Magno,  nei  martirologi,  come  dot- 
tore della  Chiesa.  Esposte,  poi,  le  condizioni  della  diocesi  di 
Reggio  nel  secolo  V  e  ricordati  i  predecessori  di  S.  Prospero 
in  questo  vescovado,  esamina  le  notizie  intorno  alla  vita  di 
lui.  E  termina  cercando  di  mostrare  che  la  deformazione  stessa 
della  realtà  storica  nella  tradizione  reggiana  intorno  al  Santo 
è  prova  certa  della  sua  antichità.  Adornano*  il  libro  alcune 
illustrazioni:  la  statua  di  S.  Prospero,  una  rozza  pianta  di 
Reggio  del  secolo  XVI,  la  facciata  della  cattedrale  e  della  ba- 
silica del  Santo,  ecc. 


ALTO   MVDIO  EVO      -    G.   HARTBAlDr  199 

Non  si  può  negare  che  TA.  conosce  molto  bene  Targo- 
mento  e  sa  trattarlo  con  copia  di  erudizione  e  accorta  dia- 
lettica. Ma  questa  è  non  di  rado  artificiosa  ;  e  alTefficacia  della 
dimostrazione  nuoce  troppo  spesso  Tintemperanza  della  frase 
e  del  pensiero,  il  soverchio  accanimento  della  polemica,  il 
criterio  talora  non  rigorosamente  critico.  In  vece  delFindagine 
serena,  domina  sovente  il  calore  dell'avvocato  che  difende  la 
sua  tesi.  Del  resto,  il  B.  stesso  dichiara  che  scopo  suo  pre- 
cipuo «  fu  di  ravvivare  la  devozione  verso  questo  grande 
dottore  della  Chiesa  e  singolarissimo  patrono  della  Diocesi 
reggiana  i.  A  nostro  avviso,  la  questione  resta  pur  sempre 
aperta,  e  non  potrebbe  chiuderla  che  uno  studio  spassionato  e 
affatto  imparziale.  Umberto  Benassi. 


3.  ALTO  MEDIO  EVO  (Sec.  V-XI). 

6RISAR  HARTMANN,  Emna  alla  fine  del  mondo  antico  secondo 
le  fonti  scritte  ed  i  monumenti,  —  Roma,  Desclée  e  C, 
1908,  pag.  LIV,  848,  in-8,  con  224  illustrazioni  e  piante. 

35.  —  Veramente,  è  la  seconda  edizione  di  un'opera,  che, 
cominciata  a  pubblicare  in  dispense  sin  dal  1898,  uscì  intera 
soltanto  verso  la  fine  del  1900.  Di  più,  essa  forma  il  primo 
volume  di  una  pubblicazione  più  vasta  e  che  sarà  completata 
in  sei  volumi,  dal  titolo  generale  Storia  di  Roma  e  dei  Papi 
nel  Medio  EvOj  esposta  secondo  le  fonti  coti  particolare  riguardo 
alla  civiltà  ed  alVarte,  la  quale  storia  arriverà  al  punto  da 
coi  mosse  il  Pastor  per  la  sua  Storia  dei  Papi.  Però  ognuno 
di  questi  sei  volumi  sarà  pubblicato  in  modo,  che,  come  il 
presente,  può  far  parte  separatamente  da  sé,  né  quindi  c'è 
alcun  vincolo  di  tempo  fra  la  stampa  di  una  parte  e  quella  della 
seguente. 

Mentre  infatti  attendevamo  il  secondo  volume,  ecco  invece 
la  seconda  edizione  del  primo.  Se  non  che  questa  edizione  è 
così  diversa  dalla  prima  per  aggiunte,  correzioni  e  rinnovamenti, 
che  quasi  può  apparire  una  edizione  originale.  Inoltre  l'autore 
assicura  che  l'essersi  liberato  meglio  dai  vincoli  d'insegnamento 
che  lo  tenevano  alla  università  di  Innsbruck  ha  permesso  di 
dare  al  poderoso  suo  lavoro  più  sollecita  operosità,  onde  i 
successivi  volumi  usciranno  in  tempo   relativamente  breve  e 


^00  RECEMBIONI  B  NOTI  BIBLIOGRAFICHE    —   ?.  SPEZI 

saranno  informati  anche  tipograficamente  alla  correttezza  ed 
eleganza  della  presente  edizione. 

Vediam  quindi  in  che  specialmente  consistano  le  variazioni 
«  migliorie  introdotte  in  questa  edizione;  indi  accenneremo  alle 
generali  linee  della  materia  di  questo  volume,  non  essendo 
possibile  dare  un  adeguato  riassunto  di  così  vasto  argomento, 
anche  perchè  trattato  analiticamente  con  rigida  euritmia  nelle 
sue  parti  con  quella  competenza  scientìfica  che  tutto  il  mondo 
degli  storici,  compresi  i  critici  protestanti  tedeschi,  riconoscono 
nello  stimato  autore. 

E  subito  osserviamo  che  l'edizione  presente  è  traduzione 
dairoriginale  tedesco,  ed  eseguita  per  cura  del  prof.  Angelo 
Mercati,  il  quale  volle  serbati  fedelmente  l'ordine  e  l'interezza 
del  testo  da  cui  egli  tradusse;  mentre  la  prima  traduzione  nella 
prima  edizione  italiana,  non  solo  inverti  varie  parti  dell'edizione 
tedesca,  ma,  come  osserva  il  Mercati  stesso  «  molte  cose  in 
«  quella  furono  omesse,  molte  trattate  più  in  compendio,  qual- 
«  cuna  condotta  con  ampiezza  non  troppo  rispondente  all'equi- 
^  librio  voluto  tra  le  parti  di  un  tutto  ». 

Ma  c'è  di  più.  Questo  nuovo  traduttore  (che  altro  fu  quello 
dell'altra  edizione)  si  è  prefisso  un  canone  direttivo  dell'opera 
sua,  di  cui  non  è  stato  tenuto  conto  nell'altra  traduzione  e  che 
perciò  solo  rende  la  presente  molto  diversa  e  notevole:  egli 
si  è  imposta  «  la  più  scrupolosa  riproduzione  in  tutte  le  sfu- 
«  mature  del  pensiero  deposto  nell'opera  originale  ».  È  un 
metodo  di  tradurre,  cotesto,  che  può  forse  discutersi,  secondo 
vedute  speciali;  ma  che,  in  tutti  i  casi,  non  può  non  essere 
lodato  per  fedeltà  al  pensiero  dello  scrittore  da  cui  si  traduce. 
Avverrà  talora  che  il  periodare  non  sia  del  più  puro  italiano; 
e  talvolta  lo  stile  risentirà  di  certa  teutonica  durezza,  onde 
la  frase  apparirà  brevemente  concettosa  e  monotona  contro 
ogni  regola  di  nostra  armoniosa  lingua;  ma  il  Mercati  questo 
ha  voluto  deliberatamente,  credendo  di  riprodurre,  per  tal  via, 
non  solo  la  foo^ma  vera  del  pensiero  del  Grisar,  ma  anche  la 
tedesca  anima  vivificatrice  del  pensiero  tedesco  deirautore. 

Inoltre  in  questa  edizione  sono  correzioni  e  aggiunte  mol- 
teplici di  quanto  la  critica,  l'archeologia,  la  numismatica  e 
gl'importanti  scavi  hanno  palesato  in  questo  ultimo  decennio 
intomo  alla  gloria  medievale  di  Roma;  e  chi  sia  al  corrente 
dei  progressi  degli  studi  storici  e  di  quelli  sussidiarli  della 
storia  sa  quanto  cammino  si  è  percorso  in  così  breve  tempo 


ALTO  MEDIO  EVO  —    0.  HARTMANN  201 

SU  questa  via.  Ma  queste  giunte  e  queste  correzioni  il  traduttore 
ha  potuto  inserire  nel  testo  e  nelle  note  secondo  che  Fautore 
gliele  ebbe  comunicate  manoscritte.  Però  accadde  che  le  prime 
varianti  pervennero  al  traduttore  quando  già  dell'opera  si  era 
stampato  fino  alla  pag.  307  ;  ed  il  Mercati  quindi  le  ha  riunite 
in  27  colonne  prima  del  testo.  Questa  involontaria  e  parziale 
manchevolezza  nell'organismo  del  libro  può  permettere  di  valu- 
tare più  d^  vicino  il  copioso  contributo  che  il  Grisar  ha  por- 
tato in  questa  edizione  ;  soprattutto  vi  possiamo  osservare 
con  quanta  prudenziale  cautela  egli  accetti  le  conclusioni  delle 
nuove  scoperte  ;  cosi,  per  esempio,  veggasi  quanto  è  detto  sulla 
casa  di  Pammachio  e  sulla  chiesa  dei  santi  Giovanni  e  Paolo, 
sulle  regioni  di  Roma,  sulla  topografia  vaticana  e  specialmente 
sopra  il  luogo  controverso  del  martirio  di  S.  Pietro. 

Altro  pregio  molto  notevole  della  seconda  edizione  sulla 
prima  è  la  copia  delle  illustrazioni  storiche  e  artistiche,  poste 
non  solo  con  abbondanza  gradevole,  ma  con  speciale  discerni- 
mento critico  perchè  ciascuna  chiarisca  meglio  e  accompagni 
opportunamente  il  testo  ;  onde  questa  saggia  disposizione  acquista 
valore  di  vero  documento  per  la  storia  della  civiltà  e  dell'arte 
in  Roma  nel  medioevo. 

Con  questo  primo  volume  il  Grisar  ha  cominciato  a  scri- 
vere la  «  storia  civile  del  papato  nel  medioevo  sullo  sfondo 
della  storia  di  Roma  »;  escluso  quindi  il  concetto  di  una 
storia  ecclesiastica,  il  disegno  di  esporre  la  storia  di  Roma 
come  città  e  come  incarnazione  del  papato  dominatore  uni- 
versale del  medioevo,  subito  si  delinea  in  tutta  una  grandezza 
armonica  di  confini  ampi  di  ricerche  e  di  studi  della  più  alta 
importanza.  Ed  a  questo  arduo  lavoro  si  è  accinto  il  Grisar 
<ion  una  seria  e  lunga  preparazione  di  attiva  dimora  qui  in 
Roma  per  molti  lustri;  con  il  corredo  di  una  inesauribile 
miniera  di  bibliografia  sempre  pronta  a  conforto  d'ogni  sua 
affermazione;  con  una  mente  dotta  della  più  varia  erudizione 
archeologica^  classica,  artistica,  storica,  ecclesiastica. 

In  questo  volume  si  abbraccia  il  periodo  che  va  dal  IV 
alla  fine  del  VI  secolo:  è  diviso  in  cinque  libri  con  diversa 
estensione.  11  primo  libro,  che  crediamo  il  più  importante, 
•come  certo  è  il  più  .ampio,  da  prender  da  solo  più  che  la 
metà  di  tutto  il  volume,  é  intitolato  Roma  allo  spegnersi  del 
culto  pagano,  e  quivi  sono  lumeggiati,  con  magistrale  vigoria, 
questi  tragici  momenti  di  storia  romana,  in  cui  il  paganesimo 


202  RECSMSIOHI  I  NOTE   BIBLIOQRA FICHE   —    P.  SPEZI 

lanciava  gli  ultimi  bagliori,  mentre  internamente  l'impero  e 
Roma  venivano  trasformandosi  al  trionfare  dell'idea  cristiana 
e  Roma  subiva  le  ultime  umiliazioni  al  rovinar  dell'impero  ed 
al  sopravvenire  del  germanesimo.  Completano  il  quadro  un 
ipotetico  viaggio  di  pellegrini,  di  cui  TA.  si  fa  guida  sapiente, 
dalla  basilica  di  S.  Giovanni  in  Laterano  a  quella  di  S.  Pietro 
in  Vaticano;  una  esposizione  analitica  dell'opera  del  vescovo 
di  Roma  per  assurgere  all'onore  di  primate  su  tutte  le  Chiese 
del  mondo;  ed  uno  sguardo  sull'arte  e  sulla  civiltà  romana 
nella  loro  rifioritura  cristiana. 

Più  brevi  sono  i  tre  seguenti  libri:  il  secondo  che  tratta 
di  Soma  ed  i  Papi  durante  la  dominazione  gotica  in  Italia;  il 
terzo  in  cui  si  espone  Roma  di  fronte  ai  Bizantini  ed  agli 
Ostrogoti  al  tempo  del  ristabilimento  della  potenza  imperiale  in 
Italia;  ed  il  quarto  che  studia  Romu  sotto  Narsete  e  nei  primi  teìnpi 
dell'Esarcato  cioè  fino  all'irrompere  dei  Longobardi  in  Italia, 
allorché  l'Italia  cominciò  la  triste  e  secolare  sua  divisione  fra 
più  padroni;  e  in  questi  tre  libri  gli  avvenimenti  sono  seguiti 
nell'ordine  cronologico  e  studiati  con  rigorosa  critica  storica. 

Nel  quinto  ed  ultimo  libro,  con  ampia  concezione  sintetica, 
si  svolge  la  Decadenza  progressiva  delle  condizioni  politiche  e 
della  civiltà  romana;  e  la  vitalità  saliente  della  Chiesa  Romana. 

Da  questo  pallido  schema  dei  principali  soggetti  svolti  in 
quest'opera  poderosa  potrebbe  apparire  subito  un  intenzione 
preconcetta  dell'A.  di  fare  l'apologia  del  cattolicismo  nei  primi 
secoli  del  medioevo;  e  tanto  più  facilmente  s'immagina  questo 
quanto  più  la  fantasia  d'ogni  lettore  ricorre  subito  alla  condi- 
zione sociale  di  sacerdote  gesuita  dell'A.  ed  al  naturale  con- 
fronto colla  storia  di  Roma  nel  medioevo  scritta  dal  prote- 
stante Gregorovius.  Eppure,  ad  onore  del  vero,  no;  il  Grisar 
determinatamente  dichiara  di  voler  esser  libero  da  ogni  ten- 
denza e  prevenzione  di  partito,  e  subito  ne  dà  prova  col  tri- 
butare con  sincera  schiettezza  la  sua  ammirazione  all'opera 
del  Gregorovius  stesso.  Certo,  oltre  che  riparare  alle  troppe 
insufficienze  e  alle  troppe  inesattezze  che  la  critica  storica  ha 
concordemente  riconosciuto  nel  poetico  storiografo  di  Roma 
medioevale;  oltre  che  aggiungere  tutto  il  concorso  dei  risul- 
tati degli  studi  e  della  scoperte  ottenute  nella  seconda  metà 
del  secolo  testé  scorso;  il  Grisar  assolutamente  esclude  il  giu- 
dizio dei  fatti  che  narra  non  confrontandoli,  come  spesso  fa 
il  Gregorovius,  con  fatti  della  storia  moderna  e  contemporanea. 


ALTO  XSD10   EVO  —   L.   HALPHBK  208 

senza  dire  che  questo  scrittore  volle  promuovere,  con  la  sua 
opera,  una  determinata  idea,  quella  della  nuova  Italia. 

Vogliam  dire  che  la  voluta  oggettività  storica  sia  dal  Grisar 
raggiunta  nella  sua  pienezza  scientifica?  Non  diremmo  ciò; 
ma  non  diremmo  neppure  quanto  già  suoi  ammiratori  hanno 
affermato,  che  il  suo  libro  è  l'apoteosi  del  pontificato  romano. 
Noi  invece  riconosciamo  che  il  Grisar  cerca  e  vuole  il  trionfo 
della  verità  nella  storia,  pur  non  essendo  egli  insensibile  alle 
vittorie  della  fede  cattolica  sopra  il  paganesimo  ed  essendo 
sensibilissimo  di  dar  risalto  a  quel  lato  intimo  della  vita  ec- 
clesiastica di  Roma,  che  egli,  cattolico,  storico  e  critico,  crede 
di  potere  sentire  meglio  di  chi  alla  Chiesa  sia  estraneo.  Ed 
in  questo  a  noi  sembra  di  trovare  onesta  conciliazione  del 
concetto  scientifico  con  la  fede  religiosa  dello  scrittore.  In  tutti 
i  casi  la  scienza  storica,  con  quest'opera,  certamente  segna  un 
passo  assai  notevole  nella  storia  di  Roma  medioevale,  e  il  vivo 
desiderio  che  si  ha  della  continuazione  di  quest'opera,  espresso 
da  tante  parti  e  di  cattolici  e  di  protestanti,  è  il  miglior  elogio 
che  al  Grisar  poteva  derivare.  Pio  Spezi. 


LOUIS  HALPHEN,  Études  sur   Vadministration  de  Rome   au 
nioyenAge  (751-1252).  —  Paris,  Honoré  Champion,  1907. 

36.  —  La  formazione  del  comune  di  Roma  nel  1143  e 
il  conseguente  accordo,  o  assenso,  del  papa  Eugenio  III  nel 
1145,  costituiscono  nella  storia  di  Roma  medievale  il  passaggio 
da  un  periodo  di  dominazione,  o  prevalenza  assoluta,  del 
potere  teocratico,  in  un  periodo  di  relativa  indipendenza  della 
città  dal  pontefice. 

Ma  quali  cangiamenti  subisse  tutta  Tammìnistrazione  del 
governo  da  questa  rivoluzione  popolare  forma  un  problema 
di  alto  interesse  storico;  e  intorno  al  quale  già,  saltuaria- 
mente e  con  varia  potenza  di  preparazione  e  di  autorità,  si 
diressero  le  ricerche  di  valenti  cultori  di  storia  medievale  romana. 

Intanto  altri  gravi  problemi,  connessi  a  questo  principale, 
sono  le  ricerche  delForigine,  dell'essenza  e  della  evoluzione  delle 
singole  istituzioni  amministrative  prima  e  dopo  questa  data 
memoranda  del  J 143. 

E  questo  lavoro,  importante  quanto  arduo,  ha  compiuto 
il  sìg.  Luigi  Halphen,  un  valente  giovane  studioso  di  cose  ro- 
mane, appartenente  alla  Scuola   francese  d'archeologia  e   di 


204  RBCKN8I0V1  E  NOTE   BIBLIOORAFICHE    ^   P.   SFIZI 

storia  (negli  anni  1904-1906),  posta  sotto  l'esperta  direzione 
del  dotto  Mons.  Duchesne. 

Lo  studio  dell'Halphen  muove  dal  751  quando,  secondo 
Topinione  più  comune,  cessò  di  essere  l'esarcato  di  Ravenna, 
e  Roma  ebbe  più  ragione  di  dirsi  indipendente.  Del  resto, 
ramministrazione  bizantina  nell'esarcato  già  era  stata  studiata 
così  da  Carlo  Diehl  in  un  volume  della  Bibliothéque  des  Écoles 
d'Athènes  et  de  Rome,  come  dall'Hartmann  nell'opera:  Untersu- 
chungen  zur  Geschichte  de?'  byzantinischen  Verwaltung  in  Itq.lien 
{540-750). 

Questo  punto  quindi  di  partenza  cronologica  può  facilmente 
essere  accettato  da  tutti  ;  ragionevole  è  pure  il  punto  d'arrivo, 
che  è  l'anno  1252,  quando  i  Romani  si  scelsero  un  senatore 
straniero,  Brancaleone  degli  Andalò;  sebbene  qualcuno  potrebbe 
desiderare  esteso  lo  studio  a  tempi  ulteriori. 

Quanto  alle  fonti,  a  cui  ha  attinto  l'A.,  sono  autorevoli 
quasi  tutte  e  copiose  quanto  più  era  possibile  ;  che  non  vuol 
dire  che  sieno  state  consultate  tutte  quelle  che  sono  note  e 
questo  per' varie  e  spesso  gravi  difficoltà  che  si  oppongono 
da  parte  di  coloro  che  sono  i  custodi  dei  preziosi  archivi 
romani,  pubblici  e  privati,  custodi  spesso  non  adeguati  al  difficile 
compito  loro  affidato,  più  spesso  ignari  del  valore  dei  documenti 
rinchiusi  nelle  custodite  cartapecore  medievali  e  quasi  sempre 
assai  diffidenti  degli  studiosi,  anche  se  presentati  e  garantiti  da 
autorevoli  e  competenti  personaggi.  L'Halphen  spiega  nella 
prefazione  quanto  inutilmente  dovette  più  volte  cercar  di 
consultar  archivi  importanti  :  ma,  ad  ogni  modo,  l'abbondante 
nota  delle  fonti  che  egli  ha  avuto  a  sua  disposizione;  più  ancora, 
la  seria  preparazione  acquistata  prima  di  accingersi  a  questo 
lavoro,  e  il  coscienzioso  uso  delle  fonti  citate,  certificano  appunto 
della  importanza  della  presente  pubblicazione. 

Il  libro  è  diviso  in  tre  parti: 

Nella  prima  si  espone  U organisation  administrative  avant 
la  revolution  communale  con  cinque  suddivisioni  riguardanti  il 
papa  e  l'amministrazione  di  Roma,  le  circoscrizioni  amministra- 
tive diverse  nell'ordine  civile  da  quelle  nell'ordine  religioso,  il 
prefetto,  i  consoli  e  i  duchi  e  infine  i  giudici. 

La  seconda  parte  tratta  del  U organisation  administrative 
de  la  Coìnmune  Roniaine,  studiandosi  l'essenza  di  questo  Comune 
romano,  l'organismo  suo  generale,  le  modificazioni  subite  dal 
senato  e  l'accresciuto  numero  dei  vari  servizi  amministrativi. 


ALTO  HEDIO   RTO  —   R.    POUPARDIN  205 

La  terza  parte  ha  più  carattere  di  appendice  di  documenti, 
sebbene  sia  formata  di  liste  statistiche  delle  varie  cariche  dei 
giudici  ordinari,  dei  prefetti  e  dei  senatori,  composte  con  lode- 
vole studio  dairA.  stesso  e  disposte  per  ordine  cronologico, 
secondo  la  data  dei  documenti,  che  sono  ricordati  e  i  quali 
rammentano  i  nomi  di  cotesti  ufficiali  civili  dello  stato  romano. 
Molto  facilmente  queste  liste  possono  essere  ampliate,  e  forse 
qua  e  là  modificate,  colla  scorta  di  documenti  nuovi  che  venis- 
sero tratti  alla  luce;  ma  la  utilità  loro  è   incontrastabile. 

Chiude  Topera  un  indice  analitico  per  i  vari  riscontri  che 
possano  occorrere  nel  consultare  questo  lavoro  sì  riguardo  le 
persone  come  i  luoghi  e  le  cariche,  di  cui  si  è  tenuta  parola. 

Pio  Spezi. 


R.  POUPARDIN,  Études  sur  Vhistoire  des  Frincipautés  Lom- 
bardes  de  Vltalie  meridionale  et  de  leiirs  rapports  avec 
VEmpire  Frane,  —  Paris,  Honoré  Champion,  1907. 

37.  —  Primo  oggetto  di  questi  studi  sono  le  fonti  per 
la  storia  de'  rapporti  fra'  Principati  Longobardi  e  l'Impero 
Franco,  da  Carlomagno  alla  morte  dì  Lotario.  Dopo  questo 
tempo  a  l'histoire  de  leurs  rapports  avec  Louis  II  se  confond 
le  plus  souvent  avec  celle  des  rapports  entre  ce  prince  et 
l'empire  byzantìn,  et  il  faut  attendre  jusqu'au  temps  de  Paldolf 
Tète-de-fer,  c'est-à-dire  jusqu'à  la  fin  du  X^  siede,  pour  que 
les  affaires  de  l'Italie  lombarde,  après  un  siècle  de  luttes  sans 
grandeur  et  sans  résultat,  tiennent  de  nouveau  une  place  dans 
l'histoire  generale  de  l'Europe  occidentale  ».  Quelle  fonti  consi- 
stono in  Cronache,  Annali,  Cataloghi,  qualche  agiografia,  qualche 
«  libro  pontificale  »  e  pochi  testi  diplomatici;  materiale  tutto 
già  edito  e  quasi  tutto  già  criticamente  studiato.  Ma  dal  P.  viene 
ora  opportunamente  classificato,  in  base  alla  provenienza  (di 
Montecassino,  di  Benevento,  ecc.);  vagliato,  negli  elementi  co- 
stitutivi delle  singole  fonti;  messo  a  confronto  nelle  sue  parti 
diverse,  meglio  illustrato  insomma.  Sicché  più  d'un'opìnione, 
già  in  credito,  n'è  rimasta  scalzata;  e,  per  di  più,  utili  notizie 
son  date  su'  depositi  archivistici,  ove  rimangano  custoditi  i 
testi  diplomatici.  Messa  cosi  meglio  in  sodo  la  base  nel  primo 
capo,  su  questa  è  intessuta  ne'  due  capi  seguenti  l'esposizione 
de'  rapporti  tra'  Longobardi  e  Carlomagno,  tra'  Longobardi 
e  Ludovico  I,  Lotario  e  Ludovico  IL  È  storia  in  gran  parte, 


206  RBCENBIOHI   B  NOTI   BIBLIOORA FICHE   —    V.   BCHIPJL 

se  non  in  tutto,  abbastanza  nota  anch'essa;  ma  qua  e  là  meglio 
chiarita,  o  meglio  accertata.  Degna  d'essere  particolarmente 
segnalata  è  TAppendice  sul  manoscritto  del  Cartolario  comu- 
nemente indicato  col  titolo  improprio  di  Cronaca  di  S.  Sofia 
di  Benevento.  M.  Schifa. 


4.  BASSO  MEDIO  EVO  (Sec.  XI-XV). 

LUIGI  SCHIAPARELLI,  Charta  Augustana,  Note  diplomatiche. 
—  Firenze,  Tip.  Galileiana,  1907. 

38.  —  Della  Charta  Augustana  parlarono  incidentalmente 
il  Cibrario  ed  il  Gal,  i  quali  pubblicarono  parecchi  di  quei 
documenti  nei  M.  H.  P,  {Chartarum,  I  e  II).  Primo  a  fermare 
la  sua  attenzione  sopra  la  forma  singolare  e  le  caratteristiche 
di  quel  documento  fu  L.  Bethmann  che  ne  diede  una  som- 
maria descrizione.  Buoni  elementi  d'indole  giuridica  raccolse 
Silvio  Pivano  nella  sua  introduzione  alle  Carte  dd  Grande  e 
del  Piccolo  S,  Bernardo  esistenti  nell'Archivio  Mauriziano  di 
Torino  e  provenienti  da  quello  di  Aosta  {Miscellanea  Valdo- 
stana,  pag.  57-238).  Nello  stesso  volume  edito  nel  1903  dalla 
Società  Storica  Subalpina  (pag.  239-290)  il  prof.  Giuseppe 
Battaglino  pubblicò  quaranta  delle  carte  che  esistono  tuttora 
nell'Archivio  Mauriziano  d'Aosta  (Mazzo  I).  Trattarono  pure 
della  Charta  Augustana  il  Gaudenzi  ed  il  Kem,  ma  essi,  come 
i  precedenti,  non  poterono  studiarla  che  in  un  numero  ristretto 
di  atti  riferentisi  quasi  esclusivamente  alle  Case  del  San  Ber- 
nardo, quindi  le  loro  conclusioni  sui  caratteri  diplomatici  e 
sul  valore  giuridico  di  quel  documento  sono  necessariamente 
incomplete.  Un  lavoro  simile  richiede  lunghissima  prepara- 
zione e  vuol  esser  fatto  sul  complesso  di  tutte  le  carte,  al- 
meno di  quante  si  potranno  ritrovare.  Esse  sono  sparse  in 
ventiquattro  archivi,  non  tutti  in  Valle  d'Aosta.  Difficile  ne 
riesce  la  collezione  completa,  essendo  talvolta  la  Charta  Au-- 
gustana  nascosta  nell'interno  di  altri  documenti  notarili  mem- 
branacei, ai  quali  essa  conferiva  speciale  valore.  Spesso  il 
documento  è  abraso  ;  se  ne  potrebbe  restituire  la  forma,  sempre 
identica  presso  lo  stesso  cancelliere,  ma  la  lettura  dei  nomi, 
che  hanno  interesse  storico,  riesce  tante  volte  impossibile. 

Lo  Schiaparelli  potè  studiare  a  lungo  in  Aosta  parecchie 
raccolte    inesplorate  di  Chartae   Augustanae  e  farsi,  dal   lato 


BABBO   MEDIO  EVO    —    L.   8CHIAPABBLU  207 

paleografico  e  diplomatico,  un  concetto  esatto  di  quel  singo- 
larissimo documento.  L'esame  serio  dei  testi  originali  confe- 
risce un  pregio  speciale  all'analisi  che  ne  fa  il  giovane  e 
Talente  diplomatista. 

L'A.  comincia  collo  stabilire  la  differenza  fra  la  Charta 
Àugustana  e  la  Chaiia  Notarii,  entrambe  in  uso  contempora- 
neamente nella  Valle  d'Aosta  dal  102C  al  1408,  ma  con  au- 
torità e  valore  molto  diverso  per  la  prima  che  appartiene 
esclusivamente  alla  Cancelleria  d'Aosta,  istituzione  retta  da 
speciali  norme  e  con  ufficiali  propri.  Essa  aveva  la  sua  sede 
in  mezzo  all'area  dell'antica  basilica  romana,  davanti  alla  chiesa 
di  Santa  Maria  e  San  Giovanni  (Cattedrale),  ed  ivi  soltanto 
riceveva  ed  autenticava  i  suoi  atti.  11  CanceUarius  auguste  era 
assistito  da  vicecancellarii  o  scriptores.  Un  fatto  storico  curio- 
sissimo si  è  che  per  lo  spazio  di  90  anni  (1318-1408)  da 
Amedeo  V  ad  Amedeo  Vili,  i  conti  di  Savoia  erano  cancel- 
lieri di  Aosta,  ove  si  facevano  quasi  sempre  rappresentare  da 
un  vicesgerens.  Cessano  'solo  collo  scomparire  della  Charta  -4ii- 
gusiana^  cioè  quando  il  loro  dominio  politico  vi  era  stabilito 
definitivamente  e  senza  contrasto. 

Lo  S.,  con  sottile  indagine  ed  opportuni  confronti,  studia 
la  Charta  nei  vari  periodi  del  suo  svolgimento,  le  due  reda- 
zioni sul  verso  e  sul  recto,  la  data  AeW'actum  e  la  subscrlptio 
dell'ufiìciale  della  cancelleria,  i  caratteri  paleografici  e  le  varie 
formole,  la  stipulatio,  la  sanctio,  le  sottoscrizioni  dell'escatocoUo 
e  la  datazione. 

Nell'ultimo  paragrafo  l'egregio  A.  esamina  il  valore  giu- 
ridico della  carta  aostana,  nei  tre  periodi  nei  quali  divide  la 
sua  esistenza,  e  specialmente  di  fronte  al  breve  recordationis  ed 
all'istromento  notarile.  A  proposito  di  quest'ultimo,  crediamo 
ch'esso  abbia  penetrato  in  Valle  d'Aosta  molto  prima  del 
XIII  secolo  e  non  da  Ivrea,  ma  d'oltre  Alpi.  Nelle  istituzioni 
.e  nelle  consuetudini  d'Aosta  ebbero  influenza  preponderante 
le  leggi  burgundiche.  Troppi  elementi  ci  mancano  prima  del 
secolo  XII,  ma  vediamo  che  parecchie  famiglie  gallo-romane 
sopravvissero  nella  Valle  alle  invasioni  barbariche.  Ad  esempio 
i  Felisia  perdurarono  in  Aosta  fino  al  secolo  XV,  ma  il  nome 
della  gens  era  divenuto  quello  della  famiglia.  Nella  tradizione 
imperiale  e  nel  diritto  burgundico  è  forse  da  ricercarsi  l'ori- 
gine della  Cancelleria  aostana.  Il  fatto  che  i  conti  di  Savoia 
vi  furono  cancellieri,  prima  del  lento  e  progressivo  assorbimento 


208  RICKNSIONI   B  NOTR  BIBLIOaRAFICBB   —   F.    0.  FRCTIZ 

della  Valle,  sembra  conformare  la  tesi  svolta  dal  De  Tillier 
sulla  dedizione  volontaria  a  Casa  Savoia  mediante  patti  e  fran- 
chigie, tesi  combattuta  con  intenti  politici  dal  Mellarede,  dal 
Robilant,  dal  De  Levis,  dal  Caissotti,  e  con  molto  acume  storico 
dal  Terraneo. 

Nell'appendice  TA.  ci  dà  l'elenco  degli  ufficiali  della  Can- 
celleria d'Aosta,  il  testo  di  parecchi  documenti  nonché  uno 
studio  sul  valore  che  si  attribuiva  alla  carta  aostana.  La  rac- 
colta che  si  sta  facendo  di  tutte  quelle  carte,  disperse  in  tanti 
archivi,  arrecherà,  speriamo,  qualche  nuovo  elemento  per  la 
cronologia  e  le  vicende  di  Casa  Savoia  e  per  la  storia  della 
Valle  d'Aosta,  storia  ancora  cosi  poco  e  così  male  nota,  e  di 
cui  si  fa  così  doloroso  strazio  da  qualche  incosciente  compilatore. 

Dal  lato  diplomatico,  lo  studio  di  cui  abbiamo  fatto  cenno, 
condotto  con  metodo  serio  e  coscienziose  ricerche,  aggiunge 
nuovi  e  pregevoli  elementi  ai  lavori  del  Bethmann,  del  Sickel, 
del  Kem,  del  Gaudenzi,  dell'Erben  e  di  quanti  ebbero  a  far 
cenno  di  quell'interessante  e  singolarissimo  documento  che  fu 
la  Charta  Augustana,  F.  G.  Frutaz. 


ITALO   MARIO   ANGELONI,  Dino  Frescohaldi  e  le  sue  rime. 
In-8,  pp.  152.  —  Torino,  Loescher,  1907. 

39.  —  Questo  volume,  uscito  a  breve  distanza  da  quello- 
nel  quale  Ercole  Rivalta  riprodusse  le  rime  del  Frescobaldi,. 
viene  ad  accrescere  la  serie  dei  lavori  monografici  che  illu- 
strano la  vita  e  le  opere  anche  dei  nostri  vecchi  rimatori.  Esso 
consta  d'una  parte  genealogica,  dove  sono  raccolte  copiose 
notizie  sulla  famiglia  Frescobaldi  dal  1215  sino  al  1343;  d'una 
biografica  e  d'una  letteraria,  che  indagano  rispettivamente  la 
vita  e  l'arte  di  Dino.  Preceduto  da  una. rassegna  sui  mano- 
scritti e  sulle  stampe,  e  seguito  da  una  serie  di  note  compa- 
rative,  viene  poi  il  testo  delle  rime.  Non  è  qui  il  caso  d'err- 
trare  in  una  disamina  minuta  per  vedere  fino  a  qual  punto 
l'A.  abbia  compiuto  il  dover  suo  in  queste  varie  parti  della 
presente  monografia;  basti  il  dire  che,  nonostante  incertezze 
e  deficienze,  dovute  anche  a  difficoltà  bibliografiche  non  potute 
superare,  egli  ha  fatto  opera  non  del  tutto  inutile  ai  buoni 
studi  in  questo  «  primo  affannoso  esperimento  »  da  lui  ten- 
tato nel  campo  della  critica  letteraria.  V.  C. 


BA880  MBDIO  ITO   —   0.   TIUTSIUUai   -    0.  OARBONILU  209 

GUIDO  TRAVERSARI,  Bibliografia  boccaccesca.  In-8,  pp.  xii-271. 
—  Città  di  Castello,  Lapi,  1907. 

40.  —  È  la  prima  parte  d'una  compiuta  rassegna  biblio- 
grafica sulla  vita  e  sulle  opere  del  Certaldese,  e  comprende 
gli  Scritti  intomo  al  Boccaccio  e  alla  fortuna  delle  sue  opere.  Ad 
essa  terrà  dietro  una  seconda  parte  sui  manoscritti  delle  opere 
boccaccesche. 

Impresa  vasta  ed  ardua,  alla  quale  TA.  sì  mostra  con- 
venientemente preparato  e  della  cui  utilità  per  gli  studiosi 
non  occorre  spender  parole.  Il  metodo  adottato  da  lui  mi 
sembra  ragionevole,  dacché  il  ricco  materiale  bibliografico  è 
disposto  in  ordine  rigorosamente  cronologico,  mentre  ognuna 
delle  pubblicazioni  registrate  è  contrassegnata  da  un  numero 
progressivo  collocato  a  destra  e  che  serve  ai  rinvìi  nel  doppio 
indice  finale  dei  nomi  e  delle  materie. 

n  Tr.  avrà  in  avvenire  a  fare  non  poche  aggiunte^  appen- 
dici e  correzioni,  oltre  quelle  da  lui  poste  in  fine  al  presente 
volume;  ma  anche  così  com'è,  questo  merita  una  parola  di 
incoraggiamento  e  di  lode.  -  V.  C. 


6.  GARBONELLI,  H  "  de  Sanitatis  Custodia  „  di  maestro  Gia-^ 
corno  Albini  da  Moncalieri.  —  Pinerolo,  Tip.  Sociale,  1906. 

•41.  ~  La  storia  della  medicina  piemontese  è,  purtroppo, 
ancor  quasi  tutta  da  fare,  né  forse  dopo  Tincendio  della  Bi- 
blioteca nostra  sarà  più  dato  ad  alcuno  di  scriverla.  Giovanni 
Carbonelli  cerca  da  par  suo  di  riparare  alla  iattura:  raccoglie, 
indaga,  discute.  Non  lo  distolgono  le  difficoltà:  i  problemi  e 
le  ricerche  paiono  anzi  acquistar  un  tanto  di  sapore  per  lui 
quanto  più  si  presentano  ardui. 

Chi  fu  il  maestro  «  Jacobus  subditus  fidelis  > ,  che  a  mezzo 
il  trecento  presentò  a  Jacopo,  principe  d'Acaia,  il  bel  libro  di 
medicina,  che  ancora,  sebbene  danneggiato  molto  dall'acqua 
e  dal  fuoco  e  sciupato  del  tutto  nelle  miniature,  si  conserva 
alla  Nazionale?  Intorno  a  quel  nome  ci  si  erano  provati  in 
parecchi;  ma  il  Carbonelli  solo  è  riuscito,  con  studio  lungo, 
minuto,  acutissimo,  a  fermarne  Tidentità  e  a  raccogliere  ricca 
messe  di  notizie  sopra  di  lui. 

Maestro  Giacomo  Albini  di  Moncalieri  fu  a*  tempi  suoi 
uomo  di  grande  reputazione;  caro  a  corte  per  l'arte  sua,  visitò 

Rivitta  sUyriea  italianci,  S*  S.,  yiii,  2.  14 


ito  RXOENBIOMI  I  NOTB  BIBLIOORÀFICHI   —    V.  COSMO 

la  Francia  e  la  Svizzera,  e  di  quanto  vide  ed  osservò  fece 
tesoro.  E  poiché  dopo  la  tragica  fine  del  primo  matrimonio, 
un  bambino  era  venuto  a  confortare  le  nuove  nozze  di  Gia- 
como d*Acaia,  il  medico  fedele  lo  volle  conservato  all'affetto 
e  alle  speranze  dei  genitori  insieme  con  tutta  la  famiglia  di 
lui.  Per  il  fanciullo  adunque  e  per  gli  Acaia  scrisse  il  suo  libro, 
nel  quale  brevi  sermone  compendiò  regulas  regiminis  saniiatis. 
Un  libro  d'igiene  pertanto  ancor  più  che  di  vera  e  propria 
medicina.  Quell'igiene,  verrebbe  fatto  d'osservare  a  qualche 
impenitente  scettico  di  lei,  che  non  impedi  al  suo  povero  pro- 
fessore di  andarsene  egli  pure  probabilmente  nella  grande 
morìa  del  1348.  Vero  è  che  il  valente  filosofo  della  natura  era 
d'avviso  che  le  pestilenze  fossero  influssi  de'  corpi  celesti,  e  da 
esse  non  sapeva  rimedio  né  migliore  né  più  sicuro  che  le  pillole 
d'aloè  e  di  mirra  confettate  con  vino  buono. 

La  scienza  di  lui  è  naturalmente  quella  del  tempo  suo: 
Ippocrate,  Galeno,  gli  Arabi.  Arabe  le  ricette,  che  con  esube- 
rante abbondanza,  secondo  l'uso  dell'età,  prescriveva;  e  di  co- 
teste  ricette,  a  illustrazione  piena  del  suo  soggetto,  il  C,  ne 
trae  dall'Archivio  di  Stato  di  Torino  più  altre,  curiose  per  sé  e 
per  la  lingua  onde  sono  scritte.  Perchè  il  Carbonelli  ama  soprat- 
tutto il  documento:  nessuna  parola,  per  quanto  elegante  sia, 
pare  a  lui  più  efficace  a  mostrare  le  condizioni  dell'arte  salutare 
in  Piemonte  nel  tre  e  quattrocento,  d'un  consulto  di  medico 
scampato  al  naufragio  de'  suoi  confratelli,  d'un  inventario  dì 
farmacia,  d'un  processo  penale  per  infanticidio,  d'una  multa 
appioppata  alla  serva  d'un  prete  sorpresa  a  far  un  bagno  in 
un  canale,  probabilmente  per  abortire,  d'un  affresco  che  rap- 
presenti una  scena  ostetrica  o  l'interno  d'una  farmacia.  Di  qu 
la  ricchezza  documentaria  del  volume,  che  ne  cresce  il  pregio, 
come  glielo  accrescono  le  riproduzioni  fotografiche  del  mano- 
scritto, le  miniature,  tutto  ciò  insomma  che  gli  conferisce 
un'aria  di  signorile  erudizione.  Cosa  tanto  più  rara  in  quanto 
chi  non  fa  professione  speciale  di  studi  storici,  ma  è  indotto 
ad  essi  dall'amor  della  scienza  che  più  particolarmente  coltiva, 
è  facile  all'esagerazione.  L'averla  saputa  interamente  evitare, 
è  la  prova  migliore  delle  felici  attitudini  di  chi  ha  composto 
il  libro  anche  a  questo  genere  di  ricerche. 

U.  Cosmo. 


BASSO   MEDIO  BTO   —  A.  ZANSLLI  211 

AGOSTINO  ZANELLI,  Pietro  Dal  Monte.  —  Milano,  Archivio 
stor.  lombardo,  1907. 

42.  —  Le  vecchie  biografie  di  questo  personaggio  del  se- 
colo XV,  celebre  come  prelato,  a  cui  dalla  Curia  di  Roma  fu- 
rono affidati  importanti  e  delicati  uffici,  e  come  scrittore  dì 
materia  giuridica,  ecclesiastica  e  politica,  contengono  errori  ed 
hanno  lacune.  L'A.  si  propone  di  correggere  gli  uni  e  colmare 
le  altre,  valendosi  specialmente  degli  scrìtti  e  delle  lettere  che 
lo  stesso  Dal  Monte  raccolse  nel  Cod.  Vat.  2694  e  di  docu- 
menti tratti  dair Archivio  segreto  Vaticano,  dal  vescovile  di 
Padova,  dal  comunale  di  Brescia,  da  quello  di  stato  di  Venezia; 
però  dichiara  di  non  fare  un  esame  particolare  delle  opere. 
Lo  studio  è  diviso  nei  capitoli  seguenti:  L  Dalla  nascita  al 
protonotariato.  IL  La  questura  d'Inghilterra.  IH.  Il  Dal  Monte 
legato  papale  in  Francia.  IV.  Il  Dal  Monte  vescovo  di  Brescia. 
V.  Il  Dal  Monte  governatore  di  Perugia.  Il  primo  e  più  impor- 
tante ufficio  sostenuto  dal  prelato  fu  di  collettore  della  S.  Sede 
€  di  nunzio  apostolico  in  Inghilterra.  Specialmente  interessante 
è  il  capitolo,  che  tratta  di  questo  ufficio,  perchè  ci  dà  parti- 
colari sui  rapporti  della  nazione  inglese  col  papato  riguardo 
attributo,  la  cui  prima  origine  risale  al  principio  del  secolo  Vili, 
«  così  pure  ci  descrive  lo  stato  d'animo  degl'Inglesi  nell'età 
che  precorre  la  Riforma.  Peccato  che  i  particolari  non  siano 
anche  più  abbondanti,  e  non  ce  ne  vengano  offerti  anche  da 
documenti  inglesi  !  Il  Da  Monte  si  occupò  massimamente  della 
parte  più  elevata  del  suo  ufficio,  cioè  di  difendere  la  S.  Sede 
dalle  molte  e  gravi  accuse  da  cui  era  colpita  e  d'impedire  che 
il  concilio  di  Basilea,  nuovamente  inimicatosi  col  Papa,  riu- 
scisse a  sollevargli  contro  anche  l'Inghilterra.  Dal  1442  al  1445 
il  Dal  Monte  fu  legato  papale  in  Francia,  e  fece  a  quel  re  da 
parte  del  pontefice,  proposte  conciliative,  che  però  non  furono 
deliberate,  le  quali  in  ampiezza  superavano  quelle  concretate 
nel  concordato  del  1516.  La  nomina  di  Del  Monte  a  vescovo 
di  Brescia  fu  assai  contrastata  dalla  cittadinanza,  e  colà  si 
mostrò  «  quale  era  sempre  stato,  un  uomo  colto  ed  integro 
«  per  certo,  ma  più  che  pastore  spirituale  di  anime,  custode 
«  geloso  di  quelli,  ch'egli  credeva  suoi  diritti  ed  animato  da 
«  quel  medesimo  spirito  di  invadenza,  che  fu  sempre  proprio 
«  della  curia  pontificia  »  (pag.  83).  Mandato  nel  maggio  de 
1451  da  Nicolò  V  come  governatore  a  Perugia  aggiungeva  al 


21^  RSCEKSIOtn  I  VOTB  BIBLIOQRAPICHB   —  A.  BONARDI 

reggimento  spirituale  ampia  giurisdizione  civile  e  criminale,  e 
poteva  anche  raccogliere  eserciti  in  aiuto  della  Chiesa.  Le  sue 
aspirazioni  alla  porpora  cardinalizia  gli  furono  troncate  dalla 
morte  prematura  il  12  gennaio  1457.  Del  personaggio  studiato 
FA.  dà  infine  questo  giudizio  sintetico:  «  Entrato  nella  carriera 
«  ecclesiastica,  forse  più  per  necessità  economica  e  per  la  prò- 
«  spettiva  di  vantaggi  morali  e  pecuniari,  che  per  sincera  vo- 
ce cazione,  la  percorse  rapidamente,  da  protonotario  salendo  al 
«  vescovado,  da-  questo  all'ufficio  di  referendario  presso  la 
a  S.  Sede,  da  questore  in  Inghilterra  a  legato  pontificio  in 
«  Francia  e  governatore  di  Perugia,  dimostrando  in  ciascuna 
«  carica  speciali  attitudini  politiche,  grande  attività  e  accortezza, 
«  che  seppe  bene  accoppiare  alla  vasta  dottrina  giuridica  e 
«  letteraria.  In  un  secolo  di  grande  depravazione  morale,  pur 
«  non  rivelandosi  animato  da  un  disinteressato  fervore  ascetico, 
«  denunciò  francamente  alla  curia  papale  le  gravi  colpe,  che 
«  la  rendevano  odiosa,  e  ne  invocò  la  riforma  per  disarmare 
«  gli  avversari  e  mantenere  la  devozione  nelle  popolazioni». 

Antonio  Bonardi. 


5.  TEMPI  MODERNI  (1492-1789). 

SALVATORE  PANAREO,  Isabella  del  Bahoin  Terra  d'Otranto 
(secondo  un  poema  inedito  del  tempo).  —  Trani,  Ditta 
Vecchi  e  C,  1906,  pag.  83. 

43.  —  Pubblicandosi  nel  \Ò9b  V Inventario  dei  M8S.  della 
biblioteca  di  Perugia  del  Bellucci  (tomo  V  della  serie  degli  /n- 
ventari  dei  MSS,  delle  biblioteche  d'Italia  del  Mazzatinti)  a 
pag.  66-7,  sotto  il  n.  335,  si  dava  notizia  per  la  prima  volta 
della  esistenza  in  quella  biblioteca  d'mi  poema  inedito  intito- 
lato  il  Balzino^  composto  da  un  Rogeri  de  Pacientia  de  Nerito 
(segnato  F.  27,  antico  fondo).  Fu  una  rivelazione,  poiché  af- 
fatto ignorata  era  rimasta  per  gli  studiosi  fin  allora  l'esistenza 
dell'autore  e  della  sua  composizione  ;  e  sebbene  di  elenchi  di 
colte  persone  antiche  e  recenti  di  Terra  d'Otranto  si  fossero 
avuti  varii,  pur  tuttavia  in  ninna  di  queste  compilazioni  s'era 
fatto  mai  cenno  né  del  Balzino,  né  di  Rogeri  da  Nardo.  Il 
Mazzatinti  stesso  alquanto  dopo  promise  di  dare  del  poema 
un   largo    riassunto  (Gfr.  La  Biblioteca  dei  Re  d'Aragona  in 


TBMPI  MODB&ffl   <-  8.  FAXARIO  213 

Napoli^  1897,  pag.  GX-CXI,  n.),  che,  se  non  si  ebbe  per  opera 
sua,  ce  lo  diede  invece  ampio  e  geniale,  come  ogn'altra  sua 
fatica,  Benedetto  Croce  (Isabella  del  Balzo,  Regina  di  Napoli, 
in  un  inedito  poema  sincrono,  neir-4rcA.  storico  per  le  prò* 
vincie  napoletane^  voi.  XXII,  1897;  ed  in  estratto  di  100  esem- 
plari; Napoli,  Luigi  Pierro,  1897). 

Il  Balzino^  si  seppe  allora,  era  im  poema  che  narrava  la 
fortunosa  vita  di  Isabella  del  Balzo,  la  iSgliuola  di  Pirro,  prin- 
cipe d'Altamura,  la  buona  ed  infelice  regina  di  Napoli,  moglie 
di  Federico  d'Aragona,  ultimo  re  sul  trono  napoletano  della 
schiatta  di  Ferrante  I.  Rimase  tuttavia  insoddisfatto  il  desiderio 
degli  studiosi  di  leggere  nella  sua  integrità  tutto  il  poema  del 
De  Pacientia,  giacché  il  Croce  pubblicò  di  esso  quei  tratti 
ch'egli  stimò  utili  specialmente  per  la  storia  dei  costumi  del 
tempo;  e  questa  aspettazione  non  ha  voluto  neanche  appa- 
garla il  chiarissimo  cultore  di  studi  salentini,  il  Panareo,  col 
suo  sobrio  ed  accurato  lavoro  su  Isabella  del  Balzo. 

Il  suo  studio  infatti  comincia  con  uno  sguardo  sommario 
sulle  vicende  della  provincia  d'Otranto  nella  fine  del  secolo  XV, 
e,  seguendo  la  descrizione  che  fa  il  Pacientia  nel  Balzino^ 
narra  quindi  i  casi  che  incolsero  alla  buona  Isabella  in  quei 
due  anni  che  fu  ospitata  in  questa  provincia  (dal  maggio  1495 
al  maggio  1497),  ove  venne  a  trovare  sicuro  asilo  nel  periodo 
della  invasione  dei  francesi  di  Carlo  Vili  e  ripartì  regina  di 
Napoli;  notizie  che,  come  giustamente  nota  TA.,  innanzi  alla 
scoperta  del  Balzino^  dai  cronisti  erano  state  appena  accen- 
nate. Dando  poi  del  poeta  e  del  poema  quei  cenni  che  possono 
trarsi  dalla  lettura  di  quest'ultimo,  pubblica  in  appendice,  ed  è 
questo  senza  dubbio  il  tratto  saliente  del  suo  lavoro,  quella 
parte  del  ^cdzino  che  riguarda  la  dimora  di  Isabella  in  Terra 
d'Otranto,  cioè,  delle  155  ce.  del  manoscritto  perugino,  le  carte 
dalla  41*  r.  aHa  70*  r.,  con  erudite  e  sennate  note. 

Sebbene  il  Balzino  sia  stato  scritto  coirintendimento  di 
compiacere  alle  dame  devote  ammiratrici  di  Isabella,  tuttavia 
esso,  pur  non  potendo  gareggiare  con  le  altre  composizioni 
in  volgare  dei  più  illustri  scrittori  napoletani  del  secolo  XV, 
è  per  la  storia  dei  costumi  in  quel  tempo  di  grande  impor- 
tanza, e  di  grandissima  poi  per  la  storia  letteraria  e  civile  di 
Terra  d'Otranto,  che  può  soltanto,  da  quel  che  finora  si  co- 
nosce, annoverare  fra  gli  scritti  letterari  in  volgare  di  quel 
secolo  XV,  oltre  il  Balzino,  l'inedito  libretto  De  pestilencia  di 


214  RBCBNSIOKI  E  NOTB  BIBLIOGRAFICHE    ^    Q.   CHIRIÀTTI 

Nicolò  de  Ingegne,  il  Quadragesimale  di  fra  Roberto  Carac- 
ciolo, V Esposizione  del  Pater  nosier  del  Galateo,  e  fors'anche 
i  Volgarizzamenti  di  Sebastian  Manilio.  Frammezzo  a  questa 
scarsa  messe  di  opere  scritte  in  volgare  quindi  il  De  Pacientia 
non  ha  certo  l'ultimo  posto;  donde  la  legìttima  ragione  del- 
l'aspettazione di  veder  il  Balzino  nella  sua  interezza  pubblicato. 
C'è  da  augurarsi  perciò  che  il  Panareo  medesimo,  che  ha  sa- 
puto presentarci  con  tanto  garbo  e  accuratezza  una  parte  di 
essp,  trovi  fra  i  suoi  studi  severi  anche  l'ora  per  farcelo  gu- 
stare tutt'intero  con  la  consueta  erudizione  e  competenza. 

Giuseppe  Chiriatti. 


FRANCESCO  BARTELLI,  Note  biografiche  (Bernardino  Telesio- 
Galeazzo  di  Tarsia).  —  Cosenza,  Arturo  Trippa,  1906. 

44.  —  In  questo  eccellente  libro,  che  TA.  modestamente 
intitola  Note,  si  ritesse  con  la  scorta  di  nuovi  documenti  la  bio- 
grafia del  filosofo  cosentino,  Bernardino  Telesio,  rifacendo  con 
importanti  aggiunte  e  correzioni  i  lavori  dello  Spiriti  e  del  Fio- 
rentino, e  per  la  prima  volta  si  vede  delineata  chiaramente  la 
persoaalità  storica  del  petrarchista  poeta  Galeazzo  di  Tarsia. 

Innanzi  al  lavoro  del  Bartelli,  della  famiglia  di  Bernardino 
Telesio  si  sapeva  poco  o  nulla  di  certo,  sicché  le  notizie  che 
egli  ci  dà  intorno  all'origine  dei  Telesio,  intorno  a  Giovanni 
e  a  Vincenza  Garofalo,  genitori  del  filosofo,  intorno  a  Valerio, 
Paolo,  Tommaso,  Giovanni  Andrea,  Francesca  e  Joannella, 
fratelli  di  lui,  che  fu  il  primogenito,  quelle  che  riguardano  ì 
primi  anni  dì  Bernardino  passati  in  compagnia  dello  zio  a 
Milano,  a  Roma,  i  suoi  studi  a  Padova,  la  osp^Jale  dimora 
presso  Ferrante  Carafa,  hanno  una  notevole  importanza,  come 
pure  la  investigazione  delle  cause  vere  del  dissesto  finanziario. 
Delle  vicende  che  precedettero  la  pubblicazione  degli  scrìtti,  e 
delle  molestie  che  seguirono  al  Cosentino  il  Bartelli  s'intrat- 
tiene poi  a  farci  un  racconto  spassionato,  come  anche  tenta 
di  lumeggiare  l'importanza  dell'opera  Telesiana  e  la  figura 
del  probo,  generoso  e  semplice  filosofo,  sul  cadavere  del  quale 
dovea  ispirarsi  Tommaso  Campanella. 

Non  minore  cura  mostra  il  Bartelli  nella  biografia  di 
Galeazzo  di  Tarsia,  noto  nella  nostra  storia  letteraria  pel  suo 
Canzoniere,  di  cui  ispiratrice  fu  la  marchesana  austera  di  Pe- 


TEMPI   MODERNI   —   À.   SCHULTB  215 

scara.  Primo  quesito,  che  si  pone  FA.,  è  di  stabilire  chi  ve- 
ramente dei  due  Galeazzo  di  Tarsia  fosse  slato  il  poeta,  se 
il  Reggente  della  Vicaria,  Galeazzo  II,  il  valoroso  partigiano 
degli  Aragonesi  (1450-1513),  ovvero  Galeazzo  III,  nipote  del 
precedente.  E  alle  prove  che  il  Bartelli  avea  raccolte  in  altri 
suoi  scritti  per  dimostrare  che  la  paternità  del  Canzoniere  si 
appartiene  a  Galeazzo  III,  nella  polemica  sostenuta  col  De 
Chiara  e  col  Geremia,  di  cui  dà  un  ampio  riassunto,  aggiunge 
di  nuove  e  così  chiare  e  tanto  convincenti  che  credo  non  si 
debba  più  dissentire  dall'opinione  di  lui,  che  il  poeta  sia  stato 
Galeazzo  III  (1520-1553),  il  relegato  di  Lipari  per  abusi  feu- 
dali, figlio  di  Vincenzo  e  di  Caterina  Persico. 

La  misera  fine  del  poeta,  le  fortunose  vicende  dei  suoi 
figli  completano  questo  secondo  studio  accurato  e  coscienzioso. 

Giuseppe  Chiriatti. 


ALOYS  SCHULTE,  Kaiser  Maximilian  7,  ah  Kandidat  fiir  den 
pdpstUchen  Stuhl,  Ioli.  —  Leipzig,  Bunker  und  Humbloi, 
1906. 

45.  —  Neanche  questo  eccellente  studio  dello  Schulte, 
che  già  nella  sua  opera:  Die  Fugger  in  Boni,  aveva  accennato 
alla  quistione,  e  che  ora  ha  potuto  consultare  importanti  do- 
cumenti dell'archivio  di  corte  e  di  stato  in  Vienna,  dice  l'ul- 
tima definitiva  parola  sopra  uno  dei  più  noti  episodi  della  vita 
dell'imperatore  Massimiliano.  Ma,  senza  dubbio,  vi  proietta  su 
un  nuovo  e  potente  fascio  dì  luce,  sicché  la  quistione  è  por- 
tata ora  su  terreno  aperto  e  sicuro,  sgombro  d'ogni  vera  dif- 
ficoltà. E,  prima  d'ogni  altra  cosa,  è  da  ritenersi  omai  defi- 
nitivamente tramontata  la  opinione  di  Jager  che  l'imperatore 
non  mirasse  alla  sua  elezione,  si  bene  a  quella  dell'italiano 
Castellesi,  opinione,  che  era  stata  rimessa  in  onore  e  sostenuta 
con  convinzione,  ultimamente,  da  Bruno  Gebhardt  {Adrian  von 
Corneto,  Breslau,  1886).  Similmente  è  da  rigettarsi  quella  del- 
rUlhnann  {Kaiser  Maximilian,  Stuttgart,  1891),  secondo  il 
quale  non  vi  sarebbe  mai  stata  una  candidatura  personale 
dell'imperatore,  il  quale  però  aspirava  alla  conquista  del  do- 
minium  temporale,  e  quindi  il  cardinale  Adriano  dì  Utrecht 
dovrebbe  considerarsi  come  il  presunto  futuro  candidato  alla 
sedia  papale,  che  sarebbe  stata   dipendente   dall'imperatore. 


216  RICKRSIOiri  I  NOTI   BIBLIOORAnCHI    -    G.  CAPA880 

Ma  l'esame  coscienzioso  delle  fonti,  alla  luce  del  confronto 
con  le  condizioni  degli  stati  europei  e  le  relazioni  con  la  curia 
romana,  toglie  ogni  dubbio  sulla  reale  esistenza  d*un  progetto 
di  candidatura  dell'imperatore  Massimiliano  alla  cattedra  pon- 
tificia ;  disegno  che  superava,  in  stranezza  fantastica,  quant'altri 
mai  se  ne  ebbero  —  e  non  furono  pochi  — -  nella  storia  degli 
imperatori  tedeschi,  che  si  trattava  di  riunire  insieme  le  due 
supreme  dignità  del  mondo  cristiano,  di  fondare  il  papismo 
cesareo.  Questo  accadde  nel  1511,  al  tempo  della  malattia  di 
papa  Giulio  IL  A  conseguire  Tintento  occorrevano  due  condi- 
zioni: la  vacanza  immediata,  o  a  breve  scadenza,  della  santa 
sede  e  l'aiuto  finanziario  dei  Rotschilds  di  allora,  ossia  dei 
Fugger,  che,  senza  simonia,  insufficiente  sarebbe  stato  ogni 
altro  mezzo.  Ma  la  prima  condizione  venne  frustrata  dal  fatto 
che  il  papa,  contro  ogni  aspettazione,  si  ristabilì  in  salute;  e 
della  seconda  nulla  si  sa.  Il  nostro  autore  ritiene  che  Massi- 
miliano mirasse  all'acquisto  dello  stato  della  chiesa  e  al  pos- 
sesso dei  benefici  ecclesiastici  degli  stati  cristiani  d'occidente. 
Non  agognava  l'ecclesiastico,  ma  il  temporale.  E  a  noi  pare 
ch'egli  abbia  in  tutto  ragione.  Giova  sperare  che  presto  gli 
archivi  spagnuoli,  francesi  e  italiani  possano  chiarirci  i  parti- 
colari e  quant'altro  ancora  non  è  stato  messo  in  piena  luce. 

Gaetano  Capasso. 


EMMA  CARRERI,  Dominio  imperiale  in  Verona  durante  la  Lega 
di  Camhray  (1509-1517).  —  Verona,  G.  Franchini,  1907. 

46.  —  Non  è  un  argomento  nuovo,  perchè  trattato  prima 
a  poca  distanza  di  tempo  dal  von  Wolf  {Untersuchungen  zur 
venezianer  Politik  Kaiser  Maximili^n  I  wàhrend  der  Liga  von 
Camhray  mit  besondererer  Beriiksichtigung  Verofias,  Innsbruck, 
Verlag  der  Wagner'schen  Universitàts-Buchhandlung,  1905)  e  da 
Giorgio  Bolognini  (Verona  durante  la  guerra  di  Camhray  e  il 
dominio  di  Massiìniliano  I  d'Austria,  Perugia,  1906).  Né  oserei 
dire  che  l'argomento  sia  del  tutto  esaurito.  Nessuno  dei  tre 
autori  mostra  di  conoscere  la  cronaca  in  gran  parte  inedita 
del  padovano  G.  Francesco  Buzzacarin  di  parte  imperiale,  che 
seguì  l'esercito  dell'imperatore,  si  trovava  a  Verona  fin  dall'in- 
verno del  1510  e  fu  testimonio  oculare  di  parecchi  avvenimenti 
importanti   di  quella  città,  com'egli  stesso  ripetutamente  di- 


TIHPI  MODKRiri  —   R.   THOM  217 

chiara  (1).  Non  credo  che  questa  fonte,  se  conosciuta,  debba 
essere  trascurata  nella  trattazione  di  questo  episodio  di  storia 
veronese.  La  sig.a  Carreri  dichiara  che  questo  è  il  suo  primo  la- 
voro, il  che  vale  a  scusare  il  difetto  di  composizione,  per  il  quale 
specialmente  alcune  parti  hanno  la  forma  di  diario,  e  quindi  gli 
avvenimenti  appariscono  poco  collegati  fra  loro.  Lodevoli  sono 
le  ricerche  fatte  dall' A.  neirantico  archivio  comunale  veronese, 
per  le  quali  potè  usufruire  degli  atti  del  Consiglio  di  Verona, 
delle  ducali  e  delle  lettere  di  Massimiliano  L  Dall'uso  di  questi 
documenti  deriva  la  parte  originale  del  lavoro.  Esso  si  divide 
in  una  introduzione,  che  tratta  dell'ordinamento  dell'ammini- 
strazione comunale  di  Verona  nel  periodo  veneziano  e  in  quattro 
capitoli  che  ci  descrivono,  non  senza  qualche  digressione,  la 
serie  ininterrotta  di  mali,  a  cui  andarono  soggetti  in  questo  pe- 
riodo i  Veronesi,  cioè  gli  assedi,  la  fame,  la  peste  e  le  onero- 
sissime imposizioni  fiscali.  Antonio  Bonardi. 


R.  THOM,  La  Battaglia  di  Pavia.  —  Berlino,  Nauck,  1907. 

47.  —  È  dissertazione  finemente  erudita,  che  deve  esser 
riuscita  grata  al  dottor  Giacinto  Romano,  al  Dell'Acqua,  ed  al 
Ghiri,  che  dal  dotto  Ticino  inviarono  al  discepolo  dell'illustre 
Hans  Delbruck  ed  all'amico  del  professor  Roloff  tanta  preci- 
sione di  notizie  e  particolari.  Valga  il  vero,  però,  Reinhard 
Thom  s'è  valso  di  questi  particolari  e  di  queste  notizie  con 
una  abilità  distinta,  e  n'ha  composta  una  descrizione  della 
battaglia  del  24  febbraio  1525,  che  non  si  potrebbe  augurare 
più  completa  e  interessante. 

La  battaglia  è  narrata  e  studiata  in  tutto  il  suo  aspetto 
militare,  in  ciascuno  dei  suoi  momenti,  e  nel  complesso  della 
sua  grande  importanza  politica.  Si  potrebbe,  anzi,  accusare 
l'A.  d'essei*si  occupato  fin  troppo  di  certi  episodii  che  pote- 
vano senza  danno  andar  negletti  o  venir  appena  accennati.  E 
non  vogliam  tacere  che  il  piano  della  formidabile  zuffa,  trac- 
ciante a  pag.  32,  meritava  un  disegnatore  migliore. 

Curioso,  e  caro,  è  a  sua  volta  il  ricordo  onorevole  di 
Ippolita  Malaspina,  e  delle  altre  donne,  e  dei  Pavesi,  che  com- 
batterono gagliardi  e  con  un  certo   spirito  d'indipendenza  a 


(1)  Cfr.  Bollettino  del  Museo  Civico  di  Padova,  II,  n.  9-10. 


218  RECEKSIOKI   E  MOTE  BIBLIOGRAFICHE   —  0.   SANGIOROIO 

difesa  del  famoso  Castello,  e  diedero  al  Leyva,  il  generalissimo 
degli  Imperiali,  gli  ori  loro  e  quelli  delle  Chiese  purché  resi- 
stesse ai  Francesi  ed  agli  Svizzeri  di  re  Francesco.  Che,  dopo 
aver  pugnato  tutto  il  giorno  alla  testa  di  pochi  gendarmi,  ed 
animati  colla  presenza  e  coiresempio  i  suoi  che  accerchiati 
cadevano  a  cento  e  a  mille,  consegnò  la  spada  solo  perchè 
ferito,  e  salvo  Tonore  si  lasciò  senza  alcuna  protesta  e  digni- 
toso condur  prigione  dal  viceré  dell'Absfaurgo. 

Dotta  e  acuta  é  la  critica  delle  fonti,  molte  delle  quali 
sono  le  relazioni  degli  stessi  capitani.  Queste  dieci  pagine  de- 
stinate alla  discussione  ed  alla  scelta  dei  materiali  con  cui 
ricostruire  la  storia  della  battaglia,  sono  incontestabilmente 
le  più  istruttive  dell'opuscolo.  G.  Sangiorgio. 


R.  MASSI6NAN,  Il  primo  duca  di  Parma  e  Piacenza  e  la 
congiura  del  1547.  —  Parma,  presso  la  R.  Deputazione 
di  Storia  patria,  1907. 

48.  —  Di  Pier  Luigi  Farnese,  fatto  duca  di  Parma  e  Pia- 
cenza per  volere  del  padre  Paolo  III  nel  concistoro  del  19 
agosto  1 545,  assassinato  in  quest'ultima  città  il  1 0  settembre  1 547 
da  alcuni  nobili  congiurati  con  l'accordo  di  don  Ferrante  Gon- 
zaga e  l'assenso  di  Carlo  V,  molti  scrittori  si  occuparono,  di- 
rettamente o  no,  dall'epoca  sua  ai  nostri  tempi.  Ma  la  sua 
figura  è  rimasta  incerta,  specialmente  riguardo  all'opera  spie- 
gata e  alla  fine  subita  come  duca  di  quello  stato.  Fu  egli 
principe  retto  ed  energico,  desideroso  di  uguagliare  tutti  i 
sudditi  sotto  l'impero  della  legge  combattendo  i  privilegi  e  le 
prepotenze  dei  nobili,  e  si  attirò  così  l'odio  e  la  vendetta  loro? 
Ovvero  fu  sovrano  tristo,  com'era  stato  uomo  senza  scrupoli 
e  brutto  de'  più  turpi  vizi  (se  anche  non  è  da  prestar  fede, 
come  crediamo  dopo  i  lavori  di  Gaetano  Capasso  e  del  Mas- 
signan  stesso,  alla  violenza  contro  il  vescovo  di  Fano)?  Si 
deve  vedere  nella  congiura  di  Piacenza  uno  dei  soliti  epiloghi 
della  cieca  tirannide,  o  invece  una  fase  della  lotta  tra  il  feudo 
e  il  principato,  la  quale  terminò,  a  Parma,  sotto  la  scure  di 
Ranuccio  1  nel  1612? 

L'A.,  conscio  di  questo  problema,  ha  cercato  di  «  esa- 
minare, nel  suo  insieme,  la  vita  del  primo  duca  di  Parma  e 
Piacenza, sulla  scorta  dei  documenti  apparsi  in  questi  ulr 


TBKPI  MODERNI    —   J.  LSWIS  MAC  INTTBB  219 

\ 

timi  anni e  colVunico  proposito  di  restituire  alla  sua  figura 

quei  contorni,  che  più  esattamente  rispondano  a  verità  e  giu- 
stizia ^,  E  il  lavoro,  adorno  di  due  illustrazioni,  è  di  facile  e 
piacevole  lettura;  ma  non  esce  dai  limiti  troppo  modesti  di 
una  semplice  compilazione,  in  cui  invano  si  cercherebbe  qualche 
notizia  o  qualche  riflessione  nuova.  Il  giudizio  sul  Duca,  che 
corona  lo  studio  e  nel  quale  si  affermano  in  lui,  accanto  ai 
difetti  dell'ambizione,  deirimpulsività ,  della  mancanza  di  mi- 
sura, a  qualità  indiscutibili  di  amministratore  e  di  principe; 
visione  sicura  dei  più  essenziali  bisogni  dello  stato,  congiunta 
al  fermo  proposito  di  provvedervi;  modernità  d'intenti;  mano 
felice  nel  discoprire  i  mali  più  gravi  e  trovarne  i  rimedi;  co- 
raggio e  fermezza  neirapplicarli  »  (pag.  11 2)  ;  questo  giudizio 
non  appare  sufiScentemente  provato  dairesposizione  che  pre- 
cede, e  resta  pur  sempre  soltanto  un'impressione,  un  modo 
di  vedere,  che  appare  probabile  anche  a  noi,  ma  non  può 
accettarsi  come  conclusione  sicura  e  definitiva  della  Storia. 
Non  possiamo  inoltre  tacere  che  il  libro,  anche  conside- 
rato quale  compilazione,  è  manchevole  in  diversi  punti  della 
bibliografia:  ad  es.,  non  vi  è  citato,  né  tenuto  presente  lo  scritto 
di  Enrico  Gualano,  Paulus  PP,  III  nella  Storia  di  Parma  (Parma, 
1899),  né  altri  lavori  recenti  su  argomenti  toccati.  Ma  ci  augu- 
riamo che  il  prof.  Massignan,  con  ulteriori  ricerche  e  nuova 
documentazione,  risolva  la  questione  che  ora  si  è  limitato  ad 
accennare  con  superficialità,  per  quanto  geniale. 

U.  Renassi. 


J.  LEWIS  MAC  INTYRE,  Giordano  Bruno.  —  London,  Macmil- 
lan and  Co.,  1903. 

GIOVANNI  GENTILE,  Giordano  Bruno  nella  storia  della  cul- 
tura, —  Palermo,  R.  Sandron,  1907. 

49.  —  L'eccellente  lavoro  del  prof.  Intyre  dell'Università 
di  Aberdeen  ebbe  a  scopo  «  to  do  justice  to  a  philosopher 
who  has  hardly  received  in  England  the  consideration  he  de- 
serves  »;  e  a  raggiungerlo  si  valse  dei  numerosi  lavori  editi 
in  questi  ultimi  anni  sulla  vita  del  Rruno  (Bartholmèss,  Car- 
rière, Berti,  Dufour,  Sigwart,  Brunnhofer,  Frith,  Riehl,  Kùh- 
lenbeck,  Pognisi,  Mariano,  Levi,  Morselli,  Tocco,  Owen,  Brin- 
ton  e  Davidson,  Plumptre,  Whittaker,  Adamson),  degli  studi 


220  RSCUBIONI   I  M9TS  BIBLIOORAFIOBB    —  C.  BIVÀUOO 

sopra  le  sue  opere  di  Glemens,  Debs,  Barach,  Mamìani,  Fio- 
rentino, Spaventa,  Hartung,  Wemekke,  Lasswitz,  Tocco,  e 
soprattutto  delle  stesse  opere  del  Bruno. 

Divise  in  due  parti  il  suo  lavoro.  Nella  prima  volle  riassu- 
mere in  forma  serena  ed  obbiettiva  la  vita  di  Giordano  Bruno, 
tentando  di  proiettare  un  pò*  più  di  luce  sugli  anni  trascorsi 
dal  Bnmo  in  Inghilterra,  sulle  sue  relazioni  con  Tambasciatore 
francese  Mauvissière  e  sulla  parte  da  lui  avuta  nel  movimento 
letterario  del  suo  tempo.  L'A.  non  conobbe  e  quindi  non  potè 
profittare  di  alcune  recenti  pubblicazioni  italiane,  come,  ad 
esempio,  degli  studi  dello  Spampanato;  e  non  riusci  a  scoprire 
alcun  nuovo  documento  diretto  in  Inghilterra  relativo  al  pe- 
riodo della  vita  là  passata  del  Bruno;  nondimeno  chiara  e  in- 
tegrale è  riuscita  la  parte  biografica,  e  nuove  osservazioni  fu- 
rono messe  innanzi,  specialmente  sulle  probabili  attinenze  del 
Bruno  con  alcuni  scrittori  inglesi. 

La  seconda  parte,  eh*  è  la  più  estesa  e  ripartita  in  nove  ca- 
pitoli, è  dedicata  alla  filosofia  di  Giordano  Bruno.  Dopo  avere 
rintracciate  le  fonti  del  pensiero  bruniano,  specialmente  gio- 
vandosi delle  ricerche  di  Felice  Tocco,  consacra  un  capitolo 
.  al  libro  De  la  Causa,  uno  al  Deirinfinito,  uno  al  De  immefiso^ 
altro  al  De  minimo,  due  capitoli  allo  Spaccio  della  bestia  trion- 
fante e  agli  Eroici  furori;  infine  raccoglie  in  chiara  sintesi  le 
idee  del  Bruno  sulle  Religioni  positive  e  svila  religione  della  filo- 
sofia,  e  descrive  Fazione  del  Bruno  nella  storia  della  filosofia 
da  Watson,  Bacone,  Keplero,  Descartes,  Gassendi,  Spinoza  a 
Leibnitz,  Bayle,  Budgell,  Roland,  Schelling,  Hegel. 

In  queste  parole  riassume  il  suo  concetto  fondamentale 
(pag.  354)  :  a  His  philosophy  bears  the  stamp  of  individuality, 
the  individuality  of  a  strong  mind,  fed  with  nearly  ali  the 
knowledge,  and  ali  the  out-reaching  guesses  at  truth  of  its 
own  time,  and  of  the  times  that  haid  gone  before,  stiiving  to 
turn  this  diffìcult  mass  into  nourishment  for  itself,  and  to 
transmit  the  achievement  to  others.  He  was  an  eclectic,  just 
as  every  great  thinker  is  an  eclectic,  but  it  is  the  bricks  me- 
rely,  not  the  style  of  architecture,  that  he  has  borrowed  from 
others.  He  never  founded  a  school,  not  merely  because  the 
circumstances  of  his  lite,  and  the  fate  of  his  writings  precluded 
him  from  being  widely  knovvn  or  studied  in  any  country,  but 
also  because  his  philosophy  was  too  much  a  thing  of  himself 
to  he  readily  attractive  to  many  of  his  hearers  or  readers.  Yet 


TBMPI  XODSRNI    —   0.  GBIITILK  221 

it  has  been  a  force  making  for  the  progress  of  thought  and 
of  liberty,  and  it  is  stili  an  active  force  ». 

* 

50.  —  Giovanni  Gentile,  prof,  di  storia  della  filosofia  nella 
R.  Università  di  Palermo,  che  aveva  pubblicato  nella  Critica  del 
20  novembre  1905  un'ampia  recensione  del  volume  di  Mac  In- 
tyre,  da  una  conferenza  tenuta  Tanno  scorso  in  Palermo  su  Gior- 
dano Bruno  trasse  un  saggio  intomo  al  significato  del  Bruno 
nella  storia  della  cultura,  ed  un*illustrazione  delle  ragioni  pe- 
culiari della  sua  condanna  e  della  sua  morte  mercè  lo  studio 
delle  sue  idee  intomo  al  rapporto  della  filosofia  con  la  reli- 
gione, e  del  suo  atteggiamento  verso  la  riforma  e  Tinquisizione. 

Sdegnoso  dei  politicastri  d'ogni  colore,  che  il  nome  del 
Bruno  fanno  segnacolo  alla  mischia  profanatrice  dei  partiti  po- 
litici, esaltando  o  combattendo  i  loro  fini  e  le  loro  passioni  a 
cui  il  Bruno  fu  estraneo,  mira  a  risollevarlo  negli  spiriti  colti 
in  quell'aere  sereno,  a  cui  egli  si  elevò  con  la  vigoria  del  pen- 
siero e  della  poetica  fantasìa  e  con  l'ideale  virilità  del  suo 
grande  animo. 

Non  è  quindi  un  nuovo  lavoro  biografico,  né  un'esposi- 
zione tecnica  della  filosofia  bruniana,  ma  piuttosto  una  serie 
di  considerazioni  sopra  alcuni  punti  caratteristici  e  talora  con- 
tradditori, o  almeno  tali  in  apparenza,  della  vita  e  della  dot- 
trina del  filosofo  nolano.  Quindi  il  misticismo  suo  singolare, 
l'atteggiamento  suo  pratico  verso  le  religioni  pubblicamente 
professate,  il  suo  contegno  rispetto  alla  chiesa  riformata,  la 
ritrattazione  davanti  al  S.  Ufficio  di  Venezia  e  la  resistenza 
costante  a  quello  di  Roma,  l'indole  della  sua  religiosità  e  del 
suo  pensiero  filosofico  costituiscono  altrettanti  argomenti  di 
particolare  disamina.  C.  Rinaddo. 


CARLO  DE  MARGHERITA,  L'assedio  di  PizzigheUom  nel  1733 
per  opera  dei  Oallo-Sardi.  —  Faenza,  Montanari,  1907. 

51.  —  Da  una  monografia  storica  sulla  piazza  forte  di 
Pizzighettone  che,  nella  vana  attesa  di  venir  pubblicata,  dorme 
da  un  decennio  il  sonno  dei  giusti  al  fondo  di  certe  casse, 
inseparabile  bagaglio  nell'errabonda  vita  soldatesca,  il  capitana 


222  RICEN8I0KI   E  NOTE   BIBU06RAF1CHE   —   I..  C.   BOLLBÀ 

di  cavalleria  Carlo  De  Margherita  ha  esumato  un  episodio  di 
storia  subalpina,  in  cui  le  armi  dei  Gallo-Sardi,  sotto  Re  Carlo 
Emanuele  III  ed  il  maresciallo  di  Villars  brillarono  di  fulgida 
luce  sul  declinare  dell'autunno  del  1733  sui  brumosi  piani  dì 
Lombardia  espugnandone  una  delle  Piazze  più  munite,  Pizzi- 
ghettone,  quando  tutta  Europa  agita  vasi  armata  per  la  succes- 
sione al  trono  di  Polonia. 

La  geniale  usanza  di  pubblicare  in  occasione  di  nozze  un 
qualche  storico  cimelio,  ha  indotto  il  dotto  ufficiale  a  stralciare 
questo  capitolo  della  sua  storia  —  immeritatamente  lasciata 
dormire  —  e  a  farne  bella  offerta  ad  un  amico. 

La  ricerca  paziente  del  materiale  archivistico  nell'Archivio 
di  Stato  di  Torino  ed  in  quello  di  proprietà  del  conte  Antonio 
Cavagna- Sangiuliani  (Sezione  Storico-Diplomatica)  —  da  questo 
erudito  patrizio  con  amore  e  con  munificenza  raccolto  nella  sua 
villa  della  Zelada  (Pavia),  di  fianco  ad  una  preziosa  biblioteca 
storica  d'oltre  80.000  volumi  —  ha  nutrito  lo  studio  del  De  Mar- 
gherita di  una  forte  linfa.  La  coltura  storica  e  la  competenza 
profonda  della  tattica  militare  irrobustiscono  ancora  più  questo 
vigoroso  rampollo  dell'albero  principale,  cosicché  è  ad  augurarsi 
per  la  storia  politico-militare  che  tutta  la  ricca  fiorita  —  di 
cui  ci  è  arra  questo  breve  capitolo  —  vigoreggi  alla  luce  nel 
campo  degli  studi.  L.  C.  Bollea. 


G.  CARBONELLI,  Benedetto  XIV  al  battesimo  di  Carlo  Ema- 
nuele IV  di  Savoia,  —  Torino,  Streglìo,  1906. 

52.  —  Giovanni  Carbonelli  non  è  soltanto  un  medico  dotto, 
ma  —  e  ai  lettori  della  Eivista  è  ciò  che  più  importa  —  anche 
un  indagatore  fortunato  della  storia  piemontese,  specie  per 
quello  che  riguarda  l'arte  e  il  costume. 

I  documenti  che  pubblica  non  risolvono  nessun  intric.ato 
problema,  ma  gettano  luce  su  costumanze  curiose,  svelano 
abilità  0  miserie  d'uomini  e  di  corti.  Carlo  Emanuele  III  dì 
Sardegna  desiderava  al  nipotino,  che  il  figlio  Vittorio  Amedeo 
aveva  avuto  da  Maria  Antonia  di  Borbone,  le  «  Fasce  Bene- 
dette »  da  papa  Benedetto  XIV..  Una  cosa  che  può  far  sor- 
ridere oggi,  ma  «  un'alta  distinzione  »  a  quei  tempi!  Erano 
ostacolo  gli  intrighi  bassi  dell'anticamera  papale  e  l'invidia  dei 
principi  stranieri:  «  i  Prìncipi,  diceva  argutamente  il  pontefice, 


TBMPI  MODERNI  —  F.  CORRIDORE  223 

benché  fra  di  loro  si  trattino   ugualmente,  si   rivoltano   però 
contro  il  Papa,  quando  vuole  mantenere  Tuguaglianza  ». 

Ma  il  Papa  si  districa  abilmente  dai  primi,  cerca  con 
garbo  di  non  suscitare  la  seconda,  e  Carlo  Emanuele  è  accon- 
tentato. Curiose  a  tale  proposito  le  lettere  ch'egli  scrisse  di 
suo  pugno  al  re,  curiosi  gli  altri  documenti  intonio  alla  cele- 
brazione del  battesimo.  Al  quale  non  mancano  naturalmente 
i  poeti,  e  TArchivio  di  Stato  racchiude  ancora  le  terzine  che 
Nivildo  Amarinzio  intonò  per  Toccasione.  Il  Carbonellì,  da  uomo 
arguto  com'è,  si  guardò  bene  dal  restituirle  alla  luce.  Povero 
poeta!  confessava  egli  stesso  che 


.....  dentro  il  suo  pensiero 
E  terra,  e  Cielo  a  un  tratto  si  confase  I 


U.  0 


OSMO. 


FRANCESCO  CORRIDORE,  La  popolazione  ddlo  Stato  Bomano 
(1656-1901).  —  Roma,  Loescher,  1906. 

53.  —  Già  noto  e  stimato,  Tautore,  per  altri  studi  storici 
e  statistici,  presenta  ora  questo  sulla  popolazione  dello  Stato 
Romano,  partendo  dal  primo  censimento  delle  anime  che  fu 
fatto  nel  1656  e  arrivando  sino  airultirao,  de)  1901,  serven- 
dosi della  nota  circoscrizione  territoriale  dello  Stato  Pontificio, 
affinchè  i  dati  statistici  dopo  il  1870  non  fossero  estesi  o  ristretti 
in  confini  diversi  da  quelli  che  erano  prima  di  quell'anno. 

La  parte  più  fondamentale  del  lavoro  sta  nei  censimenti 
che  occupano  due  terzi  dello  studio  e  che  sono  ricavati  da 
fonti  conservate  o  nell'Archivio  di  Stato  o  nella  biblioteca  Ca- 
sanatense,  oppure  in  ambedue  i  luoghi,  onde  per  alcuni  do- 
cumenti è  stato  necessario  uno  studio  critico  per  indagare  le 
ragioni  delle  varianti  statistiche,  che  vi  sono  contenute. 

Ma  questo  esame  analitico  delle  fonti,  che  precede  i  cen- 
simenti, il  Corridore  Tha  condotto  ricercando  le  cause,  per  lo 
più  storiche,  del  movimento  della  popolazione.  Ha  diviso  queste 
ricerche  in  due  capitoli  trattando  nel  primo  della  Popolazione 
dello  Stato  Romano  nei  secoli  XVIl-XVlIl  e,  nel  secondo,  lo 
stesso  argomento  nel  secolo  XIX  e  facendoli  seguire  da  conclu- 
sioni, o  considerazioni  sommarie,  sopra  la  proporzionalità  delle 
mse  e  famiglie,  della  Religione ,  de\V  Origine,  della  Professione, 
del  Sesso  ed  età,  dello  Stato  civile,  deW Agglomerazione  e  della 


224  RBCKNSIOiri  l  KOTK  BIBLIOG&AFICHS  —   P.  BPIZI 

Delinquenza  specialmente  deirultimo  censimento  eseguito  nello 
Stato  Pontificio  nel  1853. 

Seguono  tre  Tavole  di  utili  confronti  statistici:  la  prima  dà 
i  BisuUati  dei  cemimenti  ponendo  sott'occhi  nella  stessa  pagina, 
da  una  parte  i  dati  dei  tredici  censimenti  studiati  e  dall'altra 
parte  alcune  sintetiche  osservazioni  per  determinare  il  giusta 
valore  di  ciascun  censimento  ;  la  seconda  porge  la  Distinzione 
per  sesso  della  popolazione  di  Soma  e  il  Movimento  per  decennio^ 
dandosi  la  fonte  da  cui  si  è  attinto  l'originale  e  interessante 
quadro;  la  terza  riporta  la  Popolazione  (attraverso  i  cen^menti) 
dei  cofnuni  che,  secondo  il  censimento  del  1901,  oltrepassano  i 
diecimila  abitanti,  ma  il  confronto,  o  il  movimento  della  popo- 
lazione di  questi  74  comuni  è  fatto  siillà  base  di  soli  undici 
censimenti,  perchè  quelli  degli  anni  1769  e  1844  non  furon 
compiuti  per  singoli  paesi. 

Prima  ancora  di  riportare  i  censimenti,  l'autore  pone  un 
capitolo  in  cui  sono  dati  i  Sommari  di  questi  censimenti:  som* 
mari  ricavati  alcuni  dall'  autore  stesso  dai  documenti  poi  ri- 
portati, altri  tolti  da  questi  censimenti  medesimi  perchè  ad  essi 
sono  preposti  come  introduzione  opportuna. 

Quest'opera  di  statistica  demografica  dello  Stato  Romano 
prima  del  1870  e  di  quelle  provincie  del  Regno  d'Italia  che 
in  esso  eran,  prima,  contenute,  può  essere  molto  utile;  e  tanto 
più  essa  può  servire  dì  esempio  perchè  siffatte  ricerche  sieno 
compiute  nelle  rimanenti  regioni  italiane,  quanto  più  il  Cor- 
ridore vi  ha  posta  ogni  più  lodevole  pazienza  e  non  minare 
oculatezza  richieste  da  questi  studi.  Pio  Spezi. 


6.  PERIODO  DELLA  RIVOLUZIONE  FRANCESE 
(1789-1815). 

GIUSEPPE  MANACORDA,  I  rifugiati  Ualiani  in  Francia  negli 
anni  1799  e  1800.  —  Torino,  Carlo  Clausen,  1907. 

54.  —  Le  Memorie  della  R.  Accademia  delle  Scienze  di 
Torino  (S.  II,  T.  LVII)  del  1907  recano  questo  studio,  ricco 
di  notizie  e  di  indicazioni  bibliografiche. 

È  noto  omai  che  l'invasione  francese  del  1796  e  il  suc- 
cessivo dominio  fino  al  1799  valsero  a  ridestare  in  Italia  il  senti- 
mento nazionale,  e  che  le  vittorie  austro-russe  del  1799,  co- 


PERIODO  DELLA   RIVOLOZIONB   FRAVCKSB  —  O.    MANACORDA  225 

strìngendo  i  patriotti  più  compromessi  a  riparare  in  Francia, 
fusero  nel  comune  esilio  le  tradizioni  e  gli  spiriti  regionali,  ele- 
vando gli  esuli  all'idea  di  una  grande  patria  italiana. 

Il  Manacorda,  tenendo  conto  delle  numerose  pubblicazioni 
di  quel  periodo,  Jo  arricchì  di  nuovi  elementi,  attinti  all'Ar- 
chivio di  Stato  di  Milano,  alle  carte  di  Pietro  Custodi,  alle 
carte  Paribelli,  alle  carte  Ruggieri,  all' Archivio .  del  Ministero 
degli  affari  esteri  di  Francia,  all'Archivio  di  Stato  di  Parigi  e 
ad  altri  minori  manoscritti,  che  richiama  nella  parte  prima  del 
suo  lavoro,  il  quale  ne  costituisce  l'introduzione. 

Nella  parte  seconda  ricostruisce  con  fitto  tesoro  di  partico- 
lari le  vicende  ultime  della  repubblica  cisalpina  del  1799  di  fronte 
all'invasione  austro- russa;  mette  in  luce  l'opera  del  direttorio 
della  Cisalpina  rifugiatosi  a  Chambéry  mentre  il  Governo  fran- 
cese aveva  a  quei  direttori  preparato  gli  alloggi  a  Grenoble; 
descrive  i  tredici  mesi  di  esilio  di  tanti  italiani  agitati,  nervosi, 
affamati,  sospettosi,  pur  non  senza  gioie  e  sorrisi  ;  riassume  in 
un  capitolo  le  proteste,  le  dichiarazioni  e  petizioni  di  quei  fuoru- 
sciti per  la  libertà  ed  indipendenza  italiana;  ricorda  l'azione 
della  legione  italica  dopo  la  disfatta  della  repubblica  cisalpina 
fino  alla  nuova  liberazione  d'Italia  dagli  Austriaci  ;  e  descrive  la 
vita  degli  emigrati  itahani  in  Francia,  ch'egli  ritiene  potessero 
salire  a  circa  10  mila. 

La  terza  parte  di  questa  pubblicazione  è  dedicata  al  Diario 
inedito  di  Vincenzo  Lancetti,  al  quale  attinse  molte  delle  no- 
tizie esposte  nella  parte  seconda.  Il  Lancetti,  nato  a  Cremona 
nel  1767,  poeta  patriotta  nel  1797,  capo  divisione  al  Ministero 
della  guerra  a  Milano  nel  1799,  fu  nei  tredici  mesi  d'esilio 
tenuto  in  molta  considerazione  e  incaricato  di  defieati  uffici. 
Questo  rivoluzionario  di  occasione  scrisse  un  minuto  Diario, 
che  partendo  dall' 8  fiorile,  anno  VII  (27  aprile  1799)  va  sino 
al  23  pratile,  anno  VIII  (12  giugno  1800).  Curioso  per  un'in- 
finità di  notizie  su  persone  e  cose,  riuscirebbe  però  in  molta 
parte  poco  intelligibile  ai  lettori  moderni,  senza  il  corredo  di 
pazienti  note  illustrative  apposte  dal  M.  ad  ogni  nome  ed  ogni 
fatto;  note,  che  talora  costituiscono  piccole  monografie,  cor- 
redate a  loro  volta  di  documenti  e  citazioni  letterarie. 

L'A.  riproduce  in  Appendice  il  testo  di  parecchi  docu- 
menti inediti  tratti  dagli  Archivi  d'Italia  e  di  Francia  relativi 
al  breve  periodo  storico  illustralo  nella  Memoria. 

C.    RiXAUDO. 

Rimta,  storica  italiana,  3»  y.,  vn,  2.  15 


226  RECENSIONI   E  NOTE   BIBLIOGRAFICHE    —   C.   RINAODO 

GIOVANNI  SFORZA,  Contributo  alla  vita  di  Giovanni  Fanimii.  — 

Genova,  tip.  della  gioventù,  1907. 
ALFREDO   CHITI,  Tmnmaso  Puccini^  Notizie  biografiche  con. 

appendice  di  documenti  inediti,  —  Pistoia,  Tip.  Sinibul- 

diana,  1907. 

55.  —  Lo  scorso  settembre  Fivizzano  commemorava  il 
centenario  della  morte  del  suo  poeta  patriotto  Labindo  (Gio- 
vanni Fantoni)  a  nome  delFItalia  risorta;  e  Giovanni  Sforza, 
Tarchivista  intelligente  e  operosissimo,  illustrava  la  vita  del 
suo  conterraneo,  già  troppo  obliata,  con  un  volume,  nutrito 
ài  larghissima  erudizione  attinta  agli  archivi,  agli  scritti  del 
Fantoni  e  a  tutta  la  letteratura  che  lo  riguarda,  e  ad  un 
tempo  organato  in  modo  da  offrire  una  compiuta  bio- 
grafia critica  del  poeta  della  libertà,  che  in  piazza  e  in  car- 
cere, cittadino,  tribuno,  soldato  propugnò  indomito  e  indo- 
mabile l'indipendenza  e  la  grandezza  della  patria. 

Tutte  le  vicende  della  sua  vita  sono  con  imparzialità 
raccolte:  gli  studi  nel  collegio  Nazareno  di  Roma,  la  disso- 
lutezza a  Firenze,  ove  fu  apprendista  nella  segreteria  di  Stato, 
a  Livorno  nei  cadetti,  e  a  Fivizzano  quale  conquistatore  di 
donne,  nel  breve  periodo  trascorso  nella  R.  Accademia  mili- 
tare di  Torino  onde  uscì  nel  1776  sotto-tenente  nel  reggi- 
mento Ciablese,  ufficio  che  abbandonò  nel  1779  carico  di 
debiti  e  con  minaccia  d'arresto.  Tra  la  dissipatezza  giovanile 
si  sprigiona  il  suo  ingegno  poetico,  che  un  condiscepolo  del 
collegio  Nazareno  di  Roma,  il  marchese  Carlo  Emanuele  Ma- 
laspina  di  Fosdinovo,  seconda,  incoraggia  e  stimola,  finché 
sorge  il  rimorso  della  vita  disordinata  e  con  esso  il  ravvedi- 
mento. 

Aveva  41  anno,  quando  le  armi  francesi  portarono  la  li- 
bertà e  con  essa  la  signoria  straniera  nell'alta  Italia.  Il  Fan- 
toni  dalla  rivoluzione  attende  il  trionfo  della  libertà  e  della 
giustizia  e  spera  il  risorgimento  d'Italia  ;  s'allontana  dal  paese 
natio  e  si  caccia  nei  vortici  dei  moti  politici,  che  lo  Sforza 
esamina  nei  particolari  per  chiarire  la  condotta  del  Fantoni, 
calunniato  da  alcuni  contemporanei.  Dedica  un  intéro  capitolo 
ad  esporre  la  risposta  data  da  Labindo  al  celebre  quesito 
messo  a  concorso  dall'  Amministrazione  generale  della  Lom- 
bardia il  27  settembre  1796:  **  Quale  dei  governi  liberi  meglio 
convenga  alla  libertà  dell'Italia  ». 


PERIODO  DKLLA   RTVOLUZIOKI  FRAHGBBB   —   G.  SFORZA  -  A.  GHITI  227 

Il  sentimento  nazionale  in  lui  prevalse  sull'ebbrezza  della 
libertà  francese,  ch'era  nuova  servitù,  quando  ^i  adoperò  per 
impedire  l'unione  del  Piemonte  alla  Francia,  e  per  questa 
gagliarda  difesa  pati  la  prigionia  e  l'esilio:  nobili  pagine 
deDa  tempestosa  sua  vita.  Tornò  in  Italia  con  l'esercito  libe- 
ratore, quale  capitano  di  stato  maggiore,  del  generale  Joubert; 
dopo  la  sconfitta  di  Novi  si  ritrasse  con  Massena  in  Genova, 
ove  in  mezzo  ai  dolori  dell'assedio  dette  alla  stampa  una  de- 
curia di  Odi.  Poco  dopo  la  battaglia  di  Marengo,  lasciato  il 
servizio  militare,  tornò  tra  i  suoi,  prima  a  Pisa,  poi  a  Massa 
di  Lunigiana,  ove  spese  l'attività  e  l'ingegno  a  vantaggio  della 
patria  e  dell'arte. 

Lo  Sforza  non  ha  solo  illustrato  la  biografia  del  Fantoni 
con  infinite  preziose  note,  ma  aggiunse  quattro  preziose  ap- 
pendici: la  l**  sulla  persecuzione  dei  Francesi  contro  Labindo, 
la  2*  sulle  sue  relazioni  colla  Società  di  pubblica  istruzione 
in  Modena,  la  3»  per  dare  in  luce  un  buon  manipolo  di  let- 
tere tutt'ora  inedite  del  Fantoni,  la  4*  per  una  diligentissima 
bibliografia  degli  scritti  di  Labindo. 

56.  —  Il  Dott.  Alfredo  Chiti ,  dopo  avere  atteso  con  attività 
singolare  a  ricercare  i  documenti  inediti  riflettenti  Tommaso 
Puccini,  fra  cui  oltre  1300  lettere  di  lui  o  a  lui  inviate,  im- 
prese ad  illustrare  la  vita  di  questo  erudito  abate  del  sette- 
cento, entusiasta  per  tutto  ciò  che  di  bello  e  di  buono  poteva 
vedere  e  conoscere,  la  cui  opera  risente  così  efficacemente  della 
sorte  travagliata  della  patria  nel  tempo  in  cui  la  Francia  eser- 
citò un  fascino  irresistibile  su  tutta  l'Europa  civile. 

Colto  letterato  e  poeta,  amico  di  Gorilla  Olimpica,  del 
Tiraboschi,  dell'Alfieri,  del  Monti,  del  Parini,  del  Canova,  della 
d'Albany,  del  marchese  Manfredini,  per  la  sua  riputazione  ar- 
tistica nominato  a  45  anni  nel  1794  direttore  della  Galleria 
degli  Ufiìzi  in  Firenze ,  l'abate  pistoiese  al  tempo  della  inva- 
sione francese  difese  vivamente  la  Galleria  dalle  depredazioni, 
trasportandone  i  più  bei  monumenti  a  Livorno  e  di  là  a  Pa- 
lermo, donde  li  riportò  a  Firenze,  senza  riuscire  a  proteg- 
gerli nuovamente  dall'avidità  del  governo  napoleonico.  Tra 
i  molteplici  uffici  e  la  frequente  corrispondenza  epistolare 
trovò  tempo  a  tradurre  in  versi  italiani  le  poesie  di  Catullo, 
ad  illustrare  i  cammei  del  museo  fiorentino,  a  scrivere  d'An- 
tonello da  Messina  e  a  dettar  commentari  sulla  storia  della 
arte.  Mori  nel  1810. 


228  RECENSIONI  E  NOTE  BIBLIOGRAFICHE   —   C.   RINAUDO 

Il  dott.  Chìti  non  ha  soltanto  ricostruito  la  bella  figura 
di  studioso  ft  illuminato  cultore  delle  arti  belle,  ma  raccolse 
in  appendice  una  serie  di  documenti  inediti,  fra  cui  parecchie 
lettere  e  la  Relazione  sugli  '  oggetti  della  reale  galleria  di  Fi-, 
renze,  trasportati  prima  a  Livorno  poi  a  Palermo  per  sottrarli 
alla  rapina  francese.  C.  Rinaudo. 


NAPOLÈON,  Manuscriis  inédits  {1786-1791),  par  Fr.  Masson 
et  Guido  Biagi.  —  Paris,  Librairie  Ollendorff,  1907. 

57.  —  Non  è  questa  una  nuova  edizione,  ma  un  rifaci- 
mento dell'opera  pubblicata  nel  1895  dalla  stessa  casa  editrice 
sotto  il  titolo:  NapoUoìi  inconnu  (Papiers  inédits),  perchè,  se 
fino  ad  un  certo  punto  la  prefazione  è  rimasta  immutata  senza 
neppure  lo  spostamento  d'una  virgola,  ad  un  tratto  gli  edi- 
tori ci  avvertono  che  per  varie  ragioni  essi  hanno  creduto  di 
sopprimere  non  solo  la  parte  introduttiva  «  Notes  sur  la 
jeunesse  de  Napoléon  »  perchè  ormai  resa  inutile  dall'  ampio 
lavoro  dello  Chuquet,  ma  altresì  le  note  esplicative,  che  pre- 
cedevano ed  accompagnavano  la  pubblicazione  dei  singoli 
scritti  napoleonici.  Essi  ci  annunziano  che  queste  note  saranno 
pubblicate  in  un  volume  a  parte,  perchè  «  les  manuscrits  se 
suffisent  par  eux-mém^s  ,  ;  ma,  se  per  i  lettori  che  hanno  ormai 
lunga  dimestichezza  con  la  letteratura  storica  del  secolo  xym  la 
maggior  parte  di  quelle  note  potevano  parere  oggi  superflue^ 
per  gli  altri,  che  per  la  prima  volta  intraprenderanno  la  nan 
facile  lettura  degli  scritti  giovanili  di  Napoleone,  alcune  note 
esplicative  sarebbero  state  necessarie,  quasi  indispensabili  ;  ed 
il  ricorrere  allo  Chuquet,  ovvero  l'attendere  la  pubblicazione 
del  volume  a  parte,  non  sarà  certo  sempre  possibile  a  lutti. 

Una  seconda  notevole  modificazione  troviamo  in  questa 
edizione,  cosi  ridotta  da  due  volumi  ad  uno:  gli  egregi  edi- 
tori, partendo  dal  principio  che  dal  1791  in  poi,  cioè  dal  suo 
secondo  viaggio  in  Corsica,  Napoleone  uscì  dal  periodo  dì 
studio  e  di  preparazione  alla  vita  per  darsi  tutto  all'azione, 
hanno  soppresso  quella  parte  dei  suoi  manoscritti,  che  pur 
si  trovano  nel  fondo  Libri,  e  quei  lavori  che  sono  noti  solo 
per  antiche  edizioni,  i  quali  si  riferiscono  all'operosità  del 
giovane  ufficiale  nella  sua  isola.  Si  tratta  di  regolamenti,  di 
proteste,  di  memorie  giustificative,  di  disegni,  di  operazioni 
militap'i,  come  il  regolamento  per  le  guardie  nazionali,  il  pix>- 


PERIODO  DELLA   RIVOLUZIONE   FRÀNCE8B  —   W.   ZELLE  229 

getto  d'attacco  della  Maddalena,  quello  per  la  difesa  del  golfo 
d'Aiaccio  ecc.:  «  Cela  est  de  T action,  dice  il  Masson,  et  c'est 
là  en  réalité  que  débute  Bonaparte  ».  Così  F edizione  s'ar- 
resta al  celebre  Discorso  di  Lione  «  Quelles  verités  et  quels 
sentiments  importet-il  les  plus  d'inculquer  aux  hommes  pour 
leur  bonheur  »  (settembre  1791),  e  vengono  soppressi  tutti 
gli  altri  scritti  comparsi  nella  prima  edizione,  che  si  riferiscono 
ad  un  periodo  posteriore  della  vita  del  Bonaparte,  compre- 
sovi anche  Le  souper  de  Beaucaire.  Come  si  vede,  un  criterio 
nuovo,  filosofico  più  che  storico,  e  molto  discutibile,  ha  pre- 
sieduto a  questa  nuova  edizione,  o  meglio  riduzione,  di  un 
lavoro  che  fu  salutato  al  suo  primo  apparire  con  tante  e 
tanto  meritate  lodi.  C.  Manfroni. 


W.  ZELLE,  Kreisarzt.  —  1815,  Die  hundert  Tage.  Von  Elba 
bis  Helena;  —  Leipzig,  Sattler,  1908. 

58.  —  Il  quarto  volume  dell'  opera  dello  Zelle  (Geschichte 
der  Freiheitskriege)  riguarda,  sotto  alcuni  aspetti,  anche  l'Italia 
e  può  cosi  esser  analizzata  in  questa  rubrica.  Pur  troppo  il 
giudizio  su  questo  lavoro  non  può  essere  intieramente  favo- 
revole: le  notizie  storiche  d'indole  generale  sono  vaghe,  in- 
determinate, spesso  inesatte,  per  non  dir  peggio.  Basti  dire  che 
nelle  venti  righe  che  l'autore  dedica  all'ordinamento  dell'Italia 
per  opera  del  congresso  di  Vienna,  fra  le  altre  amenità^  si 
dice  "  Um  xies  schone  Italien  das  mit  so  viel  Blut  und  Trànen 
Seine  voriibergehende  Einigung  unter  dem  Vizekònig  Eugen 
erreicht  batte,  noch  mehr  zu  zerstùckeln,  machte  man  aus 
Genua  ein  Herzogtum  (lì)  ».  Non  si  potrebbe  riimire  in  poche 
righe  un  maggior  numero  di  errori.  Nel  capitolo  in  cui  si 
parla  della  breve  dimora  di  Napoleone  all'isola  d'Elba  non  si 
tiene  conto  alcuno  degli  studi  e  delle  ricerche  più  recenti  sulle 
relazioni  corse  fra  l'imperatore  e  il  Murat,  sui  frequenti  viaggi 
di  emissari  francesi,  sull'opera  segreta  di  Paolina  Bonaparte. 
Anche  nel  brevissimo  paragrafo  dedicato  al  Murat  ed  alla  cam- 
pagna sua  si  accumulano  parecchie  gravi  inesattezze:  non  si 
parla  affatto  della  proclamazione  dell'indipendenza;  nulla  si 
dice  della  breve  campagna  :  si  lasjcia  credere  che  il  suo  eser* 
dto  fosse  composto  di  lazzaroni  ;  sì  dice  che  egli  fuggì  alVElba, 
e  di  lì  tentò  di  tornare  nel  reame  di  Napoli:  ecc.,  ecc.  (pag.  203). 


280  RKOMBIOMI   E   NOTB  BIBLIOORJLFICHK   —    0.   MANFRONI 

Giustizia  vuole  che  si  dica  che  nella  descrizione  della 
campagna  dei  Paesi  Bassi  e  nell'esame  delle  condizioni  poli- 
tiche deir  Europa,  prima  e  dopo  la  campagna  stessa,  il  lavoro 
del  dottor  Zelle,  quantunque  non  originale  (in  certi  punti  il 
recente  lavoro  di  A.  Houssaye  ha  indubbiamente  servito  di 
guida  air  autore),  merita  di  esser  lodato  per  la  diligenza  e  per 
la  precisione  delle  notizie.  Ma,  pur  troppo,  per  quel  che  ri- 
guarda r  Italia  non  possiamo  tributargli  lo  stesso  elogio. 

C.  Manfroni. 


7.  PERIODO  DEL  RISORGIMENTO  ITALIANO  (1815-1907). 

Pubblicazioni  di  LABÀTE,  POIRÉ,  THAON  di  REVEL,  BOUR- 
GEOIS  e  CLERMONT,  PESCI,  BILLOT,  GALLIZIOLI,  FUMO, 
CASA,  MAZZINI,  GARIBALDI,  AMARI,  LUZIO,  ALESSI, 
PAGANI,  CASANOVA,  MORI,  MAZZIOTTI ,  ROSI,  LEVI, 
RANZI,  TORRACA,  MANFRONI. 

Diremo  brevemente  di  alcune  fra  le  molte  opere  relative  al 
nostro  Risorgimento,  riservandoci  a  discorrere  delle  altre,  corte- 
semente favorite  alla  Rivista,  in  un  altro  fascicolo. 
Possono  rannodarsi  in  tre  gruppi: 

1°  Narrazione  di  periodi  o  di  argomenti  speciali; 
2°  Pubblicazioni  di  opere  di  personaggi  cospicui; 
3°  Commemorazioni  e  biografie. 

I, 

59.  —  Molto  s*è  scritto  in  questi  ultimi  anni  sulla  Car- 
boneria; ma  non  sarà  certo  possibile  averne  una  storia  completa, 
finché  non  sia  stata  studiata  nelle  molteplici  sue  ramificazioni 
nelle  varie  provincie  d'Italia.  Il  professor  Labate,  in  uno  studia 
edito  nel  1904  nella  Biblioteca  storica  del  risorgimento  italiano^ 
ha  appunto  tentato  una  storia  della  Carboneria  in  Sicilia,  nel 
decennio  corso  dal  1821  al  1831  (1).  Abbiamo  tardato  tanto 
a  discorrerne  in  attesa  dei  documenti  sulle  cospirazioni  dei 
Carbonari  siciliani,  che  allora  ci  prometteva,  e  che  non  ci  ri- 
sulta siano  poi  stati  pubblicati.  L'A.  fece  vane  ricerche  pressa 


(1)  Valentino   L abate,   Un  decennio  di   Carboneria  in  Sicilia 
(1821-1831)  Roma,  Società  editr.  Dante  Alighieri,  1904. 


PERIODO   DEL  RISORGIMENTO  ITALIANO    —    ▼.   LABATB  -  E.  POIRÉ  281 

le  private  famiglie,  ma  fu  fortunato  neiresplorazione  delle  carte 
dell'Archivio  di  Stato  di  Palermo,  che  gli  fornirono  il  mezzo 
di  presentare,  sotto  una  luce  nuova  e  con  maggior  precisione 
di  particolari,  l'introduzione  della  Carboneria  in  Sicilia,  la  sua 
propagazione  nell'isola  durante  la  rivoluzione  del  1820,  la  ri- 
volta del  generale  RossaroU,  le  famose  Giunte  di  scrutinio,  la 
congiura  di  Salvatore  Meccio  e  altre  minori,  i  tentativi  insur- 
rezionali di  Messina  neir aprile  e  nel  settembre  del  1823,  le 
successive  riforme  introdotte  nella  Carboneria,  le  varie  sette 
che  ne  derivarono,  e  l'insurrezione  palermitana  del  1°  settembre 
1831.  Molte  novità  contiene  il  libro  e  gran  copia  di  notizie, 
sebbene  manchi  ancora  il  filo  conduttore,  che  con  sicurezza 
ci  guidi  attraverso  il  labirinto  della  Carboneria  siciliana. 

60.  —  Eugène  Poiré  in  un  grazioso  volume  su  Magenta 
e  Solferino  (1)  non  ha  inteso  a  fornire  nuovi  documenti  o 
narrarci  altra  volta  le  memorabili  battaglie  di  Magenta  e  Sol- 
ferino, il  cui  ricordo  susciterà  sempre  nei  grati  animi  degli 
italiani  una  viva  onda  di  simpatia  verso  i  Francesi,  che  ver- 
sarono il  sangue  per  la  nostra  indipendenza,  ma  si  propose 
un  compito  più  ristretto  e  sentimentale. 

Sonvi  bensì  alcuni  richiami  storici,  ma  il  racconto  presen- 
tasi piuttosto  come  relazione  di  un  pellegrinaggio  ai  celebrati 
campi  di  battaglia  del  1859  col  prospetto  dei  luoghi  santificati 
dal  sangue  dei  combattenti,  la  descrizione  dei  monumenti  com- 
memorativi e  degli  ossari,  jl  ricordo  di  episodi  collegati  colle 
virtù  guerriere,  di  cui  il  pacifismo  moderno  va  spegnendo  lo 
splendore.  L'A.  non  dimentica  la  torre  colossale  e  l'ossario  dì 
San  Martino,  ma  discorre  di  Vittorio  Emanuele  in  modo  assai 
superficiale,  incompleto  ed  inesatto,  mettendo  in  rilievo  aspetti 
affatto  accessori  della  sua  personalità  ed  estranei  alle  ragioni 
politiche  che  lo  sollevarono  nell'amore  e  nell'ossequio  degli 
italiani. 

61.  —  Il  generale  conte  Genova  Thaon  di  Revel,  super- 
stite di  tutte  le  nostre  guerre  d'indipendenza  dal  1848  al  1866, 
commissario  generale  del  re  Vittorio  Emanuele  al  quartier  ge- 
nerale dell'esercito  francese  in  Crimea,  aiutante  dì  campo  del 
principe  Umberto  al  principio  della 'campagna  del  1866  e  co- 
mandante di  una  divisione  dopo  Custoza,  più  tardi  comandante 


(1)  Eugène  Poiré,  Magenta  e  Solferino.   AiitrefoiS'aujourd'hiii ; 
Paris,  Berger-Levrault  &  C.,  1907. 


232  RECENSIONI  E  NOTE  BIBLIOGRAVICHE    —   0.   RINAUDO 

di  corpo  d'esercito,  pubblicò  ì  suoi  ricordi  sulla  cessione  del 
Veneto,  comparsi  da  oltre  un  anno  in  una. seconda  edizione  (1). 
Non  mirando  alla  storia  della  campagna,  ne  fa  appena  un 
■  cenno  riassuntivo  sino  al  trattato  di  pace  di  Vienna.  Nominato 
commissario  militare  per  gli  accordi  relativi  alla  consegna  del 
Veneto  per  parte  delle  autorità  austriache,  ebbe  a  trattar  lun- 
gamente coi  commissari  militari  d'Austria  e  di  Francia,  special- 
mente per  la  cessione  del  materiale  e  delle  fortezze,  per  lo 
sgombro  delle  milizie  austriache  e  l'occupazione  militare  delle 
nostre  truppe,  infine  per  il  plebiscito  che  doveva  consacrare 
ufficialmente  la  cessione  del  Veneto  al  regno  d'Italia.  L'azione 
del  Revel  trovo  meno  impedimenti  nei  commissari  austriaci, 
che  non  nel  rappresentante  della  Francia,  il  generale  Leboeuf, 
<ihe  si  rese  a  tutti  antipatico.  Pieni  d'interesse  sono  i  partico- 
lari di  questa  narrazione  scritta  senza  pretensione,  ma  con  molta 
spigliatezza  dì  forma  e  copia  di  ricordi. 

62.  —  Con  vivo  interesse  si  legge  la  recente  pubblicazione 
di  Émile  Bourgeois  et  E.  Clermont  su  Napoleone  III  in  rap- 
porto con  Roma  (2).  In  questo  libro,  scritto  da  due  colti 
studiosi  francesi,  onorato  da  una  prefazione  di  Gabriel  Monod, 
trovasi  la  prova  documentata  di  una  nostra  affermazione  sulla 
politica  romana  di  Napoleone  IH.  Il  signor  Clermont,  scrivendo 
la  storia  dell'intervento  francese  a  Roma  nel  1849,  dal  mo- 
mento in  cui  sotto  la  presidenza  di  Luigi  Napoleone  Bonaparte 
l'Assemblea  Costituente  deliberò  la  partenza  del  corpo  di  spe- 
dizione del  generale  Oudinot  per  Civitavecchia,  fino  all'epoca 
in  cui  l'Assemblea  legislativa  approvò  l'impiego  delle  truppe 
della  repubblica  francese  contro  la  repubblica  romana  in  favore 
della  restaurazione  del  potere  temporale  del  Papa,  ha  dimo- 
strato chiaramente  quanto  gli  scrittori  italiani  avevano  affermato. 
L'intervento  cioè  fu  opera  della  parte  clericale  francese,  che 
s'impose  al  presidente,  appoggiato  dai  chauvinisies^  che  soste- 
nevano la  necessità  di  neutralizzare  l'azione  dell'Austria  sulle 
coste  austriache  con  l'occupazione  di  Roma;  la  spedizione  fu 
condotta  in  modo  affatto  sleale  dal  generale  Oudinot,  ed  il 
Lesseps  fu  inconscio  strumento  della  proditoria  aggressione; 


(1)  Genova  di  Revel,  La  cp.sslove  del  Veneto.  Bicordi  di  un  com- 
missario regio  militare,  2*^  edizione,  Firenze,  F.  Lumachi,  1906. 

(2)  Émile  Bourgeois  et  E.   Clermont,   Rome  et  Napoléon  IH. 
Paris,  Armand  Colin,  1907. 


PKRIODO  DBL   RISORQUIENTO  ITALIANO    —  BOUBGBOIB  -  PESCI  233 

Luigi  Bonaparte,  colla  distruzione  della  romana  repubblica, 
ch'egli  giovinetto  aveva  proclamato,  conquistò  Tamicizia  della 
parte  clericale  e  si  spianò  la  via  all'impero;  ma  si  legò  con 
una  pesante  catena,  che  doveva  più  tardi  trascinarlo  a  rovina. 
Ed  Émile  Bourgeois  ci  fa  appunto  vedere,  come  la  questione 
romana  sia  stata  l'incubo  dell'impero  e  la  causa  della  sua  ca- 
duta. Tentò  Napoleone  nel  1859-60  di  scuotere  il  dominio  cle- 
ricale, permettendo  agli  Italiani  l'occupazione  delle  Romagne, 
delle  Marche  e  dell'Umbria,  ma  intimorito  dalle  minacele  dei 
suoi  tutori  ne  arrestò  il  moto  colla  convenzione  del  15  set- 
tembre 1864.  Vana  speranza!  L'irruzione  garibaldina  nel  Lazio 
del  1867  lo  trasse  a  Mentana,  e  rompendo  ogni  buon  rap- 
porto con  l'Italia  lo  costrinse  ad  una  nuova  occupazione  di 
Roma.  E  questa  fu  la  sua  condanna,  perchè,  resagli  impos- 
sibile l'alleanza  coU'Italia  e  coli' Austria,  che  pur  queste  potenze 
invocavano,  si  espose  solitario  ed  impreparato  alla  guerra  del 
1870,  che  a  lui  tolse  l'impero  e  restituì  Roma  agli  Italiani. 
Tutto  questo  è  non  solo  narrato  con  calma  obbiettiva  dai  due 
valenti  scrittori  francesi,  ma  passo  passo  dimostrato  coi  docu- 
menti diplomatici  e  parlamentari,  con  lettere  e  memorie  del 
tempo. 

63-64.  —  Un  po'  tardivamente  discorriamo  di  due  lavori 
di  Ugo  Pesci  intorno  a  Firenze  capitale  del  regno,  e  sui  primi 
otto  anni  di  Roma  capitale. 

Un  toscano  che  deve  aver  ormai  varcato  la  sessantina, 
ed  era  quindi  presso  ai  vent'anni  quando  Firenze  divenne  ca- 
pitale, ufficiale  dell'esercito,  cronista  di  giornali,  frequentatore 
di  uomini  politici,  di  letterati  e  di  artisti,  ed  anche  dei  salotti 
mondani,  e  che  ormai  molte  cose  vide,  è  certo  in  buona  con- 
dizione per  rappresentarci  la  vita  dell'effimera  capitale,  voluta 
dalla  convenzione  del  15  settembre  e  detronizzata  dall'occu- 
pazione di  Roma  (1).  Sono  poco  più  di  cinque  anni,  dal  1865 
al  1870.  L'A.  ci  fa  assistere  alla  melanconia  del  trasferimento 
della  sede  del  governo  per  parte  dei  buzzurri  e  dei  fiorentini, 
ed  al  successivo  facile  adattamento  dei  forestieri  nella  fiorita 
città,  di  cui  descrive  la  rapida  trasformazione  edilizia,  la  vita 
mondana  nelle  sue  manifestazioni,  il  movimento  letterario,  arti- 
stico e  scientifico,  i  teatri  ed  i  giornali  ;  ci  presenta  il  governo 


(1)  Ugo  Pesci,  Firenze  capitale  (1865-1870).  Firenze,  R.  Bempo- 
rad  e  figlio,  1904. 


234  RECSKBlOiri  l  HOTS  BlBLIOORAriCHB  —  0.  RMAUDO 

dal  Sovrano  e  dalla  Corte  ai  Ministeri,  al  Senato  ed  alla  Camera 
dei  deputati;  ci  narra  le  grandi  feste  per  il  VI  centenario  dan- 
tesco nel  1865  e  per  il  matrimonio  di  Umberto  e  Margherita 
nel  1868;  ci  reca  l'eco  dei  grandi  avvenimenti  politici  e  mili- 
tari, ossia  della  campagna  del  1866,  di  Mentana,  delle  grandi 
manovre  del  1869  e  dell'occupazione  di  Roma  nel  1870.  L'espo- 
sizione è  ricca  di  episodi,  che  coloriscono  gli  uomini  e  le  cose 
del  tempo,  ed  è  sempre  chiara,  serena  e  fluente.  Forse  l'egregio 
A.  avrebbe  potuto  rinunziare  alla  politica  generale  per  miniare 
la  vita  fiorentina  esclusivamente  ;  anche  la  forma  sarebbe  riu- 
scita più  briosa  ed  amena. 

Il  criterio  direttivo  per  il  volume  su  Roma  non  è  di- 
verso (1),  ma  ci  sembra  più  fedele  l'esecuzione,  in  quanto 
l'Autore  ci  pare  meno  distratto  dai  fatti  politici. 

Chi  visita  oggi  Roma  e  non  la  vide  nel  1870,  non  ha 
idea  della  rapida  sua  trasformazione  morale  e  materiale.  L'au- 
tore non  intende  rappresentarci  tutta  questa  lenta  metamorfosi, 
ma  vuole  richiamare  alla  nostra  mente  la  città,  quale  fu  nei 
primi  anni  della  nuova  missione.  Quindi  ci  mette  dinnanzi  it 
Vaticano  ed  il  Quirinale,  il  Governo  ed  il  Parlamento,  i  romani 
di  Roma,  i  buzzurri  e  forestieri,  le  visite  di  re  e  principi  ed 
ambasciatori  orientali,  i  salotti,  le  feste  private  ed  i  divertimenti 
pubblici,  i  teatri,  i  circoli  e  ritrovi  di  varie  specie,  il  movi- 
mento impresso  alle  lettere  ed  alle  scienze,  gli  scavi  e  le  sco- 
perte  archeologiche,  l'arte  nelle  sue  varie  forme,  la  pittura, 
la  scultura,  l'architettura,  la  musica,  il  giornalismo,  la  trasfor- 
mazione edilizia  ed  igienica  della  città  con  la  scomparsa  dì 
edifizi,  istituti  e  costumanze.  Non  era  possibile  sopprimere  del 
tutto  la  nota  politica  nelle  sue  date  memorabili,  specialmente 
con  la  morte 'di  Vittorio  Emanuele  II  e  Pio  IX  e  con  gl'inizi 
del  regno  di  Umberto  I  e  Leone  XIIL  ' 

I  due  volumi  si  leggono  volentieri,  perchè  rispecchiano 
con  sincerità  di  osservazioni  e  di  apprezzamenti  uomini  e  cose 
d'un  periodo  eroico  e  di  città  per  speciali  riguardi  supreme; 
concorrono  anche  210  illustrazioni  a  dar  pregio  all'opera. 

65.  —  Alla  storia  dell'Italia  contemporanea  è  un  buon 
contributo  il  lavoro  recente  di  A.  Billot,  che  ambasciatore  di 


(1)  Ugo  Pesci,  /  primi  anni  di  Roma  capitale  (1870-1878).  Fi- 
renze, R.'  Bemporad  e  figlio,  1907. 


PERIODO  DBL  RISORGIMUTTO  ITAUAMO   —  BILLOT  235- 

Francia  a  Roma,  si  è  trovato  in  condizioni  favorevoli  per  ve- 
dere da  vicino  gli  avvenimenti  politici,  specialmente  sotto  il 
rapporto  intemazionale  (1).  Il  signor  Billot  fu  a  Roma  dal 
marzo  1890  al  febbraio  del  1898,  in  un  periodo  grave  e  dif- 
ficile, per  il  dissidio  politico  tra  Tltalia  e  la  Francia,  deter- 
minato dallo  stabilimento  del  protettorato  francese  sulla  Tunisia 
e  dalla  conseguente  conclusione  della  triplice  alleanza,  e  per 
la  lotta  economica  originata  dal  voto  negativo  dato  dalla  ca-^ 
mera  francese  al  nuovo  trattato  di  commercio  tra  la  Francia  e 
ritalia,  che  rese  necessario  il  regime  delle  tariffe  differenziali. 
La  discordia  tra  i  due  governi,  e,  possiam  dire,  dei  due  popoli^ 
s'accese  maggiormente  per  gli  incidenti  diplomatici  di  Firenze 
nel  1887,  di  Massaua  e  della  Spezia  nel  1888,  per  il  viaggio  del 
re  Umberto  e  di  Grispi  a  Berlino  e  per  la  condotta  della 
Francia  nei  nostri  rapporti  colFAbissinia.  Veramente  quando 
il  Billot  giunse  a  Roma,  il  Bismark  aveva  già  dovuto  lasciare 
la  cancelleria  dell'impero  e  la  crisi  era  uscita  dallo  stato  vio- 
lento ed  acuto.  Il  nuovo  ambasciatore  dovette  usare  molta 
abilità  per  correggere  le  asprezze,  finché  durò  il  ministero  Grispi, 
per  la  diffidenza  reciproca  che  la  sua  politica  aveva  suscitato. 
Col  ministero  Budini,  sebbene  si  rinnovasse  la  triplice  alleanza, 
le  relazioni  politiche  cominciarono  a  prendere  forme  più  cor- 
tesi, fors'anco  perchè  la  Francia  consolavasi  nel  suo  isolamento 
coll'alleanza  russa  ;  ed  il  ministero  Giolitti  potè  nel  settembre 
del  1892  ottenere  che  la  squadra  francese  intervenisse  a  Genova 
alle  feste  Golombiane.  L'illustre  autore  s'indugia  lungamente 
nel  secondo  volume  sul  secondo  ministero  Grispi  e  sulla  guerra 
italo  abissina,  forse  assai  più  di  quanto  la  natura  dell'opera 
poteva  esigere;  e  dedica  con  soddisfazione  l'ultimo  libro  a 
narrare  come,  sotto  il  secondo  ministero  Rudini,  nuovamente 
si  ravvicinassero  la  Francia  e  l'Italia  nel  campo  commerciale, 
preludio  d'un  rinnovamento  d'amicizia  politica.  L'A.  ebbe  parte 
preziosa  in  quest'opera  di  riconciliazione  fra  le  due  nazioni 
sorelle  e  noi  glie  ne  siamo  grati,  anche  per  la  forma  mo- 
desta con  cui  espone  l'opera  sua,  e  la-  serenità  con  cui  narra 
gli  avvenimenti  di  quei  torbidi  anni  in  cui  si  corse  pericolo 
d'una  guerra  fraterna,  determinata  da  nessuna  seria  ragione, 


(1)  A.  Billot,  La  France  et  V Halle,  Hisfoire  cles  années  trovbles 
(1881-1899)  2  voi.  Paris,  librairie  Plon,  1905. 


236  RECENBIOHI   E  MOTE  BIBUOQRAFiCHB   —  C.  RINADOO 

ma  preparata  e  fomentata  dai  nemici  interni  ed  esterni  dei  due 
grandi  paesi. 

66.  —  I  profani  della  marineria,  e  purtroppo  sono  i  più 
anche  in  un  paese  marinaro  come  l'Italia,  non  hanno  alcuna 
idea  del  servizio  continuo  e  multiforme  che  le  nostre  navi  pre- 
stano alla  civiltà  universale  ed  in  particolar  modo  al  nostro 
paese.  Di  guerre  marittime  se  ne  ricorda  una  sola  e  disgraziata 
nella  storia  del  nostro  risorgimento,  quella  del  1866;  a  che 
dunque  valse  la  nostra  marina  da  guerra,  se  non  vinse  a  Lissa? 
a  che  servi  dippoi,  se  non  ebbe  opportunità  di  cimentarsi  per 
la  difesa  e  la  grandezza  della  patria?  Il  prof.  Antonio  Gallizioli, 
capo  tecnico  nella  regia  marina,  ha  risposto  all'ignoranza  ed 
all'indifferenza  dei  profani  con  un  bellissimo  libro,  che  è  anche 
un  atto  di  illuminato  patriottismo  (1).  Con  ammirabile  pazienza 
e  non  minore  accuratezza  egli  rintracciò  la  storia  di  tutte  le 
navi  da  guerra  ed  onerarie,  delle  torpediniere,  dei  rimorchiatori 
e  delle  bette,  che  la  nuova  Italia  ereditò  dagli  antichi  stati  o 
creò  colle  sue  forze,  coll'intento  nobilissimo  di  riaccendere  i  ri- 
cordi delle  imprese  gloriose  compiute  dalla  marineria  militare 
nel  periodo  del  risorgimento  italico,  di  ridestare  nella  memoria 
di  nostra  gente  gli  atti  di  cortesia,  di  giustizia  e  di  eroismo, 
compiuti  al  di  là  degli  oceani  ov'ebbero  a  sventolare  i  nostri 
Tessilli  a  tutela  dei  connazionali,  di  avvivare  nella  coscienza 
universale  i  sentimenti  di  gratitudine  per  le  azioni  filantropiche 
compiute  dalle  nostre  navi  da  guerra  a  vantaggio  di  gran  nu- 
mero di  navi  nazionali  e  straniere,  segnatamente  mercantili,  o 
minacciate  dalle  fiamme  o  travolte  da  pericolosi  fortunah.  L'au- 
tore, pertanto,  registra  in  questo  repertorio  cronistorico  le  ori- 
gini così  delle  navi  presenti  come  delle  trapassate,  la  grandezza 
loro,  la  forza  delle  macchine,  i  servigi  d'istruzione,  di  polizia 
e  di  vigilanza  sulla  pesca,  sui  traffici  d'armi,  e  per  la  repres- 
sione del  commercio  degli  schiavi,  le  manovre,  le  regate,  le 
campagne  di  guerra,  le  operazioni  nelle  quali  si  segnalarono  i 
comandanti  nelle  lunghe  navigazioni  fuori  del  mar  nostro,  gli 
studi  scientifici  e  le  missioni  politiche  commerciali  cui  attesero, 
ed  i  salvamenti  eseguiti  in  mare  ed  in  terra  fra  i  pericoli  delle 
battaglie,  delle  rivoluzioni,  delle  epidemie,  dei  terremoti,  degli 


(1)  A.  Gallizioli,  Cronistoria  del  naviglio  7iazionale  da  guerra 
(1860-1896).  Roma,  Officina  Poligrafica  Italiana,  1907. 


PERIODO  DEL  RISORGIMENTO  ITALIANO    —   GALLIZIOLI  -  CASA  287 

incendi  e  dei  naufragi.  Con  questa  minuta  storia,  esposta  se- 
condo l'ordine  alfabetico  delle  navi,  è  conservata  alla  posterità 
la  biografia  di_  ciascuna,  ed  è  dimostrata  con  la  eloquenza  dei 
fatti  razione  proficua  della  nostra  marineria,  onde  accrescersi 
dovrebbe  nell'animo  degli  Italiani  per  essa  l'amore  e  la  grati?- 
tudine.  L'autore  illustra  anche  con  bei  disegni  tutte  le  navi,  di 
cui  ritesse  la  storia,  fornisce  gli  elenchi  numerici  delle  torpe- 
diniere, dei  rimorchiatori,  delle  bette  e  delle  cannoniere  lagu- 
nari, ci  dà  uno  specchietto  riassuntivo  dimostrante  cronologi- 
camente le  navi  che  per  ciascun  anno  del  periodo  1860-1896 
entrarono  o  cessarono  di  far  parte  del  regio  naviglio  ;  infine,. 
per  comodità  delle  ricerche,  presenta  l'indice  generale  delle  navi. 

67-69.  —  Or  che  l'isola  di  Candia  sta  per  essere  abban- 
donata dalle  truppe  internazionali,  se  le  trattative  approderanno, 
è  bene  richiamare  alla  memoria  due  brevi  scritti  del  tenente 
Enrico  Fumo  ed  un  volume  assai  copioso  di  notizie  del  co- 
lonnello commissario  G.  B.  Casa. 

Il  tenente  Fumo  pubblicò  nella  Rivista  militare  italiana 
del  1904  un  breve  studio  sui  castelli  e  sulle  fortezze  veneziane 
nell'isola  di  Candia  (1)  seguendo  i  quattro  grandi  dipartimenti, 
in  cui  l'isola  era  stata  divisa  dai  Veneziani,  cioè  :  Sitia,  Candia, 
Retimo  e  Canea;  e  nel  1907,  traendo  argomento  da  un  lavoro 
del  prof.  U.  Ancarani,  riassunse  la  storia  della  gendarmeria 
cretese,  (2)  onore  e  vanto  della  benemerita  arma  dei  carabinieri 
italiani,  dalla  sua  fondazione  sino  al  marzo  del  1905,  e  ne 
espose  obbiettivamente  l'azione  delicata  e  difficile  durante  l'in- 
surrezione del  1905. 

Il  colonnello  Casa,  nel  suo  ampio  lavoro  (3),  con  ottimo 
proposito  raccolse  una  preziosa  quantità  di  elementi  per  la 
storia  dei  nostri  marinai  e  soldati  in  Creta,  che  l'Italia  obliosa 
quasi  del  tutto  ignora,  occupata  più  delle  interne  miserie  po- 
litiche che  non  dell'opera  gloriosa  dei  suoi  figli  all'estero.  L'e- 
gregio A.  ha  prima  d'ogni  cosa  riassunto  le  vicende  dell'isola 
attraverso  la  storia,  con  un  quadro  generale  della  civiltà  cretese. 


(1)  E.  Fumo,  Castelli  e  fortezze  veneziane  nelV Isola  di  Candia. 
Roma,  E.  Voghera,  1904. 

(2)  E.  Fumo,  La  gendarmeria  cretese  durante  Vtdtima  insurrezione. 
Roma,  E.  Vogjiera,  1904. 

(3)  G.   B.    Casa,    Marinai  e  soldati  d'Italia  a  Creta.  Livorno, . 
Giustì,  1906. 


à    I 


238  RXCIH8I0NI  I  NOTB  BIBLIOQRAFICBB  —  C.   RIHAUDO 

s  oflfermandosi  specialmente  sulla  dominazione  veneziana  e  sulla 
signoria  turca;  quindi  si  è  intrattenuto  a  descrivere  la  con- 
dizione di  Creta  verso  il  1896,  T  insurrezione  del  1897  e  il 
concerto  europeo  per  la  pacificazione  dell'isola.  Solo  a  questo 
punto  veramente  comincia  razione  dell'Italia  a  Creta.  È  noto, 
come  il  governo  ellenico  ed  i  Greci  dell'isola  volessero  l'an- 
nessione alla  Grecia,  contraddetta  dalla  Turchia,  e  come  le  po- 
tenze per  timore  di  terribili  rappresaglie  contro  i  Musulmani 
si  opponessero  all'immediata  annessione,  sostituendo  al  governo 
turco  il  loro  protettorato.  L'A.,  non  trascurando  l'azione  co- 
mune, s'intrattiene  con  particolare  attenzione  sull'opera  uma- 
nitaria della  nostra  flotta,  e  specialmente  dei  marinai  imbarcati 
sull'Etna  e  sulla  Sicilia,  e  sopra  l'azione  dei  soldati  italiani 
mandati  nell'isola  per  pacificarla  ed  appoggiare  i  provvedimenti 
delle  potenze  europee.  Dopo  faticosi  negoziati  per  un  regime 
autonomo,  si  ritrassero  la  Germania  e  l' Austria-Ungheria  dal 
concerto  europeo,  ma  gli  Italiani  rimasero  per  adempiere  la 
loro  missione.  L'A.  arresta  la  sua  narrazione,  quando  i  Turchi 
ebbero  sgombrato  l'isola  e  gli  ammiragli  affidarono  il  potere  al 
principe  Giorgio,  nominato  alto  commissario  a  Creta.  L'autore 
mette  pure  in  evidenza  il  governo  economico  della  squadra 
dal  febbraio  1897  al  giugno  1898,  e  con  patriottica  compia- 
cenza, adducendo  anche  le  testimonianze  forestiere,  mette  in 
evidenza  le  alte  qualità  morali  dei  nostri  marinai  e  soldati  ed 
i  molteplici  servizi  da  essi  resi  alla  causa  ellenica  nell'isola 
di  Candia. 

II. 

70.  —  È  noto,  che,  ricorrendo  nel  1 905  il  centenario  della 
morte  di  Giuseppe  Mazzini,  fu  per  legge  statuita  a  cura  e  a 
spese  dello  Stato  un'edizione  completa  delle  sue  opere  (1). 
Una  Commissione,  nominata  per  decreto  reale,  e  presieduta 
da  S.  E.  L.  Rava,  ministro  della  pubblica  istruzione,  ne  dirige 
la  pubblicazione,  che  viene  fatta  dalla  Cooperativa  Tipografica 
editrice  Paolo  Galeati  di  Imola,  in  volumi  di  circa  400  pagine 
ciascuno  in  8^  gr.  Sono  già  comparsi  tre  volumi. 


(1)  Scritti  editi  ed  inediti  di  Giuseppe  Mazzini,  3  volami  in-8  di 
pagine  XXXin-404,  XVin-306,  XXXV-398;  Imola,  Paolo  Galeati, 
1906-1907. 


PEKIODO  DSL  RIBOROniBNTO  ITALIANO  —   MAZZINI  -  GARIBALDI  239 

La  Commissione,  pure  attenendosi  al  disegno  dell'edizione 
iniziata  dallo  stesso  Mazzini  coi  tipi  Gino  Daelli  di  Milano 
nel  1861,  introdusse  due  modificazioni:  1°  l'ordine  rigorosa- 
mente cronologico  degli  scritti  si  letterari  come  politici;  2°  l'ag- 
giunta di  altri  scritti,  che  un'attenta  ricerca  e  uno  scrupoloso 
esame  consigliarono  di  attribuire  al  Mazzini. 

Cosi  il  V  volume  {Letteratura,  voi.  I)  contiene  25  scritti 
letterari  invece  di  .13  della  precedente  edizione;  i  nuovi  sono 
in  gran  parte  estratti  AsAV Indicatore  genovese.  Nell'introduzione 
trovasi  l'elenco  ragionato  e  bibliografico  degli  scritti  letterari 
che  il  volume  contiene.  Il  primo  lavoro  del  giovine  ventiduenne, 
(1827)  DelVamor  patrio  di  Dante,  già  addita  l'alta  bandiera, 
sotto  cui  avrebbe  militato. 

Il  volume  2°  {Politica,  voi.  I)  riunisce  tredici  articoli  politici 
sparsi  nel  \?,  3°  e  7«  volume  dell'edizione  Daelliana,  con  altri 
sette,  tutti  redatti  dal  M.  negli  anni  1831-32-33.  Tra  i  venti 
scritti  meritano  speciale  ricordo  la  famosa  lettera  a  Carlo 
Alberto  di  Savoia  e  i  documenti  illustrativi  della  Giovine  Italia. 

Il  volume  3«  {Politica,  voi.  II)  contiene  22  articoli,  dei  quali 
nove  non  figurano  finora  in  alcune  edizioni  di  scritti  mazziniani  ; 
sono  di  grande  interesse  storico,  perchè  relativi  alla  infelice 
spedizione  di  Savoia.  11  volume  continua  e  conduce  a  compi- 
mento la  pubblicazione  degli  articoli,  che  furono  inseriti  nella 
Giovine  Italia  per  tu tto^  l'anno  1833  e  nel  1834,  chiudendosi 
con  lo  scritto  indirizzato  alla  gioventù  italiana,  quasi  testa- 
mento politico  dopo  l'invasione  fallita  nella  Savoia. 

Ciascun  volume,  oltre  ad  una  introduzione  esplicativa  e  ad 
un  elenco  ragionato  degli  scritti  compresi,  contiene  un  ritratto 
di  G.  M.  ed  alcuni  facsimile 

71.  —  A  commemorare  il  centenario  della  morte  di  Giu- 
seppe Garibaldi,  Tanno  scorso  Domenico  Ciampoli  pubblicava 
una  raccolta  copiosa  degli  scritti  politici  e  militari  dell'eroe  (1), 
come  documenti  dell'unità  di  pensiero  e  di  sentimento  di  Gari- 
baldi in  tutti  i  periodi  della  sua  travagliata  e  gloriosa  vita. 

n  grosso  volume  è  diviso  in  due  parti.  La  prima  contiene 
lettere,  proclami,  manifesti,  note,   rapporti,  disegni  di  legge, 


(1)  Giuseppe  Gurìbaldi,  scritti  politici  e  militari.  Bicordi  e  pensieri 
inediti,  raccolti  da  Domenico  Ciampoli,  1  voi.  in-8,  pag.  VIII-1005  ; 
Roma,  Enrico  Voghera,  1907. 


240  RBCENBIOiri   K  NOTE  BIBLIOORAFICHX  —   C.  RWAVDO 

relazioni  guerresche,  dispacci  dal  17  ottobre  1836  al  25  mag- 
gio 1882.  Rileggendoli  vi  appare  la  figura  dell'Eroe  in  azione, 
ora  vibrante  di  patrottismo  e  di  energia  militare,  ora  magna- 
nimo nelle  aspirazioni  e  nel  sacrificio,  ora  terribile  e  irruente 
contro  i  nemici  della  verità  e  della  patria,  ora  dolce  e  tenero 
per  la  donna,  i  feriti,  i  bambini,  i  sofferenti,  ora  meditativo 
sulle  riforme  della  nostra  gente,  dei  nostri  istituti,  della  nostra 
Capitale,  ora  squilla  di  guerriero,  ora  soave  parola  di  amore  e 
di  pace. 

La  seconda  parte  contiene  Bicordi  e  pensieri,  commentari 
degli  altri  scritti  e  delle  sue  stesse  Memorie,  commentari 
semplici,  arguti,  sdegnosi  e  impetuosi  talvolta,  che,  scritti  a 
Pisa  fra  il  1862  e  il  1863,  risentono  dello  stato  del  suo  animo 
ferito  in  Aspromonte  nel  sogno  della  pronta  liberazione  di 
Roma.  Da  lui  stesso  scritti  a  matita  su  179  pagine  erano 
rimasti  inediti  per  la  maggior  parte  nella  Biblioteca  Nazionale 
di  Roma.  Lo  scritto,  nella  sua  schiettezza  primitiva,  appare  di 
una  originalità  suggestiva,  ed  è  contributo  alla  psicologia  di 
Giuseppe  Garibaldi. 

Per  quanto  il  volume  tocchi  quasi  le  mille  pagine,  è  ben 
lontano  dall'essere  una  raccolta  compiuta  degli  scritti  di  G. 
Garibaldi;  certamente  mancano  centinaia,  forse  migliaia  di  let- 
tere, le  sue  Memorie,  i  tentativi  letterari,  e  infiniti  documenti 
della  sua  vita  militare. 

72.  —  Dopo  lunga  attesa  è  comparso  il  3°  volume  del  car- 
teggio di  Michele  Amari,  raccolto  e  postillato  da  Alessandro 
d'Ancona  (1),  a  compimento  del  prezioso  epistolario.  Sono  altre 
277  lettere  (dal  n.  DXXVI  al  n.  DGCCII),  che  portano  il  nu- 
mero  totale  delle  lettere  pubblicate  a  802. 

Come  negli  altri  volumi,  il  Carteggio  non  contiene  soltanto 
lettere  dell'Amari,  ma  anche  altre  a  lui  indirizzate.  Vi  figurano 
parecchi  personaggi  illustri,  come  Tommaso  Gargallo,  Salvatore 
e  Leonardo  Vigo,  Mariano  Stabile,  Pietro  Lanza  principe  di 
Scordia,  Vincenzo  Salvagnoli,  Giuseppe  Massari,  G.  P.  Vieusseux, 
Giuseppina  Turrisi-Colonna,  il  barone  HoUand,  Terenzio  Ma- 
miani,  V.  Faldella  di  Torrearsa,  Francesco  Perez,  H.  Brockhaus, 
Atto  Vannucci,  Ernesto  Renan,  W.  Cartwright,  Antonio  Mor- 


(1)  Carteggio  di  Michele  Amari  raccolto  e  postillato  da  A.  d* An- 
cona, voi.  Ili  iii-8,  pag.  383.  Torino,  Soc.  tip.  editr.  nazionale,  1908. 


PEUIOOO   DEL   RISORGIMENTO   ITALIANO   —   AMARI    •    LUZIO  241 

(lini,  Silvestro  Centofanti,  Isidoro  La  Lumia,  G.  B.  Giuliani, 
ti.  De  Leva,  Raffaele  Starrabba,  ecc. 

Questo  carteggio  è  prezioso  per  triplice  motivo:  1®  perchè 
ricostruisce  la  figura  d'uno  tra  i  più  colti,  generosi  e  illibati 
uomini  della  generazione  patriottica  del  risorgimento  ;  2°  perchè 
proietta  molta  luce  sopra  altri  uomini,  fatti  e  istituzioni  del 
fortunoso  periodo  in  cui  visse  T Amari;  3°  perchè  Tillustre  rac- 
coglitore, arricchì  la  raccolta  di  numerose  postille  storiche  e 
biografiche  con  Tampia  sua  erudizione  e  il  senno  elevato,  ond'è 
gloria  italiana. 

IH. 

73.  —  Alessandro  Luzio  nel  voi.  5°,  serie  V  della  Biblioteca 
storica  del  risorgimento  italiano,  fornisce  nuovi  preziosi  documenti 
sopra  i  processi  del  ventuno  e  specialmente  sul  processo  Gon- 
falonieri, traendoli  dagli  atti  processuali  esistenti  nelF Archivio 
(li  Stato  di  Milano  (1). 

I  costituti  originali  non  vennero  finora  trovati;  acquista 
perciò  grande  importanza  il  riassunto  datone  alla  Commissione 
speciale  da  Antonio  Salvotti.  La  seconda  parte  di  quella  re- 
(juisitoria  riassuntiva,  contenente  il  risultato  deiristruttoria  e 
il  voto,  fu  già  data  da  Alessandro  d'Ancona;  ora  il  Luzio  ne 
pubblica  testualmente  la  prima  parte,  che  ci  dà  modo  di  se- 
guire nel  suo  svolgimento,  nella  sua  concatenazione,  nelle  sue 
incertezze  e  discrepanze  tutto  il  sistema  di  difesa  adottato  dal 
troppo  ingegnoso  inquisito.  L'errore  fondamentale  nell' impo- 
stare la  propria  difesa  spiega  tutti  gli  errori  successivi  del 
C;  e  noi  assistiamo  con  ansia  alle  fasi  dell'epica  lotta,  in  cui 
lo  si  vede  perder  continuamente  terreno,  malgrado  le  sue  più 
geniali  risorse. 

Ad  illustrare  il  riassunto  salvottiano  il  Luzio  aggiunse  nove 
appendici,  tra  cui  notevoli  quelle  sul  principe  di  Carignano  e 
i  processi  lombardi  del  ventuno,  sulla  simulata  pazzia  del  Pal- 
lavicini, sul  trattamento  del  Gonfalonieri  in  carcere,  sulla  requi- 
sitoria contro  l'Andryane,  e  l'elenco  degli  atti  più  interessanti 
del  Senato  Lombardo- Veneto,  esistente  al  Jtistiz  Ministerium 
di  Vienna. 


(1)  Nuovi  documenii  sul  processo  Confalonieri  per  Alessandro 
Luzio.  MQano,  Soc.  editrice  Dante  Alighieri,  1908. 

Rlviiia  storica  italiana,  3*  S.,  vir,  ?.  16 


242  RKCEKSIONI   E   NOTE   BIBLIOQRAPICHE    —    C.    RINAUOO 

74.  —  Delle  giardiniere  del  risorgimento  italiano  s'è  già 
parlato  qua  e  là  nelle  varie  storie  e  più  largamente  da  Raf- 
faello Barbiera  nelle  Passioni  del  risorgimento  e  nella  sua  nio- 

.  nografìa  sulla  principessa  Belgioioso.  Manca  ancora  uno  studio 
completo.  La  signorina  Maria  Luisa  Alessi  ha  di  recente  evo- 
cato una  delle  più  attive  giardiniere  di  Lombardia,  Bianca 
Milesi  (1).  La  gentile  autrice  ne  studia  la  giovinezza  svoltasi 
nell'epoca  napoleonica,  essendo  nata  nel  1790,  ne  descrive  la 
larga  coltura  e  il  sentimento  artistico  anche  avvivato  dai  molti 
viaggi  in  Italia  e  fuori,  ne  traccia  l'azione  a  Milano  tra  i  Car- 
bonari e  le  giardiniere  del  1821,  rimette  a  posto  il  roman- 
zetto di  Melchiorre  Gioia  notandone  le  debolezze,  finché  a 
Genova,  già  matura  d'anni,  sposa  il  francese  medico  Mojon, 
cospiratore  come  la  moglie.  A  Genova  la  Milesi  si  riaccosta 
alla  Belgioioso  e  ascolta  il  verbo  ^mazziniano,  ond'è  costretta 
all'esilio.  Stabilitasi  con  la  famiglia  a  Parigi  continuò  l'opera 
di  propaganda  per  la  causa  nazionale,  accogliendo  e  confor- 
tando nel  suo  salotto  i  profughi,  tenendosi  in  corrispondenza 
coi  pensatori  più  illustri  del  tempo,  applicandosi  con  grande 
attività  all'educazione  del  popolo  e  all'emancipazione  della 
donna,  più  specialmente  agli  asili  d'infanzia,  scrivendo  e  tra- 
ducendo libri  elementari  per  i  fanciulli.  Si  rallegrò  all'alba  del 
risorgimento  italiano,  ma  ne  vide  con  dolore  la  catastrofe  nel 
1849.  L'8  giugno,  di  quell'anno,  quasi  alla  medesima  ora,  i 
coniugi  Mojon,  colpiti  dal  colera  morivano.  Non  è  un'opera 
compiuta,  ma  un  buon  libro  nel  genere  suo. 

75.  —  Fu  tradotta  in  inglese  la  vita  di  Antonio  Rosmini- 
Serbati,  scritta  in  italiano  dal  rev.  G.  B.  Pagani,  provinciale 
in  Italia  dell'Istituto  della  carità,  creato  dal  Rosmini  (2). 

L'ampia  e  meditata  biografia  non  mira  ad  una  esposizione 
e  discussione  della  filosofia  rosminiana,  né  a  mettere  in  rilievo 
la  parte  ch'egli  ebbe  nel  risorgimento  italiano,  ma  più  spe- 
cialmente studia  il  valore  dell'azione  del  Rosmini  nella  gran- 
dezza e  nello  sviluppo  della  Chiesa  cattolica,  descrive  le  virtù 
predominanti   nella  vita   esemplare   dell'uomo,  e  soprattutto 


(1)  Maria  Luisa  Albssi,  Una  giardiniera  del  risorgimento  ita- 
liano, Bianca  Milesi,  Torino,  Reuzo  StregUo,  1906. 

(2)  2'he  li  fé  of  Antonio  Rosmini- Serba  ti,  translated  from  the  iteliau 
of  the  rev.  G.  B.  Pagani  ,  provincial  of  the  Institute  of  Charity  in 
Italy.  London,  George  Koutledge  and  Sons,  1907. 


PERIODO   DEL   RISORQIMKNTO   ITALIANO    —   TAQANI    >   CASANOTA  243 

lumiltà,  la  seraplicità  e  la  profonda  sottomissione  alla  santa 
sode,  non  ostante  le  ingiuste  persecuzioni;  e  s'occupa  di  pro- 
posito dell'Istituto  della  Carità  da  lui  fondato  e  de'  suoi  pro- 
gressi. Non  ostante  questo  carattere  speciale  dell'opera,  essa 
non  può  essere  dimenticata  in  una  collezione  dei  libri  del 
nostro  risorgimento,  perchè  l'altezza  spirituale  e  morale  di 
questo  grande  pensatore  e  credente  aggiunge  dignità  al  mo- 
vimento nazionale,  al  quale  Rosmini  ha  pure  dedicato  parte 
della  sua  vita,  specialmente  nel  1848-49.  A  tale  effetto  sì 
possono  leggere  utilmente  due  capitoli  di  quest'opera,  ossia 
il  XXIII  The  Italian  Revival-liosmiìii  ai  Milan  and  at  Bome 
{1S48\  e  il  XXIV,  Gaeta  and  Naples- Rosmini  's  Trials  at  Gaeta, 
Naples,  and  Albano-His  Return  to  Stresa  {1848-1849), 

7G.  —  Giustamente  il  dott.  Casanova,  pubblicando  alcuni 
appunti  su  Carlo  Bastia,  nota  che  la  storia  dovrebbe  tener 
maggior  conto  dell'opera  prestata  da  alti  funzionari  di  stato  ; 
i  governanti  spesso  appaiono  circonfusi  d'un'aureola  di  sa- 
pienza riformatrice,  mentre  questa  fu  tutta  dei  modesti  colla- 
boratori, lasciati  nell'ombra.  Personaggio  dì  tale  natura  fu  in 
Piemonte  Carlo  Bastia,  che  il  valente  archivista  dì  Napoli  il- 
lustra (1)  con  documenti  comunicatigli  dall'on.  Ignazio  Mar- 
sengo  Bastia,  e  con  altri  spettanti  alle  serie  della  grande 
cancelleria,  del  ministero  dì  grazia  e  giustizia  e  del  senato  su- 
balpino. —  Carlo  Bastia  nacque  in  Saluzzo  nel  1771;  laureato  in 
leggi  nell'università  di  Torino  nel  1792,  avvocato  patrocinante 
prima,  entrò  poi  nella  magistratura  sotto  l'impero  napoleo- 
nico; alla  restaurazione  fu  nominato  capo  divisione  al  mini- 
stero dell'interno;  dimissionario  nei  moti  del  1821,  ritornò  in 
servizio  con  speciali  attribuzioni  presso  il  Gabinetto  del  re 
Carlo  Felice;  primo  ufficiale  presso  il  Barbaroux  nel  ministero 
di  grazia  e  giustizia  sotto  Carlo  Alberto  si  dimostrò  attivis- 
simo e  sagace  nell'arduo  ufficio;  ritiratosi  a  vita  privata  nel 
1840,  visse  fino  al  1860.  Sono  appunti  condotti  con  grande 
cura,  e  degni  dell'uomo,  a  cui  sono  dedicali. 

77.  —  Il  prof.  Gabriello  Mori  si  accinse  ad  una  nobile  im- 
presa, traendo  dall'oblìo  il  nome  di  Pietro  Thouar  (2).  Nato, 

(1)  Eugenio  Casanova,  Carlo  Basita,  Appunti.  Siena,  L.  Laz- 
zeri,  1907. 

(2)  Gabriello  Mori,  Pietro  Thouar  e  la  letteratura  educativa  in 
Italia,  specialmente  in  Toscana,  nella  prima  metà  del  secolo  ATA'.  Ca- 
serta, Tip.  della  libreria  moderna,  1908. 


244  RECENSIONI   E  NOTE   BIBLIOGRAFICHE    —    C.   RINALDO 

educato  e  vissuto  sotto  il  governo  granducale,  bensì  mite  in 
comparazione  degli  altri  governi  italiani,  ma  soporifero,  il 
Thouar  con  altri  valentuomini  (Enrico  Mayer,  Raffaello  Lam- 
bruschini,  Cosimo  Ridolfi,  Silvio  Orlandini,  ecc.)  dedicò  Tanima 
sua  all'opera  educativa.  Modello  di  virtù  austera  nelle  varie 
vicende  della  vita  pubblica  e  privata,  patriotta  fervido  e  fi- 
ducioso nel  risorgimento  d'Italia,  vide  nell'educazione  e  nel- 
l'istruzione del  popolo  la  leva  destinata  a  scalzare  la  tirannide 
nostrana  e  forestiera,  l'unico  mezzo  atto  a  combattere  i  funesti 
errori  della  superstizione  e  a  scongiurare  le  violente  commo- 
zioni; epperciò  ad  essa  consacrò  la  vita  intera. 

L'A.,  dopo  averlo  con  molto  affetto  rappresentato  come 
uomo  e  cittadino,  specialmente  nell'attività  sua  a  promuovere 
i  miglioramenti  sociali,  soffermandosi  sul  concorso  prestato  alle 
libere  istituzioni  negli  anni  delle  speranze  e  della  risurrezione^ 
e  sull'attività  meravigliosa  esplicata  dopo  la  restaurazione  del- 
l'assolutismo, lo  studia  di  proposito  come  educatore;  che  tale 
fu  nei  libri  di  lettura  per  la  gioventù  e  per  il  popolo,  ancora 
oggi  freschi  di  semplicità,  virtù  e  cortesia,  e  nelle  singolari 
doti  esplicate  nel  diretto  insegnamento  popolare  quale  maestro 
di  scuola.  Non  è  libro  compiuto,  ma  ispirato  ad  un  soggetto 
altamente  educativo. 

78.  —  11  sig.  Matteo  Mazziotti,  che  già  illustrò  La  rivolta 
del  Cilento  del  1828,  ha  curato  nel  voi.  4,  s.  V  della  Biblioteca 
slorica  del  risorgimento  italiano  le  Memorie  di  un  patriotta  cilen- 
tano  troppo  dimenticato  (I). 

Carlo  De  Angelis,  autore  di  queste  Memorie,  le  scrisse 
per  i  suoi  figli  senza  alcuna  pretensione  letteraria.  Sono  auto- 
biografìe di  un  martire  della  tirannide  borbonica,  condannato 
al  bagno  di  Nisida  poi  di  Procida  dalla  reazione  trionfante 
nel  1849  e  liberato  dalla  rivoluzione  del  1859;  e  ad  un  tempo 
sono  ricordo  di  avvenimenti  in  parte  quasi  ignoti,  come  le 
sommosse  del  Cilento  del  gennaio  e  del  luglio  del  1848,  più 
tardi  capi  di  accusa  per  la  sua  condanna. 

Il  De  Angelis,  nato  a  Castellabate  nel  1813  da  una  fa- 
miglia di  patriotti,  visse  coi  liberali  del  regno  fino  al  1848  fra 
persecuzioni  non  infrequenti  a  lui  e  a'  suoi  fratelli;  prese  viva 


(1)  Memorie  di  Carlo  De  Angelis  pubblicate  a  cura  di  Mattea 
Mazziotti.  Milano,  Soc.  editrice  Dante  Alighieri,  1908. 


i'EKIODO   DEL   BISORGIMENTO   ITALIANO   —   MAZZIOTTl    -   ROSI  245 

parte  ai  moti  del  1848  e  49;  dannato  a  19  anni  di  ferri  fa 
ira  i  66  condannati  politici  inviati  verso  l'America  *ne]  1859 
sulla  corvetta  Stromboli  che  approdò  in  Irlanda;  rimpatriato 
nel  1860  partecipò  ai  pubblici  uffici  sino  al  1879,  onde  si  ri- 
trasse sconfortato  in  seno  alla  famiglia. 

Sebbene  queste  Memorie  non  contengano  grandi  novità,  e, 
com'è  naturale,  siano  un  po'  unilaterali,  rispecchiano  un'anima 
ohe  ha  amato  la  redenzione  della  patria  e  per  essa  sofferto. 

79.  —  La  Casa  editrice  Fratelli  Bocca  ha  iniziato  una  Bi- 
blioteca di  storia  contemporanea  con  un  volume  dedicato  alla 
famiglia,  che  sopra  ogni  altra  s'erge  sul  cielo  del  nostro  risorgi- 
mento, alla  famiglia  Cairoli  (1).  Il  prof.  M.  Rosi,  autore  del 
volume,  aveva  certo  tutta  la  preparazione  generica  per  trattare 
l'argomento,  ma  l'ha  resa  specifica  consultando  le  carte  nume- 
rose conservate  nell'archivio  Cairoli  a  Gropello,  controllate  coi 
documenti  inediti  esaminati  in  altri  archivi  pubblici  e  privati,  in 
musei  del  risorgimento  italiano  e  in  biblioteche.  La  corrispon- 
denza epistolare  è  fra  le  carte  la  parte  più  preziosa  e  inedita, 
ed  a  cui  più  largamente  attinse  l'A.;  ottanta  lettere  sono  te- 
stualmente riprodotte  in  appendice. 

É  difficile  trovare  nella  storia  una  famiglia,  che  nella  va- 
rietà dei-  temperamenti  costituisca  unità  spirituale  più  intensa: 
il  padre  Carlo,  valente  professore  all'Università  di  Pavia, 
educatore  dei  figli  ad  alti  e  nobili  ideali,  prodigo  della  sua 
fortuna  per  la  patria,  morto  il  9  aprile  1849,  prima  che  tor- 
nasse dal  campo  il  figlio  Benedetto,  dopo  il  disastro  di  Novara  ; 
la  madre  Adelaide,  l'ispiratrice  divina  dei  cinque  figli  con- 
cordi nel  culto  dell'onestà  privata  e  nel  sacrificio  per  il  pub- 
blico bene,  Niobe  dolorante  ma  confortata  dalla  sanlilà  della 
causa,  per  cui  morirono  i  figli;  il  dolce  e  poetico  Ernesto  ca- 
duto sui  campi  di  Varese  nel  1859;  Luigi  distrutio  a  Napoli 
nel  1860  dai  disagi  della  campagna  garibaldina  e  dal  tifo; 
Enrico  colpito  a  Villaglori  nel  1867  spirante  fra  le  braccia  del 
fratello;  Giovanni,  non  mai  guarito  dalla  ferita  riportata  a  Villa- 
glori spentosi  nel  1869;  Benedetto,  il  secondo  dei  mille,  il 
grande  amico  di  Garibaldi,  attivo  nel  parlamento  e  nei  Con- 
sigli della  corona,  sopravvissuto  alla  madre,  che  gli  fu  tolta 
nel  1871,  morto  l'8  agosto  1SS9. 


(1)  M.  Rosi,  /  Cairoli.  Torino,  Fratelli  Bocca,  rjOs. 


24b  RECENSIONI    E   NOTE   BIBLIOGRAFICHE    —    C.    RINACDO 

È  assai  difficile  mettere  in  rilievo  le  figure  dei  nostri  pa- 
triotti,  senza  cadere  nella  storia  generale  del  paese;  com'è 
ardua  la  rappresentazione  degli  avvenimenti  verace,  obbiettiva, 
documentata,  pur  conservando  forma  attraente,  pittoresca,  in- 
cisiva. Il  prof.  Rosi,  se  non  ha  ancora  vinto  le  due  gravi  dif- 
ficoltà e  trovata  la  formola  ideale,  s'è  però  di  molto  avvicinato 
al  tipo  del  libro,  che  la  Gasa  editrice  ricerca  ed  augura. 

80.  —  Un  recente  opuscolo  di  Primo  Levi  richiama  alla 
nostra  memoria  l'azione  del  cardinale  D'Hohenlohe  nella  vita 
italiana,  fondandosi  specialmente  sopra  elementi,  che  deve  aver 
raccolti  in  casa  Crispi,  con  cui  il  cardinale  fu  in  cordiale  re- 
lazione (1).  È  noto  come  il  cardinale  tedesco  fosse  in  aperta 
opposizione  a  papa  Leone  XIII  sì  per  diversità  dì  tempera- 
mento, come  più  specialmente  per  diversità  di  vedute  politiche. 
Leone  XIII  mirò  sempre  ad  acquistarsi  il  governo  francese  con 
ostilità  continua  all'Italia.  L'Hohenlohe,  organo  naturale  delia 
triplice,  si  adoperò  per  un  intento  contrario,  che  mirava  ad 
un  tempo  a  staccare  la  Curia  romana  dal  predominio  gesuitico 
e  dalle  vane  aspirazioni  alla  restaurazione  del  potere  temporale. 
Tedesco  di  nascita,  ma  italiano  per  elezione,  aristocratico  di 
origine,  ma  liberale  per  convinzione,  ammiratore  del  Rosmini 
e  odiatore  dei  Gesuiti,  prelato  del  rinascimento  sulla  fine  del 
secolo  XIX  fu  senza  dubbio  una  figura  caratteristica,  che  era 
bene  dì  ricordare,  anche  per  mettere  in  rilievo  quanto  molti 
ignorano,  che  cioè  non  tutti  i  cardinali  furono  e  sono  sempre 
d'accordo  con  le  vedute  politiche  del  Vaticano. 

81.  —  Un  breve  studio  pubblicò  il  Renzi  intorno  a  Giosuè 
Carducci  (2).  Se  lo  si  consideri  come  un  discorso  o  una  con- 
ferenza commemorativa  del  poeta,  mirante  a  mettere  in  rilievo 
la  parte  ch'ebbe  nella  sua  ispirazione  poetica  il  risorgimento 
politico  italiano,  è  lavoro  pieno  di  fuoco  ammirativo  ed  effi- 
cace ;  ma,  quando  volesse  presentarsi  come  una  meditazione 
seria  e  profonda,  parecchie  osservazioni  si  potrebbero  fare. 
Aleggia  uno  spirito  troppo  unilaterale,  che  Carducci  nella  sua 
maturità  non  avrebbe  approvato;  si  insiste  di  preferenza  sui 
carmi  più  irruenti,  il  cui  significato  fu  corretto  al  certo  più 


(1)  Primo  Levi,  Il  cardinale  D'Hohenlohe  nella  vita  italiana.  To- 
rino, Società  tipografica  editrice  Nazionale,  1907. 

(2)  Giuseppe  Renzi,  Il  risorgimento  politico  italiano  nelle  poetne 
di  Giosuì'  Carducci.  Bologna,  lib.  Zanichelli,  1906. 


PERIODO   DEL   RISORGIMENTO   ITALIANO    —    TORRACA  •  MANFRONI  247 

tardi  dalla  stessa  sua  condotta  politica;  e  forse  vi  si  raccen- 
dono odii,  che  si  erano  spenti  nell'animo  del  poeta  storico, 
quando  la  mente  sua  elevandosi  sulle  passioni  contemporanee 
meglio  riconciliava  nel  pensiero  i  diversi  fattori  del  nostro 
risorgimento. 

82.  —  Commemorazione  molto  elevata  per  concetto  e 
forma  tenne  del  Carducci  Francesco  Torraca  ai  giovani  del- 
l'università di  Napoli  lo  scorso  anno.  È  un  discorso  special- 
mente letterario,  ove  sono  messe  in  evidenza  le  doti  caratteri- 
stiche del  prosatore  e  del  poeta,  la  sincerità  della  critica, 
anche  nelle  asprezze  della  polemica,  il  sentimento  vivissimo 
della  natura,  la  purezza  delle  rappresentazióni,  la  energia 
del  pensiero,  la  profonda  italianità  dell'anima.  Tutti  i  vari 
aspetti  della  poliedrica  figura  il  Torraca  ci  mette  innanzi  per 
conchiudere  con  un  eccitamento  ai  giovani  a  compiere  il  rinno- 
vamento civile  e  morale  dell'Italia  moderna  (1).  Il  volume 
contiene  però  altri  scritti  di  Francesco  Torraca:  una  conferenza 
sull'ode  Alle  fonti  del  CUtunno  diretta  a  preparare  sotto 
l'aspetto  storico  e  critico  il  lettore,  affinchè  possa  gustare 
tutta  l'altezza  di  questa  poesia  vestita  del  verde  perenne  del- 
l'arte; una  lezione  detta  all'università  di  Napoli  su  Garibaldi 
e  Dante  attraverso  la  poesia  del  Carducci,  che  nella  fierezza 
del  divin  poeta  e  nell'azione  patriottica  di  Garibaldi  scorgeva 
i  geni  protettori  e  scotitori  della  patria;  un'altra  commemo- 
razione tenuta  il  21  aprile  dello  scorso  anno  per  solenne  in- 
carico dell'università  di  Napoli,  in  cui  riassume  l'opera  lette- 
raria di  Giosuè  Carducci  studiandone  lo  spirito  conservativo 
e  innovativo.  Finisce  con  la  riproduzione  d'uno  studio  com- 
parativo di  parecchi  anni  addietro  tra  il  Carducci  e  il  De  Sanctis, 
sempre  fresco  per  l'interesse  che  destano  i  due  grandi  nomi. 

83.  —  Vorremmo  che  non  fosse  dimenticato  il  libretto 
di  F.  Manfroni  sul  venerando  Domenico  Carutti  (2).  Non  è 
certo  una  biografia  completa,  che  potrebbe  richiedere  un  grosso 
volume,  anche  per  anahzzare  convenientemente  i  lavori  storici 
dell'illustre  uomo.  Ma,  così  com'è,  il  volumetto  torna  utile  per 
far  conoscere  le  linee  generali  della  giovinezza  del  Carutti,  la 


(1)  Francesco  Torraca,  Giosuè   Carducci.   Napoli,  Francesco 
PerreUa,  1907. 

(2)  F.  Manfroni,  Domenico  Carutti.  Firenze,  tip.  Galileiana,  1905. 


248  RECRNSIOXI    E   KOTE   BIBLIOQRAPICHE    -—    C.  RINA  UDO 

traccia  delle  sue  opere  storiche  più  cospicue,  i  civili  uffizi  so- 
stenuti, specialmente  al  ministero  degli  Esteri,  come  ministro 
plenipotenziario,  e  quale  consigliere  di  Stato,  e  la  parte  che 
«bbe  nella  vita  parlamentare.  Il  libretto  è  però  inteso  più  spe- 
cialmente a  mettere  in  rilievo  la  versatilità  del  suo  ingegno, 
Tattività  nella  produzione  letteraria  e  storica  e  le  qualità  mo- 
rali, che  gli  acquistarono  e  conservano  larghe  simpatie,  unite 
neiraugurio  che  possa  ancora  essere  lungamente  conservata 
la  sua  preziosa  vita. 

C  Rinaldo. 


il. 

SPOGLIO  DEI  PERIODICI 


ELENCO  ALFABETICO  COX  RELATIVA  SH^LA. 

1.  Archiginnasio  ^TJ ;hoUettiìfo  delia  hìblioteva  comunale  di 

Bologna  (Bologna)  I,  190(>;  II,  1-5,  1907     .  .AB. 

2.  Archivio  della   .società    romana  di  .storia  patria   jlt ornai 

XXIX,  3-4,  1906;  XXX,  1907        .         .         .         .         '.  AssR. 

3.  Archivio  storico  del  risorgimento  umbro  (1196-1870)  (CittA. 

di  Castello)  III,  2,  3,  1907;  IV,  1,  1908       .         .         .  AsrU. 

4.  ArchivHin  franciscanum  historictnn  (Quaracchi;  1, 1,  1908  Afh. 

5.  Atti  e  memorie  della  r.  deputazione  di  storia  fKitria  per  le 

Provincie  delle  Marche  (Ancona)  III,  2,  3,  4,  190();  IV, 

1,  2,  1907 AuulMrf. 

^.  lìollettino  critico  di  cose  francescane  (Penigin)  II,  1-3, 190(j  Bcf. 

7.  Bolleitino  della  r.  deputazione  di  storia  patria  per  V  Umtjria 

(Perugia)  XII,  1906;  XIII,  1,  1907         ....  BssU. 

8.  Bollettino  del  museo  civico  di  lìassano  (P>a.ssano)   IV,  2, 

3,  4,  1907 BmcB. 

9.  Bollettino  ufficiale  del  primo  congresso  storico  del  risor- 

gimento italiano  (Milano)  I,  9,  1906      ....  Beri. 

10.  Bulletin  italien  (Bordeaux)  VII,  1,  1907;  VIII,  1,  1908    .  BI. 

11.  Ballettino  deW istituto  storico  italiano  {Womn)  XXIX,  1908  Bisl. 

12.  Hifdorisches  Jahrhuch  (Miincheni  XXVIII,  2,  3,  4,  1907; 

XXIX,  1,  1908 '      .         .  Hj. 

13.  Historische  Vierteljahrschrift  (Leipzig)  IX,  2,  3,  4,  1906; 

X,  1,  2,  1907 Hvj. 

14.  Historische  Zeitschrift  (Mùnchen  und  Berlin)  S.  3,  III,  1907  Hz. 

15.  Uttnra  (la)  (Milano)  VII,  1907 L. 

16.  Marche  ^le)  illustrate  nella  storia,  nelle  lettere,  nvlle  arti 

(Fano'j  XS.,  I,  5,  6,  1906;  II,  1,  2,  3,  4,  1907    .         .  Ma. 

17.  Memorie  stoHche  forogiìdiesi  (Cividale)  III,  1-4,  1907     .  MsFr. 

18.  Miscellanea  di  storia  italiana  (Torino)  S.  3,  XII,  1907  .  Msl. 

19.  Mitteilungen  des  Instituts  f'ifr  oesterrfirhische  (ieschichts- 

forschùng  (Wien)  XVIII,  1907;  XIX,  1,  1908;  Ph-giin- 
zungsband  VII,  1907 MgiO. 

20.  Moyen  àge  (le)  (Paris)  S.  2,  XI,  3,  4,  5,  6.  1907   .         .  Ma. 


250  SPOGLIO  DEI   PERIODICI 

21.  Nuova  Antologia  (Roma)  XLI,  831-840, 1«  ao^osto-ie  di- 

cembre  1906;   XLII,  1907-,   XLIII,  865-872,  !<>  gen- 
naio-16  aprile  1908 Nan.  . 

22.  ne.ìidìconti  delVistitufo  lombardo  (Milano)  S.  2,  XXXVIII, 

17-20,   1905;  XXXIX,  1906 RiL. 

23.  lìevue  hénédictine  (Marédsous)  XXIV,  2,  3,  4,  1907;  XXV, 

1,  2,  1908 Rbew. 

24.  lìevue  des  questions  hisior'iqu^s  (Paris)  XLII,  163-164, 

1907;  165,  1908 Rqh. 

25.  Revue  de  st/nthèse  hisforique  (Paris)  XIII,  3,  1906;  XIV 

e  XV,  1907;  XVI,  1,  1908 Rsh. 

26.  Revue  d'hi^toire  modeime  et  contemporaine  (Paris)  Vili, 

5-10,  1907;  IX,  1-5,  1907-1908 Rhmc. 

27.  liisorgìmento' (il)  italiano,  rivista  storica  (Torino)  I,  1, 

2,  1908 Ri8l. 

28.  ^/t7w/aa&mz2^5e  (Teramo)  XXII,  1907;  XXIII,  1,2, 3, 1908  RA. 

29.  i^/m/a5foncacaZa&rc,<?e  (Reggio  Calabria)  XV,  1,2, 3, 1907  RsC. 

30.  Studien  und  Miiteiluvqen  atis  dem  lìenedictiner  und  dem 

Cist€rcienser''()rden\Br\iurì)  XXVIII,  2,  3,-  4,  1907     .  Hmhe. 

31.  Studi  senesi  nel  circolo  giuridico  della  r.  università  (Siena) 

XXIV,  3-5,  1907,  e  XXV,  1-2,  1908    .        .        .        ,  SS. 


1.  STORIA  GENERALE. 

METODOLOGIA,  ARCHIVI  E  BIBLIOTECHE,  STORIE  GENERALI,  CURIOSITÀ, 
REGIONI,  CITTÀ,  CHIESE,  ARALDICA  E  GENEALOGIA. 

571.  Rwh.  —  XV,  1,  1907.  —  Xénopol  A.  D.,  Vhisioire  est-elle 
art  ou  sciencef 

572.  Rsh.  —  XV,  3,  1907.  —  Eiicken  R.,  L'histoire  et  la  vie. 

573.  Rsh.  —  XV,  3,  1907;  XVI,  1,  1908.  —  Pagès  G.,  QuesUwìs 
d'enseignement:  l'histoire  au  Igcée  [A  proposito  della  tesi  di  Seigno- 
bos].  —  Salomon  H.,  L'histoire  au  Igcée:  les  conferetices  du  musée 
pedagogique. 

574.  Rsh.  —  XV,  2,  1907.  —  Andler  Ch.,  Nietzche  et  Jacob  Burck- 
hardt: leur  philosophie  de  l'histoire. 

575.  R«h.  —  XIV,  1,  1907.  —  Ranh  F.,  Idéalisme  e  réalisme  hi- 
storique  [A  proposito  di  un  volume  di  M.  Stimmel]. 

576.  RiL.  —  S.  2,  XXXVIII,  19-20,  1905.  —  Vidarl  G.,  Ancora 
delVidea  di  progresso, 

577.  Rsh.  —  XIV,  2,  1907.  —  Friboiirg  A.,  Nouvelles  expériences 
sur  le  témoignage  [Saggio  di  statistica  e  di  logica  applicate  alle  testi- 
monianze della  storia]. 

578.  Rsh.  —  XIV,  2,  1907.  —  Leri  A.,  La  i)rvvision  des  faits 
sociali  X. 

579.  Rsh.  —  XV,  3,  1907.  —  JankeleTÌtch  S.,  La  sociologie  juri^ 
dique,  d'oprès  MM,  Asturaro  et  Nardi  Greco  [Rassegna]. 


STORIA    GENERALE  251 

580.  Rsh.  —  XIV,  1,  2,  1907.  —  Lacombe  P.,  V appropriai lon 
privéadu  sol  clangi  Vantiqallé  [Continuazione,  cfr.  Usi,  1907,  sp.  n.  10: 
II.  Atene]. 

581.  Naw.  —  XLIII,  865,  1908,  l»  gennaio.  -  Barzelletti  G.,  Txi 
storia  della  filosofia  [Concetto  e  criteri  direttivi]. 

582.  Bsh.  —  XIII,  3,  1906.  —  Rey  A.,  M.  Duhem  et  Vhistoire  de 
la  physique. 

583.  Rsh.  —  XIII,  3,  1906.  —  Rodier  G.,  Im  philosophie  ancienne 
[Rassegna  generale  di  bibliografia  riguardante  il  periodo  post-ari- 
stotelico]. 

584.  Rsh.  —  XIV,  2,  1907.  —  Moncoaux  P.,  Les  recherches  archéo- 
logiques,  leur  hut  et  leurs  procédés,  d'après  M,  J.  de  Morgan  [Ras- 
segoa  del  volume]. 

585.  Rsh.  —  XIV,  2,  1907.  —  R^^aii  L.  ed  H.  B.,  Notes  sur  quel- 
ques  entreprises  et  travaux  relatifs  à  Vhistoire  de  l'art. 

586.  MgiO.  —  XXVIII,  2,  1907.  —  Sleger  R.,  Zar  Uehamiluiu; 
der  tiìstorischen  TMnderkuìide  [A  proposito  della  geografia  storica 
dell'Europa  centrale  del  Kretschmer]. 

587.  Hvj.  —  IX,  4,  1906.  —  Kretsclimer,  liemerkungen  ilher  We^en 
Hìid  Aiifgaben  der  historischen  Geographie. 

588.  Xa7i.  —  XLII,  857,  858, 190^,  1-16  settembre.  —  Del  Balzo  C.,* 
Videa  sociale  nell'arte  e  nelle  lettere:  dall' alba  della  storia  a  Dante  e 
dal  rinascimento  alle  sue  ìdtivie  manifestazioni . 

589.  Xa7i.  -  XLIII,  867,  1908,  1«»  febbraio.  —  Mortara  A.,  L'evo- 
luzìone  economica  del  concetto  politico  di  patria. 

590.  Xa«.  -  XLIII.  867,  1908,  1*^  febbraio.  —  Leonardi  V.,  Per 
Varie  e  per  le  antichità  [L'urgenza  di  una  discussione  parlamentare], 

591.  AmdM<7.  -  NS.,  Ili,  3,  1906.  —  CasteUani  0.,  Numismatica 
marchigiana  [Esamina  le  monete  della  regione  dell'epoca  romana, 
raedioevale  e  moderna  fino  al  1849]. 

592.  AssR,  —  XXIX,  3-4,  1906.  -  De  Ornnelsen  W.,  Studi  ico- 
nografici comparativi  sulle  pitture  medioevali  romane  [Il  cielo  nella 
concezione  religiosa  ed  artistica  dell'alto  medioevo]. 

593.  AssR.  —  XXIX,  3-4,  1906.  -  Fedele  P.,  lìegesti  pontifici 
[Rassegna  del  1*  volume  del  Kehr  riguardante  Roma]. 

594.  Beri.  —  I,  9,  1906.  —  GallaTresi  G.,  Notizie  sommarie  in- 
tomo  alVarchivio  lacini  [Continuazione,  cfr.  ÈsI,  1907,   sp.  n.  470]. 

595.  Bisl.  —  XXIX,  1908.  —  Egidl  P.,  L'archivio  della  cattedrale 
di  Viterbo  [Ai  documenti  pubblicati  nel  volume,  di  cui  cfr.  lìsly  1907, 
sp.  n.  993,  aggiunge  come  appendice  altri  23  documenti]. 

596.  BssU.  —  XII,  2,  1906.  —  Fumi  L.,  Una  ispezione  agli  archivi 
civili  di  Gubbio  [Archivio  notarile,  fondato  nel  1640;  archivio  della 
Pretura,  con  documenti  dal  1390;  archivio  del  Comune,  con  docu- 
menti dal  secolo  XI;  archivio  della  Congregazione  di  earità,  con 
documenti  dal  secolo  XIV]. 

597.  BgsU,  —  XII,  3,  1906.  —  Degli  Azzi  G.,  Circa  il  riordina- 
mento delV archivio  giudiziario  di  Perugia. 

598.  BssU.  —  XIII,  1,  1907.  —  Faloci-Pnlignoni  M.,  L'archivio, 
la  biblioteca  e  i  sacri  arredi  del  monastero  di  Sassovivo. 

599.  Na«.-—  XLI,  836,  1906,  16  ottobre.  —  Hermanin  F.,  Il  musco 
romano  del  medioevo  e  del  rina.scimeìito  a  Castel  SanV  Angelo  [Progetto], 


252  SI'OQLIO    UKI    PERIODICI 

600.  RIL.  —  S.  2,  XXXVIII,  18,  1905.  —  Sabbadini  R.,  Cata- 
loghi di  biblioteche  nel  codice  Vaticano  Barbenniano  latino  S1S5. 

601.  Afh.  —  I,  1,  1908.  —  Kriiitn-agen  B.,  Descriptio  codicis 
AìJistelodamensis  [Un  codice  francescano,  di  origine  tedesca,  già  in 
uso  di  un  convento  di  frati  minori  della  Provincia  di  Sassonia}. 

602.  Afh.  —  I,  1,  1908.  —  Lopez  A.,  Descriptio  codicum  f ranci- 
scanorum  bibliothecae  Riccardianae  Florentinae. 

603.  AssR.  —  XXX,  1-2,  1907.  —  Ferri  0.,  U  carte  delVarchivio 
Liberiano  [Continuazione,  cfr.  Rsl,  1906,  sp.  n.  1409:  dal  doc.  LV  del 
28  maggio  1258  al  CI  del  18  ottobre  1299.  Segue  il  regc'sto  di  altri 
162  documenti  tra  il  1307  e  il  1498]. 

604.  AB.  —  I,  3,  1906.  —  Frati  C.  e  L.,  I  bibliotecari  della  Co- 
munale di  Bologna:  I.  Luigi  Frati  e  l'ordinamento  della  Comunale 
di  Bologna. 

605.  AB.  —  I,  1-6,  1906.  -—  Duplicati:  Raccolta  di  almanacchi 
bolognesi.  —  Raccolta  di  rare  edizioni  del  secolo  XVI. 

606.  AB.  —  I,  4,  1906.  —  Sorbelli  A.,  La  libreria  iMudoni  [Per- 
venuta alla  Biblioteca  comunale  di  Bologna  dopo  la  morte  del  Lan- 
doni  nel  1886,  per  iniziativa  di  Giosuè  Carducci]. 

607.  AB.  —  I,  2,  1906.  —  Sorbelli  A.,  /  manoscritti  Landoni 
(Del  secolo  XIX;  mss.  di  erudizione  storica,  di  cose  dantesche,  epì- 
grafi e  versi,  scritti  letterari;  documenti  relativi  alla  vita  di  Angelo 
Mariani  ;  privati  interessi  della  famiglia  Landoni  ;  miscellanea  ; 
carteggio] . 

608.  AB.  —  II,  3-4,  1907.  —  Messe!  A.,  Il  più  antico  «  chariu- 
larium  »  dd  Comune  di  Bologna  [Conservato  nell'archivio  di  Stato 
di  Bologna,  comprende  una  raccolta  disordinata  di  atti  comunali, 
ora  perduti,  fino  all'anno  1288]. 

609.  AB.  —  II,  1-2,  1907.  —  Importantissimo  deposito  dei  codici 
fatto  dall' amministrazione  degli  osjmiali  di  Bologna  nella  biblioteca 
comunale  delV Archiginnasio. 

610.  AB.  —  II,  3-4,  1907.  —  SorbeUi  A.,  /  manoscritti  Tartarini 
[Lasciali  nel  1905  alla  Biblioteca  dell'Archiginnasio  di  Bologna;  com- 
prendono: atti  dell'esposizione  di  belle  arti  in  Bologna  nel  1888; 
poesia  e  letteratura;  pitture  e  stampe]. 

611.  Hj.  —  XXVIII,  2,  1907,  —  Diihr,  Zur  Qe.^ichichte  des  Je- 
suìtenordcnsaus  Milnchener  Archiven  und  lìibliotheken  [Continuazione: 
nel  secolo  XVIII]. 

612.  BssU.  —  XII,  2,  1906.  —  Ansidei  V.,  /  codici  delle  so^nmis- 
sioni  al  Comune  di  Perugia  [Continuazione,  cfr.  Rsl,  1905,  sp.  n.  776: 
dal  n.  CLXX,  gennaio  1231,  al  n.  CLXXXVI,  aprile  1537]. 

613.  y&n.  —  XLII,  851,  1907,  lo  giugno.  —  Fani  A.,  L'espo.n- 
zione  di  antica  arte  umbra  nel  palazzo  del  popolo  di  Perugia. 

614.  yan.  —  XLII,  852,  1907,  16  giugno.  -  Verga  E.,  G7'Ito- 
liani  aWesiero  alla  esposizione  di  Milano  [Rassegna  storica  dei  pro- 
dotti dell'arte  e  dell'  industria  italiana  all'estero  nei  secoli  passati]. 

615.  Na?/.  -  XLI,  839,  1906,  !<>  dicembre.  -  Valenti  G.,  Il  ])€- 
ricolo  imminente  del  patrimonio  storico  ed  artistico  [Discute  la  legisla- 
zione vigente  e  i  progetti  per  la  conservazione  dei  monumenti], 

616.  Hz.  —  S.  3,  HI,  4,  1907.  ~  Hiiitze  0.,  Die  Enistehung  der 
modernen  Staatsministerien  [Studio  di  storia  comparata,  dal  Medioevo 
ai  nostri  giorni]. 


STORIA    GENERALE  253 

617.  Na».  -  XLII,  852,  1907,  16  giugno.  -  Del  Lungo  I.,  l.a 
italianità  della  lingua  dal  popolo  negli  scrittori  [Discorso  tenuto  nella 
.seduta  reale  dell'Accademia  dei  Lincei  il  2  giugno  1907]. 

618.  L.  —  VII,  4,  1907.  —  BraTetta  E.,  /  cannoni  antichi. 

619.  Naw.  —  XLm,  8"71,  1908,  1»  aprile.  —  Salari»  E.,  L'evolu- 
zione storica  e  tecnica  del  naviglio  nazionale  da  guerra. 

620.  R^ih.  —  XLII,  165,  1908,  1«  gennaio.  —  Aiibert  F.,  Xe  par- 
kment  et  la  riforme  [Lo  studio  riguarda  indirettamente  anche  le 
relazioni  politiche  della  Francia  coi  Papi]. 

621.  AmdMa.  —  NS.,  Ili,  4,  1906.  —  Maronl  M.,  Vn  crimine  sto- 
rico [Severissima  critica  della  monografia  storica  dei  porti  dell' an- 
tichità nella  penisola  italiana  del  prof.  comm.  Cesare  Augusto  Levi 
pubblicata  sfarzosamente  dal  Ministero  della  Marina]. 

622.  Afh.  —  I,  1,  1908.  —  Bihl  M.,  De  hi  stòria^  Viae  Crucis  » 
examen  criticum. 

623.  Smbc.  —  XXVIII,  2-4,  1907.  —  Kober  L.  P.,  De  peculio 
religiosorum  [Continuazione:  Vili.  De  iuridica  peculii  liceitate  post 
Concilium  Tridentinura]. 

624.  5a?^  —  XLIII,  870,  871,  1908,  10  marzo  e  1°  aprile.  — 
Graf  X.j  Im  poesia  di  Caino. 

625.  Nan.  —  XLIII,  872,  1908,  16  aprile.  —  Cairi  E.,  //  teatro 
(ìopolare  romanesco  dal  medioevo  ai  tempi  nostri. 

626.  Xaw.  —  XLII,  862,  1907,  16  novembre.  —  Picca  P.,  R  col- 
tello a  Hoìna  nella  storia,  nella  tradizione  e  nella  letteratura  popolare. 

627.  L.  —  vn,  7,  1907.  —  Burti  V.,  Il  bagno  delle  streghe  [Dal 
XIII  al  XVII  secolo]. 

628.  BhsU.  —  XII,  2,  1906.  —  Nicasi  (i..  Dei  segni  numerici  usati 
attualmente  dai  contadini  della  Valle  di  Morra  nel  territorio  di  Città 
di  Castello  [Interpretati  con  elementi  storici  tratti  dall'epigrafia 
romana  arcaica]. 

629.  MglO.  —  XVIII,  3,  1907.  —  Mitis  0.,  Eine  Quelle  zur  Ges- 
chichte  Friauls  [Un  catalogo  di  documenti  medioevali,  nell'archivio 
di  Stato  di  Vienna]. 

630.  MsFr.  —  III,  1-2,  1907.  —  HalTÌoni  0.  I.,  Ascoli  e  il  dia- 
letto friidano. 

631.  MsFr.  —  III,  3-4,  1907.  —  Leicht  P.  S.,  Traccie  galliche  fra 
ì  Carni:  «  lis  cidulis  »  [Studia  l'origine  del  gioco  festivo  del  lancio 
di  dischi  inf€K;ati]. 

632.  A88B.  —  XXIX,  3-4,  1906.  e  XXX,  3-4,  1907.  —  Toiiias- 
setti  G.,  Della  campagna  romana  [Continuazione,  cfr.  lisi,  1906, 
sp.  n.  1226:  via  Prenestina:  CorcoUe  e  S.  Vittorino,  Gallicano,  Cave, 
Genazzano,  Paliano.  Segue  un'appendice  di  notizie  sopravvenute 
nel  corso  della  pubblicazione  e  disposte  con  l'ordine  topografico 
del  lavoro]. 

633.  BssU.  —  XIII,  1,  1907.  —  Antonelli  M.,  Notizie  umbre  tratte 
dai  regùttri  del  patrimonio  di  Saii  Pietro  in  Tuscia  [Cfr.  Fsl,  1904, 
sp.  n.  220;  1905,  n.  793.  Indice  onomastico]. 

634.  RA,  —  XXIII,  1,  1908.  —  «avinl  I.  C,  Dell' antica  arte  abruz- 
zese [Salviamo  ciò  che  ci  rimane]. 

635.  AssR.  —  XXIX,  3-4,  1906.  —  Telluccini  A.,  Osservazioni 
sulla  pianta  di  Rama   di  Giambattista  Xolli   |I1   palazzo   situato  di 


254  SPOGLIO    DKI    PKRIODIC; 

fronte  alla  chiesa  dell'Anima  e  faciente  angele  con  ima  via  che 
mette  al  Circo  Agonale,  detto  dal  Nolli  palazzo  Ornano,  apparteneva 
al  duca  di  Verzino  ;  il  palazzo  Ornano  invece  era  situato  in  via  del- 
l'Anima all'angolo  della  via  ora  detta  di  S.  Agnese]. 

636.  BmcB.  —  IV,  2,  4,  1907.  —  Spagnolo  G.,  I  terremoti  a  lìas- 
sano  (J3-tS'1907J. 

637.  MsFr.  —  III,  1-2,  1907.  —  Sacchetti  A.,  Un  entusiasta  di 
addale  [Giorgio  Gradenigo,  patrizio  letterato,  del  secolo  XVIJ. 

638.  RiL.  —  S.  2,  XXXIX;  8-13,  1906.  —  Salrionl  C,  //  dialetto 
di  Poschiavo  a  proposito  di  una  recente  descrizione. 

639.  EA.  —  XXII,  8-9,  11,  1907;  XXIII,  2-3,  1908.  —  Casini  T., 
Epigrafia  medioevale  abruzzese  [Ventiquattro  iscrizioni  di  Atri,  venti 
di  Teramo]. 

