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RIVISTA STORICA ITALIANA
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A.' ^'■■"'
RIVISTA STORICA
ITALIANA
PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE
DIRETTA
Prof. COSTANZO RINAUDO
CON LA COI> L. ABORA ZIONB DI MOLTI CULTOUI DI STORIA PATRIA
Volume XXV (VII della 3' Serie)
DIREZIONE
TORINO, VIA BROKFERIO, 3
1908
V
^■^tìl 333. S-
AiiN XXV, Z" S. Gennaio-Marzo 1908 Voi. Vii, fase. 1
RIVISTA STORICA
ITALIANA
PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE '
DIRETTA
Prof. COSTANZO RINAUDO
CON LéA. COIiLABORAZIONB DI MOLTI CULTORI DI STORIA PATRIA
DIREZIONE
TORINO, VIA BROFFERIO, 3
1908
INDICE DELLE MATERIE
L Re^emMojni e note blliliograflche.
ì. Storia, oi|ai|àL&
Atti del Congresso intemazionale dì scienze storiche tennto
a Roma nel 1903, It Tolumi (L. G. BoHea) . . Pag. 1
2. £tÀ. preromana B RdUNA.
Jordan, Topographie der Stadt Rom im Àltertum (L. Mariani) , SO
Amelung a. Hóltzingef\ The Museums and ruins of Rome
(L. Mariani) , .... 23
Zeiller, Les orìgines chrétiennes dans la province romaine de
Dalmatie (F. Alessio) • 36
Baur, G. Jean Ghrysostome et sea (Buyres dans Thistoire litp
téraire (F. Alessio) ........ «27
3. Alto medio kvq (Ssc. y-xi).
CaràbéUese, L^Apulia e il suo Gomune neiralto medio evo
(V; Vitale) .....*.... 28
Soriga, Di Ildebrando suddiacono di S. R. Ghiesa e della sua
leggenda (C. Cipolla) . . . . . . . .38
MafUn, S^i Léoot^ 1002-105^ (P. Spe4) * • . , 40
4. Basso medio evo (Sec. xi xt).
Papif Romeo Pepoli e il Comune di Bologna dal 1310 al 1323
{V. Vitale) . . . ,41
Baumgarter, Ans Eanzlei u. Kammer (G. Cipolla) • . « 43
D^oh, La foi religieuse eiiJ^He ait xit* siècle (G. Gapasso) « 46
5. Tempi moderni (1492-1789).
Papadopoliy Le monete di. Venezia. Parte 2% Da Nicolò Tron
a Marino Grimani: 14724605 (L. Rizzoli) • . . , 48
CapasBOy II governo di Don Ferrante Gonzaga in Sicilia dal 1535
al 1543 (G. Sangtorgio) . .' .5!^
Grande, Le carte di America di Giacomo Gastaldi (P. Revelli) t 57
6. Periodo della rivoluzione francese (1789-1815).
Livorno e gli avvenimenti del 1790*91 (E. Michel) . « ,60
Buffer u. Lucktcaldt, Der Frieda» von Campoformio (C. Manfroni) , 61
I.
RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE
1. STORIA GENERALE.
Atti del Congresso Internazionale di Scienze Storiche, — (Roma,
1-9 aprile 1903), 12 voi. di complessive pagine 5067,
Tip. della R. Accademia dei Lincei, 1907.
1. — Sorta nel 1900 in Italia l'idea di riunire a solenne
convegno in Roma i cultori delle discipline storiche d'ogni
paese, per solennizzare il nuovo secolo, e concretizzatosene
il proposito pochi mesi dopo nel secondo Congresso inter-
nazionale storico a Parigi (il primo tenuto ad Aja nel 1898
fu quasi esclusivamente dedicato alla storia diplomatica, mentre
il secondo comprese tutte le scienze storiche), nel 1903 veniva
raccolto a Roma il terzo. Dopo varie peripezie al primo co-
mitato promotore ne subentrò uno direttivo, composto dei
Delegati delle principali Accademie e dei più importanti Isti-
tuti scientifici del Regno, con presidente il venerando senatore
Pasquale Villari e segretario generale il Comm. Dottore Giacomo
Gorrini, direttore degli archivi al Ministero degli Affari Esteri, i
due veri organizzatori, sapienti e fortunati, del Congresso.
Ora a distanza di neppure quattro anni esce l'ultimo dei
dodici volumi degli atti di questo terzo Congresso intemazio-
nale, i quali ne sono una fedele e accurata relazione.
Il volume primo contiene gli Atti preliminari e d'indole
generale, cioè la storia dell'origine dell'organizzazione del Con-
gresso, il relativo programma, i verbali delle adunanze generali,
una notizia della Mostra di topografia romana e dell'Esposi-
zione di manoscritti e libri a stampa, dei festeggiamenti e dei
Rivista storica italiana, 8* S., vii, 1. 1
2 RBOB^BIONI K VOTI BIBLIOGRAFICHB — L. C BOLLEA
ricevimenti, delle gite illustrate dei Congressisti, degli omaggi
di pubblicazioni al Congresso, i voti, la pubblicazione degli Atti,
il Rendiconto Finanziario, diverse notizie, appunti, appendici
e indici. Ciò che rende questo volume veramente prezioso è
l'introduzione di Pasquale Villari, il quale spiega perchè accettò
la presidenza, rende vive lodi al Comm. Gorrlni per Topera sua
e nota con intima gioia come alcune proposte del Congresso
abbiano già avuto principio di attuazione.
Gli altri undici volumi sono divisi in due parti essenziali:
delle quali la prima è dedicata ai verbali delle sedute delle di-
verse sezioni, e la seconda alle comunicazioni. Di queste bre-
vemente diremo, scegliendo quelle che hanno vera attinenza
con la storia d'Italia.
Il volume secondo, destinato agli atti della sezione 1*
{Storia antica^ epigrafia e filologia classica), porta le seguenti
memorie: E. Petersen, Nuovi risultati storici della interpreta^
zione della Colonna Traiana in Roma; R. Seymour Conway,
I due strati nella popolazione indoreuropea dell'Italia antica;
E. Modesto V, In che stato si trovi oggi la questione etrusca;
L. KoLZAPFEL, Intorno alla leggenda di Romolo; G. Tropea, Sul
movimento degli studi della storia antica in Italia, rappresentato
dalle pubblicazioni periodiche dal 1895 ai giorni nostri; N. Vulig,
Contributi alla storia della guerra di Ottavio in Illiria nel 35-33
e della campagna di Tiberio nel 15 a, C; E. De Vincentiis,
Leonida e Timarida da Taranto; S. Ricci, Il gabinetto epigrafico
ed archeologico presso i musei e le scuole superiori e secondarie
in Italia; A. Galanti, I tempi e le opere di Claudio Claudiana;
F. Eusebio, Cenni particolari sul materiale egiziano del Museo
d'Alba; E. Stampini, Sul movimento filologico in Italia, rappì-e-
sentalo dalle pubblicazioni periodiche degli ultimi decenni.
Il volume terzo, che reca gli atti della sezione 2* (Storia
del medioevo e modeì-na), è quello che ci riguarda più diretta-
mente, e perciò diremo in breve di ognuna delle comunicazioni
in esso pubblicate.
Francesco Novati presenta una relazione per la pubblica^
zione del « Corpus Inscriptionum Italicarnm medii aevi », perchè
il Corpus Inscriptionum Latinarum si arresta per l'Italia al
secolo VI, e gli eruditi commentarli della seconda parte delle
Inscriptiones christianae urbis Romae septimo saeculo anteriores
del De Rossi contengono solo taluni di questi importanti do-
cumenti posteriori al secolo sesto, cosicché il materiale im-
STOnrÀ GENBRALK — ATTI DEL CONGRESSO, ECC. 3
menso giace nei testi originali, o fu divulgato in raccolte dei
secoli XVI e XVII e moderne, quasi sempre alterandole e
falsandole. Questo Corpus apporterebbe immensi vantaggi alla
storia civile, politica, religiosa, letteraria, artistica e cristiana,
alle ricerche diplomatiche e paleografiche e allo studio della
metrica volgare, mentre illuminerebbe delle intiere età ancora
molto buie, come la longobardica, non sufficientemente chia-
rita né dal Codice diplomatico longobardo del Troya, né dagli
Scriptores rerum longohardicarum et italicarum saec. VI- IX
del Wuitz (1878), né dai Poetae latini aevi Carolini (voi. I, 1881)
del Dùmmler. Sarebbe però un lavoro immane, da farsi sotto
la presidenza della R. Accademia dei Lincei, da un manipolo
di dotti, con riproduzione di calchi e fotografie, con criterii
speciali, che il Novali elenca, dividendo lo scarso materiale
dei secoli VII-IX da quello più abbondante dei secoli X-XII
e questo da quello abbondantissimo dei secoli XIII-XIV.
LoGi ScHiAPARELLi fa alcuue proposte per la pubblicazione
'// un a Corpus Chartarum Italiae », verso Tattuazione del quale
?egna un notevole passo raccordo, stabilito subito dopo la
chiusura di questo Congresso, fra Tlstituto Storico Italiano e
l'Istituto Storico Prussiano per ricerche sistematiche negli ar-
chivi e nelle biblioteche deir Italia e per la pubblicazione di
regesti. Lo Schiaparelli, riattaccandosi ad un tema svolto dal
Villari nel quarto Congresso Storico Italiano del 19-28 set-
tembre 1889, vuole un accordo completo fra Deputazioni e
Società storiche, che lavorino sotto la guida delFIstituto Sto-
rico Italiano per compilare una raccolta sistematica, definitiva
delle carte medioevali italiane, lavoro al quale attendono già,
ognuno per proprio conto, questi diversi organismi di studio.
Il fatto che l'Hartmann di Vienna uscì contemporaneamente
a fare la stessa proposta, dimostra sempre più la necessità
di questo Corpus, il quale dovrebbe spogliare non solo i cartolarli
e i cataloghi degli archivi, ma anche le storie, le miscellanee,
tutti quei mss. che possono contenere copie, estratti o citazioni
di carte, tutti i diplomi e tutte le bolle. Le carte longobardiche
sino al 774 potrebbero — perchè non molte — formare un unico
gruppo; poi sino al 1200 la pubblicazione, per intero del do-
cumento , dovrebbe esser divisa per regioni e per fondi ar-
chivistici originari, e dopo sino al 1300 dare solo il regesto,
pubblicando per disteso le carte più importanti di quest*età e
.anche qualcuna di quelle posteriori al 1300. Ogni Deputazione
4 RECKN8I0KI B NOTE BIBLIOQRAFICHK — L. C. BOLLE!
e Società Storica potrebbe attendere alla pubblicazione della
sua parte di lavoro, sottoponendola ai criteri generali stabiliti
dall'Istituto Storico Italiano. Ogni paese, ogni città d'Italia ha
avuto il suo storico, V Italia unita darebbe il Corpus, dedican-
dolo al grande L. A. Muratori.
Giuseppe Gerola traccia la sua relazione sulla istituzione
di un museo veneto-levantino in Venezia per conservarvi le glo-
riose tracce di civiltà e di arte portate nelle terre di oriente
dalla repubblica di S. Marco. Questo fecero i Francesi per i
loro monumenti in levante, questo aveva iniziato per Venezia
il compianto Noiret e questo fece il Gerola per incarico del
R. Istituto Veneto dal 1900 al 1902, portando da Candia a
Venezia più di 80 calchi in gesso, di 1500 fotografie, di 50
schizzi e descrizioni minute di città, di fortezze e di località,
e più di 650 monumenti riprodotti in pianta, di 450 iscrizioni e
di 1000 graffiti e la riproduzione di notevolissimi affreschi ve-
neto-cretesi del XIV e XV secolo. Ma Albania, Epiro, Morea,
Jonie, Cerigo, Eubea, Cipro, le Sporadi e le Cicladi attendono
ancora questo lavoro e il Gerola domanda perciò Taiulo del
Governo.
Giacomo Gorrini ritiene esservi opportunità di un coordi-
namento delle noì*me legislative o consuetudinarie, rispetto alla
consultazione e pubblicazione dei documenti degli Archivi di stato
riferentisi alla storia recente e contemporanea. In Italia i R. De-
creti 27 maggio 1875 n. 2552 e 9 settembre 1902 n. 445,
concedono la pubblicità degli atti solo sino al 1815, e le
consultazioni con autorizzazioni speciali sino al 1848 e anche
al 1860 a seconda della fiducia nelle persone che le esami-
nano. Il Gorrini fece ricerche per gli altri Stati, e vide che
molti di essi non pensano affatto di disciplinare la materia, rite-
nendo alcuni che tutti gli atti del Governo debbano esser
pubblici, altri invece segreti, e altri stabilendo dei limiti. Così
la Russia (1725-1762), la Danimarca (1750), il Baden (1771),
la Baviera e il Portogallo (1801), la Gran Bretagna (1803),
r01anda(1814), Tltalia (1815), la Francia e TAustria (1830),
la Sassonia (1831), la Prussia (1840), la Svizzera (1848), la
Svezia (1850), gli Stati Uniti d'America (1870). Siccome è ne-
cessaria per lo studioso la consultazione di documenti sincroni
dell'uno e dell'altro Stato, perchè la storia moderna ha una
intrinseca unità internazionalistica, così il Gorrini vorrebbe
una intesa fra gli Stati per avvicinare un po' più i limiti pre-
STORIA 68NEIULR — ATTI DSL CONGRKSSO, ECC. 5
posti alla libera consultazione e alla pubblicazione degli atti,
che costituiscono la base e l'essenza della storia contemporanea.
Già i Congressi tedeschi di Monaco (1893) e di Innsbruck (1897),
domandarono ciò fino al 1847 e 1850: ora il Gorrini insiste sino
al 1845, conciliandosi in questa data gli interessi di Stato e di
famiglie con quelli degli studi storici. Subito dopo il Congresso,
l'Austria e l'Ungheria portarono i limiti sino al 1847, la Baviera
sino al 1825, mentre la Francia tenne duro sul 1830 e l'Italia
si mantenne al 1815 accordando però maggiori agevolazioni
agli studiosi; e perciò il Comm. Gorrini può essere lieto del
buon esito della sua proposta.
Paolo Frederigq (Belgio), P. J. Blok (Olanda), M. CI. Gertz
(Danimarca), A, Bresslau (Germania), Gabriele Monod (Francia),
Raf. Altamira y Crevea (Spagna), H. Pdtnam (Stati Uniti Nord-
Americanì), H. Hjarne (Svezia), G. Bryge (Gran Bretagna),
B. Dembinski (Austria), P. Villari (Italia), in dodici chiare e
dotte relazioni espongono brevemente come sia organizzato
l'insegnamento della storia nei loro Stati e nei vari ordini di
scuole, notandone i progressi in questi ultimi tempi e indicando
i mezzi più convenienti per correggerne i difetti che ancora
rimangono.
Luigi Duchesne esamina les evéchés d'Italie et V invasion
Lombarde, raccogliendo in una tavola i 221 vescovati delle
1 1 Regioni d'Italia con tutte le notizie anteriori e contempo-
ranee all'invasione longobarda.
Luigi Soiulte in una comunicazione: La lana come pro-
motrice della floridezza economica délV Italia nel medio evo, mostra
come ^li Italiani abbiano da prima imitato gli Arabi nel tes-
sere e nel tingere le lane, e poi i Fiamminghi per vincerli
nella concorrenza commerciale, e siano infine decaduti in
quest'arte quando i Tudor vietarono Fesportazione della lana,
iniziando quel monopolio che gli Inglesi ancora tengono. Lo
Schulle invita a studiare la storia delle arti d'esportazione e
non quelle di consumo locale per conoscere la vera vita eco-
nomica dell'Italia medioevale.
Ludovico Pastor dà notizie preziosissime sulle biblioteche
private e su gli archivi privati e specialmente delle famiglie pin-
cipesche di Roma, ricordandone l'origine nel secolo XVI per
opera del nepotesimo, che molte volte fece esulare le carte di
Stato negli archivi privati, e dicendo delle vicende tristi e liete
delle superstiti biblioteche Casanatense, Barberiniana che non
6 RECESSIONI K NOTE BIBl.10 JRAFICIIK — L. C. BOI.LKA
esiste più a sé, Chigiana e Corsiniana o deir Accademia Reale
dei Lincei.
Gabriele Monod conia comunicazione: Michelet et V Italie,
mentre tesse un capitolo interessante di storia del Risorgimento
Italiano, offre notizie bibliografiche preziose e riproduce una
corrispondenza fra il Michelet e l'Amari, tessendo un bel capi-
tolo di fratellanza franco-italiana.
Alessandro Gherardi, al quale fu affidato dal Conte Fran-
cesco Guicciardini l'incarico di preparare La nuova edizione
della « Storia d'Italia » del suo illustre proavo omonimo, in-
dica i criterii seguiti in questo suo lavoro.
Leone G. Pélissier, dopo aver discorso sur quelques docw
ments utiles pour Vhistoire des rapporta entre la Fr ance et V Italie,
pubblica il testo inedito di TJn voyageur dauphinois reste inconnu,
Antoine de Brunel, seigneur de S. Maurice en Trièves (1622-1696),
dimostrandolo opera dì un compagno del Brunel, l'olandese
Aerssen de Sommelsdyck, e più propriamente la prima parte
del suo noto Voyage d'Espagne curieux, historique et politique
fait en Vannée 1655, Il documento pubblicato descrive minu-
tamente Roma, la vita che vi si mena e le sue opere di arte ;
indi conduce il lettore attraverso a Viterbo, Montefiascone,,
Acquapendente, San Casciano, Radicofani, Siena, Firenze e
dintorni, Pistoia, Lucca, Massa, Pisa, Genova e tutta la riviera
di Ponente sino a S. Remo per quanto riguarda l'Italia, prose-
guendo nella Francia meridionale sino al punto da cui si parte
il Voyage d' Espagne,
L. M. Hartmann in una dotta e filosofica comunicazione
sull'evoluzione storica, nota le tre tendenze odierne della filo-
sofia individualistica e dualistica di Leopoldo di Ranke, ma-
terialistica ed economica di Marx e di Engels e quella inter-
media del Lamprecht, più comune e più nota, la quale parte
da Marx per arrivare a Ranke. L' Hartmann conclude che « la
tendenza della storia è diretta sulla via della lotta di classe verso
r abolizione delle classi e sulla via della lotta degli Stati versa
V ctholizioììe dei contrasti fra gli stati medesimi ».
Enrico Simonsfeld, continuando i suoi Contributi alla
storia delle Case Beali di Baviera, di Prussia e d' Italia , mi--
ziati nella Zeitschrift fUr Kulturgeschichte s. 4*, tom. II, pa-
gina 241 e seg. e nella Misceli, B. Deputazione Veneta di Storia
Patria, tom. Vili, ser. Il», dà tre lettere del 1571, 1565, 1566,
delle quali la più importante per noi è la terza di Emanuele
BTORIA eSHBRALK — ATTI DEL CONQRBBSO, ECC. 7
Filiberto di Savoia al duca Alberto V di Baviera, quando egli
si recò in Germania a visitare Tlmperatore.
Antonio Baldagci riproduce in eliotipia e descrive una
a Listina » del Sultano Selim JH in paleo-serbo, che è un
giuramento di fedeltà e di pace fatto al principe di Ragusa
nel 1517.
Giulio Gay espone les résuUats de la domination Byzantine
(ìans r Italie meridionale aux X^ et XI^ siècle, che riabilitano
contro la vecchia tradizione l'opera dei Bizantini, dimostran-
dola protettrice contro Tlslam, riorganizzatrice dell'assetto po-
litico e sociale sulle coste, se non neir interno. Quest'opera
fu ingiustamente diffamata come sfruttatrice sempre, mentre
lo fu in forma episodica, quale ogni altra dominazione stra-
niera. Prova di ciò è la difesa disperata della signoria bi-
zantina contro i Normanni fatta dagli Italiani, lieti di non
essere da essa violentati nella loro fede romana, né privati
del consuetudinario diritto longobardo, orgogliosi delle molte
onorificenze abihnente distribuite da Costantinopoli, fieri tal-
volta di essere — come in alcune terre — Greci autentici di
lingua e di costumi. I vantaggi venuti all'Italia appaiono an-
cora nel commercio coli' Oriente intensificatosi, nel lusso dì
certe città nella 2*^ metà del XI secolo, nell'esplicazione di
quell'arte che sarà poi detta normanna e nel fatto che i Nor-
manni non fecero che riprodurre e ricopiare la vita bizantina.
Giovanni Monticolo riferisce suW opportunità di riprendere
e compiere la pubblicazione del « Glossaire Archéologique du
mcyen age et de la Renaissance » di Victor Gay, disgraziata-
mente non ultimato per la morte dell'autore nel 1887. Dopo
aver dimostrato come della consultazione di quest'opera non
possa far a meno chiunque in monografie speciali o nel com-
mento di testi letterari e storici voglia illustrare le mani-
festazioni più sensibili della vita medioevale dalla forma
delle vesti e degli ornamenti a quella delle armi, dalle vi-
cende delle suppellettili laiche ed ecclesiastiche a quella delle
consuetudini pubbliche e private, il Monticolo con molta eru-
dizione indica come si potrebbe migliorare la continuazione
del lavoro del Gay, adomandolo di molte incisioni sincrone.
Luigi Fumi, rifacendosi agli studi di Aurelio Zonghi per
Fabriano, del Briquet per Genova, li ha proseguiti per Lucca,
ed è venuto nella persuasione che sia utile una raccolta di
marche e di filigrane cartacee dal secolo XII al XV, Egli la
8 RECENSIONI K NOTE BIBLIOURAFICIIE — L. C. BOLLEA
vorrebbe latta per ordine ministeriale in ogni archivio, a fine
di poter avere un elemento sussidiario alla paleografia nella
determinazione dell'età dei documenti acroni.
Giuseppe Greppi ci rivela alcuni compromessi dei gabi-
netti diplomatici Europei le lendemain de Navarin (1827-28).
Giuseppe Gallavresi discorre delle fonti di due Archivi
milanesi per la storia delia prima Campagna del generale Buo-
naparie, importanti perchè finora per la campagna del 1796
le notizie furono quasi tutte di origine francese o austriaca,
runa e l'altra troppo interessate, se si eccettuano i Despatches
of colonel (xraham. Il Gallavresi annuncia che l'Archivio Civico
Milanese {Dicasteri Governò, 22, Corrispondenza del tempo) e
l'Archivio Arese-Lucini di Milano (casello XCIX, cont. A, n. 124)
forniscono documenti importantissimi a tale scopo, perchè di
provenienza italiana, neutra nel conflitto.
E. Hueffer corregge molte delle inesattezze, ormai sto-
riche, relative alla battaglia di Marengo, fra le quali comu-
nissima quella che la vittoria sia dovuta essenzialmente alla
presenza di spirito del generale Desaix. L'Hueflfer sospetta per-
sino che il ritomo di questi sul campo di battaglia sia avve-
nuto per un richiamo dì Napoleone. Ciò non di meno non
a questo fatto, né all'audace assalto dato dalla cavalleria del
generale Kellermann, dal Bonaparte non mai voluto apprez-
zare in modo giusto, ma essenzialmente allo sbandarsi della ca-
valleria austriaca e al disordine di tutto l'esercito del Melas
va attribuito l'esito, cosicché vera è la frase del conte Adamo
Neipperg che il trattato di pace fu « diete par Tarrogance
et accepté par la pusillanimité ».
Sergio Terlizzi studia sul codice diplomatico delle reZa-
zioni di Carlo 1 d'Angiò con la Toscana (1265-1285), edito
dalla R. Deputazione di Storia Patria per la Toscana, questi
rapporti, dimostrando la politica abile del re napoletano, il
quale avrebbe voluto, dopo averli attirati a sé, assoggettare
tutti i Comuni toscani, ma ne fu impedito dal pontefice e poi
dai Vespri Siciliani, e in pari tempo lumeggiando la politica
non meno avveduta dei Comuni, che si giovavano delle ambi-
zioni dell'Angioino, ne intuivano le mire e si preparavano alla
difesa.
Alfredo Stern pubblica un rapporto del Barone Bunsen,
rappresentante del Re di Prussia a Roma (1824-1838), che
rivela le condizioni dello Stato Pontificio nel 1837.
STORIA GEMSKALE — ATTI DSL CONGRESSO, ECC. 9
Giuseppe Rondoni spezza una cavalleresca lancia per i vecchi
^iemali della patria^ dimostrando come ingiustamente siano
trascurati i giornaletti, che possono invece essere, specie -gli
umoristici, fonti storiche di primissima importanza.
Edoardo De Dienne tratta des Rapporta de V Agenais
(Francia S. 0.) avec Vltalie principalement aux XV^ et XVI^
siècUSy ricordando come fra gli uomini d'armi di questa terra
francese, Carlo d'Armagnac — ultimo di sua illustre famiglia
— era fratellastro di Amedeo Vili di Savoia, Luigi duca di
Nemours fu viceré di Napoli e morì nel 1503 a Cerignola, e
Blaise de Monluc scrisse dei veri commentarii sulle sue guerre
in Italia, e come fra gli uomini di chiesa tre della Rovere, un
Fregoso e il celebre Matteo Bandello vissero neir Agenais, e fra
gli studiosi tennero loro dimora in questa terra francese il filo-
sofo e medico G. G. Scaligero e il filologo Giuseppe suo figlio.
Enrico Hauser ci profila un étude critique sur le texte du
Journal de Louise de Savoie^ dhnostrando che il solo testo il
quale abbia un valore storico è quello del Guichenon.
Gustavo Uzielli studia le deviazioni dei fiumi negli as'
sedi di Lucca (1430), di Fisa (1509) e in altre imprese guer-
resche, combattendo i giudizi aspri contro i tentativi falliti di
queste deviazioni fatte dal Brunelleschi (SerchioJ e dal Vinci
(Amo) con l'approvazione del Macchiavelli e del Soderim*,
ed esaminando le principali deviazioni a scopo militare, dalla
pretesa del Ginde e dell'Eufrate (538 a. G.) per opera di Ciro
a quella del Mississipi (1862-63) dovuta al generale Grant.
Dimostra pure che molti giudizi sull'arte militare del Macchia-
velli — che oggi vanno per la maggiore — sono fallaci.
Demetrio Marzi dà importanti notizie intorno ai documenti
di àkune illustri famiglie Fiorentim (Del Nero, Guadagni, Mi-
nerbetti, Torrigiani) conservati nell'archivio dei signori Marchesi
Torrigianiy ricco di pergamene, di volumi, di buste, di filze e
interessanti la storia dell'Italia centrale e meridionale.
Vincenzo Epifanio discorre di II Cardinale Soderini e la con-
giura dei fratelli Imperatore^ che pagarono nel 1523 il fio dei
loro progetti di fare re di Sicilia Marco Antonio Colonna sotto
una specie di protettorato francese, mentre il Soderini fu pro-
■cessato e incarcerato.
Ludovico Oberziner, studiando la battaglia di Parma (1734)
sui dispacci di Marco Foscarini al Senato Veneto conservati
nell'imp. e reale archivio di Corte e Stato di Vienna {dispacci
10 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGKAFICUB — L. C. BOLLBA
Germania)^ dimostra che delle cinque fonti abituali per questa
campagna militare, due sono di poco conto, migliore la testi-
monianza oculare di Carlo Goldoni, un pò* fantastico lo studio
di Carlo Botta, ottima la relazione a S' A. I. del principe
Luigi di Wùrtemberg e di FI. Claudio di Mercy comandante
l'esercito austriaco, relazione che viene ora pubblicata con altri
documenti dairOberziner.
Ferdinando Gabotto, dopo un primo cenno riassuntivo
del lavoro fecondo fatto dalla Società Storica Subalpina con
il Bollettino e con la Biblioteca nel suo primo novennio di vita
— opera ingigantitasi in questi ultimi cinque anni — spiega
come questo suo studio dalle origini del « Comune » a quelle
della « Signoria » sia il riassunto di una serie di lavori, che
formano come i vari anelli distinti, ma inseparabili, di una
catena di memorie (Le origini « Signorili » del « Comune »
di F. Gabotto, L'avvenimento del a Popolo » di G. T. Patrucco,
Le milizie di ventura e la formazione delle a signorie » italiane
prima di Enrico VII di Giuseppe Colombo, L'origine romana
del Comitato longobardo e franco di Benedetto Bandi di Vesme).
Queste memorie mirano ad esporre tutta una nuova teoria
sullo svolgimento delle istituzioni e dei grandi fenomeni della
storia italiana dal Basso Impero al principio delle « Signorie t>
(sec. V-XIV). Il Gabotto, appoggiandosi a questi studi, specie
a quello del Baudi di Vesme, ritiene che verso la metà del
secolo X, quando i conti ed i marchesi — approfittando della
debolezza della monarchia — resero ereditaria la loro auto-
rità, altrettanto abbiano fatto il curatore, il defensor o vice-
Comes, sorretti dalla politica ottomana del favoreggiamento
deirimmuriità per deprimere la feudalità. E siccome in Italia
non esiste primogenitura, il beneficio e Tufficio furono eredi-
tati da tutti i figli, cosicché coli' andare del tempo si ebbero
delle famiglie procuratorie, visdominali, viscontili. L'unione
di più di queste famiglie costituì il Conloquium o Consilium
Comune o « Comune » che non ha nulla a che fare con la
« Comunità », la quale sorse dopo. Il Gabotto stabilisce la
cronologia di questi fenomeni nel modo seguente: i^) Mol-
tiplicazione del parentado procuratorio (seconda metà sec. X
e principio sec. XI). — 2°) Trasformazione del parentado in
famiglia nel senso giuridico della parola (metà sec. XI). —
3®) Trasformazione della famiglia dei maiores in « Comune »-
(fine sec. XI e talvolta principio sec. XII). — i^) Migliora-
STORIA GKNRUALC — ATTI D^L COX«JRESSO, TCC. 11
mento delle condizioni economiche e prime aspirazioni del
« Popolo » (sec. XII). — ò^) Formazione delle « Società Po-
polari » (fine sec. XII e principio sec. XIII). — 6^) Contrap-
posizione del a Popolo » al « Comune » (metà sec. XIII). —
7°) Sopraffazione del « Comune » da parte del a Popolo »
(fine sec. XIII e persino principio sec. XIV). La sua teoria
ebbe critici apprezzabili quali il Volpe e TArrias, ma il Gabotto
brillantemente ritorna alla difesa della sua tesi, annullando
le confutazioni con nuove prove documentarie e con nuovi ra-
gionamenti.
EvELixA Martinengo Cesaresco dice deìV antiveggenza della
storia esemplificata dalVidea delVunità italiana,
C, A. De Gerbaix Sonnaz, proseguendo i suoi pregiati
studi sul contado e sulla casa di Savoia, ci ricostituisce la
vita di Luigi II di Savoia, sire del Vaud, senatore di Roma
nel 1310, mostrandocelo leale, valoroso, di spirito alto, destro,
accorto nelle lotte fra Guelfi e Ghibellini, specialmente dal
1310 al 1312 quando il Pontefice mancava da Roma. Di qui il
conte De Gerbaix Sonnaz trae argomento per ritenere che la
famosa epistola di Dante del 1310-11 sia stata diretta a Luigi II
di Savoia.
Curzio Marzi dà un saggio del suo Repertorio delle fonti,
a stampa, dell'antico costume italiano, preparato con oltre sei-
mila schede.
Carlo Calisse annuncia la pubblicazione nei Fonti per la
Storia d'Italia dell'Istituto Storico Italiano AeìPoema Balearico —
che descrive la spedizione vittoriosa dei Pisani contro le Ba-
leari (1114-1115) — seguendo il testo inedito e più antico
dell'archivio Rondoni.
Silvio Lippi annuncia la pubblicazione àeW Inventario del
R. Archivio di Stato di Cagliari e notizie delle carte conservate
nei pia notevoli archivi comunali, vescovili, capitolari della Sar-
degna, dandoci un'idea sommaria e chiara del materiale ar-
chivistico Sardo, che rimonta, tranne per poche pergamene,
solo al secolo XIV, cioè alla dominazione Aragonese.
L. Salazar Sarsfield comunica una iscrizione inedita di
Federico II nella Certosa di S, Martino in Napoli,
Giuseppe Rondoni dice di un piccolo ed importante comune
medioevale toscano: S. Miniato al Tedesco,
Leopoldo Ovary parla delle relazioni fra V Italia e V Un-
gheria dal medioevo ai nostri giorni, notando come si debba
12 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — b. C. BOLLEA
essenzialmente ad Italiani la prosecuzione dell'opera civilizza-
trice di S. Stefano, come d'impronta italiana sia la coltura un-
gherese dei primi secoli e come molte relazioni politiche —
specie per opera degli Angiò e dei Durazzo — siano state fra
ritalia e TUngheria, la quale risentì il Rinascimento nostro e
trovò in Venezia appoggio e alleanza per i commerci, finché
nell'epoca del Risorgimento scambiò con l'Italia le glorie patriot-
tiche. In altra comunicazione TOvary ci rivela come YArchimo
Diplomatico Ungherese sia organizzato in maniera veramente
invidiabile.
Maurizio Darvai discorre delY Imperialisìno Ungherese nel
MedievOj mostrandoci che ogni qualvolta le guerre furono fatte
contro paesi più colti l'Ungheria ne ebbe la peggio, e solo fece
buona politica nei paesi balcanici, pur avendo l'ostacolo della
diversità delle religioni.
William J. D. Groke dice delle National English Institutions
of Eome during the Fourteenth Century, A Guild and its popular
initiative.
Nel gruppo secondo delle Comunicazioni di Metodica della
Storia notiamo gli studi di G. Vailati sulV applicabilità dei con-
cetti di causa e di effetto nelle scienze storiche, di G. Gentile
sul probletna della filosofia della storia, di Benedetto Croce sulla
soggettività ed oggettività nella storiografia, di V. Benussi sul va--
lore veridico della storia, e di F. S. Nitti, il quale ricerca in
quali limiti e per quali vie nella ricostruzione di un'epoca pas-
sata, può uno scrittore, senza falsare od oscurare la verità storica,
trarre alla luce nella propria narrativa l'azione di specifiche forze
sociali, in quella data epoca poco sensibili nella coscienza e nelle
voci dei contemporanei, ma pur già bastantemente attive, e dive-
nute nel periodo seguente preponderanti e direttive del moto della
vita sociale.
Nel gruppo terzo delle comunicazioni sulle Scienze storiche
ausiliari vanno ricordate le comunicazioni di D. Marzi {Nuovi
studi e ricerche intorno alla questimie del calendario durante i
secoli XV e XVI); di I. Guidi {Gli archivi in Abissinia, di un
documento dei quali dà un esemplare di 40 pagine) ; di C. Garufi
{Rerum Normannicarum monumenta sicula acta et diplotnata); di
M. Gampori (Metodo adoperato nella compilazione delV Episto-
lario di L. A. Muratori e nuovo appello ai possessori di lettere
mìiratoriane in Italia e air estero); e di L. Fumi {In quale or-
dine debbono collocarsi le quattro carte più antiche d' Italia).
STORIA GKNERALb — ATtl DEL OOKORESSO, ECC. IS-
Il volume quarto contiene gli atti della Sezione 3* {Storia
delle letterature), fra i quali noi noteremo l'importante Proposta
di una Bibliografia Italiana di A. D'Ancona e 6. Fumagalli, i
quali, osservando come sia sentito il bisogno di questi reper-
torii con criterio nazionale, mostrano come i varii paesi vi
abbiano provveduto. Vi è un tipo più antico e semplice di
compilazioni biografiche, di cui il Mazzucchelli {Gli scrittori di
Italia, Brescia, 1753-1763), appena iniziato, è un bellissimo
esempio, e vi é un tipo a compilazione prevalentemente biblio-
grafica e con poche notizie biografiche: di questo secondo
genere sono fornite tutte le nazioni. Esempio bellissimo è la
Bibliographie generale des Pays-Bas del Van der Haeghen,
Gand, 1880 In fine terzo viene il tipo di repertorio ad uso
commerciale librario, di minori pretese, e di cui è ricca la
Germania. Noi possediamo di quest'ultima specie il Pagliaini,
Catalogo Generale della libreria italiana dal 1847 a tutto il 1899.
I cataloghi generali di libri scelti o rari, come THaym {BibL
Ital,, Milano 1771-73, voi. 2) e il Fontanini Zeno {DelVeloq.
Hai. libri tre, Parma, 1803-04, voi. 2) suppliscono imperfet-
tamente alla mancanza di un vero repertorio bibliografico na-
zionale; mentre i cataloghi di certe biblioteche grandissime,
come quello del British Museum (Londra, 1881 ), il più
ricco del mondo, (in Italia non ve n' è neppure un esemplare !)
quello della Biblioteca Nazionale di Parigi, appena incomin-
ciato nel 1897, e quello collettivo delle biblioteche prussiane
iniziato dal Dziatzko, sono troppo difficilmente consultabili.
In Italia il Narducci nel 1882, il Fumagalli nel 1896, il Buo-
nanno e il Solerti nel 1897 affacciarono proposte per un dizio-
nario biobibliografico degli scrittori italiani dalle origini al 1900:
si riuscì l'ultima volta a fare un esperimento con un saggio,
ma tutto naufragò. Solo il Governo con l'aiuto dell'Accademia
dei Lincei e dell' Istituto Storico Italiano riuscirà a qualche
cosa, servendosi di tutte le Società e di tutte le Deputazioni
di Storia Patria.
Curiosa è la comunicazione di L. Zugcaro, Le colonie pro^
vernali della Capitanata, e notevoli sono quelle di P. Meyer,
de Vexpansion de la langue fran^aise en Italie pendant le moyen
ùge; di Ben. Croce, per la storia della critica e storiografia lei-
teraria; di Ch. Dejob, per servire alla storia degli esidi italiani
in Francia sotto Luigi Filippo; di D. Chiattone, per V « auto-
biografia » e per i « constituti » di Silvio Pellico e per una
-14 RECENSIONI E NOTI BIBLIOOKAFtL'UK — L. C. BOLLRA
recente riabilitazione. Dopo aver chiaramente riassunto quanto
fu detto intorno alla sconosciuta autobiografìa pellichiana, il
Cliiattone ne annunzia la scoperta e la esamina, indignato con
il Governo italiano che vieta dopo 70 anni l'esame dei Consti-
tuti del 1821, mentre l'Austria gli fu liberale e serena rive-
latrice del processo. Infine il Chiattone combatte molta parte
della riabilitazione del giudice Salvotti fatta da Luzio e più
tardi da questi stesso in gran parte demolita.
Va ancora ricordato in questo quarto volume il lavoro di
Benedetto Baudi di Vesme su Rolando marchese della marca Bret-
tone e le origini della leggenda di Aleramo, che ha scopo es-
senzialmente storico, dimostrando che la celebre Chanson de
Rolland — testo di Oxford — ha un valore storico di gran
lunga superiore a quanto glie ne si annette, e che è la prima
tappa di un lavoro dal titolo « I Principi anglosassoni nell'Im-
pero Carolingio ». Il Baudi conclude che le persone della
Chanson sono tutte rigorosamente storiche e vissute nella se-
conda metà del secolo Vili, e che Rolando e Aleramo sono
tralci di un unico stipite.
II volume quinto contiene gli atti della Sezione 4* (Archeo-
logia), fra i quali vanno ricordati per particolare interesse
storico italiano le relazioni di G. A. Colini per determinare in
quali regioni italiane si abbiano prove certe di una civiltà della
pura età del bronzo, e se per ognuna di esse debba ammettersi
che tale civiltà avesse una sola origine e si svolgesse nel mede-
simo tempo; di Paolo' Orsi per ricercare quali sono le regioni
italiane e quali rispettivamente gli strati archeologici che conten-
gono prodotti industriali micenei; di G. Ghirardini, se e quale in-
flusso abbia esercitato il commercio greco attraverso V Adriatico
sullo svolgimento della civiltà e délVarte veneto-illirica; di L. Pj-
GORiNi sulla necessità di comporre atlanti Paletnografici, i quali
costituiscano il « Corpus » delle Antichità primitive deW Italia di-
stribuite secondo le regioni e i diversi orizzonti cronologici; di
T. AsBHY, Documenti inediti relativi alla storia della via Appia;
di A. PuscHi, il Sepolcreto di tipo atestino di Nesazio nelV Istria ;
di P. Sticotti, alcuni frammenti lapidei con fregi micenei tro-
vati a Nesazio in Istria; di G. Lafaye, Jeux de table sur des mo^
numents funéraires d'epoque romaine; di R. Lanciani, Bicompo-
sizìone « delh forma urbis » ; di Paolo Orsi, Quattordici anni
di ricerche archeologiche n^l S, E. della Sicilia; di G. Patroni,
dei pili recenti scavi e delle scoperte archeologiche nella regione
STOKIA UENEKALB — ATTI DKL COS(JIiESSO, FiT. 15
coìrispoìidente alle antiche Campania e Lucania e su le grotte del
ZachUo e di Frola nell'agro di Caggiano (Salerno), che gli forni -
rono nuovi materiali per la paleostoria delle stirpi italiche ; di
Q. Quagliati, Relazione sugli scavi e scoperte nelVApuUa e sui ri-
sultati ottenuti nelVultimo decennio; di 0. Montelius su le relazioni
fra V Italia e la Scandinavia prima di Augusto; di L. Mariani sul
recetUi scavi in Aufidena; di L. Savignoni, su Norba dopo i re-
centi scavi archeologici; di R. Mengarelli, Gli scavi di Satricum
e la necropoli di Caracupa presso Sermoneta; di G. Ghirardini,
Scoperte archeologiche avvenute nel Veneto dall'anno 1890 al 1902;
di A. SoGLiANO, Gli scavi di Potnpei dal 1873 al 1900; di
E. A. Martel, Application de la fotographie au magnesium à
T archeologie; di S. Franchi, 1 giacimenti alpini ed appenninici di
roccie giadeitiche ed i manufatti di alcune stazioni neolitiche ita-
liane; di M. CoLLiGNON, L'origine du type des pleureuses dans
Vari grec; di G. Pinza, Le origini di alcuni tipi delV architettura
sepolcrale tirrena nelVetà del ferro; di A. Magn;, Icosidetti massi-
avèlli della pf^ovincia di Como; di F. Eusebio, Notizia del museo
storico-archeologico di Alba; di G. Boni, Il Foro Romano e la
ione di S. Marco; di L. Savignoni, / lavori della missione ar-
cheologica italiana in Creta; di L. Pernier, Il palazzo^ la villa e
la necropoli di Phaestos (scavi della missione archeologica italiana
a Creta); di F. Nissardi, Contributo allo studio dei Nuraghi
della Sardegna; di G. Kulakovski, Sur la guest ion des squelettes
colorés.
Nel volume sesto, dedicato agli atti della Sezione 4* {Nu-
mismatica), hanno particolare valore storico — oltre i temi di
indole generale di S. Ambrosoli, S. Ricci, G. Castellani —
le comunicazioni di F. Gnecghi,, Le peì'sonificazioni allegoriche
sulle monete imperiali romane; diG. Zielinski, Notices biographiques
sur Jean Marie Mosca (Padovano) et Jean Jacob Caraglio ar-
tistes italiens en Bologne au XVI siede; di E. Babelon, su Les
monnaies de Septime SévèrCj de Caracolla et de Geta; diP. Gnegchi,
Uno scudo di G, B. Spinola, principe di Vergagni; di S. Am-
brosoli, A proposito delle cosidette « Bestituzioni » di Gallieno
e di Filippo; di G. Castellani, Ber la storia della moneta pon-
tificia negli ultimi anni del secolo XVIII; di N. Papadopoli, La
tariffa veneta del 1543; di L. Correrà, Osservazioni intorno ad
una moneta di Neapólis; di S. Ricci, La numismatica nelV in-
segnamento; di S. Ambrosoli, su alcune nuove zecche italiane,
che sono quelle di Valenza Po, di Pietra Gavina, di Mede, di
16 RBCBNSlOill E irOTB BIBLIOORAFICHB — L. C. BOLLEA
Mondondone, di Charieville, di Fondi ; di A. De Witte, Les réla-
tions monHaires entre Vltalk et les provinces Belges au moyen
dge et à V epoque moderne'^ di L. Rizzoli. Monete veneziane del
Museo Bottadn di Padova; ma soprattutto vanno notati i due
studi di A. Spigardi, Le medaglie del Risoì'gimento italiano e
di F. Marchisio, Sulla numismatica di Casa Savoia e altre mo-
nete del duca Carlo Emanuele *J, bel saggio critico di bibliografia
numismatica.
Il volume settimo contiene gli atti della Sezione 4* (Storia
dell'arte), fra i quali — come di speciale interesse storico ita-
liano — vanno menzionate le relazioni di A. Apolloni, Per la
diffusione della coltura storico- artistica nelle scuole di arte, nelle
scuole secondarie, nelle scuole d'applicazione degli ingegneri, nélU
università; di A. Venturi, Per lo studio degli influssi e della dif-
fusione dell'arte veneta nell'Istria, nella Dalmazia, nell'arcipelago
greco e per la compilazione di Atl<tnti per uso dell'insegnamento
nelle scuole di storia dell'arte; di F. Pullé, Riflessi indiani nel'
l'arte romaica; di G. Gerola, L'arte veneta a Creta; di D. Scano,
L'arte medioevale in Sardegna; di V. Waille, Note sur une in"
scription et des peintures murales de la hasilique Saint Clément
à Rome; di M. E. Cannizzaro, L'oratorio primitivo di S. Saia;
di P. D'Achiardi, Gli affreschi di S, Pietro a Grado presso Pisa e
quelli già esistenti nel portico della Basilica Vaticana; di V. Leo-
nardi, Affreschi dimenticati del tempo di Martino V; di T. N. Geg-
coNi, Il « San Girolamo » di Matteo di Giovanni; di E. Ger-
spagh, Les Tahernacles des rues de Florence e la relazione su
Lé?s hourdures des actes des apòtres, tapisseries d'après Raphael;
di V. Waille, Les vayages de Rabehis a Rome et l'influence que
l'art italien de la Renaissaìwe a pu exercer sur lui; di L. Salazar^
La patria e la famiglia dello Spagnoletto.
Il volume ottavo porta gli atti della Sezione 4*^ [Stmna deU
l'arte musicale e drammatica), che hanno un valore storico in-
trinseco per l'Italia solo in parte. Ricorderemo le relazioni di
G. Barini, Sulla necessità di porre costantemente in relazione la
produzione musicale con l<i storia civile e del costume e con le
altre manifestazioni della vita intellettuale; di A. Pagliggi-Brozzi,
SulV opportunità di raccogliere le antiche e tradizionali fanfare
dei comuni italiani; di F. A. Salvagxini, Francesco Caffi, mu-
sico veneziano (1778-1874); di A. Fa vara, Le melodie tradizio^
nàti di Val di Mazzara; di U. Gaisser, / canti ecclesiastici itulo--
greci] di A. Cametti, Un nuovo documento sulle origini di Giovanni
STORIA 6FMRALE ^ AITI DEL C0N0RE8B0, ECC. 17.
Pierluigi da Paleslrina; di V. Chilesotti, Trascrizioni di mi co-
dice musicale di V. Galilei; di L. Rasi, Su la costituzione di un
museo delVarte drammatica; di G. Radiciotti, Teatro e musica
in Boma nel secondo quarto del secolo XIX, 'dove è degno di
ricordo speciale il capitolo nono sulla musica patriottica del-
Tanno 1846; di L. A. Villanis, uno dei più apprezzati critici
italiani sventuratamente morto nel 1906, Su alcmii codici mss,
di musica del secolo XVI, possedtUi dalla Biblioteca Nazionale
di Torino, lavoro importante perchè fornisce nuovi e preziosi
elementi per la storia della cultura e della vita privata della
Corte di Torino, particolarmente nei secoli XVI e XVII. Il Vil-
lanis si riattacca ad un compositore ignoto alla Corte dei duchi
di Savoia, altro suo studio pubblicato nella Rivista musicale
italiana dei fratelli Bocca di Torino, gennaio 1903.
Il volume nono contiene gli atti della Sezione 5» [Storia del
diritto e Storia delle scienze economiche e sociali) fra i quali ri-
corderemo gli studi di G. Appleton, Nature et aniiquité des
leges XII Tabularum; di P. Scaduto e G. Salvigli, Questione
storico-legale delle decime siciliane; di P. Gollinet, La persistance
des fonnules d'action au Bas Empire d'après Vinterpretatio Gai;
di F. RuFFiNi, Su un' opera inedita attribuita ad Incmaro di
B^ms; di A. Galante, Sulla Convenienza di una bibliografia
di tutti i documenti di storia giwidica italiana editi; di T.
Bensa, Su alcune importanti notizie attinenti alla Storia del di-
ritto commerciale che emergono dai documenti delV Archivio Datini;
di G. L. Andrigh, Documenti bellunesi sulle guerre del secolo XII;
di I. Lameire, Cambiamenti di sovranità nelle guerre dei secoli XVII
e XVIII; di A. Galante, Diritto ecclesiastico e storia locale; di
F.BargaglI'Petkuccu Federico da Siena postglossatore e canonista;
di F. BuoNAMiCf, La riproduzione in fototipia del ms, fiorentino
delle Pandette; di V. Sgialoia, Per una raccolta di formule re-
lative al diritto romano; di A. Agostini, Le condizioni dei con-
tadini salariati in Sardegna alla vigilia della Bivoluzione Fran-
cese; di G. BoNOLis, Su alcuni consigli inediti di Baldo degli
Vbaldi; di Silvio Pivano, I contratti agrarii delle abbazie me-
dioevali; di Benedetto Baudi di Vesme, SulV origine romana del
Coìnitato Longobardo e Franco, ritenendo il comes o iudex come
la prosecuzione dell'antico praefectus del Municipio Romano;
di E. GuQ, Sur Vutilité des « schede » de Borghesi sur les pré-
fects du prétoire pour Vhistoire de la législation du bas empire;
di G. Arias, Le basi delle rappresaglie nella costituzione sociale
RivUia storica itaUana, S* S., vir, 1. 2
18 RKCKNBIOMl K MOTE BIBLIOORAFJCHK — L. C. BOLLEA
del medioevo; di G. B. Milesi, Sulla separazione dei dm poteì'i
civile e militare in Soma antica e nell'epoca moderna; di 6. de
MoNTEMAYOK, G, B, Vico e la concezione materialistica della storia
del diritto; di R» Altamira y Crevea, Su el valor del derecho
consuetudinario en la historia; di P. Vinogradoff, Sur quelques
aspeds de revolution historique du Colonat; di A. Magnoca vallo,
che riferisce su una proposta di riforma bancaria del banchiere
veneziano Angelo Sanudo,
Il volume decimo, che registra gli atti della Sezione 6*^ {Storia
della geografia e geografia storica), oltre la discussione sul tema
« Per la preparazione e pubblicazione di un grande atlaìite-sto-
rico d' Balia », di cui porta la dotta relazione fatta dal professore
G. Dalla Vedova, contiene diverse comunicazioni, che mi duole
di non poter per ristrettezza di spazio brevemente riassumere,
mentre l'attinenza stretta di questa disciplina con gli studi sto^
rici e il valore delle comunicazioni lo vorrebbero. Ricordo la
monografia di S. Romano, Come la Sicilia è stata divida ammini-
strativamente dalV epoca romana al secolo XIX; di G. Grasso,
Del significato geografico del nome Fiesso in Italia e di un an-
tico nome ad Flexum incorporato nel nome « S. Pietro in fine » ;
di G. GoRRiNi, Un viaggiatore italiano nel Brasile, Baccio da
Filicaia; di S. Gùnther, Il cardinale Pietro Betnbo e la geografia;
di L. Marson, Romanità e divisione delVagro cenetense; di M. Ba-
ratta, Per la storia della cartografia sismica italiana; di S. Ro-
mano, Di alcune fonti per la storia della geografia in Sicilia; di
N. Pellati, Contribuzione alla storia della cartografia geologica
in Italia; di L. Palazzo, Appunti storico-bibliografid sulla car-
fografia magnetica italiana; di U. Moretti, Per la storia del
Porto Corsini di Ravenna e sulla scoperta della bussola nautica
e sulla storia della repubblica Amalfitana; di G. Dalla Vedova,
La società geografica italiana e V opera sua; di G. Uzielli, To-
scanelli. Colombo, Vespucci; di P. Gribaudi, SulV influenza del
diritto germanico nella toponomastica italiaìia, lavoro dotto e per-
suasivo quali sono tutti gli studi di questo giovane cultore
della geografia ; di P. Eusebio, Per la toponomastica; di F. Mu-
soni, Del nome a Alpi Giulie » ; della Presidenza della Società
Italiana di Esplorazioni geografiche e commerciali di Milano
sull'opera di questa associazione.
Il volume undicesimo, che contiene gli atti della Sezione 7*
(Storia della filosofia e delle religioni), ha diverse dotte relazioni,
fra le quali quelle di G. Barzellotti, Di alcuni criterii direttivi
STORIA GENERALE — ATTI DEL CONGRESSO, ECC. 19
delVodiemo concetto della storia^ che restano tuttora da applicare
pienamente e rigorosamente alla storia della filosofia, massime di
quel periodo che va dal Rinascimento al Kant; di F. Tocco,
Quali sarebbero i mezzi piii efficaci per promuovere dei lavori mo-
voffrafici sulla storia della filosofia nella rinascenza (Cardano,
Paracelso, Della Porta, ecc.); di L. Stein, Proposta di un « corpus
philosophorum » degli umanisti bisantini inediti, dispersi in bi-
blioteche ed archivi italiani; di C. Pìgorini-Beri, Di un singo-
lare uso nuziale del patrimonio matildico; dì G. Gentile, La fi-
losofia a Napoli dopo G. A. Vico (1750-1850); di S. Romano,
Jl riordinamento degli studi nel Piemonte promosso nel secolo XVIII
da due illustri siciliani; di A. Groppali, Nota intomo alla vita
ed agli scritti di Cataldo Janorelli considerato specialmente come
precursore delle ricerche storiografiche e sociologiche moderne.
Il volume dodicesimo reca gli atti della Sezione 8* {Storia
delle scienze fisiche, matematiche, naturali e mediche). Noi ricor-
diamo soli gli studi di V. Pensuti, Sulla medicina e sulla ospitalità
nel medievo anteriormente al 1000; di G. Uzielli, Sulle misure
e std corpo di Cristo come campione di misura nel medievo in
Italia; di L. Camerano, / manoscritti di F. A, Bonetti che reca
un contributo alla storia delle teorie Lamarkiane; di G. So-
migliana, Notizie sulla letteratura voltiana; di D. Diamilla-Muller,
Erronea credenza popolare sulV invenzione della bussola; di G.
PiTTARELLi, Intomo al libro « de prospectiva pingendi » di Pier
de Franceschi; di V. Tonni-Bazza, Frammenti di nuove ricerche
intomo a Nicolò Tartaglia; di V. Torkomian, Les médecins air-
mèniens diplomés des Universités d'Italie,
Tale è il contenuto dei dodici volumi degli atti del III Con-
gresso Storico Internazionale, tenutosi a Roma nel 1903. Esso
riusci per la sapiente sua organizzazione, per il valore delle per-
sonalità intervenute, per l'importanza delle comunicazioni e per
la vastità complessiva delle branche storiche trattate, cosi armo-
nicamente compiuto, che unanime fu il plauso degli studiosi di
tutto il mondo. E ben sentirono il peso delle responsabilità
ereditate da questo Congresso di Roma gli organizzatori del
IV* Internazionale, che dopo varie proroghe si terrà nell'estate
del 1908 a Beriino. L. C. Bollea.
20 RKCENSJONI E NOTI BIBLIOQRA FICHE — L. MARIANI
2. ETÀ PREROMANA E ROMANA.
H. JORDAN, Topoyraphie der Stadi Som im AUertum, I, 3,.
bearbeitet v. Ghr. Huelsen. — Berlin, Weidmann, 1907.
2. — Il volume uscito testé, come puntata doppia (183-
184*) della Philologische Handhibliothek del Weidmann, riempie
una lacuna da lungo tempo lamentata. La morte dello Jordan,
avvenuta nel 1886, aveva fatto restare incompiuta la sua opera
classica sulla topografia di Roma antica, la quale era destinata
a rimpiazzare la celebre Beschreibung Rorns del Becker, già an-
tiquata. Lo Jordan, cui oltre preziose monografie si deve prin-
cipalmente Tedizione della Forma Urbis, cioè degli avanzi mar-
morei dell'antica pianta di Roma dei tempi Severiani, ha il
merito d'aver messo in rapporto, con un sistema critico mo-
derno, le fonti monumentali colle letterarie, e la fortuna d'aver
assistito al periodo più interessante degli scavi in Roma, in
occasione del rinnovamento edilizio della capitale. Egli percià
ha gettato le basi di quella ricerca scientifica che doveva togliere,
anche in questo campo della archeologia, la storia della città
dalle mani del dilettantismo. Ma il piano dell'opera sua era
cosi grandioso, ed il materiale raccolto copioso in modo che
essa venne alla luce lentamente, durante un periodo di febbre
edilizia, le cui conseguenze costringevano l'Autore a rimaneg-
giare continuamente la materia.
11 volume II, che vide la luce nel 1871, è una specie di
appendice alla introduzione del I volume edito più tardi (1878) ;
contiene infatti una raccolta di studi speciali intorno alle fonti
de' bassi tempi e del medio evo, le quali ci conservano pre-
ziose notizie da sceverarsi dal mare magno delle leggende;
esso costituisce come una monografia a sé, che tenta ricostruire
il sapere e le condizioni della città nell'alto medio evo.
Dopo la pubblicazione del volume dello Jordan, molti
altri studi in questo campo sono stati fatti, che completano
il quadro; mi basta citare l'edizione critica dell'Itinerario di
Einsiedlen fatta dal Lanciani nel 1891.
La 1* parte del I voi. contiene l'introduzione allo studio
della topografia romana e perciò principalmente l'esame delle
fonti. Anche a questa parte hanno recato nuovi contributi.
ETÀ PREROMANA B ROMANA — U. JORDAN 21
specialmente per quel che riguarda lo studio dei disegni e delle
piante raccolte negli archivi, il Ferri e lo Huelsen.
La parte sostanziale del I volume è dedicata allo studio
materiale, diremo così, dell'ambiente, e all'esame complessivo
delle costruzioni che hanno un carattere generale.
La 2* parte vide la luce, come volume a sé, nel 1885 e
contiene la storia dell'antico centro della città e del suo suc-
cessivo svolgimento.
Tutto il resto, cioè Tingrandimento successivo della grande
città imperiale, restava destinato alla 3* parte e ricchissimo era
già il materiale raccolto, senonchè lo Jordan non aveva potuto
fonderlo nel disegno ordinato d'un volume d'imminente pub-
blicazione.
Questo compito fu ereditato da Cristiano Huelsen, l'illustre
segretario dell'Istituto Archeologico Germanico in Roma, il
quale non solo è il dottissimo specialista che tutti conoscono,
editore critico di fonti importantissime per la topografia ro-
mana (1), ma per la sua lunga e diuturna permanenza in Roma,
per la continua assistenza alle nuove scoperte, era la persona
più competente a continuare l'opera. Senonchè, come egli stesso
accenna nel volume recentemente edito, le diflScoltà della con-
tinuazione furono così varie e così grandi, che soltanto dopo
più dì venti anni è potuto venire alla luce. Ciò non è stato
-certamente un vantaggio per l'unità organica dell'opera; le
parti già pubblicate sono ormai invecchiate e tutto l'immenso
lavoro di scavi e di studi fatto nel frattempo, ha in gran parte
rivoluzionato la scienza, aperto nuovi orizzonti e variato modo
di vedere.
Oltre ai nuovi dati topografici che si accumulavano, era ne-
cessario far precedere una nuova elaborazione delle fonti scritte;
a ciò servì anche l'edizione, curata dallo Huelsen, del sup-
plemento al VI volume del Corpus Inscriptiomim Latinarum e
il riordinamento dei nuovi frammenti della Forma Urhis^ cu-
rato insieme al Lanciani nel 1903.
Tuttavia l'inconveniente è più apparente che reale, se
si pensa che nella parte dell'opera pubblicata dallo Jordan,
preponderava veramente lo studio critico delle fonti letterarie
(1)] Oltre a queste, fra le opere di pratica utilità dello Hublsbn,
«ito, ad es., la raccolta di tavole e di fonti letterarie edita dal Kiepert,
Fortnae Urbis.
22 RKCENSIOM E KOTE BIBLIOGRAFICUE — L. MARIANI
e la parte propriamente descrittiva toccava punti sopra i quali
non è detta ancora l'ultima parola dalla zappa dello scavatore.
La parte veramente antiquata è quella del Foro Romano, che
oggi per gli scavi del Boni è come tutto un nuovo capitolo
della Storia di Roma, che può in parte leggersi anche in spe-
ciali monografie, quali quella del Thédénat e quella dello stesso
Huelsen, ormai edita più volte ed in varie lingue.
Quali sorprese ci riserbi ancora il Palatino non possiamo
prevedere; soltanto oggi s'incomincia a pensare alla sua si-
stematica esplorazione, e molti, molti anni ci vorranno perchè
essa penetri nel vivo del terreno in modo esauriente per la
scienza. Per ora possiamo contentarci anche in ciò di speciali
monografie, quali quella dell'Haugwitz, o di trattati generali di
topografia romana, come quello ottimo del Richter pubblicato
in 2* edizione nel 1901. Lo Huelsen stesso ha contribuita
anche altrimenti alla storia del centro della città, con lo studio
sul CapitoUum, in modo da non sentire il bisogno di rimettere
a nuovo la parte antiquata dell'opera dello Jordan. Del resto^
in occasione di richiamo nelle note al presente volume, lo
Huelsen ha in molti punti corretto o completato le idee espresse
nei precedenti ed è facile orizzontarsi, mediante l'utilissima
indice che abbraccia tutti i quattro volumi.
Oltre a ciò, come ho già accennato, il presente volume
costituisce una topografia quasi completa della città, cui non
manca altro che la Vili regione, compresa nella parte 2* del
l^ volume. Questo lungo lasso di tempo non ha soltanto au-
mentato ip modo considerevole le fonti monumentali, per la ri-
presa dei lavori dopo la sosta per la crisi edilizia; ma ha visto
succedersi tante pubblicazioni speciali e complessive sulla ma-
teria che lo Huelsen è stato costretta a riprendere tutto il
lavoro ex-novo.
La monumentale Forma Urbis, che il Lanciani ha pubbli-
cato sotto gli auspici dell'Accademia de' Lincei, cui serve come
di commento la Storia degli scavi di Bama, ha dato alla disci-
plina un contributo tale, che lo stesso Jordan avrebbe dovuta
modificare il piano di quest'ultimo volume. E perciò può dirsi
che questo sia dello Jordan per il disegno generale e per parte
dello schedario ; ma in questo schema lo Huelsen ha inquadrata
un'opera nuova, il cui merito sta principalmente nella continua-
zione dello spirita scientifico della ricerca, dal maestro iniziato
e completato dallo scolaro divenuto alla sua volta maestro.
ETÀ PRBROICANA B ROMANA — W. AMBLUNO 28
Non conviene perciò a me entrare nell'esame particolare
di un'opera che ha tanta autorità, anche perchè sarebbe im-
possibile discutere un genere di ricerche, le quali si scindono
ìq un'infinità di questioni specialissime. Dirò soltanto che non
son pochi i punti controversi, e naturalmente in questi lo
Huelsen sostiene le opinioni che personalmente ha avuto campo
di esplicare in varie occasioni; p. es., cito la controversia tra
lui e il Lancianì, a proposito del Tempio del Sole (pag. 452
cfr. pag. 421).
Forse a tale questione apporteranno nuova luce i lavori
che si stanno eseguendo presso la villa Colonna, e forse anche
quelli purtroppo minacciati a danno della villa stessa.
Oltre all'indice per materie, il volume contiene un elenco
de'passi degli autori citati ed undici belle tavole topografiche
e qualche figura intercalata nel testo.
Lucio Mariani.
W. AMELUNG and H. HOLTZINGER, The Museums and riiim
of Banie. — London, Duckworth Se C°, 1906.
3. — È questa la seconda edizione di un libro, che ha
avuto un meritato successo e larga diffusione già nell'originale
tedesco, edito un paio d'anni prima dalla Unione Editrice te-
desca di Stuttgart. Nella redazione tedesca i due volumetti
formano le due parti del volume I della collezione intitolata
Modem Cicer^ne^ insieme ad altri due volumi che trattano
dell'aite del Rinascimento in Roma e dei dintorni della Città,
Lo «copo di questa tiollezìone è quello di guidare un colto
viaggiatore nel suo pellegrinaggio artistico nel Caput Mundi;
gH editori inglesi kanno voluto stralciarne la parte, che oltre
a 'Corrispondere all'intento predetto, può, da sola, far le veci
ài un manuale di storia dell'arte, insegnata nell'ambiente stesso
•ove i monumenti si trovano raccolti in maggior copia. E perciò,
«la parie del D;r Hottzmger tratta piuttosto da questo punto
'di vista i monumenti, anziché dal lato topografico ; non è
quindi 5mi libr© di più nella copiosa serie di itinerarii dell'au-
lica .Roma, che risalgano fino aB'alto medio evo e discendono
fino aUe importanti 'topografie dello Jordan, dell' Huelsen e
■del IRichter, per paiBare di libri assolutamente scientifici,
-alle dette e geniali infere del Lanciani, per dire di quelle che
fion© ym Belle mani idei foresUflre.
24 KRCENSiOKl K NOTE BIBLIOGRAFICHK — L. HARUNI
Dal vedere come si moltiplichino oggigiorno le pubblica-
zioni, che hanno il carattere della raccolta che ci sta dinanzi
agli occhi, si comprende come oggi si viaggia molto di più
e meglio, la coltura storica ed artistica si diffonde sempre,
e, malgrado le carovane « a vapore » dei touristes à forfait, il
viaggiatore colto ed intelligente è un genere d'individuo che
si è molto sviluppato. Infatti, mentre prima i curiosi forestieri
si contentavano di Ciceroni viventi o stampati clje perpetra-
vano spropositi intrecciati a leggende tramezzo una superficiale,
erudizione, oggi si esige la guida autorizzata col diploma d'esame
sostenuto dinanzi ad archeologi, e il libro scritto non più dal
corriere, ma da un professore della materia. Tardi, ma in tempo!
L'immenso progresso degli studii e degli scavi archeologici
ha innalzato a maggiore dignità la scienza, e l'ha strappata al
dilettantismo speculatore.
Così noi abbiamo veduto, per le collezioni romane, venire
alla luce libri che illustrano sapientemente i cimelii dell'arte
raccoltivi. Gli archeologi di indubbia fama sono scesi dall'alto
seggio della scienza per venire incontro al bisogno dell'amatore,
e si è creata una letteratura, che è una via di mezzo fra la rigida
scienza e il ciceronismo, con immenso vantaggio della coltura.
La fortuna avuta dalla Guida nelle pubbliche collezioni di
lìoìYia dello Helbig, che ha avuto due edizioni tedesche, una
inglese ed una francese, ha dato le mosse ad altri saggi.
L'opera dello Helbig è tuttavia stimata ancora troppo
scientifica, più utile allo studioso che al dilettante: per un
viaggiatore che non abbia molto tempo e molta coltura, è
una fatica eccessiva il visitare i musei con quella guida. Al-
cune guide speciali di musei sono sorte, per opera di dotti,
con uguali o simili intenti: mi basta ricordare la guida del
Museo Nazionale Romano, giunta alla terza edizione, e quella
del Vaticano, che è testé compiuta con criteri scientifici ; im-
minente è poi la pubblicazione della grande Guida Richter per
il Museo Nazionale di Napoli, che, si spera, risponda intera-
mente allo scopo, tenendo un giusto mezzo tra le esigenze
scientifiche e quella della coltura del viaggiatore,
L'Amelung, sull'esempio dello Helbig, ci aveva già dato
un prezioso libretto nella Chiida per le opere d'arte antica
che si conservano nelle Gallerie di Firenze. In esso erano già
introdotte le geniali innovazioni, che ritroviamo applicate nel
volume I dei Museums and ruins of Rome, il visitatore non è
STA PREROMANA E UOXAKA -— W. AMBLUNO 25
aeravate da eccessiva erudizione, né dalla troppa bibliografia ;
a luì si danno in forma chiara le notizie scientifiche più ac-
certate, il soggetto è descritto in modo da intendere tutto il
significato, e si pongono sott'occhi opportuni riscontri in figure
che rappresentano monumenti analoghi, esemplari di maggior
pregio artistico o più completi, invece di quello che sta sotto
gli occhi del lettore. Nella Guida di cui diamo notizia, TAme-
lung ha ancora ristretto il suo compito: per il gran numero
di sculture che esistono in Roma, il visitatore generalmente
deve limitarsi ad una osservazione più sintetica; ma perchè
questa sia giusta occorre una buona guida, e TAmelung è Tau-
tore più adatto a ciò. Egli è un'anima d^artista, oltre aires-
sere un dottissimo ed esperto archeologo; nella sua pratica
di studio, specialmente collaborando alla collezione di foto-
grafie detta Einzelauftiahmen^ e per la preparazione del Ca-
talogo scientifico delle sculture del Vaticano, ha tesoreggiato le
osservazioni di confronto ed ha acquistato una esperienza del
materiale quant'altri mai.
Nessuno quindi può meglio di lui diriger rocchio ed illu-
minare la mente con brevi ma incisive frasi, che in un museo
guidano qua e là il visitatore, riversano in lui il piacere e l'utile
della visita, ne svegliano ed acuiscono la mente nella perce-
zione dell'interesse archeologico.
Anche THoltzinger si mostra fedele a questo programma ;
ravvicina ai monumenti, dopo brevi cenni storici e conside-
razioni sul pregio architettonico dei monumenti, le più accredi-
tate ricostruzioni delle rovine, acciocché la fantasia del visitatore
sia aiutata nel comprenderle e nel far rivivere nell'animo suo
le glorie dell'Arte.
Tra la prima e seconda edizione molto lavoro si era fatto
in Roma : gli scavi nel Foro Romano, oltre alla pubblicazione
della 2* edizione del Richter, hanno rinnovato parte del 2° vo-
lume, come l'apertura al pubblico del Museo Barracco e la
riapertura della collezione Borghese, l'aggiunta del museo di
Villa Giulia, il riordinamento del Palazzo dei Conservatori, e
i nuovi acquisti del Museo Nazionale, e l'incremento AoiVAn-
tiquarium Comunale, hanno ringiovanito il volume sulle opere
d'arte nei Musei.
Questi vanno ogni giorno ingrandendosi e cresce il ma-
teriale di studio e l'attrattiva deìValma Boma^ per opera degli
scavi, inesauribile miniera di godimento estetico. Fra poco il
Ì26 RBCCNSIONl B KOTB BlBLIOtiRAFlCUB — L. HARUKI
nucleo del nuovo museo urbano, YAntiquarium al Celio, avrà
nuovo sviluppo, presto sorgerà il nuovo museo di arte me-
dioevale.
Purtroppo, non tutte le collezioni romane sono raccolte
in questo volume, per colpa di una malintesa gelosia di alcuni
privati, che tuttora nascondono al pubblico le loro raccolte.
La villa Albani, per esempio, con tutti i suoi tesori artistici,
la copiosa raccolta Torlonia alla Lungara e qualche monu-
mento isolato, son celati, non solo al touriste, ma anche allo
studioso. Possa il sempre crescente interesse per l'antichità,
il progresso delle idee liberali nello studio, sciogliere presto
questi retrivi chiavistelli, e il nostro amico Amelung, in una
nuova edizione del libro, condurci a godere dei tesori ormai
quasi perduti nelle tenebre delFoblio.
Lucio Mariani.
JACQUES ZEILLER, Les origines chrétiennes dans la province
romaine de Dalmatie. — Paris, 1906 (Bibliothèque de
TEcole des Hautes Etudes), in 8** pag. 188, con tre tavole.
4. — Molto si scrisse, fino dai tempi antichi, sulla pre-
dicazione del Vangelo nella Dalmazia, al tempo ancora degli
Apostoli, e sui primordi delle Chiese ivi fondate; se non che
lo Z. ha saputo col suo libro riportare la palma su tutti,
avendo con buona critica e copiosa erudizione raccolte e or-
dinate le notizie avute dagli archivi storici, e aggiuntene di
nuove da lui scoperte.
I primi sei secoli della storia ecclesiastica della Dalmazia
potranno avvantaggiarsi ancora della scoperta di qualche nuova
iscrizione, che valga a chiarire meglio la tesi da esso svolta,
0 fissare meglio la data di qualche antico vescovo, ma non
occorrerà più rifame per intero la storia.
In un solo punto parmi che lo Z. non siasi tenuto fedele
alla critica, ed è nel mettere in dubbio (p. 2-4) T autenticità
della II lettera di san Paolo a Timoteo, ove (Cap. IV, v. 10
e non 11 come per svista scrisse lo Z.) sta il più antico e si-
curo documento dell'andata di Tito ad evangelizzare la Dal-
mazia. A dissipare ogni dubbio sulla autenticità di questa let-
tera lo Z. aveva a mano tre gravissime prove: S. Gerolamo,
che novera ne' suoi De Viris Inlustribus (Lipsia, 1879, p. 11)
due lettere di san Paolo a Timoteo ; il concilio di Trento, che la
ETÀ l'KEKOMAN'A E UOMAXA — CIIR. BACK 27
incluse nel canone dei libri santi, il che non avrebbe fatto,
se non fosse stato mosso, anche storicamente, da documenti
sicuri : in fine il Diodati, che, sebbene abbia rigettati altri libri
del canone cattolico, pure tradusse e inseri nella sua Bibbia
la lettera Paolina accennata.
Col dubitare deir autenticità della II lettera a Timoteo
toglie lo Z. la base più solida alla sua tesi, e tutta Tantichità
della Chiesa dalmata va in fumo.
L'esistenza di san Dommio e degli altri antichi vescovi
è dimostrata con sodi argomenti ; non così la loro cronologia,
che lascia in parte a desiderare. L'avere questa completa e
sicura è cosa pressoché impossibile, sia per la Chiesa dalmata,
sia per le altre Chiese. E a giudizio mio TA. avrebbe fatto meglio
a dire qualche cosa della costituzione delle Chiese cristiane nel
I e II secolo; ragionarci della loro forma democratica, non
ancora costituzionale ed assoluta; sia perchè è difficile troppo
trovare la serie ininterrotta dei vescovi dal tempo della fon-
dazione delle Chiese ai tempi a noi più vicini, essendo allora
i più dei vescovi persone sante bensì, ma che non facevano
spicco di quelle doti che sole il mondo ammira; sia ancora
perchè a molti la mancanza dei primi vescovi di una Chiesa,
vale quanto la deficienza dell'evangelizzazione , e però si in-
ducono a ritenere fondata tardi una Chiesa, che pel contrario
è antica.
Tolte queste sviste, il lavoro dello Z. merita essere letto
e studiato dai cultori della storia ecclesiastica.
F. Alessio.
BAUR DOM GHR., S. Jean Chrysostome et ses ceuvres dans Vhis-
toire littéraire. Louvain, 1907. (Recueil de travaux publiés
par les membres des conférences d'histoire et de philo-
logie de l'Universi té de Louvain), in 8° gr. p. 312.
5. — Al titolo non corrisponde il contenuto, per quanto
Io studio del E. su san Giovanni Crisostomo sia prezioso per
la ricca bibliografia.
Il lettore, veggendo sul frontispizio che si vuole studiare
il grande vescovo ed oratore Costantinopolitano — dans rhis-
toire littéraire^ — crederebbe di trovare in questo volume un
diligente esame della lingua, dello stile di lui, e indicato quale
posto gli possa spettare fra gli scrittori greci; ma così fatte
.28 RE0BN8I0XI S NOTR BIBLlOaRAPfCHB — F. ALESSIO
questioni non sono neanco accennate nelle 80 pagine che for-
mano quasi di prefazione alla bibliografia, e nelle quali il B.
ragiona solo del posto che occupano le opere del Grisostomo
nella letteratura teologica, nel qual campo la Rivista non entra.
Il resto del volume è tutto bibliografia, e questa ancora per
noi incompleta. Manca infatti, fra le versioni italiane delle opere
del Grisostomo, Tindicazione della più copiosa di esse, procu-
rata da C. Bellini in due volumoni in 4°, a Cremona, nel 1857.
Ciò nulla meno chi ama conoscere in generale la diffu-
sione che presero le opere di san Giovanni Grisostomo in
tutta Europa, troverà utilissimo il libro del B., anche perchè
arricchito di copioso indice. F. Alessio.
3. ALTO MEDIO EVO (Seg. V-XI).
FRANCESCO CARABELLESE, U Apulia ed il suo Comune
nelValto medio evo (Documenti e Monografie a cura della
Commissione Provinciale di Archeologia e Storia patria,
voi. VII). — Bari, 1905, pag. XVII-607.
6. — Quantunque il volume del C. , edito da due anni,
sia stato già preso in esame da autorevoli critici, credo non
inopportuno — data l'importanza sua — riassumerne con
qualche larghezza, per i lettori della Bivista, il contenuto e i
risultati. L'accusa di fretta eccessiva che più frequentemente
è stata rivolta agli studi del C, non può, credo, ripetersi per
questo. Il primo nucleo delle idee qui svolte e il primo ac-
cenno alle conclusioni cui sì giunge, si trovano sin dal 1896
nell'articolo Divagazioni e idee sulla storia medioevale di Puglia^
e si sono andati maggiormente elaborando in una serie di studi
particolari posteriori, dall'Introduzione al III volume del « Co-
dice Diplomatico Barese » al discorso sul Sorgere del comune ma-
rittimo pugliese nel ìnedioevo (Annuario della R. Scuola Superiore
4i Commercio di Bari, 1901), sino ad assumere forma compiuta
e organica in questo volume. Il quale può apparire sin troppo
ampio e di trattazione troppo minutamente analitica, ma è
necessario riconoscere che l'A., costretto a cogliere nelle testi-
monianze cronistiche e, più assai, nelle documentarie brevi, fug-
gevoli, talora quasi inafferrabili accenni al fenomeno studiato,
•a metterli pazientemente accanto, a raffrontarli per cavarne le
ALTO MEDIO KVO — P. CARABELLB8S 29"
conseguenze, con un processo che non poteva essere sottratto
all'attenzione del lettore, solo per questa via poteva riuscire a
una dimostrazione efficace e persuasiva.
Nei secoli anteriori al mille non si può per la Puglia par-
lare di vera storia politica: soggetta quasi sempre, almeno dr
nome, all'impero d'oriente, le sue vicende politiche furono per
gran tempo di una importanza molto limitata; per conoscere
quel che in essa si è venuto elaborando bisogna rivolgere le
indagini alla storia intema civile delle singole comunità, alla
vita privata, alla vita religiosa, che è tanta parte della vita cit-
tadina di quei tempi, e che ha lasciato di sé le tracce mag-
giori nei numerosi documenti delle chiese, la principal fonte
della storia pugliese nell'alto medio evo.
Comincia appunto il G. con un accenno al passaggio delle
popolazioni di Puglia al cristianesimo, alla formazione dei primi
« episcopia » divenuti centri di vita civile nelle tristissime con-
dizioni determinate dai primi stanziamenti di barbari, dalle
desolazioni della guerra greco gotica, dal primo infuriare del
rapace governo bizantino, dall' avanzarsi e iniSltrarsi della con-
quista longobarda, che ridusse il dominio greco quasi solo alla
costa. E tra la rapacità insaziabile degli uni e le minacce ed
i pericoli degli altri, appare in favore non del clero soltanto
e delle chiese, ma delle terre e dei popoli la grande opera di
Gregorio Magno; l'autorità morale e politica del Papa viene
così a sostituirsi a quella evanescente dell'impero e indiretta-
mente favorisce lo sviluppo dei primi germi d'autonomia nelle
città. A Siponto e altrove, in luoghi non ancora tocchi dai
Longobardi, e dove si conservavano ancora la curia e le altre
magistrature romane, un notaio inviato come in missione dal
Papa convoca i « sapientes viri » o « boni homines » della
città; e sono questi i primi e più antichi precedenti di quel
continuo contatto, che si manifesterà in seguito, tra i pontefici
e i vescovi ed il consesso dei « buoni uomini » di ciascuna
città (p. 13) i quali ora, pur partecipandovi molti laici della
curia, non erano tutta o soltanto la curia perchè vi parte-
cipavano anche molti dell'episcopio, e d'altra parte il vescovo
era già il primo fra i cittadini e s' avviava a diventare addi-
rittura il patrocinatore dei loro diritti offesi dai ministri del-
Timpero.
Dopo la morte di Gregorio Magno e venute meno le pre-
ziose notizie del suo epistolario, i tempi si fanno più oscuri e
80 KBnENSlOM K NOTE BIBMOQRAPICHR — V. VITALE
le notizie più scarse. Attraverso il secolo VII e la prima metà
deirVIII i Longobardi continuano ad avanzare, ma non ostante
le persecuzioni religiose loro e dei Greci e la desolazione del
paese e la scomparsa di molti vescovadi, dove sorge ancora
una chiesa, là cova un centro di vita civile.
I primi gastaldati Longobardi in Puglia sono quelli di Si-
ponto, Canosa e Lucerà ; avanzandosi sempre più la conquista,
essi si suddividono e TApulia finisce con l'essere più longo-
barda che greca. Declinando poi il principato beneventano, il
più forte nucleo longobardo del mezzogiorno, i gastaldati del-
l'Apulia sorti numerosi sui tre primitivi, al contatto col regno
italico che chiude al nord TApulia, si ti*asformano lentamente
ixk comitati, i quali sono vere frazioni autonomiche locali, im-
personate in alcune famiglie potenti che si fan largo tra le
contese dei vari pretendenti pur affermando la propria dipen-
denza politica dall'uno o dall'altro dì essi. Infatti dall'esame
accurato di quanto dalle fonti si ricava non solo sulle vicende
delle terre pugliesi durante le intricatissime lotte di predominio
tra Bizantini, Franchi e Saraceni nel secolo IX, ma special-
mente sulle condizioni interne della città, si arriva alla conclu-
sione che esse obbedivano alternativamente ed esteriormente
all'imperatore d'Oriente o a quello d'Occidente o al principe
di Benevento, tìai quali ottenevano immunità e franchigie, ma
intrinsecamente finivano col non obbedire ad alcuno. « In tutto
questo tramestio è chiaro che comincia a contar qualche
cosa la cittadinanza e la sua volontà, o i contrari interessi delle
parti politiche nelle quali erasi divisa. Sono le città stesse che
non sapendo a qual partito appigliarsi, vogliono e disvogliono
continuamente. Sono le città stesse, insomma, non ultima causa
del continuo oscillare e palleggiarsi del dominio politico di Puglia
dall'uno all'altro signore senza dar tempo ad alcuno di acqui-
stare consistenza e forza » (p. 65). E il potere politico che le
supreme autorità perdono passa nei migliori cittadini sbrac-
ciantisi ad affermarsi fedeli a questo o a quell'impero.
Sulla fine del secolo IX comincia un periodo di maggiore
attività da parte dei Bizantini, e il Temi di Longobardia, che
s'era ristretto alla penisola salentina, riprende ad avanzarsi in
terra di Bari a danno dei Longobardi; e le città si dividono
più nettamente in due parti, che sono o si dicono favorevoli
l'una ai Greci l'altra ai Longobardi, mentre ad aggravare la
situazione si aggiungono le incursioni dei Saraceni e degh Slavi.
ALTO MEDIO EVO - P. CAKAURI.LKSK 81
É un periodo oscurissimo di cui poche notizie sono rimaste;
queste nuove invasioni, che intercalano per così dire le fug-
gevoli dominazioni longobarda e bizantina, ne scuotono anche
di più il nome e fanno maggiormente sentire ai popoli, che le
città debbono reggersi da sole e difendersi contro tutti: in
questo flusso e riflusso di rivolgimenti e d'incursioni fra i due
poli opposti dell'Italia del sud-est, sono i precedenti e i fattori
della futura rivoluzione delle città pugliesi. Nelle quali, accanto
alla potenza dell'episcopio e del clero, nel secolo decimo ap-
pare già costituita e divisa in due parti lottanti tra loro una
nobiltà dirigente, un ceto che si era formato in mezzo alla
cittadinanza, costituito di buoni uomini, di cittadini « meliores »
0 a nobiliores » che sebbene rimangano per lo più innominati,
fan corona in ogni atto all'imperiai spatario, candidato o giu-
dice e coadiuvano l'opera del magistrato.
L'infelice tentativo degli Ottoni non ebbe altro risultato
che di originare un nuovo periodo di politica conquistatrice
bizantina in Puglia, al quale si accompagna un nuovo tenta-
tivo di espansione religiosa; ma nonostante questo affermarsi
del dominio greco le città sono tutt'altro che tranquille, e per
i bisogni intemi ed estemi vi si è formata la « milizia », come
provano i fatti dell'assedio di Bari da parte dei Saraceni nel-
l'anno 1002, nei quali la città si difese da sola sinché non le
giunsero gli aiuti non già di Bisanzio, ma di Venezia ormai
interamente costituita a libertà e divenuta potente.
Questo fatto viene ad essere una riprova di quell' orga-
nizzazione autonomica delle città, di cui il convincimento è
dato dair insieme dei fatti esposti e dei documenti esaminati,
piuttosto che dalla parola precisa di questo o di quel docu-
mento ; pure non mancano documenti — tanto più preziosi
quanto più rari — che ne dimostrino l'esistenza, come la carta
di Polignano del 992 edita dal Morea nel ChaHularium Cu-
persanense e studiata anche dall'Heinemann, dal Gay, dal Ta-
massia e da altri, da cui- appaiono formate e costituite quelle
autonomie locali nel dominio bizantino, le quali se non forma-
vano dei veri comuni vi si avvicinavano.
La popolazione, che le carte del tempo ci presentano di-
visa in « maiores mediani et cuncto populo » di mezzo alle
contese degli stranieri contendentisi il dominio di Puglia, si or-
ganizza e mira alla sua autonomia, capitanata dai « maiores »
conservanti come titoh nobiliari i nomi delle cariche già pre-
32 RBCEN8I0MI B NOTB BIBUOGRAPICBB ~ V. VITALB
cedentemente esercitate dai loro antenati nei dotninii greco e
longobardo. Solo così si spiega la contemporanea presenza
negli atti pubblici di honorati, kandidati, spaiarla turmarchi^
gastaldi, non potendosi ammettere che nello stesso tempo le
città obbedissero a ufficiali politici, greci e longobardi, rappre-
sentanti due stati diversi e per giunta in continuo conflitto
fra loro.
Alla fine del secolo X e sui primi dell' XI appaiono le
prime sicure tracce di così fatte autonomie locali o, se vo-
gliamo chiamarle con tal nome, dei comuni pugliesi. E non è
un caso che subito dopo si afifacci sulla scena il cittadino ba-
rese Melo, capo di quella che il De Blasiis chiamò insurrezione
pugliese, e che fu vera rivoluzione venutasi maturando di lunga
mano, e di cui i centri e sostegni più validi attraverso, tutto
il secolo furono appunto i Comuni. A questo modo Tinsurre-
zione contro i Greci appare piuttosto come manifestazione este-
riore di quel moto interiore che da lungo tempo si era andato
preparando e compiendo. Il Carabellese non rifa la storia
esterna di queste lotte e guerre, già esaurientemente narrate
dal De Blasiis, dal Gay, dairHeinemann, ma le studia in rap-
porto alle vicende interne delle città pugliesi e ne indaga le
conseguenze per il loro ordinamento.
Nella tentata restaurazione bizantina che tien dietro alla
prima insurrezione pugliese, e che si distingue dalle altre per
una maggiore ampiezza e profondità di criteri, compare rico-
stituita e circondata da franchigie e privilegi la città di Troia,
che nella storia dei Comuni in Puglia ha una speciale impor-
tanza, e che nel 1022 sostenne vigorosamente l'assedio postole
dall'imperatore Enrico II, venuto ad opporsi al minaccioso
estendersi e rinforzarsi dei Bizantini. La lunga resistenza di
Troia, opera non solo delle milìzie greche, ma soprattutto dei
cittadini, è causa che l'impresa imperiale sia subito troncata,
appena la città si arrende a patti. Le concessioni che gli uffi-
ciali greci le fanno in ricompensa della sua opposizione
all'Imperatore d'Occidente, ne accrescono l' importanza e ac-
crescono la nascente autonomia del comune rurale; mentre
crescono anche le città marittime come Trani e Bari, e qua e
là vediamo aver parte importante il vescovo come Bisanzio dì
Bari (1028-1035), che si atteggia a capo dell'opposizione contro
i Greci, e che i cronisti chiamano « caput et dominus civitatis »
e « cunctae urbis custos et defensor » (p. 188).
ALTO XBDIO EVO — F. CARABBLLE8B 33
Ma ecco a questo punto avanzarsi un nemico più peri-
coloso nei Normanni, alla cui opera doveva essere di grande
aiuto la condizione della Puglia, dove tutto era disorganizzato
e si andava dissolvendo. Anche qui gli avvenimenti esteriori
sono studiati in quanto servono a dar luce sulla vita e le
vicende del governo cittadino. NelFesercito bizantino, che com-
batte contro i Normanni, vediamo, per esempio, i contingenti
delle terre ove ancora l'elemento bizantino prevale, ma essi
sono capitanati dal vescovo divenuto capo della città; così
nella battaglia deirOfanto del 4 maggio 1041, in cui i Greci
furono sconfitti, muoiono i vescovi di Troia e di Acerenza, i
quali appaiono in realtà come i patroni civili, se non politici,
i custodi e capi effettivi della città medesima fattasi autonoma.
E dopo questa battaglia i cittadini di Matera eleggono Gu-
glielmo Altavilla loro conte, e stringono con lui un vero patto
di alleanza, come un patto di alleanza coi Normanni stringono
i cittadini di Bari. Queste città si alleano fra loro, conchiu-
dono trattati coi Normanni; « se non si vuole chiamarle Co-
muni, nome consacrato nella storia per un contenuto politico
troppo differente e posteriore, bisogna pur riconoscere il fatto
compiuto col formarsi in Puglia di città autonome e libere »
(p. 207). Riassumere le lotte continue delle città fra loro e
dei partiti cittadini nell' alternarsi della prevalenza normanna
o bizantina riuscirebbe assai malagevole; la minuta e spesso
forzatamente frammentaria narrazione del C. sulle vicende di
Bari e di Troia, per cui i documenti sono più numerosi, mostra
appunto questo, che raccostarsi loro all'una o all'altra parte
dipende sempre dallo stato delle interne contese e dal preva-
lere della fazione che per suo interesse si accosta ai Normanni
0 ai Bizantini; e mentre le carte sono a Troia alternativa-
mente intestate a questi e a quelli, a Bari spesso non portano-
mtestazione di sovrano; chi amministra e governa sono i « boni
homines » e specialmente il vescovo. Anzi per opera del vescovo
i cittadini di Troia fanno un trattato col Guiscardo, ponendosi
spontaneamente sotto la potestà di lui e proclamandolo loro
conte, e caratteristico è che nelle carte troiane posteriori egli
è chiamato sempre con questo nome, anziché con quello di
duca di Puglia.
Occupate anche le città maggiori, come Bari e Trani, i
Normanni non possono che conservare come lo trovano l'or-
ganismo civile dell'autonomia cittadina, pur fatta tutta di forme
Rivista storica italiana, 8* S., vn, 1. 8
34 RECKKSIONI K KOTE BIBLIOaRAFIOHB — Y. TITALB
e di maniere bizantine, come di bizantinismo è impregnata e
nutrita tutta la vita di queste città. In tal modo « la domina-
zione normanna sulle città pugliesi non fu una imposizione re-
pentina e forzata, ma come un lentissimo divenire dalla seconda
metà del secolo XI alla prima di quello seguente, come una
progressiva trasformazione ed un adattamento evolutivo delle
autorità comunali prima conquistate, verso il nuovo ordine,
che si compenetrava con esse e le abbracciava in un organismo
superiore di stato » (p. 264). È vero che dopo le prime ri-
bellioni di Trani, Bari, Troia, Ascoli, favorite dagli stessi capi
normanni gelosi delFautorità di Roberto, rassodatosi il potere
di lui, l'autonomia comincia a subire degli strappi, e già nel-
l'anno 1083 egli impone una colletta a Bari, che da gran tempo
non pagava più nulla ai Bizantini, e tributi dovè pagare anche
Troia; tuttavia al tramonto del secolo XI, oltre l'omaggio di
obbedienza politica fatta dai più potenti cittadini ogni volta
che il Catapano — il quale, perduto il potere politico, non era
che un amministratore della proprietà ducale nella città — li
convocava per la pubblicazione e il riconoscimento di un di-
ploma emanato dal duca, e oltre i tributi soliti, pagati agli
esattori da lui scelti fra i cittadini, la città poteva pel rima-
nente considerarsi libera.
Se negli ultimi anni del governo di Roberto la pace non
fu più turbata, vi contribuì certo la sua politica favorevole al
clero e ai vescovi, ai quali accordava molte concessioni anche
perchè conosceva la potente influenza loro sul governo citta-
dino. Dopo la morte di lui, vediamo ancora neirintemo delle
città, e a Bari specialmente, combattersi le famiglie costituite
in vere consorterie e le fazioni che si dicono imperiale o bi-
zantina e ducale o normanna ; ma nella mancanza di una forte
potestà politica estrinseca primeggiava in Bari, sulla fine del
secolo XI, Elia, l'anima del nuovo organismo religioso, civile
ed economico sorto in mezzo al popolo barese, la Società di
san Nicola, che aveva avuto origine dalla traslazione del corpo
del Santo in Bari, e che fu primo nucleo della futura basilica.
La nuova corporazione comincia subito i suoi dissidi con Tan-
tica, dell'Episcopio, dissidi che si estendono anche al campo
politico, sostenendo questa la parte bizantina, quella la nor-
manna; cosicché quando prevale il partito bizantinofilo, che
appare anche il partito dell'indipendenza, perchè contro i Nor-
manni forti e vicini si appoggia al nome, e solo a questo, del-
ALTO MEDIO STO — F. CARABKLLKSR 85
l'impero greco, la supremazia è ritornata al vescovo, che tro-
viamo anche alla testa del Consiglio dei cittadini.
Anzi, per opera di lui, in un momento di bisogno « sta-
tutum est ut pecunia de rebus publicis exquisita a tuitione
patrie milites retinerentur ». Egli è autorizzato alla ricerca dei
mezzi pecuniari per creare una milizia cittadina più forte e nu-
merosa, con facoltà di alienare qualunque parte del pubblico
patrimonio (p. 381 e seg.). Nelle parole ora citate e in poche
altre che seguono, contenute in un documento del 1113 è da
vedere, secondo il C, un avanzo di deliberazione del Consiglio
cittadino e sarebbe anzi questo Tunico resto sopravvissuto delle
sue deliberazioni, se, come opinarono anche il Massa nel suo
studio sulle Consuetudini baresi, il Besta ed altri, non si dovesse
<iredere che molte di quelle deliberazioni rimasero fermate e
tramandate dalla parte più antica delle consuetudini stesse.
Qual è ora la struttura di questo consiglio? Quali preci-
samente i diritti cittadini? La scarsezza dei documenti non
permette di rispondere esaurientemente a siffatti quesiti. Del-
1 esistenza di una vera « Universitas civium » pienamente do-
minante nella città o nel territorio abbiamo traccia sicura solo
da un documento del 1 1 05 relativo al comune rurale di Grumo,
uno dei tanti formatisi intomo alle città maggiori; ma « non
erasi egualmente costituita in Bari e nelle altre città di Puglia,
sebbene queste non abbiano avuto la fortuna di far arrivare
ai posteri prove di sua esistenza effettiva parimente chiare ed
esplicite? » (p. 342). Il Consiglio poi era un vero parlamento o
assemblea cittadina presieduta dal vescovo e derivata, mediante
successivi allargamenti e intromissioni di elementi nuovi, dal-
l'antica « Curia barina » (p. 383) costituita a sua volta dalla
riunione in un unico organismo dei due collegi dei giudici e
dei notai (qualche cosa come un'arte dei giudici e dei notai),
alla testa dei quali erano uno o più protogiudici e protono-
tari. Davanti a tale consesso, al quale per lo più apparten-
gono i quasi sempre innominati « boni homines » che vi danno
sanzione con la loro presenza, si compiono tutti gli atti pub-
blici e privati; esso formava il consiglio dei cittadini più insigni
rappresentante e depositario della legge. Più volte, nei primordi
del dominio normanno, questa « Curia barina » si trova a de-
cidere tra i diritti e le pretese del Catapano, rappresentante
l'autorità ducale, e quelli della città (pagina 359 sgg.); poi si
trasforma via via in consiglio generale cittadino.
36 RECENSIONI E NOTE BIBLIOORA FICUS — 7. VITALE
La carta del 1113 non dice quali fossero 1 nemici contro cui
occoiTeva premunirsi, il C. crede fossero nemici interni ed
estemi ; morto il duca Boemondo, nelle lotte tra i Normanni
tornano a divampare le contese sanguinose delle parti cittadine,
in cui si riafferma il potere della casa degli Alfaraniti, finché
nel 1123 troviamo Grimoaldo Alfaranite principe di Bari, certo
anche per Taiuto della potente società di san Nicola. Ma la città
si chiama ancora repubblica ; « la repubblica non fu distrutta
dal principato, ma si conciliò o meglio s'integrò con esso, inten-
dendo sempre la repubblica in un senso molto generale ed inde-
terminato, senza voler sapere più di quello che i pochi documenti
dicono, e contentandosi di impersonarla neir Alfaranite che rac-
coglieva sotto la sua direzione l'autonomia della città » (p. 405).
Quando nel 1127 muore il duca Guglielmo, senza aver
chiaramente designato a succedergli Ruggiero conte di Sicilia,
e la Chiesa interviene nella questione aizzando contro Ruggiero
la invidiosa feudalità e legandosi in amicizia con le più po-
tenti città, da Benevento a Taranto, da Troia a Bari, lo scom-
piglio diviene generale, e le città devono provvedere da sé a
difendersi e reggersi, acquistando in tal modo un momento di
vera indipendenza politica. Ruggiero, venuto di Sicilia, trova
viva opposizione in Puglia e specialmente a Troia, retta allora
dal vescovo Guglielmo II fattosi capo della rivendicazione po-
litica, della quale volle conservato il ricordo in quella catte-
drale, forse il più bel monumento romanico di Puglia, che egli
stava per condurre a termine. Rivoltosi a Onorio li, capo degli
oppositori di Ruggiero, otteneva per la città quell'ampio pri-
vilegio — studiato recentemente anche dallo Zdekauer sebbene
con risultati alquanto diversi — che è il più importante do-
cumento della libera autonomia delle città di Puglia, tutto un
complesso di immunità e franchigie personali e cittadine, una
serie complicata di disposizioni riferentisi confusamente al di-
ritto pubblico e privato, una lunga conferma di antiche con-
suetudini e leggi, che costituivano tutto il contenuto della cì-
vica autonomia, come già dal primo duca normanno di Puglia
era stata riconosciuta e confermata tanti anni innanzi alla stessa
Troia, a Matera, a Trani, a Bari. Queste libertà non sono un
fatto nuovo sorto all'improvviso, non sono dovute all'iniziativa
del pontefice, ma sono il riconoscimento di uno stato di cose
preesistente, riconoscimento venuto dal pontefice perchè di lui;
la città accettava l'alta protezione.
ALTO MEDIO KVO — F. CARABCLl.ESE 37
Ma questa solenne affermazione precede di poco la fine
dell'indipendenza, causata dal costituirsi della forte monarchia
uoraianna; ancora Tanno seguente, mutate le condizioni poli*
tiche, Troia, dopo un assedio valorosamente sostenuto, si ar-
rende al vincitore, che le riconosce a tal punto il godimento
delle conquistate libertà da accontentarsi del solo giuramento
di fedeltà. In breve tutta la Puglia è occupata ; Troia e Trani
tentano una volta ancora la riscossa, ma invano; Bari, scom-
parso in un rivolgimento interno il principato Alfaranite, si
arrende a Ruggiero nel 1132, e i rappresentanti di lui giurano
solennemente un patto di concordia, di cui i capitoli sembrano
piuttosto condizioni imposte dal vinto che concessioni del vin-
citore. Tali capitoli — che hanno molti punti di somiglianza
con la carta troiana del 1127 — minutamente esposti (pa-
gina 432 sgg.) provano quale e quanta dovesse essere Tauto-
nomia nei tempi precedenti se tanta ne rimaneva dopo la sot-
tomissione. La città restava nel pieno possesso dei suoi diritti
consuetudinari, e non veniva affatto menomata nelTentità giu-
ridica, che era tanta parte del suo vivere civile, conservava
l'indipendenza finanziaria, i cittadini non prendevano parte a
spedizioni militari se non di loro volontà; rispettata la curia
giudiziaria cittadina, nessuna sentenza poteva essere emanata
se non da un « Barensium index » ; i cittadini tutti riacqui-
stavano la sicurezza della loro proprietà, e la vita civile poteva
riprendere il suo andamento normale.
Sette anni più tardi analoghe concessioni e analogo rico-
noscimento avveniva per Trani, un* altra volta ribelle, e con
questi atti « si chiuse il lungo e faticoso periodo anteriore al
costituirsi dello stato monarchico in Puglia, ed il nuovo pe-
riodo si inizia con la conferma più lucida e chiara dell'ampia
autonomia per tanti anni innanzi goduta dalle città pugliesi.
Perduta la piena indipendenza politica, alla quale avevano con
tanti sforzi aspirato, potevano però vantarsi di entrare a far
parte del nuovo ordine di cose senza aver tutto perduto, es-
sendo invece riuscite a salvare di quell'autonomia non piccola
parte » (p. 440).
Forse non tutti i risultati di questo studio, che, non po-
tendo seguirne la discussione, ho tentato riassumere nelle sue
conclusioni, possono accettarsi senz'altro; qua e là possono
sembrare aflfrettati o avvalorati da prove troppo scarse o de-
terminati dall'amore della tesi; ma, se questo può dirsi per
00 RECBMSIOiri E MOTI BIBLIOOKAPICUI — V. VITALE
qualche particolare, non può mettersi in dubbio il risultata
generale delFautonomia civile e politica fiorita nelle città di
Puglia, quasi precorritrice di quella che, per ragioni storiche
notissime, fiorì più tardi e meglio si svolse nelle città del resto
d'Italia; idea questa accolta già da studiosi eminenti, quali,
oltre gli accennati, lo Schipa, che in questa stessa Rivista scri-
veva essere innegabile un movimento comunale in Puglia nel-
rXI secolo, ancorché se ne ignori l'organizzazione (fascic. \^
del 1905, pag. 31); e più recentemente il Besta a proposito
appunto di questo volume del G. (Cfr. Archivio stor. ital.,
fase. 3<> del 1907, pag. 129 e seguenti). È appena necessario
notare che quando si parla di Comuni pugliesi, s'intende qual-
che cosa di profondamente diverso nella genesi e nello svi-
luppo da quel fenomeno, che nella storia medioevale prende^
il nome dì Comune ; l'identità del nome non coinvolge l'iden-
tificazione di due cose diverse. Si tratta invece qui di quello
stesso fenomeno, che con forme più chiare e decise si mani-
festa — ed era ben noto e studiato — in altre terre meri-
dionali come Benevento e fe città della costa tirrena.'
Il Carabellese ha studiato l'argomento con grande amore,
e con grande diligenza ha indagato ed esposto ogni accenno e
ogni traccia che potesse giovare a illustrarlo e chiarirlo. Oltre
le cronache contemporanee e i recenti lavori citati, gli sono
state fonti principali le varie pubblicazioni di documenti, da
quelli ben noti e più volte studiati del Morea per Conversano
del Prologo e del Beltrani per Trani, ai più recentemente editi
e meno usufruiti del « Codice Diplomatico Barese », cui si ag-
giunsero numerosi documenti inediti, preziosi tra gli altri quelli
della badia di Montecassino, dei quali parecchi sono riprodotti
nell'Appendice che, con un opportuno e accurato indice alfa-
betico, chiude il volume.
Vito Vitale.
R. SORIGA, Di Ildebrando suddiacono di S. R, Chiesa e della sua
leggenda. — Conegliano, Arti Grafiche, 1907.
7. — L'opuscolo, non privo di erudizione, si legge volen-
tieri, anche se non si voglia consentire in parecchie fra le
opinioni esposte dall'Autore.
Quattro questioni l'A. si propone, e fra esse la prima
riguarda il luogo di nascita. Egli sta per Roma, e cita a suo
ALTO MIDIO STO - R. SORIGA 39
favore i luoghi in cui Gregorio VII si dice educato a Roma,
un passo di S. Brunone che lo dice monaco romano, ei
ano di Ugo di Flavigny secondo il quale nacque a Roma. II
primo argomento non è molto forte, poiché l'educazione avuta
a Roma, fino dalla puerizia, non esige la nascita in quella
città. Il secondo per FA. non dovrebbe avere molta impor-
tanza, poiché egli dovrebbe riguardarlo come impregnato di
leggenda, se, come egli crede, si debba negare il monacato
del pontefice. L'ultimo passo sarebbe perentorio, se si trattasse
di uno scrittore romano, non di uno straniero. Gli argomenti
contro r opinione che nascesse fuori di Roma non sono de-,
cisivi come a lui pare, poiché fra le testimonianze in tal
senso ve n'è pur qualcuna che non appare sviata dalle tarde
legende : senza dire poi ch'egli si abbandona un tantino alla
fantasia, quando s'induce a credere che siasi formata una leg^
genda sui primi anni d'Ildebrando, per applicare a lui i fatti
della vita di Cristo, per modo che lo si sia detto di Soana, pic-
colo luogo, in riguardo a Betlemme. La asciutta testimonianza
di un biografo, che lo dice « natione Tuscus patre Bonito » non
mi pare così destituita d'ogni valore, come sembra all'A.
Meno mi persuasero gli argomenti per provare che Ilde-
brando nascesse nel 1029. Egli ragiona così: in una lettera del
1075, Ildebrando dice d'essere costretto ad abitare in Roma
« a XX annis ». Se si interpreta da veni' anni, se ne dovrebbe
concludere che venisse a Roma nel 1055, invece vi si recò
con Leone IX nel 1049. Egli quindi traduce: « fin dall'età di
vent'anni », e ne deduce che nel 1049 aveva vent'anni, e che
perciò nacque nel 1029. Ma tale traduzione non regge, chè^
volendo significare questo, in ben altra maniera il pontefice
si sarebbe espresso.
Passa l'A. a discorrere della famiglia di Ildebrando, che
crede fosse romana, e composta di persone ragguardevoli, e
dedite alle armi. Mette innanzi molte ipotesi, fra le quali egli
accenna, ma non ci si ferma sopra, alla parentela coi Pier-?
lami asserita dagli Annales Palideuses, Il S. non conosce la
recente discussione fra P. Fedele e M. Tangl sull'importanza
di tale testimonianza.
In ultimo parla del monacato di Ildebrando, e lo nega
seguendo Martens, anzi accentua le conclusioni di questo sto-
rico. Acconsente al Martens, quando questi trova quasi ine-
spugnabile l'argomento dedotto da un passo di Bernardo di
j
40 kECEXSIOXl K NOTE BIBLIOGRAFICHE — C. CIPOLLA
S. Biagio, dove dice che Ildebrando prima del pontificato ebbe
ricchezze ed onori. Non mi pare che il passo sia decisivo,
poiché, sia stato pur monaco, Ildebrando trovossi realmente
in mezzo agli affari e in posizione tale, che di necessità traeva
seco la vita elevata; anche se l'uomo non se ne trovava cir-
condato, manteneva Tanimo discosto da ogni cosa mondana.
C. Cipolla.
EUG. MARTIN, Saint Leon (1002-1054). — Paris, Victor Le-
coffre, 1904, in-16^ pag. 208.
8. — Fa parte di una collezione « Les saints » pubbli-
cata sotto la direzione di Henri Joly dell'Istituto di Francia,
con intendimento di trattare storicamente la vita dei più grandi
personaggi che hanno illustrata la Chiesa Cattolica.
E questa biografia il Martin ha compilato sulla scorta delle
grandi raccolte di Regesta riferentisi ai pontefici da noi pos-
sedute: dalle Vitae del Watterich, al Mabillon con gli Acta
Sandorum Ordinis Sancti Benedicti^ al Muratori con i Berum
Italie. Scriptores, al Migne con la sua Patrologia; e sulla traccia
dei pochi lavori speciali sul medesimo soggetto.
Com' è evidente, le fonti sono buone ed autorevoli, e il rac-
conto è venuto copioso, dettagliato e presentato con piacevole
veste letteraria.
L'unico difetto che crediamo di avervi trovato (se il lavoro
voglia veramente presentarsi come opera scientifica oggettiva)
è Fintonazione apologetica con una cura speciale di dar forma
di panegirico a tutto quello che si dice di Leone IX.
Basterebbe mettere assieme, o meglio a confronto, sol-
tanto il racconto della importante e finale impresa di occupare
e tenere Benevento, e della conseguente famosa battaglia di
Civita, narrata dal Martin con il racconto degli stessi fatti che
leggesi nel Gregorovius. È un contrasto così stridente tra lo
scrittore cattolico e il poetico storico protestante di Roma nel
medio evo, che all' imparziale lettore vien voglia di dubitare
dell'uno e dell'altro. E notisi che non pure i medesimi parti-
colari ma le fonti stesse son servite ad ambedue gli scrittori.
Eppure il Martin nega naturalmente che il papa fosse prigio-
niero dei Normanni, e l'impresa di Benevento reca a gloria
del suo esaltato papa; mentre il Gregorovius assicura che il
dolore della cattività subita e del disastro di Civita (non trova
BASSO MEDIO EVO — F. PAPI 41
altri confronti che con Mentana e relativi zuavi morti martiri
per la fede) furono la causa della vicina morte del papa.
Ma il libro del Martin, col dovuto imprimatur ecclesiastico,
non è fatto per chi... non ha il permesso di leggere il Gre-
gorovius : e noi diciamo ciò perchè, sebbene scritto con onesta
intenzione di dire il vero, questa peculiare forma apologetica
distoglie molti lettori dal ricercarlo. E questo ci pare errore
non piccolo, difficoltà da evitarsi quanto più si può.
P. Spezi.
4. BASSO MEDIO EVO (Sec. XI-XV).
FERRUCCIO PAPI, Romeo Pepoli e il Comune di Bologna dal-
l'anno 1310 al 1323. — Orte, Tip. Egidio Marsili, 1907.
9. — La storia bolognese della fine del secolo XIII e del
principio del XIV ha avuto negli ultimi anni buon numero di
illustratori, frutto, in gran parte, deir opera amorevole- e sa-
piente del prof. Falletti di quella Università, che sa trasfondere
nei suoi allievi Tamore alla ricerca accurata e paziente e alla
ricostruzione della vita bolognese.
Ora è la volta del prof. Ferruccio Papi. Egli ha preso
a studiare il primo tentativo di signoria in Bologna compiuto
da Romeo Pepoli, padre di Taddeo, il futuro signore sul quale
alcuni anni or sono ha dato una pregevole monografia il pro-
fessore Rodolico. Argomento interessante sempre nella storia
comunale la trasformazione alla signoria e l'indagine sugli in-
finiti modi onde siffatto passaggio si compie, e interessante
nel comune di Bologna in cui tanti elementi si combattevano,
raa che aveva in sé ancora tanta vitalità, come dimostrò ap-
punto tra le lottfe e le agitate vicende di quei primi anni del
secolo XIV. n Papi ha isolato troppo, mi pare, e specialmente
nella prima parte del suo studio, la persona e l'opera di Ro-
meo Pepoli dalle condizioni reali del comune bolognese. Anche
sarebbe stato necessario, per chi si proponeva di illustrare un
tale personaggio, di dare almeno qualche cenno sulla famiglia
di lui, sui suoi predecessori immediati che doverono pure aver
parte nel preparargli il terreno o almeno quelle ricchezze che
furono lo strumento suo principale.
Il lavoro sì apre con poche, troppo poche forse, notizie
42 RECBN8I0NI B NOTI BIBUOGEUFJCHB — V. TJTALB
sulla vita di Romeo Pepoli dal 1292, quando il suo nome
compare la prima volta tra i componenti il consiglio degli
Ottocento, e il 1310 allorché comincia a manifestarsi la sua
potenza nell'azione febbrile che precede la discesa di Arrigo VII.
In questo periodo sarebbe stato necessario chiarir meglio la
politica e razione di lui, come, per esempio, dal 1302 al 1806
apparisse amico dei Bianchi dominanti per farsi poi addirittura
capo dei Neri ; e qui forse una molto attenta lettura delle i?i-
formagioni avrebbe potuto recare maggior luce. Su questo punto
il Papi non ha inteso di fare ricerche speciali; avrebbe potuto
però essere più esatto e diligente nelle citazioni.
Le ricerche personali e dirette cominciano intomo al 1310.
Dopo le notizie sopraccennate, nel 1<> capitolo è compresa la
esposizione delle vicende del Pepoli dal 1310 al 1316 in cui fu
cacciato le prima volta, di tutta la sua opera come ricchissimo
cittadino, anzi, può dirsi, come capo di parte guelfa. Il secondo
capitolo comprende la narrazione dal 1316 — poiché nello stesso
anno fu richiamato — al 1321 quando fu cacciato la seconda
volta. Questa parte del lavoro é migliore per diretta ricerca
di notizie e documenti; l'azione di Romeo é seguita passo passo,
è mostrato com'egli tendesse le sue reti per valersene al mo-
mento opportuno; e meglio sarebbe se la narrazione fosse più
organicamente continuata e non intramezzata da digressioni e
ripetizioni. Ci sono qua e là notizie nuove e interessanti come
quelle suU' estimo dei beni di Romeo, che avrebbero potuto
essere più largamente sfruttate (pag. 37), come i notevoli par-
ticolari su quel tumulto degli studenti nel 1321, che dà i primi
segni dell'imminente caduta del Pepoli.
Credo che qualche osservazione si potrebbe fare alle ra-
gioni che il Papi adduce a spiegare come il tentativo del Pe-
poli fallisse (pag. 76). L'essere egli vissuto in un periodo di
passaggio, come l'A. lo chiama, avrebbe dovuto aiutare piut-
tosto che ostacolare il suo tentativo: gli è che Romeo ebbe
dalla sua la ricchezza non l'ingegno e l'abilità del figlio, indi-
spensabili a ima trasformazione e a un governo fondati in gran
parte sulle doti personali del signore, governo, del resto, al
quale il Comune bolognese non era ancora pienamente maturo.
Il terzo capitolo tratta delle condizioni di Bologna dopo
la partenza del Pepoli, delle vicende di lui dopo la cacciata,
dei suoi tentativi di ritorno. Quest'ultima parte è la più nuova»
tuttavia il Papi avrebbe potuto fare uso anche migliore e più
BA^SO MEDIO KVO — F. M. BAU3ltiAliTKli 43-
ampio dei documenti rinvenuti intorno al processo fatto al
Pepoli.
Nell'insieme questo studio non dice molto di ignorato,
che abbia una reale importanza più che per la biografia del
Pepoli, per la storia bolognese e per il fatto più generale
del costituirsi delle signorie. La figura di Romeo appare più
chiaramente delineata e a più precisi contorni, ma il suo profilo
rimane quale era già anteriormente noto. E a questo propo-
sito debbo osservare che, se è vero a rigore che sull* argo-
mento dal Papi studiato non fossero stati composti lavori spe-
cial, non è men vero che di Romeo Pepoli e dell'opera sua
in rapporto alle condizioni -della vita comunale bolognese, ho
parlato ampiamente nello studio sul Dominio di parte guelfa
in Bologna (Bologna, Zanichelli, 1901) che il Papi conosce e
cita, in verità troppo poche volte. Anzi, riguardo al metodo,
è questa V osservazione più rilevante che debbo fare al sua
lavoro; mi sarebbe facile dimostrare con confronti le citazioni
di seconda mano, Y uso di documenti già usufruiti ed anche
pubblicati per intero adoperati come inediti, ed altre simili
inesattezze dovute più che altro a inesperienza. Tuttavia il
lavoro del Papi è una buona promessa.
Vito Vitale.
P. M. BAUMGARTER, Aus Kanzlei u, Kammer, Eroterungen
zur Kurialen Hof^und Verwaltungsgeschichte im 13, 14 und
15 Jh, Bullatores, Taxatores, Domorum Cursores, — Frei-
burg Vb, Herder, pag. XIII, 412.
10. — L'autenticità e la genuinità dei documenti usciti dalla
Cancelleria pontificia possono venire in modo definitivo con-
statate, almeno in molti casi, soltanto quando si possegga
mia cognizione intera e completa del meccanismo amministra-
tivo che li preparava. Tale studio ci mette anche in guardia
da alcune falsificazioni che, fatte da contemporanei, possono
più faciUnente illudere, perchè somigliantissime ai veri origi-
nali. Anzi i papi più di una volta si lamentarono di questi pe-
ricoli, e ilBaumgarter cita esempi di Gregorio VII (pag. 152-3,
175) e di Innocenzo IH (p. 203), i quali presero appunto le
dovute precauzioni in proposito, l'uno perchè gli era stata
rubata la matrice della bolla, e l'altro perchè erano state fal-
sificate le bolle sue e quelle di Celestino IH suo predecessore.
-44 RKCBN8I0NI E NOTI BIBLIOOKAPICHI — 0. CIPOLLA
Il B. aveva preparalo molto materiale per la trattazione delle
falsificazioni, come egli ci dice nella prefazione, ma poi si de-
terminò a riservare per l'avvenire questo argomento.
Chi usa svolgere le bolle pontificie, sa ch'esse presentano
non di rado, sotto la plica^ alcune lettere o alcuni inizi di
nomi provenienti dalla Cancelleria, Di solito quelle lettere ven-
gono trascurate; eppure da esse viene rassicurazione dell'au-
tenticità della bolla, giacché ci somministrano gli elementi
della sua compilazione. In quanto ciò ha rapporto colla bol-
latura o sigillazione della bolla, il Baumgarter tratta questo
argomento.
I a bullatores » costituivano un ordine speciale di officiali
pontifici, il primo dei quali si incontra in atto del 1234:
« Guido quondam buUator ». Per i primi tempi scarse men-
zioni abbiamo di « bullatores », ma a partire dal tempo di
Benedetto XI essi si ricordano con tanta frequenza che il
nostro A. potè stenderne la serie. I bollatori avevano alloggio
e stipendio dal papa. Al loro servizio attendevano varie qua-
lità di assistenti o di servi. Erano scelti dal papa, che per
altro usava sentire il consiglio dei cardinali. Dai documenti
siamo discretamente informati anche sul metodo tecnico con
cui si eseguiva la bollatura. La pergamena non rasa (cioè pre-
parala da una sola faccia) si adoperava per i documenti, e
la rasa per i volumi; questa infatti doveva ricevere la scrit-
tura dall'una parte e dall'altra. Abbiamo notizie sulle varie
grandezze e forme della pergamena e sulla carta. Grandis-
sima è la bolla data, 1339, da Benedetto XII quando concesse
agli Scaligeri l'assoluzione dalla scomunica. Siamo informati
(pag. 144-6) sui mercanti di pergamena, ch'erano, per il mag-
gior numero, ebrei. Sappiamo i nomi degli incisori delle bolle.
Alla morte del papa, si spezzava la matrice della bolla , ri-
spetto alla faccia che ne recava il nome. Un papa, nel periodo
interposto fra l'elezione e la consecrazione, se emanava bolle,
adoperava per sigillarle la « bulla defectìva », cioè vuota da
una parte ed occupata solo dall'altra colla figura dei due Apo-
stoli. I documenti papali erano tutti bollati, tranne le cedule
interclusae, come a dire formule di giuramento e simili, le
quali chiuse nelle bolle sigillate ricevevano da esse il loro
valore. Rarissimi sono gli esempi che fanno eccezione , e ce
li dà Gregorio VII (pag. 175), dichiarando che non apponeva
il sii^illo al documento, affinchè esso non cadesse in mano
BASSO MEDIO EVO — P. M. BAUHGARTBR 45-
ad Enrico IV, che se ne poteva giovare per fabbricarne una
bolla apocrifa. Si hanno anche bolle originali in carta, degli
anni 1340, 1374 (pag. 200). La plica si faceva in Cancelleria,
a differenza dei fori destinati a sostenere la bulla pendente.
La bulla o sigillo si appendeva tanto ai diplomi patenti, come
alle lettere chiuse. Tranne casi affatto eccezionali, il docu-
mento pontifìcio non ha che una sola bulla, e questa è in
piombo. Non manca tuttavia qualche raro esempio di bulla
aurea. Ma non fa prova la bolla , 1439, dell'Unione emanata
nel Concilio di Firenze, giacché le bolle d'oro che si appe-
sero ad alcun esemplare della medesima, non sono di Eu-
genio IV, ma deirimperator greco. Non so peraltro come B.
(pag. 206) parli delle bolle dell'iniperatore e del patriarca di
Costantino, mentre il patriarca Giuseppe mori assai prima della
promulgazione del decreto di Unione.
La spedizione delle bolle si facea talvolta per via privata :
i vescovi, che ritornavano 'dalla visita ad limina, riportavano
in patria le bolle destinate ai loro paesi. Ma il mezzo ordi-
nario per la trasmissione dei documenti pontifici era quello
dei cursores, i quali a tal fine ricevevano dal papa uno sti-
pendio : inoltre avevano il diritto del vitto e dell'alloggio dalle
persone cui rimettevano il documento. Ma troppo di sovente
essi cadevano in abusi, per avidità di guadagno, e i pontefici •
studiavansì di togliere tali malversazioni. Giuridicamente una
bolla destinata al pubblico era abbastanza pubblicata quan-
d'era affissa « ad valvas ecclesie ».
La spedizione di una bolla richiedeva una tassa da pa-
garsi da chi la chiedeva. Era una forma di tassa, che veniva
parzialmente coperta dalle spese effettive necessarie (ancorché
in lieve misura) per la confezione materiale della bolla. I
hullatores, oltre al loro ufficio principale, doveano attendere
anche ad altre attribuzioni secondarie, fra le quali il primo
posto tiene le cure date al cadavere del pontefice.
Gli officiali godevano vari privilegi, sia materiali, sia spi-
rituali. Nella seconda metà del secolo XIV i bullatores ven-
nero onorati coi titoli familiares ed officiales del papa.
Dopo la parte espositiva, ricchissima di erudizione, viene
una scelta di documenti inediti, dal 1316 al 1497; avverto fra
essi anche due inventari, dei quali uno è del 1367: l'altro sta
inserto in un testamento del 1342.
Chiudono l'opera tre indici. Il primo indice contiene la
46 RECBN8I0NI R KOTR BIBLIOORAPICriE — C. CIPOLLA
serie dei documenti citati nel volume, che sono numerosis-
simi (circa 500) dal 970 al 1819. Viene poi l'elenco dei nomi.
Finalmente il catalogo dei papi, dei cardinali e de^li officiali
di Curia chiude un volume, del quale ben può dirsi che costò
airautore studi assidui, difficili, pazienti fra mezzo ad ogni
sorta di volumi e di documenti archivistici. Il Baumgarter con
ragione potrà dire di aver reso im servizio utilissimo alla di-
plomatica e alla storia scientifica. Aspettiamo da lui la pub-
blicazione degli altri preziosi suoi studi.
C. Cipolla,
-CHARLES DEJOB, La foi religieuse en Italie au quatarzième
siècle. — Paris, A. Fontemoing, 1906, pag. 443.
11. — Partendo dall'affermazione di Cesare Guasti: « Il
secolo del Decamerone era un secolo profondamente ascetico »,
FA. si ingegna di dimostrare, in questo volume, che la fede
religiosa in Italia, nel secolo 14*, era profonda e agiva forte-
mente sui pensieri e le azioni degli individui, della società, dei
governi; e che l'opinione contraria dei critici moderni non ha
fondamento.
Egli nota, anzi tutto, che l'intenso studio delle questioni
particolari ottenebra e rende difficile la visione netta dell'in-
sieme; e neppure permette di cogliere al giusto l'efficacia dei
contrasti. È, in verità, qui egli ha pienamente ragione. Ma
parmi che esageri troppo l'applicazione di questo principio,
sicché si ha l'impressione che consideri come sentimento re-
ligioso quello che più esattamente potrebbe chiamarsi supersti-
zione. Però l'esame delle condizioni dello spirito pubblico in
Italia è fatto con sicurezza e precisione mirabili. Nessuno potrà
negare che gli scandali avignonesi e le conseguenti invettive
e deplorazioni contro il vizio, il malcostume, la simonia e Tir-
religiosità, non bastano a dimostrare l'assenza della fede; come,
d'altra parte, i più oramai riconoscono essere per lo meno
eccessiva la tradizionale opinione dell'asservimento completo
dei papi avignonesi ai re di Francia.
Il capitolo che delinea il quadro morale e intellettuale
della società del secolo quattordicesimo, ci sembra uno dei
più belli e persuasivi. Prescìndendo dalla tesi dell'autore, è
fuori di dubbio che il sostrato della vita di quella società è
la ingenuità più schietta, che si possa immaginare, qualunque
BASSO MKDIO^EVO — CU. rRJoB 47
sia la manifestazione estrinseca di quella singolare operosità
<lei casolari come delle corti, dei campi come delle città,
delle oflScine come delle assemblee, in pace come in guerra.
Tutto, nota bene TA., afferma la persistenza dei costumi ca-
vallereschi: in ogni atto, anche fra le violenze e i calcoli, fa
capolino il carattere infantile del medio evo, il suo bisogno
di immagini e di simboli. A dispetto della immensa sua su-
periorità nelle arti e nelle lettere, l'Italia del 14'' secolo non
differisce molto, nel fondo, dal resto d'Europa. Impossibile
afiSbbiare a lei la qualità di machiavellica, o bigotta, o ipocrita,
0 atea. E, qpiantó ai prelati, se non mancava la scienza, neanche
altre virtù facevano ad essi difetto, e principalmente Tosser-
Yanza coraggiosa dei loro doveri chiesastici. Potevano, in ge-
nere, rendersi colpevoli delle più gravi colpe d'ordine pubblico
0 privato, ma rimanevano sempre fedeli agli obblighi religiosi.
Senza dire che, in realtà, gli ecclesiastici prevaricatori non
erano meno numerosi nelle altre nazioni.
L'A. discorre a lungo delle diverse classi sociali, per di-
mostrare che, in tutte, fu sempre viva la fede. E interessanti
molto sono i paragrafi riguardanti i personaggi rappresentativi ,
dell'epoca, Dante, Petrarca, Boccaccio, Sacchetti, Salutato, ecc.
Ma nuova, se non andiamo errati, è l'osservazione che appunto
la fede religiosa ritardò sino alla fine del secolo quindicesimo
il sorgere del teatro profano e tarpò le ali alle arti del disegno.
Come si spiegherebbe altrimenti che l'umanesimo, che arriva
a far dimenticare ai letterati italiani la lingua materna, non
inspiri loro alcun gusto per il teatro regolare? Che Angelo
Poliziano prenda lezioni di drammatica dagli autori di mistero,
se non è perchè il pubblico considera l'arte drammatica come
ancella della Chiesa? Per altro l'A., pur sostenendo che pro-
fonda ancora fosse la fede in Italia nel 14*> secolo, ammette,
d'altra parte, che vi era di già la minaccia di quello scetti-
cismo, che si leva gigante solo nel secolo quindicesimo. Ed
ecco come conclude il suo dire; « Nell'Italia del 14** secolo la
cupidigia e la durezza, passioni eteme, avanzano a favore del-
l'anarchia, ciò che costituisce un pericolo per le credenze, che
pretendevano dominarle. L'energia vera, la pertinacia della vo-
lontà diminuiscono, ed è un altro danno, ma, sul principio, più
per la patria che per la fede ; perchè la politica, allora, fa di-
menticare piuttosto il dovere verso la patria che quello verso
Dio. In fondo, la Chiesa ha da sostenere piuttosto disdette
48 RBCBN810NI K .HOTK BIBLIOGRAFICHE — Q. 0APA8BO
passeggere che non inquietudini per il futuro. Essa regna ancora
sulle anime, non soltanto per la forza della tradizione e la po-
tenza deiroro e dei privilegi, che crescono di giorno in giorno
nelle sue mani, né domina soltanto i semplici, gli ignoranti, ma
i sapienti, gli uomini di genio. Gli stati che lottano con lei, ne
riportano, per solito, la peggio, anche quando le condizioni di
lotta sono a lei sfavorevoli. Più che in senso religioso, essa vive,
pensa, agisce in senso politico. Affluiscono nelle sue file le re-
clute , le milizie nuove. Tiene un gran posto nel mondo per la
virtù, l'attività, il credito dei suoi membri infiniti. Le si perdo-
nano volentieri i suoi torti reali, quanto più essi sono di data
remota. Si riconosce la gravità di altri torti meno scusabili, ma
nessuno li esagera. Ogni sorta di libertà si ritiene lecita verso
i suoi membri, ma Tistituzione è rispettata. E lo stesso accade
alla morale predicata, ma non se ne contrappone alcun'altra,
tranne che si voglia fare di più. Lo spirito pubblico rimane
modesto, sottomesso, cristianp ».
Per parte nostra ci permetteremo di chiudere, osservando
che qui, più a ragione che in molti altri casi, pare si possa
dire, con sicurezza, che la verità va cercata, né di qua né di
là, ma soltanto nel mezzo.
Gaetano Capasso,
5. TEMPI MODERNI (1492-1789).
PAPADOPOLI ALDOBRANDINI NICOLO', Le monete di Ve-
nezia descritte ed illustrate con disegni di C.Kunz. — Parte 2*:
Da Nicolò Tron a Marino Grimani (1472-1605). — Venezia,
Tip. Emiliana, 1907, in-4, di pag. 840 e 35 tavole.
12. — Dalla pubblicazione della prima alla pubblicazione
della seconda parte delle Monete di Venezia fatta dal conte se-
natore Nicolò Papadopoli Aldobrandini , più che tredici anni
sono trascorsi: tempo più breve forse non si poteva impie-
gare, data la grande quantità del materiale numismatico ed
archivistico raccolto e studiato dall'autore. Ed ora per verità
dobbiamo dire di essere stati compensati ad usura della nostra
attesa con un lavoro encomiabile sotto ogni rispetto.
Col primo volume, che vide la luce per le stampe nel
1893, vennero illustrate le monete di Venezia dalle orìgini a
Cristoforo Moro. Un giudizio assai lusinghiero per l'autore venne
TBXFI HODIRXI — N. PAFADOPOLl 49
dato SU questo volume da Alberto Puschi in una recensione
dotta ed equanime pubblicata nella Rivista italiana di numi-
stnafdca (a. VI, 1893). Diverso non è il giudizio, che ora espri-
miamo noi, sul secondo volume che illustra le monete vene-
ziane da Nicolò Tron a Marino Grimani. Esso manca della
solita prefaziond ritenuta giustamente inutile dall'autore, che
considerò il lavoro una necessaria continuazione dell'altro pre-
cedentemente pubblicato. Ed infatti come nel primo volume,
cosi in questo, la materia, esposta e trattata cogli stessi criteri,
è distribuita in capitoli corrispondenti ciascuno al periodo di
durata di ogni dogado. Le brevi ma interessanti notizie storiche,
addensale in ogni capitolo, mettono in chiara luce le condizioni
economiche, per le quali eransi resi necessari speciali decreti
monetari, diretti a regolare la circolazione delle monete, a
crearne di tipo nuovo, ad abolirne del tipo vecchio, o ad impe-
dirne le falsificazioni. E tutti questi decreti sono stati studiati
ed illustrati dall' A. con competenza pari alla sua dottrina.
In ogni capitolo trovasi inoltre una dettagliata ed esat-
tissima descrizione delle monete, comprese le varianti di ciascun
tipo, descrizione seguita da un elenco delle opere che trattano
delle monete descritte. Diviso in due parti è l'ultimo capìtolo
che tratta delle Monete anoniìne; nella prima parte sono illu-
strate e descritte le monete per la città di Venezia e il dominio ;
nella seconda le monete per i possedimenti di terraferma e di
oltremare. Da pag. 565 a pag. 746 sono riportati 244 docu-
menti d'archivio, che sono deliberazioni o del Consiglio dei
Dieci o del Senato circa la moneta. E qui l'A. ebbe cura, se
per caso nel documento originale trovavasi lo schizzo della
moneta di cui è fatta menzione, di riprodurlo col sistema elio-
tipico. Fu riprodotto poi in fac-simile l'intero documento, datato
26 aprile 1531, col quale si deliberava la coniazione di quattrini j
per soddisfare ai bisogni delle città di Brescia, Bergamo e
Crema che richiedevano moneta piccola.
In appendice, dopo i documenti, l'A. fece seguire anzitutto
tre tavole indicanti il valore ed il peso della moneta veneziana
d'argento e d'oro, eia proporzione fra il valore dell'oro e quello
dell'argento ; quindi un elenco dei nomi dei massari all'argento
e all'oro, dei quali è ricordata anche l'epoca in cui tennero
l'ufficio e la sigla che ciascuno di loro fece imprimere sulle
monete; infine un prontuario per conoscere la rarità ed il prezzo
attuale delle monete veneziane dal 1472 al 1605. Dopo le
Rivista storica iUUianaj 8* S., vii, 1. i
50 BECKM810III B NOTE BIBLIOGRAFIOHB ~~ L. RIZZOLI
numerose giunte e correzioni (da pag. 799 a pag. 814), fra le
quali assai notevoli quelle relative alle varianti dello scudo d'oro
di Andrea Gritti, e dopo un indice alfabetico, copioso di voci
e di rimandi, chiude il grosso volume una serie di 35 tavole
recanti la riproduzione delle monete su disegni del dotto e
valente Carlo Kunz.
Tale lavoro, davvero colossale, venne di lunga mano pre-
parato dall'Autore, il quale attese con studio e cura speciale
allavcompilazione dei capitoli, come se questi fossero altrettante
monografie da pubblicarsi singolarmente. Ed invero alcuni ca-
pitoli anticiparono, per così dire, la pubblicazione del volume.
Vedemmo uscire per le stampe nel 1901 : « Nicolò Tron e le
sue monete {147 U 147 4) »; nel 1905: « Sebastiano Venier e le
sue fnonete {1577-1578) »; nel 1906: « Le monete anonime di
Vetiezia dal 1472 al 1605 ». In tempi diversi furono pure pubr
blicate le tariffe con disegni di monete del 1517, del 1544, del
1551, del 1554 e del 1664, le Carzieper Cipro coniate dai Fe-
neziani nel 1515 e nel 1518; le Monete trovate nelle rovine del
Campanile di S. Marco; le Monete italiatie della raccolta Papa-
dopoli. Anche questi ultimi lavori trovarono posto, convenien-
temente trasformati secondo Tindole dell'opera, nel volume
testé pubblicato. A tutta la materia il sen. Papadopoli seppe
dare una vera unità d'indirizzo, cosi da formare un tutto omo-
geneo ed organico, e tale da ritenersi come gettato d'un sol
pezzo. Le collezioni numismatiche, che servirono di base all' A
per le sue pazienti e scrupolosissime indagini ed osservazioni,
furono quella del Museo Civico e Correr di Venezia, quella del
Museo Bottacin di Padova e quella che l'Autore stesso possiede
Jn Venezia. Queste collezioni furono ripetute volte esaminate
dal sen. Papadopoli, il quale però non volle neanche trascu-
rare le altre collezioni italiane e straniere, nelle quali si tro-
vassero per caso monete uniche o rarissime. Ed io con vera
compiacenza ricordo, sapendo che lo stesso sistema di studio
venne seguito dal Papadopoli negli altri musei, la diligenza da
lui usata (coadiuvato dal suo valoroso segretario il professore
Giuseppe Castellani) nell'esaminare le monete veneziane del
Museo Bottacin di Padova, facendone la descrizione de' vari
tipi, notandone tutte le varianti, le sigle dei massari, la forma
delle lettere delle leggende e perfino i piccoli segni che divi-
dono una parola dall'altra e che possono caratterizzare le monete
stesse. E mentre l'A. procedeva a conoscere il peso di ciascun
TBMPI MODERNI — N. PAPADOPOLI 51
pezzo preso in esame, notandone anche Io stato di conservazione
e la qualità del metallo e veniva conseguentemente ad istituire
dei confronti con altre monete, ne deduceva, colla scorta dei
documenti che a lui erano noti per le precedenti ricerche archi-
vistiche, le cause che avevano determinato nei riguardi delle
condizioni economiche la coniazione di una nuova moneta, o
raumento o la diminuzione del peso delle monete correnti, o
il miglioramento od il deterioramento del metallo fino in esse
contenuto. In tal modo TA. pervenne pure, sradicando errori
vecchi, a stabilire la vera nomenclatura delle monete veneziane,
dopo di averne bene determinato il tipo ed il valore.
Con speciale interesse poi il sen. Papadopoli studiò le
monete anonime, che vennero classificate, con ottimo criterio
critico, secondo l'epoca della loro coniazione. Citerò qui soltanto
finnumerevole quantità di hagaUini, che presentano da un lato
la Madonna circondata dalle lettere R. C. L. A., e dall'altro il
leone chiuso in un quadrato, battuti dal principio del 1500 al
principio del 1600. A tutte queste monetine l'A. seppe assegnare
l'anno della loro emissione, avendo egli tenuto conto principal-
mente delle iniziali dei massari segnate sulle monete stesse e della
fisionomia artistica che esse presentavano. Di fatti al Papadopoli,
che in tutto il suo pregevole lavoro non abbandonò mai lo
studio dell'arte nella moneta, riusci agevole, anche dalla varietà
dei particolari e dello stile, stabilire il tempo in cui detti ba-
gattini vennero coniati. Nei più antichi la Vergine è raffigurata
come nelle opere degli artisti primitivi; in quelli di epoca più
tarda la vediamo come fu raffigurata dai più grandi pittori della
scuola veneta ; nei più recenti invece vi si notano le caratteristi-
che dell'arte spigliata della fine del cinquecento e del principio
del secolo XVII. E studiando l'arte della moneta, il Papadopoli
mise in bella luce gli artisti, che furono intagliatori delle stampe
in zecca. Sotto Giovanni Mocenigo la zecca ebbe Luca e Ber-
nardo Sesto, Alessandro Leopardi, Antonello, Silvestro e Pa-
squale figli di Antonello, e Vittore Camello. L'influenza però di
questi valentissimi artefici si notò, come dice l'A., soltanto alla
fine del principato di quel doge, e precisamente nelle monete
denominate Marcelli.
A Vittore Camello attribuì il Papadopoli lo zecchino (tipo
modernizzato) di Marco Barbarigo, vera opera d'arte degna
della fine del secolo XV. Con pochi tratti sapienti l'artista ri-
produsse in questa moneta il ritratto del vecchio doge, che è
52 RKCENSIOHI E KOTB BIBLIOGRAFICHE — L. RIZZOLI
di una bellezza sorprendente. Ad Alessandro Leopardi spet-
terebbe invece Tesecuzione del doppio bagattino colla testa dr
S. Marco. Il Camello e il Leopardi lavorarono pure sotto il
doge Agostino Barbarigo, e Pietro Benintendi e Bartolomea
Angeli lasciarono degno loro ricordo nelle monete del doge-
Leonardo Loredan.
Per concludere dirò che col secondo volume il senatore
Papadopoli confermò, anzi aumentò la fama di dotto e coscien-
zioso numismatico, procuratasi già da lungo tempo colle pre-
cedenti e numerose sue pubblicazioni. Egli ha preparato un
-libro di consultazione indispensabile allo studioso vero della
numismatica, che in esso troverà tutto quanto gli potrà ab-
bisognare per la conoscenza, anche la più particolareggiata,
della monetazione veneziana. Voglia ora Tillustre Autore ac-
cingersi alla pubblicazione del terzo volume, col quale avrà
compimento nel modo degno del più grande elogio la storia
di tutte le monete battute dalla Repubblica di Venezia.
Luigi Rizzoli, jun.
G. C APASSO, E Governo di Don Ferrante Gonzaga in Sicilia
dal 1535 al 1543. — Palermo, S. T. Boccone del Po-
vero, 1906.
13. — Ecco la riprova del come si deve oramai far la
storia, e deirabilità di un competente, che prima di mettersi
a descrivere a fondo un periodo di vita pubblica ha consul-
tato ad uno ad uno i documenti che trovò, e se n' è com-
posta in mente organica e fusa una sostanza^ Già di questa
preparazione il professore Gaetano Capasso aveva dato ono-
revole saggio nel suo eccellente Gonzaga alVimp-esa di Puglia
il 1529, appunto qui nella Rivista tredici anni or sono, e in-
dubbiamente gli fu di vantaggio anche il bello studio del figlio
Carlo (1) sulla Politica di Paolo ///, ma il presente volume è più
che mai e per sé solo un esempio importante, che ammonisce
(1) Del dottor C. Capasso, insegnante nel Liceo di Bergamo^ è
notevolissimo il Corso di Storia gerierale che sta dando alla luce coi
tipi Bicchierai in Napoli. Il qual Corso è però piuttosto una brava
ed erudita serie di Ragionamenti che di Lezioni, e purtroppo non-
avrà molti lettori nelle Scuole Medie (specie le tecniche) ove la cul-
tura storica è ancora un desiderio.
TEMPI MODERNI — G. CA PASSO 53
insieme e incoraggia... Peccato, che a volte i documenti non
rispondano per intero alle insistenze scientifiche dell* Autore,
che addolorato del non poter trar dalle selci le tanto invocate
scintille, si strugge e li accusa dì non dire. Dicono abbastanza,
ad ogni modo, i diciotto dell'Archivio Parmense, che reca nel-
l'Appendice, tra i quali spicca particolarmente curioso e signi-
ficativo il « Memoriale et Instruttione secreta per voi signor
Don Pietro di Zugniga circa le vacantie che accascheranno di
qualche caricho honorato ». Zugniga era l'inviato personale
del Gonzaga alla Corte di Carlo, e la lettera è il maggior te*
stimonio della smania tenace di lui di farsi innanzi.
Perocché, proprio, ben alto poggiò tutta la sua vita la
mente ambiziosa del Mantovano, deciso a vincere la fortuna.
« n governo della Sicilia non lo contentava. Voleva o un co-
mando militare di prim'ordine, o il governo di un paese più
importante ». E i suoi pensieri non nascose mai. Consultate
a vostro grado il Di Blasi, la cui Storia dei Viceré, nel suo ge-
nere (giudicava già è un secolo lo Scinà) é un'opera in tutte
le sue parti compiuta, e tra gli altri il Litta e l'Ulloa, e ve
ne persuaderete senz'altro.
I due addebiti, anzi, che si sogliono fare al Gonzaga, sono
precisamente eh' egli pensò più del giusto a ingrandir sé e i
suoi, e che fu di consueto troppo severo nella punizione dei
delitti e troppo corrivo a gravar d'imposte il paese. « In ve-
rità, che abbia curato talvolta eccessivamente il vantaggio suo
privato e quello dei parenti e delle persone che gli stavano
a cuore, non si può revocare in dubbio. Era difatti una caccia
spietata quella eh' ei faceva a doni, a benefici, a concessioni
fruttuose e cose simili, per cui gli si suscitarono contro gelosie
ed inimicizie, e si ebbe l'affronto di una pubblica e ostile in-
quisizione dei suoi atti di governo, la quale, se non gli impedì
allora di salire a maggiori onori e dignità, concorse probabil-
mente più tardi a determinare e affrettarne la caduta. Ma si
deve anche riconoscere che non piccola parte, in quegli ec-
cessi, ebbero la molta generosità sua verso amici e servitori,
«h*ei sagacemente voleva tenere avvinti alla sua persona, e
la naturale propensione ad accogliere le preghiere di chiunque
a lui si rivolgesse per aiuto o protezione ».
È, d'altronde, ridimostrato e innegabile ch'ei governò la
isola con energia avveduta e franca. « Certo, in tutti i modi
si industriò di far contento il suo signore , V approvazione e
si KECBNSIONI E NOTE BIBLIOORAFICHi: — 0. 8AN0I0RQI0
il favore del quale anteponeva a qualunque altra più cara cosa.
Ma anche il benessere e la prosperità del paese erano da lui
desiderati sinceramente e senza secondi fini. Assistito da con-
siglieri esperti, come, ad esempio, il dottor Andrea Ardoino,.
escogitò, e tentò anche, riforme intese a quello scopo. Della
severità usata contro malfattori, prescindendo da parziali e
spiegabili^ se anche non scusabili, abusi ed esagerazioni, non
biasimo gli va dato, bensì lode, che essa dimostra Tefifettiva
suo desiderio di migliorare Tamministrazione della giustizia, e
dì sradicare completamente la mala pianta dei malviventi, la
quale, lui lontano, non tardò pur troppo a rimettere nell'isola
più salde radici. Volle favorire l'agricoltura, promuovere il com-
mercio, dar vita a qualche industria, ma principalmente cor-
reggere l'ordinamento tributario con provvedimenti, i quali, pur
assicurando all'erario somme maggiori, alleggerissero, d'altra
parte, i pesi eccessivi delle contribuzioni pubbliche. Si può af-
fermare, anzi, con piena certezza di dire il vero, che non sol-
tanto si ingegnò in tutti i modi di non ridurre la Sicilia agir
estremi, ma cercò anche di allontanare da essa, sin dove i
mezzi glie lo consentivano, l'amaro calice dei salassi pecuniari,
rinnovantisi talvolta con un crescendo spaventevole. Ma gli av-
vfenimenli furono più forti di lui ed egli dovette adattarvisi.
Ne il Gonzaga né altri avrebbero potuto, del resto, spezzare
le catene, che la gloriosa, ma deleteria politica spagnuola aveva
gittato intorno al collo dei Siciliani, sino quasi a soffocarli. Per
altro, merito assoluto, incontrastabile del Gonzaga fu quella
d'aver messo le basi di un sistema di difesa solido e perma-
nente, che, iniziato da lui, e mandato a termine dai suoi suc-
cessorij assicurò l' isola, meglio di qualunque altro dominio
spagnuolo, dalle incessanti minacce dei popoli musulmani ».
Don Ferrante (conchiude l'esimio Capasso) mostrò là di pos-
sedere non solo qualità eminenti d' uomo di guerra, ma si
anche altitudine vera al governo degli stati. « E il suo nell'isola
va legittimamente registrato fra i migliori, che possano toccare
a un popolo d'alto sentire e laborioso, al quale la fatalità sto-
rica ha tolto il massimo bene desiderabile: l'indipendenza. »
Purtroppo le pratiche e buone intenzioni del Lombardo
furono dal primo al settimo anno della sua amministrazione
impacciate e quasi impossibilitate dalla inesorabile politica im-
l>enale di Carlo, dannata per sua natura a disseccare ogni più
ubertn&a tonte di reddito. Le eran gravezze, confessa Lodovico
TSMPI MOOBlUn -- 0. 0APA68O 55
Bianchini, storico non facile alle proteste ed alle compas-
sioni, le eran gravezze assolutamente sproporzionate alla po-
tenzialità economica del paese! E il 1542, il bilancio del
regno presentavasi tale, tanto ogni casa di Cesare era corrupta
et exhausfa et consumta, « da non temere il paragone con quelli
dei più dissestati dei nostri Stati odierni. » Le plebi, oppresse
dalle imposte, e vessate per giunta dai baroni e dai porporati,
sempre d'accordo a scapito del popolo, tenevano l'anima coi denti
e maledivano la vita. La borghesia (ammesso laggiù meritasse
tal nome la schiera sottile degli indipendenti) faticava a scam-
pare dalle insidie del fisco e dei feudali. Degli ecclesiastici pa-
gavano di borsa i poveri, ma il papa non tralasciava occasione
di rastrellar pecunia; e a pag. 79, TA. dice che il cardinal Far-
nese, mitrato di Monreale, forte delle immunità vescovili, sfug-
giva tranquillissimo ad ogni imposta; e a pag. 114, aggiunge
che il Gonzaga, pur soccorso dalle soprane istruzioni e avverso
a spogliazioni fatte da altri, specie se per conto della curia ro-
mana, non riuscì ad impedire che Tarciabate di Ugento lecceser
riscuotesse in nome di Paolo III (quel Paolo che appunto al-
lora permetteva agli Ebrei di prestare al 33 per 100, purché
assicurassero quattrini a lui), tasse speciali dal clero minore
ddCisola e dai montanari ancora nella impossibilità di soddisfare
al Governo i loro debiti arretrati. Le carestie e l'eruzione del-
l'Etna moltiplicavano a lor volta la miseria generale, e le spese
schiacciavano ; il trovar danaro era diventato impresa terribile,
e si moriva di fame qui, intanto che là, altro che rosicchiare, si
rubava a man salva!
Avversario deirinquisizione, che, protetta da Ferdinando
il Cattolico e favorita dai Viceré, aveva messe radici nell'isola
sin dal 1487, il Gonzaga, esperiti i mezzi delle leggi ordinarie,
non dubitò di venire in aperto conflitto col vescovo di Patti,
gran maestro di quella, pigliando le difese del presidente della
Corte, il marchese di Terranova, che provocato dalle reiterate
prepotenze del frate, aveva sottoposti a tortura due aguzzini
del sanguinario tribunale, cosi cadendo in disgrazia persino
del Re. Fu per lui, e punto per la petizione del parlamento,
che durò dieci anni il divieto ai servi ed agli ufficiali delFIn-
quisizione di portar armi e di repetere le persone incolpate di
delitti da pena capitale; e Vito La Mantia ha raccontato sin
dal 1886 in questa stessa Bivista, come i Domenicani di Pa-
lermo tentassero ogni modo di esautorarlo, moltiplicandogli
56 BL'C&NSIORl B NOTB BiBLIOGlU FICHI — «. 6A1VOI0RG10
contro le lettere di fuoco ed ostentando pervicacemente e coram
populo di non tener conto alcuno dell'editto che restringeva
i loro poteri. Né valsero le minacce e le scomuniche ad in-
timidire il Gonzaga, che né il 41 né il 42 abbandonò alle furie
del santo Tribunale i diecimila rei di non credere nel purga-
torio, i Greci che dimoravan nell'isola, e in tempi come quelli
nei quali si vedeva imminente una grossa guerra^ non era pru-
dente irritarli contro il Sultano Don Carlos, E parecchie altre
volte fu ammirato il Gonzaga, che pur nelle difficoltà d'ogni
maniera e nelle insidie degli inquisitori, dei baroni e dei ban-
diti, masticò amraro, ma tenne nel dovuto rispetto le fazioni,
venti contrari alla quiete de populi, e in freno i cervelli dei
nemici di Sua Maestà. Non un frego deturpò negli anni della
sua vicereggenza la faccia di Don Ferrante.
La guerra era in verità da un buon quarto di secolo impe-
gnatissìma col formidabile Solimano, e Carlo V ci teneva tanto
alla così santa, così justa et così honorata et necessaria impresa
d'Africa, che la Sicilia, sentinella avanzata^ forte e securo baloardo
contro i turchi di Costantinopoli e i pircUi delle barbaresche^ venne
irta di bastioni e fu senza lachrime scorticata fino alle ossa.
Gonzaga ebbe oltre ciò incarico di trattar col Barbarossa il re
dei corsari, ed appartarlo dal suo Padrone. Ma se l'Italiano
lavorava d'abilità schietta e signorile, l'altro scaltrissimo e senza
fedi giuocava a carte doppie, e le sollecitudini e le ansie del
negoziatore christiano et cavalliero naturalmente approdarono
a nulla. Ogni fase di questa tutt'altro che facile diplomazia
di Don Ferrante è qui esposta a perfezione e commentata dal
Capasso, e noi crediamo che le pagine destinatevi siano ap-
punto le migliori del libro. L'illustre De Leva se ne rallegre-
rebbe, non foss'altro che per gratitudine al discepolo, che del-
l'episodio notevolissimo, del quale i contemporanei ebbero notizie
vaghe e cui esso accennò a pena fugacemente, ha stavolta sa-
puto dar razionale e particolareggiato il racconto.
Questo il posto di combattimento dato a Ferrante Gonzaga
ventottenne, che non si sentiva nato per altro. Militare per
eccellenza, ed intelletto niente ordinario, egli era entrato gio-
vanissimo nella vita degli affari, e Carlo V gli aveva preso
affetto sì da potersi ben dire che fu il solo italiano col quale il
potente monarca ebbe véra dimestichezza (?), Nel 27 s'era trovato
al famoso sacco di Roma, e benché fosse anche un putto aveva
assunto in quel frangente della morte del Borbone nientemeno
TEMPI MODERNI — 8. GRANDE 57
che il comando dei cavalli leggeri. Nella difesa di Napoli contro
il Lautrec, e nelle fazioni di Puglia, aveva avuta parte prin-
cipale, e n'era uscito Cavaliere del Vello d'Oro. Il 1530, suc-
cesso all'Orange nel comando degli Imperiali assedianti l'eroica
Firenze repubblicana, aveva ricevuta la dedizione di questa ed
insediato nella sventurata città il triste figlio di Clemente VII.
Ed entrato, se non nelle grazie, nella stima del Monarca di
Spagna, della Germania e dell'Italia, il Mantovano si trovò il
35 alla battaglia di Tunisi, dove « primo a slanciarsi e solo
contro il nemico, trapassò con- la lancia un superbo e gran
capitano di Mori, e tale disordine portò nelle schiere dei Turchi
col suo impeto che ai cristiani riuscì poi molto più facile sba-
ragliarle ». Il Del Vasto e il De Luna non potevano pertanto
desiderare nel Governo di Milano successore più temuto e ca-
pace di Ferrante Gonzaga, che duca d'Ariano e principe di
Molfetta, assunse l'ottobre del 1546 l'alto ufficio che doveva
negli anni venturi soddisfare l'ambizione e ricompensare i me-
riti asburghesi di un Pescara e di un Fuentes... Fatalità che
il Lombardo non abbia mai potuto servire da patriota la sua
povera Italia! D.r Gaetano Sangiorgio.
STEFANO GRANDE, Le carte d'Atnerica di Giacomo Gastaldi.
Contributo alla storia della cartografia del secolo XV L —
Torino, H. Rinck, 1905, pag. 167.
14. — L'A., che dedicò un suo precedente lavoro (1)
a porre -nel debito rilievo la grande importanza che ha il G.
nella storia della nostra cartografia, esamina particolarmente,
in questa sua nuova opera, quella parte della ricca produzione
cartografica gastaldina che si riferisce al continente americano,
e che si trova ripartita nei seguenti tre gruppi di carte : 1° Carte
unite air edizione del Tolomeo^ curata dal G. nel 1547 e pub-
blicata nel 1548; 2<» Carte unite al 5° volume della collezione
ramusiana, del 1565; 3° Carte isolate.
Per l'assunto a cui si è accinto l'Autore, ha particolare
importanza il Ingruppo, che comprende sette carte, la cui costru-
zione ha per base le conoscenze geografiche del quarto decennio
(1) Notizie sulla vita e sulle opere di G. Gastaldi, con Pref. di
^' Sugues, Torino, Clausen, 1902.
58 UBCKNSIONl I ROTE BIBLIOORA FICHE — ?. RE?BLLI
del secolo XVI. Queste sette carte appartengono alla prima fase
della produzione gastaldina, che ha principio, per quanto ci
risulta, nel 1545: anno in cui si pubblica la Carta della Sicilia
ben nota — per la nuova orientazione data all'isola — agli
studiosi di cose siciliane (1).
Noi non seguiremo TAutore nell'esame di particolari che
possono avere interesse solo per chi attende di proposito allo
studio del complesso problema della storia della cartografia
italiana, di cui si sono appena fissate, sinora, le linee gene-
rali, e di cui qualche lato (come ad es., quello relativo alla
origine delle nostre carte nautiche medioevali) rimane, se non
propriamente oscuro, ancora notevolmente dubbio. Ci accon-
tenteremo di rilevare che questa nuova opera del Grande è
una nuova dimostrazione del fatto che all'insigne cartografo
piemontese, quasi obliato alla fine del sec. XIX, spetta indub-
biamente il primo posto fra i cartografi italiani del secolo XVI
(in cui fiorirono, oltre alla gastaldina, la scuola cartografica
norimberghese, e la mercatoriana), e il primo posto fra tutti
ì cartografi, italiani e stranieri, della 1* metà del secolo XVI.
Fu particolare al 6. Tincisione in rame: riguardata, dai con-
temporanei, come a lui particolare la proiezione ovale equi-
distante, detta Mappa del G. (adottata nel Planisfetv gastaldina
del 1562), che noi sappiamo usata da Fr. Le Moyne nel 1526
e da Ben. Bordone nel 1528.
Nelle carte g. il continente americano è indicato gene-
ralmente col nome di Mondo Nuovo (2) '(il nome che viene
dato alle terre transatlantiche da C. Colombo e da A. Vespucci),
e anche con quello di Terra Nuova, V Universale Nuovo: il
nome di America non ricorre mai nella produzione del G., che
si vale essenzialmente di fonti spagnuole, le quali ^ come è
noto, non accolgono tale nome (consacrato dalla proposta del
WalzenmùUer: 1507) nella l* metà del secolo XVI, e sono in
questo seguite dalla scuola cartografica italiana. — Nel trat-
tato di cosmografia del 1562 il G. chiama Nuova Spagna (divisa
(1) Noto che ad illustrare T opera del G. relativa alla rappre-
sentazione cartografica della Sicilia dedicò un notevole lavoro il
prof. Giuseppe Di Vita: il lavoro fu stampato nel 1901 a Palermo (ed
io l'ho veduto), ma non fu mai pubblicato.
(2) « Indie occidentali, che il vulgo chiama Mondo Nuovo*, leg-
giamo nel Tolomeo g. del 1548.
TSMPI, MODERNI — B. ORANDK 59
in 12 prov.) la massa continentale delF America Sett., e chiama
Perii (diviso in 7 prov.), T America Meridion. — Nel Planisfero
del 1546 — che servirà di base ai futuri planisferi gastaldini
— è rappresentato il continente antartico^ a S. del 55° paral-
lelo; tale rappresentazione serve, per così dire, di transizione
al disegno del Ruscelli (1561), disegno in cui il continente an-
tartico non viene più rappresentato.
Il lavoro del Grande è solidamente costruito, e costituisce
un contributo innegabilmente notevole alla storia della nostra
cartografia: la figura del Grande (che è andata in quest'ultimi
anni ingrandendo nel campo della cartografia, così come quella
del Boterò nel campo della geografia) riceve da esso nuova
luce. Gioverà al Grande, per ulteriori lavori congeneri, la vi-
sione diretta dei documenti cartografici originali, fra cui qui
voglio a lui ricordare il planisfero acquistato nel 1907 dalla
Marciana, che porta per titolo e data : Dniversalis tabula figura
mundi. Venetia M. D. X., planisfero che richiamò — per la sua
data — l'attenzione di quanti visitarono la bella mostra esposta
nella Marciana in occasione del VI Congresso Geografico Na-
zionale di Venezia.
Gli studi sulla storia della geografia e della cartografia
contano, ormai, in Italia (come dimostra anche la recentissima
costituzione d'una Società Ramusiana, costituzione che fu sol-
lecitata da un voto del prof. P. L. Rambaldi, approvato dal
recente Congresso Geografico Nazionale) buon numero di cul-
tori. Non è senza fondamento Taffermazione che il lavoro in
questione, quando sia disciplinato e coordinato, porterà a non
pochi risultati nuovi, e particolarmente a nuove rivendicazioni
dell'opera scientifica italiana. Ma perchè tali studi possano
essere debitamente apprezzati dagli studiosi, è utilissimo che
i risultati generali, e anche i risultati particolari che assumono
speciale importanza, vengano riassunti anzitutto dai singoli
autori. — Questo riassunto noi cerchiamo invano nella pre-
sente opera del Grande: lo domandiamo a' suoi lavori futuri (1).
Paolo Revelli.
(1) Le relazioni che, per ciò che riguarda il campo della geo-
grafìa, ebbero fra loro il Bembo, il Fracastoro, il Ramusio e il G.,
sono state lumeggiate in una nota che il Grande ha pubblicato nel
voi. Xn delle M^m. d. Soc. Geografica It. (Roma, 1906).
60 RECENSIONI R NOTE BIBLIOORAPJCBE — C. MICHEL
6. PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE
(1789-1815),
Livorno e gli avvenimenti del 1790-91 con notizie di Firenze^ ecc.^
Diario anonimo pubblicato per cura di Pietro Vigo. —
Livorno, Meucci, 1907, pag. 215.
15. — Le riforme in materia ecclesiastica ed annonaria
introdotte da Pietro Leopoldo in Toscana, come è noto, furono
eflfettuate mollo frettolosamente e non trovarono preparate le
moltitudini: sicché, quando il Granduca parti per Vienna per
cingere la corona imperiale, nelle diverse città della Toscana
gli spiriti reazionari rialzarono il capo e diedero origine qua e
là a tumulti e disordini gravissimi.
L'anonimo autore del Diario, ora molto opportunamente
pubblicato dal chiaro professor Pietro Vigo, afferma che le
moltitudini erano mosse da zelo e fervore religioso, e i tumulti
furono fatti « per la fede e per la fame », cioè unitamente
contro le rivendicazioni dello Stato sulla Curia, e contro la
libertà del commercio.
Invece lo Zobi, che è per questi tempi lo storico toscano
più autorevole e più degno di questo nome, fa risalire la re-
sponsabilità dei tumulti ai vescovi toscani gelosi dell'autorità
e del prestigio, cui era salito monsignor Scipione de' Ricci,
vescovo di Prato e Pistoia, alle mene reazionarie della Curia
di Roma, ed alla Reggenza istituita da Leopoldo in sull'andar-
sene e composta di persone, che, salvo il senatore Gianni, non
erano troppo amiche delle novità introdotte dal Granduca nei
governo dello Stato.
E tanto lo storico quanto il cronista, che, non occorre il
dirlo, si mostra e si dichiara fedelissimo al trono e all'altare,
hanno la loro parte di ragione. Le moltitudini, specialmente a
Livorno, erano mosse da fanatismo e superstizione religiosa,
e nel tempo stesso i Reggenti, contrari alle riforme, avevano
lutto l'interesse di veder disfatto per opera del popolo quanto
era stato compiuto ed innovato contro i loro desideri e la loro
volontà, e per questa ragione niente fecero per contenere il
furor popolare, e tergiversarono quando si trattava di agire
energicamente e di far rispettare le leggi annonarie ed eccle-
siastiche, come il Granduca ingiungeva da Vienna.
PBRIODO PKLLA HIYOLUZJOKS FBANC£8E — H. H^FriB - F. LVCKWALDT 61
Maggiormente d'accordo si trovano lo Zobi e FAnonimo
nel racconto dei tumulti livornesi, che furono su per giù i me-
desimi di quelli avvenuti quasi contemporaneamente in altre
città del Granducato, ma Tuno, lo storico, nel riferirli prova
quasi ripugnanza e dispetto, invece V altro, il diarista, senza
dichiararlo espressamente, se ne consola e ne ritrae grande
letizia e conforto. Anzi si potrebbe quasi dire che scriva solo
per questo, ed infatti, ripristinate le antiche usanze e rinnovate
le processioni ed altri pii e chiassosi esercizi di culto, FAnonimo
erede che ormai non valga più la pena di registrare i piccoli
fatti, che dovevano in seguito accadere nella sua città e sotto
i suoi occhi, ed abbandona per sempre la stanca mano.
Ma prima di chiudere il suo Diario egli vuol parlare di
un grande avvenimento cittadino, della venuta a Livorno del.
nuovo sovrano, il granduca Ferdinando III, e ricorda con molti
particolari tutte le feste grandiose e solenni che furono cele-
brate in quella fausta circostanza a spese delle diverse nazioni
commercianti nella città.
Sicché il Diario, nonostante pecchi, e non poco, in gram-
matica, in sintassi, in ortografia, acquista una doppia impor-
tanza, interessando non solo la storia delle relazioni fra Chiesa
e Slato in Toscana nella seconda metà del secolo XVIII, ma
assai da vicino anche la storia del costume.
Il chiaro professor Vigo, pubblicandolo nella sua integrità
e con la maggiore esattezza, che può sembrare anche soverchia,
non trattandosi di un manoscritto di qualche importanza filo-
logica, ha reso un segnalato servigio a tutti gli studiosi, che
apprezzano quanto si deve lo studio delle fonti storiche.
Ersilio Michel.
HERMANN BUFFER - FRIEDR. LUCKWALDT, Der Frieden
voti Camjpoformio (Urkunden und Aktenstùcke zur Gesch. der
Bezieh. zwischen Òsterreich und Franckreich, 1795-97).
— Innsbruck, 1907, pag. CC. 560. IQuellen zur Gesclu des
Zeitalters der Franzòs. Revolution].
16. — Opera postuma è questa che abbiamo dinanzi,
poiché Ermanno Buffer, il raccoglitore dei documenti, Tinvesti-
gatore paziente di tanti archivi austriaci e stranieri, che si
era proposto di continuare e di completare le indagini del
62 RECKNSIONI K NOTE BIBLIOOKAPlCEB ~ C. MANPRONI
Vivenot, dopo treni' anni di paziente lavoro fu rapito dalla
morte, lasciando un immenso materiale di spogli e di copie,
in parte già completato ed ordinato, in parte ancora lacunoso.
Sotto la sopraintendenza di alcuni pietosi amici, il professor
Luckwaldt dell'Università di Danzica si è accinto all'ufficio
di completare le ricerche colmando le lacune, e di dare alla
luce il materiale raccolto preponendovi una illustrazione sto-
rica. In questo volume sono raccolti ben trecento documenti
tutti inediti e per la maggior parte non ancora sfruttati, i quali
tutti si riferiscono alle trattative diplomatiche tra l'Austria e
la Francia in quel periodo che immediatamente precedette e
seguì la campagna fortunatissima del Bonaparte in Italia negli
anni 1796-97.
Nell'introduzione si tratteggiano brevemente le precedenti
relazioni tra la repubblica francese e la casa d'Austria, e si met-
tono in luce le cause per le quali l'accordo fra le due po-
tenze non fu mai possibile, insistendosi specialmente sulla
responsabilità del ministro Thugut, le cui idee grandiose mal
rispondevano alle condizioni dei tempi e dell'esercito austriaco.
Si vengono poi ad esaminare le quattro fasi delle trattative,
che condussero alla pace di Campoformio : e cioè quel primo
periodo, immediatamente anteriore alla campagna del Bona-
parte, nel quale le offerte di pace, fatte dalla Francia per mezzo
del marchese di Poterat, vennero respinte dalla diplomazia
austriaca; un secondo periodo nel 1796, dopo le prime con-
quiste francesi in Lombardia, quando il marchese di Gallo
per incarico della corte napoletana cercò di farsi mediatore
di pace; un terzo, quando, per vie indirette, l'Austria si mostrò
disposta a trattare sulla base d'uno scambio dei domini ita-
liani coi Paesi Bassi e colla Baviera sulla fine del 1796; e un
ultimo dopo l'armistizio di Leoben.
Nel secondo periodo, sul quale più i documenti abbondano,
la responsabilità della rottura degli accordi viene attribuita
al Thugut ; ma il prefatore ha cura di raccogliere, insieme colle
voci accusatrici, anche le discolpe e di mostrare che, oltre alle
vittorie dei Francesi in Italia, molte altre circostanze dove-
vano essere prese in considerazione dal ministro austriaco e
far traboccare la bilancia verso la continuazione delle ostilità.
Tra i documenti, che si riferiscono a questo secondo periodo,
ha per noi Italiani uno speciale interesse un Bappori sur les
relations politiques de la France avec VAutriche, in cui a prò-
PERIODO PILLA RIVOLUZIONE FRAX0B8S — H. ntlrPKR • F. LUCKWALDT 63
posito deirilalia si afferma che agl'interessi della Repubblica
non giova provocare lo stabilimento di repubbliche democra-
tiche nella penisola, né spogliare intieramente il papa dei
suoi stati ; e che, rispetto al re di Napoli, il governo francese
dovrebbe limitarsi a chiedere la cessione di Trapani o d'altro
porto della Sicilia, come base d'operazione e come gamnzia di
neutralità. Altre proposte, ugualmente degne di esame, si trovano
sparse qua e là fra i documenti, e specialmente un disegno di
spogliare Venezia degli Stati di terra ferma, che già fa capolino
in un piano del Direttorio in data 15 novembre 1796 per
l'invio del generale Clarke a Vienna (note al documento N, 57^
pagina 84).
La morte di Caterina II, la quale aveva promesso nei
suoi ultimi giorni valido aiuto all'Austria, venne a turbare la
placida fiducia del Thugut nella vittoria : sicché verso la fine
del 1796 le trattative per un accordo si ripresero con maggior
vigore per mezzo del generale Clarke e del Gherardini, Vuomo
di paglia del Thugut. Ma già aveva preso il sopravvento sul
Direttorio la volontà del Bonaparte, sicché le istruzioni del go-
verno francese al Clarke subirono frequenti modificazioni e ri-
tocchi, secondo ciò che dall'Italia suggeriva il vincitore di Ar-
cole, per contentare il quale fu imposto al negoziatore francese
di non far nulla senza il consenso del generale.
I nuovi documenti che si riferiscono a questa fase delle
trattative sono importantissimi; perchè, oltre alle istruzioni del
Thugut al Gherardini (doc. N. 72), meritano grande attenzione
quelle del Direttorio al Clarice (doc. 78), in cui si contengono
minacce di rivelare la venalità del Thugut, servendosi dei do-
cumenti trovati negli archivi della corte borbonica. Non meno
notevoli sono le prove dei tentativi di corruzione da parte del
Direttorio verso il potente ministro ; le lettere dell'imperatore al
fratello, arciduca Carlo, in cui si parla dell'assoluta necessità che
ha la casa d'Austria di conservare, anzi di accrescere i suoi do-
mini in Italia (doc. N. 86 e 87); e infine il vago disegno d'un
regno costituzionale di Lombardia a favore del re di Sardegna,
che avrebbe ceduto quest'isola al duca di Parma (doc. N. 117);
il quale ultimo progetto sembra messo innanzi per guadagnar
tempo, e non con propositi seri.
. Molto curiosi sono anche alcuni dispacci del marchese di
Gallo al ministro napoletano Castelcicala, nei giorni che im-
mediatamente precedettero l'armistizio di Leoben, e le istruzioni
64 RB0BN8I0NI B NOTB BIBLIOGRAFICHE — C MANFRONI
del Thugut al Merveldt, da cui appare la finta ripugnanza del-
l'Austria a compensarsi delle perdite fatte in Italia e sul Reno
con parte del territorio veneto.
Nella parte deirintroduzione, che si riferisce a questo pe-
riodo delle relazioni austro-francesi, viene assai opportunamente
lumeggiata la figura del Thugut, sempre tenace nella sua idea di
non far pace colla Francia, e che, abbandonato dall'imperatore
Francesco, combattuto dall'arciduca Carlo e dalla grande mag-
gioranza dei consiglieri, fu costretto a cedere all'influenza della
Corte imperiale; ma riuscì almeno a far trionfare la sua politica
lungamente meditata rispetto a Venezia, non senza aver lasciato
adito alla possibilità di riprendere la guerra, se gli alleati si
fossero mostrati disposti a fornire pfù larghi e più sicuri aiuti.
Infatti le gravi violazioni dei patti di Leoben per opera dei Fran-
cesi valsero a riaccendere nel ministro austriaco il desiderio di
temporeggiare, per poi rompere definitivamente gli accordi e
tornare alla guerra: e checché dicesse e facesse il marchese di
Gallo (che in una sua lettera all'Acton manifesta apertamente
l'animo suo) i negoziati per la pace definitiva tiravano in lungo
più per colpa del governo austriaco, che non dei Francesi, i
quali tuttavia non ci appaiono esenti da gravi torti.
Troppo lungo sarebbe il fermarci ad esaminare, anche
sommarÌEtmente, i documenti che si riferiscono alle trattative
di Mombello e di Udine per la conclusione della pace: basterà
osservare che, non ostante le ripetute dichiarazioni di lealtà
e di rispetto ai preliminari, anche il governo austriaco, o me-
glio il Thugut, tentava in ogni modo di eludere la lettera e
lo spirito del patto di Leoben, e di mettersi in grado di ri-
prendere le armi alla prima occasione.
I numerosi reclami del ministro austriaco per l'opera del
Bonaparte in Italia erano certamente fondati; ma la lettura
dei suoi dispacci ci convince che dalle condizioni interne
della Francia egli sperava di veder scoppiare da un momento
all'altro qualche rivoluzione che mandasse a vuoto ogni accordo
e, permettesse una vittoria delle armi austriache. Giova anche
avvertire come dai documenti chiarissimo appaia che i nego-
ziatori francesi, e specialmente il Bonaparte, tenevano il Di-
rettorio all'oscuro di molte trattative, tantoché il Thugut,
inviando a Parigi il segretario del marchese di Gallo, Baptiste,
riuscì a dissipare molti dubbi e ad eliminare molte difficoltà
artificialmente accumulate dai negoziatori.
FBRIODO DKL RISORGIMENTO ITALIANO — N. M. CAMPOLISTI 65
La relazione del Baptiste è documento di grande impor-
tanza e serve a gettar luce su fatti molto oscuri; e così pure,
rispetto alla indipendenza del Bonaparte, alla soggezione del
Clarke verso di lui, alle maniere brusche ed alle idee politiche
del futuro dittatore, molto istruttive sono le relazioni del Gallo,
del Merveldt e del Degelmann, plenipotenziari dell'imperatore,
prima dell'arrivo ad Udine del Cobentzel. Di quest'ultimo meri-
tano poi particolarissima attenzione le lettere all'imperatore ed
al Thugut, nelle quali si descrivono con minuti particolari gli
strani mètodi di discussione usati dal Bonaparte, le sue stra-
vaganti bravate, nonché le poco diplomatiche sue tirate, i suoi
colpi di scena per indurre gli Austriaci a firmare la pace alle
condizioni da lui volute. Anche sull'incidente di Passeriano, in-
tomo al quale tante leggende si sono formate, la relazione
Cobentzel in data 14 ottobre contiene notevoli particolari: il
compassato ministro vi deplora ** ìes imprécations de corps de
garder^^ le criailleries del suo avversario, " qui ne peuvent étre
attribuées que à Vivresse „ ; e in un altro biglietto, sempre par-
lando del Bonaparte, aggiunge « il s'est conduit Tautre jour
en homme sorti des Petites-Maisons », e con molta dignità di-
chiara di non aver rotte le trattative solo perchè " il serait
bien cruel que le caiuiage recommen^ait uniquement parce qu'un
Bonaparte s'etait enivré „ — (pag. 460, doc. 295 e 296).
In complesso dunque questo grosso volume di documenti,
se non ci rivela grandi ed importanti novità, riesce efficacis-
simo per chiarire molti punti oscuri, per correggere molti
giudizi inesatti, e sopra tutto per darci un'idea precisa dei
sentimenti e delle idee dominanti nel governo austriaco prima
e dopo la grande campagna d'Italia.
Camillo Manfronl
7. PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1907).
N. M. CAMPOLIETI. La mente e Vanima d'un eroe, — Milano,
Mondaini, 1907.
17. — Certo non era facile far la sìntesi scientifica e mo-
rale, e discorrerne quindi breve e bene, di un carattere e di un
cervello che non hanno avuto il tempo di produrre quanto
potevano. Il più degli scritti di Carlo De Cristoforis è pur
RipWa «terica italiana, 8» 8., vir, 1. 5
66 RKCEM8I0NI B MOTE BIBLIOGRAFICHE — 0. SANGIOROIO
troppo andato smarrito, e « buona parte di quel che resta è
fatta da colloqui con sé stesso, non ancora lavorati e armo-
nizzati per affidarli ai posteri ». È questo volume di 656 ampie
pagine, infatti, più che una vittoria un bravo desiderio; e il
capitano Campolieti dovrà presto ritornare alle forbici e ri-
correre alle lime onde la seconda edizione riesca pienamente
gradita agli amici del Milanese, che « pensatore, economista^
soldato » volle (scolpì nella epigrafe di lui il Massarani) « il
povero un uomo, le armi una missione, la patria un altare »,
* e senza macchia e senza paura visse i suoi trentacinque anni,
sacro dalla giovinezza all'ultimo istante all'Italia adorata.
Carlo De Cristoforis ebbe davvero per altare la patria,
che idolatrò come la madre. Ad Italia offerse intero sé stesso,
per essa fu cospiratore, giocò più volte la testa, e morì glo-
rioso a San Fermo di Como il 27 maggio 1859; e fosse vissuto,
a lei avrebbe dedicati senza ambizioni nessune e mai umilian-
dosi ad indossar livree, ancora il braccio e sempre l'animo e
più la mente « agile, svelta e larga ».
Le armi adoperò da eroe, e durante le Cinque Giornate
lo videro tutti combattere intrepido e instancabile. Il giorno
dopo la fuga famosa di Radetzky, Carletto (e con lui altri
quattro di questa famiglia votata alla patria come le altre dei
Cairoli e dei Romeo) uscì volontario col Manara, pronto ad
ubbidire all' « A Trento, a Trento » del Direttorio Lombardo;
e fossero stati condotti da. un generale « nutrito di midolla di
leone » i nostri avrebbero anche lassù mostrato d' essere 1
figli degnissimi degli immortali di Legnano e della Moscova!...
Si fosse, poi, trovato il De Cristoforis a Novara (un anno e un
di dopo la cacciata degli Austriaci da Milano !), e a Roma col
diletto Luciano, oh quanto avrebbe insegnato ai compagni col
suo valore pensoso e coll'esempio! Il 6 febbraio del 53, Carlo,
benché biasimasse quello spreco inopportuno di coraggi e di
sangui, fu pronto, e non impallidì. Il 1859, eccolo, anzi, sem-
plice capitano tra le file di Garibaldi, traversare per il primo
il Ticino ed assalire i Croati, e caricando baldo « alla sua
maniera » sul cjolle fatale cadde gridando: Viva Italia! Il 28
del successivo 60, da Pino, il gran Generale cosi scriveva a
Malachia, che l'aveva richiesto di notizie per Guttierez che stava
componendo la Commemorazione di Carletto: « Io non ero
con vostro fratello, né quando è caduto, né quando è morto.
Dunque non ebbi la fortuna di raccogliere le ultime parole di
PXEUODO DSL EIBOBGIMBNTO ITALUHO — N. M. CAMPOLIETl 67
quel prode. Ciò che ne posso assicurare però è che lui con-
tribuì, più di nessuno, alla vittoria di S. Fermo, alla testa
della sua compagnia, attaccando ed espugnando eroicamente
quella forte posizione di fronte. Il capitano De Cristoforis fu
il primo che onorò i Cacciatori delle Alpi, con una brillante
carica alla baionetta fuori dalle mura di Gasale alla vista della
Divisione Cialdini. Egli lasciato da me a Sesto Calende colla
sua compagnia, si difese valorosamente contro una forza mag-
giore dieci volte, e vi fece una ritirata degna d'un vecchio ed
agguemto capitano. In ogni incontro poi sostenuto dai nostri
cacciatori, egli fu sempre ammirato per la sua bravura, sangue
freddo, e capacità molto al disopra dell'età sua. Infine dai
fatti suoi, dalla sua modestia unica, e dai profondi conosci-
menti dell'arte che lo adomavano, era facile dedurne, ch'egli
sarebbe riuscito un brillantissimo ufficiale superiore (leggi Ge-
nerale). È questo un debole ma veracissimo attestato delle
preziose qualità del generoso e caro nostro martire. Ed in
ogni circostanza, ove gl'Italiani sieno comandati da ufficiali
come De Cristoforis, le armi nostre saranno temute e rispet-
tate dai nemici dell'Italia „.
La morte dell'Autore del Che cosa sia la Gkierra, fu scia-
gura nazionale, che Carlo De Cristoforis, Vegezio moderno di.
questa antichissima « scienza morale », sarebbe diventato
nell'esercito il nemico terribile dei dolci letarghi, ed avrebbe
al caso tenuto alto in faccia agli stranieri il buon nome ita-
liano. In quell'Opera, frutto di lunghissime meditazioni, e lavoro
di otto anni, son concette e preconizzate le rivoluzioni odierne
della strategia e della tattica, Buonaparte e Clausewitz vi ri-
vivono, e fu giustizia che Nicola Marselli, lo storico illustre
delle milizie, tributasse al Milanese l'alto elogio che tanto
elettrizza il Campolieti. « Questo (scrive del De Cristoforis il
Napoletano) questo ha un merito incontestabile, che divide
con i fratelli Mezzacapo, ed è di avere nel periodo corso
dal 1848 al 1859, nel periodo di gestazione del nostro risor-
gimento, ricondotto le menti degli Italiani all' ossequio dei
principiì della guerra napoleonica, di aver osato parlare di
principii quando una simile parola destava un orrore poco
sacro, e di avere fatto ciò con la scorta continua delle appli-
cazioni storiche. Il suo libro non è didattico, non è astratto,
non è tessuto con fonnule ; ma vive la vita dei fatti storici e
palpita come il cuore di chi lo scrisse».
68 RBCBNBIOVI E NOTE BIBLIOQRAFICIIE — G. 8AN010RGIO
Volle « uomo » il povero, ed è codesta T altra prova
ch'Egli non smarrì mai ne' suoi studi il senso vasto della
ultima ratio la realtà. E dell'Economia, la scienza per eccellenza
delle armonie sociali, preferì ed indagò le partì che contem-
plano i rapporti e gli scambi tra i capitalisti e i salariati, ed
intorno al Credito Bancario e i contadini scrisse appunto
pagine che destarono l'invidia di Proudhon. Anco dell'Agrario
s'è occupato, sebbene, a giudicarne da ciò che ne" riferisce il
Gampolieti, questa non possa aspirare all'onore d'essere lau-
reata « la più bella opera sua ». Bisogna invece esser grati
al De Cristoforis . del richiamo della verità proclamata dal
Gioia e dal primo Say, quella che (lo conceda TA.) fu poi il
15 aprile 1859 la « conquista » di Carlo Cattaneo, la dimo-
strazione precìsa dell'importanza assoluta e massima del lavora
intellettuale nel mondo della ricchezza. « Perchè (ha aggiunto
r87 Gabriele Rosa) perchè il regno dell'intelligenza abbraccia
tutti gli atti dell'umana società, e quelli pure che sembrano
più soggetti al dominio delle forze materiali ».
Il Campolieti si è però in codesti capitoli intorno a Lui
« osservatore » di scienze sociali, invescato più della sua com-
petenza speciale, ed ha esorbitato affermando a pag. 631 già
« risolto » il problema della Sociofilia; né voglia offendersi della
schiettezza rude, ma onesta con cui gli dico che a volta sua
ha qui, tal e quale come l'Eroe, del Libro scrivacchiato « sal-
tuariamente di troppe cose, tutte ardite » e spesso non ab-
bastanza riflesse. Avesse limitate le sue ricerche al « Maestro
della nuova scuola militare », e seguendo il consiglio acuto
di Vittorio Emanuele III si fosse solo impegnato ad accrescere
e illustrare il valore dell' « aureo libro » cogli esempi e gli
apprezzamenti delle ultime guerre mondiali, il suo nobile
omaggio di ammirazione e gratitudine per il figlio di Ade-
laide Rota e Giambattista De Cristoforis (l'educatore che « §e
il mondo sapesse il cuor ch'egli ebbe, assai lo loda e più lo
loderebbe ») sarebbe risultato assai più utile e serio.
Il Volume del simpatico conterraneo di Vincenzo Ceco, a il
genio sannita, che fu il Machiavelli del Mezzogiorno » (?) ha ad
ogni modo, l'intento lodevolissimo e l'innegabile pregio del rin-
verdire le care ed auguste memorie dei preparatori della nostra
risurrezione, e dell'insegnare ai giovani che appunto perchè breve
è l'esistenza bisogna non rallentare d'un passo mai la marcia
in avanti, e mai scoraggirsi. Gaetano Sangiorgio.
PBKIODO USL RISOROIMKNTO ITALIASO — D.^OtEKKIM 69
DOxMENICO GUERRINI, Come ci avtnammo a Lissa. — Torino,
Casanova e C, 1907, pagg. 461, in-8% con tre specchi e
cinque tavole allegati,
18. — Il volume del Ghiaia che gettava « ancora un po'
più di luce sugli eventi politici e militari del 1866 », mentre
sfatava calunniose insinuazioni del nostro disonore, rivelò agli
Italiani errori gravissimi e responsabilità di personaggi, la cui
raemoria il popolo s'era avvezzato a considerare sacra, intan-
gibile nell'aureola deir eroismo e della magnanimità; da quel
volume doveva uscire riabilitata soprattutto nella onestà po-
litica la figura di una vittima, e su quell'argomento, da noi
riassunto in questa Rivista (1), più pubblicazioni ancora e più
j=i susseguirono. Altra opera di riabilitazione tentava del pari
il barone Lumbroso nel 1905 studiando il periodo medesimo
(ii quella prima infelicissima guerra del nuovo regno d'Italia :
Tammiraglio Persano fu ripresentato in miglior luce ancor esso
ai tribunale della storia... ma già rincalza a' danni del vinto
4i Lissa un nuovo poderoso volume, scritto con agile penna,
con acume di critica militare e politica, con scrupolosa eru-
<lizione congiunta a brio di osservazioni che in alcune pagine
raggiungono 1' umorismo, da uno dei più geniali e colti uffi-
ciali del nostro esercito, ben noto agli studiosi delle storiche
discipline, poiché da alcuni anni egli alla storia dedica l' in-
gegno esuberante di energie, e nell'insegnamento alla Scuola
di Guerra, e in pubblicazioni numerose che onorano i nostri
studi. Noi apprendiamo nel volume di Domenico Guerrini, senza
reticenza o indulgenza alcuna, la congiura degli errori che ci
condussero alla tragedia di Lissa.
Tra i caratteri più simpatici della storia del Risorgimento
«'- l'idealità grande che ispira così gli atti individuali come gli
atti collettivi, idealità fino al sacrificio, colla quale non soltanto
gli errori e i difetti immancabili alle precipitate opere fanno
strano contrasto, ma più le colpevoli ambizioni e i gretti cal-
coli di chi del sacrificio altrui non aveva scrupolo a farsi spe-
culatore: così i magnanimi intenti di molti frustrava talora l'inet-
titudine 0 la viltà di pochi.
All'Italia, formata appena, formata improvvisamente, pre-
cipitosamente, minacciata da mille debolezze inteme, da mol-
(1) S. 3, I, 1902, fase. 4, pag. 475-483.
70 RECENSIONI I NOTB B1BL10GRAF1CHK — C. CONTESSA
teplici esterni nemici che preparavano alacremente la riscossa
guardata con invido occhio, occorreva immane opera di orga-
nizzazione di tutte le principali amministrazioni e funzioni pub-
bliche. Occorreva anzitutto provvedere alla formazione di un
esercito e dì una marina, che assicurassero non soltanto la
difesa delle recenti conquiste, ma ancora preparassero la vit-
toria nella guerra inevitabile con cui l'Italia strapperebbe allo
straniero le ultime Provincie del proprio dominio. Quella guerra,
nazionale non soltanto negli intenti, ma per gli sforzi concordi
di tutte le regioni unite ormai ad un patto, doveva anche
meglio cementare l'unione stessa che per cagione di eredità
miserande tardava a consolidarsi.
Deirapparecchio navale italiano dal 1861 al 1866 tratta
pertanto Domenico Guerrini nell'opera sua, sviscerando que-
sttoni complesse assai sotto tutti gli aspetti.
Narra nel primo capitolo come la nazione rispondesse ge-
nerosa, per voce del Parlamento, all'appello che Vittorio Ema-
nuele li le rivolgeva il 18 febbraio 1861, inaugurando la prima
legislatura italiana. Finché la guerra dell'Austria in Italia era
stata contro il Piemonte, vulnerabile dal mare solo nelle coste
liguri, assai lontane dalla base naturale della forza navale
austriaca, l'importanza delle operazioni ^navali fu necessaria-
mente assai piccola, né la marina sarda per contro poteva agire
con dimostrazioni importanti contro le coste austriache per la
medesima ragione della lontananza dalla propria base, Genova.