640.  RA.  —  XXIII,  1-3,  1908.  —  Testa  X.  V.,  Avellino  capoluogo 
di  provincia  e  la  sua  operosità  civile  e  intellettuale  dal  1S06  al  1884. 

641.  RA.  —  XXII,  2,  1907.  —  Piccirili  P.,  Sugli  appunti  intorno 
alla  scuola  d'oreficeria  aquilana  del  cav.  Vincenzo  Balzano  —  Bal- 
zano V.,  Appunti  agli  appunli  intorno  alla  scuola  di  oreficeria  aquilana. 

642.  Ma.  —  NS.,  II,  3-4,  1907.  —  Crocioni  G.,  «  Bocca  Contrada  y> , 
ora  «  Arcevia  »  [Studio  dell'etimologia  storica  dei  due  nomi]. 

643.  L.  -  VII,  9,  1907.  -  Soldani  V.,  //  <^  palio  »  di  Siena  [Con 
particolare  riguardo  alle  memorie]. 

644.  BmcB.  —  IV,  4,  1907.  —  Compost  ella  B.,  Aggregazioni  ono- 
rarie di  nobili  forestieri  alla  nobile  cittadinanza  di  Bassano  [Dal  se- 
colo XV  al' XVIII]. 

645.  AB.  —  I,  4,  1906,  —  Falletti  P.  €.,  Qual  è  e  come  fu  la 
parte  più  antica  del  palazzo  del  Podestà  a  Bologna  [Dal  secolo  XIII]. 

646.  BssU.  —  XII,  3,  1906.  —  Sordiui  G.,  Notizie  sui  monumenti 
di  Spoleto  [Nuovi  lavori  nel  Duomo;  di  un  grandioso  edificio  pub- 
blico romano  di  recente  scoperto;  basi  di  monumenti  romani;  ripri- 
stino della  chiesa  di  S.  Gregorio  maggiore;  grande  cunicolo  romano 
sotto  la  chiesa  di  S.  Gregorio  della  Sinagoga;  fogna  e  colonna  ro- 
mana; basilica  di  S.  Salvatore]. 

647.  BssU.  —  XII,  1,  1906.  —  Faloci-Pulignani  M.,  Del  palazzo 
Trinci  in  Foligno. 

648.  Hj.  —  XXVIII,  2,  1907.  —  Allmang,  Die  Santa  Casa  von 
Ijoreio  und  die  ne  nere  Geschicht.Hforschung  [Rassegna  d^l  volume  del 
ChOvalier]. 

649.  AssR.  -  XXIX,  3-4,  1906.  -  Fedele  P.,  La  chiesa  della 
nazione  tedesca  in  Poma,  S.  Maria  delV Anima  [Rassegna  del  volume 
di  Giuseppe  Schmidlin]. 

650.  RsC.  —  S.  2,  XV,  2-3,  1907.  —  M.,  Il  venerabile  santuario 
di  Polsi. 

651.  AssR.  —  XXIX,  3-4,  1906.  —  Poncelet  A.,  San  MicJiele  al 
Monte  Tancia  [Da  un  ms.  del  XII  secolo,  completato  da  uno  del  XIV, 
ricostruisce  la  redazione  del  racconto  favoloso  della  leggenda  del 
Monte  Tancia,  dovuto  probabilmente  ad  un  monaco  farfense]. 

652.  RA.  —  XXII,  8-9,  1907.  —  Pansa  G-,  Intorno  ai  due  titoli 
funerari  cristiani  di  liufina  ed  Igia  conservati  nella  chiesa  di  S.  Filippo 
di  Sulmona. 


STORIA    GENERALE  255 

653.  BssU.  —  XII,  1,  1906.  —  Sordini  H.j  Di  alcuni  lavori  ese- 
guiti liei  duomo  di  Spoleto  dal  6  gennaio  1904  a  tutto  V agosto  1905, 

654.  BssU.  —  XII,  1,  1906.  —   Lanzi  L.,  Di  due  antichi  ricordi 
esistenti  sotto  il  %}ortico  della  cattedrale  di  Temi  [Relazione]. 

655.  BssU.  -  XII,  3, 1906,  e  XIII,  1, 1907.  —  Bninamonti  Tarnlli  L., 
Appunti  intorno  ai  monaci  benedettini  di  S.  Pietro  in  Perugia  fino  ai 
primi  del  secolo  XV  [Ri tesse  la  storia  del  monastero,  cui  diede  prin- 
cipio Pietro  Vincioli,  nobile  perugino,  vissuto  verso  la  metà  del  sec.  X  ; 
esso  nel  volgere  dei  secoli  tenne  costante  la  mira  della  propria  au- 
tonomia, specialmente  nei  rapporti  col  vescovo  di  Perugia.  È  lecito 
tuttavia  supporre  che  coloro  che  abbracciavano  lo  stato  monacale, 
almeno  nei  primi  anni  della  fondazione  dell'abbazia  avessero  comuni 
con  i  chierici  secolari  le  scuole.  Più  tardi  l'abbazia  ebbe  scuole 
proprie  che,  alle  dottrine  sacre  accoppiarono  quelle  di  diritto  e  della* 
medicina.  Florida  per  gli  studi,  fu  l'abbazia  sotto  l'abate  Bonizone 
che  la  resse  dal  1037  al  1060,  sotto  l'abate  Pietro  III  dal  1208  al  1225, 
carissimo  ai  papi  Innocenzo  III  ed  Onorio  III.  Il  periodo  più  impor- 
tante tuttavia  pel  monastero  è  quello  che  va  dal  1270  al  1436;  in 
questa  lunga  serie  di  anni  gli  abati  appartengono  tutti  alla  nobiltà 
perugina.  L'A.  segue  passo  passo  a  narrare  le  avventurose  vicende 
del  monastero  e  soprattutto  degli  studi.  In  conclusione,  la  badia  di 
S.  Pietro  fu,  nell'età  di  mezzo,  una  delle  più  importanti  dell'Umbria, 
dove  tutti  attendevano  con  pari  zelo  alle  salmodie,  all'azienda  dei 
campi,  alla  coltura  della  mente;  per  quattrocento  anni  si  resse 
con  costituzione  propria,  autonoma,  senza  essere  unita  in  federa- 
zione con  altri  cenobii  come  avvenne  più  tardi;  a  giorni  di  splen- 
dore si  alternarono  giorni  non  lieti  in  particolar  modo  quando  le 
lotte  di  partito  avevano  sconvolto  gli  animi  di  tutti  i  perugini.  In 
appendice  46  documenti  tra  il  1331  e  il  1436]. 

656.  BsgU:  —  XII,  1,  1906.  —  Yan  Heteren  W.,  Dtie  monastein 
benedettini  più  volte  secolari  (Rieti)  [Il  monastero  delle  benedettine 
di  Rieti  che  risale  al  IX  secolo  e  la  badia  di  S.  Caterina  di  Città 
Ducale,  pure  di  benedettine,  fondata  nel  1328.  Scarseggiano  i  docu- 
menti a  cagione  dell'incendio  degli  archivi  episcopali  di  Rieti  nel 
XVI  secolo;  tuttavia  l'A.  pubblica  sei  bolle  conservate,  tre  nell'ar- 
chivio del  primo  monastero  e  tre  in  quello  del  secondo,  comprese 
tra  gli  anni  1328  e  1500.  Seguono  due  appendici:  nella  prima  re- 
gistra alcuni  nomi  di  abbadessc  e  di  monache  di  S.  Scolastica  e  di 
S.  Benedetto  in  Rieti,  raccolti  da  antichi  libri  di  conti  e  nei  titoli 
di  proprietà,  tali  nomi  appartengono  agli  anni  1570  fino  al  1732; 
nella  seconda  registra  nomi  di  abbadesse  e  monache  raccolti  in  altri 
documenti  tra  il  1350  e  il  secolo  XIX]. 

657.  BssU.  —  XII,  3,  1906.  —  Campello  della  Spina  P.,  Di  un 
santuario  francescano  in  pericolo  [A  Spoleto]. 

658.  AgsB.  —  XXX,  1-2,  1907.  —  Del  Pinto  G.,  Per  la  storia  di 
Castel  Savello, 

659.  RA.  —  XXIII,  1,  1908.  -  Piccirilli  P.,  Al  castello  di  ra- 
ffilano [Ricordi  di  storia  e  d'arte]. 

660.  AB.  —  I,  1906;  II,  1907.  —  Le  iscrizioni  e  gli  stemmi  del- 
V Archiginnasio  [A  Bologna]. 

661.  AssR.  —  XXIX,  3-4,  1906,  e  XXX,  1-2,  1907.  —  Sera  Y., 
1  Conti  di  Angnillara,  dalla  loro  origine  al  1465  [Premette  notizie 
sui  membri  della  illustre  famiglia  dal   secolo  XII  al  secolo  XV,  e 


256  SPOULIO   DEI    PEKIODIOl 

tratta  poi  specialmente  del  conte  Everso,  nato  verso  la  fine  del  se- 
colo XIV,  figura  caratteristica  di  ribelle  forte,  crudele,  malvagio  e 
porsi n  turpe]. 

662.  BssU.  —  XII,  1,  1906.  —  Pellegrini  A.,  Gublm  sotto  i  Conti 
e.  Duchi  d'Urbino  (lS84-163ì>)  [Continuazione,  cfr.  Rai,  1906,  sp.  n.  889]. 


2.  STORIA  PREROMANA  E  ROMANA. 

A)    ARCHEOLOGIA    E    TOPOGRAFIA. 

663.  RA.  —  XXII,  4,  1907.  —  Sretoff  Marzi  M.,  Iscnzioni  Ita^ 
liche.  -  Iscrizioni  Peligne  [Commento  glottologico]. 

664.  Xan.  —  XLII,  846,  1907,  16  marzo.  —  Pira  A.,  Una  civUiìi 
scomparsa  dell'Eritrea  e  gli  scavi  archeoloffici  nella  regione  di  Cheren 
[Si  tratta  di  una  civiltà  anteriore  all'egizia]. 

665.  RA.  —  XXII,  6,  8-9,  1907.  —  Ragni  L.,  Origine  di  Termoli 
[Età  greco-romana]. 

666.  Xaw.  —  XLII,  850,  1907,  16  maggio.  —  Taglieri  D.,  La  ne- 
cropoli del  Cermalils  [Premette  cenni  sui  consecutivi,  sempre  più 
ampi,  sinecismi  nello  sviluppo  di  Roma  antichissima,  di  cui  la  leg- 
genda ha  conservato  pallidi  ricordi  ;  riferisce  quindi  le  scoperte  con- 
cernenti gli  avanzi  di  una  antichissima  necropoli  sopra  uno  dei 
sette  colli]. 

667.  >'a/?.  —  XLII,  846,  1907,  16  marzo.  —  Caetanl  LoYatelll  E., 
Il  circo  Flaminio  deW antica  Noma  [Il  circo  costruito  nell'anno  221 
av.  Cr.  da  Caio  Flaminio,  censore  -  quegli  stesso  che  vinse  Anni- 
bale al  Trasimeno  e  costruì  la  via  che  porta  il  suo  nome  -  oggi  più 
non  esìste,  salvo  pochi  avanzi  nelle  fondamenta  di  palazzi  moderni  ; 
l'A.  espone  le  poche  notizie  che  si  possono  raccogliere  intomo  ad 
esso,  così  nelle  fonti  antiche  come  in  quelle  moderne]. 

668.  y&n.  —  XLIII,  869,  1908,  l'>  marzo.  -  Cairi  E.,  VAugusteo: 
il  teatro  Corea  [Riassume  le  vicende  dell'antico  mausoleo  di  Augusto 
teste  ridotto  dal  Comune  di  Roma  a  sala  di  concerti]. 

669.  Na?i.  —  XLII,  858,  1907,  16  settembre.  —  Boni  G.,  Ad  de- 
clarandum  [A  proposito  delle  obbiezioni  di  Antonio  Sogliano  alle 
ipotesi  emesse  dall'A.  circa  la  colonna  Traiana]. 

670.  y&n.  —  XLII,  864,  1907,  16  dicembre.  —  PellatI  F.,  Per  la 
colonna  Traiana  [A  proposito  del  volume  di  Teodoro  Birt:  «  die 
Buchrolle  in  der  Kunst  »]. 

671.  RsC.  —  S.  2,  XV,  1,  1907.  —  Ootroneo  R.,  Columna  Hhegiìia. 

672.  RsC.  —  S.  2,  XV,  2-3,  1907.  —  Cotroneo  R.,  Xote  archeo^ 
logiche  [Afferma  che  ha  ragione  Pausania  e  torto  Strabone  nel  deter- 
minare i  confini  tra  Regio  e  Locri  designandoli  non  nel  fiume  Alece 
ma  nel  Calcino]. 

673.  RA.  —  XXII,  10-11,  1907.  —  Grassi  G.,  L'ubicazione  di  un 
obelisco  sulV  *  Assinariim  »,  eretto  in  memoria  della  vittoria  dei  Sira^ 
cusani  su  gli  Ateniesi. 

674.  RA.  —  XXII,  8-9,  1907.  —  Pioclrilll  P.,  Sulmona  Romana 
[Reperti  di  scavi]. 


S10UIA    PREROMANA    E    ROMANA  257 

675.  RiL.  —  S.  2,  XXXIX,  10-11,  1906.  —  De  Marchi,  Di  un 
frammento  di  iscrizione  romana  trovato  nel  Castellò  Sfoi*zesco. 

676.  BiL.  —  S.  2,  XXXIX,  7,  1906.  —  TarameUi  A.,  Necropoli 
preistorica  di  Anghdu  Rììju  presso  Alghero, 

677.  BiL.  —  S.  2,  XXIX,  17,  1906.  —  De  Marchi  A.,  Una  nuova 
i.scrizione  dell'età  romxina  recentemente  trovata  a  Milano  [Iscrizione 
funebre  di  un  ragazzo]. 

678.  Nan.  —  XLII,  854,  1907,  16  luglio.  —  Calza  A.,  Ostia  an- 
tica [Nuove  scoperte  e  ricognizioni  della  ricca  città,  grande  come 
nessuna  città  latina  fu  al  suo  tempo,  tranne  Roma;  non  mai  greciz- 
zata come  Ercolano  e  Pompei,  visse  di  una  sua  propria  vita  di  città 
industriale  e  commerciale]. 

679.  BmcB.  —  IV,  4,  1907.  —  Antonibon  (iJ.,  Appunti  di  archeo- 
logia [A  proposito  della  spiegazione  di  un'epigrafe  romana  e  di  una 
marca  di  fabbrica  figulina  pure  romana]. 

680.  AssB.  —  XXIX,  3-4,  1906.  —  De  Grnneisen  W.,  «  Tabula 
circa  verticem  »  [Aggiunta  alla  nota  intorno  all'antico  uso  egiziano 
di  raffigurare  i  defunti  collocati  avanti  al  loro  sepolcro,  di  cui 
cfir.  Esl,  1906,  sp.  n.  1214.  Studia  T  origine  della  e  tabula  circa 
verticem  »  erroneamente  chiamata  dagli  scrittori  dei  secoli  XVII  e 
XVni  «  nimbo  quadrato  »  e  passata  con  questo  nome  nella  moderna 
nomenclatura  archeologica.  Riconferma  poi  che  Tuso  di  tracciare 
le  «  tabulae  circa  verticem  »  nel  ritratto  delle  persone  viventi  si 
difiPuse  a  Roma  probabilmente  non  prima  del  VI  secolo]. 

681.  Nan.  —  XLII,  854,  1907,  16  luglio.  —  Ferraris  E.,  La  mi- 
niera di  Monteponi  presso  Iglesias  [Con  notizie  storiche  dal  tempo 
dei  Romani]. 

E)    STORIA    ROMANA    E    CRISTIANESIMO   PRIMITIVO. 

682.  ss.  —  XXIV,  3-5,  1907.  —  De  Francisci  D.,  «  Judicia  bonae 
fidei  »  editti  e  «  formulae  in  factum  » . 

683.  BA.  —  XXII,  1,  1907.  —  Bagni  L.,  I  Marziali  nel  diritto 
romano. 

684.  BIL.  —  S.  2,  XXXVIII,  19-20,  1905.  —  De  Marchi  A.,  Me- 
stieri, professioni^  uffici,  nelle  figurazioni  sepolcrali  della  latinità  pa- 
gana, specialmente  delle  raccolte  milanesi, 

685.  BA.  —  XXII,  8-9,  1907.  —  CaTacchloli  B.,  Il  lusso  delle 
dame  di  Roma  pagana  [Relazione  e  riassunto  di  una  conferenza]. 

686.  Na/i.  —  XLI,  836,  1906,  16  ottobre,  XLII,  845,  1907,  1°  marzo. 
— -  Boni  G.,  Leggende  [Col  corredo  di  numerose  figure  studia  la  leg- 
genda medioevale  della  pietà  di  Traiano  per  la  vedovella  e  i  motivi 
artistici  cui  diede  ispirazione].  —  Id.,  Un  epilogo  [Ancora  la  fortuna 
della  tradizione  e  dei  monumenti  riferentisi  a  Traiano]. 

687.  BA.  —  XXn,  8-9,  1907.  —  Compagnoni-Natali  G.  B.,  La 
leggenda  della  lupa  di  Roma  (odi  Miletof)  [Sulla  probabilità  che  gli 
etruschi  felsinei  introducessero  nel  Lazio  la  tradizione  di  Mileto  alte- 
randola in  ciò  che  vi  era  di  più  sostanziale  e  rispettabile  :  Tunicità 
del  fanciullo,  allattato  dalla  lupa]. 

688.  BiL.  —  S.  2,  XXXIX,  8-9,  1906.  —  Pascal  C,  La  religione 
ili  Seneca  ed  il  pensiero  epicureo. 

Iiivi9ta  storica  italiana^  S*  S.,  vir,  2.  17 


258  SPOGLIO   DEI   PERIODICI 

689.  Na7i.  —  XLI,  829,  1906,  1°  luglio.  —  Fago  V.,  Taranto  «  la 
voluttuosa  »  [Ne  studia  la  tradizione  negli  scrittori  classici  e  in 
alcuni  moderni]. 

690.  L.  —  VII,  3,  1907.  —  Ferrerò  «.,  Tra  due  generazioni:  la 
conquista  della  Geì^mania  e  In  poesia  di  Ovidio. 

691.  Hj.  —  XXIX,  1,  1908.  —  Kampers  F.,  Die  Sibylle  von  Tibur 
und  Vergil  [Studia  negli  scrittori  antichi  e  medioevali  l'essenza  della 
leggenda,  cercando  di  stabilire  le  origini  giudaiche  ed  ellenistiche 
delle  profezie  sibilliche]. 

692.  Nan.  —  XLI,  833,  1906,  l*»  settembre.  —  Labanca  B.,  Costan- 
tino il  Grande  nella  storia,  nella  leggenda  e  neWarte  [Studia  le  rela- 
zioni di  Costantino  col  cristianesimo,  la  preparazione  e  il  movente 
soprattutto  politico  dell'editto  di  Milano  e  conseguentemente  del 
concilio  di  Nicea,  il  trasporto  della  capitale,  ecc.  ;  studia  poi  le  leg- 
gende e  i  monumenti  ispirati  al  grande  imperatore]. 

693.  Rqh.  —  XLII,  164,  1907.  —  £rmoni  V.,  Un  nouveau  manuel 
d'histoire  ancienne  du  christianisme  [Ampia  rassegna  e  critica  del 
volume  di  Charles  Guignebert]. 

694.  Rqh.  —  XLII,  165,  1908,  !<>  gennaio.  —  Yacandard  E.,  Le 
symbole  dcs  apótres,  à  propos  d'un  livre  récent  [«  The  Apostles'  Creed  » 
di  A.  E.  Bum]. 

695.  Eben.  —  XXV,  2,  1908.  —  De  Brnyne  D.,  Noiiveaux  frag- 
ments  des  actes  de  Pierre,  de  Paul,  de  Jean,  d'André  et  de  l* Apoca- 
lypse  d'Elie  [Apocrifi  del  II  secolo]. 

696.  Smbc.  —  XXVni,  2,  1907.  —  Kortaschak  E.  K.,  Die  Veraji- 
lassung  des  Romerhriefes  des  heiligen  Apostels  Paulus. 

697.  Hhen,  —  XXIV,  2,  1907.  —  Ile  Bruyne  11.,  Le  prologue  inédit 
de  Pélage  à  la  première  lettre  aux  Corinthiens, 

698.  Rbe;i.  —  XXIV,  3,  1907.  —  De  Bruyne  D.,  Le  demier  verset 
des  Actes:  une  variante  inconnue. 

699.  Na/i.  —  XLII,  856,  1907,  16  agosto.  —  Caetani  LoTatelli  E., 
La  leggenda  della  Veronica  [Tiberio,  infermo,  mandò  a  Gerusalemme 
un  messo  perchè  conducesse  a  Roma  Gesù  ;  questi  essendo  già  morto, 
il  messo  condusse  a  Roma  l'immagine  di  lui  datagli  da  una  pia 
donna  di  nome  Veronica,  e  insieme  Pilato  incatenato  che  fu  poi 
condannato  dall'imperatore  a  perpetuo  esilio;  Tiberio  adorando  il 
sudario  guari  miracolosamente  dalla  lebbra  e  l'ebbe  poi  preziosLs- 
simo.  Tale  la  leggenda;  nessuna  notizia  se  ne  ha  negli  evangeli, 
salvo  ffli  apocrifi;  nel  medioevo  la  prima  menzione  risale  al  secolo 
XI  ;  r A.  narra  le  vicende  del  velo  nei  secoli  successivi  dai  tempi  di 
Dante  e  di  Petrarca  fino  a  noi]. 

700.  Na7i.  --  XLII,  846,  1907,  16  marzo.  —  Lnzzati  L.,  Un  caso 
di  eccesso  di  critica  nei  testi  biblici  [A  proposito  del  volume  del- 
l'Harnack  sopra  il  medico  Luca  autore  del  terzo  Vangelo]. 

701.  Rqh.  —  XLII,  165,  1908,  1»  gennaio.  —  De  Guibert  J.,  La 
date  du  marti/re  des  saints  Carpos,  Papylos  et  Agathonicé  [Esamina 
gli  argomenti  portati  a  sostegno  dalle  varie  ipotesi  fin  qui  avanzate, 
e  conclude  che,  contro  l'attribuzione  del  martirio  di  Carpos  al  tempo 
di  Decio,  non  vi  hanno  obbiezioni  serie,  né  nel  testo  di  Eusebio,  né 
nei  diversi  indizi  forniti  dalla  Passione.  Quanto  alla  procedura  se- 
guita contro  i  santi,  essa  si  accorda  con  ciò  che  sappiamo  della  per- 
secuzione di  Decio,  ed  è  invece  difficilissimo  accordarla  con  quanto 
sappiamo  sulle  condizioni  dei  cristiani  del  II  secolo;  per  cui  la  scelta 


STORIA    PREROMANA    E  ROXANA  259 

possibile  resta  limitata  fra  le  due  attribuzioni  a  Marco  Aurelio  o  a 
Deeio,  ma  all'A.  la  seconda  appare  più  probabile].    . 

702.  Bqh.  —  XLII,  16:J,  1907.  —  Callewaert,  Les  perséculions 
€ontre  les  chrétiens  dans  la  poUtìque  religieuse  de  Vemjyire  roiìiain 
[Ogni  culto  nuovo  e  straniero  che  non  fosse  ufficialmente  approvato 
da  un  senato-consulto  era  proscritto;  la  proscrizione  dei  cristiani 
fu  provocata  non  tanto  dalle  loro  dottrine  che  dai  vizi  ch'erano  loro 
attribuiti  e  dai  pericoli  ch'erano  accusati  di  far  correre  allo  Stato; 
infine  fu  un  incidente  che  sotto  Nerone  scatenò  la  persecuzione. 
Questa  misura  di  polizia  transitoria  fu  trasformata  in  legge  quando 
il  cristianesimo  estendendosi  parve  minaccioso  alle  istituzioni]. 

703.  RIL.  —  S.  2,  XXXIX,  14,  1906.  —  Rasi,  /  «  Versus  de  ligno 
crucis  »  in  un  codice  della  Biblioteca  ambrosiana  [Attribuito  a  San 
Cipriano;  studia  il  ms.  ambrosiano]. 

704.  Bb«w.  —  XXIV,  2,  3,  1907.  —  Wilmart  D.  A.,  U  <^  ad  Con- 
staniium  liher  2}rinius  »  de  S.  Hilaire  de  Poitiers  et  les  fragments 
historiques. 

705.  Eben.  —  XXIV,  3,  1907.  —  Morin  G.,  Le  commentaire  inédit 
de  Vévèque  latin  Epiphanius  sur  les  Evanf/iles. 

706.  Rhen,  —  XXIV,  3,  1907.  —  Morin  G.,  U  <^  anamnese  »  de  la 
messe  romaine  dans  la  première  moitié  du  V  siede. 

707.  Rb€72.  —  XXIV,  2,  1907.  —  Morin  G.,  /^  «  Te  Deum  »,  type 
anonyme  d' anaphore  latiìie  jyréìmtoriquef  [Esamina  i  motivi  allegati 
contro  l'attribuzione  del  «  Te  Deum  »  a  Niceta  di  Remesiana  (se- 
coli 1V-"V)  ;  osserva  come  le  verosimiglianze  multiple  per  cui  si  con- 
cludeva al  «  Te  Deum  anaphoro  preistorico  »  di  fatto  e  direttamente 
mettono  capo  al  «  Te  Deum  »,  inno  di  Niceta]. 

708.  Rben.  —  XXV,  2,  1908.  —  Wilmart  A.,  T^es  fragmevis  histo- 
riques et  le  synode  de  Béziers  en  356. 

709.  Hj.  —  XXVIII,  2,  1907.  —  Koch,  Die  Kircheììbusse  des  Kaùiers 
Theodonus  d.  Gr.  in  Geschichte  und  legende  [Il  racconto  di  Teodo- 
reto  è  assurdo,  e  le  altre  testimonianze  lo  contraddicono]. 

710.  Rbc?i.  —  XXIV,  2,  1908.  —  Morin  G.,  Plus  de  question  de 
Commodien  [Osservazioni  all'opera  di  H.  Brewer]. 

711.  Rqh.  —  XLII, -165,  1907,  l»  gennaio.  —  Allard  P.,  Txi  jeii- 
ìiesse  de  Sidoine  Àpollinaire  [Ne  ritesse  le  vicende  particolareggiata- 
mente dall'anno  della  nascita  in  Lione,  431  o  432,  fino  al  455]. 

712.  Rbew.  -  XXIV,  3,  1907.  —  De  Bruyne  D.,  Fragments  re- 
irouvés  d* apocryphes  priscillianistes. 

713.  Rbèn.  —  XXV,  1,  1908.  —  De  Bruyne  D.,  La  «  Èegula  con- 
sensoria  »/  une  règie  des  moines  priscillianistes  [Del  secolo  V]. 

714.  Smbc.  —  XXVIII,  2,  3-4,  1907.  —  Adlhoch  B.  F.,  Zur  vita 
S.  Romani  Dryensis  [Detto  Romano  da  Subiaco,  perchè  egli  passò 
il  primo  periodo  della  sua  vita  a  Subiaco,  e  fu  compagno,  coopera- 
tore, amico  a  S.  Benedetto;  detto  poi  Romano  di  Dryes,  perchè  negli 
ultimi  tempi  del  viver  suo  esulò  in  Gallia,  e  a  Dryes,  nei  dintorni 
di  Auxerre,  fondò  un  convento:  l'A.  esamina  le  fonti  biografiche 
del  Santo]. 


260  SPOGLIO  DEI    PERIODICI 


3.  ALTO  MEDIOEVO. 

715.  RIL.  —  S.  2,  XXXIX,  15,  1906.  —  Del  Gindice  P.,  Sulla 
questione  della  unità  o  dualità  del  diritto  in  Italia  sotto  la  domina- 
zione ostrogota, 

716.  Hz.  —  S.  3,  III,  l,  1907.  —  HaUer  J.,  Dos  Papstum  und 
fìyzanz  [Larga  rassegna  del  volume  di  Walter  Norden  sulla  sepa- 
razione delle  due  potenze  e  sul  problema  della  loro  riunione  fino 
alla  caduta  dell'impero  bizantino,  con  gravi  critiche]. 

717.  RgC.  —  S.  2,  XV,  2-3,  1907.  —  G.  B.  M.,  L'ortodossia  ca- 
labra  sotto  i  Bizantini. 

718.  Naw.  —  XLII,  842,  1907,  16  gennaio.  —  Caetanl  di  Teanq  L., 
IJ Arabia  nella  stona  del  moìido. 

719.  MsFr.  —  III,  3-4,  1907.  —  Trovamenti  di  toìnbe  barbariche 
in  Cìvidale. 

720.  MsFr.  —  III,  1-2,  1907.  —  Jecklin  F.,  Il  nnvemmenpo  di 
monete  longobarde  e  carolingie  presso  Ilanz  nel   Canton  dei  Grigioni. 

721.  AssR.  —  XXX,  3-4,  1907.  —  Ile  Gmneiseii  W.,  I  ritratti  di 
papa  Zaccaria  e  di  Teodoto,  primicerio  nella  chiesa  di  Santa  Maria 
Antiqua  [Confuta  le  conclusioni  del  Wilpert  nel  «  Ròmische  Quar- 
talschrift  »). 

722.  Rben.  —  XXV,  1,  1908.  —  Berlière  U.,  Les  coutumiers  mo- 
nastiques  des  Vili  et  IX  siècles  [Specialmente  codici  di  Montecassino]. 

728.  Hj.  —  XXIX,  1,  1908.  —  Schnttrer,  Zum  Streit  um  doR 
«  Fragmentum  Fantuzzianum.  »  [A  proposito  delle  conclusioni  di 
J.  Haller  nel  volume  «  Die  Quellen  zur  Geschichte  der  Entstehung 
des  Kirchenstaates  »]. 

724.  MsFr.  —  III,  3-4,  1907.  —  Cessi  R.,  Tm  «  Regula  Fidei  » 
di  S.  Paolino  d'Aquileja  ed  il  suo  epilogo. 

725.  MsFr.  —  III,  1-2,  1907.  —  Capetti  V.,  Di  alcuni  caratteri 
spedali  del  «  Planctus  »  di  S,  Paolino  d'AquileJa  [  «  Versus  de  Erico 
Duce  »]. 

726.  Hz.  —  S.  3,  III,  3,  1907.  —  Erben*W.,  Zur  Herausgabe  der 
Karolingerurkuìulen  [Rassegna  della  edizione  dei  documenti  di  Pi- 
pino, Carlomanno  e  Carlo  il  Grosso  nella  collezione  dei  «  Monu- 
menta Germaniae  historica  »]. 

727.  Ma.  —  S.  2,  XI,  3,  6,  1907.  —  Jasselin  M.,  Notes  Uronien- 
nes  dans  les  diplomes  [Studia  undici  diplomi  del  periodo  carolingìco» 
di  cui  alcuni  riguardanti  l'Italia].  —  Id.,  L'invocatimi  monogram- 
matique  dans  quelques  diplomes  de  Loihaire  I  et  de  Lothaire  ÌL 

728.  MgiÒ.  —  XIX,  1,  1908.  —  Erben  W.,  Zu  den  Tironischen 
Noten  der  Karolingerdiplome. 

729.  Smbc.  —  XXVIII,  3-4,  1907.  —  Albers  B.,  Die  Reformsynode 
von  817  und  das  von  ihr  erlassene  Kapitular. 

730.  Ma.  —  S.  2,  XI,  5,  1907.  —  Latonche  R.,  Essai  de  critique 
sur  la  contili uation  des  «  Actus  pontificum  Cenomannis  in  urbe  degeìi- 
tium  ^   (807-1255). 

731.  BIhI.  —  XXIX,  1908.  —  Schiaparelli  L.,  I  diplomi  dei  He 
d'Italia.  Ricerche  storico-diplomatiche:  parte  III:  I  diplomi  di  Ludo^ 
vico  III  [Studia  la  cancellerìa  italiana  di  Ludovico  III  e  i  diplomi 


ALTO   UEDIOEVO  261 

da  essa  emanati;  le  formule,  la  data  dei  diplomi,  il  monogramma 
e  il  sigillo^  l'azione  e  documentazione;  infine  l'importanza  princi- 
palissima  dei  diplomi  come  fonte  per  la  storia  di  Ludovico  III  in 
Italia.  Aggiunge  ampia  dissertazione  sulle  falsificazioni.  I  diplomi 
italiani  di  Ludovico  III,  secondo  il  prospetto  dell' A.,  sono  ventuno, 
oltre  sei  falsificazioni. 

732.  Rhen,  —  XXV,  1,  1908.  —  Wolpert  F.,  Un  tyjye  peu  connu 
de  la  croix  de  S.  Benott;  un  enigme  numismatùjue  remine  [Una  croce 
che  si  credeva  rappresentasse  da  un  verso  l'apparizione  della  croce 
a  Costantino,  colla  medaglia  consueta  di  S.  Benedetto  più  in  basso, 
e  dall'altra  parte  parecchi  santi,  rappresenta  invece  l'imperatore 
Ottone  I  e  il  vescovo  Ulrico  d'Augusta  circondato  da  soldati  nel- 
l'atto di  ricevere  una  croce  dalle  mani  di  un  angelo,  e  richiame- 
rebbe la  battaglia  sul  Lech  contro  gli  Ungheresi,  insieme  alla  libe- 
razione di  Augusta  contro  i  barbari  invasori,  avvenuta  per  opera 
del  vescovo  che,  munito  d'una  croce  ricevuta  da  un  angelo,  si  gettò 
attraverso  i  nemici  e  li  mise  in  fuga]. 

733.  BssU.  —  XII,  3,  1906.  —  Sordinl  G.,  Di  un  sunto  inedito 
di  storia  spoletina  scritto  nel  secolo  X  [Nell'archivio  capitolare  del 
duomo  di  Spoleto,  si  trovano  i  noti  volumi  dei  «  Lezionarl  »,  che 
originariamente  non  appartenevano  alla  cattedrale  spoletina.  L'A. 
ne  studia  le  vicende  e  l'età;  nel  primo  volume  ha  rinvenuto  il  do- 
cumento di  cui  particolarmente  sviscera  il  contenuto.  Per  esso  sono 
elevati  alla  dignità  di  notizie  storiche  indubitabili  i  seguenti  fatti: 
!•  che  Spoleto  nei  tempi  di  mezzo  era  ornamento  della  provincia 
Valeria;  2»  che  Faroaldo  II  ornò  il  Ducato  di  mirabili  edifici  e  mo- 
saici esistenti  ancora  sul  finire  del  secolo  X;  3*  che  la  cattedrale 
spoletina  non  fu  mai  a  S.  Pietro  «  extra  moenia  »,  ma  a  S.  Maria 
nell'interno  della  città;  4*»  che  veramente  il  titolo  di  arcivescovo  è 
antichissimo  nei  vescovi  di  Spoleto  ;  f)*»  che  nel  X  secolo,  nella  basi- 
lica cimiteriale  suburbana  dei  Santi  Apostoli,  si  rinvennero  le  ossa 
del  vescovo  «  Spes  » ,  il  Damaso  spoletino  ;  6*  che  attorno  al  mona- 
stero di^S.  Ponziano  era  un  insigne  antico  cimitero  cristiano;  7®  che 
gli  acquedotti  spoletini  non  sono  opera  del  XIII  secolo,  come  si  volle 
asserire,  ma  anteriori  al  mille;  8»  che  al  cominciare  del  X  secolo 
Spoleto  fu  presa  e 'distrutta  dai  Saraceni.  In  appendice  il  testo  del 
documento]. 

734.  AssR.  —  XXX,  1-2,  1907.  —  Berlini  Calesse  A.,  Gli  affreschi 
della  Grotta  del  Salvatore  jyresso  Vallerano  [Appartengono  all'arte 
bizantina  e  si  possono  ritenere  della  fine  del  X  secolo  o  del  prin- 
cipio dell'XI;  rappresentano  un  importante  documento  per  Ticono- 
grafia,  la  tecnica,  lo  stile  e  le  derivazioni  artistiche  della  pittura  in 
provincia  di  Roma]. 

735.  Htj,  —  X,  1,  1907.  —  Hedwlg  Kromayer,  Uber  die  Vorgdnge 
in  Rom  im  J.  1045  und  die  Synode  con  Sutri  1046  [Enrico  III  inter- 
venne spontaneamenJ;e  negli  affari  romani;  riunì  un  primo  Sinodo  a 
Pavia;  Gregorio  VI  venne  a  incontrarlo  a  Piacenza;  allora  Enrico 
riunì  un  secondo  sinodo  a  Sutri  dove  furono  deposti  successivamente 
Silvestro  III  e  Gregorio  VI,  mentre  un  nuovo  sinodo  riunito  in  Roma 
deponeva  poi  Benedetto  IX]. 

736.  Hz,  —  S.  3,  III,  3,  1907.  —  Lonol  W.,  Z^/r  alterm  (,'psc?uchfe 

no  volume   della   storia   di 
origini    fino    alla  morte  di 


Venedigs   [Rassegna   amplissima   del   primo  volume   della   storia   di 
Venezia   di    Enrico    Kretschmayr,  dalle 


Enrico  Dandolo]. 


262  SPOGLIO   DEI    PI£R10DICI 

737.  MsFr.  —  III,  3-4,  1907.  —  Mrs.  El.,  Fanciulli  medioevali 
[Riproduce  un  breve  articolo  comparso  sul  «  Marzocco  »  con  notizie 
sulle  barbare  teorie  pedagogiche  del  medioevo]. 

738.  Ma.  —  S.  2,  XI,  6,  1907.  —  Prou  M.,  HìMoire  de  Rome  et 
des  papes  au  moyen  age  [Rassegna  del  volume  I  dell'opera  del  Grisar 
tradotto  in  francese  da  E.  G.  Ledos]. 

739.  Naw.  -  XLIII,  868,  1908, 16  febbraio.  —  Rusliforth  G.  M.  N., 
Le  origini  delV architettura  lombarda  [Rassegna  del  volume  di  G.  T.  Ri- 
voiraj. 

740.  Rben.  —  XXIV,  3,  1907.  —  Schnster  H.,  Uàbhaye  de  Farfa 
et  sa  restauration  au  XI  siede  sotis  Ilugues  I  [Continuazione  e  fine, 
cfr.  lisly  1907,  sp.  n.  1171]. 

741.  RA.  —  XXII,  5,  1907.  —  Colasanti  G.,  Alcune  osservazioni 
stdla  «  Descriptio  Italiae  »  di  Guidone  da  Ravenna  e  sulla  sua  cro- 
nologia [Che  assegna  alla  seconda  metà  del  secolo  XI]. 

742.  MglO,  —  Erganzungsband  VII,  1907.  —  Hinriehs  H.,  Die 
Datirung  in  der  Geschichtschreibung  des  il  Jahrhunderts  [Contributo 
alla  cronologia  del  medioevo:  raccoglie,  di  ben  58  cronisti,  le  date 
secondo  i  giorni  e  le  settimane  e  secondo  i  mesi]. 


4.  BASSO  MEDIOEVO. 

743.  Bsh.  —  XIV,  1,  1907.  —  Boissonnade  P.,  Le  commerce  des 
peuples  latins  dans  la  Mediterranée  au  moyen  ùge  [A  proposito  di  un 
volume  di  A.  Schaube]. 

744.  AssR.  —  XXIX,  3-4,  1906.  —  Arias  G.,  Le  società  di  com- 
mercio medioevali  in  rapporto  con  la  Chiesa  [Osservazioni  e  docu- 
menti sulla  loro  costituzione  interna:  studia  se  le  società  commer- 
ciali che  ebbero,  durante  il  medioevo,  specialmente  in  Italia,  così 
alta  potenza  economica  furono  considerate  nella  leggo  e  nella  pra- 
tica contrattuale  quali  persone  giuridiche  distinte  dalla  persona 
fisica  dei  singoli  soci,  e  conclude  che  dette  società  in  nome  collet- 
tivo, in  rapporto  di  affari  bancari  con  la  Chiesa,  non  assursero  a  vera 
personalità  giuridica.  Studia  poi  l'origine  e  l'essenza  dell'accoman- 
dita, la  quale  non  sarebbe  creazione  del  legislatore  fiorentino,  non 
sovrapposizione  della  volontà  sua  ad  una  contraria  costumanza 
mercantile  di  Firenze,  ma  nacque  a  Firenze  spontaneamente,  per  cui 
la  legge  del  1408  disciplinò  soltanto  un'usanza  già  in  onore  presso  i 
Fiorentini.  La  società  in  accomandita  è  argomentabile  che  derivi 
dalla  società  in  nome  collettivo,  piuttosto  che  dalla  commenda,  se 
si  deve  badare  alle  analogie  di  sostanza  e  non  di  forme  esterne; 
questa  derivazione  si  deve  alle  vicende  della  costituzione  economica 
fiorentina  e  medioevale  in  genere,  non  già  a  fatti  incidentali,  è 
espressione  di  vigoria  economica  non  già,  come  alcuno  pretese,  di  de- 
cadenza. In  appendice  un  documento  del  1385  (?)  o  1386,  riguardante 
la  società  mercantilo  tra  Francesco  di  Marco  da  Prato,  Boninsegna 
di  Matteo  da  Firenze,  Tieri  di  Benci  da  Firenze  e  Andrea  di  Bar- 
tolomeo da  Siena]. 

745.  Hj.  —  XXIX,  1,  1908.  —  Paiilns,  Die  Rolle  der  Frau  in  der 
Geschìchte  des  Jff'.r^.mrahiis  [A  proposito  delle  opere  di  Kiczler  e  di 
Hansen  ricerca  come  nel  corso  dei  tempi  si  pensò  ad  assegnar  per 


BASSO   MEDIOEVO  263 

la  massima  parte  alle  donne  T esercizio  della  magia,  non  già  per 
influenza  del  <  martello  dei  malefici  »  del  1487  ma  già  anteriormente: 
anzitutto  nei  tempi  avanti  Cristo,  poi  nel  medioevo,  infine  dopo 
Tapparìzione  delle  streghe,  nei  secoli  XVI  e  XVII]. 

746.  AmdMa.  —  NS.,  IV,  1,  1907.  —  Menchetti  A.,  Sulle  origini 
del  Comune  rurale  nella  Marca  d'Ancona  [Accenna  alla  condizione 
giuridica  dei  «  Massarii  »  e  ritiene  che  la  parte  avuta  dalle  «  Uni- 
versitas  Massariorum  »  nelle  origini  del  Comune  possa  essere  stata 
assai  considerevole]. 

747.  Htj.  —  X,  1,  1907.  —  Bernheim  E.,  Die  «  Praesentia  regis  » 
im  Womiser  Korkordat  [Reca  nuovo  materiale,  ossia  una  lettera  del- 
Tarcivescovo  Adalberto  di  Magonza  a  papa  Callisto,  dell'anno  1222, 
cioè  immediatamente  dopo  la  conclusione  del  Concordato.  Un  luogo 
di  essa,  nel  Codice  latino  11851  della  Biblioteca  nazionale  di  Parigi, 
finora  non  letto,  e  che  il  Jafl*ò  aveva  interpretato  per  «  pactionis  » ,  fu 
coli' aiuto  di  reagenti  recentemente  letto  «  praesentiae  »]. 

748.  MgiO.  —  XXVIII,  2,  1907.  —  Chroust  A.,  Das  Walddekret 
Anàklets  II  [A  proposito  di  speciali  lezioni  e  di  un  terzo  ms.  di  Mi- 
chaelsberg  del  secolo  XIII,  che  di  recente  emerse  nel  commercio 
antiquario]. 

749.  Smbc.  —  XXVIII,  3-4,  1907,  —  Steiger  A.,  Der  hL  Bernhard 
von  Clairvaux:  sein  Urteil  ilher  die  ZeitzusUinde,  seine  geschichtsphi- 
losophische  und  Kirchenpolitische  Anschauung, 

750.  AssB.  —  XXIX,  3-4,  1906.  —  Sera  V.,  Sul  diploma  di  Kn- 
vico  VI  per  Leone  de  Monumento  [Il  27  novembre  1186  il  re  dei  Ro- 
mani, Enrico  VI,  concedeva  in  feudo  la  città  di  Sutri  e  nominati- 
vamente i  monti  di  S.  Stefano  e  di  S.  Giovanni,  con  tutti  i  loro 
diritti,  al  console  dei  Romani,  in  compenso  della  sua  esperimentata 
fedeltà  verso  Federico  I  e  verso  lo  stesso  concedente.  Il  diploma, 
esistente  nell'archivio  storico  capitolino  e  già  più  volte  edito,  è  au- 
tentico per  intero,  salvo  la  parola  Anguillaia  «  Leo  de  Anguillaria  », 
scritta  con  inchiostro  assai  più  scuro  sopra  un'abrasione.  Nessuno 
della  famiglia  dei  conti  di  Anguillara  ebbe  nome  Leone,  nessuno  fti 
console  dei  Romani,  ma  questo  titolo  nel  1186  fu  invece  portato  da 
Leone  de  Monumento;  lo  stesso  numero  di  lettere  permise  la  sosti- 
tuzione della  parola  Anguillaria  alla  parola  Monumento,  e  non  l'ag- 
giunta del  titolo  di  conte  che  in  tutti  i  documenti  della  casa  di 
Anguillara  ♦precede  il  cognome;  i  figli  del  preteso  Leone  di  Anguil- 
lara, nominati  nel  documento,  Ottaviano  e  Giovanni,  non  solo  non 
esistettero  mai  nella  casa  Anguillara,  ma  coincidono  perfettamente 
colle  notizie  che  abbiamo  dei  figli  di  Leone  de  Monumento.  La  fal- 
sificazione si  potrebbe  attribuire  all'abilità  del  famoso  CeccarcUi. 
L'A.  ripubblica  il  testo  del  documento  in  appendice]. 

751.  MsFr.  —  III,  1-2,  1907.  —  Leìcht  P.  S.,  Bernardo  di  Cer- 
claria  [Due  documenti  del  1197  e  1198]. 

752.  AmdMa.  —  NS.,  IV,  2,  1907.  —  F.  F.,  />/?  sofhmissioni  dei 
friidatari  e  le  classi  sociali  in  alcuni  Cornimi  marchigiani  dei  secoli 
XII  e  XIII  [Rassegna  e  critica  dello  studio  di  G.  Luzzatto,  di  cui 
cfr.  7?sl  1907,  sp.  n.  236]. 

753.  Mrt.  —  S.  2,  II,  3-4,  1907.  —  Lnzzatto  G.,  Per  la  storia 
sociale  dei  Coynuni  inarchigiani  [Replica  ad  un  articolo  del  Filippini 
di  cui  al  numero  precedente]. 

754.  >'o??..  —  XLII,  856,  1907,  16  ag-osto.  —  Passierli  G.,  In  pel- 
legrinaggio alla  Mecca  nel  secolo  XIl  [A  proposito  della   traduzione 


264  SPO(iLlO    DEI    l'EIiiODICI 

italiana  del  viaggio  di  Jbn  Gubayr  in  Spagna,  Sicilia,  Siria  e  Pa- 
lestina, Mesopotamia,  Arabia,  Egitto]. 

755.  RA.  —  XXIII,  2-3,  1908.  —  Piccirilli  P.,  Una  importante 
stoffa  serica  nella  cattedrale  di  Sulmona  [Probabilmente  dei  primi 
anni  del  secolo  XIII]. 

756.  Na?i.  —  XLI,  829,  1906,  1^  luglio.  —  Leyl  A.,  S.  Francesco 
d* Assisi  e  la  sua  leggenda  [Rassegna  del  volume  di  Nino  Tamassia]. 

757.  Afh.  —  I,  1,  1908.  —  Robinson  P.,  Soìne  chronological  diffi- 
culties  in  the  li  fé  of  S.t  Francis  [Osserva  che  gli  agiografi  medioe- 
vali curavano  poco  la  cronologia,  come  cosa  di  minima  importanza 
di  fronte  allo  spopo  principale  ch'era  l'edificazione  del  lettore.  Alcuni, 
come  S.  Bonaventura,  a  studio,  invertivano  l'ordine  cronologico  per 
evitare  la  confusione  nella  narrazione;  e  tuttavia  le  due  leggende 
Bonaventuriane  per  molti  secoli  furono  la  principal  fonte  degli  agio- 
grafi francescani.  Per  giunta  nel  medioevo  i  varii  calcoli  ossia  il 
diverso  computo  dell'inizio  dell'anno  a  seconda  dei  paesi  ingenera- 
vano la  massima  confusione.  E  pertanto  non  ostante  tali  incertezze 
certamente  sappiamo  che  san  Francesco  mori  ai  3  di  ottobre  del  1226 
e  precisamente  in  sera  di  sabato.  Incerto  è  l'anno  della  nascita  (1181 
oppure  1182).  Seguendo  il  Sigonio  e  il  Wadding,  quasi  tutti  gli  sto- 
rici hanno  assegnato  il  primo  sermone,  tenuto  da  S.  Francesco  a 
Bologna,  all'anno  1220:  ora  è  assodato  doversi  assegnare  al  1222. 
Per  risolvere  tali  difficoltà  cronologiche  ammonisce  l'A.  doversi  ri- 
correre ai  documenti  originali  ed  indagarne  il  senso  genuino]. 

758.  Bcf.  —  II,  1-3,  1906.  —  De  Kerval  L.,  Les  sources  de  Vhi- 
stoire  de  Saint  Francois  d'assise  [Continuazione,  cfr.  Bsl,  1907, 
sp.  n.  251].- 

759.  Bcf,  —  II,  1-3,  1906.  —  Terracini  B.  A.,  Appunti  su  alcune 
fonti  dei  «  fioretti  p . 

760.  Bcf.  —  II,  1-3,  1906.  —  Bertoni  G.,  Per  Vautenticità  del 
«  Cantico  delle  creature  »  o  di  <'  Fratf  Sole  >  di  S.  Francesco  d'Assisi. 
—  Id.,  Im  forma  *  lo  »  nella  formula  di  Confessione  [Secolo  XI].  — 
Id.,  Sojìra  un  codice  dello  «  specidum  historiale  »  di  Vincenzo  Beauvais. 

761.  Afh.  —  I,  1,  1908.  —  Holzapfel  H.,  Ensteimng  des  Portiuìi- 
cula-Ahlasses  [Esposte  le  teorie  dei  moderni  al  rigiiardo,  dimostra 
l'A.  l'autenticità  storica  dell'indulgenza  ;  discute  anzitutto  il  tempo 
in  cui  si  ha  certezza  della  sua  esistenza,  e  risale  all'anno  1233, 
mentre  ancora  viveva  la  prima  generazione  francescana.* In  secondo 
luogo  studia  se  abbia  avuto  essa  origine  da  S.  Francesco;  confata 
le  obbiezioni  alla  testimonianza  positiva  dei  frati  Benedetto  e  Rai- 
neri d'Arezzo  nel  1277,  e  specialmente  cerca  di  spiegare  il  silenzio 
delle  prime  leggende  al  riguardo]. 

762.  Hj.  —  XXVIII,  3,  1907.  —  Blhl,  Die  Stigmaia  de.s  hi.  Franz 
von  Assisi  [Confuta  lo  studio  dell'Hampe  (di  cui  cfr.  Bsl,  1906 
sp.  n.  854),  e  conclude  che  le  stigmate  di  S.  Francesco  si  formarono 
in  seguito  ad  una  apparizione  ch'egli  ebbe  sulle  alture  della  Verna]. 

763.  Afh.  —  I,  1,  1908.  —  Domeulchelll  T.,  Prima  legenda  chori 
de  S.  P.  Francisco  hucusquc  inedita. 

764.  Afh.  —  I,  1,  1908.  —  Lemmens  L.,  Testimonia  minora  sae- 
culi  Xlir  de  S.  P.  Franci.^co  [S.  Francesco  nelle  cronache  del  se- 
colo XIII,  dei  testi  oculari,  dei  cronisti  che  seguono  testimonianze 
scritte,  e  di  quelle  che  riflettono  tradizioni  popolari]. 

765.  Afh.  —  I,  1,  1908.  —  GoliiboTich  H.,  Series  provinciaruyn 
Ordiìfis  FF.  Miiforìnn  sire.  XIIF-XIV. 


BASSO    MEDIOEVO  265 

Tt>6.  BssU.  —  XII,  3,  1906.  —  Lauzi  L.,  Quale  posto  coìivenga  al 
dipinto  di  Stroncoììo  nella  serie  delle  fonti  per  la  iconografia  france- 
scana [Il  ritratto  di  S.  Francesco  a  Stroncone  è  certamente  quello 
che  meglio  di  ogni  altro  risponde  alla  descrizione  del  biografo  Ce- 
lanensc,  ma  siccome  queste  pitture  furono  condotte  circa  un  secolo 
dopo  la  morte  di  S.  Francesco,  non  possiamo  purtroppo  aWermare 
di  possedere  in  esse  il  suo  vero  ritratto,  per  quanto  certamente  in 
queste  opere  gli  artisti  del  tempo  abbiano  fissato  ciò  che  di  meglio 
si  conosceva  ancora  circa  l'icone  del  Poverello]. 

767.  BssU,  —  XII,  3, 1906.  —  Cristofani  G.,  Chola  Pictor  [Oscuro 
ma  non  spregevole  artista  del  trecento,  che  dipinse  in  Assisi  un 
tabernacolo  sovrastante  la  porta  delle  camere  dell'antica  confrater- 
nita dei  Ss.  Lorenzo  ed  Antonino  alla  Rocca;  cerca  di  identificarlo 
con  un  maestro  Nicola  Calabrese]. 

768.  BssU*  —  XII,  3,  1906.  —  Filippini  E  ,  Un  codice  poco  noto 
della  visione  dd  lì.  Toinmasuccia  da  Foligno  [Dà  notizia  di  un  codice 
della  Biblioteca  dell'Università  di  Pavia  del  secolo  XIV,  il  quale  si 
avvantaggia  di  molto  su  quello  di  Foligno  pubblicato  dal  Faloci- 
Pulignani]. 

769.  Bcf.  —  II,  1-3,  1906.  —  Siittina  L.,  Laude  antiche  a  San 
Francesco  e  a  Santa  Chiara  d'Assisi  [Da  un  codice  del  secolo  XV, 
ma  forse  alquanto  più  antiche]. 

770.  RA.  —  XXII,  1,  2,  1907.  —  Oiiarìni  0.  B.,  U epistolario  di 
Tommaso  da  Gaeta,  giustiziario  di  Federico  II,  di  P.  Kehr  [Conti- 
nuazione, cfr.  Bsl,  1907,  sp.  n.  257]. 

771.  AssR.  —  XXX,  3-4,  1907.  —  Federici  V.,  /  frammenti  no- 
tarili dell'archivio  di  Sutri  |Nc  pubblica  due  integralmente:  1°  spese 
del  Comune  di  Siena  del  1249;  2^'  inventario  dell'ospitale  di  Sutri 
del  1248]. 

772.  MsFr.  —  III,  3-4,  1907.  —  Suttiiia  L.,  Due  brevi  testi  vol- 
gari del  secolo  XIII  [Il  primo  un  conto  commerciale  che  si  può  far 
risalire  più  in  là  del  1259,  il  secondo  è  attribuito  al  1290]. 

773.  Afh.  —  I,  1,  1908.  —  Lopez  A.,  Litferae  ineditoo  fr.  Hiero- 
nymi  ah  Ascuìo  Gen.  Ministri  (1214-1219):  De  additione  facienda  in 
Leg,  Mai.  S.  Bonav. 

774.  RiL.  —  S.  2,  XXXIX,  7,  1906.  —  Benini  R.,  Quando  nanjue 
Cangrande  I  della  Scala  [Sarebbe  nato  ai  primi  di  maggio  del  1289; 
a  tale  conclusione  perviene  essenzialmente  colla  critica  dei  passi  di 
Dante  che  gli  si  riferiscono]. 

775.  R.<iO.  —  XV,  1,  1907.  —  Verre  A.,  Buggiero  da  Sanguineto 
ed  il  castello  di  Belvedere  [Avvenimenti  guerreschi  del  1289]. 

776.  BmcB.  —  IV,  2,  1907.  —  Tua  P.  M.,  Una  pagina  degli  aiti 
del  Maggior  Consiglio  (del  Coìnune  di  Jkfs.^aiio)  [Del  1290,  salvata 
dalla  dispersione]. 

777.  RIL.  —  S.  2,  XXXIX,  5,  1906.  —  Bonfante,  La  formazione 
scolastica  della  dottrina  dell' <i  Uui versi tas  ». 

778.  Bini.  —  XXIX,  1908.  —  Cipolla  V  ,  «  Annales  Veroneuses 
Antiqui  »  pubblicati  da  un,  manoscritto  sarzanese  del  secolo  XIII  [Pre- 
mette cenni  sui  manoscritti  (delle  biblioteche:  Bodlejana  di  Oxford, 
di  Aix,  Boncompagni-Ludovisi,  Estense,  ecc.ì  del  ■-<-  Chronicon  Vero- 
nense  »  elaborato  verso  la  metà  del  secolo  XIII  dal  notaio  Parisio 
da  Cerea,  e  sulle  pubblicazioni  al  medesimo  direttamente  o  indiret- 
tamente riferentisi  ;  passa  poi  a  ricordare  le  cronache  di  solito  brevi 


266  SPOOLIO  DEI    PERIODICI 

che  riproducono  note  storiche  veronesi  specialmente  dei  sec.  XII-XIII^ 
studia  infine  di  proposito  una  di  queste,  il  cui  ras.  si  trova  nell'  ar- 
chivio capitolare  di  Sarzana.  Voleva  essere  una  «  Chronica  ponti- 
ficum  et  imperatorum  »,  compilazioni  numerose  nel  medioevo;  la 
serie  degli  anni  incomincia  coiranno  1  e  termina  al  1251;  le  notizie 
sono  scritte  di  due  mani  del  secolo  XIII  circa,  pubblica  quelle  con- 
cernenti Verona  con  opportuni  richiami  ad  altre  cronache]. 

779.  BssU.  —  XII,  2,  3,  1906.  —  Lngano  P.,  Delle  chiese  della 
città  e  diocesi  di  Foligno  nel  secolo  XIII  [Continuazione,  cfr.  Bsl,  1906, 
sp.  n.  844:  Parte  I:  le  chiese  del  «  sexterium  episcopatus  »,  in  nu- 
mero di  cinquantacinque.  -  Parte  II  :  le  chiese  della  «  libra  sexterii 
canonice  »,  in  numero  di  sedici.  -  Parte  III:  le  chiese  del  «sexte- 
rium monasterìi  saxivivi  »,  in  numero  di  sette.  -  Parte  IV:  le  chiese 
della  «  libra  universitatis  *,  in  numero  di  ottanta]. 

780.  Msl.  —  S.  3,  XII,  1907.  —  Sopetto  E.,  Margherita  di  Savoia, 
marchesana  di  Monfein^ato  dal  1295  al  1313  [Della  figlia  di  Amedeo  V 
poco  0  nulla  si  conosce  intorno  agli  anni  giovanili;  l'A.  inizia  la 
sua  trattazione  descrivendo  la  dissoluzione  dello  Stato  monferrino 
alla  morte  di  Guglielmo  VII,  e  le  trattative  per  il  matrimonio  di 
Giovanni  I,  ritornato  dalla  Provenza,  con  Margherita  di  Savoia 
nel  1295.  Alla  principessa  furono  assegnati  in  contro  dote  da  Gio- 
vanni le  terre  di  Caselle,  Ciriè  e  Lanzo.  Alla  morte  di  Giovanni  I, 
nel  1305,  gravi  questioni  insorsero  per  le  pretese  alla  successione 
monferrina;  importante  tra  l'altro  è  la  convenzione  intervenuta  tra 
Manfredo  IV  di  Saluzzo,  uno  dei  pretendenti,  e  la  vedova  marchesa 
Margherita,  la  quale  pose  indi  la  sua  dimora  in  Ciriè,  governando 
saggiamente  anche  le  altre  sue  terre  che  fece  fortificare.  Gravi  fu- 
rono le  minacele  di  guerra  e  i  timori  d'incursioni  nel  piccolo  Stato 
della  marchesa;  ebbe  essa  contese  anche  col  vescovo  di  Torino. 
Nel  1313  per  meglio  ristabilirsi  da  una  lunga  malattia  si  recò  a  go- 
dere il  mite  e  salubre  clima  di  Genova.  In  appendice  26  documenti], 

781.  SS,  —  XXIV,  3-5,  1907,  e  XXV,  1-2,  1908.  -  Senigaglia  Q., 
Le  compagnie  bancarie  senesi  nei  secoli  XIII  e  XIV  [Nella  parte  prima 
studia  le  relazioni  commerciali  dei  Senesi,  e  cioè:  l'estensione  ed 
importanza  del  commercio  bancario  senese;  i.  rapporti  colla  Chiesa 
e  i  «  campsores  domini  Papae  » .  Nella  parte  seconda  studia  la  posi- 
zione giuridica,  cioè  :  la  formazione  e  la  costituzione  del  commercio 
bancario;  l'amministrazione;  i  rapporti  col  Comune  e  coli' arte  della 
mercanzia.  Nella  parte  terza  studia  le  principali  operazioni  bancarie, 
il  mutuo,  il  cambio,  il  deposito,  infine  le  operazioni  bancarie  in  rap- 
porto colla  S.  Sede.  Quindici  documenti,  tra  gli  anni  1288-1377,  in 
appendice]. 

782.  Afh,  —  I,  1,  1908.  —  Uomenichelli  T.,  Compendium  chro- 
nicanim  fr.  Mariani  de  Florentia  (128U1520)  jmma  vice  editum. 

783.  MgiÒ.  -  XIX,  1,  1908.  —  Moser  M.,  Ber  Brief  ^  Realis  est 
t^evitas  »  aus  dem  Jahre  1304  [Dà  il  testo;  poi  lo  commenta  critica- 
mente, ne  studia  la  data,  che  fissa  tra  il  20  aprile  e  il  31  maggio  1304, 
la  persona  cui  fu  indirizzata  e  l'autore:  appare  come  un  incarico 
confidenziale  dato  al  pubblicista  Pierre  Dubois  di  preparare  uno 
scritto  per  Filippo  il  Bello,  parere  ed  apologia  ad  un  tempo  ;  fu 
ispirato  da  uno  dei  più  fedeli  amici  del  Re,  e  forse  sbocciò  dalla 
penna  di  Riccardo  Leueveu  poi  vescovo  di  Beziers]. 

784.  Htj.  —  IX,  4,  1906.  —  Scholz  R.,  Zur  Beurteilung  Boni- 
faz  Vili  iind  se.ines  Sittlich-religiiìse  Charakters  [Studia  come  sia  pos- 


BASSO    MEDIOEVO  267 

sibilo  ritornare  sul  giudizio  fatto  sopra  Bonifacio  e  quanto  esso  sia 
fondato,  secondo  nuove  pubblicazioni  del  Wenck  e  del  Finke]. 

785.  Nan.  —  XLII,  858,  1907,  16  settembre.  —  Chiappelli  A.,  Arte 
domenicana  del  trecento  [Come  fino  dalle  origini  la  milizia  di  S.  Do- 
menico ebbe  per  propria  missione  l'apostolato  della  predicazione  e  la 
difesa  della  Chiesa,  di  cui  fu  salda  colonna,  cosi  l'arto  n^lla  vita  di 
quell'ordine  nacque  figlia  della  predicazione;  quelle  verità  religioso 
che  sillogizzando  propugnava  dalla  cattedra  o  persuadeva  dal  per- 
gamo, por  virtù  di  segni  sensibili,  l'arte,  ministra  della  fede,  pro- 
poneva alla  meditazione  del  popolo.  L'A.  ne  esamina  le  principali 
esplicazioni]. 

786.  BssU.  —  XII,  2,  1906.  -  Degli  Azzi  G.,  Le  relazioni  tra  la 
repubblica  di  Firenze  e  l'Umbria  nel  secolo  XIV  secondo  i  documenti 
del  li.  Archivio  di  Stato  di  Firenze  [Voi.  I:  dai  Carteggi,  regesti  di 
273  documenti  tra  il  1309  e  il  1358J. 

787.  Naw.  ~  XLI,  836,  1906,  16  ottobre.  -  Del  Lungo  I.,  Me- 
morie  fiorentine  di  popolo  nella  storia  e  nella  tradizione  d'una  teiera 
del  contado  [Da  un  discorso  pronunciato  a  Scarperia  in  Mugello  pel 
sesto  centenario  della  fondazione  del  paese]. 

788.  Nan.  -  XLII,  862,  1907,  16  novembre.  —  Sicardi  E.,  Fin- 
zioni d'amore  nel  secolo  XIII  [Nota  alla  «  Vita  Nuova  »  di  Dante]. 

789.  RiL,  —  S.  2,  XXXIX,  14,  16,  1906.  -  Gorra  E.,  Quando 
Dante  scrisse  la  «  Divina  Commedia  »  [Prima  del  1314  Dante  non 
aveva  terminata  nessuna  cantica  del  suo  poema;  !'«  Inferno»  potè 
essere  incominciato  anche  nel  1310  o  1311;  certo  gli  anni  1310-1314 
hanno  un'importanza  capitalo  nella  concezione  definitiva  del  poema, 
ma  non  è  necessario  considerare  il  1314  come  «  terminus  ad  quem  » 
0  «  terminus  a  quo  »  della  composizione  delle  due  prime  cantiche. 
Nella  seconda  nota  l'A.  passa  in  rassegna  e  critica  i  più  recenti 
sistemi  cronologici  della  questione  dantesca]. 

790.  KiL.  —  S.  2,  XXXIX,  5,  1906.  -  Benlnl,  Sulla  data  pre- 
cisa e  la  preci' a  durata  del  mistico  viagqio  di  Dante, 

791.  EA.  -  XXII,  8-9,  1907.  —  Valla  F.,  Il  vero  simbolo  di  Ma- 
telda   [La  poesia  dei  Salmi,  o  la  fede  dei  giusti  prima  del  Messia]. 

792.  Xa?i.  —  XLI,  831,  1906.  -  Bertolinl  F.,  Sordello  [Ne  fa 
l'apologia]. 

793.  RIL.  -  S.  2,  XXXIX,  15,  16,  20.  1906.  —  Benlnl  R.,  Uu- 
nità  artistica  e  logica  delle  profezie  di  Virgilio,  Beatrice  e  Cacciaguida 
ossia  la  soluzione  del  maggior  enigma  dantejico.  —  Id.,  Per  il  1300, 
come  anno  della  visione  dantesca.  -  Id.,  Xuove  cmisiderazioni  a  fa- 
vore del  1300,  come  anno  della  visione  dantesca. 

794.  Nan.  —  XLII,  861,  1907,  1«  novembre.  —  Pirandello  L.,  Il 
verso  di  Dante  [A  proposito  della  pubblicazione  di  Federico  Gar- 
landa]. 

795.  Nan.  —  XLII,  859,  1907,  1»  ottobre.  —  Tocco  F.,  Il  VI  canto 
del  Purgatorio. 

796.  Na??.  —  XLIL  843,  1907,  l'»  febbraio.  —  Del  Lungo  I.,  /.« 
profezia  dell'esilio  [Studia  l'episodio  di  Cacciaguida  in  relazione  coi 
tatti  della  vita  di  Dante]. 

797.  BI.  —  VII,  4,  1907.  —  Page!  Toymbee,  A  latin  tmnslation 
of  the  <t  Divina  Commedia  »  quoted  in  the  «  Mgsterium  iniquitatis  » 
of  Du  Plessis  Mornay. 

798.  JLa.  —  NS.,  Il,  1,  2,  1907.  —  Castellani  G.,  Jacopo  del  Cas- 
sero e  il  Codice  Dantesco  della  Biblioteca  di  lUmini  [Ribatte  l'affer- 


268  SPOGLIO    DEI    rSKIODICI 

inazione  che  la  iscrizione  di  Jacopo  del  Cassero  nella  chiesa  di  San 
Domenico  di  Fano  sia  non  sepolcrale  ma  solo  commemorativa,  e 
trova  poi  il  nucleo  intorno  a  cui  si  raggruppano  lo  notizie  circa  la 
morte  di  Jacopo  del  Cassero,  menzionata  da  Dante,  nel  codice  dantesco 
detto  Grandenighiano  della  Biblioteca  Gambalungft^  di  Rimini  :  cosi 
l'A.  reca  anche  un  contributo  alla  bibliografia  dantesca]. 

799.  BA.  —  XXII,  7,  1907.  —  Lovascio  0.,  Una  noia  critica  sulla 
canzone  «  alla  Vergine  »  dì  Francesco  Petrarca. 

800.  RA.  —  XXIII,  1,  1908.  —  Patrono  C.  M.,  Im  canzone  *  alla 
Vergine  »  dì  F.  Petrarca  a  proposito  d'una  recentissima  nota  critica 
su  di  essa  [Di  cui  sopra]. 

801.  RIL.  —  S.  2,  XXXIX,  6,  1906.  —  Sabbadini  R.,  //  lìrimo 
nucleo  della  biblioteca  del  Petrarca. 

802.  RiL.  —  S.  2,  XXXIX,  4,  1906.  —  Sabbadini  R.,  Quali  bio- 
grafie vergiliane  fossero  noie  al  Petrarca. 

803.  Na?i.  -  XLII,  851,  1907,  lo  giugno.  —  Clan  V.,  Il  cesto  dd 
ca  nzonie re  pe tra  rch esco . 

804.  MsFr.  —  III,  1-^,  1907.  —  Clan  V.,  Il  «  latin  sangue  gen- 
tile »  e  '  //  furor  dì  lassìi  »  jyrìma  del  Petrarca  [Riproduzione  dello 
studio,  di  cui  ctr.  PsI,  1906,  sp.  n.  297]. 

805.  BI.  —  VII,  4,  1907;  Vili,  1,  1908.  —  Baiivette  H.,  Les  plus 
ancìennes  iraductìons  fran^aìses  de  Boccace. 

806.  MsFr.  —  III,  3-4,  1907.-  -  Carreri  F.  C,  Divisione  del  ca- 
stello di  Cucagna  nel  1S26  [Pubblica  un  istrumento  conservato  nel- 
l'archivio dei'  Conti  di  Valvasoue  in  Valvasone]. 

807.  BssU.  —  XII,  2,  1906.  -  Scalvanti  0.,  /  Ghibellini  di  Amelia 
e  Lodovico  il  Jìavaro  [Commentando  un'epigrafe  dedicata  dai  citta- 
dini di  Amelia  all'Imperatore  nel  1332,  quand'egli  era  in  Germania, 
dopo  la  vergognosa  impresa  d'Italia,  ricorda  l'organizzazione  della 
resistenza  del  partito  ghibellino  nell'Italia  centrale  alla  Chiesa,  du- 
rata vittoriosamente  anche  durante  l'assenza  di  Lodovico  e  durante 
la  fortuna  di  Giovanni  di  Boemia.  Nel  1332  Amelia,  sempre  in  armi, 
compie  l'impresa  di  Foce,  togliendo  il  castello  alla  Chiesa:  per  cui 
è  facile  ammettere  che  l'epigrafe  fosse  apposta  nel  territorio  ame- 
rino  per  ricordare  qualche  fortilizio  edificato  nell'occasione  di  quelle 
guerre,  o  qualche  altro  pubblico  edificio.  Per  ultimo  l'A.  ricorda  gli 
ottimi  rapporti  politici  di  Amelia  col  popolo  romano  il  quale  ancora 
dopo  la  venuta  di  Lodovico  il  Bavaro  conservava  sentimenti  avversi 
alla  curia  romana  e  animati  da  spirito  ghibellino]. 

808.  lìhen.  —  XXV,  2,  1908.  —  Berllère  U.,  Im  réforme  du  Ca- 
lendrier  sous  Clément  VI  [Pubblica  una  supplica  diretta  al  Papa  il 
30  agosto  1353,  la  quale  fornisce  notizie  sulla  persona  di  Giovanni 
de  Thermis  e  sulla  sua  attività  alla  corte  di  Avignone,  in  vista  della 
correzione  del  Calendario  desiderata  da  Clemente  VI]. 

809.  AB.  —  JI,  5,  1907.  —  SorbelU  A.,  Un  demagogo  bolognese 
del  trecento  [Un  piccolo  manifesto,  che  ha  tutti  i  caratteri  del  «  pam- 
phlet »,  ricorda  Bernabò  Visconti,  nipote  dell'arcivescovo  Giovanni  ; 
si  riferisce  alle  contese  con  Giovanni  da  Oleggio ,  e  specialmente 
all'anno  1360,  ovverosia  alle  dolorose  contingenze  capitate  alla  città 
per  opera  del  Visconti  tra  il  maggio  ed  il  settembre  di  quell'anno], 

810.  MsFr.  —  III,  3-4,  1907.  -  Fabris  G.,  Un  sonetto  di  S.  Cat- 
ferina  da  Siena  [In  un  codice  udinese  di  antiche  rime  dove  fu  tra- 
scritto avanti  il  1461]. 


BASSO  UEDIOEVO  269 

811.  Htj.  —  IX,  3, 1906.  —  Brosch  M.,  Eiii  Krieg  mit  dem  Papstum 
ira  14  Jahrhuiidert  [La  guerra  dei  Fiorentini  contro  le  truppe  del  papa 
Gregorio  XI  nelFanno  1376-1377]. 

812.  Hz.  —  S.  3,  III,  2,  1907.  —  Loserth  J.,  Wiclifs  Lehre  vom 
icahren  uiid  falscken  Papsium, 

813.  Bb€7i.  —  XXIV,  4,  1907,  e  XXV,  1,  1908.  -  Berlière  U., 
Epaves  d'archives  pontificale^  du  XIV  siede  [Nel  ms.  775  della  Biblio- 
teca di  Reims,  VA.  ha  rintracciato  tutta  una  serie  di  suppliche  ori- 
ginali di  Urbano  V  e  di  Gregorio  XI,  le  quali  descrive]. 

814.  BssU.  —  XIII,  1,  1907.  —  Fnini  L.,  Documenti  estratti  dalla 
cronaca  di  fr.  Giovanni  di  Matteo  del  Caccia,  domenicano  di  Orvieto 
[Della  metà  del  secolo  XIV]. 

815.  BssU.  —  XIII,  1,  1907.  ~  Antonelli  M.,  Di  alcune  infeuda- 
zioni  neU*  Umbria  nella  seconda  metà  del  secolo  XIV  [Con  un  docu- 
mento in  appendice]. 

816.  AmdMa.  —  NS.,  Ili,  4,  1906.  —  Alolsi  U.,  Benedetto  XII  e 
Bertrando  arcivescovo  ebredunense,  informatore  della  Marca  di  Ancona 
[Ventisette  documenti  tratti  dall'Archivio  Vaticano  :  il  periodo  della 
riforma  di  Bertrando  può  fissarsi  tra  il  6  maggio  1335,  data  delle 
lettere  di  commissione,  e  1*8  aprile  1337,  data  della  lettera  di  richiamo]. 

817.  AmdMa.  —  NS.,  Ili,  4,  1906.  —  Belardi  A.,  Oddo  di  Biagio, 
croniMa  anconitano  [La  prima  data  certa  della  sua  vita  è  del  1348, 
poiché  descrive  per  disteso  la  peste  che  desolò  queirannp  Tltalia  e 
infierì  in  Ancona;  fu  perito  in  legge  e  notaio;  la  sua  vita  pubblica 
incomincia  nel  1366,  in  cui  lo  troviamo  con  altri  notai  agli  stipendi 
del  Comune  di  Ancona,  per  raccogliere  e  narrare  gli  avvenimenti 
più  importanti  della  città;  nel  1367  rappresenta  il  Comune  a  Viterbo 
dove  era  giunto  Urbano  V;  nel  1373,  come  sindaco  di  Ancona,  va 
a  Bologna  al  Consiglio  indetto  dal  Legato  apostolico  per  escogitare 
i  mezzi  di  opporsi  al  Visconti  ;  nel  1380  è  assunto  all'Anzianato  del 
Comune  ;  nel  1390  ambasciatore  a  Urbano  VI  ;  cessa  la  sua  carriera 
pubblica  nell'anno  seguente.  Contemporaneo  e  testimonio  di  buona 
parte  degli  avvenimenti  che  narra  -  riguardanti  la  riconquista  degli 
Stati  della  Chiesa,  1353-57,  lo  scisma  d'Occidente,  il  contrasto  tra 
Luigi  d'Angiò  e  Carlo  di  Durazzo  per  la  successione  del  reame  di 
Napoli  -  la  sua  cronaca  è  l'unica  fonte  per  la  storia  municipale  di 
Ancona  nella  seconda  metà  del  XIV  secolo  ;  non  ebbe  egli  in  genero 
bisogno  di  consultare  cronache,  scritture,  documenti,  salvo  nel  proemio 
dove  si  propone  dichiarare  l'etimologia  del  nome  Ancona  (An  =  ante, 
antica  e  Cona  =  tabula),  la  origine  e  i  primi  abitatori  della  città. 
Malgrado  alcuni  errori  cronologici,  si  mostra  generalmente  accu- 
rato, colto,  imparziale.  L'A.  espone  il  contenuto  della  cronaca  e  dà 
in  appendice  sei  documenti  sull'argomento]. 

818.  AmdMa.  —  NS.,  Ili,  4,  1906.  —  Filippini  F.,  Due  documenti 
sui  Presidati  della  Marca  [I  Presidati  acquistarono  maggiore  impor- 
tanza per  le  costituzioni  Egidiane,  volendo  l' Albornoz  per  mezzo  di 
questi  giudici  diminuire  l'autonomia  dei  Comuni  e  in  pari  tempo 
provvedere  al  comodo  dei  provinciali,  liberandoli  in  molti  casi  dal- 
rintervenire  alla  curia  centrale  della  Marca.  I  due  documenti  degli 
anni  1366  e  1367,  pubblicati  dall' A.,  sono  un'applicazione  della  legge 
che  regola  il  sindacato  degli  ufficiali  della  Chiesa]. 

819.  AmdMa.  —  NS.,  Ili,  3,  1906,  e  IV,  3,  1907.  —  Aloisi  U.,  Sulla 
formazione  storica  dei  «  Liber  Conslitutionum  Sancte  Matris  Ecclesie  » 
(1SÒ7)  [Dà  notizie  biografiche  su  Napoleone  Orsini,  cardinale  diacono 


270  SPOGLIO   DEI   PERIODICI 

del  titolo  di  S.  Adriano,  rettore  della  Marca  di  Ancona  dal  mag- 
gio 1300  al  giugno  1301 ,  e  a  quel  periodo  crede  si  debbano  rife- 
rire le  costituzioni,  dette  di  Bonifacio,  promulgate  nella  Marca  e  in 
Macerata;  studia  le  relazioni  tra  queste  e  le  costituzioni  Egidiane 
.successive.  Descrive  le  condizioni  della  Marca  di  Ancona  nei  pri- 
mordi del  pontificato  di  Giovanni  XXII;  le  costituzioni  pubblicate 
da  Amelio  di  Lautrec  nel  parlamento  di  Montolmo  il  14  dicembre  1317; 
la  costituzione  «  dierum  crescente  malitìa  »  di  Giovanni  XXII,  e  il 
crimine  di  lesa  maestà,  nonché  altri  provvedimenti  contro  i  ribelli; 
e  istituisce  opportuni  raffronti  colle  Egidiane]. 

820.  AssR.  —  XXX,  3-4,  1907.  —  Antonelli  M.,  Im  dominazione 
j)0}iii fida  nel  Patrimonio  itegli  ultimi  ventanni  (IH  periodo  avignonese 
[Continua  lo  studio,  di  cui  cfr.  Itsl,  1906,  sp.  n.  1497:  studia  le  cure 
solerti  dei  pontefici  per  consolidare  l'opera  del  cardinale  d'Albornoz, 
le  male  arti  dei  governanti  che  tendevano  a  distruggerla  e  la  grande 
ribellione  del  1375  da  essi  provocata.  Fa  precedere  alcune  notizie 
sulle  incursioni  delle  milizie  romane  e  delle  compagnie  di  ventura, 
che,  specie  nei  primi  dieci  anni,  turbarono  spesso  la  pace  della  pro- 
vincia e  costrinsero  gli  ufficiali  della  Chiesa  ad  un'assidua  vigilanza 
e  a  provvedimenti  energici  di  difesa]. 

821.  Snibc.  —  XXVIII,  3-4,  1907.  —  Bliemetzr leder  F.,  /)/e  wahre 
historische  Dedeutung  Konranda  von  Gelnhaiised  zìi  Beginn  des  grossen 
abendUindischen  Schi^mas. 

822.  RA.  -  XXII,  5,  1907.  —  l'ansa  «.,  Masello  Cinelli  di  Sul- 
moìia  e  Gaspare  Romanelli  dell'  Aquila^  orafi  ed  esecutori  di  comi  e 
medaglie  [Rispettivamente  dei  secoli  XIV  e  XVI]. 

823.  RiL.  -  S.  2,  XXXIX,  20,  1906.  —  Sabbadlnl  R.,  Andrea 
Biglia  (milanese) y  frate  agostiniano y  del  secolo  XV  [Documenti  sul 
soggiorno  a  Milano,  a  Padova,  a  Firenze,  a  Bologna,  a  Pavia,  a 
Perugia,  a  Siena]. 

824.  BsslT.  —  XII,  1,  1906.  —  Sacchettl-Sassetti  A.,  Tm  famiglia 
di  Tomasso  Morroni  e  le  fazioni  in  Rieti  del  secolo  XV  [Copiose  ri- 
cerche negli  archivi  di  Rieti  (archivio  notarile,  archivio  comunale, 
archìvio  capitolare,  ecc.)  diedero  modo  all'A.  di  spigolare  notizie 
interessanti  riguardo  alla  famiglia  di  quegli  che  fu  soldato",  uma- 
nista, poeta  e  diplomatico  del  secolo  XV,  sull'ambiente  in  che  nacque 
e  crebbe,  sulla  parte  avuta  da  quella  cospicua  famiglia  nei  princi- 
pali avvenimenti  reatini  e  in  special  modo  nelle  fazioni  che  durante 
il  secolo  XV  lacerarono  il  seno  della  città.  Nel  1435  un  matrimonio 
suggellava  la  pacificazione  generale  dei  reatini  e  il  ritorno  dei  Mor- 
roni insieme  con  gli  Alfani  ed  altri  esuli.  Nel  1450  una  vasta  con- 
giura popolare  mirava  audacemente  a  mettere  Rieti  in  mano  di 
Giovanni  Morroni,  zio  di  Tomasso,  e  fu  scoperta,  ma  difettano  i 
documenti  a  lumeggiare  il  processo  che  ne  seguì  e  la  sentenza.  La 
operosità  del  Tomasso  si  spiegò  poi  tutta  fuori  di  patria.  In  appen- 
dice undici  documenti  tra  il  1407  e  il  1184]. 

825.  BssU.  —  XII,  3,  1906.  —  Scalvanti  0.,  Per  la  sepoltura  di 
Braccio  Paglioni  e  di  Braccio  Fortébracd  in  Perugia  [Dimostra  che 
il  sarcofago  esistente  nella  chiesa  di  S.  Maria  dei  Serviti  in  Perugia, 
colla  scritta  «  Brachius  II  »,  appartiene  a  Braccio  Baglioni,  figlio 
di  Malatesta  di  Pandolfo  Baglioni,  uno  dei  più  illustri  capitani  di 
Perugia  e  dell'Umbria  del  secolo  XV.  Rintraccia  poi  anche  le  ossa  di 
Braccio  Fortebracci,  augurando  che  trovino  sepoltura  degna,  nella 
chiesa  stessa  accanto  alle  ossa  del  primo]. 


BASSO   MEDIOEVO  271 

826.  BssU.  —  XII,  3,  1906.  —  Geraldini  B.,  Avielia  sotto  la  do- 
minazione del  re  Ladislao  e  del  Tartalia  di  Lavello  [Notizie  e  docu- 
menti locali  dal  1414  al  1425]. 

827.  BssU.  —  XII,  2,  1906.  —  Scalranti  0.,  Il  vicariato  di  Nicolò 
Fortébraccio  a  Borgo  San  Sepolcro  [Pubblica  una  bolla  di  papa  Eu- 
genio IV,  del  1432,  tratta  dall'archivio  Baglioni  a  Perugia:  con  essa 
s'investe  del  vicariato  di  Borgo  San  Sepolcro  Nicolò  Fortebraqcio  ; 
appare  dal  contesto  che  il  papa  non  riteneva  Nicolò  di  fede  molto 
sicura;  a  lui  prescrive  la  durata  del  vicariato  non  oltre  dieci  anni 
e  notevoli  restrizioni  nella  giurisdizione;  dà  inoltre  consigli  di  mo- 
derazione]. 

828.  BssU.  —  XIII,  1,  1907.  —  Faloci-Polignani  M.,  Vita  di  Si- 
gismondo  «  de  Comitibiis  Fulginatis  »  scritta  dall'abate  Mengozzi  [Nato 
nel  1432,  morto  nel  1547,  storiografo,  stimato  da  Sisto  IV,  segretario 
di  Giulio  II]. 

829.  Afh.  —  I,  1,  1908.  —  Dal  dal  N.,  Epistola  S.  Jacobi  de 
Marchia  ad  S.  Joannem  de  Capistrano  (1419), 

830.  AmdMa.  —  NS.,  Ili,  2,  3,  1906.  —  Rossi  L.,  /  prodromi 
della  guerra  in  Italia  del  1402-68:  i  tiranni  di  Bomagna  e  Federico 
dn  Monte  feltro  [Continuazione,  cfr.  Bsl,  1907,  sp.  n.  306  :  segue  la 
pubblicazione  dei  documenti  in  appendice]. 

831.  AmdMa.  -  NS.,  Ili,  4,  1906,  e  IV,  2,  1907.  -  Rossi  L., 
Nuove  notizie  su  Federico  da  Montefeltro,  Sigismondo  Malatesta  e  i 
Manfredi  d'Imola  e  di  Faenza  (1451)  [Cfr.  il  numero  precedente.  Con- 
clude che  anche  le  nuove  notizie  da  lui  esposte  concorrono  a  dimo- 
strare che  il  munifico  mecenate  di  Urbino  non  fu  quell'uomo  inte- 
merato che  molti  hanno  creduto,  e  che  se  anche  non  raggiunse  la 
ferocia  implacabile  del  suo  vicino  Sigismondo  Malatesta  fu  però  degno 
compagno  degli  altri  condottieri  del  tempo  suo.  Ventun  documenti 
in  appendice]. 

832.  MglÒ.  -  XVIII,  3,  1907.  -  CarteUieri  0.,  Iber  eine  bur- 
gundische  Gesandschaft  an  den  kaiserlichem  und  jyapstUche  Ilof  im 
Jahre  1460  [Aveva  per  scopo  presso  l'Imperatore  la  prostazione  del 
giuramento  pel  possesso  della  Borgogna  riconosciuto  feudo  imperiale, 
la  questione  del  Lussemburgo,  il  vicariato,  e  infine  una  lega  tra 
l'imperatore  Federico  e  il  duca  Filippo  contro  i  Turchi;  di  questa 
ultima  doveva  trattare  anche  a  Roma  col  Papa:  l'ambasciatore  era 
mastro  Antonio  Hanneron,  dottore  in  leggi,  protonotario  della  Santa 
Sede,  arcidiacono  di  Cambray.  L'A.  dà  il  testo  francese  dell'istruzione]. 

833.  AB.  —  I,  5,  1906.  —  Sorbelli  R.,  Lettere  di  Ginevra  Sforza  a 
Lorenzo  e  Piero  de*  Medici  [Pubblica  cinque  lettere  degli  anni  1481-1493. 
Colla  prima  raccomanda  caldamente  al  IMagnifico,  Costanzo  suo  fra- 
tello, affinchè  gli  sia  data  dai  Fiorentini  la  condotta  di  un  certo 
numero  di  genti  d'arme;  colla  seconda  chiede  a  Lorenzo  libero  pas- 
saggio per  lo  Stato  di  Firenze  a  favore  di  alcuni  Bolognesi  che  essa 
manda  a  far  provviste  di  frumento  in  quello  di  Siena;  colla  terza 
raccomanda  un  certo  signor  Alessandro  Fi  deli  da  Pesaro  affinchè 
^li  sia  concesso  l'ufficio  dell'Arte  della  Lana.  A  Piero  raccomanda 
la  causa  di  un  tal  Giovanni  dell'Antella,  il  quale  ha  una  causa 
dinnanzi  agli  Otto  di  Pratica  in  Firenze,  e  con  l'ultima  lettera  lo 
assicura  di  aver  dato  le  disposizioni  affinchè  sia  preso  un  ladro  di 
Firenze  se  passa  per  Bologna]. 

834.  MsFr.  —  HI,  3-4,  1907.  —  A.  S.,  Di  Paola  Gonzaga,  co7i- 
tessa  di  Gorizia  [Una  breve  lettera  al  marchese  di  Mantova,  Francesco 


272  SPOGLIO   DEI    PERIODICI 

Gonzag:a,  del  16  maggio  1495,  ed  una  diretta  ad  una  incognita  Ma- 
donna Anna]. 

835.  MsFr.  —  III,  1-2,  1907.  —  Sacchetti  A.,  Corrado  IH  Boiani, 
podeatà  (li  Mìiggia  neW Istria  [Nel  secolo  XV:  in  appendice  gli  sta- 
tuti da  osservarsi  dal  podestà  di  Muggia]. 

83f3.  MsFr.  —  III,  3,  1907.  —  Podrecea  V.,  Tua  vicinia  parroc- 
chiale [Da  un  codice  cartaceo  dell'archivio  parrocchiale  dell* antica 
chiesa  di  S.  Giovanni  in  Xenodochio  in  Cividale,  che  contiene,  foglio 
per  foglio,  anno  per  anno,  i  verbali  delle  vicinie  di  un  secolo,  dal  1477 
al  1574,  della  omonima  parrocchia;  riferisce  l'argomento  di  alcune 
di  esse,  trascrivendone  tre.  Aggiunge  alcuni  documenti  viciniali  di 
un'altra  secolare  parrocchia  pure  di  Cividale,  Ss.  Pietro  e  Biagio 
di  Porta  Broxana], 

837.  Hj.  —  XXVIII,  2, 1907.  -  GlasschrMer  F.  X.,  Bine  Saminlung 
kirchlicher  Aktenstilcke  aus  dem  Jò  un  16  Jahrhundert  [Indice  regesto 
di  documenti  di  un  ms.  di  Spira], 

838.  AmdMa.  —  NS.,  IV,  1,  1907.  —  Ghetti  B.,  Gli  ebrei  e  il 
monte  di  pietà  in  Recanati  nei  secoli  XV  e  XVI. 

839.  Asse.  —  XXX,  1-4,  1907.  -  Zlppel  G.,  L'allume  di  ToLfa 
e  il  suo  commercio  [L'allume,  prodotto  ricercatissimo  nei  commercio 
medioevale,  per  l'uso  che  se  ne  faceva  in  molte  industrie,  fu  sco- 
perto nel  Monte  Tolfa  al  tempo  di  Pio  II;  per  protezione  dei  papi 
l'estrazione  e  il  commercio  ebbero  fortuna  fino  al  secolo  XVI,  decad- 
dero poi  rapidamente.  In  appendice  tredici  documenti  dal  1462  al  1479]. 

840.  Na7i.  —  XLI,  831,  835,  1906,  1»  agosto  e  l»  ottobre.  —  Nnn- 
ziante  F.,  Gli  Italiani  in  Inghilterra  durante  i  secoli  XV  e  XVI  [Eccle- 
siastici e  mercanti  furono  i  primi  ad  approdare  nell'Isola,  conside- 
rata ancora  nel  '400  paese  immerso  nella  barbarie  e  poverissimo  per 
le  lunghe  guerre  e  per  epidemie.  I  Francescani  vi  si  recarono  fin 
dal  '3(X),  in  trentadue  anni  salirono  a  più  di  mille  e  contavano  qua- 
rantanove  conventi.  Così  i  commercianti  delle  varie  regioni  italiane 
sotto  la  comune  denominazione  di  Lombardi,  e  soprattutto  i  Fioren- 
tini, fin  dal  secolo  XII  andavano  colà  ad  acquistare  la  lana  che  poi 
in  patria  veniva  raflinata  dall'arte  di  Calimala.  Nel  sec.  XIV  tutto 
il  commercio  inglese  era  in  mano  di  Italiani  ;  erano  alla  zecca  pre- 
posti un  Frescobaldi  e  un  Bardi  ;  Bardi  e  Peruzzi  primeggiavano  per 
operazioni  bancarie  e  concedevano  prestiti  ai  re  d'Inghilterra.  Frat- 
tanto numerosi  studenti  inglesi  afiluivano  alle  università  italiane  e  di 
ritorno  in  patria  celebravano  la  nostra  regione  e  preparavano  acco- 
glienza ai  nuovi  italiani  che  andavano  colà.  Cosi  pure  facilitò  rela- 
zioni tra  Italiani  e  Inglesi  il  concilio  di  Costanza  :  Poggio  Braccio- 
lini, già  segretario  del  deposto  Giovanni  XXIII,  temendo  persecuzioni 
per  simpatia  mostrata  a  Giovanni  Huss,  passò  in  Inghilterra  al  se- 
guito del  cardinale  di  Beaufort,  vescovo  di  Winchester,  e  descrisse 
poi  con  molta  acutezza  i  costumi  del  paese.  Umfredo,  duca  di  Glou- 
cester,  lord  protettore  del  re  Enrico  VI,  fanciullo  famoso  per  tra- 
giche vicende,  fu  anche  quello  che  per  primo  protesse  studiosi  ed 
umanisti  italiani,  e  non  solo  n'ebbe  piena  la  corte,  ma  tenne  cor- 
rispondenza anche  coi  più  illustri  umanisti  lontani,  e  colla  morte 
sua  (1447)  finisce  in  Inghilterra  il  primo  periodo  del  rinascimento 
italiano  colà  propagato.  Italiani  furono  pure  immischiati  neUa  poli- 
tica inglese,  ma  per  la  forma  del  governo  e  la  gelosia  della  nazione 
verso  gli  stranieri,  nessuno  emerse  fino  alle  altissime  cariche,  come 
in  Francia  sotto  l'assolutismo  e  per  opera  di  due  regine  italiane. 


BASSO   MEDlOk'VO  273 

Oltre  i  missionari  famosi,  tra  gli  ecclesiastici  italiani  in  Inghilterra, 
i  legati,  i  nunzi  pontifici,  i  collettori  papali  delle  tasse:  uno  dei  più 
illustri,  Enea  Silvio  Piccolomini;  a  Worcester  si  seguirono  cinque 
vescovi  italiani  ;  ingenti  ricchezze  accumulò  quell'Adriano  Castelli, 
resosi  celebre  col  titolo  di  cardinale  di  Corneto  ;  altri  prelati  furono 
famosi  nei  negoziati  come  il  cardinale  di  Campeggio.  Numerosi  let- 
terati furono  temporaneamente  o  lungamente  in  Inghilterra:  Fran- 
cesco Accursio,  Baldassarre  Castiglione,  Alberico  Gentile,  professore 
ad  Oxford  ai  tempo  di  Elisabetta.  Relazioni  diplomatiche  regolari 
legarono  parecchi  Stati  italiani.  Insigni  artisti  nostri  illustrarono 
l'Inghilterra  di  monumenti,  fra  cui  Pietro  Torrigiani,  Benedetto  da 
Rovezzano  e  Giovanni  da  Maiano,  Girolamo  da  Treviso,  favoriti  da 
Enrico  Vili,  il  quale  teneva  pure  alla  sua  corte  quasi  sempre  medici 
italiani.  Cosi  mentre  Tltalia  s'inviliva  di  fronte  agli  stranieri,  con- 
dottieri e  compagnie  d'Italiani  militavano  in  Inghilterra,  fra  cui  un 
tal  Tiberio,  un  Sassetti  e  Petruccio  Ubaldini,  nonché  ingegneri  mi- 
litari; dessi  riformavano  e  perfezionavano  gli  ordinamenti  militari 
imperfetti  degli  stranieri.  Continuava  la  marineria  mercantile  di  Ve- 
neziaad  essere  intermediaria  dei  commerci  tra  l'Oriente  e  Tlnghilterra. 
Ma  presto  il  commercio  veneto  cominciò  ad  illanguidire  per  l'invidia 
che  la  concorrenza  italiana  destava.  Tuttavia  l'alta  banca  italiana 
fu  ancora  potentissima  sotto  Elisabetta,  alcuni,  come  Orazio  Palla- 
vicino, si  fecero  persino  protestanti,  ed  armarono  galere  a  difesa 
contro  l'armata  di  Filippo  II.  I  Caboto  intrapresero  per  l'Inghilterra 
le  famose  esplorazioni  che  furono  l'inizio  della  sua  fortuna.  Anche 
nelle  più  modeste  manifestazioni  della  vita,  persino  nei  divertimenti 
e  negli  sports   gl'Inglesi   d'allora  copiarono   gl'Italiani:   musici, 
maestri  d'equitazione  e  di  scherma.  La  lingua  italiana  ebbe  fortuna 
tra  le  elassi  alte,  e  i  vocaboli  nostri  penetravano  la  stessa  lingua 
inglese.  Ma  incominciò  ben  presto  la  reazione:  già  dal  secolo  XIV 
Londra  aveva  fatto  progressi  meravigliosi  e  tutta  l'Inghilterra  si 
spogliava  della  scorza  barbarica  ;  il  trionfo  della  religione  anglicana 
includeva  gl'Italiani  nell'odio  che  l'Inghilterra  nutriva  pei  cattolici 
e  pel  Papa,  lo  spirito  nazionale  infieriva  contro  le  modo  straniere, 
e  l'Italia,  d'altro  canto,  per  molte  ragioni  decadente,  non  avrebbe 
potuto  mantenere  l'antica  funzione  di  maestra  di  civiltà]. 

841.  "StLn.  —  XLII,  841,  1907,  1°  gennaio.  —  Frati  L.,  Un  con- 
tratto autografo  del  Francia  [Contratto  fra  Ludovico  da  Sala,  lettore 
di  diritto  canonico  nello  studio  bolognese,  e  Guido  Aspertini,  sco- 
laro del  Francia,  stipulato  dal  Francia  stesso  ai  19  di  marzo  del  1496: 
riguardava  Ja  dipintura  di  due  cofani]. 

842.  L.  —  VII,  4,  1907.  —  Lnzio  A.,  Un'opera  sconoschda  e  per- 
duta del  Maiìiegna  [Bassorilievi  in  stucco  colorato  posseduti  dal 
«  Museum  Rudolphinum  »  di  Klagenfurt:  «domavano  due  cassoni 
nuziali  che  Paola  Gonzaga  portò  nel  1477  a  marito  in  Gorizia]. 

843.  Xa/i.  —  XLIII,  872,  1908,  Ifi  aprile.  —  L'arco  trionfale  di 
Alfonso  di  Aragona  in  Napoli  [A  proposito  della  pubblicazione  di 
A.  Avena  sui  restauri  fatti  al  monumento]. 

844.  RA.  -  XXII,  8-9,  1907.  —  Piocirllll  P.,  Un  gruppo  in  pietra 
ddV Annunciazione  della  Vergine  attribuito  a  yirola  di  Guardiagrele. 

845.  RA.  —  XXIII,  2-3,  1908.  —  Alessi  (;.,  Leon  Battista  Alììerti 
[Ampia  biografia  cui  segue  un  capitolo  speciale  sulla  questione  Pan- 
dolfiniana]. 

846.  Rnh.  —  XV,  1,  1907.  —  Rey  A.,  Uhnard  de  Vinci,  savant, 
JUvista  storica  iialianat  3»  S.,  vii,  2.  *  18 


274  SPOGLIO   DEI   PERIODICI 

à  '[yropos  de  deux  ouvrages  récents   [Esamina  il  volume  di  Gabriel 
Séailles  e  quello  di  Pierre  Duhem], 

847.  BI.  —  VII,  4,  1907,  e  Vni,  1,  1908.  —  Dahem  P.,  Nicolas 
de  Cues  et  Léonard  de  Vinci  [Continuazione,  cfir.  lisl^  1907,  sp.  n.  2038: 
La  dinamica  di  Nicola  di  Cues  e  le  fonti  sue  ;  la  dinamica  di  Nicola 
di  Cues  e  la  dinamica  di  Keplero  ;  la  dinamica  di  Nicola  di  Cues  e 
quella  di  Leonardo;  la  teoria  deir«  impeto  >  composto;  la  teoria 
metafisica  del  movimento]. 

848.  BmcB.  —  IV,  2,  1907.  —  CerTellini  G.  B.,  1m  predicazione 
a  Bassano  [Continuazione,  cfr.  lisi,  1906,  sp.  n.  691:  nel  sec.  XV]. 

849.  BX.  —  XXII,  10-11,  1907.  —  Ciecone  G.,  La  presentazione 
delle  frutta  del  canterino  Pietro  Corsellini  da  Siena,  secondo  un  ma- 
noscritto casanatense  [Della  fine  del  secolo  XV]. 

850.  ÀmdMa.  —  NS.,  IV,  1,  1907.  —  Barsanti  X.,  Doctimenti  e 
notizie  per  la  vita  del  poeta  Pacifico  Massimo  d'Ascoli  [Alcuni  docu- 
menti lucchesi  fanno  conoscere  un  aspetto  della  vita  raminga  e  av- 
venturosa del  Massimo,  essi  spostano  ad  alcuni  decennii  dopo  il  1400 
la  data  della  nascita]. 

851.  AmdMrt.  —  NS.,  Ili,  2,  1906.  —  Spadolini  E.,  Gli  annali 
anconitani  di  Bartolomeo  Alfeo  [Premette  cenni  biografici  dello  scrit- 
tore, nato  in  Macerata  verso  il  1460,  ed  espone  poi  crìticamente  il 
contenuto  degli  importanti  annali  dedicati  al  senato  anconitano. 
Segue  come  appendice  un  componimento,  in  ottave  italiane,  sulla 
cattura  di  Ancona]. 

852.  Naw.  —  XLII,  849,  1907,  l»  maggio.  -  SalTadorl  0.,  Scorci 
e  profili  boiardeschi  [Note  storiche  e  biografiche]. 

853.  AB.  —  I,  3,  1906.  —  Sorbelli  A.,  Un'edizione  poco  nota  di 
Enrico  di  Harlem  [Della  fine  del  secolo  XV]. 

854.  Ma.  —  NS.,  I,  5-6, 1906.  —  Castellani  G.,  Girolamo  Somino 
[Per  la  storia  della  stampa  nel  secolo  XV  e  al  principio  del  XVI]. 


5.  TEMPI  MODERNL 

855.  AhrR.  —  XXX,  3-4,  1907.  —  Federici  V.,  Autografi  d' artisti 
dei  secoli  XV-XVII. 

856.  BmcB.  —  IV,  3,  1907.  —  Gerola  G.,  Il  ])rimo  pittore  bassa- 
nese,  Francesco  Da  Ponte  il  vecchio  [Con  tre  documenti  in  appendice 
degli  anni  1527-1536]. 

857.  BmcB.  —  IV,  3,  1907.  —  Tua  P.  M.,  Contributo  aWdenco 
delle  opere  dei  pittori  Da  Ponte  [Aggiunge  all'elenco  delle  opere 
da-pontiane  notizia  di  cinque  nuove  tele:  due  di  Jacopo  a  Milano 
e  a  Praga,  e  tre  di  Leandro  a  Bassano,  a  Cracovia  e  a  Maser  (Tre- 
viso)]. 

858.  Nan.  —  XLIII,  872,  1908,  16  aprile.  —  Chiappelli  A.,  A  Luca 
Signorelli,  per  le  sue  prossime  onoranze  [Saggio  critico]. 

859.  BssU.  —  XII,  3,  1906.  —  Sacchetti  SasKetti  A.,  Del  «  Gm- 
dizio  Universale  »  di  IHeti  e  dei  suoi  autori  [Condotto  a  termine 
nel  1554  da  Lorenzo  e  Bartolomeo  Torresani  da  Verona]. 

860.  Nan.  —  XLII,  863,  1907,  1»  dicembre.  —  VentnrI  A.,  Michea 
langélo  [Conferenza]. 


TEMPI   MODERNI  275 

861.  Naw.  —  XLI,  835,  1906,  lo  ottobre.  —  De  Benedetti  il.,  La 
scultura  in  pietra  e  MicTielàìigelo. 

862.  AB.  —  II,  1-2,  1907.  —  Barberi  E.,  Il  «  Nettuno  »  del  Giani- 
hólogna  e  il  suo  stato  di  conservazione. 

863.  A88B.  —  XXX,  3-4,  1907.  —  Egldi  P.,  Due  documenti  per 
la  stona  di  S.  Lorenzo  fuori  le  mura  [Del  1353-54  e  del  1432]. 

864.  Msl.  -  S.  3,  XII,  1907.  —  OxUia  G.,  La  storia  italiana  di 
Migliore  Cresci  [Di  Migliore  Cresci,  uno  degli  storici  minori  fioren- 
tini del  cinquecento,  ornamento  della  corte  di  Cosimo  de'  Medici, 
discorre  in  un'ampia  introduzione  TA.  Nato  di  famiglia  oriunda  da 
Montereggi  e  di  padre  omonimo,  che  fu  molte  volte  confuso  con  lui, 
parteggiò  per  la  libertà  della  Repubblica  Fiorentina,  ma  ebbe  poi 
cariche  sotto  i  Medici;  mori  nel  1546  lasciando  manoscritta  una 
storia  d'Italia  dal  1525  al  1546.  Di  questa  dà  un'accurata  descri- 
zione cosi  per  quanto  concerne  il  contenuto  come  dei  dieci  testi  a 
penna  conservati.  Lo  giudica  narratore  schietto,  benché  l'affetto  lo 
inducesse  a  paragonar  Cosimo  con  Augusto  ;  lo  spirito  veridico  non 
gli  toglie  il  carattere  di  un  duplice  soggettivismo  politico  e  morale. 
Alla  schiettezza  ed  originalità  dell'esposizione  non  corrisponde  schiet- 
tezza ed  originalità  storica  e  qui  viene  in  campo  la  questione  che 
FA.  esamina  accuratamente.  Segue  il  testo  dell'opera  inedita]. 

865.  Naw.  —  XLII,  861,  1907,  1«  novembre.  —  Menasci  G.,  liime 
italiane  di  poetesse  lionesi  [Nel  secolo  XVI]. 

866.  MsFr.  —  III,  3,  1907.  —  Cerolotto  M.,  Memorie  civklalesi 
in  un  poemetto  cavalleresco  del  secolo  XVI. 

867.  Nan.  —  XLII,  859,  1907,  1<»  ottobre.  —  Picco  F.,  Annibal 
Caro,  segretario  del  duca  Pier  Luigi  Farnese  (1643-1547)  [Con  alcuni 
documenti  sulla  costituzione  dell'ufScìo  di  segretario  e  sull'opera 
del  Poeta  nel  medesimo]. 

868.  Ma.  -  NS.,  VII,  II,  3-4,  1907.  —  Cian  Y.,'  Ritornando  ad 
Annibal  Caro.  —  Sterzi  M.,  Del  Caro,  poeta  lineo. 

869.  AB.  —  II,  5,  1907.  —  Sighinolii  L.,  Un  autografo  sconosciuto 
di  fra  Cherubino  Ghirardacci  [Contiene  una  cronaca  delle  cose  di 
Bologna;  lo  paragona  colla  stampa  del  1596]. 

870.  Rben.  -  XXIV,  3,  1907.  —  Ancel  D.  B.,  Notes  à  propos 
d'études  sur  la  diploma fie  pontificale  au  XVI  siede  [Rassegna  biblio- 
grafica]. 

871.  Xan.  —  XLII,  841,  1907,  V  gennaio.  —  Flamini  F.,  Ix)  splen- 
dore di  Venezia  nel  riìiascimento  [Larga  rassegna  del  volume  di  Pom- 
peo Molmenti]. 

872.  Htj.  —  IX,  3,  1906.  —  Herre  P.,  Mittelmeerpolitik  im  16 
Jahrhunderì  [Sulla  scorta  di  pubblicazioni  francesi,  spagnuole,  ita- 
liane, tedesche  e  di  materiali  degli  archivi  dell'Europa  meridionale]. 

873.  Hj.  —  XXVIII,  2,  1907.  —  Schmidlin,  Geschichte  der  Pdpste 
sdt  dem  Ausgang  des  Mittelaliers  [Rassegna  del  quarto  volume  della 
storia  del  Pastor]. 

874.  AssB.  -  XXX,  1-2,  1907.  —  Celier  L.,  AppunH  siU  libro 
di  note  di  un  abbreviatore  di  Parco  Maggiore  [Del  secolo  XVI]. 

875.  BJ.  -  XXVIII,  2,  1907.  —  Mgle,  Hat  Kaiser  Maximilian  I 
im  Jahr  1507  Papst  toerden  vollenf  [Continuazione,  cfr.  PsI,  1907, 
sp.  n.  855:  Massimiliano  ha  detcrminato  e  rivolto  nel  1511  ogni  cura 


276  SPOGLIO   DEI    PERIODICI 

per  salire  personalmente  sulla  cattedra  pontificia,  ma  in  nessun 
modo  nel  1507]. 

876.  Ma.  —  S.  2,  II,  3-4,  1907.  —  Zongrhi  À.,  Lìber  Luguberri- 
mus  [Da  un  registro  deirarchivio  storico  del  comune  di  Fabriano, 
scritto  a  memoria  di  alcuni  gravi  disastri  che  afflissero  la  comunità, 
estrae  la  parte  che  riguarda  il  saccheggio  patito  da  Fabriano  il  23  set- 
tembre 1517]. 

877.  AshR.  —  XXIX,  3-4,  1906.  —  Luzio  A.,  Due  documenti  man- 
tovani sul  conclave  di  Adriano  VI  [Premesse  alcune  considerazioni 
per  riabilitare  Leone  X  di  accuse  divenute  proverbiali  contro  gli 
spassi  suoi,  osserva  come  nelle  discussioni  violentissime  che  imper- 
versarono nel  conclave  da  cui  uscì  Adriano  VI,  le  recriminazioni 
più  acri  si  volgevano  non  tanto  contro  il  morto  pontefice  quanto 
contro  il  cardinale  Giulio  de'  Medici  ritenuto  il  cattivo  genio  di 
Leone  X,  T  ispiratore  delle  sue  azioni  più  biasimevoli.  Pubblica  al 
riguardo  due  lettere  che  Bernardo  Ruta,  conclavista  di  Sigismondo 
Gonzaga,  scrisse  ad  Isabella  d'Este  la  quale  aveva  accarezzato  per 
un  momento  l'idea  di  procacciare  la  tiara  al  cognato  impegnando 
a  ciò  tutte  le  sue  influenze  e  persino  i  suoi  gioielli.  Ma  il  «  babbion 
mantuano  »,  come  il  cardinale  Gonzaga  era  sprezzatamente  nomi- 
nato nei  «  pasquilli  »  del  tempo,  frustrò  con  lo  sciocco  contegno 
tutti  gli  sforzi  di  Isabella:  il  Ruta  censura  tra  l'altro  la  balordag- 
gine del  cardinale  che  si  fece  tagliare  la  barba  la  quale  gli  confe- 
riva aspetto  più  serio  e  venerando,  proprio  in  quei  momenti  in  cui 
un  simile  onor  del  mento  si  sarebbe  dovuto  comprare  a  contanti]. 

878.  Rqh.  —  XLII,  165, 1908,  1«  gennaio.  —  Rodocanachi  E.,  I^ 

chateau  Saint- Aiìge  peìidaìit  Voccupation  de  JRome  par  les  armées  de 
Charles-Quint  (1526 '1027). 

879.  RiL.  —  S.  2,  XXXVIII,  18,  1905.  -  Capasse  G.,  Andrea 
D'Oria  alla  Prevesa  [Dimostra  che  nello  scontro  del  27  settembre  1538 
fra  le  armate  della  lega  cristiana  (papa,  imperatore  e  Venezia)  e 
quella  ottomana,  non  si  può  sostenere  che  Carlo  V  abbia  dato  al 
D'Oria  l'ordine  di  non  combattere,  e  neppure  che  il  D'Oria  abbia 
evitata  la  battaglia  e  voluta  la  fuga  per  fini  non  confessabili  ;  la 
fuga  del  D'Oria  avvenne  solo  perchè  non  volle  compromettere  la 
somma  dell'armata  cristiana  in  arbitrio  della  fortuna]. 

880.  Rqh.  —  XLII,  164,  1907;  165,  1908.  —  De  la  Servière  J., 
Les  idées  politiques  du  cardinal  Bellarmino  [All'esposizione  teorico- 
critica  premette  notizia  degli  avvenimenti  politici  in  cui  il  Bellar- 
mino fu  coinvolto  e  che  gli  fornirono  occasione  di  svolgere  e  pro- 
fessare tali  idee  politiche,  e  cioè:  il  primo  processo  di  Galileo;  la 
questione  che  determinò  l'interdetto  contro  Venezia,  e  soprattutto 
la  contesa  col  re  Giacomo  I  d'Inghilterra  nel  1607  in  seguito  alla 
cospirazione  delle  polveri.  Esamina  poi  le  irritanti  controversie  che 
al  cardinale  procurarono  tanti  nemici  :  1*^  il  diritto  di  resistenza  pas- 
siva ed  attiva  ad  una  legge  ingiusta;  2^  il  diritto  di  rivolta;  3®  il 
potere  indiretto  della  Chiesa  sopra  le  corone]. 

881.  Rb€7t.  —  XXIV,  2,  4,  1907,  e  XXV,  2, 1908.  —  Ancel  R.,  Txi 

disgrAce  et  le  proc<\s  des  Carafa,  d'aprks  des  docum^nts  inédits  [Con- 
tinuazione, cfr.  Nsl,  1907,  sp.  n.  1396  :  descrive  l'esilio,  le  negozia- 
zioni di  Filippo  II  e  l'inflessibilitA,  di  Paolo  IV  fino  alla  morte;  amici 
e  nemici  dopo  il  conclave;  il  voltafaccia  di  Pio  IV;  l'arresto  e  la 
istruzione  del  processo.  Studia  l'origine  della  fortuna  dei  nipoti  di 
Paolo  IV,  e  soprattutto  di  Carlo  Carafa,  nominato  cardinale  e  primo 


TEMPI   MODERNI  277 

ministro,  le  principali  fasi  della  sua  politica  e  l'onnipotenza  sua 
nel  1558,  non  senza  contrasti  stridenti  col  pontefice  stesso,  onde  sor- 
sero le  cause  e  le  circostanze  della  sùbita  disgrazia]. 

882.  Rben.  —  XXV,  1, 1908.  —  Ancel  R.,  Le  Vatican  sous  Paul  IV 
[Contributo  alla  storia  del  palazzo  pontificio,  condotto  soprattutto 
sui  documenti  delle  spese  fatte]. 

883.  Rhen.  —  XXIV,  2,  1907.  —  Mercati  G.,  Il  codice  Corviniano 
delle  epistole  di  S.  Ignazio. 

884.  BssU.  —  XIII,  1,  1907.  —  Fumi  L.,  L'epistolario  dell' arci- 
vescovo di  liossano  nel  suo  primo  anno  di  governo  7ieW  Umbria  [L'ar- 
<tivescovo  di  Rossano,  Giovanbattista  Castagna,  fu  governatore  di 
Fano,  di  là  mandato  a  Perugia  nel  1559;  in  seguito  fu  nunzio  a 
Madrid  e  a  Venezia,  governatore  di  Bologna,  inviato  a  Colonia, 
finalmente  cardinale  di  S.  Marcello  e  papa  col  nome  di  Urbano  VII 
per  soli  tredici  giorni  (1590).  A  Perugia  in  un  momento  critico  rap- 
presentò lo  strumento  della  politica  di  ferro  di  Paolo  III  e  costrinse 
i  perugini  a  stare  in  doveri  sotto  la  minaccia  dei  nuovi  terribili 
spalti  del  Forte  Paolino.  Il  primo  atto  suo  fu  contro  monsignor  di 
Caiazzo  che,  incolpato  di  gravi  accuse,  fu  catturato  esperimentando 
forse  per  il  primo  la  durezza  della  cittadella  farnesiana.  In  molte 
«ose  si  distinse  poi  il  Castagna.  Pubblica  il  regesto  di  circa  due- 
cento documenti]. 

885.  MsFr.  —  III,  3-4,  1907.  —  Battistella  A.,  La  prima  visita 
apostolica  nel  Patriarcato  aquileese  dopo  il  Concilio  di  Trento  [Ordi- 
nata da  papa  Pio  V  con  breve  del  1569,  al  proprio  cameriere  Giro- 
lamo di  Porcia,  canonico  di  Cividale,  ed  iniziata  non  senza  qualche 
difficoltà  politica  nella  parte  austriaca  della  diocesi  Tanno  1570]. 

886.  Naw.  —  XLII,  852,  1907,  16  giugno.  —  Tomassetti  F.,  Le 
casseforti  di  Sisto  V  [In  Castel  S.  Angelo]. 

887.  Msl.  —  S.  3,  XII,  1907.  —  Bollea  L.  C,  Assedio  di  Briche- 
rasio  dato  da  Carlo  Emanuele  I,  duca  di  Savoia  (18  seitembre-23  ot- 
tobre 1594)  [Nel  1593  Enrico  IV  di  Navarra  e  la  Lega  Cattolica  ave- 
vano conchiuso  una  tregua;  il  duca  di  Savoia  era  rimasto  solo 
«ontro  la  Francia  e  aveva  dovuto  perciò  concludere  a  sua  volta  e 
segnare  con  Francesco  di  Bonne  duca  di  Lesdiguiers,  una  sospen- 
sione di  ostilità  per  tre  mesi,  la  quale  fu  poi  rinnovata  per  le  dif- 
ficoltà in  cui  trovavasi  personalmente  il  Lesdiguiers  in  Francia  e 
per  l'abbandono  in  cui  la  corte  di  Madrid  lasciava  il  duca  di  Savoia. 
Invano  questi  sollecitava  a  Milano  e  a  Madrid  i  mezzi  per  rinno- 
vare le  ostilità  ed  effettuare  un  grandioso  progetto  di  guerra  al  di 
là  delle  Alpi;  solo  qiiando  si  vide  risorgere  la  fortuna  minacciosa 
di  Francia  e  si  temette  che  il  duca  di  Savoia  potesse  stringer  pace 
con  essa-,  gli  Spagnuoli  gli  accordarono  alcune  soddisfazioni,  ma  il 
duca  dovette,  a  tregua  spirata,  limitare  i  suoi  progetti  all'assedio 
di  Bricherasio.  Narra  l'A.  gli  oculati  apparecchi  del  duca,  il  con- 
centramento di  circa  novemila  fanti  e  ventotto  compagnie  di  caval- 
leria, la  dissimulazione  sulla  loro  destinazione,  il  fallito  tentativo  di 
una  sorpresa  notturna  e  il  successivo  svolgimento  dell'assedio  for- 
tunato che  fu  seguito  dallo  smantellamento  della  terra.  La  diligente 
narrazione  è  corredata  di  cinqne  tavole]. 

888.  BshU.  —  XII,  2,  1906.  —  Tommasini  Mattiiicoi  P.,  Un  viag- 
giatore perugino  del  secolo  XVI  [Fabrizio  Ballerini,  più  che  viaggia- 
tore, si  può  considerare  «  touristc  »,  il  quale  compi  parecchie  escur- 
sioni: nel  1588  a   S.  Jacopo   di    Coiiipostolla,  nello   stesso   anno   a 


278  SPOGLIO   DEI    PERIODICI 

Firenze;  ripetute  volte  a  Roma  negli  anni  1592,  1597  e  1599;  nello 
Stato  d* Urbino  nel  1598,  e  nel  1606  a  Loreto:  di  ciascun  viaggio 
dà  l'A.  succinte  notizie]. 

889.  BggU.  —  XII,  3,  1906.  —  Degli  Azri  G.,  DridùLe  di  storia 
assisìaie  :  I.  Di  una  lite  di  confini  tra  Pemgia  e  Urbino  per  due  ville 
7iel  territorio  di  Assisi  [Sullo  scorcio  del  secolo  XVI].  —  //.  Un  re- 
golamento di  Guidantonio  da  Montefeltro  ])er  S.  Maria  degli  Angeli. 

890.  BssU.  —  XIII,  1,  1907.  —  Margherini  Graziani  G.,  Relazione 
fatta  nelVanno  1595  dal  vescovo  di  Amelia,  Anton-Maria  Graziani, 
dal  Borgo  S,  Sepolcro,  sullo  stato  della  diocesi  in  occasione  della  e  Vi- 
sitatio  liminum  Apostolorum  ». 

891.  Rlimc.  —  IX,  2,  1907;  5,  1908.  —  ]<7onaiIlac  J.,  Le  règne  de 
Henri  IV  (1589-1610)  :  sotirces,  travaux  et  questions  à  trailer. 

892.  Ma.  —  NS.,  II,  3-4,  1907.  —  LQzzatt4>  G.,  Notìzie  e  docu- 
menti sulle  arti  della   lana  e  della  seta  in  Urbino   [Nei  secoli  XV, 

XVI,  xvnj. 

893.  RsC.  —  S.  2,  XV,  2-3,  1907.  —  Canade  G.  B.,  Il  rito  greco 
nelle  colmiie  italo-alòanesi  :  appunti  e  documenti  [Suir erezione  e  sulla 
fondazione  del  collegio  italo-greco  Corsini  in  Calabria,  notizie  dal 
secolo  XVI  al  XVIII]. 

894.  SS.  —  XXIV,  3-5,  1907.  -  YlrgilU  F.,  La  popolazione  di 
Siena  dalla  seconda  metà  del  secolo  XVI  alla  fine  del  secolo  XVIII 
[Premessi  cenni  sulla  popolazione  di  Siena  avanti  il  1550  studia  in 
tanti  capitoli  seguenti  le  vicende  demografiche  della  seconda  metà 
del  secolo  XVI,  del  secolo  XVII  e  del  XVIIIJ. 

895.  BA.  —  XXII,  10-11,  1907.  —  Fompeati  A.,  A  proposito  di 
Don  Ferrante  [Istituisce  un  raffronto  tra  la  libreria  del  personaggio 
manzoniano  e  quella  dji  Galileo  Galilei]. 

896.  Na?i.  —  XLIII,  867,  1908.  —  Galimberti  T.,  Un  ^ pantheon^ 
obliato,  il  santuario  di  N.  S.  di  Vico  forte  [Presso  Mondo  vi,  costrutto 
da  Carlo  Emanuele  I]. 

897.  BIL.  —  S.  2,  XXXIX,  19,  1906.  —  Ratti  A.,  Im  risurrezione 
di  un  museo  milanese  [Il  museo  creato  al  principio  del  secolo  XVII 
da  Manfredo  Settala,  amicissimo  del  cardinale  Federico  Borromeo 
e  munifico  ammiratore  dell'Ambrosiana  da  questi  fondata,  alla  quale 
legava  il  museo  stesso,  quando  venisse  ad  estinguersi  la  sua  discen- 
-denza]. 

898.  BssU.  —  XII,  3,  1906.  —  Norreri  I.,  Un  quaternario  poli- 
tico ed  altre  poesie  inedite  di  Francesco  Melosio  da  Città  della  Pieve 
[Del  secolo  XVII]. 

899.  AB.  —  II,  3-4,  1907.  —  Dallolio  A.,  Un  viaggio  in  Oriente 
alla  fine  del  secolo  XVII  [Di  due  carmelitani:  ne  trae  appunto  le 
notizie  da  un  ms.  della  biblioteca  dell'Archiginnasio  di  Bologna], 

900.  HA.  —  XXII,  7,  1907.  —  Scopa  G.,  Necessità  di  uno  studio 
più  accurato  suW eloquenza  sacra  del  seicento. 

901.  EsC.  —  S.  2,  XV,  2-3,  1907.  —  Cotroneo  R.,  Bricciche  sto- 
riche [Mesa  di  Calanna.  -  IL  Lite  tra  il  marchese  di  Pentadattilo 
e  l'arcivescovo  di  Reggio  nel  secolo  XVII]. 

902.  RsC.  -  S.  2,  XV,  2-3,  1907.  —  Minicncei  C,  Il  feudo  di 
Montebello  dei  baroni  AbbenavoU  Del  Franco  al  secolo  XVII. 

903.  RsC.  —  S.  2,  XV,  2-3,  1907.  —  Mandalari  M.,  Un  documento 
poetico  dialettale  [Carme  di  Aurelio  Cutroni  alla  fedelissima  città  di 
Reggio    secolo  XVII}]. 


TEMPI    MODERNI  279 

904.  Bbew.  —  XXIV,  3,  1907.  —  BerUère  U.,  Lettres  inédites  de 
bénédicUnes  de  Saint- Maurice  au  cardinal  Gvxilterio  [Nato  a  Fermo 
nel  1660,  prolegato  ad  Avignone,  nunzio  in  Francia,  vescovo  d'I- 
mola, cardinale  nel  1706,  vescovo  di  Forlì,  ritiratosi  a  Roma  nel  1713 
vi  morì  nel  1728:  pubblica  cinque  lettere  di  benedettini  tra  il  1700 
e  il  1720  dirette  al  medesimo]. 

905.  Ma.  —  NS.,  I,  5-6,  1906,  e  II,  1,  1907.  —  Grimaldi  G.,  Una 
accademia  di  nobili  e  la  storia  d*un  teatro  [L'accademia  urbinate  dei 
Pascolini  nei  secoli  XVII  e  XVIII]. 

906.  BI.  —  Vili,  1,  1908.  —  Salza  A.,  Alcune  relazioni  tra  poeti 
francesi  e  italiani  dei  secoli  XVII  e  XVIII. 

907.  BmcB.  —  IV,  4,  1907.  —  Ferendo,  Per  la  storia  del  costume- 
spigolature  [Pubblica  un  inventario  e  stima  di  mobili  di  una  nobile 
dama  del  secolo  XVIII]. 

908.  AB.  —  I,  2,  1906.  —  Bocchi  G.,  L'autografo  delle  lettere  di 
Giampietro  Zanotti  in  difesa  della  «  Felsina  pittnce  »  del  conte 
C.  C.  Malvasia. 

909.  Nan.  —  XLI,  830,  1906,  16  luglio.  —  GabrieUi  A.,  Libelli 
antigesuitici  nel  secolo  XVIII  [Concomitanti  alle  lotte  politiche  e  re- 
ligiose degli  Stati  che  bandirono  la  Compagnia  e  ne  ottennero  la 
soppressione  dal  papa  Clemente  XIV]. 

910.  !•  —  VII,  5,  1907.  —  Carli  D.,  /  coniugi  Cagliostro. 

911.  AB.  —  I,  4,  1906.  —  Bocchi  G.,  La  stamperia  bolognese  fon- 
data dal  generale  Luigi  Ferdinando  Marsili  [Nel  1721]. 

912.  AmdMa.  —  NS.,  IV,  1,  2,  1907.  —  Spadolini  E.,  IMtere  ine- 
dite di  Francesco  iMTicellotti  [Da  un  codice  della  Comunale  di  Sa  vi- 
gnano trae  e  pubblica  trentasei  lettere  degli  anni  1730-1779  dirette 
dall'abate  Lancellotti  di  Staflfolo  all'abate  Jacopo  Morelli  di  Venezia, 
bibliotecario  della  Marciana,  ad  Apostolo  Zeno,  all'abate  Giovanni 
Cristofano  Amaduzzi  da  Savignano]. 

913.  Naw.  —  XLI,  834,  1906/ 16  settembre.  —  Franciosi  P.,  U 
supposte  relazioni  tra  Federico  II  di  Prussia  e  la  Repubblica  di  San 
Marino  [Pubblica  due  lettere  che  suppone  apocrife,  e  cioè  le  lagnanze 
del  governò  di  S.  Marino  al  ministro  del  re  di  Prussia  per  pretesi 
oltraggi  umoristici  recati  da  un  gazzettiere  prussiano  o  dal  re  stesso 
alla  dignità  della  minuscola  repubblica  e  la  presunta  risposta  del 
ministro]. 

914.  BsC.  -  S.  2,  XV,  1,  2,  3,  1907.  -  Arena  G.,  Memoria  sto- 
rico-fisica  dei  tremuoti  di  Calabria  Ultra  nel  1783  [Continuazione, 
cfr.  Rsl,  1907,  sp.  n.  424-426]. 

915.  BA.  —  XXII,  6, 1907.  —  Fattori  0.,  Notizia  intomo  aW Ac- 
cademia dei  Titanici  [Istituita  a  S.  Marino  nel  1764:  l'A,  riproduce 
testualmente  un  ms.  deirarchivio  governativo  della  Repubblica  che 
contiene  le  regole  e  gli  ordinamenti  della  Socìetfi;  aggiunge  gli 
atti  dell'Accademia]. 

916.  Na^i.  —  XLIII,  870,  1908,  16  marzo.  -  Fornaciari  B.,  Un 
filologo  fiorentino  del  secolo  XVIII  [Rassegna  del  saggio  critico -bio- 
grafico di  Carmelo  Cordaro  sopra  Anton  Maria  Salvini]. 

917.  Na7i.  —  XLII,  848,  1907,  16  aprile.  —  Cesareo  G.  A.,  Uar- 
codia  del  Meli. 

918.  Na72.  -  XLI,  849,  1906,  16  dicembre.  -  Segrè  C,  Baretti 
ed  Ester  Thrale  [Narra  con  dettagliati  particolari  le  relazioni  dello 
scrittore  piemontese,  riparato    per  la  seconda  volta   in   Inghilterra 


280  SFOGLIO    DKI    PKKIOOICI 

definitivamente,  con  la  famiglia  Thrale  della  ricca  borghesia,  dove 
egli  fu  introdotto  dal  critico  Johnson,  e  dove  raccoglieva nsi  per 
abitudine  molte  personalità  dell'aristocrazia  della  nascita,  del  censo, 
deirintelletto.  Per  qualche  anno  il  Baretti  fu  quasi  considerato  come 
uno  di  casa,  le  sue  relazioni  con  quella  famiglia  e  specialmente  colla 
padrona  di  casa  di  carattere  assai  problematico  ebbero  vicende  stra- 
nissime; aspettazioni,  promesse  e  sogni  delusi  amareggiarono  il 
nostro  scrittore,  il  quale  non  mancò  di  scagliarsi,  con  molti  altri, 
contro  gli  scandali  da  lei  suscitati]. 

919.  AB.  —  I,  5,  6,  1906,  —  Sorbelli  A.,  Di  Giacomo  Biancani' 
Tozzi  e  dei  suoi  manoscntti  [Del  secolo  XVIII.  I  mss.  riguardano 
l'archeologia,  epigrafi  latine  antiche,  le  patere  etrusche,  la  numisma- 
tica e  la  medaglistica  antica,  la  medaglistica  moderna  e  sfragistica, 
la  meteorologia  e  le  scienze  mediche  e  naturali,  scritti  letterari  e 
morali,  carteggio]. 

920.  Afh.  —  I,  1,  1908.  -  Oliger  L.,  De  ultima  narratione  offlcii 
aS.  P.  Fraucisci  [Del  1793]. 

921.  RsC.  -  XV,  1-a,  1907.  —  (^orso  1).,  Cromstoria  della  città 
di  Nicotera  [Continuazione,  cfr.  Rsl,  1907,  sp.  n.  90:  dal  1704  al  1815]. 

922.  RAr  —  XXII,  7,  1907.  —  Coppa  Ziiccari  L.,  Lettera  di  mon- 
signor Celestino  Galiani  [Una  minuta  di  lettera  dovuta  al  Pontefice, 
che  gli  aveva  raccomandato  certe  questioni  di  cui  era  incolpato  il 
vescovo  di  Teramo]. 

923.  RA.  -  XXII,  11,  1907,  e  XXIII,  2-3,  1908.  —  Finamore  G., 
Il  blasone  dei  Comuni  abruzzesi  alia  fine  del  secolo  XVIII. 

924.  Na7i.  ~  XLII,  855,  1907,  1^  agosto.  —  Loerinson  E.,  La  vita 
degli  artisti  tedeschi  in  lioma  [Notizie  dalla  metà  del  secolo  XVIII, 
quando  incomincia  la  storia  moderna  della  colonia  artìstica  tedesca 
di  Roma]. 

925.  StLU.  -  XLII,  844,  1907,  16  febbraio.  —  Molmenti  P.,  Il  de- 
cadimento politico  ed  economico  della  Repubblica  Veneta  [Tra  retto- 
riche  invettive  e  tumide  apologie  sulle  cause  che  determinarono  la 
caduta  di  Venezia,  che  gli  uni  attribuiscono  all'età  dissoluta  e  cor- 
rotta, altri  a  naturale  ragione  del  tempo  e  delle  circostanze,  l'A. 
dimostra  che  la  storia  interna,  dopo  la  gloria  sterile  di  Lepanto,  le 
lotte  col  Papato  e  cogli  Uscocchi,  rivela  bensì  la  serpeggiante  cor- 
ruttela, ed  errori  giudiziari  e  debolezze,  ma  accanto  a  tali  fatti  sono 
ancora  i  segni  dell'antica  fierezza  nel  far  rispettare  gli  aviti  diritti- 
di  sovranità  del  Golfo,  nelle  lotte  col  Turco  fino  alla  pace  di  Pas- 
sarowitz,  infausta,  che  condannò  la  Repubblica  ad  una  umiliante  neu- 
tralità. L'immobilità  degli  ordinamenti  cui  la  Repubblica  era  debi- 
trice della  lunga  vita  furono  anche  principal  causa  della  sua  morte  ; 
molti  Stati  d'Europa,  non  esclusa  l'Inghilterra,  li  avevano  ammirati  ed 
avevano  ricercato  a  Venezia  ammaestramenti  di  sapienza  politica  :  le 
istituzioni  dì  beneficenza,  il  censimento  regolare,  le  leggi  e  i  de- 
creti agrari,  la  pubblica  istruzione  d'ogni  grado  e  d'ogni  maniera, 
la  conservazione  dei  monumenti,  mettevano  Venezia  avanti  agli 
altri  Stati  nella  via  del  progresso,  ma  nessun  provvedimento  poteva 
ormai  ridar  vita  a  un  corpo  logoro  e  decrepito.  Il  pubblico  tesoro 
andava  sempre  più  scemando,  quantunque  non  sia  mai  venuta  meno 
la  saggezza  oculata  e  pratica  nell'amministrazione  interna  dello 
Stato:  le  imposte  erano  numerose  nella  loro  minuta  distinzione  e 
non  però  gravose  nell'insieme  ai  tributari,  ma  le  entrate  non  basta- 
vano alle  spese,  e  notisi  che,  se  l'appariscenza  esteriore  fu  .sempre 


PERIODO   DRLLA    RIVOLUZIONE   FRANCESb  281 

curata  dalla  Repubblica,  massima  era  la  economia  delle  spese  in  casa 
e  per  evitare  il  superfluo.  Ciò  proveniva  dacché  la  politica  econo- 
mica degli  uomini  di  Stato  non  si  giovò  della  scienza  economica,  e 
cosi  la  Repubblica  tra  gli  ordini  antichi  e  le  idee  nuove  si  trovò 
molte  volte  incerta  fra  opposte  tendenze.  Le  guerre  di  Candia  e  di 
Morea  avevano  esausto  l'erario,  i  pirati  che  rendevano  malsicura 
la  navigazione,  la  concorrenza  dei  grandi  Stati  nei  commerci  di 
Levante  avevano  dato  un  crollo  al  commercio  marittimo,  il  sistema 
doganale  favoriva  il  contrabbando  ;  col  commercio  venivano  decre- 
scendo le  industrie,  e  il  buon  gusto  artistico,  innato  negli  operai 
veneziani,  non  bastava  più  a  sostenere  le  numerose  arti  tuttora  riu- 
nite in  confraternita;  non  giovò  a  salvare  il  patriziato,  non  tutto 
ignavo  e  intorpidito,  il  nuovo  giovane  elemento  salito,  dopo  le 
guerre  di  Candia  e  di  Morea,  all'onore  del  libro  d'oro.  Il  misterioso 
terrore  che  incuteva  il  governo  e  leggenda,  se  cosi  non  fosse  Ve- 
nezia non  sarebbe  stata  fino  agji  estremi  suoi  giorni  la  più  lieta 
città  d'Italia]. 

926.  RiL.  —  S.  2,  XXXIX,  20,  1906.  —  Martinazzoli  A.,  La  me- 
ia fisica  e  il  jwsitiviHmo  di  Cesare  Beccaria. 


G.  PERIODO  DELLA  RIVOLUZIONE  FRANCESE. 

927.  Rqh.  —  XLII,  163,  1907.  —  Isnard  A.,  Qudqucs  livres  sur 
la  Bévolution  fraucaise. 

928.  Rsh.  —  XIII,  3,  1906.  --  Sagnao  Ph.,  La  liérolntion  et 
V Ancien  Uggirne  [Prolusione  ad  un  corso  sulla  Rivoluzione  tenuto 
alla  Facoltà  di  Lilla]. 

929.  Rsh.  —  XV,  3,  1907.  —  Lacoiiibe  P.,  Notes  sur  Taine  [Con- 
tinuazione: VI.   «  Le  problòme  de  la  Terreur  »]. 

930.  Rqh.  ~  XLII,  164,  1907.  -  Bonnefon»  A.,  Les  ina^urs  et  le 
ffouvernement  de  Venise  en  llHO  (Estratto  da  un  volume  di  prossima 
pubblicazione  sulla  caduta  della  Repubblica  di  ^'enezia]. 

931.  Na??.  —  XLII,  844,  1907,  16  febbraio.  —  Riralta  E.,  Carlo 
Goldoni  [Esamina  l'opera  sua  in  relazione  ai  tempi  che  descrive]. 
—  Deabate  G.,  Lo.  ultime  servette  goldoniane  [La  fortuna  di  Rosa 
Romagnoli,  di  Daria  Cu  tini  Mancini  e  di  altre  nel  secolo  XIX]. 

932.  AB.  —  II,  f),  1907.  -  Rocchi  0.,  Apografo  d'un  «  Te  Deum  » 
di  Carlo  Goldoni  nel  ms,  llercolani  366  della  biblioteca  dell'Archigin- 
nasio di  Bologna. 

933.  Naw.  —  XLI,  829,  1906,  1°  luglio.  —  Sassi  A.,  Spigolature 
romane  [A  proposito  della  pubblicazione  di  L.  G.  Pélissier:  «  le  por- 
tefeuille  de  la  comtesse  d'Albany  »]. 

934.  Risi.  —  I,  2,  1908.  —  Manacorda  (;.,  I  capitoli  segreti  del 
trattato  d'alleanza  franco-cisalpino  del  1798  [Le  peripezie  diploma- 
tiche e  politiche  del  trattato  cosìdetto  di  alleanza  tra  la  Francia  e 
la  piccola  Repubblica  nuova  d'Italia  son  note  per  lo  sciagurato 
trattato  proposto  dal  Talleyrand,  accettato  dai  Milanesi  solo  per 
minacele  soldatesche  e  insinuazioni  calunniose:  esso  metteva  la 
Cisalpina  alla  mercè  della  Francia  obl)ligandola  ad  accogliere  e 
mantenere  venticinque  mila  soldati;  e  tuttavia  il  trattato  ufficiale 
nascondeva  ai  rappresentanti  del  popolo  i  patti  più  vergognosi,  i 


282  BPOQLIO   DEI   PEHIODICI 

quali  segnavano  ignominiosamente  la  servitù  della  nascente  Bepub- 
blica  a  cui  la  Francia  ipocritamente  ostentava  nel  primo  articolo 
del  trattato  stesso  di  assicurare  libertà  e  indipendenza.  Tali  arti- 
coli segreti  pubblica  TA.  dal  documento  originale  conservato  nel- 
Tarchivio  di  Stato  di  Milano]. 

935.  MgiO.  —  XVIII,  3,  1907.  —  Pflugk-Hartnng  J.,  Nelson,  und 
Gneisenau  die  milìtarische  Haiipigegner  NapoUons  I  [Sintesi  preziosa 
biografica  e  critica]. 

936.  yqh.  —  XLII,  163,  1907.  —  De  Lanzac  de  Laborie,  Les  débuts 
du  regime  concordataire  à  Paris;  Vepiscopat  du  cardinal  de  Belloy 
(1S02'1808), 

937.  Bqh.  ~  XLII,  163,  164,  1907.  —  Picard  L.,  La  préparatian 
d'une  cMmpagn€  de  Napoléoìi:  la  tranji  format  io  n  de  l'année  répvbli" 
caine  en  armée  imperiale, 

938.  Nan.  —  XLI,  832,  1906,  16  agosto.  —  Roberti  «.,  Vn  com- 
paesano ed  emido  di  Pietro  Micxta  [Giacomo  Antonio  Pasqua  1  di  Sa- 
gliano,  arruolato  nei  minatori  l'anno  1799,  sergente  nel  1809,  con 
debolissimi  mezzi,  fedele  alla  consegna,  seppe  sostenere  per  quasi 
cinque  mesi  l'assedio  di  Monzon,  piccola  città  dell'Aragona,  e  lasciò 
fama  nel  genio  francese]. 

939.  ?faw.  —  XLIII,  872,  1908,  16  aprile.  —  Roberti  G.,  La  lotta 
fra  Stato  e  Chiesa  durante  V impero  napoleonico  [Colla  scorta  di  diari 
del  tempo,  e  soprattutto  di  un  volume  di  documenti  inediti  del  car- 
dinale Morozzo  della  Rocca,  narra  un  episodio  del  riflesso  che  la 
questione  della  istituzione  canonica  dei  vescovi  ebbe  nei  paesi  an- 
nessi all'impero,  e  delle  recriminazioni  che  la  questione  stessa  suscitò 
all'epoca  della  restaurazione.  E'  il  caso  dell'abate  Dejean,  nominato 
vescovo  di  Asti,  cui  toccarono  vicende  avventurosissime]. 

940.  >'a7i.  -  XLII,  844,  1907,  16  febbraio.  -  XXX,  Dal  Con-- 
cordato  alla  separazione  [A  proposito  del  conflitto  franco- vaticano 
contemporaneo]. 

941.  Na;i.  -  XLII,  847,  1907,  1°  aprile.  —  OabrieUi  A.,  Napo- 
leone e  Pio  VII  [Rassegna  del  volume  di  Ilario  Renieri]. 

942.  L.  —  VII,  8,  1907.  —  Cipriani  0.,  /  rabdomanti  in  Italia 
sul  principio  del  secolo  scorso. 


7.  PERIODO  DEL  RISORGIMENTO  ITALIANO. 

943.  Risi.  —  I,  1,  1908.  —  Cerio  L.,  Il  museo  milanese  del  risor- 
gimento italiano  [Particolareggiata  descrizione]. 

944.  Risi.  —  I,  2,  1908.  —  Documenti  del  risorgimento  acquistati 
dalla  biblioteca  Vittorio  Emanuele  di  lioma. 

945.  Risi.  —  I,  1,  1908.  —  Michel  E.,  La  biblioteca  comuìiale  di 
Grosseto  [Per  quanto  concerne  il  risorgimento  italiano]. 

946.  RiKl.  —  I,  2,  1908.  —  Michel  E.,  Il  museo  ciinco  di  Livorno 
[Per  quanto  concerne  il  risorgimento  italiano]. 

947.  Rsh.  -   XIII,  3,  1906.  -  WeiU  G.,  Les  idé^s  polifiques  en 
France  au  XIX  siede  [Rassegna  bibliografica]. 

948.  RHh.  —  XV,  3,  1907.  —  Weill  «.,  /^  caiholicisme  frangais 
au  XIX  sif'de. 


PERIODO   DEL  BISORGIHENTO   ITALIANO  283 

949.  Na?i.  —  XLII,  847,  850,  852,  856,  860,  863,  1907,  V  aprile, 
16  maggio,  16  giugno,  16  ottobre,  1'*  dicembre,  e  XLIIl,  866,  870, 
1908,  16  gennaio,  16  marzo.  —  Monaldi  (jt.,  La  danza  nel  sec.  XIX 
[Premette  cenni  sulla  danza  nell'antichità,  sui  balli  celebri  del  rina- 
scimento, sulle  stelle  maggiori  del  secolo  XVIII,  sulla  morale  delle 
donne  da  teatro  e  la  fortuna  dei  ballerini,  sul  ballo  nel  periodo  della 
rivoluzione  e  dell'impero  napoleonico.  Tratta  quindi  deirorigine  e 
delle  vicende  degli  spettacoli  del  teatro  della  Scala.  L'apparizione 
della  Taglioni  ;  la  fortuna  di  altre  danzatrici  e  mime  ;  le  meraviglie 
di  Fanny  Elssler  ;  un  duello  coreografico  fra  Maria  Taglioni  e  Fanny 
Cerrito  ;  le  rivalità  fra  la  Cerrito  e  la  Tamburini  a  Londra  e  a  Mi- 
lano ;  danze  e  scene  storiche  nei  teatri  di  Europa  ;  comparsa  di  Car- 
lotta Orisi  all'Opera;  la  scuola  di  Milano;  coreografia  francese  e  ita- 
liana; Sofia  Foco  e  le  rivalità  colla  Piccolomini]. 

950.  y&n.  —  XLI,  830,  832,  885,  1906,  16  luglio,  16  agosto, 
!•  ottobre.  —  Monaldi  G.,  Cantanti  celebri  del  secolo  XIX  [Studia  il 
periodo  d'evoluzione  celebrato  dai  nomi  delle  cantanti  Urban,  Mariani, 
Durand,  Galli-Marie,  Pantaleoni  e  Theodorini,  Marconi  e  Gayarre, 
Maurel  e  Tamagno,  Gemma  Bellincionì,  Mattia  Battistini]. 

951.  Nan.  —  XLI,  831,  1906,  1»  agosto.  —  Leri  P.,  Carlo  Pmta 
€  il  SUO  nuovo  monumento  [Ne  ricorda  le  benemerenze  come  scrittore 
non  soltanto  lombardo  ma  nazionale]. 

952.  5an.  —  XLII,  859,  1907,  !•  ottobre.  —  Bertini  Attilj  C, 
Costanza  Monti  Perticari. 

953.  5a??.  —  XLII,  860,  1907,  16  ottobre.  —  De  Benedetti  M., 
Im  {dttura  della  luce  [Nel  secolo  XIX]. 

954.  Na^i.  —  XLII,  854,  1907,  16  luglio.  —  Chiarini  G.,  Im  figlia 
dì  Ugo  Foscolo  e  gli  ultimi  anni  del  poeta  a  Loìidra. 

955.  yan.  —  XLII,  852,  1907,  16  giugno.  —  Caldana  G.,  Giudizi 
di  Percy  Bysshe  Shelley  sui  poeti  italiani. 

956.  !fa?*.  —  XLIII,  866,  1908,  16  gennaio.  —  PirandeUo  L.,  Illu- 
stratori, attori  e  traduttori  [Note  riflettenti  la  letteratura  contempo- 
ranea]. 

957.  Risi.  —  I,  2,  1908.  —  Rondoni  G.,  Firenze  vecchia,  storia, 
cronaca  aneddotica,  costumi  (1799-1859)  [Rassegna  del  volume  di 
Giuseppe  Conti  pubblicato  nel  1899]. 

958.  ÀBrlJ.  —  IV,  1,  1908.  —  Guerrieri  R.,  Il  periodo  del  risor- 
gimento politico  di  Gualdo  Tadino  [Da  un  volume  di  prossima  pub- 
blicazione sulla  storia  generale  del  Comune;  riguarda  il  periodo 
della  rivoluzione  francese  e  del  risorgimento  nazionale]. 

959.  Risi.  —  I,  1,  1908.  —  Clerici  G.  P.,  Quando  e  come  inco- 
mincia la  letteratura  poetica  del  nostro  risorgimento  [Rievoca  la  fal- 
lita cospirazione  militare  di  Milano  del  1814  e  il  susseguito  processo; 
tra  i  condannati  il  medico  prof.  Giovanni  Rasori  di  Parma,  il  quale 
rimase  sotto  la  tortura  di  una  condanna  a  morte  per  tutto  il  tempo 
che  durò  l'istruttoria,  complessivamente  due  anni,  ed  anche  nelle 
ansie  per  l'esito  del  processo  trovò  la  calma  per  tradurre  dal  tedesco 
e  comporre  un  sonetto,  tuttora  inedito,  col  quale  si  potrebbe,  fare 
incominciare  la  letteratura  poetica  del  nostro  risorgimento]. 

960.  RA.  —  XXII,  1,  1907.  —  Fattori  0.,  Pelazione  delle  onoranze 
rese  a  Melchiorre  Delfico  dal  Comitato  Pro-liorghesì  nella  Repubblica 
di  S.  Marino  il  13  novembre  190  i. 


284  SPOGLIO   DEI    PEKIODICI 

961.  Ma.  —  S.  2,  II,  3-4,  1907.  —  Gi-imaldi  0.,  Un  terno  al  lotto 
di  moìis.  Annibale  della  Genga. 

962.  Hisl.  —  1,2,  1908.  —  Rosi  M.,  //  diario  del  conte  Cesare 
Gallo  [Nato  di  nobile  famiglia  ad  Osimo  nel  1776  era  il  tipo  di  quei 
gentiluomini  che,  cresciuti  sotto  gli  Stati  assoluti  d'Italia  nell'ultimo 
quarto  del  secolo  XVIII,  accettarono  il  Governo  francese  e  dopo  la 
restaurazione  servirono  di  nuovo  gli  antichi  signori,  ma  presto  contro 
di  questi  cospirarono  approfittando  del  malcontento  che  per  varie 
cagioni  qua  e  là  manifesta  vasi.  Preposto  dell'ufficio  del  Registro 
pontificio  a  Macerata,  fu  uno  dei  cinque  condannati  a  morte  il  6  ot- 
tobre 1818  per  aver  preparata  e  tentata  realmente  una  rivolta  in 
Macerata  nella  notte  del  24  giugno  1817.  La  pena  fu  commutata 
nella  relegazione  perpetua  in  una  fortezza  dello  Stato  sotto  stretta 
custodia.  Il  diario,  di  cui  dà  amplissimo  ragguaglio  l'A.,  si  conserva 
nel  regio  archivio  di  Stato  a  Roma:  comincia  il  28  novembre  1814 
e  finisce  il  21  settembre  1817,  un  periodo  importante  quanto  agitato 
per  la  storia  dello  Stato  pontificio  e  dell'Italia.  Per  le  relazioni  di 
famiglia  il  conte  Gallo  poteva  avvicinare  prelati  e  avere  notizie 
importanti,  mentre  le  sue  relazioni  colle  sètte  dovevano  dargli 
qualche  disagio  morale.  Non  eroe  e  non  traditore,  è  rappresentante 
di  una  schiera  che  costituiva  la  maggioranza,  foi*mata  di  persone 
modeste,  ignoranti,  avvezzate  a  far  molto  sotto  la  guida  altrui,  ras- 
segnate pure  a  molto  soffrire,  aliene  da  vere  e  proprie  iniziative  ma 
capaci  di  imprese  magnanime  se  ben  dirette  o  sospinte;  la  schiera 
nella  quale  gli  eroi  trovano  i  seguaci  dei  loro  ardimenti  e  i  tradi- 
tori, i  complici  0  le  vittime]. 

963.  Risi.  -  I,  2,  1908.  —  Colombo  A.,  Im  raccolta  Pellichiana 
nella  casa  Cavassa  in  Saluzzo. 

964.  Risi.  —  I,  1,  1908.  —  TroraneUi  5.,  Memorie  storico-bio- 
graficJie  di  Zellide  Fattiboni  [Rassegna  retrospettiva  dei  tre  volumi 
'pubblicati  tra  il  1885  e  il  1888]. 

965.  Beri.  —  I,  9,  1906.  —  Bragato  O.,  Il  diario  Calmo  [Come 
fonte  storica  pel  periodo  napoleonico  ed  austriaco  nel  Friuli  sino 
al  1830:  nota  critica]. 

966.  AsrU.  — -  IV,  1,  1908.  —  Locattelii  (i.,  Narrazione  di  %in 
imparziale  osservatore  dell'accaduto  in  Perugia  del  giorno  8  Tuaggio 
del  ISSH. 

967.  Na/?.  —  XLIII,  869,  1908,  l*»  marzo.  —  Clan  Y.,  Il  dottor 
Michele  Carducci,  cospiratore  [Fra  il  1830  e  il  1831,  il  padre  del  poeta 
studente  di  medicina  all'università  di  Pisa,  ebbe  rifiutato  un  sus- 
sidio perchè  non  tenuto  in  odore  di  santità  dalla  Polizia;  anzi  ebbe 
a  subire  insieme  ad  altri  l'arresto  e  un  processe  per  alcune  lettere 
politiche  sequestrate,  e  fu  severamente  condannato  in  relazione  alla 
colpa;  ciò  non  tolse  ch'egli  perseverasse  nei  suoi  ideali  e  nell'azione]. 

968.  Xa«.  —  XLI,  831,  1906,  1^  agosto.  —  €ian  Y.,  La  prima 
rivista  italiana  [Ampia  rassegna  del  volume  di  Paolo  Prunas  sulle 
origini  e  le  vicende  della  «  Nuova  Antologia  »]. 

969.  Risi.,—  I,  2,  1908.  —  GallavreHi  G.,  Lettere  inedite  di  Ni- 
colò  To7nmaseo  al  conte  di  Montalembert  [Durante  il  soggiorno  del 
Tommaseo  a  Firenze,  mentre  il  gabinetto  Viesseux  annodava  tante 
relazioni  degli  Italiani  con  letterati  e  pensatori  stranieri,  tra  i  primi 
s'accostò  al  Tommaseo,  Antonio  Francesco  Rio,  venuto  in  Italia  col 
conte  de  La  Ferronays,  ambasciatore  di  Carlo  X  presso  la  S.  Sede  ; 
e  questi  due  furono  appunto  a  Firenze  raggiunti,  nel  Natale  del- 


PERIODO   DEL   RISORGIMENTO   ITALIANO  285 

Tanno  1831,  da  tre  compatrioti,  antesignani  del  moto  progressista 
religioso,  Lamennais,  Lacordaire  e  il  giovane  loro  discepolo  Monta- 
lembert,  i  quali  andavano  ad  appellarsi  ottimisticamente  a  Roma 
contro  r ostilità  mossa  da  gran  parte  dell'episcopato  francese  alla 
loro  rivista  «  l'Avenir  » .  Nell'estate  seguente  il  Montalembert  ripas- 
sando per  Firenze  rivide  il  Tommaseo  e  gli  comunicò  disegni  di 
nuovi  lavori,  fra  cui  uno  ispirato  alla  figura  austera  di  Gerolamo 
Savonarola.  A  questi  propositi  si  riconnette  la  prima  lettera  del 
Tommaseo  all'amico  francese.  Segui  tra  loro  per  molti  anni  dal  1832 
al  1849  interessante  corrispondenza  che  l'A.  rende  di  pubblica 
ragione]. 

970.  Na?i.  —  XLII,  853,  1907,  1<»  luglio.  ~  RoS'coe  Thayer  W., 
Giuseppe  Mazzini  [Si  riproduce,  tradotto  dalla  «  Nation  » ,  un  articolo 
dell'autore]. 

971.  Hz.  —  S.  3,  III,  1,  1907.  —  Storn  A.,  Gottìnger  Slebeff, 
Mettermeli  und  Mazzini  [Pubblica  alcuni  documenti  dell'archivio  di 
Corte  di  Vienna,  del  1838.  Comunicazioni  e  note  scambiate  tra  il 
Metternich  e  il  conte  Kuefstein,  ambasciatore  in  Annover,  con  ac- 
cenni ai  Mazziniani  e  alla  Giovane  Italia]. 

972.  Naw.  —  XLII,  849,  1907,  !<>  maggio.  —  lettere  inedite  di 
Mazzini  a  madame  X  [Conservate  dalla  signora  Giorgina  Saffi;  erano 
dirette  ad  una  signora  russa  che  Mazzini  aveva  conosciuta  a  Londra, 
e  che  si  trovava  allora  a  Parigi;  essendo  rimasta  orbata  in.  breve 
tempo  di  due  creaturine,  Mazzini  senti  il  bisogno  e  il  dovere  di  ri- 
volgere a  lei,  che  non  aveva  fede  e  per  cui  la  morte  era  fine  di  tutto, 
le  lettere  ora  pubblicate,  nelle  quali  vibra  profondo  sentimento  re- 
ligioso]. 

973.  AsrlJ.  —  III,  2-3,  1907.  —  Michel  E.,  La  Giovane  Italia  nel- 
l'Umbria [Pubblica  tre  documenti  del  1832  secondo  i  quali  appare 
che  nell'Umbria,  dove  pure  si  era  risposto  con  entusiasmo  alla  pro- 
paganda mazziniana,  vi  fosse  una  sola  congrega  della  Giovane  Italia, 
a  Perugia,  la  quale  aveva  frequenti  rapporti  colle  congreghe  delle 
regioni  limitrofe]. 

974.  Risi.  -  I,  1,  1908.  —  Faldella  G.,  flettere  inedite  della  «  Gio- 
vane Italia  »  [Ventiquattro  lettere  tolte  dall'archivio  privato  del  sena- 
tore Federico  Rosazza,  bielleso,  compagno  di  collegio  e  poi  d'ideali 
dei  fratelli  Ruffini,  e  dall'archivio  segreto  di  Stato  in  Torino.  Sono 
lettere  di  Agostino  Ruffini,  il  più  giovane  e  meno  conosciuto  dei  fra- 
telli, ma  di  ingegno  forse  superiore  allo  stesso  romanziere  Giovanni, 
cui  diede  molto  della  sua  preparazione  filosofica  e  letteraria,  come  ne 
diede  allo  stesso  Giuseppe  Mazzini  specialmente  per  la  «  Filosofia 
della  musica  » .  Segui  coi  fratelli  la  spedizione  in  Savoia  e  poi  l'esilio 
in  Svizzera  e  in  Inghilterra  ;  più  tardi  si  converti  sinceramente  alla 
monarchia,  e  fa  deputato  nel  1848,  mori  nel  1855.  Le  lettere  sono 
degli  anni  tra  il  1831  e  il  1835]. 

975.  Bi8l.  —  I,  1,  1908.  —  Lisio  G.,  Il  braccialetto  di  Giulia 
Modena  [Gustavo  Modena,  trentenne  ed  esule,  conobbe,  nella  Sviz- 
zera ospitale,  Giulia  Calame  che  malgrado  le  opposizioni  dei  parenti 
fece  sua  sposa.  Il  primo  dono  alla  fidanzata  fu  un  braccialetto  d'oro 
elle,  in  una  specie  di  teca,  recava  una  trecciolina  di  capelli:  erano 
<iclla  madre  di  Giuseppe  Mazzini,  questi  li  aveva  donati  per  quello 
scopo  al  compagno  d'ideali,  perchè  fossero  un  talismano  di  fedeltà 
siila  compagna  scelta.  Ora  il  braccialetto  è  nel  museo  del  risorgi- 
mento a  Milano]. 


286  SFOGLIO   DEI   PERIODICI 

976.  RIhL  —  I,  2,  1908.  —  Orsi  P.,  Il  Mazzini  a  Livorno  nel  1849 
(con  una  sua  lettera  inedita)  [Giuseppe  Mazzini  ai  primi  di  febbraio 
del  1849,  eletto  deputato  della  città  di  Ferrara  all'Assemblea  Romana, 
avviandosi  a  Roma,  giunse  per  mare  a  Livorno.  Carlo  Pìgli,  gover- 
natore per  la  città,  riceveva  in  quel  punto  stesso  dal  Guerrazzi,  mi- 
nistro, in  un  coir  annunzio  che  il  Granduca  era  partito  di  Firenze, 
istruzioni  percliè  impedisse  dimostrazioni  repubblicane  inconsulte 
che  provocassero  più  violenta  poi  la  reazione:  ciò  egli  consegui 
colla  cooperazione  di  Mazzini,  il  quale  ripartì  poi  subito  per  Firenze 
dove  cercò,  benché  inutilmente,  di  fare  dal  Governo  provvisorio 
proclamare  sùbito  la  fusione  della  Toscana  colla  Repubblica  Ro 
mana.  A  tale  scopo  il  14  marzo  da  Roma  Mazzini  inviava  ancora 
al  Pigli  una  deputazione  composta  di  Ciccruacchio,  di  due  amici 
suoi  e  di  un  membro  dell'Assemblea,  latori  della  lettera  che  l'A. 
pubblica]. 

977.  Naw.  —  XLII,  855,  1907,  1°  agosto.  —  OxiUa  G.  U.,  I  figli 
di  Carlo  Alberto  allo  studio,  —  I  primi  studi  di  Vittorio  Emanuele 
(anni  1830-1886)  [Con  documenti  e  illustrazioni]. 

978.  RsC.  —  XV,  1,  1907.  —  Cotroneo  B.,  Il  moto  calabrese 
del  1841  [Rassegna  e  critica  della  pubblicazione  di  Francesco  Fava 
sull'argomento]. 

979.  Bi.  —  VII,  4, 1907;  Vili,  1, 1908.  —  Badet  G.,  Lettres  d'Italie 
(février-mars  1847):  correspmidance  inèdite  d'Antoine  Grenier  [Gior- 
nalista del  secondo  impero  e  professore  d'università,  durante  un 
suo  viaggio  attraverso  l'Italia  per  recarsi  a  dirigere  «  la  scuola 
francese  di  Atene  »,  inviava  ad  una  dama  di  Parigi,  di  cui  allora 
aspirava  a  sposare  la  figlia,  le  sue  impressioni  di  viaggio]. 

980.  Bigi.  —  I,  2,  1908.  —  Boberti  G.,  IJ Italia  nel  carteggio  della 
regina  Vittoria  [Sceglie  e  traduce  ottantasei  lettere  tra  il  184*7  e  il  1861 
nelle  quali  è  cenno  di  cose  italiane.  Esse  rivelano  in  contrapposi- 
zione alle  simpatie  che  la  causa  nostra  destava  negli  uomini  politici 
inglesi,  l'espressione  genuina  della  diffidenza  per  non  dire  dell'aperta 
antipatia  della  regina.  Essa,  per  indole  misoneista,  si  lasciava  se- 
durre dalla  tradizione  della  creduta  intangibilità  dell'assetto  dato 
all'Europa  dai  trattati  del  1815,  amava  poi  sopra  ogni  cosa  l'ordine 
e  la  pace,  e,  paurosa  di  veder  rotto  l'equilibrio  europeo,  temendo  la 
minaccia  di  una  guerra-  generale,  vedeva  male  il  progresso  della 
rivoluzione  in  Italia]. 

981.  Na?i.  —  XLn,  844,  1907,  16  febbraio.  —  Gay  N.,  7.c  rea- 
zioni fra  V Italia  e  gli  Stati  Uniti  (1847-1871)  [Le  prime  relazioni  del 
Piemonte  cogli  Stati  Uniti  incominciarono  nel  1838  colla  nomina  di 
un  agente  speciale  americano  a  Genova,  Nathaniel  Niles,  e  del  conte 
Avogadro  di  CoUobiano  incaricato  d'affari  a  Washington;  nel  1839  si 
firmò  un  trattato  commerciale,  tuttavia  il  commercio  diretto  continuò 
debole:  una  fondamentale  difficoltà  era  la  profonda  diff'erenza  nel 
carattere  e  nello  spirito  dei  governi  dei  due  paesi  fino  al  1847  e  una 
malcelata  diffidenza  del  governo  piemontese  assoluto,  la  quale  svanì 
poi  quando  spuntò  l'alba  della  libertà.  L'incaricato  d'affari  ameri- 
cano a  Torino  fin  dal  15  maggio  1846  pronosticava  la  fortuna  della 
Casa  di  Savoia  e  la  possibiStà  di  unificare  l'Italia  sotto  di  sé;  se- 
gnalava le  pubblicazioni  di  D'Azeglio  e  Balbo.  Una  immensa  dimo- 
strazione a  Pio  IX  e  all'Italia  ebbe  luogo  il  29  novembre  1847  a 
New- York.  Il  console  americano  Brown  assistette  la  Repubblica 
Romana  ;  le  navi  americane  assistettero  Venezia  e  favorirono  anche 
il  Piemonte  :  sessanta  passaporti  per  gli  Stati  Uniti  furono  accordati 


PERIODO   DEL   RISORGIMENTO   ITALIANO  287 

ad  istanza  del  Governo  Sardo  per  gli  esuli  che  il  Piemonte  fu  co- 
stretto ad  espellere  dopo  il  moto  di  Milano  del  6  febbraio  ;  le  rela- 
zioni sardo-americane  erano  divenute  ottime.  Cattive  invece  le  rela- 
zioni americane  col  sospettoso  Governo  delle  Due  Sicilie,  negative 
o  nulle  coi  Ducati  dell'Italia  centrale.  Gravissime  furono  le  rimo- 
stranze degli  Stati  Uniti  al  Papa,  perchè  nel  saccheggio  di  Perugia 
del  1859  furono  danneggiati  e  minacciati  nella  vita  l'americano 
Perkins  e  la  sua  famiglia,  e  perchè  in  un  tumulto  di  popolo  in 
Piazza  Colonna  a  Roma  il  console  americano  corse  pericolo.  Du- 
rante la  guerra  di  secessione,  le  relazioni  si  raffreddarono  pel  con- 
tegno non  corretto  e  sincero  del  Papa,  e  dopo  l'assassinio  dì  Lin- 
coln nel  1867,  furono  sospese.  Invece  viva  simpatia  godette  Vittorio 
Emanuele  nel  1859.  Garibaldi  nel  1860  chiese  al  ministro  degli 
Stati  Uniti  se  Nizza  avrebbe  potuto  contare  sull'assistenza  ameri- 
cana nel  caso  avesse  voluto  separarsi  tanto  dalla  Francia  quanto 
dal  Piemonte  e  reggersi  da  sé.  Il  17  febbraio  1860,  nuove  dimostra- 
zioni a  New-York  salutavano  l'indipendenza  italiana  ;  la  spedizione 
dei  Mille  fu  ammirata.  A  Garibaldi  durante  la  guerra  di  seces- 
sione fu  offerto  un  comando.  I  voti  degli  Italiani  furono  sinceri  per  la 
causa   federale  degli  Stati  del  Nord  contro  i  secessionisti  del  Sud]. 

982.  Risi.  —  I,  1,  1908.  —  Manno  A.,  Il  pi-imo  Minbitero  costi- 
tuzionale in  Piemonte:  appunti  inediti  di  Federico  Sclopis  [Un  diario 
di  dieci  giorni,  dal  5  marzo  giorno  susseguente  a  quello  della  pubbli- 
cazione dello  Statuto,  scritto  in  forma  privatissima  per  uso  personale 
o  forse  per  comporre  poi  più  tardi  una  studiata  relazione:  rivela  le 
difficoltà  incontrate  dallo  Sclopis  che  Carlo  Alberto  aveva  incaricato 
di  comporre  quel  primo  Ministero,  e  specialmente  due  punti  erano 
assai  controversi  del  programma  di  tale  Ministero:  1«  i  preparativi 
di  guerra  per  il  caso  in  cui  si  dovesse  romperla  coli* Austria;  2^  le 
trattative  da  intavolare  per  una  lega  colle  altre  potenze  riformate 
d'Italia]. 

983.  Risi.  —  I,  2,  1908.  —  :Neri  A.,  Una  lettera  di  Carlo  Cattaneo 
a  Carlo  Pisacane  [I  due  patrioti  si  conobbero  nel  1848  a  Milano  dove 
il  Pisacane  ebbe  grado  di  capitano.  Dopo  la  successiva  partecipa- 
zione alla  difesa  di  Roma,  profugo  a  Lugano  e  poscia  a  Genova, 
viveva  in  questa  città  dando  lezioni  private  di  matematica.  Istitui- 
vasi  frattanto  il  nuovo  liceo  del  Canton  Ticino  dove  il  Cattaneo  fu 
eletto  professore  ;  il  Pisacane  per  mezzo  di  lui  aspirava  ad  ottenere 
una  cattedra  che  lo  togliesse  dalle  incertezze  dell'insegnamento  pri- 
vato, e  su  tale  argomento  verte  appunto  la  lettera  del  4  agosto  1852 
pubblicata  dall'autore]. 

984.  Risi.  -  I,  2,  1908.  —  Fantoni  G.,  Angelo  Toffoli,  ministro 
degli  artieri  in  Venezia  nel  1848-49  [Era  nato  popolano,  da  un  vecchio 
giacobino,  nel  1806,  era  bravo  nell'arte  del  sarto,  arguto  umorista, 
fortunato  nelle  avventure,  coinvolto  nei  moti  politici  delle  Romagne 
del  1831;  approssimandosi  il  1848,  fu  un  prezioso  e  fedele  agente  pel 
tasteggio  prudente,  per  le  clandestine  soscrizioni,  per  le  legali  dimo- 
strazioni, per  le  popolari  disposizioni  e  le  raccomandazioni  efficaci. 
Quando  fu,  nel  gennaio  1848,  arrestato,  Manin  offerse  generoso  ap- 
poggio alla  famiglia  di  lui;  liberato,  Manin  lo  volle  partecipe  del 
Governo  provvisorio  col  titolo  di  ministro  degli  artieri,  ebbe  inca- 
richi delicatissimi  e  missioni  tra  l'altro  presso  la  Repubblica  fran- 
cese. Mori  povero  in  Venezia  nel  1877]. 

985.  Beri.  —  I,  9,  1906.  —  Odazio  E.  E.,  Emanuele  Odazio  a 
Milano  e  a  Venezia  nel  1848-49  [Come  ingegnere]. 


288  SPOGLIO    DEI    PERIODICI 

986.  Risi.  —  I,  2,  1908.  —  Donarer  F.,  T^  buom  ide^  d'un  uffi- 
ciala di  marina  dal  1S43  al  1850  [Il  marchese  GiovaDni  Ricci,  geno- 
vese, tenente  di  vascello  nella  marina  sarda  nel  1848  -  più  tardi 
deputato,  senatore  e  per  qualche  tempo  anche  ministro  della  ma- 
rina -  si  adoperava  zelantemente  affinchè  il  Governo  sviluppasse  la 
marina  da  guerra,  sìa  nei  rapporti  commerciali,  sia  nei  riguardi 
dell'Austria.  I  suoi  eccitamenti,  cui  egli  dava  qualche  autorità  per 
mezzo  del  fratello  Vincenzo,  ministro  dell'interno,  e  i  suoi  consigli 
non  furono  sempre  ascoltati,  ma,  secondo  TA.,  se  qualche  cosa  tut- 
tavia per  la  marina  sarda  fu  fatto  ai  suoi  tempi,  il  merito  risale  in 
gran  parte  a  queirufficiale,  del  quale  pubblica  appunto,  come  do- 
cumento, alcuni  brani  di  lettere]. 

987.  Risi.  —  I,  2,  1908.  —  Sforza  G.,  Una  lettera  inedita  del 
marchese  Filippo  Antonio  Gualterio  [Diretta  a  Nicomede  Bianchi,  a 
proposito  di  una  lettera  scritta  dallo  stesso  Gualterio  al  marchese 
Villamarina  nel  1849.  Dopo  la  battaglia  di  Novara  si  voleva  tentare 
per  mezzo  della  Francia,  gelosa  delfAustria,  di  ottenere  che  il  Pie- 
monte, benché  battuto,  potesse  estendere  la  sua  influenza  in  Italia, 
come  aveva  l'anno  prima  ideato  il  Gioberti  coli' offerta  dell'inter- 
vento in  Toscana.  Rifiutato  il  progetto  dal  Granduca  fu  tentato 
ugualmente  con  trattative  presso  il  Villamarina  e  il  Valewski,  allora 
residente  francese  a  Firenze,  ma  una  dimostrazione  intempestiva  a 
Bologna  in  senso  repubblicano  mandò  ogni  cosa  in  fumo.  Tale  il 
contenuto  della  lettera  pubblicata  dall' A.  con  brillante  commento]. 

988.  Risi.  —  I,  1,  1908.  —  Loerinson  E.,  Due  documenti  inediti 
relativi  alla  ritirata  di  Garibaldi  da  Noma  [Fra  i  tanti  coraggiosi, 
va  ricordato  Tommaso  Saffi,  fratello  del  triumviro,  giovane  mode- 
stissimo, che  volle  nell'esercito  repubblicano  contentarsi  del  grado 
di  maresciallo  d'alloggio]. 

989.  >'a?i.  —  XLII,  853,  1907,  l*»  luglio.  —  Una  tetterà  autografa 
di  Garibaldi  [Ai  cittadini  triumviri  della  Repubblica  Romana,  da 
Rieti,  1849:  minacciava  di  dare  le  dimissioni  qualora  alcuni  diser- 
tori che  avevano  denigrato  la  sua  legione  non  avessero  in  faccia 
alla  legione  stessa  disdetto  le  loro  calunnie]. 

990.  AsrU.  —  IV,  1,  1908.  —  Guerra  Copploli  L.,  Minuta  di  let- 
tera spedita  al  pro-delegato  della  comunità  di  Nami  [Dell' 8  agosto 
del  1849]. 

991.  Na/i.  ~  XLIII,  868,  1908,  16  febbraio.  —  D'Ancona  A.,  An- 
tonio Guadagnoli  e  la  Toscana  de'  suoi  tempi  [Rassegna  del  volume 
di  G.  Stiaveìli]. 

992.  Risi,  —  I,  2,  1908.  —  Roddi  G.,  Ricordi  di  pingione  del- 
runico  superstite  dei  condann/iti  di  Mantova  dal  1851  al  1853  [Ras- 
segna del  volume  di  Luigi  Pastro]. 

993.  Na«.  —  XLI,  829,  1906,  1°  luglio.  ~  Boccazzi  F.,  Lettere 
inedite  di  Mazzini  e  Kossuth  a  P.  F,  Calvi  [Calvi,  la  più  bell'anima 
che  Belfiore  lanciò  all'avvenire  d'Italia,  caduta  Venezia,  esule  ad 
Atene  sino  al  febbraio  1850,  venne  poscia  a  Genova  e  a  Torino, 
dove  ebbe  una  modestissima  pensione  dal  Governo:  Gustavo  Mo- 
dena l'incaricò  di  organizzare  militarmente  l'emigrazione  in  Torino, 
ed  egli  rifiutò  pur  cooperandovi;  allora  strinse  amicizia  col  colon- 
nello Stefano  Tiirr,  emissario  di  Kossuth  in  Italia,  che  lo  rilise  in 
relazione  appunto  con  Kossuth  e  Mazzini.  Nel  1852  si  preparava 
una  insurrezione  generale  europea  che  doveva  nascere  col  cambia- 
mento del  Presidente  della  Repubblica  francese;  Calvi  fu  nominato 


PERIODO  DEL   RISORGIMENTO   ITALIANO  289 

da  Mazzini  e  Saffi  commissario  per  dirigere  l'insurrezione  nel  Friuli 
e  nel  Cadore.  Importanti  sono  le  lettere  scambiate  da  Calvi,  Maz- 
zini e  Kossuth  per  tale  preparazione:  Calvi  non  divideva  pienamente 
le  idee  di  Mazzini  e  tuttavia,  ad  un  suo  cenno,  corse  a  Lugano  il 
7  febbraio  1853,  ed  ebbe  incarico  di  favorire  il  tentativo  fallito  di 
impadronirsi  a  Locamo  del  piroscafo  «  Radetzky  »  che  faceva  ser- 
vizio sul  Lago  Maggiore.  La  sommossa  del  6  febbraio  a  Milano  fu 
criticata  dal  Calvi  per  la  poca  serietà  con  cui  era  stata  organizzata, 
ma  non  intiepidi  il  suo  entusiasmo,  e  pertanto  accettando  la  pro- 
posta del  Mazzini  si  accinse  ugualmente,  con  alcuni  amici,  all'in- 
surrezione del  Cadore  che  doveva  effettuarsi  subito  dopo  il  moto  di 
Milano  e  solo  se  fosse  riuscito.  Egli  però  non  soltai^to  voleva  avere  i 
mezzi  per  l'insurrezione,  ma  ancora  la  certezza  di  altri  moti  insurre- 
zionali contemporanei  nella  penisola,  e  n'ebbe  da  Mazzini  formale  pro- 
messa. Nel  Bellunese  fu  mandato  il  conte  Carlo  Rudio,  ventenne,  più 
tardi  complice  della  congiura  Orsini  ;  portatosi  ai  confini  svizzeri  per 
rientrare  in  patria  al  momento  convenuto.  Calvi  e  i  compagni,  tra- 
diti da  delatori,  furono  dalla  polizia  austriaca  arrestati  la  notte  dal 
16  al  17  settembre  1853]. 

994.  AsrlT.  —  IV,  1,  1908.  —  Loeattelll  f4.,  Copia  della  narra- 
zione  dei  fatti  concomitanti  e  susseguenti  l'arresto  del  barone  Nicola 
Danzetta  di  Perugia  descritti  da  se  medesimo  [L'arresto  era  avvenuto 
per  opera  degli  Austrìaci  nella  notte  dal  16  al  17  agosto  1852]. 

995.  RA.  —  XXII,  2,  1907.  —  Testa  V.,  Una  lettera  inedita  di 
Giannina  Milli  [Diretta  il  15  settembre  1853  a  D.  Michele  Achille 
Bianchi]. 

996.  Na«.  —  XLI,  835,  1906,  1°  ottobre.  —  La  Bolina  J.,  Genova 
della  mia  gioventù  [Dal  1853). 

997.  Risi.  —  I,  1,  1908.  —  Capasso  G.,  /  tentativi  per  far  eva- 
dere Luigi  Settembrini  dall'ergastolo  di  Santo  Stefano  negli  anni  1855- 
1856  [Due  tentativi  falliti  fatti  da  Antonio  Panizzi  d'accordo  con 
alcuni  amici  italiani  ed  inglesi,  fra  cui  M.r  Gladstone,  lord  e  lady 
Holland,  James  Hudson,  ministro  inglese  a  Torino,  e  Agostino  Ber- 
tani,  descritti  e  documentati  colla  scorta  delle  lettere  del  Panizzi 
stesso  pubblicate  da  Luigi  Fagan,  di  una  relazione  della  signora 
Mario,  e  soprattutto  dei  documenti  inediti  del  fondo  Bertani  posse- 
duti dal  Museo  del  risorgimento  di  Milano  :  di  quarantadue  di  questi 
dà  il  testo  in  appendice]. 

998.  ynn.  —  XLII,  843-846,  853-856,  1907,  1"  febbraio-16  marzo, 
lo  luglio-16  agosto.  —  Pìerantoni  Mancini  Cr.,  Impressioni  e  ricordi: 
giornale  di  una  giovinetta  (ISòG-lSOl)  [Ai  ricordi  personali  si  aggiun- 
gono quelli  politici  e  le  impressioni  dei  contemporanei  alla  grande 
epopea,  intercalati  da  lettere  di  Francesco  De  Sanctis,  Terenzio 
Mamiani,  Pasquale  Mancini,  ecc.]. 

999.  Risi.  -  I,  2,  1908.  -  Rondoni  (4.,  Foglietti  della  .  Clande- 
stina »  alla  vigilia  del  21  aprile  1SÒ9  in  Toscana  [Foglietti  volanti 
stampati  alla  macchia,  destinati  al  popolo,  messi  in  circolazione  a 
migliaia  uel  momento  decisivo,  subito  dopo  sepolti  nel  più  tacito 
oblio:  ne  pubblica  alcuni  rintracciati  con  stento]. 

1000.  Kaw.  —  XLII,  853,  1907,  lo  luglio.  -  Cadolini  0.,  I  cac- 
ciatori delle  Alpi:  ricordi  del  1859  [La  preparazione  e  la  formazione 
dei  volontari;  la  partenza  per  Casale  e  S.  Germano;  l'inizio  del- 
l'offensiva; il  passaggio  del  Ticino;  Varese,  San  Fermo,  Laveno  e 
Bergamo;  la  grandezza  di  Garibaldi  nella  campagna  del  1859]. 

Rivista  eiorìca  italiann,  3»  S.,  va,  2.  19 


290  SPOGLIO   DEI   PERIODICI 

1001.  AsrU,  —  III,  2-3,  1907.  —  Roncella  R.,  ISuovi  documenti 
sulle  sh-agi  di  Perugia  del  20  t/itigno  1869  [Sono  sessantasette  docu- 
menti tratti  dalla  biblioteca  Vittorio  Emanuele  di  Roma  :  lettere  del 
cardinale  Antonelli,  o  a  lui  dirette  specialmente  dal  consigliere  di 
Stato  e  commissario  Luigi  Lattanzi,  dal  gonfaloniere  di  Città  di 
Castello,  conte  Pierleoni,  da  quello  di  Perugia,  Piselli,  ecc.]. 

1002.  AsrU.  -  IV,  1,  1908.  —  Michel  E.,  Una  lettera  sulle  stragi 
di  Perugia  [Del  canonico  Giovanni  Chelli  al  gonfaloniere  di  Cortona]. 

1003.  AsrU.  —  III,  2-3,  1907.  —  Xicastro  S.,  La  prima  tappa 
dei  profughi  perugini  del  20  giugno  1859.  Volontari  umbri  e  disertori 
2)onttfici  [Con  ventisette  documenti  in  appendice]. 

1004.  A«rU.  —  III,  2-3,  1907;  IV,  1,  1908.  —  Gay  >'.,  Uno  screzio 
diplomatico  fra  il  Governo  pontificio  e  il  Governo  aniericaiw  e  la  con- 
dotta degli  Svizzeri  a  Perugia  (20  giugno  1859)  [Su  documenti  uflS- 
ciali  descrive  le  stragi  e  i  saccheggi  abbominevoli  commessi  dagli 
Svizzeri  nel  riprendere  Perugia,  la  quale  a  somiglianza  delle  altre 
città  dell'Italia  centrale  aveva  proclamata  l'annessione  al  regno  di 
Vittorio  Emanuele.  In  quell'occasione  una  famiglia  americana,  di 
passaggio,  corse  grave  pericolo  della  vita  ed  ebbe  all'albergo  sac- 
cheggiati tutti  i  suoi  bagagli;  l'ambasciatore  degli  Stati  Uniti,  con 
energia  ignota  alla  diplomazia  pontificia,  pretese  dal  cardinale  An- 
tonelli, ed  ottenne  entro  un  mese,  risarcimento  dei  danni  materiali 
in  3200  scudi,  nonché  soddisfazioni  morali  amplissime,  minacciando 
rottura  delle  relazioni  diplomatiche.  Stigmatizzando  l'accaduto  in 
forma  vivacissima  e  altera,  mostrava  che,  al  di  là  del  fatto  specifico 
dell'oltraggio  alla  famìglia  americana,  erano  in  gioco  anche  suscet- 
tibilità nazionali  e  politiche  generali  verso  l'assolutismo  papale. 
Vento tto  documenti  e  numerosi  regesti  di  altri  in  appendice]. 

1005.  AsrU.  —  IV,  1,  1908.  —  Visconti  di  Saliceto  A.,  Txi  j^resa 
di  Perugia  nei  rapporti  ufficiali  dell  esercito  liberatore, 

1006.  AsrU.  —  IV,  1,  1908.  —  Degli  Azzl  G.,  Ricordi  di  Perugia 
(1859-1860)  di  Giuseppe  Fabretti  [Il  ms.  del  Fabretti  da  cui  l'A.  estrae 
le  parti  che  pubblica  è  un  diario  che  va  dall'anno  1787  al  1868, 
consta  di  quattordici  volumi  e  si  conserva  nella  biblioteca  comu- 
nale di  Perugia]. 

1007.  AsrU.  —  IV,  1,  1908.  -  Oaerra-Coppioli  L.,  Un  atto  di 
giustizia  riparatrice  del  regio  Ccnnmissano  generale  straordinario  per 
le  Provincie  dell'  Umbria  [La  cancellazione  nel  1860  dal  registro  delle 
ipoteche  del  circondario  di  Perugia  della  iscrizione  ipotecaria  di 
scudi  100.000,  a  carico  di  alcuni  patrioti,  ordinata  dal  generale  Schmid 
per  rifusione  di  danni  avvenuti  nel  combattimento  del  20  giugno  1859 
in  Perugia]. 

1008.  Risi.  —  I,  1,  1908.  —  Sforza  G.,  Una  missione  a  Londra 
di  Emanuele  Marliani  nel  1860  [Mandato  dal  Farini,  dittatore  del- 
l'Emilia, d'accordo  col  Cavour,  per  dimostrare  al  Governo  inglese 
che  nelle  provincie  dell'Emilia  regnava  l'ordine  più  perfetto  e  ar- 
monia col  Governo  che  mirava  di  accostarsi  al  tipo  inglese  di  leggi 
e  di  amministrazione;  doveva  egli  confermare  il  Governo  inglese  nella 
dichiarazione  relativa  al  principio  del  non  intervento,  e  sfatare  qua- 
lunque progetto. di  costituire  una  dinastia  dell'Italia  centrale,  essendo 
preciso  il  voto  dei  popoli  per  l'annessione  al  Piemonte.  Doveva  poi 
esplorare  il  parere  degli  uomini  eminenti  del  Governo  inglése  sulla 
condotta  che  il  Governo  dell'  Emilia  dovesse  o  potesse  tenere  nel 
caso  di  una  insurrezione,  paventata  e  pericolosa,  che  minacciava 


PERIODO    DEL   RISORGIMENTO   ITALIANO  291 

scoppiare  nelle  Marche  e  nell'Umbria.  Ebbe  esito  favorevole  quella 
missione,  e  ringhilterra  era  entrata  in  una  via  di  migliore  simpatia 
verso  ritalia]. 

1009.  Risi.  —  I,  1,  1908.  —  Degli  Alberti  M.,  Divagaiido!  [Il  titolo 
del  monologo  di  Ermete  Novelli  offre  occasione  di  pubblicare  una 
lettera  indirizzata  nel  1860  dal  sacerdote  Giuseppe  Rondelli,  priore 
di  Qoito,  al  generale  Alfonso  La  Marmora  come  comandante  mili- 
tare di  Milano:  sono  espressioni  di  semplice  e  bonario  patriottismo 
che  concludono  ad  una  raccomandazione  per  alcuni  parenti]. 

1010.  Na?i.  —  XLII,  856,  1907,  16  agosto.  —  Mandalarì  M.,  Un 
matrimonio  selvaggio  in  Sicilia  [Episodio  famigliare  desunto  da  un 
processo  del  1860]. 

1011.  Risi.  —  I,  1,  J908.  —  Faccio  0.  C,  Il  generale  Giuseppe 
Govone;  frammenti  di  Memorie  [Rassegna  del  volume  pubblicato 
nel  1902  dal  figlio  Uberto  Govone]. 

1012.  Na?i.  —  XLII,  853,  1907,  1<»  luglio.  —  Zanichelli  D.,  Il  cen- 
tenario della  nascita  di  G.  Garibaldi  e  la  politica  italiana. 

1013.  L.  --  VII,  7,  1907.  —  Abba  (4.  C,  Nel  centenario  della  na- 
scita di  Garibaldi  [Impressioni  e  ricordi].  —  Brentari  0.,  I  ritratti 
di  Garibaldi. 

1014.  Nan.  —  XLII,  853,  1907,  1°  luglio.  —  Pubblicazioni  gari- 
baldine. 

1015.  San.  —  XLII,  853,  1907,  1°  luglio.  —  Stiavelli  G.,  Le  epi- 
grafi garibaldine. 

1016.  Nan.  —  XLII,  853,  1907,  1°  luglio.  -  LoeTinson  E.,  Per 
l'iconografia  di  Garibaldi. 

1017.  y&n.  —  XLII,  861,  1907,  1«  novembre.  —  Segrè  C,  Un 
libro  inglese  su  Garibaldi  [Rassegna  del  volume  di  George  Macau- 
lay  Trevelyan]. 

1018.  San.  —  XLII,  853,  1907,  1»  luglio.  —  «uardione  F.,  Im. 
diversione  di  Corleone  e  il  passaggio  dello  stretto  di  Messina  [Da  do- 
cumenti inediti  del  generale  Giordano  Orsini]. 

1019.  Risi.  —  I,  1,  1908.  —  Arno  C,  Garibaldi,  Cavour  e  la  spedi- 
zione dei  Mille,  documento  autografo  di  G.  Garibaldi  e  P,  Sineo  [Giu- 
.seppe  Garibaldi  nel  18G1  mostravasi  più  che  mai  devoto  a  Vittorio 
Emanuele,  ma  sentiva  pure  più  che  mai  il  rovello  contro  Cavour, 
e  perciò  non  soltanto  vantavasi  di  non  aver  stretta  la  mano  al 
ministro,  come  si  asseriva,  ma  stava  per  rendere  di  pubblica  ragione 
alcune  rivelazioni.  In  Torino,  e  forse  nella  casa  di  Riccardo  Sinéo, 
del  quale  era  amicissimo  e  sovente  ospite,  fu  redatto  lo  scritto  che 
appunto  dovevasi  pubblicare,  formulato  da  Garibaldi  in  prima  per- 
sona, poi  modificato  in  terza  persona,  in  parte  di  pugno  del  Gari- 
baldi stesso  e  poi  del  Sineo  cui  Garibaldi  dettava.  Lo  scritto  preziosa 
è  riprodotto  in  facsimile  e  corredato  di  un  discorso  sugli  stessi  fatti, 
pronunciato  da  R.  Sineo  alla  Camera  dei  Deputati  il  9  ottobre  1860, 
deUa  trascrizione  in  terza  persona  dello  scritto  da  pubblicarsi  mo- 
dificato, di  una  lettera  di  Garibaldi  al  Presidente  della  Camera,  e 
di  una  di  Sineo  sul  licenziamento  di  Cavour,  vagheggiato  da  Vit- 
torio Emanuele  nell'ottobre  1860,  per  dar  soddisfazione  a  Garibaldi. 
L'autografo  rimase  inedito  probabilmente  per  espressa  volontà  di 
Garibaldi,  e  forse  per  intromissione  di  Vittorio  Emanuele]. 

1020.  Nar?.  —  XLII,  853,  1907,  l' luglio.  —  Romano- Catania  G., 
La  campagna  d'Aspromonte:  ricordi. 

19' 


I 


292  SPOGLIO  DEI  PERIODICI 

1021.  Eisl.  —  I,  1, 1908.  —  Chiarig^lione  B.,  I  Cairoli  [Rassega 
del  volume  di  Michele  Rosi]. 

1022.  Nan.  —  XLIII,  872,  1908,  16  aprile.  —  OxUla  G.  U.,  Nino 
Biooio:  documenti  inediti  [Dà  notìzie  degli  autografi  bixiani:  ritrae 
1  principali  tratti  del  carattere  dell'eroe  soffermandosi  specialmente 
sulle  tenerezze  e  gli  affetti  della  famiglia,  da  cui  dovette  vivere 
spesse  volte  lontano]. 

1023.  Nan.  —  XLII,  861,  1907,  1«  novembre.  —  Giorgini  G.  B., 

Una  pagina  di  storia,  a  proposito  di  uno  scritto  inedito  del  generale 
La  Marmora  [Riassume  una  parte  dell'apologia  del  La  Marmora,  la 
cui  pubblicazione  fu  sospesa  non  senza  spirito  di  abnegazione  per 
evitare  complicazioni  internazionali  e  rottura  tra  la  Prussia  e  Tltalia. 
La  leggenda  del  tradimento  del  La  Marmora  e  dell'Italia  nel  1866 
verso  la  Prussia  si  fonda:  1®  su  precedenti  diffidenze  del  Bismark 
che  per  guarentire  l'Italia  dall'influenza  francese  avrebbe  eccitato 
volentieri  il  partito  d'azione  ad  entrare  negli  Stati  della  Chiesa  per 
procurar  malumori  appunto  tra  le  corti  di  Firenze  e  di  Parigi  ; 
2«  sull'ira  del  Von  Bernhardi  per  lo  scacco  subito  nella  doppia  qua- 
lità di  stratega  e  di  negoziatore;  3*  suUa  divulgazione  della  parte- 
cipazione data  da  Napoleone  III  che  l'Austria  aveva  rinunciato  a 
lui  i  suoi  diritti  sul  Veneto  e  che  l'Italia  l'avrebbe  avuto  qualunque 
fosse  per  essere  l'esito  della  guerra.  La  Marmora  non  rispose  nep- 
pure all'Imperatore,  e  non  comunicò  la  nota  al  Consiglio  dei  mi- 
nistri. Il  sangue  versato  a  Custoza  non  fu  inutile,  perchè  fornì  la 
prova  della  probità  politica  dell'Italia,  uno,  anzi,  dei  più  splendidi 
esempi  di  probità  che  la  storia  ricordi  ;  quel  sangue  nulla  doveva 
guadagnare  materialmente,  ma  fu  versato  per  l'onore]. 