Ma i mutamenti del 1860 avevano avvicinato importanti obbiet-
tivi marittimi italiani alla base navale austriaca, facendo assur-
gere a grande importanza la previsione delle operazioni navali
nella futura guerra, tanto più che, fino alla vigilia quasi delle
ostilità del 18G6, la Spagna non volle riconoscere il nuovo regno
d'Italia, e durante tutto il periodo dell'apparecchio si poteva
quindi considerare la flotta spagnola come la naturale e sicura
alleata dell'austriaca; s'imponeva perciò a noi il programma di
avere non solo una valida armata, ma quasi una duplice flotta
o perlomeno una flotta superiore alle due nemiche unite.
Sacrifici adunque molti e grandi si afi'rontarono con spi-
rito sereno per la marina italiana, grandi in relazione colle cifre
iolali delle pubbliche spese e colle cifre del costante ingrossa-
mento annuale del debito; sacrifici generosi non limitati nem-
meno dal patto di un controllo. Il controllo sarebbe stato pure
pfOYvida cosa, ma non facile per la poca omogeneità dei bi-
PERIODO DSL BISOKOJMEMTO ITALIANO — h. QUERRIKI 71
lanci, per le frequenti mutazioni dei ministeri, per la scarsis-
sima preparazione e la deficiente competenza dei più, di fronte
al riyolgimento avvenuto appunto quegli anni nell'arte delle
costruzioni navali, a cagione delle invenzioni incalzantisi e delle
recentissime esperienze della guerra americana.
Le interpellanze, le commissioni, le consulte di consigli
speciali nulla o poclrissimo toglievano alle incertezze determi-
nate, e scusabili, appunto per la strettezza del tempo e per la
rapidità prodigiosa dei mutamenti nel materiale ; l'idea di una
inchiesta, due volte proposta nel sospetto che i risultati non
rispondessero ai sacrifici, fu accettata anche da uno dei dieci
ministri che in cinque anni diressero le sorti flella sorgente
marina italiana : si disse che Tinchiesta era necessaria per tutti,
ma per bizze parlamentari prima, poi per inerzia falli.
« L'inchiesta era nata male », nessuno può dire quali ne
sarebbero state le conseguenze, la storia soltanto registra altre
iatture, e prima fra tutte quella di una specie di reazione ai
sùbiti entusiasmi. Invano nella discussione del bilancio del 186S
il Depretis ammoniva che il ministro della marina aveva ad
essere il beniamino della Camera e il Parlamento solo dovesse
censurarlo di non fare abbastanza, invano faceva eco a lui, ge-
neroso sempre Nino Bixio; le urgenti necessità della politica
finanziaria prevalsero : preoccupate dalle strettezze paurose del
bilancio, che minacciavano il pagamento stesso degli interessi del
debito pubblico, le Camere vagheggiarono economie intempe-
stive, e precisamente sul bilancio della marina si votarono ri-
duzioni di circa 15 milioni ogni 100 d'un tratto, si giunse a
prescrivere ai comandanti di nave che non potessero mai an-
dare a vapore senza inviare giustificazioni al Ministero. Le fal-
cidie seguirono ancora nel 1865, togliendo non tanto i mezzi per
la preparazione del materiale quanto quelli per esercitare i co-
mandanti e gli equipaggi. Di fatto nel 1865 si continuò a de-
cretare la costruzione di nuove navi, che non aggiunsero tuttavia
forza alla flotta italiana combattente a Lissa perchè erano an-
cora in cantiere nel 1866, e al tempo stesso si erano per modo
impoveriti i bilanci da rendere persino impossibile nel feb-
braio 1866 la chiamata ordinaria alle armi della classe del 1845.
Oltre i guai della politica parlamentare ondeggiante, altre
cause accrescevano le difficoltà nella preparazione della flotta
per la prossima guerra inevitabile e desiderata.
Le marine da guerra che avevano contribuito con materiali
72 RECENSIONI I NOTE BIBUOGRAFICHB —- C. C0NTIB8À
diversi a comporre il primo nucleo della marina italiana — la
napoletana e la sarda in primo luogo , la toscana e la sici-
liana 0 garibaldina in minor parte — portavano con sé il ca-
rattere immancabile della poca omogeneità; per giunta non
fu mai stabilito un piano organico del materiale da apprestare,
benché tre successivamente ne studiassero il Menabrea nel 1861,
il Persano nel 1862, il Cugia nel 1864, onde originavano con-
fusionismo, contraddizioni, titubanze, errori tecnici, fatalmente
proseguiti o tardi e male rabberciati, e soprattutto dispersioni
delle energie finanziarie dello stato, per aver voluto intra-
prendere ass^i più di quanto si poteva condurre avanti colla
sollecitudine che le condizioni politiche dltalia esigevano, e
compatibilmente anche colla capacità dei mezzi di produzione
dei cantieri nazionali, come accennammo; si badò insomma
piuttosto a mettere molte navi in costruzione che ad averle
pronte pel giorno del cimento.
Malgrado tutto ciò, nel 1866 esisteva già a vantaggio della
marina italiana una superiorità materiale assai notevole sopra
la flotta austriaca, sia per le fregate come pel naviglio non
corazzato da battaglia ; ma disgraziato equivoco impedi l'uso
adeguato di tutte quelle forze disparate.
La fiducia nelle corazzate, dopo alcune titubanze e diflR-
denze, aveva acquistato per V esperimento americano tanta
fortuna da creare discredito esagerato alle navi di legno e per-
sino derisione più che non meritassero : doveva dare ammoni-
mento agli avventati giudizi il vecchio « Kaiser », fra due squa-
dre di corazzate riportando a Lissa il premio della primissima
gloria, in quella che dalla parte della marina italiana una pru-
denza fatale condusse mezza della squadra nostra, perchè non
corazzata, ad essere nella tragica giornata spettatrice non par-
tecipe del combattimento. Il fatto dolorosissimo di quell'inerzia
rappresentava forse non soltanto un errore teorico, ma ancor
più le conseguenze fatali di un errore assai più grave di quelli
finora ricordati: nella grandiosa aspirazione di provvedere alla
nuova Italia una marina degna delle antichissime tradizioni, si
era pensato sì di dare alla flotta gli elementi materiali della
forza, ma nessuno aveva curato seriamente di darle gli ele-
menti morali; si fondava la probabilità della vittoria sul nu-
mero delle navi, sullo spessore delle corazze, sulla potenza dei
cannoni, dalla guerra americana si traevano i dati di alcune
esperienze materiali, dimenticando « i cuori di ferro su nsivì
PBBIODO DSL RIBORemBNTO ITALIANO — D. aUBURIRI 73
di legno » del Ferragut, che Tegethoff animoso doveva ricor-
dare terribilmente.
La seconda e la maggior parte del volume del Guerrini
è destinata appunto a ritessere la storia di quanto poco e male
si è fatto nel periodo déirapparecchio per dare energie mo-
rali alla forza navale nascente.
Bella nella concisione della sintesi Ja rievocazione delle
tradizioni che ciascuna delle marine trasmesse dai singoli stati
d'Italia alla patria comune portava con sé: poverissima era
l'eredità di recenti glorie guerresche, salvo in qualche azione
spicciolata, che le sette squadre portavano alla nuova armata,
come scarsa del resto o pressoché nulla era stata ciascuna
delle manifestazioni della vita pubblica in parecchi di quegli
Stati negli ultimi secoli. Primeggiavano, come già si é avver-
tito, la marina sarda e la napoletana; di tradizioni tecniche era
povera la sarda più che la napoletana; nelle tradizioni morali
era principalmente malata la napoletana, benché vantasse splen-
didi esempi di virtù negli individui : valga per tutti la fierezza
del De Cosa, che Y anno 1848 abbandonò il servizio quando
questo gFimponeva doveri contrarii alla coscienza dei suoi santi
ideali, ma non aderì a passare sotto altra bandiera infrangendo
un primo giuramento di fedeltà.
Le guerre d'indipendenza, come si è notato, non avevano
fornito occasione ad operazioni navali importanti: solo nel 1860
la presa di Ancona contro i Papalini e la espugnazione di
Gaeta contro i Borbonici ebbero azione combinata dell'esercito
e dell'armata, ma questa fu per molteplici cause inferiore al
compito suo; non perciò furono pochi gli allori, né scarse le
promozioni, e pur la generosità non valse, così del pari gli
altri mezzucci escogitati per raggiungere la fusione degli ele-
menti eterogenei e la formazione morale della nuova marina
si mostrarono inadeguati, crearono anzi diffidenze interne non
giuste e malcontento pericolosissimo.
Primeggia nelle pagine del Guerrini, che mettono a nudo
tante spinosissime questioni morali, la figura del conte Carlo
Pellion di Persano, al quale in certo modo egli rifa meglio e più
ampiamente quel processo che il Senato dopo la battaglia di
Lissa gl'intento. Guardia marina nel 1821, il Persano percorse
veloce carriera fino al grado di capitano di vascello di 1** classo
raggiunto nel 1849; prese parte alla spedizione di Tripoli,
nel 1848 e nel 1849 fu nelle acque dell'Adriatico; ebbe quindi
74 KECUSIONI E NOTK BIBLIOGRAFICBB — C. C0NTK8SÀ
fortuna sotto il Ministero d'Azeglio e mirava a invidiata meta,
quando parecchi disappunti lo ridussero in disgrazia e parvero
troncargli la carriera attiva, cosicché noft partecipò alla spedi-
zione di Crimea; solo nel 1859 potè ricuperare con un'umilia-
zione il posto perduto, sottostando al comando di un inferiore
in grado, e dopo la guerra fu contrammiraglio. I rapporti, le me-
morie, i diarii rivelano nel Persano una fanciullesca leggerezza,
una smania, un bisogno incosciente di parlar di sé ad ogni
pie sospinto, uno strano contrasto tra la boriosa presunzione
e la imbelle modestia, onde asserisce il Guerrini che forse nes-
sun uomo ha detto mai tanto bene di sé anche sfacciatamente
quanto il Versano, ma insieme nessuno forse si è mai avvi-
lito tanto da sé quanto egli fece, e forse nelFesaltarsi e nel-
r umiliarsi fu ugualmente sincero, avendo duplice Y anima, il
pensiero, ogni cosa ; cosicché mentre per un verso si potrebbe
sommariamente dire che fu un gran bugiardo, con qualche
sottigliezza si può invece asserire che fu incostante ma sincero,
della sincerità colla quale le banderuole segnano la direzione
del vento che in ciascun momento spira. Contrasto é non solo
nella coscienza di sé stesso, ma negli atti informati qualche
volta ad arditezza, più spesso a impressioni e sentimenti assai
prossimi od affini alla paura; T uomo che si picpava di non
voler piloti a bordo nei momenti difficili, manda in secco la
nave che porta il re di Sardegna; colui che nel 1848 non senza
infrazione di disciplina in un baleno di ardimento, sia pure ir-
ragionevole, rompeva la monotonia dell'inerzia comune canno-
neggiando il forte di Caorle, é quegli stesso che il dì appresso
quel fatto nasconde la propria insegna di comando, per sfuggire
la responsabilità degli uffici del suo grado, e che nel 1849 ar-
dito ancora infrena una sedizione a bordo minacciando di dar
fuoco alle polveri.
Nel 1860 Cavour serbava a sé il portafoglio della marina
per fare della forza navale il principale strumento all'audace
impresa del governo di Vittorio Emanuele II parallela e conco-
mitante a quella dei Mille ; il contrammiraglio Persano, coman-
dante la divisione della flotta destinata a scortare Garibaldi e
a proteggerlo con simulazione di arresto se gli fallisse l'intento,
rese allora importanti servizi politici, come quello di subornare
la flotta napoletana invitandola a defezione, e quello di aver
cooperato al progetto non riuscito di Cavour che voleva pre-
correre l'arrivo di Garibaldi a Napoli con la proclamazione del
PKRIODO DEL RIS0R6IME1IT0 ITALIANO — I). GUERKINI 75
Governo di Vittorio Emanuele. È ben vero che il Guerrini non
cede nella sua requisitoria neanche su questo punto e coglie
in fallo il Persano in certe furberie pusillanimi e certe teorie
suirobbligo che ha un comandante di infrenare il proprio ar-
dore bellicoso, le quali ebbe a porre subito in pratica nelle opere
successive di guerra cui partecipò.
Così all'assedio di Ancona il Persano comincia con una
bravata: « o vincere o morire »; poi si dimostra ignominio-
samente digiuno di guerra e dell'arte di farla e ingenera gravi
sospetti di personale viltà: il 18 settembre abbandona la squadra
a sé stessa in momento in cui doveva invece secondare Fazione
campale di Castelfidardo ; in seguito evita ripetutamente di man-
dar la propria nave al tiro dei forti, e infine il 25, la prima volta
che essa nave va al fuoco, vede calare l'insegna del comandante ;
scarsa riparazione, una impresa condotta personalmente dal
Persano due giorni dopo con qualche ardimento, benché con
poco pericolo. In conclusione non riguadagnò egli certamente
sotto Ancona la stima degli ufficiali della marina sarda, che nel
passato più di una volta gli avevano dimostrato animo ostile
e disprezzo, onde si spiega come per compenso cercasse acca-
parar colle blandizie e colle preferenze aura di popolarità appo
la marina napoletana di fresco aggregata. La fortuna tuttavia
arrise al Persano in quell'occasione per l'insistenza del Lamo-
rieière che volle arrendersi alla forza navale anziché alla terre-
stre, così che indegnamente cominciarono intorno a lui plausi
non meritati.
È fama che il Cavour sentenziasse doversi, dopo i fatti di
Ancona, il Persano fucilare per vigliacco o glorificare per eroe;
preferi la seconda cosa: per creare gagliarda la marina da
guerra ch'egli voleva dare all'Italia occorreva dare alla mede-
sima un battesimo di gloria, perciò fece il gran ministro eco
agli applausi e cooperò egli stesso a creare gli artificiosi allori.
Una seconda « iniezione di gloria » fu ripetuta alla marina
italiana nel 1861 dopo le operazioni contro i Borboni.
Spedito a Napoli in mezzo al turbinare degli avvenimenti
nell'ottobre del 1860, che fu il mese del plebiscito nell'Italia
meridionale, della sconfitta dell'influenza mazziniana avvolgente
Garibaldi e della giunzione della rivoluzione eolla monarchia,
il Persano ebbe ancora gravi uffici militari e politici: i primi
riguardavano non solo le tre marine sarda, napoletana e si-
ciliana, ma le truppe giunte a Napoli e sopravvenienti che
76 RECBKBIONI B NOTE BIBLKH3RAFI0HB — C. CONTSSBl
furono fatte dipendere da lui; i politici incarichi, parte palesi,
parte segreti, riguardavano le relazioni colla flotta francese in
un momento drammatico in cui la situazione della monarchia
sabauda fu oscurissima di fronte all'Austria e alla Russia mi-
nacciose, all'imperatore Napoleone enigmatico, a Garibaldi in-
temperante nell'aspirazione romana. « Da tale intrico bisogna
dire che il Persano si districò bene, quantunque non facesse
tutto bene, la qual cosa sarebbe stata forse impossibile a
chiunque »: così il Guerrini concede attenuanti agli errori che
non ha trascurato tuttavia di enumerare come sempre anche
per quei giorni.
Senonchè appena il Persano poi deve occuparsi di azione
veramente guerresca egli ancora e sempre fanciulleggìa. Alla
dimostrazione di Mola di Gaeta (3 e 4 novembre), rinnovando
la tattica di Ancona, la nave ammiraglia e quindi il Persano
furono soltanto spettatori. Cosi il 22 gennaio, invece di ottem-
perare all'ordine ricevuto di cooperare con l'azione terrestre del
Gialdini contro Gaeta, Persano con un pretesto sbarca e lascia
senza comandante la squadra proprio sul punto in cui doveva
entrare in azione ; costretto da un fiero rabbuffo di Gialdini a
rimbarcare, commise tardi una dimostrazione di pochissima im-
portanza, tenendo la squadra cannoneggiante fuori del tiro dei
forti. Ma nessuno badò allora a quei fatti nel tripudio univer-
sale per le fortunatissime vicende.
Negli anni seguenti di pace esterna, mentre proseguiva
r interna rivoluzione degli ordinamenti in Italia, fresco degli
asseriti trionfi cui avevano sancito colle lodi ufficiali sopramen-
zionate, oltre il re, il Cavour e il Gialdini, non trascurava il
Persano occasione qualsiasi a parlare di sé colla boria consueta
in Parlamento, e, spinto dalla incoscienza, sé alla nazione pro-
poneva duce dell'armata, arbitro di vittoria nella ventura guerra.
Favorito dalle circostanze, anche die la scalata al Mini-
stero, e divise così la sua buona parte di responsabilità per
quegli errori che abbiamo enumerati, benché per essere giusti
convenga riconoscere che, nei nove mesi in cui tenne il porta-
foglio della marina, diede notevole impulso alle progettate co-
struzioni. Come ministro esercitò una specie di dittatura, che
Nino Bixio, altre volte suo difensore, fieramente censurò; il ma-
rinaio in tutte le occasioni si mostrò inettissimo politico, e tut-
tavia anche quella volta la fortuna lo salvò meglio ch'egli non
sapesse salvare sé stesso. Sul punto poi di lasciare il potere, nel
PERIODO DEL RI80RGIIIEKTO ITALIAMO — D. GUBRRINI 77
dicembre 1862, dai colleghi di gabinetto già dimissionari ot-
tenne, con atto d'indelicatezza inaudita, la sanzione ad una
promozione per sé, cioè il titolo supremo di ammiraglio. Così
giungeva all'apice della carriera ambita.
Sull'origine prima e sulle cause recondite dell'immeritata
fortuna dell'uomo fatale si formarono delle leggende, e furono
ribadite quando, negli anni della sua prima disgrazia dal 53
al 59, Vittorio Emanuele cercò di mitigarne l'amarezza accor-
dandogli invidiati onori: il titolo di aiutante di campo ono-
rario, nonché la scelta di lui tra gli ufficiali che accompagna-
rono il re a Parigi e a Londra. Invece il Guerrini lumeggia
coi documenti un fatto sfuggito finora ai molti che si sono
occupati dell'infelice ammiraglio di Lissa, un fatto caratteri-
stico che può spiegare assai cose, e cioè la cordiale amicizia
che Massimo d'Azeglio ebbe per lui, la stima grande che sempre
gli professò ; se il giudizio dell'uomo integro può essere errato
merita tuttavia la massima considerazione. E una pagina di
confidenza piena e sincera prolungata parecchi anni ; in tutte
le occasioni d'Azeglio lo difese e lo consigliò, lo protesse va-
lidamente, lo preservò più volte da rovina ; strana appare invero
una lettera del d'Azeglio del 19 febbraio 1885, in cui mentre
esprime rammarico perchè all'amico non si accordava di an-
dare in Crimea, aggiunge: '« ti dirò che se si trattasse di tut-
t'altro, vorrei fare la prova io; ma... se riuscissi a farti partire,
e tu restassi poi a far crescere i cavoli in Crimea? capirai, amico
caro, che se ciò accadesse mi pianterei una spina nel cuore
per sempre »; bisogna credere che l'amicizia giungesse fino
ad abbuiare certi momenti l'intelletto del grande onestissimo
patriota, ma peraltro siffatta stonatura è ben compensata da
tante espressioni nobili e generose di quel carteggio, che il Per-
sano stesso pubblicava nel 1878 indubbiamente a scopo di
riabilitazione.
La morte fu pietosa al d'Azeglio: mancò egli sette mesi
avanti il disastro di Lissa cui aveva indirettamente contribuito
serbando alla marina italiana il Persano, che l'organismo militare
avrebbe indubbiamente espulso da sé senza le estranee pressioni.
Due brevi capitoli seguono a completare l'organismo del
volume da noi esaminato, due altri errori ancora, incredibili
errori, commessi nell'apparecchio navale tra il 1861 e il 1866
relativamente agli studi strategici ed alle esercitazioni tattiche.
La guerra italiana del 1866 era preveduta con certezza,
78 RSCIN8I0NI E KOTS BIBLIOQRIFICBB — C. CONTESSA
aspettata con desiderio, apparecchiata con entusiasmo, a viso
aperto, eppure in cinque anni non si era pensato affatto al
modo di condurre le operazioni così in terra come in mare.
11 troppo orgoglio determinato dalle fortunate vicende del 1860
può spiegare quell'inerzia, ma non la giustifica: soltanto il Bixio
aveva tentato le linee maestre di un disegno di operazioni, e
poche teorie piene di errori tecnici avevano esposti gli ammi-
ragli e ministri oscillanti tra i due opposti principi deirazione
offensiva e difensiva, con prevalenza, specialmente nelle teorie
del Persano, del secondo ; lunga discussione si fece sulla siste-
mazione di un porto militare ad Ancona e sull'opportunità di
scegliere e fortificare come base di operazione al momento op-
portuno alcuna delle isole sulla costa della Dalmazia; ma nulla
si concretò e si attese, fatalmente sprovveduti, Fora del cimento.
Così mentre in altre marine si lavorava alacremente, si studiava
per rinnovare la tattica, in guisa che fosse conveniente al rinno-
vato naviglio, in Italia nulla si faceva per Taddestramento tat-
tico, né coll'antico, né con nuovi sistemi; solo quando la guerra
già stava per essere dichiarata e già la flotta si radunava nella
rada di Taranto si adottò improvvisamente la nuova tattica del
Bouet-Willaumez. Epperò conclude il Guerrini : « la più grande
e funesta manchevolezza nell'addestramento tattico della nostra
marina fu quella delFesercizio ; mai il Persano aveva coman-
dato più di cinque o sei navi da battaglia, mai aveva avuto
da comandare una corazzata, mai dieci navi nostre avevano
navigato in squadra, e per la guerra del 1866 fu fatta ed af-
fidata al Persano una grande flotta di 25 navi da battaglia
delle quali 12 erano corazzate ».
Dolorosa e proficua lettura! L'Italia è ormai abbastanza
forte nella sua unità e progredita nell'esplicazione delle sue rin-
novate, fresche, mirabili energie materiali e morali così da po-
tersi rivolgere a contemplare, con sicuro sguardo, acuto, impar-
ziale la realtà dei fatti dai quali si svolse, malgrado tutto e tutti,
per decreto del destino, la sua fortuna. Tale realtà smorzerà
gli entusiasmi di molta retorica abusata, e non sarà male se
al posto da quella usurpato nella coscienza nazionale sotten-
trerà la meditazione dei raffronti tra gli errori di ieri e i pro-
blemi di oggi. Afl'rettìamo coll'augurio e col desiderio la pub-
blicazione del secondo volume e delle nuove rivelazioni che
Domenico Guerrini promette sull'argomento.
Carlo Contessa.
II.
SPOGLIO DEI PERIODICI
ELENCO ALFABETICO CON RELATIVA SIGLA.
1. Archivio storico italiuno (Firenze) S. 5, XXXIX, XL, 1907 AsI.
2. Archivio storico lombardo (Milano) S. 4, XXXIV, 13, 14,
15, 1907 . . . . • AsL.
3. Archivio storico messinese (Messina) VII, 3-4, 1906; Vili,
1-2, 1907 AsM.
4. Archivio storico sardo (Cagliari) II, 4, 1906; III, 1-2, 1907 AsSar.
5. Ateneo veneto (Venezia) XXX, 1907 AV.
6. Atti della società istriana di archeologia e storia (Parenzo)
XXII, 3-4, 1906; XXIII, 1-2, 19Ò7 .... Asasl.
1. Berliner philologische Wochenschrift (BeTÌìn) XXI, 1904;
XXII, 1905; XXIII, 1906 PhwB.
8. Boletin de la real academia de la historia (Madrid) L,
LI, 1907 Bah.
9. BoUetiino della società di stoica patria Antonio Ludovico
Antinori negli Abruzzi (TersLmo) S. 2, XYLll, 15, 1906;
XIX, 16, 17, 1907 BssA.
10. Bollettino storico della Svizzera italiana ( Bellinzona )
XX\Tn, 10-12, 1906; XXIX, 1-9, 1907 . BsSI.
11. BuUettino storico pistoiese (Pistoia) IX, 1, 2, 3, 1907 . BhPì,
12. Cronache della civiltà eUeno-latina (Roma) V, 8-12, 1906-
1907 CcEL.
13. Madonna Verona (Verona) I, 2, 3, 1907 .... MVer.
W. MiscellsLTiea di storia ecclesiastica (Roma) V, 2, 6, 1907 .
15. Miscellanea storica della Valdelsa (Castelfiorentino) XV,
1907 MaV.
16. Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und
BSdioteken hrsg, von K, preusischen Instituts in Bom
(Roma) X, 1, 2, 1907 QflP.
n. Raccolta Vindana (Milano) 3, 1907 RVi.
18. Rassegna Pugliese (Trani) XXIII, 1-10, 1907 . . . RPw.
19. Bei>ue d'histoire ecclesias tigne (Louvain) Vili, 1907 . Rhe.
20. Rivista del coUegio araldico (Roma) V, 1907; VI, 1, 1908 Rcar.
21. Rivista di storia e arte della provincia di Alessandria (Ales-
sandria) NS., 24, 1906; 25, 26, 27, 1907 . . . RsA.
80 SPOtJLIO D8I PEK IODIO!
22. Eivùita .storica henedeitìna (Roma) II, 6, 7, 8, liK)7 . . Rslie»!.
23. nivisia storica salentiìia (Lecce) III, 5-6, 1906; IV, 1907 R»S,
24. Biiùsta storico-critica delle scienze teologiche (Roma) lì,
2-12, 1907 R«Ht.
25. lìomagna, rivista di storia e di lettere (Iesi) S. 2, IV, 1-11,
190*7 Ho.
26. Tridentum (Trento) IX, 9-10, 1906; X, 1-4, 1907 . . Tr.
27. Vierteljahrschrift fUr Social - und Wirischaftgeschichte
(Leipzig) V, 1, 2, 3, 1907 THWg.
28. Wieyier Studien (Wien) XXIV, 1902 ; XV, 1903; XVI, 1904;
XVII, 1905 SW.
1. STORIA GENERALE.
ARCHIVI E BIBLIOTECHE, CURIOSITÀ, STORIA DI REGIONI, LUOGHI, CHIESE,
CASTELLI, FAMIGLIE, ORDINI CAVALLERESCHI.
1. AsM. — VIII, 1-2, 1907. — La Corte CaiUer G., Una esposi-
zione d*arte antica messinese.
2. Bs8A. — S. 2, XVm, 15, 1906 ; XIX, 17, 1907. - Uarchivio
storico cittadino dM' Aquila.
3. Tr. — 1, 2, 1907. — Cesarini Sforza L., Pergamene del Co-
mun Generale della Valle di Ledro nel Trentino [Regesto di 73 per-
gamene tra gli anni 1323 e 1776].
4. RsA. — XV, 24, 1906. — Gasparolo F., L'archivio coìnnnale
di Alessandria: appunti storici [Continuazione, cfr. Bsl, 1907, sp. n. 96 :
in appendice un documento ael 1419 e un elenco dei volumi delle
antiche categorie dell'Archivio].
5. Tr. — IX, 9-10, 1906. — Oesarini Sforza L., Documenti di
Margone nel Trentino [Continuazipne, cfr. Rsl^ 1905, sp. n. 1031 : dal
documento 11<» del 22 gennaio 1585 al doc. IS» del 22 novembre 1671.
Segue il regesto di altri 58 documenti cartacei dal sec. XV al XVTII].
6. BssA. - S. 2, XVIII, 15, 1906. — Rivera G., Catalogo d^lle scrit-
ture appartenenti alla confraternita di S. Maina della Pietà nell'Aquila,
con la serie dei Capitani dell'Aquila [Continuazione, cfr. Rslj 1907,
sp. n. 611 ; dal doc. n. 350 dell'anno 1604 al n. 354 dell'anno 1667.
La serie dei Capitani va dal 1257 al 1498]..
7. Mse. — V, 4, 1907. — Dubrulle H,, La « depositeria della
Crociata » aux Archives d'État à Rome [Catalogo ed indice di do-
cumenti].
8. MYer. — I, 2, 8, 1907. — Avena A., L'istituzione del Mtcseo
Civico di Verona [Cronistoria artistica degli anni 1797-1865].
9. AsI. — S. 5, XL, 4, 1907. — Prati F., Codici Dóbbiesd [Ras-
segna della splendida pubblicazione di Carlo Cipolla].
10. Mse. — V, 3, 4, 1907. — Slelanipo A., Attorno alle bolle pa-
pali: da Pasquale I a Pio X [Conclusione della 1^ parte [817-1048]
dello studio sulla sottoscrizione del Papa nelle bolle].
11. AV. — XXX, I, 3, 1907. — De Toni E., Apptmti carto^
grafici. Serie prima [Aggiunte al saggio di cartografìa della regione
veneta, pubblicato da Giovanni Marinelli venticinque anni fa].
STORIA GRNBRALB 81
12. RPtt. — XXIII, 1-2, 1907. — Salandra À., Il discorso ac-
cademico d'inauffurazione aW universilà di Bonia [Con sguardi generali
alla storia del diritto}.
13. AsSar. — III, 1-2, 1907. — Grande 8., Associazioni profes-
miali e gremì in Sardegna nell'età medioevale e moderna [L'isola
di Sardegna, dapprima refrattaria alla civiltà romana, doveva poi,
ìio d*ogni altra regione, conservare integro il patrimonio legi-
slativo, sociale, linguistico della dominatrice; perciò poca traccia la
sciarono i Vandali e 1* effimero dominio dei Goti, invece s*approfondi
la dominazione greca. L'A. indaga appunto le condizioni di fatto
da coi sorsero le manifestazioni associative, il fiorire di queste nonché
le conseguenze loro al declinare dell'Impero Romano, e più spe-
cialmente nel lungo periodo bizantino; accetta le conclusioni del-
l'Hartmann secondo le quali si può, specialmente nella Sardegna,
discendere direttamente dai Gracchi al medioevo].
14. Use. — V, 4, 1907. — Calvi E,, Rassegna delle priìicipali
putbUcazioni su Roma nel millennio 800-1800, edita nelVanno 1906.
15. BgBen. ~ II, 7, 1907. — Lancellotti G., La storia dell'Or-
dine di S. Benedetto e la « Revue » di Marédsoìis [Sguardo sintetico
all'opera benemerita compiuta dal periodico in XXIV anni di esi-
16. Agi. — S. 5, XXXIX, 2, 1907. - Testi L., Note d'Arte
[Amplissima rassegna e critica dei volumi di Romeo Manzoni su
Vincenzo Vela ; di Alessandro di Vesme : « le peintre graveur italien »
opera in continuazione a quella del Bartsch; del Cavallucci sulla
storia generale dell'arte].
17. AsL. - S. 4, XXXIV, 14, 1907. -- BoneUi G., Del segno
paleografico 9 per « i« > in carte lombarde del Medio evo.
18. BgPi. — IX, 1-2, 1907. — Corbellini A., Un dubbio d'amore;
caso reale e soluzione teorica [Risposta ad osservazioni fatte dal Raina
nella < Rass. bibl. d. lett. it. » a proposito dell'articolo di cui cfr.
Rsl, 1907, sp. n. 276].
19. AsSar. — II, 4, 1906. — Wagner M. L., Tm poesia popolare
sarda.
20. AgSar. — III, 1-2, 1907. — Valla D., Frammenti di canzoni
sarde.
21. BtwA. — S.'2, XIX, 17, 1907. — Ciccone G., Sulle sorti di
l. intetDocalica in alcuni dialetti campano-sanniti o abruzzesi.
22. R«A. — XV, 24, 1906. — Prato P., Dialetto acquese: saggio
di glossario parziale, aggiunte alcune peculiarità di forme grammaHaali.
23. EPu. — XXIII, 1-2, 1907. — Beltrani G., Usi nuziali in
Puglia [Con un doc. del 1073 in appendice].
24. RPm. — XXIII, 5-8, 1907. — Rigillo M., Folklore lucano
[Rassegna del volume di Tommaso Claps].
25. BsS. — III, 6, 1907. - D'Ella F., Note di filologia folklori^
stica leccese.
26. Tr. — X, 3, 1907. — Largaiolli F., I microbi della parlata
Irtntiìui [Contribuito al « dizionario dei gerghi e dei parlari velati e
furbeschi in Italia »].
27. Rcar. — V, 1, 1907. - Orlandini U., Copertine araldiche
[Dei secoU XIV-XVI].
Mvista storica Ualiana^ 3* S., vii» 1. 0
82 SPOGLIO DEI PRKIODICI
28. Rcar. - V, 10, 1907. - Orlandini U., Trofeo delle croci ca-
vtdteresche.
29. Rcar. — V, IO, 1907. — Leoni G., I privilegi dei Camerieri
del Sommo Pontefice [Con ricordi dal sec. XVI ai giorni presenti].
30. Bear. — VI, 1, 1908. — Di Broilo F., I moderni templari e
V ordine dei Liberi- Muratori.
31. Rcar. — V, 12, 1907. — MontenaoTO A., Il Senatore di Roìna
[Cenni sull'importanza della carica e su alcuni membri di famiglie
illustri che la tennero].
32. AsL. — S. 4, XXXIV, 15, 1907. — Tenc^oU 0. F., Gli Ita-
liaììi in Polonia dal IX al XVIII secolo [Rassegna del volume del
Conte Fr. de Daugnon].
33. BssA. — S. 2, XIX, 17, 1907. — Gli Abruzzi appartenenti
alVIùjdia centrale [La tesi è suffragata da argomenti storici].
34. AflSar. — m, 1-2, 1907. — Taramelli A., La Sardegna, noie e
eamìuentidi un antropologo [Rassegna del volume di Giuseppe Sergi].
35. RPw. — XXm, 5, 10, 1907. - Criscuolo A., Puglia verde
e gloriosa [Conferenza storica].
36. RsA. — S. 2, XVI, 26, 27, 1907. — Brnzzone P. L., L'arte
7iH Monferrato.
37. RsA. — S. 2, XVI, 26, 1907. — Yalerani E., Saggio di topo-
nomastica del circondario Casalese.
38. RsS. — IV, 1-4, 1907. — Fonti per la storia di terra di
Otranto [Corte Castromediano].
39. Rcar. — VI, 1, 1908. — Montennoro A., Stemmi di cittadi-
nanza.
40. AV. — XXX, II, 1, 1907. - Santtni F., FasU, orizzonti,
speranze dell'arsenale di Veyiezia [Le notizie storiche vanno dal secolo
XIII ai nostri giorni].
4L. Rcar. — V, I, 1907. — Gheno A., Lo stemma di Bassano.
42. Tr. — X, 4, 1907. — Reich D., Ancora dello stemma di
1 renio [Ribadisce quanto già affermò nello studio di cui cfir. Rsl,
1907, sp. n. 87].
4;^. Tr. — IX, 9-10, 1907. — Segarizzi A., Bricciche TrenUne
fContinua la pubblicazione di documenti e notizie: VII. « Copia secu-
ritatis » (1387). - Vili. Frate Agostino da Trento].
44. RsA. — 1907. — Nicodemi 0., Gli statuti inediti, di Bosi-
gmmo [Contin., cfr. Bsl, 1907, sp. n 89].
45. R«. — S. 2, IV, 8-9, 1907. — De Vogué E. M., A Ravenna
[Impressioni di viaggio con note di storia e d*arte].
46. Rcar. — V, 3, 1907. — Pasini-Frassonl F., Stemmi di Po-
destà di Perugia del XIV secolo.
47. Rcar. — V, 3, 1907. — Broilo F., Stemmi Senesi [Del XVI
secolo].
48. Rcar. — V, 2, 1907. — Brunetti C, Stemmi Sammarinesi.
— Dall'Arco G., A proposito dei titoli equestri e nobiliari nella rin-
novata Repubblica di S. Marino.
49. Rcar. — V, 4, 1907. — Sassinoro V. A., Armoriale Beneventano.
50. AsM. - VIII, 1-2, 1907. — 0. G., Stretto o Faro di Messina^
[Quando lo stretto pigliò nome da Messina?]
STORIA. GENERALE 83
51. RPu. — XXIII, 3-8, 1907. - Bosso P. A., Ristretto del-
l'istoria della città di Trqja e sua diocesi dall'origine delle medesime
al 1584 [Contin., cfr. Usi, 1907, sp. n. 359; Appendice: I privilegi
dei Barlettani e dei Liparoti, tolti dalla storia inedita dell'Aceto].
52. MsY. — XV, 1, 1907. — Nomi-Pesciolini U., Pietrafitta
[Cont., cfìr., Rsl, 1907, sp. n. 98].
53. BssA. — S. 2, XIX, 16, 1907. — Calore P. L., Ritrova-
mento del termine lajndeo t Pompeus Salemitanus Comissarius > nella
terminazione territoriale tra i comuni di Pescosansonesco, Btissi, Cor-
vara e Capesirano per il feudo di Forca-di^ Penne.
54. AsM., — Vili, 1-2, 1907. — 0. G., Per la storia di Bar-
cellona [Pubblicazione dell'opera postuma di Filippo Rossito].
55. AsM. — VII, 3-4, 1906. — D'Amico A,, Cenni storici su Meri,
56. AsM. — VII, 3-4, 1906. — Borghese G., Novara di Sicilia e
le sue opere d'arte.
57. AsSar. — ni, 1-2, 1907. — Pintus S., Vescovi di Rosa [A
poche notizie storiche generali fa seguire l'elenco dal 1112 al 1905].
58. AsM. — Vili, 1-2, 1907. — 0, G., L'antico ceìióbio di San
Placido Calonero [Notizia di una pubblicazione del prof. Guido In-
ferrerà],
59. BsSL — XXIX , 1-5, 1907. — Chi ita dipinto il « Giudizio
Universale » nella chiesa di Corona?
60. MsY. — XV, 1, 1907. — Tosi G., Il Monastero di S. Maria
della Marca a Gas tei fiorentino.
61. Mse. — V, 3, 1907. — Lnpatelli A., La Chiesa Monumen-
tale di S. Maria di Vescovio presso Torri in Sabina, sua importanza
religiosa, storica e artistica.
62. BsA. — S, 2, XVI, 26, 1907. — BonelU G., La santa Casa
di Loreto ad Alessaìidria e a Vigevano.
63. BsS. — IV, 3-4, 1907. - Congedo N., Nella chiesa di santa
Caterina in Galatina [Impressioni e ricordi].
64. Rsben. — II, 7, 1907. — Schast«r I., Spigolature Farfensi:
[I. Monumenti epigrafici - II. Silloge epigrafica farfense: ventotto
epigrafi datate tra l'anno 176-180 e l'anno 1552].
65. Rsben. — II, 7, 1907. — Caronti E., L'abazia di Praglia
tra i Colli Euganei [Illustrazione artistica e storica, con cenno spe-
cialmente ai monaci che la illustrarono attraverso i secoli fino al vi-
vente abate Beda Cardinale.
66. Rsben. — II, 7, 1907. - CiampelU P., Camaldoli, capo del-
l'Ordine henedetthw camaldolese [Premette cenni sopra il fondatore
dell'Ordine camaldolese, san Romualdo, nato a Ravenna nel 907, e
sull'epoca della fondazione dell'eremo. Discute se san Romualdo abbia
lasciata ai suoi discepoli alcuna regola particolare, e infine tratta
del successore di san Romualdo, autore delle prime costituzioni ca-
maldolesi].
67. Bsben. — II, 7 1907. — Carreri F. C, Gli abati di S. An-
drea di Mantova, conti di Fomicada [La corte di Fornicata o Fomi-
cada, ora Formigada, fu da Beatrice e Matilde di Canossa data al
monastero di S. Andrea nel 1072 ; la confermò l'imperatore Carlo IV
con un diploma del 1368 che riconosceva gli abati di san Andrea
conti del S. R. I. : l'A. pubblica il testo di questo documento di cui
si conserva l'originale nell'Archivio episcopale di Mantova].
84 SFOGLIO DKI PeuiODICI
68. Rsbe/z. -— II, 6, 1907. — SatIo F», Gli antichi monasteri
benedettini del Piemonte: I. Il monastero di S, Giusto di Susa [Pa-
rag'ona criticamente la narrazione di Rodolfo Glabro sull'origine del
culto di S. Giusto nel sec. XI, col racconto del cronista della No-
valesa, concludendo in favore del primo].
69. R»hen. — II, 6, 8, 1907. - E^idi P., L'abbazia di S, Mar-
tino al Cimino presso Viterbo [Con documenti inediti. In appendice:
I. La serie degli abati dall'anno 1045 al 1564. II. Nove documenti
tra il 1045 e il 1191. III. Il catalogo della Biblioteca di san Mar-
tino nel 1305.]
70. Rsst. — III, 4, 1907. — Cavazzi L., Un monastero benedet-
tino medioevale in Roma [S. Ciriaco nella via Lata: estratto da un
volume di prossima pubblicazione].
71. AsI. — S. 5, XXXIX, b, 1907. — Mancini 0., Linari ca-
stello della Valdelsa [Descritta la posizione topografica del castello,
che appartenne ultimamente ai Marchesi Capponi, e le poche vicende
militari, riassume le notizie raccolte qua e là, le condizioni nelle
quali se ne svolse la vita e le costumanze degli abitanti, segnata-
mente nel secolo XIV, giovandosi dei protocolli di alcuni notari che
rogarono nel castello].
72. BsP/. — IX, 3, 1907. — Santoli Q., Regesto di antiche per-
gamene dei monasteri di S. Chiara e di S. Giovanni Battista di Pi-
stoia (anni 1137-1529). [Continuazione, cfr. Rs.I, 1907, sp. n. 242].
73. RPw. - XXIII, 5-8, 1907. — Gastaldi G., Il castello di Cai-
vano [Appunti di storia e d'arte].
74. Tr. — X, 2, 1907. — Fogolari G., Gli affreschi del castello
di Sabbionara di Avio.
75. Rcar. — V, 2, 4, 6, 12, 1907; VI, 1, 1908. — Rizzoli L., Ma-
noscritti riguardanti la storia nobiliare italiana nella biblioteca civica
di Padova [C^ontinuazione, cfr. Rsl.^ 1907, sp. n. 129]. — Compo-
stella B., Jd., nella Jìiblioteca Antoniana di Padova. — Francenehetti £.,
Id.. nell'Archivio della magnifica co^nunità di Uste. — Sartori Borotto
M., /</., nel Gabinetto di lettura in Este. — Compostella B., Id,, nella
Biblioteca capitolare e nella Biblioieca civica di Treviso, nella Biblioteca
civica di Passano Veneto. — Bratti R., Irf., nel Museo Correr di Venezia.
76. Rcar. — V, 2-5, 7-12, 1907; VI, 1, 1908. — Bertini C. A.,
Famiglie romane dal ms. Teodoro Amayden (Continuazione, cfr. Rsl,
1907, sp. n. 129. Aversa, Avila, Azetta, Azubii, Abbati, Acciaioli,
Accorari, Acquasparta, Acquaviva, Agli, Alateoni, Alberghi, Aldro-
vandi, Alepti, Alidosi, Alisia, Allegri, Alloggiati, Almadiani, Alta-
sella, Altoviti, Aluffi, Amati, Americi, Andrea (d'), Angelis (de),
Antamoro, Autlci, Antiochia, Antouacci, Antonelli, Antonini, Anziani,
Aquila (dell'), Aragonia, Arcarelli, Argenti, Atti (degli), Azara (d'),
Baratti, Barberini, Barisiani, Baroncelli, Beccaluna, Bellomo o Bel-
lomini, Benirabenc, Del Benino, Benzoni, Berardi-Cappoccia, Biondi
(Romani), Biondi (del Senatore), Boboni, Boccacci, Boccamazza (del
Cardinale), Boccamazza (di S. Angelo), Boccapaduli, Boccapecora,
Bòlognetti, Bonadies (del Cardinale), Bonadies (del Dottore), Bona-
ventura, Boncompagui, Bondii, Bonelli, Bongiovanni, Bonosi, Bon-
signori, Borghese, Branca, Brancaleoni, Buccabella o Boccabella,
Bufalini, Bufalo Cancellieri, Bulgamini o Vulgamini, Bussa de Leoni].
77. Rcar. - V, 3, 4, 6, 1907. — Corti G. P., Famiglie Mila-
nesi [Abbandonato, Abbiali, Aresini, Ariverio, Besozzi Valentin!,
Buffa, Bùlgaroni, Busca, Busnati, Caravaggio, Caroelli, Corte del
STORIA GENERA LK 85
Daca, Cortedini, Calchi, Conradi, Corradi, Corbetta, Comaggia, Ca-
denazzi, Cani, Clari, Ciserani, Clerici, Cumini, Caimi, Dardanoni,
Elli, Fenegrò, Ferrari, Ferrari da Grado, Lattuada, Matregnani,
Mercantoli, Merzagora, Merati, Moneta, Molo, Osnago, Ossona, Ostiolo,
Otazii, Pagani, Paleari, Porta Comasina, Prealloni, Porta Nuova,
Porta Orientale, Porta Ticinese, Rezzonico, Bota, Rodelli, Rovelli,
Rizoglio, Sacchi, Scaccabarozzi, Samblatore, Santa Maria, Saporiti.
Sartinara, Seroldoni, Seregni, Sessa, Sopralacqua, Tanzi, Torriani
d'Àzzate, Trivulzio Conti di Pontenure, Vandoni, Venzago, Vergiati,
Vedani, Valle (della). Villa (della), Vittuoni, Zanatti].
78. Bear. - V, 10, 12, 1907; VI, 1, 1908. — Corti 0. P^ Fa-
dràglie patrme del Canion Ticino [Aglio (di Bissone, di Arzo), Airoldi
<di Lugano), Albrici o Albrizzi, Appiani, Balli (di Locamo), Baraini
I di Genestriere), Barberini, BaroflBo (di Mendrisio), Berna (di Ascona),
Beroldigen (di Lugano e Mendrisio), Berta (di Anzonico), Bellasi (di
Lugano), Bernasconi (di Massagno), Borgo (di Bellinzona), Borrani
(di Brissago), Bossi (di Lugano e di Pambio), Branca (di Brissago),
Brocca (di Lugano), Buzzi (di Mendrisio), Caccia (di Morcote), Ca-
muzio, Canevali (di Lugano), Della Casa (dì Meli de). Castagna (di
Lugano), Galloni (di S. Pietro Pambio), Caroni (di Roncate), Castelli
;di Melide), Catenazzi (di Mendrisio), Chicherio (di Bellinzona), Ci-
velli (di Noranco), Gonza (di Lugano), Della Croce (dì Riva S. Vi-
tale), Donati (di Astano), Duni ''di Ascona), Fontana (di Melide, Bru-
sata, etc), Forni (di Ajrolo), Fossati (dì Morcote), Franchini (di Men-
«Irisio), Franscini (di Locamo), Franzoni (di Locamo), Fraschina
'del Bosco Lugano), Garove o Garovaglio, Ghiringhelli (di Mendrisio),
Clìannone (di Albinasca, Ajrolo), Gorini (di Lugano), Gussetti (di
Ambi), Guzzi (di Tengia Rossura), Laghi (di Lugano), Lezzani (di
Mendrisio e Lugano), Lombardi (di Ajrolo), Lucchesi (di Pambio),
Luvini (di Lugano), Mademi (di Bissone), Maggi (di Mendrisio e
Castel S. Pietro), Mageria (di Locamo), Mantegani (di Morcote),
Marcacci (di Locamo), De Marchi (di Sessa, di Astano e della Costa).]
79. Bear, — V, 11, 1907. — Orlandini U., Elenco ufficiale dei
ycòili Marckegiani ed Umbri ivel 1667.
80. Rcar. — V, 5, 6, 8, 8, 1907. — Mini G,, Libro d'oro di Modigliana,
81. Bear. — V, 12, 1907. — Viano M., Famiglie padovane ri-
cordate nella cronaca del Gataro [Galeazzo Gataro cronista padovano
fìorì nel 1380, e suo figlio Andrea continuò la cronaca fino al 1405].
82. Bear. — V, 10, 1907. — Carreri F. C, Ddla nobiltà gis-
manna [nel Friuli],
83. Bear. — V, 8, 1907. — De Bianchini F,, La famiglia Be-
frigni del Tirolo,
84. Bear. — V, 2, 9, 10, 1907. — Pidonx P. A., La loi salique
^tla successùm à la Couronne de France [IV. La nazionalità del Duca
di Panna. V. I diritti dei pretendenti Orléans, Bonaparte di fronte
alla Repubblica attuale.
85. Bear. — V, 4, 1907. - Pidonx P. A,, Di MontenuoYO A.,
Di Broilo F., Le Prince Victor- Napoléon est Vheritier légitime de la
couronne Imperiale de France.
86. BsSI. - XXIX, 6-9, 1907. — Per la genealogia dei Raspini
[Note dei secoli XV e XVIII].
87. Àsasl. — XXII, 3-4, 1906; XXIII, 1-2, 1907. — Ventn-
rhd D,, Il casato dei marchesi Gravisi [I. Guerrieri. IL Casa Gravisi
e Capodistria nel settecento].
86 SPOGLIO DEI PERIODICI
88. BsSI. — XXVIII, 10-12, 1906. - Una Bissoìiese maritata
in Val d'Intdvi [Nel 1488; Aggiunge notizie genealogiche dei Pas-
serini e dei Molciani nei secoli XVIII e XIX].
89. BsSI, — XXIX, 1-6, 1907. — Per i aignori di Ornavasso.
90. Bear. -- V, 6, 1907. — Biego L., Spinella Bissari e la sua
famiglia [-r 1422].
91. Bear. — V, 5, 1907. — Di Broilo F., Teggi, Taeggi, Ta-
veggi [Notizie araldiche e genealogiche].
92. Bear. — V, 8, 1907. — Grossi Gocci G., I Cavalcanti di
' Atbuquerqtie [Imparentati con quelli di Napoli].
93. Bear. — V, 2, 1907. — Pasini Frasconi F., La famiglia di
Angelo Gorelli,
94. Bear. — V, 9, 1907. — Pasini Frassoni F., I Cenci [Studia
gli antenati e i discendenti della triste eroina di Rocca Petrella, dal
sec. XII al XVIIIJ.
95. Bear. — V, 10, 1907. — Broilo di F., Sul titolo di Prin-
cipe di S. Martino [Alla casa napoletana dei Morra].
96. Tr. — X, 2, 3, 1907. — Alberti d'Enno F. F., I aignori de
Enno, ora Conti d^gli Alberti d'Knno.
97. Bear. — V, 11, 1907. — Dall'Arco G., Stemma dei Sanguigni
di Roma,
98. Bear. — V, 3, 1907. — Pasini Frassoni F., Lo stemma dei
Cavalcanti,
99. Bear. — V, 8, 1907. — Gatti A., Eoe libris Castani.
100. Bear. — V, 1, 1907. — Brunetti C, Ex libris BertinL —
Di Broilo, Ex libris dell'ordine religioso di Nostra Signora del Monte
Canneto.
101. Bear. ~ V, 12, 1907. — Di Broilo F., Le vere insegne dei
militi di S. Domenico.
102. Bear. - V, 12, 1907. — Angnissola di San Damiano G.,
Patrizi Napoletani contro la lì. Deputazione di S. Gennaro.
103. Bear. — VI, 1, 1908. — Mannueei S., / conti Palatini [Storia
dell'Ordine].
104. Bear. — V, 11, 1907. — VaUln I., Uordre Rogai de la
couronne de fer [Fondato da Napoleone il 5 giugno 1805 per memoria
della sua incoronazione a Re d'Italia].
105. Bear. — V, 4, 1907. — Leoni G., L'ordine di Malta,
106. Bear. — V, 6, 1907. — Breton 0., — Ordres Poìitìficaux
de chevalerie.
107. Bear. — V, 2, 4, 6, 10, 1907. - Marchetti L. A., L'ordine
del Santo Sepolcro nel rito massonico. — Botelli I., Reception du Vi-
comie de Chateaubnaìid daixs Vordre du Saint-Sépulcre. - Arroyo F.»
La cìnta del Santo Sepolcro. — Il nuovo patriarca Gerosolimitano Gran
Maestro dell' Ordirle Militare del S. Sepolcro. — Dn Pont de la Biran-
dière, La prétendue ré forme de l'Ordre Militaire du Saint-Séptdcre.
— Ancora la riformai dell'Ordine Militare del S. Sepolcro,
108» Bear. — V, 1, 1907; VI, 1, 1908. — De Place^, La croix de
Jerusalem. — De Maiiroy A., La croix du Saìni-Sépulcre [Origine della
croce a cinque croci].
STORIA PREROMANA E ROMANA 87
2. STORIA PREROMANA E ROMANA.
A) ARCHEOLOGIA.
109. AsSar. — III, 1-2, 1907. — Taramelli A., I nuraghi della
Sardegna [A proposito della pnbblicazione di Hector de Chaignon].
110. AgM. — Vni, 1-2, 1907. — La Corte Cailler G., Una moneta
antica di Messina [Acquistata per L. 22.500 dal barone Pennisì in
^ara con Pierpont Morgan].
111. AsL. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. — Bebriacum, Beiriacum,
Bedriacum (praedium) [Discussione filologica sul nome del luogo
reso famoso dalla battaglia per cui, neiranno 69 d. C, Vi telilo perse
il trono contro Vespasiano].
112. BssA. — S. 2, XIX, 16, 1907. - Balzano V., Avanzi della
dita pelasgica-'osca-sannitica in Castel di Sangro.
113. BsSI. — XXIX, 1-5, 1907. — Ginssani A., Due nuove iscri-
zumi del Canton Ticino [Iscrizione preromana in Maroggia e iscri-
zione romana in Bovio].
114. MTer. — I, 2, 1907. — Tignola F. N., Il teatro romano di
Verona e due dipinti del rinascimento [Qianfrancesco Caroto e Andrea
Mantegna nel secolo XVI riprodussero nelle loro opere il teatro
di Verona].
115. EPi/. — XXIII, 1-2, 1907. - De Giorgi C, L'anfiteatro
romano di Ijecce [Descrizione].
116. RPw. — XXIII, 5-8, 9-10, 1907. ~ Jacobone 5., Venusiiim
[Storia generale dell'antica città della Puglia dai tempi preistorici].
117. BsA. — S. 2, XVI, 27, 1907. — Chiaborelli C, Città di Acqui,
antichità romane scoperte negli scavi occorsi per la costruzione della
caminiera del cotonificio Gibdli in regione « Orto ».
118. BsS. — III, 5, 1906. — Argentina N., Nuove scoperte di
tombe [Greco-romane].
119. Asasl. ~ XXm, 1-2, 1907. — SehiaTUZzi B., Agro di Fola,
notizie archeologiche [Scoperta di due tombe del I secolo in Valdo-
gora presso a Pola. Scoperte a S. Giovanni alle fontanelle presso a
romer. Ripartizione d'oggetti e di monete romane a Monte Cavallo].
120. Ball* — L, 3, 1907. — Gómez-Moreno M,, El municipio ilur-
eonense [Contributo di epigrafia e storia locale].
121. Bah. — L, 3, 1907. — Fita F., Da Varea a Ntimancia, viaje
epigràfico [Raccoglie le iscrizioni trovate a Varea, Alberite, Rasillo
de Caiperos, Matute de la Sierra, Chavaler, Tardesillas, Numancia].
122. Bah. — L, 4, 1907. — Baraibar F., Lapidas romanas de
Trido [Raccolta di numerose epigrafi funerarie].
123. Bah. — L, 4, 1907. — Gómez-Moreno M., Nuevo miliario del
Bierzo [A proposito di una pietra miliare con dedica, dell'anno 80 p. C.].
^ 124. Bah. — L, 4, 1907. — Fita F., De Clmna d Trido, viaje
epigràfico [Iscrizioni rinvenute a Canales de la Sierra ed al Castilìo
de Tobia].
125. Bah. - L, 5, 1907. — Feliciani \., La battaglia di Cissis^
C^I6 av. Cr.) [Ritiene che Gneo Scipione molto probabilmente cominciò
la 8Ua prima campagna della Spagna espugnando Ansa; dopo l'oc-
cupazione di Ansa segui l'avanzata contro gli Ilergeti assediandone
88 SPOGLIO DEI PERIODICI
la loro capitale Antagrum, in ultimo ebbe luogo la battaglia di Cissis
e r arrivo di Asdrubale prima nei dintorni di Tarraco e poi nel ter-
ritorio degli Ilergeti],
126. Bah. — L, 5, 1907. — Monsàlud, Ntievas inscripcioìves ro-
manas de Extremadura [Epigrafi framment. trovate a Mérida e ad
Alan j e].
127. Bah. — L, 6, 1907. — El Marqnés de Monsalad, Epigrafìa
romana de Extremadura [Descrizione delle marche di fabbrica rin-
venute su stoviglie e graffiti a Villafranca de los Barros].
128. Bah. — L, 6, 1907. — Saavedra E., Las muraUas rom^anas
de SevUla [Descrizione particolareggiata delle mura, che presentano
notevoli traccie visibili del cosidetto « opus incertum »].
129. Bah. — L, 6, 1907. — Fita F., Inscripciones romanas de
ViUaricos, VUlatuerta y Carcasiillo [Descrizione sommaria].
130. Bah. — L, 4, 1907. — Monsalad, Epigrafia romana, griega
y visigotica de Extremadura y Andalticia [Lapidi trovate a Mérida,
Solana de los Barros, e Italica].
131. Bah. — LI, 2-3, 1907. — Feliciani N., La rivolta del Sverone
[Cfr. Livio, XXVIII, 24].
132. Bah. — LI, 2-3, 1907. — Moraleda j Estahan, 2ììueva In-
scripción romana de Toledo [Epìgrafe di dubbia interpretazione].
133. Bah. — LI, 5, 1907. — Del Arco A., Nuevas Idpidas en Tar-
ragona,
134. Bah. — LI, 5, 1907. — Fita F., Antiguedades Ebusitanas
[Ibiza punico-romana ; con riferimenti alla seconda guerra punica;
nuove iscrizioni della stazione archeologica dell'Isola di Ibiza, nu-
mismatica, necropoli, ecc.].
135. Bah. — LI, 6, 1907. — Fita F., Tres Idpidas romanas de
Puzol.
136. PhwB. — XXI, 28, 1904. — Cagnat R., Tontaris J. et La-
faye G., Inscriptiones graecae ad res romanas pertinentes [Contributo
utilissimo allo studio dell'antichità romana].
137. PhwB. — XXII, 25, 1905. — Petersen E., Comitium, Mostra,
Grab des Romuhis [A proposito degli scavi circa il luogo del Comizio,
della colonna rostrale e della tomba di Romolo].
138. PhwB. — XXII, 25, 1905. — Lnckenbach H., Kunst und
Greschichte [Saggio di storia dell'arte neir antichità].
139. PhwB. — XXIII, 13, 1906. — Ganokler P., Un catalogue
figure de la bateUlerie gréco-romaine. Z/a mosaiqiùe d*Althiburus [Illu-
strazione di un mosaico frammentario].
140. PhwB. — XXIII, 44, 1906. — Ernont A., Le parler de Pré
neste d'après les inscriptions [Ampio materiale lessicale e filologico] .
141. PhwB. — XXVIII, 49, 1906. — Nicole J., Un catalogue
d*(Buvres d'art conservées à Rome à V epoque imperiale [Da un papiro
frammentario, in cui si citano un Ercole di Glicone, le statue dei
Dioscuri, della Libertà di Difrone, di Giove Ospitale, ecc.].
142. PhwB. — XXIII, 49, 1906. — Merlin A., L'Aventìn da-ns
l'antiquifé [Contributo alla topografia di Roma].
143. Wst. — XXIV, 2, 1902. — Weinberger W., Handschriftliche
und inschriftlichen Ahkurzungen [Esempi di abbreviature comuni
come DS, in uso assai prima del sec. VI, all'infuori dei nomi sacri,
tratte dai papiri e dalle iscrizioni].
8T0RIA PREROXINA E ROHAVA 89
B) LEGISLAZIONE, USI, COSTUMI, RELIGIONE.
144. AsI. — S. 5, XL, 3, 1907. — Pascal C, Calendario romano
[Si trova in un codice ambrosiano dei « Fasti » , comprende i primi
soli sei mesi; TA. ricordando i trenta calendari frammentari perve-
nuti su lapidi, illustrati dal Mommsen e le obbiezioni da costui mosse
ad altri calendari manoscritti pubblicati dal Merkel, dall' Omont, dal
Boissier, esamina criticamente il testo da lui scoperto, escludendo
che tutte le notizie da esso contenute, che non ci derivano dai « Fasti »
antichi, siano state agg^iunte sulla traccia di Ovidio, e ritenendo in-
vece che il fondo e la sostanza dell'opera fosse un antico calendario
probabilmente inciso in pietra. Segue il testo].
145. AsI. — S. 5, XL, 4, 1907. — Tassali! F. E., L'amministra-
zione provinciale rombarla [Rassegna ampia del volume di W. T. Arnold].
146. CcEL. — V, 8-12, 1906-1907. — De Gubernatis A., Il culto
dei^patres » presso gli antichi Romani [Continuazione, cfr. ÈsI, 1907,
sp. n. 186].
147. PhwB. — XXI, 16, 1904. — Roby H. 1., Roman private law
in the time of Cicero and of the AnUmines (0, GeibJ [Studio di legisla-
zione civile comparata].
148. PhwB. — XXII, 45, 1905. — Lambert E., Uhistoire tradi-
tiortneUe des XII Tables et les critères d' iruiuthenticité des iraditions
en usage dans Vécole de Mommsen [Ampia critica].
149. PhwB. — XXII, 44, 1905. — Banson C. L., Studies in ancient
fourmiure. Conche and bets of the G-reeks Etrnscans and Romxins,
150. PhwB. — XXm, 44, 1906. — Bolkestein H., De Colonatu
Bamano eiusque origine [Studio sulle condizioni dei coloni romani
dalle origini, nelle costituzioni teodosiane e giustinianee].
151. PhwB. — XXIII, 28, 1906. — Bloch A., Le praefectus fabrum
[Contributo alla storia della burocrazia romana e della collegialità
barante l'Impero] .
152. PhwB. — XXII, 41, 1905. — Manlgk Alf., Pfandrechtliche
Unterschungen. Zur geschichte der rómische Ilypoteck [Ampio studio
delle ipoteche nella storia del diritto romano].
153. PhwB. — XXII, 28, 1905. — Wissowa G., Gesammdte
Ahhandlungen zur rOmische Religions-und Stadtgeschichte [Raccolta
compiata di dati e di monografie riguardanti la storia civile e reli-
giosa dei Romani].
154. PhwB. — XXII, 51, 1905. — Stending H., GnechLsche und
r^nische Mythologie [Silloge di miti greci e romani].
155. PhwB. — XXII, 39, 1905. — HaeberUn E. J., Zum Corpus
nummorum aeris gravis. Die systematik des aeltesten romische Mtinz-
icesens [Lavoro preparatorio per la conoscenza della storia dell'arte
e della civiltà romana].
156. PhwB. — XXII, 34, 1905. - Yaleton I. M. J., Het oud-
romeinsche huwdijk in het licht van het zedelijk oordeel [Studia il
matrimonio e la condizione della donna nell'antica Roma sotto il
punto di vista della morale moderna].
157. PhwB. — XXIII, 33-34, 1906. — Onmmerns H., Der Rthnische
Gutsbetrieb als tvirtfischaffUcher Organùtmus nach den Wercken des
Caio, Varrò und Columella.
90 SrOOLIO DKI PRRIODICI
158. PhwB. — XXII, 20, 1905. — Bostowzew M., Geschichle der
Staaispacht in der rdmische Kaiserzeit bis DiocleUan [Traduzione
tedesca dal russo].
159. PhwB. ~ XXII, 40, 1905: — Brnnner-Mommseii, Zum àltesten
Shxifrecht der Kulturv&lker. Fragen zur Rechtvergleichung [Saggio sul-
r antichissima legislazione penale popolare con accenni di Diritto
comparato].
160. PhwB. — XXII, 6, 1905. — Grill J., Die persische Mysterien-
religion in rfìmische Reich und dem Christenium [Porge un*idea ab-
bastanza chiara dei risultati ottenuti nella ricerca dei misteri orien-
tali penetrati in Occidente al tempo dell'Impero].
161. PhwB. — XXII, 18, 1905. — Erman, Romische RechtgeschichU
[Rassegna dei volumi I, II e III del Voigt].
162. PhwB. — XXII, 18, 1905. — Litt Th., De Verii Flacci et
Comelii Tjobeonis Fastoriim libris [Contributo storico-linguistico].
163. PhwB. — XXII, 13, 1905. — Ziegler M., FasH trìbunorum
plébis 133-170 [Lista quasi definitiva].
164. PhwB. — XXII, 13, 1905. — Stein 1., Die Protokolle den
Rl}mi8che Sena f 8 und ihre Bedeutung cds Geschichisquelle filr TacifuJt
[Mostra che Tacito ha dovuto servirsi per gli Annali degli « Acta
Senatus », cui deve i suoi copiosi particolari].
165. Wst. — XXIV, 2, 1902. — Steinaeker H., Zum Zusammen-
Tiang zwiscìien antìkem und fruhmittélalterlichem Re^gùsterwesen [Mercè
i papiri noi conosciamo pure il modo con cui erano tenuti i registri
sotto l'Impero romano. Analogia che si riscontra tra questi papiri,
i « commentarla » o « acta romanorum » e le « gesta » o <r regesta »
del medioevo].
166. Wst. - XXV, 2, 1903. — Hilberg I., Die « fasces laureati »
der antretenden Konsuln [Quest'uso sembra risalire a Tiberio : para-
gona Cic. De Divin. I, 28, 59 con Val. Max. I, 7, 5].
167. Wst. - XXV, 2, 1903. — Hesky R., Anmerlcungen zur * Lea:
Acilia repefuììdarum » [Non abbiamo che una piccolissima parte di
questa legge in C. I. L. I, pag. 49 e segg. ; piena di lacune senza
che una linea sola sia completa. L'A. prova di completare il testo].
168. Wst. - XXIV, 4, 1902. ~ Oichorius C, Les Annales d£ Sem-
proniunH Tiiditanus [Non si tratta veramente di annali, ma di una
opera importantissima sulle magistrature romane].
169. Wst. - XXIV, 4, 1902. ~ Haekel H., Die hypothesen zur
« Ijex lulia Municipalis » [Esamina, critica e refuta le conclusioni
di Savigny, (Vermischen Schriften III, pag. 328 e segg.). In questa
legge v. C. I. L. I, 206].
170. Wst. — XXIV, 2, 1902. — Dessan H., Das municipalgeseize
der hispanische Sttider [1° la « Lex Salpensana » a Malaga; 2» inter-
polazioni della « Lex Ursonensis »; 3*> su un nuovo frammento di
diritto municipale spagnuolo. Questa iscrizione trovata su una tavola
di bronzo a Siviglia può essere integrata per mezzo della « Lex
Malacitana », di cui è parte].
171. Wst. — XXV, 2, 1903. — BraftHloff 8., Deitrà'ge zum rómiscìun
Sfaahrecht [« Creatio beneficio Caesaris ». Spiega tale espressione,
specialmente per mezzo della iscrizione votiva di L. Titimo, del 63,
trovata a Luni, e di cui l'A. riporta il testo].
172. Wst. - XXVI, 1, 1904. — Brassloff S., BeitrUge zur Erlaw
terung der « Lex Acilia Repetundarum » [Questa legge data dal-
STORIA l'REROVANA E KOHAKA 91
Tanno 122 a. Cr. e ci è rimasta frammentarìa. Lo studio fattone
dal Mommsen fu molto controverso , nonostante che sia da ritenersi
come definitivo in parecchi punti. L'A. tratta di nuovo: !<> « De
patrono repudiando >; 2<> « Lex Acilia » e « Lex Cincia }>; 3^ Rela-
zioni della e Lex Acilia » colla « Lex Calpurnia » e la « Lex lunia »].
C) STORIA POLITICA E LETTERARIA GENERALE
O DI FATTI E PERSONAGGI SPECIALI.
173. PhwB. — XXIII, 27, 1906. — Waipier W., liom [Storia del
popolo romano e della sua cultura].
174. PhwB. - XXIII, 20, 1906. — Ompp G., Kulturgeschichte
der BOmischen Kcdserzeit [Studia il trapasso dalla coltura pagana
alla civiM cristiana].
175. PhwB. — XXII, 35, 1905. — Modestov T. I., Wedenje u.
Ehnskuju Istoriju [Studio sullo stato della quistione etrusca ai giprni
nostri].
176. PhwB. — XXII, 39, 1906. — Bnck C. D., A grammar of
Oxcan aiìd Umbrian tuiih a collection of inscnptions and a glossary
Contributo storico-lessicale alla lingua e letteratura Umbro-Osca].
177. PhwB. - XXIII, 36, 1906. - Champanlt Ph., Phénidem et
Crrfkst en Italù d'après VOdgssée [Disamina delle tradizioni omeriche
circa lo stanziamento dei Fenici e dei Greci in Italia].
178. PhwB. — XXII, 34, 1905. — Barthel W., Zur geschichte der
rmische Stddte in Afvika [Analisi dei documenti a noi pervenuti].
179. AT. — XXX, II, 2, 1907. — Pinzi V., I sardi PelliH [Nei
tempi antichi e moderni].
180. Wst. — XXV, 1, 1903. — Stowasser J. M., Das Gébet der
ArtalbrUder [Nuova lettura ed interpretazione del testo].
181. W8t. - XXVI, 1, 1904. — Engelbrecht A., Ein vermeintliches
Zeugnis des Seneca ilber des Livius philosophische Schriftstellerei [Se-
neca, Epist. C, 9, afferma che T. Livio aveva composto delle opere
(li filosofia; tuttavia non si può ammettere che nell'Epist. XLVI sia
designato come un vero filosofo. Non vi si tratta se non di un'al-
lusione fortuita nel passo: « qui primo adspectu aut T. Livii aut
Epicuri posset videri » alle opere filosofiche di Livio e non alla loro
natura].
182. PhwB. — XXI, 19, 1904. — Schwarz Ed., Notae de Roma-
norum Annaltbus [Contributo di critica storica al periodo degli
annalisti].
183. PhwB. — XXII, 26, 1905. — Schnlz 0., Beitrage ziir Kritik
Hìmrer Utlerarischen Ueberlieferuiig filr die Zeit von Commodus' Sturze
'^M auf den Tod des M. Aurelius Antoniiius [Contributo alla critica
delle nostre tradizioni letterarie pel tempo che va dalla fine di Com-
modo sino alla morte di M. Aurelio Antonino].
184. PhwB. — XXII, 15, 1905. — CoUignon A., Pt^frone en France
Esame della vita e dei costumi di Petronio durante il suo soggiorno
nelle Gallie].
185. BsS. — IV, 3-4, 1907. — Bianchi L., Il poeta Marco Pacurio
Carattere dell'arte sua, relazioni con quella di Atiio].
186. PhwB. — XXIII, 18, 1906. — Soltan W., Die Qiiellen Phc-
tonjhs in der Biographie des Valerius Poplicola.
92 SPOQLTO DEI PERIODICI
187. PhwB. — XXIII, 48, 1906. — Anastasi A., Quatenus T, Livius
L. Codio Antipatro aiiciore usus sii [Scarso materiale].
188. PhwB. — XXII, 24, 1905. — De-Marchi E., Di un poemetto
apocrifo attribuito a Virffìlio [Repertorio di dati circa la composizione
del « Culex » di VirgiUo].
189. PhwB. — XXII, 50, 1905. — Schnetze E., Juvenalis ethmis
[Frova che Giovenale fu piuttosto un moralista anziché un retore].
190. PhwB. — XXII, 27, 1905. — Prudhomme L., Troisikum étude.
sur Vhistoire du tsxte de Svétone « De Vita Caesarum » [Ampio esame
dei mss.].
191. PhwB. — XXII, 27, 1905. — Hnltsch, Polybu Historiae IV
et V [A proposito della nuova edizione del Buttner-Wolft riveduta
e corretta dopo 23 anni di lavoro; è raccomandata vivamente].
192. PhwB. — XXII, 28, 1905. — Stein Fr., Tacitti^ und seine
Vorgànger ilòer germanische St^mme.
193. PhwB. — XXIII, 30-31, 1906. — Baeha E., T^ genie de Tacite,
la creatimi des Annales [Studio storico-psicologico].
194. PhwB. — XXIII, 36, 1906. — Bretschneider C, Qm ordine
ediderit Tacitus singulas Annolium partes [Esame accurato con risul-
tati incerti].
195. PhwB. — XXIII, 4, 1906. — Werner J., BeitrOge zur Kuiide
der lateinischen Literatur des Mittelalters,
196. Bah. — L, 2, 1907. — Feliciani N., Potenzialitcì militare di
Roma e di Cartagine [Considera i contingenti militari delle due po-
tenze durante la 2» guerra punica].
197. Wst. — XXrV% 1-3, 1902. - Jung J., Hannibal bei die Li-
gures [Ricerche storiche e topografiche per servire alla storia della
2*^ guerra punica: 1<» avvenimenti dalla fine del 218 al principio
del 217 av. Cr. ; 2® passaggio di Annibale per TApennino e dove
sia avvenuto, probabilmente per Pontremoli, sulla medesima strada
che verso il 1268 presero le soldatesche di Corradino ; 3*» la pianura
del Po nel 218 av. Cr. e le comunicazioni fluviali; 4* le origini di
Siena].
198. Wst. - XXVI, 1, 1904. - Fuchs J., Hannibal in Mittd-
italien [Esamina nuovamente le operazioni militari svoltesi nei din-
torni del Lago Trasimeno. Saggio topografico].
199. Bah. — L, 1, 1907. — Feliciani N., Le fonti della seconda
guerra punica nella Spagna (218-206 av. Òr.) [Esamina e critica
autori antichi e moderni che trattarono della 2^ guerra punica;
lamenta l'incuria in cui è lasciata la topografia per questo periodo].
200. PhwB. — XXII, 37, 1905. — Andollent A., Carthage Romaine
146 av, Chr,'698 p. Ckr. [Le condizioni di Cartagine dopo la domi-
nazione dei Romani sino all'invasione dei Mussulmani].
201. PhwB. — XXII, 26, 1905. — Kornemann E., Zur Geschichte
der Gracchenzeit [Ricerche delle fonti e critica relativa dei fatti av-
venuti al tempo dei Gracchi].
202. Wst. — XXIV, 3, 1902. — Siess H., De epistularum f rag-
mentis Comeliae Gracchorum mairi attributi^ [L'A. li ritiene con
molta probabilità autentici].
203. Wst. - XXV, 2, 1903. — Mras K., Der Mamius Titel def
Sex, Pompeius und der Impei-aior Titel des Augii^tus [Sopra un'iscri-
zione trovata a Lilibeo e relativa a Pompeo, si vede che il cognome
STORIA PREROMANA E ROMANA 93
occupa il primo posto, contro Tuso che poneva sempre prima il pre-
nome, poi il nome gentilìzio, quindi il cognome; T iscrizione è del
39 av. Cr.].
204. PhwB- - XXII, 26, 1905. — Foocart P., Im formatian de
la Province Eomabie en Asie [Studio critico-storico sul modo tenuto
dai Romani nel costituire una provincia].
205. PhwB. — XXI, 30, 1904. — Cauer F., De rebus divi Augusti
auspidis in Germania gestis quaestiones selectae [Rassegna dell'opera
del Winkclsesser].
206. W»t. — XXVI, 2, 1904. - Mesk J., Ciceros Nachruf an die
• Jjegio Mariia j> [In questo passo Cicerone imita le orazioni funebri
dei Greci].
207. W«t. — XXVII, 2, 1905. — GoldAnger B., Zur geschichte
der * Legio XIII gemina » [Nel principio delPanno 68, questa legione
per ordine di Nerone lasciò la Brettagna ; nella primavera del 69
ritornò in Italia dalla Pannonia, per difendere l'imperatore Ottone;
partecipò alla battaglia di Bedriaco e fu in seguite rinviata nella
Brettagna, che lasciò definitivamente nel 70 per andare in Ger-
mania. Di qui dal 147 al 150 andò a servire nella Mauritania : il che
è quanto risulta da un frammento d'iscrizione trovato a Cesarea].
208. PhwB. — XXIII, 42, 1906. — Tenturini L., Caligola [Vol-
farìzzazione della vita e delle opere di Gaio].
209. PhwB. — XXIII, 23, 1906. — Dttnzelmann £., Aliso und die
Varusschlacht [Saggio storico-topografico].
210. PhwB. — XXII, 34, 1905. — Sehnlz Th. 0., lAben des Kaiser»
Hadrian [AnalisLdelle fonti e ricerche storiche sulla vita di Adriano].
211. PhwB. — XXII, 41, 1905. — Korneniann E., Kaiser Adnan
und der lezie grosse HìMoriker von Eom [Ampio studio di critica delle
fonti riguardo la personalità di Adriano].
212. PhwB. — XXII, 42, 1905. — Wolff-Beeh Br., Kaiser Titus
ìiìid der Jadiscke Krieg [Tentativo per dimostrare che Tito al tempo
della guerra coi Giudei era divenuto pazzo].
213. PbwB. — XXII, 38, 1905. — Stich I., D. Imperatoris Marci
Antonini Oommeniariorum quos sibi ipsi scripsit libri XII,
214. PhwB. — XXII, 28, 1905. - Stich H., Mark Aurei der Phi-
losopk auf dem r&mische Kaiserthron [Studia Marco Aurelio nei suoi
rapporti colla filosofia antica].
215. PhwB. — XXIII, 41, 1906. — Martow A., ijber di Ehren-
("mter der Hjmischen Kaiser in den Stà'dten in den ersten drei lahr-
hunderien des KaiserreicJis.
D) CRISTIANESIMO PRIMITIVO.
216. Msc. — V, 2, 1907. — Benigni U. e Brunner G., De liomanae
Ecclesiae exordiis fontes historici [Continuazione, cfr. Usi, 1907,
sp. n. 202: Schemi scolastici di storia ecclesiastica; il martirio
romano di Pietro e Paolo; alcune leggende romane di Pietro e
Paolo; Pietro e Simone mago; la fuga di Pietro; Paolo e Seneca].
217. PhwB. — XXIII, 24, 1906. ~ Soltan W., Petrusanekdoten und
PftrusUgenden in der Apostelgeschichte.
218. Bsst. — III, 3, 6, 10, 1907. — Ermonl T., Ixi teologia di
S. Paolo [Continuazione, cfìr. Bsl, 1907, sp. n. 209: La divinitiV di
M SPOGLIO DEI PERIODICI
Gesù Cristo; la divinità dello Spirito Santo; la Trinità; la Cristo-
logia; 1 mezzi con cui ci è comunicata la giustizia inteji'iore; i sa-
cramenti].
gl9. Vswg. — V, 1-2, 1907. — Schneider F., Neu^ Theonen Ubef
das Kirchliche Zinsverbot [Durante il medioevo: a proposito delle
teorie del Finke, dello Schaub, del Lessel].
220. Rsst. — III, 2, 4, 1907. — Outope G., La fede nella divi-
nìtà del Cristo durante l'età apostolica [Continuazione, cfir. Bsl, 1907,
sp. n. 194: II. La fede semplice nella divinità del Cristo; perchè i
primi fedeli hanno creduto nella divinità del Salvatore; III. Qual
posto i primi fedeli hanno assegnato air Uomo-Dio],
^1. Essi. — III, 9, 1907. — Fracassini V.^ La letteratura epi-
stolare del nuovo Testamento.
222. E88t, — III,aO, 1907. - Mari F., Bollettino biblico [Ras-
segna di opere sul nuovo Testamento].
223. Essi. — III, 5, 12, 1907. — Mannucci U., Sii le recenti teorie
CìtTii l'evoluzione storica dei Sacramenti [Continuaz., cfr. Esl, 1907,
sp. u. 196 : III. La questione della istituzione « per Cristum » al
Concìlio di Trento].
224. Rhe. — Vm, 4, 1907. ~ Mahé J., L' Eucharistie d'après
Sai ìli Cyrille d' Alexandrìe.
225. Mse, — V, 2, 1907. — Brnnner G., J « chrestiani » in San
Giustino [Discute la forma etimologica].
226. Rgst. — III, 2, 1907. — Palmieri A., / padri spirituali nei
"monasteri d'Oriente e la stoiia della confessione sacramentale [Ras-
segna dell'opera di S. Smirnov, professore all'accademia ecclesia-
stica di Mosca].
227. Ksst, — III, 2, 1907. — Mannucci U., La didascalia nella
Chksa primitiva [A proposito di un'opera .recentemente scoperta di
S. Ireneo, cioè l'opuscolo els inlóeièiy tov dno6ToXixov xìjgityfiazos].
228. R88t, - III, 3, 1907. — Mari F., Il dogma della resurrezione
nell'antico Testam,ento e negli Apocrifi.
329. Rhe. — Vili, 3, 1907. - Cavallera F., Les fragments de
Salii t Amphiloque dans l'Hodegos et le tome dogmatique d'Anastase
le Slìiaìte.
230. Rsst. — III, 2, 1907. — Chiesa h., Il parallelismo psicofimco
e le sue inierpretazioìii nelle diverse scuole filosoficlie.
231. PhwB. — XXII, 33, 1905. — Geffcken J., Aus der Werderzeii
de^ Christentums [Quadro dei primi tempi del Cristianesimo e suo
trionfo].
^^32. PhwB. — XXII, 26, 1905. - Bardenhewer 0., Geschichte
der altkirchlicher Literatur IJ [Ampia e copiosa storia della Lettera-
tura cristiana dalla fine del II secolo sino al principio del IV p. Cr.].
233. PhwB. — XXII, 49, 1905. — Kanfmann C. M., Handbuch
der ehnstlichen Archaeologie [Riassunto degli studi concernenti l'ar-
cheologia cristiana].
234. Mse. — V, 2, 1907. - Cavazzi L., Nei dintorni dell'Urbe:
Santa Passera sulla via Portueìise.
235. Rs8t. — III, 12, 1907. — Mnfioz A., Origini e svolgimento
ddVaHe ctistiana nei primi secoli secondo gli studi recenti [Combatte
la teoria di coloro che pretendono l'arte paleocristiana una deriva-
tone diretta dell'arte classica greco-romana o ellenistica. L'esame
STORIA PRBROMAMA B ROMANA 95
stilistico dei monumenti reca prove decisive; il merito di avere per
primo applicato tale metodo spetta al Eondakov ed alla sua scuola.
Già nel mosaico di S. Pndenziana vi sono traccie fortissime di
'influsso orientale in special modo nel tipo del Cristo. Basta consi-
derare che il Cristianesimo era bensì penetrato a Roma fin dai tempi
di Traiano, ma i suoi centri principali rimasero in Oriente, perciò
le regioni orientali parteciparono attivamente fin dai principi al
movimento di cultura iniziato dal Cristianesimo e del pari alla for-
mazione della nuova arte da esso ispirata, come lo Ajnalov, contra-
riamente alle conclusioni , del Wickoff e di Francesco Saverio Kraus,
imprendeva a dimostrare. E errore credere che l'arte imperiale romana
potesse imporsi in ogni luogo ed anche in Oriente, anche a Costan-
tinopoli, dove erano invece tradizioni e scuole artistiche sviluppate
e definite che non avevano nulla da chiedere in prestito da Roma;
queste al contrarie avevano contribuito e influito allo sviluppo del-
l'arte romana : Ravenna coi suoi monumenti sta a segnare la con-
quista del pensiero orientale in terra italiana. Gli studi dello Strzy-
gowski sugli affreschi delle catacombe di Palmira in relaziono coi
mosaici di S. Prassede a Roma, di S. Vitale a Ravenna e delia chiesa
di Torceilo, sui monumenti dell'Anatolia, culla della nuova arte,
inducono l'A. a concludere che Costantinopoli raccoglie in sé ^d
unifica due correnti d'arte diverse, quella della zona del Nord cioè
dell'Asia Minore e quella della zona del Sud che porta elementi
siriaci ed egiziani introducendo cosi nell'arte nuova e largamente
i motivi ellenistici alessandrini].
236. Rhe. — Vili, 1, 1907. — D'Alès A., L'auteur de la « Passio
Perpetuae » [Argomenti validissimi assegnerebbero a Tertulliano gli
Atti di Santa Perpetua e dei suoi compagni martirizzati a Carta-
gine neiranno 203].
237. FhwB. - XXII, 32, 1905. — Mair J., Zwei AegypHsche-
praefecte?i [Il martirologio romano permette di completare la crono-
logia dei prefetti d'Egitto: al 13 settembre si aggiungono i nomi di
Filippo e del suo successore Terenzio in carica sotto Decio o Vale-
riane nel 249-268].
238. UshU — III, 10, 11, 1907. - Lanzoni F., Le origini del cri-
iftianmmo e dall'episcopato nelV Umbria Bomana [Constatata la defi-
cenza di monumenti iconografici ed architettonici anteriori al sec. IV
e di documenti contemporanei cristiani o pagani per quel secolo
stesso, studia il « Martyrologium Hieronymianum » del secolo V, il
quale può in certo modo tener luogo delle testimonianze contempo-
ranee pel periodo precedente; studia le principali « passiones » del-
l'Umbria, le leggende e le tradizioni posteriori e conclude: che non
n sono argomenti per portare le origini del Cristianesimo o dell'epi-
scopato nell'Umbria Romana al secolo I, l'affermazione degli scrit-
tori dei secoli XVI-XVII a quel proposito non hanno valore; e pro-
babile che il Cristianesimo fosse già diffuso nell'Umbria fin dal
secolo II, certamente prima del 305 vi furono colà parecchi nuclei
^i cristiani; una tradizione autorevole colloca le origini dell'episco-
pato tra la fine del secolo II e gl'inizi del III, certo prima del 305
le comunità cristiane di Terni, Spoleto, Foligno erano già organiz-
zate; l'Umbria ha ricevuto da Roma i primi vescovi e i primi
predicatori dell'Evangelo].
239. Bsst. — III, 5, 1907. — Belvederi G., S. Creminiano nella
^^-penda e nella storia [Continuazione, cfr. Rsly 1907, sp. n. 227.
L episcopato si è svolto nella seconda metà del IV secolo].
M BPOQLIO DEI PERIODICI
240. Mse, — V, 4-6, 1907. — Baldisnerri L., Prudenzio, un jx>cia
Htorico del V secolo.
241. Rsst. — III, 11, 1907. — G. B., Un vescovo italiano del se-
(-olo V [A proposito del volume di Francesco Lanzoni sopra S. Pe-
tronio, vescovo di Bologna, studiato nella storia e nella leggenda].
)l ALTO MEDIOEVO.
242. PhwB. — XXII, 36, 1905. — Eller A., Dos alte Rom im
Mitteialter [Saggio sulle condizioni storiche di Roma antica nel
medioevo].
243. Vswg, — V, 4, 1907. — Schneider F., Zur Handelgeschichte
der Mìttelmeerlànder [Rassegna del volume di Adolfo Schaube sul
commercio dei popoli romanici fino alla fine delle Crociate].
244. BsS. — IV, 5-6, 1907. — Perotti A., La porpora di Otranto
[Una Epistola di Cassiodoro, degli ultimi anni del secolo IV o dei
primissimi del successivo, rampogna un funzionario, verisimilmente
di Otranto, per non aver mandato al re Teodorico la consueta vesta
annuale di porpora].
245. AV. — XXX, II, 1, 2, 1907. — CasteUani U., La « Chartida
witìfructuariae donationis » del primiceno Giovanni in favoi^e della
Chiesa di Ravenna e la trasciizione Brigiuti,
246. Rsst. — III, 11, 1907. — Sola N. G., Il testo greco inedito
ddla leggeiula di Teofilo di Adana [Colloca la data della penitenza
e conversione di Teofilo tra l'anno 538 e il 610 d. Cr.].
247. AV. — XXX, II, 1, 1907. — Orlandinl G., Costituzione ed
amministrazione veneta [Lettura prima: dall'anno 400 al 568, dopo
la .scomparsa di Attila, Grado acquistò il primato nella laguna e si
det<^rminò allora spiccatamente la divisione tra la Venezia marittima
e In, Venezia terrestre, questa segui le sorti delle Provincie italiche,
quella, pur conservando attive relazioni colla terraferma, rimase alla
signoria greco-romana, ed affermò poi lentamente la propria indi-
pendenza].
248. AsSar. — III, 1-2, 1907. — Tarameli! A., Di alcuni mona-
m^^nti epigrafici bizantini della Sardegna [1° Iscrizioni di Assemini;
2^' Iscrizione della chiesa parrocchiale ài S. Pietro; S" Chiesa di
S. Sofia a Villasor; 4* Iscrizione di due mensole a Villasor; 5** « Mara
Caliigonis » ; 6« Altro marmo di Mara, ora nel museo di Cagliari ;
7" S. Antioco (Sulcis); 8-13 Donori. Dopo aver descritto e illustrato
tale materiale epigrafico che per i suoi caratteri può ascriversi alla
seconda metà del secolo X, studia quale ne sia il valore nei rapporti
della storia dell'isola di Sardegna].
249. RsS. — IV, 3-4, 1907. — Panareo S., Terra d'Otranto ne
m r Italie meridionale et V Empire bizantin » dì J. Gay [Continuazione,
cfr. Rsl, 1907, sp. n. 46].
250. AsI. — S. 5, XL, 3, 1907. — Senigaglia Q., Diritto bizanHno
[A proposito dell'opera di L. Siciliano-Villanueva].
251. AhI. — S. 5, XL, 3, 1907. — Resta E., L'Apidia e il suo
comune nell'alto medioevo [Amplissima rassegna del volume di Fran-
cesco Carabellese con osservazioni].
252. RPw. — XXIII, 9-10, 1907. — CarabeUese F., FrammmU e
questioni d'arte pugliese del medioevo [A proposito della conferenza
BAB80 MEDIOEVO 97
dell' Haseloff sui mosaici della chiesetta di Casaranello, del sec. V
0 VI, unica oasi preziosa per la storia dell'arte medioevale e rap-
presentante una colonna miliare della via per cui attraverso la
Paglia si trasmetteva a Boma e nel resto deirOccidente Tinfiuenza
dell'arte orientale; studia poi anche TA. T influenza dei Normanni
sull'origine dell'arte pugliese nei primi secoli del basso medioevo].
253. Aftl. — S. 5, XXXIX, 1, 1907. — Pascal C, Sull'opera « de
Urmitìatìane provindarum lialiae » [Rispondendo all'articolo del Cri-
vellucci, di cui cfr. Rsl, 1907, sp. n. 1916, ripresenta con nuovi appunti
l'ipotesi di cui cfr. Rsl, 1907, sp. n. 697].
254. Rhe. — Vili, 1, 1907. — Fournler P., Étude sur les fatùsses
Décrétales [Continuazione, cfr. Rsl, 1907, sp. n. 228: studia la con-
dotta, rispetto alle Decretali, tenuta dai Papi del IX secolo e in
particolar modo dal primo di essi che n'ebbe conoscenza cioè Ni-
colò I. Le conclusioni sarebbero queste : che le Decretali si sparsero
prima oltr'Alpi che in Italia, dove la loro autorità fu riconosciuta
riolo verso la fine del sec. X. Nicolò I, che senza dubbio conobbe le
Decretali, non modificò per esse la sua condotta negli affari della
Chiesa ; egli e i suoi successori anche nel secolo X, quantunque non
abbiano ripudiato l'opera di Isidoro, serbarono una grande riserva,
e solo nella seconda metà del secolo XI, al tempo della riforma di
Gregorio VII la corte romana usò correntemente il testo omai sparso
per tutta Europa].
255. Bhen. — II, 6, 1907. — Allegretti G., Nell'ottavo centenario
di S. Bernardo degli Uberti [Rassegna bibliografica].
256. M&hen. — II, 7, 1907. — Mercuro C, Uìia legenda medie-
vale di S. Guglielmo da Vercelli [Contin., cfr. Rsl, 1907, sp. n. 233].
257. BsA. — S. 2, XVI, 27, 1907. — Sant'Ambrogio D., Dona-
zione al monastero di Cluny nel 1083 della chiesa di S. Dionigi e beni
diversi in Val Sesia.
4. BASSO MEDIOEVO.
258. A»I. — S. 5, XL, 4, 1907. — Solini A., La celebrazione del
matrimonio in Italia [Amplissima rassegna del volume di Francesco
Brandileone riguardante la storia del matrimonio nel medioevo].
259. AsL. — S, 4, XXXIV, 15, 1907. — Verga E., Sulla celebra-
zione del matrtmo7ìio in Italia [A proposito dei saggi storici di Fran-
eesco Brandileone, che abbracciano lo spazio del periodo barbarico
e seguente la illustrazione di Francesco Lo Parco a due orazioni
nuziali inedite di Aulo Giano Parrasio].
260. A»I. - S. 5, XXXIX, 2, 1907. — SchiapareUi L., « Charta
Augustana »; note diploìnatiche [Premesse notizie sugli scrittori che
si sono occupati direttamente o indirettamente dell'argomento e sulle
carte aostane edite, pochissime in confronto delle inedite, l'A. dà un
contributo e quasi introduzione alla pubblicazione che delle Carte
di Aosta prepara la R. Deputazione di Torino. Con « charta augu-
stana > viene denominato il documento uscito da una speciale can-
celleria della città di Aosta, il quale si differenzia dalla « charta
notarii », cioè dalla carta di uno scrittore qualsiasi che non funga
da ufficiale di detta cancelleria ; essa carta pertanto è il prodotto di
una speciale organizzazione di scrittori, a capo della quale sta un
« cancdlarius » e sotto di lui gli « scriptores » o « vicecancellarii » ;
RitUta storica Ualiana, 3* S.» Vii, 1. 7
95 SPOGLIO Dei PKRIODICI
coBÉoTo tenevano la loro « statio » in luogo pubblico. La « charta
augustnna » ammetteva il contradditorio e se questo interveniva, la
carUL stessa non veniva ultimata, insomma si praticava in AostA
quak'ho cosa fli simile all'uso del diritto popolare bavarese. Per spie-
gare l'origine della istituzione cancelleresca in Aosta, simile ai
« tabclliones » di Roma e di Ravenna, ai « curiales » di Napoli, agli
« scribae » di Gaeta ed Amalfi, ricorre il pensiero alla Curia romana
cittadina che perdurò in Aosta forse meglio che altrove, e al notaio
dei giudizi istituzione franca che i Carolingi estesero nei paesi di
conquista e che in Italia ebbe vita e valore speciale tanto da dive-
nire causa diretta dello svolgimento del notariato italiano: detto
scrittone penetrato nella Valle di Aosta dalla Borgogna, a contatto
cogli usi giuridici locali, favorito dalla tradizione ancor viva della
Curia romana determinò la cancelleria locale che si fissò tra TXI e
il XII secolo proprio nel periodo di viva e generale rinascenza del
diritto romano. Il documento da essa emanato ha carattere pub-
blico; Io scrittore è cancelliere della città, non del vescovo, o di
una chiesa o di un monastero; fu dipendente dall'autorità politica
localf., prima, come pare, dal vescovo, poi dai conti di Savoia. A queste
notizie l'A. fa seguire uno studio sui caratteri della carta aostana,
che sono le due redazioni sul verso e sul recto: la prima è un
sunto (iella seconda e corrisponde alle abbreviature degli atti no-
tarili; la pergamena adoperata sottile e floscia, evidentemente di
fattura locale; la scrittura che èia minuscola delle carte della Francia
orientale; le formole rispetto alle quali divide l'A. la « charta au-
gustana » in tre periodi (1024-1045, 1053-1147, 1149-1408), nell'ultimo
dei quali essa già si trova di fronte all'istrumento notarile. Seguono
in appendice dieci documenti e l'elenco degli ufficiali].
261, Ro. — IV, 4, 1907. — Cortini G. F., Origine e funziom dei
Comuni medievali [Brevi nozioni generali].
2B2. AsI, — S. 5, XXXIX, 1, 1907. — Desta E., Il sistema della
costitif~hne economica e sociale italian<i nella età dei Comuni [Ampia
rasscg-ua del volume di Gino Arias].
2ii3. ÀHasI. — XXII, 3-4, 1906. — Mayer E., I^ costituzione mu-
nìriitctlr dalmato-istriana nel medioevo e le sue basi romane [Tradu-
zione tlell'articolo comparso nel « Zeistchrift der Savigny-Stiftung »].
264. AsI, — S. 5, XXXIX, 1, 1907. — Latte» A., Studio sulle
finaìlm^ genovesi del medioevo e in particolare sulla Casa di S. Giorgio
[Larga rassegna del volume I di Enrico Sieveking pubblicato nella
traduzione italiana dalla Società Ligure di Storia Patria].
365. AsI. — S. 5, XL, 4, 1907. — Cipolla C, Intorno alla carta
del 119'ì che regolava le relazioni di carattere privato tra Veneziani e
YerùTieM [Riguarda direttamente ed essenzialmente la nomina dei
giudici per le controversie tra i cittadini dei due Comuni].
266. AsSar. — III, 1-2, 1907. — Cauipns G., U antico campidanese
dei SGCxìU XI-XIII secondo le antiche carte volgari delVarchivio arci^
ve^orih di Cagliari [Rassegna del volume di P. E. Guarnerio].
267. RPw. — XXIII, 1-8, 1907. — Vitale V., Un documento sulle
rthizÌQìiì tra Varcivescovo e le città di Barletta e di Traili [Premette
cenni sulle relazioni dal secolo XI al XVI, pubblica quinai il testo
dm « Capituli, supplicationi, privilegij, consuetudini, dignitate da
confi rm arse alla Magnifica Università di Trani per l'Ili. mo et Rev.mo
Mons. Angelo Horabona Arcivescovo al presente de Trani »].
265. XnHar. — II, 4, 1906. — Besta E., Inforno ad alcune jyerga-
BASSO MKDJOKVO 09
mene arborensi del secolo decimosecondo [Due pergamene dell'archivio
di Stato di Genova permettono stabilire T autenticità di docunventl
che dalla redazione di copie fin qui note pareva sospetta. Ripubblica
ed illustra i due documenti già editi nel « Codex diplomati cus Sar-
dinìae >; dal testo restaurato appare più chiaro il contenuto giuri-
dico dei medesimi: il primo è un'« arminantia » che un tal Nibata
compiè con r«assoltura> di Torbeno giudice suo figlio. Il secondo
è una semplice permuta].
269. QflP, — X, 1-2, 1907. — Caspar E., Die Chronik von « Tres
Tabemae » in Calabrien [Ad un'ampia prefazione critica, in cui studia
il contenuto e T autenticità della cronaca, fa seguire il testo della
medesima].
270. QftP, — X, 2, 1907. — Schneider F., Mittdgriechische
l'rkuifden filr San Filippo di Gerace [Otto documenti tra il 1101 e
il 1200].
271. B»hen. — II, 7, 1907. — Bonaggio M., Se la Congregazione
Verginiana fu hetiedettina fin dall'origine [Dall'esame di quattro bolle
conclude che la Congregazione Verginiana fu fondata sotto la Regola
Benedettina e per la prima volta approvata da papa Alessandro III].
272. Ro. — S. 2, IV, 8-9, 1907. — Alvi»! S., Una controversia di
ripatico nel secolo XII [Tra il comune di Imola e alcuni proprietari
del Porto di Trecenta, definita dal Podestà di Bologna, Guido di
Kanieri da Sasso, nel 1154].
273- MsY. — XV, 2, 3, 1907. - Uzzielli G., La leggenda dei ire
Valdelsani conquistatori dell'Irlanda [Continuazione, cfr. Rsl, 1907,
sp. n. 270: studia i Gherardini di Firenze, i Gherardini di Francia,
i Ghirardini d'Irlanda e d'Inghilterra; conclude che tutto conferma
rorigine dei Gherardini nella Valdelsa e la trasmigrazione di alcuni
di essi a Firenze nonché in altri luoghi d'Italia e d'oltr'alpe: quanto
alla leggenda irlandese è da escludere che tre fiorentini della famiglia
GherarcBni conquistassero l'Irlanda per conto del Re d'Inghilterra,
negli anni 1170-1171, ma non è impossibile che i Geraldines che
presero parte all'avvenimento discendessero dai Gherardini di Fi-
renze, come Sheffield Grace, discendente dei Geraldines, vantava
nel 1820 quasi a titolo di onore ricordando insieme alla sua l'ori-
gine toscana di molte fra le più illustri casate inglesi e persino
gli attuali Re d'Inghilterra. In appendice cinque documenti dei
secoli XV-XVI].
274. AsL, - S. 4, XXXIV, 13, 1907. — Riboldi E., Noterelle sto-
riche Viniercatesi: I. Per Stefanardo da Vimercate [Due documenti
del 1174 e 1184 accennano alla famiglia di Stefanardo che è quella
di Alcherlo e di Finamente, detta da Vimercate per l'origine da quel
paese]. — II. Un conflitto fra V arcivescovo di Milano e il comune di
Vimercate [Nel 1247 per l'inibizione dell'uso della Chiesa per la di-
scussione degli afTari giudiziarii od altri pubblici affari]. — ///. Fran-
ceaco Sforza a Vimercate [Nel 1450 stabili a Vimercate il suo quartier
generale, e vi ricevette i deputati milanesi che a lui cedevano la
signoria della città].
275. AsL. — S. 4, XXXIV^ 15, 1907. — Biscaro G., L'« alhgatio
iuris > presentata ai consoli di giustizia di Milano in una causa civile
verso il 1180 f Un documento deì fondo della canonica di S. Ambrogio
di Milano nel cui interesse fu stesa].
276. OflP. — X, 2, 1907. — Kehr P., Aus Coltibuono und Mon-
tepiano [Un documento del 1191].
100 SPOGLIO DEI l'EKIOMCl
277. AsL. — S. 4, XXXIV, 14, 1907. — BÌHcaro G., Di un'antica
cosiumaìiza deWarchidiocesi milanese [L'investito del diritto di decima
ha titolo universale su tutto il territorio di una pieve o dì una villa,
chiamato come tale « caput decime », era tenuto a distribuire ai
vicini nella domenica dell'olivo le cosidette palme o rami di olivo
e iiella successiva domenica della pasqua di risurrezione una certa
quantità di vino che si beveva subito dopo la comunione generale,
forse a ricordo delle agapi sacre* antichissime. L*A, pubblica sette
documenti tra il 1192 e il 1271 i quali si riferiscono a località assai
distanti le une dalle altre e permettono argomentare che la costu-
manza fosse diffusa in tutto il territorio dell'archidiocesi milanese].
278. AsI, — S. 5, XXXIX, 2, 1907. — CarabeUese F., Codice
diplomatico barese [Rassegna del volume VI del codice contenente
le pergamene di S. Nicola di Bari nel periodo svevo (1195-1266)
pubblicate da Francesco Nitti di Vito].
279. (^flP. — X, 2, 1907, — Gandenzi A., Un nuovo tnanoscritto
delle collezioni irlandese e pseudoisidoriana e degli estratti hóbbiesi [Con
quattro documenti tra il 1198 e il 1199].
280. Rhe. — VIII, 2, 4, 1907. — Doncoenr P., Les jyremières in-
terventions du Saint-Siège relatives à Vlmmaculée Concepiion (XII-
XIV siede) [Studia anzitutto grinterventi della Santa Sede, dai quali
si deduce che la festa nel XII o XIII secolo sarebbe stata imposta
localmente dalla curia di Roma ; ricerca poscia le origini della festa
in Roma, cerca di determinare lo spirito assunto dalla medesima].
281. AsSar. — III, 1-2, 1907. — Dessi V., Ripostiglio di moìiete
medioevali [Monete di Pisa, di Asti, di Genova catalogate, descritte,
valutate con speciali tavole descrittive delle monete in corso a Ge-
nova verso il 1283; in Sardegna, dalla fine dell'XI secolo alla prima
metà del XIVJ.
282. AsI. — S. 5, XL, 4, 1907. — Volpe G., Siena e il suo con-
tado nel secolo XIII [Ampia rassegna del volume di R. Gaggese].
283. AsI, — S. 5, XXXIX, 2, 1907. — Tocco F., I Patanni di
Firenze nella prima metà del secolo XIII [Rassegna dello stadio di
G. B. Ristori di cui cfr. Usi, 1905, sp. n. 770, e 1906, sp. n. 278].
284. AsI, — S. 5, XXXIX, 1, 1907. — Rizzelli F., Gli Anziani
nel goveivio del Comune Pisano [Giovandosi soprattutto di documenti
inediti dell'archivio di Stato in Pisa, accenna in primo luogo bre-
vemente l'origine dell'Anzianato nel secolo XIII; studia quindi
l'organismo di quella magistratura e cioè relezione degli Anziani
e dei loro ufficiali; studia l'autorità loro che era grandissima in
quanto erano i veri e proprii rappresentanti del popolo e costitui-
vano il supremo magistrato che non riconobbe altra autorità fuorché
gli statuti; ma tale autorità, limitata qualche volta dal Capitano del
Popolo e dal Podestà, non fu sempre rispettata ed indipendente a
cagione dell'antagonismo dei partiti ; studia poi le adunanze loro e
le deliberazioni; le speciali competenze del loro governo, le quali
riguardavano i rapporti coli' estero, come pure quelle che riguarda-
vano il mantenimento dell'ordine giuridico interno e l'amministra-
zione interna in ordine ai mezzi economici. Essi in conclusione adem-
piono principalmente ad una funzione integratrice, per la quale la
grande varietà dei pubblici uffici divisi e suddivisi per la specialità
delle incombenze è ridotta ad unità, in quanto essi trasmettono ai
singoli uffici l'autorità onde essi agiscono ed eleggono direttamente
0 indirettamente i funzionari di tali uffici singoli. In appendice quattro
documenti dal 1358 al 1404].
DASSO MKDIOEVO 101
285. MsV. — XV, 2, 1907. — 5oiiii-Pe8CÌolini U., Di un forziere
ed altri mcbili sangimignanesi [Del secolo XIII].
286. BPw. — XXIII, 5-8, 1907. — Bossi G., Un caso di divorzio
nel Mezzogiorno d'Italia alVinizio del sec. XIII [Avvenuto dopo dieci
anni di matrimonio tra la baronessa Mattia de Baranico feudataria
della vasta tenuta di Santa Lucia in quello di Spinazzola, e il no-
bile Eustacchio Ammirato di Matera, poscia conte di Cancellara,
motivato per mutuo consenso e non già per ripudio].
287. QflP. — X, 1-2, 1907. — Nlese H., Normannùche und Siau-
fische Urkunden aus Aputien [Continuazione, cfr. Rsl^ 1907, sp. n. 745:
Parte II: Tre documenti di Federico II (1243), Corrado IV (1252) e
Manfredi (1261), riguardanti Bari; due di Ruggero II (1133) e di
Manfredi (1260), riguardanti Monopoli: sette di Tancredi (1191), Gu-
gUelmo UI (1194), Federico H (1219 e 1244) e Manfiredi (1257 e 1261),
riguardanti Brindisi; tre di Ruggero II (1133), Federico II (1200) e
Manfredi (1260), riguardanti Lecce].
288. RsS, — IV, 3-4, 1907. — Marti P., Un rimatore tarantino del
sf'cóio XIII [Gazolo, o Guezolo, o Guerzolo, di cui parlarono l'Al-
lacci e il Crescimbeni e di cui non si hanno che scarsissime notizie].
289. Ro. — S. 2, IV, 2, 1907. — Beltrami.P., Tra poeti e cronisti
faentini del secolo XIII [Cenni generali].
290. lUbcn. — II, 6, 1097. — Policari U., San Silvestro Gazzolini
e le origini d'una nuova Congregazione benedettina nel secolo XIII.
291. Bhe* — Vili, 1, 2, 3, 1907. — Fierens A., Ixi question fran-
(iscaiìie [Il manoscritto II 2326 della Biblioteca reale del Belgio. La
'■ vita S. Francisci anonyma Bruxellensis »].
292. QfiP. — X, 1-2, 1907. — Kehr P., Aus SanV Antimo und
Coltibuono fi. Notizia di due bolle su papiro di Giovanni XIII e di
Benedetto VII perdute. - II. Una supplica dell'abbate Ugo di San
I^renzo di Coltibuono all'imperatore Ottone IV (1209-1210), da una
copia del secolo XVII della Nazionale di Firenze],
293. QilP. — X, 2, 1907. — Krabbo H., Die deutschen BischOfe
ouf dem vierten Laterankonzil (121i}j [Per ciascun arcivescovado fa
l'enumerazione dei pre^senti e degli assenti].
294. AsL. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. — Mazzi A., Gli ambrosini
grossi d'argento della prima Repubblica milanese (1250-1810).
295. MsT. -- XV, 3, 1907. — Piraneni 0., Im battaglia di Colle
(IO giugno 1269) [Tra Guelfi e Ghibellini colla sconfitta di questi
ultimi per opera di Firenze alleata con Carlo d'Angiò a difesa di
Colle guelfa combattuta dai Senesi: lettura].
296. BsSI* — XXIX, 6-9, 1907. — BaHerga G., J Decimani di
Como ed i loro possedimenti nel Canton Ticino (1216).
297. BsSI, — XXIX, 1-5, 1907. — Per la bibliografia (italiana)
di G^ugìielmo Teli,
298. CcEL. — V, 8-12, 1907. — De Gnbernatis A., Im poesie
amoureuse de la Renaissance italienne [Continuazione, cfr. Rslj 1907,
i^p. n. 315: IH. I poeti notai. Prima evoluzione spirituale nell'espres-
sione dell'amore. - IV. I poeti del « dolce stil nuovo ».
299. AsI. — S. 6, XXXIX, 2, 1907. — Tocco F., Cecco d'Ascoli
[Rassegna del saggio critico di Vincenzo Paoletti].
300. AsI, — S. 5, XXXIX, 2, 1907. — Bossi V., L'originale del
(^omoniere petrarchesco [A proposito della pubblicazione di monsignor
Marco Vattasso, scrittore della Vaticana].
102 BPOGMO DEI l'ERIODIOI
301. BshA. — S. 2, XIX, 17, 1907. — Ciccone G., Un antico poe-
metto abruzzese e la contessa Mabilia [Notizia di un poemetto del
secolo XIV].
302. BssA. — S. 2, XIX, 17, 1907. — Testa N. Y., Buccio di Ba-
nallo e la nuova edizione della sua « cronica aquilana rimata » [Del
secolo XIV : note critiche alla recentissima edizione di Vincenzo De
Bartholomeis].
303. MVer. — I, 3, 1907. — Semper H., Eine Bìldtafel vom An-
fang des XIV Jahrhunderts im Museo Civico zu Verona [Della fine
della prima metà del secolo XIV].
304. RsA, — S. 2, XVI, 25, 26, 1907. — Pochettino G., Contri-
buto di studio sugli antichi dazi nel Piemonte [Ricerche sul comune
di Castellazzo nell'epoca prealessandrina e nei primi tre secoli di vita
di Alessandria ; dazi e pedaggi in Alessandria fino al secolo XIV o
sotto il dominio visconteo. Come Castellazzo meritò Tautonomia nei
dazi e nelle gabelle. Castellazzo fino all'epoca delle prime lotte coi
dazieri di Alessandria, successivamente dal 1452 alla circoscrizione
doganale del 1470 e al principio dell'evo moderno; dieci documenti
in appendice. Nella parte terza studia il periodo di autonomia nel-
l'evo moderno dagli ultimi anni di dominio degli Sforza al dominio
dei Marchesi del Vasto e negli ultimi trent' anni del dominio spa-
gnuolo. In appendice altri quattro documenti].
305. RPm. — XXIII, 1-10, 1907. — Mnciaccia F., Intorno ai do-
cumenti del Libro Hossodi Moìiopoli [Storia del periodo angioino].
306. Rcar. — VI, 1, 1908. — Orlandini U., Uno stemma aquilano
del XIV secolo.
307. RPw. — XXIII, 9-10, 1907. — Perottl A., Una miova spie-
gazione del cogiwme Alighieri [Etimologicamente sarebbe il medesimo
che « Anaderio » e significa il « nocchiero »].
308. MmV. — XV, 2, 1907. — PiraneHi G., Da Monteriggioni a
Peschiera ; terre e castelli in Dante.
309. Rcar. — V, 4, 1907. — Piranesi G., La Consorteria rossa e
la Consorteria nera nel canto XVI del « Paradiso ».
310. Rcar. — V, 8, 1907. — Carreri F. C, Dell'arme e del casato
di Sordello da Coito.
311. RPm. — XXIII, 5-8, 1907. - Capisano C, L'universo dan-
tesco [Conferenza].
312. Rcar. — V, 6, 1907. - Piranesi G., / Prìncipi negligenti nel
canto VII del « Purgatono » [Cenni araldici sulla casa Aleramica,
casa d'Absburgo, casa di Barcellona (ramo di Provenza, ramo d'Ara-
gona e ramo d'Aragona-Sicilia), casa di Blois, casa dei Capetingi
(ramo di Francia, ramo di Borgogna e ramo di Angiò), casa dei
Plantageneti, casa dei Premislidi, casa degli Staufen].
313. AsL, — S. 4, XXXIV, 14, 1907. - Blscaro G., lìenzo da
Alessandria e i giudizi contro / ribelli dell'impero a Milaìio nel 1311
[La ricerca di alcuni dettagli biografici dell'insigne scrittore ch'ebbe
molteplici uffici pubblici in Lombardia e presso gli Scaligeri, oflre
occasione di studiare documenti della sua permanenza a Milano al
tempo della venuta di Enrico VII, imperatore: egli assistette, in
qualità di notaio, Cione dalie Bellaste da Pistoia, giudice imperiale
delegato alle condanne od alle confische contro i colpevoli di lesa
maestà nei torbidi suscitati dai Torriani contro l'imperatore che si
era alienato il popolo per aver concesso autonomia alle città del
BASSO MkDlOliVO 103
distretto. Matteo Visconti, riuscito ad avere titolo di Vicario, imprese
a fare atti tli rappresaglia contro i nemici e soprattutto atti di au-
lorità indipendente dai funzionari dell'imperatore; lo stesso Clone,
accusato di prevaricazione, fu privato dell'ufficio, e coincìde colla
disgrazia di lui l'uscita da Milano di Benzo che passò a Como fami-
gliare e notaio di quel vescovo, Leone dei Lambertenghi. Nel 1317
il vescovo di Como unitamente a quello di Asti, Guido, furono inca-
ricati come commissari pontifici di istruire il processo per ottenere
la liberazione del conte Filippone da Langosco, di Antonio da Fis-
siraga e di alcuni personaggi della famiglia Della Torre che il
Visconti teneva prigioni nelle carceri del Broletto vecchio ad onta
dei precetti del Sommo Pontefice che durante la vacanza dell'Impero
pretendeva esercitarne il Vicariato : Benzo d'Alessandria ancora funge
da notaio in questo processo che distruggeva almeno parzialmente
il primo. L'A. cerca di assolvere il notaio letterato dall'accusa di
mobilità, di opportunismo o per lo meno di poca serietà di propo-
siti. In appendice un documento].
314. AsI. — S. 5, XXXIX, 2, 1907. - Della Torre A., Una no-
tizia ignorata 8u Sennuccio del Bene [Un documento dell'anno 1311
tratto dall'archivio di Firenze contiene la più antica delle notizie
sicure e positive che ci rimangono del grande amico del Petrarca, e
cioè che Sennuccio era in Milano il 15 gennaio 1311, e quel fatto è
in relazione diretta colla presenza in Milano dell'imperatore En-
rico vn].
315. MsV. — XV, 1, 1907. — Socci C, Alcune notizie riguardanti
Francesco da Barbenno [Pubblica due documenti del 1310 e 1315].
316. AT. — XXX, II, 2, 1907. — Finzi Y., Gli statuti della JRe-
pubblica di Sassari dell'anno 1316 [Continuazione, cfr. lisi, 1907,
sp. n. 284].
317. Bear. — V, 2, 1907. — Carreri F. C, Confini tra il Cremo-
nese e il contado di Casalmaggiore e Piadena nel 1334 [Pubblica un.
documento già dato in regesto dall' Astegiano nel « Codex diplom.
cremonensis »].
318. k.<L. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. - Muratore D., Bianca di
Savoia e le sue nozze con Galeazzo II Visconti [Descrive gli anni
deDa giovinezza non felice di Bianca, secondogenita di Aimone il
Pacifico, Conte di Savoia, e di Violante di Monferrato ; ne fissa cri-
ticamente la nascita alla prima metà dell'anno 1336; benché scar-
sissime siano le notizie dirette della bambina, si possono dedurre
dalle vicende della madre che l'A. segue colla scorta preziosa dei
conti delle castellarne. Violante, pia e saggia, investita nel 1339
anche della reggenza dello Stato, moriva insieme all'ultimo suo
nato, Ludovico, il 23 dicembre 1342; pochi mesi appresso, nel giu-
gno 1343 seguivala nei solenni silenzi di Altacomba il marito, ed ini-
2iavasi pel novenne Amedeo VI una reggenza. Un primo disegno dì
nozze per Bianca, dodicenne, fu l'aspirazione di Umberto II, delfino
del Viennese, non più giovane, oppresso di debiti per una ridicola
parodia di crociata condotta in Oriente, e fortunatamente falli. Esuli
per la persecuzione di Luchino Visconti, Bernabò e Galeazzo, figli
di Stefano Visconti, erano stati ospitati in Savoia, mentre il loro
fratello Matteo aveva trovato rifugio in Monferrato. Dopo la morte
di Luchino (1349) il fratello di costui, Giovanni, arcivescovo, li ri-
chiamò a Milano: una lega si stabiliva tra Savoia e Visconti e si
conchiuse anche il parentado tra Galeazzo e Bianca nel 13r)0. Ancora
i conti delle castellanie sono scorta per seguire gli alacri prepara-
104 8P00LI0 DRI PERIODICI
tivi del sontuoso corredo, i ricevimenti della principessa, le pie visite
ti impetrare protezione divina, il viaggio pittoresco e difficile fino a
Rivoli dove incontrò lo sposo, gli omaggi dei vassalli, le feste ma-
gnifiche a Torino — dove si suggellavano gli accordi e T inizio di
un'era di concordia tra i signori delle terre transalpine colla fonda-
zione di un novello ordine cavalleresco detto del « Cigno Nero » dal
suo emblema — e a Milano, dove pare s'introducesse in quella occa-
iiione lo spettacolo dei tornei e delle giostre; due ultimi capitoli
illustrano la nascita di Gian Galeazzo Visconti, confermando con
documenti la data del 1351 stabilita criticamente da Giacinto Romano
dopo lunghe controversie, e infine la questione insorta pei beni
dotali di Bianca Savoia- Visconti. Appendice alla interessantissima
c^ diligente monografia sedici importanti documenti].
319. BssA. — S. 2, XVIII, 15, 1906; 16, 17, 1907. - De Cupls C,
Regesto degli Orsini e dei Conti AnguUlara [Continuazione, cfir. Rsl,
1907, sp. n. 769: dall'anno 1348 al 1364].
320. AsSar. — II, 4, 1906. — Onanierio P, E., Un sirventese del
re Pietro IV d* Aragona intomo a Cagliari [Ne desume notìzia da una
breve lettera che Don Pietro il Cerimonioso invia da Cagliari, dove
si trovava negli anni 1354-1355, allo zio Don Alfonso IV il Conqni-
j* tato re].
321. MsV. — XV, 2, 1907. — Bori M., L'antico ponte sulVEUa
a Castel fiorentino [Documenti relativi alla costruzione del medesimo
tra il 1354 e il 1360].
322. MsY. — XV, 2, 1907, — Cloni M., Dopo la ricostruzione del
ponte di Castelfiorentino [Lite, processo e sentenza (1366-1371) contro
gli Ospitalieri di Altopascio per le spese della ricostruzione del ponte
sull'Elsa di cui all'articolo precedente].
323. AsL, — S. 4, XXXIV, 13, 1907. - Aimoiie III, Conte di
frinevra, a Pavia [Nel 1367: notizie desunte dalla monografia del
dottor Dino Muratore nella « Revue Savoisienne, 1906, 3-4].
324. Vswg, — V, 3, 1907. — Broglio d'Ajano R., Tumulti e scio-
peri a Siena nel secolo XIV [Il secolo XIV rappresenta per l'industria
in Italia il completo trionfo del capitalismo nella forma consentita
(la una tecnica imperfetta, la quale provocava naturale reazione dei
divoratori. La storia politica di Siena ci presenta, similmente a quella
dL altri Comuni italiani, il successivo assurgere al potere di elementi
sempre più democratici, dal 1147 in cui cessò il governo dei nobili,
fino al tumulto del 1371 di cui l'A. ritesse specialmente la storia.
Nell'arte della lana una classe di Maestri, provvisti di maggior capi-
tale, aveva ridotto gli altri a lavorare per essa in qualità di sottoposti
asserviti. La supremazia economica della classe più agiata e più in-
telligente dei Maestri ebbe sanzione legislativa allorché il potere
politico sulla fine del secolo XIII passò alle Arti. Per resistere ai
Maestri padroni i lavoranti sottoposti costituirono una associazione
di difesa, detta « Compagnia del Bruco »; fu dessa che nel 1391
determinò lo sciopero e il tumulto per cui i soggetti volevano, col
(=rrado di Maestri loro reintegrato, aver diritto di partecipare alle
deliberazioni dell'Assemblea dell'Arte o Corporazione. Alcuni sedi-
5!Ìosi arrestati furono liberati pel tumulto dei compagni che imbal-
tlanziti mossero al palazzo del Comune ed ottennero di avere rap-
tiresentanti del popolo minuto dei lavoranti nella Signoria. Una
congiura di reazione fé' sorprendere poi e uccidere molti dei capi
del tumulto, ma tuttavia si mantennero le conquiste democratiche.
Un documento in appendice].
BASSO MBDIOETO 105
325. AsI. — S. 6, XL, 4, 1907. — Cessi R., Gli Alberti di Firenze
in Padova: per la storia dei fiorentini a Padova [Lb^ prima notizia
degli Alberti in Padova risale al 1371 e ci è offerta dal poemetto
attribuito a Francesco di Bivigliano ; celebri e potenti cittadini nella
loro città, saliti all'apice della fortuna ed abbattuti in una delle tante
fazioni cittadinesche, a Padova trovarono appunto il ricetto deiresilio;
dobbiamo poi discendere fino al principio del secolo XV per trovare
Altri ricordi ; Benedetto degli Alberti, di cui ampiamente discórre l'A.,
fa quello di sua famiglia ch'ebbe in Padova più stabile dimora e
visse intimamente in questa città fino al 1436. Cinque documenti in
appendice].
326. X»h. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. — Cellino G., I^ guerra
viscontea contro gli Scaligeri lieUe relazioni diplomatiche fioretitino-
bdognesi cól Conte di Virtù, [Esamina le cause della guerra tra gli
Scaugeri e i Carraresi, in cui Venezia ebbe non piccola parte, per
l'odio concepito contro Francesco il Vecchio, signore di Padova, a
cagione degli aiuti che costui aveva prestato ai Genovesi nella guerra
di Chioggia. Il Visconti, sfruttando il piano politico che Venezia
a7eva con finissima astuzia architettato, colse l'ottima occasione per
intromettersi bonariamente in quella lite, salvo gettar poi la maschera
di paciere ed entrare attivamente neUe ostilità. Intervenne una tregua,
durante la quale si stipulava l'alleanza viscontca-carrarese, col pre-
testo dei diritti maritali di Bernabò su Verona e Vicenza, nonché
dell'aiuto prestato dallo Scaligero a Mastino, figlio di Bernabò, dopo
la cattura del padre. I Fiorentini erano preoccupati anzitutto per le
insidie di un Ubaldlnl, loro fuoruscito ed ora al soldo del Carrarese,
in secondo luogo pel conchiuso matrimonio tra Valentina Visconti e
il Duca d'Orleans, infine per gli avvenimenti della guerra nell'Italia
superiore e per le ingerenze del Visconti in Toscana per mezzo di
pratiche a Lucca, a Pisa, a Siena, ecc.; erano inoltre poco forti
all'interno per rinnovati disordini, epperciò avrebbero inclinato ad
una politica dì conciliazione e di pace tra i contendenti. Ma la
ìfuerra veronese-padovana perveniva ormai all'ultima fase per cui
essi fiorentini e i bolognesi, scorgendo disperate le condizioni di An-
tonio della Scala, avevano accordato passaggi di milizie assoldate dal
Visconti. La. conquista viscontea di Verona non recò a Firenze che
1 impressione egoistica del timore delle compagnie che stavano per
sbandarsi; soltanto molto cauta e rimessa, quasi paurosa, si levava
nella consulta qualche voce a richiamare V attenzione e la vigilanza
del governo sui pericoli che potevano celarsi nel nuovo ordine di cose :
intrecciavasi alla complicazione delle cose in Italia anche la sorda
lotta di Firenze col Papa per le ambizioni politiche di Urbano. Gian
Galeazzo, aflfóttando pacifiche dichiarazioni, otteneva che l'Ubaldinì,
avventuriere, ritornasse in grazia alla Signoria fiorentina, ma traspa-
riva ogni di meglio il vero fine dell'ambizione del Conte di Virtù, ep-
però a fronteggiarla fu nel novembre 1387 lanciata la proposta di
una lega tra Firenze, Bologna, Venezia, Padova e Ferrara, che non
ebbe fortuna per la resistenza degli accaniti nemici' del Carrarese,
cioè Venezia e il Visconti. A Firenze nelle consulte si riconosceva
la necessità di tenere in serbo denari, milizie, amicizie, senza de-
stare i sospetti dell'acuta volpe lombarda, epperò la Signoria s'ado-
perava a pacificare Bologna col Marchese d' Este, e cercava assicu-
rarsi che la Romagna fosse tranquilla. Tale diligentissimo racconto
^' dall'A., con amplissimo corredo di documenti e di note, illustrato].
327. AsL. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. — Rl^hi A., L'aminstia
del 1392 concessa ai Veronesi da Gian Galeazzo Visconti [La solleva-
106 BPOQIIO DBI PERIODICI
zione di Verona contro il dominio dì Gian Galeazzo, tendente ad
una restaurazione scaligera, nel 1390, fa opera specialmente del
popolo, mentre pare che i nobili avrebbero agevolato al capitano
visconteo, Ugolotto Biancardo, l'ingresso in città reso facile per la
discordia dei cittadini e per la mancanza di una seria difesa. Il
documento dell' archivio comunale di Verona, che VA. pubblica, ac-
cordava amnistia nel 1392 a quegli abitanti di Verona e del distretto
ch'erano fuggiti senza aver preso la parte più attiva alla sedizione,
mentre era negata la facoltà di rimpatriare impunemente ai princi-
pali autori della sollevazione stessa, nominati personalmente, e sono
questi nella maggior parte appunto di famiglie oscure, popolari,
benché non manchino tuttavia notevoli eccezioni].
328. AsL. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. — Novatl F., Di un codice
originale del « liber rerum mediolanensium » di frate Andrea BUUa,
esistente nella Nazionale di Madrid [L'importanza sua consiste nel-
l'essere stato copiato sotto gli occhi del Billia stesso e corretto di
sua mano; esso ha varianti importanti: su di una si sofferma l'A., la
quale trovasi nel breve proemio, essa toglie fondamento alla opinione
che il Billia sia morto giovane; conclude l'A. che sia nato verso il
1395 e morto quarantenne, nell'anno noto 1435].
329. Mse. — V, 3, 1907. — Monaci A., Fletterà testimoìiiale di
Angelo Correr [Descrive il documento dell'archivio segreto vaticano
e ne dà il testo: è del 23 settembre 1396; Angelo Correr (poi papa
Gregorio XII) attesta di aver promosso al suddiaconato Antonio
Correr, suo nipote, decano della Chiesa Coronense].
330. MYcr. — I, 2, 1907. — Gerola G., Il ritratto di Guglielmo
Castelbarco in S. Fermo di Verona [Va assegnato alla fine del se-
colo XIV 0 al principio del XV secolo, e va connesso colla storia
della costruzione della chiesa].
331. AsI. — S. 5, XL, 4, 1907. — SchìapareUi A., / camini di
Firenze nei secoli XIV e XV [Discute sull'introduzione dei camini a
muro in Italia e ne illustra parecchi].
332. BsSI. — XXVIII, 10-12, 1906. — Gli Ospizi di Camperio e
di Casaccia sid Lucomagiw, con altri documenti hleniesi dei sec. XII-XV
[Continuazione del regesto di documenti dal 1400 al I486].
333. BsSI. — XXIX, 1-5, 1907. — Documenti inediti perii conte
Werner di Homberg ed alfn condottieri in Ijombardia.
334. MhV, — XV, 2, 1907. — Canestrelli A., La rocca e le mura
di Staggia [Costruite dalla Repubblica Fiorentina nei primi anni del
secolo XV].
335. RsS. — IV, 5-6, 1907. — Francioso B., Il « volgare » in
Terra d'Otranto nel secolo XV,
336. Rsbew. — II, 7, 1907. — Ercolani M., Di una sequenza di
S. Bernardo degli Uherti [Da un codice del secolo XV nella Lauren-
ziana : pubblica il testo con note!.
337. Bear. — V, 5, 1907. — Orlandinì U., Il sepolcro di Bario-
torneo Carafa, Gran Priore delV Ordine di S. Giovanili (f 1405) [Si
trova nella chiesa del Gran Priorato di Roma dell'Ordine di Malta
posta sul monte Aventino].
338. Tr. — X, 1, 1907. - Reich D., Bodolfo di Belenzani e le
rivoluzioni trentine (1407-1409) [Tradizione e storia].
339. RsA. — XV, 24, 1906. — Un codice prezioso per la storia
del Monferrato [« Litterarum Jacobi de Bracelis » conservato nel-
BASSO 3iei>lOEVO 1C7
rarehivio di Stato di Genova : contiene la corrispondenza tra il mar-
chese Teodoro di Monferraro e la Repubblica Genovese di cui reg-
geva il capitanato (1411-1413)].
340. ÀsL. - S. 4, XXXIV, 15, 1907. — L. Z., Carmagmla-Cam-
hronne [Risposta del Carmagnola ad una sfida, con termini concisi
che ricordano la leggendaria risposta di Cambronne; è del 1410, ma
verìsimilmente la data è falsa].
341. BsSI, — XXIX, 1-5, 1907. — I podestà di BeUinzona sotto
i Visconti, — Ancara della battaglia di Arbedo (1422) [Dei podestà
viscontei di Bellinzona dà l'elenco dal 1340 al 1451].
342. AsL. — S. 4, XXXIV, 15, 1907. — Petraglione G., /^ « De
laudibus Mediolaìiensìum urbis panegyricns » di P, C. Decembrio
Dibattuta assai è la questione della data, che l'A. stabilisce nel-
l'anno 1435, tenendo conto del valore politico e polemico del compo-
nimento; questo non fu soltanto una esercitazione stilistica, bensì una
risposta, se non ufficiale, ufficiosa alla « laudatio » del Bruni, la
quale fu scritta nel 1400 e fece molto chiasso solo quando il Bruni
stesso la rimise in circolazione nel 1434. A fissare la data dell'opera
del Decembrio giovano anche alcune lettere di lui, conservate in un
codice Riccardiano, importanti anche per la cronologia del Valla.
L'A. accenna brevemente ai componimenti in lode di Milano che
hanno preceduto quello del Decembrio, dagli anonimi del sec. Vili
e dei X fino a Bonvesin da Riva, il cui prezioso « De Magnalibus
Urbis Mediolani » svaligiato e calunniato da Galvano Fiamma, do-
vette pure servire di fonte al Decembrio, unitamente alle fonti clas-
siche, cioè le ampollose orazioni care ai Greci della decadenza con
le quali il retore Aristide soleva plaudire alla grandezza di Atene,
di Roma, di Smirne, di Cizico; espone quindi il contenuto del com-
ponimento umanistico, e fa seguire il testo].
343. AsSar. — III, 1-2, 1907. — Àrezio L., Ixi Sardegna e Alfonso
il Magnanimo dalla battaglia di Poma alla pace con Genova (1435-
1444) [È la storia di donativi e altre imposizioni pagate non senza
qualche resistenza dai baroni anche più ligi al Re; la pace con
Genova recò poi vantaggio ai Sardi le cui coste, oggetto di seco-
lare ambizione per la Repubblica, erano sempre facile preda a' suoi
arditi navigatori. L'A. insieme alle vicende della Sardegna rievoca
in bella sintesi il quadro generale delle vicende di Re Alfonso nella
guerra di successione alla Regina Giovanna, e pubblica in appen-
dice otto documenti dell'archivio di Cagliari].
344. Bear. — V, 3, 1907. — Stnchelberg A., Ln coin monétaire
hìpdit de V antipape Felix V.
345. IsL. — S. 4, XXXIV, 14, 15, 1907. - Zanelll A., Pietro
Del Monte [Nato a Venezia, fu politico e letterato, fu protonotario
apo.stolico, questore in Inghilterra, legato pontificio in Francia,
vescovo di Brescia e governatore di Perugia, la sua vita si ricol-
Ip^a colle vicende del concilio di Basilea, dell'Inghilterra e della
Francia in un tempo in cui le controversie religiose si intrecciavano
alle coDdizioni interne ed esterne dei due paesi, alla vita civile e
religiosa di Brescia e di Perugia dove sempre vive e acute erano
le lotte di parte. Mori nel 1457. Fu un fervido studioso degli antichi
'scrittori nonché delle discipline giuridiche ed ecclesiastiche. Fu ap-
prezzato e studiato dal cardinale Angelo Maria Querini, il quale tra-
scrisse da alcuni codici parecchi passi di scritti e di lettere, di cui
promise anche la pubblicazione ; fu studiato dall'Agostini , dal Gra-
donigo, dal Carini. L'A. ne ritesse la biografia, giovandosi degli
108 • SPOGLIO DEI PERIODICI
scritti, delle lettere e di documenti tratti da parecchi archivi. In ap-
pendice dieci documenti e T elenco delle persone cui sono dirette le
quarantatre lettere contenute nel Cod. Vat. Lat. 2694].
346. AsL. — S. 4, XXXIV, 15, 1907. — Manaresi C, Francesco
Sforza nella contesa tra Astorgio e Taddeo Manfredi [Verso la fine
del 1461 e nei primi mesi dell'anno seguente, il Duca di Milano
pareva più che altra volta mai risoluto di comporre finalmente il
dissidio tra l'irrequieto Taddeo Manfredi e lo zio Astorgio, che
aveva tolto al nipote le castella di Montebattaglia e di Riolo;
pareva l'accordo vicino in quanto anche Cosimo de' Medici si era
intromesso paciere, e già nelle mani del Duca e di Cosimo, Taddeo
aveva fatto un compromesso ; ma contro ogni aspettazione, vano fu
anche allora il risaltato dei tentativi, di cui TA. narra le vicende, e
dimostra come per opera abilissima dello stesso duca Sforza che le
aveva iniziate terminassero le trattative; poiché a lui che fingeva
di fare l'interesse dei due contendenti premeva ch'essi servissero di
freno l'uno all'altro con l'odio e la speranza di reciproca rovina,
rendendosi cosi ciechi strumenti della politica con cui esso Duca di
Milano aspirava al possesso d'Imola e di Faenza].
347. BsSI. — XXIX, 1-5, 1907. — Taddeo d'Imola [Era nel 1477
ricercato d'arresto].
348. Rcar. — V, 11, 1907. — Yallin J., Les armoiries dii cardinal
Georges d'Amboise [Da un ms. del XV secolo della Vaticana].
349. RsS. — III, 6, 1907. — Palnmbo P., Gli Aragonesi alla guerra
di Otranto [Da documenti sincroni (1480): osserva le esagerazioni
create intorno a quell'impresa cominciata male e finita peggio, lagrl-
mevole storia in cui unico fatto luminoso è quello di un pugno di
Salentini i quali, non si sa se piuttosto per amor di patria o di reli-
gione, per ben quindici giorni, soli, senza aiuti, con poche armi,
tennero in iscacco un esercito numeroso di Turchi, ricchi di stru-
menti bellici e con potente flotta padroni del mare].
350. AsL, — S. 4, XXXIV, 13, 1907. — A Salsomaggiore [Alle
notizie, di cui cfr. Usi, 1907, sp. n. 596, aggiunge cenno di un
diploma di G. G. Sforza, in data 11 novembre 1480, con cui confer-
mava a Giacomo Alfieri, suo segretario, e discendenti la donazione
delle saline di Salsomaggiore fattagli dalla propria madre].
351. AsL. - S. 4, XXXIV, 14, 1907. - Fossati F., Per un bia-
simo inflitto a Ludovico il Moro [Dopo la pace del 1480, Fwdinando I
di Napoli dichiarò non corretto il contegno degli Sforza per le loro
tresche col Riario e per la insistenza di mantenere Leonardo Botta
a Venezia dopo che i Fiorentini avevano revocato di là il loro ora-
tore, biasimò la prolungata e ingiustificata dimora degli ambascia-
tori milanesi a Roma, che contribuiva ad accrescere la riputazione
di Sisto e di Venezia a danno della lega di Napoli, inerte di faccia
ai preparativi bellicosi degli avversari contro Pesaro. L'A. cerca
dimostrare infondata e non giusta la lagnanza].
352. RsS, — IV, 1-2, 1907. — Foscarini A., Gli Umanisti in terra
d'Otranto [Breve rassegna].
353. AY. - XXX, II, 1, 1907. - Benzoni A., Un giudizio di
Pietro Tommasi [Medico veneziano del 1400, umanista e amico di
umanisti; il consiglio medico, edito dall' A., era destinato agli am-
basciatori spediti dalla Repubblica di S. Marco nel 1434 all'impera-
tore Sigismondo per trattare di una lega].
354. AsM. — Vili, 1-2, 1907. — (4. 0., Per alcune xilografie messitiesi.
TEMPI MODERNI 109
355. AsM. - vili, 1-2, 1907. - La Corte CaiUer G., Il mamoleo
<de Acuna » in Catania [Notizia di un documento inedito del 1494].
356. AsL. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. — E. M., Testamenti mila-
nm del quattrocento cmi lasciti artistici [Notizie di documenti del-
l'archivio notarile di Milano].
367. AsM. - VIII, 1-2, 1907. — La Corte CaiUer G., Per Anto-
nello da Messina [Contributo di Adolfo Venturi].
5. TEMPI MODERNI.
358. BsSI. — XXVIII, 10-12, 1906. — L'architetto luganese di
G. Battista Quadrio a Posen [Costruttore del palazzo di città di
Posen, nel secolo XVI].
359. AsL. — S. 4, XXXIV, 14, 1907. — Per la « Vergìiie delle
Rocce > [Alcuni dettagli del quadro del Louvre provano che esso fu
dipinto a Firenze e p^r Firenze, mentre ]a replica della National
Galerv di Londra fu fatta da Leonardo a Milano : onde consegue la
precedenza del quadro del Louvre sull'altro].
360. BVi. — 3, 1907. — Elenco e analisi delle pubblicazioni Vin-
ciane pervenute alla « Eaccolta Vindana ». — Verga E., Bibliografia
Vinciana a partire dal 1901, — Id., Regesti Vinciani [Aggiunte, cfr.
Rsl, 1907].
361. BVi. — 3, 1907. — CaM G., Ijconardo da Vinci e il Conte
di LÀgnyy ed altri appunti su persoìiaggi vinciani.
362. RVt. — 3, 1907. — Beltrami L., Un preteso plagio di Leo-
nardo [A proposito della cena del convento di monache in Lucca;
la tesi del plagio sostenuta nel 1817 non merita alcuna considerazione].
363. BsSI. — XXIX, 1-5, 1907. — Un bdlinzonese amico di Leo-
riardo da Vinci? [Gian Giacomo da Bellinzona conosciuto dal Vinci
nel suo primo soggiorno in Milano].
364. AsM. — Vm, 1-2, 1907. — Sacck V., Michelangelo da Ca-
ravaggio, pittore [Continuazione, cfr. Bsl, 1907, sp. n. 339 ; IV. L'arte
del Caravaggio. - V. La scuola dei tenebrosi. Un'appendice sul
Caravaggio a Messina].
365. CcEL. — V, 8-12, 1906-1907. — Evelyn, Arte iMtina: due
opere di Spinello Aretino [Il piccolo oratorio dei Domenicani di Santa
Maria Novella, in cui dipinse scene della vita di Gesù, e il coro di
S. Catterina in Antella presso Firenze, dove dipinse la vita della
Santa].
366. BhS. — III, 5, 1906. — Laneri 0., Di un artista leccese poco
conosciute [Il pittore Cesare Calense vissuto sulla fine del sec. XVI].
367. BPw. — XXm, 5-8, 1907. — Vista F. S., Cesare Fracanzano
Notìzie e documenti sul pittore barlettano del secolo XVI].
368. MTcr. — I, 2, 1907. — Da Re (4., Nicolò Crollalanza, pit-
tore [Del secolo XVI: notizie e documenti].
369. MTer. — I, 3, 1907. — 8inieoni L., Il giornale del pittore
ctronese Paolo Pannati [Nato nel 1524, il primo ricordo della sua
attività si ha nel 1549, doveva già essere in fama nel 1552 ; a Verona
non rimane di lui opera prima del 1556, i suoi due ultimi quadri
sono del 1603, sarebbe morto nel 1606].
110 SPOGLIO DEI PERIODICI
370. BsSI. — XXVIII, 10-12, 1906. — Artisii del casato Balli in
Boemia [Nella seconda metà del secolo XVI].
371. A8l. — S. 5, XL, 4, 1907. — Marchesini U., // poeta con-
tadino d' A rcidosso a Fireiìze [Giovandomenico Peri (1564-1639): TA.
dà notizia delle due volte che il Peri andò a Firenze, dei privilegi
che ottenne dal Granduca e delle relazioni con Galileo].
372. AV. — XXX, II, 2, 1907. — PUot A., Don Cesare d'Kste e
la satira (1597 -iòOS) [Pubblica numerose satire sulla cessione di
Ferrara a Clemente Vili].
373. AsL. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. — Per Pietro Lazzaroni,
umanista valtellinese [A proposito del suo insegnamento di retorica
uell'università pavese, nel quale, l'anno 1498, fu surrogato dal figlio
Evangelista].
374. Ro. — S. 2, IV, 1, 1907. — GriUi A., Citigue lettere inedite
di Marcantonio Flaminio [Dal 1538 al 1548: tre sono dirette a Pier
Vettori, una a Ludovico Beccadelli ed una a Filippo Gorio].
375. Rnhen. — II, 8, 1907. — Ercoiani M., Galileo Galilei, novizio
vallombrosiano [Dimostra con prove e argomentazioni che Galileo
fu un alunno della scuola di Vallombrosa ed ha nutrito sentimenti
di vocazione religiosa].
376. RPw. — XXIII, 9-10, 1907. — De Fabrizio A., Antonio De
Ferrariis Galateo, pensatore e moralista del Rinascimento [Ne ritesse
la vita accennando agli antenati, alla nascita, alla prima educazione,
al soggiorno in Napoli ed alle varie vicende sue tino alla morte;
tratta quindi dell'indole morale e delle opinioni politiche, delle opere].
377. AsM. — Vili, 1-2, 1907. — 0. G., Un altro tettoia dell' Ate-
neo messinese? [Giovanni Talentoni, lettore di filosofia nell'univer-
sità di Pavia, nel febbraio 1598 informava un suo amico di avere
avuto offerta 1» cattedra di medicina nell'Ateneo messinese).
378. AmL. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. — Lo Parco F., Aulo Giano
Parnasio e Andrea Alciato [Traendo argomento da una ingiusta pole-
mica di L. Delaruelle, studia l'ultimo periodo della fiera contesa tra
umanisti e giuristi, in cui A. Alciato si trovò in grado di debellare
L vecchi metodi e, benché sommo giurista, di dare la vittoria com-
pleta agli umanisti. Non meraviglia la profonda dottrina dell' Alciato
a chi pensa come egli fu allievo a Milano per tre anni, cioè dal
principio del 1504 alla fine del 1506, dell'umanista calabrese Aulo
Giano Parrasio, dottissimo in diritto come prova il suo « vocabula-
rium legale » e profondo filologo nelle emendazioni dei classici latini
e greci. Di questi meriti del Parrasio discorre ampiamente TA. e dice
pure dei suoi rapporti cordiali coi numerosi e valenti discepoli : unica
eccezione fu il più illustre di essi, e cioè appunto l'Alciato che si
abbassò fino a farsi denigratore del maestro, mosso dai due principali
difetti del suo carattere, la bieca avarizia e la sconfinata ambizione,
degenerata in vanità, la quale era alimentata dalla strana aberra-
zione del tempo di voler apparire e passare per autodidatta. In ap-
pendice quattro documenti].
379. AsL. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. — Un milanese studente a
Torino nel cinquecento [Nel 1585 recavasi a Torino il giovane Gio-
vanni Francesco Trivulzio, raccomandato al parente suo marchese
Filippo d'Este, cugino di Carlo Emanuele I, ed allora suo luogote-
nente generale in Piemonte, come risulta da una lettera del padre
dello studente che l'A. pubblica].
TBMPJ MODERNI 111
380. AsI. — S. 5, XXXIX, 2. 1907. — Yangensten C. L., Clavdius
CkLvuJt [Rassegna della monografìa di Ayel Anton Bjornbo og Cari
S. Petersen, la quale ha interesse anche per gli Italiani in riguardo
alla storia della geografia e della cartografia nei secoli XV e XVI
e di più ci dà la soluzione definitiva di questioni molto discusse
come sarebbe il misterioso viaggio degli Zeni].
381. Ro. — S. 2, IV, 10-11, 1907. — Broecoli P., Tessere o meda-
gliette della Confraternita di San Giovanni Decollato, detta deUa Morte,
in Faenza [Del secolo XVI].
382. Tr« — X, 4, 1907. — Oerola E., Un'invenzione di Jacomo da
Ponte e di due pittori trentini [Pubblica un decreto del Senato Veneto
del 15 gennaio 1534 (more veneto), ossia un brevetto valevole 25 anni
per un'invenzione idraulica, concesso ai pittori Jacomo da Ponte,
Jacomo Antonio da Trento e Jacomo da Trento].
383. MVcr. — I, 2, 1907. — Forti A., Intonio ad un ^ Braco ex
Ràja effictus Aldrov, » che esiste nel museo civico di Verona e circa le
tarip notizie che si hanno di simili mostri specialmente dei manose ritti
Aldrovandiani [Con sei documenti in appendice, degli anni 1567-1569].
384. BsSI. — XXVIII, 10-12, 1906. — La flora del Generoso lo-
data nel secolo XVI,
385. Rs8A. — S. 2, XIX, 17, 1907. — Rivera L., Giovan Giu-
Hepjìe Al feri e la sua « Istona Sacra » [Del secolo XVI].
386. BmX. — S. 2, XIX, 17, 1907. — Rivera L., Intorno alla
• Geometria » di Girolamo Pico Fonticulano [Del secolo XVI].
387. Bear. — V, rt, 1907. — Paftini-FrasHoni F., Un chevalier du
Saint-Sépidcre au XVI siede [Pierre Pyon di cui è il ritratto in una
vetrata della cattedrale di Troyes].
388. BsSI, — XXVIII, 10-12, 1906. — Monaci e preti hellinzonesi
in Lombardia [Spigolature dei secoli XV-XVI].
389. BshA. — S. 2, XIX, 16, 1907. — De Cupi» C, Im falsifi-
cazione del testamento di Pandoljfb del « quondam » Paolo Anguillara
[Falsificato da Alfonso Cecca relli].
390. Asl, — S. 5, XXXIX, 2, 1907. — Fortini U., Scrittura segreta
j)apale [Rassegna del volume di Aloys Meister che studia la scrittura
segreta della Curia pontificia dalle origini alla fino del secolo XVI].
391. AsI. — S. 5, XL, 4, 1907. — Puini C, I Giapponesi nel se-
colo XVI [Esamina le relazioni dei missionari del sec. XVI secondo
lo studio del Padre Tacchi Venturi nella « Civiltà Cattolica » di cui
cfr. Bsl, 1907, sp. n. 1327].
392. AsL — XXXIX, l, 1907. — CipoUa C, La storia di Venezia
nella vita privata [Rassegna del voi. II dell'opera di Pompeo Molmenti].
. 393. AsI. ~ S. 5, XL, 3, 1907. — ZaneUi A., Gabriele ed Era-
dito Gandini ed i processi d'eresia in Brescia nel secolo XVI (Ricorda
il supplizio di un frate, Benedetto della Costa, avvenuto nel 1524
in Brescia ed affrontato dalla vittima con animo invitto ; la cattura
del carmelitano G. B. Pallavicino per frasi poco ortodosse pronun-
ciate in una predica, e infine il processo intentato contro i fratelli
Gandini accusati di recidiva nell'eresia; la Repubblica di Venezia,
severissima contro gli eretici, fu però sempre altrettanto ferma nel
volere intervenire coi suoi rappresentanti nei processi e nel frenare
l'opera degli Inquisitori del S. Officio, ed anche nel processo contro
J.dTie fratelli contumaci riaflFermava recisamente i diritti dello Stato.
^ei documenti in appendice].
112 SPOGLIO DKI PERIODICI
im. AsL. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. — Uxoricidii nel cìnquer-
i^ento in Milano [Notiziole deirarchivio notarile].
B95. RPm. - XXIII, 9-10, 1907. — MaMsa C, La Hchiavità in
TVrm di Bari dal secolo XV al XVIII [Notizie ricavate dallo sche-
ikrìo Sull'archivio notarile di Bari].
8*^iì. R«S. — IV, 1-2, 1907. — PalHmbo P., Il capitano Ortensio
Pagano e i suoi tempi [Da un manoscritto del secolo XVIII trae
notizie sul Governatore aragonese di Oria, guerriero famoso].
mn. RP«. — XXIII, 9-10, 1907. — RigiUo M., L'assedio di Atella
dt{ ti9i in un poemetto eroico del 15()0 [Di un carmelitano di Man-
tova rotore, che non ha precise notizie storiche e neanche è un nar-
ratore prudente; solo è nel carme un indirizzo epico perfetto e una
forma meravigliosa; dà conto del contenuto].
39H. BsSI. — XXVIII, 10-12, 1?06. — Un veneto curato di Ascona
nel 1197 [Tommaso de Marini, già cappellano del conte Giovanni
Husca, signore di Locamo].
Sm. lichen. — II, 7, 1907. — Mnnerati I)., Cronotassi degli abati
heue/f etimi del monastero di S. Giovanni Evangelista in Parma [Da
S. Giovanni, parmense, eletto e consacrato primo abate dal vescovo
Sigìfredo II verso la fine del secolo X, fino a Eusebio, milanese,
dal 1497 al 1499].
44)0. Ro. — S. 2, IV, 10-11, 1907. — Broccoli P., Di un qiiat-
iriuo dn Manfredi di Faenza [Dà notizia di parecchi altri quattrini
della stessa città]. •
401. Ro. — S. 2, 10-11, 1907. — Yanoini 0., Di un rapimento
att ributto al Valentino [Presso Cervia, in territorio della Repubblica
Veneta, l'anno 1501, passava un corteo nuziale proveniente da Ur-
bino diretto a Ravenna: la sposa, una tal Dorotea, fanciulla man-
to vuim venuta ad Urbino al seguito di Elisabetta Gonzaga sposa di
Guìiioìjaldo, era destinata sposa a Gio. Battista Caracciolo di nobi-
lissima famiglia napoletana, capitano della Repubblica di S. Marco,
che Tal tendeva a Ravenna; il corteo fu sorpreso dai soldati del Va-
lentLuo e disperso, la sposa fu rapita e portata al Valentino stesso a
Cestina t VA. esamina gli scrittori che hanno parlato del rapimento,
ritiene che nessuno di essi meriti cieca fede, e riproduce invece in
appendice un brano del ms. di Silvio ed Ascanio Corona scritto
nel 1707].
4Ui>. RsS. — III, 5, 1906. — De Lina A., Antonio De Ferraris e
la Di.s/ida di Barletta [Riporta una lettera sulla disfida del medico
e storiografo noto col soprannome di Galateo].
4m. Rcar. — V, 5, 1907. — Onori L., Taddeo della Volpe, imo-
Ic.w [Ctiuni sul conte Taddeo IV, generalissimo delle armi della Re-
pubblica di Venezia dopo la caduta di Cesare Borgia].
404. Rcar. — V, 9, 1907. — Pasini-FrasHoni F., Lo stemma degli
K^i^ni^l sopra il sejwlcro di Lucrezia Borgia.
405. A«I. — S. 5, XXXIX, 1, 1907. — ClpoUa €., PoliHca vene-
mimt di Massiìn diano I [Rassegna del volume di Max von Wolfif],
4m. AsL. — S. 4, XXXIV, 18, 1907. — Calllgaris €k. Un anno
di storia genovese (giugno lò06-giugno IhOlJ [Ampia rassegna del vo-
lume del Pandiani di cui cfr. Psì, 1906, sp. n. 9721.
407, AsI. - S. 5, XXXIX, 2, 1907. — PtT'lissIer L. Q., Note ita-
Uam sulla storia di Francia. [Un'ambasciata francese a Firenze man-
TEMPI H0DF.K1II US
data da Luigi XII, nel 1508, con tre lettere inedite dell' « avvocato
di Napoli »].
408. AsL. — S. 4, XXXIV, 15, 1907. - F. :N., Ujia visita di
Luigi XII alla città di Cremona (24-26 giugno 1509) [Dopo la vit-
toria di Agnadello, i Cremonesi fecero buon viso ai soldati di Ga-
leazzo Pallavicino (24 maggio); il castello fu ceduto dai Veneziani
solo il 6 giugno ; il Re in premio della spontanea dedizione della
città volle visitarla. Sull'entrata del Re in Cremona TA. riporta il
testo della relazione scritta da un tal Carlo Alfeni, rimasta fin qui
nascosta dentro i zibaldoni di Giuseppe Bressiani ; aggiunge notizia
delle domande dei Cremonesi e delle concessioni del Ke].
409. Rsst. — III, 7-8, 1907. — Baldigserri L., Giulio II in Ro-
magna (1 settembre 1510-26 giugno 1511) [Colla guida della descri-
zione fatta da Paride de Grassis, primo cerimoniere del Pontefice,
narra la seconda spedizione militare seguita alla lega di Cambrai,
alla quale Giulio II prese parte personalmente ; perdette egli, come
ognun sa, Bologna, vide minacciata la Romagna, e fu minacciata la
Chiesa da un tentativo di scisma].
410. Rcar. — V, 12, 1907. — Welss H., Le sceau de Charles I,
Bai d' Espagne [Del 1518].
411. Rcar. — V, 7, 1907. — Orlandini U., Il sigillo imperiale di
Carlo F.
412. AsI. — S. 5, XL, 3, 1907. — Luzio A., Isabella d'Kite e
Leone X dal congresso di Bologìia alla presa di Milaìw (1515-1521)
[Cfr. Usi, 1907, sp. n. 859. La vittoria di Francesco I a Marianano,
inaspettata, metteva in desolazione la casa di Mantova, e specialmente
Isabella d'Este per TafTetto intenso al nipote Massimiliano Sforza.
Poco fiduciosi delle promesse di Leone X, Francesco Gonzaga e la
moglie Isabella che avevano sprezzato la proposta alleanza del Re di
Francia, pensarono di cattivarselo, il primo con atti di compassione-
vele servilismo, con più virile e astuto atteggiamento la seconda, mi-
rando a sfruttare l' indole cavalleresca e galante del vincitore : questi
però pretese irremissibilmente la consegna di Asolo e Lonato, e il
primogenito Federico Gonzaga, come ostaggio, destinato a passare
in Francia; la Marchesa, per contro, risparmiò l'umiliazione di un
viaggio di ossequio a Milano, mentre il Principe, inchiodato a letto
dal male gallico, n*era impedito. Nel convegno di Bologna Leone X
raccomandò al Re il giovane Federico Gonzaga ed ottenne dal Re
stesso garanzia d'incolumità agli Stati di quella Casa; ma le rela-
zioni tra Isabella e Leone X furono presto rannuvolate mostrandosi
il Papa irremovibile a voler punire Francesco Maria della Rovere,
galero dei Gonzaga, per darne il ducato di Urbino ai Medici. A sper-
dere il nembo che si addensava, Isabella usò tutte le forze dell'in-
gegno, supplendo alla debolezza del marito. Raccomandava rifles-
sione a Francesco Maria, promettendogli segreti aiuti tuttavia se
fosse inevitabile la guerra. La proposta sfuggita al Papa di salvare
la Casa della Rovere se non il Duca, lasciando lo Stato al mino-
renne Guidobaldo, mancò per la lungaggine delle negoziazioni e per
le mormorazioni petulanti di Lorenzo de' Medici e di Alfonsina;
irato il Papa per nuove frasi oltraggiose che si attribuivano a Fran-
cesco Maria, non bastavano ormai a placarlo i mille uffici che Isabella
aveva sollecitati dal Re di Francia per mezzo del giovane Federico,
dal Conestabile di Borbone, governatore dello Stato di Milano, da Eli-
sabetta Gonzaga che per suggerimento del Bibbiena si recò a Roma
ed ebbe vivacissime discussioni con Leone X personalmente. Preten-^
Bitisla storica italiana^ 3* S., vir, 1. 8
114 SPOGLIO DEI PERIODICI
deva il Papa che Francesco Maria della Rovere si recasse incondi-
zionatamente a Roma a chiedere perdono: è probabile che avesse
Leone propositi leali di generosità, il Castiglione, fedelissimo al Duca,
lo consigliava a sottomettersi, ma Elisabetta ed Isabella al contrario
lo dissuadevano, temendo una specie di agguato borgiano che oscu-
rasse la fama di quello di Senigallia. Anche l'ultima speranza riposta
nella protezione dell'imperatore Massimiliano, che discendeva in
Italia con boriose risibili minaccie pel Papa, falli, per cui non ri-
mase altro al Duca di Urbino che accettare una guerra aperta col
Papa a forze sproporzionate ; e cosi intervenne la spogliazione della
Casa della Rovere che al Papa mediceo avrebbe dovuto essere
vietata dai più sacri doveri di riconoscenza e di umanità. A stento
Francesco Gonzaga richiesto di sussidi aveva potuto ragranel-
lare mille scudi nel suo Stato taglieggiato dai Francesi, né d'altra
parte voleva egli inimicarsi troppo apertamente Leone X. Dopo
l'acquisto di Urbino l'appetito mediceo guatava ingordo a Fer-
rara, ma Leone X trovò opposizione risoluta nel Re di Francia.
I Gonzaga e gli Estensi riuscirono per l'abilità di Isabella a con-
vincere il Papa di non aver connivenza coi tentativi folli di Fran-
cesco della Rovere per rioccupare il Ducato: l'erario pontifìcio,
esausto per la guerra di Urbino, fu rinsanguato dalle sostanze tolte
al cardinale Rìario coinvolto, la primavera del 1517, nella congiura
Petrucci. Isabella faceva quell'anno un viaggio nella Francia meri-
dionale per affettare di disinteressarsi alla politica italiana, però
aveva colà abilmente concordato il matrimonio di suo figlio con una
principessa di Monferrato imparentata ai Reali di Francia. Il car-
dinale Riario fu poi pomposamente rimesso in grazia al Papa;
Francesco Maria della Rovere con le artiglierie e la preziosa biblio-
teca fondata da Federico da Montefeltro ebbe il permesso di riti-
rarsi non molestato a Mantova tacitando tutti gli scrupoli dello
suocero la cui paura cresceva con l'infermità e cogli anni; Eleonora
Gonzaga nel 1518 riebbe dagli usurpatori di Urbino la dote. U Papa
per calmare la sorda inimicizia della corte di Mantova profondeva
dichiarazioni di amicizia e blandizie, favorendo Ercole, figlio di
Isabella, destinato a carriera ecclesiastica e a tredici anni già can-
didato alla porpora. Con la morte di Francesco Gonzaga, avvenuta
il 29 marzo 1519, subentrava un Signore diciannovenne, impetuoso,
cavalleresco, docile alla madre che ne guidò abilmente i primi passi
nel governo. Oltre i numerosissimi documenti intercalati nel testo,
segue il testo di un documento in appendice].
413. OflP. — X, 1-2, 1907. — Kaikoff P., Kardinal Cajetan auf
dem Augsourger Reichstage von 1518.
414. AsM. — VII, 3-4, 1906. — Arenaprimo f4., StatuU deU'arte
dei sarti di Messina del 1523 [Ne pubblica il testo tratto dall'archivio
della Cattedrale].
415. Mse. — V, 4, 1907. — Gnerrini P., Una tradizione bresciana
sulla patria di pajya Adriano VI [I primi storici a sostenere l'origine
di Adriano VI da Rezzano, un paesello sulla riva del Lago di Garda
presso Salò, furono, nel secolo AVI, Bongiovanni Grattarola di Salò
e il Padre Mattia BeUentano, cappuccino ; dello scritto di quest'ul-
timo sull'argomento pubblica un estratto da un ms. della Biblioteca
Queriniana di Brescia].
416. RsA. — S. 2, XVI, 27, 1907. — Oasparolo F., Giovanni Sas-
satelli e la presa di Alessandria nel 1522 [Dà notizie sulla famiglia
e sull'archivio del famoso capitano di ventura, nato a Imola nel
TEMPI MODERNI 115
secolo XVI, e ch'ebbe il soprannome « Cagnaccio di Imola >; ag-
giunge documenti e notizie a reintegrazione della fama di lui; tratta
{quindi della famosa conquista di Alessandria da parte degli Impe*
riali contro i Francesi e della parte che il Sassatelli vi ebbe].
417. BsSI. — XXIX, 6-9, 1907. — Il testamento di un mastro
muratore di Bedigliora [Del 1528].
418. RPm. — XXVin, 3-4, 1907. — Beltrami G., In Puglia a'
giorni di Lautrech e di Tunisi [Tre documenti del 1528-29].
419. Bear. — V, 9, 1907. — Carreri F. C, Irme di SpUimòergo
[Nata nel 1538, morta a Venezia nel 1559, divenne buona pittrice
sotto la guida del divino Tiziano, il quale, unitamente ai due Tasso,
la pianse e col pennello la immortalò].
420. QflP. — X, 1-2, 1907. — Cardaung L., Die KirchenpoUHk
Herzog Georgs von Sachten vornehmlich in seinen letzten Regierungjàhren
[In appendice documenti tra il 1538 e il 1539].
421. B88A. — S. 2, XVIIl, 15, 16, 1906. — Massoni G., L'antico
commeì-dc dello zafferano nell'Aquila ed i capitoli relativi [Premessi
cenni sull'origine del commercio nel secolo XIII e sui privilegi con-
cessi dagli Aquilani, studia le relazioni della città di Aquila con
Venezia e coi Tedeschi. Nella prima metà del sec. XVI è il periodo
di floridezza del commercio dello zafferano, l'A. studia pertanto il
prezzo, le gabelle, le adulterazioni e le leggi per impedirle, le attive
relazioni colla Germania, la esportazione dello zafferano nell'ultimo
ventennio del secolo XVI e durante il secolo XVII; la decadenza
del commercio per nuove, gravissime imposte. Rifiorisce tale com-
mercio poi sul finire del secolo XVIII ed al princìpio del XIX. Be-
tono l'illustrazione e il testo dei primi statuti sul commercio dello
zafferano banditi nel 1569, e un'appendice di nove documenti inediti
tra gli anni 1573-1733, nonché una tavola dei prezzi, massimo e
minimo, dal 1580 al 1841].
422. AsL. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. — Un contraito tra padrona
e serva [Del 18 agosto 1548, tra la nobile Catterina Visconti, vedova
di Battista Melzi, e maestro Francesco da Sant'Agostino che collo-
cava per dieci anni sua figlia legittima, undicenne, appo di lei, rice-
vendo per compenso totale alla fine L. 150 imperiali].
423. Mse. — V, 2-6, 1907. — Pagliacchi P., I castellani del Castel
S. Angelo [Continuazione, cfr. Usi, 1907, sp. n. 344: dall'anno 1534
al 1566. Segue un'appendice di quattordici documenti].
424. BftSI. — XXVIII, 10-12, 1906, e XXIX, 1-9, 1907. — Tor-
riani E., Catalogo dei documenti per V istoria della prefettura di Men-
drijtio e pieve di Balenia dalVauìio 1500 circa all'anno 1800 tratti
dairarchivio Torriani [4)al 1550 al 1576. Segue un elenco dei crimini
più gravi dal 1535 al 1600].
425. Bear. — V, 2, 1907. — Orlandinl U., Lo stemma di Giulio IIL
426. AsL. — S. 4, XXXIV, 15, 1907. — Verga E., / Farnesi e il
dìicafo di Parma e Piacenza durante il pontificato di Paolo IV [Ras-
segna del volume di Giulio Coggiola].
427. Bhe. — VHI, 4, 1907. — Ance! B., Paul IV et le coiicile
[Senza essere stato personalmente partigiano del Concilio, che nel-
ropinit)ne della maggior parte dei contemporanei era lo strumento
più efiicace della rigenerazione religiosa, e quantunque non sia riu-
scito ad ottenere la continuazione del Concilio stesso, ne preparò
eflScacemente il successo e la conclusione ; nell'ultimo anno del pon-
116 BPOGLIO DEI PERIODICI
tificato, dopo l'esemplare condanna dei suoi nipoti, i decreti disci-
plinari che dovevano essere pubblicati a Trento sotto Pio IV rice-
vettero già in antecedenza la prima applicazione. Paolo IV esegui
l'incarico ingrato di una reazione austera e violenta contro gli scan-
dali del Rinascimento in Roma ; i suoi successori e i padri del Con-
cilio continuarono l'opera sua, ossia cooperarono all'impulso decisivo
da lui dato alla Riforma Cattolica].
428. AsL. - S. 4, XXXIV, 14, 1907. — Importaziane di armi
milanesi in Francia nel secolo XVI [Pubblicasi un documento del-
l'archivio dipartimentale dell'Alta Garonna del 1562].
429. MsV. — XV, 1, 1907. — Carnesecchi C, Cosimo primo t lo
speziale di Poggiboìisi [Lo speziale scrisse al Duca il 20 gennaio 1565
la lettera, di cui l'A. pubblica il testo, per avere risarcimento di
parecchi danni ricevuti nel passaggio di milizie dal 1563].
430. AsI. — S. 5, XXXIX, 1, 1907. — Oiorgetti A., Cosimx> I e
il tìtolo di Granduca di Toscana [Rassegna del volume di Venocchio
Maffei sulla politica di Cosimo de' Medici].
431. AsI. — S. 5, XL, 3, 1907. — Fusai G., Un litigio fra due
ambasciatori alla corte dì Polonia [Il 9 giugno 1574, mentre nel coro
della chiesa del castello di Varsavia il Re di Polonia, Enrico di
Valois, assisteva alle funzioni, l'ambasciatore del Duca di Ferrara,
che precedeva quello de' Medici di Firenze, trovò il suo posto occu-
pato da quest'ultimo pretendendo che, per la elevazione di Cosimo I
a Granduca, si dovesse anche la precedenza invertire, ma con ener-
giche proteste ottenne che l'usurpatore cedesse. In appendice un
dispaccio diretto al Granduca].
432. AsM. - Vili, 1-2, 1907. - La Corte CaiUer G., Un* antica
storia di Sicilia [Notizia di un cimelio librario stampato a Venezia
nel 1574].
433. QftP. — X, 2, 1907. — Schellhass K., Italienische Schlen-
dertage Herzog Ernst von Bayern vornehmlich atif Gnind der Kor-
respondenz Camillo CajnlupVs mit Rom (1515).
434. QfliP. - X, 2, 1907. — G»Uer E., Aus der Kanzlei der Papste
und ihrer Ijcgaten [Concetto dei segretari papali ; concetto della can-
celleria del Cardinal Legato, Guido di Bologna].
435. AsL, — S. 4, XXXIV, 14, 1907. — Terga. E., DocumenU per
la storia di Milano nelV archivio d^i Duchi di Feria a Madrid [Elenco
di documenti intorno al governo di Milano tenuto dai contestabili
di Castiglia dal 1583 al 1647].
436. Rhe. — VIII, 1, 2, 3, 1907. — Willaert L., Négociations
politico-religietises entre V Angleterre et les Pay-Bas catholiques (1598-
1625) [Continuazione, cfr. Rsl, 1907, sp. n. 379 : intervento degli
Arciduchi in favore del Cattolicismo in Inghilterra; intervento dei
Sovrani inglesi in favore del Protestantesimo nei Paesi Bassi].
437. BkSI. — XXIX, 1-5, 1907. — Relazioni tra Uri e il Ticino
[Dal secolo XVI al XIX].
438. BsSI. — XXIX, 1-9, 1907. — Elogi di Ixindfogti Urani
[Dal secolo XVI al XVIII].
439. Asasl. - XXII, 3-4, 1906. — Bossi E., Cenni sulla popola-
zioìie della città di Pota nel secolo XVI e successivi.
440. RsA. — S. 2, XIV, 25, 1907. - Giorcelli G., Il <^ pater r> di
Alessandria [Lamento contro gli Spagnuoli].
TKMI'l MOnEKXI 117
441. Bear. — VI, 1, 1008. — De Luca A., « Ex libris » del conte
Giacomo Gabrieli [Del secolo XVII].
442. Rcar. — V, 9, 1907. ~ DI Bratto F., « Ex libris » di Giulio
Peretti, ferrarese [Del secolo XVII].
443. BVt. — 3, 1907. — Motta E., Il restauro del Cenacolo (di
Ijeonardo) nel secolo XVII e Vautoniifesa del pittore Mazza,
444. BVi. — 3, 1907. — Batti A , Il tavolo e il cofano pel codice
atlantico alla Biblioteca Ambrosiana [Vicende dal secolo XVII].
445. Mse» — V, 4, 1907. ~ Presutti G., Un conservatorio romano
dd secolo XVII per le fanciulle pericolanti [Iniziatore dell* opera pia
intitolata a S. Filippo Neri fu Francesco Vela, gentiluomo vicen-
tino, per consiglio di un guantaio da Siena, Kutilio Brandi].
446. BsSI, — XXVIII, 10-12, 1906. — A projwsito di Bernardino
Serodino [Pittore di Ascona del secolo XVII].
447. AsM. — Vn, 3-4, 1906, e VIU, 1-2, 1907. — BulTo V., Lotte
della città di Patti per la sua libertà e per la sua giurisdissione tiel
secolo XVII.
448. AsM. — VII, 3-4, 1906. — Sacca V., Pene pecuniarie d' An-
nona [Nel 1602].
449. AsM, - VII, 3-:4, 1906. - Sacca V., Strenne [Nel sec. XVII],
450. AsM. — VII, 3-4, 1906. ~ Sacca V., Un ladro [Notizia del-
l'anno 1609].
451. AsM. — VII, 3-4, 1906. — Sacca V., Come si trasportava il
denaro nel secolo XVII,
452. AsM. — VII, 3-4, 1906. — Dalla Vecchia U., Franchigie e
regalie del Senato di Messina [Nel secolo XVII].
453. A.sM. - VIII, 1-2, 1907. - Buffo V., Ix)tte della città di
Patti per la sua libertà e per la sua giurisdizione nel secolo XVII.
454. Mse. — V, 4, 1907. — Mercati G., Fra Fulgenzio Manfredi
[Osservante veneziano, autore di due opuscoli di cui uno rimase
all'Indice dei libri proibiti dal 1605 al 1900; fu il frate come eretico
relasso impiccato e bruciato in campo Vaccino; TA. riporta l'estratto
(Iella lettera del P. Bernardo Hertfelder ad un confratello circa il
frate],
455. AsI. - S. 5, XXXIX, 1, 1907. — Fararo A., Galileo Galilei
^ Don Giovanni de' Medici [Tra i fatti oscuri della biografia di Ga-
lileo sono i motivi pei quali si indusse ad abbandonare, dopo un
triennio di lettura, lo studio di Pisa; infatti, se aveva egli già pensato
a lasciarlo appena insediatovi, è certo d'altra parte che, per le cre-
sciute angustie economiche, dovette essere stimolato solo da gravi
circostanze a rinunciare a quel pane. Vincenzio Viviani e Niccolò
Gherardini, biografi di Galileo, accennano velatamente a inimicizia
ehe egli si attirò da Don Giovanni de' Medici, per aver criticato una
macchina da questi proposta per scavar la darsena di Livorno. Di-
mostra l'A. che anche per questo aneddoto, di cui mancano docu-
menti diretti, le narrazioni dei due biografi sono degne di fede].
. 456. Mse. — V, 3, 1907. — Zeiiler J., Pascal et Vapologétique tra-
dithfielle, à propos .d*une rwuvelle édition des e pensées » .
457. BsSI. - XXIX, 6-9, 1907. -— Un ingegnere luganese a Nizza
[XeU'anno 1600]. ^ ^ ^
^458. Bo. — S. 2, IV, 2, 1907. — Oigll 0., Un frate cospiratore
i>oUtìco nel secolo XVII [Rassegna dello studio di N. Trovanelli
118 8F0QI.I0 DEI rKRlODICI
(L. Piccioni) sopra frate Epifanio Fioravanti, nato nel 1601, cospi-
ratore contro gli Spagnnoli in favore della Casa di Savoia].
459. AsM. — VII, 3-4, 1906. — Sacca Y., VettmaglU alle galere
della Eepubblica di Genova [Nel 1601-1602].
460. AsM. — VII, 3-4, 1906. — Sacca V., Pen un lieto evento
del 1602 [La nascita di un figlio a Filippo III].
461. Asasl. — XXIII, 1-2, 1907. - Dispacci del Podestà e Capi-
tario di Capodistria al Serenissimo Principe [Pubblicansi i dispacci
originali dal 21 aprile 1602 al 24 agosto 1603].
462. AsI, - S. 5, XL, 4, 1907. — Contessa C, Carlo Emanuele I
e la contesa fra la Repubblica Veneta e Paolo V (1605^1607) [Espone
il contenuto dei documenti pubblicati dal Do Magistris, di cui cfr. lisl^
1906, sp. n. 1592].
463. RsA, — S. 2, XVI, 25, 1907, gennaio-marzo. — Talerani F.,
Sentenza di condanna a morte contro il conte Guido Aldóbrandiìw di
S, Giorgio [Nel 1613, per ribellione al Duca di Mantova a favore
del Duca Carlo . Emanuele I, durante la guerra di Monferrato : la
sentenza fu eseguita in effigie].
464. RsA. — S. 2, XVI, 27, 1907. — Giore^Ui G., Cronaca mon-
ferrina di Gian Domenico liremiOf speciaro di Casale Moìiferrato
[Comprende il periodo dal 1613 al 1663].
465. AsL. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. - Ginssani A., L'affaire
de la Valtelline (1620-1626) [Rassegna del volume di Edouard Rodt:
« Hist. de la représentation diplomatique de la France auprès des
Cantons Suisses, de leurs Alliés et de leurs Confedérés >, tomo III].
466. AsM. — Vili, 1 2, 1907. — Arenaprìmo G., Accordo fra il
Senato di Messina ed i Gesuiti per lo Studio Pubblico [Un documento
del 1628].
467. Rbcn. — II, 6, 1907. - Gnerrini P.,,Per la biografia del-
l'abate Benedetto Castelli, discepolo di Galileo [E incerto l'anno e il
luogo della nascita; vesti T abito benedettino e professò la regola
neirantichissimo e celebre monastero dei Ss. Faustino e Giovita in
Brescia, mori a Roma il 19 aprile 1643].
468. Rcar. — V, 1, 1907. — Brunetti (-., Impresa di Donna Laura
Martinozzi d'Este, Duchessa di Modena [Sposa nel 1655 del Principe
Alfonso, mori vedova a Roma nel 1687 : la sua impresa era : « viduata
laborat »].
469. Tr, — IX, 9-10, 1907. - Montini D., Privilegi veneti con-
cessi ai quattro vicariati di Val Ijagariìux nel 1671.
470. Rcar. — V, 5, 1907. — Pagini-FrasHonl F., Il sigillo di Fra
Angelico Bampolla [Generale dei Fate Bene Fratelli, morto nel 1681].
471. Mse. - V, 5-6, 1907. - Stempfle P. B., La data della Ut-
tera di Sobieski a papa Innocenzo XI sulla liberazimie di Vienna
[Corregge la data 15 settembre in 13 settembre].
472. BsSI. - XXVIII, 10-12, 1906, e XXIX, 1-5, 1907. — Uìw
cronaca inedita dell'Ospizio sul Gottardo [Continuazione, cfr. Bsl, 1907,
sp. n. 399: documenti dal 1697 al 1776],
473. QfliP. — X, 1-2, 1907. - Hiltebrandt Ph., Die Pólnische
Konigswahl von 1697 und die Konversion Augustus des Starken
[Studia l'intromissione della diplomazia pontificia; in appendice do-
dici documenti tra il 1696 o il 1712].
474. RsA. ~ S. 2, XVI, 25, 1907. - Ospizio di San Giuseppe
TEMPI MODERNI 119
Pp Alessandria; notizie dal sec. XVII al XIX]. — Cenni stUVopera
pia dei Carcerati [Eretta in Alessandria nel 1668. Nota dei censuari
verso Topera pia nel secolo XVIH]. — Un ricovero di mendicità in
Alesmndria nd secolo XVIII.
475. Rcar. — V, 8, 1907. — Brunetti A., <c Ex libris » dell'abate
Angelo Calogero [Abate di S. Michele di Murano, nel secolo XVIII].
476. RPtt. — XXIII, 3-4, 1907. — Jatta M., Domenico Cotugno-
t l'aUmminuria [Il medico di Rnvo di Paglia fu il primo che nel-
Tanno 1770 dimostrò in un individuo idropico la presenza delibai-
buminuria].
477. Rcar. — V, 5, 1907. — Brunetti C, « Ex librLs » del conte
Annibale di Montevecchio, commendatore di Malta [t 1781].
478. AsM. — VII, 3-4, 1906. — Lizio Bruno L., Cajo Domenico
Gallo e il suo geniale tì'avestimento del poema delle Metamorfosi in
ottava rima siciliana ancora inedito [Del secolo XVIII].
479. AsM. — VIII, 1-2, 1907. — Pnzzolo Sigillo D., Uìia materia
di contendere 'nel secolo XVIII [Due confraternite casalvetine che si
contendono giudiziariamente il maggiore loco in alcune processioni ;
atto di transazione che definisce il litigio, con note, una delle quali
tratta di Don Antonio Cannavo, pittore ed umanista dimenticato,,
del secolo XVIII].
480. Tr. - IX, 9-10, 1906. — Fracassi E., Fra Rovereto e Vi-
ceììza: corrispondenza letteraria nella prima metà del secolo XVIII
[Le relazioni letterarie di Gerolamo Tartaro tti con eruditi vicentini.
In appendice il testo di sette lettere fra il 1734 e il 1760. Precedono
brevi cenni storici in tomo alle relazioni fra le due città di Rove-
reto e Vicenza nel medioevo].
481. QftP. — X, 1-2, 1907. - HUtebrandt Ph., Eine Relation dejf
Wiener Nuniius iìber scine Verhandlungen mit Leibniz (1700) [Pub-
blica due dispacci tratti dall'archivio vaticano].
482. Asasl. — XXII, 3-4, 1906, e XXIII, 1-2, 1907. — Seìvato
Rettori [Continuazione, cfr. Bsl, 1907, sp. n. 396: dall'8 marzo 1704
al 16 gennaio 1727 (m. v.)].
483. ArM. - VIII, 1-2, 1907. — Telluccini A., Contributo alla
biografia di Filippo Juvara, architetto messinese [Passò, come ognun
sa, al servizio di Vittorio Amedeo II dì Savoia; compi a Torino le
sue opere più belle,- fra le quali si considera la basilica di Soperga
come la migliore. In appendice dodici documenti tra il 1706 e il 1759].
484. AT, — XXX, I, 3, 1907. — Spagnolo A., I marchesi Scipione
Maffei e Francesco Muselli [Breve storia di una loro inimicizia tra
il 1712 e il 1728].
485. AV. - XXX, II, 2, 3, 1907. - Lazzari A., Carlo Goldoni
in Romagna [I. A Rimini: il primo viaggio nel 1719; lo studente di
filosofìa; le prime armi in teatro e la pretesa fuga da Rimini. -
n. A Bagnaca vallo e a Faenza].
486. Mse. — V, 3, 1907. — Mhshì L., Un processo capitole di sa-
crilegio a Carrara nel 1723 [Per furto di una sacra pisside nella chiesa
dei Carmelitani a Massa].
487. BsS. — IV, 1-2, 1907. — Piccinni F. A., Cronache lecce^ù
(Notizie dall'anno 1723 al 1731].
488. AsSar. — II, 4, 1906. — Solmi A., Ludovico Antonio Mura-
tori e la storia sarda [Continuazione, cfr. Rsl, 1907, sp. ii. 410: alla
120 SPOGLIO DBl PERIODICI
notizia aggiunge in appendice documenti tratti dall'archivio mura-
torìano della Biblioteca Estense, e cioè le lettere di Gius. Dani con
cui annunciava o accompagnava al Muratori i contributi epigrafici
per lui raccolti nell'Isola].
489. Tr. — IX, 9-10, 1906. — Lorenxi E., I conti dell' invasioìie
francese del 1703 a Tlarno Superiore e Vinaendio di quel paese nel-
Vanno 1733.
490. À8l. — S. 5, XXXIX, 2, 1907. — RanUeh I., Il cardinale Al-
heroni e la Hepubblica di S. Marino [Ricca è la bibliografia, iiripor-
tante la messe dei documenti riguardante l'aneddoto divenuto famoso,
sia perchè artefice della trama fu il personaggio reso celebre dai pre-
cedenti suoi ardimenti, sia perchè può dirsi l'unico fatto veramente
notevole nella storia della piccola repubblica, sia ancora pel rumore
che sollevò in Europa la brusca sconfessione data da Clemente XII
al cardinale e per la polemica che suscitarono poi le indiscrezioni
apologetiche dell'Alberoni e le risposte del cardinale Corsini, nipote
di Clemente XII. Ai documenti copiosi pubblicati specialmente dal
Malagola, di cui soprattutto si giova l'autore, aggiunge questo con-
tributo di documenti vaticani e rifa il racconto della controversia
nata tra l'Alberoni, legato a Ravenna, e la Repubblica di S. Marino
per cagione di un processo da questa intentato ad un certo Pietro
LoUi, congiurato a' suoi danni, il quale ricorse all'Alberoni prima e
poi direttamente alla Curia Romana ; le cose, per via di rappresaglie,
andarono tant'oltre da determinare l'occupazione della Repubblica
da parte del cardinale, ma ravvedutosi Clemente XII per le istanze
dei Sanmaripesi, fu il cardinale Alberoni sostituito nella Legazione
di Ravenna da monsignor Enriquez, che al principio dell'anno se-
guente 1740 rimise in vigore i liberi ordinamenti della Repubblica,
a patto ch'essa riconoscesse il protettorato pontificio. L'A. dimostra
pertanto che anche la Curia Romana ebbe parte nel cospirare ai
danni della piccola repubblica, onde si spiega ciò che suscitò allora
grande meraviglia, e cioè come pochi mesi dopo la disdetta dell'Al-
beroni, quasi a compenso, il nuovo papa Benedetto XIV, Lamber-
tini, bolognese, lo destinasse al governo della Legazione di Bologna].
491. AsI. — S. 5, XL, 3, 1907. — Degli Azzi G., Pompeo Nerì e
il riordinamento degli archivi minori in Toscuna [La Toscana prece-
dette gli altri Stati nella formazione di una saggia legislazione sugli
archivi di Stato; l'A. ricorda l'occasione da cui ebbero avviamento
le successive disposizioni e* cioè la raccolta in un solo codice della
infinita congerie di norme legislative, statutarie e consuetudinarie
che Francesco III si propose nel 1745 e di cui affidò la direzione
all'abate Pompeo Neri. Un documento in appendice].
492. Rben. — II, 6, 1907. — Sargisean B., La congregazione Me-
chitaristae le sìie benemerenze nelV Oriente e nell'Occidente [Continua-
zione, cfr. Rsl, 1907, sp. n. 395: Mechitar ottenne l'isola di S. Laz-
zaro per abitazione ; nel 1716 fu a Roma perchè erano state dirette
a Propaganda Fide calunnie contro alcuni monaci suoi; durante
quel viaggio nella visita di fiorenti monasteri provò desiderio di
perfezionamento per la propria comunità e d'allora in poi divise
tutto il suo ardore tra le missioni, la educazione soprattutto religiosa
dei" suoi, la pubblicazione di libri e l'incremento della sua congre-
gazione: numerose sono le sue opere, sia pubblicate che inedite.
Grande è l'opera stessa del convento di S. Lazzaro, dove egli mori
il 27 aprile 1749].
493. RsA. — XV, 24, 1906. — Un cappuccino morto in a>ncetto
PERIODO DSLLA RIVOLUZIONI FRANCB8E 121
di saniità nel convento di Alessandria sul finire del secolo XVIII
[D P. Riccardo da Tortona, nato nel 1749, morto nel 1783],
494. BsS. — rV, 3-4, 1907. — Crisenolo A., Figurine dei tempi
passati: D, Domenico Acclavio [Magistrato napoletano e ministro dopo
la rìstorasione borbonica; era nato nel 1762].
495. AT. — XXX, II, 3, 1907. — Musatti C, Girolamo Medébach
e il suo matrimonio con la Scalabrini [Nel 1767].
496. KsA. — XV, 24, 1906. — Iscrizione per la pubblica passeg-
giata d' Alessandria [Inaugurata a perpetuare la memoria della per-
manenea in Alessandria del Duca di Savoia nel 1768].
497. R»A. — XV, 24, 1906. — Iscrizione ad onore del Re Vittorio
Amedeo III [NelFoccasione in cui essendo S. M. di passaggio, nel-
l'anno 1787, per Alessandria, interveniva coi ^uoi figli alla proces-
sione dell'8 settembre: fu dettata da Giuseppe Ottaviano Bissati].
498. AsM. - Vili, 1-2, 1907. — Pitré i},, Unu parola sul sog-
giorno di W. Goethe in Messina [Sfata alcune tradizioni, fra cui
qnella che la famosa canzone di Mignon sia stata composta in Sicilia,
dove egli fu nel 1787 ; aggiunge poi alcune notizie sulle persone e
sui luoghi].
499. AV« — XXX, I, 1, 1907. — Relazione della coìnmemorazione
di Carlo Goldoìii. — Pellegrini F., Carlo Goldoni ed Alessandro Man-
zotìi. — Malamani V., L'episodio goldoniano delle sedici commedie
nuove. — Musatti C, Il gergo dei barcaiuoli veneziani e Carlo Gol-
doni. — Toldo P., Diderot e il « Burbero Benefico ». - Maddalena E.,
r» finto Goldoni. — Neri A.,' Passatempi goldoniani.
600. Rcar. — V, 3, 1907. — Brunetti C, Lo stemma di Carlo
Goldoni.
501. Ro. — S. 2, IV, 6-7, 1907. — Lamma E., Gli « Innamorati »
del Goldoni.
502. Ro. — S. 2, IV, 3, 4, 1907. — Oiommi L., Il dazio macina
^ V annona in Bologna sullo scorcio del secolo XVIII.
6. PiiRIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE.
503. RP?/. — XXIII, 1-2, 1907. — Protomastro A., // teatro tram
gico con r Alfieri.
504. AsI, — S. 5, XL, 4, 1907. — ZanicheUi D., Le origini del
risorgimento italiano [Rassegna del volume di F. Lemmi con osser-
vazioni].
505. Rcar. — V, 9, 1907. -- Philippe Egalité et M.r Chiappini:
histoire d'une substitution [Critica del recente volume di Maurice
Vitrac].
506. Rcar. — V, 7, 1907. - Pasini- Fr assoni F., La mystification
dt Maria Stella [Le proteste dell'avv. Tommaso Chiai)pini, frateUo
minore di Maria, contro le mistificazioni di costei; altre prove ed
ugomentazioni schiaccianti].
507. Rcar. — V, 5, 7, 9, 10, 12, 1907. — Pidoux, Fini.ssons-en
«wc les descendants de Louùt XVII [Contro la immaginaria tooria
ddla sopravvivenza]. — Id., Encore la quesiion < Louis XVII » [Sugli
intrighi dei Naundorfisti col Vaticano]. — Renart A., Encore la que-
'^tion f Louis XVII » [Osservazioni agli articcfli precedenti]. — - De
122 SPOGLIO DEI PERIODICI
Reiset, Eìicore la qtiestion « Louis XVII » [Lettera al cav. Pidouxl.
— Fldonx, Encore et tovjmirs les Naundorjf!
508. EsA. — S. 2, XVI, 27, 1907. — Traeeo A. F., Il marchese
de Gordon a Vittorio Amedeo III [Corrispondenza inedita e cifrata,
da Parigi, 1788-1791].
509. BssA. — S. 2, XIX, 17, 1907. — Birera G., Uinmsione fran-
cese in Italia e V Abruzzo aquilano dal 1792 al 1799 [Disegno di Con-
federazione italiana; risoluzione di principi e popoli di contrastare
i Francesi ; armamenti nel Reame di Napoli ; azione marittima degli
alleati contro la Francia; reclutamento militare nell'Abruzzo aqui-
lano ; prime conquiste francesi in Italia. Seguono dodici documenti].
510. AsSar, — III, 1-2, 1907. — Cogliani T., Relazione della cam-
pagna di Palmas (1792-1793) [Di Giuseppe Maria Arrius, Minore
Conventuale, diretta da Iglesias, il 12 luglio 1793, a Don Vincenzo
Valsecchi, segretario di Stato e di guerra].
511. BsSI, — XXIX, 6-9, 1907. — Emigrati francesi in Lugano
[Nel 1793-94].
512. AsL, — S. 4, XXXIV, 15, 1907. - BeUorini E., Disordini in
teatro a Milano al tempo delle liepiibbliche Cisalpina' e Italiana (1796-
1805) [Da cronache manoscritte della Biblioteca Ambrosiana, da docu-
menti degli archivi milanesi di Stato e municipale trae i documenti
riguardanti le vicende del cittadino Andreoli, già marchese, passato
dal servizio austriaco a quello francese come direttore dei rr. teatri
della Scala e della Canobbiana : dimissionario nel 1804, proclamavasì
« martire della Repubblica italiana » ; narra poi T A. i disordini di varia
maniera suscitati dalle attrici e dagli ufficiali, dalle produzioni, ecc.].
513. BsPi. — IX, 1, 2, 3, 1907. — Chltl A., Tommaso Puccini
[Continuazione, cfr. ÈsI, 1907, sp. n. 435: il Puccini prese possesso
dell'ufficio di Direttore della Galleria degli Uffizi a Firenze verso la
fine del 1794; grande era la sua riputazione in Italia, vastissima la
sua cultura artistica. Ebbe amicizie illustri, come quella del ministro
marchese Manfredini, della contessa d'Albany. Grave turbamento
gli davano le questioni politiche, la guerra di Bonaparte in Italia
nel 1796 ; nuovi timori gli arrecarono gli anni 1797-98, specialmente
dopo la partenza del Granduca. Cercò il Puccini difendere la Gal-
leria, affrontò accuse ; dopo Marengo, per salvare i più importanti
monumenti li fece trasportare a Livorno e quindi per mare a Pa-
lermo; interessanti sono gl'intrighi di Bonaparte per rapire la Venere.
Riordinatore della Galleria, amico del Canova e consigliere di costui
pel mausoleo dell'Alfieri, ebbe molteplici uffici, tenne con amici lon-
tani, e specialmente col Monti, discussioni letterarie; fece erudite
ricerche intorno ad Antonello da Messina, legò il suo nome ad altri
lavori letterari; affranto negli ultimi anni perchè Napoleone aveva
alfine spuntato il capriccio di volere a Parigi la Gallerìa fiorentina,
mori nel 1811. Dieci documenti in appendice].
514. RsA. — XV, 24, 1906. — Ihie epigrafi in onore di G. A. Chenna
[Illustre storico della Chiesa alessandrina, morto nel 1794].
515. AsI, — S. 5, XL, 3, 1907. — Sayelll A., Lazzari A., Im som-
mossa e il sacco di Lugo nel 1796 [Amplissima rassegna del volume
di A. Lazzari].
516. RsA. — XV, 24, 1906. — Trucco A. F., I primi municipali
della città di Nove nel 1797 [Continuazione, cfr. Rsl, 1907, sp. n. 444].
517. Ro. - S. 2, IV, 6-7, 1907. - Ballardini G., Tm battaglia di
Faenza: 2 febbraio fl97 [Studia l'antefatto].
KIVULCZIONE FRA>CiSB 123
518. Ro. — S. 2, IV, 6-7, 1907. — Muratori fi., Tjmcn iM _
I/tremo Fiutcoìii [Conventuale, partigiano dell'Austria a Ravenna,
nelle vicende degli anni 1799-1801].
519. EPu. — XXIII, 1-2, 1907. — De Cesare R., Una pagina di
storia del 1799 [Sequestri nella casa dei fratelli Don Antonio e Don
Nicola De Cesare di Spinazzola].
520. BsSI. — XXIX, 6-9, 1907. — Di Talleyraìid in Svizzera e
di Souwarow nel Ticino secondo recenti pubblicazioni.
521. AsL. — S. 4, XXXIV, 14, 1907. - Butti A., / deportati
dd 1199 [A proposito dell'opera di F. Apostoli : le lettere sirmiensi
riprodotte da Alessandro D'Ancona].
522. AsI. — S. 5, XL, 4, 1907. — Lemmi F., Per la storia della
deportazione nella Dalmazia e nell'Ungheria: a proposito di alcìtne
recenti pubblicazioni [Nel 1799, gì' Italiani, scimiottando i terroristi
dì Francia, prendevano le più giacobine ed esaltate deliberazioni;
mR all'arrivo degli austro-mssi i patrioti più ardenti erano fuggiti
0 si tenevano nascosti, gli altri tentavano far dimenticare le ebbrezze
patriottiche del triennio trascorso, e frattanto si preparavano a spa-
droneggiare coloro che si erano mantenuti fedeli all'antico regime
0 che il governo francese non aveva appagati: l'eroe alla moda
era Souwarow. Gli Austriaci però impedirono le private violenze,
deludendo le aspirazioni di molti che avrebbero voluto rappresaglie;
il popolo, del resto, nel 1799, era ancora per gli antichi principi, e
il partito dei patrioti era stato reclutato solo tra la borghesia e l'ari-
stocrazia, cosicchò quella del 1799 più che reazione austro-russa po-
trebbesi dire reazione popolare, e fu spontanea reaziono tanto più
che il governo francese favoriva talvolta gli elementi peggiori che
giungevano a rinnegare la patria e generavano sfiducia ed odii. Fu
pertanto anche reazione violenta: si ebbero contro i giacobini satire
pungenti, decreti, persecuzioni puerili; numerosi furono gli arrestati,
tra cui non pochi ecclesiastici, gli antichi governi vedevano un
rivoluzionario in ogni persona mediocremente istruita; da tutte le
parti della ex- Cisalpina giungevano i miseri prigionieri a Milano,
mentre a quelli ch'erano fuggiti venivano sequestrati i beni. Per molti
degli arrestati mancava ogni base giuridica alla condanna, ma non
perciò furono liberati, bensì come pericolosi alla sicurezza dello Stato
trattenuti in prigione e poscia deportati malgrado le frequenti istanze
e gli appelli alla giustizia. Il numero di tali arrestati era grandissimo,
tanto che nel marzo 1800 le carceri erano zeppe; alcuni di essi furono
poi liberati dagli Austriaci stessi, altri dal Bonaparte vincitore, ma
moltissimi, con aperta violazione della convenzione di Alessandria, fu-
rono dal Melas deportati nella Dalmazia o nell'Ungheria; di costoro
ricostruì l'elenco, non certamente completo, Alessandro D'Ancona.
L'A. tenendo conto dell'elenco del « Reddatore Cisalpino » del 1801,
delle notizie raccolte in un recente studio da Gaetano Feoli, crede che
il numero totale si avvicini agli 800, di cui parlano gli scrittori con-
temporanei; esamina i componenti i diversi gruppi dei deportati, le
loro vicende fortunose e diverse, tristissime talora, tal'altra tollera-
bili e umane; ritiene difficilissimo raccogliere, come fece il D'Ancona,
notizie biografiche di ciascun deportato, e pure sarebbe utile per non
assegnare a tutti in blocco il titolo di martiri, come si fece a quelli
che ritornarono a Milano nel 1801; se di molti, vittime vere della
libertà e del progresso, sarebbe opportuno rinverdire la memoria, a
molti, pure, ingegni torbidi e ambiziosi, sarebbe pietosa opera con-
cedere l'oblio].
124 BPOOLIO DBX FKRIODICI
523. RP?i. — XXIII, 1-10, 1907. — Branda P., Napoleone I e Vin-
dipendema polacca,
524. AY. — XXX, I, 2, 1907. — Trerissoi A., Napoleone I a
Venezia [Nel 1807].
525. RsA. - S. 2, XVI, 27, 1907. — Penila G., Chinino di Staio
ai tempi di Napolexme I [Con documenti del 1809 degli archivi mu-
nicipali di Alessandria e di Torino].
526. AsL. - S. 4, XXXIV, 13, 1907. — OallaTregi G., Il gene-
vale Pino e la ìnorte del ministro Pmia [Ampia rassegna del volume
di Silvio Pellini].
527. BsSI, — XXIX, 1-5, 1907. — Un antico giacobino, parroco
in Val Elenio: Alessandro Brunetti.
7. PERIODO DEL RISORGIMEiNTO ITALIANO.
528. RsS. — IV, 5-6, 1907. — Abba G. C, Galere austriache e
galere borboniche [Riproduce un articolo già comparso nel « Secolo »
di Milano: a proposito dei deportati politici, fra cui il Duca di
Castromediano] .
529. RsS, - IV, 3-4, 1907. — Palumbo P., I salotti, del Risorgi'
mento e V emigrazione napoletana [Conferenza].
530. R8S. — IV, 5-6, 1907. — Pignatell! E., Fi^gurine dei tempi
jyassati: Giuseppe. De Cesare [Rimembranze dal 184è al 1860 in cui
fu nominato da Garibaldi governatore di Gallipoli].
531. Ko. — S. 2, IV, 1, 1907. — Figure e uomini del Risorgi-
mento italiano [Memorie e documenti riferentisi a cose e uomini di
Faenza dal 1797 ai giorni nostri: documenti per la storia locale].
532. Ro. - S. 2, IV, 4, 1907. — Scagnardi U., Figure e uomini del
Risorgimento italiano [Pubblica due lettere di Federico Fabbri, uno
dei ravegnani che nel 1831 marciarono colla colonna mobile coman-
data dall'ing. Giovanni Montanari ; sono dirette al dott. Giulio Guer
rini di Ravenna, che nel 1831' disarmò i Pontifici].
533. Ro. — S. 2, IV, 2, 3, 4, 6-7, 10-11, 1907. — »e Maria U.,
letterati, scienziati e patrioti di Romagna (1750-1860).
534. Tr. — X, 4, 1907. — BenTennti E., Trentini e Toscani nei
secolo XIX [Illustra relazioni di pensiero e di patriottismo fra lette-
rati trentini e toscani, per mezzo di lettere corse tra Andrea Maffei
e Felice Le Mounier, tra il roveretano Francesco Antonio Marsilli e
Gian Pietro Viesseux, tra Antonio Gazzoletti e il Le Mounier; nelle
quali lettere fanno capolino anche le figure di altri illustri perso-
naggi cosi trentini come toscani e le loro cordiali relazioni].
535. AsL. - S. 4, XXXIV, 14, 1907. - Crespi A., Giambattista
Bazzoni [Rassegna del volume di L. Fassò che reca un contributo
alla storia del romanzo storico nel secolo XIX].
536. AsI, - S. 5, XXXIX, 1, 1907. — Nicastro S., Uevoluzùme
intellettiude deW Italia dal 18 lo al 1830 [Rassegna del volume di
I. Luchaire].
537. A8L. — S. 4, XXXIV, 14, 1907. — Gallavresi G., Per una
futura biografia di F. Confalonieri [Appunti e documenti riguardanti
l'educazione di Federico Confalonieri; la rivoluzione del 1814 e
Tambasceria a Parigi].
rKRJODO DEL RlSORGIlfBNTO ITALIAKO 125
538. BsSI. — XXIX, 0-9, 1907. — A ricordo di Antonio OlgiaU
e di Stefano Franscini [Il primo, collaboratore del fondatore dell' Am-
brosisna, viaggiò in Germania, Francia, Belgio e Olanda in cerca
di codici; del secondo dà notizie come studente negli anni 1816-1817].
539. Ro. — S. 2, IV, 6-7, 1907. — Mastri P., Un maestro di
Giulio Perticari e di Bartolomeo Borghesi [Edoardo Bignardi, morto
nel 1826].
540. BsSI. — XXVni, 10-12, 1906. — Una zurighese suicida per
Silvio Pellico [Il nome è ignoto : si - annegò nel lago di Como
l'anno 1835].
541. Ro. — S. 2, IV, 1, 1907. — Gasperoni G., Lettei^attira maz-
ziniatia.
542. KsS. — III, 5, 1906. — Palnmbo P., Dalle carte di Don Li-
borio Romano [Sulle persecuzioni borboniche alla sua famiglia dal-
l'anno 1823 al 1833 e scgg.].
543. BsA. — S. 2, XVI, 26, 1907. — Bordes L., Im, catastrofe
degli ebrei nel 1835 in Alessandria [Durante una festa nuziale, pel
soverchio peso dei convenuti, precipitò il pavimento cagionando la
morte a diciassette cattolici e ventinove ebrei ; TA. ricorda di simili
disastri n^ secoli precedenti].
544. AsI. — S. 5, XXXIX, 2, 1907. - Blgonl G., Pietro Colletta
[Rassegna delle questioni riassunte dal Manfroni nella introduzione
e commento alla nuova edizione della storia del reame di Napoli].
545. AsI. — S. 5, XL, 3, 1907. — Casanova E., Ijx censura in
Piemonte [Rassegna della monografia di Antonio Manno, di cui
cfr. Usi, 1907, pag. 208]:
546. Aftl. ~ S. 5, XL, 3, 1907. — Casanova E., Carlo Emanuele
Ferrerò della Maì*mora, pnndpe di Masserano [Rassegna della mo-
nografia di Mario degli Alberti, di cui cfr. Rsl^ 1907, pag. 212].
547. Ro. — S. 2, IV, 8-9, 1907. — Spadolini E., Felice Orsini in
Ancona nel 1849 [Documenti].
548. Ro. — S. 2, IV, 2, 1907. — Mastri P., Per Felice Orsini
[Nota bibliografica].
549. AT. — XXX, II, 3, 1907. — Ferrari Bravo U., Marconi A.,
Damele Manin: dìiqiianV anni dopo la sua morie [Ricorda i dolori e
la morte dei suoi cari e sua durante l'esigilo].
550. AsI. — S, 5, XL, 3, 1907. — Zanichelli 1)., I rnartiri di
Mfiore [Rassegna del volume di Alessandro Luzio].
551. Ro. — S. 2, IV, 2, 1907. — Mini O., Elenco dei salvatori di
Garibaldi [Nelle paludi di Comacchio]. — Itinerario da Berna a JSan
Marino e a Cesenatico [Estratto da un volume].
552. AY. — XXX, II, 1, 1907. — Padoa M., Bipensando aWEroe
[Nel centenario della nascita di G. Garibaldi].
553. Bear. — V, 7, 1907. — Salvi B., lx> stcìnma di Garibaldi.
554. RsS. — IV, 5-6, 1907. — Paliimbo P., Perchì'. Garibaldi passò
lo stretto [A sfatare ancora una volta la leggenda che Cavour avesse
osteggiato Garibaldi, riferisce quanto Pasquale Villari narrò già
nel 1900, circa la trama ordita per un intervento navale franco-
inglese a bloccar la Sicilia in rivoluzione e l'abilità con cui Cavour
la sventò per mezzo del Lacaita, che intervenne drammaticamente
a distogliere Lord John Russel, capo del ministero liberale inglese,
nel momento in cui stava per addivenire alla firma del trattato].
126 SPOGLIO DEI PERIODICI
555. RsS. — IV, 5-6, 1907. — Tre lettere del Duca Castromediano
[Del 1860, 1862 e 1868 dirette alia signora Maria Roncagli di Cremona].
556. AY, — XXX, I, 3, 1907. — Bullo C, Uingegnere Antmio
Contin e il porto di Veiiezia [Commemorazione,, bibliografia, crono-
logia dei principali lavori eseguiti dal 1856 al 1899].
557. Isl. - S. 5, XL, 3, 1907. — Lazzerinl Helani E., Il aem-
rale Giuseppe Gavone [Amplissima rassegna delle memorie pubbli-
cate dal figlio Uberto Govone e tradotte in francese dal comandante
M. H. Weil].
558. »Pm. — XXm, 1-10, 1907. — Marchiano M., La polilica
albanese e gli Slati balcanici dal 1S97 al 1901.
559. JLVu. — XXIII, 5-8, 1907. — De Cesare R., Don Simplicio
Pappalettere [Commemorazione del benedettino, compagno e seguace
al Padre Tosti cosi negli ideali come nelle opere della patria e della
politica].
560. Rcar. — V, 2, 1907. — Ceccarelli P., Le due de BustéUi-
Foscolo et la delivrance de Leon XIII enfermé dans le^ caves du Va-
ticani [Gustosissimo racconto delle gesta di avventurieri francesi in
Roma nel 1892].
561. Ro. — S. 2, IV, 1, 1907. — Spadolini E., Un poeta della
patria [Alessandro Orsi, nato a Ravenna nel 1825: tA pubblica
saggi dei di lui versi].
562. BssA. — XIX, 16, 1907. — Riyera G., Antoìiio De Nvio e
la Società di storia patria negli Abruzzi [Con documento del 1884-85].
563. AsI. - S. 5, XXXIX, 1, 1907. — Bacci 0., Giosuè Carducci
[Necrologia e bibliografia degli scritti di storia civile e politica o ad
essa più strettamente attinenti].
564. no. ~ S. 2, IV, 5, 1907. - Fallettl P. C, Di Giosuè Car^
ducei [Estratto da una commemorazione tenuta alla R. Deputazione
di storia patria di Bologna]. — Oasperoni G., Giosuè Carducci e la
Romagna. — Balbo F., Mazzini e Carducci. — CaYallarl Cantala-
messa G., / figli nella poesia di Giosuè Carducci. — Pasolini P. D.,
La Bomagiui nd XXXV anniversario dell' insegnamento del Maestro.
— Le Grand M., Omaggio a Giosuè Carducci [Versi]. — Gigli G-,
Giosuè Carducci e Polenta. — Grilli A., « Stai magni nominis umbra »
[Note bibliografiche, con lettere di Carducci al professor Amaducci,
1898-1899]. — // lutto in Romagna.
565. AsI. — XXXIX, 1, 1907. ~ Steinacker H., Teodoro von Sickel
[Necrologia dell'illustre straniero, cultore di storia nostra].
566. AsL. — S. 4, XXXIV, 13, 1907. — G. B., Mons. Luigi Fran-
cesco conte Fé d'Ostiani [Cenni biografici]. — Ernesto De Angeli,
Camillo Leoìie, Giambattista Intra, Mattia Butturinij Graziadio Ascoli,
Antoìiio Maria Ceriani [Cenni necrologici].
567. AV. — XXX, I, 2, 1907. - StlvaneUo L. C, Truffi F., Com-
memorazione di Alessandro Pascolato.
568. Rcar. - VI, 1, 1908. — De Reiset, S. A. R. Mgr le due de
Pamie [Necrologio del duca Roberto].
569. Vihen. — II, 6, 1907. — Lugano P., U abate Don Alberto
Gibelli, generale dell Ordine camaldolese cenobitico [Morto nel mona-
stero di S. Gregorio sul Monte Celio a Roma nel febbraio 1907].
570. R^. — S. 2, IV, 6-7, 1907. — Ambrosini L., Edoardo Brizio
[Necrologio]. '•r
Carlo Contessa.
III.
LIBRI RECENTI DI STORIA ITALIANA^^)
1. STORIA GENERALE
A) Storia della chiesa, del papato, dell'arte, miscellanee,
1. André M. H., Hisfoire de Vari depuis les premiers temps chrétiens
jugqu'à nos jours, — Paris, Armand Colin, 1907.
2. Bampns T., The Cathedrals and Churchea of Northern IMy. I11-8,
pag. 384. — London, Laurie, 1907.
3. Cairi E., Tavole storiche dei comuni italiani. Parte II (Romagna).
In-8, pag. viii-70, — Roma, Loescher, 1907.
4. * CaTagna Sanginliani A., liegesti di carte storiche lombarde. In-8,
pag. 65. — Pavia, Succ. Fratelli Fusi, 1906.
5. ^ Caragna Sanglnliani A., Manoscritti riguardanti la stona nobi-
liare italiano.. In-8, pag. 29. — Roma, Collegio Araldico, 1907.
6. * Caragna Sanginliani A., Statuti italiani. 2 volumi. In-8, pa-
gine 106-317. — Pavia, Succ. Fratelli Fusi, 1907.
T. * De Agogtinl, Calendario atlante. — Roma, Istituto geografico
De Agostini, 1908.
^. De Roberto D., Gli archivi jmhblid di Catania. In-16, pag. 99.
— Catania, Giannotta, 1906.
9. Di^onnet F., Le Falais des Papes d'Avignon. In-8, pag. 428. —
Paris, Honoré Champion, 1907.
10. Essling (d'), Études sur l'art de la gravure sur bois à Venise,
In-folio, pag. 509. — Paris, Ledere, 1907.
11. QaroQo G., Dizionario biografico universale. In-16, 2 volumi,
pag. vin-2118. — Milano', Hoepli, 1907.
12. Gayet A., L'art byzantìn d'ajìrès les monuments de U Italie, de
Vhtrie et de la Dalmatie. In-folio, pag. 76 et 30 planches. —
Paris, Gaillard, 1907.
13. Gebhart E., Moines et Papes. In-16, pag. 311. — Paris, Hachette
et C.ie, 1907.
14. * Gelll J., S500 ex libris italiani. In-32, pag. 535. — Milano,
Hoepli, 1908.
(1) I Ubri segliati con asterisco i^*} furono mandati in dono alla
iHvisia, e saranno argomento di recensione o nota bibliografica.
128 LIBRI RECENTI DI BTOKIA ITALIANA
15. * HergenrSther G., Storm universale della Chiesa, Voi. V-VI. In-8,
pag. xix-406, xxvn-524. — Firenze, Libreria editrice fioren-
tina, 1906.
16. Heflseling D., Essai sur la civilisation hyzantine. In-16, p. 394.
— Paris, Picard, 1907.
17. Imbriaui Y., Studi letterari e bizzarrie satiriche, In-8, p. xiv485.
— Bari, Laterza e figli, 1907.
18. Joseph D., Geschichte der Architektur Italiens von den ìiltesten
Zeiten bi^ zur Gegenwart, In -8, pag. xviii-550. — Leipzig,
Baumgartner, 1907.
19. Lucca G., Profili storici della letteratura italiana. In-8, 2 voi. —
Roma, Unione tipogr. Manuzio, 1906.
20. * Macchioro V., Il sincretismo religioso, In-8, pag. 46. — Paris,
Leroux, 1907.
21. Manno A,, Il patriziato subalpino. In -4, fig., pag. xv-528. —
Firenze, Ci velli, 1907.
22. Marchese N., Il dottorato nelle antiche università italiane, In-8,
pag. ix-33. — Gerace, Fabiani e figli, 1907.
23. Meynier E., /Z cnstianesrmo attraverso i secoli, In-8, pag. xi-469,
— Roma, Istituto Gould, 1906.
24. Miscellanea di archeologia, storia e, filologia. In-8, fig., p. xv-428.
— Palermo, Virzi, 1907.
25. * Muratori L. A., Benim italicarum scnpiores. Nuova edizione.
Fase. 53, 54, 55, 56, 57. — Città di Castello, S. Lapi, 1907.
26. Muther R., The History of Painting from the 4^ to the Early
19 th Century. 2 volumi. In-8, p. 424-390. — London, Putnam's
Sons, 1907.
27. Natali G. e Vitelli E., Stoiia dell'arte. Volume HI. In-8, fig., pa-
gine 259. — Torino, Società tipog. ed. Nazionale, 1907,
28. Poli X., La Corse dans Vantiquité et dans le haut mopen-àge.
In-8, pag. xi-214. — Paris, Fontemoing, 1907.
29. * Raccolta di scritti storici in onore del prof. Giacinto Romano nd
suo XXV amio d' insegtiameìito, In-8, pag. xx-727. — Pavia,
Succ. Fratelli Fusi, 1907.
30. Ranke L., The Hisiory ofthe Popes during the last four Centuries.
3 volumi. In-18. - London, Bell, 1907.
31. * Regesta chartarum Italiae. Voi. I. Regesto di Camaldoli a cura
di L. Rchiaparelli e F. Baldasseroni. In-8, pag. xiv-276. —
Roma, Loescher e C, 1907.
32. * Regesta chartarum Italiae. Regesto di S. Apollinare nuovo a
cura di 0. Federici. In-8, pag. xvi-416. — Roma, E. Loescher
e C, 1907.
33. RiToira G. T., Le origini delV architettura lombarda e delle sue
principali derivazioni nei paesi d' Oltr' Alpe, In-4, fig., 2 voi. —
Roma, Loescher, 1907.
34. * Rizzoli L , I sigilli nel museo Botiacin. Parte II. In-8, p. 24.
— Padova, Società cooperativa tipografica, 1907.
35. * Ro88Ì G., Vicende antiche della proprietà territonale in Puglia,
In-8, pag. 43. — Trani, Vecchi e C, 1907.
36. Serra L., Storia deWarte italiana. In-8, pag. viii-558. — Milano,
Vallardi, 1907.
STORIA GRKKRALB 129
37. Staden D., The Secret of the Vaiican. In-8, p. 534. — London,
Hnrst a. Blackett, 1907.
38. Solon M. L., A hiatory aììd description of italian maiolica, In-8,
pag. 224. — London, Casselt, 1907.
39. Steedman À., Knights of art: stories of italian paint^rs, In-S,
pag. 192. — London, Jack, 1907.
40. Tomassetti 6., Della campagna romana, In-8, pag. 238. — Roma,
Forzani e C, 1907.
41. Torraea P., Scritti critici, In-16, pag. (4), 583. — Napoli, Pe~
reUa, 1907.
42. * Traceomaglìa G., Cwitributo aUo studio dell'italianismo in Francia,
Voi. I. In-8, pag. 198. - Lodi, DeU'Avo, 1907.
43. ♦ Yolbeìir T., Gibt es^ Kunstgesetzef In-16, pag. 54. -— Esslingen,
Neff, 1906.
44. Whitaker T., SicUy and England, In-8, pag. 380. — London,
Constable, 1907.
B) Cornimi, castella, chiese, famiglie*
45. * Due J. A., Histoire de Vegìise d'Aoste. 2 volumi. In-8, p. vui-389,
viJ-463. — Aoste, Impr. Catholique, 1901-1907.
46. Torlai U., Bormio vecchio, In-16, pag. 113. — Sondrio, Società
tipografica Vaitellinese, 1907.
47. • Fumo E., Castelli e fortezze veneziane nell'isola di Candia, In-8,
pag. 31. — Roma, E. Voghera, 1904.
48. Botteon V., Un documento prezioso rigttardo alle origini del ve-
scovado di Ceneda, e la serie dei vescovi ceriedesi corretta e docu-
mentata. In-8, pag. 208. — Conegliano, Stabilimento Arti gra-
fiche, 1907.
49. ♦ Camblaso D., Oremeno e la Polcevera. In-16, pag. vii-248. —
Genova, Tip. della Gioventù, 1907.
50. De Yeeeiii 6., Bretri cenni storici sulle chiese di Cremona, In-8,
pag. 535. — Cremona, Moroni, 1907.
51. * Rossi Y., Cuneo e il siw santuario della miracolosa Madonna
dell'Olmo e deUe Grazie, In-8, p. 190. — Cuneo, Isoardi, 1907.
52. Borgogelli P., Dagli « Statuta civitatis Fani ». In-8, pag. 25. —
Fano, Società tipog. cooperativa, 1907.
53. * BaTidsobn B., Forschungen zur Geschichte von Florenz. 2 volumi.
In-8, pagine vi-616, xn-621. — Berlin, Siegfried Mittler und
Sohn, 1908.
54. • Rlgillo M., Vicende feudali della terra di Grottaglie nei se-
coli XV, XVI e XVII. In-8, pag. 17. -^ CagUari, Tipografia
Industriale, 1907.
65. Be Giorgi C, Lecce .sotterranea. In-4, pag. xm-215. — Lecce,
Giurdignano, 1907.
56. Barsotti £., Appunti siUV antica divisione rionale della città di
Lucca, Li-8, pag. 27. — Lucca, Amidei, 1907.
57. Pistoiese G., Per la storia di Melfi. In-8, pag. 37. - Melfi, Lic-
done, 1906.
58. Yieini E. P., I/O stemma del comune di Modena. In-4, pag. 86.
— Modena, Ferraguti e C, 1907.
Bioiata storica italianUt 8^ S., yii, 1. ^
130 LIBRI RECENTI I>I STORIA ITALIANA
59. Malaspina C, Storia di Parma. In-IG, p. 93. — Parma, Battei, 1906.
60. Sciacca G. C, Patti e V amministrazione del comune nel medio-
evo, In-S, pag. 548. — Palermo, Tip. Boccone del Povero, 1907.
61. * Zncchelli N., Cronotassi dei vescovi e arcivescovi di Pisa, In-8,
pag. xi-303. — Pisa, Orsolini- Prosperi, 1907.
62. Beani 6., La pieve di S, Andrea, apostolo, in Pistoia, In-8, fig,,
pag. 59. — Pistoia, Tip. Sinibuldiana, 1907.
63. Bruscalnpi G., Monografia storica della contea di Pitigliano, In-8,
fig> pag- viu-692. — Firenze, Martini, Servi e C, 1907.
64. Harwood E., Notable Pictures in Rome, In-8, pag. 324. — London,
Dent, 1907.
65. * Malladra A. e Ranieri 0. £., Zxi Sacra di S, Michele. In-16, ^g,,
pag. vi-333. — Torino, Streglio, 1907.
66. Cecconi F., FÀbro di notizie storiche antiche e moderne a tutto
Vanno 1900 della terra di S, Pietro in Casale e di tutte le fra-
zioni componenti ora quel comune, In-8, pag. 247. — Bologna,
Garagnani, 1907.
67. Seymonr F., Siena and fier Artists, In-8, pag. 222. — London,
Fisher Unwin, 1907.
68. Manzini F., La pieve di Trebbio. In-8, fig., pag. 109. — Modena,
Ferragnti e C, 1907.
69. * Lozzatto 0., Notizie e documenti sulle arti della lana e della
seta in Urbino, In-8, pag. 28. — Senigallia, Tipografia Mar-
cliigiana, 1907.
70. Levi C. A., Venezia, Corfà ed il Levante, Voi. I. In-8, pag. 254.
— Venezia, Ferrari, 1907.
71. Marinelli 6., Venezia nella storia della geografia cartografica ed
esploratrice. In-8, p. 61. — Firenze, Ricci, 1907.
72. Brown H., Studies in the history of Venice, 2 vols. In-8, p. 378-856»
— London, J. Murray, 1907.
73. * Caperna V., Storia di Veroii. In- 8, pag. xv-526. — Veroli,
Reali, 1907.
74. * Signorelli G., / diritti d*uso civico nel Viterbese, In-8, pag. 79.
— Viterbo, Monarchi, 1907.
75. * Signorelli G., Viterbo nella storia della Chiesa, In-8, p. xv-480.
— Viterbo, Cionfì, 1907.
76. Schneider F., Einteilung zum Regestum Volaterranum, In-8, p. lvi.
— Rom, Loescher e C, 1907.
77. Schneider F., Bistum u. Geldwirtschaft, Zur Geschichte Vólterras
im Mittelalter, II TI. In-8, p. 47. — Rom, Loescher e C, 1906.
78. Sabatini V,,La famiglia e le torri dei Frangipani in Roma. In^,
pag. 56. — Roma, Filippncci, 1907.
79. Camilla Fenaroli e i conti Porcéllaga di Roncadelle. Parte I. In-4»
pag. 83. — Brescia, Tip. Istituto Pavoni, 1907.
STI PREROMANA B ROHARA 131
2. ETÀ PREROMANA E ROMANA.
A) Monnmentl^ scayi, monete, ecc.
80. Babelon E., Traité des monnaies grecques et romaines. 2® partìe,
t. 1«. In-4, pag. iv-1670. — Paris, Leroux, 1907.
81. Chapot T., La Colorine forse et le Décor en Jiélice dans Vari an-
tique. In-8, pag. 182. — Paris, Leroux, 1907.
82. * Casini L., iZ territorio bolognese nell'epoca romana. In-8, p. 96.
— Bologna, 1907. *
83. Dield C, Palerme et Syracuse, In-4, pag. 168 et 129 grav. —
Paris, Laurens, 1907.
84. Espérandien £., Recueil general des basreliefs de la Gaule romaine.
In-4, pag. x-489. — Paris, Impr. Nationale, 1907.
85. Prey F., FUhrer durch die Ruinen v. Augusta Raurica, In-8, p. 91.
— Liestal, Liidin, 1907.
86. * Gneeclii F., Monete romane. In-32, pag, xvi-418 e 203 figure.
— Milano, Hoepli, 1908.
87. Hnelsen C, La Roma antica di Ciriaco d'Ancona. In-4, fig., p. 48.
— Boma, Loescher, 1907. •
88. Leelercq H., Manuel d'archeologie chrétienne depuis les origines
jusau'au Vili siede. 2 volumi. In-8, t. 1, p. 599; t. 2, p. 681.
— Paris, Letouzey et Ané, 1907.
89. Le^afi H., La tablé latine d'Héraclée. In -8, pag. 406. — Paris,
A. Rousseau, 1907.
90. Mancini M., DeUa origine preistorica delVuomo in Italia, della
dita di Potenza e della provincia di Basilicata. In-16, p. 154. —
Melfi, Grieco, 1907.
91. Mayer E. V., Pompeii as an art city. In-16, pag. 86. — London,
Siegle Hill, 1907.
92i Monumenti antichi pubblicati per cura della R. Accademia dei
Lincei. Voi. XVI, puntate 3» e 4°; Voi. XVII; voi. XVIII, 1^
In-4, fig., col. 241-532, 766, 120. - Milano, Hoepli, 1907.
93. Porter M., Wat Rome was built wiih a description of the stones
employed in ancient times far its building and decoration. In-8,
pag. 116. — London, Frowde, 1907,
94. Bibezzo F., Im. lingua degli antichi Messapii. In-8, pag.. 104. —
Napoli, Tessitore e C, 1907.
95. fiydberg B., Romische Kaiser in Marmor. Lebensbilder' der ersfen
r&m. Cdsaren. In-8, pag. 172. — Stuttgart, Hobbing, 1907.
96. 8troBg A., Roman Sculpture from Augustus te Costantìne. In-8>
pag. 428. — London, Duckworth, 1*907,
B) Fatti, istituzioni, crÌHtianeHÌmo«
97. Pardneci P., Studi di storia antica. In-8, pag. 76. — Torino,
Paravia e C, 1907.
98. Whlsli C, The Qraeco-Roman World. In-8, p. x-464. — London,
Luzac, 1907.
99. * Costa €r. , L'italicità di Rea Silvia. In-8 , pag. 4. — Padova,
Tip. Rivista di storia antica, 1907.
Sivista tUn-ica italiana, 3» S., vii, 1. 9*
182 LIBRI RBCCNTl DI STORIA ITALIANA
100. Perrella A,, Brere storia delVantìco Sanmo, In-IG, pag. 178. —
Campobasso, De Gaglia e Nebbia, 1907.
101. De Sanetis 6., Storia dei Romani: la conquista del primato in
Italia. 2 voli. In-8, p. xii-458, viii-575. — Torino, Bocca, 1907.
102. Lanzani C, Storia intema di Roma negli anni 87-82 av. Cristo.
Parte I. In-S, pag. iv-125. — Torino, Clausen, 1907.
103. * Jnllian C, Histoire de la Gaule. 2 volumi. In-8. — Paris,
Hachette, 1907.
104. * Bene] C, Les Religions de la Gaule avant le christianisme.
In-18-jésus, pag. 424. — Paris, Leroux, 1906.
105. Tolqaardsen C, Rom ira ììbergange von der Republik zur Mo-
narchie u. Cicero als politischer Charakter. In-8, p. 26. — Kiel,
Lipsins u. Tischer, 1907.
106. * OUyer E., Roman Economie Conditùms to the Close of the Re-
pvblic. In-folio, pag. xv-200. — University of Toronto Li-
brary, 1907.
107. Gagnat R., Figures de Romaines au déclin de la R^mblique.
In-18-jésus, pag. 46. — Paris, Leroux, 1907.
108. Bernath 0., Cleopatra. In-8, p. 360. — London, Humphreys, 1907.
109. Kaufmann M., Das Liébeslében des Kaisers Nero. — Leipzig,
Spohr, 1907.
110. 8chnlz 0. Th., Das Kaiserhaus der Antonine u. der letzte Histo-
riker Roms. In-8, pag. vi-274. — Leipzig, Teubner, 1907.
111. Weber W., Untersuchungen zur Geschichte des Kaisers Hadriantis.
In-8, pag. vii-288. — Leipzig, Teubner, 1907.
112. * Hopkins E. Y., The li fé of Alexander Severus.ln-^, p. xxi-280.
— Cambridge, University Press, 1907.
113. Spinelli T. V., Ixi decadenza religiosa e la repressione dei Bac-
canali a Roma. In-8, pag. viii-152. — Napoli, Di Gennaro e
A. Morano, 1908.
114. Cnmont F., Les religions orientales dans le paganisme rommn.
In-18-jésus, pag. xxiir-335. — Paris, Leroux, 1906.
115. Orlando Fr. , Le letture pubbliche in Roma imperiale, In-8,
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ALTO KEDIOBTO 183
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184 LIBRI KKCBNTI DI STORIA ITALIANI
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136 LIBRI RECENTI DI STORIA ITALIANA
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189. Crocioni O.. I teatri di Reggio iieU* Emilia. (See. XVI-XX). Iii-16,
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190. Ayèze A., Le prime (Cesar Borgia). In-16, pag. 100. — Paris,
Albin Michel, 1907.
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192. Baldi88erì L., Giidio II in Imola. (1510-1511). In-8, pag. 27. —
Imola, Ungania, 1907.
193. D'Ercole M., Il cardinale Ippolito de* Medici. In-8, pag. 100. —
Terlizzi, Giannone, 1907.
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138 LIBRI RBCniTl DI STORIA ITILI AMA
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stro, 1907.
265. Macchia I., Preparazione per una insurrezione veneta : i moti del
Friuli nel 1864. In-8, pag. 59. — Torino, Sacerdote, 1907.
266. • Casoni tt. B., Cinquanfanni di giornalismo. (1846-1900). In-16,
pag. 321. — Bologna, Matteuzzì, 1907.
267. ♦ Tlgo P., Annali d* Italia: storia degli ultimi trenfanni del se-
colo XIX. Voi. I. In-16, p. 418. — Milano, Frat. Treves, 1908.
268. * Galllzioli A., Cronistoria del naviglio nazionale da guerra.
(1860-1906). In-8, pag. 614. — Roma, Officina poligrafica ita-
liana, 1907.
269. • Fnmo E., La gendarmerìa cretese durante r ultima insurrezione.
In-8, pag. 27. — Roma, E. Voghera, 1907.
270. Daux C, Le Denier de iSaint- Pierre. In-16, pag. 64. ~ Paris,
Bloud et C.ie, 1907.
271. ♦ Capra G., Gli Italiani residenti nelle Indie inglesi. In-8, p. 23.
- Milano, Tip. Salesiana, 1907.
B) Commemorazioni, carteggi, biografie.
272. ♦ D'Ancona A., Carteggio di Michele Amarì. Voi. III. In-8, p. 384.
~ Torino, Società tipografica-editrice nazionale, 1907.
273. Nani Hoeenlgo F., La marina veneta e i fratelli Bandiera. In-8,
pag. 29. — Venezia, A. Pellizzato, 1907.
274. Whitehoase H. , Une prìncesse révolutionnaire : Chnstine Tri'
vulzìo-Edgioioso. (1808-1871). In-8, pag. 302. — Paris, Dara-
gon, 1907.
275. * Rosi M., I Cairoti. In-16, p. xi-447. — Torino, Bocca, 1908.
276. D'Ancona A., Giosuè Carducci. In-16, pag. 52. — Milano, Fra-
teUi Treves, 1907.
277. De Boachand P., Giosuè Carducci. In-12. — Paris, Sansot
et C, 1907.
278. Flamini F., Il concetta informatore deW opera di Giosuè Car-
ducci, In-8, pag. 48. — Padova, Randi, 1907.
140 LIBRI RECENTI DI STORIA ITILUXA
279. ♦ Franciosi P., TjB relazioni corse tra Giosuè Carducci e la Repub-
blica di S. Marino. In -8, pag. 55. — Ravenna, Tipog. Sociale
G. Mazzini, 1907.
280. Franzoni A., Ije grandi odi sloriche di Giosuè Carducci commen-
tate, e studio storico-critico sul poeta, In-8, pag. 409. ~ Lodi,
Società tip. suce. Wilmant, 1907.
281. Pieciola 0., Giostiè Carducci, In-8, p. 35. — Firenze, Chiari, 1907.
282. * Torraca F., Giosuè Carducci commemorato, In-8, pag. 159. —
Napoli, Perrella, 1907.
283. ♦ Rosati M. L., Carlo Alberto di Savoia e Francesco IV d'Austria,
In-16, pag. 128. — Roma, Albrìghi, Segati e C, 1907.
284. Cadogan E. , The life of Cavour, In-8 , pag. 398. ~ London,
Smith Eider, 1907.
285. Thayer Roseoe W., Cavour e Bismarck, In-8, p. 20. — Roma,
E. Voghera, 1906.
286. •Re L., Una martire del risorgimento (Teresa Casati Confalo-
nicri). In-16, pag. 119. — Brescia, Apollonio, 1907.
287. * Canaletti Gaudenti A., 1/ neo guelfismo. Lettere inedite di Mas-
simo D* Azeglio e di G. Garibaldi (Estr. dalla « Rivista d'Italia »),
In-8, pag. 13. — Roma, Tip. dell'Unione coop. editrice, 1907.
288. Elia A., Ricordi di un veterano, dal 1847-48 al 1900, In-8, tg.,
pag. ix-474. ~ Roma, Tip. del Genio civile, 1906.
289. ♦ Clnffelli A., Commemorazione di Anita Garibaldi, In-8, p. 15.
— Todi, Foglietti, 1907.
290. ♦ Garibaldi G., Scritti politici e militari, In-8, pag. vin-1005.
— Roma, E. Voghera, 1907.
291. * Garibaldi G., Memorie. Edizione diplomatica dall'autografo de-
finitivo, a cura di E. Nathan. In-8, pag. xv-444. — Torino,
Società tipografica editrice nazionale, 1907.
292. Abba G. C, Garibaldi, nel primo centenario della nascita gloriosa.
In-8, pag. 50. ~ Milano, Vallardi, 1907.
293. ♦ Bizzoni A., Garibaldi nella sua epopea, 3 volumi. In-4, tg,,
pag. 543, 480, 333. — Milano, Sonzogno, 1905.
294. Brentari 0., Garibaldi a Milano, In-16, pag. 48. — Milano,
Agnelli, 1907.
295. Brentari 0., Garibaldi ed il Trentino. In-16, p. 42. — Milano,
Agnelli, 1907.
296. Caldera L., Garibaldi. In-8, pasr. 132. — Brescia, Lenghi e
C, 1907.
297. • Faldella G., Garibaldi (Commemorazione), ln-8, p. 18. — To-
rino, Cugini Baravalle e Falconieri, 1907.
298. Lnzio A., Garibaldi a Varese. In-8, pag. 35. — Varese, Maj e
Malnati, 1907.
299. * Michel E., Garibaldi e il Governo granducale toscano nella
prima guerra d'indipendenza (Estr. dalla « Rivista d'Italia »). —
Roma, 1907.
300. Mini G., Il trafugamento di Giuseppe Garibaldi dalla pineta
di Ravenna a Modigliana ed in Liguria, 1849, In-8, fig., pa-
gine vii-152. ~ Vicenza, Fabris, 1907.
301. Provaglio E., Giuseppe Garibaldi. In-4, fig., p. 328. — Firenze,
Nerbini, 1907.
LIBRI ESTRANEI ILLA STORIA ITALIANA 141
302. * Uberi L., Oommemoi^azione centenaria di G, Garibaldi, Discorso.
— Penila, Tip. Umbra, 1907.
303. Trerelyan G., Garibaldi* s Defence of the Roman Republic, In-8,
pag. 394. — London, Longmans', 1907.
304. • Stiayelli G., AnUndo Guadagnali e la Toscana dei suoi tempi,
In-8, pag. 438. — Torino, Società tipografìco-editrice, 1907.
305. * Le?! P., Da Leone XIII a Francesco Orispi. Il cardinale d'Ho-
henlohe nella vita italiana. In-8, p. 50. — Torino, Soc. tip. edit.
nazionale, 1907.
306. Bojer d'Agen, Un prélat italien sous V ancien État pontificai:
Leon XIII d'après sa correspondance inèdite. In -8, p. vni-580.
— Paris, Juven, 1907.
307. * Pesci U., Il generale Carlo Mezzacapo e il suo tempo. In-8,
pag. xiii-388. — Bologna, Zanichelli, 1908.
308. *Hidorca Mortillaro L. M., Vincenzo Mortillaro, marchese di Vii'
larena. In-4, pag. 461. — Palermo, Reber, 1906.
309. Bomanelli A., Geìini storici sopra Giuseppe Nicolini, Giovila Seal-
vini, Camillo Tigoni, Muzio Catini. In-16, pag. 23. — Brescia,
Apollonio, 1907.
310. Stratton S., Niccolò Paganini. In-8, p. 214. — London, Strad, 1907.
311. Ristori G. B., Pio IX in Firenze, 18-24 agosto 1857. In-8, p. 30.
— Firenze, Landi, 1907.
312. Guelfi Cami^ani G., Pio X e la sua famiglia. In-4, pag. 66. —
Livorno, S. Belforte e C, 1907.
313. ♦ Daelli L., Pie X. In-12, p. 242. -- Tours, Marne et fils, 1907.
314. Piazza G., Alessandro Poerio e Goffredo Mameli. In-8, pag. 51.
— Alessandria, Società poligrafica, 1907.
315. * Pagani G., The Life of Antonio Rosmini-Serbati. In-8, p. 506.
— London, Routledge, 1907.
316. Stepiiens F., Dante Gabriel Rossetti. Pagine 217. r- London,
Seeley, 1907.
317. * Pertnsio M., La vita e gli scritti di Giovanni Ruffini. In-16, fig.,
pag. xv-167. ~ Genova, Libr. Nuova, 1908.
318. * Papandrea T , Salvatore Vigo, vita e carteggio inedito. In-8, pa-
gine 294. — Acireale, Tip. « XX Secolo », 1906.
319. Baldasseroni Pr., Pasquale Villari. In-8, pag. 97. — Firenze,
Tip. Galileiana, 1907.
320. * Oxilia U., I figli di Carlo Alberto allo studio: Vittorio Emanuele
e Ferdinaiuìo (Estr. dalla « Nuova Antologia »). In-8, pag. 16.
— Roma, « Nuova Antologia », 1907.
LIBRI ESTRANEI ALLA STORIA ITALIANA
mandati in dono alla Rivista (1).
1. BraMbilla G., La proprietà della terra. In-8, pag. 15. — Milano,
Koschitz e C, 1908.
2. Brayda di Spoleto P., Napoleone I e Viiidipendenza polacca. In-8,
pag. 79. — Trani, Vecchi e C, 1908.
(1) Questi libri saranno annunziati, con breve nota, nelle Puh-
Mìcazioni varie (Notizie e comunicazioni).
142 ^ LIBRI ISTRANfil ALLA STORIA ITALIAKA
3. Chappée G., Archìves de Cogner. 3 voi. In-8, pp. 318, 328, 341.
— Paris, Honoré Champion, 1905-1907.
4. Cotlareinc N., Stifterrecht uiid Kirchenpatronat in Filrstentum
Moldau und in der Bukowina, In-8, p. xviii-203. — Stuttgart,
Enke, 1907.
5. Crane R. T., The state in consiitutUmal and intemational lata.
In-8, pag. 78. — Baltimore, Hopkins press, 1907.
6. Cristiani L., Luther et le Luthéranisme. In-16, p. xxvi-387. —
Paris, Bloud et C, 1908.
7. D'Àlmèras H., Le.sf amonreux de la reine Marie- Antoinette. In-16,
pag. 424. — Paris, librairie mondiale, 1908.
8. Del Balzo C, Raccolta di jyoesie di mille autori intomo a Dante
Alighieri. Volumi XIII, XIV, pag. 615-669. —Roma, Forzani,
1907-1908.
9. JDe Pietri-Tonelli k., Il diritto ereditario, In-8, pag. xii-219. —
Venezia, Istituto veneto di arti grafiche, 1908.
10. Dnfoureq A., H'tstoire comparée des religions paìennes et de la re-
ligioni juive. In-16, pag. xxvi-330. — Paris, Bloud et C, 1908.
11. Feret P., Tm faculté de Théologie de Paris et ses docteurs les plus
célébrés, T. V. In-8, pag. xiii-403. ~ Paris, Picard, 1907.
12. Gaffarel P., Z/Cf jyoli tigne coloniale en France de 1789 à ISSO, In-8,
pag. 496. — Paris, Felix Alcan, 1907.
13. Gallnzzi E., Il microbo del disservizio ferroviario, In-8, pag, 72,
~ Bologna, Zanichelli, 1908.
14. Oottlof) A., Ahlassentwicklung und Ablassinhalt im llJahrìiundert.
In-8, p. viii-68. — Stuttgart, Enke, 1907.
15. CfoBSez A. M., Mémoires de Vouvrier Frangois Leblanc, In-8, p. 72.
~ Paris, Cornély et C, 1908.
16. Cfrandmaison (De) G., L* Espagne et Napoleoni , 1804-1809. In-8,
pag. xiv-520.
17. Gnillanme M. J., Procès-verbaux ducomité d*Ì7istruction publique
de la convention nationale. Tome sixiòme. In-8, pag. XLVin-960.
— Paris, Imprimerie nationale, 1907.
18. Helmolt H. F., Weltgeschichte. IX{ Nachtrage. - Quellenkunde. -
Generalregister. In-8, gr., p. viii-677. — Leipzig, Bibliogra-
phisches Insti tut, 1907.
19. Hoer8chelinann (von) W., Die Enticicklung der altchinesischen Or-
namentik. In-8, pag. 47-xxxii. ~ Leipzig, R. Voigtlftnders
Verlag, 1907.
20. Jaures J., La guerre Franco- Allemande. (1870-1871). — Ihi-
brenilh L., La Commune. (1871). In -8, pag. 497. — Paris, Rouff
et C, 1908.
21. Lavisse E., Histoire de France. Tome VII. — IjOuìs XIV, la Beli'
gion, les lettres et les arts. — La guerre 1643-1685. Iu-8, p. 4Ì5.
— Paris, Hachette et C, 1907.
22. Ixi Torà ed i Rabbini conservatori. La missioìie degli Ebrei. In-16,
pag. 40. — Torino, Marietti, 1907.
23. Leo j.. Die Entwicklung des àltesten japanischen SeelenUbens, In-8,
pag. vii-106. — Leipzig, R. Voigtlandes Verlag, 1907.
LIBRI ESTRAKKI ALLA STORTA ITALIAITA 143
24. MAckfBnou J., A hisfory of Modem Liberty. Voi. III. Tke Struggle
Wiih the SlìiarlSy 1603-1647. In-8, pag. xviii-50L — London,
Longmans Green and C, 1908.
25. Manfroni C, Storia deW Olanda. In-16, pag. xx-584. — Milano,
Hoepli, 1908.
26. Matter P., Bismarck et son temps. Voi, III. In-8, pag. 658. —
Paris, Alcan, 1908.
27. Helneke Pr., Weltbilrgertum und Natianalstaai. Studien zur Ge-
nesi^ d. deiitschen NatUmalsiaates. In-8, pag. 498. — Mùnchen,
R. Oldembourg, 1907.
28. Henke-Crllickert E. , Goethe ah Geschichtsphilosoph und die ges-
chìchtsphUosophische Bewegung seiner Zeit. In-8, pag. 146. —
Leipzig, E. Voigtlanders Verlag, 1907.
29. Meyer E., Wahlamt und Vorwahl in den Vereinigten Staaten von
Nord-America (Beiircige zur Kultur und Universalgeschichte, V
Heft). In-16, p. xxx-210. — Leipzig, R. Voigtlander's Verlag,
1908.
30. Meyers, Grosses Konversations Leonkon. XVIII B., Schoneberg bis
Stembedeckung. — Leipzig, Bibliographisches Institut, 1907.
31. Metley J., Apprenticeship in Amencan Trade Unions. In-8, p. 122,
Series XXV. — Baltimore, Johns Hopkins press, 1907.
32. Normand C, La bourgeoisie franqaise au XVII ^iècle. In-8, p. 432.
~ Paris, Alcan, 1908.
33. Petersen E., Die Btirghtempel der Athenaia. In-8, pag. 146. ~
Berlin, Weidmannsche Buchhandlung, 1907.
34. PoetKseh A., Studien zur frithromaìitischen Politik und Geschichts-
auffassung. In-8, pag. viii-116. — Leipzig, R. Voigtlanders
Verlag, 1907.
35. Sck&fer H., Die Kanonistenstifter im deutschen Mittelalter, H. 43-44.
In-8, pag. xxiv-303. ~ Stuttgart, Enke, 1907.
36. Serrao De Gregory P., Sintesi della guerra russo-giapponese, con
una carta e 7 schizzi. In-8, p. 120. — Savona, Giacomo Pru-
dente, 1908.
37. berretta F., Il pensiero geologico attraverso i secoli. In-8, pag. 23.
— Palermo, Castellana e Sanzo, 1908.
38. SIffion ilanna H., A financial history of Maryland, 1789-1848.
(Johns Hopkins University Studies, S. XXV, n. 8, 9, 10). In-8,
pag. 131. — Baltimore, The Johns Hopkins Press, 1907.
39. SmJth Ph. D., Luter's table talk. In-8, pag. 135. ~ New- York,-
Macmillan C, 1907.
40. Seehnée Fr., Catalogne des actes d'Henri I roi de Franca. In-8,
p. 145. — Paris, Champion, 1907.
il. Volpe G., Il moderilo capitalismo. In-8, pag. 13. — Pavia. Suc-
cessori Fratelli Fusi, 1907.
42. Yolpe.G., Insegnamento superiore della storia e riforma univer^
sitarla. In-8, pag. 12. — Trani, Vecchi, 1907.
43. Waddington Rs., La guerre de septans. Tome IV, Torgau, Pacte de
famille. In-8, pag. 636. — Paris, Firmin Didot et C.ie, 1908.
IV.
NOTIZIE E COMUNICAZIONI
Confre^Hu Internazionale per le scienze storiche di Berlino. —
Ecco le disposizioni principali per l'ordine del Congresso:
1. IL Congresso internazionale per le scienze storiche si terrà
in Boriino dal 6 al 12 agosto 1908. Le discussioni del Congresso
avranno luogo in generali assemblee e nelle sedute delle Sezioni.
2. Lo Sessioni si divideranno nell'ordine seguente:
1" Storia dell'Oriente;
2** Storia della Grecia e di Roma;
d° Storia politica del medioevo e dell'età moderna;
4" Storia della cultura e del pensiero;
b° Storia del diritto e dell'economia;
6* Storia della Chiesa;
7^ Storia dell'arte^
8^ St;ion/.e storiche ausiliari.
3. Ija vig^Hauza degli affari del Congresso è fino al giorno del-
l'apertura riunita nelle mani del Comitato di organizzazione sotto
la presidenza dei signori R. Koser, Eduard Meyer e U. v. Wila-
moivitz Moellcnilorff.
4. In luogo del Comitato dell'organizzazione assumerà la vigi-
lanza dopo r apertura del Congresso per la durata delle discussioni
una Deputazione, composta di dieci membri del Comitato di orga-
nizzazione e di due rappresentanti delle otto Sezioni.
5* Ogni socio del Congresso, all'annunzio, o più tardi, al prin-
cipio del Congresso, può iscriversi, dando esatta informazione dello
stato, del titolo e della residenza, nelle Sezioni, a cui vuole prender
parte, e deve dichiarare la sua abitazione in Berlino per la durata
del Congresso.
6. Ogni socio del Congresso deve pagare la tassa di 20 marchi.
7. Le discussioni del Congresso saranno fatte in tedesco, inglese,
francese» italiano e latino.
H, Nella prima riunione generale dopo l'inaugurazione, per mezzo
del capo del Comitato di organizzazione, i soci presenti procedono
alla scelta del presidente del Congresso, come pure del presidente
onorario e del vice-presidente. Il segretario per le assemblee gene-
rali ù nominato dal Comitato d'organizzazione.
9. Le assemblee generali saranno tenute nei sei giorni dalle 12
alle 2. Le precedenti e seguenti ore saranno tenute libere a dispo-
sizione delle Sezioni.
10, Sulle relazioni presentate alle assemblee generali non segui-
ranno discussioni.
NOTIZIE K COHDRICAZIOVI 145
La durata di ciascuna di queste relazioni non deve oltrepassare
i quaranta minuti.
11. L'ordine del giorno delle sedute delle Sezioni sarà stabilito
da ogni Sezione. Le relazioni, in massima, non devono oltrepassare
la durata di trenta minuti. Nella discussione un oratore non deve
parlare più a lungo di cinque minuti, e non prendere la parola più
di due volte sullo stesso argomento.
12. Neirultima assemblea generale del Congresso sarà delibe-
rata la sede del prossimo Congresso. ,
Nuore BiTinte e Biblioteche storiche. — Sotto gli auspizi del
Generale di tutto l'Ordine dei Frati minori, e per cura del Collegio
di S. Bonaventura a Quaracchi presso Firenze, s'è iniziato un perio-
dico trimestrale, di circa 150 pagine ciascun fascicolo, intitolato
Àrchivum franciscanum historicwm. La lingua preferita è la latina,
ma si ammettono anche la francese, l'italiana, la tedesca, l'inglese
e la spagnuola. Prezzo annuo d'abbonamento per l'Italia L. 12, per
r£stero L. 14. Si propone di illustrare la storia di tutto l'ordine dei
Minori con discussioni o dissertazioni su questioni francescane, pub-
blicazione di documenti svariati ssimi, descrizione dei codici france-
scani, bibliografìa relativa, spoglio dei periodici e cronaca letteraria.
Sotto la direzione del prof. G. B. Morandi fin dallo scorso anno
s'è intrapresa la pubblicazione di un Bollettino storico per la pro^
mieta di JS^ovara. Sono fascicoli bimestrali di 48 pagine l'uno al
prezzo d'abbonamento annuo di lire cinque.
Un saluto cordiale alla risurrezione della Hivista storica del risor-
gimento italiano, sotto gli auspizi della Società nazionale per la storia
del risorgimento italiano. N'è direttore il nostro amico, prof. Benia-
mino Manzone; editrice la Casa Fratelli Bocca. La Rivista si pub-
blicherà in fascicoli bimestrali di circa 180 pagine; abbonamento
annuo per l'Italia L. 20 e per l'Estero L. 24, però ai membri della
Società del risorgimento è ridotto a sole lire otto. Il primo fasci-
colo, comparso in elegantissima copertina, ci dà un saggio perspicuo
dell'ordinamento della materia: 1® Memorie e documenti inediti;
2» Musei, archivi, biblioteche; Z^ Varietà e aneddoti; 4<' Bibliografia;
5« Questionario ; 6<» Cronaca ; 7» Atti ufficiali della Società nazionale
per la storia del risorgimento italiano.
La Commissione di vigilanza della Biblioteca civica di Bergamo
intraprese la pubblicazione di un Bollettino per illustrare la preziosa
suppellettile di quella biblioteca e informare sul suo ordinamento
progressivo. Sotto brevi rubriche tratterà pure di quanto concerne
Bergamo e il suo territorio. Si pubblica ogni tre mesi al prezzo
annuo d'abbonamento di L. 4 per l'Italia, 5 per l'Estero.
La Società storica sarda inizia una propria Biblioteca con la
pubblicazione dell'opera dell' arch. Dionigi Scano sopra la storia
dell'arte in Sardegna dall'XI al XIV secolo, contenuta in un volume
in quarto grande, di pag. 475, con 274 illustrazioni, prezzo L. 20.
In questo lavoro si presenta agli studiosi il prezioso e quasi igno-
rato patrimonio artistico e monumentale della Sardegna con una
classificazione metodica- e con una diligente analisi delle varie cor-
renti artistiche che lo produssero.
Concorsi a premio* — Il Comune di Bologna ha bandito il con-
corso intemazionale ad un premio di lire diecimila per una Storia
della sjredizione dei mille. Questa storia dovrà essere una esposizione
definitiva del grande avvenimento sotto l'aspetto critico-storico, e
ad un tempo un'opera veramente efficace ed educativa del sentimento
146 NOTIZIB K COMUXICIZIOKI
nazionale italiano. Potrà essere scrìtta in lingua italiana, francese,
inglese e tedesca; però se Topera premiata sarà scritta in lingua
straniera, dovrà essere a spese dell'autore tradotta in corretta forma
italiana. Il concorso sarà chiuso alle ore 17 del giorno 30 giugno 1910.
La Società nazionale per la storia del risorgimento italiano ha
bandito un concarso per quattro monografie, destinate a rievocare
le gesta di Vittorio Emanuele II, Garibaldi, Cavour, Mazzini. Le
monografie devono avere carattere essenzialmente popolare e non
superare le pagine 150 d'un volumetto in-8 per ciascuna. Il termine
scade il 30 giugno 1908. Il premio da assegnarsi è di lire 500 per
ciascuna monografia.
Sotto gli auspizi del Consorzio provinciale di Torino per le biblio-
techine gratuite, fu bandito un concorso per uno scritto popolare su
Camillo Cavour. Il manoscritto, inedito, tale da formare 30 pagine
circa di stampa in-16, carattere corpo 12, deve essere mandato non
più tardi del 30 ottobre 1908 alla sede del Consorzio, Torino, piazza
Venezia. All'opera, meglio rispondente allo scopo, sarà assegnato
un premio di lire 500.
Aiunicipii, accademici, istituti letterari e scientifici, professori,
ammiratori, amici e antichi allievi festeggiarono lo scorso anno l'ot-
tantesimo genetliaco di Pasquale Villari, istituendo un premio di
lire diecimila per un lavoro di scienza sociale. Esso verrà assegnato
all'autore del miglior lavoro sul tema seguente: « Movendo dallo
studio della emigrazione nelle provincie meridionali d'Italia e delle
cause e conseguenze di questo fenomeno, si esamini la questione
sociale del mezzogiorno su tutti i suoi vari aspetti » . Il termine utile
per la presentazione dei lavori scadrà col 31 dicembre 1910. Devono
essere scritti in lingua italiana, inediti, e consegnati entro il termine
suddetto alla R. Accademia dei Georgofili, Firenze.
Primo centenario del Gabinetto niimÌ8inatico di Brera. — Il 7 mag-
gio 1J)08 sarà trascorso un secolo dal giorno di fondazione del museo
numismatico di Milano col titolo di: Il Gabinetto di medaglie e di
monete. Il prof. Serafino Ricci, incaricato della direzione del museo,
con idea felice e gentile, promosse una sottoscrizione per commemo-
rare il centenario con la pubblicazione di un volume illustrato, for-
mato di scritti di numismatica e medaglistica dei migliori studiosi
viventi, e ad un tempo onorare la memoria del compianto Solone
Ambrosoli, che al museo dedicò tanta parte della sua vita, con un
busto marmoreo.
Société d'étodes italiennes. — Dai nn. 29 e 30 del Bollettino di
questa benemerita Società internazionale apprendiamo che le ade-
sioni salgono a 1374, e che va crescendo la propaganda in Francia
per lo studio della nostra lingua e letteratura. Per il corso 1907-08
sono annunziate alla Sorbona le seguenti conferenze: M. Mignon,
Giosuè Cardìicci; L. Marcheix , LWcadémie de France à Home au
XVII sipcle: Ch. Dejob, Les personnages du grand monde dans le théatre
de Goldoni; P. Ghio, Savonarola et san Imtorien Pasquale Villari;
Th. Joran, Lea idées d'une femme (M.me Neera) Hur le féminismre;
L. Rosenthal, Jacques Collot en Italie: P. Van Thieghem, Quelqiies
nouveaux romans féministes italiens: L. Madolin, L'école fran(;ai.^e de
Berne ; Carra de Vaux, Les legende^ orientales daìis la littérature ita-
Henne; Pierre de Bouchaud, ììologne et son école de peinture.
Xiscelianea Tassoniana. — In occasione delle solenni feste mutino-
bolognesi che si celebreranno nel maggio prossimo in memoria della
NOTIZIE E COMUNICAZIONI 147
battaglia della Fossalta, uscirà una ricca Miscellanea Tassoniana cui
colla^reranno Giulio Bariola, Giulio Bertoni, Tommaso Casini,
Giorgio Ferrari Moreni, Augrusto Gaudenzi, Olindo Guerrini, Mario
Martinozzi, Giovanni Pascoli, F. L. PuUè, Giorgio Rossi, Venceslao
Santi e molti altri autori. La cura editoriale è stata affidata al pro-
fessore A. F. Formiggini e l'eventuale lucro sarà dato per benefi-
cenza. Saranno impresse tante copie dell'opera quante saranno quelle
preventivamente sottoscritte. I sottoscrittori dovranno entro il 10 aprile
inviare all'editore (Bologna, Capraria, 3) lire 10 per ogni esemplare.
Promotori saranno coloro che faranno un'offerta non inferiore a L. 25.
Questi avranno in dono altre due pubblicazioni ambedue celebranti
la festa del maggio. L'una d'indole giocosa, sarà curata da Olindo
Guerini e da Alfredo Testoni, l'altra uscirà dopo le feste, e ne con-
terrà la cronaca, le adesioni, i discorsi e una raccolta di pensieri
vari dei più autorevoli letterati e storici italiani su Enzo Re che fu
fatto prigioniero alla Fossalta e su Alessandro Tassoni che fu il biz-
zarro cantore dell'epica battaglia.
Pnbblleazionl varie. — Alfonso Db Pibtri-Tonblli, E diritto
ereditario. Venezia, Istituto veneto di arti grafiche, 1908. — È uno
studio giuridico, che può trovar cenno in una Rivista storica per
la larga parte fatta nella trattazione alle ricerche storiche. Infatti
TA. nella parte prima esamina bensì le basi del diritto successorio
secondo le dottrine giuridico -filosofiche : ma nella parte seconda fa
la storia dei beni « mort|s causa » riferendosi al concetto materia-
listico della storia. Egli muove dal comunismo originario, e per il
diritto ebraico, greco, romano, germanico, primitivo, longobardo,
franco, feudale, comunale, monarchico, viene fino alle codificazioni
e alle leggi successorie odierne nei vari paesi. Poco chiara vera^
mente è la conclusione.
Federigo Mabcokoini, La genesi storica del ^diritto di assoda--
zione e di sciopero, Torino, Tip, editrice, 1907. — E un riassunto del-
Tevoluzione del corpo di mestiere e del diritto di sciopero. L'autore
muove dal lavoro, qual era considerato nell'antichità, accenna ai
collegi romani, rievoca la genesi e lo svolgersi delle ghilde, dei
corpi d'arte, delle confraternite, della framassoneria, del compagno-
naggìo nel medioevo e nei tempi moderni, soffermandosi sopra le
maggiori conquiste doUa classe operaia ai tempi nostri.
Richard Waddington, La guerre de sept ans, Histoire diploma-
iiqtte et miliiaire. Tome IV. Torgau, Pacte de famille, Paris, Firmin
Didot et Ci e, 1908. — Già si è brevemente discorso a suo tempo
degli altri tre volumi di questa importante pubblicazione del Wad-
dington, premiata dall'Istituto di Francia. In questo 4<> volume, di
pagine viii-637, in-8, corredato di otto carte, l'illustre A. riprende
la narrazione dalla primavera del 1760, seguendo dapprima passo
passo le vicende di quella campagna nei suoi vari teatri di ope-
razione, specialmente nella Slesia, nel Brandeburgo e in Sassonia
(Breslau, Liegnitz, Berlino, Torgau), di poi illustrando la campagna
De Broglie neU' Assia e nella Westfalia (Cassel e Clostcrcamp). Ma
l'A. non dimentica il contemporaneo movimento marittimo dell'In-
ghilterra e l'assalto alle colonie francesi, soprattutto del Canada,
perduto per la Francia dopo la capitolazione di Montreal. Gli studi
speciali dell' A. l'inducono ad occuparsi in seguito con speciale
ampiezza dei lunghi negoziati della Francia con l'Austria e con la
Russia dapprima, con l'Inghilterra di poi, che dopo complicate peri-
pezie riuscirono a male, onde il rivolgimento del Governo francese
148 HOTJZII B COHUiriOAZIONI
verso la Spa^a e la conclusione del patto di famiglia, che allargò
il teatro della guerra, per la rottura tra la Spagna e Tlnghilterra.
Paul Matter, Bismark et son temps. Voi. III. (1870-1898). In-8,
pag. 668. Paris, Felix Alcan, 1908. — Di questa notevole opera, che
non solo narra la vita del Bismark, ma ci fa assistere alla forma-
zione dell'impero germanico, già abbiamo annunziato 1 due primi
volumi, indicandone il contenuto. Il terzo è pure importantissimo.
Esso infatti ci espone anzitutto le vicende della candidatura Hohen-
zoUem al trono di Spagna, che fu occasione voluta alla tremenda
guerra franco-germanica e alla rinascita dell'impero tedesco nella
nuova forma compatta e unitaria. Indi descrive l'opera del Bismark
per la consolidazione dell'impero, soffermandosi più specialmente
sul Kulturkampf, causa di aspra divisione tra i cattolici e i prote-
stanti dell'impero, e studia le contemporanee relazioni con la Francia
con accenno al pericolo di nuova guerra. Il Congresso di Berlino,
l'alleanza dell'impero dapprima con l'Austria, di poi anclie con
l'Italia (trìplice alleanza) costituiscono gli ultimi grandi atti del
cancelliere nella politica esterna, mentre si modificava la sua poli-
tica interna per mantenere l'equilibrio. L'A. attende a mettere in
rilievo le relazioni del Bismark con Federico III e con Guglielmo II
fino alla irreparabile rottura e al suo ritiro dalla vita pubblica; e
non trascura gli ultimi anni di quell'uomo, ch'ebbe tanta parte nei
destini 'della Germania. Opera ampia, bene ordinata, chiara nella
esposizione e scritta con intendimento obbiettivo.
Friedrich Mbineckb, WeltbUrgertum nnd Natùmalstaat, Studien
zur Genesis des deutschen Nationalstaats, In-8, p. vi-498. Mùnchen,
R. Oldenbourg, 1908. — Lavoro di polso, in cui dopo avere fissato
le nozioni di Nation, NaUoncdstaxit e WeltbUrgertum, l'A. fa un'espo-
sizione teoretica nel V* libro e pratica nel 2<> dello sviluppo statale
germanico. Nel 1<» esamina le dottrine di Guglielmo von Humboldt,
Novalis e Friedrich Schlegel, Fichte, Adam Mùller, Stein, Gneise-
nau, Haller e il circolo di Federico Guglielmo IV, Hegel, Aanke e
Bismark, mettendo cosi in rilievo il pensiero germanico dal prin-
cipio del secolo XIX fin verso il 1870. Nel 2» espone lo svolgimento
del problema prussiano- tedesco, movendo dai suoi inizi ossia da
Moser a Friedrich von Gagem, dalla costituzione prussiana del 1848
alla formazione dell'impero germanico, e da Gagem a Bismark.
BsNzi Luigi, Gerente responsabile
Torino — Tip. degli Artigianelli
7. PkRIODO DSL RI80R8IMENT0 ITALUNO (1815-1907).
Càfi^Ueié, La mente e Vsaìmn d'nii eroe (GK Sarniffwgio) Paff» 65
GuerHni, Come ci avviammo a Lisaa (C. Gonteaia) • , 69
E Spoglio di 28 Periodici nazionali e forestieri e di Atti e Me-
mom di Deputazioni e Società etoilefae; di AeefldMnie et
di altri Istituti scientifici e letterari^ emn riaatuoto di 570 ar-
ticoli di storia italiana (Carlo Gonteesa) ...» 79
lE Beftco di 320 libri recanti dì storia itftKailff . . , lf7
lY. Notizia m comunieasfoni. -* Conyreaso istemazioMLlè per
le scienze storiche di Berlino — NnoTt» Riviste e BiUio-
teche storiche — Concorsi a premio — Primo centenario
del Gabinetto namismatico di Brera — Sociétó d'éludes
italtennes ^ Mfscellatxea Tassonlana — Pabblicazionl varie . 144
Pabbli06udotii del Ptrol ^IflAUDO
preaao la Direzione deOa Bivisla storica
Spedire cóh fordioaiione fa carto/ha vaglia ccrrUpomfnrte
Saggio storico Bulle origini del Governo rappresentativo nei regni di Castiglia,
di Francia e d'Inghilterra, 1 voi, in*8, di pag. 144. — Prezzo L. 3 ;
agli Abbonati della Rivisfa L. 1,50.
Le elezioni politiche nella repubblica fiorentina Vanno 1289, Conferenza,
1 volé in-16, p. 31. — Prezzo L. 1; agli Abbonati della Rivista L. 0»40.
Le eU»ioni politiche nella repubblica di Venezia, Conferenaa. 1 voi. in-16|
di pag. 40. — Prezzo L. 1; agli Abbonati della Rivista L. 0,40.
Le dezioni alle Congregazioni generali nei.dominii di Casa Savoia Vanno 1439,
] voi. in-16, p. 38. — Prezzo L. 1; agli Abbonati della Rivista L. 0,40.
Conferenze e prolusioni, 1 voL in-16, di pag. 165. — Prezzo L. 8; agli
Abbonati della Rivista L. 1,50.
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Indice generate delta Rivista storica Italiana
in 2 volumi di pagine xxxvi-806, in-8. — Prezzo lire 24.
Nell'intento di soddisfare al desiderio di molti Associati alla
Rivista stòrica, la Direzione è disposta di spedire ai medesimi
i due volumi ileir Indice (franchi di posta) per lire quindici (15),
purcliè ne sìa fatta domanda direttamente alla Direzione, con la
aoclusa cartolina vaglia di lire 15. Si prega di sollecitare le
domande, stante lo scarso numero di copie disponibili.
È un Indice affatto diverso da quello delle altre Ras-
segne, Archivi e Giornali. Questi in poche pagine x'ichia-
jnano tutto il loro materiale, e l'Indice serve solo a chi
ne possiede la raccolta. Invece T Indice della Rivista storica
Italiana costituisce un lavoro autonomo, indipendente anche
'dalla sua collezione, come prospetto del movimento sto-
rico relativo all'Italia dal 1884 al 1901. Infatti l'Indice
della Rivista storica porge in 22680 numeri, ripartiti siste-
maticamente in 60 gruppi, l'indicazione delle Memorie
originali, delle Recensioni e degli Articoli spogliati da
oltre 600 periodici in 18 anni di lavoro.
' La Rivista Storica italiana si pubblica in fascicoli tri-
mestrali di circa otto fogli di stampa in marzo, giugno,
settembre, dicembre. — Prezzo d'abbonamento lire 12 per
l'Italia e lire 14 per i Paesi esteri; fascicolo separato
lire 3,50 . all' interno e lire 4 all' estero. Gli abbonamenti
si prendono alla Direzione, Torino, viaBrofferìo, 3, e presso
'i principali librai italiani e forestieri.
Sono pregati tutti gli Abbonati, che non hanno ancora
pagato r abbonamento dell'anno, corrente, di volerne spe-
dire senza ulteriore indugio l'importo, per regolarità di
amministrazione.
Si ritenne confermato l'abbonamento per l'anno 1908
a tutti gli associati, che non espressero formalmente av-
viso contrario, e che pagarono l'importo dell'anno passato.
Ann XXV, 3" S. Aprils-Giugoo 190g Voi, VII, fase. 2
RIVISTA STOKICA
ITALIANA
PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE
DIRETTA
Prof. COSTANZO RINAUDO
CON LA COLLABORAZIONB DI MOLTI CULTORI DI STORIA PATRIA
DIREZIONE
TORINO, VIA BROFFERIO, 3
1908
INDICE DELLE MATERIE.
I. Recensioni e note bibliografiche.
1. Storia generale.
Stutg, Die kirehìiche Rechtsgeschichte, fase. 50 (F. Ruffini) Fag, 149
■ 173
174
175
176
176
177
178
179
180
18S
Tàddeiy L^archi vista (G. Rinaudo)
Gelli, 3500 ex libris italiani (G. Rinaudo)
Cappelli, Gronologia e caleodario perpetuo (G. Rinaudo)
Qnecchi, Monete romane (G. Rinaudo) ....
Àmbroaoli, Manuale numiematico italiano (C. Rinaudo) .
Garollo, Dizionario biografico universale (G. Rinaudo)
Kehr, Regesta pontificum romanorum, voi. Il (G. Rinaudo)
Chiapuséo, Sttsa, bandiera e stemma della città (L. Usseglio)
Kieffer, S. Giusto di Susa (L, Usseglio) ....
Viamaray Monasteri e monaci Olivetani nella dioc. mil. (6. S.)
Sieveking, Studio sulle fioanse genovesi e in particolare sulla
Gasa di S. Giorgio (6. Bigoni)
Cambiaso, Gremeno e la Polcevera (Q. Bigoni)
2. Età. preromana e romana.
Mosso, Escursioni nel Mediterr. e gli scavi di Greta (L. Mariani)
Mosso, Le armi più antiche di rame e di bronzo (L. Mariani)
Ferrerò, Grandezza e decadenza di Roma, voi. IV (G. Rinaudo)
Sorelli, S. Prospero d'Aquitania e il giudizio della storia (U. B.)
3. Alto medio evo (Sbc. txi).
Hartmann^ Roma alla fine del mondo antico (P. Spezi) .
Halphen, Etudes sur Tadmin. de Rome au moyen àge (Spezi)
Foupardin, Études sur Thistoire des principautés lombardes
de riialie meridionale (M. Schipa) ....
4. Basso medio evo (Sec. xi-xv).
Schiaparelli, Gharta Augustana (F. Frutaz)
Angeloni, Dino Frescobaldi e le sue rime (V. G.)
Traversaria Bibliografia boccaccesca (V. G.) •
Carhonellir II * de Sanitatis Gustodia , di maestro 6. Albini
da Moncalieri (U. Gosmo)
Zanelliy Pietro Dal Monte (A. Bonardi)
5. Tempi moderni (I49M789).
Panareo, Isabella dei Balzo in Terra d'Otranto (G. Ghiriatti)
Bartelli, Note biografiche di Bernardino Telesio e Galeazzo di
Tarsia (G. Ghiriatti)
Schulte, Kaiser Maximilian als Kandidat f. pàpstlichen Stuhl
(G. Capasso)
Carreri, Dominio imperiale in Verona durante la lega di Gam-
brai (A. Bonardi)
Thom, La battaglia di Pavia (G. Sangiorgio) .
Massiqnan, Il primo duca di Parma e Piacenza e la congiura
del* 1547 (U. Benassi)
Mac Intìjrey Giordano Bruno (G. Rinaudo)
Gentile, Giordano Bruno (G. Rinaudo) ....
Ih Margherita, L'assedio di Pizzighettone nel 1733 (L. G. Bollea)
CarbonelU, Benedetto XIV al battesimo di Garlo Eman. IV (U. G.)
Corridore, La popolaz. dello Stato rom. dal 1656 al 1901 (P. S.)
184
187
189
189
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217
218
219
221
221
222
228
I.
RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE
1. STORIA GENERALE.
Dr. U. STUTZ, Die kirchliche Beóhisgeschichte. — KirchenrechU
Uche Abhandlungen. Fascicoli 50. — Stuttgart, Ferdinand
Enke, 1902-1908.
19. — È bene che, prima di prendere in esame la gigan-
tesca intrapresa scientifica, a cui il non ancora quarantenne
professore dell'Uni versila di Bonn ha dato inizio e dà ora il
meglio della sua attività instancabile, si parli un pochino di
lui e Io si presenti al pubblico italiano. Ed io ne toglierò oc-
casione non dalle opere sue maggiori, delle quali pure una,
ed è la storia del sistema beneficiario dalle origini fino ad
Alessandro III, fu quella che ha sollevato forse maggior ru-
more nel campo della scienza del diritto ecclesiastico durante
rultimo decennio, ma da un suo discorso accademico, di cui
ho riportato qui sopra il titolo. Meglio, invero, esso si presta
a lumeggiare gli intenti e il metodo di questo scienziato ori-
ginale e fecondo e dotato di una facoltà di iniziativa, e, diremo
così, di organizzazione scientifica veramente eccezionale. Del
quale lumeggiamento nessuno dirà che sia qui superfluo il
tentativo, se si consideri che ci troviamo di fronte : prima di
tutto a uno scrittore, dal cui lavoro individuale moltissimo
ancora a buon diritto la scienza può attendere; e poi ad un
caso dì lavoro collettivo, da lui inspirato e da lui guidato, dei
più mirabili davvero per la copia dei risultati, onde ben grande
ne sarà certamente ancora la ripercussione nel mondo, se
l'avvenire corrisponderà, come giova sperare, al breve ma già
150 RBCBR810KI I MOTI BIBLIOORAFICEK — F. RUFFIVI
proficuo passato. Pensate : cinquanta fascìcoli di svariatissime
dissertazioni nel breve giro di poco più che cinque anni!
Lo Stutz è forse quello fra i giovani dotti di Germania,
che abbia sentito più profondamente quanto grave successione
e quanto piena di responsabilità sia quella dei grandi canoni-
sti tedeschi della generazione precedente alla sua, e cioè degli
Hinschius, dei Schulte, dei Friedberg ecc., i quali portarono
nella seconda metà del secolo passato la scienza del diritto
ecclesiastico ad un grado di eccellenza che essa non aveva
forse raggiunto mai, e furono non solamente fra i cooperatori
più efficaci della supremazia negli studi giuridici acquistata da
quella nazione nel medesimo torno di tempo, ma esercitarono
per di più una decisiva influenza sull'andamento così consa-
pevole e poderoso, checché ne sia stato poi dell'esito finale e
pratico, delle questioni politico- ecclesiastiche del loro paese
durante Téra del principe di Bismarck. Ed egli ftt ancora colui,
che forse più addentro d'ogni altro ha scorta una vera neces-
sità de' tempi nuovi per rispetto a questa nostra disciplina-
Di contro al diradarsi fra i giuristi tedeschi dei cultori della
scienza pura, dopo che il Codice civile dell'Impero Germanico
di recente promulgato ha preso ad attrarre a sé il più delle
giovani forze di quella nazione, onde una vera crisi ne vanno
risentendo colà anche le discipline alla nostra più affini del
diritto romano e della storia del diritto, egli comprese come
una fervida azione di propaganda urgeva che si intrapren?
desse in prò dei nostri studi. E comprese che essa si aveva
da condurre presso tutti i ceti più direttamente interessati
non solo al sopravvivere di essi, ma ancora al loro progre-
dire, e, di conseguenza, anche oltre la cerchia ristretta dei puri
giuristi, presso gli storici in genere e presso i teologi. Propa-
ganda, ho detto, ci voleva, e propaganda fervente e diffusa,
per ravvivare in Germania l'amore e il culto di questi studi.
Di fatti, in condizioni simili alle presenti di ristagno edidis-
orientazìone dell'attività letteraria in un dato ramo di ricer-
che, l'esempio solo individuale non è più bastevole di perse
a indicare la retta e nobile via della vera scienza, né il lavoro
isolato, sia pure del lavoratore più fecondo e più forte, a sop-
perire alla deficienza del momento.
A questa ardua bisogna veramente meritoria rispondeva
a meraviglia l'indole dell'uomo. Atta alla più paziente com-
pulsazione di documenti e alla più accurata elaborazione di
ITORIA etHERAU -^ V, fltVtS 151
essi, siccome i libri di lui hanno dimostrato, ma insieme su-
premamente fattiva e anzi un pochino anche combattiva. E
per di più fertile di idee ed abile assai nel lanciarle e nel
propugnarle e quasi neirimporle. È così, ad esempio, che di
quel concetto, asserito primamente e poi tenacemente sempre
propugnato dallo Stutz, délV Eigenkirche germanica, espressione
pressoché intraducibile o quanto meno molto difficilmente
esplicabile nella nostra lingua se non se col sussidio di troppo
lunghe circonlocuzioni e con quello di troppo tecniche preno-
zioni di diritto ecclesiastico, è tutta improntata la produzione
scientifica, che mette capo alla collezione da lui diretta. Ora
che importa, che quel concetto medesimo non abbia finito
per persuadere appieno parecchi fra i conoscitori più esperti
della materia, e sia parso ad ogni modo a vari altri una con-
cezione alquanto forzata fin dalla sua primitiva enunciazione
e certamente esagerata nelle applicazioni molteplici, che da
parecchi scrittori se ne sono venute tentando ? Le idee-forze,
come vorremmo poter chiamare anche questa dello Stutz, va-
lendoci di un modo usato cosi efficacemente ad altri propositi,
non sono quasi mai delle idee definitive e tanto meno delle
idee completamente giuste. Spesso, anzi, non sono addirittura
se non degli aspetti effimeri e quasi capziosi, che una verità
fondamentale ama vestire prima di svelarsi a pieno. E saremmo
quasi tentati di assomigliarle a quelle cosi dette ipotesi di
laboratorio, e cioè a quelle verità provvisorie, il cui merito
peraltro, è da tutti risaputo, per il progresso del sapere è
stato in mille casi di gran lunga superiore a quello di pa-
recchi risultati stabili ed inconcussi.
Da questo punto di vista, a me sembra, deve valutarsi
del pari lo scritto più sopra enunciato e il concetto a cui esso
si informa.
Lasciando in disparte le minori e troppo tecniche questioni
della necessità di separare, nella trattazione del diritto eccle-
siastico, la parte che riguarda la Chiesa cattolica da quella
che riguarda le Chiese protestanti (e cioè il cosidetto diritto
ecclesiastico evangelico), e inoltre di tener separato ancora il
diritto ecclesiastico della Chiesa dal diritto ecclesiastico dello
Stato, il pensiero fondamentale del discorso dello Stutz si può
compendiare in questo : bisogna romperla una buona volta con
l'asservimento tradizionale della storia del diritto ecclesiastico
ai bisogni della sistematica della medesima materia; bisogna
15S Rionrsioiri b non bibuq«ravìcibi - f. njJwriMi
elevare la storia del diritto ecclesiastico alla dignità di disci-
plina scientifica indipendente e di per sé stante. Con ciò, sola-
mente, i due rami della scienza del diritto ecclesiastico potranno
sviluppare appieno tutte le loro virtuali e fin qui compresse
energìe; con ciò, unicamente, sarà dato a ciascuna di esse di
attingere a quella ideal perfezione, che sembra loro arridere
nell'avvenire; con ciò, esclusivamente, un'infinità di manche-
volezze e di inesattezze e di inconvenienti, che ne incepparono
fin qui la elaborazione conforme i veri dettami della scienza,
saranno tolti.
Ecco : dopo aver dato oramai un numero non indifferente
di anni, anzi di lustri, a perseguire, con quale esito è qui del
tutto indifferente, un ideale di produzione scientifica, che ha
il suo punto di appoggio proprio nella più stretta fusione
della storia con la dogmatica del diritto, io non mi potrei ora
acconciare cosi di un subito a tutte le novità proclamate e
propugnate dallo Stutz. Ma rinuncio senz'altro a intraprendere
qui una qualunque difesa delle mie convinzioni metodologiche.
La disputa, io non sono abbastanza ingenuo per non accor-
germene, sì svolgerebbe qui, e cioè in una rivista storica,
sopra un terreno a me pienamente sfavorevole. L'areopago
dei lettori non potrebbe non darmi torto su tutta la linea. Ed
io dovrei per di più riconoscere che dal loro punto di vista,
cotesti lettori, e cioè dal rispettabilissimo punto di vista dei
loro più speciali e vitali interessi scientifici, essi avrebbero
tutte le ragioni di giudicare così. Della sistematica del diritto
ecclesiastico, e in particolare della trattazione del diritto eccle-
siastico vigente, a loro non importa, come ognuno intende,
un bel nulla. Per contro chi può dire di quanto aiuto e di
quanto vantaggio non sarebbe per loro quella storia del diritto
ecclesiastico, veramente completa e scientifica e ricca di tutti
i più recenti risultati dell'indagine monografica, che nessuna
letteratura ancora possiede? Da nessun'altra disciplina sussi-
diaria, quanti sono cultori della storia medioevale e moderna,
e così della storia politica come dell'economica, così della
storia letteraria come dell'artistica, potrebbero avere forse un
giovamento più grande; perchè appunto è da quella parte
forse che ad essi provengono le maggiori difficoltà. Nella
congerie delle istituzioni civili antiche è più facile ad ognuno
di orientarsi che non tra quella della costituzione ecclesia-
stica; non solo perchè quanto alle prime più abbondanti e
ricche sono oramai le opere, vuoi monografiche, vuoi gene-
rali, ma perchè nella seconda maggiori sono e la comples-
sità e la singolarità e, vorremmo quasi dire, il tecnicismo
misteriosamente arcaico e quasi esotico degli istituti, delie
norme e della stessa terminologia. Or come si può pretendere
da simili studiosi che essi riescano da soli a spulciare, nei
trattati di diritto ecclesiastico, di mezzo alle notizie storiche
frammentariamente premesse ai singoli punti della trattazione
sistematica, il dato che a loro preme o la dilucidazione che a
loro abbisogna?
Per ciò, e perchè, dopo tutto, è possibile pur sempre di
conciliare le proprie convinzioni e predilezioni storico- sistema-
tiche con la esistenza e coi trionfi di una disciplina autonoma
della storia del diritto ecclesiastico, anzi, non soltanto con essa
intendersela, ma di essa profondamente giovarsi per una vera-
mente scientifica costruzione del sistema, cosi io non voglio
lesinare la lode all'ardimentosa iniziativa novatrice dello Stutz.
Massime quando io veggo che al prometter lungo non fu l'at-
tender corto. Il più, invero, delle dissertazioni della raccolta
da lui, come dissi, iniziata e diretta, contiene scampoli di attua-
zione del vasto suo programma. Il più, ho detto, non tutte,
come del resto la intitolazione stessa della collezione voleva.
Parecchie sono in essa, difatti, le trattazioni di carattere
sistematico e anzi di diritto vigente, e, per di più ancora, in
prevalenza di diritto particolare germanico. Ora, di queste, come
di ragione, basterà qui una fuggevolissima menzione.
Con buon metodo e con larga conoscenza delle fonti del
diritto tedesco il Dr. iur. Albrecht (fase. 4, 1903) ha studiato
una questione di alto interesse per il diritto ecclesiastico evan-
gelico e cioè la materia Dei delitti e delle pene quale cagione
di divorzio; e dalla sua trattazione, ognuno intende, non pochi
msegnamenti si potrebbero trarre per analogia quanto al diritto
di quegli Stati, che ammettono il divorzio, o anche pel diritto
di quelli altri che riconoscono la sola separazione, natural-
mente solo agli effetti di questa.
In un volumetto comprendente due fascicoli della colle-
zione (fase. 10-11, 1904), i Drr. iur. Gònner e Sester hanno
preso a tracciare le vicende storiche e la disciplina vigente del-
l'istituto del Oiuspatronato nel Granducato di Baden. Non si
tratta però di un lavoro scientifico compiuto in collaborazione ;
ma di due monografie indipendenti sul medesimo tema, che
154 RIOnrflIOKI l noti BIBUMRAriCH ^ F. RUFFIHI
era stato messo a concorso dalla Facoltà giuridica di Friburgo.
Ma i due lavori non fanno duplicato, sì bene si completano
a vicenda per le diverse tendenze dei due autori e per il di-
verso materiale inedito che essi hanno potuto usufruire.
Tema di interesse massimamente regionale è pure quello
di cui si occupa il prof. Niedner (fase. 13-14, 1904), e cioè
il tema degli Assegni attribuiti dalia Stato Prussiano alla Chiesa
evangelica ufficiale nelle antiche provincie della Prussia, fornendo
un contributo davvero importante alla storia della costituzione
ecclesiastica prussiana dalle origini della Riforma fino ai tempi
nostri. Poiché è appunto in base ai diversi stadi dell' evolu-
zione di quest'ultima, che Tautore si studia di iSssare la vera
natura giuridica di quegli assegni.
Relativo ancora alla Prussia, ma di un contenuto per l'in-
dole sua più atto ad attrarre Tatlenzione di ogni maniera di stu-
diosi, è il recentissimo scritto del Dr. phil. Westerburg (fase. 48,
1908), che ha per titolo J La Prussia e Poma in sullo scorcio
del secolo XVIIL I rapporti fra la casa di Brandenburgo e la
Curia romana, assai poco significanti fino a Federico il grande,
ebbero un improvviso risveglio per la conquista di vasti ter-
ritorii cattolici, che a lui si deve. Nuovi acquisti di sudditi cat-
tolici fece la monai-chia ancora sotto Federico Guglielmo III,
massime in seguito alla definitiva spartizione della Polonia;
ove, per la sistemazione delle cose ecclesiastiche, i reggitori
prussiani proseguivano intenti in molti punti assai diversi da
quelli degli arditi riformatori austriaci contemporanei. Diligenza
nel raccogliere i materiali e bella ordinanza di essi contrad-
distinguono pure questa monografia, che si sforza principal-
mente di illustrare gli inani tentativi di quei reggitori di at-
tuare, anche nei rapporti con Roma, il loro prediletto sistema
territoriale.
Due forti volumi, comprendenti ben 5 fascicoli (25-29,
1906), occupa l'esposizione che il prof. Freisen (così univer-
salmente e favorevolmente noto nel mondo scientifico europeo
per il suo fondamentale lavoro sulla storia del diritto matri-
moniale) ha dedicato ad uno degli aspetti fin qui pressoché
del tutto trascurati del grande problema delle relazioni fra lo
Stato e la Chiesa. Fin qui, invero, la scienza germanica non
si era occupala se non degli Stati maggiori, per i quali appunto
esistono monografie e trattazioni oramai classiche. Il Freisen
ha rivolto la sua attenzione agli Stati minori della Confedera-
.STORIA OIMIRALI — V. STFTZ 1^5
ziane germaniea^ considerandone ì Rapporti con la Chiesa cat-
tolica e mettendo cosi insieme una vera massa di dati preziosi.
Poiché bisogna ben che si consideri come i risultati, che si
ottengono dall' osservare lo atteggiarsi di quel grande probleixta
religioso e sociale in ambienti ristretti, ove si direbbe che i
vari elementi si comportino, quasi come in un crogiuolo, con
maggiore libertà ed evidenza di azione, riescono a volte assai
più istruttivi che non quelli faticosamente sceverati di mezzo
alle infinite cause perturbatrici degli ambienti più vasti.
Facendo capo alle ricerche assai più ampie del Leder,
delle quali toccheremo più sotto, il Dr. iur. et phil. Baumgartner
(fase. 39, 1907) tratta in un'ottima monografia, condotta su
larga copia di materiale inedito e con acuto criterio, della
Storia e del diritto ingente quanto alVufficio di Arcidiacono nei
vescovadi delVaUo Reno, comprendendovi anche le diocesi di
Magonza e di Wùrzburg. Un valido contributo questo libro
fornisce alla storia del diritto ecclesiastico tedesco; poiché il
contenuto di esso si allarga in realtà assai oltre i limiti ter-
ritoriali segnati nel titolo, e può per certi rispetti considerarsi
quasi come una generale storia di quell'istituto nel Medio- evo
germanico.
Prendendo egli pure le mosse da altri lavori sulla storia
della costituzione parrocchiale, pubblicati in questa medesima
raccolta, e di cui del pari diremo fra poco, il Dr. phil. Kallen
(fase. 45-46, 1907) rivolge la sua attenzione alla Diocesi di
Costanza, che era, come si sa, il più grande dei vescovadi te-
deschi prima della Riforma. E anzi ne considera una sola parte,
e cioè i paesi dell'alta Svevia, dei quali prende a ricercare un
metodo prevalentemente statistico la Storia beneficiaria dal 1275
al 1508, e cioè appunto fino alla Riforma. E considera il modo
con cui la organizzazione vescovile iniziale vi si smembrò in
parrocchie e in benefici capitolari, e il modo inoltre con cui
a tali uffici ecclesiastici si provvedeva.
Una questione, che agitò vivamente mezzo secolo fa al-
l'incirca non solo i pubblici poteri, ma l'opinione pubblica nel
Granducato di Baden, e per riflesso anche il mondo scientifico
germanico, è quella di cui tratta il Dr. iur. Heimberger (fase. 41,
1907), e cioè la questione delle Fondazioni laiche fornite di limi*
tazioni confessionali per rispetto alla loro erogazione; fonda-
zioni di cui i rappresentanti delle rispettive confessioni reli-
giose e gli organi dello Stato si contendevano l'amministrazione
15V Ricursioiri m wn BnuotBAnoHi — r. ruffiiii
e la disponibilità. E la sua trattazione, bene contemperata di
storia e di diritto vìgente, e in apparenza di un interesse tutto
quanto locale, conferisce però non poco alla determinazione
di uno degli aspetti meno considerati di quella ancora tuttodì
tanto controversa figura del diritto, che è la fondazione. Né
sarebbe neppure impossibile da questo studio trarre delle cu-
riose e preziose illazioni per rispetto allo stesso nostro diritto
vigente italiano. Non dovette, infatti, occuparsi di già il nostro
Consiglio superiore dell'assistenza e beneficenza pubblica della
questione, assai prossima, come ognuno intende, a quella qui
trattata, e cioè della questione, se le fondazioni caritative a
favore degli appartenenti ad alcuni speciali culti, ad esempio,
al culto israelitico, le quali debbono, per il recente disposto
della legge 18 luglio 1904, sottostare a quel contributo del
terzo delle loro rendite, che fu prelevato a favore dell'infanzia
abbandonata da tutte le opere pie non aventi una destinazione
specifica dei loro proventi, abbiano, anche per l'erogazione di
tale loro contributo, ad essere limitate confessionalmente, e
cioè riservate ai soli israeliti, oppure ad essere estese a tutti
ì bisognosi, senza distinzione di sorta?
Un rilievo, in gran parte conforme al precedente, si può
fare quanto al lavoro del Dr. iur. Kormann (fase. 42, 1907),
ove si discorre delle Limitazioni alla libeì^ alimabilità delle case
appartenenti al patrimonio ecclesiastico cattolico, in base alle pre-
scrizioni, che il nuovo Codice civile dell'Impèro germanico ha
dettate in genere circa le limitazioni alla facoltà di alienare;
poiché lo scritto contiene e può fornire insegnamenti notevoli
relativi alla posizione giuridica delle cose ecclesiastiche in largo
senso ed in ispecie delle cose sacre, e assai profitto ne potrà
trarre di conseguenza chi sia per accingersi da noi ad una di-
samina veramente fondamentale e scientifica, che tuttora ci
manca, della questione tutt'altro che risolta nel nostro diritto
della commerciabilità o non commerciabilità delle cose sacre.
Potremmo sempre, nello stesso ordine di idee, accennare
anche qui all'opera del Dr. iur. Meister (fase. 9, 1904), il quale
ha fatto oggetto di ricerche speciali, limitandole però alla Arci^
diocesi di Friburgo in Brisgovia, quella complessa organizza-
zione di Ufficiali che nelle diocesi straniere si è venuta costi-
tuendo per il disimpegno di funzioni di carattere prevalentemente
per non dire quasi esclusivamente temporale. La posizione giu-
ridica di tali ufììciali è delle più curiose. Impiegati pubblici,
.«TORu ennuiii -* .v. btvti lfi7
nel senso del Codice penale deirimperò, essi non si possono
dire; ma neanche possono essi qualificarsi come puri impie-
gati privali, la cui posizione risulti semplicemente da un con-
tratto di lavoro. Il determinare quale, la loro figura giuridica
veramente sia offre all'autore occasione di allargare le sue in-
dagini alla complessa questione della natura dell'impiego pub-
blico; la quale questione presenta un interesse assai superiore
al caso speciale, da cui la sua trattazione muove. Del resto
una osservazione mólto somigliante a quella, che qui abbiamo
fatto, potrebbe aver luogo anche per altri scritti di questa me-
desima raccolta, ad esempio, per quello del Muller, del quale
d occuperemo più sotto.
Le monografie della collezione, nelle quali è prevalente il
ponto di vista locale, non toccano però soltanto argomenti di
interesse germanico. Di fatti i fascicoli 18-19 della raccolta con-
tengono un'estesa pubblieazfone del prof, di fil. e teol. Goetz
(1905), comprendente una succosa Storia del diritto ecclesiastico
russo e documenti relativi alla detta storia non solo, ma a
quella in genere della cultura in Russia. Chi per poco sappia
quanta difficoltà presentino, iion fosse altro che per la ragione
della lingua, i raffronti fra il diritto ecclesiastico occidentale o
latino e quello della chiesa orientale o greca, che pure po-
trebbero gettare una luce insperata su molti punti tuttora scuri
della nostra scienza, comprenderà di per sé l'utilità di questa
pubblicazione.
Per la medesima ragione un pregio tutto suo particolare
possiede per il canonista occidentale, e in specie per il latino,
il lavoro del Dr. theol. et phil. Cotlarciuc (fase. 47, 1907),
che studiò il Diritto del fondatore e il diritto di patronato nel
principato di Moldavia e nella Bukovina. La Chiesa orientale
conobbe bensì il diritto del fondatore, ma non il vero giuspa-
tranato, quale si venne foggiando nella Chiesa occidentale dal
secolo Xn in poi. L'avere importato in una porzione di quella
Chiesa, e cioè nella Chiesa greco-ortodossa della Bukovina,
l'istituto latino del giuspatronato si deve all'imperatore Giu-
seppe II, che al finire del secolo XVIII comprese anche questa
fra le sue vaste e notissime riforme ecclesiastiche. Tuttavia
non si trattò di una integrale instaurazione del giuspatronato
romano-cattolico, sibbene di un innesto di esso sul tronco del-
Fanteriore istituto greco-ortodosso del diritto del fondatore che
anche in Bukovina vigeva in quella forma, che tale diritto aveva
156 REOniBlOKt K irOTt BIBLIOORAriOBI -^ t. RUPTOI
assunto nell'antico principato dì Moldavia, e che vi era desi-
gnata col nome dì Ctitoria. Ora di cotesto singolare giuspa-
trònato bucovino il nostro Autore espone non solo le origini
storiche, ma il vigente sistema con una grande abbondanza di
dati, che sarebbero o per la rarità loro o per la difficoltà della
lingua semplicemente inaccessibili anche al più diligente e colto
ricercatore nostrano.
Attinente alla storia di uno dei momenti più vitali e più
decisivi del diritto ecclesiastico austriaco è il libro del Dr. iur.
GEiER(fasc. 16-17, 1905), che è venuto accuratamente delineando
le varie fasi della Introduzione delle Biforme di Giuseppe II in
Brisgopia, e descrivendo l'ostacolo tenace, che impedimenti
di carattere paesano, etnografico e storico opposero in quel
territorio alla piena attuazione di esse. La figura di quel grande
principe riformatore è stata di già, non v'è chi non lo sappia,
ritratta le mille volte e Topera di lui profondamente studiata
e appassionatamente commentata in mille libri. Eppure non sì
può dire ancora che l'argomento sia stato esaurito; poiché, a
prescindere anche dal fatto che massime nello studio delle sue
riforme ecclesiastiche la passione di parte fece un po' troppo
velo e intoppo a giudizi veramente scientifici e definitivi, un
vasto campo reslava tuttavia ad esplorare, quello della appli*-
cazione e della elBfettiva ripercussione che il sistema giusep-
pinistico ebbe nei numerosi e svàriatissimi territorii del vasto
Impero. Ricerca questa da condursi principalmente sopra il
materiale archivistico tuttora inedito, siccome appunto il Geier
ha fatto. Orbene l'essere il suo lavoro il primo che ha battuto
questa nuova via spiega il successo che esso ebbe, successo
che si pare già nel semplice fatto, ch'esso valse ad invogliare
altri a mettersi subito per la stessa strada.
Ed è cosi che a tre anni di distanza dal suo si ebbe nella
stessa collezione il libro del Dr. iur. Kusej (fase. 49-50, 1908),
che si intitola: Giuseppe Ile la Costituzione ecclesiastica estema
nell'Austria inferiore. Più vasto e vario qui lo spazio geogra-
fico della ricerca, che comprende anche il territorio di Trieste ;
più ristretto per contro, che non nella monografia precedente,
il contenuto sistematico, poiché qui non si considerano se non
le riforme relative alla costituzione dei Vescovadi, delle Par-
rocchie e dei Chiostri. Ne è risultato, ad ogni modo, anche
questa volta una ottima monografia, nella quale anche più
ricco é l'apparato letterario; e di cui anche più immediato è
STORIA GINIRALE ~ F. 8TUTZ 159
l'interesse per lo storico e per il giurista italiano, in ragione
appunto del contatto geografico e delle frequenti incursioni in
quella che è pure nostra storia ecclesiastica e politica.
Del resto, a parte anche coteste incursioni, basterà che si
consideri che il Giuseppinismo fu in quel dato momento storico
un fattore dèlia cultura universale e per di più che le mede-
sime riforme furono applicate anche ai Paesi italiani allora sog-
getti all'Austria, per conchiudere, come molto potrà giovarsi
delle due citate monografie colui, che sia per mettersi anche
da noi, e sarebbe veramente da augurare che sia presto, in
unlmpresa uguale a questa e per darci una storia completa
delle riforme ecclesiastiche di Giuseppe II in Italia. Poiché nulla
di somigliante la letteratura nostra ancora possiede ; e soltanto
si ha un articolo recente relativo però alla sola Venezia e ri-
guardante inoltre la sola patente famosa di tolleranza religiosa
di Giuseppe II, articolo dovuto per di più ad un austriaco, al
Frank, lo storico generale di quella patente.
E poiché il giurista zurighese Dr. iur. Bindschedler
(fase. 32-33 1906) include nella sua storia del diritto di asilo
ecclesiastico in Svizzera e cioè della Immunitas ecclesiarum lo-
caUs, anche i territori italiani di quello Stato, la sua diligente
monografia, condotta non soltanto sul materiale a stampa,
ma su molto materiale inedito, costituisce pure un sussidio
di gran valore così per lo studio di quel singolare e tanto con-
trastato istituto ecclesiastico come anche per lo studio della
nostra storia ecclesiastica regionale.
Del resto, sia detto qui di passata, la più elementare co-
noscenza degli infiniti problemi tuttodì insoluti, che la storia
del diritto ecclesiastico presenta, basta a far persuaso chiun-
que, che male forse si parla di interesse puramente locale
quando si hanno dinanzi monografie, solidamente documen-
tate, accuratamente composte e fiancheggiate dalla conoscenza
e dal richiamo continuo del diritto ecclesiastico generale, come
sono quasi tutte le accennate fin qui, solo perché esse con-
siderano l'atteggiarsi di un istituto entro una cerchia ter-
ritorialmente bene deliminata. Poiché, é solo con T aiuto di
questi studi particolari che si potrà poi scrivere con un metodo
veramente scientifico e fruttuoso la storia generale. Onde é
da dubitare se queste monografie non rendano alla scienza un
servigio assai più grande che non le troppe rifritture con-
suete delle generalità più ovvie ed incolori ed insignificanti.
160 RBCBNBIOXI I ROTE BUOiIOeRÀllOU — P. RDFFJXI
Il che va detto poi per più forte ragione allorché gli
scritti, pur recando in fronte un titolo accennante ad una de-
limitazione territoriale o nazionale della materia trattata, com-
prendono però nella realtà Tessenza di un istituto o il quadro
di un dato momento della sua evoluzione storica, e ciò sia per
avere esso istituto avuto origini strettamente locali, sia per
avere quell'evoluzione presentato delle fasi particolarmente sa-
lienti e decisive in un determinato paese.
Tale è il caso massimamente delle due molto dotte mo-
nografie che il Dr. phil. Sghaefer incluse entrambe in questa
raccolta, la prima delle quali (fase. 3, 1903) tratta delle
Chiese parrocchiali e dei capitoli nel Medioevo tedesco^ e la
seconda (fase. 43-44, 1907) dei Capitoli di canonichease pure
nello stesso Medioevo tedesco, È risaputo invero che il diritto
germanico fu uno dei fattori essenziali del diritto beneficiario
ecclesiastico. Anzi, al dire dello Stutz, nella storia del diritto
ecclesiastico, e in particolare di quello beneficiario, sarebbe
da distinguere addirittura un periodo tedesco, per cui la prima
memoria del citato autore potrebbe ben prendere luogo, ad
onta del suo titolo, in una storia generale della materia.
Quanto poi alla seconda di esse, è sufficiente ricordare come
i capitoli di canonichesse siano istituto essenzialmente di de-
rivazione germanica, e, di conseguenza, siano fioriti là dove si
estese la dominazione dei popoli germanici, e così, per esempio,
nell'Italia longobardica; e si vedrà allora come il titolo nuUa
tolga a che il libro costituisca davvero una storia si può dire
completa ed esauriente di questo, che non è certo uno dei
meno curiosi prodotti della costituzione ecclesiastica antica.
E ciò che dissi del testé ricordato autore vale pure in una
certa misura per la monografia, nella quale, in parte allo
stesso scrittore riattaccandosi, il Dr. iur.KuENSTLE(fasc. 20, 1905).
tratta della Parrocchia germanica e del diritto che la reggeva al cal-
dere del Medioevo, La novità di questo studio consiste essen-
zialmente nel rilievo che esso dà alio svolgimento storico delle
parrocchie rurali; per il quale preziosi dati, fin qui non ab-
bastanza usufruiti, l'autore seppe trarre dai così detti WeistUmer.
Vorremmo poter ripetere le stesse cose relativamente al
lavoro del Dr. iur. Burkhard von Bonin (fase. I, 1902), che
occupandosi del significato pratico del così detto Jus refor^
mandi degli antichi sovrani tedeschi, tocca però, ad onta del
titolo, che ha suono di carattere così strettamente giuridicor
STORIA GCRIRALB — U. 8TVTZ 161
l'aspetto essenziale assunto in Germania, dopo le guerre di
religione, dalla grande questione della libertà religiosa. Ma se
siamo disposti a riconoscere che questa monografia non solo
è di gran lunga superiore a quella contemporanea del Greiff,
che trattò lo stesso tema, ma segna un passo innanzi in con-
fronto del libro stesso del Prof. Fùrstenau sui diritti fondamen-
tali della libertà religiosa nel loro svolgimento storico in Ger-
mania, e anzi compendia diligentemente quanto di meglio la
letteratura germanica recente ha potuto assodare al riguardo,
da un'altra parte essa non fa però che ribadire nell'animo
nostro un antico stupore. Ed è che un argomento di tanta
importanza e vitalità e gravità ed interesse per ogni nazione,
e massimamente poi per la Nazione germanica, quale è questo
appunto della libertà religiosa, non abbia ancora trovato in
quel paese uno storico all'altezza dell'argomento e insieme,
diciamolo pure, all'altezza della scienza germanica. Ond' essa
è rimasta, per questo riguardo, indietro di assai alla lettera-
tura di quasi tutti i paesi civili, poiché questi contano delle
proprie storie più o meno eccellenti della materia. Ma per
questo bisognerà forse che gli studiosi tedeschi non si accon-
tentino più, come fin qui hanno fatto, di una semplice storia
legislativa dell'argomento, ma si occupino un pochino anche
della sua storia letteraria. Come è concepibile invero, che
uno scrittore straniero sia riuscito ad additare ed in parte,
per quanto le circostanze gli consentivano, anche ad usufruire
parecchie decine di lavori antichi tedeschi su questo argo-
mento (cfr. il mio libro: La libertà religiosa, I, 1901, §. 12,
pag. 224 e seg.), dei quali in coteste recenti monografie ger-
maniche non è il più piccolo cenno? E perchè trascurare quasi
pienamente, oltre alla letteratura antica, anche la ricca lette-
ratura recente, monografistica e in parte biografica, della stessa
Germania, in cui si studiano le idee di tolleranza e di libertà
religiosa di alcuni dei maggiori principi e dei maggiori pensa-
tori di quella nazione? Chi sa che appunto per questa via
non potrebbe forse trovarsi la risposta a due quesiti ben gravi,
che il Burkhard von Bonin confessa onestamente di dover
lasciare insoluti. Quando, in vero, la espressione Jus reformandi
sia primamente entrata in uso, non potè egli con sicurezza
determinare (pag. 10). Quando la massima, così sostanzialmente
collegata con quel diritto, e cioè la massima Cuius regio eius
religio, sia venuta fuori per la prima volta, egli non è stato
Eivista storica italiana, 8» S., viii, 2. 11
162 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — F. RUFFINI
capace parimente di scoprire (pag. 29). Può la scienza ger-
manica tenersi paga di simili risultati?
Delle varie monografie della collezione, le quali trattano
argomenti di carattere generale, alcune hanno un'importanza
prevalentemente giuridica, ed altre un'importanza essenzial-
mente storica. Ancora: l'interesse di certe pubblicazioni della
prima categoria si estende poi anche qui assai oltre l'ambito
ristretto del diritto ecclesiastico.
Facendo oggetto della sua esposizione la Storia e la strut-
tura dei provvedimenti di urgenza nel diritto ecclesiastico^ il Dr.
iur. Friedmann (fase. 5, 1903) ha dovuto mandarvi innanzi una
storia dell'istituto medesimo relativa al diritto pubblico dello
Stato. E ciò era necessario perchè, come l'autore dice, l'istituto
ecclesiastico non è questa volta se non una filiazione diretta
del civile, onde la storia di questo è in pari tempo come la
preistoria di quello. Ma non è chi non vegga, che l'aver consi-
derato questo dehcatissimo istituto dal punto di vista principal-
mente del diritto ecclesiastico potrà fornire ai pubblicisti fre-
quenti riscontri del più alto interesse e scientifico e pratico, e
quasi un terreno di riprova della sua potenzialità e delle sue
Hmitazioni.
E credo che non senza profitto i medesimi pubblicisti
potrebbero scorrere, ricavandone non fosse altro una peregrina
messe di rafl'ronti e di analogie, il lavoro del Dr. iur. Mueller
(fase. 15, 1905), ove è discorso degli Uffici vescovili; e ciò per
una ragione simile a quella che già sopra chiarimmo toccando
del lavoro, a questo fondamentalmente affine, del Meister. L'au-
tore ha giustamente rilevato una vera lacuna nella letteratura
canonistica, vuoi antica vuoi moderna. Serrate negli schemi
loro segnati dal Corpus iuris canonici, oppure un po' schiave
della tradizione, esse non si sono accorte, o non sembrano al-
meno essersi accorte che il funzionamento interiore del governo
diocesano è venuto col tempo profondamente trasformandosi,
massime in Germania. I capitoli hanno perduto l'antica efficace
ingerenza in tale campo. D'altra parte anche gli arcaici istituti
dell'arcidiaconato e del decanato non ebbero sorte migliore.
A sussidio dell'azione vescovile si dovette quindi formare, sotto
la pressione della necessità, tutta una organizzazione di nuovi
uffici, che l'autore, valendosi anche della sua personale espe-
rienza come insignito appunto di uno di essi, ha ormai posta
con sicura mano nel suo giusto rilievo e storico e sistematico.
STORIA GENERALE — U. BTUTZ 163
Ad un tema del pari letterariamente intatto, almeno dalla
scienza moderna e in ispecie dalla scienza storico-giuridica, si
é rivolto il Dr. iur. Brdenneck (fase. 21, 1905), studiando lo
Svolgimento storico e V attuale funzionamento del così detto annus
gratiae, e cioè del diritto concesso ad alcune categorie di
benéficiarii di riservare un'annata dei frutti delle loro prebende
a favore di determinate persone. Fra i meriti essenziali di
questo studio è quello di avere ben chiariti i rapporti di tale
istituto con quello affine delVannus carentiae. L'argomento ha
peraltro, e massime dal punto di vista sistematico, un'importanza
speciale per il diritto ecclesiastico protestante, poiché è per
il tramite di questa istituzione che si provvede alla prole dei
benéficiarii defunti.
Di una rilevanza assai più grande ò fuor di dubbio il tema,
pur esso attinente per altro al diritto patrimoniale ecclesiastico,
che ha preso a trattare il Prof. Knecht (fase. 22, 1905). L'autore
si era già fatto conoscere favorevolmente per un suo scritto
sulla politica ecclesiastica di Giustiniano. Alla medesima epoca
si riporta anche quest'opera, la quale però tratta del Sistema del
diritto patrimoniale ecclesiàstico secondo le leggi del medesimo
Imperatore. La trattazione è condotta accuratamente sulle fonti,
e trae partito dall'universa letteratura giuridica sull'argomento,
comprendendovi anche qualche po' dell'italiana: caso quasi
unico questo, sia detto qui per incidenza, fra gli scritti della
medesima raccolta, come del resto anche nel più della produzione
germanica recente. Penetrante davvero è la analisi che l'autore
fa dei concetti e dei principi fondamentali del diritto giusti-
nianeo per quel che si attiene alla natura e alla posizione
giuridica delle chiese e del patrimonio loro, considerato in
stretto senso. E pressoché definitivi ci sembrano i risultati che
egli ha potuto assodare su tale terreno in favore della così
detta teoria delle istituzioni, e cioè della teoria, che assegna
la soggettività patrimoniale ai singoli istituti ecclesìa.^! ici, consi-
derati qiiaH vere persone giuridiche, e anzi, quali pendone
giuridiche autonome. Non altrettanto invece possiamo dire per
riguardo all'argomento della beneficenza cristiana e degli istituti
a tale intento creati e governati dalla Chiesa. Qui l'autore è
proceduto con un metodo pressoché esclusivamente espositivo
e diremmo quasi descrittivo dei vari atteggiamenti esteriori che
questa grave materia assunse nella legislazione di Giustiniano.
Ma la questione essenziale, almeno per il giurista, la questione
164 RECSNSIOm E NOTE BIBLIOQRAFICHB ~ r. RCFPI!I1
cioè della vera significazione e delia struttura fondamentale delle
così dette Piae causae, la quale avrebbe fatto proprio il neces-
sario parallelo a quella da lui cosi egregiamente sviscerata circa
il soggetto della proprietà ecclesiastica, non è per contro, noir
diciamo neppure trattata a fondo, ma semplicemente sfiorata.
Eppure è lì che ha la sua radice tutta la successiva evoluzione
medioevale e moderna dei legata prò anima, anzi è lì che fa
capo lo stesso problema, anche più grave e pur tuttavia inso-
luto, sull'essenza dell'istituto medesimo della fondazione. E che
in questo campo vi fosse realmente opportunità, non soltanto,
ma direi necessità di una indagine ugualmente penetrante ài
quella che l'autore dedicò al patrimonio ecclesiastico conside-
rato in stretto senso, può agevolmente rilevare chiunque dei
lettori nostri conosca, oltre ai lavori germanici sulle prime
fondazioni cristiane, quelli nostrani del Brugi, del Fadda, e la
memoria recente del Cugia sulle Piae Causae nel diritto Giusti-
nianeo (pubblicata negli Scritti in onore del Fadda, 1904) e
quella recentissima del Saleilles dallo stesso titolo (pubblicata
nelle Mélanges in onore del Gérardin, 1907).
Al Dr. iur. Barth (fase. 34-36,1906j è occorso questa
caso, che mentre egli da parecchi anni stava assembrando
materiali per una storia della vita di quell'Ildeberto, che viene
designato ora dal suo luogo di nascita, come lldeberto di
Lavarrtin, ora dal suo vescovado, come di Le Mans, ed ora
dalla sua sede metropolitana, come di Tours, e che visse
dal 105G al 1133, di tale personaggio uscisse appunto una
biografia nel 1898 per cura del francese Dieudonné. Fattosi
superfluo il primo suo proposito, il Barth si appigliò a questa
altro: saggiare i vari campi in cui quel personaggio ebbe
ad esplicare la propria attività, segnandone la vera signifi-
cazione e portata, che risultano assai incomplete dai pochi:
frammenti che di lui ci son rimasti, con il sussidio integra-
tore della presente erudizione storica relativa a quell'epoca.
Onde, riservando ad una prossima pubblicazione la disamina
di quanto lldeberto valga e di quanta sia stata l'influenza sua
quale letterato, il nostro autore comincia a studiarlo come
canonista, anzi neppure nella sua intiera operosità di cultore
dei canoni, ma solo in rapporto alla questione, per quei tempi
a dire il vero anche più del consueto grave e contrastata,
della provvista o del conferimento degli uffici ecclesiastici. Ed a
tale riguardo egli ci dà una monografia di poco meno che
BTORU OBIIBRiLI — U. 8TDTZ 165
cinquecento facciate, la cui struttura si è risentita però sostan-
zialmente dei casi, che più sopra abbiamo narrati. Ildeberto
scrisse invero una collezione di canoni; ma questa non ci è
per altro pervenuta, e ad ogni modo essa non dovette essere
di sicuro da tanto da poter anche lontanamente uguagliare
quella di un contemporaneo dì lui, di Ivone di Chartres. Resta
di lui per contro un certo gruppo di lettere, dalle quali pre-
cisamente, il Barth trae gli elementi della sua dimostrazione.
Poca suppellettile, a dire il vero, e per di più, come ognuno
intende, non di carattere così specificamente canonìstico come
sarebbe stata la collezione anzidetta. E cosi T impressione
prima, che la grossa monografia fa, è che Ildeberto abbia ser-
vito un po', vorrei poter dire senza pure un'ombra d'irrive-
renza, come da attaccapanni, sopra cui l'autore è venuto
sciorinando le certo non comuni risorse della sua erudizione
storico-ecclesiastica. Ad ogni modo il libro potrebbe con molto
maggior ragione intitolarsi, anziché, come ora sta scritto:
Edeherto di Lavardin, e il diritto di conferifnento degli uffici
ecdesiasHci^ proprio alla rovescia: così tenui sono spesso gli
spunti, che in qualche frase dispersa e fuggevole e alcuna
volta anche un poco ambigua del suo personaggio il nostro
autore trova par ammanirci una trattazione completa dei sin-
goli argomenti. Ma che importa alla fin fine tutto ciò? che
importa questa singolarità metodologica, se ad essa dobbiamo
una esposizione accurata, larga e spesso profonda di uno degli
istituti, in ogni tempo fra i più fondamentali del diritto eccle-
siastico, e la cui storia assunse, precisamente nell'epoca della
quale il Barth si occupa, forse- i suoi tratti più caratteristici
e più decisivi per tutta la posteriore sua evoluzione?
Perfettamente contemporanea a questa (le due prefazioni
recano la stessa data) è una monografia del Dr. iur. Ebers
^fasc. 37-38, 1906), la quale è pure con essa collegata stret-
tamente per ragione del suo contenuto, poiché essa s'intitola :
Il diritto di devoluzione, considerato particolarmente secondo il
diritto ecclesiastico cattolico. Il Barth e l'Ebeis, si può dire,
hanno considerato rispettivamente l'aspetto positivo ed il ne-
gativo di un medesimo istituto giuridico, le due faccie quasi
di ima medesima medaglia. Poiché il diritto di devoluzione è
appunto, siccome l'autore ben lo definisce: l'eccezionale fa-
coltà di conferimento di un ufficio ecclesiastico, spettante al-
l'autorità ecclesiastica immediatamente superiore, nel caso che
160 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — P. RCFFIXI
la [)ersona, chiamata a conferirlo o a cooperare in modo de-
(■i:^ìvo al suo conferimento, abbia colpevolmente trascurato di
esercitare tale suo diritto o l'abbia esercitato in maniera con-
1 rastante alle prescrizioni canoniche. L' Ebers considera tale
istituto così nel suo svolgimento storico, come nella sua at-
tuale applicazione, ed ha reso un segnalato servizio alla nostra
.^f ienza, la quale, ad onta della gravità del tema, non possedeva
ancora su di esso se non delle insuffìcientissime scritture.
<Jnesto libro, nato da un concorso a premio, bandito dalla
Facoltà giuridica di Eresia via, qua e là pecca un pochino di
quella ridondanza e di quella smania di dir cose nuove e di
dirle magari con una certa vivacità polemica, che è comune
assai negli scritti dei principianti. Ma, da un altro canto, esso
ci attesta di studi cosi seriamente fatti, e ci manifesta delle
atlitudini di ricercatore e di giurista così spiccate, che può
senza dubbio designarsi come una delle più Hete promesse
t"ho la intera collezione ci porga per l'avvenire della nostra
scienza. E poiché TEbers si è dimostrato cosi diligente nel
considerare anche le condizioni dei paesi stranieri, lo si po-
trebbe consigliare, ove gli occorresse di ritornare suir argo-
mento, a tener presente quanto air Italia, non solamente quel
diritto di regia nomina ai benefici maggiori, a cui fu rinun-
ciato con l'articolo 15 della legge delle Guarantigie, ma anche
il (.{iritto di patronato regio, che tuttora vige, e per cui può
avere ancora applicazione quel diritto di devoluzione, che egli
appunto designa come improprio.
La grossa monografia del privato docente Leder (fasci-
roli 23-2Ì, 1905), che già ci occorse di menzionare più sopra,
|mò segnare il punto di transizione fra le opere, ove è pre-
valente l'interesse giuridico, e quelle, ove emerge sopra ogni
lìWvo l'interesse storico. E, per riguardo a lui, sì può forse
anche soggiungere: l'interesse teologico. Il soggetto infatti è:
/ Diaconi dei vescovi e i presbiteri e i loro predecessori nel Cri-
s^iiinesimo primitivo. Ma però il vero ambito e l'intento pre-
^*Ìpuo della trattazione si rispecchiano assai più esattamente
forale nel sottotitolo, che suona: Ricerche sulla preistoria e
>iifrii inizi dell'arcidiaconato. Dunque indagini che si aggirano
entro il periodo storico della vita della Chiesa, in cui dalla
massa degli elementi di carattere dogmatico, liturgico e rituale
nnrora non si erano venuti sceverando quelli di natura pret-
hunetite* giuridica. E con ciò si spiega che buona parte di
STORIA GENERALE — U. STUTZ 167
questo libro, per non dire addirittura il suo nerbo, consìsta
in una rassegna critica di fonti non giuridiche, delle quali è
per altro merito innegabile dell'autore di avere o per il primo
0 con una precisione maggiore, di chiunque altro, fatta risal-
tare la significazione prepgnderante e decisiva per Targomento
tolto a studiare. E anche la letteratura recente, di cui con
larghezza e padronanza davvero signorili egli si vale,' è lette-
ratura di storici della Chiesa e di storici dei dogmi assai più
che non di giuristi. Al quale riguardo va attribuito per altro
a vera lode dell'autore, che, essendo egli un cattolico orto-
dosso, abbia però della produzione letteraria protestante vo-
luto e saputo giovarsi senza scrupoli piccini e senza grettezze
inceppatrici, ma con elevato spirito scientifico. I risultati, a
cui egli giunge, si possono essenzialmente compendiare in
questo concetto: Tarcidiaconato getta le sue radici fino alle
prime origini della Chiesa e deriva dall' uso dei vescovi di
assumere dal corpo dei diaconi un aiutante e rappresen-
tante in alcune delle loro attribuzioni, e in particolare per
l'esercizio della carità cristiana e per la guida e tutela del
basso clero nell'amministrazione dei beni ecclesiastici. Questi
prescelti assursero ad una vera e piena presidenza del col-
legio dei diaconi, e di qui il nome loro di arcidiaconi, e in-
oltre si foggiarono in un ufficio, a dir vero piuttosto di carat-
tere etico, e cioè nell'ufficio di economi della comunità cristiana.
Ora è da cotesta gestione economica della comunità che trae
il suo nerbo il posteriore ufficio degli arcidiaconi, il quale per
altro si è venuto col tempo trasformando in vero ufficio di
carattere spiccatamente giuridico, e fornito di facoltà irrevo-
cabili. Che tali risultati siano suscettivi ancora di revisione
neir avvenire nulla toglie però al merito di questo diligentis-
sirao libro, che sarà di valido aiuto per chiunque abbia a met-
tersi in avvenire attorno a questa materia.
Una larga reputazione nella cerchia degli studiosi del diritto
ecclesiastico e della storia della Chiesa si è già da parecchi
anni acquistata l'autore di due monografie di questa collezione,
il Dr. phil. Gottlob (fase. 2, 1903 e fase. 30-31 1906), per
altri suoi scritti relativi alla importantissima e fin qui non
abbastanza considerata materia del diritto finanziario ecclesia-
stico. A lui si deve infatti, oltre ad uno studio sulla Ca-mera
Apostolica durante il secolo xv, specialmente un prezioso
libro sulle Imposte della Crociata durante il secolo xm, che
168 RKOINSIOm B ROTB BlBLlOQRAriOHS — F. RUTFIHI
può riguardarsi quale lavoro preparatorio delle due sopra
ricordate monografie di questa raccolta. La prima di esse ci
riporta pure al medesimo secolo xm, e studia l'origine ed il
formarsi di quella particolare forma di tasse istituite dalla
Curia pontificia, le quali sono note col nome di Servitia, op-
pure di Annata in senso largo, per quanto non siano però
da confondersi con le vere annate od annate bonifaciane.
Perchè le prime si riferiscono esclusivamente a quelle presta-
zioni, che la Curia pretendeva ad ogni conferimento di prela-
ture; mentre le seconde si riferiscono a qualunque beneficio.
Cotesti cosi detti servizi segnarono il secondo grande passo
nella costituzione di un sistema finanziario pontificio, abbrac-
ciante la intiera Chiesa, che si riscontri nel tardo Medio-evo.
Il primo passo per tale via era stato fatto dalla Curia con la
istituzione di quell'Imposta per la Crociata, che, dicemmo, fu
appunto il tema di ricerche anteriori dovute al medesimo au-
tore. L'argomento dei Servitia era già stato oggetto di varie
trattazioni anche nella letteratura moderna, ma non peranco
se ne era studiata l' origine prima. E questo è appunto il com-
pito più speciale, che si è proposto il Gottlob. Il quale indaga
minutamente il graduale trasformarsi, durante il secolo xiu
delle semplici oblazioni in veri Servitia ; e di questi poi con-
sidera il duplice svolgimento parallelo nelle due tipiche specie
dei cosi detti Servitia communia, perchè devoluti tanto al basso
quanto all'alto personale della Cancelleria e di cui godevano
anche gli stessi Cardinali, e dei Servitia minuta^ devoluti sem-
plicemente al basso personale della Cancelleria. La trattazione
di questo argomento è fatta con grande cura e non solo
con una piena conoscenza di tutto il materiale storico più
recentemente posto a disposizione degli studiosi, ma con una
vera padronanza della tecnica dei fatti finanziari. Ma non
soltanto il lato finanziario del problema il nostro autore ha
tenuto presente; sì bene anche quello politico- sociale. E a tal
riguardo ben calzanti sono i giudizi, con cui egli abbraccia
l'intiero svolgimento dell'istituto, e che suonano tutt' altro che
in senso favorevole ad esso. Il difetto fondamentale ne fu la
eccessiva altezza, a cui i bisogni sempre più incalzanti della
Chiesa, e la voracità sempre più insaziabile degli ufficiali delia
sua Curia finirono per recare l'importo di questo ' tributo ; il
quale segnò davvero, come l'autore ben dice, l'inizio di un*
vero processo patologico nel corpo della Chiesa.
STORIA OINBRALB — U. 8TUTZ 169
A considerazioni anche più vaste e più profonde si è pre-
stata la seconda delle monografie, la quale tratta delle cosi
dette Indulgenze della Crociata e delle Indulgenze della limosina.
L'indulgenza, premette acutamente il Gottlob, forma il centro
della vita ecclesiastica e politica dei tre ultimi secoli deirEtà
di mezzo; ed in essa dà del capo chiunque voglia penetrare
a fondo alcuno dei grandi movimenti ideali o sociali di quel-
l'epoca. Ed è essa ancora, come è troppo noto, che segna il
raomento e la causa iniziale di quel grande rivolgimento che
fu la Riforma protestante. Eppure l'argomento non fu studiato
sin qui, se non sotto l'aspetto teologico, dal punto di vista
del confessore o dell' avente cura d' anime, e cioè dal basso ;
bisogna considerarlo invece, per comprenderlo appieno, dal-
l'alto, dal punto di vista della suprema autorità ecclesiastica,
vale a dire del Pontificato romano, e quindi sotto l'aspetto
della politica e della sociologia medioevale. Ora ecco precisa-
mente l'assunto propostosi dall'autore, assunto che egli per altro
determina anche più nettamente ed anche più strettamente cir-
coscrive riducendolo allo studio delle origini delle diverse forme
di indulgenza. Cosi inteso, tale assunto può dirsi che sia an-
cora pressocchè intatto, poiché neppure il celebre storico
americano Lea, che dedicò allo studio delle indulgenze il terzo
volume della sua opera capitale sulla Storia della confessione
auricolare e delle indulgenze nella Chiesa latina, lo ebbe ad
esaurire. Il Gottlob ci viene designando con una erudizione
inesauribile e con una perfetta maestria i gradi successivi di
formazione di quella Indulgenza della Crociata, che fu ad un
dato momento il vero nerbo economico e finanziario della gran-
diosa impresa di Terrasanta, e quindi il suo decadere pure
per gradi fino a ridarsi ad un volgare mezzo di far quattrini.
E allora spontanea a questo punto e quasi di per sé si apre
innanzi allo scrittore l'altra questione dell'origine della Indul-
genza della limosina, e inoltre di quella forma di indulgenza
a questa per tanti versi affine, che é la Indulgenza del lavoro,
vale a dire l'indulgenza concessa a chi dia l'opera sua alla
costruzione di chiese e monasteri, mentre l'altra è quella con-
cessa a chi dia denaro per lo stesso intento. Ma una deriva-
zione qualsiasi di cotesto Indulgenze della limosina e del lavoro
dalla Indulgenza della Crociata, che parrebbe quasi ovvia e
che lo stesso autore confessa di avere da bel principio sup-
posta, è da escludersi affatto. Queste seconde forme si sono
170 RECENSIONI S NOTE BIBMOGRAFICBE ~ F. RUFFINl
presentate spontanee nelle consuetudini e nella disciplina della
Chiesa spagnuola, e da essa si sono poi A^enute man mano
allargando ad altri paesi. La semplice enunciazione di tali
risultati basta a far vedere la capitale importanza di queste
ricerche, per la storia in genere non solo del sistema tribu-
tario ecclesiastico, ma ancora dello stesso dogma dell'indul-
genza e della penitenza. Ma non posso tacere che è qui an-
cora che potrà unicamente trovare il punto sicuro di appoggio
di ogni eventuale indagine scientifica anche lo studioso ita-
liano, il quale abbia vaghezza dì ricercare a fondo quegli
istituti, dei quali ò rimasta ancora 1:raccia oggidì nel nostro
diritto ecclesiastico particolare dell'ex-Regno delle Due Sicilie,
e cioè delle così dette Bolle della Crociata e di Terrasanta.
I quali istituti furono appunto colà importati all'epoca della
dominazione spagnuola.
Alla Spagna pure ci richiama la breve mi eccellente mono-
grafia, che il Padre benedettino Herwegen (fase. 40, 1907)
dedica al così detto: Factum di S. Fruttuoso di Braga. Questo
atto sarebbe invero Tarchetipo di una serie di patti somiglianti
che si riscontrano nei più antichi documenti della Chiesa spa-
gnuola, ma la cui contenenza e la cui portata si sarebbero
\enute profondamente modificando col tempo. Vera conven-
zione dapprima, mercè la quale un gruppo di persone pie si
associava nell'intento di fondare un monasteri©, con fare de-
dizione di sé e delle cose loro ad esso e, per esso, all'abate
che vi era preposto; semplice modo di elezione dell'abate di
un monasterio, in seguito, al quale abate i monaci rinnova-
vano in tale congiuntura la solenne dedizione loro e la solenne
assicurazione della loro piena soggezione; ed infine pura for-
mula di professione di voti monastici da parte di novizi, ac-
compagnata dalle consuete promesse di obbedienza illimitata
e di piena subordinazione; questa categoria di atti costituisce
ad ogni modo un curioso e fin qui ignorato fenomeno nello
svolgimento della disciplina ecclesiastica. Su di essa aveva già
fermato l'acuto occhio esercitato lo Stutz medesimo, il quale
manda innanzi a questa monografia una sua prefazione illu-
strativa. Impedito di condurre innanzi e di approfondire egli
stesso la ricerca, volle, con liberalità di vero maestro, indi-
rizzare in essa ed assistere uno degli allievi del suo seminario
giuridico, l'Herwegen, il quale bene ha corrisposto alla fiducia
in lui riposta, ed egregiamente ha saputo assolvere il compito
STORIA GENERALE — TJ. STUTZ 171
a lui affidato. Il raflfronto fra gli elementi etnici e locali, de-
rivanti dal diritto visigotico, e le istituzioni militari romane,
sul cui modello era stata condotta la regola benedettina, è
davvero interessante ed istruttivo in sommo grado. È una
pagina fin qui sconosciuta dell' inesauribile argomento del prin-
cipio associativo quella che ci si apre innanzi ; la prima pagina
di un libro, che è veramente da augurare, con V autore e col
prefazìonista, che possa invogliare presto altri ancora a scor-
rerlo a fondo.
La voluminosa opera del privato docente dell'Università di
Lipsia ScHOLZ (fase. 6-8-1903), che s'intitola: I pubblicisti
delVepoca di Filippo il Bello e di Bonifacio Vili, e che porta
come sottotitolo: Contributo alla storia delle idee politiche
medioevali, non ha bisogno che della semplice enunciazione,
perchè ogni storico ed ogni giurista ne rilevi la eccezionale
importanza. E non occorre forse neppiir dir altro, se non che
il vasto tema è trattato con un'erudizione quasi altrettanto ec-
cezionale, poiché tutto il materiale stampato ed il rarissimo
materiale manoscritto, posseduto segnatamente dalla Nazio-
nale di Parigi, vi è stato usufruito. Il libro merita davvero
di prendere posto in quella collana di scritti egregi, che per
le varie epoche hanno preso a trattare lo stesso argomento,
0 quello del tutto affine, per non dire addirittura identico, delle
relazioni fra lo Stato e la Chiesa. La completezza dell'infor-
mazione e la diligenza dell'autore sono tali, che possiamo
perfino permetterci di fargli un appunto, quello di non aver
menzionato, se non proprio di sfuggita e molto alla leggera
(pag. 258, nota 79), un libro che, per quanto oramai un po'
vecchiotto, meritava però tuttavia di essere tenuto in qualche
maggior conto, e cioè il .libro del nostro Scaduto : Stato e
Chiesa negli scritti politici dalla fine della lotta per le investi-
ture sino alla morte di Ludovico il Bavaro, Firenze, 1882.
Rinunciamo a dare pure uno schizzo del contenuto del libro
dello Scholz: tanto ricco esso è, e, d'altra parte, tanto age-
volmente immaginabile da chiunque apprenda questo, che tutti
ilati del grandioso "problema sono stati con ineccepibile cura
considerati, ponderati ed illustrati dal valoroso autoie.
L'ultimo lavoro, di cui ci rimane a discorrere, è quello
che di tutti forse più da vicino tocca la nostra storia parti-
colare ed è atto quindi ad attirare sull'intiera raccolta l'at-
tenzione degli studiosi italiani. S'intitola: I.^ette Giudici palatini
172 RKCEKSIONI K KOTB BIBLIOORArJCHB — F. RVFFJKI
di Roma neW Epoca bizantina. La scrisse il privato docente del-
l'Università di. Bonn Keller (fase. 12, 1904). Dal tempo che
il Galletti ne aveva trattato nel suo noto scritto: Del primicerio
della Santa Sede apostolica e di altri ufficiali maggiori del sacro
palazzo Lateranense, e cioè dal 1776 in poi, il remoto oscu-
rissimo istituto non aveva più trovato né in Italia né fuori
chi vi avesse dedicata una ricerca speciale. E d'altro canto il
libro del Galletti, oltre che ormai troppo vecchio, é anche così
manchevole per tanti versi! Come la benvenuta quindi non
può non salutarsi questa monografia, la quale, ricca dei più
recenti sussidi di ricerca e sulla traccia in particolare del
« Liber pontificalis » e del « Liber diumus », e inoltre dei pre-
ziosi regesti di Farfa, di Subiaco, di Tivoli, di S. Maria in via
Lata, e infine degli scritti inediti di Albinus Pauper Scholaris
e di Cencius Camerarius (che l'autore compulsò nella Vati-
cana), getta tutta la luce che è possibile oggidì e che sarà forse
anche in avvenire possibile di gettare su questa istituzione.
Poiché, giustamente nota il Keller, assai poco materiale, e ad
ogni modo non certo significativo, è più da sperare che i do-
cumenti di quell'epoca ci abbiano ancora a fornire. Chiusa
pertanto, quasi in un modo definitivo, innanzi a sé la cerchia
delle fonti, l' autore ne seppe trarre tutto il più largo profitto.
Onde questo, di cui da ultimo ci siamo occupati, può ben
dirsi anche un lavoro per se stesso definitivo. L'istituto vi è
tratteggiato nelle sue vicende più rilevanti: dall'epoca romana
e dalla gotica fino alla bizantina, ove il funzionamento suo è
considerato distintamente nei due momenti decisivi della Sede
pontificia piena e della Sede vacante. Come è noto, l'ufficio
dei Giudici palatini ed il loro Collegio finì per trasformarsi
pienamente in quello assai più duraturo e tuttora perdurante
dei Cardinali. Ogni cultore della storia del diritto ecclesiastico,
non solo, ma ogni cultore di storia italiana del primo Medio-
evo non potrà più passare accanto a questo notevolissimo
scritto, breve ma altrettanto denso di dati e di risultati, senza
tenerne il massimo conto.
La nostra rassegna ha potuto, per quanto focatamente
sommaria, far palese ad ognuno e la moltiplicità quasi stupefa-
cente dei soggetti trattati, e la varietà mirabile degli indirizzi
seguiti, e l'indole spesso profondamente diversa degli autori,
che già hanno dato l'opera loro a quest'impresa veramente
encomiabile. Giuristi, storici, teologi ci hanno fornito a gara i
STORIA 0B2fKRiLC — U. 8T0TZ 173
frutti delle loro pazienti ricerche e della loro febbrile attività.
Lo Stutz ha mantenuto fede alla solenne promessa, con cui
egli dava vita alla raccolta che da lui prende nome e che a
lui darà meritata fama in tutto il mondo scientifico; e cioè
la promessa, che essa sarebbe stata aperta senza distinzione
di sorta ad ogni onesta credenza religiosa. E se anche si deve
pur dire, come del resto era nella natura, anzi, nella neces-
sità stessa delle cose, che molto vario è pure il valore intrin-
seco delle singole opere in quella comprese; tuttavia è di pura
giustizia che si riconosca del pari, che nessuna di esse è ve-
nuta però meno al solo requisito, che dall'editore era stato
posto per la loro ammissione, e che era lo schietto carattere
scientifico. Francesco Ruffini.
PIETRO TADDEI, U Archivista. Manuale teorico-pratico. Pa-
gine vHi-486 con 12 tabelle.
JACOPO GELLI, 3500 « ex libris » italiani. Pagg. xn-335 con
840 incisioni.
A. CAPPELLI, Cronologia e calendario perpetuo. Pagg. xxxiii-419.
FRANCESCO GNECCHI, Monete romane. Pagg. xvi.418 con
25 tavole.
SOLONE AMBROSOLI, Manuale numismatico italiano, con 1746
fotoincisioni. Pagg. xvi-428.
6. GAROLLO, Dizionario biografico universale. 2 volumi. Pa-
gine vm-2118.
Manuali della Collezione Ulrico Hoepli. — Milano, 1906-07-08.
Nei due ultimi anni il solertissimo editore Ulrico Hoepli
arricchì la sua notissima e celebrata Collezione di parecchie
pubblicazioni, le quali, pur non deviando dal carattere volga-
rizzatore dell'impresa, possono tornare utili anche ai cultori
degli studi storici e agli eruditi. Appartengono a questa cate-
goria le opei-e suindicate del Taddei , del Celli, del Cappelli,
del Gnecchi, del compianto Ambrosoli e del Garollo.
*
20. — Degli archivi, riguardati come sacro deposito di do-
cumenti e nel loro ordinamento amministrativo, fu scritto assai;
ma non si aveva un'opera sistematica completa, che coordi-
nasse le notizie paleografiche e storiche, la legislazione archi-
vistica e i consigli suggeriti dalla lunga esperienza e da pazienti
174 RECENSIONI E NOTE BIBLIOORÀPICHB — C. RINA UDO
ricerche. A questa lacuna riparò appunto Tarchivista del mini-
stero della pubblica istruzione, Pietro Taddei, col Manuale
Hoepli, intitolato U Archivista, '
Il volume è diviso in due parti, storica e amministrativa.
Nella prima l'A. descrive sommariamente come si costituivano
gli archivi dai popoli antichi e specialmente dai Romani, nel
medioevo e nei tempi moderni, soffermandosi sugli archivi
ecclesiastici, notarili, delle opere pie, dei privati e specialmente
dei Comuni; dedica un capitolo speciale agli archivi piemon-
tesi e tocca brevemente degli archivi esteri. La vastità del-
l'argomento rende impossibile dare in un manuale un chiaro
concetto degli archivi in tanta varietà di tempi, di governi, di
civiltà e di condizioni sociali; perciò sono notizie varie, dette
senza pretesa di proporzioni giuste e organiche, intarsiate anche
di qualche documento, che, se non bastano ad illuminare sulla
storia degli archivi, stimolano il desiderio di conoscerla. Il cenno
sugli archivi esteri è così scarso, che poteva anche essere
ommesso.
La seconda parte ha intento più pratico, perchè mi^'a:
1® a descrivere lo stato di fatto in cui si trovano gli archivi
delle varie amministrazioni, centrale, provinciale e comunale,
riportando, ove esistono, le disposizioni speciali emanate per
l'ordinamento e la custodia degli atti; 2»^ ad esporre la teoria
sull'ordinamento e l'organamento di un officio di registra-
tura od archivio secondo le nonne del regio decreto 25 gen-
naio 1900, n. 35; 8« a mettere in rilievo i doveri dell'archi-
vista, l'importanza dell'ufficio, e la necessità di ben conoscere
le competenze delle varie amministrazioni. Si sarebbe potuto
sfrondare questa parte della descrizione delle istituzioni, che
trova il suo posto naturale in un trattato di diritto ammini-
strativo o di amministrazione generale e locale; e forse avrebbe
contribuito all'organismo dell'opera la separazione dei docu-
menti dal testo, raccogliendoli come allegati in appendice.
Il volume è fornito di una discreta bibliografia, dell'in-
dice alfabetico dei nomi e delle cose e di dodici tabelle.
*
21. — È una curiosità legittima quella degli ex libris, ma
facile a incappare nelle tante reti, tessute di inganni, di falsi
e di ristampe, che l'industria disonesta ha teso.
STORIA GENERALE — P. TADDEI - J. OELLI - A. CAPPELLI 175
Jacopo Gelli, nel prezioso volume, edito dall'Hoepli, volle
offrire una guida abbastanza sicura ai raccoglitori e agli stu-
diosi di ex libris italiani, registrando gli autentici, i falsi, i
riprodotti con un mezzo grafico qualsiasi, o ristampati coi
rami, coi legni o con gli zinchi originali, accompagnando
ognuno di essi con opportune indicazioni.
Identificare un ex libris significa: ricercare la persona o
la famiglia che di quello si servirono col fine di stabilire la
proprietà dei volumi. Riuscire nello scopo non è facile, quando
VeX' libris è anonimo; ma più difficile riesce, quando è aral-
dico, essendo facile andar lungi dal vero sì per l'errata di-
stribuzione delle pezze, la mancanza o l'aggiunta di taluna di
esse, come per l'assenza degli smalti o l'errata indicazione.
11 Gelli, seguendo il sistema descrittivo già usato dai
signori Bertarelli e Prior nel lavoro edito dall'IIoepli nel 1900
(1300 ex libris), sostituendo però spesso la vignetta alle parole,
raccolse nella prima parte gli ex libris propriamente detti,
disponendoli in ordine alfabetico; nella seconda i cartellini
applicati dai librai sui volumi da essi venduti; nella terza gli
ex libris di premio. Per facilitare l'identificazione del titolari
degli ex libris araldici, al testo fece seguire la descrizione suc-
cinta e figurata delle varie pezze del l)lasone araldico, come
pure le divise, i motti, le sentenze, i gridi di guerra, le accla-
mazioni usate nell'arma gentilizia da molte famiglie italiane.
Sono ben 3500 gli ex libris italiani elencati e descritti,
illustrati con 755 figure, e da oltre 2000 motti, sentenze e
divise, con 840 incisioni. Raccolta ricchissima e felicemente
riuscita, non ostante le inevitabili lacune e imperfezioni, che
gli specialisti sapranno riscontrarvi.
*
22. — Chi attende agli studi storici conosce per esperienza
quante difficoltà cronografiche si incontrino consultando anliclie
scritture, sia pei diversi sistemi usati nel computo de.di anni,
mesi e giorni, sia per l'uso di ere e calendari diversi dai
nostri.
Per ovviare a queste frccpienti cause di incertezze e dì
errori, nonché di perditempo, il Cappelli si studiò di riunire
nel volume succitato tutto ciò che gli pareva essenziale nella
verifica di qualche data storica, limitandosi al periodo che corre
176 RECENSIONI E NOTE BIBLIOQRAFICHE >- C. RINATJDO
dal principio dell'era cristiana ai tempi nostri. I fasti conso-
lari, la successione degli imperatori, re e papi, l'èra bizantina,
quella di Spagna, l'Indizione, l'egira di Maometto, l'era della
repubblica francese sono messe a riscontro con gli anni del-
l'era cristiana. A questo fa seguito un Calendario perpetuo,
con un ricco glossario dì dati, che fa risparmiare agli studiosi
i calcoli che rendonsi necessari, specialmente quando si maneg-
giano documenti datati con nomi di feste religiose.
Cura speciale pose l'A. alle Tavole cronologiche dei So-
vrani dei principali Stati d'Europa nell'evo medio e moderno,
con particolare attenzione all'Italia. Di essa invero non ci for-
nisce soltanto la serie degli imperatori e dei re, ma dei signori,
conti, marchesi, duchi, granduchi, principi, dogi, re, che domi-
narono nelle varie regioni e città, disposte per ordine alfabe-
tico (Bologna, Camerino, Faenza ed Imola, Ferrara, Forti, Ge-
nova, Guastalla, Lucca, Mantova, Massa e Carrara, Milano,
* Mirandola e Concordia, Modena e Reggio, Monferrato, Napoli,
Padova, Parma, Piacenza, Pesaro, Pisa, Piombino ed Elba,
Puglie e Calabria, Ravenna, Rimini, Roma, Saluzzo, Savoia e
Piemonte, Sicilia, Toscana, Treviso Feltre e Belluno, Urbino,
Venezia, Verona).
Per una più vasta trattazione della materia si potranno
consultare i Padri Mauiini, l'Jdeler, Io Stokvis, il Grotefend,
il Brinkmeier, il Potthast, il Duchesne, il Bòhmer, il Kopallik,
il Bùhl, il Mas Latrie, il Carraresi ed altri; ma come raccolta
degh elementi cronografici comuni sarà senza dubbio apprez-
zata dagli studiosi la Cronologia del Cappelli.
* *
23. — I due volumi del Gnecchi e dell'Ambrosoli costitui-
scono un'ottima guida numismatica italiana, il primo per l'età
romana, il. secondo per i tempi moderni.
Il lavoro del Gnecchi non è nuovo, essendo la terza edizione
d'un manualetto, apparso la prima volta nel 1895, la seconda
nel 1898, ed ora notevolmente accresciuto nel testo (p. 418),
nelle figure (203) e nelle tavole iconografiche (25). L'A. rag-
giunse (e n'è prova la buona accoglienza del pubblico) l'in-
tento di volgarizzare la numismatica, rendendo accessìbili a
tutti le cognizioni elementari e facilitando l'acquisto e i cambi
delle monete. Sono tre parti distinte, ma intimamente colle-
STORIA OBHSRALB — F. OlTICOHI • 8 ÀHBROBOLI * 0. GAROLLO 177
gate; nella prima fornisce le notizie generali sulle collezioni^
rarità, valori, ritrovamenti, ripostigli, falsificazioni delle monete,
con un ricco saggio bibliografico ed una utilissima nomencla-
tura numismatica; nella seconda illustra i vari tipi, forme e
vicende delle monete della repubblica romana ; nella terza si
intrattiene più ampiamente sulle monete e zecche imperiali^
con elenco alfabetico e serie iconografica. In appendice TA.
ci diede un Vademecum pel raccoglitore in viaggio con l'indi-
cazione dei prezzi per le monete consolari e imperiali.
L'Atlante numismatico italiano del compianto Ambrosoli
non è già un atlante completo, per cui occorrerebbero parecchi
Tolumi, ma una selezione, fatta col savio criterio dell'uomo
competentissimo, di 930 monete, nell'intento di dare un'idea
sufficiente della vastissima numismatica italiana moderna. É
quindi un libro di divulgazione e di uso pratico ad un tempo,
in cui, com'è naturale, primeggiano per numero le monete di
Roma (192), Venezia (134), Milano (95), Savoia (63), Napoli (56),
Bologna (41), Parma (24), Firenze (21). L'Atlante è preceduto
da un succinto elenco delle pubblicazioni più notevoli, alle
quali si dovrà ricorrere per informazioni particolari sui vari
argomenti, dall'indice alfabetico delle città e regioni illustrate,
dal prospetto delle zecche dell'Italia continentale e insulare ; ed
è seguito dall'elenco dei santi rappresentati sulle monete, dal-
l'elenco dei motti disposti in ordine alfabetico, e da quello
delle figure, che sono in tutto 1746.
*
* *
24. — La frequenza dei Dizionari biografici ne dimostra
il vivo bisogno. Tutti presentano gravi difficoltà ; queste si ac-
crescono, quando il dizionario diventa universale e vuol essere
contenuto nella forma e nell'ampiezza di un Manuale.
Il prof. Gottardo GaroUo s'accinse all'ardua impresa, non
già con eliminazioni soverchie di nomi, che anzi ne aggiunse
parecchi obliati di umili ma utili lavoratori, ma adottando un
sistema nuovo. Anziché biografie storiche, sono indicazioni
personali comuni, di cui occorre nei frequenti bisogni, con la
nota caratteristica individuale più spiccata. Non sempre fu pos-
sibile accertare la data e i luoghi della nascita e della morte,
e non è sempre^ facile racchiudere in una formola la vita di
un uomo, specialmente se molto complessa; pur ci sembra
Rivista borica italiana^ 8* S., viir, 2. 12
178 RCCBM8J0HI K ROTI BIBLIOGRAriCHB — C. RINAUDO
felice il concetto direttivo. Infatti col suo sistema il Garollo
riusci a raccogliere in 2 volumi di complessive pagine 2118
ben 50 mila voci e 80 mila numeri, fornendo al consultatore
i dati essenziali che spesso gli occorrono, o almeno indiriz-
zandolo con le succose indicazioni a ulteriori ricerche.
G. RlNAUDO.
PAULUS KEHR, Regesta pontificum romanorum. Italia ponti'
fida. — Voi. II, inLatiumn, Berolini, apud Weid-
mannos, MDCCGCVII.
25. — Fu già annunziata questa novissima e preziosa pub-
blicazione, fatta sotto gli auspizi della R. Società di Gottinga
dàir indefesso, paziente, accurato e intelligente ricercatore dì
documenti pontificii, Paolo Kehr, nella Rivista storica. Della
parte 1% Italia pontificia^ è ora comparso il voi. II, Latiumj
dando a questo nome Testensione ch'ebbe nella storia eccle-
siastica.
Questo volume contiene gli Atti dei pontefici romani an-
teriori all'anno 1198, che riguardano i patrimoni della S. R.
Chiesa nel Lazio e le diocesi seguenti: delle sedi suburbicarie
Ostia, Porto con T antico episcopato di Cervetri, Silva candida,
Albano con Anzio, Frascati, Palestrina e Sabina; della Cam-
pania romana Tivoli, Velletri con T antico episcopato delle
Tres tahernacy Terracina con Piperno e Sezze, Segni, Anagni
con Trevi, Ferentino, Alatri e Veroli; della Tuscia romana
Nepi, Sutri, Civita Castellana, Orte, Gallese, Toscanella con
Civitavecchia, Bieda e Viterbo, Bagnorea, Castro, Orvieto con
r antico vescovado di Bolsena. Gli atti dei pontefici romani
segnalati sono 677, dei quali 290 già erano nei Regesti del
laffé; integri 340, autografi 72.
I regesti sono pubblicati per ordine topografico, ossia
dapprima quelli che riguardano i patrimoni della S. R. Chiesa
nel Lazio, poi successivamente per ciascuna diocesi nell'ordine
sopra indicato. Ciascuna sede reca propria numerazione. Sic-
come questo metodo, consigliato da parecchie buone ragioni,
potrebbe rendere meno facile la ricerca di uno speciale atto,
così l'Autore ha poi disposto i 677 Atti per ordine cronolo-
gico e per pontificati : notando con particolari segni nella nu-
merazione, se gli Atti sono perduti o di cui si abbia semplice
STORIA 6KNERALB — F. OSIÀPUSBO 179
notizia, se sparii, se ancora conservati gli autografi ; indicando
in altra colonna la data dell'atto, nella terza la fonte, se cioè
tratti dalla collezione laffé-Kaltenbrunner (IK), o laflFé-Ewald
(lE), 0 laffé-Lòwenfeld (IL), nella quarta il pontefice e il titolo
degli atti che li riguardano. Così si ha sotto gli occhi un chiaro
prospetto dei Regesti secondo l'ordine cronologico e ponti-
ficale.
L'opera non è priva di tutti quei sussidi, che contribuiscono
a rendere compiuta e quasi perfetta l'impresa, e tornano agli
studiosi di tanta utilità pratica: come l'Indice delle cose, una
larga bibliografia per ogni capitolo e paragrafo degli atti, un
sobrio schiarimento storico e archivistico per ciascun titolo,
e ad ogni atto le indicazioni necessarie per ritrovarne il do-
cumento o la citazione.
Tutti i cultori degli studi storici saranno grati alla bene-
merita R. Società di Gottinga di avere curato una pubblica-
zione così faticosa e dispendiosa, e al Dr. Paolo Kehr d'averla
intrapresa con si larga preparazione, tanta dottrina e precisione
di esposizione. C. Rinaudo.
F. CHIAPUSSO, Susa: Bandiera e stemma della Città. —
Susa, G. Gatti, 1906.
26. — Con questo titolo il eh.""** A. pubblica due verbali
del Consiglio Comunale di Susa, in data 14 maggio 1581.;
nel primo dei quali si espone che vent'anni prima, in occa-
sione dell'ingresso del Duca E. Filiberto in quella Città si era
provvisto a fare un'insegna che venne affidata a Messer Claudio
Porterio, e da questi era passata poi ad altre mani. Ora si
delibera che il gonfalone sia preso e tenuto in consegna dal
Consindaco Paolo de Roma. Il secondo verbale narra la ri-
messione fatta quel giorno stesso dell'insegna del Comune,
che era gialla, rossa e nera, dal nob. Lorenzo Bardessano,
che la teneva presso dì sé come Alfiere, al nuovo consegna-
tario designato.
A questa pubblicazione, che illustra con brevissime pa-
role, l'A. aggiunge qualche cenno intorno allo stemma della
Città, notando le leggiere varianti ch'esso ebbe a subire nel
succedersi dei tempi, le diverse descrizioni che se ne trovano
nei libri del Comune. Le due torri, più o meno abbondante-
180 RKCCN8I0H1 B KOTE BIBLIOURAFICHB — L. U.
mente finestrate, congiunte o no da un muro con un portone^
ricordano la Porta di Savoia, costruzione romana di cui si
onora la vecchia Susa, e il motto, che si aggiunse in tempi
recenti, In flammis probatus amor, crede TA. sia stato inspi-
rato dal Tesauro, il quale, invitato nel 1663 a tracciare un
programma delle feste a celebrarsi per l'arrivo del Duca
C. Emanuele II colla sposa Francesca d'Orléans, suggeriva
anche l'erezione d'un arco di trionfo, sull'alto del quale, fra
altri emblemi, la statua della Fedeltà che abbracciava una
delle due torri dello stemma di Susa, nel cui zoccolo dove-
vasi scrivere: « in flammis probatus est amor », alludefido al-
r incendio patito dall' Imperatore Federico Barbarossa per V amore
verso i principi di Savoia,
Il lavoro è piccolo di mole e, se si voglia, anche d' im-
portanza, ma è buon segno che l'on. Chiapusso non scorda,,
fra le preoccupazioni della vita pubblica, i prediletti studi
onde già venne onore a lui ed alla sua città nativa (1).
L. U.
PH. KIEFFER, S. Giusto di Susa, — Torino, Bellardi e
Boria, 1906.
i27. — Il padre Filippo Kieflfer ha voluto ripagare la cor-
tese ospitalità che a lui ed ai suoi confratelli, esuli dalla
Francia, offriva la valle di Susa, portando il suo contributa
alle feste millenarie che, nello scorso anno, si celebravano in
onore del Santo patrono della Diocesi, coli' illustrarne la vita
e il martirio. Pensiero tanto più gentile quanto più al K.,
ignaro quasi della nostra lingua (il libro fu scritto in fran-
cese e tradotto sul manoscritto dal Canonico Calabrese) stra-
niero ai luoghi in cui si svolgevano le scene che imprendeva
a narrare, non famigliare con molte delle fonti cui aveva a
ricorrere, doveva riuscire difficile mandarlo ad effetto.
Attingendo specialmente al racconto confuso e frammen-
tario che la Cronaca della Novalesa ci porge della distruzione
(1) Ciò scrivevo, quando a Felice Chiapusso sembrava promessa
ancora lunga esistenza lieta ed operosa ; si stampò quando la morte
lo ha strappato alFaffetto, alle speranze dei suoi ! Alla Memoria del
compianto Collega il mio rispettoso, dolente saluto!
STORIA GUriRÀLI — P. KIEFFBR 181
di quel famoso cenobio per mano degli infedeli, delle sevizie
e del martìrio che incontrarono i pochi monaci rimasti a cu-
stodia dell'altare, mentre fuggivano i più, TA. mettendo a
confronto i vari passi, non trascurando gli altri scarsi docu-
menti sincroni e la tradizione popolare, sceverando, con critica
sagace, quanto ha parvenza di vero da quanto sembra fan-
tasiosa leggenda, traendo, dal poco che si conosce, deduzioni
se non sempre sicure almeno verosimili, riesce a darci delle
vicende del Santo una narrazione, se non ricca di particolari
tale almeno da spargere sufficiente luce su di lui.
S. Giusto, fratello d'un Leone che ^^o^è esser Papa, forse
Leone IV, fu monaco della Novalesa e vi tenne non la dignità
di Abate, ma la carica di cellerario o procuratore. All'annunzio
<he ì Saraceni, varcato l'Appennino ligure ed invaso l'alto
Piemonte, dilagavano lungo la cerchia delle Alpi e ne pre-
davano successivamente le valli, i monaci della Novalesa si
ritraggono, parte a Torino e parte in Savoia, ma alcuni riman-
gono, e fra questi S. Giusto e S. Flaviano. I Mori si appres-
sano, giungono, e all'orda dei fuggiaschi che esterrefatti li pre-
cedono, si aggiungono gli abitanti della valle Cenisia e i pochi
monaci rimasti a Novalesa (906). Cercano rifugio su per la valle
della Dora, a Oulx, a Beaulard, nelle spelonche e nelle selve,
e Giusto li dirige, li conforta, li avvia in salvo oltremonti, e
poi col . compagno Flaviano scende a salvare altri miseri o a
morire con essi. E muore infatti per mano dei Saraceni, e il
corpo, buttato in un pozzo, riceve poco dopo, dalla pietà di
qusdche fedele, onorata sepoltura in una chiesuola presso Oulx,
di dove, oltre un secolo dopo, le sante reliquie, a caso sco-
perte, vengono trasportate a Susa, nel tempio fatto innalzare
da Olderico Manfredi (1027).
In questo racconto e nella confutazione che fa della narra-
zione di Rodolfo Glabro, che, affermando nella sua cronaca
essersi trovato presente alla traslazione delle reliquie, cerca
negarne l'autenticità, l'A. mi pare essenzialmente lodevole pel
modo d'argomentare stringente e sicuro, e per l'amore alla
verità che, a differenza degli agiografi dei tempi andati, lo
spinge a procedere cauto e a non meritarsi l'accusa di cre-
dulità sovèrchia. L. U.
182 RBCEirSIOiri B NOTB BIBLIOOIUnOHE — Q. 8iN«I0RG]0
D. SILVIO M. VISMARA, Monasteri e Monaci Olivetani nella
diocesi milanese (Note storiche). — Milano, Cogliati, 1907.
28. — Oh belle agli occhi miei tende latine! Ma il libro
del Benedettino di Montoliveto è tutt'altro che bene scritto, e
sovratutto è di breve orizzonte. Egli non è, infatti, che il
panegirico del suo sodalizio , all' ombra dei cui ulivi sempre
fiorirono i santi e nel quale come la virtù così la scienza fu
costantemente tradizionale^ — ed è già assai che al chiudere
del penultimo de* suoi sette paragrafi ammetta, che anche
neirOrdirie Olivetano vi sia stato qualche momento di tiepida
osservanza, di rilassamento, e che qualche religioso possa aver
fallato. Ma a dir vero, la vita si vive dagli uomini, e tra gli
uomini; e dappertutto (aggiunge giustissimo il reverendo Vi-
smara) s'infiltra sempre del guasto che ammorba l'ambiente.
E bella ed ampia tenda hanno diciotto anni or sono
piantata in Seregno (nella diocesi milanese) i devoti di Ber-
nardo Tolomei dell'illustre famiglia di Siena feconda. Desso
è attualmente il solo Monastero che gli Olivetani abbiano in
Lombardia, dalla quale erano stati assenti per forza quasi
quattro quinti di secolo. Tutti ricordano il nembo procelloso di
Giuseppe II prima, e poi la gran soppressione del tempo della
Rivoluzione Francese che l'A. definisce a suo modo ubbriaca--
tura e vandalismo.
Nella Provincia lombarda già i bianchi solitari di Monto-
liveto avevano, del resto, spiegato il loro stendardo nel 1400
a Baggio, la patria di quel patarino Anselmo che era stato
trecentotrentanove anni prima assunto al papato col nome di
Alessandro IL Altri quattro monasteri erano poco dopo sorti
per essi a Villanova di Lodi, a Nerviano presso Parabiago, a
S. Vittore in Milano, a Givate nel Lecchese, e a Viboldone
di Melegnano.
La Basilica Porziana (dalla quale la Vittoriana) vanta
d'altronde una reale sua importanza storica. Sant'Ambrogio
vi rimproverò Teodosio reo dell'eccidio di Tessalonica, e dopo
il Mille, i mitrati Arnolfo ed Ariberto la dotarono di casa e
latifondo. Auspice Giulio II l'ebbero nel 1507 gli Olivetani, e
per costoro il 1570 sorse il nuovo tempio dedicato al Mar-
tire. Ben dice il canonico Paolo Rotta (pregiato autore di un
lavoro appunto su S, Vittmy, detta Basilica Porziana) che fu
un vero sproposito il non aver conservata della vecchia cat-
STORIA OXRIRALB -- 8. M. TISXARA 183
tedrale nemmanco una traccia, e l'aver lasciato TAlessi co-
struisse da padrone. Quarantadue anni dopo, S. Vittore, aperto
al culto, ebbe consacrato il suo aitar maggiore da Federico
Borromeo, dipinte le tele e le pareti dal Moncalvo, dal Crespi,
dal Salmeggia, dal Figini, dai due Procaccini, e miniati i libri
corali da Gerolamo di Milano. Solo il 1810, dopo vicende e
resistenze diverse, i frati se ne andarono, pur lasciando ancora
per qualche tempo al governo della importante parrocchia un
dei loro. Il Cenobio, che se non fu architettura di Bramante,
meritava di esserlo, diventò poi caserma della cavalleria au-
striaca.
Né mancò ai suoi giorni di qualche valore storico anche
rabbazia di Civate, che sorta nel settecento, ebbe dal secondo
Angilberto dei Pusterla e dall'arcivescovo d'Intimiano, e da
altri fedeli, possessi tanti e tali privilegi che nessun'altra mai
in Diocesi Milanese. Alla fine del XIV, però, essa, e per le
continue guerre, e per esser decaduta in basso la disciplina
monastica^ perdette assai della sua popolarità^ed occorsero gli
Sforza e papa Sfondrati perchè ritornasse un po' alla vecchia
nomea. Il 1556, fortuna volle che la ottenessero gli Olivetani,
e per parecchi anni infatti le cose camminarono bene ; ma la
disciplina conventuale s'era un po' rilassata, e il famoso nembo
del Tedesco si scatenò ai tempi della Cisalpina come uragano
anco sulla alpestre Civate. Gli Olivetani pare vi fosser vissuti
pur troppo senza infamia e senza lode; ma a questo giudizio
del Fabi, ed agli altri del Longoni, dello Spinelli, e di Cesare
Cantù, di cotesta gente (!), il signor Vismara non sì degna di
dar peso. À lui basta l'autorità, indubbiamente molta, ma
niente spassionata, di monsignor Magistretti.
Forse fu disgrazia che Antonio da Barga non sia cam-
pato tanto da narrare i miracoli degli illustri del suo Ordine.
Ma a desiderare ai Padri del Monte, oltre le cento ottave del
gran Tasso, nientemeno che una Ditirambica degli uomini
grandi e grandi cose che onorano non solo Oliveto, ma tutta
Italia, c'è sempre tempo. Gaetano Sangiorgio.
184 RBCEK8I0NI E NOTC BIBLJOORAFICHC — 0. BIGOMI
ENRICO SIEVEKING, Studio sulle finanze genovesi e in parti-
colare sulla Casa di S, Giorgio. (Trad. dal tedesco di Onorio
Soardi, riveduta dall'Autofe). Parte I, in Atti della « So-
cietà Ligure di Storia Patria ». Parte I del volume XXXV,
— Genova, Tip. della Gioventù, 1906, pag. 262, in-4«.
29. — La versione italiana di quest' opera molto impor-
tante era desiderata dal millenovecento, cioè dacché si potè
apprezzare nel testo originale quanta dottrina vi fosse e quanta
novità di vedute (1). Infatti il valente professore della Univer-
sità di Friburgo, non solo ha tenuto conto di tutti i contri-
buti a stampa recati in questi ultimi anni a rischiarare i
primi tempi del Comune di Genova, ma ha con assidue ri-
cerche, nel R. Archivio di Stato, specialmente in quella sezione
che chiamasi da S. Giorgio, nelle due celebri biblioteche della
città (la Givico-beriana e la Universitaria) e negli Archivi di
Venezia e Firenze, potuto accertare un gran numero di fatti e
rettificare molte asserzioni erronee o avventate di studiosi che
r hanno preceduto. Questa prima parte giunge sino al prin-
-cipio del 400, cioè sino al consolidamento delle compere nel
nome di S. Giorgio. La seconda abbraccia propriamente la
Storia della Casa di S. Giorgio sino alla sua fine (1815) e
ne daremo cenno quando ne sarà fatta T edizione italiana.
Il lettore che voglia saperne qualcosa, può vedere anche su
questa seconda il giudizio di Angelo Roncali da noi citato qui
«otto. Diciamo intanto qualche cosa della prima.
Essa si presenta con un chiaro elegante vestibolo che è
la Prefazione dell'Autore (2). Segue un atrio (intitolato Fonti
e Letteratura) il quale ci permette di apprezzare al loro giusto
valore le fondamenta della ricostruzione finanziaria fatta dal S,
Finalmente abbiamo l'accesso ad un triplice compartimento,
-cioè a tre capitoli con i titoli seguenti:
1^ Genova sotto il dominio illimitato della nobiltà fino
all'anno 1257. '
(1) Prof. A. Roncali, recensioni delle due parti dell'opera in
Riforma sociale (voi. IX, pag. 82 e segg. - Voi. X, pag. 612 e se-
guenti nel 1899 e 1900).
(2) Siamogli anche grati delle buone parole eh* egli ha stampato,
attestando la sua riconoscenza per gli ufficiali degli Archivi italiani
« la loro cortesia (vedi, pag. XVIII).
STORIA OBHBRALI — E. BIBVSXIHO 185
2** Dalla prima istituzione del capilaneus popuH fino
alla elezione del doge popolare (1257-1339).
3® Amministrazione delle finanze genovesi sotto il doge
fino alla erezione della Casa di San Giorgio (1339-1407).
Il corredo di documenti trascritti nell'appendice ci dà un
saggio (per continuar il paragone) della bontà delle fondamenta.
Ove non scendasi a particolari minuti, crediamo impossi-
bile dare un'adeguata idea del lavoro dell' A., ma se volessimo,
senza tor pregio alle altre, dire quali sono le parti del volume
da noi preferite, diremmo senza esitazione il paragrafo intito-
lato: Organizzazione indipendente della borghesia nella com^
pagna (pag. 18 e segg.), l'altro sulla Politica finanziaria del
primo capitaneiis populi^ Guglielmo Boccanegra (pag. 6 e segg.)t
finalmente quello sulle Imposte diverse specialmente sul com^
merdo (pag. 164 e segg.) e gli ultimi del capitolo 3® riguar-
danti le Compere a Genova, confrontate coi debiti delle altre
città italiane fin verso il 1400 e le Maone di Scio, di Cipro,
di Corsica (pag. 185-223).
Le investigazioni finanziarie del S. confermano solo in
parte la definizione che dava il Rezasco per la cotnpagna:
«è il popolo collegato in società politica ». Ragionevolmente
il S. nota che la sua tendenza era di aggregarsi tutti i Geno-
vesi abili alle armi. E alla testa della stessa erano le famiglie
viscontili. Da queste erano presi i consoli che diventeranno poi
i consoli del Comune, il qual Comune non viene dunque ad
essere tutta una cosa colla città, ma soltanto una parte di
questa (1); ecco in che senso deve intendersi la voce popolo
nella definizione del Rezasco. Più tardi essa voce (popolo)
avrà un valore contrapposto a quello di Comune. Il carattere
militare originario della compagna impedisce di ritenerla ana-
loga alla gilda inglese (come voleva il Goldschmidt) o ad una
associazione capitalistica. Bensì il suo scopo essendo stato
l'acquisto del dominio marittimo, e questo avendo raggiunto
particolarmente durante e per causa delle Crociate, venne un
grande incremento di capitale alla classe viscontile. Ma corri-
spondentemente cresceva d'importanza anche la borghesia o
popolo; quindi ecco il conflitto.
(1) VoLPB, QuesUcni fondamentali sulV origine e svolgimento dei
Comuni italiani. (Pisa, 1904, pag. 23 e segg.).
186 RBCKN8I0VI B NOTE BIBLIOORAFICHB — G. BIGONI
Il governo di Guglielmo Boccanegra è dal S. paragonato
a una tirannide greca, e spiegato colla cattiva amministra-
zione finanziaria del precedente governo. // capitano del popolo
assise la finanza su basi solide riordinando il sistema dei
prestiti (compere), fissando le azioni (luoghi) (1) a 100 lire,
assalendo i diritti de* visconti e dell' arcivescovo, e di questo
con maggior fortuna che non di quelli. Se il suo scopo era
di sgravare le classi povere, perchè non si ricorreva ad una
imposta diretta? Riferisce il S. la ragione addotta dal capi-
tano , cioè che « mutua et collecta ad concivium et maxime
pauperum gravitates » (2), ma osserva tosto: « Però effetti-
vamente una colletta giustamente ripartita avrebbe colpito
pure i ricchi, ai quali apparteneva anche il capitano, cioè il
ricco banchiere Boccanegra».
A proposito dei palazzi de' nobili sparsi per la città, muniti
di torri, distinti da « ampie loggie e grandi cortili che servi-
vano da luogo di riunione della famiglia e de' suoi partigiani „,
cogliamo l'occasione per menzionare la loggia dei De Camilla
e Lercari testé tornata in luce in Vico degl'Indoratori, cioè
non lungi dalle case dei D'Oria (3).
* *
Il sistema finanziario genovese non aveva soltanto uno
scopo fiscale. Il S., che fin dal 1896 aveva rivolta la sua at-
tenzione air industria della seta nella nostra città, trova, nelle
tariffe daziarie del 300, un intento evidentemente protet-
tore sia della industria degli ori e argenti (specialmente fili-
grana), sia della seta. Cita per il 400 la diminuzione del dazio
d'importazione del legname ** attendentes quantum ex navali
fabrica Januensium opes crescunt et civitas exsullat », dove
(1) Parola, crede il S., presa dal lingaaggio degli armatori di
una nave.
(2) Veramente la precisa citazione, che ho riscontrato nel Libbr
JuRiUM, dev* essere: Oporteret mutua et collecte frequentes et magna
fieri ad coiicivium etc. Altrimenti il senso è poco chiaro.
(3) La iscrizione latina, che il march. M. StagHeno fin dal 1860
trascrisse, è la seguente : In ChrisU nomine 1411 prima Maxi per
ndbiles De Camilla et De Lercariis hec logia facta fuit quibus et earum
sticcessoribus in perpetuum sit comunis.
STORIA IQEHBRALS — D. CAMBU80 187
qjiesV exsuUat è veramente una parola assai significativa, e ben
ci mostra la città nella quale i monarchi stranieri venivano a
impegnare le loro gemme per poter pagare i proprii soldati.
Sulla tenuta dei libri in partita doppia, in cui Genova ha
preceduto non solo Firenze ma anche Venezia, e sul vario
carattere delle maone le osservazioni del S. ci sembrano spe-
cialmente notevoli e ci siamo compiaciuti che, al par di noi
e d'altri studiosi, egli abbia dato il dovuto peso alle ricerche
del generale Ugo Assereto intomo agli alberghi nella Liguria
e alla Maona di Corsica (1) « dall' Assereto giudicata non più
favorevohnente di quello che Adamo Smith giudicasse la Fast
India Company ».
Per concludere e col desiderio di dare un più largo cenno
delle compere al tempo (speriamo prossimo) in cui sarà pubbli-
cata la parte seconda propriamente dedicata a S. Giorgio (2),
non sapremmo meglio significare il nostro elogio, che deplorando
non siano vivi ancora il Belgrano e il Desimoni, perchè così
il S. come il pubblico V avrebbero udito, anziché da noi, da
ben più autorevoli giudici. Guido Bigoni.
DOMENICO GAMBIASO, Cremeno e la Polcevera. — Genova,
tip. della Gioventù, 1907, pag. 248, in-16^
30. — Da Carmandino in Val Polcevera alle falde del
monte dei Due Fratelli prende il nome quell'antico progeni-
tore (3) delle famiglie viscontili di Genova segnalatesi agli
albori del Comune, il nome delle quali faticosamente e acu-
tamente rintracciò il Belgrano di sui due codici membranacei
celebri col nome di Registro arcivescovile di Genova. Si che il
luogo stesso, colle lontane memorie storiche che vi si connettono
(1) Nel 1378, per la guerra imminente, che fa poi detta di Chioggia,
il Comune cede risola, faor di Bonifacio e Calvi, a una maona, di
cui è gran parte Leonello Lomellini. U. Asserbto, Genova e la
Corsica in BvUeUn de la Société, etc,, de la Corse, 1901, pag. 146.
(2) In cui speriamo trovare una stampa più accurata, special-
mente delle citazioni contenute in nota.
(3) Ido Visconte possessore di terreni lungo le mura di Genova,
presso S. Siro, nel 952. Carmandino - oggi Cremeno - è propria-
mente air imboccatura d' una valle minore che prende il nome dal
torrente Secca.
188 RKOSNBlOm B NOTE BIBLIOGRAFICHK — 0. BIQONI
(anche senza risalire alla Tavola di bronzo ed alla sentenza
arbitrale del 117 avanti Cristo), destava nell'operoso sacer-
dote D. D. Cambiaso il pensiero di raccoglierne dagli autori e
più dai documenti della storia ecclesiastica e civile i non in-
signi, ma non trascurabili fasti. L'ordine del giorno del IV Con-
gresso storico subalpino (Saluzzo, Settembre 1901) « che ogni
Parrocchia, ogni Comune anche di piccola importanza storica,
provvedesse ad un Regesto de' proprii documenti nell'inte-
resse generale della storia » ha contribuilo, per sua slessa con-
fessione, a ravvivarle. Ma all' A. parve troppo arida cosa un
semplice Regesto, e con fatica di molti anni, com'egli stesso
dice nella Prefazione, ha ricercati gli elementi e riordinati
e collocati « sotto quel punto di vista che meglio si conve-
niva, affinchè da tanti... spesso disparati e sconnessi... risul-
tasse un tutto armonico, una narrazione continuata e com-
pleta di ciò che si riferisce alla storia del nostro villaggio » (l).
E la narrazione crebbe, non avendo saputo l'A. resistere al
desiderio di parlare d'altri villaggi che fanno corona a Cremeno
e d' altri luoghi della sua cara valle. E queste notizie saranno
care certamente ai Polceveraschi, quantunque non necessarie
alla storia del villaggio. È vero che prudentemente l'A. ha
intitolato il suo libro non solo da Cremeno, ma anche dal
fiume che alla valle dà il nome.
Son sei capitoli di storia civile e sette di storia eccle-
siastica, a cui fa seguito un corredo non dispregevole di do-
cumenti e note che attestano buone ricerche d'archivio fatte
dall'Autore.
A pagine 180 e 181 l'albero genealogico dei Visconti di
Carmandino è completato — colla scorta di documenti — di
alcuni nomi che mancano nel Belgrano.
Il lettore troverà pure interessante quello che l'Autore
narra del culto di S. Criserote, che per circa mezzo secolo
era stato venerato sotto il nome di S. Otifilio sulla fede di
una lapide dimezzata, dove la parola filio faceva seguito al
genitivo del nome precedente: oti. Ritrovata nella Biblioteca
Reale di Torino l'altra mezza lapide, per interposizione del-
l'abate Angelo Sanguineti e di 6. B. De Rossi, venne con-
(1) Prefazione, pag. vi.
BTl PREROMANA B ROMANA — A. MOSSO 189
cesso da Re Vittorio il trasporto di questa a Cremeno e la
ricostituzione integrale, che diede al martire il vero suo nome.
Non vogUaino terminare senza dir esplicitamente che il
libro, come abbonda di erudizione discreta, cosi è condotto
con discreta critica. Guido Biconi.
2. ETÀ PREROMANA E ROMANA.
ANGELO MOSSO, Escursioni nel Mediterraneo e gli scavi di
Creta, — Milano, Treves, 1907.
ANGELO MOSSO, Le armi piii antiche di rame e di bronzo.
Memoria presentata alla R. Accademia dei Lincei. —
Roma, Salviucci, 1908.
31-32. — Il chiarissimo senatore prof. Angelo Mosso, l'illu-
stre fisiologo della Università di Torino, è noto anche fuori della
ristretta cerchia degli scienziati puri, per le sue benemerenze
Terso la cultura generale e specialmente a riguardo della edu-
cazione fisica. Egli è uno dì quegli studiosi che amano mettere
la scienza a profitto della umanità, diffondendo, anche in forma
popolare, i risultati delle proprie ricerche applicati al migliora-
mento della vita pratica. È uno scrittore geniale, i cui libri^
specialmente quelli che trattano della fatica, della paura e della
Tita alpinistica, sono letti con vivo diletto e godono d'una
meritata popolarità. I suoi studi relativi alla educazione fisica
hanno avuto una benefica influenza sul progresso ed indirizzo
serio della ginnastica e dello sport; e già in questi si poteva
ammirare la profonda e vasta cultura storica e letteraria delFA.
Questa ha condotto il Mosso allo studio della vita antica nei
suoi varii aspetti che hanno rapporto alla fisiologia e alla socio-
logia moderna. Ed è naturale che Tattrattiva speciale di questi
studi abbia ingolfato Tegregio uomo nella archeologia, di cui
è divenuto un appassionato amatore e cultore benemerito.
La fama degli straordinari risultati ottenuti dalla esplora-
zione principalmente degli Italiani e degli Inglesi nell'isola di
Creta, ed il desiderio di conoscere l'ambiente ellenico, che tanta
influenza ha esercitato sulla vita del gran popolo e sulla civiltà
nostra, ha indotto il Mosso ad intraprendere un viaggio in
Grecia ed a trattenersi a lungo in Creta, assistendo anche
agli scavi che allora continuavano a Cnosso e Festo, per
190 RICBM&IONI E NOTE BIBLIOORAFICBB ^ L. XARUVI
opera deirEvans e del Pernier. Il nostro amico dott. Giuseppe
Hazzidakis, ispettore generale delle Antichità, sempre sollecito
ad aiutare gli studiosi e specialmente gli Italiani, insieme al
nostro caro maestro nelle esplorazioni cretesi, il prof. Haltherr,
hanno porto aiuto alle ricerche del Mosso.
Ed era utile che tutto quel prezioso materiale che docu-
menta la civiltà splendida ed antichissima dell'isola, il cui riflesso
ci rende la leggenda di Minosse, oltre che dagli archeologi
di professione, fosse esaminato da scienziati d'altro genere. Già,
in generale, l'isola di Creta offre, specialmente per noi italiani,
tanti lati degni di studio, che il nostro Governo non soltanto
dovrebbe continuare le ricerche archeologiche che ci hanno
arrecato tanto onore, riprendere quelle di scienze naturali
iniziate dal Simonelli, e continuare le storiche tanto ben com-
piute dal Gerola, ma favorire anche lo studio economico della
fertile regione ed aiutare le iniziative industriali che vi si
potrebbero con profitto impiantare, senza parlare poi di quella
troppo trascurata influenza politica nel Mediterraneo, che è il
gran lato debole della nostra politica estera.
Il Mosso ha raccolto materiale di studio e copiosa messe
di osservazioni antropologiche, che formano argomento di pub-
blicazioni scientifiche speciali (1); ma tutto ciò che presentava un
interesse più generale e non era di competenza esclusiva delle
pubblicazioni accademiche, ha costituito l'essenza del libro che
abbiamo dinanzi, il quale ha già tanto contribuito a diffondere
ed a far apprezzare meglio il mondo antico rivelato dagli scavi
in Greta.
Si comprende facilmente come le pubblicazioni scientifiche
degli esploratori inglesi, americani, francesi, tedeschi ed italiani,
raccolte in riviste o in atti di Accademie, siano poco accessibili
al gran pubblico. Mancava quindi un libro che, riassumendo
i risultati degli studi speciali, dimostrasse in forma adatta
alla comune intelligenza, tutto il valore di quelle ricerche, e
(1) Idoli femminili e figure di animali delVetà neolilica, in t Me-
morie deU' Acc. d. Se. di Torino » , S. II, t. LVIII, con due tavole.
Femori timaìii, usati coms cóllaive od amuleti, e critica dei fusarcli
votivi, descr. dallo Schliemann, in e Atti d. d. Accad. », voi. XLII,
12 maggio 1907.
Vertebre di pesci che servirono come ornamento o come amuleti nei
tempi preistorici, Ibid.
KtI PREROHAVA e romana — A. M0880 191
le deduzioni sicure che si possono trarre per la storia della
civiltà preellenica del Mediterraneo.
Spesso fra di noi specialisti si parlava della necessità di
scrivere un libro siffatto, prima che gli stranieri ci precedessero ;
ma o mancava Fautore predestinato o mancava il tempo agli
studiosi della materia. Ed il Mosso è giunto in buon punto,
poiché quasi contemporaneamente al suo ha visto la luce in
Inghilterra un pregevole libro del prof. Ronald M. Burrows,
Discovenes in Crete (London, Murray, 1907); ed è bene che
tosto sia stata pubblicata anche un'edizione inglese dell'opera
del Mosso, dal titolo The palaces of Crete and their builders,
a Londra, dal Fisher Unwin, volume che contiene anche un
capitolo in più, su Le calzature ìiei tempi di Minosse, che
formò tema d'un articolo pubblicato nel Secolo XX, VI, 11
novembre 1907.