1024.  Risi.  —  I,  1,  1908.  —  Degli  Alberti  M.,  Il  generale  Alfonso 
La  Marmora  e  V  arciduca  Alberto  d'Austria  [Alfonso  La  Marmora 
aveva  pubblicato  la  prima  parte  dell'opera  «  Un  po'  più  di  luce 
sugli  eventi  politici  e  militari  del  1866  * ,  non  tanto  per  giustificare 
la  propria  condotta  come  politico  e  diplomatico,  quanto  per  difen- 
dere il  buon  nome  e  il  prestigio  della  politica  italiana;  l'arciduca 
Alberto,  con  ammirazione  e  amicizia  leale  per  l'avversario  del  1866, 
gli  fece  confidenzialmente  dal  generale  De  Vecchi  consigliare  pru- 
denza per  la  pubblicazione  della  seconda  parte  dell'opera  stessa. 
La  Marmora,  commosso  e  gareggiando  in  lealtà,  scrisse  diretta- 
mente all'arciduca  offrendogli  di  essere  arbitro  dell'opportunità  della 
pubblicazione  in  questiono.  L'arciduca  con  delicatissimo  sentimento 
declinò  la  proposta,  ma  non  mancò  di  dargli  consigli  quali  il  pa- 
triota più  affezionato  alla  causa  italiana  non  avrebbe  potuto  con- 
cepire più  generosi,  sia  per  quanto  poteva  riguardare  la  responsa- 
bilità di  Vittorio  Emanuele  II,  sia  per  l'esempio  del  sacrificio  alla 
nuova  Italia;  ricordava  opportunamente  il  tanto  calunniato  gene- 
rale Benedek  che  ricusò  di  parlare,  assumendo  lui  solo  colpe  non 
sue  per  non  compromettere  le  truppe  e  i  generali  che  stimava  poter 
rendere  ancora  servigi  all'Imperatore.  In  quella  seconda  parte  del- 
l'opera sua  il  La  Marmora  attendeva  essenzialmente  a  giustificare 
se  stesso,  epperò  accettò  il  nobile  consiglio  e  diede  disposizioni  che 
l'A.,  depositario  del  ms.  prezioso,  rispetta]. 

1025.  Risi.  -  I,  2,  1908.  —  Capanso  G.,  lioma  e  lo  siato  del  Papa 
dal  ritorno  di  Pio  IX  al  XX  settembre  [Rassegna  dei  due  volumi  di 
Raffaele  De  Cesare]. 

1026.  Xan.  —  XLII,  846,  1907,  16  marzo.  —  De  Cesare  R.,  Z>«- 


PERIODO  DKL   RISOROIMKNTO  ITALIANO  293 

plomazia  romana  e  Coìigresso  di  Parigi  [Dai  volumi  «  Roma  e  lo  stato 
del  Papa  »]. 

1027.  Naw.  —  XLII,  852,  1907,  16  giugrno.  —  Ricci  E.,  Roma  e 
lo  stato  del  Papa  [Rassegna  dei  due  volumi  di  Raffaele  De  Cesare]. 

1028.  Nan.  —  XLI,  837,  1906,  1«  novembre.  —  ZanicheUi  D., 
Uopera  politica  di  Isacco  Artom  [Ne  ricorda  i  meriti  insigni  come 
scrittore  di  cose  giuridiche  e  politiche  e  come  politico  egli  stesso  in 
<^ollaborazione  del  conte  di  Cavour.  A  proposito  della  pubblicazione 
di  E.  Artom]. 

1029.  Na7i.  —  XLI,  832,  1906,  16  agosto.  —  XXX,  A  cuor  leg- 
gero [Le  trattative  dell*  alleanza  austro-italo-francese  rimesse  sul 
tappeto  ancora  una  volta  il  20  luglio  1870  da  un  dispaccio  del  conte 
di  Beust  al  principe  di  Metternich,  ambasciatore  austro-ungarico  a 
Parigi;  1* anonimo  traendo  argomento  di  ciò  polemizza  con  Emilio 
OUivier  e  stigmatizza  la  politica  francese  dal  1870  in  poi]. 

1030.  L.  —  VII,  8,  1907.  —  Croci  P.,  Im  fuga  dell'Imperatrice 
[Dalle  Tuileries  nel  1870,  alla  quale  cooperò  Costantino  Nigra]. 

1031.  Risi.  —  I,  1,  1908.  —  Colini  Baldeschi  L.,  La  prima  com- 
pagnia che  entrò  nella  città  Leonina  [Pubblica  una  memoria  del  co- 
lonnello Andrea  Boyer,  nizzardo  ;  egli  nel  1870  comandava  appunto 
la  compagnia  dei  bersaglieri,  che,  ad  istanza  del  corpo  diplomatico 
presso  la  S.  Sede,  il  giorno  21  settembre,  entrò  nella  città  Leonina 
per  riparare  ai  disordini  popolari  colà  avvenuti]. 

1032.  L.  —  VII,  9,  1907.  —  Le  belle  donne  del  secondo  impero 
[Fra  cui  primeggiava  la  contessa  di  Castiglione], 

1033  Naw.  —  XLIII,  866,  1908,  16  gennaio.  —  Zanichelli  D., 
Alfredo  Bacrarini  [A  proposito  della  pubblicazione  dei  suoi  discorsi 
politici  dal  1876  al  1890]. 

1034.  Nan.  —  XLII,  858,  1907,  16  settembre.  —  Deabate  G.,  Al- 
berto Nota  e  i  suoi  interpreti  [Nell'occasione  della  traslazione  della 
salma  al  famedio,  dopo  sessant'anni  dalla  morte]. 

1035.  Naw.  —  XLIII,  868,  1908,  16  febbraio.  —  Mezzanotte  C  , 
Vincenzo  De  Ritis  [Premette  cenni  biografici  dello  scrittore  abruz- 
zese, nato  a  Chieti  il  21  dicembre  1773,  morto  a  Napoli  il  17  gen- 
naio 1865;  esamina  i  suoi  scritti  di  varia  maniera,  soffermandosi 
particolarmente  sulla  traduzione  di  Orazio  e  sui  drammi  lirici]. 

1036.  Na7i.  —  XLI,  830,  1906,  16  luglio.  —  Z.,  Una  lettera  di 
Giuseppe  Verdi. 

1037.  Naw.  —  XLI,  834,  1906,  16  settembre.  —  Beabate  G.,  Im 
fine  di  un  celebre  teatro  torinese  [11  teatro  Gerbino  :  sorto  sessantotto 
anni  prima;  ne  ricorda  le  vicende  gloriose]. 

1038.  Nan.  —  XLII,  853,  1907,  1°  luglio.  —  XXX,  I  precedenti 
della  nuova  triplice  [Notizie  e  documenti  sulla  politica  estera  italiana 
dalla  questione  di  Tunisi  nel  1880  ai  giorni  nostri]. 

1039.  Nan.  —  XLIII,  867,  1908,  1»  febbraio.  —  Cerboneschi  C, 
Im  Somalia  itolimia  [Tratta  della  Somalia  nelle  vicende  e  nelle  tra- 
dizioni storiche,  delle  prime  esplorazioni,  poi  delle  grandi  esplora- 
zioni, e  delle  esplorazioni  italiane  soprattutto,  infine  deirazioue  po- 
litica dell'Italia]. 

1040.  RiL.  —  S.  2,  XXXIX,  15,  1906.  —  Gabba  L.,  Lo  sviluppo 
industriale  della  LoTint>ardia  dal  1870  al  J905,  studiato  negli  Atti  dei 
coiuiorsi  ai  premi  fondati  presso  il  R.  Istituto  lo^nbardo. 


294  SPOGLIO  DEI   PIRIODICI 

1041.  Na?i.  —  XLIII,  870,  1908,  16  marzo.  —  XXX,  ISIS-JQOS 
[Note  sulla  politica  orientale  deiritalia]. 

1042.  RsC.  —  XV,  1,  1907.  —  Morlsani  C,  La  R,  Scuola  Nati- 
fica  a  Reggio   [Vicende  dal  1876  in  poi]. 

1043..  :Nan.  —  XLI,  838,  1906, 16  novembre.  —  Sacchi  E.,  Cenno 
storico  della  legislazione  sulle  costruzioni  fei^roviarie  [Dal  1860  ai 
giorni  nostri] . 

1044.  Naw.  —  XLII,  860,  1907,  16  ottobre.  —  Fiorilli  C,  Pasquale 
Villari,  due  periodi  della  sua  vita  [Come  professore  e  come  ministro]. 

1045.  Nan.  —  XLII,  859,  1907,  l*  ottobre.  —  Momigliano  F.,  Il 
maestro  del  positivismo  italiano:  Roberto  Ardigò, 

1046.  Nan.  —  XLI,  838,  1906,  16  novembre.  —  XXX,  Il  Re  di 
Grecia  a  Roma. 

1047.  L.  —  VII,  12,  1907.  —  CoUautti  A.,  Franz  Joseph  [Ses- 
sant'anni  di  regno]. 

1048.  Naw.  —  XLni,  872,  1908,  16  aprile.  —  XXX,  Nel  campo 
diplomatico  [L'opera  dell'ambasciatore  Tornielli]. 

1049.  Na7i.  —  XLII,  855,  1907,  1«  agosto.  —  XXX,  Da  Nigra  a 
Toniielli  [La  politica  francese  dell'Italia  dal  Congresso  di  Parigi  alla 
Conferenza  dell' Aj a]. 

1050.  Nan.  —  icLI,  831,  1906,  l»  agosto.  —  Tiranti  A.,  Giosuè 
Carducci  [Ricordi  personali  sull'origine  e  le  vicende  dell'amicizia 
intima  dell'autrice  col  poeta]. 

1051.  Nan.  —  XLII,  844,  1907,  16  febbraio.  —  Vittori  V.,  In 
7norie  di  Giosuè  Carducci. 

1052.  Nan.  —  XLII,  847,  1907,  1»  aprile.  —  Chiarini  G.,  Gli  ul- 
timi anni  di  Giosuè  Carducci. 

1053.  Bis!.  ~  XXIX,  1908.  —  Balzani  U.,  Giosuè  Carducci  [Ne- 
crologio]. 

1054.  AB.  —  II,  1-2,  1907.  —  Giosuè  Carducci  [Necrologio]. 

1055.  L.  —  VII,  4,  1907.  —  Bacchi  della  Lega  A.,  Il  diario  del 
tramonto  del  Carducci. 

1056.  L.  —  VII,  2,  1907.  —  Llsio  G.,  Ricordi  Carducciani. 

1057.  Nan.  —  XLIII,  870,  871,  872, 1908,  16  marzo,  l'-ie  aprile.  — 
Cena  G.,  Edmondo  De  Amicis  [Necrologio].  —  Barbera  P.,  De  Amicùi 
e  la  celebrità.  —  Chiappelli  A.,  Edmoi^o  De  Amicis  e  il  Piemonte.  — 

Fontana  F.,  Ricordajido —  Graf  A.,  Coìne  fu  socialista  Edfnondo 

De  Amicis.  —  Mantorani  D.,  Gli  ultimi  anni  e  gli  idtimi  lavori  di 
Edmoìuìo  De  Amicis.  —  Ricci  C,  Ricordo  Bolognese.  —  Rod  E.,  Ed- 
inondo  De  Amicis.  —  Turletti  V.,  Lo  scrittore  militare.  —  Comme- 
morazioni e  necrologi  di  Edmondo  De  Amicis.  —  Faldella  G.,  /n  me- 
moria di  Edmondo  De  Amicis, 

1058.  BssU.  —  XII,  1,  1906.  —  Giuseppe  Mazzatinti  [Parole  di 
lutto]. 

1059.  BksU.  —  XII,  2,  3,  1906.  —  Degli  Azzi  G.,  Per  Giuseppe 
Mazzatinti  [Biografia  e  bibliografia].  —  Margherini-Grazlani,  Com- 
memorazione dd  prof.  Mazzatinti  [Letta  nell'assemblea  generale  della 
R.  Deputazione  di  storia  patria  per  l'Umbria]. 

1060.  BhsU.  —  XII,  3,  1906.  —  Degli  Az/l  G.,  Di  alcuni  lavori 
inediti  di  G.  Mazzatinti. 


PERIODO    DEL   RISORGIMENTO   ITALIANO  295 

1061.  AsrU.  —  III,  2-3,  1907.  —  Gaddi  E.,  Onoranze  a  Giuseppe 
Mazzatinti  a  Forlì, 

1062.  RA.  —  XXII,  4,  1907.  —  Balzano  V.,  Antonio  De  Nino 
[Necrologio  dell* archeologo  abruzzese]. 

1063.  RA.  —  XXII,  6,  1907.  —  Pannella  G.,  Aìitonio  De  Nino 
nelV Abruzzo  Teramano  [Ricordi   dell'erudito  estinto  e  bibliografia], 

1064.  RA.  —  XXIII,  2-3,  1908.  —  Pannetta  G.,  Pel  primo  anni- 
versario di  Antonio  de  Nino. 

1065.  RA.  -  XXIII,  2-3,  1908.  —  De  Luca  B.,  Il  re  del  violon- 
cello:  Gaetano  Braga. 

1066.  BsC.  —  S.  2,  XV,  2-3, 1907.  —  Mandalarl  M.,  Don  Eugenio 
Arone  [Professore  e  filologo,  cenno  necrologico]. 

1067.  Na7i.  —  XLIII,  872,  1908,  16  aprile.  —  Finali  G.,  Il  conte 
Luigi  Guglielmo  di  Camhray-Digny  [Commemorazione  fatta  il  giorno 
^  aprile  1908  alla  R.  Accademia  dei  Georgofili  in  Firenze]. 

1068.  yan.  —  XLII,  858,  1907,  16  settembre.  —  Puccianti  0.,  Tra- 
duzioni oraziane  di  G.  B.  Giorgini. 

1069.  Nan.  —  XLII,  842,  1907,  16  gennaio.  —  Levi  P.,  Il  pittore 
della  miseria  rurale:  Teofilo  Patini  fNato  a  Castel  di  Sangro  nel  1842, 
morto  a  Napoli  il  16  novembre  1906  :  ne  ricorda  la  vita  ed  esamina 
le  opere  mirabili]. 

1070.  Na?i.  —  XLI,  838,  1906,  16  novembre.  —  Ojetti  U.,  Giu- 
seppe Giacosa  [Commemorazione  al  teatro  Manzoni  in  Milano]. 

1071.  Na?i.  —  XLn,  851,  1907,  lo  giugno.  —  Ricci  C,  Per  Giu- 
seppe Sacconi. 

1072.  Na?i.  —  XLII,  846,  1907,  16  marzo.  —  Monaci  E.,  Graziadio 
Isaia  Ascoli  e  la  sua  opera  italiana  [Necrologia]. 

1073.  Nan.  —  XLII,  845,  1907,  1<>  marzo.  —  ViUa  G.,  Carlo  Can- 
toni [Necrologia]. 

1074.  RiL.  —  S.  2,  XXXIX,  17, 1906.  —  Inama  V.,  Cenni  necm- 
logici  di  Carlo  Cantoni^  Giuseppe  Giacosa  e  Solone  Anibrosoli,  — 
Pascal  E.,  Commemorazione  di  Ernesto  Cesàro. 

1075.  RiL.  —  S.  2,  XXXIX,  2-3,  1906.  —  Berzolari,  Commemo- 
razione del  senatore  Luigi  Cremona. 

1076.  Nan.  —  XLI,  832,  1906.  —  FaldeUa  G.,  Tulio  Massarani 
[Nel  primo  anniversario  della  sua  morte]. 

1077.  BssU.  —  XII,  3,  1906.  —  Ansidei  V.,  Commemorazione  del 
conte  Luigi  Manzoni  [Letta  neirassemblea  generale  della  R.  Depu- 
'tazione  di  storia  patria  per  l'Umbria]. 

1078.  AmdMa.  —  IV,  1,  1907.  —  Fellciangeli  B.,  Milziade  San- 
toni [Necrologio  e  bibliografia]. 

1079.  AB.  —  I,  6,  1906.  —  Corbelli  A.,  Monsignor  Luigi  Breven- 
tani  [Cenno  necrologico]. 

1080.  AB.  —  II,  5,  1907.  —  Bucati  P.,  Edoardo  Brizio  [Necro- 
logio]. 

1081.  ]Va?z.  —  XLII,  853,  1907,  1°  luglio.  —  Lauria  A.,  Candido 
Augusto  Vecchi  [Garibaldino  ascolano]. 

Carlo  Contessa. 


III. 
LIBRI  RECENTI  DI  STORIA  ITALIANA  (^> 


1.  STORIA  GENERALE 

A)  Cataloglii,  codici,  archiri,  biUio^rafla,  sigilli,  ecc. 

321.  *  Catalogo  melodico  degli  scritti  contenuti  neUe  pubblicaziom  perio- 

diche della  biblioteca  delia  Camera  dei  deputati.  Parte  I,  Scritti 
biografici  e  critici,  5»  supplemento.  In-4,  pag.  xxxvii-400.  — 
Roma,  Tipografia  della  Camera  dei  deputati,  1908. 

322.  *  Codice  (II)  d'Asti  detto  De  Malabayla,  tradotto  in  lingua  italiana. 

4  volumi  in-16,  pag.  lxx-1887.  —  Asti,  Brignolo,  1903-1907. 

323.  Malocchi  B.  e  Casacca  N.,  Codex  diplomaticus  ord,  S.  Augustim 

Papiae.  Voi.  III.  In-4,  fig.,  pag.  xlii-380.  —  Papiae,  C.  Ros- 
setti, 1907. 

324.  *  Manno  A.,  Bibliografia  storica  degli  Stati  della  monarchia  di 

Savoia,  Voi.  VIII.  In-8,  fig.,  pag.  350.  —  Torino,  Fratelli 
Bocca,  1907. 

325.  *  Perroni-Gfrandi  L.,  Bibliografia  messinese.  Puntata  8*.  In-8, 

pag.  17.  —  Messina,  D'Amico,  1908. 

326.  *  Rizzoli  L.,  J  sigilli  nel  museo  Bottacin  di  Padova  (secoli  XVII- 

XIX).  In-4,  pag.  157  e  7  tavole.  —  Padova,  Stabil.  Società 
cooperativa  tipografica,  1908. 

327.  *  Terga  E.,  L'archivio  della  fabbrica  del  duomo  di  Milano  rior- 

dinato e  descritto.  In-4,  pag.  viii-102.  —  Milano,  Umberto 
Allegretti,  1908. 

B)  Storia  dell'arte  e  delle  lettere,  di  regioni,  miscellanee* 

328.  Bella  S.,  Manuale  di  storia  della  letteratura  italiaìia.  Voi.  II, 

In-8,  pag.  iv-629.  —  Acireale,  Tip.  editr.  «  XX  Secolo  »,  1908. 

329.  Cavagna  Sangiuliani  À.,  Statuti  italiani  riuniti  ed  indicati.  Voi.  II* 

In-8,  pag.  317.  —  Pavia,  Succ.  Fratelli  Fusi,  1907. 

330.  *  Oondio  F.,  Giustizia  punitiva  al  tempo  della  vejieta  repubblica. 

In-8,  pag.  14.  —  Brescia,  Tip.  Apollonio,  1908. 

331.  Errard  M.,  Le  droit  de  veto  dans  les  condaves.  In-8,  pag.  iv-171. 

—  Paris,  Larose  et  Tenin,  1908. 

332.  Gerola  0.,  Monumenti  veneti  nelVisola  di  Creta.  Voi.  II.  In-4,  fig., 

pag.  390.  —  Bergamo,  Istituto  italiano  d'arti  grafiche,  1908. 


(1)  I  libri  segnati  con  asterisco  (*}  furono  mandati  in  dono  alla 
Pivista,  e  saranno  argomento  di  recensione  o  nota  bibliografica. 


BTORU   GENERALE  297 

333.  GregoroTias  F.,  Passeggiate  per  V Italia.  In-16,  pag.  394.  —  Romay 

Carboni,  1907. 

334.  Libri  (I)  commemoriali  della  repubblica  di  Venezia.  Tomo  VII. 

In-4,  pag.  v-234.  —  Venezia,  F.  Visentini,  1907. 

335.  Menghini  D.,  Brevi  nozioni  di  storia  dell'arte,  In-16,  pag.  318. 

—  Parma,  Battei,  1907. 

336.  Mioni  U.,  Il  culto  delle  reliquie  nella  Chiesa  cattolica,  In-16,  pa- 

gine 368.  —  Torino,  Marietti,  1908. 

337.  *  Muratori  L.  A.,  Rerum  italicarum  scriptores.  Nuova  edizione, 

fase.  58,  59.  —  Città  di  Castello,  S.  Lapi,  1908. 

338.  Orlandini  G.,  Organismi  politico-amministrativo  della  repubblica 

veneta,  In-8,  pag.  38.  —  Venezia,  Scarabellin,  1908. 

339.  Parodi  E.,  Storia  dei  cavalieri  di  S.  Giovanni  di  Gerusalemme. 

In-8,  pag.  311.  —  Bari,  Laterza  e  figli,  1907. 

C)  Comuni,  east^lla,  ehiese,  famiglie* 

340.  Pagliani  G.,  Notizie  storiche  civili  e  religiose  di  Arceio  e  dell* antica 

contea  di  Scandiano  dal  jnedioevo  ai  nostri  tempi.  In- 8,  pag.  vii- 
297-LXXxiv.  —  Reggio  Emilia,  Tip.  Artigianelli,  1907. 

341.  Perotti  A.,  Bari  ignota.  In-8,  p.  486.  —  Trani,  Vecchi  e  C,  1908. 

342.  *  Gerola  G.,  Ritrovamenti  archeologici  nel  terntono  di  Bassano, 

In-8,  pag.  20.  —  Bassano,  Stab.  tipog.  Sante  Pozzato,  1907. 

343.  Meomartini  A.,  J  comuni  della  provincia  di  Benevento.  In-8,  pa- 

gine 476.  —  Benevento,  De  Martini,  1907. 

344.  •  Sella  G.,  luegislazione  statutaria  biellese.  In-8,  pag.  212.  —  Mi- 

lano, U.  Hoepli,  1908. 

345.  ♦  Cane  G.  F.,  Storia  di  Cliesio  e  cenni  storici  della  valle  Strona, 

In-8,  pag.  xvi-246.  —  Trento,  Monauni,  1907. 

346.  *  Daridsohn  R.,  Geschichte  von  Florenz,  2-'^  Band:  Guelfen  und 

Ghibellinen.  2''  Teil.  In-8,  pag.  viii-634.  —  Berlin,  Siegfried 
Mittler  und  Sohn,  1908. 

347.  Temareeei  A.,  Fossombrane  dai  tempi  antichissimi  ai  nostri,  Yol.  I. 

In-8,  pag.  xv-560.  -—  Fossombrone,  Monacelli,  1907. 

348.  Poggi  Fr.,  Lerici  e  il  suo  castello.  Voi.  I,  dall'anno  1152  al  1300. 

In-8,  pag.  xix-255.  —  Sarzana,  Costa,  1907. 

349.  Pareto  S.,  Metnorie  della  parrocchia  e  comune  di  Mele  in  Val  di 

Leira.  In-8,  pag.  307.  —  Voltri,  Giavino,  1908. 

350.  *  Avetta  A.,  Contributo  alla  storia  della  R.  Biblioteca  Universi- 

taria di  Padova.  In-8,  pag.  31.  — -  Padova,  Draghi,  1908. 

351.  Nelli  G.,  Notizie  storiche  di  Paglieta  dalle  origlili  ai  tempi  nostri, 

In-8,  pag.  vii-322.  —  Chieti,  Ricci,  1907. 

352.  Cerioli  A.,  Pietra  de*  Giorgi  nell'Oltrepò  Pavese  e  dintorni.  Vo- 

lumi II-III.  In-8,  pag.  410,  173.  —   Milano,  Tipografia  Figli 
della  Provvidenza,  1907. 

353.  Arn  C,  Chipse  pisane  in  Corsica.  In-8,  pag.  94.  —  Roma,  Loe- 

scher  e  C,  1908. 

354.  Andreani  L.,  Serie  degli  abati  della  badia  di  Razzolo  (Mugello), 

Iu-8,  pag..  52.  —   Firenze,  Tip.  Salesiana,  1907. 


298  LIBRI    KECENTI    DI    STOIUA    ITALIANA 

355.  Plateo  T.,  Il  ten-itcrio  di  S.  Doiià  nell'agro  d* Eraclea.  In-8,  pa- 

gine 206.  —  Oderzo,  G.  Bianchi,  1907. 

356.  •  Il  convento  di  San  Fortunato,  In-32,  pag.  16.  —  Bassano,  Sii- 

vestrini,  1908. 

357.  Degan!  E.,  U abbazia  benedettiìia  di  S,  Maria  di  Sesto  in  Silvis 

nella  Patria  del  Friuli.  In-8,  pag.  136.  --  Venezia,  Istituto 
veneto  di  arti  grafiche,  1908. 

358.  *  Zippel  G.,  Ualhime  di  Tolfa  e  il  suo  commercio,  In-8,  p.  126. 

—  Èoma,  Forzani  e  C,  1907. 

359.  Mora88o  M..  «  Domiis  aicrea  »:  la  reggia,  la  festa,  Vainore  a  Ve- 

nezia. In-8,  pag.  334.  —  Torino,  Fratelli  Bocca,  1908. 

360.  Marini  G.  F.,   Verolanuova.  In-8,  pag.  183.  —  Brescia,  Luz- 

zago,  1907. 

2.  ETÀ  PREROMANA  E  ROMANA. 

361.  Anderson  e  Spiers  R.,   The  Architecture  of  Greece  and  Rome, 

In-8,  pag.  382.  —  London,  Batsford,  1908. 

362.  Fregni  0.,  Antichità  di  Roma,  In-8,  pag.  23.  —  Modena,  Fer- 

raguti  e  C,  1907. 

363.  Lonciani  R.,  Storia  degli  scavi  di  Roma,  e  notizie  intorno  le  col- 

lezioni ramane  di  antichità.  Voi.  III.  In-4,  pag.  296.  —  Roma, 
Loescher  e  C,  1907. 

364.  Grossi  Gondi  F.,  Il  Tuscidano  nell'età  classica.  In-8,  fig.,  p.  233. 

—  Roma,  Loescher  e  C,  1908. 

365.  POlilmann,  Zur   (reschichte  der   Gracchen.   In-8.   —   Mùnchen, 

Franz  Veri.,  1908. 

366.  Holmes  T.  R.,  Ancient  Briiain  and  the  Invasions  ofJidius  Cassar. 

In-8,  pag.  780.  —  London,  Clarendon  Press,  1908. 

367.  Menuier  J,  M.,  L'emplacement  de  «  Noviodnmmi  Aeduorum  »  de 

Cesar  et  le  nom  de  Xevers.  In- 8,  pag.  32.  —  Nevers,  Val- 
lière,  1907. 

368.  Bilotti  P.  E.,  Gordiano  Pio  sid  trono  dei  Cesari.  In-8,  pag.  20. 

—  Salerno,  Fr.  Jovane,  1907. 

369.  *  Macchioro  0..  L'impero  romano  nell'età  dei  Severi,  In-8,  pa- 

gine 127.  —  Padova,  1908. 


3.  ALTO  MEDIOEVO  (Seo.  V-XI). 

370.  Salrioli  G.,  Trattato  di  storia  del  diritto  italiano  dalle  invasioni 

germaniche  ai  nostri  giorni.  In-8,  pag.  xiv-811.  —  Torino, 
Unione  tipografica  editrice,  1908. 

371.  *  Hartmann  M.  L.,  Gesrhichte  Italiens  im  Mittelalter,  In-8,  pa- 

gine ix-309.  III  Band,  I  Hillfte.  —  Gotha,  F.  Andreas  Per- 
thes,  1908. 

372.  *  Schipa  M.,  Contese  sociali  napoletane  nel  medioevo.  In-8,  p.  360. 

—  Napoli,  Pierro,  1908. 

373.  *  Bohnier  j.  F.,  Regesta  imperii.  I.  Die  Regesta  des  KaUferreichs 

nnter  den  KaroUngern.  II  Auflage  hearb,  von  E.  Mìlhlbacher, 
In-4,  pag*.  cxxii-952.  —  Innsbruck,  Wagner,  1899-1908. 


BASSO   MEDIOEVO   -  TEMPI    MODERNI  299 

374.  Caspar  E.,  Die  Chronik  v.  Tres  tabernae  m  Calabrieiì.  In-8,  pa- 

gine 58.  —  Rem,  Loeschcr  e  C,  1906. 

375.  •  Bondois  M.,  La  translailoìi  des  Saints  MarceUn  et  Pierre.  In-8, 

pag.  XVI- 116.  —  Paris,  Champion,  1907. 


4.  BASSO  MEDIOEVO  (Seo.  XI-XV). 

376.  Fischer  H.,  Der  hi.  Franziskns  v.  Assisi  icUhrend  derj.  1219-1221. 

Pag.  viii-144.  —  Freiburg  Schw.,  Univ.  Buchh.,  1907. 

377.  *  Pitzorno  B.,  //  «  liber  romanae  legis  »  degli  «  Judicia  a  próbis 

iìulicihus  promulgata  ».  In- 8,   pag.   24.   —   Torino,   Fratelli 
Bocca,  1908. 

378.  *  Cipolla  C,  Le  opere  di  Ferreto  de'  Ferreti,  vicentino.  In-8,  pa- 

gine 365.  —  Roma,  Sede  Istituto  Palazzo  dei  Lincei,  1908. 
379i  *  Oxilia  U.  e  Bufflto  G.,  Un  trattato  biedito  di  Egidio  Colonna. 
In-8,  pag.  Lxxxi-171.  —  Firenze,  Libreria  Internazionale,  1908. 

380.  Solieri  G.,  Alberico  da  lìarbiano.  In-8,  pag.  194.  —  Jesi,  Sta- 

bilimento tipografico  cooperativo,  1908. 

381.  Artista  of  the  lialian  RenaisHance.  In-8,  pag.  434.  —  London, 

Chatto  e  Windus,  1908. 

382.  Brinton  S.,  The  Renaissance:  Its  Art  and  Life.  In-4.  —  London, 

Goupil,  1908. 

383.  Halsey  E.,  Gaudenzio  Ferrari.  Iu-8,  pag.  164.  —  London,  1908. 

384.  Home   H.,  Sandro   Jìotticelli,  painter,  of  Florence.  —  London, 

Bell,  1908. 

385.  Cu8t  K.  H.,  DotticeW.  In-12,  pag.  101.  —  London,  Bell,  1908. 

386.  Mason  J.,  Fra  Angelico.  In-8,  pag.  80.  — -  London,  Jack,  1908. 

387.  Mother  R.,  Tjconardo  da  Vinci.  In-16,  p.  84.  —  London,  Siegle 

Hill,  1908. 


5.  TEMPI  MODERNI  (1492-1789). 

388.  *  Galli  E.,  Un  «  motino  »  di  soldati  spagnuoli  in  Italia  e  la  ven- 

dita di  una  giurisdizione  nel  15(X>.  In-4,  pag.  127.  —  Pavia, 
Succ.  Fratelli  Fusi,  1907. 

389.  *  Perroni-Grande  L.,  Tipografi  e  librai  messinesi  nel  primo  ven- 

tennio del  secolo  XVL  In-16,  p.  13.  —  Messina,  Nicastro,  1908. 

390.  *  Vitale  V.,  L'impresa  di  Puglia  degli  anni  1028-1529.  In-8, 

pag.  168.  —  Venezia,  «  Nuovo  Archivio  veneto  »,  N.   S.,  vo- 
lumi XIII-XIV,  1907-1908. 

391.  Konody  P.,  Raphael.  In-8,  pag.  78.  —  London,  Jack,  1908, 

392.  *  FrancioHi  P.,   Un  orafo  del  rinascimento  (M.  Antonio  da  San- 

marino),  amico  di  Raffaello  Sanzio.  In-8,  pag.  23.  —  Ascoli 
Piceno,  Tip.  Economica,  1907. 

393.  Storti  M.,  fjorenzino  de'  Medici  e  i  suoi  scritti.  In-8,  p.  viii-83. 

—  Casalmaggiore,  Aroldi,  1907. 

394.  Mariani  €.,  Il  viaggio  di  Giuseppe  II  a  Roma  e  a  Xajwli  nel  1109. 

In-16,  pag.  121.  —  Lanciano,  Carabba,  1907. 


8(K)  LIBRI   RECENTI   DI    STORIA   ITÀLIAKA 

6.  PERIODO  DELLA  RIVOLUZIONE  FRANCESE  (1789-1815). 

395.  Fé  d'Ostiani  L.  F..  Brescia  nel  1796,  ultimo  della  veneta  signoria, 

In-8,  fig.,  pag.  264.  —  Brescia,  Fratelli  Geroldi,  1908. 

396.  Bonnefon»  A.,  Ixt  càute  de  la  Bépublique  de  Venise  (1789-1797). 

Petit  in-8,  pag.  xx-336.  —  Paris,  Perrin,  1908. 

397.  *  Lemmi  F.,  Per  la  storia  della  deportazione  nella  Dalmazia  e 

neir  Ungheria.  In-8,  pag.  41.  —  Firenze,  Tip.  Galileiana,  1907. 

398.  *  Onerrini  D.,  Tm  campagna  napoleonica  del  1805.  2  voi.  In-8, 

pag.  367-516  con  tav.  —  Torino,  Olivero  e  C,  1907-08. 

399.  Orandprey  C,  La  défense  du  royaume  de  Naples  en  1806.  In-8, 

pag.  91.  —  Paris,  Chapelot  et  C,  1908. 

400.  *  Brambilla  G.,  Ugo  Foscolo,  uomo  politico.  In-16,  pag.  32.  — 

Milano,  Koschitz  e  C,  1908. 

401.  Gonld  S.,   The  Life  of  Napoleon  Donaparte.  In-8,  pag.  596.  — 

London,  Methuen,  1908. 


7.  PERIODO  DEL  RISORGIMENTO  ITALIANO  (1815-1907). 

A)  Fatti  e  istituzioni. 

402.  *  Comandini  A.,  IJ Italia  n^i  Cento  Anni  del  secolo  XIX,  Disp.  56. 

—  Milano,  Vallardi,  1908. 

40lÌ3.  De  Luca  P.,  J  liberatori:  visioni  e  figure  del  risorgimento,  In-4, 
fig»  pag.  272.  -  Milano,  E.  Reggiani,  1907. 

404.  *  Torta  C,  7^  rivoluzione  piemontese  del  1821.  In-16,  pag.  298. 

—  Roma,  Società  editrice  Dante  Alighieri,  1908. 

405.  Giiardione  F.,  Il  dominio  dei  Borboni  in  Sicilia  dal  1830  al  1861 

in  relazione  alle  vicende  nazionali.  In-8,  pag.  520.  Voi.  I.  — 
Torino,  Società  tip.  ed.  Nazionale,  1907. 

406.  Lnzio  A.,  I  martiri  di  Belfiore  e  il  loro  processo.  In-16,  p.  xiii-526. 

—  Milano,  Cogliati,  1908. 

407.  BUotti  P.  E.,  Im  spedizione  di  Sapri,  da  Genova  a  Sanza.  In-8, 

pag.  xi-452.  —  Salerno,  Fratelli  Jovane,  1907. 

408.  Nara  L.,  L'armata  sarda  nella  giornata  del  24  giugno  1859. 

In-8,  pag.  viii-150.  —  Roma,  É.  Voghera,  1907. 

409.  Dumas  A.,  Il  poema  dei  Mille,  In-16,  pag.  334.  —  Milano,  De 

Mohr  et  C,  1907. 

410.  *  Bulle  E.,  Storia  del  secondo  impero  e  del  regno  d'Italia,  In-8^ 

pag.  481  a  576.  —  Milano,  Società  editrice  libraria,  1908. 

411.  *  Franciosi  P.,  Dei  poien  dal  gran  consiglio  della  repubblica  di 

San  Marino.  In-8,  pag.  10.  ^ —  Torino,  Società  tipog.  editrice 
Nazionale,  1908. 

B)  Commemorazioni,  carteggi,  biografie. 

412.  *  Oxilia  U.  G.,  Nino  Bixio.  In-8,  pag.  43.  —  Roma,  «  Nuova 

Antologia  »,  1908. 

413.  Barbieri  A.  G.,  Giosuè  Carducci  e  la  democrazia  italiana»  In-16, 

pag.  64.  —  Fermo,  Properzi,  1907. 


PERIODO  DEL  RISORaiHBKTO   ITALIANO  301 

414.  Bonchard  P.,  Giosuè  Carducci.  Petit  in-12,  pag.  63.  —  Paris, 

Sansot  et  C,  1907. 

415.  *  Savelli  A.,  Onoranze  a  Giosuè  Carducci  (Discorso).  In-8,  p.  40. 

—  Firenzuola,  Righìni,  1908. 

416.  *  Van  den  Borre  A.,  Carducci  e  Pinelli  (Ricordi).  In-16,  p.  60. 

—  Treviso,  L.  Zoppelli,  1908. 

417.  *  Lazio  A.,  Nuovi  documenti  sul  processo  Confalonien,  In-16, 

pag.  xxvii-237.  —  Roma-Milano,  Albrighi,  Segati  e  C,  1908. 

418.  *  Memorie  di  Carlo  De  Angelis  (A  cura  di  M.  Mazziotti).  In-16, 

pag.  vi-141.  —  Roma-Milano,  Albrighi,  Segati  e  C,  1908. 

419.  *  Fontana  L.,  Ricordi  del  collega  Antonio  Manno.  In-8,  pag.  16. 

—  Torino,  Bocca,  1908. 

420.  Fattori  C,  Erminia  Fuà-Fusinato.  In-8,  pag.  190.  —  Padova, 

FratelU  Gallina,  1907. 

421.  *  Michel  F.,  Uìia  visita  e  un'amicizia  di  Garibaldi  a  Livorno. 

In-8,  pag.  19.  —  Como,  Stabilimento  tipogr.  Società  editrice 
Roma,  1908. 

422.  *  Abba  0.  C,  Garibaldi.  In-16,  pag.  47.  —  Torino,  Società  tipo- 

grafica editrice  Nazionale,  1907. 

423.  Clerici  G.  P.,  Episodi  della  vita  di  Pietro  Giordani.  In-8,  p.  58. 

—  Parma,  Battei,  1907. 

424.  Gnatteri  G.,  Figure  e  ricordi  del  risorgimento  italiano:  Goffredo 

Mameli.  In-16,  pag.  25.  —  Firenze,  Spinelli  e  C,  1907. 

425.  Briignoli  B.,  Luigi  Mercantini  e  la  jjoesia  patriottica.  In-8,  p.  31. 

—  Ascoli  Piceno,  Cesari,  1908. 

426.  *  Biadego  G.,  Z/a  figura  di  Carlo  Montanari.  In-16,  pag.  42.  — 

Milano,  Cogliati,  'l908. 

427.  Pettinare  M.,  Francesco  Pentini  e  la  rivoluzione  romana,  In-8, 

pag.  vi-210.  —  Roma,  Tip.  Nazionale,  1907. 

428.  BaUey  J.  T.,  Francesco  Pestalozzi.  —  London,  1908. 

429.  Olivieri  G.,  I  Plutino  nel  risorgimento  nazionale.  In-8,  pag.  136. 

—  Campobasso,  Colitti  e  figlio,  1907. 

430.  Giordano  C,  Giovanni  Prati.  In-8,  pag.  573.  —  Torino,  Società 

tipografica  editrice  Nazionale,  1908. 

431.  *  Salili  d'Agliano  L.,  Reminiscenze  della  propria  vita  (Commen- 

tario edito  a  cura  di  Giuseppe  Ottolenghi).  Voi.  I  ;  Il  Piemonte 
dal  1796  al  1S21.  In-16,  pag.  526.  —  Roma,  Società  editrice 
Dante  Alighieri,  1908. 

432.  *  Mori  G.,  Pietro  TJiouar  e  la  letteratura  educativa  in  Italia.  In-16, 

pag.  263.  —  Caserta,  Tipografia  della  Libreria  Moderna,  1908. 

433.  *  Capasse  G.,   N.    Tommaseo  e  il  collpgio  Lalafta  di  Parma.  — 

Roma,  Unione  tipogr.  editrice,  1908. 

434.  Yicenzi  C,  Il  conte  Cesare  Trabucco  di  Castagnetta,  segretario  di 

re  Carlo  Alberto.  In-8,  pag.  47.  —  Milano,  Marcolli,  1908. 

435.  Rosso  F.,  Atto  Vannucci  (1810-1849).  In-8,  pag.  vtii-402.  — 

Torino,  Lattes  e  C,  1907. 

436.  •  Jjettere  intime  di  artisti  senesi  (18iy2-1883).  In-8,  pag.  261.  — 

Siena,  Tip.  Sordomuti  di  L.  Lazzeri,  1908. 


IV. 

NOTIZIE  E  COMUNICAZIONI 


Concordo  per  una  pubblicazione  storica  m  Torino  ed  il  Piemonte 
nel  Risorgimento  italiano.  —  Il  Consiglio  comunale  di  Torino,  con 
sua  deliberazione  del  4  maggio,  ha  statuito,  neiroccasione  della  festa 
della  Nazione  del  1911 ,  un  premio  di  L.  10.000  per  una  pubblica- 
zione, che-  narri  la  parte  avuta  dal  Piemonte  e  specialmente  da  To- 
rino nel  Risorgimento  italiano,  incaricando  la  Giunta  di  determinare 
le  modalità  del  concorso.  E  la  Giunta,  in  adunanza  20  stesso  maggio, 
ha  deliberato  le  seguenti  norme: 

l'^  Il  premio  di  L.  10.000  sarà  dato  all'opera  ancora  inedita, 
che  verrà  pubblicata  negli  anni  1909,  1910  e  1911  prima  della  chiu- 
sura del  concorso,  e  che  sarà  giudicata  intrinsecamente  meritevole 
e  degna  e  comparativamente  migliore  delle  altre. 

2»  Le  opere  da  prendersi  in  considerazione,  e  per  conseguenza 
l'opera  da  premiarsi,  dovrà  mettere  in  rilievo  l'azione  esercitata  dal 
Piemonte,  con  particolare  riguardo  alla  città  di  Torino,  nel  Risorgi- 
mento nazionale. 

La  narrazione,  scritta  in  lingua  italiana,  confortata  dai  docu- 
menti opportuni,  dovrà  essere  non  un  puro  lavoro  di  erudizione  e 
neppure  un'esposizione  elementare  degli  avvenimenti,  ma  dovrà  co- 
stituire un'opera  organica,  scritta  in  forma  chiara,  corretta  e  attraente 
per  ogni  lettore,  anche  solo  fornito  di  media  coltura. 

Ad  accrescere  l'interesse  sarebbe  opportuno,  se  non  strettamente 
necessario  agli  effetti  del  concorso,  arricchire  il  racconto  di  conve- 
nienti illustrazioni. 

30  Le  opere  rispondenti  alle  condizioni  prescritte  dovranno  es- 
sere mandate,  da  chiunque  vi  abbia  interesse,  al  Municipio  di  Torino 
(Ufficio  Gabinetto)  in  10  copie  non  più  tardi  delle  ore  17  del  30  giu- 
gno 1911. 

4<>  Il  giudizio  sulle  opere  presentate  al  concorso  sarà  pronun- 
ziato inappellabilmente  da  una  Commissione  di  9  membri,  avente  la 
sua  sede  presso  gli  Uffici  municipali  di  Torino,  e  non  potrà  dare 
luogo  a  diritti  0  reclami  di  sorta,  né  in  via  amministrativa,  né  in 
via  giudiziaria. 

La  Commissione  sarà  formata  di  due  membri  della  R.  Deputa- 
zione di  Storia  patria  per  le  antiche  Provincie  e  la  Lombardia,  di 
due  membri  della  Società  Storica  subalpina,  di  due  membri  del  Co- 
mitato piemontese  della  Società  nazionale  per  il  Risorgimento  ita- 
liano, da  nominarsi  dai  rispettivi  Uffici  di  Presidenza,  e  di  due  membri 
eletti  dalla  Giunta  comunale  di  Torino.  La  Commissione  sarà  pre- 
sieduta dal  Sindaco. 

La  Commissione  presenterà  il  suo  giudizio  con  apposita  relazione 
motivata  entro  il  mese  di  novembre  del  1911. 
50  II  premio  non  potrà  essere  diviso. 

Quando  la  Commissione,  a  maggioranza  assoluta  dei  suoi  compo- 
nenti, abbia  designato  l'opera  premianda,  sarà,  entro  un  mese  dalla 


NOTIZIE   E   COMUNICAZIONI  303 

comunicazione  del  giudìzio,  versato  all'Autore  deiropera  il  premio 
stabilito. 

Quando  la  Commissione  giudicatrice  non  ritenesse  alcuna  delle 
opere  prese  in  esame  meritevole  di  premio  non  si  rinnoverà  il 
concorso. 

Concorso  della  Casa  Editrice  L.  F.  Cogliati.  —  Questa  benemerita 
Ditta  libraria  bandisce  il  concorso  ad  un  premio  di  L.  1500  per  una 
Narrazione  critica  e  documentata  dell'opera  di  Napoleone  IH  rispetto 
all' Italia. 

I  lavori  dovranno  essere  inviati  alla  Casa  Editrice  (Milano,  Corso 
Porta  Romana,  17)  prima  del  28  febbraio  1909,  volendo  la  Casa  stessa 
dare  in  luce  il  libro  premiato  entro  il  31  maggio  dell'anno  stesso. 
L'opera  dovrà  essere  originale  ed  inedita.  Può  anche  essere  scritta 
in  lingua  francese,  nel  qual  caso  la  versione  in  lingua  italiana  verrà 
eseguita  a  cura  ed  a  spese  dell'Editore. 

Concorso  a  premio  un  tema  di  diritto  romano.  —  L'Istituto  di 
Storia  del  diritto  romano,  presso  la  R.  Università  di  Catania,  a  te- 
nore dell'art.  12  del  suo  Statuto,  bandisce  un  concorso  a  premio,  al 
quale  potranno  prender  parte  i  giovani  studenti  inscritti  nella  Fa- 
.coltà  di  Giurisprudenza  delle  Università  del  Regno  ed  i  laureati  da 
non  più  di  un  biennio. 

II  tema  posto  a  concorso  è:  Gli  editti  de'  pretori  ed  il  Diritto  pretorio. 

Potrebbe  (come  taluni  pretendono)  concedersi  a'  magistrati  mo- 
derni di  riformare,  mercè  le  loro  sentenze,  il  diritto  vigente  là  dov'  è 
invecchiato,  agendo  quasi  a  mo'  de'  pretori  romani  V 

Le  memorie  (manoscritte  o  stampate)  dovranno  essere  inviate, 
non  più  tardi  del  30  aprile  1909,  alla  Presidenza  dell'Istituto  presso 
la  R.  Università  di  Catania  (Ufficio  della  Presidenza,  Piazzetta  S.  Maria 
deU' Aiuto,  38). 

All'autore  della  migliore  Memoria  sarà  conferita  una  medaglia 
d'oro  con  relativo  diploma.  Altri  premi  potranno  esser  conferiti  agli 
autori  di  Memorie  che  alla  Commissione  esaminatrice  sembreranno 
degne  di  considerazione. 

I  premi  saranno  aggiudicati  nell'adunanza  solenne  dell'Istituto 
nella  grande  aula  della  R.  Università  di  Catania. 

Concorso  di  geografia  economica.  —  La  Società  Geografica  Ita- 
liana bandisce  un  concorso  col  premio  di  L.  5000  da  conferirsi  al- 
l'autore italiano  del  miglior  lavoro  originale  sulla  geografia  econo- 
mica, cioè  la  geografia  studiata  ed  esposta  ne'  suoi  rapporti  col 
commercio,  coU'industria,  coli' emigrazione,  con  la  colonizzazione  ed 
in  genere  coU'economia  pubblica,  specialmente  nazionale.  Il  termine 
scade  alla  fine  del  marzo  1910. 1  manoscritti  devono  essere  anonimi, 
ma  contraddistinti  con  un  motto,  che  sarà  ripetuto  sopra  la  busta 
allegata  al  medesimo  e  contenente  il  nome,  il  cognome  e  l'indirizzo 
dell^utore.  I  lavori  presentati  saranno  esaminati  ed  il  premio  ag- 
giudicato da  una  Commissione  mista  di  5  membri,  alla  cui  nomina 
concorreranno  il  Consiglio  della  Società  Geografica  Italiana,  il  Go- 
verno e  l'Unione  della  Camera  di  Commercio. 

II  premio  sarà  indivisibile.  Il  manoscritto  premiato  sarà  riconse- 
gnato all'autore,  che  ne  conserverà  la  proprietà  letteraria,  e  dovrà 
farlo  pubblicare  con  forma  decorosa,  tanto  per  il  testo  quanto  per 
gli  eventuali  disegni,  previa  l'approvazione  della  Società.  Il  premio 
sarà  per  metà  versato  alla  riconsegna  del  manoscritto  ;  l'altra  metà 
appena  avvenuta  la  pubblicazione. 

R.  Deputazione  soTra  grli  studi  di  Storia  patria  per  le  antiche  pro- 
Tlncie  e  la  Lombardia.  —  La  R.  Deputazione  di  Storia  patria  per  le 


304  NOTIZIE   E  COHUKICAZIONI 

antiche  provincie  e  la  Lombardia  si  radunò  in  assemblea  generale 
annuale  il  28  aprile  con  la  presidenza  del  Vice-presidente  on.  Boselli, 
essendo  indisposto  il  Presidente  barone  Carutti. 

Furono  brevemente  commemorati  il  defunto  socio  on.  Chiapusso 
e  il  corrispondente  prof.  Pavesi.  Indi  il  segretario  barone  Manno 
espose  la  gestione  finanziaria  dello  scaduto  esercizio  1907-1908  e, 
dopo  approvati  il  Resoconto  ed  il  Bilancio,  riferi  sulle  pubblicazioni 
in  corso. 

Per  i  Monumenta  presentò  il  Codice  diplomatico  bobbiese  radunato 
ed  illustrato  dal  socio  Cipolla.  Disse  avanzata  la  stampa  del  voi.  d° 
della  sua  Bibliografia  storica  degli  Stati  della  Monarchia  di  Savoia; 
annunziò  per  la  collezione  sulle  Campagne  in  Piemonte  per  la  guerra 
della  successione  spaguuola  in  preparazione  il  volume  2«  della  parte 
militare  affidata  al  prof.  Carlo  De  Magistris,  prossimi  ad  uscire  1 
volumi  1^  e  3*»  della  parte  diplomatica  a  cura  dei  prof.  Carlo  Con- 
tessa, Giuseppe  Roberti  e  Arturo  Segre,  ed  i  volumi  2<»,  3°  e  4^  della 
parte  miscellanea.  Cosi  pure  è  prossima  la  pubblicazione  dei  volumi  13« 
e  14*  della  terza  serie  della  Miscellanea  di  storia  italiana  e  del  vo- 
lume 2°  della  Biblioteca  di  storia  italiana  recente  (1800-1870). 

Deliberò,  in  via  eccezionale,  di  farsi  rappresentare  al  Congresso, 
storico  internazionale  che  si  terrà  a  Berlino  nel  prossimo  mese  di  ago- 
sto dal  prof.  C.  Rinaudo  in  unione  coi  soci  che  volessero  unirgUsi. 

Procedutosi  ad  elezioni,  riuscirono  eletti  &  membri  effettivi:  Mon- 
signor Achille  Ratti,  generale  Giuseppe  Ruggero  e  professore  Gia- 
como Gorrini,  le  cui  nomine  si  proporranno  all'approvazione  sovrana. 

Infine  furono  eletti  soci  corrispondeìiti  italiani:  Pietro  Fea,  Fran- 
cesco Ruffini,  Agostino  ZancUi  e  Federico  Bruno,  e  nominati  Éklegati 
presso  l'ufficio  di  presidenza  i  soci  Carlo  Cipolla  e  Leopoldo  Usseglio. 

CongresHl  Htorici  di  Barcellona  e  di  Zaragoza.  —  Per  commemo- 
rare il  VII  centenario  della  nascita  di  D.  Jaime  il  Conquistatore, 
sotto  gli  auspizi  del  Municipio  si  terrà  in  Barcellona,  nei  giorni  22, 
23  e  25  giugno,  un  Congresso  di  storia  della  Corona  aragonese.  Ci 
duole  di  non  averne  ricevuto  avviso  in  tempo  da  poterlo  pubblicare 
nel  1®  fascicolo  della  Hivista;  il  presente  uscirà  appunto  nei  giorni 
del  Congresso,  del  quale  speriamo  di  potere  poi  rendere  conto,  quando 
ce  ne  saranno  trasmessi  gli  atti. 

A  Zaragoza  si  terrà  dal  14  al  20  ottobre  altro  Congresso  storico 
internazionale  per  commemorare  la  guerra  d'indipendenza  della  Spa- 

fna  (1807-1815)  e  in  modo  speciale  gli  assedi  gloriosi  sostenuti  da 
aragoza  (1808-1809).  Presidente  della  Commissione  ordinatrice  è  il 
dott.  Edoardo  Ibarra-Rodriguez,  decano  della  facoltà  di  filosofìa  e 
lettere  nell'Università  di  Zaragoza. 

Nuove  Riviste.  —  Sotto  gli  auspizi  della  Società  di  studt  storici 
ed  artistici  per  Alba  e  territori  annessi  è  uscito  il  1°  fascicolo  della 
rivista  trimestrale  Alba  Pompeia.  In  questo,  esposta  dal  prof.  Gandino 
la  genesi  della  Società  e  dal  prof.  Eusebio  il  programma,  ci  si  of- 
frono saggi  vari  di  storia  antica,  medioevale  e  moderna,  in  massima 
parte  redatti  dal  prof.  Eusebio  dell'Università  di  Genova.  I  migliori 
auguri  all'amico  e  ad  Alba  Pompeia. 

A  Roma,  sotto  la  direzione  di  Augusto  Fischer ,  s' è  iniziata  la 
pubblicazione  d'una  Rivista  mensile  di  varia  cultura,  intitolata  Primo 
vere.  Abbonamento  annuo  L.  3. 

I  Francescani,  custodi  di  Terra  Santa,  hanno  intrapreso  un  Dia^ 
rium  Terrae  Sanctae,  che  si  stampa  a  Gerusalemme,  con  lo  scopo  di 
ricordare  l'opera  passata  e  l'azione  presènte  dell'Ordine  alla  difesa 
e  custodia  dei  luoghi  santi. 


NOTJZIB  E   C0MC7MICAZI0NI  305 

D  Codice  d'Asti,  detto  «  De  Malabayla  » ,  tradotto  in  lingua  italiana. 

—  Sono  quattro  volumi  in  16*  di  circa  duemila  pagine.  Contengono  : 
à)  991  documenti  del  più  glorioso  periodo  della  Storia  del  Comune 
d'Asti  (1065-1353)  e  un  sunto  di  altri  61  documenti;  b)  il  Sommario 
della  Memoria  di  Q.  Sella  sull'importanza  e  sul  contenuto  di  tali  do- 
cumenti ;  e)  un  regesto,  ossìa  una  specie  di  cronaca  documentata  del 
Comune  astese  dal  12  maggio  1065  al  28  febbraio  1353  con  l'indica- 
zione dei  documenti  disposti  per  ordine  di  data  ;  d)  l'Indice  di  400  e 
più  luoghi  nominati  nei  documenti;  e)  la  Conclusione,  in  cui  si  dà 
ragione  di  questa  pubblicazione,  ideata  e  resa  possibile  dalla  gene- 
rosità della  famiglia  Ottolenghi  che  ne  diede  l' incarico  al  Preside  ' 
del  Liceo-Ginnasio  d'Asti,  prof.  Vincenzo  Ratti,  il  quale  si  fece  coa- 
diuvare specialmente  dal  dott.  Vincenzo  Bondonio,  professore  di  let- 
tere latine  e  greche  nello  stesso  Liceo. 

Biblìographisches  Institnt.  —  Il  grande  Istituto  di  Lipsia  e  Vienna 
ha  testé  edito  il  9^  volume  della  Weltgeschichte,  diretta  da  Hans  F. 
Kelmolt,  e  il  19»  volume  del  Meyers  grosses  KonversaUons-I^jylcùn. 

Il  volume  9®  della  Weltgeschichte  è  diviso  in  cinque  parti.  Nella 
prima  il  Dr.  Alexander  Tiile  narra  le  vicende  della  Gran  Bretagna 
e  Irlanda  dalla  morte  di  Giorgio  III  ai  di  nostri,  curando  special- 
mente lo  sviluppo  industriale  e  l'espansione  coloniale.  Nella  seconda 
il  prof.  Richard  Ma\T  continua  lo  studio  del  movimento  scientifico, 
letterario  ed  artistico  negli  Stati  dell'Europa  occidentale  dal  secolo  XVI 
al  tempo  presente.  Nella  terza  il  Dr.  Viktor  Hantzsch  fa  la  storia 
speciale  dell'emigrazione  germanica  attraverso  ai  secoli  dall'epoca 
romana  al  secolo  XX.  Nella  quarta  il  prof.  Thomas  Achelis  getta  uno 
sguardo  retrospettivo  metodologico  sui  risultati  della  Weltgeschichte, 
che  è  compiuta  con  questo  volume.  Nella  quinta  abbiamo  una  pre- 
ziosa e  ricca  bibliografìa  {Quellenkunde)  di  tutta  l'opera,  diligente- 
mente ripartita  per  ciascun  capitolo,  vera  miniera  di  indicazioni  sopra 
ogni  punto  della  storia  universale  :  sono  146  pagine  fitte  in  8°  gr.  — 
Il  volume,  che  è  complessivamente  di  pagine  VIII-677,  contiene  pure 
alcune  carte  colorate  per  la  storia  della  Gran  Bretagna  e  Irlanda 
e  dell'emigrazione  germanica,  e  due  tavole  di  ritratti  di  naturalisti 
e  tecnici  del  secolo  XIX  e  filosofi  tedeschi  dei  secoli  XVIII  e  XIX, 
ed  è  terminato  da  un  amplissimo  indice  alfabetico  generale  per  tutti 
X  nove  volumi. 

Il  volume  19«  del  Gran  Lessico  del  Meyer  conduce  l'enciclopedia 
dal  vocabolo  Sternberg  alla  parola  Vector  in  pagine  1024,  oltre  alle 
numerose  aggiunte  illustrative  numerate  a  parte.  Alcune  voci  for- 
niscono opportunità  di  piccole  monografie,  ricche  di  notizie  nella 
grande  sobrietà  e  precisione  della  forma,  come  ad  es.  :  Stermcarte, 
Stetiin,  Steuern,  Stickraaschhie,  Stimine  e  composti,  Stockholm,  iStraf- 
rechi,  Strassburg,  Studentem^ereine,  Stitttgarl,  Siidamerica,  Suàpolar- 
expeditìonsn,  Siissirasserfaujia  u.  flora,  Syrien,  Tahak,  Tasso,  Techni- 
sche  Hochschulen,  Technologie,  Telegraph  e  composti y  Tertiarfonnation, 
Textilindustrie,  Theater,  Thermometer,  Thìlringen,  Tibet,  Tiergeogra- 
pkie,  Tirol ,  Tonioaren,  Torfgewinnung ,  Torpedos,  Trias formation, 
Tunnel,  TUrkei,  ecc.  Centinaia  di  tavole  colorate,  splendidamente 
riuscite,  e  di  incisioni  in  legno,  carte  geografiche  e  piani  di  città 
concorrono  a  rendere  più  prezioso  il  volume;  ricordiamo  ad  es.:  le 
carte  dell'Oceano  pacifico.  Sud  Africa,  Sud  America,  terre  polari  del 
sud,  Tirolo,  Ungheria,  Turchia,  i  piani  di  Stettino,  Stockholm,  Stutt- 
gart, Torino,  i  prospetti  degli  osservatori,  apparati  telegrafici,  for- 
mazione dei  terreni  terziari,  degli  uniformi  militari,  le  tavole  delle 
piante  acquatiche,  degli  struzzi,  degli  uccelli  da  camera,  dei  tappeti. 


3C6  NOTIZIE    E    COMUNICAZIOKl 

dei  tatuaggi,  delle  terrecotte,  dei  teatri,  i  ritratti  dei  più  illustri  ap- 
plicatori  della  scienza  alla  teoria,  ecc. 

Poesie  di  mille  autori  intorno  a  Dante  Alighieri.  —  Di  questa 
raccolta,  ordinata  cronologicajpente,  con  note  storiche,  bibliografiche 
e  biografiche  da  Carlo  Del  Balzo,  di  cui  piangiamo  la  recente  per- 
dita (Roma,  Forzani  e  C),  sono  usciti  altri  quattro  volumi,  dopo 
l'ultimo  annunzio  dato  nella  Itìviata,  ossia  XI,  XII,  XIII  e  XIV. 

Siamo  nel  sec.  XIX.  Nel  voi.  XI  (^DXLVIII-DXCIII)  appaiono  45 
poesie  di  42  autori,  tra  cui  brillano  i  nomi  dì  Pompeo  di  Campello 
con  un  dramma  tragico  in  cinque  atti,  di  Giannina  Milli,  di  R.  For- 
•  naciari,  di  Evandro  Caravaggio  con  un  dramma  sulla  morte  di  Dante, 
di  Luigi  Mercantini,  di  Giuseppe  d'Agnillo  con  una  cantica,  di  Giu- 
seppe Revere,  di  Giosuè  Carducci,  di  Angelo  De  Gubematis,  di  Do- 
menico Gnoli,  di  Pietro  Cossa.  —  Il  volume  XII  contiene  54  poesie 
(DXCIV-DCXLVIII)  di  quasi  altrettanti  autori,  tra  cui  Bernardino 
Zendrini  con  una  ghirlanda  di  canti,  Erminia  Fuà-Fusinato ,  Ber- 
nardo Bellini  con  una  cantica  di  XXXIV  canti  obbligati  alle  rime 
dei  34  canti  dell'Inferno  dantesco,  Jacopo  Bernardi,  James  Lockhart, 
Luigi  Capuana,  Guido  Corsini  con  una  cantata,  Henri  Wadsworth 
Longfellow,  Francesco  Blasoni  con  un  poemetto  popolare  in  dialetto, 
Antonio  Gazzoletti,  Fabio  Nannarelli,  Cxiuseppe  Brambilla.  —  Il  vo- 
lume XIII  con  53  poesie  va  dal  n.  DCXLIX  al  n.  DCCII  di  autori 
varii,  tra  cui  Giuseppe  Taccone  con  un  carme  sul  cattolicismo  di 
Dante,  Giuseppe  Canale  con  un'ode  latina,  Gennaro  M.  Sarti  con  un 
canto,  il  duca  M.  Caracciolo  di  Brianza,  Ciro  Goiorani  con  la  tri- 
logia dantesca.  Luigi  Mancini  con  canzone  e  sonetti,  Luigi  Fickert, 
Luigi  'Tripepi  con  sei  sonetti,  Antonio  Del  Bon  con  33  canti  obbligati 
alla  rima  della  cantica  del  Paradiso,  Giovanni  Chiosi  con  una  visione 
in  sei  canti,  Nazario  Gallo  con  \ina  tragedia,  Carlo  D'Ormevillc, 
Maria  Valentini  Bonaparte.  —  Nel  volume  XIV  si  va  dal  n.  DCCIII 
al  n.  DCCXCVI,  con  canti  di  Berardinelli  per  il  sesto  centenario 
dantesco,  poesie  varie  di  Pier  Vincenzo  Pasquini,  S.  Serragli,  A.  An- 
geloni-Barbiani,  carmi  di  M.  Rapisardi,  E.  Fuj\-Fusinato,  G.  Regaldi, 
G.  Zanella,  ecc.,  una  tragedia  lirica  di  Fr.  Bagatta,  un  poemetto 
di  Giuseppe  Aglio,  e  altri  sonetti,  canti,  canzoni,  epistole,  odi,  inni, 
nella  più  grande  varietà  di  ispirazione  e  di  forma. 

Collezione  storica  VlUari.  —  Questa  collezione,  edita  dallo  Hoepli, 
tocca  con  la  Storia  delV  Olanda  del  prof.  Camillo  Manfroni  il  nono 
volume,  essendosi  già  precedentemente  pubblicati  otto  volumi  assai 
svariati  per  argomenti,  di  cui  la  Rivista  a  suo  tempo  diede  la  recen- 
sione o  un  breve  rendiconto.  Essi  sono:  Villari,  l^e  invasioni  bar- 
bariche in  Italia,  -  Balzani,  Le  cronache  italiane  nel  medioevo.  - 
Errerà,  Uejioca  delle  grandi  scoperte  geografiche.  -  Negri,  L'impe- 
ratore Giuliano  V Apostata.  -  Orsi,  IJ Italia  moderna.  -  Brizzolara, 
La  Francia  dalla  restaurazione  alla  fondazione  della  terza  rejmbblica, 
-  MoNDAiNi,  Le  origini  degli  Stati  Uniti  d'America.  -  Lemmi,  Le 
origini  del  rùiorgimeiiio  italiano. 

Sebbene  non  faccia  parte  di  questa  collezione,  fu  di  recente  pub- 
blicata, nello  stesso  formato,  copertina  e  tipi,  la  seconda  edizione 
della  traduzione  dall'inglese  dell'opera  del  Bryce,  Il  sacro  romano 
impero,  curata  dal  conte  Ugo  Balzani,  di  cui  parlammo  con  qualche 
ampiezza  nel  1886,  quando  se  ne  pubblicò  la  prima  edizione.  E*  però 
bene  avvertire  che  questa  traduzione  è  rinnovata  sull'edizione  ori- 
ginale del  1904,  che  contiene  alcune  modificazioni  e  parecchi  am- 
jìliamenti  e  aggiunte,  specialmente  sulla  lotta  tra  Ludovico  IV  di 
Baviera  e  Giovanni  XXII,  sulle  vicende  di  Arnaldo  da  Brescia  e  di 


KOTIZIE  E  COMUNICAZIONI  307 

Cola  di  Rienzo,  sull' impero  bizantino,  sulla  costituzione  del  nuovo 
impero  germanico. 

La  Storia  dell'Olanda,  redatta  dal  Manfroni,  costituisce  un  buon 
volume  di  pagine  xx-514,  ed  è,  se  non  erro,  la  prima  storia  origi- 
nale italiana  intorno  a  quel  florido  paese.  Non  si  tratta  d*una  delle 
solite  compilazioni:  ma  di  un'opera  largamente  meditata,  frutto  di 
assidue  e  diligenti  letture  delle  più  autorevoli  e  più  recenti  mo- 
nografie olandesi,  inglesi,  francesi  e  tedesche;  sicché  il  lettore  ha 
dinnanzi  esposte  con  forma  semplice  ed  elegante  e  criticamente 
discussi  i  risultati  più  nuovi  delle  moderne  ricerche.  L'opera  è  di- 
visa in  tre  parti  :  nella  prima  sono  esposte  in  forma  sintetica  e  molto 
efficace  le  notizie  storiche  dell'intera  regione  dei  Paesi  Bassi,  con 
speciale  riferimento  all'Olanda,  fino  alla  celebro  rivoluzione  politico- 
religiosa  ;  nella  seconda  vengono  narrati,  con  ampiezza  e  con  grande 
imparzialità,  i  capi  della  rivoluzione,  studiati  in  relazione  alla  po- 
litica generale  d'Europa;  nella  terza  finalmente  si  narra  la  storia 
della  libera  Olanda  dal  riconoscimento  della  sua  indipendenza  fino 
ad  oggi.  Sono  degni  di  nota  i  capitoli  consacrati  allo  sviluppo  com- 
merciale e  coloniale,  alle  guerre  marittime,  alle  relazioni  estere,  alle 
lettere  e  alla  civiltà. 

Xeerologia  di  Felice  Chiapnsgo.  —  Mori  in  Roma  il  19  gennaio  di 
quest'anno  Felice  Chiapusso,  membro  della  R.  Deputazione  di  storia 
patria  piemontese  dal  1897.  In  altre  Assemblee  ebbero  solenni  e  me- 
ritate lodi  le  qualità  esìmie  ed  operose  che  egli  mostrò  assiduamente 
nella  Camera  dei  Deputati  e  nell'esercizio  di  funzioni  governative. 
La  sua  rettitudine  fu  esemplare,  la  sua  dipartita  fu  pubblico  lutto, 
segnatamente  nella  valle  di  Susa  che  lo  conobbe  promotore  efficace 
•di  quanto  meglio  giova  alla  generale  prosperità. 

ÒoU'istessa  diligenza  perseverante,  sincera,  precisa,  onde  emerse 
nell'arringo  politico  ed  amministrativo ,  Felice  Chiapusso  perscrutò 
le  memorie  storiche,  interrogò  monumenti,  prescegliendo  argomenti 
relativi  al  Piemonte  e  in  modo  precipuo  a  Susa  e  a  quei  dintorni 
ricchi  di  alti  ed  eloquenti  ricordi.  Dall'Arco  Antico  ai  Castelli,  dal- 
l'Ospizio del  Moncenisio  alla  chiesa  della  Madonna  del  Ponte,  dallo 
Statuto  di  Lodovico  di  Savoia  allo  stemma  della  città  di  Susa,  le 
monografie  del  Chiapusso  percorrono  varie  età,  toccano  le  vicende 
politiche  e  la  storia  artistica  e  mettono  in  luce  carte  inesplorate, 
chiariscono,  certificano,  descrivono  fatti  dapprima  incerti  e  confusi, 
usando  un  acume  critico  appropriatamente  erudito. 

In  tre  volumi,  intitolati  alle  famiglie  segusine,  egli  adunò  non 
«pio  una  singolare  ricchezza  di  accurate  ricostruzioni  genealogiche, 
ma  una  copia  preziosa  di  notizie  che  s'attengono  a  tutta  la  vita  sto- 
rica di  quella  città  e  agli  istituti  che  in  essa  beneficano  ed  insegnano. 

Preparava  il  Chiapusso  una  compiuta  storia  di  Susa,  ed  aveva 
pronti  all'uopo  documenti  e  studi,  e  intorno  ad  essa  lavorava. 

E  voto  nostro  che  la  colta  signora  Irene  Chiapusso-Voli,  la  quale 
con  ingegno  squisito  descrive  la  flora  delle  regioni  susine,  provveda 
a  che  sia  ordinata  e  pubblicata  la  parte  di  queir  opera  già  recata 
a  buon  termine.  E  con  questo  voto  il  compianto  della  Deputazione 
di  storia  patria  si  unisce  a  quello  della  famiglia  Chiapusso  e  della 
nobile  città  di  Susa  cui  l'onorato  collega  rivolse  segnatamente  gli 
studi  per  i  quali  fu  tra  noi  pregiato  e  caro  (Paolo  Boselli). 

Necrologia  di  Maurizio  Brosch.  —  A  Venezia,  dove  aveva  stabi- 
lito la  sua  residenza  fino  dal  1873,  è  morto  nel  decorso  estate  il 
<iottor  Maurizio  Brosch,  dotto  ed  operoso  cultore  degli  studi  storici, 
«d  amico  sincero  del  nostro  paese. 


308  N011ZIE   E   COMUNICAZIONI 

Nato  nt'l  1829  a  Praga  e  quivi  laureatosi  in  legge,  dopo  aver 
preso  attiva  parte  alla  vita  politica  del  suo  paese ,  tacendosi  caldo 
sostenitore  delle  idee  costituzionali  e  liberali ,  e  combattendo  colla 
parola  e  colla  penna  i  diritti  delle  nazionalità  conculcate,  abban- 
donò la  patria  quando  vide  trionfare  altre  idee ,  e  venne  in  Italia, 
dove  si  dedicò  agli  studi  di  economia  politica  e  di  storia  politica, 
artistica  e  letteraria. 

Primo  frutto  della  sua  operosità  nel  campo  della  storia  politica 
fu  la  poderosa  opera  Julius  II  uvei  die  Gruiìdung  dea  Kirdienstaates 
(Gotha,  1878),  che  riscosse  al  suo  apparire  lodi  universali,  é  che  anche 
oggi,  dopo  tanto  fervore  di  ricerche,  può  essere  consultato  con  grande 
vantaggio.  Ad  essa  seguirono  altri  due  volumi,  che  ne  sono  il  natu- 
rale complemento,  intitolati  Geschichte  des  Kirchenstaates  (1880-1882), 
i  quali  abbracciano  la  storia  del  governo  temporale  dall'età  di  Giu- 
lio II  al  1870,  e  che,  se  talvolta  contengono  qualche  giudizio  sover- 
chiamente severo,  qualche  affermazione,  che  posteriori  ricerche  mi- 
sero in  dubbio,  hanno  capitoli  mirabili  per  vigore  di  sintesi,  per 
lucidità  di  critica.  Agli  studi  di  storia  italiana,  dopo  un  lungo  pe- 
riodo di  lavoro  dedicato  alla  storia  inglese  (1883-1890)  e  di  cui  sono 
frutto,  oltre  a  parecchie  monografie,  i  cinque  grossi  volumi  di  Storia 
dell'Inghilterra  (dal  1509  al  secolo  nostro)  comparsi  nella  grande 
raccolta  Geschichte  der  Europatschen  Sfaaten,  diretta  dal  Heeren  e 
poi  dal  Giesebrecht  ed  ora  dal  Lamprecht,  ritornò  più  recentemente 
col  bel  volumetto  GescJiichten  aus  dem  Leben  dreier  Grossvesire  (1899), 
che  riguarda  specialmente  le  relazioni  di  Venezia  coll'impero  osmano 
al  tempo  del  granvisir  SokoUi  e  dei  due  Kòprili,  e  poi  col  volume 
di  sintesi  sulla  politica  papale  {Papal  PoUcy)  dal  1590  al  1648,  che 
forma  uno  dei  più  begli  ornamenti  della  Cambridge  Modem  Ilistory. 
Della  storia  nostra  egli  scrisse  assennatamente  e  con  grande  com- 
petenza anche  in  numerosissime  monografie,  in  articoli  critici,  in  re- 
censioni talora  assai  lunghe  e  minute,  in  rendiconti  che  videro  la 
luce  nei  più  autorevoli  periodici  tedeschi  ed  inglesi,  quali  la  Histch 
rische  ZcitscJmft,  le  Mittheiìuvgen  des  K.  und  K.  Instituts  fiir  Oest. 
Geschix^htsforschung,  la  Historiccd  Rewiew,  VHistoinsche  VierteljahrS" 
schifi,  la  Zeit  e  via  dicendo.  Le  nostre  più  notevoli  opere  degli  ul- 
timi quarant'  anni ,  i  nostri  più  autorevoli  scrittori ,  dalP Amari  al 
Vii  lari,  al  De  Leva,  al  Tomm  asini,  ebbero  nel  Brosch  un  critico  se- 
reno ed  imparziale,  un  estimatore,  spesso  un  difensore  caldo  e  sincero. 

Anche  negli  ultimi  tempi  della  sua  vita,  travagliato  da  grave 
malattia  che  gì' impediva  il  troppo  assiduo  lavoro,  egli  consacrava 
alla  storia  nostra  la  sua  attività:  ne  è  frutto  la  breve  monografia 
sintetica  Alhizzi  und  Medici^  che  fu  pubblicata  dopo  la  sua  morte  nel 
primo  fascicolo  del  Histonsche  Vierteìjarsschriff  del  corrente  anno  e 
che  riassume  in  forma  sintetica  e  lucidissima  la  storia  interna  di 
Firenze  dalla  caduta  dei  Ciompi  al  ritorno  di  Cosimo  de*  Medici  dal- 
l'esilio secondo  il  risultato  dei  più  recenti  studi. 

Alla  memoria  dell'operoso  e  valoroso  storico  austriaco,  che  tanto 
amò  il  nostro  paese  e  tanto  contribuì  a  farne  conoscere  la  storia  ai 
Tedeschi,  la  IHvista  Storica  Italiaiw.  manda  un  mesto  e  reverente 
saluto  (C.  Manfroni). 


Benzi  Ldiot,  Gerente  responsabile 


Torino  -  Tip.  degli  Artigiane'li 


6.  Periodo  della  rivoluzione  frangesie  (1789-1815). 

Manacorda^  I  rifugiati  ìtaliaDi  in  Francia  negli  anni  1799  e  1800 

(C.  Rinaudo) Pasr.  224. 

Sforza,  Contributo  alla  vita  di  Giovanni  Fantoni  (G.  Rinaudo)   „  226 

Chtti,  Tommaso  Puccini  (G.  Rinaudo)        .        .  »  227 

Napoléon,  Afanuscrits  inédits  (G.  Manfroni)        .        .        .         ,  228 

ZelU,  Die  hundert  Tage.  Von  Elba  bis  Helena  (G.  Manfroni)  ,  ii29 

7.  Periodo  del  risorgimento  italiano  (1815-1907). 

Lobate,  Un  decennio  dì  carboneria  in  Sicilia  (G.  Rinaudo)  ,  230 
Poiré,  Magenta  et  Solferino  (G.  Rinaudo)  .        .  ,231 

Genova  di  Revel,  La  cessione  del  Veneto  (G.  Rinaudo)  .  ^  ^31 
Bourgeoia  et  CUrmont,  Rome  et  Napoléon  (G.  Rinaudo)  .  ,  t232 
Pe8ci,  Firenze  capitale  (G.  Rinaudo)  .        .  .        „     233 

Pesci,  I  primi  anni  di  Roma  capitale  (G.  Rinaudo)  ,  .  ^  234 
Billot,  La  France  et  ritalie.  Hist.  des  années  troubles  1881-1899 

(G.  Rinaudo) ,235 

Gallizióli,  Gronistoria  dei  naviglio  nazionale  da  guetra  1860* 

1896  (C.  Rinaudo)   .        .        .....        .        .        .         .236 

Fumo,  Castelli  e  fortezze  veneziane  nell'isola  di  Candia  (C.  R.)  ,    237 
Fumo,  La  gendarmeria  cretese  durante  Tultima  insurrez.  (C.  R.)  ,     237 
C€L9a,  Marinai  e  soldati  d'Italia  a  Greta  (G.  Rinaudo)       .        ,     238 
Mazzini,  Scritti  editi  e  inediti,  voi.  I,  II,  IH  (G.  Rinaudo)        ,     238 
Garibaldi,  Scritti  politici  e  militari  (G.  Rinaudo)      .        .        ,     239 
Amari,  Carteggio,  voi.  Ili  (G.  Rinaudo)     .^     .  .        ,     240 

Luzio,  Nuovi  documenti  sul  processo  Gonfalonieri  (C.  Rinaudoì  ,     241 
Alesai,  Una  giardiniera  del  risorg.  ita!.,  Bianca  Milesi  (G.  R.)  „     242 
Pagani,  The  life  of  Antonio  Rosmini-Serbati  (G.  Rinaudo)       „     242 
Casanova,  Carlo  Bastia  (C.  Rinaudo)  .....     243 

Mon\  Pietro  Thouar  (G.  Rinaudo)      ...        .        .        .        .243 

De  Angélis,  Memorie  ((<•  Rinaudo) 244 

Rosi,  I  Gairoli  (C.  Rinaudo) .245 

Levi,  Il  Cardinale  O'Hohenlohe  nella  vita  italiana  (G.  Rinaudo)  „  246 
Renzi,  Il  risorgimento  nella  poesia  di  6.  Carducci  (G.  Rinaudo)  .  246 
Torraca,  Giosuè  Carducci  (C.  Rinaudo)  .....  247 
Manfroni,  Domenico  Carutti  (G.  Rinaudo)         ....    247 

IL  Spoglio  di  31  Periodici  nazionali  e  forestieri  con  riassunto  di 

511  articoli  di  storia  italiana  (Carlo  Contessa)       ^        .     *  .     249 

IIL  Elenco  dr  116  libri  recenti  di  storia  italiana  .    296 

rV.  Notizie  e  comunicazioni.  —  Concorso  per  una  pubblicazione 
storica  su  Torino  e  il  Piemonte  nel  risorgimento  italiano 

—  Concorso  della  Casa  editrice  L.  F.  Cogliati  —  Concorso 
a  premio  su  tema  di  diritto  romano  —  Concorso  di  geo- 
grafìa economica  —  R.  Deputazione  sovra  gli  studi  di  storia 
patria  per  le  antiche  provincie  e  la  Lombardia  —  Congressi 
storici  di  Barcellona  e  di  Zaragoza  —  Nuove  Riviste  — 
Il  Codice  d*Astì,  detto  di  Malabayla,  tradotto  in  lingua  ita- 
liana —  Bibliographisches  Institut  —  Poesie  di  mille  au- 
tori intorno  a  Dante  Alighieri  —  Collezione  storica  Villari 

—  Necrologia  di  Felice  Chiapusso  —  Necrologia  di  Mau- 
rizio Broscb .302 


indice  generale  della  Rivista  storica  italiana 

in  2  volumi  di  pagine  xxxvi-806,  in-8.  —  Prezzo  lire  24. 

Nell'Intento  di  soddisfare  al  desiderio  di  molti  Associati  alia 
Rivista  stortoa,  la  Direzione  è  disposta  di  spedire  ai  medesimi 
I  due  volumi  dell'  Indice  (franchi  di  posta)  per  lire  quindioi  (15), 
purché  ne  sia  fatta  domanda  direttamente  alla  Direzione,  con  la 
acclusa  cartolina  vaglia  di  lire  15.  Si  prega  di  sollecitare  le 
domande,  stante  lo  scarso  numero  di  copie  disponibili. 

È  un  Indice  affatto  diverso  da  quello  delle  altre  Ras- 
segne, Archivi  e  Giornali.  Questi  in  poche  pagine  richia- 
mano tutto  il  loi'o  materiale,  e  l'Indice  serve  solo  a  chi 
ne  possiede  la  raccolta.  Invece  T  indice  della  Rivista  storica 
Italiana  costituisce  un  lavoro  autonomo,  indipendente  anche 
dalla  sua  collezione,  come  prospetto  del  movimento  sto- 
rico relativo  air  Italie^  dal  1884  al  1901.  Infatti  T  Indice 
della  Rivista  storica  porge  in  22680  numeri,  ripartiti  siste- 
maticamente in  60  gruppi,  T  indicazione  delle  Memorie 
originali,  delle  Recensioni  e  degli  Articoli  spogliati  da 
oltre  600  periodici  in  18  anni  di  lavoro. 


-J-T^r-i- 


,  La  Rivista  storica  italiana  si  pubblica  in  fascicoli  tri- 
mestrali di  circa  otto  fogli  di  stampa  in  marzo,  giugno, 
settembre,  dicembre. — Prezzo  d'abbonamento  lire  12  per 
l'Italia  e  lire  14  per  i  Paesi  esteri;  fascicolo  separato 
lire  3,50  all'interno  e  lire  4  all'estero.  Gli  abbonamenti 
si  prendono  alla  Direzione,  Torino,  via  Brofferio,  3,  e  presso 
i  principali  librai  italiani  e  forestieri. 

Sono  pregati  tutti  gli  Abbonati,  che  non  hanno  ancora 
pagato  l'abbonamento  dell'anno  corrente,  di  ^'^olerne  spe- 
dire senza  ulteriore  indugio  l'importo,  per  regolarità  di 
amministrazione. 


km  XXV,  r  S.      Lugllo-Settimbre  1908      Voi,  VII,  fase.  3° 

RIVISTA  STOEICA 

ITALIANA 

PUBBLICAZIONE  TRIMESTRALE 
DIRETTA 

DAL 

Prof.  COSTANZO  RINAUDO 

CON  LA    COLLABOKAZIONE   DI   MOLTI  CULTORI   DI  STORIA   PATRIA 


DIREZIONE 

TORINO,  VIA  BROFFERIO,  3 
1908 


INDICE  DELLE  MATERIE 


I.  Recensioni  e  note  bibliografiche. 

1.  Storu  osnerale. 

Arrighi,  La  storia  della  matematica  (A.  Leone)  .  .  Pa^.  309 
Hergenrother,  Storia  universale  della  Chiesa  (L.  G.  BoIIea)      ,     310 

Labanca,  Il  papato  (L.  G.  BoUea) >     314 

Sehneider,  Home.  Gomplezitó  et  harmonie  (P.  Spezi)  *    316 

Professione f  Storia  d'Italia  e  della  civiltà  e  socfetà  italiana 

(G.  Contessa) ,350 

Zanon,  Romanità  del  territorio  cittadellese  (À.  Battistella)  „  322 
SignoreUiy  I  diritti  d*uso  civico  nel  Viterbese  (6.  Sangiorgio)  ,  323 
Zippél,  L'allume  di  Tolfa  e  il  sno  commercio  (F.  Gaerrierì)  ,  325 
Savìni,  Gli  edifizi  teramani  nel  medioevo  (G.  Ghiriatti)  .  ,  326 
Mussoniy  II  commercio  dello  zafferano  nell'Aquila  (G.  Ghiriatti)  ,  327 
La  Rocca,  Le  vicende  di  un  Gomune  della  Sicilia  (G.  La  Mantia)  ,  328 
De  Mareschal  de  Luciane,  La  famiglia  dei  Pingon  (D.  Muratore)  ,»  330 
Foglietti,  Dei  Marchesi  d'Ancona  (A.  Leone)  .  .  .  .331 
Claricini  Bompacher,  Lo"  stemma  dei  Da  Onara  o  Da  Romano 

(U.  Cosmo) ,332 

2.  Età  preromana  b  romana. 

Jullian,  Histoire  de  la  Ganle  (G.  Rinaudo)  ....  333 
Eenely  Les  religions  de  la  Gaule  avant  le  christianisme  (G.  R.)  ,  336 
Martroye,  Genserie  (X.) ,337 

3.  Alto  medio  evo  (Sec.  v-xi). 

Semper,  Das  Fortleben  der  Antike  in  der  Kunst  des  Abend- 

landes  (P.  Toesca) ,339 

Grisar,  Die  r6mische  Kapelle  Sancta  Sanctornm  (P.  Toesca)  ,    340 

Giglio-Tos,  La  morte  di  Ottone  III  (6.  Roberti)  .  .  ,343 
Giglio-Tos,  Di  un  diploma  apocrifo  del  Re  Arduino  e  della  sua 

incoronazione  (L.  U.) ,     344 

Bondois,  La  translation  des  saints  Marcellin  et  Pierre  (G.  Cipolla)  ,  345 
Monod,  E^sais  des  rapports  de  Pascal  II   avec   Philippe  I 

(G.  Cipolla) ,345 

4.  Basso  medio  evo  (Sec.  xi-xv). 

Eitel,  Der  Kirchenstraat  nnter  Klemens  V  (G.  Cipolla)  .  ,  348 
Guggetibergen  Die  Legation  des  Kardinals  Pileus  in  Dentschland 

(C.  Cipolla)       . „  350 

Buraggi,  Gli  Statuti  di  Amedeo  VII!  del  26  luglio  1423  (L.  U.)  ,  351 

Sehubring,  Luca  della  Robbia  und  seine  Familie  (P.  Toesca)  ,  352 

MoreUini,  Giovanna  d'Aragona  (M.  S.)      .        .        .        •        .  353 


I. 
RECENSIONI  E  xNOTE  BIBLIOGRAFICHE 


1.  STORIA  GENERALE. 

G.  LELIO  ARRIGHI,  La  storia  della   matematica  in  relazione 
collo  sviluppo  del  pensiero.  —  Torino,  Paravia,  1906. 

84.  —  L'A.  si  è  proposto  di  presentare  una  storia  della 
matematica  e  di  dimostrare  T  affinità  di  sviluppo  tra  questa 
scienza  e  il  pensiero  in  genere;  egli  ha  trovato  chi  gli  ha 
aperta  ampiamente  e  direttamente  la  strada.  Note  sono  infatti 
le  opere  di  Moriz-Cantor,  del  Roose-Ball,  del  Montricla,  di 
Guglielmo  Libri,  dalle  quali  l'Arrighi  desunse  l'occorrente  per 
il  suo  lavoro.  Questo  è  tuttavia  meritevole  di  menzione,  se 
pensiamo  che  le  opere  suddette  sono,  per  la  loro  mole  e 
perchè  scritte  in  lingue  straniere,  di  non  troppo  facile  con- 
sultazione. 

La  divisione  della  materia  in  periodi  adottata  dall'A.  non 
è  originale,  ciò  non  di  meno  è,  secondo  me,  buona,  perchè 
di  una  praticità  indiscussa.  Nell'età  delle  origini  abbraccia  le 
scienze  matematiche  presso  i  popoli  orientali,  compresa  la 
scuola  ionica,  la  pitagorica,  la  platonica  e  l'aristotelica;  nel- 
l'età classica  la  produzione  della  scuola  alessandrina,  ed  attra- 
verso i  tempi  e  i  luoghi  giunge  fino  al  150O;  nell'età  moderna 
prende  le  mosse  dal  Tartaglia,  dal  Viète,  da  Copernico,  da 
Thyco,  e,  col  1600,  col  J700,  giunge  fino  a  noi. 

L'A.  si  diffonde  in  più  ampie  notizie  sui  vari  autori  man 
mano  che  procede  verso  i  giorni  nostri;  cosi  troviamo  buone 
pagine  su  Buona  ventura  Cavalieri,  su  Descartes,  su  altri  a  noi 

Bivista  storica  italiana,  3»  S.,  vit,  3.  20 


310  RECENSIONI   E  NOTE  BIBLIOGRAFICHE   —   A.    LCOXE 

più  vicini;  invano  cercheremmo  d'ognuno  cenni  puramente 
biografici;  di  essi  non  ha  voluto  tener  conto  TA.,  «  persuaso 
che  le  miserie  dell'esistenza  potrebbero  talvolta  rallentare  lo 
slancio  dtjirammirazione  del  lettore  »! 

L'ultimo  capitolo  tratta  molto  brevemente  della  storia 
della  matematica  in  relazione  con  lo  sviluppo  del  pensiero. 

A  parte  le  ripetizioni  parecchie  di  cose  ovvie,  un  indice 
finale  dei  nomi  delle  persone  renderebbe  più  comodo  il  volume 
ai  consultatori.  A.  Leone. 


G.  HERGENRÒTHER  —  G.  P.  KIRSCH,  Storia  universale  della 
Chiesa.  Prima  traduzione  italiana  di  E.  Rosa.  Voi.  I-VL  — 
Firenze,  Libreria  Fiorentina,  1905-1907. 

85.  —  La  casa  editrice  mise  su  l'alto  del  frontispizio  solo  il 
nome  dell'Hergenròther,  segnando  dopo  che  questa  traduzione 
italiana  fu  condotta  sulla  quarta  edizione  tedesca,  interamente 
rifusa  dal  Kìi'sch,  professore  di  storia  all'università  di  Friburgo  : 
io  accostai  i  due  nomi  perché  tante  e  tali  innovazioni  furono 
introdotte  dal  Kirsch  nell'ordinamento  della  materia,  nello  svi- 
luppo maggiore  o  minore  delle  singole  parti  e  nella  letteratura 
delle  fonti,  che  ben  giustamente  il  suo.  nome  va  associato  a 
quello  dell'autore. 

Quand'io  abbia  rivelato  ai  lettori  che  l'Hergenròther  fu  car- 
dinale cattolico  e  che  il  Kirsch  è  monsignore  della  Santa  Madre 
Chiesa,  è  probabile  che  qualcuno  di  essi  sia  indotto  a  diffidare 
di  quest'opera  grandiosa:  ciò  non  deve  essere  perchè  essa  è 
—  anche  a  giudizio  di  molti  critici  protestanti  —  il  più  ampio 
manuale  di  s Loria  ecclesiastica  che  sia  uscito  in  questi  ultimi 
tempi,  e  consultato  con  un  po'  di  cautela  riesce  un  sussidio 
principalissimo  per  gli  studi  storici. 

A  fine  di  promuovere  la  cognizione,  la  difesa  e  l'amore  della 
Chiesa,  il  Padre  Enrico  Rosa,  sorretto  da  dotti  colleghi,  fra  i 
quali  è  a  ricordarsi  l'erudito  Padre  Fedele  Savio,  ha  affrontato 
l'arduo  compito  di  tradurre  in  italiano  la  voluminosa  storia 
dell'Hergenròther;  e  bene  egli  fece,  che  se  essa  sì  divulgasse 
anche  solo  fra  il  clero  nostro,  grandi  ne  sarebbero  i  benefici 
per  la  coltura.  Ma  l'opera  merita  di  uscire  dalla  cerchia  del 
seminario  e  di  penetrare  nelle  biblioteche  degli  studiosi  per  i 
suoi  pregi  intrinseci.  Certo  che  se  noi  pretendessimo  da- due 


STORIA  OKNERALI   —  0.  BBROBXROTHKR  <-  0.  P.  EIRfiCH  811 

alti  funzionari  del  cattolicìsmo  una  storia  inspirata  ad  una 
concezione  libera  e  laica,  o  basata  sul  determinismo,  noi  pre- 
tenderemmo cosa  impossibile;  e  perciò  quando  noi  notiamo 
che  non  mai  gli  autori  sorprendono  alFiraprovviso  chi  legge, 
ma  che  sempre  lo  preavvisano  del  loro  pensiero  filosofico  reli- 
gioso neirinterpretazione  del  divenire  della  Chiesa,  non  pos- 
siamo che  tributare  lode  a  questa  opera  storica. 

Finora  ne  furono  già  editi  sei  grossi  volumi  che  narrano 
dalle  orìgini  della  Chiesa  cristiana  sino  al  1648,  riuscendo  una 
compiuta  esposizione  di  tutta  la  vita  religiosa  mondiale.  Ogni 
volume  è  diviso  in  più  parti  ed  ognuna  di  queste  in  più  ca- 
pitoli, corrispondente  ciascuno  di  essi  ad  un  periodo  di  tempo 
contraddistinto  da  qualche  notabile  avvenimento.  I  capitoli  si 
succedono  secondo  Tordine  cronologico,  portano  nei  titoli  con- 
trassegnati i  fatti  che  li  distinguono  nella  vita  della  Chiesa,  e 
sono  preceduti  da  ima  bibliografia  abbastanza  piena  e  redatta 
con  paziente  diligenza,  se  non  sempre  con  completa  spas- 
sionalità. 

Il  primo  volume,  oltre  a  due  cenni  biografici  dell'Hergen- 
rother  e  del  Kirsch,  reca  le  prefazioni  del  traduttore  e  degli 
autori,  i  quali  annunciano  sinceramente  il  loro  proposito.  Argo- 
mento vero  del  primo  volume  è  —  dopo  una  introduzione  di 
una  cinquantina  di  pagine,  contenenti  le  nozioni,  lo  scopo,  le 
fonti,  i  sussidi  e  le  vicende  varie  della  Storia  Ecclesiastica 
attraverso  i  secoli  —  la  narrazione  delle  origini  e  dello  svi- 
luppo della  Chiesa  in  lotta  con  lo  Stato  pagano  di  Roma. 

Lo  specchio  che  THergenròther  ci  offre  del  mondo  greco- 
romano e  della  funzione  che  il  popolo  giudaico  esercitò  nel 
campo  religioso,  riesce  una  limpida  sintesi  delle  dottrine  filo- 
sofiche e  mitologiche  pagane  e  delle  lotte  intestine  fra  gli 
Ebrei.  Non  così  si  può  dire  del  capitolo  sulla  preparazione  del 
genere  umano  alla  venuta  di  Cristo,  che  dovrebbe  essere  im- 
prontato ad  una  chiara  concezione  deirellenismo  alessandrino 
e  delle  condizioni  economiche  dell'epoca,  mentre  invece  è 
basato  sui  principi!  biblici. 

La  fondazione  della  Chiesa  ammessa  come  creazione  di 
Gesù  Cristo,  l'opera  apostolica  di  S.  Paolo  —  di  puro  svol- 
gimento del  principio  germinale,  anziché  opera  fattiva  quale 
realmente  fu,  —  di  S.  Pietro  e  di  S.  Giovanni,  la  costituzione 
delle  prime  comunità,  Torigine  dell' episcopato ,  le  eresie,  la 
diffusione  del  Cristianesimo,  le  persecuzioni  sue,  l'opera  degli 


312  RECENSIONI  E  NOTE  BIBLIOGRAFICHE    —    L.  0.  BOLLBA 

Apologeti,  il  gnosticismo,  il  montanismo,  gli  inizii  della  teologia 
cristiana,  diverse  questioni  sui  principali  dogmi,  i  rapporti  del 
Cristianesimo  con  il  neoplatonismo,  le  controversie  sulla  Tri- 
nità, il  Manicheismo,  i  costumi  cristiani,  Tascetismo  ed  11  voto 
di  castità  sono  la  vera  materia  del  primo  volume,  che  più  dei 
successivi  presenta  sviluppati  i  pregi  ed  i  difetti  complessivi 
di  tutta  l'opera:  quindi  molta  erudizione  e...  molta  interpre- 
tazione del  fatto  storico  mediante  il  concetto  tomistico. 

Il  secondo  volume,  dedicato  alla  Chiesa  nelFantico  mondo 
civile,  ne  studia  le  strette  relazioni  con  l'impero  romano-cri- 
stiano, soffermandosi  a  Itmgo  sulle  eresìe  ariana,  macedoniana, 
apollinarista,  sugli  scismi  d'Antiochia,  luciferiano,  donatista, 
priscillianista,  sullo  stato  giuridico  della  Chiesa  nell'impero  cri- 
stiano di  Roma,  sulla  costituzione  delle  diocesi,  dei  patriarchi 
e  metropoliti,  del  primato  romano  e  dèi  sinodi  e  della  ge- 
rarchia ecclesiastica,  sul  monachismo  orientale  ed  occidentale, 
sulla  disciplina  e  sull'anno  ecclesiastico,  sulle  chiese  e  sui  ci- 
miteri cristiani,  sulle  controversie  origeniana ,  nestoriana, 
eutichiana,  dei  monoflsiti,  pelagiana,  monotelita,  sulla  patri- 
stica di  S.  Agostino,  sull'ascetismo  e  misticismo,  suirislam  e 
sulla  diffusione  della  dottrina  cristiana  nelle  diverse  parti 
d'Europa. 

Di  qui  prende  lo  spunto  il  terzo  volume  per  dire  dello 
scisma  d'Oriente  maturato  attraverso  alle  eresie  pauliciana, 
iconoclasta,  mechiana,  e  delle  condizioni  del  papato  in  Italia 
di  fronte  ai  Bizantini  e  ai  Longobardi.  Di  poi,  discorrendo  della 
funzione  educatrice  della  Chiesa  in  Occidente,  l'A.  ne  ricorda 
i  travagli  e  le  glorie,  quali  il  rifiorire  dell'età  carolingia,  le  scuole 
ecclesiastiche,  l'arte  religiosa,  sia  plastica,  sia  poetica,  sia  musi- 
cale, e  la  riforma  degli  ordini  religiosi  per  opera  dei  cluniacensi. 

II  quarto  volume  continua  a  dire  della  Chiesa  educatrice 
della  società  in  Occidente,  discorrendo  della  riforma  del  clero 
secolare  e  della  lotta  per  l'investitura,  dell'apice  della  potenza 
politico-religiosa  del  papato  con  Innocenzo  III,  delle  crociate 
e  del  conflitto  con  Federico  Barbarossa,  deiraccentramento 
dell'amministrazione  della  Chiesa,  della  floridezza  della  vita  re- 
ligiosa e  della  scienza  ecclesiastica  nel  secolo  XIII. 

Ancora  sempre  sulla  funzione  civile  della  Chiesa  nell'Eu- 
ropa occidentale  del  medioevo  si  aggira  il  quinto  volume, 
registrando  come  si  notino  però  una  decadenza  della  potestà 
politico-ecclesiastica  del  papato  ed  un  indebolimento  del  sen- 


STORIA  GENBRALB  —   G.  HBRGSNRdTBBR  -  G.  P.  KIRSCH  318 

tìmento  religioso  nel  mondo,  o  meglio  un'aspii'azione  generale 
ad  una  riforma,  e  notando  che  mentre  lo  scisma  d'Occidente 
provoca  scandali  dolorosi,  Wicleffe  e  Huss  minano  Tedificio  con 
nuove  eresìe,  per  cui  si  tengono  vari  concilii  di  riforma  nel 
secolo  XV,  ma  inutilmente,  che  siamo  alle  porte  del  Rina- 
scimento. 

Il  sesto  volume  affronta  da  prima  una  esposizione  mollo 
ardua  a  farsi  da  due  prelati:  cioè  la  Chiesa  dopo  la  rottura 
dell'unità  religiosa  nell'Occidenle;  di  poi  narra  la  diffusione  del 
cristianesimo  fuori  dell'Europa.  La  grande  eresìa,  o  meglio  la 
riforma  protestante,  viene  studiata  nelle  cause  sue,  nello  svol- 
gersi vario,  nel  pensiero  suo  sostanziale,  con  profonda  dottrina 
e  con  ricchezza  di  dati  storici,  anche  se  talvolta  fa  capolino 
un  poco  il  carattere  polemico.  Giustamente  per  THergenròther 
e  per  il  Kirsch  il  grandioso  rivolgimento  religioso  del  secolo  XVI 
non  è  che  una  prima  manifestazione  del  carattere  rivoluzionario 
dell'era  moderna.  Si  potrà  non  approvare  che  siano  «  sintomi 
di  un  malore  che  covava  nelle  viscere  della  società  »  la  «  mania 
di  libertà  »,  la  «  vaghezza  di  novità  »  e  T  «  afTievolimento  della 
podestà  regia  »,  né  ritenere  che  il  protestantesimo  non  sia 
«  altro  che  l'inconseguenza  e  Tacciecamento  dell'intelletto,  ca- 
gionato da  pregiudizi  inveterati  e  da  gretta  considerazione  di 
cose  accessorie  »,  ed  «  uno  degli  alleati  dell'incredulità  »,  ma 
certo  che  questo  studio  sul  movimento  protestante  e  sulla  con- 
troriforma della  Chiesa  cattolica  è  pieno  di  dottrina  ed  è  una 
storia  sintetica  e  chiara  di  tutti  i  procellosi  avvenimenti. 

Il  carattere  orgoglioso  ed  irrequieto  di  Martin  Lutero  e 
il  suo  staccarsi  via  via  dalla  Chiesa  di  Roma  sino  a  costituire 
la  grande  Riforma,  il  sorgere  degli  anabattisti  e  delle  altre 
chiese  erotiche  minori,  il  pensiero  di  Zuinglio  e  di  Calvino,  la 
difesa  del  diritto  di  credenza  contro  le  violenze  dell'Impero, 
la  difTusione  del  luteranismo  nelle  terre  tedesche,  del  calvinismo 
in  Francia,  in  Olanda  e  in  Scozia,  il  poco  sviluppo  della  ri- 
forma in  Ispagna  ed  in  Italia,  l'affermarsi  dell'anglicanismo  e 
le  guerre  religiose  dinastiche  che  ne  derivarono,  la  teologia  pro- 
testante e  le  controversie  dottrinali  fino  a  mezzo  il  secolo  XVI, 
la  controriforma  cattolica  per  opera  dei  papi,  dei  Gesuiti,  degli 
ordini  religiosi  minori  sorti  numerosi,  la  rivolta  eroica  dei  gueux 
d'Olanda,  le  guerre  religiose-civili  in  Francia,  la  guerra  dei 
trentanni,  il  socinianismo  e  l'antitrinitarismo  in  Italia,  il  grande 
contrasto  fra  Chiesa  e  Stato,  risoltosi  vittoriosamente  per  la 


314  RIOCIIBIOXI  K  NOTE  BIBUOaRAFlCHB   —   L.  0.  BOLLBA 

prima  nei  paesi  cattolici,  il  rifiorire  degli  studi  storici  e  teologici 
per  opera  di  protestanti  e  di  cattolici,  le  controversie  dottrinali 
intorno  alla  Scrittura  Sacra,  airimmacolata  Concezione,  il  baia- 
nismo,  il  giansenismo,  la  dottrina  moliniana,  il  richerianismo, 
Tinflusso  della  religione  sulle  arti  del  600,  i  tentativi  di  ricom- 
pensare le  perdite  in  Occidente  con  riacquisti  in  Oriente,  i  buoni 
frutti  delle  missioni  cattoliche  in  Asia,  Africa  ed  America:  questi 
tutti  sono  gli  argomenti  del  sesto  volume  della  storia  dell'Her- 
genròther. 

Complessivamente  dei  sei  poderosi  volumi,  il  primo  è 
quello  che  maggiormente  si  eleva  per  la  profondità  del  pen- 
siero nello  studio  del  costituirsi  della  Chiesa  cristiana,  mentre 
il  sesto  è  storicamente  il  meno  attendibile,  perchè  animato  da 
uno  spirito  polemico  per  questioni  ancora  vive  e  sempre  scot- 
tanti per  la  chiesa  di  Roma. 

Se  però  si  pensa  ch'esso  è  una  fonte  ottima  per  la  rico- 
struzione di  tutto  quel  lato  della  riforma  che  —  spiacevole  ai 
protestanti  —  rappresenta  da  un  lato  le  benemerenze  del  cat- 
tolicismo,  anche  in  questo  periodo  turbinoso,  e  dall'altro  le 
incertezze  e  le  debolezze  della  Riforma,  si  può  ajiche  di  questo 
volume  fare  il  dovuto  elogio  agli  autori. 

Né  va  scordato  il  merito  della  libreria  editrice  Fiorentina, 
vera  prova  del  risveglio  delle  forze  cattoliche  giovani,  inspirate 
ad  un  concetto  scientifico  nuovo,  ed  animate  da  un  grande 
desiderio  di  conciliazione  della  dottrina  cristiana  con  Tanima 
moderna.  L.  C.  Bollea. 


B.  LABANCA,  Il  papato.  —  Torino,  Fratelli  Bocca,  1905. 

86.  —  Vi  sono  argomenti  storici  di  somma  importanza  che 
—  riattaccandosi  a  questioni  scottanti  —  sono  abitualmente 
dagli  studiosi,  alieni  per  natura  dalle  polemiche  e  dalle  noie, 
lasciati  in  disparte,  quasi  che  nella  vastità  del  campo  storico 
si  possa  sempre  spaziare  evitando  questi  spinosi  quesiti.  Ma 
quando  si  pensi  che  la  civiltà  classica  andò  via  via  svolgendosi 
e  trasformandosi  così  che  fu  un  giorno  in  cui  —  trasmutatesi 
ressenza  sua  spirituale  e  la  realtà  di  cui  era  materiata  —  si 
concentrò  in  quel  movimento  di  rinnovazione,  che  fu  detto  cri- 
stianesimo, noi  non  possiamo  non  accingerci  allo  studio  di 
questa  religione  per  renderci  conto  del  divenire  umano.  E 
quando  ancora  noi  consideriamo  che  il  cristianesimo  fu  Tele- 


STORIA  GENERALI  —  B.  LABANOA  815 

mento  fondamentale  delFanima  del  medioevo,  chiara  ci  apparirà 
la  necessità  della  ricerca  del  costituirsi  della  Chiesa,  di  questa 
potente  organizzazione  —  propulsatrìce  dell'idee  nuove  —  e 
quindi  dei  congegni  suoi,  fra  i  quali  sommo  il  papato. 

Per  contro,  in  passato,  allo  studio  dell'origine  e  dell'evo- 
luzione di  questa  potestà  attendevano  essenzialmente  gli  apolo- 
gisti cattolici  ed  i  teologi  protestanti  animati  da  spirito  pole- 
mico ed  ostile,  gli  uni  e  gli  altri  quindi  in  condizioni  tutt'altro 
che  serene  per  un  vero  studio  critico.  In  questi  ultimi  tempi 
è  sorto  invece  un  grande  amore  di  ricerche  storiche  audaci, 
che,  lungi  dallo  schierarsi  sistematicamente  prò  o  contro  il 
papato,  studia  questo  organismo  della  Chiesa  con  l'unico  desi- 
derio del  vero.  Tale  è  il  lavoro  di  Baldassarre  Labanca,  edito 
dalla  casa  Bocca  di  Torino. 

Il  Labanca  esamina  l'origine  e  le  controversie  sul  nome 
«  Papa  »  fra  le  due  Chiese  di  Oriente  e  di  Occidente,  finché 
questo  nome  divenne  in  Occidente  esclusivo  del  solo  vescovo 
di  Roma,  e  si  elevò  a  meravigliosa  potenza,  costituendo  l'istitu- 
zione ecclesiastica  detta  Papato.  Siccome  il  capo  della  Chiesa 
dì  Roma  adottò  da  prima  il  nome  di  Episcopo,  e  di  poi  assunse 
ancora  quello  di  Pontefice,  così  l'autore  esamina  nello  sviluppo 
primitivo  del  Papato  anche  la  genesi  e  le  applicazioni  dei  nomi 
Episcopo  e  Pontefice.  È  vero  che  col  tempo  il  Papato  si  onorò 
con  molti  altri  nomi  e  titoli,  ma  è  pur  vero  che  bastarono  al 
suo  primitivo  sviluppo  i  tre  nomi  di  Papa,  di  Episcopo  e  di 
Pontefice.  Di  poi  il  Labanca  dà  uno  sguardo  ai  principali  pe- 
riodi storici,  attraverso  ai  quali  esso  ha  funzionato  per  molti 
secoli,  dai  primi  dell'era  cristiana  fino  al  secolo  nostro.  Es- 
sendosi il  Papato  svolto  ed  estrinsecato  in  mezzo  ai  cattolici 
come  autorità  religiosa,  come  autorità  politica  e  come  autorità 
regia,  cosi  ricostruendone  i  principali  periodi  storici,  spesso 
ricorre  sotto  la  penna  dell'autore  nell'unità  del  Papato  la  trinità 
delle  sue  funzioni.  In  ultimo,  fondandosi  sullo  stato  presente  del 
Papato,  il  Labanca  chiude  il  libro  con  alquante  induzioni  pro- 
babili sul  suo  avvenire,  niinose  per  il  Papato  religioso  di  fronte 
all'afTermarsì  del  particolarismo  religioso,  della  scienza  e  della 
concezione  materialistica  della  Storia,  sebbene  il  profeta  ri- 
conosca che  larghe  e  profonde  radici  ancora  sempre  lo  ali- 
mentino. 

A  ciascun  capitolo  sono  aggiunte  delle  opportune  note  che 
completano  le  indagini  che  si  riferiscono  al  capitolo  ;  il  tutto  è 


316  RECENSIOMI   E  NOTE  BIBLIOORAFIOHE   —  L.  C.  BOLLEA 

precedono  da  una  bibliografia  ricchissima  delle  Fonti  della 
Storia  dei  Papi  divise  in  fonti  officiali,  semiofficiali  e  officiose, 
ed  un'altra  non  meno  ampia  dei  Papi  che,  pur  non  essendo 
compiuta,  dà  le  opere  più  recenti  ed  importanti.  11  Labanca, 
professore  dell'unica  cattedra  di  storia  del  Cristianesimo  che 
esista  in  Italia,  è  nome  chiaro  in  questo  campo,  etìon  fa  d'uopo 
quindi  ricordare  le  molte  altre  sue  opere  su  Cristo,  sulla  cri- 
stologia e  suirumanesimo  per  avvalorare  l'importanza  di  questo 
studio  sul  Papato. 

Quando  poi  si  pensi  quanto  la  storia  d'Italia  sia  intima- 
mente connessa  con  quella  del  Papato,  della  Chiesa  e  degli 
Ordini  religiosi,  si  comprenderà  di  leggieri  come  conveniente- 
mente si  faccia  cenno  del  lavoro  del  Labanca  in  questa  Eivista 
di  storia  italiana^  anche  se  già  da  qualche  tempo  il  libro  ha 
visto  la  luce  per  opera  della  solerte  casa  editrice  Bocca. 

L.    C.    BoLLEA, 


SGHNEIDER  RENÉ,  Rome,  CompUxité  et  Hannonie.  —  Paris, 
Hachette  et  C.%  1907. 

87.  —  No,  non  è  un  libro  di  storia.  La  storia  vi  ha  parte 
come  ve  n'ha  la  religione,  l'arte,  il  classicismo,  la  poesia.  Anzi, 
io  direi  che  tutte  le  pagine  del  libro  sono  ispirate  a  poesia, 
poiché  la  complessività  varia  degli  aspetti,  sotto  cui  può  esser 
considerata  Roma,  è  qui  espressa  poeticamente,  sempre. 

Ma  esporre  l'armonia  complessa  di  Roma  dal  tempo  più 
lontano  nell'antichità  a  quello  più  lontano  dell'avvenire,  con- 
duce a  parlare  di  tutta  Roma  nella  letteratura,  nella  storia, 
nella  religione,  nel  costume,  nell'arte  ecc.,  onde  il  libro  avrebbe 
un'aria  di  guida  ideale  dell'  eterna  città  ;  una  ideale  guida  però 
scritta  per  chi  conosce  già  Roma,  anzi  la  conosce  bene  anche  in 
tutte  le  sue  personificazioni  intellettuali  e  morali.  E  sotto  questo 
punto  di  vista  il  libro  rientra  nell'orbita  delle  pubblicazioni 
storiche,  delle  quali  può  occuparsi  la  nostra  Rivista, 

In  tutti  i  casi,  adunque,  non  novità  di  contenuto,  non  ri- 
cerche inattese  di  soggetti  nuovi. 

Gli  argomenti  stessi  delle  varie  parti  danno  l' intonazione 
e  i  limiti  del  libro.  Queste  parti  sono  sette,  determinate  da 
una  parabola  di  ampiezza  di  svolgimento.  Dapprima  {Sur  ìes 
collines)  sì  dà  uno  sguardo  generale  alla  Roma  moderna;  poi 
{Autour  de  V  antiquité)  meglio  si  ricerca  l'annon/a  del  passato  ; 


STORIA   GBNERACE   —  R.  fiCUNEIDER  317 

quindi  s*  inneggia  più  copiosamente  al  cristianesimo  che  anima 
la  vita  Romana  {Aiitour  du  Cttnfitlanivne);  finche  si  svolge, 
in  più  distesa  forma  ancora,  quanto  c'è  di  Volupté  et  spintua- 
lite;  Aìdour  de  la  Renaissance,  dando  anche  un  quadro  della 
vita  principesca  nella  villa  d'Este  a  Tivoli.  Le  altre  due  parti 
Suìmrtmìia  e  Dans  la  Campagne  completano  il  contorno  ;  mentre 
l'ultima:  Éternelle  et  mondiale  riassume,  in  una  geniale  sintesi 
di  poetica  visione,  la  continuità  della  gloria  di  Roma  nel  tempo 
passato  e  in  quello  avvenire. 

Questa  idealità  oggettiva,  con  cui  ù  considerata  Roma  nei 
molteplici  suoi  aspetti,  dà  risalto  ad  un  altro  pregio  manifesto 
ed  essenziale  che  subito  si  nota  nel  libro  e  rende  questo  sim- 
patico ad  ogni  lettore  :  la  superiorità  delF  autore,  o  la  sua  in- 
dipendenza soggettiva  da  ogni  preconcetto  storico  e  da  ogni 
tendenza  di  partito,  così  in  politica  come  in  religione,  cosi 
in  arte,  come  in  letteratura.  L'eterno,  il  cosmopolitismo  di 
questa  città  ò  penetrato  nello  spirito  dello  scrittore,  che,  con 
irresistibile  verve,  tratta  tanto  dei  miti  leggendari  romani  del 
tempo  preistorico,  quanto  della  Roma  moderna  e  di  Garibaldi 
e  del  monumento  (futuro)  a  Vittorio  Emanuele  IL 

Vale  la  pena  di  darne  un  solo  cenno. 

Nessun' età  ha  conosciuta  T  origine  di  Roma,  cominciando 
dagli  antichi  che  la  ravvolsero  nelle  favole.  Però  quanto  più 
il  tempo,  storico  è  avanzato,  tanto  più  questa  origine  è  stata 
dimostrata  più  antica  di  quello  che  fosse  stato  asserito  prima; 
Niebhur  la  dimostrò  anteriore  a  quella  che  la  credevano  gli 
storici  romani  dell'impero;  ma  oggi  la  Eoma  quadrata  del  Pa- 
latino può  ritenersi  una  città  di  ieri  a  petto  dell'antichità  pre- 
istorica esumata  dal  Sepolcretum  co'  suoi  pozzi  a  incinerazione 
e  le  sue  fosse  a  inumazione.  Non  è  più  leggendaria  quindi  la 
migrazione  delle  tribù  pelasgiche  o  sicane  arrestantisi  per  ce- 
lebrare la  loro  «  Primavera  sacra  ».  Sicché  à  mesure  que  fion 
passe  recide,  son  avenir  se  prolonge,  la  perspective  séfend  devant 
elle  (pag.  319);  il  risorgimento  italiano  quindi  e  la  vita  di  Roma 
capitale  d'Itaha  non  sono  che  la  giovinezza  (perchè  non  dire 
l'infanzia?)  d'una  vita  nuova  della  Roma  eterna. 

Ma  questa  vita  nuova  ò  pur  un  trasformarsi  d'altra  vita 
passata:  l'Altare  della  Patria  col  monuiìiento  del  Sacconi  è 
nel  Campidoglio  quasi  fosse  parte  dell'antico  Campidoglio  stesso: 
il  Corso  è  la  medesima  via  Flaminia  antica.  E  questo  rinno- 
varsi, questo  eternarsi,  tornando  al  passato,  è  cosi  naturale 


818  RBCOfBIONI  I  NOTB  BIBLIOGRAPIOHB    —    P,  8PBZI 

in  Roma,  che  ritrovasi  nella  bocca  del  popolo,  nelle  colonne 
dei  giornali,  financo  nelle  réclatnes  dei  cartelloni  di  teatro. 

In  tal  guisa,  quindi,  la  materia  storica,  artistica,  letteraria, 
filosofica  dell'eterna  città,  ricollegata,  illustrata  e  completata 
con  accenni  alla  vita  intellettuale  e  morale  di  tutto  il  popolo 
italiano,  assume  aspetti  graditi,  varii,  quasi  nuovi,  sempre  in- 
teressanti l'attenzione  di  chi  legge. 

Ma  al  geniale  autore  bisogna  pur  concedere  tutte  le  libertà 
che  ai  poeti  son  proprie.  Per  dirne  una:  il  cristianesimo  è 
idealizzato  in  modo  che  lo  scrittore  crede  poterne  giudicare 
la  singolarità,  così:...  qu'on  Vétudie  dam  Vàme  du  peuple,  ou 
dans  ses  forrms  extérieures^  n'est  souvent  que  h  revanche  des  ati" 
ciens  dieux  (p.  101). 

Se  non  che  la  poetica  suggestione  dell'  argomento  fa  go- 
dere allo  scrittore  sensazioni,  che  noi,  profani,  appena  possiamo 
creder  provate  da  lui;  così  nel  Palatino  egli  non  solo  ha  ri- 
trovato Cibele,  non  solo  l'ha  presentita  humide  et  tiède^  ma  vi  ha 
senti  Vodeur  fauve  de  son  sexe,  il  che,  via,  non  è  da  tutti  (p.  45). 

Sentasi  con  qual  forma  secentesca  egli  manifesta  la  vita, 
l'anima  della  iscrizione  per  la  vittoria  di  Lepanto,  iscrizione 
che  leggesi  nella  chiesa  dell' Aracoeli  :  Mais  e' est  dans  le  latin 
quHl  faut  lire!  Les  beaux  mots^  grates  comme  s'ils  étaient  èpe-- 
ronnés  de.  hronze  s'avancent  en  ligm^  lentement,  poìnpeiisement^ 
telles  les  galères  amirales  sur  les  flots  de  la  Mediterranée,  Un 
orgxieil  puissant  les  pousse  en  poupe:  e' est  qu'ils  ont  conscience 
de  céUbrer,..,  (p.  110). 

Squisita  sensibilità  d'artista  invece  incontrasi  nella  felice 
sintesi  del  sublime  nella  pittura  del  beato  Angelico,  realista  in 
Roma  per  effetto  dell'umanesimo  paganizzante  del  tempo  di 
Nicolò  V,  il  quale  ve  lo  chiamò:...  ce  quHl  a  d'absolu  dans  sa 
ligne  touche  le  peintre  contine  un  sentimefit^  il  semble  en  écouter 
la  musicante  (p.  123). 

* 

Non  vogliamo  pertanto  trascurare  di  osservare  che  alcune 
mende  disturbano  la  grata  poetica  lettura.  Non  sappiamo  se 
sian  tutte  sviste  tipografiche,  come  in  parole  italiane  {honestay  ' 
civiltà,  dolcezza,  (p.  192),  les  comhinatione  (p.  328),  au  temps 
du  Pogge  (p.  31),  Montigiani  (p.  11),...],  come  in  parole  latine 
Have  Caesar  (p.  123),  Have  Boma  (p.  330),  Pont  Molvius  (p.  17), 
Oras  claustrales  (p.  83)...],  com' anche  in  francese  stesso  [les 


STORIA    QENERALS   —    R.   8CBNEIDSR  819 

«  simples  »  se  complaisent  entnti  ces  grandeurs  (p.  33),  galene 
d'AfUiques  (p.  86)...].  Certo  stona  un  poco  T  irregolarità  or- 
tografica di  due  pagine  consecutive,  nelle  quali  sono  ricordate 
alcune  chiese  così:  Saint  Onuphre,  San  Salvatore  in  lauro, 
Santo  Salvatore,  Santo  Pietro,  Santo  Cosimato.  e  Saint  Paul-hors- 
les-murs  (p.  84-85). 

Ma  stona  di  più  qualche  inesattezza  di  fatto:  Les  lauriers 
impériaux  couvrent  de  gioire  le  Forum;  la  denomination  jìopu- 
taire  appeUe  encore  aujourdliui  telle  église  S.  Salvator  in7aw(p.vii). 
mentre  S.  Salvatore  in  lau{ro?)  è  lungi  dal  Foro,  dove  invece 
è  un  S.  Salvatore  in  lacu,  che  nulla  ha  che  fare  coi  lauri. 

Il  mezzogiorno,  annunziato  dal  cannone  al  Gianicolo,  di- 
venta invece:...  un  petit  canon,,,  tonne  encore  le  soir:  il  tonne 

le  coucher  du  soleil  (p.  330):   lo   scambio,  via,  è  proprio 

poetico!... 

La  famosa  barcaccia  del  Bernini  a  piazza  di  Spagna  è  detta 
la  barchetta. 

A  pag.  6  si  ricorda  le  massif  Albain  che  a  pag.  69  di- 
venta les  monts  d'Albe,  mentre  si  .sa  che,  anche  a  dispetto  dei 
geografi,  quelle  alture  sono  sempre  dette  Colli  Albani,  e  TA. 
doveva  rispettare  la  parola  tradizionale,  come  l'ha  rispettata 
ricordando  Monte  Mario,  che  è  un  colle,  o  Monte  Citorio  che 
è  meno  d'un  colle  davvero. 

A  pag.  108  è  ricordato  che  innanzi  al  Bambino  dell' Ara- 
cceli,  aujourd'hui  les  bambini  de  Bome  lui  recitent  des  com^ 
pliments:  ma  bambino  è  (l'A.  lo  sa)  un  fanciullo  in  fasce;  come 
supporre  che  recitino  poesie? 

Ma  là,  le  inezie  possono  meglio  far  lumeggiare  il  pregio 
del  libro,  il  quale,  studiando  l' anima  grande  ed  eterna  di  Roma, 
la  ricerca  in  tutte  le  manifestazioni  della  vita  interiore  ed 
esterna  di  tutti  i  tempi.  Un  lato  soltanto  ci  sembra  che  lo 
Schneider  non  abbia,  nonché  trattato,  neppure  toccato:  il  lato 
satirico,  innato,  del  popolo  romano,  che  lo  ha  continuato  dalle 
Atellane  fino  al  Pasquino  e  fino  alla  classica  manifestazione 
popolare  dei  sonetti  dialettali  del  Belli  che  sono  un  monumento 
di  quello  che  fu  la  plebe  dei  suoi  tempi.  L'argomento  è  deli- 
cato e  difficile,  ma  degno  della  conoscenza  non  superficiale 
<ìhe  FA.  ha  del  romano  moderno  e  degno  della  sui  penna 
briosa  ed  elegante.  Chi  sa  perchè  ha  creduto  lasciare  cotale 
lacuna  nel  suo  scritto?  La  lacuna,  certo,  è  troppo  evidente. 

Concludiamo  dicendo  che  raramente  uno  scrittore  fore- 


320  RECENSIONI   E  NOTE   BIBLIOORAFICHE   —    P.   SPEZI 

stiero,  parlando  di  Roma,  ha  saputo  rendersi  così  oggettivo 
serenamente  nel  giudicare  uomini  e  cose  nostre  quanto  lo 
Schneider,  e,  più  raramente,  l'immaginosa  poesia  della  gran- 
dezza di  Roma  è  stata  rivestita  di  forma  meridionalmente  e 
provenzalmente  più  attraente  per  classicità  e  per  continua  e 
vivace  simpatia  di  argomento.  P.  Spezi. 


ALFONSO  PROFESSIONE,  Storia  d' Italia  e  della  civiltà  e 
società  italiana.  Voi.  I,  Storia  romana  e  delle  dominazioni 
barbariche;  Voi.  II,  Medioevo;  Voi.  Ili,  Storia  moderna  e 
contemporanea;    2**  Edizione.  —    Torino,   Paravia,    1908. 

88.  —  La  Rivista,  non  usa  ad  occuparsi  dei  testi  scola- 
stici, fa  un'eccezione  segnalando  tre  volumi,  che  dalle  propor- 
zioni, dal  titolo,  da  alcune  incisioni  intercalate  potrebbero 
confondersi  coi  testi  che  ogni  giorno  compaiono  più  o  meno 
vitali,  più  o  meno  nuovi  intrinsecamente,  stanche  è  nuovo  il 
nome  dell'autore.  Ed  ò  questa  una  eccezione  giustificata. 

Del  resto,  discutere  un  manuale  di  storia  destinato  alle 
scuole  sarebbe  punto  opera  oziosa  o  da  sdegnare;  gli  stra- 
nieri ce  ne  danno  buon  esempio,  la  dotta  Germania  in  primo 
luogo,  e  la  Francia  del  pari.  Così,  per  tacere  di  varie  Riviste 
pedagogiche,  uno  dei  più  geniali  periodici  francesi  di  storia,  la 
«  Revue  de  synthèse  historique  „  da  alcuni  anni  appunto  ha 
aperto  le  sue  pagine  come  palestra  alla  vitale  questione  del- 
l' a  enseignement  de  Thistoire  au  Lycée  »  :  qualche  sporadico 
accenno  di  discussione  sull'argomento  si  potrebbe  notare  anche- 
in  Italia,  ma  ancora  è  troppo  misera  cosa. 

Io  non  qui  voglio  nò  posso  sfiorare  nemmeno  un  semplice 
sommario  di  ciò  che  si  dovrebbe  o  potrebbe  fare  sulFargo- 
mento,  accenno  soltanto  a  un  programma  di  lavoro  che  pre- 
parerebbe la  riforma  o  perlomeno  il  miglioramento  dei  manuali 
scolastici  di  storia,  in  guisa  che  rispondessero  allo  spirito  dei 
tempi  il  quale  con  rapidità  vertiginosa  si  evolve:  parecchi  dei 
manuali  che  oggi  corrono  per  le  nostre  scuole  hanno  raggiunto 
qualità  di  perfezione  veramente  notevoli,  ma  necessità  sempre 
nuove  ricorrono. 

Una  delle  più  fondate  obbiezioni,  che  da  un  decennia 
forse  furono  mosse  al  metodo  deir  insegnamento  della  storia 
nelle  scuole  secondarie,  e  perciò  anche  ai  manuali  che  di  tal 
metodo  sono  l'espressione,  è  lo  squilibrio  evidente  nello  svolgi- 


STORIA    GENERALE    —    A.  PROFESSIONE  821 

mento  delle  varie  parti  e  la  preponderanza  ingiustificata  che 
si  suol  dare  ai  fatti  politici  e  militari  sopra  i  fatti  che  riguar- 
dano invece  la  vita  sociale  attraverso  i  secoli  nelle  sue  più 
svariate  esplicazioni. 

Il  Professione,  che  parecchi  anni  addietro  ha  dato  già  alla 
scuola  secondaria  un  testo  ben  noto  secondo  i  regolamenti 
e  i  metodi  vigenti,  porta  col  nuovo  manuale,-  che  oggi  presen- 
tiamo, una  vera  rivoluzione  di  sistema  ;  e  fa  anche  opera  ardita. 
A  molti,  del  resto,  V  opera  è  nota,  poiché  già  si  presenta  al 
pubblico  nella  seconda  edizione.  Il  testo  è  diviso  fondamental- 
mente in  due  parti:  la  prima  comprende  la  narrazione  tradizio- 
nale dei  fatti  politici  e  militari,  le  biografie  dei  grandi  per- 
sonaggi ecc. ,  è  ridotta  in  proporzioni  minime ,  corredata  di 
illustrazioni,  di  domande  riassuntive  in  fondo  a  ciascun  capitolo  ; 
corrisponde  alFincirca  al  programma  delle  scuole  medie  inferiori. 

La  seconda  parte,  quella  veramente  originale,  la  quale  ha 
costato  certo  non  piccola  fatica  air  autore  e  mostra  la  sua 
larga  erudizione,  è  appunto  la  storia  della  civiltà,  o  come  i 
tedeschi  direbbero,  «  della  coltura  »  italiana  ;  sono  illustra- 
zioni storiche  sugli  usi,  sui  costumi,  sulla  vita  e  la  società  nei 
vari  periodi  del  suo  svolgimento,  se  pure  è  possibile  dividere 
la  storia  della  civiltà  in  periodi  cronologici  determinati  con 
hmìti  netti  e  precisi. 

Parecchi  testi  scolastici  hanno  speciali  capitoli  destinati 
alla  storia  della  civiltà,  ma  per  rendere  tali  nozioni  veramente 
proficue  era  necessario  togliere  l'aridità  schematica,  dare  mag- 
giore ampiezza  di  dettagli,  appagare  insomma  la  curiosità  ed 
attrarla,  era  necessaria  l'emancipazione  di  tali  fatti  sociali 
dalla  preponderanza  dei  fatti  politici  e  degli  aneddoti  abusati, 
era  necessaria  una  trattazione  indipendente,  e  ben  fece  in  ciò 
il  Professione. 

Egli  forse  avrebbe  potuto  fare  ancora  un  passo  oltre  verso 
r  emancipazione  assoluta  e  tenere  staccate  in  opere  distinte 
le  due  parti  ora  unite  nello  stesso  volume  :  la  erudizione  che 
si  esplica  nella  storia  della  civiltà,  anche  coll'aiuto  dell'inse- 
gnante a  stento  può  adattarsi  certamente  agli  studenti  cui 
sono  destinate  le  elementarissime  notizie  di  storia  politica 
della  parte  prima,  e  viceversa  le  notizie  politiche  della  parte 
prima  non  bastano  a  quegli  studenti  che  sarebbero  in  grado  di 
profittare  della  parte  seconda.  Invece  stralciata  la  storia 
della  civiltà  in  un  volume  a  se  potrebbe    rappresentare  un 

Rivista  storica  italiana,  S»  S.,  vir,  3.  21 


322  REOEMSIONI  E  NOTI  BIBLIOQRAFICHE   —  C.   COMTEfiSA 

utilissimo  sussidio  al  manuale  del  programma  sinora  ufficiale 
per  tutti  gli  studenti  delle  scuole  secondarie,  e  specialmente 
delle  scuole  medie  superiori,  a  quella  guisa  ch'essi  hanno  oggidì 
sussidi  di  speciali  volumetti  per  la  storia  dell'arte,  le  cui  nozioni 
per  il  passato  erano  pure  concentrate  in  poche  parole  dei  testi 
di  storia  generale. 

E  un  siffatto  manualetto  speciale  di  «  storia  della  coltura 
italiana  »  sarebbe  poi  ancora  più  proficuo  ed  interessante,  se 
le  preziose  notizie  fossero  corredate  di  illustrazioni  grafiche  co- 
piose; tale  bisogno  si  fa  tanto  più  vivamente  sentire  nella 
coordinazione  attuale  dell'qpera  pel  paragone  colla  parte  prima 
del  testo  che  appunto  è  illustrata,  benché  con  criteri  assai 
diversi  da  quelli  prettamente  scientifici  con  cui  si  desidererebbe 
graficamente  sussidiata  la  parte  seconda  ;  ma  ciò  dipende  in 
Italia  spesso  più  dagli  editori  che  dagli  autori.  Queste  proposte 
a  modo  di  augurio  facciamo  per  le  future  edizioni,  che  senza 
dubbio  Topera  merita  ed  avrà  numerose. 

Carlo  Contessa. 


G.  A.  ZANON,  Rarnanità  del  territorio  dtladellese,  voi.  1®.  . — 
Parma,  Tip.  Coop.  Parmense,  1907. 

89.  —  Il  sig.  6.  A.  Zanon,  noto  già  per  altri  scritti  intorno 
alla  storia  di  Cittadella,  pubblica  ora  un  primo  volumetto  di 
Saggi  storici  cittadellesi  riguardante  la  romanità  del  territorio 
di  quella  grossa  borgata,  quasi  preludio  alla  speciale  trattazione 
sulle  origini  della  medesima.  Egli  mostra  d'aver  con  molta  cura 
studiato  l'argomento  e  d'aver  accumulato  un  ragguardevole 
corredo  di  notizie  ricavate  dall'esame  d'una  lunga  lista  d'autori 
che,  o  di  proposito  o  per  incidenza,  trattarono  di  siffatto  sog- 
getto. Certamente  è  lodevole  cotale  minuziosa  diligenza,'  benché 
possa  parere  un  po'  superflua  per  provare  la  romanità  d'una 
parte  del  territorio  padovano  sulla  cui  romanità  in  generale 
nessuno  ormai  solleva  più  dubbi.  L'A.  ci  dà  un  cenno  delle 
condizioni  geografiche  e  fisiche  del  distretto  preso  in  esame  e 
tien  conto  minutamente  di  tutte  le  varie  traccie  attestanti  la 
verità  del  suo  asserto.  Se  non  che  manca  una  buona  carta 
topografica  (lacuna  deplorata  dallo  stesso  A.)  che  aiuti  il 
lettore  a  raccapezzarsi  in  quel  labirinto  di  strade,  di  villaggi, 
di  limiti,  di  campi,  di  corsi  d'acqua  per  dove  faticosamente 
FA.  lo  conduce.  Ad  aggravare  la  fatica  s'aggiunge  una  sovrab- 


STORIA    GENERALE   —   6.  616K0RBLLI  323 

bondanza  straordinaria  di  note,  superiori  un  bel  po'  al  testò 
nella  loro  complessiva  estensione,  note  sapienti  ed  erudite,  sia 
pure,  ma  che  frastagliano  e  sminuzzano  il  testo  stesso,  fanno 
perdere  il  filo  dell'esposizione  e  costituiscono  un  eccessivo  e 
sproporzionato  apparato  critico.  A.  Battistella. 


GIUSEPPE  SIGNORELLl,  I  Diritti  d' Uso  Civico  nel  Viterbese. 
—  Viterbo,  Monarchi,  1907. 

90.  —  Di  questa  Dissertazione  economico-giuridica  intonio 
al  cosidetto  Jus  di  uso  deir-4^^r  Pubblicus  Viterbese,  sì  fa  cenno 
unicamente  perchè  il  Signorelli  ci  anticipa  con  essa  la  parte 
storica  del  vessato  e  tutto  pratico  problema.  Il  lavoro  sarà 
quindi  da  esaminare  e  giudicar  bene  allora  solo  che  TA.  avrà, 
•come  promette,  presentati  i  documenti  (abbondanti  negli  Ar- 
chivi latini)  sui  quali  lo  ha  condotto.  **  Si  omette  (nota  pre- 
cisamente lo  storico  di  Viterbo)  la  pubblicazione  dei  documenti, 
rimandandola  a  miglior  tempo,  al  fine  di  completarne  la  serie 
e  curarne  la  esatta  riproduzione,  „  —  "  L'Amministrazione  mu- 
nicipale, di  cui  ebbi  l'onore  di  far  parte  dal  settembre  1904, 
di  fronte  ai  richiami  degli  abitanti  di  una  frazione  del  Comune, 
si  preoccupò  dell'esistenza  o  meno  dei  vantati  diritti  civici,  e 
die  a  me  l'incarico  di  riferire  in  proposito.  La  difficoltà  delle 
ricerche,  avviate  fin  dall'ottobre  1905,  e  la  moltitudine  delle 
mie  occupazioni  mi  impedirono  di  corrispondere  sinora  al  de- 
siderio dei  miei  colleghi.  Ma,  dappoiché  la  recente  crisi  (1907), 
per  avventura  è  venuta  a  ridonarmi  la  libertà  piena  di  atten- 
dere ai  miei  studi  prediletti,  mi  compiaccio  di  rendere  di  pub- 
blica ragione  quanto  ebbi  a  rilevare  dai  numerosi  documenti 
riscontrati,  illustrando  il  tema  propostomi  unicamente  dal  lato 
storico,  lasciando  a  chi  di  ragione  di  trarne  le  conseguenze 
giuridiche,  per  rivendicare  alla  popolazione  dei  nostri  campì  i 
diritti  che  col  volgere  del  tempo  abbia  perduti,  tanto  più  che 
la  parola  dì  noi  avvocati  è  ora  quanto  mai  sospetta  e  dei  piati 
forensi  si  pretende  discutere  la  sostenibilità  e  l'opportunità  nei 
pubblici  ritrovi  dagli  sfaccendati  e  perfino  nelle  piazze  dai  mee- 
tingai da  burla  „. 

Il  Signorelli,  pieno  dunque  del  suo  dovere,  quello  di  far 
conoscere  quali  diritti  civici  abbiano  esistito  per  il  passato, 
come  si  siano  esercitati  attraverso  i  secoli,  e  quali  variazioni 
nell'uso  dei  medesimi  si  siano  verificate,  sia  per  la  necessità 


824 


RECENSIOm  E  NOTE  BIBLIOQRAFICR^    —   6.   8AN6I0HGI0 


impellente  di  conciliare  grinteressi  privati  con  quelli  della  col- 
lettività, sìa  per  le  mutate  condizioni  economiche  e  sociali,  ha 
compulsati  e  vagliati  i  libri  di  storia  e  di  polemica  giuridica 
offerti  al  vario  e  vasto  esame  dal  Marliani,  dal  Bussi  (pur  ri- 
masto interrotto),  dal  Pinzi,  dal  D*  Andrea,  dal  Tuccia,  dallo 
Spreca,  dal  Coppi,  e  dagli  altri  molti  scrittori  che  egli  venne 
studiando  e  spogliando  a  spiegazione  e  rinforzo  della  difficile 
tesi.  Gli  avrebbero  dato  qualche  lume  anche  parecchi  degli 
storici  della  Campagna  Romana  (specie  Carlo  Calisse),  sì  ricca 
di  cronache  e  annali  vecchi  e  recenti  ;  e  di  certo  il  Signorelli, 
famigliare  com'è  colle  discipline  amministrative,  e  addentro 
nelle  vicende  degli  agri  provinciali,  rivedrà  le  bucce  al  De  An- 
gelis  ed  agli  altri  panegiristi  di  Montefiascone  nella  Monografia 
che  qui  a  pag.  25,  dice  di  star  preparando  intomo  alle  Hti  in- 
tervenute tra  i  Viterbesi  e  i  Montefiasconesi  in  causa  del  pasci- 
pascolo  abusato  a  danno  e  dileggio  dei  conterranei  di  Pa- 
squale li  e  pur  troppo  del  famoso  domenicano  di  quel  XV. 

Questo  riassunto  civile  della  questione,  complesso  elabo- 
ratissimo  di  apprezzamenti  e  riflessioni  di  lungo  studio  e  grande 
amore,  meriterebbe  nella  sua  giusta  sede  (e  Y  avrà),  Y  esame 
fine  e  scrupoloso  di  un  competente.  Noi  ci  limiteremo  qui  a 
constatarne  la  sincerità  scientifica  e  il  valore,  augurando  al 
Signorelli  che  dalla  esposizione  storica  del  problema  sappiano 
presto  e  vogliano  i  parlamentari  di  Roma  trarre  le  necessarie 
e  positive  conclusioni  giuridiche.  "  Lascio  (scrive  appunto  l'A.), 
al  mio  carissimo  amico  deputato  avvocato  Alfredo  Canevari, 
che  ha  dimostrato  di  aver  tanto  a  cuore  gl'interessi  del  suo 
collegio  e  che  ha  speso  il  suo  forte  ingegno  nello  studio  della 
questione  degli  usi  civici,  studio  da  lui  fatto  con  serena  obiet- 
tività, lascio  ad  esso  di  esaminare  quali  provvedimenti  legis- 
lativi possono  reclamarsi  per  regolare  definitivamente  la  piena 
ed  assoluta  proprietà  e  libertà  delle  nostre  terre,  soggette  an- 
cora al  canone  pecuniario  derivante  dalla  soppressa  servitù  di 
pascolo.  Alla  futura  Rappresentanza  Comunale  spetta  poi  il 
compito  di  far  valere  i  diritti  del  Comune  e  del  Popolo,  che 
non  siano  stati  finora  ben  definiti  e  tutelati,  e  quelli  altresì  che 
col  volger  dei  tempi  siano  stati  trascurati.  „    ' 

L'  Opuscolo  si  occupa  delle  sorti  toccate  alle  disgraziate 
terre  del  Castrum  Viterhii  dai  secoli  classici  dei  Romani  alle 
età  terribili  dei  Barbari,  giù  giù  traverso  i  tempi  e  le  domi- 
nazioni papali  e  straniere,  fino  ai  giorni   presenti,  i  giorni  di 


STORIA   OENERiLE    —    G.   ZIPPEL  325 

Pietro  Vanni.  Egli  è  veramente  il  racconto  parlante*  e  agitato 
delle  illegalità  e  delle  violenze  perpetrate  sempre,  dai  dì  di 
Fabio  Massimo  a  quelli  del  1888,  l'anno  della  legge  suiraffran- 
cazione,  a  dispetto  e  ad  offesa  delle  ragioni  e  dei  diritti  dei 
deboli  e  dei  poveri  ;  in  esso,  dalla  prima  alla  settantanovesima 
pagina,  è  ininterrotta  la  constatazione  melanconica  e  irritante 
delle  male  arti  dei  timocrati  e  dei  governatori  del  passato  ;  ed 
oh,  il  desolante  quadro  che  il  Boterò  fa  dei  molti  luoghi  de- 
serti, delle  molte  campagne  incolte,  e  delle  persone  in  miseria!.... 
Integrato  che  abbia  l'egregio  Signorelli  colle  erudizieni  tuttora 
inedite  o  sperse,  l'obbietto  libéralissimo  dello  Scritto,  questo 
servirà  ai  rivendicatori  dei  diritti  dei  Viterbesi  quale  spada  e 
quale  scudo  al  conseguimento  dejla  vittoria  tanto  attesa.  Valga 
intanto  all'A.  ed  alla  città  del  Cimino  l'augurio  cordiale. 

Dott.  Gaetano  Sangiorgio. 


G.  ZIPPEL,  L'allume  di  Tolfa  e  il  suo  commercio.  (Estratto 
didi}X Archivio  della  R,  Società  Romana  di  Storia  Patria, 
voi.  XXX,  1907). 

91.  —  Il  titolo  del  libro  lascia  intendere^  a  prima  vista, 
che  si  tratti  di  un  lavoro  d'indole  puramente  scientifica:  e, 
se  tale  fosse  in  realtà,  la  nostra  Rivista  non  dovrebbe  occu- 
parsene né  poco  nò  punto. 

Però,  esaminando  il  contenuto  dell'opera  —  che  si  legge 
con  vivo  interesse  anche  per  la  bella  forma  ond'è  scritto  — 
si  vede  subito  fin  dalle  prime  pagine  com'essa,  pur  trattando 
delle  vene  alluminose  del  nucleo  montuoso  della  Tolfa  presso 
Civitavecchia,  è  condotta  con  i  criteri  di  un  vero  e  proprio 
studio  storico,  cui  si  accosta  altresì  per  la  ricca  messe  delle 
notizie  che  l'autore  ha  attinto  dalla  storia. 

Il  volume  consta  di  nove  capitoli,  nei  quali  prima  è  de- 
scritta in  tutti  i  sensi  la  regione  della  TòIfa,  poi  si  parla  via 
via  della  scoperta  dell'allume  in  quella  contrada  e  degli  inizi 
più  remoti  dell'industria  e  del  commercio  degli  allumi  che  ri- 
salgono al  tempo  di  Pio  II,  dell'assoggettamento  delle  allumiere 
al  diretto  dominio  della  Chiesa,  dell'esportazione  dell'allume 
a  Genova,  a  Venezia,  nelle  Fiandre,  in  Inghilterra  e  in  altri 
paesi  d'Occidente,  del  traffico  di  questo  materiale  esercitato 
per  mezzo  del  porto  di  Civitavecchia,  ecc.,  giungendo  così  al 


326  RECENSIONI  E  NOTB  BIBLIOGRAFICHE   —  F.   GUERRIERI 

monopolio'  degli  allumi  papali  nel  secolo  XVI,  fino  al  suo  de- 
cadimento. 

Da  studioso  appassionato  del  proprio  soggetto  e  da  ricer- 
catore diligente,  inoltre,  lo  Zippel  riporta  in  appendice  tredici 
documenti  del  secolo  XV,  relativi  appunto  allo  sfruttamento 
dei  depositi  d'allume  di  Tolfa,  a  cominciare  dalla  ratifica  del 
primo  contratto  per  l'esercizio  di  quelle  allumiere  (1462)  e  dai 
capitoli  del  secondo  contratto  per  l'esercizio  di  esse  (1465), 
fino  alla  soluzione  del  contratto  degli  allumi  fra  la  Camera 
Apostolica  e  la  Società  dei  Pazzi  (1479). 

Siffatti  documenti  sono  stati  estratti  dai  Regesti  Vaticani^ 
dall'Archivio  .fiorentino  di  Stato  e  dalla  Depositeria  generale 
della  Crociata.  F.  Ferruccio  Guerrieri. 


FRANCESCO  SA  VINI,  Gli  edifizi  teramani  nel   Medioevo.  — 
Roma,  Forzani  e  C,  1907. 

92.  —  Non  è  certo  questo  studio  sull'arte  e  sulla  tecnica 
edilizia  medioevale  di  Teramo  il  primo  lavoro,  riguardante, 
questa  città,  che  scrive  il  Savini;  esso  è  la  continuazione  di 
quella  serie  di  buone  monografie  che  egli  va  pubblicando  da 
vari  anni  con  cura  amorosa  e  che  hanno  apportato  tanta  luce 
alla  storia  medioevale  della  città  abruzzese,  e  delle  quali  ri- 
cordo a  suo  onore  quelle  sui  signori  di  Melatino,  sugli  statuti 
teramani,  su  una  lapide  del  1153,  sull'Archivio  comunale  e 
sul  Comune,  sulle  pergamene  dell'archivio  di  S.  Giovanni,  sul- 
l'antica cattedrale,  sui  protocolli  del  notaio  Angelelli,  sul  Duomo, 
sul  Llber  censualis  del  Capitolo  aprutino  del  1348  e  sull'Ospe- 
dale di  Sant'Antonio. 

Nella  prima  parte  del  suo  lavoro  il  Savini  esamina  la 
costruzione  degli  edifizi,  cioè  le  varie  maniere  di  stile  seguite 
dai  costruttori  teramani  durante  i  diversi  secoli  del  Medioevo, 
ed  espone  quindi  le  condizioni  edilizie  di  quel  periodo,  pi- 
gliando come  limite  di  divisione  la  prima  metà  del  sec.  XII, 
in  cui  avvenne  il  terribile  incendio  che  distrusse  quasi  tutta 
la  città.  Innanzi  ad  esso  le  caratteristiche  edilizie  erano  state 
la  solidità  e  l'accuratezza;  risorta  poscia  Teramo  dopo  quella 
calamità  sulle  sue  rovine  e  nel  suolo  attiguo,  le  nuove  costru- 
zioni della  seconda  metà  del  secolo  XII  e  della  prima  del  se- 
colo successivo  furono  meschine  e  poco  solide  a  cagione  della 
fretta  di  rizzare  dei  ricoveri  alla  meglio,    e    della    povertà    e 


STORIA   GENERALE   —   G.  MU880NI  327 

della  sminuita  popolazione.  Ma  con  la  conquista  della  libera 
vita  comunale,  col  migliorarsi  delle  condizioni  economiche  nei 
secoli  XIV  e  XV  edifici  d'una  certa  importanza  si  costruirono. 

E  della  forma  e  delle  parti  di  essi  e  degli  infissi  ci  dà 
TA.  nella  seconda  parte  una  descrizione  accurata  e  tecnica- 
mente perfetta,  e  poche  notizie  infine  sugli  orti,  sui  casilini, 
0  recinti  da  fabbricarvi  case,  sulle  mura,  sui  bastioni  e  fos- 
sati, sulle  porte  della  città  e  sui  ponti  del  Tordino  e  del  Vez- 
zola  completano  la  trattazione. 

L'accurato  studio  tecxiico- storico  è  ornato  di  62  tavole 
fototipiche,  riproducenti  con  esecuzione  scrupolosa  quasi  tutti 
gli  avanzi  edilizi  medioevali  di  Teramo,  per  cui  il  lavoro  si 
fa  leggere  ed  ammirare  piacevolmente. 

Giuseppe  Chiriatti. 


GIUSEPPE  MUSSONI,  Il  commercio  dello  zafferano  neW Aquila 
e  gli  statuti  che  lo  regolavano.  —  Aquila,  Santini,  1906. 

93.  —  La  cultura  dello  zafferano,  pianta  importata  dal- 
l'Asia in  Sicilia  facilmente  dagli  Arabi,  come  dice  il  nome,  si 
estese  nelle  varie  regioni  d'Italia,  in  Calabria,  nell'Umbria, 
nella  Toscana  e  nell'Abruzzo,  ove  sin  dal  secolo  XIV  era  fio- 
rentissima  in  ispecial  modo  nel  territorio  Aquilano.  Ed  il  pro- 
dotto abruzzese,  per  la  sua  fragranza  e  purezza,  fu  tanto  ri- 
cercato sui  mercati  europei,  che  le  richieste  continue  ne 
allargarono  la  coltivazione  su  vasto  territorio  ;  ma  tutto  il  com- 
mercio però  s'accentrava  nella  città  dell'Aquila. 

Dall'archivio  comunale  di  questa  città  appunto  il  Mus- 
soni  ha  tratto  dei  documenti  affatto  inediti  per  parlarci,  in 
questa  sua  pubblicazione,  del  commercio  di  questo  prodotto 
dal  secolo  XIV  fino  ai  tempi  nostri  in  Aquila,  ponendo  alla  luce 
norme  e  statuti  che  lo  regolavano.  Questo  suo  scritto,  che 
possiamo  dire  originale,  giacche  manca  una  bibliografia  prece- 
dente sull'argomento,  non  ha  importanza  agricola  e  commer- 
ciale come  a  prima  giunta  potrebbe  sembrare,  ma  grande- 
mente storica.  Dovendo  egli  nella  sua  trattazione  seguire  le 
vicende  più  o  meno  fortunose  del  commercio  di  quel  prodotto, 
illustra  i  vari  periodi  della  storia  dell'Aquila  con  cenni  gene- 
rali, è  vero,  ma  sicuri  ed  efficaci. 

Giuseppe  Chiriatti. 


828  RECENSIONI  E   MOTE   BIBLJOORAFICHE   —   O.    Li.    MANTIA 

LA  ROCCA  LUIGI,  Le  vicende  di  un  Comune  della  Sicilia  nei 
rapporti  con  la  Corona  dal  secolo  XI  al  XIX.  (Estratto  da 
Arch.  Stor.  per  la  Sicilia  Orientale^  1906). 

94.  —  Le  memorie  storiche  concernenti  la  Camera  Begi- 
naie  di  Sicilia,  cioè  quella  regione  che  fin  dai  primordi  del 
secolo  XIV  venne  assegnata  per  dotario  alle  regine  siciliane, 
e  che  comprendeva  varii  comuni  del  territorio  siracusano  e 
dell'altro  presso  l'Etna,  sono  state  nei  tempi  recenti  esposte 
in  vari  lavori.  Per  i  principali  comuni,  cioè  Siracusa  che  era 
il  capoluogo,  e  Lentini,  si  hanno  le  storie  di  Privitera  e  di 
Pisano  Baudo,  ed  ora  nel  volume,  del  quale  dò  notizia,  l'egregio 
prof.  La  Rocca  espone  le  vicende  di  Vizzini,  altro  fra  i  più 
importanti  comuni  della  Camera  Reginale. 

Su  Vizzini  non  mancano  alcuni  speciali  lavori,  cioè  la  Storia 
del  P.  Noto,  edita  nel  1730,  ed  il  Discorso  sulV  Antica  Bidi 
oggi  Vizzini  del  sac.  Di  Marzo-Ferro  (1846).  Scopo  precipuo 
di  tali  autori  fu  peròlo  studio  di  Vizzini  nelle  epoche  greca 
e  romana,  poiché  solo  poche  notizie  trovansi  per  le  età  se- 
guenti. Il  mio  genitore  nel  1887  {Ardi.  Stor.  ItaL,  serie  IV, 
t.  XX,  pag.  313  e  seg.)  die  varii  cenni  per  Vizzini,  e  pubblicò 
per  la  prima  volta  il  testo  delle  Consuetudini  di  quel  comune, 
le  quali  soltanto  per  sunto  erano  state  riferite  dal   P.  Noto. 

Il  La  Rocca  trae  profitto  principalmente  dai  volumi  mano- 
scritti dei  Privilegi^  esistenti  nell'archivio  municipale  di  Vizzini,  e 
da  altri  che  indica  (pagg.  7  e  123).  Tien  conto  opportunamente 
delle  moderne  e  svariate  pubblicazioni  storiche  siciliane,  che 
offrono  anco  per  Vizzini  materia  per  nuove  ricerche.  L'A.,  di- 
mostrando l'utilità  di  trattare  la  storia  dei  comuni  siciliani 
col  **  guardare  ai  rapporti  del  comune  con  la  Corona  e  alle 
sue  vicissitudini  „,  viene  esponendo  le  notizie  per  Vizzini. 

Trae  inizio  dall'epoca  normanna,  nella  quale  per  testimo- 
nianza di  Edrisi  il  territorio  di  Vizzini  era  assai  esteso,  e  cor- 
regge alcuni  errori  su  Roberto  de  Bizijjo  signore  feudale  in 
quel  tempo.  Rileva  l'importanza  e  l'autenticità  del  diploma 
dell'imperatore  Corrado  del  1252,  che  rendeva  demaniale  Viz- 
zini, e  prova  come  sia  rimasto  vano  poco  appresso  e  nell'epoca 
angioina,  essendosi  ritolto  il  comune  alla  soggezione  feudale 
alla  venuta  del  re  Pietro  d'Aragona  (pag.  29). 

Con  erudite  indagini  l'A.  attesta  che  sin  dal  1303  Vizzini 
fu  concessa  in  dotario,  insieme  ad   altri  comuni,  alla  regina 


STORIA    GENERàLE    —    L.    LA    ROCCA  829 

Eleonora,  e  pervenne  dopo  la  morte  di  costei,  fra  turbolenze 
ed  usurpazioni  frequenti,  ai  figliuoli  ultrogeniti  di  Federico  II 
aragonese,  che  erano  Duchi  d'Atene  e  Neopatria,  e  poscia  a 
Federico  III  che  la  die  in  dotarlo  alla  moglie  Costanza,  tor- 
nando Vizzini  demaniale  altra  volta  nel  1399. 

Pregevole  è  il  capitolo  V,  nel  quale  VA.  tratta  della  Ca- 
mera Reginale  e  delle  condizioni  di  Vizzini  che  vi  era  sotto- 
posta, e  dimostra  l'origine  della  Camera  nel  1303,  la  ricosti- 
tuzione nel  1361,  e  *poi  sotto  Martino  con  territorio  quasi  in- 
variato per  confine,  sino  al  1536,  allorché  la  Camera  Reginale 
fu  soppressa,  e  solo  rimasero  alcuni  particolari  ufficiali.  Egli 
afferma  (pag.  67)  che  quando  "  le  regine  cessarono  di  dimo- 
rare in  Sicilia,  mancata  la  sorveglianza,  penetrò  nel  governo 
della  Camera  più  facilmente  la  prepotenza  e  la  corruzione  „. 

L'A.  offre  alquanti  cenni  sulle  alienazioni  dei  comuni  della 
Camera  Reginale  nei  tempi  dei  bisogni  dell'erario  per  le  guerre 
di  Carlo  V,  e  sul  riscatto  ingente  di  Vizzini  e  le  ampie  im- 
munità ottenute  nel  1538.  Crede  in  tale  anno  approvate  le 
Consuetudini  ed  i  capitoli  (che  ne  sono  necessario  comple- 
mento); ma  l'espressione  generica  contenuta  nel  privilegio  del 
1538  non  esclude  l'anteriore  esistenza  di  quelle. 

Le  lunghe  contese  avvenute  in  Vizzini  con  i  feudatarii 
ed  i  comuni  vicini  per  l'esercizio  del  mero  e  misto  impero 
nel  secolo  XVI  ed  in  parte  nel  seguente,  ed  altresì  le  liti  per 
la  vendita  di  Vizzini  alla  famiglia  Squittinì,  ed  il  riscatto  con 
grandi  somme  consentito  soltanto  nel  1675  sono  estesamente 
narrate  dall'A.  Riescono  pure  interessanti  le  particolari  no- 
tizie sul  tremuoto  del  1693  in  Vizzini,  i  provvedimenti  allora 
dati,  e  la  prosperità  del  comune  nei  tempi  posteriori. 

In  fine  del  lavoro  l'A.  riferisce  per  sunto  o  per  intero 
il  testo  di  venticinque  documenti,  quasi  tutti  inediti,  tra  i  quali 
sono  degni  di  nota  il  III  per  il  mero  e  misto  impero  del  1538, 
ed  il  XVII  per  il  deposito  del  prezzo  di  riscatto  nel  1678. 

Per  lo  studio  delle  vicende  politiche  di  Vizzini  dalla  fon- 
dazione della  monarchia  normanna  sino  ai  tempi  moderni -il 
lavoro  del  La  Rocca  è  senza  dubbio  assai  utile,  e  ben  sup- 
plisce la  scarsezza  di  notizie  che  sinora  si  avevano. 

Giuseppe  La  Mantia. 


380  RECENSIONI  I  NOTE  BIBLIOORAFICBE   —   D.  SURÀTORE 

DE  MARESCHAL  DE  LUCIANÉ,  La  famiglia  dei  Pingm  in 
Arinorial  et  Nobiliaire  de  Savoie,  voi.  4®,  disp.  26-27.  — 
Grenoble,  1907. 

95.  —  Il  Conte  de  Mareschal  de  Luciane,  che  ha  presoli 
posto  deirillustre  conte  Amedeo  de  Foras  per  la  continuazione 
della  monumentale  opera,  dedica  alcuna  delle  migliori  sue  pa- 
gine alla  famiglia  dei  Pingon  savoiardi;  e  considerando  quanto 
è  l'interesse  che  desta  in  noi  il  più  noto  de'  suoi  membri,  lo, 
storico  Filiberto,  popolare,  sotto  il  nome  di  "  Monssù  Pingon  » 
crediamo  opportuno  esaminare  i  risultati  delle  ricerche  critiche 
del  valente  araldista,  che  portano  una  luce  inattesa  in  proposito. 

È  noto  che  l'orgoglioso  archeologo  e  storiografo  savoiardo 
del  secolo  XVI  si  diceva  della  nobile  famiglia  dei  De  Pingon  di 
Aix  in  Provenza,  traendo  in  errore  il  Guichenon  e  quanti  in 
seguito  ebbero  ad  occuparsi  di  lui  e  de'  suoi  discendenti,  per- 
fino due  Cavalieri  dell'Ordine  di  Malta  nel  1779.  ]\Ja  il  Conte  de 
Mareschal,  nelle  tavole  genealogiche  e  nella  prefazione,  con  sodi 
argomenti  sfata  questa  tradizione  troppo  interessata;  e  dimostra 
che  egli,  avendo  incontrato,  durante  un  suo  viaggio  in  Provenza, 
una  nobile  famiglia  «  De  Pigono  »,  volle  riattaccare  ad  essa 
la  sua  ascendenza,  mentre  la  cosa  è  ben  diversa. 

Solo  verso  il  1522  il  padre  di  Filiberto  prese  a  chiamarsi 
«  De  Pingon  »,  e  a  dirsi  signore  di  questo  luogo:  gli  antenati 
erano  semplici  uomini  di  affari  e  di  lettere,  di  Poncin  in  Savoia, 
e  dei  primi  di  essi  —  Giovanni,  Antonio,  Pietro  —  si  ha  notizia 
nella  prima  metà  del  secolo  XV,  come  segretarii-notai  di  Casa 
Savoia.  Un  Pietro  Pingon,  segretario  ducale,  morì  prima  del  1474, 
e  la  sua  discendenza  è  ben  chiara:  da  suo  figlio  Luigi  I,  lui 
pure  investito  della  stessa  carica,  e  morto  verso  il  1515,  nacque 
Luigi  II,  signore  di  Pingon  e  borghese  di  Ghambéry,  che  fu 
segretario  di  un'ambasciata  sabauda  all'imperatore  Massimi- 
liano I  nel  1511,  e  notaio  ducale  dal  1512  al  1525. 

Figlio  di  quest'ultimo  (morto  nel  1539)  e  della  sua  seconda 
consorte  Francesca  di  Chabeu,  venne  alla  luce  a  Chambéry 
nel  1525  il  celebre  Filiberto,  di  cui  il  Conte  de  Mareschal  dice 
che  nell'infanzia  fu  prevosto  di  Santa  Caterina  di  Aiguebelle,  poi 
rettore  della  cappella  di  San  Cristoforo  nella  chiesa  di  S.  Léger  a 
Chambéry  ;  dottore  in  diritto  ;  vice-rettore  dell'Università  di  Pa- 
dova; avvocato  al  parlamento  di  Chambéry  e  primo  sindaco 
di  questa  città  nel  1552;  ufficiale  di  Savoia;  collaterale  al  Con- 


STORIA   QBMRRALE    —   R.   FOGLIETTI  831 

siglio  di  Ginevra  nel  1554,  e  presidente  dello  stesso  nel  1559; 
referendario  del  duca  Emanuele  Filiberto  ;  consigliere  di  Stato  ; 
riformatore  dell'Università  di  Torino;  governatore  di  Ivrea;  isti- 
tutore delle  figlie  del  Duca;  aggiungendo  che  acquistò  nel  1550 
la  signoria  di  Cusy,  di  cui  ebbe  infeudazione  nel  1567,  come 
pure  quella  di  Premeyzel  nel  1568;  e  che  vendette  nel  1581 
a  Giacomo  di  Savoia  la  sua  cascina  di  Millefiori,  fra  Torino  e 
Moncalieri. 

Da  Filiberta,  figlia  del  nobile  Bertrando  de  Breul,  sposata 
nel  1560,  egli  ebbe  parecchi  figli,  ma  la  loro  discendenza  — 
l'ultimo  fu  Aimé-Vincent-Gaspai'd,  morto  nel  1819  —  più  non 
interes«?a  che  gli  studiosi  delle  genealpgie  savoiarde. 

Per  noi  basta  il  conoscere  finalmente,  grazie  alla  scienza 
del  conte  di  Mareschal,  alcunché  di  preciso  sulla  ascendenza  di 
quel  Pingon,  di  cui  il  Guichenon,  non  del  tutto  a  torto,  ha  po- 
tuto dire  che  «  merite  comme  historien  une  grande  luange  pour 
avoir  été  le  primier  qui  a  le  plus  heuresement  défriché  notre 
histoìre  »  ;  e  che  il  barone  Garutti  chiama  «  padre  delle  an- 
tichità piemontesi  ».  Dino  Muratore. 


RAFFAELE  FOGLIETTI,  Dei  marchesi  cV Ancona,  —  Macerata, 
Unione  catt.  tip.,  1906. 

96.  —  A  Guarniero,  sceso  di  Germania  col  seguito  di 
Leone  IX  e  iniziatore  del  dominio  sulla  marca  d'Ancona,  risale 
VA.  per  cercare  l'origine  dei  marchesi  di  quella  città  ;  ma  pel 
Foglietti  non  è  quegli  però  il  Guarniero  I  che  sarà  nominato 
oltreché  signore  di  Ancona  anche  duca  di  Spoleto,  e  a  cui 
succederanno  due  altri  Guarnieri  e  un  Gualterio,  a  giudizio 
dell'A.,  figlio  di  Guarniero  III.  Susseguentemente  al  governo 
di  Gualtiero,  avvampò  intorno  ad  Ancona  quella  bufera  che 
fu  l'assediò  della  città  per  opera  dell'arcivescovo  di  Magonza, 
e  di  cui  TA.  spiega  le  cause,  finché  Federico  Barbarossa,  a 
capo  della  Marca  anconitana,  eleggeva  da  Venezia  Corrado  di 
Luctzehlard  (più  conosciuto  col  nomignolo  di  Mosca  in  Cer- 
vello datogli  dagli  Italiani  a  eo  quod  plerumque  quasi  demens 
videretur  »),  perché  ancora  colla  forza  occorrendo,  riducesse 
a  ragione  l'Arcivescovo,  e  mantenesse  contro  di  lui  i  diritti 
dell'impero.  Passato  Corrado  al  ducato  di  Spoleto,  Gottiboldo 
o  Gottebaldo,  probabilmente  figlio  di  Gualtiero,  certo  nipote 
di  Guarniero   III,  col   titolo   marchionale   pone   sua  sede  in 


382  KECENSIOXl    E   NOTE   BIBLIOORiriCHE   ~    A.   LEONE 

Ancona,  come  tutta  la  marca  dal  Tronto  al  comitato  di  Pesaro, 
travagliatissima.  A  mettere  in  pace  e  in  ordine  Tuna  e  Taltra, 
Innocenzo  III  e  Ottone  IV  le  affidano  feudalmente  al  mar- 
chese Azzo  VI  di  Este  e  ai  suoi  successori,  per  tornare,  non 
molto  dopo,  sotto  marchesi  pontifici.  A  questo  punto  termina 
il  lavoro  del  Foglietti,  munito  di  due  appendici,  contenenti  il 
prospetto  dei  marchesi  di  Ancona  e  degli  ultimi  duchi  di  Spo- 
leto, e  la  «  vera  orìgine  »  della  Marca  anconitana.  La  pubblica- 
zione del  Foglietti  è  un  po'  polemica,  e  talvolta,  specialmente 
nella  prima  parte,  alquanto  frammentaria,  ma  ha  il  merito 
di  essere  condotta  su  buone  fonti  e  compilata  con  diligenza. 

A.  Leone. 


N.  CLARICINI  BOMPAGHER,  Lo  steìnma  dei  Da  Onara.o  Da 
Boinano.  —  Padova,  Prosperini,  1906. 

97.  —  Il  conte  Niccolò  Claricini  non  è  soltanto  un  ap- 
passionato cultore  di  Dante,  ma  insieme  un  conoscitore  si- 
curo della  storia  medioevale  padovana,  che  illumina  di  tratto 
in  tratto  con  monografie  sobrie  ed  accurate.  Ama  le  questioni 
sottili  ed  intricate  che  gli  danno  modo  di  metter  a  prova  tutto 
l'acume  del  suo  ingegno  e  tutta  la  sua  diligenza  d'erudito.  Per 
questo  s'è  gettato  a  capo  fitto  nell'illustrazione  della  Cronaca 
di  Giovanni  Da  Nono,  che  gli  studiosi  attendono  impazienti 
insieme  con  l'edizione  critica  ;  per  questo  affronta  ora  un  sot- 
tile problema  d'araldica. 

Qual  era  lo  stemma  degli  Ezzelino  ?  Un'aquila,  affermano 
il  Franceschetti,  il  De  Isola,  il  Gheno;  un  fasciato  di  oro  e 
di  verde  prova  il  Claricini  con  l'autorità  del  Da  Nono.  Il 
quale  —  ed  è  la  parte  più  originale  della  ricerca  —  nel 
1275  era  già  venuto  al  mondo  da  un  pezzo,  e  visse  in  Padova 
fin  verso  il  1333,  quando  anco  fungeva  da  giudice  nella  Sala 
della  Ragione  al  disco  della  Dolce.  Fonte  principale  alla  sua 
narrazione  è  Zambon  di  Andrea  dei  Favafoschi,  poeta  e  storico 
del  secolo  XIII,  dal  Nono  e  dal  Mussato  ammiratissimo,  e  morto 
in  Venezia  tra  il  1315  e  il  16,  in  senili  aetate  constitutus. 

Per  leggende  che  abbia  raccolto  e  per  credulo  che  sia 
stato,  nell'argomento  presente,  di  facile  constatazione  e  non 
suscettivo  di  fronzoli,  l'autorità  del  Nono  è  indubitatamente 
grande,  e  che  l'asserzione  sua  risponda  a  verità  il  Claricini  prova 


ETi   PREROMANA    E   ROMANA    —    C.    JULLIAN  333 

con  l'esame  dei  vari  codici  onde  fu  trascritta  la  sua  cronaca 
e  dell'altre  cronache  padovane  che  possono  corroborarla.  * 

Ma  allora  di  chi  sono  gli  stemmi,  per  cui  tanta  battaglia 
si  fece  tra  gli  eruditi  padovani,  che  fecero  già  pompa  di  sé 
nel  castello  della  città  e  de'  quali  uno  si  conserva  nel  civico 
Museo  ? 

Anche  qui  il  Claricini  ha  bon  gioco:  sono  i  due  stemmi 
fatti  porre  da  Francesco  da  Carrara  nel  1378  per  onorare  Lo- 
dovico il  grande  re  d'Ungheria.  Il  castello  dei  Carrara  era 
sorto,  è  vero,  su  quello  d'Ezzelino,  ma  delia  nefanda  tirannide 
non  rimanevano  oramai,  ricordo  malinconico,  che  due  torri 
mozzate.  La  furia  del  popolo  redento  aveva  a  Padova,  come  a 
Treviso,  come  in  ogni  altro  luogo,  tutto  abbattuto.  Se  quella 
*  rapacitatis  insanies  „,  come  la  chiama  Rolandino,  qualche 
cosa  avesse  potuto  lasciare,  non  è  certo  uno  stemma,  cioè  il 
ricordo  più  evidente  e  più  pomposo  d' un  dominio  che  si  sa- 
rebbe voluto  cancellare  perfino  dalla  memoria. 

La  logica  e  la  storia,  una  volta  tanto,  si  trovano  d'ac- 
cordo per  dare  ragione  ad  un  uomo,  che  prova  con  il  fatto  di 
conoscer  a  fondo  l'una  e  di  saper  bene  adoperare  l'altra. 

U.  Cosmo. 


2.  ETÀ  PREROMANA  E  ROMANA. 

CAMILLE   JULLIAN,   Histoire  de  la   Gaule.  ~   Paris,  Libr. 
Hachette  et  G.%  1908. 

98.  —  L'illustre  studioso  del  mondo  celtico,  a  cui  sono 
noti  tutti  i  risultati  della  scienza  moderna  che  lo  concernono, 
ci  annunzia  un'opera  grandiosa  e  completa  sulla  storia  della 
Gallia,  per  un  millennio,  cioè  dall'anno  GOO  circa  avanti  Cristo 
fino  all'anno  400  dell'era  volgare,  in  sei  grossi  volumi.  Due 
sono  ora  stati  pubblicati,  diretti  ad  illustrare  le  vicende  della 
Gallia  avanti  la  conquista  romana  :  il  primo  è  dedicato  alla  oc- 
cupazione ligure,  alle  invasioni  galliche  e  alla  colonizzazione 
greca;  il  secondo  alla  Gallia,  fatta  celtica,  indipendente. 

Movendo  dal  concetto  che  lo  studio  dell'uomo  è  indivisibile 
da  quello  della  terra  in  cui  vive,  e  che  questa  forma  l'indole  della 
sua  esistenza,  il  Jullian  dedica  tre  capitoli  al  determinante  geo- 
grafico. Dapprima  descrive  la  struttura  della  Gallia   nei  suoi 


834  REC£N'SIONI    E   NOTE   BIBLIOGRAFICHE    ^—   C.    RINAUDO 

limiti,  nella  forma,  negli  angoli  estremi,  nelle  qiontagne  cen- 
trali, nei  monti  isolati,  nelle  pianure,  nella  grande  rete  fluviale, 
nelle  vallate  secondarie,  nelle  regioni  marinare  e  nelle  conti- 
nentali, conchiudendo  alla  designazione  di  capitali  naturali, 
come  Parigi  e  Lione,  e  crocicchi  regionali,  come  Narbona,  Mar- 
siglia, Tolosa,  Bordeaux,  Trèves.  Quindi  considera  la  Gallia  nei 
suoi  rapporti  geografici  col  mondo  antico:  i  passaggi  delle 
Alpi  e  dei  Pirenei,  le  vie  che  traversano  il  Reno,  le  vie  e  i 
porti  del  Mediterraneo  e  dell'Oceano,  Tincrociamento  in  Gallia 
delle  strade  europee  e  Tufficio  della  Gallia  di  intennediaria  fra 
il  nord  e  il  sud.  Infine  si  sofferma  sulla  natura  e  suir aspetto 
del  suolo:  metalli,  pietre  di  costruzione,  argille  plastiche,  terre 
a  cereali  e  a  pastura,  foreste,  paludi,  clima,  sorgenti,  acque 
termali,  ecc. 

Il  quarto  capitolo,  molto  interessante  nella  scarsità  degli 
elementi  storici,  mira  a  sostenere  la  tesi  da  tempo  discussa 
dell'unità  ligure  della  Gallia  prima  dell'invasione  celtica,  dedu- 
cendone le  prove  principalmente  dai  nomi  di  luogo  liguri  dis- 
seminati per  tutto  l'ampio  territorio  gallico.  L'A.  tenta  di  ri- 
costruire, per  quanto  gli  è  possibile,  il  temperamento  fisico 
e  morale  di  questi  antichi  abitatori  della  Gallia,  la  religione 
veduta  negli  dèi,  nei  riti,  nelle  camere  funerarie,  lo  spirito  ar- 
tistico, l'industria,  l'agricoltura,  i  commerci,  lo  stato  sociale. 
Conchiude,  affermando  che  al  1^  secolo  i  Liguri  non  avevano 
nella  Gallia  oltrepassato  i  limiti  della  tribù,  legata  al  suolo, 
senza  elevazione  di  coltura  e  desiderio  di  conquiste  lontane. 

Dalla  Grecia  soffiò  lo  spirito  creatore  sulle  terre  liguri 
della  Gallia  ;  lo  sbarco  dei  Focesi  sulla  costa  del  Mediterraneo 
occidentale  e  la  fondazione  di  Marsiglia  segnano  il' collegamento 
della  loro  storia  a  quella  generale  del  mondo.  L'A.  s'intrat- 
tiene volentieri  ad  esaminare  il  racconto  tradizionale,  a  descri- 
vere la  topografia  della  nuova  città  e  a  narrarne  i  rapporti 
cogli  indigeni.  Ritoma  sopra  Marsiglia,  anche  posteriormente 
all'invasione  celtica,  per  descriverne  l' impero  commerciale  e 
coloniale,  l'ordinamento,  i  costumr,  le  abitudini  intellettuali,  le 
lotte  coi  Cartaginesi,  gli  Etruschi  e  i  Celti,  e  specialmente  la 
decadenza  successiva. 

All'immigrazione  greca  sulla  costiera  occidentale  del  Me- 
diterraneo corrisponde  il  moto  migratorio  degli  Iberi  dalla 
Spagna  nella  Gallia  meridionale,  ultimi  sforzi  dell'espansione 
di  quel  popolo.  Indi  l'A.  trae  occasione  per  toccare  il  problema 


STA   PREROMANA   E    ROMANA    —   C.   JCLLIAN  835 

dei  Baschi,  ch'egli  crede,  segnatamente  per  argomenti  lingui- 
stici, un  avanzo  dell'antica  stirpe  iberica. 

Il  rimanente  del  primo  volume  è  dedicato  al  movimento 
celtico.  Mentre  i  Focesi  tentavano  l'impero  del  Mediterraneo 
occidentale,  i  Celti  movevano  dal  lutland  'e  dalla  Frisia,  loro 
patria  primitiva,  verso  la  Gallia.  Non  è  facile  seguire  e  spie- 
gare la  complicata  invasione  celtica,  perchè  dopo  ii  secolo  VII 
i  Celti  appaiono  non  soltanto  nella  Gallia  lottanti  contro  Li- 
guri, Iberi  e  Greci,  ma  nell'Alta  e  nella  Media  Italia,  in  Spagna, 
sul  Danubio  e  in  Oriente,  perfino  nell'Asia  minore,  lasciando 
l'impressione  d'un  popolo  inesauribile  nella  sua  popolazione 
e  nelle  sue  energie.  L'A.,  sebbene  non  trascuri  le  migrazioni  e 
la  civiltà  celtica  fuori  della  Gallia,  torna  però  a  questa,  come 
argomento  principale  dell'opera  sua. 

Il  passaggio  di  Annibale  coi  Cartaginesi  non  mutò  in  ap- 
parenza le  condizioni  storiche  e  politiche  del  paese,  ma  la  vit- 
toria romana,  portandone  sulle  Alpi  e  sui  Pirenei  la  signoria,  e 
riducendo  Marsiglia  all'alleanza  con  Roma,  prenunziava  muta- 
menti politici;  però,  essendosi  i  Romani  astenuti  dall'imme- 
diata conquista,  ì  Celti  trovaronsi,  dopo  la  catastrofe  d'Anni- 
bale, nella  migliore  condizione  per  formare  una  società  in 
armonìa  col  loro  carattere,  le  tradizioni  e  la  natura  del  paese. 

L'illustre  A.  dedica  tutto  il  secondo  volume  a  rappresen- 
tarci con  la  più  ricca  tavolozza  le  condizioni  della  Gallia  in 
questo  periodo  di  assoluta  indipendenza  e  di  relativa  quiete 
intema,  quando,  compiuta  la  conquista  del  paese,  i  Celti  vi  pren- 
dono stabile  sede  ed  esplicano  una  civiltà  propria.  L'A.,  dopo 
averci  indicato  la  distribuzione  probabile  delle  tribù  nel  terri- 
torio gallico,  ne  illustra  le  istituzioni  politiche,  l'organamento 
sociale,  la  religione  ne'  suoi  dogmi,  nel  suo  culto  e  nel  suo 
sacerdozio,  l'ordinamento  militare,  la  condizione  economica  ri- 
sultante dalle  vie  tert-estri,  fluviali  e  marittime,  dai  mercati  e 
dalle  città  aperte,  dalla  varietà  delle  industrie,  dal  trattamento 
dei  lavoratori  e  dalla  monetazione,  la  vita  intellettuale  per 
quanto  può  dedursi  dalle  reliquie  linguistiche  e  artistiche,  la 
costituzione  della  famiglia,  il  temperamento  e  le  istituzioni  co- 
muni, e  i  caratteri  speciali  che  distinguevano  le  molteplici  po- 
polazioni, estendentisi  dai  Pirenei  alle  Alpi  e  al  Reno,  dal  Me- 
diterraneo all'Atlantico.  Finisce  la  rappresentazione  colorita 
di  tante  istituzioni  e  costumanze  con  la  formazione  dell'im- 
pero gallico  dell'Alvernia,  intomo  a  cui  dovevano  rannodarsi 


886  RECENSIONI   E  NOTE   BIBLIOGRAFICHE    —    C.   RINA  UDO 

armonicamente  tutte  le  popolazioni  della  Gallia,  avvivate  da 
una  civiltà  originale  e  creatrice,  poco  prima  che  alle  Alpi  ap- 
parissero le  legioni  conquistatrici  di  Giulio  Cesare. 

Questi  due  volumi  nell'ampiezza  della  trattazione,  erudita 
per  elementi  costruttivi,  ma  chiara  e  piacevole  per  esposizione, 
assicurano  a  tutta  Topera  un  gran  posto  nella  produzione  sto- 
rica contemporanea,  perchè  ci  affidano  sulla  definitiva  forma- 
zione d'una  storia  della  Gallia.  C.  Rinaudo. 


CH.  RENEL,  Les  religmis  de  la  Gaiile  avant  le  christianisme. 
—  Paris,  Ernest  Leroux,  1906. 

99.  —  È  un  volume  della  Biblioteca  di  volgarizzamento 
edita  da  Ernest  Leroux,  .che  tratta  con  molta  ampiezza  il  tema 
della  religione  nella  Gallia,  che  il  Jullian  riassunse  nell'opera 
sua  magistrale  in  due  soli  capitoli  del  2®  volume:  Les  Druides 
(cap.  IV),  La  religion  (cap.  V). 

L'impresa  non  era  facile,  perchè  i  testi  di  scrittori  antichi 
relativi  alla  Gallia  datano  solo  dal  primo  secolo  avanti  l'era 
volgare,  e  d'altra  parte  debbono  essere  accolti  con  benefizio 
d'inventario;  le  iscrizioni,  riferentisi  alla  religione  gallica,  da- 
tano tutte  dall'epoca  romana,  e  non  possono  darci  informa- 
zioni che  sul  periodo,  il  quale  precede  immediatamente  il  cri- 
stianesimo ;  i  monumenti,  come  bronzi  figurati,  altari  di  pietra, 
monete,  datano  quasi  tutti  dal  periodo  gallo-romano,  quando 
le  credenze  dei  Celti  già  erano  state  adulterate  dall'arte  e  dalle 
corruzioni  religiose  greco-romane;  solo  i  monumenti  funerari 
risalgono  a  tempi  più  remoti  ;  possono  concorrere  le  tradizioni 
popolari  e  cultuali,  la  mitologia  e  la  linguistica  comparate,  ma 
studiate  con  fino  discernimento.  Non  è  a  stupire  se  con  tanta 
scarsità  di  mezzi  sianvi  lacune  nella  storia  della  religione  celtica, 
incertezze  e  disparità  di  vedute.  • 

Nondimeno  il  Renel  ha  ricostruito  sistematicamente  il  suo 
edifizio,  seguendo  i  periodi  dello  sviluppo  della  civiltà  umana: 
prima  i  culti  paleolitici  e  mesolitici  riscontrati  in  rozze  reliquie 
di  scavi,  poi  i  culti  neolitici  illustrati  specialmente  dai  residui 
delle  sepolture,  indi  i  culti  dell'età  dei  metalli  ancora  con  le 
tombe  e  col  mobilio  funerario.  Ed  in  questi  culti  esamina  le 
varie  forme:  delle  pietre,  delle  piante,  delle  acque,  degli  ani- 
mali, del  fuoco,  del  sole  e  degli  altri  corpi  celesti.  Indi  sareb- 
bero derivati  gli  dèi  zoomorfi   e   antropomorfi,  il  mostro  di 


ETÀ    PRBROHANà   e   romana    —    P.    MARTROTfi  337 

Noves,  il  serpente  dalla  testa  di  montone,  gli  dèi  cornuti,  gli 
dei  tricefali,  le  Ninfe,  ecc.  L'influenza  romana  dapprima  si  ma- 
nifesta, innestando  sui  culti  celtici  le  divinità  romane,  poi  so- 
stituendo ufficialmente  alle  divinità  locali  i  grandi  dèi  di  Roma 
dominatrice.  L'A.  ba  pure  dedicato  un  capitolo,  che  ci  parve 
comparativamente  troppo  sommario,  al  druidismo,  ossia  al 
sacerdozio  gallico,  ai  luoghi  consacrati  al  culto  e  ai  riti.  Inte- 
ressante è  l'analisi  delle  sopravvivenze  pagane  nel  mondo  cri- 
stiano, anche  attraverso  il  medioevo  e  la  civiltà  moderna  fino 
ai  dì  nostri. 

L'A.  aggiunse  un  elenco  alfabetico  degli  dèi  della  Gallia  e 
un  prospetto  di  nomi  di  luogo  derivati  dal  culto  animalistico  ;  ed 
arricchì  la  sua  esposizione  di  parecchie  illustrazioni  figurative. 

C.    RlNAUDO. 


F.  MARTROYE,  Genserie,  La  conquéte  vandale  eti  Afrique  et 
la  destruction  de  V empire  d'Occident.  —  Paris,  Librairie 
Hachette,  1907. 

100.  —  Le  invasioni  barbariche  nell'impero  romano  sono 
state  finora  poco  esaminate  nei  rapporti  fra  i  capi  dei  barbari 
e  l'impero  e  nelle  intime  relazioni  fra  gli  invasori  e  le  condi- 
zioni delle  popolazioni  romane.  Il  Martroye  intese  appunto  far 
questo  riguardo  alla  conquista  vandala  in  Africa,  riuscendo  non 
,solo  a  narrarci  l'impresa  militare,  ma  a  dimostrare  lo  spirita 
diplomatico  di  Genserico  e  a  mettere  in  rilievo  come  seppe 
valersi  di  tutte  le  circostanze  favorevoli  al  suo  scopo. 

Pertanto  l'A.  comincia  con  la  descrizione  dell'Africa  alla 
fine  del  IV  secolo  e  al  principio  del  V,  travagliata  dalle  lotte 
furibonde  di  cattolici,  donatisti,  pagani,  circoncellioni ,  che, 
disgregando  il  cemento  romano,  preparavano  la  insurrezione 
degli  indigeni,  vinti,  ma  non  assimilati  da  Roma.  Il  disordine  si 
accrebbe  durante  la  guerra  di  successione  ad  Onorio,  e  venne 
fomentato  dagli  intrighi  degli  emuli  ambiziosi,  il  conte  Bonifazio 
ed  Ezio,  durante  la  reggenza  di  Placidia.  I  Vandali,  che  dopo 
i  saccheggi  e  le  depredazioni  galliche  avevano  invaso  la  Spagna, 
dibattendosi  tra  gli  Svevi  annidatisi  nella  Gallecia  e  i  Visigoti 
divenuti  alleati  dell'impero,  guidati  da  Genserico,  videro  nella 
conquista  africana  la  salvezza  e  il  trionfo. 

Il  Martroye  ci  narra  l'invasione  in  Mauritania,  le  devasta- 
zioni vandaliche,  le  violenze  dei  Donatisti,  le  sollevazioni  dei 

Rivista  itorica  italiana,  8*  S.,  yii,  8.  22 


388  RECEN8I0K1   E   NOTE  BIBLIOORIPICHE   —   Z. 

Mauri,  i  negoziati  del  governatore  Bonifazio  con  Genserico, 
l'avanzata  nella  Numidia,  la  disfatta  dell'esercito  ìrtiperiale  di 
soccorso,  la  presa  di  Ippona  prima,  di  Cartagine  poi,  le  scor- 
rerie dei  Vandali  in  Sicilia  e  in  Calabria,  e  i  negoziati  dell'  im- 
pero d'Oriente  con  Genserico,  mentre  questi  cercava  di  formare 
una  vasta  coalizione  con  tutti  i  barbari  che  accerchiavano  i 
domimi  imperiali. 

Le  trattative  con  l'impero  condussero  al  trattato  del  442, 
per  cui  la  Mauritania  Cesariense  e  Sitifiense  e  la  Numidia  tor- 
narono all'impero,  da  cui  pur  dipendeva  la  Tripolitania,  ce- 
dendosi ai  Vandali  la  Mauritania  proconsolare  e  Bysacene  con 
parte  della  Numidia.  Genserico,  però,  opportunamente  alleatosi 
con  Attila,  ed  eccitatolo  alle  invasioni  della  Gallia  e  dell'Italia, 
profittando  pure  della  morte  di  Ezio  e  di  Valentiniano  III  e 
della  conseguente  usurpazione  di  Massimo,  prese  e  saccheggiò 
Roma,  conquistò  la  Tripolitania  e  la  Mauritania  imperiali,  ap- 
prodò alla  Sicilia,  alla  Sardegna,  alla  Corsica  e  alle  isole  Baleari, 
e  consolidò  la  conquista  con  un  accordo  con  Odoacre.  Così 
con  una  abilità  diplomatica  maravigliosa  Genserico  divenne 
l'arbitro  del  Mediterraneo  alla  caduta  dell'impero  d'Occidente. 

L'ordinamento  romano ,  che  l'A.  descrive  con  molta  ac- 
curatezza ne'  suoi  particolari,  sopravvisse  alla  conquista,  tranne 
per  le  magistrature  che  rappresentavano  il  collegamento  delle 
Provincie  conquistate  all'amministrazione  centrale  dell'impero. 
Importava  solo  ai  Vandali  trarre  il  maggior  profitto  finanziario 
dalla  conquista,  si  per  mantenere  la  loro  dominazione  come  per 
le  continue  spedizioni  ;  il  che  spiega  la  confisca  del  demanio,  dei 
beni  ecclesiastici,  delle  grandi  proprietà  appartenenti  a  funzionari 
imperiali  o  a  cittadini  romani,  che  avevano  con  le  armi  fron- 
teggiata l'invasione.  Le  spogliazioni  generarono  l'odio,  reso  più 
intenso  dalla  persecuzione  religiosa,  fomentata  dal  clero  ariano. 
Questa  è  descritta  assai  minutamente  nel  capitolo  V,  con  la 
narrazione  di  speciali  processi  e  martini,  che  nobilitarono  la 
chiesa  africana  nel  suo  tramonto.  È  facile  argomentare,  come 
l'avversione  economica  e  religiosa  rendesse  impossibile  la  fu- 
sione dei  vinti  coi  vincitori. 

Il  carattere  generale  del  governo  di  Genserico  è  chiara- 
mente riassunto  dall'Autore  in  queste  parole  (pagg.  376-377): 
«  Genserie,  doué  à  un  étonnant  degré  de  l'esprit  de  ruse,  que 
la  vie  d'aventures  avait  developpé  chez  les  barbares,  et  que 
les  contemporains  considéraient  comme  leur  caractère  distinctif, 


ALTO   MEDIO   EVO    —    HANS   SRMFER  339 

fut  d*une  rare  habilité  dans  les  intrigues  diplomatiques.  II  sut 
tirer  parti  de  toutes  les  circonstances  favorables  à  ses  des- 
seins,  prevenir  les  entreprises  de  ses  ennemis,  paralyser  leurs 
«efforts  et,  avec  des  forces  relativement  très  restreintes,  ruiner 
leur  puissance.  Par  lui-méme,  par  ralliance  des  roìs  barbares 
dont,  sous  son  règne,  le  centre  fut  a  Carthage,  et  dont  il  ne 
cessa  d'étre  l'inspirateur  et  le  véritable  chef,  il  fut  le  principal 
artìsan  de  la  destructìon  de  l'empire  en  Occident.  Mais  trop 
peu  initié  à  la  civilisation  des  pays,  que  le  sort  des  armes  lui 
avait  soumis,  il  n'eut  pas  le  sens  de  la  politique  intérieure,  qui 
seule  eùt  pu  lui  permettre  de  léguer  à  ses  successeurs  un 
royaume  établi  d*une  fagon  durable.  Il  ne  comprit  point  qu'af- 
franchir  ses  sujets  des  liens  du  système  administratif  romain 
eùt  été  le  seul  moyen  de  créer  parmi  eux  un  état  social  nou- 
veau,  qui,  les  rendant  dififérents  des  autres  peuples  de  Tem- 
pire,  leur  eùt  fait  craindre  de  retomber  sous  la  tyrannie  im- 
periale, et  les  eùt  portés  à  accepter  sa  domination  comme  la 
garantie  la  plus  sùre  de  leur  indépendance.  II  ne  sut  rien  mo- 
difier,  rien  innover,  et  aux  maux  qui,  en  exaspérant  les  Afri- 
cains,  avaient  préparé  ses  succès,  il  ne  fit  qu'ajouter  le  poids 
d'une  occupation  militaire,  dont  on  ne  perdit  pas  l'espoir  d'étre 
un  jour  délivré.  Quand,  en  533,  quatre-vingt-quinze  ans  après 
la  prise  de  Carthage,  les  troupes  de  Justinien  débarquèrent  en 
Afrique,  la  population,  demeurée  tonte  romaine,  les  accueillit 
<iomme  des  amis  et  des  libérateurs  ».  X. 


3.  ALTO  MEDIO  EVO  (Seg.  V-XI). 

HANS  SEMPER,  Das  Fortleben  der  Antike  in  der  Kunst  des 
Ahendlandes,  —  Esslingen,  P.  Neff.,  1908. 