Il Mosso si è sentito attratto da quella speciale fioritura
di civiltà sviluppatasi nell'isola di Creta in tempi antichissimi,
la quale ci ha rivelato il sostrato primo e splendido e più
caratteristico del mondo eroico greco ed i germi della successiva
civiltà ellenica. Questa ora non ci appare più come una crea-
zione del tutto originale sbocciata subitaneamente nell'Egeo,
come Athena dal cranio del sommo dio degli Elleni. Anche
il genio greco è la risultante d'una mirabile fusione di ele-
menti, serba il riflesso d'una civiltà che nello stesso ambiente
mediterraneo si è svolta lungamente ed esuberantemente. Già
gli scavi dello Schliemann avevano rivelato il mondo miceneo ;
ma, mentre credevamo aver conquistato con queste scoperte
la rivelazione della civiltà de' tempi eroici greci, gli scavi di
Creta ci dimostrano adesso che la civiltà micenea non è che
una fase, e già decadente, della egea, che ha avuto il massimo
fiore nel millennio antecedente e centro principale nel regno
di Minosse in Creta. Si comprende facilmente come lo studio
di questa civiltà abbia gran peso nella intelligenza di tutte le
manifestazioni dello spirito greco, come lo studio delle civiltà
italiche è indispensabile per ben comprendere la storia civile
e l'arte romana.
Il libro del Mosso incomincia col rendere conto sommario
degli scavi, in ispecie di quelli più completi ed importanti di
Cnosso, fatti dagli Inglesi, di Festo e della villa di H. Triada,
compiuti dagli Italiani. È una descrizione vivace delle rovine,
che interessa ed attrae, specialmente perchè riproduce il piacere
192 RKCBVSIOXI K NOTE BIBLIOORAFICHB — L. XARIANI
che deve aver provato TA. neiraddentrarsi e neiresercitarsi
alla pratica delle ricerche archeologiche. Non è facile, per un
profano, orientarsi nel labirinto dei palazzi minoici; ma colla
guida del Pernier e degli Inglesi, che ormai sono penetrati in
quasi tutti i misteri architettonici cretesi, il Mosso ha visto
rivivere sotto i suoi occhi e può rappresentare fedelmente al
lettore la éontuosa corte e famiglia di Minosse o Idomeneo,
seduti sul loro trono, dando udienza o assistendo agli spetta-
coli nel « teatro », o la famiglia, Vharem raccolto nel gineceo,
0 gli schiavi intenti ai loro lavori nei fondachi, le cantine o
i magazzini; la ricchissima suppellettile di metallo, la vaghissima
ceramica dipinta, le vicende, i restauri, gli incidenti subiti dalle
reggie solennissime e dalle ville apriche. L'ambiente e la sup-
pellettile cosi mirabilmente conservati rivelano allo studio del-
l'archeologo ed alla fantasia del visitatore i varii lati della vita
antica e innanzi tutto la religione, che è trattata nel capitolo X;
dai feticci naturali di pietra, e dal culto aniconico de'pilastri
e degli alberi, rivelatici dalVEvans e dal Reichel, egli passa
ad esaminare i santuari nelle loro mine e nelle scene figurate,
a descriverci i simboli e le funzioni del culto.
Lo studioso della ginnastica antica e moderna non poteva
fare a meno di interessarsi grandemente delle rappresentazioni
figurate di esercizii di forza o di agilità, che frequentemente
si veggono sui monumenti cretesi, dimostrando Talta antichità
dello sport e la passione per esso sviluppatasi già nella civiltà
egea. La giostm del toro selvatico sembra fosse Tesercizio
prediletto, il pugilato e la scherma non mancano, come la
danza, la corsa e il salto fanno parte dei divertimenti più in
voga fin da quei tempi; il Mosso contribuisce colla sua espe-
rienza osservazioni atte a far comprendere meglio gli esercizi
figurati.
Ma tra le manifestazioni più belle della civiltà minoica,
non v'è forse nulla che uguagli l'arte d'inspirazione naturali-
stica, cosi raffinata nella tecnica, e cosi geniale e spigliata nella
concezione, che non trova riscontro altro che nell'arte giappo-
nese, e perciò si differenzia molto dal carattere sobrio, assestato
e solenne dell'arte greca classica. Il Mosso ce ne dà un'idea
chiara nel capitolo XU, nel quale ci interessano soprattutto le
osservazioni del fisiologo sulle fonti della inspirazione, sulla
percezione dei colori, suU'irrigidamento e conseguente deca-
denza dell'arte.
BTl PREROMANA B ROMANA — A. MOBSO 19 S
Attraenti e dilettevoli sono i seguenti capitoli sulla donna
nelle religioni, sulla cucina e sulla musica. Il bel sesso figura
nelle pitture e nelle inscrizioni cretesi in larga rappresentanza
ed in forme seducenti. I costumi hanno un sapore orientale e
moderno, in opposizione all'aurea semplicità del vestire classico ;
e lo spirito sensuale si manifesta nella religione a base essen-
zialmente naturalistica. La cucina carnivora e rudimentale degli
eroi omerici rappresenta un regresso di fronte alla raffinatezza
che appare dalla suppellettile domestica, la cui copia e varietà
non ha riscontro altro che a Pompei. Sebbene la conoscenza
della musica classica sia molto incompleta, nulla sappiamo di
quella cretese antica ; s«nonchè l'esistenza di locali destinati a
spettacoli, la tradizione dei rapsodi dei tempi omerici, e soprat-
tutto le figurazioni di varii istrumenti a corda, a fiato, a per-
cussione, nei monumenti di Creta, ci fan vedere come quest'arte
fosse molto coltivata nell'epoca minoica.
L'ultimo capitolo' riassume l'idea che l'autore si è formato
riguardo all'orìgine ed ai depositarli di questa civiltà; e in esso,
com'è naturale, sono condensate le riflessioni scientifiche di
maggior peso per la questione etnografica. Il Mosso batte in
breccia giustamente contro la teoria tuttora preponderante
dell'unità etnica degli Indogermani, ai quali fu con entusiasmo ed
amor proprìo eccessivo, dagli Inglesi e dai Tedeschi in ispecie,
attribuito ogni bene che ci è venuto dal mondo antico : la stirpe
geniale, la lingua agile e densa di pensiero, l'arte, le scienze, ecc.
Eppure ogni giorno più le scoperte archeologiche e l'antro-
pologia ci mostrano la falsità di questa illusione.
La civiltà mediterranea, ormai è dimostrato, non ebbe
orìgine dagli Indogermani; ma una razza o un complesso di
stirpi formatosi o stabilitosi da tempi primitivi nel bacino del
Mediterraneo ha sviluppato in modo mirabile le sue facoltà^
nell'ambiente più adatto e privilegiato dalla natura, quasi
crogiuolo in cui si fondevano gli elementi delle civiltà mille-
narie dell'oriènte e delle primitive dell'occidente. Nella seconda
fioritura della civiltà classica, cioè nel mondo ellenico, non si
era del tutto cancellato il sostrato di civiltà egea, che ha
contribuito anzi alla formazione della civiltà classica, sebbene
la diversità etnica del popolo depositario di essa abbia dato
un'impronta così diversa per carattere dalla minoica.
Non è qui il caso di discutere il libro del Mosso dal lato
scientifico speciale, dal punto di vista paletnologico ed archeo-
RivMa ilorica itcUiana, S* S., viii, 2. 13
194 RKOBNSIOHI B ROTI BIBLIOORAriCHK — L. XARIAXI
logico. Esso non ha la pretesa di sottoporsi ad un tribunale
di specialisti ; ma desidera dì diffondere la conoscenza deirar-
gomento interessante e piacevole. É naturale che in alcuni
particolari si scorga qualche inesattezza perdonabile a chi non
è della materia e non ha vissuto a lungo nell* esercizio della
esplorazione archeologica. Ciò nonostante è mirabile la rapidità
colla quale l'autore si è addentrato nella materia e la compe-
tenza che in essa ha subito acquistata.
Era pur utile che chi si accingeva a volgarizzare rargomento,
non fosse legato dalle speciali esigenze dello studio archeologico,
che conducono talvolta a pregiudizi, sempre alla visione uni-
laterale de' problemi.
Alla attrattiva della forma spigliata del dire il Mosso ha
aggiunto molte belle illustrazioni, dì cose anche inedite che
con particolare liberalità gli hanno fornito THalbberr, TEvans,
il Pemier, il Savignoni, ecc.
Piuttosto merita una speciale considerazione dal punto di
vista scientifico la memoria del Mosso sulle armi antiche.
Lo studio della composizione chimica dei metalli lavorati,
provenienti dagli scavi, sebbene sia stato tentato qua e là con
qualche successo, non ha raggiunto quella importanza siste-
matica che dovrebbe avere.
Non è infatti soltanto utile il conoscere la tecnica metal-
lurgica degli antichi; ma sarebbe assai più interessante poter
scoprire dalla qualità della materia la provenienza di essa. Il
Mosso ha appunto tentato ciò; dalla natura delle impurità
contenute nel rame delle armi più antiche, si può desumere
da quali miniere, o almeno da quali regioni provenga il metallo
adoperato. Ciò ha un considerevole valore per la storia dell'an-
tica civiltà, specialmente per quel periodo così decisivo nella
trasformazione della civiltà mediterranea, che è l'eneolitico.
Allora, introducendosi le prime armi ed i primi istrumentì di
metallo, si mutano le condizioni di vita de'popoli ; i deposìtarii
di questa l^diistria e del commercio di tali manufatti predo-
minano e diffondono, insieme alla nuova invenzione, idee civili
e forme d'arte proprie ed acquistano anche una supremazia
politica. Nella soluzione quindi del problema relativo all'orìgine
della civiltà neolitica nel bacino del Mediterraneo, è di massimo
interesse ciò che il Mosso si è proposto, studiando le armi
più antiche di Creta, dell'Egitto, dell'Argolide, della Sicilia e
dell'Italia settentrionale ; specialmente nei Musei di Candia, di
W^FWf
ETi PRIROKAXl E ROMÀNI — A. MOSSO 195
Siracusa e di Reggio Emilia, in Arezzo, a Perugia e altrove,
che offrono più copiosa messe di materiale di confronto.
Le analisi chimiche furono fatte nell'Arsenale di Torino
coi metodi più esatti e moderni, ed in fondo al libro sono
riassunti i risultati in tavole comparative. Il Mosso ha potuto
ottenere per il suo esame frammenti di sommo valore e, per
quanto è possibile, di data certa. Le deduzioni storico-paletno-
logiche, che Fautore trae dall'analisi chimica, sono messe in
rapporto con ciò che noi sappiamo dai confronti formali delle
armi e degli strumenti. Egli passa in rassegna i tipi di armi
egizie, cretesi, greche ed italiane, e trova spesso coincidenza
di dati chimici e di forme artistiche, sicché si possono trarre
con una certa sicurezza le conclusioni etnografiche di relazioni
fra i popoli dell'Egitto, di Creta, della Grecia e dell'Italia in
quei tempi lontanissimi.
La rassegna de'varii tipi di armi induce il Mosso a fare
considerazioni importanti sull'uso di esse specialmente sul
significato religioso di alcune armi votive ; e ciò aiuta l'indagine
paletnologica. E così la comparsa de'primi oggetti di vero
bronzo serve a stabilire bene il tempo e il luogo d'origine
della tecnica relativa, la quale in Egitto è molto più antica di
quanto non si credesse.
La scoperta fatta dal dott. Hazzidakis d'una miniera di
rame a Ghrysocamino, ed i pani di rame che tanto somigliano
ai linjot sardi, dei quali trattarono il Pigorini e il Taramelli,
nel Bull, di Paletn. ItaL, ì crogiuoli per la fusione, provano
l'esistenza in Creta di una fiorente industria metallurgica, at-
testata anche da figurazioni relative sui monumenti egiziani.
Ciò non è forse sufficiente per togliere a Cipro il primato
come centro metallurgico ed escludere altri centri di produzione;
ma rivendica alla Creta minoica una tecnica finora attribuita
ad altre regioni.
Anche la tecnica della tempra dei metalli colla percussione,
già studiata dall'Orsi e dall'Hostmann, ha trovato conferma nelle
osservazioni fatte dal Mosso. Il confronto col materiale siculo
ed italico mostra grande affinità tipologica, e sembra quindi
potersi ritenere che esistesse un centro comune di diffusione,
forse Creta stessa.
Infine, il Mosso anche da questo studio speciale è indotto
a ritornare sulla questione dell'unità indogermanica; il nuovo
<K)atributo d'indagini da lui fatto è un altro argomento contro
196 RECftNSIOMI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — C. RINAUDO
la teoria germanica che agli Arii attribuisce Tinvenzione e la
diffusione dei metalli. Parimente la civiltà cretese sviluppatissima
in tempi tanto lontani (3000 a. a. G.) è contraria airopinione
che attribuisce questo merito ai Fenici. Il Mosso conclude,
secondo noi giustamente, che « l'albero genealogico degli
a Indogermani è pei naturalisti e gli archeologi una finzione,
« cui manca il terreno storico e la radice nei fatti ».
Ormai le scoperte in Creta, che sono in gran parte me-
rito della Scuola italiana di Archeologia, hanno rovesciato tutta
questa già vacillante teoria del « Panindogermanismo », e gli
studìi del Mosso, che hanno allargato il campo deirindagine
paletnologica ed archeologica, trasportandolo nelle provincie
vicine delle scienze naturali ed esatte, hanno contribuito note-
volmente a chiarire meglio la storia della civiltà antichissima
del Mediterraneo. Auguriamo air illustre e benemerito uomo
fortuna nelle ricerche nuove cui si è accinto: mentre scriviamo
egli è nella Magna Grecia a proseguire con giovanile entu-
siasmo quegli scavi, da cui spera trarre nuovo argomento per
il fausto connubio della archeologia con le discipline da lui
coltivate. Lucio Mariani.
GUGLIELMO FERRERÒ, Grandezza e decadenza di Roma
(Voi. IV). La repubblica di Augusto. — Milano, F.Ui Treves,,
1906.
33. — Questo volume, illustrato dall'Autore con varie
conferenze applaudite a Parigi dagli intellettuali, mira a dar
la prova delle sue affermazioni sul carattere del governo di
Augusto, ch'egli considera non come il fondatore della rao-
narchia imperiale a Roma, ma quale autore di una restaura-
zione repubblicana vera e non formale. Nel voi. 3^ aveva stu-
diato gli eventi, che dalla morte di Cesare vanno alla seduta
del Senato, in cui ad Ottaviano fu dato il titolo di Augusto
(dal 15 marzo 44 a. C. al 16 gennaio del 27 a. C); in questo
volume continua la narrazione fino ai ludi saeculares, glorifi-
cazione del dominio universale di Roma.
Non la rivincita partica, non la restaurazione dell'antica
virtù, ch'ei non ritenne possibili, erano il pensiero d'Augusto
nel primo ristoro dalla guerra civile appena finita, ma il rior-
dinamento delle finanze, necessario prologo d'ogni altra riforma..
rri PRKBOMAKJL B ROMANI — G. FERRERÒ 197
I provvedimenti intesi a questo fine rintraccia con molta cura
ri.; e con singolare acume, per dimostrare che con questo
mezzo tendeva Augusto ad avvezzare Tltalia a smettere Tidea
della conquista persiana e il rariimarico degli antichi tempi.
Molti episodi della vita romana, o trascurati, o ricordati
alla sfuggita da altri scrittori, o non messi in rilievo per loro
importanza politica, con efficacia espositiva ci presenta il Fer-
rerò: come le insistenze di Augusto, affinchè Tamicissimo di
Bruto, Messala Corvino, accettasse la carica disseppellita di
praefedus ì^rbi; la politica e le stranezze di Cornelio Gallo nel-
l'Egitto e le accuse di Largo contro l'ambizioso tesaurizzatore
proconsole e la sua misera fme; T edilità di Marco Egnazio
Rufo, il popolare spegnitore di incendi a Roma e la sua can-
didatura a pretore; il processo contro Marco Primo, gover-
natore della Macedonia; la congiura di Cepione e Murena; la
descrizione dei ludi saeculares col relativo Carme oraziano che
consacravano ufficialmente e nell'arte la dominazione univer-
sale di Roma.
Ma le parti essenziali del volume sono dirette a tre punti
principali: i viaggi di Augusto, le riforme politiche e sociali,
la riforma dei costumi. Troppo facilmente TA. vede nei viaggi
di Augusto, attraverso la Gallia nelle Spagne contro i Can-
labri e gli Asturi, attraverso la Grecia e l'Asia Minore verso
l'Oriente asiatico, il bisogno di allontanarsi da Roma, fatale
ai suoi dominatori, e di raccogliere denari per la restaurazione
delle finanze; ma questi viaggi gli forniscono occasione di
scrivere pagine efficacissime sulle condizioni della Gallia, della
Orecia e dell'Asia Minore dopo la conquista romana, e di il-
lustrare la politica asiatica di Augusto. La riforma costituzio-
nale del 23 a. C. e le riforme sociali attraggono giustamente
l'attenzione dell'A.; ma egli si intrattiene con più particolare
cura sulla riforma dei costumi.
A tal fine, valendosi non solo della storia e della legisla-
zione, ma più largamente della letteratura poetica del tempo
iTibuUo, Properzio^ Orazio e Virgilio), ci rappresenta Funiver-
.^ale decadenza dei costumi, l'influenza deleteria dell'ellenismo
e della corruttela orientale, il ritorno inefficace alle tradizioni
antiche della famiglia romana, i progressi e le ragioni del mo-
vimento puritano, i tentativi di Augusto nel seno della sua
famiglia e i risultati, le difficoltà di una legislazione dei co-
stumi, e i provvedimenti dell'anno 18, segnatamente le leggi
198 RBCENBIONI fi NOTB BIBLIOGRAFICHE — C. RINAUDO
de maritandis ordinibus^ sui matrimoni tra cittadini e liberti,
sugli incoraggiamenti al matrimonio, sulle pene del celibato, la
lex Julia de adulteriis. Questo aspetto della vita romana illumina
TA., spiegando le contraddizioni del primo secolo deirimpero,
come risultante delle contraddizioni fra il principio latino e il
principio greco-orientale, fra lo stato considerato come organo
di dominazione e lo stato considerato come organo di un'alta e
raffinata coltura, fra il militarismo romano e la civiltà asiatica.
Come nei volumi precedenti, TA. mira non a una fredda
collezione di notizie storiche, ma a ridare anima alle morte
memorie, ricostruendole nella piena vitalità dei tempi che fu-
rono, talora forse con una visione troppo soggettiva, certo
sempre con grande acutezza di considerazioni e anche con ar-
ditezza di divinazione. G. Rinaudo.
BASILIO BORELLI, S. Prospero d'Aquitania e il giudizio della
storia. — Carpi, Bavagli, 1907.
34. — La credenza tradizionale deiraquitanità di S. Pro-
spero, vescovo e protettore di Reggio neirEmilia, cominciò ad
essere combattuta sin dal secolo XVII ed ha trovato parecchi
ed assai autorevoli contradditori fino ai nostri giorni. Ora il
sacerdote Borelli si propone in questo su^o primo lavoro sto-
rico dì mostrar vera l'identità del Vescovo reggiano col celebre
Prospero d'Aquitania, confutando via via tutte le obbiezioni
degli avversari. ComlDatte dapprima le tesi che Prospero di
Aquitania non abbia mai avuto alcun grado gerarchico nella
Chiesa; che sia stato semplice laico, ammogliato e soldato;
che abbia condotto vita poco conforme al carattere del mini-
stero ecclesiastico. Passa quindi a studiare Prospero stesso
come segretario di Leone Magno, nei martirologi, come dot-
tore della Chiesa. Esposte, poi, le condizioni della diocesi di
Reggio nel secolo V e ricordati i predecessori di S. Prospero
in questo vescovado, esamina le notizie intorno alla vita di
lui. E termina cercando di mostrare che la deformazione stessa
della realtà storica nella tradizione reggiana intorno al Santo
è prova certa della sua antichità. Adornano* il libro alcune
illustrazioni: la statua di S. Prospero, una rozza pianta di
Reggio del secolo XVI, la facciata della cattedrale e della ba-
silica del Santo, ecc.
ALTO MVDIO EVO - G. HARTBAlDr 199
Non si può negare che TA. conosce molto bene Targo-
mento e sa trattarlo con copia di erudizione e accorta dia-
lettica. Ma questa è non di rado artificiosa ; e alTefficacia della
dimostrazione nuoce troppo spesso Tintemperanza della frase
e del pensiero, il soverchio accanimento della polemica, il
criterio talora non rigorosamente critico. In vece delFindagine
serena, domina sovente il calore dell'avvocato che difende la
sua tesi. Del resto, il B. stesso dichiara che scopo suo pre-
cipuo « fu di ravvivare la devozione verso questo grande
dottore della Chiesa e singolarissimo patrono della Diocesi
reggiana i. A nostro avviso, la questione resta pur sempre
aperta, e non potrebbe chiuderla che uno studio spassionato e
affatto imparziale. Umberto Benassi.
3. ALTO MEDIO EVO (Sec. V-XI).
6RISAR HARTMANN, Emna alla fine del mondo antico secondo
le fonti scritte ed i monumenti, — Roma, Desclée e C,
1908, pag. LIV, 848, in-8, con 224 illustrazioni e piante.
35. — Veramente, è la seconda edizione di un'opera, che,
cominciata a pubblicare in dispense sin dal 1898, uscì intera
soltanto verso la fine del 1900. Di più, essa forma il primo
volume di una pubblicazione più vasta e che sarà completata
in sei volumi, dal titolo generale Storia di Roma e dei Papi
nel Medio EvOj esposta secondo le fonti coti particolare riguardo
alla civiltà ed alVarte, la quale storia arriverà al punto da
coi mosse il Pastor per la sua Storia dei Papi. Però ognuno
di questi sei volumi sarà pubblicato in modo, che, come il
presente, può far parte separatamente da sé, né quindi c'è
alcun vincolo di tempo fra la stampa di una parte e quella della
seguente.
Mentre infatti attendevamo il secondo volume, ecco invece
la seconda edizione del primo. Se non che questa edizione è
così diversa dalla prima per aggiunte, correzioni e rinnovamenti,
che quasi può apparire una edizione originale. Inoltre l'autore
assicura che l'essersi liberato meglio dai vincoli d'insegnamento
che lo tenevano alla università di Innsbruck ha permesso di
dare al poderoso suo lavoro più sollecita operosità, onde i
successivi volumi usciranno in tempo relativamente breve e
^00 RECEMBIONI B NOTI BIBLIOGRAFICHE — ?. SPEZI
saranno informati anche tipograficamente alla correttezza ed
eleganza della presente edizione.
Vediam quindi in che specialmente consistano le variazioni
« migliorie introdotte in questa edizione; indi accenneremo alle
generali linee della materia di questo volume, non essendo
possibile dare un adeguato riassunto di così vasto argomento,
anche perchè trattato analiticamente con rigida euritmia nelle
sue parti con quella competenza scientìfica che tutto il mondo
degli storici, compresi i critici protestanti tedeschi, riconoscono
nello stimato autore.
E subito osserviamo che l'edizione presente è traduzione
dairoriginale tedesco, ed eseguita per cura del prof. Angelo
Mercati, il quale volle serbati fedelmente l'ordine e l'interezza
del testo da cui egli tradusse; mentre la prima traduzione nella
prima edizione italiana, non solo inverti varie parti dell'edizione
tedesca, ma, come osserva il Mercati stesso « molte cose in
« quella furono omesse, molte trattate più in compendio, qual-
« cuna condotta con ampiezza non troppo rispondente all'equi-
^ librio voluto tra le parti di un tutto ».
Ma c'è di più. Questo nuovo traduttore (che altro fu quello
dell'altra edizione) si è prefisso un canone direttivo dell'opera
sua, di cui non è stato tenuto conto nell'altra traduzione e che
perciò solo rende la presente molto diversa e notevole: egli
si è imposta « la più scrupolosa riproduzione in tutte le sfu-
« mature del pensiero deposto nell'opera originale ». È un
metodo di tradurre, cotesto, che può forse discutersi, secondo
vedute speciali; ma che, in tutti i casi, non può non essere
lodato per fedeltà al pensiero dello scrittore da cui si traduce.
Avverrà talora che il periodare non sia del più puro italiano;
e talvolta lo stile risentirà di certa teutonica durezza, onde
la frase apparirà brevemente concettosa e monotona contro
ogni regola di nostra armoniosa lingua; ma il Mercati questo
ha voluto deliberatamente, credendo di riprodurre, per tal via,
non solo la foo^ma vera del pensiero del Grisar, ma anche la
tedesca anima vivificatrice del pensiero tedesco deirautore.
Inoltre in questa edizione sono correzioni e aggiunte mol-
teplici di quanto la critica, l'archeologia, la numismatica e
gl'importanti scavi hanno palesato in questo ultimo decennio
intomo alla gloria medievale di Roma; e chi sia al corrente
dei progressi degli studi storici e di quelli sussidiarli della
storia sa quanto cammino si è percorso in così breve tempo
ALTO MEDIO EVO — 0. HARTMANN 201
SU questa via. Ma queste giunte e queste correzioni il traduttore
ha potuto inserire nel testo e nelle note secondo che Fautore
gliele ebbe comunicate manoscritte. Però accadde che le prime
varianti pervennero al traduttore quando già dell'opera si era
stampato fino alla pag. 307 ; ed il Mercati quindi le ha riunite
in 27 colonne prima del testo. Questa involontaria e parziale
manchevolezza nell'organismo del libro può permettere di valu-
tare più d^ vicino il copioso contributo che il Grisar ha por-
tato in questa edizione ; soprattutto vi possiamo osservare
con quanta prudenziale cautela egli accetti le conclusioni delle
nuove scoperte ; cosi, per esempio, veggasi quanto è detto sulla
casa di Pammachio e sulla chiesa dei santi Giovanni e Paolo,
sulle regioni di Roma, sulla topografia vaticana e specialmente
sopra il luogo controverso del martirio di S. Pietro.
Altro pregio molto notevole della seconda edizione sulla
prima è la copia delle illustrazioni storiche e artistiche, poste
non solo con abbondanza gradevole, ma con speciale discerni-
mento critico perchè ciascuna chiarisca meglio e accompagni
opportunamente il testo ; onde questa saggia disposizione acquista
valore di vero documento per la storia della civiltà e dell'arte
in Roma nel medioevo.
Con questo primo volume il Grisar ha cominciato a scri-
vere la « storia civile del papato nel medioevo sullo sfondo
della storia di Roma »; escluso quindi il concetto di una
storia ecclesiastica, il disegno di esporre la storia di Roma
come città e come incarnazione del papato dominatore uni-
versale del medioevo, subito si delinea in tutta una grandezza
armonica di confini ampi di ricerche e di studi della più alta
importanza. Ed a questo arduo lavoro si è accinto il Grisar
<ion una seria e lunga preparazione di attiva dimora qui in
Roma per molti lustri; con il corredo di una inesauribile
miniera di bibliografia sempre pronta a conforto d'ogni sua
affermazione; con una mente dotta della più varia erudizione
archeologica^ classica, artistica, storica, ecclesiastica.
In questo volume si abbraccia il periodo che va dal IV
alla fine del VI secolo: è diviso in cinque libri con diversa
estensione. 11 primo libro, che crediamo il più importante,
•come certo è il più .ampio, da prender da solo più che la
metà di tutto il volume, é intitolato Roma allo spegnersi del
culto pagano, e quivi sono lumeggiati, con magistrale vigoria,
questi tragici momenti di storia romana, in cui il paganesimo
202 RECSMSIOHI I NOTE BIBLIOQRA FICHE — P. SPEZI
lanciava gli ultimi bagliori, mentre internamente l'impero e
Roma venivano trasformandosi al trionfare dell'idea cristiana
e Roma subiva le ultime umiliazioni al rovinar dell'impero ed
al sopravvenire del germanesimo. Completano il quadro un
ipotetico viaggio di pellegrini, di cui TA. si fa guida sapiente,
dalla basilica di S. Giovanni in Laterano a quella di S. Pietro
in Vaticano; una esposizione analitica dell'opera del vescovo
di Roma per assurgere all'onore di primate su tutte le Chiese
del mondo; ed uno sguardo sull'arte e sulla civiltà romana
nella loro rifioritura cristiana.
Più brevi sono i tre seguenti libri: il secondo che tratta
di Soma ed i Papi durante la dominazione gotica in Italia; il
terzo in cui si espone Roma di fronte ai Bizantini ed agli
Ostrogoti al tempo del ristabilimento della potenza imperiale in
Italia; ed il quarto che studia Romu sotto Narsete e nei primi teìnpi
dell'Esarcato cioè fino all'irrompere dei Longobardi in Italia,
allorché l'Italia cominciò la triste e secolare sua divisione fra
più padroni; e in questi tre libri gli avvenimenti sono seguiti
nell'ordine cronologico e studiati con rigorosa critica storica.
Nel quinto ed ultimo libro, con ampia concezione sintetica,
si svolge la Decadenza progressiva delle condizioni politiche e
della civiltà romana; e la vitalità saliente della Chiesa Romana.
Da questo pallido schema dei principali soggetti svolti in
quest'opera poderosa potrebbe apparire subito un intenzione
preconcetta dell'A. di fare l'apologia del cattolicismo nei primi
secoli del medioevo; e tanto più facilmente s'immagina questo
quanto più la fantasia d'ogni lettore ricorre subito alla condi-
zione sociale di sacerdote gesuita dell'A. ed al naturale con-
fronto colla storia di Roma nel medioevo scritta dal prote-
stante Gregorovius. Eppure, ad onore del vero, no; il Grisar
determinatamente dichiara di voler esser libero da ogni ten-
denza e prevenzione di partito, e subito ne dà prova col tri-
butare con sincera schiettezza la sua ammirazione all'opera
del Gregorovius stesso. Certo, oltre che riparare alle troppe
insufficienze e alle troppe inesattezze che la critica storica ha
concordemente riconosciuto nel poetico storiografo di Roma
medioevale; oltre che aggiungere tutto il concorso dei risul-
tati degli studi e della scoperte ottenute nella seconda metà
del secolo testé scorso; il Grisar assolutamente esclude il giu-
dizio dei fatti che narra non confrontandoli, come spesso fa
il Gregorovius, con fatti della storia moderna e contemporanea.
ALTO XSD10 EVO — L. HALPHBK 208
senza dire che questo scrittore volle promuovere, con la sua
opera, una determinata idea, quella della nuova Italia.
Vogliam dire che la voluta oggettività storica sia dal Grisar
raggiunta nella sua pienezza scientifica? Non diremmo ciò;
ma non diremmo neppure quanto già suoi ammiratori hanno
affermato, che il suo libro è l'apoteosi del pontificato romano.
Noi invece riconosciamo che il Grisar cerca e vuole il trionfo
della verità nella storia, pur non essendo egli insensibile alle
vittorie della fede cattolica sopra il paganesimo ed essendo
sensibilissimo di dar risalto a quel lato intimo della vita ec-
clesiastica di Roma, che egli, cattolico, storico e critico, crede
di potere sentire meglio di chi alla Chiesa sia estraneo. Ed
in questo a noi sembra di trovare onesta conciliazione del
concetto scientifico con la fede religiosa dello scrittore. In tutti
i casi la scienza storica, con quest'opera, certamente segna un
passo assai notevole nella storia di Roma medioevale, e il vivo
desiderio che si ha della continuazione di quest'opera, espresso
da tante parti e di cattolici e di protestanti, è il miglior elogio
che al Grisar poteva derivare. Pio Spezi.
LOUIS HALPHEN, Études sur Vadministration de Rome au
nioyenAge (751-1252). — Paris, Honoré Champion, 1907.
36. — La formazione del comune di Roma nel 1143 e
il conseguente accordo, o assenso, del papa Eugenio III nel
1145, costituiscono nella storia di Roma medievale il passaggio
da un periodo di dominazione, o prevalenza assoluta, del
potere teocratico, in un periodo di relativa indipendenza della
città dal pontefice.
Ma quali cangiamenti subisse tutta Tammìnistrazione del
governo da questa rivoluzione popolare forma un problema
di alto interesse storico; e intorno al quale già, saltuaria-
mente e con varia potenza di preparazione e di autorità, si
diressero le ricerche di valenti cultori di storia medievale romana.
Intanto altri gravi problemi, connessi a questo principale,
sono le ricerche delForigine, dell'essenza e della evoluzione delle
singole istituzioni amministrative prima e dopo questa data
memoranda del J 143.
E questo lavoro, importante quanto arduo, ha compiuto
il sìg. Luigi Halphen, un valente giovane studioso di cose ro-
mane, appartenente alla Scuola francese d'archeologia e di
204 RBCKN8I0V1 E NOTE BIBLIOORAFICHE ^ P. SFIZI
storia (negli anni 1904-1906), posta sotto l'esperta direzione
del dotto Mons. Duchesne.
Lo studio dell'Halphen muove dal 751 quando, secondo
Topinione più comune, cessò di essere l'esarcato di Ravenna,
e Roma ebbe più ragione di dirsi indipendente. Del resto,
ramministrazione bizantina nell'esarcato già era stata studiata
così da Carlo Diehl in un volume della Bibliothéque des Écoles
d'Athènes et de Rome, come dall'Hartmann nell'opera: Untersu-
chungen zur Geschichte de?' byzantinischen Verwaltung in Itq.lien
{540-750).
Questo punto quindi di partenza cronologica può facilmente
essere accettato da tutti ; ragionevole è pure il punto d'arrivo,
che è l'anno 1252, quando i Romani si scelsero un senatore
straniero, Brancaleone degli Andalò; sebbene qualcuno potrebbe
desiderare esteso lo studio a tempi ulteriori.
Quanto alle fonti, a cui ha attinto l'A., sono autorevoli
quasi tutte e copiose quanto più era possibile ; che non vuol
dire che sieno state consultate tutte quelle che sono note e
questo per' varie e spesso gravi difficoltà che si oppongono
da parte di coloro che sono i custodi dei preziosi archivi
romani, pubblici e privati, custodi spesso non adeguati al difficile
compito loro affidato, più spesso ignari del valore dei documenti
rinchiusi nelle custodite cartapecore medievali e quasi sempre
assai diffidenti degli studiosi, anche se presentati e garantiti da
autorevoli e competenti personaggi. L'Halphen spiega nella
prefazione quanto inutilmente dovette più volte cercar di
consultar archivi importanti : ma, ad ogni modo, l'abbondante
nota delle fonti che egli ha avuto a sua disposizione; più ancora,
la seria preparazione acquistata prima di accingersi a questo
lavoro, e il coscienzioso uso delle fonti citate, certificano appunto
della importanza della presente pubblicazione.
Il libro è diviso in tre parti:
Nella prima si espone U organisation administrative avant
la revolution communale con cinque suddivisioni riguardanti il
papa e l'amministrazione di Roma, le circoscrizioni amministra-
tive diverse nell'ordine civile da quelle nell'ordine religioso, il
prefetto, i consoli e i duchi e infine i giudici.
La seconda parte tratta del U organisation administrative
de la Coìnmune Roniaine, studiandosi l'essenza di questo Comune
romano, l'organismo suo generale, le modificazioni subite dal
senato e l'accresciuto numero dei vari servizi amministrativi.
ALTO HEDIO RTO — R. POUPARDIN 205
La terza parte ha più carattere di appendice di documenti,
sebbene sia formata di liste statistiche delle varie cariche dei
giudici ordinari, dei prefetti e dei senatori, composte con lode-
vole studio dairA. stesso e disposte per ordine cronologico,
secondo la data dei documenti, che sono ricordati e i quali
rammentano i nomi di cotesti ufficiali civili dello stato romano.
Molto facilmente queste liste possono essere ampliate, e forse
qua e là modificate, colla scorta di documenti nuovi che venis-
sero tratti alla luce; ma la utilità loro è incontrastabile.
Chiude Topera un indice analitico per i vari riscontri che
possano occorrere nel consultare questo lavoro sì riguardo le
persone come i luoghi e le cariche, di cui si è tenuta parola.
Pio Spezi.
R. POUPARDIN, Études sur Vhistoire des Frincipautés Lom-
bardes de Vltalie meridionale et de leiirs rapports avec
VEmpire Frane, — Paris, Honoré Champion, 1907.
37. — Primo oggetto di questi studi sono le fonti per
la storia de' rapporti fra' Principati Longobardi e l'Impero
Franco, da Carlomagno alla morte dì Lotario. Dopo questo
tempo a l'histoire de leurs rapports avec Louis II se confond
le plus souvent avec celle des rapports entre ce prince et
l'empire byzantìn, et il faut attendre jusqu'au temps de Paldolf
Tète-de-fer, c'est-à-dire jusqu'à la fin du X^ siede, pour que
les affaires de l'Italie lombarde, après un siècle de luttes sans
grandeur et sans résultat, tiennent de nouveau une place dans
l'histoire generale de l'Europe occidentale ». Quelle fonti consi-
stono in Cronache, Annali, Cataloghi, qualche agiografia, qualche
« libro pontificale » e pochi testi diplomatici; materiale tutto
già edito e quasi tutto già criticamente studiato. Ma dal P. viene
ora opportunamente classificato, in base alla provenienza (di
Montecassino, di Benevento, ecc.); vagliato, negli elementi co-
stitutivi delle singole fonti; messo a confronto nelle sue parti
diverse, meglio illustrato insomma. Sicché più d'un'opìnione,
già in credito, n'è rimasta scalzata; e, per di più, utili notizie
son date su' depositi archivistici, ove rimangano custoditi i
testi diplomatici. Messa cosi meglio in sodo la base nel primo
capo, su questa è intessuta ne' due capi seguenti l'esposizione
de' rapporti tra' Longobardi e Carlomagno, tra' Longobardi
e Ludovico I, Lotario e Ludovico IL È storia in gran parte,
206 RBCENBIOHI B NOTI BIBLIOORA FICHE — V. BCHIPJL
se non in tutto, abbastanza nota anch'essa; ma qua e là meglio
chiarita, o meglio accertata. Degna d'essere particolarmente
segnalata è TAppendice sul manoscritto del Cartolario comu-
nemente indicato col titolo improprio di Cronaca di S. Sofia
di Benevento. M. Schifa.
4. BASSO MEDIO EVO (Sec. XI-XV).
LUIGI SCHIAPARELLI, Charta Augustana, Note diplomatiche.
— Firenze, Tip. Galileiana, 1907.
38. — Della Charta Augustana parlarono incidentalmente
il Cibrario ed il Gal, i quali pubblicarono parecchi di quei
documenti nei M. H. P, {Chartarum, I e II). Primo a fermare
la sua attenzione sopra la forma singolare e le caratteristiche
di quel documento fu L. Bethmann che ne diede una som-
maria descrizione. Buoni elementi d'indole giuridica raccolse
Silvio Pivano nella sua introduzione alle Carte dd Grande e
del Piccolo S, Bernardo esistenti nell'Archivio Mauriziano di
Torino e provenienti da quello di Aosta {Miscellanea Valdo-
stana, pag. 57-238). Nello stesso volume edito nel 1903 dalla
Società Storica Subalpina (pag. 239-290) il prof. Giuseppe
Battaglino pubblicò quaranta delle carte che esistono tuttora
nell'Archivio Mauriziano d'Aosta (Mazzo I). Trattarono pure
della Charta Augustana il Gaudenzi ed il Kem, ma essi, come
i precedenti, non poterono studiarla che in un numero ristretto
di atti riferentisi quasi esclusivamente alle Case del San Ber-
nardo, quindi le loro conclusioni sui caratteri diplomatici e
sul valore giuridico di quel documento sono necessariamente
incomplete. Un lavoro simile richiede lunghissima prepara-
zione e vuol esser fatto sul complesso di tutte le carte, al-
meno di quante si potranno ritrovare. Esse sono sparse in
ventiquattro archivi, non tutti in Valle d'Aosta. Difficile ne
riesce la collezione completa, essendo talvolta la Charta Au--
gustana nascosta nell'interno di altri documenti notarili mem-
branacei, ai quali essa conferiva speciale valore. Spesso il
documento è abraso ; se ne potrebbe restituire la forma, sempre
identica presso lo stesso cancelliere, ma la lettura dei nomi,
che hanno interesse storico, riesce tante volte impossibile.
Lo Schiaparelli potè studiare a lungo in Aosta parecchie
raccolte inesplorate di Chartae Augustanae e farsi, dal lato
BABBO MEDIO EVO — L. 8CHIAPABBLU 207
paleografico e diplomatico, un concetto esatto di quel singo-
larissimo documento. L'esame serio dei testi originali confe-
risce un pregio speciale all'analisi che ne fa il giovane e
Talente diplomatista.
L'A. comincia collo stabilire la differenza fra la Charta
Àugustana e la Chaiia Notarii, entrambe in uso contempora-
neamente nella Valle d'Aosta dal 102C al 1408, ma con au-
torità e valore molto diverso per la prima che appartiene
esclusivamente alla Cancelleria d'Aosta, istituzione retta da
speciali norme e con ufficiali propri. Essa aveva la sua sede
in mezzo all'area dell'antica basilica romana, davanti alla chiesa
di Santa Maria e San Giovanni (Cattedrale), ed ivi soltanto
riceveva ed autenticava i suoi atti. 11 CanceUarius auguste era
assistito da vicecancellarii o scriptores. Un fatto storico curio-
sissimo si è che per lo spazio di 90 anni (1318-1408) da
Amedeo V ad Amedeo Vili, i conti di Savoia erano cancel-
lieri di Aosta, ove si facevano quasi sempre rappresentare da
un vicesgerens. Cessano 'solo collo scomparire della Charta -4ii-
gusiana^ cioè quando il loro dominio politico vi era stabilito
definitivamente e senza contrasto.
Lo S., con sottile indagine ed opportuni confronti, studia
la Charta nei vari periodi del suo svolgimento, le due reda-
zioni sul verso e sul recto, la data AeW'actum e la subscrlptio
dell'ufiìciale della cancelleria, i caratteri paleografici e le varie
formole, la stipulatio, la sanctio, le sottoscrizioni dell'escatocoUo
e la datazione.
Nell'ultimo paragrafo l'egregio A. esamina il valore giu-
ridico della carta aostana, nei tre periodi nei quali divide la
sua esistenza, e specialmente di fronte al breve recordationis ed
all'istromento notarile. A proposito di quest'ultimo, crediamo
ch'esso abbia penetrato in Valle d'Aosta molto prima del
XIII secolo e non da Ivrea, ma d'oltre Alpi. Nelle istituzioni
.e nelle consuetudini d'Aosta ebbero influenza preponderante
le leggi burgundiche. Troppi elementi ci mancano prima del
secolo XII, ma vediamo che parecchie famiglie gallo-romane
sopravvissero nella Valle alle invasioni barbariche. Ad esempio
i Felisia perdurarono in Aosta fino al secolo XV, ma il nome
della gens era divenuto quello della famiglia. Nella tradizione
imperiale e nel diritto burgundico è forse da ricercarsi l'ori-
gine della Cancelleria aostana. Il fatto che i conti di Savoia
vi furono cancellieri, prima del lento e progressivo assorbimento
208 RICKNSIONI B NOTR BIBLIOaRAFICBB — F. 0. FRCTIZ
della Valle, sembra conformare la tesi svolta dal De Tillier
sulla dedizione volontaria a Casa Savoia mediante patti e fran-
chigie, tesi combattuta con intenti politici dal Mellarede, dal
Robilant, dal De Levis, dal Caissotti, e con molto acume storico
dal Terraneo.
Nell'appendice TA. ci dà l'elenco degli ufficiali della Can-
celleria d'Aosta, il testo di parecchi documenti nonché uno
studio sul valore che si attribuiva alla carta aostana. La rac-
colta che si sta facendo di tutte quelle carte, disperse in tanti
archivi, arrecherà, speriamo, qualche nuovo elemento per la
cronologia e le vicende di Casa Savoia e per la storia della
Valle d'Aosta, storia ancora cosi poco e così male nota, e di
cui si fa così doloroso strazio da qualche incosciente compilatore.
Dal lato diplomatico, lo studio di cui abbiamo fatto cenno,
condotto con metodo serio e coscienziose ricerche, aggiunge
nuovi e pregevoli elementi ai lavori del Bethmann, del Sickel,
del Kem, del Gaudenzi, dell'Erben e di quanti ebbero a far
cenno di quell'interessante e singolarissimo documento che fu
la Charta Augustana, F. G. Frutaz.
ITALO MARIO ANGELONI, Dino Frescohaldi e le sue rime.
In-8, pp. 152. — Torino, Loescher, 1907.
39. — Questo volume, uscito a breve distanza da quello-
nel quale Ercole Rivalta riprodusse le rime del Frescobaldi,.
viene ad accrescere la serie dei lavori monografici che illu-
strano la vita e le opere anche dei nostri vecchi rimatori. Esso
consta d'una parte genealogica, dove sono raccolte copiose
notizie sulla famiglia Frescobaldi dal 1215 sino al 1343; d'una
biografica e d'una letteraria, che indagano rispettivamente la
vita e l'arte di Dino. Preceduto da una. rassegna sui mano-
scritti e sulle stampe, e seguito da una serie di note compa-
rative, viene poi il testo delle rime. Non è qui il caso d'err-
trare in una disamina minuta per vedere fino a qual punto
l'A. abbia compiuto il dover suo in queste varie parti della
presente monografia; basti il dire che, nonostante incertezze
e deficienze, dovute anche a difficoltà bibliografiche non potute
superare, egli ha fatto opera non del tutto inutile ai buoni
studi in questo « primo affannoso esperimento » da lui ten-
tato nel campo della critica letteraria. V. C.
BA880 MBDIO ITO — 0. TIUTSIUUai - 0. OARBONILU 209
GUIDO TRAVERSARI, Bibliografia boccaccesca. In-8, pp. xii-271.
— Città di Castello, Lapi, 1907.
40. — È la prima parte d'una compiuta rassegna biblio-
grafica sulla vita e sulle opere del Certaldese, e comprende
gli Scritti intomo al Boccaccio e alla fortuna delle sue opere. Ad
essa terrà dietro una seconda parte sui manoscritti delle opere
boccaccesche.
Impresa vasta ed ardua, alla quale TA. sì mostra con-
venientemente preparato e della cui utilità per gli studiosi
non occorre spender parole. Il metodo adottato da lui mi
sembra ragionevole, dacché il ricco materiale bibliografico è
disposto in ordine rigorosamente cronologico, mentre ognuna
delle pubblicazioni registrate è contrassegnata da un numero
progressivo collocato a destra e che serve ai rinvìi nel doppio
indice finale dei nomi e delle materie.
n Tr. avrà in avvenire a fare non poche aggiunte^ appen-
dici e correzioni, oltre quelle da lui poste in fine al presente
volume; ma anche così com'è, questo merita una parola di
incoraggiamento e di lode. - V. C.
6. GARBONELLI, H " de Sanitatis Custodia „ di maestro Gia-^
corno Albini da Moncalieri. — Pinerolo, Tip. Sociale, 1906.
•41. ~ La storia della medicina piemontese è, purtroppo,
ancor quasi tutta da fare, né forse dopo Tincendio della Bi-
blioteca nostra sarà più dato ad alcuno di scriverla. Giovanni
Carbonelli cerca da par suo di riparare alla iattura: raccoglie,
indaga, discute. Non lo distolgono le difficoltà: i problemi e
le ricerche paiono anzi acquistar un tanto di sapore per lui
quanto più si presentano ardui.
Chi fu il maestro « Jacobus subditus fidelis > , che a mezzo
il trecento presentò a Jacopo, principe d'Acaia, il bel libro di
medicina, che ancora, sebbene danneggiato molto dall'acqua
e dal fuoco e sciupato del tutto nelle miniature, si conserva
alla Nazionale? Intorno a quel nome ci si erano provati in
parecchi; ma il Carbonelli solo è riuscito, con studio lungo,
minuto, acutissimo, a fermarne Tidentità e a raccogliere ricca
messe di notizie sopra di lui.
Maestro Giacomo Albini di Moncalieri fu a* tempi suoi
uomo di grande reputazione; caro a corte per l'arte sua, visitò
Rivitta sUyriea italianci, S* S., yiii, 2. 14
ito RXOENBIOMI I NOTB BIBLIOORÀFICHI — V. COSMO
la Francia e la Svizzera, e di quanto vide ed osservò fece
tesoro. E poiché dopo la tragica fine del primo matrimonio,
un bambino era venuto a confortare le nuove nozze di Gia-
como d*Acaia, il medico fedele lo volle conservato all'affetto
e alle speranze dei genitori insieme con tutta la famiglia di
lui. Per il fanciullo adunque e per gli Acaia scrisse il suo libro,
nel quale brevi sermone compendiò regulas regiminis saniiatis.
Un libro d'igiene pertanto ancor più che di vera e propria
medicina. Quell'igiene, verrebbe fatto d'osservare a qualche
impenitente scettico di lei, che non impedi al suo povero pro-
fessore di andarsene egli pure probabilmente nella grande
morìa del 1348. Vero è che il valente filosofo della natura era
d'avviso che le pestilenze fossero influssi de' corpi celesti, e da
esse non sapeva rimedio né migliore né più sicuro che le pillole
d'aloè e di mirra confettate con vino buono.
La scienza di lui è naturalmente quella del tempo suo:
Ippocrate, Galeno, gli Arabi. Arabe le ricette, che con esube-
rante abbondanza, secondo l'uso dell'età, prescriveva; e di co-
teste ricette, a illustrazione piena del suo soggetto, il C, ne
trae dall'Archivio di Stato di Torino più altre, curiose per sé e
per la lingua onde sono scritte. Perchè il Carbonelli ama soprat-
tutto il documento: nessuna parola, per quanto elegante sia,
pare a lui più efficace a mostrare le condizioni dell'arte salutare
in Piemonte nel tre e quattrocento, d'un consulto di medico
scampato al naufragio de' suoi confratelli, d'un inventario dì
farmacia, d'un processo penale per infanticidio, d'una multa
appioppata alla serva d'un prete sorpresa a far un bagno in
un canale, probabilmente per abortire, d'un affresco che rap-
presenti una scena ostetrica o l'interno d'una farmacia. Di qu
la ricchezza documentaria del volume, che ne cresce il pregio,
come glielo accrescono le riproduzioni fotografiche del mano-
scritto, le miniature, tutto ciò insomma che gli conferisce
un'aria di signorile erudizione. Cosa tanto più rara in quanto
chi non fa professione speciale di studi storici, ma è indotto
ad essi dall'amor della scienza che più particolarmente coltiva,
è facile all'esagerazione. L'averla saputa interamente evitare,
è la prova migliore delle felici attitudini di chi ha composto
il libro anche a questo genere di ricerche.
U. Cosmo.
BASSO MEDIO BTO — A. ZANSLLI 211
AGOSTINO ZANELLI, Pietro Dal Monte. — Milano, Archivio
stor. lombardo, 1907.
42. — Le vecchie biografie di questo personaggio del se-
colo XV, celebre come prelato, a cui dalla Curia di Roma fu-
rono affidati importanti e delicati uffici, e come scrittore dì
materia giuridica, ecclesiastica e politica, contengono errori ed
hanno lacune. L'A. si propone di correggere gli uni e colmare
le altre, valendosi specialmente degli scrìtti e delle lettere che
lo stesso Dal Monte raccolse nel Cod. Vat. 2694 e di docu-
menti tratti dair Archivio segreto Vaticano, dal vescovile di
Padova, dal comunale di Brescia, da quello di stato di Venezia;
però dichiara di non fare un esame particolare delle opere.
Lo studio è diviso nei capitoli seguenti: L Dalla nascita al
protonotariato. IL La questura d'Inghilterra. IH. Il Dal Monte
legato papale in Francia. IV. Il Dal Monte vescovo di Brescia.
V. Il Dal Monte governatore di Perugia. Il primo e più impor-
tante ufficio sostenuto dal prelato fu di collettore della S. Sede
€ di nunzio apostolico in Inghilterra. Specialmente interessante
è il capitolo, che tratta di questo ufficio, perchè ci dà parti-
colari sui rapporti della nazione inglese col papato riguardo
attributo, la cui prima origine risale al principio del secolo Vili,
« così pure ci descrive lo stato d'animo degl'Inglesi nell'età
che precorre la Riforma. Peccato che i particolari non siano
anche più abbondanti, e non ce ne vengano offerti anche da
documenti inglesi ! Il Da Monte si occupò massimamente della
parte più elevata del suo ufficio, cioè di difendere la S. Sede
dalle molte e gravi accuse da cui era colpita e d'impedire che
il concilio di Basilea, nuovamente inimicatosi col Papa, riu-
scisse a sollevargli contro anche l'Inghilterra. Dal 1442 al 1445
il Dal Monte fu legato papale in Francia, e fece a quel re da
parte del pontefice, proposte conciliative, che però non furono
deliberate, le quali in ampiezza superavano quelle concretate
nel concordato del 1516. La nomina di Del Monte a vescovo
di Brescia fu assai contrastata dalla cittadinanza, e colà si
mostrò « quale era sempre stato, un uomo colto ed integro
« per certo, ma più che pastore spirituale di anime, custode
« geloso di quelli, ch'egli credeva suoi diritti ed animato da
« quel medesimo spirito di invadenza, che fu sempre proprio
« della curia pontificia » (pag. 83). Mandato nel maggio de
1451 da Nicolò V come governatore a Perugia aggiungeva al
21^ RSCEKSIOtn I VOTB BIBLIOQRAPICHB — A. BONARDI
reggimento spirituale ampia giurisdizione civile e criminale, e
poteva anche raccogliere eserciti in aiuto della Chiesa. Le sue
aspirazioni alla porpora cardinalizia gli furono troncate dalla
morte prematura il 12 gennaio 1457. Del personaggio studiato
FA. dà infine questo giudizio sintetico: « Entrato nella carriera
« ecclesiastica, forse più per necessità economica e per la prò-
« spettiva di vantaggi morali e pecuniari, che per sincera vo-
ce cazione, la percorse rapidamente, da protonotario salendo al
« vescovado, da- questo all'ufficio di referendario presso la
a S. Sede, da questore in Inghilterra a legato pontificio in
« Francia e governatore di Perugia, dimostrando in ciascuna
« carica speciali attitudini politiche, grande attività e accortezza,
« che seppe bene accoppiare alla vasta dottrina giuridica e
« letteraria. In un secolo di grande depravazione morale, pur
« non rivelandosi animato da un disinteressato fervore ascetico,
« denunciò francamente alla curia papale le gravi colpe, che
« la rendevano odiosa, e ne invocò la riforma per disarmare
« gli avversari e mantenere la devozione nelle popolazioni».
Antonio Bonardi.
5. TEMPI MODERNI (1492-1789).
SALVATORE PANAREO, Isabella del Bahoin Terra d'Otranto
(secondo un poema inedito del tempo). — Trani, Ditta
Vecchi e C, 1906, pag. 83.
43. — Pubblicandosi nel \Ò9b V Inventario dei M8S. della
biblioteca di Perugia del Bellucci (tomo V della serie degli /n-
ventari dei MSS, delle biblioteche d'Italia del Mazzatinti) a
pag. 66-7, sotto il n. 335, si dava notizia per la prima volta
della esistenza in quella biblioteca d'mi poema inedito intito-
lato il Balzino^ composto da un Rogeri de Pacientia de Nerito
(segnato F. 27, antico fondo). Fu una rivelazione, poiché af-
fatto ignorata era rimasta per gli studiosi fin allora l'esistenza
dell'autore e della sua composizione ; e sebbene di elenchi di
colte persone antiche e recenti di Terra d'Otranto si fossero
avuti varii, pur tuttavia in ninna di queste compilazioni s'era
fatto mai cenno né del Balzino, né di Rogeri da Nardo. Il
Mazzatinti stesso alquanto dopo promise di dare del poema
un largo riassunto (Gfr. La Biblioteca dei Re d'Aragona in
TBMPI MODB&ffl <- 8. FAXARIO 213
Napoli^ 1897, pag. GX-CXI, n.), che, se non si ebbe per opera
sua, ce lo diede invece ampio e geniale, come ogn'altra sua
fatica, Benedetto Croce (Isabella del Balzo, Regina di Napoli,
in un inedito poema sincrono, neir-4rcA. storico per le prò*
vincie napoletane^ voi. XXII, 1897; ed in estratto di 100 esem-
plari; Napoli, Luigi Pierro, 1897).
Il Balzino^ si seppe allora, era im poema che narrava la
fortunosa vita di Isabella del Balzo, la iSgliuola di Pirro, prin-
cipe d'Altamura, la buona ed infelice regina di Napoli, moglie
di Federico d'Aragona, ultimo re sul trono napoletano della
schiatta di Ferrante I. Rimase tuttavia insoddisfatto il desiderio
degli studiosi di leggere nella sua integrità tutto il poema del
De Pacientia, giacché il Croce pubblicò di esso quei tratti
ch'egli stimò utili specialmente per la storia dei costumi del
tempo; e questa aspettazione non ha voluto neanche appa-
garla il chiarissimo cultore di studi salentini, il Panareo, col
suo sobrio ed accurato lavoro su Isabella del Balzo.
Il suo studio infatti comincia con uno sguardo sommario
sulle vicende della provincia d'Otranto nella fine del secolo XV,
e, seguendo la descrizione che fa il Pacientia nel Balzino^
narra quindi i casi che incolsero alla buona Isabella in quei
due anni che fu ospitata in questa provincia (dal maggio 1495
al maggio 1497), ove venne a trovare sicuro asilo nel periodo
della invasione dei francesi di Carlo Vili e ripartì regina di
Napoli; notizie che, come giustamente nota TA., innanzi alla
scoperta del Balzino^ dai cronisti erano state appena accen-
nate. Dando poi del poeta e del poema quei cenni che possono
trarsi dalla lettura di quest'ultimo, pubblica in appendice, ed è
questo senza dubbio il tratto saliente del suo lavoro, quella
parte del ^cdzino che riguarda la dimora di Isabella in Terra
d'Otranto, cioè, delle 155 ce. del manoscritto perugino, le carte
dalla 41* r. aHa 70* r., con erudite e sennate note.
Sebbene il Balzino sia stato scritto coirintendimento di
compiacere alle dame devote ammiratrici di Isabella, tuttavia
esso, pur non potendo gareggiare con le altre composizioni
in volgare dei più illustri scrittori napoletani del secolo XV,
è per la storia dei costumi in quel tempo di grande impor-
tanza, e di grandissima poi per la storia letteraria e civile di
Terra d'Otranto, che può soltanto, da quel che finora si co-
nosce, annoverare fra gli scritti letterari in volgare di quel
secolo XV, oltre il Balzino, l'inedito libretto De pestilencia di
214 RBCBNSIOKI E NOTB BIBLIOGRAFICHE ^ Q. CHIRIÀTTI
Nicolò de Ingegne, il Quadragesimale di fra Roberto Carac-
ciolo, V Esposizione del Pater nosier del Galateo, e fors'anche
i Volgarizzamenti di Sebastian Manilio. Frammezzo a questa
scarsa messe di opere scritte in volgare quindi il De Pacientia
non ha certo l'ultimo posto; donde la legìttima ragione del-
l'aspettazione di veder il Balzino nella sua interezza pubblicato.
C'è da augurarsi perciò che il Panareo medesimo, che ha sa-
puto presentarci con tanto garbo e accuratezza una parte di
essp, trovi fra i suoi studi severi anche l'ora per farcelo gu-
stare tutt'intero con la consueta erudizione e competenza.
Giuseppe Chiriatti.
FRANCESCO BARTELLI, Note biografiche (Bernardino Telesio-
Galeazzo di Tarsia). — Cosenza, Arturo Trippa, 1906.
44. — In questo eccellente libro, che TA. modestamente
intitola Note, si ritesse con la scorta di nuovi documenti la bio-
grafia del filosofo cosentino, Bernardino Telesio, rifacendo con
importanti aggiunte e correzioni i lavori dello Spiriti e del Fio-
rentino, e per la prima volta si vede delineata chiaramente la
persoaalità storica del petrarchista poeta Galeazzo di Tarsia.
Innanzi al lavoro del Bartelli, della famiglia di Bernardino
Telesio si sapeva poco o nulla di certo, sicché le notizie che
egli ci dà intorno all'origine dei Telesio, intorno a Giovanni
e a Vincenza Garofalo, genitori del filosofo, intorno a Valerio,
Paolo, Tommaso, Giovanni Andrea, Francesca e Joannella,
fratelli di lui, che fu il primogenito, quelle che riguardano ì
primi anni dì Bernardino passati in compagnia dello zio a
Milano, a Roma, i suoi studi a Padova, la osp^Jale dimora
presso Ferrante Carafa, hanno una notevole importanza, come
pure la investigazione delle cause vere del dissesto finanziario.
Delle vicende che precedettero la pubblicazione degli scrìtti, e
delle molestie che seguirono al Cosentino il Bartelli s'intrat-
tiene poi a farci un racconto spassionato, come anche tenta
di lumeggiare l'importanza dell'opera Telesiana e la figura
del probo, generoso e semplice filosofo, sul cadavere del quale
dovea ispirarsi Tommaso Campanella.
Non minore cura mostra il Bartelli nella biografia di
Galeazzo di Tarsia, noto nella nostra storia letteraria pel suo
Canzoniere, di cui ispiratrice fu la marchesana austera di Pe-
TEMPI MODERNI — À. SCHULTB 215
scara. Primo quesito, che si pone FA., è di stabilire chi ve-
ramente dei due Galeazzo di Tarsia fosse slato il poeta, se
il Reggente della Vicaria, Galeazzo II, il valoroso partigiano
degli Aragonesi (1450-1513), ovvero Galeazzo III, nipote del
precedente. E alle prove che il Bartelli avea raccolte in altri
suoi scritti per dimostrare che la paternità del Canzoniere si
appartiene a Galeazzo III, nella polemica sostenuta col De
Chiara e col Geremia, di cui dà un ampio riassunto, aggiunge
di nuove e così chiare e tanto convincenti che credo non si
debba più dissentire dall'opinione di lui, che il poeta sia stato
Galeazzo III (1520-1553), il relegato di Lipari per abusi feu-
dali, figlio di Vincenzo e di Caterina Persico.
La misera fine del poeta, le fortunose vicende dei suoi
figli completano questo secondo studio accurato e coscienzioso.
Giuseppe Chiriatti.
ALOYS SCHULTE, Kaiser Maximilian 7, ah Kandidat fiir den
pdpstUchen Stuhl, Ioli. — Leipzig, Bunker und Humbloi,
1906.
45. — Neanche questo eccellente studio dello Schulte,
che già nella sua opera: Die Fugger in Boni, aveva accennato
alla quistione, e che ora ha potuto consultare importanti do-
cumenti dell'archivio di corte e di stato in Vienna, dice l'ul-
tima definitiva parola sopra uno dei più noti episodi della vita
dell'imperatore Massimiliano. Ma, senza dubbio, vi proietta su
un nuovo e potente fascio dì luce, sicché la quistione è por-
tata ora su terreno aperto e sicuro, sgombro d'ogni vera dif-
ficoltà. E, prima d'ogni altra cosa, è da ritenersi omai defi-
nitivamente tramontata la opinione di Jager che l'imperatore
non mirasse alla sua elezione, si bene a quella dell'italiano
Castellesi, opinione, che era stata rimessa in onore e sostenuta
con convinzione, ultimamente, da Bruno Gebhardt {Adrian von
Corneto, Breslau, 1886). Similmente è da rigettarsi quella del-
rUlhnann {Kaiser Maximilian, Stuttgart, 1891), secondo il
quale non vi sarebbe mai stata una candidatura personale
dell'imperatore, il quale però aspirava alla conquista del do-
minium temporale, e quindi il cardinale Adriano dì Utrecht
dovrebbe considerarsi come il presunto futuro candidato alla
sedia papale, che sarebbe stata dipendente dall'imperatore.
216 RICKRSIOiri I NOTI BIBLIOORAnCHI - G. CAPA880
Ma l'esame coscienzioso delle fonti, alla luce del confronto
con le condizioni degli stati europei e le relazioni con la curia
romana, toglie ogni dubbio sulla reale esistenza d*un progetto
di candidatura dell'imperatore Massimiliano alla cattedra pon-
tificia ; disegno che superava, in stranezza fantastica, quant'altri
mai se ne ebbero — e non furono pochi — - nella storia degli
imperatori tedeschi, che si trattava di riunire insieme le due
supreme dignità del mondo cristiano, di fondare il papismo
cesareo. Questo accadde nel 1511, al tempo della malattia di
papa Giulio IL A conseguire Tintento occorrevano due condi-
zioni: la vacanza immediata, o a breve scadenza, della santa
sede e l'aiuto finanziario dei Rotschilds di allora, ossia dei
Fugger, che, senza simonia, insufficiente sarebbe stato ogni
altro mezzo. Ma la prima condizione venne frustrata dal fatto
che il papa, contro ogni aspettazione, si ristabilì in salute; e
della seconda nulla si sa. Il nostro autore ritiene che Massi-
miliano mirasse all'acquisto dello stato della chiesa e al pos-
sesso dei benefici ecclesiastici degli stati cristiani d'occidente.
Non agognava l'ecclesiastico, ma il temporale. E a noi pare
ch'egli abbia in tutto ragione. Giova sperare che presto gli
archivi spagnuoli, francesi e italiani possano chiarirci i parti-
colari e quant'altro ancora non è stato messo in piena luce.
Gaetano Capasso.
EMMA CARRERI, Dominio imperiale in Verona durante la Lega
di Camhray (1509-1517). — Verona, G. Franchini, 1907.
46. — Non è un argomento nuovo, perchè trattato prima
a poca distanza di tempo dal von Wolf {Untersuchungen zur
venezianer Politik Kaiser Maximili^n I wàhrend der Liga von
Camhray mit besondererer Beriiksichtigung Verofias, Innsbruck,
Verlag der Wagner'schen Universitàts-Buchhandlung, 1905) e da
Giorgio Bolognini (Verona durante la guerra di Camhray e il
dominio di Massiìniliano I d'Austria, Perugia, 1906). Né oserei
dire che l'argomento sia del tutto esaurito. Nessuno dei tre
autori mostra di conoscere la cronaca in gran parte inedita
del padovano G. Francesco Buzzacarin di parte imperiale, che
seguì l'esercito dell'imperatore, si trovava a Verona fin dall'in-
verno del 1510 e fu testimonio oculare di parecchi avvenimenti
importanti di quella città, com'egli stesso ripetutamente di-
TIHPI MODKRiri — R. THOM 217
chiara (1). Non credo che questa fonte, se conosciuta, debba
essere trascurata nella trattazione di questo episodio di storia
veronese. La sig.a Carreri dichiara che questo è il suo primo la-
voro, il che vale a scusare il difetto di composizione, per il quale
specialmente alcune parti hanno la forma di diario, e quindi gli
avvenimenti appariscono poco collegati fra loro. Lodevoli sono
le ricerche fatte dall' A. neirantico archivio comunale veronese,
per le quali potè usufruire degli atti del Consiglio di Verona,
delle ducali e delle lettere di Massimiliano L Dall'uso di questi
documenti deriva la parte originale del lavoro. Esso si divide
in una introduzione, che tratta dell'ordinamento dell'ammini-
strazione comunale di Verona nel periodo veneziano e in quattro
capitoli che ci descrivono, non senza qualche digressione, la
serie ininterrotta di mali, a cui andarono soggetti in questo pe-
riodo i Veronesi, cioè gli assedi, la fame, la peste e le onero-
sissime imposizioni fiscali. Antonio Bonardi.
R. THOM, La Battaglia di Pavia. — Berlino, Nauck, 1907.
47. — È dissertazione finemente erudita, che deve esser
riuscita grata al dottor Giacinto Romano, al Dell'Acqua, ed al
Ghiri, che dal dotto Ticino inviarono al discepolo dell'illustre
Hans Delbruck ed all'amico del professor Roloff tanta preci-
sione di notizie e particolari. Valga il vero, però, Reinhard
Thom s'è valso di questi particolari e di queste notizie con
una abilità distinta, e n'ha composta una descrizione della
battaglia del 24 febbraio 1525, che non si potrebbe augurare
più completa e interessante.
La battaglia è narrata e studiata in tutto il suo aspetto
militare, in ciascuno dei suoi momenti, e nel complesso della
sua grande importanza politica. Si potrebbe, anzi, accusare
l'A. d'essei*si occupato fin troppo di certi episodii che pote-
vano senza danno andar negletti o venir appena accennati. E
non vogliam tacere che il piano della formidabile zuffa, trac-
ciante a pag. 32, meritava un disegnatore migliore.
Curioso, e caro, è a sua volta il ricordo onorevole di
Ippolita Malaspina, e delle altre donne, e dei Pavesi, che com-
batterono gagliardi e con un certo spirito d'indipendenza a
(1) Cfr. Bollettino del Museo Civico di Padova, II, n. 9-10.
218 RECEKSIOKI E MOTE BIBLIOGRAFICHE — 0. SANGIOROIO
difesa del famoso Castello, e diedero al Leyva, il generalissimo
degli Imperiali, gli ori loro e quelli delle Chiese purché resi-
stesse ai Francesi ed agli Svizzeri di re Francesco. Che, dopo
aver pugnato tutto il giorno alla testa di pochi gendarmi, ed
animati colla presenza e coiresempio i suoi che accerchiati
cadevano a cento e a mille, consegnò la spada solo perchè
ferito, e salvo Tonore si lasciò senza alcuna protesta e digni-
toso condur prigione dal viceré dell'Absfaurgo.
Dotta e acuta é la critica delle fonti, molte delle quali
sono le relazioni degli stessi capitani. Queste dieci pagine de-
stinate alla discussione ed alla scelta dei materiali con cui
ricostruire la storia della battaglia, sono incontestabilmente
le più istruttive dell'opuscolo. G. Sangiorgio.
R. MASSI6NAN, Il primo duca di Parma e Piacenza e la
congiura del 1547. — Parma, presso la R. Deputazione
di Storia patria, 1907.
48. — Di Pier Luigi Farnese, fatto duca di Parma e Pia-
cenza per volere del padre Paolo III nel concistoro del 19
agosto 1 545, assassinato in quest'ultima città il 1 0 settembre 1 547
da alcuni nobili congiurati con l'accordo di don Ferrante Gon-
zaga e l'assenso di Carlo V, molti scrittori si occuparono, di-
rettamente o no, dall'epoca sua ai nostri tempi. Ma la sua
figura è rimasta incerta, specialmente riguardo all'opera spie-
gata e alla fine subita come duca di quello stato. Fu egli
principe retto ed energico, desideroso di uguagliare tutti i
sudditi sotto l'impero della legge combattendo i privilegi e le
prepotenze dei nobili, e si attirò così l'odio e la vendetta loro?
Ovvero fu sovrano tristo, com'era stato uomo senza scrupoli
e brutto de' più turpi vizi (se anche non è da prestar fede,
come crediamo dopo i lavori di Gaetano Capasso e del Mas-
signan stesso, alla violenza contro il vescovo di Fano)? Si
deve vedere nella congiura di Piacenza uno dei soliti epiloghi
della cieca tirannide, o invece una fase della lotta tra il feudo
e il principato, la quale terminò, a Parma, sotto la scure di
Ranuccio 1 nel 1612?
L'A., conscio di questo problema, ha cercato di « esa-
minare, nel suo insieme, la vita del primo duca di Parma e
Piacenza, sulla scorta dei documenti apparsi in questi ulr
TBKPI MODERNI — J. LSWIS MAC INTTBB 219
\
timi anni e colVunico proposito di restituire alla sua figura
quei contorni, che più esattamente rispondano a verità e giu-
stizia ^, E il lavoro, adorno di due illustrazioni, è di facile e
piacevole lettura; ma non esce dai limiti troppo modesti di
una semplice compilazione, in cui invano si cercherebbe qualche
notizia o qualche riflessione nuova. Il giudizio sul Duca, che
corona lo studio e nel quale si affermano in lui, accanto ai
difetti dell'ambizione, deirimpulsività , della mancanza di mi-
sura, a qualità indiscutibili di amministratore e di principe;
visione sicura dei più essenziali bisogni dello stato, congiunta
al fermo proposito di provvedervi; modernità d'intenti; mano
felice nel discoprire i mali più gravi e trovarne i rimedi; co-
raggio e fermezza neirapplicarli » (pag. 11 2) ; questo giudizio
non appare sufiScentemente provato dairesposizione che pre-
cede, e resta pur sempre soltanto un'impressione, un modo
di vedere, che appare probabile anche a noi, ma non può
accettarsi come conclusione sicura e definitiva della Storia.
Non possiamo inoltre tacere che il libro, anche conside-
rato quale compilazione, è manchevole in diversi punti della
bibliografia: ad es., non vi è citato, né tenuto presente lo scritto
di Enrico Gualano, Paulus PP, III nella Storia di Parma (Parma,
1899), né altri lavori recenti su argomenti toccati. Ma ci augu-
riamo che il prof. Massignan, con ulteriori ricerche e nuova
documentazione, risolva la questione che ora si è limitato ad
accennare con superficialità, per quanto geniale.
U. Renassi.
J. LEWIS MAC INTYRE, Giordano Bruno. — London, Macmil-
lan and Co., 1903.
GIOVANNI GENTILE, Giordano Bruno nella storia della cul-
tura, — Palermo, R. Sandron, 1907.
49. — L'eccellente lavoro del prof. Intyre dell'Università
di Aberdeen ebbe a scopo « to do justice to a philosopher
who has hardly received in England the consideration he de-
serves »; e a raggiungerlo si valse dei numerosi lavori editi
in questi ultimi anni sulla vita del Rruno (Bartholmèss, Car-
rière, Berti, Dufour, Sigwart, Brunnhofer, Frith, Riehl, Kùh-
lenbeck, Pognisi, Mariano, Levi, Morselli, Tocco, Owen, Brin-
ton e Davidson, Plumptre, Whittaker, Adamson), degli studi
220 RSCUBIONI I M9TS BIBLIOORAFIOBB — C. BIVÀUOO
sopra le sue opere di Glemens, Debs, Barach, Mamìani, Fio-
rentino, Spaventa, Hartung, Wemekke, Lasswitz, Tocco, e
soprattutto delle stesse opere del Bruno.
Divise in due parti il suo lavoro. Nella prima volle riassu-
mere in forma serena ed obbiettiva la vita di Giordano Bruno,
tentando di proiettare un pò* più di luce sugli anni trascorsi
dal Bnmo in Inghilterra, sulle sue relazioni con Tambasciatore
francese Mauvissière e sulla parte da lui avuta nel movimento
letterario del suo tempo. L'A. non conobbe e quindi non potè
profittare di alcune recenti pubblicazioni italiane, come, ad
esempio, degli studi dello Spampanato; e non riusci a scoprire
alcun nuovo documento diretto in Inghilterra relativo al pe-
riodo della vita là passata del Bruno; nondimeno chiara e in-
tegrale è riuscita la parte biografica, e nuove osservazioni fu-
rono messe innanzi, specialmente sulle probabili attinenze del
Bruno con alcuni scrittori inglesi.
La seconda parte, eh* è la più estesa e ripartita in nove ca-
pitoli, è dedicata alla filosofia di Giordano Bruno. Dopo avere
rintracciate le fonti del pensiero bruniano, specialmente gio-
vandosi delle ricerche di Felice Tocco, consacra un capitolo
. al libro De la Causa, uno al Deirinfinito, uno al De immefiso^
altro al De minimo, due capitoli allo Spaccio della bestia trion-
fante e agli Eroici furori; infine raccoglie in chiara sintesi le
idee del Bruno sulle Religioni positive e svila religione della filo-
sofia, e descrive Fazione del Bruno nella storia della filosofia
da Watson, Bacone, Keplero, Descartes, Gassendi, Spinoza a
Leibnitz, Bayle, Budgell, Roland, Schelling, Hegel.
In queste parole riassume il suo concetto fondamentale
(pag. 354) : a His philosophy bears the stamp of individuality,
the individuality of a strong mind, fed with nearly ali the
knowledge, and ali the out-reaching guesses at truth of its
own time, and of the times that haid gone before, stiiving to
turn this diffìcult mass into nourishment for itself, and to
transmit the achievement to others. He was an eclectic, just
as every great thinker is an eclectic, but it is the bricks me-
rely, not the style of architecture, that he has borrowed from
others. He never founded a school, not merely because the
circumstances of his lite, and the fate of his writings precluded
him from being widely knovvn or studied in any country, but
also because his philosophy was too much a thing of himself
to he readily attractive to many of his hearers or readers. Yet
TBMPI XODSRNI — 0. GBIITILK 221
it has been a force making for the progress of thought and
of liberty, and it is stili an active force ».
*
50. — Giovanni Gentile, prof, di storia della filosofia nella
R. Università di Palermo, che aveva pubblicato nella Critica del
20 novembre 1905 un'ampia recensione del volume di Mac In-
tyre, da una conferenza tenuta Tanno scorso in Palermo su Gior-
dano Bruno trasse un saggio intomo al significato del Bruno
nella storia della cultura, ed un*illustrazione delle ragioni pe-
culiari della sua condanna e della sua morte mercè lo studio
delle sue idee intomo al rapporto della filosofia con la reli-
gione, e del suo atteggiamento verso la riforma e Tinquisizione.
Sdegnoso dei politicastri d'ogni colore, che il nome del
Bruno fanno segnacolo alla mischia profanatrice dei partiti po-
litici, esaltando o combattendo i loro fini e le loro passioni a
cui il Bruno fu estraneo, mira a risollevarlo negli spiriti colti
in quell'aere sereno, a cui egli si elevò con la vigoria del pen-
siero e della poetica fantasìa e con l'ideale virilità del suo
grande animo.
Non è quindi un nuovo lavoro biografico, né un'esposi-
zione tecnica della filosofia bruniana, ma piuttosto una serie
di considerazioni sopra alcuni punti caratteristici e talora con-
tradditori, o almeno tali in apparenza, della vita e della dot-
trina del filosofo nolano. Quindi il misticismo suo singolare,
l'atteggiamento suo pratico verso le religioni pubblicamente
professate, il suo contegno rispetto alla chiesa riformata, la
ritrattazione davanti al S. Ufficio di Venezia e la resistenza
costante a quello di Roma, l'indole della sua religiosità e del
suo pensiero filosofico costituiscono altrettanti argomenti di
particolare disamina. C. Rinaddo.
CARLO DE MARGHERITA, L'assedio di PizzigheUom nel 1733
per opera dei Oallo-Sardi. — Faenza, Montanari, 1907.
51. — Da una monografia storica sulla piazza forte di
Pizzighettone che, nella vana attesa di venir pubblicata, dorme
da un decennio il sonno dei giusti al fondo di certe casse,
inseparabile bagaglio nell'errabonda vita soldatesca, il capitana
222 RICEN8I0KI E NOTE BIBU06RAF1CHE — I.. C. BOLLBÀ
di cavalleria Carlo De Margherita ha esumato un episodio di
storia subalpina, in cui le armi dei Gallo-Sardi, sotto Re Carlo
Emanuele III ed il maresciallo di Villars brillarono di fulgida
luce sul declinare dell'autunno del 1733 sui brumosi piani dì
Lombardia espugnandone una delle Piazze più munite, Pizzi-
ghettone, quando tutta Europa agita vasi armata per la succes-
sione al trono di Polonia.
La geniale usanza di pubblicare in occasione di nozze un
qualche storico cimelio, ha indotto il dotto ufficiale a stralciare
questo capitolo della sua storia — immeritatamente lasciata
dormire — e a farne bella offerta ad un amico.
La ricerca paziente del materiale archivistico nell'Archivio
di Stato di Torino ed in quello di proprietà del conte Antonio
Cavagna- Sangiuliani (Sezione Storico-Diplomatica) — da questo
erudito patrizio con amore e con munificenza raccolto nella sua
villa della Zelada (Pavia), di fianco ad una preziosa biblioteca
storica d'oltre 80.000 volumi — ha nutrito lo studio del De Mar-
gherita di una forte linfa. La coltura storica e la competenza
profonda della tattica militare irrobustiscono ancora più questo
vigoroso rampollo dell'albero principale, cosicché è ad augurarsi
per la storia politico-militare che tutta la ricca fiorita — di
cui ci è arra questo breve capitolo — vigoreggi alla luce nel
campo degli studi. L. C. Bollea.
G. CARBONELLI, Benedetto XIV al battesimo di Carlo Ema-
nuele IV di Savoia, — Torino, Streglìo, 1906.
52. — Giovanni Carbonelli non è soltanto un medico dotto,
ma — e ai lettori della Eivista è ciò che più importa — anche
un indagatore fortunato della storia piemontese, specie per
quello che riguarda l'arte e il costume.
I documenti che pubblica non risolvono nessun intric.ato
problema, ma gettano luce su costumanze curiose, svelano
abilità 0 miserie d'uomini e di corti. Carlo Emanuele III dì
Sardegna desiderava al nipotino, che il figlio Vittorio Amedeo
aveva avuto da Maria Antonia di Borbone, le « Fasce Bene-
dette » da papa Benedetto XIV.. Una cosa che può far sor-
ridere oggi, ma « un'alta distinzione » a quei tempi! Erano
ostacolo gli intrighi bassi dell'anticamera papale e l'invidia dei
principi stranieri: « i Prìncipi, diceva argutamente il pontefice,
TBMPI MODERNI — F. CORRIDORE 223
benché fra di loro si trattino ugualmente, si rivoltano però
contro il Papa, quando vuole mantenere Tuguaglianza ».
Ma il Papa si districa abilmente dai primi, cerca con
garbo di non suscitare la seconda, e Carlo Emanuele è accon-
tentato. Curiose a tale proposito le lettere ch'egli scrisse di
suo pugno al re, curiosi gli altri documenti intonio alla cele-
brazione del battesimo. Al quale non mancano naturalmente
i poeti, e TArchivio di Stato racchiude ancora le terzine che
Nivildo Amarinzio intonò per Toccasione. Il Carbonellì, da uomo
arguto com'è, si guardò bene dal restituirle alla luce. Povero
poeta! confessava egli stesso che
..... dentro il suo pensiero
E terra, e Cielo a un tratto si confase I
U. 0
OSMO.
FRANCESCO CORRIDORE, La popolazione ddlo Stato Bomano
(1656-1901). — Roma, Loescher, 1906.
53. — Già noto e stimato, Tautore, per altri studi storici
e statistici, presenta ora questo sulla popolazione dello Stato
Romano, partendo dal primo censimento delle anime che fu
fatto nel 1656 e arrivando sino airultirao, de) 1901, serven-
dosi della nota circoscrizione territoriale dello Stato Pontificio,
affinchè i dati statistici dopo il 1870 non fossero estesi o ristretti
in confini diversi da quelli che erano prima di quell'anno.
La parte più fondamentale del lavoro sta nei censimenti
che occupano due terzi dello studio e che sono ricavati da
fonti conservate o nell'Archivio di Stato o nella biblioteca Ca-
sanatense, oppure in ambedue i luoghi, onde per alcuni do-
cumenti è stato necessario uno studio critico per indagare le
ragioni delle varianti statistiche, che vi sono contenute.
Ma questo esame analitico delle fonti, che precede i cen-
simenti, il Corridore Tha condotto ricercando le cause, per lo
più storiche, del movimento della popolazione. Ha diviso queste
ricerche in due capitoli trattando nel primo della Popolazione
dello Stato Romano nei secoli XVIl-XVlIl e, nel secondo, lo
stesso argomento nel secolo XIX e facendoli seguire da conclu-
sioni, o considerazioni sommarie, sopra la proporzionalità delle
mse e famiglie, della Religione , de\V Origine, della Professione,
del Sesso ed età, dello Stato civile, deW Agglomerazione e della
224 RBCKNSIOiri l KOTK BIBLIOG&AFICHS — P. BPIZI
Delinquenza specialmente deirultimo censimento eseguito nello
Stato Pontificio nel 1853.
Seguono tre Tavole di utili confronti statistici: la prima dà
i BisuUati dei cemimenti ponendo sott'occhi nella stessa pagina,
da una parte i dati dei tredici censimenti studiati e dall'altra
parte alcune sintetiche osservazioni per determinare il giusta
valore di ciascun censimento ; la seconda porge la Distinzione
per sesso della popolazione di Soma e il Movimento per decennio^
dandosi la fonte da cui si è attinto l'originale e interessante
quadro; la terza riporta la Popolazione (attraverso i cen^menti)
dei cofnuni che, secondo il censimento del 1901, oltrepassano i
diecimila abitanti, ma il confronto, o il movimento della popo-
lazione di questi 74 comuni è fatto siillà base di soli undici
censimenti, perchè quelli degli anni 1769 e 1844 non furon
compiuti per singoli paesi.
Prima ancora di riportare i censimenti, l'autore pone un
capitolo in cui sono dati i Sommari di questi censimenti: som*
mari ricavati alcuni dall' autore stesso dai documenti poi ri-
portati, altri tolti da questi censimenti medesimi perchè ad essi
sono preposti come introduzione opportuna.
Quest'opera di statistica demografica dello Stato Romano
prima del 1870 e di quelle provincie del Regno d'Italia che
in esso eran, prima, contenute, può essere molto utile; e tanto
più essa può servire dì esempio perchè siffatte ricerche sieno
compiute nelle rimanenti regioni italiane, quanto più il Cor-
ridore vi ha posta ogni più lodevole pazienza e non minare
oculatezza richieste da questi studi. Pio Spezi.
6. PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE
(1789-1815).
GIUSEPPE MANACORDA, I rifugiati Ualiani in Francia negli
anni 1799 e 1800. — Torino, Carlo Clausen, 1907.
54. — Le Memorie della R. Accademia delle Scienze di
Torino (S. II, T. LVII) del 1907 recano questo studio, ricco
di notizie e di indicazioni bibliografiche.
È noto omai che l'invasione francese del 1796 e il suc-
cessivo dominio fino al 1799 valsero a ridestare in Italia il senti-
mento nazionale, e che le vittorie austro-russe del 1799, co-
PERIODO DELLA RIVOLOZIONB FRAVCKSB — O. MANACORDA 225
strìngendo i patriotti più compromessi a riparare in Francia,
fusero nel comune esilio le tradizioni e gli spiriti regionali, ele-
vando gli esuli all'idea di una grande patria italiana.
Il Manacorda, tenendo conto delle numerose pubblicazioni
di quel periodo, Jo arricchì di nuovi elementi, attinti all'Ar-
chivio di Stato di Milano, alle carte di Pietro Custodi, alle
carte Paribelli, alle carte Ruggieri, all' Archivio . del Ministero
degli affari esteri di Francia, all'Archivio di Stato di Parigi e
ad altri minori manoscritti, che richiama nella parte prima del
suo lavoro, il quale ne costituisce l'introduzione.
Nella parte seconda ricostruisce con fitto tesoro di partico-
lari le vicende ultime della repubblica cisalpina del 1799 di fronte
all'invasione austro- russa; mette in luce l'opera del direttorio
della Cisalpina rifugiatosi a Chambéry mentre il Governo fran-
cese aveva a quei direttori preparato gli alloggi a Grenoble;
descrive i tredici mesi di esilio di tanti italiani agitati, nervosi,
affamati, sospettosi, pur non senza gioie e sorrisi ; riassume in
un capitolo le proteste, le dichiarazioni e petizioni di quei fuoru-
sciti per la libertà ed indipendenza italiana; ricorda l'azione
della legione italica dopo la disfatta della repubblica cisalpina
fino alla nuova liberazione d'Italia dagli Austriaci ; e descrive la
vita degli emigrati itahani in Francia, ch'egli ritiene potessero
salire a circa 10 mila.
La terza parte di questa pubblicazione è dedicata al Diario
inedito di Vincenzo Lancetti, al quale attinse molte delle no-
tizie esposte nella parte seconda. Il Lancetti, nato a Cremona
nel 1767, poeta patriotta nel 1797, capo divisione al Ministero
della guerra a Milano nel 1799, fu nei tredici mesi d'esilio
tenuto in molta considerazione e incaricato di defieati uffici.
Questo rivoluzionario di occasione scrisse un minuto Diario,
che partendo dall' 8 fiorile, anno VII (27 aprile 1799) va sino
al 23 pratile, anno VIII (12 giugno 1800). Curioso per un'in-
finità di notizie su persone e cose, riuscirebbe però in molta
parte poco intelligibile ai lettori moderni, senza il corredo di
pazienti note illustrative apposte dal M. ad ogni nome ed ogni
fatto; note, che talora costituiscono piccole monografie, cor-
redate a loro volta di documenti e citazioni letterarie.
L'A. riproduce in Appendice il testo di parecchi docu-
menti inediti tratti dagli Archivi d'Italia e di Francia relativi
al breve periodo storico illustralo nella Memoria.
C. RiXAUDO.
Rimta, storica italiana, 3» y., vn, 2. 15
226 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — C. RINAODO
GIOVANNI SFORZA, Contributo alla vita di Giovanni Fanimii. —
Genova, tip. della gioventù, 1907.
ALFREDO CHITI, Tmnmaso Puccini^ Notizie biografiche con.
appendice di documenti inediti, — Pistoia, Tip. Sinibul-
diana, 1907.
55. — Lo scorso settembre Fivizzano commemorava il
centenario della morte del suo poeta patriotto Labindo (Gio-
vanni Fantoni) a nome delFItalia risorta; e Giovanni Sforza,
Tarchivista intelligente e operosissimo, illustrava la vita del
suo conterraneo, già troppo obliata, con un volume, nutrito
ài larghissima erudizione attinta agli archivi, agli scritti del
Fantoni e a tutta la letteratura che lo riguarda, e ad un
tempo organato in modo da offrire una compiuta bio-
grafia critica del poeta della libertà, che in piazza e in car-
cere, cittadino, tribuno, soldato propugnò indomito e indo-
mabile l'indipendenza e la grandezza della patria.
Tutte le vicende della sua vita sono con imparzialità
raccolte: gli studi nel collegio Nazareno di Roma, la disso-
lutezza a Firenze, ove fu apprendista nella segreteria di Stato,
a Livorno nei cadetti, e a Fivizzano quale conquistatore di
donne, nel breve periodo trascorso nella R. Accademia mili-
tare di Torino onde uscì nel 1776 sotto-tenente nel reggi-
mento Ciablese, ufficio che abbandonò nel 1779 carico di
debiti e con minaccia d'arresto. Tra la dissipatezza giovanile
si sprigiona il suo ingegno poetico, che un condiscepolo del
collegio Nazareno di Roma, il marchese Carlo Emanuele Ma-
laspina di Fosdinovo, seconda, incoraggia e stimola, finché
sorge il rimorso della vita disordinata e con esso il ravvedi-
mento.
Aveva 41 anno, quando le armi francesi portarono la li-
bertà e con essa la signoria straniera nell'alta Italia. Il Fan-
toni dalla rivoluzione attende il trionfo della libertà e della
giustizia e spera il risorgimento d'Italia ; s'allontana dal paese
natio e si caccia nei vortici dei moti politici, che lo Sforza
esamina nei particolari per chiarire la condotta del Fantoni,
calunniato da alcuni contemporanei. Dedica un intéro capitolo
ad esporre la risposta data da Labindo al celebre quesito
messo a concorso dall' Amministrazione generale della Lom-
bardia il 27 settembre 1796: ** Quale dei governi liberi meglio
convenga alla libertà dell'Italia ».
PERIODO DKLLA RTVOLUZIOKI FRAHGBBB — G. SFORZA - A. GHITI 227
Il sentimento nazionale in lui prevalse sull'ebbrezza della
libertà francese, ch'era nuova servitù, quando ^i adoperò per
impedire l'unione del Piemonte alla Francia, e per questa
gagliarda difesa pati la prigionia e l'esilio: nobili pagine
deDa tempestosa sua vita. Tornò in Italia con l'esercito libe-
ratore, quale capitano di stato maggiore, del generale Joubert;
dopo la sconfitta di Novi si ritrasse con Massena in Genova,
ove in mezzo ai dolori dell'assedio dette alla stampa una de-
curia di Odi. Poco dopo la battaglia di Marengo, lasciato il
servizio militare, tornò tra i suoi, prima a Pisa, poi a Massa
di Lunigiana, ove spese l'attività e l'ingegno a vantaggio della
patria e dell'arte.
Lo Sforza non ha solo illustrato la biografia del Fantoni
con infinite preziose note, ma aggiunse quattro preziose ap-
pendici: la l** sulla persecuzione dei Francesi contro Labindo,
la 2* sulle sue relazioni colla Società di pubblica istruzione
in Modena, la 3» per dare in luce un buon manipolo di let-
tere tutt'ora inedite del Fantoni, la 4* per una diligentissima
bibliografia degli scritti di Labindo.
56. — Il Dott. Alfredo Chiti , dopo avere atteso con attività
singolare a ricercare i documenti inediti riflettenti Tommaso
Puccini, fra cui oltre 1300 lettere di lui o a lui inviate, im-
prese ad illustrare la vita di questo erudito abate del sette-
cento, entusiasta per tutto ciò che di bello e di buono poteva
vedere e conoscere, la cui opera risente così efficacemente della
sorte travagliata della patria nel tempo in cui la Francia eser-
citò un fascino irresistibile su tutta l'Europa civile.
Colto letterato e poeta, amico di Gorilla Olimpica, del
Tiraboschi, dell'Alfieri, del Monti, del Parini, del Canova, della
d'Albany, del marchese Manfredini, per la sua riputazione ar-
tistica nominato a 45 anni nel 1794 direttore della Galleria
degli Ufiìzi in Firenze , l'abate pistoiese al tempo della inva-
sione francese difese vivamente la Galleria dalle depredazioni,
trasportandone i più bei monumenti a Livorno e di là a Pa-
lermo, donde li riportò a Firenze, senza riuscire a proteg-
gerli nuovamente dall'avidità del governo napoleonico. Tra
i molteplici uffici e la frequente corrispondenza epistolare
trovò tempo a tradurre in versi italiani le poesie di Catullo,
ad illustrare i cammei del museo fiorentino, a scrivere d'An-
tonello da Messina e a dettar commentari sulla storia della
arte. Mori nel 1810.
228 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — C. RINAUDO
Il dott. Chìti non ha soltanto ricostruito la bella figura
di studioso ft illuminato cultore delle arti belle, ma raccolse
in appendice una serie di documenti inediti, fra cui parecchie
lettere e la Relazione sugli ' oggetti della reale galleria di Fi-,
renze, trasportati prima a Livorno poi a Palermo per sottrarli
alla rapina francese. C. Rinaudo.
NAPOLÈON, Manuscriis inédits {1786-1791), par Fr. Masson
et Guido Biagi. — Paris, Librairie Ollendorff, 1907.
57. — Non è questa una nuova edizione, ma un rifaci-
mento dell'opera pubblicata nel 1895 dalla stessa casa editrice
sotto il titolo: NapoUoìi inconnu (Papiers inédits), perchè, se
fino ad un certo punto la prefazione è rimasta immutata senza
neppure lo spostamento d'una virgola, ad un tratto gli edi-
tori ci avvertono che per varie ragioni essi hanno creduto di
sopprimere non solo la parte introduttiva « Notes sur la
jeunesse de Napoléon » perchè ormai resa inutile dall' ampio
lavoro dello Chuquet, ma altresì le note esplicative, che pre-
cedevano ed accompagnavano la pubblicazione dei singoli
scritti napoleonici. Essi ci annunziano che queste note saranno
pubblicate in un volume a parte, perchè « les manuscrits se
suffisent par eux-mém^s , ; ma, se per i lettori che hanno ormai
lunga dimestichezza con la letteratura storica del secolo xym la
maggior parte di quelle note potevano parere oggi superflue^
per gli altri, che per la prima volta intraprenderanno la nan
facile lettura degli scritti giovanili di Napoleone, alcune note
esplicative sarebbero state necessarie, quasi indispensabili ; ed
il ricorrere allo Chuquet, ovvero l'attendere la pubblicazione
del volume a parte, non sarà certo sempre possibile a lutti.
Una seconda notevole modificazione troviamo in questa
edizione, cosi ridotta da due volumi ad uno: gli egregi edi-
tori, partendo dal principio che dal 1791 in poi, cioè dal suo
secondo viaggio in Corsica, Napoleone uscì dal periodo dì
studio e di preparazione alla vita per darsi tutto all'azione,
hanno soppresso quella parte dei suoi manoscritti, che pur
si trovano nel fondo Libri, e quei lavori che sono noti solo
per antiche edizioni, i quali si riferiscono all'operosità del
giovane ufficiale nella sua isola. Si tratta di regolamenti, di
proteste, di memorie giustificative, di disegni, di operazioni
militap'i, come il regolamento per le guardie nazionali, il pix>-
PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRÀNCE8B — W. ZELLE 229
getto d'attacco della Maddalena, quello per la difesa del golfo
d'Aiaccio ecc.: « Cela est de T action, dice il Masson, et c'est
là en réalité que débute Bonaparte ». Così F edizione s'ar-
resta al celebre Discorso di Lione « Quelles verités et quels
sentiments importet-il les plus d'inculquer aux hommes pour
leur bonheur » (settembre 1791), e vengono soppressi tutti
gli altri scritti comparsi nella prima edizione, che si riferiscono
ad un periodo posteriore della vita del Bonaparte, compre-
sovi anche Le souper de Beaucaire. Come si vede, un criterio
nuovo, filosofico più che storico, e molto discutibile, ha pre-
sieduto a questa nuova edizione, o meglio riduzione, di un
lavoro che fu salutato al suo primo apparire con tante e
tanto meritate lodi. C. Manfroni.
W. ZELLE, Kreisarzt. — 1815, Die hundert Tage. Von Elba
bis Helena; — Leipzig, Sattler, 1908.
58. — Il quarto volume dell' opera dello Zelle (Geschichte
der Freiheitskriege) riguarda, sotto alcuni aspetti, anche l'Italia
e può cosi esser analizzata in questa rubrica. Pur troppo il
giudizio su questo lavoro non può essere intieramente favo-
revole: le notizie storiche d'indole generale sono vaghe, in-
determinate, spesso inesatte, per non dir peggio. Basti dire che
nelle venti righe che l'autore dedica all'ordinamento dell'Italia
per opera del congresso di Vienna, fra le altre amenità^ si
dice " Um xies schone Italien das mit so viel Blut und Trànen
Seine voriibergehende Einigung unter dem Vizekònig Eugen
erreicht batte, noch mehr zu zerstùckeln, machte man aus
Genua ein Herzogtum (lì) ». Non si potrebbe riimire in poche
righe un maggior numero di errori. Nel capitolo in cui si
parla della breve dimora di Napoleone all'isola d'Elba non si
tiene conto alcuno degli studi e delle ricerche più recenti sulle
relazioni corse fra l'imperatore e il Murat, sui frequenti viaggi
di emissari francesi, sull'opera segreta di Paolina Bonaparte.
Anche nel brevissimo paragrafo dedicato al Murat ed alla cam-
pagna sua si accumulano parecchie gravi inesattezze: non si
parla affatto della proclamazione dell'indipendenza; nulla si
dice della breve campagna : si lasjcia credere che il suo eser*
dto fosse composto di lazzaroni ; sì dice che egli fuggì alVElba,
e di lì tentò di tornare nel reame di Napoli: ecc., ecc. (pag. 203).
280 RKOMBIOMI E NOTB BIBLIOORJLFICHK — 0. MANFRONI
Giustizia vuole che si dica che nella descrizione della
campagna dei Paesi Bassi e nell'esame delle condizioni poli-
tiche deir Europa, prima e dopo la campagna stessa, il lavoro
del dottor Zelle, quantunque non originale (in certi punti il
recente lavoro di A. Houssaye ha indubbiamente servito di
guida air autore), merita di esser lodato per la diligenza e per
la precisione delle notizie. Ma, pur troppo, per quel che ri-
guarda r Italia non possiamo tributargli lo stesso elogio.
C. Manfroni.
7. PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1907).
Pubblicazioni di LABÀTE, POIRÉ, THAON di REVEL, BOUR-
GEOIS e CLERMONT, PESCI, BILLOT, GALLIZIOLI, FUMO,
CASA, MAZZINI, GARIBALDI, AMARI, LUZIO, ALESSI,
PAGANI, CASANOVA, MORI, MAZZIOTTI , ROSI, LEVI,
RANZI, TORRACA, MANFRONI.
Diremo brevemente di alcune fra le molte opere relative al
nostro Risorgimento, riservandoci a discorrere delle altre, corte-
semente favorite alla Rivista, in un altro fascicolo.
Possono rannodarsi in tre gruppi:
1° Narrazione di periodi o di argomenti speciali;
2° Pubblicazioni di opere di personaggi cospicui;
3° Commemorazioni e biografie.
I,
59. — Molto s*è scritto in questi ultimi anni sulla Car-
boneria; ma non sarà certo possibile averne una storia completa,
finché non sia stata studiata nelle molteplici sue ramificazioni
nelle varie provincie d'Italia. Il professor Labate, in uno studia
edito nel 1904 nella Biblioteca storica del risorgimento italiano^
ha appunto tentato una storia della Carboneria in Sicilia, nel
decennio corso dal 1821 al 1831 (1). Abbiamo tardato tanto
a discorrerne in attesa dei documenti sulle cospirazioni dei
Carbonari siciliani, che allora ci prometteva, e che non ci ri-
sulta siano poi stati pubblicati. L'A. fece vane ricerche pressa
(1) Valentino L abate, Un decennio di Carboneria in Sicilia
(1821-1831) Roma, Società editr. Dante Alighieri, 1904.
PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO — ▼. LABATB - E. POIRÉ 281
le private famiglie, ma fu fortunato neiresplorazione delle carte
dell'Archivio di Stato di Palermo, che gli fornirono il mezzo
di presentare, sotto una luce nuova e con maggior precisione
di particolari, l'introduzione della Carboneria in Sicilia, la sua
propagazione nell'isola durante la rivoluzione del 1820, la ri-
volta del generale RossaroU, le famose Giunte di scrutinio, la
congiura di Salvatore Meccio e altre minori, i tentativi insur-
rezionali di Messina neir aprile e nel settembre del 1823, le
successive riforme introdotte nella Carboneria, le varie sette
che ne derivarono, e l'insurrezione palermitana del 1° settembre
1831. Molte novità contiene il libro e gran copia di notizie,
sebbene manchi ancora il filo conduttore, che con sicurezza
ci guidi attraverso il labirinto della Carboneria siciliana.
60. — Eugène Poiré in un grazioso volume su Magenta
e Solferino (1) non ha inteso a fornire nuovi documenti o
narrarci altra volta le memorabili battaglie di Magenta e Sol-
ferino, il cui ricordo susciterà sempre nei grati animi degli
italiani una viva onda di simpatia verso i Francesi, che ver-
sarono il sangue per la nostra indipendenza, ma si propose
un compito più ristretto e sentimentale.
Sonvi bensì alcuni richiami storici, ma il racconto presen-
tasi piuttosto come relazione di un pellegrinaggio ai celebrati
campi di battaglia del 1859 col prospetto dei luoghi santificati
dal sangue dei combattenti, la descrizione dei monumenti com-
memorativi e degli ossari, jl ricordo di episodi collegati colle
virtù guerriere, di cui il pacifismo moderno va spegnendo lo
splendore. L'A. non dimentica la torre colossale e l'ossario dì
San Martino, ma discorre di Vittorio Emanuele in modo assai
superficiale, incompleto ed inesatto, mettendo in rilievo aspetti
affatto accessori della sua personalità ed estranei alle ragioni
politiche che lo sollevarono nell'amore e nell'ossequio degli
italiani.
61. — Il generale conte Genova Thaon di Revel, super-
stite di tutte le nostre guerre d'indipendenza dal 1848 al 1866,
commissario generale del re Vittorio Emanuele al quartier ge-
nerale dell'esercito francese in Crimea, aiutante dì campo del
principe Umberto al principio della 'campagna del 1866 e co-
mandante di una divisione dopo Custoza, più tardi comandante
(1) Eugène Poiré, Magenta e Solferino. AiitrefoiS'aujourd'hiii ;
Paris, Berger-Levrault & C., 1907.
232 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAVICHE — 0. RINAUDO
di corpo d'esercito, pubblicò ì suoi ricordi sulla cessione del
Veneto, comparsi da oltre un anno in una. seconda edizione (1).
Non mirando alla storia della campagna, ne fa appena un
■ cenno riassuntivo sino al trattato di pace di Vienna. Nominato
commissario militare per gli accordi relativi alla consegna del
Veneto per parte delle autorità austriache, ebbe a trattar lun-
gamente coi commissari militari d'Austria e di Francia, special-
mente per la cessione del materiale e delle fortezze, per lo
sgombro delle milizie austriache e l'occupazione militare delle
nostre truppe, infine per il plebiscito che doveva consacrare
ufficialmente la cessione del Veneto al regno d'Italia. L'azione
del Revel trovo meno impedimenti nei commissari austriaci,
che non nel rappresentante della Francia, il generale Leboeuf,
<ihe si rese a tutti antipatico. Pieni d'interesse sono i partico-
lari di questa narrazione scritta senza pretensione, ma con molta
spigliatezza dì forma e copia di ricordi.
62. — Con vivo interesse si legge la recente pubblicazione
di Émile Bourgeois et E. Clermont su Napoleone III in rap-
porto con Roma (2). In questo libro, scritto da due colti
studiosi francesi, onorato da una prefazione di Gabriel Monod,
trovasi la prova documentata di una nostra affermazione sulla
politica romana di Napoleone IH. Il signor Clermont, scrivendo
la storia dell'intervento francese a Roma nel 1849, dal mo-
mento in cui sotto la presidenza di Luigi Napoleone Bonaparte
l'Assemblea Costituente deliberò la partenza del corpo di spe-
dizione del generale Oudinot per Civitavecchia, fino all'epoca
in cui l'Assemblea legislativa approvò l'impiego delle truppe
della repubblica francese contro la repubblica romana in favore
della restaurazione del potere temporale del Papa, ha dimo-
strato chiaramente quanto gli scrittori italiani avevano affermato.
L'intervento cioè fu opera della parte clericale francese, che
s'impose al presidente, appoggiato dai chauvinisies^ che soste-
nevano la necessità di neutralizzare l'azione dell'Austria sulle
coste austriache con l'occupazione di Roma; la spedizione fu
condotta in modo affatto sleale dal generale Oudinot, ed il
Lesseps fu inconscio strumento della proditoria aggressione;
(1) Genova di Revel, La cp.sslove del Veneto. Bicordi di un com-
missario regio militare, 2*^ edizione, Firenze, F. Lumachi, 1906.
(2) Émile Bourgeois et E. Clermont, Rome et Napoléon IH.
Paris, Armand Colin, 1907.
PKRIODO DBL RISORQUIENTO ITALIANO — BOUBGBOIB - PESCI 233
Luigi Bonaparte, colla distruzione della romana repubblica,
ch'egli giovinetto aveva proclamato, conquistò Tamicizia della
parte clericale e si spianò la via all'impero; ma si legò con
una pesante catena, che doveva più tardi trascinarlo a rovina.
Ed Émile Bourgeois ci fa appunto vedere, come la questione
romana sia stata l'incubo dell'impero e la causa della sua ca-
duta. Tentò Napoleone nel 1859-60 di scuotere il dominio cle-
ricale, permettendo agli Italiani l'occupazione delle Romagne,
delle Marche e dell'Umbria, ma intimorito dalle minacele dei
suoi tutori ne arrestò il moto colla convenzione del 15 set-
tembre 1864. Vana speranza! L'irruzione garibaldina nel Lazio
del 1867 lo trasse a Mentana, e rompendo ogni buon rap-
porto con l'Italia lo costrinse ad una nuova occupazione di
Roma. E questa fu la sua condanna, perchè, resagli impos-
sibile l'alleanza coU'Italia e coli' Austria, che pur queste potenze
invocavano, si espose solitario ed impreparato alla guerra del
1870, che a lui tolse l'impero e restituì Roma agli Italiani.
Tutto questo è non solo narrato con calma obbiettiva dai due
valenti scrittori francesi, ma passo passo dimostrato coi docu-
menti diplomatici e parlamentari, con lettere e memorie del
tempo.
63-64. — Un po' tardivamente discorriamo di due lavori
di Ugo Pesci intorno a Firenze capitale del regno, e sui primi
otto anni di Roma capitale.
Un toscano che deve aver ormai varcato la sessantina,
ed era quindi presso ai vent'anni quando Firenze divenne ca-
pitale, ufficiale dell'esercito, cronista di giornali, frequentatore
di uomini politici, di letterati e di artisti, ed anche dei salotti
mondani, e che ormai molte cose vide, è certo in buona con-
dizione per rappresentarci la vita dell'effimera capitale, voluta
dalla convenzione del 15 settembre e detronizzata dall'occu-
pazione di Roma (1). Sono poco più di cinque anni, dal 1865
al 1870. L'A. ci fa assistere alla melanconia del trasferimento
della sede del governo per parte dei buzzurri e dei fiorentini,
ed al successivo facile adattamento dei forestieri nella fiorita
città, di cui descrive la rapida trasformazione edilizia, la vita
mondana nelle sue manifestazioni, il movimento letterario, arti-
stico e scientifico, i teatri ed i giornali ; ci presenta il governo
(1) Ugo Pesci, Firenze capitale (1865-1870). Firenze, R. Bempo-
rad e figlio, 1904.
234 RECSKBlOiri l HOTS BlBLIOORAriCHB — 0. RMAUDO
dal Sovrano e dalla Corte ai Ministeri, al Senato ed alla Camera
dei deputati; ci narra le grandi feste per il VI centenario dan-
tesco nel 1865 e per il matrimonio di Umberto e Margherita
nel 1868; ci reca l'eco dei grandi avvenimenti politici e mili-
tari, ossia della campagna del 1866, di Mentana, delle grandi
manovre del 1869 e dell'occupazione di Roma nel 1870. L'espo-
sizione è ricca di episodi, che coloriscono gli uomini e le cose
del tempo, ed è sempre chiara, serena e fluente. Forse l'egregio
A. avrebbe potuto rinunziare alla politica generale per miniare
la vita fiorentina esclusivamente ; anche la forma sarebbe riu-
scita più briosa ed amena.
Il criterio direttivo per il volume su Roma non è di-
verso (1), ma ci sembra più fedele l'esecuzione, in quanto
l'Autore ci pare meno distratto dai fatti politici.
Chi visita oggi Roma e non la vide nel 1870, non ha
idea della rapida sua trasformazione morale e materiale. L'au-
tore non intende rappresentarci tutta questa lenta metamorfosi,
ma vuole richiamare alla nostra mente la città, quale fu nei
primi anni della nuova missione. Quindi ci mette dinnanzi it
Vaticano ed il Quirinale, il Governo ed il Parlamento, i romani
di Roma, i buzzurri e forestieri, le visite di re e principi ed
ambasciatori orientali, i salotti, le feste private ed i divertimenti
pubblici, i teatri, i circoli e ritrovi di varie specie, il movi-
mento impresso alle lettere ed alle scienze, gli scavi e le sco-
perte archeologiche, l'arte nelle sue varie forme, la pittura,
la scultura, l'architettura, la musica, il giornalismo, la trasfor-
mazione edilizia ed igienica della città con la scomparsa dì
edifizi, istituti e costumanze. Non era possibile sopprimere del
tutto la nota politica nelle sue date memorabili, specialmente
con la morte 'di Vittorio Emanuele II e Pio IX e con gl'inizi
del regno di Umberto I e Leone XIIL '
I due volumi si leggono volentieri, perchè rispecchiano
con sincerità di osservazioni e di apprezzamenti uomini e cose
d'un periodo eroico e di città per speciali riguardi supreme;
concorrono anche 210 illustrazioni a dar pregio all'opera.
65. — Alla storia dell'Italia contemporanea è un buon
contributo il lavoro recente di A. Billot, che ambasciatore di
(1) Ugo Pesci, / primi anni di Roma capitale (1870-1878). Fi-
renze, R.' Bemporad e figlio, 1907.
PERIODO DBL RISORGIMUTTO ITAUAMO — BILLOT 235-
Francia a Roma, si è trovato in condizioni favorevoli per ve-
dere da vicino gli avvenimenti politici, specialmente sotto il
rapporto intemazionale (1). Il signor Billot fu a Roma dal
marzo 1890 al febbraio del 1898, in un periodo grave e dif-
ficile, per il dissidio politico tra Tltalia e la Francia, deter-
minato dallo stabilimento del protettorato francese sulla Tunisia
e dalla conseguente conclusione della triplice alleanza, e per
la lotta economica originata dal voto negativo dato dalla ca-^
mera francese al nuovo trattato di commercio tra la Francia e
ritalia, che rese necessario il regime delle tariffe differenziali.
La discordia tra i due governi, e, possiam dire, dei due popoli^
s'accese maggiormente per gli incidenti diplomatici di Firenze
nel 1887, di Massaua e della Spezia nel 1888, per il viaggio del
re Umberto e di Grispi a Berlino e per la condotta della
Francia nei nostri rapporti colFAbissinia. Veramente quando
il Billot giunse a Roma, il Bismark aveva già dovuto lasciare
la cancelleria dell'impero e la crisi era uscita dallo stato vio-
lento ed acuto. Il nuovo ambasciatore dovette usare molta
abilità per correggere le asprezze, finché durò il ministero Grispi,
per la diffidenza reciproca che la sua politica aveva suscitato.
Col ministero Budini, sebbene si rinnovasse la triplice alleanza,
le relazioni politiche cominciarono a prendere forme più cor-
tesi, fors'anco perchè la Francia consolavasi nel suo isolamento
coll'alleanza russa ; ed il ministero Giolitti potè nel settembre
del 1892 ottenere che la squadra francese intervenisse a Genova
alle feste Golombiane. L'illustre autore s'indugia lungamente
nel secondo volume sul secondo ministero Grispi e sulla guerra
italo abissina, forse assai più di quanto la natura dell'opera
poteva esigere; e dedica con soddisfazione l'ultimo libro a
narrare come, sotto il secondo ministero Rudini, nuovamente
si ravvicinassero la Francia e l'Italia nel campo commerciale,
preludio d'un rinnovamento d'amicizia politica. L'A. ebbe parte
preziosa in quest'opera di riconciliazione fra le due nazioni
sorelle e noi glie ne siamo grati, anche per la forma mo-
desta con cui espone l'opera sua, e la- serenità con cui narra
gli avvenimenti di quei torbidi anni in cui si corse pericolo
d'una guerra fraterna, determinata da nessuna seria ragione,
(1) A. Billot, La France et V Halle, Hisfoire cles années trovbles
(1881-1899) 2 voi. Paris, librairie Plon, 1905.
236 RECENBIOHI E MOTE BIBUOQRAFiCHB — C. RINADOO
ma preparata e fomentata dai nemici interni ed esterni dei due
grandi paesi.
66. — I profani della marineria, e purtroppo sono i più
anche in un paese marinaro come l'Italia, non hanno alcuna
idea del servizio continuo e multiforme che le nostre navi pre-
stano alla civiltà universale ed in particolar modo al nostro
paese. Di guerre marittime se ne ricorda una sola e disgraziata
nella storia del nostro risorgimento, quella del 1866; a che
dunque valse la nostra marina da guerra, se non vinse a Lissa?
a che servi dippoi, se non ebbe opportunità di cimentarsi per
la difesa e la grandezza della patria? Il prof. Antonio Gallizioli,
capo tecnico nella regia marina, ha risposto all'ignoranza ed
all'indifferenza dei profani con un bellissimo libro, che è anche
un atto di illuminato patriottismo (1). Con ammirabile pazienza
e non minore accuratezza egli rintracciò la storia di tutte le
navi da guerra ed onerarie, delle torpediniere, dei rimorchiatori
e delle bette, che la nuova Italia ereditò dagli antichi stati o
creò colle sue forze, coll'intento nobilissimo di riaccendere i ri-
cordi delle imprese gloriose compiute dalla marineria militare
nel periodo del risorgimento italico, di ridestare nella memoria
di nostra gente gli atti di cortesia, di giustizia e di eroismo,
compiuti al di là degli oceani ov'ebbero a sventolare i nostri
Tessilli a tutela dei connazionali, di avvivare nella coscienza
universale i sentimenti di gratitudine per le azioni filantropiche
compiute dalle nostre navi da guerra a vantaggio di gran nu-
mero di navi nazionali e straniere, segnatamente mercantili, o
minacciate dalle fiamme o travolte da pericolosi fortunah. L'au-
tore, pertanto, registra in questo repertorio cronistorico le ori-
gini così delle navi presenti come delle trapassate, la grandezza
loro, la forza delle macchine, i servigi d'istruzione, di polizia
e di vigilanza sulla pesca, sui traffici d'armi, e per la repres-
sione del commercio degli schiavi, le manovre, le regate, le
campagne di guerra, le operazioni nelle quali si segnalarono i
comandanti nelle lunghe navigazioni fuori del mar nostro, gli
studi scientifici e le missioni politiche commerciali cui attesero,
ed i salvamenti eseguiti in mare ed in terra fra i pericoli delle
battaglie, delle rivoluzioni, delle epidemie, dei terremoti, degli
(1) A. Gallizioli, Cronistoria del naviglio 7iazionale da guerra
(1860-1896). Roma, Officina Poligrafica Italiana, 1907.
PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO — GALLIZIOLI - CASA 287
incendi e dei naufragi. Con questa minuta storia, esposta se-
condo l'ordine alfabetico delle navi, è conservata alla posterità
la biografia di_ ciascuna, ed è dimostrata con la eloquenza dei
fatti razione proficua della nostra marineria, onde accrescersi
dovrebbe nell'animo degli Italiani per essa l'amore e la grati?-
tudine. L'autore illustra anche con bei disegni tutte le navi, di
cui ritesse la storia, fornisce gli elenchi numerici delle torpe-
diniere, dei rimorchiatori, delle bette e delle cannoniere lagu-
nari, ci dà uno specchietto riassuntivo dimostrante cronologi-
camente le navi che per ciascun anno del periodo 1860-1896
entrarono o cessarono di far parte del regio naviglio ; infine,.
per comodità delle ricerche, presenta l'indice generale delle navi.
67-69. — Or che l'isola di Candia sta per essere abban-
donata dalle truppe internazionali, se le trattative approderanno,
è bene richiamare alla memoria due brevi scritti del tenente
Enrico Fumo ed un volume assai copioso di notizie del co-
lonnello commissario G. B. Casa.
Il tenente Fumo pubblicò nella Rivista militare italiana
del 1904 un breve studio sui castelli e sulle fortezze veneziane
nell'isola di Candia (1) seguendo i quattro grandi dipartimenti,
in cui l'isola era stata divisa dai Veneziani, cioè : Sitia, Candia,
Retimo e Canea; e nel 1907, traendo argomento da un lavoro
del prof. U. Ancarani, riassunse la storia della gendarmeria
cretese, (2) onore e vanto della benemerita arma dei carabinieri
italiani, dalla sua fondazione sino al marzo del 1905, e ne
espose obbiettivamente l'azione delicata e difficile durante l'in-
surrezione del 1905.
Il colonnello Casa, nel suo ampio lavoro (3), con ottimo
proposito raccolse una preziosa quantità di elementi per la
storia dei nostri marinai e soldati in Creta, che l'Italia obliosa
quasi del tutto ignora, occupata più delle interne miserie po-
litiche che non dell'opera gloriosa dei suoi figli all'estero. L'e-
gregio A. ha prima d'ogni cosa riassunto le vicende dell'isola
attraverso la storia, con un quadro generale della civiltà cretese.
(1) E. Fumo, Castelli e fortezze veneziane nelV Isola di Candia.
Roma, E. Voghera, 1904.
(2) E. Fumo, La gendarmeria cretese durante Vtdtima insurrezione.
Roma, E. Vogjiera, 1904.
(3) G. B. Casa, Marinai e soldati d'Italia a Creta. Livorno, .
Giustì, 1906.
à I
238 RXCIH8I0NI I NOTB BIBLIOQRAFICBB — C. RIHAUDO
s oflfermandosi specialmente sulla dominazione veneziana e sulla
signoria turca; quindi si è intrattenuto a descrivere la con-
dizione di Creta verso il 1896, T insurrezione del 1897 e il
concerto europeo per la pacificazione dell'isola. Solo a questo
punto veramente comincia razione dell'Italia a Creta. È noto,
come il governo ellenico ed i Greci dell'isola volessero l'an-
nessione alla Grecia, contraddetta dalla Turchia, e come le po-
tenze per timore di terribili rappresaglie contro i Musulmani
si opponessero all'immediata annessione, sostituendo al governo
turco il loro protettorato. L'A., non trascurando l'azione co-
mune, s'intrattiene con particolare attenzione sull'opera uma-
nitaria della nostra flotta, e specialmente dei marinai imbarcati
sull'Etna e sulla Sicilia, e sopra l'azione dei soldati italiani
mandati nell'isola per pacificarla ed appoggiare i provvedimenti
delle potenze europee. Dopo faticosi negoziati per un regime
autonomo, si ritrassero la Germania e l' Austria-Ungheria dal
concerto europeo, ma gli Italiani rimasero per adempiere la
loro missione. L'A. arresta la sua narrazione, quando i Turchi
ebbero sgombrato l'isola e gli ammiragli affidarono il potere al
principe Giorgio, nominato alto commissario a Creta. L'autore
mette pure in evidenza il governo economico della squadra
dal febbraio 1897 al giugno 1898, e con patriottica compia-
cenza, adducendo anche le testimonianze forestiere, mette in
evidenza le alte qualità morali dei nostri marinai e soldati ed
i molteplici servizi da essi resi alla causa ellenica nell'isola
di Candia.
II.
70. — È noto, che, ricorrendo nel 1 905 il centenario della
morte di Giuseppe Mazzini, fu per legge statuita a cura e a
spese dello Stato un'edizione completa delle sue opere (1).
Una Commissione, nominata per decreto reale, e presieduta
da S. E. L. Rava, ministro della pubblica istruzione, ne dirige
la pubblicazione, che viene fatta dalla Cooperativa Tipografica
editrice Paolo Galeati di Imola, in volumi di circa 400 pagine
ciascuno in 8^ gr. Sono già comparsi tre volumi.
(1) Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, 3 volami in-8 di
pagine XXXin-404, XVin-306, XXXV-398; Imola, Paolo Galeati,
1906-1907.
PEKIODO DSL RIBOROniBNTO ITALIANO — MAZZINI - GARIBALDI 239
La Commissione, pure attenendosi al disegno dell'edizione
iniziata dallo stesso Mazzini coi tipi Gino Daelli di Milano
nel 1861, introdusse due modificazioni: 1° l'ordine rigorosa-
mente cronologico degli scritti si letterari come politici; 2° l'ag-
giunta di altri scritti, che un'attenta ricerca e uno scrupoloso
esame consigliarono di attribuire al Mazzini.
Cosi il V volume {Letteratura, voi. I) contiene 25 scritti
letterari invece di .13 della precedente edizione; i nuovi sono
in gran parte estratti AsAV Indicatore genovese. Nell'introduzione
trovasi l'elenco ragionato e bibliografico degli scritti letterari
che il volume contiene. Il primo lavoro del giovine ventiduenne,
(1827) DelVamor patrio di Dante, già addita l'alta bandiera,
sotto cui avrebbe militato.
Il volume 2° {Politica, voi. I) riunisce tredici articoli politici
sparsi nel \?, 3° e 7« volume dell'edizione Daelliana, con altri
sette, tutti redatti dal M. negli anni 1831-32-33. Tra i venti
scritti meritano speciale ricordo la famosa lettera a Carlo
Alberto di Savoia e i documenti illustrativi della Giovine Italia.
Il volume 3« {Politica, voi. II) contiene 22 articoli, dei quali
nove non figurano finora in alcune edizioni di scritti mazziniani ;
sono di grande interesse storico, perchè relativi alla infelice
spedizione di Savoia. 11 volume continua e conduce a compi-
mento la pubblicazione degli articoli, che furono inseriti nella
Giovine Italia per tu tto^ l'anno 1833 e nel 1834, chiudendosi
con lo scritto indirizzato alla gioventù italiana, quasi testa-
mento politico dopo l'invasione fallita nella Savoia.
Ciascun volume, oltre ad una introduzione esplicativa e ad
un elenco ragionato degli scritti compresi, contiene un ritratto
di G. M. ed alcuni facsimile
71. — A commemorare il centenario della morte di Giu-
seppe Garibaldi, Tanno scorso Domenico Ciampoli pubblicava
una raccolta copiosa degli scritti politici e militari dell'eroe (1),
come documenti dell'unità di pensiero e di sentimento di Gari-
baldi in tutti i periodi della sua travagliata e gloriosa vita.
n grosso volume è diviso in due parti. La prima contiene
lettere, proclami, manifesti, note, rapporti, disegni di legge,
(1) Giuseppe Gurìbaldi, scritti politici e militari. Bicordi e pensieri
inediti, raccolti da Domenico Ciampoli, 1 voi. in-8, pag. VIII-1005 ;
Roma, Enrico Voghera, 1907.
240 RBCENBIOiri K NOTE BIBLIOORAFICHX — C. RWAVDO
relazioni guerresche, dispacci dal 17 ottobre 1836 al 25 mag-
gio 1882. Rileggendoli vi appare la figura dell'Eroe in azione,
ora vibrante di patrottismo e di energia militare, ora magna-
nimo nelle aspirazioni e nel sacrificio, ora terribile e irruente
contro i nemici della verità e della patria, ora dolce e tenero
per la donna, i feriti, i bambini, i sofferenti, ora meditativo
sulle riforme della nostra gente, dei nostri istituti, della nostra
Capitale, ora squilla di guerriero, ora soave parola di amore e
di pace.
La seconda parte contiene Bicordi e pensieri, commentari
degli altri scritti e delle sue stesse Memorie, commentari
semplici, arguti, sdegnosi e impetuosi talvolta, che, scritti a
Pisa fra il 1862 e il 1863, risentono dello stato del suo animo
ferito in Aspromonte nel sogno della pronta liberazione di
Roma. Da lui stesso scritti a matita su 179 pagine erano
rimasti inediti per la maggior parte nella Biblioteca Nazionale
di Roma. Lo scritto, nella sua schiettezza primitiva, appare di
una originalità suggestiva, ed è contributo alla psicologia di
Giuseppe Garibaldi.
Per quanto il volume tocchi quasi le mille pagine, è ben
lontano dall'essere una raccolta compiuta degli scritti di G.
Garibaldi; certamente mancano centinaia, forse migliaia di let-
tere, le sue Memorie, i tentativi letterari, e infiniti documenti
della sua vita militare.
72. — Dopo lunga attesa è comparso il 3° volume del car-
teggio di Michele Amari, raccolto e postillato da Alessandro
d'Ancona (1), a compimento del prezioso epistolario. Sono altre
277 lettere (dal n. DXXVI al n. DGCCII), che portano il nu-
mero totale delle lettere pubblicate a 802.
Come negli altri volumi, il Carteggio non contiene soltanto
lettere dell'Amari, ma anche altre a lui indirizzate. Vi figurano
parecchi personaggi illustri, come Tommaso Gargallo, Salvatore
e Leonardo Vigo, Mariano Stabile, Pietro Lanza principe di
Scordia, Vincenzo Salvagnoli, Giuseppe Massari, G. P. Vieusseux,
Giuseppina Turrisi-Colonna, il barone HoUand, Terenzio Ma-
miani, V. Faldella di Torrearsa, Francesco Perez, H. Brockhaus,
Atto Vannucci, Ernesto Renan, W. Cartwright, Antonio Mor-
(1) Carteggio di Michele Amari raccolto e postillato da A. d* An-
cona, voi. Ili iii-8, pag. 383. Torino, Soc. tip. editr. nazionale, 1908.
PEUIOOO DEL RISORGIMENTO ITALIANO — AMARI • LUZIO 241
(lini, Silvestro Centofanti, Isidoro La Lumia, G. B. Giuliani,
ti. De Leva, Raffaele Starrabba, ecc.
Questo carteggio è prezioso per triplice motivo: 1® perchè
ricostruisce la figura d'uno tra i più colti, generosi e illibati
uomini della generazione patriottica del risorgimento ; 2° perchè
proietta molta luce sopra altri uomini, fatti e istituzioni del
fortunoso periodo in cui visse T Amari; 3° perchè Tillustre rac-
coglitore, arricchì la raccolta di numerose postille storiche e
biografiche con Tampia sua erudizione e il senno elevato, ond'è
gloria italiana.
IH.
73. — Alessandro Luzio nel voi. 5°, serie V della Biblioteca
storica del risorgimento italiano, fornisce nuovi preziosi documenti
sopra i processi del ventuno e specialmente sul processo Gon-
falonieri, traendoli dagli atti processuali esistenti nelF Archivio
(li Stato di Milano (1).
I costituti originali non vennero finora trovati; acquista
perciò grande importanza il riassunto datone alla Commissione
speciale da Antonio Salvotti. La seconda parte di quella re-
(juisitoria riassuntiva, contenente il risultato deiristruttoria e
il voto, fu già data da Alessandro d'Ancona; ora il Luzio ne
pubblica testualmente la prima parte, che ci dà modo di se-
guire nel suo svolgimento, nella sua concatenazione, nelle sue
incertezze e discrepanze tutto il sistema di difesa adottato dal
troppo ingegnoso inquisito. L'errore fondamentale nell' impo-
stare la propria difesa spiega tutti gli errori successivi del
C; e noi assistiamo con ansia alle fasi dell'epica lotta, in cui
lo si vede perder continuamente terreno, malgrado le sue più
geniali risorse.
Ad illustrare il riassunto salvottiano il Luzio aggiunse nove
appendici, tra cui notevoli quelle sul principe di Carignano e
i processi lombardi del ventuno, sulla simulata pazzia del Pal-
lavicini, sul trattamento del Gonfalonieri in carcere, sulla requi-
sitoria contro l'Andryane, e l'elenco degli atti più interessanti
del Senato Lombardo- Veneto, esistente al Jtistiz Ministerium
di Vienna.
(1) Nuovi documenii sul processo Confalonieri per Alessandro
Luzio. MQano, Soc. editrice Dante Alighieri, 1908.
Rlviiia storica italiana, 3* S., vir, ?. 16
242 RKCEKSIONI E NOTE BIBLIOQRAPICHE — C. RINAUOO
74. — Delle giardiniere del risorgimento italiano s'è già
parlato qua e là nelle varie storie e più largamente da Raf-
faello Barbiera nelle Passioni del risorgimento e nella sua nio-
. nografìa sulla principessa Belgioioso. Manca ancora uno studio
completo. La signorina Maria Luisa Alessi ha di recente evo-
cato una delle più attive giardiniere di Lombardia, Bianca
Milesi (1). La gentile autrice ne studia la giovinezza svoltasi
nell'epoca napoleonica, essendo nata nel 1790, ne descrive la
larga coltura e il sentimento artistico anche avvivato dai molti
viaggi in Italia e fuori, ne traccia l'azione a Milano tra i Car-
bonari e le giardiniere del 1821, rimette a posto il roman-
zetto di Melchiorre Gioia notandone le debolezze, finché a
Genova, già matura d'anni, sposa il francese medico Mojon,
cospiratore come la moglie. A Genova la Milesi si riaccosta
alla Belgioioso e ascolta il verbo ^mazziniano, ond'è costretta
all'esilio. Stabilitasi con la famiglia a Parigi continuò l'opera
di propaganda per la causa nazionale, accogliendo e confor-
tando nel suo salotto i profughi, tenendosi in corrispondenza
coi pensatori più illustri del tempo, applicandosi con grande
attività all'educazione del popolo e all'emancipazione della
donna, più specialmente agli asili d'infanzia, scrivendo e tra-
ducendo libri elementari per i fanciulli. Si rallegrò all'alba del
risorgimento italiano, ma ne vide con dolore la catastrofe nel
1849. L'8 giugno, di quell'anno, quasi alla medesima ora, i
coniugi Mojon, colpiti dal colera morivano. Non è un'opera
compiuta, ma un buon libro nel genere suo.
75. — Fu tradotta in inglese la vita di Antonio Rosmini-
Serbati, scritta in italiano dal rev. G. B. Pagani, provinciale
in Italia dell'Istituto della carità, creato dal Rosmini (2).
L'ampia e meditata biografia non mira ad una esposizione
e discussione della filosofia rosminiana, né a mettere in rilievo
la parte ch'egli ebbe nel risorgimento italiano, ma più spe-
cialmente studia il valore dell'azione del Rosmini nella gran-
dezza e nello sviluppo della Chiesa cattolica, descrive le virtù
predominanti nella vita esemplare dell'uomo, e soprattutto
(1) Maria Luisa Albssi, Una giardiniera del risorgimento ita-
liano, Bianca Milesi, Torino, Reuzo StregUo, 1906.
(2) 2'he li fé of Antonio Rosmini- Serba ti, translated from the iteliau
of the rev. G. B. Pagani , provincial of the Institute of Charity in
Italy. London, George Koutledge and Sons, 1907.
PERIODO DEL RISORQIMKNTO ITALIANO — TAQANI > CASANOTA 243
lumiltà, la seraplicità e la profonda sottomissione alla santa
sode, non ostante le ingiuste persecuzioni; e s'occupa di pro-
posito dell'Istituto della Carità da lui fondato e de' suoi pro-
gressi. Non ostante questo carattere speciale dell'opera, essa
non può essere dimenticata in una collezione dei libri del
nostro risorgimento, perchè l'altezza spirituale e morale di
questo grande pensatore e credente aggiunge dignità al mo-
vimento nazionale, al quale Rosmini ha pure dedicato parte
della sua vita, specialmente nel 1848-49. A tale effetto sì
possono leggere utilmente due capitoli di quest'opera, ossia
il XXIII The Italian Revival-liosmiìii ai Milan and at Bome
{1S48\ e il XXIV, Gaeta and Naples- Rosmini 's Trials at Gaeta,
Naples, and Albano-His Return to Stresa {1848-1849),
7G. — Giustamente il dott. Casanova, pubblicando alcuni
appunti su Carlo Bastia, nota che la storia dovrebbe tener
maggior conto dell'opera prestata da alti funzionari di stato ;
i governanti spesso appaiono circonfusi d'un'aureola di sa-
pienza riformatrice, mentre questa fu tutta dei modesti colla-
boratori, lasciati nell'ombra. Personaggio dì tale natura fu in
Piemonte Carlo Bastia, che il valente archivista dì Napoli il-
lustra (1) con documenti comunicatigli dall'on. Ignazio Mar-
sengo Bastia, e con altri spettanti alle serie della grande
cancelleria, del ministero dì grazia e giustizia e del senato su-
balpino. — Carlo Bastia nacque in Saluzzo nel 1771; laureato in
leggi nell'università di Torino nel 1792, avvocato patrocinante
prima, entrò poi nella magistratura sotto l'impero napoleo-
nico; alla restaurazione fu nominato capo divisione al mini-
stero dell'interno; dimissionario nei moti del 1821, ritornò in
servizio con speciali attribuzioni presso il Gabinetto del re
Carlo Felice; primo ufficiale presso il Barbaroux nel ministero
di grazia e giustizia sotto Carlo Alberto si dimostrò attivis-
simo e sagace nell'arduo ufficio; ritiratosi a vita privata nel
1840, visse fino al 1860. Sono appunti condotti con grande
cura, e degni dell'uomo, a cui sono dedicali.
77. — Il prof. Gabriello Mori si accinse ad una nobile im-
presa, traendo dall'oblìo il nome di Pietro Thouar (2). Nato,
(1) Eugenio Casanova, Carlo Basita, Appunti. Siena, L. Laz-
zeri, 1907.
(2) Gabriello Mori, Pietro Thouar e la letteratura educativa in
Italia, specialmente in Toscana, nella prima metà del secolo ATA'. Ca-
serta, Tip. della libreria moderna, 1908.
244 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — C. RINALDO
educato e vissuto sotto il governo granducale, bensì mite in
comparazione degli altri governi italiani, ma soporifero, il
Thouar con altri valentuomini (Enrico Mayer, Raffaello Lam-
bruschini, Cosimo Ridolfi, Silvio Orlandini, ecc.) dedicò Tanima
sua all'opera educativa. Modello di virtù austera nelle varie
vicende della vita pubblica e privata, patriotta fervido e fi-
ducioso nel risorgimento d'Italia, vide nell'educazione e nel-
l'istruzione del popolo la leva destinata a scalzare la tirannide
nostrana e forestiera, l'unico mezzo atto a combattere i funesti
errori della superstizione e a scongiurare le violente commo-
zioni; epperciò ad essa consacrò la vita intera.
L'A., dopo averlo con molto affetto rappresentato come
uomo e cittadino, specialmente nell'attività sua a promuovere
i miglioramenti sociali, soffermandosi sul concorso prestato alle
libere istituzioni negli anni delle speranze e della risurrezione^
e sull'attività meravigliosa esplicata dopo la restaurazione del-
l'assolutismo, lo studia di proposito come educatore; che tale
fu nei libri di lettura per la gioventù e per il popolo, ancora
oggi freschi di semplicità, virtù e cortesia, e nelle singolari
doti esplicate nel diretto insegnamento popolare quale maestro
di scuola. Non è libro compiuto, ma ispirato ad un soggetto
altamente educativo.
78. — 11 sig. Matteo Mazziotti, che già illustrò La rivolta
del Cilento del 1828, ha curato nel voi. 4, s. V della Biblioteca
slorica del risorgimento italiano le Memorie di un patriotta cilen-
tano troppo dimenticato (I).
Carlo De Angelis, autore di queste Memorie, le scrisse
per i suoi figli senza alcuna pretensione letteraria. Sono auto-
biografìe di un martire della tirannide borbonica, condannato
al bagno di Nisida poi di Procida dalla reazione trionfante
nel 1849 e liberato dalla rivoluzione del 1859; e ad un tempo
sono ricordo di avvenimenti in parte quasi ignoti, come le
sommosse del Cilento del gennaio e del luglio del 1848, più
tardi capi di accusa per la sua condanna.
Il De Angelis, nato a Castellabate nel 1813 da una fa-
miglia di patriotti, visse coi liberali del regno fino al 1848 fra
persecuzioni non infrequenti a lui e a' suoi fratelli; prese viva
(1) Memorie di Carlo De Angelis pubblicate a cura di Mattea
Mazziotti. Milano, Soc. editrice Dante Alighieri, 1908.
i'EKIODO DEL BISORGIMENTO ITALIANO — MAZZIOTTl - ROSI 245
parte ai moti del 1848 e 49; dannato a 19 anni di ferri fa
ira i 66 condannati politici inviati verso l'America *ne] 1859
sulla corvetta Stromboli che approdò in Irlanda; rimpatriato
nel 1860 partecipò ai pubblici uffici sino al 1879, onde si ri-
trasse sconfortato in seno alla famiglia.
Sebbene queste Memorie non contengano grandi novità, e,
com'è naturale, siano un po' unilaterali, rispecchiano un'anima
ohe ha amato la redenzione della patria e per essa sofferto.
79. — La Casa editrice Fratelli Bocca ha iniziato una Bi-
blioteca di storia contemporanea con un volume dedicato alla
famiglia, che sopra ogni altra s'erge sul cielo del nostro risorgi-
mento, alla famiglia Cairoli (1). Il prof. M. Rosi, autore del
volume, aveva certo tutta la preparazione generica per trattare
l'argomento, ma l'ha resa specifica consultando le carte nume-
rose conservate nell'archivio Cairoli a Gropello, controllate coi
documenti inediti esaminati in altri archivi pubblici e privati, in
musei del risorgimento italiano e in biblioteche. La corrispon-
denza epistolare è fra le carte la parte più preziosa e inedita,
ed a cui più largamente attinse l'A.; ottanta lettere sono te-
stualmente riprodotte in appendice.
É difficile trovare nella storia una famiglia, che nella va-
rietà dei- temperamenti costituisca unità spirituale più intensa:
il padre Carlo, valente professore all'Università di Pavia,
educatore dei figli ad alti e nobili ideali, prodigo della sua
fortuna per la patria, morto il 9 aprile 1849, prima che tor-
nasse dal campo il figlio Benedetto, dopo il disastro di Novara ;
la madre Adelaide, l'ispiratrice divina dei cinque figli con-
cordi nel culto dell'onestà privata e nel sacrificio per il pub-
blico bene, Niobe dolorante ma confortata dalla sanlilà della
causa, per cui morirono i figli; il dolce e poetico Ernesto ca-
duto sui campi di Varese nel 1859; Luigi distrutio a Napoli
nel 1860 dai disagi della campagna garibaldina e dal tifo;
Enrico colpito a Villaglori nel 1867 spirante fra le braccia del
fratello; Giovanni, non mai guarito dalla ferita riportata a Villa-
glori spentosi nel 1869; Benedetto, il secondo dei mille, il
grande amico di Garibaldi, attivo nel parlamento e nei Con-
sigli della corona, sopravvissuto alla madre, che gli fu tolta
nel 1871, morto l'8 agosto 1SS9.
(1) M. Rosi, / Cairoli. Torino, Fratelli Bocca, rjOs.
24b RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — C. RINACDO
È assai difficile mettere in rilievo le figure dei nostri pa-
triotti, senza cadere nella storia generale del paese; com'è
ardua la rappresentazione degli avvenimenti verace, obbiettiva,
documentata, pur conservando forma attraente, pittoresca, in-
cisiva. Il prof. Rosi, se non ha ancora vinto le due gravi dif-
ficoltà e trovata la formola ideale, s'è però di molto avvicinato
al tipo del libro, che la Gasa editrice ricerca ed augura.
80. — Un recente opuscolo di Primo Levi richiama alla
nostra memoria l'azione del cardinale D'Hohenlohe nella vita
italiana, fondandosi specialmente sopra elementi, che deve aver
raccolti in casa Crispi, con cui il cardinale fu in cordiale re-
lazione (1). È noto come il cardinale tedesco fosse in aperta
opposizione a papa Leone XIII sì per diversità dì tempera-
mento, come più specialmente per diversità di vedute politiche.
Leone XIII mirò sempre ad acquistarsi il governo francese con
ostilità continua all'Italia. L'Hohenlohe, organo naturale delia
triplice, si adoperò per un intento contrario, che mirava ad
un tempo a staccare la Curia romana dal predominio gesuitico
e dalle vane aspirazioni alla restaurazione del potere temporale.
Tedesco di nascita, ma italiano per elezione, aristocratico di
origine, ma liberale per convinzione, ammiratore del Rosmini
e odiatore dei Gesuiti, prelato del rinascimento sulla fine del
secolo XIX fu senza dubbio una figura caratteristica, che era
bene dì ricordare, anche per mettere in rilievo quanto molti
ignorano, che cioè non tutti i cardinali furono e sono sempre
d'accordo con le vedute politiche del Vaticano.
81. — Un breve studio pubblicò il Renzi intorno a Giosuè
Carducci (2). Se lo si consideri come un discorso o una con-
ferenza commemorativa del poeta, mirante a mettere in rilievo
la parte ch'ebbe nella sua ispirazione poetica il risorgimento
politico italiano, è lavoro pieno di fuoco ammirativo ed effi-
cace ; ma, quando volesse presentarsi come una meditazione
seria e profonda, parecchie osservazioni si potrebbero fare.
Aleggia uno spirito troppo unilaterale, che Carducci nella sua
maturità non avrebbe approvato; si insiste di preferenza sui
carmi più irruenti, il cui significato fu corretto al certo più
(1) Primo Levi, Il cardinale D'Hohenlohe nella vita italiana. To-
rino, Società tipografica editrice Nazionale, 1907.
(2) Giuseppe Renzi, Il risorgimento politico italiano nelle poetne
di Giosuì' Carducci. Bologna, lib. Zanichelli, 1906.
PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO — TORRACA • MANFRONI 247
tardi dalla stessa sua condotta politica; e forse vi si raccen-
dono odii, che si erano spenti nell'animo del poeta storico,
quando la mente sua elevandosi sulle passioni contemporanee
meglio riconciliava nel pensiero i diversi fattori del nostro
risorgimento.
82. — Commemorazione molto elevata per concetto e
forma tenne del Carducci Francesco Torraca ai giovani del-
l'università di Napoli lo scorso anno. È un discorso special-
mente letterario, ove sono messe in evidenza le doti caratteri-
stiche del prosatore e del poeta, la sincerità della critica,
anche nelle asprezze della polemica, il sentimento vivissimo
della natura, la purezza delle rappresentazióni, la energia
del pensiero, la profonda italianità dell'anima. Tutti i vari
aspetti della poliedrica figura il Torraca ci mette innanzi per
conchiudere con un eccitamento ai giovani a compiere il rinno-
vamento civile e morale dell'Italia moderna (1). Il volume
contiene però altri scritti di Francesco Torraca: una conferenza
sull'ode Alle fonti del CUtunno diretta a preparare sotto
l'aspetto storico e critico il lettore, affinchè possa gustare
tutta l'altezza di questa poesia vestita del verde perenne del-
l'arte; una lezione detta all'università di Napoli su Garibaldi
e Dante attraverso la poesia del Carducci, che nella fierezza
del divin poeta e nell'azione patriottica di Garibaldi scorgeva
i geni protettori e scotitori della patria; un'altra commemo-
razione tenuta il 21 aprile dello scorso anno per solenne in-
carico dell'università di Napoli, in cui riassume l'opera lette-
raria di Giosuè Carducci studiandone lo spirito conservativo
e innovativo. Finisce con la riproduzione d'uno studio com-
parativo di parecchi anni addietro tra il Carducci e il De Sanctis,
sempre fresco per l'interesse che destano i due grandi nomi.
83. — Vorremmo che non fosse dimenticato il libretto
di F. Manfroni sul venerando Domenico Carutti (2). Non è
certo una biografia completa, che potrebbe richiedere un grosso
volume, anche per anahzzare convenientemente i lavori storici
dell'illustre uomo. Ma, così com'è, il volumetto torna utile per
far conoscere le linee generali della giovinezza del Carutti, la
(1) Francesco Torraca, Giosuè Carducci. Napoli, Francesco
PerreUa, 1907.
(2) F. Manfroni, Domenico Carutti. Firenze, tip. Galileiana, 1905.
248 RECRNSIOXI E KOTE BIBLIOQRAPICHE -— C. RINA UDO
traccia delle sue opere storiche più cospicue, i civili uffizi so-
stenuti, specialmente al ministero degli Esteri, come ministro
plenipotenziario, e quale consigliere di Stato, e la parte che
«bbe nella vita parlamentare. Il libretto è però inteso più spe-
cialmente a mettere in rilievo la versatilità del suo ingegno,
Tattività nella produzione letteraria e storica e le qualità mo-
rali, che gli acquistarono e conservano larghe simpatie, unite
neiraugurio che possa ancora essere lungamente conservata
la sua preziosa vita.
C Rinaldo.
il.
SPOGLIO DEI PERIODICI
ELENCO ALFABETICO COX RELATIVA SH^LA.
1. Archiginnasio ^TJ ;hoUettiìfo delia hìblioteva comunale di
Bologna (Bologna) I, 190(>; II, 1-5, 1907 . .AB.
2. Archivio della .società romana di .storia patria jlt ornai
XXIX, 3-4, 1906; XXX, 1907 . . . . '. AssR.
3. Archivio storico del risorgimento umbro (1196-1870) (CittA.
di Castello) III, 2, 3, 1907; IV, 1, 1908 . . . AsrU.
4. ArchivHin franciscanum historictnn (Quaracchi; 1, 1, 1908 Afh.
5. Atti e memorie della r. deputazione di storia fKitria per le
Provincie delle Marche (Ancona) III, 2, 3, 4, 190(); IV,
1, 2, 1907 AuulMrf.
^. lìollettino critico di cose francescane (Penigin) II, 1-3, 190(j Bcf.
7. Bolleitino della r. deputazione di storia patria per V Umtjria
(Perugia) XII, 1906; XIII, 1, 1907 .... BssU.
8. Bollettino del museo civico di lìassano (P>a.ssano) IV, 2,
3, 4, 1907 BmcB.
9. Bollettino ufficiale del primo congresso storico del risor-
gimento italiano (Milano) I, 9, 1906 .... Beri.
10. Bulletin italien (Bordeaux) VII, 1, 1907; VIII, 1, 1908 . BI.
11. Ballettino deW istituto storico italiano {Womn) XXIX, 1908 Bisl.
12. Hifdorisches Jahrhuch (Miincheni XXVIII, 2, 3, 4, 1907;
XXIX, 1, 1908 ' . . Hj.
13. Historische Vierteljahrschrift (Leipzig) IX, 2, 3, 4, 1906;
X, 1, 2, 1907 Hvj.
14. Historische Zeitschrift (Mùnchen und Berlin) S. 3, III, 1907 Hz.
15. Uttnra (la) (Milano) VII, 1907 L.
16. Marche ^le) illustrate nella storia, nelle lettere, nvlle arti
(Fano'j XS., I, 5, 6, 1906; II, 1, 2, 3, 4, 1907 . . Ma.
17. Memorie stoHche forogiìdiesi (Cividale) III, 1-4, 1907 . MsFr.
18. Miscellanea di storia italiana (Torino) S. 3, XII, 1907 . Msl.
19. Mitteilungen des Instituts f'ifr oesterrfirhische (ieschichts-
forschùng (Wien) XVIII, 1907; XIX, 1, 1908; Ph-giin-
zungsband VII, 1907 MgiO.
20. Moyen àge (le) (Paris) S. 2, XI, 3, 4, 5, 6. 1907 . . Ma.
250 SPOGLIO DEI PERIODICI
21. Nuova Antologia (Roma) XLI, 831-840, 1« ao^osto-ie di-
cembre 1906; XLII, 1907-, XLIII, 865-872, !<> gen-
naio-16 aprile 1908 Nan. .
22. ne.ìidìconti delVistitufo lombardo (Milano) S. 2, XXXVIII,
17-20, 1905; XXXIX, 1906 RiL.
23. lìevue hénédictine (Marédsous) XXIV, 2, 3, 4, 1907; XXV,
1, 2, 1908 Rbew.
24. lìevue des questions hisior'iqu^s (Paris) XLII, 163-164,
1907; 165, 1908 Rqh.
25. Revue de st/nthèse hisforique (Paris) XIII, 3, 1906; XIV
e XV, 1907; XVI, 1, 1908 Rsh.
26. Revue d'hi^toire modeime et contemporaine (Paris) Vili,
5-10, 1907; IX, 1-5, 1907-1908 Rhmc.
27. liisorgìmento' (il) italiano, rivista storica (Torino) I, 1,
2, 1908 Ri8l.
28. ^/t7w/aa&mz2^5e (Teramo) XXII, 1907; XXIII, 1,2, 3, 1908 RA.
29. i^/m/a5foncacaZa&rc,<?e (Reggio Calabria) XV, 1,2, 3, 1907 RsC.
30. Studien und Miiteiluvqen atis dem lìenedictiner und dem
Cist€rcienser''()rden\Br\iurì) XXVIII, 2, 3,- 4, 1907 . Hmhe.
31. Studi senesi nel circolo giuridico della r. università (Siena)
XXIV, 3-5, 1907, e XXV, 1-2, 1908 . . . , SS.
1. STORIA GENERALE.
METODOLOGIA, ARCHIVI E BIBLIOTECHE, STORIE GENERALI, CURIOSITÀ,
REGIONI, CITTÀ, CHIESE, ARALDICA E GENEALOGIA.
571. Rwh. — XV, 1, 1907. — Xénopol A. D., Vhisioire est-elle
art ou sciencef
572. Rsh. — XV, 3, 1907. — Eiicken R., L'histoire et la vie.
573. Rsh. — XV, 3, 1907; XVI, 1, 1908. — Pagès G., QuesUwìs
d'enseignement: l'histoire au Igcée [A proposito della tesi di Seigno-
bos]. — Salomon H., L'histoire au Igcée: les conferetices du musée
pedagogique.
574. Rsh. — XV, 2, 1907. — Andler Ch., Nietzche et Jacob Burck-
hardt: leur philosophie de l'histoire.
575. R«h. — XIV, 1, 1907. — Ranh F., Idéalisme e réalisme hi-
storique [A proposito di un volume di M. Stimmel].
576. RiL. — S. 2, XXXVIII, 19-20, 1905. — Vidarl G., Ancora
delVidea di progresso,
577. Rsh. — XIV, 2, 1907. — Friboiirg A., Nouvelles expériences
sur le témoignage [Saggio di statistica e di logica applicate alle testi-
monianze della storia].
578. Rsh. — XIV, 2, 1907. — Leri A., La i)rvvision des faits
sociali X.
579. Rsh. — XV, 3, 1907. — JankeleTÌtch S., La sociologie juri^
dique, d'oprès MM, Asturaro et Nardi Greco [Rassegna].
STORIA GENERALE 251
580. Rsh. — XIV, 1, 2, 1907. — Lacombe P., V appropriai lon
privéadu sol clangi Vantiqallé [Continuazione, cfr. Usi, 1907, sp. n. 10:
II. Atene].
581. Naw. — XLIII, 865, 1908, l» gennaio. - Barzelletti G., Txi
storia della filosofia [Concetto e criteri direttivi].
582. Bsh. — XIII, 3, 1906. — Rey A., M. Duhem et Vhistoire de
la physique.
583. Rsh. — XIII, 3, 1906. — Rodier G., Im philosophie ancienne
[Rassegna generale di bibliografia riguardante il periodo post-ari-
stotelico].
584. Rsh. — XIV, 2, 1907. — Moncoaux P., Les recherches archéo-
logiques, leur hut et leurs procédés, d'après M, J. de Morgan [Ras-
segoa del volume].
585. Rsh. — XIV, 2, 1907. — R^^aii L. ed H. B., Notes sur quel-
ques entreprises et travaux relatifs à Vhistoire de l'art.
586. MgiO. — XXVIII, 2, 1907. — Sleger R., Zar Uehamiluiu;
der tiìstorischen TMnderkuìide [A proposito della geografia storica
dell'Europa centrale del Kretschmer].
587. Hvj. — IX, 4, 1906. — Kretsclimer, liemerkungen ilher We^en
Hìid Aiifgaben der historischen Geographie.
588. Xa7i. — XLII, 857, 858, 190^, 1-16 settembre. — Del Balzo C.,*
Videa sociale nell'arte e nelle lettere: dall' alba della storia a Dante e
dal rinascimento alle sue ìdtivie manifestazioni .
589. Xa7i. - XLIII, 867, 1908, 1«» febbraio. — Mortara A., L'evo-
luzìone economica del concetto politico di patria.
590. Xa«. - XLIII. 867, 1908, 1*^ febbraio. — Leonardi V., Per
Varie e per le antichità [L'urgenza di una discussione parlamentare],
591. AmdM<7. - NS., Ili, 3, 1906. — CasteUani 0., Numismatica
marchigiana [Esamina le monete della regione dell'epoca romana,
raedioevale e moderna fino al 1849].
592. AssR, — XXIX, 3-4, 1906. - De Ornnelsen W., Studi ico-
nografici comparativi sulle pitture medioevali romane [Il cielo nella
concezione religiosa ed artistica dell'alto medioevo].
593. AssR. — XXIX, 3-4, 1906. - Fedele P., lìegesti pontifici
[Rassegna del 1* volume del Kehr riguardante Roma].
594. Beri. — I, 9, 1906. — GallaTresi G., Notizie sommarie in-
tomo alVarchivio lacini [Continuazione, cfr. ÈsI, 1907, sp. n. 470].
595. Bisl. — XXIX, 1908. — Egidl P., L'archivio della cattedrale
di Viterbo [Ai documenti pubblicati nel volume, di cui cfr. lìsly 1907,
sp. n. 993, aggiunge come appendice altri 23 documenti].
596. BssU. — XII, 2, 1906. — Fumi L., Una ispezione agli archivi
civili di Gubbio [Archivio notarile, fondato nel 1640; archivio della
Pretura, con documenti dal 1390; archivio del Comune, con docu-
menti dal secolo XI; archivio della Congregazione di earità, con
documenti dal secolo XIV].
597. BgsU, — XII, 3, 1906. — Degli Azzi G., Circa il riordina-
mento delV archivio giudiziario di Perugia.
598. BssU. — XIII, 1, 1907. — Faloci-Pnlignoni M., L'archivio,
la biblioteca e i sacri arredi del monastero di Sassovivo.
599. Na«.-— XLI, 836, 1906, 16 ottobre. — Hermanin F., Il musco
romano del medioevo e del rina.scimeìito a Castel SanV Angelo [Progetto],
252 SI'OQLIO UKI PERIODICI
600. RIL. — S. 2, XXXVIII, 18, 1905. — Sabbadini R., Cata-
loghi di biblioteche nel codice Vaticano Barbenniano latino S1S5.
601. Afh. — I, 1, 1908. — Kriiitn-agen B., Descriptio codicis
AìJistelodamensis [Un codice francescano, di origine tedesca, già in
uso di un convento di frati minori della Provincia di Sassonia}.
602. Afh. — I, 1, 1908. — Lopez A., Descriptio codicum f ranci-
scanorum bibliothecae Riccardianae Florentinae.
603. AssR. — XXX, 1-2, 1907. — Ferri 0., U carte delVarchivio
Liberiano [Continuazione, cfr. Rsl, 1906, sp. n. 1409: dal doc. LV del
28 maggio 1258 al CI del 18 ottobre 1299. Segue il regc'sto di altri
162 documenti tra il 1307 e il 1498].
604. AB. — I, 3, 1906. — Frati C. e L., I bibliotecari della Co-
munale di Bologna: I. Luigi Frati e l'ordinamento della Comunale
di Bologna.
605. AB. — I, 1-6, 1906. -— Duplicati: Raccolta di almanacchi
bolognesi. — Raccolta di rare edizioni del secolo XVI.
606. AB. — I, 4, 1906. — Sorbelli A., La libreria iMudoni [Per-
venuta alla Biblioteca comunale di Bologna dopo la morte del Lan-
doni nel 1886, per iniziativa di Giosuè Carducci].
607. AB. — I, 2, 1906. — Sorbelli A., / manoscritti Landoni
(Del secolo XIX; mss. di erudizione storica, di cose dantesche, epì-
grafi e versi, scritti letterari; documenti relativi alla vita di Angelo
Mariani ; privati interessi della famiglia Landoni ; miscellanea ;
carteggio] .
608. AB. — II, 3-4, 1907. — Messe! A., Il più antico « chariu-
larium » dd Comune di Bologna [Conservato nell'archivio di Stato
di Bologna, comprende una raccolta disordinata di atti comunali,
ora perduti, fino all'anno 1288].
609. AB. — II, 1-2, 1907. — Importantissimo deposito dei codici
fatto dall' amministrazione degli osjmiali di Bologna nella biblioteca
comunale delV Archiginnasio.
610. AB. — II, 3-4, 1907. — SorbeUi A., / manoscritti Tartarini
[Lasciali nel 1905 alla Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna; com-
prendono: atti dell'esposizione di belle arti in Bologna nel 1888;
poesia e letteratura; pitture e stampe].
611. Hj. — XXVIII, 2, 1907, — Diihr, Zur Qe.^ichichte des Je-
suìtenordcnsaus Milnchener Archiven und lìibliotheken [Continuazione:
nel secolo XVIII].
612. BssU. — XII, 2, 1906. — Ansidei V., / codici delle so^nmis-
sioni al Comune di Perugia [Continuazione, cfr. Rsl, 1905, sp. n. 776:
dal n. CLXX, gennaio 1231, al n. CLXXXVI, aprile 1537].
613. y&n. — XLII, 851, 1907, lo giugno. — Fani A., L'espo.n-
zione di antica arte umbra nel palazzo del popolo di Perugia.
614. yan. — XLII, 852, 1907, 16 giugno. - Verga E., G7'Ito-
liani aWesiero alla esposizione di Milano [Rassegna storica dei pro-
dotti dell'arte e dell' industria italiana all'estero nei secoli passati].
615. Na?/. - XLI, 839, 1906, !<> dicembre. - Valenti G., Il ])€-
ricolo imminente del patrimonio storico ed artistico [Discute la legisla-
zione vigente e i progetti per la conservazione dei monumenti],
616. Hz. — S. 3, HI, 4, 1907. ~ Hiiitze 0., Die Enistehung der
modernen Staatsministerien [Studio di storia comparata, dal Medioevo
ai nostri giorni].
STORIA GENERALE 253
617. Na». - XLII, 852, 1907, 16 giugno. - Del Lungo I., l.a
italianità della lingua dal popolo negli scrittori [Discorso tenuto nella
.seduta reale dell'Accademia dei Lincei il 2 giugno 1907].
618. L. — VII, 4, 1907. — BraTetta E., / cannoni antichi.
619. Naw. — XLm, 8"71, 1908, 1» aprile. — Salari» E., L'evolu-
zione storica e tecnica del naviglio nazionale da guerra.
620. R^ih. — XLII, 165, 1908, 1« gennaio. — Aiibert F., Xe par-
kment et la riforme [Lo studio riguarda indirettamente anche le
relazioni politiche della Francia coi Papi].
621. AmdMa. — NS., Ili, 4, 1906. — Maronl M., Vn crimine sto-
rico [Severissima critica della monografia storica dei porti dell' an-
tichità nella penisola italiana del prof. comm. Cesare Augusto Levi
pubblicata sfarzosamente dal Ministero della Marina].
622. Afh. — I, 1, 1908. — Bihl M., De hi stòria^ Viae Crucis »
examen criticum.
623. Smbc. — XXVIII, 2-4, 1907. — Kober L. P., De peculio
religiosorum [Continuazione: Vili. De iuridica peculii liceitate post
Concilium Tridentinura].
624. 5a?^ — XLIII, 870, 871, 1908, 10 marzo e 1° aprile. —
Graf X.j Im poesia di Caino.
625. Nan. — XLIII, 872, 1908, 16 aprile. — Cairi E., // teatro
(ìopolare romanesco dal medioevo ai tempi nostri.
626. Xaw. — XLII, 862, 1907, 16 novembre. — Picca P., R col-
tello a Hoìna nella storia, nella tradizione e nella letteratura popolare.
627. L. — vn, 7, 1907. — Burti V., Il bagno delle streghe [Dal
XIII al XVII secolo].
628. BhsU. — XII, 2, 1906. — Nicasi (i.. Dei segni numerici usati
attualmente dai contadini della Valle di Morra nel territorio di Città
di Castello [Interpretati con elementi storici tratti dall'epigrafia
romana arcaica].
629. MglO. — XVIII, 3, 1907. — Mitis 0., Eine Quelle zur Ges-
chichte Friauls [Un catalogo di documenti medioevali, nell'archivio
di Stato di Vienna].
630. MsFr. — III, 1-2, 1907. — HalTÌoni 0. I., Ascoli e il dia-
letto friidano.
631. MsFr. — III, 3-4, 1907. — Leicht P. S., Traccie galliche fra
ì Carni: « lis cidulis » [Studia l'origine del gioco festivo del lancio
di dischi inf€K;ati].
632. A88B. — XXIX, 3-4, 1906. e XXX, 3-4, 1907. — Toiiias-
setti G., Della campagna romana [Continuazione, cfr. lisi, 1906,
sp. n. 1226: via Prenestina: CorcoUe e S. Vittorino, Gallicano, Cave,
Genazzano, Paliano. Segue un'appendice di notizie sopravvenute
nel corso della pubblicazione e disposte con l'ordine topografico
del lavoro].
633. BssU. — XIII, 1, 1907. — Antonelli M., Notizie umbre tratte
dai regùttri del patrimonio di Saii Pietro in Tuscia [Cfr. Fsl, 1904,
sp. n. 220; 1905, n. 793. Indice onomastico].
634. RA, — XXIII, 1, 1908. — «avinl I. C, Dell' antica arte abruz-
zese [Salviamo ciò che ci rimane].
635. AssR. — XXIX, 3-4, 1906. — Telluccini A., Osservazioni
sulla pianta di Rama di Giambattista Xolli |I1 palazzo situato di
254 SPOGLIO DKI PKRIODIC;
fronte alla chiesa dell'Anima e faciente angele con ima via che
mette al Circo Agonale, detto dal Nolli palazzo Ornano, apparteneva
al duca di Verzino ; il palazzo Ornano invece era situato in via del-
l'Anima all'angolo della via ora detta di S. Agnese].
636. BmcB. — IV, 2, 4, 1907. — Spagnolo G., I terremoti a lìas-
sano (J3-tS'1907J.
637. MsFr. — III, 1-2, 1907. — Sacchetti A., Un entusiasta di
addale [Giorgio Gradenigo, patrizio letterato, del secolo XVIJ.
638. RiL. — S. 2, XXXIX; 8-13, 1906. — Salrionl C, // dialetto
di Poschiavo a proposito di una recente descrizione.
639. EA. — XXII, 8-9, 11, 1907; XXIII, 2-3, 1908. — Casini T.,
Epigrafia medioevale abruzzese [Ventiquattro iscrizioni di Atri, venti
di Teramo].
640. RA. — XXIII, 1-3, 1908. — Testa X. V., Avellino capoluogo
di provincia e la sua operosità civile e intellettuale dal 1S06 al 1884.
641. RA. — XXII, 2, 1907. — Piccirili P., Sugli appunti intorno
alla scuola d'oreficeria aquilana del cav. Vincenzo Balzano — Bal-
zano V., Appunti agli appunli intorno alla scuola di oreficeria aquilana.
642. Ma. — NS., II, 3-4, 1907. — Crocioni G., « Bocca Contrada y> ,
ora « Arcevia » [Studio dell'etimologia storica dei due nomi].
643. L. - VII, 9, 1907. - Soldani V., // <^ palio » di Siena [Con
particolare riguardo alle memorie].
644. BmcB. — IV, 4, 1907. — Compost ella B., Aggregazioni ono-
rarie di nobili forestieri alla nobile cittadinanza di Bassano [Dal se-
colo XV al' XVIII].
645. AB. — I, 4, 1906, — Falletti P. €., Qual è e come fu la
parte più antica del palazzo del Podestà a Bologna [Dal secolo XIII].
646. BssU. — XII, 3, 1906. — Sordiui G., Notizie sui monumenti
di Spoleto [Nuovi lavori nel Duomo; di un grandioso edificio pub-
blico romano di recente scoperto; basi di monumenti romani; ripri-
stino della chiesa di S. Gregorio maggiore; grande cunicolo romano
sotto la chiesa di S. Gregorio della Sinagoga; fogna e colonna ro-
mana; basilica di S. Salvatore].
647. BssU. — XII, 1, 1906. — Faloci-Pulignani M., Del palazzo
Trinci in Foligno.
648. Hj. — XXVIII, 2, 1907. — Allmang, Die Santa Casa von
Ijoreio und die ne nere Geschicht.Hforschung [Rassegna d^l volume del
ChOvalier].
649. AssR. - XXIX, 3-4, 1906. - Fedele P., La chiesa della
nazione tedesca in Poma, S. Maria delV Anima [Rassegna del volume
di Giuseppe Schmidlin].
650. RsC. — S. 2, XV, 2-3, 1907. — M., Il venerabile santuario
di Polsi.
651. AssR. — XXIX, 3-4, 1906. — Poncelet A., San MicJiele al
Monte Tancia [Da un ms. del XII secolo, completato da uno del XIV,
ricostruisce la redazione del racconto favoloso della leggenda del
Monte Tancia, dovuto probabilmente ad un monaco farfense].
652. RA. — XXII, 8-9, 1907. — Pansa G-, Intorno ai due titoli
funerari cristiani di liufina ed Igia conservati nella chiesa di S. Filippo
di Sulmona.
STORIA GENERALE 255
653. BssU. — XII, 1, 1906. — Sordini H.j Di alcuni lavori ese-
guiti liei duomo di Spoleto dal 6 gennaio 1904 a tutto V agosto 1905,
654. BssU. — XII, 1, 1906. — Lanzi L., Di due antichi ricordi
esistenti sotto il %}ortico della cattedrale di Temi [Relazione].
655. BssU. - XII, 3, 1906, e XIII, 1, 1907. — Bninamonti Tarnlli L.,
Appunti intorno ai monaci benedettini di S. Pietro in Perugia fino ai
primi del secolo XV [Ri tesse la storia del monastero, cui diede prin-
cipio Pietro Vincioli, nobile perugino, vissuto verso la metà del sec. X ;
esso nel volgere dei secoli tenne costante la mira della propria au-
tonomia, specialmente nei rapporti col vescovo di Perugia. È lecito
tuttavia supporre che coloro che abbracciavano lo stato monacale,
almeno nei primi anni della fondazione dell'abbazia avessero comuni
con i chierici secolari le scuole. Più tardi l'abbazia ebbe scuole
proprie che, alle dottrine sacre accoppiarono quelle di diritto e della*
medicina. Florida per gli studi, fu l'abbazia sotto l'abate Bonizone
che la resse dal 1037 al 1060, sotto l'abate Pietro III dal 1208 al 1225,
carissimo ai papi Innocenzo III ed Onorio III. Il periodo più impor-
tante tuttavia pel monastero è quello che va dal 1270 al 1436; in
questa lunga serie di anni gli abati appartengono tutti alla nobiltà
perugina. L'A. segue passo passo a narrare le avventurose vicende
del monastero e soprattutto degli studi. In conclusione, la badia di
S. Pietro fu, nell'età di mezzo, una delle più importanti dell'Umbria,
dove tutti attendevano con pari zelo alle salmodie, all'azienda dei
campi, alla coltura della mente; per quattrocento anni si resse
con costituzione propria, autonoma, senza essere unita in federa-
zione con altri cenobii come avvenne più tardi; a giorni di splen-
dore si alternarono giorni non lieti in particolar modo quando le
lotte di partito avevano sconvolto gli animi di tutti i perugini. In
appendice 46 documenti tra il 1331 e il 1436].
656. BsgU: — XII, 1, 1906. — Yan Heteren W., Dtie monastein
benedettini più volte secolari (Rieti) [Il monastero delle benedettine
di Rieti che risale al IX secolo e la badia di S. Caterina di Città
Ducale, pure di benedettine, fondata nel 1328. Scarseggiano i docu-
menti a cagione dell'incendio degli archivi episcopali di Rieti nel
XVI secolo; tuttavia l'A. pubblica sei bolle conservate, tre nell'ar-
chivio del primo monastero e tre in quello del secondo, comprese
tra gli anni 1328 e 1500. Seguono due appendici: nella prima re-
gistra alcuni nomi di abbadessc e di monache di S. Scolastica e di
S. Benedetto in Rieti, raccolti da antichi libri di conti e nei titoli
di proprietà, tali nomi appartengono agli anni 1570 fino al 1732;
nella seconda registra nomi di abbadesse e monache raccolti in altri
documenti tra il 1350 e il secolo XIX].
657. BssU. — XII, 3, 1906. — Campello della Spina P., Di un
santuario francescano in pericolo [A Spoleto].
658. AgsB. — XXX, 1-2, 1907. — Del Pinto G., Per la storia di
Castel Savello,
659. RA. — XXIII, 1, 1908. - Piccirilli P., Al castello di ra-
ffilano [Ricordi di storia e d'arte].
660. AB. — I, 1906; II, 1907. — Le iscrizioni e gli stemmi del-
V Archiginnasio [A Bologna].
661. AssR. — XXIX, 3-4, 1906, e XXX, 1-2, 1907. — Sera Y.,
1 Conti di Angnillara, dalla loro origine al 1465 [Premette notizie
sui membri della illustre famiglia dal secolo XII al secolo XV, e
256 SPOULIO DEI PEKIODIOl
tratta poi specialmente del conte Everso, nato verso la fine del se-
colo XIV, figura caratteristica di ribelle forte, crudele, malvagio e
porsi n turpe].
662. BssU. — XII, 1, 1906. — Pellegrini A., Gublm sotto i Conti
e. Duchi d'Urbino (lS84-163ì>) [Continuazione, cfr. Rai, 1906, sp. n. 889].
2. STORIA PREROMANA E ROMANA.
A) ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA.
663. RA. — XXII, 4, 1907. — Sretoff Marzi M., Iscnzioni Ita^
liche. - Iscrizioni Peligne [Commento glottologico].
664. Xan. — XLII, 846, 1907, 16 marzo. — Pira A., Una civUiìi
scomparsa dell'Eritrea e gli scavi archeoloffici nella regione di Cheren
[Si tratta di una civiltà anteriore all'egizia].
665. RA. — XXII, 6, 8-9, 1907. — Ragni L., Origine di Termoli
[Età greco-romana].
666. Xaw. — XLII, 850, 1907, 16 maggio. — Taglieri D., La ne-
cropoli del Cermalils [Premette cenni sui consecutivi, sempre più
ampi, sinecismi nello sviluppo di Roma antichissima, di cui la leg-
genda ha conservato pallidi ricordi ; riferisce quindi le scoperte con-
cernenti gli avanzi di una antichissima necropoli sopra uno dei
sette colli].
667. >'a/?. — XLII, 846, 1907, 16 marzo. — Caetanl LoYatelll E.,
Il circo Flaminio deW antica Noma [Il circo costruito nell'anno 221
av. Cr. da Caio Flaminio, censore - quegli stesso che vinse Anni-
bale al Trasimeno e costruì la via che porta il suo nome - oggi più
non esìste, salvo pochi avanzi nelle fondamenta di palazzi moderni ;
l'A. espone le poche notizie che si possono raccogliere intomo ad
esso, così nelle fonti antiche come in quelle moderne].
668. y&n. — XLIII, 869, 1908, l'> marzo. - Cairi E., VAugusteo:
il teatro Corea [Riassume le vicende dell'antico mausoleo di Augusto
teste ridotto dal Comune di Roma a sala di concerti].
669. Na?i. — XLII, 858, 1907, 16 settembre. — Boni G., Ad de-
clarandum [A proposito delle obbiezioni di Antonio Sogliano alle
ipotesi emesse dall'A. circa la colonna Traiana].
670. y&n. — XLII, 864, 1907, 16 dicembre. — PellatI F., Per la
colonna Traiana [A proposito del volume di Teodoro Birt: « die
Buchrolle in der Kunst »].
671. RsC. — S. 2, XV, 1, 1907. — Ootroneo R., Columna Hhegiìia.
672. RsC. — S. 2, XV, 2-3, 1907. — Cotroneo R., Xote archeo^
logiche [Afferma che ha ragione Pausania e torto Strabone nel deter-
minare i confini tra Regio e Locri designandoli non nel fiume Alece
ma nel Calcino].
673. RA. — XXII, 10-11, 1907. — Grassi G., L'ubicazione di un
obelisco sulV * Assinariim », eretto in memoria della vittoria dei Sira^
cusani su gli Ateniesi.
674. RA. — XXII, 8-9, 1907. — Pioclrilll P., Sulmona Romana
[Reperti di scavi].
S10UIA PREROMANA E ROMANA 257
675. RiL. — S. 2, XXXIX, 10-11, 1906. — De Marchi, Di un
frammento di iscrizione romana trovato nel Castellò Sfoi*zesco.
676. BiL. — S. 2, XXXIX, 7, 1906. — TarameUi A., Necropoli
preistorica di Anghdu Rììju presso Alghero,
677. BiL. — S. 2, XXIX, 17, 1906. — De Marchi A., Una nuova
i.scrizione dell'età romxina recentemente trovata a Milano [Iscrizione
funebre di un ragazzo].
678. Nan. — XLII, 854, 1907, 16 luglio. — Calza A., Ostia an-
tica [Nuove scoperte e ricognizioni della ricca città, grande come
nessuna città latina fu al suo tempo, tranne Roma; non mai greciz-
zata come Ercolano e Pompei, visse di una sua propria vita di città
industriale e commerciale].
679. BmcB. — IV, 4, 1907. — Antonibon (iJ., Appunti di archeo-
logia [A proposito della spiegazione di un'epigrafe romana e di una
marca di fabbrica figulina pure romana].
680. AssB. — XXIX, 3-4, 1906. — De Grnneisen W., « Tabula
circa verticem » [Aggiunta alla nota intorno all'antico uso egiziano
di raffigurare i defunti collocati avanti al loro sepolcro, di cui
cfir. Esl, 1906, sp. n. 1214. Studia T origine della e tabula circa
verticem » erroneamente chiamata dagli scrittori dei secoli XVII e
XVni « nimbo quadrato » e passata con questo nome nella moderna
nomenclatura archeologica. Riconferma poi che Tuso di tracciare
le « tabulae circa verticem » nel ritratto delle persone viventi si
difiPuse a Roma probabilmente non prima del VI secolo].
681. Nan. — XLII, 854, 1907, 16 luglio. — Ferraris E., La mi-
niera di Monteponi presso Iglesias [Con notizie storiche dal tempo
dei Romani].
E) STORIA ROMANA E CRISTIANESIMO PRIMITIVO.
682. ss. — XXIV, 3-5, 1907. — De Francisci D., « Judicia bonae
fidei » editti e « formulae in factum » .
683. BA. — XXII, 1, 1907. — Bagni L., I Marziali nel diritto
romano.
684. BIL. — S. 2, XXXVIII, 19-20, 1905. — De Marchi A., Me-
stieri, professioni^ uffici, nelle figurazioni sepolcrali della latinità pa-
gana, specialmente delle raccolte milanesi,
685. BA. — XXII, 8-9, 1907. — CaTacchloli B., Il lusso delle
dame di Roma pagana [Relazione e riassunto di una conferenza].
686. Na/i. — XLI, 836, 1906, 16 ottobre, XLII, 845, 1907, 1° marzo.
— - Boni G., Leggende [Col corredo di numerose figure studia la leg-
genda medioevale della pietà di Traiano per la vedovella e i motivi
artistici cui diede ispirazione]. — Id., Un epilogo [Ancora la fortuna
della tradizione e dei monumenti riferentisi a Traiano].
687. BA. — XXn, 8-9, 1907. — Compagnoni-Natali G. B., La
leggenda della lupa di Roma (odi Miletof) [Sulla probabilità che gli
etruschi felsinei introducessero nel Lazio la tradizione di Mileto alte-
randola in ciò che vi era di più sostanziale e rispettabile : Tunicità
del fanciullo, allattato dalla lupa].
688. BiL. — S. 2, XXXIX, 8-9, 1906. — Pascal C, La religione
ili Seneca ed il pensiero epicureo.
Iiivi9ta storica italiana^ S* S., vir, 2. 17
258 SPOGLIO DEI PERIODICI
689. Na7i. — XLI, 829, 1906, 1° luglio. — Fago V., Taranto « la
voluttuosa » [Ne studia la tradizione negli scrittori classici e in
alcuni moderni].
690. L. — VII, 3, 1907. — Ferrerò «., Tra due generazioni: la
conquista della Geì^mania e In poesia di Ovidio.
691. Hj. — XXIX, 1, 1908. — Kampers F., Die Sibylle von Tibur
und Vergil [Studia negli scrittori antichi e medioevali l'essenza della
leggenda, cercando di stabilire le origini giudaiche ed ellenistiche
delle profezie sibilliche].
692. Nan. — XLI, 833, 1906, l*» settembre. — Labanca B., Costan-
tino il Grande nella storia, nella leggenda e neWarte [Studia le rela-
zioni di Costantino col cristianesimo, la preparazione e il movente
soprattutto politico dell'editto di Milano e conseguentemente del
concilio di Nicea, il trasporto della capitale, ecc. ; studia poi le leg-
gende e i monumenti ispirati al grande imperatore].
693. Rqh. — XLII, 164, 1907. — £rmoni V., Un nouveau manuel
d'histoire ancienne du christianisme [Ampia rassegna e critica del
volume di Charles Guignebert].
694. Rqh. — XLII, 165, 1908, !<> gennaio. — Yacandard E., Le
symbole dcs apótres, à propos d'un livre récent [« The Apostles' Creed »
di A. E. Bum].
695. Eben. — XXV, 2, 1908. — De Brnyne D., Noiiveaux frag-
ments des actes de Pierre, de Paul, de Jean, d'André et de l* Apoca-
lypse d'Elie [Apocrifi del II secolo].
696. Smbc. — XXVni, 2, 1907. — Kortaschak E. K., Die Veraji-
lassung des Romerhriefes des heiligen Apostels Paulus.
697. Hhen, — XXIV, 2, 1907. — Ile Bruyne 11., Le prologue inédit
de Pélage à la première lettre aux Corinthiens,
698. Rbe;i. — XXIV, 3, 1907. — De Bruyne D., Le demier verset
des Actes: une variante inconnue.
699. Na/i. — XLII, 856, 1907, 16 agosto. — Caetani LoTatelli E.,
La leggenda della Veronica [Tiberio, infermo, mandò a Gerusalemme
un messo perchè conducesse a Roma Gesù ; questi essendo già morto,
il messo condusse a Roma l'immagine di lui datagli da una pia
donna di nome Veronica, e insieme Pilato incatenato che fu poi
condannato dall'imperatore a perpetuo esilio; Tiberio adorando il
sudario guari miracolosamente dalla lebbra e l'ebbe poi preziosLs-
simo. Tale la leggenda; nessuna notizia se ne ha negli evangeli,
salvo ffli apocrifi; nel medioevo la prima menzione risale al secolo
XI ; r A. narra le vicende del velo nei secoli successivi dai tempi di
Dante e di Petrarca fino a noi].
700. Na7i. -- XLII, 846, 1907, 16 marzo. — Lnzzati L., Un caso
di eccesso di critica nei testi biblici [A proposito del volume del-
l'Harnack sopra il medico Luca autore del terzo Vangelo].
701. Rqh. — XLII, 165, 1908, 1» gennaio. — De Guibert J., La
date du marti/re des saints Carpos, Papylos et Agathonicé [Esamina
gli argomenti portati a sostegno dalle varie ipotesi fin qui avanzate,
e conclude che, contro l'attribuzione del martirio di Carpos al tempo
di Decio, non vi hanno obbiezioni serie, né nel testo di Eusebio, né
nei diversi indizi forniti dalla Passione. Quanto alla procedura se-
guita contro i santi, essa si accorda con ciò che sappiamo della per-
secuzione di Decio, ed è invece difficilissimo accordarla con quanto
sappiamo sulle condizioni dei cristiani del II secolo; per cui la scelta
STORIA PREROMANA E ROXANA 259
possibile resta limitata fra le due attribuzioni a Marco Aurelio o a
Deeio, ma all'A. la seconda appare più probabile]. .
702. Bqh. — XLII, 16:J, 1907. — Callewaert, Les perséculions
€ontre les chrétiens dans la poUtìque religieuse de Vemjyire roiìiain
[Ogni culto nuovo e straniero che non fosse ufficialmente approvato
da un senato-consulto era proscritto; la proscrizione dei cristiani
fu provocata non tanto dalle loro dottrine che dai vizi ch'erano loro
attribuiti e dai pericoli ch'erano accusati di far correre allo Stato;
infine fu un incidente che sotto Nerone scatenò la persecuzione.
Questa misura di polizia transitoria fu trasformata in legge quando
il cristianesimo estendendosi parve minaccioso alle istituzioni].
703. RIL. — S. 2, XXXIX, 14, 1906. — Rasi, / « Versus de ligno
crucis » in un codice della Biblioteca ambrosiana [Attribuito a San
Cipriano; studia il ms. ambrosiano].
704. Bb«w. — XXIV, 2, 3, 1907. — Wilmart D. A., U <^ ad Con-
staniium liher 2}rinius » de S. Hilaire de Poitiers et les fragments
historiques.
705. Eben. — XXIV, 3, 1907. — Morin G., Le commentaire inédit
de Vévèque latin Epiphanius sur les Evanf/iles.
706. Rhen, — XXIV, 3, 1907. — Morin G., U <^ anamnese » de la
messe romaine dans la première moitié du V siede.
707. Rb€72. — XXIV, 2, 1907. — Morin G., /^ « Te Deum », type
anonyme d' anaphore latiìie jyréìmtoriquef [Esamina i motivi allegati
contro l'attribuzione del « Te Deum » a Niceta di Remesiana (se-
coli 1V-"V) ; osserva come le verosimiglianze multiple per cui si con-
cludeva al « Te Deum anaphoro preistorico » di fatto e direttamente
mettono capo al « Te Deum », inno di Niceta].
708. Rben. — XXV, 2, 1908. — Wilmart A., T^es fragmevis histo-
riques et le synode de Béziers en 356.
709. Hj. — XXVIII, 2, 1907. — Koch, Die Kircheììbusse des Kaùiers
Theodonus d. Gr. in Geschichte und legende [Il racconto di Teodo-
reto è assurdo, e le altre testimonianze lo contraddicono].
710. Rbc?i. — XXIV, 2, 1908. — Morin G., Plus de question de
Commodien [Osservazioni all'opera di H. Brewer].
711. Rqh. — XLII, -165, 1907, l» gennaio. — Allard P., Txi jeii-
ìiesse de Sidoine Àpollinaire [Ne ritesse le vicende particolareggiata-
mente dall'anno della nascita in Lione, 431 o 432, fino al 455].
712. Rbew. - XXIV, 3, 1907. — De Bruyne D., Fragments re-
irouvés d* apocryphes priscillianistes.
713. Rbèn. — XXV, 1, 1908. — De Bruyne D., La « Èegula con-
sensoria »/ une règie des moines priscillianistes [Del secolo V].
714. Smbc. — XXVIII, 2, 3-4, 1907. — Adlhoch B. F., Zur vita
S. Romani Dryensis [Detto Romano da Subiaco, perchè egli passò
il primo periodo della sua vita a Subiaco, e fu compagno, coopera-
tore, amico a S. Benedetto; detto poi Romano di Dryes, perchè negli
ultimi tempi del viver suo esulò in Gallia, e a Dryes, nei dintorni
di Auxerre, fondò un convento: l'A. esamina le fonti biografiche
del Santo].
260 SPOGLIO DEI PERIODICI
3. ALTO MEDIOEVO.
715. RIL. — S. 2, XXXIX, 15, 1906. — Del Gindice P., Sulla
questione della unità o dualità del diritto in Italia sotto la domina-
zione ostrogota,
716. Hz. — S. 3, III, l, 1907. — HaUer J., Dos Papstum und
fìyzanz [Larga rassegna del volume di Walter Norden sulla sepa-
razione delle due potenze e sul problema della loro riunione fino
alla caduta dell'impero bizantino, con gravi critiche].
717. RgC. — S. 2, XV, 2-3, 1907. — G. B. M., L'ortodossia ca-
labra sotto i Bizantini.
718. Naw. — XLII, 842, 1907, 16 gennaio. — Caetanl di Teanq L.,
IJ Arabia nella stona del moìido.
719. MsFr. — III, 3-4, 1907. — Trovamenti di toìnbe barbariche
in Cìvidale.
720. MsFr. — III, 1-2, 1907. — Jecklin F., Il nnvemmenpo di
monete longobarde e carolingie presso Ilanz nel Canton dei Grigioni.
721. AssR. — XXX, 3-4, 1907. — Ile Gmneiseii W., I ritratti di
papa Zaccaria e di Teodoto, primicerio nella chiesa di Santa Maria
Antiqua [Confuta le conclusioni del Wilpert nel « Ròmische Quar-
talschrift »).
722. Rben. — XXV, 1, 1908. — Berlière U., Les coutumiers mo-
nastiques des Vili et IX siècles [Specialmente codici di Montecassino].
728. Hj. — XXIX, 1, 1908. — Schnttrer, Zum Streit um doR
« Fragmentum Fantuzzianum. » [A proposito delle conclusioni di
J. Haller nel volume « Die Quellen zur Geschichte der Entstehung
des Kirchenstaates »].
724. MsFr. — III, 3-4, 1907. — Cessi R., Tm « Regula Fidei »
di S. Paolino d'Aquileja ed il suo epilogo.
725. MsFr. — III, 1-2, 1907. — Capetti V., Di alcuni caratteri
spedali del « Planctus » di S, Paolino d'AquileJa [ « Versus de Erico
Duce »].
726. Hz. — S. 3, III, 3, 1907. — Erben*W., Zur Herausgabe der
Karolingerurkuìulen [Rassegna della edizione dei documenti di Pi-
pino, Carlomanno e Carlo il Grosso nella collezione dei « Monu-
menta Germaniae historica »].
727. Ma. — S. 2, XI, 3, 6, 1907. — Jasselin M., Notes Uronien-
nes dans les diplomes [Studia undici diplomi del periodo carolingìco»
di cui alcuni riguardanti l'Italia]. — Id., L'invocatimi monogram-
matique dans quelques diplomes de Loihaire I et de Lothaire ÌL
728. MgiÒ. — XIX, 1, 1908. — Erben W., Zu den Tironischen
Noten der Karolingerdiplome.
729. Smbc. — XXVIII, 3-4, 1907. — Albers B., Die Reformsynode
von 817 und das von ihr erlassene Kapitular.
730. Ma. — S. 2, XI, 5, 1907. — Latonche R., Essai de critique
sur la contili uation des « Actus pontificum Cenomannis in urbe degeìi-
tium ^ (807-1255).