101.  —  Il  persistere  durante  il  Medioevo  di  forme  dell'arte 
-antica  o  il  loro,  sovente  imprevisto,  riapparire,  ognun  vede  come 
alla  storia  della  coltura  debbano  importare  non  meno  che  la 
persistenza  di  leggi,  di  usi,  di  dottrine  antiche  nella  civiltà 
medioevale.  Ma  per  l'indagine  di  tale  fatto  nell'Arte  occorre 
una  grande  precisione  di  metodo:  ricorrere  all'analisi  delle 
opere  d'arte  nei  loro  elementi  iconografici,  stilistici,  tecnici 
per  confrontarli  con  opere  antiche;  distinguere  le  imitazioni 


840  RECENSIONI  K   NOTE   BIBLIOGRAFICHE   —    P.   TOBSCÀ 

saltuarie  di  frammenti  antichi,  che  il  caso  presentava  agli  ar- 
tisti dal  vero  perpetuarsi  di  canoni  di  stile  e  di  tecnica;  di- 
scernere Tinfluenza  dell'Antichità  nella  sua  azione  diretta  e  nella 
indiretta,  p^l  tramite  cioè  di  altre  forme  dell'Arte  medioevale 
(l'Arte  bizantina,  ad  es.,  diffuse  in  Occidente  molte  partico- 
larità, che  alcuno  potrebbe  credere  derivate  fra  noi  immedia- 
tamente da  esemplari  antichi). 

A  tale  indagine  è  ottimo  avviamento  l'opuscolo,  nel  quale 
il  eh.  A.  traccia  con  sicurezza  le  lìnee  generali  di  quel  feno- 
meno dai  primi  tempi  del  Cristianesimo  attraverso  l'arte  del 
periodo  carolingio-ottoniano,  sino  alla  scultura  goti<;a.  Se  non 
sempre  potremmo  consentire  nell'assegnare  all'arte  occidentale 
molti  degli  avori  medioevali,  dei  quali  le  più  recenti  ricerche 
hanno  reso  assai  probabile  l'origine  orientale;  se  avremmo 
anche  desiderato  che  all'arte  italiana  il  S.  avesse  dato  maggior 
importanza  nel  suo  rapido  studio,  ciò  non  ci  fa  meno  pregiare 
la  maestria  con  la  quale  l'A.  ha  trattato  Tampio  e  arduo  ar- 
gomento. P.  TOESCA. 

iV.J5.  —  L'indole  propria  a  questa  Rivista  non  ci  con- 
sente di  esaminare  partitamente  altri  volumetti  di  questa  col- 
lezione, nei  quali  il  contenuto  estetico  prevale  troppo  su  quello 
storico.  Essi  sono  i  seguenti:  Gibt  es  Kunstgesetze? di  T.  Volbehr; 
Die  Seele  Tizians  di  E.  v.  Mayer;  Die  italienische  Bildnismalerei 
der  Renaissance  di  K.  Woermann. 


HARTMANN  6RISAR,  Die  romische  Kapelle  Sanata  Sanctorum 
und  ihr  Schatz,  —  Freiburg  i.  B.,  Herder,  1908. 

102.  —  Degli  innumerevoli  tesori  che  il  Liber  Pontificalis 
ricorda  adunati  dai  papi  nei  primi  secoli  del  Medioevo  —  sup- 
pellettili preziose,  croci  gemmate,  stoffe  istoriate  —  chi  avrebbe 
osato  sperare  di  ritrovare  ancora  qualche  parte,  e  in  Roma, 
e  col  più  sicuro  suggello  della  autenticità?  La  fortuna  giusta- 
mente ha  arriso  al  dotto  ricercatore  della  storia  dì  Roma  me- 
dioevale; dove  la  curiosità  degli  altri  storici  era  trattenuta  sulla 
soglia,  il  Grisar  ha  potuto  entrare  da  padrone;  egli  ha  potuto 
indagare  la  parte  più  recondita  del  Sanata  Sanctorum  e  ridarci 
così  un  complesso  di  monumenti  preziosi  sinora  ignorati. 

Sull'area  dell'antico  palazzo  lateranense,  e  appunto  ove 
sorgeva  la  biblioteca  papale,  era  una  cappella  dedicata  a  San 


ALTO  MEDIO   STO  —   ti.   GRlSAR  341 

Lorenzo,  che  il  Liber  Pontificalis  menziona  già  nel  secolo  Vili. 
Al  tempo  di  Leone  III  si  trovavano  custodite  in  quella  cappella 
le  più  rare  reliquie  di  Roma,  onde  le  venne  il  nome  di  Sancta 
Sanctoruni,  Niccolò  III  la  rinnovò;  per  opera  di  *  magister 
Cosmatus  „  essa  ebbe  le  sue  nobili  forme  gotiche  ;  da  pittori 
della  vigorosa  scuola  romana  della  fine  del  Dugento  fu  deco- 
rata di  affreschi,  ora  in  gran  parte  deteriorati  e  ridipinti.  Al 
Xin  secolo  ci  sembrano  appartenere  nel  loro  complesso  i  mo- 
saici bizantineggianti  che  ne  ricoprono  la  volta,  nei  quali  invero 
non  sapremmo  rintracciare  le  parti  che  il  Grisar  afferma  di 
più  remota  età. 

Veneratissima  reliquia  della  cappella  era  l'immagine  del 
Salvatore  creduta  opera  di  mano  non  umana,  "  acheropoiita  „, 
che  nel  753  Stefano  II,  come  narra  il  Liber  Pontificalis,  portò 
iti  processione  dal  Laterano  a  S.  Maria  Maggiore  mentre  re 
Astolfo  minacciava  la  città;  la  stessa  che  Leone  IV  adoprò 
contro  la  pestilenza  che  infieriva  in  Roma. 

Ancora  sta  sull'altare  rimmagine.  Su  di  essa  i  secoli  hanno 
stratificato  la  loro  opera,  ma  sotto  le  custodie  preziose  di  di- 
versa epoca,  fra  cui  importantissimo  il  rivestimento  argenteo 
segnato  col  nome  di  Innocenzo  III,  sotto  i  parziali  ridipinti, 
sono  penetrate  le  indagini  di  mons.  Wilpert  e  del  padre  Grisar 
affermando  di  fronte  alla  leggenda  religiosa  i  diritti  della  cri- 
tica, constatando  che  l'immagine  primitiva,  rappresentante  il 
Salvatore  su  trono  gemmato  e  col  capo  cinto  da  nimbo  cro- 
cifero, non  è  anteriore  alla  fine  del  secolo  quinto. 

Il  vano  sottostante  alla  mensa  dell'altare  è  chiuso  da 
enormi  cancelli  e  da  porte  bronzee  sulle  quali  sta  il  nome  di 
Innocenzo  III  e  quello  di  Niccolò  III.  Aperte  le  imposte  di' 
bronzo,  ecco  uno  scrigno  di  cipresso  intagliato  a  incavi  trian- 
golari con  tecnica  antichissima  (e  persistente  tuttora  in  alcune 
regioni,  per  la  sua  stessa  semplicità);  sul  cofano  è  scritto: 

t    LEO    INDIGXVS    TERTIVS    EPISGOPVS    DEI    FAMVLVS    FEGIT. 

Quale  emozione  per  lo  storico  quella  di  essere  cosi  in- 
trodotto, di  epoca  in  epoca,  in  un  passato  sempre  più  lontano  ! 

Entro  lo  scrigno  di  Leone  III  sta  il  tesoro  di  oggetti  pre- 
ziosi, del  quale  è  giunto  a  noi  un  inventario  di  poco  posteriore 
al  1073.  Nello  illustrarlo  appare  tutto  l'acume  e  la  grande 
dottrina  dell'A. 


342  RECENSIONI   E   NOTE    BIBLI06RAFICBB    —    P.    TOESCA 

Una  croce  che  ha  un  lato  coperto  di  smalti  con  istorio 
della  vita  di  Cristo  è  identificata  dal  G.  con  la  **  crux  de  smalta 
depicta  „  delFinventario  del  XI  secolo  e,  mediante  ingegnose 
osservazioni,  con  quella  che  papa  Sergio  I  (687-701)  rinvenne, 
come  narra  il  Liber  Poyitificalis,  nella  sacrestia  della  basilica 
di  San  Pietro.  Il  G.  ritiene  anche  probabile  trattarsi  della  me- 
desima croce  "*  ex  auro  cum  gemmis  »  che,  secondo  la  stessa 
fonte,  fu  fatta  fare  da  papa  Simmaco  (498-514). 

Questa  ultima  congettura,  in  riguardo  anche  dello  stile 
degli  smalti,  non  ci  sembra  verosimile:  più  probabile  T iden- 
tificazione proposta  con  la  croce  di  Sergio  I,  sebbene  non  sì 
possa  dire  intieramente  provata,  perchè  il  Liber  Poniificalis 
descrive  quella  croce  come  adoma  di  gemme,  e  la  presente,  che 
ancora  ha  un  lato  con  ismalti  delle  prime  storie  di  Cristo,  do- 
vette avere  anche  il  lato  ora  spoglio  di  ornati  adorno  piut- 
tosto di  altre  storie,  tratte  dalla  passione  di  Cristo,  che  non 
di  gemme. 

Per  il  loro  stile  e  per  la  tecnica  coloristica  ben  lontana 
dalla  perfezione  cui  Tarte  bizantina  giunse  più  tardi,  quegli 
smalti  possono  bene  assegnarsi  alla  fine  del  VII  secolo. 

Più  antica  dell'epoca  carolingia,  alla*  quale  essa  fu  asse- 
gnata dal  Lauer,  il  G.  ritiene  una  croce  gemmata  conservata 
nel  medesimo  tesoro;  inveito  gli  ornati  degli  orli  della  croce 
ci  ricordano  ancora  la  "  verroterie  cloisonnée  „.  La  custodia 
di  argento  sbalzato,  nella  quale  sta  racchiusa  la  croce,  risale 
probabilmente  all'età  di  Pasquale  I  e,  insieme  con  la  capsella 
contenente  l'altra  croce  smaltata,  è  rarissimo  documento  della 
toreutica  medioevale  in  Occidente. 

Fra  altri  preziosi  cimeli  contenuti  nello  scrigno  di  Leone  III 
—  reliquiari  con  ismalti  della  migliore  età  dell'arte  bizantina; 
avori  con  soggetti  profani  e  con  soggetti  cristiani;  dipinti  bi- 
zantini; pergamene  che  servirono  ad  avvolgere  reliquie,  fra  le 
quali  fu  ritrovato  anche  un  brano  di  un  Tito  Livio  del  quinto 
secolo  —  hanno  speciale  importanza  le  stoffe  antiche  cui  il 
Dreger  dedica  un  particolare  studio  pubblicato  quale  appendice 
del  lavoro  del  G.  E  nelle  stoffe,  come  negli  altri  oggetti, 
appare  quanto  l'arte  orientale  e  bizantina  abbiano  prevalso 
sull'arte  occidentale  anche  nel  formare  il  tesoro  del  Sancta 
Sanctorum, 

Né  soltanto  alla  storia  dell'arte,  anche  alla  storia  di  Roma 
medioevale  e  del  rito,  è  preziosa  la  pubblicazione  in  cui  il  G. 


ALTO  MEDIO   EVO   —    E.   6IQUO-T0S  843 

illustra  la  sua  scoperta  che  è  certamente  fra  le  più  notevoli 
avvenute  neirarcheologia  del  Medioevo  in  questi  ultimi  anni. 

P.    TOESCA. 

N.B,  —  Il  G.  rivendica  a  sé  la  priorità  della  scoperta  di 
fronte  a  Ph.  Lauer,  che  sul  tesoro  stesso  ha  pubblicato  un 
ampio  studio  nei  Monuments  et  mémoires  publiés  par  VAcadémie 
des  Liscriptiom  et  Belles-Lettres,  Fondation  Piot,  Paris,  1906. 

Gli  oggetti  del  Sanata  Samtorum  trovansi  ora  esposti  nel 
Museo  cristiano  presso  la  Biblioteca  Vaticana. 


EFISIO   GIGLIO-TOS,  La  morte  di   Ottone   III   —    Torino, 
Tip.  Subalpina,  1907. 

103.  —  Nonostante  le  numerose  e  spesso  oscure  e  con- 
tradditorie testimonianze  delle  fonti  contemporanee,  non  v'è 
dubbio  oramai  né  sull'anno  né  sul  luogo  della  morte  di  Ot- 
tone III,  quindi,  riassunte  rapidamente  le  varie  opinioni,  il 
Giglio-Tos  accetta,  come  universalmente  si  fa,  l'opinione  mu- 
ratoriana,  secondo  la  quale  il  giovane  imperatore  morì  il 
23  gennaio  1002  a  Paterno  presso  Civita  Castellana.  Sulla 
malattia  che  aveva  colpito  Ottone  III,  e  che  lo  trasse  imma- 
turamente a  morte,  rimane  ancora  un  dubbio,  e  questo  in  una 
breve  dissertazione  si  propone  il  Giglio-Tos  di  schiarire. 

Alcuni  scrittori,  in  specie  tedeschi,  lo  vollero  morto  di  feb- 
bre petecchiale,  altri  più  concordemente  affermano  che  Ottone 
morì  vittima  del  veleno,  propinatogli  dalla  bellissima  vedova 
di  Crescenzio,  Stefania,  che  egli  aveva  presa  per  concubina. 

Così,  Stefania,  secondo  la  leggenda  rapidamente  diffu- 
sasi, avrebbe  insieme  vendicato  il  marito  ucciso  a  tradimento 
contro  i  patti  giurati  nella  resa  di  Castel  Sant'Angelo  e  ven- 
dicata se  stessa,  costretta  ai  piaceri  del  vincitore. 

Dei  parecchi  cronisti  che  accennano  al  tradimento  di  Ste- 
fania, il  più  diffuso  è  Landolfo  seniore,  il  quale,  dopo  aver 
detto  della  condanna  di  Crescenzio,  aggiunge  che  Ottone, 
avendo  saputo  aver  Stefania  pratica  del  male  onde  egli  si  sen- 
tiva invaso,  la  fece  venire  a  sé,  e  le  promise  grandi  doni,  se 
ella  avesse  saputo  liberarlo  dal  morbo  inviso.  E  Stefania,  na- 
scondendo in  cuore  il  grave  dolore,  ordinò  che  Ottone,  dopo 
che  essa  lo  ebbe  curato  per  dodici  giorni  con  molti  unguenti, 
fosse  ravvolto  nella  pelle  d'un  cervo,  appena  ucciso  e  scuoiato 


344  RECENSIONI    E   MOTI   BIBLTOGRIFICHE     ->    6.   ROBERTI 

dopo  un  lungo  corso.  Ma  il  rimedio  che  i  famigliari  del  Re 
credevano  lo  avrebbe  risanato,  fu  invece  causa  della  sua 
morte. 

Non  la  vendetta  invece,  ma  il  tentativo  di  liberarlo,  me- 
diante Tapplicazione  di  un  metodo  di  cura  percutanea,  che  do- 
veva trasmettersi  per  tradizione  ed  esercitarsi  ampiamente  in 
altre  età,  dal  morbo  "  italico  „,  forse  da  lei  stessa  trasmesso 
al  giovane  imperatore,  è  Tardità  ipotesi  che  il  Giglio-Tos  af- 
faccia, confortandola  di  qualche  leggiero  accenno  di  altri  cro- 
nisti. È  vero  che  quando  il  morbo  apparve  sicuramente  in 
Italia,  cioè  nel  secolo  XV,  i  primi  medici 'che  lo  ebbero  a  cu- 
rare, tra  i  quali  il  celebre  Torcila,  suggerirono  rimedii  assai 
somiglianti  a  quello  che  avrebbe  applicato  Stefania,  ma  come 
si  può  dimostrare  che  già  fin  dagli  inizi  del  secolo  XI  si  trat- 
tasse di  quello  stesso  male? 

È  ipotesi  ardita,  e  forse  non  sufficientemente  confortata 
da  argomenti  sicuri. 

Poco  corretta,  anzi  in  qualche  parte  assai  erronea,  è  la  bi- 
bliografia ottomana,  che  forma  Tappendice  bibliografica.  Perchè 
mancano  p.  es.  talvolta  le  date  di  edizione,  ed  i  nomi  sono  ri- 
portati con  ortografia  così  malsicura? 

Giuseppe  Roberti. 


E.  GIGLIO-TOS,  Di  un  diploma  apocrifo   del  Re  Arduino  e 
della  sua  incoronazione,  —  Torino,  Tip.  Subalpina,  1907. 

104.  —  Se  con  questa  sua  Dissertazione  il  eh.  A.  ha  voluto 
dar  prova  del  suo  studio,  della  sua  coltura,  del  suo  affetto 
per  le  nostre  antiche  memorie,  convien  dire  ch'egli  ha  rag- 
giunto l'intento,  né  in  verità  questo  nuovo  lavoro  occorreva 
a  render  noto  e  simpatico  il  suo  nome  fra  i  cultori  delle  di- 
scipline storiche.  Ma  se  egli  si  lusingò  di  recare,  colle  sue 
poche  pagine,  un  nuovo  importante  contributo  ai  suoi  predi- 
letti studi,  io  temo  abbia  scambiato  colla  realtà  il  desiderio. 

La  prima  parte  del  breve  lavoro  raccoglie  con  diligenza 
quanto  intorno  all'incoronazione  di  Arduino  si  legge  nei  cro- 
nisti del  tempo,  quanto  narrano  e  commentano  gli  storici,  a 
<ìominciare  dai  più  antichi  fino  ai  recentissimi  Gabotto  e  Vesme, 
ma  a  questo  ben  poco  di  suo  aggiunge  l'A.,  e  nulla  che  non 
confermi  quanto  da  secoli  è  risaputo,  essere  l'elezione  e  la  inco- 
ronazione di  Re  Arduino  seguita  in  Pavia  il  15  febbraio  1002. 


ALTO  MEDIO  EVO  —   M.  BONDOIS  •   P.  UOSTOD  345 

Pubblica  poi  TA.  un  diploma,  che  in  quel  giorno  stesso  il 
Re  avrebbe  dato  a  favore  del  Monastero  di  S.  Ambrogio  di 
Milano,  e  T  accompagna  colla  lettera  con  cui  il  Terraneo  ne 
segnalava  resistenza  al  Muratori  e  gli  esponeva  i  suoi  dubbi 
intorno  alla  autenticità;  colla  risposta  del  grande  Annalista 
che  lo  dichiara  e  lo  dimostra  falso  ;  con  un  lungo  atto  nota- 
rile, che  si  trova  nell'Archìvio  di  Stato  di  Milano,  nel  quale 
è  detto  che  il  25  settembre  1665  l'antiquario  Carlo  Galluzzi 
presentava  al  giudice  di  Milano  il  documento,  che  asseriva 
aver  trovato  nell'Archivio  del  Monastero  di  S.  Maurizio  mag- 
giore di  Milano,  e  da  cinque  notai  ne  faceva  ricavare  copia 
autentica. 

Sono  ormai  due  secoli  che  si  sa  essere  il  diploma  una 
falsificazione  del  Galluzzi  ;  che  giova  disseppellirlo  ora,  per  tor- 
nare, senza  pure  aggiungere  nuovi  argomenti,  che  pur  non 
mancherebbero,  alla  conclusione  medesima?  E  perchè  poi  l'A. 
fa  a  G.  T.  Terraneo  il  torto  di  credere  ch'egli  non  nutrisse 
alcun  dubbio  suW autenticità  di  tale  documento  al  momenfo  della 
compilazione  della  II parte  dell*  «  Adelaide  »?  Se  è  vero  che 
nel  Capo  3*  il  dotto  storico  ragiona  di  tal  documento  quasi  le 
sue  asserzioni  meritassero  fede,  in  quello  successivo  dichiara 
però  esplìcitamente  ch'esso  è  falso,  e  riproduce  in  nota  la  let- 
tera che  ventìdue  anni  prima  (14  aprile  1737)  gli  scriveva  in 
proposito  il  Muratori.  L.  U. 


MARGUERITE  BONDOIS,  La  translation  des  Saints  Marcellin 

et  Pierre,  —  Paris,  Champion,  1907. 
P.  MONOD,  Essais  des  rapports  de  Pascal  II  avec  Philippe  J, 

1079-1108.  —  Paris,  Champion,  1907. 

105-106.  —  Annuncio  qui  uniti  due  fascicoli,  usciti  contem- 
poraneamente, della  Bibliothèque  de  V Ecole  des  hautes  études.  Il 
primo  di  essi  riguarda  il  secolo  IX,  ed  ha  colla  storia  italiana 
un  vincolo  non  molto  stretto.  Trattasi  della,  traslazione  dei 
corpi  dei  Ss.  Marcellino  e  Pietro  narrata  da  Einardo,  testi- 
monio oculare.  Le  ossa  dei  santi  stavano  a  Roma  ed  Einardo 
ne  curò  la  traslazione  da  Roma  a  Michelstadt,  e  quindi  a 
Mùlheim.  I  due  corpi  santi  abbandonarono  per  tal  modo  Roma, 
dove,  secondo  il  cronista,  le  reliquie  dei  santi  giacevano  ne- 
glette. La  translatio  riguarda  l'impero  dei  Carolingi;  e  siccome 
fu  nell'anno  827  che  le  relìque  cominciarono  il  loro   viaggio. 


346  RSCBNSIONI  E  NOTE  BIBLIOGRAFICHE    —    C.   CIPOLLA 

COSÌ  a  partire  da  quel  tempo  e  a  giungere  all'anno  834,  Topu- 
scolo  di  Einardo  c'istruisce  intorno  alla  biografia  di  questo 
scrittore,  alla  parte  ch'egli  ebbe  nelle  rivoluzioni  civili  che  scon- 
volsero profondamente  la  corte  e  l'impero,  ecc. 

NeWArch.  stor.  Hai  parlando  (1907)  della  vita  di  S.  Co- 
lombano scritta  da  Giona,  in  una  recensione  all'edizione  pro- 
curatane dal  Krusch,  proposi  la  questione  intorno  al  modo 
con  cui  gli  agiografi  del  medioevo  si  comportavano  nella  rac- 
colta e  nella  narrazione  dei  miracoli ,  e  notai  la  fiducia  e  la 
sfiducia  che,  a  seconda  dei  casi,  noi  incontriamo,  direttamente 
o  indirettamente,  espressa  nei  loro  scritti.  La  translatio  di  Ei- 
nardo offre  nuovi  materiali  al  proposito.  L'agiografo  prevede 
le  obbiezioni  che  si  possono  fare  al  suo  racconto,  l'incredulità 
di  alcuni  dei  suoi  lettori,  ed  egli  quindi  lo  accompagna  di 
prove,  distingue  il  vario  valore  delle  testimonianze,  e  inoltre 
si  propone  di  sottoporre  le  sue  narrazioni  a  quella  critica  che 
migliore  egli  poteva  fare. 

Altro  punto  rilevante  parmi,  per  la  letteratura  agiogra- 
fica, il  fatto  che  secondo  B.  le  vite  dei  santi  ai  quali  la  trans- 
latio  si  riferisce,  stavano  dapprima  divise  e  solo  molto  tardi 
si  fusero  in  una  narrazione  unica.  È  una  questione  grave  quella 
in  cui  c'imbattiamo,  quando  abbiamo  da  studiare  certe  narra- 
zioni estese  e  larghe  in  cui  compariscono  molte  biografie  di 
santi,  insieme  amalgamate,  mentre  separatamente  abbiamo  poi 
altrettante  speciali  biografie  quanti  sono  i  santi.  Infatti  noi  ci 
chiediamo  se  la  esposizione  complessiva  sia  da  considerarsi 
come  la  riunione  delle  biografie  speciali  anteriormente  com- 
poste, o  se  invece  queste  siano  state  da  quella  estratte.  Ogni 
dato  che  emerga  per  lo  studio  dell'ardua  questione  devesi  ri- 
guardare come  assai  importante. 

Il  secondo  lavoro  è  l'opera  di  un  giovane,  dopo  lunga 
malattia  morto  (gennaio  1905)  nel  più  bello  della  giovinezza, 
nel  rigoglio  della  vita  scientifica.  Suo  padre,  Gabriele  Monod, 
nome  ben  noto  a  quanti  si  occupano  di  studi  storici,  presenta 
al  pubblico  quelle  pagine,  che  lo  sventurato  giovane  aveva  ap- 
prestato in  modo  più  o  meno  perfetto.  Altre  parti  dell'opera 
divisata  dovettero  abbandonarsi,  poiché  il  loro  Autore  le  aveva 
lasciate  troppo  imperfette. 

Il  lavoro  di  B.  Monod,  ispirato  ad  elevati  sentimenti  di 
imparzialità  e  condotto  con  rigoroso  metodo  scientifico,  si  legge 
con  vero  profitto,  e,  se  reca  un  dispiacere,  è  quello  soltanto 


ALTO   MEDIO  STO    —   M.  B0ND0I8  -   P.  MOMOD  347 

di  vedere  infranta  alla  prima  ora  una  vita  cosi  promettente. 
Egli  riconosce  anzitutto  che  Gregorio  VII,  né  nel  dogma  né 
nella  disciplina,  si  scostò  mai  dalle  antiche  tradizioni  eccle- 
siastiche, alle  quali  per  altro  egli  impresse  una  più  decisa  ef- 
ficacia. Nel  campò  politico  questo  indirizzo  e  queste  tendenze 
condussero  a  risultati  nuovi.  Nella  Francia  la  questione  delle 
elezioni  ecclesiastiche  si  presentò  fino  da  questo  tempo.  Essa 
si  riaccese  durante  il  pontificato  di  Urbano  II,  specialmente  in 
causa  del  modo  indegno  con  cui  Filippo  I  usò  ed  abusò  di 
quei  diritti  che,  su  questo  campo,  le  condizioni  delle  cose  gli 
attribuivano.  Così  quando  venne  a  morte  Urbano  II,  il  re  di 
Francia  si  trovava  colpito  da  seconda  scomunica.  Pasquale  I 
va  notato,  secondo  il  M.,  per  finezza  politica  unita  a  spirito 
di  carità  e  di  mansuetudine.  Egli  pure  fu  sul  principio  costretto 
ad  usare  con  re  Filippo  di  molta  severità,  ma  gli  riusci  di  pa- 
cificare gli  inaspriti  conflitti,  pur  senza  abbandonare  nel  campo 
delle  teorie,  la  strada  lasciatagli  dai  suoi  predecessori.  Nell'as- 
semblea del  clero  raccolta  in  Parigi  nel  dicembre  del  1102,  il 
legato  ponlificio  assolse  il  re  dalla  scomunica.  Filippo  fu  gua- 
dagnato alla  Chiesa,  e  tale  restò  fino  alla  sua  morte,  29  lu- 
gho  1108.  Mentre  Pasquale  si  assicurava  in  questo  modo  la 
cooperazione  della  Francia  nell'opera,  ardua  quanto  importante, 
della  riforma  della  Chiesa,  preparava  intanto  nella  Germania 
quella  disposizione  di  animi  che  più  tardi  condusse  al  concor- 
dato di  Worms. 

E  così  siamo  entrati  nel  terreno  che  M.  scruta  nella  II  e  nella 
III  parte  del  suo  volume,  e  che  si  riferisce  alla  organizzazione 
della  Chiesa  di  Francia,  in  rapporto  colle  relazioni  di  Pasquale  I 
tanto  col  clero  secolare  e  regolare,  quanto  col  re  in  tutto 
quanto  aveva  rispetto  appunto  all'amministrazione  delle  cose 
ecclesiastiche.  Nelle  questioni  teoriche,  né  il  papa  né  il  re 
fecero  mutazioni  nel  loro  atteggiamento,  ma  l'accordo  avvenne 
nella  pratica,  ed  ebbe  l'aspetto  e  il  valore  di  un  compromesso. 
Dopo  l'assoluzione  concessa  al  re.  Pasquale  I  era  restato  in 
Francia,  occupandosi  degli   affari  religiosi  di   quella  regione. 

Regna  non  lieve  oscurità  circa  l'andamento  delle  questioni 
circa  le  elezioni  ecclesiastiche.  Non  possiamo  sapere  se  l'inve- 
stitura precedesse  di  massima  o  seguisse  la  consacrazione  dei 
vescovi;  infatti  la  scarsezza  delle  notizie  sicure  ci  impedisce  di 
decidere  questo   punto. 

Molto  interessanti  sono  i  capitoli  nei  quali  M.  tratta  delle 


348  RECENSIONI   I   NOTI   BiBLIOtiRAFlCHB    —    C.  CIPOLLA 

relazioni,  non  di  rado  ostili,  fra  il  clero  secolare  e  il  regolare, 
fra  i  vescovi  e  gli  abbati.  E  altrettanto  notevoli  sono  le  pa- 
gine in  cui  vediamo  descritti  i  canonici  regolari,  che  si  mol- 
tiplicavano rapidamente,  e  che  per  il  loro  attaccamento  ai 
vescovi,  dimostravano  un  vivo  distacco  dai  monaci.  Questi 
guardavano  con  inquietudine  lo  sviluppo  crescente  dei  ca- 
nonici regolari,  i  quali  erano  favoriti  anche  dalla  circostanza 
che  erano  tutti  sacerdoti  e  che  perciò  potevano  occuparsi  della 
cura  animarum  assai  più  e  meglio  dei  monaci,  fra  i  quali  pa- 
recchi non  erano  sacerdoti.  Pasquale  II  fu  sfavorevole  all'eser- 
cizio delle  funzioni  parrocchiali  da  parte  dei  monaci. 

Anche  in  Italia  si  ebbero  lotte  vivaci  fra  clero  secolare  e 
clero  regolare.  Leggendo  i  capitoli  del  B.,  in  cui  egli  discorre 
con  tanta  cognizione  di  causa,  di  tali  vicende,  pensavo  alle 
lotte  secolari  fra  il  vescovo  di  Bobbio,  e  la  decaduta  abbazia 
di  S.  Colombano,  le  quali  lotte  non  furono  certo  Tultiipa  causa 
della  dolorosa  rovina  in  cui  l'antica  e  gloriosa  abbazia  sì  pro- 
fondò, finché  Nicolò  V  ne  mutò  il  governo;  che  anzi  la  stessa 
rifprma  a  cui  ora  accenno,  se  attenuò  per  qualche  tempo  le  con- 
seguenze della  malattia,  non  fu  sufficiente  a  sanare  le  piaghe. 

Il  lavoro  del  Monod  mi  faceva  riflettere  ancora  alla  im- 
portanza che  presenterebbe  uno  studio  esteso  intomo  alle  con- 
seguenze, che  le  antinomie  fra  clero  regolare  e  clero  secolare 
ebbero  nelle  gigantesche  lotte  fra  la  Chiesa  e  T  Impero.  Un 
lavoro  ben  fatto,  come  quello  di  cui  ci  occupiamo,  può  for- 
nire Taddentellato  a  infinite  altre  ricerche. 

C.  Cipolla. 


4.  BASSO  MEDIO  EVO  (Seo.  XI-XV). 

A.  EITEL,  Ber  Kirchensfraat  unter  Klemeìis  F.  —  Berlin,  1907. 

107.  —  Questo  lavoro  esce  dalla  scuola  del  Finke  e  de- 
riva le  sue  attrattive  ms^ggiori  tanto  dalla  notizia  piena  e 
sicura  delie  fonti  per  la  storia  della  fine  del  sec.  XIII  e  degli 
inizi  del  successivo,  quanto  del  nuovo  contribuito  che  alla  co- 
noscenza dei  fatti  d'Italia  portarono  i  documenti  dal  Finke 
trovati  in  Barcellona.  Gh  archivi  della  corona  Aragonese  sono 
straordinariamente  ricchi,  e  noi  possiano  davvero  attenderci 
che  la  storia  d'Italia  debba  anche  in  seguito  fare  i  conti  con 


BASSO   HEDIO  KVO    —    A.   SITBL  349 

quella  miniera  preziosa  e  fino  ad  ora  poco  conosciuta.  Il  volume 
di  Eitel  uscì  non  molto  prima  degli  Ada  Aragonensia  del  Finke 
e  così  alla  sua  comparsa  manteneva  ancora  tutte  le  attrattive 
della  novità. 

Eitel  comincia  con  up  giudizio  intorno  a  Clemente  V,  che 
corrisponde  presso  a  poco  a  quello  che  il  Finke  diede  nell'altra 
sua  recente  opera  intomo  alla  caduta  dell'ordine  dei  Templari. 
Secondo  Eitel,  Bertrando  de  Got,  eletto  il  5  giugno  1305,  non 
mancava  di  buone  qualità,  ma  gli  faceva  difetto  la  fermezza 
della  volontà,  e  dal  proposito  di  resistere  al  re  francese  lo 
tratteneva  la  salute  peggio  che  malferma.  Nel  corso  del  lavoro 
il  giudizio  di  Eitel  tuttavia  si  modifica,  cosi  che  nella  conclu- 
sione finale  egli  lo  loda  per  aver  ricostituito  lo  Stato  della 
Chiesa,  che  ricevette  sgretolato,  e  disfatto  dalla  confusione 
e  dalle  guèrre  civili.  Eitel  considera  a  parte  a  parte  le  regioni 
componenti  lo  Stato  ecclesiastico,  oltre  alla  Tuscia,  la  quale 
fermò  sopra  di  sé  l'attenzione  del  pontefice. 

Eitel  non  è  sfavorevole  a  Bonifacio  Vili,  e  ancorché  non 
indugi  a  parlarne  estesamente  e  a  riprodurne  i  profili  caratte- 
ristici, tuttavia  quando  ne  tocca  qua  e  colà  sparsamente,  ne 
parla  in  modo  che  se  quel  papa  ritornasse  in  vita  non  ne  reste- 
rebbe troppo  scontento.  Finke  è  di  lui  più  severo  tanto  verso 
Bonifacio  Vili  quanto  verso  Clemente  V. 

Invece  Eitel  non  è  molto  benevolo  verso  Benedetto  XI, 
per  rispetto  alla  sua  politica.  Non  gli  piace  la  sua  indulgenza, 
ch'egli  giudica  debolezza  e  mancanza  d'iniziativa.  Non  gli  piace 
il  vedere  che  Benedetto  XI,  a  differenza  di  Bonifacio  Vili,  non 
agiva  di  per  sé,  ma  si  aflSdava  ai  consigli  del  Collegio  dei  Car- 
dinali. Con  tutto  questo  (p.  74)  lo  giudica  non  solo  santo, 
ma  anche  dotto  e  pacifico.  Ammette  che  Benedetto  XI  fosse 
lontano  dal  nepotismo  famigliare,  ma  crede  (p.  75)  che  dalle 
inclinazioni  nepotistiche  non  fosse  del  tutto  alieno,  giacché, 
egli,  trevigiano,  ai  posti  più  importanti  nello  stato  della  Chiesa, 
cioè  ai  Rettorati,  chiamò  persone  dell'Italia  superiore,  da  Brescia, 
da  Parma,  da  Venezia,  è  persino  da  Treviso:  né  sempre  questi 
gli  recarono  onore.  Non  so  vedere  in  ciò  alcuna  traccia  di 
nepotismo,  poiché  si  tratta  non  di  una  famiglia  o  di  una  città, 
ma  di  una  regione  estesissima.  Il  trevigiano  fu  Rambaldo  (di 
Gollalto),  e  il  Bresciano  fu  Tebaldo  Brusati,  cioè  persone  e  fa- 
miglie ben  note  nella  storia.  Erano  persone  e  famiglie  che 
si  imponevano  facilmente  per  le  loro   qualità  e  per  le  loro 


350  KECESSIONI    E   NOTE    BIBL10<1RA PICHE    —    C.    CIPOLLA 

attinenze.  Quindi  era  più  che  naturale  che  un  papa,  qualunque 
egli  fosse,  ad  esse  facesse  appello  nel  disbrigo  degli  affari 
gravi  e  delicati. 

Interessante  assai  è  il  capitolo  (p.  170)  sulla  guerra  di 
Ferrara,  ch'egli  aveva  già  scritto  quando  comparve  il  volume 
di  G.  Soranzo,  che  qui  citasi  con  lode,  ancorché  si  rilevi  che 
in  esso  i  fatti  sono  studiati  sotto  il  punto  di  vista  veneziano 
e  quindi  unilateralmente.  Farmi  che  il  voi.  del  Soranzo  meriti 
maggiori  elogi,  essendo  scritto  in  realtà  con  dottrina  e  con 
senso  critico.  Eitel  aggiunge  la  minuziosa  diligenza  nei  parti- 
colari, e  il  contributo  di  alcuna  lettera  del  Cardinale  Arnaldo 
di  Felagrua,  di  cui  ora  abbiamo  il  testo  integro  negli  Acta 
Aragonemia^  II,  641. 

Il  volume  di  Eitel  è  un  bel  contributo  alla  storia  di  un 
periodo  intricatissimo  della  vita  italiana,  anche  se  in  qualunque 
giudizio  speciale  vogliamo  da  lui  distaccarci. 

G.  Cipolla. 


K.  GUGGENBERGER,  Die  Legation  des  Kardinals  Pileus  in 
Deutschland  (1378-1382).   —   Mùnchen,  Lentrier,   1907. 

108.  —  In  questi  ultimi  anni  la  vita  del  card.  Fileo  dei 
conti  di  Prata  fu  fatta  oggetto  di  un  egregio  lavoro  da  parte 
di  quel  valoroso  storico  friulano,  che  è  lo  Zanutto  (1901),  la 
cui  monografia  viene  assai  opportunamente  citata  e  usufruita 
dal  nostro  A.  Ma  nell'opuscolo  presente  le  notizie  sulla  lunga 
legazione  dal  Pileo  sostenuta  in  Germania,  in  Boemia,  in  Un- 
gheria, in  Inghilterra  fra  il  1379  e  il  1382  vengono  di  molto 
accresciute,  vagliate  e  poste  nella  dovuta  relazione  colla  storia 
di  quelle  regioni.  Urbano  VI  vedeva  che  una  grande  tempesta 
si  addensava  contro  di  lui,  e  cercò  di  rinsaldare  le  sue  rela- 
zioni colle  regioni  suddette,  affidando  la  difficile  e  delicata  mis- 
sione ad  un  uomo  esperto  e  devoto.  Quando  il  Fileo  fu  inviato 
in  Germania,  Carlo  IV  era  ancora  vivo.  Ma  il  vecchio  impe- 
ratore morì  allo  scorcio  del  1378,  e  solo  qualche  settimana 
appresso  Fileo  comparve  in  Vienna.  A  Fraga,  residenza  di  Ven- 
ceslao,  figlio  di  Carlo  IV,  venne  il  cardinale  al  principio  di 
marzo,  e  quivi  stabiU  fermi  accordi  con  Venceslao,  in  com- 
pagnia del  quale  recossi  poscia  in  Ungheria.  Venceslao  dimostrò 
sentimenti  favorevoli  ad  Urbano  VI,  ed  espresse  anzi  il  pro- 
posito di  recarsi  in  Italia.  Ma  il  viaggio  non  ebbe  luogo,  il  che 


BASSO   MEDIO   £V0      -    O.  C.  BCRAG6I  351 

(secondo  TA.)  si  può  forse  attribuire  a  qualche  deficienza  nel- 
Tabilità  diplomatica  del  legato.  Questi  poi  recossi  in  Inghil- 
terra per  assicurare  l'adesione  di  rè  Riccardo  II  all'obbedienza 
romana.  Nega  l'A.  che  colà  il  Pileo  avesse  occasione  di  occu- 
parsi di  Wicleffo:  a  supporlo,  si  commette  un  errore  di  cro- 
nologia. Finalmente,  dopo  un  nuovo  soggiorno  in  Germania, 
Pileo  tornò  in  Italia.  Ciò  avvenne  nella  state  del  1382. 

In  appendice  tratta  la  questione  se  Pileo  abbia  sostenuto 
altre  missioni  in  Germania  nel  1394  e  nel  1398.  Risolve  il  que- 
sito in  senso  piuttosto  negativo  che  affermativo. 

Il  volumetto  è  breve,  ma  denso  di  fatti  e  ricco  di  notizie 
tolte  da  fonti  edite  e  inedite.  Esso  è  ben  riuscito,  come  chiara 
n'  è  Tesposizione.  Può  quindi  affermarsi  che  reca  un  buon  con- 
tributo non  solo  alla  storia  dei  paesi  oltremontani,  ma  a  quella 
pure  d'Italia.  G.  Cipolla. 

G.  C.  BURAGGI,  Gli  Statuti  di  Amedeo  Vili  del  26  luglio  1423, 
(Estr.  Mem,  Acc.  Scienze,  Torino,  S«  II,  Tom.  57,  1907). 

109.  —  Da  un  codice  della  Nazionale  di  Torino  l'A.  trasse 
questi  brevi  Statuti,  finora  inediti  e  mal  noti  agli  studiosi. 
Sono  14  Capi,  che  tutti  trattano  della  procedura  da  seguirsi 
nei  giudizi  civili.  Promulgati,  sette  anni  dopo,  i  famosi  Statuti 
generali,  parte  di  quelli  dal  '23  venne  ,  in  essi  trasfusa,  con 
qualche  variante,  ma  —  dimostra  l'A.  —  alcuni  Capi  rimasero 
invece  in  vigore  nella  loro  prima  forma,  ed  indipendentemente 
dagli  Statuti  generali;  tanto  che,  ancora  nel  1553  il  Duca 
Carlo  If,  li  riportava  testualmente  nei  suoi  nuovi  Statuti. 

L'A.  mette  in  evidenza  come  scopo  precipuo  di  questo 
Statuto  fosse  d'assicurare  la  speditezza  dei  giudizi,  sanzionando 
e  regolando  con  precise  norme  il  procedimento  sommario,  che 
da  molto  tempo  s'andava  introducendo  così  nella  legislazione 
canonica  come  in  quella  civile,  in  contrapposto  al  rito  solenne 
o  formale  per  cui  si  eternizzavano  le  cause  davanti  ai  giudici. 

Il  B.  aggiunge  un  dotto  commento  che  mostra  la  deriva- 
zione delle  singole  disposizioni  del  breve  codice  di  procedura 
rispettivamente  dal  diritto  canonico,  dal  romano  o  dal  ger- 
manico, dalla  cui  lenta  fusione  che  allora  s'iniziava  nella  legi- 
slazione medioevale  doveva  prendere  origine  il  diritto  moderno. 

L.  U. 


352  RecEXsioKi  e  note  bibliografiche  —  p.  toesca 

PAUL  SCHUBRING,  Luca  della  Robbia  uml  seine  Familie 
{Kunstler'M(mographiefiìn:Ta.usgeg,  v.  H.  Knackfuss,  LXXIV). 
—  Lipsia,  1905. 

110.  "—  Ricca  ormai  più  d'ogni  altra  e  assai  pregevole  è 
la  serie  di  monografie  su  artisti  d'ogni  epoca  e  d'ogni  regione, 
pubblicata  per  cura  di  G.  Knackfuss.  Essa  conta  fra  i  suoi 
volumi  quelli  del  Thode  su  Giotto,  di  H.  Mackowscki  sul  Ver- 
rocchio,  e  altri  in  cui  gli  intenti  proprii  a  scritti  di  divulga- 
zione non  vanno  a  discapito  della  originalità  e  della  serietà  di 
critica,  come  suole  accadere.  E  fra  gli  ottimi  è  da  collocare 
il  volume  che  lo  S.  dedica  a  Luca  della  Robbia,  ad  Andrea, 
nipote  del  grande  scultore,  ed  agli  altri  suoi  seguaci  che  man*- 
tennero  la  tecnica  della  terracotta  invetriata.  L'illustrazione  ef- 
ficace che  l'A. .fa  delle  opere  è  sparsa  di  osservazioni  nuove 
e  di  giudizi  originali. 

Il  problema  della  prima  attività  artistica  di  Luca  della 
Robbia,  come  di  altri  molti  maestri  del  principio  del  Quattro- 
cento, è  ancora  da  risolvere;  né  ad  esso  reca  luce  l'attribu- 
zione a  Luca,  proposta  dallo  S.,  delle  figure  dell'Annunciazione 
che  stanno  sulla  nicchia  del  S.  Matteo  di  Lorenzo  Ghiberti  in 
Orsanmichele.  L'attribuzione  non  è  troppo  suffragata  dai  ca- 
ratteri stilistici  delle  due  statuette.  Così  il  grande  maestro  ci 
si  presenta  tosto  con  un  capolavoro,  con  la  cantoria  di  Santa 
Maria  del  Fiore  nei  cui  bassorilievi  è  già  tutto  quel  fine  ed 
equilibrato  senso  della  Bellezza  che  rimarrà  sempre  a  Luca  della 
Robbia  di  fronte  all'arte  agitata  e  drammatica  di  Donatello. 

Opera  di  Luca,  nel  periodo  in  cui  egli  attendeva  ai  bas- 
sorilievi marmorei  del  Campanile,  è  ritenuta  dallo  S.  una  for- 
mella di  terracotta,  rappresentante  la  Creazione  di  Eva,  nel 
Museo  del  Duomo  di  Firenze,  la  quale  per  certe  sue  fiacchezze 
di  modellato,  e  anche  per  la  difettosa  tecnica  dell'invetriatura, 
lascia  adito  al  dubbio  che  si  tratti  di  una  imitazione  recente. 

Per  quanto  sinora  ci  è  noto,  dove  dapprima  il  maestro 
fa  uso  della  terracotta  invetriata  è  nel  Tabernacolo  di  Pere- 
tola  (lo  sportello  bronzeo  del  tabernacolo  è  attribuito  dallo 
S.  a  Donatello);  e  da  allora  l'arte  di  Luca  della  Robbia,  mi- 
rabile per  ispontaneità,  si  esplica  con  quel  nuovo  mezzo,  dalla 
decorazione  della  Cappella  de'  Pazzi  —  che  lo  S.  giustamente 
restituisce  a  Luca  —  ai  lavori  dell'Impruneta,  alla  serie  delle 
Madonne,  la  cm  classificazione  è  diligentemente  discussa  dall' A. 


BA6S0   UEDIO   EVO   —   D.    MORF.LLINI  35S 

Se  il  bellissimo  gruppo  di  terracotta  invetriato  di  bianco, 
rappresentante  la  Visitazione,  a  Pistoia,  sia  da  assegnare  a 
Luca  0  non  piuttosto  ad  Andrea,  continuatore  dell'arte  sua, 
è  questione  che  nemmeno  i  documenti  recentemente  pubbli- 
cati in  proposito  hanno  valso  a  risolvere.  La  risposta  deve 
ancora  fondarsi  sul  giudizio  stilistico,  sempre  incerto,  e  non  a 
tutti  convincente,  quando  si  tratti  di  distinguere  opere  di 
maestri  che  abbiano  fra  di  loro  così  stretti  vincoli  d'arte  quali 
furono  fra  Luca  e  il  suo  nipote  Andrea  della  Robbia.  Lo  S. 
—  col  Bode  e  col  Marquand  —  assegna  il  gruppo  a  Luca; 
il  Venturi  d'altra  parte  la  attribuisce  ad  Andrea. 

L'arte  di  Andrea  non  è  più  equilibrata  e  calma  come 
quella  di  Luca;  le  forme  vi  perdono  alquanto  di  consistenza, 
diventano  più  nervose,  talora  mostrano  l'influsso  dell'arte  del 
Venocchio,  ma  serbano  pur  tuttavia  la  nobile  compostezza 
del  maestro.  E  la  tecnica  si  mantiene  sicura  nei  suoi  mezzi, 
sobria  nei  colori.  Non  cosi  in  Giovanni  della  Robbia  ed  in 
altri  seguaci  dei  quali  lo  S.  illustra  minutamente  l'attività  po- 
nendone in  evidenza  il  diverso  carattere.  P.  Toesca. 


D.  MORELLINI,  Giovanna  d'Aragona^  duchessa  d' Amalfi.  — 
Cesena,  Vignuzzi,  1906. 

IH.  —  Non  è  propriamente  uno  studio  storico,  né  al  fatto 
né  nel  proposito  dell'A.,  che  lo  presenta  come  «  spigolature 
storiche  e  letterarie  ».  Queste  ultime  hanno  sulle  altre  una 
evidente  prevalenza,  non  solo  per  estensione,  ma  anche  per 
importanza.  Raccolte,  come  in  una  breve  introduzione,  le  poche 
notizie  che  si  avevano  sulla  nascita  di  Giovanna,  da  un  ba- 
stardo di  Ferrante  I  d'Aragona;  sul  matrimonio,  che  di  lei 
fece  una  duchessa  d'Amalfi,  sulla  vedovanza,  la  fuga,  l'unione 
col  Bologna  e  la  scomparsa;  il  resto,  ossia  il  corpo  del  lavora 
è,  più  che  altro,  critica  letteraria.  Esamina  cioè  principalmente 
e  pone  a  raffronto  una  novella  del  Bandello,  un  racconto  de' 
«Manoscritti  Corona  »,  una. commedia  di  Lope  de  Vega,  una 
tragedia  del  Webster,  che  hanno  la  stessa  duchessa  per  pro- 
tagonista; e  di  queste  opere  letterarie  il  M.  rileva  le  diver- 
genze, le  somiglianze,  le  affinità  e  i  possibili  rapporti  di  deri- 
vazioni, il  vario  grado  di  valore  artistico.  M.  S. 


ìtivisia  Biotica  italiana^  8*  S.,  vii,  3.  '  28 


354  RECENSIONI   E   NOTE   BIBLIOGRAFICHE     —    O.    SAKOIORGIO 


5.  TEMPI  MODERNI  (1492-1789). 

G.  CLAUSSE,  Beatrice  d'Este,  duchessa  di  Milano.  —  Paris, 
Leroux,  1907. 

112.  —  Poche  figlie  d'Eva  hanno  esercitato  sugli  uomini 
e  sui  loro  tempi  tanto  fascino  e  tanta  influenza  quanta  Bea- 
trice che  beò,  vivendo,  il  suo  consorte,  e  lo  lasciò  infelice  alla 
sua  morte.  L'Ariosto  cantò  non  altro  che  la  verità. 

Coniugi  che  furono,  Lodovico  il  Moro  e  Beatrice  d'Este, 
s'amarono  e  s'intesero  come  nessuno  sforzesco  avrebbe  spe- 
rato, e  dall'  idillio  si  passò  presto  e   pubblicamente  alla  vera 
signoria  che  la  elegante  Napoletana  vantò  sul  torbido  ed  irre- 
soluto Milanese.  Questi,  anzi,  non  solo  non  Io  nascose,  ma  ebbe 
le  parecchie  volte  a  dichiarare  d'aver  associata  al  principato  la 
sua  donna,  e  la  morte  improvvisa  e  prematura  di  costei,  fu 
infatti  un  disastro  per  l'indipendenza  di  Milano  e  la  rovina  dì 
Lodovico.  Che  **  trascinato  senza  guida  e  senz'appoggio  attra- 
verso avvenimenti  ch'ei  non  poteva  più  dominare,  ne  risentì 
tutti  i  danni.  La  sua  defezione  dall'alleanza  francese  gli  costò 
la  corona  e  la  libertà.  Il  21  settembre  1499  Luigi  XII,  entrato 
vincitore  in  Milano,  lo  costrinse  a  fuggire  e  si  fece  gridar  duca 
invece  di  lui.  Richiamato  in  Milano  l'anno  dopo,  egli  era  fatto 
prigione  a  Novara,  ed  andava  a  chiudere  i  dì  suoi  nel  fondo 
del  carcere  di  Loches.  „  L'ultima  visita  fatta  da  Lodovico  alla 
tomba  della  sua  consorte  fu  proprio  una  commozione,' se  non 
una  raffinatissima  ipocrisia,  e  il  Glausse  così  la  descrive:  I  Fran- 
cesi arrivavano  a  Milano  nel  1499,  e  Lodovico  si  preparava  a 
fuggire:  egli  si  congeda  dai  cortigiani  che  partono  e  l'abban- 
donano, e  già  accenna  a  mettersi  sulla  via  di  Como,  quando 
di  scatto  ritorna  al  Tempio  delle  Grazie,  e  là  sta  lungamente 
e  non  se  ne  allontana  che  dopo  aver  per  ben  tre  volte  ricpii- 
templato  fra  lagrime  e  singhiozzi  il  sepolcro  de  la  più  zeniile 
madona  delV Italia.  "  Lagrime  di  rimorso  ed  espiazione  ,,  com- 
menta Bernardino  Corio. 

"  Non  credo  che  doe  persone  più  se  posse  amare  „,  scrisse 
di  que'  di  a  Isabella  Gonzaga  Galeazzo  Visconti  pur  **  amico 
intimo  e  parente  di  Lodovico.  „  Né  sarebbe  stato  credibile  il 
diverso.  Lodovico,  trentanovenne,  già  padre  senz'aver  gustate 
mai  le  gioie  della  famiglia,  e  scettico,  rimase  ammaliato  e  rin- 


TEMPI   MODERNI    —    O.    CLAUSSB  355 

giovanito  dalle  grazie  carissime  della  trilustre  sua  sposa.  Delle 
bizzarrie  di  questa,  il  Moro  non  faceva  che  ridere!...  Così  fu, 
per  esempio,  allora  che  stando  egli  un  bel  giorno  a  sorvegliare 
i  lavori  nel  Chiostro  del  Mangano  la  *  duchessina  di  Bari  „  e 
le  damigelle  gli  apparvero  mascherate  da  turche...  E  di  certo 
dovette  piacere  al  marito  1'  affetto  schietto  e  continuo  dimo- 
strato da  Beatrice  a  Bianca  la  natagli  da  Lucia  già  moglie  del 
Sanseverino.  Riscaldarono  d'altronde  le  intimità,  anche  le  nozze 
augurose  avvenute  in  quel  1491  tra  Anna,  la  nipote  bellissima 
e  gentilissima  di  Lodovico,  ed  Alfonso  il  fratello  di  Beatrice. 

Caratteristica  giovane  questa  Napoletana!  Che  educata  tra 
i  chiassi  e  le  scaltrezze  Aragonesi,  crebbe  spigliata  insieme  e 
colta  tanto  da  saper  tenere  a  Venezia  un  discorso  solenne  in 
latino,  ed  entusiasmare  di  sé  Massimiliano  imperatore  e  Carlo  Vili 
il  "  piccolo  grande  „  del  La  Tremolile.  Frivola  e  civettuola 
nelle  apparenze,  e  biricchina  al  punto  di  correr  per  le  vie  come 
una  donnicina  del  popolo,  ma  superba  e  tenace  sul  suo  trono, 
coltivò  in  palazzo  e  a  Vigevano  musica  e  poesia,  e  gli  artisti 
le  furono  graditi  tutti  meno  1'  eretico  ed  empio  Leonardo,  che 
essa  abborri  e  perseguitò  perchè  reo  agli  occhi  di  lei,  gelosa 
e  vendicativa,  d'aver  dipinta  la  Gallerani  stata  la  favorita  del 
Moro,  e  d'esercitare  col  suo  genio  un  irresistibile  influsso  sullo 
spirito  fiacco  di  costui.  Odiò  forse  meno,  ch'è  tutto  dire.  Isa- 
bella, la  cognata  colpevole  d'essere  la  bella  e  brillante  Sovrana, 
allora  ch'essa  Beatrice  entrò  sposa  di  Lodovico  nella  Corte  di 
Giangaleazzo,  e  l'indomani  della  morte  di  questo  poveretto,  la 
Estense,  felice  d'essere  salita  appena  ventenne  al  diadema,  ab- 
bracciò la  rivale  del  ieri  e  con  lei  pianse  di  cuore Ma  questa 

subita  cordialità,  temo  forte  ce  l'abbia  regalata  Carlo  Magenta... 
Pianse,  invece,  per  due  lunghe  notti,  e  sentì  il  gran  dolore, 
per  la  uscita  di  vita  del  buffone  Nannino!...  "  Voi  (ne  scriveva 
alla  sorella,  marchesa  di  Mantova),  voi  l'avete  conosciuto  ed 
amato,  e  però  capite  che  pur  troppo  non  posso  rimpiazzarlo 
in  nessuna  maniera;  un  nuovo  Nannino  nemmanco  la  natura 
potrebbe  rifarlo,  che  ell'ha  esaurita  ogni  sua  potenza  fondendo 
in  un  tipo  per  //  divertimento  dei  re  la  più  rara  bestiaggine  e 
il  più  attraente  degli  orridi.  Il  poeta  Bellinzoni  (alludeva  al  Bel- 
lincioni)  nell'epitafio  dettatogli  ha  scritto  che  se  l'anima  di  lui 
è  in  cielQ,  deve  far  ridere  tutto  il  paradiso.  Io  Tho  sotterrato 
nella  nostra  Santa  Maria,  allato  al  mio  falcone  prediletto  ed 
xilla  indimenticabile  mia  cagna  Puttina  „ E  si  divertiva  anche 


356  RECENSIONI  B  NOTE  BIBLIOGRAFICHE   —    G.   8AN010R6I0 

col  nano  di  Chio,  altro  degli  animali  rari  di  cui  Lodovico  aveva 
arricchita  la  sua  Casa! 

Tale  la  Donna,  tale  Tetà.  E  tale  la  viva  e  dotta  Confe- 
renza che  Gustavo  Clausse  ha  tenuta  lo  scorso  anno  alla  Sor- 
bona, in  nome  della  Società  per  gli  Studi  Italiani.  Facile,  lieta 
ed  accompagnata  dalle  bellissime  incisioni  dei  ritratti  di  Bea- 
trice scolpiti  dal  Romano,  della  miniatura  di  Antonio  da  Monza, 
delle  tele  di  Zenale  e  di  Costa,  e  deHa  magnifica  Porta  del 
Lavabo  là  nella  gran  Certosa  pavese  ove  sta  il  sepolcro  stu-r 
pendo  eretto  a  Beatrice  e  al  suo  Signore  dall'insuperabile  Gobbo^ 
dessa  lusinga  ed  incoraggia  la  nostra  reverenza  per  la  patria 
e  per  le  arti.  Per  queste  sante  Arti  del  Bello,  che  il  valorosa 
Clausse,  membro  degnissimo  delle  Accademie  di  Roma  e  Fi- 
renze, onora  da  par  suo  e  da  un  pezzo.  Infpiinino  i  lavori 
di  lui  sulle  Basiliche  d'Italia,  sugli  Scultori  del  Lazio,  sui  San- 
galli, e  sulla  Scuola  del  Luino. 

Avesse  l'egregio  Parigino  sempre  curata  l'esattezza  dei 

cognomi  italiani! Gaetano  Sangiorgio. 


V.  L.  BOURRILLY,  Guillautne  du  Bellay,  Seigneur  de  Langey 
(1491-1543).  —  Paris,  Cornély  Editeur,  1905. 

—  Le  Cardinal  Jean  Du  Bellay  en  Italie  (juin  1535-mars  1536). 
—  Paris,  Champion,  1907. 

113-114.  —  Godo  di  additare  all'attenzione  dei  lettori  della 
Rivista  queste  due  pubblicazioni,  la  cui  importanza  è  accre- 
sciuta dalle  attinenze  che  la  materia  in  esse  trattata  ha  ad  ogni 
pie  sospinto  con  la  storia  nostra  del  Cinquecento,  ed  in  ispe- 
cial  modo  con  la  piemontese.  Senza  addentrarci  in  un  esame 
particolareggiato,  basterà  accennare  sommariamente  a  questa 
materia  per  confermare  il  nostro  giudizio. 

Il  primo  dei  due  volumi  è  una  poderosa  monografia  ri- 
gorosamente storica  e  pel  metodo  e  per  l'indole  sua,  condotta 
con  piena  padronanza  e  con  molta  novità  di  risultati,  sulle 
fonti  a  stampa  e  manoscritte,  delle  quali  l'A.  dà  larga  notizia 
in  un'opportuna  introduzione  bibliografica.  • 

Dei  quattro  libri,  in  cui  è  diviso  il  volume,  il  I  com- 
prende il  periodo  della  giovinezza,  dedita  agli  studi,  alle  armi, 
alle  prime  ambascierie  (1491-1528);  il  II  è  consacrato  alle 
varie  missioni  in  Inghilterra  (1529-30);  il  III  a  quelle  in  Ger- 
mania, fra  il  1532  ed  il  1536.  Maggiore  interesse  ha  per  noi 


TEMPI   MODERNI    —    V.   L.   BOURRILLY  357 

il  libro  IV,  che  è  anche  il  più  ampio,  nel  quale  in  sette  densi 
<iapitoli  sono  illustrate,  quasi  giorno  per  giorno,  con  la  scorta 
di  preziosi  documenti,  le  vicende  del  Signor  di  Langey  durante 
il  suo  governo  del  Piemonte  (1537-43),  dalla  conquista  di 
questo  preceduta  da  una  missione  del  Du  Bellay,  fina  alla 
morte  di  lui,  avvenuta  nel  gennaio  1543. 

L'ultimo  capitolo,  il  VII,  è  consacrato  a  dar  notizie  del- 
l'opera storica  dell'insigne  personaggio,  sovrattutto  delle  sue 
Ogdoades;  e  nella  Conclusione  gli  si  assegna  giustamente  il 
posto  che  gli  spetta  nella  Storia  dell'Umanismo  francese.  Al 
volume  accrescono  pregio  la  ricca  appendice  di  documenti 
inediti,  nonché  un  bel  ritratto  del  Du  Bellay  ed  il  facsimile  di 
un  suo  autografo. 

Il  secondo  volume  è  un  estratto  della  Revue  des  Etudes  va- 
belaisiennes  (3*^-4^  fase,  della  5*  annata)  ed  illustra  con  quell'am- 
piezza ed  originalità  di  ricerche  che  è  abituale  all' A.,  le  varie 
missioni  diplomatiche  compiute  dal  celebre  vescovo  di  Parigi, 
Giovanni  Du  Bellay,  in  Italia,  fra  il  giugno  del  1535  ed  il 
marzo  dell'anno  seguente.  Nel  maggio  del  1535,  dopo  lunghe 
ostinate  trattative,  iniziate  già  con  Clemente  VII,  il  fratello  di 
Guillaume  Du  Bellay  veniva  promosso  da  Paolo  III  al  cardinalato. 
Col  pretesto  e  con  l'apparenza  di  recarsi  a  ricevere  il  cappello 
a  Roma,  egli  andava,  nel  giugno,  a  farsi  interprete  della  po- 
litica del  suo  re,  il  quale  tentava  di  trascinare  nell'orbita  della 
sua  politica  il  nuovo  pontefice  Farnese,  cercando  di  staccarlo 
il  più  possibile  da  Carlo  V. 

Per  tutto  quel  labirinto  di  pratiche  complicate,  anzi  di 
intrighi,  in  cui  il  vescovo  parigino  ebbe  tanta  parte,  l'A.  si 
muove  con  sicurezza,  illuminandolo  con  nuovi  particolari  e  con 
sagaci  osservazioni,  sicché  queste  sue  pagine  si  connettono 
strettamente  e  utilmente  col  buon  saggio  del  nostro  Capasso  su 
La  politica  di  papa  Paolo  III  e  V Italia.  I  negoziati  volsero  spe- 
cialmente sul  tema  del  Concilio;  ma  l'opera  dell'agente  e  rap- 
presentante del  Re  Cristianissimo  fu  intesa  ad  assicurarsi  il 
favore  ed  il  concorso  di  capitani,  diplomatici,  cardinali  e  città 
in  vista  non  solo  d'una  possibile  guerra,  ma  anche  della  politica 
generale,  complicatasi  ed  aggravatasi  improvvisamente  nel  no- 
vembre del  1535  con  la  morte  di  Francesco  Sforza,  duca  di 
Milano.  Il  papa,  che  non  era  Clemente  VII,  messo  fra  i  due 
contendenti,  si  destreggiò  in  un  abile  giuoOo  d'equilibrio  e  di 
svogliata  neutralità,  che  gli  riusci  discretamente.  Quando,  alla 


358  RECENSIONI   E   NOTE    BIBLIOQRIFICHE    —    V.   CIAK 

fine  del  febbraio  1536,  il  cardinale  ambasciatore  lasciava,  fra 
la  generale  sorpresa,  la  Città  eterna,  anche  se  non  aveva  con- 
seguito delle  sue  fatiche,  nonché  una  vera  vittoria,  un  risultato 
risolutivo,  potè  dire  d'aver  giovato  al  suo  re,  il  quale  nel- 
l'estate seguente  gli  affidò  l'officio  di  luogotenente  generale  al 
governo  di  Parigi  e  dell'IIe-de-France.  Da  questo  punto  si  inizia 
nella  storia  della  sua  vita  un  nuovo  periodo.  Intanto  è  da  ral- 
legrarsi che  anche  questa  importante  missione  sua  in  Italia 
abbia  ricevuto  così  copiosa  luce  di  fatti  e  di  critica  per  opera 
del  Bourrilly,  il  quale  ben  fece  a  pubblicare  in  appendice  il 
bel  manipolo  di  documenti,  tratto  dall'Archivio  di  Stato  ve- 
neziano. •  V.  Gian. 


DOMENICO  SANTORO,  Della  vita  e  delle  opere  di  Mario  Equì- 
cola,  —  Ghieti,  Tip.  Jecco,  190G. 

115.  —  lì  S.  in  questa  monografia  ricostruisce  anzitutto  con 
diligenza,  dopo  lunghe,  se  non  in  tutto  compiute,  indagini  di  bi- 
blioteca e  d'archivio,  la  biografia  dell'Alvitano,  che  dalla  sua 
piccola  patria,  posta  nel  ducato  di  Sora,  dovQ  nacque  verso 
n  1470,  passò  alle  corti  di  Ferrara  e  di  Mantova,  al  servizio  dei 
Cantelmo,  degli  Estensi  e  dei  Gonzaga,  ai  quali  prestò  l'opera  sua 
preziosa  di  soldato,  di  cortigiano,  di  segretario  e  di  scaltro  ne- 
goziatore nel  maneggi  politici.  Ebbe  l'onore  meritato  d'essere 
precettore  ad  Isabella  Gonzaga,  la  geniale  Marchesana  di  Man- 
tova, che  lo  volle  più  volte  compagno,  gradito  ed  esperto,  nei 
suoi  viaggi,  d'uno  dei  quali  in  Provenza,  Tanno  1517,  egli 
fu  lo  storiografo.  Più  tardi,  nel  1519,  l'Equicola  diventò  anche 
il  segretario  del  giovane  Marchese  Federico  e  della  madre  sua 
Isabella.  Mori  prematuramente  nel  luglio  del  1525. 

Alla  illustrazione  delle  opere  sue  il  S.  consacra  la  seconda 
parte  del  libro  ;  opere  latine  e  volgari,  di  non  grande  valore 
letterario,  ina  tutte,  quale  più,  quale  meno,  utili  a  conoscersi 
come  documenti  di  quella  vita,  di  quelle  costumanze,  di  quella 
coltura  italiana  nel  periodo  migliore  della  Rinascita.  Agli  stu- 
diosi di  lettere  sono ,  ben  note  due  operette  11  Novo  Cortegiano 
e  le  Institutioni  al  comporre  in  ogni  sorte  di  rima,  e  più  ancora 
il  Libro  de  Natura  de  Amore,  Ai  lettori  di  questa  Rivista  gioverà 
piuttosto  il  sapere  che  un  gruppo  di  scritture  dovute  all'Alvi- 
tano  ha  carattere  storico  o  politico,  quali  la  Pro  Gallis  Apo^ 
logia,  il  De  liberata  Italia^  Ylfer  in  Narbonensem  Galliam^  la 


TEMPI    MODERNI   —    E.    PICOT  359 

Suasoria  in  Jurcas,  e,  più  note  e  notevoli,  la  Genealogia  de  li 
Signori  da  Este,  la  C/ironica  de  Manina  e  gli  Annali  della  città 
di  Ferrara, 

11  volume  si  chiude  con  una  ricca  serie  di  documenti,  che 
ne  formano  la  terza  parte  e  che,  anche  se  sovrabbondanti, 
riusciranno  graditi  agli  studiosi.  V.  Gian, 


ÉMILE  PICOT,  Les  Frangais  italianisanis  au  XVP  siede,  2  voi. 
—  Paris,  Champion,  1906-1907. 

116.  —  Delle  sette  parti,  onde  si  comporrà  Topera  vastis- 
sima alla  quale  da  molti  anni  attende  con  zelo  indefesso  TA., 
questi  due  volumi,  stando  al  disegno  da  lui  esposto  innanzi  al 
primo  di  essi,  formano  la  sesta;  ma  è  la  prima  che  esca  in 
forma  veramente  compiuta,  e  per  quanto  è  concesso  dall'indole 
stessa  del  lavoro,  definitiva.  Della  prima  parte,  sugli  Italiani  in 
Francia  durante  il  secolo  XVI,  è  uscita  fino  ad  ora  soltanto  la 
larga  Introduzione,  in  una  serie  di  contributi  pubblicati  via  via 
nel  Biilletin  Italien  dall'anno  1901  a  tutto  il  1905;  ed  è  tale 
che  gli  studiosi  ne  attendono  con  impazienza  il  séguito  e  la 
pubblicazione  a  parte. 

Intanto  questi  due  densi  volumi,  tutti  intessuti  di  materiale 
in  gran  parte  dall'A.  desunto  con  tenace  meritoria  fatica  da  bi- 
bUoteche  e  da  archivi  italiani  e  francesi,  sono  senza  alcun  dubbio 
fondamentali.  Essi  forniscono  la  conferma  più  sicura  e  più  elo- 
quente dell'influenza  grandissima  che  la  letteratura  nostra  — 
anzi  tutta  la  civiltà  nostra  nelle  forme  sue  più  svariate  —  nonché 
la  lingua  esercitò  su  quella  di  Francia  nell'età  del  Rinascimento 
maturo. 

In  queste  pagine  ci  sfila  sotto  gli  occhi  una  schiera  di 
scrittori  —  21  nel  primo,  40  nel  secondo  volume  —  la  più 
parte,  com'è  naturale,  mediocri,  mentre  i  più  insigni  e  famosi, 
come  Claude  De  Seyssel,  Marguerite  d'Angoulème,  Mellin  de 
Saint-Gelais,  il  Rabelais,  Joachim  du  Bellay,  sono  considerati 
di  nuovo  da  un  solo  aspetto,  quello  di  cultori  della  lingua 
italiana. 

Chi  conosce  il  P.  come  maestro  provetto  nell'indagine 
erudita  e  nella  critica  storica,  non  ha  bisogno  di  sapere  che 
anche  in  questo  volume,  di  carattere  essenzialmente  biografico 
e  bibliografico,  è  una  costante  severità  di  metodo  e  un  amore 
ed  una  ricerca  dell'esattezza  che   conferiscono  una  solidità  e 


360  RECENSIONI   E   NOTE    BIBLIOGRAFICHE    —    M.   B. 

quasi  direi  stabilità  alle  parti  già  elevate  su  salde  fondamenta, 
destinate  a  resistere  anche  il  giorno  in  cui  Tedifizio  verrà  ac- 
crescendosi per  Topera  dell'A.  medesimo  e  dei  suoi  continuatori. 

V.  Gian. 


V.  VITALE,   Un  Documento  sulle   relazioni  tra  V Arcivescovo  e 
le  città  di   Barletta  e  di  Troni,  —  Trani,  Vecchi,  1907. 

117.  —  Il  documento,  tratto  dall'archivio  della  cattedrale 
di  Trani,  contiene  i  Capitoli  e  privilegi,  di  cui  questa  città 
chiese  ed  ottenne  la  conferma  da  monsignor  A.  Orabona,  che 
fu  suo  arcivescovo  dal  1573  al  1576.  L'editore  lo  ha  oppor- 
tunamente illustrato,  ritessendo  sommariamente  i  rapporti  an- 
teriori tra  gli  arcivescovi  tranesi  e  la  chiesa  e  la  città  di  Bar- 
letta, e  qua  e  là  rettificando  e  completando  le  notizie  dello 
storico  Barlettano  Loffredo.  Capitoli  e  privilegi,  da  quegli  ar- 
civescovi, aveva  ottenuti  anche  Barletta,  nel  1504  e  1516,  che 
i  concedenti  troppo  spesso  violarono,  con  conseguenze  di  que- 
rele e  litigi.  Il  documento  che  vede  ora  la  luce,  poiché  con- 
tiene per  Trani  le  stesse  concessioni  fatte  anche  a  Barletta, 
pone  in  grado  l'editore  d'affermare  che  la  gelosia  municipale 
di  Trani  verso  Barletta  alimentò  i  continui  dissidi  tra  questa 
città  e  l'arcivescovo  da  cui  dipendeva.  M.  S. 


G.  DE  MUN,  Richelieu  et  la  Maison  de  Savoie,  —  Paris,  Plon- 
Nourrit  et  C,  1907. 

118.  —  Per  verità  il  gran  Cardinale  rimane  alquanto  nel- 
l'ombra, ed  al  libro  meglio  si  conviene  il  sottotitolo,  che  porta, 
L'Ambassade  de  Particelli  d' Hémenj  en  Piémont,  È  infatti  il 
racconto  delle  gesta  da  costui  compiute  alla  Corte  di  Savoia, 
dove  fu  rappresentante  di  Francia  dal  1635  al  1639,  che  forma 
il  principale  contenuto  dell'opera  del  De  Mun.  Il  quale  non  fa 
mistero  della  sua  simpatia  pel  suo  protagonista,  e  cerca  ria- 
bilitarne la  memoria,  che  se  ne  serba  non  buona,  non  solo 
presso  gli  storici  piemontesi,  ma  anche  da  quelli  di  Francia. 

E  veramente,  seguendo  giorno  per  giorno  l'azione  spie- 
gata dall'ambasciatore  francese  in  quel  teatro  d'intrighi  e  di 
lotte  che  era  allora  la  Corte  di  Torino,  non  gli  si  può  negare 
un'attività  instancabile,  un'intelligenza  acuta  e  pronta,  e,.come 


TBMPI    MODERNI   -^   0.   DB  MUN  361 

dice  l'A.,  rintegrità  e  la  devozione  assoluta  agli  interessi  di 
Francia  e  al  servizio  del  Re. 

Lui  infatti,  diplomatico  astuto  ed  energico,  s'adopera  con 
ogni  accorgimento  per  mantenere  saldo  nell'alleanza  francese 
Tanimo  titubante  ed  incerto  del  Duca;  lui,  intendente  e  com- 
missario dell'esercito,  si  arrovella  per  trovare  i  mezzi  di  dar 
viveri  e  soldo  alle  truppe,  malgrado  la  penuria  di  danaro  in 
cui  lo  lasciano  i  suoi  padroni;  lui,  generale,  interviene  nei 
Consigli  di  guerra  a  conciliare  i  dissensi  tra  il  Duca,  genera- 
lissimo, ed  il  Maresciallo  di  Crequi,  comandante  le  armi  fran- 
cesi, e  a  suggerire  le  mosse  degli  eserciti. 

E,  morto  Vittorio  Amedeo,  quando  le  fazioni  imperversano, 
ed  il  partito  spagnuolo  sembra  prevalere  nel  paese  ed  a  Corte, 
e  sono  cabale  e  intrighi  dovunque,  e  la  Duchessa  reggente 
tentenna,  né  sa  chi,  del  fratello  o  dei  cognati,  le  tenda  insidie 
maggiori ,  è  il  nostro  diplomatico  che  coli'  astuzia ,  colle  mi- 
nacce, colla  violenza  riesce  vincitore,  ottiene  l'esilio  e  poi  la 
prigionia  del  suo  peggior  avversario,  il  padre  Monod,  e  strappa 
a  Madama  Reale  prima  la  firma  del  trattato  di  Torino,  che 
conferma  l'alleanza  francese,  poi  la  convenzione  del  1639  per 
cui  parecchie  piazze  forti  del  Piemonte  sono  poste  nelle  mani 
del  Cristianissimo. 

Il  libro  non  presenta,  specie  pei  Piemontesi,  gran  sapore 
di  novità,  poiché  si  riferisce  ad  avvenimenti  che  furono  ripe- 
tutamente e  dottamente  illustrati  dai  nostri  storici,  e  qualche 
notizia  inedita  che  contiene  può  meglio  interessare  il  biografo 
del  d'Hémery  che  lo  studioso  della  storia  piemontese;  co- 
munque, è  di  facile  lettura  e  piace  vedere  che  l'A.,  pur  non 
liberandosi  del  tutto  dal  vezzo  dei  suoi  compaesani  d'accusare 
ad  ogni  istante  la  doppiezza  e  la  malafede  della  Corte  Sa- 
bauda, ha  pure  dei  momenti  di  sincerità,  nei  quali  riconosce 
che  non  più  schietta  e  leale  era  la  politica  del  porporato 
francese. 

I  numerosi  archivi  di  Parigi,  il  nostro  di  Stato,  altri  mi- 
nori hanno  dato  buon  contributo  allo  studio  del  De  Mun,  che 
mostra  pure  non  scarsa  cognizione  della  letteratura  sull'argo- 
mento; strano  che  in  un  lavoro  che  tratta  continuamente  di 
guerre  e  di  battaglie,  non  sia  ricordata  mai  l'opera  capitale 
sulla  Storia  Militare  del  Piemonte,  quella  di  C.  di  Saluzzo. 

Alcuni  errori  di  topografia,  che  avrebbe  potuto  evitare, 
servendosi  d'una  buona  carta  del  Piemonte  (Candia  Lomellina 


362  RECENSIONI   E   NOTE   BIBLIOGRAFICHE   —    L.  USSEOLIO    •   M.    BCBIPA 

scambiata  con  Candia  Caìì4ive8e,  pag.  102,  Fontanetto  d'Agogna 
in  provincia  di  Novi,  pag.  136,  Felizzano  suWsi  sinistra  del  Po, 
pag.  333,  ecc.),  vogliono  condonarsi  a  chi,  straniero,  non  può 
aver  troppa  conoscenza  delle  località  ;  ma  più  difficilmente  sarà 
perdonata,  anche  dai  lettori  francesi,  la  battaglia  navale  di  Li- 
(/nano,  di  cui  fa  una  cosa  sola  con  quella,  molto  ipotetica,  in 
cui  la  flotta  veneziana  avrebbe  sconfitto  le  navi  delF  impera- 
tore Barbarossa  (pag.  116,  nota).  L.  Usseglio. 


U.  DALLA  VECCHIA,  Cause  economiche  e  sociali  deìV insurre- 
zione Messinese  del  1674  (studi  e  ricerche).  —  Messina, 
Muglia,  1907. 

119.  —  È  un  lavoro  difettoso  nel  disegno  e  nella  strut- 
tura, siccome  lo  stesso  A.  riconosce,  tentando  giustificarsi. 
Ingiustificabile,  per  ogni  verso,  ne  è  la  scorrettezza  tipografica. 
Ciò  e  le  non  rare  ripetizioni,  prodotte  dalla  mancata  fusione 
delle  parti,  e  l'esposizione,  troppo  pedestre,  scolorita  e  sner- 
vata, stancano  il  lettore,  ancorché  disposto  alla  più  santa  pa- 
zienza. Ma  un  pregio  sostanziale  vi  è  di  sicuro,  e  consiste 
principalmente  nel  materiale  nuovo,  tratto  da  manoscritti  con- 
servati a  Messina,  a  Palermo,  altrove;  e  nuova  luce  è  quella 
sotto  cui  l'A.  presenta  la  famosa  insurrezione.  Le  sue  cause,  di 
carattere  economico,  generalmente  non  erano  state  sufficiente- 
mente rilevate.  Su  queste  ora  TA.  particolarmente  insiste;  e 
certamente  fa  bene.  Ma,  indipendentemente  ora  dall'opera  sua, 
pur  riconoscendo  tutta  l'utilità  del  volgere  l'indagine  storica 
per  queste  nuove  vie,  non  crediamo  superfluo  raccomandare 
la  maggior  prudenza  e  cautela.  Un  eccessivo  esclusivismo  in 
questo  indirizzo  potrebbe  essere  pericoloso;  un  omaggio  alla 
moda,  più  che  serena  e  rigida  ricerca  del  vero. 

M.  Schifa. 

6.  PERIODO  DELLA  RIVOLUZIONE  FRANCESE 
(1789-1815). 

HANS  GLAGAU,  lieformversuche  und  Sturz  des  Absolutismus  in 
Frankreich  (1779-1788),  —  Mùnchen,  R.  Oldenbourg,  1908. 

120.  —  È  nota  la  condizione  politico-sociale  della  Francia 
sotto  il  regno  di  Luigi  XVI  alla  vigilia   della  rivoluzione.  Il 


PERIODO   DELLA    RIVOLUZIONE   FRANCESE    —    H.   d'ALMÉRAB  363 

prof.  Glagau  volle  ricostruire  i  tentativi  di  riforma  per  salvare 
la  monarchia  e  spiegare  il  loro  insuccesso.  Forse  il  titolo  pro- 
mette troppo,  perchè  pare  estendersi  a  tutte  le  esplicazioni 
della  vita  pubblica;  mentre  in  realtà  l'A.  concentra  le  sue  in- 
dagini sulla  questione  economica  e  finanziaria.  E  questa  tratta 
veramente  con  molta  ampiezza,  esponendo  dapprima  il  pro- 
gramma riformatoj-e  della  nuova  scuola  economica,  ossia  della 
fisiocrazia  che  da  Quesnay  ad  Adamo  Smith  assurse  a  dignità 
di  scienza;  descrivendo  di  poi  il  piano  di  riforma,  soprattutto 
finanziario,  caldeggiato  dal  Turgot,  gli  ostacoli  alla  sua  appli- 
cazione e  la  caduta;  indi  riassumendo  i  criteri  modesti  e  pra- 
tici del  Necker,  il  sistema  immaginato  dal  Calonne  per  non 
contraddire  apertamente  alle  abitudini  della  Corte,  il  crescente 
dissesto  finanziario  e  l'impotenza  del  Parlamento  e  dei  Nota- 
bili ad  arrestarlo,  fino  allo  sfacèlo  precursore  della  rivoluzione. 
In  appendice  TA.  riproduco  otto  notevoli  memoriali,  uno  del 
Malesherbes,  e  otto  del  Calonne;  questi  ultimi  degli  anni  1786- 
1787.  L*opera  non  riguarda  Tltalia,  ma  non  è  del  tutto  estranea 
all'intelligenza  dei  fatti  contemporanei.  C.  R. 


•HENRI  D'ALMÈRAS,  Le^  amoureiix  de  la  Beine  Marie  An- 
toineite  d' aprh  tea  pampldets.  In-IG,  pag.  4ii6.  -r-  Paris, 
Libr.  mondiale,  1908. 

—  Une  amourettse;  Paulina  Bona  parte.  In-16,  pag.  365.  —  Paris 
Albin  Michel,  1907. 

1:21-122.  —  Sono  due  volumi,  scritti  in  forma  piacevole, 
senza  pretesa  di  erudizione,  ma  derivati  da  attente  letture  di  do- 
cumenti, opuscoli,  giornali  e  libri  in  parte  contemporanei.  Come 
il  titolo  stesso  indica,  non  trattasi  di  due  biografie,  ma  dello 
studio  di  due  donne  bellissime  sotto  un  solo  aspetto,  l'amore: 
per  l'una.  Maria  Antonietta,  che  è  al  limitare  della  rivoluzione, 
abbiamo  le  calunnie  persistenti  nei  libelli,  che  dovevano  pre- 
pararle si  misera  fine;  per  l'altra,  Paolina  Bonaparte,  che  tra- 
versa e  gode  la  rivoluzione,  abbiamo  il  racconto  d'una  vita 
tutta  intessuta  di  amori,  che  le  abbreviarono  l'esistenza. 

Il  volume  dedicato  dal  signor  D'Almèras  a  Maria  Anto- 
nietta, com'egli  nettamente  dichiara,  «  ne  lui  est  pas  hostile; 
il  ne  lui  est  pas  non  plus  aveuglement  favorable.  Il  essaie  de 
montrer  qu'  elle  ne  fut  qu'  une  femme,  parmi  Ics  femmes  une 
des  plus  charmantes,  et  qu'il  lui  manqua  d'Otre  une  reine  ». 


364  »ECEN'810NI    B   NOTE    BIBLIOGRAFICHE   —    C.   RIKACDO 

L'egregio  A.,  dopo  averci  rappresentato  con  vivaci  colori  le 
infelici  attitudini  di  Luigi  XVI  ad  un'amorosa  vita  coniugale 
e  l'opposto  carattere  della  giovinetta  sposa,  riassume  la  storia 
della  corte  di  Versailles  negli  anni  dell'aurora  luminosa  di  Maria 
Antonietta,  pieni  di  cortesie  e  di  incanti.  Quando  parve  che 
la  regina  dominasse  con  la  bellezza  e  la  grazia  quel  mondo 
frivolo,  ch'essa  aveva  favorito,  fu  sopraffatta  dall'invidia,  dalla 
gelosia,  dalla  calunnia,  ch'essa  credette  di  sopprimere  col 
disprezzo,  ma  che  divennero  la  prefazione  della  rivoluzione. 
L'A.  ricercò  i  libelli  innumerevoli,  stillanti  fiele  contro  la  re- 
gina; libelli  di  realisti,  anche  cortigiani,  in  cui  la  calunnia  tenta 
d'essere  amena  e  delicata;  libelli  rivoluzionari,  spiranti  ingiuria 
e  odio  mortale.  Cortigiani  e  valletti,  nobili  e  plebei,  grandi  e 
piccini  presero  parte  a  questa  vasta  impresa  di  denigrazione 
menzognera,  dai  giacobini,  che  miravano  specialmente  a  ferire 
la  monarchia  nella  persona  della  regina,  fino  agli  eleganti  ari- 
stocratici, ama;bili  calunniatori,  che  precederanno  e  seguiranno 
la  calunniata  alla  ghigliottina.  Il  richiamo  di  tante  infamie  dal- 
l'una parte  spiega  meglio  la  condizione  della  pubblica  opinione 
traviata  dai  denigratori  di  professione,  e  dall'altra  dimostra 
quanto  gravi  siano  le  conseguenze  della  leggerezza  capricciosa, 
della  frivolità  nei  costumi,  soprattutto  quando  non  è  protetta 
da  altezza  d'ingegno  e  da  attitudine  al  governo.  Dei  fatti  e 
dei  libelli  più  notevoli  è  fatta  estesa  narrazione;  un'ampia  bi- 
bliografia chiude  il  volume. 

La  discussione  sulla  virtù  di  Paolina  Bonaparte  non  è  pos- 
sibile, e  non  l'avrebbe  compresa  essa  stessa,  perchè  incosciente 
nelle  vie  dell'amore.  Perciò  in  questo  volume  non  si  vive 
tra  contrasti  minacciosi  e  fra  libelli  brutali,  ma  in  compagnia 
d'una  donna,  per  cui  l'amore  fu  condizione  essenziale  di  vita. 
Si  può  ripetere  col  cancelliere  Pasquier:  «  Nulle  femme,  de- 
puis  celle  de  l'empereur  Claude,  ne  l'a  peut-etre  dépassée  dans 
l'usage,  qu'elle  a  osé  faire  de  ses  charmes  ».  Certo  l'A.  non 
ha  studiato  di  coprire  le  sue  nudità,  ma  non  s' è  neppure  di- 
vertito ad  esagerarne  la  rappresentazione;  è  già  abbastanza  ec- 
citante la  verità  senza  ornamenti.  Paolina  Bonaparte  è  nata 
amoureuse:  tale  si  rivela  nella  prima  giovinezza,  ancora  pove- 
retta a  Marsiglia  con  la  madre;  tale  dopo  la  fortuna  militare 
del  fratello,  moglie  del  generale  Ledere;  tale  sotto  l'impero, 
moglie  del  principe  Camillo  Borghese  a  Parigi,  a  Torino,  a 
Roma  ;  tale  ancora  dopo  la  caduta  dei  Napoleonidi.  Il  racconto 


PERIODO   DELLA   RIVOLUZIONE   FRANCESE  —  Q.    DE   GRAKDMAISON  86  5 

degli  amori  di  Paolina  fornisce  occasione  all'A.  di  mettere  in 
luce  parecchi  episodi  della  famiglia  Bonaparte ,  dì  descrivere 
la  corte  del  principe  Borghese  a  Torino  e  a  Roma,  di  esami- 
nare e  risolvere  parecchie  accuse  sulla  condotta  privata  del- 
l'imperatore. Si  legge  volentieri,  anche  per  Fintonazione  calma, 
aliena. dalla  tesi  e  dalla  polemica.  G.  Rinaudo. 


GEOFFROY    DE    GRANDxMAISON ,   U  Espagne   et    Napoléon 
{1804-1809).  —  Paris,  Libr.  Plon,  1908. 

123.  —  Questo  volume  si  collega  col  centenario  dell'occu- 
pazione spagnuola  compiuta  da  Napoleone  I,  ed  è  frutto  di 
lunghe  e  laboriose  ricerche  negli  Archivi  degli  affari  esteri  e 
nazionali  di  Francia,  d'Alcala  de  Sténarés  e  di  Simancas  in 
Ispagna,  nella  Corrispondenza  delFimperalore ,  nelle  Memorie 
del  re  Giuseppe,  del  maresciallo  Jourdan,  di  Pasquier,  Talley- 
rand,  la  duchessa  d'Abrantes,  la  signora  De  Rémusat  e  pa- 
recchi altri  contemporanei;  gli  giovarono  molte  pubblicazioni, 
specialmente  i  1 5  volumi  della  Guerra  de  independencia  del  ge- 
nerale Gomez  de  Arteche,  i  tomi  VI  e  VII  di  L'Europe  et  la  re- 
volutimi  di  Albert  Sorel,  ìdL- Campagne  de  Napoléon  di  Balaguer, 
nonché  gli  Episodios  nacionales  di  Perez  Galdos. 

Il  piano  generale  del  lavoro  comprende  due  parti  distinte  : 
la  caduta  dei  Borboni  e  l'avvento  dei  Bonaparte.  Nella  prima, 
sotto  i  titoli  Trafalgar,  Il  principe  della  Pace,  Il  trattato  di 
FontainébleaUy  II  processo  delV Escuriale,  Murai  luogotenente  del- 
Vimperatore,  I  principi  a  Baiona,  espone  come  il  re  di  Spagna 
andò  gradatamente  perdendo  la  sua  flotta,  l'esercito,  l'influenza, 
l'onore,  la  corona  e  la  libertà.  Nella  seconda,  sotto  i  titoli 
Il  due  maggio.  La  giunta  di  Baiona,  Il  risveglio  d'un  popolo. 
Il  re  intruso,  Napoleone  in  Spagna,  narra  l'occupazione  militare 
francese  e  l'insurrezione  popolare  appoggiata  dai  soccorsi  in- 
glesi e  dalla  diversione  austriaca. 

L'A.  descrive  con  chiarezza  l'illusione,  che  condusse  il  vin- 
citore di  Austerlitz  nella  penisola,  e  spiega  ad  evidenza  la  ca- 
duta dei  Borboni  e  l'avvento  dei  Bonaparte.  Napoleone  faceva 
assegnamento  sulla  chiaroveggenza  del  suo  genio,  la  fedeltà  dei 
generali,  la  rapidità  dell'esecuzione,  ma  ignorò  l'opposizione 
irriducibile  del  sentimento  nazionale.  Quadri  pieni  di  vita  ci 
offre  l'Autore,  come  il  combattimento  epico  di  Trafalgar,  la 
sanguinosa  giornata  del  2  maggio,  la  carica  di  Somo-Sierra, 


366  KECR.NSIONI    E   NOTE    BIBl.IOCRA PICHE    —    X. 

rinseguimento  degli  Inglesi,  pur  attenendosi  anche  nei  parti- 
colari alle  fonti  storiche,  senza  lasciarsi  dominare  dalla  fantasia. 
L'A.,  pur  mirando  a  glorificare  l'energia  dell'esercito  fran- 
cese di  fronte  al  patriottismo  spagnuolo,  riassume  il  suo  giu- 
dizio, accogliendo  Fapprezzamento  che  di  questa  campagna  fece 
Napoleone  a  Sant'Elena:  «  Cette  malheureuse  guerre  m'a  perdu; 
toutes  les  cireonstances  de  mes  désastres  viennent  se  rattacher 
à  ce  noeud  fatai.  Elle  a  compliqué  mes  embarras,  divise  mes 
forces,  détruit  ma  moralità  en  Europe...  Les  événements  ont 
prouvé  que  j'avais  commis  une  grande  fante  dans  le  choix  de 
mes  moyens...  Je  crus  nécessaire,  trop  légèrement,  de  changer 
de  dynastie...  Les  Espagnols,  en  masse,  se  conduisirent  comme 
des  gens  d'honneur  ».  X. 


G.  SANNA,  Le  Origini  del  Bisorgimento  àelV  Umbria.  Parte  prima: 
U Occupazione  francese  nel  1797,  —  Perugia,  Tipografia 
Umbra,  1907. 

124.  —  Di  tale  studio  sarà  possibile  un  giudìzio  davvero 
cosciente  e  complesso,  solo  allora  che  il  Sauna  avrà  date  alla 
luce  anche  la  seconda  e  la  terza  parte,  che  devono  discorrere 
deirinstaurazione  repubblicana  del  1798  e  della  restaurazione 
papale  del  09.  La  presente,  riguardante  l'occupazione  fran- 
cese nel  1797,  è  intanto  piuttosto  un  saggio  e  una  promessa 
che  un  lavoro  a  sé,  cui  si  possa  applicare  rigorosamente  e  senza 
pericolo  tutta  la  critica.  Discusse  cosi,  come  l'A.  le  ha  profi- 
late in  questo  poco  centinaio  di  pagine,  le  origini  del  Risor- 
gimento neir  Umbria,  la  grande^  austera,  verde  valle  del  mas- 
simo Tevere,  non  avrebbero  esse  stesse  ne  sufficienza  storica, 
né  positività.  E  d'altronde,  sentenziare  dell'opera  e  delle  sue 
finalità  scientifiche  subito  oggi,  senz'attendere  che  le  parli  suc- 
cessive illuminino  e  integrino  codesta,  sarebbe  errore  e  scor- 
tesia. Si  limiti  perciò  il  nostro  zelo  d'analisi,  e  sia  codesta  re- 
censione non  altro  e  non  più  che  una  sollecitazione  gentile  e 
un  giusto  augurio. 

Un  augurio,  ed  una  sollecitazione;  e  se  dal  mattino  fosse 
sempre  lecito,  specie  negli  studi,  arguire  la  giornata,  noi  non 
avremmo  che  a  sperare.  Il  Sanna  ha  saputo  attinger  bene  alle 
fonti,  e  le  ha  adoperate  con  insistenza  lodevole;  e  già  in  questi 
primi  cinque  capitoli  egli  s'è  più  che  giovato  di  Giambattista 
Marini,  l'inedito  cronista  del  tempo,  stato  tanto  proficuo  tren- 


PERIODO    DELLA    RIVOLUZIONE    FRANCESE    —    O.    SANNA  367 

t'aimi  sono  a  Luigi  Bonazzi,  e  prima  a  Vermiglioli  a  Bartolie 
ad  Annibale  Mariotll  «  l'astro  maggiore  dell'olimpo  letterario 

umbro  »  di  allora E  perchè  non  si  pubblicano  una  brava 

volta,  e  a  prova  di  gratitudine  e  a  conforto  degli  eruditi,  que- 
ste Notizie  del  buon  prete  di  San  Galgano  e  il  Saggio  storico- 
filosofico  sullo  Stufo  di  Perugia  nel  tempo  della  Repubblica^  di 

Gerolamo  Ramadori? L'opera  di  costui,  «  monumento  di 

prim'  ordine  per  la  storia  di  quei  tempi  fortunosi  »  servirà  al 
Sanna  in  modo  speciale  nella  compilazione  delle  altre  parti,  ed 
anzi  ne  «  costituirà  la  base  »  e  ripetiamo  che  farà  cosa  utile 
colui  che  ,dai   silenzii  della  Biblioteca  Comunale  di  Assisi  la 

trasporterà  nel  tumulto  fecondo  della  divulgazione L'Oxilia 

di  Chiavari  non  si  è  forse  meritata  la  stima  e  la  riconoscenza 
dei  dotti  appunto  esumando  il  907  ed  illustrando  da  par  suo 
la  quasi  sconosciuta  Storia  d'Italia  (dal  1525  al  15i6)  di  Mi- 
gliore Cresci,  fiorentino?...  (1)  Padre  Ramadori  stesso,  nella  pre- 
fazione, ci  dice  quale  fu  il  fine  propostosi  nello  scrivere  quel 
Saggio:  a  I  rudi  attacchi  portati  dalla  rivoluzione  alla  Chiesa 
e  ai  religiosi,  lo  spingevano  ad  odiare  le  idee  repubblicane,  e 
siccome  queste  si  erano  infiltrate  specialmente  cogli  scritti,  così 
egli  credeva  dovere  dei  buoni  di  contrapporre,  alla  propaganda 
rivoluzionaria  quella  della  buona  causa.  Dato  questo  espresso 
proposito,  non  possiamo  attendere  dall' A.,  nò  imparzialità,  né 
serenità  di  giudizio.  Troppo  spesso  il  livore  partigiano  lo  spìnge 
a  giudizi  affatto  ingiusti  su  uomini  e  cose,  talora  perfino  alla 
calunnia  ;  e  troppo  spesso  Tardor  polemico  e  la  smania  di  sfog- 
giare dottrina  lo  avvolgono  in  lunghe  e  prolisse  disquisizioni 
filosofiche,  morali  e  politiche,  in  pesanti  diatribe.  Ma,  con  tutto 
ciò,  l'opera  è  importantissima  come  documento  storico  per  la 
ricchezza  dell'informazione,  per  la  ricerca  delle  determinazioni 
causali  di  fatti,  talora  per  l'acutezza  dell'analisi,  e  il  rigoroso 
metodo  dell'indagine.  Se  il  Ramadori  è  un  violento  e  passio- 
nato nemico  della  Repubblica,  dei  fautori  e  dei  magistrati  di 
lei,  dei  Francesi,  è  giusto  riconoscere  che  solo  raramente  egli 


(1)  Di  questa  felice  edizione  della  Storia  del  Cresci  fatta  dal- 
l'Oxilia  a  cura  della  illustre  Deputazione  per  la  Storia  Patria  nelle 
Antiche  Provincie  e  in  Lombardia,  ho  discorso  nella  Favilla  di  Pe- 
rugia, rivista  letteraria  dell'Umbria  e  della  Marca,  a  pagine  335-36 
e  37,  corrente  1908. 


368  KfiCEMSlONI    E   MOTE  BIBLIOGRÀFICHE    —   G.   SANtìlORfìlO 

accusa  determinati  individui,  e  il  più  spesso  la  critica  è  im- 
personale ed  obbiettiva;  e  che,  d'altra  parte,  egli  non  fa  al- 
cuna difficoltà  a  riconoscere  e  ad  ammettere  i  torti  e  gli  errori 
anche  del  suo  partito  ». 

Sono  dunque  codesti  cinque  capitoli  la  introduzione,  che 
piacque  al  Sauna  di  anticiparci,  quasi  invito  a  seguirlo  poi  con 
tutto  Tinteresse,  allora  che  mantenendo  la  parola  data  all'amico 
Degli  Azzi  avrà  inserito  nel  costui  Archivio  del  Risorgimento 
Umbro  le  altre  parti  del  lavoro.  E  a  prima  lettura,  via,  lo  si 
confessi,  interessano  l'accenno  alle  condizioni  morali,  ammini- 
strative, intellettuali,  economiche  e  sociali,  della  r.egione  al 
cadere  del  secolo  XVIII,  ed  alle  resistenze  delle  classi  imperanti 
le  irreducibili  nemiche  d'ogni  corrente  di  riforma  e  democrazia. 
Tale  esposizione  delle  cose  e  dei  tempi  occupa  addirittura  la 
miglior  metà  del  fascicolo,  e  noi  crediamo  ch'essa  sarà  diret- 
tamente e  unico  l'oggetto  dell'esame  dei  critici. 

Pensare  che  su  due  milioni  e  mezzp  di  sudditi,  nello  stato 
della  Chiesa  si  registravano  ben  cinquanta  mila  tra  preti  e  frati, 
e  più  di  quattrocento  mila  accattoni^  ciarlatani^  inabili^  oziosi  e 
vagabondi!,  Solo  in  Perugia,  prima  della  rivoluzione,  si  conta- 
vano quarantotto  case  religiose,  fra  cui  vari  conventi  abbon- 
danti d'individui  e  d'entrate,  e  numerosissime  confraternite  o 
compagnie,  di  cui  le  più  cospicue  e  doviziose  composte  esclusi- 
vamente di  nobili  ;  e  nel  secolo  XVII  su  diciannove  mila  abi- 
tanti, duemila  cento  sessantasette  erano  monache  e  frati,  vale 
a  dire,  più  che  l'undici  per  cento.  E  «  molti  monasteri  erano 
ricchissimi  di  fondi,  di  legati,  dì  esenzioni,  di  privilegi,  di  ca- 
noni e  di  censi  ;  altrettanto  ricche  erano  le  cure,  i  benefici,  le 
mense  episcopali  ».  Gli  onori  e  gli  attributi  si  accumulavano 
sui  cleri;  e  nota  ironico  il  Sauna,  che  essendo  nel  mezzo  del 
secolo  XVIII  il  perugino  Marcantonio  Ansidei  stato  creato 
vescovo  della  sua  città,  ebbe,  oltre  ai  consueti  applausi  poetici^ 
un  regalo  di  2000  scudi  «  nonostante  la  miseria  e  l'oppressione 
del  popolo  ».  Le  scuole  erano  naturalmente  tenute,  dalle  ele- 
mentari alle  universitarie,  dagli  ecclesiastici,  e  di  preferenza  dai 
conventuali,  i  custodi  venerandissimi  dell'odore  e  AeW  accresci- 
mento dello  studio.  Nessuna  meraviglia,  pertanto,  che  la  vita 
intellettuale,  da  Prosinone  a  Ferrara,  e  ad  ogni  modo  nell'Umbria, 
la  terra  già  sacra  alVarte  e  alla  scienza,  languisse  senza  rimedi,  e 
che  le  virulenze  teologiche  e  le  scempiaggini  accademiche  cor- 
rompessero nel  raziocinio  e  nelle  viscere  le  famiglie  e  la  gioventù. 


FBRIODO  DILLA  RIYOLUZIOXB  FRANCESB  —   6.   81MHA  369 

Se  il  Governo  papale,  intisichito  nelle  metafisiche  e  nelle 
secenterie,  fu  triste  nelle  cose  dell'educazione,  egli  riuscì  bar- 
baro e  pessimo  in  quelle  della  giustizia  e  delle  finanze.  Non 
è  che  mancassero  le  buone  leggi,  i  magistrati  di  valore,  e  le 
oneste  tradizioni,  ma  pur  troppo  gli  abusi  dei  privilegiati  eran 
diventati  consuetudinarii,  e  il  diritto  aveva  fatto  il  suo  nau- 
fragio neirarbitrio.  Le  vecchie  libertà  comunali  si  erano  a  poco 
a  poco  cristallizzate  nelle  affardellature  delle  scriniocrazie  e  il 
fisco  sfruttava  senza  mai  un  rimprovero  o  una  tregua  i  patri- 
monii  e  le  rendite  delle  città  e  delle  legazioni.  I  latifondi  e 
l'assenteismo  rovinavano  le  campagne.  Il  disordine  nelle  emis- 
sioni monetarie  e  nella  circolazione  era  piaga  cronica^  e  il  Pre- 
side dell'Umbria  nulla  poteva  in  presenza  di  un  mondo  di  pa- 
rassiti e  di  una  sbirraglia  che  se  la  intendevano  allegramente 
coi  manigoldi  a  scherno  e  a  danno  delle  plebi  a  lor  volta  vio- 
lenti e  ladre.  I  proibitismi  facevano  nella  vita  economica  la 
pioggia  e  il  bel  tempo,  e  quelli  che  più  pagavano  eran  di  rito 
i  poveri  e  i  timidi.  Il  Macinato  era  l'imposta  la  più  odiata,  ma 
i  tesorieri  la  riscuotevano  a  costo  anche  dei  sangui,  ed  alle 
contribuzioni  normali  si  aggiungevano  nelle  occasioni  frequen- 
temente solenni  quei  famosi  doni^  che  spolpavano  fino  all'osso... 
Cesare  Cantù  che  nella  sua  Cronistoria  loda  l'Amministrazione 
dei  Papi  per  i  moderatissimi  tributi^  le  piene  franchigie  munici- 
pali^ e  la  nessuna  coscrizione! 

Dell'invasione  dei  Francesi  il  96,  e  della  guerra  dell'anno 
dopo,  trattano  il  quarto  e  il  quinto  capitolo,  che  per  essere 
schietti  lasciano  a  desiderare,  e  vorranno  in  una  nuova  edi- 
zione essere  dal  Sanna  migliorati  nell'impasto  e  fors'anco  nella 
forma.  Vi  si  racconta,  infatti,  troppo  e  insieme  poco,  difetta 
la  proporzione  tra  i  particolari  e  l'essenziale,  e  a  lettura  chiusa 
noi  si  rimane  con  ancora  non  completa  nella  mente  la  trama 
storica  della  grossa  lotta  impegnatasi  là  nell'  Umbria  tra  Bo- 
naparte  e  Gianangelo  Braschi.  Che,  non  senza  qualche  retto- 
rica,  è  dall'  A.  descritto  così  :  «  Pio  VI  fu  senza  dubbio  uno 
dei  papi  più  benevoli,  ed  animati  da  migliori  propositi,  che 
nell'età  a  noi  più  vicina  sieno  saliti  al  seggio  pontificale  romano  : 
ma  anch'egli,  per  singolare  coincidenza  di  casi  coll'infelice  suo 
contemporaneo  Luigi  XVI,  ebbe  a  pagare  personalmente  il  fio 
di  colpe  e  di  errori,  che  in  gran  parte  non  erano  suoi,  ma 
dell'istituzione  che  a  lui  faceva  capo,  degli  interessi  egoistici 
di  prelati,  di  sovrani,  di  laici,  che  gravitavano  attorno  ad  essa. 

Rivista  storica  italiana,  3*  S.,  vii,  S.  24 


370  RlCnSIOn  B  note  BIBLIOORAnCHI  —  o.  bahoioroio 

Come  rultimo  re  assoluto  di  Francia,  ambi  anch'egli  la  gloria 
di  riformare  lo  slato,  e  lo  trascinò  invece  nell'abisso  della  ro- 
vina finanziaria,  tomba  della  prosperità  nazionale,  e  nello  stesso 
tempo  della  sovranità  di  diritto  divino;  e  anch' egli,  se  non 
lasciò  la  testa  sotto  la  mannaia,  passò  gli  ultimi  anni  di  vita 
neir  esilio,  nella  povertà  e  nel  dolore,  simile  anche  in  ciò  a 
Luigi  Gapeto,  che  ne  fu  molto  più  gloriosa  ed  onorevole  la 
morte,  che  non  fosse  stata  la  vita  ». 

La  verità  è  che  il  Cesenate  avrebbe  volentieri  rinforzata 
a  intero  danno  del  «  ceto  dei  civici  »  la  potestà  della  sua 
Chiesa  (e  la  dimostrò  «  eccitando  lo  Spedalieri,  se  non  proprio 
dandogli  formale  incarico,  a  scrivere  quel  libro  sui  Dirilti  deU 
V  Uomo,  che  tanta  tempesta  di  opposizione  doveva  suscitare 
così  nel  campo  rivoluzionario,  come  nel  monarchico  »),  se  l'ir- 
rompere poderoso  e  fremente  dei  «  nuovi  principii  dell'ugua- 
glianza  e  della  libertà  »  non  fosse  riuscito  fatale  al  vecchio 
mondo  capitanato  da  lui.  Le  «  sapienti  arti  »  del  papismo  non 
bastarono  più  ad  infrenare  e  combattere  gli  «  spiriti  forti  »; 
e  Voltaire,  e  Rousseau,  rivinsero  colla  spada  trionfante  di 
Bonaparte. 

Il  vero  è  che  la  Curia  di  Roma,  né  voleva,  né  poteva  cor- 
reggersi e  riformare,  dannata  air  immobilismo  dalla  ragione 
stessa  della  sua  esistènza,  e  come  ebbe  ogni  diritto  di  scrivere 
il  Becattini  nella  vita  di  Pio  VI  (e,  a  leggerlo  bene,  già  il  Wolff 
di  Zurigo),  lo  Stato  pontifìcio  era  dopo  la  Turchia  il  peggio 
amministrato  d'Europa.  Egli  è  che  il  famigerato  Colli  non  aveva 
a'  suoi  ordini  effettivi  che  i  novemila  uomini,  di  cui  dice  il 
Lemmi,  ai  quali  (continua  questo  storico  recente)  «  si  aggiun- 
gevano torme  di  contadini  sollevati  da  preti  e  frati,  che  li  gui- 
davano col  crocefisso  in  mano  ».  La  verità  è  che  a  Faenza  ì 
papali  tutti,  e  le  bande  e  le  truppe,  vandeani  da  burla,  fug- 
girono a  precipizio  ed  ignominiosamente  al  primo  assalto  dei 
Lombardi  del  La  Hoz.  «  La  storia  di  tutte  le  guerre  religiose 
(riflette  qui  acuto  il  Sauna)  ha  dimostrato  che  il  fanatismo,  se 
talora  compie  prodigi,  tal  altra  é  un  terribile  strumento  di  de- 
pressione e  di  viltà.  »  Dei  danari  raccolti  a  difesa  dello  stato 
dal  previdente  cardinal  Busca,  i  generali  fecero  scempio,  ed 
andarono  scialacquati  "  persino  quei  fondi  che  annualmente 
erano  destinati  a  costituire  doti  a  povere  fanciulle  ».  E  si  do- 
vette ai  patrioti  di  coraggio  e  pronti  ai  sacrifizi,  se  negl'impeti 
sanculotti  delle  facili  vittorie  e  nelle  furie  dell'ammucchiare 


PERIODO  DSL  RISOROIMBNTO   ITALIANO    —  C.   TORTA  371 

bottino  per  sé  e  più  per  Lazzaro  Camot  e  i  famelici  del  Di- 
rettorio, i  conquistatori  non  devastarono  del  tutto  la  povera 
Umbria,  e  Perugia  e  Foligno  ebbero  anzi  tutelate  le  proprietà  e 
mantenuto  l'ordine  dai  Francesi  medesimi.  La  «  gente  irreligio- 
naria  »  fu  precisamente  essa  che  salvò  dai  temuti  saccheggi  le 
cattedrali  e  i  monasteri!  Dott.  Gaetano  Sangiorgio. 


7.  PERIODO  DEL  RISORGIMENTO  ITALIANO 
(1815-1907). 

Pubblicazioni  di  C.  TORTA,  M.  L.  ROSATI,  F.  QUINTA  VALLE, 
C.  DE  ANTONIO,  A.  C.  DE  FEO,  G.  B.  CASONI,  P.  VIGO, 
G.  OTTOLENGHI,  C.  LATREILLE,  N.  TROVANELLI,  G. 
STIAVELLI,  M.  PERTUSIO,  G.  BIADEGO,  L.  BENEDETTI. 

Riassumerò  il  contenuto  di  alcune  recenti  pubblicazioni, 
che  riguardano  il  risorgimento  italiano,  di  valore  intrinseco 
assai  diverso,  ripartendole  in  due  gruppi: 

I.  Narrazione  degli  avvenimenti. 

II.  Biografie, 

I. 

125.  —  La  rivoluzione  piemontese  del  1821  ha  trovato  un 
altro  narratore  in  Carlo  Torta  (1).  Non  sono  informazioni 
nuove  ricavate  da  documenti  rivelatori  ;  perchè  quelli  che  sono 
pubblicati  in  appendice,  non  sono  dì  natura  risolutiva  per  le 
questioni  ancora  pendenti,  né  crediamo  tutti  inediti,  e  difettano 
delle  opportune  indicazioni  sulla  fonte  a  cui  furono  attinte.  È 
però  un  lavoro  di  sintesi  ricostruttiva  diligente,  formato  sulle 
numerose  pubblicazioni,  che  riflettono  la  rivoluzione  piemon- 
tese del  1821  direttamente  o  indirettamente,  nonché  sopra 
alcuni  giornali  contemporanei  ed  anche  su  taluni  manoscritti 
ancora  inediti.  Così  TAutore  ci  offre  Tavvenimento  nella  sua 
interezza:  la  condizione  fatta  al  regno  di  Sardegna  dallo  spi- 
rito retfivo  della  restaurazione,  la  ribellione  degli  animi  pro- 
gressivi e  la  preparazione  delle  coscienze  ad  una  rivoluzione, 


(1)  Carlo  Torta,  La  rivoluzione  piemontese  del  1S2L  —  Roma, 
Soc.  editr.  €  Dante  Alighieri  »  1908. 


372  RECENSIOKI   E  NOTB  BIBLIOGRAFICHE    ^  C.  RIKÀUDO 

il  lavorio  delle  sette,  anche  sotto  T influenza  forestiera,  per 
fomentarne  lo  scoppio,  le  vicende  del  moto  militare  con  l'ab- 
dicazione di  Vittorio  Emanuele,  la  reggenza  costituzionale  di 
Carlo  Alberto,  il  ministero  del  Santa  Rosa,  la  breve  lotta  e 
la  caduta  del  governo  costituzionale.  Era  berte,  che  un  rias- 
sunto sistematico  si  compiesse,  quand'anche  incerta  ancora  sia 
la  soluzione  di  alcuni  quesiti. 

126.  —  Dair archivio  della  famiglia  Bayard  de  Volo,  che  fu 
al  servizio  di  Francesco  V  duca  di  Modena,  la  signorina  Maria 
Luisa  Rosati  trasse  molti  documenti  assai  utili  ad  illustrare 
le  relazioni  tra  i  principi  di  Casa  Savoia,  specialmente  Carlo 
Alberto,  e  Francesco  IV  d'Austria  (1).  Sebbene  sia  meno  esatto 
quanto  TA.  scrive  a  principio  sulla  sfatata  leggenda  dell'ambi- 
zione di  Francesco  IV  alla  successione  sabauda,  essendo  invece 
ornai  dimostrata  vera  dall'atto  nuziale  del  1812  del  Duca  con 
la  figlia  di  Vittorio  Emanuele,  edito  dal  barone  Carutti  {Storia 
della  Corte  di  Savoia,  1892)^  e  confermata  dalle  Beminiscenze 
del  conte  Sauli,  edite  dall' Ottolenghi  (voi.  I,  pag.  404-406), 
rimane  sempre  vero,  che  Vittorio  Emanuele  I  e  Maria  Cristina, 
poi  regina  dì  Napoli,  furono  in  ottime  relazioni  col  Duca  di 
Modena  per  i  vincoli  di  parentela  che  li  univano,  e  che  Carlo 
Alberto,  dissimulando  l'avversione  intima  per  l'austriaco  già 
cupido  del  suo  regno,  mantenne  con  lui  amichevoli  rapporti, 
si  per  avere  informazioni  precise  sui  raggiri  e  intendimenti 
dell'Austria,  e  sullo  sviluppo  delle  società  segrete,  come  per 
essere  rappresentato  con  colori  meno  oscuri  alla  corte  impe- 
riale, senza  essere  obbligato  a  dirette  umiliazioni.  È  per  molti 
riguardi  curiosa  la  corrispondenza  dei  due  sovrani,  in  fondo 
all'animo  avversi,  che  si  comunicano  le  informazioni  politiche, 
come  legati  da  vincoli  dì  una  cooperativa  conservatrice,  vi- 
gilante sui  principi  liberali,  specie  su  Luigi  Filippo,  sui  comi- 
tati di  propaganda  rivoluzionaria  e  sulle  persone  indiziate  di 
infezione  mazziniana. 

127.  —  Il  professore  Ferruccio  Quintavalle,  pubblicando 
un  prezioso  manipolo  di  lettere  del  P.  Tosti  al  conte  Gabrio 
Casati  e  del  Casati  al  Tosti  (2),  non  ha  soltanto  recato  un  utile 


(1)  Maria  Luisa  Rosati,  Carlo  Alberto  di  Savoia  e  Francesco  IV 
d'Austria  e  d'Este,  —  Roma,  Soc.  editr.  «  Dante  Alighieri  »,  1908. 

(2)  F.  Quintavalle,  Im  conciliazione  fra  V Italia  e  il  papato  ndle 
lettere  del  prof.  Luigi  Tosti  e  del  senatore  Gabrio  Casati.  —  Milano, 
L.  F.  Cogliati,  1908. 


PERIODO   DEL   RISORGIMENTO   ITALIANO   —   QUINTA  VALLE,    ECC.  873 

contributo  alla  biografia  di  quei  due  valentuomini,  ma  ha  messo 
in  più  chiara  luce  uno  degli  aspetti  più  caratteristici  del  libe- 
ralismo italiano,  mirante  al  compimento  dei  destini  nazionali 
senza  offendere  né  la  disciplina,  né  la  fede  cattolica.  Il  dotto 
e  pio  benedettino,  associato  al  nobile  patriotta  lombardo,  for- 
niscono due  dei  migliori  saggi  di  quella  cospirazione.  L'egregio 
A.  ha  premesso  un  saggio  sopra  la  questione  romana  ricco 
d'interesse.  Noi,  che  abbiamo  passato  la  giovinezza  in  quel  pe- 
riodo pieno  d'ansie  e  di  pericoli,  ricordiamo  i  mille  disegni 
che  in  libri,  opuscoli,  articoli  di  giornali  e  di  riviste  si  propo- 
nevano per  la  soluzione  della  questione  romana.  Il  Q.  non 
potè  al  certo  fare  uno  spoglio  compiuto  di  tutta  quella  let- 
teratura, ma  richiama  tanti  opuscoli  liberali  pubblicatisi  fra 
il  1859  e  il  1870,  che  bastano  a  rappresentarci  il  colore  del 
tempo.  In  appendice  raccolse  documenti  vari  e  slegati,  non 
tutti  relativi  all'argomento  della  conciliazione  fra  l'Italia  e  il 
papato,  ma  non  privi  di  interesse. 

128.  —  Il  maggiore  Carlo  De  Antonio  ricostruì  con  molta 
chiarezza  e  precisione  in  un  opuscolo  (1)  una  pagina  gloriosa 
del  64®  reggimento  di  fanteria,  ossia  l'azione  sua  a  Montecroce 
il  24  giugno  del  1866,  che  fu  senza  dubbio  altamente  ono- 
revole per  l'intellij^enza  e  la  bravura  dimostrata  dal  colonnello 
Ferrari,  che  comandava  il  reggimento,  e  dai  prodi  ufficiali  e 
soldati  che  vi  presero  parte.  L'illustrazione  dell'episodio  gli 
offre  pure  opportunità  di  dare  in  luce  alcuni  documenti. 

129.  —  Sebbene  non  abbia  importanza  per  novità  di  fatti, 
ricordiamo  un  breve  scritto  di  A.  G.  De  Feo  (2),  che  ci  for- 
nisce un  saggio  dello  spirito  nazionale  che  animava  i  giovani 
della  generazione,  che  combattè  per  l'indipendenza  e  l'unità 
d'Italia.  I  ricordi  del  De  Feo  da  Milazzo  a  Porta  Pia  abbrac- 
ciano appunto  il  periodo  più  attivo  del  moto  nazionale. 

1.30.  —  L'avv.  G.  B.  Casoni,  giornalista  clericale  fin  dai 
giovani  anni  e  in  età  matura  direttore  deW Osservatore  romano^ 
raccolse  in  un  volume  (3)   i    suoi   ricordi   personali   di   vita 


(1)  C.  Db  Antonio,  Il  64'>  di  fanteria  a  Citstoza  (1866).  —  Torino, 
F.  Casanova,  1908. 

(2)  A.  C.  De  Feo,  Da  Milazzo  a  Porta  Pia.  —  Genova,  E.  Spiotti, 
1907. 

(3)  G.  B.  Casoni,  CinquanV o.nni  di  giornalismo  (1846-1900).  in- 
cordi personali,  —  Bologna,  Libr.  Matteuzzi,  1908. 


874  RECENSIONI   B  KOTE   BIBLIOGRl FICHE   —   C.   RIITACDO 

giornalistica.  Senza  dubbio  le  persone  e  gli  avvenimenti  veduti 
alla  lente  temporalesca  assumono  un  colore  speciale;  ma  è 
pur  utile  all'integrità  storica  apprendere  notizie  da  altri  tras- 
curate, e  sentire  il  suono  delle  campane  avverse. 

131.  —  Per  incarico  deirUnione  tipografica  editrice  torinese, 
or  sono  dodici  anni,  io  compilavo  una  Cronologia  italiana  dal 
1869  al  1896  in  continuazione  alla  Storia  degli  Italiani  di  Cesare 
Cantù,  che  s' era  arrestata  alla  soglia  di  Roma  capitale.  Fu  un 
riassunto  affatto  obbiettivo  per  anni  e  per  mesi  di  avvenimenti 
d'ogni  genere,  che  potessero  interessare  la  vita  pubblica  degli 
Italiani.  Il  professore  Pietro  Vigo  intraprende  di  quel  medesimo 
periodo,  estendendolo  solo  di  quattro  anni  ossia  al  1900,  gli 
Annali  (1),  riconnettendosi  agli  Annali  d'Italia  del  Muratori,  del 
Coppi  e  del  Ghiron.  Ma  intende  essere  meno  arido  della  forma 
riassuntiva  adottata  dal  Ghiron  e  da  me,  epperciò  si  propone, 
se  non  erro,  una  vera  esposizione  storica  sui  documenti.  In 
realtà  non  sappiamo  propriamente  quali  siano  i  documenti, 
perchè  neppure  accennati,  se  si  eccettuino  pochi  proclami,  or- 
dini del  giorno  e  brevi  citazioni;  come  non  ci  pare  che  la  mi- 
scellanea di  fatti  sincroni,  per  quanto  insieme  collegata  dal 
periodo,  assurga  a  dignità  di  storia.  Perciò,  appunto  perchè  è 
a  tutti  utile  il  richiamo  degli  avvenimenti  contemporanei,  spo- 
gliati delle  passioni  politiche  e  religiose  e  depurati  dalla  scoria 
giornalistica,  avrei  preferito  la  forma  più  modesta,  sobria,  con- 
cisa della  cronologia,  che  in  più  breve  spazio  racchiude  mag- 
gior quantità  di  notizie,  e  si  astiene  da  apprezzamenti  di  qual- 
siasi natura.  Così  come  fu  concepito  il  lavoro  occuperà  almeno 
otto  volumi,  estendendosi  il  primo  per  i  soli  primi  quattro 
anni,  dal  1871  al  1874.  Discutere  sulla  scelta  più  o  meno  op- 
portuna dei  fatti  è  inopportuno,  perchè  essa  è  sempre  subbiet- 
tiva  e  quindi  molto  variabile;  comunque,  gli  studiosi  saratmo 
grati  al  prof.  Vigo  di  questa  raccolta  di  fatti,  per  quanto  non 
possa  dirsi  del  tutto  nuova. 


•     (1)  Pietro  Vigo,  Auìiali  d'Italia,  Storia  degli  ultimi  trentanni 
del  secolo  XIX.  1«  voi.  —  Milano,  Fratelli  Treves,  1908. 


PERIODO   DEL  RIBORQIHBNTO  ITALIANO    —    OTTOLENGHI  875 


II. 

132.  —  Giuseppe  Ottolenghi  ci  ha  dato  nella  Biblioteca 
storica  del  risorgimento  italiano  (S.  V,  N.  6)  la  prima  parte 
delle  Reminiscenze  del  conte  Ludovico  Sauli  di  Agliano  (1). 
Nato  nel  1787  a  Geva,  trascorse  la  giovinezza  durante  la  do- 
minazione francese  in  Piemonte,  educato  agli  studi  storici  e 
letterari  dal  Napione,  da  Cesare  Balbo  e  dal  Vernazza,  entrò 
nei  pubblici  uifici  alla  restaurazione,  fu  per  volontà  di  Carlo 
Alberto  reggente  del  ministero  degli  esteri  nel  1821  sebbene 
alieno  dalla  rivoluzione,  dipoi  inviato  in  missioni  diplomatiche 
presso  il  Canton  Ticino  e  i  Grigioni  e  in  Turchia. 

Ritiratosi  a  vita  privata  nel  1824,  attese  con  singolare 
attività  agh  studi  storici  e  letterari,  il  che  spiega  l'intimità 
sua  non  solo  coi  piemontesi  Gazzera,  B^lbo,  Provana,  Sclopis, 
Cibrario,  Boucheron,  d'Azeglio  ma  col  Manzoni,  il  Paravia,  il 
Capponi  e  gli  uomini  del  gabinetto  Vieusseux.  Carlo  Alberto 
lo  richiamò  ai  pubblici  uffici,  ma  fu  per  breve  tempo;  Tatti- 
vita  sua  continuò  negli  studi  storici,  specie  dopo  l'istituzione 
della  R.  Deputazione  sopra  gli  studi  di  storia  patria. 

Assolutista  illuminato  accolse  lealmente  lo  Statuto,  e 
spiegò  nuova  operosità  nel  Senato,  al  quale  lo  chiamò  tosto 
Cario  Alberto  nel  1848. 

Temperamento  vivace  e  versatile,  spirito  osservatore,  en- 
tusiasta del  bene  ma  critico  arguto  e  acuto,  lieto  e  brioso  e 
talora  pungente  e  mordace,  desideroso  del  progresso  ma  con- 
servatore e  pavido  delle  novità,  lasciò  nelle  Reminiscenze  della 
propria  vita  non  solo  un  ricco  tesoro  di  notizie  biografiche, 
ma  una  miniera  di  informazioni  sulle  persone,  sulle  istituzioni 
e  sui  fatti  del  Piemonte.  Nel  I  volume  TOltolenghi  ci  offre 
venticinque  anni  di  storia,  quali  corsero  dal  1796  al  1821, 
accompagnandoli  con  frequenti  note  dirette  o  ad  illustrare  il 
testo  o  anche  ad  apprezzarne  il  valore.  Basta  aver  ricordato  la 
vita  del  Sauli  e  il  contenuto  del  volume,  per  farne  intendere 
tutta  l'importanza  per  la  storia  del  Piemonte. 


(1)  Reminiscenze  della  propria  vita.  Commentario  del  conte  Lu- 
dovica Sauli  d'Agliano,  edito  a  cura  di  G.  Ottolenghi,  volume  I. 
—  Roma,  Soc.  editr.  «  Dante  Alighieri  »,  1908. 


376  RECENSIONI   E  NOTE  BIBLIOORA FICHE   —  C.   RINAVDO 

133.  —  Ornai  Giuseppe  De  Maistre  è  caduto  nell'oblio, 
non  ostante  l'acutezza  dell'ingegno,  la  vivacità  dell'esposizione 
e  i  pregi  letterari  de'  suoi  scritti.  Il  Latreille  cerca  di  rinver- 
dirne la  memoria,  studiandone  un  aspetto,  che  ha  pure  con- 
nessione col  nostro  risorgimento  (1),  ossia  quale  evocatore 
della  supremazia  e  infallibilità  pontificia.  L'A.  si  propone  di 
studiare  l'originalità  del  libro  Du  pape,  grido  di  protesta  contro 
l'abbandono  in  cui  era  lasciato  il  papato  dopo  la  restaura- 
zione, appello  alla  subordinazione  d'ogni  autorità  al  suo  pri- 
mato, invito  alla  restaurazione  d'una  assoluta  signoria  ieratica 
sulle  anime.  È  un  lavoro  paziente  ed  accurato.  Dapprima  l'A. 
ci  offre  la  genesi  del  libro,  rintracciandone  l'idea  prima,  la 
lontana  preparazione  e  le  fonti  dirette  d'ogni  paese  ;  ci  fa  quindi 
conoscere  i  ritocchi  suggeriti  da  un  pensatore  più  calmo  e  pre- 
ciso, Guy  Marie  De  Place;  espone  di  poi  il  contenuto  teolo- 
gico, politico  e  storico  conchiudente  alla  teocrazia  più  para- 
dossale per  il  secolo  XIX;  infine  esamina  l'influenza  esercitata 
dal  libro  famoso  sopra  le  idee  religiose  nel  XIX  secolo,  sotto 
la  restaurazione,  dal  1830  al  Sillabo,  dal  Sillabo  al  Concilio 
Vaticano. 

134.  —  N.  Trovanelli,  per  rinverdire  la  memoria  di  Pietro 
Caporali,  uno  dei  primi  martiri  del  risorgimento,  valendosi  di 
nuovi  documenti,  ne  scrisse  testé  una  breve  biografia  (2).  Nato 
a  Cesena  nel  1786,  fu  tra  i  più  ardenti  carbonari  romagnoli 
della  restaurazione;  arrestato  il  4  luglio  1821  fu  condannato 
all'esilio.  Rifugiatosi  a  Pordenone,  fu  tratto  in  prigione  dalla 
polizia  austriaca  e  sottoposto  all'inquirente  Salvotti,  che  pro- 
pose per  lui  la  pena  di  morte.  Il  Governo  di  Vienna  lo  bandi 
dagli  Stati  imperiali  e  lo  restituì  al  papa,  che  lo  condannò 
alla  detenzione  perpetua.  Liberato  nel  1828  per  le  sue  infelici 
condizioni  fisiche  e  mentali,  mori  nel  1831. 

135.  —  Giacinto  Stia  velli  ci  ha  presentato  sotto  aspetto 
più  simpatico  Antonio  Guadagnoli  (3),  mostrandoci  il  poeta 
giocoso  non  solo  come  letterato  e  artista,  ma  quale  poeta  ci- 
vile e  patriottico.  «  Poeta,  conchiude  l'A.,  non  fu  un  cantore 


(1)  C.  Latreille,  Joseph  De  Ma'istre  et  la  papaufé,  —  Paris, 
Libr.  Hachette  et  0^%  1906. 

(2)  N.  Trovanelli,  Pietro  Caporali.  —  Cesena,  Biasini-Tonti,  1906. 

(3)  G.  Stiavblli,  Antonio  Guadagnoli  e  la  Toscana  dei  suoi  tempi. 
—  Torino,  Soc.  tip.  edit.  nazionale,  1908. 


PERIODO  DSL  RISORGIMENTO  ITALIANO  —  STIAVELLI,  ECC.  377 

di  scempiaggini,  né  di  oscenità;  cittadino,  non  fu  un  reazio- 
nario ».  Ma  il  libro  ha  per  noi  un  valore  storico  speciale  per 
lo  studio  deir  ambiente  in  cui  visse  il  Guadagnoli.  Infatti  la 
miglior  parte  è  dedicata  a  rappresentarci  con  brio  festivo  tutta 
la  Toscana  del  tempo  di  Leopoldo  II:  il  tenore  generale  di 
vita,  il  Granduca,  il  governo  granducale,  i  preti,  i  signori,  gli 
impiegati,  i  birri,  le  vicende  politiche,  le  società  segrete,  la 
stampa  periodica,  gli  artisti,  ì  letterati,  gli  uomini  politici  e  le 
macchiette,  in  modo  da  rendere  più  sicuro  ed  equo  il  giudizio 
sul  suo  protagonista. 

136.  —  Abbiamo  percorso  l'opuscolo  di  M.  Pertusio  in- 
tomo a  Giovanni  Ruffini  (1),  sperando  di  trovare  nuovi  do- 
cumenti e  qualche  nuova  considerazione  intorno  al  patriotta 
e  allo  scrittore;  ma  la  lettura  ci  tolse  ogni  speranza.  Sono  ri- 
petute, ma  assai  meno  efficacemente  del  Faldella  e  meno  so- 
briamente di  altri  scrittori,  cose  note. 

137.  —  Il  Biadego  dette  in  luce  il  discorso  tenuto  in  Ve- 
rona il  2  febbraio  1908  sulla  nobile  figura  di  Carlo  Monta- 
nari (2),  che  egli  tratteggia  con  sentimenti  di  affettuosa  am- 
mirazione. E  fu  bene  richiamare  alla  memoria  degli  obliosi 
contemporanei  il  forte  martire  di  Belfiore.  Al  discorso  seguono 
cinque  lettere  del  M.  e  la  riproduzione  di  due  passaporti. 

138.  —  L.  Benedetti  ci  rammenta  un  altro  valoroso,  Pier 
Fortunato  Calvi  (3),  l'impavido  condottiero  dei  Cadorini  nella 
lotta  ineguale  del  1848,  l'eroico  comandante  della  legione  Cac- 
ciatori delle  Alpi  nella  difesa  di  Venezia,  l'esilio  doloroso,  la 
temeraria  spedizione,  che  nel  1855  lo  trasse  a  morte.  Col  Calvi 
TA.  illustra  pure  gli  avvenimenti  a  cui  prese  parte.  Seguono 
undici  lettere  inedite  del  C.  ed  una  dell'abate  Martini  descri- 
vente gli  ultimi  momenti  dell'eroe.  C.  Rinaudo. 


(1)  M.  Pertusio,  La  vita  e  gli  scritti  di  Giovanni  Ruffini,  —  Ge- 
nova, F.  Chiesa,  1906. 

(2)  G.  BiADBGO,  La  figura  di  Carlo  Montanari,  —  Milano,  Co- 
aliati,  1908. 

(3)  L.  Benedetti,  P.  Fortunato  Calvi  e  il  risorgimento  italiano. 
—  Pieve  di  Cadore,  Tip.  Tiziano,  1905. 


378  RECENSIONI   E  NOTE   BIBLIOGRAriCBE  —   O.   BCHUVONE 


PAOLO  NEGRI,  Storia  del  46^  Beggimenio  Fanteria  dalla  sua 
formazione  alla  presa  di  Roma.  —  Imola,  .Coop.  Tip,  edit. 
Paolo  Galeati,  1905. 

139.  —  Narra  i  fatti  principali  del  nostro  risorgimento, 
intrecciandovi  opportunamente  quelli  del  Reggimento,  dal 
settembre  1859  alla  presa  di  Roma. 

Dopo  breve  sintesi  della  storia  d'Italia  dal  periodo  della 
rivoluzione  francese  alla  pace  di  Villafranca,  TA.  accenna  ai 
corpi  che  si  costituirono  nell'Emilia  e  nella  Toscana,  per  porre 
argine  al  nemico  che  cercava  di  rimettere  sui  troni  i  Principi 
fuggiaschi.  Da  uno  di  tali  corpi  (4*  Fanteria)  Brigata  Reggio, 
trasse  origine,  nel  settembre  1859,  il  46<»  fanteria,  al  comando 
del  ten.  col.  Sacchi  Gaetano,  uno  dei  gloriosi  compagni  d'armi 
di  Garibaldi,  col  quale  aveva  combattuto  nelle  guerrighe  d'Ame- 
rica, nel  1849   à  Roma,  nel  1859  a  Como  ed  a  Varese. 

Qui  l'A.  espone,  con  particolari,  la  formazione  dei  quadri, 
l'istruzione,  l'equipaggiamento,  il  riparto  in  compagnie  del  nuovo 
corpo,  ecc.,  particolari  che  si  rinnovano  a  mano  a  -mano  av- 
vengono variazioni  nei  quadri  e  nei  reparti. 

Nell'ottobre  1859  il  Reggimento  fu  trasferito  a  Carpi,  dove 
ricevette  in  dono,  nel  gennaio  1860,  dalle  gentili  signore  della 
città  la  prima  bandiera,  che  fece  benedire  con  grande  solen- 
nità ed  usò  fino  alla  festa  dello  Statuto  dell'anno  seguente, 
giorno  in  cui  ebbe  quella  d'ordinanza,  per  mano  del  generale 
Fanti,  Ministro  della  Guerra. 

Da  Carpi  il  Reggimento  fu  trasferito  a  Novi,  e  poi  ad 
Alessandria,  a  Piacenza,  a  Borgo  S.  Donnino,  a  Pavia,  a  Tor- 
tona, a  Torino,  per  impedire  le  continue  diserzioni  che  avve- 
nivano nel  corpo  per  seguire  Garibaldi  in  Sicilia,  e  per  far 
fronte  ai  preparativi  minacciosi  dell'Austria  sul  Mincio  e  sul 
Po,  in  conseguenza  degli  avvenimenti,  che  frattanto  si  svolge- 
vano nell'Italia  meridionale. 

Lo  stesso  colonnello  Sacchi  domandò  ed  ottenne  le  dimis- 
sioni per  correre  a  Genova,  e  preparare  una  nuova  spedizione 
in  Sicilia,  che  comandò  egli  stesso.  Fu  sostituito  nel  comando 
del  Reggimento  (10  luglio  1860)  dal  ten.  col.  Druetti. 

In  gennaio  e  marzo  1862  il  Reggimento  si  accresce  di 
altre  6  compagnie  (dalla  13^  alla  18*)  in  4  battaglioni. 

Nello  stesso  anno  il  Reggimento  parte  alla  volta  di  Na- 


PERIODO  DZL  RISORGIMENTO  ITALIANO   —   P.   NEGRI  379 

poli  per  sorvegliare  la  spiaggia  salernitana  da  possibili  sbarchi 
di  Garibaldini. 

I>opo  la  infelice  giornata  di  Aspromonte,  il  Reggimento 
si  riunisce  a  Salerno  e  irradia  distaccamenti  nella  provincia, 
nel  Molise,  nel  Melfitano,  per  la  repressione  del  brigantaggio. 
L'A.  narra  minutamente  gli  scontri  avuti  coi  briganti,  gli  atti 
di  valore  compiuti  dai  vari  drappelli  del  corpo,  le  faticose 
perlustrazioni  eseguite,  gli  stenti,  la  vita  di  sacrifici,  ch'è  la 
vita  di  tutti  i  giorni,  e  illustra  i  fatti,  citando  località  e  per- 
sone che  vi  presero  parte. 

Dolorosa  quant'altra  mai  fu  la  perdita  dei  distaccamenti 
dei  Gavalleggieri  di  Saluzzo,  comandati  dai  sotto  tenenti  Guidi 
e  Borromeo,  il  primo  dei  quali  perdette  la  vita  con  quasi  tutti 
i  suoi  soldati. 

Il  Reggimento  da  Salerno  passa  a  Potenza,  a  Melfi,  poi 
nuovamente  a  Salerno,  sempre  con  numerosi  distaccamenti  in 
continue  fazioni  contro  il  brigantaggio.  Nel  marzo  del  1865 
viene  trasferito  ad  Ancona,  lasciando  le  provincie  meridionali 
dopo  tre  anni  di  lotta,  soddisfatto  di  avere  contribuito  alla 
sicurezza  pubblica  di  quelle  regioni,  fiero  di  aver  compiuto 
così  bravamente  il  proprio  dovere,  malgrado  la  triste  campagna 
di  repressione  si  fosse  cosi  lungamente  prolungata. 

Nel  luglio  1865  Ancona  fu  attaccata  dal  colera.  Torino, 
Milano,  Firenze  e  le  minori  città  sorelle  furono  larghe  di  con- 
forto per  Ancona.  Il  46^  fant.,  provato  anch'esso  dal  morbo, 
non  si  arresta  per  tanto  dairafifrontaré  stenti  e  pericoli  per 
accorrere  in  aiuto  dei  sofferenti;  per  di  più  raccoglie  nelle  sue 
file  una  bella  somma  e  la  oflfre  ai  poveri.  Ancona  ricorderà 
sempre  l'opera  di  soccorso  e  Tatto  filantropico  compiuti  dal 
Reggimento,  come  nobili  esempi  di  virtù  e  di  carità  cittadina. 

Da  Ancona,  nel  maggio  1866,  il  Reggimento  passa  a  Ca- 
stelfranco deirEmilia,  con  a  capo  il  col.  Isolabella,  successo 
al  Druetti,  promosso  Generale  comandante  la  Brigata  Reggio 
(45*,  46*),  e  prende  parte  alla  campagna  contro  TAustria,  che 
FA.  descrive  sommariamente,  indicando  le  operazioni  compiute 
dal  Reggimento,  di  cui  egli  comandava  la  1*  compagnia. 

Dopo  la  campagna  del  1866  il  Reggimento  viene  trasfe- 
rito a  Verona,  quindi  ad  Arezzo,  e  di  là,  nel  novembre  1867, 
ad  Orvieto,  a  Spoleto,  a  Temi,  a  Nami,  a  Rieti,  con  la  spe- 
ranza di  poter  marciare  su  Roma,  come  lo  facevano  prevedere 
le  parole  ardenti  del  generale  Bixio  (comandante  la  divisione 


880  RECEKBIONI   E  NOTB  BIBLIOGRAFICHE   —  0.   SCHUYONB 

composta  dei  Reggimenti  45°,  46"*,  51**,  52«»,  che  un  giorno  riunì 
a  rapporto  anche  i  sottufficiali  e  caporali  del  Reggimento,  e 
loro  rivolse,  fra  le  altre,  queste  parole:  €  Nei  combattimenti 

occhio  vigile,  avvedutezza,  calma,  poco  spreco  di  munizioni 

sempre  alla  baionetta siamo  intesi pronti  a  partire  da  un 

momento  all'altro,  senza  ritardo  d'un  solo  minuto ».  Ma  per 

allora  tante  legittime  speranze  rimasero  deluse  e  in  luogo  di 
marciare  su  Roma  il  Reggimento  fu  trasferito  a  Firenze,  e  di 
là  a  Siena. 

Finalmente,  decisasi  la  spedizione  su  Roma,  il  46*  fanteria 
fu  nel  1870  chiamato  da  Bixio  a  far  parte  della  sua  Divisione, 
e  ai  suoi  ordini  marciò  su  Orvieto,  su  Civitavecchia,  su  Roma, 
dove  combattè  a  Porta  S.  Pancrazio,  il  cui  bastione  (n.  8)  fu 
runico  che  diede  un  barlume  di  resistenza. 

L'A.  fa  anche  una  breve  descrizione,  con  cenni  storici» 
delle  città  in  cui  fu  di  guarnigione  il  Reggimento,  specie  del- 
l'arcipelago Ponziano,  dove  per  un  anno  fu  distaccato  il  suo 
battaglione  (r). 

In  complesso  il  lavoro  del  Negri  desta  interesse  per  l'au- 
tenticità dei  fatti,  esposti  Qon  larga  e  sicura  cognizione,  avendo 
l'A.  preso  parte  a  parecchi  di  essi,  e  perchè,  citando  fatti  e 
nomi  di  valorosi  da  pochissimi  conosciuti,  arreca  un  lodevole 
contributo  alla  storia  del  nostro  risorgimento. 

G.    SCHIAVONE. 


II. 
SPOGLIO  DEI  PERIODICI 


ELENCO   ALFABETICO   CON   BELATITA   SIGLA. 

1.  Archiv  fUr  Katholisches  Kircheìirecht  (Mainz)  LXXXVII, 

anno  1907 Akkr. 

2.  Archiv  fUr  Kulturgeschichté,  V,  1907         ....  Akgr. 

3.  Archiv  fUr  Beformationgeschichte  (Berlin)  IV,  1906        .  Xrg. 

4.  Archivio  emiliano  del  risorgimento  nazionale   (Modena) 

I,  1907 ArnE. 

5.  Archivio   storico  per   le  provincie   napoletane    (Napoli) 

XXXII,  1907;  XXXIII,  1,  1908 AsN. 

6.  Archivio  storico  per  le  provincie  parmensi  (Parma)  NS., 

Ili,  1903  (1905);  IV,  1904  (1906);  V,  1905  (1906);  VI, 

1906  (1907);  VII,  1907 AspP. 

7.  Arte  decorativa  e  industriale  (Milano-Bergramo)  XII,  1903; 

XIII,  1904;  XIV,  1905;  XV,  1906;  XVI,  1907    .         .  Adi. 

8.  Atti  della  r.  accademia  dei  Lincei:  rendiconti  (Roma)  S.  5, 

XVI,  1907 AaLr. 

9.  Atti  della  società  ligure  di  storia  patria  (Genova)  XXXV; 

XXXVI,  1906 As8L. 

10.  Atti  e  memorie  della  r.  deputazione  di  storia  patria  per  ' 

le  Provincie  modenesi  (Modena)  S.  6,  I,  1908       .        .  AmdM. 

11.  Bibliothèque  universelle  et  revue  Suisse  (Lausanne)  P.  4, 

voli.  XXXIII-L,  1904-1908,  luglio       ....  BnrS. 

12.  Bollettino  d'arte  del  Ministero  della  Pubblica  Istruzione 

(Roma)  I,  1907 Bami. 

13.  Bollettino  dei  civici  mu^ei  artistico  ed  archeologico  di  Mi- 

lano (Milano)  II,  2,  3,  1907 BmaaM. 

14.  Bollettino  della  civica  biblioteca  di  Bergamo  (Bergamo) 

I,  1907;  n,  1,  1908 BcbB. 

15.  Bollettino  di  archeologia  e  storia  dalmata  (Spalato)  XXX, 

anno  1907 BasD. 

16.  Ballettino  senese  di  storia  patria  (Siena)  XIV,  1907       .  BbH. 

17.  Critica  (la)  (Napoli)  III,  6,  1905;   IV,  1906;  V,  1907; 

VI,  1,  2,  1908 Cr. 

18.  Cultura   espafiola   (revista   de  AragoìiJ   (Madrid)  1906  ; 

1907;  1908,  febbraio CE. 


382  8P0QL10  DKI   PERIODICI 

19.  Deutsche  Rundschau  (Berlin)  XXIX,  1903;  XXX,  1903-4; 

XXXI,  1904-5;   XXXII,  1905-6;   XXXIII,  1906-7; 
XXXIV,  1-9,  1907-8 RD. 

20.  Diarium  Terrae  Sanctae  (Hierosolymis)  I,  1,  1908  .  DTS. 

21.  Favilla  (la):  rivista  delV Umbria  e  delle  Marche  (Perugia) 

XXVI,  3-12,  1907-1908 Fa. 

22.  Journal  des  Savants  (Paris)  NS.,  Ili,  1905;  IV,  1906; 

V,  1907;  VI,  1908,  gennaio-maggio    .        .  .  J». 

23.  Kaiholik  (der)  (Mainz)  S.  3,  XXXV,  e  XXXVI,  1907    .  Ka. 

24.  Memorie  della  r.  'accademia  delle  scienze  di  Tonno  (To- 

rino) S.  2,  LVII,  1907 MaT. 

25.  Neues  Archiv  der  Gesellschaft  filr  llltere  deutsche  Ges- 

chichtskunde  (Hannover)  XXXII,  2,  3,  1907;  XXXIII, 

1,  2,  1908 Xar. 

26.  Nouvdle  revue  historique  de  droit  fran^ais  et  étranger 

(Paris)  XXIX,  1-6,  1905;  XXX,  1906;  XXXI,  1907  .  Nrhd. 

27.  Nuovo  archivio  veneto  (Venezia)  NS.,  XIV,  1907;  XV, 

1,  1908 NaY. 

28.  Pensiamento   (el)   latino  (Santiago)  III,  9,   1905;   IV, 

8-11,  1906 PI. 

29.  RassegìUi  bibliografica  dell* arte  italiana  (Ascoli  Piceno- 

Rocca  S.  Casciano)  VI,  7-12,  1903;  VII,  1904;  VIH, 
1905;  IX,  1906;  X,  1907;  XI,  1-6,  1908  .        .  Bbal. 

30.  Rassegna  (la)  latina  (Genova)  I,  1907;  II,  1908,  gen- 

naio-aprile       BLat. 

31.  Revolution  (la)  de  1848  (Paris)  1906;  1907,  gennaio- 

novembre        B1848* 

32.  Revolution  (là)  frangaise  (Paris)  1907;  1908,  gennaio    .  BF. 

33.  Revue  des  études  ancìennes  (Paris)  IX,  1,  2,  1907  .        .  Rea. 

34.  Revue  des  études  historiques  (Paris)  1904;  1905;  1906; 

1907;  1908,  gennaio-aprile Beh. 

35.  Revue  d'histoire  redigée  à  Vétat-major  de  Varmée  (Paris) 

.1904;  1905;  1906;  1907;  1908,  gennaio        ...  Bhem. 

36.  Revue  du  mois,  1906 Rinata. 

37.  Revue  generale  (Bruxelles)  XLII,  5-12,  1906;  XLIII,  1907; 

XLIV,  1-6,  1908 Rg. 

38.  Revue  historique  (Paris)  XCIII-XCV,  1907;  XCVI,  XCVII, 

XCVIII,  1908,  gennaio-agosto Rh. 

39.  Ròmische   Quarialschrift  filr  chnstliche  Aliertumkunde 

und  filr  Kirchengeschichte  (Roma)  XXI,  1907      .        .  QR. 

40.  iSiena  monumentale  (Siena)  I,  1906;  II,  1907  .        .        .  Smon. 

41.  Sociéié  académique  religieuse   et  scienti fique  du  Duché 

d'Aoste  (Aoste)  XIX,  1905 SarsA. 

42.  Studi  storici  (Pisa)  XVI,  2,  3,  4,  1907     .        .        .        .Ss. 

43.  TheologiscJie  Quartalschrift  (Freiburg  i.  Br.)  LXXXIX, 

1907 Thq. 

44.  Zeitschrift  fiìr  katholische  Theologie  (Mainz)  XXX,  3, 1906; 

XXXI,  1907 Kkth. 


STORIA  OENERALS  383 


1.  STORIA  GENERALE. 

METODOLOGIA,    RACCOLTE,    CURIOSITÀ,    STORIA    DI   REGIONI, 
DI    CITTÀ,    DI    MONUMENTI,    DI    FAMIGLIE. 

1082.  Fa.  —  XXVI,  3-4,  1907.  —  Bustico  O.,  Il  concetto  di  pro- 
gresso nella  storia  in  Tom.  Enrico  Buckle, 

1083.  €r.  —  V,  4,  1907.  —  B.  C,  Cristianesimo,  socialismo  e  me- 
todo storico  [A  proposito  di  un  libro  di  G.  Sorel  ;  «  le  système  histo- 
rique  de  Renan  »]. 

1084.  Cr.  —  V,  6,  1907.  —  Volpe  G.,  hisegiuxmento  superiore  della 
storia  e  riforma  universitaria. 

1085.  Adi.  —  XII,  1,  1903.  —  Lnxoro  A.,  Antichi  elementi  di 
arte  nuova, 

1086.  Bami.  — -  I,  9,  1907.  —  Pernier  L.,  Scavi  delia  missione 
archeologica  italiana  a  Creta  nel  1901. 

1087.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  6-8,  1907.  —  Pernier,  I^avori  eseguiti 
dallu  missione  archeologica  italiana  in  Creta  dal  2  aprile  al  12  set- 
tembre 1906  [Relazione  al  prof.  E.  De  Ruggiero,  presidente  della 
Scuola  Italiana  di  Archeologia]. 

1088.  SarsA.  —  XIX,  1905,  —  Frntaz  F.  G.,  Le  cinquantenaire 
de  la  fondation  de  l'Académie  de  S.  Anselme  [Discorso]. 

1089.  Nar.  —  XXXIII,  1,  1908.  —  Bericht  uber  die  dreiundreìs- 
sigste  Jahresversammlung  der  Zentraldirektion  der  *  Monumenta  Ger- 
maniae  historica  ».  Berlin,  1907, 

1090.  Jg.  — -  1907,  giugno.  —  Gnlffrey  J.,  Les  origines  de  VAoa- 
démie  de  France  à  Rome. 

1091.  AsN.  —  1908.  —  Perfetto  G.,  Indice  generale  dei  voli.  XXVI- 
XXX  dell'Archivio  storico  pei*  le  provincie  napoleiune. 

1092.  NaV.  —  NS.,  XIV,  I,  II,  67-68,  1907;  XV,  I,  69,  1908.  - 
Segarizzi  A.,  Bollettino  bibliografico  della  regione  veneta  [Pubblicazioni 
del  1905]. 

1093.  NaV.  ~  NS.,  XIV,  I,  II,  67,  68,  1907,  e  XV,  I,  69,  1908. 
—  Cipolla  C,  Pubblicazioni  sulla  stoina  medioevale  italiana  del  190S. 

1094.  Bbal.  — *VIII,  1-2,  1905.  —  Uno  studioso  Veneziano:  i  nuovi 
incrementi  delle  RR.  Gallerie  di  Venezia  [I  recenti  acquisti]. 

1095.  BasD.  —  XXX,  1-12,  1908.  —  Bulic  F.,  Le  gemme  del- 
Vi.  r,  museo  di  Spalato  acquistate  nel  1906.  —  Id.,  Elenco' degli  oggetti 
d'arte  acquistati  nell'anno  1907  dall'i,  r.  museo  di  Spalato. 

1096.  BmaaM.  —  III,  3,  1908.  —  Elenco  dei  doni,  degli  oggetti  in 
depo,nto  e  degli  acquisti  i)ervenuii  ai  Musei  (di  Milano)  dal  P  feJb- 
bravo  al  31  dicembre  1907, 

1097.  Bami.  —  I,  1,  1907.  —  Supino  J.  B.,  Nel  R.  Museo  Nazio- 
nale di  Firenze  [Innovazioni]. 

1098.  Bami.  —  I,  2,  1907.  —  Orsi  P.,  Nuovi  acquiMi  per  il  museo 
archeologico  di  Siracusa. 

1099.  Bami.  —  I,  5,  1907.  —  Vesme  A..  Bassorilievi  in  legno  nella 
R.  Pinacoteca  di  Torino, 


884  SPOGLIO   DBI   PSRIODICI 

1100.  Bami.  —  I,  8,  1907.  -*  Gamba  €.,  Quadri  nuovaìnente  esposti 
agli  Uffizi  [Una  «  Madonna  »  del  Pontormo,  la  «  Carità  »  di  Fran- 
cesco Salviati,  r  «  Arcangelo  Gabriele  e  Tobiolo  »  di  Francesco 
libertini  detto  il  Bacchiacca]. 

1101.  Bami,  —  I,  8,  1907.  —  Trizzoni  G.,  Le  novità  della  Pina- 
coteca ambrosiana  [Il  <  Musicista  »  attribuito  a  Leonardo,  la  «  Testa 
di  S.  Giovanni  »  di  Antonio  Solario,  un  €  Lare  »  di  Tormine,  il 
«  Presepio  »  di  Federico  Barocci]. 

1102.  Bami.  —  I,  11,  1907.  —  Hermanin  F.,  Galleria  nazionale 
a  Palazzo  Corsini  in  Roma:  acquisto  di  due  quadretti  di  Salvator 
Posa  ed  esposizione  di  antichi  paesaggi, 

1103.  Bami.  —  1, 1,  1907.  —  Focolari  0.,  PP,  Gallerie  di  Venezia: 
a<:quisio  di  un  ritratto  di  Lorenzo  Ijotto. 

1104.  Bami.  —  I,  5,  1907.  —  Testa  L.,  Nuovi  quadri  nella  P,  Gal- 
leria di  Parma. 

1105.  Bami.  —  I,  3,  1907.  —  Gamba  C,  JS^uovi  acquisti  di  dipinti 
veneti  biella  Galleria  degli  Uffizi. 

1106.  Bami.  —  I,  6,  1907.  —  Giglioli  0.  H.,  Le  miniature  di  Pie- 
cardo  Gibson  neUa  Galleria  Pitti. 

1107.  Adi.  —  Xn,  11, 1903.  —  Carotti  G.,  Alcuni  oggetti  del  mtLseo 
Poldi'Pezzoli. 

1108.  Adi.  —  XIV,  4,  1905.  —  Berlam  A.,  Antefisse  tarantine  nel 
museo  civico  d'antichità  in  Trieste. 

1109.  Adi.  —  XII,  4,  6,  1903.  —  Morasso  M .,  La  scuola  e  U  tesaro 
di  S.  Pocco  a  Venezia. 

Ilio.  Bami.  —  I,  1,  1907.  —  Marra!  D.  B.,  Scoperta  di  un  af^ 
fresco  nel  P.  Istituto  di  belle  arti  di  Firenze  [L'«  Ultima  Cena  »  di 
Stefano  d'Antonio  di  Vanni  (?)]. 

1111.  AspP.  —  VII,  1907.  —  Longhena  M.,  Atlanti  e  carte  nau- 
tiche dal  secolo  XIV  al  XVII  conservati  nella  biblioteca  e  nelVarchivio 
di  Parma. 

1112.  Rbal.  --  VII,  7-9,  1904.  —  Grigioni  C,  L'esposizione  del- 
l'antica  arte  senese. 

1113.  Rbal.  —  VIII,  8-10, 1905.  —  Angeli  D.  e  Calzini  E.,  Uan- 
tica  arte  inarchigiana  all'esposizione  di  Macerata. 

1114.  Adi.  —  XIII,  4,  6,  1904.  —  Carocci  G.,  Alla  mostra  del- 
l'arte antica  senese. 

1115.  BsS.  —  XIV,  1,  2,  1907.  —  Lisini  X.^  Archivi:  inventario 
diplomatico  del  r.  archivio  di  Stato  in  Siena  [Continuazione,  cfr.  Usi, 
1907,  sp.  n.  992]. 

1116.  XaV.  —  NS.,  I,  II,  67,  68,  1907.  —  Foligno  C,  Codici  di 
materia  veneta  nelle  biblioteche  imflesi  [Continuazione,  cfr.  Psly  1907, 
sp.  n.  1577:  dal  num.  CLXXVI,  dell'anno  1471,  al  num.  CCIX,  degli 
anni  1582-1774]. 

1117.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  6-8,  1907.  —  Monaci  E.,  FrammenH 
di  antiche  pergameiie  a  Su  tri.  —  Finoccliiaro  Sartorio  A.,  Frammenti 
giuridici  di  antiche  pergamene  rinvenute  a  Sutri. 

1118.  BsS.  —  XIV,  1,  1907.  —  Solmi  A.,  Pegestum  Volaterranum 
[Rassegna  del  volume  di  Fedor  Scbneider]. 

1119.  Zkth.  —  XXXI,  2,  1907.  —  Grisar,  Pegesta  Pomaìwrum 
Ponti ficum  [Rassegna  del  volume  I  riguardante  Roma]. 


BTOKIà    GENERALE  385 

1120.  Thq.  -  LXXXfX,  4,  1907/—  Scbmid  J.,  Ziir  Geschkhte 
des  Codex  Amìatinwi  [Sull'uso  del  medesimo  per  opera  del  Sirleto, 
con  i  passi  del  medesimo. estratti  dalla  corrispondenza  del  Sirleto]. 

1121.  AmdM.  -  S.  6,  I,  190^.  —  Ferrari  Moreni  G.,  Sforza  «., 
Sandonniiii  T.,  Casini  T.,  (  iopini  X.,  Santi  >.,  Piceagrlia  B.,  Bologna  P., 

Contiu nazione  ed  aggiunte  alla  «  Biblicteca  tnodenese  »  di   Girolamo 
Tiraboschi. 

1122.  Rli.  —  XCVIII,  1,  1908.  —  Seignobos  Cli.,  «  WeUgeschichte  ^ 
publiée  Hoim  la  direction  de  H.  F.  Helmolt  [Rassegna  e  critica  dei 
nove  volumi]. 

1123.  Zlìth.  —  XXXI,  2,  1907.  —  Grisar,  Geschichte  der  Katho- 
liachen  Kirche  [Rassegna  dell'opera  di  Kirsch  e  Luksch]. 

1124.  Tqli.  —  LXXXIX,  1,  1907.  —  Sfigmliller  J.  B.,  Zur  Ges- 
chichte der  Finanzveraaltung  des  KardinalkoUegs. 

1125.  Alckr.  —  LXXXVII,  3,  1907.  —  Helner,  Kechtsgultigkeit 
eines  Verrichtes  des  Papstes  auf  den  Kirchenslaat. 

112(>.  Cr.  —  IV,  5,  1906.  —  Gargrinlo  A.,  Storia  dell'arie  italiana ^ 
[Rassegna  dei  quattro  volumi  dell'opera  del  Venturi]. 

1127.  Cr.  —  IV,  4,  1906.  —  B.  C,  Tai  poesia  2^polare  italiana 
[Amplissima  rassegna  della  seconda  edizione  degli  studi  di  Ales- 
sandro D'Ancona]. 

1128.  AspP.  —  NS.,  V,  1905  (1906).  —  Boselli  A.,  Testi  dialettali 
parnieìUfi  [Premette  cenni  storici  sulla  letteratura  dialettale  parmense 
la  quale  sorge  tardi  e  si  svolge  poi  ricca  tra  il  XV  e  il  XVI  secolo, 
per  continuare  nei  successivi  fino  al  XIX.  Seguono  i  testi  :  dalla  cro- 
naca di  Leone  Smagliati  (1494-1518);  dal  diario  di  Giorgio  Franchi 
(1543-1557);  da  sonetti  del  secolo  XVI;  dalla  cronaca  di  Pietro  Be- 
lino (1601-1650);  da  sonetti,  commedie,  contrasti  del  secolo  XVIII, 
specialmente  di  Gaspare  Bandini,  di  Uberto  Giordani  e  contro  Gu- 
glielmo Du  Tillot  ;  infine  da  poesie  di  Giuseppe  De  Lama,  di  Giu- 
seppe Callegari,  di  Tommaso  Gasparotti.  In  appendice  alcune  aggiunte 
al  «  Saggio  di  bibliografia  dialettale  parmense»  di  A.  Restori]. 

1129.  Rh.  —  XCVIII,  2,  1908.  —  Monceaiix  P.,  Ilistoire  de'la 
Gaule  [Rassegna  dei  volumi  I  e  II  dell'opera  di  Camillo  Jullian]. 

1130.  BsS.  ~  XIV,  2,  1907.  —  Rossi  M.  C,  La  donna  e  le  in- 
dustrie feinmiìiili  nella  regione  senese  [Attraverso  i  secoli]. 

1131.  AsN.  -  XXXlf,  2,  1907;  XXXIII,  1,  1908.  —  Ferorelli  ^\, 
Gli  ebrei  nell'Italia  meridionale  dalVetà  romana  a  Carlo  di  Borbone 
[Le  prime  colonie  avvenute  prima  e  dopo  la  distruzione  di  Gerusa- 
lemme e  le  loro  vicende  fino  al  pontificato  di  S.  Gregorio  Magno; 
e  poi  fino  al  mille]. 

1132.  Thq.  —  LXXXIX,  3,  1907.  —  Stolz  E.,  naQotxia.  parochia 
und  parochus  [Ricerca  sopra  l'origine  e  il  significato  del  termine 
ecclesiastico  «  parochia  »  e  della  voce  «  paroco  »  dal  II  al  XVI  secolo]. 

1133.  Rhem*  —  XXVII,  1907,  luglio.  —  Tas  premières  mitrailleuses 
CtS42'i72o)  [I  «  ribaudequins  »  dei  secoli  XIV  e  XV;  gli  «  orgues  »  * 
del  secolo  XVI;  le  nuove  mitragliatrici  del  principio  del  sec.  XVIII]. 

1134.  Adi.  —  XV,  10,  11,  1906.  —  Melani  A.,  Gradinate  e  scale 
[Attraverso  ì  secoli]. 

1135.  Adi.  —  XII,  3,  7,  8,  9,  10,  1903.  —  Carotti  G.,  Cariatidi, 
ermp,  canefore  [Cenni  .storici  generali  con  illustrazioni].  —  Id.,  Le 
cariatidi  nel  medioevo,  nel  rlnascimenio  e  nei  tempi  moderni. 

Rivista  sierica  italiana,  ^*  S.,  vir,  3.  25 


386  sroGLio  dei  periodici 

1136.  Adi.  —  XIII,  1,  1904-.  —  Liixoro  A.,  Addóbìn  di  vecchi  pa- 
lazzi [A  Genova,  Pisa,  Roma,  ecc.]. 

1137.  Adh  —  XIV,  1,  1905.  —  Pesci  e  insetti  nella  decorazione 
[Attraversò  i  secoli]. 

113^.  Adi.  —  XIV,  6,  7,  8,  1905.  —  Patroni  O,,  Figure  decora- 
tive antiche  di  bronzo  e  di  marmo. 

1139.  Adi.  —  XII,  10,  1903.  —  Melani  A.,  Ornamenti  di  vecchie 
tovaglie. 

1140.  BurS.  —  XLVI,  1907,  aprile  e  maggio.  —  De  Tarigny  H., 

Ias  noms  de  lieux  et  ce  qu'ils  enseignent, 

1141.  BurS.  —  XXXV,  settembre;  XXXVI,  1904,  ottobre  e  no- 
vembre. —  Delines  M.,  I^e  diable  et  le  satanique  dans  les  littératurea 
européenìies  [A  proposito  dell'opera  di  M,  J.  Matuszevski]. 

1142.  Rea.  —  IX,  2,  1907.  —  Bottin  0.,  «  lìrica  »,  «  Briga  »  et 
€  Briva  »  [L'origine  dei  nomi  in  «  -bria  »,  «  -brium  »,  non  è  neces- 
sariamente «  -briga  »]. 

1143.  Zlitli.  —  XXXI,  3,  1907.  —  Kross  A.,  Zur  Geschichte  der 
Loretolegende. 

1144.  Jfi.  —  1907,  luglio.  —  Belaborde  H.  F.,  Véroluiion  d'une 
legende  pieuse:  la  «  Santa  Casa  »  de  Lorette  [Secondo  le  conclusioni 
di  Ulisse  Chévalier]. 

1145.  Zktli.  —  XXXI,  4,  1907.  ~  Ernst  J.,  Die  Tauflehre  des 
Liber  de  reìmptistnate  .[Risposta  ad  H.  Koch]. 

1146.  Xrhd.  —  XXX,  1906,  settembre  e  ottobre.  —  Martin  0.,  Le 
mammcrit  Vatican  4790  et  le  grand  Coutumier  de  Jacques  d'Ableiges 

Ì Comparazione  di  quest'ultimo  col  ms.  francese  della  Nazionale  di 
'arigi  10816,  che  sembra  contenere  la  copia  più  fedele  del  «  Grand 
Coutumier  »]. 

1147.  Js.  —  1908,  gennaio.  —  Belisle  L.,  Un  livre  de  choeur  7ior- 
mxinno-sicitien  conserve  en  Espagne. 

1148.  Adi.  —  XVI,  6,  1907.  —  Toesca  P.,  //  sentimento  ornamen- 
tale nella  pittura  veneta  [A  proposito  del  volume  di  Lionello  Venturi 
sulle  origini  della  pittura  veneziana]. 

1149.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  9-12,  1907.  —  Ghirardini,  Di  una  sin- 
golare scoperta  archeologica  avvenuta  recentemente  nel  Basso  Polesine. 

1150.  Rbal.  —  X,  1-9,  1907.  —  Seatassa  E.,  Orafi  (la  maggior 
parte  del  luogo)  che  lavorarono  in  Urbino  dalla  seconda  metà  del  XIV 
a  tutto  il  XIX  secolo  [Notizie  tratte  da  documenti]. 

1151.  Rbal.  —  Vili,  11-12,  1905.  —  Calzini  E.,  L'arte  marchi-^ 
giana  [Polemica  con  G.  Natali]. 

1152.  Rg.  —  XLIII,  6,  7,  1907;  XLIV,  2,  3,  4,  1908.  —  Be  Pe- 
retti  della  Rocca,  Ijx  Corse  à  iravers  lesdges:  I.  Tm.  Corse  légendaire; 
IL  La  Corse  héroì'que. 

1153.  8arsA.  —  XIX,  1905.  —  Noussan  B.,  L'extinction  des  ceìise^ 
dans  la  Vallile  d'Aoste  [Affrancamento  dei  censi  ecclesiastici;  estin- 
zione dei  censi  nella  Signorìa  di  S.  Vincent;  affrancamento  dei  censi 
nel  Mandamento  di  CI}'  e  in  particolare  a  Valtoumanche;  estinzione 
dei  censi  nella  Baronia  di  Aymaville]. 

1154.  SarsA.  —  XIX,  1905  (sedute  28  gennaio,  23  aprile  1904). 
—  Bnc  J.,A.,  Un  mémoire  sur  les  droits  de  iéveque  et  du  clergé  dans 
les  Trois  Etats  du  Duché  d'Aoste. 


STORIA   ORNERÀ  LE  '  387 

1155.  SarsA.  ~  XIX,  1905  (seduta  28  maggio  1901  \.  —  Frn- 
taz  F.  0.,  Notes  sur  les  exécuteurs  de  la  haute  just  ice  dans  la  Vallèe 
d'Aoste  [Dal  secolo  XII  al  XVIII]. 

1156.  SarsA,  —  XIX,  1905  (seduta  23  ottobre  1901).  —  Nonssan  D., 
Mémoires  sur  les  Judicatures  de  la  Vallèe  d'Aorte  eri  diverses  époques 
[Uri  semplice  cenno]. 

1157.  AspP.  —  NS.,  IV,  1904  (1906).  -  Jung  0.  e  Boselli,  lìótybio, 
Veleia  e  Bardi:  escursione  topografica  e  storica  [Traduzione  dal  te- 
desco della  memoria  pubblicata  dal  Jung  nel  MgiO,  XX,  1899,  di 
cui  cfr.  Rsl,  1900,  sp.  n.  153]. 

1158.  AspF.  —  VII,  1907.  —  Bologna  p.,  Hicordi  Pontremolesi 
biografici  e  aneddotici. 

1159.  AspP.  —  VI,  1906  (1907).  —  Pettorelll  A.,  .S'.  Antonio  del 
Viennese,  la  sua  chiesetta  e  il  piccolo  ospedale  presso  Borgo  S.  Donnino. 

11«50.  Nar.  -  XXXII,  3,  1907.  --  Bihl,M.,  Ein  Minorit  Verfasser 
des  Gedichtes  «  de  laude  civitatis  Laudae  »  [E  l'opera  di  un  francescano 
di  Lodi]. 

1161.  AsN.  —  XXXIII,  1,  1908.  —  Egidi  P.,  Arpino  [Rassegna 
delle  recenti  pubblicazioni  di  O.  E.  Schmidt,  G.  Pierleoni,  L.  Ven- 
turini]. 

1162.  Adi.  —  XVI,  11,  12,  1907.  -  Giordani  P.,  Le  ville  di 
Frascati. 

'       1163.  RD.  —  XXXIII,  12,  1907,  settembre.  —  Brandi  K.,   Welt- 
.sleUung  und  Kultur  Venedigs  [Breve  saggio  storico]. 

1164.  RD.  —  XXXIV,  2,  1907,  novembre.  —  Strasbnrger  E., 
FrUhlingstage  in  Portofino  [Descrizione  con  cenni  storici]. 

1165.  Nar.  —  XXXIII,  2,  1908.  —  Bresslau  H.,  Ein  Fiihrer  durch 
Canossa  [A  proposito  della  Guida  storica  illustrata  del  professore 
Naborre  Campanini]. 

1166:  Rbal.  —  VII,  7-9,  1904.  -  Periizzi  De'  Medici  R.,  Il  ferro 
battuto  nella  decorazione  architettonica  in  Firenze. 

1167.  Bbal.  —  VII,  1-3,  1904.  —  Calzini  E.,  Raccolta  Duranti 
in  Monte  fortino. 

1168.  Rbal.  -  VI,  10-12,  1903.  —  Calzini  E.,  Uiìa  visita  a  Mon- 
te fortino  in  provincia  di  Ascoli  Piceno  [Note  d'arte]. 

1169.  Smon.  —  I,  3,  4,  1906.  —  Raccolta  di  decorazioni  dipinte 
di  Siena  [Palazzo  pubblico  :  cappella  del  Concistoro  ;  sala  della  Pace. 
Cliiesa  di  S.  Leonardo  al  Lago  presso  Siena.  Due  gruppi  in  terra 
cotta  nella  cbiesa  dell'Osservanza  presso  Siena]. 

1170.  SmoTz.  —  I,  4,  1906.  —  L'arte  decorativa  nel  bronzo  a  Siena. 

1171.  AspP.  —  NS.,  IV,  1904  (1906).  —  Pettorelll  A.,  La  chiesa 
di  S.  Nicomede  a  Fontanabroccola  (Salsominore)  [Appunti  di  storia 
e  d'arte]. 

1172.  Adi.  —  XVI,  3,  1907.  —  AgnelU  G.,  La  chiesa  dell  Incoro- 
nata a  Lodi. 

1173.  Adi.  —  XV,  3,  4,  5,  1906.  —  Il  pavimento  di  maiolica  e  le 
tarsie  di  legiw  nella  cappella  dei  vaselli  in  S.  Petronio  a  Bologna. 

1174.  Adi.  —  XIV,  11,  1905.  —  Tesorone  A.,  Due  anticJù  pavi- 
unenti  di  maiolica  nella  chiesa  di  S.  Anna  dei  Lombardi  in  Kajìoli. 

1175.  Adi.  —  XIV,  12,  1905,  e  XV,  1,  2,  1906.  —  Carocci  G.,  Il 
2>avÌ7neìito  del  duomo  di  Siena. 


388  SPOGLIO  DEI   PKRIODICJ 

1176.  Adi.  —  XIV,  12,  1905.  —  Annonl  A.,  //  monastero  di  Smi 
benedetto  in  Polirone. 

1177.  Adi.  —  XIV,  7,  9,  IO,  1905.  —  Carocci  G.,  Or  Sem  Michele 
[Illustrazione  generale]. 

1178.  Adi.  —  XIV,  8,  9,  1905.  —  Sant'Ambrogio  D.,  Gli  stalli  del 
coro, nella  basilica  di  Sant'Ambrogio  a  Milano  [Del  secolo  XV]. 

1179.  Adi.  —  XIII,  10,  1904.  —  Cow  nella  chiesa  dei  Ss.  Serc^ 
rino  e  Sosio  in  Napoli. 

1180.  Adi.  —  XIII,  7,  8,  1904.  —  Carocci  G.,  Santa  Maria  No- 
vella in  Firenze  [Illustrazione  architettonica  e  decorativa]. 

1181.  Adi.  —  XII,  3,  1903.  —  Le  patere  della  chiesetta  di  S.  Fran- 
cesco a  Lugano^  ora  a  Moncucco. 

1182.  Adi.  —  XII,  12,  1903.  —  Luxoro  A.,  Reliquiari  nel  tesoro 
della  cattedrale  di  Genova. 

1183.  Bami.  —  1,9,  10,  1907.  —  Rossi  A.,  /.e  opere  d'arte  del 
monastero  di  Tor  de'  Specchi  in  Roma. 

1184.  Bami.  —  I,  12,  1907.  —  Bacci  P.,  La  chiesa  di  San  Gio-^ 
vanni  «  Forcivitas  »  di  Pistoia  e  i  suoi  ultimi  restauri. 

1185.  Bami.  —  I,  4,  1907.  —  Scano  D.,  Notizie  di  arte  sarda: 
Txivori  di  restauro  nella  chiesa  di  San  Gavino  a  Portotorres.  Chiesa 
di  Santa  Giusta  in  Santa  Giusta.  Chiesa  di  San  Pantaleo  in  Delia- 
nova.  Chiesa  dei  Cappuccini  a  Iglesias.  Chiesa  di  S.  Chiara  a  Iglesùiy, 
Oggetti  d'arte  nel  duomo  di  Cagliari. 

1186.  BcbB.  —  I,  1,  1907.  —  Z.e  cattedrali  di  Bergamo  [A  pro- 
posito della  conferenza  di  Elia  Fornoni]. 

1187.  BasD.  —  XXX,  1-12, 1907.  —  Bulle  F.,  I^porfyi  maggiore  del 
duomo  di  Spalato.  —  Id.,  RUitauro  del  campanile  del  duomo  di  Spalato, 

1188.  DTS.  —  I,  1,  1908.  —  Ciuttodia  franciscana  terrae  sanctae  z 
conventus  et  santuaria  Jerusalem  [Con  poche  notizie  storiche], 

1189.  NaT.  -  NS.,  XIV,  I,  II,  67,  68,  1907.  —  Degani  E.,  L'ab^ 
bazia  di  S.  Maria  di  Sesto  in  Silvis  nella  patria  del  Friuli  [Già  uno 
dei  primi  e  più  ricchi  feudi  del  principato  ecclesiastico  di  Aquileia  ; 
le  origini  si  perdono  nell'oscurità  dell'alto  medioevo  e  precedettero 
di  qualche  secolo  tutte  le  altre  pubbliche  istituzioni  ecclesiastiche 
del  Friuli,  Ne  esamina  le  vicende  attraverso  i  secoli  fino  a  noi.  lu 
appendice:  I.  La  serie  degli  abbati  di  Sesto  dal  778  al  1789  in  cui 
vien  soppressa  la  commenda  ;  II.  L'atto  di  dotazione  del  monastero 
di  Sesto  datato  da  Nonantola  nel  maggio  762]. 

1190.  Rbal.  —  X,  7-9,  1907.  —  Laccetti  F.,  Del  duomo  di  Ter^ 
moli  [A  proposito  della  monografia  di  Luigi  Ragni]. 

1191.  Rbal.  —  X,  12,  1907;  XT,  3-4,  1908.  —  Scatassa  E.,  Uiz 
inventario  della  Metropolitana  di  Urbino  del  lò64. 

1192.  Rbal.  ~  IX,  1-2, 1906.  —  Mariotti  C,  La  chiesa  di  S.  Emidio 
alle  Grotte  presso  Ascoli  Piceno. 

1193.  Rbal.  —  Vm,  11-12,  1905.  —  Feliciangeli  B.,  Quesito  sto- 
rico di  arte  umbra  [Sull'autore  di  tre  affreschi  nella  chiesa  di  S.  Ago- 
stino di  Norcia]. 

1194.  Rbal.  -  Vili,  8-10,  1905.  -  Grigionl  C,  I  dipinti  di  Sanfct 
Maria  del  Carmine  a  Ripatransone. 

1195.  Rbal.  —  VII,  10-12,  1904.  -  Calzini  E.,  Litorno  alla  chiescz 
di  S.  Francesco  di  Fermo. 


STORIA    GENERALE  389 

1196.  Rbal.  —  VII,  4-6,  1904.  —  Grì^ioni  C,  La  cappella  in  onore 
di  S.  Carlo  nella  cattedrale  di  Bipatransone  e  un  quadro  ignorato  del 
Ouercino. 

1197.  Rbal.  —  VII,  1-3,  1904.  —  Seatassa  E.,  La  cappella  ducale 
nella  chiesa  di  S,  Francesco  in  Urbino, 

1198.  Rbal.  —  XI,  5-6,  1908.  —  Grlgloiil  C,  Inventario  del  duo^no 
di  Cesena  nel  secolo  XV. 

1199.  Rbal.  —  IX,  6-10,  1906.  —  Santoni  M.  e  Aleandri  V.,  La 

chiesa  di  S.  Venaììzio  in  Camerino  nel  secolo  XV  [Documenti]. 

1200.  Adi.  -  XIII,  9,  1904.  —  Carotti  G.,  //  Candelabro  di  bronzo 
detto  Z'«  Albero  »  nel  duomo  di  Milano  [Dimostra  con  rafiFronti  che 
il  piede  tutto  intero  ed  il  nodo  superiore  sono  creazione  e  lavoro  di 
arte  francese  del  scc.  XIII,  e  probabilmente  di  una  officina  di  Reinis). 

1201.  Rbal.  —  VI,  7-10,  1903.  —  Calzini  E.,  La  cJiiesa  di  San- 
t'Angelo in  Montespino. 

1202.  QR.  —  XXI,  1,  1907.  ~  De  Waal  A.,  Das  Or.atorium  unter 
der  Kirche  S.  Maria  in   Via  J^ata. 

1203.  QR.  —  XXI,  3,  1907.  -  Bttrfler  P.,  Eine  neue  Cnierkiìxhe 
in  JRomf  [In  S.  Crisogono]. 

1204.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  20  marzo  1902).  ~  Yuiller- 
inln,  />c  atre  de  Prieur  au  cure  de  Kus  [Resoconto  di  una  memoria 
su  II 'argomento,  scritta  nel  1783  dal  prevosto  Dondeynaz]. 

1205.  Sjnoìi.  —  I,  1-2,  1906.  —  Canestrelli  A.,  La  pieve  di  San 
Quirìco  in  Osenna. 

1206.  SarsA.  -  XIX.  1905  (seduta  27  agosto  1902).  —  Beyssae  J., 
Kotes  sur  le  Prieuré  de  Nus  [Dal  XII  al  XVIII  secolo]. 

1207.  Sinodi.  —  II,  1,  1907.  —  Notar!  F.^  Ixi  chiesa  di  S.  Pietro 
in  Villore  presso  S.  Giovanni  d'Asso. 

1208.  HarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  27  agosto  1902).  —  Nonssan  D., 
Les  anciennes  jmntures  du  couvent  de  Sainie- Catherine  à  Aoste. 

1209.  Adi.  —  XIV,  1,  1905.  —  Imposte  gotiche  di  una  jìorta  nel 
palazzo  degli  Odasi  a  Urbino. 

1210.  Adi.  -  XVI,  7,  1907.  ~  Giordani  P.,.  Le  volte  dipinte  nel 
palazzo  Costa guti  a  Boma. 

1211.  Adi.  —  XVI,  8,  1907.  —  Giordani  P.,  67/  stucchi  del  jxi' 
lazzo  del  Grillo  a  Roma, 

1212.  Adi.  —  XVI,  9,  10,  1907.  —  Giordani  P.,  Il  palazzo  di 
Venezia  e  quello  della  Cancelleria  in  Poma. 

1213.  Adi.  —  XV,  3,  1906.  —  Campanini  >'.,  La  rocca  di  Scan- 
diano. 

1214.  Adi.  —  XV,  12,  1906.  —  Annoni  A.,  //  castello  del  lìuon 
Consiglio  in  Trento. 

1215.  Adi.  -  XV,  5,  1906.  —  Gii  stucchi  di  Ca'  Pezzonico  e  la 
pittura  decorativa  a  Passano . 

1216.  Adi.  —  XV,  5,  6,  7,  1906.  —  Molani  A.,  //  palazzo  reale  e 
il  parco  dì  Caserta  [Cenni  storici  o  illustrazione  artistica  generale]. 

1217.  Adi.  —  XIV,  11,  1905.  —  Fornonl  E.,  //  castello  di  Prian- 
zano  in  Val  Cavallina. 

1218.  Adi.  —  XIV,  10,  1905.  —  Campanini  >'.,  La  rasa  df'  Poiardi 
in  peggio  Emilia.  , 


390  SPOGLIO   DCl    PKRIODICI 

1219.  Adi,  —  XIIl,  12,  1904,  e  XIV,  2,  4,  1905.  -  Patrleolo  A  ,. 

//  palazzo  ducale  di  Mantova  [Illustrazione  generale]. 

1220.  Adi.  —  XIV,  7,  1905.  —  Fornoni  E.,  Il  vecchio  palazzo  dei 
Ora  tavoli  in  lìergamo. 

1221.  Adi.  —  XII,  11,  12,  1903.  —  Ornamenti  nel  palazzo  ducale 
di  Urbino. 

1222.  Bauli,  —  I,  9,  1907.  —  Il  castello  di  Isaoffne  [Breve  descri- 
zione del  maniero  donato  dal  comra.  Avondo  al  Governo  italiano]. 

1223.  BmaaM.  —  II,  2,  1907.  —  Annoni  A.,  Hi  composizione  degli 
avanzi  della  casa  Missaglia. 

1224.  XaY,  -  NS.,  XIV,  I,  67,  1907.  -  Canal  B.,  Il  palazzo  di 
Bianca  Cappello  e  la  residenza  vescovile  in  Murano. 

1225.  Snio??.  —  II,  2,  3,  4,  1907.  -  Pollini  L.,  Il  ca.sfello  di  Bei- 
caro  (Siena). 

1226.  BcbB.  —  I,  2,  1907.  —  Di  uno  stemmario  descrittivo  ber- 
gamasco. 

1227.  BebB.  —  II,  1,  1908.  —  Xota  genealogica  sui  Barzizza. 

1228.  Sar»A.  —    XIX,  1905   -'seduta   23   ottobre  1903).  —    Frn- 
taz  F.  Ci}.,  Les  anciens  seigneurs  de  Clg. 


2.  STORIA  PREROMAxNA  E  ROMANA. 

A)    AKGHEOLOGIA    E    TOPOGRAFIA. 

1229.  Adi.  —  XII,-4,  5,  1903.  —  Patroni  dJ.,  Il  mosaico  nei  pavi- 
menti romani. 

1230.  Adi.  —  XII^  12,  1903.  —  Patroni  G.,  Figure  decorative 
dipinte  a  Pompei. 

1231.  Adi.  —  XIII,  6,  1904.  —  Patroni  G.,  Il  trono  di  Venere 
[Notizie  della  gentile  opera  greca  ora  nel  Museo  nazionale  di  Roma]. 

1232.  Adi.  —  XIII,  1,  2,  3,  4,  5,  1904.  —  Patroni  G.,  Le  terre- 
cotte  ornamentali  ed  alcuni  altri  elementi  decorativi  nelVantica  arte 
italica. 

1233.  Adì.  —  XIII,  10,  11,  1904.  —  Patroni  G.,  Antichi  sarcofagi. 

1234.  Adi.  —  XV,  12,  1906.  —  Patroni  G.,  Vasi  Aretini  [Dell'età 
etnisca  e  romana].  / 

1235.  Adi.  -  XV,  8,  9,  10,  11,  1906;  XVI,  1,  2,  3,  4,  8.  1907. 
—  Patroni  G.,  Figure  di  animali  nell'arte  antica  [L'Egitto;^ la  Caldea 
e  l'Assiria;  il  paese  degli  Hetei  ;  la  Persia  e  la  Fenicia;  la  Grecia 
micenea  e  la  Grecia  classica;  l'età  romana]. 

1236.  Adi.  —  XV,  4,  1906.  —  Patroni  G.,  Ara  Pacis  Augustae. 

1237.  Bami.  —  I,  11,  lSi07.  —  Tannizzaro  M.  E.,  Ara  Paci.^  Au- 
gustae [Ampia  relazione  ed  illustrazione]. 

123H.  Bauli.  —  I,  12,  1907.  —  Cnltrora  G.,  //  Diosciiro  di  Baia. 

1239.  Bami.  —  I,  1,  1907.  —  Kizzo  G.  E.,  Il  discóbulo  di  Castel 
Porziano. 

1240.  Bami.  —  I,  4,  1907.  —  Boni  G.,  Zona  monumentale  [Monu- 
menti romani  da  riscattare  al  pul)blico  suolo  moderno]. 


STORIA   PREROMANA    E   ROMANA  391 

1241.  Baml.  —  I,  5,  1907.  —  Amadncci  P.,  Il  sarcofago  greco^ 
romano  rinvenuto  presso  la  chiesa  di  San  Vittore  in  Jiaveima  [Del 

•secolo  IV]. 

1242.  Bami.  —  I,  6,  1907.  ^  Della  Seta  A.,  La  statua  di  Porto 
D'Anzio  [Ritenuta  nn  originale;  il  Klein  Tattribuisce  a  Leochares; 
certo  appartiene  ad  un  artista  del  IV  secolo], 

1243.  Bami.  —  I,  7,  1907.  —  Gabriel  E.,  Im,  quadriga  di  Erco- 
lano  [Studio  dei  frammenti  e  ricostruzione]. 

1244.  Bami.  —  I,  8,  1907.  —  Moretti  G.,  Nuovi  acquisti  del  Museo 
nazionale  romano  [Abraxas,  Kore  arcaica  di  Castelporziano]. 

1245.  AsX.  -^  XXXII,  2,  1907.  —  Gabriel  G.,  Im  tdble  latine 
d*Héraclée  [Rassegna  della  pubblicazione  di  H.  Legras]. 

1246.  BmaaM.  —  II,  2,  1907.  —  De  Marchi  A.,  Di  un  notevole 
frammento  con  figurazioni  mistiche  recentemente  entrato  nel  Museo 
archeologico  di  Milano  [Appartenente  a  monumento  onorario  o  funebre 
deiretà  romana]. 

1247.  BasD.  —  XXX,  1-12,  1907,  —  Bnlic  F.,  Osservazioni  su 
alcuni  monumenti  cristiani  della  Dalmazia  [Continuazione,  cfr.  lisi, 
1907,  sp.  n:  205]. 

124^5.  BasD.  —  XXX,  1-12,  1907.  -  Bnlic  F.,  Bitrovamenti  a 
Sfdona  ad  est  dell  anfiteatro.  -  Id.,  liitrovamenti  antichi  fra  Podstrana 
(Pituntium)  e  Jesenice  di  Poljica  (dareste). 

1249.  BasD.  —  XXX,  1-12,  1907.  -  Bulle  F.,  Nomi  e  marche  di 
faÌjUmca  su  tpgoli  e  mattoni  dell'i,  r,  museo  archeologico  in  Spalato 
durante  l'anno  1906. 

1250.  Ba»D.  -  XXX,  1-12,  1907.  -  Bttelieler  F.,  Osservazione 
ad  un'iscrizione  «  itxor  benemorientis.nma  » . 

1251.  BasD.  -^  XXX,  1-12,  1907.  —  Bulic  F.,  Puderi  di  edifizio 
antico  a  Koprivno  nel  Comune  censuario  di  SivJ. 

1252.  Ba«D.  —  XXX,  1-12,  1907.  —  Bulic  F.,  Gradina  Sutan 
(Soetovia), 

1253.  BasD.  —  XXX,  1-12,  1907.  —  Porta  Caesarea. 

1254-  BasD.  —  XXX,  1-12,  1907.  —  Bulic  F.,  Iscrizioni  inedite 
trovate  nelle  macerie  delU  rovina  di  Salona  lungo  la  ferrovia  campestre 
negli  anni  Ì90ò  e  1900  [Continuazione,  cfr.  Usi,  1906,  sp.  n.  199]. 

1255.  BasD.  —  XXX,  1-12,  1907.  —  Bulic  F.,  Scavi  nelVantìco 
cemetero  cristiano  di  Manastirine  a  Salona  durante  gli  anni  1906  e  1906 
[Continuazione,  cfr.  Psl,  1906,  sp.  n.  197:  la  «  JPorta  Caesarea  »]. 

1256.  BasD.  —  XXX,  1-12,  1907.  —  Bulic  F.,  Sterro  deWahside 
della  basilica  cemeteriale  dei  Martiri  Salonitani  a  Manastirine  di  Sa- 
lona nell'anno  1^74. 

1257.  BasD.  —  XXX,  1-12,  1907.  -  Deleliaye  H.,  Uhagiographie 
de  Sidone  d'oprès  les  dernit'res  dt'couvertes  archéologiques. 

.  1258.  BasD.  —  XXX,  supplemento,  1907.  —  Horriith  A.,  Crania 
Scdonitana.  [Descrizione  di  una  serie  di  crani  delle  sepolture  antiche 
cristiane  di  Salona  (presso  Spalato,  Dalmazia.]. 

1259.  CE.  —  Novembre  1906.  —  Mélida,  Las  escavaciones  de  Nu- 
Tnancia. 

1?60.  Js.  —  NS.,  Ili,  1905,  dicembre.  —  C'agnat  R.,  La  topo- 
graphie  de  Carthagp  romaine  [Secondo  l'opera  di  A.  Audolleut], 


392  SPOULIO    DEI    l'RKIODICI 

1261.  »hd.  —  XXX,  1907,  novombre-dicembre.  —  Mispoiilet, 
Un  nouveaii  document  sur  Ics  «  sai f uh  »  impériaux  d'Afrique  [Pub- 
blicato da  J.  Carcopino  nei  «  Mélanges  »  della  scuola  di  Roma]. 

1262.  Nrhd.  —  XXXI,  1,  1907.  ~  Mispoalet  J.  B.,  L'inscription 
d^A'ìii  et  Djemala  [Commento  dell'iscrizione  pubblicata  da  J.  Carco- 
pino  nei  «  Mélang-es  »  della  scuola  di  Roma]. 

1263.  RI>.  —  XXXII,  5,  1906,  febbraio.  -  Adto  F.,  Die  Alexan- 
derschlachf  In  der  «  Casa  del  Fauno  *  zu  Pompeji. 

1264.  Jh.  -  V,  2,  1907.  —  Bloch  0.,  L'AvenUn  dans  Vantiquité 
[Secondo  gli  studi  di  A.  Merlin]. 

1265.  Js,  —  1907,  settembre.  —  Ca^^nat  B.,  Ijx  destruction  de 
Pompei  [Il  Lacroix  ha,  durante  la  eruzione  del  1905,  confermato  i 
dati  che  si  avevano  sulla  distruzione  di  Pompei]. 

1266.  Rg.  -  XLII,  12,  1906,  dicembre.  —  De  TUlermoiit  Ch., 
Les  rnines  de  Paentuin. 

1267.  QR.  -  XXI,  3,  1907.  —  Wilpert  J.,  Beitrdge  zur  chrisfli- 
chen  Archeologie  [Continuazione,  cfr.  PsI,  1907,  sp.  n.  1118:  IV.  In- 
torno al  nimbo  quadrato.  -  V.  La  coppa  di  Costantino  del  «  British 
Museum  *]. 

1268.  QR.  —  XXI,  3,  1907.  —  De  Waal  A.,  Zìir  Chronologie  des 
Ikissus-Sarkophags  in  den  Grotten  von  S.*  Peter  [A  complemento  della 
monografia  pubblicata  nel  1900,  reca  per  conclusione  che  il  tempo 
indicato  dall'iscrizione -sarebbe  la  metà  del  IV  secolo  non  prima]. 

1269.  QR.  —  XXI,  5,  1907.  —  MilUer  A.,  Die  Majypula  von  Sul- 
Tnona. 

1270.  SarsA.  -  XIX,  1905  (seduta  23  novembre  1903).  —  Xons- 
san  D.,  Notes  sur  le  poni  romain  de  Chdtillon. 

1271.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  1-3,  1907.  —  Pais  E.,  /^  pretesa  città, 
di  Asia  nel  Pruzzio  ed  il  popolo  degli  Amiuei  presso  Cibari. 

1272.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  9-12,  1907.  —  Pigorini,  Scavi  std  Pa- 
latino. 

1273.  BurS.  —  XXXIV,  1904,  aprile-magffio.  —  Habert  de  Gi- 
nestet  M.  C,  Une  vieille  cité  latine:  Nettuno  [Descrizione  generalo 
storica]. 

B)    USI,    ISTITUZIONI, 
STORIA    POLITICA    E    LETTERARIA    GENERALE    E    PARTICOLARE. 

1274.  Jk.  —  NS.,  VII,  1905,  marzo-aprile.  -  Perrot  G.,  Les  Phé- 
fìiciens  et  VOdyssée  [Secondo  l'opera  di  V.  Berard]. 

1275.  AaLr.  -  S.  5,  XVI,  1-3,  1907.  -  Helbig  W.,  La  «  hasta 
2>ura  »  [Tra  le  onorificenze,  le  quali  conferivansi  ai  cittadini  romani 
che  si  erano  distinti  davanti  al  nemico,  r«  hasta  pura  »  o  «  dona- 
tica  »  secondo  Polibio  era  la  più  antica.  Discorre  l'A.  delle  varie 
opinioni  al  riguardo]. 

1276.  AaLr.  —  S.  5,  X\l,  6-8,  1907.  —  Pinza  G.,  Intorno  ad  mi 
passo  di  Svetoìiio  in  rapporto  colla  primitiva  imagine  di  Giove  Feretrio. 

1277.  RD.  —  XXXII,  8,  1906,  maggio.  —  Steinuiann  E.,  Romische 
Wanderungen. 

.    1278.  .Jj4.  —  NS.,  VI,  1908,  febbraio.  -  Juliian  C,  Tjìs  villes  fortes 
de  la  Gaule  romaine  [Notizie  generali  sul  principio  della  fortificazione 


BlOltlA    PUEKOMANA    E   ROJIANA  393 

delle  città  in  Gallia,  dal  tempo  di  Cesare  fino  al  III  secolo,  a  pro- 
posito del  voluDie  di  A.  Blanchet]. 

1279.  Js.  -  NS.,  IV,  6,  1906.  —  Cagnat  R.,  U71  rPglemeììt  mhner 
soits  r empire  ró>main  [Pubblica  un  nuovo  frammento  della  legge 
mineraria  rinvenuta  nell'iscrizione  d'Aljustrel]. 

1280'  Jirhd.  -  XXXI,  3,  4,  1907.  -  Mispoulet  J.  B.,  /.e  regime  des 
mines  à  Vépoque  romaine  et  au  ìnoyen  àge  d'aprh  les  fables  d'Alju.strel 
[L'iscrizione  recentemente  trovata  si  confonde  con  la  «  lex  metallis 
dieta  »  menzionata  nelle  tavole  d'Aljustrel  scoperte  nel  1876.  Il  rego- 
lamento delle  miniere  era  nei  tre  primi  secoli  dell'era  volgare  di  com- 
petenza esclusiva  del  potere  amministrativo.  Il  costume  delle  miniere 
nel  medioevo  si  riattacca  al  diritto  romano,  quale  ci  è  rivelato  dalle 
tavole  d'Aljustrel]. 

1281.  »hd.  —  XXX,  1906,  novembre-dicembre,  e  XX^I,  1907, 
gennaio-febbraio.  —  Appleton  Ch.,  L'oblif/ation  de  trans ferer  la  pro- 
priété  dans  la  venie  romaine  «  Fr.  16  D.  de  cond.  causa  data  XII,  4  » 
[Il  testo  fa  alterato  per  un  errore  di  amanuense]. 

1282.  >rM.  —  XXIX,  4,  1905.  ~  GìfTard  A.,  La  loi  6  «  de  Con- 
fessls  (D.  42y  àj  »  et  Va  Gratto  divi  Marci  ». 

1283.  Nrhd.  -  XXIX,  4,  1905.  -  Dareste  R.,  La  <r  lex  liodia  » 
[Dà  la  traduzione  francese  del  testo  greco  pubblicato  dal  Mercati: 
il  monumento  di  diritto  marittimo  sostituisce  al  diritto  romano  un 
diritto  nuovo  e  completo  in  cui  si  sostituisce  all'  «  actio  exercitatoria  » 
il  •principio  di  associazione  e  di  assicurazione  mutua  fra  tutte  le 
persone  interessate  in  un  viaggio  di  mare]. 

1284.  Nrhd,  ~  XXIX,  2,  1905.  -  Collinet  P.,  Contribuiionn  à 
Vhistoire  du  droit  romain:  III,  Uìiintoire  de  la  <'  Confcssio  in  iure». 

1285.  Nrhd.  —  XXIX,  1,  1905.  —  Senn  F.,  Le  «  ncxum  »  contract 
de  prH  du  trh  ancien  droit  romain. 

1286.  Nrhd.  —  XXIX,  1,  1905.  —  Jobbé  «iiral  E.,  Kxplication 
du  n.  178  du  livre  du  «  De  Oratore  »  de  Ciceron  [Sopra  la  giurisdi- 
zione dei  centumviri]. 

1287.  Rea.  —  IX,  1,  2,  1907.  —  La  Yille  de  Mìrmont  H.,  L'astro 
logie  chez  les  Gallo- Romains  [Continujizione,  cfr.  lisi,  1904,  sp.  n.  1063]. 

1288.  J8.  —  NS.,  Ili,  1905,  giugno.  —  Lafaye  0.,  La  litférature 
epùitolaire  cJiez  les  Romains  [A  proposito  dell'opera-di  Hermann  Peter]. 

1289.  Js.  —  NS.,  IV,  1906,  novembre.  -  Cagnat  R.,  Un  cata- 
logne romain  d'muvres  d'cg't  [Nuova  edizione  di  un  papiro  pubbli- 
cato da  J.  Nicole].  ^ 

1290.  Rea.  —  IX,  1,  1907.  —  Questions  hannibaliques.  —  Freixe  J., 
IjES  hoisdu  Pertus.  —  Arniand,  Le  Rhone  à  Tarascon.  —  Foiirnier  J., 
I^e  passage  du  Rhòne  entre  Tarascon  et  Beaucaire  au  vioyen  fi  gè  et 
jusqu'e^i  1760.  —  Chabert  S.,  La  vue  des  Alpes  ù  propos  de  Ti  te 
Live,  XX  [Il  testo  è  interpolato],  —  De  Manteyer,  Le  noni  du  Drar. 
—  Ferrand  H.,  L'hgpothèse  du  Clapier.  —  Foiirgères  0.,  Tnò  rrjy 
(DQaiai^  [Tra  aprile  ed  agosto]. 

1291.  Rea.  —  IX,  1,  2,  1907.  —  JnUian  C,  Notes  gallo-romaines: 
Silius  et  la  route  d'IIannibal  [La  lettura  di  Silio  Italico  porta  nuovi 
argomenti  in  favore  di  Tarascona  e  del  Cenisio].  —  Id  ,  Vo-contii: 
leji  Ligures  en  Noitnandie. 

1292.  Jh.  —  NS.,  IV,  1,  1906.  —  Ferrerò  G.,  Catilina  [Riassume 
gli  studi,  seguendo  il  Boissier,  in  qual  modo  si  è  costituita  la  leg- 
genda di  Catalina]. 


394  SPOGLIO   DEI    PEKIODICI 

1293.  RI>.  -  XXXIII,  12, 1907,  settembre,  -  Fleniiiiiii?  H.,  Alesia 
(.yj  V.  Chr.;. 

1294.  lih.  —  XCV,  l,  1907,  settembre-ottobre.  —  Besnier  M., 
L'ieuvre  de  M.  Guglielmo  Ferrerò:  les  deruiers  temps  de  la  répuhlique 
romcdne  [Critica  severa  :  la  filosofia  che  informa  l'opera  è  un  mate- 
rialismo fatalistico,  il  metodo  un  modernismo  ad  oltranza,  ma  gli  va 
riconosciuto  il  gusto  delle  idee  generali  e  il  senso  della  vita]. 

1295.  >'rlid.  —  XXXI,  4-5,  1907.  —  Declarenil  J.,  Quelques  prò- 
blèmes  d'histoire  des  institufions  mwìicifxiles  au  temps  de  l'empire 
romaìn.  L'admimsfration  mìtnicipale  au  IV  et  au  V sih-le  [Comprende 
e  disamina  le  condizioni  del  popolo,  della  «  curia  »  e  dei  «  curiales  », 
di  alcuni  notabili  e  delle  magistrature]. 

12916.  Rh.  —  XCV,  1,  1907,  settembre-ottobre.  —  Bréliier  L.,  Tm 
conceptlon  du  pouvoir  imperiai  en  Orient  pendant  les  trois  pi^emiers 
sih'le^^  de  Vhre  chréJienne. 

1297.  J8.  —  NS.,  IV,  2,  1906.  —  Fabia  P.,  Une  prétendue  source 
de  Tacite;  Vempéreur  JVer/;fl  [Ritiene  inammessibile  questa  tesi  pre- 
sentata dal  Profumo  nelle  sue  «  Fonti  deirincendio  Neroniano  »]. 

1298.  AaLr.  -^  S.  5,  XVI,  9-12,  1907.  —  Corradi,  Le  potestà  tri- 
bunizie dell'imperatore  Traiano  Decio  [Dal  248.  al  251]. 

1299.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  6-8,  1907.  —  Gnidi  M.,  Un  BIOZ  di 
Costantino  [La  vita  inedita,  pubblicata  ora  dall' A.,  è  in  piccola 
parte  contenuta  in  numerosi  codici  delle  biblioteche  di  Occidente 
ed  anche  del  Monte  Athos  e  di  Gerusalemme]. 

1300.  Rh.  —  XCVI,  1908.  —  Yyer  G.,  Histoire  des  Vandales  [Ras- 
segna del  volume  di  Ludwig  Schmidt]. 


C)    CRISTIANESIMO    PRIMITIVO. 

1301.  Ka.  —  S.  3,  XXXVI,  1907.  —  Hontheini  J.,  Das  Datum 
der  Gébnrt  ChrUiti  [Conclude  che  sia  il  25  dicembre  dell'anno  8 
av.  Cristo]. 

1302.  Rh.  —  XCVIII,  2,  1908.  —  Oiiignebert  Ch.,  Les  evanffiles 
synoptiques  [Rassegna  dei  due  volumi  di  Alfred  Loisy]. 

1303.  RI).  —  XXXII,  6,  1906,  ni«rzo.  -  Frommel  0.  Die  Poesie 
des  Kcangeliums  [Da  un  volume  sull'argomento]. 

1304.  Zlith,  —  XXX,  3,  1906,  e  XX?Jl,  1,  2,  1907.  -  Dorsch  C.^ 
DieWahrheitderhiblischen  Geschichte  in  den  Anschaiiungen  der  alien 
Kirdifi  [I  contradditori  di  Origene,  e  specialmente  Methodio  di  Olimpo, 
Eustazio  di  Antiochia,  Epifanio,  Teofilo  di  Alessandria,  Gerolamo. 
Alcuni  significati  difficili  di  parole.  La  scuola  di  Antiochia]. 

1305.  Zkth.  —  XXX,  4,  1906.  —  Maier  F.,  Die  Echteit  des  Judas 
und  ztceiten  Petrusbriefes  [Anticritica  specie  contro  H.  J.  Holtzmann], 

1306.  Tliq.  —  LXXXIX,  1,  1907.  —  Fiink,  Didascalia  et  CousN- 
tutiones  Aposfolorum  [Rendiconto  della  edizione  fatta  dall' A.  stesso]. 

1307.  RI).  —  XXXI,  11,  1905,  agosto.  —  Kastan  J.,  Das  Urchrì- 
stentum  in  (/eschichtlicher  lietracJitung  [A  proposito  delle  opere  del 
barone  De  Sodern  sugli  scritti  del  Nuovo  Testamento  e  le  più  im- 
portanti questioni  relative  alla  vita  di  Gesù]. 

1308.  Thq.  —  LXXXIX,  3,  1907.  —  Koch  H.,  Zur  Encliaristie- 
lettre  der  Di  de  (che. 


BTORU    PREROMAXA    R   ROXANA  395 

1309.  Zkth.  —  XXX,  4,  1906.  —  Kern  J.,  Zur  Koìitroverse  der 
KathoUschen  inid  der  griechinch-orthodoxen  Tkeologen  ìlber  das  Subiekt 
der  hi.  Oelung. 

1310,  Rh.  —  XCIV,  1,  1907.  -  Babut  E.  Ch.,  Les  origines  du 
cidie  des  Saints  dans  Véglise  chrétienne  [Rassegna  del  volume  di  Er- 
nesto Lucius]. 

l:Ul.  Thq.  —  LXXXIX,  1,  1907.  —  Yetter  P.,  Die  Armenische 
Paulus-ApokcUgpse. 

1312.  Thq,  —  LXXXIX,  4,  1907.  —  SagmOUer,  Uber  den  Ursprung 
des  Fischfitels. 

1313.  Beh.  —  1904,  luglio.  —  Callewaert,  Les  premiers  chrétiens 
et  Vacciisation  de  lèse-majejité  [lì  delitto  di  lesa  maestà  fu  un  argo- 
mento importante  nei  processi  contro  1  cristiani,  non  esclusivo,  come 
pretende  il  Mommsen.  Il  fatto  di  essere  cristiani  bastava  come  delitto 
punibile,  e  il  rifiuto  di  sacrifizi  agli  dei  o  ai  Cesari  ne  era  una  prova]. 

1314.  Thq.  --  LXXXrX,  4,  1907.  ~.  Fiink,  Zu  Irendus  adv.  haer. 
Ili,  3,  2  [A  proposito  delle  nuove  ricerche  del  Bòhmer]. 

1315.  Thq.  —  LXXXIX,  2,  1907.  —  Punk,  AngéfAiche  Hippolyt- 
schrifien  [A  proposito  delle  ricerche  di  E.  von  der  Goltz]. 

1316.  QR.  —  XXI,  1,  1907.  —  DOrfler  P.,  Die  dementinische  Li- 
turgie in  Barn  [A  proposito  del  volume  di  P.  Drews]. 

1317.  Nrhd.  —  XXX,  1,  1906.  —  l)è  Labriolle,  TertuUien  JuriH- 
consulte  [Mette  in  evidenza  la  grande  competenza  di  Tertulliano  nella 
disamina  delle  questioni  giuridiche]. 

1318.  Zkth.  —  XXXI.  2,  1907.  —  Stiifler  J.,  Die  verHchkdenen 
Wirkungen  der  Taufe  und  Busse  nach  Tertullian. 

1319.  Krt.  —  S.  3,  XXXVI,  1907.  ~  Esser,  Nochmalh  das  Indul- 

fmìzediki  des  Papstes  Kallislus  und  die  Busschriflen  Tertullian us 
Difende  e  conferma  le  sue  teorie  contro  le  obbiezioni  del  Funk  e 
del  BatifTol]. 

1320.  Zkth.  —  XXXI,  3,  1907.  --  Stiifler  J.,  Die  Bussdisziplin 
der  abendUindischen  Kirche  bis  Fvallistus  [Contro  la  teoria  di  un  aspro 
rigori.smo,  l'A.  vuole  recare  la  dimostrazione  che  nella  Chiesa  occi- 
dentale, anche  prima  di  Callisto,  non  soltanto  si  conobbe  una  peni- 
tenza dopo  il  battesimo  con  la  conseguente^  riconciliazione  ecclesia- 
stica, ma  anche  si  conservò  per  tutti  i  peccati  senza  eccezione  la 
riaccettazione  nella  comunità  della  Chìe<«a.  Considera  a  questo  scopo 
i  fatti  che  noi  conosciamo  dalla  pratica  delle  penitenze  dei  due  primi 
secoli,  poi  la  teoria  come  è  svolta  nella  lettera  ai  Corintii  di  Clemente 
da  Roma  e  nella  pastorale  di  Hermas  in  altri  documenti]. 

1321.  Zkth.  —  XXXI,  4.  1907.  -  Stnfler  J.,  Die  liehandlung  des 
Gefallenen  zur  Zeil  der  decischen  Verfolgung  [Contro  la  teoria  ora 
solita  che  il  trattamento  benigno  dei  rinnegatori  della  fede,  dopo 
di  che  i  medesimi  compiuta  la  penitenza  potevano  essere  riammessi 
nella  comunità  della  Chiesa,  sia  stato  disposto  la  prima  volta  nel- 
l'anno 251  per  mezzo  dei  Sinodi  di  Roma  e  di  Cartagine.  L'A.  si 
accorda  specialmente  coU'Harnack,  col  Funk  e  col  Batiffol,  e  con- 
clude che  non  la  prima  volta  dopo  la  persecuzione  decica  per  la  gran 
quantità  dei  colpevoli  una  tale  mitigazione  sia  stata  introdotta]. 

1322.  Js.  —  NS..  vr,  1908,  aprile.  —  Foucart  P.,  Les  certificats 
de  sacrifice  pendant  la  persécuiion  de  Decius,  2f}0  [L'editto  di  Decio 
che  prescriveva  la  partecipazione  di   tutti  i   sudditi  dell'Impero  ai 


396  SPOGLIO   DEI    PKK IODICI 

sacrifici,  ebbe  per  conseguenza  il  rilascio  di  certificati  di  tali  par- 
tecipazioni,; se  ne  sono  trovati  alcuni  sopra  un  papiro  in  Egitto. 
Essi  permettono  di  confermare  le  notizie  dei  testi  cristiani  sulle  per- 
secuzioni di  Decio]. 

J323.  Zkth.  —  XXXI,  2,  1907.  —  Stufler  J.,  Die  Siindenvergehimg 
bei  Origenes  [Contro  le  osservazioni  sul  rigorismo  di  Origene  difese 
dal  Dollinger  e  dall'Harnack], 

1324.  Ka.  —  S.  3,  XXXV,  1907.  —  Straubinger  H.,  Die  Lehre 
des  PairiarcliQìi  Sophronius  voiì  Jerusalem  iìher  die  Trinitdt,  die  In- 
kmiiation  und  die  Person  Chriati  [Con  particolare  riguardo  alle  sue 
relazioni  con  Massimo,  confessore.  Una  introduzione  sulla  vita  e 
sugli  scritti  di  lui]. 

1325.  Jh.  —  NS.,  Ili,  1905,  dicembre.  —  Moneeaiix  P.,  Zénon  de 
Verone  [Secondo  lo  studio  di  A.  Bigelmair  e  i  sermoni  di  Zenone 
pubblicati  da  C.  Giuliari]. 

1326.  Ka.  —  S.  3,  XXXVI,  1907.  —  Kocli  H.,  Missa  hdw  hi.  Am- 
hrosius. 

1327.  OR.  —  XXI,  1,  1907.  -  l)e  Waal  A.,  Aus  der  Vita  Mela- 
niae  jun.  [Notìzie  per  la  conoscenza  della  vit-a  cristiana  al  volgere 
del  IV  secolo  desunte  dalla  vita  di  S.  Melania  del  Card.  Rampolla]. 

1328.  Zkth.  —  XXX,  1,  2,  1907.  -  Haidaclier  S.,  Drei  vnedierte 
Chrysosioììius-Texte  einer  Baseler  Handnchrift  [Contin.,  cfr.  /?5/,.1906, 
sp.  n.  796:  II.  La  omelia  sopra  I  Cor.,  15,  28:  «  Cum  autem  subiecta 
fuerint  illi  omnia  ».  Il  frammento  fu  dal  Montfaucon  senza  fonda- 
mento indicato  come  spurio  ed  escluso  dairedizione:  l'A.  ne  difende 
r  autenticità  come  una  aggiunta  tachigrafica.  -  ITI.  La  omelia  eh 
tÒ  ^£ni6zer6a,  àio  iXdXr}6a. 

1329.  Thq.  —  LXXXIX,  1907.  —  Van  Bebber  J,  B.,  Der  Previe r- 
Hymnus  «  En  darà  vox  redarr/nit  »  [Contro  le  aflTermazioni  negative 
dei  nuovi  critici  vuol  dimostrare  la  paternità  di  S.  Ambrogio  per 
questo  inno]. 

1330.  Basi).  —  XXX,  1-12,  1907.  —  Bulle  F.,  Tai  data  e  il  va- 
lore  storico  della  «  Passio  »  di  S.  Apollinare  e  la  fondazione  del  vesco- 
vado di  Pavenna  [Discussione  della  tesi  del  dott.  Zattoni,  di  cui 
cfr.  Rsl,  1905,  sp.  n.  711]. 

1331.  SarsA.  -  XIX,  1905  (seduta  26  febbraio  1903).  -  Bue  J.  A., 
Une  vierge  valdOtmne  Qppelée  Eusébie  [Nota  soltanto  per  l'iscrizione 
sepolcrale  conservata  dal  MaflFei]. 

1332.  Nar.  -  XXXIII,  1,  1908.  -  Kniscli  B.,  Ein  Scdzburger 
Legendar  mit  der  Ultesten  «  Passio  Afrae  ». 


3.  ALTO  MEDIOEVO  (Seg.  V-XI). 

1333.  Zkth.  —  XXX,  3,  1906;  XXXI,  1,  1907.  —  Kneller  C.  A., 

Zu  Beriifung  der  Konzilien  [Il  diritto  della  convocazione  dei  con- 
•  cilii,  dal  IV  secolo  alla  fine  dell'VIII,  appartiene  solo  al  Papa  e  non 
all'Imperatore]. 

1334.  Tliq.  —  LXXXIX,  4,  1907.  —  Funk,  Pajìst  nnd  KonzU  in 
ersten  Jaìirtausend  [A  proposito  di  un  articolo  del  Kneller,  di  cui  al 
numero  precedente). 


ALTO   MEDIOEVO  397 

1335.  QR.  —  XXI,  6,  1907.  —  Bnrger  W.,  mmische  lìeìtriìge  zur 
Gejichìchte  der  Kaiechese  ìm  Mittdalter  [Comunica  il  risultato  (ielle 
sue  ricerche  sul  materiale  catechistico  nelle  biblioteche  di  Roma, 
secondo  iin  prospetto  anieccdcutemente  esposto  sopra  il  materiale 
medioevale  fin  qui  conosciuto.  Il  testo  dell'*  Alphabetum  catholico- 
rum  ^  di  Arnaldo  di  Villanuova  dal  Codice  Vaticano  latino,  38*24. 
La  «  Tabula  fidei  christianae  »  dal  Codice  108  della  Biblioteca  Ca- 
sanatense]. 

1336.  Rh.  —  XCVI,  1908.  —  Yrer  G.,  Zur  Wirtschafisgeschkhfe 
IfaUeììn  im  friihen  Mitlelalier  [Rassegna  del  volume  di  Ludo-Moritz 
Hartmann]. 

1337.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  26  febbraio  1903).  —  Due  J.  A., 
Sur  le.  nomhre  des  saldata  qui  siationimlent  «  in  auz/ustanis  clausuris  » 
[A  proposito  della  lettera  del  Re  d' Italia  Teodorico  a  Faustino,  e 
deiredizione  fatta  dal  Mommsen  delle  lettere  di  Cassi  odoro]. 

1338.  Nar.  —  XXXII,  3,  1907.  —  Kramiuer  M.,  Zur  ErklUrung 
des  Tifels  LVIII  der  «  Jjex  Scdica  »   [«  De  chrenecruda  »]. 

1339.  AaLr.  -  S.  5,  XVI,  6-8,  1907^.  -  Cipolla  C,  Hicerche  di 
Scipioue  Maffei  intorìw  ed  testo  delle  «  Variae  »  di  Cassìodoro. 

1340.  Adi.  —  XIII,  3,  1904.  —  Ricci  €.,  L'abside  diS,  Vitale  in 
Ravenna. 

1341.  BasD.  —  XXX,  1-12,  1907.  —  Biilic  F.,  Sferro  di  una  chiesa 
antica  cristiana  del  VI  secolo  velia  località  detta  Crikviìia  a  Klapavico 
nel  Comune  Censuario  di  Klis  (CI issa). 

1342.  Thq.  —  LXXXIX,  4,  1907.  -  DrereM  dJ.  M.,  Hahen  wir 
Gregor  der  Grosse  als  Hymnerdichter  anzusehenf  [Gli  otto  inni  auten- 
tici, che  per  universale  consenso  sono  ascritti  a  Gregorio,  poggiano 
unicamente  e  del  tutto  sull'autorità  di  due  scrittori  del  XVI  secolo 
(Fabricio  e  Clitoveo),  la  cui  opinione  non  vale  la  spesa  di  control- 
lare. Una  più  antica  e  più  autorevole  testimonianza  non  abbiamo. 
Noi  non  conosciamo  pertanto  alcun  inno  gregoriano  autentico.  Tutti 
i  discorsi  nelle  storie  letterarie,  antologie  ed  enciclopedie  sopra  gli 
inni  autentici  o  spurii  di  Gregorio,  sopra  la  sua  arto  di  trattare  gli 
inni,  la  sua  libertà  metrica  o  altro  poggiano  in  aria  e  sono  distrutti 
del  tutto.  Noi  non  abbiamo  nemmeno  una  testimonianza  storica  che 
Gregorio  abbia  cantato  degli  inni,  e  quindi  non  possiamo  assoluta- 
mente considerare  Gregorio  come  poeta  di  inni  «  donec  probetur»] 

1313.  Baniì.  —  I,  7,  1907.  —  Bartoli  A.,  Un  frammento  inedito 
dei  musaici  vaticani  di  Giovanni  VII. 

1344.  Krt.  —  S.  3,  XXXV,  1907.  -  Vielhabcr  0.,  Die  dlteste  lite- 
rarische  Spur  der  Jieil.  Katharina  von  Alexandrien  Ì7n  Ahendlaìule  [In 
un  Codice  latino  di  Monaco  della  fine  dell' VIII  secolo]. 

1345.  Nar.  ~  XXXIII,  1,  1908.  —  Caspar  E.,  Echte  und gefdlschte 
Karolingerurkundcn  fur  Monte  Cassino  [Carlo  il  Grosso  dona  al  mo- 
nastero di  Monte  Cassino  le  regalie  nel  territorio  di  Aquino  collo 
stabilimento  della  linea  di  confine  (Roma,  28  marzo  787)]. 

1346.  Nar.  —  XXXIII,  1, 1908.  —  Tangl  M.,  Zum  Judenschutzrecht 
unter  den  Karolingern. 

1347.  Reli.  —  1904,  gennaio- febbraio.  —  Depoin  J.,  L'empire 
Carolingien  [A  proposito  dell'opera  di  A.  Kleinclausz]. 

1318.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  6-8,  1907.  -  Cipolla  C,  Lettera  di 
Uàbano  Mauro  a  Xotingo,  rescoro  di  Verona  [Notingo  fu  vescovo  di 


398  SPOGLIO    l»EI    PKKIODICI 

Verona  dall'anno  840  air843.  La  lettera  dedicatoria  di  Rabauo  Mauro, 
pubblicata  pure  dal  Migne,  presenta  nel  testo  dato  dall'A.  varianti 
notevoli]. 

1349.  Adi.  —  XVI,  1,  2,  1907.  —  Venturi  L.,  Intiere  e  ornamenti 
nella  Bibbia  di  Carlo  il  Grosso  (anni  885-887). 

1350.  Js.  —  NS.,  Ili,  1905,  agosto-settembre.  —  DieM  Ch.,  L'oeuvre 
de  Byzaiice  dans  l'Italie  meridionale  [A  proposito  dell'opera  di  J.  Gay 
sui  rapporti  dell'Italia  meridionale  coir  Impero  bizantino  dall' 867 
al  1071]. 

1351.  >^ar.  —  XXXII,  2,  1907.  —  Schneider  F.,  Ein  inter polder  ter 
lìrief  Papst  Nikolaus'  I  und  der  Primat  von  Bourges  [Delle  due  re- 
dazioni dello  scritto  papale  deir864  a  Rodolfo  di  Bourges  la  più  lunga 
è  da  ritenere,  per  argomenti  interni  ed  esterni,  come  una  falsifica- 
zione creata  a  Narbona]. 

1352.  Bh.  —  XCIV,  2,  1907,  luglio-agosto.  —  Lot  F.,  Laquestion 
des  Faiisses  Décrétales  [Riassume  e  discute  i  recenti  studi  sull'argo- 
mento]. 

1353.  Thq,  —  LXXXIX,  4,  1907.  —  Fnnk,  Die  pseudoisidorische 
Frage  [A  proposito  delle  ricerche  del  Fournier  nella  «  Revue  d'histoire 
ecclésiastique  »,  di  cui  cfr.  Bsl,  1906,  sp.  n.  229,  e  1907,  sp.  n.  228]. 

1354.  RD.  —  a.  XXIX,  v.  CXVI,  10,  1903.  —  Manitius  M.,  Ein 

satiriker  des  elfsten  Jahrhnnderts  [Lo  pseudonimo  «  Se>ttus  Amar- 
cius  Gallus  »,  vissuto  al  tempo  di  Enrico  III,  forse  in  Spira,  di  con- 
dizione certo  clericale].- 

1355.  QR.  —  XXI,  1,  1907.  —  De  Waal,  Zar  Erschliessung  und 
eraten  Veruffentlichung  des  Schaizes  von  «  Slancia  Sanctorum  »  [A  pro- 
posito della  storia  della  pubblicazione  del  Grisar,  per  dilucidare  la 
pretesa  sollevata  dal  Lauer  di  rivendicare  per  sua  la  priorità  della 
scoperta  del  tesoro  di  S.  Giovanni  Laterano]. 

1356.  QR.  —  XXI,  3,  1907.  —  Wilpert  J.,  Die  Acherotipa  oder 
das  Bild  des  Emmanuel  in  der  Kapelle  «  Sanata  Sanctorum  »  [Con- 
trariamente alla  teoria  dell'origine  orientale  sostenuta  fin  qui,  la 
ricerca  sul  ritratto  condusse  alla  conclusione  che  esso  sia  opera 
latina  e  propriamente  romana.  Il  tempo  dell'origine  sua  potrebbe 
collocarsi  tra  la  metà  del  V  e  la  metà  del  VI  secolo.  Studia  poi  la 
sorte  del  ritratto  stesso;  il  primo  ritocco  del  medesimo  segui  sotto 
il  papa  Giovanni  X  (911-928),  il  secondo  in  un  tempo  non  determi- 
nato, forse  poco  dopo  il  1084,  il  terzo  sotto  Innocenzo  III]. 

1357.  QR.  —  XXI,  5,  1907.  —  iMiiller  A.,  Der  Schaiz  v'on  «  Sancta 
Sanctorum  »  [Osservazioni  sopra  gli  interessantissimi  articoli  del 
Grisar  e  der  Lauer]. 

1358.  Js.  —  1907,  maggio.  —  Cagnat  R.,  Le  trésor  du  «  Sancta 
Sanctorum  »  au  Latrali  [A  proposito  delle  pubblicazioni  di  P.  Jubarn 
e  Ph.  Lauer]. 

1359.  AsN.  —  XXXIII,  1,  1908.  —  Brandileone  F.,  L'economia 
rurale  dell'età  prenormanna  nell'Italia  meridionale  [Rassegna  degli 
studi  di  Augusto  Lizier  condotti  su  documenti  editi  dei  sec.  IX-XI]. 

1360.  Ka.  —  S.  3,  XXXV,  1907.  —  Menge  G,,  Die  «  Dieta  »  des 
Sei.  Aegidius  von  Assisi, 

1361.  BsS,  —  XIV,  3,  1907.  —  Leicht  P.  S.,  Leggi  e  capitolari  in 
una  querimonia  amiatina  dell'anno  1005-6   [Querimonia  dell'abate 


ALTO   MEDIOEVO  399 

AViiiizo  di  S.  Salvatore  di  Moiitamiata  al  conte  Ildebrando,  contro 
il  vescovo  di  Chiusi,  Erwaldo]. 

1362.  ISur.  —  XXXII,  2,  1907.  -   Hessel  A.  nnd  Yibel  H.,  Fin 

Turiner  Urkundenfiilscher  des  li  Jcihrhunderis  [Studia  i  diplomi  di 
Corrado  II  pel  vescovado  di  Torino  (1038)* e  pel  vescovado  di  Mo- 
dena (1038;  ;  di  Enrico  II  pel  vescovado  di  Bergamo  (1041  ),  pei  con- 
venti di  S.  Salvatore,  di  Tolla  e  di  Villar  S.  Costanza  (1047).  Il  risul- 
tato mostra  non  solo  l'orig-inale  conservato,  ma  anche  il  contenuto 
falso  dei  medesimi.  Per  la  diplomatica  è  importante  la  conclusione 
che  i  quattro  documenti,  per  incarico  di  diversi  interessati,  furono 
da  un  solo  e  medesimo  falsario  compiuti  e  certamente  già  tutti  nel- 
rXI  secolo.  L'esame  dei  diplomi  dimostra  essere  stata  Torino  il  luogo 
della  falsificazione,  e  la  persona  del  falsario,  con  verisimiglianza, 
fu  un  certo  prete  Adamo.  I  quattro  diplomi  sono  riprodotti  in  ap- 
pendice]. 

1363.  AsN.  -  XXXII,  3,  1907.  —  Fedele  P.,  Due  nuovi  documenti 
Gaetani  dell'età  normanna  [Nella  lotta  tra  Guaimaro,  principe  di 
Salerno,  e  quei  di  Aversa,  per  la  successione  di  un  nipote  di  Rai- 
nulfo,  quei  di  Gaeta  gridarono  loro  duca  il  conte  Adenolfo  di  Aquino, 
il  quale,  dopo  essere  stato  nemico  e  prigioniero  di  Guaimaro,  aveva 
preso  la  parte  di  questi,  e  n'ebbe  in  compenso  appunto  la  conferma 
del  ducato  Gaetano.  Il  primo  dei  documenti  pubblicato  dairA.  per- 
mette di  stabilire  al  1046  il  primo  anno  del  duca  Adenolfo  in  Gaeta, 
che  THcinemann  anticipava  al  1044.  Il  secondo  documento  è  del  1062. 
Entrambi  sono  tolti  (Ja  copie  contenute  nell'opera  ms.  di  A.  Gattola 
conservata  nella  Biblioteca  di  Montecassino]. 

1364.  AsN,  -  XXXII,  1,  1907.  ~  Fedele  P.,  Per  l'edizione  cri- 
tica del  Catalogo  dei  Duchi  di  Najwli  [Esamina  un  nis.  della  Nazio- 
nale di  Firenze,  scritto  durante  il  pontificato  di  Pasquale  II,  ossia 
fra  gli  anni  1099  e  1118  e,  in  ogni  caso,  non  posteriormente  al  pon- 
tificato di  Onorio  II.  Conclude  confermando  una  sua  precedente  ipo- 
tesi, cioè  la  origine  toscana  del  Codice  della  Vittorio  Emanuele  di 
Roma,  contenente  pure  il  catalogo  dei  duchi  di  Napoli,  intorno  al 
quale  cfr.  lisi,  1904,  sp.  n.  152]. 

1365.  Zkth.  —  XXXI,  1,  1907.  —  Grlsar  H.,  DionyHÌus  Areopa- 
gita  in  der  alien  pUpstlichen  Palaslkapelle  nnd  die  Hegensburger 
Fdlschungen  des  11  Jahrhundert  [L'A.  trovò,  dopo  l'apertura  dell'an- 
tica capfJella  domestica  pontificia,  detta  «  Sancta  Sanctorum  » ,  una 
pergf^mena  dell' XI  secolo,  che  contiene  la  leggendaria  istoria  del 
presunto  apostolo  della  Gallia  e  notizie  sopra  il  preteso  trasporto 
delle  sue  reliquie  nel  chiostro  di  S.  Emmeramo  a  Ratisbona.  Sono 
copie  delle  falsificazioni  di  Ratisbona  dell' XI  secolo,  eseguite  per 
Leone  IX,  in  occasione  della  sua  visita  a  Ratisbona  fatta  nel  1052, 
per  attestazione  della  scapula  tolta  al  corpo  di  Dionisio  che  allora  fu 
donata  quivi  al  Papa  e  quindi  incorporata  nel  fondo  delle  reliquie 
della  cappella  domestica  del  Papa]. 

1366.  QB.  -  XXI,  1,  5,  1907.  -  Endre»  J.  A.,  Die  Konfessio  des 
hi.  Emmeram  zum  dritten  Mal.  [Replica  ad  un  articolo  del  Weber  : 
sostiene  e  riconferma  la  sua  tesi  che  nella  tomba  trovata  nel  1894, 
in  S.  Emmeramo,  sia  stata  aperta  la  sepoltura  di  S.  Emmeramo]. 
—  Weber  C.  A.,  Das,  angehliche  Grab  des  hi.  Emmeram  [Contro  le 
conclusioni  dell'Endres,  sostiene  che  il  cadavere  ritrovato  era  di  un 
laico  ragguardevole,  ma  la  tomba  non  ha  nulla  a  che  fare  con 
S.  Emmeramo]. 


400  SPOGLIO    DKI    PKKIODICI 

1367.  Thq.  —  LXXXIX,  1,  1907.  —   Sagnrrtller  J.  B.,  Zar  En^ 

testehung  una  lìecleutuny  der  Formel  «  Salra  Sedis  Apostollcae  aucto- 
ritate  »  in  den  pdpstiichen  PrivUegien  [Al  tempo  di  uregorio  VII]. 

1368.  SarsA.  —  XIX,  1905  'seduta  21  giugno  190t).  -  Ronx  A., 
Saint  Ansehne  et  le  cui  te  de  la  Sainte  Vierge  [Resoconto  accademico]. 

1369.  >'aV.  -  NS.,  XV,  I,  69,  1908.  -  Besta  E.,  Nuove  ricerche 
sul  «  Chronicon  Altinate  »  [Opina  che  la  tesi  che  il  «  Chronicon  Gra- 
dense  »  sia  un Tìmaneg-gi amento  dell'*  Altinate  »  debba  lasciar  luogo 
aliatesi  inversa:  tutti  i  di'eci  frammenti  considerati  dall' A.  per  ana- 
logia di  forma  e  di  contenuto  si  debbono  considerare  come  opera 
di  un  solo  e  medesimo  autore,  comunque  siano  stati  ordinati  nei 
manoscritti]. 

1370.  Akkr,  —  LXXXVII,  1,  1907.  —  Kirsch  E.,  Die  Auffansufìg 
der  simoìiùifiitchen  und  Hchismatischen  Weihen  im  11  Jahrhclrt.,  he- 
Honders  bei  Kardinal  Deusdedit. 

1371.  Akkr.  —  LXXXVII,  1,  1907.  -  Schmidlin,  Das  Investitura 
problern. 


4.  BASSO  MEDIOEVO  (Sec.  XI-XV). 

1372.  Js.  —  NS.,  Ili,  1905,  marzo.  —  Bertayx  E.,  L'art  italien  au 
moyen  ùge  [Rassegna  dei  volumi  del  Venturi]. 

1373.  RI).  -  XXXIII,  11,  1907,  agosto.  —  Kelle  J.,  D/e  lateini- 
sche  Sprache  im  deutschen  Mittelalter. 

1374.  Xar.  —  XXXII,  4,  1907.  —  Manitiiis  M.,  Geschichtliche»  aus 
mittelalterlichen  Bibliothekskatalogen  [Preziosissima  raccolta  del  ma- 
teriale storiografico  conservato  in  vecchi  cataloghi'  all' incirca  fino 
al  1200,  nello  stesso  ordine  come  nel  Wattcmbach]. 

1375.  AsN.  —  XXXII,  1,  1907.  —  fedele  P.,  Die  Chronik  von  tres 
Tàbernae  in  Calàbrien  [Rassegna  dell'opera  di  Erich  Caspar]. 

1376.  Ss.  —  XVI,  2,  3,  1907.  —  Briigaro  6r.,  L'artigianato  pisano 
nel  medioevo  (1000-1406)  [I  mercanti  e  gli  artigiani  a  Pisa  nei  se- 
coli XI  e  XII;  l'arcivescovo  e  la  borghesia  combattono  e  aboliscono 
i  diritti  fiscali  dei  Visconti.  Moto  corporativo  cittadino:  le  tre  mer- 
canzie e  le  sette  arti,  redazione  dei  loro  brevi,  elezione  dei  loro  capi 
e  «  imperium  »  dello  Stato;  duplice  fisionomia  di  esse  e  dei  loro  con- 
solati; gabelle  pagate  dai  loro  associati.  Cittadini  e  forestieri  nelle 
associazioni  suddette.  Poteri  giurisdizionali  delle  tre  mercanzie  e 
delle  sette  arti;  rapporti  intercedenti  fra  le  loro  curie  e  fra  le  loro 
curie  e  lo  Stato.  Organizzazione  delle  arti  indipendenti  da  esse. 
Maestri,  soci,  fattori,  discepoli,  lavoranti,  famigli,  ecc.,  considerati 
nei  loro  rapporti  tecnici,  giuridici  ed  economici.  Personalità  giuri- 
dica della  donna  nell'arte.  Quattordici  documenti  in  appendice]. 

1377.  Js.  —  NS.,  IV,  1906,  febbraio.  —  Berthelot  M  ,  Adalard 
de  Bath  et  la  ^  Mappae  clavictda  »  [L'autore  di  questa  «  Chiave 
della  pittura  »  non  può  essere  Adalberto  di  Bath,  che  viveva  al 
XII  secolo,  poiché  il  ms.  di  Schlestadt  è  al  più  tardi  del  X  secolo; 
ma  egli  può  essere  stato  l'autore  di  una  seconda  redazione  rappre- 
sentata da  nn  ms.  di  Lucca.  Il  suo  contributo  del  resto  è  minimo, 
ossia  appena  cinque  paragrafi  su  duecento]. 


BA8S0   MEDIOEVO  401 

1378.  B8bB.  —  II,  1,  1908.  —  Mazzi  A.,  Il  giuramento  di  Pontìda 
[Nota  di  alcune  sconcordanze  degli  storiografi  sui  fatti  e  sulle  date]. 

1379.  Rb.  —  xeni,  2,  1907.  -  Luchaire  A.,  Philippe- Auguste, 
roi  de  France;  la  croisade  1187-1191  [Rassegna  del  2°  volume  di  Ales- 
sandro Cartellieri]. 

1380.  SarsA.  —  XIX,  190»  (seduta  22  febbraio  1905).  —  Nous- 
san  D.,  Sur  les  anciens  rùs  de  la  commune  de  Saint  Vincent  [Dei  se- 
coli XTI-XIV]. 

1381.  €r.  —  IV,  1,  5,  1906.  —  Volpe  G.,  Il  sistema  della  costitu- 
zione economica  e  sociale  italiana  nell'età  dei  Comuni  [Ampia  rassegna 
e  discussione  dell'opera  di  Gino  Arias].  —  Id.,  La  storiografia  sem- 
plicista ed  il  prof.  Arias  [Ribatte  una  risposta  alla  rassegna  prece- 
dente comparsa  nel  «  Giornale  degli  economisti  »]. 

1382.  RD.  —  a.  XXX,  v.  CXVII,  3,  1903.  —  Daridsohn  R.,  Die 

Feindschaft  des  Monfecchi  und  Cappelletti  ein  Jrrttim!  [Studia  anzi- 
tutto le  fonti  della  storia  di  Romeo  e  Giulietta  nonché  del  passo  di 
Dante  sui  Montecchi  e  Cappelletti.  I  Cappelletti  designavano  a  Cre- 
mona ne]  XIII  secolo,  una  delle  tazioni  comunali  alla  quale  s'oppo- 
neva quella  dei  Barbarasi;  le  loro  lotte  sono  narrate  negli  «  Annali  » 
di  Piacenza  e  Parma  e  nella  «  Cronaca  »  di  Salimbeni.  Fu  Benve- 
nuto da  Imola  che  diede  i  Cappelletti  per  cittadini  di  Verona]. 

1383.  Nar.  —  XXXIII,  1,  1908.  —  -  Holder-Egger  O.,  Italienische 
PropheUeen  des  13  Jahrhunderis  [Una  profezia  dell'Italia  meridionale 
sopra  Federico  II  e  Corrado  IV.  Una  profezia  tramandata  da  Salim- 
bene.  Profezia  sopra  Pietro  III  di  Aragona.  Versi  profetici  romani. 
Il  «  lìber  de  oneribus  prophetarum  »  dello  pseudo  Gioachino]. 

1384.  QR.  —  XXI,  2,  1907.  —  Reichert  B.  M.,  Feier  und  Geschdfts- 
ordnvng  des  Provinzialkapifel  des  Dominikanerordens  in  13  Jahrhun- 
dert  [Continuazione,  cfr.  Rslt  1905,  sp.  n.  211]. 

.  1385.  XaV.  —  NS.,  XIV,  II,  68,  1907.  —  Predelli  R.,  Testamento 
d'un  crociato  [Valframo,  figlio  del  signor  Enrico  di  Gemona,  abi- 
tante nella   parrocchia  di   S.  Eustachio  di  Venezia:  il   testamento,- 
pubblicato  testualmente,  è  deirottobre  1202]. 

1386.  Rb.  —  XCVI,  1908.  —  Gniband  J.,  S.  Fran(;ois  [Rassegna 
dei  volumi  di  Salvatore  Minocchi,  di  Peter  Anton  Kirsch,  di  Edmund 
Wauer]. 

1387.  Ka.  —  S.  3,  XXXV,  1907.  —  Bihl  M.,  Die  Franzìskaner- 
missionen  im  Morgenlande  wdhrend  des  13  Jah'rhundert  [A  proposito 
dell'opera  del  Goìubovich:  «  Biblioteca  bio-bibliografica  della  Terra 
Santa  e  dell'Oriento  Francescano  »]. 

1388.  Rg.  —  XLII,  1906,  dicembre.  —  Goffln  A.,  Sainte  Claire 
d'Assise, 

1389.  Js.  —  NS.,  Ili,  1905,  gennaio-ottobre.  —  Berger  E.,  Jn- 
nocent  III  et  r Italie  [A  proposito  dell'opera  di  A.  Luchaire]. 

1390.  Rb.  —  XCVIII,  1,  1908.  —  Pflster  Cbr.,  Iniwcent  III:  la 
papauté  et  l'emjnre,  la  question  d'Orient  [Rassegna  dei  due  volumi 
di  Achille  Luchaire]. 

1391.  Js.  —  1907,  novembre.  —  Berger  E.,  L'empereur  Otton  IV 
[A  proposito  dell'opera  di  A.  Luchaire  su  Innocenzo  III]. 

1392.  Rb.  -  XCVII,  2,  e  XCVIII,  1,  1908,  marzo-giugno.  — 
Lncbaire  A.,  Innocent  III  et  le  quatrikme  concile  de  Ixitran  [Ne  ritesse 
la  storia]. 

Bivista  storica  itaHana^  3*  S.,  vi»,  3.  26 


402  SPOQUO  DEI   PERIODICI 

1393.  Js.  -  NS.,  Ili,  1905,  ottobre.  —  Luchaire  A.,  Un  document 
retronvé  [L'elenco  dei  vescovi  che  assistettero  al  Concilio  Laterano 
del  1215;  trovavasi  nel  registro  d'Innocenzo  III  che  conteneva  le 
lettere  degli  anni  18*^  e  19'»  del  pontificato,  il  quale  andò  perduto, 
L'A.  rha  ritrovato  in  un  ms.  di  Zurigo]. 

1394.  Rh.  —  XCIV,  2,  e  XCV,  1,  2,  1907,  luglio -agosto,  set- 
tembre-dicembre. —  Molinier  (-h..  Vegline  et  la  société  cathare  [Pre- 
messi cenni  sulla  chiesa  e  della  società  dei  Catari,  studia  i  princii>I 
della  sua  dottrina  e  i  rapporti  colle  chiese  affini,  specialmente  la 
cattolica,  infine  la  ragion  d'essere  e  la  sua  funzione  nel  mondo 
cristiano]. 

1395.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  4-5,  1907.  —  Monaci  E.,  Antichissimo 
ritmo  volgare  sulla  leggenda  di  Sant'Alessio  [Il  poemetto  che  l'A.  pub- 
blica proviene  da  un  luogo  che  fu  in  origine  colonia  farfense  e  in- 
sieme propaggine  sabina  ;  tra  gli  anni  1217-1225  o  poco  discosto]. 

1396.  AssL.  -  XXXVI,  190(5.  -  Ferretto  A.,  Liber  magistri  Sal- 
monis  sacri  palata  notarii  (1222-1226)  [Premessa  notizia  della  famiglia 
del  notaio  Salmone,  ch'ebbe  forse  la  prima  culla  a  Borzone,  in  A  al 
di  Sturla,  e  passò  a  Chiavari,  ricorda  il  maestro  Salmone  che  di 
quivi  passò  a  Genova  ove  trovasi  ricordato  la  prima  volta  il  23  no- 
vembre 1191;  fu  egli  poi  a  Bologna  per  apprendere  la  medicina  o 
per  dar  opera  ad  altri  studi.  Ricorda  le  vicende  della  Repubblica 
genovese  cui  il  suo  nome  fu  direttamente  o  indirettamente  impi- 
gliato: l'ultimo  atto  da  lui  stipulato  reca  la  data  del  7  maggio  1247; 
infine  dà  un  cenno  anche  dei  discendenti.  Un  breve  capitolo  illustra 
la  medicina,  la  scienza  occulta  e  la  farmacopea  genovese  del  tempo 
in  relazione  alle  nozioni  del  Salmone.  Dà  poi  contezza  del  titolo  e 
stato  attuale  del  libro,  dei  caratteri  intrinseci  e  dell'ortografia,  del 
metodo  di  pubblicazione  e  della  natura  dei  1624  documenti,  al  testo 
dei  quali,  accuratissimo,  seguono  indici  geografico  ed  onomastico]. 

1397.  DTS.  —  1, 1, 1908.  —  Bulla rium  franci.scanum  Terrae  Sanctae 
[Regesti  e  testi  di  quattordici  brevi  di  Gregorio  IX  tra  gli  anni  1228 
e  1239]. 

1398.  Bami.  —  I,  10,  1907.  —  Bartoli  A.,  Il  figlio  di  Pietro  Vas- 
salletto  a  Civita  Tjiviniu  [Notizia  epigrafica  del  1240]. 

1399.  Nar.  —  XXXIII,  1,  1908.  -  Salzer  E.,  War  die  im  Jahre 
1244  verstossene  Gemahliìi  Ezzelino  von  Itomano  eine  Tochter  Kaisers 
Friedrichs  Ilf  [Esamina  le  notizie  svariate  dei  cronisti  e  conclude 
che  non  abbiamo  alcun  punto  di  appoggio  per  decidere  quale  tra 
le  affermazioni  loro  sia  la  giusta.  Ad  ogni  modo  tuttavia  appare 
dalla  testimonianza  delle  fonti  trivigiane  che  Selvaggia  non  è  da 
identificare  con  la  sposa  di  Ezzelino  della  casa  dei  Lancia.  Questa 
terza  sposa  di  Ezzelino  è  tuttavia  forse  la  medesima  Isolda  Lancia 
che  più  tardi,  verso  l'anno  1255,  appare  come  sposa  del  margravio 
Bertoldo  di  Hohenburg,  e  negli  anni  1259-1270  si  può  anche  con 
documenti  dimostrare]. 

1400.  Nar.  —  XXXII,  3,  1907.  -  Werner  J.,  Verse  auf  Papst 
Innocenz  IV  und  Kaiser  Friedrich  II  [Insieme  ad  alcune  poesie  po- 
lemiche, il  Codice  D.  IV,  4,  della  Biblioteca  universitaria  di  Basilea 
contiene  una  satira  contro  Innocenzo  IV  e  Federico  II.  La  compo- 
sizione sta  fra  gli  anni  1247-1 250J. 

1401.  Nar.  —  XXXIII,  2,  1908.  —  Werner  J.,  Ein  fìrief  Friedrichs 
des  Freidigen  an  Konig  Enzio  von  J,  1276, 


BASSO   MEDIOEVO  403 

1402.  »hd.  —  XXIX,  3,  1905.  —  Darente  R.,  Le  sfafut  de  Bagiise 
de  1272  [Riassume  il  documento  pubblicato  uel  1904  da  Bogisik  e 
Jirecek]. 

1403.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  28  ottobre  1902).  —  Due  J.  A., 
Sìir  la  date  de  fti  mori  de  Saint  Bernard  de  Menthon  [Dimostra  la 
falsità  della  data  1087  e  la  riporta,  colla  scorta  di  un  documento,  a 
-duecento  anni  dopo]. 

1404.  Zkth.  —  XXXI,  1,  1907.  -  Stufler  J.,  Bemerkungen  zur 
Lehre  des  hi.  Thomas  iiher  d^n  WiUensziistand  des  Silnders  nacJi  dem 
Tode  [A  proposito  dello  scritto  di  J.  Lehner]. 

1405.  Nar.  —  XXXIII,  2,  1908.  —  Schmeidler  B.,  Studimzu  Tho- 
lomeui  voli  Lucca  [I.  La  tradizione  manoscritta  degli  annali,  ossia 

«  Gesta  Tuscorum  »  di  Tolomeo.  -  II.  Ciò  che  si  può  sapere  dei 
«  Gesta  Lucanorum  »]. 

1406.  Banii.  —  I,  6,  1907.  —  Spinazzola  Y.,  Di  otto  statue  mar- 
moree di  proprietà  dei  barone  Mazzoccolo  in  Teano  [Arte  del  scc.  XIII 
e  del  secolo  XIV]. 

1407.  QR.  —  XXI,  2,  1907.  —  Banmgauten  P.  M.,  Das  papstliche 
Siegelami  beim  Tode  und  nach  Neuvmhl  des  Papstes  [1<*  Lo  sterminio 
dei  tempio  del  nome  appresso  la  morte  del  papa.  2°  La  «  bulla  de- 
fectiva  »  avanti  l'incoronazione  di  un  papa.  3^  Raccolta  delle  notizie 
in  proposito  nelle  fonti  dal  XIII  al  XV  secolo]. 

1408.  Bh.  —  XCVIII,  2,  1908,  luglio-agosto.  —  Rodoeanachi  E., 
Le  rote  du  chàleau  Saint- Ange  dans  l'histoire  de  la  papauié  dii  XIII 
au  XV  siede. 

1409.  A88L.  —  XXXV,  1906.  —  Siereklng  H.,  Studio  delle  finanze 
(jeiwvesi  nel  tnedioevo  e  in  particolare  sulla  casa  di  S.  Giorgio  [Tra- 
duzione dal  tedesco  di  Onorio  Soardi.  Premette  notizie  sulle  fonti  e 
sulla  letteratura  dell'argomento.  Tratta  poi  delle  finanze  genovesi 
nei  secoli  XIII  e  XIV,  cioè  prima  della  fondazione  del  Banco  di  San 
Giorgio,  dimostrando  come  Genova  si  liberò  dai  vincoli  feudali  dando 
sviluppo  ad  una  finanza  propria,  nella  quale  i  debiti  rappresenta- 
rono subito  una  parte  importante;  si  perfeziona  il  sistema  delle 
imposte  e  dei  debiti  dello  Stato.  Mentre  il  capitale  in  cerca  di  col- 
locamento veniva  offerto  allo  Stato  a  condizioni  vantaggiose,  una 
eccessiva  espansione  del  credito  obbligò  il  Governo  ad  accordare  ai 
creditori  diritto  di  corporazione.  I  «  protectòres  capitali  »,  istituiti 
nel  1323,  rappresentano  i  creditori  della  «  compera  salis  » ,  del  1274, 
della  «  mutua  vetera  » ,  consolidata  nel  1303,  e  della  «  compera  pacis  » , 
del  1332.  Dimostra  poi  come  le  organizzazioni  dei  creditori  dello 
Stato  si  mantennero  e  si  affermarono  durante  l'epoca  della  Genova 
ducale.  Per  ultimo  viene  studiata  la  questione  di  vedere  fino  a  qual 
punto  le  «  compere  »  e  le  «  maone  »,  le  associazioni  dei  creditori 
dello  Stato  e  degli  appaltatori  delle  imposte,  possano  essere  consi- 
derate come  il  germe  delle  società  per  azioni.  La  seconda  parte  del- 
l'opera tratta  del  Banco  di  S.  Giorgio,  della  fondazione  e  del  primo 
periodo  del  suo  esercizio  bancario  dal  1407  al  1444;  poscia  studia 
l'amministrazione  coloniale  della  Casa  dal  1447  al  1563;  infine  le 
sorti  ulteriori  della  Casa  e  specialmente  il  secondo  esercizio  ban* 
cario  dal  1675  al  1815]. 

1410.  AsN.  —  XXXIl,  1907;  XXXIII,  1,  1908.  -  Schipa  M.,  Con- 
tese sociali  napoletane  nel  medioevo  [Continuazione,  cfr.  Rsl,  1907, 
sp.  n.  720:  L'università  generale  dei  tempi  angioini,  il  patrimonio, 
i    diritti,  le  attribuzioni,  le  funzioni.   Suddividevasi  in  università 


404  SPOGLIO   DEI  PERIODICI 

nobile  e  ujiiversità  popolare,  queste  a  lor  volta  avevano  altre  sud- 
divisioni; numerose  erano  naturalmente  le  cause  dei  dissidi  e  delle 
querele  dei  contribuenti.  Nel  1306  avvenne  una  riforma  tributaria 
per  la  quale  si  ebbero  nuove  circoscrizioni  per  aggruppamenti  di 
platee.  In  appendice  al  capitolo  III  quattro  documenti.  Il  capitolo  IV 
spiega  l'assetto  definitivo  dei  nobili  in  cinque  piazze:  l'importanza 
storica  della  cittadinanza  napoletana  nel  XIV  secolo;  l'importanza 
della  resistenza  ad  Andrea  d'Ungheria;  le  contese  tra  l'antica  no- 
biltà e  i  nuovi  abitanti  fino  al  regio  lodo  del  1339.  In  appendice  al 
capitolo  sette  documenti,  -Capo  V:  Il  Buono  Stato:  organizzazioni 
popolari  ;  la  gabella  del  Buon  denaro.  I  popolani  al  governo  manten- 
gono costante  fedeltà  a  Urbano  VI  ;  il  potere  popolare  giunge  all'a- 
pogeo sotto  Ladislao.  Un  documento  in  appendice.  -  Capo  VI.  Il  seggi» 
del  popolo  ;  il  seggio  della  sellerìa  ;  il  pareggiamento  dei  cinque  seggi 
nobili;  le  ultime  giornate  di  Carlo  Vili  in  Napoli  e  l'ammissione 
definitiva  del  popolo  nell'amministrazione  ordinaria  della  città.  In 
appendice  al  capitolo  un  brano  di  cronaca  inedita:  «  Sul  parlamenta 
di  Carlo  \^II  »]. 

1411.  Adi.  —  XVI,  5,  6,  1907.  —  Serra  L.,  I  monumenti  sepol- 
crali di  Xapoli  nel  trecento. 

1412.  RD.  —  XXXI,  9,  1905,  giugno.  —  Gerstfeldt  0.,  Francesco 
LancUni  degli  Organi.  Ein  blinder  Mnsiker  des  14  Jàhrhunderts. 

1413.  Fa.  —  XXVI,  3-4,  1907.  —  Schifo  C,  Di  alcuni  versi  sorti 
in  Terra  d'Otranto  e  della  regina  'Saltella  (Isabella)  in  essi  nominata 
[La  identifica  con  Isabella  Chiaromonte,  che  prima  di  diventare  re- 
gina dovette  essere  conosciuta  in  quella  Terra  d'Otranto  dove  è  sorta 
la  cantilena  cui  accenna  l'A.]. 

1414.  Js«  —  1907,  giugno.  —  Berger  E.,  La  fiscalité  pontifical& 
en  France  au  XIV  siede  [Secondo  la  pubblicazione  di  Samaran  e 
Mollat]. 

1415.  Xar.  —  XXXII,  2,  1907.  —  Beokmann  G.,  Die  Thnynbesiei- 
gung  Papst  Bonifaz  Vili  iind  Kunig  Adolf  von  Nassau  [Il  Papa 
manda  una  partecipazione  della  propria  incoronazione  al  re  Adolfo. 
La  notizia  è  conservata  in  un  codice  di  Breslaw]. 

1416.  Rh.  -  XCVIII,  2,  1908.  -  Langlois  Y.,  Papstum  vnd  Un- 
tergang  des  Templerordens  [Rassegna  dei  due  volumi  di  H.  Finke], 

1417.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  4  giugno  1903).  —  Frutaz  F.  G., 
Le  médecin  valdòtain  Doni  face  de  Boisan  [Del  secolo  XIV:  notizie 
documentate  aggiunte  alla  pubblicazione  del  dottor  G.  Carbonelli 
sullo  stesso  personaggio]. 

1418.  Ss.  —  XVI,  2,  1907.  —  Pecchia!  P.,  Una  famiglia  di  mer- 
canti pisani  nel  trecento  [Continuazione  dei  documenti  :  cfr.  i?s/,  1907, 
sp.  n.  1975]. 

1419.  SarsA.  —  XIX,  1905.  —  Dnc  J.  A.,  Une  charte  des  Cknirs- 
et  le  B.  Inìiocent  V  [Un  documento  dell'archivio  vescovile  di  Aosta 
del  1301  confermerebbe  la  teoria  tanto  contrastata  dai  Savoiardi 
della  patria  valdostana  di  Innocenzo  V]. 

1420.  PI.  —  IV,  8,  1906.  —  Piccione  E.,  El  pens (amento  de  Dante 
y  el  programa  de  la  Dante  Alighieri, 

1421.  Cr.  —  VI,  2,  1908.  —  Vossier  K.  e  GentUe  G.,  Intorno  a 
un  libro  su  Dante  [Discussione  generale]. 

1422.  RD.  —  XXXIII,  12, 1907,  settembre.  —  Elberkhagen  H.,  Ein 
Danie-Krauz  [A  proposito  della  pubblicazione  di  Paul  Pochhammer]^ 


BASSO   MEDIOEVO  405 

1423.  ED.  —  XXX,  10,  1904,  luglio.  —  Morf  H.,  Francesco  Pe- 
trarca [A  proposito  del  sesto  centenario  della  nascita]. 

1424.  MaT.  —  S.  2,  LVII,  1907.  —  Bofflto  G.,  L'epistola  di  Dante 
Alighieri  a  Cangrande  della  Scala  :  saggio  d'edizione  critica  e  di  com- 
mento  [Contro  l'autenticità  stanno  parecchi  indizi,  come  la  mancanza 
<ii  manoscritti  del  secolo  XIV,  il  silenzio  significativo  dei  commen- 
tatori, che,  come  appare  dalle  ricerche  dell'A.,  profittarono  larga- 
mente dell'epistola  senza  mai  fare  il  nome  di  Dante,  qualche  stri- 
dente contraddizione  fra  l'epistola  e  le  opere  dantesche  di  indubbia 
autenticità.  L'A.,  dopo  aver  messo  in  rilievo  tali  argomenti,  ricerca 
«  accerta  le  dubbie  lezioni  del  presunto  testo  dantesco,  enumera  le 
edizioni,  in  numero  di  quattordici,  e  i  codici,  in  numero  di  sei,  dei 
quali  dà  lo  spoglio  delle  varianti]. 

1425.  AspP.  —  VI,  1906  (1907).  —  Melchiorri  M.,  Vicende  della 
signoria  di  Ghiberto  da  Correggio  in  Parma  [Studia  il  predominio  deUa 
parte  guelfa  e  le  relazioni  con  Carlo  d*Angiò,  il  giovamento  delle 
Arti  per  tale  predominio  guelfo  ispirato  a  indirizzo  democratico.  I 
nobili  però  incominciano  a  impaurirsi  della  potenza  popolare  e  allora 
in  seno  al  partito  guelfo  si  forma  la  divisione  fra  nobili  e  popolani. 
Intervengono  nel  conflitto  il  vescovo  Obizzo  Sanvitale,  Guido  da 
Correggio,  Ugolino  e  Guglielmo  Rossi.  Il  Sanvitale  scomunica  i 
magistrati  del  Comune,  poi  è  fatto  arcivescovo  di  Ravenna  ;  intanto 
Parma  s'allea  con  Bologna,  il  vescovo  Obizzo  è  obbligato  a  fuggire, 
la  sua  parte  è  vinta  e  proscritta.  Amichevoli  sono  le  relazioni  fra 
Parma  e  il  marchese  di  Correggio  quando  muore  Guido  e  gli  suc- 
cede Ghiberto.  Dopo  un  parlamento  dei  Guelfi  in  Piacenza  è  immi- 
nente una  nuova  guerra  e,  mentre  i  Rossi  l'attizzano,  Ghiberto  pro- 
pugna la  pace  di  cui  ha  gran  bisogno  la  popolazione:  s'accorda  con 
lo  Scotti.  Il  bisogno  di  sicurezza,  lo  sviluppo  delle  industrie,  il  peso 
delle  cariche,  l'obbligo  della  milizia  sopra  tutto,  i  dissidi  interni 
•continui,  la  debolezza  delle  magistrature,  la  corruzione  e  la  mala- 
fede nei  consigli  e  nelle  corporazioni  colla  conseguente  sfiducia,  i 
danni  delle  guerre  e  la  cresciuta  loro  importanza,  sono  condizioni 
che  preparano  la  città  al  dominio  di  un  solo;  la  pace  è  conclusa, 
Ghiberto  acclamato  Signore  dal  popolo.  Il  Correggio  va  in  soccorso 
dello  Scotti;  i  Rossi,  che  tentano  novità,  sono  banditi;  si  congiura 
invano  contro  di  lui,  che  nella  guerra  contro  il  marchese  d'Este 
guadagna  riconoscenza  dai  Reggiani  ;  stringe  importanti  alleanze  e 
parentadi.  Nella  guerra  di  Parma  con  Cremona  si  rialzano  le  sorti 
degli  avversari  di  Ghiberto,  ai  quali  si  lega  lo  Scotti;  varie  vicende 
delle  lotte  pel  dominio  delle  acque  del  Po.  Coli' intervento  dei  fuo- 
rusciti Guelfi  aiutati  da  Cremonesi  e  Bresciani,  Parma  si  rivolta 
contro  Ghiberto  che  ne  è  cacciato;  egli  però  vince  i  Parmigiani  a 
Enzola  ed  è  riammesso  in  città,  diventa  podestà  dei  mercanti,  con- 
tinua a  guerreggiare  cogli  esterni,  spera  in  Enrico  VII  di  Lussem- 
burgo, da  cui  desidera  il  vicariato  in  Parma,  ma  subisce  delusioni, 
piega  perciò  a  parte  guelfa  suscitando  sospetti  nell'Imperatore.  Ghi- 
berto diventa  poscia  avversario  dichiarato  dell'Impero,  i  Guelfi  rien- 
trano in  Cremona  e  Piacenza,  difesi  da  Ghiberto  che  diventa  anche 
Signore  di  Cremona.  Sentenza  di  Enrico  contro  Ghiberto:  Parma 
e  Cremona  si  sottomettono  a  re  Roberto.  Dopo  la  morte  di^ Enrico, 
i  Ghibellini  muovono  verso  Parma,  ma  Ghiberto  scongiura  il  peri- 
colo: cresce  perciò  la  sua  autorità  all'interno  pei  nuovi  provvedi- 
menti di  governo,  all'esternò  per  le  relazioni  autorevoli  coi  Signori 
vicini.  Si   ribella   Matteo   da   Correggio,  spalleggiato   da   Luchino 


406  SPOGLIO   DEI   PERIODICI 

Visconti,  ma  vien  tosto  a  patti;  anche  i  Ghibellini,  stremati,  con- 
chiudono  pace;  Ghiberto  ridiventa  Signore  di  Cremona  e  la  difende 
strenuamente,  ma  è  cacciato  da  Parma,  dove  il  popolo  riacquista 
il  potere  ed  emana  severissime  leggi  contro  i  Magnati  (1315).  Al 
racconto  dei  fatti  l'A.  fa  seguire  considerazioni  generali  e  la  storia 
di  alcune  istituzioni,  nonché  il  testo  di  quarantadue  documenti  tra 
il  1297  e  il  131G]. 

142(ì.  SarsA.  —  XIX,  190.')  -seduta  16  agosto  1904).  —  Due  J.  À.^ 
Sur  VévOqup  Arduce  de  ront-Saint- Martin  [Che  succedette  al  B,  Eine- 
rico  I  nel  lol3]. 

1427.  AsN.  —  XXXIII,  1,  1908.  —  EgrWi  P.,  Cronaca  aquilana 
rimata  [Di  Buccio  di  Kanallo,  di  Popplìto  di  Aquila,  del  sec.  XIV. 
Amplissima  rassegna  dell'edizione  curata  da  V.  De  BarthoiomaMsJ. 

1428.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  28  agosto  1903).  —  Due  J.  A., 
Deux  rescrits  de  137S  et  1413  confirmant  les  anciens  privilk/es  dn 
Mandement  de  Quart  dérohl  à  la  Maison  de  Savoie  à  Vextinction  de 
la  branche  mascidine  de  cette  Seigneurie. 

1429.  SarsA.  —  XIX,  1905  (sedute  7  gennaio  e  20  marzo  1905). 
—  Due  J.  A.,  Sur  Vévique  Nicolas  lìersatori  sacre  le  2"J  septembre  1327. 

1430.  BsS.  —  XIV,  2.  3,  1907.  -  Senigaglia  Q.,  Ij)  .statuto  del^ 
l'arte  della  Mercanzia  senese  (13-42-1343)  [Al  testo  premette  ampia 
introduzione  sull'arte  della  Mercanzia  senese,  nella  sua  formazione 
e  costituzione  giuridica,  sugli  ufficiali  dell'arte,  sulle  finanze,  sui 
rapporti  fra  il  Comune  e  l'arte,  sul  diritto  commerciale  senese  nel 
secolo  XIV,  sulla  giurisdizione  mercantile  in  Siena]. 

1431.  XaV.  —  NS.,  XIV,  I,  67,  1907,  e  XV,  I,  69,  1908.  -  Bat- 
tistella  A.,  Tm  servitù  di  masnada  in  Friuli  [Continuazione,  cfr.  lisi, 
1907,  sp.  n.  1977:  prosegue  i  regesti  dal  3  luglio  1344  al  6  marzo  1476]. 

1432.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  5  settembre  1901).  —  Due  J.  A., 
Extrail  dn  lìoijistre  des  audiences  générales  ienues  à  Aoste  en  1361 
par  Amédée   VI  de  Savoie. 

1433.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  (y-^,  1907.  —  Cipolla  C,  Clomente  VI 
e  una  questione  ecclesiastica  cretese  [Per  le  pretese  di  Venezia  verso 
alcuni  membri  del  clero  cattolico  isolano]. 

1434.  QR.  —  XXT,  4,  1907.  --  SeMfer  K.  H.,  Papstliche  Ehren- 
kapldne  cus  deutschen  Diozesen  im  14  Johrhundert  [Raccoglie  i 
nomi  dei  cappellani  onorari  tedeschi  sotto  Clemente  VI,  Urbano  V, 
Gregorio  XI  e  Clemente  VII,  in  tutto  settanta  religiosi  e  di  vari 
ordini]. 

1435.  QR.  —  XXI,  4,  1907.  -  Kirsch  J.  P.,  Ein  Prozess  gegeit 
Bischof  und  DomkapitH  von  WUrzl)urg  an  der  pdpstlichen  Kurie  in 
14  Jahrhundert  [Sotto  il  papa  Innocenzo  VI]. 

U36.  BsS.  —  XIV,  3,  1907.  -  Heywood  \V.,  La  guerra  coìi  Pe- 
rugia (1301-1308)  [Nella  lotta  di  Siena  con  Perugia,*  questa  esaurì 
le  forze  sue,  nel  momento  in  cui  ne  aveva  maggior  bisogno  per  far 
fronte  alle  compagnie  di  ventura,  che  si  addensavano  minacciose  da 
ogni  parte,  e  per  resistere  alle  aggressioni  dell' Albornoz,  per  cui  ap- 
pare alquanto  sarcastica  la  vantata  battaglia  di  Torrita  come  un 
culminante  successo  di  Perugia]. 

1437.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  29  novembre  1901).  —  Due  J.  A., 
L'érèque  de  Verceil  Jean  Fieschi  detenu  au  chàteau  de  Montjovet  en  1377 
[Resoconto  di  lettura  accadeniicn]. 


BASSO   MEDIOEVO  407 

1438.  XaV.  —  NS.,  XV,  I,  69,  1908.  —  Rambaldi  L.,  Appunti 
friidaul  per  la  storia  della  guerra  di  Chioggia  [Nuovi  documenti,  da 
cui  si  ha  notizia  del  soccorso  di  vettovaglie  dato  dal  Friuli  all'ar- 
mata genovese;  di  Federico  Savorgnan  che  si  preparava  al  soccorso 
di  Chioggia;  del  passaggio  per  Udine  di  un  fratello  del  Doge  di 
Genova]. 

U39.  SorsA.  —  XIX,  1905  (seduta  26  febbraio  1903).  —  Due  J.  A., 
Une  charte  du  XV  siècl-e  concernant  un  cas  de  torture  [Nella  valle  di 
Aosta  |. 

1440.  QR.  —  XXI,  6,  1907.  -  Kirsch  J.  P.,  Vertrag  der  Bevoll- 
mdclìtigten  Papst  Gregors  XI  mit  dem  SfMnerfiihrer  Robert  de  Alta- 
villa von  Capita  im  Jahre  1H76  [Testo  tratto  dall'Archivio  Vaticano 
Reg.  Avinion.  N.  200]. 

1441.  Reh.  —  1904,  gennaio-aprile.  —  Mirot  L.,  Tai  France  et  le 
Grand  Schisme  d' Occident  [A  proposito  delle  opere  di  N.  Valois  e  di 
L.  Salembier].  ' 

1442.  BsS.  —  XIV,  1,  1907.  —  M.,  Conversioni  [Di  ebrei  a  Siena, 
con  due  documenti  dei  secoli  XIV  e  XV]. 

1443.  Akkr.  —  LXXXVII,  2,  1907.  —  Goller  E.,  Zur  Geschichte 
des  Kirklichen  Benefizialwe^sens  und  der  pdpstlichen  Kanzleiregeln 
unter  Benedikt  XIII  von  Avignon. 

1444.  Zkth.  —  XXXI,  4,  1907.  —  Kross  A.,  Martin  de  Alpartils  : 
«  Chronica  Actitatorum  temporibus  Benedicti  XIII  y>  [A  proposito  della 
pubblicazione  dell'Ehrle]. 

144o.  Akkr.  —  LXXXVII,  1,  2,  3,  1907.  —  Hiifner  A.,  Das  liechts- 
institut  der  Kirchlichen  Kxemtioìì  in  der  ahenUlndischen  Kirche.  In 
seiììer  Entivicìdung  bei  den  nidnnlichen  Ordcn  bis  zum  Ausgang  des 
Mittelalters. 

1446.  SarsA.  —  XIX,  1905.  —  Vesan  S.,  Le  cardinal  Antoine  de 
Challant  [Figlio  di  Aimone,  signore  di  Fenis,  vissuto  al  tempo  dello 
scisma  d'Occidente,  seguace  di  Pierre  de  Lune  fino  al  Concilio  di 
Pisa ,  poi  di  Alessandro  V  e  di  Giovanni  XXIII.  Fu  alla  corte  di 
Savoia,  e  divenne  cancelliere  di  Stato.  Poi  arcidiacono  di  Rheims, 
cardinal^  e  arcivescovo  di  Tarantasia;  fu  per  Benedetto  XIII  am- 
basciatore a  Parigi,  ebbe  relazioni  con  Santa  Coletta;  prese  parte 
ad  adunanze  e  concili,  fra  cui  quello  di  Pisa  e  alla  preparazione  di 
quello  di  Costanza,  per  cui  sostenne  anche  un'ambasciata  air  impe- 
ratore Sigismondo  ;  fu  a  quel  concilio  e  mori  poco  dopo  la  chiusura, 
cioè  il  13  settembre  1418). 

1447.  Akkr.  —  LXXXVII,  1.  1907.  —  Heiner,  I>ie  «  Coviunicatio 
in  sacris  »  der  Katholischen  mit  Wiretikern  und  das  Dekret  Martins  V 
*  ad  evitanda  »  voni  Jahr  1418  [Il  quesito  se  ])ai)a  Martino,  ])or  mezzo 
della  suddetta  costituzione,  abbia  permesso  ai  Cattolici  la  jìartecipa- 
zione  alle  cerimonie  di  culto  dei  seguaci  di  altre  religioni,  si  risolve 
negativamente]. 

1448.  MaT.  —  S.  2,  LVII,  1907.  —  Biiraggl  G.  C,  Gli  statuti  di 
Amedeo  Vili,  duca  di  Savoia,  del  26  luglio  I42H  [L'A.  ha  rinvenuto, 
in  un  ms.  della  Nazionale  di  Torino,  il  testo  inedito  di  alcuni  sta- 
tuti di  Amedeo  Vili,  dei  quali  si  era  perduta  notizia.  Ne  dimostra 
r autenticità,  e  come  fossero  osservati  anche  dopo  la  grande  opera 
legislativa  dovuta  nel  1430  allo  stesso  Amedeo  Vili.  Dimostra  inoltre 
l'importanza  veramente  notevole  di  dotti  statuti,  il  cui  contenuto  è 
tutto  quanto  di  diritto  processuale  civile:  essi  costituiscono  cosi  un 


408  SPOGLIO   DEI    PERIODICI 

anello  della  catena  dei  provvedimenti  iniziati  in  tale  materia  da 
Pietro  II,  proseguiti  da  Amedeo  VI  nel  1379,  compiuti  da  Ame- 
deo Vili  nel  1430.  Notevole  contributo  danno  anche  tali  statuti  alla 
storia  della  procedura]. 

1449.  Rh.  —  XCVIII,  2,  1908.  —  Monod  G.,  Jean7ie  d'Are  [Ras- 
segna dei  due  volumi  di  Anatole  France  e  dei  tre  volumi  di 
Ph.  H.  Dunaud]. 

1450.  J8.  —  NS.,  Ili,  1905,  luglio.  —  Talois  X.,  Le  schisme  de 
Bàleau  XVsiècle  [A  proposito  del  libro  di  Gabriele  Perouse  sul  car- 
dinale Luigi  Aleman]. 

1451.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  28  gennaio  1904).  —  Nonssan  D., 

Acfe  de  fondation  du  rù  de  MarcUier  (Verrayes)  [Del  24  agosto  1433]. 

1452.  Nar.  —  XXXII,  3,  1907.  —  Werner  H.,  Der  KirchUcfie 
Verfassungskonflikt  vom  Jahre  1438  (39  U7id  die  sog.  Refarmation  des 
Kaisers  Sigmund)  [Secondo  l'A.  la  «  Riforma  di  Sigismondo  »  non 
è,  come  per  lo  più  si  accetta,  lo  scritto  emanato  da  un  ecclesiastico 
rivoluzionario,  ma  lo  scritto  di  occasione  di  un  laico,  e  più  propria- 
mente un  cittadino,  che  prese  parte  al  conflitto.  Il  tempo  in  cui  sorse 
tale  scritto  fissa  TA.  nell'ultimo  quarto  dell'anno  1439]. 

1453.  AsN.  —  XXXII,  1 ,  1907.  —  Savini  F,,  Le  relazioni  di  Giosia 
di  Acquaviva  coi  Visconti  e  con  gli  Sforza  e  due  lettere  inedite  del  me- 
desimo [Partigiano  prima  di  Alfonso  d'Aragona  nella  lotta  con  Re- 
nato d'Angiò,  nel  1444  con  un  bubito  voltafaccia  si  schierò  contro 
il  suo  Re  e  si  alleò  con  Francesco  Sforza,  signore  delle  Marche. 
Uno  dei  capitoli  del  trattato  stabiliva  le  progettate  nozze  di  Giosia 
con  Elisa  degli  Attendoli,  sorella  di  Francesco  Sforza,  col  fine  poli- 
tico del  riacquisto  di  Teramo  tanto  agognato  dall' Acquaviva.  Era 
Elisa  vedova  di  Simonetto  Sanseverino.  Appare  che  di  tale  unione 
Giosia  avesse  poca  voglia,  e  che  il  matrimonio  non  si  effettuasse, 
forse  per  essere  andato  a  vuoto  l'assedio  progettato,  e  perchè  fu 
«confitto  l'Acquaviva  dal  Re,  che,  vistolo  sottomesso,  lo  privò  bensì 
<ielle  città  demaniali  di  Teramo  ed  Atri,  ma  gli  restituì  tutti  gli 
Altri  feudi.  Giosia  potè  riavere  Teramo  solo  assai  più  tardi,  cioè 
nel  1458,  e  per  breve  tempo,  fino  al  1460,  quando,  ridivenuto  ribelle 
al  sovrano  aragonese,  la  perderono  per  sempre  egli  e  i  suo^  discen- 
denti. In  appendice  due  lettere  del  Giosia  del  1442  e  1445,  tratte 
'dall'Archivio  di  Stato  di  Milano]. 

1454.  Ss.  —  XVI,  4,  1907.  —  Lonardo  P.,  Un'abiura  di  ebrei  a 
Lucerà  nel  1454, 

1455.  Ss.  —  XVI,  2,  1^07.  —  Pardi  G.,  Borsa  d'Esie,  duca  di 
Ferrara,  Modena  e  Reggio  (1450-1471)  [Continuazione,  cfr.  Rsl,  1907, 
sp.  n.  1996]. 

1456.  AspP.  —  VI,  1906  (1907).  —  Ambiveri  L.,  /  vescovi  di  Pia- 
cenza nella  seconda  metà  del  secolo  XV  [Documenti  e  notizie  di  con- 
flitti col  clero,  di  fronte  agli  scandali  del  quale  si  mostravano 
impotenti  ed  esautorati]. 

1457.  BsS.  —  XIV,  1,  1907.  —  Parducei  P.,  L'incontro  di  Fede- 
rigo III,  imperatore,  con  Eleonora  di  Portogallo  [Continua  la  pubbli- 
cazione del  poema,  di  cui  cfr.  Rsl,  1907,  sp.  n.  1280]. 

1458.  ;NaV.  —  NS.,  XIV,  II,  68,  1907.  —  Fossati  F.,  Sulla  partenza 
degli  oratori  Leonardo  Botta  da  Venezia  e  Francesco  Diedo  da  Milano 
[Nel  1480,  per  sorde  ostilità,  fatte  poi  palesi,  del  Governo  di  Milano 
contro  la  Repubblica  di  S.  Marco.  Con  documenti]. 


BASSO    MEDIOEVO  409 

1459.  ysL\.  —  NS.,  XIV,  II,  68,  1907.  —  Pira  E.,  Im  cessione  di 
Ferrara  fatta  da  Sisto  IV  alla  Repubblica  di  Venezia  (1482)  [La  cu- 
pidigia secolare  di  Venezia  alla  egemonia  marittima  dell'Adriatico 
costituiva  eostante  minaccia  per  Ferrara.  Ercole  I  d*Este,  alieno 
dalla  politica  prudente  del  suo  predecessore  Borso,  e  punto  rasse- 
gnato ad  essere  pupillo  sotto  la  perpetua  tutela  della  Repubblica, 
approfittò  del  malcontento  generale  degli  altri  Stati  italiani  contro 
di  essa  e  strinse  lega  col  re  di  Napoli,  suo  suocero,  colla  Repub- 
blica di  Firenze,  col  duca  di  Milano.  Venezia  però  era  forte  della 
alleanza  di  Sisto  IV,  dominato  dall'ambizione  di  creare  uno  Stato 
al  nipote  Gerolamo  Riario.  Aspirava  costui  al  trono  di  Napoli  e  ne 
fu  comunicato  il  disegno  a  Venezia.  Nel  1481  il  Riario  e  la  moglie 
sua  Catterina  si  recarono  a  Venezia,  dove  ricevettero  ospitalità  ge- 
nerosa. Per  quanto  ignorisi  il  fine  di  quel  viaggio,  si  può  indurre 
che  già  nelle  segrete  conferenze  si  dibattesse  la  cessione  pontifìcia 
di  Ferrara  alla  Repubblica,  che  fu  fatta  poi  ufficialmente  Tanno 
seguente.  Per  la  guerra,  che  si  disse  di  Ferrara,  finita  poi  per  stan- 
chezza di  combattenti,  rimasero  ai  Veneziani,  quale  premio  delle 
riportate  vittorie,  il  Polesine  tenuto  fino  alla  pace  di  Campoformio 
e  alcune  terre  della  costa  di  Puglia  strappate  al  Re  di  Napoli.  Sette 
documenti  in  appendice]. 

1460.  Ss,  —  XVI,  3,  1907.  —  Barnanti  P.,  AtU  autentici  delle 
lauree  dottorali  concesse  in  Lucca  nel  secolo  XV  [Lucca,  per  privilegio 
dell'Imperatore  e  del  Papa,  concedeva  diplomi  dottorali  a  condizioni 
molto  più  Tacili  di  spesa  e  di  sapere  che  nei  gloriosi  atenei  delle 
altre  città]. 

1461.  RD.  —  XXXIV,  6,  1908,  marzo.  —  Brandi  K.,  Dan  Werden 
der  Beiiaissance  [Discorso  tenuto  all'università  di  Gottinga  :  sul  cam- 
biamento del  significato  della  parola  «  rinascenza  »  dal  secolo  XV 
ai  giorni  nostri]. 

1462.  RD.  —  a.  XXIX,  v.  CXV,  8,  1903.  —  Gerstfeldt  D.,  Aìn 
Hofe  der  Sforza  [Cenni  specialmente  sulle  arti  alla  corte  di  Ludo- 
vico il  Moro]. 

1463.  Akg.  —  V,  2,  1907.  —  Jordan  L.,  Die  Renaissance  in  Pia- 
cenza [1°  Il  buon  tempo  antico  e  il  cattivo  tempo  nuovo  nel- 
l'anno 1390:  secondo  il  quadro  che  un  critico  del  mondo  e  censore 
dei  costumi  dà  in  appendice  al  «  Chronicon  Placentinum  » ,  l' A.  de- 
scrive la  vita  cittadina;  la  città,  gli  abiti,  le  feste,  i  cibi,  le  abitudini 
e  le  suppellettili.  -  2*»  Un  corredo  principesco  nell'anno  1389:  descrive, 
secondo  un  inventario  ancora  conservato,  il  corredo  di  Valentina 
Visconti,  l'ultima  sposa  di  Luigi  di  Valois  ;  in  esso  preponderano  gli 
og^tti  artistici.  -  3«>  Una  contesa  intorno  al  diritto  ad  usare  il 
titolo  di  dottore  nell'anno  1471:  una  controversia  coli' università 
di  Pavia]. 

1464.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  6-8,  1907.  -  Tommasini  0.,  Sul  Fa- 
normita:  notizie  biografiche  e  filologiche. 

1465.  AspP.  —  NS.,  IV,  1904  (1906).  —  Del  Prato  A.,  Librai  e 
biblioteche  parmensi  del  secolo  XV  [Con  numerosi  e  preziosi  docu- 
menti in  appendice]. 

1466.  AspP.  —  NS.,  IV,  1904  (1906).  —  Sforza  G.,  Autobiografia 
inedita  di  Gio,  Antonio  Faie,  speziale  lunigianese,  del  secolo  XV  (Ne 
pubblica  il  testo  interessantissimo  per  la  biografia  dell'autore  della 
cronaca  già  edita  e  di  importanza  essenzialmente  locale]. 


410  SCOGLIO   DEI    PERIODICI 

14G7.  SarsA.  —  XIX,  1905.  —  Dnc  J.  A.,  G^ìtalogie  (ìea  Seigneurs 
da  Challant.  Poesie  du  XV  siì'cle  [Da  una  raccolta  ins.  di  documenti 
storici  della  Casa  d'Aviso;  ne  pubblica  il  testo]. 

U(i8.  B!<S.  -  XIV,  3,  lf>07.  —  Volpi  G.,  Un  altro  sonetto  antico 
in  dialetto  senese  [Di  Luigi  Pulci]. 

1469.  Zkth.  —  XXX,  3,  190G.  —  Siebert  H.,  Die  heiligenpredigt 
des  ausgehenden  Mittelalters. 

U70.  Rbal.  —  Vili,  11-12,  1905.  —  Biidinich  C,  Architettura 
italiana  del  rinascimento  [A  proposito  del  5®  volume  dell'*  Handbuch 
der  Architetur  »>  di  Giuseppe  Durm]. 

1471.  Rbal.  —  VII,  4-(),  1904.  —  Mazzatinti  G.,  Arredi  del  tempio 
malatestiano  nel  1416  [A  RiminiJ. 

1472.  Adi.  -  XIV,  1,  2,  1905.  —  Carotti  G.,  Varco  di  Alfonso 
d'Aragona  e  di  Ferrante  I  in  Xapoli. 

1478.  Adi.  -  XIII,  3,  1904.  -  Collodi  R.,  La  casa  di  Giovanni 
IÌ07ÌÌ forti  a  Mantova  [Del  1444]. 

1474.  Adi.  --  XVI,  7,  1907.  —  Serra  L.,  /  monumenti  sejìolcrali 
del  rinascimento  a  Xapoli. 

1475.  Adi.  —  XIII,  11,  1904.  —   Carocci   G.,  Il  monumento  del 
•  vescovo  Benozzo  Federighi  e  V ornamentazione  floreale  liobbiana. 

147G.  Rami.  —  I,  1,  1907.  —  éStatue  Róbhiane  nella  chiesa  di  San 
Jacopo  di  Borgo  a  Mozzano  (Provincia  di  Lucca). 

1477.  Adi.  —  XVI,  11,  19(17.  —  Serra  L.,  Alessandro  Vittoria  da 
Trento  [Della  seconda  metil  del  secolo  XV;  scultore]. 

1478.  Rbal.  ~  IX,  6-8,  1906.  -  Grigioni  C,  Maestro  Giacomo 
di  Giorgio  Schiavoìie,  scultore,  del  secolo  XV  [Documenti].  —  Id.,  Giu- 
liano Pi-esutti  di  Fano,  pittore,  del  secolo  XVI  [Documenti]. 

1479.  Rbal.  —  X,  10-11,  1907.  —  Grigrioni  C,  Antonio  Camarotti, 
scultore  di  Firenze,  del  secolo  XV  [Un  documento]. 

1480.  Rbal.  —  XI,  5-6,  1908.  —  Calzini  E.,  Il  coro  della  catte- 
drale di  Ascoli  Fileno  e  i  maestri  Paolino  e  Francesco  di  maestro  Gio- 
vanili [Del  secolo  XV]. 

1481.  Rbal.  —  XI,  3-4,  1908.  —  Calzini  E.,  Maestro  Francesco 
di  maestro  Giovanni,  intagliatore,  del  secolo  XV  [Altre  notizie]. 

14Sl>.  Rbal.  -  XI,  1-2,  1908.  —  Grigioni  C.,  Maestro  Francesco 
di  maestro  Giovanni  di  A.hcoU,  intagliatore  in  legno,  del  secolo  XV  [Un 
documento  del  1501].  —  Id.,  Orafi  ascolani  della  seconda  metà  del 
secolo  XK  [Documenti].  —  Id.,  Costruzione  della  torre  meridionale 
della  chiesa  di  S.  Francesco  in  Ascoli  [Un  documento  del  1461].  — 
Id.,  Costruzione  del  ponte  dei  Ss.  Filippo  e  Giacomo  in  Ascoli  [Due 
documenti  del  1464}.  —  Id.,  Co.struzione  della  chiesa  di  Santa  Maria 
Maggiore  in  Ascoli  [Vn  lodo  arbitrale  del  1484].  —  Id.,  Costruzione 
delia  chiesa  di  S.  Emidio  di  Ascoli  [Un  documento  del  1485].  —  Id., 
Costruzione  della  cliiesa  di  S.  Agostino  in  Ascoli  [Due  documenti  degli 
anni  1484-1485]. 

1483.  Rbal.  -  IX,  1-2,  1906.  -  Grigioni  C,  Maestro  Apollonio 
Petrocchi  da  Ilipatransone  [Del  secolo  XV]. 

1484.  >'aY.  —  NS.,  XV,  I,  69,  1908.  —  Lazzarini  V.,  Documenti 
relativi  alla  pittura  padovana  del  .secolo  XV  (con  illustrazioni  e  note, 
di  Aìidrea  Moschetti)  [Tratta  di  Francesco  Squarcione,  della  sua 
geneaologia,  delle  opere;  di  Andrea  Mantegna,  di  Nicolò  Pizolo,  di 


BASSO    MEDIOEVO  411 

Giovanni  d'Alemagna  e  della  cappella  Ovetari,  di  Pietro  de  Maxi 
da  Milano,  di  Dario  da  Pordenone,  di  Pietro  Calzetta,  di  Andrea  di 
Natale,  di  Francesco  dei  Bazelieri  e  di  Jacopo  da  Montagnana,  di 
Nicolò  de  Slireto,  di  Zeco  da  Koma]. 

U85  Rbal.  —  Xr,  1-2,  1908.  —  Orijcloni  C,  Per  la  sloria  della 
pittura  in  Ascoli  Piceno  nella  seconda  metà  del  secolo  XV, 

1486.  Bami.  —  I,  2,  1907.  —  CaTenagbl  L.,  Antichi  affreschi  nel 
duomo  di  Atri  [Arte  abruzzese  del  secolo  XV]. 

1487.  Adi.  —  XII,  1,  1903.  —  Lara  B.,  Facciate  dipinte  nel  rina- 
scimento a  Oderzo  [Della  seconda  metà  del  secolo  XV]. 

1488.  Bami.  —  I,  7,  1907.  —  Ricci  E.,  Il  Portacroce  della  Beata 
Colomba  all'esposizione  di  Perugia  [Di  Fiorenzo  di  Lorenzo  (?);  era 
già  dipinto  con  certezza  nel  1497]. 

1489.  CE.  —  1906,  novembre.  —  Torino  y  Monzó,  Un  cuatrocen- 
lista  fiorentino  [Un  «  S.  Michele  »  della  cattedrale  di  Valenza]. 

1490.  Rbal.  —  VII,  10-12,  1904.  -  Mazzatlnti  G.,  A  proposito 
dell'affresco  di  Ottaviano  Ndli  nella  chiesa  di  S.  Agostino  a  Gidfbio. 

1491.  Rbal.  -  IX,  3-5,  1906.  —  Feliciangell  B.,  Benedetto  Buon- 
figli  [Rassegna  del  volume  di  Walter  Bombe]. 

1492.  Rbal.  —  XI,  5-6,  1908.  —  Astolfl  C,  Xuori  dipinti  del- 
l'Alunno  e  del  Folchetti  [Alle  esposizioni  di  Macerata  e  di  Perugia]. 

1493.  Rbal.  -  XI,  1-2,  1908.  —  Calzini  E.,  Le  pitture  nel  taber- 
nacolo della  chiesa  di  S.  Maria  ■<  in  ter  vineas  »  in  Ascoli  Piceno  [La- 
voro dell'ultima  decade  del  secolo  XV]. 

1494.  Rbal.  -  IX,  Ì-5,  1906.  -  Calzini  E.,  Vecchie  pitture  mu- 
rali del  XIV e  XV  secolo  [Contributo  alla  storia  dell'arte  nelle  Marche]. 

1495.  Rbal.  —  IX,  (j-H,  1906.  -  Calzini  E.,  Di  un  affresco  del 
secolo  XV^  recentemente  scoperto  ad  Urbino  [In  S.  Maria  della  Bella, 
di  un  artista  che  derivava  'sotto  certo  aspetto  da  Piero  della  Fran- 
cesca]. 

1496.  Rbal.  -  VII,  4-6,  1904.  —  Moriei  E.,  Giocanni  Bellini 
teste  [A  Venezia  in  un  atto  del  1487]. 

1497.  Rbal.  —  Vili,  1-2,  1905.  -  Calzini  E.,  Per  un  quadro  del 
Francia  [«  La  Presentazione  »  nella  pinacoteca  Malatestiana  di 
Cesena]. 

1498.  Bami.  —  L  9,  1907.  —  Carocci  i^.^Gli  affreschi  di  Andrea 
del  CcLstagno  nella  villa  Pandolfìni  pnsso  Firenze. 

1499.  Bami.  —  l,  12,  1907.  —  CWaaanti  A#,  Un  quadro  inedito 
di  Gentile  da  Fabriano  [Nella  collezione  Fornarini  Fabriano;  rap- 
presenta le  stimmate  di  S.  PVancesco  ;  dei  primi  del  secolo  XV]. 

1500.  Bami.  —  I,  11,  1907.  —  Fiere»  U.,  //  Cima  di  Conegliano 
di  Casiglio  nella  regia  pinacoteca  di  Brera, 

1501.  Rbal.  —  VII,  10-12,  1904.  —  (^alzini  E.,  Per  Melozzo  da 
Forlì  [Insiste  per  rivendicargli  l'a  Annunciazione  »  del  Museo  for- 
livese]. 

1502.  Bami.  -  I,  10,  1907.  —  Bernardini  (;.,  Un  dipinto  altri- 
buito  a  Melozzo  da  Forlì  nella  Galleria  nazionale  di  Poma. 

1503.  Bami.  —  I,  7,  1907.  —  Bredinn  A.,  Il  capolavoro  di  Simone 
Marmion  [Le  tavole  di  «  San  Vincenzo  Ferrerì  »  a  Napoli  nella 
chiesa  di  S.  Pietro  martire-,  del  secolo  XV]. 


412  SPOGLIO   DEI   PERIODICI 

1504.  Rbal.  —  XI,  1-2,  1908.  —  Origioni  €.,  Un  antenato  di 
Bartolomeo  Ramenghi,  anch' egli  pittore  [Ugolino,  vìssuto  nel  se- 
colo XVJ.  —  Id.,  Due  pittori  a  Venezia  nel  1427  [Giovanni  di  Bar- 
tolomeo e  Marco  Paradisi,  testimoni,  il  14  aprile  di  detto  anno,  in 
un  atto  di  procura  conservato  a  Riminì].  —  Id.,  Marco  di  Giovanni^ 
miniatore  di  Firenze  [Un  documento  del  1482].  —  Id.,  Giovanni  Bit- 
tino  di  Fano  in  Rimmi  [Notizia  del  1462]. 

1505.  Ebal.  -  Vili,  5-7,  1905.  -  Ffonlkes  C.  J.,  Una  tavola  di 
M,  Pabnezzano  [Venduta  nell'asta  della  collezione  di  Lord  Tweed- 
mouth,  avvenuta  a  Londra  nel  giugno  1905]. 

1506.  Rbal.  —  X,  1-3,  1907.  —  Ffonlkes  C.  J.,  Un  quadro  di 
Marco  Palmezzano  in  una  collezione  privata  inglese  [Del  canonico 
Raymond  Pelly:  rappresenta  la  «  Crocifissione  »  e  reca  colla  firma 
anche  una  data  che  alcuno  legge  per  1480]. 

1507.  Ubai.  —  Vili,  8-10,  1905.  —  Scatassa  E.,  Giovanni  Fran- 
cesco Grassi  (da  Rimini)  [Fiorito  tra  il  1450-1470], 

1508.  Rbal.  —  IX,  3-5,  1906.  —  Scatassa  E.,  Di  Antonio  di  Guido 
Alberti  da  Ferrara,  pittore  [Fra  il  XIV  e  il  XV  secolo]. 

1509.  Rbal.  —  IX,  6-8,  1906.  —  Grigioni  C,  Notizie  biografiche 
ed  artistiche  intorno  a  Vittorio  e  Giacomo  Crivelli  [Documenti  e  no- 
tizie della  fine  del  secolo  XVJ. 

1510.  Rbal.  —  VI,  10-12,  1903.  —  Origioni  C,  Il  inttico  di  Cupra 
marittima  e  la  scuola  crivelliana. 

1511.  Rbal.  —  VII,  4-6,  1904.  —  Calzini  E.,  A  Monteprandone  e 
ad  Acquasanta  [Note  d'arte:  quadri  di  scuola  crivellesca]. 

1512.  Rbal.  -  IX,  1-2,  1906,  e  X,  7-9,  1907.  —  FeliciangeU  B., 

Ojyere  ignorate  di  Giovanni  Boccali  [Del  secolo  XV;  nelle  collezioni 
straniere].  —  Id.,  Un'altra  tavola  di  Giovanili  Boccali  [Sélìa.  chiesa 
di  Castel  Santa  Maria,  villaggio  dell'alto  bacino  del  Potenza,  pro- 
vincia di  Macerata:  rappresenta  la  coronazione  della  Vergine  per 
mano  del  Cristo]. 

1513.  Rbal.  —  X,  12,  1907,  e  XI,  3-4,  1908.  —  Origioni  C,  Gio- 
vanni Francesco  da  Rimini  e  Giovanni  Grassi  [Pittori  del  secolo  XV 
confusi  tra  loro].  —  Gronan  0.,  Z>i  altri  Giovanni  da  Rimini,  pittori 
[Del  secolo  XV]. 

1514.  Rbal.  —  X,  4-6,  1907.  —  Oiannlzi  P.,  Maestro  Giannetto, 
pittore  padovano,  proprietario  di  casa  in  Ancoìi/z  [Un  documento 
del  1441]. 

1515.  Rbal.  —  Vili,  5-7,  J905.  —  Anselmi  A.,  Un  fresco  raris- 
simo di  Andrea  da  Jesi  il  vecchio  [Del  secolo  XV;  in  una  piccola 
chiesa  rurale  presso  Montenovo,  oggi  Ostravetere]. 

1516.  Rbal.  —  VI,  7-10,  1903.  —  Hcatassa  E.,  Evangelùta  di 
Mastro  Andrea  di  Piandimeleto,  pittore  [Nato  verso  il  1458,  allievo 
di  Giovanni  Santi  da  Urbino]. 

1517.  Adi.  —  Xni,  10,  1904.  —  Carocci  G.,  Di  un  candelabro 
del  doli  e  di  altri  bronzi  nel  Museo  nazionale  di  Firenze  [Del  sec.  XV, 
e  di  Pietro  Tacca,  discepolo  e  continuatore  dell'opera  di  Giambo- 
logna], 

1518.  Rbal.  —  XI,  1-2,  1908.  —  Scipionl  G.  S.,  Un  reliquiario 
del  secolo  XV.  -  Un  gruppo  in  terracotta.  -  Un  altro  reliquiario  e  varie 
statue  in  legno  colorate  [A  Capradosso,  frazione  del  Comune  di  Ro- 
tella (Ascoli  Piceno)]. 


TEMPI    MODERNI  413 

1519.  Rbal.  —  vili,  8-10,  1905.  —  Aleandri  V.,  Per  la  stona 
delVarte  nelle  Marche  (secolo  XV)  [Maestro  Agostino  e  maestro  Nardo 
di  Oddolo  da  Koma,  orefici,  dimoranti  in  Camerino  (un  documento 
del  1447).  Maestro  Paolo  da  Visso,  pittore  (un  documento  del  1453). 
Maestro  Giacomo  e  maestro  Battista  da  Tolentino,  orafi  (documenti 
del  1453-56).  Maestro  Giacomo  di  Cola  da  Camerino,  pittore  (un  do- 
cumento del  1455).  Società  dei  lombardi  in  Camerino  (un  documento 
del  1483).  Il  pittore  Carlo  Crivelli  a  Camerino  (un  documento  del  1488)]. 

1520.  Bbal.  —  X,  12,  1907,  e  XI,  1-2, 1908.  —  Paoletti  V.,  Pietro 
Vannini  e  la  scuola  di  oreficeria  in  Ascoli  nel  quattrocento. 

1521.  Rbal.  —  VII,  4-6,  1904.  -  Mazzatlntl  G.,  Un  orefice  for- 
livese  del  secolo  XV, 


5.  TEMPI  MODERNI  (1492-1789). 

1522.  RD.  —  XXXII,  10, 1906,  luglio.  —  Schneider  F.,  Wirtschaft 
und  Kidtur  Toskayias  von  der  Eenaissance  [Comunicazione  all'Isti- 
tuto storico  prussiano  di  Roma]. 

1523.  NaY.  —  NS.,  XIV,  I,  67,  1907.  —  Brugi  B.,  Una  descri- 
zione  dello  studio  di  Padova  in  un  ms.  del  secolo  XVI  del  MuseQ  Bri- 
tannico. 

1524.  RD.  —  XXXIV,  1,  2,  1907,  ottobre-novembre.  —  Kissner  A., 
Ludovico  Ariosto. 

1525.  Ss.  —  XVI,  3,  4,  1907.  —  Campana  L.,  Monsignor  Giovanni 
Della  Casa  e  i  suoi  tempi  [Continuazione,  cfr.  lisly  1907,  sp.  n.  2029. 
Il  Casa  alla  corte  di  Paolo  III,  dal  1540  all'agosto  1544:  negozi  in 
Romagna;  esazione  delle  decime  papali  in  Firenze  e  accademia  fio- 
rentina; ritorno  in  Roma  e  sue  relazioni  con  Pier  Vettori,  col  duca 
Cosimo  e  col  Beccadelli  ;  è  preposto  alla  riscossione  del  sussidio  dei 
feudi,  dei  censi,  e  alla  cura  della  tesoreria  in  Roma;  diviene  arci- 
vescovo di  Benevento.  La  nunziatura  in  Venezia  (agosto  1544- 
novembre  1549).  La  partecipazione  al  Concilio  di  Trento.  Lotta  per 
la  giurisdizione  ecclesiastica  nella  Repubblica  veneta]. 

1526.  Ss.  —  XVI,  4,  1907.  —  Silva  P.,  Niccolò  Macchiavelli  e  le 
teorie  politiche  generali  del  tempo  [Rassegna  del  volume  di  Alfredo 
Schmidt]. 

1527.  Cr.  —  V,  1,  1907.  —  B.  €.,  La  polemica  filosofica  in  Gior- 
dano Bruno  e  la  sua  efficacia  presente. 

1528.  Cr.  —  III,  6,  1905.  —  Gentile  G.,  Giordano  Bruno  [Ras- 
segna del  volume  di  J.  Lewis  Me.  Intyre]. 

1529.  SarsÀ.  —  XIX,  1905  (sedute  26  ottobre  1904  e  7  gen- 
naio 1905).  --  Gorret  L.,  Sur  la  vie  et  Ics  écrits  de  V  archidiacre 
Jean-Louis  Vidliet  des  Seigneurs  de  Saint-Pierre,  prieur  commenda- 
taire  de  Chambave  et  de  Saint-Martin  d'Ayme  [Notizie  tratte  da  una 
piccola  collezione  di  discorsi  e  lettere  del  Vulliet,  che  fu  Rettore 
della  facoltà  di  giurisprudenza  alla  Università  di  Pavia  verso  la 
metà  del  secolo  XVI]. 

1530.  BcbB.  —  I,  1,  1907.  —  Mazzi  A.,  Ambrogio  Calepino,  alcuni 
appunti  bio-bihliografici:  il  contratto  jnr  la  prima  edizione  del  «  Diciio- 
narium  »  [Del  1498]. 


414  Si'OGLIO    DEI    PBKIODICI 

1531.  B€bB«  —  I,  2,  1907.  —  Per  una  data  nel  Pros]}etto  crono- 
logico delle  stamperie  erette  in  Bergamo  dal  1555  al  1829. 

1532.  BurH.  —  XLI,  1906,  febbraio.  —  Kener  J.,  Comaro  et  ses 
émides  modenies  [Rifa  la  storia  del  metodo  igienico  del  patrizio  ve- 
neto del  secolo  XVI,  e  del  processo  per  cui  vi  giunse]. 

1533.  Rbal.  —  IX,  3-5,  1906.  —  Maiiceri  E.,  Un  critico  d'arte 
del  rinascimento  [Ludovico  Dolce,  veneziano,  del  secolo  XVI\. 

1534.  Rbal.  —  Vili,  3-4,  1905.  —  Moricl  M.,  Opere  d'arte  ita- 
liane in  Francia  nel  cinquecento. 

1535.  Rbal.  —  IX,  1-2,  1906.  —  Gri^ioni  C,  Documenti  sopra 
artisti  in  Eoma  nel  principio  del  secolo  XVI. 

1536.  Rbal.  —  VII,  1904,  e  VIII,  3-12,  1905.  —  Scatasna  E.,  ArtisH 
che  lavorarono  in  Urbino  nei  secoli  XIV,  XV,  XVI,  XVII,  XVIII 
[Notizie  e  documénti]. 

1537.  Rbal.  —  IX,  9-10,  1906.  —  Luzlo  A.,  Il  palazzo  del  Te  a 
Mantova  [Decorazioni  e  pitturo  del  secolo  XVIJ. 

1538.  Rbal.  —  X,  4-6,  1907.  —  Olannizi  P.,  Giovanni  Battista 
Fetori  nominato  da  Faolo  III  architetto  direttore  delle  fortificazioni  di 
Ancona  [Un  documento  del  1541]. 

1539.  Adì.  —  XIV,  5,  6,  1905.  —  Melani  A.,  Ornamenti  architet- 
tonici in  Fonia  dal  secolo  XVI  ai  XVIII  [I.  Stemmi]. 

1510.  Bauli.  —  I,  2,  1907.  —  Leonardi  V.,  Un  altorilievo  inedito 
del  rinascimento  a  Fama  [Nel  palazzo  della  Scimia,  lavoro  della 
maniera  di  Andrea  Bregno]. 

1541.  Rbal.  —  VII,  10-12, 1904.  —  Anselmo  A.,  Nuovi  documenti 
j)er  la  dimora  dei  Della  Foljbia  nelle  Marche  [Dà  il  testo  di  sette  do- 
cumenti degli  anni  1524-1529]. 

1542.  Rbal.  —  VIII,  3-4,  1905.  —  Calzini  E.,  A  proposito  di  due 
statue,  il  «  Cupido  »  di  Michelangelo  e  la  ^  Venere  antica  »,  passate 
dalla  corte  di  Urbino  a  quella  di  Mantova. 

1543.  RD.  —  XXXIII,  IO,  1907,  luglio.  —  Xenmann  €.,  Michelan- 
gelos  Medìcdergrdber  [Recensione  del  volume  di  Ernesto  Steineraann]. 

1544.  Adi.  —  XIV,  9,  1905.  — -  Lnxoro  A.,  Le  oliere  di  Fierin  del 
Vaga  e  di  Gian  Bologna  a  Genova. 

1545.  Rbal.  —  VI,  10-12,  1903.  —  Maneori  E.,  Nuovi  documenti 
intorno  a  Doinenico  Gag  ini  e  ad  altri  scultori  del  suo  tempo  [Due 
documenti  del  1486  e  del  1492]. 

1546.  Rbal.  —  X,  1-3,  1907.  —  Mazzini  U.,  Il  Carpenino  e  le  sue 
opere  [Della  Spezia,  vissuto  nella  prima  metà  dei  secolo  XVI:  con 
due  documenti  in  appendice  dell'anno  1540]. 

1547.  Rbal.  —  XI,  3-4,  1908.  —  Scatassa  E.,  Fei^  Federico  Bran- 
dani  [Un  documento  del  1538]. 

1548.  Rami.  —  I,  1,  1907.  —  Boito  C,  Beltrami  L.,  Pogliaghi  L., 
Gabba  L.,  Brusconi  A.,  Càrcano  F.,  Mnrani  0.,  Frizzoni  G.,  D'An- 
drade  A.,  Moretti  G.,  Ricci  €.,  Il  cenacolo  di  Leonardo  da  Viìici  [Rela- 
zione a  S.  E.  il  ministro  della  Pubblica  Istruzione]. 

1549.  Rami.  —  I,  6,  1907.  —  I^e  pitture  di  Bernardino  Luini  alla 
Felucca. 

1550.  Bami.  —  I,  11,  1907.  -  Sinigaglia  A.,  Un  dipinto  di  Cesare 
da  Sesto  destinato  alla  Finacoteca  di  Brera. 


TEMPI    MODERNI  415 

1551.  RD,  —  XXXII,  4,  1906,  gennaio.  —  Saiier  J.,  Die  SixH- 
nische  Kapeìle  [A  proposito  del  2°  volume  di  Ernesto  Steiumann  su 
Michelangelo,  come  pittore]. 

1552.  Rbal.  —  VI,  7-10,  1903.  —  BardoTagni  0.,  Cenno  storico 
sulla  casa  paterna  di  Raffaello  Sanzio  [Dai  tempi  del  pittore  fino 
a  noi]. 

1553.  Adi.  —  XV,  2,  1906.  —  Melani  A.,  Logge  Valicane  [Notizie 
storiche  e  illustrazione  artistica  generale]. 

1554.  Rbal.  —  XI,  1-2,  1908.  —  Calzini  E.,  Im  «  donna  velata  » 
di  Raffaello  e  la  «  Madonna  della  Seggiola  »  [Evidente  rassomiglianza, 
anzi  identità,  per  cui  non  è  inverosimile,  dato  il  periodo  in  cui  il 
tondo  venne  eseguito,  che  la  bella  ardente  fanciulla  romana  rap- 
presentata nella  «  Velata  »  posasse  davanti  a  Raffaello,  oltreché  per 
la  Madonna  di  S.  Sisto,  anche  per  quella  della  Seggiola]. 

1555.  Rbal.  —  XI,  5-6,  1908.  —  Calzini  E.,  Di  nnUxntica  copia 
della  «  Madonna  del  Garofano  »  (//  Raffaello, 

1556.  Rbal.  —  VII,  7-12,  1904.  -  Cayalliieei  C.  J.,  Andrea  del 
Sarto:  l'uomo. 

1557.  Rbal.  —  Vili,  5-7,  1905.  —  Calzini  E.,  Tiziano  e  i  Duchi 
d'Urbino  [Quairdo  il  pittore  trovavasi  nel  fiore  della  vita  enei  mas- 
simo della  gloria:  dal  1527J. 

1558.  Rbal.  —  XI,  3-4,  1908.  —  Calzini  E.,  Luca  SignoreUi  e  ima 
lettera  per  lui  di  Guidoljaldo  I,  duca  di  Urbino  [Da  Roma,  14  aprile  1509]. 

1559.  Bauli.  —  I,  3,  1907.  —  8alinas  A.,  U  ^^  Annunziata  »  d'An- 
tonello da  Messina  lasciata  al  Museo  nazionale  di  Palermo  [Già  pos- 
seduta dall'erudito  monsignor  Vincenzo  Di  Giovanni]. 

1560. -Banii.  —  I,  12,  1907.  —  Cantalamensa  G.,  Pittura  veneta 
in  S.  Maria  in  Trastevere  [Madonna  e  bambino  di  Benedetto  Diana, 
dei  primi  decennii  del  secolo  XVI]. 

1561.  Adi.  —  XVI,  1,  1907.  —  Agnelli  G.,  Una  volta  dipinta  dal 
Garofalo  nel  1519  a  Ferrara. 

1562.  Bami.  —  I,  8,  1907.  —  Gerola  G.,  Un  prezioso  affresco  di 
Gianfrancesco  Caroto  [Del  1508:  nella  chiesuola  già  dei  Gesuati  a 
Verona]. 

1563.  Bami.  —  I,  2,  1907.  —  Colasanti  A.,  Un' 'i  Annunciazione  > 
di  Nicola  da  Guardiagrele  [Nel  Museo  nazionale  di  Firenze]. 

1564.  Rbal.  —  VÌlI,  5-7,  1905,  —  Costantini  B.,  Xicola  Gallucci 
di  Guardiagrele. 

1565.  BmaaM.  —  III,  3,  1908.  —  .Malagiizzi  Valeri  F.,  Un  anco- 
netta  in  legno  del  rinascimento. 

1566.  Rbal.  —  X,  4-6,  1907,  e  XI,  3-4,  1908.  —  Grigioni  C,  I 
pittori  Agnelli  o  Angelli  di  Patrignone  [Notizie  documentate  dei  se- 
coli XVi  e  XVII].  —  Paoletti  V.,  Una  nuova  tela  a  tempra  di  Gia- 
como Agnelli  da  Patrignone  [Del  1568,  nella  parrocchiale  di  Polesio]. 
f—  AstoUl  C,  Sui  pittori  Agnelli  da  Patrignone  [Notizia  di  un  Fran- 
cesco Agnello,  che  dipingeva  nel  1577]. 

1567.  Rbal.  —  X,  1-6,  1907/—  Grigioni  C,  U altare  dedicato  alla 
Madonna^  già  nella  chiesa  degli  Osservanti  a  PipatransonCy  e  alcune 
Cfptre  di  Luca  Costantino ,  pittore  anconetano y  del  secolo  XVI.  — 
Astolfl  C,  A  jyroposito  del  pittore  Luca  Costantini  di  Ancona. 

1568.  Rbal.  —  X,  10-11,  1907.  —  Calzini  E.,  Un  mwvo  pittore 
abruzzese  del  rinascimento  [Dionisio  Cappelli  di  Amatrice;  vide  prò- 


416  SPOGLIO   DEI   PERIODICI 

babilmente  la  luce  verso  il  1460;  nel  1511  lavorava  ancora.  Un'ap- 
pendice snirantica  decorazione  pittorica  della  chiesa  di  S.  Francesco 
in  Amatrice]. 

1569.  Rbal.  —  IX,  9-10,  1906.  —  Grigioni  (!.,  NoHzie  inedite  in- 
torno ai  pittori  Pagani  [Del  secolo  XVI]. 

1570.  Rbal.  —  IX,  6-8,  1906.  —  Astolfl  (^,  Due  dipintì  ignoti  di 
Giovanni  Andrea  da  Caldarola  [Del  1542;  nella  sacrestia  di  S.  Fran- 
cesco fuori  Massa  Fermana]. 

1571.  Rbal.  —  VIII,  8-10,  1905.  -^  Anselmi  A.,  Un  secondo  quadro 
di  Federico  Barocci  a  SinigalUa  [Natizie  e  documenti  del  1588-1591], 

1572.  Rbal.  —  IX,  11-12,  1906.  -  Calzini  E.,  La  scuola  baroc- 
cesca:  Alessandro  Vitali  [Del  secolo  XVI]. 

1573.  Rbal.  —  IX,  11-12,  1906.  —  Paoletti  V.,  La  casa  di  Cola 
d* Amatrice  in  Ascoli  Piceno  [Documenti  del  secolo  XVI]. 

1574.  Rbal.  —  IX,  3-5,  1906.  —  Calzini  E.,  Di  due  quadri  di 
Cola  d' Amatrice  [Nella  chiesuola  della  famiglia  Grisanti  a  Colle 
Bigliana,  comune  di  Ci  vitella  al  Tronto,  e  nella  chiesa  priorale  del 
castello  di  Fulignano  presso  Ascoli  Piceno]. 

1575.  Rbal.  —  VII,  7-9,  1904,  e  X,  7-9,  1907.  —  Calzini  E.,  Una 

ancona  di  Cola  d* Amatrice  [Del  1517;  nel  villaggio  di  Fundi  nella 
valle  del  Tronto].  —  Id.,  Altre  ojwre  ignorate  di  Cola  d' Amatrice 
[Nella  sacrestia  della  parrocchiale  di  Rosara  presso  Ascoli] . 

1576.  Rbal.  -  VI,  7-10,  1903.  —  Marietti  C,  Cola  deW Amatrice, 
costruttore  di  mulini  [Con  un  documento  del  1525]. 

1577.  Rbal.  -  VIII,  11-12,  1905.  —  E.  C,  Un  quadro  ancora  ine- 
dito di  Giuseppe  Quirico  f  Nell'ospedale  di  Vigevano,  della  fine  del  '400 
0  dei  primordi  del  '500] . 

1578.  Rbal.  —  Vili,  11-12,  1905.  —  Astolfl  C,  A  proposito  dei 
De-Magistris  da  Caldarola  [Pittori  del  secolo  XVI], 

1579.  Rbal.  -  Vili,  11-12,  1905.  —  Grigioni  C,  Due  opere  di 
Giovan  Francesco  GagliardelU,  pittore  e  scultore  abruzzese,  del  sec.  XVI 
[Nella  chiesa  di  S.  Francesco  o  di  S.  Maria  Magna  in  Ripatr'ansone]. 

1580.  Rbal.  —  Vili,  1-2,  1905.  —  Astolfl  C,  Di  Dumnte  NóbiU 
e  di  suo  padre,  pittore  lucchese  [Del  secolo  XVI]. 

1581.  Rbal.  —  Vili,  1-2,  1905.  —  Calzini  E,,  Mastio  Giovanili 
del  Sega  di  Forlì,  pittore  (1470  f -1527)  [Documenti]. 

1582.  Rbal.  —  VII,  4-6,  1904.  —  Cignoli  A.,  Due  opere  d'arte  a 
PorcJiia,  comune  di  Montai to  Marche  [Una  tavola  rivendicata  a  Vin- 
cenzo Pagani  e  un  presepio  forse  di  un  mastro  Matteo  del  sec.  XVI]. 

1583.  Rbal.  -  VII,  1-3,  1904.  —  Nomi-Pesciolini  U.,  Il  pittore 
Vincenzo  Tamagni  e  le  sue' opere  [Del  secolo  XVI]. 

15M.  Rbal.  —  X,  7-11,  1907.  —  Franciosi  P.,  Un  orafo  del  ri-^ 
nascimento  (inastro  Antonio  da  Sammarino)  amico  di  Raffaello  Sanzio. 

1585.  Rbal.  —  XI,  5-6,  1908.  —  Grigioni  C,  Orafi  ed  oreficerie 
a  Ripatransone  nei  secoli  XV  e  XVL 

1586.  Rbal.  — 'XI,  3-4,  1908.  —  Scipioni  G.  S.,  Una  croce  pro- 
cessionale [In  lamina  metallica,  opera  del  secolo  XVI,  nella  parroc- 
chiale di  Castorano]. 

1587.  Rbal.  —  XI,  5-6,  1908.  —  Calzini  E.,  Una  croce  processio- 
nale [A  S.  Maria  in  Capriglia  presso  Ascoli  Piceno;  lavoro  delle 


TEMri    MODERNI  417 

prime  decadi  del  '5001.  —  Id.,  Altri  oggetti  d'oreficeria  [Nella  sacrestia 
di  S.  Gennaro  a  Fungnano  (Ascoli)]. 

1588.  Adi.  —  XV,  12,  1906.  —  Tentnri  L.,  Cassetta  d'araento 
dorato  e  di  cristallo  di  rocca  eseguita  in  Venezia  prima  del  1587  [Pub- 
blica un  documento  che  la  descrive]. 

1589.  Bbal.  —  Vili,  5-7,  1905.  —  Peruzzi  De'  Medici  B.,  Un 

letto  in  ferro  battuto  del  '500  [Eseguito  pei  Falconcini  di  Volterra]. 

1590.  Adi.  —  XIII,  8,  1904.  —  Melani  A.,  Besidenza  intagliata  in 
legno  nel  Palazzo  comunale  di  Pistoia  [Del  secolo  XVI]. 

1591.  Bbal.  —  VII,  1-3,  1904.  —  Scatassa  E.,  Nomi  e  notizie  di 
vasai  che  lavorarono  in  Urbino  nel  secolo  XV  e  nel  cinquecento  [Da 
documenti]. 

1592.  Adi.  —  XIII,  9,  1904.  —  Un  antico  paliotto  nel  Museo  del- 
l'Opera  del  duomo  di  Firenze  [Di  arte  veneziana  del  secolo  XVI]. 

1593.  BmaaM.  —  III,  3,  1908.  —  Una  camicia  antica  [Del  se- 
colo XVI.  riprodotta  in 'tavola], 

1594.  BmaaM.  —  III,  3,  1908.  —  F.  N.,  Carte  da  giuoco  dei  se- 
coli XVj  XVI  e  XVII  rinvenute  nel  Castello  Sforzesco. 

1595.  Adi.  —  XIII,  12,  1904.  —  Carocci  G.,  Un  ricordo  del  giuoco 
del  Calcio  in  piazza  S:  Croce  a  Fireiìze  [Del  1565]. 

1596.  Beh.  —  1904,  luglio.  —  Bodocanachi,  Le  marìage  en  Italie 
à  l'epoque  de  la  renaissance. 

1597.  Beh.  —  1905,  novembre-dicembre.  ~  Bodocanachi,  La  danse 
en  Italie  dn  XV  au  XVIII  siede. 

1598.  Js.  —  1907,^  ottobre.  —  Hauvette  H.,  La  femme  italienne 
de  la  renaissance  [A  proposito  dello  studio  del  Bodocanachi]. 

1599.  Bliem.  —  1904,  aprile-luglio.  —  P.  A.,  Études  historiques 
sur  Vartillerie  régimentaire  [L'artiglieria  sotto  Luigi  XI  e  Carlo  Vili. 
Le  artiglierie  europee  del  secolo  XVII]. 

1600.  Bh.  —  XCVIII,  1,  1908.  —  Morel  Fatio  A.,  L'inquisition 
d' Espagne  [Bassegna  delle  due  opere  (5  volumi)  dell'inglese  Henry- 
Charles  Lea]. 

1601.  Zkth.  -  XXXI,  4,  1907.  —  Michael  E.,  Geschichte  der  Pdpste 
[Rassegna  del  volume  IV  del  Pastor]. 

1602.  Bh.  —  XCVII,  2,  1908.  —  Bonrdon  P.,  Les  papes  de  la  fin 
du  moyen  ùge  [Rassegna  del  IV  volume  del  Pastor]. 

1603.  HarsA.  —  XIX,  1905.  —  Bue  J.  A.,  Notice  sur  le  prévót 
Charles  de  Challant  [Sul  principio  del  secolo  XVI]. 

1604.  AspP.  —  NS.,  V,  1905  (1906).  —  Bel  Prato  A.,  Contributo 
alla  storia  della  battaglia  di  Foì'novo  [Premessi  cenni  sulle  relazioni 
della  battaglia  e  sulla  produzione  artistica  cui  diede  ispirazione 
pubblica,  commenta  una  relazione  inedita  del  fatto  tanto  celebrato, 
e  cioè  una  lettera  rivolta  a  persona  ragguardevole,  la  quale  chiedeva 
di  essere  informata,  scritta  da  un  ignoto  e  tuttavia  diligente  e  non 
indotto  testimonio  «  de  visu  *,  probabilmente  parmigiano]. 

1605.  AsN.  —  XXXIII,  1,  1908.  —  Ceci  G.,  Miale  da  Troia  ed 
Ettore  de  Pazzis  [Conferma  l'identitA  con  documenti]. 

1606.  Bh.  —  XCV,  1,  1907.  —  Castelot  E.,  Les  Fugger  à  Rome 
(1495^1523)  [Recensione  del  volume  del  Schulte  sulla  storia  dell'am- 
ministrazione delle  finanze  della  Chiesa  a  quel  tempo]. 

Rivista  storica  italiana,  3»  S.,  vii,  3.  27 


418  SPOGLIO   DEI    PERIODICI 

1607.  Zkth.  —  XXXI,  2,  1907.  —  SchrSrs  H.,  Leo  X,  die  McÙHzer 
Erzbhchofstvahl  und  der  deuische  Àblasa  fUr  S.i  Peter  im  Jahre  1514 
[A  Proposito  dell'opera  del  Schulte]. 

1608.  SarsA.  —  XIX,  1905.  —  Viiillermin  S.,  Un  ouvrage  de 
Mgr  Berriitiy  évèque  d'Aoste  (IòIo-Iò'Jì'ì). 

1609.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  26  giugno  1902).  —  Due  J.  A., 
Quelques  decreta  synodaux  dea  évèques  lìerruti  et  Gazin  [E  special- 
mente due,  del  6  maggio  1522  e  del  19  maggio  1523]. 

1610.  NaV.  —  NS.,  XIV,  I,  II,  67,  68,  1907.  —  Vitale  V.,  L'im-. 
presa  di  Puglia  degli  anni  1628- 1529  [Continuazione,  efr.  Usi,  1907, 
sp.  n.  2055:  III.  L'azione  difensiva  e  l'assedio  di  Monopoli  nei  primi 
mesi  del  1529.  -  IV.  L'azione  offensiva  e  le  imprese  di  Molfetta  e 
di  Brindisi  (giugno-agosto  1529j.  -  V.  La  fine  della  spedizione;  dalla 
pace  di  Cambrai  alla  pace  di  Bologna.  Segue  il  testò  di  ventiquattro 
documenti].  . 

1611.  SarsA.  -  XIX,  1905  (seduta  24  gennaio  1901).  —  Frntaz, 
Beile  de  Challant,  prisonnier  des  Fraìicais  [Resoconto  di  una  lettura 
accademica]. 

1612.  QR.  —  XXI,  4,  1907.  —  Ehses  St.,  Kard.  L.  Campeggio 
aufdem  lìeiclistage  con  Augsburg  1530  [Continuazione,  cfr.  Usi,  1907, 
sp.  n.  1385  :  Continua  la  corrispondenza  del  Campeggio  col  Salviati 
dal  21  ottobre  al  6  dicembre  1530]. 

1613.  Zkth.  —  XXXI,  1,  1907.  —  Lauchert  F.,  Die  Polemik  des 
Ambrosius  Catharinus  gegen  Bernardino  Ochino  [Rettifica  e  completa 
le  indicazioni  inesatte,  specialmente  di  Quetif  e  di  Echard,*  sull'ar- 
gomento]. 

1614.  Arg.  —  IV,  l,  3,  1906.  —  Rotli  F.,  Z.ur  Gesckichte  des 
Heichstages  zu  liegensburg  im  Jahre  1541. 

1615.  QR.  —  XXI,  2,  1907.  —  Ehses,  Andreas  Masius  an  Ber- 
nardino Maffeiy  Tì'ient  10  Jan.  1546  [Dalle  carte  farnesiane  dell'Ar- 
chivio Vaticano  con  commento], 

1616.  AspP.  —  VII,  1907.  —  MaHsignan  R.,  //  ;;?'mo  Dtica  di 
Parma  e  Piacenza  e  la  congiura  del  1541  [Usandd  tutte  le  pubbli- 
cazioni più  recenti,  e  specialmente  quelle  dello  Scarabelli,  dei  due 
Capasso,  del  Ferrai,  del  Luzio,  del  De  Na venne,  dello  Scapinellì,  ecc., 
ricostruisce  la  vita  di  Pier  Luigi  Farnese,  dalla  giovinezza  avven- 
turosa, al  periodo  del  pontificato  di  suo  padre,  durante  il  quale 
ottiene  successivamente  il  grado  di  Gonfaloniere,  l'investitura  di 
Novara  e  Castro,  poi,  per  orientamento  alla  politica  francese,  le  due 
città  di  Parma  e  Piacenza,  dove  è  accolto  festosamente  ed  esercita 
buon  governo.  Infine  narra  del  malcontento  di  Carlo  V  per  l'inve- 
stitura del  Farnese,  e  la  dissimulazione  tuttavia  di  Cesare  per  fini 
politici,  fino  alla  rottura  dell'alleanza  tra  il  Papa  e  l'Imperatore 
dopo  la  vittoria  di  Miilhberg;  le  intenzioni  spaglinole  su  Parma  e 
Piacenza,  lo  scaltre  manovre  di  Don  Ferrante  Gonzaga  per  compro- 
mettere il  Duca;  l'avviamento  alla  trama  pel  moto  di  Genova;  le 
vaghe  voci  sulla  congiura  senza  che  tuttavia  il  Duca  n'avesse  sospetti; 
l'assassinio  ;  il  contegno  dei  notabili  piacentini  e  il  memoriale  dei  con- 
jriurati  infamante  la  memoria  del  Duca;  il  conflitto  di  Ottavio  col 
Papa,  e  la  fine  di  Paolo  III]. 

1617.  AspP.  —  NS.,  Ili,  1903  (1905).  —  Coggiola  0.,  /  Fanmi 
e  il  Ducato  di  Parma  e  Piacenza  durante  il  pontificato  di  Paolo  IV 
[La  storia  del  Ducato  parmense,  ben  nota  sino  alla  morte  di  Giulio  III, 


TEMPI    MODERNI  419 

è  illustrata  dall' A.  nel  periodo  oscuro  successivo.  Giulio  III,  colla 
sospensione  d'armi  pattuita  il  29  aprile  1552  col  He  di  Francia, 
rimetteva  in  possesso  di  Parma  Ottavio  Farnese  libero  dalle  cen- 
sure e  dalle  sentenze  di  confìsca  pronunciate  contro  di  lui  come 
ribelle;  prorogato  il  trattato  per  altri  due  anni,  il  Papa  pronunciò 
poi  una  completa  solenne  assoluzione  per  Ottavio;  voleva  con  ciò 
assicurarsi  il  favore  di  Enrico  II,  di  lui  protettore,  per  gli  scopi  della 
propria  politica  nepotistica  e  della  difesa  degli  stessi  Stati  pontifici. 
Nuovo  iacremento  alla  fortuna  dei  Farnesi  diede  il  Conclave  che 
elesse  Paolo  IV  :  il  cardinale  Alessandro  Farnese  era  stato  il  princi- 
pale autore  di  tale  elezione,  ma  per  provvedere  più  liberamente  agli 
interessi  di  sua  famiglia  rifiutò  il  carico  generale  degli  affari  della 
Chiesa,  offertogli  dal  nuovo  papa,  e  si  accontentò  di  designare  i 
principali  ministri  pontifici.  Frattanto  Paolo  IV,  che  odiava  Carlo  V 
e  gli  Spagnuoli,  mutava  radicalmente  la  politica  papale,  e  la  tregua 
col  Re  di  Francia  mutava  in  alleanza;  strumento  di  quella  poli- 
tica nuova  di  lotta  designavasi,  e  finiva  per  prevalere,  contro  il  pre- 
stigio già  esercitato  dal  cardinale  Farnese,  quello  del  nuovo  cardi- 
nale Carlo  Caraffa.  Scorgendo  il  graduale  mutamento  della  fortuna, 
Ottavio  Farnese,  che  aveva  ancora  buona  parte  di  sue  terre  occu- 
pate dagli  Imperiali  e  dagli  Imperiali  appoggiati  molti  dei  suoi  vas- 
salli, preparava  con  una  destra  politica  barcamenandosi  di  riavvi- 
cinarsi gradualmente  alla  politica  imperiale  egli  stesso.  Con  pretesti 
rifiutò  leve  a  Pietro  Strozzi,  capitano  di  Francia,  ma  nello  stesso 
tempo  ambiva  di  essere  nominato  capitano  generale  del  Cristianis- 
simo nella  guerra  di  Siena,  per  ottenere,  minacciando  di  rinforzare 
notevolmente  il  partito  francese  in  Toscana,  più  facilmente  dall'Im- 
peratore, esausto  in  Lombardia,  la  restituzione  di  Piacenza.  Frat- 
tanto la  violenza  usata  dagli  Sforza,  pel  riacquisto  di  due  galere 
di  loro  proprietà  ancorate  a  Civitavecchia  sotto  bandiera  francese, 
forni  al  Papa  argomento  di  passare  ad  azione  ostile  contro  gli  Spa- 
gnuoli. Il  cardinale  di  S,  Fiora,  offeso  dal  giudizio  contro  i  suoi 
due  fratelli  Alessandro  e  Mario,  alla  punizione  dei  ribelli  contrap- 
poneva conciliaboli  di  cardinali  e  baroni  ;  V  intervento  francese  ag- 
gravava l'affare.  Il  cardinale  Farnese  poi,  per  fini  diversi,  mirava 
allo  stesso  risultato  e  spingeva  il  Papa  alla  g;uerra,  promettendo 
vantaggi  alla  causa  papale  dalla  presenza  e  dalle  forze  di  Ottavio  ; 
d'altra  parte  tentava  lo  stesso  cardinale,  con  finissimo  accorgimento, 
di  procacciarsi  dal  Re  di  Francia  procura  per  trattare  la  lega  col 
Papa.  L'arresto  dell'abbate  di  Brevegno,  la  cui  corrispondenza  rive- 
lava una  congiura  ordita  a  Napoli  e  a  Milano  contro  il  Papa  ag- 
gravò e  precipitò  le  cose.  Fu  deciso  dal  Papa  di  radunare  un  eser- 
cito sotto  il  duca  Ottavio  Farnese,  che,  malgrado  i  reconditi  progetti, 
affettava  ancora  fedeltà  al  Cristianissimo  con  arte  sopraffina.  La  corte 
imperiale  mirava  a  mitigare  la  collera  del  Papa  e  guadagnava  tempo, 
con  scapito  del  prestigio  del  Farnese,  che  anelava  pei  suoi  fini  alla 
crisi.  Provava  questi  dispetto  soprattutto  perchè  era  tenuto  allo  scuro; 
alla  fine,  stanco  di  far  da  spauracchio  in  Toscana,  chiese  licenza  ed 
esonero  dall'ufticio:  cosi  l'opera  del  cardinale  Caraffa,  che  mirava  a 
non  impacciarsi  troppo  coi  Farnesi,  sospetti  al  Cristianissimo  pure, 
riusciva.  La  condizione  del  duca  Ottavio  di  fronte  ai  segreti  com- 
plotti spagnujoli  contro  di  lui  per  impadronirsi  di  Parma  si  faceva 
ognor  più  grave:  occorreva  rompere  apertamente  la  tregua,  o  ten- 
tare, salvo  ricorrere  all'inganno,  qualche  accordo  senza  l'intervento 
del  Papa.  Prestò  orecchio  quindi  alle  proposte  dei  ministri  imperiali, 
ed  erano  circostanze  propizie,  perchè  l'essere  informato  di  tutti  gli 


420  SPOGLIO  DEI   PIRlOblCI 

intrighi  permettevagli  minacciare  il  duca  d'Alba  di  propalare  il  suo 
contegno  sleale,  e  d'altra  parte  Parma  appariva  ben  guernita  a 
difesa  per  qualsiasi  attacco;  sperava  quindi  buone  proposte.  Il  car- 
dinale Farnese  dal  canto  suo,  colla  abilità  consueta,  reiterava  lamenti 
alla  corte  francese  pei  trattamenti  fatti  alla  sua  famiglia  e  si  pre- 
parava al  mutamento]. 

1618.  SarsA.  —  XIX,  1905,  -  Frutaz  F.  G.,  Mgr  Gazin  à  Bru- 
xelles en  lòòl  [Pubblica  due  lettere  dirette  dal  Gazino  al  Bali  e  ai 
Commissi  del  Ducato  di  Aosta.  Riferisce  del  suo  arrivo  a  Bruxelles 
dopo  aver  visitato  molte  città  della  Germania;  dà  notizie  di  Ema- 
nuele Filiberto,  dei  preparativi  per  la  guerra  delle  Fiandre,  dei 
viaggi  e  delle  negoziazioni  di  Renato  di  Challant  e  di  Amedeo  del 
Vallese.  La  seconda  lettera  riguarda  cose  locali  e  specialmente  un 
insulto  occorso  a  certi  mercati  aostani]. 

1619.  Nar.  —  XXXII,  2,  1907.  —  Salomon  B.  G.,  Bine  ruasisrhe 
Piihlikation  zur  plipsilichen  Diplomatìk  [Concerne  il  volume  di  N.  Li- 
chatschev  sopra  Pio  V  e  le  sue  relazioni  con  l'Europa  orientale,  spe- 
cialmente con  Ivan  il  terribile]. 

1620.  DTS.  —  I,  1,  1908.  —  Navis  peregriiwrum  [Dal  libro  dei 
pellegrini  estrae  l'elenco  dei  medesimi  dal  20  agosto  1561  al  1601]. 

1621.  CE.  —  IX,  1908,  febraro.  —  Carrera  F.,  y  Eandl,  Carlos 
Manuel  de  Saboya  eii  el  carnoval  de  Barcelona  [Descrizione  partico- 
lareggiata, tratta  da  documenti  deir  <  Archivo  general  de  la  Corona 
de  Aragón  » ,  della  feéta  fatta  a  Carlo  Emanuele  I  di  Savoia  e  alla, 
sua  sposa  nel  carnevale  del  1585  a  Barcellona]. 

1622.  SarsA.  —  XIX,  1905.  —  Frntaz  F.  G.,  Pierre- Léonard 
Roncas  et  la  bìdle  d'érection  du  Collège  d'Aoste  [Oltre  la  bolla  di  Cle- 
mente VIII,  del  1°  febbraio  1596,  pubblica  quattordici  documenti  sul- 
l'argomento tra  il  1596  e  il  1678]. 

1623.  Adi.  —  XVI,  5,  1907.  —  Melani  A.,  Invenzioni  decaratìve 
d'un  secentista  francese  [Giovanni  Le  Pautre]. 

1624.  Rbal.  —  XI,  5-6,  1908.  —  Seatassa  E.,  Per  le  nozze  Della 
Povere- De'  Medici  avvenute  in  Urbino  nel  1621  [Notiziole  artistiche 
desunte  da  un  libro  dei  «  Consigli  comunali  »  di  Urbino]. 

1625.  Adi.  —  XV,  3,  4,  1906,  e  XVI,  3,  4,  1907.  —  Angeli  D., 
L'arte  barocca  nella  chiesa  del  Gesà  a  Poma,  —  Id.,  Stuccatoli  ha- 
rocchi  nelle  chiese  di  Poma. 

1626.  Rbal.  —  IX,  9-10,  1906.  —  Glannizi  P.,  Giovanni  Battista 
Cavagna,  architetto  [Documenti  del  secolo  XVII]. 

1627.  Refi.  —  1904,  novembre- dicembre,  —  Mirot  L.,  Le  Bernin^ 
d'après  un  ouvrage  récent  [Rassegna  dell'opera  di  Stanislao  Fra- 
schetti]. 

1628.  Rbal.  —  X,  4-6,  1907.  -^  Glannizi  P.,  La  statua  ed  il  busta 
in  bicorno  dedicati  al  cardinale  Carlo  Emanuele  Pio  di  Savoia  [Dalla 
provincia  della  Marca  e  dalla  città  di  Macerata  nel  1623,  con  quattro^ 
documenti]. 

1629.  Rami.  —  I,  5,  1907.  —  Colaganti  A.,  Un  quadro  di  Carlo* 
Dolci  nella  Pinacoteca  di  Bologna. 

1630.  Rbal.  —  Vili,  3-4,  1905.  —  Mariottì  C,  //  testamento  di 
Ludovico  Trasi  [Pittore  ascolano,  del  secolo  XVII  (19  febbraio  1694)]. 

1631.  Rbal.  —  X,  4-6,  1907.  —  Calzini  E.,  Il  pittore  Don  Tom- 
maso Xardini  di  Ascoli  Piceno  [Nato  nel  1665,  morto  nel  1718]. 


TEMPI    MODERNI  421 

1632.  Bauli.  —  I,  6,  1907.  —  Hermanin  F.,  Nuovi  acquisti  del 
{robiìietto  nazionale  delle  stampe  in  Roma  [Disegni  di  Polidoro  da 
Caravaggio;  disegni  di  scuola  di  Antonio  del  PoUaiuolo;  disegni 
di  un  anonimo  fiorentino  del  secolo  XVII]. 

1633.  BamL—  I,  10,  1907.  -  Conti  A.,  Due  disegni  di  Bembrandt 
nella  Pinacoteca  di  Napoli. 

1634.  Rbal.  -  XI,  3-4,  1*908.  —  Selpionl  G.  S.,  Una  stoffa  cinese 
[Recata  dalla  Cina  nel  secolo  XVII,  ha  servito  ad  una  pianeta  della 
parrocchiale  di  Castorano]. 

J635.  SarsA.  —  XIX,  1905  (sedute  del  26  aprile  e  26  giugno  1902, 
23  aprile  1903  e  24  febbraio  1904).  —  Due  P.  E.,  Un  inventaire  de 
la  sacristie  de  la  cathédrale  d'Aoste  consigné  en  janvier  1612. 

1636.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  5  settembre  1901).  —  Due  J.  A., 
Bulle  d'exrom7nunication  obienue  en  faveur  d'tm  seigneur  d'Introd 
(Del  maggio  1613]. 

1637.  Js.  —  1907,  gennaio.  —  Fagniez  G.,  Mane  De  Medieis  [A 
proposito  del  volume  del  Batifol], 

1638.  Rh.  —  XCVI,  2,  1907,  novembre-dicembre,  e  XCVII,  1-2, 
1908,  gennaio-aprile.  —  Battifol  L.,  Le  coup  d'état  du  24  avril  1617 
[Riassume  la  storia  della  fortuna  di  Concini  prima  della  Reggenza, 
dovuta  allo  stesso  Enrico  IV,  che  gli  era  grato  perchè  sapeva  im- 
piegare l'influenza  della  moglie  sua,  Eleonora  Caligai,  per  calmare 
la  irritazione  di  Maria  De  Medieis  riguardo  ai  suoi  adulteri  amori. 
Dopo  la  morte  del  Re  parve  a  tutti  padrone  della  situazione  ;  mentre 
sua  moglie  acquistava  la  terra  d'Ancre,  egli  diveniva  maresciallo 
di  Francia;  poco  d'accordo  colla  moglie,  ebbe  tuttavia  l'abilità  di 
far  credere  ch'egli  disponeva  di  maggiore  autorità  che  non  avesse; 
Maria  De  Medieis,  attaccatissima  a  Leonora,  non  curava  granché  le 
mariuolerie  del  maresciallo,  che  si  faceva  credere  autore  anche  del 
cambio  di  ministri  dovuto  esclusivamente  a  sua  moglie.  Benché  non 
avesse  alcuna  posizione  ufficiale  che  gli  permettesse  di  essere  am- 
messo in  Consiglio,  egli  dirigeva  gli  affari,  i  ministri  lo  consulta- 
vano; lo  stesso  Richelieu  rispondeva  ai  «  pamphlets  »  diretti  contro 
Concini]. 

1639.  Reh.  —  1904,  settembre-ottobre.  —  LaToillée  R.,  Le  «  se- 
crétaire  des  Mérnoires  »  de  Bichelieu  [Le  memorie  di  Richelieu,  per- 
lomeno dopo  il  1624,  sono  l'opera  del  suo  segretario,  Achille  de 
Harlay,  barone  di  Sancy,  vescovo  di  S.  Malo  dal  1631  al  1646;  ciò 
spiega  come  Vittorio  Siri  abbia  designato  le  memorie  del  Richelieu 
col  titolo  di  «  historia  manoscritta  del  vescovo  di  S,  Malo  »]. 

1640.  QR.  —  XXI,  4,  1907.  —  Falk  F.,  Etne  «  Relatio  ecclesiae 
metropólitanae  moguntinae  »  von  ca.  1620  [Dal  Cod.  Ottoban.  2421 
P.  I.  della  Vaticana]. 

1641.  AsN.  —  XXXII,  4,  1907.  —  Cambini  L.,  Un  pansien  (ì 
Rome  et  à  Naples  en  1632  [Larga  rassegna  del  manoscritto  inedito 
dell'abate  Gian  Giacomo  Bouchard,  pubblicato  da  Lucieu  Marcheix]. 

1642.  AsN.  —  XXXII,  4,  1907.  —  Una  lettera  del  duca  d'Arcos 
al  duca  di  Pai-ina  sulla  morte  di  Masaniello. 

1643.  SarsA.  XIX,  1905  (seduta  30  marzo  1901).  —  S.  G.,  Trois 
lelires  adressées  par  Mgr  Baili y  à  S.  A.  R.  Christine,  duchesse  de 
Savoie, 

1644.  BurS.  —  XL,  1905,  dicembre.  —  Borei  T.,  (?enhve  vue  par 
un  prétre  italien  en  1666  [Sebastiano  Locatelli]. 


422  SPOGLIO   DEI    PERIODICI 

1645.  Ss,  —  XVI,  3,  1907.  —  Michiel  E.,  La  rivoluzione  di  Mes- 
sina contro  la  Spagna  [Rasseg'ua  del  volume  di  Francesco  Guardione], 

1646.  SarsA,  —  XIX,  1905  (seduta?  gennaio  1902).  —  Frntaz  F. 0., 

Ae   testament  do   Christine  de  Challant   [Morta  a  Torino  nel  1679  e 
sepolta  nella  chiesa  della  Madonna  degli  Angeli].  ■ 

1647.  Reh.  —  LXXIII,  1907,  maggio-agosto.  —  Pélìsnler  L.  G., 

Un  voyage  en  felouque  de  Saint- Tropez  à  Gènes  (16S1)   [Pubblica  il 
racconto  dei  viaggiatori]. 

1648.  SarsA.  —  XIX.  1905  (seduta  25  settembre  1902).  —  Frn- 
taz F.  0.,  Un  document  inédit  du  chaiean  de  Chàtillon  [Concernente 
le  misure  prese  nella  Valle  di  Aosta  contro  un'invasione  dei  Val- 
desi, che  nel  1689  volevano  rientrare  nelle  loro  valli  in  Piemonte]. 

,  1649.  RF.  —  1907,  14  febbraio.  — '  Dupont  E.,  Les  laXqiies  dans 
VEglise;  la  tradition  et' les  encycliques  de  Pio  X  [L' amministrazione^ 
dei  beni  parrocchiali  e  le  fabbricerie  specialmente  nei  secoli  XVII 
e  XVIII]. 

1650.  MaT,  —  S.  2,  LVII,  1907.  —  Sforza  G.,  Ludovico  Antonio 
Muratori  e  la  HepuMAica  di  Lucca  [Nel  1714  il  Muratori  riprese  l'o- 
pera interrotta  delle  Antichità  Estensi,  e,  durante  l'autunno,  rovisto 
archivi  a  liobbio,  Pavia,  Tortona,  Genova,  Sarzana  ed  altri  luoghi 
della  Lunigiana,  Pisa,  Volterra,  Siena,  Arezzo,  Firenze,  Pistoia  e 
Lucca.  Del  breve  soggiorno  in  quest'ultima  città  tocca  in  più  di  una 
lettera.  Tra  gli  altri  letterati  lucchesi,  il  Muratori  strinse  amicizia 
col  P.  Alessandro  Pompeo  Berti.  Per  le  ricerche  del  Muratori  si 
trattò  due  volte  nel  Senato  della  piccola  Repubblica  e  alfine  furono 
superati  gli  ostacoli.  Ma  non  cessarono  però  le  opposizioni  del 
vescovo  di  Lucca  contro  le  ricerche  stesse,  avendo  il  Muratori  scritto 
contro  i  Pontefici,  e  alcune  lettere  furono  cambiate  tra  detto  vescovo 
e  l'erudito  modenese  nel  1716.  In  quell'anno  fu  di  nuovo  a  Lucca  il 
Muratori,  appoggiato,  oltreché  da  due  lettere  del  duca  di  Modena,  da 
una  del  re  d'Inghilterra.  Nel  1717,  la  Repubblica,  che  ad  ogni  costo 
voleva  tenere  ben  affetto  il  Muratori  e  guadagnarne  la  penna,  gli 
fece  dono  di  un  calice.  Nuove  parti  corsero  colla  Repubblica, 
nel  1727,  circa  la  raccolta  e  pubblicazione  dei  «  Rerum  Italicarum 
scriptores  />,  di  cui  il  Muratori  dedicava  alla  medesima  il  tomo  XII]. 

1651.  >'aV,  —  NS.,  XIV,  I,  67,  1907.  —  CipoUa  C,  Xoia  di  storia 
veronese.  Per  redizione  di  C.  Celso,  curata  da  L.  Targa  [Una  lettera 
del  Targa  diretta  probabilmente  all'abate  Giuseppe' Bianchini,  del- 
l'8  giugn-o  1759]. 

1652.  Cr.  —  V,  3,  1907.  —  B.  C,  La  «  morale  eroica  »  descritta 
da  Giambattista  Vico. 

1653.  BobB,  —  I,  2,  1907,  e  II,  1,  1908.  —  Mazzi  A.,  Il  canonico 
Camillo  Agliardi  ed  i  suoi  manoscritti  [Del  secolo  XVIII,  storiografo 
e  paleografo]. 

1654.  AspP.  —  NS.,  V,  1905  (1906).  —  Xeri  A.,  Lettere  inedite  di 
Ireneo  Affò  al  cardinale  Valenti  Gonzaga  [Le  prime  relazioni  del 
P.  Ireneo  Affò  con  i  Valenti  Gonzaga  muovono  dal  tempo  in  cui 
l'erudito  bussetano  si  era  messo  a  rovistare  l'archivio  g^uastallese^ 
fino  allora  negletto:  le  lettere  pubblicate  dall'A.,  in  numero  di  ses- 
santotto, vanno  dal  dicembre  1778  all'ottobre  1788]. 

1655.  AsX,  —  XXXII,  3,  1907.  —  Bassi  !>.,  //  P.  Antonio  Piag^po 
e  i  primi  tpntativi  per  lo  svolgimento  dei  Papiri  Ercolanesi  [Da  do- 
cumenti del  secolo  XVIII]. 


TEMPI   MODERNI  428 

1656.  RD.  —  XXXI,  4,  1005,  gennaio,  e  XXXIV,  4,  1908,  gen- 
naio. —  Kohlransch  R.,  Schillers  «  Braitt  von  Messina  »  und  hir 
Schauplotz.  —  Maas  E.,  Die  Brani  von  Messina  und  ihr  griechisches 
Vorhild. 

1657.  RD.  —  a.  XXIX,  v.  CXIV,  5,  1903.  —  Snphan  B.,  Kin 
uìibekannter  Brief  Goeihes  aus  Rom  [Del  24  marzo  1788]. 

1658.  Rbal.  —  IX,  3-5,  1906.  —  Origrlonì  C,  Documenti  su  Gio- 
vanni Andrea  Ascani  iuniore  da  S.  Ippolito,  scultore,  del  sec.  XVIII. 

1659.  Rbal.  —  XI,  5-6,  1908.  —  Giannizi  P.,  Vici  Aìulrea  e  Van- 
viielli  Luigi.  Un  «  ex  libins  »  e  un  sonetto  [Notizie  di  due  architetti 
del  secolo  XVIII]. 

1660.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  8  febbraio  1902).  —  «ne  J.  A., 
Antoine  Lavy  [Cenni  biografici  dell'illustre  Valdostano,  nato  pastore, 
e,  per  mecenatismo  di  un  pittore  sconosciuto,  divenuto  scultore  e 
numi  sin  a  te  noi  secolo  XVIII;  aggiunge  notìzie  di  suo  figlio  Lorenzo 
e  di  suo  nipote  Giovanni,  medico  onorario  del  re  Carlo  Felice]. 

1661.  Kbal.  —  VI,.  7-10,  1903.  —  Cantalaniessa  G.,  Francesco 
Guardi  ed  un  suo  quadro  aW Accademia  di  Venezia  [Della  seconda 
metà  del  secolo  XVIII].  * 

1662.  BcbB.  —  I,  1,  2,  1907;  II,  1,  1908.  —  Carersazzi  C,  A  pro- 
posito di  itn  ritratto  di  Ixìrenzo  Mascheroni,  attribuito  ad  Andrea 
Appiani.  —  Id.,  Per  la  ferità  [Ancora  sull'argomento  precedente]. 
—   Id.,  Ancora  di  un  ritratto  del  Mascheroni,  attribuito  all'Appiani. 

1663.  Bami.  —  I,  1,  1907.  —  Hermanin  F.,  Una  collezione  di 
stampe  e  disegni  con  vedute  delVantico  carnevale  romano  [Del  se- 
colo XVIII  e  della  prima  metA  del  XIX;  acquistate  dal  Gabinetto 
delle  stampe  di  Roma]. 

1664.  Bami.  —  I,  6,  1907.  —  Fogolari  G.,  Im  fiala  di  Giambat- 
tista Piazzetta  nella  chiesa  di  S.  Vitale  a  Venezia  [Del  secolo  XVIII]. 

1665.  Bami.  —  1,8,  1907.  —  Fogolari  G.,  Opere  di  Sebastiano 
Ricci  e  di  G.  B.  Pittoni  ncuperate  dalU  gallerie  di  Venezia  [Della 
prima  metA  del  secolo  XVIII]. 

1666.  Bami.  —  I,  4,  1907.  —  Hermanin  F.,  Un  volume  di  disegni 
di  Pier  Leone  Ghezzi  [Del  secolo  XVIII]. 

1667.  Adi.  —  XII,  9,  1903.  —  Lnxoro  A.,  Gli  stucchi  del  seicento 
e  del  settecento  in  Liguria. 

1668.  Adi.  —  XII,  11,  1903.  —  Melani  A.,  Un  fregio  quasi  sco- 
nosciuto di  Giambattista  l'iepolo  [Un  soffitto  dipinto  dal  Tiepolo,  giA 
nel  palazzo  Correr  a  S.  Fosca  in  Venezia]. 

1669.  Adi.  —  XIV,  11,  1905;  XV,  1,  1906;  XVI,  9,  10,  1907.  — 
Melani  A.,  Dal  Rococò  aXl  Impero  [Cenni  generali  di  arte  decorativa 
e  industriale].  —  Annoni  A.,  Dcil  Rococò  all'Impero:  Giocondo  Al- 
bertóni. 

1670.  Adi.  —  XIV,  4,  1905.  —  Melani  A.,  Argenteria  settecentesca 
[Lavori  di  Giovanni  Giardini]. 

1671.  BcbB.  —  II,  2,  1907.  —  Locateli!  G.,  I  Seraissi,  celebri  co- 
struttori di  organi  in  Bergamo  [Nei  secoli  XVIII  e  XIX]. 

1672.  Rhem.  —  1905,  ottobre.  —  Études  sur  la  tactique  de  l'in- 
fanterie au  XVIII  siede, 

1673.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  4  giugno  1903Ì.  —  Dnc  J.  A., 
Deìix  Valdùthains  morts  plus  que  centenaires  dans  le  cours  du 
XVIII  siede. 


424  SFOGLIO    DEI    PERIODICI 

1674.  SarsÀ.  —  XIX,  1905  (seduta  31  luglio  1901).  —  Frutaz  F.  «., 
Un  docuinent  relati faux  armoiries  de  la  maison  de  Challant  [Si  tratta 
del  blasone  esistente  alla  cattedrale  di  Aosta  ed  al  mausoleo  del 
conte  Francesco  di  Challant.  Il  documento  riguarda  vicende  del  se- 
colo XVIII]. 

*  1675.  Bg.  —  XLIV,  6,  1908.  —  Conrson  R.,  Une  princesse  mira- 
culeuse  [Maria  Luisa  Gabriella  di  Savoia,  regina  di  Spagna;  a  pro- 
posito del  volume  di  Lucien  Perey:  «  Une  reine  de  douze  ans  »]. 

1676.  Ar>\  —  XXXII,  1907.  —  Racconto  di  varie  notizie  accadute 
nella  città  di  Napoli  dalVanno  1100  al  17S2  [Continuazione  e  fine, 
cfr.  Bsl,  1907,  sp.  n.  912:  dall'anno  1725  fino  all'anno  1732]. 

1677.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  29  aprile  1901).  —  Tesan  S., 
Vexécution  du  comte  Andine  de  Pléoz  [Avvenuta  ad  Aosta  nel  1723: 
resoconto  di  una  lettura  accademica]. 

1678.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  26  gennaio  1903).  —  Xous- 
san  D.,  Aper^u  sur  Vassistance  des  pauvres  à  Aoste  en  Vannée  1733. 

1679.  A8\.  -  XXXII,  1907;  XXXIII,  1,  1908.  —  Xieeolliii  f., 
JLettei^e  inedite  di  Bernardo  Tanncci  a  Ferdinando  Galiani  [Continua- 
aione,  cfr.  Bsl ,  1907,  sp.  n.  926:  dalla  lettera  LXXX  del  13  ago- 
sto 1768  alla  CIX  del  25  marzo  1769]. 

1680.  A^\  —  XXXIII,  1,  1908.  -  Xiceolini  F.,  /  manoscritti  del- 
V abate  Galiani  [Catalogo  sistematico]. 

1681.  SarsA,  —  XIX,  1905  (seduta  8  giugno  1904).  -  Frutaz  F.  0., 
Rapport  au  svjet  du  médecin  Engaz  d'Antey  S.t  André  [Diretto  il 
13  aprile  1784  dall'Intendente  di  Aosta  al  Consiglio  dei  Commessi]. 


6.  PERIODO  DELLA  RIVOLUZIONE  FRANCESE 
(1789-1815). 

1682.  Reh.  —  1904,  luglio.  —  Pierre  V.,  Quelques  livres  sur  ha 
Revolution  francaise. 

1683.  Rg.  —  XLIII,  8,  1907,  agosto.  —  Flamion  F.,  L'histoirede 
la  Revolution  frauQai^e:  Taine  et  la  nouveUe  école. 

1684.  RF.  —  1908,  aprile.  —  Société  de  l'Jiistoire  de  la  RévoUdion' 
assemblée  generale  [Relazione  delle  pubblicazioni  relative  alla  Ri- 
voluzione]. 

1685.  RD.  -  XXX,  4,  1904,  gennaio.  -  Bailleii  P.,  Aus  Revo- 
lution und  Kaiserreich  [Rassegna  dei  volumi  di  Adalbert  Wfthl»  di 
A.  Aulard,  di  Hermann  HiiflFer,  di  Eduard  Wertheimer]. 

1686.  RF.  —  1907, 14  febbraio,  14  agosto,  14  ottobre,  14  novembre; 
1908,  14  febbraio,  14  aprile.  —  Mathiez  A.,  /.a  France  et  Rome  sous  i^ 
Constiiuantey  d'après  la  cor  responda  nce  du  cardinal  de  Bemis:  ^- ^^! 
premiers  conflits,  l'affaire  des  annates,  -  II.  Pie  VI,  Avigiwn.  -  J//.  Avjì^^ 
la  comtitution  civile.  -  IV.  La  constitution  civile,  -  V.  Tm  révoMio^\ 
d'Avignon.  [Studia  le  ragioni  per  cui  il  Papa  attese  nove  mesi 
a  condannare  la  costituzione  civile  del  clero.  Il  Bernis  era  amo»' 
sciatore  ostile  alla  rivoluzione,  mirava  a  ingraziarsi  il  Papa» 
tuttavia  ottenne  di  regolare,  almeno  provvisoriamente  e  remissiv»: 
mente,  la  questione  dell'abolizione  delle  annate.  -  II.  Il  Papa,  che  ^ 
era  alienato  le  potenze  cattoliche,  che  aveva  le  finanze  rovinate  p^. 
la  cattiva  amministrazione,  che  si  trovava  alle  prese  coi  sudditi 


PERIODO   DELLA    RITOLaziONE   FRANCESE  425 

Avignone  e  del  Contado  reclamanti  riforme,  rifiuta  a  costoro  gli 
Stati  Generali,  ma  cede  sulle  annate  non  potendo  resistere  alla  Co- 
stituente e  ai  proprii  sudditi.  Malgrado  ciò  gli  Stati  Generali  del 
Contado  sono  proclamati,  e  la  municipalità  di  Avignone  proclama 
la  Costituzione  di  Francia.  -  III.  Dall'agosto  1789  al  marzo  1790 
ia  Costituente  non  cercò  questioni  colla  Chiesa  o  col  Papa  e  non 
manifestò  contro  di  essi  ostilità.  Il  comitato  ecclesiastico  nominato 
il  20  agosto  1789  composto  in  maggioranza  di  cattolici,  nemmeno 
espresse  ostilità;  d'altronde  è  un  errore  credere  che  l'episcopato, 
perchè  fu  quasi  unanime  a  respingere  il  giuramento  alla  Costituzione, 
fosse  assolutamente  avverso  alla  Rivoluzione.  Bernis  però  passò  in- 
sensibilmente alla  contro-rivoluzione  militante:  accoglieva  amorosa- 
mente i  primi  emigrati  a  Roma;  s'apprestava  ad  accogliere  con 
magnificenza  il  Conte  d'Artois  e  il  Principe  di  Condé,  e  non  eserci- 
tava certo  con  Pio  VI  la  missione  conciliativa  verso  la  Rivoluzione, 
che  a  lui  incombeva.  Frattanto  il  Papa  in  un'allocuzione  condan- 
nava la  dichiarazione  dei  diritti,  la  nazionalizzazione  dei  beni  della 
Chiesa  e  attendeva  solo  un'occasione  per  la  condanna  ufiiciale;  la  rot- 
tura virtuale  colla  Rivoluzione  pertanto  era  già  esistente.  -  IV.  La  co- 
stituzione civile  non  fu  tuttavia  opera  di  circostanza,  ma  attesa  dal- 
l'opinione pubblica,  lungamente  meditata,  discussa  e  maturata  dai  suoi 
autori,  giuristi,  canonisti,  ecclesiastici;  questi  ultimi  rispettavano  il 
dogma,  le  obbiezioni  però  dell'alto  clero  non  erano  irreducibili,  l'as- 
semblea stessa  non  si  opponeva  a  che  il  Re  s'intendesse  con  Roma  ; 
insomma  la  massima  parte  del  clero  francese  desiderava  e  sperava 
una  conciliazione.  -  V.  La  rivoluzione  di  Avignone:  l'il  giugno  1790  i 
distretti  di  Avignone  votano  ad  unanimità  la  riunione  alla  Francia 
e  deputano  tl  Parigi  quattro  ufficiali  per  ottenere  la  ratificazione  della 
Costituente.  Questa  però  evita  di  pronunciarsi,  ma  ordina  un'inchiesta 
e  tiene  cosi  il  Papa  nell'inquietudine.  Luigi  XVI,  imitando  l'as- 
semblea, evita  una  decisione  e  rifiuta  di  prendere  il  paese  sotto  la 
sua  protezione,  come  il  Nunzio  ne  lo  pregava.  Il  Re  aveva  bisogno 
del  Papa  per  battezzare  la  costituzione  civile,  il  Papa  aveva  bisogno 
del  Re  per  salvare  Avignone  e  il  Contado,  toccava  a  chi  aveva  più 
bisogno  di  invocare  l'altro,  e  ciascuno  stava  in  riserbo]. 

1687.  BF.  —  1907,  ottobre.  —  Sagnac  Ph.,  L'église,  de  France  et 
le  serment  à  la  Constìiution  civile  div  clergé  1790-91  [Cerca  di  deter- 
minare quali  fossero  i  sentimenti  del  clero  francese]. 

1688.  BF.  -  1907,  dicembre.  —  Sagnac  Ph.,  Le  clergé  comtitU' 
tìonnel  et  le  clergé.  réfractaire  en  1791  d'aprh  un  hhitorijen  caiholique 
^Critica  il  metodo  parziale  e  inesatto  dello  Sciout]. 

1689.  BF.  —  1908,  14, gennaio.  —  Ronaparte  et  Newton  [Geoffroy- 
Saint-Hilaire,  nei  suoi  «  Études  progressives  d'un  naturaliste  * ,  rife- 
risce una  conversazione  tenuta  da  Bonaparte  in  Egitto  con  alcuni 
gpenerali  (Monge,  Berthollet,  ecc.),  in  cui  dichiarava  ch'egli  aveva 
scelto  il  mestiere  delle  armi,  trascinato  dalle  circostanze,  ma  che 
g-iovane  egli  voleva  diventare  un  inventore,  un  Newton]. 

1690.  Bh.  -  XCVII,  2,  1908,  marzo-aprile.  —  l)<?prez  E.,  Lea  ori- 
gines  répiiblicaines  de  Bonaparte.  Le  mémoire  dn  capitaine  d'artillerie 
NapoUon  Bonaparte  sur  la  Corse  en  1793  [Negli  anni  1791-93  Napoleone 
sogTiava  solo  di  soddisfare  le  sue  ambizioni  in  Corsica,  dove  prese 
partito  contro  il  Paoli  e  dovette  quindi  fuggire  r giugno  1793).  Nel 
lug-lio  Giuseppe  Bonaparte  trasmise  al  Consiglio  esecutivo  un  me- 
moriale, che  Napoleone  aveva  redatto  :  era  un  «  pamphlet  »  violento 
contro  Paoli  e  uno  studio  sulla  'posizione   politica   e   militare   del 


426  SPOGLIO    DEI    PERIODICI 

dipartimento  della  Corsica.  Esso  rimase  hmgo  tempo  ignorato;  il  ms. 
appartiene,  con  alcuni  documenti  annessi,  alla  biblioteca  del  Re 
d'Italia  a  Torino;  fu  edito  parecchie  volte]. 

1691.  Reh.  —  1906,  maggio;  1907  gennaio-aprile.  —  Schner- 
mans  A.,  lilnémire  generale  de  Xapoléon  I  [Dalle  origini  della  car- 
riera al  1812]. 

1692.  RF.  —  1908,  maggio.  —  Manberger  (t.,  Le  chef  de  brigade 
fje  Féi'oiif  1766-99  [Pubblica  lettere  scritte  durante  le  campagne  di 
Vandea  e  d'Italia  negli  anni  IV  e  V]. 

1693.  SarMA.  —  XIX,  1905  (seduta  22  dicembre  1902).  —  Fru- 
taz  F.  A.,  Un  rappori  sur  le  monastère  de  Sninte  Catherine  à  Aoste 
(Dell'avvocato  Giovanni  Battista  Réan,  diretto  alla  Reale  Delega- 
zione il  24  marzo  17^9]. 

1694.  Rh,  -  XCIV,  2,  1907,  luglio-agosto.  —  Bonrgin  0.,  Docu- 
ments  italiens  sur  Cagliostro  et  la  Frane- Maqonnerie  [Pubblica  un 
«  Giuramento  dei  Liberi  Muratori  »  e  il  documento  di  un  avversario 
ossia  «  Lettera  prima  e  seconda  di  un  Libero  Muratore  »,  oltre  tredici 
altri  documenti  tra  il  1790  e  il  1792]. 

1695.  Js.  —  NS.  VI,  1908,  maggio.  —  (iuiffrey  J.,  Les  deniiers 
jours  de  V  Acadetnle  de  France  à  Home  en  1793. 

1696.  RF.  -  1907,  14  marzo.  —  Le  OaUo  E.,  Saint-Michel  de 
Maurienne  en  1798  et  1794  d'après  le  régistre  des  délibérations  de  la 
municipalité  [Occupato  alla  fine  del  1792  dalle  milizie  sarde,  il  Co- 
mune fu,  dal  principio  del  1793  fino  alla  pace  del  1796,  occiipato  ed 
attraversato  da  soldati  francesi,  con  gravi  requisizioni:  il  Comune 
provvedeva  tuttavia  all'istruzione, 'mentre  gran  numero  degli  abi- 
tanti abbandonava  il  cristianesimo]. 

1697.  ArlE.  —  I,  1,  1907.  —  Orioli  E.,  Per  la  storia  del  Tricolore 
italiano:  il  modello  della  prima  bandiera  [Con  numerosi  documenti 
del  1796]. 

1698.  Rliem.  —  1907,  dicembre;  1908,  gennaio.  —  Im  cavatene 
pendant  la  campagne  de  1796-97  en  Italie  [Parte  avuta  dalla  caval- 
leria dell'esercito  d'Italia  nei  giorni  12-26  aprile.  Le  idee  di  Bona- 
parte  suU'  impiego  nettamente  offensivo  dell'arma,  che  lo  scacco  dei 
dragoni  di  Stengel  a  Mondovi  invitano  a  moderare:  egli  non  mette 
in  prima  fila  che  ciò  che  occorre  di  cavalleria  pel  servizio  di  sicu- 
rezza, il  rimanente  in  seconda  linea.  La  cavalleria  fu  insufficiente 
nel  compito  suo  a  Lodi  ;  ebbe  parte  più  considerevole  a  Borghetto  ; 
ma  prima  e  dopo  questo  combattimento  il  servizio  di  esplorazione 
lasciò  sempre  a  desiderare]. 

1699.  AsN.  —  XXXII,  1907;  XXXIII,  1908.  -  Maresca  B.,  La 
missione  del  comm,  Alvaro  Ituffo  a  Parigi  negli  anni  1797-179S  | Narra 
particolareggiatamente  le  negoziazioni  che  il  rappresentante  del  Re 
di  Napoli  conduceva  a  Parigi,  intrecciate  naturalmente  con  quelle 
del  marchese  Gallo  colla  Corte  Austriaca  e  con  Bonaparte.  In  Francia 
erano  i  partiti  assai  divisi,  e  solo  sulla  questione  italiana,  si  può  dire, 
si  trovavano  d'accordo  :  si  voleva  democratizzare  la  penisola  e  farne 
una  repubblica  unita  o  più  repubbliche.  Tra  la  corte  di  Parigi  e 
quella  di  Napoli  era  diffidenza  reciproca  :  rigori  eccessivi  verso  i  Fran- 
cesi da  una  parte;  agenti  provocatori  ed  emissari,  T accrescimento 
della  Repubblica  Cisalpina  colle  Legazioni  dall'altra.  Ruffo  riusciva, 
per  opera  di  una  spia,  a  leggere  documenti  importantissimi  e  stava 
all'erta;  preoccupavalo  in  special  modo  la  sorte  dello  Stato  del  Papa 
minacciato  dai  progetti  francesi  ;  consigliava  il  suo  governo  di  star 


PERIODO    DELLA    RIVOLUZIONE   FRANCESE  427 

desto  e  apparecchiato  alle  difese,  ma  con  tutto  ciò  molto  abilmente 
cercava  di  accaparrarsi  il  nuovo  ministro  degli  esteri  Talleyrand  e  al- 
cuni dei  Direttori,  i  quali  mostravano  di  non  essere  alieni  dal  secon- 
dare l'aspirazione  del  Re  di  Napoli  ad  un  ingrandimento  di  confini 
verso  lo  Stato  pontificio  in  liquidazione  —  al  Papa  si  voleva  dar  Malta 

—  e  ciò  a  compenso  di  permute  negoziate  tra  Gallo  e  Bonaparte.  Gallo 
non  divideva  il  parere  di  Ruffo  per  l'allargamento  dei  confini.  Frat- 
tanto vaghe  voci  sempre  più  insistenti  correvano  di  pericoli  e  mi- 
nacce pel  Regno  di  Napoli,  e  a  Parigi  avveniva  il  colpo  distato  del 
18  Fruttidoro;  ciò  ritardò  le  udienze  del  Ruffo  e  rese  sempre  più 
ambiguo  il  contegno  del  Talleyrand,  che  però  nell'occasione  della 
pace  di  Campoformio  non  ebbe  più  ritegni,  e  tolse  ogni  illusione  di 
vantaggi  per  la  Cort^  di  Napoli.  Procede  attraverso  dispacci  degli 
ambasciatori  napoletani  il  racconto  dei  tranelli  francesi  per  minare 
i  Borboni  e  rivoluzionare  il  loro  stato]. 

1700.  SarsA,  —  XXIX,  1905  (seduta  23  novembre  1903).  —  De- 
earoli  L.,  Un  document  de  taxe  dcs  Mercuriale^  de  la  cité  d'Aoste 
en  1799. 

1701.  Ari£.  —  I,  2,  1907.  —  Ane/idoH  di  giacobinismo  a  Faenza 
[Un  fatto  occorso  negli  ultimi  giorni  dell'occupazione  franco-cisal- 
pina a  Giuseppe  Maria  Emiliani,  desunto  da  un  opuscolo  divul- 
gato nel  1799]. 

1702.  MaT.  —  S.  2,  LVII,  1907.  —  Manacorda  O.,  /  rifugiaU  ita- 
liani in  Francia  negli  anni  1799-lSOO  sidla  scorta  del  diario  di  Vin- 
cenzo Ixincetti  e  di  documenti  inediti  dagli  archivi  d'Italia  e  di  Francia 
[Dà  notizia  anzitutto  delle  fonti  edite  ed  inedite  e  dei  fatti  cui  si 
riferiscono  i  nuovi  documenti.  Narra  le  vicende  dell'ultimo  giorno 
della  Repubblica  Cisalpina  (8  fiorile  dell'anno  VII\  i  preparativi  se- 
greti per  la  fuga  del  Direttorio,  l'allarme  a  Milano  per  la  battaglia 
di  Cassano.  Narra  ancora  dei  fuggiaschi  attraverso  il  Piemonte  e  del 
Direttorio  Cisalpino  stabilito  a  Chambery,  non  a  Grenoble  luogo 
assegnatogli  dal  Direttorio  france.se.  A  Grenoble  erano  i  più  scapi- 
gliati demagoghi  cisalpini  che  ordivano  tramo  contro  il  Direttorio 
esule  e  fantasticavano  progetti  politici  disparati,  generosi  e  pazai. 
Oltre  la  miseria,  gli  odi  di  parte  e  le  gelosie  regionali  straziavano , 
riuscivano  antipatici  al  pubblico  e  al  governo.  Meglio  se  la  passa- 
vano gli  esuli  a  Parigi  tra  i  divertimenti  e  la  vita  galante.  E  pur 
tra  quegli  esuli  fu  combinato  il  primo  disegno  concreto  dell'unità 
ed  indipendenza  d'Italia.  L'A.  rifa  la  storia  delle  due  petizioni  del 
Paribelli  e  del  Botta  al  Corpo  Legislativo  francese  e  dà  notizie  sulle 
inesistenti  invocazioni  di  singoli  esuli  a  diversi  uomini  politici  a  prò 
dell'Italia.  La  venuta  di  Napoleone  e  la  preparazione  della  campagna 
dell'ottocento  fecero  molti  di  quegli  esuli  soldati  della  legione  ita- 
lica, e  su  questa  aggiunge  ancora  notizie  l'A.  A  notizie  biobiblio- 
grafiche su  Vincenzo  Lancetti  e  sulla  vita  francese  degli  anni  VII 
e  Vili  nel  diario  di  lui,  fa  seguire  il  testo  stesso  del  diario  e  una 
appendice  di  31  documenti]. 

1703.  Rhem.  —  1906,  ottobre,  novembre,  dicembre;  1907,  gennaio. 

—  La  Campagne  de  1SO0  à  l'armée  dcs  Grisons  [Organizzazione  del- 
l'esercito; entrata  in  Valtellina;  soccorsi  chiesti  dal  Macdonald,  pas- 
saggio dello  Spinga;  occupazione  della  Valtellina,  primo  combatti- 
mento di  Tonale;  occupazione  di  Trento;  ritirata  di  Vukassovich]. 

1704.  Rhem.  —  XXV,  1907,  febbraio.  —  La  campagne  de  1800- 
1801  à  Varmée  d'Italie. 


428  SPOGLIO    Dkl    PF.RIODICI 

1705.  Rnioi.?.  —  1906,  settembre.  —  Mathiez  A.,  La  veille  et  le  len- 
demain  da  Concordai  de  1801  [I  rivoluzionari,  sia  pure  anticlericali 
e  anticattolici,  sono  incapaci  di  concepire  uno  stato  laico  senza  re- 
ligione. Bonaparte  continua  la  tradizione  della  religione  di  Stato. 
La  Francia  cattolica  refrattaria  e  la.costituzionale  applaudirono  alla 
iniziativa  di  Bonaparte,  ma  la  Francia  patriottica,  resercito,  i  corpi 
ufficiali  dello  Stato  furono  contrari  al  Concordato.  Bonaparte  per 
altro  concepiva  la  religione  come  forza  di  conservazione  sociale, 
pensava  che  la  borghesia  l'avrebbe  favorito  ed  avrebbe  Tappoggio 
dei  Cattolici  per  prolungare  la  dittatura;  infine  il  Concordato,  paci- 
ficando la  Vnndea,  toglierebbe  a  Luigi  XV'III  il  miglior  mezzo  di 
azione;  si  riprometteva  poi  dal  Concordato  di  formarsi  un  clero  tutto 
suo  a  lui  devoto.  La  confidenza  di  Bonaparte  nella  politica  ecclesia- 
stica appare  dai  vantaggi  accordati  alla  Chiesa  e  non  contemplati 
dal  Concordato:  "vantaggi  materiali,  accrescimento  del  fondo  culto, 
esenzione  del  servizio  militare,  tolleranza  delle  congregazioni  ;  van- 
taggi morali,  persecuzione  dei  teoftlantropi,  abolizione  della  Classe 
di  scienze  morali  e  politiche  all'Istituto,  la  religione  cattolica  base 
della  pubblica  istruzione,  proibizione  del  matrimonio  ai  preti,  ecc. 
Pio  VII  fu  lieto  del  Concordato  che  finiva  lo  scisma  costituzionale, 
toglieva  al  carattere  episcopale  la  sua  indipendenza,  dando  al  Papa 
il  diritto  d'esigere  la  dimissione  dei  vescovi,  l'istituzione  dei  vescovi 
e  l'accordo  preventivo  colla  S.  Sede,  che  ridurrà  lo  Stato  al  sem- 
plice diritto  di  presentazione.  L'A.  esamina  infine  la  poca  consi- 
stenza della  difesa  degli  articoli  organici]. 

1706.  «ami.  -  I,  10,  1907.  —  Ferri  P.  >'.,  Albuvì  di  disegni  di 
Bartolomeo  Pinelli  [Con  ricordo  autografo  dell'Autore,  del  1801,  acqui- 
stato dalla  Galleria  degli  Uffizi]. 

1707.  Uhat.  —  I,  9-10,  1907.  --  TaddoI  M.,  Vittorio  Al fien  [SguRrdì 
generali]. 

1708.  Rh.  —  XCVI,  1908.  —  Bouvier  F.,  Le  portfeuille  de  ìa 
comtesse  d'Albany  1809-1824  [Rassegna  del  noto  volume  di  Leon 
G.  PélissierJ. 

1709.  Eeh.  —  LXXIII,  1907,  gennaio.  —  Marmottan  P.,  La  com- 
tesse  d'Aìbany  à  Floieiice  soiis  V Empire,  sejt  rapports  avec  la  grande- 
duchesse  Elise. 

1710.  RF.  —  1908,  U  febbraio.  —  Anlard  A.,  Xapoléon  et  les  con- 
grégafions  [Riproduzione  di  una  nota  autografa  di  Napoleone,  del  1806, 
contraria  alle  congregazioni]. 

1711.  Reh,  -  LXXIII,  1907,  marzo,  aprile.  —  Daiimet  G.,  Les 
généraux  des  ordres  religieux  exilés  en  France  sous  le  premier  Empire 
[I  generali  degli  ordini  religiosi,  del  pari  che  il  Papa,  nel  1809  fu- 
rono espulsi  d'Italia  per  ordine  di  Napoleone  e  relegati  in  piccole 
città  della  Francia,  e  poi  rimpatriati,  a  condizione  di  prestar  giura- 
mento all'Impero.  Due  ribelli  furono  deportati  in  Corsica]. 

1712.  ArlE.  —  1, 1, 1907.  —  Scaramella  G.,  Napoleone  a  Parma  (1805) 
[Alcune  notizie  sopra  i  ricevimenti  e  una  specie  di  esposizione  tenuta 
in  quella  circostanza]. 

1713.  Reh,  —  1904,  luglio.  —  Coulon  A.,  Les  plans  de  Romecoìi- 
servés  aux  archives  nationales  [Studia  una  serie  di  rilievi  e  progetti 
di  lavori  fatti  per  ordine  di  Napoleone  nel  1811]. 

1714.  RD.  -  XXX,  10,  11, 1904,  luglio-agosto  -  Wertheimer  E., 
Die  Hevoluf ionie riing  Tirols  ìm  Jahre  1813  [Su  documenti  dell'Ar- 
chivio di  Vienna  :  illustra  la  parte   avuta  dall'  arciduca   Giovanni, 


PERIOLO   DEL   RISORGIMENTO    ITALIANO  429 

fratello  dell'Imperatore  ;  inette  fuor  di  dubbio  che  Roschmann  tradì 
i  suoi  compatrioti  e  vendette  ai  Francesi  il  «egreto  della  congiura]. 

1715.  Reh.  —  1906,  gennaio-febbraio.  —  Danmet  G.,  Ijeitre  de 
Mgr  de  Salamon  à  Louis  XVIII  [Nel  1814  Salamon,  offrendo  servigi 
al  governo  restaurato,  dichiara  di  avere  nel  1791-92  servito  come 
intermediario  per  le  relazioni  della  Corte  di  Parigi  con  quelle  di 
Torino  e  Napoli,  e  di  avere  rifiutato  poi  il  vescovado  di  Orvieto  of- 
fertogli da  Pio  VII,  nella  speranza  di  poter  ritornare  in  Francia]. 

1716.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  28  febbraio  1901).  —  Yesooz, 
Circulaire  adressée,  en  ISiò,  à  toutes  les  communes  de  la  Vallèe  d* Aoste 
par  Viniendant  Jean-Baptinte  I/éan, 

1717.  RD.  --  XXXIV,  9,  1908,  giugno.    —  Blennerhassett.,  Die 

Memoiren  von  Madame  de  Boigne  1781-1866  [Dimorò  lungamente  a 
Napoli  durante  la  Rivoluzione]. 


7.  PERIODO  DEL  RISORGIMENTO  ITALIANO  (1815-1907). 

1718.  BnrS.  —  XLV,  1907,  marzo.  —  De  Boceard  E.,  L'art  au 
diX'ìieuvième  siede  (1800^1900)  [Rassegna  del  volume  di  Leonce 
Benedite]. 

1719.  SarsA.  —  XIX,  1905  (sedute  28  luglio  e  28  ottobre  1902, 
e  25  maggio  1904).  —  Roux  A.,  Apergu  sur  le  journalisme  dans  la 
Vallèe  d'Aoste  [Nel  secolo  XIX]. 

1720.  AriE.  —  I,  2,  1907.  —  Casini  T.,  Carboneria  romagnola 
[Dal  1814  allo  aspirazioni  infelici  di  Enrico  Misley  e  di  Ciro  Menotti 
per  mettere  la  corona  d'Italia  sul  capo  di  Francesco  IV  di  Modena; 
con  particolar  riguardo  alla  inquisizione  del  1825]. 

1721.  Cr.  —  V,  1,  1907.  —  dentile  G.,  Essai  sur  revolution  in- 
tellectuelle  de  V Italie  de  1815  à  1830  [Rassegna  del  volume  di  Julien 
Luchaire]. 

1722.  BebB.  —  I,  2,  1907.  —  Per  una  lettera  di  Vincenzo  Bellini 
[Diretta  al  conte  Barbò  il  23  agosto  1832]. 

1723.  BcbB.  —  II,  1,  1908.  —  Una  lettera  inedita  di  Gaetano 
Donizetti  [Ad  Antonio  Dolci,  da  Parigi,  13  novembre  1838]. 

1724.  PI.  —  IV,  10-11,  1906.  —  Cimbali,  Im  doctrina  penai  de 
Nicolai  Spedalieri  y  la  moderna  escuela  i)osiiiva. 

1725.  Cr.  —  IV,  2,  3,  1906.  —  Borgese  G.  A.,  Ilomanticismo,  pa- 
triottismi e  germanesimo:  storia  della  critica  e  storia  letteraria.  — 
B.  C,  Le  definizioni  del  romanticismo. 

1726.  RD.  —  XXXIII,  10,  1907,  luglio.  —  Witte  L.,  Ein  Besuch 
bei  Alessandro  Manzoni  im  Jahre  1831  [Pubblica  una  relazione^ di 
suo  padre]. 

1727.  RD.  -  XXXI,  10,  1905,  luglio.  —  Lang  W.,  Manzonis 
literarische  Nachlass  [A  proposito  dei  «  Brani  inediti  »  e  alcuni 
estratti  della  sua  corrispondenza]. 

1728.  BcbB.  —  I,  1,  2,  1907.  —  Locatelli  G.,  Per  la  ristampa 
del  carteggio  manzoniano  [Lettera  a  Giovanni  Sforza].  —  Id.,  Per  la 
ristampa  delle  osservazioni  sulla  morale  cattolica  di  Al€S.sa7ìdro  MaU' 
zoni  [Lettera  a  Michele  Se  berillo]. 


430  SPOGLIO    IMI    rEKIOIlCl 

1729.  RP,  —  1908,  maggio.  —  DerUle  U.,J)ngine  des  mots  *  so- 
cialisme  *  et  ^  socialiste  j^  et  de  certaines  autres  [È  in  Francia  e  non  in 
Inghilterra  che  tali  denominazioni  apparvero  la  prima  volta;  la  prima 
voce  fu  usata  fin  dal  novembre  1831,  la  seconda  neir aprile  1833]. 

1730.  AriE.  —  I,  1,  2,  1907.  —  Canerazzi  G.,  lìicordaiise  di  Luigi 
Generali  [Narra  le  vicende  della  di  lui  giovinezza,  come  fosse  impi- 
gliato nelle  sètte  e  nelle  aspirazioni  liberali  che  misero  capo  ai  moti 
del  1831.  Narra  successivamente  le  vicende  della  sua  laboriosa  vita 
e  dà  notizie  preziose  di  parecchi  altri  patrioti  emiliani]. 

1731.  SaniA.  —  XIX,  1905  (seduta  9  gennaio  1902).  —  XouKsan  D., 
Un  petit  jìoì'me  inédit  de  M.  le  chanoiiie  Clémtnt  Gerard  contre  Vusage 
du  manteau  en  été  [Che  fece  rumore  nella  Vallata  d'Aosta  nel  1839]. 

1732.  Cr.  —  IV,  4,  1906.  —  CaTiglione  C,  Qual  è  il  vero  h'osmim. 

—  Gentile  G.,  Postilla  [All'articolo  precedente]. 

1733.  Cr.  -  V,  2,  1907.  —  G.  G.,  Ancora  del  vero  Rosmini  e  di 
un  principio  di  storia  della  filosofia. 

1734.  BcbB,  —  II,  1,  1908.  ~  Lettere  di  G.  Simone  Maijr  e  di 
Antonio  Bazzini  [Del  1838-1839]. 

1735.  BcbB.  —  II,  1,  1908.  —  Una  lettera  inedita  di  Antonio 
Bazzini  [Al  maestro  Gio.  Simone  Mayr,  da  Milano,  30  luglio  1840]. 

173G.  ArlE.  —  I,  2,  3, 1907.  —  7>o  scamjìo  di  Garibaldi  ììoI  1S49. 

—  Commemorazioni  di  Garibaldi,  —  Mostra  gaiibaldina  in  Bologìia. 

—  Bicordi  garibaldini.  —  Garibaldini  emiliani. 

1737.  AriE.  —  I,  3,  4,  1907.  —  Casini  T.,  Garibaldi  nelVEmiliai 
I.  In  Bologna  e  in  Bomagna  nel  1848.  -  //.  Bitirata  e  scampo  di 
Garibaldi  in  Bomagna  nel  1849.  -  ///.  Garibaldi  nelV Emilia  nel  1859 
[Con  numerosi  documenti  intercalati  e  in  appendice]. 

1738.  Rg.  —  XLIII,  6,   IO,  11,  1907,  giugno,  ottobre,  novembre. 

—  Melot  J.,  Les  déconvemies  de  Garibaldi  [Garibaldi  e  Mazzini  du- 
rante la  Repubblica  Romana]. 

1739.  R1S48.  —  III,  1906,  settembre-ottobre.  —  GallaTreni  0., 
Les  Fi-angais  à  Milan  à  la  veille  de  la  capitulation  du  5  aoùt  184^ 
[Quattro  lettere  del  Conte  de  Reiset  e  una  del  Duca  di  Dino]. 

1740.  R1H48.  —  III,  1906,  luglio-agosto.  —  Lettres  de  M.  Beìioìf 
Champy  à  Bixio  (1848-1849). 

1741.  AriE.  —  I,  1,  2,  1907.  —  Sforza  G.,  Esidi  estensi  in  Pie- 
monte dal  1818  al  18j'j9  [Notizie  del  poeta  Antonio  Foretti,  che  fu 
poi  preside  del  Liceo  di  Ivrea,  di  Gioachino  Paglia,  del  generale 
Antonio  Brocchi,  dell'avvocato  Giuseppe  Melchiorre  Giovanninì,  del 
dottor  Luigi  Chiesi,  di  Domenico  Cucchiari]. 

1742.  RI 848.  — -^III,  1907,  inarzo-aprile.  —  Gossez,  L'enseigne- 
inent  primaire  et  VEglise  catholique  vers  1801. 

1743.  RD.  —  XXX,  5,  6,  11,  12,  1904,  febbraio,  marzo,  agosto, 
settembre.  —  Aus  dem  Tagebuche  des  Grafcn  Joseph  Alexander  von 
lliibner  [Ambasciatore  austriaco  a  Parigi  dal  1851  al  1859,  Partico- 
larmente importante  la  parte  riguardante  il  convegno  di  Plombières], 

1744.  SarsA.  —  XIX,  1905  (sedute  24  febbraio  e  6  luglio  1904). 

—  Yuillermin,  Sur  V  incarcera tion  de  queJques  ecclésiastiques  valdù^ 
thains  lors  de  Vinsurreciion  de  1853'-18/)4. 

1745.  R1S48.  —  IV,  1907,  luglio-dicembre.  —  Gay  J.,  I^ettres  ine- 
dìtes  sur  Bome  et  V Italie  au  début  du  second  Empire  [Estratto  della 
corrispondenza  diretta  da  Louis  Doubet,  cattolico  militante,  al  pub- 


l'ERIODO    I>EL   RISOKGlMEiNTO    ITALIANO  ^         431 

blicista  Eugène  Rendu,  suo  cognato;  tra  l'altro  evvi  relazione  di 
una  lunga  conversazione  con  Pio  IX,  del  15  luglio  1853,  riguar- 
dante le  relazioni  della  Santa  Sede  con  la  Francia  e  il  progetto 
della  consacrazione  di  Napoleone  III  per  mano  del  Payia.  Lo  spirito 
pubblico  in  Lombardia  e  nella  Venezia,  in  Piemonte  e  nel  regno  di 
Napoli,  Stato  politico  d'Italia  in  generale:  lunghe  considerazioni  sul 
sentimento  degli  Italiani  riguardo  alla  Francia,  alla  politica  ponti- 
ficia, e  le  tendenze  all'unità]. 