731. BIhI. — XXIX, 1908. — Schiaparelli L., I diplomi dei He
d'Italia. Ricerche storico-diplomatiche: parte III: I diplomi di Ludo^
vico III [Studia la cancellerìa italiana di Ludovico III e i diplomi
ALTO UEDIOEVO 261
da essa emanati; le formule, la data dei diplomi, il monogramma
e il sigillo^ l'azione e documentazione; infine l'importanza princi-
palissima dei diplomi come fonte per la storia di Ludovico III in
Italia. Aggiunge ampia dissertazione sulle falsificazioni. I diplomi
italiani di Ludovico III, secondo il prospetto dell' A., sono ventuno,
oltre sei falsificazioni.
732. Rhen, — XXV, 1, 1908. — Wolpert F., Un tyjye peu connu
de la croix de S. Benott; un enigme numismatùjue remine [Una croce
che si credeva rappresentasse da un verso l'apparizione della croce
a Costantino, colla medaglia consueta di S. Benedetto più in basso,
e dall'altra parte parecchi santi, rappresenta invece l'imperatore
Ottone I e il vescovo Ulrico d'Augusta circondato da soldati nel-
l'atto di ricevere una croce dalle mani di un angelo, e richiame-
rebbe la battaglia sul Lech contro gli Ungheresi, insieme alla libe-
razione di Augusta contro i barbari invasori, avvenuta per opera
del vescovo che, munito d'una croce ricevuta da un angelo, si gettò
attraverso i nemici e li mise in fuga].
733. BssU. — XII, 3, 1906. — Sordinl G., Di un sunto inedito
di storia spoletina scritto nel secolo X [Nell'archivio capitolare del
duomo di Spoleto, si trovano i noti volumi dei « Lezionarl », che
originariamente non appartenevano alla cattedrale spoletina. L'A.
ne studia le vicende e l'età; nel primo volume ha rinvenuto il do-
cumento di cui particolarmente sviscera il contenuto. Per esso sono
elevati alla dignità di notizie storiche indubitabili i seguenti fatti:
!• che Spoleto nei tempi di mezzo era ornamento della provincia
Valeria; 2» che Faroaldo II ornò il Ducato di mirabili edifici e mo-
saici esistenti ancora sul finire del secolo X; 3* che la cattedrale
spoletina non fu mai a S. Pietro « extra moenia », ma a S. Maria
nell'interno della città; 4*» che veramente il titolo di arcivescovo è
antichissimo nei vescovi di Spoleto ; f)*» che nel X secolo, nella basi-
lica cimiteriale suburbana dei Santi Apostoli, si rinvennero le ossa
del vescovo « Spes » , il Damaso spoletino ; 6* che attorno al mona-
stero di^S. Ponziano era un insigne antico cimitero cristiano; 7® che
gli acquedotti spoletini non sono opera del XIII secolo, come si volle
asserire, ma anteriori al mille; 8» che al cominciare del X secolo
Spoleto fu presa e 'distrutta dai Saraceni. In appendice il testo del
documento].
734. AssR. — XXX, 1-2, 1907. — Berlini Calesse A., Gli affreschi
della Grotta del Salvatore jyresso Vallerano [Appartengono all'arte
bizantina e si possono ritenere della fine del X secolo o del prin-
cipio dell'XI; rappresentano un importante documento per Ticono-
grafia, la tecnica, lo stile e le derivazioni artistiche della pittura in
provincia di Roma].
735. Htj, — X, 1, 1907. — Hedwlg Kromayer, Uber die Vorgdnge
in Rom im J. 1045 und die Synode con Sutri 1046 [Enrico III inter-
venne spontaneamenJ;e negli affari romani; riunì un primo Sinodo a
Pavia; Gregorio VI venne a incontrarlo a Piacenza; allora Enrico
riunì un secondo sinodo a Sutri dove furono deposti successivamente
Silvestro III e Gregorio VI, mentre un nuovo sinodo riunito in Roma
deponeva poi Benedetto IX].
736. Hz, — S. 3, III, 3, 1907. — Lonol W., Z^/r alterm (,'psc?uchfe
no volume della storia di
origini fino alla morte di
Venedigs [Rassegna amplissima del primo volume della storia di
Venezia di Enrico Kretschmayr, dalle
Enrico Dandolo].
262 SPOGLIO DEI PI£R10DICI
737. MsFr. — III, 3-4, 1907. — Mrs. El., Fanciulli medioevali
[Riproduce un breve articolo comparso sul « Marzocco » con notizie
sulle barbare teorie pedagogiche del medioevo].
738. Ma. — S. 2, XI, 6, 1907. — Prou M., HìMoire de Rome et
des papes au moyen age [Rassegna del volume I dell'opera del Grisar
tradotto in francese da E. G. Ledos].
739. Naw. - XLIII, 868, 1908, 16 febbraio. — Rusliforth G. M. N.,
Le origini delV architettura lombarda [Rassegna del volume di G. T. Ri-
voiraj.
740. Rben. — XXIV, 3, 1907. — Schnster H., Uàbhaye de Farfa
et sa restauration au XI siede sotis Ilugues I [Continuazione e fine,
cfr. lisly 1907, sp. n. 1171].
741. RA. — XXII, 5, 1907. — Colasanti G., Alcune osservazioni
stdla « Descriptio Italiae » di Guidone da Ravenna e sulla sua cro-
nologia [Che assegna alla seconda metà del secolo XI].
742. MglO, — Erganzungsband VII, 1907. — Hinriehs H., Die
Datirung in der Geschichtschreibung des il Jahrhunderts [Contributo
alla cronologia del medioevo: raccoglie, di ben 58 cronisti, le date
secondo i giorni e le settimane e secondo i mesi].
4. BASSO MEDIOEVO.
743. Bsh. — XIV, 1, 1907. — Boissonnade P., Le commerce des
peuples latins dans la Mediterranée au moyen ùge [A proposito di un
volume di A. Schaube].
744. AssR. — XXIX, 3-4, 1906. — Arias G., Le società di com-
mercio medioevali in rapporto con la Chiesa [Osservazioni e docu-
menti sulla loro costituzione interna: studia se le società commer-
ciali che ebbero, durante il medioevo, specialmente in Italia, così
alta potenza economica furono considerate nella leggo e nella pra-
tica contrattuale quali persone giuridiche distinte dalla persona
fisica dei singoli soci, e conclude che dette società in nome collet-
tivo, in rapporto di affari bancari con la Chiesa, non assursero a vera
personalità giuridica. Studia poi l'origine e l'essenza dell'accoman-
dita, la quale non sarebbe creazione del legislatore fiorentino, non
sovrapposizione della volontà sua ad una contraria costumanza
mercantile di Firenze, ma nacque a Firenze spontaneamente, per cui
la legge del 1408 disciplinò soltanto un'usanza già in onore presso i
Fiorentini. La società in accomandita è argomentabile che derivi
dalla società in nome collettivo, piuttosto che dalla commenda, se
si deve badare alle analogie di sostanza e non di forme esterne;
questa derivazione si deve alle vicende della costituzione economica
fiorentina e medioevale in genere, non già a fatti incidentali, è
espressione di vigoria economica non già, come alcuno pretese, di de-
cadenza. In appendice un documento del 1385 (?) o 1386, riguardante
la società mercantilo tra Francesco di Marco da Prato, Boninsegna
di Matteo da Firenze, Tieri di Benci da Firenze e Andrea di Bar-
tolomeo da Siena].
745. Hj. — XXIX, 1, 1908. — Paiilns, Die Rolle der Frau in der
Geschìchte des Jff'.r^.mrahiis [A proposito delle opere di Kiczler e di
Hansen ricerca come nel corso dei tempi si pensò ad assegnar per
BASSO MEDIOEVO 263
la massima parte alle donne T esercizio della magia, non già per
influenza del < martello dei malefici » del 1487 ma già anteriormente:
anzitutto nei tempi avanti Cristo, poi nel medioevo, infine dopo
Tapparìzione delle streghe, nei secoli XVI e XVII].
746. AmdMa. — NS., IV, 1, 1907. — Menchetti A., Sulle origini
del Comune rurale nella Marca d'Ancona [Accenna alla condizione
giuridica dei « Massarii » e ritiene che la parte avuta dalle « Uni-
versitas Massariorum » nelle origini del Comune possa essere stata
assai considerevole].
747. Htj. — X, 1, 1907. — Bernheim E., Die « Praesentia regis »
im Womiser Korkordat [Reca nuovo materiale, ossia una lettera del-
Tarcivescovo Adalberto di Magonza a papa Callisto, dell'anno 1222,
cioè immediatamente dopo la conclusione del Concordato. Un luogo
di essa, nel Codice latino 11851 della Biblioteca nazionale di Parigi,
finora non letto, e che il Jafl*ò aveva interpretato per « pactionis » , fu
coli' aiuto di reagenti recentemente letto « praesentiae »].
748. MgiO. — XXVIII, 2, 1907. — Chroust A., Das Walddekret
Anàklets II [A proposito di speciali lezioni e di un terzo ms. di Mi-
chaelsberg del secolo XIII, che di recente emerse nel commercio
antiquario].
749. Smbc. — XXVIII, 3-4, 1907, — Steiger A., Der hL Bernhard
von Clairvaux: sein Urteil ilher die ZeitzusUinde, seine geschichtsphi-
losophische und Kirchenpolitische Anschauung,
750. AssB. — XXIX, 3-4, 1906. — Sera V., Sul diploma di Kn-
vico VI per Leone de Monumento [Il 27 novembre 1186 il re dei Ro-
mani, Enrico VI, concedeva in feudo la città di Sutri e nominati-
vamente i monti di S. Stefano e di S. Giovanni, con tutti i loro
diritti, al console dei Romani, in compenso della sua esperimentata
fedeltà verso Federico I e verso lo stesso concedente. Il diploma,
esistente nell'archivio storico capitolino e già più volte edito, è au-
tentico per intero, salvo la parola Anguillaia « Leo de Anguillaria »,
scritta con inchiostro assai più scuro sopra un'abrasione. Nessuno
della famiglia dei conti di Anguillara ebbe nome Leone, nessuno fti
console dei Romani, ma questo titolo nel 1186 fu invece portato da
Leone de Monumento; lo stesso numero di lettere permise la sosti-
tuzione della parola Anguillaria alla parola Monumento, e non l'ag-
giunta del titolo di conte che in tutti i documenti della casa di
Anguillara ♦precede il cognome; i figli del preteso Leone di Anguil-
lara, nominati nel documento, Ottaviano e Giovanni, non solo non
esistettero mai nella casa Anguillara, ma coincidono perfettamente
colle notizie che abbiamo dei figli di Leone de Monumento. La fal-
sificazione si potrebbe attribuire all'abilità del famoso CeccarcUi.
L'A. ripubblica il testo del documento in appendice].
751. MsFr. — III, 1-2, 1907. — Leìcht P. S., Bernardo di Cer-
claria [Due documenti del 1197 e 1198].
752. AmdMa. — NS., IV, 2, 1907. — F. F., />/? sofhmissioni dei
friidatari e le classi sociali in alcuni Cornimi marchigiani dei secoli
XII e XIII [Rassegna e critica dello studio di G. Luzzatto, di cui
cfr. 7?sl 1907, sp. n. 236].
753. Mrt. — S. 2, II, 3-4, 1907. — Lnzzatto G., Per la storia
sociale dei Coynuni inarchigiani [Replica ad un articolo del Filippini
di cui al numero precedente].
754. >'o??.. — XLII, 856, 1907, 16 ag-osto. — Passierli G., In pel-
legrinaggio alla Mecca nel secolo XIl [A proposito della traduzione
264 SPO(iLlO DEI l'EIiiODICI
italiana del viaggio di Jbn Gubayr in Spagna, Sicilia, Siria e Pa-
lestina, Mesopotamia, Arabia, Egitto].
755. RA. — XXIII, 2-3, 1908. — Piccirilli P., Una importante
stoffa serica nella cattedrale di Sulmona [Probabilmente dei primi
anni del secolo XIII].
756. Na?i. — XLI, 829, 1906, 1^ luglio. — Leyl A., S. Francesco
d* Assisi e la sua leggenda [Rassegna del volume di Nino Tamassia].
757. Afh. — I, 1, 1908. — Robinson P., Soìne chronological diffi-
culties in the li fé of S.t Francis [Osserva che gli agiografi medioe-
vali curavano poco la cronologia, come cosa di minima importanza
di fronte allo spopo principale ch'era l'edificazione del lettore. Alcuni,
come S. Bonaventura, a studio, invertivano l'ordine cronologico per
evitare la confusione nella narrazione; e tuttavia le due leggende
Bonaventuriane per molti secoli furono la principal fonte degli agio-
grafi francescani. Per giunta nel medioevo i varii calcoli ossia il
diverso computo dell'inizio dell'anno a seconda dei paesi ingenera-
vano la massima confusione. E pertanto non ostante tali incertezze
certamente sappiamo che san Francesco mori ai 3 di ottobre del 1226
e precisamente in sera di sabato. Incerto è l'anno della nascita (1181
oppure 1182). Seguendo il Sigonio e il Wadding, quasi tutti gli sto-
rici hanno assegnato il primo sermone, tenuto da S. Francesco a
Bologna, all'anno 1220: ora è assodato doversi assegnare al 1222.
Per risolvere tali difficoltà cronologiche ammonisce l'A. doversi ri-
correre ai documenti originali ed indagarne il senso genuino].
758. Bcf. — II, 1-3, 1906. — De Kerval L., Les sources de Vhi-
stoire de Saint Francois d'assise [Continuazione, cfr. Bsl, 1907,
sp. n. 251].-
759. Bcf, — II, 1-3, 1906. — Terracini B. A., Appunti su alcune
fonti dei « fioretti p .
760. Bcf. — II, 1-3, 1906. — Bertoni G., Per Vautenticità del
« Cantico delle creature » o di <' Fratf Sole > di S. Francesco d'Assisi.
— Id., Im forma * lo » nella formula di Confessione [Secolo XI]. —
Id., Sojìra un codice dello « specidum historiale » di Vincenzo Beauvais.
761. Afh. — I, 1, 1908. — Holzapfel H., Ensteimng des Portiuìi-
cula-Ahlasses [Esposte le teorie dei moderni al rigiiardo, dimostra
l'A. l'autenticità storica dell'indulgenza ; discute anzitutto il tempo
in cui si ha certezza della sua esistenza, e risale all'anno 1233,
mentre ancora viveva la prima generazione francescana.* In secondo
luogo studia se abbia avuto essa origine da S. Francesco; confata
le obbiezioni alla testimonianza positiva dei frati Benedetto e Rai-
neri d'Arezzo nel 1277, e specialmente cerca di spiegare il silenzio
delle prime leggende al riguardo].
762. Hj. — XXVIII, 3, 1907. — Blhl, Die Stigmaia de.s hi. Franz
von Assisi [Confuta lo studio dell'Hampe (di cui cfr. Bsl, 1906
sp. n. 854), e conclude che le stigmate di S. Francesco si formarono
in seguito ad una apparizione ch'egli ebbe sulle alture della Verna].
763. Afh. — I, 1, 1908. — Domeulchelll T., Prima legenda chori
de S. P. Francisco hucusquc inedita.
764. Afh. — I, 1, 1908. — Lemmens L., Testimonia minora sae-
culi Xlir de S. P. Franci.^co [S. Francesco nelle cronache del se-
colo XIII, dei testi oculari, dei cronisti che seguono testimonianze
scritte, e di quelle che riflettono tradizioni popolari].
765. Afh. — I, 1, 1908. — GoliiboTich H., Series provinciaruyn
Ordiìfis FF. Miiforìnn sire. XIIF-XIV.
BASSO MEDIOEVO 265
Tt>6. BssU. — XII, 3, 1906. — Lauzi L., Quale posto coìivenga al
dipinto di Stroncoììo nella serie delle fonti per la iconografia france-
scana [Il ritratto di S. Francesco a Stroncone è certamente quello
che meglio di ogni altro risponde alla descrizione del biografo Ce-
lanensc, ma siccome queste pitture furono condotte circa un secolo
dopo la morte di S. Francesco, non possiamo purtroppo aWermare
di possedere in esse il suo vero ritratto, per quanto certamente in
queste opere gli artisti del tempo abbiano fissato ciò che di meglio
si conosceva ancora circa l'icone del Poverello].
767. BssU, — XII, 3, 1906. — Cristofani G., Chola Pictor [Oscuro
ma non spregevole artista del trecento, che dipinse in Assisi un
tabernacolo sovrastante la porta delle camere dell'antica confrater-
nita dei Ss. Lorenzo ed Antonino alla Rocca; cerca di identificarlo
con un maestro Nicola Calabrese].
768. BssU* — XII, 3, 1906. — Filippini E , Un codice poco noto
della visione dd lì. Toinmasuccia da Foligno [Dà notizia di un codice
della Biblioteca dell'Università di Pavia del secolo XIV, il quale si
avvantaggia di molto su quello di Foligno pubblicato dal Faloci-
Pulignani].
769. Bcf. — II, 1-3, 1906. — Siittina L., Laude antiche a San
Francesco e a Santa Chiara d'Assisi [Da un codice del secolo XV,
ma forse alquanto più antiche].
770. RA. — XXII, 1, 2, 1907. — Oiiarìni 0. B., U epistolario di
Tommaso da Gaeta, giustiziario di Federico II, di P. Kehr [Conti-
nuazione, cfr. Bsl, 1907, sp. n. 257].
771. AssR. — XXX, 3-4, 1907. — Federici V., / frammenti no-
tarili dell'archivio di Sutri |Nc pubblica due integralmente: 1° spese
del Comune di Siena del 1249; 2^' inventario dell'ospitale di Sutri
del 1248].
772. MsFr. — III, 3-4, 1907. — Suttiiia L., Due brevi testi vol-
gari del secolo XIII [Il primo un conto commerciale che si può far
risalire più in là del 1259, il secondo è attribuito al 1290].
773. Afh. — I, 1, 1908. — Lopez A., Litferae ineditoo fr. Hiero-
nymi ah Ascuìo Gen. Ministri (1214-1219): De additione facienda in
Leg, Mai. S. Bonav.
774. RiL. — S. 2, XXXIX, 7, 1906. — Benini R., Quando nanjue
Cangrande I della Scala [Sarebbe nato ai primi di maggio del 1289;
a tale conclusione perviene essenzialmente colla critica dei passi di
Dante che gli si riferiscono].
775. R.<iO. — XV, 1, 1907. — Verre A., Buggiero da Sanguineto
ed il castello di Belvedere [Avvenimenti guerreschi del 1289].
776. BmcB. — IV, 2, 1907. — Tua P. M., Una pagina degli aiti
del Maggior Consiglio (del Coìnune di Jkfs.^aiio) [Del 1290, salvata
dalla dispersione].
777. RIL. — S. 2, XXXIX, 5, 1906. — Bonfante, La formazione
scolastica della dottrina dell' <i Uui versi tas ».
778. Bini. — XXIX, 1908. — Cipolla V , « Annales Veroneuses
Antiqui » pubblicati da un, manoscritto sarzanese del secolo XIII [Pre-
mette cenni sui manoscritti (delle biblioteche: Bodlejana di Oxford,
di Aix, Boncompagni-Ludovisi, Estense, ecc.ì del ■-<- Chronicon Vero-
nense » elaborato verso la metà del secolo XIII dal notaio Parisio
da Cerea, e sulle pubblicazioni al medesimo direttamente o indiret-
tamente riferentisi ; passa poi a ricordare le cronache di solito brevi
266 SPOOLIO DEI PERIODICI
che riproducono note storiche veronesi specialmente dei sec. XII-XIII^
studia infine di proposito una di queste, il cui ras. si trova nell' ar-
chivio capitolare di Sarzana. Voleva essere una « Chronica ponti-
ficum et imperatorum », compilazioni numerose nel medioevo; la
serie degli anni incomincia coiranno 1 e termina al 1251; le notizie
sono scritte di due mani del secolo XIII circa, pubblica quelle con-
cernenti Verona con opportuni richiami ad altre cronache].
779. BssU. — XII, 2, 3, 1906. — Lngano P., Delle chiese della
città e diocesi di Foligno nel secolo XIII [Continuazione, cfr. Bsl, 1906,
sp. n. 844: Parte I: le chiese del « sexterium episcopatus », in nu-
mero di cinquantacinque. - Parte II : le chiese della « libra sexterii
canonice », in numero di sedici. - Parte III: le chiese del «sexte-
rium monasterìi saxivivi », in numero di sette. - Parte IV: le chiese
della « libra universitatis *, in numero di ottanta].
780. Msl. — S. 3, XII, 1907. — Sopetto E., Margherita di Savoia,
marchesana di Monfein^ato dal 1295 al 1313 [Della figlia di Amedeo V
poco 0 nulla si conosce intorno agli anni giovanili; l'A. inizia la
sua trattazione descrivendo la dissoluzione dello Stato monferrino
alla morte di Guglielmo VII, e le trattative per il matrimonio di
Giovanni I, ritornato dalla Provenza, con Margherita di Savoia
nel 1295. Alla principessa furono assegnati in contro dote da Gio-
vanni le terre di Caselle, Ciriè e Lanzo. Alla morte di Giovanni I,
nel 1305, gravi questioni insorsero per le pretese alla successione
monferrina; importante tra l'altro è la convenzione intervenuta tra
Manfredo IV di Saluzzo, uno dei pretendenti, e la vedova marchesa
Margherita, la quale pose indi la sua dimora in Ciriè, governando
saggiamente anche le altre sue terre che fece fortificare. Gravi fu-
rono le minacele di guerra e i timori d'incursioni nel piccolo Stato
della marchesa; ebbe essa contese anche col vescovo di Torino.
Nel 1313 per meglio ristabilirsi da una lunga malattia si recò a go-
dere il mite e salubre clima di Genova. In appendice 26 documenti],
781. SS, — XXIV, 3-5, 1907, e XXV, 1-2, 1908. - Senigaglia Q.,
Le compagnie bancarie senesi nei secoli XIII e XIV [Nella parte prima
studia le relazioni commerciali dei Senesi, e cioè: l'estensione ed
importanza del commercio bancario senese; i. rapporti colla Chiesa
e i « campsores domini Papae » . Nella parte seconda studia la posi-
zione giuridica, cioè : la formazione e la costituzione del commercio
bancario; l'amministrazione; i rapporti col Comune e coli' arte della
mercanzia. Nella parte terza studia le principali operazioni bancarie,
il mutuo, il cambio, il deposito, infine le operazioni bancarie in rap-
porto colla S. Sede. Quindici documenti, tra gli anni 1288-1377, in
appendice].
782. Afh, — I, 1, 1908. — Uomenichelli T., Compendium chro-
nicanim fr. Mariani de Florentia (128U1520) jmma vice editum.
783. MgiÒ. - XIX, 1, 1908. — Moser M., Ber Brief ^ Realis est
t^evitas » aus dem Jahre 1304 [Dà il testo; poi lo commenta critica-
mente, ne studia la data, che fissa tra il 20 aprile e il 31 maggio 1304,
la persona cui fu indirizzata e l'autore: appare come un incarico
confidenziale dato al pubblicista Pierre Dubois di preparare uno
scritto per Filippo il Bello, parere ed apologia ad un tempo ; fu
ispirato da uno dei più fedeli amici del Re, e forse sbocciò dalla
penna di Riccardo Leueveu poi vescovo di Beziers].
784. Htj. — IX, 4, 1906. — Scholz R., Zur Beurteilung Boni-
faz Vili iind se.ines Sittlich-religiiìse Charakters [Studia come sia pos-
BASSO MEDIOEVO 267
sibilo ritornare sul giudizio fatto sopra Bonifacio e quanto esso sia
fondato, secondo nuove pubblicazioni del Wenck e del Finke].
785. Nan. — XLII, 858, 1907, 16 settembre. — Chiappelli A., Arte
domenicana del trecento [Come fino dalle origini la milizia di S. Do-
menico ebbe per propria missione l'apostolato della predicazione e la
difesa della Chiesa, di cui fu salda colonna, cosi l'arto n^lla vita di
quell'ordine nacque figlia della predicazione; quelle verità religioso
che sillogizzando propugnava dalla cattedra o persuadeva dal per-
gamo, por virtù di segni sensibili, l'arte, ministra della fede, pro-
poneva alla meditazione del popolo. L'A. ne esamina le principali
esplicazioni].
786. BssU. — XII, 2, 1906. - Degli Azzi G., Le relazioni tra la
repubblica di Firenze e l'Umbria nel secolo XIV secondo i documenti
del li. Archivio di Stato di Firenze [Voi. I: dai Carteggi, regesti di
273 documenti tra il 1309 e il 1358J.
787. Naw. ~ XLI, 836, 1906, 16 ottobre. - Del Lungo I., Me-
morie fiorentine di popolo nella storia e nella tradizione d'una teiera
del contado [Da un discorso pronunciato a Scarperia in Mugello pel
sesto centenario della fondazione del paese].
788. Nan. - XLII, 862, 1907, 16 novembre. — Sicardi E., Fin-
zioni d'amore nel secolo XIII [Nota alla « Vita Nuova » di Dante].
789. RiL, — S. 2, XXXIX, 14, 16, 1906. - Gorra E., Quando
Dante scrisse la « Divina Commedia » [Prima del 1314 Dante non
aveva terminata nessuna cantica del suo poema; !'« Inferno» potè
essere incominciato anche nel 1310 o 1311; certo gli anni 1310-1314
hanno un'importanza capitalo nella concezione definitiva del poema,
ma non è necessario considerare il 1314 come « terminus ad quem »
0 « terminus a quo » della composizione delle due prime cantiche.
Nella seconda nota l'A. passa in rassegna e critica i più recenti
sistemi cronologici della questione dantesca].
790. KiL. — S. 2, XXXIX, 5, 1906. - Benlnl, Sulla data pre-
cisa e la preci' a durata del mistico viagqio di Dante,
791. EA. - XXII, 8-9, 1907. — Valla F., Il vero simbolo di Ma-
telda [La poesia dei Salmi, o la fede dei giusti prima del Messia].
792. Xa?i. — XLI, 831, 1906. - Bertolinl F., Sordello [Ne fa
l'apologia].
793. RIL. - S. 2, XXXIX, 15, 16, 20. 1906. — Benlnl R., Uu-
nità artistica e logica delle profezie di Virgilio, Beatrice e Cacciaguida
ossia la soluzione del maggior enigma dantejico. — Id., Per il 1300,
come anno della visione dantesca. - Id., Xuove cmisiderazioni a fa-
vore del 1300, come anno della visione dantesca.
794. Nan. — XLII, 861, 1907, 1« novembre. — Pirandello L., Il
verso di Dante [A proposito della pubblicazione di Federico Gar-
landa].
795. Nan. — XLII, 859, 1907, 1» ottobre. — Tocco F., Il VI canto
del Purgatorio.
796. Na??. — XLIL 843, 1907, l'» febbraio. — Del Lungo I., /.«
profezia dell'esilio [Studia l'episodio di Cacciaguida in relazione coi
tatti della vita di Dante].
797. BI. — VII, 4, 1907. — Page! Toymbee, A latin tmnslation
of the <t Divina Commedia » quoted in the « Mgsterium iniquitatis »
of Du Plessis Mornay.
798. JLa. — NS., Il, 1, 2, 1907. — Castellani G., Jacopo del Cas-
sero e il Codice Dantesco della Biblioteca di lUmini [Ribatte l'affer-
268 SPOGLIO DEI rSKIODICI
inazione che la iscrizione di Jacopo del Cassero nella chiesa di San
Domenico di Fano sia non sepolcrale ma solo commemorativa, e
trova poi il nucleo intorno a cui si raggruppano lo notizie circa la
morte di Jacopo del Cassero, menzionata da Dante, nel codice dantesco
detto Grandenighiano della Biblioteca Gambalungft^ di Rimini : cosi
l'A. reca anche un contributo alla bibliografia dantesca].
799. BA. — XXII, 7, 1907. — Lovascio 0., Una noia critica sulla
canzone « alla Vergine » dì Francesco Petrarca.
800. RA. — XXIII, 1, 1908. — Patrono C. M., Im canzone * alla
Vergine » dì F. Petrarca a proposito d'una recentissima nota critica
su di essa [Di cui sopra].
801. RIL. — S. 2, XXXIX, 6, 1906. — Sabbadini R., // lìrimo
nucleo della biblioteca del Petrarca.
802. RiL. — S. 2, XXXIX, 4, 1906. — Sabbadini R., Quali bio-
grafie vergiliane fossero noie al Petrarca.
803. Na?i. - XLII, 851, 1907, lo giugno. — Clan V., Il cesto dd
ca nzonie re pe tra rch esco .
804. MsFr. — III, 1-^, 1907. — Clan V., Il « latin sangue gen-
tile » e ' // furor dì lassìi » jyrìma del Petrarca [Riproduzione dello
studio, di cui ctr. PsI, 1906, sp. n. 297].
805. BI. — VII, 4, 1907; Vili, 1, 1908. — Baiivette H., Les plus
ancìennes iraductìons fran^aìses de Boccace.
806. MsFr. — III, 3-4, 1907.- - Carreri F. C, Divisione del ca-
stello di Cucagna nel 1S26 [Pubblica un istrumento conservato nel-
l'archivio dei' Conti di Valvasoue in Valvasone].
807. BssU. — XII, 2, 1906. - Scalvanti 0., / Ghibellini di Amelia
e Lodovico il Jìavaro [Commentando un'epigrafe dedicata dai citta-
dini di Amelia all'Imperatore nel 1332, quand'egli era in Germania,
dopo la vergognosa impresa d'Italia, ricorda l'organizzazione della
resistenza del partito ghibellino nell'Italia centrale alla Chiesa, du-
rata vittoriosamente anche durante l'assenza di Lodovico e durante
la fortuna di Giovanni di Boemia. Nel 1332 Amelia, sempre in armi,
compie l'impresa di Foce, togliendo il castello alla Chiesa: per cui
è facile ammettere che l'epigrafe fosse apposta nel territorio ame-
rino per ricordare qualche fortilizio edificato nell'occasione di quelle
guerre, o qualche altro pubblico edificio. Per ultimo l'A. ricorda gli
ottimi rapporti politici di Amelia col popolo romano il quale ancora
dopo la venuta di Lodovico il Bavaro conservava sentimenti avversi
alla curia romana e animati da spirito ghibellino].
808. lìhen. — XXV, 2, 1908. — Berllère U., Im réforme du Ca-
lendrier sous Clément VI [Pubblica una supplica diretta al Papa il
30 agosto 1353, la quale fornisce notizie sulla persona di Giovanni
de Thermis e sulla sua attività alla corte di Avignone, in vista della
correzione del Calendario desiderata da Clemente VI].
809. AB. — JI, 5, 1907. — SorbelU A., Un demagogo bolognese
del trecento [Un piccolo manifesto, che ha tutti i caratteri del « pam-
phlet », ricorda Bernabò Visconti, nipote dell'arcivescovo Giovanni ;
si riferisce alle contese con Giovanni da Oleggio , e specialmente
all'anno 1360, ovverosia alle dolorose contingenze capitate alla città
per opera del Visconti tra il maggio ed il settembre di quell'anno],
810. MsFr. — III, 3-4, 1907. - Fabris G., Un sonetto di S. Cat-
ferina da Siena [In un codice udinese di antiche rime dove fu tra-
scritto avanti il 1461].
BASSO UEDIOEVO 269
811. Htj. — IX, 3, 1906. — Brosch M., Eiii Krieg mit dem Papstum
ira 14 Jahrhuiidert [La guerra dei Fiorentini contro le truppe del papa
Gregorio XI nelFanno 1376-1377].
812. Hz. — S. 3, III, 2, 1907. — Loserth J., Wiclifs Lehre vom
icahren uiid falscken Papsium,
813. Bb€7i. — XXIV, 4, 1907, e XXV, 1, 1908. - Berlière U.,
Epaves d'archives pontificale^ du XIV siede [Nel ms. 775 della Biblio-
teca di Reims, VA. ha rintracciato tutta una serie di suppliche ori-
ginali di Urbano V e di Gregorio XI, le quali descrive].
814. BssU. — XIII, 1, 1907. — Fnini L., Documenti estratti dalla
cronaca di fr. Giovanni di Matteo del Caccia, domenicano di Orvieto
[Della metà del secolo XIV].
815. BssU. — XIII, 1, 1907. ~ Antonelli M., Di alcune infeuda-
zioni neU* Umbria nella seconda metà del secolo XIV [Con un docu-
mento in appendice].
816. AmdMa. — NS., Ili, 4, 1906. — Alolsi U., Benedetto XII e
Bertrando arcivescovo ebredunense, informatore della Marca di Ancona
[Ventisette documenti tratti dall'Archivio Vaticano : il periodo della
riforma di Bertrando può fissarsi tra il 6 maggio 1335, data delle
lettere di commissione, e 1*8 aprile 1337, data della lettera di richiamo].
817. AmdMa. — NS., Ili, 4, 1906. — Belardi A., Oddo di Biagio,
croniMa anconitano [La prima data certa della sua vita è del 1348,
poiché descrive per disteso la peste che desolò queirannp Tltalia e
infierì in Ancona; fu perito in legge e notaio; la sua vita pubblica
incomincia nel 1366, in cui lo troviamo con altri notai agli stipendi
del Comune di Ancona, per raccogliere e narrare gli avvenimenti
più importanti della città; nel 1367 rappresenta il Comune a Viterbo
dove era giunto Urbano V; nel 1373, come sindaco di Ancona, va
a Bologna al Consiglio indetto dal Legato apostolico per escogitare
i mezzi di opporsi al Visconti ; nel 1380 è assunto all'Anzianato del
Comune ; nel 1390 ambasciatore a Urbano VI ; cessa la sua carriera
pubblica nell'anno seguente. Contemporaneo e testimonio di buona
parte degli avvenimenti che narra - riguardanti la riconquista degli
Stati della Chiesa, 1353-57, lo scisma d'Occidente, il contrasto tra
Luigi d'Angiò e Carlo di Durazzo per la successione del reame di
Napoli - la sua cronaca è l'unica fonte per la storia municipale di
Ancona nella seconda metà del XIV secolo ; non ebbe egli in genero
bisogno di consultare cronache, scritture, documenti, salvo nel proemio
dove si propone dichiarare l'etimologia del nome Ancona (An = ante,
antica e Cona = tabula), la origine e i primi abitatori della città.
Malgrado alcuni errori cronologici, si mostra generalmente accu-
rato, colto, imparziale. L'A. espone il contenuto della cronaca e dà
in appendice sei documenti sull'argomento].
818. AmdMa. — NS., Ili, 4, 1906. — Filippini F., Due documenti
sui Presidati della Marca [I Presidati acquistarono maggiore impor-
tanza per le costituzioni Egidiane, volendo l' Albornoz per mezzo di
questi giudici diminuire l'autonomia dei Comuni e in pari tempo
provvedere al comodo dei provinciali, liberandoli in molti casi dal-
rintervenire alla curia centrale della Marca. I due documenti degli
anni 1366 e 1367, pubblicati dall' A., sono un'applicazione della legge
che regola il sindacato degli ufficiali della Chiesa].
819. AmdMa. — NS., Ili, 3, 1906, e IV, 3, 1907. — Aloisi U., Sulla
formazione storica dei « Liber Conslitutionum Sancte Matris Ecclesie »
(1SÒ7) [Dà notizie biografiche su Napoleone Orsini, cardinale diacono
270 SPOGLIO DEI PERIODICI
del titolo di S. Adriano, rettore della Marca di Ancona dal mag-
gio 1300 al giugno 1301 , e a quel periodo crede si debbano rife-
rire le costituzioni, dette di Bonifacio, promulgate nella Marca e in
Macerata; studia le relazioni tra queste e le costituzioni Egidiane
.successive. Descrive le condizioni della Marca di Ancona nei pri-
mordi del pontificato di Giovanni XXII; le costituzioni pubblicate
da Amelio di Lautrec nel parlamento di Montolmo il 14 dicembre 1317;
la costituzione « dierum crescente malitìa » di Giovanni XXII, e il
crimine di lesa maestà, nonché altri provvedimenti contro i ribelli;
e istituisce opportuni raffronti colle Egidiane].
820. AssR. — XXX, 3-4, 1907. — Antonelli M., Im dominazione
j)0}iii fida nel Patrimonio itegli ultimi ventanni (IH periodo avignonese
[Continua lo studio, di cui cfr. Itsl, 1906, sp. n. 1497: studia le cure
solerti dei pontefici per consolidare l'opera del cardinale d'Albornoz,
le male arti dei governanti che tendevano a distruggerla e la grande
ribellione del 1375 da essi provocata. Fa precedere alcune notizie
sulle incursioni delle milizie romane e delle compagnie di ventura,
che, specie nei primi dieci anni, turbarono spesso la pace della pro-
vincia e costrinsero gli ufficiali della Chiesa ad un'assidua vigilanza
e a provvedimenti energici di difesa].
821. Snibc. — XXVIII, 3-4, 1907. — Bliemetzr leder F., /)/e wahre
historische Dedeutung Konranda von Gelnhaiised zìi Beginn des grossen
abendUindischen Schi^mas.
822. RA. - XXII, 5, 1907. — l'ansa «., Masello Cinelli di Sul-
moìia e Gaspare Romanelli dell' Aquila^ orafi ed esecutori di comi e
medaglie [Rispettivamente dei secoli XIV e XVI].
823. RiL. - S. 2, XXXIX, 20, 1906. — Sabbadlnl R., Andrea
Biglia (milanese) y frate agostiniano y del secolo XV [Documenti sul
soggiorno a Milano, a Padova, a Firenze, a Bologna, a Pavia, a
Perugia, a Siena].
824. BsslT. — XII, 1, 1906. — Sacchettl-Sassetti A., Tm famiglia
di Tomasso Morroni e le fazioni in Rieti del secolo XV [Copiose ri-
cerche negli archivi di Rieti (archivio notarile, archivio comunale,
archìvio capitolare, ecc.) diedero modo all'A. di spigolare notizie
interessanti riguardo alla famiglia di quegli che fu soldato", uma-
nista, poeta e diplomatico del secolo XV, sull'ambiente in che nacque
e crebbe, sulla parte avuta da quella cospicua famiglia nei princi-
pali avvenimenti reatini e in special modo nelle fazioni che durante
il secolo XV lacerarono il seno della città. Nel 1435 un matrimonio
suggellava la pacificazione generale dei reatini e il ritorno dei Mor-
roni insieme con gli Alfani ed altri esuli. Nel 1450 una vasta con-
giura popolare mirava audacemente a mettere Rieti in mano di
Giovanni Morroni, zio di Tomasso, e fu scoperta, ma difettano i
documenti a lumeggiare il processo che ne seguì e la sentenza. La
operosità del Tomasso si spiegò poi tutta fuori di patria. In appen-
dice undici documenti tra il 1407 e il 1184].
825. BssU. — XII, 3, 1906. — Scalvanti 0., Per la sepoltura di
Braccio Paglioni e di Braccio Fortébracd in Perugia [Dimostra che
il sarcofago esistente nella chiesa di S. Maria dei Serviti in Perugia,
colla scritta « Brachius II », appartiene a Braccio Baglioni, figlio
di Malatesta di Pandolfo Baglioni, uno dei più illustri capitani di
Perugia e dell'Umbria del secolo XV. Rintraccia poi anche le ossa di
Braccio Fortebracci, augurando che trovino sepoltura degna, nella
chiesa stessa accanto alle ossa del primo].
BASSO MEDIOEVO 271
826. BssU. — XII, 3, 1906. — Geraldini B., Avielia sotto la do-
minazione del re Ladislao e del Tartalia di Lavello [Notizie e docu-
menti locali dal 1414 al 1425].
827. BssU. — XII, 2, 1906. — Scalranti 0., Il vicariato di Nicolò
Fortébraccio a Borgo San Sepolcro [Pubblica una bolla di papa Eu-
genio IV, del 1432, tratta dall'archivio Baglioni a Perugia: con essa
s'investe del vicariato di Borgo San Sepolcro Nicolò Fortebraqcio ;
appare dal contesto che il papa non riteneva Nicolò di fede molto
sicura; a lui prescrive la durata del vicariato non oltre dieci anni
e notevoli restrizioni nella giurisdizione; dà inoltre consigli di mo-
derazione].
828. BssU. — XIII, 1, 1907. — Faloci-Polignani M., Vita di Si-
gismondo « de Comitibiis Fulginatis » scritta dall'abate Mengozzi [Nato
nel 1432, morto nel 1547, storiografo, stimato da Sisto IV, segretario
di Giulio II].
829. Afh. — I, 1, 1908. — Dal dal N., Epistola S. Jacobi de
Marchia ad S. Joannem de Capistrano (1419),
830. AmdMa. — NS., Ili, 2, 3, 1906. — Rossi L., / prodromi
della guerra in Italia del 1402-68: i tiranni di Bomagna e Federico
dn Monte feltro [Continuazione, cfr. Bsl, 1907, sp. n. 306 : segue la
pubblicazione dei documenti in appendice].
831. AmdMa. - NS., Ili, 4, 1906, e IV, 2, 1907. - Rossi L.,
Nuove notizie su Federico da Montefeltro, Sigismondo Malatesta e i
Manfredi d'Imola e di Faenza (1451) [Cfr. il numero precedente. Con-
clude che anche le nuove notizie da lui esposte concorrono a dimo-
strare che il munifico mecenate di Urbino non fu quell'uomo inte-
merato che molti hanno creduto, e che se anche non raggiunse la
ferocia implacabile del suo vicino Sigismondo Malatesta fu però degno
compagno degli altri condottieri del tempo suo. Ventun documenti
in appendice].
832. MglÒ. - XVIII, 3, 1907. - CarteUieri 0., Iber eine bur-
gundische Gesandschaft an den kaiserlichem und jyapstUche Ilof im
Jahre 1460 [Aveva per scopo presso l'Imperatore la prostazione del
giuramento pel possesso della Borgogna riconosciuto feudo imperiale,
la questione del Lussemburgo, il vicariato, e infine una lega tra
l'imperatore Federico e il duca Filippo contro i Turchi; di questa
ultima doveva trattare anche a Roma col Papa: l'ambasciatore era
mastro Antonio Hanneron, dottore in leggi, protonotario della Santa
Sede, arcidiacono di Cambray. L'A. dà il testo francese dell'istruzione].
833. AB. — I, 5, 1906. — Sorbelli R., Lettere di Ginevra Sforza a
Lorenzo e Piero de* Medici [Pubblica cinque lettere degli anni 1481-1493.
Colla prima raccomanda caldamente al IMagnifico, Costanzo suo fra-
tello, affinchè gli sia data dai Fiorentini la condotta di un certo
numero di genti d'arme; colla seconda chiede a Lorenzo libero pas-
saggio per lo Stato di Firenze a favore di alcuni Bolognesi che essa
manda a far provviste di frumento in quello di Siena; colla terza
raccomanda un certo signor Alessandro Fi deli da Pesaro affinchè
^li sia concesso l'ufficio dell'Arte della Lana. A Piero raccomanda
la causa di un tal Giovanni dell'Antella, il quale ha una causa
dinnanzi agli Otto di Pratica in Firenze, e con l'ultima lettera lo
assicura di aver dato le disposizioni affinchè sia preso un ladro di
Firenze se passa per Bologna].
834. MsFr. — HI, 3-4, 1907. — A. S., Di Paola Gonzaga, co7i-
tessa di Gorizia [Una breve lettera al marchese di Mantova, Francesco
272 SPOGLIO DEI PERIODICI
Gonzag:a, del 16 maggio 1495, ed una diretta ad una incognita Ma-
donna Anna].
835. MsFr. — III, 1-2, 1907. — Sacchetti A., Corrado IH Boiani,
podeatà (li Mìiggia neW Istria [Nel secolo XV: in appendice gli sta-
tuti da osservarsi dal podestà di Muggia].
83f3. MsFr. — III, 3, 1907. — Podrecea V., Tua vicinia parroc-
chiale [Da un codice cartaceo dell'archivio parrocchiale dell* antica
chiesa di S. Giovanni in Xenodochio in Cividale, che contiene, foglio
per foglio, anno per anno, i verbali delle vicinie di un secolo, dal 1477
al 1574, della omonima parrocchia; riferisce l'argomento di alcune
di esse, trascrivendone tre. Aggiunge alcuni documenti viciniali di
un'altra secolare parrocchia pure di Cividale, Ss. Pietro e Biagio
di Porta Broxana],
837. Hj. — XXVIII, 2, 1907. - GlasschrMer F. X., Bine Saminlung
kirchlicher Aktenstilcke aus dem Jò un 16 Jahrhundert [Indice regesto
di documenti di un ms. di Spira],
838. AmdMa. — NS., IV, 1, 1907. — Ghetti B., Gli ebrei e il
monte di pietà in Recanati nei secoli XV e XVI.
839. Asse. — XXX, 1-4, 1907. - Zlppel G., L'allume di ToLfa
e il suo commercio [L'allume, prodotto ricercatissimo nei commercio
medioevale, per l'uso che se ne faceva in molte industrie, fu sco-
perto nel Monte Tolfa al tempo di Pio II; per protezione dei papi
l'estrazione e il commercio ebbero fortuna fino al secolo XVI, decad-
dero poi rapidamente. In appendice tredici documenti dal 1462 al 1479].
840. Na7i. — XLI, 831, 835, 1906, 1» agosto e l» ottobre. — Nnn-
ziante F., Gli Italiani in Inghilterra durante i secoli XV e XVI [Eccle-
siastici e mercanti furono i primi ad approdare nell'Isola, conside-
rata ancora nel '400 paese immerso nella barbarie e poverissimo per
le lunghe guerre e per epidemie. I Francescani vi si recarono fin
dal '3(X), in trentadue anni salirono a più di mille e contavano qua-
rantanove conventi. Così i commercianti delle varie regioni italiane
sotto la comune denominazione di Lombardi, e soprattutto i Fioren-
tini, fin dal secolo XII andavano colà ad acquistare la lana che poi
in patria veniva raflinata dall'arte di Calimala. Nel sec. XIV tutto
il commercio inglese era in mano di Italiani ; erano alla zecca pre-
posti un Frescobaldi e un Bardi ; Bardi e Peruzzi primeggiavano per
operazioni bancarie e concedevano prestiti ai re d'Inghilterra. Frat-
tanto numerosi studenti inglesi afiluivano alle università italiane e di
ritorno in patria celebravano la nostra regione e preparavano acco-
glienza ai nuovi italiani che andavano colà. Cosi pure facilitò rela-
zioni tra Italiani e Inglesi il concilio di Costanza : Poggio Braccio-
lini, già segretario del deposto Giovanni XXIII, temendo persecuzioni
per simpatia mostrata a Giovanni Huss, passò in Inghilterra al se-
guito del cardinale di Beaufort, vescovo di Winchester, e descrisse
poi con molta acutezza i costumi del paese. Umfredo, duca di Glou-
cester, lord protettore del re Enrico VI, fanciullo famoso per tra-
giche vicende, fu anche quello che per primo protesse studiosi ed
umanisti italiani, e non solo n'ebbe piena la corte, ma tenne cor-
rispondenza anche coi più illustri umanisti lontani, e colla morte
sua (1447) finisce in Inghilterra il primo periodo del rinascimento
italiano colà propagato. Italiani furono pure immischiati neUa poli-
tica inglese, ma per la forma del governo e la gelosia della nazione
verso gli stranieri, nessuno emerse fino alle altissime cariche, come
in Francia sotto l'assolutismo e per opera di due regine italiane.
BASSO MEDlOk'VO 273
Oltre i missionari famosi, tra gli ecclesiastici italiani in Inghilterra,
i legati, i nunzi pontifici, i collettori papali delle tasse: uno dei più
illustri, Enea Silvio Piccolomini; a Worcester si seguirono cinque
vescovi italiani ; ingenti ricchezze accumulò quell'Adriano Castelli,
resosi celebre col titolo di cardinale di Corneto ; altri prelati furono
famosi nei negoziati come il cardinale di Campeggio. Numerosi let-
terati furono temporaneamente o lungamente in Inghilterra: Fran-
cesco Accursio, Baldassarre Castiglione, Alberico Gentile, professore
ad Oxford ai tempo di Elisabetta. Relazioni diplomatiche regolari
legarono parecchi Stati italiani. Insigni artisti nostri illustrarono
l'Inghilterra di monumenti, fra cui Pietro Torrigiani, Benedetto da
Rovezzano e Giovanni da Maiano, Girolamo da Treviso, favoriti da
Enrico Vili, il quale teneva pure alla sua corte quasi sempre medici
italiani. Cosi mentre Tltalia s'inviliva di fronte agli stranieri, con-
dottieri e compagnie d'Italiani militavano in Inghilterra, fra cui un
tal Tiberio, un Sassetti e Petruccio Ubaldini, nonché ingegneri mi-
litari; dessi riformavano e perfezionavano gli ordinamenti militari
imperfetti degli stranieri. Continuava la marineria mercantile di Ve-
neziaad essere intermediaria dei commerci tra l'Oriente e Tlnghilterra.
Ma presto il commercio veneto cominciò ad illanguidire per l'invidia
che la concorrenza italiana destava. Tuttavia l'alta banca italiana
fu ancora potentissima sotto Elisabetta, alcuni, come Orazio Palla-
vicino, si fecero persino protestanti, ed armarono galere a difesa
contro l'armata di Filippo II. I Caboto intrapresero per l'Inghilterra
le famose esplorazioni che furono l'inizio della sua fortuna. Anche
nelle più modeste manifestazioni della vita, persino nei divertimenti
e negli sports gl'Inglesi d'allora copiarono gl'Italiani: musici,
maestri d'equitazione e di scherma. La lingua italiana ebbe fortuna
tra le elassi alte, e i vocaboli nostri penetravano la stessa lingua
inglese. Ma incominciò ben presto la reazione: già dal secolo XIV
Londra aveva fatto progressi meravigliosi e tutta l'Inghilterra si
spogliava della scorza barbarica ; il trionfo della religione anglicana
includeva gl'Italiani nell'odio che l'Inghilterra nutriva pei cattolici
e pel Papa, lo spirito nazionale infieriva contro le modo straniere,
e l'Italia, d'altro canto, per molte ragioni decadente, non avrebbe
potuto mantenere l'antica funzione di maestra di civiltà].
841. "StLn. — XLII, 841, 1907, 1° gennaio. — Frati L., Un con-
tratto autografo del Francia [Contratto fra Ludovico da Sala, lettore
di diritto canonico nello studio bolognese, e Guido Aspertini, sco-
laro del Francia, stipulato dal Francia stesso ai 19 di marzo del 1496:
riguardava Ja dipintura di due cofani].
842. L. — VII, 4, 1907. — Lnzio A., Un'opera sconoschda e per-
duta del Maiìiegna [Bassorilievi in stucco colorato posseduti dal
« Museum Rudolphinum » di Klagenfurt: «domavano due cassoni
nuziali che Paola Gonzaga portò nel 1477 a marito in Gorizia].
843. Xa/i. — XLIII, 872, 1908, Ifi aprile. — L'arco trionfale di
Alfonso di Aragona in Napoli [A proposito della pubblicazione di
A. Avena sui restauri fatti al monumento].
844. RA. - XXII, 8-9, 1907. — Piocirllll P., Un gruppo in pietra
ddV Annunciazione della Vergine attribuito a yirola di Guardiagrele.
845. RA. — XXIII, 2-3, 1908. — Alessi (;., Leon Battista Alììerti
[Ampia biografia cui segue un capitolo speciale sulla questione Pan-
dolfiniana].
846. Rnh. — XV, 1, 1907. — Rey A., Uhnard de Vinci, savant,
JUvista storica iialianat 3» S., vii, 2. * 18
274 SPOGLIO DEI PERIODICI
à '[yropos de deux ouvrages récents [Esamina il volume di Gabriel
Séailles e quello di Pierre Duhem],
847. BI. — VII, 4, 1907, e Vni, 1, 1908. — Dahem P., Nicolas
de Cues et Léonard de Vinci [Continuazione, cfir. lisl^ 1907, sp. n. 2038:
La dinamica di Nicola di Cues e le fonti sue ; la dinamica di Nicola
di Cues e la dinamica di Keplero ; la dinamica di Nicola di Cues e
quella di Leonardo; la teoria deir« impeto > composto; la teoria
metafisica del movimento].
848. BmcB. — IV, 2, 1907. — CerTellini G. B., 1m predicazione
a Bassano [Continuazione, cfr. lisi, 1906, sp. n. 691: nel sec. XV].
849. BX. — XXII, 10-11, 1907. — Ciecone G., La presentazione
delle frutta del canterino Pietro Corsellini da Siena, secondo un ma-
noscritto casanatense [Della fine del secolo XV].
850. ÀmdMa. — NS., IV, 1, 1907. — Barsanti X., Doctimenti e
notizie per la vita del poeta Pacifico Massimo d'Ascoli [Alcuni docu-
menti lucchesi fanno conoscere un aspetto della vita raminga e av-
venturosa del Massimo, essi spostano ad alcuni decennii dopo il 1400
la data della nascita].
851. AmdMrt. — NS., Ili, 2, 1906. — Spadolini E., Gli annali
anconitani di Bartolomeo Alfeo [Premette cenni biografici dello scrit-
tore, nato in Macerata verso il 1460, ed espone poi crìticamente il
contenuto degli importanti annali dedicati al senato anconitano.
Segue come appendice un componimento, in ottave italiane, sulla
cattura di Ancona].
852. Naw. — XLII, 849, 1907, l» maggio. - SalTadorl 0., Scorci
e profili boiardeschi [Note storiche e biografiche].
853. AB. — I, 3, 1906. — Sorbelli A., Un'edizione poco nota di
Enrico di Harlem [Della fine del secolo XV].
854. Ma. — NS., I, 5-6, 1906. — Castellani G., Girolamo Somino
[Per la storia della stampa nel secolo XV e al principio del XVI].
5. TEMPI MODERNL
855. AhrR. — XXX, 3-4, 1907. — Federici V., Autografi d' artisti
dei secoli XV-XVII.
856. BmcB. — IV, 3, 1907. — Gerola G., Il ])rimo pittore bassa-
nese, Francesco Da Ponte il vecchio [Con tre documenti in appendice
degli anni 1527-1536].
857. BmcB. — IV, 3, 1907. — Tua P. M., Contributo aWdenco
delle opere dei pittori Da Ponte [Aggiunge all'elenco delle opere
da-pontiane notizia di cinque nuove tele: due di Jacopo a Milano
e a Praga, e tre di Leandro a Bassano, a Cracovia e a Maser (Tre-
viso)].
858. Nan. — XLIII, 872, 1908, 16 aprile. — Chiappelli A., A Luca
Signorelli, per le sue prossime onoranze [Saggio critico].
859. BssU. — XII, 3, 1906. — Sacchetti SasKetti A., Del « Gm-
dizio Universale » di IHeti e dei suoi autori [Condotto a termine
nel 1554 da Lorenzo e Bartolomeo Torresani da Verona].
860. Nan. — XLII, 863, 1907, 1» dicembre. — VentnrI A., Michea
langélo [Conferenza].
TEMPI MODERNI 275
861. Naw. — XLI, 835, 1906, lo ottobre. — De Benedetti il., La
scultura in pietra e MicTielàìigelo.
862. AB. — II, 1-2, 1907. — Barberi E., Il « Nettuno » del Giani-
hólogna e il suo stato di conservazione.
863. A88B. — XXX, 3-4, 1907. — Egldi P., Due documenti per
la stona di S. Lorenzo fuori le mura [Del 1353-54 e del 1432].
864. Msl. - S. 3, XII, 1907. — OxUia G., La storia italiana di
Migliore Cresci [Di Migliore Cresci, uno degli storici minori fioren-
tini del cinquecento, ornamento della corte di Cosimo de' Medici,
discorre in un'ampia introduzione TA. Nato di famiglia oriunda da
Montereggi e di padre omonimo, che fu molte volte confuso con lui,
parteggiò per la libertà della Repubblica Fiorentina, ma ebbe poi
cariche sotto i Medici; mori nel 1546 lasciando manoscritta una
storia d'Italia dal 1525 al 1546. Di questa dà un'accurata descri-
zione cosi per quanto concerne il contenuto come dei dieci testi a
penna conservati. Lo giudica narratore schietto, benché l'affetto lo
inducesse a paragonar Cosimo con Augusto ; lo spirito veridico non
gli toglie il carattere di un duplice soggettivismo politico e morale.
Alla schiettezza ed originalità dell'esposizione non corrisponde schiet-
tezza ed originalità storica e qui viene in campo la questione che
FA. esamina accuratamente. Segue il testo dell'opera inedita].
865. Naw. — XLII, 861, 1907, 1« novembre. — Menasci G., liime
italiane di poetesse lionesi [Nel secolo XVI].
866. MsFr. — III, 3, 1907. — Cerolotto M., Memorie civklalesi
in un poemetto cavalleresco del secolo XVI.
867. Nan. — XLII, 859, 1907, 1<» ottobre. — Picco F., Annibal
Caro, segretario del duca Pier Luigi Farnese (1643-1547) [Con alcuni
documenti sulla costituzione dell'ufScìo di segretario e sull'opera
del Poeta nel medesimo].
868. Ma. - NS., VII, II, 3-4, 1907. — Cian Y.,' Ritornando ad
Annibal Caro. — Sterzi M., Del Caro, poeta lineo.
869. AB. — II, 5, 1907. — Sighinolii L., Un autografo sconosciuto
di fra Cherubino Ghirardacci [Contiene una cronaca delle cose di
Bologna; lo paragona colla stampa del 1596].
870. Rben. - XXIV, 3, 1907. — Ancel D. B., Notes à propos
d'études sur la diploma fie pontificale au XVI siede [Rassegna biblio-
grafica].
871. Xan. — XLII, 841, 1907, V gennaio. — Flamini F., Ix) splen-
dore di Venezia nel riìiascimento [Larga rassegna del volume di Pom-
peo Molmenti].
872. Htj. — IX, 3, 1906. — Herre P., Mittelmeerpolitik im 16
Jahrhunderì [Sulla scorta di pubblicazioni francesi, spagnuole, ita-
liane, tedesche e di materiali degli archivi dell'Europa meridionale].
873. Hj. — XXVIII, 2, 1907. — Schmidlin, Geschichte der Pdpste
sdt dem Ausgang des Mittelaliers [Rassegna del quarto volume della
storia del Pastor].
874. AssB. - XXX, 1-2, 1907. — Celier L., AppunH siU libro
di note di un abbreviatore di Parco Maggiore [Del secolo XVI].
875. BJ. - XXVIII, 2, 1907. — Mgle, Hat Kaiser Maximilian I
im Jahr 1507 Papst toerden vollenf [Continuazione, cfr. PsI, 1907,
sp. n. 855: Massimiliano ha detcrminato e rivolto nel 1511 ogni cura
276 SPOGLIO DEI PERIODICI
per salire personalmente sulla cattedra pontificia, ma in nessun
modo nel 1507].
876. Ma. — S. 2, II, 3-4, 1907. — Zongrhi À., Lìber Luguberri-
mus [Da un registro deirarchivio storico del comune di Fabriano,
scritto a memoria di alcuni gravi disastri che afflissero la comunità,
estrae la parte che riguarda il saccheggio patito da Fabriano il 23 set-
tembre 1517].
877. AshR. — XXIX, 3-4, 1906. — Luzio A., Due documenti man-
tovani sul conclave di Adriano VI [Premesse alcune considerazioni
per riabilitare Leone X di accuse divenute proverbiali contro gli
spassi suoi, osserva come nelle discussioni violentissime che imper-
versarono nel conclave da cui uscì Adriano VI, le recriminazioni
più acri si volgevano non tanto contro il morto pontefice quanto
contro il cardinale Giulio de' Medici ritenuto il cattivo genio di
Leone X, T ispiratore delle sue azioni più biasimevoli. Pubblica al
riguardo due lettere che Bernardo Ruta, conclavista di Sigismondo
Gonzaga, scrisse ad Isabella d'Este la quale aveva accarezzato per
un momento l'idea di procacciare la tiara al cognato impegnando
a ciò tutte le sue influenze e persino i suoi gioielli. Ma il « babbion
mantuano », come il cardinale Gonzaga era sprezzatamente nomi-
nato nei « pasquilli » del tempo, frustrò con lo sciocco contegno
tutti gli sforzi di Isabella: il Ruta censura tra l'altro la balordag-
gine del cardinale che si fece tagliare la barba la quale gli confe-
riva aspetto più serio e venerando, proprio in quei momenti in cui
un simile onor del mento si sarebbe dovuto comprare a contanti].
878. Rqh. — XLII, 165, 1908, 1« gennaio. — Rodocanachi E., I^
chateau Saint- Aiìge peìidaìit Voccupation de JRome par les armées de
Charles-Quint (1526 '1027).
879. RiL. — S. 2, XXXVIII, 18, 1905. - Capasse G., Andrea
D'Oria alla Prevesa [Dimostra che nello scontro del 27 settembre 1538
fra le armate della lega cristiana (papa, imperatore e Venezia) e
quella ottomana, non si può sostenere che Carlo V abbia dato al
D'Oria l'ordine di non combattere, e neppure che il D'Oria abbia
evitata la battaglia e voluta la fuga per fini non confessabili ; la
fuga del D'Oria avvenne solo perchè non volle compromettere la
somma dell'armata cristiana in arbitrio della fortuna].
880. Rqh. — XLII, 164, 1907; 165, 1908. — De la Servière J.,
Les idées politiques du cardinal Bellarmino [All'esposizione teorico-
critica premette notizia degli avvenimenti politici in cui il Bellar-
mino fu coinvolto e che gli fornirono occasione di svolgere e pro-
fessare tali idee politiche, e cioè: il primo processo di Galileo; la
questione che determinò l'interdetto contro Venezia, e soprattutto
la contesa col re Giacomo I d'Inghilterra nel 1607 in seguito alla
cospirazione delle polveri. Esamina poi le irritanti controversie che
al cardinale procurarono tanti nemici : 1*^ il diritto di resistenza pas-
siva ed attiva ad una legge ingiusta; 2^ il diritto di rivolta; 3® il
potere indiretto della Chiesa sopra le corone].
881. Rb€7t. — XXIV, 2, 4, 1907, e XXV, 2, 1908. — Ancel R., Txi
disgrAce et le proc<\s des Carafa, d'aprks des docum^nts inédits [Con-
tinuazione, cfr. Nsl, 1907, sp. n. 1396 : descrive l'esilio, le negozia-
zioni di Filippo II e l'inflessibilitA, di Paolo IV fino alla morte; amici
e nemici dopo il conclave; il voltafaccia di Pio IV; l'arresto e la
istruzione del processo. Studia l'origine della fortuna dei nipoti di
Paolo IV, e soprattutto di Carlo Carafa, nominato cardinale e primo
TEMPI MODERNI 277
ministro, le principali fasi della sua politica e l'onnipotenza sua
nel 1558, non senza contrasti stridenti col pontefice stesso, onde sor-
sero le cause e le circostanze della sùbita disgrazia].
882. Rben. — XXV, 1, 1908. — Ancel R., Le Vatican sous Paul IV
[Contributo alla storia del palazzo pontificio, condotto soprattutto
sui documenti delle spese fatte].
883. Rhen. — XXIV, 2, 1907. — Mercati G., Il codice Corviniano
delle epistole di S. Ignazio.
884. BssU. — XIII, 1, 1907. — Fumi L., L'epistolario dell' arci-
vescovo di liossano nel suo primo anno di governo 7ieW Umbria [L'ar-
<tivescovo di Rossano, Giovanbattista Castagna, fu governatore di
Fano, di là mandato a Perugia nel 1559; in seguito fu nunzio a
Madrid e a Venezia, governatore di Bologna, inviato a Colonia,
finalmente cardinale di S. Marcello e papa col nome di Urbano VII
per soli tredici giorni (1590). A Perugia in un momento critico rap-
presentò lo strumento della politica di ferro di Paolo III e costrinse
i perugini a stare in doveri sotto la minaccia dei nuovi terribili
spalti del Forte Paolino. Il primo atto suo fu contro monsignor di
Caiazzo che, incolpato di gravi accuse, fu catturato esperimentando
forse per il primo la durezza della cittadella farnesiana. In molte
«ose si distinse poi il Castagna. Pubblica il regesto di circa due-
cento documenti].
885. MsFr. — III, 3-4, 1907. — Battistella A., La prima visita
apostolica nel Patriarcato aquileese dopo il Concilio di Trento [Ordi-
nata da papa Pio V con breve del 1569, al proprio cameriere Giro-
lamo di Porcia, canonico di Cividale, ed iniziata non senza qualche
difficoltà politica nella parte austriaca della diocesi Tanno 1570].
886. Naw. — XLII, 852, 1907, 16 giugno. — Tomassetti F., Le
casseforti di Sisto V [In Castel S. Angelo].
887. Msl. — S. 3, XII, 1907. — Bollea L. C, Assedio di Briche-
rasio dato da Carlo Emanuele I, duca di Savoia (18 seitembre-23 ot-
tobre 1594) [Nel 1593 Enrico IV di Navarra e la Lega Cattolica ave-
vano conchiuso una tregua; il duca di Savoia era rimasto solo
«ontro la Francia e aveva dovuto perciò concludere a sua volta e
segnare con Francesco di Bonne duca di Lesdiguiers, una sospen-
sione di ostilità per tre mesi, la quale fu poi rinnovata per le dif-
ficoltà in cui trovavasi personalmente il Lesdiguiers in Francia e
per l'abbandono in cui la corte di Madrid lasciava il duca di Savoia.
Invano questi sollecitava a Milano e a Madrid i mezzi per rinno-
vare le ostilità ed effettuare un grandioso progetto di guerra al di
là delle Alpi; solo qiiando si vide risorgere la fortuna minacciosa
di Francia e si temette che il duca di Savoia potesse stringer pace
con essa-, gli Spagnuoli gli accordarono alcune soddisfazioni, ma il
duca dovette, a tregua spirata, limitare i suoi progetti all'assedio
di Bricherasio. Narra l'A. gli oculati apparecchi del duca, il con-
centramento di circa novemila fanti e ventotto compagnie di caval-
leria, la dissimulazione sulla loro destinazione, il fallito tentativo di
una sorpresa notturna e il successivo svolgimento dell'assedio for-
tunato che fu seguito dallo smantellamento della terra. La diligente
narrazione è corredata di cinqne tavole].
888. BshU. — XII, 2, 1906. — Tommasini Mattiiicoi P., Un viag-
giatore perugino del secolo XVI [Fabrizio Ballerini, più che viaggia-
tore, si può considerare « touristc », il quale compi parecchie escur-
sioni: nel 1588 a S. Jacopo di Coiiipostolla, nello stesso anno a
278 SPOGLIO DEI PERIODICI
Firenze; ripetute volte a Roma negli anni 1592, 1597 e 1599; nello
Stato d* Urbino nel 1598, e nel 1606 a Loreto: di ciascun viaggio
dà l'A. succinte notizie].
889. BggU. — XII, 3, 1906. — Degli Azri G., DridùLe di storia
assisìaie : I. Di una lite di confini tra Pemgia e Urbino per due ville
7iel territorio di Assisi [Sullo scorcio del secolo XVI]. — //. Un re-
golamento di Guidantonio da Montefeltro ])er S. Maria degli Angeli.
890. BssU. — XIII, 1, 1907. — Margherini Graziani G., Relazione
fatta nelVanno 1595 dal vescovo di Amelia, Anton-Maria Graziani,
dal Borgo S, Sepolcro, sullo stato della diocesi in occasione della e Vi-
sitatio liminum Apostolorum ».
891. Rlimc. — IX, 2, 1907; 5, 1908. — ]<7onaiIlac J., Le règne de
Henri IV (1589-1610) : sotirces, travaux et questions à trailer.
892. Ma. — NS., II, 3-4, 1907. — LQzzatt4> G., Notìzie e docu-
menti sulle arti della lana e della seta in Urbino [Nei secoli XV,
XVI, xvnj.
893. RsC. — S. 2, XV, 2-3, 1907. — Canade G. B., Il rito greco
nelle colmiie italo-alòanesi : appunti e documenti [Suir erezione e sulla
fondazione del collegio italo-greco Corsini in Calabria, notizie dal
secolo XVI al XVIII].
894. SS. — XXIV, 3-5, 1907. - YlrgilU F., La popolazione di
Siena dalla seconda metà del secolo XVI alla fine del secolo XVIII
[Premessi cenni sulla popolazione di Siena avanti il 1550 studia in
tanti capitoli seguenti le vicende demografiche della seconda metà
del secolo XVI, del secolo XVII e del XVIIIJ.
895. BA. — XXII, 10-11, 1907. — Fompeati A., A proposito di
Don Ferrante [Istituisce un raffronto tra la libreria del personaggio
manzoniano e quella dji Galileo Galilei].
896. Na?i. — XLIII, 867, 1908. — Galimberti T., Un ^ pantheon^
obliato, il santuario di N. S. di Vico forte [Presso Mondo vi, costrutto
da Carlo Emanuele I].
897. BIL. — S. 2, XXXIX, 19, 1906. — Ratti A., Im risurrezione
di un museo milanese [Il museo creato al principio del secolo XVII
da Manfredo Settala, amicissimo del cardinale Federico Borromeo
e munifico ammiratore dell'Ambrosiana da questi fondata, alla quale
legava il museo stesso, quando venisse ad estinguersi la sua discen-
-denza].
898. BssU. — XII, 3, 1906. — Norreri I., Un quaternario poli-
tico ed altre poesie inedite di Francesco Melosio da Città della Pieve
[Del secolo XVII].
899. AB. — II, 3-4, 1907. — Dallolio A., Un viaggio in Oriente
alla fine del secolo XVII [Di due carmelitani: ne trae appunto le
notizie da un ms. della biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna],
900. HA. — XXII, 7, 1907. — Scopa G., Necessità di uno studio
più accurato suW eloquenza sacra del seicento.
901. EsC. — S. 2, XV, 2-3, 1907. — Cotroneo R., Bricciche sto-
riche [Mesa di Calanna. - IL Lite tra il marchese di Pentadattilo
e l'arcivescovo di Reggio nel secolo XVII].
902. RsC. - S. 2, XV, 2-3, 1907. — Minicncei C, Il feudo di
Montebello dei baroni AbbenavoU Del Franco al secolo XVII.
903. RsC. — S. 2, XV, 2-3, 1907. — Mandalari M., Un documento
poetico dialettale [Carme di Aurelio Cutroni alla fedelissima città di
Reggio secolo XVII}].
TEMPI MODERNI 279
904. Bbew. — XXIV, 3, 1907. — BerUère U., Lettres inédites de
bénédicUnes de Saint- Maurice au cardinal Gvxilterio [Nato a Fermo
nel 1660, prolegato ad Avignone, nunzio in Francia, vescovo d'I-
mola, cardinale nel 1706, vescovo di Forlì, ritiratosi a Roma nel 1713
vi morì nel 1728: pubblica cinque lettere di benedettini tra il 1700
e il 1720 dirette al medesimo].
905. Ma. — NS., I, 5-6, 1906, e II, 1, 1907. — Grimaldi G., Una
accademia di nobili e la storia d*un teatro [L'accademia urbinate dei
Pascolini nei secoli XVII e XVIII].
906. BI. — Vili, 1, 1908. — Salza A., Alcune relazioni tra poeti
francesi e italiani dei secoli XVII e XVIII.
907. BmcB. — IV, 4, 1907. — Ferendo, Per la storia del costume-
spigolature [Pubblica un inventario e stima di mobili di una nobile
dama del secolo XVIII].
908. AB. — I, 2, 1906. — Bocchi G., L'autografo delle lettere di
Giampietro Zanotti in difesa della « Felsina pittnce » del conte
C. C. Malvasia.
909. Nan. — XLI, 830, 1906, 16 luglio. — GabrieUi A., Libelli
antigesuitici nel secolo XVIII [Concomitanti alle lotte politiche e re-
ligiose degli Stati che bandirono la Compagnia e ne ottennero la
soppressione dal papa Clemente XIV].
910. !• — VII, 5, 1907. — Carli D., / coniugi Cagliostro.
911. AB. — I, 4, 1906. — Bocchi G., La stamperia bolognese fon-
data dal generale Luigi Ferdinando Marsili [Nel 1721].
912. AmdMa. — NS., IV, 1, 2, 1907. — Spadolini E., IMtere ine-
dite di Francesco iMTicellotti [Da un codice della Comunale di Sa vi-
gnano trae e pubblica trentasei lettere degli anni 1730-1779 dirette
dall'abate Lancellotti di Staflfolo all'abate Jacopo Morelli di Venezia,
bibliotecario della Marciana, ad Apostolo Zeno, all'abate Giovanni
Cristofano Amaduzzi da Savignano].
913. Naw. — XLI, 834, 1906/ 16 settembre. — Franciosi P., U
supposte relazioni tra Federico II di Prussia e la Repubblica di San
Marino [Pubblica due lettere che suppone apocrife, e cioè le lagnanze
del governò di S. Marino al ministro del re di Prussia per pretesi
oltraggi umoristici recati da un gazzettiere prussiano o dal re stesso
alla dignità della minuscola repubblica e la presunta risposta del
ministro].
914. BsC. - S. 2, XV, 1, 2, 3, 1907. - Arena G., Memoria sto-
rico-fisica dei tremuoti di Calabria Ultra nel 1783 [Continuazione,
cfr. Rsl, 1907, sp. n. 424-426].
915. BA. — XXII, 6, 1907. — Fattori 0., Notizia intomo aW Ac-
cademia dei Titanici [Istituita a S. Marino nel 1764: l'A, riproduce
testualmente un ms. deirarchivio governativo della Repubblica che
contiene le regole e gli ordinamenti della Socìetfi; aggiunge gli
atti dell'Accademia].
916. Na^i. — XLIII, 870, 1908, 16 marzo. - Fornaciari B., Un
filologo fiorentino del secolo XVIII [Rassegna del saggio critico -bio-
grafico di Carmelo Cordaro sopra Anton Maria Salvini].
917. Na7i. — XLII, 848, 1907, 16 aprile. — Cesareo G. A., Uar-
codia del Meli.
918. Na72. - XLI, 849, 1906, 16 dicembre. - Segrè C, Baretti
ed Ester Thrale [Narra con dettagliati particolari le relazioni dello
scrittore piemontese, riparato per la seconda volta in Inghilterra
280 SFOGLIO DKI PKKIOOICI
definitivamente, con la famiglia Thrale della ricca borghesia, dove
egli fu introdotto dal critico Johnson, e dove raccoglieva nsi per
abitudine molte personalità dell'aristocrazia della nascita, del censo,
deirintelletto. Per qualche anno il Baretti fu quasi considerato come
uno di casa, le sue relazioni con quella famiglia e specialmente colla
padrona di casa di carattere assai problematico ebbero vicende stra-
nissime; aspettazioni, promesse e sogni delusi amareggiarono il
nostro scrittore, il quale non mancò di scagliarsi, con molti altri,
contro gli scandali da lei suscitati].
919. AB. — I, 5, 6, 1906, — Sorbelli A., Di Giacomo Biancani'
Tozzi e dei suoi manoscntti [Del secolo XVIII. I mss. riguardano
l'archeologia, epigrafi latine antiche, le patere etrusche, la numisma-
tica e la medaglistica antica, la medaglistica moderna e sfragistica,
la meteorologia e le scienze mediche e naturali, scritti letterari e
morali, carteggio].
920. Afh. — I, 1, 1908. - Oliger L., De ultima narratione offlcii
aS. P. Fraucisci [Del 1793].
921. RsC. - XV, 1-a, 1907. — (^orso 1)., Cromstoria della città
di Nicotera [Continuazione, cfr. Rsl, 1907, sp. n. 90: dal 1704 al 1815].
922. RAr — XXII, 7, 1907. — Coppa Ziiccari L., Lettera di mon-
signor Celestino Galiani [Una minuta di lettera dovuta al Pontefice,
che gli aveva raccomandato certe questioni di cui era incolpato il
vescovo di Teramo].
923. RA. - XXII, 11, 1907, e XXIII, 2-3, 1908. — Finamore G.,
Il blasone dei Comuni abruzzesi alia fine del secolo XVIII.
924. Na7i. ~ XLII, 855, 1907, 1^ agosto. — Loerinson E., La vita
degli artisti tedeschi in lioma [Notizie dalla metà del secolo XVIII,
quando incomincia la storia moderna della colonia artìstica tedesca
di Roma].
925. StLU. - XLII, 844, 1907, 16 febbraio. — Molmenti P., Il de-
cadimento politico ed economico della Repubblica Veneta [Tra retto-
riche invettive e tumide apologie sulle cause che determinarono la
caduta di Venezia, che gli uni attribuiscono all'età dissoluta e cor-
rotta, altri a naturale ragione del tempo e delle circostanze, l'A.
dimostra che la storia interna, dopo la gloria sterile di Lepanto, le
lotte col Papato e cogli Uscocchi, rivela bensì la serpeggiante cor-
ruttela, ed errori giudiziari e debolezze, ma accanto a tali fatti sono
ancora i segni dell'antica fierezza nel far rispettare gli aviti diritti-
di sovranità del Golfo, nelle lotte col Turco fino alla pace di Pas-
sarowitz, infausta, che condannò la Repubblica ad una umiliante neu-
tralità. L'immobilità degli ordinamenti cui la Repubblica era debi-
trice della lunga vita furono anche principal causa della sua morte ;
molti Stati d'Europa, non esclusa l'Inghilterra, li avevano ammirati ed
avevano ricercato a Venezia ammaestramenti di sapienza politica : le
istituzioni dì beneficenza, il censimento regolare, le leggi e i de-
creti agrari, la pubblica istruzione d'ogni grado e d'ogni maniera,
la conservazione dei monumenti, mettevano Venezia avanti agli
altri Stati nella via del progresso, ma nessun provvedimento poteva
ormai ridar vita a un corpo logoro e decrepito. Il pubblico tesoro
andava sempre più scemando, quantunque non sia mai venuta meno
la saggezza oculata e pratica nell'amministrazione interna dello
Stato: le imposte erano numerose nella loro minuta distinzione e
non però gravose nell'insieme ai tributari, ma le entrate non basta-
vano alle spese, e notisi che, se l'appariscenza esteriore fu .sempre
PERIODO DRLLA RIVOLUZIONE FRANCESb 281
curata dalla Repubblica, massima era la economia delle spese in casa
e per evitare il superfluo. Ciò proveniva dacché la politica econo-
mica degli uomini di Stato non si giovò della scienza economica, e
cosi la Repubblica tra gli ordini antichi e le idee nuove si trovò
molte volte incerta fra opposte tendenze. Le guerre di Candia e di
Morea avevano esausto l'erario, i pirati che rendevano malsicura
la navigazione, la concorrenza dei grandi Stati nei commerci di
Levante avevano dato un crollo al commercio marittimo, il sistema
doganale favoriva il contrabbando ; col commercio venivano decre-
scendo le industrie, e il buon gusto artistico, innato negli operai
veneziani, non bastava più a sostenere le numerose arti tuttora riu-
nite in confraternita; non giovò a salvare il patriziato, non tutto
ignavo e intorpidito, il nuovo giovane elemento salito, dopo le
guerre di Candia e di Morea, all'onore del libro d'oro. Il misterioso
terrore che incuteva il governo e leggenda, se cosi non fosse Ve-
nezia non sarebbe stata fino agji estremi suoi giorni la più lieta
città d'Italia].
926. RiL. — S. 2, XXXIX, 20, 1906. — Martinazzoli A., La me-
ia fisica e il jwsitiviHmo di Cesare Beccaria.
G. PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE.
927. Rqh. — XLII, 163, 1907. — Isnard A., Qudqucs livres sur
la Bévolution fraucaise.
928. Rsh. — XIII, 3, 1906. -- Sagnao Ph., La liérolntion et
V Ancien Uggirne [Prolusione ad un corso sulla Rivoluzione tenuto
alla Facoltà di Lilla].
929. Rsh. — XV, 3, 1907. — Lacoiiibe P., Notes sur Taine [Con-
tinuazione: VI. « Le problòme de la Terreur »].
930. Rqh. ~ XLII, 164, 1907. - Bonnefon» A., Les ina^urs et le
ffouvernement de Venise en llHO (Estratto da un volume di prossima
pubblicazione sulla caduta della Repubblica di ^'enezia].
931. Na??. — XLII, 844, 1907, 16 febbraio. — Riralta E., Carlo
Goldoni [Esamina l'opera sua in relazione ai tempi che descrive].
— Deabate G., Lo. ultime servette goldoniane [La fortuna di Rosa
Romagnoli, di Daria Cu tini Mancini e di altre nel secolo XIX].
932. AB. — II, f), 1907. - Rocchi 0., Apografo d'un « Te Deum »
di Carlo Goldoni nel ms, llercolani 366 della biblioteca dell'Archigin-
nasio di Bologna.
933. Naw. — XLI, 829, 1906, 1° luglio. — Sassi A., Spigolature
romane [A proposito della pubblicazione di L. G. Pélissier: « le por-
tefeuille de la comtesse d'Albany »].
934. Risi. — I, 2, 1908. — Manacorda (;., I capitoli segreti del
trattato d'alleanza franco-cisalpino del 1798 [Le peripezie diploma-
tiche e politiche del trattato cosìdetto di alleanza tra la Francia e
la piccola Repubblica nuova d'Italia son note per lo sciagurato
trattato proposto dal Talleyrand, accettato dai Milanesi solo per
minacele soldatesche e insinuazioni calunniose: esso metteva la
Cisalpina alla mercè della Francia obl)ligandola ad accogliere e
mantenere venticinque mila soldati; e tuttavia il trattato ufficiale
nascondeva ai rappresentanti del popolo i patti più vergognosi, i
282 BPOQLIO DEI PEHIODICI
quali segnavano ignominiosamente la servitù della nascente Bepub-
blica a cui la Francia ipocritamente ostentava nel primo articolo
del trattato stesso di assicurare libertà e indipendenza. Tali arti-
coli segreti pubblica TA. dal documento originale conservato nel-
Tarchivio di Stato di Milano].
935. MgiO. — XVIII, 3, 1907. — Pflugk-Hartnng J., Nelson, und
Gneisenau die milìtarische Haiipigegner NapoUons I [Sintesi preziosa
biografica e critica].
936. yqh. — XLII, 163, 1907. — De Lanzac de Laborie, Les débuts
du regime concordataire à Paris; Vepiscopat du cardinal de Belloy
(1S02'1808),
937. Bqh. ~ XLII, 163, 164, 1907. — Picard L., La préparatian
d'une cMmpagn€ de Napoléoìi: la tranji format io n de l'année répvbli"
caine en armée imperiale,
938. Nan. — XLI, 832, 1906, 16 agosto. — Roberti «., Vn com-
paesano ed emido di Pietro Micxta [Giacomo Antonio Pasqua 1 di Sa-
gliano, arruolato nei minatori l'anno 1799, sergente nel 1809, con
debolissimi mezzi, fedele alla consegna, seppe sostenere per quasi
cinque mesi l'assedio di Monzon, piccola città dell'Aragona, e lasciò
fama nel genio francese].
939. ?faw. — XLIII, 872, 1908, 16 aprile. — Roberti G., La lotta
fra Stato e Chiesa durante V impero napoleonico [Colla scorta di diari
del tempo, e soprattutto di un volume di documenti inediti del car-
dinale Morozzo della Rocca, narra un episodio del riflesso che la
questione della istituzione canonica dei vescovi ebbe nei paesi an-
nessi all'impero, e delle recriminazioni che la questione stessa suscitò
all'epoca della restaurazione. E' il caso dell'abate Dejean, nominato
vescovo di Asti, cui toccarono vicende avventurosissime].
940. >'a7i. - XLII, 844, 1907, 16 febbraio. - XXX, Dal Con--
cordato alla separazione [A proposito del conflitto franco- vaticano
contemporaneo].
941. Na;i. - XLII, 847, 1907, 1° aprile. — OabrieUi A., Napo-
leone e Pio VII [Rassegna del volume di Ilario Renieri].
942. L. — VII, 8, 1907. — Cipriani 0., / rabdomanti in Italia
sul principio del secolo scorso.
7. PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO.
943. Risi. — I, 1, 1908. — Cerio L., Il museo milanese del risor-
gimento italiano [Particolareggiata descrizione].
944. Risi. — I, 2, 1908. — Documenti del risorgimento acquistati
dalla biblioteca Vittorio Emanuele di lioma.
945. Risi. — I, 1, 1908. — Michel E., La biblioteca comuìiale di
Grosseto [Per quanto concerne il risorgimento italiano].
946. RiKl. — I, 2, 1908. — Michel E., Il museo ciinco di Livorno
[Per quanto concerne il risorgimento italiano].
947. Rsh. - XIII, 3, 1906. - WeiU G., Les idé^s polifiques en
France au XIX siede [Rassegna bibliografica].
948. RHh. — XV, 3, 1907. — Weill «., /^ caiholicisme frangais
au XIX sif'de.
PERIODO DEL BISORGIHENTO ITALIANO 283
949. Na?i. — XLII, 847, 850, 852, 856, 860, 863, 1907, V aprile,
16 maggio, 16 giugno, 16 ottobre, 1'* dicembre, e XLIIl, 866, 870,
1908, 16 gennaio, 16 marzo. — Monaldi (jt., La danza nel sec. XIX
[Premette cenni sulla danza nell'antichità, sui balli celebri del rina-
scimento, sulle stelle maggiori del secolo XVIII, sulla morale delle
donne da teatro e la fortuna dei ballerini, sul ballo nel periodo della
rivoluzione e dell'impero napoleonico. Tratta quindi deirorigine e
delle vicende degli spettacoli del teatro della Scala. L'apparizione
della Taglioni ; la fortuna di altre danzatrici e mime ; le meraviglie
di Fanny Elssler ; un duello coreografico fra Maria Taglioni e Fanny
Cerrito ; le rivalità fra la Cerrito e la Tamburini a Londra e a Mi-
lano ; danze e scene storiche nei teatri di Europa ; comparsa di Car-
lotta Orisi all'Opera; la scuola di Milano; coreografia francese e ita-
liana; Sofia Foco e le rivalità colla Piccolomini].
950. y&n. — XLI, 830, 832, 885, 1906, 16 luglio, 16 agosto,
!• ottobre. — Monaldi G., Cantanti celebri del secolo XIX [Studia il
periodo d'evoluzione celebrato dai nomi delle cantanti Urban, Mariani,
Durand, Galli-Marie, Pantaleoni e Theodorini, Marconi e Gayarre,
Maurel e Tamagno, Gemma Bellincionì, Mattia Battistini].
951. Nan. — XLI, 831, 1906, 1» agosto. — Leri P., Carlo Pmta
€ il SUO nuovo monumento [Ne ricorda le benemerenze come scrittore
non soltanto lombardo ma nazionale].
952. 5an. — XLII, 859, 1907, !• ottobre. — Bertini Attilj C,
Costanza Monti Perticari.
953. 5a??. — XLII, 860, 1907, 16 ottobre. — De Benedetti M.,
Im {dttura della luce [Nel secolo XIX].
954. Na^i. — XLII, 854, 1907, 16 luglio. — Chiarini G., Im figlia
dì Ugo Foscolo e gli ultimi anni del poeta a Loìidra.
955. yan. — XLII, 852, 1907, 16 giugno. — Caldana G., Giudizi
di Percy Bysshe Shelley sui poeti italiani.
956. !fa?*. — XLIII, 866, 1908, 16 gennaio. — PirandeUo L., Illu-
stratori, attori e traduttori [Note riflettenti la letteratura contempo-
ranea].
957. Risi. — I, 2, 1908. — Rondoni G., Firenze vecchia, storia,
cronaca aneddotica, costumi (1799-1859) [Rassegna del volume di
Giuseppe Conti pubblicato nel 1899].
958. ÀBrlJ. — IV, 1, 1908. — Guerrieri R., Il periodo del risor-
gimento politico di Gualdo Tadino [Da un volume di prossima pub-
blicazione sulla storia generale del Comune; riguarda il periodo
della rivoluzione francese e del risorgimento nazionale].
959. Risi. — I, 1, 1908. — Clerici G. P., Quando e come inco-
mincia la letteratura poetica del nostro risorgimento [Rievoca la fal-
lita cospirazione militare di Milano del 1814 e il susseguito processo;
tra i condannati il medico prof. Giovanni Rasori di Parma, il quale
rimase sotto la tortura di una condanna a morte per tutto il tempo
che durò l'istruttoria, complessivamente due anni, ed anche nelle
ansie per l'esito del processo trovò la calma per tradurre dal tedesco
e comporre un sonetto, tuttora inedito, col quale si potrebbe, fare
incominciare la letteratura poetica del nostro risorgimento].
960. RA. — XXII, 1, 1907. — Fattori 0., Pelazione delle onoranze
rese a Melchiorre Delfico dal Comitato Pro-liorghesì nella Repubblica
di S. Marino il 13 novembre 190 i.
284 SPOGLIO DEI PEKIODICI
961. Ma. — S. 2, II, 3-4, 1907. — Gi-imaldi 0., Un terno al lotto
di moìis. Annibale della Genga.
962. Hisl. — 1,2, 1908. — Rosi M., // diario del conte Cesare
Gallo [Nato di nobile famiglia ad Osimo nel 1776 era il tipo di quei
gentiluomini che, cresciuti sotto gli Stati assoluti d'Italia nell'ultimo
quarto del secolo XVIII, accettarono il Governo francese e dopo la
restaurazione servirono di nuovo gli antichi signori, ma presto contro
di questi cospirarono approfittando del malcontento che per varie
cagioni qua e là manifesta vasi. Preposto dell'ufficio del Registro
pontificio a Macerata, fu uno dei cinque condannati a morte il 6 ot-
tobre 1818 per aver preparata e tentata realmente una rivolta in
Macerata nella notte del 24 giugno 1817. La pena fu commutata
nella relegazione perpetua in una fortezza dello Stato sotto stretta
custodia. Il diario, di cui dà amplissimo ragguaglio l'A., si conserva
nel regio archivio di Stato a Roma: comincia il 28 novembre 1814
e finisce il 21 settembre 1817, un periodo importante quanto agitato
per la storia dello Stato pontificio e dell'Italia. Per le relazioni di
famiglia il conte Gallo poteva avvicinare prelati e avere notizie
importanti, mentre le sue relazioni colle sètte dovevano dargli
qualche disagio morale. Non eroe e non traditore, è rappresentante
di una schiera che costituiva la maggioranza, foi*mata di persone
modeste, ignoranti, avvezzate a far molto sotto la guida altrui, ras-
segnate pure a molto soffrire, aliene da vere e proprie iniziative ma
capaci di imprese magnanime se ben dirette o sospinte; la schiera
nella quale gli eroi trovano i seguaci dei loro ardimenti e i tradi-
tori, i complici 0 le vittime].
963. Risi. - I, 2, 1908. — Colombo A., Im raccolta Pellichiana
nella casa Cavassa in Saluzzo.
964. Risi. — I, 1, 1908. — TroraneUi 5., Memorie storico-bio-
graficJie di Zellide Fattiboni [Rassegna retrospettiva dei tre volumi
'pubblicati tra il 1885 e il 1888].
965. Beri. — I, 9, 1906. — Bragato O., Il diario Calmo [Come
fonte storica pel periodo napoleonico ed austriaco nel Friuli sino
al 1830: nota critica].
966. AsrU. — - IV, 1, 1908. — Locattelii (i., Narrazione di %in
imparziale osservatore dell'accaduto in Perugia del giorno 8 Tuaggio
del ISSH.
967. Na/?. — XLIII, 869, 1908, l*» marzo. — Clan Y., Il dottor
Michele Carducci, cospiratore [Fra il 1830 e il 1831, il padre del poeta
studente di medicina all'università di Pisa, ebbe rifiutato un sus-
sidio perchè non tenuto in odore di santità dalla Polizia; anzi ebbe
a subire insieme ad altri l'arresto e un processe per alcune lettere
politiche sequestrate, e fu severamente condannato in relazione alla
colpa; ciò non tolse ch'egli perseverasse nei suoi ideali e nell'azione].
968. Xa«. — XLI, 831, 1906, 1^ agosto. — €ian Y., La prima
rivista italiana [Ampia rassegna del volume di Paolo Prunas sulle
origini e le vicende della « Nuova Antologia »].
969. Risi.,— I, 2, 1908. — GallavreHi G., Lettere inedite di Ni-
colò To7nmaseo al conte di Montalembert [Durante il soggiorno del
Tommaseo a Firenze, mentre il gabinetto Viesseux annodava tante
relazioni degli Italiani con letterati e pensatori stranieri, tra i primi
s'accostò al Tommaseo, Antonio Francesco Rio, venuto in Italia col
conte de La Ferronays, ambasciatore di Carlo X presso la S. Sede ;
e questi due furono appunto a Firenze raggiunti, nel Natale del-
PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO 285
Tanno 1831, da tre compatrioti, antesignani del moto progressista
religioso, Lamennais, Lacordaire e il giovane loro discepolo Monta-
lembert, i quali andavano ad appellarsi ottimisticamente a Roma
contro r ostilità mossa da gran parte dell'episcopato francese alla
loro rivista « l'Avenir » . Nell'estate seguente il Montalembert ripas-
sando per Firenze rivide il Tommaseo e gli comunicò disegni di
nuovi lavori, fra cui uno ispirato alla figura austera di Gerolamo
Savonarola. A questi propositi si riconnette la prima lettera del
Tommaseo all'amico francese. Segui tra loro per molti anni dal 1832
al 1849 interessante corrispondenza che l'A. rende di pubblica
ragione].
970. Na?i. — XLII, 853, 1907, 1<» luglio. ~ RoS'coe Thayer W.,
Giuseppe Mazzini [Si riproduce, tradotto dalla « Nation » , un articolo
dell'autore].
971. Hz. — S. 3, III, 1, 1907. — Storn A., Gottìnger Slebeff,
Mettermeli und Mazzini [Pubblica alcuni documenti dell'archivio di
Corte di Vienna, del 1838. Comunicazioni e note scambiate tra il
Metternich e il conte Kuefstein, ambasciatore in Annover, con ac-
cenni ai Mazziniani e alla Giovane Italia].
972. Naw. — XLII, 849, 1907, !<> maggio. — lettere inedite di
Mazzini a madame X [Conservate dalla signora Giorgina Saffi; erano
dirette ad una signora russa che Mazzini aveva conosciuta a Londra,
e che si trovava allora a Parigi; essendo rimasta orbata in. breve
tempo di due creaturine, Mazzini senti il bisogno e il dovere di ri-
volgere a lei, che non aveva fede e per cui la morte era fine di tutto,
le lettere ora pubblicate, nelle quali vibra profondo sentimento re-
ligioso].
973. AsrlJ. — III, 2-3, 1907. — Michel E., La Giovane Italia nel-
l'Umbria [Pubblica tre documenti del 1832 secondo i quali appare
che nell'Umbria, dove pure si era risposto con entusiasmo alla pro-
paganda mazziniana, vi fosse una sola congrega della Giovane Italia,
a Perugia, la quale aveva frequenti rapporti colle congreghe delle
regioni limitrofe].
974. Risi. - I, 1, 1908. — Faldella G., flettere inedite della « Gio-
vane Italia » [Ventiquattro lettere tolte dall'archivio privato del sena-
tore Federico Rosazza, bielleso, compagno di collegio e poi d'ideali
dei fratelli Ruffini, e dall'archivio segreto di Stato in Torino. Sono
lettere di Agostino Ruffini, il più giovane e meno conosciuto dei fra-
telli, ma di ingegno forse superiore allo stesso romanziere Giovanni,
cui diede molto della sua preparazione filosofica e letteraria, come ne
diede allo stesso Giuseppe Mazzini specialmente per la « Filosofia
della musica » . Segui coi fratelli la spedizione in Savoia e poi l'esilio
in Svizzera e in Inghilterra ; più tardi si converti sinceramente alla
monarchia, e fa deputato nel 1848, mori nel 1855. Le lettere sono
degli anni tra il 1831 e il 1835].
975. Bi8l. — I, 1, 1908. — Lisio G., Il braccialetto di Giulia
Modena [Gustavo Modena, trentenne ed esule, conobbe, nella Sviz-
zera ospitale, Giulia Calame che malgrado le opposizioni dei parenti
fece sua sposa. Il primo dono alla fidanzata fu un braccialetto d'oro
elle, in una specie di teca, recava una trecciolina di capelli: erano
<iclla madre di Giuseppe Mazzini, questi li aveva donati per quello
scopo al compagno d'ideali, perchè fossero un talismano di fedeltà
siila compagna scelta. Ora il braccialetto è nel museo del risorgi-
mento a Milano].
286 SFOGLIO DEI PERIODICI
976. RIhL — I, 2, 1908. — Orsi P., Il Mazzini a Livorno nel 1849
(con una sua lettera inedita) [Giuseppe Mazzini ai primi di febbraio
del 1849, eletto deputato della città di Ferrara all'Assemblea Romana,
avviandosi a Roma, giunse per mare a Livorno. Carlo Pìgli, gover-
natore per la città, riceveva in quel punto stesso dal Guerrazzi, mi-
nistro, in un coir annunzio che il Granduca era partito di Firenze,
istruzioni percliè impedisse dimostrazioni repubblicane inconsulte
che provocassero più violenta poi la reazione: ciò egli consegui
colla cooperazione di Mazzini, il quale ripartì poi subito per Firenze
dove cercò, benché inutilmente, di fare dal Governo provvisorio
proclamare sùbito la fusione della Toscana colla Repubblica Ro
mana. A tale scopo il 14 marzo da Roma Mazzini inviava ancora
al Pigli una deputazione composta di Ciccruacchio, di due amici
suoi e di un membro dell'Assemblea, latori della lettera che l'A.
pubblica].
977. Naw. — XLII, 855, 1907, 1° agosto. — OxiUa G. U., I figli
di Carlo Alberto allo studio, — I primi studi di Vittorio Emanuele
(anni 1830-1886) [Con documenti e illustrazioni].
978. RsC. — XV, 1, 1907. — Cotroneo B., Il moto calabrese
del 1841 [Rassegna e critica della pubblicazione di Francesco Fava
sull'argomento].
979. Bi. — VII, 4, 1907; Vili, 1, 1908. — Badet G., Lettres d'Italie
(février-mars 1847): correspmidance inèdite d'Antoine Grenier [Gior-
nalista del secondo impero e professore d'università, durante un
suo viaggio attraverso l'Italia per recarsi a dirigere « la scuola
francese di Atene », inviava ad una dama di Parigi, di cui allora
aspirava a sposare la figlia, le sue impressioni di viaggio].
980. Bigi. — I, 2, 1908. — Boberti G., IJ Italia nel carteggio della
regina Vittoria [Sceglie e traduce ottantasei lettere tra il 184*7 e il 1861
nelle quali è cenno di cose italiane. Esse rivelano in contrapposi-
zione alle simpatie che la causa nostra destava negli uomini politici
inglesi, l'espressione genuina della diffidenza per non dire dell'aperta
antipatia della regina. Essa, per indole misoneista, si lasciava se-
durre dalla tradizione della creduta intangibilità dell'assetto dato
all'Europa dai trattati del 1815, amava poi sopra ogni cosa l'ordine
e la pace, e, paurosa di veder rotto l'equilibrio europeo, temendo la
minaccia di una guerra- generale, vedeva male il progresso della
rivoluzione in Italia].
981. Na?i. — XLn, 844, 1907, 16 febbraio. — Gay N., 7.c rea-
zioni fra V Italia e gli Stati Uniti (1847-1871) [Le prime relazioni del
Piemonte cogli Stati Uniti incominciarono nel 1838 colla nomina di
un agente speciale americano a Genova, Nathaniel Niles, e del conte
Avogadro di CoUobiano incaricato d'affari a Washington; nel 1839 si
firmò un trattato commerciale, tuttavia il commercio diretto continuò
debole: una fondamentale difficoltà era la profonda diff'erenza nel
carattere e nello spirito dei governi dei due paesi fino al 1847 e una
malcelata diffidenza del governo piemontese assoluto, la quale svanì
poi quando spuntò l'alba della libertà. L'incaricato d'affari ameri-
cano a Torino fin dal 15 maggio 1846 pronosticava la fortuna della
Casa di Savoia e la possibiStà di unificare l'Italia sotto di sé; se-
gnalava le pubblicazioni di D'Azeglio e Balbo. Una immensa dimo-
strazione a Pio IX e all'Italia ebbe luogo il 29 novembre 1847 a
New- York. Il console americano Brown assistette la Repubblica
Romana ; le navi americane assistettero Venezia e favorirono anche
il Piemonte : sessanta passaporti per gli Stati Uniti furono accordati
PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO 287
ad istanza del Governo Sardo per gli esuli che il Piemonte fu co-
stretto ad espellere dopo il moto di Milano del 6 febbraio ; le rela-
zioni sardo-americane erano divenute ottime. Cattive invece le rela-
zioni americane col sospettoso Governo delle Due Sicilie, negative
o nulle coi Ducati dell'Italia centrale. Gravissime furono le rimo-
stranze degli Stati Uniti al Papa, perchè nel saccheggio di Perugia
del 1859 furono danneggiati e minacciati nella vita l'americano
Perkins e la sua famiglia, e perchè in un tumulto di popolo in
Piazza Colonna a Roma il console americano corse pericolo. Du-
rante la guerra di secessione, le relazioni si raffreddarono pel con-
tegno non corretto e sincero del Papa, e dopo l'assassinio dì Lin-
coln nel 1867, furono sospese. Invece viva simpatia godette Vittorio
Emanuele nel 1859. Garibaldi nel 1860 chiese al ministro degli
Stati Uniti se Nizza avrebbe potuto contare sull'assistenza ameri-
cana nel caso avesse voluto separarsi tanto dalla Francia quanto
dal Piemonte e reggersi da sé. Il 17 febbraio 1860, nuove dimostra-
zioni a New-York salutavano l'indipendenza italiana ; la spedizione
dei Mille fu ammirata. A Garibaldi durante la guerra di seces-
sione fu offerto un comando. I voti degli Italiani furono sinceri per la
causa federale degli Stati del Nord contro i secessionisti del Sud].
982. Risi. — I, 1, 1908. — Manno A., Il pi-imo Minbitero costi-
tuzionale in Piemonte: appunti inediti di Federico Sclopis [Un diario
di dieci giorni, dal 5 marzo giorno susseguente a quello della pubbli-
cazione dello Statuto, scritto in forma privatissima per uso personale
o forse per comporre poi più tardi una studiata relazione: rivela le
difficoltà incontrate dallo Sclopis che Carlo Alberto aveva incaricato
di comporre quel primo Ministero, e specialmente due punti erano
assai controversi del programma di tale Ministero: 1« i preparativi
di guerra per il caso in cui si dovesse romperla coli* Austria; 2^ le
trattative da intavolare per una lega colle altre potenze riformate
d'Italia].
983. Risi. — I, 2, 1908. — :Neri A., Una lettera di Carlo Cattaneo
a Carlo Pisacane [I due patrioti si conobbero nel 1848 a Milano dove
il Pisacane ebbe grado di capitano. Dopo la successiva partecipa-
zione alla difesa di Roma, profugo a Lugano e poscia a Genova,
viveva in questa città dando lezioni private di matematica. Istitui-
vasi frattanto il nuovo liceo del Canton Ticino dove il Cattaneo fu
eletto professore ; il Pisacane per mezzo di lui aspirava ad ottenere
una cattedra che lo togliesse dalle incertezze dell'insegnamento pri-
vato, e su tale argomento verte appunto la lettera del 4 agosto 1852
pubblicata dall'autore].
984. Risi. - I, 2, 1908. — Fantoni G., Angelo Toffoli, ministro
degli artieri in Venezia nel 1848-49 [Era nato popolano, da un vecchio
giacobino, nel 1806, era bravo nell'arte del sarto, arguto umorista,
fortunato nelle avventure, coinvolto nei moti politici delle Romagne
del 1831; approssimandosi il 1848, fu un prezioso e fedele agente pel
tasteggio prudente, per le clandestine soscrizioni, per le legali dimo-
strazioni, per le popolari disposizioni e le raccomandazioni efficaci.
Quando fu, nel gennaio 1848, arrestato, Manin offerse generoso ap-
poggio alla famiglia di lui; liberato, Manin lo volle partecipe del
Governo provvisorio col titolo di ministro degli artieri, ebbe inca-
richi delicatissimi e missioni tra l'altro presso la Repubblica fran-
cese. Mori povero in Venezia nel 1877].
985. Beri. — I, 9, 1906. — Odazio E. E., Emanuele Odazio a
Milano e a Venezia nel 1848-49 [Come ingegnere].
288 SPOGLIO DEI PERIODICI
986. Risi. — I, 2, 1908. — Donarer F., T^ buom ide^ d'un uffi-
ciala di marina dal 1S43 al 1850 [Il marchese GiovaDni Ricci, geno-
vese, tenente di vascello nella marina sarda nel 1848 - più tardi
deputato, senatore e per qualche tempo anche ministro della ma-
rina - si adoperava zelantemente affinchè il Governo sviluppasse la
marina da guerra, sìa nei rapporti commerciali, sia nei riguardi
dell'Austria. I suoi eccitamenti, cui egli dava qualche autorità per
mezzo del fratello Vincenzo, ministro dell'interno, e i suoi consigli
non furono sempre ascoltati, ma, secondo TA., se qualche cosa tut-
tavia per la marina sarda fu fatto ai suoi tempi, il merito risale in
gran parte a queirufficiale, del quale pubblica appunto, come do-
cumento, alcuni brani di lettere].
987. Risi. — I, 2, 1908. — Sforza G., Una lettera inedita del
marchese Filippo Antonio Gualterio [Diretta a Nicomede Bianchi, a
proposito di una lettera scritta dallo stesso Gualterio al marchese
Villamarina nel 1849. Dopo la battaglia di Novara si voleva tentare
per mezzo della Francia, gelosa delfAustria, di ottenere che il Pie-
monte, benché battuto, potesse estendere la sua influenza in Italia,
come aveva l'anno prima ideato il Gioberti coli' offerta dell'inter-
vento in Toscana. Rifiutato il progetto dal Granduca fu tentato
ugualmente con trattative presso il Villamarina e il Valewski, allora
residente francese a Firenze, ma una dimostrazione intempestiva a
Bologna in senso repubblicano mandò ogni cosa in fumo. Tale il
contenuto della lettera pubblicata dall' A. con brillante commento].
988. Risi. — I, 1, 1908. — Loerinson E., Due documenti inediti
relativi alla ritirata di Garibaldi da Noma [Fra i tanti coraggiosi,
va ricordato Tommaso Saffi, fratello del triumviro, giovane mode-
stissimo, che volle nell'esercito repubblicano contentarsi del grado
di maresciallo d'alloggio].
989. >'a?i. — XLII, 853, 1907, l*» luglio. — Una tetterà autografa
di Garibaldi [Ai cittadini triumviri della Repubblica Romana, da
Rieti, 1849: minacciava di dare le dimissioni qualora alcuni diser-
tori che avevano denigrato la sua legione non avessero in faccia
alla legione stessa disdetto le loro calunnie].
990. AsrU. — IV, 1, 1908. — Guerra Copploli L., Minuta di let-
tera spedita al pro-delegato della comunità di Nami [Dell' 8 agosto
del 1849].
991. Na/i. ~ XLIII, 868, 1908, 16 febbraio. — D'Ancona A., An-
tonio Guadagnoli e la Toscana de' suoi tempi [Rassegna del volume
di G. Stiaveìli].
992. Risi, — I, 2, 1908. — Roddi G., Ricordi di pingione del-
runico superstite dei condann/iti di Mantova dal 1851 al 1853 [Ras-
segna del volume di Luigi Pastro].
993. Na«. — XLI, 829, 1906, 1° luglio. ~ Boccazzi F., Lettere
inedite di Mazzini e Kossuth a P. F, Calvi [Calvi, la più bell'anima
che Belfiore lanciò all'avvenire d'Italia, caduta Venezia, esule ad
Atene sino al febbraio 1850, venne poscia a Genova e a Torino,
dove ebbe una modestissima pensione dal Governo: Gustavo Mo-
dena l'incaricò di organizzare militarmente l'emigrazione in Torino,
ed egli rifiutò pur cooperandovi; allora strinse amicizia col colon-
nello Stefano Tiirr, emissario di Kossuth in Italia, che lo rilise in
relazione appunto con Kossuth e Mazzini. Nel 1852 si preparava
una insurrezione generale europea che doveva nascere col cambia-
mento del Presidente della Repubblica francese; Calvi fu nominato
PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO 289
da Mazzini e Saffi commissario per dirigere l'insurrezione nel Friuli
e nel Cadore. Importanti sono le lettere scambiate da Calvi, Maz-
zini e Kossuth per tale preparazione: Calvi non divideva pienamente
le idee di Mazzini e tuttavia, ad un suo cenno, corse a Lugano il
7 febbraio 1853, ed ebbe incarico di favorire il tentativo fallito di
impadronirsi a Locamo del piroscafo « Radetzky » che faceva ser-
vizio sul Lago Maggiore. La sommossa del 6 febbraio a Milano fu
criticata dal Calvi per la poca serietà con cui era stata organizzata,
ma non intiepidi il suo entusiasmo, e pertanto accettando la pro-
posta del Mazzini si accinse ugualmente, con alcuni amici, all'in-
surrezione del Cadore che doveva effettuarsi subito dopo il moto di
Milano e solo se fosse riuscito. Egli però non soltai^to voleva avere i
mezzi per l'insurrezione, ma ancora la certezza di altri moti insurre-
zionali contemporanei nella penisola, e n'ebbe da Mazzini formale pro-
messa. Nel Bellunese fu mandato il conte Carlo Rudio, ventenne, più
tardi complice della congiura Orsini ; portatosi ai confini svizzeri per
rientrare in patria al momento convenuto. Calvi e i compagni, tra-
diti da delatori, furono dalla polizia austriaca arrestati la notte dal
16 al 17 settembre 1853].
994. AsrlT. — IV, 1, 1908. — Loeattelll f4., Copia della narra-
zione dei fatti concomitanti e susseguenti l'arresto del barone Nicola
Danzetta di Perugia descritti da se medesimo [L'arresto era avvenuto
per opera degli Austrìaci nella notte dal 16 al 17 agosto 1852].
995. RA. — XXII, 2, 1907. — Testa V., Una lettera inedita di
Giannina Milli [Diretta il 15 settembre 1853 a D. Michele Achille
Bianchi].
996. Na«. — XLI, 835, 1906, 1° ottobre. — La Bolina J., Genova
della mia gioventù [Dal 1853).
997. Risi. — I, 1, 1908. — Capasso G., / tentativi per far eva-
dere Luigi Settembrini dall'ergastolo di Santo Stefano negli anni 1855-
1856 [Due tentativi falliti fatti da Antonio Panizzi d'accordo con
alcuni amici italiani ed inglesi, fra cui M.r Gladstone, lord e lady
Holland, James Hudson, ministro inglese a Torino, e Agostino Ber-
tani, descritti e documentati colla scorta delle lettere del Panizzi
stesso pubblicate da Luigi Fagan, di una relazione della signora
Mario, e soprattutto dei documenti inediti del fondo Bertani posse-
duti dal Museo del risorgimento di Milano : di quarantadue di questi
dà il testo in appendice].
998. ynn. — XLII, 843-846, 853-856, 1907, 1" febbraio-16 marzo,
lo luglio-16 agosto. — Pìerantoni Mancini Cr., Impressioni e ricordi:
giornale di una giovinetta (ISòG-lSOl) [Ai ricordi personali si aggiun-
gono quelli politici e le impressioni dei contemporanei alla grande
epopea, intercalati da lettere di Francesco De Sanctis, Terenzio
Mamiani, Pasquale Mancini, ecc.].
999. Risi. - I, 2, 1908. - Rondoni (4., Foglietti della . Clande-
stina » alla vigilia del 21 aprile 1SÒ9 in Toscana [Foglietti volanti
stampati alla macchia, destinati al popolo, messi in circolazione a
migliaia uel momento decisivo, subito dopo sepolti nel più tacito
oblio: ne pubblica alcuni rintracciati con stento].
1000. Kaw. — XLII, 853, 1907, lo luglio. - Cadolini 0., I cac-
ciatori delle Alpi: ricordi del 1859 [La preparazione e la formazione
dei volontari; la partenza per Casale e S. Germano; l'inizio del-
l'offensiva; il passaggio del Ticino; Varese, San Fermo, Laveno e
Bergamo; la grandezza di Garibaldi nella campagna del 1859].
Rivista eiorìca italiann, 3» S., va, 2. 19
290 SPOGLIO DEI PERIODICI
1001. AsrU, — III, 2-3, 1907. — Roncella R., ISuovi documenti
sulle sh-agi di Perugia del 20 t/itigno 1869 [Sono sessantasette docu-
menti tratti dalla biblioteca Vittorio Emanuele di Roma : lettere del
cardinale Antonelli, o a lui dirette specialmente dal consigliere di
Stato e commissario Luigi Lattanzi, dal gonfaloniere di Città di
Castello, conte Pierleoni, da quello di Perugia, Piselli, ecc.].
1002. AsrU. - IV, 1, 1908. — Michel E., Una lettera sulle stragi
di Perugia [Del canonico Giovanni Chelli al gonfaloniere di Cortona].
1003. AsrU. — III, 2-3, 1907. — Xicastro S., La prima tappa
dei profughi perugini del 20 giugno 1859. Volontari umbri e disertori
2)onttfici [Con ventisette documenti in appendice].
1004. A«rU. — III, 2-3, 1907; IV, 1, 1908. — Gay >'., Uno screzio
diplomatico fra il Governo pontificio e il Governo aniericaiw e la con-
dotta degli Svizzeri a Perugia (20 giugno 1859) [Su documenti uflS-
ciali descrive le stragi e i saccheggi abbominevoli commessi dagli
Svizzeri nel riprendere Perugia, la quale a somiglianza delle altre
città dell'Italia centrale aveva proclamata l'annessione al regno di
Vittorio Emanuele. In quell'occasione una famiglia americana, di
passaggio, corse grave pericolo della vita ed ebbe all'albergo sac-
cheggiati tutti i suoi bagagli; l'ambasciatore degli Stati Uniti, con
energia ignota alla diplomazia pontificia, pretese dal cardinale An-
tonelli, ed ottenne entro un mese, risarcimento dei danni materiali
in 3200 scudi, nonché soddisfazioni morali amplissime, minacciando
rottura delle relazioni diplomatiche. Stigmatizzando l'accaduto in
forma vivacissima e altera, mostrava che, al di là del fatto specifico
dell'oltraggio alla famìglia americana, erano in gioco anche suscet-
tibilità nazionali e politiche generali verso l'assolutismo papale.
Vento tto documenti e numerosi regesti di altri in appendice].
1005. AsrU. — IV, 1, 1908. — Visconti di Saliceto A., Txi j^resa
di Perugia nei rapporti ufficiali dell esercito liberatore,
1006. AsrU. — IV, 1, 1908. — Degli Azzl G., Ricordi di Perugia
(1859-1860) di Giuseppe Fabretti [Il ms. del Fabretti da cui l'A. estrae
le parti che pubblica è un diario che va dall'anno 1787 al 1868,
consta di quattordici volumi e si conserva nella biblioteca comu-
nale di Perugia].
1007. AsrU. — IV, 1, 1908. - Oaerra-Coppioli L., Un atto di
giustizia riparatrice del regio Ccnnmissano generale straordinario per
le Provincie dell' Umbria [La cancellazione nel 1860 dal registro delle
ipoteche del circondario di Perugia della iscrizione ipotecaria di
scudi 100.000, a carico di alcuni patrioti, ordinata dal generale Schmid
per rifusione di danni avvenuti nel combattimento del 20 giugno 1859
in Perugia].
1008. Risi. — I, 1, 1908. — Sforza G., Una missione a Londra
di Emanuele Marliani nel 1860 [Mandato dal Farini, dittatore del-
l'Emilia, d'accordo col Cavour, per dimostrare al Governo inglese
che nelle provincie dell'Emilia regnava l'ordine più perfetto e ar-
monia col Governo che mirava di accostarsi al tipo inglese di leggi
e di amministrazione; doveva egli confermare il Governo inglese nella
dichiarazione relativa al principio del non intervento, e sfatare qua-
lunque progetto. di costituire una dinastia dell'Italia centrale, essendo
preciso il voto dei popoli per l'annessione al Piemonte. Doveva poi
esplorare il parere degli uomini eminenti del Governo inglése sulla
condotta che il Governo dell' Emilia dovesse o potesse tenere nel
caso di una insurrezione, paventata e pericolosa, che minacciava
PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO 291
scoppiare nelle Marche e nell'Umbria. Ebbe esito favorevole quella
missione, e ringhilterra era entrata in una via di migliore simpatia
verso ritalia].
1009. Risi. — I, 1, 1908. — Degli Alberti M., Divagaiido! [Il titolo
del monologo di Ermete Novelli offre occasione di pubblicare una
lettera indirizzata nel 1860 dal sacerdote Giuseppe Rondelli, priore
di Qoito, al generale Alfonso La Marmora come comandante mili-
tare di Milano: sono espressioni di semplice e bonario patriottismo
che concludono ad una raccomandazione per alcuni parenti].
1010. Na?i. — XLII, 856, 1907, 16 agosto. — Mandalarì M., Un
matrimonio selvaggio in Sicilia [Episodio famigliare desunto da un
processo del 1860].
1011. Risi. — I, 1, J908. — Faccio 0. C, Il generale Giuseppe
Govone; frammenti di Memorie [Rassegna del volume pubblicato
nel 1902 dal figlio Uberto Govone].
1012. Na?i. — XLII, 853, 1907, 1<» luglio. — Zanichelli D., Il cen-
tenario della nascita di G. Garibaldi e la politica italiana.
1013. L. -- VII, 7, 1907. — Abba (4. C, Nel centenario della na-
scita di Garibaldi [Impressioni e ricordi]. — Brentari 0., I ritratti
di Garibaldi.
1014. Nan. — XLII, 853, 1907, 1° luglio. — Pubblicazioni gari-
baldine.
1015. San. — XLII, 853, 1907, 1° luglio. — Stiavelli G., Le epi-
grafi garibaldine.
1016. Nan. — XLII, 853, 1907, 1° luglio. - LoeTinson E., Per
l'iconografia di Garibaldi.
1017. y&n. — XLII, 861, 1907, 1« novembre. — Segrè C, Un
libro inglese su Garibaldi [Rassegna del volume di George Macau-
lay Trevelyan].
1018. San. — XLII, 853, 1907, 1» luglio. — «uardione F., Im.
diversione di Corleone e il passaggio dello stretto di Messina [Da do-
cumenti inediti del generale Giordano Orsini].
1019. Risi. — I, 1, 1908. — Arno C, Garibaldi, Cavour e la spedi-
zione dei Mille, documento autografo di G. Garibaldi e P, Sineo [Giu-
.seppe Garibaldi nel 18G1 mostravasi più che mai devoto a Vittorio
Emanuele, ma sentiva pure più che mai il rovello contro Cavour,
e perciò non soltanto vantavasi di non aver stretta la mano al
ministro, come si asseriva, ma stava per rendere di pubblica ragione
alcune rivelazioni. In Torino, e forse nella casa di Riccardo Sinéo,
del quale era amicissimo e sovente ospite, fu redatto lo scritto che
appunto dovevasi pubblicare, formulato da Garibaldi in prima per-
sona, poi modificato in terza persona, in parte di pugno del Gari-
baldi stesso e poi del Sineo cui Garibaldi dettava. Lo scritto preziosa
è riprodotto in facsimile e corredato di un discorso sugli stessi fatti,
pronunciato da R. Sineo alla Camera dei Deputati il 9 ottobre 1860,
deUa trascrizione in terza persona dello scritto da pubblicarsi mo-
dificato, di una lettera di Garibaldi al Presidente della Camera, e
di una di Sineo sul licenziamento di Cavour, vagheggiato da Vit-
torio Emanuele nell'ottobre 1860, per dar soddisfazione a Garibaldi.
L'autografo rimase inedito probabilmente per espressa volontà di
Garibaldi, e forse per intromissione di Vittorio Emanuele].
1020. Nar?. — XLII, 853, 1907, l' luglio. — Romano- Catania G.,
La campagna d'Aspromonte: ricordi.
19'
I
292 SPOGLIO DEI PERIODICI
1021. Eisl. — I, 1, 1908. — Chiarig^lione B., I Cairoli [Rassega
del volume di Michele Rosi].
1022. Nan. — XLIII, 872, 1908, 16 aprile. — OxUla G. U., Nino
Biooio: documenti inediti [Dà notìzie degli autografi bixiani: ritrae
1 principali tratti del carattere dell'eroe soffermandosi specialmente
sulle tenerezze e gli affetti della famiglia, da cui dovette vivere
spesse volte lontano].
1023. Nan. — XLII, 861, 1907, 1« novembre. — Giorgini G. B.,
Una pagina di storia, a proposito di uno scritto inedito del generale
La Marmora [Riassume una parte dell'apologia del La Marmora, la
cui pubblicazione fu sospesa non senza spirito di abnegazione per
evitare complicazioni internazionali e rottura tra la Prussia e Tltalia.
La leggenda del tradimento del La Marmora e dell'Italia nel 1866
verso la Prussia si fonda: 1® su precedenti diffidenze del Bismark
che per guarentire l'Italia dall'influenza francese avrebbe eccitato
volentieri il partito d'azione ad entrare negli Stati della Chiesa per
procurar malumori appunto tra le corti di Firenze e di Parigi ;
2« sull'ira del Von Bernhardi per lo scacco subito nella doppia qua-
lità di stratega e di negoziatore; 3* suUa divulgazione della parte-
cipazione data da Napoleone III che l'Austria aveva rinunciato a
lui i suoi diritti sul Veneto e che l'Italia l'avrebbe avuto qualunque
fosse per essere l'esito della guerra. La Marmora non rispose nep-
pure all'Imperatore, e non comunicò la nota al Consiglio dei mi-
nistri. Il sangue versato a Custoza non fu inutile, perchè fornì la
prova della probità politica dell'Italia, uno, anzi, dei più splendidi
esempi di probità che la storia ricordi ; quel sangue nulla doveva
guadagnare materialmente, ma fu versato per l'onore].
1024. Risi. — I, 1, 1908. — Degli Alberti M., Il generale Alfonso
La Marmora e V arciduca Alberto d'Austria [Alfonso La Marmora
aveva pubblicato la prima parte dell'opera « Un po' più di luce
sugli eventi politici e militari del 1866 * , non tanto per giustificare
la propria condotta come politico e diplomatico, quanto per difen-
dere il buon nome e il prestigio della politica italiana; l'arciduca
Alberto, con ammirazione e amicizia leale per l'avversario del 1866,
gli fece confidenzialmente dal generale De Vecchi consigliare pru-
denza per la pubblicazione della seconda parte dell'opera stessa.
La Marmora, commosso e gareggiando in lealtà, scrisse diretta-
mente all'arciduca offrendogli di essere arbitro dell'opportunità della
pubblicazione in questiono. L'arciduca con delicatissimo sentimento
declinò la proposta, ma non mancò di dargli consigli quali il pa-
triota più affezionato alla causa italiana non avrebbe potuto con-
cepire più generosi, sia per quanto poteva riguardare la responsa-
bilità di Vittorio Emanuele II, sia per l'esempio del sacrificio alla
nuova Italia; ricordava opportunamente il tanto calunniato gene-
rale Benedek che ricusò di parlare, assumendo lui solo colpe non
sue per non compromettere le truppe e i generali che stimava poter
rendere ancora servigi all'Imperatore. In quella seconda parte del-
l'opera sua il La Marmora attendeva essenzialmente a giustificare
se stesso, epperò accettò il nobile consiglio e diede disposizioni che
l'A., depositario del ms. prezioso, rispetta].
1025. Risi. - I, 2, 1908. — Capanso G., lioma e lo siato del Papa
dal ritorno di Pio IX al XX settembre [Rassegna dei due volumi di
Raffaele De Cesare].
1026. Xan. — XLII, 846, 1907, 16 marzo. — De Cesare R., Z>«-
PERIODO DKL RISOROIMKNTO ITALIANO 293
plomazia romana e Coìigresso di Parigi [Dai volumi « Roma e lo stato
del Papa »].
1027. Naw. — XLII, 852, 1907, 16 giugrno. — Ricci E., Roma e
lo stato del Papa [Rassegna dei due volumi di Raffaele De Cesare].
1028. Nan. — XLI, 837, 1906, 1« novembre. — ZanicheUi D.,
Uopera politica di Isacco Artom [Ne ricorda i meriti insigni come
scrittore di cose giuridiche e politiche e come politico egli stesso in
<^ollaborazione del conte di Cavour. A proposito della pubblicazione
di E. Artom].
1029. Na7i. — XLI, 832, 1906, 16 agosto. — XXX, A cuor leg-
gero [Le trattative dell* alleanza austro-italo-francese rimesse sul
tappeto ancora una volta il 20 luglio 1870 da un dispaccio del conte
di Beust al principe di Metternich, ambasciatore austro-ungarico a
Parigi; 1* anonimo traendo argomento di ciò polemizza con Emilio
OUivier e stigmatizza la politica francese dal 1870 in poi].
1030. L. — VII, 8, 1907. — Croci P., Im fuga dell'Imperatrice
[Dalle Tuileries nel 1870, alla quale cooperò Costantino Nigra].
1031. Risi. — I, 1, 1908. — Colini Baldeschi L., La prima com-
pagnia che entrò nella città Leonina [Pubblica una memoria del co-
lonnello Andrea Boyer, nizzardo ; egli nel 1870 comandava appunto
la compagnia dei bersaglieri, che, ad istanza del corpo diplomatico
presso la S. Sede, il giorno 21 settembre, entrò nella città Leonina
per riparare ai disordini popolari colà avvenuti].
1032. L. — VII, 9, 1907. — Le belle donne del secondo impero
[Fra cui primeggiava la contessa di Castiglione],
1033 Naw. — XLIII, 866, 1908, 16 gennaio. — Zanichelli D.,
Alfredo Bacrarini [A proposito della pubblicazione dei suoi discorsi
politici dal 1876 al 1890].
1034. Nan. — XLII, 858, 1907, 16 settembre. — Deabate G., Al-
berto Nota e i suoi interpreti [Nell'occasione della traslazione della
salma al famedio, dopo sessant'anni dalla morte].
1035. Naw. — XLIII, 868, 1908, 16 febbraio. — Mezzanotte C ,
Vincenzo De Ritis [Premette cenni biografici dello scrittore abruz-
zese, nato a Chieti il 21 dicembre 1773, morto a Napoli il 17 gen-
naio 1865; esamina i suoi scritti di varia maniera, soffermandosi
particolarmente sulla traduzione di Orazio e sui drammi lirici].
1036. Na7i. — XLI, 830, 1906, 16 luglio. — Z., Una lettera di
Giuseppe Verdi.
1037. Naw. — XLI, 834, 1906, 16 settembre. — Beabate G., Im
fine di un celebre teatro torinese [11 teatro Gerbino : sorto sessantotto
anni prima; ne ricorda le vicende gloriose].
1038. Nan. — XLII, 853, 1907, 1° luglio. — XXX, I precedenti
della nuova triplice [Notizie e documenti sulla politica estera italiana
dalla questione di Tunisi nel 1880 ai giorni nostri].
1039. Nan. — XLIII, 867, 1908, 1» febbraio. — Cerboneschi C,
Im Somalia itolimia [Tratta della Somalia nelle vicende e nelle tra-
dizioni storiche, delle prime esplorazioni, poi delle grandi esplora-
zioni, e delle esplorazioni italiane soprattutto, infine deirazioue po-
litica dell'Italia].
1040. RiL. — S. 2, XXXIX, 15, 1906. — Gabba L., Lo sviluppo
industriale della LoTint>ardia dal 1870 al J905, studiato negli Atti dei
coiuiorsi ai premi fondati presso il R. Istituto lo^nbardo.
294 SPOGLIO DEI PIRIODICI
1041. Na?i. — XLIII, 870, 1908, 16 marzo. — XXX, ISIS-JQOS
[Note sulla politica orientale deiritalia].
1042. RsC. — XV, 1, 1907. — Morlsani C, La R, Scuola Nati-
fica a Reggio [Vicende dal 1876 in poi].
1043.. :Nan. — XLI, 838, 1906, 16 novembre. — Sacchi E., Cenno
storico della legislazione sulle costruzioni fei^roviarie [Dal 1860 ai
giorni nostri] .
1044. Naw. — XLII, 860, 1907, 16 ottobre. — Fiorilli C, Pasquale
Villari, due periodi della sua vita [Come professore e come ministro].
1045. Nan. — XLII, 859, 1907, l* ottobre. — Momigliano F., Il
maestro del positivismo italiano: Roberto Ardigò,
1046. Nan. — XLI, 838, 1906, 16 novembre. — XXX, Il Re di
Grecia a Roma.
1047. L. — VII, 12, 1907. — CoUautti A., Franz Joseph [Ses-
sant'anni di regno].
1048. Naw. — XLni, 872, 1908, 16 aprile. — XXX, Nel campo
diplomatico [L'opera dell'ambasciatore Tornielli].
1049. Na7i. — XLII, 855, 1907, 1« agosto. — XXX, Da Nigra a
Toniielli [La politica francese dell'Italia dal Congresso di Parigi alla
Conferenza dell' Aj a].
1050. Nan. — icLI, 831, 1906, l» agosto. — Tiranti A., Giosuè
Carducci [Ricordi personali sull'origine e le vicende dell'amicizia
intima dell'autrice col poeta].
1051. Nan. — XLII, 844, 1907, 16 febbraio. — Vittori V., In
7norie di Giosuè Carducci.
1052. Nan. — XLII, 847, 1907, 1» aprile. — Chiarini G., Gli ul-
timi anni di Giosuè Carducci.
1053. Bis!. ~ XXIX, 1908. — Balzani U., Giosuè Carducci [Ne-
crologio].
1054. AB. — II, 1-2, 1907. — Giosuè Carducci [Necrologio].
1055. L. — VII, 4, 1907. — Bacchi della Lega A., Il diario del
tramonto del Carducci.
1056. L. — VII, 2, 1907. — Llsio G., Ricordi Carducciani.
1057. Nan. — XLIII, 870, 871, 872, 1908, 16 marzo, l'-ie aprile. —
Cena G., Edmondo De Amicis [Necrologio]. — Barbera P., De Amicùi
e la celebrità. — Chiappelli A., Edmoi^o De Amicis e il Piemonte. —
Fontana F., Ricordajido — Graf A., Coìne fu socialista Edfnondo
De Amicis. — Mantorani D., Gli ultimi anni e gli idtimi lavori di
Edmoìuìo De Amicis. — Ricci C, Ricordo Bolognese. — Rod E., Ed-
inondo De Amicis. — Turletti V., Lo scrittore militare. — Comme-
morazioni e necrologi di Edmondo De Amicis. — Faldella G., /n me-
moria di Edmondo De Amicis,
1058. BssU. — XII, 1, 1906. — Giuseppe Mazzatinti [Parole di
lutto].
1059. BksU. — XII, 2, 3, 1906. — Degli Azzi G., Per Giuseppe
Mazzatinti [Biografia e bibliografia]. — Margherini-Grazlani, Com-
memorazione dd prof. Mazzatinti [Letta nell'assemblea generale della
R. Deputazione di storia patria per l'Umbria].
1060. BhsU. — XII, 3, 1906. — Degli Az/l G., Di alcuni lavori
inediti di G. Mazzatinti.
PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO 295
1061. AsrU. — III, 2-3, 1907. — Gaddi E., Onoranze a Giuseppe
Mazzatinti a Forlì,
1062. RA. — XXII, 4, 1907. — Balzano V., Antonio De Nino
[Necrologio dell* archeologo abruzzese].
1063. RA. — XXII, 6, 1907. — Pannella G., Aìitonio De Nino
nelV Abruzzo Teramano [Ricordi dell'erudito estinto e bibliografia],
1064. RA. — XXIII, 2-3, 1908. — Pannetta G., Pel primo anni-
versario di Antonio de Nino.
1065. RA. - XXIII, 2-3, 1908. — De Luca B., Il re del violon-
cello: Gaetano Braga.
1066. BsC. — S. 2, XV, 2-3, 1907. — Mandalarl M., Don Eugenio
Arone [Professore e filologo, cenno necrologico].
1067. Na7i. — XLIII, 872, 1908, 16 aprile. — Finali G., Il conte
Luigi Guglielmo di Camhray-Digny [Commemorazione fatta il giorno
^ aprile 1908 alla R. Accademia dei Georgofili in Firenze].
1068. yan. — XLII, 858, 1907, 16 settembre. — Puccianti 0., Tra-
duzioni oraziane di G. B. Giorgini.
1069. Nan. — XLII, 842, 1907, 16 gennaio. — Levi P., Il pittore
della miseria rurale: Teofilo Patini fNato a Castel di Sangro nel 1842,
morto a Napoli il 16 novembre 1906 : ne ricorda la vita ed esamina
le opere mirabili].
1070. Na?i. — XLI, 838, 1906, 16 novembre. — Ojetti U., Giu-
seppe Giacosa [Commemorazione al teatro Manzoni in Milano].
1071. Na?i. — XLn, 851, 1907, lo giugno. — Ricci C, Per Giu-
seppe Sacconi.
1072. Na?i. — XLII, 846, 1907, 16 marzo. — Monaci E., Graziadio
Isaia Ascoli e la sua opera italiana [Necrologia].
1073. Nan. — XLII, 845, 1907, 1<> marzo. — ViUa G., Carlo Can-
toni [Necrologia].
1074. RiL. — S. 2, XXXIX, 17, 1906. — Inama V., Cenni necm-
logici di Carlo Cantoni^ Giuseppe Giacosa e Solone Anibrosoli, —
Pascal E., Commemorazione di Ernesto Cesàro.
1075. RiL. — S. 2, XXXIX, 2-3, 1906. — Berzolari, Commemo-
razione del senatore Luigi Cremona.
1076. Nan. — XLI, 832, 1906. — FaldeUa G., Tulio Massarani
[Nel primo anniversario della sua morte].
1077. BssU. — XII, 3, 1906. — Ansidei V., Commemorazione del
conte Luigi Manzoni [Letta neirassemblea generale della R. Depu-
'tazione di storia patria per l'Umbria].
1078. AmdMa. — IV, 1, 1907. — Fellciangeli B., Milziade San-
toni [Necrologio e bibliografia].
1079. AB. — I, 6, 1906. — Corbelli A., Monsignor Luigi Breven-
tani [Cenno necrologico].
1080. AB. — II, 5, 1907. — Bucati P., Edoardo Brizio [Necro-
logio].
1081. ]Va?z. — XLII, 853, 1907, 1° luglio. — Lauria A., Candido
Augusto Vecchi [Garibaldino ascolano].
Carlo Contessa.
III.
LIBRI RECENTI DI STORIA ITALIANA (^>
1. STORIA GENERALE
A) Cataloglii, codici, archiri, biUio^rafla, sigilli, ecc.
321. * Catalogo melodico degli scritti contenuti neUe pubblicaziom perio-
diche della biblioteca delia Camera dei deputati. Parte I, Scritti
biografici e critici, 5» supplemento. In-4, pag. xxxvii-400. —
Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1908.
322. * Codice (II) d'Asti detto De Malabayla, tradotto in lingua italiana.
4 volumi in-16, pag. lxx-1887. — Asti, Brignolo, 1903-1907.
323. Malocchi B. e Casacca N., Codex diplomaticus ord, S. Augustim
Papiae. Voi. III. In-4, fig., pag. xlii-380. — Papiae, C. Ros-
setti, 1907.
324. * Manno A., Bibliografia storica degli Stati della monarchia di
Savoia, Voi. VIII. In-8, fig., pag. 350. — Torino, Fratelli
Bocca, 1907.
325. * Perroni-Gfrandi L., Bibliografia messinese. Puntata 8*. In-8,
pag. 17. — Messina, D'Amico, 1908.
326. * Rizzoli L., J sigilli nel museo Bottacin di Padova (secoli XVII-
XIX). In-4, pag. 157 e 7 tavole. — Padova, Stabil. Società
cooperativa tipografica, 1908.
327. * Terga E., L'archivio della fabbrica del duomo di Milano rior-
dinato e descritto. In-4, pag. viii-102. — Milano, Umberto
Allegretti, 1908.
B) Storia dell'arte e delle lettere, di regioni, miscellanee*
328. Bella S., Manuale di storia della letteratura italiaìia. Voi. II,
In-8, pag. iv-629. — Acireale, Tip. editr. « XX Secolo », 1908.
329. Cavagna Sangiuliani À., Statuti italiani riuniti ed indicati. Voi. II*
In-8, pag. 317. — Pavia, Succ. Fratelli Fusi, 1907.
330. * Oondio F., Giustizia punitiva al tempo della vejieta repubblica.
In-8, pag. 14. — Brescia, Tip. Apollonio, 1908.
331. Errard M., Le droit de veto dans les condaves. In-8, pag. iv-171.
— Paris, Larose et Tenin, 1908.
332. Gerola 0., Monumenti veneti nelVisola di Creta. Voi. II. In-4, fig.,
pag. 390. — Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, 1908.
(1) I libri segnati con asterisco (*} furono mandati in dono alla
Pivista, e saranno argomento di recensione o nota bibliografica.
BTORU GENERALE 297
333. GregoroTias F., Passeggiate per V Italia. In-16, pag. 394. — Romay
Carboni, 1907.
334. Libri (I) commemoriali della repubblica di Venezia. Tomo VII.
In-4, pag. v-234. — Venezia, F. Visentini, 1907.
335. Menghini D., Brevi nozioni di storia dell'arte, In-16, pag. 318.
— Parma, Battei, 1907.
336. Mioni U., Il culto delle reliquie nella Chiesa cattolica, In-16, pa-
gine 368. — Torino, Marietti, 1908.
337. * Muratori L. A., Rerum italicarum scriptores. Nuova edizione,
fase. 58, 59. — Città di Castello, S. Lapi, 1908.
338. Orlandini G., Organismi politico-amministrativo della repubblica
veneta, In-8, pag. 38. — Venezia, Scarabellin, 1908.
339. Parodi E., Storia dei cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme.
In-8, pag. 311. — Bari, Laterza e figli, 1907.
C) Comuni, east^lla, ehiese, famiglie*
340. Pagliani G., Notizie storiche civili e religiose di Arceio e dell* antica
contea di Scandiano dal jnedioevo ai nostri tempi. In- 8, pag. vii-
297-LXXxiv. — Reggio Emilia, Tip. Artigianelli, 1907.
341. Perotti A., Bari ignota. In-8, p. 486. — Trani, Vecchi e C, 1908.
342. * Gerola G., Ritrovamenti archeologici nel terntono di Bassano,
In-8, pag. 20. — Bassano, Stab. tipog. Sante Pozzato, 1907.
343. Meomartini A., J comuni della provincia di Benevento. In-8, pa-
gine 476. — Benevento, De Martini, 1907.
344. • Sella G., luegislazione statutaria biellese. In-8, pag. 212. — Mi-
lano, U. Hoepli, 1908.
345. ♦ Cane G. F., Storia di Cliesio e cenni storici della valle Strona,
In-8, pag. xvi-246. — Trento, Monauni, 1907.
346. * Daridsohn R., Geschichte von Florenz, 2-'^ Band: Guelfen und
Ghibellinen. 2'' Teil. In-8, pag. viii-634. — Berlin, Siegfried
Mittler und Sohn, 1908.
347. Temareeei A., Fossombrane dai tempi antichissimi ai nostri, Yol. I.
In-8, pag. xv-560. -— Fossombrone, Monacelli, 1907.
348. Poggi Fr., Lerici e il suo castello. Voi. I, dall'anno 1152 al 1300.
In-8, pag. xix-255. — Sarzana, Costa, 1907.
349. Pareto S., Metnorie della parrocchia e comune di Mele in Val di
Leira. In-8, pag. 307. — Voltri, Giavino, 1908.
350. * Avetta A., Contributo alla storia della R. Biblioteca Universi-
taria di Padova. In-8, pag. 31. — - Padova, Draghi, 1908.
351. Nelli G., Notizie storiche di Paglieta dalle origlili ai tempi nostri,
In-8, pag. vii-322. — Chieti, Ricci, 1907.
352. Cerioli A., Pietra de* Giorgi nell'Oltrepò Pavese e dintorni. Vo-
lumi II-III. In-8, pag. 410, 173. — Milano, Tipografia Figli
della Provvidenza, 1907.
353. Arn C, Chipse pisane in Corsica. In-8, pag. 94. — Roma, Loe-
scher e C, 1908.
354. Andreani L., Serie degli abati della badia di Razzolo (Mugello),
Iu-8, pag.. 52. — Firenze, Tip. Salesiana, 1907.
298 LIBRI KECENTI DI STOIUA ITALIANA
355. Plateo T., Il ten-itcrio di S. Doiià nell'agro d* Eraclea. In-8, pa-
gine 206. — Oderzo, G. Bianchi, 1907.
356. • Il convento di San Fortunato, In-32, pag. 16. — Bassano, Sii-
vestrini, 1908.
357. Degan! E., U abbazia benedettiìia di S, Maria di Sesto in Silvis
nella Patria del Friuli. In-8, pag. 136. -- Venezia, Istituto
veneto di arti grafiche, 1908.
358. * Zippel G., Ualhime di Tolfa e il suo commercio, In-8, p. 126.
— Èoma, Forzani e C, 1907.
359. Mora88o M.. « Domiis aicrea »: la reggia, la festa, Vainore a Ve-
nezia. In-8, pag. 334. — Torino, Fratelli Bocca, 1908.
360. Marini G. F., Verolanuova. In-8, pag. 183. — Brescia, Luz-
zago, 1907.
2. ETÀ PREROMANA E ROMANA.
361. Anderson e Spiers R., The Architecture of Greece and Rome,
In-8, pag. 382. — London, Batsford, 1908.
362. Fregni 0., Antichità di Roma, In-8, pag. 23. — Modena, Fer-
raguti e C, 1907.
363. Lonciani R., Storia degli scavi di Roma, e notizie intorno le col-
lezioni ramane di antichità. Voi. III. In-4, pag. 296. — Roma,
Loescher e C, 1907.
364. Grossi Gondi F., Il Tuscidano nell'età classica. In-8, fig., p. 233.
— Roma, Loescher e C, 1908.
365. POlilmann, Zur (reschichte der Gracchen. In-8. — Mùnchen,
Franz Veri., 1908.
366. Holmes T. R., Ancient Briiain and the Invasions ofJidius Cassar.
In-8, pag. 780. — London, Clarendon Press, 1908.
367. Menuier J, M., L'emplacement de « Noviodnmmi Aeduorum » de
Cesar et le nom de Xevers. In- 8, pag. 32. — Nevers, Val-
lière, 1907.
368. Bilotti P. E., Gordiano Pio sid trono dei Cesari. In-8, pag. 20.
— Salerno, Fr. Jovane, 1907.
369. * Macchioro 0.. L'impero romano nell'età dei Severi, In-8, pa-
gine 127. — Padova, 1908.
3. ALTO MEDIOEVO (Seo. V-XI).
370. Salrioli G., Trattato di storia del diritto italiano dalle invasioni
germaniche ai nostri giorni. In-8, pag. xiv-811. — Torino,
Unione tipografica editrice, 1908.
371. * Hartmann M. L., Gesrhichte Italiens im Mittelalter, In-8, pa-
gine ix-309. III Band, I Hillfte. — Gotha, F. Andreas Per-
thes, 1908.
372. * Schipa M., Contese sociali napoletane nel medioevo. In-8, p. 360.
— Napoli, Pierro, 1908.
373. * Bohnier j. F., Regesta imperii. I. Die Regesta des KaUferreichs
nnter den KaroUngern. II Auflage hearb, von E. Mìlhlbacher,
In-4, pag*. cxxii-952. — Innsbruck, Wagner, 1899-1908.
BASSO MEDIOEVO - TEMPI MODERNI 299
374. Caspar E., Die Chronik v. Tres tabernae m Calabrieiì. In-8, pa-
gine 58. — Rem, Loeschcr e C, 1906.
375. • Bondois M., La translailoìi des Saints MarceUn et Pierre. In-8,
pag. XVI- 116. — Paris, Champion, 1907.
4. BASSO MEDIOEVO (Seo. XI-XV).
376. Fischer H., Der hi. Franziskns v. Assisi icUhrend derj. 1219-1221.
Pag. viii-144. — Freiburg Schw., Univ. Buchh., 1907.
377. * Pitzorno B., // « liber romanae legis » degli « Judicia a próbis
iìulicihus promulgata ». In- 8, pag. 24. — Torino, Fratelli
Bocca, 1908.
378. * Cipolla C, Le opere di Ferreto de' Ferreti, vicentino. In-8, pa-
gine 365. — Roma, Sede Istituto Palazzo dei Lincei, 1908.
379i * Oxilia U. e Bufflto G., Un trattato biedito di Egidio Colonna.
In-8, pag. Lxxxi-171. — Firenze, Libreria Internazionale, 1908.
380. Solieri G., Alberico da lìarbiano. In-8, pag. 194. — Jesi, Sta-
bilimento tipografico cooperativo, 1908.
381. Artista of the lialian RenaisHance. In-8, pag. 434. — London,
Chatto e Windus, 1908.
382. Brinton S., The Renaissance: Its Art and Life. In-4. — London,
Goupil, 1908.
383. Halsey E., Gaudenzio Ferrari. Iu-8, pag. 164. — London, 1908.
384. Home H., Sandro Jìotticelli, painter, of Florence. — London,
Bell, 1908.
385. Cu8t K. H., DotticeW. In-12, pag. 101. — London, Bell, 1908.
386. Mason J., Fra Angelico. In-8, pag. 80. — - London, Jack, 1908.
387. Mother R., Tjconardo da Vinci. In-16, p. 84. — London, Siegle
Hill, 1908.
5. TEMPI MODERNI (1492-1789).
388. * Galli E., Un « motino » di soldati spagnuoli in Italia e la ven-
dita di una giurisdizione nel 15(X>. In-4, pag. 127. — Pavia,
Succ. Fratelli Fusi, 1907.
389. * Perroni-Grande L., Tipografi e librai messinesi nel primo ven-
tennio del secolo XVL In-16, p. 13. — Messina, Nicastro, 1908.
390. * Vitale V., L'impresa di Puglia degli anni 1028-1529. In-8,
pag. 168. — Venezia, « Nuovo Archivio veneto », N. S., vo-
lumi XIII-XIV, 1907-1908.
391. Konody P., Raphael. In-8, pag. 78. — London, Jack, 1908,
392. * FrancioHi P., Un orafo del rinascimento (M. Antonio da San-
marino), amico di Raffaello Sanzio. In-8, pag. 23. — Ascoli
Piceno, Tip. Economica, 1907.
393. Storti M., fjorenzino de' Medici e i suoi scritti. In-8, p. viii-83.
— Casalmaggiore, Aroldi, 1907.
394. Mariani €., Il viaggio di Giuseppe II a Roma e a Xajwli nel 1109.
In-16, pag. 121. — Lanciano, Carabba, 1907.
8(K) LIBRI RECENTI DI STORIA ITÀLIAKA
6. PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE (1789-1815).
395. Fé d'Ostiani L. F.. Brescia nel 1796, ultimo della veneta signoria,
In-8, fig., pag. 264. — Brescia, Fratelli Geroldi, 1908.
396. Bonnefon» A., Ixt càute de la Bépublique de Venise (1789-1797).
Petit in-8, pag. xx-336. — Paris, Perrin, 1908.
397. * Lemmi F., Per la storia della deportazione nella Dalmazia e
neir Ungheria. In-8, pag. 41. — Firenze, Tip. Galileiana, 1907.
398. * Onerrini D., Tm campagna napoleonica del 1805. 2 voi. In-8,
pag. 367-516 con tav. — Torino, Olivero e C, 1907-08.
399. Orandprey C, La défense du royaume de Naples en 1806. In-8,
pag. 91. — Paris, Chapelot et C, 1908.
400. * Brambilla G., Ugo Foscolo, uomo politico. In-16, pag. 32. —
Milano, Koschitz e C, 1908.
401. Gonld S., The Life of Napoleon Donaparte. In-8, pag. 596. —
London, Methuen, 1908.
7. PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1907).
A) Fatti e istituzioni.
402. * Comandini A., IJ Italia n^i Cento Anni del secolo XIX, Disp. 56.
— Milano, Vallardi, 1908.
40lÌ3. De Luca P., J liberatori: visioni e figure del risorgimento, In-4,
fig» pag. 272. - Milano, E. Reggiani, 1907.
404. * Torta C, 7^ rivoluzione piemontese del 1821. In-16, pag. 298.
— Roma, Società editrice Dante Alighieri, 1908.
405. Giiardione F., Il dominio dei Borboni in Sicilia dal 1830 al 1861
in relazione alle vicende nazionali. In-8, pag. 520. Voi. I. —
Torino, Società tip. ed. Nazionale, 1907.
406. Lnzio A., I martiri di Belfiore e il loro processo. In-16, p. xiii-526.
— Milano, Cogliati, 1908.
407. BUotti P. E., Im spedizione di Sapri, da Genova a Sanza. In-8,
pag. xi-452. — Salerno, Fratelli Jovane, 1907.
408. Nara L., L'armata sarda nella giornata del 24 giugno 1859.
In-8, pag. viii-150. — Roma, É. Voghera, 1907.
409. Dumas A., Il poema dei Mille, In-16, pag. 334. — Milano, De
Mohr et C, 1907.
410. * Bulle E., Storia del secondo impero e del regno d'Italia, In-8^
pag. 481 a 576. — Milano, Società editrice libraria, 1908.
411. * Franciosi P., Dei poien dal gran consiglio della repubblica di
San Marino. In-8, pag. 10. ^ — Torino, Società tipog. editrice
Nazionale, 1908.
B) Commemorazioni, carteggi, biografie.
412. * Oxilia U. G., Nino Bixio. In-8, pag. 43. — Roma, « Nuova
Antologia », 1908.
413. Barbieri A. G., Giosuè Carducci e la democrazia italiana» In-16,
pag. 64. — Fermo, Properzi, 1907.
PERIODO DEL RISORaiHBKTO ITALIANO 301
414. Bonchard P., Giosuè Carducci. Petit in-12, pag. 63. — Paris,
Sansot et C, 1907.
415. * Savelli A., Onoranze a Giosuè Carducci (Discorso). In-8, p. 40.
— Firenzuola, Righìni, 1908.
416. * Van den Borre A., Carducci e Pinelli (Ricordi). In-16, p. 60.
— Treviso, L. Zoppelli, 1908.
417. * Lazio A., Nuovi documenti sul processo Confalonien, In-16,
pag. xxvii-237. — Roma-Milano, Albrighi, Segati e C, 1908.
418. * Memorie di Carlo De Angelis (A cura di M. Mazziotti). In-16,
pag. vi-141. — Roma-Milano, Albrighi, Segati e C, 1908.
419. * Fontana L., Ricordi del collega Antonio Manno. In-8, pag. 16.
— Torino, Bocca, 1908.
420. Fattori C, Erminia Fuà-Fusinato. In-8, pag. 190. — Padova,
FratelU Gallina, 1907.
421. * Michel F., Uìia visita e un'amicizia di Garibaldi a Livorno.
In-8, pag. 19. — Como, Stabilimento tipogr. Società editrice
Roma, 1908.
422. * Abba 0. C, Garibaldi. In-16, pag. 47. — Torino, Società tipo-
grafica editrice Nazionale, 1907.
423. Clerici G. P., Episodi della vita di Pietro Giordani. In-8, p. 58.
— Parma, Battei, 1907.
424. Gnatteri G., Figure e ricordi del risorgimento italiano: Goffredo
Mameli. In-16, pag. 25. — Firenze, Spinelli e C, 1907.
425. Briignoli B., Luigi Mercantini e la jjoesia patriottica. In-8, p. 31.
— Ascoli Piceno, Cesari, 1908.
426. * Biadego G., Z/a figura di Carlo Montanari. In-16, pag. 42. —
Milano, Cogliati, 'l908.
427. Pettinare M., Francesco Pentini e la rivoluzione romana, In-8,
pag. vi-210. — Roma, Tip. Nazionale, 1907.
428. BaUey J. T., Francesco Pestalozzi. — London, 1908.
429. Olivieri G., I Plutino nel risorgimento nazionale. In-8, pag. 136.
— Campobasso, Colitti e figlio, 1907.
430. Giordano C, Giovanni Prati. In-8, pag. 573. — Torino, Società
tipografica editrice Nazionale, 1908.
431. * Salili d'Agliano L., Reminiscenze della propria vita (Commen-
tario edito a cura di Giuseppe Ottolenghi). Voi. I ; Il Piemonte
dal 1796 al 1S21. In-16, pag. 526. — Roma, Società editrice
Dante Alighieri, 1908.
432. * Mori G., Pietro TJiouar e la letteratura educativa in Italia. In-16,
pag. 263. — Caserta, Tipografia della Libreria Moderna, 1908.
433. * Capasse G., N. Tommaseo e il collpgio Lalafta di Parma. —
Roma, Unione tipogr. editrice, 1908.
434. Yicenzi C, Il conte Cesare Trabucco di Castagnetta, segretario di
re Carlo Alberto. In-8, pag. 47. — Milano, Marcolli, 1908.
435. Rosso F., Atto Vannucci (1810-1849). In-8, pag. vtii-402. —
Torino, Lattes e C, 1907.
436. • Jjettere intime di artisti senesi (18iy2-1883). In-8, pag. 261. —
Siena, Tip. Sordomuti di L. Lazzeri, 1908.
IV.
NOTIZIE E COMUNICAZIONI
Concordo per una pubblicazione storica m Torino ed il Piemonte
nel Risorgimento italiano. — Il Consiglio comunale di Torino, con
sua deliberazione del 4 maggio, ha statuito, neiroccasione della festa
della Nazione del 1911 , un premio di L. 10.000 per una pubblica-
zione, che- narri la parte avuta dal Piemonte e specialmente da To-
rino nel Risorgimento italiano, incaricando la Giunta di determinare
le modalità del concorso. E la Giunta, in adunanza 20 stesso maggio,
ha deliberato le seguenti norme:
l'^ Il premio di L. 10.000 sarà dato all'opera ancora inedita,
che verrà pubblicata negli anni 1909, 1910 e 1911 prima della chiu-
sura del concorso, e che sarà giudicata intrinsecamente meritevole
e degna e comparativamente migliore delle altre.
2» Le opere da prendersi in considerazione, e per conseguenza
l'opera da premiarsi, dovrà mettere in rilievo l'azione esercitata dal
Piemonte, con particolare riguardo alla città di Torino, nel Risorgi-
mento nazionale.
La narrazione, scritta in lingua italiana, confortata dai docu-
menti opportuni, dovrà essere non un puro lavoro di erudizione e
neppure un'esposizione elementare degli avvenimenti, ma dovrà co-
stituire un'opera organica, scritta in forma chiara, corretta e attraente
per ogni lettore, anche solo fornito di media coltura.
Ad accrescere l'interesse sarebbe opportuno, se non strettamente
necessario agli effetti del concorso, arricchire il racconto di conve-
nienti illustrazioni.
30 Le opere rispondenti alle condizioni prescritte dovranno es-
sere mandate, da chiunque vi abbia interesse, al Municipio di Torino
(Ufficio Gabinetto) in 10 copie non più tardi delle ore 17 del 30 giu-
gno 1911.
4<> Il giudizio sulle opere presentate al concorso sarà pronun-
ziato inappellabilmente da una Commissione di 9 membri, avente la
sua sede presso gli Uffici municipali di Torino, e non potrà dare
luogo a diritti 0 reclami di sorta, né in via amministrativa, né in
via giudiziaria.
La Commissione sarà formata di due membri della R. Deputa-
zione di Storia patria per le antiche Provincie e la Lombardia, di
due membri della Società Storica subalpina, di due membri del Co-
mitato piemontese della Società nazionale per il Risorgimento ita-
liano, da nominarsi dai rispettivi Uffici di Presidenza, e di due membri
eletti dalla Giunta comunale di Torino. La Commissione sarà pre-
sieduta dal Sindaco.
La Commissione presenterà il suo giudizio con apposita relazione
motivata entro il mese di novembre del 1911.
50 II premio non potrà essere diviso.
Quando la Commissione, a maggioranza assoluta dei suoi compo-
nenti, abbia designato l'opera premianda, sarà, entro un mese dalla
NOTIZIE E COMUNICAZIONI 303
comunicazione del giudìzio, versato all'Autore deiropera il premio
stabilito.
Quando la Commissione giudicatrice non ritenesse alcuna delle
opere prese in esame meritevole di premio non si rinnoverà il
concorso.
Concorso della Casa Editrice L. F. Cogliati. — Questa benemerita
Ditta libraria bandisce il concorso ad un premio di L. 1500 per una
Narrazione critica e documentata dell'opera di Napoleone IH rispetto
all' Italia.
I lavori dovranno essere inviati alla Casa Editrice (Milano, Corso
Porta Romana, 17) prima del 28 febbraio 1909, volendo la Casa stessa
dare in luce il libro premiato entro il 31 maggio dell'anno stesso.
L'opera dovrà essere originale ed inedita. Può anche essere scritta
in lingua francese, nel qual caso la versione in lingua italiana verrà
eseguita a cura ed a spese dell'Editore.
Concorso a premio un tema di diritto romano. — L'Istituto di
Storia del diritto romano, presso la R. Università di Catania, a te-
nore dell'art. 12 del suo Statuto, bandisce un concorso a premio, al
quale potranno prender parte i giovani studenti inscritti nella Fa-
.coltà di Giurisprudenza delle Università del Regno ed i laureati da
non più di un biennio.
II tema posto a concorso è: Gli editti de' pretori ed il Diritto pretorio.
Potrebbe (come taluni pretendono) concedersi a' magistrati mo-
derni di riformare, mercè le loro sentenze, il diritto vigente là dov' è
invecchiato, agendo quasi a mo' de' pretori romani V
Le memorie (manoscritte o stampate) dovranno essere inviate,
non più tardi del 30 aprile 1909, alla Presidenza dell'Istituto presso
la R. Università di Catania (Ufficio della Presidenza, Piazzetta S. Maria
deU' Aiuto, 38).
All'autore della migliore Memoria sarà conferita una medaglia
d'oro con relativo diploma. Altri premi potranno esser conferiti agli
autori di Memorie che alla Commissione esaminatrice sembreranno
degne di considerazione.
I premi saranno aggiudicati nell'adunanza solenne dell'Istituto
nella grande aula della R. Università di Catania.
Concorso di geografia economica. — La Società Geografica Ita-
liana bandisce un concorso col premio di L. 5000 da conferirsi al-
l'autore italiano del miglior lavoro originale sulla geografia econo-
mica, cioè la geografia studiata ed esposta ne' suoi rapporti col
commercio, coU'industria, coli' emigrazione, con la colonizzazione ed
in genere coU'economia pubblica, specialmente nazionale. Il termine
scade alla fine del marzo 1910. 1 manoscritti devono essere anonimi,
ma contraddistinti con un motto, che sarà ripetuto sopra la busta
allegata al medesimo e contenente il nome, il cognome e l'indirizzo
dell^utore. I lavori presentati saranno esaminati ed il premio ag-
giudicato da una Commissione mista di 5 membri, alla cui nomina
concorreranno il Consiglio della Società Geografica Italiana, il Go-
verno e l'Unione della Camera di Commercio.
II premio sarà indivisibile. Il manoscritto premiato sarà riconse-
gnato all'autore, che ne conserverà la proprietà letteraria, e dovrà
farlo pubblicare con forma decorosa, tanto per il testo quanto per
gli eventuali disegni, previa l'approvazione della Società. Il premio
sarà per metà versato alla riconsegna del manoscritto ; l'altra metà
appena avvenuta la pubblicazione.
R. Deputazione soTra grli studi di Storia patria per le antiche pro-
Tlncie e la Lombardia. — La R. Deputazione di Storia patria per le
304 NOTIZIE E COHUKICAZIONI
antiche provincie e la Lombardia si radunò in assemblea generale
annuale il 28 aprile con la presidenza del Vice-presidente on. Boselli,
essendo indisposto il Presidente barone Carutti.
Furono brevemente commemorati il defunto socio on. Chiapusso
e il corrispondente prof. Pavesi. Indi il segretario barone Manno
espose la gestione finanziaria dello scaduto esercizio 1907-1908 e,
dopo approvati il Resoconto ed il Bilancio, riferi sulle pubblicazioni
in corso.
Per i Monumenta presentò il Codice diplomatico bobbiese radunato
ed illustrato dal socio Cipolla. Disse avanzata la stampa del voi. d°
della sua Bibliografia storica degli Stati della Monarchia di Savoia;
annunziò per la collezione sulle Campagne in Piemonte per la guerra
della successione spaguuola in preparazione il volume 2« della parte
militare affidata al prof. Carlo De Magistris, prossimi ad uscire 1
volumi 1^ e 3*» della parte diplomatica a cura dei prof. Carlo Con-
tessa, Giuseppe Roberti e Arturo Segre, ed i volumi 2<», 3° e 4^ della
parte miscellanea. Cosi pure è prossima la pubblicazione dei volumi 13«
e 14* della terza serie della Miscellanea di storia italiana e del vo-
lume 2° della Biblioteca di storia italiana recente (1800-1870).
Deliberò, in via eccezionale, di farsi rappresentare al Congresso,
storico internazionale che si terrà a Berlino nel prossimo mese di ago-
sto dal prof. C. Rinaudo in unione coi soci che volessero unirgUsi.
Procedutosi ad elezioni, riuscirono eletti & membri effettivi: Mon-
signor Achille Ratti, generale Giuseppe Ruggero e professore Gia-
como Gorrini, le cui nomine si proporranno all'approvazione sovrana.
Infine furono eletti soci corrispondeìiti italiani: Pietro Fea, Fran-
cesco Ruffini, Agostino ZancUi e Federico Bruno, e nominati Éklegati
presso l'ufficio di presidenza i soci Carlo Cipolla e Leopoldo Usseglio.
CongresHl Htorici di Barcellona e di Zaragoza. — Per commemo-
rare il VII centenario della nascita di D. Jaime il Conquistatore,
sotto gli auspizi del Municipio si terrà in Barcellona, nei giorni 22,
23 e 25 giugno, un Congresso di storia della Corona aragonese. Ci
duole di non averne ricevuto avviso in tempo da poterlo pubblicare
nel 1® fascicolo della Hivista; il presente uscirà appunto nei giorni
del Congresso, del quale speriamo di potere poi rendere conto, quando
ce ne saranno trasmessi gli atti.
A Zaragoza si terrà dal 14 al 20 ottobre altro Congresso storico
internazionale per commemorare la guerra d'indipendenza della Spa-
fna (1807-1815) e in modo speciale gli assedi gloriosi sostenuti da
aragoza (1808-1809). Presidente della Commissione ordinatrice è il
dott. Edoardo Ibarra-Rodriguez, decano della facoltà di filosofìa e
lettere nell'Università di Zaragoza.
Nuove Riviste. — Sotto gli auspizi della Società di studt storici
ed artistici per Alba e territori annessi è uscito il 1° fascicolo della
rivista trimestrale Alba Pompeia. In questo, esposta dal prof. Gandino
la genesi della Società e dal prof. Eusebio il programma, ci si of-
frono saggi vari di storia antica, medioevale e moderna, in massima
parte redatti dal prof. Eusebio dell'Università di Genova. I migliori
auguri all'amico e ad Alba Pompeia.
A Roma, sotto la direzione di Augusto Fischer , s' è iniziata la
pubblicazione d'una Rivista mensile di varia cultura, intitolata Primo
vere. Abbonamento annuo L. 3.
I Francescani, custodi di Terra Santa, hanno intrapreso un Dia^
rium Terrae Sanctae, che si stampa a Gerusalemme, con lo scopo di
ricordare l'opera passata e l'azione presènte dell'Ordine alla difesa
e custodia dei luoghi santi.
NOTJZIB E C0MC7MICAZI0NI 305
D Codice d'Asti, detto « De Malabayla » , tradotto in lingua italiana.
— Sono quattro volumi in 16* di circa duemila pagine. Contengono :
à) 991 documenti del più glorioso periodo della Storia del Comune
d'Asti (1065-1353) e un sunto di altri 61 documenti; b) il Sommario
della Memoria di Q. Sella sull'importanza e sul contenuto di tali do-
cumenti ; e) un regesto, ossìa una specie di cronaca documentata del
Comune astese dal 12 maggio 1065 al 28 febbraio 1353 con l'indica-
zione dei documenti disposti per ordine di data ; d) l'Indice di 400 e
più luoghi nominati nei documenti; e) la Conclusione, in cui si dà
ragione di questa pubblicazione, ideata e resa possibile dalla gene-
rosità della famiglia Ottolenghi che ne diede l' incarico al Preside '
del Liceo-Ginnasio d'Asti, prof. Vincenzo Ratti, il quale si fece coa-
diuvare specialmente dal dott. Vincenzo Bondonio, professore di let-
tere latine e greche nello stesso Liceo.
Biblìographisches Institnt. — Il grande Istituto di Lipsia e Vienna
ha testé edito il 9^ volume della Weltgeschichte, diretta da Hans F.
Kelmolt, e il 19» volume del Meyers grosses KonversaUons-I^jylcùn.
Il volume 9® della Weltgeschichte è diviso in cinque parti. Nella
prima il Dr. Alexander Tiile narra le vicende della Gran Bretagna
e Irlanda dalla morte di Giorgio III ai di nostri, curando special-
mente lo sviluppo industriale e l'espansione coloniale. Nella seconda
il prof. Richard Ma\T continua lo studio del movimento scientifico,
letterario ed artistico negli Stati dell'Europa occidentale dal secolo XVI
al tempo presente. Nella terza il Dr. Viktor Hantzsch fa la storia
speciale dell'emigrazione germanica attraverso ai secoli dall'epoca
romana al secolo XX. Nella quarta il prof. Thomas Achelis getta uno
sguardo retrospettivo metodologico sui risultati della Weltgeschichte,
che è compiuta con questo volume. Nella quinta abbiamo una pre-
ziosa e ricca bibliografìa {Quellenkunde) di tutta l'opera, diligente-
mente ripartita per ciascun capitolo, vera miniera di indicazioni sopra
ogni punto della storia universale : sono 146 pagine fitte in 8° gr. —
Il volume, che è complessivamente di pagine VIII-677, contiene pure
alcune carte colorate per la storia della Gran Bretagna e Irlanda
e dell'emigrazione germanica, e due tavole di ritratti di naturalisti
e tecnici del secolo XIX e filosofi tedeschi dei secoli XVIII e XIX,
ed è terminato da un amplissimo indice alfabetico generale per tutti
X nove volumi.
Il volume 19« del Gran Lessico del Meyer conduce l'enciclopedia
dal vocabolo Sternberg alla parola Vector in pagine 1024, oltre alle
numerose aggiunte illustrative numerate a parte. Alcune voci for-
niscono opportunità di piccole monografie, ricche di notizie nella
grande sobrietà e precisione della forma, come ad es. : Stermcarte,
Stetiin, Steuern, Stickraaschhie, Stimine e composti, Stockholm, iStraf-
rechi, Strassburg, Studentem^ereine, Stitttgarl, Siidamerica, Suàpolar-
expeditìonsn, Siissirasserfaujia u. flora, Syrien, Tahak, Tasso, Techni-
sche Hochschulen, Technologie, Telegraph e composti y Tertiarfonnation,
Textilindustrie, Theater, Thermometer, Thìlringen, Tibet, Tiergeogra-
pkie, Tirol , Tonioaren, Torfgewinnung , Torpedos, Trias formation,
Tunnel, TUrkei, ecc. Centinaia di tavole colorate, splendidamente
riuscite, e di incisioni in legno, carte geografiche e piani di città
concorrono a rendere più prezioso il volume; ricordiamo ad es.: le
carte dell'Oceano pacifico. Sud Africa, Sud America, terre polari del
sud, Tirolo, Ungheria, Turchia, i piani di Stettino, Stockholm, Stutt-
gart, Torino, i prospetti degli osservatori, apparati telegrafici, for-
mazione dei terreni terziari, degli uniformi militari, le tavole delle
piante acquatiche, degli struzzi, degli uccelli da camera, dei tappeti.
3C6 NOTIZIE E COMUNICAZIOKl
dei tatuaggi, delle terrecotte, dei teatri, i ritratti dei più illustri ap-
plicatori della scienza alla teoria, ecc.
Poesie di mille autori intorno a Dante Alighieri. — Di questa
raccolta, ordinata cronologicajpente, con note storiche, bibliografiche
e biografiche da Carlo Del Balzo, di cui piangiamo la recente per-
dita (Roma, Forzani e C), sono usciti altri quattro volumi, dopo
l'ultimo annunzio dato nella Itìviata, ossia XI, XII, XIII e XIV.
Siamo nel sec. XIX. Nel voi. XI (^DXLVIII-DXCIII) appaiono 45
poesie di 42 autori, tra cui brillano i nomi dì Pompeo di Campello
con un dramma tragico in cinque atti, di Giannina Milli, di R. For-
• naciari, di Evandro Caravaggio con un dramma sulla morte di Dante,
di Luigi Mercantini, di Giuseppe d'Agnillo con una cantica, di Giu-
seppe Revere, di Giosuè Carducci, di Angelo De Gubematis, di Do-
menico Gnoli, di Pietro Cossa. — Il volume XII contiene 54 poesie
(DXCIV-DCXLVIII) di quasi altrettanti autori, tra cui Bernardino
Zendrini con una ghirlanda di canti, Erminia Fuà-Fusinato , Ber-
nardo Bellini con una cantica di XXXIV canti obbligati alle rime
dei 34 canti dell'Inferno dantesco, Jacopo Bernardi, James Lockhart,
Luigi Capuana, Guido Corsini con una cantata, Henri Wadsworth
Longfellow, Francesco Blasoni con un poemetto popolare in dialetto,
Antonio Gazzoletti, Fabio Nannarelli, Cxiuseppe Brambilla. — Il vo-
lume XIII con 53 poesie va dal n. DCXLIX al n. DCCII di autori
varii, tra cui Giuseppe Taccone con un carme sul cattolicismo di
Dante, Giuseppe Canale con un'ode latina, Gennaro M. Sarti con un
canto, il duca M. Caracciolo di Brianza, Ciro Goiorani con la tri-
logia dantesca. Luigi Mancini con canzone e sonetti, Luigi Fickert,
Luigi 'Tripepi con sei sonetti, Antonio Del Bon con 33 canti obbligati
alla rima della cantica del Paradiso, Giovanni Chiosi con una visione
in sei canti, Nazario Gallo con \ina tragedia, Carlo D'Ormevillc,
Maria Valentini Bonaparte. — Nel volume XIV si va dal n. DCCIII
al n. DCCXCVI, con canti di Berardinelli per il sesto centenario
dantesco, poesie varie di Pier Vincenzo Pasquini, S. Serragli, A. An-
geloni-Barbiani, carmi di M. Rapisardi, E. Fuj\-Fusinato, G. Regaldi,
G. Zanella, ecc., una tragedia lirica di Fr. Bagatta, un poemetto
di Giuseppe Aglio, e altri sonetti, canti, canzoni, epistole, odi, inni,
nella più grande varietà di ispirazione e di forma.
Collezione storica VlUari. — Questa collezione, edita dallo Hoepli,
tocca con la Storia delV Olanda del prof. Camillo Manfroni il nono
volume, essendosi già precedentemente pubblicati otto volumi assai
svariati per argomenti, di cui la Rivista a suo tempo diede la recen-
sione o un breve rendiconto. Essi sono: Villari, l^e invasioni bar-
bariche in Italia, - Balzani, Le cronache italiane nel medioevo. -
Errerà, Uejioca delle grandi scoperte geografiche. - Negri, L'impe-
ratore Giuliano V Apostata. - Orsi, IJ Italia moderna. - Brizzolara,
La Francia dalla restaurazione alla fondazione della terza rejmbblica,
- MoNDAiNi, Le origini degli Stati Uniti d'America. - Lemmi, Le
origini del rùiorgimeiiio italiano.
Sebbene non faccia parte di questa collezione, fu di recente pub-
blicata, nello stesso formato, copertina e tipi, la seconda edizione
della traduzione dall'inglese dell'opera del Bryce, Il sacro romano
impero, curata dal conte Ugo Balzani, di cui parlammo con qualche
ampiezza nel 1886, quando se ne pubblicò la prima edizione. E* però
bene avvertire che questa traduzione è rinnovata sull'edizione ori-
ginale del 1904, che contiene alcune modificazioni e parecchi am-
jìliamenti e aggiunte, specialmente sulla lotta tra Ludovico IV di
Baviera e Giovanni XXII, sulle vicende di Arnaldo da Brescia e di
KOTIZIE E COMUNICAZIONI 307
Cola di Rienzo, sull' impero bizantino, sulla costituzione del nuovo
impero germanico.
La Storia dell'Olanda, redatta dal Manfroni, costituisce un buon
volume di pagine xx-514, ed è, se non erro, la prima storia origi-
nale italiana intorno a quel florido paese. Non si tratta d*una delle
solite compilazioni: ma di un'opera largamente meditata, frutto di
assidue e diligenti letture delle più autorevoli e più recenti mo-
nografie olandesi, inglesi, francesi e tedesche; sicché il lettore ha
dinnanzi esposte con forma semplice ed elegante e criticamente
discussi i risultati più nuovi delle moderne ricerche. L'opera è di-
visa in tre parti : nella prima sono esposte in forma sintetica e molto
efficace le notizie storiche dell'intera regione dei Paesi Bassi, con
speciale riferimento all'Olanda, fino alla celebro rivoluzione politico-
religiosa ; nella seconda vengono narrati, con ampiezza e con grande
imparzialità, i capi della rivoluzione, studiati in relazione alla po-
litica generale d'Europa; nella terza finalmente si narra la storia
della libera Olanda dal riconoscimento della sua indipendenza fino
ad oggi. Sono degni di nota i capitoli consacrati allo sviluppo com-
merciale e coloniale, alle guerre marittime, alle relazioni estere, alle
lettere e alla civiltà.
Xeerologia di Felice Chiapnsgo. — Mori in Roma il 19 gennaio di
quest'anno Felice Chiapusso, membro della R. Deputazione di storia
patria piemontese dal 1897. In altre Assemblee ebbero solenni e me-
ritate lodi le qualità esìmie ed operose che egli mostrò assiduamente
nella Camera dei Deputati e nell'esercizio di funzioni governative.
La sua rettitudine fu esemplare, la sua dipartita fu pubblico lutto,
segnatamente nella valle di Susa che lo conobbe promotore efficace
•di quanto meglio giova alla generale prosperità.
ÒoU'istessa diligenza perseverante, sincera, precisa, onde emerse
nell'arringo politico ed amministrativo , Felice Chiapusso perscrutò
le memorie storiche, interrogò monumenti, prescegliendo argomenti
relativi al Piemonte e in modo precipuo a Susa e a quei dintorni
ricchi di alti ed eloquenti ricordi. Dall'Arco Antico ai Castelli, dal-
l'Ospizio del Moncenisio alla chiesa della Madonna del Ponte, dallo
Statuto di Lodovico di Savoia allo stemma della città di Susa, le
monografie del Chiapusso percorrono varie età, toccano le vicende
politiche e la storia artistica e mettono in luce carte inesplorate,
chiariscono, certificano, descrivono fatti dapprima incerti e confusi,
usando un acume critico appropriatamente erudito.
In tre volumi, intitolati alle famiglie segusine, egli adunò non
«pio una singolare ricchezza di accurate ricostruzioni genealogiche,
ma una copia preziosa di notizie che s'attengono a tutta la vita sto-
rica di quella città e agli istituti che in essa beneficano ed insegnano.
Preparava il Chiapusso una compiuta storia di Susa, ed aveva
pronti all'uopo documenti e studi, e intorno ad essa lavorava.
E voto nostro che la colta signora Irene Chiapusso-Voli, la quale
con ingegno squisito descrive la flora delle regioni susine, provveda
a che sia ordinata e pubblicata la parte di queir opera già recata
a buon termine. E con questo voto il compianto della Deputazione
di storia patria si unisce a quello della famiglia Chiapusso e della
nobile città di Susa cui l'onorato collega rivolse segnatamente gli
studi per i quali fu tra noi pregiato e caro (Paolo Boselli).
Necrologia di Maurizio Brosch. — A Venezia, dove aveva stabi-
lito la sua residenza fino dal 1873, è morto nel decorso estate il
<iottor Maurizio Brosch, dotto ed operoso cultore degli studi storici,
«d amico sincero del nostro paese.
308 N011ZIE E COMUNICAZIONI
Nato nt'l 1829 a Praga e quivi laureatosi in legge, dopo aver
preso attiva parte alla vita politica del suo paese , tacendosi caldo
sostenitore delle idee costituzionali e liberali , e combattendo colla
parola e colla penna i diritti delle nazionalità conculcate, abban-
donò la patria quando vide trionfare altre idee , e venne in Italia,
dove si dedicò agli studi di economia politica e di storia politica,
artistica e letteraria.
Primo frutto della sua operosità nel campo della storia politica
fu la poderosa opera Julius II uvei die Gruiìdung dea Kirdienstaates
(Gotha, 1878), che riscosse al suo apparire lodi universali, é che anche
oggi, dopo tanto fervore di ricerche, può essere consultato con grande
vantaggio. Ad essa seguirono altri due volumi, che ne sono il natu-
rale complemento, intitolati Geschichte des Kirchenstaates (1880-1882),
i quali abbracciano la storia del governo temporale dall'età di Giu-
lio II al 1870, e che, se talvolta contengono qualche giudizio sover-
chiamente severo, qualche affermazione, che posteriori ricerche mi-
sero in dubbio, hanno capitoli mirabili per vigore di sintesi, per
lucidità di critica. Agli studi di storia italiana, dopo un lungo pe-
riodo di lavoro dedicato alla storia inglese (1883-1890) e di cui sono
frutto, oltre a parecchie monografie, i cinque grossi volumi di Storia
dell'Inghilterra (dal 1509 al secolo nostro) comparsi nella grande
raccolta Geschichte der Europatschen Sfaaten, diretta dal Heeren e
poi dal Giesebrecht ed ora dal Lamprecht, ritornò più recentemente
col bel volumetto GescJiichten aus dem Leben dreier Grossvesire (1899),
che riguarda specialmente le relazioni di Venezia coll'impero osmano
al tempo del granvisir SokoUi e dei due Kòprili, e poi col volume
di sintesi sulla politica papale {Papal PoUcy) dal 1590 al 1648, che
forma uno dei più begli ornamenti della Cambridge Modem Ilistory.
Della storia nostra egli scrisse assennatamente e con grande com-
petenza anche in numerosissime monografie, in articoli critici, in re-
censioni talora assai lunghe e minute, in rendiconti che videro la
luce nei più autorevoli periodici tedeschi ed inglesi, quali la Histch
rische ZcitscJmft, le Mittheiìuvgen des K. und K. Instituts fiir Oest.
Geschix^htsforschung, la Historiccd Rewiew, VHistoinsche VierteljahrS"
schifi, la Zeit e via dicendo. Le nostre più notevoli opere degli ul-
timi quarant' anni , i nostri più autorevoli scrittori , dalP Amari al
Vii lari, al De Leva, al Tomm asini, ebbero nel Brosch un critico se-
reno ed imparziale, un estimatore, spesso un difensore caldo e sincero.
Anche negli ultimi tempi della sua vita, travagliato da grave
malattia che gì' impediva il troppo assiduo lavoro, egli consacrava
alla storia nostra la sua attività: ne è frutto la breve monografia
sintetica Alhizzi und Medici^ che fu pubblicata dopo la sua morte nel
primo fascicolo del Histonsche Vierteìjarsschriff del corrente anno e
che riassume in forma sintetica e lucidissima la storia interna di
Firenze dalla caduta dei Ciompi al ritorno di Cosimo de* Medici dal-
l'esilio secondo il risultato dei più recenti studi.
Alla memoria dell'operoso e valoroso storico austriaco, che tanto
amò il nostro paese e tanto contribuì a farne conoscere la storia ai
Tedeschi, la IHvista Storica Italiaiw. manda un mesto e reverente
saluto (C. Manfroni).
Benzi Ldiot, Gerente responsabile
Torino - Tip. degli Artigiane'li
6. Periodo della rivoluzione frangesie (1789-1815).
Manacorda^ I rifugiati ìtaliaDi in Francia negli anni 1799 e 1800
(C. Rinaudo) Pasr. 224.
Sforza, Contributo alla vita di Giovanni Fantoni (G. Rinaudo) „ 226
Chtti, Tommaso Puccini (G. Rinaudo) . . » 227
Napoléon, Afanuscrits inédits (G. Manfroni) . . . , 228
ZelU, Die hundert Tage. Von Elba bis Helena (G. Manfroni) , ii29
7. Periodo del risorgimento italiano (1815-1907).
Lobate, Un decennio dì carboneria in Sicilia (G. Rinaudo) , 230
Poiré, Magenta et Solferino (G. Rinaudo) . . ,231
Genova di Revel, La cessione del Veneto (G. Rinaudo) . ^ ^31
Bourgeoia et CUrmont, Rome et Napoléon (G. Rinaudo) . , t232
Pe8ci, Firenze capitale (G. Rinaudo) . . . „ 233
Pesci, I primi anni di Roma capitale (G. Rinaudo) , . ^ 234
Billot, La France et ritalie. Hist. des années troubles 1881-1899
(G. Rinaudo) ,235
Gallizióli, Gronistoria dei naviglio nazionale da guetra 1860*
1896 (C. Rinaudo) . . ..... . . . .236
Fumo, Castelli e fortezze veneziane nell'isola di Candia (C. R.) , 237
Fumo, La gendarmeria cretese durante Tultima insurrez. (C. R.) , 237
C€L9a, Marinai e soldati d'Italia a Greta (G. Rinaudo) . , 238
Mazzini, Scritti editi e inediti, voi. I, II, IH (G. Rinaudo) , 238
Garibaldi, Scritti politici e militari (G. Rinaudo) . . , 239
Amari, Carteggio, voi. Ili (G. Rinaudo) .^ . . , 240
Luzio, Nuovi documenti sul processo Gonfalonieri (C. Rinaudoì , 241
Alesai, Una giardiniera del risorg. ita!., Bianca Milesi (G. R.) „ 242
Pagani, The life of Antonio Rosmini-Serbati (G. Rinaudo) „ 242
Casanova, Carlo Bastia (C. Rinaudo) ..... 243
Mon\ Pietro Thouar (G. Rinaudo) ... . . . .243
De Angélis, Memorie ((<• Rinaudo) 244
Rosi, I Gairoli (C. Rinaudo) .245
Levi, Il Cardinale O'Hohenlohe nella vita italiana (G. Rinaudo) „ 246
Renzi, Il risorgimento nella poesia di 6. Carducci (G. Rinaudo) . 246
Torraca, Giosuè Carducci (C. Rinaudo) ..... 247
Manfroni, Domenico Carutti (G. Rinaudo) .... 247
IL Spoglio di 31 Periodici nazionali e forestieri con riassunto di
511 articoli di storia italiana (Carlo Contessa) ^ . * . 249
IIL Elenco dr 116 libri recenti di storia italiana . 296
rV. Notizie e comunicazioni. — Concorso per una pubblicazione
storica su Torino e il Piemonte nel risorgimento italiano
— Concorso della Casa editrice L. F. Cogliati — Concorso
a premio su tema di diritto romano — Concorso di geo-
grafìa economica — R. Deputazione sovra gli studi di storia
patria per le antiche provincie e la Lombardia — Congressi
storici di Barcellona e di Zaragoza — Nuove Riviste —
Il Codice d*Astì, detto di Malabayla, tradotto in lingua ita-
liana — Bibliographisches Institut — Poesie di mille au-
tori intorno a Dante Alighieri — Collezione storica Villari
— Necrologia di Felice Chiapusso — Necrologia di Mau-
rizio Broscb .302
indice generale della Rivista storica italiana
in 2 volumi di pagine xxxvi-806, in-8. — Prezzo lire 24.
Nell'Intento di soddisfare al desiderio di molti Associati alia
Rivista stortoa, la Direzione è disposta di spedire ai medesimi
I due volumi dell' Indice (franchi di posta) per lire quindioi (15),
purché ne sia fatta domanda direttamente alla Direzione, con la
acclusa cartolina vaglia di lire 15. Si prega di sollecitare le
domande, stante lo scarso numero di copie disponibili.
È un Indice affatto diverso da quello delle altre Ras-
segne, Archivi e Giornali. Questi in poche pagine richia-
mano tutto il loi'o materiale, e l'Indice serve solo a chi
ne possiede la raccolta. Invece T indice della Rivista storica
Italiana costituisce un lavoro autonomo, indipendente anche
dalla sua collezione, come prospetto del movimento sto-
rico relativo air Italie^ dal 1884 al 1901. Infatti T Indice
della Rivista storica porge in 22680 numeri, ripartiti siste-
maticamente in 60 gruppi, T indicazione delle Memorie
originali, delle Recensioni e degli Articoli spogliati da
oltre 600 periodici in 18 anni di lavoro.
-J-T^r-i-
, La Rivista storica italiana si pubblica in fascicoli tri-
mestrali di circa otto fogli di stampa in marzo, giugno,
settembre, dicembre. — Prezzo d'abbonamento lire 12 per
l'Italia e lire 14 per i Paesi esteri; fascicolo separato
lire 3,50 all'interno e lire 4 all'estero. Gli abbonamenti
si prendono alla Direzione, Torino, via Brofferio, 3, e presso
i principali librai italiani e forestieri.
Sono pregati tutti gli Abbonati, che non hanno ancora
pagato l'abbonamento dell'anno corrente, di ^'^olerne spe-
dire senza ulteriore indugio l'importo, per regolarità di
amministrazione.
km XXV, r S. Lugllo-Settimbre 1908 Voi, VII, fase. 3°
RIVISTA STOEICA
ITALIANA
PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE
DIRETTA
DAL
Prof. COSTANZO RINAUDO
CON LA COLLABOKAZIONE DI MOLTI CULTORI DI STORIA PATRIA
DIREZIONE
TORINO, VIA BROFFERIO, 3
1908
INDICE DELLE MATERIE
I. Recensioni e note bibliografiche.
1. Storu osnerale.
Arrighi, La storia della matematica (A. Leone) . . Pa^. 309
Hergenrother, Storia universale della Chiesa (L. G. BoIIea) , 310
Labanca, Il papato (L. G. BoUea) > 314
Sehneider, Home. Gomplezitó et harmonie (P. Spezi) * 316
Professione f Storia d'Italia e della civiltà e socfetà italiana
(G. Contessa) ,350
Zanon, Romanità del territorio cittadellese (À. Battistella) „ 322
SignoreUiy I diritti d*uso civico nel Viterbese (6. Sangiorgio) , 323
Zippél, L'allume di Tolfa e il sno commercio (F. Gaerrierì) , 325
Savìni, Gli edifizi teramani nel medioevo (G. Ghiriatti) . , 326
Mussoniy II commercio dello zafferano nell'Aquila (G. Ghiriatti) , 327
La Rocca, Le vicende di un Gomune della Sicilia (G. La Mantia) , 328
De Mareschal de Luciane, La famiglia dei Pingon (D. Muratore) ,» 330
Foglietti, Dei Marchesi d'Ancona (A. Leone) . . . .331
Claricini Bompacher, Lo" stemma dei Da Onara o Da Romano
(U. Cosmo) ,332
2. Età preromana b romana.
Jullian, Histoire de la Ganle (G. Rinaudo) .... 333
Eenely Les religions de la Gaule avant le christianisme (G. R.) , 336
Martroye, Genserie (X.) ,337
3. Alto medio evo (Sec. v-xi).
Semper, Das Fortleben der Antike in der Kunst des Abend-
landes (P. Toesca) ,339
Grisar, Die r6mische Kapelle Sancta Sanctornm (P. Toesca) , 340
Giglio-Tos, La morte di Ottone III (6. Roberti) . . ,343
Giglio-Tos, Di un diploma apocrifo del Re Arduino e della sua
incoronazione (L. U.) , 344
Bondois, La translation des saints Marcellin et Pierre (G. Cipolla) , 345
Monod, E^sais des rapports de Pascal II avec Philippe I
(G. Cipolla) ,345
4. Basso medio evo (Sec. xi-xv).
Eitel, Der Kirchenstraat nnter Klemens V (G. Cipolla) . , 348
Guggetibergen Die Legation des Kardinals Pileus in Dentschland
(C. Cipolla) . „ 350
Buraggi, Gli Statuti di Amedeo VII! del 26 luglio 1423 (L. U.) , 351
Sehubring, Luca della Robbia und seine Familie (P. Toesca) , 352
MoreUini, Giovanna d'Aragona (M. S.) . . . • . 353
I.
RECENSIONI E xNOTE BIBLIOGRAFICHE
1. STORIA GENERALE.
G. LELIO ARRIGHI, La storia della matematica in relazione
collo sviluppo del pensiero. — Torino, Paravia, 1906.
84. — L'A. si è proposto di presentare una storia della
matematica e di dimostrare T affinità di sviluppo tra questa
scienza e il pensiero in genere; egli ha trovato chi gli ha
aperta ampiamente e direttamente la strada. Note sono infatti
le opere di Moriz-Cantor, del Roose-Ball, del Montricla, di
Guglielmo Libri, dalle quali l'Arrighi desunse l'occorrente per
il suo lavoro. Questo è tuttavia meritevole di menzione, se
pensiamo che le opere suddette sono, per la loro mole e
perchè scritte in lingue straniere, di non troppo facile con-
sultazione.
La divisione della materia in periodi adottata dall'A. non
è originale, ciò non di meno è, secondo me, buona, perchè
di una praticità indiscussa. Nell'età delle origini abbraccia le
scienze matematiche presso i popoli orientali, compresa la
scuola ionica, la pitagorica, la platonica e l'aristotelica; nel-
l'età classica la produzione della scuola alessandrina, ed attra-
verso i tempi e i luoghi giunge fino al 150O; nell'età moderna
prende le mosse dal Tartaglia, dal Viète, da Copernico, da
Thyco, e, col 1600, col J700, giunge fino a noi.
L'A. si diffonde in più ampie notizie sui vari autori man
mano che procede verso i giorni nostri; cosi troviamo buone
pagine su Buona ventura Cavalieri, su Descartes, su altri a noi
Bivista storica italiana, 3» S., vit, 3. 20
310 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — A. LCOXE
più vicini; invano cercheremmo d'ognuno cenni puramente
biografici; di essi non ha voluto tener conto TA., « persuaso
che le miserie dell'esistenza potrebbero talvolta rallentare lo
slancio dtjirammirazione del lettore »!
L'ultimo capitolo tratta molto brevemente della storia
della matematica in relazione con lo sviluppo del pensiero.
A parte le ripetizioni parecchie di cose ovvie, un indice
finale dei nomi delle persone renderebbe più comodo il volume
ai consultatori. A. Leone.
G. HERGENRÒTHER — G. P. KIRSCH, Storia universale della
Chiesa. Prima traduzione italiana di E. Rosa. Voi. I-VL —
Firenze, Libreria Fiorentina, 1905-1907.
85. — La casa editrice mise su l'alto del frontispizio solo il
nome dell'Hergenròther, segnando dopo che questa traduzione
italiana fu condotta sulla quarta edizione tedesca, interamente
rifusa dal Kìi'sch, professore di storia all'università di Friburgo :
io accostai i due nomi perché tante e tali innovazioni furono
introdotte dal Kirsch nell'ordinamento della materia, nello svi-
luppo maggiore o minore delle singole parti e nella letteratura
delle fonti, che ben giustamente il suo. nome va associato a
quello dell'autore.
Quand'io abbia rivelato ai lettori che l'Hergenròther fu car-
dinale cattolico e che il Kirsch è monsignore della Santa Madre
Chiesa, è probabile che qualcuno di essi sia indotto a diffidare
di quest'opera grandiosa: ciò non deve essere perchè essa è
— anche a giudizio di molti critici protestanti — il più ampio
manuale di s Loria ecclesiastica che sia uscito in questi ultimi
tempi, e consultato con un po' di cautela riesce un sussidio
principalissimo per gli studi storici.
A fine di promuovere la cognizione, la difesa e l'amore della
Chiesa, il Padre Enrico Rosa, sorretto da dotti colleghi, fra i
quali è a ricordarsi l'erudito Padre Fedele Savio, ha affrontato
l'arduo compito di tradurre in italiano la voluminosa storia
dell'Hergenròther; e bene egli fece, che se essa sì divulgasse
anche solo fra il clero nostro, grandi ne sarebbero i benefici
per la coltura. Ma l'opera merita di uscire dalla cerchia del
seminario e di penetrare nelle biblioteche degli studiosi per i
suoi pregi intrinseci. Certo che se noi pretendessimo da- due
STORIA OKNERALI — 0. BBROBXROTHKR <- 0. P. EIRfiCH 811
alti funzionari del cattolicìsmo una storia inspirata ad una
concezione libera e laica, o basata sul determinismo, noi pre-
tenderemmo cosa impossibile; e perciò quando noi notiamo
che non mai gli autori sorprendono alFiraprovviso chi legge,
ma che sempre lo preavvisano del loro pensiero filosofico reli-
gioso neirinterpretazione del divenire della Chiesa, non pos-
siamo che tributare lode a questa opera storica.
Finora ne furono già editi sei grossi volumi che narrano
dalle orìgini della Chiesa cristiana sino al 1648, riuscendo una
compiuta esposizione di tutta la vita religiosa mondiale. Ogni
volume è diviso in più parti ed ognuna di queste in più ca-
pitoli, corrispondente ciascuno di essi ad un periodo di tempo
contraddistinto da qualche notabile avvenimento. I capitoli si
succedono secondo Tordine cronologico, portano nei titoli con-
trassegnati i fatti che li distinguono nella vita della Chiesa, e
sono preceduti da ima bibliografia abbastanza piena e redatta
con paziente diligenza, se non sempre con completa spas-
sionalità.
Il primo volume, oltre a due cenni biografici dell'Hergen-
rother e del Kirsch, reca le prefazioni del traduttore e degli
autori, i quali annunciano sinceramente il loro proposito. Argo-
mento vero del primo volume è — dopo una introduzione di
una cinquantina di pagine, contenenti le nozioni, lo scopo, le
fonti, i sussidi e le vicende varie della Storia Ecclesiastica
attraverso i secoli — la narrazione delle origini e dello svi-
luppo della Chiesa in lotta con lo Stato pagano di Roma.
Lo specchio che THergenròther ci offre del mondo greco-
romano e della funzione che il popolo giudaico esercitò nel
campo religioso, riesce una limpida sintesi delle dottrine filo-
sofiche e mitologiche pagane e delle lotte intestine fra gli
Ebrei. Non così si può dire del capitolo sulla preparazione del
genere umano alla venuta di Cristo, che dovrebbe essere im-
prontato ad una chiara concezione deirellenismo alessandrino
e delle condizioni economiche dell'epoca, mentre invece è
basato sui principi! biblici.
La fondazione della Chiesa ammessa come creazione di
Gesù Cristo, l'opera apostolica di S. Paolo — di puro svol-
gimento del principio germinale, anziché opera fattiva quale
realmente fu, — di S. Pietro e di S. Giovanni, la costituzione
delle prime comunità, Torigine dell' episcopato , le eresie, la
diffusione del Cristianesimo, le persecuzioni sue, l'opera degli
312 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — L. 0. BOLLBA
Apologeti, il gnosticismo, il montanismo, gli inizii della teologia
cristiana, diverse questioni sui principali dogmi, i rapporti del
Cristianesimo con il neoplatonismo, le controversie sulla Tri-
nità, il Manicheismo, i costumi cristiani, Tascetismo ed 11 voto
di castità sono la vera materia del primo volume, che più dei
successivi presenta sviluppati i pregi ed i difetti complessivi
di tutta l'opera: quindi molta erudizione e... molta interpre-
tazione del fatto storico mediante il concetto tomistico.
Il secondo volume, dedicato alla Chiesa nelFantico mondo
civile, ne studia le strette relazioni con l'impero romano-cri-
stiano, soffermandosi a Itmgo sulle eresìe ariana, macedoniana,
apollinarista, sugli scismi d'Antiochia, luciferiano, donatista,
priscillianista, sullo stato giuridico della Chiesa nell'impero cri-
stiano di Roma, sulla costituzione delle diocesi, dei patriarchi
e metropoliti, del primato romano e dèi sinodi e della ge-
rarchia ecclesiastica, sul monachismo orientale ed occidentale,
sulla disciplina e sull'anno ecclesiastico, sulle chiese e sui ci-
miteri cristiani, sulle controversie origeniana , nestoriana,
eutichiana, dei monoflsiti, pelagiana, monotelita, sulla patri-
stica di S. Agostino, sull'ascetismo e misticismo, suirislam e
sulla diffusione della dottrina cristiana nelle diverse parti
d'Europa.
Di qui prende lo spunto il terzo volume per dire dello
scisma d'Oriente maturato attraverso alle eresie pauliciana,
iconoclasta, mechiana, e delle condizioni del papato in Italia
di fronte ai Bizantini e ai Longobardi. Di poi, discorrendo della
funzione educatrice della Chiesa in Occidente, l'A. ne ricorda
i travagli e le glorie, quali il rifiorire dell'età carolingia, le scuole
ecclesiastiche, l'arte religiosa, sia plastica, sia poetica, sia musi-
cale, e la riforma degli ordini religiosi per opera dei cluniacensi.
II quarto volume continua a dire della Chiesa educatrice
della società in Occidente, discorrendo della riforma del clero
secolare e della lotta per l'investitura, dell'apice della potenza
politico-religiosa del papato con Innocenzo III, delle crociate
e del conflitto con Federico Barbarossa, deiraccentramento
dell'amministrazione della Chiesa, della floridezza della vita re-
ligiosa e della scienza ecclesiastica nel secolo XIII.
Ancora sempre sulla funzione civile della Chiesa nell'Eu-
ropa occidentale del medioevo si aggira il quinto volume,
registrando come si notino però una decadenza della potestà
politico-ecclesiastica del papato ed un indebolimento del sen-
STORIA GENBRALB — G. HBRGSNRdTBBR - G. P. KIRSCH 318
tìmento religioso nel mondo, o meglio un'aspii'azione generale
ad una riforma, e notando che mentre lo scisma d'Occidente
provoca scandali dolorosi, Wicleffe e Huss minano Tedificio con
nuove eresìe, per cui si tengono vari concilii di riforma nel
secolo XV, ma inutilmente, che siamo alle porte del Rina-
scimento.
Il sesto volume affronta da prima una esposizione mollo
ardua a farsi da due prelati: cioè la Chiesa dopo la rottura
dell'unità religiosa nell'Occidenle; di poi narra la diffusione del
cristianesimo fuori dell'Europa. La grande eresìa, o meglio la
riforma protestante, viene studiata nelle cause sue, nello svol-
gersi vario, nel pensiero suo sostanziale, con profonda dottrina
e con ricchezza di dati storici, anche se talvolta fa capolino
un poco il carattere polemico. Giustamente per THergenròther
e per il Kirsch il grandioso rivolgimento religioso del secolo XVI
non è che una prima manifestazione del carattere rivoluzionario
dell'era moderna. Si potrà non approvare che siano « sintomi
di un malore che covava nelle viscere della società » la « mania
di libertà », la « vaghezza di novità » e T « afTievolimento della
podestà regia », né ritenere che il protestantesimo non sia
« altro che l'inconseguenza e Tacciecamento dell'intelletto, ca-
gionato da pregiudizi inveterati e da gretta considerazione di
cose accessorie », ed « uno degli alleati dell'incredulità », ma
certo che questo studio sul movimento protestante e sulla con-
troriforma della Chiesa cattolica è pieno di dottrina ed è una
storia sintetica e chiara di tutti i procellosi avvenimenti.
Il carattere orgoglioso ed irrequieto di Martin Lutero e
il suo staccarsi via via dalla Chiesa di Roma sino a costituire
la grande Riforma, il sorgere degli anabattisti e delle altre
chiese erotiche minori, il pensiero di Zuinglio e di Calvino, la
difesa del diritto di credenza contro le violenze dell'Impero,
la difTusione del luteranismo nelle terre tedesche, del calvinismo
in Francia, in Olanda e in Scozia, il poco sviluppo della ri-
forma in Ispagna ed in Italia, l'affermarsi dell'anglicanismo e
le guerre religiose dinastiche che ne derivarono, la teologia pro-
testante e le controversie dottrinali fino a mezzo il secolo XVI,
la controriforma cattolica per opera dei papi, dei Gesuiti, degli
ordini religiosi minori sorti numerosi, la rivolta eroica dei gueux
d'Olanda, le guerre religiose-civili in Francia, la guerra dei
trentanni, il socinianismo e l'antitrinitarismo in Italia, il grande
contrasto fra Chiesa e Stato, risoltosi vittoriosamente per la
314 RIOCIIBIOXI K NOTE BIBUOaRAFlCHB — L. 0. BOLLBA
prima nei paesi cattolici, il rifiorire degli studi storici e teologici
per opera di protestanti e di cattolici, le controversie dottrinali
intorno alla Scrittura Sacra, airimmacolata Concezione, il baia-
nismo, il giansenismo, la dottrina moliniana, il richerianismo,
Tinflusso della religione sulle arti del 600, i tentativi di ricom-
pensare le perdite in Occidente con riacquisti in Oriente, i buoni
frutti delle missioni cattoliche in Asia, Africa ed America: questi
tutti sono gli argomenti del sesto volume della storia dell'Her-
genròther.
Complessivamente dei sei poderosi volumi, il primo è
quello che maggiormente si eleva per la profondità del pen-
siero nello studio del costituirsi della Chiesa cristiana, mentre
il sesto è storicamente il meno attendibile, perchè animato da
uno spirito polemico per questioni ancora vive e sempre scot-
tanti per la chiesa di Roma.
Se però si pensa ch'esso è una fonte ottima per la rico-
struzione di tutto quel lato della riforma che — spiacevole ai
protestanti — rappresenta da un lato le benemerenze del cat-
tolicismo, anche in questo periodo turbinoso, e dall'altro le
incertezze e le debolezze della Riforma, si può ajiche di questo
volume fare il dovuto elogio agli autori.
Né va scordato il merito della libreria editrice Fiorentina,
vera prova del risveglio delle forze cattoliche giovani, inspirate
ad un concetto scientifico nuovo, ed animate da un grande
desiderio di conciliazione della dottrina cristiana con Tanima
moderna. L. C. Bollea.
B. LABANCA, Il papato. — Torino, Fratelli Bocca, 1905.
86. — Vi sono argomenti storici di somma importanza che
— riattaccandosi a questioni scottanti — sono abitualmente
dagli studiosi, alieni per natura dalle polemiche e dalle noie,
lasciati in disparte, quasi che nella vastità del campo storico
si possa sempre spaziare evitando questi spinosi quesiti. Ma
quando si pensi che la civiltà classica andò via via svolgendosi
e trasformandosi così che fu un giorno in cui — trasmutatesi
ressenza sua spirituale e la realtà di cui era materiata — si
concentrò in quel movimento di rinnovazione, che fu detto cri-
stianesimo, noi non possiamo non accingerci allo studio di
questa religione per renderci conto del divenire umano. E
quando ancora noi consideriamo che il cristianesimo fu Tele-
STORIA GENERALI — B. LABANOA 815
mento fondamentale delFanima del medioevo, chiara ci apparirà
la necessità della ricerca del costituirsi della Chiesa, di questa
potente organizzazione — propulsatrìce dell'idee nuove — e
quindi dei congegni suoi, fra i quali sommo il papato.
Per contro, in passato, allo studio dell'origine e dell'evo-
luzione di questa potestà attendevano essenzialmente gli apolo-
gisti cattolici ed i teologi protestanti animati da spirito pole-
mico ed ostile, gli uni e gli altri quindi in condizioni tutt'altro
che serene per un vero studio critico. In questi ultimi tempi
è sorto invece un grande amore di ricerche storiche audaci,
che, lungi dallo schierarsi sistematicamente prò o contro il
papato, studia questo organismo della Chiesa con l'unico desi-
derio del vero. Tale è il lavoro di Baldassarre Labanca, edito
dalla casa Bocca di Torino.
Il Labanca esamina l'origine e le controversie sul nome
« Papa » fra le due Chiese di Oriente e di Occidente, finché
questo nome divenne in Occidente esclusivo del solo vescovo
di Roma, e si elevò a meravigliosa potenza, costituendo l'istitu-
zione ecclesiastica detta Papato. Siccome il capo della Chiesa
dì Roma adottò da prima il nome di Episcopo, e di poi assunse
ancora quello di Pontefice, così l'autore esamina nello sviluppo
primitivo del Papato anche la genesi e le applicazioni dei nomi
Episcopo e Pontefice. È vero che col tempo il Papato si onorò
con molti altri nomi e titoli, ma è pur vero che bastarono al
suo primitivo sviluppo i tre nomi di Papa, di Episcopo e di
Pontefice. Di poi il Labanca dà uno sguardo ai principali pe-
riodi storici, attraverso ai quali esso ha funzionato per molti
secoli, dai primi dell'era cristiana fino al secolo nostro. Es-
sendosi il Papato svolto ed estrinsecato in mezzo ai cattolici
come autorità religiosa, come autorità politica e come autorità
regia, cosi ricostruendone i principali periodi storici, spesso
ricorre sotto la penna dell'autore nell'unità del Papato la trinità
delle sue funzioni. In ultimo, fondandosi sullo stato presente del
Papato, il Labanca chiude il libro con alquante induzioni pro-
babili sul suo avvenire, niinose per il Papato religioso di fronte
all'afTermarsì del particolarismo religioso, della scienza e della
concezione materialistica della Storia, sebbene il profeta ri-
conosca che larghe e profonde radici ancora sempre lo ali-
mentino.
A ciascun capitolo sono aggiunte delle opportune note che
completano le indagini che si riferiscono al capitolo ; il tutto è
316 RECENSIOMI E NOTE BIBLIOORAFIOHE — L. C. BOLLEA
precedono da una bibliografia ricchissima delle Fonti della
Storia dei Papi divise in fonti officiali, semiofficiali e officiose,
ed un'altra non meno ampia dei Papi che, pur non essendo
compiuta, dà le opere più recenti ed importanti. 11 Labanca,
professore dell'unica cattedra di storia del Cristianesimo che
esista in Italia, è nome chiaro in questo campo, etìon fa d'uopo
quindi ricordare le molte altre sue opere su Cristo, sulla cri-
stologia e suirumanesimo per avvalorare l'importanza di questo
studio sul Papato.
Quando poi si pensi quanto la storia d'Italia sia intima-
mente connessa con quella del Papato, della Chiesa e degli
Ordini religiosi, si comprenderà di leggieri come conveniente-
mente si faccia cenno del lavoro del Labanca in questa Eivista
di storia italiana^ anche se già da qualche tempo il libro ha
visto la luce per opera della solerte casa editrice Bocca.
L. C. BoLLEA,
SGHNEIDER RENÉ, Rome, CompUxité et Hannonie. — Paris,
Hachette et C.% 1907.
87. — No, non è un libro di storia. La storia vi ha parte
come ve n'ha la religione, l'arte, il classicismo, la poesia. Anzi,
io direi che tutte le pagine del libro sono ispirate a poesia,
poiché la complessività varia degli aspetti, sotto cui può esser
considerata Roma, è qui espressa poeticamente, sempre.
Ma esporre l'armonia complessa di Roma dal tempo più
lontano nell'antichità a quello più lontano dell'avvenire, con-
duce a parlare di tutta Roma nella letteratura, nella storia,
nella religione, nel costume, nell'arte ecc., onde il libro avrebbe
un'aria di guida ideale dell' eterna città ; una ideale guida però
scritta per chi conosce già Roma, anzi la conosce bene anche in
tutte le sue personificazioni intellettuali e morali. E sotto questo
punto di vista il libro rientra nell'orbita delle pubblicazioni
storiche, delle quali può occuparsi la nostra Rivista,
In tutti i casi, adunque, non novità di contenuto, non ri-
cerche inattese di soggetti nuovi.
Gli argomenti stessi delle varie parti danno l' intonazione
e i limiti del libro. Queste parti sono sette, determinate da
una parabola di ampiezza di svolgimento. Dapprima {Sur ìes
collines) sì dà uno sguardo generale alla Roma moderna; poi
{Autour de V antiquité) meglio si ricerca l'annon/a del passato ;
STORIA GBNERACE — R. fiCUNEIDER 317
quindi s* inneggia più copiosamente al cristianesimo che anima
la vita Romana {Aiitour du Cttnfitlanivne); finche si svolge,
in più distesa forma ancora, quanto c'è di Volupté et spintua-
lite; Aìdour de la Renaissance, dando anche un quadro della
vita principesca nella villa d'Este a Tivoli. Le altre due parti
Suìmrtmìia e Dans la Campagne completano il contorno ; mentre
l'ultima: Éternelle et mondiale riassume, in una geniale sintesi
di poetica visione, la continuità della gloria di Roma nel tempo
passato e in quello avvenire.
Questa idealità oggettiva, con cui ù considerata Roma nei
molteplici suoi aspetti, dà risalto ad un altro pregio manifesto
ed essenziale che subito si nota nel libro e rende questo sim-
patico ad ogni lettore : la superiorità delF autore, o la sua in-
dipendenza soggettiva da ogni preconcetto storico e da ogni
tendenza di partito, così in politica come in religione, cosi
in arte, come in letteratura. L'eterno, il cosmopolitismo di
questa città ò penetrato nello spirito dello scrittore, che, con
irresistibile verve, tratta tanto dei miti leggendari romani del
tempo preistorico, quanto della Roma moderna e di Garibaldi
e del monumento (futuro) a Vittorio Emanuele IL
Vale la pena di darne un solo cenno.
Nessun' età ha conosciuta T origine di Roma, cominciando
dagli antichi che la ravvolsero nelle favole. Però quanto più
il tempo, storico è avanzato, tanto più questa origine è stata
dimostrata più antica di quello che fosse stato asserito prima;
Niebhur la dimostrò anteriore a quella che la credevano gli
storici romani dell'impero; ma oggi la Eoma quadrata del Pa-
latino può ritenersi una città di ieri a petto dell'antichità pre-
istorica esumata dal Sepolcretum co' suoi pozzi a incinerazione
e le sue fosse a inumazione. Non è più leggendaria quindi la
migrazione delle tribù pelasgiche o sicane arrestantisi per ce-
lebrare la loro « Primavera sacra ». Sicché à mesure que fion
passe recide, son avenir se prolonge, la perspective séfend devant
elle (pag. 319); il risorgimento italiano quindi e la vita di Roma
capitale d'Itaha non sono che la giovinezza (perchè non dire
l'infanzia?) d'una vita nuova della Roma eterna.
Ma questa vita nuova ò pur un trasformarsi d'altra vita
passata: l'Altare della Patria col monuiìiento del Sacconi è
nel Campidoglio quasi fosse parte dell'antico Campidoglio stesso:
il Corso è la medesima via Flaminia antica. E questo rinno-
varsi, questo eternarsi, tornando al passato, è cosi naturale
818 RBCOfBIONI I NOTB BIBLIOGRAPIOHB — P, 8PBZI
in Roma, che ritrovasi nella bocca del popolo, nelle colonne
dei giornali, financo nelle réclatnes dei cartelloni di teatro.
In tal guisa, quindi, la materia storica, artistica, letteraria,
filosofica dell'eterna città, ricollegata, illustrata e completata
con accenni alla vita intellettuale e morale di tutto il popolo
italiano, assume aspetti graditi, varii, quasi nuovi, sempre in-
teressanti l'attenzione di chi legge.
Ma al geniale autore bisogna pur concedere tutte le libertà
che ai poeti son proprie. Per dirne una: il cristianesimo è
idealizzato in modo che lo scrittore crede poterne giudicare
la singolarità, così:... qu'on Vétudie dam Vàme du peuple, ou
dans ses forrms extérieures^ n'est souvent que h revanche des ati"
ciens dieux (p. 101).
Se non che la poetica suggestione dell' argomento fa go-
dere allo scrittore sensazioni, che noi, profani, appena possiamo
creder provate da lui; così nel Palatino egli non solo ha ri-
trovato Cibele, non solo l'ha presentita humide et tiède^ ma vi ha
senti Vodeur fauve de son sexe, il che, via, non è da tutti (p. 45).
Sentasi con qual forma secentesca egli manifesta la vita,
l'anima della iscrizione per la vittoria di Lepanto, iscrizione
che leggesi nella chiesa dell' Aracoeli : Mais e' est dans le latin
quHl faut lire! Les beaux mots^ grates comme s'ils étaient èpe--
ronnés de. hronze s'avancent en ligm^ lentement, poìnpeiisement^
telles les galères amirales sur les flots de la Mediterranée, Un
orgxieil puissant les pousse en poupe: e' est qu'ils ont conscience
de céUbrer,.., (p. 110).
Squisita sensibilità d'artista invece incontrasi nella felice
sintesi del sublime nella pittura del beato Angelico, realista in
Roma per effetto dell'umanesimo paganizzante del tempo di
Nicolò V, il quale ve lo chiamò:... ce quHl a d'absolu dans sa
ligne touche le peintre contine un sentimefit^ il semble en écouter
la musicante (p. 123).
*
Non vogliamo pertanto trascurare di osservare che alcune
mende disturbano la grata poetica lettura. Non sappiamo se
sian tutte sviste tipografiche, come in parole italiane {honestay '
civiltà, dolcezza, (p. 192), les comhinatione (p. 328), au temps
du Pogge (p. 31), Montigiani (p. 11),...], come in parole latine
Have Caesar (p. 123), Have Boma (p. 330), Pont Molvius (p. 17),
Oras claustrales (p. 83)...], com' anche in francese stesso [les
STORIA QENERALS — R. 8CBNEIDSR 819
« simples » se complaisent entnti ces grandeurs (p. 33), galene
d'AfUiques (p. 86)...]. Certo stona un poco T irregolarità or-
tografica di due pagine consecutive, nelle quali sono ricordate
alcune chiese così: Saint Onuphre, San Salvatore in lauro,
Santo Salvatore, Santo Pietro, Santo Cosimato. e Saint Paul-hors-
les-murs (p. 84-85).
Ma stona di più qualche inesattezza di fatto: Les lauriers
impériaux couvrent de gioire le Forum; la denomination jìopu-
taire appeUe encore aujourdliui telle église S. Salvator in7aw(p.vii).
mentre S. Salvatore in lau{ro?) è lungi dal Foro, dove invece
è un S. Salvatore in lacu, che nulla ha che fare coi lauri.
Il mezzogiorno, annunziato dal cannone al Gianicolo, di-
venta invece:... un petit canon,,, tonne encore le soir: il tonne
le coucher du soleil (p. 330): lo scambio, via, è proprio
poetico!...
La famosa barcaccia del Bernini a piazza di Spagna è detta
la barchetta.
A pag. 6 si ricorda le massif Albain che a pag. 69 di-
venta les monts d'Albe, mentre si .sa che, anche a dispetto dei
geografi, quelle alture sono sempre dette Colli Albani, e TA.
doveva rispettare la parola tradizionale, come l'ha rispettata
ricordando Monte Mario, che è un colle, o Monte Citorio che
è meno d'un colle davvero.
A pag. 108 è ricordato che innanzi al Bambino dell' Ara-
cceli, aujourd'hui les bambini de Bome lui recitent des com^
pliments: ma bambino è (l'A. lo sa) un fanciullo in fasce; come
supporre che recitino poesie?
Ma là, le inezie possono meglio far lumeggiare il pregio
del libro, il quale, studiando l' anima grande ed eterna di Roma,
la ricerca in tutte le manifestazioni della vita interiore ed
esterna di tutti i tempi. Un lato soltanto ci sembra che lo
Schneider non abbia, nonché trattato, neppure toccato: il lato
satirico, innato, del popolo romano, che lo ha continuato dalle
Atellane fino al Pasquino e fino alla classica manifestazione
popolare dei sonetti dialettali del Belli che sono un monumento
di quello che fu la plebe dei suoi tempi. L'argomento è deli-
cato e difficile, ma degno della conoscenza non superficiale
<ìhe FA. ha del romano moderno e degno della sui penna
briosa ed elegante. Chi sa perchè ha creduto lasciare cotale
lacuna nel suo scritto? La lacuna, certo, è troppo evidente.
Concludiamo dicendo che raramente uno scrittore fore-
320 RECENSIONI E NOTE BIBLIOORAFICHE — P. SPEZI
stiero, parlando di Roma, ha saputo rendersi così oggettivo
serenamente nel giudicare uomini e cose nostre quanto lo
Schneider, e, più raramente, l'immaginosa poesia della gran-
dezza di Roma è stata rivestita di forma meridionalmente e
provenzalmente più attraente per classicità e per continua e
vivace simpatia di argomento. P. Spezi.
ALFONSO PROFESSIONE, Storia d' Italia e della civiltà e
società italiana. Voi. I, Storia romana e delle dominazioni
barbariche; Voi. II, Medioevo; Voi. Ili, Storia moderna e
contemporanea; 2** Edizione. — Torino, Paravia, 1908.
88. — La Rivista, non usa ad occuparsi dei testi scola-
stici, fa un'eccezione segnalando tre volumi, che dalle propor-
zioni, dal titolo, da alcune incisioni intercalate potrebbero
confondersi coi testi che ogni giorno compaiono più o meno
vitali, più o meno nuovi intrinsecamente, stanche è nuovo il
nome dell'autore. Ed ò questa una eccezione giustificata.
Del resto, discutere un manuale di storia destinato alle
scuole sarebbe punto opera oziosa o da sdegnare; gli stra-
nieri ce ne danno buon esempio, la dotta Germania in primo
luogo, e la Francia del pari. Così, per tacere di varie Riviste
pedagogiche, uno dei più geniali periodici francesi di storia, la
« Revue de synthèse historique „ da alcuni anni appunto ha
aperto le sue pagine come palestra alla vitale questione del-
l' a enseignement de Thistoire au Lycée » : qualche sporadico
accenno di discussione sull'argomento si potrebbe notare anche-
in Italia, ma ancora è troppo misera cosa.
Io non qui voglio nò posso sfiorare nemmeno un semplice
sommario di ciò che si dovrebbe o potrebbe fare sulFargo-
mento, accenno soltanto a un programma di lavoro che pre-
parerebbe la riforma o perlomeno il miglioramento dei manuali
scolastici di storia, in guisa che rispondessero allo spirito dei
tempi il quale con rapidità vertiginosa si evolve: parecchi dei
manuali che oggi corrono per le nostre scuole hanno raggiunto
qualità di perfezione veramente notevoli, ma necessità sempre
nuove ricorrono.
Una delle più fondate obbiezioni, che da un decennia
forse furono mosse al metodo deir insegnamento della storia
nelle scuole secondarie, e perciò anche ai manuali che di tal
metodo sono l'espressione, è lo squilibrio evidente nello svolgi-
STORIA GENERALE — A. PROFESSIONE 821
mento delle varie parti e la preponderanza ingiustificata che
si suol dare ai fatti politici e militari sopra i fatti che riguar-
dano invece la vita sociale attraverso i secoli nelle sue più
svariate esplicazioni.
Il Professione, che parecchi anni addietro ha dato già alla
scuola secondaria un testo ben noto secondo i regolamenti
e i metodi vigenti, porta col nuovo manuale,- che oggi presen-
tiamo, una vera rivoluzione di sistema ; e fa anche opera ardita.
A molti, del resto, V opera è nota, poiché già si presenta al
pubblico nella seconda edizione. Il testo è diviso fondamental-
mente in due parti: la prima comprende la narrazione tradizio-
nale dei fatti politici e militari, le biografie dei grandi per-
sonaggi ecc. , è ridotta in proporzioni minime , corredata di
illustrazioni, di domande riassuntive in fondo a ciascun capitolo ;
corrisponde alFincirca al programma delle scuole medie inferiori.
La seconda parte, quella veramente originale, la quale ha
costato certo non piccola fatica air autore e mostra la sua
larga erudizione, è appunto la storia della civiltà, o come i
tedeschi direbbero, « della coltura » italiana ; sono illustra-
zioni storiche sugli usi, sui costumi, sulla vita e la società nei
vari periodi del suo svolgimento, se pure è possibile dividere
la storia della civiltà in periodi cronologici determinati con
hmìti netti e precisi.
Parecchi testi scolastici hanno speciali capitoli destinati
alla storia della civiltà, ma per rendere tali nozioni veramente
proficue era necessario togliere l'aridità schematica, dare mag-
giore ampiezza di dettagli, appagare insomma la curiosità ed
attrarla, era necessaria l'emancipazione di tali fatti sociali
dalla preponderanza dei fatti politici e degli aneddoti abusati,
era necessaria una trattazione indipendente, e ben fece in ciò
il Professione.
Egli forse avrebbe potuto fare ancora un passo oltre verso
r emancipazione assoluta e tenere staccate in opere distinte
le due parti ora unite nello stesso volume : la erudizione che
si esplica nella storia della civiltà, anche coll'aiuto dell'inse-
gnante a stento può adattarsi certamente agli studenti cui
sono destinate le elementarissime notizie di storia politica
della parte prima, e viceversa le notizie politiche della parte
prima non bastano a quegli studenti che sarebbero in grado di
profittare della parte seconda. Invece stralciata la storia
della civiltà in un volume a se potrebbe rappresentare un
Rivista storica italiana, S» S., vir, 3. 21
322 REOEMSIONI E NOTI BIBLIOQRAFICHE — C. COMTEfiSA
utilissimo sussidio al manuale del programma sinora ufficiale
per tutti gli studenti delle scuole secondarie, e specialmente
delle scuole medie superiori, a quella guisa ch'essi hanno oggidì
sussidi di speciali volumetti per la storia dell'arte, le cui nozioni
per il passato erano pure concentrate in poche parole dei testi
di storia generale.
E un siffatto manualetto speciale di « storia della coltura
italiana » sarebbe poi ancora più proficuo ed interessante, se
le preziose notizie fossero corredate di illustrazioni grafiche co-
piose; tale bisogno si fa tanto più vivamente sentire nella
coordinazione attuale dell'qpera pel paragone colla parte prima
del testo che appunto è illustrata, benché con criteri assai
diversi da quelli prettamente scientifici con cui si desidererebbe
graficamente sussidiata la parte seconda ; ma ciò dipende in
Italia spesso più dagli editori che dagli autori. Queste proposte
a modo di augurio facciamo per le future edizioni, che senza
dubbio Topera merita ed avrà numerose.
Carlo Contessa.
G. A. ZANON, Rarnanità del territorio dtladellese, voi. 1®. . —
Parma, Tip. Coop. Parmense, 1907.
89. — Il sig. 6. A. Zanon, noto già per altri scritti intorno
alla storia di Cittadella, pubblica ora un primo volumetto di
Saggi storici cittadellesi riguardante la romanità del territorio
di quella grossa borgata, quasi preludio alla speciale trattazione
sulle origini della medesima. Egli mostra d'aver con molta cura
studiato l'argomento e d'aver accumulato un ragguardevole
corredo di notizie ricavate dall'esame d'una lunga lista d'autori
che, o di proposito o per incidenza, trattarono di siffatto sog-
getto. Certamente è lodevole cotale minuziosa diligenza,' benché
possa parere un po' superflua per provare la romanità d'una
parte del territorio padovano sulla cui romanità in generale
nessuno ormai solleva più dubbi. L'A. ci dà un cenno delle
condizioni geografiche e fisiche del distretto preso in esame e
tien conto minutamente di tutte le varie traccie attestanti la
verità del suo asserto. Se non che manca una buona carta
topografica (lacuna deplorata dallo stesso A.) che aiuti il
lettore a raccapezzarsi in quel labirinto di strade, di villaggi,
di limiti, di campi, di corsi d'acqua per dove faticosamente
FA. lo conduce. Ad aggravare la fatica s'aggiunge una sovrab-
STORIA GENERALE — 6. 616K0RBLLI 323
bondanza straordinaria di note, superiori un bel po' al testò
nella loro complessiva estensione, note sapienti ed erudite, sia
pure, ma che frastagliano e sminuzzano il testo stesso, fanno
perdere il filo dell'esposizione e costituiscono un eccessivo e
sproporzionato apparato critico. A. Battistella.
GIUSEPPE SIGNORELLl, I Diritti d' Uso Civico nel Viterbese.
— Viterbo, Monarchi, 1907.
90. — Di questa Dissertazione economico-giuridica intonio
al cosidetto Jus di uso deir-4^^r Pubblicus Viterbese, sì fa cenno
unicamente perchè il Signorelli ci anticipa con essa la parte
storica del vessato e tutto pratico problema. Il lavoro sarà
quindi da esaminare e giudicar bene allora solo che TA. avrà,
•come promette, presentati i documenti (abbondanti negli Ar-
chivi latini) sui quali lo ha condotto. ** Si omette (nota pre-
cisamente lo storico di Viterbo) la pubblicazione dei documenti,
rimandandola a miglior tempo, al fine di completarne la serie
e curarne la esatta riproduzione, „ — " L'Amministrazione mu-
nicipale, di cui ebbi l'onore di far parte dal settembre 1904,
di fronte ai richiami degli abitanti di una frazione del Comune,
si preoccupò dell'esistenza o meno dei vantati diritti civici, e
die a me l'incarico di riferire in proposito. La difficoltà delle
ricerche, avviate fin dall'ottobre 1905, e la moltitudine delle
mie occupazioni mi impedirono di corrispondere sinora al de-
siderio dei miei colleghi. Ma, dappoiché la recente crisi (1907),
per avventura è venuta a ridonarmi la libertà piena di atten-
dere ai miei studi prediletti, mi compiaccio di rendere di pub-
blica ragione quanto ebbi a rilevare dai numerosi documenti
riscontrati, illustrando il tema propostomi unicamente dal lato
storico, lasciando a chi di ragione di trarne le conseguenze
giuridiche, per rivendicare alla popolazione dei nostri campì i
diritti che col volgere del tempo abbia perduti, tanto più che
la parola dì noi avvocati è ora quanto mai sospetta e dei piati
forensi si pretende discutere la sostenibilità e l'opportunità nei
pubblici ritrovi dagli sfaccendati e perfino nelle piazze dai mee-
tingai da burla „.
Il Signorelli, pieno dunque del suo dovere, quello di far
conoscere quali diritti civici abbiano esistito per il passato,
come si siano esercitati attraverso i secoli, e quali variazioni
nell'uso dei medesimi si siano verificate, sia per la necessità
824
RECENSIOm E NOTE BIBLIOQRAFICR^ — 6. 8AN6I0HGI0
impellente di conciliare grinteressi privati con quelli della col-
lettività, sìa per le mutate condizioni economiche e sociali, ha
compulsati e vagliati i libri di storia e di polemica giuridica
offerti al vario e vasto esame dal Marliani, dal Bussi (pur ri-
masto interrotto), dal Pinzi, dal D* Andrea, dal Tuccia, dallo
Spreca, dal Coppi, e dagli altri molti scrittori che egli venne
studiando e spogliando a spiegazione e rinforzo della difficile
tesi. Gli avrebbero dato qualche lume anche parecchi degli
storici della Campagna Romana (specie Carlo Calisse), sì ricca
di cronache e annali vecchi e recenti ; e di certo il Signorelli,
famigliare com'è colle discipline amministrative, e addentro
nelle vicende degli agri provinciali, rivedrà le bucce al De An-
gelis ed agli altri panegiristi di Montefiascone nella Monografia
che qui a pag. 25, dice di star preparando intomo alle Hti in-
tervenute tra i Viterbesi e i Montefiasconesi in causa del pasci-
pascolo abusato a danno e dileggio dei conterranei di Pa-
squale li e pur troppo del famoso domenicano di quel XV.
Questo riassunto civile della questione, complesso elabo-
ratissimo di apprezzamenti e riflessioni di lungo studio e grande
amore, meriterebbe nella sua giusta sede (e Y avrà), Y esame
fine e scrupoloso di un competente. Noi ci limiteremo qui a
constatarne la sincerità scientifica e il valore, augurando al
Signorelli che dalla esposizione storica del problema sappiano
presto e vogliano i parlamentari di Roma trarre le necessarie
e positive conclusioni giuridiche. " Lascio (scrive appunto l'A.),
al mio carissimo amico deputato avvocato Alfredo Canevari,
che ha dimostrato di aver tanto a cuore gl'interessi del suo
collegio e che ha speso il suo forte ingegno nello studio della
questione degli usi civici, studio da lui fatto con serena obiet-
tività, lascio ad esso di esaminare quali provvedimenti legis-
lativi possono reclamarsi per regolare definitivamente la piena
ed assoluta proprietà e libertà delle nostre terre, soggette an-
cora al canone pecuniario derivante dalla soppressa servitù di
pascolo. Alla futura Rappresentanza Comunale spetta poi il
compito di far valere i diritti del Comune e del Popolo, che
non siano stati finora ben definiti e tutelati, e quelli altresì che
col volger dei tempi siano stati trascurati. „ '
L' Opuscolo si occupa delle sorti toccate alle disgraziate
terre del Castrum Viterhii dai secoli classici dei Romani alle
età terribili dei Barbari, giù giù traverso i tempi e le domi-
nazioni papali e straniere, fino ai giorni presenti, i giorni di
STORIA OENERiLE — G. ZIPPEL 325
Pietro Vanni. Egli è veramente il racconto parlante* e agitato
delle illegalità e delle violenze perpetrate sempre, dai dì di
Fabio Massimo a quelli del 1888, l'anno della legge suiraffran-
cazione, a dispetto e ad offesa delle ragioni e dei diritti dei
deboli e dei poveri ; in esso, dalla prima alla settantanovesima
pagina, è ininterrotta la constatazione melanconica e irritante
delle male arti dei timocrati e dei governatori del passato ; ed
oh, il desolante quadro che il Boterò fa dei molti luoghi de-
serti, delle molte campagne incolte, e delle persone in miseria!....
Integrato che abbia l'egregio Signorelli colle erudizieni tuttora
inedite o sperse, l'obbietto libéralissimo dello Scritto, questo
servirà ai rivendicatori dei diritti dei Viterbesi quale spada e
quale scudo al conseguimento dejla vittoria tanto attesa. Valga
intanto all'A. ed alla città del Cimino l'augurio cordiale.
Dott. Gaetano Sangiorgio.
G. ZIPPEL, L'allume di Tolfa e il suo commercio. (Estratto
didi}X Archivio della R, Società Romana di Storia Patria,
voi. XXX, 1907).
91. — Il titolo del libro lascia intendere^ a prima vista,
che si tratti di un lavoro d'indole puramente scientifica: e,
se tale fosse in realtà, la nostra Rivista non dovrebbe occu-
parsene né poco nò punto.
Però, esaminando il contenuto dell'opera — che si legge
con vivo interesse anche per la bella forma ond'è scritto —
si vede subito fin dalle prime pagine com'essa, pur trattando
delle vene alluminose del nucleo montuoso della Tolfa presso
Civitavecchia, è condotta con i criteri di un vero e proprio
studio storico, cui si accosta altresì per la ricca messe delle
notizie che l'autore ha attinto dalla storia.
Il volume consta di nove capitoli, nei quali prima è de-
scritta in tutti i sensi la regione della TòIfa, poi si parla via
via della scoperta dell'allume in quella contrada e degli inizi
più remoti dell'industria e del commercio degli allumi che ri-
salgono al tempo di Pio II, dell'assoggettamento delle allumiere
al diretto dominio della Chiesa, dell'esportazione dell'allume
a Genova, a Venezia, nelle Fiandre, in Inghilterra e in altri
paesi d'Occidente, del traffico di questo materiale esercitato
per mezzo del porto di Civitavecchia, ecc., giungendo così al
326 RECENSIONI E NOTB BIBLIOGRAFICHE — F. GUERRIERI
monopolio' degli allumi papali nel secolo XVI, fino al suo de-
cadimento.
Da studioso appassionato del proprio soggetto e da ricer-
catore diligente, inoltre, lo Zippel riporta in appendice tredici
documenti del secolo XV, relativi appunto allo sfruttamento
dei depositi d'allume di Tolfa, a cominciare dalla ratifica del
primo contratto per l'esercizio di quelle allumiere (1462) e dai
capitoli del secondo contratto per l'esercizio di esse (1465),
fino alla soluzione del contratto degli allumi fra la Camera
Apostolica e la Società dei Pazzi (1479).
Siffatti documenti sono stati estratti dai Regesti Vaticani^
dall'Archivio .fiorentino di Stato e dalla Depositeria generale
della Crociata. F. Ferruccio Guerrieri.
FRANCESCO SA VINI, Gli edifizi teramani nel Medioevo. —
Roma, Forzani e C, 1907.
92. — Non è certo questo studio sull'arte e sulla tecnica
edilizia medioevale di Teramo il primo lavoro, riguardante,
questa città, che scrive il Savini; esso è la continuazione di
quella serie di buone monografie che egli va pubblicando da
vari anni con cura amorosa e che hanno apportato tanta luce
alla storia medioevale della città abruzzese, e delle quali ri-
cordo a suo onore quelle sui signori di Melatino, sugli statuti
teramani, su una lapide del 1153, sull'Archivio comunale e
sul Comune, sulle pergamene dell'archivio di S. Giovanni, sul-
l'antica cattedrale, sui protocolli del notaio Angelelli, sul Duomo,
sul Llber censualis del Capitolo aprutino del 1348 e sull'Ospe-
dale di Sant'Antonio.
Nella prima parte del suo lavoro il Savini esamina la
costruzione degli edifizi, cioè le varie maniere di stile seguite
dai costruttori teramani durante i diversi secoli del Medioevo,
ed espone quindi le condizioni edilizie di quel periodo, pi-
gliando come limite di divisione la prima metà del sec. XII,
in cui avvenne il terribile incendio che distrusse quasi tutta
la città. Innanzi ad esso le caratteristiche edilizie erano state
la solidità e l'accuratezza; risorta poscia Teramo dopo quella
calamità sulle sue rovine e nel suolo attiguo, le nuove costru-
zioni della seconda metà del secolo XII e della prima del se-
colo successivo furono meschine e poco solide a cagione della
fretta di rizzare dei ricoveri alla meglio, e della povertà e
STORIA GENERALE — G. MU880NI 327
della sminuita popolazione. Ma con la conquista della libera
vita comunale, col migliorarsi delle condizioni economiche nei
secoli XIV e XV edifici d'una certa importanza si costruirono.
E della forma e delle parti di essi e degli infissi ci dà
TA. nella seconda parte una descrizione accurata e tecnica-
mente perfetta, e poche notizie infine sugli orti, sui casilini,
0 recinti da fabbricarvi case, sulle mura, sui bastioni e fos-
sati, sulle porte della città e sui ponti del Tordino e del Vez-
zola completano la trattazione.
L'accurato studio tecxiico- storico è ornato di 62 tavole
fototipiche, riproducenti con esecuzione scrupolosa quasi tutti
gli avanzi edilizi medioevali di Teramo, per cui il lavoro si
fa leggere ed ammirare piacevolmente.
Giuseppe Chiriatti.
GIUSEPPE MUSSONI, Il commercio dello zafferano neW Aquila
e gli statuti che lo regolavano. — Aquila, Santini, 1906.
93. — La cultura dello zafferano, pianta importata dal-
l'Asia in Sicilia facilmente dagli Arabi, come dice il nome, si
estese nelle varie regioni d'Italia, in Calabria, nell'Umbria,
nella Toscana e nell'Abruzzo, ove sin dal secolo XIV era fio-
rentissima in ispecial modo nel territorio Aquilano. Ed il pro-
dotto abruzzese, per la sua fragranza e purezza, fu tanto ri-
cercato sui mercati europei, che le richieste continue ne
allargarono la coltivazione su vasto territorio ; ma tutto il com-
mercio però s'accentrava nella città dell'Aquila.
Dall'archivio comunale di questa città appunto il Mus-
soni ha tratto dei documenti affatto inediti per parlarci, in
questa sua pubblicazione, del commercio di questo prodotto
dal secolo XIV fino ai tempi nostri in Aquila, ponendo alla luce
norme e statuti che lo regolavano. Questo suo scritto, che
possiamo dire originale, giacche manca una bibliografia prece-
dente sull'argomento, non ha importanza agricola e commer-
ciale come a prima giunta potrebbe sembrare, ma grande-
mente storica. Dovendo egli nella sua trattazione seguire le
vicende più o meno fortunose del commercio di quel prodotto,
illustra i vari periodi della storia dell'Aquila con cenni gene-
rali, è vero, ma sicuri ed efficaci.
Giuseppe Chiriatti.
828 RECENSIONI E MOTE BIBLJOORAFICHE — O. Li. MANTIA
LA ROCCA LUIGI, Le vicende di un Comune della Sicilia nei
rapporti con la Corona dal secolo XI al XIX. (Estratto da
Arch. Stor. per la Sicilia Orientale^ 1906).
94. — Le memorie storiche concernenti la Camera Begi-
naie di Sicilia, cioè quella regione che fin dai primordi del
secolo XIV venne assegnata per dotario alle regine siciliane,
e che comprendeva varii comuni del territorio siracusano e
dell'altro presso l'Etna, sono state nei tempi recenti esposte
in vari lavori. Per i principali comuni, cioè Siracusa che era
il capoluogo, e Lentini, si hanno le storie di Privitera e di
Pisano Baudo, ed ora nel volume, del quale dò notizia, l'egregio
prof. La Rocca espone le vicende di Vizzini, altro fra i più
importanti comuni della Camera Reginale.
Su Vizzini non mancano alcuni speciali lavori, cioè la Storia
del P. Noto, edita nel 1730, ed il Discorso sulV Antica Bidi
oggi Vizzini del sac. Di Marzo-Ferro (1846). Scopo precipuo
di tali autori fu peròlo studio di Vizzini nelle epoche greca
e romana, poiché solo poche notizie trovansi per le età se-
guenti. Il mio genitore nel 1887 {Ardi. Stor. ItaL, serie IV,
t. XX, pag. 313 e seg.) die varii cenni per Vizzini, e pubblicò
per la prima volta il testo delle Consuetudini di quel comune,
le quali soltanto per sunto erano state riferite dal P. Noto.
Il La Rocca trae profitto principalmente dai volumi mano-
scritti dei Privilegi^ esistenti nell'archivio municipale di Vizzini, e
da altri che indica (pagg. 7 e 123). Tien conto opportunamente
delle moderne e svariate pubblicazioni storiche siciliane, che
offrono anco per Vizzini materia per nuove ricerche. L'A., di-
mostrando l'utilità di trattare la storia dei comuni siciliani
col ** guardare ai rapporti del comune con la Corona e alle
sue vicissitudini „, viene esponendo le notizie per Vizzini.
Trae inizio dall'epoca normanna, nella quale per testimo-
nianza di Edrisi il territorio di Vizzini era assai esteso, e cor-
regge alcuni errori su Roberto de Bizijjo signore feudale in
quel tempo. Rileva l'importanza e l'autenticità del diploma
dell'imperatore Corrado del 1252, che rendeva demaniale Viz-
zini, e prova come sia rimasto vano poco appresso e nell'epoca
angioina, essendosi ritolto il comune alla soggezione feudale
alla venuta del re Pietro d'Aragona (pag. 29).
Con erudite indagini l'A. attesta che sin dal 1303 Vizzini
fu concessa in dotario, insieme ad altri comuni, alla regina
STORIA GENERàLE — L. LA ROCCA 829
Eleonora, e pervenne dopo la morte di costei, fra turbolenze
ed usurpazioni frequenti, ai figliuoli ultrogeniti di Federico II
aragonese, che erano Duchi d'Atene e Neopatria, e poscia a
Federico III che la die in dotarlo alla moglie Costanza, tor-
nando Vizzini demaniale altra volta nel 1399.
Pregevole è il capitolo V, nel quale VA. tratta della Ca-
mera Reginale e delle condizioni di Vizzini che vi era sotto-
posta, e dimostra l'origine della Camera nel 1303, la ricosti-
tuzione nel 1361, e *poi sotto Martino con territorio quasi in-
variato per confine, sino al 1536, allorché la Camera Reginale
fu soppressa, e solo rimasero alcuni particolari ufficiali. Egli
afferma (pag. 67) che quando " le regine cessarono di dimo-
rare in Sicilia, mancata la sorveglianza, penetrò nel governo
della Camera più facilmente la prepotenza e la corruzione „.
L'A. offre alquanti cenni sulle alienazioni dei comuni della
Camera Reginale nei tempi dei bisogni dell'erario per le guerre
di Carlo V, e sul riscatto ingente di Vizzini e le ampie im-
munità ottenute nel 1538. Crede in tale anno approvate le
Consuetudini ed i capitoli (che ne sono necessario comple-
mento); ma l'espressione generica contenuta nel privilegio del
1538 non esclude l'anteriore esistenza di quelle.
Le lunghe contese avvenute in Vizzini con i feudatarii
ed i comuni vicini per l'esercizio del mero e misto impero
nel secolo XVI ed in parte nel seguente, ed altresì le liti per
la vendita di Vizzini alla famiglia Squittinì, ed il riscatto con
grandi somme consentito soltanto nel 1675 sono estesamente
narrate dall'A. Riescono pure interessanti le particolari no-
tizie sul tremuoto del 1693 in Vizzini, i provvedimenti allora
dati, e la prosperità del comune nei tempi posteriori.
In fine del lavoro l'A. riferisce per sunto o per intero
il testo di venticinque documenti, quasi tutti inediti, tra i quali
sono degni di nota il III per il mero e misto impero del 1538,
ed il XVII per il deposito del prezzo di riscatto nel 1678.
Per lo studio delle vicende politiche di Vizzini dalla fon-
dazione della monarchia normanna sino ai tempi moderni -il
lavoro del La Rocca è senza dubbio assai utile, e ben sup-
plisce la scarsezza di notizie che sinora si avevano.
Giuseppe La Mantia.
380 RECENSIONI I NOTE BIBLIOORAFICBE — D. SURÀTORE
DE MARESCHAL DE LUCIANÉ, La famiglia dei Pingm in
Arinorial et Nobiliaire de Savoie, voi. 4®, disp. 26-27. —
Grenoble, 1907.
95. — Il Conte de Mareschal de Luciane, che ha presoli
posto deirillustre conte Amedeo de Foras per la continuazione
della monumentale opera, dedica alcuna delle migliori sue pa-
gine alla famiglia dei Pingon savoiardi; e considerando quanto
è l'interesse che desta in noi il più noto de' suoi membri, lo,
storico Filiberto, popolare, sotto il nome di " Monssù Pingon »
crediamo opportuno esaminare i risultati delle ricerche critiche
del valente araldista, che portano una luce inattesa in proposito.
È noto che l'orgoglioso archeologo e storiografo savoiardo
del secolo XVI si diceva della nobile famiglia dei De Pingon di
Aix in Provenza, traendo in errore il Guichenon e quanti in
seguito ebbero ad occuparsi di lui e de' suoi discendenti, per-
fino due Cavalieri dell'Ordine di Malta nel 1779. ]\Ja il Conte de
Mareschal, nelle tavole genealogiche e nella prefazione, con sodi
argomenti sfata questa tradizione troppo interessata; e dimostra
che egli, avendo incontrato, durante un suo viaggio in Provenza,
una nobile famiglia « De Pigono », volle riattaccare ad essa
la sua ascendenza, mentre la cosa è ben diversa.
Solo verso il 1522 il padre di Filiberto prese a chiamarsi
« De Pingon », e a dirsi signore di questo luogo: gli antenati
erano semplici uomini di affari e di lettere, di Poncin in Savoia,
e dei primi di essi — Giovanni, Antonio, Pietro — si ha notizia
nella prima metà del secolo XV, come segretarii-notai di Casa
Savoia. Un Pietro Pingon, segretario ducale, morì prima del 1474,
e la sua discendenza è ben chiara: da suo figlio Luigi I, lui
pure investito della stessa carica, e morto verso il 1515, nacque
Luigi II, signore di Pingon e borghese di Ghambéry, che fu
segretario di un'ambasciata sabauda all'imperatore Massimi-
liano I nel 1511, e notaio ducale dal 1512 al 1525.
Figlio di quest'ultimo (morto nel 1539) e della sua seconda
consorte Francesca di Chabeu, venne alla luce a Chambéry
nel 1525 il celebre Filiberto, di cui il Conte de Mareschal dice
che nell'infanzia fu prevosto di Santa Caterina di Aiguebelle, poi
rettore della cappella di San Cristoforo nella chiesa di S. Léger a
Chambéry ; dottore in diritto ; vice-rettore dell'Università di Pa-
dova; avvocato al parlamento di Chambéry e primo sindaco
di questa città nel 1552; ufficiale di Savoia; collaterale al Con-
STORIA QBMRRALE — R. FOGLIETTI 831
siglio di Ginevra nel 1554, e presidente dello stesso nel 1559;
referendario del duca Emanuele Filiberto ; consigliere di Stato ;
riformatore dell'Università di Torino; governatore di Ivrea; isti-
tutore delle figlie del Duca; aggiungendo che acquistò nel 1550
la signoria di Cusy, di cui ebbe infeudazione nel 1567, come
pure quella di Premeyzel nel 1568; e che vendette nel 1581
a Giacomo di Savoia la sua cascina di Millefiori, fra Torino e
Moncalieri.
Da Filiberta, figlia del nobile Bertrando de Breul, sposata
nel 1560, egli ebbe parecchi figli, ma la loro discendenza —
l'ultimo fu Aimé-Vincent-Gaspai'd, morto nel 1819 — più non
interes«?a che gli studiosi delle genealpgie savoiarde.
Per noi basta il conoscere finalmente, grazie alla scienza
del conte di Mareschal, alcunché di preciso sulla ascendenza di
quel Pingon, di cui il Guichenon, non del tutto a torto, ha po-
tuto dire che « merite comme historien une grande luange pour
avoir été le primier qui a le plus heuresement défriché notre
histoìre » ; e che il barone Garutti chiama « padre delle an-
tichità piemontesi ». Dino Muratore.
RAFFAELE FOGLIETTI, Dei marchesi cV Ancona, — Macerata,
Unione catt. tip., 1906.
96. — A Guarniero, sceso di Germania col seguito di
Leone IX e iniziatore del dominio sulla marca d'Ancona, risale
VA. per cercare l'origine dei marchesi di quella città ; ma pel
Foglietti non è quegli però il Guarniero I che sarà nominato
oltreché signore di Ancona anche duca di Spoleto, e a cui
succederanno due altri Guarnieri e un Gualterio, a giudizio
dell'A., figlio di Guarniero III. Susseguentemente al governo
di Gualtiero, avvampò intorno ad Ancona quella bufera che
fu l'assediò della città per opera dell'arcivescovo di Magonza,
e di cui TA. spiega le cause, finché Federico Barbarossa, a
capo della Marca anconitana, eleggeva da Venezia Corrado di
Luctzehlard (più conosciuto col nomignolo di Mosca in Cer-
vello datogli dagli Italiani a eo quod plerumque quasi demens
videretur »), perché ancora colla forza occorrendo, riducesse
a ragione l'Arcivescovo, e mantenesse contro di lui i diritti
dell'impero. Passato Corrado al ducato di Spoleto, Gottiboldo
o Gottebaldo, probabilmente figlio di Gualtiero, certo nipote
di Guarniero III, col titolo marchionale pone sua sede in
382 KECENSIOXl E NOTE BIBLIOORiriCHE ~ A. LEONE
Ancona, come tutta la marca dal Tronto al comitato di Pesaro,
travagliatissima. A mettere in pace e in ordine Tuna e Taltra,
Innocenzo III e Ottone IV le affidano feudalmente al mar-
chese Azzo VI di Este e ai suoi successori, per tornare, non
molto dopo, sotto marchesi pontifici. A questo punto termina
il lavoro del Foglietti, munito di due appendici, contenenti il
prospetto dei marchesi di Ancona e degli ultimi duchi di Spo-
leto, e la « vera orìgine » della Marca anconitana. La pubblica-
zione del Foglietti è un po' polemica, e talvolta, specialmente
nella prima parte, alquanto frammentaria, ma ha il merito
di essere condotta su buone fonti e compilata con diligenza.
A. Leone.
N. CLARICINI BOMPAGHER, Lo steìnma dei Da Onara.o Da
Boinano. — Padova, Prosperini, 1906.
97. — Il conte Niccolò Claricini non è soltanto un ap-
passionato cultore di Dante, ma insieme un conoscitore si-
curo della storia medioevale padovana, che illumina di tratto
in tratto con monografie sobrie ed accurate. Ama le questioni
sottili ed intricate che gli danno modo di metter a prova tutto
l'acume del suo ingegno e tutta la sua diligenza d'erudito. Per
questo s'è gettato a capo fitto nell'illustrazione della Cronaca
di Giovanni Da Nono, che gli studiosi attendono impazienti
insieme con l'edizione critica ; per questo affronta ora un sot-
tile problema d'araldica.
Qual era lo stemma degli Ezzelino ? Un'aquila, affermano
il Franceschetti, il De Isola, il Gheno; un fasciato di oro e
di verde prova il Claricini con l'autorità del Da Nono. Il
quale — ed è la parte più originale della ricerca — nel
1275 era già venuto al mondo da un pezzo, e visse in Padova
fin verso il 1333, quando anco fungeva da giudice nella Sala
della Ragione al disco della Dolce. Fonte principale alla sua
narrazione è Zambon di Andrea dei Favafoschi, poeta e storico
del secolo XIII, dal Nono e dal Mussato ammiratissimo, e morto
in Venezia tra il 1315 e il 16, in senili aetate constitutus.
Per leggende che abbia raccolto e per credulo che sia
stato, nell'argomento presente, di facile constatazione e non
suscettivo di fronzoli, l'autorità del Nono è indubitatamente
grande, e che l'asserzione sua risponda a verità il Claricini prova
ETi PREROMANA E ROMANA — C. JULLIAN 333
con l'esame dei vari codici onde fu trascritta la sua cronaca
e dell'altre cronache padovane che possono corroborarla. *
Ma allora di chi sono gli stemmi, per cui tanta battaglia
si fece tra gli eruditi padovani, che fecero già pompa di sé
nel castello della città e de' quali uno si conserva nel civico
Museo ?
Anche qui il Claricini ha bon gioco: sono i due stemmi
fatti porre da Francesco da Carrara nel 1378 per onorare Lo-
dovico il grande re d'Ungheria. Il castello dei Carrara era
sorto, è vero, su quello d'Ezzelino, ma delia nefanda tirannide
non rimanevano oramai, ricordo malinconico, che due torri
mozzate. La furia del popolo redento aveva a Padova, come a
Treviso, come in ogni altro luogo, tutto abbattuto. Se quella
* rapacitatis insanies „, come la chiama Rolandino, qualche
cosa avesse potuto lasciare, non è certo uno stemma, cioè il
ricordo più evidente e più pomposo d' un dominio che si sa-
rebbe voluto cancellare perfino dalla memoria.
La logica e la storia, una volta tanto, si trovano d'ac-
cordo per dare ragione ad un uomo, che prova con il fatto di
conoscer a fondo l'una e di saper bene adoperare l'altra.
U. Cosmo.
2. ETÀ PREROMANA E ROMANA.
CAMILLE JULLIAN, Histoire de la Gaule. ~ Paris, Libr.
Hachette et G.% 1908.
98. — L'illustre studioso del mondo celtico, a cui sono
noti tutti i risultati della scienza moderna che lo concernono,
ci annunzia un'opera grandiosa e completa sulla storia della
Gallia, per un millennio, cioè dall'anno GOO circa avanti Cristo
fino all'anno 400 dell'era volgare, in sei grossi volumi. Due
sono ora stati pubblicati, diretti ad illustrare le vicende della
Gallia avanti la conquista romana : il primo è dedicato alla oc-
cupazione ligure, alle invasioni galliche e alla colonizzazione
greca; il secondo alla Gallia, fatta celtica, indipendente.
Movendo dal concetto che lo studio dell'uomo è indivisibile
da quello della terra in cui vive, e che questa forma l'indole della
sua esistenza, il Jullian dedica tre capitoli al determinante geo-
grafico. Dapprima descrive la struttura della Gallia nei suoi
834 REC£N'SIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE ^— C. RINAUDO
limiti, nella forma, negli angoli estremi, nelle qiontagne cen-
trali, nei monti isolati, nelle pianure, nella grande rete fluviale,
nelle vallate secondarie, nelle regioni marinare e nelle conti-
nentali, conchiudendo alla designazione di capitali naturali,
come Parigi e Lione, e crocicchi regionali, come Narbona, Mar-
siglia, Tolosa, Bordeaux, Trèves. Quindi considera la Gallia nei
suoi rapporti geografici col mondo antico: i passaggi delle
Alpi e dei Pirenei, le vie che traversano il Reno, le vie e i
porti del Mediterraneo e dell'Oceano, Tincrociamento in Gallia
delle strade europee e Tufficio della Gallia di intennediaria fra
il nord e il sud. Infine si sofferma sulla natura e suir aspetto
del suolo: metalli, pietre di costruzione, argille plastiche, terre
a cereali e a pastura, foreste, paludi, clima, sorgenti, acque
termali, ecc.
Il quarto capitolo, molto interessante nella scarsità degli
elementi storici, mira a sostenere la tesi da tempo discussa
dell'unità ligure della Gallia prima dell'invasione celtica, dedu-
cendone le prove principalmente dai nomi di luogo liguri dis-
seminati per tutto l'ampio territorio gallico. L'A. tenta di ri-
costruire, per quanto gli è possibile, il temperamento fisico
e morale di questi antichi abitatori della Gallia, la religione
veduta negli dèi, nei riti, nelle camere funerarie, lo spirito ar-
tistico, l'industria, l'agricoltura, i commerci, lo stato sociale.
Conchiude, affermando che al 1^ secolo i Liguri non avevano
nella Gallia oltrepassato i limiti della tribù, legata al suolo,
senza elevazione di coltura e desiderio di conquiste lontane.
Dalla Grecia soffiò lo spirito creatore sulle terre liguri
della Gallia ; lo sbarco dei Focesi sulla costa del Mediterraneo
occidentale e la fondazione di Marsiglia segnano il' collegamento
della loro storia a quella generale del mondo. L'A. s'intrat-
tiene volentieri ad esaminare il racconto tradizionale, a descri-
vere la topografia della nuova città e a narrarne i rapporti
cogli indigeni. Ritoma sopra Marsiglia, anche posteriormente
all'invasione celtica, per descriverne l' impero commerciale e
coloniale, l'ordinamento, i costumr, le abitudini intellettuali, le
lotte coi Cartaginesi, gli Etruschi e i Celti, e specialmente la
decadenza successiva.
All'immigrazione greca sulla costiera occidentale del Me-
diterraneo corrisponde il moto migratorio degli Iberi dalla
Spagna nella Gallia meridionale, ultimi sforzi dell'espansione
di quel popolo. Indi l'A. trae occasione per toccare il problema
STA PREROMANA E ROMANA — C. JCLLIAN 835
dei Baschi, ch'egli crede, segnatamente per argomenti lingui-
stici, un avanzo dell'antica stirpe iberica.
Il rimanente del primo volume è dedicato al movimento
celtico. Mentre i Focesi tentavano l'impero del Mediterraneo
occidentale, i Celti movevano dal lutland 'e dalla Frisia, loro
patria primitiva, verso la Gallia. Non è facile seguire e spie-
gare la complicata invasione celtica, perchè dopo ii secolo VII
i Celti appaiono non soltanto nella Gallia lottanti contro Li-
guri, Iberi e Greci, ma nell'Alta e nella Media Italia, in Spagna,
sul Danubio e in Oriente, perfino nell'Asia minore, lasciando
l'impressione d'un popolo inesauribile nella sua popolazione
e nelle sue energie. L'A., sebbene non trascuri le migrazioni e
la civiltà celtica fuori della Gallia, torna però a questa, come
argomento principale dell'opera sua.
Il passaggio di Annibale coi Cartaginesi non mutò in ap-
parenza le condizioni storiche e politiche del paese, ma la vit-
toria romana, portandone sulle Alpi e sui Pirenei la signoria, e
riducendo Marsiglia all'alleanza con Roma, prenunziava muta-
menti politici; però, essendosi i Romani astenuti dall'imme-
diata conquista, ì Celti trovaronsi, dopo la catastrofe d'Anni-
bale, nella migliore condizione per formare una società in
armonìa col loro carattere, le tradizioni e la natura del paese.
L'illustre A. dedica tutto il secondo volume a rappresen-
tarci con la più ricca tavolozza le condizioni della Gallia in
questo periodo di assoluta indipendenza e di relativa quiete
intema, quando, compiuta la conquista del paese, i Celti vi pren-
dono stabile sede ed esplicano una civiltà propria. L'A., dopo
averci indicato la distribuzione probabile delle tribù nel terri-
torio gallico, ne illustra le istituzioni politiche, l'organamento
sociale, la religione ne' suoi dogmi, nel suo culto e nel suo
sacerdozio, l'ordinamento militare, la condizione economica ri-
sultante dalle vie tert-estri, fluviali e marittime, dai mercati e
dalle città aperte, dalla varietà delle industrie, dal trattamento
dei lavoratori e dalla monetazione, la vita intellettuale per
quanto può dedursi dalle reliquie linguistiche e artistiche, la
costituzione della famiglia, il temperamento e le istituzioni co-
muni, e i caratteri speciali che distinguevano le molteplici po-
polazioni, estendentisi dai Pirenei alle Alpi e al Reno, dal Me-
diterraneo all'Atlantico. Finisce la rappresentazione colorita
di tante istituzioni e costumanze con la formazione dell'im-
pero gallico dell'Alvernia, intomo a cui dovevano rannodarsi
886 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — C. RINA UDO
armonicamente tutte le popolazioni della Gallia, avvivate da
una civiltà originale e creatrice, poco prima che alle Alpi ap-
parissero le legioni conquistatrici di Giulio Cesare.
Questi due volumi nell'ampiezza della trattazione, erudita
per elementi costruttivi, ma chiara e piacevole per esposizione,
assicurano a tutta Topera un gran posto nella produzione sto-
rica contemporanea, perchè ci affidano sulla definitiva forma-
zione d'una storia della Gallia. C. Rinaudo.
CH. RENEL, Les religmis de la Gaiile avant le christianisme.
— Paris, Ernest Leroux, 1906.
99. — È un volume della Biblioteca di volgarizzamento
edita da Ernest Leroux, .che tratta con molta ampiezza il tema
della religione nella Gallia, che il Jullian riassunse nell'opera
sua magistrale in due soli capitoli del 2® volume: Les Druides
(cap. IV), La religion (cap. V).
L'impresa non era facile, perchè i testi di scrittori antichi
relativi alla Gallia datano solo dal primo secolo avanti l'era
volgare, e d'altra parte debbono essere accolti con benefizio
d'inventario; le iscrizioni, riferentisi alla religione gallica, da-
tano tutte dall'epoca romana, e non possono darci informa-
zioni che sul periodo, il quale precede immediatamente il cri-
stianesimo ; i monumenti, come bronzi figurati, altari di pietra,
monete, datano quasi tutti dal periodo gallo-romano, quando
le credenze dei Celti già erano state adulterate dall'arte e dalle
corruzioni religiose greco-romane; solo i monumenti funerari
risalgono a tempi più remoti ; possono concorrere le tradizioni
popolari e cultuali, la mitologia e la linguistica comparate, ma
studiate con fino discernimento. Non è a stupire se con tanta
scarsità di mezzi sianvi lacune nella storia della religione celtica,
incertezze e disparità di vedute. •
Nondimeno il Renel ha ricostruito sistematicamente il suo
edifizio, seguendo i periodi dello sviluppo della civiltà umana:
prima i culti paleolitici e mesolitici riscontrati in rozze reliquie
di scavi, poi i culti neolitici illustrati specialmente dai residui
delle sepolture, indi i culti dell'età dei metalli ancora con le
tombe e col mobilio funerario. Ed in questi culti esamina le
varie forme: delle pietre, delle piante, delle acque, degli ani-
mali, del fuoco, del sole e degli altri corpi celesti. Indi sareb-
bero derivati gli dèi zoomorfi e antropomorfi, il mostro di
ETÀ PRBROHANà e romana — P. MARTROTfi 337
Noves, il serpente dalla testa di montone, gli dèi cornuti, gli
dei tricefali, le Ninfe, ecc. L'influenza romana dapprima si ma-
nifesta, innestando sui culti celtici le divinità romane, poi so-
stituendo ufficialmente alle divinità locali i grandi dèi di Roma
dominatrice. L'A. ba pure dedicato un capitolo, che ci parve
comparativamente troppo sommario, al druidismo, ossia al
sacerdozio gallico, ai luoghi consacrati al culto e ai riti. Inte-
ressante è l'analisi delle sopravvivenze pagane nel mondo cri-
stiano, anche attraverso il medioevo e la civiltà moderna fino
ai dì nostri.
L'A. aggiunse un elenco alfabetico degli dèi della Gallia e
un prospetto di nomi di luogo derivati dal culto animalistico ; ed
arricchì la sua esposizione di parecchie illustrazioni figurative.
C. RlNAUDO.
F. MARTROYE, Genserie, La conquéte vandale eti Afrique et
la destruction de V empire d'Occident. — Paris, Librairie
Hachette, 1907.
100. — Le invasioni barbariche nell'impero romano sono
state finora poco esaminate nei rapporti fra i capi dei barbari
e l'impero e nelle intime relazioni fra gli invasori e le condi-
zioni delle popolazioni romane. Il Martroye intese appunto far
questo riguardo alla conquista vandala in Africa, riuscendo non
,solo a narrarci l'impresa militare, ma a dimostrare lo spirita
diplomatico di Genserico e a mettere in rilievo come seppe
valersi di tutte le circostanze favorevoli al suo scopo.
Pertanto l'A. comincia con la descrizione dell'Africa alla
fine del IV secolo e al principio del V, travagliata dalle lotte
furibonde di cattolici, donatisti, pagani, circoncellioni , che,
disgregando il cemento romano, preparavano la insurrezione
degli indigeni, vinti, ma non assimilati da Roma. Il disordine si
accrebbe durante la guerra di successione ad Onorio, e venne
fomentato dagli intrighi degli emuli ambiziosi, il conte Bonifazio
ed Ezio, durante la reggenza di Placidia. I Vandali, che dopo
i saccheggi e le depredazioni galliche avevano invaso la Spagna,
dibattendosi tra gli Svevi annidatisi nella Gallecia e i Visigoti
divenuti alleati dell'impero, guidati da Genserico, videro nella
conquista africana la salvezza e il trionfo.
Il Martroye ci narra l'invasione in Mauritania, le devasta-
zioni vandaliche, le violenze dei Donatisti, le sollevazioni dei
Rivista itorica italiana, 8* S., yii, 8. 22
388 RECEN8I0K1 E NOTE BIBLIOORIPICHE — Z.
Mauri, i negoziati del governatore Bonifazio con Genserico,
l'avanzata nella Numidia, la disfatta dell'esercito ìrtiperiale di
soccorso, la presa di Ippona prima, di Cartagine poi, le scor-
rerie dei Vandali in Sicilia e in Calabria, e i negoziati dell' im-
pero d'Oriente con Genserico, mentre questi cercava di formare
una vasta coalizione con tutti i barbari che accerchiavano i
domimi imperiali.
Le trattative con l'impero condussero al trattato del 442,
per cui la Mauritania Cesariense e Sitifiense e la Numidia tor-
narono all'impero, da cui pur dipendeva la Tripolitania, ce-
dendosi ai Vandali la Mauritania proconsolare e Bysacene con
parte della Numidia. Genserico, però, opportunamente alleatosi
con Attila, ed eccitatolo alle invasioni della Gallia e dell'Italia,
profittando pure della morte di Ezio e di Valentiniano III e
della conseguente usurpazione di Massimo, prese e saccheggiò
Roma, conquistò la Tripolitania e la Mauritania imperiali, ap-
prodò alla Sicilia, alla Sardegna, alla Corsica e alle isole Baleari,
e consolidò la conquista con un accordo con Odoacre. Così
con una abilità diplomatica maravigliosa Genserico divenne
l'arbitro del Mediterraneo alla caduta dell'impero d'Occidente.
L'ordinamento romano , che l'A. descrive con molta ac-
curatezza ne' suoi particolari, sopravvisse alla conquista, tranne
per le magistrature che rappresentavano il collegamento delle
Provincie conquistate all'amministrazione centrale dell'impero.
Importava solo ai Vandali trarre il maggior profitto finanziario
dalla conquista, si per mantenere la loro dominazione come per
le continue spedizioni ; il che spiega la confisca del demanio, dei
beni ecclesiastici, delle grandi proprietà appartenenti a funzionari
imperiali o a cittadini romani, che avevano con le armi fron-
teggiata l'invasione. Le spogliazioni generarono l'odio, reso più
intenso dalla persecuzione religiosa, fomentata dal clero ariano.
Questa è descritta assai minutamente nel capitolo V, con la
narrazione di speciali processi e martini, che nobilitarono la
chiesa africana nel suo tramonto. È facile argomentare, come
l'avversione economica e religiosa rendesse impossibile la fu-
sione dei vinti coi vincitori.
Il carattere generale del governo di Genserico è chiara-
mente riassunto dall'Autore in queste parole (pagg. 376-377):
« Genserie, doué à un étonnant degré de l'esprit de ruse, que
la vie d'aventures avait developpé chez les barbares, et que
les contemporains considéraient comme leur caractère distinctif,
ALTO MEDIO EVO — HANS SRMFER 339
fut d*une rare habilité dans les intrigues diplomatiques. II sut
tirer parti de toutes les circonstances favorables à ses des-
seins, prevenir les entreprises de ses ennemis, paralyser leurs
«efforts et, avec des forces relativement très restreintes, ruiner
leur puissance. Par lui-méme, par ralliance des roìs barbares
dont, sous son règne, le centre fut a Carthage, et dont il ne
cessa d'étre l'inspirateur et le véritable chef, il fut le principal
artìsan de la destructìon de l'empire en Occident. Mais trop
peu initié à la civilisation des pays, que le sort des armes lui
avait soumis, il n'eut pas le sens de la politique intérieure, qui
seule eùt pu lui permettre de léguer à ses successeurs un
royaume établi d*une fagon durable. Il ne comprit point qu'af-
franchir ses sujets des liens du système administratif romain
eùt été le seul moyen de créer parmi eux un état social nou-
veau, qui, les rendant dififérents des autres peuples de Tem-
pire, leur eùt fait craindre de retomber sous la tyrannie im-
periale, et les eùt portés à accepter sa domination comme la
garantie la plus sùre de leur indépendance. II ne sut rien mo-
difier, rien innover, et aux maux qui, en exaspérant les Afri-
cains, avaient préparé ses succès, il ne fit qu'ajouter le poids
d'une occupation militaire, dont on ne perdit pas l'espoir d'étre
un jour délivré. Quand, en 533, quatre-vingt-quinze ans après
la prise de Carthage, les troupes de Justinien débarquèrent en
Afrique, la population, demeurée tonte romaine, les accueillit
<iomme des amis et des libérateurs ». X.
3. ALTO MEDIO EVO (Seg. V-XI).
HANS SEMPER, Das Fortleben der Antike in der Kunst des
Ahendlandes, — Esslingen, P. Neff., 1908.
101. — Il persistere durante il Medioevo di forme dell'arte
-antica o il loro, sovente imprevisto, riapparire, ognun vede come
alla storia della coltura debbano importare non meno che la
persistenza di leggi, di usi, di dottrine antiche nella civiltà
medioevale. Ma per l'indagine di tale fatto nell'Arte occorre
una grande precisione di metodo: ricorrere all'analisi delle
opere d'arte nei loro elementi iconografici, stilistici, tecnici
per confrontarli con opere antiche; distinguere le imitazioni
840 RECENSIONI K NOTE BIBLIOGRAFICHE — P. TOBSCÀ
saltuarie di frammenti antichi, che il caso presentava agli ar-
tisti dal vero perpetuarsi di canoni di stile e di tecnica; di-
scernere Tinfluenza dell'Antichità nella sua azione diretta e nella
indiretta, p^l tramite cioè di altre forme dell'Arte medioevale
(l'Arte bizantina, ad es., diffuse in Occidente molte partico-
larità, che alcuno potrebbe credere derivate fra noi immedia-
tamente da esemplari antichi).
A tale indagine è ottimo avviamento l'opuscolo, nel quale
il eh. A. traccia con sicurezza le lìnee generali di quel feno-
meno dai primi tempi del Cristianesimo attraverso l'arte del
periodo carolingio-ottoniano, sino alla scultura goti<;a. Se non
sempre potremmo consentire nell'assegnare all'arte occidentale
molti degli avori medioevali, dei quali le più recenti ricerche
hanno reso assai probabile l'origine orientale; se avremmo
anche desiderato che all'arte italiana il S. avesse dato maggior
importanza nel suo rapido studio, ciò non ci fa meno pregiare
la maestria con la quale l'A. ha trattato Tampio e arduo ar-
gomento. P. TOESCA.
iV.J5. — L'indole propria a questa Rivista non ci con-
sente di esaminare partitamente altri volumetti di questa col-
lezione, nei quali il contenuto estetico prevale troppo su quello
storico. Essi sono i seguenti: Gibt es Kunstgesetze? di T. Volbehr;
Die Seele Tizians di E. v. Mayer; Die italienische Bildnismalerei
der Renaissance di K. Woermann.
HARTMANN 6RISAR, Die romische Kapelle Sanata Sanctorum
und ihr Schatz, — Freiburg i. B., Herder, 1908.
102. — Degli innumerevoli tesori che il Liber Pontificalis
ricorda adunati dai papi nei primi secoli del Medioevo — sup-
pellettili preziose, croci gemmate, stoffe istoriate — chi avrebbe
osato sperare di ritrovare ancora qualche parte, e in Roma,
e col più sicuro suggello della autenticità? La fortuna giusta-
mente ha arriso al dotto ricercatore della storia dì Roma me-
dioevale; dove la curiosità degli altri storici era trattenuta sulla
soglia, il Grisar ha potuto entrare da padrone; egli ha potuto
indagare la parte più recondita del Sanata Sanctorum e ridarci
così un complesso di monumenti preziosi sinora ignorati.
Sull'area dell'antico palazzo lateranense, e appunto ove
sorgeva la biblioteca papale, era una cappella dedicata a San
ALTO MEDIO STO — ti. GRlSAR 341
Lorenzo, che il Liber Pontificalis menziona già nel secolo Vili.
Al tempo di Leone III si trovavano custodite in quella cappella
le più rare reliquie di Roma, onde le venne il nome di Sancta
Sanctoruni, Niccolò III la rinnovò; per opera di * magister
Cosmatus „ essa ebbe le sue nobili forme gotiche ; da pittori
della vigorosa scuola romana della fine del Dugento fu deco-
rata di affreschi, ora in gran parte deteriorati e ridipinti. Al
Xin secolo ci sembrano appartenere nel loro complesso i mo-
saici bizantineggianti che ne ricoprono la volta, nei quali invero
non sapremmo rintracciare le parti che il Grisar afferma di
più remota età.
Veneratissima reliquia della cappella era l'immagine del
Salvatore creduta opera di mano non umana, " acheropoiita „,
che nel 753 Stefano II, come narra il Liber Pontificalis, portò
iti processione dal Laterano a S. Maria Maggiore mentre re
Astolfo minacciava la città; la stessa che Leone IV adoprò
contro la pestilenza che infieriva in Roma.
Ancora sta sull'altare rimmagine. Su di essa i secoli hanno
stratificato la loro opera, ma sotto le custodie preziose di di-
versa epoca, fra cui importantissimo il rivestimento argenteo
segnato col nome di Innocenzo III, sotto i parziali ridipinti,
sono penetrate le indagini di mons. Wilpert e del padre Grisar
affermando di fronte alla leggenda religiosa i diritti della cri-
tica, constatando che l'immagine primitiva, rappresentante il
Salvatore su trono gemmato e col capo cinto da nimbo cro-
cifero, non è anteriore alla fine del secolo quinto.
Il vano sottostante alla mensa dell'altare è chiuso da
enormi cancelli e da porte bronzee sulle quali sta il nome di
Innocenzo III e quello di Niccolò III. Aperte le imposte di'
bronzo, ecco uno scrigno di cipresso intagliato a incavi trian-
golari con tecnica antichissima (e persistente tuttora in alcune
regioni, per la sua stessa semplicità); sul cofano è scritto:
t LEO INDIGXVS TERTIVS EPISGOPVS DEI FAMVLVS FEGIT.
Quale emozione per lo storico quella di essere cosi in-
trodotto, di epoca in epoca, in un passato sempre più lontano !
Entro lo scrigno di Leone III sta il tesoro di oggetti pre-
ziosi, del quale è giunto a noi un inventario di poco posteriore
al 1073. Nello illustrarlo appare tutto l'acume e la grande
dottrina dell'A.
342 RECENSIONI E NOTE BIBLI06RAFICBB — P. TOESCA
Una croce che ha un lato coperto di smalti con istorio
della vita di Cristo è identificata dal G. con la ** crux de smalta
depicta „ delFinventario del XI secolo e, mediante ingegnose
osservazioni, con quella che papa Sergio I (687-701) rinvenne,
come narra il Liber Poyitificalis, nella sacrestia della basilica
di San Pietro. Il G. ritiene anche probabile trattarsi della me-
desima croce "* ex auro cum gemmis » che, secondo la stessa
fonte, fu fatta fare da papa Simmaco (498-514).
Questa ultima congettura, in riguardo anche dello stile
degli smalti, non ci sembra verosimile: più probabile T iden-
tificazione proposta con la croce di Sergio I, sebbene non sì
possa dire intieramente provata, perchè il Liber Poniificalis
descrive quella croce come adoma di gemme, e la presente, che
ancora ha un lato con ismalti delle prime storie di Cristo, do-
vette avere anche il lato ora spoglio di ornati adorno piut-
tosto di altre storie, tratte dalla passione di Cristo, che non
di gemme.
Per il loro stile e per la tecnica coloristica ben lontana
dalla perfezione cui Tarte bizantina giunse più tardi, quegli
smalti possono bene assegnarsi alla fine del VII secolo.
Più antica dell'epoca carolingia, alla* quale essa fu asse-
gnata dal Lauer, il G. ritiene una croce gemmata conservata
nel medesimo tesoro; inveito gli ornati degli orli della croce
ci ricordano ancora la " verroterie cloisonnée „. La custodia
di argento sbalzato, nella quale sta racchiusa la croce, risale
probabilmente all'età di Pasquale I e, insieme con la capsella
contenente l'altra croce smaltata, è rarissimo documento della
toreutica medioevale in Occidente.
Fra altri preziosi cimeli contenuti nello scrigno di Leone III
— reliquiari con ismalti della migliore età dell'arte bizantina;
avori con soggetti profani e con soggetti cristiani; dipinti bi-
zantini; pergamene che servirono ad avvolgere reliquie, fra le
quali fu ritrovato anche un brano di un Tito Livio del quinto
secolo — hanno speciale importanza le stoffe antiche cui il
Dreger dedica un particolare studio pubblicato quale appendice
del lavoro del G. E nelle stoffe, come negli altri oggetti,
appare quanto l'arte orientale e bizantina abbiano prevalso
sull'arte occidentale anche nel formare il tesoro del Sancta
Sanctorum,
Né soltanto alla storia dell'arte, anche alla storia di Roma
medioevale e del rito, è preziosa la pubblicazione in cui il G.
ALTO MEDIO EVO — E. 6IQUO-T0S 843
illustra la sua scoperta che è certamente fra le più notevoli
avvenute neirarcheologia del Medioevo in questi ultimi anni.
P. TOESCA.
N.B, — Il G. rivendica a sé la priorità della scoperta di
fronte a Ph. Lauer, che sul tesoro stesso ha pubblicato un
ampio studio nei Monuments et mémoires publiés par VAcadémie
des Liscriptiom et Belles-Lettres, Fondation Piot, Paris, 1906.
Gli oggetti del Sanata Samtorum trovansi ora esposti nel
Museo cristiano presso la Biblioteca Vaticana.
EFISIO GIGLIO-TOS, La morte di Ottone III — Torino,
Tip. Subalpina, 1907.
103. — Nonostante le numerose e spesso oscure e con-
tradditorie testimonianze delle fonti contemporanee, non v'è
dubbio oramai né sull'anno né sul luogo della morte di Ot-
tone III, quindi, riassunte rapidamente le varie opinioni, il
Giglio-Tos accetta, come universalmente si fa, l'opinione mu-
ratoriana, secondo la quale il giovane imperatore morì il
23 gennaio 1002 a Paterno presso Civita Castellana. Sulla
malattia che aveva colpito Ottone III, e che lo trasse imma-
turamente a morte, rimane ancora un dubbio, e questo in una
breve dissertazione si propone il Giglio-Tos di schiarire.
Alcuni scrittori, in specie tedeschi, lo vollero morto di feb-
bre petecchiale, altri più concordemente affermano che Ottone
morì vittima del veleno, propinatogli dalla bellissima vedova
di Crescenzio, Stefania, che egli aveva presa per concubina.
Così, Stefania, secondo la leggenda rapidamente diffu-
sasi, avrebbe insieme vendicato il marito ucciso a tradimento
contro i patti giurati nella resa di Castel Sant'Angelo e ven-
dicata se stessa, costretta ai piaceri del vincitore.
Dei parecchi cronisti che accennano al tradimento di Ste-
fania, il più diffuso è Landolfo seniore, il quale, dopo aver
detto della condanna di Crescenzio, aggiunge che Ottone,
avendo saputo aver Stefania pratica del male onde egli si sen-
tiva invaso, la fece venire a sé, e le promise grandi doni, se
ella avesse saputo liberarlo dal morbo inviso. E Stefania, na-
scondendo in cuore il grave dolore, ordinò che Ottone, dopo
che essa lo ebbe curato per dodici giorni con molti unguenti,
fosse ravvolto nella pelle d'un cervo, appena ucciso e scuoiato
344 RECENSIONI E MOTI BIBLTOGRIFICHE -> 6. ROBERTI
dopo un lungo corso. Ma il rimedio che i famigliari del Re
credevano lo avrebbe risanato, fu invece causa della sua
morte.
Non la vendetta invece, ma il tentativo di liberarlo, me-
diante Tapplicazione di un metodo di cura percutanea, che do-
veva trasmettersi per tradizione ed esercitarsi ampiamente in
altre età, dal morbo " italico „, forse da lei stessa trasmesso
al giovane imperatore, è Tardità ipotesi che il Giglio-Tos af-
faccia, confortandola di qualche leggiero accenno di altri cro-
nisti. È vero che quando il morbo apparve sicuramente in
Italia, cioè nel secolo XV, i primi medici 'che lo ebbero a cu-
rare, tra i quali il celebre Torcila, suggerirono rimedii assai
somiglianti a quello che avrebbe applicato Stefania, ma come
si può dimostrare che già fin dagli inizi del secolo XI si trat-
tasse di quello stesso male?
È ipotesi ardita, e forse non sufficientemente confortata
da argomenti sicuri.
Poco corretta, anzi in qualche parte assai erronea, è la bi-
bliografia ottomana, che forma Tappendice bibliografica. Perchè
mancano p. es. talvolta le date di edizione, ed i nomi sono ri-
portati con ortografia così malsicura?
Giuseppe Roberti.
E. GIGLIO-TOS, Di un diploma apocrifo del Re Arduino e
della sua incoronazione, — Torino, Tip. Subalpina, 1907.
104. — Se con questa sua Dissertazione il eh. A. ha voluto
dar prova del suo studio, della sua coltura, del suo affetto
per le nostre antiche memorie, convien dire ch'egli ha rag-
giunto l'intento, né in verità questo nuovo lavoro occorreva
a render noto e simpatico il suo nome fra i cultori delle di-
scipline storiche. Ma se egli si lusingò di recare, colle sue
poche pagine, un nuovo importante contributo ai suoi predi-
letti studi, io temo abbia scambiato colla realtà il desiderio.
La prima parte del breve lavoro raccoglie con diligenza
quanto intorno all'incoronazione di Arduino si legge nei cro-
nisti del tempo, quanto narrano e commentano gli storici, a
<ìominciare dai più antichi fino ai recentissimi Gabotto e Vesme,
ma a questo ben poco di suo aggiunge l'A., e nulla che non
confermi quanto da secoli è risaputo, essere l'elezione e la inco-
ronazione di Re Arduino seguita in Pavia il 15 febbraio 1002.
ALTO MEDIO EVO — M. BONDOIS • P. UOSTOD 345
Pubblica poi TA. un diploma, che in quel giorno stesso il
Re avrebbe dato a favore del Monastero di S. Ambrogio di
Milano, e T accompagna colla lettera con cui il Terraneo ne
segnalava resistenza al Muratori e gli esponeva i suoi dubbi
intorno alla autenticità; colla risposta del grande Annalista
che lo dichiara e lo dimostra falso ; con un lungo atto nota-
rile, che si trova nell'Archìvio di Stato di Milano, nel quale
è detto che il 25 settembre 1665 l'antiquario Carlo Galluzzi
presentava al giudice di Milano il documento, che asseriva
aver trovato nell'Archivio del Monastero di S. Maurizio mag-
giore di Milano, e da cinque notai ne faceva ricavare copia
autentica.
Sono ormai due secoli che si sa essere il diploma una
falsificazione del Galluzzi ; che giova disseppellirlo ora, per tor-
nare, senza pure aggiungere nuovi argomenti, che pur non
mancherebbero, alla conclusione medesima? E perchè poi l'A.
fa a G. T. Terraneo il torto di credere ch'egli non nutrisse
alcun dubbio suW autenticità di tale documento al momenfo della
compilazione della II parte dell* « Adelaide »? Se è vero che
nel Capo 3* il dotto storico ragiona di tal documento quasi le
sue asserzioni meritassero fede, in quello successivo dichiara
però esplìcitamente ch'esso è falso, e riproduce in nota la let-
tera che ventìdue anni prima (14 aprile 1737) gli scriveva in
proposito il Muratori. L. U.
MARGUERITE BONDOIS, La translation des Saints Marcellin
et Pierre, — Paris, Champion, 1907.
P. MONOD, Essais des rapports de Pascal II avec Philippe J,
1079-1108. — Paris, Champion, 1907.
105-106. — Annuncio qui uniti due fascicoli, usciti contem-
poraneamente, della Bibliothèque de V Ecole des hautes études. Il
primo di essi riguarda il secolo IX, ed ha colla storia italiana
un vincolo non molto stretto. Trattasi della, traslazione dei
corpi dei Ss. Marcellino e Pietro narrata da Einardo, testi-
monio oculare. Le ossa dei santi stavano a Roma ed Einardo
ne curò la traslazione da Roma a Michelstadt, e quindi a
Mùlheim. I due corpi santi abbandonarono per tal modo Roma,
dove, secondo il cronista, le reliquie dei santi giacevano ne-
glette. La translatio riguarda l'impero dei Carolingi; e siccome
fu nell'anno 827 che le relìque cominciarono il loro viaggio.
346 RSCBNSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — C. CIPOLLA
COSÌ a partire da quel tempo e a giungere all'anno 834, Topu-
scolo di Einardo c'istruisce intorno alla biografia di questo
scrittore, alla parte ch'egli ebbe nelle rivoluzioni civili che scon-
volsero profondamente la corte e l'impero, ecc.
NeWArch. stor. Hai parlando (1907) della vita di S. Co-
lombano scritta da Giona, in una recensione all'edizione pro-
curatane dal Krusch, proposi la questione intorno al modo
con cui gli agiografi del medioevo si comportavano nella rac-
colta e nella narrazione dei miracoli , e notai la fiducia e la
sfiducia che, a seconda dei casi, noi incontriamo, direttamente
o indirettamente, espressa nei loro scritti. La translatio di Ei-
nardo offre nuovi materiali al proposito. L'agiografo prevede
le obbiezioni che si possono fare al suo racconto, l'incredulità
di alcuni dei suoi lettori, ed egli quindi lo accompagna di
prove, distingue il vario valore delle testimonianze, e inoltre
si propone di sottoporre le sue narrazioni a quella critica che
migliore egli poteva fare.
Altro punto rilevante parmi, per la letteratura agiogra-
fica, il fatto che secondo B. le vite dei santi ai quali la trans-
latio si riferisce, stavano dapprima divise e solo molto tardi
si fusero in una narrazione unica. È una questione grave quella
in cui c'imbattiamo, quando abbiamo da studiare certe narra-
zioni estese e larghe in cui compariscono molte biografie di
santi, insieme amalgamate, mentre separatamente abbiamo poi
altrettante speciali biografie quanti sono i santi. Infatti noi ci
chiediamo se la esposizione complessiva sia da considerarsi
come la riunione delle biografie speciali anteriormente com-
poste, o se invece queste siano state da quella estratte. Ogni
dato che emerga per lo studio dell'ardua questione devesi ri-
guardare come assai importante.
Il secondo lavoro è l'opera di un giovane, dopo lunga
malattia morto (gennaio 1905) nel più bello della giovinezza,
nel rigoglio della vita scientifica. Suo padre, Gabriele Monod,
nome ben noto a quanti si occupano di studi storici, presenta
al pubblico quelle pagine, che lo sventurato giovane aveva ap-
prestato in modo più o meno perfetto. Altre parti dell'opera
divisata dovettero abbandonarsi, poiché il loro Autore le aveva
lasciate troppo imperfette.
Il lavoro di B. Monod, ispirato ad elevati sentimenti di
imparzialità e condotto con rigoroso metodo scientifico, si legge
con vero profitto, e, se reca un dispiacere, è quello soltanto
ALTO MEDIO STO — M. B0ND0I8 - P. MOMOD 347
di vedere infranta alla prima ora una vita cosi promettente.
Egli riconosce anzitutto che Gregorio VII, né nel dogma né
nella disciplina, si scostò mai dalle antiche tradizioni eccle-
siastiche, alle quali per altro egli impresse una più decisa ef-
ficacia. Nel campò politico questo indirizzo e queste tendenze
condussero a risultati nuovi. Nella Francia la questione delle
elezioni ecclesiastiche si presentò fino da questo tempo. Essa
si riaccese durante il pontificato di Urbano II, specialmente in
causa del modo indegno con cui Filippo I usò ed abusò di
quei diritti che, su questo campo, le condizioni delle cose gli
attribuivano. Così quando venne a morte Urbano II, il re di
Francia si trovava colpito da seconda scomunica. Pasquale I
va notato, secondo il M., per finezza politica unita a spirito
di carità e di mansuetudine. Egli pure fu sul principio costretto
ad usare con re Filippo di molta severità, ma gli riusci di pa-
cificare gli inaspriti conflitti, pur senza abbandonare nel campo
delle teorie, la strada lasciatagli dai suoi predecessori. Nell'as-
semblea del clero raccolta in Parigi nel dicembre del 1102, il
legato ponlificio assolse il re dalla scomunica. Filippo fu gua-
dagnato alla Chiesa, e tale restò fino alla sua morte, 29 lu-
gho 1108. Mentre Pasquale si assicurava in questo modo la
cooperazione della Francia nell'opera, ardua quanto importante,
della riforma della Chiesa, preparava intanto nella Germania
quella disposizione di animi che più tardi condusse al concor-
dato di Worms.
E così siamo entrati nel terreno che M. scruta nella II e nella
III parte del suo volume, e che si riferisce alla organizzazione
della Chiesa di Francia, in rapporto colle relazioni di Pasquale I
tanto col clero secolare e regolare, quanto col re in tutto
quanto aveva rispetto appunto all'amministrazione delle cose
ecclesiastiche. Nelle questioni teoriche, né il papa né il re
fecero mutazioni nel loro atteggiamento, ma l'accordo avvenne
nella pratica, ed ebbe l'aspetto e il valore di un compromesso.
Dopo l'assoluzione concessa al re. Pasquale I era restato in
Francia, occupandosi degli affari religiosi di quella regione.
Regna non lieve oscurità circa l'andamento delle questioni
circa le elezioni ecclesiastiche. Non possiamo sapere se l'inve-
stitura precedesse di massima o seguisse la consacrazione dei
vescovi; infatti la scarsezza delle notizie sicure ci impedisce di
decidere questo punto.
Molto interessanti sono i capitoli nei quali M. tratta delle
348 RECENSIONI I NOTI BiBLIOtiRAFlCHB — C. CIPOLLA
relazioni, non di rado ostili, fra il clero secolare e il regolare,
fra i vescovi e gli abbati. E altrettanto notevoli sono le pa-
gine in cui vediamo descritti i canonici regolari, che si mol-
tiplicavano rapidamente, e che per il loro attaccamento ai
vescovi, dimostravano un vivo distacco dai monaci. Questi
guardavano con inquietudine lo sviluppo crescente dei ca-
nonici regolari, i quali erano favoriti anche dalla circostanza
che erano tutti sacerdoti e che perciò potevano occuparsi della
cura animarum assai più e meglio dei monaci, fra i quali pa-
recchi non erano sacerdoti. Pasquale II fu sfavorevole all'eser-
cizio delle funzioni parrocchiali da parte dei monaci.
Anche in Italia si ebbero lotte vivaci fra clero secolare e
clero regolare. Leggendo i capitoli del B., in cui egli discorre
con tanta cognizione di causa, di tali vicende, pensavo alle
lotte secolari fra il vescovo di Bobbio, e la decaduta abbazia
di S. Colombano, le quali lotte non furono certo Tultiipa causa
della dolorosa rovina in cui l'antica e gloriosa abbazia sì pro-
fondò, finché Nicolò V ne mutò il governo; che anzi la stessa
rifprma a cui ora accenno, se attenuò per qualche tempo le con-
seguenze della malattia, non fu sufficiente a sanare le piaghe.
Il lavoro del Monod mi faceva riflettere ancora alla im-
portanza che presenterebbe uno studio esteso intomo alle con-
seguenze, che le antinomie fra clero regolare e clero secolare
ebbero nelle gigantesche lotte fra la Chiesa e T Impero. Un
lavoro ben fatto, come quello di cui ci occupiamo, può for-
nire Taddentellato a infinite altre ricerche.
C. Cipolla.
4. BASSO MEDIO EVO (Seo. XI-XV).
A. EITEL, Ber Kirchensfraat unter Klemeìis F. — Berlin, 1907.
107. — Questo lavoro esce dalla scuola del Finke e de-
riva le sue attrattive ms^ggiori tanto dalla notizia piena e
sicura delie fonti per la storia della fine del sec. XIII e degli
inizi del successivo, quanto del nuovo contribuito che alla co-
noscenza dei fatti d'Italia portarono i documenti dal Finke
trovati in Barcellona. Gh archivi della corona Aragonese sono
straordinariamente ricchi, e noi possiano davvero attenderci
che la storia d'Italia debba anche in seguito fare i conti con
BASSO HEDIO KVO — A. SITBL 349
quella miniera preziosa e fino ad ora poco conosciuta. Il volume
di Eitel uscì non molto prima degli Ada Aragonensia del Finke
e così alla sua comparsa manteneva ancora tutte le attrattive
della novità.
Eitel comincia con up giudizio intorno a Clemente V, che
corrisponde presso a poco a quello che il Finke diede nell'altra
sua recente opera intomo alla caduta dell'ordine dei Templari.
Secondo Eitel, Bertrando de Got, eletto il 5 giugno 1305, non
mancava di buone qualità, ma gli faceva difetto la fermezza
della volontà, e dal proposito di resistere al re francese lo
tratteneva la salute peggio che malferma. Nel corso del lavoro
il giudizio di Eitel tuttavia si modifica, cosi che nella conclu-
sione finale egli lo loda per aver ricostituito lo Stato della
Chiesa, che ricevette sgretolato, e disfatto dalla confusione
e dalle guèrre civili. Eitel considera a parte a parte le regioni
componenti lo Stato ecclesiastico, oltre alla Tuscia, la quale
fermò sopra di sé l'attenzione del pontefice.
Eitel non è sfavorevole a Bonifacio Vili, e ancorché non
indugi a parlarne estesamente e a riprodurne i profili caratte-
ristici, tuttavia quando ne tocca qua e colà sparsamente, ne
parla in modo che se quel papa ritornasse in vita non ne reste-
rebbe troppo scontento. Finke è di lui più severo tanto verso
Bonifacio Vili quanto verso Clemente V.
Invece Eitel non è molto benevolo verso Benedetto XI,
per rispetto alla sua politica. Non gli piace la sua indulgenza,
ch'egli giudica debolezza e mancanza d'iniziativa. Non gli piace
il vedere che Benedetto XI, a differenza di Bonifacio Vili, non
agiva di per sé, ma si aflSdava ai consigli del Collegio dei Car-
dinali. Con tutto questo (p. 74) lo giudica non solo santo,
ma anche dotto e pacifico. Ammette che Benedetto XI fosse
lontano dal nepotismo famigliare, ma crede (p. 75) che dalle
inclinazioni nepotistiche non fosse del tutto alieno, giacché,
egli, trevigiano, ai posti più importanti nello stato della Chiesa,
cioè ai Rettorati, chiamò persone dell'Italia superiore, da Brescia,
da Parma, da Venezia, è persino da Treviso: né sempre questi
gli recarono onore. Non so vedere in ciò alcuna traccia di
nepotismo, poiché si tratta non di una famiglia o di una città,
ma di una regione estesissima. Il trevigiano fu Rambaldo (di
Gollalto), e il Bresciano fu Tebaldo Brusati, cioè persone e fa-
miglie ben note nella storia. Erano persone e famiglie che
si imponevano facilmente per le loro qualità e per le loro
350 KECESSIONI E NOTE BIBL10<1RA PICHE — C. CIPOLLA
attinenze. Quindi era più che naturale che un papa, qualunque
egli fosse, ad esse facesse appello nel disbrigo degli affari
gravi e delicati.
Interessante assai è il capitolo (p. 170) sulla guerra di
Ferrara, ch'egli aveva già scritto quando comparve il volume
di G. Soranzo, che qui citasi con lode, ancorché si rilevi che
in esso i fatti sono studiati sotto il punto di vista veneziano
e quindi unilateralmente. Farmi che il voi. del Soranzo meriti
maggiori elogi, essendo scritto in realtà con dottrina e con
senso critico. Eitel aggiunge la minuziosa diligenza nei parti-
colari, e il contributo di alcuna lettera del Cardinale Arnaldo
di Felagrua, di cui ora abbiamo il testo integro negli Acta
Aragonemia^ II, 641.
Il volume di Eitel è un bel contributo alla storia di un
periodo intricatissimo della vita italiana, anche se in qualunque
giudizio speciale vogliamo da lui distaccarci.
G. Cipolla.
K. GUGGENBERGER, Die Legation des Kardinals Pileus in
Deutschland (1378-1382). — Mùnchen, Lentrier, 1907.
108. — In questi ultimi anni la vita del card. Fileo dei
conti di Prata fu fatta oggetto di un egregio lavoro da parte
di quel valoroso storico friulano, che è lo Zanutto (1901), la
cui monografia viene assai opportunamente citata e usufruita
dal nostro A. Ma nell'opuscolo presente le notizie sulla lunga
legazione dal Pileo sostenuta in Germania, in Boemia, in Un-
gheria, in Inghilterra fra il 1379 e il 1382 vengono di molto
accresciute, vagliate e poste nella dovuta relazione colla storia
di quelle regioni. Urbano VI vedeva che una grande tempesta
si addensava contro di lui, e cercò di rinsaldare le sue rela-
zioni colle regioni suddette, affidando la difficile e delicata mis-
sione ad un uomo esperto e devoto. Quando il Fileo fu inviato
in Germania, Carlo IV era ancora vivo. Ma il vecchio impe-
ratore morì allo scorcio del 1378, e solo qualche settimana
appresso Fileo comparve in Vienna. A Fraga, residenza di Ven-
ceslao, figlio di Carlo IV, venne il cardinale al principio di
marzo, e quivi stabiU fermi accordi con Venceslao, in com-
pagnia del quale recossi poscia in Ungheria. Venceslao dimostrò
sentimenti favorevoli ad Urbano VI, ed espresse anzi il pro-
posito di recarsi in Italia. Ma il viaggio non ebbe luogo, il che
BASSO MEDIO £V0 - O. C. BCRAG6I 351
(secondo TA.) si può forse attribuire a qualche deficienza nel-
Tabilità diplomatica del legato. Questi poi recossi in Inghil-
terra per assicurare l'adesione di rè Riccardo II all'obbedienza
romana. Nega l'A. che colà il Pileo avesse occasione di occu-
parsi di Wicleffo: a supporlo, si commette un errore di cro-
nologia. Finalmente, dopo un nuovo soggiorno in Germania,
Pileo tornò in Italia. Ciò avvenne nella state del 1382.
In appendice tratta la questione se Pileo abbia sostenuto
altre missioni in Germania nel 1394 e nel 1398. Risolve il que-
sito in senso piuttosto negativo che affermativo.
Il volumetto è breve, ma denso di fatti e ricco di notizie
tolte da fonti edite e inedite. Esso è ben riuscito, come chiara
n' è Tesposizione. Può quindi affermarsi che reca un buon con-
tributo non solo alla storia dei paesi oltremontani, ma a quella
pure d'Italia. G. Cipolla.
G. C. BURAGGI, Gli Statuti di Amedeo Vili del 26 luglio 1423,
(Estr. Mem, Acc. Scienze, Torino, S« II, Tom. 57, 1907).
109. — Da un codice della Nazionale di Torino l'A. trasse
questi brevi Statuti, finora inediti e mal noti agli studiosi.
Sono 14 Capi, che tutti trattano della procedura da seguirsi
nei giudizi civili. Promulgati, sette anni dopo, i famosi Statuti
generali, parte di quelli dal '23 venne , in essi trasfusa, con
qualche variante, ma — dimostra l'A. — alcuni Capi rimasero
invece in vigore nella loro prima forma, ed indipendentemente
dagli Statuti generali; tanto che, ancora nel 1553 il Duca
Carlo If, li riportava testualmente nei suoi nuovi Statuti.
L'A. mette in evidenza come scopo precipuo di questo
Statuto fosse d'assicurare la speditezza dei giudizi, sanzionando
e regolando con precise norme il procedimento sommario, che
da molto tempo s'andava introducendo così nella legislazione
canonica come in quella civile, in contrapposto al rito solenne
o formale per cui si eternizzavano le cause davanti ai giudici.
Il B. aggiunge un dotto commento che mostra la deriva-
zione delle singole disposizioni del breve codice di procedura
rispettivamente dal diritto canonico, dal romano o dal ger-
manico, dalla cui lenta fusione che allora s'iniziava nella legi-
slazione medioevale doveva prendere origine il diritto moderno.
L. U.
352 RecEXsioKi e note bibliografiche — p. toesca
PAUL SCHUBRING, Luca della Robbia uml seine Familie
{Kunstler'M(mographiefiìn:Ta.usgeg, v. H. Knackfuss, LXXIV).
— Lipsia, 1905.
110. "— Ricca ormai più d'ogni altra e assai pregevole è
la serie di monografie su artisti d'ogni epoca e d'ogni regione,
pubblicata per cura di G. Knackfuss. Essa conta fra i suoi
volumi quelli del Thode su Giotto, di H. Mackowscki sul Ver-
rocchio, e altri in cui gli intenti proprii a scritti di divulga-
zione non vanno a discapito della originalità e della serietà di
critica, come suole accadere. E fra gli ottimi è da collocare
il volume che lo S. dedica a Luca della Robbia, ad Andrea,
nipote del grande scultore, ed agli altri suoi seguaci che man*-
tennero la tecnica della terracotta invetriata. L'illustrazione ef-
ficace che l'A. .fa delle opere è sparsa di osservazioni nuove
e di giudizi originali.
Il problema della prima attività artistica di Luca della
Robbia, come di altri molti maestri del principio del Quattro-
cento, è ancora da risolvere; né ad esso reca luce l'attribu-
zione a Luca, proposta dallo S., delle figure dell'Annunciazione
che stanno sulla nicchia del S. Matteo di Lorenzo Ghiberti in
Orsanmichele. L'attribuzione non è troppo suffragata dai ca-
ratteri stilistici delle due statuette. Così il grande maestro ci
si presenta tosto con un capolavoro, con la cantoria di Santa
Maria del Fiore nei cui bassorilievi è già tutto quel fine ed
equilibrato senso della Bellezza che rimarrà sempre a Luca della
Robbia di fronte all'arte agitata e drammatica di Donatello.
Opera di Luca, nel periodo in cui egli attendeva ai bas-
sorilievi marmorei del Campanile, è ritenuta dallo S. una for-
mella di terracotta, rappresentante la Creazione di Eva, nel
Museo del Duomo di Firenze, la quale per certe sue fiacchezze
di modellato, e anche per la difettosa tecnica dell'invetriatura,
lascia adito al dubbio che si tratti di una imitazione recente.
Per quanto sinora ci è noto, dove dapprima il maestro
fa uso della terracotta invetriata è nel Tabernacolo di Pere-
tola (lo sportello bronzeo del tabernacolo è attribuito dallo
S. a Donatello); e da allora l'arte di Luca della Robbia, mi-
rabile per ispontaneità, si esplica con quel nuovo mezzo, dalla
decorazione della Cappella de' Pazzi — che lo S. giustamente
restituisce a Luca — ai lavori dell'Impruneta, alla serie delle
Madonne, la cm classificazione è diligentemente discussa dall' A.
BA6S0 UEDIO EVO — D. MORF.LLINI 35S
Se il bellissimo gruppo di terracotta invetriato di bianco,
rappresentante la Visitazione, a Pistoia, sia da assegnare a
Luca 0 non piuttosto ad Andrea, continuatore dell'arte sua,
è questione che nemmeno i documenti recentemente pubbli-
cati in proposito hanno valso a risolvere. La risposta deve
ancora fondarsi sul giudizio stilistico, sempre incerto, e non a
tutti convincente, quando si tratti di distinguere opere di
maestri che abbiano fra di loro così stretti vincoli d'arte quali
furono fra Luca e il suo nipote Andrea della Robbia. Lo S.
— col Bode e col Marquand — assegna il gruppo a Luca;
il Venturi d'altra parte la attribuisce ad Andrea.
L'arte di Andrea non è più equilibrata e calma come
quella di Luca; le forme vi perdono alquanto di consistenza,
diventano più nervose, talora mostrano l'influsso dell'arte del
Venocchio, ma serbano pur tuttavia la nobile compostezza
del maestro. E la tecnica si mantiene sicura nei suoi mezzi,
sobria nei colori. Non cosi in Giovanni della Robbia ed in
altri seguaci dei quali lo S. illustra minutamente l'attività po-
nendone in evidenza il diverso carattere. P. Toesca.
D. MORELLINI, Giovanna d'Aragona^ duchessa d' Amalfi. —
Cesena, Vignuzzi, 1906.
IH. — Non è propriamente uno studio storico, né al fatto
né nel proposito dell'A., che lo presenta come « spigolature
storiche e letterarie ». Queste ultime hanno sulle altre una
evidente prevalenza, non solo per estensione, ma anche per
importanza. Raccolte, come in una breve introduzione, le poche
notizie che si avevano sulla nascita di Giovanna, da un ba-
stardo di Ferrante I d'Aragona; sul matrimonio, che di lei
fece una duchessa d'Amalfi, sulla vedovanza, la fuga, l'unione
col Bologna e la scomparsa; il resto, ossia il corpo del lavora
è, più che altro, critica letteraria. Esamina cioè principalmente
e pone a raffronto una novella del Bandello, un racconto de'
«Manoscritti Corona », una. commedia di Lope de Vega, una
tragedia del Webster, che hanno la stessa duchessa per pro-
tagonista; e di queste opere letterarie il M. rileva le diver-
genze, le somiglianze, le affinità e i possibili rapporti di deri-
vazioni, il vario grado di valore artistico. M. S.
ìtivisia Biotica italiana^ 8* S., vii, 3. ' 28
354 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — O. SAKOIORGIO
5. TEMPI MODERNI (1492-1789).
G. CLAUSSE, Beatrice d'Este, duchessa di Milano. — Paris,
Leroux, 1907.
112. — Poche figlie d'Eva hanno esercitato sugli uomini
e sui loro tempi tanto fascino e tanta influenza quanta Bea-
trice che beò, vivendo, il suo consorte, e lo lasciò infelice alla
sua morte. L'Ariosto cantò non altro che la verità.
Coniugi che furono, Lodovico il Moro e Beatrice d'Este,
s'amarono e s'intesero come nessuno sforzesco avrebbe spe-
rato, e dall' idillio si passò presto e pubblicamente alla vera
signoria che la elegante Napoletana vantò sul torbido ed irre-
soluto Milanese. Questi, anzi, non solo non Io nascose, ma ebbe
le parecchie volte a dichiarare d'aver associata al principato la
sua donna, e la morte improvvisa e prematura di costei, fu
infatti un disastro per l'indipendenza di Milano e la rovina dì
Lodovico. Che ** trascinato senza guida e senz'appoggio attra-
verso avvenimenti ch'ei non poteva più dominare, ne risentì
tutti i danni. La sua defezione dall'alleanza francese gli costò
la corona e la libertà. Il 21 settembre 1499 Luigi XII, entrato
vincitore in Milano, lo costrinse a fuggire e si fece gridar duca
invece di lui. Richiamato in Milano l'anno dopo, egli era fatto
prigione a Novara, ed andava a chiudere i dì suoi nel fondo
del carcere di Loches. „ L'ultima visita fatta da Lodovico alla
tomba della sua consorte fu proprio una commozione,' se non
una raffinatissima ipocrisia, e il Glausse così la descrive: I Fran-
cesi arrivavano a Milano nel 1499, e Lodovico si preparava a
fuggire: egli si congeda dai cortigiani che partono e l'abban-
donano, e già accenna a mettersi sulla via di Como, quando
di scatto ritorna al Tempio delle Grazie, e là sta lungamente
e non se ne allontana che dopo aver per ben tre volte ricpii-
templato fra lagrime e singhiozzi il sepolcro de la più zeniile
madona delV Italia. " Lagrime di rimorso ed espiazione ,, com-
menta Bernardino Corio.
" Non credo che doe persone più se posse amare „, scrisse
di que' di a Isabella Gonzaga Galeazzo Visconti pur ** amico
intimo e parente di Lodovico. „ Né sarebbe stato credibile il
diverso. Lodovico, trentanovenne, già padre senz'aver gustate
mai le gioie della famiglia, e scettico, rimase ammaliato e rin-
TEMPI MODERNI — O. CLAUSSB 355
giovanito dalle grazie carissime della trilustre sua sposa. Delle
bizzarrie di questa, il Moro non faceva che ridere!... Così fu,
per esempio, allora che stando egli un bel giorno a sorvegliare
i lavori nel Chiostro del Mangano la * duchessina di Bari „ e
le damigelle gli apparvero mascherate da turche... E di certo
dovette piacere al marito 1' affetto schietto e continuo dimo-
strato da Beatrice a Bianca la natagli da Lucia già moglie del
Sanseverino. Riscaldarono d'altronde le intimità, anche le nozze
augurose avvenute in quel 1491 tra Anna, la nipote bellissima
e gentilissima di Lodovico, ed Alfonso il fratello di Beatrice.
Caratteristica giovane questa Napoletana! Che educata tra
i chiassi e le scaltrezze Aragonesi, crebbe spigliata insieme e
colta tanto da saper tenere a Venezia un discorso solenne in
latino, ed entusiasmare di sé Massimiliano imperatore e Carlo Vili
il " piccolo grande „ del La Tremolile. Frivola e civettuola
nelle apparenze, e biricchina al punto di correr per le vie come
una donnicina del popolo, ma superba e tenace sul suo trono,
coltivò in palazzo e a Vigevano musica e poesia, e gli artisti
le furono graditi tutti meno 1' eretico ed empio Leonardo, che
essa abborri e perseguitò perchè reo agli occhi di lei, gelosa
e vendicativa, d'aver dipinta la Gallerani stata la favorita del
Moro, e d'esercitare col suo genio un irresistibile influsso sullo
spirito fiacco di costui. Odiò forse meno, ch'è tutto dire. Isa-
bella, la cognata colpevole d'essere la bella e brillante Sovrana,
allora ch'essa Beatrice entrò sposa di Lodovico nella Corte di
Giangaleazzo, e l'indomani della morte di questo poveretto, la
Estense, felice d'essere salita appena ventenne al diadema, ab-
bracciò la rivale del ieri e con lei pianse di cuore Ma questa
subita cordialità, temo forte ce l'abbia regalata Carlo Magenta...
Pianse, invece, per due lunghe notti, e sentì il gran dolore,
per la uscita di vita del buffone Nannino!... " Voi (ne scriveva
alla sorella, marchesa di Mantova), voi l'avete conosciuto ed
amato, e però capite che pur troppo non posso rimpiazzarlo
in nessuna maniera; un nuovo Nannino nemmanco la natura
potrebbe rifarlo, che ell'ha esaurita ogni sua potenza fondendo
in un tipo per // divertimento dei re la più rara bestiaggine e
il più attraente degli orridi. Il poeta Bellinzoni (alludeva al Bel-
lincioni) nell'epitafio dettatogli ha scritto che se l'anima di lui
è in cielQ, deve far ridere tutto il paradiso. Io Tho sotterrato
nella nostra Santa Maria, allato al mio falcone prediletto ed
xilla indimenticabile mia cagna Puttina „ E si divertiva anche
356 RECENSIONI B NOTE BIBLIOGRAFICHE — G. 8AN010R6I0
col nano di Chio, altro degli animali rari di cui Lodovico aveva
arricchita la sua Casa!
Tale la Donna, tale Tetà. E tale la viva e dotta Confe-
renza che Gustavo Clausse ha tenuta lo scorso anno alla Sor-
bona, in nome della Società per gli Studi Italiani. Facile, lieta
ed accompagnata dalle bellissime incisioni dei ritratti di Bea-
trice scolpiti dal Romano, della miniatura di Antonio da Monza,
delle tele di Zenale e di Costa, e deHa magnifica Porta del
Lavabo là nella gran Certosa pavese ove sta il sepolcro stu-r
pendo eretto a Beatrice e al suo Signore dall'insuperabile Gobbo^
dessa lusinga ed incoraggia la nostra reverenza per la patria
e per le arti. Per queste sante Arti del Bello, che il valorosa
Clausse, membro degnissimo delle Accademie di Roma e Fi-
renze, onora da par suo e da un pezzo. Infpiinino i lavori
di lui sulle Basiliche d'Italia, sugli Scultori del Lazio, sui San-
galli, e sulla Scuola del Luino.
Avesse l'egregio Parigino sempre curata l'esattezza dei
cognomi italiani! Gaetano Sangiorgio.
V. L. BOURRILLY, Guillautne du Bellay, Seigneur de Langey
(1491-1543). — Paris, Cornély Editeur, 1905.
— Le Cardinal Jean Du Bellay en Italie (juin 1535-mars 1536).
— Paris, Champion, 1907.
113-114. — Godo di additare all'attenzione dei lettori della
Rivista queste due pubblicazioni, la cui importanza è accre-
sciuta dalle attinenze che la materia in esse trattata ha ad ogni
pie sospinto con la storia nostra del Cinquecento, ed in ispe-
cial modo con la piemontese. Senza addentrarci in un esame
particolareggiato, basterà accennare sommariamente a questa
materia per confermare il nostro giudizio.
Il primo dei due volumi è una poderosa monografia ri-
gorosamente storica e pel metodo e per l'indole sua, condotta
con piena padronanza e con molta novità di risultati, sulle
fonti a stampa e manoscritte, delle quali l'A. dà larga notizia
in un'opportuna introduzione bibliografica. •
Dei quattro libri, in cui è diviso il volume, il I com-
prende il periodo della giovinezza, dedita agli studi, alle armi,
alle prime ambascierie (1491-1528); il II è consacrato alle
varie missioni in Inghilterra (1529-30); il III a quelle in Ger-
mania, fra il 1532 ed il 1536. Maggiore interesse ha per noi
TEMPI MODERNI — V. L. BOURRILLY 357
il libro IV, che è anche il più ampio, nel quale in sette densi
<iapitoli sono illustrate, quasi giorno per giorno, con la scorta
di preziosi documenti, le vicende del Signor di Langey durante
il suo governo del Piemonte (1537-43), dalla conquista di
questo preceduta da una missione del Du Bellay, fina alla
morte di lui, avvenuta nel gennaio 1543.
L'ultimo capitolo, il VII, è consacrato a dar notizie del-
l'opera storica dell'insigne personaggio, sovrattutto delle sue
Ogdoades; e nella Conclusione gli si assegna giustamente il
posto che gli spetta nella Storia dell'Umanismo francese. Al
volume accrescono pregio la ricca appendice di documenti
inediti, nonché un bel ritratto del Du Bellay ed il facsimile di
un suo autografo.
Il secondo volume è un estratto della Revue des Etudes va-
belaisiennes (3*^-4^ fase, della 5* annata) ed illustra con quell'am-
piezza ed originalità di ricerche che è abituale all' A., le varie
missioni diplomatiche compiute dal celebre vescovo di Parigi,
Giovanni Du Bellay, in Italia, fra il giugno del 1535 ed il
marzo dell'anno seguente. Nel maggio del 1535, dopo lunghe
ostinate trattative, iniziate già con Clemente VII, il fratello di
Guillaume Du Bellay veniva promosso da Paolo III al cardinalato.
Col pretesto e con l'apparenza di recarsi a ricevere il cappello
a Roma, egli andava, nel giugno, a farsi interprete della po-
litica del suo re, il quale tentava di trascinare nell'orbita della
sua politica il nuovo pontefice Farnese, cercando di staccarlo
il più possibile da Carlo V.
Per tutto quel labirinto di pratiche complicate, anzi di
intrighi, in cui il vescovo parigino ebbe tanta parte, l'A. si
muove con sicurezza, illuminandolo con nuovi particolari e con
sagaci osservazioni, sicché queste sue pagine si connettono
strettamente e utilmente col buon saggio del nostro Capasso su
La politica di papa Paolo III e V Italia. I negoziati volsero spe-
cialmente sul tema del Concilio; ma l'opera dell'agente e rap-
presentante del Re Cristianissimo fu intesa ad assicurarsi il
favore ed il concorso di capitani, diplomatici, cardinali e città
in vista non solo d'una possibile guerra, ma anche della politica
generale, complicatasi ed aggravatasi improvvisamente nel no-
vembre del 1535 con la morte di Francesco Sforza, duca di
Milano. Il papa, che non era Clemente VII, messo fra i due
contendenti, si destreggiò in un abile giuoOo d'equilibrio e di
svogliata neutralità, che gli riusci discretamente. Quando, alla
358 RECENSIONI E NOTE BIBLIOQRIFICHE — V. CIAK
fine del febbraio 1536, il cardinale ambasciatore lasciava, fra
la generale sorpresa, la Città eterna, anche se non aveva con-
seguito delle sue fatiche, nonché una vera vittoria, un risultato
risolutivo, potè dire d'aver giovato al suo re, il quale nel-
l'estate seguente gli affidò l'officio di luogotenente generale al
governo di Parigi e dell'IIe-de-France. Da questo punto si inizia
nella storia della sua vita un nuovo periodo. Intanto è da ral-
legrarsi che anche questa importante missione sua in Italia
abbia ricevuto così copiosa luce di fatti e di critica per opera
del Bourrilly, il quale ben fece a pubblicare in appendice il
bel manipolo di documenti, tratto dall'Archivio di Stato ve-
neziano. • V. Gian.
DOMENICO SANTORO, Della vita e delle opere di Mario Equì-
cola, — Ghieti, Tip. Jecco, 190G.
115. — lì S. in questa monografia ricostruisce anzitutto con
diligenza, dopo lunghe, se non in tutto compiute, indagini di bi-
blioteca e d'archivio, la biografia dell'Alvitano, che dalla sua
piccola patria, posta nel ducato di Sora, dovQ nacque verso
n 1470, passò alle corti di Ferrara e di Mantova, al servizio dei
Cantelmo, degli Estensi e dei Gonzaga, ai quali prestò l'opera sua
preziosa di soldato, di cortigiano, di segretario e di scaltro ne-
goziatore nel maneggi politici. Ebbe l'onore meritato d'essere
precettore ad Isabella Gonzaga, la geniale Marchesana di Man-
tova, che lo volle più volte compagno, gradito ed esperto, nei
suoi viaggi, d'uno dei quali in Provenza, Tanno 1517, egli
fu lo storiografo. Più tardi, nel 1519, l'Equicola diventò anche
il segretario del giovane Marchese Federico e della madre sua
Isabella. Mori prematuramente nel luglio del 1525.
Alla illustrazione delle opere sue il S. consacra la seconda
parte del libro ; opere latine e volgari, di non grande valore
letterario, ina tutte, quale più, quale meno, utili a conoscersi
come documenti di quella vita, di quelle costumanze, di quella
coltura italiana nel periodo migliore della Rinascita. Agli stu-
diosi di lettere sono , ben note due operette 11 Novo Cortegiano
e le Institutioni al comporre in ogni sorte di rima, e più ancora
il Libro de Natura de Amore, Ai lettori di questa Rivista gioverà
piuttosto il sapere che un gruppo di scritture dovute all'Alvi-
tano ha carattere storico o politico, quali la Pro Gallis Apo^
logia, il De liberata Italia^ Ylfer in Narbonensem Galliam^ la
TEMPI MODERNI — E. PICOT 359
Suasoria in Jurcas, e, più note e notevoli, la Genealogia de li
Signori da Este, la C/ironica de Manina e gli Annali della città
di Ferrara,
11 volume si chiude con una ricca serie di documenti, che
ne formano la terza parte e che, anche se sovrabbondanti,
riusciranno graditi agli studiosi. V. Gian,
ÉMILE PICOT, Les Frangais italianisanis au XVP siede, 2 voi.
— Paris, Champion, 1906-1907.
116. — Delle sette parti, onde si comporrà Topera vastis-
sima alla quale da molti anni attende con zelo indefesso TA.,
questi due volumi, stando al disegno da lui esposto innanzi al
primo di essi, formano la sesta; ma è la prima che esca in
forma veramente compiuta, e per quanto è concesso dall'indole
stessa del lavoro, definitiva. Della prima parte, sugli Italiani in
Francia durante il secolo XVI, è uscita fino ad ora soltanto la
larga Introduzione, in una serie di contributi pubblicati via via
nel Biilletin Italien dall'anno 1901 a tutto il 1905; ed è tale
che gli studiosi ne attendono con impazienza il séguito e la
pubblicazione a parte.
Intanto questi due densi volumi, tutti intessuti di materiale
in gran parte dall'A. desunto con tenace meritoria fatica da bi-
bUoteche e da archivi italiani e francesi, sono senza alcun dubbio
fondamentali. Essi forniscono la conferma più sicura e più elo-
quente dell'influenza grandissima che la letteratura nostra —
anzi tutta la civiltà nostra nelle forme sue più svariate — nonché
la lingua esercitò su quella di Francia nell'età del Rinascimento
maturo.
In queste pagine ci sfila sotto gli occhi una schiera di
scrittori — 21 nel primo, 40 nel secondo volume — la più
parte, com'è naturale, mediocri, mentre i più insigni e famosi,
come Claude De Seyssel, Marguerite d'Angoulème, Mellin de
Saint-Gelais, il Rabelais, Joachim du Bellay, sono considerati
di nuovo da un solo aspetto, quello di cultori della lingua
italiana.
Chi conosce il P. come maestro provetto nell'indagine
erudita e nella critica storica, non ha bisogno di sapere che
anche in questo volume, di carattere essenzialmente biografico
e bibliografico, è una costante severità di metodo e un amore
ed una ricerca dell'esattezza che conferiscono una solidità e
360 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — M. B.
quasi direi stabilità alle parti già elevate su salde fondamenta,
destinate a resistere anche il giorno in cui Tedifizio verrà ac-
crescendosi per Topera dell'A. medesimo e dei suoi continuatori.
V. Gian.
V. VITALE, Un Documento sulle relazioni tra V Arcivescovo e
le città di Barletta e di Troni, — Trani, Vecchi, 1907.
117. — Il documento, tratto dall'archivio della cattedrale
di Trani, contiene i Capitoli e privilegi, di cui questa città
chiese ed ottenne la conferma da monsignor A. Orabona, che
fu suo arcivescovo dal 1573 al 1576. L'editore lo ha oppor-
tunamente illustrato, ritessendo sommariamente i rapporti an-
teriori tra gli arcivescovi tranesi e la chiesa e la città di Bar-
letta, e qua e là rettificando e completando le notizie dello
storico Barlettano Loffredo. Capitoli e privilegi, da quegli ar-
civescovi, aveva ottenuti anche Barletta, nel 1504 e 1516, che
i concedenti troppo spesso violarono, con conseguenze di que-
rele e litigi. Il documento che vede ora la luce, poiché con-
tiene per Trani le stesse concessioni fatte anche a Barletta,
pone in grado l'editore d'affermare che la gelosia municipale
di Trani verso Barletta alimentò i continui dissidi tra questa
città e l'arcivescovo da cui dipendeva. M. S.
G. DE MUN, Richelieu et la Maison de Savoie, — Paris, Plon-
Nourrit et C, 1907.
118. — Per verità il gran Cardinale rimane alquanto nel-
l'ombra, ed al libro meglio si conviene il sottotitolo, che porta,
L'Ambassade de Particelli d' Hémenj en Piémont, È infatti il
racconto delle gesta da costui compiute alla Corte di Savoia,
dove fu rappresentante di Francia dal 1635 al 1639, che forma
il principale contenuto dell'opera del De Mun. Il quale non fa
mistero della sua simpatia pel suo protagonista, e cerca ria-
bilitarne la memoria, che se ne serba non buona, non solo
presso gli storici piemontesi, ma anche da quelli di Francia.
E veramente, seguendo giorno per giorno l'azione spie-
gata dall'ambasciatore francese in quel teatro d'intrighi e di
lotte che era allora la Corte di Torino, non gli si può negare
un'attività instancabile, un'intelligenza acuta e pronta, e,.come
TBMPI MODERNI -^ 0. DB MUN 361
dice l'A., rintegrità e la devozione assoluta agli interessi di
Francia e al servizio del Re.
Lui infatti, diplomatico astuto ed energico, s'adopera con
ogni accorgimento per mantenere saldo nell'alleanza francese
Tanimo titubante ed incerto del Duca; lui, intendente e com-
missario dell'esercito, si arrovella per trovare i mezzi di dar
viveri e soldo alle truppe, malgrado la penuria di danaro in
cui lo lasciano i suoi padroni; lui, generale, interviene nei
Consigli di guerra a conciliare i dissensi tra il Duca, genera-
lissimo, ed il Maresciallo di Crequi, comandante le armi fran-
cesi, e a suggerire le mosse degli eserciti.
E, morto Vittorio Amedeo, quando le fazioni imperversano,
ed il partito spagnuolo sembra prevalere nel paese ed a Corte,
e sono cabale e intrighi dovunque, e la Duchessa reggente
tentenna, né sa chi, del fratello o dei cognati, le tenda insidie
maggiori , è il nostro diplomatico che coli' astuzia , colle mi-
nacce, colla violenza riesce vincitore, ottiene l'esilio e poi la
prigionia del suo peggior avversario, il padre Monod, e strappa
a Madama Reale prima la firma del trattato di Torino, che
conferma l'alleanza francese, poi la convenzione del 1639 per
cui parecchie piazze forti del Piemonte sono poste nelle mani
del Cristianissimo.
Il libro non presenta, specie pei Piemontesi, gran sapore
di novità, poiché si riferisce ad avvenimenti che furono ripe-
tutamente e dottamente illustrati dai nostri storici, e qualche
notizia inedita che contiene può meglio interessare il biografo
del d'Hémery che lo studioso della storia piemontese; co-
munque, è di facile lettura e piace vedere che l'A., pur non
liberandosi del tutto dal vezzo dei suoi compaesani d'accusare
ad ogni istante la doppiezza e la malafede della Corte Sa-
bauda, ha pure dei momenti di sincerità, nei quali riconosce
che non più schietta e leale era la politica del porporato
francese.
I numerosi archivi di Parigi, il nostro di Stato, altri mi-
nori hanno dato buon contributo allo studio del De Mun, che
mostra pure non scarsa cognizione della letteratura sull'argo-
mento; strano che in un lavoro che tratta continuamente di
guerre e di battaglie, non sia ricordata mai l'opera capitale
sulla Storia Militare del Piemonte, quella di C. di Saluzzo.
Alcuni errori di topografia, che avrebbe potuto evitare,
servendosi d'una buona carta del Piemonte (Candia Lomellina
362 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — L. USSEOLIO • M. BCBIPA
scambiata con Candia Caìì4ive8e, pag. 102, Fontanetto d'Agogna
in provincia di Novi, pag. 136, Felizzano suWsi sinistra del Po,
pag. 333, ecc.), vogliono condonarsi a chi, straniero, non può
aver troppa conoscenza delle località ; ma più difficilmente sarà
perdonata, anche dai lettori francesi, la battaglia navale di Li-
(/nano, di cui fa una cosa sola con quella, molto ipotetica, in
cui la flotta veneziana avrebbe sconfitto le navi delF impera-
tore Barbarossa (pag. 116, nota). L. Usseglio.
U. DALLA VECCHIA, Cause economiche e sociali deìV insurre-
zione Messinese del 1674 (studi e ricerche). — Messina,
Muglia, 1907.
119. — È un lavoro difettoso nel disegno e nella strut-
tura, siccome lo stesso A. riconosce, tentando giustificarsi.
Ingiustificabile, per ogni verso, ne è la scorrettezza tipografica.
Ciò e le non rare ripetizioni, prodotte dalla mancata fusione
delle parti, e l'esposizione, troppo pedestre, scolorita e sner-
vata, stancano il lettore, ancorché disposto alla più santa pa-
zienza. Ma un pregio sostanziale vi è di sicuro, e consiste
principalmente nel materiale nuovo, tratto da manoscritti con-
servati a Messina, a Palermo, altrove; e nuova luce è quella
sotto cui l'A. presenta la famosa insurrezione. Le sue cause, di
carattere economico, generalmente non erano state sufficiente-
mente rilevate. Su queste ora TA. particolarmente insiste; e
certamente fa bene. Ma, indipendentemente ora dall'opera sua,
pur riconoscendo tutta l'utilità del volgere l'indagine storica
per queste nuove vie, non crediamo superfluo raccomandare
la maggior prudenza e cautela. Un eccessivo esclusivismo in
questo indirizzo potrebbe essere pericoloso; un omaggio alla
moda, più che serena e rigida ricerca del vero.
M. Schifa.
6. PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE
(1789-1815).
HANS GLAGAU, lieformversuche und Sturz des Absolutismus in
Frankreich (1779-1788), — Mùnchen, R. Oldenbourg, 1908.
120. — È nota la condizione politico-sociale della Francia
sotto il regno di Luigi XVI alla vigilia della rivoluzione. Il
PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE — H. d'ALMÉRAB 363
prof. Glagau volle ricostruire i tentativi di riforma per salvare
la monarchia e spiegare il loro insuccesso. Forse il titolo pro-
mette troppo, perchè pare estendersi a tutte le esplicazioni
della vita pubblica; mentre in realtà l'A. concentra le sue in-
dagini sulla questione economica e finanziaria. E questa tratta
veramente con molta ampiezza, esponendo dapprima il pro-
gramma riformatoj-e della nuova scuola economica, ossia della
fisiocrazia che da Quesnay ad Adamo Smith assurse a dignità
di scienza; descrivendo di poi il piano di riforma, soprattutto
finanziario, caldeggiato dal Turgot, gli ostacoli alla sua appli-
cazione e la caduta; indi riassumendo i criteri modesti e pra-
tici del Necker, il sistema immaginato dal Calonne per non
contraddire apertamente alle abitudini della Corte, il crescente
dissesto finanziario e l'impotenza del Parlamento e dei Nota-
bili ad arrestarlo, fino allo sfacèlo precursore della rivoluzione.
In appendice TA. riproduco otto notevoli memoriali, uno del
Malesherbes, e otto del Calonne; questi ultimi degli anni 1786-
1787. L*opera non riguarda Tltalia, ma non è del tutto estranea
all'intelligenza dei fatti contemporanei. C. R.
•HENRI D'ALMÈRAS, Le^ amoureiix de la Beine Marie An-
toineite d' aprh tea pampldets. In-IG, pag. 4ii6. -r- Paris,
Libr. mondiale, 1908.
— Une amourettse; Paulina Bona parte. In-16, pag. 365. — Paris
Albin Michel, 1907.
1:21-122. — Sono due volumi, scritti in forma piacevole,
senza pretesa di erudizione, ma derivati da attente letture di do-
cumenti, opuscoli, giornali e libri in parte contemporanei. Come
il titolo stesso indica, non trattasi di due biografie, ma dello
studio di due donne bellissime sotto un solo aspetto, l'amore:
per l'una. Maria Antonietta, che è al limitare della rivoluzione,
abbiamo le calunnie persistenti nei libelli, che dovevano pre-
pararle si misera fine; per l'altra, Paolina Bonaparte, che tra-
versa e gode la rivoluzione, abbiamo il racconto d'una vita
tutta intessuta di amori, che le abbreviarono l'esistenza.
Il volume dedicato dal signor D'Almèras a Maria Anto-
nietta, com'egli nettamente dichiara, « ne lui est pas hostile;
il ne lui est pas non plus aveuglement favorable. Il essaie de
montrer qu' elle ne fut qu' une femme, parmi Ics femmes une
des plus charmantes, et qu'il lui manqua d'Otre une reine ».
364 »ECEN'810NI B NOTE BIBLIOGRAFICHE — C. RIKACDO
L'egregio A., dopo averci rappresentato con vivaci colori le
infelici attitudini di Luigi XVI ad un'amorosa vita coniugale
e l'opposto carattere della giovinetta sposa, riassume la storia
della corte di Versailles negli anni dell'aurora luminosa di Maria
Antonietta, pieni di cortesie e di incanti. Quando parve che
la regina dominasse con la bellezza e la grazia quel mondo
frivolo, ch'essa aveva favorito, fu sopraffatta dall'invidia, dalla
gelosia, dalla calunnia, ch'essa credette di sopprimere col
disprezzo, ma che divennero la prefazione della rivoluzione.
L'A. ricercò i libelli innumerevoli, stillanti fiele contro la re-
gina; libelli di realisti, anche cortigiani, in cui la calunnia tenta
d'essere amena e delicata; libelli rivoluzionari, spiranti ingiuria
e odio mortale. Cortigiani e valletti, nobili e plebei, grandi e
piccini presero parte a questa vasta impresa di denigrazione
menzognera, dai giacobini, che miravano specialmente a ferire
la monarchia nella persona della regina, fino agli eleganti ari-
stocratici, ama;bili calunniatori, che precederanno e seguiranno
la calunniata alla ghigliottina. Il richiamo di tante infamie dal-
l'una parte spiega meglio la condizione della pubblica opinione
traviata dai denigratori di professione, e dall'altra dimostra
quanto gravi siano le conseguenze della leggerezza capricciosa,
della frivolità nei costumi, soprattutto quando non è protetta
da altezza d'ingegno e da attitudine al governo. Dei fatti e
dei libelli più notevoli è fatta estesa narrazione; un'ampia bi-
bliografia chiude il volume.
La discussione sulla virtù di Paolina Bonaparte non è pos-
sibile, e non l'avrebbe compresa essa stessa, perchè incosciente
nelle vie dell'amore. Perciò in questo volume non si vive
tra contrasti minacciosi e fra libelli brutali, ma in compagnia
d'una donna, per cui l'amore fu condizione essenziale di vita.
Si può ripetere col cancelliere Pasquier: « Nulle femme, de-
puis celle de l'empereur Claude, ne l'a peut-etre dépassée dans
l'usage, qu'elle a osé faire de ses charmes ». Certo l'A. non
ha studiato di coprire le sue nudità, ma non s' è neppure di-
vertito ad esagerarne la rappresentazione; è già abbastanza ec-
citante la verità senza ornamenti. Paolina Bonaparte è nata
amoureuse: tale si rivela nella prima giovinezza, ancora pove-
retta a Marsiglia con la madre; tale dopo la fortuna militare
del fratello, moglie del generale Ledere; tale sotto l'impero,
moglie del principe Camillo Borghese a Parigi, a Torino, a
Roma ; tale ancora dopo la caduta dei Napoleonidi. Il racconto
PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE — Q. DE GRAKDMAISON 86 5
degli amori di Paolina fornisce occasione all'A. di mettere in
luce parecchi episodi della famiglia Bonaparte , dì descrivere
la corte del principe Borghese a Torino e a Roma, di esami-
nare e risolvere parecchie accuse sulla condotta privata del-
l'imperatore. Si legge volentieri, anche per Fintonazione calma,
aliena. dalla tesi e dalla polemica. G. Rinaudo.
GEOFFROY DE GRANDxMAISON , U Espagne et Napoléon
{1804-1809). — Paris, Libr. Plon, 1908.
123. — Questo volume si collega col centenario dell'occu-
pazione spagnuola compiuta da Napoleone I, ed è frutto di
lunghe e laboriose ricerche negli Archivi degli affari esteri e
nazionali di Francia, d'Alcala de Sténarés e di Simancas in
Ispagna, nella Corrispondenza delFimperalore , nelle Memorie
del re Giuseppe, del maresciallo Jourdan, di Pasquier, Talley-
rand, la duchessa d'Abrantes, la signora De Rémusat e pa-
recchi altri contemporanei; gli giovarono molte pubblicazioni,
specialmente i 1 5 volumi della Guerra de independencia del ge-
nerale Gomez de Arteche, i tomi VI e VII di L'Europe et la re-
volutimi di Albert Sorel, ìdL- Campagne de Napoléon di Balaguer,
nonché gli Episodios nacionales di Perez Galdos.
Il piano generale del lavoro comprende due parti distinte :
la caduta dei Borboni e l'avvento dei Bonaparte. Nella prima,
sotto i titoli Trafalgar, Il principe della Pace, Il trattato di
FontainébleaUy II processo delV Escuriale, Murai luogotenente del-
Vimperatore, I principi a Baiona, espone come il re di Spagna
andò gradatamente perdendo la sua flotta, l'esercito, l'influenza,
l'onore, la corona e la libertà. Nella seconda, sotto i titoli
Il due maggio. La giunta di Baiona, Il risveglio d'un popolo.
Il re intruso, Napoleone in Spagna, narra l'occupazione militare
francese e l'insurrezione popolare appoggiata dai soccorsi in-
glesi e dalla diversione austriaca.
L'A. descrive con chiarezza l'illusione, che condusse il vin-
citore di Austerlitz nella penisola, e spiega ad evidenza la ca-
duta dei Borboni e l'avvento dei Bonaparte. Napoleone faceva
assegnamento sulla chiaroveggenza del suo genio, la fedeltà dei
generali, la rapidità dell'esecuzione, ma ignorò l'opposizione
irriducibile del sentimento nazionale. Quadri pieni di vita ci
offre l'Autore, come il combattimento epico di Trafalgar, la
sanguinosa giornata del 2 maggio, la carica di Somo-Sierra,
366 KECR.NSIONI E NOTE BIBl.IOCRA PICHE — X.
rinseguimento degli Inglesi, pur attenendosi anche nei parti-
colari alle fonti storiche, senza lasciarsi dominare dalla fantasia.
L'A., pur mirando a glorificare l'energia dell'esercito fran-
cese di fronte al patriottismo spagnuolo, riassume il suo giu-
dizio, accogliendo Fapprezzamento che di questa campagna fece
Napoleone a Sant'Elena: « Cette malheureuse guerre m'a perdu;
toutes les cireonstances de mes désastres viennent se rattacher
à ce noeud fatai. Elle a compliqué mes embarras, divise mes
forces, détruit ma moralità en Europe... Les événements ont
prouvé que j'avais commis une grande fante dans le choix de
mes moyens... Je crus nécessaire, trop légèrement, de changer
de dynastie... Les Espagnols, en masse, se conduisirent comme
des gens d'honneur ». X.
G. SANNA, Le Origini del Bisorgimento àelV Umbria. Parte prima:
U Occupazione francese nel 1797, — Perugia, Tipografia
Umbra, 1907.
124. — Di tale studio sarà possibile un giudìzio davvero
cosciente e complesso, solo allora che il Sauna avrà date alla
luce anche la seconda e la terza parte, che devono discorrere
deirinstaurazione repubblicana del 1798 e della restaurazione
papale del 09. La presente, riguardante l'occupazione fran-
cese nel 1797, è intanto piuttosto un saggio e una promessa
che un lavoro a sé, cui si possa applicare rigorosamente e senza
pericolo tutta la critica. Discusse cosi, come l'A. le ha profi-
late in questo poco centinaio di pagine, le origini del Risor-
gimento neir Umbria, la grande^ austera, verde valle del mas-
simo Tevere, non avrebbero esse stesse ne sufficienza storica,
né positività. E d'altronde, sentenziare dell'opera e delle sue
finalità scientifiche subito oggi, senz'attendere che le parli suc-
cessive illuminino e integrino codesta, sarebbe errore e scor-
tesia. Si limiti perciò il nostro zelo d'analisi, e sia codesta re-
censione non altro e non più che una sollecitazione gentile e
un giusto augurio.
Un augurio, ed una sollecitazione; e se dal mattino fosse
sempre lecito, specie negli studi, arguire la giornata, noi non
avremmo che a sperare. Il Sanna ha saputo attinger bene alle
fonti, e le ha adoperate con insistenza lodevole; e già in questi
primi cinque capitoli egli s'è più che giovato di Giambattista
Marini, l'inedito cronista del tempo, stato tanto proficuo tren-
PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE — O. SANNA 367
t'aimi sono a Luigi Bonazzi, e prima a Vermiglioli a Bartolie
ad Annibale Mariotll « l'astro maggiore dell'olimpo letterario
umbro » di allora E perchè non si pubblicano una brava
volta, e a prova di gratitudine e a conforto degli eruditi, que-
ste Notizie del buon prete di San Galgano e il Saggio storico-
filosofico sullo Stufo di Perugia nel tempo della Repubblica^ di
Gerolamo Ramadori? L'opera di costui, « monumento di
prim' ordine per la storia di quei tempi fortunosi » servirà al
Sanna in modo speciale nella compilazione delle altre parti, ed
anzi ne « costituirà la base » e ripetiamo che farà cosa utile
colui che ,dai silenzii della Biblioteca Comunale di Assisi la
trasporterà nel tumulto fecondo della divulgazione L'Oxilia
di Chiavari non si è forse meritata la stima e la riconoscenza
dei dotti appunto esumando il 907 ed illustrando da par suo
la quasi sconosciuta Storia d'Italia (dal 1525 al 15i6) di Mi-
gliore Cresci, fiorentino?... (1) Padre Ramadori stesso, nella pre-
fazione, ci dice quale fu il fine propostosi nello scrivere quel
Saggio: a I rudi attacchi portati dalla rivoluzione alla Chiesa
e ai religiosi, lo spingevano ad odiare le idee repubblicane, e
siccome queste si erano infiltrate specialmente cogli scritti, così
egli credeva dovere dei buoni di contrapporre, alla propaganda
rivoluzionaria quella della buona causa. Dato questo espresso
proposito, non possiamo attendere dall' A., nò imparzialità, né
serenità di giudizio. Troppo spesso il livore partigiano lo spìnge
a giudizi affatto ingiusti su uomini e cose, talora perfino alla
calunnia ; e troppo spesso Tardor polemico e la smania di sfog-
giare dottrina lo avvolgono in lunghe e prolisse disquisizioni
filosofiche, morali e politiche, in pesanti diatribe. Ma, con tutto
ciò, l'opera è importantissima come documento storico per la
ricchezza dell'informazione, per la ricerca delle determinazioni
causali di fatti, talora per l'acutezza dell'analisi, e il rigoroso
metodo dell'indagine. Se il Ramadori è un violento e passio-
nato nemico della Repubblica, dei fautori e dei magistrati di
lei, dei Francesi, è giusto riconoscere che solo raramente egli
(1) Di questa felice edizione della Storia del Cresci fatta dal-
l'Oxilia a cura della illustre Deputazione per la Storia Patria nelle
Antiche Provincie e in Lombardia, ho discorso nella Favilla di Pe-
rugia, rivista letteraria dell'Umbria e della Marca, a pagine 335-36
e 37, corrente 1908.
368 KfiCEMSlONI E MOTE BIBLIOGRÀFICHE — G. SANtìlORfìlO
accusa determinati individui, e il più spesso la critica è im-
personale ed obbiettiva; e che, d'altra parte, egli non fa al-
cuna difficoltà a riconoscere e ad ammettere i torti e gli errori
anche del suo partito ».
Sono dunque codesti cinque capitoli la introduzione, che
piacque al Sauna di anticiparci, quasi invito a seguirlo poi con
tutto Tinteresse, allora che mantenendo la parola data all'amico
Degli Azzi avrà inserito nel costui Archivio del Risorgimento
Umbro le altre parti del lavoro. E a prima lettura, via, lo si
confessi, interessano l'accenno alle condizioni morali, ammini-
strative, intellettuali, economiche e sociali, della r.egione al
cadere del secolo XVIII, ed alle resistenze delle classi imperanti
le irreducibili nemiche d'ogni corrente di riforma e democrazia.
Tale esposizione delle cose e dei tempi occupa addirittura la
miglior metà del fascicolo, e noi crediamo ch'essa sarà diret-
tamente e unico l'oggetto dell'esame dei critici.
Pensare che su due milioni e mezzp di sudditi, nello stato
della Chiesa si registravano ben cinquanta mila tra preti e frati,
e più di quattrocento mila accattoni^ ciarlatani^ inabili^ oziosi e
vagabondi!, Solo in Perugia, prima della rivoluzione, si conta-
vano quarantotto case religiose, fra cui vari conventi abbon-
danti d'individui e d'entrate, e numerosissime confraternite o
compagnie, di cui le più cospicue e doviziose composte esclusi-
vamente di nobili ; e nel secolo XVII su diciannove mila abi-
tanti, duemila cento sessantasette erano monache e frati, vale
a dire, più che l'undici per cento. E « molti monasteri erano
ricchissimi di fondi, di legati, dì esenzioni, di privilegi, di ca-
noni e di censi ; altrettanto ricche erano le cure, i benefici, le
mense episcopali ». Gli onori e gli attributi si accumulavano
sui cleri; e nota ironico il Sauna, che essendo nel mezzo del
secolo XVIII il perugino Marcantonio Ansidei stato creato
vescovo della sua città, ebbe, oltre ai consueti applausi poetici^
un regalo di 2000 scudi « nonostante la miseria e l'oppressione
del popolo ». Le scuole erano naturalmente tenute, dalle ele-
mentari alle universitarie, dagli ecclesiastici, e di preferenza dai
conventuali, i custodi venerandissimi dell'odore e AeW accresci-
mento dello studio. Nessuna meraviglia, pertanto, che la vita
intellettuale, da Prosinone a Ferrara, e ad ogni modo nell'Umbria,
la terra già sacra alVarte e alla scienza, languisse senza rimedi, e
che le virulenze teologiche e le scempiaggini accademiche cor-
rompessero nel raziocinio e nelle viscere le famiglie e la gioventù.
FBRIODO DILLA RIYOLUZIOXB FRANCESB — 6. 81MHA 369
Se il Governo papale, intisichito nelle metafisiche e nelle
secenterie, fu triste nelle cose dell'educazione, egli riuscì bar-
baro e pessimo in quelle della giustizia e delle finanze. Non
è che mancassero le buone leggi, i magistrati di valore, e le
oneste tradizioni, ma pur troppo gli abusi dei privilegiati eran
diventati consuetudinarii, e il diritto aveva fatto il suo nau-
fragio neirarbitrio. Le vecchie libertà comunali si erano a poco
a poco cristallizzate nelle affardellature delle scriniocrazie e il
fisco sfruttava senza mai un rimprovero o una tregua i patri-
monii e le rendite delle città e delle legazioni. I latifondi e
l'assenteismo rovinavano le campagne. Il disordine nelle emis-
sioni monetarie e nella circolazione era piaga cronica^ e il Pre-
side dell'Umbria nulla poteva in presenza di un mondo di pa-
rassiti e di una sbirraglia che se la intendevano allegramente
coi manigoldi a scherno e a danno delle plebi a lor volta vio-
lenti e ladre. I proibitismi facevano nella vita economica la
pioggia e il bel tempo, e quelli che più pagavano eran di rito
i poveri e i timidi. Il Macinato era l'imposta la più odiata, ma
i tesorieri la riscuotevano a costo anche dei sangui, ed alle
contribuzioni normali si aggiungevano nelle occasioni frequen-
temente solenni quei famosi doni^ che spolpavano fino all'osso...
Cesare Cantù che nella sua Cronistoria loda l'Amministrazione
dei Papi per i moderatissimi tributi^ le piene franchigie munici-
pali^ e la nessuna coscrizione!
Dell'invasione dei Francesi il 96, e della guerra dell'anno
dopo, trattano il quarto e il quinto capitolo, che per essere
schietti lasciano a desiderare, e vorranno in una nuova edi-
zione essere dal Sanna migliorati nell'impasto e fors'anco nella
forma. Vi si racconta, infatti, troppo e insieme poco, difetta
la proporzione tra i particolari e l'essenziale, e a lettura chiusa
noi si rimane con ancora non completa nella mente la trama
storica della grossa lotta impegnatasi là nell' Umbria tra Bo-
naparte e Gianangelo Braschi. Che, non senza qualche retto-
rica, è dall' A. descritto così : « Pio VI fu senza dubbio uno
dei papi più benevoli, ed animati da migliori propositi, che
nell'età a noi più vicina sieno saliti al seggio pontificale romano :
ma anch'egli, per singolare coincidenza di casi coll'infelice suo
contemporaneo Luigi XVI, ebbe a pagare personalmente il fio
di colpe e di errori, che in gran parte non erano suoi, ma
dell'istituzione che a lui faceva capo, degli interessi egoistici
di prelati, di sovrani, di laici, che gravitavano attorno ad essa.
Rivista storica italiana, 3* S., vii, S. 24
370 RlCnSIOn B note BIBLIOORAnCHI — o. bahoioroio
Come rultimo re assoluto di Francia, ambi anch'egli la gloria
di riformare lo slato, e lo trascinò invece nell'abisso della ro-
vina finanziaria, tomba della prosperità nazionale, e nello stesso
tempo della sovranità di diritto divino; e anch' egli, se non
lasciò la testa sotto la mannaia, passò gli ultimi anni di vita
neir esilio, nella povertà e nel dolore, simile anche in ciò a
Luigi Gapeto, che ne fu molto più gloriosa ed onorevole la
morte, che non fosse stata la vita ».
La verità è che il Cesenate avrebbe volentieri rinforzata
a intero danno del « ceto dei civici » la potestà della sua
Chiesa (e la dimostrò « eccitando lo Spedalieri, se non proprio
dandogli formale incarico, a scrivere quel libro sui Dirilti deU
V Uomo, che tanta tempesta di opposizione doveva suscitare
così nel campo rivoluzionario, come nel monarchico »), se l'ir-
rompere poderoso e fremente dei « nuovi principii dell'ugua-
glianza e della libertà » non fosse riuscito fatale al vecchio
mondo capitanato da lui. Le « sapienti arti » del papismo non
bastarono più ad infrenare e combattere gli « spiriti forti »;
e Voltaire, e Rousseau, rivinsero colla spada trionfante di
Bonaparte.
Il vero è che la Curia di Roma, né voleva, né poteva cor-
reggersi e riformare, dannata air immobilismo dalla ragione
stessa della sua esistènza, e come ebbe ogni diritto di scrivere
il Becattini nella vita di Pio VI (e, a leggerlo bene, già il Wolff
di Zurigo), lo Stato pontifìcio era dopo la Turchia il peggio
amministrato d'Europa. Egli è che il famigerato Colli non aveva
a' suoi ordini effettivi che i novemila uomini, di cui dice il
Lemmi, ai quali (continua questo storico recente) « si aggiun-
gevano torme di contadini sollevati da preti e frati, che li gui-
davano col crocefisso in mano ». La verità è che a Faenza ì
papali tutti, e le bande e le truppe, vandeani da burla, fug-
girono a precipizio ed ignominiosamente al primo assalto dei
Lombardi del La Hoz. « La storia di tutte le guerre religiose
(riflette qui acuto il Sauna) ha dimostrato che il fanatismo, se
talora compie prodigi, tal altra é un terribile strumento di de-
pressione e di viltà. » Dei danari raccolti a difesa dello stato
dal previdente cardinal Busca, i generali fecero scempio, ed
andarono scialacquati " persino quei fondi che annualmente
erano destinati a costituire doti a povere fanciulle ». E si do-
vette ai patrioti di coraggio e pronti ai sacrifizi, se negl'impeti
sanculotti delle facili vittorie e nelle furie dell'ammucchiare
PERIODO DSL RISOROIMBNTO ITALIANO — C. TORTA 371
bottino per sé e più per Lazzaro Camot e i famelici del Di-
rettorio, i conquistatori non devastarono del tutto la povera
Umbria, e Perugia e Foligno ebbero anzi tutelate le proprietà e
mantenuto l'ordine dai Francesi medesimi. La « gente irreligio-
naria » fu precisamente essa che salvò dai temuti saccheggi le
cattedrali e i monasteri! Dott. Gaetano Sangiorgio.
7. PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO
(1815-1907).
Pubblicazioni di C. TORTA, M. L. ROSATI, F. QUINTA VALLE,
C. DE ANTONIO, A. C. DE FEO, G. B. CASONI, P. VIGO,
G. OTTOLENGHI, C. LATREILLE, N. TROVANELLI, G.
STIAVELLI, M. PERTUSIO, G. BIADEGO, L. BENEDETTI.
Riassumerò il contenuto di alcune recenti pubblicazioni,
che riguardano il risorgimento italiano, di valore intrinseco
assai diverso, ripartendole in due gruppi:
I. Narrazione degli avvenimenti.
II. Biografie,
I.
125. — La rivoluzione piemontese del 1821 ha trovato un
altro narratore in Carlo Torta (1). Non sono informazioni
nuove ricavate da documenti rivelatori ; perchè quelli che sono
pubblicati in appendice, non sono dì natura risolutiva per le
questioni ancora pendenti, né crediamo tutti inediti, e difettano
delle opportune indicazioni sulla fonte a cui furono attinte. È
però un lavoro di sintesi ricostruttiva diligente, formato sulle
numerose pubblicazioni, che riflettono la rivoluzione piemon-
tese del 1821 direttamente o indirettamente, nonché sopra
alcuni giornali contemporanei ed anche su taluni manoscritti
ancora inediti. Così TAutore ci offre Tavvenimento nella sua
interezza: la condizione fatta al regno di Sardegna dallo spi-
rito retfivo della restaurazione, la ribellione degli animi pro-
gressivi e la preparazione delle coscienze ad una rivoluzione,
(1) Carlo Torta, La rivoluzione piemontese del 1S2L — Roma,
Soc. editr. € Dante Alighieri » 1908.
372 RECENSIOKI E NOTB BIBLIOGRAFICHE ^ C. RIKÀUDO
il lavorio delle sette, anche sotto T influenza forestiera, per
fomentarne lo scoppio, le vicende del moto militare con l'ab-
dicazione di Vittorio Emanuele, la reggenza costituzionale di
Carlo Alberto, il ministero del Santa Rosa, la breve lotta e
la caduta del governo costituzionale. Era berte, che un rias-
sunto sistematico si compiesse, quand'anche incerta ancora sia
la soluzione di alcuni quesiti.
126. — Dair archivio della famiglia Bayard de Volo, che fu
al servizio di Francesco V duca di Modena, la signorina Maria
Luisa Rosati trasse molti documenti assai utili ad illustrare
le relazioni tra i principi di Casa Savoia, specialmente Carlo
Alberto, e Francesco IV d'Austria (1). Sebbene sia meno esatto
quanto TA. scrive a principio sulla sfatata leggenda dell'ambi-
zione di Francesco IV alla successione sabauda, essendo invece
ornai dimostrata vera dall'atto nuziale del 1812 del Duca con
la figlia di Vittorio Emanuele, edito dal barone Carutti {Storia
della Corte di Savoia, 1892)^ e confermata dalle Beminiscenze
del conte Sauli, edite dall' Ottolenghi (voi. I, pag. 404-406),
rimane sempre vero, che Vittorio Emanuele I e Maria Cristina,
poi regina dì Napoli, furono in ottime relazioni col Duca di
Modena per i vincoli di parentela che li univano, e che Carlo
Alberto, dissimulando l'avversione intima per l'austriaco già
cupido del suo regno, mantenne con lui amichevoli rapporti,
si per avere informazioni precise sui raggiri e intendimenti
dell'Austria, e sullo sviluppo delle società segrete, come per
essere rappresentato con colori meno oscuri alla corte impe-
riale, senza essere obbligato a dirette umiliazioni. È per molti
riguardi curiosa la corrispondenza dei due sovrani, in fondo
all'animo avversi, che si comunicano le informazioni politiche,
come legati da vincoli dì una cooperativa conservatrice, vi-
gilante sui principi liberali, specie su Luigi Filippo, sui comi-
tati di propaganda rivoluzionaria e sulle persone indiziate di
infezione mazziniana.
127. — Il professore Ferruccio Quintavalle, pubblicando
un prezioso manipolo di lettere del P. Tosti al conte Gabrio
Casati e del Casati al Tosti (2), non ha soltanto recato un utile
(1) Maria Luisa Rosati, Carlo Alberto di Savoia e Francesco IV
d'Austria e d'Este, — Roma, Soc. editr. « Dante Alighieri », 1908.
(2) F. Quintavalle, Im conciliazione fra V Italia e il papato ndle
lettere del prof. Luigi Tosti e del senatore Gabrio Casati. — Milano,
L. F. Cogliati, 1908.
PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO — QUINTA VALLE, ECC. 873
contributo alla biografia di quei due valentuomini, ma ha messo
in più chiara luce uno degli aspetti più caratteristici del libe-
ralismo italiano, mirante al compimento dei destini nazionali
senza offendere né la disciplina, né la fede cattolica. Il dotto
e pio benedettino, associato al nobile patriotta lombardo, for-
niscono due dei migliori saggi di quella cospirazione. L'egregio
A. ha premesso un saggio sopra la questione romana ricco
d'interesse. Noi, che abbiamo passato la giovinezza in quel pe-
riodo pieno d'ansie e di pericoli, ricordiamo i mille disegni
che in libri, opuscoli, articoli di giornali e di riviste si propo-
nevano per la soluzione della questione romana. Il Q. non
potè al certo fare uno spoglio compiuto di tutta quella let-
teratura, ma richiama tanti opuscoli liberali pubblicatisi fra
il 1859 e il 1870, che bastano a rappresentarci il colore del
tempo. In appendice raccolse documenti vari e slegati, non
tutti relativi all'argomento della conciliazione fra l'Italia e il
papato, ma non privi di interesse.
128. — Il maggiore Carlo De Antonio ricostruì con molta
chiarezza e precisione in un opuscolo (1) una pagina gloriosa
del 64® reggimento di fanteria, ossia l'azione sua a Montecroce
il 24 giugno del 1866, che fu senza dubbio altamente ono-
revole per l'intellij^enza e la bravura dimostrata dal colonnello
Ferrari, che comandava il reggimento, e dai prodi ufficiali e
soldati che vi presero parte. L'illustrazione dell'episodio gli
offre pure opportunità di dare in luce alcuni documenti.
129. — Sebbene non abbia importanza per novità di fatti,
ricordiamo un breve scritto di A. G. De Feo (2), che ci for-
nisce un saggio dello spirito nazionale che animava i giovani
della generazione, che combattè per l'indipendenza e l'unità
d'Italia. I ricordi del De Feo da Milazzo a Porta Pia abbrac-
ciano appunto il periodo più attivo del moto nazionale.
1.30. — L'avv. G. B. Casoni, giornalista clericale fin dai
giovani anni e in età matura direttore deW Osservatore romano^
raccolse in un volume (3) i suoi ricordi personali di vita
(1) C. Db Antonio, Il 64'> di fanteria a Citstoza (1866). — Torino,
F. Casanova, 1908.
(2) A. C. De Feo, Da Milazzo a Porta Pia. — Genova, E. Spiotti,
1907.
(3) G. B. Casoni, CinquanV o.nni di giornalismo (1846-1900). in-
cordi personali, — Bologna, Libr. Matteuzzi, 1908.
874 RECENSIONI B KOTE BIBLIOGRl FICHE — C. RIITACDO
giornalistica. Senza dubbio le persone e gli avvenimenti veduti
alla lente temporalesca assumono un colore speciale; ma è
pur utile all'integrità storica apprendere notizie da altri tras-
curate, e sentire il suono delle campane avverse.
131. — Per incarico deirUnione tipografica editrice torinese,
or sono dodici anni, io compilavo una Cronologia italiana dal
1869 al 1896 in continuazione alla Storia degli Italiani di Cesare
Cantù, che s' era arrestata alla soglia di Roma capitale. Fu un
riassunto affatto obbiettivo per anni e per mesi di avvenimenti
d'ogni genere, che potessero interessare la vita pubblica degli
Italiani. Il professore Pietro Vigo intraprende di quel medesimo
periodo, estendendolo solo di quattro anni ossia al 1900, gli
Annali (1), riconnettendosi agli Annali d'Italia del Muratori, del
Coppi e del Ghiron. Ma intende essere meno arido della forma
riassuntiva adottata dal Ghiron e da me, epperciò si propone,
se non erro, una vera esposizione storica sui documenti. In
realtà non sappiamo propriamente quali siano i documenti,
perchè neppure accennati, se si eccettuino pochi proclami, or-
dini del giorno e brevi citazioni; come non ci pare che la mi-
scellanea di fatti sincroni, per quanto insieme collegata dal
periodo, assurga a dignità di storia. Perciò, appunto perchè è
a tutti utile il richiamo degli avvenimenti contemporanei, spo-
gliati delle passioni politiche e religiose e depurati dalla scoria
giornalistica, avrei preferito la forma più modesta, sobria, con-
cisa della cronologia, che in più breve spazio racchiude mag-
gior quantità di notizie, e si astiene da apprezzamenti di qual-
siasi natura. Così come fu concepito il lavoro occuperà almeno
otto volumi, estendendosi il primo per i soli primi quattro
anni, dal 1871 al 1874. Discutere sulla scelta più o meno op-
portuna dei fatti è inopportuno, perchè essa è sempre subbiet-
tiva e quindi molto variabile; comunque, gli studiosi saratmo
grati al prof. Vigo di questa raccolta di fatti, per quanto non
possa dirsi del tutto nuova.
• (1) Pietro Vigo, Auìiali d'Italia, Storia degli ultimi trentanni
del secolo XIX. 1« voi. — Milano, Fratelli Treves, 1908.
PERIODO DEL RIBORQIHBNTO ITALIANO — OTTOLENGHI 875
II.
132. — Giuseppe Ottolenghi ci ha dato nella Biblioteca
storica del risorgimento italiano (S. V, N. 6) la prima parte
delle Reminiscenze del conte Ludovico Sauli di Agliano (1).
Nato nel 1787 a Geva, trascorse la giovinezza durante la do-
minazione francese in Piemonte, educato agli studi storici e
letterari dal Napione, da Cesare Balbo e dal Vernazza, entrò
nei pubblici uifici alla restaurazione, fu per volontà di Carlo
Alberto reggente del ministero degli esteri nel 1821 sebbene
alieno dalla rivoluzione, dipoi inviato in missioni diplomatiche
presso il Canton Ticino e i Grigioni e in Turchia.
Ritiratosi a vita privata nel 1824, attese con singolare
attività agh studi storici e letterari, il che spiega l'intimità
sua non solo coi piemontesi Gazzera, B^lbo, Provana, Sclopis,
Cibrario, Boucheron, d'Azeglio ma col Manzoni, il Paravia, il
Capponi e gli uomini del gabinetto Vieusseux. Carlo Alberto
lo richiamò ai pubblici uffici, ma fu per breve tempo; Tatti-
vita sua continuò negli studi storici, specie dopo l'istituzione
della R. Deputazione sopra gli studi di storia patria.
Assolutista illuminato accolse lealmente lo Statuto, e
spiegò nuova operosità nel Senato, al quale lo chiamò tosto
Cario Alberto nel 1848.
Temperamento vivace e versatile, spirito osservatore, en-
tusiasta del bene ma critico arguto e acuto, lieto e brioso e
talora pungente e mordace, desideroso del progresso ma con-
servatore e pavido delle novità, lasciò nelle Reminiscenze della
propria vita non solo un ricco tesoro di notizie biografiche,
ma una miniera di informazioni sulle persone, sulle istituzioni
e sui fatti del Piemonte. Nel I volume TOltolenghi ci offre
venticinque anni di storia, quali corsero dal 1796 al 1821,
accompagnandoli con frequenti note dirette o ad illustrare il
testo o anche ad apprezzarne il valore. Basta aver ricordato la
vita del Sauli e il contenuto del volume, per farne intendere
tutta l'importanza per la storia del Piemonte.
(1) Reminiscenze della propria vita. Commentario del conte Lu-
dovica Sauli d'Agliano, edito a cura di G. Ottolenghi, volume I.
— Roma, Soc. editr. « Dante Alighieri », 1908.
376 RECENSIONI E NOTE BIBLIOORA FICHE — C. RINAVDO
133. — Ornai Giuseppe De Maistre è caduto nell'oblio,
non ostante l'acutezza dell'ingegno, la vivacità dell'esposizione
e i pregi letterari de' suoi scritti. Il Latreille cerca di rinver-
dirne la memoria, studiandone un aspetto, che ha pure con-
nessione col nostro risorgimento (1), ossia quale evocatore
della supremazia e infallibilità pontificia. L'A. si propone di
studiare l'originalità del libro Du pape, grido di protesta contro
l'abbandono in cui era lasciato il papato dopo la restaura-
zione, appello alla subordinazione d'ogni autorità al suo pri-
mato, invito alla restaurazione d'una assoluta signoria ieratica
sulle anime. È un lavoro paziente ed accurato. Dapprima l'A.
ci offre la genesi del libro, rintracciandone l'idea prima, la
lontana preparazione e le fonti dirette d'ogni paese ; ci fa quindi
conoscere i ritocchi suggeriti da un pensatore più calmo e pre-
ciso, Guy Marie De Place; espone di poi il contenuto teolo-
gico, politico e storico conchiudente alla teocrazia più para-
dossale per il secolo XIX; infine esamina l'influenza esercitata
dal libro famoso sopra le idee religiose nel XIX secolo, sotto
la restaurazione, dal 1830 al Sillabo, dal Sillabo al Concilio
Vaticano.
134. — N. Trovanelli, per rinverdire la memoria di Pietro
Caporali, uno dei primi martiri del risorgimento, valendosi di
nuovi documenti, ne scrisse testé una breve biografia (2). Nato
a Cesena nel 1786, fu tra i più ardenti carbonari romagnoli
della restaurazione; arrestato il 4 luglio 1821 fu condannato
all'esilio. Rifugiatosi a Pordenone, fu tratto in prigione dalla
polizia austriaca e sottoposto all'inquirente Salvotti, che pro-
pose per lui la pena di morte. Il Governo di Vienna lo bandi
dagli Stati imperiali e lo restituì al papa, che lo condannò
alla detenzione perpetua. Liberato nel 1828 per le sue infelici
condizioni fisiche e mentali, mori nel 1831.
135. — Giacinto Stia velli ci ha presentato sotto aspetto
più simpatico Antonio Guadagnoli (3), mostrandoci il poeta
giocoso non solo come letterato e artista, ma quale poeta ci-
vile e patriottico. « Poeta, conchiude l'A., non fu un cantore
(1) C. Latreille, Joseph De Ma'istre et la papaufé, — Paris,
Libr. Hachette et 0^% 1906.
(2) N. Trovanelli, Pietro Caporali. — Cesena, Biasini-Tonti, 1906.
(3) G. Stiavblli, Antonio Guadagnoli e la Toscana dei suoi tempi.
— Torino, Soc. tip. edit. nazionale, 1908.
PERIODO DSL RISORGIMENTO ITALIANO — STIAVELLI, ECC. 377
di scempiaggini, né di oscenità; cittadino, non fu un reazio-
nario ». Ma il libro ha per noi un valore storico speciale per
lo studio deir ambiente in cui visse il Guadagnoli. Infatti la
miglior parte è dedicata a rappresentarci con brio festivo tutta
la Toscana del tempo di Leopoldo II: il tenore generale di
vita, il Granduca, il governo granducale, i preti, i signori, gli
impiegati, i birri, le vicende politiche, le società segrete, la
stampa periodica, gli artisti, ì letterati, gli uomini politici e le
macchiette, in modo da rendere più sicuro ed equo il giudizio
sul suo protagonista.
136. — Abbiamo percorso l'opuscolo di M. Pertusio in-
tomo a Giovanni Ruffini (1), sperando di trovare nuovi do-
cumenti e qualche nuova considerazione intorno al patriotta
e allo scrittore; ma la lettura ci tolse ogni speranza. Sono ri-
petute, ma assai meno efficacemente del Faldella e meno so-
briamente di altri scrittori, cose note.
137. — Il Biadego dette in luce il discorso tenuto in Ve-
rona il 2 febbraio 1908 sulla nobile figura di Carlo Monta-
nari (2), che egli tratteggia con sentimenti di affettuosa am-
mirazione. E fu bene richiamare alla memoria degli obliosi
contemporanei il forte martire di Belfiore. Al discorso seguono
cinque lettere del M. e la riproduzione di due passaporti.
138. — L. Benedetti ci rammenta un altro valoroso, Pier
Fortunato Calvi (3), l'impavido condottiero dei Cadorini nella
lotta ineguale del 1848, l'eroico comandante della legione Cac-
ciatori delle Alpi nella difesa di Venezia, l'esilio doloroso, la
temeraria spedizione, che nel 1855 lo trasse a morte. Col Calvi
TA. illustra pure gli avvenimenti a cui prese parte. Seguono
undici lettere inedite del C. ed una dell'abate Martini descri-
vente gli ultimi momenti dell'eroe. C. Rinaudo.
(1) M. Pertusio, La vita e gli scritti di Giovanni Ruffini, — Ge-
nova, F. Chiesa, 1906.
(2) G. BiADBGO, La figura di Carlo Montanari, — Milano, Co-
aliati, 1908.
(3) L. Benedetti, P. Fortunato Calvi e il risorgimento italiano.
— Pieve di Cadore, Tip. Tiziano, 1905.
378 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAriCBE — O. BCHUVONE
PAOLO NEGRI, Storia del 46^ Beggimenio Fanteria dalla sua
formazione alla presa di Roma. — Imola, .Coop. Tip, edit.
Paolo Galeati, 1905.
139. — Narra i fatti principali del nostro risorgimento,
intrecciandovi opportunamente quelli del Reggimento, dal
settembre 1859 alla presa di Roma.
Dopo breve sintesi della storia d'Italia dal periodo della
rivoluzione francese alla pace di Villafranca, TA. accenna ai
corpi che si costituirono nell'Emilia e nella Toscana, per porre
argine al nemico che cercava di rimettere sui troni i Principi
fuggiaschi. Da uno di tali corpi (4* Fanteria) Brigata Reggio,
trasse origine, nel settembre 1859, il 46<» fanteria, al comando
del ten. col. Sacchi Gaetano, uno dei gloriosi compagni d'armi
di Garibaldi, col quale aveva combattuto nelle guerrighe d'Ame-
rica, nel 1849 à Roma, nel 1859 a Como ed a Varese.
Qui l'A. espone, con particolari, la formazione dei quadri,
l'istruzione, l'equipaggiamento, il riparto in compagnie del nuovo
corpo, ecc., particolari che si rinnovano a mano a -mano av-
vengono variazioni nei quadri e nei reparti.
Nell'ottobre 1859 il Reggimento fu trasferito a Carpi, dove
ricevette in dono, nel gennaio 1860, dalle gentili signore della
città la prima bandiera, che fece benedire con grande solen-
nità ed usò fino alla festa dello Statuto dell'anno seguente,
giorno in cui ebbe quella d'ordinanza, per mano del generale
Fanti, Ministro della Guerra.
Da Carpi il Reggimento fu trasferito a Novi, e poi ad
Alessandria, a Piacenza, a Borgo S. Donnino, a Pavia, a Tor-
tona, a Torino, per impedire le continue diserzioni che avve-
nivano nel corpo per seguire Garibaldi in Sicilia, e per far
fronte ai preparativi minacciosi dell'Austria sul Mincio e sul
Po, in conseguenza degli avvenimenti, che frattanto si svolge-
vano nell'Italia meridionale.
Lo stesso colonnello Sacchi domandò ed ottenne le dimis-
sioni per correre a Genova, e preparare una nuova spedizione
in Sicilia, che comandò egli stesso. Fu sostituito nel comando
del Reggimento (10 luglio 1860) dal ten. col. Druetti.
In gennaio e marzo 1862 il Reggimento si accresce di
altre 6 compagnie (dalla 13^ alla 18*) in 4 battaglioni.
Nello stesso anno il Reggimento parte alla volta di Na-
PERIODO DZL RISORGIMENTO ITALIANO — P. NEGRI 379
poli per sorvegliare la spiaggia salernitana da possibili sbarchi
di Garibaldini.
I>opo la infelice giornata di Aspromonte, il Reggimento
si riunisce a Salerno e irradia distaccamenti nella provincia,
nel Molise, nel Melfitano, per la repressione del brigantaggio.
L'A. narra minutamente gli scontri avuti coi briganti, gli atti
di valore compiuti dai vari drappelli del corpo, le faticose
perlustrazioni eseguite, gli stenti, la vita di sacrifici, ch'è la
vita di tutti i giorni, e illustra i fatti, citando località e per-
sone che vi presero parte.
Dolorosa quant'altra mai fu la perdita dei distaccamenti
dei Gavalleggieri di Saluzzo, comandati dai sotto tenenti Guidi
e Borromeo, il primo dei quali perdette la vita con quasi tutti
i suoi soldati.
Il Reggimento da Salerno passa a Potenza, a Melfi, poi
nuovamente a Salerno, sempre con numerosi distaccamenti in
continue fazioni contro il brigantaggio. Nel marzo del 1865
viene trasferito ad Ancona, lasciando le provincie meridionali
dopo tre anni di lotta, soddisfatto di avere contribuito alla
sicurezza pubblica di quelle regioni, fiero di aver compiuto
così bravamente il proprio dovere, malgrado la triste campagna
di repressione si fosse cosi lungamente prolungata.
Nel luglio 1865 Ancona fu attaccata dal colera. Torino,
Milano, Firenze e le minori città sorelle furono larghe di con-
forto per Ancona. Il 46^ fant., provato anch'esso dal morbo,
non si arresta per tanto dairafifrontaré stenti e pericoli per
accorrere in aiuto dei sofferenti; per di più raccoglie nelle sue
file una bella somma e la oflfre ai poveri. Ancona ricorderà
sempre l'opera di soccorso e Tatto filantropico compiuti dal
Reggimento, come nobili esempi di virtù e di carità cittadina.
Da Ancona, nel maggio 1866, il Reggimento passa a Ca-
stelfranco deirEmilia, con a capo il col. Isolabella, successo
al Druetti, promosso Generale comandante la Brigata Reggio
(45*, 46*), e prende parte alla campagna contro TAustria, che
FA. descrive sommariamente, indicando le operazioni compiute
dal Reggimento, di cui egli comandava la 1* compagnia.
Dopo la campagna del 1866 il Reggimento viene trasfe-
rito a Verona, quindi ad Arezzo, e di là, nel novembre 1867,
ad Orvieto, a Spoleto, a Temi, a Nami, a Rieti, con la spe-
ranza di poter marciare su Roma, come lo facevano prevedere
le parole ardenti del generale Bixio (comandante la divisione
880 RECEKBIONI E NOTB BIBLIOGRAFICHE — 0. SCHUYONB
composta dei Reggimenti 45°, 46"*, 51**, 52«», che un giorno riunì
a rapporto anche i sottufficiali e caporali del Reggimento, e
loro rivolse, fra le altre, queste parole: € Nei combattimenti
occhio vigile, avvedutezza, calma, poco spreco di munizioni
sempre alla baionetta siamo intesi pronti a partire da un
momento all'altro, senza ritardo d'un solo minuto ». Ma per
allora tante legittime speranze rimasero deluse e in luogo di
marciare su Roma il Reggimento fu trasferito a Firenze, e di
là a Siena.
Finalmente, decisasi la spedizione su Roma, il 46* fanteria
fu nel 1870 chiamato da Bixio a far parte della sua Divisione,
e ai suoi ordini marciò su Orvieto, su Civitavecchia, su Roma,
dove combattè a Porta S. Pancrazio, il cui bastione (n. 8) fu
runico che diede un barlume di resistenza.
L'A. fa anche una breve descrizione, con cenni storici»
delle città in cui fu di guarnigione il Reggimento, specie del-
l'arcipelago Ponziano, dove per un anno fu distaccato il suo
battaglione (r).
In complesso il lavoro del Negri desta interesse per l'au-
tenticità dei fatti, esposti Qon larga e sicura cognizione, avendo
l'A. preso parte a parecchi di essi, e perchè, citando fatti e
nomi di valorosi da pochissimi conosciuti, arreca un lodevole
contributo alla storia del nostro risorgimento.
G. SCHIAVONE.
II.
SPOGLIO DEI PERIODICI
ELENCO ALFABETICO CON BELATITA SIGLA.
1. Archiv fUr Katholisches Kircheìirecht (Mainz) LXXXVII,
anno 1907 Akkr.
2. Archiv fUr Kulturgeschichté, V, 1907 .... Akgr.
3. Archiv fUr Beformationgeschichte (Berlin) IV, 1906 . Xrg.
4. Archivio emiliano del risorgimento nazionale (Modena)
I, 1907 ArnE.
5. Archivio storico per le provincie napoletane (Napoli)
XXXII, 1907; XXXIII, 1, 1908 AsN.
6. Archivio storico per le provincie parmensi (Parma) NS.,
Ili, 1903 (1905); IV, 1904 (1906); V, 1905 (1906); VI,
1906 (1907); VII, 1907 AspP.
7. Arte decorativa e industriale (Milano-Bergramo) XII, 1903;
XIII, 1904; XIV, 1905; XV, 1906; XVI, 1907 . . Adi.
8. Atti della r. accademia dei Lincei: rendiconti (Roma) S. 5,
XVI, 1907 AaLr.
9. Atti della società ligure di storia patria (Genova) XXXV;
XXXVI, 1906 As8L.
10. Atti e memorie della r. deputazione di storia patria per '
le Provincie modenesi (Modena) S. 6, I, 1908 . . AmdM.
11. Bibliothèque universelle et revue Suisse (Lausanne) P. 4,
voli. XXXIII-L, 1904-1908, luglio .... BnrS.
12. Bollettino d'arte del Ministero della Pubblica Istruzione
(Roma) I, 1907 Bami.
13. Bollettino dei civici mu^ei artistico ed archeologico di Mi-
lano (Milano) II, 2, 3, 1907 BmaaM.
14. Bollettino della civica biblioteca di Bergamo (Bergamo)
I, 1907; n, 1, 1908 BcbB.
15. Bollettino di archeologia e storia dalmata (Spalato) XXX,
anno 1907 BasD.
16. Ballettino senese di storia patria (Siena) XIV, 1907 . BbH.
17. Critica (la) (Napoli) III, 6, 1905; IV, 1906; V, 1907;
VI, 1, 2, 1908 Cr.
18. Cultura espafiola (revista de AragoìiJ (Madrid) 1906 ;
1907; 1908, febbraio CE.
382 8P0QL10 DKI PERIODICI
19. Deutsche Rundschau (Berlin) XXIX, 1903; XXX, 1903-4;
XXXI, 1904-5; XXXII, 1905-6; XXXIII, 1906-7;
XXXIV, 1-9, 1907-8 RD.
20. Diarium Terrae Sanctae (Hierosolymis) I, 1, 1908 . DTS.
21. Favilla (la): rivista delV Umbria e delle Marche (Perugia)
XXVI, 3-12, 1907-1908 Fa.
22. Journal des Savants (Paris) NS., Ili, 1905; IV, 1906;
V, 1907; VI, 1908, gennaio-maggio . . . J».
23. Kaiholik (der) (Mainz) S. 3, XXXV, e XXXVI, 1907 . Ka.
24. Memorie della r. 'accademia delle scienze di Tonno (To-
rino) S. 2, LVII, 1907 MaT.
25. Neues Archiv der Gesellschaft filr llltere deutsche Ges-
chichtskunde (Hannover) XXXII, 2, 3, 1907; XXXIII,
1, 2, 1908 Xar.
26. Nouvdle revue historique de droit fran^ais et étranger
(Paris) XXIX, 1-6, 1905; XXX, 1906; XXXI, 1907 . Nrhd.
27. Nuovo archivio veneto (Venezia) NS., XIV, 1907; XV,
1, 1908 NaY.
28. Pensiamento (el) latino (Santiago) III, 9, 1905; IV,
8-11, 1906 PI.
29. RassegìUi bibliografica dell* arte italiana (Ascoli Piceno-
Rocca S. Casciano) VI, 7-12, 1903; VII, 1904; VIH,
1905; IX, 1906; X, 1907; XI, 1-6, 1908 . . Bbal.