1746.  RD.  —  a.  XXIX,  v.  CXIV,  5,  6,  1003.  —  Dii  Vernois  J., 
MoUkea  Operationsplan  zu  einen  Grieg  qegen  Frankrekh  aus  detn 
Jahre  1859. 

1747.  ArlE.  —  I,  1,  2,  1907.  —  Assemblea  costituente  della  lìo- 
magna  nel  18ò9  [Si  dà  la  serie  dei  rappresentanti  eletti  a  pubblico 
suffragio  il  28  agosto  1859,  segnando  il  collegio  d}  ciascun  candi- 
dato]. —  Assemblea  costituente,  modenese  nel  1869  [Idem].  —  Parla- 
mento  romano  del  1848  [Idem]. 

1748.  RD.  —  XXXIII,  7-9,  1907,  aprile-giugno.  —  Giissfeldt  P., 
Meine  Kriegserlébnisse  im  deutsch-franzosischen  Feldzug,  nebst  auto- 
biographischen  Mitteilungen  aus  den  Jahren  1868-1869. 

1749.  Rmo/.v.  —  1906,  10  novembre.  —  Boiirgeoìfi  E.,  L'histoire 
d*un  secret  diplomatique.  Lea  alliances  de  l'Emjnre  en  1870  [Rifa  la 
storia  delle  polemiche  seguite  a  varie  riprese,  delle  reticenze  inte- 
ressate dei  possessori  di  documenti  circa  le  famose  negoziazioni 
del  1869  e  1870  per  un'alleanza  tra  l'Austri^a,  la  Francia  e  l'Italia 
contro  la  Prusìsia,  e  si  ripromette,  colla  scorta  di  documenti  degli 
archivi  degli  affari  esteri  ji  Parigi,  di  togliere  completamente  il  sug- 
gello del  segreto  di  Stato  di  cui  i  ministri  di  Napoleone  III  furono 
finora  beneficiati]. 

1750.  SarsA.  —  XIX,  1905  (seduta  15  dicembre  1904).  —  Roiix  A., 
Z^n  religieux  mort  en  odeur  de  sainteté  à  V  antique  alba  gè  de  Lerins 
[Joseph- Jerome  Christine,  di  origine  valdostana,  nato  nel  1849,  morto 
nel  1880]. 

1751.  RD.  ^  XXXIII,  3,  1906,  dicembre.  —  Fischer  T.,  Italien 
uìid  Frankreich  in  Xordafrika  (Tunesien). 

1752.  DTS.  —  I,  1,  1908.  —  Gesta  per  fratres  minores  terrae 
sanctae  hoc  extremo  biennio. 

1753.  Cr.  —  V,  3,  1907.  —  Croce  B.,  Di  un  carattere  della  più 
recente  letteratura  italiana. 

1754.  Cr.  —  IV,  4,  1906.  —  Cairi  E.,  òpere  generali  e  comples- 
sive intorno  alla  letteratura  italiana  contemporanea  (1870-1906)  [Saggio 
bibliografico]. 

1755.  Cr.  -  III,  6,  1905;  IV,  1906;  V,  1,  2,  1907;  VI,1,  1908. 

—  Croce  B.,  Xofe  sulla  letteratura  italiana  nella  seconda  metà  del  se- 
colo XIX  [XV.  Vittorio  Imbriani,  Carlo  Dossi.  -  XVI.  E.  Neucioni, 
E.  Panzacchi,  A.  Graf,  D.  Gnoli.  -  XVII.  La  Contessa  Lara.  Annie 
Vivanti.  -  XVIII.  V.  Bersezio,  A.  G.  Barrili,  S.  Farina.  -  XIX.  Re- 
nato Fucini,  Giacinto  Gallina,  Emilio  De  Marchi.  -  XX,  G.  Marradi, 
S.  Ferrari.  -  XXI.  Ada  Negri.  -  XXII.  Giovanni  Pascoli.  -  XXIII.  Gio- 
vanni Bovio  e  la  poesia  della  filosofia.  -  XXIV.  Giuseppe  Giacosa. 

-  XXV.  Ruggero  Bonghi  e  la  scuola  moderata]. 

1756.  Cr,  —  III,  6,  1905;  IV,  1906;  V,  1907;  VI,  1,  2,  1908.  — 
esentile  G.,  La  filosofia  in  Italia  dopo  il  18ò0  [II.  I  platonici:  Giovanni 
Maria  Bertini,  Luigi  Ferri,  Francesco  Bonatelli,  Carlo  Cantoni,  e 
l'iniìjisso  di  Lotze  in  Italia,  Giacomo  Barzelotti.  I  mistici:  A.  Conti, 


432  srpotiLio  dei  pkriodk  i 

G.  Allievo,  B.  Labanca,  F.  Acri.  -  III.  I  positivisti:  le  origiui,  Carlo 
Cattaneo  (1801-1869)]. 

1757.  Cr.  —  V,  4,  1907.  —  Croce  B.,  Intorno  alla  critica  della 
letteratura  italiana  e  alla  poema  di  G.  Pascoli. 

1758.  €r.  —  IV,  3,  5,  6,  1906:  —  B.  €.,  Documenti  inediti  sul- 
l'Hegelismo napoletano  [Dal  carteggio  di  Bertrando  Spaventa]. 

1759.  BsS.  —  XIV,  1,  2,  3,  1907.  —  Mengozzi  P.,  Lettere  intime 
di  artisti  senesi  [Lo  scultore  Giovanni  Dnprè  ;  Luigi  Mussini  e  i  suoi 
scolari;  Angelo  Visconti;  Amos  Cassioli;  indirizzo  didattico  ed  ausi- 
liario al  Cassioli  e  al  Visconti  ;  influenza  dei  conynovimenti  politici 
del  1859  sull'indirizzo  artistico  del  Cassioli  e  del  Visconti;  provve- 
dimenti del  Governo  in  Toscana  per  proteggere  le  arti  belle;  il 
ministro  di  Toscana  in  Roma  ed  i  pensionar!  Cassioli  e  Visconti; 
Visconti  unico  pensionarlo  toscano  in  Roma;  morte  del  Visconti  (1861). 
L'esposizione  nazionale  di  Firenze  nel  1861.  Bernardo  Celentano. 
Cassioli  a  Firenze;  il  Cassioli  e  i  senesi.  Contrasti  d'ar/te  e  di  artisti; 
Siena  e  gli  artisti  suoi.  Il  e  Provenzano  Salvani  •  dipinto  dal  Cas- 
sioli; la  «  Madonna  del  Pensiero  » .  Pietro  Aldi.  La  sala  monumentale 
del  palazzo  civico  di  Siena  in  onore  del  gran  Re,  padre  della  patria]. 

1760.  BcbB.  —  1,2,  1907.  —  LoeateUi  O.,  Per  il  centenano  di 
Giovanni  Huspini  [Carte  e  manoscritti  ordinati  del  celebrato  chimico, 
nato  nel  1808,  morto  nel  1885]. 

1761.  Adi,  —  XIII,  3,  1904.  —  Un  decoratore  di  sessanf  anni 
addietro  [Luigi  Scrosati,  nato  nel  1814,  morto  nel  1869], 

1762.  BnrS.  —  XLVII,  1907,  agosto  e  settembre.  —  Phttippe  E., 
La  legende  de  Pie  X. 

1763.  RD.  —  XXXII,  11,  1906,  agosto.  -  ViTanti  A.,  Giosuè  Car- 
ducei,  zu  seinem  siebzigsten  Geburtstage. 

1764.  BsS.  —  XIV,  1,  1907.  —  Zanichelli  D.,  Giosuè  Carducci 
[Discorso  commemorativo  ietto  nella  R.  Accademia  dei  Rozzi  di  Siena 
il  10  marzo  1907]. 

1765.  RI).  —  XXXIV,  1,  2,  1907,  ottobre  e  novembre.  —  Neu- 
mann  C,  Jakób  Burckhardts  jxjilifisches  Venndchtuis. 

1766.  RD.  —  XXX,  4,  1904,  gennaio.  —  Seek  0.,  Zur  Charakte- 
ristik  Mommsens. 

1767.  RD.  —  XXXI,  4,  1905,  gennaio.  —  Blennerhassett,  Lord 
Acton  (1834-1902)  [Nato  a  Napoli]. 

1768.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  6-8,  1907.  —  Monaci  E.,  Commemo^ 
razione  del  socio  straniero  Ludwig  Travhe  [Benemerito  della  lettera- 
tura italiana  dell'alto  medioevo]. 

1769.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  1-3,  1907.  —  D'Ovidio,  Commemora-' 
zioìie  dei  soci  G.  Ascoli  e  G,  Carducci, 

1770.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  1-3,  1907.  —  Monaci  E.,  Commemo^ 
razione  di  G,  Ascoli. 

1771.  AaLr.  —  S.  5,  XVI,  1-3,  1907.  —  Talenti  G.,  L'opera 
scientifica  di  Fedele  Tjimpertico  [Commemorazione]. 

1772.  AspP.  —  XS.,  Ili,  1903  (1905).  —  SanTitale  L.,  Commemo- 
razione dei  segretario  dott.  cav.  Alberto  Amadei. 

1773.  AspP.  —  VII,  J907.  —  Tononi  0.,  Commemorazione  del- 
l'avv.  comm.  Gaetano  Grandi  e  dell' acv.  cav.  Francesco  Giardli. 

1774.  Cr,  —  IV,  2, 1906.  —  Croce  B.,  Valdemaro  Vecchi  [Necrologio], 

Carlo  Contessa. 


III. 
LIBRI  RECENTI  DI  STORIA  ITALIANA  (^^ 


1.  STORIA  GENERALE 


A)  ÀrchiTi,  bibliografia,  fonti  storiche,  ece. 

437.  *  Archivio  Muratoriano.  Studi  e  ricerche  in  servizio  della  nuova 

edizione  dei  ^  Rerum  italicarum  scriptores  »  di  L.  A.  Muratori, 
N.  5.  In-foL,  da  pag.  235  a  pag.  288.  —  Città  di  Castello,  Sci- 
pione Lapi,  1908. 

438.  •  Bertarelli  A.,  Gli  «  Ex-Libris  »  Italiani.  In-8,  pag.  27.  -"  Milano, 

Bertieri  e  Vanzetti,  1908. 

439.  *  Cairi  E.,  Bibliografia  di  Boma  nel  medioevo  (476-1499).  Supple- 

mento I.  In-8,  pag.  xxxiv-162.  —  Roma,  Loescher  e  C,  1908. 

440.  *  Mikller,  Feith  e  Frnin,  Ordinamento  e  inventario  degli  Archivi, 

Traduzione  dal  tedesco,  con  note  di  G.  Bonelli  e  G.  Vittani. 
In-8,  pag.  xii-131.  —  Torino,  Unione  tipogr.  editrice,  1908. 

441.  Plnchetti-Sammarchì  G.  M.,  Guida  diplomatica  ecclesiastica.  Voi.  I. 

In-8,  pag.  316.  —  Roma,  Desclée  e  C,  1908. 

442.  Rocchi  E.,  Le  fomiti  storiche  deW architettura  militare.  In-8,  fi. 


»,  tlg., 
,  1908. 


pag.  xxxiv-509.  —  Roma,  Officina  poligrafica  editrice 

B)  Storia  d'Italia,  di  regioni,  dell'arte,  del  diritto,  miscellanee. 

443.  Assereto  G.,  Atlante  di  geografia  commerciale.  In-4,  fig.,  pag.  20. 

—  Roma,  Istituto  geografico  De  Agostini,  1908. 

444.  Brehier  L.^  Le  basiliche  cristiane.  -  Le  chiese  bizantine.  -  Le  chiese 

romaniche.  —  Roma,  Desclée  e  C,  1908. 

445.  CaTalcaselle  G.  B.  e  Crowe  J.  A.,  Storia  della  pittura  in  Italia 

dal  secolo  II  al  secolo  XVI.  Voi.  X.  In-8,  pag.  348.  —  Firenze, 
Succ.  Le  Mounier,  1908. 

446.  •  Coggiola  G.,  Sulla  nuova  integrale  pubblicazione  della  «  Storia 

del  Mogol  »  del  veneziano  Nicolò  Manucci.  In-8,  pag.  32.  — 
Venezia,  Officine  grafiche  C.  Ferrari,  1908. 


(1)  I  libri  segnati  con  asterisco  (*)  furono  mandati  in  dono  alla 
Bivista,  e  saranno  argomento  di  recensione  o  nota  bibliografica. 

Bitista  storica  italiana,  8»  S.,  vir,  3.  28 


434  LIBRI    RECENTI    DI   STORIA    ITALIANA 

447.  *  (irerola  (4.     ip punii  sui  monumenti  veneti  di  Ce f aionia  e  di 

Corf'ii.  In-b,  da  pag.  421  a  43(>.  —  Venezia,  C.  Ferrari,  1908. 

448.  *  tìraHSO   G.,   «  Nostra   maiia  »,  In-8,  pag.  37.    —   Messina, 

D'Amico,  1908. 

449.  Hnnt  W.,  History  of  Jialy.  Iii-12,  pag.  308.  —   London,  Mac- 

millan, 1908. 

450.  Morel  P.,  I^es  Lxìmbards  dans  la  Fiandre  franqaise  et  le  Haiimui. 

In-8,  pag.  344.  —  Lillo,  Morel,  1908. 

451.  *  Muratori  L.  A.,  Rerum  ilalicarum  scriptores.  Nuova  edizione. 

Fase.  60,  61,  62.  -  Cittj\  di  Castello,  S.  Lapi,  1908. 

452.  Picconi  da  Cantalupo  0.,  Serie  cronologico-hiografica  dei  ministn 

e  vicari  provinciali  della  minoriiica  provincia  di  Bologna.  In-8, 
pag.  viii-519.  —  Parma,  Tip.  della  SS.  Nunziata,  1908. 

453.  Schneider  F.,  Toscaniache  Studien.  I  TI.  In-8,  pag.  43.  —  Roma, 

Loescher  e  C,  1907. 

454.  Schneider  R.,  lìome.  Cmnplexité  et  Harmonie.  In-16,  pag.  x-334. 

—  Paris,^Hachette  e  C,  1908. 

455.  Sinionetti  A.,  L'Umbria   nella   poesia.   Iu-8,  fig.,   pag.  239.  — 

Spoleto,  Tip.  deir Umbria,  1908. 

456.  Solmi   iV.,  Storia  del  diritto  italiano.  In-24,  pag.  xviii-916.  — 

Milano,  Società  editrice  libraria,  1908. 

C)  Comuni,  castella,  cliiese,  famiglie. 

457.  ♦  Ohilini    G.,  Annali  di  Alessandria.  Voi.   Ili,  disp.  64-67.  — 

Alessandria,  Società  poligrafica,  1908. 

458.  Sererini  M.,  Altavilla  Irpina.   In-8,  pag.   x-312.  —  Avellino, 

Pergola,  1907. 

459.  Santangelo  F.,  Altavilla  Milicia  e  il  suo  santuario  della  Madonna 

di  Ijoreto.  In-8,  pag.  116.  —  Palermo,  Tip.  Lao,  1908. 

460.  Serena  A.,  TÀhcr  aurew^  montébellunensis.  In-8,  pag.  58.  —  Tre- 

viso, Tip.  Istituto  Turazza,  1907. 

461.  *  La  Rocca  L.,  Gli  Ebrei  di  Catania  nell'osservanza  delle  feste 

di  rito  romano.  In-8,  pag.  6.  —  Catania,  Giannotta,  1908. 

462.  Vinelli  F.,  La  diocesi  di  Chiavari.  In-8,  fig.,  pag.  205.  —  Genova, 

Tip.  della  Gioventù,  1908. 

463.  Gebliart  E.,  Florence.  Petit  in-4,  pag.  164.  —  Paris,  Laurens,1907. 

464.  Daridsohn  R.,  Storia  di  Firenze:  le  origini.  Traduzione  italiana. 

Disp.  1-3.  In-8,  pag.  xvi-224.  —  Firenze,  Sansoni,  1907. 

465.  Forille  J.,  Génes.  Petit  in-4,  pag.  156.  -^  Paris,  Laurens,  1907. 

466.  Cassi  G.,  Provvedimenti  per  le  chiese  e  confratendte  di  Latisana 

nel  secolo  XV.  In-4,  pag.  16.  —  Udine,  Bardusco,  1908. 

467.  Vigo  V.y  Im  chiesa   di  S.  Ferdinaiulo  dei  Padri  Trinitarii  in 

Livorno.  In-8,  fig.,  pag.  88.  —  Livorno,  Fabbreschi,  1908. 

468.  :Noyeft  E.,  The  Story  of  Milan.  In-12,  pag.  xv-404.  —  London, 

Dent,  1908. 

469.  *  Valerani  F.,  Stemmi  ed  emblemi  sulle  monete  del  Monferrato, 

In-8,  pag.  14.  —  Milano,  Cogliati,  1908. 

470.  De  Blasiis  G.,  Macconti  di  storia  napoletana.  In-16,  p.  xvi-339. 

—  Napoli,  1908. 


KTÀ    PREROMANA    R   ROMANA  435 

471.  *  Benassi  U.,  Storia  di  Farina  da  Pier  Luigi  Farnese  a  Vittorio 

Emanuele  II  (1546-1860).  In-4,  p.  305.  —  Parma,  Battei,  1907-08. 

472.  *  Ercole  F,,  La  dote  romana  negli  Statuti  di  Parma.  In-8,  p.  134. 

•^  Parma,  A.  Zerbini,  1908. 

473.  Giani  G.,  Prato  e  la  stia  fortezza  dal  secolo  XI  fino  ai  giorni 

nostri,  In-8,  pag.  247.  —  Prato,  Giachetti,  figlio  e  C,  1908. 

474.  *  Braehet  M.,  Le  ckàteau  de  Bipaille.  Ouvrage  illustre  de  15  hé- 

liogravures.  In-4,  pag.  648.  —  Paris,  Libr.  Ch.  Delagrave,  1907, 

475.  Callari  L.,  I  palazzi  di  Boma  e  le  case  di  pregio  storico  ed  arti- 

stico, In-24,  pag.  xix-355.  —  Roma,  E.  Voghera,  1907. 

476.  Cayazzi  L.y  La  diaconia  di  S.  Maria  in  via  Lata  e  il  monastero 

di  S.  Ciriaco  in  Roma.   In-8,  fig.,   png.  xvi-446.  —   Roma, 
Pustet,  1908. 

477.  Zanazzo  G.,  Usi,  costumi  e  pregiudizi  del  popolo  di  Boma.  In-16, 

pag.  499.  —  Torino,  Società  editrice  Nazionale,  1908. 

478.  Volpini  G.,  Gli  usi  civici  nella  contea  di  Santa  Fiora,  In-8,  p.  70. 

—  Montepulciano,  Lippi  e  Brencioni,  1907. 

479.  Caracciolo  A.,  Sdir  origine  del  villaggio  di  Trocchia,  In-8,  p.  35. 

—  Napoli,  Detken  e  Rocholl,  19Ò8. 

480.  Cipriani  C,  Il  cuore  della  Valdinievole.  In-8,  pag.  300.  —  Borgo 

Buggiano,  Vannini,  1907. 

481.  Molmenti  V.,  La  storiu  di  Venezia  nella  vita  privata  dalle  origini 

alla  caduta  della  Bepubblica.  Parte  III.  In-8,  fig.,  pag.  535. 

—  Bergamo,  Istituto  italiano  d'arti  grafiche,  1908. 

482.  *  La  Rocca  L.,  Le  vice^ide  di  un  Comune  della  Sicilia  (Vizzini) 

nei  rapporti  con  la  corona  dal  secolo  XI  al  XIX.  In-8,  pag.  182. 

—  Catania,  Giannotta,  1907. 

483.  Cayagna  Sangiuliani  A.,  L'agro  vogherese.  Voi.  IV.  In-8,  p.  333. 

—  Casorate  Primo,  Fratelli  Rossi,  1908. 

484.  tabella  G.  B.,  Pagine* voltresi,  In-8,  pag.  xxxix-615.  —  Genova, 

Tip.  della  Gioventù,  1908. 

485.  Assidei  V.,  Bicordi  nuziali  di  casa  Baglioni,  In-8,  pag.  52.  — 

Perugia,  Unione  tipografica  cooperativa,  1908. 

486.  Mini  G.,  AìUiora  dei  conti  Della  Torre  di  Bavenna,  consanguinei 

di  Dante  Alighieri.  In-16,  p.  27.  —  Castrocaro,  Moderna,  1908. 

487.  Ceretti  F.,  Biografie  pichensi.  Tomo  I.  In-8,  pag.  xx-263.  — 

Mirandola,  Grilli,  1907. 

488.  Cliiapusso  F.,  Saggio  genealogico  di  alcune  famiglie  segusine  dal 

secolo  XII  fin  verso  la  metà  del  secolo  XIX.  Voi.  III.  In-4,  p,  213. 

—  Susa,  Gatti,  1907. 


2.  ETÀ  PREROMANA  E  ROMANA. 

A)  Notizie  archeologiclie  e  topografiche. 

489.  Amante  B.,  Lo  stadio  nazionale  nel   Circo  Massimo.  In-8,  fig., 

pag.  78.  —  Roma,  Unione  cooperativa  editrice,  1908. 

490.  Antonibon  G.,  Noterelle  archeologiche.  In-8,  fig.,  pag.  32.  —  Vi- 

cenza, Fratelli  Pastorio,  1908. 


436  LIBRI   RECENTI   DI   STORIA   ITALIANA 

491.  Àrtioli  E.,  The  Roman  forum  after  the  recent  excavations.  InSy 

pag.  xvi-113.  —  Roma,  Gallo,  1908. 

492.  *  Da  Li8ca  A.  e  Gerola  G.,  Scoperte  archeologiche  nella  provincia 

di  Veroim  durante  Vanno  1907.  In-8,  pag.  8.  —  Verona,  Gu- 
risatti,  1908. 

493.  *  Dnbois  Ch.,  Pouzzoles  antique.  111.  In-8,  pag.  xi-450  con  carte. 

—  Paris,  Albert  Fontemoing,  1908. 

494.  Kiepert  H.,  Formae  orhis  antiqui.  36  Karten  je.  52x64  cm.  — 

Berlin,  Reimer,  1908. 

495.  Marucchi  0.,  Manuale' di  archeologia  cristiana.  In-8,  p.  vii-436. 

—  Roma,  Desclée  e  C,  1908. 

496.  Monumenti  antichi ,  pubblicati  per  cura  della  B.  Accademia  dd 

Lincei.  Voi.  XVIII,  punt.  II.  In-4,  fig.,  pag.  121-435.  —  Milano, 
Hoepli,  1908. 

497.  *  Ralph  Tan  Deman  Magoffln,  À.  B.,  ^  Study  of  the  Topography 

and  municipal  history  of  Praeneste.  In-8,  pag.  101.  —  Baltimore, 
Johns  Hopkins,  1908. 

498.  RiposteUi  J.,  I^ica  thermes  de  Caracolla  à' l'epoque  romaine  et  de 

nous  jours.  In-8,  fig.,  pag.  65.  —  Rome,  Desclée  e  C,  1908. 

499.  Ripostelli  J.  e  Marneehi  H.,  /xz  via  Appia  à  l'epoque  romaine 

et  de  nos  jours.  In-8,  fig.,  p.  440.  —  Rome,  Desclée  e  C,  1908. 

500.  *  Syxtii»  P.  0.  €.  R.,  Notiones  archaeoiogiae  christianae.  Voi.  I, 

pars  prior.  In-8,  pag.  464.  —  Roma,  Forzani,  1908. 

B)  Cronologia,  letteratara,  diritto  e  storia. 

,501.  *  ^Issen  E.,  Metrologia  greca  e  romana.  (Bibl.  di  storia  econ., 
fase.  82-83,  voi.  III).  —  Milano,  Società  editr.  libraria,  1908. 

502.  Varese  P.,    Cronologia   romana.  VoU  I  :  Il  calemìurio  flaviano 

(450^563    Varr.).   Parte  I,  libri  I-II.   In-8,   pag.  vii-322.  — 
Roma,  Loescher  e  C.  1908. 

503.  *  Paia  E.,  Ricerche  storiche  e  geografiche  sull'Italia  antica.  In-8^ 

pag.  viii-690.  —  Torino,  Società  tipogr.  edit.  naz.,  1908. 

504.  Mancaleoni  F.,  Roma  primitiva  nella  letteratura  storica.  In--8,. 

pag.  57.  —  Sassari,  Dessi,  1908. 

505.  Jones  H.,  The  Roman  Emjnre,  In-8,  pag.  xxiii-476.  —  London, 

Unwin,  1908. 

506.  .Henderson  B.,  Civil  War  and  Rébéllion  in  the  Roman  Empire. 

In-8,  pag.  376.  —  London,  Macmillan,  1908. 

507.  Costa  E.,  Storia  del  dintto  romaiw  privato.  In-16,  pag.  247.  — 

Firenze,  Barbera,  1908. 

C)  Cristianesimo  primitiTO. 

508.  Baudrillard  A.,  San  Paolino,  vescovo  di  Nola  (353-431).  In-16, 

pag.  200.  —  Roma,  Desclée  e  C,  1908. 

509.  *  Lanzoni  F.,  San  Petronio,  vescovo  di  Bologna,  nella  storia  e 

nella  letteratura.  In-8,  pag.  315.  —  Roma,  Pustet,  1907. 

510.  Baudrillart  A.,  Saint  Séverin,  apòtre  du   Norique   (453-^2)^ 

In-18-jésus,  pag.  215.  —  Paris,  Gabalda  et  C,  1908. 


ALTO   B   BASSO   MEDIOEVO  437 


3.  ALTO  MEDIOEVO  (Seo.  V-XI). 

511.  PÌTauo  S.,  Stato  e  Chiesa  da  'Berengario  I  ad  Arduino  (888-10 15). 

In-8,  pag.  xv-399.  —  Torino,  Fratelli  Bocca,  1908. 

512.  *  Diiyal  F.,  Les  terreurs  de  Van  mille,  In-32,  pag.  94.  —  Paris, 

Bloud  et  C.ie,  1908. 

513.  Tonolli  U.,  Un  precursore  della  riforma  ildébrandea.  I11-8,  p.  36. 

—  Tortona,  Fella,  1908. 

514.  *  Ferrari  G.,  Il  diritto  penale  nelle  «  Novelle  »  di  Leone  il  filo- 

sofo. In -8,  pag.  29.  —  Torino,  Unione  tipogr.  editrice  Nazio- 
nale, 1908. 

515.  *  Fitzorno  B.,  />  «  exceptiones  legum  romanarum  »  ei  documenti 

toscani  del  medioevo,  In-8,  pag.  41.  —  Palermo,  Virzi,  1908. 

516.  *  Semper  H.,  Dos  Fortleben  der  Antike  in  der  Kunst  des  Abend- 

landes.  In-16,  pag.  105.  —  Esslingen,  Neff,  1906. 

517.  BiToirtt  G.  T.,  //€,  origini  delV architeititra  lombarda  e  delle  sue 

principali  derivazioni  nei  paesi  d'oltr'Alpe.  In-4,  fig.,  p.  vi-785. 

—  Milano,  Hoepli,  1908. 


4.  BASSO  MEDIOEVO  (Seo.  XI-XV). 

518.  Otto  H.,  Eine  Briefsammhmg  vomehmlich  zur  Geschichte  ita- 

lienischer  Kornmnnen  in  der  2.  Ralf  te  des  Mittelalters .  In-8, 
pag.  70.  —  Homa,  Loescher  0  C,  1908. 

519.  PoreHa  ¥.y  La  questione  su  Flavio  Gioia  e  la  bussola.  In-8,  p.  13. 

—  Venezia,  Ferrari,  1908. 

520.  *  Chiappelli  L.,  Dante  in  rapporto  alle  fonti  del  diritto  ed  alla 

letteratura  giuridica  del  suo  tempo.  In-8,  pag.  44.  —  Firenze, 
Tip.  GaUleiana,  1908. 

521.  Melchiorri  M.,  Vicende  della  signoria  di  GMberto  da  Correggio 

in  Parma.  In-8,  pag.  iii-200.  —  Parma,  Zerbini,  1907. 

522.  *  Bodocanachi  E.,  Boccace,  poète,  conteur.  moraliste,  homme  pò- 

litique.  In-8  gr.,  pag.  iv-252.  —   Paris,   Librairie   Hachette 
et  C.ie,  1908. 

523.  Cimino  L.,  Ji  cardinale  Federico  Sforza  e  la  stia  vicelegazione  in 

Avignoìie.  In-8,  pag.  72.  —  Salerno,  Fratelli  Jovane,  1907. 

524.  *  Filippini  L.,  Im  scoltura  nel  trecento  in  Eoma.  In-8,  pag.  194.  ' 

—  Torino,  Società  tipografica  editrice  Nazionale,  1908. 

525.  Scott  L.,  Filippo  Di  Ser  Brunéllesch.  In-8,  pag.  174.  —  Lon- 

don, Bell,  1908. 

526.  Ricci  C,  Jacopo  Bellini  e  i  suoi  libri  di  disegni.  I.  In-8,  fig., 

pag.  79.  —  Firenze,  Fratelli  Alinari,  1908. 

527.  Bellemo  V.,  Tja  cosmografia  e  le  scoperte  geografiche  nel  secolo  XV, 

e  i  viaggi  di  Nicolò  de'  Conti.  In-8,  pag.  370.  —  Padova,  Tipo- 
grafia del  Seminario,  1908. 

528.  Frati  L.,  Rimatori  bolognesi  del  quattrocento.  In-8,  p.  viii-403. 

--  Bologna,  Romagnoli-Pnll'Acqua,  1908. 

529.  Jaeobsen  E.,  Dos  Quattrocento  in  Siefia.  —  Strassbourg,  Heitz,  1908. 


488  LIBRI   RBCINTI    DI   STORIA   ITILUNA 

530.  Andreas  W.,  Die  venezianiscken  Belazioiien  u.  ihr  VerhUltnis  zur 

Kultur  der  Renaissance.  I11-8,  pag.  x-124.  —  Leipzig,  Quelle 
u.  Meyer,  1908. 

531.  Yolpi  O.,  Ricordi  di  Firenze  delVanno  1469.  In-4,  pag.  viii-55. 

—  Città  di  Castello,  S.  Lapi,  1908. 

532.  *  Zippel  0.,  iva  civiltà  nel  Trentino  al  cadere  del  medioevo.  In-8, 

pag,  34.  —  Trento,  Società  tipografica  Trentina,  1908. 

533.  Herbert  M.,  Alessandro  BotticeUi.  In-16,  pag.  173.  —  Firenze, 

Lumachi,  1908. 

534.  Conr^Jod  L.,  I  Gaggini  da  Bissone  all'estero.  In-16,  pag.  46.  — 

Milano,  Hoepli,  1906. 

535.  Rashforth  O.,  Carlo  Crivelli,  In-8,.p.  134.  —  London,  Bell,  1908. 

536.  Waters  W.  G.,  Piero  della  Francesca.  In-8,  pag.  148.  — -  London, 

Bell,  1908. 

537.  Londi  E.,  Alessandro  Baldoinnelti,  pittore  fiorentino.  In-8,  tg.^ 

pag.  103.  —  Firenze,  Alfani  e  Venturi,  1907. 

538.  Fhillipps  E.,  IHnioricchio.  In-8,  pag.  184.  —  London,  Bell,  1908. 

539.  Wllliamson  G.,  Pietro  Vannucci,  called  Perugino.  In-8,  pag.  144. 

—  London,  Bell,  1908. 

540.  Snida  W.,  Die  Splitwerke  des  Bartolommeo  Suardi  genannt  Bra- 

mantino.  — -  Wien,  Tempsky,  1907. 


6.  TEMPI  MODERNI  (1492-1789). 

541.  Bernardini  G.,  Sebastiano  Del  Piombo.  In-8,  fig.,  pag.  142.  — 

Bergamo,  Istituto  italiano  d'arti  grafiche,  1908. 

542.  D'Achiardi  P.,  Sebastiano  Del  Piombo.  In-8,  fig.,  pag.  vn-359, 

—  Roma,  Unione  cooperativa  editrice,  1908. 

543.  Priiili  Bon,  Sodoma.  In-8,  pag.  156.  —  London,  Bell,  1908. 

544.  *  Oerola  0.,  Il  jmmo  pittore  bassanese,  Francesco  Da  Ponte,  il 

vecchio.   In-8,  pag.  22.  —   Bassano,  Stabilimento   tipografico 
Sante  Pezzato,  1907. 

545.  *  Oerola  E.,  Un'invenzione  di  Jacomo  Da  Ponte  e  di  due  pittori 

trentini.  In-8,  pag.  3.  —  Trento,  Società  tipografica  editrice 
Trentina,  1907. 

546.  Gallly  de  Taorines  C,  Benvenuto  Cellini  à  Paris  soiis  Francois  I. 

In-8,  pag.  186.  —  Paris,  Daragon,  1908. 

547.  ©ower  L.,  Michael  Angelo  Buonarroti.  In-8,  pag.  144.  — Ijon- 

don,  Bell,  1908. 
548.' Meekowsky  H.,   Michelagniolo.   In-8,  pag.  viii-407.  —  Berlin^ 
Marquardt  e  C,  1908. 

549.  Borinski  K.,  Die  Riitsel  Michelangelos.  Michelangelo  u.  Dante. 

In-8,  pag.  xxii-343.  —  Mùnchen,  Mliller,  1908. 

550.  Bensusan  J.,   Titian.  In-8,  pag.  78.  —  London,  Jack,  1908. 

551.  Lnzio  A.,  Isabella  d'Este  e  Francesco  Gonzaga,  protnessi  spo»i* 

In-8,  pag.  38.  —  Milano,  Cogliati,  1908. 

552.  *  Tordi  E.,  Agnesina  di  Monte  feltro^  madre  di  Vittoria  Colonna 

marchesa  di  Pescara.  In-8,  p.  20.  —  Firenze,  Materassi,  1908. 


PBRIODO   DELLA.  RIVOLUZIONE  FRANCESE  489 

553.  Cardauns  L,,  Paul  III,  Karl  V  und  Fraiiz  I,  in  den  J.  1535 

u.  1536,  In-8,  pag.  100.  —  Roma,  Loescher  e  C,  1908. 

554.  Perroiii- Grande  L.,   Tipografi  e- librai  messinesi  nel  primo  ven- 

tennio del  secolo  XVI.  In-16,  p.  13.  —  Messina,  Nicastro,  1908. 

555.  *  Imbert  C,  Tje  valli  valdesi  durante  la  jy^iina  dominazione  fran- 

cese, I11-8,  pag.  15.  —  Milano,  Tip.  «  Agraria  »,  1908. 

556.  *  Miscellanea  Tassoniana  di  sttuli  storici  e  letterari  pubblicata 

nella  festa  della  Fossalta,  28  giugno  1908,  a  cura  di  T.  Casini 
e  F.  Santi.  In-4,  pag.  xii-512.  —  Bologna-Modena,  A.  F.  For- 
miggini,  1908. 

557.  Batifoll  L.,  Marie  de  MedicLs  and  the  French  Court  in  the  XVII  ih 

Century.  In-8,  pag.  326.  —  London,  Chatto  a.  Windus,  1908. 

558.  Cloni  M.,  I  documenti  galileiani  del  S.  Uffizio  di  Firenze.  In-4, 

pag.  xxxvii-76.  —  Firenze,  Libreria  editrice  fiorentina,  1908. 

559.  *  Onardione  F.,  Di  un  manoscritto  sulla  rivoluzione  di  Messina 

nel  secolo  XVII.  In-8,  da  pag.  55  a  pag.  85.  —  Acireale,  Tipo- 
grafia Orario  delle  ferrovie,  1908. 

560.  Berenzi   A.,  Eugenio  di  Savoia   in  Lombardia   (1701-2).  In-8, 

pag.  31.  —  Brescia,  FratelH  Geroldi,  1908. 

561.  Einandi  L.,  La  finanza  sabauda  all'aprirsi  del  .secolo  XVIII  e 

durante  la  guerra  di  successimie  spagnuola.  —  Torino,  Stam- 
peria reale,  1908. 

562.  Muratori  L.  A.,  Epistolario  (1745-1748).  In-8,  p.  xxiii-4743-5277. 

—  Modena,  Società  tipografica  modenese,  1907. 

563.  Lazzeri  G.,  La  vita  e  V opera  letteraria  di  lianieri  Calzabigi.  In-8, 

pag.  220.  —  Città  di  Castello,  S.  Lapi,  1907. 

564.  *  Knsei  j.  R.,  «  Joseph*  and  die  dussere  Kirchenverfassung  Inner- 

Ssterreichs  («  Kirchenrechtliche  Abhandlungen  »,  49  u.  50  Heft). 
In-8,  pag.  xviii-358.  —  Stuttgart,  Ferdinand  Enke,  1908. 

565.  *  Passini  S.,  Il  ritorno  del  Bolli  daW Inghilterra  e  il  suo  ritiro 

in  Umbria.  In-8,  pag.  32.  —  Perugia,'  Unione  tipografica  coo- 
perativa, 1908. 

566.  Hoerschelmann  E.,  Rosalba  Carnera,  die  Meistenn  der  Pastell- 

malerei.  Pag.  vii-368  e  16  taf.  —  Munchen,  1908. 


6.  PERIODO  DELLA  RIVOLUZIONE  FRANCESE  (1789-1815) 

567.  *  Glagan   H.,  Refqrmversuche   und   Sturz  des  Absoluiismus   in 

Fraiìkreich.  f  1774-17 88).  In-8,  pag.  viii-396.  —  Munchen  und 
Berlin,  1908. 

568.  Ponzereroni  G.,  Dei  moti  politici  della  Sardegna  dalla  metà  del 

secolo  XVIII  ai  primi  lustri  del  XIX  secolo.  In-8,  pag.  31.  — 
Sassari,  Gallizzi  e  C,  1908. 

569.  *  Garayani   G.,  Urbino  e  il  suo   territorio  nel  periodo  francese 

(1797-1814).  Parte  IIL  (1800-1808).  In-8,  pag.  103.  —  Urbino, 
Arduini,  1908. 

570.  *  Astegiano  L.,  Il  combattimento  di  Cassano  del  21  aprile  1796 

nella  pianura  di  Mondovì.  In-16,  pag*.  21.  —  Mondovì,  Ma- 
nassero  e  C,  1908. 


440  LIBRI  RECINTI   DI   STORIA   ITALIANA 

571.  *  Candrillier  G.,  La  tràhison  de  Pichegru  et  lejf  intrigties  roya- 

listes  daìis  Vest  avani  frucUdor.  In-8,  pag.  lxii-402.  —  Paris, 
Alcali,  1908. 

572.  Cappelletti  L.,  Da  Aiacdo  alla  Deresina  (1769^1813).  In-8,  p.  xi- 

496.  —  Torino,  Fratelli  Bocca,  1908. 

573.  Dayeirno  F.,  L* archivio  comunale  di  Portofino;  un  episodio  del  1814 

in  Liguria,  1x1-8,  pag.  31.  —  Genova,  A.  S.  I.  G.  A.,  1908. 


7.  PERIODO  DEL  RISORGIMENTO  ITALIANO  (1815-1907). 

A)  Fatti  e  istituzioni. 

574.  *  Comandlni  A.,  U Italia  nei  cento  anni  del  secolo  XIX.  Disp.  57. 

—  Milano,  A.  Vallardi,  1908. 

575.  Latorre  H.,  a  la  Liberti!  L'Italie  de  1814  à  1848,  In-8,  p.  vii- 

679.  —  Paris,  Comóly  et  C,  1908. 

576.  Helfert  J.  A.,  Zur  Geschichte  des  lArnìbardo-vene^danischen  KiynÀ- 

greichs,  In-8,  pag.  382.  —  Wien,  Hòlder,  1908. 

577.  Massarani  T.,  Ricordi  cittadini  e  jHitriottici,  In-16,  pag.  viii-438. 

—  Firenze,  Le  Monnìer,  1908. 

578.  *  Bulle  C,  Storia  del  secondo  imjyero  e  del  regno  d'Italia,  Fasci- 

coli 919-920  della  «  Storia  universale  »  di  G.  Oncken.  —  Mi- 
lano, Società  editrice  libraria,  1908. 

579.  *  Ollifier  E.,  U empire  liberal.  Études,  récits,  souvenirs.  Voi.  XIII. 

In-16,  pag.  670.  —  Paris,  Garnier  frères,  1908. 

580.  *  D'Antonio  G.,  Il  64o  di  fanteria  a  Custoza  (1866),  Note  storiche. 

In-8,  pag.  32  con  carta.  —  Torino,  F.  Casanova  e  C,  edi- 
tori, 1908. 

581.  Memorie  storiche  del  36o  reggimento  fanteria  (brigata  Pistoia). 

In-8,  pag.  59.  —  Modena,  Società  tipografica  modenese,  1908. 

582.  *  Lizier  A.,  lue  scuole  di  Novara  ed  il  Liceo- Convitto.  Monografia 

storica.  In-4,  pag.  329.  —  Novara,  Stabilimento  tipografico 
G.  Parzini,  1908. 

B)  Biografie,  ricordi. 

583.  Valente  S.,   Vita  e  scritti  di  Carlo  lìini.  In-16.  p.  201.  —  Bari, 

Tip.  Alighieri,  1907. 

584.  Bonacina  C,  Moìis.  Carlo  Caccia  e  i  suoi  tempi.  Parte  I.  In-8, 

pag.  320.  —  Milano,  S.  Giuseppe,  1906. 

585.  Bandi  G.,  Anita  Garibaldi.  In-8,  pag.  110.  —  Firenze,  Bem- 

porad  e  figlio,  1908. 

586.  Bidischini  F.,  Garibaldi  nella  vita  intima,  In-16,  pag.  94.  — 

Roma,  Tip.  Forense,  1907. 

587.  Palomba  L.,  Vita  di  Giuseppe  Garibaldi.  3  volumi.  In-8,  p.  351, 

408,  391.  —  Milano,  Società  editrice  Milanese,  1908. 

588.  Biadego  G.,  La  figura  di  Carlo  Montanari.  In-8,  pag.  42.  — 

Milano,  Cogliati,  1908. 


LIBRI  ED   OPUSCOLI    VARI  441 

589.  Pierantoni  Maneini  0.,  Impressioni  e  ricordi,  18o6'1864,  In-16, 
pag.  386.  —  Milano,  Cogliati^  1908. 

690.  Bieasoli   B.,  Ricordi  politici  inediti,  15-21  ottobre  1849.  In-8, 

pag.  13.  —  Firenze,  Aldino,  1908. 

691.  MicUeli  A.,  Le  ìdtime  fneditazioni  di  Tito  Speri,  In-8,  pag.  25. 

—  Treviso,  Tip.  Istituto  Turazza,  1907. 

692.  *  Pellegrini  A.,  Il  capitano  Gregorio  Trentacapilli.  In-8,  p.  21. 

—  Arezzo,  Cagliani,  1908. 


LIBRI    ED    OPUSCOLI    VARI 
mandati  in  dono  alla  Rivista  (1). 

44.  Almanacco  stanco.  Anno  XI.  In-8,  ^g.^  pag.  184.  —  Milano,  Fra- 

telli Treves,  1908. 

45.  Andre WH  C.  M.,  British  Committees,  Commissions,  and  Councils 

of  Trade  and  Plantations,  1622-1675.   In-8,  pag.  vii-151.  — 
Baltimore,  Johns  Hopkins  Press,  1908. 

46.  Antiguedades  Mexicanas  puhlicadas  por  la  junta  Colombina  de 

Mexico  en  et  cuarto  centenario  del  descvbrimento  de  America. 

—  Mexico,  Offic.  tipogr.  de  la  Secretarla  de  Fomento,  1892. 

47.  Arnand  d'Agnel  G.,  IjCS  cmnptts  du  voi  JRené.  T.  I.  In-8,  p.  xxviii- 

409.  —  Paris,  Alphonse  Picard  et  fils,  1908. 

48.  Biagi  G.  e  Bianehi  E.,  La  storia  orientale  e  greca  ?i«'  monumenti 

e  nelle  arti  figurative.  —  Firenze,  Bemporad,  1908. 

49.  Bonrdon  P.,  La  grande  monarchie  de  France  de  Claude  de  Seussel 

et  sa   traductian  en  italiesi.   In-8,  pag.  29.  —   Rome,  Cug- 
giani,  1908. 

60.  Cabane   H.,  Histoire  du  clergé  de  France  pendant  la  revolution 

de  1848.  I11-I6,  pag.  252.  —  Paris,  Bloud  et  C.ie,  1908. 

61.  Dn  Sagiienay  J-,  Le  fondateur  de  la  nouvelle  France.  Champlan. 

In-8,  pag.  36.  —  Paris,  Bloud  et  C.ie,  1908. 

62.  Bu  Saguenay  J.,  U epopèe  canadienne.  Lévis.  In-8,  pag.  31.  — 

Paris,  Bloud  et  C.ie,  1908. 

63.  Bn  Sagnenay  J.,  L'epopee  canadienne.  Montcalm.  In-8,  pag.  29. 

—  Paris,  Bloud  et  C.ie,  1908. 

64.  Bn  Sagnenay  J.,  La  vieille  capitale.  Quebec  liistorique,  1608-1908. 

In-8,  pag.  33.    Paris,  Bloud  et  C.ie,  1908. 
55.  Ferrari  G.,  Tre  jìapiri  inediti  greco -egizii  dell'età  bizantina.  In-8, 

da   pag.  1185   a   pag.  1193.  —  Venezia,  OfiBcine   grafiche   di 

C.  Ferrari,  1908. 
66.  Granyille   Campbell   B.,  Neutral  liights  and   Obligations  in   the 

Angio-Boer  v:ar.  In-8,  pag.  149.  —  Baltimore,  The  j.  Hopkins 

Press,  1908. 


(1)  Questi  libri  saranno  annunziati,  con  breve  nota,  nelle  Pub- 
blicazioni varie  (Notizie  e  comunicazioni). 


IV. 

NOTIZIE  E  COMUNICAZIONI 


Congrresso  internazionale  delle  scienze  storiche  di  BerUno.  ~  Come 
fu  aununziato  nella  Rivista^  il  Congresso  storico  internazionale 
ebbe  luogo  a  Berlino  dal  6  ai  12  agosto.  Gli  inscritti  furono  1026, 
ossia  Tedeschi  dell'impero  748,  Austro-Ungheresi  36,  Inglesi  46, 
Italiani  37,  Russi  36,  Francesi  e  Belgi  35,  Scandinavi  34,  Ame- 
ricani 17,  di  varie  nazionalità  (Svizzeri,  Olandesi,  Spagnuoli,  Por- 
toghesi, Greci,  Giapponesi)  37.  Però  non  tutti  gli  inscritti,  specie  gli 
stranieri,  presero  parte  al  Congresso:  pochissimi,  ad  esempio  gli 
Americani  e  i  Francesi,  degli  Italiani  una  ventina.  Tra  questi  no- 
tammo i  professori  della  università  di  Palermo,  G.  Baviera,  E.  Besta, 
S.  Riccobono,  il  prìncipe  Caetani,  i  senatori  Vittorio  Scialoia  e  Pa- 
squale Del  Giudice,  il  barone  Giacomo  Lombroso,  i  ppofessori  Et- 
tore Pais,  Pio  Rajna,  Luigi  Schiaparelli ,  il  marchese  Degli  Azzi 
Mtelleschi,  i  dottori  G.  Gallavresi,  E.  Levi,  G.  Martucci,  L.  Pagliai, 
L.  Rovere,  E.  Ver^a.  Intervenne  pure  il  prof.  C.  Rinaudo,  come 
direttore  della  IHmsta  Storica  Italiana  e  delegato  della  Deputazione 
di  storia  patria  per  le  Antiche  Provincie  e  la  Lombardia. 

È  dovere  di  notare,  che  mancavano  molti  fra  gli  scrittori  e  pro- 
fessori di  storia  più  rinomati  di  ogni  paese,  e  che  fra  i  Tedeschi  il 
numero  era  elevato  per  il  concorso  di  molti  studenti  e  professori  di 
scuole  medie. 

Non  è  qui  opportuno  fare  la  cronaca  del  Congresso,  né  discorrere 
del  suo  organismo,  delle  accoglienze  e  soprattutto  della  vita  este- 
riore; ci  limitiamo  a  qualche  osservazione  sul  suo  carattere  e  sui 
risultati  scientifici. 

A  nostro  avviso  i  Congressi,  specialmente  internazionali,  se 
vogliono  raggiungere  qualche  intento  pratico  e  non  risolversi  in 
oziose  accademie,  dovrebbero  compiere  due  uffici  principali  :  1*»  ri- 
solvere alcune  questioni  d'ordine  generale  e  d'interesse  universale 
già  maturate  nella  coscienza  dei  competenti;  2**  mettere  in  rela- 
zione personale  i  convenuti  per  accrescerne  l'intimità  e  contribuire 
meglio  alla  cooperazione  internazionale.  Il  Congresso  di  Berlino  non 
adempì  ad  alcuno  dei  due  uffici.  Non  trattò,  non,  discusse  e  non 
risolse  alcuna  questione,  ma  fu  una  serie  di  letture  sopra  gli  argo- 
menti più  disparati,  che  si  sarebbero  potuti  pubblicare  e  forse  si 
pubblicheranno  sopra  le  Riviste  dei  singoli  paesi.  Non  avvicinò  al- 
cuno, perchè  nulla  fu  disposto  a  tale  scopo,  non  potendosi  conside- 
rare come  mezzi  atti  a  raggiungerlo  il  ricevimento  tumultuario  della 
vigilia  al  Reichstag,  gli  inviti  limitatissimi  al  Rathaus,  il  pranzo 
sociale  a  20  marchi  ciascuno. 


NOTIZIE   E   COMOKICAZIONI  448 

Non  intendiamo  fare  recriminazioni  di  sorta,  ma  notare,  che  i 
Congressi  storici  futuri,  se  vogliono  essere  di  qualche  efficacia  e 
riuscire  grati  all'universale,  dovrebbero  consistere  non  in  letture  ac- 
cademiche fatte  alla  presenza  di  pochi  amici,  con  applausi  obbligati, 
ma  tendere,  cóme  sopra  affermammo,  a  riunire  in  un  solenne  areopago 
i  più  competenti  per  la  soluzione  di  questioni  maturate,  e  a  raffor- 
zare i  vincoli  intellettuali  e  morali  dei  cultori  degli  studi  storici. 

Congrego  de  Aistoria  de  la  Corona  d'Aragon.  — -  Non  abbiamo 
potuto  partecipare  a  questo  Congresso,  al  quale  eravamo  stati  gen- 
tilmente invitati;  ma  dai  giornali  spagnuoli,  specialmente  El  Correo 
Catalnn,  apprendiamo  ch'esso  ebbe  luogo  nella  sala  dell'antico  Co7v- 
cèjo  de  OieniOy  in  Barcellona  il  22,  il  23  e  il  25  giugno,  con  memorie 
e  comunicazioni  dirette  a  illustrare  il  re  D.  Jaime  I  e  il  suo  tempo, 
ripartite  in  due  sezioni,  di  storia  e  d'archeologia. 

Il  Congresso  fu  circondato  da  una  serie  di  feste,  commemora- 
zioni, escursioni,  a  cui  furono  con  grande  cordialità  e  larga  libera- 
lità invitati  i  Congressisti.  A  questa  solennità  parteciparono  anche 
gli  escursionisti  dei  vari  paesi,  tra  cui  ricordiamo  il  gruppo  torinese 
di  circa  trecento  membri,  che  con  speciale  piroscafo  compi  la  tra- 
versata da  Genova  a  Barcellona. 

XI  Congresso  8to|^ico  subalpino.  —  Questo  Congrèsso  si  tenne  in 
Voghera  dal  10  al  13  settembre.  Oggetto  <Jlel  Congresso  fu  principal- 
mente   la  discussione  dei  seguenti  temi: 

1»  Per  la  raccolta  e  la  conservazione  dei  giornali  periodici  locali  : 

2o  Delle  relazioni  fra  le  varie  zecche  del  Piemonte  in  rapporta 
specialmente  colle  falsificazioni  numismatiche; 

30  Questioni  e  ricerche  storiche,  archeologiche  e  toponomastiche 
della  regione  vogherese; 

4"  Sulle  origini  del  cristianesimo  nell'antica  provincia  romana 
di  Liguria; 

b^  Relazione  della  Commissione  sul  tema  della  libera  consulta- 
zione dei  documenti  dei  pubblici  archivi,  dopo  un  determinato  nu- 
mero d'anni. 

Nella  ricorrenza  del  Congresso  s'inaugurarono  un  busto  allo 
storico  vogherese  Giuseppe  Manfredi,  con  discorso  del  conte  A.  Ca- 
vagna Sangiuliani,  ed  una  lapide  al  prof.  Ercole  Ricotti,  con  di- 
scorso del  prof.  F.  Gabotto. 

Congresso  della  Società  italiana  per  U  progresso  delle  scienze.  — 
La  Società  italiana  per  il  progresso  delle  scienze  nelle  riunioni  te- 
nute a  Parma  ha  votato  il  suo  Statuto,  e  nominato  a  norma  di  esso 
l'ufficio  di  presidenza  e  il  Comitato  scientifico. 

La  Società,  come  è  noto,  mira  soprattutto  a  stabilire  rapporti 
tra  i  cultori#delle  scienze,  a  promuovere  il  coordinamento  dei  risul- 
tati delle  varie  discipline,  a  diffondere  la  coltura  scientifica,  a  ren- 
dere la  scienza  sempre  più  e  meglio  elemento  di  pensiero  e  d'attività 
nazionale. 

La  Società  ha  deliberato  di  tenere  un  Congresso  a  Firenze  dal 
18  al  25  ottobre  di  quest'anno:  presidente  della  giunta  esecutiva 
del  Congresso  è  il  prof.  Giulio  Fano;  presidente  della  sezione  17*^ 
Storia,  è  il  prof,  senatore  Isidoro  Del  Lungo. 

Il  Cong^resso  terminerà  con  una  gita  a  Faenza  per  assistere  alla 
commemorazione  del  terzo  centenario  di  E.  Torricelli  e  visitarvi 
l'esposizione. 

Assemblea  della  Società  nazionale  per  la  storia  del  risorgimento 
italiano.  —  L'assemblea  annuale  di  questa  Società,  ch'ebbe  origine 


444  KOTIZIE   S   COMUNICAZIOKI 

airesposizioiie  di  Milano  del  1906,  si  terrà  quest'anno  a  Torino  il 
17,  18  e  19  ottobre  nell'aula  storica  del  Parlamento  subalpino.  Con- 
temporaneamente Torino  celebrerà  T inaugurazione  della  Mole  Anto- 
nelliana  a  sede  del  Museo  del  risorgimento. 

L'Assemblea  dovrà  occuparsi  della  revisione  definitiva  del  suo 
Statuto  sociale,  prendere  deliberazioni  sulle  sue  pubblicazioni,  e 
concordare  la  sua  azione  nelle  prossime  commemorazioni  nazio- 
nali :  cinquantenario  della  guerra  del  1859,  centeaario  della  nascita 
di  Cavour  (1910)  e  cinquantenario  della  proclamazione  del  regno 
d'Italia  (1911). 

Feste  e  pobblicazioni  Tassoniane.  —  Per  la  festa  solenne  chele 
città  di  Bologna  e  di  Modena  celebrarono  il  28  giugno  alla  Fossalta 
in  memoria  della  battaglia  fratricida  del  1249,  nella  quale  i  Bolognesi 
fecero  prigioniero  Enzo  Re  che  combatteva  tra  le  tile  dei  Modenesi, 
battaglia  che  fu  cantata  da  Alessandro  Tassoni  nella  sua  Secchia 
Rapita^  il  prof.  A.  F.  Formiggini  di  Modena  pubblicava  una  splendida 
Miscellanea  Tassoniana,  che  contiene  ^enta  erudite  monografie  re- 
lative al  maggior  poeta  eroicomico  italiano  e  alle  battaglie  da  lui 
cantate.  Il  grosso  volume  di  oltre  oOO  pagine,  in  carta  a  mano,  è 
adorno  di  fregi  xilografici  originali  scelti  nel  prezioso  deposito 
Estense,  corredato  di  riproduzioni  zincografiche  della  scrittura  del 
Tassoni  e  di  un  grande  facsimile  dell'antica  (arta  geografica  che 
servi  al  poeta  per  distribuire  la  materia  del  suo  poema. 

L'aureo  libro  è  curato  da  Tommaso  Casini  e  da  Venceslao  Santi 
e  vi  hanno  collaborato:  Giulio  Bariola,  Giulio  Bertoni,  Vincenzo 
Biagi,  Annibale  Campani,  Giovanni  Canevazzi,  Francesco  Carta, 
Luigi  Casini,  Tommaso  Casini,  Giuseppe  Cavazzuti,  P.  C.  Falletti, 
Giorgio  Ferrari-Moreni ,  Vittorio  Franchini,  Carlo  Frati,  Lodovico 
Frati,  Augusto  Gaudenzi,  Guido  Guerrini,  Olindo  Guerrrini,  Mario 
Martìnozzi,  Giovanni  Nascimbeni,  Francesco  Picco,  F.  L.  Pullè,  Um- 
berto Renda,  Giorgio  Rossi,  Venceslao  Santi,  Giovanni  Setti,  Gusmano 
Soli,  Arrigo  Solnii,  Albano  Sorbelli,  E.  P.  Vicini.  Giovanni  Pascoli 
presenta  l'opera  al  pubblico  con  una  sua  prefazione. 

Li  Miscellanea  Tnssionana,  di  cui  sono  stati  impressi  pochi 
esemplari,  fu  messa  in  vendita  a  L.  25. 

Vide  pure  la  luce  per  cura  dello  stesso  Editore  un  volumetto 
giocoso  che  s'intitola  la  Secchia  a  che  contiene  Sonetti  burleschiinediti 
del  Tassoni  e  molte  invenzioni  piacevoli  e  curiose  vagamente  iUit^ 
strate.  Olindo  Guerrini  ha  dettato  una  arguta  prefazione  per  questo 
libretto  cui  hanno  collaborato  Silvestro  Barberini,  Francesco  Benti- 
voglio.  Augusto  Boselli,  Ettore  Bresbi,  Annibale  Campani,  Tommaso 
Casini,  Giuseppe  Ceri,  Valente  Faustini,  A.  F.  Formiggini,  Nerio 
Golia,  Giuseppe  Lipparini,  Carlo  Musi,  Giovanni  Natali.  Adone  No- 
sari.  Emilio  Roncaglia,  Giorgio  Rossi,  Venceslao  Santi,  Enrico 
Stuffler,  Alessandro  Tartassoni,  Alfredo  Testoni,  Augusto  Vandelli 
ed  Ettore  Viterbo. 

Università  di  Bologna.  —  Nella  ricorrenza  delle  onoranze  tribù" 
tate  dalla  città  e  dallo  Studio  di  Bologna  ad  Ulisse  Aldrovandi  ne^ 
terzo  centenario  della  sua  morte  (1907)  sì  costituì  una  Commissione 
per  la  storia  della  Università  di  Bologna.  Postasi  all'  opera  la 
Commissione  determinò  due  ordini  di  pubblicazioni  parallele:  l'una 
intesa  a  comporre  un  Charfularium ,  il  quale  comprenda ,  inte- 
gralmente e  ppr  regesto,  i  documenti  sopra  il  più  antico  periodo 
dello  Studio  fino  a  tutto  il  secolo  XV,  coli' ordine  dei  vari  fondi 
esistenti  negli  archivi  di  Bologna  e  di   fuori;  l'altra  diretta  a  rac- 


NOTTZIR   F    COMUNICAZIONI  445 

cogliere  scritture  monograliche  sopra  qualunque  elemento  della  vita 
deUo  Studio. 

Videro  la  luce  nel  giorno  prefisso  per  le  onoranze  ad  Ulisse  Al- 
drovandi  un  primo  fascicolo  del  Chartularìum  e  un  primo  degli  Studi 
e  Memorie.  Quello  contiene  i  Registri  Grosso  e  Nuovo,  che  furono  le 
raccolte  ufficiali  degii  atti  del  Comune  bolognese,  e'^ alcuni  Processi 
e  Sentenze  della  curia  del  Podestà,  in  tutto  Ì03  documenti,  per  cura 
di  Luigi  Nardi  ed  Emilio  Orioli  ;  questo  offre  quattro  monografìe  di 
N.  Tamassia,  F.  Brandileone,  E.  Costa,  A.   Gaudenzi. 

L'Àrebivio  della  Fabbrica  del  duomo  di  Milano.  —  L'Ammini- 
strazione della  fabbrica  del  duomo  di  Milano  affidò  al  dott.  Ettore 
Verga  rincarico  di  riordinare  il  suo  archivio.  Il  lavoro  fu  compiuto 
con  grande  diligenza,  non  solo  riordinando  i  documenti  già  noti, 
ma  il  fondo  prima  inesplorato  che  rappresenta  i  due  terzi  deir  Ar- 
chivio. Lo  spoglio  sistematico  fruttò  uno  schedario  di  15  mila  schede. 
Coi  tipi  Umberto  Allegretti  di  Milano,  il  Verga  pubblica  un  catalogo 
descrittivo  deirArchivio  per  agevolare  la  ricerca  di  atti  che  diret- 
tamente si  connettono  ai  titoli  delle  varie  categorie,  e  per  fornire 
notizia  dei  documenti  più  notevoli. 

L'Archivio  del  duomo  può  dirsi  composto  di  due  sezioni  :  docu- 
menti e  registri.  I  primi  furono  schedati,  e  in  questa  pubblicazione 
sono  ripartiti  a  seconda  del  contenuto  in  trenta  capitoli;  i  secondi, 
compresi  in  1500  grossi  volumi,  furono  solo  disposti  per  ordine  cro- 
nologico, numerati,  e  raggruppati  con  indicazioni  dell'anno  e  del 
numero,  e  la  sommaria  indicazione  del  contenuto  d'ogni  registro. 

Catalogo  metodico  della  Biblioteca  della  Camera  dei  .deputati.  — 

Abbiamo  a  suo  tempo  annunziato  questo  prezioso  catalogo,  che  mira 
a  rilevare  gli  scritti  contenuti  nelle  numerose  pubblicazioni  perio- 
diche italiane  e  straniere,  possedute  dalla  Biblioteca  della  Camera 
dei  deputati.  Ora  è  comparso  il  quinto  supplemento  della  parte  prima: 
Scritti  biografici  e  critici. 

Gli  scritti  messi  in  evidenza  da  questo  supplemento,  che  con- 
tiene lo  spoglio  delle  Riviste  dal  1900  al  1906,  sono  10.713,  i  quali 
uniti  a  quelli  dei  volumi  antecedenti  danno  un  totale  di  quasi  60  mila 
articoli,  desunti  da  408  periodici  e  13701  volume.  Precede  l'elenco 
delle  pubblicazioni  spogliate  con  la  spiegazione  delle  abbreviature 
e  segue  l'indice  degli  autori.  Il  catalogo  comprende  nella  prima  co- 
lonna, dopo  il  numero  d'ordine,  il  nome  della  persona  intorno  a  cui 
verte  lo  scritto,  nella  2*  e  3*  il  titolo  e  il  nome  del  suo  autore^ 
nella  4»  il  luogo  dove  si  trova. 

Pubblicazioni  storiche  estranee  alla  storia  italiana.  —  Albert 
DuFOURCQ,  Hiitùire  comparée  des  religions  paìennes  et  de  la  veli- 
gion  jiiive  jusqu'au  temps  d'Alexandre  le  Grand.  Paris,  Bloud  et 
C.ie,  1908.  —  E'  il  primo  volume  della  terza  edizione  dell'opera 
del  Dufourcq,  intitolata:  IJavenirdu  Christian isme.  La  prima  parte 
è  dedicata  a  Le  passe  chrétien,  e  di  questo  passato  il  presente  tomo 
studia  soltanto  l'epoca  orientale,  ih  ripartito  in  sei  capitoli,  di  cui 
il  primo  descrive  le  religioni  egiziane,  il  secondo  le  religioni  semi- 
tiche della  Babilonia,  dell' Arram  e  della  Palestina,  il  terzo  le  reli- 
gioni ariane  della  Grecia,  di  Roma  e  della  Gallia,  il  quarto  la  reli- 
gione giudaica  al  tempo  dei  patriarchi  e  di  Mosè,  il  quinto  la 
medesima  al  tempo  dei  profeti,  il  sesto  la  religione  ebraica  al  tempo 
della  chiesa  d'Israele  costruita  da  Neemia.  Una  breve  conclusione 
paragona  i  due  svolgimenti  religiosi  e  ne  mette  in  rilievo  la  diver- 
genza. L'A.  si  è  proposto  di  fare  un'opera  obbiettiva  e  critica,  però» 


446  K01IZIB  8   COmJXICikZIOA'I 

senza  ricorrere  ai  testi,  ma  alle  opere  più  notevoli  che  ricorsero 
direttamente  alle  fonti;  e  di  queste  fornisce  in  principio  un'ampia 
bibliografia  e  a  ciascun  capitolo  le  bibliografìe  speciali. 

E.  R.  Vaucblle,  La  collegiale  de  Saint  Martin  de  l'aura,  Paris, 
Alphonse  Picard  et  ftls,  1908.  —  La  comunità,  che  si  raggruppò 
attorno  alla  basilica  di  San  Martino  a  Tours,  dapprima  monastero, 
poi  collegiale,  fu  una  delle  più  notevoli  fra  le  istituzioni  di  tal  ge- 
nere nel  medioevo.  L'estensione  della  proprietà  di  questa  collegiale 
ne  fece  una  potente  signoria,  la  scuola  fu  un  focolare  intellettuale 
che  s'irradiò  su  tutta  la  Francia,  il  pellegrinaggio  fu  una  delle  più 
grandi  attrattive  popolari  per  parecchi  secoli.  L'abate  Vaucelle  prese 
in  esame  accurato  i  documenti  d'archivio,  i  testi  letterari  e  tutte  le 
pubblicazioni  di  carattere  generale  e  monografiche  concernenti  di- 
rettamente o  indirettamente  l'abbazia  di  S.  Martino  di  Tours;  e 
con  questi  preziosi  elementi,  procedendo  con  severo  metodo  critico, 
ricostrusse  la  storia  della  collegiale  nel  periodo  più  glorioso  della 
sua  esistenza,  ossia  dal  397,  data  della  morte  di  San  Martino,  fino 
-al  1328,  avvento  dei  Valois,  ond'ebbe  origine  la  guerra  centenaria.  È 
una  monografia  accurata  che  apporta  pure  un  notevole  contributo 
alla  storia  generale,  mostrando  con  un  esempio  dei  più  tipici  ciò 
che  furono  per  la  Francia  le  grandi  istituzioni  ecclesiastiche. 

E.  R.  VAircBLLB,  Catalogne  des  lettres  de  Nicolas  V  concemanl 
la  provirìce  ecclésiasiique  de  Tours,  Paris,  Alphonse  Picard  et  fils,  1908. 

—  Mentre  la  scuola  francese  di  Roma  procede  con  inevitabile  lentezza 
nelle  pubblicazioni  dei  Registri ,  contenenti  le  lettere  spedite  dalla 
cancelleria  Vaticana  nei  secoli  XIII  e  XIV,  l'abate  Vaucelle,  illu- 
stratore della  storia  ecclesiastica  di  Tours,  nella  erudita  impazienza 
dell'attesa,  intraprese  per  suo  <?onto  l'analisi  dei  registri  pontifici, 
limitatamente  alla  provincia  di  Tours  sotto  il  pontificato  di  Nicolò  V. 
In  un'ampia  introduzione  l'A.  dopo  avere  chiarito  le  fonti,  a  cui 
attinse,  descrive  le  diocesi  di  Tours,  Le  Mans,  Angers  e  i  nuovi 
vescovadi  brettoni  compresi  nella  provincia  ecclesiastica  di  Tours, 
nei  loro  rapporti  con  Nicolò  V  ;  e  ci  fa  conoscere  gli  arcivescovi  di 
Tours  e  i  vescovi  della  Brettagna,  lo  stato  del  clero  e  della  chiesa 
in  quel  tempo.  L'A.  raccolse  ben  1502  indicazioni  dal  1447  al  1455. 
Al  catalogo  delle  lettere  fa^nno  seguito  il  testo  integrale  di  10  lettere 
e  una  diligente  tavola  alfabetica. 

G.  Arnaud  d'Agnbl,  I^s  comptes  dn  ròi  René.  T.  1<^',  Paris, 
Alphonse  Picard  et  fils ,  1908.  —  Lecoy  de  la  -Marche,  pubblicò 
nel  1873  degli  K.rtraits  des  compies  et  Mémoriau^  du  roi  René;  l'abate 
Arnaud  d'Agnel,  pur  apprezzando  il  lavoro  del  suo  predecessore,  ne 
colma  le  lacune  e  ci  offre  con  metodo  rigoroso  i  conti  del  preten- 
dente al  regno  ai  Napoli,  Renato  d'Augiò,  sugli  originali  inediti 
conservati  agli  Archivi  delle  Bocche  del  Rodano.  Nella  introduzione 
ci  descrive  i  26  registri  da  lui  compulsati,  oltre  a  parecchi  altri 
attinti  a  fonti  diverse,  e  la  ripartizione  dei  documenti  in  grandi 
gruppi  determinati  dalla  materia  :  1.  Bàtimeniset  domaines  d*Anjou; 
2.  Edifices  de  Frovence;  3.  Objets  d'art;  4.  Couiumes,  équipages; 
5.  Meublé^,  utensils,  objets  divers;  6.  Vie  et  moeurs.  Per  ciascuna  di 
queste  materie  i  documenti  sono  disposti  cronologicamente.  Il  !•  vo- 
lume testé  pubblicato  riguarda  solo  i  tre  primi  argomenti  sopra 
enunciati,  e  contiene  il  testo  e  il  regesto  di  1333  documenti. 
Marcel  Navarrb,  Louis XI enpélerinage.  Paris,  Bloud  et  C.ie,  1908. 

—  Un  aspetto  affatto  nuovo  di  Luigi  XI  è  studiato  in  questo  A'olume. 
Non  è  il  re  solitario  e    crudele,  repressore  inesorabile  d'ogni  op- 


NOTIZIE   E   COMUNICAZIONI  447 

posizione  di  principi  e  signori,  ma  il  pellegrino,  errante  di  santuario 
in  santuario:  dal  1437  ai  1461,  ancora  delfino,  ma  già  devoto  a 
N.  D.  de  Celles  nel  Poitou,  nel  primo  anno  di  regno  (1461)  a  S.  Ca- 
therine de  Fierbois,  dal  1462  al  1464  per  monti  e  per  valli  al  Mont* 
Saint  Michel,  a  Soulac,  Rocamadour,  Hesdin;  durante  l'agitazione 
feudale,  tra  il  1464  e  il  1467,  a  Cléry,  Saint-Denys,  Mont  S.  Michel; 
dal  1467  al  1470  a  Nòtre  Dame  de  Hai  e  alla  Madonna  de  Liesse;  di 
nuovo  fi.  Mont  S.  Michel  (1470-1472);  l'anno  seguente  a  N.  D.  d'Em- 
brun,  di  Celles,  di  Béhuart;  poi  a  N.'  D.  de  Fourvière,  a  Saint 
Claude,  ecc.  Fu  pietà  sincera?  L'A.,  poggiando  sui  documenti, 
crede  di  poter  affermare  che  Luigi-  XI  fu  in  questi  pellegrinaggi 
animato  dalla  devozione  e  superstizione  dominante  a'  suoi  tempi, 
epperciò  sincero,  per  quanto  possa  parere  in  contraddizione  con  le 
durezze  del  suo  regno. 

L.  Cristiani,  Luther  et  le  luihérarrisme^  Paris,  Bloud  et  C,  1908. 
—  In  Francia  non  si  era  più  pubblicato  alcun  notevole  libro  sopra 
Lutero  dopo  il  libro  di  Audin,  nel  1839.  Il  movimento  suscitato  in  Ger- 
mania dall'opera  del  prof.  Denifie,  Luther  u.  Lutherthuìti  indusse 
il  teol.  Cristiani,  prof,  al  gran  seminario  di  Moulins,  a  volgarizzare 
in  francese  le  principali  conclusioni  di  quel  lavoro,  senza  trascurare 
le  fonti  e  i  solidi  studi  di  Janssen  e  Dòllinger.  Dopo  aver  descritto 
in  un  quadro  sintetico  i  segni  precursori  della  ritorma,  l'A.  esamina 
in  una  serie  di  studi  i  seguenti  temi:  la  genesi  e  la  dottrina  di 
Lutero,  le  variazioni  di  L.  sull'utilità  delle  buone  opere,  la  grosso- 
lanità del  linguaggio  di  L.,  la  questione  della  sua  sincerità,  lo  stato 
d'animo  di  L.  dopo  il  1517,  Lutero  e  il  demonio,  il  matrimonio  e  la 
virginità,  la  chiesa  e  lo  stato  nella  dottrina  di  L.,  Lutero  e  il  mi- 
racolo, infine  l'esperienza  religiosa  in  seno  al  luteranesimo.  È  una 
opera  meditata,  ma  troppo  unilaterale  ed  apologetica. 

P.  Fbret,  La  faculté  de  théologie  de  Paris  et  ses  docteurs  les  plus 
célèbres.  Epoque  moderne.  T.  V. ,  Paris,  A.  Picard  et  fils,  1907.  — 
In  questo  quinto  volume  dell'opera  dell'abate  Feret,  già  più  volte 
ricordata,  l'A.  si  propone  di  dare  la  seconda  parte  della  letteratura 
teologica  del  secolo  XVII,  che  abbraccia  gli  scrittori  di  Navarra  e 
degli  ordini  religiosi  si  antichi  come  moderni.  Tra  i  Navarristi  l'A. 
prende  in  esame  speciale  Jean  de  Launoy  e  Bossuet,  tre  vescovi, 
ossia  Ch.  Fr.  Abra  de  Raconis,  F.  Vialart  de  Herse,  Jacques  de  Fieux, 
tre  eruditi  Jacq.  Severce,  Jacq.  Le  Vasseur,  Bezian  Arroy,  ed  altri 
minori  come  Frizon,  Verjus,  Caignet,  de  la  Lanne,  Joly.  Rintraccia 
dipoi  i  lavori  degli  antichi  ordini  religiosi  francescani,  domenicani, 
carmelitani,  benedettini,  cistcrciensi,  agostiniani,  promonstratensi, 
e  dei  nuovi  oratoriani  e  sulpicianl.  Nella  prefazione  ricorda  tre 
dottori  sorbonisti,  cioè  Ch.  De  la  Saussaye,  Nic.  La  Maistre,  CI.  Ben- 
di er;  e  in  appendice  ci  offre  un  prospetto  sintetico  generale  della 
erudizione  ecclesiastica  nel  secolo  XVII. 

Maurice  Yitrac,^  Philippe  Égalité  et  monsieur  Chiappini,  Paris, 
H.  Daragon,  1907.  —  E  nota  la  pretesa  di  Maria  Stella  New  Borough, 
segnata  nel  suo  attedi  battesimo  come  nata  a  Modigliana^da  certo 
Chiappini,  d'essere  figlia  del  duca  di  Chartres  (Philippe  Egalité)  e 
della  duchessa,  viaggianti  in  Italia.  Essa  sarebbe  stata  sostituita  il 
giorno  della  nascita  da  un  maschio,  nato  ad  un  tempo  dagli  sposi 
Chiappini,  maschio  che  fu  più  tardi  Luigi  Filippo,  re  dei  Francesi. 
La  questione  fu  ripresa  dal  Vitrac  e  studiata  con  rigoroso  metodo 
sui  documenti  originali.  L'esimio  A.  esclude  in  modo  assoluto  che 
Maria  Stella  sia  nata  il  26  aprile  1773  a  Modigliana  dalla  duchessa 


448  NOTIZIE  E  COMUmClZIONI 

di  Chartres,  la  quale  partorì  a  Parigi  il  6  ottobre  1773  un  bambino  ; 
però  ammette  che  Maria  Stella  non  era  figlia  dei  Chiappini,  ma  del 
conte  Carlo  Battaglini  di  Rimini  e  di  donna  ignota.  Il  libro,  per 
quanto  severo  nel  metodo  critico,  è  scritto  con  grande  piacevolezza,  e 
concorre  ad  illustrare  la  società  del  «  Palais  royal  »  nel  secolo  XVIII. 

L.  TiiÉNARD  et  R.  GuYOT,  Le  coìiveìitionìiel  Got^joii.  Paris,  Felix 
Alcan,  1908.  —  Alessandro  Goujon,  il  più  giovane  dei  Derniers  Mon- 
tagnards,  di  cui  Claretie  narrò  il  suicidio  drammatico,  è  una  delle 
figure  meno  conosciute  nella  grande  rivoluzione  francese.  I  signori 
Thénard  e  Guyot  riuscirono  a  trar  fuori  da  numerosi  documenti 
inediti  gli  elementi  per  descriverne  la  giovinezza  precoce  ed  entu- 
siasta, la  parte  politica  ch'ebbe  come  procuratore  generale  sindaco 
di  Scine  e  Oise,  e  come  rappresentante  in  missione  agli  eserciti  del 
Reno,  infine  il  breve  idillio  d'un  matrimonio  d'amore  spezzato  dalla 
tragedia  di  pratile,  in  cui  Goujon  di  29  anni  tratto  al  tribunale 
rivoluzionario  e  condannato  quale  complice  dei  moti  sovversivi, 
intesa  la  lettura  della  sentenza  di  morte,  si  uccise  con  altri  cinque 
complici.  Gli  Autori,  ricostruendo  la  biografia  del  Goujon,  illustra- 
rono pure  i  fatti  ai  quali  partecipò  il  giovane  convenzionale,  e  spe- 
cialmente l'insurrezione  del  !•  pratile,  anno  III,  alle  Tuileries,  causa 
del  processo  e  della  condanna  del  Goujon,  che  nella  nuova  luce 
proietta  raggi  luminosi  sulla  psicologia  della  rivoluzione. 

G.  CÀuDRiLLER,  T/x  trahL<ion  de  Pichegru  et  les  intngues  roya- 
lisies  dans  VEst  avant  fructidor.  Paris,  Felix  Alcan,  1908.  —  Tra 
gli  intrighi  realisti,  destinati  a  provocare  la  sollevazione-  delle  Pro- 
vincie orientali  della  Francia  nel  1795,  l'A.  studiò  il  più  notevole, 
quello  del  principe  di  Condé  col  Pichegru,  generale  in  capo  del- 
Tesercito  del  Reno  e  della  Mosella,  che  avrebbe  dovuto  aprire  l'in- 
gresso in  Francia  all'esercito  inglese.  Sulla  scorta  dei  documenti 
raccolti  negli  archivi  del  Record  Office,  della  Guerra,  degli  Afikri 
esteri,  nazionali,  del  Giura  e  di  molte  pubblicazioni  contemporanee 
e  quasi  sincrone,  l'egregio  A.  narra  i  negoziati  dei  vari  agenti 
realisti  col  generale,  e  cerca  di  determinare  le  conseguenze  di 
queste  relazioni  sulla  campagna  del  1795.  Egli  dimostra  che  le  re- 
lazioni si  fecero  a  mano  a  mano  meno  cordiali,  finché  i  due  disegni 
si  contrapposero,  mirando  il  principe  a  una  riconquista  della  Francia 
coir  esercito,  tendendo  il  generale  a  convertire  il  paese  alla  mo- 
narchia per  giungere  alla  dittatura  e  trasmettere  il  potere  ai  Bor- 
boni. Terminando,  l'A.  ci  fa  conoscere  la  scoperta  imprevista  del 
tradimento  di  Pichegru  per  mezzo  della  conversazione  famosa  di 
Montgaillard  con  d'Àntraigues,  che  forni  al  Direttorio  un*  arma 
eccellente  per  colpire  i  suoi  nemici. 


Benzi  Luiar,  Gerente  responsàbile 


Torino  —  Tip.  degli  Artigianelli 


\ 


5.  Tempi  moderni  (1492-1789). 

Clausse,  Beatrice  d'Este  (G.  Sangiorgio)     ....  Pag.  354 

Bourrilhj,  Guillaume  du  Beilay  (V.  Gian) .        .        .        .        ,  356 

Bourrilly,  Le  cardinal  Jean  du  BelIay  en  Italie  (V.  Gian)        ,  356 

Santoro^  Della  vita  e  delie  opere  di  Mario  Equicola  (V.  Gian)  ^  358 

Pieotj  Les  Frangais  italianisants  an  XVI  siècie  (V.  Gian)  «  359 
Vitale,  Un  Documento  sulle  relazioni  tra  TArcivescovo  e  le 

città  di  Barletta  e  di  Trani  (M.  S.)        .        .        .        .        ,  360 

De  Mutty  Richelieu  et  la  Maison  de  Savoie  (L.  Usseglio) .  ,  360 
DaUa  Vecchia f  Gause  economiche  e  sociali  deliMnsurrezione 

messinese  del  1674  (M.  Schipa) »  362 

6.  Periodo  della  rivoluzione  francese  (1789-1815). 

Glagau,  Reformversuche  und   Sturze   des  Absolutismus   in 

Frankreich  (G.  R.) ,362 

D'Alméras,  Les  amoureux  de  la  Reine  Marie  Antoinette  (G.  R.)  ,  363 
D^Alméras,  Une  amoureuse;  Pauline  Bonaparte  (G.  Rìnaudo)  ,  363 
De  Grandmaison,  L'Espagne  et  Napoléon  (X.)  ....  365 
Sanna,  Le  origini  del  Ricorgimento  neirUmbria  (G.  Sangiorgip)  ,     366 

7.  Periodo  del  risorgimento  italiano  (1815-1907). 

Toi'tth  La  rivoluzione  piemontese  del  1821  (G.  Rinaudo)  ,     371 

Bosatiy  Garlo  Alberto  di  Savoia  e  Francesco  lY  d'Austria  e 

d'Este  (G-  Rinaudo) ,372 

Quinfavalìe,  La  conciliazione  fra  Tltalia  e  il  papato  (G.  Rinaudo)  „  372 
De  Antonio,  Il  64^'  di  fanteria  a  Gustoza  (G.  Rinaudo)  „     373 

De  Feo,  Da  Milazzo  a  Porta  Pia  (G.  Rinaudo)  .  .  .  ,  373 
Casoni,  Ginquant*anni  di  giornalismo  (G.  Rinaudo)  .  .  «  373 
Vigo,  Annali  d'Italia.  Voi.  I  (C.  Rinaudo) .  .  .  .  ,374 
.  Sauli  d'Agitano,  Reminiscenze  della  propria  vita  (G.  Rinaudo)  ,  375 
Latreille,  Joseph  de  Maistre  et  la  papauté  (G.  Rinaudo)  .  »  376 
Trovanelli,  Pietro  Gaporali  (G.  Rinaudo)  .  .  ^  .  ,  376 
Stiavelli,  Antonio   Guadagnoli  e  la  Toscana  ai  suoi  tempi 

(G.  Rinaudo) ,376 

Pertusio,  La  vita  e  gli  scritti  di  Giovanni  Ruffini  (G.  Rinaudo)  ,  377 
Biadego,  La  figura  di  Garlo  Montanari  (G.  Rinaudo)  .  ,  377 
Benedetti,  P.  Fortunato  Galvi  e  il  risorgimento  italiano  (G.  R.)  ,  377 
Negri,  Storia  del  ^e**  Reggimento  Fanteria  (Schiavone)    .        ,    378 

II.  Spoglio  di  44  Periodici  e  di  Atti  e  Memorie  di  Deputazioni 

e  Società  storiche,  di  Accademie  e  di,altri  Istituti  scientifici 
e  letterari,  con  riassunto  di  693  articoli  di  storia  italiana 
(Garlo  Gontessa) »    381 

III.  Elenco  di  156  libri  recenti  di  storia  italiana  ,    433 

IV.  Notizie  e  comunicazioni.  --  Gongresso  internazionale  delle 

scienze  storiche  di  Berlino  —  Gongreso  de  historia  de  la 
Gorona  de  Aragon  —  XI  Gongresso  storico  subalpino  — 
Gongresso  della  Società  italiana  per  il  progresso  delle  scienze 
-—  Assemblea  della  Società  nazionale  per  la  storia  del  ri- 
sorgimento italiano  —  Feste  e  pubblicazioni  Tassoniane  — 
Università  di  Bologna  —  L'Archivio  della  fabbrica  del  duomo 
di  Milano  —  Gatalogo  metodico  della  Gamera  dei  deputati 
—  Pubblicazioni  storiche  estranee  alla  storia  italiana  .        ,     442 


Indice  generale  della  Rivista  storica  Italiana 

in  2  volumi  di  pagine  xxxvi*806,  in-8.  —  Prezzò  lire  15. 

Neir intento  di  soddisfare  al  desiderio  di  molti  Associati  alla 
Rivista  storica,  la  Direzione  ò  disposta  di  spedire  ai  medesimi 
ì  due  volumi  dell'Indice  (franchi  di  posta)  per  lire  dieci  (IO), 
purché  ne  sia  fatta  domanda  direttamente  alla  Direzione,  con  la 
acclusa  cartolina  vaglia  di  lire  IO.  Si  prega  di  sollecitare  le 
domande,  stante  lo  scarso  numero  di  copie  disponibili. 

È  un  Indice  affatto  diverso  da  quello  delle  altre  Ras- 
segne, Archivi  e  Giornali.  Questi  in  poche  pagine  richia- 
mano tutto  il  loro  materiale,  e  l'Indice  serve  solo  a  chi 
ne  liossiedela  raccolta.  Invece  T  Indice  della  Rivista  storica 
Italiana  costituisce  un  lavoro  autonomo,  indipendente  anche 
dalla  sua  collezione,  come  prospetto  del  movimento  sto- 
rico relativo  all'Italia  dal  1884  al  1901.  Infatti  r Indice 
della'  Rivista  storica  porge  in  22680  numeri,  ripartiti  siste- 
maticamente in  60  gruppi,  T  indicazione  delle  Memorie 
originali,  delle  Recensioni  e  degli  Articoli  spogliati  da 
oltre  600  periodici  in  18  anni  di  lavoro. 


Là  Rivista  storica  italiana  si  pubblica  in  f^\scicoli  tri- 
mestrali di  oltre  otto  fogli  di  stampa  in  marzo,  giugno, 
settembre,  dicembre.  —  Prezzo  d'abbonamento  lire  12  per 
r Italia  e  lire  14  per  i  Paesi  esteri;  fascicolo  separato 
lire  3,50  air  interno  e  lire  4  all'estero.  Gli  abbonamenti 
sì  prendono  alla  Direzione,  Torino,  via  BroflFerio,  3,  e  presso 
i  principali  librai  italiani  e  forestieri. 

Sono  pregati  tutti  gli  Abbonai»,  che  non  hanno  ancora 
pagato  l'abbonamento  dell'anno  corrente,  di  volerne  spe- 
dire senza  ulteriore  indugio  l'importo,  per  regolarità  di 
amministrazione. 


/ 


Anno  XXV,  3"  S.      Ottobri-DlGanibre  1908      Voi.  Vii,  fase.  4° 


RIVISTA  STORICA 


ITALIANA 


PUBBLICAZIONE  TRIMESTRALE 


•DIRETTA 


Prof.  COSTANZO  RINAUDO 


CON  LA   COLLABORAZIONE   DI   MOLTI   CULTORI   DI   STORIA    PATRIA 


DIREZIONE 

TORINO,   VIA   BROFFERIO,   3 
1908 


INDICE  DELLE  MATERIE 


I.  Recensioni  e  note  bibliografiche. 

1.  Storu  okneiulb. 

MUUer,  eac.  Ordinamento  e  inventario  degli  archici  (E.  G.)  Pag.  449 
Bongioanni,  Gli  scrittori  del  ginoeo  della  palla  (A.  Dutto)  ,  451 
Ozzola,  Manuale  di  storia  deirarte  nelFèra  cristiana  (L.  Motta- 

Giaccio) ,452 

Vatta9so,  Initia  patmm  ex  Mignei  patrologia,  Il  (G.  Gipolla)     ,    455 
Kehr^  Regesta  pontificum  romanorum.  Italia  pontificia,  III  (G.  R.)  ^    456 
Rizzoli  Ir.,  I  sigilli  nel  museo  Bottacin  di  Padova,  II  (G.  R.)  ,    457 
Fontana  Ir.,  Bibliografia  degli  Statati  dei  comuni  dell*  Italia  su- 
periore (G.  Rinaudo) 458 

Morozzo   della  Rocca,  Le    storie   dell* antica  Monteregale,  III 

(Arlieone) ,461 

Caperna,  Storia  di  Veroli  (A.  Leone)  .  .  .  .  ,  462 
De  Lucia,  La  sala  d*armi  nel  museo  dell*  arsenale  a  Venezia 

(G.  Manfroni)   .  ,465 

Fano,  Notizie  sulla  famiglia  di  Sperone  Speroni  degli  Alvarotti 
(A.  Bonardi)    ..........    466 

2.  Età  preromana  e  romana. 

Biblioteca  di  storia  economica,  I,  II,  IV  (G.  R.)        .       •        ,    467 
De  Sanctis,  Storia  dei  Romani:  La  conquista  del  primato  in 
Italia  (G.  R.) ,469 

3.  Alto  medio  evo  (Sbc.  v-vi). 

Hartmann,  Geschichte  Italiens  im  Mittelalter,  III  (G.  Gipolla)  ,  472 
Qrasehoff,  Longobardisch-frankisches  klosterwesen  in  Italien 

(G.  Cipolla) ,476 

Bohmer,  Regesta  imperii.  2*«  Aufl.,  I  (G.  R.)     .        .        .        ,    477 


I. 
RECENSIONI  E  NOTE  BIBLIOGRAFICHE 


1.  STORIA  GExNERALE. 

S.  M&LLER  FZ.,  J.  A  FEITH,  R.  FRUIN  TH.  AZ.,  Ordinamento 
e  inventario  degli  archivi.  Traduzione  libera  con  note  di 
Giuseppe  Bonelli  e  Giovanni  Vittani.  —  Torino,  Unione 
Tip.  Edit.  Tor.,  1908,  in-8^  di  pagg.  129. 

140.  —  Non  è  precisamente  questo  il  luogo  di  esaminare 
con  tutta  Tampìezza,  richiesta  dall'importanza  del  lavoro,  Topera 
dettata  dagli  egregi  direttori  degli  archivi  olandesi  e  voltata  nel 
nostro  idioma  da  due  valenti  ufficiali  dell'  amministrazione 
archivistica  italiana.  Ma  è  pur  dovere  della  Bivista  annunziare 
ai  suoi  lettori  la  comparsa  di  questa  preziosa  traduzione,  nella 
quale  gli  autori,  con  molta  competenza,  hanno  saputo,  per 
mezzo  di  note  sobrie  e  precise,  adattare  all'Italia  quel  ch'era 
stato  scritto  nei  Paesi  Bassi. 

Gli  archivisti  olandesi,  scrivendo  questo  lavoro,  ebbero  lo 
scopo  di  fissare  le  norme  principali  che  debbono  reggere  l'or- 
dinamento e  l'inventai'io  delle  scritture  di  un  archivio,  secondo 
la  propria  esperienza  e  le  deliberazioni  della  Società  degli  archi- 
visti del  loro  paese.  In  poche  parole  può  dirsi  che  tali  norme 
si  riassumono  nel  principio  cosi  detto  delie  provenienze,  ormai 
riconosciuto  come  il  solo  razionale  fra  tutti  gli  altri  principii 
o  sistemi  archivistici.  Sono  tanti  assiomi,  che  essi  scendono  a 
illustrare,  spiegare  ed  esemplificare  sino  alla  minuzia,  perchè 
da  ognuno  siano  intesi.  Non  pretendono  però  d'imporli  ai  loro 
colleghi,  poiché  capiscono  agevolmente  come  e  quanto  sia  facile 

Ricisia  storica  italiana,  3*  S.,  vii,  4.  29 


450  KECENSIONI  E  NOTE  BIBLIOGRAFICHE   —   E.  C. 

errare  in  simile  materia,  ma  desiderano  semplicemente  indurre 
gli  ordinatori  ed  i  compilatori  d'inventari  a  spiegare  le  ragioni 
del  sistema  prescelto  e  delle  varianti  introdotte  nel  loro  lavoro  ; 
ed  intanto  espongono  il  loro  concetto.  Cosi  facendo,  sollevano 
una  quantità  enorme  di  questioni  pratiche,  sulle  quali  espri- 
mono il  proprio  pensiero;  e  aprono  la  discussione,  che  sarebbe 
opportuno  di  vedere  sostenuta  anche  da  noi,  poiché  non  sono 
ignorate  le  difficoltà,,  colle  quali  gli  archivisti  si  trovano  di 
frequente  alle  prese,  quando  si  addentrano  nella  risoluzione  di 
qualcuno  dei  molti  problemi  pratici,  che  a  loro  si  presentano. 
La  discussione  sola,  frutto  di  lunghi  studi  e  di  lunga  esperienza, 
può  assisterli  in  tali  difficoltà,  la  cui  soluzione  può  recare  grave 
danno  agli  interessi  non  solamente  degli  studi,  ma  sì  ancora 
deiramministrazione  generale  dello  Stato  ed  a  tutti  quanti  i 
cittadini. 

Gli  egregi  autori  olandesi  considerano  due  sole  delle  molte 
funzioni  degli  archivisti;  ma  è  d'uopo  riconoscere  come  esse 
siano  in  verità  le  più  importanti  e  complesse.  Non  fa  dunque 
meraviglia  il  favore  che  accolse  fin  dall'origine  il  loro  libro; 
né  può  nemmeno  parere  strano  che  non  tutti  convengano  in 
tutte  le  definizioni  ch'essi  propongono.  I  traduttori  stessi  muo- 
vono talvolta  giuste  osservazioni  attesto  che  rendono  in  italiano; 
e  noi,  cominciando  dalla  definizione  delV Archivio,  potremmo 
modestamente  sollevare  alcuni  dubbi  su  certe  proposizioni,  det- 
tateci dall'esperienza.  Ma  ciò  rende  sempre  più  chiaro  il  valore 
dell'opera  esaminata,  che  sarà  accolta  con  molta  simpatia  anche 
in  Italia,  dove  la  maggioranza  degli  archivisti  nutre  da  lunga 
serie  di  anni  i  medesimi  concetti  che  gli  autori  esprimono  per 
l'Olanda. 

Prova  migliore  non  saprebbe  darsi  di  tale  accoglienza  di 
quella,  proposta  o  meglio  sperata  dagli  egregi  traduttori,  i  quali 
opinano  giustamente  sia  venuto  il  momento  di  costituire,  anche 
,in  Italia,  una  società  degli  archivisti,  che  ne  raccolga  le  membra 
ora,  ohimè!  abbandonate  e  sparse,  e  li  conduca  a  discutere 
quelle  questioni  pratiche,  che  è  pur  necessario  abbiano  una 
soluzione  uniforme  nell'interesse  stesso  deirAmministrazione  e 
del  paese.  Auguriamoci  che  la  voce  dei  nostri  egregi  colleghi 
sia  presto  ascoltata;  e  potremo  profondere  anche  maggiori  lodi 
all'opera  che  avrà  provocato  sì  felice  combinazione. 

E.  C. 


STORIA    GENERALE    -^   A.  BONGIOANNI  451 

A.  BONGIOANNI,  Gli  scrittori  del  giuoco  della  palla.  Ricerche  e 
discussioni  letterarie.  —  Torino,  Gasa  Edit.  Loescher,  1907. 

141.  —  Benché  il  libro  abbia  soprattutto  intento  letterario, 
tuttavia  non  è  da  trascurarsene  il  lato  storico.  L'A.,  rimontando 
alle  più  antiche  memorie  del  giuoco  della  palla,  le  segue,  man 
mano,  attraverso  i  secoli,  fino  ai  nostri  giorni.  Nella  prima 
parte  discorre  del  giuoco  nella  vita  e  nella  letteratura  dei  popoli 
■classici;  nella  seconda,  che  certo  è  la  più  importante,  lo  studia 
negli  scrittori  della  letteratura  italiana.  II  tema  era  certamente 
vasto,  ma  TA.  non  risparmiò  fatica  perchè  fosse  completamente 
svolto. 

La  più  antica  ricorrenza  del  giuoco  è  il  celebre  episodio 
dell'Odissea  (VI,  99-101  e  110-117):  Nausicaa,  figlia  di  Alcinoo, 
re  dei  Feaci,  si  diverte  alla  palla  con  le  ancelle  in  riva  al  mare; 
ma  il  lieto  clamore  delle  folleggianti  fanciulle  desta  Ulisse,  ad- 
dormentato sul  lido.  L*A.  tratteggia  molto  bene  questo  passo 
del  grande  poeta,  esaminando  con  diligenza  il  commento  che 
ne  fecero  gli  antichi  chiosatori  e  venendo  a  conclusioni  chiare 
e  nuove  su  diverse  forme  di  questo  giuoco  presso  i  Greci  :  la 
feninda,  VarpastOy  Vtirania.  Dopo  Omero  viene,  per  importanza, 
un  luogo  di  Marziale  (lib.  XIV,  ep.  48),  ove  è  descritto  il  giuoco 
della  palla  {arpasfo)  che  probabilmente,  secondo  l'opinione 
dell' A.,  del  resto  ben  fondata,  avrebbe  dato  origine  al  fiorentino 
giuoco  del  calcio,  che  conosciamo  per  la  descrizione  che  Antonio 
Scaino  ce  ne  lasciò  (sec.  XVI).  Secondo  altri  passi  di  scrittori 
greci  e  romani,  Seneca,  Luciano,  Macrobio,  Diogene,  Antillo, 
Svetonio,  Plauto,  Varrone,  Novio,  ecc.,  l'A.  studia  diverse  forme 
dì  giuoco  della  palla  presso  i  Romani  :  il  trigone^  il  folle^  il 
^  follicolo^  la  paganica.  Dato  quindi  uno  sguardo  alle  vicende 
della  ginnastica  nella  decadenza  greca  e  romana,  viene  al  medio 
evo.  Indaga  l'influenza  del  cristianesimo  e  dei  nuovi  costumi 
sul  giuoco  e  sostiene  che  molte  specie  di  esso  si  conservarono 
attravèrso  l'evo  di  mezzo  e  che  altre  risorsero  col  Rinascimento. 
A  tal  proposito  esamina  passi  di  S.  Agostino,  S.  Carlo,  Petrarca, 
Vittorino  da  Feltre,  Leon  Battista  Alberti,  Baldassar  de  Casti- 
glion,  Erasmo  di  Valvason,  Rabelais,  ecc.  Passando  a  parlare 
del  giuoco  nei  trattati,  studia  soprattutto  il  già  citato  A.  Scaino, 
Francesco  Saverio  Quadrio,  Tommaso  Rinuccini.  S'indugia 
quindi  a  lungo  sull'episodio  ovidìano  di  Giacinto,  tradotto  dal- 
l'Anguìllara  e  rimaneggiato  dal  Marino,  dal  Preti,  dall' Obizzi, 


452  RECENSIONI   B   NOTE  BIBLIO«RAFICHE   —  A.  DVTTO 

dal  Fagluoli.  Ma  ecco  che  il  giuoco  diviene  tema  di  poesia  lirica 
nel  Chiabrera,  nel  Leopardi,  neir Aleardi  e  nel  De  Amicis  stesso. 
Questa  è  la  parte  più  attraente  del  libro,  che  ha  scopo  soprat- 
tutto letterario,  come  ho  già  detto;  ma  non  è  di  questa  Ri- 
vista trattenerci  in  questo  campo,  che  non  è  il  nostro,  certi 
che  lo  farà  altri  meglio,  sui  nostri  fogli  di  letteratura  italiana. 
Termina  il  libro  con  un  notevole  capitolo  sulla  letteratura  gio- 
cosa, satirica  ed  umoristica  del  giuoco,  ove  sono  studiati,  in 
particolar  modo,  il  giuoco  in  Firenze  su  poesie  delUOttonaio 
e  del  Lasca  ;  un  ragguaglio  del  Boccalmi,  la  favola  11  pallone  e 
il  bracciale  del  Clasio,  un  sonetto  del  Belli,  l'episodio  del  Tura 
nel  Malmantile  del  Lippi,  un  passo  della  Bocchereide  di  S.  Bel- 
lini, il  dialogo  di  Ercole  e  Atlante  del  Leopardi,  Tumorismo 
negli  Azzurri  e  i  Rossi  del  De  Amicis,  un  passo  di  un  capi- 
tolo del  Fagiuoli  ed  una  pallonata  formidabile  del  Fusinato. 

Piace  qui  in  fine  notare  che  airabilità  delFA.  nel  trattare 
Targomento,  che  egli  studia  con  intelletto  d'amore,  si  deve 
aggiungere  la  vivacità  della  forma,  sempre  varia,  appropriata, 
snella  e  parca,  talché  il  libro  si  legge  volentieri  d'un  tratto  con 
molto  diletto  e  profitto.  Agostino  Dotto. 


LEANDRO  OZZOLA,  Manuale  di  Storia  dell' Arte  nelVEra  Cri- 
stiana. —  Firenze,  Libreria  editrice  fiorentina,  1907,  par 
gine  372,  con  63  illustrazioni. 

142.  —  Il  manuale  è  destinato  agli  educandi  dei  seminari: 
torna  perciò  quanto  mai  opportuno  nell'qra  presente,  in  cui, 
se  è  aspirazione  generale  di  quanti  apprezzano  ed  amano  la 
nostra  arte  del  passato  il  diffondere  fra  la  gioventù  la  coltura 
storico  artistica,  tanto  maggiormente  è  sentito  il  bisogno  che  di 
questa  debbano  avere  qualche  concetto  i  futuri  sacerdoti,  desti- 
nati ad  avere  abbandonati  nelle  loro  mani  tesori  inestimabili 
d'arte,  che  essi  devono  essere  in  grado  di  apprezzare  per  poterli 
custodire  a  dovere,  sottraendoli  agli  oltraggi  del  tempo  e  del- 
l'ignoranza umana,  nonché  all'ingordigia  degli  speculatori. 

Lode  quindi  sia  data  all'editore  ed  all'autore  per  la  loro 
felice  iniziativa! 

Quanto  al  libro,  esso  é,  come  quasi  tutti  i  numerosi  raa- 
Duali  storico -artistici,  di  cui  da  qualche  tempo  va  affollandosi 
la  produzione  libraria  italiana,  opera  di  un  giovane,  di  persona 


STORIA   GENERALE   —    L.   OZZOLA  453 

cioè  che,  indipendentemente  dalla  sua  buona  volontà  e  dalla 
sua  intelligenza,  non  può  di  necessità  disporre  della  coltura 
vastissima  e  difficile  a  procurarsi,  indispensabile  ad  una  precisa 
ed  esatta  sintesi,  quale  dovrebbe  essere  ogni  libro  destinato 
alla  seria  gioventù  studiosa,  e  di  cui  si  hanno  oramai  in  Italia 
saggi  perfetti  nel  campo  letterario  e  nello  storico. 

L'Ozzola  peraltro  è  un  giovane  d'ingegno,  e  Topera  sua  è 
assai  buona  là  dove  non  è  colpita  dal  suo  stesso  peccato  di 
orìgine;  cosicché  noi  possiamo,  quasi  in  ogni  parte  del  libro, 
apprezzare  la  chiara  ed  efficace  concisione  delFA.,  il  suo  buon 
criterio  ordinativo,  nonché  la  giusta  visione  artistica:  qualità 
tutte  sommamente  apprezzabili  sì  nello  scrittore  didattico  che 
in  chi,  come  l'Ozzola,  è  una  delle  speranze  della  nuova  scuola 
storico-artistica  italiana. 

Delle  inesattezze  e  difetti  contenuti  nel  volume  ne  accen- 
nerò alcuni,  oltre  che  per  dovere  di  critica,  per  aiutare,  nelle 
mie  modeste  forze,  l'opera  di  emendamento,  che  il  giovane 
autore  non  mancherà  di  compiere  in  una  nuova  edizione  che 
auguro  prossima. 

Sorvolando  sulle  opinioni  dell'Ozzola,  per  me  non  accet- 
tabili, ma  che  non  è  qui  il  caso  di  discutere  (come  Tattribu- 
zione  all'età  lyzantina  dei  mosaici  di  S.  Maria  Maggiore  in  Roma, 
e  l'altra  che  il  tanto  discusso  lavabo  della  sacrestia  di  S.  Lo- 
renzo in  Firenze  spetti  a  Desiderio  da  Settignano),  accennerò 
come  a  veri  errori  il  ritenere  «  forse  prima  opera  »  di  Donatello 
V Annunciazione  in  S.  Croce  a  Firenze,  che  lo  stile  dell'incor- 
niciatura forza  ad  ascrivere  al  periodo  medio  dell'artista;  la 
asserzione  che  del  monumento  di  Paolo  II  (non  Pio  II  come, 
forse  per  errore  di  stampa,  leggesi  a  pag.  148),  eseguito  da 
Mino  da  Fiesole  e  da  Giovanni  Dalmata,  non  resti  che  un 
frammento,  laddove  nelle  Grotte  Vaticane  se  ne  conservano 
tutte  le  parti,  studiate  e  pubblicate  già  da  Domenico  Gnoli  e 
dal  Burger  ;  l'asserire  che  la  Visione  di  San  Bernardo  di  Filip- 
pino Lippi  (che  è  del  1487-8)  sia  anteriore  ai  suoi  affreschi 
nella  cappella  Brancacci  al  Carmine  (del  1484)  ;  l'attribuire 
ancora  a  Melozzo  da  Forlì  le  Arti  liberali  dipinte  per  lo  studio 
del  duca  Federico  da  Urbino,  dovute  al  contrario  ad  un  fiam- 
mingo, prol^abilmente  a  Giusto  di  Gand;  l'annoverare  fra  le 
opere  del  modenese  Francesco  Bianchi  Ferrari  la  Madoìina  del 
Louvre,  di  stile  ben  diverso  da  quello  delle  opere  sue;  la  de- 
finizione degli  arazzi  quali  «  stoffe  ricamate  »,  ecc. 


454  RECIKSIOXI   E  NOTE  BIBLIOGRAFICHE   —   L.   MOTTA   CIACCIO 

Nò  meno  frequenti  sono  le  omissioni,  mentre  non  sempre 
soddisfacente  appare  la  diversa  economia  della  materia:  mende 
che,  più  che  non  ad  un  particolare  criterio  di  selezione  delFA., 
sembrano  imputabili  alla  troppa  fretta  con  cui  è  stato  com- 
posto il  volume  ;  che  altrimenti  con  dilficoltà  ci  si  spiegherebbe 
perchè,  ad  es.,  sieno  ricordati  autori  del  tutto  secondari  come 
il  piemontese  Moncalvo  con  le  sue  figliuole,  mentre  ne  sono 
dimenticati  altri  di  ben  maggiore  importanza  quali,  fra  i  pie- 
montesi stessi,  Defendente  Ferrari  e  Macrino  d'Alba,  e,  ciò  che 
è  più  grave,  -il  capo  scuola  umbro  Fiorenzo  di  Lorenzo;  e 
perchè  sia  accennato  un  debole  rilievo  dei  Mantegazza  al  Louvre 
ed  omesso  il  meraviglioso  capolavoro  di  Francesco  del  Cossa, 
divìso  fra  Londra,  Milano  e  Roma!  Né  più  facilmente  ci  si 
renderebbe  conto  del  motivo  per  cui  l'A.,  che,  trattando  del- 
l'arte bizantina,  accenna  a  volersi  occupare  anche  dei  prodotti 
delle  arti  minori,  una  volta  giunto  al  pieno  meriggio  delKarte 
gotica  e  del  Rinascimento,  quasi  travolto  dall'abbondanza  della 
materia,  ne  taccia  completamente,  omettendo  così  di  dire  di 
molti  oggetti  artistici,  che  con  tutta  facilità  possono  andar  per 
le  mani  degli  ecclesiastici,  come  missali  e  corali  miniati,  pro- 
dotti dell'oreficeria,  smalti,  avori,  stoffe  e  ricami. 

Ma  là  dove,  come  del  resto  era  da  attendersi,  la  materia 
più. difetta,  si  è  a  proposito  dell'arte  straniera:  l'autore  discorre 
abbastanza  distesamente  di  tutte  le  più  importanti  cattedrali 
romaniche  e  gotiche  d'oltr'alpe,  ma  non  accenna  poi  affatto 
all'architettura  del  Rinascimento,  nemmeno  in  Francia,  dove 
pure  produsse  veri  gioielli  per  eleganza  e  finezza  di  decorazione; 
egualmente  non  fa  parola  di  tutta  la  scultura  straniera  poste- 
riore alla  gotica  sino  ai  tempi  del  Canova,  fra  i  cui  contem- 
poranei non  nomina.il  maggiore  di  tutti,  notissimo  anche  in 
Italia,  il  danese  Thordwalsen.  E  d'altra  parte  sembra  strano 
come  fra  le  opere  dei  più  famosi  pittori  stranieri  l'A.  manchi 
di  accennare  a  quelle  esistenti  in  Italia,  spesso  ottime,  quali 
il  San  Francesco  di  Jean  van  Eyck  e  la  Passione  di  Cristo  del 
Memling  nella  Pinacoteca  di  Torino. 

Anche  circa  il  metodo  potrebbe  osservarsi  che  il  criterio 
geografico  nella  trattazione  delle  varie  scuole  d'Italia  e  quello 
strettamente  cronologico  nell'accenno  agli  artisti  à\  una  mede- 
sima città  non  sono  troppo  soddisfacenti,  desiderandosi  che 
innanzi  tutto,  nella  storia  dell'arte,  prevalga  la  considerazione 
dello  svolgimento  artistico.  Ma  non  vorrei  peccare  di  pedan* 


STORIA  GENERILE  —  M.  TATTA880  '455 

leria  verso  un  egregio  collega,  col  quale  ho  creduto  dovere 
mio  esser  severa,  perchè  lo  apprezzo  molto  e  molto  attendo 
dal  suo  vivace  ingegno.  Lisetta  Motta  Giaccio. 


Inìtia  patrum  aliorumque  scriptorum  latinorum  ex  Mignei  Patro- 
logia et  ex  compluribiis  aliis  lihris  conlegit  ac  litterarum 
ordine  disposuit  MARCUS  VATTASSO.  Voi.  II  (iV-Z).  — 
Romae,  Typis  Vaticanis,  1908,  pag.  650. 

143.  —  A  suo  tempo  venne  annunciata  in  questa  Rivista 
la  pubblicazione  del  voi.  1°  dell'  opera,  di  cui  ora  comparve 
il  2<».  Questo  è  condotto  colFistesso  metodo  del  primo,  e  su- 
bito al  primo  aspetto  si  fa  manifesta  la  diligenza  scrupolosa 
impiegata  da  mons.  M.  Vattasso  in  questa  sua  fatica.  Gliene 
saranno  bene  obbligati  quanti  si  occupano  di  patrologia,  anzi 
in  generale  tutti  coloro  che  sono  usi  sfogliare  manoscritti  con- 
tenenti trattati  e  aneddoti,  spesso  anonimi,  dell'età  cristiana. 
Le  pagine  1-594  ci  danno  gli  initia  per  le  lettere  N-Z.  Se 
ricordiamo  che  gli  initia  del  volume  1®  comprendevano  quasi 
200  pagine,  arriviamo  alla  conclusione  che  il  Vattasso  registra 
40  o  50  mila  opere,  tra  grandi  e  piccole. 

Alle  pagg.  595-97  troviamo  un  altro  centinaio  di  indica- 
zioni, omesse  antecedentemente. 

Vengono  poscia  gli  indici,  veramente  utilissimi.  Primo  fra 
essi  è  quello  in  cui  si  raffrontano  le  varie  edizioni  del  Migne, 
le  quali  —  e  ciò  da  pochi  forse  è  neppure  supposto  —  non 
sono  sempre  uguali  fra  loro.  Non  si  tratta  di  nuove  edizioni 
complete,  ma  della  riproduzione  di  questo  o  di  quel  volume  ; 
il  che  costituisce  una  nuova  difficoltà  per  il  bibliografo. 

Viene  poi  l'indice  dei  volumi  della  Patrologia  latina  del 
Migne.  Ogni  volume  è  descritto  secondo  gli  autori  e  le  opere 
in  esso  contenute.  Siccome  di  ciascuna  opera  è  data  anche 
la  pagina  dove  principia  nel  volume,  così  ciò  rende  facilissimo 
il  determinare  nella  serie  degli  initia  di  chi  sia  l'opera  elen- 
cata. Infatti  aprendo  il  volume,  nella  parte  dedicata  agli  initia^ 
accanto  alla  prima  parola  dell'opuscolo  troviamo  i  numeri  del 
volume  e  della  pagina;  e  per  mezzo  di  questi  dati  è  agevo- 
lissimo, nella  serie  dei  volumi  del  Migne,  rinvenire  quale  sia  il 
nome  dell'autore,  i  cui  scritti  a  quel  posto  si  trovano.  Quanta 
utilità  tutto  questo  porti  ai  ricercatori,  è  evidentissimo,  e  bisogna 


456  RECENSIONI  E  NOTE  BIBLIOORAFICBE  •—  C.  CIPOLLA 

essere  riconoscenti  al  Vattasso  per  avere,  con  un  sì  semplice 
mezzo,  recata  tanta  utilità  agli  studiosi. 

Segue,  tutto  col  medesimo  sistema  e  cogli  identici  scopi, 
l'indice  degli  opuscoli  desunti  dalla  Patrologia  greca. 

Siccome  il  Vattasso  non  si  accontentò  di  sfogliare  i  volumi 
del  Migne,  ma  fece  ricorso  anche  a  parecchie  altre  opere  e 
collezioni  in  cui  si  trovano  opuscoli  Patristici,  cosi  anche  di 
queste  altre  opere  si  trova  Tesatto  catalogo  e  la  descrizione 
precisa  e  completa,  col  medesimo  metodo  seguito  per  la  doppia 
Patrologia.  Le  opere  elencate  sono  precisamente  venti,  delle 
quali  alcune  comprendono  parecchi  volumi. 

Il  Vattasso  non  ha  ancora  interamente  esaurito  il  suo 
programma,  e  prepara  alcun'altra  cosa  a  complemento  del 
suo  lavoro.  Che  cosa  egli  intenda  ammannire  agli  studiosi,  per 
dar  completo  finimento  alla  raccolta  degli  initia,  egli  non  ha 
ancora  annunciato. 

Il  volume  presente  fa  parte,  come  N°  1 7,  della  bella  col- 
lezione Studi  e  Testi,  pubblicata  dai  Curatores  della  biblioteca 
Vaticana,  i  quali  lo  dedicarono  a  papa  Pio  X,  in  occasione 
del  suo  giubileo  sacerdotale.  Carlo  Cipolla. 


P.  Fr.  KEHR,  Regesta  Pontificum  romanorum...  (Italia  pontìficiaj 
voi.  Ili,  Etruria).   —  Berolini,  Weidmann,  1908. 

144.  —  È  comparso  assai  presto  il  volume  3°  deìV Italia 
pontificia  del  Kehr,  volume  assai  più  copioso  dei  due  precedenti, 
essendo  formato  di  pagine  LII-492,  in-8^  grande.  La  ragione 
di  tanta  mole  sta  nella  speciale  importanza  che  ebbero  nel 
medio-evo  gli  archivi  della  Toscana,  soprattutto  delle  repub- 
bliche di  Firenze,  Siena,  Pisa  e  Lucca,  e  nel  gran  numero  di 
cattedrali  e  collegiate  cospicue  e  di  splendidi  monasteri.  E  con- 
viene notare,  che  l'egregio  Autore  non  comprese  nel  3*>  volume 
le  diocesi  delle  Tuscia  romana,  già  contemplate  nel  2°,  come 
neppure  le  diocesi  di  Amelia,  Narni,  Città  di  Castello  riunite 
air  Umbria  e  quella  di  Luni  alla  Liguria;  anche  i  documenti 
relativi  alle  contesse  Beatrice  e  Matilde  e  alla  celebre  dona- 
zione della  medesima  contessa  Matilde,  saranno  raccolti  "in 
altro  volume  sotto  la  parola  Canossa.  Pertanto  T  Etruria,  che 
forma  argomento  del  presente  volume,  comprende  solo  le  dio- 
cesi  di  Firenze,  Fiesole,  Pistoia,  Arezzo,  Siena,  Chiusi,  Soana, 
Grosseto,  Massa  Marittima,  Volterra,  Pisa  e  Lucca. 


STORIA   GEHBRALB    —    L.  RIZZOLI  457 

Sebbene  sia  già  stato  descritto  il  metodo  seguito  dal  Kehr, 
sarà  opportuno  rammemorarlo.  Nell'introduzione  ci  ofifre: 
1®  r  indice  di  tutte  le  chiese,  di  cui  esistono  documenti  o  me- 
morie di  documenti,  ripartite  per  diocesi  ;  2**  l'elenco  dei  pon- 
tefici romani  per  ordine  cronologico  con  la  indicazione  dei 
documenti  che  li  riguardano,  i  quali  raggiungono  il  numero 
complessivo  di  1501,  di  cui  754  già  erano  contenuti  nei  Re- 
gesti del  Jaflfé.  Il  testo  è  costantemente  composto  di  queste 
parti:  1^  ampia  bibliografìa  per  ciascun  capitolo;  2*^  brevi 
cenni  cronologici  sull'episcopato,  chiesa  o  monastero  e  sugli 
archivii  compulsati  ;  3^  serie  dei  documenti  riflettenti  ciascuna 
chiesa  o  vescovado  o  convento  per  ordine  cronologico  in  forma 
di  regesto  o  di  semplice  indicazione  dell'argomento  ;  4°  segna- 
lazione delle  fonti,  a  cui  si  attinse  il  documento. 

La  sobrietà  assoluta  del  dettato,  la  precisione  delle  for- 
mule, il  rigore  dell'ordine,  e  l'uso  opportuno  delle  abbrevia- 
zioni spiegano,  come  siasi  potuto  in  un  solo  volume  raccogliere 
messe  così  copiosa  di  documenti  e  d'illustrazioni.  Ripetiamo 
la  nostra  sincera  lode  alla  R.  Società  di  Gottinga,  che  sopporta 
la  spesa  di  si  grandiosa  pubblicazione,  e  a  Paolo  Kehr,  che  così 
sapientemente  la  dirige.  C.  Rinaudo. 


LUIGI  RIZZOLI,  {junior),  I  sigilli  7iel  Museo  Botiacin  di  Pa- 
dova. Voi.  II.  —  Padova,  Cooper,  tipografica,  1908. 

145.  —  I  sigilli  illustrati  nel  P  volume  spettano  ai  secoli 
'  XIII-XVI  ;  quelli  che  sono  contenuti  in  questo  IP  volume  (539) 
appartengono  ai  secoli  XVII  e  XIX,  tranne  nove  dì  pertinenza  dei 
secoli  XIV,  XV  e  XVI.  Essi  sono  pubblicati  divisi  per  le  serie, 
che  compongono  la  collezione,  cioè  veneta,  padovana,  italiana, 
napoleonica  e  dell'indipendenza  italiana,  ed  aggruppati  a  se- 
conda delle  suddivisioni  che  corrispondono  all'uso  di  essi,  in 
quanto  furono  pubblici  o  privati,  civili  o  ecclesiastici.  Sono 
illustrati  i  sigilli  di  vero  interesse  storico  ed  artistico,  gli  altri 
sono  semplicemente  descritti.  In  sette  tavole  zincotipiche  sono 
riprodotti  i  sigilli-tipari  migliori,  mentre  i  sigilli-impronte  di 
qualche  importanza  sono  intercalati  nel  testo  con  incisioni  in 
zincotlpia.  Segue  un  indice  generale  alfabetico  per  nomi  e 
materie  sempre  utile. 

È  nota  la  competenza  del  dottore  Rizzoli   nella   sfragi- 
stica veneta,  come  è  universalmente  apprezzata  l'accuratezza  e 


458  RECEN8I0RI  E   NOTE  BIBLIOORAFICHE  —  C.   R. 

precisione  del  suo  lavoro.  Se  non  è  sempre  riuscito  a  ricono- 
scere il  personaggio,  o  la  istituzione  cui  il  sigillo  appartenne, 
non  è  certo  per  difetto  d'esame  critico,  ma  perchè  ai  necessari 
raffronti  occorrerebbe  un  più  ampio  materiale.  C.  R. 


LEONE  FONTANA,  Bibliografia  degli  Statuti  dei  Cotnuni  del- 
ritalia  superiore,  3  yol.  —  Torino,  Frat,  Bocca,  1907. 

146.  —  Leone  Fontana,  di  cui  Torino  ancora  rimpiange  la 
perdita,  fu  nella  semplicità  e  modestia  sua  un  vero  modello  di 
uomo  integrale:  in  lui  Tonestà  esemplare  della  vita,  ramore 
profondo  della  famiglia,  il  culto  del  bello  e  del  vero,  la  pietà 
efficace  degli  umili,  il  sentimento  vivissimo  del  consorzio  sociale: 
nel  Comune,  alla  cui  prosperila  consacrò  l'operosità  serena  e 
pacificatrice,  e  nella  Patria,  ch'egli  desiderò  grande  di  feconde 
attività  intellettuali,  morali  ed  economiche.  A  lui  s'adattano 
mirabilmente  i  versi  danteschi: 

E  se  il  mondo  sapesse  il  cuor  ch'egli  ebbe 
Assai  lo  loda,  e  più  lo  loderebbe. 

Paolo  Boselli  ne  ha  richiamato  la  simpatica  figura  con 
nobilissime  parole,  ed  i  figli  eressero  un  durevole  monumento 
alla  sua  memoria  in  questa  pubblicazione,  che  il  padre  non 
condusse  a  compimento,  travagliato  dal  desiderio  di  sempre 
maggiore  perfezione. 

Il  Fontana,  laureato  in  legge  giovanissimo,  tosto  rivolse  la 
sua  attività  alle  ricerche  storiche,  acquistando  perizia  negli 
archivii,  come  ufficiale  neir  Archivio  di  Stato  di  Torino,  ove 
rimase  parecchi  anni,  sebbene  di  famiglia  molto  agiata.  L'av- 
viamento del  suo  spirito  allo  studio  degH  Statuti  comunali  fu 
determinato  dalla  convinzione,  che  la  storia  dltalia  per  molti 
secoli  non  possa  chiarirsi  se  non  con  la  conoscenza  intima 
della  vita  comunale,  e  fu  consolidato  dall'encomio  del  R.  Isti- 
tuto lombardo  di  scienze  lettere  ed  arti  al  lavoro  da  lui  pre- 
sentato nel  concorso  del  1874  sul  tema:  "  Studi  critici  e  do- 
cumentati intorno  alla  legislazione  statutaria  delV Italia  superiore 
e  nelle  regioni  contermini^  lavoro  ch'egli  corredò  di  note  per 
una  Bibliografia  degli  Statuti  dei  Comuni  dell' Italia  superiore  „. 
Queste  note  furono  il  nucleo  della  grande  opera,  a  cui  attese 


STORIA   GENERILE  ~   L.  FONTANA  459 

poi  per  tutta  la  vita  con  grande  costanza,  non  risparmiando 
spese,  investigando  archivi  e  biblioteche  italiane  ed  estere, 
mantenendo  vive  relazioni  e  carteggi  con  municipi  e  con  pri- 
vali, peregrinando  in  quasi  tutti  i  Comuni  ricordati  nell'opera 
sua.  I  venti  anni  di  ricerche  gli  valsero  il  materiale  prezioso 
e  copioso,  che  la  pietà  amorosa  dei  figji,  sorretta  dal  consiglio 
di  competenti  bibliografi  e  studiosi  degli  statuti  comunali,  ha 
presentato  al  pubblico  sistematicamente  ordinato  in  questi 
tre  eleganti  volumi. 

Siccome  in  modi  assai  diversi  potrebbe  compilarsi  una 
bibliografia  statutaria,  è  opportuno  determinarne  con  preci- 
sione i  limiti  intensivi  ed  estensivi,  afìSnchè  lo  studioso  non 
si  creda  deluso,  quando  non  vi  trovi  ciò  che  non  era  nell'in- 
tenzione dell'Autore  di  comprendervi.  L'on.  Paolo  Boselli  nella 
sobria  e  limpida  prefazione  ha  così  nettamente  chiarito  questi 
limiti,  che  stimerei  inopportuno  adoperare  altre  parole. 

"  Quest'opera,  scrive  P.  Boselli,  comprende  le  compilazioni 
statutarie  compiute,  non  gli  Statuti  particolari,  né  quelli  delle 
arti,  dei  paratici  e  simili,  né  le  infinite  disposizioni  ammini- 
strative comunali.  E  sebbene  in  materia  siffatta  sia  difficile 
osservare  una  divisione  precisa,  l'A.  rimase  feniio  nel  mante- 
nere i  termini  prescritti  al  suo  lavoro,  né  s'indusse  giammai 
ad  oltrepassarli  per  la  tentazione  di  accrescerne  agevolmente 
la  mole. 

"  Non  annoverò  i  manoscritti  che  sono  copie  di  edizioni, 
né,  almeno  in  generale,  citò  i  commentari  e  le  annotazioni 
se  non  quando  vi  è  riprodotto  il  testo  dello  Statuto.  Quasi 
tutte  le  edizioni  e  la  più  gran  parte  dei  Codici  vide  egli  stesso, 
prima  di  descriverli  nell'opera  sua.  La  quale  riguarda  tutti  i 
Comuni  dell'Italia  superiore,  geograficamente  vera,  e  si  estende 
perciò  anche  ai  territori  estranei  al  presente  regno  d'Italia  e 
alla  sua  giurisdizione  politica.  Così  figurano  in  queste  pagine 
Nizza,  la  Corsica,  la  Svizzera  italiana,  il  Trentino,  Gorizia, 
l'Istria,  Trieste,  Gradisca,  Grado,  Aquileia,  Monfalcone,  e  le 
città  ed  isole  dalmate  di  popolazione  latina. 

"  Il  limite  geografico  tracciatosi  dal  Fontana  può  essere  se- 
gnato con  una  linea  retta  che  unisce  Massa  e  Carrara  a  Rimini, 
linea  che  abbraccia  inferiormente  la  Lunigiana  e  la  Garfagnana 
ed  esclude  in  gran  parte  la  Romagna  toscana.  La  divisione 
corrisponde  anche  bene  ai  fatti  storici,  poiché  la  Lunigiana  e 
la  Garfagnana  furono  in  più  stretti  rapporti  con  Genova  e 


460  RECEX8I0M1  E  VOTE  B1BLI00RAFICHE   — -   C.   RINAUDO 

Modena  che  con  Firenze  e  la  Romagna  toscana  dipese  quasi 
sempre  da  quest'ultima  città. 

*  Per  questi  stessi  motivi  è  naturale  siano  comprese  nella 
bibliografia  la  Sardegna,  la  Corsica  e  la  Dalmazia,  e  che  lo 
studiò  siasi  esteso  pure  al  Canton  Ticino,  al  Trentino,  allTstria, 
e  ad  altre  terre  italiane  sopra  nominate.  „ 

La  pubblicazione  anteriore,  che  più  si  collega  con  quella 
del  Fontana,  è  Topera  di  Luigi* Manzoni  del  1876,  col  titolo: 
"  Bibliografia  degli  Statuti,  ordini  e  leggi  dei  Municipi i  italiani  ^. 
Questa  è  anzi  più  estesa,  perchè  comprende  tutta  Tltalia,  e 
insieme  cogli  Statuti  comunali  anche  quelli  delle  arti  e  me- 
stieri. Ma  è  di  gran  lunga  meno  completa.  Il  Fontana,  limi- 
tandosi airitalia  superiore  e  agli  Statuti  dei  Comuni,  molti 
Comuni  illustrò,  dei  quali  L.  Manzoni  non  aveva  fatta  alcuna 
menzione,  e  nelle  voci  comuni  raccolse  molte  più  notizie  bi- 
bliografiche sia  di  testi  statutari,  sia  di  lavori  illustrativi,  gio- 
vandosi delle  sue  esplorazioni  più  estese  e  più  intense,  e  della 
fiorente  letteratura  statutaria  posteriore  al  187G.  Inoltre  il 
Fontana  tenne  assai  conto  dei  manoscritti,  alquanto  trascurati 
dal  M.,  e  rettificò  non  poche  citazioni  ricorrendo  quasi  sempre 
alle  fonti,  per  giusta  diffidenza  della  esattezza  nelle  citazioni 
dei  libri  di  molteplici  scrittori  anche  reputati. 

Semplice  è  il  metodo  adoperato.  I  Comuni  sono  disposti 
per  ordine  alfabetico.  Precedono  i  titoli  esatti  dei  libri,  dedotti 
dal  loro  frontispizio  ;  seguono,  quando  è  il  caso,  le  indicazioni 
dei  manoscritti;  si  le  une  come  le  altre  schede  sono  disposte 
per  ordine  cronologico.  Sobrie  e  concise  note  esplicative  sono 
aggiunte  a  ciascun  Comune. 

Credo,  che  questo  cenno  riassuntivo  basti  a  mettere  in 
evidenza  l'importanza  grandissima  di  questa  pubblicazione,  che 
con  tanta  autorità  già  dichiarò  il  prof.  G.  Monticolo  con  queste 
testuali  parole:  "  La  compilazione  è,  a  mio  giudizio,  di  ne- 
cessità assoluta  agli  studiosi  del  diritto  statutario  italiano  e 
delle  sue  fonti,  perchè  nessun'  altra  opera  può  sostituire  questa 
raccolta,  coll'agevolare  tanto  la  ricerca  della  bibliografia  per- 
tinente ai  temi  di  questo  genere  „.  C.  Rinaudo. 


STORIA   GENERALE    —    E.   H0R0Z20  DELLA  ROCCA  461 

EMANUELE  MOROZZO  DELLA  ROCCA,  Le  storie  deW antica 
città  del  Monteregale  (ora  Mmidovì).  Voi.  Ili,  parte  2*,  Mon- 
dovì,  Fracchia,  1907,  pag.  310. 

147.  —  È  la  narrazione  ampia  delle  vicende  subalpine,  si 
potrebbe  quasi  dire  italiane,  svoltesi  dalla  morte  di  Amedeo  VI 
di  Savoia  fino  all'estinzione  del  ramo  di  Acaia  (1383-1417). 

LHntreccio  mirabile  è  costituito  non  solo  dalla  esposizione 
delle  lotte  svoltesi  fra  1  marchesi  di  Monferrato  e  i  principi  di 
Acaia,  tra  i  Savoia,  i  Visconti  ed  i  Saluzzo,  ma  eziandio  dei  tenta- 
tivi d'audaci  signori  d'impadronirsi  di  libere  città:  giova  ricordare 
il  Conte  rosso,  che,  già  imitando  l'esempio  paterno  per  occupare 
la  repubblica  di  Genova,  addita  a  sua  volta  l'esempio,  invano 
però,  a  Carlo  Emanuele  I  ed  a  Carlo  Emanuele  Ilf.  L'A.  seguita, 
mettendoci  sott' occhio  ora  il  rapido  passaggio  d'un  castello 
da  un  signore  ad  un  altro  e  le  occupazioni  sanguinarie  dei  vinci- 
tori, ora  i  lunghi  assedi,  i  tradimenti,  i  compromessi,  le  sùbite 
paci,  e  i  trattati  subitamente  violati;  ci  riferisce  intorno  a 
insidie  e  a  veleni  preparati  e  consumati,  a  sogni  di  conquiste 
lontane,  tante  volte  tentate  e  mai  raggiunte,  a  vescovi  ambi- 
ziosi di  potere  temporale,  ed  a  popolazioni  amanti  di  vivere 
libero,  a  papi  scismatici  e  guerrieri,  a  compagnie  di  ventura 
nemiche  del  buon  diritto  delle  genti,  a  donne  vaghe  di  potere, 
anziché  assetate  di  affetti  domestici  ;  ci  rivela  insomma  un  pe- 
riodo d'irrequietezza  generale,  che  si  chiude  colla  fortuna  di 
una  delle  case  principesche,  che  più  avevan  contribuito  ad 
agitare  le  nostre  contrade  :  la  Casa  di  Savoia,  che,  con  Ame- 
deo Vili,  riesce  a  governare  al  di  qua  e  al  di  là  delle  Alpi, 
e  fino  al  mar  ligure. 

In  mezzo  a  tale  intreccio,  come  perla  in  un  caleidoscopio 
è  esposta  la  storia  della  antica  città  del  Monteregale,  che  per 
la  pesante  cornice  del  quadro  pare  di  troppo  rimpicciolita. 
Esaminiamola  tuttavia.  La  sua  pace  le  conferisce  floridezza 
e  richiamo  di  numerosi  abitatori;  il  lontano  sire  del  Monfer- 
rato, contento  al  pagamento  del  fissato  tributo,  non  dà  fastidio; 
si  sentiva  invece  il  peso  della  soggezione  al  vescovo  d'Asti,  e 
si  cercò  modo  che  il  Monteregale  potesse  ascriversi  fra  le 
terre  libere,  alla  pari  d'Asti  e  d'Alba.  Urbano  VI  a  Mondovì, 
che  parteggiava  per  lui,  concedette  il  titolo  di  città  e  la  facoltà 
di  erigere  la  chiesa  di  San  Donato  in  cattedrale;  a  questo 
modo,  coll'onore  della  sedia  episcopale,  fu  scosso  anche  il  giogo 


462  RKCEXSION'I    E    NOTE   BIBLIOGRAFICHE    —    A.   LEOKE 

temporale  vescovile,  invariati  restando  i  diritti  del  marchese 
monferrino,  che,  esclusa  ogni  larva  di  potere  per  parte  degli 
Angioini,  ne  pretese  ed  ebbe  per  se  solo  la  riconferma.  Ma  sorta 
guerra  tra  il  marchese  e  il  principe  d'Acaia,  questi,  con  segreti 
maneggi  ottenuta  la  dedizione  del  comune  di  Mondo  vi,  entrava 
in  città  trionfalmente,  non  ostante  che  poco  appresso  si  tra- 
masso inulihnente  contro  la  sua  persona,  ed  il  marchese  ne 
ritentasse  l'occupazione;  a  suo  tempo,  suggellata  da  nozze  fami- 
gliari, veniva  fatta  la  pace  ;  infine,  per-  lo  spegnersi  della  casa 
d'Acaia,  Amedeo  Vili,  raccogliendone  l'eredità,  confermava  al 
comune  di  Mondovì  i  privilegi  concessi  dai  predecessori.  Questo 
passaggio  del  Monteregale  alla  Casa  di  Savoia  è  stato  defini- 
tivo, e  a  questo  punto  depone  la  penna  il  nostro  A.,  chiudendo 
un'opera  faticosa  e  voluminosa  di  circa  2000  pagine,  la  quale 
è  anche  alto  esempio  d'amor  patrio,  dotata  di  pregi  e  meritevole 
altresì  di  essere  consultata  pel  testo,  per  le  note,  per  le  tavole 
genealogiche,  per  i  documenti  finora  inediti,  da  chi  vorrà  co- 
noscere o  trattare  specialmente  argomenti  di  storia  subalpina. 
A  proposito  però  della  causa  della  morte  del  Conte  rosso  debbo 
dichiarare  che  invece  delle  due  ipotesi  accennate  a  pag.  85  io 
credo  finora  più  verosimile  una  terza,  a  cui  il  Della  Rocca 
non  accenna^  e  che  è  anche  riferita  da  A.  Verona  nella  sua 
opera  tutt'altro  che  perfetta,  ma  divenuta  popolare,  intitolata 
«  Illustrazioni  storiche  della  R.  Casa  di  Savoia  »  a  pagina  80. 

A.  Leone. 

VINCENZO  CAPERNA,  Storia  di  VeroU.  —  Veroli,  Reali,  1907. 

148.  —  Stando  al  titolo  del  poderoso  volume,  io  lo  avevo 
aperto  avidamente  colla  lieta  speranza  di  leggervi  la  vera  storia 
di  Veroli  in  tutte  le  sue  manifestazioni  e  in  tutti  i  tempi;  Tho 
trovata  invece  sopraffatta  da  un  cumulo  di  notizie  affastellate 
ed  eterogenee,  che  muovono  arditamente  dalla  questione  pe- 
Jasgica  ed  ernica,  e  vanno  sino  al  fatto  glorioso  del  20  set- 
tembre 1870. 

In  un  libro,  che  si  intitola  rigidamente  come  quello  che 
tengo  innanzi,  la  parte,  a  mo'  d'esempio,  concessa  alle  notizie 
retrospettive  su  santa  Salome,  che  costituiscono  tutta  una  lunga 
corsa  per  l'antico  e  nuovo  Testamento,  e  quell'altra  dedicata 
alla  prolissa  storia  dell'abbazia  di  Casamari  colla  indispensa- 
bile rassegna  cronologica  e  biografica  de'  suoi  abati;  la  que- 


STORIA    GENERALE   —   Y.  CA  TERNA  463 

stione  suir origine  di  Caio  Mario  ;  i  particolari,  tutti  diligente- 
mente documentati,  dell'invenzione  del  corpo  di  santa  Salome; 
i  ragguagli  sulla  purezza  di  S.  Tomaso  d'Aquino,  sulle  respon- 
sabilità di  papa  Clemente  IV  nella  condanna  di  Corradino  di 
Svevia  (l'Autore  ignora  in  proposito  la  pubblicazione  del  Mal- 
garini,  Parma,  Battei,  1902),  la  descrizione  dell'esercito  di 
Carlo  Vili,  i  cenni  sulla  Rivoluzione  francese,  ecc.,  a  mio  parere 
escono  dal  convenevole  e  costituiscono  grave  difetto  di  eco- 
nomia e  di  proporzione  del  lavoro.  Per  la  stessa  ragione  nuo- 
ciono  i  documenti  sempre  intercalati  nel  testo  per  extensum^ 
tutti  di  limitata  importanza,  di  cui  pure  taluni  già  venuti  alla 
luce  ripetute  volte,  i  quali  potevano  essere  riassunti  o  indicati 
o  copiati  appena  in  qualche  brano  in  stretta  relazione  col 
racconto,  ma  da  relegarsi  nelle  note  a  pie  di  pagina  o  in  fondo 
al  volume  ;  né  faccio  parola  dell'inutile  ingombro  di  frammenti 
lapidari  o  di  intere  iscrizioni  che  si  incontrano  con  smodata 
frequenza  nella  prima  parte  e  che  furono  pure  altre  volte 
pubblicati. 

Inoltre,  per  mancanza  di  preparazione  al  difficile  lavoro, 
l'A.  è  stato  talvolta  erroneo  nell'esposizione  e  negli  apprezza- 
menti dei  fatti,  che  da  vicino  o  da  lontano  toccano  la  sua  città. 
E  qui,  come  al  solito,  cito  senza  discutere.  A  parte  l'afferma- 
zione sulla  credenza  millenaria  del  finimondo  (v.  pag.  13G),  il 
Caperna  asserisce  (pag.  161)  che  Gregorio'  VII  condannava  le 
Investiture,  e  (pag.  395  e  396)  che  Carlo  VIII  ridusse  Roma 
in  gravi  agonie,  e  che  papa  Alessandro  VI  seppe  rendere  pace 
a  Roma  e  allo  Stato  ;  dichiara  altresì  (pag.  458)  che  col  trat- 
tato di  Aquisgrana  il  predominio  politico  passò  a  potentati 
protestanti  o  scismatici,  che  l'anno  1789  segna  nella  storia  del 
genere  umano  uno  de'  rivolgimenti  più  nefasti  (pag.  460),  e 
che  il  movimento  dei  Garibaldini  nel  1867  fu  «  una  furiosa 
tempesta  venuta  a  scaricarsi  sulla  regione  »  (pag.  e520). 

In  terzo  luogo,  nessun  verolano  o  studioso  cosciente  qual- 
siasi scorrerà  le  già  troppo  numerose  pagine  del  volume  in 
questione,  senza  lamentarvi,  a  ragione,  gravi,  anzi  colpevoli 
lacune.  Fa  specie  invero  che  l'A.,  il  quale  sa  trovarvi  posto 
per  tante  cose,  ora  per  ripeterci  la  spiegazione  del  solco  leg- 
gendario di  Romolo  e  Remo  (pag.  37),  ora  per  caratterizzare 
frate  Arnaldo  da  Brescia  «  fanatico  utopista  »  (pag.  189),  ed 
ancora  per  ripro\iurre  perfino  qualche  mezza  colonna  del 
«  Giornale  d'Italia  »  nella  quale  è  raccolta  la  prosa  di  Guelfo 


464  RBOENSIORI   K   NOTE  BIBLIOORAFJCHI   —   ▲.   LBOMB 

Givi  nini  (pag.  30,  31),  per  citare  avidamente  e  ripetutamente 
Padre  Bresciani,  e  per  ridere  sulle  operazioni  militari  del  Nico- 
tera  nel  1867  (pag.  522  e  525),  non  abbia  voluto  ricordare, 
almeno  una  volta  ne'  prolissi  cenni  intorno  alla  abbazia  di 
Casamari,  il  nome  di  Luigi  de  Persiis,  benemerito  quanto  mo- 
desto autore  della  «  Badia  o  Trappa  di  Casamari  nel  suo 
doppio  aspetto  monumentale  e  storico  >  (Roma  1878),  che 
il  Caperna  indubbiamente  conosce.  E  neppure  trovò  posto 
per  ricordarvi  due  altri  abbastanza  buoni  lavori:  quello  di 
Giulio  Bonnet,  tradotto  dal  professore  Stanislao  Bianciardi, 
dal  titolo  :  «  Aonio  Paleario  ossia  la  Riforma  in  Italia  »  (Firenze, 
tipogr.  Claudiana,  1863,  pag.  272),  e  quello  ancora  di  Luigi 
Desmarais:  «  Aonio  Paleario  »  (Roma,  M.  Armanni,  1885, 
pag.  140)  ;  ne  solo  evidentemente  ad  arte  sono  stati  obliali  ì 
suddetti  autori,  ma  eziandio  ad  arte  è  stato  dimenticalo  o  per 
dir  meglio  taciuto  persino  il  nome  deirinsigne  per  quanto 
perseguitato  riformatore  verolano,  rimasto  del  resto  ugualmente 
incancellabile  nella  storia  dell'umano  pensiero  e  nella  pura 
coscienza  dei  Verolani.  Ma  v*ha  ancora.  A  parte  che  non  regga 
la  proporzione  fra  Tillustrazione,  diciamo  così,  dell'età  antica 
e  media  e  l'età  moderna  e  contemporanea,  egli  è  certo  che 
fa  fremere  d'indignazione  la  mancanza  assoluta  d'ogni  benché 
minimo  cenno  sulla  partecipazione  dei  Verolani  a  quel  rivolgi- 
mento nazionale  per  il  quale,  mediante  il  forte  volere  dei  buoni, 
fu  conseguita  la  libertà,  l'indipendenza  e  l'unità  della  patria.  Oh  ! 
davvero  è  possibile  che  tra  il  gentil  sangue  verolano  non  vi 
sia  stato  un  solo  patriota,  che  sui  campi  della  gloria  abbia  mo- 
strato la  sua  ira  ai  nemici  del  gran  nome  d'Italia?  E  pensare  che 
gli  antichi  loro  padri  muovevan  crociati  baldanzosamente  contro 
i  Turchi  a  difesa  del  nome  cristiano!  (pagina  166).  Nascono 
perciò  spontanei  nell'animo  d'ogni  lettore  due  convincimenti; 
anzitutto  che  siffatta  non  può  essere  la  vera  storia  di  Verdi 
perchè  monca,  secondariamente  e  conseguentemente  che  per 
essere  espositore  di  cose  storiche  occorre  giudizio  imparziale. 
Questo  dell'imparzialità  è  anzi  dovere  sacro  per  lo  storico, 
forse  inconcepibile  per  taluno,  perciò  non  fa  meraviglia  se  non 
a  tutti  è  dato  compierlo  con  scrupolosa  esattezza. 

Lasciando  infine  altre  numerose  osservazioni,  duole  dover 
ancora  aggiungere  che  anche  il  metodo  seguito  dal  nostro 
A.  non  ò  conveniente  a  tal  genere  di  monografie:  il  Caperna 
ha  seguito  nel  racconto  esclusivamente  l'ordine  cronologico  ; 


STORIA   GBHBRALE  —  6.  DE   LUCIA  465 

ne  avvenne  che  non  solo  in  uno  stesso  capitolo,  ma  in  uno 
stesso  paragrafo  si  credette  costretto  a  trattare  argomenti  dispa- 
ratissimi:  ad, esempio,  nel  §  3  pag.  40G  ci  presenta,  qui  troppo 
particolareggiato,  il  sacco  di  Roma  e  l'istituzione  in  Veroli 
delle  scuole  ginnasiali  per  opera  dei  benemeriti  fratelli  Franchi. 
Concludo:  la  sovrabbondanza  di  materiale,  inutile  perchè 
non  inerente  al  tema,  se  aumenta  la  mole  del  volume,  soffoca 
la  parte  sostanziale  del  lavoro;  gli  errori  di  fatto  poi  ed  i 
giudizi  non  retti  su  uomini  ed  avvenimenti,  come  la  man- 
canza di  importanti  notizie  ;  infine  Terrore  del  metodo,  per  cui 
il  racconto  procede  forzatamente  spezzato,  tolgono  credito  al 
presente  lavoro,  per  il  quale  colla  larga  preparazione  occorreva 
sincero  ed  elevato  proposito  di  giovare  a  tutti,  ciò  che  si  fa 
col  dire  sempre  e  tutta  la  verità.  A.  Leone. 


G.  DE  LUCIA,  La  sala  d'armi  nel  Museo  delV  Arsenale  di  Venezia. 
—  Roma,  Biv.  Mar.,  1908. 

149.  —  Non  è  questo  un  semplice  catalogo  descrittivo 
della  raccolta  d'armi,  che,  avanzo  d'un  tesoro  assai  più  ricco 
in  mille  modi  manomesso  e  disperso,  si  trova  nel  nostro  arse- 
nale. Di  ogni  singolo  oggetto,  o  almeno  dei  principali  fra  essi, 
il  tenente  di  vascello  De  Lucia  ha  procurato  di  rintracciare 
l'origine;  e  se  la  tradizione  assegnava  ad  esso  una  provenienza 
dì  grande  importanza  storica,  ha  cercato  di  dimostrarne  o  di 
combatterne  l'autenticità,  con  ricerche  originali,  con  documenti 
faticosamente  rintracciati  nell'archivio  dei  Frari  o  in  biblioteche 
private. 

Precede  un  antico  inventario,  dal  quale  si  vede  la  perdita 
enorme  che  dal  1799  ad  oggi  ha  subito  la  sala  d'armi,  e  se- 
guono, divise  per  gruppi,  le  illustrazioni  dei  cimeli,  incomin- 
ciando dalle  armature  dette  di  Enrico  IV  e  del  Gattamelata, 
per  discendere  poi  agli  elmi,  agli  scudi,  ai  morioni,  alle  armi 
da  taglio,  da  corda  e  da  fuoco,  alle  artiglierie,  agli  oggetti 
diversi,  alle  bandiere. 

Meritano  speciale  menzione  le  descrizioni  degli  stocchi  bene- 
detti inviati  ai  dogi  dai  Papi  Nicolò  V  e  Pio  II  ;  della  balestrina 
che  si  dice  appartenesse  a  Francesco  Carrara,  dell'archibugio 
a  ruota  del  Bergamini,  della  colubrina  del  Gritti,  dei  salvaonore 
detti  del  Carrarese,  delle  bandiere  di  Lepanto,  dei  fanali  tur- 
cheschi  presi  dal  Morosini.  I  documenti  d'archivio  raccolti  e 

Rivista  storica  italiana,  8*  S.,  vii,  4.  80 


466  RBOBNBIORI   K  HOTB   BIBLIOORAriCHB   —   C.  ICANFilOilI 

citati  dal  De  Lucia  sono  spesso  assai  importanti;  non  tutti 
però  provano  interamente  ciò  che  il  D.  L.  vorrebbe  dimostrare. 

Trattandosi  d'un  lavoro  scritto  con  uno  scopo  ben  deter- 
minato e  da  chi  non  ha  grande  consuetudine  con  gli  studi 
storici,  non  conviene  indugiarsi  troppo  sul  metodo  seguito  nelle 
ricerche:  noteremo  solo  (pag.  133)  che  il  Carrarese  signor  de 
.Padoa  non  può,  come  fa  il  De  Lucia,  identificarsi  senz'altro 
con  Francesco  Novello,  e  che  la  nota  a  proposito  di^  Lepanto 
poteva  essere  più  esatta.  Ricorrere  al  Jurien  de  la  Gravière 
per  attestare  il  valore  dei  Veneziani  in  quel  fatto  d'armi  è  un 
po'  grave.  Come  se  non  esistessero  storie  nostre,  antiche  e 
recenti  su  quel  combattimento  ! 

Segue  una  breve  nota  del  tenente  di  vascello  Mario  Nani 
Mocenigo  sull'arsenale  di  Venezia  e  sulle  lapidi  che  vi  si  con- 
servano. 

L'opera  è  riccamente  illustrata,  diligentemente  curata,  come 
tutte  quelle  che  sono  affidate  alla  sapiente  direzione  della 
Rivista  Marittima,  C.  Manfroni. 


AMELIA  FANO,  Notizie  storiche  sulla  famiglia  e  particolartnenfe 
sul  padre  e  sui  fratelli  di  Sperone  Speroni  degli  Alvarotti 
{Atti  e  Memorie  della  R.  Accad.  di  scienze,  lettere  ed 
arti  di  Padova,  voi.  XXIII,  disp.  3*).  ■—  Padova,  Randi, 
1907,  pag.  50. 

150.  —  L'A.,  intendendo  di  pubblicare  uno  studio  com- 
piuto sulla  vita  e  le  opere  di  Sperone  Speroni,  lo  fa  precedere  - 
da  queste  notizie  accuratamente  vagliate  attinte  in  parte  a 
cronache  e  memorie  a  stampa  ed  in  parte  a  documenti  tratti 
dall'archivio  notarile,  dalla  biblioteca  capitolare,  dall'archivio 
^antico  universitario  di  Padova,  e  dagli  archivi  di  Stato  di 
Venezia,  Firenze,  Bologna  e  Modena.  Considerate  le  origini 
della  famiglia  al  tempo  di  Ottone  III,  ne  determina  la  divisione  in 
due  rami  avvenuta  nella  prima  metà  del  secolo  XIII,  l'uno  degli 
Alvarotti  propriamente  detti,  l'altro  degli  Speroni  degli  Alva- 
rotti. Del  primo  fu  capostipite  Corrado,  del  secondo  Bonifacio, 
ambedue  figli  del  conte  Alvaro tto.  Del  ramo  degli  Alvarotti 
il  più  insigne  fu  Jacopo  Alvarotti  il  giovane,  valoroso  diplo- 
matico alla  corte  estense  nella  prima  metà  del  secolo  XVI. 
Da  un  nipote  di  Bonifacio  di  nome  Sperone  derivò  il  predi- 
cato di  Speroni  o  Malsperoni,  come  frequentemente  sono  chia- 


BTi  PREROMANA  E  ROMANA  —  V.  PARETO  467 

mati  nelle  antiche  carte  i  discendenti  del  secondo  ramo.  Dì 
esso  il  personaggio  più  cospicuo,  padre  del  letterato  pado- 
vano, è  Bernardino  medico  di  Leone  X.  L'A.,  trattando  poi 
delle  vicende  dei  fratelli  di  Sperone  Speroni,  entra  incidental- 
mente nel  tema  della  vita  del  letterato,  che,  sebbene  avesse 
rapporti  famigliari  poco  lieti  con  loro,  pure  diede  prova  di 
affetto,  provvedendo,  quando  potè,  al  bene   dei  nipoti. 

Lo  studio  è  opportunamente  corredato,  di  due  tavole  ge-^ 
nealogiche  per  i  due  rami  della  famiglia. 

Antonio  Bonardi. 


2.  ETÀ  PREROMANA  E  ROMANA. 

Biblioteca    di   storia    economica    diretta    dal  prof.   VILFREDO 
PARETO.  —  Milano,  Società  editrice  itahana,  1906-1908. 

151.  —  Collochiamo  questa  Biblioteca^  di  cui  abbiamo  altra 
volta  dato  l'annunzio,  nella  sezione  della  storia  preromana  e 
romana,  perchè,  sebbene  il  titolo  sia  più  comprensivo,  difatto 
i  volumi  finora  editi  riguardano  tutti  il  mondo  antico.  Né  in-^ 
tendiamo  offrire  una  recensione  delle  opere  che  vi  si  contengono, 
essendo  già  tutte  nel  dominio  degli  studiosi,  anzi  taluna  assai 
remota  dai  tempi  nostri;  soltanto  ci  sembra  utile  richiamare  la 
attenzione  sul  contenuto  dei  volumi  già  pubblicati,  trattandosi 
di  lavori,  se  non  recenti,  in  massima  parte  di  alto  pregio. 

Come  già  fu  annunziato,  la  raccolta  è  vigilata  da  due  stu- 
diosi di  vedute  diverse  nel  campo  economico,  il  prof.  Vilfredo 
Pareto  dell'università  di  Losanna  e  il  prof.  Ettore  Ciccotti  del- 
Tuniversità  di  Messina;  la  diversità  delle  loro  opinioni  non  può 
essere  conseguenza  perniciosa  in  questo  genere  di  collezione, 
anzi  guarentisce  una  maggiore  larghezza  di  criterio  nella  scelta 
delle  opere  e  vantaggio  degli  studi  economici. 

Il  primo  volume  s'inizia  con  un'ampia  introduzione  del 
prof.  E.  Ciccotti  Sulla  evoluzione  della  storiografia  e  sulla  storia 
economica  del  mondo  antico,  attenendosi  al  materialismo  storico, 
inteso  nel  senso,  «  che  esso  induce  il  concetto  della  necessità 
nella  vita  dei  popoli,  ma  con  la  scorta  di  uno  spirito  scientifico, 
che,  scartando  il  fatalismo,  un  estrinseco  disegno  preordinato 
-dell'azione,  rintraccia  e  riconosce  in  una  larga  e  remota  serie 
-di  cause  i  motivi  dell'azione  ». 


468  RECENSIONI   E  NOTE  BIBLIOORA FICHI    —    C.  R. 

Il  volume  1"*  si  compone  di  due  parti.  La  1»  contiene 
la  disseriazione  di  G.  Roscher,  Sul  rapporto  dell'economia  poli-- 
tica  con  V antichità  classica  e  T opera  magistrale  di  Augusta 
Bòckh,  L'economia  pubblica  degli  Ateniesi,  nella  3*  edizione  edita 
con  corredo  di  note  da  Max  Frànkel,  tradotta  dal  prof.  Cic- 
cotti.  La  2*  parte  è  occupata  dall'amplissimo  lavoro  di  Bureau 
de  la  Malie,  L'economia  politica  dei  Bomani,  tradotto  da  Nerea 
Cortellini,  e  da  due  appendici  di  E.  Ciccotti,  consistenti  Tuna 
in  una  recensione  dell'opera  di  G.  Billetter,  L'interesse  del  denaro 
neir antichità ,  e  l'altra  in  una  nota  su  La  retribuzione  delle 
funzioni  pubbliche  ìielVantica  Atene  e  le  sue  cotiseguenze. 

II  volume  2^  comincia  pure  con  una  introduzione  ge- 
nerale, in  cui  il  prof.  Ciccotti  descrive  i  Tratti  caratteristici 
deireconomia  antica;  e  si  divide  parimente  in  due  parti:  La 
1'^  contiene  il  discorso  di  E.  Meyer  su  L'evoluzione  economica 
deiranti<;hità  tenuto  a  Francoforte  sul  Meno  nel  1895,  il  trat- 
tato di  Adam  Dickson  su  L' agricoltura  degli  antichi,  tradotta 
dall'inglese  da  N.  Pignatari  ed  E.  D'Errico,  un  breve  studio 
di  F.  Roscher  Sull'economia  politica  degli  antichissimi  Tedeschi^ 
lo  studio  di  Ugo  Blùmner  su  L'attività  industriale  dei  popoli 
della  antichità  classica^  tradotto  da  E.  Sartori,  e  la  Memoria 
di  Fustel  de  Coulanges  comparsa  nella  Éevue  des  deux  mondes 
del  1886,  //  podere  presso  i  Romani,  La  parte  seconda  contiene 
due  opere  importanti,  cioè:  P.  Guiraud,  La  proprietà  fondiaria^ 
in  Grecia  sino  alla  coìxquista  romana;  Max  Weber,  La  storia 
agraria  romana  in  rapporto  al  diritto  pubblico  e  privato  del  1891  ^ 
e  tre  articoli  di  Riviste,  l'uno  del  Rodbertus,  Per  la  storia 
della  evóluzioìie  agraria  di  Roma  sotto  gli  imperatori,  l'altro  di 
Th.  Mommsen,  La  distribuzione  del  suolo  italiano  e  le  tabelle 
alimentari,  il  terzo  di  H.  v.  Scheel,  I  concetti  economici  fonda- 
mentali del  Corpus  iuris  civilis. 

Mentre  del  3*  volume  si  è  appena  iniziata  la  pubblicazione^ 
con  un  fascicolo,  è  uscito  per  intero  il  4®  dedicato  ai  lavort 
di  demografia  antica.  Il  prof.  E.  Ciccotti  ne  dà  la  prefazione 
con  un'ampia  dissertazione  sugli  Indirizzi  e  metodi  degli  studi 
di  demografia  antica;  segue  un  lavoro,  che  conta  più  di  un  secolo- 
e  mezzo,  ma  che  per  quei  tempi  rappresenta  un  valore,  ossia 
Della  popolazione  delle  antiche  nazioni  di  David  Hume;  mala 
maggior  parte  del  volume  è  occupata  dalla  traduzione  della 
nota  opera  di  G.  Beloch,  La  popolazione  del  mondo  greco^ 
romano,  che  forni  argomento   a  molte  critiche  appassionate 


ETi  PREROMANA    E   ROMANA    —   0.   DB  SAVCTIS  469 

•del  Seeck,  del  Komemann,  del  Meyer,  del  Nissen,  del  Ciccotti 
e  dcirHolm  e  a  repliche  del  Beloch,  che  sono  raccolte  in  ap- 
posite appendici. 

Auguriamo,  che  la  Biblioteca  di  storia  economica  proceda 
più  rapidamente  nella  sua  preziosa  raccolta,  esprimendo  il  desi- 
derio, che,  per  destare  un  più  largo  interesse,  intraprenda 
-contemporaneamente  la  pubblicazione  di  opere  riguardanti  la 
vita  economica  del  medio-evo  e  dei  tempi  moderni. 

C.  R. 


GAETANO  DE  SANCTIS,  Storia  dei  Romani:  La  conquista 
del  primato  in  Italia.  Due  volumi.  —  Torino,  fratelli 
Bocca,  1907. 

152.  —  Forse,  se  non  erriamo,  dopo  la  Storia  délV Italia 
<intica  di  Atto  Vannuccl,  non  si  era  tentata  una  ricostmzione 
•completa  della  storia  romana  in  Italia.  Eppure  la  critica  di 
ogni  paese,  specialmente  tedesca,  aveva  da  mezzo  secolo  smosso 
•quasi  tutto  l'edificio  di  Boma  regia  e  dei  primi  secoli  della 
repubblica,  ed  un  nuovo  patrimonio  di  cognizioni,  soprattutto 
l^iuridiche  e  religiose,  s'era  aggiunto  alla  storia  dell'impero. 
E  non  solo  gli  scavi  di  Roma  modificarono  molte  opinioni  sulla 
sua  topografia,  ma  gli  scavi  di  quasi  tutte  le  regioni  italiche 
fornirono  gli  elementi  per  premettere  alla  storia  dell'Italia  an- 
tica preziose  notizie  della  vita  preistorica,  mentre  la  lingui- 
stica e  l'antropologia  comparata  proiettarono  nuova  luce  sulla 
etnografia. 

L' illustre  professore  di  storia  antica  nell'  ateneo  torinese, 
Gaetano  De  Sanctis,  archeologo,  filologo  e  storico,  conoscitore 
larghissimo  della  critica  contemporanea,  acuto  investigatore  dei 
monumenti  e  critico  sagace,  intraprese,  armato  di  tanti  mezzi 
moderni,  l'opera  grandiosa  di  una  nuova  storia  originale  dei 
Romani,  porgendone  un  primo  notevolissimo  saggio  nei  due 
volumi  in-8  grande  di  oltre  un  migliaio  di  pagine.  Diciamo 
saggio,  perchè  confidiamo  che  l'egregio  Autore  vorrà  conti- 
nuare Timpresa  iniziata  cosi  felicemente. 

I  due  volumi  pubblicati  dalla  Casa  Bocca  portano  per 
titolo:  La  Conquista  del  primato  in  Italia,  perchè  effettivamente 
l'A.  conduce  la  storia  dei  Romani  solo  fino  alla  partenza  di 
Pirro  dall'Italia  e  alla  sottomissione  degli  Italioti.  Non  è  com- 
pito di    questa   Bivista   prendere  in  esame   analitico  sì  vasta 


470  KECEN810.N1   E  NOTE  BIBLIOGRAFICHE    —    C.  R. 

opera,  ma  tornerà  senza  dubbio  gradita  ai  nostri  lettori  una 
sintetica  informazione  sul  metodo  e  sul  contenuto. 

Il  criterio,  per  uscir  fuori  dalla  selva  oscura  delle  tradi- 
zioni e  delle  contraddizioni  dei  critici,  è  tracciato  dallo  slesso 
Autore  nella  chiusa  del  capitolo  I,  destinato  alla  storiografia 
romana,  con  questa  precisa  dichiarazione.  «  L'unica  strada  da 
seguire,  per  chi  crede  che  la  scienza  non  possa  fondare  le  sue 
conclusioni  su  mere  possibilità,  ma  solo  su  probabilità,  è 
tagliar  fuori  dalla  massa  grigia  della  tradizione  da  una  parte 
quello  che  con  certezza  e  con  probabilità  risale  a  documenti, 
dall'altra  quello  che  con  certezza  e  probabilità  risale  all'epopea 
popolare;  e,  tenendo  conto  di  queste  due  serie  diverse  di 
notizie  in  ragione  della  loro  natura  diversa,  prescindere  dal 
resto.  Il  moderno  razionalismo  esagerato,  che  d'ogni  elemento 
d'una  narrazione  di  Livio  o  Dionisio  vuole  rendersi  ragione 
precisa,  è  affine  all'antico  razionalismo  d'Ecateo  e  di  Eforo, 
che  cercava  di  spiegare  nel  modo  più  razionale  ogni  leggenda 
e  ogni  mito;  e  conduce  ad  ipotesi  altrettanto  fallaci  quanto 
quelle  degli  antichi  logografi,  poiché  diméntica  che  primo 
dovere  della  ragione  è  di  riconoscere  i  proprii  Umiti  ».  Questo 
criterio  ci  spiega  il  metodo  seguito  dall' A.  Non  tenta  eleganti 
ricostruzioni,  per  lo  più  fantastiche,  ma  procedendo  passo 
passo,  con  prudenza,  nel  campo  seminato  di  triboli,  alla  stregua 
del  principio  che  gli  serve  di  colonna  luminosa  afferma,  q 
nega,  o  dubita,  senza  preconcetti  e  fuor  d'ogni  sistema  od 
autorità  prestabilita.  Ne  venne  fuori  un  lavoro,  che  senza 
dubbio  non  costituisce  un'opera  di  lettura  amena  nel  senso 
volgare  della  parola,  e  tale  non  fu  certo  l'intenzione  dell'A., 
ma  vagliato  al  lume  d'una  critica  severa,  che,  se  talora  di- 
strugge, spesse  volte  crea. 

Premessa  una  breve  esposizione  della  storiografia  romana 
nel  primo  capitolo,  l'A,  dedica  i  quattro  successivi  all'Italia  pre- 
romana, tenendo  conto  delle  numerose  pubblicazioni  nazionali 
e  straniere  dell'ultimo  quarantennio.  Risale  ai  più  antichi  abi- 
tatori d'Italia  dell'  età  paleolitica  e  neolitica  ;  studia  Y  immi- 
grazione e  la  dispersione  degli  Indo-europei  in  Italia  e  nelle 
sue  isole,  e  l'apparizione  della  civiltà  eneolitica;  e  con  la  prima 
età  del  ferro  è  tratto  a  discorrere  più  largamente  degli  Etruschi, 
dei  Veneti,  degli  Iapigi,  che  soggiogarono  le  stirpi  italiche, 
minacciate  ad  un  tempo  dai  coloni  greci  e  più  tardi  dai  Fenici 
a  mezzogiorno  e  dai  Celti  a  settentrione. 


ITÌ  PRBROIIAIA  I  ROMANA    —    G.   DI  8ANCTIS  471 

Alla  prima  età  del  ferro  risalgono  appunto  le  memorie 
più  antiche  della  città,  cui  doveva  toccar  in  sorte  di  far  trion- 
fare gli  Italici  sugli  stranieri  invasori  della  penisola.  I  capi- 
toli VI,  VII  e  Vili  sono  appunto  dedicati  alla  discussione  delle 
origini  di  Roma  nella  storia  e  nella  leggenda,  all'esposizione 
critica  degli  ordinamenti  sociali  antichissimi  dell'Urbe  (plebe,, 
clientela,  patriziato,  genti,  curie,  tribù,  ecc.).  e  alle  notizie^ 
più  probabili  sulla  primitiva  religione  dei  Romani  (divinità,, 
miti,  magia,  riti,  sacerdoti,  pontefici,  auguri,  feziali,  templi,  ecc.). 

Interpósto  un  capitolo  (IX)  sulla  colonizzazione  ellenica 
in  Italia  e  sulla  prima  apparizione  dei  Cartaginesi  in  Sicilia 
e  Sardegna,  TA.  esamina  nei  capi  X  e  XI  la  monarchia  in 
Roma  nei  suoi  re  tradizionali  e  nei  fatti  loro  attribuiti,  nella 
graduale  decadenza  delFautorità  regia  e  nelle  origini  delle  prin- 
cipali magistrature  della  repubblica  primitiva  (consolato,  pre- 
tori, questori,  dittatori).  E  nel  capo  XII  riassume  le  notizie 
suirEtruria  contemporanea  alla  Roma  regia,  sulla  potenza 
marittima  degli  Etruschi  e  sugli  inizi  di  loro  decadenza. 

Costituita  la  repubblica,  se  nei  fatti  singoli  continua  Tin- 
certezza,  le  istituzioni  emergono  più  chiare  nel  loro  complesso. 
L'A.  s'indugia  appunto  nei  capi  XIII  e  XIV  ad  illustrare  la  con- 
dizione della  plebe  e  il  suo  tribunato,  a  districare  la  leggenda 
dalla  storia  veridica  nel  racconto  del  decemvirato,  e  a  stabilire 
l'autenticità  delle  dodici  tavole,  prendendone  in  esame  il  con- 
tenuto. Gli  avvenimenti  esterni,  che  accompagnarono  o  segui- 
rono questo  periodo  di  lotta  interiore  tra  patrizi  e  plebei, 
ossia  la  triplice  alleanza  fra  Romani,  Latini  ed  Emici  (cap.  XV) 
e  la  lotta  degli  Italici  coi  Celti  e  coi  Greci  (cap.  XVI)  offrono 
frequenti  argomenti  all'A.  di  applicare  il  suo  criterio  storico, 
appartenendo  a  questa  età  le  leggende  di  Coriolano,  di  Cincin- 
nato, dei  trecento  Tabi  al  Cremerà,  dell'  assedio  e  della  caduta 
di  Vei,  di  Camillo  e  della  liberazione  di  Roma  dai  Galli,  ecc. 
La  crescente  influenza  della  plebe  sino  alla  sua  ammissione  alle 
più  elevate  magistrature  della  repubblica  occupa  il  capo  XVII. 

I  capi  XVIII,  XIX,  XX,  XXI  sono  bensì  rivolti  a  narrare 
un  periodo  storico,  meno  irto  di  leggende  e  di  contraddizioni, 
ossia  la  dissoluzione  della  lega  latina,  le  tre  guerre  sannì- 
tiche,  le  lotte  con  le  città  elleniche  della  Magna  Grecia  e  con 
Pirro,  la  resistenza  alle  ribellioni  dei  popoli  dell'Italia  centrale 
e  la  sottomissione  delle  popolazioni  dell'Italia  meridionale, 
ma   il  racconto  è  denso   di  contrasti   critici  nella  frequente 


472  RKCSmiOlfl   £  MOTE  BIBLIOORAnOBI    —   C.  R. 

oscurità  e  incertezza  delle  fonti  e  nelle  varie  interpretazioni 
degli  eruditi. 

Sono  d'interesse  singolare  gli  ultimi  tre  capitoli  ptXII, 
XXIII,  XXIV),  perchè  l'A.  vi  raccoglie  le  informazioni  più  sicure 
sul  carattere  e  l'ordinamento  dei  municipii  e  delle  colonie, 
sulle  condizioni  sociali  ed  economiche  dell' Italia  sottomessa 
alla  signoria  di  Roma,  sul  primo  sviluppo  della  coltura  lette- 
raria ed  artistica,  e  sull'inizio  della  rivoluzione  religiosa,  con 
l'accessione  delle  .divinità  e  dei  riti  etruschi  e  greci. 

L'opera  del  De  Sanctis  è  così  densa  di  fatti  e  di  notizie 
sulla  istituzione  e  sullo  sviluppo  della  civiltà,  che  non  è  pos- 
sibile seguirlo  in  una  breve  informazione  attraverso  le  intri- 
cate vie  da  lui  percorse;  ci  basti  avere  data  una  pallida  ed 
imperfetta  idea  del  vasto  lavoro  intrapreso.  C.  R. 


3.  ALTO  MEDIO  EVO  (Sec.  V-XI). 

L.  M.  HARTMANN,  Gmchichte  Italiens  im  MiUelalter,  N.  Ili, 
parte  l^  —  Gotha,  Perthes,  1908,  pag.  309. 

153.  —  Dopo  un  lungo  lasso  di  tempo  esce  la  prima  parte 
del  volume  3°  della  Storia  d'Italia  del  prof.  Hartmann,  che 
prosegue  il  racconto  dalla  fine  del  regno  longobardo  fino  alla 
morte  di  Lodovico  II,  seguita  nell'anno  875.  Le  ultime  linee  del 
cap.  VII  e  ultimo,  con  cui  si  chiude  il  volume,  dimostrano  che 
nella  mente  dell' A.  la  àata  suindicata  è  significativa  nel  senso 
che  per  lui  l'impero  Carolingico  finisce  realmente  colla  scom- 
parsa di  Lodovico  II.  Durò  un  secolo  l'opera  organizzatrice; 
seguì  un  altro  secolo  di  disorganizzazione  e  di  anarchia.  Questo 
giudizio  mi  parve,  nel  suo  complesso,  notevole;  ma  siccome  con 
in  esso  si  coinvolge  un  giudizio  troppo  severo  sull'opera  di 
Berengario  I,  così  prima  di  accettarlo,  attenderò  volentieri, 
ch'egli  me  lo  dimostri  nella  prosecuzione  dell'opera. 

In  una  nota  (pag.  126,  16)  Hartmann  promette  di  trat- 
tare nel  prossimo  tomo,  con  maggiore  diffusione,  della  ammi- 
nistrazione di  itoma  sul  principio  del  sec.  IX.  Questa  promessa 
mi  fa  pensare  ch'egli  voglia  discorrere  anche  in  generale  del 
governo  delle  città  italiane  nel  periodo  carolingico,  nel  quale 
si  matura  lo  sviluppo  del  commercio  e  delle  industrie,  e  si 
elaborano  gli  elementi  dai  quali  sboccerà  il  Comune. 


ALTO  MEDIO  SVO   —  L.   H.   HARTHANV  473 

Intorno  alle  condizioni  economiche,  nelle  loro  relazioni 
sullo  svolgimento  di  quelle  politiche,  l'A.  si  ferma  molto  meno 
di  quanto  potremmo  attenderci  da  persona,  che  tali  argomenti 
studiò  con  particolare  amore  e  competenza.  Se  ne  occupa  meno 
fuggevolmente  verso  il  principio,  quando  disegna  un  bel  quadro 
della  società  italiana  nell'inizio  del  dominio  franco,  per  dimo- 
strare le  attinenze  strette  in  cui  si  trovano  gli  ordinamenti 
franchi  coi  longobardi.  Mentre  paragona  i  vasai  dei  Franchi 
coi  gasindi  dei  Longobardi,  i  comites  coi  duces,  mentre  avverte 
la  continuazione  dei  minìsteriales  e  dei  tnassarii,  trota  occasione 
di  esporci  le  sorti  tristi  davvero,  alle  quali  andò  soggetta  la 
classe  media,  avviata  verso  una  continua  decadenza.  Parla  allora 
anche  dei  negotiatores^  che  seguivano  la  valle  del  Po,  e  accenna 
ai  primi  inizi  delle  industrie,  rilevando  l'esistenza  di  un  laho- 
ratorìum  presso  un  monastero  femminile  in  Firenze,  dipendente 
dall'abbazia  di  Nonantola.  Interessano  assai  le  notizie  sulle 
finanze  e  sulle  imposte  nel  regno  franco,  sulla  autonomia 
del  possesso  territoriale,  sulle  immunità,  ecc.  Tutto  ciò  è  stu- 
diato in  corrispondenza  colle  leggi  romane.  Così  assistiamo 
anche  al  principiare  dell'autorità  civile  dei  vescovi  e  degh 
abbati.  Ma  per  i  tempi  successivi,  TA.  ci  è  meno  largo  di 
notizie  di  tal  fatta,  e  anche  quando  gli  avviene  di  trovare  dei 
tertmtoì-es  del  territorio  Napoletano  (pag.  205),  pur  parlandone, 
lo  fa  molto  alla  sfuggita. 

Più  volte  trova  occasione  di  discorrere  di  Venezia,  e  a 
questo  proposito  è  necessario  rilevare  com'egli  intenda  la  ori- 
gine della  sua  indipendenza.  Egli  crede  che  i  pescatori  della 
lagima  solo  a  poco  a  poco  assicurassero  la  propria  autonomia, 
che  raggiunsero  solo  dopo  di  essere  stati  alternativamente 
dipendenti  dai  Bizantini  e  dai  Franchi.  Anche  per  H.  la  guerra 
famosa  di  re  Pippino  costrinse  Venezia  a  sottomettersi  succes- 
sivamente ai  Franchi;  tuttavia  egli  non  descrive  quella  guerm 
come  un  trionfo  di  Pippino,  che  anzi,  secondo  la  sua  opinione, 
sarebbe  stato  dai  Veneziani  fermato  ad  Amola  (=«=  Pelestrina?), 
senza  che  gli  venisse  fatto  di  penetrare  fino  a  Malamocco. 

Procedendo  innanzi,  forse  H.  talora  si  diffonde  troppo  a 
discorrere  degli  interessi  generali  dell'impero,  come  a  proposito 
dell'atto  di  divisione,  806,  con  cui  Carlo  Magno  aveva  pensato 
a  provvedere  alla  propria  successione.  Giudicando  Carlo  Magno 
nel  suo  complesso,  egli  vede  in  lui  niente  altro  che  un  capo 
di  barbari,  che  chiude  il  periodo   delle  invasioni  dei  popoli. 


474  RECENSIONI   B  NOTE  BIRLIOORAFICHB    —   C.   CIPOLLA 

e  lo  paragona  ad  Alarico  e  ad  Arnolfo,  i  quali  invece  ini- 
ziarono quel  periodo  storico.  Mette  in  vista  le  sue  mancanze 
morali,  e  afferma  che  la  Chiesa,  bensì  ne  fece  un  santo ,  ma 
non  ne  fa  un  santo  la  storia  (pag.  86).  Per  verità  neanche 
della  Chiesa  si  può  dire  che  ne  abbia  fatto  un  santo;  che  se 
in  alcune  diocesi  il  culto  verso  di  lui  fu  ed  è  tollerato,  esso 
non  ebbe  mai  alcun  riconoscimento  officiale. 

Re  Bernardo,  l'imperatore  Lodovico  I,  le  rinno vantisi  que- 
stioni per  le  elezioni  papali  ci  passano  innanzi  rapidamente. 
Più  volte  l'A.  tocca  delle  controversie  riflettenti  la  natura  del 
dominio  degli  imperatori  sul  territorio  ecclesiastico,  e  si  di-' 
mostra  propenso,  in  generale  parlando,  a  limitarlo  assai,  pur 
senza  sistematicamente  negarlo.  Dove  discorre  (pag.  117)  della 
costituzione  emanata  da  Lotario  I,  per  la  istituzione  delle 
scuole  neiritalia  superiore  e  nella  Toscana,  825,  mette  in  rap- 
porto questa  determinazione  imperiale  con  altra,  876,  di  Eu- 
genio II,  rispetto  alle  scuole  negli  stati  ecclesiastici. 

Eugenio  II,  nella  lotta  fratricida  francese,  parteggiò  per 
chi  mirava  al  mantenimento  dell'autorità  imperiale,  cioè  per 
Lotario  I;  ma  questa  amicizia  non  fu  perenne  e  senza  nubi. 
Nuove  mutazioni  alle  condizioni  generali  dell'impero  portò  final- 
mente, 843,  il  trattato  di  Verdun,  in  forza  del  quale  s'intro- 
dussero nell'unità  generale  della  monarchia  imperiale  alcune 
divisioni,  grandi  e  fisse. 

Vengono  in  campo  i  Saraceni  (pag.  161,  177),  per  la  storia 
dei  quaU  trae  l'A.,  largo  profitto  della  Storia  dei  Musulmani 
dell'Amari  e  dalle  fonti  arabe  che  questo  storico  pubblicò  e 
tradusse.  Alcune  imprese  marittime,  827,  del  marchese  Boni- 
facio di  Toscana  fermano  a  questo  proposito  l'attenzione  del- 
l'A.  Alla  storia  della  lungamente  e  valorosamente  contrastata 
conquista  della  Sicilia  da  parte  degli  Arabi,  e  delle  loro  razzie 
sul  suolo  della  penisola,  l'A.  dedica  pagine  interessanti,  nelle 
quali  gli  accennati  argomenti  si  mescolano  colla  storia  delle 
lotte,  che  i  principati  longobardi  deiritalia  meridionale  .  com- 
batterono fra  loro,  con  varia  fortuna,  e  anche  colla  storia  delle 
spedizioni  bizantine.  Così  si  giunge  all'età  di  Lodovico  If,  l'ultimo 
grande  imperatore  illustrato  in  questo  volume,  che  si  apre 
trattando  di  Carlo  Magno.  Leggesi  volentieri  il  lungo  capitolo 
dedicato  a  Lodovico  II,  alle  sue  imprese  e  alla  sua  attività  come 
uomo  di  stato.  Si  tocca  della  rinnovata  questione  fra  Roma  e 
Ravenna,  e  soprattutto  della  lunga  e  scabrosa  diatriba  causata 


ALTO  MEDIO,  KVO  —   L.   M.    HARTMANN  475 

dai  .fatti  famigliari  di  Tlatberga  e  di  Valdrada,  del  sinodo  d; 
Metz,  ecc.  La  figura  di  Nicolò  II  papa  è  considerata  in  senso 
molto  favorevole.  Le  relazioni  aperte  da  Lodovico  II  coll'inipero 
greco  si  mescolano  coi  tentativi  fatti  nel  campo  ecclesiastico, 
per  Tunione  della  Chiesa  di  Roma  con  quella  di  Costantinopoli. 
Prosperamente  riuscirono  a  queirimperatore  le  imprese  contro 
i  Saraceni  dell'Italia  meridionale,  le  quali  si  coronarono  in  degna 
maniera  colla  conquista  di  Bari.  Ma  aveva  egli  appena  raggiunto 
Tapogeo  della  sua  possanza,  quando  cadde  vittima^dell'alleanza 
contro  di  lui  stretta  dai  signori  locali  del  mezzogiorno.  Egli 
miseramente  fu  fatto  prigioniero  a  Benevento  dal  duca  Arichi. 
Liberato  poco  appresso,  indarno  tentò  di  rialzare  le  sue  sorti, 
coiraiuto  anche  di  Giovanni  VIII.  Oramai  per  lui  tutto  era  finito. 
Morì  il  12  agosto  87e5,  e  fu  sepolto  in  S.  Ambrogio  a  Milano. 
L'impero  universale  svaniva  e  lasciava  luogo  nuovamente  ai 
signori  locali. 

Qui  aggiungo  una  osservazione  per  conto  mio.  Molte  volte 
visitando  la  basilica  Ambrosiana  mi  sono  soffermato  dinanzi 
alla  pietra  sepolcrale  di  Lodovico  II,  notando  come  i  caratteri, 
ancorché  eseguiti  da  mano  poco  esperta,  sono  pretta  imita- 
zione delle  lettere  romane.  Vista  quella  epigrafe  a  qualche  di- 
stanza, la  si  direbbe  del  IV  secolo  incirca.  Pensai  dentro  me 
stesso,  come  diffìcilmente  si  avrebbe  potuto  offrire  un  migliore 
argomento  di  questo  a  dimostrare  in  modo  visibile  lo  sforzo  fatto 
dalla  età  carolingia  di  riprodurre  Tetà  romana.  Quell'epigrafe, 
sontuosa  e  grandiosa,  fu  pubblicata  e  illustrata  più  volte,  ma 
pur  meriterebbe  di  venire  ripresa  in  esame  sotto  di  questot 
punto  di  vista. 

Il  metodo  seguito  dall'A.  in  questo  volume  è  simile  a 
quello  che  constatammo  nei  precedenti.  Egli  narra  i  fatti  storici 
in  forma  espositiva;  ad  ogni  capitolo  seguono  le  note,  prece- 
dute da  una  indicazione  sommaria  intorno  alle  fonti  che  VA. 
vi  adoperò  con  maggior  larghezza.  Nel  volume  presente  le  note 
sono  in  generale  alquanto  brevi  e  contengono  piuttosto  cita- 
zioni, che  ricerche  speciali. 

Come  dissi,  la  storia  d'Italia,  quale  si  legge  in  questo 
volume,  non  sembra  altrettanto  completa  .per  quanto  riguarda 
Tamministrazione  locale,  come  lo  è  per  quello  che  si  riferisce 
alle  linee  generali  e  ai  fatti  di  guerra  o  di  ordine  politico. 

C.  Cipolla. 


476  RECENSIONI  I  NOTE  BlBLlOQRiriC^B  —  C.  CiPOLLA 

H.    6RASSH0FF,    Longohardisch-franlcisches  Klosterweseti  in 
Italien,  —  Gòttingen,  Huth,  1907,  pag.  77. 

154,  —  Sono  poche  pagine,  ma  di  rilievo,  colle  quali  l'A.  si 
prepara  a  trattare  del  monachismo  italiano  fino  ai  tempi  della 
lotta  per  le  Investiture.  Qui  egli  ne  considera  il  primo  periodo 
che  appella:  Longobardo-franco.  C'era  un  antico  monachismo 
e  questo  mori  nel  turbine  della  invasione  longobarda.  Egli 
non  segue  Grivellucci,  che  attenua  le  rovine  portate  dai  Lon- 
gobardi nelle  cose  ecclesiastiche,  ma  si  attiene  invece  all'opi- 
nione contraria,  difesa  dal  Duchesne  (pag.  13).  Nel  territorio 
longobardo  la  distruzione  dei  monasteri  fu  così  grande,  che  di 
uno  soltanto  ci  pervenne  notìzia,  in  una  lettera  di  San  Gre- 
gorio I  :  esso  trovavasi  nel  territorio  Spoletano.  Nel  secolo  VII 
il  monachismo  cominciò  a  riprendere  vita  colle  fondazioni  di 
Pedona  e  di  Bobbio.  Ma  si  può  muovere  dubbi  sulle  notizie 
che  riguardano  il  primo  di  questi  due  monasteri,  perchè  basano 
sopra  una  cronaca  assolutamente  falsa,  e  dubito  che  TA.  ci  si 
affidi  un  po'  troppo. 

Per  molto  tempo  ai  monasteri  di  Pedona  e  di  Bobbio  (o,  se 
vogliamo,  quello  soltanto  di  Bobbio)  nessun  altro  si  accontipagna. 
Solo  sul  cadere  del  secolo  Vili  avvenne  un  generale  rifiorire 
delle  istituzioni  religiose,  che  sorsero  in  ogni  angolo  del  regno 
Longobardo.  Parla  TA.  di  molti  monasteri  allora  fondati:  tace 
di  quello  dei  Ss.  Pietro  e  Teonisto,  nel  territorio  trevigiano, 
intorno  al  quale  parecchi  documenti  editi  e  inediti  pubblicai 
nel  n.  22  del  Boll,  Istit.  Storico  Italiano.  La  prima  notizia  di 
quel  monastero  risale  all'anno  710,  ma  niente  vieta  che  esso 
risalisse  ad  età  alquanto  più  antica.  L'atto  del  710  è  una 
donazione,  ma  non  è  una  di  quelle  offerte  nelle  quali  si  cela 
un  atto  di  fondazione  ;  è  una  semplice  oblazione  fatta  da  un 
devoto  in  favore  di  una  preesistente  istituzione. 

L'A.,  rispetto  alle  singole  questioni,  non  dice  cose  nuove; 
ma  neirinsieme,  egli  ci  presenta  un  quadro  nel  quale  la  dissolu- 
zione e  il  ripristino  dei  monasteri  assumono  un  aspetto  tanto 
inatteso  quanto  importante.  C.  Cipolla. 


ILTO  MBDIO  EVO   —   J.  F.  bOhVIR  477 

J.  F.  BOHMER,  Regesta  Unperii,  Die  Regesten  des  Kaiseìreichs 
iinter  den  KaroUngern  (751-918),  neu  bearbeitet  von  Engel- 
bert  Mùhlbacher.  2^®  Auflage,  1^^"^  B.  —  Innsbruck,  Wagner, 
1899,  1904,  1908. 

155.  —  Rendevasi  necessaria  una  revisione  del  lavoro, 
accurato  per  i  suoi  tempi,  dì  Giovanni  Federico  Bòhmer,  Re- 
gesta  imperii,  quando  si  avverta  la  copia  di  nuovi  documenti 
editi  in  questi  ultimi  anni  specialmente  nei  Mon.  Genn.,  e  gli 
studi  molteplici  che  illustrarono,  modificarono,  corressero,  ag- 
giunsero nuovi  elementi  alla  storia  dei  Carolingi. 

L'opera  difficile  e  paziente  fu  intrapresa  da  Engelbert 
Mùhlbacher  dell*  università  di  Vienna,  che  ne  curò  personal- 
mente le  due  prime  parti  pubblicatesi  nel  1899  e  1904,  e  dopo 
la  sua  morte  fu  compiuta  da  Johann  Lechner,  che  con  la  terza 
parte  testé  edita  condusse  a  termine  iì  grosso  volume  di 
pag.  CXXII,  952,  oltre  una  tavola  genealogica.  Nella  terza  parte 
sta  Tintroduzione  ai  Regesta,  formata  da  una  dichiarazione  del 
sig.  Lechner,  dalla  prefazione  del  1 833  del  Bohmer,  dalle  os- 
servazioni di  E.  Mùhlbacher  seguite  da  uno  sguardo  storico 
su  tutto  il  periodo  carolingio,  argomento  dei  Regesta,  da  studi 
sul  protocollo  dei  documenti  e  sigilli,  sulla  costituzione,  e  sul 
personale  della  cancelleria,  non  che  da  un  chiaro  riepilogo 
delle  fonti  e  della  letteratura  relativa.  La  terza  parte  contiene 
pure  un  dilìgente  elenco  per  ordine  cronologico  dei  documenli 
perduti,  ma  di  cui  si  ha  memoria  negli  scritti  (in  tutto  614), 
un  prospetto  dei  documenti  superstiti,  disposti  per  ordine  al- 
fabetico, il  registro  dei  libri  citati,  le  tabelle  delle  concor- 
danze delle  due  edizioni,  nonché  alcune  aggiunte  e  correzioni. 

Il  testo  dei  Regesta,  che  occupa  per  intero  le  due  prime 
parti  e  poche  pagine  della  terza,  è  distribuito  per  individui, 
cominciando  dal  613  con  Arnolfo  e  progredendo  sino  alla 
morte  di  Corrado  I  nel  918;  il  solo  Carlo  Magno  (dal.  74ii 
air814)  occupa  165  pagine.  Ciascun  passo  dei  Regesti  rias- 
sume il  fatto,  che  si  riferisce  alla  data  segnata,  indicando 
le  fonti  a  cui  è  attinto  con  precise  segnalazioni  bibliografiche. 
Credo,  che  difficilmente  si  possa  trovare  un  Regesto  più  com- 
pleto, allo  stato  attuale  della  scienza,  e  compilato  con  cura 
maggiore  anche  nei  più  minuti  particolari.  C.  R. 


478  RECENSIONI   K   NOTK  BIBLXOGRAPICHK    —    M.   8CHIPÀ 


4.  BASSO  MEDIO  EVO  (Sec.  XI-XV). 

FERDINAND  CHALANDON,  HL^toire  de  la  domhiation  Xor- 
mande  en  Italie  et  en  Sicile.  —  Paris,  Picard,  1907;  tomo  1, 
di  pagg.-XCIlI408,  in-8'';  tomo  II,  dì  pagg.  814. 

156.  —  Non  pochi  e  parecchi  cospicui  storici  ebbero  i 
Normanni  d'Italia,  specialmente  neirultimo  mezzo  secolo.  Ma 
Topera  su  indicata  ha  verso  le  precedenti  il  primo  vantaggio 
della  totalità  dell* argomento  trattato.  La  prima  parte,  com- 
prendente tutto  il  primo  tomo,  dall'esame  dello  stato  politico 
del  paese  anteriore  alla  venuta  de'  Normanni,  vale  a  dire  nel 
corso  del  secolo  X,  va  avanti,  fino  a  quando  uno  de'  figli  de' 
nuovi  venuti,  Ruggero  II,  cinse  la  corona  reale  (1130).  La  se- 
conda parte  espone  per  intero  la  storia  esterna  o  politica 
della  monarchia,  fino  alla  estrema  catastrofe  della  Casa  re- 
gnante (1194).  La  terza  ed  ultima  tratta  delle  istituzioni,  delle 
condizioni  economiche,  sociali,  religiose,  intellettuali.  Mole  varia 
e  ponderosa  di  fatti,  che,  così  compiutamente  concepita  nella 
sua  estensione,  si  presenta  qui  molto  bene  architettata,  nella 
sagace  distribuzione  delle  parti,  che  rende  chiara  la  materia, 
facile  e  sempre  più  interessante  la  lettura. 

Le  assicura  inoltre  un'incontestabile  superiorità  l'ampio 
e  solido  fondamento  bibliografico  e  documentario.  Non  è  facile 
cogliere  in  fallo  o  difetto  l'autore  nella  bibliografia  premessa 
all'esposizione  (1).  Notevole  èia  rassegna,  che  la  precede,  de' 
documenti  archivistici  e  de'  testi  legislativi  e  narrativi.  Ma  ciò 
che  più  monta,  ciò  che  soprattutto  ha  più  favorito  l'A.,  rispetto  a 
suoi  predecessori,  o  alla  maggior  parte  di  essi,  sono  la  sua  inda- 
gine personale  di  nuovi  documenti,  i  non  pochi  testi  diploma- 
tici ch'egli  ha  trovati  e  studiati  direttamente,  gli  assai  più 
documenti  d'ogni  sorta  che  son  venuti  a  luce  negli  ultimi  anni, 


(1)  Per  notarne  uno,  avvertiamo  che  né  qui  né  al  capo  2*  della 
parte  III,  dove  si  tratta  delle  varie  classi  sociali,  e  si  parla  parti- 
colarmente degli  ebrei,  vien  menzionato  il  buono  studio  pubblicato 
dal  Tamassia  nel  1904  sulle  vicende  di  costoro  nel  mezzogiorno  di 
Italia  fino  appunto  all'età  Sveva.  Il  Baitz  di  pag.  LXXII  va  cor- 
retto in  Baist,  menda  tipografica,  riscontrabile  anche  neiranno  di 
alcune  edizioni. 


BASSO   MEDIO  EVO   —   F.   CHALANDON  479 

sia  in  raccolte  diplomatiche  in  numero  o  di  mole  considere- 
vole per  l'Italia  meridionale  e  per  la  Sicilia,  sia  come  appen- 
dici o  ad  illustrazione  di  speciali  lavóri  ricostruttivi.  Con  questo 
aiuto  nuovo  vari  particolari  di  quel  lungo  periodo  storico  sì 
son  potuti  precisare,  chiarire,  rettificare.  Opportunamente  TA. 
lo  ha  rafforzato  con  un*attenta  considerazione  delle  acciden- 
talità topografiche,  con  un'abbastanza  sicura  conoscenza  de' 
luoghi,  utilizzata  ora  per  fatti  di  natura  economica,  ora  per 
fatti  politici,  come  marce,  itinerari  e  via  dicendo  (1).  In  con- 
chiusione,  i  due  grossi  volumi,  che  annunziamo,  vanno  anche 
essi  annoverati  tra  le  più  ragguardevoli  e  più  utili  contribu- 
zioni date  alla  storia  d'Italia  da  studiosi  stranieri.  Ma  con  ciò 
non  vogliamo  dire  che  consentiamo  senz'altro  a  tutti  i  criteri 
seguiti  dall'A.,  a  tutte  le  sue  opinioni,  a  tutti  i  particolari, 
quali  egli  ha  creduto  di  stabilirli.  Valga  qualche  esempio. 

Ci  pare  che  kbbia  ragione,  quando  limita  alla  Calabria  e 
alla  Terra  d'Otranto  quell' ellenizzazione  completa  che  si  pre- 
tese estesa  a  tutto  il  paese  ricuperato  dai  bizantini  verso  il 
termine  del  X  secolo.  Ma,  se  nella  Puglia  ridivenuta  bizantina, 
ritornata  alla  supremazia  politica  bizantina,  rimase  prevalente 
l'elemento  longobardo,  in  quanto  a  diritto,  ad  istituzioni,  a  titoli 
di  funzionari,  ecc.,  questa  parziale  prevalenza,  mancante,  come 
oramai  tutti  ammettono,  d'un  corrispondente  fondamento  et- 
nico, non  ci  sembra  una  buona  ragione,  per  giustificare  a  pieno 
la  terminologia  adottata  o  accolta  dall'A.  Per  lui  le  città  pu- 
gliesi, sottoposte  all'Impero  e  resistenti  con  le  loro  costitu- 
zioni municipali  all'accentramento  imperiale,  non  sono  che 
«  villes  lombardes  »  ;  le  milizie  che  vi  si  formano  son  «  re- 
crutées  parmi  la  population  locale,  c'est-à-dire  parmi  les  Lom- 
bards  »  (2).  Quindi  insurrezione  longobarda  diviene  nel  lin- 
guaggio dell' A.  quell'insurrezione  pugliese,  che  occasionò  e 
rese  possibile  la  conquista  normanna. 


(1)  Non  mancano  tuttavia  forme  inesatte  di  nomi  locali,  come 
Ciccala  e  Cecccda,  Sca fatti,  Bradanto,  fìittonto,  ecc.  Erronea  è  l'iden- 
tificazione di  Monte  Ilaro  con  Montella. 

(2)  Nella  stessa  guisa,  dove  poi  sì  parla  delle  importanti  sedi 
vescovili  rimaste  immuni  da  elementi  stranieri,  al  tempo  della  mo- 
narchia, si  dice  eh'  esse  rimasero  a  prelati  «  grees  ou  lombards  » 
(II,  594).  Nondimeno,  quando  forse  il  primo  impulso  chiude  il  varco 
al  linguaggio  voluto,  s' incontra  talora,  ma  rarissimamente,  l'espres- 
sione, più  esatta,  d'italiani  (I,  90  sg.)  e  d'indigeni  (II,  595). 


480  RBOENSIOXI   E   N'OTE  BIBLIOGRIFICHB    —   M.   SCHIFA 

Troppo  corrivo  egli  è  stato  a  ritenere,  pel  diploma  dato 
da  Troia,  nel  1022  da  Enrico  II  all'arcivescovo  dì  Salerno, 
esatta  la  data  segnata  dal  Paesano,  falsa  («  fausse  »)  quella  del 
Muratori.  Ma  chi  osserva  l'originale  (che  a  torto  TA.  cita  come 
ancor  conservato  al  posto  primitivo,  neir archivio  arcivesco- 
vile, donde  da  circa  quarantanni  è  passato,  con  altri,  presso 
una  società  industriale  privata)  trova  falsa  appunto  la  lezione 
del  Paesano,  esatta  Taltra  del  Muratori;  e  però  vede  crollare 
tutta  la  teoria,  circa  la  vessata  questione  dell'assedio  di  Troia 
fondata  dall'A.  su  questo  errore.  Cosi  altre  citazioni  s'incon- 
trano false  od  inesatte  (1);  così  altre  teorie  poggiano  sopra 
basi  di  dubbia  solidità. 

La  teoria,  per  esempio,  che  per  facilità  di  computo  si 
contassero  gli  anni  del  principato  capuano  di  Guaimario  V  con 
lo  stesso  punto  di  partenza  del  principato  Salernitano,  non  è 
fondata  che  sopra  un'unica  indicazione,  che  avrebbe  contro 
di  sé  tutte  le  indicazioni  rimanenti.  «  En  septembre  1041,  on 
compte  la  troisième  année  de  Guaimar  comme  prince  de 
Gapoue,  au  lieu  de  la  quatrième..,  Cod:  Cav.,  t.  V.,  p.  165, 
n.  CMLXXXI  »  (l,  84).  C'è  abbaglio;  Tanno  notato  in  quel 
documento  è  precisamente  il  quarto  e  non  il  terzo. 

E  un  abbaglio  credo  sia  incorso  anche  nella  notizia  che 
Enrico  III,  respinto  da'  Beneventani  «  se  borna  à  conceder 
aux  Normands  Bénévent  et  son  territoire  ».  Né  t^ interpreta- 
zione d'un  passo  oscuro  di  Amato,  nel  senso  che  Gisulfo 
riconoscesse  duca  di  Sorrento  il  proprio  zio  Guido,  mi  pare 
da  preferire^  a  quella  già  data  dal  Giesebrecht  e  da  altri,  nel 
senso  d'una  restituzione  fatta  dal  principe  salernitano  al  primi- 
tivo signore.  Un  altro  fra'  tanti  passi  oscuri  dello  stesso  scrit- 
tore, 0  più  esattamente  del  suo  traduttore,  induce  l'Autore  ad 
un'altra  interpretazione  poco  convincente.  Per  lui  il  figlio  di 
Guido  dato  dal  prìncipe  di  Salerno  in  ostaggio  al  Guiscardo 
dovette  essere  figlio  del  fratello,  non  poteva  essere  figlio  dello 
zio  «  car  alors  Gui  est  très  mal  avec  son  neveu,  il  est  l'allié  de 
Guillaume  du  Principat  ».  Ma,  prescindendo  che  quella  rottura 
e  'questa   lega   ebbero    luogo    alquanto  più  tardi,  un  attento 


(1)  A  t.  I,  p.  75,  si  cita  Gayra,  Stoì^ia  civile  di  Capila,  Questa 
opera  non  esisto.  Una  Storia  civile  di  Capua  c'è,  ma  del  Granata. 
L'A.  certamente  s'è  riferito  al  Cayro,  la  cui  opera  invece  s'intitola 
Storia  sacra  e  profana  d'Aquino, 


BASSO  MEDIO  STO    —    1.   XEDIN  481 

esame  cronologico,  che  qui  non  è  il  caso  di  riferire,  essendosi 
fatto  altrove,  induce  a  credere  per  fermo  che  Guido  fratello 
non  avesse  allora  raggiunto  ancora  il  decimosettimo  anno,  e 
però  che  difficilmente  potesse  avere  un  figlio  da  esser  dato  in 
ostaggio.  E  forse  non  ne  ebbe  mai,  se  consideriamo  che  quando 
questo  secondo  Guido  giovane  ancora  fu  ucciso  nel  1075,  i 
suoi  beni  passarono  in  retaggio  al  maggior  fratello  Landolfo 
{Aimé,  Vili,  10,  19  e  29). 

In  una  rivista  di  carattere  generale  non  è  permesso  di 
prolungare  eccessivamente  questa  esemplificazione.  Ma  tanto 
basta  a  provare  che  mende  e  punti  dubbi,  in  particolari  minuti, 
presenta  quest'opera.  Ma,  se  per  questo  non  si  può  ritenere 
perfetta,  né  in  tutto  definitiva,  ricca  di  seri  pregi  è  sicura- 
mente, e  nell'insieme  rappresenta  un  bel  passo  avanti  nella 
conoscenza  di  sì  lungo  e  sì  importante  periodo  di  storia  italiana, 

M.  Schifa. 


A.  MEDIN,  /  documenti  originaìi  dei  primi  acquisti  di  Padova 
nel  Polesine  e  i  suoi  rapporti  con  V Abbazia  della  Vaìigadizza 
sulla  fine  del  secolo  XIIL  —   Venezia,  G.  Ferrari,   1907. 

157.  —  Sono  sette  strumenti  notarili  costituenti  una  delle 
due  copie  degli  autentici  contratti  d'acquisto  che  il  comune  di 
Padova  nell'agosto*  1283  stipulò  coi  giusdicenti  di  Lendinara 
per  ottenere  parte  della  giurisdizione  di  questa  terra.  Il  Medin 
li  rinvenne  hi  un  volume  di  documenti  della  famiglia  patrizia 
Badoer  passato  via  via  per  eredità  nella  famiglia  propria,  e 
giudicò  opportuno  di  pubblicarli,  facendone  notare  Timportanza 
non  tanto  riguardo  al  fatto  che  già  si  conosceva,  ma  per  i 
particolari  di  esso  che  s'ignoravano.  Un  ottavo  documento,  tratto 
dairarchivio  di  Stato  di  Modena,  è  una  convenzione  dell'ot- 
tobre 1292  tra  i  Padovani  e  l'abate  Bernardo  della  Vangadizza, 
con  la  quale  quest'ultimo  mette  il  monastero  e  tutti  i  suoi 
beni  sotto  il  patronato  del  comune  padovano  e  fa  ad  esso  tali 
concessioni,  che  estendono  la  sua  giurisdizione  nel  territorio 
della  Badìa,  giovando  ai  suoi  commerci  sull'Adige,  con  grave 
dispetto  e  danno  della  Repubblica  di  Venezia.  Un'illustrazione 
sobria,  chiara  e  diligente  rende  ancora  più  notevole  questa 
importante  pubblicazione.  A.  Battistella. 


Rivista  Mtoriea  italiana^  3*  S.,  vii,  4.  SI 


482  RECIN810HI   E  NOTI  BIBLIOOaAFlCBB    •   A.   FURMO 

GIOVANNI  FEDERZONI,  La  vita  di  Beatrice  Portinari.  Se- 
conda edizione.  —  Bologna,  Zanichelli,  1905. 

158.  —  Il  Federzoni,  noto  per  altri  lavori  danteschi,  pub- 
blicò la  prima  volta  questo  suo  racconto  ragionato  nel  1904, 
allorché,  per  le  nozze  della  signorina  Luisa  Zanichelli  col 
dottor  Francesco  Mazzoni,  furono  dati  alle  stampe  opuscoli 
nuziali  interessantissimi  dai  letterati  bolognesi,  tra  i  quali  lo 
stesso  Carducci. 

Egli  fu  mosso  a  scrivere  dal  desiderio  di  chiarire  ed 
agevolare  la  conoscenza  di  ciò  che  è  contenuto  nella  Vita 
Nuova,  e  mostrare  «  i  fatti  e  i  sentimenti,  non  tanto  dalla 
parte  di  Dante  quanto  da  quella  di  Beatrice...  »,  proponendosi 
di  «  analizzare  psicologicamente  questa  gentilissima  persona 
che  fuTalta  donna  del  grande  poeta,  qual  essa  fu  realmente...  » 
e  quale  fu  gradatamente,  in  diversi  tempi,  neiranima  di  Dante 
Alighieri. 

È  dunque  il  Federzoni,  in  fra  gli  studiosi  della  giovanile 
opera  d'amore,  un  di  coloro  che  più  risolutamente  aflfermano 
la  realtà  di  Beatrice,  non  solo,  ma  la  sua  identificazione  con 
la  Portinari.  È  impossibile  affermare  in  questa,  non  ancor 
risolta,  e  pur  sempre  tanto  dibattuta  questione,  se  il  Federzoni 
abbia  ragione  o  torto  a  porsi  avversario  dei  simbolisti;  ma 
talvolta  forse  egli  appare  troppo  assoluto  nelle  sue  afferma- 
zioni intorno  alla  verità  di  Beatrice  e  di  ogni  racconto  della 
Vila  Nuova.  A  pag.  6,  per  esempio,  assicura  che  ognuno  «  è 
pienamente  persuaso  della  realtà  storica  di  Beatrice  »  :  sarebbe 
bastato  che  avesse  ripensato  a  La  Beatrice  di  Dante,  di  Carlo 
Grasso  (1903)  o  avesse  saputo  che  mentre  egli  pubblicava  il 
suo  studio,  ne  pubblicavano  uno  lo  Zappia  e  un  altro  il  Graz- 
zani,  sostenitori  dell' allegorismo  assoluto,  per  risparmiarsi 
quella  affermazione.  D'altra  parte,  alla  fine  del  suo  lavoro,  il 
Federzoni  stesso  dimentica  la  bellezza  di  Beatrice  umana  nella 
Divina  Commedia,  e  vede  il  simbolo  ;  laddove  in  principio,  per 
avvalorarne  la  realtà,  accetta  con  piena  fede  le  testimonianze 
del  Boccaccio  e  degli  antichi  commentatori,  e  quel  che  non 
può  documentare  con  parole  di  Dante  da  esse  fantasticamente 
deduce  (confr.  pagg.  9-12,  16,  21,  23,  28,  33,  39,  77,  78,  131). 

Una  certa  arditezza  nel  disvelare  i  simboli  danteschi  si 
nota  anche  nelle  pagine  57-^67,  ove  l'A.  cerca  dimostrare  che 
Matelda,  la  mirabile  apparizione  del  Paradiso  Terrestre,  possa 


BASSO   MEDIO   EVO    —   D.    CRSMER   BSRLIÉRE    ^  483 

essere  la  giovine  morta  amica  di  Beatrice  «  innalzata  dal  poeta 
all'onore  di  rappresentare  la  Vita  Attiva  ».  Pare  quasi  che  il 
Federzoni  si  compiaccia  di  affermare  colla  più  risoluta  fede  il 
pensiero  suo,  quanto  più  la  questione  è  dibattuta  e  controversa. 
Questa  impressione  di  troppo  soggettivismo  non  ci  impe- 
•disce  per  altro  di  riconoscere  nell'operetta  del  Federzoni  (che 
può  sotto  certi  rispetti  avvicinarsi  a  quella  di  Giulio  Salvadori  : 
Sulla  vita  giovanile  di  Dante,  1901)  non  poche  felici  interpre- 
tazioni e  chiare  delucidazioni.  Albertina  Furno. 


D.  URSMER  BERLIÈRE,  Un  arni  de  Pétmrque:  Louis  Sanctus 
de  Beeringen,  —  Rome,  Institut  historique  belge,  Paris, 
Champion,  1905. 

159.  —  Dice  il  Petrarca  nella  lettera  ai  posteri  che  «  nulla 
ebbe  di  più  caro  del  convivere  cogli  amici  »  ;  infatti,  egli  ci 
:oflfre  mirabili  esempi  di  grandi  amicizie  intellettuali.  L*anìma 
sua,  tormentata  da  dissidi  atroci  e  sempre  rinnovantisi,  natu- 
ralmente cercava  altre  anime  in  cui  effondere  l'intima  inquietu- 
dine. E  queste  si  offrivano  a  lui  piene  di  devozione  e  di  deli- 
<;ato  amore:  anime  nobili  di  grandi  e  di  forti  che  conosciamo 
a  traverso  lo  splendore  dell'arte  e  delle  opere  di  vita;  anime 
di  creature  umili  che  dall'amicizia  del  Petrarca  soltanto  hanno 
-attinto  la  luce  della  loro  immortalità. 

Ormai  già  molte  sono  le  particolari  ricerche  su  Tuno  o  su 
l'altro  amico  ;  e  già  parecchi  tra  di  essi,  designati  col  sopran- 
nome dal  Poeta,  sono  stati  riconosciuti  e  amorosamente  stu- 
diati. Di  Socrate,  che  il  Petrarca  ebbe  caro  come  «  l'unico  suo  », 
fino  a  poco  tempo  fa  niente  sapevamo,  all'in  fuori  di  quel  che 
ne  potevamo  apprendere  dal  Petrarca  stesso. 

Chi  era  dunque  questo  Luigi  di  Campinia,  cosi  stimato 
e  diletto  dal  Nostro?  Ancóra  nel  1901,  E.  Cochin,  il  noto 
studioso  del  Petrarca,  notava  in  fra  gli  amici  di  lui  «  il  miste- 
rioso Socrate  ».  Ora,  alcune  indagini  fortunate  hanno  tolto  il 
mistero  intorno  all'uomo  che  ebbe  tanto  luogo  nel  cuore  di 
messer  Francesco.  E  il  merito  ne  spetta  a  D.  Ursmer  Berlière. 

Egli  comunicò  già  i  resultati  delle  sue  ricerche  il  12  di- 
cembre 1904,  per  l'inaugurazione  ufficiale  dell'Istituto  storico 
belga,  di  Roma  ;  e  subito  essi  furono  resi  noti  nel  Belgio,  in 
una  conferenza  tenuta  a  Liegi,  dal  vicario  generale  di  quella 


4S4  RECENSIONI   E  NOTE  BIBLIOO  Ri  FICHE   —    A.  F(7RN0 

diocesi,  G.  Monchamp  (1).  Il  Berlière,  spogliando  i  documenU 
pontifici,  aveva  avuto  più  volte  occasione  d'imbattersi  in  un 
personaggio  semplicemente  denominato  come  «  il  canonico  can- 
tore di  Saint- Donatien  »,  e  gli  era  venuta  forte  curiosità  di 
conoscere  chi  fosse,  tanto  più  in  quanto  lo  sapeva  autore  di  una 
lettera  notevole,  indirizzata  da  Avignone  ìi  27  aprile  1348  agli 
amici  di  Bruges,  con  una  descrizione  particolareggiata  della  peste 
del  1348  (2). 

Accurate  ricerche  gli  fornirono  la  testimonianza  non  dubbia 
che  il  nome  in  questione  era  Luigi  Sanctus  di  Beeringen,  cano- 
nico cantore  di  Saint-Donatien  per  diciannove  anni.  Una  volta 
conosciuto  il  nome,  gli  fu  facile  rintracciare  e  raccogliere  gli 
atti  relativi  al  personaggio;  e  qual  non  fu  la  sua  meraviglia 
quando  egli  trovò  una  supplica  diretta  dal  Petrarca  {Avignone, 
9  settembre,  1347)  a  Clemente  VI,  nella  quale  il  grande  scrittore 
chiamava  Luigi  Sanctus  «  il  suo  amico  prediletto,  colui  da  cui 
non  poteva  separarsi...  »!  Luigi  Sanctus  di  Beeringen  (decanato 
appartenente  all'arcidiaconato  di  Campinia  nell'antica  diocesi 
dì  Liegi)  era  dunque  non  altri  che  Luigi  di  Campinia,  il  fratello 
bell'anima  di  Francesco  Petrarca,  indicato  da  lui  col  nome  di 
Socrate. 

Valendosi  dei  particolari  rintracciati  nelle  lettere  del  Pe- 
trarca, raffrontandoli  e  confermandoli  con  gli  atti  pontifici 
potuti  riunire  al  Vaticano ,  il  Berlière  è  riuscito  a  ricostituire 
buona  parte  della  vita  di  Luigi  Sanctus,  nato  circa  il  1304,. 
morto  nel  maggio  del  1361.  Al  De-Sade  spetta  il  merito  di 
aver  affermato  la  storicità  di  Socrate,  identificandolo  con  Luigi 
di  Campinia;  al  Berlière  quello  di  averne  scoperto  il  cognome 
e  di  avere  ricostruita  la  sua  carriera  ecclesiastica.  L'esattezza 
dei  particolari  di  questa  ricostruzione  è  avvalorata  da  un'ap- 
pendice di  ventidue  documenti  pontifici,  tra  i  quali  la  Supplica 
del  Petrarca  a  Clemente  VI  (Vili,  pag.  40). 

Albertina  Furno. 


(1)  Mgr.  G.  Monchamp,  Pétrarque  et  lepaysde  Liége,  nel  Leodium, 
gennaio  1905,  pagg.  1-16. 

(2)  Essa  è  letteralmente  trascritta  dall'autore  del  Breve  chronicon 
Flandriae.  pubblicato  dal  canonico  Db  Smbt  in  Beciieil  des  Chromque» 
de  Flaìidre,  Bruxelles,  1856,  tomo  III,  14,  18. 


BASSO   MEDIO  STO    —   G.    U.    OXILIA   -   0.    BOPFITO  485 

O.  U.  OXILIA,  G.  BOFFITO,  Un  trattato  inedito  di  Egidio  Co- 
lomia,  —  Firenze,  Secber,  1908. 

160.  —  I  tempi  di  Bonifacio  Vili  e  di  Clemente  V  sono 
proprio  diventati  di  moda,  da  parecchi  anni  in  qua.  Sono 
studiati  sotto  diversi  aspetti,  poiché  la  grande  lotta  fra  il  Pon- 
tificato ed  il  regno  di  Francia  ha  un  eccezionale  interesse, 
•e  riassume  in  sé  un  gruppo  di  questioni  vitali. 

F.  Scholz  nel  suo  erudito  studio  sulle  polemiche  teolo- 
giche svoltesi  durante  l'età  di  Filippo  il  Bello  sino  dal  1903 
aveva  parlato  delF  opera  inedita  di  Egidio  Colonna  de  ecclesia- 
stica potestatCy  ne  aveva  pubblicato  un  sunto  esteso,  con  pa* 
recchi  estratti,  e  avea  tentato  di  mettere  quel  libro  in  relazione 
cogli  scritti  polemici  contemporanei.  Dopo  di  ciò  l'edizione 
del  de  ^ccl.  pot.  diventava  veramente  urgente,  e  assai  bene 
fece  il  p.  Giuseppe  Boflìto  trascrivendo  il  ms.  Magliabecchiano 
the  le  contiene.  Al  Boffito  si  uni  il  prof.  G.  U.  Oxilia  che 
scrisse  la  prefazione,  non  priva  di  quei  pregi  che  vengono  da 
molta  lettura.  Cosi  finalmente  si  raggiunse  lo  scopo  lungamente 
desiderato,  cioè  l'edizione  di  un'opera,  molto  studiata  ed  ap- 
prezzata ai  suoi  tempi,  e  che  sulle  correnti  del  pensiero  ebbe 
allora  una  non  mediocre  influenza. 

L'Oxilia  divise  la  sua  introduzione  in  tre  parti,  parlando 
dapprima  della  vita  di  Egidio,  poi  del  ms.  Magliabecchiano,  e 
finalmente  delle  opinioni  che  allora  e  poi  si  discussero  intorno 
ai  gravi  problemi  trattati  da  Egidio. 

Non  sono  ben  riuscito  ad  intendere  con  quali  criteri  T Au- 
tore abbia  scelto  le  frasi  per  la  sua  biografìa  di  Egidio,  poiché 
vi  trovo  citati  insieme  scrittori  antichi,  scrittori  di  tarda  età, 
critici  moderni.  Colla  frase  Regesta  Bonifacii  Vili  si  riferisce 
ai  volumi  mss.  dell' Archivio  Vaticano  (cap.  XX),  ma  non  viene 
esplicitamente  detto  quale  posizione  egli  prende  sia  dinanzi 
alle  frasi  mss.,  sia  di  fronte  all'edizione  della  IJcoIe  franraise 
de  Rome,  le  cui  tracce  l'O.  trovava  presso  Scholz,  p.  39  (I). 
L'edizione  dei  Registres  cominciata  nel  1884  giunse  nel  1907 
alla  fine  in.  circa  del  1301.  Di  certo  poi  la  citazione  di  altre 


(1)  Necessariamente  sono  presso  a  poco  gli  stessi  i  passi  citati 
da  Scholz  e  quelli  incerti  di  Oxilia.  Quest'ultimo  peraltro  omette  di 
citare  che  la  definizione  dogmatica,  con  cui  la  bolla  si  chiude,  riporta 
parole  non  di  Egidio,  ma  di  S.  Tommaso. 


486  RECENSIONI   K   NOTE   BIBLIOGRAFICHE   —  C.   CIPOLLA 

lettere  degli  anni  II  e  IV  del  pontificato  di  Bonifacio  Vili  è 
indeterminata.  A  pag.  xxv  si  citano  «  i  registri  del  collegio  dei 
cardinali  »,  senza  una  parola  di  spiegazione,  che  pur  sarebbe 
riuscita  necessaria.  Con  ragione  egli  nega  il  cardinalato  di 
Egidio,  0  si  riferisce  per  questo  rispetto  a  N.  Mattioli,  che  in 
questi  ultimi  tempi  si  occupò  fruttuosamente  del  Colonna; 
poteva  allegare  anche  la  recisa  negazione  dell' Eubel,  Hier- 
arclìiay  I,  12.  Interessante  è  il  saggio  (p.  xxxii)  bibliografico  degli 
scritti  dì  Egidio,  comunicato  airA.  dal  Bofflto. 

Nella  seconda  parte,  Oxilia  discorre  dei  mss.  contenenti 
Topera  di  Egidio,  ma  senza  raflfrontarli  fra  loro,  come  forse 
parecchi  lettori  avrebbero  desiderato. 

Nella  terza  parte  Topera  di  Egidio  è  messa  in  raflfrontc^ 
agli  scritti  contemporanei.  Qui  e  altrove,  se  non  m'inganno^ 
r Oxilia  avrebbe  potuto  trarre  più  largo  profitto  dal  libro  dello 
Scholz  che  cita  troppo  di  rado  (p.  vii,  lv)  in  confrontò  al  suo 
valore,  veramente  notevolissimo.  Passa  poi  a  parlare,  eoa 
erudizione  e  in  forma  attraente,  delle  polemiche  sulle  relazioni 
fra  Chiesa  e  Stato.  Le  sue  conclusioni  non  mirano  a  novità. 
Egli  ha  la  cortesia  di  citare  più  volte  il  mio  antico  scritto  sulla 
Monarchia  di  Dante  (1892),  al  qual  proposito  egli  pensa  di 
riprodurre  con  piena  esattezza  il  mio  pensiero  sul  guelfismo 
pontificio,  dicendo  che  esso  costituisce  «  un'idea  ben  definita  » 
e  che  questa  si  debba  cercare  nel  prologo  della  bolla  di  Bo- 
nifacio Vili.  Questa  è  la  forma  più  rigida  che  esso  assunse; 
ma  rOxilia  medesimo  trova  (p.  lxi,  lxvi),  che  S.  Tommaso  e 
Tolomeo  da  Lucca  esprimono  opinioni  che  con  quelle  di  Egidio 
non  consuonano  interamente.  Sulle  relazioni  poi  fra  Egidio  e 
la  bolla  U.  S.,  e  in  generale  sulle  fonti  di  questa,  non  sarebbe 
stato  male  tener  conto  più  ampio  dei  risultati  altrui;  e  non 
si  creda  neanche  alle  indagini  di  Scholz  (p.  123-5),  che  pure 
aveva  sottocchio.  Alle  citazioni  di  Scholz  aggiunge:  Funk,  Zur 
Bulle  Unam  Samtam^  1897. 

Qualche  polemica  sollevatasi  intorno  alla  mia  dissertazione 
intorno  alla  Monarchia  mi  fece  accorto  di  una  omissione  da 
me  fatta  nella  classificazione  delle  opinioni  allora  correnti.  Era 
opportuno  infatti  assegnare  un.  posto  speciale  per  il  guelfismo 
Angioino,  poiché  non  si  identifica  né  col  francese,  né  col  pon- 
tificio. Così  p.  es.  re  Roberto  segue  un  sentiero  tutto  suo, 
così  nei  pensieri  teologici,  come  nella  politica  pratica. 

Non  so  se  TO.  abbia  espresso  in  modo  completo  il  pen- 


TSXPI   MODBRHI    —    L.   PASTOR  487 

siero  di  Marsilio  da  Padova.  Questi  nel  Defensor  Fidei  (non 
mi  addentrerò  qui  nelle  ricerche  intorno  alla  compilazione  di 
quest'opera,  né  discuterò  le  questioni  connessevi)  mirava  alla 
distruzione  dell'elemento  divino  nella  Chiesa,  mentre  «gli  con- 
siderava la  società  come  generatrice  tanto  degli  ordinamenti 
civili  quanto  di  quelli  ecclesiastici.  La  società  ecclesiastica,  in 
queste  condizioni,  non  esiste  più  se  non  come  emanazione  della 
volontà  degli  uomini.  Dal  popolo  e  dalla  sua  volontà  viene  For- 
dhiamento  civile  così  come  quello  ecclesiastico,  e  la  Chiesa 
viene  totalmente  assorbita  dallo  Stato,  o,  se  meglio  vuoisi, 
dalla  società  civile.  Questa  è  Y  interpretazione  che  si  suol  dare 
al  Defensor  (Cfr.  Scholz,  p.  451-3). 

Dopo  r indice  viene  la  dedica  a  papa  Bonifacio  Vili,  la 
quale  principia:  «  Sancissimo  principi  ac  domino  suo  ».  Gli 
editori  fecero  seguire  un  foglio  volante  per  indicare  e  correg- 
gere Terrore  di  stampa  di  principi  per  patri,  E  dal  facsimile 
risulta  che  còsi  è  veramente,  ma  esso  prova  ancora  che  la 
lettura  del  testo  non  è  molto  facile,  per  cui  merita  lode  il 
Bofflto  per  esserci  riuscito.  Raffrontando  la  pagina  data  in 
facsimile  coir  edizione,  dubitasi  che  nel  titolo  del  capo  I,  che 
si  ripete  due  volte,  in  luogo  di  potestatem  abbia  a  leggersi 
potenciam, 

Egidio  allega  molte  autorità,  citandole  in  modo  più  o 
meno  vago.  L'editore  talvolta .  completò  le  citazioni,  ma  nel 
maggior  numero  dei  casi  lasciolle  tali  quali. 

Dobbiamo  essere  riconoscenti  ai  dotti  editori,  che  final- 
mente ci  procurarono  la  stampa  di  un  libro,  importante  per 
se  medesimo,  per  l'autorità  di  chi  lo  scrisse,  per  la  fama  di 
cui  godette,  per  l'influenza  che  esercitò.  C.  Cipolla. 


5.  TEMPI  MODERNI  (1492-1789). 

LUDOVICO  PASTOR,  Leone  X.  Versione  italiana  di  Angelo 
Mercati.  —  Roma,  Desclée  e  C,  1908,  pagg.  XX,  579 
in-8. 

16L  —  Il  semplice  titolo  Leone  X,  dice  subito,  di  per  sé, 
che  il  presente  libro  è  una  monografia  intomo  al  famoso  figlio 
di  Lorenzo  de'  Medici.  Ed  è  la  verità;  ma  è  pur  vero  che  nel 
frontespizio  questo  breve  titolo  è  parte  di  un  argomento  più 


488  RBCBK8I0XI   K  NOTE   BIBLIOaRAFIOHI   —   P.  BPXZI 

ampio,  il  quale  dipende  da  un  altro  vastissimo,  perchè  la  materia 
che  tratta  di  Leone  X  forma  la  prima  parte  d'un  volume  in- 
titolato: Storia  dei  Papi  nel  periodo  del  Rinascimento  e  dello 
scisma  luterano  dalla  elezimie  di  Leone  X  alla  morte  di  Cle- 
mente  VII  (1513-1534).  Questo  volume  poi  è  il  quarto  della 
opera,  più  vasta,  che  s'intitola:  Storia  dei  Papi  dalla  fine  del 
Medio^Evo^  compilata  col  sussidio  delV Archivio  segreto  pontificio 
e  di  molti  altri  Archivi, 

È  necessario  ancora  aggiungere  che  i  precedenti  tre  vo- 
lumi furono  tradotti  da  CI.  Benetti  con  un  criterio  diverso  da 
quello  adottato  dal  Mercati  per  la  traduzione  dì  questo  quarto; 
e,  perchè  i  primi  due  volumi  sono  esauriti,  l'editore  ha  pen- 
sato di  incaricare  il  Mercati  stesso  di  tradurre  pure  i  primi 
volumi,  così  tutta  l'opera  sarà  rivestita  di  uniforme  italianità, 
e  potrà  degnamente,  anche  per  questo  lato,  completare  quella 
del  Grisar,  la  quale,  come  si  sa,  si  estende  dalla  Roma  alla  fine 
del  mondo  antiqo  sino  al  termine  della  residenza  pontificia  in 
Avignone,  essendo  bene  avviata  nella  traduzione  del  medesimo 
Mercati. 

Questo  volume,  quindi,  sopra  Leone  X,  può  far  parte  da 
sé;  e  la  farebbe  completamente  se  la  introduzione  che  lo  pre- 
cede non  spingesse  lo  sguardo  storico  generale  oltre  la  vita 
di  questo  primo  papa  Mediceo  e  non  arrivasse,  invece,  sino 
al  pontificato  di  Adriano  VI  e  comprendesse  financo  quello 
del  secondo  papa  dei  Medici,  Clemente  VII.  Questi  limiti  cro- 
nologici, del  resto,  sono  appunto  quelli  segnati  al  IV  volume 
dell'opera  generale,  e  del  quale  volume  questo  libro,  come  ab- 
biamo detto,  è  solo  la  prima  parte. 

Dopo  queste  spiegazioni  di  carattere  piuttosto  tipografico, 
dìciam  subito  che  l'importanza  della  presente  monografia  ri- 
sulta primieramente  dall'ampio  sussidio  di  fonti  autorevolissime 
e  finora  contese  ai  desideri  degli  studiosi,  quelle  in  ispecial 
modo  dell'archivio  segreto  pontificio  ;  ed  in  secondo  luogo  dal 
metodo  severamente  scientifico  adoperato  dal  Pastor,  del  quale 
l'autorità  è  da  tutti  molto  rispettata  in  fatto  di  ricerche  storiche. 

Oggettivo  quindi,  in  generale,  è  lo  studio  che  l'A.  fa  di 
Leone  X  e,  soltanto  qua  e  là,  alquanto  psicologica:  egii  non 
iscruta,  non  vuole  scrutare  a  fondo  la  misteriosa  anima  di 
questo  Papa  :  anzi  spesso  si  astiene  dal  dare  un  giudizio  sulle 
intenzioni  di  lui,  accennando  che,  per  riuscire  in  questo,  bi- 
sognerebbe conoscere  l'ampio  epistolario   di  lui,  alla  compi- 


TSMPI   MODERNI    —    L.   PASTOR  489 

lazipne  del  quale  attende  uno  studioso  romano,  e  fermandosi, 
nelle  questioni  controverse,  ad  esporre  gli  opposti  pareri  dei 
contraddittori.  I  fatti  esterni  quindi  danno  copia  sufficiente 
per  permettere  di  giudicare  di  questo  papa  ;  quei  fatti  esterni 
che  furono,  non  solo  durante  il  pontificato,  ma  anche  fin  dalla 
nascita  di  questo  rampollo  mediceo,  d'una  importanza  politica 
e  religiosa  grandissima. 

Ed  il  Pastor  ben  lo  giudica  degno  figlio  del  suo  tempo, 
in  quanto  le  frivole  leggerezze  del  rinascimento  classico  ed 
artistico  s'intrecciavano  nella  vita  difficile  e  diplomatica  dei 
sovrani,  non  escluso  il  Sommo  Pontefice:  un  innesto  alquanto 
ibrido,  a  dire  il  vero,  e  pel  quale,  se  Leone  X  potè  uscirne 
col  merito  d'essersi  serbato  puro  ed  onesto  (mentre  il  dente 
dell'invidia  e  della  calunnia  invano  si  adoperò  a  rodere  la  sua 
fama  di  primo  sacerdote  della  Cristianità)  lo  dovette  alla  sana 
e  forte  educazione  patema. 

Se  per  questo  lato  l'uomo  si  salva  da  un  giudizio  severo 
e  gli  rimane  la  fama  di  Mecenate  dei  letterati  e  degli  artisti 
(sebbene  questa  fama  il  Pastor  sfrondi  delle  troppe  frange 
appiccatevi  dalla  leggenda);  per  l'altro  lato,  per  quello  politico, 
che  è  il  più  importante  per  un  papa,  sì  deve  convenire  che 
Leone  X  o  non  comprese  la  gravità  del  memento  storico  in 
cui  visse,  0,  comprendendola,  non  fece  quanto  avrebbe  dovuto, 
per  affrontarla  degnamente.  E,  se  si  pensa  che,  appunto  sotto 
il  suo  pontificato  si  scatenò  la  bufera  luterana  (la  quale  do- 
veva staccare  da  Roma  più  di  un  terzo  della  cattolicità  europea) 
e  che  Leone  poco  o  nulla  previde,  o,  peggio,  a  poco  o  a  nulla 
provvide,  ogni  severità  di  giudizio  sarà  giustamente  meritala. 
Che  egli  nel  temporeggiare  fra  Carlo  V  e  Francesco  I  usasse 
arti  di  doppiezza  e  di  finzione  (doppiezza  e  finzione  financo 
da  lui  lodate  e  seguite  quali  virtù  di  alta  politica),  può  invo- 
carsi la  scusa  della  diplomazia  comune  ai  principi  di  allora, 
sebbene  mal  conciliate  col  carattere  sacro  del  pontefice;  ma 
che  egli,  anche  dopo  che  scoppiò  la  grande  tempesta,  conti- 
nuasse con  olimpica  e  gioconda  sarenilà  a  dedicarsi  a  piaceri 
del  lutto  mondani,  lieto  degl'inni  apologetici  degli  umanisti 
da  cui  era  circondato,  è  grave  errore  di  lui  e  forse  vera  colpa. 
Il  Pastor  pertanto  ammonisce:  "  In  parecchi  punti  l'ultima 
parola  sul  papa  mediceo  non  è  ancora  stata  detta...  „  ma  egli 
pure  non  può  negare,  anche  in  via  generica,  che  realmente 
Leone  X,  come  altri  papi  del  Rinascimento,  reputasse  il  lato 


4dO  RECENSIONI  E  NOTE   BIBLIOORAPJCHE   —   P.    SPEZI 

ecclesiastico  in  seconda  linea  e  facesse  prevalere  il  principe 
secolare;  onde  finisce  col  sintetizzare  Topera  di  lui  dicendo 
che:  "^  il  suo  pontificato,  esageratamente  levato  a  cielo  da 
iiinanisti  e  poeti,  glorificato  dai  raggi  delKarte  d'un  Raffaello, 
è  stato  fatale  alla  sede  romana  ,. 

Ma  non  diciamo  di  più  dell'opera  del  Pastor,  sulla  quale 
dovremo  tornare  a  pubblicazione  più  avanzata,  per  esaminare 
la  euritmia  delle  parti  in  rapporto  dell'opera  completa,  e  fac- 
ciamo voti  che  questa  sia  terminata  quanto  prima. 

Della  traduzione  del  Mercati  poco  pure  abbiamo  ad  ag- 
giungere a  quello  che  dicemmo  parlando  del  primo  volume 
del  Grisar  tradotto  dal  Mercati  stesso.  Il  metodo  rigido  *  della 
più  scrupolosa  riproduzione,  in  tutte  le  sue  sfumature,  del 
pensiero  deposto  nell'opera  originale  „  è  lodevole,  e  crediamo 
che  abbia  incontrato  simpatia  generale.  Tuttavia  in  qualche 
punto  a  noi  pare  che  questa  rigidezza  rechi  offesa  o  all'indole 
(Iella  nostra  lingua  o,  peggio,  al  concetto  dell'autore.  Per  dame 
qualche  esempio:  a  pag.  125,  terminato  il  racconto  della  con- 
giura del  Petrucci,  troviamo  questa  conclusione  :  "  Davanti  ai 
fatti  susseguenti...  regnò  in  Roma  straordinaria  commozione  „, 
e  a  noi  sembra  che  quel  davanti  per  un  durando,  ovvero  dopo, 
sia  proprio  contrario  alla  natura  di  nostra  lingua.  A  pag.  326 
leggiamo  **  non  gli  sì  fece  la  santa  Comunione  „  e,  quasi,  noi  non 
comprendiamo.  A  pag.  17  ci  si  dice  che  Leone  X,  fatto  papa, 
accettasse  come  divisa  il  versetto  1°  del  salmo  119:  "  Chiama 
al  Signore  quando  sono  in  tribolazione...  „;  ora  noi  pensiamo 
che  questo  versetto  dal  papa  preso  a  divisa,  non  poteva  aver 
la  forma  tedesca,  facilmente  avrà  avuto  la  forma  latina;  ma 
in  tutti  i  casi  la  forma  itahana  non  sarà  stata  "  chiamo  al 
Signore  „.  Ma  di  simili  nei  crediamo  vi  siano  pochi  altri  esempi, 
come  non  ne  trovammo  punti  nella  traduzione  del  volume  del 
Grisar.  Ad  ogni  modo  abbiamo  voluto  farne  oggetto  dì  osser- 
vazione per  essere  ancor  più  liberi  di  approvare,  come  ap- 
proviamo, il  concetto  informatore  del  Mercati,  perchè  crediamo 
che  esso  risponda,  con  più  esatta  precisione,  al  pensiero  dell'A. 

Alla  fine  di  questa  prima  parte  si  desidererebbe  un  Indice 
xtnalitico  tanto  utile  per  le  opportune  ricerche  ;  e  forse  si  tro- 
verà alla  fine  della  seconda  e  comprenderà  tutto  il  volume. 

Non  vogliamo  finire  senza  notare  la  esattezza  tipografica 
della  edizione  e  senza  osservare  che  le  poche  aggiunte  e  cor- 
rezioni contenute  in  poco  più  di  una  pagina  alla  fine  del  libro. 


TBMPI   MODERNI   —   C.  BORMATB  -   M.  D^ERCOLE  491 

se  certificano  della  precisione  scientifica  a  cui  tende  il  Pastor, 
assicurano  di  più  che  la  detta  correttezza  tipografica  va  giu- 
stamente lodata  e  incoraggiata.  Pio  Spezi. 


CHARLES  BORNATE,  Mémoìre  du  Chancelier  de  GaUinam 
sur  les  droits  de  Charles  V  au  duché  de  Bourgogne.  — 
Bruxelles,  M.  Weissenbruch,  1907,  pag.  148. 

162.  —  Il  professore  Bornate  nell'archivio  privato  deirillu- 
stre  famiglia  dei  marchesi  di  Gattinara  ha  scoperto  un  mano- 
scritto che  ha  subitamente  messo  alla  luce.  Non  di  pugno,  ma 
dettato  indubbiamente  dal  giureconsulto  Mercurino  alla  vigilia 
dei  negoziati  che  si  chiusero  col  trattato  di  Madrid,  ha  alta  im- 
portanza non  tanto  per  il  contenuto  in  se  stesso  quanto  perchè 
appare  la  rivelazione  della  voce  del  tempo  o  per  lo  meno  del 
pensiero  di  Carlo  V  e  dei  personaggi  del  Consiglio  imperiale 
su  tale  questione. 

L'Editore,  descritto  il  documento  nella  sua  veste  esteriore, 
lo  pubblica  nella  sua  integrità,  corredandolo  di  dotte  osser- 
vazioni, di  citazioni,  di  tavole  genealogiche  che  lo  illustrano 
mirabilmente.  Passa  così  sotto  gli  occhi  dello  studioso  il  proemio, 
nel  quale  Mercurino,  ripetute  alcune  frasi  di  S.  Agostino  intorno 
alla  pace,  ed  invocato  il  suffragio  divino,  espone  l'argomento 
della  SUI  prossima  fatica.  Ed  ecco  le  quattro  chiarite  ragioni 
a  favore  di  Carlo  V  per  l'occupazione  del  ducato  di  Borgogna, 
seguite  da  argomenti  contrari,  e  questi  da  rispettive  confuta- 
zioni. Dopo  la  conclusione  «  firmissima  tamquam  in  solidissima 
petra  fundata  »  secondo  la  quale  il  re  di  Francia  è  in  dovere 
di  restituire  a  Carlo  detto  ducato  indebitamente  tenuto,  coi 
frutti  indebitamente  riscossi,  coi  danni  perpetrati,  Mercurino 
in  altri  due  capitoli  tratta  ancora  di  altri  diritti  del  suo  Cesare 
sui  beni  di  Maria  di  Borgogna,  che  il  re  francese  deve  rispet- 
tare «  ut  pax  perpetua  ac  secura  haberi  possit  ». 

A.  Leone. 


MICHELE  D'ERCOLE,  Il  cardinale  Ippolito  de'  Medici  (contri- 
buto storico  della  1^  metà  del  secolo  XVI).  —  Terlizzi, 
G.  Giannone,  1907,  pag.  100. 

163.  —  Intorno  ad  Ippolito  de'  Medici,  munifico  e  splendido 
come  Leone  X  e  creato  cardinale  da  Clemente  VII,  scrissero 


492  RKCBX8I0R]   E   HOTK  BIBLIOGRAFICHE    -*   A.  LEONE 

non  parcamente,  talvolta  con  meritato  elogio  e  talvolta  per 
cortigianeria,  i  contemporanei  ;  anche  i  posteri  parvero  subire 
lusinghiere  influenze  da  lui,  che  coi  suoi  vizi  e  colle  sue  virtù 
rappresentò  cosi  bene  la  sua  età.  Ed  oi-a,  in  particolar  modo 
sulle  notizie  riferiteci  dal  Molza,  dal  Giario,  dal  Nestor,  dal- 
l'Ammirato  e  dal  Palatius,  intesse  la  nuova  biografia  Michele 
D'Ercole,  il  quale  dovette  credere  di  darcela  intera  e  d'illumi- 
nare la  figura  del  cardinale,  collocandola  in  mezzo  alla  storia 
generale  del  tempo,  ma  non  raggiunse  lo  scopo.  Né  tanto 
meno  valgono  a  renderla  nitida  le  brevi,  staccate  notizie  e  le 
ripetute  incertezze,  come  ad  esempio  quando  scrive  che  «  ai 
divertimenti  che  si  succedevano  senza  tregua  nella  corte  dì 
Leone  X  dovè  prendere  parte  anche  il  giovinetto  Ippolito  » 
(pag.  20);  oppure  quando  c'informa  che  «  insieme  al  cugino  Ales- 
sandro avrà  certamente  seguito  il  cardinale  Giulio  a  Firenze  » 
(pag.  25),  ecc.  Argomento  interessante  rimane  sempre  il  celebre 
affetto  di  Ippolito  per  Giulia  Gonzaga,  cantata  da  Bernardo 
Tasso  e  dall'Ariosto;  di  quest'amore  molti  scrittori  lasciarono 
memoria;  è  noto  anzi  che  esso  formò  la  tela  del  romanzo  in- 
titolato: «  Amori  celebri  d'un  cardinale  ».  So  bensì  che  da  altri 
tale  afifetto  è  ritenuto  leggenda  o  recisamente  negato,  ma  perchè 
non  sciogliere,  anzi  neppure  accennare,  saltando  a  pie'  pari 
tale  questione?  Evidentemente  all'A.  è  sfuggito  il  lavoro  che 
ben  meritava  d'essere  consultato:  «  Giulia  Gonzaga  contessa 
di  Fondi  e  il  movimento  religioso  femminile  nel  sec.  XVI  » 
del  dott.  Bruto  Amante,  pubblicato  sin  dal  1895.  Né  trovo 
alcun  particolare  sulla  precipitosa  partenza  o  fuga,  per  dire 
meglio,  di  Ippolito  da  Roma  per  paura  del  papa  Paolo  III  verso 
la  fine  di  giugno  1535;  la  registra  sul  suo  «  Diario  autobio- 
grafico G.  B.  Belluzzi  con  altri  accenni  relativi  al  principe  della 
Chiesa,  e  la  illustra  in  una  succinta  per  quanto  pregevole  nota 
storica  (pag.  167)  TEgidi.  Gli  scarsi  documenti  pubblicati  come 
appendice  o  sono  di  tenue  valore,  o  dì  poca  attinenza  col 
tema,  oppure  già  editi.  Non  voglio  ancora  fare  addebito  ad 
alcuno  per  il  grave  numero  degli  errori  di  stampa  che  osta- 
colano frequentemente  la  lettura,  ma  è  indiscutibile  che  la  bril- 
lante figura  del  cardinale  mediceo,  che,  nato  illegittimo,  visse 
generoso,  ambizioso,  irrequieto  e  moriva  ventiquatrenne  ad  Itri 
con  forte  sospetto  di  veleno,  porge  un  tole  magnifico  argo- 
mento da  meritare  larghissimo  studio.  A.  Leone. 


TEMPI    MODRRNI   —    0.    B.    BELLUZZX  493 

G.  B.  BELLUZZI,  Diario  autobiografico  (1030 Aò il).  Edito  dal- 
Tautografo  per  cura  di  Pietro  Egidi,  con  una  nota  sul 
dialetto  di  Giovanni  Crocióni.  —  Napoli,  R.  Ricciardi,  1907. 

164.  —  Tenuto  a  lungo  neiroblio,  conosciuto  imperfetta- 
mente nella  seconda  metà  del  secolo  scorso,  questo  «  Diario  auto- 
biografico »  è  stato  ora  degnamente  studiato  e  messo  in  luce. 
L'Egidi,  da  bravo  esumatore  di  pregevoli  documenti,  na  ha 
cercato  con  buon  esito  la  paternità,  riuscendo  così  a  colmare, 
nella  biografia  del  Belluzzi  dettata  primamente  dal  Vasari,  la 
lacuna  degli  anni  1537-1543,  comspondenti  presso  a  poco  a 
quelli  del  «  Diario  »  :  lacuna  che,  dando  noia  a  quanti  altri 
scrissero  del  Nostro,  fu  da  ognuno  di  essi  a  capriccio  riempita. 

Ed  era  giusto  che  di  colui  che  nell'architettura  militare 
raggiunse  le  cime  più  alte,  tanto  da  esser  considerato  degno 
di  perfezionare  i  bastioni  eretti  a  S.  Miniato  dal  Bonarroti,  e 
da  esser  detto  da  Cosimo  capo  di  tutti  gli  ingegneri  militari, 
si  cercasse  d'avere  una  perfetta  biografia. 

Ad  essa,  appunto  colla  pubblicazione  dell'anzidetto  docu- 
mento, porta  larghissimo  contributo  T Egidi.  Né  è  soltanto  rela- 
tiva al  suo  autore  l'importanza  del  documento;  se  ne  possono 
infatti  ricavare  notizie  oltre  che  sulle  condizioni  interne  della 
repubblica  di  San  Marino,  di  cui  il  Belluzzi  era  figlio  illustro 
e  a  suo  tempo  amministratore  zelante,  eziandio  sulle  fazioni 
e  sul  disordine  che  talvolta  nella  minuscola  repubblica  regnava, 
sui  rapporti  che  correvano  tra  essa  ed  il  Duca  di  UrlJino  reso- 
sene protettore  contro  le  prepotenze  dei  legati  pontificii  e  dei 
signorotti  di  Verrucchio.  Sono  del  più  alto  interesse,  anche 
perchè  uscite  dalla  penna  di  un  testimonio  oculare,  le  descri- 
zioni del  viaggio  di  Guidobaldo  della  Rovere  attraverso  il  terri- 
torio pontificio,  della  morte,  delle  esequie  di  Francesco  Maria 
della  Rovere  e  delle  cerimonie  della  presa  di  possesso  di  Gui- 
dobaldo a  Pesaro  e  ad  Urbino,  della  guerra  di  Camerino  in 
cui  non  mancano  particolari  fin  qui  ignoti.  Così  pure  la  narra- 
zione della  sua  dimora  presso  Ascanio  Colonna  ci  fa  entrare 
nella  vita  di  uno  dei  più  grandi  signori  romani  del  tempo,  dan- 
doci, riguardo  a  persone  e  ad  avvenimenti,  indicazioni  preziose. 

Il  testo  ò  illustrato  da  succinte,  ma   esatte  e  veramente 
erudite  note  storiche,  indispensabili  alla  sua  perfetta  cognizione/ 
non  che  da  una  nota  sul  dialetto  a  cura  di  C.  Crocióni. 

A.  Leone. 


494  .      RKCB5B10N1    B  NOTI  BIBLIOGKAPICHK    —   L.   «OTTA   CUOCIO 

R.  ROLLANO,  Vie  de  Michel-Ange.  (Collezione  Vies  des  hommes 
illustres).  —  Paris,  Librairie  Hachette  et  C,  1907. 

165.  —  La  biografia  di  Michelangiolo,  redatta  dalFA. 
dietro  l'esame  minuto  e  coscienzioso  di  tutte  le  testimonianze 
che  della  sua  vita  ci  restano,  è  soprattutto  una  ricostruzione 
psicologica  ottima.  Poche  circostanze  forse  che  non  ci  fossero 
già  note  apprendiamo  intorno  alla  persona  di  colui  che  fu 
uno  dei  più  meravigliosi  geni  del  Rinascimento  italiano;  ma 
il  libro  del  R.  (che  segue  ad  un  suo  lodevole  studio  sulle 
opere  dello  stesso  artista)  (1)  ci  fa  penetrare  nella  sua  anima 
profonda  e  dolorosa  come  difficilmente  ci  è  possibile  per  uo- 
mini di  tempi  lontani  dal  nostro.  Cosicché,  a  parte  il  valore 
storico  dell'opera,  si  è  con  interesse  vivo,  non  inferiore  a 
quello  che  ci  potrebbe  ispirare  un  buon  romanzo  psicolo- 
gico, che  noi  seguiamo  Michelangiolo  traverso  le  peripezie 
della  sua  vita  burrascosa,  essendo  egli  tormentato  dall'irrea- 
lizzabilità dei  suoi  giganteschi  ideali  d'arte,  dall'ostilità  mal- 
vagia dei  competitori,  dall'insaziabile  ingordigia  di  denaro  dei 
parenti,  dall'instabilità,  capricci  ed  esigenze  dei  principi  com- 
mittenti, dai  mali  fisici  causati  dall'eccessivo  lavoro,  dall'in- 
gratitudine umana,  ma  sopra  ogni  altra  cosa  dall'irrequietezza 
e  debolezza  del  suo  carattere  nervoso  ed  inadattabile,  impari 
al- suo  genio  immenso:  debolezza  di  carattere  che,  come  lo 
rendeva  talvolta  ingiusto  verso  parenti  ed  amici  realmente 
affezionati  e  fedeli,  e  lo  spingeva  ad  osteggiare  irragionevol- 
mente ed  a  disprezzare  persone  ben  degne  di  lui,  quali  Leo- 
nardo e  Raffaello,  lo  umiliava  anche  in  un'idolatria  folle  e 
miserevole  per  individui  del  tutto  insignificanti,  come  il  vol- 
gare Febo  da  Poggio  ed  il  bello  e  gentile,  ma  mediocre  Tom^ 
maso  Cavalieri. 

Il  solo  appunto  che  potrebbe  farsi  a  questa  finissima  ana- 
lisi del  R.  come  del  resto  agli  scritti  di  tutti  coloro  che,  se- 
condo una  tendenza  tutta  moderna,  si  sforzano  di  ravvivare 
lo  studio  di  fatti  e  di  uomini  d'altri  tempi,  trattandone  quasi 
con  gli  stessi  criteri  che  si  sogliono  usare  nelle  cose  d'oggi, 
si  è  che  il  personaggio  da  lui  studiato  resta  valutato  un  pò* 


(1)  R.  RoLLAND^  Michel-Ange,  Paris,  Librairie  de  VArt  Ancien  et 
Moderne  {Cóììezìone  Maitres  de  VArt). 


TEMPI  MODERNI  —  R.  ROLLANO  495 

troppo  alla  moderna,  quasi  indipendentemente  dai  tempi  e 
dall'ambiente  nei  quali  si  svolse  la  sua  vita.  Molti  tratti  del 
carattere,  delle  abitudini,  dei  modi  di  sentire  e  di  vedere  di 
Michelangiolo  non  furono  impronta  sua  individuale,  bensì  co- 
mune a  molti  uomini  del  Rinascimento  e  particolarmente  della 
fine  di  questo,  quando  negli  spiriti  degli  artisti  che  illustrarono 
quel  grande  periodo  della  nostra  storia  difficilmente  poteva 
stabilirsi  Tequilibrio  fra  gli  elevati  ideali  artistici,  la  necessità 
dì  mantenersi  benevoli  i  capricciosi  principi,  che  soH  potevano 
dar  materia  alla  loro  arte,  ed  i  vani  sogni  di  libertà,  ispirati 
dalla  coltura  classica  di  cui  erano  imbevuti,  stranamente  .con- 
trastanti colFegoismo  e  la  viltà  dominanti,  che  trascinavano 
precipitosamente  alla  rovina  della  patria. 

Michekingiolo,  repubblicano  ardente,  ammiratore  di  Bruto, 
e  d'altra  parte  esecutore  umile  delle  commissioni  artistiche  di 
papa  Clemente  VII,  dei  Medici,  di  Baccio  Valori,  i  nemici  vinci- 
tori della  sua  infelice  patria,  non  é  che  un  ìndice  triste  dei 
suoi  tempi,  durante  i  quali  dominava  più  la  rettorica  classicista 
che  non  un  sincero  e  spontaneo  amor  di  patria  e  di  hbertà. 

Anche  scendendo  a  considerare  il  libro  del  R.  nei  suoi 
particolari,  potrebbe  osservarsi  che  TA.,  pur  non  tralasciando 
di  compulsare  e  sviscerare  tutte  le  possibili  fonti,  tende  tal- 
volta ad  amplificare  troppo  ed  esagerare  la  portata  di  alcune 
notizie  storiche,  quando  si  tratti  di  farle  servire  a  dimostra- 
zione dei  suoi  convincimenti  intorno  al  soggetto  ;  ma  ciò  non 
toglie  che  nelle  linee  generali  la  condotta  dell'opera  sia  giusta, 
sì  da  lumeggiare  esattamente  la  grande  figura  dell'artista.  Ed 
in  sostanza  può  dirsi  che  il  libro  del  R.  costituisce,  in  mezzo 
alla  congerie  di  opere  troppo  pedestremente  archivistiche  ed 
aride  e  di  altre  presontuosamente  superficiali,  un  vero  godi- 
mento pel  lettore,  rappresentando  la  rara  e  desiderata. realizza- 
zione di  un'opera  d'arte  congiunta  aHa  più  accurata  critica  sto- 
rica e  coltura  bibliografica. 

E  poiché  il  R.  ci  promette  uno  studio  analogo  intorno 
ad  un  altro  nostro  grande  e  infelice,  il  Mazzini,  noi  non  pos- 
siamo che  rallegrarcene  ed  attendere  con  viva  aspettazione. 

Lisetta  Motta  Ci  accio. 


496  RECENSIONI   E  NOTE   BIBLIOGRAFICHE    -^   A.    BATTISTELLA 

F.  NANI  MOCENIGO,  Intorno  a  Niccolò  e  Pietro  fratelli  Zdriny 
(1620-1671),  —  Venezia,  Pellizzato,  1907,  pagg.  62. 

166.  —  Intorno  alla  vita  avventurosa  ed  agitata  di  questi 
due  nobili  croati  l'autore  ha  raccolto,  specialmente  dai  docu- 
menti del  R.  Archivio  di  Stato  di  Venezia,  molti  e  interessanti 
notizie  le  quali  illustrano  i  rapporti  ch'essi  ebbero  con  la  Re- 
pubblica, desiderosa  di  valersi  dell'influenza  e  dell'opera  loro 
per  un'azione  contro  i  Turchi,  a  dispetto  delle  esitazioni  e  dei 
timori  della  corte  imperiale,  tendente  piuttosto  ad  allontanare 
la  minaccia  ottomana  con  pratiche  d'accordi.  In  questa  diversità 
di  condotta  politica  e  nel  fatto  che  gli  Zdriny  imparentati  con 
magnati  ungheresi  parteggiavano  per  i  sostenitori  dei  privilegi 
della  corona  ungherese,  avversati  da  Casa  d'Austria,  sta  la 
vera  ragione  della  morte  misteriosa  del  primo  dei  due  fratelli, 
Niccolò,  nel  1664,  e  della  decapitazione  del  secondo,  nel  1671, 
accusato  d'aver  congiurato  contro  la  corte  cesarea.  Il  racconto* 
è  fatto  con  molta  diligenza,  e  viene  a  chiarire  una  pagina  non 
priva  (l'importanza  della  politica  imperiale  tanto  nei  riguardi 
esterni  quanto  negli  interni.  A.  Battistella. 


GIULIO  C0G6I0LA,  Sulla  nuova  integrale  pubblicazione  della 
tt  Storia  del  Mogol  »  del  veneziano  Niccolò  Manucci.  —  Ve- 
nezia, Ferrari,  1908,  pagg.  32. 

167.  —  Il  Goggiola  fece  questa  comunicazione  al  VI  Con- 
gresso geografico  di  Venezia  del  1907.  L'opera  completa  del 
celebre  viaggiatore  veneziano,  Niccolò  Manucci  (1638-1709), 
suir  impero  del  Mogol  è  ora  in  corso  di  pubblicazione  per  me- 
rito del  sig.  W.  Irvine,  che  la  tradusse  integralmente  in  inglese. 
Sarebbe  stata  desiderabile  un'edizione  italiana,  ma  parecchie 
rac^ioni,  fra  le  quali  l'essere  il  testo  originale  poliglotto  e  la  mole 
del  lavoro,  s'opposero  finora  all'attuazione  di  tale  desiderio.  Il 
Coggiola,  desumendole  dall'introduzione  e  dalle  note  dell'Irvine, 
ci  dà  notizie  sulla  storia  esterna,  sulla  struttura  intema  e 
sulle  vicende  dei  manoscritti  del  Manucci,  parla  della  sua  vita 
errabonda  e  piena  di  strani  accidenti,  dell'importanza  dell'opera 
sua  e  dei  due  volumi  di  figure  da  lui  aggiunti  ad  essa  a  modo 
d'illustrazione.  Di  quest'opera,  o  meglio  delle  tre  prime  parti 
di  essa  esistono  due  manoscritti,  uno-  a  Berlino,  che  è  quello 
di  cui  si  valse  il  gesuita  Fr.  Catrou  per  il  suo  furto  letterario  ; 


TEMPI   MODERNI   —    R.   MARTINI  497 

l'altro  a  Venezia,  nella  Marciana,  che  il  Coggiola  giudica  il  mi- 
gliore. Di  tutta  Topera  esiste  una  traduzione  italiana,  inedita, 
che  il  Senato  fece  fare  dal  Cardeira,  forse  coU'intenzione  di 
pubblicarla:  ciò  che  poi  non  ebbe  effetto. 

A.  Battistella. 


MARTINI  RAFFAELE,  La  Siciliasotto  gli  Austrìaci  (1719-1734). 
Da  documenti  inediti.  —  Palermo,  Reber,  1907. 

168.  —  Notevoli  sono  fra  gli  avvenimenti  di  Sicilia  le 
vicende  delle  due  dominazioni  savoiarda  ed  austriaca  succe- 
dutesi nell'isola  nella  prima  metà  del  secolo  XVIII,  durante 
la  guerra  avvenuta  in  Europa  contro  la  preponderanza  della 
Gasa  di  Borbone,  che  allora  stabilivasi  nella  Spagna.  Il  governo 
dell'imperatore  Carlo  VI  non  desta  minore  interesse  dell'altro 
savoiardo  (ora  meglio  noto  per  le  pubblicazioni  di  Stellardi, 
La  Lumia  ed  altri)  ;  poiché  lo  studio  dell'  epoca  austriaca  giova 
alla  conoscenza  di  sistemi  ed  ordini,  che  furono  in  parte  man- 
tenuti o  interamente  riformati  sotto  quel  nuovo  e  più  lungo 
dominio  straniero,  che  si  estese,  con  l'acquisto  della  Sicilia,  alle 
due  parti  dell'antico  regno. 

L'infaticabile  e  contemporaneo  Mongitore,  nel  suo  Diano 
pubblicato  dal  can.  Di  Marzo  {Bibl.  Storìca  e  Leti,  di  Sicilia, 
voi.  IX,  Palermo  1871,  pag.  222  e  seg.),  certamente  con  se- 
vero giudizio  compara  il  governo  austriaco  alla  tirannide  di 
Faraone,  dice  che  i  Tedeschi  «  mai  si  familiarizzarono  coi 
Siciliani,  mai  gli  parlarono  ;  molto  più  che  la  lingua  loro  bar- 
bara non  era  intesa»,  e  soggiunge  che  «  molti  di  questi  ec- 
cessi non  erano  saputi  dall'imperatore  e  nascevano  dai  ministri 
catalani,  che  tradirono  il  sovrano,  non  badando  alla  giustizia 
e  al  suo  buon  nome  ».  Conviene  però  riconoscere  che  di  molti 
inconvenienti,  non  solo  del  governo  austriaco,  ma  dell'ante- 
riore furono  inevitabile  cagione  le  continue  guerre  e  i  disordini. 

Per  l'epoca  austriaca  (1719-1734)  non  si  aveano  sinora, 
oltre  il  Diario  del  Mongitore,  che  le  narrazioni  del  Di  Blasi 
nella  Storia  di  Sicilia  e  meglio  nella  Storia  cronologica  dei 
Viceré.  Il  Mongitore  nel  1886  in  questa  Rivista  (volume  III,  pa- 
gine 572-582)  die  pure  alquante  notizie  su  Vlnquisizione  di 
Vienna  durante  il  regno  di  Carlo  VI.  Mancava  però  un  lavoro 
speciale,  nel  quale  estesamente  si  esponessero  le  vicende  e  le 
condizioni  dell'isola  jn  quei  tempi. 

Bivista  storica  italiana,  3*  S.,  vit,  4.  32 


498  RBCBMaiONI  S  MOTI  BIBLIOGRA  FICHI    —   Q.  LA  MANTI  A. 

L'egregio  prof.  Martini  ha  voluto  assumere  tale  compito. 
Egli  aveva  già  nel  1904  pubblicato  un  saggio  dei  suoi  studi 
neìY Archivio  storico  siciliam  (an.  XXIX,  pag.  1-58)  con  altri 
documenti,  ed  ora  dà  in  luce  Finterò  lavoro.  Giovandosi  delle 
molteplici  carte  della  Segreteria  viceregia  esistenti  in  Palermo, 
VA.  svolge  l'argomento  in  dodici  capitoli,  trattando  nei  primi 
quattro  degli  avvenimenti  politici  del  nuovo  governo,  e  poi 
esponendo  in  separati  capitoli  le  condizioni  di  Messina  e  quelle 
di  Palermo,  lo  stato  del  clero,  della  magistratura,  del  com- 
mercio, delle  finanze  e  del  lusso  nell'isola,  ed  in  fine  (cap.  XII) 
le  ultime  vicende  di  quel  dominio.  Tale  metodo  di  distribu- 
zione per  materia  somiglia  in  parte  a  quello  adottato  dallo 
Stellardi  per  il  regno  di  Vittorio  Amedeo  II,  e  se  véramente 
è  utile  per  avere  una  precisa  idea  dello  stato  della  Sicilia  in 
quel  tempo,  talvolta  non  riesce  ben  chiaro  per  l'ordinata  es- 
posizione degli  avvenimenti. 

Nei  capitole  I  a  IV  l'A.  dà  notizia  dei  vari  trattati  e  degli 
eventi  che  resero  possibile  il  dominio  austriaco  nell'isola,  delr 
l'acclamazione  regia,  che  crede  in  parte  sincera,  «  inquantochè 
i  Siciliani  vedevano  nel  nuovo  principe  il  legìttimo  continua- 
tore di  quella  dinastia  austriaca  che,  regnando  sulla  Spagna, 
avea  posseduto  l'Isola  per  due  secoli  »  (pag.  33),  delle  con- 
dizioni infelici  dell'erario  e  dei  perturbamenti  economici  e  po- 
litici della  Sicilia.  Tiene  quindi  ragione  (cap.  V)  dei  disastri  di 
Messina  dopo  la  rivoluzione  del  1674,  e  dei  vari  provvedi- 
menti dati  da  Carlo  VI  pel  suo  miglioramento  e  per  lo  sviluppo 
del  commercio,  e  poscia  (cap.  VI)  delle  condizioni  di  Palermo 
insofferente  della  lunga  dimora  della  Corte  viceregia  in  Messina, 
ed  avversa  al  suo  Pretore  principe  di  Resuttana. 

È  degno  di  nota  il  cap.  VII,  nel  quale  l'A.  espone  le 
condizioni  degli  ecclesiastici  nell'isola,  i  nuovi  rigori  dell'In- 
quisizione dipendente  da  Vienna,  e  gli  atti  di  fede  eseguiti 
(nonostante  le  proteste  dei  Siciliani),  le  quistioni  per  l'abolizione 
del  famoso  Tribunale  della  Monarchia,  che  tanto  funestarono 
il  regno  di  Vittorio  Amedeo  II,  e  che  invece,  per  l'energica 
resistenza  di  Carlo  VI  alla  Corte  di  Roma,  svanirono  (pag.  131). 
Su  la  sicurezza  pubblica  e  la  giustizia,  che  volgevano  in  de- 
plorevole stato,  l'A.  dà  speciali  notizie,  concementi  cioè  i  nu- 
merosi fóri  privilegiati,  i  cresciuti  luoghi  d'asilo,  i  malandrini 
e  facinorosi  sparsi  ad  infestare  l'isola,  e  gli  ordini  rigorosi  in 
vario  tempo  emanati. 


PRRIOOO  DELLA   RITOLUZIONI  FRANOEIE   —    A.  FRANCHBTTI  499 

Riescono  altresì  interessanti  i  ricordi  (cap.  IX)  delle  cure 
adoperate  dairimperatore  per  far  rivivere  il  commercio  in  Sicilia, 
-e  specialmente  in  Messina  (anco  fra  i  danni  di  guerre  e  carestie), 
ed  i  rimedi  dati  per  la  falsificazione  della  moneta.  Nel  capo  X 
5i  tratta  delle  finanze  del  regno,  accennando  il  disavanzo  che 
si  soffriva,  ed  i  lucri  che  il  governo  traeva  con  la  vendita  di  titoli 
nobiliari  e  con  lo  stabilire  nuove  tasse,  che  esigevansi  con 
estorsioni.  A  pag.  229-236  è  riferito  il  testo  di  un  pregevole 
bilancio  {Ristretto)  dell'anno  indizionale  1725-1726,  e  che  è 
assai  più  esteso  di  quelli  pubblicati  dallo  Stellardi  per  Tepoca 
savoiarda  (voi.  Ili,  pag.  233  e  seg). 

Seguono  le  notizie  sul  lusso  dei  nobili,  le  feste,  le  ecces- 
sive doti  e  le  pasquinate  in  tempi  non  propìzi,  ed  i  cenni  su 
lo  stato  poco  felice  degli  studi  nell'isola  per  cagione  delle  guerre 
€  su  rUniversità  di  Catania,  le  scuole  tenute  dai  Gesuiti  e  le 
numerose  Accademie.  Il  lavoro  termina  con  alquanti  ricordi 
sui  più  tardi  avvenimenti  del  governo  austriaco  sino  alla  ces- 
sione della  Sicilia,  e  col  testo  dì  trentotto  documenti  inediti. 

Nel  render  lode  al  prof.  Martini  per  il  suo  accurato  ed 
utile  lavoro,  credo  opportuno  manifestare  il  desiderio  che  pos- 
sano pure  ricercarsi  per  Tepoca  austriaca  altre  importanti  serie 
di  documenti  deirarchivio  di  Palermo,  oltre  quelle  che  do- 
vrebbero trovarsi  negli  archivi  imperiali  di  Vienna,  e  che  sono 
rimaste  sinora  inesplorate.  Giuseppe  La  Mantia. 


6.  PERIODO  DELLA  RIVOLUZIONE  FRANCESE 
(1789-1815). 

AUGUSTO  FRANGHETTI,  Storia  d'Italia  dal  1789  al  1799. 
—  Milano,  Francesco  Vallardi,  1908. 

169.  —  Qualunque  ne  sìa  la  causa,  è  indubitabile  che  le 
edizioni,  pur  spesso  tanto  pregevoli,  della  casa  dott.  Francesco 
Vallardi  non  hanno  sempre  la  diffusione  che  si  meriterebbero. 
Anche  se  firmate  da  nomi  illustri,  come  nel  caso  presente  quello 
di  Augusto  Franchetti,  non  si  trovano  nemmeno  in  tutte  le 
biblioteche,  non  sono  sempre  oggetto  di  recensione  in  parecchi 
dei  periodici  che  vanno  per  la  maggiore,  né,  per  certe  incomode 
e  vessatorie  prescrizioni  della  ditta  editrice  potendo  essere  ac- 
<iuistate  ognuna  separatamente,  sono  possedute  dal  modesto 


500  RECEJiBIONI   E  MOTE   BIBLIOGRAFICHE   —   0.   ROBERTI 

studioso,  che,  in  Italia  almeno,  deve  fare  troppo  stretti  conti 
col  limitatissimo  bilancio.  Questo  difetto,  ormai  antico,  non 
tolse  che  i  volumi  migliori,  specialmente  della  Storia  PolUi^^ 
(Vltalia^  scritta  da  una  società  di  professori,  non  trovassero 
lentamente  smercio,  cosicché  pochi  anni  fa  la  ditta  ne  intraprese 
con  vantaggio  degli  studi  una  ristampa.  Furono  mutati  alcuni 
collaboratori,  sostituiti,  i  più  di  questi  essendo  morti,  eoa  ele- 
menti giovani  e  promettenti,  ma  il  periodo  dal  1789  al  1799 
fu  per  fortuna  di  nuovo  affidato  ad  uno  dei  luminari  delle  scienze- 
storiche  in  Italia,  ad  Augusto  Franchetti,  conoscitore  così  pro- 
fondo ed  illustratore  così  acuto  non  solo  degli  atteggiamenti 
esterni  ma  delle  ragioni  intime  e  recondite  dei  fatti.  Ma,  se 
generale  è  il  progresso  degli  studi  storici  e  grande  la  congerie 
di  documenti  messi  in  luce,  che  vengono  a  modificare,  a  cor- 
reggere, talvolta  a  mutare  radicalmente  la  conoscenza  di  vani 
momenti  storici,  anche  più  grande  è  il  materiale  raccolto  per 
la  storia  della  rivoluzione  francese,  immenso  addirittura  per  certi 
fatti  particolari,  onde  si  comprende  come  uno  studioso  di  tanto 
valore  quanto  il  Franchetti  non  potesse  accontentarsi  di  una 
semplice  riedizione  dell'opera  sua,  pur  di  induscutibile  pregio. 
Volle  metterla  a  giorno,  scorsi  ormai  circa  venticinque  anni 
dacché  era  uscita  per  la  prima  volta,  e  rimaneggiando  e  accre- 
scendo la  sua  narrazione  la  rifece  anzi  per  molta  parte.  A  col- 
laboratore di  questa  nuova  edizione  chiamò  uno  dei  suoi  più 
affezionati  allievi,  il  giovane  prof.  Francesco  Lemmi,  che  m 
alcuni  noti  lavori  sul  periodo  rivoluzionario  e  napoleonico  già 
aveva  dato  prova  di  indiscutibile  perizia.  Al  Lemmi,  ammalatosi 
gravemente  e  poi  venuto  a  morte  tra  Tuniversale  compianto 
il  Franchetti,  toccò  poi,  col  consenso  delFeditore.e  della  famiglia 
deirillustre  estinto,  poiché  questi  aveva  compiuto  il  lavoro  poco 
oltre  la  metà,  di  dare  airultima  parte  di  esso  la  forma  definitiva 
con  cura  affettuosa  di  discepolo  e  sagace  e  profonda  erudizione. 
Se  istituiamo  un  paragone  anche  sommario  tra  le  due 
edizioni,  troveremo  una  prima  differenza  notevole  nella  distri- 
buzione della  materia.  Mentre  questa  era  divisa  in  cinque  soli 
grandi  capitoli  nella  prima,  con  maggiore  opportunità  essa  è 
ripartita  nella  seconda  in  sei  libri,  suddivisi  a  loro  volta  in  tre 
capitoli  ognuno,  in  cui  un  sottotitolo  viene  a  dare  anche  maggior 
chiarezza  ed  evidenza  al  titolo  di  ciascun  libro.  Più  felice  resta 
dunque  la  ripartizione  della  materia,  poiché  p.  e.  tra  il  capitolo 
intitolato:  «  Primi  effetti  della  rivoluzione  francese  »  e  Taltror 


PERIODO  DELLA   RIVOLUZIONE  FRANCESE    —   G.  6ARATANI  501 

-«  Il  generale  Bonaparte  in  Italia  »  venne  intercalata  nella  se- 
*  -conda  edizione,  formandone  il  libro  terzo:  «  La  guerra  in  mare 
e  sulle  Alpi  ». 

Le  note  a  pie  di  pagina  della  prima  edizione  furono  nella 
seconda  sostituite  da  gruppi  di  note,  raccolti  sul  finire  di  ogni 
libro.  Questo  sistema  ha  indubbiamente  il  vantaggio  di  sfollare 
le  pagine  del  testo  ed  è  compensato  dai  succinti  sommari 
•distribuiti  in  margine,  ma  presenta  Tinconveniente  di  distrarre 
troppo  spesso  l'attenzione  del  lettore,  costretto  ad  andar  a  cer- 
<:are  lontano  la  nota,  che  viene  a  confortare  il  testo.  In  compenso 
però  ottime  sono  per  la  massima  parte  le  note,  informatissime 
agli  studi  anche  più  recenti,  esaurienti,  alcune  vere  piccole 
dissertazioni,  *  condotte  con  acume  meraviglioso  su  punti  con- 
troversi. Chi  volesse  esser  severo,  rimprovererebbe  qualche 
svista  tipografica,  dovuta  forse  alle  condizioni  stesse  in  cui 
il  libro  vide  la  luce,  qualche  dimenticanza,  ma  per  lo  più  di 
articoli  di  rivista,  dimenticanza  cui  il  minuto  Indice  generale  di 
questa  Rivista  storica  italiana,  più  diligentemente  consultato, 
avrebbe  dato  modo  di  ovviare  e  poco  più.  Del  resto  Topera  è 
veramente  notevolissima  e  come  è  nella  sua  veste  quasi  nuova  il 
«  canto  del  cigno  »  dell'illustre  e  sempre  compianto  Franchetti, 
così  ascocìa  stabilmente  al  nome  di  lui,  promessa  di  attività 
ognor  più  grande  in  servigio  degli  studi  storici,  quello  di  Fran- 
cesco Lcjmmi.  Giuseppe  Robehti. 


GARA  VANI  G.,  Urbino  e  il  suo  territorio  nel  periodo  francese. 
Parte  3^  (1800-1808).  —  Urbino,  Tipografia  della  Cappella 
di  M.  Arduinì,  1908,  pag.  102. 

170.  —  Dei  grandi  eventi,  che  seguirono  alla  battaglia 
di  Marengo  (14  giugno  1800)  e  dai  quali  comincia  in  gran 
parte  d'Europa  la  fase  riedificalrice  della  Rivoluzione  francese, 
tenui  furono  gli  effetti  nello  stato  della  Chiesa  e  appena  una 
fievole  eco  giunse  nella  piccola  città  di  Urbino.  Pertanto  G.  Ga- 
ravani,  che  di  questa  ha  impreso  a  narrare  le  vicende  e  a 
descrivere  le  condizioni  nel  periodo  della  Rivoluzione,  si  re- 
stringe a  riferire  il  diario  di  un. cronista  contemporaneo,  Gre- 
scentino  Fiorini,  per  gli  anni  del  rinnovato  governo  papale 
dal  1800  al  1808.  Feste  religiose,  pompose  cerimonie  chiesa- 
stiche, quaresimalisti,  passaggi  di  piccoli  gruppi  di  soldati,  le 
vicende  atmosferiche,  la  scarsezza  e  l'abbondanza  dei  raccolti, 


502  RECEMSIOKl   B   KOTB  BlBLIOdRAFlCBB    —   B.  PSLIGIANOELI 

i  provvedimenti  annonari,  ecco  i  soggetti  che  attraggono  Tal- 
tenzione  del  buon  canonico  urbinate,  amatore  delle  vecchie 
usanze,  pauroso  della  a  peste  giacòbinica  »  e  ignaro  della  pro- 
fonda crisi,  che  la  civiltà  attraversava.  Le  sue  idee  sulla  politica 
e  suir  amministrazione  pubblica  può  credersi  rispecchiassero 
fedelmente  quelle  dei  maggiorenti  di  Urbino:  una  cittadina 
restata  fuori,  per  la  sua  situazione,  dal  movimento  economica 
e  intellettuale  della  nazione  e  languente,  come  tante  altre  dello 
stata  ecclesiastico,  in  torpida  apatia  rotta  solo,  a  rari  inter- 
valli, da  qualche  tumulto  popolare,  che  era  cagionato  dal  rin- 
caro della  farina  e  del  pane.  Appunto  a  un  rincaro  del  pana 
fu  dovuta  una  minuscola  sommossa  del  popolo  urbinate  scop- 
piata non  contro  il  governo,  bensì  contro  la  commissione  della 
annona  nell'agosto  del  1801  e  ben  presto  finita  in  nulla  senza 
gravi  incidenti  e  senza  fiera  reazione  da  parte  della  Curia  pon- 
tificia, che  non  s'impensieriva  delle  consuete  ed  eflSmere  agi- 
tazioni delle  plebi  rurali  e  cittadine.  In  Urbino  mancava,  o  non 
aveva  vigore  il  partito  dei  novatori:  l'oligarchia,  composta  di 
grandi  e  piccoli  proprietari  di  terre,  che  amministrava  il  comune^ 
si  doleva  del  danno  provenuto  alla  città  dal  trasferimento  del 
governatore  provinciale  (Mons.  Delegato)  e  del  suo  uditorio 
(qualche  cosa  di  simile  all'odìerrio  Consiglio  di  prefettura)  da 
Urbino  a  Pesaro,  e  si  studiava  di  mantenere  in  fiore  i  privati 
patrimoni,  minacciati  o  intaccati  dagli  effetti  dei  recenti,  avve- 
nimenti, non  già  coli' accrescere  la  produzione,  sibbene  collo 
aggravare  i  mezzadri,  lavoratori  della  terra.  Su  tal  proposito 
sono  veramente  degni  d'attenzione  i  documenti,  .che  il  Garavani 
pubblica  ed  illustra  nell'appendice,  relativi  ai  vani  sfom  degli 
Urbinati  per  ricuperare  la  sede  del  governatore  e  ai  provve- 
dimenti del  Consiglio  comunale  di  Urbino  intesi  ad  ottenere 
l'espulsione  dalla  città  dei  contadini  poveri  rifugiativisi  e  la 
facoltà  di  licenziare  i  mezzadri  entro  i  termini  di  un  anno  agri- 
colo. Il  governo  papale,  sebbene  retto  dal  cardinale  Consalvì,. 
segretario  di  stato,  ministro,  per  molti  rispetti,  non  inferiore  al 
compito  gravissimo  e  ai  tempi  difficili,  che  propose  ed  effettuò 
benefiche  e  novatrici  provvisioni,  quali  l'unificazione  delle  mo- 
nete, lodata  anche  dal  diarista  Fiorini  (pag.  41)  e  l'abolizione- 
dei  corpi  d'arte,  se  negò  la  restituzione  di  Urbino  alla  dignità 
di  capoluogo  di  provincia,  consenti  all'approvazione  dei  decreti 
feudali  contro  i  contadini.  Questi  fatti  non  sono  che  episodi 
.di  quel  contrasto  delle  classi  sociali,   che,  in  modo  vario   e 


PERIODO  DELLA  RIVOLUZIONE  FRANCESE  —  R.  X.  J0BN8T0N       503 

complesso  e  tale  da  non/  potersi  comprendere  nelle  formule 
dei  filosofi  deterministi,  costituisce  il  processo  storico  ed  è 
tanta  parte  della  crisi  europea  durante  la  Rivoluzione  francese. 
Il  Garavani  neìVepilogo,  che  segue  al  diario  del  Fiorini,  ha 
messo  in  rilievo  la  quiete  inerte  degli  Urbinati,  i  quali  parvero 
non  avvedersi  della  fine  del  governo  pontificio  nel  1 808,  quando 
la  Marca  fu  annessa  al  regno  italico  :  mentre  nelle  loro  cam- 
pagne tanta  resistenza  s'era  levata  nel  1797  al  primo  apparire 
delle  armi  francesi.  La  spiegazione  di  queir  «  indifferentismo 
politico  »  dice  bene  il  Garavani,  è  da  ricercare  anche  nella 
«  tendenza  addormentatrice  »  del  governo,  che  a  affogando 
la  vita  cittadina  in  grette  ipocrisie  di  piccole  oligarchie  domi- 
nanti alla  cieca  e  in  vane  dimostrazioni  campanilistiche,  pro- 
dusse la  vergognosa  caduta  dello  stato  »  (pag.  71).  Non  così 
chiusa  agli  influssi  trasformatori  dei  tempi  nuovi  fu  Pesaro, 
dove,  a  causa  della  situazione  della  città,  che  permetteva  un 
meno  imperfetto  sviluppo  della  classe  borghese  e  più  frequenti 
e  fecondi  contatti  con  Bologna  e  colla  Romagna  —  le  parti 
dello  stato  ecclesiastico  allora  più  progredite  —  si  fonnò  un 
partito  di  novatori  e  si  compirono  rapide  mutazioni  alla* cui 
efficacia  è  lecito  attribuire,  almeno  in  parte,  il  fervore  di  studi 
letterari  e  scientifici  ivi  avveratosi  nei  primi  decenni  della 
Restaurazione  (Perticari,  Cassi,  Mamiani,  Antaldi,  Ferrucci,  ecc). 

B.  Feliciangeli. 


R.  M.  JOHNSTON,  The  Napoleonic  Empire  im  Southern  Itahj 
and  the  rise  of  the  secret  societies.  2  volumi.  —  London, 
Macmillan  and  C°,  1904. 

171.  —  Sebbene  un  po'  tardivo,  tornerà  pur  sempre  utile 
il  rendiconto  di  questa  opera,  scritta  dall' A.  di  Tlie  roman 
Tlieocracy  and  the  republic  (1846-1849)  e  di  una  breve  biografia 
di  Napoleone. 

Com'  è  noto,  le  pubblicazioni  storiche  inglesi  concernenti 
r Italia  in  generale  non  sono  attinte  agli  archivii  e  non  mirano 
a  nuove  ricostruzioni,  ma  piuttosto  a  volgarizzare  tra  le  per- 
sone colte  del  Regno  Unito  le  vicende  della  nostra  istoria.  11 
Johnston  non  si  é  allontanato  da  questo  obbiettivo,  ma  non 
si  tenne  pago  di  consultare  la  copiosa  letteratura  del  periodo 
da  lui  studiato,  ma  attinse  largamente  ai  manoscritti  della  Bi- 
blioteca nazionale  e  deirArchivio  di  Stato  di  Napoli.  Ad  ogni 


504  RBCKNSIOIII  K  NOTE  BIBLIOGRAFICHE  —   C.   R. 

capitolo  dà  il  titolo  dei  libri  che  lo  riguardano,  da  lui  consultati; 
ed  in  fine  del  2®  volume  ci  offre,  in  apposita  appendice,  una 
bibliografia  sistematica  per  la  storia  politica  del  regno  di  Na- 
poli dal  1805  al  1821  in  466  numeri. 

Il  1°  volume  è  dedicato  airinfluenza  deirimpero  napoleo- 
nico neiritalia  meridionale,  di  cui  TA.  vede  un  duplice  risul- 
tato. «  Not  only  will  the  vicissitudes  of  the  struggle  for  the 
Medìterranean  between  France  and  England  and  the  tragic 
fortunes  of  King  Joachim  be  duly  chronicled,  but  -also  the  fall 
of  feudalism,  the  creation  of  a  national  spirit  by  the  Frenali 
conquest,  and  the  eventual  manifestation  of  that  spirit  through 
the  agency  of  the  secret  societies  in  the  first  and  most  remar- 
kable  of  the  italian  national  movements  of  the  Risorgimento  ». 
Non  mi  parve  di  segnalare  novità  dì  rilievo  nella  descrizione 
del  regno  di  Napoli  nel  1805,  nell'esposizione  dei  rapporti 
diplomatici  tra  Napoleone  e  la  corte  di  Napoli  fino  al  1806, 
nel  racconto  della  conquista  francese  del  regno  e  dell'insurre- 
zione calabrese,  specialmente  illustrata  dalla  figura  di  fra  Dia- 
volo, e  nella  rappresentazione  del  breve  governo  di  Giuseppe 
Bonaparte;  invece  mette  conto  avvertire,  che  speciale  atten- 
ziqne  fu  rivolta  alla  persona  e  al  regno  di  Gioachino  Murat, 
di  cui  si  descrivono  le  condizioni  famigliari,  le  riforme  intro- 
dotte nel  regno,  i  rapporti  col  governo  siciliano  intrigante  a 
suo  danno  e  col  brigantaggio,  la  partecipazione  alle  grandi 
guerre  dell'impero,  la  defezione  da  Napoleone,  le  dolorose  in- 
certezze, i  rapporti  con  le  Potenze  congregate  a  Vienna,  l'ul- 
tima campagna  nazionale  e  la  tragedia  del  Pizzo.  L'A.  ci 
confessa  che  «  the  portrait  of  Murat  is  so  far  removed  from 
that  generally  presented  that  it  may  be  thought  the  work  of 
an  apologist  »  ;  ma  dichiara  tale  non  essere  punto  la  sua  in- 
tenzione, emanando  i  suoi  giudizi  dai  fatti,  non  da  uno  spirito 
laudativo. 

Il  2°  volume,  dedicato  all'origine  delle  società  segrete, 
dopo  le  numerose  pubblicazioni  di  questi  ultimi  anni,  special- 
mente dirette  ad  illustrare  la  Carboneria  e  le  sue  diramazioni, 
non  offre  più  molte  notizie  originali,  come  poteva  credere  l'A. 
Al  più  può  considerarsi  come  una  esposizione  riassuntiva  della 
storia  del  regno  dal  1815  al  1821.  Infatti  l'A.,  ricordata  la 
restaurazione  nel  1^  cap.,  raccoglie  nel  solo  cap.  2°  le  origini 
e  i  riti  della  Carboneria  con  un  accenno  alle  numerose  sètte, 
^he  dopo  il  1815  dilagarono  per  l'Italia,  e  assegna  i  tre  capi- 


PERIODO  DEL   RISORQIMENTO.  ITALIANO    —   0.   BRBNTARI  505 

toli  successivi  alla  rappresentazione  delle  condizioni  del  regno 
nel  quinquennio  successivo  alla  restaurazione,  al  racconto  della 
rivoluzione  del  1820  e  alla  disfatta  dei  Carbonari  e  della  parte 
costituzionale  con  l'intervento  austriaco  d^l  1821. 

La  conclusione  del  triste  racconto  rivela  chiaramente  lo  spi- 
rito deir A.  :  «  Through  turpitude,  incapacity  and  cowardice  the 
historian  must  recali  the  unmistakable  march  of  progress;  among 
thieves  and  double-dealers  he  must  point  to  brave  and  honou- 
i-able  exceptions;  to  national  weakness  and  national  disaster  he 
must  oppose  the  miserable  tradition  of  the  ages,  the  brutish 
system,  so  long  imposed  on  a  helpless  people,  that  made  of  the 
word  nation  a  term  devoid  of  sìgnificance,  and  that  made  of  men 
beasts  driven  to  the  daily  toil  rather  than  members  of  a  great 
family  rising  to  a  higher  destiny.  The  French  conquest,  with 
its  attendant  sacrifices,  had  been  the  price  paid  for  great  poli- 
ticai and  social  benefits,  and  its  first-fmits  v^^ere  born  in  the 
liberal  movement  of  1820.  With  ali  the  disillusions,  the  sadness 
and  even  grotesqueness  of  its  history,  the  Carbonaro  Parlia- 
ment  was  national  and  progressive  in  its  character  ;  it  marked 
a  great  forvvard  step  towards  a  future  of  which  none  may 
venture  to  foretell  the  scope  ».  •     C.  R. 


7.  PERIODO  DEL  RISORGIMENTO  ITALIANO  (1815-1908). 

OTTONE  BRENTARI,  //  secando  battaglione  bersaglieri  volon- 
tari di  Garibaldi  nella  campagna  del  1866,  —  Milano, 
Agnelli,  1908. 

172.  —  Squillo  di  tromba,  attenti!  Ottone  Brentari  avrebbe 
dovuto  miniare  questo  detto  vivo  di  gioventù  e  coraggio  sulla 
prima  carta  del  presente  suo  libro.  È  infatti  questa  storia  dei 
Carabinieri  Milanesi,  nella  Campagna  del  1866,  del  Battaglione 
che  fu  il  primo  a  passare  il  confine  del  Trentino  e  fu  Tultimo 
ad  uscirne,-  una  calda  e  generosa  evocazione  di  quelle  figure 
maschie  di  prodi  e  di  quelle  imprese  di  valore  e  stoicismo. 
Il  ricordare  le  sofferenze  e  le  battaglie  che  i  nostri  padri  e 
noi  stessi  abbiamo  sopportate  e  sostenute  per  far  una  e  libera 
la  patria  è  sempre,  ed  oggi  più  che  mai,  l'ammaestramento 
e  lo  sprone  tanto  augurato  ai  giovani  dell'oggi  dai  poeti  e  da 
quell'immortale  fondatore  di  civiltà  che  fu  Giuseppe   Mazzini. 


506  RKCKKSlOiri  E  ROTI   BIBLIOGRAPICHB   —   0.   BAROIOBGIO 

E  se  è  vero  che  la  Storia  risveglia  ed  infiamma,  sia  lode  al 
buon  Brentari  che  ne  ha  composta  anche  lui,  già  narratore 
pregiato  delle  vicende  politiche  e  delle  artisticTie  di  Bassano, 
una  pagina  modesta  insieme  e  colta. 

A  qualcuno  forse  piuttosto  che  una  storia  potrebbe  sem- 
brare una  Cronaca,  ma  nel  suo  complesso  il  lavoro  è  così 
condotto  a  base  di  ricerche  caute  e  pazienti  e  di  bravi  docu- 
menti (trentadue)  e  così  armonico  nelle  sue  dodici  parti  e 
neirassieme,  ch'egli  risponde  agli  obbietti  suoi  e  soddisfa  quasi 
appieno  alle  esigenze  della  lettura  e  della  critica.  L'A.,  anzi, 
merita  un  plauso  speciale  appunto  per  la  cura  che  s*è  data 
d'interrogare  a  voce  e  in  iscritto  i  superstiti  e  vicini  e  lontani, 
e  per  aver  consultati  anche  i  libri  stranieri  a  volte  meglio  infor- 
mati dei  nostri,  e  se  non  più  imparziali  e  sinceri,  meno  decla- 
matori e  fantastici.  Bernardhi,  Brunswick,  Frièdjung,  Hold, 
Lecomte,  la  Relazione  Austriaca,  Rùstow  e  Torresani  hanno 
ad  ogni  modo  arricchito  di  notizie  e  di  giudizi  il  Brentari,  tanto 
quanto  la  Storia  del  risorgimento  di  Carlo  Tìvaroni  e  le  Lettere 
del  Ricasoli,  la  Relazione  Italiana  e  la  Camicia  Rossa  d'Alberto 
Mario,  la  Luce  del  Lamarmora  e  il  Garibaldi  del  Guerzoni,  il 
Secolo  che  muore  del  Guerrazzi  e  la  Storia  Militare  del  Guar- 
nieri,  il  Giornale  di  Aristide  Calmi  e  le  Memorie  di  Garibaldi, 
l'altre  Memorie  del  Gomandini  e  la  Guerra  del  Ghiaia,  i  Ricordi 
di  Giovanni  Cadolini  e  i  Volontari  d'Ascanio  Branca,  gli  Ap- 
punti del  Bertelli  e  le  Scene  del  Campo  del  Barbieri,  il  Da 
S,  Martino  a  Mentana  dell' Adamoli  e  le  Cose  Garibaldine  del- 
l'Abba.  Ed  abbondanza  di  dati  e  di  apprezzamenti  trasse  l'A. 
da  un  piccolo  libro  di  note  che  il  maggiore  Nicostrato  Castellini 
teneva  in  saccoccia  al  momento  della  morte. 

Nicostrato  Gastellinf,  infatti,  proprio  il  cinquantanovesimo 
compleanno  della  nascita  di  Garibaldi,  ha  scherzato  colla  morte, 
e  là  sul  colle  di  Vezza,  col  sole  in  fronte  ed  una  palla  in  core, 
cadde,  lasciando  ai  450  Bersaglieri   che   gli   sopravvissero  la 

larga  e  lacrimosa  eredità  dell'affetto   e   dell'addio Povero 

Castellini!  In  lui  l'ardore  della  lotta  aveva  però  fatto  velo  alla 
riflessione  e  l'impazienza  soverchiata  l'accortezza;  ed  al  rim- 
pianto ed  all'affetto  non  furon  pari  nei  nostri  tattici  gli  elogi. 
Poco  mancò  che  il  Battaglione,  //  migliore  degli  improvvisati 
battaglioni  di  Garibaldi^  restasse  annichilato  dai  tirolesi  di  Ulisse 
Albertini,  l'avventuriere  fortunato  che  doveva  tributarci  il  mas- 
simo degli  onori  ripetendo  ai  suoi  tedeschi   ed  a   Francesco 


PBRIOOO  DKL   RISORGIMENTO   ITALIANO    —   0.   BRBNTARI  507 

Kuhn,  il  suo  maestro,  che  con  seimila  Italiani  di  quella  intre- 
pidezza egli  avrebbe  saputo  spingersi  vincitore  nientemeno  che 
sino  a  Milano.  E  si  dovette  all'energia  del  capitano  Oliva,  ed 
all'avanzata  calma  e  decisa  dei  rossi  del  Gadolini,  se  la  Valca- 
monica  fu  salva  da  un'irruzione  peggiore  e  se  per  il  Mortirolo 
e  TAprica  gli  Austriaci  non  piombarono  giù  in  Valtellina  alle 
spalle  e  sul  fronte  delle  misere  guardie  nazionali  del  Guicciardi... 
Proprio  quel  4  luglio  mostrò  che  il  più  delle  volte  il  valore 
della  disciplina  è  superiore  al  valore  delV entusiasmo.  Il  Castellini 
si  era,  nondimeno,  immolato  intero,  cuore  e  vita,  per  l'indi- 
pendenza ;  e  meritato  premio  al  sacrificio  del  Bresciano  trenta- 
seenne,  fu,  stupendo  nella  sua  semplicità,  il  conforto  che  Gari- 
baldi scrisse  in  quei  lutti  alla  vedova  di  Lui  :  «  Voi  avete  perduto 
lo  sposo,  e  noi  un  fratèllo,  e  ben  prezioso,  e  tanto,  tanto  la- 
mentato da  tutti,  che  conoscevano  quell'anima  eroica!  La 
morte' di  Castellini  ha  legato  i  suoi  figli  all'ammirazione  ed 
alla  gratitudine  dell'Italia  ». 

Dodici  giorni  dopo  lo  scontro  di  Vezza,  i  Carabinieri  Mi-- 
lanesi,  abbandonata  la  valle  dell'Oglio,  si  arrampicarono  su  per 
i  monti  brulli  e  spaurosi  di  Val  Saviore,  diretti,  insieme  col 
Quarto  Reggimento  Garibaldino,  alla  volta  delle  Giudicane  e 
di  Trento.  Fu  quella  davvero  la  lunga  e  santa  settimana  di 
passione  di  quei  tremila,  ed  avesse  il  classico  eroismo  di  tanta 
gioventù  raggiunto  il  suo  scopo  giù  a  Daone  e  a  Condino  ! 
La  battaglia  di  Bezzecca  era  invece  già  stata  combattuta  e 
vinta  pur  troppo  inutilmente  il  21,  le  due  tregue  si  successero 
mortificanti  e  crudeli;  e  a  Rezzato  il  discioglimento  del  baldo 
e  promettevole  corpo  incominciò  lento  e  inesorabile.  «  La  sera 
del  22  settembre  quel  poco  che  ancora  restava  del  Secondo 
Battaglione  partì  per  Como,  ove  il  25  fu  definitivamente 
sciolto,  per  non  riunirsi  mai  più  ».  Mai  più,  altro  che,  in  ispi- 
rito  e  nei  ricordi,  qui  in  questo  Volume,  dedicato  al  più  illustre 
di  quei  Bersaglieri,  all'onorando  ellenista  e  letterato  Vigilio 
Inama  tretUino. 

I  fatti  di  Vezza  e  del  Caffaro  (che  anche  al  Caffaro,  duci 
ed  eroi  Ergisto  Bezzi  il  Ferruccio  delle  terre  irredente  e  Giam- 
battista Cella  il  valorosissimo,  i  Bersaglieri  già  avevano  il 
25  giugno  cinti  allori)  non  saranno  d'altronde  tanto  presto 
dimenticati  dagli  amici  e  dagli  storici,  e  (ce  lo  consenta  Teodoro 
Roosevelt)  riconvinceranno  i  venturi,  che  noi  dell'Italia  d'oggi 
sentiamo  ancora  tutti  l'epica  combattività  dèi  Romani  antichi  e 


508  RECENSIONI  E  NOTE   BIBL106RAF1CBB   —  Q.   SA^GIOROIO 

dei  fanti  dei  Comuni  del  Medio-evo.  L'han  confessato  gli  stessi 
Austriaci.  Fossero  stali  coscienziosamente  ubbiditi,  specie  dagli 
ufficiali,  nessuno  eccettuato,  i  comandi  di  Garibaldi;  i  dissidi 
ed  i  ripicchi  dei  graduati  non  avessero  le  troppe  volte  costretti 
i  soldati  a  combattere  in  disordine  e  quasi  alla  cieca;  fossero 
giunte  in  tempo  le  armi  buone,  le  polveri,  e  le  altre  suppel- 
lettili da  campo  che  tanto  preparano  e  assicurano  le  battaglie  ; 
non  avessero  (perchè  tacerlo?)  i  generali  dell'esercito  del  Re 
stentata  (quasi  stavo  per  scrivere  negata)  ai  volontari  la  loro 
fiducia  ;  e  sovrattutto  fossero  stati  questo  e  quello  dei  luogo- 
tenenti del  Nizzardo  (e  alcuni  anche  non  al  seguito  di  lui) 
meno  boriosi  e  meglio  educati  nelle  scienze  di  Marte;  oh, 
quella  Campagna  del  Trentino  si  sarebbe  impegnata  e  svolta 
ben  altrimenti,  e  non  saremmo  caduti,  popolo  e  governanti, 
nella  cloaca  delle  umiliazioni.  «  Le  tante  vittorie  (ebbe  a  gri- 
dare un  dì  aperto  un  sincero),  le  tante  vittorie  che  si  altamente 
illustrarono  il  nome  di  Garibaldi,  non  furono,  come  pensano 
gli  ignari  dei  principi  dell'arte  della  guerra,  il  frutto  soltanto 
della  sua  audacia,  del  suo  prestigio  e  della  velocità  delle  sue 
marcie,  bensì  della  squisita  conoscenza  dell'arte,  della  pronta 
intuitiva  operazione  di  ogni  concetto  strategico,  del  genio  di 
immaginare  ad  ogni  istante  espedienti  tattici  altrettanto  sem- 
plici quanto  decisivi,  della  singolare  rapidità  colla  quale  egli 
vede  (il  sincero  scriveva  nel  1867),  giudica,  pensa  ed  opera. 
Che  se  talvolta  in  fatti  parziali,  lui  assente,  i  volontari  ebbero 
la  peggio,  si  fu  non  perchè  taceva  la  sua  voce  che  trasfonde 
fiducia  ed  audacia,  ma  perchè  mancava  la  sua  mente  ». 

L'A.  ha  completata  la  sua  storia  narrando  nell'ultimo 
capitolo  il  combattimento  del  3  luglio  a  Montesuello,  ove 
Garibaldi  rimase  ferito,  ahimè,  non  da  piombo  straniero.  E 
il  Brentari  ha  fatto  bene,  che  Montesuello  e  Vezza  «  sono  due 
momenti,  strettamente  congiunti  e  combinati,  dello  stesso 
concetto  bellico  del  Kuhn,  che  sperava  unire  in  una  azione 
sola  le  sue  truppe  dell'Oglio  con  quelle  del  Chiese  »  ed  accer- 
chiati i  Garibaldini,  e  preso  a  tergo  il  Capitano,  serrarli  tutti 
e  stringerli  in  una  mortale  morsa  dì  ferro.  L'una  fazione 
spiega  l'altra  e  la  integra,  e  sta  in  ciò  l'importanza  dell'appen- 
dice. «  Dopo  il  combattimento  al  Ponte  del  Caffaro,  e  prima 
di  quello  di  Vezza,  si  ebbe  il  combattimento  di  Montesuello  ; 
Caffaro,  Montesuello,  e  Vezza  sono  i  tre  combattimenti  che 
segnalano  il  primo  periodo  della  campagna  garibaldina  del  1866  », 


PERIODO  DSL   RISORGIMENTO  ITALIANO   —   A.   ALFANI  509 

e  discorrerne  come  di  avventi  in  necessaria  colleganza  fra  loro, 
e  di  riflesso  colle  altre  avvisaglie  d'alpe  dallo  Stelvio  al  Garda 
e  colla  battaglia  di  Bezzecca,  parve  al  mio  Amico,  ed  era,  il 
massimo  suo  dovere  di  storico. 

Interessano  a  lor  volta  i  ventinove  Cenni  Biografici  del 
Guicciardi  e  dei  più  distinti  tra  i  capi  garibaldini,  e  i  due  del- 
l'Albertini  di  Coirà  e  del  Ruzicka  di  Brum.  È  curioso  il  leggere 
che  nei  non  numerosi  Bersaglieri  del  Castellini  figurarono  una 
quarantina  di  trentini  ;  e  sì  che  molti  gemevano  nelle  carceri 
austriache  e  dalle  leve  erano  altri  stati  trascinati  a  servire  là 
in  Slesia  e  in  Transilvania.  E  commovono  le  pagine  nelle  quali 
si  inneggia  ai  sacri  anniversari,  al  monumento  eretto  in  Vezza 
ai  martiri,  ed  alle  corone  deposte  al  piede  di  quella  colonna. 

Ottone  Brentari'si  è  meritata  con  questo  lavoro  la  grati- 
tudine dei  patrioti,  i  quali  gli  vorranno  dì  certq  perdonare  lo 
stile  troppo  confidente,  che  qua  e  là  suona  stronco  e  stride 
appunto  come  squillo  acuto  di  tromba.  Gli  sieno  condonate 
anche  certe  divagazioni  che  sprolungano  e  confondono.  Nep- 
pure gli  dissimulerò  che  dà  naia  il  suo  discutere  e  giudicare 
di  intenzioni  e  di  cose  che  sfuggono  ancora  ad  una  sentenza. 
Né  se  rabbia  a  male,  se  lo  solleciterò  a  sciogliere  il  suo  voto 
e  a  dettar  la  Storia  generale  della  guerra  del  1866  nel  Tren- 
tino, solo  allora  che  la  sua  magnifica  terra  sarà  tutta  rivendi- 
cata e  fatta  italiana  da  Riva  a  Bolzano. 

G.  Sangiorgio. 


AUGUSTO  ALFANI,  Della  vita  e  delle  opere  di  Augusto  Confi. 
—  Firenze,  Alfani  e  Venturi,  1906. 

,173.  —  La  nobilissima  figura  di  Augusto  Conti  non  po- 
teva essere  meglio  rappresentata  che  da  uno  dei  suoi  discepoli 
affezionati,  Augusto  Alfani,  che  ebbe  anche  la  buona  ventura 
di  trascórrere  parte  della  sua  vita  in  corrispondenza  di  pensiero 
col  venerato  Maestro. 

Augusto  Conti  nacque  a  San  Miniato  al  Tedesco  nel  1822, 
e  nella  sua  lunga  vita,  tranne  un  breve  periodo  giovanile  di 
scetticismo,  fu  credente  cristiano,  convinto  che  patria  e  filo- 
sofia si  conciliassero  colla  fede.  Attese  a  studi  di  giurispru- 
denza nelle  Università  di  Siena,  di  Pisa  e  di  Lucca,  ove  fu 
addottorato  in  legge.  Nel  1848  parti  volontario  per  il  campo 


510  RECENSIONI  E  NOTI  BIBLIOORIPICHI    —  C.    RINAUDO 

col  secondo  battaglione  fiorentino,  e  tenne  condotta  eroica 
il  29  maggio  a  Curtatone,  ove  salvò  la  bandiera  dairinfuriare 
degli  Austriaci.  Tornato  in  Toscana  dopo  la  guerra,  ebbe  in 
San  Miniato  la  cattedra  di  filosofia,  ch'egli  tenne  per  sette  anni, 
abbandonando  l'avvocatura,  non  ostante  la  fama  acquistata 
neir  esercizio  forense.  Da  principio  fu  seguace  della  dottrina 
giobertiana,  ma  ne  abbandonò  poi  il  principio  e  la  formola, 
pur  mantenendosi  stretto  a  lui  nel  fine  della  filosofia  ;  la  prima 
sua  opera:  /  criteri  della  filosofia^  nelle  tre  parole  evidenza, 
amore  e  fede  accenna  ad  un  ritorno  verso  il  tomismo.  Da 
San  Miniato  passò  al  liceo  di  Lucca,  e  nel  1859  a  Firenze  per 
l'ispettorato  governativo  della  filosofia  e  delle  lettere.  Apprez- 
zato dal  governo  italiano  fu  nominato  professore  di  filosofia 
all'Università  di  Pisa  e  nel  1867  all'Istituto  superiore  di  Firenze, 
ove  insegnò  filosofia  teoretica  e  storia  della  filosofia  fino  al  1899, 
quando  la  cecità  gli  fu  impedimento  a  proseguire  nell'attività 
didattica. 

Augusto  Conti  fu  pure  membro  del  Consiglio  superiore 
della  Pubblica  Istruzione,  accademico  della  Crusca  e  arcicon- 
solo,  consigliere,  assessore  e  deputato  della  ,sua  città  nativa, 
consigliere  comunale,  assessore  dell'isti-uzione  e  consigliere  pro- 
vinciale di  Firenze,  spiegando  viva  operosità  in  tutti  i  pub- 
blici uffici  da  lui  tenuti. 

Ma  la  sua  fama  fu  specialmente  determinata  dalla  sapienza 
del  suo  magistero,  che  gli  procurò  larga  schiera  di  discepoli 
devoti  nella  ammirazione  e  nell'affetto  al  Maestro,  e  dall'alto 
valore  filosofico,  letterario  e  educativo  delle  opere  sue.  L'Alfani, 
che  non  ha  trascurato  la  vita  domestica  del  Conti  e^'ha  se- 
guito amorosamente  nei  pubblici  uffizi,  rilevandone  i  conforti  e 
le  amarezze,  s' intrattiene,  com'  è  naturale,  più  lungamente  nel- 
l'analisi delle  virtù  didattiche  del  Conti  e  nella  chiara  rappre- 
sentazione del  contenuto  di  tutte  le  opere  sue,  alle  quali  dedica 
ben  cinque  capitoli,  due  per  l'enciclopedia  filosofica  ed  educativa, 
tre  per  le  opere  letterarie,  di  religione,  di  arte  e  scritti  njinori. 

Vissuto  in  tempi  di  gravi  agitazioni  politiche  e  confusione 
d'idee,  il  Conti  fu  spesso,  perchè  filosofo  credente,  tacciato  di 
clericalismo  e  di  avversione  alla  redenzione  nazionale.  Sono 
tante  e  così  luminose  le  prove  addotte  dall'Alfani  a  rivendi- 
care il  sincero  patriottismo  del  Conti  e  la  sua  fede  unitaria, 
che  oramai  sarebbe  stoltezza  ripetere  le  accuse,  che  spesso  gli 
amareggiarono  la  vita. 


PERIODO  DEL   RISORGIMENTO   ITALIAKO   —   R.  ARTOM  511 

Caratteristica  del  Conti,  degna  d'essere  specialmente  ram- 
mentata ai  tempi  nostri,  fu  Tunità  morale  nella  vita,  la  forza 
di  volontà  e  la  vittoria  sul  suo  temperamento  impetuoso,  la 
gentilezza  d'animo  e  Valto  sentimento  dell'amicizia,  lo  spirito 
di  abnegazione,  il  grande  amore  perla  verità,  l'ingenuità  e 
buona  fede,  la  semplicità  di  modi  e  di  gusto.  Così  bene  rias- 
sume TAlfani:  «  Filosofo  dell'armonia,  volle  che  alla  scienza 
rispondesse  la  vita,  la  quale  fu  un  accordo  incessante  di  dot- 
trina e  di  fede,  di  famiglia  e  di  patria,  di  autorità  e  di  libertà, 
di  forza  e  di  mitezza,  di  meditazione  e  di  poesia,  di  ingenuità 
da  fanciullo  e  di  sapienti  divinazioni,  di  impeti  subitanei  e  di 
modestie  riparatrici  ».  C.  Rinaudo. 


ERNESTO,  ARTOM,  L'opera  politica  del  senatore  L  Artom  nel 
Risorgimento  italiano.  Parte  1*.  Collaborazione  col  conte 
Camillo  di  Cavour.  —  Bologna,  Ditta  N.  Zanichelli,  1906. 

174.  —  Abbiamo  tardato  finora  a  discorrere  di  questo 
volume,  nell'attesa  delle  parti  successive;  siccome  queste  a 
loro  volta  non  s'affrettano  a  comparire,  sarà  opportuno  dare 
un  cenno  riassuntivo  del  contenuto  del  primo. 

Isacco  Artom  nacque  in  Asti  nel  1829.  Studente  all'Uni- 
versità di  Pisa  nel  1848,  partì  co'  suoi  compagni  per  congiun- 
gersi al  battaglione  toscano,  che  si  cimentò  a  Curtatone.  Compì 
i  suoi  studi  a  Torino,  ove  strinse  amicizia  con  Costantino  Nigra 
e  Giacomo  Dina.  Laureato  in  giurisprudenza,  si  applicò  al  Mi- 
nistero degli  affari  esteri,  ove  perla  sua  coltura  varia,  perizia 
di  lingue  straniere  e  operosità  venne  tosto  apprezzato,  per 
modo  che,  quando  il  Nigra  fu  inviato  in  missione,  il  conte  di 
Cavour  lo  trascelse  in  luogo  suo  a  segretario  particolare  (1858). 
Furono  tre  anni  di  vita  operosissima,  ai  fianchi  del  Cavour 
instancabile,  non  solo  collaborando  con  lui  nel  gabinetto  del 
Ministro,  ma  scrivendo  per  incarico  suo  articoli  svariati  nei 
giornali' inglesi,  francesi  e  tedeschi  per  illuminare  l'opinione 
pubblica  sulle  cose  nostre.  Parecchi  di  questi  articoli  sono 
riportati  nel  cap.  2®  di  questo  volume,  come  alcune  lettere  e 
preziosi  appunti  sullo  svolgersi  dei  negoziati  diplomatici  che 
condussero  alla  guerra  del  1859.  Anche  durante  la  lontananza 
di  Cavour  dal  Ministero  dopo  la  pace  dì  Villafranca,  l'Artom 
rimase  collaboratore  e  consigliere  intelligente  del  Governo;  i 


512  RICEMSIOMI  B  XOTB  BIBL106RAP1CRK   —   R.   RIITAUDO 

numerosi  documenti,  il  diario  del  periodo  che  precedette  la 
conferenza  di  Parigi,  le  lettere  e  i  telegrammi  del  cap.  3®  ne 
fanno  prova.  Tornato  il  Cavour  alla  direzione  dello  Stato, 
TArtom  riprese  presso  di  lui  Topera  di  fiducia.  I  documenti, 
che  riflettono  T ultimo  ministero  Cavour  proiettano  molta  luce 
sulla  cessione  di  Nizza  e  Savoia  e  sulle  annessioni,  sulla  spe- 
dizione dei  Mille  e  sui  rapporti  del  Governo  col  regno  di  Na- 
poli in  quel  diflScile  frangente,  sull'ardita  e  fortunata  spedizione 
delle  Marche  e  dell'Umbria  e  specialmente  sui  tentativi  del 
Cavour  per  la  risoluzione  della  questione  romana.  La  morte 
del  Conte  fornisce  occasione  alla  pubblicazione  di  parecchie 
lettere  delVArtom  sull'opera  sua  politica. 

Questo  volume  contiene  anche  altri  documenti  già  editi, 
che  mette  conto  ricordare:  1*  lo  scrìtto  dell' Artom  sulle  rela- 
zioni tra  Vittorio  Emanuele  e  Cavour;  T  l'introduzione  dell' A.  ai 
discorsi  parlamentari  del  Cavour  ;  3*  due  articoli  comparsi  sulla 
Nuova  Antologia,  l'uno  sull'azione  della  Russia  a  favore  della 
indipendenza  italiana,  l'altro  sul  conte  di  Cavour  e  la  questione 
napoletana.  E  comprende  un  prezioso  documento  inedito,  cioè 
la  copia  dei  verbali  delle  adunanze  del  Consiglio  dei  ministri 
dal  6  gennaio  1859  al  6  giugno  1861,  tenuta  dall' Artom  per 
uso  particolare  del  conte  di  Cavour. 

Bastano  queste  sommarie  indicazioni  per  far  conoscere  dì 
quanta  utilità  possa  tornare  questa  pubblicazione,  quando  sia 
finita,  alla  storia  del  Risorgimento  italiano  nel  suo  periodo 
più  efficace.  C.  Rinaudo. 


IL 

Spoglio  dei  periodici 


ELENCO  ALFABETICO  CON  RELATIVA  SIGLA. 

1.  Analecfa  Bollandiana  (Bruxelles)  XXVI,  fase.  IV,  1907; 

XXVn,  fase.  I,  1908       .  .        .        .        .  Ab. 

2.  Annales  de  Brefaghe  (Rennes-Paris)  XX,  1904;  XXL  1905-06; 

XXII,  1906-07 ABr. 

3.  Annales  de  la  Sociéié  d'émulaiion  de  l'Ain  (Bourg)  XXVII, 

1904;  XXVIII,  1905;  XXIX,  1906;  XXX,  fase.  3,  1907  AseA. 

4.  Auìiales  de  la  Sociéfé  d'étude^  provengales  (Aix-èn-Pro- 

vence)  I,  1904;  II,  1905;  III,  1906;  IV,  1907       .        .  AseP. 

5.  Amiales  de  l' Universiié  de  Grenoble  (Paris-Grenoble)  XVII, 

1905;  XVIII,  1906;  XIX,  1907 AuG. 

6.  Archivio  di  psichiatria,  scienze  peìiali  (Torino)  1906;  fasci- 

coli IV-V,  1907 Apssp. 

7.  Archivio  sfoìico  per  la  città  e  i  comuni  del  circoìidurio  di 

Lodi  (Lodi)  XXVI,  1907;  XXVII,  fase.  II,  1908  .        .  AsLo. 

8.  Arte  e  stoìna  (Firenze)  X,  1907;  XI,  15-16  fase,  1908    .  Arst. 

9.  Atti  e  Rendiconti  della  JR.  Accademia  di  scienze,  lettere  ed 

arti  degli  Zelanti  (Acireale)  V,  1907      ....  AraZ. 

10.  Atti  della  E.  Deputazione  ferrarese  di  storia  patria  (Fer- 

rara) XVI,  1906 AdsF. 

11.  Atti  dell'Accademia  degli  Agiati  di  Rovereto  CRovereto) 

Xm,  1907;  XIV,  1  fase,  1908      .        .        ;        .        .  AaaR. 
12,'-Atti  della  li.  Accademia  delle  scienze  (Torino)  XLII,  1907  AaT. 

13.  Boletin  de  la  R.  Sociedad  geogràfica  (Madrid)  XLVI,  1904; 

XLVII,  1905;  XLVIII,  1906;  XLIX,  1907    .         .         .  BRsp. 

14.  Bollettino  della   Società  jyave^e  di  storia  patria  (Pavia) 

VII,  1907;  Vili,  1-2,  1908 BsP. 

15.  Bollettino  storico  per  la  provincia  di  Novara  (Novara)  1, 1907  BspN. 

16.  BuUetin  de  la  Commission  Royale  d'hLsloire  de  Belgique 

.  (Bruxelles)  LXXVI,  1907     ' BcrhB. 

17.  BuUetin  de  la  Société  d'études  des  Hautes-Alpes  (Gap) 

XXIII,  1904;  XXIV,  1905;  XXV,  1906;  XXVI,  1907; 
XXVII,  1908 BseHA. 

18.  BuUetin  de  la  Société  scientifique  et  littéraire  des  Basses- 

Alpes  (Digne)  XI,  1903-1904;  XII,  1905-1906       .        .  BftBA, 

Rici3Ì%  storica  italiana^  S*  S.,  vir,  4.  33 


514  SPOGLIO   DEI    PKKIOUICI 

19.  CivUtà  (La)  Cattolica  (Roma)  LVII,  1907;   LIX,  1908, 

15  agosto Ce. 

20.  Correspondant  (U)  (Paris)  CLXXXVH,  1906;  CLXXXVIII, 

1907 C. 

21.  Méinoires  et  documents  publiés  par  la  Société  savoisienne 

d'histoire  et  d* archeologie  (Chambery)  XLII,  1903;  XLIII, 
1904-1905;  XLIV,  1906;  XLV,  1907 MdsS.. 

22.  Baasegna  Nazionale  (Firenze)  CXLVII,  1906;  CXLVni, 

1907;  CXLIX-CLII,  1908,  16  agosto  .  RN. 

23.  Revue  de  Vhistoire  de»  Religions  (Paris)  XLIX,  1902;  L, 

1903;   LI,  1904;  LII,  1905;   LUI,  1906;   LIV,   1907; 

LV,  1908 BhR. 

24.  Jftevue  de  VOinent  chrétien  (Paris)  VH,  1902:  VHI,  1903; 

IX,  1904;  X,  1905;  XI,  1906;  XII,  1907;  XIII,  1-2, 1908  ROchr. 

25.  Bevile  des  deux  Mondes  (Paris)  XXXVI,  1906  ;  XXXVII,  1907  Rdm. 

26.  Rivista  di  filosofia  e  scienze  affini  (Padova)  V,  1903;  VI, 

1904;  Vn,  1905;  Vili,  1906;  IX,  1907;  X,  1908  .        .  Rfea. 


1.  STORIA  GENERALE. 

METODOLOGIA,  BIBLIOTECHE,  ARCHIVI,  CURIOSITÀ,  STORIE    DI    REGIONI, 
CITTÀ,    MONUMENTI,    FAMIGLIE,    ECC. 

1775.  RhR.  —  1904,  L,  1-12.  —  Réville  J.,  Vhistoire  des  reti- 
gùyiis  et  Vhistoire  ecclésiastiqiie  [Relazione  letta  al  secondo  Congresso 
internazionale  della  storia  delle  religioni,  a  Basilea,  neir agosto- 
settembre  1904.  Dimostra  che  la  storia  deUe  religioni,  la  quale  è 
disciplina  scientifica  ancora  relativamente  giovane,  ha  un'impor- 
tanza capitale  nella  storia  del  pensiero  umano]. 

1776.  Ce.  —  1907,  LVm,  III,  641-655.  —  Studi  positìvi  e  storici 
sulla  teologia  [Sostiene  l'opportunità  di  uno  studio  generale  della 
storia  dei  dogmi  e  della  teologia  positiva]. 

1777.  RN.  —  1907,  CLIV,  438-449.  —  Campar!  G.,  Intorno  alVin- 
segnamento  della  storia  dell'arte  nel  Licei  [Discorso  tenuto  nel  col- 
legio Mellerio  Rosmini  di  Domodossola.  Propugna  l'insegnamento 
della  storia  dell'arte  nelle  nostre  scuole]. 

1778.  C.  —  1906,  IV,  900-922.  —  Rod  E.,  Le  materialisme  histo- 
riqtie  et  M.  G.  Ferrerò  [Studia  nelle  opere  di  Guglielmo  Ferrerò  la 
concezione  materialista  della  storia,  ch'egli  trova  riprodotta  in  una 
forma  nuova  di  analisi  e  di  sintesi  filosofica]. 

1779.  MdsS.  —  1905,  XLUI  (2«  fase),  131-215.  —  CorceUe  J., 
VAcadémie  Florimontane:  Les  soaétés  savantes  et  les  études  historiques 
en  Savoie  [Complemento  utilissimo  della  storia  letteraria  di  Savoia]. 

1780.  Rfsa.  —  1905,  VII,  II,  518-532.  —  Ferro  A.,  Considerazioni 
svila  stoì'ia  della  filosofici  [Nei  primi  filosofi  dell'antichità  sono  g^li 
inizi  della  storia  della  filosofia,  giudicata  da  alcuni  come  valutazione 
della  vita  in  concetti  scientifici,  da  altri  come  espressione  delle  rap- 
presentazioni della  coscienza  generale,  relativamente  al  momento 
storico  della  coltura,  cioè  all'elemento  «  kulturgeschichtliche  »]. 


STORIA  GENERALE  515 

1781.  ArKt.  —  1908,  XI,  115-117.  —  Sant'Ambrogio  D.,  Pel  Museo 
di  Porta  Giovia:  Il  camino  artistico  e  monumentale  dei  Mozzoni  di 
Bisuschio  [Esistente  nello  studio  dello  scultore  E.  Rossi  in  Milano, 
asportato  da  una  casa  di  Bisuschio  già  dei  Mozzoni,  famiglia  nobi- 
lissima d'origine  milanese]. 

1782.  BsP.  -  1908,  Vili,  157-167.  —  Macchloro  V.,  Una  serie 
apocrifa  di  medaglie  papali  nel  Museo  civico  di  Pavia  [Vanno  da 
Lino  (44-66)  a  Gregorio  XIII  (1409-1415)  e  sono  in  numero  di  201. 
L'A.  le  fa  risalire  alla  seconda  metà  del  secolo  XVII,  attribuendole 
a  Giambattista  Pozzi]. 

1783.  Arst.  —  1907,  X,  171-173.  —  BnHcaglia  D.,  Gli  ultimi 
dmelii  aggiunti  alla  Pinacoteca  di  Savona  [Ritratti,  un  frammento  di 
polittico,  una  lunetta  di  ancona,  bassorilievi]. 

1784.  C.  —  1907,  II,  974-985.  —  Godard  André,  A  projìos  d'une 
BkcposiUon  :  U Italie  et  la  Fraiwe  dans  le  Comtat  [L'esposizione  di 
Avignone,  la  città  che  riunisce  storicamente  ed  artisticamente  la 
Francia  e  Tltalia  e  raccoglie  dall'Italia  le  due  tradizioni  contrarie, 
vale  a  dire  il  misticismo  cristiano  ed  il  pseudo  ellenismo  da  cui  ebbe 
origine  il  Rinascimento]. 

1785.  MdsS.  —  1907,  XLV,  313-366.  —  Piccard  L.  E.,  Inventaire 
d^  parchemins  de  Coudrée  [Coudrée  è  castello  sulle  rive  del  lago  di 
Ginevra  dato  in  feudo  da  Pietro  di  Savoia  alla  famiglia  d'Alinge]. 

1786.  Ab.  —  1907,  XXVI,  289-320  (Appendix)  ;  1908,  XXVII, 
321-352' (Appendix).  —  Poncelet  Alb.,  Cafalogus  codicum  hagiographi- 
córum  latinorum  bibliothecarum  Bomananim  praeter  quam  Vaticanae. 
X,  Codices  bibliothecae  Vallicellanae, 

1787.  RN.  —  1908,  CLXI,  113-115.  —  P.  F.,  Le  fonti  storiche 
dell'architettura  militare  (Cenilo  bibliografico)  [A  proposito  dell'opera 
di  questo  titolo  pubblicata  dal  generale  Rocchi  (Roma,  1908)]. 

1788.  RN.  —  1908,  CLX,  44-54,  397-408.  —  Marcotti  O.,  /.e  vicende 
del  traffico  Adriatico:  I.  Nei  tempi  antichi.  -  //.  Nei  tempi  moderni, 

1789.  ROehr.  —  1903,  Vili,  101-110.  —  Lammens  H.,  Belations 
offlcielles  enire  la  Cour  Bomaine  et  les  Sultans  Mamelouks  d'Egypte 
[Appunti  sommari!  di  storia  generale]. 

1790.  ROchr.  —  1905,  X,  225-250.  —  Daux  C,  L'Orieìit  latin 
cengitaire  du  Saint^Siège  [1  patriarcati  di  Gerusalemme,  Antiochia  e 
Costantinopoli]. 

1791.  Co.  —  1908,  LIX,  l,  641-661.  —  Il  «  Veto  »  ìiel  Conclave 
[Sulla  traccia  del  libro  di  Alessandro  Eisler,  e  Das  Veto  der  katoli- 
schen  Staaten  bei  der  Papstwahl  »  (Wien,  1907),  esamina  la  questione 
del  «  veto  »  sotto  il  doppio  aspetto  storico  e  giuridico]. 

1792.  Arst.  —  1908,  XI,  103-104.  —  Dorlni  U.,  La  bottega  del 
Burchiello  in  Calimaruzza  [Pubblica  un  documento  del  1431  dal  quale 
risulta  l'ubicazione  esatta  della  bottega  del  Burchiello  in  via  Cali- 
maruzza]. 

1793.  Arst.  —  1907,  X,  147-152.  —  Caroselli  0.,  Grandezza  e  deca- 
denza ddVaff'resco  [Analizza  i  vari  metodi  di  pittura  delle  varie 
epoche,  per  giungere  ai  superbi  affreschi  del  secolo  XV  in  cui  l'A. 
ravvisa  l'espressione  più  eletta  e  perfetta  di  questa  forma  d'arte]. 

1794.  BhB.  -  1902,  XLVI,  58-80.  —  Benel  Ch.,  L'arc-en-dd 
dans  la  tradition  religieuse  de  Vantiquité  [Passa  in  rassegna  il  signi- 
ficato ora  lieto  ora  pauroso  dell'arcobaleno  nelle  religioni  dei  popoli 
selvaggi  e  poi  più  particolarmente  presso  Roma  e  la  Grecia]. 


516  SPOGLIO    DEI    PERIODICI 

1795.  RhR.  —  1008,  LV,  1-50.  —  Leroy  E.  B.,  InierprétaUon  psy- 
chologique  (leu  «  visions  inteUeciuelles  »  chez  Ics  mystiqueJt  chrétieiìs 
[Studia  l'arduo  problema  sotto  l'aspetto  fisiologico  e  patologico, 
escludendo  nei  suoi  elementi  costitutivi  il  carattere  prevalentemente 
religioso  di  tali  fenomeni  psicologici]. 

17%.  RN.  -^  1907,  CLIV,  143-144.  —  L.  d.  F.,  Uantio  ecclesia- 
stico e  le  feste  dei  Santi  [Recensione  dell'opera  di  H.  Kellner  «  L'anno 
ecclesiastico  e  le  feste  dei  Santi  nel  loro  svolgimento  storico  » 
(Roma,  1906)]. 

1797.  RN.  —  1906,  CLII,  566-568.  —  Gandolfl  R.,  In  onore  di 
antichi  musicùiti  fioi-entiìii  [Vissuti  nei  secoli  XIV-XVIII], 

1798.  Rfsa.  —  1904,  VI,  II,  112-123.  —  Prerer  G.,  La  confes^ 
sione  nel  liiiddismo  e  nel  Cristianesimo:  Noia  [Il  rituale  buddistico 
della  confessione  si  collega  verisimilmente  al  diretto  e  vivo  insegna- 
mento di  Budda  (476  a.  Cr.)  ed  è  quindi  antertore  di  parecchi  secoli 
alla  confessione  cristiana.  Notevoli  i  punti  di  contatto  di  quella  con 
questa.  Il  codice  morale  dei  Buddisti,  riguardato  in  se  stesso,  è  uno 
dei  più  perfetti  che  il  mondo  abbia  mai  visto,  e  Telemento  più  im- 
portante della  riforma  buddista  non  istà  tanto  nelle  teorie  metafì- 
siche quanto  nelle  sue  leggi  sociali  e  morali]. 

1799.  AsLo.  —  1908,  XXVII,  87-91.  —  Malvezzi  "L.,  Del  dipingere 
air  encausto  degli  antichi  e  dei  moderni  e  segnatamente  del  metodo 
Luigi  Mainen  di  Lodi  [Articolo  riportato  dal  ^  Figaro  »  del  1841, 
n.  69]. 

1800.  MdsS.  —  1906,  XLIV  (!•'  fase),  153-158.  —  Corcelle  J., 
IjCs  pècheurs  d'or  en  Savoie  [Antica  occupazione  in  Savoia  retribuita 
malamente].* 

1801.  Md8S.  —  1906,  XLIV  (l*'  fase),  1-152.  -  Michel  J.  R.,  Ze 
préjiigé  antisavoyard :  UAcadémie  frangaise  et  les  gloires  litiéraires 
de  la  Savoie  [A  proposito  dell'elezione  del  marchese  Costa  de  Beau- 
regard  all'Accademia  francese  (1896)]. 

1802.  MdsS.  -  1905,  XLIII  (2'^  fase),  65-92.  —  HoUande  D.,  Con- 
sìdérations  générales  sur  les  climats,  en  particidier  sur  celai  des  Alpen 
de  Savoie  [Premesso  un  saggio  di  medie  termometriche,  studia  l'in- 
fluenza delle  montagne  sulla  temperatura  e  discute  la  questione 
storica  se  mai  il  clima  di  Savoia  abbia  variato  attraverso  i  tempi]. 

1803.  RN.  -  1907,  CLVI,  628-632.  —  Giordani  F.,  Feste  e  giuochi 
medioevali  senesi  [Il  giuoco  dei  pugni,  la  pallonata,  la  caccia  alle 
bufale,  la  corsa  al  palio]. 

1804.  Arsi.  —  1907,  X,  91.  —  Corso  D.,  La  grotta  di  Donna 
Pagana  e  la  stia  leggenda  [Di  una  figura  di  donna  prodotta  entro  la 
grotta  presso  Palmi  dal  riflesso  dei  massi  sporgenti,  sotto  l'influsso 
della  luce  solare  polarizzata  e  riverberata  dalla  superficie  azzurra 
del  mare]. 

1805.  BseHA.  —  1905,  XXIV,  373-399;  1906,  XXV,  97-129, 147-188. 
—  Jacob  L.,  Essai  historique  sur  la  fonnation  des  limites  enlre  le 
Dauphiné  et  la  Savoie  [Accennate  le  lotte  durate  parecchi  secoli 
tra  i  delfìni  di  Vienna  e  i  conti  di  Savoia,  l'A.  espone  le  trattative 
diplomatiche  e  le  convenzioni  intervenute  per  le  delimitazioni  dì 
frontiera  dal  secolo  XII  al  XVIII]. 

1806.  R>'.  —  1906,  CLH,  43-59.  —  Lenzi  F.,  /  porti  della  Maremma 
Toscana  [Parecchi  e  antichissimi:  Porto  Scapri,  Porto  Traiano,  Porto 
Lauretano,  Porto  di  Talamone,  Port' Ercole  e  Porto  Cosano]. 


feTORlA    GENERALE  517 

1807.  MdsS.  —  1906,  XLIV  (2*-  fase),  149-166.  -  Corcelle  J.,  La 
Tarentaise  et  ses  premìers  habifants,  les  Ceìitrons  [Appartenenti  veri- 
similmente  alla  schiatta  ligure,  occuparono  il  territorio  corrispon- 
dente all'attuale  Tarantasia  e  alla  parte  sud-est  del  circondario  di 
-Albertville  fìno  all'Arly  e  all'alto  Faucigny]. 

1808.  AsLo.  -  1907,  XXVI,  97-112.  -  Agnelli  G.,  L'irrigazione 
nel  Lodigiano:  Cenni  storici  [Dalle  prime  origini,  anteriormente  all'età 
classica  di  Roma, 'fino  al  sec.  XVI;  con  illustrazione  dei  vari  diplomi 
imperiali  e  dei  molti  atti  privati  relativi  alle  acque  e  all'agricoltura]. 

1809.  Arst.  —  1908,  XI,  22-23.  —  «roghetti  A..,  I  portai i\di  Fer- 
rara nell'arte  [Recensione  elogiativa  di  un  lavoro  di  Giuseppe  Gio- 
vanni Reggiani,  cjie  studia  i  portali  dei  principali  edifici  ferraresi, 
rilevandovi  le  manifestazioni  caratteristiche  delle  varie  scuole  e  dei 
vari  periodi  dell'arte  romanica  e  gotica,  del  Rinascimento  e  della 
decadenza]. 

1810.  RX.  —  190G,  GLI,  33-47.  —  Venerosi  Pesciolini  X.,  SSn 
Gimignano  [Storia  civile  ed  artistica]. 

1811.  Ce.  —  1908,  LIX,  II,  705-716.  -  Orisar  H.,  Pei  monti  del 
Lazio:  Tivoli  pagana  e  Tivoli  cristiana  [Attraverso  le  leggende  più 
antiche  e  le  iscrizioni  e  i  monumenti  cristiani,  ricostruisce  la  storia 
della  vetusta  città  latina,  indugiandosi  sullo  studio  delle  chiese  e 
sui  diversi  ricordi  religiosi  del  medioevo]. 

1812.  Arst.  —  1907,  X,  56-59,  76-78.  —  Aleandri  V.  E.,  lìelforte 
sul  Chienti  [Origini  e  vicende,  dal  secolo  IX  al  principio  dell'evo 
moderno]. 

1813.  AfiLo.  —  1907,  XXVII,  92-95.  —  Agnelli  G.,  Lodi  bassa 
[Stabilisce  l'estensione  primitiva  di  Lodi  all'epoca  del  Barbarossa  e 
nei  tempi  immediatamente  successivi]. 

1814.  AseA.  —  1905,  XXXVIII,  89-146,  192-267.  —  Cornet  A., 
Coligny  à  travers  les  àges  [Monografia  storica,  dalla  fine  del  medioevo]. 

1815.  MdKS.  —  1907,  XLV,  155-311.  —  Fenonillet  F.,  Monographie 
de  la  commini  e  de  Desingy  (Haute-Savoie). 

1816.  Arst.  —  1907,  X,  182-185.  —  CorHO  1).,  Tradizioni  sulla 
terra  di  Aràmoni  in  Calabria  [Leggende  paurose  di  misfatti  e  di 
malfattori]. 

.  1817.  AseA.  —  1904,  XXXVII,  189-305;  1905,  XXXVIII,  5-35, 
321-B75;  1906,  XXXIX,  97-261.  —  Brnn  X.,  Histoire  de  la  seigneurie 
d' Andelot-lez- Coligny  [Monografia  storica  del  feudo  di  Andelot  e 
delle  famiglie  che  ile  portarono  il  nome]. 

1818.  BN.  —  1908,  CLXII,  73-80.  —  Daneo  Bice,  Arenzano  bella 
[Piccolo  comune  sulla  spiaggia  ligure.  Con  cenni  storici]. 

1819.  RN.  —  190«,  CLXI,  360-362.  -  Zardo  A.,  La  decadenza 
di  Venezia  [A  proposito  dell'opera  notissima  di  Pompeo  Molmeuti]. 

1820.  RN.  -  1908,  CLXI,  277-297.  —  Imperiale  di  Sant'Angelo  C, 
Genova  nella  storia  [Riassunto  di  una  conferenza  tenuta  all'Univer- 
sità popolare  di  Genova  il  29  aprile  1908J. 

1821.  RN.  —  1907,  CLIV,  680-686.  -  Miselattelli  P.,  Perugia  e 
V anima  umbra  [Sulle  glorie  letterarie  ed  artistiche  dell'Umbria]. 

1822.  Arst.  —  1908,  XI,  105-106.  —  Bnseaglia  D.,  Una  visita  alla 
Necropoli  di  Savona  e  V ultimo  monumento  erettori  [Eretto  sulla  tomba 
della  famiglia  Caroggio-Fava]. 


518  SPOGLIO   DEI   PERIODICI 

1823.  Arst.  —  1908,  XI,  101-103.  —  Carocci  G.,  Una  terra  fio- 
rentina nella  valle  del  Santemo:  Fireìizuola  [Cenni  storici  sulla  pic- 
cola città  e  sui  principali  suoi  editici  artistici]. 

1824.  AseA.  -  1906,  XXXIX,  145-204.  —  Jeanton  0.,  La  Com- 
manderie  d' Aigrefeiiille-en-Iìresse  [Fu  sotto  il  dominio  di  Casa  Savoia]. 

1825.  AsLo.  —  1907,  XX\1,  59-60.  —  Agnelli  G.,  Ospedali  lodi- 
giani: S.  liasHiano  di  Boffalora  [Cènno  di  due  documenti  del  sec.  XIV 
relativi  all'ospedale  di  S.  Bassiano  a  Boffalora  d'Adda]. 

1826.  RX.  —  1907,  CLIII,  193-219.  —  Foresi  M.,  Ville  Medicee.- 
Drammi  e  avvenimenti  principali  che  si  svelsero  in  esse  [La  villa  del 
Poggio,  presso  Firenze,  ristaurata  e  trasformata  in  residenza  me- 
dicea, tra  il  1618  e  il  1621,  daU\ arciduchessa  Maria  Maddalena 
d'Austria,  moglie  di  Cosimo  II.  È  in  essa  che  nel  1822  Carla 
Alberto,  con  la  consorte  Maria  Teresa  e  il  figlio  Vittorio  Emanuele, 
fece  visita  allo  suocero  Ferdinando  III]. 

*  1827.  EX.  —  1908,  CLXII,  384-389.  —  Levi  deUa  Vida  E.,  La 
Casa  di  S.  Giorgio  [Colla  scorta  dell'opera  di  Enrico  Sieveking  sulle 
finanze  genovesi  nel  medioevo  ed  in  particolare  sulla  Casa  di  San 
Giorgio  (Genova,  1906),  ricostruisce  le  vicende  e  T ordinamento  dì 
questa  storica  istituzione  che  ebbe  tanta  parte  nella  fortuna  econo- 
mica di  Genova]. 

1828.  Arsi.  —  1908,  XI,  5-6.  —  Carocci  G.,  Le  Gualchiere  e  il 
castello  di  Remale  [Antico  il  castello  di  Remole,  del  quale  si  hanno 
memorie  fin  dal  secolo  X.  Fu  prima  un  potente  fortilizio,  che  col 
volgere  dei  secoli  si  trasformò  in  un  centro  di  attività  commerciale, 
poiché  le  numerose  famiglie  fiorentine  che  lo  possedettero,  approfit- 
tando dei  vantaggi  della  località,  vi  istituirono  gualchiere  dell'arte 
della  lana  e  molini]. 

1829.  A.sLo.  —  1908,  XXVII,  49-80.  —  Boni  D.  G.,  La  rocca  di 
Maccastorna  [Sull'Adda,  distrutta,  poi  rifabbricata  dai  Guelfi,  signo- 
reggiata successivamente  dai  Vincimala,  dai  Vivsconti,  dai  Bevilacqua, 
dai  Cavalcabò  e  da  Cabrino  Fondulo,  che  nel  luglio  1406  vi  meditò 
e  compi  l'eccidio  dei  Cavalcabò  per  il  quale  gli  venne  la  signorìa 
di  Cremona]. 

1830.  AseA.  —  1906,  XXXIX,  205-260;  1907,  XL,  317-366.  — 
Perret  L.,  Mon  vìeux  Chàtillan  [Fu  sotto  il  dominio  della  C?,sa  di 
Savoia  per  il  matrimonio  di  Sibilla  di  Baugé  con  Amedeo  IV  nel- 
l'anno 1272,  fino  alla  conquista  francese  nel  secolo  XVI].  * 

1831.  MdsS.  —  1907,  XLV,  1-100.  —  Létanche  J.,  Les  vieuxcM- 
t^anx,  maisons  fortes  et  ruines  féodales  du  Canton  d' Yenne  eìi  Savoie. 

1832.  MdsS.  —  1906,  XLIV  (3'^  fascic),  213-232.  —  He  Biittet- 
d'Entremont  M.  A.,  Notes  historiques  sur  les  ruines  du  chàieau  dti- 
Bourget  [Dal  1248  in  cui  il  castello  fu  edificato  da  Tommaso  "I  di 
Savoia,  al  1427.  Con  la  serie  delle  successive  infeudazionij. 

1833.  Arst.  —  1907,  X,  116-118.  —  Sant'Ambrogio  D.,  Uatrio  di 
SanfAtnhrogio  e  la  sua  derivazione  daWarte  cluniacense  [Dimostra, 
che  Tatrio,  ben  lungi  dall'essere  stato  eretto,  come  vuole  qualcuno, 
con  intenti  politici  e  come  palladio  delle  libertà  municipali,  non 
ebbe  altro  ufficio  che  quello  inteso  dalle  norme  cluniacensi,  vale  a 
dire  di  un'espansione  esterna  del  tempio,  recinta  d'ogni  intorno  da 
portici  per  maggiore  comodità  delle  funzioni  religiose], 

1834.  BspX.  —  1907,  I,  175-183,  198-213.  —  Pezza  F.,  Su  e  giù 
per  le  antiche  pievi  novaresi  della  Lomellina  [Continuazione,  cfr.  lisi. 


STORIA   GENERILE  519 

1907,  sp.  n.  1035:  La  pieve  di  Cassolo  formatasi  dagli  smembramenti 
di  Viginticolonne  e  Treblate,  e  la  pieve  mortarese  di  S.  Albino,  di 
origine  favolosa.  A  stabilire  i  primòrdìi  e  le  prime  remote  vicende 
di  questa  pieve,  TA.  premette  uno  studio  critico  sull'antica  rete 
stradale  lomellina].  • 

1835.  BN.  —  1906,  CLII,  541-553.  —  Pozzolini  Siciliani  Cesira, 
Ixt  Badia  greca  di  Grottaferrata  e  la  festa  di  S,  Nilo  [Antichissima, 
risalente  ai  secoli  XI  e  XII,  la  basilica  di  Grottaferrata  costruita  da 
S.  Nilo,  che  vi  mori  nella  notte  dal  25  al  26  settembre  lOOi]. 

1836.  Arst.  —  1908,  XI,  21-22.  —  Bertoglio  PiHani  N.,  Per  la 
salvazione  di  alcuni  affreschi  di  antica  scuola  lombarda  [Esistenti 
nella  soppressa  chiesa  del  già  convento  dell'Annunziata  in  Abbia- 
tegrasso]. 

1837.  Arsi.  —  1908,  XI,  33-35.  —  Bertoglio  Pisani  N.,  Uabazia 
di  Morimondo  [Fondata  da  S.  Bernardo  nel  1136,  arricchì  rapida- 
mente, e  nel  secolo  XIV  fu  costituita  in  commenda  che  fu  poi  abo- 
lita nel  1556  da  Papa  Pio  IV.  La  massima  parte  dei  beni  passò 
all'Ospedale  Maggiore  di  Milano.  Il  complesso  degli  edifici  presenta 
ancora  oggidì  un  notevole  interesse  artistico]. 

1838.  Arst.  —  1907,  X,  113-116.  —  Ceci  O.,  Per  la  chiesa  di  San 
Pietro  a  Maiella  a  Napoli  [Espone  le  vicende  storiche  ed  artistiche 
della  chiesa,  sorta  sul  principio  del  secolo  XIV  e  legata  fino  dalle 
sue  origini  al  nome  di  Giovanni  Pipino  da  Barletta,  fondatore  del 
convento  attiguo  e  gran  fautore,  anche  a  prezzo  di  sangue,  della 
dinastia  angioina.  Il  convento  fu  soppresso  nel  1799;  la  chiesa  è 
attualmente  in  uno  stato  deplorevole  di  conservazione]. 

1839.  AtHt.  —  1907,  X,  33-37.  —  Sant'Ambrogio  D.,  Antiche  chiese 
benedettine  rivelanti  influssi  cluniacensi  [A  Vezzolano,  Cavagnolo  Po 
e  S.  Michele  di  Val  torre  sul  lago  di  Varese]. 

1840.  Ar«t.  —  1907,  X,  90-91.  —  Bnseaglia  D.,  I  restauri  deUa 
chiesa  parrocchiale  di  iMvagnola  presso  Savona  [Pitture  e  fregi  artistici]. 

1841.  Arsi.  —  1907,  X,  137-140.  —  Aleandri  V.  E.,  Su  alcuni  pos- 
sedimenti della  l>adìa  di  Farfa  nel  territorio  di  San  Severino-Marche 
[La  corte  di  S.  Abbondio,  di  cui  TA.  tenta  T  identificazione  topo- 
grafica nella  nomenclatura  odierna]. 

1842.  Arst.  —  1907,  X,  162-165.  —  Sant'Ambrogio  B.,  iki /awwa 
scultoria  mostruosa  della  Basilica  Ambrosiana  [E  il  trionfo  del  simbo- 
lismo, sotto  il  cui  velo  solevasi  rappresentare  la  protezione  divina 
contro  ogni  genio  mleafico,  insidiante  l'uomo  e  le  sue  risorse  dome- 
stiche]. 

1843.  Arsi.  —  1908,  XI,  35-37.  —  Sant'Ambrogio  B.,  ^obbedienza 
cluniacense  di  Cavaglio  in  Valsesia  [Due  monasteri  di  origini  assai 
antiche  che  andarono  man  mano  decadendo.  Oggi  non  sussistono 
che  poche  tracce], 

1844.  Arsi.  —  1908,  XI,  25.  —  Cocchi  A.,  /Z  Tabernacolo  al  Canio 
di  San  Sisto  in  Firenze  e  un'antica  cerimonia  liturgica  [Pensa  che 
sul  luogo  dell'attuale  Tabernacolo  di  S.  Sisto  sorgesse  anticamente 
una  chiesuola  o  una  cappelletta,  dove  il  6  di  agosto  doveva  cele- 
brarsi la  benedizione  dell'uva  secondo  un'antica  liturgia]. 

1845.  Arst.  —  1908,  XI,  71-72.  —  Giolli  R.,  AppunH  d'arte  no- 
varese: Macugnaga  [Un  gioiello  d'arte  è  l'antica  chiesa  plebana  di 
Macugnaga/che  l'autore  studia  nella  sua  storia  e  nei  suoi  fregi 
decorativi  ed  architettonici]. 


520  SPOGLIO   DEI   PKKIODICI 

1846.  Arst.  —  1908,  XI,  54-58.  —  Carocci  G.,  Stm  Miniato  ed 
Monte  presso  Fireìize  [£spone  la  storia  della  chiesa  e  del  campanile, 
di  cui  sono  stati  ripresi  con  alacrità  i  lavori  di  restauro]. 

1847.  BsP.  —  1907,  VII,  413-428.  —  CaTagna  Sangioliani  A., 
lyoraìorio  del  Lago  dei  Porzii  e  il  priorato  cluniacense  di  S.  Majolo 
in  Pavia  [L'oratorio  è  opera  d'arte  del  secolo  XIV,  edificato  dalla 
nobile  famiglia  pavese  dei  Porzii.  L'A.  pubblica  lo  strumento  con 
cui  il  Capitolo  del  monastero  di  S.  Majolo  dava  in  affitto  nel  1319 
ai  fìratolli  Porzii  i  beni  che  esso  possedeva  nel  territorio  del  Lago, 
fra  cui  una  chiesa,  un  palazzo  ed  un  campanile]. 

1848.  BN.  —  1906,  GLI,  345-350.  —  Giulio  Benso  L.,  Una  ba- 
silica storica  [ Super ga]. 

1849.  MdsS.  —  1903,  XLII,  lxxxih-xcviii.  —  Letanehe  J.,  Les 
cloches  à  Venne  [Servivano  per  le  pubbliche  adunanze  e  talora  per 
richiamare  il  popolo  alle  armi  e  alla  difesa.  L'A.  ne  fa  la  storia, 
per  quanto  riguarda  il  luogo  d' Venne,  dal  secolo  XV  al  XIX]. 

1850.  RN.  —   1907,  CLV,  146-153.  —  De  la  Matina  M.  A,,  Txi 

S.  Casa  di  Loreto  e  raffresco  di  Gubbio  [A  proposito  di  una  pubbli- 
cazione di  questo  genere  fatta  da  mons.  M.  Faloci-Palignani,  il 
quale  crede  di  vedere  rappresentata  la  traslazione  della  S.  Casa  di 
Loreto  in  un  affresco  del  convento  dei  Francescani  di  Gubbio]. 

1851.  RN.  -  1907,  CLVII,  130-137.  —  Xembrini  Gonzaga  C,  An- 
cora della  S.  Casa  di  Loreto  [Sostiene  che  la  traslazione  della  S.  Casa 
non  ha  mai  avuto  luogo]. 

1852.  RN.  —  1907,  CLV,  744-749.  —  Bon^'iiti  A.,  /  Mimrri  Con- 
renttuili  e  la  chiesa  di  IS.  Ant4>nio  a  Costanfinojfoli  [Traccia  le  vicende 
storiche  dei  Frati  Conventuali  dalla  loro  prima  comparsa  in  Costan- 
tinopoli nel  1219  fino  ai  tempi  presenti  in  cui  passarono  sotto  il  pro- 
tettorato del  governo  italiano]. 

1853.  AseA.  —  1904,  XXXVII,  107-108.  —  La  Vierge  du  portail 
de  Noire-Dame  de  Dourg  [Copia  di  una  statua  esistente  nella  chiesa 
di  St-Nizier  a  Lione]. 

1854.  AsLo.  —  1907,  XXVI,  113-128,  145-157;  1908,  XXVH,  37-39, 
81-87.  —  Agnelli  G.,  Moìiastetn  lodigiani  [Usufruisce  della  storia 
lasciata  manoscritta  dal  can.  Defendente  Lodi  e  illustra  i  mona- 
steri  di  S.  Pietro  di  Lodivecchio,  di  S.  Sepolcro  nella  nuova  Lodi, 
e  di  S.  Bassiano]. 

1855.  AaaR.  —  1908,  XIV,  89-105,  3  tav.  —  Perini  Q.,  Famiglie 
nobili  trentine:  XIV.  La  famiglia  Panzoldi  di  Sacco  e  Rovereto  [Le 
prime  memorie  datano  dal  secolo  XIII.  Si  estinse  nel  1865]. 

1856.  AsLo.  —  1907,  XXVI,  81-90.  —  I  Tresseni  di  Lodi  a  Ver- 
celli  [Si  riportano  i  cenni  e  i  documenti  relativi  a  quest'antichissima 
famiglia  lodigiana,  già  editi  dal  padre  Giuseppe  Colombo  nella  sua 
opera  «  Documenti  e  notizie  intorno  gli  artisti  vercellesi  »]. 

1857.  Arst,  —  1907,  X,  87-90.  —  Di  Palma  F.,  Vn  problema  sto- 
rico [Sostiene,  contrariamente  all'opinione  di  alcuni  storici,  che  il 
contado  di  Molise  prestò  il  nojne  alla  famiglia  normanna  dei  Molise 
che  signoreggiarono  a  lungo  su  quelle  contrade.  Il  documento  prin- 
cipale è  una  iscrizione  in  caratteri  longobardi  anteriore  alla  venuta 
della  famiglia  che  assunse  il  nome  del  luogo]. 

1858.  AaaR.  —  1907,  XIII,  99-108.  —  Perini  Q.,  Famiglie  nobili 
trentine:  XII.  La  famìglia  Pedroni  de  Clappis  di  Rovereto  [Oriunda 
di  Rimini,  passata  poi  a  Chiavenna.  Un  Adamo  Francesco  fu  creato 


STORIA    PREROMANA    E'  ROMANA  '  621 

conte  palatino  da  Francesco  I  nel  1748.  Il  figlio,  Adamo  Guglielmo, 
ultimo  della  sua  casa,  fu  munifico  benefattore  dell'ospedale  di  Rove- 
reto che  ricordò  in  una  lapide  il  dono  e  il  donatore]. 

1859.  AaaR.  —  1907,  XIII,  199-214.  —  Perini  Q.,  Im  famiglia 
Savioli  di  Rovereto  [Le  prime  notizie  rimontano  alla  fine  del  sec.  XV. 
Introdusse  in  Rovereto  l'arte  tessile,  occupò  cariche  elevate,  lar- 
gheggiò in  beneficenze]. 


2.  STORIA  PREROMANA  E  ROMANA. 

A)    ARCHEOLOGIA    E    TOPOGRAFIA. 

1860.  Arst.  —  1908,  XI,  67-71.  —  Sanfllippo  I.,  Uiia  stazioìie 
preistorica  in  territorio  di  GonneJta,  circondario  d'Iglesias  {Nuraghe 
nella  regione  Serucci.  Lo  studio  di  questo  monumento  preistorico 
conferma  l'ipotesi  che  queste  costruzioni  costituissero  le  abitazioni 
primitive  degli  antichi  popoli  di  Sardegna]. 

1861.  Arst.  --  1908,  XI,  19-21.  —  Giordani  Fr.,  Cenyii  mlV an- 
tica «  Sipontum  »  [Di  origine  remotissima,  più  tardi  colonia  romana 
e  sede  di  vescovo,  distrutta  dal  terremoto  nel  1255,  fu  ricostruita 
da  Manfredi  che  la  chiamò  dal  suo  nome  Manfredonia.  Lungi  due 
chilometri  da  questa  città  esiste  tuttora  una  piccola  chiesa  che  è 
l'ultima  e  l'unica  reliquia  dell'antica  Siponto]. 

1862.  B$eHA.  -  1908,  XXVII,  90-92.  —  Plat  Paul,  Note  sur  un 
cimetière  gaUo-romain  sitné  à  Trescléaux  (Hautes-Alpts), 

1863.  C.  —  1907, ,111,  447-462.  —  Pézard  Maurice,  Une  nécro- 
pole  gréco-romaine  en  Egypte:  Les  f'oiulieji  d'Antiìioé  [L'interesse  prin- 
cipale degli  scavi  d'Antinoe  consiste  in  quei  costumi  greco-romani 
riprodotti  artisticamente,  alcuni  dei  quali  magnifici,  e  nei  nuovi 
documenti  relativi  all'arte  decorativa  e  al  simbolismo  dei  popoli 
antichi]. 

1864.  BRsg.  —  1904,  XLVI,  59-67,  1  e.  —  Blàzquez  A.,  Esliidio 
aceìxa  de  algnnas  vias  romanas  de  Francia  [Secondo  l'Itinerario  di 
Antonino]. 

1865.  RX.  —  1908,  CLXII,  305-308.  —  De  la  Matina  M.  A.,  Im 
Via  Appia  [A  proposito  della  seconda  edizione  dell'opera  di  S.  Ripo- 
stelli  e  0.  Marucchi  «  La  via  Appia  k  Tépoque  romaine  et  de  nos 
jours  »  (Roma,  1908)]. 

1866.  BhR,  —  1903,  XLVIII,  43-47.  —  Benel  Ch.,  I^  lion  mi- 
thriaque  insigne  des  Légions  romaines  [Ritiene  che  il  leone  scolpito 
su  alcune  monete  del  III  o  IV  secolo,  come  insegna  delle  legioni 
romane,  sia  d'origine  mitriaca,  poiché  il  culto  di  Mitra  occupava 
un  posto  specialissimo  fra  i  riti  militari  di  Roma,  le  cui  legioni 
hanno  lasciato,  ove  soggiornavano,  numerose  iscrizioni  dedicate  a 
questo  nume], 

1867.  AsLo.  —  1908,  XXVII,  40-41.  —  Agnelli  0.,  Scavi  [Xella 
frazione  Presedio,  presso  Lodi.  Una  tomba  gallo- romana,  con  cocci 
di  vasi  antichi]. 

1868.  BseHA.  —  1907,  XXVI,  25-45.  —  Martin  David,  Les  camps 
de  Mari  US  en  Provence  et  les  fosses  mariennes  [A  proposito  del  lavoro 
«  La  bataille  d'Aix  »  di  Michele  Clerc,  relativo  alla  memorabile 
vittoria  di  Mario]. 


522  SPOGLIO    DEI    PERIODICI 

1869.  Arsi.  —  1907,  X,  119.  —  Astolfl  C,  L* iscrizione  della  Colonna 
Troiana:  Vna  nuova  versione  [La  versione  dell' A.  tende  a  provare 
che  le  «  tante  opere  »,  di  cui  è  cenno  neiriscrizione,  sono  necessa- 
riamente ed  esclusivamente  quelle  scolpite  nella  Colonna  e  non  ^li 
edifici  intomo  ideati  da  Apollodoro  di  Damasco]. 

1870.  BseHA.  —  1908,  XXVII,  93-103.  —  De  Manteyer  G.,  La 

création  d'un  marche  public  pour  la  staiioìi  romaine  de  Monétier- 
Allemont  au  II  siede. 

1871.  BseHA.  —  1906,  XXV,  35-41.  —  Martin  David,  Z^  station 
de  Montseleucus  et  la  vaie  romaine  des  Alpes  Cottiennes  [Sulle  tracce 
degli  Itinerari  d'Antonino  e  di  Gerusalemme,  corregge  alcune  asser- 
zioni di  un  lavoro  affine,  pubblicato  dal  sac.  F.  Allemand  nel  «  Bul- 
letin  de  la  Société  d'études  des  Hautes- Alpes  »]. 

1872.  BsBA.  —  1905,  XII,  62-64.  —  Vars  Oli.,  Un  milliaire  d'Aw 
rélien  [Colonna  milliare  rinvenuta  a  St.-Jeannet  nel  dipartimento 
delle  èasse  Alpi,  con  iscrizione  ricordante  l'imperatore  Aureliano 
e  il  miglio  della  strada  romana]. 


B)    FATTI    DI    ST0RI.4    POLITICA,    LETTERARIA,    ECC. 

1873.  Rdm.  —  1906,  XXXVI,  762-786;  1907,  XXXVII,  82-116. 
—  Bolsiiler  (t.,  A  propos  d'un  mot  latin:  Comment  les  JRoniains 
ont  connu  VHumanité  [La  parola  «  humanitas  »  appare  le  prime 
volte  nel  secolo  VII  di  Roma  ed  ha  sùbito  grande  voga,  special- 
mente per  opera  di  Cicerone.  L'A.  la  considera  sotto  i  suoi  molte- 
plici aspetti  e  significati,  principalissimo  quello  della  tolleranza 
umana,  la  cui  mercè  le  leggi  si  fanno  meno  violenti  e  meno  san- 
guinarie le  pene.  L'aforisma  ciceroniano  secondo  cui  «  est  ulciscendi 
et  puniendi  modus  »,  pronunziato  due  mila  anni  fa,  prima  dell' in- 
fluenza poderosa  del  cristianesimo,  dimostra  che  il  progresso  civile 
da  quell'epoca  remota  ad  oggi  è  stato  forse  meno  sensibile  e  più 
lento  di  quanto  si  suol  credere  ed  affermare;  e  che,  ad  ogni  modo, 
nei  principii  fondamentali  del  diritto  romano  voglionsi  ricercare  i 
germi  delle  attuali  istituzioni  civili]. 

1874.  RhR.  —  1906,  LUI,  1-24.  —  Cuuiont  Fr.,  Ias  cuUes  d'Asie 
Mineure  dans  le  paganLsme  romain  [Numerose  le  divinità  importate 
dall'Asia,  venutesi  man  mano  adattando  alle  consuetudini  ed  alla 
civiltà  di  Roma.  Per  antichità  ed  importanza  assunta  nel  culto 
romano,  Cibele  tiene  il  primo  posto]. 

1875.  BliR.  —  1908,  LV,  317-346.  —  Reinacli  A.  J.,  PUa  Horatia 
et  Pilumnoe  Poploe  [Discute  la  leggenda  romana  di  Orazio,  vincitore 
dei  Curiazi,  resa  nota  e  famosa  da  un  monumento  arcaico  di  Roma, 
detto  appunto  «  Pila  Horatia  »]. 

1876.  RhR.  —  1906,  LIV,  1-9.  —  Reinaeh  S.,  Une  prédition  ac- 
complie  [Tratta  della  predizione  di  un  augure  romano,  Vettio,  riporr 
tata  da  Varrone,  secondo  la  quale  Roma  avrebbe  durato  ad  esistere 
12  secoli.  La  predizione  sarebbesi  avverata  nel  senso  che  Roma, 
airepoca  della  sua  caduta  nel  secolo  V,  per  mano  dei  barbari  inva- 
sori, contava  appunto  1200  anni  di  esistenza]. 

1877.  Rfsa.  —  1903,  V,  II,  203-234.  -  De  Leonardis  G.,  Publio 
Virgilio  Marone  e  Dante  [Studia  la  personalità  di  Vir^rilio  attraverso 
le  leggende  del  medioevo  e  nel  simbolismo  dantesco]. 


STORIA    PREROMANA   E   ROMANA  523 

1878.  AraZ.  -  1907,  V,  1-34.  —  ijia8ta8i  A.,  Quatenus  Titus 
Livius  L.  Codio  Antipalro  aùctore  usus  sii  [Afferma  che  Tito  Livio 
si  valse  di  Celio  Antipatro,  ma  non  in  quella  larga  misura  che 
alcuni  scrittori  affermarono]. 

1879.  ÀnG.  -  1906,  XVIII,  209-262.  --  Bertrand  E.,  Lucrèce: 
Un  peintre  de  la  nature  à  Home  [Rileva  lo  studio  della  natura  in 
Lucrezio,  la  sua  scienza  dei  fenomeni  fisici,  quali  le  léggi  della 
riflessione  e  della  rifrazione  della  luce,  la  sua  ammirazione  per  la 
vita  agreste  primitiva  e  il  suo  ateismo  filosofico,  da  cui  la  conce- 
zione materialistica  più  assoluta  della  vita  e  della  morale.  L'A.  isti- 
tuisce quindi  un  paragone  tra  Virgilio  e  Lucrezio  che  egli  trova 
superiore  a  Virgilio  nella  pittura  viva  e  colorita  della  natura  e 
soprattutto  dei  grandi  e  formidabili  fenomeni  tellurici  e  celesti]. 

1880.  JCS.  —  1907,  CLVII,  201-212.  —  De  Fabrizio  A.,  La  moglie 
di  Giuliano  V Apostata  [Analizzando  l'opera  capitale  di  Paolo  AUard 
«  Julien  r Apostate  »  (Parigi,  1900-1903),  l'A.  si  indugia  a  studiare 
più  particolarmente  la  figura  di  Elena,  sorella  dell'imperatore  Co- 
stanzo, prima  vittima  dell'apostasia  di  G.]. 

C)    CRISTIANE^MO    PRIMITIVO. 

1881.  Rfsa.  —  1909,  V,  I,  1-14.  —  Labanca  B.,  Za  «  Vita  di 
GesÌL  »  di  Davide  Strauss  in  Italia  [Accolta  con  diffidenza  ed  orrore 
in  Italia  tanto  dai  cattolici  quanto  dai  riformati.  Fu  edita  la  prima 
volta  a  Milano,  ne)  1865,  in  veste  italiana.  Un  tentativo  di  tradu- 
zione fu  fatto  anche  a  Torino,  nel  1865,  da  Stanislao  Gatti,  ma 
l'insuccesso  dello  spaccio  ne  troncò  a  mezzo  la  stampa.  Riapparve 
a  Roma  nel  1886  con  le  confutazioni  del  padre  C.  M.  Curci]. 

1882.  Ce.  —  1907,  LVIII,  III,  444-457.  —  Le  teste  dei  Ss.  Apo- 
stoli Pietro  e  Paolo  [Esaminate  le  testimonianze  storiche,  studia  la 
questione  della  genuinità  delle  sacre  teste]. 

1883.  RhR.  —  1903,  XLVII,  372-383.  —  Sense  V.  €.,  Évangiles 
canwìiques  et  apocì^phes  [Conclusioni  ardite  sull'autenticità  degli 
Evangeli  e  sulle  varie  interpolazioni]. 

1884.  RhR.  —  1903,  XLVIII,  295-337.  —  Goblet  d'Alviella,  Sijl- 
labus  d'un  cours  sur  les  origines  du  Chrisiianisme  d*aprhs  Vexégese 
contemporaine  [Stabilito  nei  preliminari  il  metodo  da  seguire,  passa 
in  rassegna  le  fonti,  quali  gli  Evangeli,  i  documenti  archeologici, 
epigrafici,  storici,  ecc.-,  poi,  indagata  la  penetrazione  del  Cristiane- 
simo nel  mondo  antico,  ne  studia  i  nuovi  aspetti  assunti  in  Grecia 
e  in  Roma,  e  il  suo  conseguente  sviluppo,  e  la  sua  gerarchia]. 

1885.  BspX.  —  1907,  I,  104-114.  —  Cavigioli  0.,  Il  comma  gio- 
vanneo in  alcuni  codici  novaresi:  Nota  di  critica  testuale  biblica  [Col 
nome  di  comwa  giovanneo  si  convenne  di  chiamare  il  versicolo  7  e 
parte  del  versicolo  8  della  prima  epistola  di  S.  Giovanni  al  capo  V. 
Grave  ed  ardua  la  questione  della  sua  autenticità.  Secondo  il  Kiinste, 
il  comma  non  è  che  una  interpolazione  di  impronta  spagnuola  e  più 
precisamente  una  rabberciatura  in  senso  ortodosso  di  una  espressione 
eretica  di  Priscilliano.  Tre  codici  novaresi  riproducono  con  alcune 
varianti  il  còmma  giovanneo,  senza  che  si  possa  in  qualche  modo 
conoscere  il  come  e  per  quali  vie  esso  vi  si  è  innestato]. 

1886.  ROchr.  —  1903,  Vili,  459-481.  —  Lammenn  H.,  Xa  forme 
consécrat&ire  de  VEuchariMie  après  quelques  manuscrits  grecs. 


524  SPOGLIO   DSl   PKRIODICI 

1887.  AaaR.  —  1907,  XIII,  109-126.  —  Bettanini  A.,  Cristiane-' 
sinio  e  civiltà:  Conferenza  popolare. 

1888.  RN.  —  1906,  OLII,  663-676.  —  Federici  M.  d.  0.,  Della 
primitiva  propagazione  del  Cristianesimo  [La  conquista  operata  sul 
mondo  pagano,  nel  decorso  di  appena  tre  secoli,  dal  Vangelo  di 
Cristo,  assume  T aspetto  di  un  avvenimento  meraviglioso]. 

1889.  Ce.  —  1908,  LIX,  II,  403-416.  —  Canti  liturgici  primiUvi 
[In  uso  ai  tempi  apostolici,  sulla  testimonianza  di  S.  Paolo]. 

1890.  €e.  —  1908,  LIX,  II,  291-306;  III,  33-47.  —  Il  tesHmanio 
di  aS.  Ireneo  sulla  Chiesa  Romana  e  suWautontà  del  Romano  Ponte- 
fice [Trova  in  S.  Ireneo  il  testimonio  più  insigne,  in  tutta  l'antichità 
cristiana,  del  perpetuo  infallibile  magistero  della  Chiesa  di  Roma. 
S.  Ireneo,  nativo  dell'Asia  Minore  e  vescovo  di  Lione,  conobbe  e 
trattò  famigliarmente  con  parecchi  fra  i  più  illustri  discepoli  degli 
Apostoli]. 

1891.  Ce.  —  1908,  LIX,  III,  143-157,  399-422.  —  Savio  F.,  Nuovi 
studi  sulla  questione  di  Papa  Liberio  [Contro  le  affermazioni  dì  mon- 
signor Ludovico  Duchesne,  sostiene  la  falsificazione  delle  quattro 
lettere  attribuite  a  Papa  Liberio]. 

1892.  Ce.  —  1907,  LVIII,  III,  404-412.  —  Il  vecchio  Manicheismo 
e  V antica  legge  imperiale  [Note  le  infamie  delle  conventicole  mahichee. 
Per  ovviarvi,  Teodosio  II  e  Valentiniano  III  bandirono  nel  445  una 
legge  severissima,  in  forza  della  quale  il  manicheo  era  dichiarato 
reo  di  delitto  pubblico  e  di  sacrilegio  e  messo  fuori  della  legge  in 
tutto  l'impero]. 

1893.  Ab.  —  1908,  XXVII,  61-64.  -  Savio  F.,  Sur  ìin  épisode 
peu  connu  de  la  vie  de  Saint  Bassien  de  Ijodi  [È  nota  la  leggenda 
che  attribuiva  a  S.  Bassiano,  uno  dei  primi  vescovi  di  Lodi,  la  gua- 
rigione di  quei  cittadini  dalla  lebbra  e  la  conseguente  preservazione 
in  futuro.  Il  ricordo  di  questo  fatto  andò  scemando  con  la  riduzione 
delle  lezioni  del  breviario  ecclesiastico  fatta  in  epoca  recente.  Le 
lezioni  antiche,  in  numero  di  nove,  tre  per  ciascun  notturno,  con- 
tenevano, in  modo  relativamente  disteso,  siffatta  leggenda,  e  TA. 
riporta  appunto  le  tre  ultime  lezioni  tolte  dal  breviario  di  monsi- 
gnor Pallavicino  (1456-1497),  il  più  antico  di  tutti,  nelle  quali  il 
doppio  racconto  della  guarigione  e  della  preservazione  è  esposto 
con  la  ingenua  fede  antica]. 

1894.  Ce.  -  1908,  LIX,  II,  222-226.  -  Sinthern  F,, /^coperta  di 
pitture  classiche  a  S.  Passera  [A  due  chilometri  da  Roma.  Le  pitture 
appartengono  all'antica  chiesetta  che  vi  sorgeva,  anteriore  all'attuale, 
e  che  l'A.  ritiene  costrutta  dagli  Alessandrini  abitanti  a  Roma]. 

1895.  Ce.  —  1908,  LIX,  I,  257-273;  II,  17-35.  —  Uelofpienza  di 
San  Giovanni  GrLsostomo  [Rileva  la  coltura  scientifica,  letteraria  e 
scritturale  nell'eloquenza  del  Grisostomo]. 

1896.  Ce.  -  1907,  LVIII,  IV,  519-537.  —  San  Giovanni  Griso- 
stoino  ìlei  XV  centeìmrio  della  sua  morte  (401-1901)  [Violente  le  lotte 
e  le  ire  a  cui  fu  fatto  segno  il  Grisostomo  durante  la  sua  vita,  e 
sommi  i  meriti  ch'egli  ebbe  nell'ordinamento  della  Chiesa  orientale]. 


ALTO   MEDIOEVO  525 


3.  ALTO  MEDIOEVO  (Seg.  V-XI). 

1897.  ROchr.  —  1908,  XIII,  101-103.  —  tìrébaut  S.,  Conconìance 
de  la  chronologie  éthiopienne  avec  la  grégorienrie  [Gli  anni  etiopici 
sono  raggruppati,  come  le  olimpìadi  greche,  in  cicli  di  quattro  anni 
e  constano  ciascuno  di  tredici  mesi  ^  il  tredicesimo  conta  cinque 
giorni  negli  anni'  ordinari  e  sei  nei  bisestili.  Poche  e  fortuite 
adunque  le  corrispondenze  cronologiche  con  Tanno  gregoriano]. 

1898.  Ce.  —  1908,  LIX,  II,  68-78.  -^  Un  anUpapa  e  uno  scisma 
al  tempo  di  re  Teodorico  [Lorenzo,  vescovo  di  Nocera  dei  Pagani, 
usurpò  due  volte  la  sede  di  S.  Pietro  a  danno  del  papa  Simmaco, 
dando  luogo  ad  uno  scisma  che  ebbe  in  re  Teodorico  un  favoreg- 
giatore potente]. 

1899.  ABr.  —  1907,  XXII,  327-343.  —  Gongand  L.,  Un  point 
obscur  de  Vitinéraire  de  Saint  Coloniban  venant  en  Gaule  [Discute  un 

Sasso  della  <  Vita  Columbaui  abbatis  »,  e,  contro  l'opinione  del 
Irusch,  tenta  di  provare  che  S.  Colombano,  venendo  nelle  Gallie, 
è  passato  per  la  Grande  Brettagna  e  non  per  la  Brettagna  conti- 
nentale]. 

1900.  Ce.  —  1908,  LIX,  I,  161-167.  —  I  martirologi  storici  del 
medioevo  [Rassegna  bibliografica  dai  più  antichi,  dei  secoli  V  e  Vili, 
ai  più  recenti,  dei  quali  si  esamina  il  vario  valore  storico]. 

1901.  Ce.  —  1907,  LVIII,  III,  272-285,  656-666.  —  Una  vittima 
del  dispotismo  bizantino:  Pajni  S,  Martino  I,  649-654  (655)  [Assunto 
al  pontificato  il  5  luglio  649  ebbe  a  lottare  contro  l'eresia  dei  mono- 
teliti,  per  cui  istigazione  l'imperatore  Costante  II  lo  fece  incarce- 
rare e  tradurre,  fra  mille  sofferenze  e  contumelie,  a  Costantinopoli 
nel  653.  Condannato  a  morte  e  poi  commutatagli  la  pena  nell'esilio 
perpetuo,  rinunziò  alla  sua  dignità  per  il  bene  della  Chiesa  a  cui 
la  sua  lontananza  e  segregazione  poteva  tornare  di  danno]. 

1902.  BcrhB.  —  1906,  LXXV,  1-6.  —  Yanderkindere  L.,  Sclusas, 
Cltisas  daìis  les  diplomes  carolingiens  [Già  lo  Schftfer  aveva  enun- 
ciata l'opinione  che  nel  vocabolo  anzidetto,  menzionato  in  un  pri- 
vilegio caroli^gico  di  Strasburgo,  debbasi  intendere  una  «  Chiusa  » 
situata  nelle  Alpi  e  più  particolarmente  presso  il  Moncenisio.  L*A. 
accetta  in  massima  l'interpretazione  del  vocabolo,  ma  tende  a  gene- 
ralizzarlo ai  molti  passi  alpini  che  mettevano  in  Italia]. 

1903.  BOchr.  —  1903,  VIII,  477-478.  —  Lammens  H.,  Uantiquité 
de  la  formvXe  «  Omnia  ad  maiorem  Dei  gloriam  »  [Nella  Siria  orien- 
tale, a  settanta  chilometri  da  Uama,  trovasi  un  gruppo  di  rovine, 
sopra  una  delle  quali  leggesi  tuttora  la  frase  Ilavi  tis  óóiay  Gtoò 
che  equivale  al  nostro  «  Omnia  ad  (majorem)  Dei  gloriam  » .  L'iscri- 
zione porta  la  data  :  Novembre,  Indizione  13,  anno  876  (èra  dei  Seleu- 
cidi),  564  dell'era  cristiana]. 

1904.  AseA.  —  1905,  XXXVIII,  147-176;  1906,  XXXIX,  5-32.  — 
Pliillpon  E.,  Le  second  royaume  de  lìourgogne  [Vicende  del  regno  sotto 
Rodolfo  n,  il  cui  matrimonio  con  Berta  sarebbe  avvenuto,  secondo 
l'A.,  verso  la  fine  del  9l9  o  non  più  tardi  del  920]. 

1905.  AsLo.  —  1907,  XXVI,  129-139.  —  Sant'Ambrogio  D.,  No- 
tizie intorno  al  XXVIIo  Vescovo  di  Ijodi,  Opizzone  [Vìsse  nel  sec.  XI 
e  fu  lodato  per  il  suo  zelo  e  il  suo  ossequio  alla  Sede  Apostolica. 
da  S.  Gregorio  VII,  del  quale  si  riporta  integralmente,  in  fine,  ik. 
lettera  elogiativa  indirizzata  al  popolo  di  Lodi  il  5  marzo  1075]. 


526  SFOGLIO   V^l    PERIODICI 


4.  BASSO  MEDIOEVO  (Sec.  XI-XV). 

1906.  RhR.  —  1905,  LII,  177-218.  —  Àlptaandery  P.,  De  quelques 
faita  de  prophétLsme  daiis  des  sectes  laihies  antérieures  au  Joachinisme 
[E.spone  le  vicende  di  alcuni  sedicenti  profeti  nelle  Gallie,  in  Ispagna, 
in  Germania,  fino  a  Gioachino  di  Flora.  Interessante  per  la  storia 
del  pensiero  religioso  lo  studio  di  siffatte  aberrazioni  psicologiche 
che  furono  sempre  avversate  e  condannate,  talora  in  modi  eccessi- 
vamente crudeli,  dalla  Chiesa  Cattolìcal. 

1907.  RN.  —  1906,  CLI,  651-665.  —  Piraneni  G.,  Im  crociata  di 
Luigi  VII  e  di  Corrado  [Studia  il  pensiero  dantesco  relativamente 
alla  seconda  crociata  svoltasi  tra  il  1145  e  il  1149]. 

1908.  Arsi.  —  1907,  X,  2-6.  —  Santambrogio  D.,  Sui  tessuti 
recentemente  rinvenuti  nella  tomba  d' Acquisgrana  e  nel  «  Sancta  San- 
ctoriim  »  del  I^aterano  [Una  delle  stoffe  rinvenute  nel  sepolcro  di  Carlo 
Magno  è  un  capolavoro  di  tessitura  siciliana  del  XII  o  XIII  secolo. 
Un'altra,  di  provenienza  apparentemente  orientale,  deve  ritenersi 
fattura  della  medesima  epoca  e  di  origine  germanica.  Di  poco  ante* 
riori  sarebbero  i  tessuti  del  «  Sancta  Sanctorum  »  di  S.  Giovanni 
in  Laterano]. 

1909.  Ce.  —  1907,  LVIII,  IV,  28-38.  —  Im  Verna  e  il  Poverello 
d'Assisi  [Descrizione  e  cenni  storici], 

1910.  Ce.  —  1907,  LVIII,  IV,  14-27.  —  I  capilavon  della  scoltura 
nel  secolo  XIII  [Sono  specialmente  in  Francia,  a  Chartres^  Reims, 
Rouen]. 

1911.  Arst.  —  1908,  XI,  51-54.  -  Rlgillo  M.,  La  Ci^naca  di  Sa- 
limhene  [Studia  la  psicologia  del  Salimbene  quale  risulta  dalla  sua 
cronaca  ripubblicata  recentemente  con  metodo  critico  nei  M.  G.  H.]. 

1912.  RhR.  —  1902,  XLV,  56-69.  —  Pioavet  Fr.,  UAverroìsme 
et  les  Averroìstes  du  XIW  sièclè  d*après  le  «  De  unitate  intellectus 
contra  Averroistas  »  de  Saint  Thomas  d^Aquin  [Esamina  le  obbie- 
zioni opposte  da  S.  Tommaso  alla  teoria  dell' intelletto  propugnata 
da  Averroò,  e  studia  i  commenti  e  le  conclusioni  dell'Aquinate  a 
questo  proposito]. 

1913.  RhR.  —  1904,  XLIX,  48-68.  —  Alphanderj  P.,  Les  dermers 
travaux  de  M.  Paul  Sabatier  sur  Vhistoire  franciscaitie  [Recensione 
elogiativa]. 

1914.  BcrhB.  -  1905,  LXXIV,  1-26.  —  Ursmer  Berlière  D.,  Causes 
belges  en  Cour  de  Pome  (1259-1263)  [Controversie  lunghe  e  astiose 
dinnanzi  la  Curia  Romana  per  la  collazione  di  benefici  ecclesiastici 
disputati  da  vari  concorrenti]. 

1915.  AaaR.  —  1907,  XIII,  127-146.  —  8lmeoni  L.,  Il  commercio 
del  legname  fra  Trento  e  Verona  nel  secolo  XIII  (1260)  [Per  la  via 
fluviale  dell'Adige,  Verona  importava  dal  Trentino  il  legname  in 
quantità;  onde  l'esistenza  in  Verona  della  corporazione  dei  nego- 
zianti di  legna,  detti  «  Radaroli  » ,  con  statuti  speciali,  divisi  in  ses- 
santotto capitoli  e  pubblicati  dall' A.  in  appendice]. 

1916.  RhR.  —  1905,  LI,  172-191.  —  Plcavet  Fr.,  Deux  directions 
de  la  théologie  et  de  Vexégèse  catholiques  au  XIII*  sif'ck:  S.  Thomas 
d*Aquin  et  Roger  Bacon  feomma  e  complessa  l'opera  filosofica,  ese- 
getica e  teologica  di  S.  Tommaso,  che  coordina  in  una  sintesi  am^ 


B^8S0   MKDIOBVO  527 

plissima  tutti  i  risultati  allora  noti  dell' osservazione  sensitiva  e 
intellettuale  e  forma  ancora  oggidì  un  indirizzo  ben  definito  e  indi^ 
visibile  di  studi  religiosi.  A  questo  indirizzo  si  contrappose,  in  certo 
qual  modo,  nel  secolo  XIII,  Ruggero  Bacone  nel  quale  si  può  scor- 
gere come  un  precursore  del  positivismo  di  Augusto  Comte]. 

1917.  RX.  —  1907,  CLVli,  449-461.  —  Piranesi  «.,  Fiorenza  dentro 
dalla  cerchia  antica  [Ricostruisce  le  condizioni  topografiche  e  demo- 

.  grafiche  di  Firenze  nel  secolo  XI VJ. 

1918.  Arsi.  —  1907,  X,  105.  —  Bacci  Pelea,  Per  maairo  Duccio 
di  Donato,  orafo  senese  del  1300  [Rettificando  alcune  notizie  date  da 
Umberto  Gnoli,  dimostra  che  Duccio  di  Donato  fu  certamente  di 
Siena  e  fiori  nel  secolo  XIV]. 

1919.  BN.  —  1907,  CLIII,  401-434.  —  ClpoUa  C,  Uorigine  fio- 
rentina della  storia  italiana  [Tende  a  dimostrare  che  la  storia  ita- 
liana ebbe  in  Firenze  i  primi  e  principali  illustratori]. 

1920.  BN,  —  1906,  CLI,  585-603.  —  Del  Luogo  I.,  Dante  in  Lii- 
nigiana  [Discorso  letto  nel  teatro  di  Sarzana  il  6  ottobre  1906]. 

1921.  BX.  —  1906,  CLI,  604-627.  —  Il  sesto  centenario  della  venuta 
di  Dante  in  Lvnigiana  [Discorsi  dì  G.  Sforza  e  d'altri]. 

1922.  Bfsa.  —  1906,  VIII,  I,  402-430.  —  Foà  Elena,  Le  guide  di 
Dante  nella  «  Divina  Commedia  »  [Virgilio  e  Beatrice  in  cui  Dante 
ha  voluto  impersonare  il  suo  cosmo  ideale  e  la  storia  intima  del  suo 
pensiero  filosofico  e  della  sua  coscienza  teologica]. 

1923.  Bfga.  —  1905,  VII,  I,  384-396.  —  Cosmo  U.,  La  lettura  di 
Dante  neW  Università  [Prolusione  al  commento  dei  canti  XV-XXIII 
del  €  Paradiso  »  letta  nella  R.  Università  di  Torino  il  12  dicem- 
bre 1904]. 

1924.  AseP.  —  1904,  I,  290-298.  —  De  Bresc  L.,  Le  6^  cente- 
naire  de- la  naissance  de  Pétrarque  à  Vaucluse^  à  Avignone  à  Arezzo 
[K*  la  cronaca  dei  discorsi  e  dei  festeggiamenti  tenutisi  nel  sesto 
centenario  della  nascita  di  Francesco  Petrarca]. 

1925.  AaT.  —  1907,  XLII,  1201-1202.  —  Cipolla  C,  Intorno  alla 
bolla  di  Clemente  VI  che  conferisce  al  Petrarca  un  canonicato  a  Parma 
[Alla  bolla  di  concessione  va  unita,  secondo  l'usanza,  la  bolla  riguar- 
dante r  immissione  in  possesso,  pubblicata  qui  dall' A.]. 

1926.  BspN.  —  1907,  I,  101-103.  —  Cipolla  C,  Aneddoto  novarese 
[Nomina  di  Biagio  Solerò  ad  un  canonicato  di  Novara,  fatta  da  Cle- 
mente VI,  da  Avignone,  il  28  agosto  1346]. 

1927.  MdsS.  -  1907,  XLV,  479-491.  —  Usannaz-Joris  Marcel,  Une 
reconnaissance  en  fief  rural  dans  la  Haute- Tarentaise  au  XIV  siede 

SDel  25  febbraio  1336,  fatta  al  conte  di  Savoia,  Aimone  il  Pacifico, 
lai  capi-famiglia  della  parrocchia  di  Les  Chapelles,  presso  Bourg- 
Saint-Maurice]. 

1928.  AsLo.  —  1907,  XXVI,  74-77.  --Un  lodigiaiw  giudice  dei  dazii 
a  Verona  [Bassiano  dei  Casetti,  di  famiglia  illustre  ed  antica  di  Lodi]. 

1929.  BN.  —  1908,  CLXI,  449-458;  CLXII,  33-42.  —  Cappello- 
Passarelll  E.,  Vettor  Cappello,  capitaiu>  generale  di  mare  e  patrizio 
veneto  [Nato  nel  1404  e  morto  nel  1467,  fu  valentissimo  capitano 
della  Repubblica  veneta,  le  cui  galee  egli  condusse  più  volte  alla 
vittoria  nei  mari  d'Oriente,  contro  i  Turchi]. 

1930.  BsP.  -  1907,  VII,  429-491;  1908,  Vili,  111-144,  168-209. 
—  Gabotto  F.,  Im  guerra  tra  Amedeo  Vili  di  Savoia  e  Filippo  Maina 
Visconti  (1422^1428)  [La  guerra  è  preceduta  da  una  campagna  diplo- 


528  SPOGLIO   DEI    Pì>:kI';DìCJ 

malica  condotta  avvedutamente  da  Amedeo  Vili  per  Tisolamento  po- 
litico del  Visconti.  Il  duca  di  Savoia  mira  innanzi  tutto  a  riamicare 
tra  loro  il  re  dei  Romani  e  d'Ungheria,  Sigismondo,  e  la  repubblica 
di  Venezia  con  l'intento  di  indurre  poi  Firenze,  mercè  questo  nuovo 
riavvicinamento,  contro  il  Visconti.  I  primi  tentativi  falliscono:  na 
nuove  complicazioni  politiche  sopraggiunte,  quali  l'occupazione  li 
Forlì  per  parte  delle  genti  viscontee,  alcune  piccole  ma  significanti 
vertenze  di  frontiera  e  di  mercanti,  e  poi  soprattutto  la  rotta  del- 
l'esercito fiorentino  a  Zagonara  (28  luglio  1424}  che  mette  quasi 
tutta  l'Italia  centrale  in  balìa  del  Visconti,  preparano  gradatamente 
la  formazione  di  una  lega  antiviscontea.  Nell'ottobre  di  quell'anno 
il  conte  di  Carmagnola  fugge  dallo  Stato  di  Milano,  valica  le  Alpi, 
si  presenta  alla  corte  di  Amedeo  Vili  in  Savoia  e  riceve  da  lui  la 
missione  di  offrire  a  Venezia  la  mediazione  savoina  fra  la  Repub- 
blica e  Sigismondo.  Data  da  quel  momento  l'ascesa  fatale  del  Car- 
magnola nei  disegni  militari  della  Serenissima.  Intanto  preparavasi 
e,  nonostante  gli  aiuti  segreti  e  i  negoziati  diplomatici  del  Visconti 
alla  corte  di  Savoia,  compivasi  dal  duca  Amedo  Vili  una  spedizione 
militare  contro  Borgo  San  Dalmazzo,  i  cui  Signori  l'avevano  ridotto 
a  ricettacolo  di  milanesi,  cospiranti  ai  danni  di  Savoia.  Da  parte 
sua  il  Visconti  faceva  grandi  apparati  d'armi  e  d'armati  ingrossanti 
alle  frontiere  sabaude,  nell'Astigiano;  ma  ritraevasi  di  là  poco  dopo, 
presentendo  la  procella  prossima  a  scoppiare.  Infatti  Venezia,  scossa 
dall'infìammata  parola  del  fiorentino  Ridolfi  e  dai  consigli  istigatori 
del  Carmagnola,  accettava,  sebbene  con  qualche  riserva,  il  principio 
della  lega,  caldeggiata  dal  duca  di  Savoia,  il  quale  chiamava  frat- 
tanto in  armi  i  contingenti  feudali  e  comunali  di  Piemonte  e  Savoia, 
in  apparenza  per  una  spedizione  nel  Valentinese,  ma  in  vista  di 
avvenimenti  italiani,  ed  ordinava  fortificazioni  e  guardie  verso  i 
confini  sabaudo- viscontei.  Finalmente,  dopo  lunghe  trattative  per 
la  divisione  della  preda,  di  cui  il  duca  di  Savoia  si  rìserbava  la 
parte  migliore  e  maggiore,  la  lega  si  conchiude  definitivamente  a 
Venezia  l'il  luglio  1426,  tra  quella  Repubblica,  Firenze  ed  Ame- 
deo Vili,  che  il  20  agosto  successivo,  troncando  gli  indugi  e  le 
istanze  di  pace  del  re  dei  Romani,  dichiarava  ufficialmente  a  Filippo 
Maria  Visconti  la  guerra  che  si  trascinò  languidamente  tra  i  ma- 
neggi diplomatici]. 