30. Rassegna (la) latina (Genova) I, 1907; II, 1908, gen-
naio-aprile BLat.
31. Revolution (la) de 1848 (Paris) 1906; 1907, gennaio-
novembre B1848*
32. Revolution (là) frangaise (Paris) 1907; 1908, gennaio . BF.
33. Revue des études ancìennes (Paris) IX, 1, 2, 1907 . . Rea.
34. Revue des études historiques (Paris) 1904; 1905; 1906;
1907; 1908, gennaio-aprile Beh.
35. Revue d'histoire redigée à Vétat-major de Varmée (Paris)
.1904; 1905; 1906; 1907; 1908, gennaio ... Bhem.
36. Revue du mois, 1906 Rinata.
37. Revue generale (Bruxelles) XLII, 5-12, 1906; XLIII, 1907;
XLIV, 1-6, 1908 Rg.
38. Revue historique (Paris) XCIII-XCV, 1907; XCVI, XCVII,
XCVIII, 1908, gennaio-agosto Rh.
39. Ròmische Quarialschrift filr chnstliche Aliertumkunde
und filr Kirchengeschichte (Roma) XXI, 1907 . . QR.
40. iSiena monumentale (Siena) I, 1906; II, 1907 . . . Smon.
41. Sociéié académique religieuse et scienti fique du Duché
d'Aoste (Aoste) XIX, 1905 SarsA.
42. Studi storici (Pisa) XVI, 2, 3, 4, 1907 . . . .Ss.
43. TheologiscJie Quartalschrift (Freiburg i. Br.) LXXXIX,
1907 Thq.
44. Zeitschrift fiìr katholische Theologie (Mainz) XXX, 3, 1906;
XXXI, 1907 Kkth.
STORIA OENERALS 383
1. STORIA GENERALE.
METODOLOGIA, RACCOLTE, CURIOSITÀ, STORIA DI REGIONI,
DI CITTÀ, DI MONUMENTI, DI FAMIGLIE.
1082. Fa. — XXVI, 3-4, 1907. — Bustico O., Il concetto di pro-
gresso nella storia in Tom. Enrico Buckle,
1083. €r. — V, 4, 1907. — B. C, Cristianesimo, socialismo e me-
todo storico [A proposito di un libro di G. Sorel ; « le système histo-
rique de Renan »].
1084. Cr. — V, 6, 1907. — Volpe G., hisegiuxmento superiore della
storia e riforma universitaria.
1085. Adi. — XII, 1, 1903. — Lnxoro A., Antichi elementi di
arte nuova,
1086. Bami. — - I, 9, 1907. — Pernier L., Scavi delia missione
archeologica italiana a Creta nel 1901.
1087. AaLr. — S. 5, XVI, 6-8, 1907. — Pernier, I^avori eseguiti
dallu missione archeologica italiana in Creta dal 2 aprile al 12 set-
tembre 1906 [Relazione al prof. E. De Ruggiero, presidente della
Scuola Italiana di Archeologia].
1088. SarsA. — XIX, 1905, — Frntaz F. G., Le cinquantenaire
de la fondation de l'Académie de S. Anselme [Discorso].
1089. Nar. — XXXIII, 1, 1908. — Bericht uber die dreiundreìs-
sigste Jahresversammlung der Zentraldirektion der * Monumenta Ger-
maniae historica ». Berlin, 1907,
1090. Jg. — - 1907, giugno. — Gnlffrey J., Les origines de VAoa-
démie de France à Rome.
1091. AsN. — 1908. — Perfetto G., Indice generale dei voli. XXVI-
XXX dell'Archivio storico pei* le provincie napoleiune.
1092. NaV. — NS., XIV, I, II, 67-68, 1907; XV, I, 69, 1908. -
Segarizzi A., Bollettino bibliografico della regione veneta [Pubblicazioni
del 1905].
1093. NaV. ~ NS., XIV, I, II, 67, 68, 1907, e XV, I, 69, 1908.
— Cipolla C, Pubblicazioni sulla stoina medioevale italiana del 190S.
1094. Bbal. — *VIII, 1-2, 1905. — Uno studioso Veneziano: i nuovi
incrementi delle RR. Gallerie di Venezia [I recenti acquisti].
1095. BasD. — XXX, 1-12, 1908. — Bulic F., Le gemme del-
Vi. r, museo di Spalato acquistate nel 1906. — Id., Elenco' degli oggetti
d'arte acquistati nell'anno 1907 dall'i, r. museo di Spalato.
1096. BmaaM. — III, 3, 1908. — Elenco dei doni, degli oggetti in
depo,nto e degli acquisti i)ervenuii ai Musei (di Milano) dal P feJb-
bravo al 31 dicembre 1907,
1097. Bami. — I, 1, 1907. — Supino J. B., Nel R. Museo Nazio-
nale di Firenze [Innovazioni].
1098. Bami. — I, 2, 1907. — Orsi P., Nuovi acquiMi per il museo
archeologico di Siracusa.
1099. Bami. — I, 5, 1907. — Vesme A.. Bassorilievi in legno nella
R. Pinacoteca di Torino,
884 SPOGLIO DBI PSRIODICI
1100. Bami. — I, 8, 1907. -* Gamba €., Quadri nuovaìnente esposti
agli Uffizi [Una « Madonna » del Pontormo, la « Carità » di Fran-
cesco Salviati, r « Arcangelo Gabriele e Tobiolo » di Francesco
libertini detto il Bacchiacca].
1101. Bami, — I, 8, 1907. — Trizzoni G., Le novità della Pina-
coteca ambrosiana [Il < Musicista » attribuito a Leonardo, la « Testa
di S. Giovanni » di Antonio Solario, un € Lare » di Tormine, il
« Presepio » di Federico Barocci].
1102. Bami. — I, 11, 1907. — Hermanin F., Galleria nazionale
a Palazzo Corsini in Roma: acquisto di due quadretti di Salvator
Posa ed esposizione di antichi paesaggi,
1103. Bami. — 1, 1, 1907. — Focolari 0., PP, Gallerie di Venezia:
a<:quisio di un ritratto di Lorenzo Ijotto.
1104. Bami. — I, 5, 1907. — Testa L., Nuovi quadri nella P, Gal-
leria di Parma.
1105. Bami. — I, 3, 1907. — Gamba C, JS^uovi acquisti di dipinti
veneti biella Galleria degli Uffizi.
1106. Bami. — I, 6, 1907. — Giglioli 0. H., Le miniature di Pie-
cardo Gibson neUa Galleria Pitti.
1107. Adi. — Xn, 11, 1903. — Carotti G., Alcuni oggetti del mtLseo
Poldi'Pezzoli.
1108. Adi. — XIV, 4, 1905. — Berlam A., Antefisse tarantine nel
museo civico d'antichità in Trieste.
1109. Adi. — XII, 4, 6, 1903. — Morasso M ., La scuola e U tesaro
di S. Pocco a Venezia.
Ilio. Bami. — I, 1, 1907. — Marra! D. B., Scoperta di un af^
fresco nel P. Istituto di belle arti di Firenze [L'« Ultima Cena » di
Stefano d'Antonio di Vanni (?)].
1111. AspP. — VII, 1907. — Longhena M., Atlanti e carte nau-
tiche dal secolo XIV al XVII conservati nella biblioteca e nelVarchivio
di Parma.
1112. Rbal. -- VII, 7-9, 1904. — Grigioni C, L'esposizione del-
l'antica arte senese.
1113. Rbal. — VIII, 8-10, 1905. — Angeli D. e Calzini E., Uan-
tica arte inarchigiana all'esposizione di Macerata.
1114. Adi. — XIII, 4, 6, 1904. — Carocci G., Alla mostra del-
l'arte antica senese.
1115. BsS. — XIV, 1, 2, 1907. — Lisini X.^ Archivi: inventario
diplomatico del r. archivio di Stato in Siena [Continuazione, cfr. Usi,
1907, sp. n. 992].
1116. XaV. — NS., I, II, 67, 68, 1907. — Foligno C, Codici di
materia veneta nelle biblioteche imflesi [Continuazione, cfr. Psly 1907,
sp. n. 1577: dal num. CLXXVI, dell'anno 1471, al num. CCIX, degli
anni 1582-1774].
1117. AaLr. — S. 5, XVI, 6-8, 1907. — Monaci E., FrammenH
di antiche pergameiie a Su tri. — Finoccliiaro Sartorio A., Frammenti
giuridici di antiche pergamene rinvenute a Sutri.
1118. BsS. — XIV, 1, 1907. — Solmi A., Pegestum Volaterranum
[Rassegna del volume di Fedor Scbneider].
1119. Zkth. — XXXI, 2, 1907. — Grisar, Pegesta Pomaìwrum
Ponti ficum [Rassegna del volume I riguardante Roma].
BTOKIà GENERALE 385
1120. Thq. - LXXXfX, 4, 1907/— Scbmid J., Ziir Geschkhte
des Codex Amìatinwi [Sull'uso del medesimo per opera del Sirleto,
con i passi del medesimo. estratti dalla corrispondenza del Sirleto].
1121. AmdM. - S. 6, I, 190^. — Ferrari Moreni G., Sforza «.,
Sandonniiii T., Casini T., ( iopini X., Santi >., Piceagrlia B., Bologna P.,
Contiu nazione ed aggiunte alla « Biblicteca tnodenese » di Girolamo
Tiraboschi.
1122. Rli. — XCVIII, 1, 1908. — Seignobos Cli., « WeUgeschichte ^
publiée Hoim la direction de H. F. Helmolt [Rassegna e critica dei
nove volumi].
1123. Zlìth. — XXXI, 2, 1907. — Grisar, Geschichte der Katho-
liachen Kirche [Rassegna dell'opera di Kirsch e Luksch].
1124. Tqli. — LXXXIX, 1, 1907. — Sfigmliller J. B., Zur Ges-
chichte der Finanzveraaltung des KardinalkoUegs.
1125. Alckr. — LXXXVII, 3, 1907. — Helner, Kechtsgultigkeit
eines Verrichtes des Papstes auf den Kirchenslaat.
112(>. Cr. — IV, 5, 1906. — Gargrinlo A., Storia dell'arie italiana ^
[Rassegna dei quattro volumi dell'opera del Venturi].
1127. Cr. — IV, 4, 1906. — B. C, Tai poesia 2^polare italiana
[Amplissima rassegna della seconda edizione degli studi di Ales-
sandro D'Ancona].
1128. AspP. — NS., V, 1905 (1906). — Boselli A., Testi dialettali
parnieìUfi [Premette cenni storici sulla letteratura dialettale parmense
la quale sorge tardi e si svolge poi ricca tra il XV e il XVI secolo,
per continuare nei successivi fino al XIX. Seguono i testi : dalla cro-
naca di Leone Smagliati (1494-1518); dal diario di Giorgio Franchi
(1543-1557); da sonetti del secolo XVI; dalla cronaca di Pietro Be-
lino (1601-1650); da sonetti, commedie, contrasti del secolo XVIII,
specialmente di Gaspare Bandini, di Uberto Giordani e contro Gu-
glielmo Du Tillot ; infine da poesie di Giuseppe De Lama, di Giu-
seppe Callegari, di Tommaso Gasparotti. In appendice alcune aggiunte
al « Saggio di bibliografia dialettale parmense» di A. Restori].
1129. Rh. — XCVIII, 2, 1908. — Monceaiix P., Ilistoire de'la
Gaule [Rassegna dei volumi I e II dell'opera di Camillo Jullian].
1130. BsS. ~ XIV, 2, 1907. — Rossi M. C, La donna e le in-
dustrie feinmiìiili nella regione senese [Attraverso i secoli].
1131. AsN. - XXXlf, 2, 1907; XXXIII, 1, 1908. — Ferorelli ^\,
Gli ebrei nell'Italia meridionale dalVetà romana a Carlo di Borbone
[Le prime colonie avvenute prima e dopo la distruzione di Gerusa-
lemme e le loro vicende fino al pontificato di S. Gregorio Magno;
e poi fino al mille].
1132. Thq. — LXXXIX, 3, 1907. — Stolz E., naQotxia. parochia
und parochus [Ricerca sopra l'origine e il significato del termine
ecclesiastico « parochia » e della voce « paroco » dal II al XVI secolo].
1133. Rhem* — XXVII, 1907, luglio. — Tas premières mitrailleuses
CtS42'i72o) [I « ribaudequins » dei secoli XIV e XV; gli « orgues » *
del secolo XVI; le nuove mitragliatrici del principio del sec. XVIII].
1134. Adi. — XV, 10, 11, 1906. — Melani A., Gradinate e scale
[Attraverso ì secoli].
1135. Adi. — XII, 3, 7, 8, 9, 10, 1903. — Carotti G., Cariatidi,
ermp, canefore [Cenni .storici generali con illustrazioni]. — Id., Le
cariatidi nel medioevo, nel rlnascimenio e nei tempi moderni.
Rivista sierica italiana, ^* S., vir, 3. 25
386 sroGLio dei periodici
1136. Adi. — XIII, 1, 1904-. — Liixoro A., Addóbìn di vecchi pa-
lazzi [A Genova, Pisa, Roma, ecc.].
1137. Adh — XIV, 1, 1905. — Pesci e insetti nella decorazione
[Attraversò i secoli].
113^. Adi. — XIV, 6, 7, 8, 1905. — Patroni O,, Figure decora-
tive antiche di bronzo e di marmo.
1139. Adi. — XII, 10, 1903. — Melani A., Ornamenti di vecchie
tovaglie.
1140. BurS. — XLVI, 1907, aprile e maggio. — De Tarigny H.,
Ias noms de lieux et ce qu'ils enseignent,
1141. BurS. — XXXV, settembre; XXXVI, 1904, ottobre e no-
vembre. — Delines M., I^e diable et le satanique dans les littératurea
européenìies [A proposito dell'opera di M, J. Matuszevski].
1142. Rea. — IX, 2, 1907. — Bottin 0., « lìrica », « Briga » et
€ Briva » [L'origine dei nomi in « -bria », « -brium », non è neces-
sariamente « -briga »].
1143. Zlitli. — XXXI, 3, 1907. — Kross A., Zur Geschichte der
Loretolegende.
1144. Jfi. — 1907, luglio. — Belaborde H. F., Véroluiion d'une
legende pieuse: la « Santa Casa » de Lorette [Secondo le conclusioni
di Ulisse Chévalier].
1145. Zktli. — XXXI, 4, 1907. ~ Ernst J., Die Tauflehre des
Liber de reìmptistnate .[Risposta ad H. Koch].
1146. Xrhd. — XXX, 1906, settembre e ottobre. — Martin 0., Le
mammcrit Vatican 4790 et le grand Coutumier de Jacques d'Ableiges
Ì Comparazione di quest'ultimo col ms. francese della Nazionale di
'arigi 10816, che sembra contenere la copia più fedele del « Grand
Coutumier »].
1147. Js. — 1908, gennaio. — Belisle L., Un livre de choeur 7ior-
mxinno-sicitien conserve en Espagne.
1148. Adi. — XVI, 6, 1907. — Toesca P., // sentimento ornamen-
tale nella pittura veneta [A proposito del volume di Lionello Venturi
sulle origini della pittura veneziana].
1149. AaLr. — S. 5, XVI, 9-12, 1907. — Ghirardini, Di una sin-
golare scoperta archeologica avvenuta recentemente nel Basso Polesine.
1150. Rbal. — X, 1-9, 1907. — Seatassa E., Orafi (la maggior
parte del luogo) che lavorarono in Urbino dalla seconda metà del XIV
a tutto il XIX secolo [Notizie tratte da documenti].
1151. Rbal. — Vili, 11-12, 1905. — Calzini E., L'arte marchi-^
giana [Polemica con G. Natali].
1152. Rg. — XLIII, 6, 7, 1907; XLIV, 2, 3, 4, 1908. — Be Pe-
retti della Rocca, Ijx Corse à iravers lesdges: I. Tm. Corse légendaire;
IL La Corse héroì'que.
1153. 8arsA. — XIX, 1905. — Noussan B., L'extinction des ceìise^
dans la Vallile d'Aoste [Affrancamento dei censi ecclesiastici; estin-
zione dei censi nella Signorìa di S. Vincent; affrancamento dei censi
nel Mandamento di CI}' e in particolare a Valtoumanche; estinzione
dei censi nella Baronia di Aymaville].
1154. SarsA. — XIX, 1905 (sedute 28 gennaio, 23 aprile 1904).
— Bnc J.,A., Un mémoire sur les droits de iéveque et du clergé dans
les Trois Etats du Duché d'Aoste.
STORIA ORNERÀ LE ' 387
1155. SarsA. ~ XIX, 1905 (seduta 28 maggio 1901 \. — Frn-
taz F. 0., Notes sur les exécuteurs de la haute just ice dans la Vallèe
d'Aoste [Dal secolo XII al XVIII].
1156. SarsA, — XIX, 1905 (seduta 23 ottobre 1901). — Nonssan D.,
Mémoires sur les Judicatures de la Vallèe d'Aorte eri diverses époques
[Uri semplice cenno].
1157. AspP. — NS., IV, 1904 (1906). - Jung 0. e Boselli, lìótybio,
Veleia e Bardi: escursione topografica e storica [Traduzione dal te-
desco della memoria pubblicata dal Jung nel MgiO, XX, 1899, di
cui cfr. Rsl, 1900, sp. n. 153].
1158. AspF. — VII, 1907. — Bologna p., Hicordi Pontremolesi
biografici e aneddotici.
1159. AspP. — VI, 1906 (1907). — Pettorelll A., .S'. Antonio del
Viennese, la sua chiesetta e il piccolo ospedale presso Borgo S. Donnino.
11«50. Nar. - XXXII, 3, 1907. -- Bihl,M., Ein Minorit Verfasser
des Gedichtes « de laude civitatis Laudae » [E l'opera di un francescano
di Lodi].
1161. AsN. — XXXIII, 1, 1908. — Egidi P., Arpino [Rassegna
delle recenti pubblicazioni di O. E. Schmidt, G. Pierleoni, L. Ven-
turini].
1162. Adi. — XVI, 11, 12, 1907. - Giordani P., Le ville di
Frascati.
' 1163. RD. — XXXIII, 12, 1907, settembre. — Brandi K., Welt-
.sleUung und Kultur Venedigs [Breve saggio storico].
1164. RD. — XXXIV, 2, 1907, novembre. — Strasbnrger E.,
FrUhlingstage in Portofino [Descrizione con cenni storici].
1165. Nar. — XXXIII, 2, 1908. — Bresslau H., Ein Fiihrer durch
Canossa [A proposito della Guida storica illustrata del professore
Naborre Campanini].
1166: Rbal. — VII, 7-9, 1904. - Periizzi De' Medici R., Il ferro
battuto nella decorazione architettonica in Firenze.
1167. Bbal. — VII, 1-3, 1904. — Calzini E., Raccolta Duranti
in Monte fortino.
1168. Rbal. - VI, 10-12, 1903. — Calzini E., Uiìa visita a Mon-
te fortino in provincia di Ascoli Piceno [Note d'arte].
1169. Smon. — I, 3, 4, 1906. — Raccolta di decorazioni dipinte
di Siena [Palazzo pubblico : cappella del Concistoro ; sala della Pace.
Cliiesa di S. Leonardo al Lago presso Siena. Due gruppi in terra
cotta nella cbiesa dell'Osservanza presso Siena].
1170. SmoTz. — I, 4, 1906. — L'arte decorativa nel bronzo a Siena.
1171. AspP. — NS., IV, 1904 (1906). — Pettorelll A., La chiesa
di S. Nicomede a Fontanabroccola (Salsominore) [Appunti di storia
e d'arte].
1172. Adi. — XVI, 3, 1907. — AgnelU G., La chiesa dell Incoro-
nata a Lodi.
1173. Adi. — XV, 3, 4, 5, 1906. — Il pavimento di maiolica e le
tarsie di legiw nella cappella dei vaselli in S. Petronio a Bologna.
1174. Adi. — XIV, 11, 1905. — Tesorone A., Due anticJù pavi-
unenti di maiolica nella chiesa di S. Anna dei Lombardi in Kajìoli.
1175. Adi. — XIV, 12, 1905, e XV, 1, 2, 1906. — Carocci G., Il
2>avÌ7neìito del duomo di Siena.
388 SPOGLIO DEI PKRIODICJ
1176. Adi. — XIV, 12, 1905. — Annonl A., // monastero di Smi
benedetto in Polirone.
1177. Adi. — XIV, 7, 9, IO, 1905. — Carocci G., Or Sem Michele
[Illustrazione generale].
1178. Adi. — XIV, 8, 9, 1905. — Sant'Ambrogio D., Gli stalli del
coro, nella basilica di Sant'Ambrogio a Milano [Del secolo XV].
1179. Adi. — XIII, 10, 1904. — Cow nella chiesa dei Ss. Serc^
rino e Sosio in Napoli.
1180. Adi. — XIII, 7, 8, 1904. — Carocci G., Santa Maria No-
vella in Firenze [Illustrazione architettonica e decorativa].
1181. Adi. — XII, 3, 1903. — Le patere della chiesetta di S. Fran-
cesco a Lugano^ ora a Moncucco.
1182. Adi. — XII, 12, 1903. — Luxoro A., Reliquiari nel tesoro
della cattedrale di Genova.
1183. Bami. — 1,9, 10, 1907. — Rossi A., /.e opere d'arte del
monastero di Tor de' Specchi in Roma.
1184. Bami. — I, 12, 1907. — Bacci P., La chiesa di San Gio-^
vanni « Forcivitas » di Pistoia e i suoi ultimi restauri.
1185. Bami. — I, 4, 1907. — Scano D., Notizie di arte sarda:
Txivori di restauro nella chiesa di San Gavino a Portotorres. Chiesa
di Santa Giusta in Santa Giusta. Chiesa di San Pantaleo in Delia-
nova. Chiesa dei Cappuccini a Iglesias. Chiesa di S. Chiara a Iglesùiy,
Oggetti d'arte nel duomo di Cagliari.
1186. BcbB. — I, 1, 1907. — Z.e cattedrali di Bergamo [A pro-
posito della conferenza di Elia Fornoni].
1187. BasD. — XXX, 1-12, 1907. — Bulle F., I^porfyi maggiore del
duomo di Spalato. — Id., RUitauro del campanile del duomo di Spalato,
1188. DTS. — I, 1, 1908. — Ciuttodia franciscana terrae sanctae z
conventus et santuaria Jerusalem [Con poche notizie storiche],
1189. NaT. - NS., XIV, I, II, 67, 68, 1907. — Degani E., L'ab^
bazia di S. Maria di Sesto in Silvis nella patria del Friuli [Già uno
dei primi e più ricchi feudi del principato ecclesiastico di Aquileia ;
le origini si perdono nell'oscurità dell'alto medioevo e precedettero
di qualche secolo tutte le altre pubbliche istituzioni ecclesiastiche
del Friuli, Ne esamina le vicende attraverso i secoli fino a noi. lu
appendice: I. La serie degli abbati di Sesto dal 778 al 1789 in cui
vien soppressa la commenda ; II. L'atto di dotazione del monastero
di Sesto datato da Nonantola nel maggio 762].
1190. Rbal. — X, 7-9, 1907. — Laccetti F., Del duomo di Ter^
moli [A proposito della monografia di Luigi Ragni].
1191. Rbal. — X, 12, 1907; XT, 3-4, 1908. — Scatassa E., Uiz
inventario della Metropolitana di Urbino del lò64.
1192. Rbal. ~ IX, 1-2, 1906. — Mariotti C, La chiesa di S. Emidio
alle Grotte presso Ascoli Piceno.
1193. Rbal. — Vm, 11-12, 1905. — Feliciangeli B., Quesito sto-
rico di arte umbra [Sull'autore di tre affreschi nella chiesa di S. Ago-
stino di Norcia].
1194. Rbal. - Vili, 8-10, 1905. - Grigionl C, I dipinti di Sanfct
Maria del Carmine a Ripatransone.
1195. Rbal. — VII, 10-12, 1904. - Calzini E., Litorno alla chiescz
di S. Francesco di Fermo.
STORIA GENERALE 389
1196. Rbal. — VII, 4-6, 1904. — Grì^ioni C, La cappella in onore
di S. Carlo nella cattedrale di Bipatransone e un quadro ignorato del
Ouercino.
1197. Rbal. — VII, 1-3, 1904. — Seatassa E., La cappella ducale
nella chiesa di S, Francesco in Urbino,
1198. Rbal. — XI, 5-6, 1908. — Grlgloiil C, Inventario del duo^no
di Cesena nel secolo XV.
1199. Rbal. — IX, 6-10, 1906. — Santoni M. e Aleandri V., La
chiesa di S. Venaììzio in Camerino nel secolo XV [Documenti].
1200. Adi. - XIII, 9, 1904. — Carotti G., // Candelabro di bronzo
detto Z'« Albero » nel duomo di Milano [Dimostra con rafiFronti che
il piede tutto intero ed il nodo superiore sono creazione e lavoro di
arte francese del scc. XIII, e probabilmente di una officina di Reinis).
1201. Rbal. — VI, 7-10, 1903. — Calzini E., La cJiiesa di San-
t'Angelo in Montespino.
1202. QR. — XXI, 1, 1907. ~ De Waal A., Das Or.atorium unter
der Kirche S. Maria in Via J^ata.
1203. QR. — XXI, 3, 1907. - Bttrfler P., Eine neue Cnierkiìxhe
in JRomf [In S. Crisogono].
1204. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 20 marzo 1902). ~ Yuiller-
inln, />c atre de Prieur au cure de Kus [Resoconto di una memoria
su II 'argomento, scritta nel 1783 dal prevosto Dondeynaz].
1205. Sjnoìi. — I, 1-2, 1906. — Canestrelli A., La pieve di San
Quirìco in Osenna.
1206. SarsA. - XIX. 1905 (seduta 27 agosto 1902). — Beyssae J.,
Kotes sur le Prieuré de Nus [Dal XII al XVIII secolo].
1207. Sinodi. — II, 1, 1907. — Notar! F.^ Ixi chiesa di S. Pietro
in Villore presso S. Giovanni d'Asso.
1208. HarsA. — XIX, 1905 (seduta 27 agosto 1902). — Nonssan D.,
Les anciennes jmntures du couvent de Sainie- Catherine à Aoste.
1209. Adi. — XIV, 1, 1905. — Imposte gotiche di una jìorta nel
palazzo degli Odasi a Urbino.
1210. Adi. - XVI, 7, 1907. ~ Giordani P.,. Le volte dipinte nel
palazzo Costa guti a Boma.
1211. Adi. — XVI, 8, 1907. — Giordani P., 67/ stucchi del jxi'
lazzo del Grillo a Roma,
1212. Adi. — XVI, 9, 10, 1907. — Giordani P., Il palazzo di
Venezia e quello della Cancelleria in Poma.
1213. Adi. — XV, 3, 1906. — Campanini >'., La rocca di Scan-
diano.
1214. Adi. — XV, 12, 1906. — Annoni A., // castello del lìuon
Consiglio in Trento.
1215. Adi. - XV, 5, 1906. — Gii stucchi di Ca' Pezzonico e la
pittura decorativa a Passano .
1216. Adi. — XV, 5, 6, 7, 1906. — Molani A., // palazzo reale e
il parco dì Caserta [Cenni storici o illustrazione artistica generale].
1217. Adi. — XIV, 11, 1905. — Fornonl E., // castello di Prian-
zano in Val Cavallina.
1218. Adi. — XIV, 10, 1905. — Campanini >'., La rasa df' Poiardi
in peggio Emilia. ,
390 SPOGLIO DCl PKRIODICI
1219. Adi, — XIIl, 12, 1904, e XIV, 2, 4, 1905. - Patrleolo A ,.
// palazzo ducale di Mantova [Illustrazione generale].
1220. Adi. — XIV, 7, 1905. — Fornoni E., Il vecchio palazzo dei
Ora tavoli in lìergamo.
1221. Adi. — XII, 11, 12, 1903. — Ornamenti nel palazzo ducale
di Urbino.
1222. Bauli, — I, 9, 1907. — Il castello di Isaoffne [Breve descri-
zione del maniero donato dal comra. Avondo al Governo italiano].
1223. BmaaM. — II, 2, 1907. — Annoni A., Hi composizione degli
avanzi della casa Missaglia.
1224. XaY, - NS., XIV, I, 67, 1907. - Canal B., Il palazzo di
Bianca Cappello e la residenza vescovile in Murano.
1225. Snio??. — II, 2, 3, 4, 1907. - Pollini L., Il ca.sfello di Bei-
caro (Siena).
1226. BcbB. — I, 2, 1907. — Di uno stemmario descrittivo ber-
gamasco.
1227. BebB. — II, 1, 1908. — Xota genealogica sui Barzizza.
1228. Sar»A. — XIX, 1905 -'seduta 23 ottobre 1903). — Frn-
taz F. Ci}., Les anciens seigneurs de Clg.
2. STORIA PREROMAxNA E ROMANA.
A) AKGHEOLOGIA E TOPOGRAFIA.
1229. Adi. — XII,-4, 5, 1903. — Patroni dJ., Il mosaico nei pavi-
menti romani.
1230. Adi. — XII^ 12, 1903. — Patroni G., Figure decorative
dipinte a Pompei.
1231. Adi. — XIII, 6, 1904. — Patroni G., Il trono di Venere
[Notizie della gentile opera greca ora nel Museo nazionale di Roma].
1232. Adi. — XIII, 1, 2, 3, 4, 5, 1904. — Patroni G., Le terre-
cotte ornamentali ed alcuni altri elementi decorativi nelVantica arte
italica.
1233. Adì. — XIII, 10, 11, 1904. — Patroni G., Antichi sarcofagi.
1234. Adi. — XV, 12, 1906. — Patroni G., Vasi Aretini [Dell'età
etnisca e romana]. /
1235. Adi. - XV, 8, 9, 10, 11, 1906; XVI, 1, 2, 3, 4, 8. 1907.
— Patroni G., Figure di animali nell'arte antica [L'Egitto;^ la Caldea
e l'Assiria; il paese degli Hetei ; la Persia e la Fenicia; la Grecia
micenea e la Grecia classica; l'età romana].
1236. Adi. — XV, 4, 1906. — Patroni G., Ara Pacis Augustae.
1237. Bami. — I, 11, lSi07. — Tannizzaro M. E., Ara Paci.^ Au-
gustae [Ampia relazione ed illustrazione].
123H. Bauli. — I, 12, 1907. — Cnltrora G., // Diosciiro di Baia.
1239. Bami. — I, 1, 1907. — Kizzo G. E., Il discóbulo di Castel
Porziano.
1240. Bami. — I, 4, 1907. — Boni G., Zona monumentale [Monu-
menti romani da riscattare al pul)blico suolo moderno].
STORIA PREROMANA E ROMANA 391
1241. Baml. — I, 5, 1907. — Amadncci P., Il sarcofago greco^
romano rinvenuto presso la chiesa di San Vittore in Jiaveima [Del
•secolo IV].
1242. Bami. — I, 6, 1907. ^ Della Seta A., La statua di Porto
D'Anzio [Ritenuta nn originale; il Klein Tattribuisce a Leochares;
certo appartiene ad un artista del IV secolo],
1243. Bami. — I, 7, 1907. — Gabriel E., Im, quadriga di Erco-
lano [Studio dei frammenti e ricostruzione].
1244. Bami. — I, 8, 1907. — Moretti G., Nuovi acquisti del Museo
nazionale romano [Abraxas, Kore arcaica di Castelporziano].
1245. AsX. -^ XXXII, 2, 1907. — Gabriel G., Im tdble latine
d*Héraclée [Rassegna della pubblicazione di H. Legras].
1246. BmaaM. — II, 2, 1907. — De Marchi A., Di un notevole
frammento con figurazioni mistiche recentemente entrato nel Museo
archeologico di Milano [Appartenente a monumento onorario o funebre
deiretà romana].
1247. BasD. — XXX, 1-12, 1907, — Bnlic F., Osservazioni su
alcuni monumenti cristiani della Dalmazia [Continuazione, cfr. lisi,
1907, sp. n: 205].
124^5. BasD. — XXX, 1-12, 1907. - Bnlic F., Bitrovamenti a
Sfdona ad est dell anfiteatro. - Id., liitrovamenti antichi fra Podstrana
(Pituntium) e Jesenice di Poljica (dareste).
1249. BasD. — XXX, 1-12, 1907. - Bulle F., Nomi e marche di
faÌjUmca su tpgoli e mattoni dell'i, r, museo archeologico in Spalato
durante l'anno 1906.
1250. Ba»D. - XXX, 1-12, 1907. - Bttelieler F., Osservazione
ad un'iscrizione « itxor benemorientis.nma » .
1251. BasD. -^ XXX, 1-12, 1907. — Bulic F., Puderi di edifizio
antico a Koprivno nel Comune censuario di SivJ.
1252. Ba«D. — XXX, 1-12, 1907. — Bulic F., Gradina Sutan
(Soetovia),
1253. BasD. — XXX, 1-12, 1907. — Porta Caesarea.
1254- BasD. — XXX, 1-12, 1907. — Bulic F., Iscrizioni inedite
trovate nelle macerie delU rovina di Salona lungo la ferrovia campestre
negli anni Ì90ò e 1900 [Continuazione, cfr. Usi, 1906, sp. n. 199].
1255. BasD. — XXX, 1-12, 1907. — Bulic F., Scavi nelVantìco
cemetero cristiano di Manastirine a Salona durante gli anni 1906 e 1906
[Continuazione, cfr. Psl, 1906, sp. n. 197: la « JPorta Caesarea »].
1256. BasD. — XXX, 1-12, 1907. — Bulic F., Sterro deWahside
della basilica cemeteriale dei Martiri Salonitani a Manastirine di Sa-
lona nell'anno 1^74.
1257. BasD. — XXX, 1-12, 1907. - Deleliaye H., Uhagiographie
de Sidone d'oprès les dernit'res dt'couvertes archéologiques.
. 1258. BasD. — XXX, supplemento, 1907. — Horriith A., Crania
Scdonitana. [Descrizione di una serie di crani delle sepolture antiche
cristiane di Salona (presso Spalato, Dalmazia.].
1259. CE. — Novembre 1906. — Mélida, Las escavaciones de Nu-
Tnancia.
1?60. Js. — NS., Ili, 1905, dicembre. — C'agnat R., La topo-
graphie de Carthagp romaine [Secondo l'opera di A. Audolleut],
392 SPOULIO DEI l'RKIODICI
1261. »hd. — XXX, 1907, novombre-dicembre. — Mispoiilet,
Un nouveaii document sur Ics « sai f uh » impériaux d'Afrique [Pub-
blicato da J. Carcopino nei « Mélanges » della scuola di Roma].
1262. Nrhd. — XXXI, 1, 1907. ~ Mispoalet J. B., L'inscription
d^A'ìii et Djemala [Commento dell'iscrizione pubblicata da J. Carco-
pino nei « Mélang-es » della scuola di Roma].
1263. RI>. — XXXII, 5, 1906, febbraio. - Adto F., Die Alexan-
derschlachf In der « Casa del Fauno * zu Pompeji.
1264. Jh. - V, 2, 1907. — Bloch 0., L'AvenUn dans Vantiquité
[Secondo gli studi di A. Merlin].
1265. Js, — 1907, settembre. — Ca^^nat B., Ijx destruction de
Pompei [Il Lacroix ha, durante la eruzione del 1905, confermato i
dati che si avevano sulla distruzione di Pompei].
1266. Rg. - XLII, 12, 1906, dicembre. — De TUlermoiit Ch.,
Les rnines de Paentuin.
1267. QR. - XXI, 3, 1907. — Wilpert J., Beitrdge zur chrisfli-
chen Archeologie [Continuazione, cfr. PsI, 1907, sp. n. 1118: IV. In-
torno al nimbo quadrato. - V. La coppa di Costantino del « British
Museum *].
1268. QR. — XXI, 3, 1907. — De Waal A., Zìir Chronologie des
Ikissus-Sarkophags in den Grotten von S.* Peter [A complemento della
monografia pubblicata nel 1900, reca per conclusione che il tempo
indicato dall'iscrizione -sarebbe la metà del IV secolo non prima].
1269. QR. — XXI, 5, 1907. — MilUer A., Die Majypula von Sul-
Tnona.
1270. SarsA. - XIX, 1905 (seduta 23 novembre 1903). — Xons-
san D., Notes sur le poni romain de Chdtillon.
1271. AaLr. — S. 5, XVI, 1-3, 1907. — Pais E., /^ pretesa città,
di Asia nel Pruzzio ed il popolo degli Amiuei presso Cibari.
1272. AaLr. — S. 5, XVI, 9-12, 1907. — Pigorini, Scavi std Pa-
latino.
1273. BurS. — XXXIV, 1904, aprile-magffio. — Habert de Gi-
nestet M. C, Une vieille cité latine: Nettuno [Descrizione generalo
storica].
B) USI, ISTITUZIONI,
STORIA POLITICA E LETTERARIA GENERALE E PARTICOLARE.
1274. Jk. — NS., VII, 1905, marzo-aprile. - Perrot G., Les Phé-
fìiciens et VOdyssée [Secondo l'opera di V. Berard].
1275. AaLr. - S. 5, XVI, 1-3, 1907. - Helbig W., La « hasta
2>ura » [Tra le onorificenze, le quali conferivansi ai cittadini romani
che si erano distinti davanti al nemico, r« hasta pura » o « dona-
tica » secondo Polibio era la più antica. Discorre l'A. delle varie
opinioni al riguardo].
1276. AaLr. — S. 5, X\l, 6-8, 1907. — Pinza G., Intorno ad mi
passo di Svetoìiio in rapporto colla primitiva imagine di Giove Feretrio.
1277. RD. — XXXII, 8, 1906, maggio. — Steinuiann E., Romische
Wanderungen.
. 1278. .Jj4. — NS., VI, 1908, febbraio. - Juliian C, Tjìs villes fortes
de la Gaule romaine [Notizie generali sul principio della fortificazione
BlOltlA PUEKOMANA E ROJIANA 393
delle città in Gallia, dal tempo di Cesare fino al III secolo, a pro-
posito del voluDie di A. Blanchet].
1279. Js. - NS., IV, 6, 1906. — Cagnat R., U71 rPglemeììt mhner
soits r empire ró>main [Pubblica un nuovo frammento della legge
mineraria rinvenuta nell'iscrizione d'Aljustrel].
1280' Jirhd. - XXXI, 3, 4, 1907. - Mispoulet J. B., /.e regime des
mines à Vépoque romaine et au ìnoyen àge d'aprh les fables d'Alju.strel
[L'iscrizione recentemente trovata si confonde con la « lex metallis
dieta » menzionata nelle tavole d'Aljustrel scoperte nel 1876. Il rego-
lamento delle miniere era nei tre primi secoli dell'era volgare di com-
petenza esclusiva del potere amministrativo. Il costume delle miniere
nel medioevo si riattacca al diritto romano, quale ci è rivelato dalle
tavole d'Aljustrel].
1281. »hd. — XXX, 1906, novembre-dicembre, e XX^I, 1907,
gennaio-febbraio. — Appleton Ch., L'oblif/ation de trans ferer la pro-
priété dans la venie romaine « Fr. 16 D. de cond. causa data XII, 4 »
[Il testo fa alterato per un errore di amanuense].
1282. >rM. — XXIX, 4, 1905. ~ GìfTard A., La loi 6 « de Con-
fessls (D. 42y àj » et Va Gratto divi Marci ».
1283. Nrhd. - XXIX, 4, 1905. - Dareste R., La <r lex liodia »
[Dà la traduzione francese del testo greco pubblicato dal Mercati:
il monumento di diritto marittimo sostituisce al diritto romano un
diritto nuovo e completo in cui si sostituisce all' « actio exercitatoria »
il •principio di associazione e di assicurazione mutua fra tutte le
persone interessate in un viaggio di mare].
1284. Nrhd, ~ XXIX, 2, 1905. - Collinet P., Contribuiionn à
Vhistoire du droit romain: III, Uìiintoire de la <' Confcssio in iure».
1285. Nrhd. — XXIX, 1, 1905. — Senn F., Le « ncxum » contract
de prH du trh ancien droit romain.
1286. Nrhd. — XXIX, 1, 1905. — Jobbé «iiral E., Kxplication
du n. 178 du livre du « De Oratore » de Ciceron [Sopra la giurisdi-
zione dei centumviri].
1287. Rea. — IX, 1, 2, 1907. — La Yille de Mìrmont H., L'astro
logie chez les Gallo- Romains [Continujizione, cfr. lisi, 1904, sp. n. 1063].
1288. J8. — NS., Ili, 1905, giugno. — Lafaye 0., La litférature
epùitolaire cJiez les Romains [A proposito dell'opera-di Hermann Peter].
1289. Js. — NS., IV, 1906, novembre. - Cagnat R., Un cata-
logne romain d'muvres d'cg't [Nuova edizione di un papiro pubbli-
cato da J. Nicole]. ^
1290. Rea. — IX, 1, 1907. — Questions hannibaliques. — Freixe J.,
IjES hoisdu Pertus. — Arniand, Le Rhone à Tarascon. — Foiirnier J.,
I^e passage du Rhòne entre Tarascon et Beaucaire au vioyen fi gè et
jusqu'e^i 1760. — Chabert S., La vue des Alpes ù propos de Ti te
Live, XX [Il testo è interpolato], — De Manteyer, Le noni du Drar.
— Ferrand H., L'hgpothèse du Clapier. — Foiirgères 0., Tnò rrjy
(DQaiai^ [Tra aprile ed agosto].
1291. Rea. — IX, 1, 2, 1907. — JnUian C, Notes gallo-romaines:
Silius et la route d'IIannibal [La lettura di Silio Italico porta nuovi
argomenti in favore di Tarascona e del Cenisio]. — Id , Vo-contii:
leji Ligures en Noitnandie.
1292. Jh. — NS., IV, 1, 1906. — Ferrerò G., Catilina [Riassume
gli studi, seguendo il Boissier, in qual modo si è costituita la leg-
genda di Catalina].
394 SPOGLIO DEI PEKIODICI
1293. RI>. - XXXIII, 12, 1907, settembre, - Fleniiiiiii? H., Alesia
(.yj V. Chr.;.
1294. lih. — XCV, l, 1907, settembre-ottobre. — Besnier M.,
L'ieuvre de M. Guglielmo Ferrerò: les deruiers temps de la répuhlique
romcdne [Critica severa : la filosofia che informa l'opera è un mate-
rialismo fatalistico, il metodo un modernismo ad oltranza, ma gli va
riconosciuto il gusto delle idee generali e il senso della vita].
1295. >'rlid. — XXXI, 4-5, 1907. — Declarenil J., Quelques prò-
blèmes d'histoire des institufions mwìicifxiles au temps de l'empire
romaìn. L'admimsfration mìtnicipale au IV et au V sih-le [Comprende
e disamina le condizioni del popolo, della « curia » e dei « curiales »,
di alcuni notabili e delle magistrature].
12916. Rh. — XCV, 1, 1907, settembre-ottobre. — Bréliier L., Tm
conceptlon du pouvoir imperiai en Orient pendant les trois pi^emiers
sih'le^^ de Vhre chréJienne.
1297. J8. — NS., IV, 2, 1906. — Fabia P., Une prétendue source
de Tacite; Vempéreur JVer/;fl [Ritiene inammessibile questa tesi pre-
sentata dal Profumo nelle sue « Fonti deirincendio Neroniano »].
1298. AaLr. -^ S. 5, XVI, 9-12, 1907. — Corradi, Le potestà tri-
bunizie dell'imperatore Traiano Decio [Dal 248. al 251].
1299. AaLr. — S. 5, XVI, 6-8, 1907. — Gnidi M., Un BIOZ di
Costantino [La vita inedita, pubblicata ora dall' A., è in piccola
parte contenuta in numerosi codici delle biblioteche di Occidente
ed anche del Monte Athos e di Gerusalemme].
1300. Rh. — XCVI, 1908. — Yyer G., Histoire des Vandales [Ras-
segna del volume di Ludwig Schmidt].
C) CRISTIANESIMO PRIMITIVO.
1301. Ka. — S. 3, XXXVI, 1907. — Hontheini J., Das Datum
der Gébnrt ChrUiti [Conclude che sia il 25 dicembre dell'anno 8
av. Cristo].
1302. Rh. — XCVIII, 2, 1908. — Oiiignebert Ch., Les evanffiles
synoptiques [Rassegna dei due volumi di Alfred Loisy].
1303. RI). — XXXII, 6, 1906, ni«rzo. - Frommel 0. Die Poesie
des Kcangeliums [Da un volume sull'argomento].
1304. Zlith, — XXX, 3, 1906, e XX?Jl, 1, 2, 1907. - Dorsch C.^
DieWahrheitderhiblischen Geschichte in den Anschaiiungen der alien
Kirdifi [I contradditori di Origene, e specialmente Methodio di Olimpo,
Eustazio di Antiochia, Epifanio, Teofilo di Alessandria, Gerolamo.
Alcuni significati difficili di parole. La scuola di Antiochia].
1305. Zkth. — XXX, 4, 1906. — Maier F., Die Echteit des Judas
und ztceiten Petrusbriefes [Anticritica specie contro H. J. Holtzmann],
1306. Tliq. — LXXXIX, 1, 1907. — Fiink, Didascalia et CousN-
tutiones Aposfolorum [Rendiconto della edizione fatta dall' A. stesso].
1307. RI). — XXXI, 11, 1905, agosto. — Kastan J., Das Urchrì-
stentum in (/eschichtlicher lietracJitung [A proposito delle opere del
barone De Sodern sugli scritti del Nuovo Testamento e le più im-
portanti questioni relative alla vita di Gesù].
1308. Thq. — LXXXIX, 3, 1907. — Koch H., Zur Encliaristie-
lettre der Di de (che.
BTORU PREROMAXA R ROXANA 395
1309. Zkth. — XXX, 4, 1906. — Kern J., Zur Koìitroverse der
KathoUschen inid der griechinch-orthodoxen Tkeologen ìlber das Subiekt
der hi. Oelung.
1310, Rh. — XCIV, 1, 1907. - Babut E. Ch., Les origines du
cidie des Saints dans Véglise chrétienne [Rassegna del volume di Er-
nesto Lucius].
l:Ul. Thq. — LXXXIX, 1, 1907. — Yetter P., Die Armenische
Paulus-ApokcUgpse.
1312. Thq, — LXXXIX, 4, 1907. — SagmOUer, Uber den Ursprung
des Fischfitels.
1313. Beh. — 1904, luglio. — Callewaert, Les premiers chrétiens
et Vacciisation de lèse-majejité [lì delitto di lesa maestà fu un argo-
mento importante nei processi contro 1 cristiani, non esclusivo, come
pretende il Mommsen. Il fatto di essere cristiani bastava come delitto
punibile, e il rifiuto di sacrifizi agli dei o ai Cesari ne era una prova].
1314. Thq. -- LXXXrX, 4, 1907. ~. Fiink, Zu Irendus adv. haer.
Ili, 3, 2 [A proposito delle nuove ricerche del Bòhmer].
1315. Thq. — LXXXIX, 2, 1907. — Punk, AngéfAiche Hippolyt-
schrifien [A proposito delle ricerche di E. von der Goltz].
1316. QR. — XXI, 1, 1907. — DOrfler P., Die dementinische Li-
turgie in Barn [A proposito del volume di P. Drews].
1317. Nrhd. — XXX, 1, 1906. — l)è Labriolle, TertuUien JuriH-
consulte [Mette in evidenza la grande competenza di Tertulliano nella
disamina delle questioni giuridiche].
1318. Zkth. — XXXI. 2, 1907. — Stiifler J., Die verHchkdenen
Wirkungen der Taufe und Busse nach Tertullian.
1319. Krt. — S. 3, XXXVI, 1907. ~ Esser, Nochmalh das Indul-
fmìzediki des Papstes Kallislus und die Busschriflen Tertullian us
Difende e conferma le sue teorie contro le obbiezioni del Funk e
del BatifTol].
1320. Zkth. — XXXI, 3, 1907. -- Stiifler J., Die Bussdisziplin
der abendUindischen Kirche bis Fvallistus [Contro la teoria di un aspro
rigori.smo, l'A. vuole recare la dimostrazione che nella Chiesa occi-
dentale, anche prima di Callisto, non soltanto si conobbe una peni-
tenza dopo il battesimo con la conseguente^ riconciliazione ecclesia-
stica, ma anche si conservò per tutti i peccati senza eccezione la
riaccettazione nella comunità della Chìe<«a. Considera a questo scopo
i fatti che noi conosciamo dalla pratica delle penitenze dei due primi
secoli, poi la teoria come è svolta nella lettera ai Corintii di Clemente
da Roma e nella pastorale di Hermas in altri documenti].
1321. Zkth. — XXXI, 4. 1907. - Stnfler J., Die liehandlung des
Gefallenen zur Zeil der decischen Verfolgung [Contro la teoria ora
solita che il trattamento benigno dei rinnegatori della fede, dopo
di che i medesimi compiuta la penitenza potevano essere riammessi
nella comunità della Chiesa, sia stato disposto la prima volta nel-
l'anno 251 per mezzo dei Sinodi di Roma e di Cartagine. L'A. si
accorda specialmente coU'Harnack, col Funk e col Batiffol, e con-
clude che non la prima volta dopo la persecuzione decica per la gran
quantità dei colpevoli una tale mitigazione sia stata introdotta].
1322. Js. — NS.. vr, 1908, aprile. — Foucart P., Les certificats
de sacrifice pendant la persécuiion de Decius, 2f}0 [L'editto di Decio
che prescriveva la partecipazione di tutti i sudditi dell'Impero ai
396 SPOGLIO DEI PKK IODICI
sacrifici, ebbe per conseguenza il rilascio di certificati di tali par-
tecipazioni,; se ne sono trovati alcuni sopra un papiro in Egitto.
Essi permettono di confermare le notizie dei testi cristiani sulle per-
secuzioni di Decio].
J323. Zkth. — XXXI, 2, 1907. — Stufler J., Die Siindenvergehimg
bei Origenes [Contro le osservazioni sul rigorismo di Origene difese
dal Dollinger e dall'Harnack],
1324. Ka. — S. 3, XXXV, 1907. — Straubinger H., Die Lehre
des PairiarcliQìi Sophronius voiì Jerusalem iìher die Trinitdt, die In-
kmiiation und die Person Chriati [Con particolare riguardo alle sue
relazioni con Massimo, confessore. Una introduzione sulla vita e
sugli scritti di lui].
1325. Jh. — NS., Ili, 1905, dicembre. — Moneeaiix P., Zénon de
Verone [Secondo lo studio di A. Bigelmair e i sermoni di Zenone
pubblicati da C. Giuliari].
1326. Ka. — S. 3, XXXVI, 1907. — Kocli H., Missa hdw hi. Am-
hrosius.
1327. OR. — XXI, 1, 1907. - l)e Waal A., Aus der Vita Mela-
niae jun. [Notìzie per la conoscenza della vit-a cristiana al volgere
del IV secolo desunte dalla vita di S. Melania del Card. Rampolla].
1328. Zkth. — XXX, 1, 2, 1907. - Haidaclier S., Drei vnedierte
Chrysosioììius-Texte einer Baseler Handnchrift [Contin., cfr. /?5/,.1906,
sp. n. 796: II. La omelia sopra I Cor., 15, 28: « Cum autem subiecta
fuerint illi omnia ». Il frammento fu dal Montfaucon senza fonda-
mento indicato come spurio ed escluso dairedizione: l'A. ne difende
r autenticità come una aggiunta tachigrafica. - ITI. La omelia eh
tÒ ^£ni6zer6a, àio iXdXr}6a.
1329. Thq. — LXXXIX, 1907. — Van Bebber J, B., Der Previe r-
Hymnus « En darà vox redarr/nit » [Contro le aflTermazioni negative
dei nuovi critici vuol dimostrare la paternità di S. Ambrogio per
questo inno].
1330. Basi). — XXX, 1-12, 1907. — Bulle F., Tai data e il va-
lore storico della « Passio » di S. Apollinare e la fondazione del vesco-
vado di Pavenna [Discussione della tesi del dott. Zattoni, di cui
cfr. Rsl, 1905, sp. n. 711].
1331. SarsA. - XIX, 1905 (seduta 26 febbraio 1903). - Bue J. A.,
Une vierge valdOtmne Qppelée Eusébie [Nota soltanto per l'iscrizione
sepolcrale conservata dal MaflFei].
1332. Nar. - XXXIII, 1, 1908. - Kniscli B., Ein Scdzburger
Legendar mit der Ultesten « Passio Afrae ».
3. ALTO MEDIOEVO (Seg. V-XI).
1333. Zkth. — XXX, 3, 1906; XXXI, 1, 1907. — Kneller C. A.,
Zu Beriifung der Konzilien [Il diritto della convocazione dei con-
• cilii, dal IV secolo alla fine dell'VIII, appartiene solo al Papa e non
all'Imperatore].
1334. Tliq. — LXXXIX, 4, 1907. — Funk, Pajìst nnd KonzU in
ersten Jaìirtausend [A proposito di un articolo del Kneller, di cui al
numero precedente).
ALTO MEDIOEVO 397
1335. QR. — XXI, 6, 1907. — Bnrger W., mmische lìeìtriìge zur
Gejichìchte der Kaiechese ìm Mittdalter [Comunica il risultato (ielle
sue ricerche sul materiale catechistico nelle biblioteche di Roma,
secondo iin prospetto anieccdcutemente esposto sopra il materiale
medioevale fin qui conosciuto. Il testo dell'* Alphabetum catholico-
rum ^ di Arnaldo di Villanuova dal Codice Vaticano latino, 38*24.
La « Tabula fidei christianae » dal Codice 108 della Biblioteca Ca-
sanatense].
1336. Rh. — XCVI, 1908. — Yrer G., Zur Wirtschafisgeschkhfe
IfaUeììn im friihen Mitlelalier [Rassegna del volume di Ludo-Moritz
Hartmann].
1337. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 26 febbraio 1903). — Due J. A.,
Sur le. nomhre des saldata qui siationimlent « in auz/ustanis clausuris »
[A proposito della lettera del Re d' Italia Teodorico a Faustino, e
deiredizione fatta dal Mommsen delle lettere di Cassi odoro].
1338. Nar. — XXXII, 3, 1907. — Kramiuer M., Zur ErklUrung
des Tifels LVIII der « Jjex Scdica » [« De chrenecruda »].
1339. AaLr. - S. 5, XVI, 6-8, 1907^. - Cipolla C, Hicerche di
Scipioue Maffei intorìw ed testo delle « Variae » di Cassìodoro.
1340. Adi. — XIII, 3, 1904. — Ricci €., L'abside diS, Vitale in
Ravenna.
1341. BasD. — XXX, 1-12, 1907. — Biilic F., Sferro di una chiesa
antica cristiana del VI secolo velia località detta Crikviìia a Klapavico
nel Comune Censuario di Klis (CI issa).
1342. Thq. — LXXXIX, 4, 1907. - DrereM dJ. M., Hahen wir
Gregor der Grosse als Hymnerdichter anzusehenf [Gli otto inni auten-
tici, che per universale consenso sono ascritti a Gregorio, poggiano
unicamente e del tutto sull'autorità di due scrittori del XVI secolo
(Fabricio e Clitoveo), la cui opinione non vale la spesa di control-
lare. Una più antica e più autorevole testimonianza non abbiamo.
Noi non conosciamo pertanto alcun inno gregoriano autentico. Tutti
i discorsi nelle storie letterarie, antologie ed enciclopedie sopra gli
inni autentici o spurii di Gregorio, sopra la sua arto di trattare gli
inni, la sua libertà metrica o altro poggiano in aria e sono distrutti
del tutto. Noi non abbiamo nemmeno una testimonianza storica che
Gregorio abbia cantato degli inni, e quindi non possiamo assoluta-
mente considerare Gregorio come poeta di inni « donec probetur»]
1313. Baniì. — I, 7, 1907. — Bartoli A., Un frammento inedito
dei musaici vaticani di Giovanni VII.
1344. Krt. — S. 3, XXXV, 1907. - Vielhabcr 0., Die dlteste lite-
rarische Spur der Jieil. Katharina von Alexandrien Ì7n Ahendlaìule [In
un Codice latino di Monaco della fine dell' VIII secolo].
1345. Nar. ~ XXXIII, 1, 1908. — Caspar E., Echte und gefdlschte
Karolingerurkundcn fur Monte Cassino [Carlo il Grosso dona al mo-
nastero di Monte Cassino le regalie nel territorio di Aquino collo
stabilimento della linea di confine (Roma, 28 marzo 787)].
1346. Nar. — XXXIII, 1, 1908. — Tangl M., Zum Judenschutzrecht
unter den Karolingern.
1347. Reli. — 1904, gennaio- febbraio. — Depoin J., L'empire
Carolingien [A proposito dell'opera di A. Kleinclausz].
1318. AaLr. — S. 5, XVI, 6-8, 1907. - Cipolla C, Lettera di
Uàbano Mauro a Xotingo, rescoro di Verona [Notingo fu vescovo di
398 SPOGLIO l»EI PKKIODICI
Verona dall'anno 840 air843. La lettera dedicatoria di Rabauo Mauro,
pubblicata pure dal Migne, presenta nel testo dato dall'A. varianti
notevoli].
1349. Adi. — XVI, 1, 2, 1907. — Venturi L., Intiere e ornamenti
nella Bibbia di Carlo il Grosso (anni 885-887).
1350. Js. — NS., Ili, 1905, agosto-settembre. — DieM Ch., L'oeuvre
de Byzaiice dans l'Italie meridionale [A proposito dell'opera di J. Gay
sui rapporti dell'Italia meridionale coir Impero bizantino dall' 867
al 1071].
1351. >^ar. — XXXII, 2, 1907. — Schneider F., Ein inter polder ter
lìrief Papst Nikolaus' I und der Primat von Bourges [Delle due re-
dazioni dello scritto papale deir864 a Rodolfo di Bourges la più lunga
è da ritenere, per argomenti interni ed esterni, come una falsifica-
zione creata a Narbona].
1352. Bh. — XCIV, 2, 1907, luglio-agosto. — Lot F., Laquestion
des Faiisses Décrétales [Riassume e discute i recenti studi sull'argo-
mento].
1353. Thq, — LXXXIX, 4, 1907. — Fnnk, Die pseudoisidorische
Frage [A proposito delle ricerche del Fournier nella « Revue d'histoire
ecclésiastique », di cui cfr. Bsl, 1906, sp. n. 229, e 1907, sp. n. 228].
1354. RD. — a. XXIX, v. CXVI, 10, 1903. — Manitius M., Ein
satiriker des elfsten Jahrhnnderts [Lo pseudonimo « Se>ttus Amar-
cius Gallus », vissuto al tempo di Enrico III, forse in Spira, di con-
dizione certo clericale].-
1355. QR. — XXI, 1, 1907. — De Waal, Zar Erschliessung und
eraten Veruffentlichung des Schaizes von « Slancia Sanctorum » [A pro-
posito della storia della pubblicazione del Grisar, per dilucidare la
pretesa sollevata dal Lauer di rivendicare per sua la priorità della
scoperta del tesoro di S. Giovanni Laterano].
1356. QR. — XXI, 3, 1907. — Wilpert J., Die Acherotipa oder
das Bild des Emmanuel in der Kapelle « Sanata Sanctorum » [Con-
trariamente alla teoria dell'origine orientale sostenuta fin qui, la
ricerca sul ritratto condusse alla conclusione che esso sia opera
latina e propriamente romana. Il tempo dell'origine sua potrebbe
collocarsi tra la metà del V e la metà del VI secolo. Studia poi la
sorte del ritratto stesso; il primo ritocco del medesimo segui sotto
il papa Giovanni X (911-928), il secondo in un tempo non determi-
nato, forse poco dopo il 1084, il terzo sotto Innocenzo III].
1357. QR. — XXI, 5, 1907. — iMiiller A., Der Schaiz v'on « Sancta
Sanctorum » [Osservazioni sopra gli interessantissimi articoli del
Grisar e der Lauer].
1358. Js. — 1907, maggio. — Cagnat R., Le trésor du « Sancta
Sanctorum » au Latrali [A proposito delle pubblicazioni di P. Jubarn
e Ph. Lauer].
1359. AsN. — XXXIII, 1, 1908. — Brandileone F., L'economia
rurale dell'età prenormanna nell'Italia meridionale [Rassegna degli
studi di Augusto Lizier condotti su documenti editi dei sec. IX-XI].
1360. Ka. — S. 3, XXXV, 1907. — Menge G,, Die « Dieta » des
Sei. Aegidius von Assisi,
1361. BsS, — XIV, 3, 1907. — Leicht P. S., Leggi e capitolari in
una querimonia amiatina dell'anno 1005-6 [Querimonia dell'abate
ALTO MEDIOEVO 399
AViiiizo di S. Salvatore di Moiitamiata al conte Ildebrando, contro
il vescovo di Chiusi, Erwaldo].
1362. ISur. — XXXII, 2, 1907. - Hessel A. nnd Yibel H., Fin
Turiner Urkundenfiilscher des li Jcihrhunderis [Studia i diplomi di
Corrado II pel vescovado di Torino (1038)* e pel vescovado di Mo-
dena (1038; ; di Enrico II pel vescovado di Bergamo (1041 ), pei con-
venti di S. Salvatore, di Tolla e di Villar S. Costanza (1047). Il risul-
tato mostra non solo l'orig-inale conservato, ma anche il contenuto
falso dei medesimi. Per la diplomatica è importante la conclusione
che i quattro documenti, per incarico di diversi interessati, furono
da un solo e medesimo falsario compiuti e certamente già tutti nel-
rXI secolo. L'esame dei diplomi dimostra essere stata Torino il luogo
della falsificazione, e la persona del falsario, con verisimiglianza,
fu un certo prete Adamo. I quattro diplomi sono riprodotti in ap-
pendice].
1363. AsN. - XXXII, 3, 1907. — Fedele P., Due nuovi documenti
Gaetani dell'età normanna [Nella lotta tra Guaimaro, principe di
Salerno, e quei di Aversa, per la successione di un nipote di Rai-
nulfo, quei di Gaeta gridarono loro duca il conte Adenolfo di Aquino,
il quale, dopo essere stato nemico e prigioniero di Guaimaro, aveva
preso la parte di questi, e n'ebbe in compenso appunto la conferma
del ducato Gaetano. Il primo dei documenti pubblicato dairA. per-
mette di stabilire al 1046 il primo anno del duca Adenolfo in Gaeta,
che THcinemann anticipava al 1044. Il secondo documento è del 1062.
Entrambi sono tolti (Ja copie contenute nell'opera ms. di A. Gattola
conservata nella Biblioteca di Montecassino].
1364. AsN, - XXXII, 1, 1907. ~ Fedele P., Per l'edizione cri-
tica del Catalogo dei Duchi di Najwli [Esamina un nis. della Nazio-
nale di Firenze, scritto durante il pontificato di Pasquale II, ossia
fra gli anni 1099 e 1118 e, in ogni caso, non posteriormente al pon-
tificato di Onorio II. Conclude confermando una sua precedente ipo-
tesi, cioè la origine toscana del Codice della Vittorio Emanuele di
Roma, contenente pure il catalogo dei duchi di Napoli, intorno al
quale cfr. lisi, 1904, sp. n. 152].
1365. Zkth. — XXXI, 1, 1907. — Grlsar H., DionyHÌus Areopa-
gita in der alien pUpstlichen Palaslkapelle nnd die Hegensburger
Fdlschungen des 11 Jahrhundert [L'A. trovò, dopo l'apertura dell'an-
tica capfJella domestica pontificia, detta « Sancta Sanctorum » , una
pergf^mena dell' XI secolo, che contiene la leggendaria istoria del
presunto apostolo della Gallia e notizie sopra il preteso trasporto
delle sue reliquie nel chiostro di S. Emmeramo a Ratisbona. Sono
copie delle falsificazioni di Ratisbona dell' XI secolo, eseguite per
Leone IX, in occasione della sua visita a Ratisbona fatta nel 1052,
per attestazione della scapula tolta al corpo di Dionisio che allora fu
donata quivi al Papa e quindi incorporata nel fondo delle reliquie
della cappella domestica del Papa].
1366. QB. - XXI, 1, 5, 1907. - Endre» J. A., Die Konfessio des
hi. Emmeram zum dritten Mal. [Replica ad un articolo del Weber :
sostiene e riconferma la sua tesi che nella tomba trovata nel 1894,
in S. Emmeramo, sia stata aperta la sepoltura di S. Emmeramo].
— Weber C. A., Das, angehliche Grab des hi. Emmeram [Contro le
conclusioni dell'Endres, sostiene che il cadavere ritrovato era di un
laico ragguardevole, ma la tomba non ha nulla a che fare con
S. Emmeramo].
400 SPOGLIO DKI PKKIODICI
1367. Thq. — LXXXIX, 1, 1907. — Sagnrrtller J. B., Zar En^
testehung una lìecleutuny der Formel « Salra Sedis Apostollcae aucto-
ritate » in den pdpstiichen PrivUegien [Al tempo di uregorio VII].
1368. SarsA. — XIX, 1905 'seduta 21 giugno 190t). - Ronx A.,
Saint Ansehne et le cui te de la Sainte Vierge [Resoconto accademico].
1369. >'aV. - NS., XV, I, 69, 1908. - Besta E., Nuove ricerche
sul « Chronicon Altinate » [Opina che la tesi che il « Chronicon Gra-
dense » sia un Tìmaneg-gi amento dell'* Altinate » debba lasciar luogo
aliatesi inversa: tutti i di'eci frammenti considerati dall' A. per ana-
logia di forma e di contenuto si debbono considerare come opera
di un solo e medesimo autore, comunque siano stati ordinati nei
manoscritti].
1370. Akkr, — LXXXVII, 1, 1907. — Kirsch E., Die Auffansufìg
der simoìiùifiitchen und Hchismatischen Weihen im 11 Jahrhclrt., he-
Honders bei Kardinal Deusdedit.
1371. Akkr. — LXXXVII, 1, 1907. - Schmidlin, Das Investitura
problern.
4. BASSO MEDIOEVO (Sec. XI-XV).
1372. Js. — NS., Ili, 1905, marzo. — Bertayx E., L'art italien au
moyen ùge [Rassegna dei volumi del Venturi].
1373. RI). - XXXIII, 11, 1907, agosto. — Kelle J., D/e lateini-
sche Sprache im deutschen Mittelalter.
1374. Xar. — XXXII, 4, 1907. — Manitiiis M., Geschichtliche» aus
mittelalterlichen Bibliothekskatalogen [Preziosissima raccolta del ma-
teriale storiografico conservato in vecchi cataloghi' all' incirca fino
al 1200, nello stesso ordine come nel Wattcmbach].
1375. AsN. — XXXII, 1, 1907. — fedele P., Die Chronik von tres
Tàbernae in Calàbrien [Rassegna dell'opera di Erich Caspar].
1376. Ss. — XVI, 2, 3, 1907. — Briigaro 6r., L'artigianato pisano
nel medioevo (1000-1406) [I mercanti e gli artigiani a Pisa nei se-
coli XI e XII; l'arcivescovo e la borghesia combattono e aboliscono
i diritti fiscali dei Visconti. Moto corporativo cittadino: le tre mer-
canzie e le sette arti, redazione dei loro brevi, elezione dei loro capi
e « imperium » dello Stato; duplice fisionomia di esse e dei loro con-
solati; gabelle pagate dai loro associati. Cittadini e forestieri nelle
associazioni suddette. Poteri giurisdizionali delle tre mercanzie e
delle sette arti; rapporti intercedenti fra le loro curie e fra le loro
curie e lo Stato. Organizzazione delle arti indipendenti da esse.
Maestri, soci, fattori, discepoli, lavoranti, famigli, ecc., considerati
nei loro rapporti tecnici, giuridici ed economici. Personalità giuri-
dica della donna nell'arte. Quattordici documenti in appendice].
1377. Js. — NS., IV, 1906, febbraio. — Berthelot M , Adalard
de Bath et la ^ Mappae clavictda » [L'autore di questa « Chiave
della pittura » non può essere Adalberto di Bath, che viveva al
XII secolo, poiché il ms. di Schlestadt è al più tardi del X secolo;
ma egli può essere stato l'autore di una seconda redazione rappre-
sentata da nn ms. di Lucca. Il suo contributo del resto è minimo,
ossia appena cinque paragrafi su duecento].
BA8S0 MEDIOEVO 401
1378. B8bB. — II, 1, 1908. — Mazzi A., Il giuramento di Pontìda
[Nota di alcune sconcordanze degli storiografi sui fatti e sulle date].
1379. Rb. — xeni, 2, 1907. - Luchaire A., Philippe- Auguste,
roi de France; la croisade 1187-1191 [Rassegna del 2° volume di Ales-
sandro Cartellieri].
1380. SarsA. — XIX, 190» (seduta 22 febbraio 1905). — Nous-
san D., Sur les anciens rùs de la commune de Saint Vincent [Dei se-
coli XTI-XIV].
1381. €r. — IV, 1, 5, 1906. — Volpe G., Il sistema della costitu-
zione economica e sociale italiana nell'età dei Comuni [Ampia rassegna
e discussione dell'opera di Gino Arias]. — Id., La storiografia sem-
plicista ed il prof. Arias [Ribatte una risposta alla rassegna prece-
dente comparsa nel « Giornale degli economisti »].
1382. RD. — a. XXX, v. CXVII, 3, 1903. — Daridsohn R., Die
Feindschaft des Monfecchi und Cappelletti ein Jrrttim! [Studia anzi-
tutto le fonti della storia di Romeo e Giulietta nonché del passo di
Dante sui Montecchi e Cappelletti. I Cappelletti designavano a Cre-
mona ne] XIII secolo, una delle tazioni comunali alla quale s'oppo-
neva quella dei Barbarasi; le loro lotte sono narrate negli « Annali »
di Piacenza e Parma e nella « Cronaca » di Salimbeni. Fu Benve-
nuto da Imola che diede i Cappelletti per cittadini di Verona].
1383. Nar. — XXXIII, 1, 1908. — - Holder-Egger O., Italienische
PropheUeen des 13 Jahrhunderis [Una profezia dell'Italia meridionale
sopra Federico II e Corrado IV. Una profezia tramandata da Salim-
bene. Profezia sopra Pietro III di Aragona. Versi profetici romani.
Il « lìber de oneribus prophetarum » dello pseudo Gioachino].
1384. QR. — XXI, 2, 1907. — Reichert B. M., Feier und Geschdfts-
ordnvng des Provinzialkapifel des Dominikanerordens in 13 Jahrhun-
dert [Continuazione, cfr. Rslt 1905, sp. n. 211].
. 1385. XaV. — NS., XIV, II, 68, 1907. — Predelli R., Testamento
d'un crociato [Valframo, figlio del signor Enrico di Gemona, abi-
tante nella parrocchia di S. Eustachio di Venezia: il testamento,-
pubblicato testualmente, è deirottobre 1202].
1386. Rb. — XCVI, 1908. — Gniband J., S. Fran(;ois [Rassegna
dei volumi di Salvatore Minocchi, di Peter Anton Kirsch, di Edmund
Wauer].
1387. Ka. — S. 3, XXXV, 1907. — Bihl M., Die Franzìskaner-
missionen im Morgenlande wdhrend des 13 Jah'rhundert [A proposito
dell'opera del Goìubovich: « Biblioteca bio-bibliografica della Terra
Santa e dell'Oriento Francescano »].
1388. Rg. — XLII, 1906, dicembre. — Goffln A., Sainte Claire
d'Assise,
1389. Js. — NS., Ili, 1905, gennaio-ottobre. — Berger E., Jn-
nocent III et r Italie [A proposito dell'opera di A. Luchaire].
1390. Rb. — XCVIII, 1, 1908. — Pflster Cbr., Iniwcent III: la
papauté et l'emjnre, la question d'Orient [Rassegna dei due volumi
di Achille Luchaire].
1391. Js. — 1907, novembre. — Berger E., L'empereur Otton IV
[A proposito dell'opera di A. Luchaire su Innocenzo III].
1392. Rb. - XCVII, 2, e XCVIII, 1, 1908, marzo-giugno. —
Lncbaire A., Innocent III et le quatrikme concile de Ixitran [Ne ritesse
la storia].
Bivista storica itaHana^ 3* S., vi», 3. 26
402 SPOQUO DEI PERIODICI
1393. Js. - NS., Ili, 1905, ottobre. — Luchaire A., Un document
retronvé [L'elenco dei vescovi che assistettero al Concilio Laterano
del 1215; trovavasi nel registro d'Innocenzo III che conteneva le
lettere degli anni 18*^ e 19'» del pontificato, il quale andò perduto,
L'A. rha ritrovato in un ms. di Zurigo].
1394. Rh. — XCIV, 2, e XCV, 1, 2, 1907, luglio -agosto, set-
tembre-dicembre. — Molinier (-h.. Vegline et la société cathare [Pre-
messi cenni sulla chiesa e della società dei Catari, studia i princii>I
della sua dottrina e i rapporti colle chiese affini, specialmente la
cattolica, infine la ragion d'essere e la sua funzione nel mondo
cristiano].
1395. AaLr. — S. 5, XVI, 4-5, 1907. — Monaci E., Antichissimo
ritmo volgare sulla leggenda di Sant'Alessio [Il poemetto che l'A. pub-
blica proviene da un luogo che fu in origine colonia farfense e in-
sieme propaggine sabina ; tra gli anni 1217-1225 o poco discosto].
1396. AssL. - XXXVI, 190(5. - Ferretto A., Liber magistri Sal-
monis sacri palata notarii (1222-1226) [Premessa notizia della famiglia
del notaio Salmone, ch'ebbe forse la prima culla a Borzone, in A al
di Sturla, e passò a Chiavari, ricorda il maestro Salmone che di
quivi passò a Genova ove trovasi ricordato la prima volta il 23 no-
vembre 1191; fu egli poi a Bologna per apprendere la medicina o
per dar opera ad altri studi. Ricorda le vicende della Repubblica
genovese cui il suo nome fu direttamente o indirettamente impi-
gliato: l'ultimo atto da lui stipulato reca la data del 7 maggio 1247;
infine dà un cenno anche dei discendenti. Un breve capitolo illustra
la medicina, la scienza occulta e la farmacopea genovese del tempo
in relazione alle nozioni del Salmone. Dà poi contezza del titolo e
stato attuale del libro, dei caratteri intrinseci e dell'ortografia, del
metodo di pubblicazione e della natura dei 1624 documenti, al testo
dei quali, accuratissimo, seguono indici geografico ed onomastico].
1397. DTS. — 1, 1, 1908. — Bulla rium franci.scanum Terrae Sanctae
[Regesti e testi di quattordici brevi di Gregorio IX tra gli anni 1228
e 1239].
1398. Bami. — I, 10, 1907. — Bartoli A., Il figlio di Pietro Vas-
salletto a Civita Tjiviniu [Notizia epigrafica del 1240].
1399. Nar. — XXXIII, 1, 1908. - Salzer E., War die im Jahre
1244 verstossene Gemahliìi Ezzelino von Itomano eine Tochter Kaisers
Friedrichs Ilf [Esamina le notizie svariate dei cronisti e conclude
che non abbiamo alcun punto di appoggio per decidere quale tra
le affermazioni loro sia la giusta. Ad ogni modo tuttavia appare
dalla testimonianza delle fonti trivigiane che Selvaggia non è da
identificare con la sposa di Ezzelino della casa dei Lancia. Questa
terza sposa di Ezzelino è tuttavia forse la medesima Isolda Lancia
che più tardi, verso l'anno 1255, appare come sposa del margravio
Bertoldo di Hohenburg, e negli anni 1259-1270 si può anche con
documenti dimostrare].
1400. Nar. — XXXII, 3, 1907. - Werner J., Verse auf Papst
Innocenz IV und Kaiser Friedrich II [Insieme ad alcune poesie po-
lemiche, il Codice D. IV, 4, della Biblioteca universitaria di Basilea
contiene una satira contro Innocenzo IV e Federico II. La compo-
sizione sta fra gli anni 1247-1 250J.
1401. Nar. — XXXIII, 2, 1908. — Werner J., Ein fìrief Friedrichs
des Freidigen an Konig Enzio von J, 1276,
BASSO MEDIOEVO 403
1402. »hd. — XXIX, 3, 1905. — Darente R., Le sfafut de Bagiise
de 1272 [Riassume il documento pubblicato uel 1904 da Bogisik e
Jirecek].
1403. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 28 ottobre 1902). — Due J. A.,
Sìir la date de fti mori de Saint Bernard de Menthon [Dimostra la
falsità della data 1087 e la riporta, colla scorta di un documento, a
-duecento anni dopo].
1404. Zkth. — XXXI, 1, 1907. - Stufler J., Bemerkungen zur
Lehre des hi. Thomas iiher d^n WiUensziistand des Silnders nacJi dem
Tode [A proposito dello scritto di J. Lehner].
1405. Nar. — XXXIII, 2, 1908. — Schmeidler B., Studimzu Tho-
lomeui voli Lucca [I. La tradizione manoscritta degli annali, ossia
« Gesta Tuscorum » di Tolomeo. - II. Ciò che si può sapere dei
« Gesta Lucanorum »].
1406. Banii. — I, 6, 1907. — Spinazzola Y., Di otto statue mar-
moree di proprietà dei barone Mazzoccolo in Teano [Arte del scc. XIII
e del secolo XIV].
1407. QR. — XXI, 2, 1907. — Banmgauten P. M., Das papstliche
Siegelami beim Tode und nach Neuvmhl des Papstes [1<* Lo sterminio
dei tempio del nome appresso la morte del papa. 2° La « bulla de-
fectiva » avanti l'incoronazione di un papa. 3^ Raccolta delle notizie
in proposito nelle fonti dal XIII al XV secolo].
1408. Bh. — XCVIII, 2, 1908, luglio-agosto. — Rodoeanachi E.,
Le rote du chàleau Saint- Ange dans l'histoire de la papauié dii XIII
au XV siede.
1409. A88L. — XXXV, 1906. — Siereklng H., Studio delle finanze
(jeiwvesi nel tnedioevo e in particolare sulla casa di S. Giorgio [Tra-
duzione dal tedesco di Onorio Soardi. Premette notizie sulle fonti e
sulla letteratura dell'argomento. Tratta poi delle finanze genovesi
nei secoli XIII e XIV, cioè prima della fondazione del Banco di San
Giorgio, dimostrando come Genova si liberò dai vincoli feudali dando
sviluppo ad una finanza propria, nella quale i debiti rappresenta-
rono subito una parte importante; si perfeziona il sistema delle
imposte e dei debiti dello Stato. Mentre il capitale in cerca di col-
locamento veniva offerto allo Stato a condizioni vantaggiose, una
eccessiva espansione del credito obbligò il Governo ad accordare ai
creditori diritto di corporazione. I « protectòres capitali », istituiti
nel 1323, rappresentano i creditori della « compera salis » , del 1274,
della « mutua vetera » , consolidata nel 1303, e della « compera pacis » ,
del 1332. Dimostra poi come le organizzazioni dei creditori dello
Stato si mantennero e si affermarono durante l'epoca della Genova
ducale. Per ultimo viene studiata la questione di vedere fino a qual
punto le « compere » e le « maone », le associazioni dei creditori
dello Stato e degli appaltatori delle imposte, possano essere consi-
derate come il germe delle società per azioni. La seconda parte del-
l'opera tratta del Banco di S. Giorgio, della fondazione e del primo
periodo del suo esercizio bancario dal 1407 al 1444; poscia studia
l'amministrazione coloniale della Casa dal 1447 al 1563; infine le
sorti ulteriori della Casa e specialmente il secondo esercizio ban*
cario dal 1675 al 1815].
1410. AsN. — XXXIl, 1907; XXXIII, 1, 1908. - Schipa M., Con-
tese sociali napoletane nel medioevo [Continuazione, cfr. Rsl, 1907,
sp. n. 720: L'università generale dei tempi angioini, il patrimonio,
i diritti, le attribuzioni, le funzioni. Suddividevasi in università
404 SPOGLIO DEI PERIODICI
nobile e ujiiversità popolare, queste a lor volta avevano altre sud-
divisioni; numerose erano naturalmente le cause dei dissidi e delle
querele dei contribuenti. Nel 1306 avvenne una riforma tributaria
per la quale si ebbero nuove circoscrizioni per aggruppamenti di
platee. In appendice al capitolo III quattro documenti. Il capitolo IV
spiega l'assetto definitivo dei nobili in cinque piazze: l'importanza
storica della cittadinanza napoletana nel XIV secolo; l'importanza
della resistenza ad Andrea d'Ungheria; le contese tra l'antica no-
biltà e i nuovi abitanti fino al regio lodo del 1339. In appendice al
capitolo sette documenti, -Capo V: Il Buono Stato: organizzazioni
popolari ; la gabella del Buon denaro. I popolani al governo manten-
gono costante fedeltà a Urbano VI ; il potere popolare giunge all'a-
pogeo sotto Ladislao. Un documento in appendice. - Capo VI. Il seggi»
del popolo ; il seggio della sellerìa ; il pareggiamento dei cinque seggi
nobili; le ultime giornate di Carlo Vili in Napoli e l'ammissione
definitiva del popolo nell'amministrazione ordinaria della città. In
appendice al capitolo un brano di cronaca inedita: « Sul parlamenta
di Carlo \^II »].
1411. Adi. — XVI, 5, 6, 1907. — Serra L., I monumenti sepol-
crali di Xapoli nel trecento.
1412. RD. — XXXI, 9, 1905, giugno. — Gerstfeldt 0., Francesco
LancUni degli Organi. Ein blinder Mnsiker des 14 Jàhrhunderts.
1413. Fa. — XXVI, 3-4, 1907. — Schifo C, Di alcuni versi sorti
in Terra d'Otranto e della regina 'Saltella (Isabella) in essi nominata
[La identifica con Isabella Chiaromonte, che prima di diventare re-
gina dovette essere conosciuta in quella Terra d'Otranto dove è sorta
la cantilena cui accenna l'A.].
1414. Js« — 1907, giugno. — Berger E., La fiscalité pontifical&
en France au XIV siede [Secondo la pubblicazione di Samaran e
Mollat].
1415. Xar. — XXXII, 2, 1907. — Beokmann G., Die Thnynbesiei-
gung Papst Bonifaz Vili iind Kunig Adolf von Nassau [Il Papa
manda una partecipazione della propria incoronazione al re Adolfo.
La notizia è conservata in un codice di Breslaw].
1416. Rh. - XCVIII, 2, 1908. - Langlois Y., Papstum vnd Un-
tergang des Templerordens [Rassegna dei due volumi di H. Finke],
1417. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 4 giugno 1903). — Frutaz F. G.,
Le médecin valdòtain Doni face de Boisan [Del secolo XIV: notizie
documentate aggiunte alla pubblicazione del dottor G. Carbonelli
sullo stesso personaggio].
1418. Ss. — XVI, 2, 1907. — Pecchia! P., Una famiglia di mer-
canti pisani nel trecento [Continuazione dei documenti : cfr. i?s/, 1907,
sp. n. 1975].
1419. SarsA. — XIX, 1905. — Dnc J. A., Une charte des Cknirs-
et le B. Inìiocent V [Un documento dell'archivio vescovile di Aosta
del 1301 confermerebbe la teoria tanto contrastata dai Savoiardi
della patria valdostana di Innocenzo V].
1420. PI. — IV, 8, 1906. — Piccione E., El pens (amento de Dante
y el programa de la Dante Alighieri,
1421. Cr. — VI, 2, 1908. — Vossier K. e GentUe G., Intorno a
un libro su Dante [Discussione generale].
1422. RD. — XXXIII, 12, 1907, settembre. — Elberkhagen H., Ein
Danie-Krauz [A proposito della pubblicazione di Paul Pochhammer]^
BASSO MEDIOEVO 405
1423. ED. — XXX, 10, 1904, luglio. — Morf H., Francesco Pe-
trarca [A proposito del sesto centenario della nascita].
1424. MaT. — S. 2, LVII, 1907. — Bofflto G., L'epistola di Dante
Alighieri a Cangrande della Scala : saggio d'edizione critica e di com-
mento [Contro l'autenticità stanno parecchi indizi, come la mancanza
<ii manoscritti del secolo XIV, il silenzio significativo dei commen-
tatori, che, come appare dalle ricerche dell'A., profittarono larga-
mente dell'epistola senza mai fare il nome di Dante, qualche stri-
dente contraddizione fra l'epistola e le opere dantesche di indubbia
autenticità. L'A., dopo aver messo in rilievo tali argomenti, ricerca
« accerta le dubbie lezioni del presunto testo dantesco, enumera le
edizioni, in numero di quattordici, e i codici, in numero di sei, dei
quali dà lo spoglio delle varianti].
1425. AspP. — VI, 1906 (1907). — Melchiorri M., Vicende della
signoria di Ghiberto da Correggio in Parma [Studia il predominio deUa
parte guelfa e le relazioni con Carlo d*Angiò, il giovamento delle
Arti per tale predominio guelfo ispirato a indirizzo democratico. I
nobili però incominciano a impaurirsi della potenza popolare e allora
in seno al partito guelfo si forma la divisione fra nobili e popolani.
Intervengono nel conflitto il vescovo Obizzo Sanvitale, Guido da
Correggio, Ugolino e Guglielmo Rossi. Il Sanvitale scomunica i
magistrati del Comune, poi è fatto arcivescovo di Ravenna ; intanto
Parma s'allea con Bologna, il vescovo Obizzo è obbligato a fuggire,
la sua parte è vinta e proscritta. Amichevoli sono le relazioni fra
Parma e il marchese di Correggio quando muore Guido e gli suc-
cede Ghiberto. Dopo un parlamento dei Guelfi in Piacenza è immi-
nente una nuova guerra e, mentre i Rossi l'attizzano, Ghiberto pro-
pugna la pace di cui ha gran bisogno la popolazione: s'accorda con
lo Scotti. Il bisogno di sicurezza, lo sviluppo delle industrie, il peso
delle cariche, l'obbligo della milizia sopra tutto, i dissidi interni
•continui, la debolezza delle magistrature, la corruzione e la mala-
fede nei consigli e nelle corporazioni colla conseguente sfiducia, i
danni delle guerre e la cresciuta loro importanza, sono condizioni
che preparano la città al dominio di un solo; la pace è conclusa,
Ghiberto acclamato Signore dal popolo. Il Correggio va in soccorso
dello Scotti; i Rossi, che tentano novità, sono banditi; si congiura
invano contro di lui, che nella guerra contro il marchese d'Este
guadagna riconoscenza dai Reggiani ; stringe importanti alleanze e
parentadi. Nella guerra di Parma con Cremona si rialzano le sorti
degli avversari di Ghiberto, ai quali si lega lo Scotti; varie vicende
delle lotte pel dominio delle acque del Po. Coli' intervento dei fuo-
rusciti Guelfi aiutati da Cremonesi e Bresciani, Parma si rivolta
contro Ghiberto che ne è cacciato; egli però vince i Parmigiani a
Enzola ed è riammesso in città, diventa podestà dei mercanti, con-
tinua a guerreggiare cogli esterni, spera in Enrico VII di Lussem-
burgo, da cui desidera il vicariato in Parma, ma subisce delusioni,
piega perciò a parte guelfa suscitando sospetti nell'Imperatore. Ghi-
berto diventa poscia avversario dichiarato dell'Impero, i Guelfi rien-
trano in Cremona e Piacenza, difesi da Ghiberto che diventa anche
Signore di Cremona. Sentenza di Enrico contro Ghiberto: Parma
e Cremona si sottomettono a re Roberto. Dopo la morte di^ Enrico,
i Ghibellini muovono verso Parma, ma Ghiberto scongiura il peri-
colo: cresce perciò la sua autorità all'interno pei nuovi provvedi-
menti di governo, all'esternò per le relazioni autorevoli coi Signori
vicini. Si ribella Matteo da Correggio, spalleggiato da Luchino
406 SPOGLIO DEI PERIODICI
Visconti, ma vien tosto a patti; anche i Ghibellini, stremati, con-
chiudono pace; Ghiberto ridiventa Signore di Cremona e la difende
strenuamente, ma è cacciato da Parma, dove il popolo riacquista
il potere ed emana severissime leggi contro i Magnati (1315). Al
racconto dei fatti l'A. fa seguire considerazioni generali e la storia
di alcune istituzioni, nonché il testo di quarantadue documenti tra
il 1297 e il 131G].
142(ì. SarsA. — XIX, 190.') -seduta 16 agosto 1904). — Due J. À.^
Sur VévOqup Arduce de ront-Saint- Martin [Che succedette al B, Eine-
rico I nel lol3].
1427. AsN. — XXXIII, 1, 1908. — EgrWi P., Cronaca aquilana
rimata [Di Buccio di Kanallo, di Popplìto di Aquila, del sec. XIV.
Amplissima rassegna dell'edizione curata da V. De BarthoiomaMsJ.
1428. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 28 agosto 1903). — Due J. A.,
Deux rescrits de 137S et 1413 confirmant les anciens privilk/es dn
Mandement de Quart dérohl à la Maison de Savoie à Vextinction de
la branche mascidine de cette Seigneurie.
1429. SarsA. — XIX, 1905 (sedute 7 gennaio e 20 marzo 1905).
— Due J. A., Sur Vévique Nicolas lìersatori sacre le 2"J septembre 1327.
1430. BsS. — XIV, 2. 3, 1907. - Senigaglia Q., Ij) .statuto del^
l'arte della Mercanzia senese (13-42-1343) [Al testo premette ampia
introduzione sull'arte della Mercanzia senese, nella sua formazione
e costituzione giuridica, sugli ufficiali dell'arte, sulle finanze, sui
rapporti fra il Comune e l'arte, sul diritto commerciale senese nel
secolo XIV, sulla giurisdizione mercantile in Siena].
1431. XaV. — NS., XIV, I, 67, 1907, e XV, I, 69, 1908. - Bat-
tistella A., Tm servitù di masnada in Friuli [Continuazione, cfr. lisi,
1907, sp. n. 1977: prosegue i regesti dal 3 luglio 1344 al 6 marzo 1476].
1432. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 5 settembre 1901). — Due J. A.,
Extrail dn lìoijistre des audiences générales ienues à Aoste en 1361
par Amédée VI de Savoie.
1433. AaLr. — S. 5, XVI, (y-^, 1907. — Cipolla C, Clomente VI
e una questione ecclesiastica cretese [Per le pretese di Venezia verso
alcuni membri del clero cattolico isolano].
1434. QR. — XXT, 4, 1907. -- SeMfer K. H., Papstliche Ehren-
kapldne cus deutschen Diozesen im 14 Johrhundert [Raccoglie i
nomi dei cappellani onorari tedeschi sotto Clemente VI, Urbano V,
Gregorio XI e Clemente VII, in tutto settanta religiosi e di vari
ordini].
1435. QR. — XXI, 4, 1907. - Kirsch J. P., Ein Prozess gegeit
Bischof und DomkapitH von WUrzl)urg an der pdpstlichen Kurie in
14 Jahrhundert [Sotto il papa Innocenzo VI].
U36. BsS. — XIV, 3, 1907. - Heywood \V., La guerra coìi Pe-
rugia (1301-1308) [Nella lotta di Siena con Perugia,* questa esaurì
le forze sue, nel momento in cui ne aveva maggior bisogno per far
fronte alle compagnie di ventura, che si addensavano minacciose da
ogni parte, e per resistere alle aggressioni dell' Albornoz, per cui ap-
pare alquanto sarcastica la vantata battaglia di Torrita come un
culminante successo di Perugia].
1437. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 29 novembre 1901). — Due J. A.,
L'érèque de Verceil Jean Fieschi detenu au chàteau de Montjovet en 1377
[Resoconto di lettura accadeniicn].
BASSO MEDIOEVO 407
1438. XaV. — NS., XV, I, 69, 1908. — Rambaldi L., Appunti
friidaul per la storia della guerra di Chioggia [Nuovi documenti, da
cui si ha notizia del soccorso di vettovaglie dato dal Friuli all'ar-
mata genovese; di Federico Savorgnan che si preparava al soccorso
di Chioggia; del passaggio per Udine di un fratello del Doge di
Genova].
U39. SorsA. — XIX, 1905 (seduta 26 febbraio 1903). — Due J. A.,
Une charte du XV siècl-e concernant un cas de torture [Nella valle di
Aosta |.
1440. QR. — XXI, 6, 1907. - Kirsch J. P., Vertrag der Bevoll-
mdclìtigten Papst Gregors XI mit dem SfMnerfiihrer Robert de Alta-
villa von Capita im Jahre 1H76 [Testo tratto dall'Archivio Vaticano
Reg. Avinion. N. 200].
1441. Reh. — 1904, gennaio-aprile. — Mirot L., Tai France et le
Grand Schisme d' Occident [A proposito delle opere di N. Valois e di
L. Salembier]. '
1442. BsS. — XIV, 1, 1907. — M., Conversioni [Di ebrei a Siena,
con due documenti dei secoli XIV e XV].
1443. Akkr. — LXXXVII, 2, 1907. — Goller E., Zur Geschichte
des Kirklichen Benefizialwe^sens und der pdpstlichen Kanzleiregeln
unter Benedikt XIII von Avignon.
1444. Zkth. — XXXI, 4, 1907. — Kross A., Martin de Alpartils :
« Chronica Actitatorum temporibus Benedicti XIII y> [A proposito della
pubblicazione dell'Ehrle].
144o. Akkr. — LXXXVII, 1, 2, 3, 1907. — Hiifner A., Das liechts-
institut der Kirchlichen Kxemtioìì in der ahenUlndischen Kirche. In
seiììer Entivicìdung bei den nidnnlichen Ordcn bis zum Ausgang des
Mittelalters.
1446. SarsA. — XIX, 1905. — Vesan S., Le cardinal Antoine de
Challant [Figlio di Aimone, signore di Fenis, vissuto al tempo dello
scisma d'Occidente, seguace di Pierre de Lune fino al Concilio di
Pisa , poi di Alessandro V e di Giovanni XXIII. Fu alla corte di
Savoia, e divenne cancelliere di Stato. Poi arcidiacono di Rheims,
cardinal^ e arcivescovo di Tarantasia; fu per Benedetto XIII am-
basciatore a Parigi, ebbe relazioni con Santa Coletta; prese parte
ad adunanze e concili, fra cui quello di Pisa e alla preparazione di
quello di Costanza, per cui sostenne anche un'ambasciata air impe-
ratore Sigismondo ; fu a quel concilio e mori poco dopo la chiusura,
cioè il 13 settembre 1418).
1447. Akkr. — LXXXVII, 1. 1907. — Heiner, I>ie « Coviunicatio
in sacris » der Katholischen mit Wiretikern und das Dekret Martins V
* ad evitanda » voni Jahr 1418 [Il quesito se ])ai)a Martino, ])or mezzo
della suddetta costituzione, abbia permesso ai Cattolici la jìartecipa-
zione alle cerimonie di culto dei seguaci di altre religioni, si risolve
negativamente].
1448. MaT. — S. 2, LVII, 1907. — Biiraggl G. C, Gli statuti di
Amedeo Vili, duca di Savoia, del 26 luglio I42H [L'A. ha rinvenuto,
in un ms. della Nazionale di Torino, il testo inedito di alcuni sta-
tuti di Amedeo Vili, dei quali si era perduta notizia. Ne dimostra
r autenticità, e come fossero osservati anche dopo la grande opera
legislativa dovuta nel 1430 allo stesso Amedeo Vili. Dimostra inoltre
l'importanza veramente notevole di dotti statuti, il cui contenuto è
tutto quanto di diritto processuale civile: essi costituiscono cosi un
408 SPOGLIO DEI PERIODICI
anello della catena dei provvedimenti iniziati in tale materia da
Pietro II, proseguiti da Amedeo VI nel 1379, compiuti da Ame-
deo Vili nel 1430. Notevole contributo danno anche tali statuti alla
storia della procedura].
1449. Rh. — XCVIII, 2, 1908. — Monod G., Jean7ie d'Are [Ras-
segna dei due volumi di Anatole France e dei tre volumi di
Ph. H. Dunaud].
1450. J8. — NS., Ili, 1905, luglio. — Talois X., Le schisme de
Bàleau XVsiècle [A proposito del libro di Gabriele Perouse sul car-
dinale Luigi Aleman].
1451. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 28 gennaio 1904). — Nonssan D.,
Acfe de fondation du rù de MarcUier (Verrayes) [Del 24 agosto 1433].
1452. Nar. — XXXII, 3, 1907. — Werner H., Der KirchUcfie
Verfassungskonflikt vom Jahre 1438 (39 U7id die sog. Refarmation des
Kaisers Sigmund) [Secondo l'A. la « Riforma di Sigismondo » non
è, come per lo più si accetta, lo scritto emanato da un ecclesiastico
rivoluzionario, ma lo scritto di occasione di un laico, e più propria-
mente un cittadino, che prese parte al conflitto. Il tempo in cui sorse
tale scritto fissa TA. nell'ultimo quarto dell'anno 1439].
1453. AsN. — XXXII, 1 , 1907. — Savini F,, Le relazioni di Giosia
di Acquaviva coi Visconti e con gli Sforza e due lettere inedite del me-
desimo [Partigiano prima di Alfonso d'Aragona nella lotta con Re-
nato d'Angiò, nel 1444 con un bubito voltafaccia si schierò contro
il suo Re e si alleò con Francesco Sforza, signore delle Marche.
Uno dei capitoli del trattato stabiliva le progettate nozze di Giosia
con Elisa degli Attendoli, sorella di Francesco Sforza, col fine poli-
tico del riacquisto di Teramo tanto agognato dall' Acquaviva. Era
Elisa vedova di Simonetto Sanseverino. Appare che di tale unione
Giosia avesse poca voglia, e che il matrimonio non si effettuasse,
forse per essere andato a vuoto l'assedio progettato, e perchè fu
«confitto l'Acquaviva dal Re, che, vistolo sottomesso, lo privò bensì
<ielle città demaniali di Teramo ed Atri, ma gli restituì tutti gli
Altri feudi. Giosia potè riavere Teramo solo assai più tardi, cioè
nel 1458, e per breve tempo, fino al 1460, quando, ridivenuto ribelle
al sovrano aragonese, la perderono per sempre egli e i suo^ discen-
denti. In appendice due lettere del Giosia del 1442 e 1445, tratte
'dall'Archivio di Stato di Milano].
1454. Ss. — XVI, 4, 1907. — Lonardo P., Un'abiura di ebrei a
Lucerà nel 1454,
1455. Ss. — XVI, 2, 1^07. — Pardi G., Borsa d'Esie, duca di
Ferrara, Modena e Reggio (1450-1471) [Continuazione, cfr. Rsl, 1907,
sp. n. 1996].
1456. AspP. — VI, 1906 (1907). — Ambiveri L., / vescovi di Pia-
cenza nella seconda metà del secolo XV [Documenti e notizie di con-
flitti col clero, di fronte agli scandali del quale si mostravano
impotenti ed esautorati].
1457. BsS. — XIV, 1, 1907. — Parducei P., L'incontro di Fede-
rigo III, imperatore, con Eleonora di Portogallo [Continua la pubbli-
cazione del poema, di cui cfr. Rsl, 1907, sp. n. 1280].
1458. ;NaV. — NS., XIV, II, 68, 1907. — Fossati F., Sulla partenza
degli oratori Leonardo Botta da Venezia e Francesco Diedo da Milano
[Nel 1480, per sorde ostilità, fatte poi palesi, del Governo di Milano
contro la Repubblica di S. Marco. Con documenti].
BASSO MEDIOEVO 409
1459. ysL\. — NS., XIV, II, 68, 1907. — Pira E., Im cessione di
Ferrara fatta da Sisto IV alla Repubblica di Venezia (1482) [La cu-
pidigia secolare di Venezia alla egemonia marittima dell'Adriatico
costituiva eostante minaccia per Ferrara. Ercole I d*Este, alieno
dalla politica prudente del suo predecessore Borso, e punto rasse-
gnato ad essere pupillo sotto la perpetua tutela della Repubblica,
approfittò del malcontento generale degli altri Stati italiani contro
di essa e strinse lega col re di Napoli, suo suocero, colla Repub-
blica di Firenze, col duca di Milano. Venezia però era forte della
alleanza di Sisto IV, dominato dall'ambizione di creare uno Stato
al nipote Gerolamo Riario. Aspirava costui al trono di Napoli e ne
fu comunicato il disegno a Venezia. Nel 1481 il Riario e la moglie
sua Catterina si recarono a Venezia, dove ricevettero ospitalità ge-
nerosa. Per quanto ignorisi il fine di quel viaggio, si può indurre
che già nelle segrete conferenze si dibattesse la cessione pontifìcia
di Ferrara alla Repubblica, che fu fatta poi ufficialmente Tanno
seguente. Per la guerra, che si disse di Ferrara, finita poi per stan-
chezza di combattenti, rimasero ai Veneziani, quale premio delle
riportate vittorie, il Polesine tenuto fino alla pace di Campoformio
e alcune terre della costa di Puglia strappate al Re di Napoli. Sette
documenti in appendice].
1460. Ss, — XVI, 3, 1907. — Barnanti P., AtU autentici delle
lauree dottorali concesse in Lucca nel secolo XV [Lucca, per privilegio
dell'Imperatore e del Papa, concedeva diplomi dottorali a condizioni
molto più Tacili di spesa e di sapere che nei gloriosi atenei delle
altre città].
1461. RD. — XXXIV, 6, 1908, marzo. — Brandi K., Dan Werden
der Beiiaissance [Discorso tenuto all'università di Gottinga : sul cam-
biamento del significato della parola « rinascenza » dal secolo XV
ai giorni nostri].
1462. RD. — a. XXIX, v. CXV, 8, 1903. — Gerstfeldt D., Aìn
Hofe der Sforza [Cenni specialmente sulle arti alla corte di Ludo-
vico il Moro].
1463. Akg. — V, 2, 1907. — Jordan L., Die Renaissance in Pia-
cenza [1° Il buon tempo antico e il cattivo tempo nuovo nel-
l'anno 1390: secondo il quadro che un critico del mondo e censore
dei costumi dà in appendice al « Chronicon Placentinum » , l' A. de-
scrive la vita cittadina; la città, gli abiti, le feste, i cibi, le abitudini
e le suppellettili. - 2*» Un corredo principesco nell'anno 1389: descrive,
secondo un inventario ancora conservato, il corredo di Valentina
Visconti, l'ultima sposa di Luigi di Valois ; in esso preponderano gli
og^tti artistici. - 3«> Una contesa intorno al diritto ad usare il
titolo di dottore nell'anno 1471: una controversia coli' università
di Pavia].
1464. AaLr. — S. 5, XVI, 6-8, 1907. - Tommasini 0., Sul Fa-
normita: notizie biografiche e filologiche.
1465. AspP. — NS., IV, 1904 (1906). — Del Prato A., Librai e
biblioteche parmensi del secolo XV [Con numerosi e preziosi docu-
menti in appendice].
1466. AspP. — NS., IV, 1904 (1906). — Sforza G., Autobiografia
inedita di Gio, Antonio Faie, speziale lunigianese, del secolo XV (Ne
pubblica il testo interessantissimo per la biografia dell'autore della
cronaca già edita e di importanza essenzialmente locale].
410 SCOGLIO DEI PERIODICI
14G7. SarsA. — XIX, 1905. — Dnc J. A., G^ìtalogie (ìea Seigneurs
da Challant. Poesie du XV siì'cle [Da una raccolta ins. di documenti
storici della Casa d'Aviso; ne pubblica il testo].
U(i8. B!<S. - XIV, 3, lf>07. — Volpi G., Un altro sonetto antico
in dialetto senese [Di Luigi Pulci].
1469. Zkth. — XXX, 3, 190G. — Siebert H., Die heiligenpredigt
des ausgehenden Mittelalters.
U70. Rbal. — Vili, 11-12, 1905. — Biidinich C, Architettura
italiana del rinascimento [A proposito del 5® volume dell'* Handbuch
der Architetur »> di Giuseppe Durm].
1471. Rbal. — VII, 4-(), 1904. — Mazzatinti G., Arredi del tempio
malatestiano nel 1416 [A RiminiJ.
1472. Adi. - XIV, 1, 2, 1905. — Carotti G., Varco di Alfonso
d'Aragona e di Ferrante I in Xapoli.
1478. Adi. - XIII, 3, 1904. - Collodi R., La casa di Giovanni
IÌ07ÌÌ forti a Mantova [Del 1444].
1474. Adi. -- XVI, 7, 1907. — Serra L., / monumenti sejìolcrali
del rinascimento a Xapoli.
1475. Adi. — XIII, 11, 1904. — Carocci G., Il monumento del
• vescovo Benozzo Federighi e V ornamentazione floreale liobbiana.
147G. Rami. — I, 1, 1907. — éStatue Róbhiane nella chiesa di San
Jacopo di Borgo a Mozzano (Provincia di Lucca).
1477. Adi. — XVI, 11, 19(17. — Serra L., Alessandro Vittoria da
Trento [Della seconda metil del secolo XV; scultore].
1478. Rbal. ~ IX, 6-8, 1906. - Grigioni C, Maestro Giacomo
di Giorgio Schiavoìie, scultore, del secolo XV [Documenti]. — Id., Giu-
liano Pi-esutti di Fano, pittore, del secolo XVI [Documenti].
1479. Rbal. — X, 10-11, 1907. — Grigrioni C, Antonio Camarotti,
scultore di Firenze, del secolo XV [Un documento].
1480. Rbal. — XI, 5-6, 1908. — Calzini E., Il coro della catte-
drale di Ascoli Fileno e i maestri Paolino e Francesco di maestro Gio-
vanili [Del secolo XV].
1481. Rbal. — XI, 3-4, 1908. — Calzini E., Maestro Francesco
di maestro Giovanni, intagliatore, del secolo XV [Altre notizie].
14Sl>. Rbal. - XI, 1-2, 1908. — Grigioni C., Maestro Francesco
di maestro Giovanni di A.hcoU, intagliatore in legno, del secolo XV [Un
documento del 1501]. — Id., Orafi ascolani della seconda metà del
secolo XK [Documenti]. — Id., Costruzione della torre meridionale
della chiesa di S. Francesco in Ascoli [Un documento del 1461]. —
Id., Costruzione del ponte dei Ss. Filippo e Giacomo in Ascoli [Due
documenti del 1464}. — Id., Co.struzione della chiesa di Santa Maria
Maggiore in Ascoli [Vn lodo arbitrale del 1484]. — Id., Costruzione
delia chiesa di S. Emidio di Ascoli [Un documento del 1485]. — Id.,
Costruzione della cliiesa di S. Agostino in Ascoli [Due documenti degli
anni 1484-1485].
1483. Rbal. - IX, 1-2, 1906. - Grigioni C, Maestro Apollonio
Petrocchi da Ilipatransone [Del secolo XV].
1484. >'aY. — NS., XV, I, 69, 1908. — Lazzarini V., Documenti
relativi alla pittura padovana del .secolo XV (con illustrazioni e note,
di Aìidrea Moschetti) [Tratta di Francesco Squarcione, della sua
geneaologia, delle opere; di Andrea Mantegna, di Nicolò Pizolo, di
BASSO MEDIOEVO 411
Giovanni d'Alemagna e della cappella Ovetari, di Pietro de Maxi
da Milano, di Dario da Pordenone, di Pietro Calzetta, di Andrea di
Natale, di Francesco dei Bazelieri e di Jacopo da Montagnana, di
Nicolò de Slireto, di Zeco da Koma].
U85 Rbal. — Xr, 1-2, 1908. — Orijcloni C, Per la sloria della
pittura in Ascoli Piceno nella seconda metà del secolo XV,
1486. Bami. — I, 2, 1907. — CaTenagbl L., Antichi affreschi nel
duomo di Atri [Arte abruzzese del secolo XV].
1487. Adi. — XII, 1, 1903. — Lara B., Facciate dipinte nel rina-
scimento a Oderzo [Della seconda metà del secolo XV].
1488. Bami. — I, 7, 1907. — Ricci E., Il Portacroce della Beata
Colomba all'esposizione di Perugia [Di Fiorenzo di Lorenzo (?); era
già dipinto con certezza nel 1497].
1489. CE. — 1906, novembre. — Torino y Monzó, Un cuatrocen-
lista fiorentino [Un « S. Michele » della cattedrale di Valenza].
1490. Rbal. — VII, 10-12, 1904. - Mazzatlnti G., A proposito
dell'affresco di Ottaviano Ndli nella chiesa di S. Agostino a Gidfbio.
1491. Rbal. - IX, 3-5, 1906. — Feliciangell B., Benedetto Buon-
figli [Rassegna del volume di Walter Bombe].
1492. Rbal. — XI, 5-6, 1908. — Astolfl C, Xuori dipinti del-
l'Alunno e del Folchetti [Alle esposizioni di Macerata e di Perugia].
1493. Rbal. - XI, 1-2, 1908. — Calzini E., Le pitture nel taber-
nacolo della chiesa di S. Maria ■< in ter vineas » in Ascoli Piceno [La-
voro dell'ultima decade del secolo XV].
1494. Rbal. - IX, Ì-5, 1906. - Calzini E., Vecchie pitture mu-
rali del XIV e XV secolo [Contributo alla storia dell'arte nelle Marche].
1495. Rbal. — IX, (j-H, 1906. - Calzini E., Di un affresco del
secolo XV^ recentemente scoperto ad Urbino [In S. Maria della Bella,
di un artista che derivava 'sotto certo aspetto da Piero della Fran-
cesca].
1496. Rbal. - VII, 4-6, 1904. — Moriei E., Giocanni Bellini
teste [A Venezia in un atto del 1487].
1497. Rbal. — Vili, 1-2, 1905. - Calzini E., Per un quadro del
Francia [« La Presentazione » nella pinacoteca Malatestiana di
Cesena].
1498. Bami. — L 9, 1907. — Carocci i^.^Gli affreschi di Andrea
del CcLstagno nella villa Pandolfìni pnsso Firenze.
1499. Bami. — l, 12, 1907. — CWaaanti A#, Un quadro inedito
di Gentile da Fabriano [Nella collezione Fornarini Fabriano; rap-
presenta le stimmate di S. PVancesco ; dei primi del secolo XV].
1500. Bami. — I, 11, 1907. — Fiere» U., // Cima di Conegliano
di Casiglio nella regia pinacoteca di Brera,
1501. Rbal. — VII, 10-12, 1904. — (^alzini E., Per Melozzo da
Forlì [Insiste per rivendicargli l'a Annunciazione » del Museo for-
livese].
1502. Bami. - I, 10, 1907. — Bernardini (;., Un dipinto altri-
buito a Melozzo da Forlì nella Galleria nazionale di Poma.
1503. Bami. — I, 7, 1907. — Bredinn A., Il capolavoro di Simone
Marmion [Le tavole di « San Vincenzo Ferrerì » a Napoli nella
chiesa di S. Pietro martire-, del secolo XV].
412 SPOGLIO DEI PERIODICI
1504. Rbal. — XI, 1-2, 1908. — Origioni €., Un antenato di
Bartolomeo Ramenghi, anch' egli pittore [Ugolino, vìssuto nel se-
colo XVJ. — Id., Due pittori a Venezia nel 1427 [Giovanni di Bar-
tolomeo e Marco Paradisi, testimoni, il 14 aprile di detto anno, in
un atto di procura conservato a Riminì]. — Id., Marco di Giovanni^
miniatore di Firenze [Un documento del 1482]. — Id., Giovanni Bit-
tino di Fano in Rimmi [Notizia del 1462].
1505. Ebal. - Vili, 5-7, 1905. - Ffonlkes C. J., Una tavola di
M, Pabnezzano [Venduta nell'asta della collezione di Lord Tweed-
mouth, avvenuta a Londra nel giugno 1905].
1506. Rbal. — X, 1-3, 1907. — Ffonlkes C. J., Un quadro di
Marco Palmezzano in una collezione privata inglese [Del canonico
Raymond Pelly: rappresenta la « Crocifissione » e reca colla firma
anche una data che alcuno legge per 1480].
1507. Ubai. — Vili, 8-10, 1905. — Scatassa E., Giovanni Fran-
cesco Grassi (da Rimini) [Fiorito tra il 1450-1470],
1508. Rbal. — IX, 3-5, 1906. — Scatassa E., Di Antonio di Guido
Alberti da Ferrara, pittore [Fra il XIV e il XV secolo].
1509. Rbal. — IX, 6-8, 1906. — Grigioni C, Notizie biografiche
ed artistiche intorno a Vittorio e Giacomo Crivelli [Documenti e no-
tizie della fine del secolo XVJ.
1510. Rbal. — VI, 10-12, 1903. — Origioni C, Il inttico di Cupra
marittima e la scuola crivelliana.
1511. Rbal. — VII, 4-6, 1904. — Calzini E., A Monteprandone e
ad Acquasanta [Note d'arte: quadri di scuola crivellesca].
1512. Rbal. - IX, 1-2, 1906, e X, 7-9, 1907. — FeliciangeU B.,
Ojyere ignorate di Giovanni Boccali [Del secolo XV; nelle collezioni
straniere]. — Id., Un'altra tavola di Giovanili Boccali [Sélìa. chiesa
di Castel Santa Maria, villaggio dell'alto bacino del Potenza, pro-
vincia di Macerata: rappresenta la coronazione della Vergine per
mano del Cristo].
1513. Rbal. — X, 12, 1907, e XI, 3-4, 1908. — Origioni C, Gio-
vanni Francesco da Rimini e Giovanni Grassi [Pittori del secolo XV
confusi tra loro]. — Gronan 0., Z>i altri Giovanni da Rimini, pittori
[Del secolo XV].
1514. Rbal. — X, 4-6, 1907. — Oiannlzi P., Maestro Giannetto,
pittore padovano, proprietario di casa in Ancoìi/z [Un documento
del 1441].
1515. Rbal. — Vili, 5-7, J905. — Anselmi A., Un fresco raris-
simo di Andrea da Jesi il vecchio [Del secolo XV; in una piccola
chiesa rurale presso Montenovo, oggi Ostravetere].
1516. Rbal. — VI, 7-10, 1903. — Hcatassa E., Evangelùta di
Mastro Andrea di Piandimeleto, pittore [Nato verso il 1458, allievo
di Giovanni Santi da Urbino].
1517. Adi. — Xni, 10, 1904. — Carocci G., Di un candelabro
del doli e di altri bronzi nel Museo nazionale di Firenze [Del sec. XV,
e di Pietro Tacca, discepolo e continuatore dell'opera di Giambo-
logna],
1518. Rbal. — XI, 1-2, 1908. — Scipionl G. S., Un reliquiario
del secolo XV. - Un gruppo in terracotta. - Un altro reliquiario e varie
statue in legno colorate [A Capradosso, frazione del Comune di Ro-
tella (Ascoli Piceno)].
TEMPI MODERNI 413
1519. Rbal. — vili, 8-10, 1905. — Aleandri V., Per la stona
delVarte nelle Marche (secolo XV) [Maestro Agostino e maestro Nardo
di Oddolo da Koma, orefici, dimoranti in Camerino (un documento
del 1447). Maestro Paolo da Visso, pittore (un documento del 1453).
Maestro Giacomo e maestro Battista da Tolentino, orafi (documenti
del 1453-56). Maestro Giacomo di Cola da Camerino, pittore (un do-
cumento del 1455). Società dei lombardi in Camerino (un documento
del 1483). Il pittore Carlo Crivelli a Camerino (un documento del 1488)].
1520. Bbal. — X, 12, 1907, e XI, 1-2, 1908. — Paoletti V., Pietro
Vannini e la scuola di oreficeria in Ascoli nel quattrocento.
1521. Rbal. — VII, 4-6, 1904. - Mazzatlntl G., Un orefice for-
livese del secolo XV,
5. TEMPI MODERNI (1492-1789).
1522. RD. — XXXII, 10, 1906, luglio. — Schneider F., Wirtschaft
und Kidtur Toskayias von der Eenaissance [Comunicazione all'Isti-
tuto storico prussiano di Roma].
1523. NaY. — NS., XIV, I, 67, 1907. — Brugi B., Una descri-
zione dello studio di Padova in un ms. del secolo XVI del MuseQ Bri-
tannico.
1524. RD. — XXXIV, 1, 2, 1907, ottobre-novembre. — Kissner A.,
Ludovico Ariosto.
1525. Ss. — XVI, 3, 4, 1907. — Campana L., Monsignor Giovanni
Della Casa e i suoi tempi [Continuazione, cfr. lisly 1907, sp. n. 2029.
Il Casa alla corte di Paolo III, dal 1540 all'agosto 1544: negozi in
Romagna; esazione delle decime papali in Firenze e accademia fio-
rentina; ritorno in Roma e sue relazioni con Pier Vettori, col duca
Cosimo e col Beccadelli ; è preposto alla riscossione del sussidio dei
feudi, dei censi, e alla cura della tesoreria in Roma; diviene arci-
vescovo di Benevento. La nunziatura in Venezia (agosto 1544-
novembre 1549). La partecipazione al Concilio di Trento. Lotta per
la giurisdizione ecclesiastica nella Repubblica veneta].
1526. Ss. — XVI, 4, 1907. — Silva P., Niccolò Macchiavelli e le
teorie politiche generali del tempo [Rassegna del volume di Alfredo
Schmidt].
1527. Cr. — V, 1, 1907. — B. €., La polemica filosofica in Gior-
dano Bruno e la sua efficacia presente.
1528. Cr. — III, 6, 1905. — Gentile G., Giordano Bruno [Ras-
segna del volume di J. Lewis Me. Intyre].
1529. SarsÀ. — XIX, 1905 (sedute 26 ottobre 1904 e 7 gen-
naio 1905). -- Gorret L., Sur la vie et Ics écrits de V archidiacre
Jean-Louis Vidliet des Seigneurs de Saint-Pierre, prieur commenda-
taire de Chambave et de Saint-Martin d'Ayme [Notizie tratte da una
piccola collezione di discorsi e lettere del Vulliet, che fu Rettore
della facoltà di giurisprudenza alla Università di Pavia verso la
metà del secolo XVI].
1530. BcbB. — I, 1, 1907. — Mazzi A., Ambrogio Calepino, alcuni
appunti bio-bihliografici: il contratto jnr la prima edizione del « Diciio-
narium » [Del 1498].
414 Si'OGLIO DEI PBKIODICI
1531. B€bB« — I, 2, 1907. — Per una data nel Pros]}etto crono-
logico delle stamperie erette in Bergamo dal 1555 al 1829.
1532. BurH. — XLI, 1906, febbraio. — Kener J., Comaro et ses
émides modenies [Rifa la storia del metodo igienico del patrizio ve-
neto del secolo XVI, e del processo per cui vi giunse].
1533. Rbal. — IX, 3-5, 1906. — Maiiceri E., Un critico d'arte
del rinascimento [Ludovico Dolce, veneziano, del secolo XVI\.
1534. Rbal. — Vili, 3-4, 1905. — Moricl M., Opere d'arte ita-
liane in Francia nel cinquecento.
1535. Rbal. — IX, 1-2, 1906. — Gri^ioni C, Documenti sopra
artisti in Eoma nel principio del secolo XVI.
1536. Rbal. — VII, 1904, e VIII, 3-12, 1905. — Scatasna E., ArtisH
che lavorarono in Urbino nei secoli XIV, XV, XVI, XVII, XVIII
[Notizie e documénti].
1537. Rbal. — IX, 9-10, 1906. — Luzlo A., Il palazzo del Te a
Mantova [Decorazioni e pitturo del secolo XVIJ.
1538. Rbal. — X, 4-6, 1907. — Olannizi P., Giovanni Battista
Fetori nominato da Faolo III architetto direttore delle fortificazioni di
Ancona [Un documento del 1541].
1539. Adì. — XIV, 5, 6, 1905. — Melani A., Ornamenti architet-
tonici in Fonia dal secolo XVI ai XVIII [I. Stemmi].
1510. Bauli. — I, 2, 1907. — Leonardi V., Un altorilievo inedito
del rinascimento a Fama [Nel palazzo della Scimia, lavoro della
maniera di Andrea Bregno].
1541. Rbal. — VII, 10-12, 1904. — Anselmo A., Nuovi documenti
j)er la dimora dei Della Foljbia nelle Marche [Dà il testo di sette do-
cumenti degli anni 1524-1529].
1542. Rbal. — VIII, 3-4, 1905. — Calzini E., A proposito di due
statue, il « Cupido » di Michelangelo e la ^ Venere antica », passate
dalla corte di Urbino a quella di Mantova.
1543. RD. — XXXIII, IO, 1907, luglio. — Xenmann €., Michelan-
gelos Medìcdergrdber [Recensione del volume di Ernesto Steineraann].
1544. Adi. — XIV, 9, 1905. — - Lnxoro A., Le oliere di Fierin del
Vaga e di Gian Bologna a Genova.
1545. Rbal. — VI, 10-12, 1903. — Maneori E., Nuovi documenti
intorno a Doinenico Gag ini e ad altri scultori del suo tempo [Due
documenti del 1486 e del 1492].
1546. Rbal. — X, 1-3, 1907. — Mazzini U., Il Carpenino e le sue
opere [Della Spezia, vissuto nella prima metà dei secolo XVI: con
due documenti in appendice dell'anno 1540].
1547. Rbal. — XI, 3-4, 1908. — Scatassa E., Fei^ Federico Bran-
dani [Un documento del 1538].
1548. Rami. — I, 1, 1907. — Boito C, Beltrami L., Pogliaghi L.,
Gabba L., Brusconi A., Càrcano F., Mnrani 0., Frizzoni G., D'An-
drade A., Moretti G., Ricci €., Il cenacolo di Leonardo da Viìici [Rela-
zione a S. E. il ministro della Pubblica Istruzione].
1549. Rami. — I, 6, 1907. — I^e pitture di Bernardino Luini alla
Felucca.
1550. Bami. — I, 11, 1907. - Sinigaglia A., Un dipinto di Cesare
da Sesto destinato alla Finacoteca di Brera.
TEMPI MODERNI 415
1551. RD, — XXXII, 4, 1906, gennaio. — Saiier J., Die SixH-
nische Kapeìle [A proposito del 2° volume di Ernesto Steiumann su
Michelangelo, come pittore].
1552. Rbal. — VI, 7-10, 1903. — BardoTagni 0., Cenno storico
sulla casa paterna di Raffaello Sanzio [Dai tempi del pittore fino
a noi].
1553. Adi. — XV, 2, 1906. — Melani A., Logge Valicane [Notizie
storiche e illustrazione artistica generale].
1554. Rbal. — XI, 1-2, 1908. — Calzini E., Im « donna velata »
di Raffaello e la « Madonna della Seggiola » [Evidente rassomiglianza,
anzi identità, per cui non è inverosimile, dato il periodo in cui il
tondo venne eseguito, che la bella ardente fanciulla romana rap-
presentata nella « Velata » posasse davanti a Raffaello, oltreché per
la Madonna di S. Sisto, anche per quella della Seggiola].
1555. Rbal. — XI, 5-6, 1908. — Calzini E., Di nnUxntica copia
della « Madonna del Garofano » (// Raffaello,
1556. Rbal. — VII, 7-12, 1904. - Cayalliieei C. J., Andrea del
Sarto: l'uomo.
1557. Rbal. — Vili, 5-7, 1905. — Calzini E., Tiziano e i Duchi
d'Urbino [Quairdo il pittore trovavasi nel fiore della vita enei mas-
simo della gloria: dal 1527J.
1558. Rbal. — XI, 3-4, 1908. — Calzini E., Luca SignoreUi e ima
lettera per lui di Guidoljaldo I, duca di Urbino [Da Roma, 14 aprile 1509].
1559. Bauli. — I, 3, 1907. — 8alinas A., U ^^ Annunziata » d'An-
tonello da Messina lasciata al Museo nazionale di Palermo [Già pos-
seduta dall'erudito monsignor Vincenzo Di Giovanni].
1560. -Banii. — I, 12, 1907. — Cantalamensa G., Pittura veneta
in S. Maria in Trastevere [Madonna e bambino di Benedetto Diana,
dei primi decennii del secolo XVI].
1561. Adi. — XVI, 1, 1907. — Agnelli G., Una volta dipinta dal
Garofalo nel 1519 a Ferrara.
1562. Bami. — I, 8, 1907. — Gerola G., Un prezioso affresco di
Gianfrancesco Caroto [Del 1508: nella chiesuola già dei Gesuati a
Verona].
1563. Bami. — I, 2, 1907. — Colasanti A., Un' 'i Annunciazione >
di Nicola da Guardiagrele [Nel Museo nazionale di Firenze].
1564. Rbal. — VÌlI, 5-7, 1905, — Costantini B., Xicola Gallucci
di Guardiagrele.
1565. BmaaM. — III, 3, 1908. — .Malagiizzi Valeri F., Un anco-
netta in legno del rinascimento.
1566. Rbal. — X, 4-6, 1907, e XI, 3-4, 1908. — Grigioni C, I
pittori Agnelli o Angelli di Patrignone [Notizie documentate dei se-
coli XVi e XVII]. — Paoletti V., Una nuova tela a tempra di Gia-
como Agnelli da Patrignone [Del 1568, nella parrocchiale di Polesio].
f— AstoUl C, Sui pittori Agnelli da Patrignone [Notizia di un Fran-
cesco Agnello, che dipingeva nel 1577].
1567. Rbal. — X, 1-6, 1907/— Grigioni C, U altare dedicato alla
Madonna^ già nella chiesa degli Osservanti a PipatransonCy e alcune
Cfptre di Luca Costantino , pittore anconetano y del secolo XVI. —
Astolfl C, A jyroposito del pittore Luca Costantini di Ancona.
1568. Rbal. — X, 10-11, 1907. — Calzini E., Un mwvo pittore
abruzzese del rinascimento [Dionisio Cappelli di Amatrice; vide prò-
416 SPOGLIO DEI PERIODICI
babilmente la luce verso il 1460; nel 1511 lavorava ancora. Un'ap-
pendice snirantica decorazione pittorica della chiesa di S. Francesco
in Amatrice].
1569. Rbal. — IX, 9-10, 1906. — Grigioni (!., NoHzie inedite in-
torno ai pittori Pagani [Del secolo XVI].
1570. Rbal. — IX, 6-8, 1906. — Astolfl (^, Due dipintì ignoti di
Giovanni Andrea da Caldarola [Del 1542; nella sacrestia di S. Fran-
cesco fuori Massa Fermana].
1571. Rbal. — VIII, 8-10, 1905. -^ Anselmi A., Un secondo quadro
di Federico Barocci a SinigalUa [Natizie e documenti del 1588-1591],
1572. Rbal. — IX, 11-12, 1906. - Calzini E., La scuola baroc-
cesca: Alessandro Vitali [Del secolo XVI].
1573. Rbal. — IX, 11-12, 1906. — Paoletti V., La casa di Cola
d* Amatrice in Ascoli Piceno [Documenti del secolo XVI].
1574. Rbal. — IX, 3-5, 1906. — Calzini E., Di due quadri di
Cola d' Amatrice [Nella chiesuola della famiglia Grisanti a Colle
Bigliana, comune di Ci vitella al Tronto, e nella chiesa priorale del
castello di Fulignano presso Ascoli Piceno].
1575. Rbal. — VII, 7-9, 1904, e X, 7-9, 1907. — Calzini E., Una
ancona di Cola d* Amatrice [Del 1517; nel villaggio di Fundi nella
valle del Tronto]. — Id., Altre ojwre ignorate di Cola d' Amatrice
[Nella sacrestia della parrocchiale di Rosara presso Ascoli] .
1576. Rbal. - VI, 7-10, 1903. — Marietti C, Cola deW Amatrice,
costruttore di mulini [Con un documento del 1525].
1577. Rbal. - VIII, 11-12, 1905. — E. C, Un quadro ancora ine-
dito di Giuseppe Quirico f Nell'ospedale di Vigevano, della fine del '400
0 dei primordi del '500] .
1578. Rbal. — Vili, 11-12, 1905. — Astolfl C, A proposito dei
De-Magistris da Caldarola [Pittori del secolo XVI],
1579. Rbal. - Vili, 11-12, 1905. — Grigioni C, Due opere di
Giovan Francesco GagliardelU, pittore e scultore abruzzese, del sec. XVI
[Nella chiesa di S. Francesco o di S. Maria Magna in Ripatr'ansone].
1580. Rbal. — Vili, 1-2, 1905. — Astolfl C, Di Dumnte NóbiU
e di suo padre, pittore lucchese [Del secolo XVI].
1581. Rbal. — Vili, 1-2, 1905. — Calzini E,, Mastio Giovanili
del Sega di Forlì, pittore (1470 f -1527) [Documenti].
1582. Rbal. — VII, 4-6, 1904. — Cignoli A., Due opere d'arte a
PorcJiia, comune di Montai to Marche [Una tavola rivendicata a Vin-
cenzo Pagani e un presepio forse di un mastro Matteo del sec. XVI].
1583. Rbal. - VII, 1-3, 1904. — Nomi-Pesciolini U., Il pittore
Vincenzo Tamagni e le sue' opere [Del secolo XVI].
15M. Rbal. — X, 7-11, 1907. — Franciosi P., Un orafo del ri-^
nascimento (inastro Antonio da Sammarino) amico di Raffaello Sanzio.
1585. Rbal. — XI, 5-6, 1908. — Grigioni C, Orafi ed oreficerie
a Ripatransone nei secoli XV e XVL
1586. Rbal. — 'XI, 3-4, 1908. — Scipioni G. S., Una croce pro-
cessionale [In lamina metallica, opera del secolo XVI, nella parroc-
chiale di Castorano].
1587. Rbal. — XI, 5-6, 1908. — Calzini E., Una croce processio-
nale [A S. Maria in Capriglia presso Ascoli Piceno; lavoro delle
TEMri MODERNI 417
prime decadi del '5001. — Id., Altri oggetti d'oreficeria [Nella sacrestia
di S. Gennaro a Fungnano (Ascoli)].
1588. Adi. — XV, 12, 1906. — Tentnri L., Cassetta d'araento
dorato e di cristallo di rocca eseguita in Venezia prima del 1587 [Pub-
blica un documento che la descrive].
1589. Bbal. — Vili, 5-7, 1905. — Peruzzi De' Medici B., Un
letto in ferro battuto del '500 [Eseguito pei Falconcini di Volterra].
1590. Adi. — XIII, 8, 1904. — Melani A., Besidenza intagliata in
legno nel Palazzo comunale di Pistoia [Del secolo XVI].
1591. Bbal. — VII, 1-3, 1904. — Scatassa E., Nomi e notizie di
vasai che lavorarono in Urbino nel secolo XV e nel cinquecento [Da
documenti].
1592. Adi. — XIII, 9, 1904. — Un antico paliotto nel Museo del-
l'Opera del duomo di Firenze [Di arte veneziana del secolo XVI].
1593. BmaaM. — III, 3, 1908. — Una camicia antica [Del se-
colo XVI. riprodotta in 'tavola],
1594. BmaaM. — III, 3, 1908. — F. N., Carte da giuoco dei se-
coli XVj XVI e XVII rinvenute nel Castello Sforzesco.
1595. Adi. — XIII, 12, 1904. — Carocci G., Un ricordo del giuoco
del Calcio in piazza S: Croce a Fireiìze [Del 1565].
1596. Beh. — 1904, luglio. — Bodocanachi, Le marìage en Italie
à l'epoque de la renaissance.
1597. Beh. — 1905, novembre-dicembre. ~ Bodocanachi, La danse
en Italie dn XV au XVIII siede.
1598. Js. — 1907,^ ottobre. — Hauvette H., La femme italienne
de la renaissance [A proposito dello studio del Bodocanachi].
1599. Bliem. — 1904, aprile-luglio. — P. A., Études historiques
sur Vartillerie régimentaire [L'artiglieria sotto Luigi XI e Carlo Vili.
Le artiglierie europee del secolo XVII].
1600. Bh. — XCVIII, 1, 1908. — Morel Fatio A., L'inquisition
d' Espagne [Bassegna delle due opere (5 volumi) dell'inglese Henry-
Charles Lea].
1601. Zkth. - XXXI, 4, 1907. — Michael E., Geschichte der Pdpste
[Rassegna del volume IV del Pastor].
1602. Bh. — XCVII, 2, 1908. — Bonrdon P., Les papes de la fin
du moyen ùge [Rassegna del IV volume del Pastor].
1603. HarsA. — XIX, 1905. — Bue J. A., Notice sur le prévót
Charles de Challant [Sul principio del secolo XVI].
1604. AspP. — NS., V, 1905 (1906). — Bel Prato A., Contributo
alla storia della battaglia di Foì'novo [Premessi cenni sulle relazioni
della battaglia e sulla produzione artistica cui diede ispirazione
pubblica, commenta una relazione inedita del fatto tanto celebrato,
e cioè una lettera rivolta a persona ragguardevole, la quale chiedeva
di essere informata, scritta da un ignoto e tuttavia diligente e non
indotto testimonio « de visu *, probabilmente parmigiano].
1605. AsN. — XXXIII, 1, 1908. — Ceci G., Miale da Troia ed
Ettore de Pazzis [Conferma l'identitA con documenti].
1606. Bh. — XCV, 1, 1907. — Castelot E., Les Fugger à Rome
(1495^1523) [Recensione del volume del Schulte sulla storia dell'am-
ministrazione delle finanze della Chiesa a quel tempo].
Rivista storica italiana, 3» S., vii, 3. 27
418 SPOGLIO DEI PERIODICI
1607. Zkth. — XXXI, 2, 1907. — SchrSrs H., Leo X, die McÙHzer
Erzbhchofstvahl und der deuische Àblasa fUr S.i Peter im Jahre 1514
[A Proposito dell'opera del Schulte].
1608. SarsA. — XIX, 1905. — Viiillermin S., Un ouvrage de
Mgr Berriitiy évèque d'Aoste (IòIo-Iò'Jì'ì).
1609. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 26 giugno 1902). — Due J. A.,
Quelques decreta synodaux dea évèques lìerruti et Gazin [E special-
mente due, del 6 maggio 1522 e del 19 maggio 1523].
1610. NaV. — NS., XIV, I, II, 67, 68, 1907. — Vitale V., L'im-.
presa di Puglia degli anni 1628- 1529 [Continuazione, efr. Usi, 1907,
sp. n. 2055: III. L'azione difensiva e l'assedio di Monopoli nei primi
mesi del 1529. - IV. L'azione offensiva e le imprese di Molfetta e
di Brindisi (giugno-agosto 1529j. - V. La fine della spedizione; dalla
pace di Cambrai alla pace di Bologna. Segue il testò di ventiquattro
documenti]. .
1611. SarsA. - XIX, 1905 (seduta 24 gennaio 1901). — Frntaz,
Beile de Challant, prisonnier des Fraìicais [Resoconto di una lettura
accademica].
1612. QR. — XXI, 4, 1907. — Ehses St., Kard. L. Campeggio
aufdem lìeiclistage con Augsburg 1530 [Continuazione, cfr. Usi, 1907,
sp. n. 1385 : Continua la corrispondenza del Campeggio col Salviati
dal 21 ottobre al 6 dicembre 1530].
1613. Zkth. — XXXI, 1, 1907. — Lauchert F., Die Polemik des
Ambrosius Catharinus gegen Bernardino Ochino [Rettifica e completa
le indicazioni inesatte, specialmente di Quetif e di Echard,* sull'ar-
gomento].
1614. Arg. — IV, l, 3, 1906. — Rotli F., Z.ur Gesckichte des
Heichstages zu liegensburg im Jahre 1541.
1615. QR. — XXI, 2, 1907. — Ehses, Andreas Masius an Ber-
nardino Maffeiy Tì'ient 10 Jan. 1546 [Dalle carte farnesiane dell'Ar-
chivio Vaticano con commento],
1616. AspP. — VII, 1907. — MaHsignan R., // ;;?'mo Dtica di
Parma e Piacenza e la congiura del 1541 [Usandd tutte le pubbli-
cazioni più recenti, e specialmente quelle dello Scarabelli, dei due
Capasso, del Ferrai, del Luzio, del De Na venne, dello Scapinellì, ecc.,
ricostruisce la vita di Pier Luigi Farnese, dalla giovinezza avven-
turosa, al periodo del pontificato di suo padre, durante il quale
ottiene successivamente il grado di Gonfaloniere, l'investitura di
Novara e Castro, poi, per orientamento alla politica francese, le due
città di Parma e Piacenza, dove è accolto festosamente ed esercita
buon governo. Infine narra del malcontento di Carlo V per l'inve-
stitura del Farnese, e la dissimulazione tuttavia di Cesare per fini
politici, fino alla rottura dell'alleanza tra il Papa e l'Imperatore
dopo la vittoria di Miilhberg; le intenzioni spaglinole su Parma e
Piacenza, lo scaltre manovre di Don Ferrante Gonzaga per compro-
mettere il Duca; l'avviamento alla trama pel moto di Genova; le
vaghe voci sulla congiura senza che tuttavia il Duca n'avesse sospetti;
l'assassinio ; il contegno dei notabili piacentini e il memoriale dei con-
jriurati infamante la memoria del Duca; il conflitto di Ottavio col
Papa, e la fine di Paolo III].
1617. AspP. — NS., Ili, 1903 (1905). — Coggiola 0., / Fanmi
e il Ducato di Parma e Piacenza durante il pontificato di Paolo IV
[La storia del Ducato parmense, ben nota sino alla morte di Giulio III,
TEMPI MODERNI 419
è illustrata dall' A. nel periodo oscuro successivo. Giulio III, colla
sospensione d'armi pattuita il 29 aprile 1552 col He di Francia,
rimetteva in possesso di Parma Ottavio Farnese libero dalle cen-
sure e dalle sentenze di confìsca pronunciate contro di lui come
ribelle; prorogato il trattato per altri due anni, il Papa pronunciò
poi una completa solenne assoluzione per Ottavio; voleva con ciò
assicurarsi il favore di Enrico II, di lui protettore, per gli scopi della
propria politica nepotistica e della difesa degli stessi Stati pontifici.
Nuovo iacremento alla fortuna dei Farnesi diede il Conclave che
elesse Paolo IV : il cardinale Alessandro Farnese era stato il princi-
pale autore di tale elezione, ma per provvedere più liberamente agli
interessi di sua famiglia rifiutò il carico generale degli affari della
Chiesa, offertogli dal nuovo papa, e si accontentò di designare i
principali ministri pontifici. Frattanto Paolo IV, che odiava Carlo V
e gli Spagnuoli, mutava radicalmente la politica papale, e la tregua
col Re di Francia mutava in alleanza; strumento di quella poli-
tica nuova di lotta designavasi, e finiva per prevalere, contro il pre-
stigio già esercitato dal cardinale Farnese, quello del nuovo cardi-
nale Carlo Caraffa. Scorgendo il graduale mutamento della fortuna,
Ottavio Farnese, che aveva ancora buona parte di sue terre occu-
pate dagli Imperiali e dagli Imperiali appoggiati molti dei suoi vas-
salli, preparava con una destra politica barcamenandosi di riavvi-
cinarsi gradualmente alla politica imperiale egli stesso. Con pretesti
rifiutò leve a Pietro Strozzi, capitano di Francia, ma nello stesso
tempo ambiva di essere nominato capitano generale del Cristianis-
simo nella guerra di Siena, per ottenere, minacciando di rinforzare
notevolmente il partito francese in Toscana, più facilmente dall'Im-
peratore, esausto in Lombardia, la restituzione di Piacenza. Frat-
tanto la violenza usata dagli Sforza, pel riacquisto di due galere
di loro proprietà ancorate a Civitavecchia sotto bandiera francese,
forni al Papa argomento di passare ad azione ostile contro gli Spa-
gnuoli. Il cardinale di S, Fiora, offeso dal giudizio contro i suoi
due fratelli Alessandro e Mario, alla punizione dei ribelli contrap-
poneva conciliaboli di cardinali e baroni ; V intervento francese ag-
gravava l'affare. Il cardinale Farnese poi, per fini diversi, mirava
allo stesso risultato e spingeva il Papa alla g;uerra, promettendo
vantaggi alla causa papale dalla presenza e dalle forze di Ottavio ;
d'altra parte tentava lo stesso cardinale, con finissimo accorgimento,
di procacciarsi dal Re di Francia procura per trattare la lega col
Papa. L'arresto dell'abbate di Brevegno, la cui corrispondenza rive-
lava una congiura ordita a Napoli e a Milano contro il Papa ag-
gravò e precipitò le cose. Fu deciso dal Papa di radunare un eser-
cito sotto il duca Ottavio Farnese, che, malgrado i reconditi progetti,
affettava ancora fedeltà al Cristianissimo con arte sopraffina. La corte
imperiale mirava a mitigare la collera del Papa e guadagnava tempo,
con scapito del prestigio del Farnese, che anelava pei suoi fini alla
crisi. Provava questi dispetto soprattutto perchè era tenuto allo scuro;
alla fine, stanco di far da spauracchio in Toscana, chiese licenza ed
esonero dall'ufticio: cosi l'opera del cardinale Caraffa, che mirava a
non impacciarsi troppo coi Farnesi, sospetti al Cristianissimo pure,
riusciva. La condizione del duca Ottavio di fronte ai segreti com-
plotti spagnujoli contro di lui per impadronirsi di Parma si faceva
ognor più grave: occorreva rompere apertamente la tregua, o ten-
tare, salvo ricorrere all'inganno, qualche accordo senza l'intervento
del Papa. Prestò orecchio quindi alle proposte dei ministri imperiali,
ed erano circostanze propizie, perchè l'essere informato di tutti gli
420 SPOGLIO DEI PIRlOblCI
intrighi permettevagli minacciare il duca d'Alba di propalare il suo
contegno sleale, e d'altra parte Parma appariva ben guernita a
difesa per qualsiasi attacco; sperava quindi buone proposte. Il car-
dinale Farnese dal canto suo, colla abilità consueta, reiterava lamenti
alla corte francese pei trattamenti fatti alla sua famiglia e si pre-
parava al mutamento].
1618. SarsA. — XIX, 1905, - Frutaz F. G., Mgr Gazin à Bru-
xelles en lòòl [Pubblica due lettere dirette dal Gazino al Bali e ai
Commissi del Ducato di Aosta. Riferisce del suo arrivo a Bruxelles
dopo aver visitato molte città della Germania; dà notizie di Ema-
nuele Filiberto, dei preparativi per la guerra delle Fiandre, dei
viaggi e delle negoziazioni di Renato di Challant e di Amedeo del
Vallese. La seconda lettera riguarda cose locali e specialmente un
insulto occorso a certi mercati aostani].
1619. Nar. — XXXII, 2, 1907. — Salomon B. G., Bine ruasisrhe
Piihlikation zur plipsilichen Diplomatìk [Concerne il volume di N. Li-
chatschev sopra Pio V e le sue relazioni con l'Europa orientale, spe-
cialmente con Ivan il terribile].
1620. DTS. — I, 1, 1908. — Navis peregriiwrum [Dal libro dei
pellegrini estrae l'elenco dei medesimi dal 20 agosto 1561 al 1601].
1621. CE. — IX, 1908, febraro. — Carrera F., y Eandl, Carlos
Manuel de Saboya eii el carnoval de Barcelona [Descrizione partico-
lareggiata, tratta da documenti deir < Archivo general de la Corona
de Aragón » , della feéta fatta a Carlo Emanuele I di Savoia e alla,
sua sposa nel carnevale del 1585 a Barcellona].
1622. SarsA. — XIX, 1905. — Frntaz F. G., Pierre- Léonard
Roncas et la bìdle d'érection du Collège d'Aoste [Oltre la bolla di Cle-
mente VIII, del 1° febbraio 1596, pubblica quattordici documenti sul-
l'argomento tra il 1596 e il 1678].
1623. Adi. — XVI, 5, 1907. — Melani A., Invenzioni decaratìve
d'un secentista francese [Giovanni Le Pautre].
1624. Rbal. — XI, 5-6, 1908. — Seatassa E., Per le nozze Della
Povere- De' Medici avvenute in Urbino nel 1621 [Notiziole artistiche
desunte da un libro dei « Consigli comunali » di Urbino].
1625. Adi. — XV, 3, 4, 1906, e XVI, 3, 4, 1907. — Angeli D.,
L'arte barocca nella chiesa del Gesà a Poma, — Id., Stuccatoli ha-
rocchi nelle chiese di Poma.
1626. Rbal. — IX, 9-10, 1906. — Glannizi P., Giovanni Battista
Cavagna, architetto [Documenti del secolo XVII].
1627. Refi. — 1904, novembre- dicembre, — Mirot L., Le Bernin^
d'après un ouvrage récent [Rassegna dell'opera di Stanislao Fra-
schetti].
1628. Rbal. — X, 4-6, 1907. -^ Glannizi P., La statua ed il busta
in bicorno dedicati al cardinale Carlo Emanuele Pio di Savoia [Dalla
provincia della Marca e dalla città di Macerata nel 1623, con quattro^
documenti].
1629. Rami. — I, 5, 1907. — Colaganti A., Un quadro di Carlo*
Dolci nella Pinacoteca di Bologna.
1630. Rbal. — Vili, 3-4, 1905. — Mariottì C, // testamento di
Ludovico Trasi [Pittore ascolano, del secolo XVII (19 febbraio 1694)].
1631. Rbal. — X, 4-6, 1907. — Calzini E., Il pittore Don Tom-
maso Xardini di Ascoli Piceno [Nato nel 1665, morto nel 1718].
TEMPI MODERNI 421
1632. Bauli. — I, 6, 1907. — Hermanin F., Nuovi acquisti del
{robiìietto nazionale delle stampe in Roma [Disegni di Polidoro da
Caravaggio; disegni di scuola di Antonio del PoUaiuolo; disegni
di un anonimo fiorentino del secolo XVII].
1633. BamL— I, 10, 1907. - Conti A., Due disegni di Bembrandt
nella Pinacoteca di Napoli.
1634. Rbal. - XI, 3-4, 1*908. — Selpionl G. S., Una stoffa cinese
[Recata dalla Cina nel secolo XVII, ha servito ad una pianeta della
parrocchiale di Castorano].
J635. SarsA. — XIX, 1905 (sedute del 26 aprile e 26 giugno 1902,
23 aprile 1903 e 24 febbraio 1904). — Due P. E., Un inventaire de
la sacristie de la cathédrale d'Aoste consigné en janvier 1612.
1636. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 5 settembre 1901). — Due J. A.,
Bulle d'exrom7nunication obienue en faveur d'tm seigneur d'Introd
(Del maggio 1613].
1637. Js. — 1907, gennaio. — Fagniez G., Mane De Medieis [A
proposito del volume del Batifol],
1638. Rh. — XCVI, 2, 1907, novembre-dicembre, e XCVII, 1-2,
1908, gennaio-aprile. — Battifol L., Le coup d'état du 24 avril 1617
[Riassume la storia della fortuna di Concini prima della Reggenza,
dovuta allo stesso Enrico IV, che gli era grato perchè sapeva im-
piegare l'influenza della moglie sua, Eleonora Caligai, per calmare
la irritazione di Maria De Medieis riguardo ai suoi adulteri amori.
Dopo la morte del Re parve a tutti padrone della situazione ; mentre
sua moglie acquistava la terra d'Ancre, egli diveniva maresciallo
di Francia; poco d'accordo colla moglie, ebbe tuttavia l'abilità di
far credere ch'egli disponeva di maggiore autorità che non avesse;
Maria De Medieis, attaccatissima a Leonora, non curava granché le
mariuolerie del maresciallo, che si faceva credere autore anche del
cambio di ministri dovuto esclusivamente a sua moglie. Benché non
avesse alcuna posizione ufficiale che gli permettesse di essere am-
messo in Consiglio, egli dirigeva gli affari, i ministri lo consulta-
vano; lo stesso Richelieu rispondeva ai « pamphlets » diretti contro
Concini].
1639. Reh. — 1904, settembre-ottobre. — LaToillée R., Le « se-
crétaire des Mérnoires » de Bichelieu [Le memorie di Richelieu, per-
lomeno dopo il 1624, sono l'opera del suo segretario, Achille de
Harlay, barone di Sancy, vescovo di S. Malo dal 1631 al 1646; ciò
spiega come Vittorio Siri abbia designato le memorie del Richelieu
col titolo di « historia manoscritta del vescovo di S, Malo »].
1640. QR. — XXI, 4, 1907. — Falk F., Etne « Relatio ecclesiae
metropólitanae moguntinae » von ca. 1620 [Dal Cod. Ottoban. 2421
P. I. della Vaticana].
1641. AsN. — XXXII, 4, 1907. — Cambini L., Un pansien (ì
Rome et à Naples en 1632 [Larga rassegna del manoscritto inedito
dell'abate Gian Giacomo Bouchard, pubblicato da Lucieu Marcheix].
1642. AsN. — XXXII, 4, 1907. — Una lettera del duca d'Arcos
al duca di Pai-ina sulla morte di Masaniello.
1643. SarsA. XIX, 1905 (seduta 30 marzo 1901). — S. G., Trois
lelires adressées par Mgr Baili y à S. A. R. Christine, duchesse de
Savoie,
1644. BurS. — XL, 1905, dicembre. — Borei T., (?enhve vue par
un prétre italien en 1666 [Sebastiano Locatelli].
422 SPOGLIO DEI PERIODICI
1645. Ss, — XVI, 3, 1907. — Michiel E., La rivoluzione di Mes-
sina contro la Spagna [Rasseg'ua del volume di Francesco Guardione],
1646. SarsA, — XIX, 1905 (seduta? gennaio 1902). — Frntaz F. 0.,
Ae testament do Christine de Challant [Morta a Torino nel 1679 e
sepolta nella chiesa della Madonna degli Angeli]. ■
1647. Reh. — LXXIII, 1907, maggio-agosto. — Pélìsnler L. G.,
Un voyage en felouque de Saint- Tropez à Gènes (16S1) [Pubblica il
racconto dei viaggiatori].
1648. SarsA. — XIX. 1905 (seduta 25 settembre 1902). — Frn-
taz F. 0., Un document inédit du chaiean de Chàtillon [Concernente
le misure prese nella Valle di Aosta contro un'invasione dei Val-
desi, che nel 1689 volevano rientrare nelle loro valli in Piemonte].
, 1649. RF. — 1907, 14 febbraio. — ' Dupont E., Les laXqiies dans
VEglise; la tradition et' les encycliques de Pio X [L' amministrazione^
dei beni parrocchiali e le fabbricerie specialmente nei secoli XVII
e XVIII].
1650. MaT, — S. 2, LVII, 1907. — Sforza G., Ludovico Antonio
Muratori e la HepuMAica di Lucca [Nel 1714 il Muratori riprese l'o-
pera interrotta delle Antichità Estensi, e, durante l'autunno, rovisto
archivi a liobbio, Pavia, Tortona, Genova, Sarzana ed altri luoghi
della Lunigiana, Pisa, Volterra, Siena, Arezzo, Firenze, Pistoia e
Lucca. Del breve soggiorno in quest'ultima città tocca in più di una
lettera. Tra gli altri letterati lucchesi, il Muratori strinse amicizia
col P. Alessandro Pompeo Berti. Per le ricerche del Muratori si
trattò due volte nel Senato della piccola Repubblica e alfine furono
superati gli ostacoli. Ma non cessarono però le opposizioni del
vescovo di Lucca contro le ricerche stesse, avendo il Muratori scritto
contro i Pontefici, e alcune lettere furono cambiate tra detto vescovo
e l'erudito modenese nel 1716. In quell'anno fu di nuovo a Lucca il
Muratori, appoggiato, oltreché da due lettere del duca di Modena, da
una del re d'Inghilterra. Nel 1717, la Repubblica, che ad ogni costo
voleva tenere ben affetto il Muratori e guadagnarne la penna, gli
fece dono di un calice. Nuove parti corsero colla Repubblica,
nel 1727, circa la raccolta e pubblicazione dei « Rerum Italicarum
scriptores />, di cui il Muratori dedicava alla medesima il tomo XII].
1651. >'aV, — NS., XIV, I, 67, 1907. — CipoUa C, Xoia di storia
veronese. Per redizione di C. Celso, curata da L. Targa [Una lettera
del Targa diretta probabilmente all'abate Giuseppe' Bianchini, del-
l'8 giugn-o 1759].
1652. Cr. — V, 3, 1907. — B. C, La « morale eroica » descritta
da Giambattista Vico.
1653. BobB, — I, 2, 1907, e II, 1, 1908. — Mazzi A., Il canonico
Camillo Agliardi ed i suoi manoscritti [Del secolo XVIII, storiografo
e paleografo].
1654. AspP. — NS., V, 1905 (1906). — Xeri A., Lettere inedite di
Ireneo Affò al cardinale Valenti Gonzaga [Le prime relazioni del
P. Ireneo Affò con i Valenti Gonzaga muovono dal tempo in cui
l'erudito bussetano si era messo a rovistare l'archivio g^uastallese^
fino allora negletto: le lettere pubblicate dall'A., in numero di ses-
santotto, vanno dal dicembre 1778 all'ottobre 1788].
1655. AsX, — XXXII, 3, 1907. — Bassi !>., // P. Antonio Piag^po
e i primi tpntativi per lo svolgimento dei Papiri Ercolanesi [Da do-
cumenti del secolo XVIII].
TEMPI MODERNI 428
1656. RD. — XXXI, 4, 1005, gennaio, e XXXIV, 4, 1908, gen-
naio. — Kohlransch R., Schillers « Braitt von Messina » und hir
Schauplotz. — Maas E., Die Brani von Messina und ihr griechisches
Vorhild.
1657. RD. — a. XXIX, v. CXIV, 5, 1903. — Snphan B., Kin
uìibekannter Brief Goeihes aus Rom [Del 24 marzo 1788].
1658. Rbal. — IX, 3-5, 1906. — Origrlonì C, Documenti su Gio-
vanni Andrea Ascani iuniore da S. Ippolito, scultore, del sec. XVIII.
1659. Rbal. — XI, 5-6, 1908. — Giannizi P., Vici Aìulrea e Van-
viielli Luigi. Un « ex libins » e un sonetto [Notizie di due architetti
del secolo XVIII].
1660. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 8 febbraio 1902). — «ne J. A.,
Antoine Lavy [Cenni biografici dell'illustre Valdostano, nato pastore,
e, per mecenatismo di un pittore sconosciuto, divenuto scultore e
numi sin a te noi secolo XVIII; aggiunge notìzie di suo figlio Lorenzo
e di suo nipote Giovanni, medico onorario del re Carlo Felice].
1661. Kbal. — VI,. 7-10, 1903. — Cantalaniessa G., Francesco
Guardi ed un suo quadro aW Accademia di Venezia [Della seconda
metà del secolo XVIII]. *
1662. BcbB. — I, 1, 2, 1907; II, 1, 1908. — Carersazzi C, A pro-
posito di itn ritratto di Ixìrenzo Mascheroni, attribuito ad Andrea
Appiani. — Id., Per la ferità [Ancora sull'argomento precedente].
— Id., Ancora di un ritratto del Mascheroni, attribuito all'Appiani.
1663. Bami. — I, 1, 1907. — Hermanin F., Una collezione di
stampe e disegni con vedute delVantico carnevale romano [Del se-
colo XVIII e della prima metA del XIX; acquistate dal Gabinetto
delle stampe di Roma].
1664. Bami. — I, 6, 1907. — Fogolari G., Im fiala di Giambat-
tista Piazzetta nella chiesa di S. Vitale a Venezia [Del secolo XVIII].
1665. Bami. — 1,8, 1907. — Fogolari G., Opere di Sebastiano
Ricci e di G. B. Pittoni ncuperate dalU gallerie di Venezia [Della
prima metA del secolo XVIII].
1666. Bami. — I, 4, 1907. — Hermanin F., Un volume di disegni
di Pier Leone Ghezzi [Del secolo XVIII].
1667. Adi. — XII, 9, 1903. — Lnxoro A., Gli stucchi del seicento
e del settecento in Liguria.
1668. Adi. — XII, 11, 1903. — Melani A., Un fregio quasi sco-
nosciuto di Giambattista l'iepolo [Un soffitto dipinto dal Tiepolo, giA
nel palazzo Correr a S. Fosca in Venezia].
1669. Adi. — XIV, 11, 1905; XV, 1, 1906; XVI, 9, 10, 1907. —
Melani A., Dal Rococò aXl Impero [Cenni generali di arte decorativa
e industriale]. — Annoni A., Dcil Rococò all'Impero: Giocondo Al-
bertóni.
1670. Adi. — XIV, 4, 1905. — Melani A., Argenteria settecentesca
[Lavori di Giovanni Giardini].
1671. BcbB. — II, 2, 1907. — Locateli! G., I Seraissi, celebri co-
struttori di organi in Bergamo [Nei secoli XVIII e XIX].
1672. Rhem. — 1905, ottobre. — Études sur la tactique de l'in-
fanterie au XVIII siede,
1673. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 4 giugno 1903Ì. — Dnc J. A.,
Deìix Valdùthains morts plus que centenaires dans le cours du
XVIII siede.
424 SFOGLIO DEI PERIODICI
1674. SarsÀ. — XIX, 1905 (seduta 31 luglio 1901). — Frutaz F. «.,
Un docuinent relati faux armoiries de la maison de Challant [Si tratta
del blasone esistente alla cattedrale di Aosta ed al mausoleo del
conte Francesco di Challant. Il documento riguarda vicende del se-
colo XVIII].
* 1675. Bg. — XLIV, 6, 1908. — Conrson R., Une princesse mira-
culeuse [Maria Luisa Gabriella di Savoia, regina di Spagna; a pro-
posito del volume di Lucien Perey: « Une reine de douze ans »].
1676. Ar>\ — XXXII, 1907. — Racconto di varie notizie accadute
nella città di Napoli dalVanno 1100 al 17S2 [Continuazione e fine,
cfr. Bsl, 1907, sp. n. 912: dall'anno 1725 fino all'anno 1732].
1677. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 29 aprile 1901). — Tesan S.,
Vexécution du comte Andine de Pléoz [Avvenuta ad Aosta nel 1723:
resoconto di una lettura accademica].
1678. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 26 gennaio 1903). — Xous-
san D., Aper^u sur Vassistance des pauvres à Aoste en Vannée 1733.
1679. A8\. - XXXII, 1907; XXXIII, 1, 1908. — Xieeolliii f.,
JLettei^e inedite di Bernardo Tanncci a Ferdinando Galiani [Continua-
aione, cfr. Bsl , 1907, sp. n. 926: dalla lettera LXXX del 13 ago-
sto 1768 alla CIX del 25 marzo 1769].
1680. A^\ — XXXIII, 1, 1908. - Xiceolini F., / manoscritti del-
V abate Galiani [Catalogo sistematico].
1681. SarsA, — XIX, 1905 (seduta 8 giugno 1904). - Frutaz F. 0.,
Rapport au svjet du médecin Engaz d'Antey S.t André [Diretto il
13 aprile 1784 dall'Intendente di Aosta al Consiglio dei Commessi].
6. PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE
(1789-1815).
1682. Reh. — 1904, luglio. — Pierre V., Quelques livres sur ha
Revolution francaise.
1683. Rg. — XLIII, 8, 1907, agosto. — Flamion F., L'histoirede
la Revolution frauQai^e: Taine et la nouveUe école.
1684. RF. — 1908, aprile. — Société de l'Jiistoire de la RévoUdion'
assemblée generale [Relazione delle pubblicazioni relative alla Ri-
voluzione].
1685. RD. - XXX, 4, 1904, gennaio. - Bailleii P., Aus Revo-
lution und Kaiserreich [Rassegna dei volumi di Adalbert Wfthl» di
A. Aulard, di Hermann HiiflFer, di Eduard Wertheimer].
1686. RF. — 1907, 14 febbraio, 14 agosto, 14 ottobre, 14 novembre;
1908, 14 febbraio, 14 aprile. — Mathiez A., /.a France et Rome sous i^
Constiiuantey d'après la cor responda nce du cardinal de Bemis: ^- ^^!
premiers conflits, l'affaire des annates, - II. Pie VI, Avigiwn. - J//. Avjì^^
la comtitution civile. - IV. La constitution civile, - V. Tm révoMio^\
d'Avignon. [Studia le ragioni per cui il Papa attese nove mesi
a condannare la costituzione civile del clero. Il Bernis era amo»'
sciatore ostile alla rivoluzione, mirava a ingraziarsi il Papa»
tuttavia ottenne di regolare, almeno provvisoriamente e remissiv»:
mente, la questione dell'abolizione delle annate. - II. Il Papa, che ^
era alienato le potenze cattoliche, che aveva le finanze rovinate p^.
la cattiva amministrazione, che si trovava alle prese coi sudditi
PERIODO DELLA RITOLaziONE FRANCESE 425
Avignone e del Contado reclamanti riforme, rifiuta a costoro gli
Stati Generali, ma cede sulle annate non potendo resistere alla Co-
stituente e ai proprii sudditi. Malgrado ciò gli Stati Generali del
Contado sono proclamati, e la municipalità di Avignone proclama
la Costituzione di Francia. - III. Dall'agosto 1789 al marzo 1790
ia Costituente non cercò questioni colla Chiesa o col Papa e non
manifestò contro di essi ostilità. Il comitato ecclesiastico nominato
il 20 agosto 1789 composto in maggioranza di cattolici, nemmeno
espresse ostilità; d'altronde è un errore credere che l'episcopato,
perchè fu quasi unanime a respingere il giuramento alla Costituzione,
fosse assolutamente avverso alla Rivoluzione. Bernis però passò in-
sensibilmente alla contro-rivoluzione militante: accoglieva amorosa-
mente i primi emigrati a Roma; s'apprestava ad accogliere con
magnificenza il Conte d'Artois e il Principe di Condé, e non eserci-
tava certo con Pio VI la missione conciliativa verso la Rivoluzione,
che a lui incombeva. Frattanto il Papa in un'allocuzione condan-
nava la dichiarazione dei diritti, la nazionalizzazione dei beni della
Chiesa e attendeva solo un'occasione per la condanna ufiiciale; la rot-
tura virtuale colla Rivoluzione pertanto era già esistente. - IV. La co-
stituzione civile non fu tuttavia opera di circostanza, ma attesa dal-
l'opinione pubblica, lungamente meditata, discussa e maturata dai suoi
autori, giuristi, canonisti, ecclesiastici; questi ultimi rispettavano il
dogma, le obbiezioni però dell'alto clero non erano irreducibili, l'as-
semblea stessa non si opponeva a che il Re s'intendesse con Roma ;
insomma la massima parte del clero francese desiderava e sperava
una conciliazione. - V. La rivoluzione di Avignone: l'il giugno 1790 i
distretti di Avignone votano ad unanimità la riunione alla Francia
e deputano tl Parigi quattro ufficiali per ottenere la ratificazione della
Costituente. Questa però evita di pronunciarsi, ma ordina un'inchiesta
e tiene cosi il Papa nell'inquietudine. Luigi XVI, imitando l'as-
semblea, evita una decisione e rifiuta di prendere il paese sotto la
sua protezione, come il Nunzio ne lo pregava. Il Re aveva bisogno
del Papa per battezzare la costituzione civile, il Papa aveva bisogno
del Re per salvare Avignone e il Contado, toccava a chi aveva più
bisogno di invocare l'altro, e ciascuno stava in riserbo].
1687. BF. — 1907, ottobre. — Sagnac Ph., L'église, de France et
le serment à la Constìiution civile div clergé 1790-91 [Cerca di deter-
minare quali fossero i sentimenti del clero francese].
1688. BF. - 1907, dicembre. — Sagnac Ph., Le clergé comtitU'
tìonnel et le clergé. réfractaire en 1791 d'aprh un hhitorijen caiholique
^Critica il metodo parziale e inesatto dello Sciout].
1689. BF. — 1908, 14, gennaio. — Ronaparte et Newton [Geoffroy-
Saint-Hilaire, nei suoi « Études progressives d'un naturaliste * , rife-
risce una conversazione tenuta da Bonaparte in Egitto con alcuni
gpenerali (Monge, Berthollet, ecc.), in cui dichiarava ch'egli aveva
scelto il mestiere delle armi, trascinato dalle circostanze, ma che
g-iovane egli voleva diventare un inventore, un Newton].
1690. Bh. - XCVII, 2, 1908, marzo-aprile. — l)<?prez E., Lea ori-
gines répiiblicaines de Bonaparte. Le mémoire dn capitaine d'artillerie
NapoUon Bonaparte sur la Corse en 1793 [Negli anni 1791-93 Napoleone
sogTiava solo di soddisfare le sue ambizioni in Corsica, dove prese
partito contro il Paoli e dovette quindi fuggire r giugno 1793). Nel
lug-lio Giuseppe Bonaparte trasmise al Consiglio esecutivo un me-
moriale, che Napoleone aveva redatto : era un « pamphlet » violento
contro Paoli e uno studio sulla 'posizione politica e militare del
426 SPOGLIO DEI PERIODICI
dipartimento della Corsica. Esso rimase hmgo tempo ignorato; il ms.
appartiene, con alcuni documenti annessi, alla biblioteca del Re
d'Italia a Torino; fu edito parecchie volte].
1691. Reh. — 1906, maggio; 1907 gennaio-aprile. — Schner-
mans A., lilnémire generale de Xapoléon I [Dalle origini della car-
riera al 1812].
1692. RF. — 1908, maggio. — Manberger (t., Le chef de brigade
fje Féi'oiif 1766-99 [Pubblica lettere scritte durante le campagne di
Vandea e d'Italia negli anni IV e V].
1693. SarMA. — XIX, 1905 (seduta 22 dicembre 1902). — Fru-
taz F. A., Un rappori sur le monastère de Sninte Catherine à Aoste
(Dell'avvocato Giovanni Battista Réan, diretto alla Reale Delega-
zione il 24 marzo 17^9].
1694. Rh, - XCIV, 2, 1907, luglio-agosto. — Bonrgin 0., Docu-
ments italiens sur Cagliostro et la Frane- Maqonnerie [Pubblica un
« Giuramento dei Liberi Muratori » e il documento di un avversario
ossia « Lettera prima e seconda di un Libero Muratore », oltre tredici
altri documenti tra il 1790 e il 1792].
1695. Js. — NS. VI, 1908, maggio. — (iuiffrey J., Les deniiers
jours de V Acadetnle de France à Home en 1793.
1696. RF. - 1907, 14 marzo. — Le OaUo E., Saint-Michel de
Maurienne en 1798 et 1794 d'après le régistre des délibérations de la
municipalité [Occupato alla fine del 1792 dalle milizie sarde, il Co-
mune fu, dal principio del 1793 fino alla pace del 1796, occiipato ed
attraversato da soldati francesi, con gravi requisizioni: il Comune
provvedeva tuttavia all'istruzione, 'mentre gran numero degli abi-
tanti abbandonava il cristianesimo].
1697. ArlE. — I, 1, 1907. — Orioli E., Per la storia del Tricolore
italiano: il modello della prima bandiera [Con numerosi documenti
del 1796].
1698. Rliem. — 1907, dicembre; 1908, gennaio. — Im cavatene
pendant la campagne de 1796-97 en Italie [Parte avuta dalla caval-
leria dell'esercito d'Italia nei giorni 12-26 aprile. Le idee di Bona-
parte suU' impiego nettamente offensivo dell'arma, che lo scacco dei
dragoni di Stengel a Mondovi invitano a moderare: egli non mette
in prima fila che ciò che occorre di cavalleria pel servizio di sicu-
rezza, il rimanente in seconda linea. La cavalleria fu insufficiente
nel compito suo a Lodi ; ebbe parte più considerevole a Borghetto ;
ma prima e dopo questo combattimento il servizio di esplorazione
lasciò sempre a desiderare].
1699. AsN. — XXXII, 1907; XXXIII, 1908. - Maresca B., La
missione del comm, Alvaro Ituffo a Parigi negli anni 1797-179S | Narra
particolareggiatamente le negoziazioni che il rappresentante del Re
di Napoli conduceva a Parigi, intrecciate naturalmente con quelle
del marchese Gallo colla Corte Austriaca e con Bonaparte. In Francia
erano i partiti assai divisi, e solo sulla questione italiana, si può dire,
si trovavano d'accordo : si voleva democratizzare la penisola e farne
una repubblica unita o più repubbliche. Tra la corte di Parigi e
quella di Napoli era diffidenza reciproca : rigori eccessivi verso i Fran-
cesi da una parte; agenti provocatori ed emissari, T accrescimento
della Repubblica Cisalpina colle Legazioni dall'altra. Ruffo riusciva,
per opera di una spia, a leggere documenti importantissimi e stava
all'erta; preoccupavalo in special modo la sorte dello Stato del Papa
minacciato dai progetti francesi ; consigliava il suo governo di star
PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE 427
desto e apparecchiato alle difese, ma con tutto ciò molto abilmente
cercava di accaparrarsi il nuovo ministro degli esteri Talleyrand e al-
cuni dei Direttori, i quali mostravano di non essere alieni dal secon-
dare l'aspirazione del Re di Napoli ad un ingrandimento di confini
verso lo Stato pontificio in liquidazione — al Papa si voleva dar Malta
— e ciò a compenso di permute negoziate tra Gallo e Bonaparte. Gallo
non divideva il parere di Ruffo per l'allargamento dei confini. Frat-
tanto vaghe voci sempre più insistenti correvano di pericoli e mi-
nacce pel Regno di Napoli, e a Parigi avveniva il colpo distato del
18 Fruttidoro; ciò ritardò le udienze del Ruffo e rese sempre più
ambiguo il contegno del Talleyrand, che però nell'occasione della
pace di Campoformio non ebbe più ritegni, e tolse ogni illusione di
vantaggi per la Cort^ di Napoli. Procede attraverso dispacci degli
ambasciatori napoletani il racconto dei tranelli francesi per minare
i Borboni e rivoluzionare il loro stato].
1700. SarsA, — XXIX, 1905 (seduta 23 novembre 1903). — De-
earoli L., Un document de taxe dcs Mercuriale^ de la cité d'Aoste
en 1799.
1701. Ari£. — I, 2, 1907. — Ane/idoH di giacobinismo a Faenza
[Un fatto occorso negli ultimi giorni dell'occupazione franco-cisal-
pina a Giuseppe Maria Emiliani, desunto da un opuscolo divul-
gato nel 1799].
1702. MaT. — S. 2, LVII, 1907. — Manacorda O., / rifugiaU ita-
liani in Francia negli anni 1799-lSOO sidla scorta del diario di Vin-
cenzo Ixincetti e di documenti inediti dagli archivi d'Italia e di Francia
[Dà notizia anzitutto delle fonti edite ed inedite e dei fatti cui si
riferiscono i nuovi documenti. Narra le vicende dell'ultimo giorno
della Repubblica Cisalpina (8 fiorile dell'anno VII\ i preparativi se-
greti per la fuga del Direttorio, l'allarme a Milano per la battaglia
di Cassano. Narra ancora dei fuggiaschi attraverso il Piemonte e del
Direttorio Cisalpino stabilito a Chambery, non a Grenoble luogo
assegnatogli dal Direttorio france.se. A Grenoble erano i più scapi-
gliati demagoghi cisalpini che ordivano tramo contro il Direttorio
esule e fantasticavano progetti politici disparati, generosi e pazai.
Oltre la miseria, gli odi di parte e le gelosie regionali straziavano ,
riuscivano antipatici al pubblico e al governo. Meglio se la passa-
vano gli esuli a Parigi tra i divertimenti e la vita galante. E pur
tra quegli esuli fu combinato il primo disegno concreto dell'unità
ed indipendenza d'Italia. L'A. rifa la storia delle due petizioni del
Paribelli e del Botta al Corpo Legislativo francese e dà notizie sulle
inesistenti invocazioni di singoli esuli a diversi uomini politici a prò
dell'Italia. La venuta di Napoleone e la preparazione della campagna
dell'ottocento fecero molti di quegli esuli soldati della legione ita-
lica, e su questa aggiunge ancora notizie l'A. A notizie biobiblio-
grafiche su Vincenzo Lancetti e sulla vita francese degli anni VII
e Vili nel diario di lui, fa seguire il testo stesso del diario e una
appendice di 31 documenti].
1703. Rhem. — 1906, ottobre, novembre, dicembre; 1907, gennaio.
— La Campagne de 1SO0 à l'armée dcs Grisons [Organizzazione del-
l'esercito; entrata in Valtellina; soccorsi chiesti dal Macdonald, pas-
saggio dello Spinga; occupazione della Valtellina, primo combatti-
mento di Tonale; occupazione di Trento; ritirata di Vukassovich].
1704. Rhem. — XXV, 1907, febbraio. — La campagne de 1800-
1801 à Varmée d'Italie.
428 SPOGLIO Dkl PF.RIODICI
1705. Rnioi.?. — 1906, settembre. — Mathiez A., La veille et le len-
demain da Concordai de 1801 [I rivoluzionari, sia pure anticlericali
e anticattolici, sono incapaci di concepire uno stato laico senza re-
ligione. Bonaparte continua la tradizione della religione di Stato.
La Francia cattolica refrattaria e la.costituzionale applaudirono alla
iniziativa di Bonaparte, ma la Francia patriottica, resercito, i corpi
ufficiali dello Stato furono contrari al Concordato. Bonaparte per
altro concepiva la religione come forza di conservazione sociale,
pensava che la borghesia l'avrebbe favorito ed avrebbe Tappoggio
dei Cattolici per prolungare la dittatura; infine il Concordato, paci-
ficando la Vnndea, toglierebbe a Luigi XV'III il miglior mezzo di
azione; si riprometteva poi dal Concordato di formarsi un clero tutto
suo a lui devoto. La confidenza di Bonaparte nella politica ecclesia-
stica appare dai vantaggi accordati alla Chiesa e non contemplati
dal Concordato: "vantaggi materiali, accrescimento del fondo culto,
esenzione del servizio militare, tolleranza delle congregazioni ; van-
taggi morali, persecuzione dei teoftlantropi, abolizione della Classe
di scienze morali e politiche all'Istituto, la religione cattolica base
della pubblica istruzione, proibizione del matrimonio ai preti, ecc.
Pio VII fu lieto del Concordato che finiva lo scisma costituzionale,
toglieva al carattere episcopale la sua indipendenza, dando al Papa
il diritto d'esigere la dimissione dei vescovi, l'istituzione dei vescovi
e l'accordo preventivo colla S. Sede, che ridurrà lo Stato al sem-
plice diritto di presentazione. L'A. esamina infine la poca consi-
stenza della difesa degli articoli organici].
1706. «ami. - I, 10, 1907. — Ferri P. >'., Albuvì di disegni di
Bartolomeo Pinelli [Con ricordo autografo dell'Autore, del 1801, acqui-
stato dalla Galleria degli Uffizi].
1707. Uhat. — I, 9-10, 1907. -- TaddoI M., Vittorio Al fien [SguRrdì
generali].
1708. Rh. — XCVI, 1908. — Bouvier F., Le portfeuille de ìa
comtesse d'Albany 1809-1824 [Rassegna del noto volume di Leon
G. PélissierJ.
1709. Eeh. — LXXIII, 1907, gennaio. — Marmottan P., La com-
tesse d'Aìbany à Floieiice soiis V Empire, sejt rapports avec la grande-
duchesse Elise.
1710. RF. — 1908, U febbraio. — Anlard A., Xapoléon et les con-
grégafions [Riproduzione di una nota autografa di Napoleone, del 1806,
contraria alle congregazioni].
1711. Reh, - LXXIII, 1907, marzo, aprile. — Daiimet G., Les
généraux des ordres religieux exilés en France sous le premier Empire
[I generali degli ordini religiosi, del pari che il Papa, nel 1809 fu-
rono espulsi d'Italia per ordine di Napoleone e relegati in piccole
città della Francia, e poi rimpatriati, a condizione di prestar giura-
mento all'Impero. Due ribelli furono deportati in Corsica].
1712. ArlE. — 1, 1, 1907. — Scaramella G., Napoleone a Parma (1805)
[Alcune notizie sopra i ricevimenti e una specie di esposizione tenuta
in quella circostanza].
1713. Reh, — 1904, luglio. — Coulon A., Les plans de Romecoìi-
servés aux archives nationales [Studia una serie di rilievi e progetti
di lavori fatti per ordine di Napoleone nel 1811].
1714. RD. - XXX, 10, 11, 1904, luglio-agosto - Wertheimer E.,
Die Hevoluf ionie riing Tirols ìm Jahre 1813 [Su documenti dell'Ar-
chivio di Vienna : illustra la parte avuta dall' arciduca Giovanni,
PERIOLO DEL RISORGIMENTO ITALIANO 429
fratello dell'Imperatore ; inette fuor di dubbio che Roschmann tradì
i suoi compatrioti e vendette ai Francesi il «egreto della congiura].
1715. Reh. — 1906, gennaio-febbraio. — Danmet G., Ijeitre de
Mgr de Salamon à Louis XVIII [Nel 1814 Salamon, offrendo servigi
al governo restaurato, dichiara di avere nel 1791-92 servito come
intermediario per le relazioni della Corte di Parigi con quelle di
Torino e Napoli, e di avere rifiutato poi il vescovado di Orvieto of-
fertogli da Pio VII, nella speranza di poter ritornare in Francia].
1716. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 28 febbraio 1901). — Yesooz,
Circulaire adressée, en ISiò, à toutes les communes de la Vallèe d* Aoste
par Viniendant Jean-Baptinte I/éan,
1717. RD. -- XXXIV, 9, 1908, giugno. — Blennerhassett., Die
Memoiren von Madame de Boigne 1781-1866 [Dimorò lungamente a
Napoli durante la Rivoluzione].
7. PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1907).
1718. BnrS. — XLV, 1907, marzo. — De Boceard E., L'art au
diX'ìieuvième siede (1800^1900) [Rassegna del volume di Leonce
Benedite].
1719. SarsA. — XIX, 1905 (sedute 28 luglio e 28 ottobre 1902,
e 25 maggio 1904). — Roux A., Apergu sur le journalisme dans la
Vallèe d'Aoste [Nel secolo XIX].
1720. AriE. — I, 2, 1907. — Casini T., Carboneria romagnola
[Dal 1814 allo aspirazioni infelici di Enrico Misley e di Ciro Menotti
per mettere la corona d'Italia sul capo di Francesco IV di Modena;
con particolar riguardo alla inquisizione del 1825].
1721. Cr. — V, 1, 1907. — dentile G., Essai sur revolution in-
tellectuelle de V Italie de 1815 à 1830 [Rassegna del volume di Julien
Luchaire].
1722. BebB. — I, 2, 1907. — Per una lettera di Vincenzo Bellini
[Diretta al conte Barbò il 23 agosto 1832].
1723. BcbB. — II, 1, 1908. — Una lettera inedita di Gaetano
Donizetti [Ad Antonio Dolci, da Parigi, 13 novembre 1838].
1724. PI. — IV, 10-11, 1906. — Cimbali, Im doctrina penai de
Nicolai Spedalieri y la moderna escuela i)osiiiva.
1725. Cr. — IV, 2, 3, 1906. — Borgese G. A., Ilomanticismo, pa-
triottismi e germanesimo: storia della critica e storia letteraria. —
B. C, Le definizioni del romanticismo.
1726. RD. — XXXIII, 10, 1907, luglio. — Witte L., Ein Besuch
bei Alessandro Manzoni im Jahre 1831 [Pubblica una relazione^ di
suo padre].
1727. RD. - XXXI, 10, 1905, luglio. — Lang W., Manzonis
literarische Nachlass [A proposito dei « Brani inediti » e alcuni
estratti della sua corrispondenza].
1728. BcbB. — I, 1, 2, 1907. — Locatelli G., Per la ristampa
del carteggio manzoniano [Lettera a Giovanni Sforza]. — Id., Per la
ristampa delle osservazioni sulla morale cattolica di Al€S.sa7ìdro MaU'
zoni [Lettera a Michele Se berillo].
430 SPOGLIO IMI rEKIOIlCl
1729. RP, — 1908, maggio. — DerUle U.,J)ngine des mots * so-
cialisme * et ^ socialiste j^ et de certaines autres [È in Francia e non in
Inghilterra che tali denominazioni apparvero la prima volta; la prima
voce fu usata fin dal novembre 1831, la seconda neir aprile 1833].
1730. AriE. — I, 1, 2, 1907. — Canerazzi G., lìicordaiise di Luigi
Generali [Narra le vicende della di lui giovinezza, come fosse impi-
gliato nelle sètte e nelle aspirazioni liberali che misero capo ai moti
del 1831. Narra successivamente le vicende della sua laboriosa vita
e dà notizie preziose di parecchi altri patrioti emiliani].
1731. SaniA. — XIX, 1905 (seduta 9 gennaio 1902). — XouKsan D.,
Un petit jìoì'me inédit de M. le chanoiiie Clémtnt Gerard contre Vusage
du manteau en été [Che fece rumore nella Vallata d'Aosta nel 1839].
1732. Cr. — IV, 4, 1906. — CaTiglione C, Qual è il vero h'osmim.
— Gentile G., Postilla [All'articolo precedente].
1733. Cr. - V, 2, 1907. — G. G., Ancora del vero Rosmini e di
un principio di storia della filosofia.
1734. BcbB, — II, 1, 1908. ~ Lettere di G. Simone Maijr e di
Antonio Bazzini [Del 1838-1839].
1735. BcbB. — II, 1, 1908. — Una lettera inedita di Antonio
Bazzini [Al maestro Gio. Simone Mayr, da Milano, 30 luglio 1840].
173G. ArlE. — I, 2, 3, 1907. — 7>o scamjìo di Garibaldi ììoI 1S49.
— Commemorazioni di Garibaldi, — Mostra gaiibaldina in Bologìia.
— Bicordi garibaldini. — Garibaldini emiliani.
1737. AriE. — I, 3, 4, 1907. — Casini T., Garibaldi nelVEmiliai
I. In Bologna e in Bomagna nel 1848. - //. Bitirata e scampo di
Garibaldi in Bomagna nel 1849. - ///. Garibaldi nelV Emilia nel 1859
[Con numerosi documenti intercalati e in appendice].
1738. Rg. — XLIII, 6, IO, 11, 1907, giugno, ottobre, novembre.
— Melot J., Les déconvemies de Garibaldi [Garibaldi e Mazzini du-
rante la Repubblica Romana].
1739. R1S48. — III, 1906, settembre-ottobre. — GallaTreni 0.,
Les Fi-angais à Milan à la veille de la capitulation du 5 aoùt 184^
[Quattro lettere del Conte de Reiset e una del Duca di Dino].
1740. R1H48. — III, 1906, luglio-agosto. — Lettres de M. Beìioìf
Champy à Bixio (1848-1849).
1741. AriE. — I, 1, 2, 1907. — Sforza G., Esidi estensi in Pie-
monte dal 1818 al 18j'j9 [Notizie del poeta Antonio Foretti, che fu
poi preside del Liceo di Ivrea, di Gioachino Paglia, del generale
Antonio Brocchi, dell'avvocato Giuseppe Melchiorre Giovanninì, del
dottor Luigi Chiesi, di Domenico Cucchiari].
1742. RI 848. — -^III, 1907, inarzo-aprile. — Gossez, L'enseigne-
inent primaire et VEglise catholique vers 1801.
1743. RD. — XXX, 5, 6, 11, 12, 1904, febbraio, marzo, agosto,
settembre. — Aus dem Tagebuche des Grafcn Joseph Alexander von
lliibner [Ambasciatore austriaco a Parigi dal 1851 al 1859, Partico-
larmente importante la parte riguardante il convegno di Plombières],
1744. SarsA. — XIX, 1905 (sedute 24 febbraio e 6 luglio 1904).
— Yuillermin, Sur V incarcera tion de queJques ecclésiastiques valdù^
thains lors de Vinsurreciion de 1853'-18/)4.
1745. R1S48. — IV, 1907, luglio-dicembre. — Gay J., I^ettres ine-
dìtes sur Bome et V Italie au début du second Empire [Estratto della
corrispondenza diretta da Louis Doubet, cattolico militante, al pub-
l'ERIODO I>EL RISOKGlMEiNTO ITALIANO ^ 431
blicista Eugène Rendu, suo cognato; tra l'altro evvi relazione di
una lunga conversazione con Pio IX, del 15 luglio 1853, riguar-
dante le relazioni della Santa Sede con la Francia e il progetto
della consacrazione di Napoleone III per mano del Payia. Lo spirito
pubblico in Lombardia e nella Venezia, in Piemonte e nel regno di
Napoli, Stato politico d'Italia in generale: lunghe considerazioni sul
sentimento degli Italiani riguardo alla Francia, alla politica ponti-
ficia, e le tendenze all'unità].
1746. RD. — a. XXIX, v. CXIV, 5, 6, 1003. — Dii Vernois J.,
MoUkea Operationsplan zu einen Grieg qegen Frankrekh aus detn
Jahre 1859.
1747. ArlE. — I, 1, 2, 1907. — Assemblea costituente della lìo-
magna nel 18ò9 [Si dà la serie dei rappresentanti eletti a pubblico
suffragio il 28 agosto 1859, segnando il collegio d} ciascun candi-
dato]. — Assemblea costituente, modenese nel 1869 [Idem]. — Parla-
mento romano del 1848 [Idem].
1748. RD. — XXXIII, 7-9, 1907, aprile-giugno. — Giissfeldt P.,
Meine Kriegserlébnisse im deutsch-franzosischen Feldzug, nebst auto-
biographischen Mitteilungen aus den Jahren 1868-1869.
1749. Rmo/.v. — 1906, 10 novembre. — Boiirgeoìfi E., L'histoire
d*un secret diplomatique. Lea alliances de l'Emjnre en 1870 [Rifa la
storia delle polemiche seguite a varie riprese, delle reticenze inte-
ressate dei possessori di documenti circa le famose negoziazioni
del 1869 e 1870 per un'alleanza tra l'Austri^a, la Francia e l'Italia
contro la Prusìsia, e si ripromette, colla scorta di documenti degli
archivi degli affari esteri ji Parigi, di togliere completamente il sug-
gello del segreto di Stato di cui i ministri di Napoleone III furono
finora beneficiati].
1750. SarsA. — XIX, 1905 (seduta 15 dicembre 1904). — Roiix A.,
Z^n religieux mort en odeur de sainteté à V antique alba gè de Lerins
[Joseph- Jerome Christine, di origine valdostana, nato nel 1849, morto
nel 1880].
1751. RD. ^ XXXIII, 3, 1906, dicembre. — Fischer T., Italien
uìid Frankreich in Xordafrika (Tunesien).
1752. DTS. — I, 1, 1908. — Gesta per fratres minores terrae
sanctae hoc extremo biennio.
1753. Cr. — V, 3, 1907. — Croce B., Di un carattere della più
recente letteratura italiana.
1754. Cr. — IV, 4, 1906. — Cairi E., òpere generali e comples-
sive intorno alla letteratura italiana contemporanea (1870-1906) [Saggio
bibliografico].
1755. Cr. - III, 6, 1905; IV, 1906; V, 1, 2, 1907; VI,1, 1908.
— Croce B., Xofe sulla letteratura italiana nella seconda metà del se-
colo XIX [XV. Vittorio Imbriani, Carlo Dossi. - XVI. E. Neucioni,
E. Panzacchi, A. Graf, D. Gnoli. - XVII. La Contessa Lara. Annie
Vivanti. - XVIII. V. Bersezio, A. G. Barrili, S. Farina. - XIX. Re-
nato Fucini, Giacinto Gallina, Emilio De Marchi. - XX, G. Marradi,
S. Ferrari. - XXI. Ada Negri. - XXII. Giovanni Pascoli. - XXIII. Gio-
vanni Bovio e la poesia della filosofia. - XXIV. Giuseppe Giacosa.
- XXV. Ruggero Bonghi e la scuola moderata].
1756. Cr, — III, 6, 1905; IV, 1906; V, 1907; VI, 1, 2, 1908. —
esentile G., La filosofia in Italia dopo il 18ò0 [II. I platonici: Giovanni
Maria Bertini, Luigi Ferri, Francesco Bonatelli, Carlo Cantoni, e
l'iniìjisso di Lotze in Italia, Giacomo Barzelotti. I mistici: A. Conti,
432 srpotiLio dei pkriodk i
G. Allievo, B. Labanca, F. Acri. - III. I positivisti: le origiui, Carlo
Cattaneo (1801-1869)].
1757. Cr. — V, 4, 1907. — Croce B., Intorno alla critica della
letteratura italiana e alla poema di G. Pascoli.
1758. €r. — IV, 3, 5, 6, 1906: — B. €., Documenti inediti sul-
l'Hegelismo napoletano [Dal carteggio di Bertrando Spaventa].