1931.  AseP.  —  1904,  I,  217-234.  —  Lieutand  V.,  Le  regisb^e  de 
Tx>ìLÌs  III,  oomte  de  Provence,  roi  de  Sicile,  et  son  itinéìrdre  (1422-1484) 
[E'  la  raccolta  delle  lettere,  personali  e  ufiiciali,  di  re  Luigi  III, 
durante  quasi  tutto  il  corso  del  suo  regno.  Notevoli  quelle  relative 
al  regno  di  Napoli,  ove  l'Angioino  cercava  di  sostenersi  con  le  con- 
ces.**ioni  ed  i  privilegi.  L'itinerario  segna  le  sue  pellegrinazioni  nel 
Napoletano  dal  1423  fino  al  15  novembre  1434  ;  data  che  l'A.  assegna 
alla  di  lui  morte  avvenuta  in  Cosenza,  contro  l'affermazione  di  altri 
che  la  riportano  variamente  al  12  o  al  24  novembre]. 

1932.  Arst.  —  1907,  X,  37-38.  —  Sinieoni  L.,  Relegati  fiorentini 
a  Verona  (1434-1436)  [Cosimo  de'  Medici  era  richiamato  dall'esilio 
in  Firenze  il  2  ottobre  1434  e  ne  uscivano  coloro  che  avevano  coope- 
rato alla  sua  cacciata.  Fra  costoro  erano  Nicolò  Barbadori  e  il  figlio 
suo,  Cosimo,  relegati  a  Verona.  L'A.  riporta  l'atto  della  prima  pre- 
sentazione del  Barbadori  al  podestà  di  Verona,  da  cui  i  relegati 
dovevano  far  constatare  mensilmente  la  loro  presenza  in  Verona]. 

1933.  MdsS.  —  1903,  XLII,  xxx-lxi.  —  Perouse  OnAtave,  Dépensen 
de  voyage  de  lAyuis,  due  de  Savoie,  dans  la  Bresse  et  le  Dauphiné 
en  1451  et  1452, 


BA8S0   MEDIOEVO  529 

1934.  Arst.  —  1908,  XI,  123-124.  —  Gridoni  C,  Il  grande  amore 
di  Sigismondo  Malatesta  [Istrumento  del  12  gennaio  1453  con  cui  il 
Malatesta  conferma  i  doni  fatti  con  grandiosa  liberalità  e  prodiga- 
lità ad  Isotta  degli  Atti,  della  quale  fu  perdutamente  innamorato]. 

1935.  MdsS.  -  1907,  XLV,  101-144,  367-368.  —  Beinach  Th.,  La 
date  et  Vattieur  de  la  rentaiiration  de  Véglise  du  Bourget-du-JMc  au 
XV  siede  [Ainardo  di  Luyrieu,  secondo  un  documento  del  3  di- 
cembre 1460,  deve  ritenersi  il  restauratore  della  chiesa  ;  Oddone  II  di 
Luyrieu  il  restauratore  del  chiostro  di  Bourget,  tra  il  1460  e  il  1482], 

1936.  Arst.  —  1908,  XI,  40-41.  —  Origioni  C,  Un  capriccio  di 
Sigismondo  Malatesta  [Scommessa  buffonesca  corsa  tra  Sigismondo 
e  il  suo  scalco,  Enrico  Acquabello  di  Argenta,  il  31  maggio  1460, 
per  la  quale  questi  si  impegnava  di  non  adirarsi  per  qualunque 
scherzo  del  suo  signore  e  di  accorrere  ad  ogni  sua  chiamata,  pena 
la  perdita  di  una  giornea,  donatagli  da  Sigismondo]. 

1937.  Arst.  —  1907,  X,  181-182.  —  Sant'Ambrogio  D.,  Nel  Museo 
di  Porta  Giovia:  Un'anconetta  veneziana  del  1462  [Bel  lavoro  artistico, 
opera  di  un  Giacomo  da  Cattaro], 

1938.  MdsS.  -T-  1903,  XLII,  cxviii-clxvi.  —  Péronse  G.,  Dépenses 
de  la  maison  du  prince  Amé  de  Savoie,  fils  du  due  Louis,  de  1462  à  1465 
[Nei  suoi  vari  soggiorni  a  Bourg,  a  Pont-d*Ain  e  a  Chambéry]. 

1939.  C.  —  1907,  II,  880-915,  1041-1069.  —  Costa  do  Beaaregard, 
Aìnoùrs  de  sainte:  Madame  Louise  de  Savoie  [Figlia  di  Amedeo  IX 
e  di  Jolanda  di  Francia,  nacque  a  Bourg  secondo  alcuni,  a  Cham- 
béry secondo  altri,  il  28  dicembre  1462.  Ebbe  vita  tribolata,  termi- 
nata in  un  monastero,  e  fu  sepolta  a  Nozeroj',  d'onde  il  re  Carlo 
Alberto  ne  fece  trasportare  le  ossa  a  Torino  nel  1839]. 

1040.  MdsS.  —  1905  (2"  fase),  XLIII,  115-130.  —  Pérouse  Gabriel 
Un  budget  d'une  municipalité  rurale  en  Savoie  au  XV siede  [Del  1476 
appartenente  al  comune  di  Màcot,  nel  circondario  di  Moutiers], 

1941.  Arst.  —  1907,  X,  121-123.  —  Di  Palma  F.,  Appuntì  di  nu- 
mismatica: Una  nuova  moneta  di  Campobasso  [Tornese  del  sec.  XV, 
falsitìcazione  del  tornese  campobassano]. 

1942.  RN.  —  1907,  CLVI,  393-401.  —  Ferretti  G.,  Manifestazioni 
religiose  di  un  umanista  [Carlo  Marsuppini  d'Arezzo,  cancelliere  della 
repubblica  fiorentina,  vissuto  nel  secolo  XV]. 

1943.  AaaR,  —  1907,  XIII,  219-248.  —  Segarlzzl  A.,  Iaz  corri- 
spondenza  d'un  medico  erudito  del  Quattrocento  (Pietro  TomasiJ  [Di 
minima  importanza]. 

1944.  AdsF.  —  1906,  XVI,  21-157.  —  WIrtz  M.,  Ercole  Strozzi, 
jHfeta  ferrarese  (1473-1508)  [Rappresentante  non  indegno  e  non 
ultimo  della  coltura  umanistica  della  Rinascenza,  cantò  in  versi 
eleganti  le  passioni  e  i  costumi  del  tempo  fra  le  cure  politiche  e  le 
seduzioni  d'amore.  L'A.  parla  distesamente  di  lui  e  del  padre  suo, 
Tito,  poeta  non  ispregevole,  e  pubblica  alcune  loro  lettere,  illu- 
strando di  proposito,  nella  seconda  parte  del  lavoro,  la  multiforme 
opera  letteraria  di  Ercole  Strozzi]. 

1945.  AsLo.  —  1907,  XXVI,  49-58.  —  V  centenario  di  Maffeo  Vegio 
[Relazione  delle  feste  commemorative  celebrate  il  2  giugno  1907  a 
Lodi,  con  cenni  sulla  vita  del  celebre  umanista  Vegio]. 

1946.  RN.  —  1908,  CLXII,  280-284.  —  Ciaceheri  BeUanti  A.,  Ij^e- 
raffadlisti  [A  proposito  della  recente  pubblicazione  di  A.  Agresti, 
«  I  preraffaellisti  :  Contributo  alla  storia  dell'arte  »  (Torino,  1908)]. 

Rivista  storica  italiana,  3*  S.,  vif,  4.  34 


580  St'OGLIO   DBI    PERIODICI 

1947.  e.  —  1906,  III,  62-71.  —  Thareau-Bangin  P.,  Une  nouvdle 
biographie  de  fra  Giovanni  Angelico  de  Fiesole  [A  proposito  del  libro 
di  Enrico  Cochin,  «  Le  bienheureux  Fra  Angelico  de  Fiesole  »]. 

1948.  BspN.  —  1907,  I,  138-146.  —  Morandi  G.  B.,  Un  miniatore 
novarese  del  '400  a  Genova  [Bartolomeo  Durio,  detto  più  comune- 
mente Lupo  ti,  da  Grignascoj. 

1949.  AaaB.  —  1907,  XIU,  217-218,  1  tav.  —  Gerola  G.,  Un'altra 
Madonna  del  Montagna  [A  Venezia,  nel  palazzo  dei  Vaeni,  già 
Morosini]. 

1950.  BsP.  —  1907,  VII,  337-342.  —  Natali  0.,  Gli  affreschi  del- 
l' Oratorio  del  collegio  Castiglioni  a  Pavia  [Saggio,  fra  i  più  cospicui, 
di  pittura  lombarda  preleonardesca.  Si  ritengono  opera  del  celebre 
Foppa  e  di  qualcuno  de'  suoi  compagni  di  lavoro,  quale  il  noto 
Bonifacio  Bembo,  che  dipingevano  a  Pavia  nella  seconda  metà  del 
secolo  XV].  !StJI 

1951.  Arst.  —  1908,  XI,  86-90,  125-126.  —  MUano  E.,  Macrino 
de  Allodio:  Appunti  e  notizie  [Nato  in  Alba,  probabilmente  prima 
del  1470,  da  famiglia  oriunda  da  Agliè  nel  Canavese,  lasciò  opere 
numerose  e  di  valore  artistico  assai  grande.  Il  Macrino  non  ha 
una  tecnica  ed  una  forma  pittorica  personale,  onde  non  è  il  crea- 
tore di  un'arte  soggettiva  che  rechi  l'impronta  del  suo  genio;  cio- 
nondimeno, nel  suo  ecletismo,  egli  dimostra  una  euritmia  somma  e 
un'analisi  profonda  e  sapiente,  e  i  tocchi  del  suo  pennello  rivelano 
nel  concetto  e  nell'esecuzione  il  maestro}. 

1952.  Arst.  —  1908,  XI,  72-74.  —  Sant'Ambrogio  B.,  Nel  Museo 
di  Porta  Giovia:  L'aff'resco  di  via  lìigli,  17  [Presumibilmente  del 
secolo  XV;  opera  di  scarso  valore  artistico,  rappresentante  una 
cavalcata]. 

1953.  Arst,  —  1908,  XI,  6.  —  Lenzl  P.,  Un  affresco  di  scuola 
senese  nella  chiesa  di  Santa  Maria  delle  Grazie  in  Orbetello  [Rappre- 
senta la  Vergine  col  Bambino  e,  ai  lati,  gli  Apostoli  Pietro  e  Paolo. 
L'A.  lo  fa  risalire  alla  seconda  metà  del  secolo  XV,  giudicandolo 
fattura  di  Neroccio  Laudi]. 

.  1954.  Arst.  —  1908,  XI,  17-19.  —  Marra!  B.,  La  «  Nascita  di 
Venere  »  e  la  *  Primavera  »  del  BoiticeUi  [Sostiene  che  i  due  dipinti 
sono  come  due  opere  d'arte,  ciascuna  in  se  stessa,  perfettamente 
compiute  e  perciò  tra  loro  distinte  ed  indipendenti,  ed  ideate  ed 
esegiiite  in  tempi  diversi]. 

1955.  Arst.  —  1907,  X,  38-39.  —  Astolfl  C,  Quando  è  vissuto 
Antonio  Solario  detto  lo  «  Zingaro  »f  [Ripudia  gli  anni  1382  e  1455 
come  date  deUa  nascita  e  della  morte  dello  «  Zingaro  »  e  inclina  a 
credere  che  nel  «  de  Solerli s  »  di  alcuni  dipinti  debba  intendersi  un 
tutt'altro  personaggio]. 

1956.  Arst.  —  1908,  XI,  37-38.  —  Bombe  W.,  Francesco  Lau- 
rana:  A  proposito  di  un  nuovo  libro  [Passa  in  rassegna  l'opera  di 
Guglielmo  Rolfs  sul  Laurana,  edita  a  Berlino  nel  1908.  Il  Rolfs,  stu- 
diando l'origine  dello  stile  e  la  nota  caratteristica  dominante  nella 
maggior  parte  delle  sue  opere  scultorie  e  decorative,  trova  che  l'ar- 
tista ha  attinta  la  sua  ispirazione  dal  Brunelleschi.  Il  Laurana  fiori 
alla  metà  del  secolo  XV  e  lasciò  opere  insigni  in  molte  città  d'Italia 
ed  in  Avignone  dove  mori]. 

1957.  Arst.  —  1908,  XI,  117-123,  —  Lnchini  L.,  Bartolomeo  Gadio, 
architetto  militare  cremonese:  Monografia  [Nacque  a  Cremona  nel- 
l'anno 1414  e  mori  a  Milano  nel  1477.  Fu  ingegnere  militare  valen- 


TEMPI    MODERNI  531 

tissimo  e  a  lui  si  deve  fra  altro  la  ricostruzione  del  celebre  castello 
di  Soncino]. 

195i^.  Arst.  —  1908,  XI,  39-40.  —  Tayanti  U.,  //  camino  del 
<  Mosca  »  in  Arezzo  [In  bella  pietra  arenaria,  murato  nella  sala 
maggiore  del  palazzo  dei  conti  Fossombroni.  L'artefice,  Simone 
Moschini,  nacque  nel  1492  a  Terenzano,  presso  Setti  guano]. 


5.  TEMPI  MODERNI  (1492-1789). 

1959.  Rfsa.  —  1904,  VI,  I,  270-304,  413-439.  —  Tresploli  G.,  In- 
troduzione al  permeilo  sociale  e  giuridico  d'Italia  nell'evo  modeimo 
[Rassegna  degli  avvenimenti  religiosi  e  politici  più  importanti  dal 
<;inqi^ecento  in  poi]. 

1960.  BN,  —  1907,  CLIII,  65-85.  —  Zardo  A.,  Lo  splendore  di 
Venezia.  [Passa  in  rassegna  il  periodo  più  glorioso  della  vita  vene- 
ziana nei  cinquecento,  come  fu  illustrata  da  Pompeo  Molmenti  nella 
seconda  parte  della  sua  «  Storia  di  Venezia  nella  vita  privata  »]. 

1961.  Arst.  —  1907,  X,  21-22.  —  Sant'Ambrogio  D.,  Nel  Museo 
di  Porta  Giovia  :  Pregevoli  stampi  di  pedine  da  trictrac  del  XVI  secoì^ 
[Sono  effigiati  nelle  pedine,  con  vero  gusto  artistico,  molti  perso- 
naggi della  buon'epoca  della  Rinascenza  dell'arte  tedesca,  e  da  una 
breve  iscrizione  che  leggesi  a  tergo  di  una  di  esse  parrebbe  che 
l'artista  esecutore  sia  un  Paolino  di  Glarum  che  l'A.  tenderebbe  a 
identificare  nel  noto  «  J.  Paulini  Kupferstucher  »  o  in  «  Giovanni 
Antonio  de  Pauly  »]. 

1962.  RN.  —  1908,  CLIX,  322-350.  —  Berlini  M.,  La  donna  se- 
condo alcuni  trattatisti  del  Cinquecento  [Limitandosi  allo  studio  dei 
trattati  pedagogici,  l'A.  passa  in  rassegna  il  Castiglione  nel  suo 
«  Cortegiano  » ,  Giovanni  Astense,  Domenico  Bruni,  Onofrio  Filarco, 
Prodicogene  Filarete,  Torquato  Tasso  ed  altri,  rilevandone  la  con- 
cezione pratica  ed  ideale  della  donna]. 

1963.  BN.  —  1907,  CLVn,  630-645.  —  Barbèra  P.,  Mercanti  e 
stampatori  fiorentini  a  Liane  [Fiorentissime  nel  secolo  XVI  le  rela- 
zioni commerciali  tra  Firenze  e  Lione  divenuta,  per  i  suoi  mercati 
e  le  sue  fiere  periodiche  e  per  i  privilegi  insigni  concedutile  dai  re 
di  Francia,  il  magazzino  generale  d'una  grande  parte  d'Europa  e 
anche  delle  terre  d'oltre  mare]. 

1964.  RN.  —  1908,  CLX,  281-296.  —  Lamma  E.,  Andrea  Nava- 
gero,  poeta  [Fiorito  nel  cinquecento,  occupa  nella  poesia  lirica,  ispi- 
rata all'imitazione  petrarchesca,  un  posto  secondario]. 

1965.  RN.  —  1907,  CLIV,  528-541.  —  Misciatelli  P.,  L'ulHmo 
poeta  apocalittico  francescano  [Fra  Bartolomeo  da  Salutio,  nato  in 
un  paesello  sulla  riva  dell'Arno  a  sette  miglia  dalla  Verna,  nell'a- 
4)rile  1558,  morto  a  Roma  il  15  novembre  1617]. 

1966.  AraZ.  —  1907,  V,  109-158.  —  Anastasi  A.,  La  «  poetica  » 
di  Girolamo  Muzio  [Studia  1'  «  Arte  poetica  »  edita  dal  Muzio  a  Ve- 
nezia nel  1551,  e  vi  nota  la  più  esplicita  e  significativa  manifesta- 
zione delle  tendenze  letterarie  del  poeta  che  nel  gran  numero  dei 
lirici  cinquecentisti  non  fu  uno  dei  più  volgari]. 

1967.  BRsg.  -  1904,  XLVI,  103-145.  —  Blàzqaez  A.,  Kl  IHne^ 
rario  de  Don  Fernando  Colon  y  las  relaciones  topogràficas  [L'  «  Itine- 


532  B  POOL  IO   DEI   PERIODICI 

rario  »  conservasi  nella  biblioteca  di  Siviglia  e  constava  in  orìgine 
di  cinque  volumi.  Le  relazioni  geografiche  o  topografiche  del  se- 
colo XVI  sono  merito  di  cronisti  spagnuoli]. 

1968.  AseÀ.  -  1904,  XXXVII,  165-175.  —  Nodet  V.,  Lès  dona- 
teurs  des  tableaux  de  la  sacristie  de  Boiirg  [Demolisce  la  tradizione 
che  attribuisce  a  Margherita  d'Austria  il  dono  di  due  tavole  note- 
voli del  primo  quarto  del  secolo  XVI  e  cerca  di  stabilire  con  con- 
getture il  nome  dei  donatori]. 

1969.  Arsi.  —  1908,  XI,  99-101.  —  Bertogllo  Pisani  N.,  Im  Pina- 
coteca di  Brera  ed  un  suo  nuovo  acquisto  [Un  ritratto,  fattura  del  '500, 
rappresentante  probabilmente  un  Martinengo,  dell' illustre  famiglia 
bresciana  fiorita  sotto  la  Repubblica  veneta]. 

1970.  Arst.  —  1908,  XI,  75-76.  —  Bombe  W.,  Sébastìano  del  Piombo 
[A  proposito  di  una  monografia  storica  di  Giorgio  Bernardini  edita 
a  Bergamo  nel  1908,  ilustrantc  la  vita  e  le  opere  di  questo  rinomato- 
pittore,  morto  a  Roma  nel  1547  in  età  d'anni  62]. 

1971.  Arst.  —  1908,  XI,  42-43.  —  Giglioll  0.  H.,  D<nio  di  quattro- 
arazzi  al  convento  di  S.  Marco  in  Firenze  [Donati  da  Porzia  de*  Mas- 
simi, vedova  di  Gian  Battista  Salviati,  nel  1563]. 

1972.  Arst.  —  1907,  X,  166-167.  —  Lnehlni  L.,  Un'opera  di  Cri- 
stoforo Solaro  [Avanzo  del  portale  che  decorò  il  palazzo  donato  da 
Ludovico  il  Moro  alla  sua  favorita  Cecilia  Gallerani,  in  Milano]. 

1973.  Arst.  —  1908,  XI,  97-99.  —  Griglonl  C,  Quaiido  visse  ed 
operò  Antonio  Solaro  detto  lo  Zingaì^f  [Prova  che  lo  Zingaro  dimorò 
a  lungo  nelle  Marche  e  che  resistenza  sua  deve  fissarsi  nel  sec.  XVI]. 

1974.  Arst.  —  1907,  X,  165.  —  Ceechetelli  Ippolitl  R.,  /  discen- 
denti e  Veredità  del  pittore  G.  B,  Salvi,  detto  il  Sassoferrato  [Prova 
che  il  Salvi  soggiornò  a  Roma  e  vi  si  accasò,  lasciando  discenaenza]. 

1975.  Arst.  —  1907,  X,  66-72.  —  Bertoglio  Pisani  5.,  Il  «  Cena- 
cólo  »  di  Leonardo  da  Vinci  e  le  copie  {Deplorevoli  le  condizioni  attuali 
di  conservazione  del  capolavoro  vinciano,  passato  durante  quattro- 
secoli  attraverso  all'azione  distruggi trice  del  tempo,  ai  danni  delle 
soldatesche  briache,  ai  guasti  dei  ritoccatori  o  restauratori  imperiti. 
Antico  lo  studio  di  riprodurlo;  da  Marco  d'Oggiono  al  grande  Raf- 
faello e  giù  giù  fino  ai  tempi  napoleonici]. 

1976.  Arst.  —  1907,  X,  52-55.  —  Della  Rovere  A.,  Gentile  Bel- 
lino [L'A.  riassume  la  commemorazione  letta  dal  prof.  Pietro  Pao- 
letti  a  Venezia  il  23  febbraio  1907,  nel  quarto  centenario  della  morte 
del  Bellino  che  fu  pittore  valentissimo  e  lasciò  numerosi  dipinti  che 
segnano  l'evoluzione  della  pittura  veneziana  del  Rinascimento]. 

1977.  AsLo.  —  1907,  XXVI,  158-165.  —  Sant'Ambrogio  D.,  La 

«  Cena  di  Canaan  »  del  iò4ò  di  Callisto  Piazza  di  Lodi  [Afiresco 
sulla  parete  di  sfondo  dello  scalone  della  biblioteca  di  Brera.  Cal- 
listo Piazza,  più  noto  sotto  il  nome  di  Callisto  da  Lodi,  nacque  iu 
quella  città  verso  il  1500,  e  si  hanno  di  lui  opere  pittoriche  nume- 
rose fino  al  1555.  L'affresco  della  «  Cena»,  tripartito,  è  opera  gran- 
diosa e  di  gran  pregio  artistico]. 

1978.  Arst.  —  1907,  X,  8-9.  —  Tosi  C.  0.,  Una  lettera  inedita 
del  Bronzino  [Al  duca  Cosimo  di  Toscana,  relativa  a  certi  arazzi 
che  il  Bronzino  impegnavasi  di  fare  mediante  un  compenso  deter- 
minato. La  lettera  non  ha  indicazione,  né  di  data,  né  di  luogo,  ma 
non  è  di  molto  posteriore  al  1548]. 


TEMPI    MODERNI  533 

1979.  Arst.  —  1907,  X,  18-21.  —  Geisenheinier  H.,  Di  alcune  piU 
fare  fiorentine  eseguite  intorno  al  1510  [Delle  tavole  del  Vasari  in 
S.  Maria  Novella  e  degli  affreschi  esistenti  nella  cappella  dei  Pit- 
tori dovuti  al  Vasari  stesso,  a  Santi  di  Tito  e  ad  Alessandro  Allori]. 

1980.  RN.  —  1908,  CLX,  212-217.  —  Fiorilli  E.,  //  Giajnbologna 
e  le  ville  fiorentine  [Fiorito  intorno  alla  metà  del  secolo  XVI,  lasciò 
monumenti  meravigliosi  d'arte,  fra  cui  la  celebre  statua  dell'Oceano 
scolpita  in  un  masso  gigantesco  di  granito  che  il  granduca  Cosimo  I 
aveva  fatto  cavare  dall'isola  d'Elba  nel  1550.  Le  ville  dei  dintorni 
di  Firenze  si  abbellirono  delle  opere  sue]. 

1981.  AfteA.  —  1905,  XXXVIII,  36-56,  177-191,  375-409;  1906, 
XXXIX,  33-48.  —  Nodet  V.,  I^s  tombenux  de  Ihvu  [Cenni  storici 
sulle  tombe  di  Margherita  d'Austria  a  Brou  e  lista  cronologica  dei 
documenti  che  le  riguardano]. 

1982.  Arsi.  —  1908,  XI,  124.  —  Tosi  C.  0.,  Una  lettera  inedita 
di  Baccio  lìamlindli  [Del  19  maggio  1541,  a  Cosimo,  duca  di  Toscana, 
intorno  a  certi  lavori  di  scalpello  commessigli  dal  duca]. 

1983.  Arst.  —  1907,  X,  108.  —  GaUelti  P.,  Il  Cellinì  a  Boìna 
[Pubblica  la  lettera  di  un  certo  Lorenzo  Bonino,  del  5  maggio  1570, 
nella  quale  si  parla  del  proposito  di  Benvenuto  Cellini  di  recarsi  a 
Koma  con  lui  nel  settembre  successivo.  Il  che  non  avvenne,  perchè 
il  Cellini  moriva  a  Firenze  il  14  febbraio  1571]. 

1984.  RN.  —  1907,  CLIV,  478-503.  —  Ohignoni  A.,  L'apparta- 
mento  Borgia  in  Vaticano  [Vicende  storiche  ed  artistiche]. 

1985.  Arst.  —  1908,  XI,  105.  —  Galletti  P.,  Del  centenario  del 
Buonialenti  [Il  Buontalenti  fu  architetto  civile  e  ingegnere  militare 
insigne.  L'A.  pubblica  l'atto  di  donazione  di  una  villa  con  podere 
presso  S.  Margherita  a  Montici  fattagli  dal  granduca  di  Toscana, 
Francesco  de'  Medici,  nel  1575]. 

1986.  AseA.  —  1907,  XL,  229-232.  —  «rosseteste  W.,  L'égliae  de 
Brou  et  la  Cartina  de  MirafiorH  jyròs  Burgost  (EsjKigne)  [Riaccostando 
la  fondazione  di  Nostra  Signora  di.  Brou  fatta  nel  1511  da  Marghe- 
rita d'Austria  col  suo  soggiorno  in  Castiglia,  l'A.  trova  un  legame 
storico  e  architettonico  tra  i  monumenti  sepolcrali  dei  due  luoghi]. 

1987.  Arst.  —  1907,  X,  72-74.  -^  Sant'Ambrogio  D.,  Il  ricco  jwr- 
tale  del  1534,  di  artista  comacino  (Gian  Lorenzo  Sorniani  d'Osteno) 
nella  chiesa  di  Condino  in  Val  (Uiidicaria  [In  pieti;^  viva  e  marmo, 
compiuto  tra  il  1534  e  il  1536.  Notevole  l'armonia  del  disegno  e  lo 
studio  accurato  dei  particolari  architettonici  delle  varie  modanature]. 

1988.  AhLo.  —  1907,  XXVI,  166-173.  —  Morandl  G.  B.,  //  conte 
Ugo  Della  Somaglia:  Notizie  e  documenti  [Fiori  sotto  Ludovico  il 
Moro  e  Massimiliano  Sforza,  il  quale  lo  reiiitegrò  nei  beni  confisca- 
tigli o  rubatigli  sotto  i  Francesi,  al  cui  ritorno  nel  ducato  milanese 
fu  imprigioaato  e  spogliato  nuovamente  dei  suoi  beni]. 

1989.  AsLo.  —  1907,  XXVI,  78-80.  —  Fanfulla  a  Novara  [Docu- 
mento riportato  dal  «  Bollettino  storico  per  la  provincia  di  Novara  », 
riguardante  il  rifiuto  opposto  dal  Fanfulla  a  pagare  il  dazio  al  Com- 
missario dell'annona  novarese]. 

1990.  RN.  —  1906,  CLII,  620-645.  —  Berta  F.,  Donne  medicee 
aranti  il  principato:  Maria  Salviatij  moglie  di  Giovanni  delle  Bande 
Nere  [Nata  il  17  luglio  1492  e  morta  1112  dicembre  1543]. 

1991.  BcrhB.  —  1907,  LXXVI,  391-533.  —  Bornate  Ch.,  Mémoire 
du  chancelier  de  Gattinara  sur  les  droits  de  Charles-Quint  au  ducile 


534  SPOGLIO   DEI    rSRIODICI 

de  lìou I-gogne  [Del  celebre  Mercurino  di  Gattinara  che,  come  sempre 
a  favore  di  Carlo  V,  sostiene  qui  vigorosamente  e  prolissamente  i 
diritti  dell'imperatore  al  ducato  di  Borgogna.  La  memoria,  non  auto- 
grafa, è  tratta  dall'archivio  privato  del  march.  Dionigi  di  Gattinara], 

1992.  BerhB.  —  1907,  LXXVI,  61-135.  —  Canchie  A.,  Inventaires 
des  archii'en  de  Marguerite  de  Parme,  dreasés  après  la  mori  de  cette 
prhicesse,  précédés  d'une  liste  d\inciens  inventaires  d'archives  et  de 
joyaux  conservés  aux  archives  fainiésiemies  à  Naples  [Non  tutti  rela- 
tivi a  Margherita  di  Parma,  ma  tutti  interessanti  per  la  storia  dei 
Paesi  Bassi  e  di  casa  Farnese]. 

1993.  AdsF.  —  1906,  XVI,  1-20.  —  Frati  L.,  L'inventario  di  Bar- 
foloìneo  Dalla  lìovere,  vescovo  di  Ferrara  [Savonese,  nipote  di  Sisto  IV, 
fratello  di  Giulio  II,  antecessore  nella  sede  ferrarese  di  Giovanni 
Borgia,  mori  il  15  ottobre  1494,  lasciando  una  cospicua  eredità,  fra 
cui  erano  codici  miniati  di  gran  valore  che  legò  alla  sua  chiesa]. 

1994.  AaaR.  —  1908,  XIV,  109-113.  —  Perini  9.,  Un  testimonio 
oculare  delV uccUnone  di  Pietro  Busio,  signore  di  Nomi  (1525)  [E*  Marco 
de  Sermini,  la  cui  deposizione  intorno  al  particolari  deirassassinio, 
raccolta  dai  magistrati  veneti,  è  pubblicata  integralmente  dall'A.]. 

1995.  BsP.  —  1908,  VILI,  210-224.  —  Bonetti  C,  Corrispmìdenm 
delVarchivio  storico  Gonzaga  ìigiiardante  la  battaglia  di  Pavia  [Let- 
tere di  Capo  de  Capino,  di  Paolo  Lurasco,  di  Angelo  Germanello  e 
di  Battista  Malatesta  sulla  famosa  battaglia  e  sulla  conseguente  pri- 
gionia di  Francesco  I  nel  castello  di  Pizzi ghettone]. 

1996.  AaT.  —  1907,  XLII,  1203-1228.  —  Marchisio  P.,  L'arbitrato 
di  Carlo  V  nella  causa  del  Monferrato  [Studiando  la  sentenza  arbi- 
trale pronunciata  da  Carlo  V,  nel  1536,  a  favore  del  duca  di  Man- 
tova, Federico  II  Gonzaga,  l'A.  vi  scorge,  oltre  le  ragioni  giuridiche, 
Tinfluenza  malefica  dei  tornaconti  politici  riassunti  nella  frase  sto- 
rica «  ragione  di  Stato  » .  Lunghi  e  abili  e  disonesti  i  maneggi  diplo- 
matici della  corte  del  Gonzaga  presso  Carlo  V  che,  a  meglio  dissi- 
mulare l'animo  suo,  nomina  una  commissione  dì  giudici  per  la 
cognizione  della  causa.  Corrotti  i  giudici,  prezzolata  l'opera  loro, 
infida  la  loro  sentenza,  elaborata  segretamente  e  gradatamente  tra 
compromessi  reciproci  prima  a  Milano,  poi  a  Napoli,  infine  a  Genova, 
dove  l'imperatore  la  sanciva  solennemente  il  3  novembre  1536  rico- 
noscendo il  dirittp  del  duca  di  Mantova  sul  Monferrato,  salvo  qual- 
che eccezione  di  poco  momento  che,  come  scriveva  don  Ferrante 
Gonzaga,  fu  «  fatta  a  posta  a  consolation  d'esso  Duca  de  Savoja, 
per  non  disperarlo  cosi  in  un  atto  et  per  darli  un  poco  di  pastura  »]. 

1997.  Arst.  —  1907,  X,  74-75.  —  Tosi  C.  0.,  Della  data  della 
imscita  di  Jacopo  VI  d'Appiano  d' Aragona  ^  signore  di  Piombino 
[Dimostra,  sopra  un  documento  dell'archivio  di  Stato  di  Firenze, 
che  la  data  della  nascita,  1539,  messa  avanti  dal  Cesaretti,  nella 
sua  «  Storia  di  Piombino  »,  deve  rettificarsi  in  1532:  Jacopo  IV 
nacque  l'S  febbraio  di  quell'anno]. 

1998.  Arst.  —  1908,  XI,  23-25.  -^  Tosi  €.  0.,  Im  morte  del  car- 
dinale Ippolito  de'  Medici:  Nuovo  documento  [Lettera  di  Giovanmaria 
Della  Porta,  agente  a  Roma  del  duca  d'Urbino,  diretta  al  suo 
signore  il  14  agosto  1535.  Gli  accenna  le  voci  di  avvelenamento  che 
correvano  sulle  bocche  di  tutti,  e  la  pretesa  confessione  del  reo]. 

1999.  Arst,  —  1908,  XI,  74-75.  —  Tosi  C.  0.,  Maria  SalviaH- 
Medici  [Pubblica  una  sua  lettera,  scritta  da  Firenze  il  27  aprile  1541 


TEMPI    MODERNI  53d 

al  segretario  Loretìzo  Pagni,  che  era  al  Poggio,  ove  allora  villeg- 
giava la  corte]. 

2000.  AsLo.  —  1907,  XXVI,  90-91.  —  Feudatari  del  Lodigiano 
nel  1551  [Lista  tratta  dal  «  Registro  gialdo  de  la  Comunità  di  Lodi  » 
esistente  in  quella  biblioteca  civica]. 

2001.  ArsU  —  1907,  X,  26-27.  —  Manniicei  G.  B.,  Pieiìza  durante 
la  yiierra  di  Siena  [Brano  tolto  dalle  memorie  di  Giovanni  Antonio 
Pecci,  patrizio  senese,  lelativo  alle  occupazioni  militari,  devasta- 
zioni e  saccheggi  subiti  da  Pienza  nel  periodo  dal  1652  al  15591. 

2002.  Arst.  —  1907,  X,  40-42.  —  To8Ì  C.  0.,  Montemurlo:  Nuovi 
documenti  [Lettere  di  Cosimo  I  de'  Medici  relative  alla  vittoria  di 
Montemurlo  e  alle  disposizioni  prese  in  seguito  sui  prigionieri,  che 
finirono  in  carcere  violentemente]. 

2003.  Arst.  —  1907,  X,  23-25.  —  To8Ì  C.  0.,  Abdicazione  di  Co- 
simo I  de*  Medici  in  favore  del  figliuolo  Francesco  [Pubblica  la  let- 
tera con  cui  Cosimo  I  informa  il  duca  di  Urbino  ael  suo  proposito 
di  rimettere  al  figlio  Francesco  il  governo  de'  suoi  Stati.  La  lettera 
è  data  da  Pietrasanta  il  30  aprile  1564,  vale  a  dire  alla  vigilia  dei- 
Tatto  di  abdicazione  avvenuta  il  l'^  maggio]. 

2004.  MdsS.  —  1903,  XLII,  3-545;  1905,  XLIII,  3-230;  1906,  XLIV, 
1-173.  —  Mngnier  Fr.,  Antoin^  Favre,  président  de  Genevois,  premier 
président  du  Sénat  de  Savoie  (1557-1624):  Correspondance  [L'episto- 
lario del  Favre  costituisce  una  fonte  importante  per  la  storia  poli- 
tica e  religiosa  della  Savoia]. 

2005.  Arsi.  —  1907,  X,  135-137.  —  Toàl  C.  0.,  Agnolo  Guicciar- 
dini a  Venezia  nel  1571  \\i  fu  mandato  da  Francesco  de'  Medici, 
reggente  il  granducato  per  suo  padre,  per  congratularsi  della  vit- 
toria di  Lepanto  con  il  doge.  Le  lettere,  che  l'A.  pubblica,  relative 
all'ambasciata  del  Guicciardini,  accennano  fra  altro  anche  all'inviato 
del  duca  di  Savoia,  il  conte  d'Arignano,  ricevuto  dal  doge  e  da  quel 
Consiglio  il  6  novembre  1571]. 

2006.  BspN.  —  1907,  I,  167-174.  —  Morandi  G.  B.,  /  Fieschi  a 
Crevacuore  ed  a  Moasio  [Documenti  relativi  a  Pier  Luca  II  Fieschi 
in  lite  contro  Filiberto  Ferrerò  di  Masserano  che  fu  investito  nel  1575 
della  signoria  di"  Crevacuore]. 

2007.  AsLo.  —  1907,  XXVI,  68-73.  —  Agnelli  G.,  Per  la  storia 
di  alcuni  quadri  di  valenti  autori  [Creduti  del  Tiziano,  del  Tinto- 
retto,  del  Luino  e  d'altri,  legati  al  Monte  di  Pietà  di  Sant'Angelo 
Lodigiano  dal  conte  Paolo  Attendolo  Bolognini  nel  1676,  ma  non 
consegnati  all'ente  destinatario  in  forza  di  una  transazione  interve- 
nuta dopo  la  morte  del  testatore  nel  1677]. 

2008.  Arsi.  —  1907,  X,  130-133.  —  Sant'Ambrogio  D.,  //  tavolo 
e  la  custodia^a  foggia  d'arca  nell'Ambrosiana  del  Codice  Atlantico 
di  I^xniardo  [E  il  codice  più  prezioso  della  celebre  biblioteca,  acqui- 
stato nel  1637;  onde  è  antica  la  cura  di  preservarlo  da  ogni  dete- 
rioramento. Artistico  il  tavolo  e  la  cassa  soprastante  a  foggia  d'urna. 
Il  primo,  di  fattura  più  elegante,  è  dall'A.  ritenuto  opera  della  prima 
metà  inoltrata  del  secolo  XVII,  contrariamente  all'opinione  di  altri 
scrittori]. 

2009.  Arst.  —  1908,  XI,  90-94.  —  Rigillo  M.,  Dal  secondo  duca 
d'Alba  al  contedi  Monterey  :  Dieci  anni  di  stona  napoletana  nel '600 
[Narra  delle  vicende  dolorose  di  balzelli  e  di  fame  a  Napoli  durante 
il  governo  dei  viceré  Alvarez  de  Toledo,  duca  d'Alba,  don  Ferrante 
Afan  de  Rivera,  duca  d'Alcalà,  e  del  conte  di  Monterey]. 


536  SPOGLIO  DBI   PERIODICI 

2010.  RN.  —  1907,  CLIV,  97-114.  —  Campani  A.,  Seicento  fioren- 
tino [Ricostruisce  la  vita  pubblica  e  privata  nel  seicento  in  Firenze 
con  i  suoi  festeggiamenti,  le  sue  cerimonie,  le  sue  usanze  popolari 
e  principesche,  secondo  le  pubblicazioni  del  Solerti  (Firenze,  1905) 
e  deirimbert  (Firenze,  1906)]. 

2011.  RN.  —  1907,  CLV,  533-539.  —  Landese  P.,  I  documenti  del 
processo  Galileiaiw  pubblicati  da  A.  Favaro  [Sui  documenti  pubbli- 
cati dal  Fav&ro,  l'A.  mette  in  evidenza  il  carattere,  non  solo  disci- 

Elinare,  ma  anche  dottrinale  della  famosa  condanna  emanata  dalla 
nquisizione  Romana]. 

2012.  RX.  —  1907,  CLIir,  577-600.  —  Favaro  A.,  Antichi  e  «io- 
derni  detrattori  di  Galileo  [Da  coloro  che  oppugnarono,  lui  vivente, 
le  sue  teorie,  a  quelli  che  anche  oggi  fuori  d'Italia  tentano  rapirgli 
il  primato  delle  sue  scoperte]. 

2013.  R>\  -  1906,  CLn,  525-540.  —  Fea  P.,  Un  prete  soldato  nel 
secolo  XVII  [Il  cardinale  Luigi  di  Nogaret  La  Valette  che  comandò 
a  lungo  le  truppe  di  Luigi  XIII  in  Italia]. 

2014.  AsLo.  —  1907,  XXVI,  61-67.  —  Vertenze  pel  possesso  della 
Piazza  maggio!^  di  Ijodi  [Tra  l'autorità  cittadina  e  quella  militare 
che,  sotto  la  dominazione  spagnuola,  aveva  fatto  erigere  sull'area 
della  piazza  maggiore  una  baracca  in  legno  per  il  corpo  di  guardia, 
dove  i  soldati  si  trattenevano  ad  insegnare  l'educazione  agli  uomini 
e  la  modestia  alle  donne]. 

2015.  C.  —  1907,  I,  1178-1180.  —  Joly  H.,  Correspondances  mys- 
tiques:  Saint  Francois  de  Sal^.s  et  Sainte  Chantal,  d'api^ès  des  récents 
ouvrages  [A  proposito  della  pubblicazione^ iniziata  da  don  Mackey  e 
continuata  dal  padre  Navate!,  giunta  al  quattordicesimo  volume]. 

2016.  Ce.  —  1907,  LVIII,  III,  3-20,  159-175.  —  //  terzo  centenario 
del  cardinale  Cesare  Baronio  [Morto  il  30  giugno  1607.  L'A.  òleva 
il  valore  sommo,  cosi  nel  campo  religioso  come  nel  capiipo  storico, 
degli  Annali  ecclesiastici  che  costituiscono  ancora  oggidì  e  sempre 
una  fonte  preziosa  e  inesauribile]. 

2017.  RN.  —  1907,  CLVIII,  405^423.  -  Nomi-Yenerosi-Pesclollni  U., 
Un  pellegrinaggio  a  Ijoreto  nel  secolo  XVII  [Viaggio,  fatto  alla  Santa 
Casa  da  Cosimo  Useppi  l'anno  1652  insieme  con  una  comitiva  mo- 
vente da  Siena]. 

2018.  Arst.  —  1907,  X,  167-169.  —  Rlgillo  M.,  La  peste  del  1656 
a  Napoli  [Micidialissima,  recatavi  da  soldatesche  approdate  dalla 
Sardegna.  Rimedio,  il  solito  di  quei  tempi:  divieto  di  parlarne  e 
quasi  di  credervi,  e  costruzione  di  monasteri  come  scongiuro  ed 
espiazione]. 

2019.  Arst.  —  1908,  XI,  3-4.  —  Grigioni  C,  Ancora  della  peste 
del  1656  a  Napoli  [Riporta  la  descrizione  che  di  quella  peste  lasciò 
un  testimonio  oculare,  il  p.  Ludovico  Franceschini,  dell'Oratorio]. 

2020.  AaaR,  —  1907,  XIII,  269-279.  —  Perini  0.,  Contributo  alla 
storia  statutaria  del  Trentino:  IV.  Im  carta  di  regola  della  comunità 
di  Paione  [Del  1660,  divisa  in  cinque  capitoli]. 

2021.  MdsS.  —  1905  (2«  fase),  93-113.  —  Létanche  J.,  Quelques 
notes  sur  la  chartreuse  de  Pierre-Chatel  et  son  prieure  d' Venne  [Illustra 
un'istanza  del  priorato  e  del  comune  d' Yenne  e  della  certosa  di  Pierre- 
Chatel  portata  innanzi  al  Senato  di  Piemonte  verso  il  1670  a  pro- 
posito delle  rendite  e  dei  carichi  di  quei  certosini  circa  il  loro  feudo 
d' Yenne]. 


TKMl»!    MODERNI  537 

2022.  BseHA.  - 1905,  XXIV,  449-456  ;  1906,  XXV,  65.  —  Thouard  M., 
Relation  sommaire  du  siège  d'Embrun  en  1692:  Noiice  irouvée  dans 
les  minutes  de  Pierre  jRLi^mud,  notaire  royal  de  la  ville  d'Eìnbruìi 
[EMI  celebre  assedio  posto  dal  duca  di  Savoia  e  finito  con  la  presa 
di  Embnin]. 

2023.  Arst.  —  1908,  XI,  76-78.  —  eaUetti  P.,  La  quadreria  della 
granduchessa  Vittoria  [Vittoria  della  Rovere,  madre  del  granduca  di 
Toscana,  Cosimo  III,  lasciò  all'altro  suo  fifflio,  il  cardinale  Fran- 
cesco Maria,  una  ricca  raccolta  di  quadri,  di  cui  si  dà  qui  l'inven- 
tario, del  22  marzo  1693]. 

2024.  RN.  —  1907,  CLVI,  434-441.  —  Molflno  P.,  Un  Padre  Cap- 
puccino, ambasciatore  a  Vienna  (1695-1696)  [Il  padre  Gabriele  Ber- 
tano  che,  della  sua  ambasciata  a  Vienna,  lasciò  un'ampia  relazione 
pubblicata  qui  dal  P.  Molfino]. 

2025.  ROchr.  —  1903,  Vin,  471-476.  —  £e  Petit  A.  A.,  Une 
bagarre  au  Saint-Sépidcre  en  1698. 

2026.  RN.  —  1908,  CLX,  30-43,  150-163.  -  Forti  dilulia,  il/a^- 
dalena  Trenta:  Storia  toscana  [Nata  a  Lucca  il  23  luglio  1670,  si 
invag-hl  e  fu  corrisposta  dal  principe  Federigo  IV,  più  tardi  re  di 
Danimarca.  Spezzato,  per  ragioni  politiche,  l'idillio  innocente,  Mad- 
dalena si  fece  monaca  in  un  convento  di  Firenze  ove  fu  visitata  a 
più  riprese  dal  sovrano  danese  e  dove  mori  il  9  dicembre  1740]. 

2027.  RN.  -  1906,  GLI,  546-548.  —  P.  F.,  Maria  Bricco  [Per 
una  pubblicazione  dell'on.  Boselli  su  questa  eroina  popolare]. 

2028.  RN.  —  1907,  CLVIII,  385-404.  —  Faldella  G.,  Pietro  Micca 
al  luogo  natio  [Discorso  pronunziato  a  Sagliano  Micca  nel  set- 
tembre 1906]. 

2029.  AsLo.  —  1907,  XXVf,  174.  —  Testamento  di  Giovanili  Viti- 
cenzo  Gravina  rpell'aprilc  1715,  col  quale  istituisce  proprio  erede  il 
discepolo  suo,  Pietro  Metastasio]. 

2030.  AseA.  —  1904,  XXXVII,  5-34.  —  Buche  J.,  Jerome  iMlande: 
Uhomme  et  le  bressan  [Nato  a  Bourg  l'il  luglio  1732;  fu  astronomo 
di  gran  valore]. 

2031.  AraZ.  —  1907,  V,  159-162.  —  Pennis!  di  Fioristella  S.,  Sulla 
moneta  d'argento  siciliano  di  Calalo  VI,  imperatore  [Coniata  nel  1734 
con, argento  tratto  dalle  miniere  di  Sicilia,  delle  quali  è  premesso 
un  breve  cenno  storico]. 

2032.  RN.  —  1907,  CLIV,  13-27.  —  Zardo  A.,  Un'Accademia  ariti- 
goldoniana  [L'Accademia  dei  Granelleschi,  istituita  in  Venezia  nel- 
l'anno 1747]. 

2033.  Arst.  —  1907,  X,  12.V124.  —  Di  Palma  F.,  Da  un  mano- 
scritto antico  [Notizie  del  sacro  corpo  di  S.  Feliciano,  martire,  com- 
pilate dal  can.  Colavita  nel  1752]. 

2034.  C.  —  1906,  IV,  27-50.  —  De  Nolhao  P. ,  Un  pensionnaire 
du  Poi  à  Romeau  XVIII  siede:  Frqgonard  [Giovanni  Onorato  Fra- 
gonard,  uno  dei  più  caratteristici  e  raffinati  pittori  francesi,  allievo 
dell'Accademia  di  Francia  a  Roma  nel  1756]. 

2035.  AaaR.  —  1908,  XIV,  57-87.  —  Rustico  G.,  Contributo  alla 
biografia  di  Mattia  Buiturini  [Nato  a  Salò,  sul  lago  di  Garda,  nel  1752, 
fu  un  valente  epigrafista  e  poeta  melodrammatico.  Morì  a  Pavia  il 
25  agosto  1817]. 

2036.  BsP.  —  1908,  Vili,  9-69,  1  tav.  —  Cavagna  Sangiiiliani  A., 
Txt  navigazione  da  Milano  e  Pavia  all'  Adriatico  studiata  e  proposta  da 


538  SPOGLIO   DEI    PERIODICI 

Paolo  Frisi  nel  1172:  Relazione  autografa  inedita  [La  memoria  del 
Frisi,  pubblicata  qui  iutegralmente,  è  indirizzata  all'arciduca  Fer- 
dinando d'Austria.  Espone  le  vicende  storiche  dell'irrigazione  e  della 
navigazione  lombarda,  e  studia  il  grave  problema  sotto  l'aspetto 
tecnico,  topogn*afico  e  idrometrico,  proponendo  l'opportuna  sistema- 
zione del  Naviglio  pavese,  da  Milano  al  Ticino], 

2037.  BsP.  —  1907,  VII,  402412.  —  Rota  E.,  Per  la  riforma  degli 
studi  ecclesiastici  neW  Università  pavese  al  tempo  di  Giuseppe  II  [Vecchio 
problema  quello  dei  rapporti  gitiridici  tra  la  Chiesa  e  lo  Stato;  d'onde, 
nei  Principi,  il  proposito  sommamente  politico  di  creare,  per  la  solu- 
zione pratica  deirarduo  e  complesso  problema,  un  clero  ligio  all'au- 
torità civile.  In  Italia,  e  specialmente  in  Lombardia,  all'indomani 
della  scomparsa  del  dominio  spagnuolo,  le  aspirazioni  ad  un  nuovo 
ordinamento  degli  studi  religiosi  erano  patrimonio  di  pochi  studiosi 
solitari  e  costituivano  piuttosto  una  tendenza  filosofica  anziché  una 
corrente  viva  di  pensiero.  Giovanni  Bovara  si  fece  nel  1767  propu- 
gnatore aperto  e  animoso  delle  nuove  tendenze  indirizzando  ai  su- 
prenli  uffici  del  governo  austriaco  della  Lombardia  l'idea  di  un  piano 
generale  di  rifonna  degli  studi  ecclesiastici  dell' Università  di  Pavia. 
Nella  memoria,  intesa  a  combattere  l'invadenza  e  la  sopraffazione 
dell'autorità  ecclesiastica  nell'insegnamento,  si  propone  non  solo  una 
nuova  costituzione  interna  della  Facoltà  teologica,  ma  anche  e  so- 
prattutto un  metodo  e  un  intento  nuovo  :  quello  di  ridurre  l'educa- 
zione del  clero  ad  una  funzione  civile.  Giuseppe  II,  ammiratore  di 
Voltaire,  accolse  favorevolmente  il  «  Piano  »  del  Bovara  e  lo  attuò 
avvedutamente  col  chiamare  all'insegnamento  teologico  uomini  nuovi, 
vale  a  dire  parteggianti  per  le  dottrine  di  Lutero  e  di  Calvino.  Per 
tal  modo  la  Facoltà  teologica  dell'Ateneo  pavese,  in  cui  primeggia- 
vano G.  Zola  e  Pietro  Tamburini,  arditi  innovatori  delle  discipline 
ecclesiastiche,  diventò  gradatamente  un  organo  mancipio  del  governo 
austriaco  che  vide  cosi  rinsaldata,  anche  nel  campo  scientifico  e  dot- 
trinale, la  propria  nefasta  egemonia  politica]. 

2038.  Rfsa.  —  1903,  V,  II,  36-53.  —  Trollo  E.,  Gli  ideali  di  Ni- 
cola Spedalieri  [L'A.,  traendo  occasione  dal  monumento  che  fu  innal- 
zato in  Roma  al  prete  siciliano,  come  a  precursore  delle  idee  filo- 
sofiche dejla  Rivoluzione,  dimostra  errata  siffatta  opinione,  e  prova, 
sulla  fede  di  quanto  lo  Spedalieri  lasciò  scritto,  gli  intendimenti 
reazionari  ed  i  principii  di  assolutismo  religioso  e  politico  onde  va 
oscurato  il  suo  pensiero  filosofico]. 

2039.  Arst.  —  1907,  X',  39.  —  Corso  D.,  //  primo  amore  di  Pietro 
Metastasio  [La  figliuola  del  castellano  della  Scalèa]. 

2040.  Rfsa.  —  1907,  IX,  II,  559-577  ;  1908,  X,  I,  92-97,  214-232. 
—  ('respl  X.,  Il  pensiero  filosofico-giurìdico  di  Cesare  Beccaria:  La 
teoria  penale.  -  Le  fonti  di  Cesare  Beccaria  [Studia  la  genesi  della 
teoria  penale  Beccariana,  e  dimostra  che  la  sua  nuova  concezione 
giuridica,  anziché  riattaccarsi  alla  filosofia  degli  Enciclopedisti  fran- 
cesi, deve  farsi  risalire  ad  influssi  e  ad  epoca  più  remota]. 

2041.  BsP.  —  1908,  Vili,  82-110.  —  Rota  E.,  Pietro  Tamburini, 
giansenista  bresciano,  ed  il  suo  testamento  m.orale  [Nacque  a  Brescia 
il  1^  gennaio  1737  e  mori  a  Pavia  il  14  marzo  1827.  Protetto  da 
Clemente  XIV  che  lo  invitava  a  Roma  (1771).  sopprimendo  due  anni 
dopo  i  suoi  più  formidabili  avversari,  i  Gesuiti;  osteggiato  da 
Pio  VI,  che  si  opponeva  ad  ogni  tentativo  di  riforma  del  vecchio 
assetto  gerarchico  ecclesiastico;  fu  chiamato  nel  1778  ad  insegnare 
teologia  morale  nell'Ateneo  pavese  ove  si  costituì  dalla  cattedra  non 


PERIODO    DRLIiA    RIVOLUZIONE   FRANCESE  539 

solo  propiignatore  ardentissimo  e  quasi  violento  d^lle  vecchie  teorie 
giansenistiche,  ma  anche  difensore  e  sostenitore  della  politica  eccle- 
siastica di  Giuseppe  II  e  dei  diritti  del  principato  civile,  innestando 
il  liberalismo  nelle  dottrine  cattoliche  e  il  razionalismo  nella  teologia. 
Il  suo  testamento  politico  e  religioso,  in  versi  sciolti,  pubblicato  qui 
integralmente,  ribadisce  i  concetti  informatori  della  sua  vita  e  del 
suo  insegnamento]. 

2042.  Arst.  —  1907,  X,  97-102.  —  Yennti  Teresa,  Uii  archeologo 
del  settecento:  liìdolfino  Venuti  [Nato  in  Cortona  nel  1703,  fu  valido 
cooperatore  del  cardinale  Albani  nel  radunare  ed  ordinare  quei 
tesori  d'arte  che  ancora  si  conservano  nel  Museo  della  Villa  Albani. 
Interprete  valorosa  della  epigrafia  greca  e  romana  e  insigne  epi- 
grafista egli  stesso,  lasciò  numerose  dissertazioni  di  storia,  di  archeo- 
logia, di  numismatica  e  d*arte.  Mori  il  30  maggio  1763]. 

2043.  AseA.  —  1905,  XXXVIII,  232-261.  —  Denizet  F.,  Lalande 
et  V art  de  V ingéiìieur  [Il  Lalande  si  occupò  in  diversi  scritti  di  opere 
costruttorie  e  di  navigazione  marittima  e  fluviale]. 

2044.  AraZ.  —  1907,  V,  69-108.  —  Mnsnieci  MarceUino  S.,  Giù- 
seppe  Gangi:  Appunti  [Nato  in  Acireale  il  20  dicembre  1757;  fu  poeta 
di  qualche  grido]. 

2045.  BspN.  —  1907,  I,  245-265.  —  Viglio  A.  M.,  Il  prete  Fra-. 
SC071Ì  e  l'Archivio  Capitolare  del  Duomo  di  Novara  [Il  Frasconi  nacque 
a  Novara  il  28  ottobre  1754  e  vi  mori  il  27  novembre  1836.  Fu  bene- 
merito dell'Archivio  Capitolare  che  egli  ordinò  con  lunghe  cure  e 
custodì  gelosamente  in  tempi  calamitosi]. 


G.  PtRIODO  DELLA  RIVOLUZIONE  FRANCESE 
(1789-1815). 

2046.  BspN.  —  1907,  I,  238-244.  —  Morandl  G.  B.,  Come  morì 
padre  Guido  Ferrari  [Riporta  all' 11  gennaio  1791  la  morte  del  Fer- 
rari, correggendo  i  costui  biografi  che  l'assegnano  concordemente 
air  11  febbraio  successivo]. 

2047.  MdsS.  —  1907,  XLV,  369-477.  -  Vermale  Fr.  e  Rochet  A., 
Reaistre  des  délibérations  du  Coìuité  lUvolutionnaire  d' Aix-les-lìains 
[Eobe  breve  durata,  dal  6  maggio  al  28  settembre  L794]. 

2048.  AdsF.  —  1907,  XVI,  157-474.  —  Lazzari  A.,  La  sommossa 
e  il  sacco  di  Lugo:  Episodio  dell' invasione  francese  nelle  liomagne 
(1796)  [Premesso  un  elenco  notevole  delle  fonti,  l'A.  viene  espo- 
nendo e  analizzando  i  motivi  religiosi,  politici  e  fiscali  che  deter- 
minarono la  sommossa  di  Lugo,  iniziatasi  il  30  giugno  1796  e  durata 
sette  giorni,  circoscritta  entro  i  confini  del  territorio  lughese.  A 
sedarla  si  adoperò  il  cardinale  Chiaramonti,  vescovo  di  Imola  e  più 
tardi  Papa  col  nome  di  Pio  VII;  ma  l'uccisione  di  alcuni  soldati 
francesi  indusse  il  generale  Augereau  a  marciare  su  Lugo  che, 
dopo  una  fiera  resistenza,  fu  espugnata  e  data  al  sacco.  Dei  ribelli, 
diie  furono  condannaci  a  morte,  gli  altri  a  varie  pene  e  più  tardi 
amnistiati.  Alla  narrazione  seguono  tre  appendici  di  documenti  che 
vanno  dal  gennaio  1793  al  principio  del  1907]. 


540  SPOGLIO    DEI    PERIODICI 

2049.  BseUÀ.  —  1907,  XXVI,  1-10.  —  Michel  J.,  Lt»  fetes  gapen- 
gaises  de  la  naLssance  du  roi  de  Rome  [Indirizzi  cortigiani  e  adula- 
tori, suono  di  campane,  sbandieramenti,  spari  di  cannoni,  ecc.]. 

2050.  B«P.  —  1907,  VII,  373-401.  —  Scotoni  E.,  Emigrati  jmvesi 
nei  primi  tre  anni  del  dominio  francese  [Perdurava  nel  popolo  il 
ricordo  delle  violenze  francesi  recate  in  Italia  fra  i  proclami  inneg- 
gianti alla  libertà  e  fratellanza.  Di  qui  la  sommossa  di  Pavia,  sof- 
focata dal  Bonaparte  nel  saccheggio  e  nel  sangue,  e  la  relativa 
fuga  dei  cittadini  più  cospicui.  Contro  costoro  insorse  più  volte  il 
governo  e  la  municipalità,  con  fiere  minacce,  invitandoli  a  rimpa- 
triare. Ma  resodo  enorme  aveva  intanto  inaridito  le  fonti  della  pub- 
blica agiatezza,  vale  a  dire  l'agricoltura  ed  il  commercio;  d'onde 
crebbero  a  dismisura  i  poveri,  costituenti  nientemeno  che  un  quarto 
della  popolazione,  e  crebbero,  con  essi,  nel  popolo,  le  aspirazioni,  o 
aperte  o  velate,  all'antico  regime]. 

2051.  MdsS.  —  1906,  XLIV  (3«  fase),  175-211.  —  Manecy  J.,  Le 
general  Janin  [Antonio  Janin  nacque  a  Chambéry  il  16  sett.  1795 
e  mori  il  15  maggio  1861.  Combattè  valorosamente  sotto  Napoleone  I, 
da  cui  ebbe  incarichi  di  fiducia  durante  i  cento  giorni]. 

2052.  AseP.  —  1904,  I,  251-256.  —  Fonrnier  J.,  lettre  inèdite  de 
Championnetf  generai  en  chef  de  Varmée  des  Alpes,  à  V administratìoìi 
du  déparfement  des  Boìtches-du-Khòne  (9  frimaire  an  Vili  -  30  no- 
vembre 1799)  [Dopo  l'inutile  tentativo  su  Cuneo  per  cacciarvi  i 
tedeschi  di  Melas,  il  Cfaampionnet  si  era  ritirato  a  Nizza  e  di  là  scri- 
veva invocando  aiuti  finanziari.  La  lettera  dimostra  la  spaventosa 
disorganizzazione  militare  e  civile  che  regnava  in  Francia  sotto  il 
Direttorio  e  spiega  come  il  Bonaparte  e  i  suoi  partigiani,  traendo 

grofitto  da  tale  stato  di  cose,  riuscissero  felicemente  nel  colpo  di 
tato  del  18  brumaio]. 

2053.  RN.  -  1907,  CLVII,  614-616.  —  Del  Lungo  I.,  Il  primo 
centeimrio  di  iMÒindo  a  Fivizzano  [Giovanni  Fantoni,  nato  a  Fiviz- 
zano  nel  1755  e  morto  nel  1807,  più  noto  sotto  il  nome  arcadico  di 
Labindo,  infuse  liberi  spiriti  nelle  forme  classiche  del  suo  verso,  pre- 
correndo i  tempi], 

2054.  RN.  —  1907,  CLVII,  617-629.  -  Sforza  G.,  Labindo  [Traccia 
brevemente  la  vita  del  poeta,  rilevando  in  modo  speciale  la  parte 
ch'egli  ebbe,  col  senno  e  colla  mano,  nella  preparazione  dei  tempi 
nuovi  preludianti  alla  libertà  ed  alla  liberazione  d'Italia]. 

2055.  BftpN.  —  1907,  I,  227.  —  P[eUin{]  S.,  Un  lascia-passare 
del  1800  [Rilasciato  dal  generale  Hullin,  comandante  di  Milano,  ad 
un  distaccamento,  di  granatieri  diretto  a  Novara]. 

2056.  BspX.  —  1907,  I,  214-226.  —  Peliini  S.,  Un'agitazione  no- 
Varese  contro  il  dnzio  lul  1801  [Esose  al  popolo  le  gabelle;  più  esose 
quando  all'ingrato  incarico  presiede  una  persona  disonesta  e  spavalda. 
Novara  accenna  ad  insorgere  contro  le  intemperanze  di  Giovanni 
Antonio  Coppa,  regolatore  dipartimentale  di  Finanza,  e  l'il  pratile 
invade  gli  uffici  daziari  della  città.  L'amministrazione  dipartimentale» 
cedendo  alle  eque  richieste  del  popolo,  abolisce  il  dazio  e  riduce  il 
prezzo  del  pane  e  delle  carni  ;  ma  i  ministri  dello  Finanze  e  dell'In- 
terno l'accusano  di  debolezza  e  la  destituiscono,  imponendo  al  comune 
una  contribuzione  di  100.000  lire.  La  protesta  che  l'amministrazione, 
sciogliendosi,  rivolse  al  governo  è  bella  affermazione  di  fierezza  e 
di  onestà  civile]. 

2057.  B»p>'.  —  1907,  I,  283-290.  —  Lizier  A.,  Note  intorno  alla 


PERIODO   DKLLA    KIVOLUZIONE    PKANClCSE  541 

polizia  delle  stampe  in  Novara  durante  il  predominio  francese  (1800- 
1814)  [Fittizio  e  infido  il  diritto  della  libertà  di  parola  e  di  stampa 
sotto  i  repubblicani  di  Francia;  aspra  la  censura  specialmente  contro 
chi  non  la  pensava  politicamente  come  loro.  L'A.  pubblica  un  decreto 
di  quell'epoca,  il  quale  dà  alla  revisione  un'azione  preventiva.  Più 
tardi,  Naporeone,  amante  degli  eufemismi,  mutava  la  censura  nel- 
r«  ufficio  della  libera  stampa  »  e  i  revisori  nei  <  delegati  all'ufficio 
della  libertà  della  stampa  »]. 

2058.  €•  —  1906,  II,  856-879.  —  Madelln  L.,  Napoléon  nouveau 
d*après  ses  demiers  historiens  [Dal  Taine  fino  alle  più  recenti  pub-r 
blicazioni  del  Masson,  dell' Houssaye,  del  Sorel,  dell' Aulard,  ecc.]. 

2059.  BseHA.  —  1905,  XXIV,  327-335.  —  Michel  J.,  La  Saint- 
Napoléon  à  Gap  en  1806  [E  la  festa  stabilita  da  Napoleone  I  por  il 
15  agosto 9  anniversario  aella  sua  nascita,  e  segna  una  delle  più 
grottesche  aberrazioni  di  quel  genio.  Tutti  i  sindaci  dell'impero 
francese  dovevano  procurare  di  festeggiare  solennemente  la  ricor- 
renza in  mezzo  al  loro  popolo  ed  erano  tenuti  a  trasmettere  il  pro- 
cesso verbale  dei  festeggiamenti  al  ministro  dei  Culti]. 

2060.  C.  —  1906,  IV,  109-136.  —  De  Sérignan,  Le  centenaire 
d'Jéna  [Esposte  le  condizioni  dell'armata  prussiana  nel  1806  e  i  pre- 
liminari della  grande  giornata  (14  ottobre),  studia  i  coefficienti  della 
vittoria  napoleonica]. 

2061.  C.  -^  1906,  III,  780-794.  —  Gachot  E.,  Napoléon  et  les  pain- 
phlétaires  allemands  en  1806  :  L'éxécution  du  libraire  Paini  [Il  libraio 
Giovanni  Filippo  Palm  fu  fucilato  a  Braunau,  dietro  sentenza  di 
un  consiglio  di  guerra,  reo  di  essere  stato  trovato  in  possesso  di 
un  libro  denigrante  il  Bonaparte.  Il  Palm  fu  considerato  dai  Prus- 
siani come  un  martire]. 

2062.  RX.  —  1907,  CLVI,  269-273.  —  Roberti  ^.,*Un*altra  leg- 
genda s fatata  f  La  capitolazione  di  liaylen  [Secondo  gli  studi  recenti 
*e  pazienti  del  colonnello  Titeux,  difende  la  memoria  del  generale 
Dupont  dall'accusa  rivoltagli  di  aver  capitolato  vergognosamente 
a  Baylen]. 

2063.  BsP.  —  1908,  Vili,  70-81.  —  Natali  (*.,  Giuseppe  Fierma- 
vini  [Nativo  di  Foligno,  ove  mori  il  18  febbraio  1808.  Architetto 
insigne,  discepolo  del  Vanvitelli,  rappresenta  nella  storia  dell'arte 
il  momento  iniziale  in  cui  lo  stile  neo-classico  si  contrappone  in 
Lombardia  al  barocco.  Lasciò  opere  splendide  di  architettura  a 
Pavia  e  più  a  Milano.  È  sua  la  Villa  Reale  di  Monza]. 

2064.  C.  —  1907,  III,  463-490.  —  Madelin  Louis,  I^es  troupiers  de 
l'emperevr  [I  piccoli  ed  ignorati  artefici  delle  vittorie  napoleoniche]. 

2065.  RN.  —  1907,  CLV,  49-56.  —  OallaTreHi  G.,  Lettere  dal  campo 
neìnico:  A  proposito  della  corrispondejiza  del  maresciallo  Wittgenstein 
[II  Wittgenstein  fu  uno  dei  principali  artefici  della  disastrosa  riti- 
rata di  Napoleone  dalla  Russia  nel  1812  e  le  sue  lettere  sono  note- 
voli per  quanto  riguardano  la  Grande  Armata  e  l'esercito  degli 
Italiani  pressoché  distrutto  alla  Beresina  nel  fatale  28  ottobre]. 

2066., B8pX.  —  1907, 1,  228-237.  —  Pelllni  S.,  Una  recente  pubbli- 
cazione [E  l'opera  del  dott.  L.  Ratti  sullo  «  Poste  e  Corrieri  ».  Si 
riportano  i  brani  relativi  al  ministro  di  Finanze,  Giuseppe  Prina, 
con  alcune  osservazioni  dell'A.]. 

2067.  BspN.  —  1907,  I,  160-166.  —  Pollini  S.,  Un  decurione  no- 
varese [Giulio  Luigi  Prina,  fratello  del  celebre  ministro  di  Finanza 


542  SPOGLIO    DKI    PSRIOl'ICI 

del  primo  regno  italico.  Fu  giureconsulto  insigne  e  tenne  degna- 
mente il  primo  seggio  neir  amministrazione  civica  di  Novara,  dove 
si  spense  nella  grave  età  di  88  anni]. 

2068.  Bsp^.  —  1907,  I,  266-282.  —  PeUini  S.,  Il  testamento  di 
Giuseppe  Prina  [Del  3  novembre  1813,  aperto  il  30  aprile  1814,  poco 
dopo  la  fine  tremenda  del  Prina,  la  cui  onestà  TA.  difende  e  pro- 
clama anche  con  la  testimonianza  di  qualche  contemporaneo]. 

2069.  EN.  —  1907,  CLVI,  522-536.  —  CappeUetti  L.,  Tm  battaglia 
di  Waterloo f  secondo  una  recente  pidjblicazione  [Analizza  T opera,  cosi 
intitolata,  del  generale  Alberto  Pollio  (Roma,  1907)]. 


7.  PERIODO  DEL  RISORGIMENTO  ITALIANO  (1815-1907). 

2070.  R5.  —  1907,  CLVIII,  38-46.  —  Marcottl  G.,  I  flagelli 
del  1817  (I.  Cronachette  toscane)  [La  fame  e  la  peste  ch%  desolarono 
nel  1817  la  Toscana]. 

2071.  C.  —  1906,  III,  447-472,  682-709.  —  Welschlnger  H.,  Z.c 
due  de  Reiclistadt  d'après  des  notes  inédftes  du  chevalier  de  Prokesch- 
Osten  [Il  cav.  de  Prokesch-Osten  fu  l'amico  intimo  del  duca  di 
Reichstadt.  Di  qui  la  conoscenza  della  sua  vita  e  dell'animo  suo 
che  il  Prokesch  illustrò  in  parecchi  scritti  precedenti  e  in  queste 
note,  scritte  qualche  mese  dopo  la  morte  del  duca  giovanetto]. 

2072.  RN.  —  1907,  CLVIII,  319-324.  -  Marcottl  G.,  Sua  Maestà 
la  Duchessa  (II.  Cronachette  toscane)  [Maria  Luisa  di  Borbone,  in- 
fanta di  Spagna  e  duchessa  di  Lucca]. 

2073.'  Rfsa.  —  1905,  VII,  II,  736-753.  —  Cantella  F.,  Il  genio 
nelle  dottane  psicologiche  di  G.  leopardi  [Il  Leopardi  riconobbe  un 
valore  proprio  al  genio  che  identificò  neir  attenzione  continua  e 
prolungata,  patrimonio  di  pochissimi,  ammettendone  la  speciale 
disposizione  ingenita  senza  tuttavia  esagerarne,  come  fanno  i  soste- 
nitori della  teoria  individualistica,  il  fattore  embriogenetico  e  fisio- 
logico. Egli  considerava  il  genio  come  un  fenomeno  originariamente 
fisiologico,  mostrando  forse  di  avere  intuito  la  teoria  lombrosiana 
quando  scriveva  che  «  la  malattia  del  corpo  influisce  grandissima- 
mente suir ingegno  »]. 

2074.  Ce.  —  1908,  LIX,  II,  451-458.  —  Ultimi  giorni  di  G.  Leo- 
pardi [Sopra  un  documento  pubblicato  non  ha  guari  e  relativo  alle 
ultime  ore  delPinfelice  poeta,  l'A.  tenderebbe  a  credere  che  la  morte 
di  lui  sia  stata  cristiana  e  confortata  dei  carismi  religiosi].  - 

2075.  Rfsa.  —  1903,  V,  II,  348-373.  —  Orano  P.,  Max  Stinwr  in 
JfaZ/a  [Esamina  il  contenuto  filosofico  del  famoso  e  famigerato  libro 
dello  otirner  «  Der  Einzige  und  sein  Eigenthum  »]. 

2076.  Rfsa.  —  1903,  V,  I,  115-153,  314-329,  425-446;  V,  II,  78-106, 
374-397;  1905,  VI,  II,  80-111.  —  Momigliano  F.,  Un  pubblicista  eco- 
nomista e  filosofo,  del  periodo  napoleonico  (Melchiorre  Gioia)  [Il  Gioia 
salutò  con  entusiasmo  il  «  novus  ordo  »  instaurato  da  Napoleone  e 
credette  di  vedere  nella  repubblica  unitaria  italiana  la  forma  più 
elevata  e  più  bella  della  società  civile,  portandovi  il  contributo 
delle  sue  dottrine  economiche  e  filosofiche  e  la  sua  foga  di  giorna- 
lista democratico.  Di  qui  le  polemiche  e  le  persecuzioni  al  ritorno 


PERIODO   DEL   RISORGIMENTO   ITALIANO  548 

effimero  degli  Austriaci  ;  poi,  ritornati  i  Francesi,  la  nomina  di  sto- 
riografo della  Repubblica  Cisalpina  (5  aprile  1801).  I  tumulti  popo- 
lari scoppiati  pel  rincaro  del  pane  gli  suggerivano  V«  Esame  sul 
caro  del  commercio  dei  grani  » ,  in  cui  si  rivelava  economista  libe- 
rista; il  divorzio  ha  in  lui  un  ardito  propugnatore  con  la  sua 
«  Teoria  del  divorzio  »  che  gli  procurò  dal  governo  la  rimozione 
dalla  carica  di  storiografo.  Più  tardi,  nel  1807,  era  messo  a  capo 
dell'ufficio  statistico  dal  ministro  dell' Interno,  Arborio  di  Breme; 
ma  anche  di  11  veniva  rimosso  per  beghe  contro  un  impiegato;  il 
che  gli  suggeriva  il  romanzo  satirico  :  «  La  scienza  del  povero  dia- 
volo ».  Fu  richiamato  alla  sua  carica,  dopo  18  mesi,  dal  nuovo  mi- 
nistro dell'Interno,  Luigi  Vaccari]. 

2077.  RN,  —  1908,  CLXII,  241-258.  —  OioTannozzi  p.  G.,  Il  mo- 
vimento scientifico  in  Toscana  dal  1814  al  1859  [Lettura  fatta  al 
Circolo  filologico  di  Firenze,  il  24  febbraio  1908]. 

2078.  RN.  —  1908,  CLX,  409-424.  —  RoTlni  A.,  Im  censura  in 
Piemonte  dalla  Restaurazione  alla  Costituzione:  A  proposito  di  una 
pubblicazione  recente  [A  proposito  dell'opera  di  questo  titolo  pubblicata 
dal  barone  Antonio  Manno  (Torino,  1907)]. 

2079i  RN.  —  1908,  CLXII,  29(>-298.  —  Gallavresl  0.,  Nuovi  do- 
cumenti intomo  alla  conversione  di  Alessandro  Manzoni  [L'attribuisce 
all'opera  paziente  del  Degola  e  all' influsso  soave  ed  afifettubso  di 
Enrichetta  Blondel,  sposa  di  Manzoni]. 

2080.  RN.  —  1908,  CLIX,  393-399;  CLX,  187-200.  —  Bacci  Peleo, 
Giovanni  Battista  Niccolini  e  V Accademia  Fiorentina  di  Belle  Arti 
[Dell'opera  letteraria  e  politica  del  Niccolini  prima  e  dopo  il  governo 
napoleonico]. 

2081.  RN.  —  1906,  CLI,  337-344^—  De  Renzis  R.,  Gabriele  Pejye 
e  U  suo  soggiorno  a  Firenze  [Vita  avventurosa  di  soldato  e  di  cospi- 
ratore, conosciuto  soprattutto  per  il  duello  col  poeta  Alfonso  di 
Lamartine,  nel  1826]. 

2082.  C.  —  1907,  I,  443-474.  —  Bordeaux  Henry,  Tm  Comtesse 
de  Boigne:  A  propos  d'urie  procìiaine  publication  [I  conti  de  Boigne 
sono  famiglia  savoiarda.  La  contessa  de  Boigne,  nata  d'Osmond, 
moglie  del  generale  de  Boigne,  lasciò  scritte  le  sue  memorie,  inte- 
ressanti anche  per  le  figure  politiche  che  vi  si  ricordano.  Uscirono 
a  Parigi,  in  quattro  volumi]. 

2083.  RN.  —  1907,  CLV,  721-743.  —  Risorgimento  negli  Stati 
Uniti  d'America  [Storia  della  rifioritura  civile  ed  economica  della 
grande  colonia  italiana  negli  Stati  UnUi]. 

2084.  RN.  —  1907,  CLIII,  547-550.  —  VitaU  G.,  Nuove  lettere  del 
Mazzini  [Recensione  del  libro  di  Dora  Melegari  su  «  La  Giovine 
Italia  e  la  Giovine  Europa  »  (1906)]. 

2085.  C.  —  1906,  III,  1063-1093.  —  Oallavresl  0.,  Lettres  ine- 
dites  à  la  comtesse  Taverna  (1846-1875)  [La  contessa  Taverna  Mar- 
tini, nata  a  Milano  nel  1820  e  morta  presso  Crema  il  4  febbraio  1900, 
si  stabili,  sotto  la  monarchia  di  luglio,  in  Francia  ove  strinse  rela- 
zione col  Thiers,  del  quale  il  Galla vresi  pubblica  una  scelta  di  let- 
tere che  giovano  assai  a  lumeggiare  il  pensiero  politico  dello  storico 
e  statista  francese]. 

2086.  nS.  —  1907,  CLIV,  173-189.  —  Canonico  T.,  Ricordi  e  versi 
giovanili  del  1848  [Note  personali  riassunte  in  una  conferenza  tenuta 
a  Roma  nel  febbraio  1907]. 


544  fPOOLlO  DEI   PFRIODICJ 

2087.  RN.  —  1906,  CLI,  351-362.  —  Tencajoll  F.  0.,  Il  quaran- 
foffo  nel  carteggio  inedito  di  un  gentiluomo  [Sette  lettere  del  conte 
Ercole  Visconti  eli  Saliceto  scritte  da  Milano  tra  il  maggio  ed  il 
novembre  del  1848]. 

2088.  R>'.  —  1907,  CLIV,  696-702.  —  Grottanelli  L.,  Per  la  cro- 
naca del  Hiwrgimento  Italiano:  Ricordi  del  tenente  Luigi  Pelli  Fab- 
broni  [Luigi  Pelli  Fabbroni  mori  a  28  anni  il  6  ottobre  1848,  in 
seguito  a  ferite  riportate  a  Livorno  in  un  conflitto  tra  il  governo 
e  i  rivoluzionari  sollevatisi  in  armi  nell'agosto  1848]. 

2089.  RX.  —  1907,  CLVI,  259-265.  —  Serotinas,  Vincenzo  Gio- 
hi'rti  e  Edoardo  Le-Iioy  [Studia  il  concetto  che  ha  del  dogma  il  Le- 
Roy  secondo  una  sua  pubblicazione  recente  intitolata  «  Dogme  et 
critiqiie  »  (Paris,  1907)  ed  espone  i  punti  di  somiglianza  con  la  con- 
cezione che  ne  ebbe  il  Gioberti). 

2090.  AsLo.  —  1908,  XXVII,  3-36.  —  Pizzagalli  A.  M.,  Alcune 
lettere  inedite  dell'abate  Luigi  Anelli  [Dal  1848  al  1861,  con  cenni 
politici.  L'Anelli  nacque  in  Lòdi  il  7  gennaio  1813  e  morì  a  Milano 
il  19  gennaio  1890]. 

2091.  BsF.  —  1907,  VII,  261-336.  —  Romano  E.,  Intere  e  biglietti 
autografi  di  Giuseppe  Garibaldi  a  cittadini  pavesi  [Raccolta  di  cen- 
tocinquantaquattro  lettere,  dal  1848  al  1880,  nella  massima  parte 
inedite.  Lumeggiano  la  parte  notevole  che  ebbero  Pavia  e  i  Pavesi 
nell'epopea  garibaldina]. 

2092.  RN.  —  1907,  CLVII,  707-711.  —  Foperti  E.  A.,  Per  un 
libro  di  reminisceìize  garibaldine  [«  Cose  garibaldine  »  pubblicate  da 
Giuseppe  Cesare  Abba  (Torino,  1907)]. 

2093.  RN.  —  1907,  CLVI,  558-571.  —  Cambi  M.,  Txi  jyoesia  del 
patriottismo:  Garibaldi  [Discorso  tenuto  in  occasione  del  centenario 
della  nascita  di  G.  Garibaldi]. 

2094.  RX.  -  1907,  CLVIII,  72-75.  —  Corniani  R.,  Il  carteggio 
fra  due  conciliatori:  Il  padre  Tosti  ed  il  senatore  Casati  [Nella  rac- 
colta delle  lettere  scambiatesi,  dal  1859  al  1870,  tra  il  padre  Luigi 
Tosti,  cassinese,  ed  il  senatore  Gabrio  Casati  e  pubblicate  recente- 
mente da  Ferruccio  Quintavalle  (Milano,  lib  Cogliati)  predomina  il 
pensiero  di  una  conciliazione  tra  il  Papa  e  il  Re  d'Italia,  a  vantaggio 
dei  due  grandi  principii  altissimi,  la  religione  e  la  patria]. 

2095.  RN.  —  1908,  CLXI,  257-260.  —  Del  Lungo  I.,  IMtere  ine-- 
dite  di  Vittorio  Emanuele  II  [Dal  1861  al  1864,  dirette  ad  Ubaldìno 
Peruzzi,  ministro  del  regno]. 

2096.  RN.  —  1908,  CLIX,  166-178,  292-305.  —  Lettere  del  padre 
Vincenzo  Marchese  a  un  amico  concittadino  [Dal  1863  al  1873,  con 
frequenti  accenni  agli  avvenimenti  del  giorno]. 

2097.  RX.  —  1907,  CLIII,  516.  —  Ciardi-Dnprè  (*.,  Due  lettere 
inedite  di  Giuseppe  Verdi  [Del  1865  e  1868,  a  Giovanni  Duprè], 

2098.  RX.  —  1908,  CLXX,  410-416.  —  Mazzera  E.,  La  battaglia 
di  Custoza  e  un  sacerdote  patriotta  [Matteo  Trenta,  abate  lucchese, 
dimesso  l'abito  talare,  vesti  la  divisa  di  soldato  e  corse  alla  pugna  nei 
bei  giorni  dei  primi  entusiasmi  patriottici,  combattendo  a  Custossa; 
dopo  la  quale  infausta  giornata  riprese  l'abito  e  il  ministero  di  pace]. 

2099.  RX.  —  1907,  CLV,  622-630.  —  De  Donato  Giannini  P.,  Poma 
e  lo  Stato  del  Papa  dal  ritorno  di  Pio  IX  al  20  settembre  1870  [A  pro- 
posito dell'opera  di  RaflPaiple  De  Cesare  cosi  intitolata;  con  aggiunta 
di  alcuni  particolari  notevoli]. 


PIRJODO   DEL   RISORGIMENTO  ITALIANO  545 

2100.  Ce.  —  1908,  LIX,  I,  662-680.  —  Il  modemimno  teologico  e 
U  ConcUio  Vaticano  [Ritrova  la  ragione  storica  delle  recenti  condanne 
del  modernismo  nelle  deliberazioni  del  Concilio  Vaticano]. 

2101.  C.  -  1907,  III,  209-239.  -  Welschinger  H.,  La  France, 
VAutriche  et  l'Italie  en  1870  [Parla  dei  maneggi  diplomatici  per  una 
alleanza  tra  Tltalia  e  la  Francia  alla  vigilia  della  disastrosa  guerra 
con  la  Prussia]. 

2102.  RN.  —  1907,  CLVIII,  490-497.  -  Giordani  Fr.,  Francesco 
Paolo  Bozzelli  [Nato  in  Manfredonia  il  22  aprile  1786,  morto  a  Napoli 
il  2  febbraio  1864;  fu  uomo  politico  e  letterato  di  valore]. 

2103.  Rfsa.^—  1906,  Vili,  I,  370-401.  —  Pietropaolo  F.,  Il  posi- 
tivismo di  Vincenzo  De  Grazia  [Nato  a  Mesoraca  in  provincia  di 
Catanzaro  verso  il  1790,  compi  gli  studi  all'Università  di  Napoli. 
L'opera  sua  principale  è  il  «  Saggio  si^a  realità  della  scienza 
umana  »]. 

2104.  Kfsa.  —  1907,  IX,  II,  525-558.  —  Limentani  L.,  Giuseppe 
Ferrari  e  la  scienza  degli  ingegni  [Fu,  con  Ausonio  Franchi,  il  rap- 
presentante più  notevole,  in  Italia,  dello  scetticismo  critico.  Senza 
indugiarsi  ad  illustrare  il  processo  della  ideazione  geniale  negli 
scienziati  e  negli  artisti,  egli  sottopose  all'analisi  alcune  forme  di 
attività  umana  nelle  quali  si  esplica  il  genio  e  vi  formulò  intomo 
una  concezione  nuova  ed  originale]. 

2105.  Arst.  —  1907,  X,  9-12.  —  Bnscaglia  D.,  Giuseppe  Sozzano 
{la  Savona  e  le  sue  opere  [Continuazione  e  fine,  cfr.  Usi,  1907,  sp.  n.  974. 
Enumera  i  dipinti  dovuti  al  pennello  elei  Bozzano  dal  1851  al  1861, 
anno  della  sua  morte]. 

2106.  BspN.  —  1907,  I,  115-137.  —  Pellini  S.,  Nuovo  contributo 
alla  biografia  di  Pietro  Custodi  [Nato  a  Galliate,  presso  Novara,,  il 
29  novembre  1771,  morto  il  14  maggio  1842.  Fu  uomo  politico  e  let- 
terato di  valore]. 

2107.  RN.  —  1906,  CLI,  561-574.  —  Ricci  R.,  Adele  Savio  de 
ììernstiel  :  Bicordi  [Ebbe  parte  notevole  nella  vita  del  duca  di  Castro- 
mediano  e  fu  in  relazione  con  i  maggiori  profughi  italiani  in  Torino]. 

2108.  BgpN.  —  1907,  I,  149-159.  —  Pellini  S.,  Tre  iscrizioni  su 
Stefano  Grosso  [A  Novara  e  a  Milano,  dove  il  Grosso  insegnò  lun- 
gamente; e  ad  Albissola  Marina,  dove  era  nato  il  22  marzo  1824,  e 
dove  riposa  la  sua  salma]. 

2109.  Rfsa.  —  1904,  VI,  I,  123-132.  —  Santini  G.,  E.  Spencer  e 
(t.  D.  Rmnagnosi  [Il  Romagnosi,  per  quanto  rinchiuso  negli  angusti 
limiti  della  relatività  storica,  fu  concorde  col  filosofo  evoluzionista 
nell'armoniazare  i  rapporti  causali  con  la  continua  mutabilità  del- 
l'esistenza]. 

2110.  Rfsa.  -  1904,  VI,  I,  97-106,  219-236,  440-467.  —  Ranzoll  C, 
Tua  fortnìui  di  Erberto  Spencer  in  Italia  [I  libri  dello  Spencer  ebbero 
senza  dubbio,  in  Italia,  il  maggior  numero  di  lettori,  e  le  sue  teorie 
il  maggior  numero  di  seguaci.  Il  principio  generale  caratteristico 
che  segna  l'intonazione  e  l'orientamento  del  pensiero  filosofico  dello 
Spencer  è  rappresentato  dal  concetto  dell'evoluzione,  vale  a  dire 
dalla  natura  concepita  come  un'entità  primitiva,  omogenea,  indefi- 
nita, incoerente,  trasformantesi  nelle  sue  forme  definite  ascendenti. 
Anche  nelle  idee  pedagogiche  lo  Spencer  trovò  in  Italia  fautori  ed 
ammiratori,  come  n'ebbe  la  sua  teoria  dell'inconoscibile]. 

2111.  Ane.  —  1907,  XIX,  131-143.  —  Lnchaire  J.,  Notes  sur  les 

Eiiista  storica  itaìiaìia,  3"  S.,  Tir,  4.  85 


546  SPOGLIO   DEI   PERIODICI 

positioìis  iìitellectuelles  de  l'Italie  contemporabie  F Studia  in  modo  som- 
mario le  condizioni  intellettuali  d'Italia,  analizzandone  le  risorse 
economiche,  Teducazione  politica,  il  contrasto  fecondo  dei  partiti  e 
la  rifioritura  letteraria,  come  fattori  di  civiltà  e  di  progresso.  Non 
sempre  esatti  i  giudizi  dell' A.,  ma  in  compenso  imparziali]. 

2112.  AraZ.  —  1907,  V,  37-68.  —  Mcotra  L.,  IjB  ultime  scuole 
filosofiche  siciliane  [Le  meglio  definite  e  prevalenti  sono  quelle  del 
sensismo,  del  sistema  galluppiano  e  la  scuola  ontologica]. 

2113.  BRsg.  —  1904,  XLVI,  218-246.  —  Milanesio  p.  Domingo, 

La  Patagonia:  Conferencia  dada  en  la  Beai  Sodedad  geogràfica  el 
31  de  marzo  de  1903  [Vi  si  parla  degli  inizi  di  quelle  missioni  sa- 
lesiane per  opera  di  don  Bosco,  il  cui  zelo  operoso  di  carità  cristiana 
si  rivelò  in  modo  mirabile  in  quest'ardua  impresa  di  civilizzazione 
e  di  redenzione  morale  e  intellettuale]. 

2114.  BRHg.  —  1904,  XLVI,  72-91.  —  Conrotte  Manuel,  Un  libro 
scoro  ciiestiones  mediterrdneas  [È  l'opera  «  El  imperio  del  Mediter- 
ràneo »  di  Renato  Pinon  che  tratta  anche  storicamente  delle  varìQ 
questioni  politiche  attuali  riflettenti  l'egemonia  del  Mediterraneo  da 
parte  delle  principali  nazioni  interessate]. 

2115.  RN.  —  1908,  CLXI,  459-468.  —  Pesci  U.,  La  retrocessione 
di  Rossola,  secondo  lord  Cromer  e  Von.  A,  di  Budini  [Note  di  storia 
contemporanea,  interessanti  l'azione  militare  d'Italia  in  Àfrica]. 

2116.  Ce.  —  1908,  LIX,  I,  274-286,  681-691.  -  Il  teatro  in  Italia 
(Riassume  in  brevi  e  rapidi  tocchi  le  vicende  storiche  del  nostro 
teatro,  studiando  specialmente  il  dramma  religioso]. 

2117.  RN.  -  1906,  OLII,  3-21.  —  MercaUi  G.,  Im  grande  eru- 
zione vesuviana  deWaprile  1906  [Conferenza  tenuta  in  Milano  il  18  set- 
tembre 1906  al  Congresso  dei  Naturalisti  italiani]. 

2118.  C.  —  1906,  II,  292-305.  —  De  Lapparent  A.,  L'éruptìondu 
Vesuve  [Espone  la  cronaca  dell'ultima  eruzione  vulcanica  rilevan- 
done i  precedenti  storici  dal  fatale  '79  ad  oggi,  e  indugiandosi  sulla 
ricerca  delle  probabili* cause]. 

2119.  RN.  —  1907,  CLVIII,  191-202.  —  Bosazza  F.,  L'Alpinismo 
nel  1906  [Riassume  le  principali  vicende  dell'alpinismo  italiano  du- 
rante il  1906]. 

2120.  RN.  -  1907,  CL\T[,  225-239.  -  Vitali  L.,  Be  Umberto  I  e 
il  presente  d'Italia  [Vicende  politiche  del  regno  nei  sette  anni  suc- 
cessivi alla  morte  di  re  Umberto]. 

2121.  RN.  —  1908,  CLXn,  121-122.  -  Bassi  C,  29  luglio  [L'an- 
niversario  della  morte  di  re  Umberto  I]. 

2122.  RN.  -  1907,  CLIII,  551-553.  -  Foperti  E.  A.,  Giuseppe 
Saracco  [Cenno  biografico]. 

2123.  RN.  —  1906,  CLI,  197-205.  —  Monti  H.,  Giuseppe  Giocosa 
[Necrologia]. 

2124.  RN.  —  1907,  CLIV,  403-409.  —  Del  Lungo  I.,  Giosuè  Car^ 
ducei  in  Or  San  Michele  [Conferenza]. 

2125.  RN.  —  1907,  CLIV,  145-146.  —  Campani  A.,  Un  inno  gio- 
vanile del  Carducci  rimasto  inedito  [Poco  più  che  un  abbozzo  di  ven- 
tiquattro versi  ottonari  distribuiti  in  tre  strofe  doppie,  intitolato 
al  Re]. 

2126.  RN.  —  1907,  CLIV,  3-12.  -  Monti  S.,  Giosuè  Carducci 
[Sull'opera  letteraria  del  Carducci]. 


PERIODO   DEL    RISOROIHENTO   ITALIANO  547 

2127.  RN.  —  1908,  CLIX,  124-126.  -  Monti  S.,  Da  un  carteggio 
inèdito  di  Giosuè  Carducci  [Brani  di  lettere  rivelanti  il  pensiero  reli- 
gioso del  poeta]. 

2128.  RN.  —  1907,  CLVI,  239-240.  —  F.,'  Costantino  Xigra  [Ne- 
crologia; con  una  poesia  del  Nigra  in  morte  di  Silvio  Pellico]. 

2129.  RN.  -V  1907,  CLVI,  123-160.  —  Rnmor  S.,  Il  senatore  Fe- 
dele Lampertico  [Cenni  biografici.  Il  Lampertico  nacque  il  13  giu- 
gno 1833  e  morì  il  6  aprile  1906]. 

2130.  RN.  —  1907,  CLVII,  3-7.  —  Gliignoni  P.  A.,  Un  perfetto 
cavaliere  d* Italia:  Il  generale  Stanislao  Mocenni  [Ricordi  anedottici]. 

2131.  Ce.  --  1908,  LIX,  I,  250-355.  —  Il  P.  Giovanni  Giuseppe 
Franco  [Necrologio  e  bibliografia]. 

2132.  AsLo.  -  1907,  XXVI,  178-186.  —  Galemi  L.,  Carlotta  Fer- 
rari [Necrologio]. 

2133.  AsLo.  —  1907,  XXVI,  140-144.  —  Morandcr  G.,  Il  P.  Cesare 
Tondini  de'  Quarenghi:  Necrologio  {Nacque  a  Lodi  l'il  gennaio  1839 
e  mori  il  29  giugno  1907.  Fu  sacerdote  esemplare  e  scrittore  fecondo]. 

2134.  Arst.  —  1907,  X,  27-28.  —  Carocci  O.,  Camillo  Leone  [Ne- 
crologia]. 

2135.  Arst.  —  1908,  XI,  81-85.  —  Mtola  C,  Stanislao  Lista  nel- 
Varie  e  neW insegnamento  [Nato  a  Salerno  l'S  dicembre  1824;  fu  pit- 
tore e  scultore  di  vaglia]. 

2136.  BsP.  —  1907,  VII,  365-368.  —  Romano  G.,  Pietro  Pavesi 
[Necrologio]. 

2137.  AaaR.  —  1907,  XIII,  cxiii-cxx.  —  Bodomi  A.,  Commenda- 
tore prof.  doti.  Pietro  Pavesi  [Necrologia,  con  l'elenco  delle  pubbli- 
cazioni]. 

2138.  AaaR.  —  1908,  XIV,  xix-xxvii.  —  Oerosa  F.,  Caritè  Filippo 
Bossi  Fedrigotti  [Necrologia]. 

2139.  RN.  -  1907,  CLV,  542-550.  —  Zampini  Salazar  Fanny,  Gu- 
glielmo Capitelli  [Cenni  biografici]. 

2140.  RN.  —  1907,  CLIV,  387-389.  —  Campani  A.,  Angelo  SolerU 
[Necrologia]. 

2141.  RN.  —  1907,  CLIV,  386.  —  Cornelio  A.  M.,  Mons.  Antonio 
Ceriani  [Necrologia], 

2142.  RN.  —  1907,  CLIV,  382-386.  —  Cornelio  A.  M.,  Il  c<mte 
Stefano  Stampa  [Necrologia]. 

2143.  RN.  —  1907,  CLIV,  235-255.  —  De  Gaetani  E.,  L'ammi- 
raglio S,  de  Saint  Bon  [A  proposito  dello  studio  biografico  sul  Saint 
Bon  pubblicato  dal  capitano  di  vascello  E.  Frasca]. 

2144.  RN.  —  1907,  CLIII,  708-713.  —  Ciardi-Duprè  G.,  Graziadio 
Isaia  Ascoli  [Cenno  necrologico]. 

2145.  RN.  —  1907,  CLIII,  346-350.  —  Fogazzaro  A.,  In  memoria 
del  senatore  Fedele  Lampertico  [Parole  pronunziate  a  Vicenza,  il  27  di- 
cembre 1906,  all'inaugurazione  del  busto  del  Lampertico]. 

2146.  RN.  -  1908,  CLX,  106-108.  —  N.  T.,  Giuseppe  Odoardo 
Corazsdni  [Necrologia]. 

2147.  RN.  —  1908,  CLX,  268-280.  —  Monti  S.,  Edmondo  De  Amicis 
[Note  critiche]. 

2148.  RN.  —  1907,  CLIII,  330-331.  —  Ridolfl  L.,  Il  conte  L.  G. 
de  Canibray-Digny  [Cenno  necrologico]. 


548  SPOGLIO   DEI   PERIODICI 

2149.  RX,  —  1907,  CLIII,  111-140.  —  ForeM  M.,  Un  libraio  fio- 
rentino, bibliofilo^  artista  e  scrittore  [Pietro  Franceschini,  nato  di  padre 
pistoiese  e  madre  savoiarda,  visse  a  Firenze  in  dimestichezza  coi 
principali  personaggi  contemporanei  e  fa  scrittore  di  qualche  pregio]. 

2150.  RN.  —  1906,  GLI,  377-381.  —  Mazze!  Z.,  L'ammiraglio 
S.  de  Saint  Bon  [Necrologia]. 

215J.  RN,  —  1906,  GLI,  375-377.  —  Procacci  f.,  Il  conte  Fer^ 
dinando  Guicciardini  [Necrologia]. 

2152.  C.  -  1906,  III,  795-803.  —  De  Pnybnnqne  B.,  Une  poetesse 
ombrienne:  Maria- Alinda.  Drunamonti  [Sulle  tracce  dei  «  Ricordi  di 
viaggio  di  Maria-Àlinda  Brunamonti,  nata  Bonacci  »  (Barbera,  edi- 
tore, Firenze),  ricostruisce  la  vita  di  questa  donna  letterata,  che 
nacque  a  Perugia  nel  1841  e  morì  nel  1903]. 

2153.  MdgS.  —  1905,  XLIII,  lxxxv-xcvii.  —  Deseostes  Fr.,  ^a- 
tice  ìiécrologique  sur  M.  Mngìùer  (1831-1904)  [Nato  a  Rumilly  il  26  a- 
prile  1831,  fu  di  una  prodigiosa  attività  nel  campo  storico,  in  cui 
lasciò  produzioni  in  gran  numero  e  pregevoli]. 

2154.  RN,  —  1908,  CLIX,  391-392.  —  Cornelio  A.  M.,  Rinaldo 
Ferrini  [Necrologia]. 

2155.  RN,  —  1908,  GLIX,  389-391.  —  CorneUo  A.  M,,  Per  Emesto 
De  Angeli  [Necrologia]. 

2156.  RN.  —  1907,  GLVIII,  256-258.  —  Foperti  E.  A.,  Emanuele 
Gianturco  [Cenni  necrologici]. 

2157.  RN,  —  1907,  GLVII,  753.  —  BiUia  L.  M.,  Filippo  Bosst- 
Fedrigotti  [Necrologia], 

2158.  RX.  —  f907,  GLVII,  562-565.  —  Ricci  L.,  Mons.  Domenico 
Parodi  [Cenni  biografici.  Il  Parodi  nacque  nel  1844  e  mori  nel  1907]. 

2159.  RN,  —  1907,  GLVII,  227-253.  —  Grablngki  G.,  I  ricordi  di 
un  giorìialista  cattolico  [A  proposito  della  pubblicazione  di  Giambat- 
tista Casoni,   «  Cinquantanni  di  giornalismo  »  (1846-1900)]. 

2160.  RN.  —  1907,  GLVI,  687-688.  —  X.,  Comm,  ing.  Giuseppe 
fjaniìw  [Necrologia]. 

2161.  RN.  —  1908,  CLX,  374-376.  —  Scerbo  F.,  In  memoria  di 
Astorre  Pellegrini  [Cenni  necrologici]. 

2162.  RN.  —  1908,  CLX,  105-106.  —  GioTannozzi  P.  G.,  Teresa 
Poggi  Puccioni  [Necrologia]. 

2163.  RN.  —  19C8,  CLX,  82-85.  —  Monti  S.,  Don  Bosco  [Parole 
pronunziate  il  9  febbraio  1908  a  Firenze  in  occasione  dei  festeggia- 
menti solenni  dati  dalla  Comunità  Salesiana]. 

2164.  RN.  —  1908,  CLIX,  147-149.  —  Cornelio  A.  M.,  Ernesto 
Teodoro  Moneta  [Cenni  biografici]. 

2165.  RN.  —  1906,  GLI,  381-382.  —  RomaneUi  Coppedé  Letizia, 
Romano  Romanelli  [Necrologia]. 

2166.  Ce.  —  1908,  LIX,  I,  540-550.  —  Il  crepuscolo  di  Roberto 
Ardigò  [Allude  alla  decadenza  progressiva  e  alla  disfatta  del  posi- 
tivismo]. 

2167.  C.  —  1906,  II,  161-177.  —  Dorlisheim,  Antonio  Fogazzaro: 
L'muvre,  Vìiommey  Viìispiration  [Tesse  la  vita  letteraria  delio  scrit- 
tore, analizzandone  le  opere  e  mettendo  in  rilievo  il  concetto  fon- 
damentale informatore  della  sua  produzione  romantica]. 

Mario  Zucchi. 


III. 
LIBRI  RECENTI  DI  STORIA  ITALIANA  (^) 


1.  STORIA  GENERALE. 
A)  Arcbiyi,  Mbliog^raflu,  metodica,  ecc. 

593.  *  Archivio  Mìiratonano,  N.  6.  —  Città  di  Castello,  Tipografia 

Scipione  Lapi,  1908. 

594.  Bernheim  E.,  Lehrhuch  der  historiscJien  Methode  u.  der  GescMcTits- 

philosophie.  In-8,  pag.  x-842.  -—  Leipzig,  Dunclver  u.  Hum- 
blot,  1908. 

595.  *  Oacnrri  A.,  La  tachigrafia  sillabica  latina,  In-8,  pag.  15.  — 

Salerno,  Tipografia  Fruscione,  1908. 

596.  *  Egidi  P.,  Necrologi  della  città  di  JRoma.  Voi.  I.  In-8,  pag.  557. 

—  Roma,  Istituto  palazzo  dei  Lincei  già  Corsini,  1908. 

597.  *  I  manoscritti  della  Biblioteca  Moreniana.  Voi.  I,  fase.  VI- VII. 

—  Firenze,  Galletti  e  Cocci,  1908. 

B)  Storia  della  ciyiltà  e  dell'arte,  di  regioni,  miseellanea. 

598.  *  André  L.,  Histoire  économique  depuis  Vantiquité  jusqu'à  nos 

jours.  In-16,  pag.  ii-198.  —  Paris,  Alcan,  1908. 

599.  *  Bongioanni  A.,  Gli  scrittori  del  giuoco  della  palla,  In-8,  p.  269. 

—  Torino,  Loescher,  1907. 

600.  *  Drianlt  É.,  Vu^  generale  de  Vhistoire  de  la  civilisation.  2  voli. 

I.  Les  oì'igines  -  II.  Les  temps  modemes.  In-16,  pag.  460-587. 

—  Paris,  Alcan,  1909. 

601.  *  Kehr  F.  P.,  Italia  Pontificia,  Voi.  III.  Eb^uria.  In-8,  p.  Lir-492. 

—  Berolini,.  Weidmann,  1908. 

602.  *  Lange  K.,  Filhrer  zur  Kunst,  In-16,  pag.  117.  —  Esslingen, 

NeufiF,  1908. 

603.  Melani  A.,  Pittura  italiana  antica  e  moderna,  In-16,  fig.,  pa- 

gine xxvij-529,  con  164  tav.  —  Milano,  Hocpli,  1908. 

604.  Minasi  G.,  La  pretesa  fondazione  delle  antiche  città  sul  litorale 

mediterraneo  prima  del  XV secolo  dell'era  volgare,  In-16,  p.  102. 

—  Napoli,  Lanciano  e  Veraldi,  1908. 

605.  *  Muratori  L.  A.,  Rerum  italicarum  scriptores.  Nuova  edizione. 

Fase.  63  e  64.  —  Città  di  Castello,  Casa  editrice  S.  Lapi,  1908. 

606.  *  Rizzoli  L.,  Per  la  storia  della  numismatica,  In-8,  pag.  12.  — 

Milano,  Crespi,  1908. 


(1)  I  libri  segnati  con  asterisco  (*)  furono  mandati  in  dono  alla 
Rivista,  e  saranno  argomento  di  recensione  o  nota  bibliografica. 


550  LIBRI    KECCNTI    DI   STORIA    ITALIANA 

607.  Sortino-Trono  Scliinina  E.,  I  conti  di  Ragusa  (1093^1296)  e  della 

contea  (li  Modica  (1296-1812)  con  alcune  osservazioni  sui  primi- 
tivi popoli  di  Sicilia,  Hybla-Heraea  e  Camerino,  Ragusa  antica 
e  Ragusa  nuova.  In-8,  pag.  367,  (6).  —  Ragusa  Ibla,  Cri- 
scione,  1908. 

C)  ComniiU  castella,  cliiene,  famiglie. 

608.  Cini  T.,  Appunti  storici  sulla  valle  dell' Ambra,  In-8,  fig.,  p.  186^ 

con  4  tav.  —  Montevarchi,  Pulini,  1907. 

609.  Berrini  C,  Cassano  d' Adda  :  cenni  storici.  In-8,  p.  57.  —  Brescia^ 

Fratelli  Geroldi,  1908. 

610.  *  Zeno  R.,  Le  coìisuetudini  di  Cotrone.  In-8,  pag.  25.  —  Reggio 

Calabria,  A.  D'Angelo,  1908. 

611.  *  Doren  À.,  Situi ien  aus  der  Florentitier   Wirtschaftsgeschichte, 

Band  IL  In-8,  pag.  xxii-802.  —  Berlin,  Gotta'scne  Buch- 
handlung  Nachfolger,  1908. 

612.  *  De  Pellegrini  A.,  Capitoli  approvati  dai  Conti  Portia  permet- 

tere ordene  nel  comune  di  Fontanafredda.  In-8,  p.  17.  —  Udine, 
Doretti,  1908. 

613.  *  Massia  P.,  Per  le  origini  del  nome  locale  di  Gressoney.  In-S^ 

pag.  22.  —  Ivrea,  Tip.  Unione  canavese,  1908. 

614.  Romnssi  C,  R  duomo  di  Milano  nella  stoìia  e  nell'arte.  In-16,  fig., 

pag.  281,  con  tav.  —  Milano,  Sonzogno,  1908. 

615.  *  Paf»torelIo  E.,  Nuove  ricerche  sidla  starla  di  Padova.  In-8,  p.  374. 

—  Padova,  Fratelli  Gallina,  1908. 

616.  *  De  Pellegrini  A.,  Gli  Statuti  di  Praia  e  le  loro  derivazioni  le- 

gislative. In-8,  pag.  180.  —  Udine,  Del  Bianco,  1908. 

617.  *  (iruerritore  A.,  Rateilo  e  il  suo  patriziato.  In-8,  pag.  105.  — 

Napoli,  Cooperativa  tipografica,  1908. 

618.  Rofna  prima  di  Sisto  V:  la  pianta  di  Roma  di  Pérac-Lafréry, 

del  1677,  riprodotta  dall'esemplare  esistente  nel  Museo  britan- 
nico per  cura  di  F.  Ehrle.  In-4,  pag.  70,  con  3  tav.  —  Roma, 
Danesi,  1908. 

619.  *  Schneider  R.,  Rome.  In-16,  pag.  x-331.  —   Paris,  Hachette 

e  C,  1907. 

620.  *  Gabrielli  A.,  Illustrazioni  storico-artistiche  di  Velletri,  In-8, 

pag.  134.  —  Velletri,  1908. 

621.  Musatti  E.,  Per  la  stona  di  Venezia.  In-16,  pag.  69.  —  Padova, 

Società  cooperativa  tipografica,  1909. 

622.  *  Oerbaix  Di  Sonnaz  €.,  L'aquila  e  la  croce  di  Savoia.  In-8,  p.  17» 

—  Torino,  Marietti,  1908. 


2.  ETÀ  PREROMANA  E  ROMANA. 
A)  Archeologia. 

623.  Monumenti  antichi,  pubblicati  per  cura  della  r.  accademia  dei 
Lincei.  Voi.  XVIII,  puntata  III.  In-4,  fig.,  col.  436-690,  con 
18  tav.  —  Milano,  Hoepli,  1908. 


ALTO  MKDIO  SVO  551 

624.  *  Macebloro  V.,  Ricerche  demografiche  attorno  ai  colombari,  In-8, 

pag.  282  a  301.  —  Leipzig,  T.  Weicher,  1908. 

625.  Borgatti  F.,  La  tavola  Peutiìw^riana  e  l'agro  ferrarese:  discorso. 

I11-8,  pag.  41.  —  Città  di  Castello,  Lapi,  1908. 

626.  Oasman  P.,  La  Villa  d'Hadrien  près  de  Tivoli,  In-18,  p.  vii-171. 

—  Paris,  Hacbette  et  C.ie,  1908. 

627.  Legras  H.,  La  table  latine  d'Héraclée,  Pag.  406.  —  Paris,  Rous- 

seau, 1907. 

lì)  Storia  e  legislazione. 

628.  *  De  Sanctis  G.,  Storia  dei  JRomani,  La  conquista  del  primato  in 

Italia,  2  volumi.  Pag.  xii-458,  viii-575.  —  Torino,  Bocca,  1907. 

629.  Bernard  H.,  Le  Senatus-consulte  des  bacchanales.  In-8,  pag.  138. 

—  Paris,  Larose  et  Tenin,  1908. 

630.  *  Olirer  E.  H.,  Roman  Economie  Conditions  to  the  Close  of  the 

ReptdtUc.  Pag.  xvi-200.  —  Toronto,  University  Library,  1907. 

631.  Abele  Th.  A.,  Der  Senat  unter  Augustus.  Pag.  vni-78.  —  Pa- 

derborn,  ScbÒnìngb,  1907. 

632.  Lefìranc^A.,  L'édit  d'Anionin  Caracolla  sur  le  droit  de  cité.  Pa- 

gine viii-165.  —  Bordeaux,  Cadoret,  1907. 

633.  Cuq  E.,  I^es  institutions  juridiques  des  Rom^ains.  Tome  II:  I^e 
*     droit  classique  et  le  droit  du  Bas-Empire.  Pag.  iii-934.  —  Paris, 

Plon,  1908. 

634.  Tontain  J.,  Ijes  cnltes  paìeìis  dayis  l'Empire  romain.  Première 

partie:  Les  provinces  latines.  Tome  I.  Pag.  y-472.  —  Paris, 
Leroux,  1907. 

C)  Cristianesimo  prlmitiro. 

635.  Benigni  U.,  Storia  sociale  della  Chiesa,  Voi.  I.  La  preparazione: 

Dagli  inizi  a  Costantino.  P.  xxiv-452.  —  Milano,  Vallardi,  1907. 

636.  Dncbesne  L.,  Histoire  ancienne  de  VEglise.  Tome  I  e  tome  II. 

Pag.  xi-577  e  xi-671.  —  Paris,  Fontemoing,  1907. 

637.  Ramband  J.,  Z/C  droit  criminel  romain  dans  les  Actes  des  martyrs, 

Pag.  120.  —  Paris,  Witte,  1907. 

638.  Kleifner  A.  J.,  Der  Briefwechsel  zwùichen  dem  jUngeni  Plinius 

und  Kaiser  Trojan  die  Christen  beireffend.  Pag.  78.  —  Pader- 
bom,  Bonifacius  Druckerei,  1907. 

639.  AUard  P.,  I^es  dernières  persécuiions  du  III  siede  (Gallus,  Valé- 

rien,  Aurélien),  Pag.  xxiii-437.  —  Paris,  Lecoffre,  1907. 

640.  Labriolle  P.,  Saint  Ambroise,  In-8,  p.  329.  —  Paris,  Bloud,  1908. 


3.  ALTO  MEDIO  EVO  (Sec.  V-XI). 

641.  *  Volpe  €r..  Chiesa  e  democrazia  medioevale  e  moderna,  In-8,  p.  32. 

—  Roma,  Tip.  Nuova  Antologia,  1908. 

642.  Caggege  R.,  Classi  e  comuni  rurali  nel  medioevo  italiano.  Voi.  I. 

Pag.  xviii-405.  —  Firenze,  Tip.  Galileiana,  1907. 

643.  Leicht  P.  S.,  Studi  sulla  proprietà  fondiaria  nel  medioevo.  Pa- 

gine 157.  —  Padova,  Drucker,  1907. 


552  UBRI   RBCBNTI   DI   STORIA   ITALIiKl 

•644.  Holmes  W.  G.,  The  Age  ofJìisHnian and  Theodora,  A  History  of  the 
Sixth  Century.  2  voi.  Pag.  vi-365,  766.  —  London,  Bell,  1907. 

645.  Yaecari  P.,  Ricerche  di  storia  giuridica:  L  II  colonati)  romano 
e  V invasione  longobarda.  Pag.  43.  —  Pavia,  Bizzoni,  1907. 


4.  BASSO  MEDIO  EVO  (Sec.  XI-XV). 

'646.  Heins  A.,  The  story  of  St.  Francis  of  Assisi.  IH.  In-8,  pag.  88. 

—  London,  Burns  a.  Oates,  1908. 

647.  AuTray  L.,  Les  registres  d^  Grégoire  IX.  Fase.  11.  In-4,  feuil.  14. 

—  Paris,  Fontemoing,  1908. 

648.  NoTati  F.,  Freschi  e  minii  del  dugenfo.  In-16,  pag.  363,  con  fac. 

e  9  tav.  —  Milano,  Cogliati,  1908. 

649.  *  Tolpe  G.,  Montieri:  costituzione  politica^  struttura  sociale  e  att- 

rita ecoììoniica  d'una  terra  mineraria  toscana  nd  XIII  secolo. 
In-8.  —   Stuttgart,  Kohlhammer,  1908. 

650.  *  Grimaldi  G.,  Il  nonno  del  Petrarca  nelle  Marche,  In-8.  —  Roma, 

Loescber  e  C,  1909. 

651.  *  Pariset  C,  Dov'è  morto  il  figlio  di  Ciiw  da  Pistoia.  In -8.  — 

Roma,  Tip.  Unione  cooperativa  editrice,  1908.. 

652.  *  Grimaldi  G.,  Messer  Fulceri  de'  Calboli  in  un  processo  del  se- 

colo XIV.  In-8,  pag.  36.  —  Pisa,  A.  Cesari,  1908. 

653.  Hanyette  H.,  Ghirlandaio.  In-8,  pag.  iti-189.  —  Paris,  Plon- 

Nourrit  et  C.ie,  1908. 

654.  *  Carreri  F.  C,  Appunti  e  documenti  .sulle  condizioìii  dell'epi- 

scopio mantovano  al  tempo  di  Guidotto  da  Correggio  e  de'  pros- 
simi predecessori.  In-8,  p.  44.  —  Mantova,  Tip.  Mondovi,  1908. 

655.  *  /  patti  dotali  del  conte  Federico  di  Porcia  cdla  marchesa  Orsina 

d'Este  (15  gennaio  1422).  In-8,  p.  19.  —  Udine,  Doretti,  1908. 

656.  *  De  Pellegrini  A.,  Un  documento  su  Venezia  e  gli  schiavi  fug- 

gitivi  (secolo  XV).  In-8,  pag.  15.  —  Udine,  Del  Bianco,  1908. 

657.  Mariani  M.,  Francesco  Sforza  e  la  città  di  Fabriano  (14S5-1443). 

In-8,  pag.  vj-251.  —  Senigallia,  Puccini  e  Massa,  1908. 

658.  Masaccio:  Bicordo  delle  onoranze  rese  in  S.  Giovanni  Valdamo 

per  il  V  centenano  di  sua  nascita.  Scritti  di  varii,  con  iUustr. 
In-8,  pag.  125.  —  Città  di  Castello,  Casa  editr.  S.  Lapi,  1908. 

659.  Gebhart  E.,  Sandro  Botticelli,  In-16,  pag.  vi -251.  —  Paris,  Ha- 

chette  et  C.ie,  1908. 

660.  Vittorino  da  Feltre  a  prince  of  Teachers.  In-12,  pag.  180.  — 

London,  Macdonald,  1908. 


5.  TEMPI  MODERNI  (1492-1789). 

6C1.  *  Rizzoli  L.,  Madonna  scolpita  da  Giovanni  Dalmata  (149S).. 
In-4,  pag.  4.  —  Siena,  Lazzeri,  1908. 

662!  YolpiceUa  L.,  Fedenco  d'Aragona  e  la  fine  del  regno  di  Napoli 
nel  1501.  In-8,  pag.  12-120,  con  facsimile.  —  Napoli,  Ric- 
ciardi, 1908. 


RIVOLUZIONI  FRANCESE  553 

663.  Bonnamen  B.,  La  question  de  la  Joconde.  Problhnes  Vindeììs. 

In-8,  pag.  35.  —  Lyon,  Legendre,  1908. 

664.  Knpfer  E.,  Der  Maler  der  SchimMit  Giovan  Antonio  il  Sodoma. 

In-8,  p.  100,  miti  Taf.  u,  26  Abbild.  —  Leipzig,  M.  Spohr,  1908. 

665.  Fiscber  ^.,  Die  Schlacht  bei  Novara  (1513).  Diss.  In-8,  p.  vi-158\ 

—  Berlin,  G.  Nauck,  1908. 

666.  Olirà  G.,  Siiian-Bassà  (Scipione  Cicala)  celebre  rinnegato  del  se- 

colo XVI.  In-8,  pag.  175,  con  ritr.  —  Messina,  D*Amico,  1908. 

667.  Costa  E.,  Ulisse  Aldovrandi  e  lo  Studio  Bologotese  nella  seconda 

tnetà  del  secolo  XVI.  Pag.  96.  —  Bologna,  Stabilimento  poli- 
grafico emiliano,  1907. 

668.  Agabiti  E.,  Alberico  Gentili,  fondatore  della  scienza  del  diritto 

internazio7iale.  In-8,  pag.  85.  —  Fermo,  Tipografia  F.  Desi- 
deri e  C,  1908. 

669.  Marini  F.,  Luigi  Marini,  segretario  della  repubblica  di  Venezia 

nel  secolo  XVL  Titolo  IV.  In-8,  pag.  101.  —  Treviso,  Tipografia 
cooperativa  trivigiana,  1908. 

670.  Mnssini  C,  Memorie  storiche  sui  cappuccini  emiliani  (1525-1629), 

Voi.  I.  In-8,  pag.  219.  —  Parma,  Ditta  Fiaccadori,  1908. 

671.  Carra  de  Vaux,  Galilée.  In-16,  p.  64.  —  Paris,  Bloud  et  C.ie,  1908. 

672.  I^  campagne  di  guerra  in  Piemonte  (1703-1708)  e  l'assedio  di 

Torino  (1706).  Voi.  IV.  In-8,  ^g.,  pag.  ix-528.  —  Torino,  Fra- 
telli Bocca,  1908. 

673.  *  Faldella  G.,  Pietro  Micca  al  luogo  natio.  In-8,  p.  23.  —  Firenze, 

Uffici  della  Rassegna  Nazionale,  1907. 

674.  Santalena  A.,  Giornali  veneziani  nel  settecento.  In-8,  fig.,  p.  77. 

—  Venezia,  Istituto  veneto  di  arti  grafiche,  1908. 

675.  Siesto-Pannese  M.,  Carlo  Maria  Denina  e  la  sua  «  Storia  delle 

rivoluzioni  d'Italia.  In-8,  pag.  59.  —  Ariano,  Stabil.  Appulo- 
Irpino,  1908. 

676.  Mioni  M.,  Una  letterata  veneziana  del  secolo  XVIII  (Luisa  Ber-- 

galli  Gozzi).  In-8,  pag.  80.  —  Venezia,  Tip.  Orfanotrofio,  1908. 

677.  Beani  0.,  Di  alcune  chiese,  oratori  e  compagnie  soppresse  in  Pi- 

stoia nel  1783.  In-8,  pag.  227.  —  Pistoia,  Tipografia  Sinibul- 
diana,  1908. 


G,  RIVOLUZIONE  FRANCESE  (1780-1815). 

678.  Lafont  E.,  Z^a  politique  religieuse  de  la  revolution  frangaise.  In-16, 

pag.  x-302.  —  Paris,  Rousset,  1909. 

679.  Yandal  A.^  L'avènement  de  Bonajmrte:  La  répubUque  consulaire 

(1800).  —  Paris,  Plon,  1908. 

680.  Lnmbroso  A.,  Attraverso   la  rivoluzione  e  il  primo  impero.  — 

Torino,  Fratelli  Bocca,  1907. 

681.  Baeqnoy,  I^esgardes  d'honneur  du  j>remier  empire.  —  Paris,  1908. 

682.  Murai  J.,  Lettres  et  documents  pour  seì^ir  à  Vhistoire  de  Joa- 

chim  Murat  (1767-1815).  In-8,  pag.  xxxix-511.  —  Paris,  Plon- 
Nonrrit  et  C.ie,  1908. 


554  LIBRI   RECENTI    DI   STORIA    ITALIANA 

683.  Hayen  Patnam  CJ.,  CenJtorship  of  the  church  of  Bora  and  iis  in- 

fluences  upon  the  productLon  and  disiribution  ofliterature.  Voi.  2  : 
(175S-1900J,  —  New- York,  Putnam,  1908. 

684.  Pirisi  A.,  La  guerra  framo-sarda  (1792-1793),  —  Cagliari,  T.  Co- 

gliani,  1908. 

685.  Montagna  L.,  /  ducati  parmensi  nella  diplomazia  europea  (1796- 

1815).  —  Piacenza,  Bosi,  1907. 

686.  SaTini  M.,  La  repubblica  anconitana  (1797-1798).  —  Firenze,  Gar- 

nesecchi,  1908. 

687.  Gachot  E.,  I^  siège  de  Gènes  en  1806,  —  Paris,  Plon,  1908. 


7.  RISORGIMENTO  ITALIANO  (1815-1908). 
.4)  Fatti  e  istituzioni. 

688.  *  Comandini  A.,  V Italia  nei  cento  anni  del  secoloOCIX.  Disp.  58. 

In-16.  —  Milano,  Vallardi,  1908. 

689.  *  (irioTagnoli  R.,  I  racconti  del  maggiore  Sigismondo.  In-8,  p.  475. 

690.  *  Bandini  G.,  Giornali  e  scritti  politici  clandestini  della  Garbo- 

neria  Romagnola  (1819-1821).  In-16,  p.  256.  —  Roma,  Albrighi 
e  Segati,  1908. 

691.  *  Mieliel  E.,  JZ  terzo  congresso  degli  scienziati  italiani  in  Firenze 

nel  1841.  In-8,  pag.  39.  —  Firenze,  Ufficio  Rassegna  Nazio- 
nale, 1908. 

692.  *  Helfert  von  A.,  Zur  Geschichte  des  Lomòardo-venezianischen 

Konigreichs.  In-8,  pag.  382.  —  Wien,  In  Kommission  bei 
A.  Holder,  1908. 

693.  *  Bulle  C.^, Storia  del  secondo  impero  e  del  regno  d* Italia.  Fasci- 

coli 921-24  della  «  Storia  universale  »  di  G.  Oncken.  —  Milano, 
Società  editrice  libraria,  1908. 

B)  Biografie  e  ricordi. 

694.  *  Ferrari  V.,  Carteggio  Casati- Castagnetta.  In-8,  pag.  ci-325.  — 

Milano,  Ripalta,  1909. 

695.  *  Pannella  G.,  Episodi  pia  notevoli  biella  vita  di  Melchiorre  Del- 

fico. In-8,  pag.  50.  —  Teramo,  Tip.  Italia  Centrale,  1908. 

696.  *  Colocci  A.,  GriscMi  e  le  sue  rnemorie.  In-8,  pag.  288.  —  Roma, 

Loescher  e  C,  1909. 

697.  *  €apa880  0.,  Giuseppe  Mazzini,  Carlo  Kasthofer  e  la  «  Giovine 

Svizzera  » .  In-8,  pag.  14.  —  Torino,  Fratelli  Bocca,  1908. 

698.  Mario  JesRie  W.,  Della  vita  di  Giuseppe  Mazzini.  In-4,  fig.,  p.  xij- 

499.  —  Milano,  Sonzogno,  1908. 

699.  Mazzini  G.  e  Mayer  E.,  Lettere  di  Giuseppe  Mazzini  ad  Enrico 

Mayer  e  di  Enrico  Mayer  a  Giuseppe  Mazzini,  con  introduzione 
di  A.  Linaker.  In-16,  pag.  xcviiiJ-68.  ■—  Firenze,  Bemporad 
e  figlio,  1908. 

700.  Marradi  A.,  Giuseppe  Montanelli  e  la  Toscana  dal  1815  al  1862. 

In-8,  pag.  254,  con  ritratto.  —  Roma,  Voghera,  1909. 


LIBRI    KD  OPUSCOLI   VARI   R8THANBI   ILLA    STORIA    ITALUKA  555 

* 

LIBRI  ED  OPUSCOLI  VARI  ESTRAKEI  ALLA  STORIA  ITALÌaNA 

mandati  In  dono  alla  Rivinta  (1). 

57.  Cerrntì  F.,  Uiia   trilogia  pedagogica.  In -16,  pag.  19.  —  Roma, 

Tip.  Salesiana,  1908. 

58.  D'Abbe»  P.,  Timandra,  courtisane  d'Athènes.  In-16,  pag.  292.  — 

Paris,  Ambert,  1908. 

59.  Hartmann  L.  M.,  Theodor-  Mommsen,  In-16,  pag.  v-259.  —  Gotha, 

Perthes,  1908. 

60.  KSstler  R.,  Die  vàterliche  Ehebewilligung.  Kirchenrechtlicke  Abhand- 

lungen,  51  Heft.  In-8,  pag.  xxx-184.  —  Stuttgart,  Enke,  1908. 

61.  Lazard  R.,  Michel  Goudchaux  (1797-1862),  son  rnuvre  et  sa  vie 

politique.  In-8,  pag,  683.  —  Paris,  Alcan,  1907. 

62.  Lebmann  C.  F.,  L* antico  sistema  metrico  e  ponderale  babilonese. 

(Biblioteca  di  storia  economica,  fascicoli  82-83,  voi.  III).  — 
Milano,  Società  editrice  libraria,  1908. 

63.  Mergentheim  L.,  Die  QuinqiiennalfakuWilen  prò  foro  externo,  — 

Kirchenrechtliche  Abhandlimgen ,  52,  53,  54  u.  65  Heft,^  B. 
In-8,  pag.  xx-306,  336.  -  Stuttgart,  Enke,  1908. 

64.  OImstead  A.  T.,   Westeìvi  Asia  in  the  days  of  Sargwi  of  Assyria 

(722-706  b.  a).  In-16,  pag.  vi-192.  —  New- York,  Henry  Holt 
a.  Co.,  1908. 

65.  Scbarnagl  A.,  Der  Degriff  der  InvesHtur  in  den  Quellen  und  der 

Liieratur  de^s  Investitiirstreite^f.  Kirchenrechtliche  Abhandlun- 
gen,  56  Heft.  In-8,  pag.  xiv-140.  —  Stuttgart,  Enke,  1908. 

66.  Sedie j  Lynch  Ware  A.  B.,  The  Elizabethan  Painsh  in  its  ecclesia- 

stical  and  financial  aspects.  In-8,   p.  93.   —  Baltimore,  John 
Hopkins,  1908. 

67.  Stieda   L.,  Constantin   Grewingks  archàologische  Arbeiten.  In-8, 

pag.  48.  —  Konisberg,  Ostprussische  Druckerei,  1908. 

68.  Thénard  L.  et  Gnyot  R.,  /.e  Conventionnel  Gonjon  (1766-1793), 

In-8,  pag.  xviii-243.  —  Paris,  F.  Alcan,  1908. 

69.  Yancelle  E.  R.,  Catalogne  des  lettres  de  Nicolas  V  concemant  la 

province  ecclésiastique  de  Totirs.  In- 8,  pag.  lviii-405.  —  Paris, 
Picard  et  fìls,  1908. 

70.  Yancelle  E.  R.,  La  Collegiale  de  Saint-Martin  de  Tours,  des  ori- 

gines  à  Vavènemeìit  des  Valois  (398-1328),  In- 8,  pag.  xxxvi- 
472.  —  Paris,  Picard  et  fils,  1908. 


(1)  Questi  libri  saranno  annunziati,  con  breve  nota,  nelle  Pub- 
blicazioni varie  (Notizie  e  comunicazioni). 


IV. 

NOTIZIE  E  COMUNICAZIONI 


Assemblea  della  Società  naxlonale  per  la  storia  del  risorgimenti» 
Italiano.  *  Come  era  stato  annunziato,  T Assemblea  di  questa  beneme- 
rita Associazione  si  tenne  in  Torino,  neiraula  storica  del  parlamento 
subalpino,  nei  giorni  17,  18,  19  dello  scorso  ottobre.  L'adunanza 
assunse  maggior  rilievo  dalla  solennità  contemporanea  deirinaugu- 
razione  della  nuova  sede  del  Museo  nazionale  del  risorgimento  italiano 
nella  monumentale  Mole  Antonelliana. 

Tra  le  oneste  e  liete  accoglienze  e  la  gita  alla  Basilica  di  Superga, 
r Assemblea  trovò  tempo  di  esaminare  ed  approvare  il  bilancio  sociale 
e  soprattutto  di  discutere  lo  statuto  definitivo  dell' Associazione. 
Venne  approvato  quasi  integralmente  il  disegno  di  statuto  proposto 
dal  Comitato  piemontese,  redatto  ed  illustrato  dal  socio  professore 
C«  Rinaudo. 

Sebbene  in  massima  siasi  convenuto  nel  designare  Roma  a  sede 
della  Società,  si  ritenne  di  conservarla  a  Milano  per  il  triennio 
1908-1911,  per  dar  tempo  a  consolidare  Tistituzione.  Perciò  si  ricon- 
fermò il  Consiglio  centrale  con  lieve  riduzione  nel  numero  d«i  membri, 
sotto  la  presidenza  del  benemerito  comm.  Bassano  Gabba. 

I  soci,  a  tutto  settembre,  erano  595  e  6  i  Comitati  regionali:  lom- 
bardo, piemontese,  romano,  veneto,  toscano  e  romagnolo.  Auguriamo 
una  maggiore  diffusione,  specialmente  nell'Italia  meridionale  ed 
insulare. 

Fu  già  distribuito  ai  soci  il  primo  volume  della  Biblioteca  sociale  ; 
Carteggio  Casati^ Cas taglietto,  pubblicato  con  annotazioni  storiche  a 
cura  di  Vittorio  Ferrari,  buon  pegno  e  augurio  dell'attività  scien- 
tifica dell'Associazione. 

Fu  designata  Firenze  a  sede  della  prossima  assemblea  sociale. 

Congresso  storico  militare  internazionale*  —  Dalla  Gazzetta  Mili- 
tare,  abbiamo  appreso  che  si  intende  tenere  in  Roma  un  Congresso 
storico  militare  internazionale  nel  marzo  del  1911.  C'è  un  buon  pro- 
gramma di  viaggio:  imbarco  a  Civitavecchia  per  Palermo,  visita  alla 
Sicilia,  specialmente  ai  luoghi  che  furono  teatro  delle  azioni  militari 
e  navali  dei  tempi  antichi,  medioevali  e  moderni,  sbarco  in  Puglia  per 
compiere  una  visita  ai  castelli  svevi  ed  a  varii  teatri  di  battaglie  e 
scontri,  con  ripetizione  della  famosa  marcia  dei  Romani  dal  campo 
d'Annibale  al  Metauro.  Ma  non  è  chiaro  il  programma  scientifico. 


NOTIZIE  E   COMUNICAZIONI  557 

perchè  la  preparazione  d'uno  studio  cronologico,  intomo  agli  avveni- 
menti militari  che  a  Roma  si  svolsero  dalla  sua  fondazione  ai  tempi 
nostri,  non  è  materia  di  congresso.  Attendiamo  maggiori  schiarimenti 
per  informare  i  lettori  della  Rivista  Storica. 

Istituto  geografico  dott*  G*  De  Agostini  e  €•  —  E  nota  la  pro- 
duttività geografica  di  questo  istituto.  In  pochi  anni  ci  ha  dato  un 
atlante  scolastico  moderno,  un  atlante  geografico  tascabile,  un  atlante 
geografico  popolare,  un  piccolo  atlante  geografico  in  quindici  carte, 
un  atlante  di  demografia  e  geografìa  medica  d'Italia,  una  carta  del 
Regno  d'Italia,  carte  murali  schematiche,  carte  mute  dell'Italia 
e  della  sezione  alpina,  una  carta  dimostrativa  della  Tripolitania,  la 
pianta  di  Milano,  la  carta  della  Repubblica  Argentina,  il  Trentino, 
carte  dimostrative  di  colonie  e  paesi  coloniali,  oltre  a  parecchi  rilievi 
plastici  del  bravo  cartografo  D.  Locchi  e  i  fogli  della  carta  d*Italia 
del  Touring  Club  Italiano  in  corso  di  pubblicazione.  Ci  si  annunzia 
un  calendario-atlante  a  colori  pel  1908. 

Ma  la  novità  più  cospicua  è  V Atlante  di  geografia  commerciale 
del  prof.  Guido  Assereto.  Essa  sconta  di  47  facciate  di  carte  e  cartine 
incise  ed  a  molti  colori,  cui  sono  aggiunte  note  illustrative,  con  120 
grafici  colorati.  Le  tavole  sono  divise  in  tre  serie  :  la  1^  consta  di 
carte  mondiali,  per  offrire  gli  elementi  di  valutazione  comparativa  del 
valore  economico  di  ciascun  paese  rispetto  alle  produzioni  vegetali, 
animali  e  minerali;  la  2'  tratta  dell'Icalia  in  particolare,  con  la  Co- 
lonia Eritrea  e  gli  italiani  all'estero  ;  la  d<^  è  dedicata  allo  studio  dei 
fattori  economici  degli  altri  Stati  d'Europa.  La  prima  puntata,  testé 
edita,  riguarda  Tltalia,  ed  è  interessantissima  non  solo  per  le  mol- 
teplici carte  che  ci  prospettano  chiaramente  i  varii  aspetti  delle  sue 
produzioni  e  dei  suoi  elementi  economici  e  la  diffusione  dei  lavo- 
ratori italiani  sulla  faccia  della  terra,  ma  anche  per  le  copiose  note 
illustrative  e  i  diagrammi  colorati,  che  dicono  ciò  che  le  carte  per 
sé  non  potevano  esprimere. 

Meyers  Konyergations- Lexicon,  20  B,  —  Con  questo  volume 
giunge  al  suo  termine  il  grandioso  Lessico  del  Meyer,  edito  con 
tanta  eleganza  di  tipi,  precisione  di  stampa  e  copia  d'illustrazioni 
dal  potente  Istituto  bibliografico  di  Lipsia.  Partendo  dalla  parola  Veda 
finisce  con  Iz,  e  si  svolge  in  1053  pagine. 

Trovano  una  speciale  e  accurata  trattazione  Venedig,  Venezuela, 
VentUation,  Vereiiiigte  Staaten  von  Nord  Amerika,  Verona,  Versiche- 
rung,  Victor  Emanuel,  Vogel,  VOlkerkunde,  Vidkan,  Wagen,  Wagìier, 
Wahl,  WdhruTìg,  Wallenstein,  Walzwerke,  Wappen,  Washington,  Was- 
ser,  Webstilhle,  Wéber,  Wein,  Wdlenbewegung,  Wetter,  Wien,  Wilhelm^ 
Wohnhaus,  ecc. 

Mette  conto  di  rilevare  i  piani  di  Venezia,  Vienna,  Wiesbaden, 
Wilhelmshafen,  Wurzburg,  Liirsch,  ecc.;  le  tavole  numerose  delle 
croci  del  merito,  dei  costumi  di  vari  popoli,  dei  vulcani,  degli  stemmi, 
delle  piante  acquatiche,  dei  trampolieri,  delle  stoffe,  delle  abita- 
zioni, ecc.;  le  svariate  carte  degli  Stati  Uniti  e  del  Messico,  della 
distribuzione  degli  uccelli  sulla  terra,  del  commercio  mondiale,  della 
Westfalia,  delle  Indie  occidentali,  delle  forme  delle  nubi,  del  Wxir- 
temberg,  dell'Asia  centrale,  ecc. 

Ritorneremo  ancora  una  volta  sopra  questa  pubblicazione,  perché 
ci  si  annunzia  un  Erganzugsbandj  ossia  un  volume  supplementare, 
per  mettere  il  Lessico  in  perfetta  corrispondenza  con  lo  condizioni 
della  scienza,  dell'arte,  della  politica  e  della  vita  sociale  contem- 
poranea. 


658  NOTIZIE   S   COMUNICiZIONI 

Pubblicazioni  rarle*  —  Alois  Slovak,  Im  batailU  d' Austerlitz, 
Trad.  de  L.  Leroy.  Paris,  H.  Daragon,  1908.  —  Non  è  uno  stadio 
militare,  ma  una'  raccolta  di  notizie  tratte  da  archivi  locali,  di  par- 
rocchie, comuni  e  famiglie  sul  Francesi  in  Moravia  nel  novembre 
del  1805,  la  dimora  di  Napoleone  a  Brunn,  la  marcia  degli  alleati 
da  Olmutz  ad  Austerlitz,  la  posizione  degli  eserciti  avanti  la  bat- 
taglia, razione  militare  del  2  dicembre,  la  miseria  e  le  calamità 
del  paese  determinate  dalla  guerra.  Queste  costituiscono  la  parte 
più  originale  del  volume,  appunto  perchè  la  descrizione  è  tolta  da 
documenti  locali  ancora  inediti.  Sebbene  sui  personaggi  principali 
e  sullo  svolgimento  della  grande  battaglia  di  Austerlitz,  non  si 
proletti  nuova  luce,  tuttavia  molti  particolari  e  apprezzamenti  sca- 
turiscono da  quei  diari  ignorati.  L'autore  del  libro  è  un  prete  boemo, 
che  si  adoprò  con  grande  attività  nel  1905  alla  commemorazione 
centenaria  di  Austerlitz;  il  volume,  tradotto  dal  boemo  in  tedesco 
sotto  gli  occhi  dello  Slovak,  venne  poi  dal  Leroy  ridotto  in  lingua 
francese. 

Pietro  BraVdà  di  Solkto,  ^Napoleoìie  e  Vindipeìtdenza  polacca, 
Trani,  Vecchi  e  C.,  1908.  —  E  uno  studio  comparso  nella  «  Ras- 
segna pugliese  »  (volume  XXIII,  1907),  nel  quale  TA.  riassume  su 
buoni  libri  un  argomento  assai  noto  ai  cultori  degli  studi*  napoleo- 
nici, ossia  l'atteggiamento  del  grande  imperatore  rispetto  ai  Polacchi. 
L'A.  è  animato  senza  dubbio  da  un  nobile  sentimento  di  rispetto 
alla  nazione  polacca  e  d'indignazione  contro  T  inganno  tesole  da 
Napoleone  sacrificandola  ai  suoi  interessi  ;  ma  purtroppo  in  politica 
il  sentimento  vale  poco,  e  le  nazioni,  che  vogliono  salvezza,  la  de- 
vono cercare  nell'unione  delle  forze  e  nei  savi  accorgimenti  della 
loro  condotta  di  fronte  agli  interessi  degli  altri  Stati. 

Paul  Gaffarbl,  Ixi  politique  coloniale  en  France  de  1789  à  ISSO. 
Paris,  Felix  Alcan,  1908.  —  Fra  le  contraddizioni,  che  agitano  Topl- 
nione  pubblica  non  solo  in  Francia,  ma  anche  in  Italia  e  altrove 
sulla  questione  coloniale,  TA.  è  convinto  della  necessità  d' una  po- 
litica riflessiva,  ma  costante  e  tenace,  perchè  ritiene  che  la  questione 
coloniale  non  solo  oggi,  ma  anche  nel  passato  s' è  collegata  a  tutte 
le  questioni  internazionali.  A  dimostrare  la  sua  tesi  non  si  contenta 
d'una  dissertazione  generica  sulla  politica  coloniale  francese  del  1789 
al  1830,  campo  de'  suoi  studi,  ma  rintraccia  la  storia  particolare  degli 
stabilimenti  coloniali  in  quel  periodo  agitato  in  quattro  mari  diffe- 
renti: nell'Oceano  atlantico  (Senegal,  emporii  dell'Africa  occiden- 
tale, Guiana,  Antille,  S.  Domingo,  Luisiana),  nel  Mediterraneo  (Isole 
Ionie,  Malta,  Algeria),  nell'Oceano  indiano  (Le  Mascarene,  Mada- 
gascar, Indostan),  nell'Oceano  paciflco  (Arcipelaghi  della  Polinesia). 
Il  racconto  fornisce  all' A.  opportunità  di  richiamare  molti  episodi 
poco  noti,  e  di  mettere  meglio  in  rilievo  la  continuità  degli  sforzi 
anche  fra  le  contraddizioni  della  politica  interna. 

Henri  Cabaine,  Histoire  du  clergé  de  France  pendant  la  revolu- 
tion de  1848.  Paris,  Bloud  et  C.ie,  1908.  —  Le  recenti  lotte  fra  la 
Chiesa  e  lo  Stato  in  Francia  dettero  origine  ad  una  copiosa  lette- 
ratura sui  rapporti  fra  i  due  grandi  istituti,  con  tendenze  e  apprez- 
zamenti diversi.  Sono  noti  i  lavori  degli  abbati  Sicard,  liesueur, 
Saurei,  di  Thureau-Dangin ,  Lavedan,  Lanessan,  Debidour,  Bau- 
drillard, Bourgain,  ecc.  Henri  Cabaine  mira  ad  illustrare  l'atteggia- 
mento del  clero  nel  primo  anno  della  seconda  repubblica  (1848),  fin 
qui  solo  sfiorato  dagli  storici.  Premesso  un  cenno  riassuntivo  dei 


NOTJZIE   E   COHaXICAZlONI  •   559 

rapporti  del  clero  con  la  monarchia  volteriana  di  Luigi  Filippo, 
VA.  mette  in  rilievo  lo  spettacolo  unico  e  senza  precedenti  della 
rivoluzione  di  febbraio,  che  non  attacca  la  Chiesa,  anzi  si  gloria 
di  appoggiarsi  su  di  essa  e  di  congiungere  religione  e  libertà;  e 
sviluppa  queste  parole  di  Lacordaire:  «  Le  clergé  de  France  a  solcn- 
«  nellement  accepté,  les  évéques  en  téte,  l'avènement  de  la  répu- 
«-bllque.  De  son  coté  la  république  a  donne  la  paix  à  l'Eglise,  et 
«  en  douze  moia  de  legislature  pas  une  atteinte  n'a  été  portée  aux 
«  droits  de  la  religion  ». 

Raymond  Làzard,  Michel  Goudchaux  (17 97 "1862),  Son  ceuvre 
et  sa  vie  poUtique.  Paris,  Felix  Alcan,  1908.  —  Nel  volume  su  Michel 
Goudchaux,  che  fu  due  volte  ministro  delle  finanze  nel  1848,  l'A., 
Raymond  Lazard,  fa  rivivere  una  delle,  più  nobili  figure  di  quella 
epoca  cosi  feconda  di  generose  attività.  È  un  tipo  assai  caratteristico 
tra  i  numerosi  uomini  di  Stato  della  seconda  repubblica,  pieni  di 
fede  nel  loro  ideale  di  libertà  democratica,  di  sacrificio  alla  patria 
e  ai  loro  principii,  di  coraggiosa  abnegazione,  di  rarissimo  e  com- 
pleto disinteresse.  Nella  giovinezza  il  Goudchaux  pone  la  sua  vita 
a  repentaglio  nelle  lotte  per  la  libertà.  Sotto  Luigi  Filippo  sacrifica 
la  sua  carriera  amministrativa  alle  sue  convinzioni  politiche  e  finan- 
ziarie. Guardiano  del  Tesoro  nei  giorni  delle  sommosse,  riaccende 
la  fiducia  negli  animi,  e  tutela  il  credito  della  Francia., Autore  della 
riforma  postale,  introduce  nella  nazione  i  francobolli.  È  il  primo  a 
proporre  un'imposta  progressiva  sulla  successione,  un'imposta  pro- 
porzionale sulle  rendite,  il  riscatto  delle  ferrovie.  Per  tutta  la  vita 
il  Goudchaux  s'occupa  con  ardore  del  miglioramento  delle  , classi 
operaie,  ma  nei  limiti  compatibili  con  le  finanze  dello  Stato.  E  uno 
dei  primi  amici  delle  associazioni  operaie,  e  nello  stesso  tempo  av- 
versario risoluto  del  socialismo  che  uccide  la  libertà  e  la  concor- 
renza necessaria.  Negli  ultimi  anni  della  sua  esistenza,  sfidando 
l'impero,  si  dedica  totalmente  al  sollievo  delle  miserie,  e  muore  «  mar- 
tire della  carità  democratica  ».  Il  volume  finisce  con  un'appendice 
interessante  dove  si  trovano  parecchi  documenti  o  lettere  inedite,  tre 
opuscoli  del  Goudchaux,  qualcuno  dei  suoi  articoli  su  questioni 
finanziarie,  sulle  ferrovie,  e  le  lettere  del  Goudchaux  a  Schoelcher 
esule  a  Londra. 

Jean  Jaurès,  La  guerre  fraìico-allemande  (1870-1871).  Louis 
DuBRBUiLH,  Tjx  Commuìie  (1871).  Paris,  Jules  RoufiF  et  C,  1908.  — 
S'è  tanto  scritto  contro  le  storie  ad  «  usum  delphini  »,  comprendendo 
in  tal  nome  tutte  le  storie  partigiane  a  priori,  dettate  da  uno  spirito 
preconcetto,  che'  veramente  desta  meraviglia  che  siasi  sul  serio 
intrapresa  in  Francia  una  storia  del  1789  al  1900  sotto  la  visuale 
socialista.  Il  volume  sopra  annunziato  è  il  tomo  XI  e  contiene  due 
lavori,  l'uno  di  Jean  Jaurès  (direttore  della  collezione),  mirante  a 
riassumere  le  vicende  della  guerra  franco-germanica  del  1870-1871, 
l'altro  di  L.  Dubreuilh  sulla  Comune  del  1871.  Non  sono  narrazioni 
obbiettive,  fondate  sui  documenti,  ma  declamazioni  a  tesi:  la  prima 
per  gettare  la  responsabilità  della  guerra  e  della  disfatta  sull'impero, 
la  seconda  per  glorificare  l'infausta  petroliera  Comune  e  dedurre 
dalla  sua  tragica  grandezza  l'autonomia  del  movimento  socialista 
proletario.  È  facile  immaginare  come  la  storia  sia  deviata  dal  suo 
fine,  mettendola  a  servizio  dei  partiti  e  delle  passioni  politiche. 

Ernst  C.  Metbr,  Wahlamt  und  Vorwahl  in  den  Vereinigten  Staaten 
von  Nord' America.  Leipzig,  R.  Voigtllinders  Verlag,  1908.  —  Questo 


560    '  50TIZIB   E  COMUNICA ZIOKI 

lavoro  costituisce  il  5<»  volume  della  collezione  edita  sotto  la  dire- 
zione di  Karl  Lamprecht,  giò,  annunziato  nella  Rivista  storica,  sotto 
il  titolo:  BeitrUge  zur  Ktdtur-uìid  Universalgeschichte,  Si  discorre 
molto  degli  Stati  Uniti,  perchè  ornai  Timmigrazione  in  essi  di  tanti 
Europei ,  l'espansione  delle  sue  produzioni  agricole  ed  industriali^ 
Timperialismo  interessano  tutti  gli  Stati  d'Europa;  ma  assai  poco  se 
ne  conosce  la  costituzione,  tranneché  nelle  linee  generali.  Il  Meyer, 
valendosi  di  molte  recenti  pubblicazioni  ed  anche  degli  Atti  di  pa- 
recchi Stati,  s'è  adoperato  per  illustrarne  alcune  parti  meno  note, 
segnatamente  il  conferimento  degli  uffici  elettivi,  federali  e  locali 
secondo  le  legislazioni  vigenti  e  l'azione  dei  partiti. 

Nella  serie  XXV  (1907)  degli  Johìis  Hopkins  University  Siìidies  in 
histarical  and  politicai  science,  edito  sotto  la  direzione  di  J.  M.  Vin- 
cent, J.  H.  HoUander  e  W.  W.  Willoughby  a  Baltimora,  comparvero 
le  seguenti  pubblicazioni: 

1.  John  S.  Hord,  Interyml  taxation  in  the  PhiUppines; 

2-3.  Bbwbrly  W.  Boxd,  The  Moiiroe  mission  to  arance  1794-96  ; 

4-5.  Bernard  C.  Steiner,  Maryland  during  the  enylish  dvU 
wars,  Part  II; 

6-7.  Robert  Grane,   The  state  in  constitutional  and  internatio-' 
nal  laic  ; 

8-9-10.  HuGH  SissoN  Hanna,  a  financial  history  of  Maryland 
1789-1848; 

11-12.  James  M.  Motlby  ,  Apprenticeship  in  American  trade 
uìiions. 

Nella  serie  XXVI  (1908)  della  medesima  collezione  comparvero 
le  seguenti  pubblicazioni: 

1-2-3.  Carles  M.  Andrews,  lìritish  committees,  commissionSj 
and  councìls  of  trade  and  plantations,  1622-1675. 

4-5-6.  Robert  Gran  ville  Campbell,  Neutral  rights  and  obli' 
gations  in  the  Anglo-òoer  war. 

7-8.  Sbdley  Lynch  Ware,  A.  B.,  LL.,  B-,   The  Elixàbethan 
Parish  in  its  ecclesiastical  and  financial  aspecis. 

9-10.  Ralph  van  Deman  Magoffin,  A.  B.,  A  study  of  the  ta- 
pography  and  municipal  history  of  PraeneMe, 


INDICE  DEL  VOLUME  XXV  (VII  DELLA  3'  SERIE) 


I.  —  ELENCO  DILLE  OPERE  BBCENSITE  (1). 

1.  Alesai,  Una  giardiniera  del  risorgimento  italiano:  Bianca  Milesi  (Co- 

stanzo Rinaudo),  242. 

2.  Alfani,  Della  vita  e  delle  opere  di  Augusto  Conti  (C.  Rinaudo),  509. 

3.  Amari,  Carteggio,  voi.  Ili  (G.  Rinaudo),  240. 

4.  AmhrosoUy  Manuale  numismatico  italiano  (C.  Rinaudo),  576. 

5.  Amelung  a.  Hotzinger,  The  Museums  and  ruins  of  Rome  (L.  Mariani),  23. 

6.  Angeloni,  Dino  Frescobaldi  e  le  sue  rime  (V.  C),  208. 

7.  Arrighi,  La  storia  della  matematica  (À.  Leone),  309. 

8.  Artom,  L'opera  politica  di  Isacco  Artom,  I  (C.  Rinaudo),  511. 

9.  Atti  del  congresso  internazionale  di  scienze  storiche  tenuto  a  Roma 

nel  1903,  12  volumi  (L.  C.  BoUea),  1. 
10.  Bartelli,  Note  biografiche  di  Bernardino  Telesio  e  Galeazzo  di  Tarsia 

(G.  Chiriatti),  214. 
IL  Baumgarter,  Ans  Kanzlei  u.  Kammer  (C.  Cipolla),  43. 

12.  Baur,  S.  Jean  Chrysostome  et  ses  oeuvres  danà  Thistoire  littéraire 

(F.  Alessio),  27. 

13.  Belluzzi,  Diario  autobiografico  1535-1541  (A.  Leone),  493. 

14.  Benedetti,  P.  Fortunato  Calvi  e  il  risorgimento  italiano  (C.  R.),  377. 

15.  Bìadego,  La  figura  di  Carlo  Montanari  (C.  Rinaudo),  377. 

16.  Biblioteca  di  storia  economica,  I,  II,  IV  (C-  Rinaudo),  467. 

17.  Billot,  La  France  et  T  Italie.  Hist.  des   années  troubles,  1886-1899 

(G.  Rinaudo),  235. 

18.  Bdhmer,  Regesta  imperii  2*«  Aufl.  I  (C.  R.),  477. 

19.  Bondois,  La  translation  des  saints  Marcellin  et  Pierre  (C.  Cipolla),  345. 

20.  Bongioanni,  Gli  scrittori  del  giuoco  della  palla  (A.  Dutto),  451 . 

21.  Borelli,  S.  Prospero  di  Aquitania  e  il  giudizio  della  storia  (A.  B.),  198. 

22.  Bornate,  Mémoire  du  chancelier  de  Gattinara  (A.  Leone),  491. 

23.  Bourgeois  et  Clermont,  Rome  et  Napoléon  111  (G.  Rinaudo),  232. 
.  24.  Bourrillg,  Guillaume  du  Bellay  (V.  Gian),  356. 

25.  BourriUy,  Le  Cardinal  Jean  du  Bellay  en  Italie  (V.  Gian),  356. 

26.  Brentari,  Il  2**  battaglione  bersaglieri  di  Garibaldi  nella  campagna 

del  1866  (G.  Sangiorgio),  505. 

27.  Buraggi,  Gli  Statuti  di  Amedeo  Vili  del  26  luglio  1423  (L.  U.),  351. 

28.  Cambiaso^  Cremona  e  la  Folce  vera  (G.  Bigoni),  187. 

29.  Campolieti,  La  mente  e  Tanima  d'un  eroe  (G.  Sangiorgio),  65. 

30.  Capasso,  Il  governo  di  don  Ferrante  Gonzaga  in  Sicilia  dal  1535 
.     al  1543  (G.  Sangiorgio),  52. 


.  (1)  Jl  primo  nome  è  quello  dell'Autore  dell'opera  recensita,  l'ultimo  fra  parentesi 
è  il  nome  del  recensente;  il  numero  che  segue  li  recensente  segnala  pagina  del  vo- 
lume in  cui  trovasi  la  recensione. 

Bivista  slorica  italiana,  3»  S.,  vir,  4.  36 


562  INDICE  DEL  VOLUME  ZZV  (VII  DCLLi   HI   lERIs) 

31.  Caperna,  Storia  di  Veroli  (A.  Leone),  463. 

32.  Cappelli,  Cronologia  e  calendario  perpetuo  (G.  Rinaudo),  175. 

33.  Carahellese,  L*Apulia  e  il  suo  Gomnne  nell'alto  medio  evo  (V.  V.),  28. 

34.  Carhonelli,  Benedetto  XIV  al  battesimo  di  Carlo  Em.  IV  (U.  C),  92S. 

35.  Carhonelli,  Il  *  De  Sanitatis  Custodia  ,  di  maestro  G.  Albini  da  Mon- 

calieri  (U.  Cosmo),  203. 

36.  Carrerij  Dominio  imperiale  in  Verona  durante  la  lega  di  Cambrai 

(A.  Bonardi),  216. 

37.  Casa,  Marinai  e  soldati  di  Italia  a  Greta  (G.  Binando),  238. 

38.  Casanova,  Carlo  Bastia  (G.  Binaudo),  243. 

39.  Casoni^  Cinquantanni  di  giornalismo  (G.  Binaudo),  373. 

40.  Chalandon,  Histoire  de  la  dom.  Normande  en  Italie  (M.  Schipa),  478. 

41.  Chiapusso,  Sasa,  bandiera  e  stemma  della  città  (L.  Usseglio),  179. 

42.  Chiti,  Tommaso  Puccini  (G.  Binaudo),  227. 

43.  Claricini  Bompacher,  Lo  stemma  dei  Da  Onara  o  Da  Bomano  (U.  C.),  332. 

44.  Clausse,  Beatrice  d'Este  (6.  Sàngiorgio),  354. 

45.  Coggiola,  Sulla  pubblicazione  della  Storia  del  Mogol  di  N.  Mannucct 

(A.  Battistella),  496. 

46.  Corridore,   La  popolazione   dello   Stato   romano   dal  1656  al    1901 

(P.  Spezi),  223. 

47.  Dalla  Vecchia,  Cause  economiche  e  sociali  dell' insurrezione  Messi- 

nese del  1674  (M.  Schipa),  362. 

48.  lyAlméras,  Les  amoureux  de  la  Beine  Marie  Antoinette  (G.  B.),  363. 

49.  D'Alméraè,  Une  amoureuse;  Pauline  Bonaparte  (G.  Binaudo),  363. 

50.  De  AngelìB,  Memorie  (G.  Binaudo),  244. 

51.  De  Antonio,  Il  64®  di  fanteria  a  Gustoza  (G.  BrnaudoX  373. 

52.  De  Feo,  Da  Milazzo  a  Porta  Pia  (C.  Binaudo),  373. 

53.  De  Orandmaison,  L'Espagne  et  Napoléon  (X),  365. 

54.  Dfyoh,  La  foi  religieuse  en  Italie  au  XIV^  siòcle  (6.  Gapasso),  46. 

55.  De  Lucia,  La  sala  d'armi  nel  museo  dell'arsenale  a  Venezia  (G.  M.),  465. 

56.  De  Mareachal  de  Linciane,  La  famiglia  dei  Pingon  (D.  Muratore),  330. 

57.  De  Margherita,  L'assedio  di  Pizzighettone  nel  1733  (L.  G.  Bollea),  221. 

58.  De  Mun,  Bichelieu  et  la  Maison  de  Savoie  (L.  Usseglio),  360. 

59.  D* Ercole,  Il  cardinale  Ippolito  De'  Medici  (A.  Leone),  491. 

60.  De  Sanctis,  Storia  dei  Bomani.  La  conquista  del  primato  in  Italia 

(G.  B.),  469. 

61.  Eitel,  Der  Eirchenstraat  unter  Klemens  V  (G.  Cipolla),  348. 

62.  Fano,    Notizie    sulla    famiglia    di    Speron*  Speroni    degli    Alvarotti 

(A.  Bonardi),  466. 

63.  Federzoni,  La  vita  di  Beatrice  Portinari  (A.  Fumo),  482. 

64.  Ferrerò,  Grandezza  e  decadenza  di  Boma,  voi.  IV  (G.  Binaudo),  196. 

65.  Foglietti,  Dei  marchesi  d'Ancona  (A.  Leone),  331. 

66.  Fontana  L.,  Bibliografia  degli  Statuti  dei  comuni  dell'Italia  superiore 

(G.  Binaudo),  458. 

67.  FrancheUi,  Storia  d'IUlia  dal  1789  al  1799  (6.  Boberti),  499. 

68.  Fumo,  Castelli  e  fortezze  veneziane  nell'isola  di  Gandia  (G.  R.),  237. 

69.  Fumo,  La  gendarmeria  cretese  durante  l'ultima  insurrezione  (G.R.),  237. 

70.  GallizioU,  Cronistoria  del  naviglio  nazionale  da  guerra    1860-1896 

(G.  Binaudo),  236. 

71.  Oaravani,  Urbino  e  il  suo  territorio  nel  periodo  francese,  III  (B.  Felici 

Angeli),  501. 

72.  Garibaldi,  Scritti  politici  e  militari  (G.  Binaudo),  239. 

73.  Garóllo,  Dizionario  biografico  universale  (G.  Binaudo),  177. 

74.  Gelli,  3500  ex  libris  italiani  (G.  Binaudo),  174. 

75.  Genova  di  Revel,  La  cessione  del  Veneto  (G.  Binaudo),  231. 

76.  Gentile,  Giordano  Bruno  (G.  Binando),  221. 


ìndice  del  VOLtTHB  XXT   (vtl   DELLA   III  BER»)  563 

77.  Giglio-Tos,  La  morte  di  Ottone  III  (G.  Roberti),  343. 

78.  Giglio-I oSf  Di  nn  diploma  apocrifo  del  Re  Arduino  e  della  sua  in- 

coronazione (L.  U.),  344. 

79.  Glagau,'  Reformversuche  und  Sturze  des  Absolutismns  in  Frankreich 

(C.  R.),  362. 

80.  Gnecehif  Monete  romane  (G.  Rinando),  176. 

81.  Grande,  Le  carte  d* America  di  Giacomo  Gastaldi  (P.  Revelll),  57. 

82.  Graashoffy  Longobardiscb-frankisches  Kloslerwesen  in  italien  (G.  Ci- 

polla), 476. 

83.  Grisar,  Die  rOmische  Kapelle  Sancla  Sanctornm  (P.  Toesca),  340* 

84.  Guevrini,  Come  ci  avviammo  a  Lissa  (G.  Contessa),  69. 

85.  Guggenberg,  Die  Legation  des  Kardinals  Pileus  in  Deutschland  (G.  G.),350. 

86.  Halphen^  Eludes  sur  Tadministration  de  Rome  au  moyen  àge  (P.  P.),  203. 

87.  Hartmann,  Geschicbte  Italiens  im  Mittelalter,  III  (G.  Cipolla),  472. 

88.  Hartmann,  Roma  alla  fine  del  mondo  antico  (P.  Spezi),  199. 

89.  Hergenrother  e  Kirsch,  Storia  universale  della  Chiesa  (L.  C.  B),  310. 

90.  Hiìffer  u.  Lucìewaldt,  Der  Frieden  von  Campoformio  (G.  Manfroni),  61. 

91.  Johnston,  The  napoleonic  empire  in  the  southern  Italy  (C.  R.),  503. 

92.  Jordan,  Topographie  der  Staat  Rom  im  Altertum  (L.  Mariani),  20. 

93.  Jullian,  Histoire  de  la  Gaule  (G.  Rinaudo),  333. 

91.  Kehr,  Regesta  pontificum  romanorum,  II  (C.  Rinaudo),  178. 

95.  ICehr,  Regesta  pontificum  romanorum,  III  (G.  R.),  456. 

96.  Kieffer,  S.  Giusto  di  Susa  (L.  Usseglio),  180. 

97.  Lahanca,  It  papato  (L.  G.  Bollea),  314. 

98.  Lobate,  Un  decennio  di  carboneria  in  Sicilia  (C.  Rinaudo),  230. 

99.  La  Rocca,  Le  vicende  di  un  Comune  della  Sicilia  (G.  La  Mantia),  328. 

100.  Latreille,  Joseph  de  Maistre  et  la  papauté  (G.  Rinaudo),  376. 

101.  Levi,  Il  Cardinale  D'Hohenlohe  nella  vita  italiana  (C.  Rinaudo),  246. 

102.  Livorno  e  gli  avvenimenti  del  1790-91  (E.Michel),  60. 

103.  Liuto,  Nuovi  documenti  sul  processo  Gonfalonieri  (G.  Rinaudo),  241. 

104.  Mac  Ltfyre,  Giordano  Bruno  (C.  Rinaudo),  219.  ' 

105.  Manacorda,  I  rifugiati  italiani  in  Francia   negli  anni   1799  e  1800 

(0.  Rinaudo),  224. 

106.  Manfroni,  Domenico  Carutti  (G.  Rinaudo),  247. 

107.  Martin,  Saint  Leon,  1002-1054  (P.  Spezi),  40.    . 

108.  Martini,  La  Sicilia  sotto  gli  Austriaci  (G.  La  Mantia),  497. 

109.  Martroye,  Genserie  (X),  337. 

1 10.  Massignan,  Il  primo  duca  di  Parma  e  Piacenza  e  la  congiura  del  1547 

(U.  Renassi),  218. 

111.  Mazzini,  Scritti  editi  e  inediti,  voi.  I,  II.  Ili  (G.  Rinaudo),  238. 

112.  Medin,  Documenti  dei  primi  acquisti  di  Padova  nel  Polesine  (A.  Bat- 

tistella),  481. 

1 13.  Monod,  Essais  des  rapports  de  Pascal  II  avec  Philippe  I  (C.  C),  345. 

114.  Morellini,  Giovanna  d'Aragona  (M.  S.),  353. 

115.  Mori,  Pietro  Thouar  (G.  Rinaudo),  243. 

1 16.  Morozzo  della  Rocca,  Le  storie  dell'antica  Monteregale,  III  (A.  L.),  461. 

117.  Mosso,  Escursioni  nel  Mediterraneo  e  gli  scavi  di  Creta  (L.  M.),  189. 

118.  Mosso,  Le  armi  più  antiche  di  rame  e  di  bronzo  (L.  Mariani),  189. 

119.  MilVer,  ecc..  Ordinamento  e  inventario  degli  archivi  (C.  C),  449. 

120.  Mìissoni,  Il  commercio  dello  zafferano  nell'Aquila  (G.  Chiriatti),  327. 

121.  Nani-Mocenigo,  Intorno  a  Niccolò  e  Pietro  Zdriny  (A.  Battislella),  496. 

122.  Napoìéoìì,  Manuscrits  inédils  (G.  Manfroni),  228. 

123.  Negri,  Storia  del  46"  Reggimento  fanteria  (Schiavone),  378. 

124.  Oxilia  e  Boffìto,  Un  trattato  inedito  di  Egidio  Colonna  (G.  G.),  485. 

125.  Ozzola,  Manuale  di  storia  dell'arte  nell'era  cristiana  (L.  M.  C.),  452. 

126.  Pagani,  The  life  of  Antonio  Rosmini-Serbati  (C.  Rinaudo),  242. 


564  INDICK  DEL   TOLUMB  ZXV   (vit  DBLLA  III  Slk») 

197.  Panareo,  Isabella  del  Balzo  in  Terra  d'Otranto  (6.  Chìriatti),  212. 

128.  Papadopóli,  Le  monete  di  Venezia,  Parte  2\  Da  Nicolò  Tron  à  Ma- 

rino Grimani,  1472-1605  (L.  Rizzoli),  48. 

129.  Papi,  Romeo  Popoli  e  il  Comune  dì  Bologna  dal  1320  al  1323  (V.  V.},  41 . 

130.  Pastor,  Leone  X  (P.  Spezi),  487. 

131.  PertuaiOt  La  vita  e  gli  scrìtti  di  Giovanni  Ruffini  (G.  Rinaudo),  377. 

132.  Peseif  Firenze  capitale  (G.  Rinaudo),  233. 

133.  Pesci,  I  primi  anni  di  Roma  capitale  (G.  Rinando),  234. 

134.  Picat,  Les  Frani^ais  italianisants  au  XVI*  siècle  (V.  Gian),  359. 

135.  Poiré,  Magenta  et  Solferino  (G.  Rinaudo),  231. 

136.  Poupardin,  Études  sur  Thìstoire  des  Principautés  lombardes  de  ritalie 

meridionale  (M.  Schipa),  205. 

137.  Professione,  Storia  dltalia  e  della  civiltà  e  società  italiana  (G.  C.ì,  320. 

138.  QuintavaìUy  La  conciliazione  fra  Tltalia  e  il  papato  (G.  Rinaudo),  37:2. 

139.  Renel,  Les  religione  de  la  Gaule  avant  le  christianisme  (G.  R.).  336. 

140.  Renzi,  Il  risorgimento  nella  poesia  di  G.  Carducci  (G.  Rinaudo),  246. 

141.  Rizzoli  L,,  I  sigilli  nel  museo  Bottacin  di  Padova,  Il  (C.  R.),  457. 
14^.  Rélland,  Vie  de  Michel-Ange  (L.  Motta-Giaccio),  494. 

143.  Rosati,  Garlo  Alb.  di  Savoia  e  Frane.  IV  d'Austria  e  d'Este  (G.  R.),  372. 

144.  Rosi,  I  Gairoli  (G.  Rinaudo),  245. 

145.  Sanna,  Le  origini  del  risorgimento  neirUmbria  (G.  Sangiorgio).  366. 

146.  Santoro,  Della  vita  e  delle  opere  di  Mario  Equicola  (V.  Gian),  358. 

147.  Sauli  d'Agliané,  Reminiscenze  della  propria  vita  (G.  Rinando),  375. 

148.  Savini,  Gli  edifìzi  teramani  nel  medio  evo  (G.  Ghiriatti),  326. 

149.  Schiaparelli,  Gharta  Augustana  (F.  Frutaz),  206. 

150.  Sckneider,  Rome,  Compléxitc  et  harmonie  (P.  Spezi),  316. 

151.  Schubring,  Luca  della  Robbia  und  scine  Familie  (P.  Toesca),  352. 

152.  Schulte,  Kaiser  Maximilian  als  Kandidat  f.  pàpsUichen  Stuhl  (6.  C),  £15. 

153.  Semper,  Das  Fortleben  der  Antike  in  der  Kunst  des  Abendlandes 

(P.  Toesca),  .339. 

154.  Sforza,  Contributo  alla  vita  di  Giovanni  Fantoni  (G.  Rinaudo),  226. 

155.  Sieveking,  Studio  sulle  finanze  genovesi  e  in  particolare  sulla  Casa 

di  San  Giorgio  (G.  Blgoni),  184. 

156.  Signorelli,  I  diritti  d*Uso  Civico  nel  Viterbese  (6.  Sangiorgio),  323. 

157.  Soriga,  Di  Ildebrando  suddiacono  di  S.  R.  Chiesa  e  della  sua  leggenda 

(G.  Cipolla),  38. 

158.  Sliavelli,  Antonio  Guadagnoli  e  la  Toscana  ai  suoi  tempi  (G.  R.).  376. 

159.  Stutz,  Die  Kirchliche  Rechtsgeschichte,  fase.  50  (Fr.  Ruffini),  149. 

160.  Taddei,  L*archivista  (C.  Rinaudo),  173. 

161.  Thom,  La  battaglia  di  Pavia  (G.  Sangiorgio),  217. 

162.  Torraca,  Giosuè  Carducci  (G.  Rinaudo),  247. 

163.  Torta,  La  rivoluzione  piemontese  del  1821  (G.  Rinaudo),  371. 

164.  Traversar i.  Bibliografia  boccaccesca  (V.  C),  209. 
16ó.  Trovanellh  Pietro  Caporali  (G.  Rinaudo),  376. 

166.  Ummer  Berlière,  Un  ami  de  Pétrarque  (A.  Fumo),  483. 

167.  Vattasso,  Initia  patrum  ex  Mignei  patrologia,  lì  (C.  Cipolla),  455. 

168.  Vigo,  Annali  d'Italia  (C  Rinaudo),  374. 

169.  Vismara,  Monasteri  e  monaci  Olivetani  nelladiocesi  milanese(G.  S.),  182. 

170.  Vitale,  Un  Documento  sulle  relazioni  tra  l'Arcivescovo  e  le  città  di 

Barletta  e  di  Trani  (M.  S.),  360. 

171.  Zanelli,  Pietro  dal  Monte  (A.  Bonardi),  215. 

172.  Zanon,  Romanità  del  territorio  cittadellese  (A.  Battistella),  322. 

173.  Zeiller^  Les  origines  chrétiennes  dans  la  province  romaine  de  Dal- 

matie  (F.  Alessio),  27. 

174.  Zelle,  Kreìsarzt.  Die  hundert  Tage-Von  Elba  bis  Helena  (C.  M.),  229. 

175.  Zippel,  L*allume  di  Tolfa  e  il  suo  commercio  (I.  Guerrieri),  325. 


INDICE  DEL   VOLUME   XXV  (viI   DILLA   111  SERIfi)  565 


II.  —  £L£N€0  DEI  PERIODICI  PRESI  IN  ESAME. 


1.  Analecta  BoUandiana  (Bruxelles) Ab. 

2.  Annalea  de  Bretagne  (Rennes-Paris) ABr. 

3.  Annales  de  la  Société  d'émulaiion  de  VAin  (Bourg)         .         .  AseA. 

4.  Annales  de  la  Société  d'études  provencales  (Aix-en-Provence)  AhoP. 

5.  Annales  de  VUniversUé  de  Grenoble  (Paris-Grenoble)     .        .  AiiCir. 

6.  Archiginnasio  (V),  bollettino  della  biblioteca  comunale  di  Bologna 

(Bologna) AB. 

7.  Archiv  fUr  kathclisches  Kirchenrtcht  (Mainz)         .        .        .  Akkr. 

8.  Archiv  fUr  Kulturgeschìchte  (Berlin)        .        .        ,         .        .  Akg. 

9.  Archiv  filr  Reformationgeschichte  (Berlin)       ....  Arg. 

10.  Archivio  della  società  romana  di  storia  patria  (Roma)  .  AshR. 

11.  Archivio  di  psichiatria,  neuropatologia,  antropol.  criminale  e 

medicina  legale  (Torino) Ap. 

{'-2.  Archivio  emiliano  del  risorgimento  nazionale  (Modena) .         .  ArnK. 

13.  Archivio  storico  del  risorgimento  umbro  (1796-1870)  (Città  di 

Castello) AsrU. 

14.  Archivio  storico  italiano  (Firenze) Asl. 

15.  Archivio  storico  lombardo  (Milano) AsL. 

16.  Archivio  storico  messinese  (Messina) AsM 

17.  Archivio  storico  per  la  città  e  i  comuni  del  circond.  di  Lodi 

(Lodi) AsLa. 

18.  Archivio  storico  per  le  provincie  napoletane  (Napoli)      .         .  AhN. 
,19.  Archivio  storico  per  le  provincie  parmensi  (Parma)        .         .  AspP. 

i20.  Archivio  storico  sardo  (Cagliari)      ......  AsS^r. 

21.  Archivum  franciseanum  historicum  (Quaracchi)  .        .  Afh. 

22.  Arte  decorativa  e  industriale  (Milano-Bergamo)     .        .        .  Adi. 

23.  Arte  e  Storia  (Firenze) Arst. 

24.  Ateneo  veneto  (Venezia) AV. 

25.  Atti  dell'Accademia  degli  Agiati  di  Rovereto  (Rovereto)         .  AaaR. 

26.  Atti  della  R.  Accademia  delle  scienze  (Torino)  .        .  AaT. 

27.  Atti  della  R,  Accademia  dei  Lincei:  rendiconti  (Roma) .         .  AaLr. 

28.  Atti  della  R.  Deputazione  ferrarese  di  storia  patria  (Ferrara)  AdsF. 

29.  Atti  della  società  istriana  di  archeologia  e  storia  (Parenzo)  .  Asasl. 

30.  Atti  della  società  ligure  di  storia  patria  (Genova)  .         .  AshL. 

31.  Atti  e  memorie  della  R,  Deputazione  di  storia  patria  per  le 

Provincie  delle  Marche  (Ancona) AnulMn. 

32.  Atti  e  memorie  della  R.  Deputazione  di  storia  patria  per  le 

Provincie  modenesi  (Modena) AmdM. 

33.  Atti  e  rendiconti  dell'Accademia  di  scienze,  lettere  ed  arti  degli 

Zelanti  (Acireale) AraZ. 

34.  Berliner  philologische  Wochenschrift  (Berlin) ....  PliwB. 

35.  Bibliothèque  universelle  et  revue  Suisse  (Lausanne)         .        .  BiirS. 

36.  Boletin  de  la  reol  Academia  de  la  historia  (Madrid)      .         .  Ball. 

37.  Boletin  de  la  R.  Sociedad  geografica  (Madrid)         .         .         .  BBsg. 

38.  Bollettino  critico  di  cose  francescane  (Perugia)        .         .        .  Bcf. 

39.  Bollettino  d'arte  del  ministero  della  pubblica  istruzione  (Roma)  Bami. 


566  iirmos  dil  tolume  xxt  (vii  della  hi  serie) 

40.  Bollettino  dei  civici  musei  artistico  ed  archeologico  di  Milano 

(Milano) BmaaM . 

41.  Bollettino  della  civica  biblioteca  di  Bergamo  (Bergamo)         .  BcbB. 

42.  Bollettino  della  R,  Deputazione  di  storia  patria  pei'  V  Umbria 

(Perugia) BssU. 

43.  Bollettino  della  società  di  storia  patria  Antonio  Ludovico  An- 

tinori  negli  Abruzzi  (Teramo) BssA. 

44.  Bollettino  della  società  pavese  di  storia  patria  (Pavia)   .        .  BsP. 

45.  Bollettino  del  museo  civico  di  Bassano  (Bassa Qo)   .        .        .  BmcB. 

46.  Bollettino  di  archeologia  e  storia  dalmata  (Spalato)       .        .  BasD. 

47.  Bollettino  senese  di  storia  patria  (Siena)        ....  BftS. 
4S.  Bollettino  storico  della  Svizzera  italiana  (BeUinzona)     .         .  BsSI. 

49.  Bollettino  storico  per  la  provincia  di  Novara  (Novara)  .        .  B^pN. 

50.  Bollettino  ufficiale  del  primo  congresso  storico  del  risorgimento 

italiano  (fiftilano) Beri. 

51.  BxHletindela  Commission  rogale  d'hist  de  Belgique  {Bruxelles)  BerhB. 

52.  BuIlHin  de  la  Société  d'études  des  Uautes-Alpes  (Gap)  .        .  BftehÀ. 

53.  BulUtin  de  la  Société  scientifique  et  littéraire  des  Basses-Alpes 

(Digne) BsBA. 

54.  Bulletin  italien  (Bordeaux) BI 

55.  Bollettino  dell'istituto  storico  italiano  (Roma)         .        .        .  BlsI. 

56.  Bollettino  storico  pistoiese  (Pistoia) BsP/. 

57.  Civiltà  (la)  Cattolica  (Roma) Ce. 

58.  Correspondant  {Le)  (Parigi) C. 

59.  Critica  {la)  (Napoli)         .        .        .        .        .        .        .        .  Cr. 

60.  Cronache  della  civiltà  ellenolatina  (Roma)     ....  C-c£L. 

61.  Cultura  espafiola  {revista  de  Aragon)  (Madrid)       .  .CE. 

62.  Deutsche  Rundschau  (Berlin) KD. 

63.  Diarium  Terrae  Sanctae  (Hierosolymis)         ....  DTS. 

64.  Favilla  {la):  rivista  dell* Umbria  e  delle  Marche  (Perugia)     .  Ya. 

65.  Uistorisches  Jahrbueh  (Hunchen) Hj. 

C6.  Historische  Vierteljahrschrift  (Leipzig) Hvj. 

67.  Historische  Zeitschrift  (Hunchen  und  Berlin)         .        .        .  Hz. 

68.  Journal  des  Savants  (Paris) Js. 

69.  Katholik  (der)  (Mainz) Ka. 

70.  Lettura  (Milano) .        .  L. 

71.  Madonna  Verona  (Verona) MVfr. 

72.  Marche  (le) illustrate  nella  storia,  nelle  lettere,  nelle  arti  (Fano)  Ma. 

73.  Mémoires   et   documents  publiés  par   la    Société  savoisienne 

d'hist.  et  d'archeologie  (Chambéry) Md^S. 

74.  Memoi'ie  della  r.  Accademia  delle  scienze  di  Torino  (Torino)  MaT 

75.  Meinorie  storiche  forogiuUesi  (Gividale) MsFr. 

76.  Miscellanea  di  storia  ecclesiastica  (Roma)       ....  Use. 

77.  Miscellanea  di  storia  italiana  (Torino) MsI. 

78.  Miscellanea  storia  della  Valdelsa  (Castelflorenlino)        .        .  MsV. 

79.  Mitteilunaen  des  Instituts  fur  oesterreichische  Geschichtsfors- 

chung  (Wien) MpiO. 

80.  Moyen  àge  {le)  (Paris) Ma. 

81.  Neues  Archiv  der  Gesellschaft  fiir  altere  deutsche  Geschichts- 

kunde  (Hannover) Nftr. 

82.  Nouvelle  revue  historique  de  droit  fran^ais  et  élranger  (Paris)  Krhd. 

83.  'Nuova  Antologia  (Roma) Na«. 

84.  Nuovo  archivio  veneto  (Venezia) NaV. 

85.  Pensatììiento  (el)  latino  (Santiago) PI. 

86.  Quelle»  und  Forschungen  aus  italienischen  Archiven  und  Bi- 

blioteken-hrsg.  von  K.  preussischen  Instituts  t n  i^om  (Roma)  QllP. 


INDICE   DEL   VOLUME  XXV   (VII  DELLA   in  8ERIB) 


567 


87.  Baceolta  Vinciana  (Milano) 

88.  Rassegna  bibliografica  delVarte  italiana  (Ascoli  Plceno-Rocca 

S.  Gasciano) 

89.  Rassegna  {la)  Ialina  (Genova) 

90.  Rassegna  Nazionale  (Firenze) 

91.  Rassegna  Pugliese  (Trani) 

92.  Rendiconti  dell'istituto  lombardo  (Milano) 

93.  Revolution  {la)  de  1848  (Paris)      . 

94.  Revolution  (la)  frangaise  (Paris)    . 

95.  Revue  bénédictine  (Marédsons) 

96.  Revue  de  Vhistoire  des  religions  (Paris) 

97.  Revue  de  VOrìent  chrétien  (Paris) . 

98.  Revue  des  deux  Mondes  (Paris) 

99.  Revue  des  études  aneiennes  (Paris) 

100.  Revue  des  études  historiques  (Paris) 

101.  Revue  des  questions  historiques  (Paris)  . 

102.  Revue  de  synthèse  historique  (Paris) 

103.  Revue  d'histoire  ecclésiastique  (Louvain) 
lOi.  Revue  d'histoire  moderne  et  contemporaine  (Paris) 

105.  Revue  d'histoire  rédigée  à  Vétat-major  de  Varmée  (Paris) 

106.  Revue  du  mois  (Paris) 

107.  Revue  generale  (Bruxelles)  .        . 

108.  Revue  historique  (Paris) 

109.  Risorgimento  {il)  italiano,  rivista  storica  (Torino) 

110.  Rivista  abruzzese  (Teramo) 

111.  Rivista  del  collegio  araldico  (Roma)      .... 

112.  Rivista  di  filosofia  e  scienze  affini  (Padova) 

113.  Rivista   di  storia  e   arte   della    provincia 

(Alessandria)        ......... 

114.  Rivista  storica  benedettina  (Roma)         .         . 

115.  Rivista  storica  calabrese  (Reggio  Calabria)   .        .        .        . 

116.  Rivista  storica  salentina  (Lecce) 

117.  Rivista  storico-critica  delle  scienze  teologiche  (Roma)    . 

118.  Romagna,  rivista  di  storia  e  di  lettere  (lesi) 

119.  Rdmische  Quartdlschrift  fùr  christliche  Alteriumkunde  und 

fUr  Kirchengeschichte  (Roma) 

120.  Siena  monumentale  (Siena)    .  .         .'      • 

121.  Sociàé  académique  religieuse  et  scientifique  du  Duché  d'Aoste 

(Aoste) 

122.  Studien  und  Mitteillungen   aus  dem  Benedictiner  und  dem 

CistercienserOrden  (Brunn) 

123.  Studi  senesi  nel  circolo  giuridico  della  r.  università  (Siena) 

124.  Studi  storici  (Pisa) 

125.  Theologische  Quartalschrift  (Freiburg,  i.  Br.) 

126.  Tridentum  (Trento) 

127.  Vierteljahrschriftfur  Social' und  Wirtschaftgeschichie {Leipzig) 

128.  Wiener  Studien  (Wien) 

129.  Zeitschrift  fUr  katholische  Theologie  (Mainz) 


di   Alessandria 


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568  INDICE  DEL  VOLUME  ZZY  (VH  DELLA   IH  SERIE) 

III.  —  ELENCO  DEI  LIBBI  RECENTI  DI  STORIA  ITALIANA. 

.    (Gfr.  pag.  127,  296,  433,  549). 

IV.  -   NOTIZIE  E  COMUNICAZIONI. 

Congresso  internazionale  per  le  scienze  storiche  di  Berlino.  —  Nnove  ri- 
viste e  Biblioteche  sloriche.  —  Concorsi  a  premio.  —  Primo  cente- 
nario del  Gabinetto  numismatico  di  Brera.  —  Société  d^études  ita- 
liennes.  —  Miscellanea  Tassoniana.  —  Pubblicazioni  varie.    Fag.  144. 

Concorso  per  una  pubblicazione  storica  su  Torino  e  il  Piemonte  nel  ri- 
sorgimento italiano.  —  Concorso  della  Casa  editrice  L.  F.  Cogliati.  — 
Concorso  a  premio  su  tema  di  diritto  romano.  —  Concorso  di  geo- 
grafìa economica.  —  R.  Deputazione  sovra  gli  studi  dì  storia  patria 
per  le  antiche  provìncie  e  la  Lombardia.  —  Congressi  storici  di  Bar- 
cellona e  di  Zaragoza.  —  Nuove  Riviste.  —  Il  Codice  di  Asti,  detto 
di  Malabayla,  tradotto  in  lingua  italiana.  —  Bibliographisches  Institnt. 

—  Poesie  di  mille  autori  intorno  a  Dante  Alighieri.  —  Pubblicanoni 
varie  di  storia  non  italiana.  —  Necrologia  di  Felice  Chiapusso.  — 
Necrologia  di  Maurizio  Brosch.  Fag^  302. 

Congresso  internazionale  delle  scienze  storiche  di  Berlino.  —  Congreso 
de  historia  de  la  Corona  de  Aragon.  —  XI  Congresso  storico  subal- 
pino. —  Congresso  della  Società  italiana  per  il  progresso  delle  scienze. 

—  Assemblea  della  Società  nazionale  per  la  storia  del  risorgimento 
italiano.  —  Feste  e  pubblicazioni  tassoniane.  —  Università  di  Bologna. 

—  L'Archivio  della  fabbrica  del  duomo  di  Milano.  —  Catalogo  meto- 
dico della  Camera  dei  deputati.  —  Pubblicazioni  storiche  estranee 
alla  storia  italiana.  Fag.  442. 

Assemblea  della  Società  nazionale  per  la  storia  del  risorgimento  italiano. 

—  Congresso  storico  militare  internazionale.  —  Istituto  geografico 
dott.  De  Agostini.  —  Meyers  grosses  Konversation-Lexicon,  XX  B.  — 
Pubblicazioni  varie.  Pag^  556. 


Bbnzi  Luiqt,  Gerente  responsàbile 


Torino  —  Tip.  degli  Artigianelli 


4.  Basso  medio  evo  (Ssc.  xi-xv). 

ChalandoHy   Histoire   de   la    domination    Normande    en   Italie 

(M.  Schipa) Pag.  478 

Mediti,  Docnmenti  del  primi  acqnisti  di  Padova  nel  Polesine 

(A.  Batiistella) .481 

Federzùni,  La  vita  di  Beatrice  Portinari  (A.  Fumo)         •        .  482 

Ursmer  Berlière,  Un  ami  de  Pétrarque  (A.  Fumo)  .        .        „  483 

OxUia  e  Bof/Uo,  Un  trattato  inedito  di  Egidio  Colonna  (G.  Cipolla) ,  485 

5.  Tempi  moderni  (149M789). 

Fattor,  Leone  X  (P.  Spezi) ,487 

Bomate,  Mémoire  du  chancelier  de  Gattinara  (A.  Leone)  ,    491 

D'Ercole,  Il  cardinale  Ippolito  de*  Medici  (A.  Leone)       .  ,491 

Bélluzzi,  Diario  autobiografico  1535-1541  (A.  Leone)        .  ,    493 

Rolland,  Vie  de  Biichel-Ange  (L.  Motta-Ciaccio)  .  ,     494 

Nani'Mocenigo,  Intorno  a  Nicolò  e  Pietro  Zdriny  (A.  Battistella)  .    496 
Coggiola,  Sulla  pubblicazione  della  '^  Storia  del  Mogol ,  di  N.  Man- 

nucci  (A.  Battistella) ,496 

Martini,  La  Sicilia  sotto  gli  Austriaci  (6.  La  Mantia)      .  ,    497 

6.  Periodo  della  rivoluzione  francese  (1789-1815). 

Franchetti,  Storia  d*IUlia  dal  1789  al  1799  (6.  Roberti)  .        ,  499 
Qaravani,  Urbino  e  il  suo  territorio  nel  periodo  francese,  HI 

(B.  Feliciangeli)       ...      .x        .....  501 

Jóhnston,  The  napoleonic  empire  in  the  southern  Italy  (C.  R.)  ,  503 

7.  Periodo  del  risorgimento  italiano  (1815-1908). 

Brentari,  Il  2'  battaglione  bersaglieri  di  Garibaldi  nella  cam- 
pagna del  1866  (6.  Sangiorgio) ,  505 

Alfani,  Della  vita  e  delle  opere  di  Augusto  Conti  (C.  Binando)  ,  509 

Artom,  L*opera  politica  di  Isacco  Artom,  I  (C.  Rinaudo)         ,  511 

IL  Spoglio  di  26  Periodici  e  di  Atti  e  Memorie  di  Deputazioni 
e  Società  storiche,  di  Accademie  e  di  altri  Istituti  scientifici 
e  letterari,  con  riassunto  di  393  articoli  di  storia  italiana 
(Mario  Zaccbi) i>    513 

ìli.  Elenco  di  108  recenti  pubblicazioni  di  storia  italiana        ,    549 

IV.  Notizie  e  comunicazioni.  —  Assemblea  della  Società  nazionale 

per  la  storia  del  risorgimento  italiano.  —  Congresso  storico 
militare  internazionale.  —  Istituto  geografico  dottor  De  Ago- 
stini. —  Meyers  grosses  Konversations- Lexicon,  XX  B.  — 
Pubblicazioni  varie ,    556 

V.  Indice  del  volume  XXV  (VII  della  3»  Serie)     .        .        .        ,    561 


Indice  generale  delta  Rivista  storica  Italiana 

in  2  volumi  di  pagine  xxxvi-806,  in-8.  —  Prezzo  lire  15. 

Nell'intento  di  soddisfare  al  desiderio  di  molti  Associati  alla 
Rivista  storica,  la  Direzione  ò  disposta  di  spedire  ai  medesimi 
i  due  volumi  dell'Indice  (franchi  di  posta)  per  lire  dieci  (IO), 
purché  ne  sia  fatta  domanda  direttamente  alla  Direzione,  con  la 
acclusa  cartolina  vaglia  di  lire  IO.  SI  prega  di  sollecitare  le 
domande,  stante  lo  scarso  numero  di  copie  disponibili. 

È  un  Indice  affatto  diverso  da  quello  delle  altre  Ras- 
segne, Archivi  e  Giornali.  Questi  in  poche  pagine  richia- 
mano tutto  il  loro  materiale,  e  l'Indice  serve  solo  a  chi 
ne  possiede  la  raccolta.  Invece  l'Indice  della  Rivista  storica 
Italiana  costituisce  un  lavoro  autonomo,  indipendente  anche 
dalla  sua  collezione,  come  prospetto  del  movimento  sto- 
rico relativo  air  Italia  dal  1884  al  1901.  Infatti  T  Indice 
della  Rivista  storica  porge  in  22680  numeri,  ripartiti  siste- 
maticamente in  60  gruppi,  T  indicazione  delle  Memorie 
originali,  delle  Recensioni  e  degli  Articoli  spogliati  da 
oltre  600  periodici  in  18  anni  di  lavoro. 


La  Rivista  storica  italiana  si  pubblica  in  fascicoli  tri- 
mestrali di  oltre  otto  fogli  di  stampa  in  marzo,  giugno, 
settembre,  dicembre.  —  Prezzo  d'abbonamento  lire  12  per 
r Italia  e  lire  14  per  i  Paesi  esteri;  fascicolo  separato 
lire  3,50  all'  interno  e  lire  4  all'estero.  —  Gli  abbonamenti 
si  prendono  alla  Direzione,  Torino,  via  Brofferio,  3,  e  presso 
i  principali  librai  italiani  e  forestieri. 

Sono  pregati  tutti  gli  Abbonati,  che  non  hanno  ancora 
pagato  l'abbonamento  dell'anno  corrente,  di  volerne  spe- 
dire, senza  ulteriore  indugio,  l'importo,  per  regolarità  di 
amministrazione. 

Si  riterrà  confermato  l'abbonamento  alla  Rivista  sto- 
rira  per  l'anno  1909  a  tutti  gli  Associati  dell'anno  corrente, 
che  non  avranno  espresso  entro  gennaio  prossimo  avviso 
contrario. 


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