1759. BsS. — XIV, 1, 2, 3, 1907. — Mengozzi P., Lettere intime
di artisti senesi [Lo scultore Giovanni Dnprè ; Luigi Mussini e i suoi
scolari; Angelo Visconti; Amos Cassioli; indirizzo didattico ed ausi-
liario al Cassioli e al Visconti ; influenza dei conynovimenti politici
del 1859 sull'indirizzo artistico del Cassioli e del Visconti; provve-
dimenti del Governo in Toscana per proteggere le arti belle; il
ministro di Toscana in Roma ed i pensionar! Cassioli e Visconti;
Visconti unico pensionarlo toscano in Roma; morte del Visconti (1861).
L'esposizione nazionale di Firenze nel 1861. Bernardo Celentano.
Cassioli a Firenze; il Cassioli e i senesi. Contrasti d'ar/te e di artisti;
Siena e gli artisti suoi. Il e Provenzano Salvani • dipinto dal Cas-
sioli; la « Madonna del Pensiero » . Pietro Aldi. La sala monumentale
del palazzo civico di Siena in onore del gran Re, padre della patria].
1760. BcbB. — 1,2, 1907. — LoeateUi O., Per il centenano di
Giovanni Huspini [Carte e manoscritti ordinati del celebrato chimico,
nato nel 1808, morto nel 1885].
1761. Adi, — XIII, 3, 1904. — Un decoratore di sessanf anni
addietro [Luigi Scrosati, nato nel 1814, morto nel 1869],
1762. BnrS. — XLVII, 1907, agosto e settembre. — Phttippe E.,
La legende de Pie X.
1763. RD. — XXXII, 11, 1906, agosto. - ViTanti A., Giosuè Car-
ducei, zu seinem siebzigsten Geburtstage.
1764. BsS. — XIV, 1, 1907. — Zanichelli D., Giosuè Carducci
[Discorso commemorativo ietto nella R. Accademia dei Rozzi di Siena
il 10 marzo 1907].
1765. RI). — XXXIV, 1, 2, 1907, ottobre e novembre. — Neu-
mann C, Jakób Burckhardts jxjilifisches Venndchtuis.
1766. RD. — XXX, 4, 1904, gennaio. — Seek 0., Zur Charakte-
ristik Mommsens.
1767. RD. — XXXI, 4, 1905, gennaio. — Blennerhassett, Lord
Acton (1834-1902) [Nato a Napoli].
1768. AaLr. — S. 5, XVI, 6-8, 1907. — Monaci E., Commemo^
razione del socio straniero Ludwig Travhe [Benemerito della lettera-
tura italiana dell'alto medioevo].
1769. AaLr. — S. 5, XVI, 1-3, 1907. — D'Ovidio, Commemora-'
zioìie dei soci G. Ascoli e G, Carducci,
1770. AaLr. — S. 5, XVI, 1-3, 1907. — Monaci E., Commemo^
razione di G, Ascoli.
1771. AaLr. — S. 5, XVI, 1-3, 1907. — Talenti G., L'opera
scientifica di Fedele Tjimpertico [Commemorazione].
1772. AspP. — XS., Ili, 1903 (1905). — SanTitale L., Commemo-
razione dei segretario dott. cav. Alberto Amadei.
1773. AspP. — VII, J907. — Tononi 0., Commemorazione del-
l'avv. comm. Gaetano Grandi e dell' acv. cav. Francesco Giardli.
1774. Cr, — IV, 2, 1906. — Croce B., Valdemaro Vecchi [Necrologio],
Carlo Contessa.
III.
LIBRI RECENTI DI STORIA ITALIANA (^^
1. STORIA GENERALE
A) ÀrchiTi, bibliografia, fonti storiche, ece.
437. * Archivio Muratoriano. Studi e ricerche in servizio della nuova
edizione dei ^ Rerum italicarum scriptores » di L. A. Muratori,
N. 5. In-foL, da pag. 235 a pag. 288. — Città di Castello, Sci-
pione Lapi, 1908.
438. • Bertarelli A., Gli « Ex-Libris » Italiani. In-8, pag. 27. -" Milano,
Bertieri e Vanzetti, 1908.
439. * Cairi E., Bibliografia di Boma nel medioevo (476-1499). Supple-
mento I. In-8, pag. xxxiv-162. — Roma, Loescher e C, 1908.
440. * Mikller, Feith e Frnin, Ordinamento e inventario degli Archivi,
Traduzione dal tedesco, con note di G. Bonelli e G. Vittani.
In-8, pag. xii-131. — Torino, Unione tipogr. editrice, 1908.
441. Plnchetti-Sammarchì G. M., Guida diplomatica ecclesiastica. Voi. I.
In-8, pag. 316. — Roma, Desclée e C, 1908.
442. Rocchi E., Le fomiti storiche deW architettura militare. In-8, fi.
», tlg.,
, 1908.
pag. xxxiv-509. — Roma, Officina poligrafica editrice
B) Storia d'Italia, di regioni, dell'arte, del diritto, miscellanee.
443. Assereto G., Atlante di geografia commerciale. In-4, fig., pag. 20.
— Roma, Istituto geografico De Agostini, 1908.
444. Brehier L.^ Le basiliche cristiane. - Le chiese bizantine. - Le chiese
romaniche. — Roma, Desclée e C, 1908.
445. CaTalcaselle G. B. e Crowe J. A., Storia della pittura in Italia
dal secolo II al secolo XVI. Voi. X. In-8, pag. 348. — Firenze,
Succ. Le Mounier, 1908.
446. • Coggiola G., Sulla nuova integrale pubblicazione della « Storia
del Mogol » del veneziano Nicolò Manucci. In-8, pag. 32. —
Venezia, Officine grafiche C. Ferrari, 1908.
(1) I libri segnati con asterisco (*) furono mandati in dono alla
Bivista, e saranno argomento di recensione o nota bibliografica.
Bitista storica italiana, 8» S., vir, 3. 28
434 LIBRI RECENTI DI STORIA ITALIANA
447. * (irerola (4. ip punii sui monumenti veneti di Ce f aionia e di
Corf'ii. In-b, da pag. 421 a 43(>. — Venezia, C. Ferrari, 1908.
448. * tìraHSO G., « Nostra maiia », In-8, pag. 37. — Messina,
D'Amico, 1908.
449. Hnnt W., History of Jialy. Iii-12, pag. 308. — London, Mac-
millan, 1908.
450. Morel P., I^es Lxìmbards dans la Fiandre franqaise et le Haiimui.
In-8, pag. 344. — Lillo, Morel, 1908.
451. * Muratori L. A., Rerum ilalicarum scriptores. Nuova edizione.
Fase. 60, 61, 62. - Cittj\ di Castello, S. Lapi, 1908.
452. Picconi da Cantalupo 0., Serie cronologico-hiografica dei ministn
e vicari provinciali della minoriiica provincia di Bologna. In-8,
pag. viii-519. — Parma, Tip. della SS. Nunziata, 1908.
453. Schneider F., Toscaniache Studien. I TI. In-8, pag. 43. — Roma,
Loescher e C, 1907.
454. Schneider R., lìome. Cmnplexité et Harmonie. In-16, pag. x-334.
— Paris,^Hachette e C, 1908.
455. Sinionetti A., L'Umbria nella poesia. Iu-8, fig., pag. 239. —
Spoleto, Tip. deir Umbria, 1908.
456. Solmi iV., Storia del diritto italiano. In-24, pag. xviii-916. —
Milano, Società editrice libraria, 1908.
C) Comuni, castella, cliiese, famiglie.
457. ♦ Ohilini G., Annali di Alessandria. Voi. Ili, disp. 64-67. —
Alessandria, Società poligrafica, 1908.
458. Sererini M., Altavilla Irpina. In-8, pag. x-312. — Avellino,
Pergola, 1907.
459. Santangelo F., Altavilla Milicia e il suo santuario della Madonna
di Ijoreto. In-8, pag. 116. — Palermo, Tip. Lao, 1908.
460. Serena A., TÀhcr aurew^ montébellunensis. In-8, pag. 58. — Tre-
viso, Tip. Istituto Turazza, 1907.
461. * La Rocca L., Gli Ebrei di Catania nell'osservanza delle feste
di rito romano. In-8, pag. 6. — Catania, Giannotta, 1908.
462. Vinelli F., La diocesi di Chiavari. In-8, fig., pag. 205. — Genova,
Tip. della Gioventù, 1908.
463. Gebliart E., Florence. Petit in-4, pag. 164. — Paris, Laurens,1907.
464. Daridsohn R., Storia di Firenze: le origini. Traduzione italiana.
Disp. 1-3. In-8, pag. xvi-224. — Firenze, Sansoni, 1907.
465. Forille J., Génes. Petit in-4, pag. 156. -^ Paris, Laurens, 1907.
466. Cassi G., Provvedimenti per le chiese e confratendte di Latisana
nel secolo XV. In-4, pag. 16. — Udine, Bardusco, 1908.
467. Vigo V.y Im chiesa di S. Ferdinaiulo dei Padri Trinitarii in
Livorno. In-8, fig., pag. 88. — Livorno, Fabbreschi, 1908.
468. :Noyeft E., The Story of Milan. In-12, pag. xv-404. — London,
Dent, 1908.
469. * Valerani F., Stemmi ed emblemi sulle monete del Monferrato,
In-8, pag. 14. — Milano, Cogliati, 1908.
470. De Blasiis G., Macconti di storia napoletana. In-16, p. xvi-339.
— Napoli, 1908.
KTÀ PREROMANA R ROMANA 435
471. * Benassi U., Storia di Farina da Pier Luigi Farnese a Vittorio
Emanuele II (1546-1860). In-4, p. 305. — Parma, Battei, 1907-08.
472. * Ercole F,, La dote romana negli Statuti di Parma. In-8, p. 134.
•^ Parma, A. Zerbini, 1908.
473. Giani G., Prato e la stia fortezza dal secolo XI fino ai giorni
nostri, In-8, pag. 247. — Prato, Giachetti, figlio e C, 1908.
474. * Braehet M., Le ckàteau de Bipaille. Ouvrage illustre de 15 hé-
liogravures. In-4, pag. 648. — Paris, Libr. Ch. Delagrave, 1907,
475. Callari L., I palazzi di Boma e le case di pregio storico ed arti-
stico, In-24, pag. xix-355. — Roma, E. Voghera, 1907.
476. Cayazzi L.y La diaconia di S. Maria in via Lata e il monastero
di S. Ciriaco in Roma. In-8, fig., png. xvi-446. — Roma,
Pustet, 1908.
477. Zanazzo G., Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Boma. In-16,
pag. 499. — Torino, Società editrice Nazionale, 1908.
478. Volpini G., Gli usi civici nella contea di Santa Fiora, In-8, p. 70.
— Montepulciano, Lippi e Brencioni, 1907.
479. Caracciolo A., Sdir origine del villaggio di Trocchia, In-8, p. 35.
— Napoli, Detken e Rocholl, 19Ò8.
480. Cipriani C, Il cuore della Valdinievole. In-8, pag. 300. — Borgo
Buggiano, Vannini, 1907.
481. Molmenti V., La storiu di Venezia nella vita privata dalle origini
alla caduta della Bepubblica. Parte III. In-8, fig., pag. 535.
— Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, 1908.
482. * La Rocca L., Le vice^ide di un Comune della Sicilia (Vizzini)
nei rapporti con la corona dal secolo XI al XIX. In-8, pag. 182.
— Catania, Giannotta, 1907.
483. Cayagna Sangiuliani A., L'agro vogherese. Voi. IV. In-8, p. 333.
— Casorate Primo, Fratelli Rossi, 1908.
484. tabella G. B., Pagine* voltresi, In-8, pag. xxxix-615. — Genova,
Tip. della Gioventù, 1908.
485. Assidei V., Bicordi nuziali di casa Baglioni, In-8, pag. 52. —
Perugia, Unione tipografica cooperativa, 1908.
486. Mini G., AìUiora dei conti Della Torre di Bavenna, consanguinei
di Dante Alighieri. In-16, p. 27. — Castrocaro, Moderna, 1908.
487. Ceretti F., Biografie pichensi. Tomo I. In-8, pag. xx-263. —
Mirandola, Grilli, 1907.
488. Cliiapusso F., Saggio genealogico di alcune famiglie segusine dal
secolo XII fin verso la metà del secolo XIX. Voi. III. In-4, p, 213.
— Susa, Gatti, 1907.
2. ETÀ PREROMANA E ROMANA.
A) Notizie archeologiclie e topografiche.
489. Amante B., Lo stadio nazionale nel Circo Massimo. In-8, fig.,
pag. 78. — Roma, Unione cooperativa editrice, 1908.
490. Antonibon G., Noterelle archeologiche. In-8, fig., pag. 32. — Vi-
cenza, Fratelli Pastorio, 1908.
436 LIBRI RECENTI DI STORIA ITALIANA
491. Àrtioli E., The Roman forum after the recent excavations. InSy
pag. xvi-113. — Roma, Gallo, 1908.
492. * Da Li8ca A. e Gerola G., Scoperte archeologiche nella provincia
di Veroim durante Vanno 1907. In-8, pag. 8. — Verona, Gu-
risatti, 1908.
493. * Dnbois Ch., Pouzzoles antique. 111. In-8, pag. xi-450 con carte.
— Paris, Albert Fontemoing, 1908.
494. Kiepert H., Formae orhis antiqui. 36 Karten je. 52x64 cm. —
Berlin, Reimer, 1908.
495. Marucchi 0., Manuale' di archeologia cristiana. In-8, p. vii-436.
— Roma, Desclée e C, 1908.
496. Monumenti antichi , pubblicati per cura della B. Accademia dd
Lincei. Voi. XVIII, punt. II. In-4, fig., pag. 121-435. — Milano,
Hoepli, 1908.
497. * Ralph Tan Deman Magoffln, À. B., ^ Study of the Topography
and municipal history of Praeneste. In-8, pag. 101. — Baltimore,
Johns Hopkins, 1908.
498. RiposteUi J., I^ica thermes de Caracolla à' l'epoque romaine et de
nous jours. In-8, fig., pag. 65. — Rome, Desclée e C, 1908.
499. Ripostelli J. e Marneehi H., /xz via Appia à l'epoque romaine
et de nos jours. In-8, fig., p. 440. — Rome, Desclée e C, 1908.
500. * Syxtii» P. 0. €. R., Notiones archaeoiogiae christianae. Voi. I,
pars prior. In-8, pag. 464. — Roma, Forzani, 1908.
B) Cronologia, letteratara, diritto e storia.
,501. * ^Issen E., Metrologia greca e romana. (Bibl. di storia econ.,
fase. 82-83, voi. III). — Milano, Società editr. libraria, 1908.
502. Varese P., Cronologia romana. VoU I : Il calemìurio flaviano
(450^563 Varr.). Parte I, libri I-II. In-8, pag. vii-322. —
Roma, Loescher e C. 1908.
503. * Paia E., Ricerche storiche e geografiche sull'Italia antica. In-8^
pag. viii-690. — Torino, Società tipogr. edit. naz., 1908.
504. Mancaleoni F., Roma primitiva nella letteratura storica. In--8,.
pag. 57. — Sassari, Dessi, 1908.
505. Jones H., The Roman Emjnre, In-8, pag. xxiii-476. — London,
Unwin, 1908.
506. .Henderson B., Civil War and Rébéllion in the Roman Empire.
In-8, pag. 376. — London, Macmillan, 1908.
507. Costa E., Storia del dintto romaiw privato. In-16, pag. 247. —
Firenze, Barbera, 1908.
C) Cristianesimo primitiTO.
508. Baudrillard A., San Paolino, vescovo di Nola (353-431). In-16,
pag. 200. — Roma, Desclée e C, 1908.
509. * Lanzoni F., San Petronio, vescovo di Bologna, nella storia e
nella letteratura. In-8, pag. 315. — Roma, Pustet, 1907.
510. Baudrillart A., Saint Séverin, apòtre du Norique (453-^2)^
In-18-jésus, pag. 215. — Paris, Gabalda et C, 1908.
ALTO B BASSO MEDIOEVO 437
3. ALTO MEDIOEVO (Seo. V-XI).
511. PÌTauo S., Stato e Chiesa da 'Berengario I ad Arduino (888-10 15).
In-8, pag. xv-399. — Torino, Fratelli Bocca, 1908.
512. * Diiyal F., Les terreurs de Van mille, In-32, pag. 94. — Paris,
Bloud et C.ie, 1908.
513. Tonolli U., Un precursore della riforma ildébrandea. I11-8, p. 36.
— Tortona, Fella, 1908.
514. * Ferrari G., Il diritto penale nelle « Novelle » di Leone il filo-
sofo. In -8, pag. 29. — Torino, Unione tipogr. editrice Nazio-
nale, 1908.
515. * Fitzorno B., /> « exceptiones legum romanarum » ei documenti
toscani del medioevo, In-8, pag. 41. — Palermo, Virzi, 1908.
516. * Semper H., Dos Fortleben der Antike in der Kunst des Abend-
landes. In-16, pag. 105. — Esslingen, Neff, 1906.
517. BiToirtt G. T., //€, origini delV architeititra lombarda e delle sue
principali derivazioni nei paesi d'oltr'Alpe. In-4, fig., p. vi-785.
— Milano, Hoepli, 1908.
4. BASSO MEDIOEVO (Seo. XI-XV).
518. Otto H., Eine Briefsammhmg vomehmlich zur Geschichte ita-
lienischer Kornmnnen in der 2. Ralf te des Mittelalters . In-8,
pag. 70. — Homa, Loescher 0 C, 1908.
519. PoreHa ¥.y La questione su Flavio Gioia e la bussola. In-8, p. 13.
— Venezia, Ferrari, 1908.
520. * Chiappelli L., Dante in rapporto alle fonti del diritto ed alla
letteratura giuridica del suo tempo. In-8, pag. 44. — Firenze,
Tip. GaUleiana, 1908.
521. Melchiorri M., Vicende della signoria di GMberto da Correggio
in Parma. In-8, pag. iii-200. — Parma, Zerbini, 1907.
522. * Bodocanachi E., Boccace, poète, conteur. moraliste, homme pò-
litique. In-8 gr., pag. iv-252. — Paris, Librairie Hachette
et C.ie, 1908.
523. Cimino L., Ji cardinale Federico Sforza e la stia vicelegazione in
Avignoìie. In-8, pag. 72. — Salerno, Fratelli Jovane, 1907.
524. * Filippini L., Im scoltura nel trecento in Eoma. In-8, pag. 194. '
— Torino, Società tipografica editrice Nazionale, 1908.
525. Scott L., Filippo Di Ser Brunéllesch. In-8, pag. 174. — Lon-
don, Bell, 1908.
526. Ricci C, Jacopo Bellini e i suoi libri di disegni. I. In-8, fig.,
pag. 79. — Firenze, Fratelli Alinari, 1908.
527. Bellemo V., Tja cosmografia e le scoperte geografiche nel secolo XV,
e i viaggi di Nicolò de' Conti. In-8, pag. 370. — Padova, Tipo-
grafia del Seminario, 1908.
528. Frati L., Rimatori bolognesi del quattrocento. In-8, p. viii-403.
-- Bologna, Romagnoli-Pnll'Acqua, 1908.
529. Jaeobsen E., Dos Quattrocento in Siefia. — Strassbourg, Heitz, 1908.
488 LIBRI RBCINTI DI STORIA ITILUNA
530. Andreas W., Die venezianiscken Belazioiien u. ihr VerhUltnis zur
Kultur der Renaissance. I11-8, pag. x-124. — Leipzig, Quelle
u. Meyer, 1908.
531. Yolpi O., Ricordi di Firenze delVanno 1469. In-4, pag. viii-55.
— Città di Castello, S. Lapi, 1908.
532. * Zippel 0., iva civiltà nel Trentino al cadere del medioevo. In-8,
pag, 34. — Trento, Società tipografica Trentina, 1908.
533. Herbert M., Alessandro BotticeUi. In-16, pag. 173. — Firenze,
Lumachi, 1908.
534. Conr^Jod L., I Gaggini da Bissone all'estero. In-16, pag. 46. —
Milano, Hoepli, 1906.
535. Rashforth O., Carlo Crivelli, In-8,.p. 134. — London, Bell, 1908.
536. Waters W. G., Piero della Francesca. In-8, pag. 148. — - London,
Bell, 1908.
537. Londi E., Alessandro Baldoinnelti, pittore fiorentino. In-8, tg.^
pag. 103. — Firenze, Alfani e Venturi, 1907.
538. Fhillipps E., IHnioricchio. In-8, pag. 184. — London, Bell, 1908.
539. Wllliamson G., Pietro Vannucci, called Perugino. In-8, pag. 144.
— London, Bell, 1908.
540. Snida W., Die Splitwerke des Bartolommeo Suardi genannt Bra-
mantino. — - Wien, Tempsky, 1907.
6. TEMPI MODERNI (1492-1789).
541. Bernardini G., Sebastiano Del Piombo. In-8, fig., pag. 142. —
Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, 1908.
542. D'Achiardi P., Sebastiano Del Piombo. In-8, fig., pag. vn-359,
— Roma, Unione cooperativa editrice, 1908.
543. Priiili Bon, Sodoma. In-8, pag. 156. — London, Bell, 1908.
544. * Oerola 0., Il jmmo pittore bassanese, Francesco Da Ponte, il
vecchio. In-8, pag. 22. — Bassano, Stabilimento tipografico
Sante Pezzato, 1907.
545. * Oerola E., Un'invenzione di Jacomo Da Ponte e di due pittori
trentini. In-8, pag. 3. — Trento, Società tipografica editrice
Trentina, 1907.
546. Gallly de Taorines C, Benvenuto Cellini à Paris soiis Francois I.
In-8, pag. 186. — Paris, Daragon, 1908.
547. ©ower L., Michael Angelo Buonarroti. In-8, pag. 144. — Ijon-
don, Bell, 1908.
548.' Meekowsky H., Michelagniolo. In-8, pag. viii-407. — Berlin^
Marquardt e C, 1908.
549. Borinski K., Die Riitsel Michelangelos. Michelangelo u. Dante.
In-8, pag. xxii-343. — Mùnchen, Mliller, 1908.
550. Bensusan J., Titian. In-8, pag. 78. — London, Jack, 1908.
551. Lnzio A., Isabella d'Este e Francesco Gonzaga, protnessi spo»i*
In-8, pag. 38. — Milano, Cogliati, 1908.
552. * Tordi E., Agnesina di Monte feltro^ madre di Vittoria Colonna
marchesa di Pescara. In-8, p. 20. — Firenze, Materassi, 1908.
PBRIODO DELLA. RIVOLUZIONE FRANCESE 489
553. Cardauns L,, Paul III, Karl V und Fraiiz I, in den J. 1535
u. 1536, In-8, pag. 100. — Roma, Loescher e C, 1908.
554. Perroiii- Grande L., Tipografi e- librai messinesi nel primo ven-
tennio del secolo XVI. In-16, p. 13. — Messina, Nicastro, 1908.
555. * Imbert C, Tje valli valdesi durante la jy^iina dominazione fran-
cese, I11-8, pag. 15. — Milano, Tip. « Agraria », 1908.
556. * Miscellanea Tassoniana di sttuli storici e letterari pubblicata
nella festa della Fossalta, 28 giugno 1908, a cura di T. Casini
e F. Santi. In-4, pag. xii-512. — Bologna-Modena, A. F. For-
miggini, 1908.
557. Batifoll L., Marie de MedicLs and the French Court in the XVII ih
Century. In-8, pag. 326. — London, Chatto a. Windus, 1908.
558. Cloni M., I documenti galileiani del S. Uffizio di Firenze. In-4,
pag. xxxvii-76. — Firenze, Libreria editrice fiorentina, 1908.
559. * Onardione F., Di un manoscritto sulla rivoluzione di Messina
nel secolo XVII. In-8, da pag. 55 a pag. 85. — Acireale, Tipo-
grafia Orario delle ferrovie, 1908.
560. Berenzi A., Eugenio di Savoia in Lombardia (1701-2). In-8,
pag. 31. — Brescia, FratelH Geroldi, 1908.
561. Einandi L., La finanza sabauda all'aprirsi del .secolo XVIII e
durante la guerra di successimie spagnuola. — Torino, Stam-
peria reale, 1908.
562. Muratori L. A., Epistolario (1745-1748). In-8, p. xxiii-4743-5277.
— Modena, Società tipografica modenese, 1907.
563. Lazzeri G., La vita e V opera letteraria di lianieri Calzabigi. In-8,
pag. 220. — Città di Castello, S. Lapi, 1907.
564. * Knsei j. R., « Joseph* and die dussere Kirchenverfassung Inner-
Ssterreichs (« Kirchenrechtliche Abhandlungen », 49 u. 50 Heft).
In-8, pag. xviii-358. — Stuttgart, Ferdinand Enke, 1908.
565. * Passini S., Il ritorno del Bolli daW Inghilterra e il suo ritiro
in Umbria. In-8, pag. 32. — Perugia,' Unione tipografica coo-
perativa, 1908.
566. Hoerschelmann E., Rosalba Carnera, die Meistenn der Pastell-
malerei. Pag. vii-368 e 16 taf. — Munchen, 1908.
6. PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE (1789-1815)
567. * Glagan H., Refqrmversuche und Sturz des Absoluiismus in
Fraiìkreich. f 1774-17 88). In-8, pag. viii-396. — Munchen und
Berlin, 1908.
568. Ponzereroni G., Dei moti politici della Sardegna dalla metà del
secolo XVIII ai primi lustri del XIX secolo. In-8, pag. 31. —
Sassari, Gallizzi e C, 1908.
569. * Garayani G., Urbino e il suo territorio nel periodo francese
(1797-1814). Parte IIL (1800-1808). In-8, pag. 103. — Urbino,
Arduini, 1908.
570. * Astegiano L., Il combattimento di Cassano del 21 aprile 1796
nella pianura di Mondovì. In-16, pag*. 21. — Mondovì, Ma-
nassero e C, 1908.
440 LIBRI RECINTI DI STORIA ITALIANA
571. * Candrillier G., La tràhison de Pichegru et lejf intrigties roya-
listes daìis Vest avani frucUdor. In-8, pag. lxii-402. — Paris,
Alcali, 1908.
572. Cappelletti L., Da Aiacdo alla Deresina (1769^1813). In-8, p. xi-
496. — Torino, Fratelli Bocca, 1908.
573. Dayeirno F., L* archivio comunale di Portofino; un episodio del 1814
in Liguria, 1x1-8, pag. 31. — Genova, A. S. I. G. A., 1908.
7. PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1907).
A) Fatti e istituzioni.
574. * Comandlni A., U Italia nei cento anni del secolo XIX. Disp. 57.
— Milano, A. Vallardi, 1908.
575. Latorre H., a la Liberti! L'Italie de 1814 à 1848, In-8, p. vii-
679. — Paris, Comóly et C, 1908.
576. Helfert J. A., Zur Geschichte des lArnìbardo-vene^danischen KiynÀ-
greichs, In-8, pag. 382. — Wien, Hòlder, 1908.
577. Massarani T., Ricordi cittadini e jHitriottici, In-16, pag. viii-438.
— Firenze, Le Monnìer, 1908.
578. * Bulle C, Storia del secondo imjyero e del regno d'Italia, Fasci-
coli 919-920 della « Storia universale » di G. Oncken. — Mi-
lano, Società editrice libraria, 1908.
579. * Ollifier E., U empire liberal. Études, récits, souvenirs. Voi. XIII.
In-16, pag. 670. — Paris, Garnier frères, 1908.
580. * D'Antonio G., Il 64o di fanteria a Custoza (1866), Note storiche.
In-8, pag. 32 con carta. — Torino, F. Casanova e C, edi-
tori, 1908.
581. Memorie storiche del 36o reggimento fanteria (brigata Pistoia).
In-8, pag. 59. — Modena, Società tipografica modenese, 1908.
582. * Lizier A., lue scuole di Novara ed il Liceo- Convitto. Monografia
storica. In-4, pag. 329. — Novara, Stabilimento tipografico
G. Parzini, 1908.
B) Biografie, ricordi.
583. Valente S., Vita e scritti di Carlo lìini. In-16. p. 201. — Bari,
Tip. Alighieri, 1907.
584. Bonacina C, Moìis. Carlo Caccia e i suoi tempi. Parte I. In-8,
pag. 320. — Milano, S. Giuseppe, 1906.
585. Bandi G., Anita Garibaldi. In-8, pag. 110. — Firenze, Bem-
porad e figlio, 1908.
586. Bidischini F., Garibaldi nella vita intima, In-16, pag. 94. —
Roma, Tip. Forense, 1907.
587. Palomba L., Vita di Giuseppe Garibaldi. 3 volumi. In-8, p. 351,
408, 391. — Milano, Società editrice Milanese, 1908.
588. Biadego G., La figura di Carlo Montanari. In-8, pag. 42. —
Milano, Cogliati, 1908.
LIBRI ED OPUSCOLI VARI 441
589. Pierantoni Maneini 0., Impressioni e ricordi, 18o6'1864, In-16,
pag. 386. — Milano, Cogliati^ 1908.
690. Bieasoli B., Ricordi politici inediti, 15-21 ottobre 1849. In-8,
pag. 13. — Firenze, Aldino, 1908.
691. MicUeli A., Le ìdtime fneditazioni di Tito Speri, In-8, pag. 25.
— Treviso, Tip. Istituto Turazza, 1907.
692. * Pellegrini A., Il capitano Gregorio Trentacapilli. In-8, p. 21.
— Arezzo, Cagliani, 1908.
LIBRI ED OPUSCOLI VARI
mandati in dono alla Rivista (1).
44. Almanacco stanco. Anno XI. In-8, ^g.^ pag. 184. — Milano, Fra-
telli Treves, 1908.
45. Andre WH C. M., British Committees, Commissions, and Councils
of Trade and Plantations, 1622-1675. In-8, pag. vii-151. —
Baltimore, Johns Hopkins Press, 1908.
46. Antiguedades Mexicanas puhlicadas por la junta Colombina de
Mexico en et cuarto centenario del descvbrimento de America.
— Mexico, Offic. tipogr. de la Secretarla de Fomento, 1892.
47. Arnand d'Agnel G., IjCS cmnptts du voi JRené. T. I. In-8, p. xxviii-
409. — Paris, Alphonse Picard et fils, 1908.
48. Biagi G. e Bianehi E., La storia orientale e greca ?i«' monumenti
e nelle arti figurative. — Firenze, Bemporad, 1908.
49. Bonrdon P., La grande monarchie de France de Claude de Seussel
et sa traductian en italiesi. In-8, pag. 29. — Rome, Cug-
giani, 1908.
60. Cabane H., Histoire du clergé de France pendant la revolution
de 1848. I11-I6, pag. 252. — Paris, Bloud et C.ie, 1908.
61. Dn Sagiienay J-, Le fondateur de la nouvelle France. Champlan.
In-8, pag. 36. — Paris, Bloud et C.ie, 1908.
62. Bu Saguenay J., U epopèe canadienne. Lévis. In-8, pag. 31. —
Paris, Bloud et C.ie, 1908.
63. Bn Sagnenay J., L'epopee canadienne. Montcalm. In-8, pag. 29.
— Paris, Bloud et C.ie, 1908.
64. Bn Sagnenay J., La vieille capitale. Quebec liistorique, 1608-1908.
In-8, pag. 33. Paris, Bloud et C.ie, 1908.
55. Ferrari G., Tre jìapiri inediti greco -egizii dell'età bizantina. In-8,
da pag. 1185 a pag. 1193. — Venezia, OfiBcine grafiche di
C. Ferrari, 1908.
66. Granyille Campbell B., Neutral liights and Obligations in the
Angio-Boer v:ar. In-8, pag. 149. — Baltimore, The j. Hopkins
Press, 1908.
(1) Questi libri saranno annunziati, con breve nota, nelle Pub-
blicazioni varie (Notizie e comunicazioni).
IV.
NOTIZIE E COMUNICAZIONI
Congrresso internazionale delle scienze storiche di BerUno. ~ Come
fu aununziato nella Rivista^ il Congresso storico internazionale
ebbe luogo a Berlino dal 6 ai 12 agosto. Gli inscritti furono 1026,
ossia Tedeschi dell'impero 748, Austro-Ungheresi 36, Inglesi 46,
Italiani 37, Russi 36, Francesi e Belgi 35, Scandinavi 34, Ame-
ricani 17, di varie nazionalità (Svizzeri, Olandesi, Spagnuoli, Por-
toghesi, Greci, Giapponesi) 37. Però non tutti gli inscritti, specie gli
stranieri, presero parte al Congresso: pochissimi, ad esempio gli
Americani e i Francesi, degli Italiani una ventina. Tra questi no-
tammo i professori della università di Palermo, G. Baviera, E. Besta,
S. Riccobono, il prìncipe Caetani, i senatori Vittorio Scialoia e Pa-
squale Del Giudice, il barone Giacomo Lombroso, i ppofessori Et-
tore Pais, Pio Rajna, Luigi Schiaparelli , il marchese Degli Azzi
Mtelleschi, i dottori G. Gallavresi, E. Levi, G. Martucci, L. Pagliai,
L. Rovere, E. Ver^a. Intervenne pure il prof. C. Rinaudo, come
direttore della IHmsta Storica Italiana e delegato della Deputazione
di storia patria per le Antiche Provincie e la Lombardia.
È dovere di notare, che mancavano molti fra gli scrittori e pro-
fessori di storia più rinomati di ogni paese, e che fra i Tedeschi il
numero era elevato per il concorso di molti studenti e professori di
scuole medie.
Non è qui opportuno fare la cronaca del Congresso, né discorrere
del suo organismo, delle accoglienze e soprattutto della vita este-
riore; ci limitiamo a qualche osservazione sul suo carattere e sui
risultati scientifici.
A nostro avviso i Congressi, specialmente internazionali, se
vogliono raggiungere qualche intento pratico e non risolversi in
oziose accademie, dovrebbero compiere due uffici principali : 1*» ri-
solvere alcune questioni d'ordine generale e d'interesse universale
già maturate nella coscienza dei competenti; 2** mettere in rela-
zione personale i convenuti per accrescerne l'intimità e contribuire
meglio alla cooperazione internazionale. Il Congresso di Berlino non
adempì ad alcuno dei due uffici. Non trattò, non, discusse e non
risolse alcuna questione, ma fu una serie di letture sopra gli argo-
menti più disparati, che si sarebbero potuti pubblicare e forse si
pubblicheranno sopra le Riviste dei singoli paesi. Non avvicinò al-
cuno, perchè nulla fu disposto a tale scopo, non potendosi conside-
rare come mezzi atti a raggiungerlo il ricevimento tumultuario della
vigilia al Reichstag, gli inviti limitatissimi al Rathaus, il pranzo
sociale a 20 marchi ciascuno.
NOTIZIE E COMOKICAZIONI 448
Non intendiamo fare recriminazioni di sorta, ma notare, che i
Congressi storici futuri, se vogliono essere di qualche efficacia e
riuscire grati all'universale, dovrebbero consistere non in letture ac-
cademiche fatte alla presenza di pochi amici, con applausi obbligati,
ma tendere, cóme sopra affermammo, a riunire in un solenne areopago
i più competenti per la soluzione di questioni maturate, e a raffor-
zare i vincoli intellettuali e morali dei cultori degli studi storici.
Congrego de Aistoria de la Corona d'Aragon. — - Non abbiamo
potuto partecipare a questo Congresso, al quale eravamo stati gen-
tilmente invitati; ma dai giornali spagnuoli, specialmente El Correo
Catalnn, apprendiamo ch'esso ebbe luogo nella sala dell'antico Co7v-
cèjo de OieniOy in Barcellona il 22, il 23 e il 25 giugno, con memorie
e comunicazioni dirette a illustrare il re D. Jaime I e il suo tempo,
ripartite in due sezioni, di storia e d'archeologia.
Il Congresso fu circondato da una serie di feste, commemora-
zioni, escursioni, a cui furono con grande cordialità e larga libera-
lità invitati i Congressisti. A questa solennità parteciparono anche
gli escursionisti dei vari paesi, tra cui ricordiamo il gruppo torinese
di circa trecento membri, che con speciale piroscafo compi la tra-
versata da Genova a Barcellona.
XI Congresso 8to|^ico subalpino. — Questo Congrèsso si tenne in
Voghera dal 10 al 13 settembre. Oggetto <Jlel Congresso fu principal-
mente la discussione dei seguenti temi:
1» Per la raccolta e la conservazione dei giornali periodici locali :
2o Delle relazioni fra le varie zecche del Piemonte in rapporta
specialmente colle falsificazioni numismatiche;
30 Questioni e ricerche storiche, archeologiche e toponomastiche
della regione vogherese;
4" Sulle origini del cristianesimo nell'antica provincia romana
di Liguria;
b^ Relazione della Commissione sul tema della libera consulta-
zione dei documenti dei pubblici archivi, dopo un determinato nu-
mero d'anni.
Nella ricorrenza del Congresso s'inaugurarono un busto allo
storico vogherese Giuseppe Manfredi, con discorso del conte A. Ca-
vagna Sangiuliani, ed una lapide al prof. Ercole Ricotti, con di-
scorso del prof. F. Gabotto.
Congresso della Società italiana per U progresso delle scienze. —
La Società italiana per il progresso delle scienze nelle riunioni te-
nute a Parma ha votato il suo Statuto, e nominato a norma di esso
l'ufficio di presidenza e il Comitato scientifico.
La Società, come è noto, mira soprattutto a stabilire rapporti
tra i cultori#delle scienze, a promuovere il coordinamento dei risul-
tati delle varie discipline, a diffondere la coltura scientifica, a ren-
dere la scienza sempre più e meglio elemento di pensiero e d'attività
nazionale.
La Società ha deliberato di tenere un Congresso a Firenze dal
18 al 25 ottobre di quest'anno: presidente della giunta esecutiva
del Congresso è il prof. Giulio Fano; presidente della sezione 17*^
Storia, è il prof, senatore Isidoro Del Lungo.
Il Cong^resso terminerà con una gita a Faenza per assistere alla
commemorazione del terzo centenario di E. Torricelli e visitarvi
l'esposizione.
Assemblea della Società nazionale per la storia del risorgimento
italiano. — L'assemblea annuale di questa Società, ch'ebbe origine
444 KOTIZIE S COMUNICAZIOKI
airesposizioiie di Milano del 1906, si terrà quest'anno a Torino il
17, 18 e 19 ottobre nell'aula storica del Parlamento subalpino. Con-
temporaneamente Torino celebrerà T inaugurazione della Mole Anto-
nelliana a sede del Museo del risorgimento.
L'Assemblea dovrà occuparsi della revisione definitiva del suo
Statuto sociale, prendere deliberazioni sulle sue pubblicazioni, e
concordare la sua azione nelle prossime commemorazioni nazio-
nali : cinquantenario della guerra del 1859, centeaario della nascita
di Cavour (1910) e cinquantenario della proclamazione del regno
d'Italia (1911).
Feste e pobblicazioni Tassoniane. — Per la festa solenne chele
città di Bologna e di Modena celebrarono il 28 giugno alla Fossalta
in memoria della battaglia fratricida del 1249, nella quale i Bolognesi
fecero prigioniero Enzo Re che combatteva tra le tile dei Modenesi,
battaglia che fu cantata da Alessandro Tassoni nella sua Secchia
Rapita^ il prof. A. F. Formiggini di Modena pubblicava una splendida
Miscellanea Tassoniana, che contiene ^enta erudite monografie re-
lative al maggior poeta eroicomico italiano e alle battaglie da lui
cantate. Il grosso volume di oltre oOO pagine, in carta a mano, è
adorno di fregi xilografici originali scelti nel prezioso deposito
Estense, corredato di riproduzioni zincografiche della scrittura del
Tassoni e di un grande facsimile dell'antica (arta geografica che
servi al poeta per distribuire la materia del suo poema.
L'aureo libro è curato da Tommaso Casini e da Venceslao Santi
e vi hanno collaborato: Giulio Bariola, Giulio Bertoni, Vincenzo
Biagi, Annibale Campani, Giovanni Canevazzi, Francesco Carta,
Luigi Casini, Tommaso Casini, Giuseppe Cavazzuti, P. C. Falletti,
Giorgio Ferrari-Moreni , Vittorio Franchini, Carlo Frati, Lodovico
Frati, Augusto Gaudenzi, Guido Guerrini, Olindo Guerrrini, Mario
Martìnozzi, Giovanni Nascimbeni, Francesco Picco, F. L. Pullè, Um-
berto Renda, Giorgio Rossi, Venceslao Santi, Giovanni Setti, Gusmano
Soli, Arrigo Solnii, Albano Sorbelli, E. P. Vicini. Giovanni Pascoli
presenta l'opera al pubblico con una sua prefazione.
Li Miscellanea Tnssionana, di cui sono stati impressi pochi
esemplari, fu messa in vendita a L. 25.
Vide pure la luce per cura dello stesso Editore un volumetto
giocoso che s'intitola la Secchia a che contiene Sonetti burleschiinediti
del Tassoni e molte invenzioni piacevoli e curiose vagamente iUit^
strate. Olindo Guerrini ha dettato una arguta prefazione per questo
libretto cui hanno collaborato Silvestro Barberini, Francesco Benti-
voglio. Augusto Boselli, Ettore Bresbi, Annibale Campani, Tommaso
Casini, Giuseppe Ceri, Valente Faustini, A. F. Formiggini, Nerio
Golia, Giuseppe Lipparini, Carlo Musi, Giovanni Natali. Adone No-
sari. Emilio Roncaglia, Giorgio Rossi, Venceslao Santi, Enrico
Stuffler, Alessandro Tartassoni, Alfredo Testoni, Augusto Vandelli
ed Ettore Viterbo.
Università di Bologna. — Nella ricorrenza delle onoranze tribù"
tate dalla città e dallo Studio di Bologna ad Ulisse Aldrovandi ne^
terzo centenario della sua morte (1907) sì costituì una Commissione
per la storia della Università di Bologna. Postasi all' opera la
Commissione determinò due ordini di pubblicazioni parallele: l'una
intesa a comporre un Charfularium , il quale comprenda , inte-
gralmente e ppr regesto, i documenti sopra il più antico periodo
dello Studio fino a tutto il secolo XV, coli' ordine dei vari fondi
esistenti negli archivi di Bologna e di fuori; l'altra diretta a rac-
NOTTZIR F COMUNICAZIONI 445
cogliere scritture monograliche sopra qualunque elemento della vita
deUo Studio.
Videro la luce nel giorno prefisso per le onoranze ad Ulisse Al-
drovandi un primo fascicolo del Chartularìum e un primo degli Studi
e Memorie. Quello contiene i Registri Grosso e Nuovo, che furono le
raccolte ufficiali degii atti del Comune bolognese, e'^ alcuni Processi
e Sentenze della curia del Podestà, in tutto Ì03 documenti, per cura
di Luigi Nardi ed Emilio Orioli ; questo offre quattro monografìe di
N. Tamassia, F. Brandileone, E. Costa, A. Gaudenzi.
L'Àrebivio della Fabbrica del duomo di Milano. — L'Ammini-
strazione della fabbrica del duomo di Milano affidò al dott. Ettore
Verga rincarico di riordinare il suo archivio. Il lavoro fu compiuto
con grande diligenza, non solo riordinando i documenti già noti,
ma il fondo prima inesplorato che rappresenta i due terzi deir Ar-
chivio. Lo spoglio sistematico fruttò uno schedario di 15 mila schede.
Coi tipi Umberto Allegretti di Milano, il Verga pubblica un catalogo
descrittivo deirArchivio per agevolare la ricerca di atti che diret-
tamente si connettono ai titoli delle varie categorie, e per fornire
notizia dei documenti più notevoli.
L'Archivio del duomo può dirsi composto di due sezioni : docu-
menti e registri. I primi furono schedati, e in questa pubblicazione
sono ripartiti a seconda del contenuto in trenta capitoli; i secondi,
compresi in 1500 grossi volumi, furono solo disposti per ordine cro-
nologico, numerati, e raggruppati con indicazioni dell'anno e del
numero, e la sommaria indicazione del contenuto d'ogni registro.
Catalogo metodico della Biblioteca della Camera dei .deputati. —
Abbiamo a suo tempo annunziato questo prezioso catalogo, che mira
a rilevare gli scritti contenuti nelle numerose pubblicazioni perio-
diche italiane e straniere, possedute dalla Biblioteca della Camera
dei deputati. Ora è comparso il quinto supplemento della parte prima:
Scritti biografici e critici.
Gli scritti messi in evidenza da questo supplemento, che con-
tiene lo spoglio delle Riviste dal 1900 al 1906, sono 10.713, i quali
uniti a quelli dei volumi antecedenti danno un totale di quasi 60 mila
articoli, desunti da 408 periodici e 13701 volume. Precede l'elenco
delle pubblicazioni spogliate con la spiegazione delle abbreviature
e segue l'indice degli autori. Il catalogo comprende nella prima co-
lonna, dopo il numero d'ordine, il nome della persona intorno a cui
verte lo scritto, nella 2* e 3* il titolo e il nome del suo autore^
nella 4» il luogo dove si trova.
Pubblicazioni storiche estranee alla storia italiana. — Albert
DuFOURCQ, Hiitùire comparée des religions paìennes et de la veli-
gion jiiive jusqu'au temps d'Alexandre le Grand. Paris, Bloud et
C.ie, 1908. — E' il primo volume della terza edizione dell'opera
del Dufourcq, intitolata: IJavenirdu Christian isme. La prima parte
è dedicata a Le passe chrétien, e di questo passato il presente tomo
studia soltanto l'epoca orientale, ih ripartito in sei capitoli, di cui
il primo descrive le religioni egiziane, il secondo le religioni semi-
tiche della Babilonia, dell' Arram e della Palestina, il terzo le reli-
gioni ariane della Grecia, di Roma e della Gallia, il quarto la reli-
gione giudaica al tempo dei patriarchi e di Mosè, il quinto la
medesima al tempo dei profeti, il sesto la religione ebraica al tempo
della chiesa d'Israele costruita da Neemia. Una breve conclusione
paragona i due svolgimenti religiosi e ne mette in rilievo la diver-
genza. L'A. si è proposto di fare un'opera obbiettiva e critica, però»
446 K01IZIB 8 COmJXICikZIOA'I
senza ricorrere ai testi, ma alle opere più notevoli che ricorsero
direttamente alle fonti; e di queste fornisce in principio un'ampia
bibliografia e a ciascun capitolo le bibliografìe speciali.
E. R. Vaucblle, La collegiale de Saint Martin de l'aura, Paris,
Alphonse Picard et ftls, 1908. — La comunità, che si raggruppò
attorno alla basilica di San Martino a Tours, dapprima monastero,
poi collegiale, fu una delle più notevoli fra le istituzioni di tal ge-
nere nel medioevo. L'estensione della proprietà di questa collegiale
ne fece una potente signoria, la scuola fu un focolare intellettuale
che s'irradiò su tutta la Francia, il pellegrinaggio fu una delle più
grandi attrattive popolari per parecchi secoli. L'abate Vaucelle prese
in esame accurato i documenti d'archivio, i testi letterari e tutte le
pubblicazioni di carattere generale e monografiche concernenti di-
rettamente o indirettamente l'abbazia di S. Martino di Tours; e
con questi preziosi elementi, procedendo con severo metodo critico,
ricostrusse la storia della collegiale nel periodo più glorioso della
sua esistenza, ossia dal 397, data della morte di San Martino, fino
-al 1328, avvento dei Valois, ond'ebbe origine la guerra centenaria. È
una monografia accurata che apporta pure un notevole contributo
alla storia generale, mostrando con un esempio dei più tipici ciò
che furono per la Francia le grandi istituzioni ecclesiastiche.
E. R. VAircBLLB, Catalogne des lettres de Nicolas V concemanl
la provirìce ecclésiasiique de Tours, Paris, Alphonse Picard et fils, 1908.
— Mentre la scuola francese di Roma procede con inevitabile lentezza
nelle pubblicazioni dei Registri , contenenti le lettere spedite dalla
cancelleria Vaticana nei secoli XIII e XIV, l'abate Vaucelle, illu-
stratore della storia ecclesiastica di Tours, nella erudita impazienza
dell'attesa, intraprese per suo <?onto l'analisi dei registri pontifici,
limitatamente alla provincia di Tours sotto il pontificato di Nicolò V.
In un'ampia introduzione l'A. dopo avere chiarito le fonti, a cui
attinse, descrive le diocesi di Tours, Le Mans, Angers e i nuovi
vescovadi brettoni compresi nella provincia ecclesiastica di Tours,
nei loro rapporti con Nicolò V ; e ci fa conoscere gli arcivescovi di
Tours e i vescovi della Brettagna, lo stato del clero e della chiesa
in quel tempo. L'A. raccolse ben 1502 indicazioni dal 1447 al 1455.
Al catalogo delle lettere fa^nno seguito il testo integrale di 10 lettere
e una diligente tavola alfabetica.
G. Arnaud d'Agnbl, I^s comptes dn ròi René. T. 1<^', Paris,
Alphonse Picard et fils , 1908. — Lecoy de la -Marche, pubblicò
nel 1873 degli K.rtraits des compies et Mémoriau^ du roi René; l'abate
Arnaud d'Agnel, pur apprezzando il lavoro del suo predecessore, ne
colma le lacune e ci offre con metodo rigoroso i conti del preten-
dente al regno ai Napoli, Renato d'Augiò, sugli originali inediti
conservati agli Archivi delle Bocche del Rodano. Nella introduzione
ci descrive i 26 registri da lui compulsati, oltre a parecchi altri
attinti a fonti diverse, e la ripartizione dei documenti in grandi
gruppi determinati dalla materia : 1. Bàtimeniset domaines d*Anjou;
2. Edifices de Frovence; 3. Objets d'art; 4. Couiumes, équipages;
5. Meublé^, utensils, objets divers; 6. Vie et moeurs. Per ciascuna di
queste materie i documenti sono disposti cronologicamente. Il !• vo-
lume testé pubblicato riguarda solo i tre primi argomenti sopra
enunciati, e contiene il testo e il regesto di 1333 documenti.
Marcel Navarrb, Louis XI enpélerinage. Paris, Bloud et C.ie, 1908.
— Un aspetto affatto nuovo di Luigi XI è studiato in questo A'olume.
Non è il re solitario e crudele, repressore inesorabile d'ogni op-
NOTIZIE E COMUNICAZIONI 447
posizione di principi e signori, ma il pellegrino, errante di santuario
in santuario: dal 1437 ai 1461, ancora delfino, ma già devoto a
N. D. de Celles nel Poitou, nel primo anno di regno (1461) a S. Ca-
therine de Fierbois, dal 1462 al 1464 per monti e per valli al Mont*
Saint Michel, a Soulac, Rocamadour, Hesdin; durante l'agitazione
feudale, tra il 1464 e il 1467, a Cléry, Saint-Denys, Mont S. Michel;
dal 1467 al 1470 a Nòtre Dame de Hai e alla Madonna de Liesse; di
nuovo fi. Mont S. Michel (1470-1472); l'anno seguente a N. D. d'Em-
brun, di Celles, di Béhuart; poi a N.' D. de Fourvière, a Saint
Claude, ecc. Fu pietà sincera? L'A., poggiando sui documenti,
crede di poter affermare che Luigi- XI fu in questi pellegrinaggi
animato dalla devozione e superstizione dominante a' suoi tempi,
epperciò sincero, per quanto possa parere in contraddizione con le
durezze del suo regno.
L. Cristiani, Luther et le luihérarrisme^ Paris, Bloud et C, 1908.
— In Francia non si era più pubblicato alcun notevole libro sopra
Lutero dopo il libro di Audin, nel 1839. Il movimento suscitato in Ger-
mania dall'opera del prof. Denifie, Luther u. Lutherthuìti indusse
il teol. Cristiani, prof, al gran seminario di Moulins, a volgarizzare
in francese le principali conclusioni di quel lavoro, senza trascurare
le fonti e i solidi studi di Janssen e Dòllinger. Dopo aver descritto
in un quadro sintetico i segni precursori della ritorma, l'A. esamina
in una serie di studi i seguenti temi: la genesi e la dottrina di
Lutero, le variazioni di L. sull'utilità delle buone opere, la grosso-
lanità del linguaggio di L., la questione della sua sincerità, lo stato
d'animo di L. dopo il 1517, Lutero e il demonio, il matrimonio e la
virginità, la chiesa e lo stato nella dottrina di L., Lutero e il mi-
racolo, infine l'esperienza religiosa in seno al luteranesimo. È una
opera meditata, ma troppo unilaterale ed apologetica.
P. Fbret, La faculté de théologie de Paris et ses docteurs les plus
célèbres. Epoque moderne. T. V. , Paris, A. Picard et fils, 1907. —
In questo quinto volume dell'opera dell'abate Feret, già più volte
ricordata, l'A. si propone di dare la seconda parte della letteratura
teologica del secolo XVII, che abbraccia gli scrittori di Navarra e
degli ordini religiosi si antichi come moderni. Tra i Navarristi l'A.
prende in esame speciale Jean de Launoy e Bossuet, tre vescovi,
ossia Ch. Fr. Abra de Raconis, F. Vialart de Herse, Jacques de Fieux,
tre eruditi Jacq. Severce, Jacq. Le Vasseur, Bezian Arroy, ed altri
minori come Frizon, Verjus, Caignet, de la Lanne, Joly. Rintraccia
dipoi i lavori degli antichi ordini religiosi francescani, domenicani,
carmelitani, benedettini, cistcrciensi, agostiniani, promonstratensi,
e dei nuovi oratoriani e sulpicianl. Nella prefazione ricorda tre
dottori sorbonisti, cioè Ch. De la Saussaye, Nic. La Maistre, CI. Ben-
di er; e in appendice ci offre un prospetto sintetico generale della
erudizione ecclesiastica nel secolo XVII.
Maurice Yitrac,^ Philippe Égalité et monsieur Chiappini, Paris,
H. Daragon, 1907. — E nota la pretesa di Maria Stella New Borough,
segnata nel suo attedi battesimo come nata a Modigliana^da certo
Chiappini, d'essere figlia del duca di Chartres (Philippe Egalité) e
della duchessa, viaggianti in Italia. Essa sarebbe stata sostituita il
giorno della nascita da un maschio, nato ad un tempo dagli sposi
Chiappini, maschio che fu più tardi Luigi Filippo, re dei Francesi.
La questione fu ripresa dal Vitrac e studiata con rigoroso metodo
sui documenti originali. L'esimio A. esclude in modo assoluto che
Maria Stella sia nata il 26 aprile 1773 a Modigliana dalla duchessa
448 NOTIZIE E COMUmClZIONI
di Chartres, la quale partorì a Parigi il 6 ottobre 1773 un bambino ;
però ammette che Maria Stella non era figlia dei Chiappini, ma del
conte Carlo Battaglini di Rimini e di donna ignota. Il libro, per
quanto severo nel metodo critico, è scritto con grande piacevolezza, e
concorre ad illustrare la società del « Palais royal » nel secolo XVIII.
L. TiiÉNARD et R. GuYOT, Le coìiveìitionìiel Got^joii. Paris, Felix
Alcan, 1908. — Alessandro Goujon, il più giovane dei Derniers Mon-
tagnards, di cui Claretie narrò il suicidio drammatico, è una delle
figure meno conosciute nella grande rivoluzione francese. I signori
Thénard e Guyot riuscirono a trar fuori da numerosi documenti
inediti gli elementi per descriverne la giovinezza precoce ed entu-
siasta, la parte politica ch'ebbe come procuratore generale sindaco
di Scine e Oise, e come rappresentante in missione agli eserciti del
Reno, infine il breve idillio d'un matrimonio d'amore spezzato dalla
tragedia di pratile, in cui Goujon di 29 anni tratto al tribunale
rivoluzionario e condannato quale complice dei moti sovversivi,
intesa la lettura della sentenza di morte, si uccise con altri cinque
complici. Gli Autori, ricostruendo la biografia del Goujon, illustra-
rono pure i fatti ai quali partecipò il giovane convenzionale, e spe-
cialmente l'insurrezione del !• pratile, anno III, alle Tuileries, causa
del processo e della condanna del Goujon, che nella nuova luce
proietta raggi luminosi sulla psicologia della rivoluzione.
G. CÀuDRiLLER, T/x trahL<ion de Pichegru et les intngues roya-
lisies dans VEst avant fructidor. Paris, Felix Alcan, 1908. — Tra
gli intrighi realisti, destinati a provocare la sollevazione- delle Pro-
vincie orientali della Francia nel 1795, l'A. studiò il più notevole,
quello del principe di Condé col Pichegru, generale in capo del-
Tesercito del Reno e della Mosella, che avrebbe dovuto aprire l'in-
gresso in Francia all'esercito inglese. Sulla scorta dei documenti
raccolti negli archivi del Record Office, della Guerra, degli Afikri
esteri, nazionali, del Giura e di molte pubblicazioni contemporanee
e quasi sincrone, l'egregio A. narra i negoziati dei vari agenti
realisti col generale, e cerca di determinare le conseguenze di
queste relazioni sulla campagna del 1795. Egli dimostra che le re-
lazioni si fecero a mano a mano meno cordiali, finché i due disegni
si contrapposero, mirando il principe a una riconquista della Francia
coir esercito, tendendo il generale a convertire il paese alla mo-
narchia per giungere alla dittatura e trasmettere il potere ai Bor-
boni. Terminando, l'A. ci fa conoscere la scoperta imprevista del
tradimento di Pichegru per mezzo della conversazione famosa di
Montgaillard con d'Àntraigues, che forni al Direttorio un* arma
eccellente per colpire i suoi nemici.
Benzi Luiar, Gerente responsàbile
Torino — Tip. degli Artigianelli
\
5. Tempi moderni (1492-1789).
Clausse, Beatrice d'Este (G. Sangiorgio) .... Pag. 354
Bourrilhj, Guillaume du Beilay (V. Gian) . . . . , 356
Bourrilly, Le cardinal Jean du BelIay en Italie (V. Gian) , 356
Santoro^ Della vita e delie opere di Mario Equicola (V. Gian) ^ 358
Pieotj Les Frangais italianisants an XVI siècie (V. Gian) « 359
Vitale, Un Documento sulle relazioni tra TArcivescovo e le
città di Barletta e di Trani (M. S.) . . . . , 360
De Mutty Richelieu et la Maison de Savoie (L. Usseglio) . , 360
DaUa Vecchia f Gause economiche e sociali deliMnsurrezione
messinese del 1674 (M. Schipa) » 362
6. Periodo della rivoluzione francese (1789-1815).
Glagau, Reformversuche und Sturze des Absolutismus in
Frankreich (G. R.) ,362
D'Alméras, Les amoureux de la Reine Marie Antoinette (G. R.) , 363
D^Alméras, Une amoureuse; Pauline Bonaparte (G. Rìnaudo) , 363
De Grandmaison, L'Espagne et Napoléon (X.) .... 365
Sanna, Le origini del Ricorgimento neirUmbria (G. Sangiorgip) , 366
7. Periodo del risorgimento italiano (1815-1907).
Toi'tth La rivoluzione piemontese del 1821 (G. Rinaudo) , 371
Bosatiy Garlo Alberto di Savoia e Francesco lY d'Austria e
d'Este (G- Rinaudo) ,372
Quinfavalìe, La conciliazione fra Tltalia e il papato (G. Rinaudo) „ 372
De Antonio, Il 64^' di fanteria a Gustoza (G. Rinaudo) „ 373
De Feo, Da Milazzo a Porta Pia (G. Rinaudo) . . . , 373
Casoni, Ginquant*anni di giornalismo (G. Rinaudo) . . « 373
Vigo, Annali d'Italia. Voi. I (C. Rinaudo) . . . . ,374
. Sauli d'Agitano, Reminiscenze della propria vita (G. Rinaudo) , 375
Latreille, Joseph de Maistre et la papauté (G. Rinaudo) . » 376
Trovanelli, Pietro Gaporali (G. Rinaudo) . . ^ . , 376
Stiavelli, Antonio Guadagnoli e la Toscana ai suoi tempi
(G. Rinaudo) ,376
Pertusio, La vita e gli scritti di Giovanni Ruffini (G. Rinaudo) , 377
Biadego, La figura di Garlo Montanari (G. Rinaudo) . , 377
Benedetti, P. Fortunato Galvi e il risorgimento italiano (G. R.) , 377
Negri, Storia del ^e** Reggimento Fanteria (Schiavone) . , 378
II. Spoglio di 44 Periodici e di Atti e Memorie di Deputazioni
e Società storiche, di Accademie e di,altri Istituti scientifici
e letterari, con riassunto di 693 articoli di storia italiana
(Garlo Gontessa) » 381
III. Elenco di 156 libri recenti di storia italiana , 433
IV. Notizie e comunicazioni. -- Gongresso internazionale delle
scienze storiche di Berlino — Gongreso de historia de la
Gorona de Aragon — XI Gongresso storico subalpino —
Gongresso della Società italiana per il progresso delle scienze
-— Assemblea della Società nazionale per la storia del ri-
sorgimento italiano — Feste e pubblicazioni Tassoniane —
Università di Bologna — L'Archivio della fabbrica del duomo
di Milano — Gatalogo metodico della Gamera dei deputati
— Pubblicazioni storiche estranee alla storia italiana . , 442
Indice generale della Rivista storica Italiana
in 2 volumi di pagine xxxvi*806, in-8. — Prezzò lire 15.
Neir intento di soddisfare al desiderio di molti Associati alla
Rivista storica, la Direzione ò disposta di spedire ai medesimi
ì due volumi dell'Indice (franchi di posta) per lire dieci (IO),
purché ne sia fatta domanda direttamente alla Direzione, con la
acclusa cartolina vaglia di lire IO. Si prega di sollecitare le
domande, stante lo scarso numero di copie disponibili.
È un Indice affatto diverso da quello delle altre Ras-
segne, Archivi e Giornali. Questi in poche pagine richia-
mano tutto il loro materiale, e l'Indice serve solo a chi
ne liossiedela raccolta. Invece T Indice della Rivista storica
Italiana costituisce un lavoro autonomo, indipendente anche
dalla sua collezione, come prospetto del movimento sto-
rico relativo all'Italia dal 1884 al 1901. Infatti r Indice
della' Rivista storica porge in 22680 numeri, ripartiti siste-
maticamente in 60 gruppi, T indicazione delle Memorie
originali, delle Recensioni e degli Articoli spogliati da
oltre 600 periodici in 18 anni di lavoro.
Là Rivista storica italiana si pubblica in f^\scicoli tri-
mestrali di oltre otto fogli di stampa in marzo, giugno,
settembre, dicembre. — Prezzo d'abbonamento lire 12 per
r Italia e lire 14 per i Paesi esteri; fascicolo separato
lire 3,50 air interno e lire 4 all'estero. Gli abbonamenti
sì prendono alla Direzione, Torino, via BroflFerio, 3, e presso
i principali librai italiani e forestieri.
Sono pregati tutti gli Abbonai», che non hanno ancora
pagato l'abbonamento dell'anno corrente, di volerne spe-
dire senza ulteriore indugio l'importo, per regolarità di
amministrazione.
/
Anno XXV, 3" S. Ottobri-DlGanibre 1908 Voi. Vii, fase. 4°
RIVISTA STORICA
ITALIANA
PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE
•DIRETTA
Prof. COSTANZO RINAUDO
CON LA COLLABORAZIONE DI MOLTI CULTORI DI STORIA PATRIA
DIREZIONE
TORINO, VIA BROFFERIO, 3
1908
INDICE DELLE MATERIE
I. Recensioni e note bibliografiche.
1. Storu okneiulb.
MUUer, eac. Ordinamento e inventario degli archici (E. G.) Pag. 449
Bongioanni, Gli scrittori del ginoeo della palla (A. Dutto) , 451
Ozzola, Manuale di storia deirarte nelFèra cristiana (L. Motta-
Giaccio) ,452
Vatta9so, Initia patmm ex Mignei patrologia, Il (G. Gipolla) , 455
Kehr^ Regesta pontificum romanorum. Italia pontificia, III (G. R.) ^ 456
Rizzoli Ir., I sigilli nel museo Bottacin di Padova, II (G. R.) , 457
Fontana Ir., Bibliografia degli Statati dei comuni dell* Italia su-
periore (G. Rinaudo) 458
Morozzo della Rocca, Le storie dell* antica Monteregale, III
(Arlieone) ,461
Caperna, Storia di Veroli (A. Leone) . . . . , 462
De Lucia, La sala d*armi nel museo dell* arsenale a Venezia
(G. Manfroni) . ,465
Fano, Notizie sulla famiglia di Sperone Speroni degli Alvarotti
(A. Bonardi) .......... 466
2. Età preromana e romana.
Biblioteca di storia economica, I, II, IV (G. R.) . • , 467
De Sanctis, Storia dei Romani: La conquista del primato in
Italia (G. R.) ,469
3. Alto medio evo (Sbc. v-vi).
Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, III (G. Gipolla) , 472
Qrasehoff, Longobardisch-frankisches klosterwesen in Italien
(G. Cipolla) ,476
Bohmer, Regesta imperii. 2*« Aufl., I (G. R.) . . . , 477
I.
RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE
1. STORIA GExNERALE.
S. M&LLER FZ., J. A FEITH, R. FRUIN TH. AZ., Ordinamento
e inventario degli archivi. Traduzione libera con note di
Giuseppe Bonelli e Giovanni Vittani. — Torino, Unione
Tip. Edit. Tor., 1908, in-8^ di pagg. 129.
140. — Non è precisamente questo il luogo di esaminare
con tutta Tampìezza, richiesta dall'importanza del lavoro, Topera
dettata dagli egregi direttori degli archivi olandesi e voltata nel
nostro idioma da due valenti ufficiali dell' amministrazione
archivistica italiana. Ma è pur dovere della Bivista annunziare
ai suoi lettori la comparsa di questa preziosa traduzione, nella
quale gli autori, con molta competenza, hanno saputo, per
mezzo di note sobrie e precise, adattare all'Italia quel ch'era
stato scritto nei Paesi Bassi.
Gli archivisti olandesi, scrivendo questo lavoro, ebbero lo
scopo di fissare le norme principali che debbono reggere l'or-
dinamento e l'inventai'io delle scritture di un archivio, secondo
la propria esperienza e le deliberazioni della Società degli archi-
visti del loro paese. In poche parole può dirsi che tali norme
si riassumono nel principio cosi detto delie provenienze, ormai
riconosciuto come il solo razionale fra tutti gli altri principii
o sistemi archivistici. Sono tanti assiomi, che essi scendono a
illustrare, spiegare ed esemplificare sino alla minuzia, perchè
da ognuno siano intesi. Non pretendono però d'imporli ai loro
colleghi, poiché capiscono agevolmente come e quanto sia facile
Ricisia storica italiana, 3* S., vii, 4. 29
450 KECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — E. C.
errare in simile materia, ma desiderano semplicemente indurre
gli ordinatori ed i compilatori d'inventari a spiegare le ragioni
del sistema prescelto e delle varianti introdotte nel loro lavoro ;
ed intanto espongono il loro concetto. Cosi facendo, sollevano
una quantità enorme di questioni pratiche, sulle quali espri-
mono il proprio pensiero; e aprono la discussione, che sarebbe
opportuno di vedere sostenuta anche da noi, poiché non sono
ignorate le difficoltà,, colle quali gli archivisti si trovano di
frequente alle prese, quando si addentrano nella risoluzione di
qualcuno dei molti problemi pratici, che a loro si presentano.
La discussione sola, frutto di lunghi studi e di lunga esperienza,
può assisterli in tali difficoltà, la cui soluzione può recare grave
danno agli interessi non solamente degli studi, ma sì ancora
deiramministrazione generale dello Stato ed a tutti quanti i
cittadini.
Gli egregi autori olandesi considerano due sole delle molte
funzioni degli archivisti; ma è d'uopo riconoscere come esse
siano in verità le più importanti e complesse. Non fa dunque
meraviglia il favore che accolse fin dall'origine il loro libro;
né può nemmeno parere strano che non tutti convengano in
tutte le definizioni ch'essi propongono. I traduttori stessi muo-
vono talvolta giuste osservazioni attesto che rendono in italiano;
e noi, cominciando dalla definizione delV Archivio, potremmo
modestamente sollevare alcuni dubbi su certe proposizioni, det-
tateci dall'esperienza. Ma ciò rende sempre più chiaro il valore
dell'opera esaminata, che sarà accolta con molta simpatia anche
in Italia, dove la maggioranza degli archivisti nutre da lunga
serie di anni i medesimi concetti che gli autori esprimono per
l'Olanda.
Prova migliore non saprebbe darsi di tale accoglienza di
quella, proposta o meglio sperata dagli egregi traduttori, i quali
opinano giustamente sia venuto il momento di costituire, anche
,in Italia, una società degli archivisti, che ne raccolga le membra
ora, ohimè! abbandonate e sparse, e li conduca a discutere
quelle questioni pratiche, che è pur necessario abbiano una
soluzione uniforme nell'interesse stesso deirAmministrazione e
del paese. Auguriamoci che la voce dei nostri egregi colleghi
sia presto ascoltata; e potremo profondere anche maggiori lodi
all'opera che avrà provocato sì felice combinazione.
E. C.
STORIA GENERALE -^ A. BONGIOANNI 451
A. BONGIOANNI, Gli scrittori del giuoco della palla. Ricerche e
discussioni letterarie. — Torino, Gasa Edit. Loescher, 1907.
141. — Benché il libro abbia soprattutto intento letterario,
tuttavia non è da trascurarsene il lato storico. L'A., rimontando
alle più antiche memorie del giuoco della palla, le segue, man
mano, attraverso i secoli, fino ai nostri giorni. Nella prima
parte discorre del giuoco nella vita e nella letteratura dei popoli
■classici; nella seconda, che certo è la più importante, lo studia
negli scrittori della letteratura italiana. II tema era certamente
vasto, ma TA. non risparmiò fatica perchè fosse completamente
svolto.
La più antica ricorrenza del giuoco è il celebre episodio
dell'Odissea (VI, 99-101 e 110-117): Nausicaa, figlia di Alcinoo,
re dei Feaci, si diverte alla palla con le ancelle in riva al mare;
ma il lieto clamore delle folleggianti fanciulle desta Ulisse, ad-
dormentato sul lido. L*A. tratteggia molto bene questo passo
del grande poeta, esaminando con diligenza il commento che
ne fecero gli antichi chiosatori e venendo a conclusioni chiare
e nuove su diverse forme di questo giuoco presso i Greci : la
feninda, VarpastOy Vtirania. Dopo Omero viene, per importanza,
un luogo di Marziale (lib. XIV, ep. 48), ove è descritto il giuoco
della palla {arpasfo) che probabilmente, secondo l'opinione
dell' A., del resto ben fondata, avrebbe dato origine al fiorentino
giuoco del calcio, che conosciamo per la descrizione che Antonio
Scaino ce ne lasciò (sec. XVI). Secondo altri passi di scrittori
greci e romani, Seneca, Luciano, Macrobio, Diogene, Antillo,
Svetonio, Plauto, Varrone, Novio, ecc., l'A. studia diverse forme
dì giuoco della palla presso i Romani : il trigone^ il folle^ il
^ follicolo^ la paganica. Dato quindi uno sguardo alle vicende
della ginnastica nella decadenza greca e romana, viene al medio
evo. Indaga l'influenza del cristianesimo e dei nuovi costumi
sul giuoco e sostiene che molte specie di esso si conservarono
attravèrso l'evo di mezzo e che altre risorsero col Rinascimento.
A tal proposito esamina passi di S. Agostino, S. Carlo, Petrarca,
Vittorino da Feltre, Leon Battista Alberti, Baldassar de Casti-
glion, Erasmo di Valvason, Rabelais, ecc. Passando a parlare
del giuoco nei trattati, studia soprattutto il già citato A. Scaino,
Francesco Saverio Quadrio, Tommaso Rinuccini. S'indugia
quindi a lungo sull'episodio ovidìano di Giacinto, tradotto dal-
l'Anguìllara e rimaneggiato dal Marino, dal Preti, dall' Obizzi,
452 RECENSIONI B NOTE BIBLIO«RAFICHE — A. DVTTO
dal Fagluoli. Ma ecco che il giuoco diviene tema di poesia lirica
nel Chiabrera, nel Leopardi, neir Aleardi e nel De Amicis stesso.
Questa è la parte più attraente del libro, che ha scopo soprat-
tutto letterario, come ho già detto; ma non è di questa Ri-
vista trattenerci in questo campo, che non è il nostro, certi
che lo farà altri meglio, sui nostri fogli di letteratura italiana.
Termina il libro con un notevole capitolo sulla letteratura gio-
cosa, satirica ed umoristica del giuoco, ove sono studiati, in
particolar modo, il giuoco in Firenze su poesie delUOttonaio
e del Lasca ; un ragguaglio del Boccalmi, la favola 11 pallone e
il bracciale del Clasio, un sonetto del Belli, l'episodio del Tura
nel Malmantile del Lippi, un passo della Bocchereide di S. Bel-
lini, il dialogo di Ercole e Atlante del Leopardi, Tumorismo
negli Azzurri e i Rossi del De Amicis, un passo di un capi-
tolo del Fagiuoli ed una pallonata formidabile del Fusinato.
Piace qui in fine notare che airabilità delFA. nel trattare
Targomento, che egli studia con intelletto d'amore, si deve
aggiungere la vivacità della forma, sempre varia, appropriata,
snella e parca, talché il libro si legge volentieri d'un tratto con
molto diletto e profitto. Agostino Dotto.
LEANDRO OZZOLA, Manuale di Storia dell' Arte nelVEra Cri-
stiana. — Firenze, Libreria editrice fiorentina, 1907, par
gine 372, con 63 illustrazioni.
142. — Il manuale è destinato agli educandi dei seminari:
torna perciò quanto mai opportuno nell'qra presente, in cui,
se è aspirazione generale di quanti apprezzano ed amano la
nostra arte del passato il diffondere fra la gioventù la coltura
storico artistica, tanto maggiormente è sentito il bisogno che di
questa debbano avere qualche concetto i futuri sacerdoti, desti-
nati ad avere abbandonati nelle loro mani tesori inestimabili
d'arte, che essi devono essere in grado di apprezzare per poterli
custodire a dovere, sottraendoli agli oltraggi del tempo e del-
l'ignoranza umana, nonché all'ingordigia degli speculatori.
Lode quindi sia data all'editore ed all'autore per la loro
felice iniziativa!
Quanto al libro, esso é, come quasi tutti i numerosi raa-
Duali storico -artistici, di cui da qualche tempo va affollandosi
la produzione libraria italiana, opera di un giovane, di persona
STORIA GENERALE — L. OZZOLA 453
cioè che, indipendentemente dalla sua buona volontà e dalla
sua intelligenza, non può di necessità disporre della coltura
vastissima e difficile a procurarsi, indispensabile ad una precisa
ed esatta sintesi, quale dovrebbe essere ogni libro destinato
alla seria gioventù studiosa, e di cui si hanno oramai in Italia
saggi perfetti nel campo letterario e nello storico.
L'Ozzola peraltro è un giovane d'ingegno, e Topera sua è
assai buona là dove non è colpita dal suo stesso peccato di
orìgine; cosicché noi possiamo, quasi in ogni parte del libro,
apprezzare la chiara ed efficace concisione delFA., il suo buon
criterio ordinativo, nonché la giusta visione artistica: qualità
tutte sommamente apprezzabili sì nello scrittore didattico che
in chi, come l'Ozzola, è una delle speranze della nuova scuola
storico-artistica italiana.
Delle inesattezze e difetti contenuti nel volume ne accen-
nerò alcuni, oltre che per dovere di critica, per aiutare, nelle
mie modeste forze, l'opera di emendamento, che il giovane
autore non mancherà di compiere in una nuova edizione che
auguro prossima.
Sorvolando sulle opinioni dell'Ozzola, per me non accet-
tabili, ma che non è qui il caso di discutere (come Tattribu-
zione all'età lyzantina dei mosaici di S. Maria Maggiore in Roma,
e l'altra che il tanto discusso lavabo della sacrestia di S. Lo-
renzo in Firenze spetti a Desiderio da Settignano), accennerò
come a veri errori il ritenere « forse prima opera » di Donatello
V Annunciazione in S. Croce a Firenze, che lo stile dell'incor-
niciatura forza ad ascrivere al periodo medio dell'artista; la
asserzione che del monumento di Paolo II (non Pio II come,
forse per errore di stampa, leggesi a pag. 148), eseguito da
Mino da Fiesole e da Giovanni Dalmata, non resti che un
frammento, laddove nelle Grotte Vaticane se ne conservano
tutte le parti, studiate e pubblicate già da Domenico Gnoli e
dal Burger ; l'asserire che la Visione di San Bernardo di Filip-
pino Lippi (che è del 1487-8) sia anteriore ai suoi affreschi
nella cappella Brancacci al Carmine (del 1484) ; l'attribuire
ancora a Melozzo da Forlì le Arti liberali dipinte per lo studio
del duca Federico da Urbino, dovute al contrario ad un fiam-
mingo, prol^abilmente a Giusto di Gand; l'annoverare fra le
opere del modenese Francesco Bianchi Ferrari la Madoìina del
Louvre, di stile ben diverso da quello delle opere sue; la de-
finizione degli arazzi quali « stoffe ricamate », ecc.
454 RECIKSIOXI E NOTE BIBLIOGRAFICHE — L. MOTTA CIACCIO
Nò meno frequenti sono le omissioni, mentre non sempre
soddisfacente appare la diversa economia della materia: mende
che, più che non ad un particolare criterio di selezione delFA.,
sembrano imputabili alla troppa fretta con cui è stato com-
posto il volume ; che altrimenti con dilficoltà ci si spiegherebbe
perchè, ad es., sieno ricordati autori del tutto secondari come
il piemontese Moncalvo con le sue figliuole, mentre ne sono
dimenticati altri di ben maggiore importanza quali, fra i pie-
montesi stessi, Defendente Ferrari e Macrino d'Alba, e, ciò che
è più grave, -il capo scuola umbro Fiorenzo di Lorenzo; e
perchè sia accennato un debole rilievo dei Mantegazza al Louvre
ed omesso il meraviglioso capolavoro di Francesco del Cossa,
divìso fra Londra, Milano e Roma! Né più facilmente ci si
renderebbe conto del motivo per cui l'A., che, trattando del-
l'arte bizantina, accenna a volersi occupare anche dei prodotti
delle arti minori, una volta giunto al pieno meriggio delKarte
gotica e del Rinascimento, quasi travolto dall'abbondanza della
materia, ne taccia completamente, omettendo così di dire di
molti oggetti artistici, che con tutta facilità possono andar per
le mani degli ecclesiastici, come missali e corali miniati, pro-
dotti dell'oreficeria, smalti, avori, stoffe e ricami.
Ma là dove, come del resto era da attendersi, la materia
più. difetta, si è a proposito dell'arte straniera: l'autore discorre
abbastanza distesamente di tutte le più importanti cattedrali
romaniche e gotiche d'oltr'alpe, ma non accenna poi affatto
all'architettura del Rinascimento, nemmeno in Francia, dove
pure produsse veri gioielli per eleganza e finezza di decorazione;
egualmente non fa parola di tutta la scultura straniera poste-
riore alla gotica sino ai tempi del Canova, fra i cui contem-
poranei non nomina.il maggiore di tutti, notissimo anche in
Italia, il danese Thordwalsen. E d'altra parte sembra strano
come fra le opere dei più famosi pittori stranieri l'A. manchi
di accennare a quelle esistenti in Italia, spesso ottime, quali
il San Francesco di Jean van Eyck e la Passione di Cristo del
Memling nella Pinacoteca di Torino.
Anche circa il metodo potrebbe osservarsi che il criterio
geografico nella trattazione delle varie scuole d'Italia e quello
strettamente cronologico nell'accenno agli artisti à\ una mede-
sima città non sono troppo soddisfacenti, desiderandosi che
innanzi tutto, nella storia dell'arte, prevalga la considerazione
dello svolgimento artistico. Ma non vorrei peccare di pedan*
STORIA GENERILE — M. TATTA880 '455
leria verso un egregio collega, col quale ho creduto dovere
mio esser severa, perchè lo apprezzo molto e molto attendo
dal suo vivace ingegno. Lisetta Motta Giaccio.
Inìtia patrum aliorumque scriptorum latinorum ex Mignei Patro-
logia et ex compluribiis aliis lihris conlegit ac litterarum
ordine disposuit MARCUS VATTASSO. Voi. II (iV-Z). —
Romae, Typis Vaticanis, 1908, pag. 650.
143. — A suo tempo venne annunciata in questa Rivista
la pubblicazione del voi. 1° dell' opera, di cui ora comparve
il 2<». Questo è condotto colFistesso metodo del primo, e su-
bito al primo aspetto si fa manifesta la diligenza scrupolosa
impiegata da mons. M. Vattasso in questa sua fatica. Gliene
saranno bene obbligati quanti si occupano di patrologia, anzi
in generale tutti coloro che sono usi sfogliare manoscritti con-
tenenti trattati e aneddoti, spesso anonimi, dell'età cristiana.
Le pagine 1-594 ci danno gli initia per le lettere N-Z. Se
ricordiamo che gli initia del volume 1® comprendevano quasi
200 pagine, arriviamo alla conclusione che il Vattasso registra
40 o 50 mila opere, tra grandi e piccole.
Alle pagg. 595-97 troviamo un altro centinaio di indica-
zioni, omesse antecedentemente.
Vengono poscia gli indici, veramente utilissimi. Primo fra
essi è quello in cui si raffrontano le varie edizioni del Migne,
le quali — e ciò da pochi forse è neppure supposto — non
sono sempre uguali fra loro. Non si tratta di nuove edizioni
complete, ma della riproduzione di questo o di quel volume ;
il che costituisce una nuova difficoltà per il bibliografo.
Viene poi l'indice dei volumi della Patrologia latina del
Migne. Ogni volume è descritto secondo gli autori e le opere
in esso contenute. Siccome di ciascuna opera è data anche
la pagina dove principia nel volume, così ciò rende facilissimo
il determinare nella serie degli initia di chi sia l'opera elen-
cata. Infatti aprendo il volume, nella parte dedicata agli initia^
accanto alla prima parola dell'opuscolo troviamo i numeri del
volume e della pagina; e per mezzo di questi dati è agevo-
lissimo, nella serie dei volumi del Migne, rinvenire quale sia il
nome dell'autore, i cui scritti a quel posto si trovano. Quanta
utilità tutto questo porti ai ricercatori, è evidentissimo, e bisogna
456 RECENSIONI E NOTE BIBLIOORAFICBE •— C. CIPOLLA
essere riconoscenti al Vattasso per avere, con un sì semplice
mezzo, recata tanta utilità agli studiosi.
Segue, tutto col medesimo sistema e cogli identici scopi,
l'indice degli opuscoli desunti dalla Patrologia greca.
Siccome il Vattasso non si accontentò di sfogliare i volumi
del Migne, ma fece ricorso anche a parecchie altre opere e
collezioni in cui si trovano opuscoli Patristici, cosi anche di
queste altre opere si trova Tesatto catalogo e la descrizione
precisa e completa, col medesimo metodo seguito per la doppia
Patrologia. Le opere elencate sono precisamente venti, delle
quali alcune comprendono parecchi volumi.
Il Vattasso non ha ancora interamente esaurito il suo
programma, e prepara alcun'altra cosa a complemento del
suo lavoro. Che cosa egli intenda ammannire agli studiosi, per
dar completo finimento alla raccolta degli initia, egli non ha
ancora annunciato.
Il volume presente fa parte, come N° 1 7, della bella col-
lezione Studi e Testi, pubblicata dai Curatores della biblioteca
Vaticana, i quali lo dedicarono a papa Pio X, in occasione
del suo giubileo sacerdotale. Carlo Cipolla.
P. Fr. KEHR, Regesta Pontificum romanorum... (Italia pontìficiaj
voi. Ili, Etruria). — Berolini, Weidmann, 1908.
144. — È comparso assai presto il volume 3° deìV Italia
pontificia del Kehr, volume assai più copioso dei due precedenti,
essendo formato di pagine LII-492, in-8^ grande. La ragione
di tanta mole sta nella speciale importanza che ebbero nel
medio-evo gli archivi della Toscana, soprattutto delle repub-
bliche di Firenze, Siena, Pisa e Lucca, e nel gran numero di
cattedrali e collegiate cospicue e di splendidi monasteri. E con-
viene notare, che l'egregio Autore non comprese nel 3*> volume
le diocesi delle Tuscia romana, già contemplate nel 2°, come
neppure le diocesi di Amelia, Narni, Città di Castello riunite
air Umbria e quella di Luni alla Liguria; anche i documenti
relativi alle contesse Beatrice e Matilde e alla celebre dona-
zione della medesima contessa Matilde, saranno raccolti "in
altro volume sotto la parola Canossa. Pertanto T Etruria, che
forma argomento del presente volume, comprende solo le dio-
cesi di Firenze, Fiesole, Pistoia, Arezzo, Siena, Chiusi, Soana,
Grosseto, Massa Marittima, Volterra, Pisa e Lucca.
STORIA GEHBRALB — L. RIZZOLI 457
Sebbene sia già stato descritto il metodo seguito dal Kehr,
sarà opportuno rammemorarlo. Nell'introduzione ci ofifre:
1® r indice di tutte le chiese, di cui esistono documenti o me-
morie di documenti, ripartite per diocesi ; 2** l'elenco dei pon-
tefici romani per ordine cronologico con la indicazione dei
documenti che li riguardano, i quali raggiungono il numero
complessivo di 1501, di cui 754 già erano contenuti nei Re-
gesti del Jaflfé. Il testo è costantemente composto di queste
parti: 1^ ampia bibliografìa per ciascun capitolo; 2*^ brevi
cenni cronologici sull'episcopato, chiesa o monastero e sugli
archivii compulsati ; 3^ serie dei documenti riflettenti ciascuna
chiesa o vescovado o convento per ordine cronologico in forma
di regesto o di semplice indicazione dell'argomento ; 4° segna-
lazione delle fonti, a cui si attinse il documento.
La sobrietà assoluta del dettato, la precisione delle for-
mule, il rigore dell'ordine, e l'uso opportuno delle abbrevia-
zioni spiegano, come siasi potuto in un solo volume raccogliere
messe così copiosa di documenti e d'illustrazioni. Ripetiamo
la nostra sincera lode alla R. Società di Gottinga, che sopporta
la spesa di si grandiosa pubblicazione, e a Paolo Kehr, che così
sapientemente la dirige. C. Rinaudo.
LUIGI RIZZOLI, {junior), I sigilli 7iel Museo Botiacin di Pa-
dova. Voi. II. — Padova, Cooper, tipografica, 1908.
145. — I sigilli illustrati nel P volume spettano ai secoli
' XIII-XVI ; quelli che sono contenuti in questo IP volume (539)
appartengono ai secoli XVII e XIX, tranne nove dì pertinenza dei
secoli XIV, XV e XVI. Essi sono pubblicati divisi per le serie,
che compongono la collezione, cioè veneta, padovana, italiana,
napoleonica e dell'indipendenza italiana, ed aggruppati a se-
conda delle suddivisioni che corrispondono all'uso di essi, in
quanto furono pubblici o privati, civili o ecclesiastici. Sono
illustrati i sigilli di vero interesse storico ed artistico, gli altri
sono semplicemente descritti. In sette tavole zincotipiche sono
riprodotti i sigilli-tipari migliori, mentre i sigilli-impronte di
qualche importanza sono intercalati nel testo con incisioni in
zincotlpia. Segue un indice generale alfabetico per nomi e
materie sempre utile.
È nota la competenza del dottore Rizzoli nella sfragi-
stica veneta, come è universalmente apprezzata l'accuratezza e
458 RECEN8I0RI E NOTE BIBLIOORAFICHE — C. R.
precisione del suo lavoro. Se non è sempre riuscito a ricono-
scere il personaggio, o la istituzione cui il sigillo appartenne,
non è certo per difetto d'esame critico, ma perchè ai necessari
raffronti occorrerebbe un più ampio materiale. C. R.
LEONE FONTANA, Bibliografia degli Statuti dei Cotnuni del-
ritalia superiore, 3 yol. — Torino, Frat, Bocca, 1907.
146. — Leone Fontana, di cui Torino ancora rimpiange la
perdita, fu nella semplicità e modestia sua un vero modello di
uomo integrale: in lui Tonestà esemplare della vita, ramore
profondo della famiglia, il culto del bello e del vero, la pietà
efficace degli umili, il sentimento vivissimo del consorzio sociale:
nel Comune, alla cui prosperila consacrò l'operosità serena e
pacificatrice, e nella Patria, ch'egli desiderò grande di feconde
attività intellettuali, morali ed economiche. A lui s'adattano
mirabilmente i versi danteschi:
E se il mondo sapesse il cuor ch'egli ebbe
Assai lo loda, e più lo loderebbe.
Paolo Boselli ne ha richiamato la simpatica figura con
nobilissime parole, ed i figli eressero un durevole monumento
alla sua memoria in questa pubblicazione, che il padre non
condusse a compimento, travagliato dal desiderio di sempre
maggiore perfezione.
Il Fontana, laureato in legge giovanissimo, tosto rivolse la
sua attività alle ricerche storiche, acquistando perizia negli
archivii, come ufficiale neir Archivio di Stato di Torino, ove
rimase parecchi anni, sebbene di famiglia molto agiata. L'av-
viamento del suo spirito allo studio degH Statuti comunali fu
determinato dalla convinzione, che la storia dltalia per molti
secoli non possa chiarirsi se non con la conoscenza intima
della vita comunale, e fu consolidato dall'encomio del R. Isti-
tuto lombardo di scienze lettere ed arti al lavoro da lui pre-
sentato nel concorso del 1874 sul tema: " Studi critici e do-
cumentati intorno alla legislazione statutaria delV Italia superiore
e nelle regioni contermini^ lavoro ch'egli corredò di note per
una Bibliografia degli Statuti dei Comuni dell' Italia superiore „.
Queste note furono il nucleo della grande opera, a cui attese
STORIA GENERILE ~ L. FONTANA 459
poi per tutta la vita con grande costanza, non risparmiando
spese, investigando archivi e biblioteche italiane ed estere,
mantenendo vive relazioni e carteggi con municipi e con pri-
vali, peregrinando in quasi tutti i Comuni ricordati nell'opera
sua. I venti anni di ricerche gli valsero il materiale prezioso
e copioso, che la pietà amorosa dei figji, sorretta dal consiglio
di competenti bibliografi e studiosi degli statuti comunali, ha
presentato al pubblico sistematicamente ordinato in questi
tre eleganti volumi.
Siccome in modi assai diversi potrebbe compilarsi una
bibliografia statutaria, è opportuno determinarne con preci-
sione i limiti intensivi ed estensivi, afìSnchè lo studioso non
si creda deluso, quando non vi trovi ciò che non era nell'in-
tenzione dell'Autore di comprendervi. L'on. Paolo Boselli nella
sobria e limpida prefazione ha così nettamente chiarito questi
limiti, che stimerei inopportuno adoperare altre parole.
" Quest'opera, scrive P. Boselli, comprende le compilazioni
statutarie compiute, non gli Statuti particolari, né quelli delle
arti, dei paratici e simili, né le infinite disposizioni ammini-
strative comunali. E sebbene in materia siffatta sia difficile
osservare una divisione precisa, l'A. rimase feniio nel mante-
nere i termini prescritti al suo lavoro, né s'indusse giammai
ad oltrepassarli per la tentazione di accrescerne agevolmente
la mole.
" Non annoverò i manoscritti che sono copie di edizioni,
né, almeno in generale, citò i commentari e le annotazioni
se non quando vi è riprodotto il testo dello Statuto. Quasi
tutte le edizioni e la più gran parte dei Codici vide egli stesso,
prima di descriverli nell'opera sua. La quale riguarda tutti i
Comuni dell'Italia superiore, geograficamente vera, e si estende
perciò anche ai territori estranei al presente regno d'Italia e
alla sua giurisdizione politica. Così figurano in queste pagine
Nizza, la Corsica, la Svizzera italiana, il Trentino, Gorizia,
l'Istria, Trieste, Gradisca, Grado, Aquileia, Monfalcone, e le
città ed isole dalmate di popolazione latina.
" Il limite geografico tracciatosi dal Fontana può essere se-
gnato con una linea retta che unisce Massa e Carrara a Rimini,
linea che abbraccia inferiormente la Lunigiana e la Garfagnana
ed esclude in gran parte la Romagna toscana. La divisione
corrisponde anche bene ai fatti storici, poiché la Lunigiana e
la Garfagnana furono in più stretti rapporti con Genova e
460 RECEX8I0M1 E VOTE B1BLI00RAFICHE — - C. RINAUDO
Modena che con Firenze e la Romagna toscana dipese quasi
sempre da quest'ultima città.
* Per questi stessi motivi è naturale siano comprese nella
bibliografia la Sardegna, la Corsica e la Dalmazia, e che lo
studiò siasi esteso pure al Canton Ticino, al Trentino, allTstria,
e ad altre terre italiane sopra nominate. „
La pubblicazione anteriore, che più si collega con quella
del Fontana, è Topera di Luigi* Manzoni del 1876, col titolo:
" Bibliografia degli Statuti, ordini e leggi dei Municipi i italiani ^.
Questa è anzi più estesa, perchè comprende tutta Tltalia, e
insieme cogli Statuti comunali anche quelli delle arti e me-
stieri. Ma è di gran lunga meno completa. Il Fontana, limi-
tandosi airitalia superiore e agli Statuti dei Comuni, molti
Comuni illustrò, dei quali L. Manzoni non aveva fatta alcuna
menzione, e nelle voci comuni raccolse molte più notizie bi-
bliografiche sia di testi statutari, sia di lavori illustrativi, gio-
vandosi delle sue esplorazioni più estese e più intense, e della
fiorente letteratura statutaria posteriore al 187G. Inoltre il
Fontana tenne assai conto dei manoscritti, alquanto trascurati
dal M., e rettificò non poche citazioni ricorrendo quasi sempre
alle fonti, per giusta diffidenza della esattezza nelle citazioni
dei libri di molteplici scrittori anche reputati.
Semplice è il metodo adoperato. I Comuni sono disposti
per ordine alfabetico. Precedono i titoli esatti dei libri, dedotti
dal loro frontispizio ; seguono, quando è il caso, le indicazioni
dei manoscritti; si le une come le altre schede sono disposte
per ordine cronologico. Sobrie e concise note esplicative sono
aggiunte a ciascun Comune.
Credo, che questo cenno riassuntivo basti a mettere in
evidenza l'importanza grandissima di questa pubblicazione, che
con tanta autorità già dichiarò il prof. G. Monticolo con queste
testuali parole: " La compilazione è, a mio giudizio, di ne-
cessità assoluta agli studiosi del diritto statutario italiano e
delle sue fonti, perchè nessun' altra opera può sostituire questa
raccolta, coll'agevolare tanto la ricerca della bibliografia per-
tinente ai temi di questo genere „. C. Rinaudo.
STORIA GENERALE — E. H0R0Z20 DELLA ROCCA 461
EMANUELE MOROZZO DELLA ROCCA, Le storie deW antica
città del Monteregale (ora Mmidovì). Voi. Ili, parte 2*, Mon-
dovì, Fracchia, 1907, pag. 310.
147. — È la narrazione ampia delle vicende subalpine, si
potrebbe quasi dire italiane, svoltesi dalla morte di Amedeo VI
di Savoia fino all'estinzione del ramo di Acaia (1383-1417).
LHntreccio mirabile è costituito non solo dalla esposizione
delle lotte svoltesi fra 1 marchesi di Monferrato e i principi di
Acaia, tra i Savoia, i Visconti ed i Saluzzo, ma eziandio dei tenta-
tivi d'audaci signori d'impadronirsi di libere città: giova ricordare
il Conte rosso, che, già imitando l'esempio paterno per occupare
la repubblica di Genova, addita a sua volta l'esempio, invano
però, a Carlo Emanuele I ed a Carlo Emanuele Ilf. L'A. seguita,
mettendoci sott' occhio ora il rapido passaggio d'un castello
da un signore ad un altro e le occupazioni sanguinarie dei vinci-
tori, ora i lunghi assedi, i tradimenti, i compromessi, le sùbite
paci, e i trattati subitamente violati; ci riferisce intorno a
insidie e a veleni preparati e consumati, a sogni di conquiste
lontane, tante volte tentate e mai raggiunte, a vescovi ambi-
ziosi di potere temporale, ed a popolazioni amanti di vivere
libero, a papi scismatici e guerrieri, a compagnie di ventura
nemiche del buon diritto delle genti, a donne vaghe di potere,
anziché assetate di affetti domestici ; ci rivela insomma un pe-
riodo d'irrequietezza generale, che si chiude colla fortuna di
una delle case principesche, che più avevan contribuito ad
agitare le nostre contrade : la Casa di Savoia, che, con Ame-
deo Vili, riesce a governare al di qua e al di là delle Alpi,
e fino al mar ligure.
In mezzo a tale intreccio, come perla in un caleidoscopio
è esposta la storia della antica città del Monteregale, che per
la pesante cornice del quadro pare di troppo rimpicciolita.
Esaminiamola tuttavia. La sua pace le conferisce floridezza
e richiamo di numerosi abitatori; il lontano sire del Monfer-
rato, contento al pagamento del fissato tributo, non dà fastidio;
si sentiva invece il peso della soggezione al vescovo d'Asti, e
si cercò modo che il Monteregale potesse ascriversi fra le
terre libere, alla pari d'Asti e d'Alba. Urbano VI a Mondovì,
che parteggiava per lui, concedette il titolo di città e la facoltà
di erigere la chiesa di San Donato in cattedrale; a questo
modo, coll'onore della sedia episcopale, fu scosso anche il giogo
462 RKCEXSION'I E NOTE BIBLIOGRAFICHE — A. LEOKE
temporale vescovile, invariati restando i diritti del marchese
monferrino, che, esclusa ogni larva di potere per parte degli
Angioini, ne pretese ed ebbe per se solo la riconferma. Ma sorta
guerra tra il marchese e il principe d'Acaia, questi, con segreti
maneggi ottenuta la dedizione del comune di Mondo vi, entrava
in città trionfalmente, non ostante che poco appresso si tra-
masso inulihnente contro la sua persona, ed il marchese ne
ritentasse l'occupazione; a suo tempo, suggellata da nozze fami-
gliari, veniva fatta la pace ; infine, per- lo spegnersi della casa
d'Acaia, Amedeo Vili, raccogliendone l'eredità, confermava al
comune di Mondovì i privilegi concessi dai predecessori. Questo
passaggio del Monteregale alla Casa di Savoia è stato defini-
tivo, e a questo punto depone la penna il nostro A., chiudendo
un'opera faticosa e voluminosa di circa 2000 pagine, la quale
è anche alto esempio d'amor patrio, dotata di pregi e meritevole
altresì di essere consultata pel testo, per le note, per le tavole
genealogiche, per i documenti finora inediti, da chi vorrà co-
noscere o trattare specialmente argomenti di storia subalpina.
A proposito però della causa della morte del Conte rosso debbo
dichiarare che invece delle due ipotesi accennate a pag. 85 io
credo finora più verosimile una terza, a cui il Della Rocca
non accenna^ e che è anche riferita da A. Verona nella sua
opera tutt'altro che perfetta, ma divenuta popolare, intitolata
« Illustrazioni storiche della R. Casa di Savoia » a pagina 80.
A. Leone.
VINCENZO CAPERNA, Storia di VeroU. — Veroli, Reali, 1907.
148. — Stando al titolo del poderoso volume, io lo avevo
aperto avidamente colla lieta speranza di leggervi la vera storia
di Veroli in tutte le sue manifestazioni e in tutti i tempi; Tho
trovata invece sopraffatta da un cumulo di notizie affastellate
ed eterogenee, che muovono arditamente dalla questione pe-
Jasgica ed ernica, e vanno sino al fatto glorioso del 20 set-
tembre 1870.
In un libro, che si intitola rigidamente come quello che
tengo innanzi, la parte, a mo' d'esempio, concessa alle notizie
retrospettive su santa Salome, che costituiscono tutta una lunga
corsa per l'antico e nuovo Testamento, e quell'altra dedicata
alla prolissa storia dell'abbazia di Casamari colla indispensa-
bile rassegna cronologica e biografica de' suoi abati; la que-
STORIA GENERALE — Y. CA TERNA 463
stione suir origine di Caio Mario ; i particolari, tutti diligente-
mente documentati, dell'invenzione del corpo di santa Salome;
i ragguagli sulla purezza di S. Tomaso d'Aquino, sulle respon-
sabilità di papa Clemente IV nella condanna di Corradino di
Svevia (l'Autore ignora in proposito la pubblicazione del Mal-
garini, Parma, Battei, 1902), la descrizione dell'esercito di
Carlo Vili, i cenni sulla Rivoluzione francese, ecc., a mio parere
escono dal convenevole e costituiscono grave difetto di eco-
nomia e di proporzione del lavoro. Per la stessa ragione nuo-
ciono i documenti sempre intercalati nel testo per extensum^
tutti di limitata importanza, di cui pure taluni già venuti alla
luce ripetute volte, i quali potevano essere riassunti o indicati
o copiati appena in qualche brano in stretta relazione col
racconto, ma da relegarsi nelle note a pie di pagina o in fondo
al volume ; né faccio parola dell'inutile ingombro di frammenti
lapidari o di intere iscrizioni che si incontrano con smodata
frequenza nella prima parte e che furono pure altre volte
pubblicati.
Inoltre, per mancanza di preparazione al difficile lavoro,
l'A. è stato talvolta erroneo nell'esposizione e negli apprezza-
menti dei fatti, che da vicino o da lontano toccano la sua città.
E qui, come al solito, cito senza discutere. A parte l'afferma-
zione sulla credenza millenaria del finimondo (v. pag. 13G), il
Caperna asserisce (pag. 161) che Gregorio' VII condannava le
Investiture, e (pag. 395 e 396) che Carlo VIII ridusse Roma
in gravi agonie, e che papa Alessandro VI seppe rendere pace
a Roma e allo Stato ; dichiara altresì (pag. 458) che col trat-
tato di Aquisgrana il predominio politico passò a potentati
protestanti o scismatici, che l'anno 1789 segna nella storia del
genere umano uno de' rivolgimenti più nefasti (pag. 460), e
che il movimento dei Garibaldini nel 1867 fu « una furiosa
tempesta venuta a scaricarsi sulla regione » (pag. e520).
In terzo luogo, nessun verolano o studioso cosciente qual-
siasi scorrerà le già troppo numerose pagine del volume in
questione, senza lamentarvi, a ragione, gravi, anzi colpevoli
lacune. Fa specie invero che l'A., il quale sa trovarvi posto
per tante cose, ora per ripeterci la spiegazione del solco leg-
gendario di Romolo e Remo (pag. 37), ora per caratterizzare
frate Arnaldo da Brescia « fanatico utopista » (pag. 189), ed
ancora per ripro\iurre perfino qualche mezza colonna del
« Giornale d'Italia » nella quale è raccolta la prosa di Guelfo
464 RBOENSIORI K NOTE BIBLIOORAFJCHI — ▲. LBOMB
Givi nini (pag. 30, 31), per citare avidamente e ripetutamente
Padre Bresciani, e per ridere sulle operazioni militari del Nico-
tera nel 1867 (pag. 522 e 525), non abbia voluto ricordare,
almeno una volta ne' prolissi cenni intorno alla abbazia di
Casamari, il nome di Luigi de Persiis, benemerito quanto mo-
desto autore della « Badia o Trappa di Casamari nel suo
doppio aspetto monumentale e storico > (Roma 1878), che
il Caperna indubbiamente conosce. E neppure trovò posto
per ricordarvi due altri abbastanza buoni lavori: quello di
Giulio Bonnet, tradotto dal professore Stanislao Bianciardi,
dal titolo : « Aonio Paleario ossia la Riforma in Italia » (Firenze,
tipogr. Claudiana, 1863, pag. 272), e quello ancora di Luigi
Desmarais: « Aonio Paleario » (Roma, M. Armanni, 1885,
pag. 140) ; ne solo evidentemente ad arte sono stati obliali ì
suddetti autori, ma eziandio ad arte è stato dimenticalo o per
dir meglio taciuto persino il nome deirinsigne per quanto
perseguitato riformatore verolano, rimasto del resto ugualmente
incancellabile nella storia dell'umano pensiero e nella pura
coscienza dei Verolani. Ma v*ha ancora. A parte che non regga
la proporzione fra Tillustrazione, diciamo così, dell'età antica
e media e l'età moderna e contemporanea, egli è certo che
fa fremere d'indignazione la mancanza assoluta d'ogni benché
minimo cenno sulla partecipazione dei Verolani a quel rivolgi-
mento nazionale per il quale, mediante il forte volere dei buoni,
fu conseguita la libertà, l'indipendenza e l'unità della patria. Oh !
davvero è possibile che tra il gentil sangue verolano non vi
sia stato un solo patriota, che sui campi della gloria abbia mo-
strato la sua ira ai nemici del gran nome d'Italia? E pensare che
gli antichi loro padri muovevan crociati baldanzosamente contro
i Turchi a difesa del nome cristiano! (pagina 166). Nascono
perciò spontanei nell'animo d'ogni lettore due convincimenti;
anzitutto che siffatta non può essere la vera storia di Verdi
perchè monca, secondariamente e conseguentemente che per
essere espositore di cose storiche occorre giudizio imparziale.
Questo dell'imparzialità è anzi dovere sacro per lo storico,
forse inconcepibile per taluno, perciò non fa meraviglia se non
a tutti è dato compierlo con scrupolosa esattezza.
Lasciando infine altre numerose osservazioni, duole dover
ancora aggiungere che anche il metodo seguito dal nostro
A. non ò conveniente a tal genere di monografie: il Caperna
ha seguito nel racconto esclusivamente l'ordine cronologico ;
STORIA GBHBRALE — 6. DE LUCIA 465
ne avvenne che non solo in uno stesso capitolo, ma in uno
stesso paragrafo si credette costretto a trattare argomenti dispa-
ratissimi: ad, esempio, nel § 3 pag. 40G ci presenta, qui troppo
particolareggiato, il sacco di Roma e l'istituzione in Veroli
delle scuole ginnasiali per opera dei benemeriti fratelli Franchi.
Concludo: la sovrabbondanza di materiale, inutile perchè
non inerente al tema, se aumenta la mole del volume, soffoca
la parte sostanziale del lavoro; gli errori di fatto poi ed i
giudizi non retti su uomini ed avvenimenti, come la man-
canza di importanti notizie ; infine Terrore del metodo, per cui
il racconto procede forzatamente spezzato, tolgono credito al
presente lavoro, per il quale colla larga preparazione occorreva
sincero ed elevato proposito di giovare a tutti, ciò che si fa
col dire sempre e tutta la verità. A. Leone.
G. DE LUCIA, La sala d'armi nel Museo delV Arsenale di Venezia.
— Roma, Biv. Mar., 1908.
149. — Non è questo un semplice catalogo descrittivo
della raccolta d'armi, che, avanzo d'un tesoro assai più ricco
in mille modi manomesso e disperso, si trova nel nostro arse-
nale. Di ogni singolo oggetto, o almeno dei principali fra essi,
il tenente di vascello De Lucia ha procurato di rintracciare
l'origine; e se la tradizione assegnava ad esso una provenienza
dì grande importanza storica, ha cercato di dimostrarne o di
combatterne l'autenticità, con ricerche originali, con documenti
faticosamente rintracciati nell'archivio dei Frari o in biblioteche
private.
Precede un antico inventario, dal quale si vede la perdita
enorme che dal 1799 ad oggi ha subito la sala d'armi, e se-
guono, divise per gruppi, le illustrazioni dei cimeli, incomin-
ciando dalle armature dette di Enrico IV e del Gattamelata,
per discendere poi agli elmi, agli scudi, ai morioni, alle armi
da taglio, da corda e da fuoco, alle artiglierie, agli oggetti
diversi, alle bandiere.
Meritano speciale menzione le descrizioni degli stocchi bene-
detti inviati ai dogi dai Papi Nicolò V e Pio II ; della balestrina
che si dice appartenesse a Francesco Carrara, dell'archibugio
a ruota del Bergamini, della colubrina del Gritti, dei salvaonore
detti del Carrarese, delle bandiere di Lepanto, dei fanali tur-
cheschi presi dal Morosini. I documenti d'archivio raccolti e
Rivista storica italiana, 8* S., vii, 4. 80
466 RBOBNBIORI K HOTB BIBLIOORAriCHB — C. ICANFilOilI
citati dal De Lucia sono spesso assai importanti; non tutti
però provano interamente ciò che il D. L. vorrebbe dimostrare.
Trattandosi d'un lavoro scritto con uno scopo ben deter-
minato e da chi non ha grande consuetudine con gli studi
storici, non conviene indugiarsi troppo sul metodo seguito nelle
ricerche: noteremo solo (pag. 133) che il Carrarese signor de
.Padoa non può, come fa il De Lucia, identificarsi senz'altro
con Francesco Novello, e che la nota a proposito di^ Lepanto
poteva essere più esatta. Ricorrere al Jurien de la Gravière
per attestare il valore dei Veneziani in quel fatto d'armi è un
po' grave. Come se non esistessero storie nostre, antiche e
recenti su quel combattimento !
Segue una breve nota del tenente di vascello Mario Nani
Mocenigo sull'arsenale di Venezia e sulle lapidi che vi si con-
servano.
L'opera è riccamente illustrata, diligentemente curata, come
tutte quelle che sono affidate alla sapiente direzione della
Rivista Marittima, C. Manfroni.
AMELIA FANO, Notizie storiche sulla famiglia e particolartnenfe
sul padre e sui fratelli di Sperone Speroni degli Alvarotti
{Atti e Memorie della R. Accad. di scienze, lettere ed
arti di Padova, voi. XXIII, disp. 3*). ■— Padova, Randi,
1907, pag. 50.
150. — L'A., intendendo di pubblicare uno studio com-
piuto sulla vita e le opere di Sperone Speroni, lo fa precedere -
da queste notizie accuratamente vagliate attinte in parte a
cronache e memorie a stampa ed in parte a documenti tratti
dall'archivio notarile, dalla biblioteca capitolare, dall'archivio
^antico universitario di Padova, e dagli archivi di Stato di
Venezia, Firenze, Bologna e Modena. Considerate le origini
della famiglia al tempo di Ottone III, ne determina la divisione in
due rami avvenuta nella prima metà del secolo XIII, l'uno degli
Alvarotti propriamente detti, l'altro degli Speroni degli Alva-
rotti. Del primo fu capostipite Corrado, del secondo Bonifacio,
ambedue figli del conte Alvaro tto. Del ramo degli Alvarotti
il più insigne fu Jacopo Alvarotti il giovane, valoroso diplo-
matico alla corte estense nella prima metà del secolo XVI.
Da un nipote di Bonifacio di nome Sperone derivò il predi-
cato di Speroni o Malsperoni, come frequentemente sono chia-
BTi PREROMANA E ROMANA — V. PARETO 467
mati nelle antiche carte i discendenti del secondo ramo. Dì
esso il personaggio più cospicuo, padre del letterato pado-
vano, è Bernardino medico di Leone X. L'A., trattando poi
delle vicende dei fratelli di Sperone Speroni, entra incidental-
mente nel tema della vita del letterato, che, sebbene avesse
rapporti famigliari poco lieti con loro, pure diede prova di
affetto, provvedendo, quando potè, al bene dei nipoti.
Lo studio è opportunamente corredato, di due tavole ge-^
nealogiche per i due rami della famiglia.
Antonio Bonardi.
2. ETÀ PREROMANA E ROMANA.
Biblioteca di storia economica diretta dal prof. VILFREDO
PARETO. — Milano, Società editrice itahana, 1906-1908.
151. — Collochiamo questa Biblioteca^ di cui abbiamo altra
volta dato l'annunzio, nella sezione della storia preromana e
romana, perchè, sebbene il titolo sia più comprensivo, difatto
i volumi finora editi riguardano tutti il mondo antico. Né in-^
tendiamo offrire una recensione delle opere che vi si contengono,
essendo già tutte nel dominio degli studiosi, anzi taluna assai
remota dai tempi nostri; soltanto ci sembra utile richiamare la
attenzione sul contenuto dei volumi già pubblicati, trattandosi
di lavori, se non recenti, in massima parte di alto pregio.
Come già fu annunziato, la raccolta è vigilata da due stu-
diosi di vedute diverse nel campo economico, il prof. Vilfredo
Pareto dell'università di Losanna e il prof. Ettore Ciccotti del-
Tuniversità di Messina; la diversità delle loro opinioni non può
essere conseguenza perniciosa in questo genere di collezione,
anzi guarentisce una maggiore larghezza di criterio nella scelta
delle opere e vantaggio degli studi economici.
Il primo volume s'inizia con un'ampia introduzione del
prof. E. Ciccotti Sulla evoluzione della storiografia e sulla storia
economica del mondo antico, attenendosi al materialismo storico,
inteso nel senso, « che esso induce il concetto della necessità
nella vita dei popoli, ma con la scorta di uno spirito scientifico,
che, scartando il fatalismo, un estrinseco disegno preordinato
-dell'azione, rintraccia e riconosce in una larga e remota serie
-di cause i motivi dell'azione ».
468 RECENSIONI E NOTE BIBLIOORA FICHI — C. R.
Il volume 1"* si compone di due parti. La 1» contiene
la disseriazione di G. Roscher, Sul rapporto dell'economia poli--
tica con V antichità classica e T opera magistrale di Augusta
Bòckh, L'economia pubblica degli Ateniesi, nella 3* edizione edita
con corredo di note da Max Frànkel, tradotta dal prof. Cic-
cotti. La 2* parte è occupata dall'amplissimo lavoro di Bureau
de la Malie, L'economia politica dei Bomani, tradotto da Nerea
Cortellini, e da due appendici di E. Ciccotti, consistenti Tuna
in una recensione dell'opera di G. Billetter, L'interesse del denaro
neir antichità , e l'altra in una nota su La retribuzione delle
funzioni pubbliche ìielVantica Atene e le sue cotiseguenze.
II volume 2^ comincia pure con una introduzione ge-
nerale, in cui il prof. Ciccotti descrive i Tratti caratteristici
deireconomia antica; e si divide parimente in due parti: La
1'^ contiene il discorso di E. Meyer su L'evoluzione economica
deiranti<;hità tenuto a Francoforte sul Meno nel 1895, il trat-
tato di Adam Dickson su L' agricoltura degli antichi, tradotta
dall'inglese da N. Pignatari ed E. D'Errico, un breve studio
di F. Roscher Sull'economia politica degli antichissimi Tedeschi^
lo studio di Ugo Blùmner su L'attività industriale dei popoli
della antichità classica^ tradotto da E. Sartori, e la Memoria
di Fustel de Coulanges comparsa nella Éevue des deux mondes
del 1886, // podere presso i Romani, La parte seconda contiene
due opere importanti, cioè: P. Guiraud, La proprietà fondiaria^
in Grecia sino alla coìxquista romana; Max Weber, La storia
agraria romana in rapporto al diritto pubblico e privato del 1891 ^
e tre articoli di Riviste, l'uno del Rodbertus, Per la storia
della evóluzioìie agraria di Roma sotto gli imperatori, l'altro di
Th. Mommsen, La distribuzione del suolo italiano e le tabelle
alimentari, il terzo di H. v. Scheel, I concetti economici fonda-
mentali del Corpus iuris civilis.
Mentre del 3* volume si è appena iniziata la pubblicazione^
con un fascicolo, è uscito per intero il 4® dedicato ai lavort
di demografia antica. Il prof. E. Ciccotti ne dà la prefazione
con un'ampia dissertazione sugli Indirizzi e metodi degli studi
di demografia antica; segue un lavoro, che conta più di un secolo-
e mezzo, ma che per quei tempi rappresenta un valore, ossia
Della popolazione delle antiche nazioni di David Hume; mala
maggior parte del volume è occupata dalla traduzione della
nota opera di G. Beloch, La popolazione del mondo greco^
romano, che forni argomento a molte critiche appassionate
ETi PREROMANA E ROMANA — 0. DB SAVCTIS 469
•del Seeck, del Komemann, del Meyer, del Nissen, del Ciccotti
e dcirHolm e a repliche del Beloch, che sono raccolte in ap-
posite appendici.
Auguriamo, che la Biblioteca di storia economica proceda
più rapidamente nella sua preziosa raccolta, esprimendo il desi-
derio, che, per destare un più largo interesse, intraprenda
-contemporaneamente la pubblicazione di opere riguardanti la
vita economica del medio-evo e dei tempi moderni.
C. R.
GAETANO DE SANCTIS, Storia dei Romani: La conquista
del primato in Italia. Due volumi. — Torino, fratelli
Bocca, 1907.
152. — Forse, se non erriamo, dopo la Storia délV Italia
<intica di Atto Vannuccl, non si era tentata una ricostmzione
•completa della storia romana in Italia. Eppure la critica di
ogni paese, specialmente tedesca, aveva da mezzo secolo smosso
•quasi tutto l'edificio di Boma regia e dei primi secoli della
repubblica, ed un nuovo patrimonio di cognizioni, soprattutto
l^iuridiche e religiose, s'era aggiunto alla storia dell'impero.
E non solo gli scavi di Roma modificarono molte opinioni sulla
sua topografia, ma gli scavi di quasi tutte le regioni italiche
fornirono gli elementi per premettere alla storia dell'Italia an-
tica preziose notizie della vita preistorica, mentre la lingui-
stica e l'antropologia comparata proiettarono nuova luce sulla
etnografia.
L' illustre professore di storia antica nell' ateneo torinese,
Gaetano De Sanctis, archeologo, filologo e storico, conoscitore
larghissimo della critica contemporanea, acuto investigatore dei
monumenti e critico sagace, intraprese, armato di tanti mezzi
moderni, l'opera grandiosa di una nuova storia originale dei
Romani, porgendone un primo notevolissimo saggio nei due
volumi in-8 grande di oltre un migliaio di pagine. Diciamo
saggio, perchè confidiamo che l'egregio Autore vorrà conti-
nuare Timpresa iniziata cosi felicemente.
I due volumi pubblicati dalla Casa Bocca portano per
titolo: La Conquista del primato in Italia, perchè effettivamente
l'A. conduce la storia dei Romani solo fino alla partenza di
Pirro dall'Italia e alla sottomissione degli Italioti. Non è com-
pito di questa Bivista prendere in esame analitico sì vasta
470 KECEN810.N1 E NOTE BIBLIOGRAFICHE — C. R.
opera, ma tornerà senza dubbio gradita ai nostri lettori una
sintetica informazione sul metodo e sul contenuto.
Il criterio, per uscir fuori dalla selva oscura delle tradi-
zioni e delle contraddizioni dei critici, è tracciato dallo slesso
Autore nella chiusa del capitolo I, destinato alla storiografia
romana, con questa precisa dichiarazione. « L'unica strada da
seguire, per chi crede che la scienza non possa fondare le sue
conclusioni su mere possibilità, ma solo su probabilità, è
tagliar fuori dalla massa grigia della tradizione da una parte
quello che con certezza e con probabilità risale a documenti,
dall'altra quello che con certezza e probabilità risale all'epopea
popolare; e, tenendo conto di queste due serie diverse di
notizie in ragione della loro natura diversa, prescindere dal
resto. Il moderno razionalismo esagerato, che d'ogni elemento
d'una narrazione di Livio o Dionisio vuole rendersi ragione
precisa, è affine all'antico razionalismo d'Ecateo e di Eforo,
che cercava di spiegare nel modo più razionale ogni leggenda
e ogni mito; e conduce ad ipotesi altrettanto fallaci quanto
quelle degli antichi logografi, poiché diméntica che primo
dovere della ragione è di riconoscere i proprii Umiti ». Questo
criterio ci spiega il metodo seguito dall' A. Non tenta eleganti
ricostruzioni, per lo più fantastiche, ma procedendo passo
passo, con prudenza, nel campo seminato di triboli, alla stregua
del principio che gli serve di colonna luminosa afferma, q
nega, o dubita, senza preconcetti e fuor d'ogni sistema od
autorità prestabilita. Ne venne fuori un lavoro, che senza
dubbio non costituisce un'opera di lettura amena nel senso
volgare della parola, e tale non fu certo l'intenzione dell'A.,
ma vagliato al lume d'una critica severa, che, se talora di-
strugge, spesse volte crea.
Premessa una breve esposizione della storiografia romana
nel primo capitolo, l'A, dedica i quattro successivi all'Italia pre-
romana, tenendo conto delle numerose pubblicazioni nazionali
e straniere dell'ultimo quarantennio. Risale ai più antichi abi-
tatori d'Italia dell' età paleolitica e neolitica ; studia Y immi-
grazione e la dispersione degli Indo-europei in Italia e nelle
sue isole, e l'apparizione della civiltà eneolitica; e con la prima
età del ferro è tratto a discorrere più largamente degli Etruschi,
dei Veneti, degli Iapigi, che soggiogarono le stirpi italiche,
minacciate ad un tempo dai coloni greci e più tardi dai Fenici
a mezzogiorno e dai Celti a settentrione.
ITÌ PRBROIIAIA I ROMANA — G. DI 8ANCTIS 471
Alla prima età del ferro risalgono appunto le memorie
più antiche della città, cui doveva toccar in sorte di far trion-
fare gli Italici sugli stranieri invasori della penisola. I capi-
toli VI, VII e Vili sono appunto dedicati alla discussione delle
origini di Roma nella storia e nella leggenda, all'esposizione
critica degli ordinamenti sociali antichissimi dell'Urbe (plebe,,
clientela, patriziato, genti, curie, tribù, ecc.). e alle notizie^
più probabili sulla primitiva religione dei Romani (divinità,,
miti, magia, riti, sacerdoti, pontefici, auguri, feziali, templi, ecc.).
Interpósto un capitolo (IX) sulla colonizzazione ellenica
in Italia e sulla prima apparizione dei Cartaginesi in Sicilia
e Sardegna, TA. esamina nei capi X e XI la monarchia in
Roma nei suoi re tradizionali e nei fatti loro attribuiti, nella
graduale decadenza delFautorità regia e nelle origini delle prin-
cipali magistrature della repubblica primitiva (consolato, pre-
tori, questori, dittatori). E nel capo XII riassume le notizie
suirEtruria contemporanea alla Roma regia, sulla potenza
marittima degli Etruschi e sugli inizi di loro decadenza.
Costituita la repubblica, se nei fatti singoli continua Tin-
certezza, le istituzioni emergono più chiare nel loro complesso.
L'A. s'indugia appunto nei capi XIII e XIV ad illustrare la con-
dizione della plebe e il suo tribunato, a districare la leggenda
dalla storia veridica nel racconto del decemvirato, e a stabilire
l'autenticità delle dodici tavole, prendendone in esame il con-
tenuto. Gli avvenimenti esterni, che accompagnarono o segui-
rono questo periodo di lotta interiore tra patrizi e plebei,
ossia la triplice alleanza fra Romani, Latini ed Emici (cap. XV)
e la lotta degli Italici coi Celti e coi Greci (cap. XVI) offrono
frequenti argomenti all'A. di applicare il suo criterio storico,
appartenendo a questa età le leggende di Coriolano, di Cincin-
nato, dei trecento Tabi al Cremerà, dell' assedio e della caduta
di Vei, di Camillo e della liberazione di Roma dai Galli, ecc.
La crescente influenza della plebe sino alla sua ammissione alle
più elevate magistrature della repubblica occupa il capo XVII.
I capi XVIII, XIX, XX, XXI sono bensì rivolti a narrare
un periodo storico, meno irto di leggende e di contraddizioni,
ossia la dissoluzione della lega latina, le tre guerre sannì-
tiche, le lotte con le città elleniche della Magna Grecia e con
Pirro, la resistenza alle ribellioni dei popoli dell'Italia centrale
e la sottomissione delle popolazioni dell'Italia meridionale,
ma il racconto è denso di contrasti critici nella frequente
472 RKCSmiOlfl £ MOTE BIBLIOORAnOBI — C. R.
oscurità e incertezza delle fonti e nelle varie interpretazioni
degli eruditi.
Sono d'interesse singolare gli ultimi tre capitoli ptXII,
XXIII, XXIV), perchè l'A. vi raccoglie le informazioni più sicure
sul carattere e l'ordinamento dei municipii e delle colonie,
sulle condizioni sociali ed economiche dell' Italia sottomessa
alla signoria di Roma, sul primo sviluppo della coltura lette-
raria ed artistica, e sull'inizio della rivoluzione religiosa, con
l'accessione delle .divinità e dei riti etruschi e greci.
L'opera del De Sanctis è così densa di fatti e di notizie
sulla istituzione e sullo sviluppo della civiltà, che non è pos-
sibile seguirlo in una breve informazione attraverso le intri-
cate vie da lui percorse; ci basti avere data una pallida ed
imperfetta idea del vasto lavoro intrapreso. C. R.
3. ALTO MEDIO EVO (Sec. V-XI).
L. M. HARTMANN, Gmchichte Italiens im MiUelalter, N. Ili,
parte l^ — Gotha, Perthes, 1908, pag. 309.
153. — Dopo un lungo lasso di tempo esce la prima parte
del volume 3° della Storia d'Italia del prof. Hartmann, che
prosegue il racconto dalla fine del regno longobardo fino alla
morte di Lodovico II, seguita nell'anno 875. Le ultime linee del
cap. VII e ultimo, con cui si chiude il volume, dimostrano che
nella mente dell' A. la àata suindicata è significativa nel senso
che per lui l'impero Carolingico finisce realmente colla scom-
parsa di Lodovico II. Durò un secolo l'opera organizzatrice;
seguì un altro secolo di disorganizzazione e di anarchia. Questo
giudizio mi parve, nel suo complesso, notevole; ma siccome con
in esso si coinvolge un giudizio troppo severo sull'opera di
Berengario I, così prima di accettarlo, attenderò volentieri,
ch'egli me lo dimostri nella prosecuzione dell'opera.
In una nota (pag. 126, 16) Hartmann promette di trat-
tare nel prossimo tomo, con maggiore diffusione, della ammi-
nistrazione di itoma sul principio del sec. IX. Questa promessa
mi fa pensare ch'egli voglia discorrere anche in generale del
governo delle città italiane nel periodo carolingico, nel quale
si matura lo sviluppo del commercio e delle industrie, e si
elaborano gli elementi dai quali sboccerà il Comune.
ALTO MEDIO SVO — L. H. HARTHANV 473
Intorno alle condizioni economiche, nelle loro relazioni
sullo svolgimento di quelle politiche, l'A. si ferma molto meno
di quanto potremmo attenderci da persona, che tali argomenti
studiò con particolare amore e competenza. Se ne occupa meno
fuggevolmente verso il principio, quando disegna un bel quadro
della società italiana nell'inizio del dominio franco, per dimo-
strare le attinenze strette in cui si trovano gli ordinamenti
franchi coi longobardi. Mentre paragona i vasai dei Franchi
coi gasindi dei Longobardi, i comites coi duces, mentre avverte
la continuazione dei minìsteriales e dei tnassarii, trota occasione
di esporci le sorti tristi davvero, alle quali andò soggetta la
classe media, avviata verso una continua decadenza. Parla allora
anche dei negotiatores^ che seguivano la valle del Po, e accenna
ai primi inizi delle industrie, rilevando l'esistenza di un laho-
ratorìum presso un monastero femminile in Firenze, dipendente
dall'abbazia di Nonantola. Interessano assai le notizie sulle
finanze e sulle imposte nel regno franco, sulla autonomia
del possesso territoriale, sulle immunità, ecc. Tutto ciò è stu-
diato in corrispondenza colle leggi romane. Così assistiamo
anche al principiare dell'autorità civile dei vescovi e degh
abbati. Ma per i tempi successivi, TA. ci è meno largo di
notizie di tal fatta, e anche quando gli avviene di trovare dei
tertmtoì-es del territorio Napoletano (pag. 205), pur parlandone,
lo fa molto alla sfuggita.
Più volte trova occasione di discorrere di Venezia, e a
questo proposito è necessario rilevare com'egli intenda la ori-
gine della sua indipendenza. Egli crede che i pescatori della
lagima solo a poco a poco assicurassero la propria autonomia,
che raggiunsero solo dopo di essere stati alternativamente
dipendenti dai Bizantini e dai Franchi. Anche per H. la guerra
famosa di re Pippino costrinse Venezia a sottomettersi succes-
sivamente ai Franchi; tuttavia egli non descrive quella guerm
come un trionfo di Pippino, che anzi, secondo la sua opinione,
sarebbe stato dai Veneziani fermato ad Amola (=«= Pelestrina?),
senza che gli venisse fatto di penetrare fino a Malamocco.
Procedendo innanzi, forse H. talora si diffonde troppo a
discorrere degli interessi generali dell'impero, come a proposito
dell'atto di divisione, 806, con cui Carlo Magno aveva pensato
a provvedere alla propria successione. Giudicando Carlo Magno
nel suo complesso, egli vede in lui niente altro che un capo
di barbari, che chiude il periodo delle invasioni dei popoli.
474 RECENSIONI B NOTE BIRLIOORAFICHB — C. CIPOLLA
e lo paragona ad Alarico e ad Arnolfo, i quali invece ini-
ziarono quel periodo storico. Mette in vista le sue mancanze
morali, e afferma che la Chiesa, bensì ne fece un santo , ma
non ne fa un santo la storia (pag. 86). Per verità neanche
della Chiesa si può dire che ne abbia fatto un santo; che se
in alcune diocesi il culto verso di lui fu ed è tollerato, esso
non ebbe mai alcun riconoscimento officiale.
Re Bernardo, l'imperatore Lodovico I, le rinno vantisi que-
stioni per le elezioni papali ci passano innanzi rapidamente.
Più volte l'A. tocca delle controversie riflettenti la natura del
dominio degli imperatori sul territorio ecclesiastico, e si di-'
mostra propenso, in generale parlando, a limitarlo assai, pur
senza sistematicamente negarlo. Dove discorre (pag. 117) della
costituzione emanata da Lotario I, per la istituzione delle
scuole neiritalia superiore e nella Toscana, 825, mette in rap-
porto questa determinazione imperiale con altra, 876, di Eu-
genio II, rispetto alle scuole negli stati ecclesiastici.
Eugenio II, nella lotta fratricida francese, parteggiò per
chi mirava al mantenimento dell'autorità imperiale, cioè per
Lotario I; ma questa amicizia non fu perenne e senza nubi.
Nuove mutazioni alle condizioni generali dell'impero portò final-
mente, 843, il trattato di Verdun, in forza del quale s'intro-
dussero nell'unità generale della monarchia imperiale alcune
divisioni, grandi e fisse.
Vengono in campo i Saraceni (pag. 161, 177), per la storia
dei quaU trae l'A., largo profitto della Storia dei Musulmani
dell'Amari e dalle fonti arabe che questo storico pubblicò e
tradusse. Alcune imprese marittime, 827, del marchese Boni-
facio di Toscana fermano a questo proposito l'attenzione del-
l'A. Alla storia della lungamente e valorosamente contrastata
conquista della Sicilia da parte degli Arabi, e delle loro razzie
sul suolo della penisola, l'A. dedica pagine interessanti, nelle
quali gli accennati argomenti si mescolano colla storia delle
lotte, che i principati longobardi deiritalia meridionale . com-
batterono fra loro, con varia fortuna, e anche colla storia delle
spedizioni bizantine. Così si giunge all'età di Lodovico If, l'ultimo
grande imperatore illustrato in questo volume, che si apre
trattando di Carlo Magno. Leggesi volentieri il lungo capitolo
dedicato a Lodovico II, alle sue imprese e alla sua attività come
uomo di stato. Si tocca della rinnovata questione fra Roma e
Ravenna, e soprattutto della lunga e scabrosa diatriba causata
ALTO MEDIO, KVO — L. M. HARTMANN 475
dai .fatti famigliari di Tlatberga e di Valdrada, del sinodo d;
Metz, ecc. La figura di Nicolò II papa è considerata in senso
molto favorevole. Le relazioni aperte da Lodovico II coll'inipero
greco si mescolano coi tentativi fatti nel campo ecclesiastico,
per Tunione della Chiesa di Roma con quella di Costantinopoli.
Prosperamente riuscirono a queirimperatore le imprese contro
i Saraceni dell'Italia meridionale, le quali si coronarono in degna
maniera colla conquista di Bari. Ma aveva egli appena raggiunto
Tapogeo della sua possanza, quando cadde vittima^dell'alleanza
contro di lui stretta dai signori locali del mezzogiorno. Egli
miseramente fu fatto prigioniero a Benevento dal duca Arichi.
Liberato poco appresso, indarno tentò di rialzare le sue sorti,
coiraiuto anche di Giovanni VIII. Oramai per lui tutto era finito.
Morì il 12 agosto 87e5, e fu sepolto in S. Ambrogio a Milano.
L'impero universale svaniva e lasciava luogo nuovamente ai
signori locali.
Qui aggiungo una osservazione per conto mio. Molte volte
visitando la basilica Ambrosiana mi sono soffermato dinanzi
alla pietra sepolcrale di Lodovico II, notando come i caratteri,
ancorché eseguiti da mano poco esperta, sono pretta imita-
zione delle lettere romane. Vista quella epigrafe a qualche di-
stanza, la si direbbe del IV secolo incirca. Pensai dentro me
stesso, come diffìcilmente si avrebbe potuto offrire un migliore
argomento di questo a dimostrare in modo visibile lo sforzo fatto
dalla età carolingia di riprodurre Tetà romana. Quell'epigrafe,
sontuosa e grandiosa, fu pubblicata e illustrata più volte, ma
pur meriterebbe di venire ripresa in esame sotto di questot
punto di vista.
Il metodo seguito dall'A. in questo volume è simile a
quello che constatammo nei precedenti. Egli narra i fatti storici
in forma espositiva; ad ogni capitolo seguono le note, prece-
dute da una indicazione sommaria intorno alle fonti che VA.
vi adoperò con maggior larghezza. Nel volume presente le note
sono in generale alquanto brevi e contengono piuttosto cita-
zioni, che ricerche speciali.
Come dissi, la storia d'Italia, quale si legge in questo
volume, non sembra altrettanto completa .per quanto riguarda
Tamministrazione locale, come lo è per quello che si riferisce
alle linee generali e ai fatti di guerra o di ordine politico.
C. Cipolla.
476 RECENSIONI I NOTE BlBLlOQRiriC^B — C. CiPOLLA
H. 6RASSH0FF, Longohardisch-franlcisches Klosterweseti in
Italien, — Gòttingen, Huth, 1907, pag. 77.
154, — Sono poche pagine, ma di rilievo, colle quali l'A. si
prepara a trattare del monachismo italiano fino ai tempi della
lotta per le Investiture. Qui egli ne considera il primo periodo
che appella: Longobardo-franco. C'era un antico monachismo
e questo mori nel turbine della invasione longobarda. Egli
non segue Grivellucci, che attenua le rovine portate dai Lon-
gobardi nelle cose ecclesiastiche, ma si attiene invece all'opi-
nione contraria, difesa dal Duchesne (pag. 13). Nel territorio
longobardo la distruzione dei monasteri fu così grande, che di
uno soltanto ci pervenne notìzia, in una lettera di San Gre-
gorio I : esso trovavasi nel territorio Spoletano. Nel secolo VII
il monachismo cominciò a riprendere vita colle fondazioni di
Pedona e di Bobbio. Ma si può muovere dubbi sulle notizie
che riguardano il primo di questi due monasteri, perchè basano
sopra una cronaca assolutamente falsa, e dubito che TA. ci si
affidi un po' troppo.
Per molto tempo ai monasteri di Pedona e di Bobbio (o, se
vogliamo, quello soltanto di Bobbio) nessun altro si accontipagna.
Solo sul cadere del secolo Vili avvenne un generale rifiorire
delle istituzioni religiose, che sorsero in ogni angolo del regno
Longobardo. Parla TA. di molti monasteri allora fondati: tace
di quello dei Ss. Pietro e Teonisto, nel territorio trevigiano,
intorno al quale parecchi documenti editi e inediti pubblicai
nel n. 22 del Boll, Istit. Storico Italiano. La prima notizia di
quel monastero risale all'anno 710, ma niente vieta che esso
risalisse ad età alquanto più antica. L'atto del 710 è una
donazione, ma non è una di quelle offerte nelle quali si cela
un atto di fondazione ; è una semplice oblazione fatta da un
devoto in favore di una preesistente istituzione.
L'A., rispetto alle singole questioni, non dice cose nuove;
ma neirinsieme, egli ci presenta un quadro nel quale la dissolu-
zione e il ripristino dei monasteri assumono un aspetto tanto
inatteso quanto importante. C. Cipolla.
ILTO MBDIO EVO — J. F. bOhVIR 477
J. F. BOHMER, Regesta Unperii, Die Regesten des Kaiseìreichs
iinter den KaroUngern (751-918), neu bearbeitet von Engel-
bert Mùhlbacher. 2^® Auflage, 1^^"^ B. — Innsbruck, Wagner,
1899, 1904, 1908.
155. — Rendevasi necessaria una revisione del lavoro,
accurato per i suoi tempi, dì Giovanni Federico Bòhmer, Re-
gesta imperii, quando si avverta la copia di nuovi documenti
editi in questi ultimi anni specialmente nei Mon. Genn., e gli
studi molteplici che illustrarono, modificarono, corressero, ag-
giunsero nuovi elementi alla storia dei Carolingi.
L'opera difficile e paziente fu intrapresa da Engelbert
Mùhlbacher dell* università di Vienna, che ne curò personal-
mente le due prime parti pubblicatesi nel 1899 e 1904, e dopo
la sua morte fu compiuta da Johann Lechner, che con la terza
parte testé edita condusse a termine iì grosso volume di
pag. CXXII, 952, oltre una tavola genealogica. Nella terza parte
sta Tintroduzione ai Regesta, formata da una dichiarazione del
sig. Lechner, dalla prefazione del 1 833 del Bohmer, dalle os-
servazioni di E. Mùhlbacher seguite da uno sguardo storico
su tutto il periodo carolingio, argomento dei Regesta, da studi
sul protocollo dei documenti e sigilli, sulla costituzione, e sul
personale della cancelleria, non che da un chiaro riepilogo
delle fonti e della letteratura relativa. La terza parte contiene
pure un dilìgente elenco per ordine cronologico dei documenli
perduti, ma di cui si ha memoria negli scritti (in tutto 614),
un prospetto dei documenti superstiti, disposti per ordine al-
fabetico, il registro dei libri citati, le tabelle delle concor-
danze delle due edizioni, nonché alcune aggiunte e correzioni.
Il testo dei Regesta, che occupa per intero le due prime
parti e poche pagine della terza, è distribuito per individui,
cominciando dal 613 con Arnolfo e progredendo sino alla
morte di Corrado I nel 918; il solo Carlo Magno (dal. 74ii
air814) occupa 165 pagine. Ciascun passo dei Regesti rias-
sume il fatto, che si riferisce alla data segnata, indicando
le fonti a cui è attinto con precise segnalazioni bibliografiche.
Credo, che difficilmente si possa trovare un Regesto più com-
pleto, allo stato attuale della scienza, e compilato con cura
maggiore anche nei più minuti particolari. C. R.
478 RECENSIONI K NOTK BIBLXOGRAPICHK — M. 8CHIPÀ
4. BASSO MEDIO EVO (Sec. XI-XV).
FERDINAND CHALANDON, HL^toire de la domhiation Xor-
mande en Italie et en Sicile. — Paris, Picard, 1907; tomo 1,
di pagg.-XCIlI408, in-8''; tomo II, dì pagg. 814.
156. — Non pochi e parecchi cospicui storici ebbero i
Normanni d'Italia, specialmente neirultimo mezzo secolo. Ma
Topera su indicata ha verso le precedenti il primo vantaggio
della totalità dell* argomento trattato. La prima parte, com-
prendente tutto il primo tomo, dall'esame dello stato politico
del paese anteriore alla venuta de' Normanni, vale a dire nel
corso del secolo X, va avanti, fino a quando uno de' figli de'
nuovi venuti, Ruggero II, cinse la corona reale (1130). La se-
conda parte espone per intero la storia esterna o politica
della monarchia, fino alla estrema catastrofe della Casa re-
gnante (1194). La terza ed ultima tratta delle istituzioni, delle
condizioni economiche, sociali, religiose, intellettuali. Mole varia
e ponderosa di fatti, che, così compiutamente concepita nella
sua estensione, si presenta qui molto bene architettata, nella
sagace distribuzione delle parti, che rende chiara la materia,
facile e sempre più interessante la lettura.
Le assicura inoltre un'incontestabile superiorità l'ampio
e solido fondamento bibliografico e documentario. Non è facile
cogliere in fallo o difetto l'autore nella bibliografia premessa
all'esposizione (1). Notevole èia rassegna, che la precede, de'
documenti archivistici e de' testi legislativi e narrativi. Ma ciò
che più monta, ciò che soprattutto ha più favorito l'A., rispetto a
suoi predecessori, o alla maggior parte di essi, sono la sua inda-
gine personale di nuovi documenti, i non pochi testi diploma-
tici ch'egli ha trovati e studiati direttamente, gli assai più
documenti d'ogni sorta che son venuti a luce negli ultimi anni,
(1) Per notarne uno, avvertiamo che né qui né al capo 2* della
parte III, dove si tratta delle varie classi sociali, e si parla parti-
colarmente degli ebrei, vien menzionato il buono studio pubblicato
dal Tamassia nel 1904 sulle vicende di costoro nel mezzogiorno di
Italia fino appunto all'età Sveva. Il Baitz di pag. LXXII va cor-
retto in Baist, menda tipografica, riscontrabile anche neiranno di
alcune edizioni.
BASSO MEDIO EVO — F. CHALANDON 479
sia in raccolte diplomatiche in numero o di mole considere-
vole per l'Italia meridionale e per la Sicilia, sia come appen-
dici o ad illustrazione di speciali lavóri ricostruttivi. Con questo
aiuto nuovo vari particolari di quel lungo periodo storico sì
son potuti precisare, chiarire, rettificare. Opportunamente TA.
lo ha rafforzato con un*attenta considerazione delle acciden-
talità topografiche, con un'abbastanza sicura conoscenza de'
luoghi, utilizzata ora per fatti di natura economica, ora per
fatti politici, come marce, itinerari e via dicendo (1). In con-
chiusione, i due grossi volumi, che annunziamo, vanno anche
essi annoverati tra le più ragguardevoli e più utili contribu-
zioni date alla storia d'Italia da studiosi stranieri. Ma con ciò
non vogliamo dire che consentiamo senz'altro a tutti i criteri
seguiti dall'A., a tutte le sue opinioni, a tutti i particolari,
quali egli ha creduto di stabilirli. Valga qualche esempio.
Ci pare che kbbia ragione, quando limita alla Calabria e
alla Terra d'Otranto quell' ellenizzazione completa che si pre-
tese estesa a tutto il paese ricuperato dai bizantini verso il
termine del X secolo. Ma, se nella Puglia ridivenuta bizantina,
ritornata alla supremazia politica bizantina, rimase prevalente
l'elemento longobardo, in quanto a diritto, ad istituzioni, a titoli
di funzionari, ecc., questa parziale prevalenza, mancante, come
oramai tutti ammettono, d'un corrispondente fondamento et-
nico, non ci sembra una buona ragione, per giustificare a pieno
la terminologia adottata o accolta dall'A. Per lui le città pu-
gliesi, sottoposte all'Impero e resistenti con le loro costitu-
zioni municipali all'accentramento imperiale, non sono che
« villes lombardes » ; le milizie che vi si formano son « re-
crutées parmi la population locale, c'est-à-dire parmi les Lom-
bards » (2). Quindi insurrezione longobarda diviene nel lin-
guaggio dell' A. quell'insurrezione pugliese, che occasionò e
rese possibile la conquista normanna.
(1) Non mancano tuttavia forme inesatte di nomi locali, come
Ciccala e Cecccda, Sca fatti, Bradanto, fìittonto, ecc. Erronea è l'iden-
tificazione di Monte Ilaro con Montella.
(2) Nella stessa guisa, dove poi sì parla delle importanti sedi
vescovili rimaste immuni da elementi stranieri, al tempo della mo-
narchia, si dice eh' esse rimasero a prelati « grees ou lombards »
(II, 594). Nondimeno, quando forse il primo impulso chiude il varco
al linguaggio voluto, s' incontra talora, ma rarissimamente, l'espres-
sione, più esatta, d'italiani (I, 90 sg.) e d'indigeni (II, 595).
480 RBOENSIOXI E N'OTE BIBLIOGRIFICHB — M. SCHIFA
Troppo corrivo egli è stato a ritenere, pel diploma dato
da Troia, nel 1022 da Enrico II all'arcivescovo dì Salerno,
esatta la data segnata dal Paesano, falsa (« fausse ») quella del
Muratori. Ma chi osserva l'originale (che a torto TA. cita come
ancor conservato al posto primitivo, neir archivio arcivesco-
vile, donde da circa quarantanni è passato, con altri, presso
una società industriale privata) trova falsa appunto la lezione
del Paesano, esatta Taltra del Muratori; e però vede crollare
tutta la teoria, circa la vessata questione dell'assedio di Troia
fondata dall'A. su questo errore. Cosi altre citazioni s'incon-
trano false od inesatte (1); così altre teorie poggiano sopra
basi di dubbia solidità.
La teoria, per esempio, che per facilità di computo si
contassero gli anni del principato capuano di Guaimario V con
lo stesso punto di partenza del principato Salernitano, non è
fondata che sopra un'unica indicazione, che avrebbe contro
di sé tutte le indicazioni rimanenti. « En septembre 1041, on
compte la troisième année de Guaimar comme prince de
Gapoue, au lieu de la quatrième.., Cod: Cav., t. V., p. 165,
n. CMLXXXI » (l, 84). C'è abbaglio; Tanno notato in quel
documento è precisamente il quarto e non il terzo.
E un abbaglio credo sia incorso anche nella notizia che
Enrico III, respinto da' Beneventani « se borna à conceder
aux Normands Bénévent et son territoire ». Né t^ interpreta-
zione d'un passo oscuro di Amato, nel senso che Gisulfo
riconoscesse duca di Sorrento il proprio zio Guido, mi pare
da preferire^ a quella già data dal Giesebrecht e da altri, nel
senso d'una restituzione fatta dal principe salernitano al primi-
tivo signore. Un altro fra' tanti passi oscuri dello stesso scrit-
tore, 0 più esattamente del suo traduttore, induce l'Autore ad
un'altra interpretazione poco convincente. Per lui il figlio di
Guido dato dal prìncipe di Salerno in ostaggio al Guiscardo
dovette essere figlio del fratello, non poteva essere figlio dello
zio « car alors Gui est très mal avec son neveu, il est l'allié de
Guillaume du Principat ». Ma, prescindendo che quella rottura
e 'questa lega ebbero luogo alquanto più tardi, un attento
(1) A t. I, p. 75, si cita Gayra, Stoì^ia civile di Capila, Questa
opera non esisto. Una Storia civile di Capua c'è, ma del Granata.
L'A. certamente s'è riferito al Cayro, la cui opera invece s'intitola
Storia sacra e profana d'Aquino,
BASSO MEDIO STO — 1. XEDIN 481
esame cronologico, che qui non è il caso di riferire, essendosi
fatto altrove, induce a credere per fermo che Guido fratello
non avesse allora raggiunto ancora il decimosettimo anno, e
però che difficilmente potesse avere un figlio da esser dato in
ostaggio. E forse non ne ebbe mai, se consideriamo che quando
questo secondo Guido giovane ancora fu ucciso nel 1075, i
suoi beni passarono in retaggio al maggior fratello Landolfo
{Aimé, Vili, 10, 19 e 29).
In una rivista di carattere generale non è permesso di
prolungare eccessivamente questa esemplificazione. Ma tanto
basta a provare che mende e punti dubbi, in particolari minuti,
presenta quest'opera. Ma, se per questo non si può ritenere
perfetta, né in tutto definitiva, ricca di seri pregi è sicura-
mente, e nell'insieme rappresenta un bel passo avanti nella
conoscenza di sì lungo e sì importante periodo di storia italiana,
M. Schifa.
A. MEDIN, / documenti originaìi dei primi acquisti di Padova
nel Polesine e i suoi rapporti con V Abbazia della Vaìigadizza
sulla fine del secolo XIIL — Venezia, G. Ferrari, 1907.
157. — Sono sette strumenti notarili costituenti una delle
due copie degli autentici contratti d'acquisto che il comune di
Padova nell'agosto* 1283 stipulò coi giusdicenti di Lendinara
per ottenere parte della giurisdizione di questa terra. Il Medin
li rinvenne hi un volume di documenti della famiglia patrizia
Badoer passato via via per eredità nella famiglia propria, e
giudicò opportuno di pubblicarli, facendone notare Timportanza
non tanto riguardo al fatto che già si conosceva, ma per i
particolari di esso che s'ignoravano. Un ottavo documento, tratto
dairarchivio di Stato di Modena, è una convenzione dell'ot-
tobre 1292 tra i Padovani e l'abate Bernardo della Vangadizza,
con la quale quest'ultimo mette il monastero e tutti i suoi
beni sotto il patronato del comune padovano e fa ad esso tali
concessioni, che estendono la sua giurisdizione nel territorio
della Badìa, giovando ai suoi commerci sull'Adige, con grave
dispetto e danno della Repubblica di Venezia. Un'illustrazione
sobria, chiara e diligente rende ancora più notevole questa
importante pubblicazione. A. Battistella.
Rivista Mtoriea italiana^ 3* S., vii, 4. SI
482 RECIN810HI E NOTI BIBLIOOaAFlCBB • A. FURMO
GIOVANNI FEDERZONI, La vita di Beatrice Portinari. Se-
conda edizione. — Bologna, Zanichelli, 1905.
158. — Il Federzoni, noto per altri lavori danteschi, pub-
blicò la prima volta questo suo racconto ragionato nel 1904,
allorché, per le nozze della signorina Luisa Zanichelli col
dottor Francesco Mazzoni, furono dati alle stampe opuscoli
nuziali interessantissimi dai letterati bolognesi, tra i quali lo
stesso Carducci.
Egli fu mosso a scrivere dal desiderio di chiarire ed
agevolare la conoscenza di ciò che è contenuto nella Vita
Nuova, e mostrare « i fatti e i sentimenti, non tanto dalla
parte di Dante quanto da quella di Beatrice... », proponendosi
di « analizzare psicologicamente questa gentilissima persona
che fuTalta donna del grande poeta, qual essa fu realmente... »
e quale fu gradatamente, in diversi tempi, neiranima di Dante
Alighieri.
È dunque il Federzoni, in fra gli studiosi della giovanile
opera d'amore, un di coloro che più risolutamente aflfermano
la realtà di Beatrice, non solo, ma la sua identificazione con
la Portinari. È impossibile affermare in questa, non ancor
risolta, e pur sempre tanto dibattuta questione, se il Federzoni
abbia ragione o torto a porsi avversario dei simbolisti; ma
talvolta forse egli appare troppo assoluto nelle sue afferma-
zioni intorno alla verità di Beatrice e di ogni racconto della
Vila Nuova. A pag. 6, per esempio, assicura che ognuno « è
pienamente persuaso della realtà storica di Beatrice » : sarebbe
bastato che avesse ripensato a La Beatrice di Dante, di Carlo
Grasso (1903) o avesse saputo che mentre egli pubblicava il
suo studio, ne pubblicavano uno lo Zappia e un altro il Graz-
zani, sostenitori dell' allegorismo assoluto, per risparmiarsi
quella affermazione. D'altra parte, alla fine del suo lavoro, il
Federzoni stesso dimentica la bellezza di Beatrice umana nella
Divina Commedia, e vede il simbolo ; laddove in principio, per
avvalorarne la realtà, accetta con piena fede le testimonianze
del Boccaccio e degli antichi commentatori, e quel che non
può documentare con parole di Dante da esse fantasticamente
deduce (confr. pagg. 9-12, 16, 21, 23, 28, 33, 39, 77, 78, 131).
Una certa arditezza nel disvelare i simboli danteschi si
nota anche nelle pagine 57-^67, ove l'A. cerca dimostrare che
Matelda, la mirabile apparizione del Paradiso Terrestre, possa
BASSO MEDIO EVO — D. CRSMER BSRLIÉRE ^ 483
essere la giovine morta amica di Beatrice « innalzata dal poeta
all'onore di rappresentare la Vita Attiva ». Pare quasi che il
Federzoni si compiaccia di affermare colla più risoluta fede il
pensiero suo, quanto più la questione è dibattuta e controversa.
Questa impressione di troppo soggettivismo non ci impe-
•disce per altro di riconoscere nell'operetta del Federzoni (che
può sotto certi rispetti avvicinarsi a quella di Giulio Salvadori :
Sulla vita giovanile di Dante, 1901) non poche felici interpre-
tazioni e chiare delucidazioni. Albertina Furno.
D. URSMER BERLIÈRE, Un arni de Pétmrque: Louis Sanctus
de Beeringen, — Rome, Institut historique belge, Paris,
Champion, 1905.
159. — Dice il Petrarca nella lettera ai posteri che « nulla
ebbe di più caro del convivere cogli amici » ; infatti, egli ci
:oflfre mirabili esempi di grandi amicizie intellettuali. L*anìma
sua, tormentata da dissidi atroci e sempre rinnovantisi, natu-
ralmente cercava altre anime in cui effondere l'intima inquietu-
dine. E queste si offrivano a lui piene di devozione e di deli-
<;ato amore: anime nobili di grandi e di forti che conosciamo
a traverso lo splendore dell'arte e delle opere di vita; anime
di creature umili che dall'amicizia del Petrarca soltanto hanno
-attinto la luce della loro immortalità.
Ormai già molte sono le particolari ricerche su Tuno o su
l'altro amico ; e già parecchi tra di essi, designati col sopran-
nome dal Poeta, sono stati riconosciuti e amorosamente stu-
diati. Di Socrate, che il Petrarca ebbe caro come « l'unico suo »,
fino a poco tempo fa niente sapevamo, all'in fuori di quel che
ne potevamo apprendere dal Petrarca stesso.
Chi era dunque questo Luigi di Campinia, cosi stimato
e diletto dal Nostro? Ancóra nel 1901, E. Cochin, il noto
studioso del Petrarca, notava in fra gli amici di lui « il miste-
rioso Socrate ». Ora, alcune indagini fortunate hanno tolto il
mistero intorno all'uomo che ebbe tanto luogo nel cuore di
messer Francesco. E il merito ne spetta a D. Ursmer Berlière.
Egli comunicò già i resultati delle sue ricerche il 12 di-
cembre 1904, per l'inaugurazione ufficiale dell'Istituto storico
belga, di Roma ; e subito essi furono resi noti nel Belgio, in
una conferenza tenuta a Liegi, dal vicario generale di quella
4S4 RECENSIONI E NOTE BIBLIOO Ri FICHE — A. F(7RN0
diocesi, G. Monchamp (1). Il Berlière, spogliando i documenU
pontifici, aveva avuto più volte occasione d'imbattersi in un
personaggio semplicemente denominato come « il canonico can-
tore di Saint- Donatien », e gli era venuta forte curiosità di
conoscere chi fosse, tanto più in quanto lo sapeva autore di una
lettera notevole, indirizzata da Avignone ìi 27 aprile 1348 agli
amici di Bruges, con una descrizione particolareggiata della peste
del 1348 (2).
Accurate ricerche gli fornirono la testimonianza non dubbia
che il nome in questione era Luigi Sanctus di Beeringen, cano-
nico cantore di Saint-Donatien per diciannove anni. Una volta
conosciuto il nome, gli fu facile rintracciare e raccogliere gli
atti relativi al personaggio; e qual non fu la sua meraviglia
quando egli trovò una supplica diretta dal Petrarca {Avignone,
9 settembre, 1347) a Clemente VI, nella quale il grande scrittore
chiamava Luigi Sanctus « il suo amico prediletto, colui da cui
non poteva separarsi... »! Luigi Sanctus di Beeringen (decanato
appartenente all'arcidiaconato di Campinia nell'antica diocesi
dì Liegi) era dunque non altri che Luigi di Campinia, il fratello
bell'anima di Francesco Petrarca, indicato da lui col nome di
Socrate.
Valendosi dei particolari rintracciati nelle lettere del Pe-
trarca, raffrontandoli e confermandoli con gli atti pontifici
potuti riunire al Vaticano , il Berlière è riuscito a ricostituire
buona parte della vita di Luigi Sanctus, nato circa il 1304,.
morto nel maggio del 1361. Al De-Sade spetta il merito di
aver affermato la storicità di Socrate, identificandolo con Luigi
di Campinia; al Berlière quello di averne scoperto il cognome
e di avere ricostruita la sua carriera ecclesiastica. L'esattezza
dei particolari di questa ricostruzione è avvalorata da un'ap-
pendice di ventidue documenti pontifici, tra i quali la Supplica
del Petrarca a Clemente VI (Vili, pag. 40).
Albertina Furno.
(1) Mgr. G. Monchamp, Pétrarque et lepaysde Liége, nel Leodium,
gennaio 1905, pagg. 1-16.
(2) Essa è letteralmente trascritta dall'autore del Breve chronicon
Flandriae. pubblicato dal canonico Db Smbt in Beciieil des Chromque»
de Flaìidre, Bruxelles, 1856, tomo III, 14, 18.
BASSO MEDIO STO — G. U. OXILIA - 0. BOPFITO 485
O. U. OXILIA, G. BOFFITO, Un trattato inedito di Egidio Co-
lomia, — Firenze, Secber, 1908.
160. — I tempi di Bonifacio Vili e di Clemente V sono
proprio diventati di moda, da parecchi anni in qua. Sono
studiati sotto diversi aspetti, poiché la grande lotta fra il Pon-
tificato ed il regno di Francia ha un eccezionale interesse,
•e riassume in sé un gruppo di questioni vitali.
F. Scholz nel suo erudito studio sulle polemiche teolo-
giche svoltesi durante l'età di Filippo il Bello sino dal 1903
aveva parlato delF opera inedita di Egidio Colonna de ecclesia-
stica potestatCy ne aveva pubblicato un sunto esteso, con pa*
recchi estratti, e avea tentato di mettere quel libro in relazione
cogli scritti polemici contemporanei. Dopo di ciò l'edizione
del de ^ccl. pot. diventava veramente urgente, e assai bene
fece il p. Giuseppe Boflìto trascrivendo il ms. Magliabecchiano
the le contiene. Al Boffito si uni il prof. G. U. Oxilia che
scrisse la prefazione, non priva di quei pregi che vengono da
molta lettura. Cosi finalmente si raggiunse lo scopo lungamente
desiderato, cioè l'edizione di un'opera, molto studiata ed ap-
prezzata ai suoi tempi, e che sulle correnti del pensiero ebbe
allora una non mediocre influenza.
L'Oxilia divise la sua introduzione in tre parti, parlando
dapprima della vita di Egidio, poi del ms. Magliabecchiano, e
finalmente delle opinioni che allora e poi si discussero intorno
ai gravi problemi trattati da Egidio.
Non sono ben riuscito ad intendere con quali criteri T Au-
tore abbia scelto le frasi per la sua biografìa di Egidio, poiché
vi trovo citati insieme scrittori antichi, scrittori di tarda età,
critici moderni. Colla frase Regesta Bonifacii Vili si riferisce
ai volumi mss. dell' Archivio Vaticano (cap. XX), ma non viene
esplicitamente detto quale posizione egli prende sia dinanzi
alle frasi mss., sia di fronte all'edizione della IJcoIe franraise
de Rome, le cui tracce l'O. trovava presso Scholz, p. 39 (I).
L'edizione dei Registres cominciata nel 1884 giunse nel 1907
alla fine in. circa del 1301. Di certo poi la citazione di altre
(1) Necessariamente sono presso a poco gli stessi i passi citati
da Scholz e quelli incerti di Oxilia. Quest'ultimo peraltro omette di
citare che la definizione dogmatica, con cui la bolla si chiude, riporta
parole non di Egidio, ma di S. Tommaso.
486 RECENSIONI K NOTE BIBLIOGRAFICHE — C. CIPOLLA
lettere degli anni II e IV del pontificato di Bonifacio Vili è
indeterminata. A pag. xxv si citano « i registri del collegio dei
cardinali », senza una parola di spiegazione, che pur sarebbe
riuscita necessaria. Con ragione egli nega il cardinalato di
Egidio, 0 si riferisce per questo rispetto a N. Mattioli, che in
questi ultimi tempi si occupò fruttuosamente del Colonna;
poteva allegare anche la recisa negazione dell' Eubel, Hier-
arclìiay I, 12. Interessante è il saggio (p. xxxii) bibliografico degli
scritti dì Egidio, comunicato airA. dal Bofflto.
Nella seconda parte, Oxilia discorre dei mss. contenenti
Topera di Egidio, ma senza raflfrontarli fra loro, come forse
parecchi lettori avrebbero desiderato.
Nella terza parte Topera di Egidio è messa in raflfrontc^
agli scritti contemporanei. Qui e altrove, se non m'inganno^
r Oxilia avrebbe potuto trarre più largo profitto dal libro dello
Scholz che cita troppo di rado (p. vii, lv) in confrontò al suo
valore, veramente notevolissimo. Passa poi a parlare, eoa
erudizione e in forma attraente, delle polemiche sulle relazioni
fra Chiesa e Stato. Le sue conclusioni non mirano a novità.
Egli ha la cortesia di citare più volte il mio antico scritto sulla
Monarchia di Dante (1892), al qual proposito egli pensa di
riprodurre con piena esattezza il mio pensiero sul guelfismo
pontificio, dicendo che esso costituisce « un'idea ben definita »
e che questa si debba cercare nel prologo della bolla di Bo-
nifacio Vili. Questa è la forma più rigida che esso assunse;
ma rOxilia medesimo trova (p. lxi, lxvi), che S. Tommaso e
Tolomeo da Lucca esprimono opinioni che con quelle di Egidio
non consuonano interamente. Sulle relazioni poi fra Egidio e
la bolla U. S., e in generale sulle fonti di questa, non sarebbe
stato male tener conto più ampio dei risultati altrui; e non
si creda neanche alle indagini di Scholz (p. 123-5), che pure
aveva sottocchio. Alle citazioni di Scholz aggiunge: Funk, Zur
Bulle Unam Samtam^ 1897.
Qualche polemica sollevatasi intorno alla mia dissertazione
intorno alla Monarchia mi fece accorto di una omissione da
me fatta nella classificazione delle opinioni allora correnti. Era
opportuno infatti assegnare un. posto speciale per il guelfismo
Angioino, poiché non si identifica né col francese, né col pon-
tificio. Così p. es. re Roberto segue un sentiero tutto suo,
così nei pensieri teologici, come nella politica pratica.
Non so se TO. abbia espresso in modo completo il pen-
TSXPI MODBRHI — L. PASTOR 487
siero di Marsilio da Padova. Questi nel Defensor Fidei (non
mi addentrerò qui nelle ricerche intorno alla compilazione di
quest'opera, né discuterò le questioni connessevi) mirava alla
distruzione dell'elemento divino nella Chiesa, mentre «gli con-
siderava la società come generatrice tanto degli ordinamenti
civili quanto di quelli ecclesiastici. La società ecclesiastica, in
queste condizioni, non esiste più se non come emanazione della
volontà degli uomini. Dal popolo e dalla sua volontà viene For-
dhiamento civile così come quello ecclesiastico, e la Chiesa
viene totalmente assorbita dallo Stato, o, se meglio vuoisi,
dalla società civile. Questa è Y interpretazione che si suol dare
al Defensor (Cfr. Scholz, p. 451-3).
Dopo r indice viene la dedica a papa Bonifacio Vili, la
quale principia: « Sancissimo principi ac domino suo ». Gli
editori fecero seguire un foglio volante per indicare e correg-
gere Terrore di stampa di principi per patri, E dal facsimile
risulta che còsi è veramente, ma esso prova ancora che la
lettura del testo non è molto facile, per cui merita lode il
Bofflto per esserci riuscito. Raffrontando la pagina data in
facsimile coir edizione, dubitasi che nel titolo del capo I, che
si ripete due volte, in luogo di potestatem abbia a leggersi
potenciam,
Egidio allega molte autorità, citandole in modo più o
meno vago. L'editore talvolta . completò le citazioni, ma nel
maggior numero dei casi lasciolle tali quali.
Dobbiamo essere riconoscenti ai dotti editori, che final-
mente ci procurarono la stampa di un libro, importante per
se medesimo, per l'autorità di chi lo scrisse, per la fama di
cui godette, per l'influenza che esercitò. C. Cipolla.
5. TEMPI MODERNI (1492-1789).
LUDOVICO PASTOR, Leone X. Versione italiana di Angelo
Mercati. — Roma, Desclée e C, 1908, pagg. XX, 579
in-8.
16L — Il semplice titolo Leone X, dice subito, di per sé,
che il presente libro è una monografia intomo al famoso figlio
di Lorenzo de' Medici. Ed è la verità; ma è pur vero che nel
frontespizio questo breve titolo è parte di un argomento più
488 RBCBK8I0XI K NOTE BIBLIOaRAFIOHI — P. BPXZI
ampio, il quale dipende da un altro vastissimo, perchè la materia
che tratta di Leone X forma la prima parte d'un volume in-
titolato: Storia dei Papi nel periodo del Rinascimento e dello
scisma luterano dalla elezimie di Leone X alla morte di Cle-
mente VII (1513-1534). Questo volume poi è il quarto della
opera, più vasta, che s'intitola: Storia dei Papi dalla fine del
Medio^Evo^ compilata col sussidio delV Archivio segreto pontificio
e di molti altri Archivi,
È necessario ancora aggiungere che i precedenti tre vo-
lumi furono tradotti da CI. Benetti con un criterio diverso da
quello adottato dal Mercati per la traduzione dì questo quarto;
e, perchè i primi due volumi sono esauriti, l'editore ha pen-
sato di incaricare il Mercati stesso di tradurre pure i primi
volumi, così tutta l'opera sarà rivestita di uniforme italianità,
e potrà degnamente, anche per questo lato, completare quella
del Grisar, la quale, come si sa, si estende dalla Roma alla fine
del mondo antiqo sino al termine della residenza pontificia in
Avignone, essendo bene avviata nella traduzione del medesimo
Mercati.
Questo volume, quindi, sopra Leone X, può far parte da
sé; e la farebbe completamente se la introduzione che lo pre-
cede non spingesse lo sguardo storico generale oltre la vita
di questo primo papa Mediceo e non arrivasse, invece, sino
al pontificato di Adriano VI e comprendesse financo quello
del secondo papa dei Medici, Clemente VII. Questi limiti cro-
nologici, del resto, sono appunto quelli segnati al IV volume
dell'opera generale, e del quale volume questo libro, come ab-
biamo detto, è solo la prima parte.
Dopo queste spiegazioni di carattere piuttosto tipografico,
dìciam subito che l'importanza della presente monografia ri-
sulta primieramente dall'ampio sussidio di fonti autorevolissime
e finora contese ai desideri degli studiosi, quelle in ispecial
modo dell'archivio segreto pontificio ; ed in secondo luogo dal
metodo severamente scientifico adoperato dal Pastor, del quale
l'autorità è da tutti molto rispettata in fatto di ricerche storiche.
Oggettivo quindi, in generale, è lo studio che l'A. fa di
Leone X e, soltanto qua e là, alquanto psicologica: egii non
iscruta, non vuole scrutare a fondo la misteriosa anima di
questo Papa : anzi spesso si astiene dal dare un giudizio sulle
intenzioni di lui, accennando che, per riuscire in questo, bi-
sognerebbe conoscere l'ampio epistolario di lui, alla compi-
TSMPI MODERNI — L. PASTOR 489
lazipne del quale attende uno studioso romano, e fermandosi,
nelle questioni controverse, ad esporre gli opposti pareri dei
contraddittori. I fatti esterni quindi danno copia sufficiente
per permettere di giudicare di questo papa ; quei fatti esterni
che furono, non solo durante il pontificato, ma anche fin dalla
nascita di questo rampollo mediceo, d'una importanza politica
e religiosa grandissima.
Ed il Pastor ben lo giudica degno figlio del suo tempo,
in quanto le frivole leggerezze del rinascimento classico ed
artistico s'intrecciavano nella vita difficile e diplomatica dei
sovrani, non escluso il Sommo Pontefice: un innesto alquanto
ibrido, a dire il vero, e pel quale, se Leone X potè uscirne
col merito d'essersi serbato puro ed onesto (mentre il dente
dell'invidia e della calunnia invano si adoperò a rodere la sua
fama di primo sacerdote della Cristianità) lo dovette alla sana
e forte educazione patema.
Se per questo lato l'uomo si salva da un giudizio severo
e gli rimane la fama di Mecenate dei letterati e degli artisti
(sebbene questa fama il Pastor sfrondi delle troppe frange
appiccatevi dalla leggenda); per l'altro lato, per quello politico,
che è il più importante per un papa, sì deve convenire che
Leone X o non comprese la gravità del memento storico in
cui visse, 0, comprendendola, non fece quanto avrebbe dovuto,
per affrontarla degnamente. E, se si pensa che, appunto sotto
il suo pontificato si scatenò la bufera luterana (la quale do-
veva staccare da Roma più di un terzo della cattolicità europea)
e che Leone poco o nulla previde, o, peggio, a poco o a nulla
provvide, ogni severità di giudizio sarà giustamente meritala.
Che egli nel temporeggiare fra Carlo V e Francesco I usasse
arti di doppiezza e di finzione (doppiezza e finzione financo
da lui lodate e seguite quali virtù di alta politica), può invo-
carsi la scusa della diplomazia comune ai principi di allora,
sebbene mal conciliate col carattere sacro del pontefice; ma
che egli, anche dopo che scoppiò la grande tempesta, conti-
nuasse con olimpica e gioconda sarenilà a dedicarsi a piaceri
del lutto mondani, lieto degl'inni apologetici degli umanisti
da cui era circondato, è grave errore di lui e forse vera colpa.
Il Pastor pertanto ammonisce: " In parecchi punti l'ultima
parola sul papa mediceo non è ancora stata detta... „ ma egli
pure non può negare, anche in via generica, che realmente
Leone X, come altri papi del Rinascimento, reputasse il lato
4dO RECENSIONI E NOTE BIBLIOORAPJCHE — P. SPEZI
ecclesiastico in seconda linea e facesse prevalere il principe
secolare; onde finisce col sintetizzare Topera di lui dicendo
che: "^ il suo pontificato, esageratamente levato a cielo da
iiinanisti e poeti, glorificato dai raggi delKarte d'un Raffaello,
è stato fatale alla sede romana ,.
Ma non diciamo di più dell'opera del Pastor, sulla quale
dovremo tornare a pubblicazione più avanzata, per esaminare
la euritmia delle parti in rapporto dell'opera completa, e fac-
ciamo voti che questa sia terminata quanto prima.
Della traduzione del Mercati poco pure abbiamo ad ag-
giungere a quello che dicemmo parlando del primo volume
del Grisar tradotto dal Mercati stesso. Il metodo rigido * della
più scrupolosa riproduzione, in tutte le sue sfumature, del
pensiero deposto nell'opera originale „ è lodevole, e crediamo
che abbia incontrato simpatia generale. Tuttavia in qualche
punto a noi pare che questa rigidezza rechi offesa o all'indole
(Iella nostra lingua o, peggio, al concetto dell'autore. Per dame
qualche esempio: a pag. 125, terminato il racconto della con-
giura del Petrucci, troviamo questa conclusione : " Davanti ai
fatti susseguenti... regnò in Roma straordinaria commozione „,
e a noi sembra che quel davanti per un durando, ovvero dopo,
sia proprio contrario alla natura di nostra lingua. A pag. 326
leggiamo ** non gli sì fece la santa Comunione „ e, quasi, noi non
comprendiamo. A pag. 17 ci si dice che Leone X, fatto papa,
accettasse come divisa il versetto 1° del salmo 119: " Chiama
al Signore quando sono in tribolazione... „; ora noi pensiamo
che questo versetto dal papa preso a divisa, non poteva aver
la forma tedesca, facilmente avrà avuto la forma latina; ma
in tutti i casi la forma itahana non sarà stata " chiamo al
Signore „. Ma di simili nei crediamo vi siano pochi altri esempi,
come non ne trovammo punti nella traduzione del volume del
Grisar. Ad ogni modo abbiamo voluto farne oggetto dì osser-
vazione per essere ancor più liberi di approvare, come ap-
proviamo, il concetto informatore del Mercati, perchè crediamo
che esso risponda, con più esatta precisione, al pensiero dell'A.
Alla fine di questa prima parte si desidererebbe un Indice
xtnalitico tanto utile per le opportune ricerche ; e forse si tro-
verà alla fine della seconda e comprenderà tutto il volume.
Non vogliamo finire senza notare la esattezza tipografica
della edizione e senza osservare che le poche aggiunte e cor-
rezioni contenute in poco più di una pagina alla fine del libro.
TBMPI MODERNI — C. BORMATB - M. D^ERCOLE 491
se certificano della precisione scientifica a cui tende il Pastor,
assicurano di più che la detta correttezza tipografica va giu-
stamente lodata e incoraggiata. Pio Spezi.
CHARLES BORNATE, Mémoìre du Chancelier de GaUinam
sur les droits de Charles V au duché de Bourgogne. —
Bruxelles, M. Weissenbruch, 1907, pag. 148.
162. — Il professore Bornate nell'archivio privato deirillu-
stre famiglia dei marchesi di Gattinara ha scoperto un mano-
scritto che ha subitamente messo alla luce. Non di pugno, ma
dettato indubbiamente dal giureconsulto Mercurino alla vigilia
dei negoziati che si chiusero col trattato di Madrid, ha alta im-
portanza non tanto per il contenuto in se stesso quanto perchè
appare la rivelazione della voce del tempo o per lo meno del
pensiero di Carlo V e dei personaggi del Consiglio imperiale
su tale questione.
L'Editore, descritto il documento nella sua veste esteriore,
lo pubblica nella sua integrità, corredandolo di dotte osser-
vazioni, di citazioni, di tavole genealogiche che lo illustrano
mirabilmente. Passa così sotto gli occhi dello studioso il proemio,
nel quale Mercurino, ripetute alcune frasi di S. Agostino intorno
alla pace, ed invocato il suffragio divino, espone l'argomento
della SUI prossima fatica. Ed ecco le quattro chiarite ragioni
a favore di Carlo V per l'occupazione del ducato di Borgogna,
seguite da argomenti contrari, e questi da rispettive confuta-
zioni. Dopo la conclusione « firmissima tamquam in solidissima
petra fundata » secondo la quale il re di Francia è in dovere
di restituire a Carlo detto ducato indebitamente tenuto, coi
frutti indebitamente riscossi, coi danni perpetrati, Mercurino
in altri due capitoli tratta ancora di altri diritti del suo Cesare
sui beni di Maria di Borgogna, che il re francese deve rispet-
tare « ut pax perpetua ac secura haberi possit ».
A. Leone.
MICHELE D'ERCOLE, Il cardinale Ippolito de' Medici (contri-
buto storico della 1^ metà del secolo XVI). — Terlizzi,
G. Giannone, 1907, pag. 100.
163. — Intorno ad Ippolito de' Medici, munifico e splendido
come Leone X e creato cardinale da Clemente VII, scrissero
492 RKCBX8I0R] E HOTK BIBLIOGRAFICHE -* A. LEONE
non parcamente, talvolta con meritato elogio e talvolta per
cortigianeria, i contemporanei ; anche i posteri parvero subire
lusinghiere influenze da lui, che coi suoi vizi e colle sue virtù
rappresentò cosi bene la sua età. Ed oi-a, in particolar modo
sulle notizie riferiteci dal Molza, dal Giario, dal Nestor, dal-
l'Ammirato e dal Palatius, intesse la nuova biografia Michele
D'Ercole, il quale dovette credere di darcela intera e d'illumi-
nare la figura del cardinale, collocandola in mezzo alla storia
generale del tempo, ma non raggiunse lo scopo. Né tanto
meno valgono a renderla nitida le brevi, staccate notizie e le
ripetute incertezze, come ad esempio quando scrive che « ai
divertimenti che si succedevano senza tregua nella corte dì
Leone X dovè prendere parte anche il giovinetto Ippolito »
(pag. 20); oppure quando c'informa che « insieme al cugino Ales-
sandro avrà certamente seguito il cardinale Giulio a Firenze »
(pag. 25), ecc. Argomento interessante rimane sempre il celebre
affetto di Ippolito per Giulia Gonzaga, cantata da Bernardo
Tasso e dall'Ariosto; di quest'amore molti scrittori lasciarono
memoria; è noto anzi che esso formò la tela del romanzo in-
titolato: « Amori celebri d'un cardinale ». So bensì che da altri
tale afifetto è ritenuto leggenda o recisamente negato, ma perchè
non sciogliere, anzi neppure accennare, saltando a pie' pari
tale questione? Evidentemente all'A. è sfuggito il lavoro che
ben meritava d'essere consultato: « Giulia Gonzaga contessa
di Fondi e il movimento religioso femminile nel sec. XVI »
del dott. Bruto Amante, pubblicato sin dal 1895. Né trovo
alcun particolare sulla precipitosa partenza o fuga, per dire
meglio, di Ippolito da Roma per paura del papa Paolo III verso
la fine di giugno 1535; la registra sul suo « Diario autobio-
grafico G. B. Belluzzi con altri accenni relativi al principe della
Chiesa, e la illustra in una succinta per quanto pregevole nota
storica (pag. 167) TEgidi. Gli scarsi documenti pubblicati come
appendice o sono di tenue valore, o dì poca attinenza col
tema, oppure già editi. Non voglio ancora fare addebito ad
alcuno per il grave numero degli errori di stampa che osta-
colano frequentemente la lettura, ma è indiscutibile che la bril-
lante figura del cardinale mediceo, che, nato illegittimo, visse
generoso, ambizioso, irrequieto e moriva ventiquatrenne ad Itri
con forte sospetto di veleno, porge un tole magnifico argo-
mento da meritare larghissimo studio. A. Leone.
TEMPI MODRRNI — 0. B. BELLUZZX 493
G. B. BELLUZZI, Diario autobiografico (1030 Aò il). Edito dal-
Tautografo per cura di Pietro Egidi, con una nota sul
dialetto di Giovanni Crocióni. — Napoli, R. Ricciardi, 1907.
164. — Tenuto a lungo neiroblio, conosciuto imperfetta-
mente nella seconda metà del secolo scorso, questo « Diario auto-
biografico » è stato ora degnamente studiato e messo in luce.
L'Egidi, da bravo esumatore di pregevoli documenti, na ha
cercato con buon esito la paternità, riuscendo così a colmare,
nella biografia del Belluzzi dettata primamente dal Vasari, la
lacuna degli anni 1537-1543, comspondenti presso a poco a
quelli del « Diario » : lacuna che, dando noia a quanti altri
scrissero del Nostro, fu da ognuno di essi a capriccio riempita.
Ed era giusto che di colui che nell'architettura militare
raggiunse le cime più alte, tanto da esser considerato degno
di perfezionare i bastioni eretti a S. Miniato dal Bonarroti, e
da esser detto da Cosimo capo di tutti gli ingegneri militari,
si cercasse d'avere una perfetta biografia.
Ad essa, appunto colla pubblicazione dell'anzidetto docu-
mento, porta larghissimo contributo T Egidi. Né è soltanto rela-
tiva al suo autore l'importanza del documento; se ne possono
infatti ricavare notizie oltre che sulle condizioni interne della
repubblica di San Marino, di cui il Belluzzi era figlio illustro
e a suo tempo amministratore zelante, eziandio sulle fazioni
e sul disordine che talvolta nella minuscola repubblica regnava,
sui rapporti che correvano tra essa ed il Duca di UrlJino reso-
sene protettore contro le prepotenze dei legati pontificii e dei
signorotti di Verrucchio. Sono del più alto interesse, anche
perchè uscite dalla penna di un testimonio oculare, le descri-
zioni del viaggio di Guidobaldo della Rovere attraverso il terri-
torio pontificio, della morte, delle esequie di Francesco Maria
della Rovere e delle cerimonie della presa di possesso di Gui-
dobaldo a Pesaro e ad Urbino, della guerra di Camerino in
cui non mancano particolari fin qui ignoti. Così pure la narra-
zione della sua dimora presso Ascanio Colonna ci fa entrare
nella vita di uno dei più grandi signori romani del tempo, dan-
doci, riguardo a persone e ad avvenimenti, indicazioni preziose.
Il testo ò illustrato da succinte, ma esatte e veramente
erudite note storiche, indispensabili alla sua perfetta cognizione/
non che da una nota sul dialetto a cura di C. Crocióni.
A. Leone.
494 . RKCB5B10N1 B NOTI BIBLIOGKAPICHK — L. «OTTA CUOCIO
R. ROLLANO, Vie de Michel-Ange. (Collezione Vies des hommes
illustres). — Paris, Librairie Hachette et C, 1907.
165. — La biografia di Michelangiolo, redatta dalFA.
dietro l'esame minuto e coscienzioso di tutte le testimonianze
che della sua vita ci restano, è soprattutto una ricostruzione
psicologica ottima. Poche circostanze forse che non ci fossero
già note apprendiamo intorno alla persona di colui che fu
uno dei più meravigliosi geni del Rinascimento italiano; ma
il libro del R. (che segue ad un suo lodevole studio sulle
opere dello stesso artista) (1) ci fa penetrare nella sua anima
profonda e dolorosa come difficilmente ci è possibile per uo-
mini di tempi lontani dal nostro. Cosicché, a parte il valore
storico dell'opera, si è con interesse vivo, non inferiore a
quello che ci potrebbe ispirare un buon romanzo psicolo-
gico, che noi seguiamo Michelangiolo traverso le peripezie
della sua vita burrascosa, essendo egli tormentato dall'irrea-
lizzabilità dei suoi giganteschi ideali d'arte, dall'ostilità mal-
vagia dei competitori, dall'insaziabile ingordigia di denaro dei
parenti, dall'instabilità, capricci ed esigenze dei principi com-
mittenti, dai mali fisici causati dall'eccessivo lavoro, dall'in-
gratitudine umana, ma sopra ogni altra cosa dall'irrequietezza
e debolezza del suo carattere nervoso ed inadattabile, impari
al- suo genio immenso: debolezza di carattere che, come lo
rendeva talvolta ingiusto verso parenti ed amici realmente
affezionati e fedeli, e lo spingeva ad osteggiare irragionevol-
mente ed a disprezzare persone ben degne di lui, quali Leo-
nardo e Raffaello, lo umiliava anche in un'idolatria folle e
miserevole per individui del tutto insignificanti, come il vol-
gare Febo da Poggio ed il bello e gentile, ma mediocre Tom^
maso Cavalieri.
Il solo appunto che potrebbe farsi a questa finissima ana-
lisi del R. come del resto agli scritti di tutti coloro che, se-
condo una tendenza tutta moderna, si sforzano di ravvivare
lo studio di fatti e di uomini d'altri tempi, trattandone quasi
con gli stessi criteri che si sogliono usare nelle cose d'oggi,
si è che il personaggio da lui studiato resta valutato un pò*
(1) R. RoLLAND^ Michel-Ange, Paris, Librairie de VArt Ancien et
Moderne {Cóììezìone Maitres de VArt).
TEMPI MODERNI — R. ROLLANO 495
troppo alla moderna, quasi indipendentemente dai tempi e
dall'ambiente nei quali si svolse la sua vita. Molti tratti del
carattere, delle abitudini, dei modi di sentire e di vedere di
Michelangiolo non furono impronta sua individuale, bensì co-
mune a molti uomini del Rinascimento e particolarmente della
fine di questo, quando negli spiriti degli artisti che illustrarono
quel grande periodo della nostra storia difficilmente poteva
stabilirsi Tequilibrio fra gli elevati ideali artistici, la necessità
dì mantenersi benevoli i capricciosi principi, che soH potevano
dar materia alla loro arte, ed i vani sogni di libertà, ispirati
dalla coltura classica di cui erano imbevuti, stranamente .con-
trastanti colFegoismo e la viltà dominanti, che trascinavano
precipitosamente alla rovina della patria.
Michekingiolo, repubblicano ardente, ammiratore di Bruto,
e d'altra parte esecutore umile delle commissioni artistiche di
papa Clemente VII, dei Medici, di Baccio Valori, i nemici vinci-
tori della sua infelice patria, non é che un ìndice triste dei
suoi tempi, durante i quali dominava più la rettorica classicista
che non un sincero e spontaneo amor di patria e di hbertà.
Anche scendendo a considerare il libro del R. nei suoi
particolari, potrebbe osservarsi che TA., pur non tralasciando
di compulsare e sviscerare tutte le possibili fonti, tende tal-
volta ad amplificare troppo ed esagerare la portata di alcune
notizie storiche, quando si tratti di farle servire a dimostra-
zione dei suoi convincimenti intorno al soggetto ; ma ciò non
toglie che nelle linee generali la condotta dell'opera sia giusta,
sì da lumeggiare esattamente la grande figura dell'artista. Ed
in sostanza può dirsi che il libro del R. costituisce, in mezzo
alla congerie di opere troppo pedestremente archivistiche ed
aride e di altre presontuosamente superficiali, un vero godi-
mento pel lettore, rappresentando la rara e desiderata. realizza-
zione di un'opera d'arte congiunta aHa più accurata critica sto-
rica e coltura bibliografica.
E poiché il R. ci promette uno studio analogo intorno
ad un altro nostro grande e infelice, il Mazzini, noi non pos-
siamo che rallegrarcene ed attendere con viva aspettazione.
Lisetta Motta Ci accio.
496 RECENSIONI E NOTE BIBLIOGRAFICHE -^ A. BATTISTELLA
F. NANI MOCENIGO, Intorno a Niccolò e Pietro fratelli Zdriny
(1620-1671), — Venezia, Pellizzato, 1907, pagg. 62.
166. — Intorno alla vita avventurosa ed agitata di questi
due nobili croati l'autore ha raccolto, specialmente dai docu-
menti del R. Archivio di Stato di Venezia, molti e interessanti
notizie le quali illustrano i rapporti ch'essi ebbero con la Re-
pubblica, desiderosa di valersi dell'influenza e dell'opera loro
per un'azione contro i Turchi, a dispetto delle esitazioni e dei
timori della corte imperiale, tendente piuttosto ad allontanare
la minaccia ottomana con pratiche d'accordi. In questa diversità
di condotta politica e nel fatto che gli Zdriny imparentati con
magnati ungheresi parteggiavano per i sostenitori dei privilegi
della corona ungherese, avversati da Casa d'Austria, sta la
vera ragione della morte misteriosa del primo dei due fratelli,
Niccolò, nel 1664, e della decapitazione del secondo, nel 1671,
accusato d'aver congiurato contro la corte cesarea. Il racconto*
è fatto con molta diligenza, e viene a chiarire una pagina non
priva (l'importanza della politica imperiale tanto nei riguardi
esterni quanto negli interni. A. Battistella.
GIULIO C0G6I0LA, Sulla nuova integrale pubblicazione della
tt Storia del Mogol » del veneziano Niccolò Manucci. — Ve-
nezia, Ferrari, 1908, pagg. 32.
167. — Il Goggiola fece questa comunicazione al VI Con-
gresso geografico di Venezia del 1907. L'opera completa del
celebre viaggiatore veneziano, Niccolò Manucci (1638-1709),
suir impero del Mogol è ora in corso di pubblicazione per me-
rito del sig. W. Irvine, che la tradusse integralmente in inglese.
Sarebbe stata desiderabile un'edizione italiana, ma parecchie
rac^ioni, fra le quali l'essere il testo originale poliglotto e la mole
del lavoro, s'opposero finora all'attuazione di tale desiderio. Il
Coggiola, desumendole dall'introduzione e dalle note dell'Irvine,
ci dà notizie sulla storia esterna, sulla struttura intema e
sulle vicende dei manoscritti del Manucci, parla della sua vita
errabonda e piena di strani accidenti, dell'importanza dell'opera
sua e dei due volumi di figure da lui aggiunti ad essa a modo
d'illustrazione. Di quest'opera, o meglio delle tre prime parti
di essa esistono due manoscritti, uno- a Berlino, che è quello
di cui si valse il gesuita Fr. Catrou per il suo furto letterario ;
TEMPI MODERNI — R. MARTINI 497
l'altro a Venezia, nella Marciana, che il Coggiola giudica il mi-
gliore. Di tutta Topera esiste una traduzione italiana, inedita,
che il Senato fece fare dal Cardeira, forse coU'intenzione di
pubblicarla: ciò che poi non ebbe effetto.
A. Battistella.
MARTINI RAFFAELE, La Siciliasotto gli Austrìaci (1719-1734).
Da documenti inediti. — Palermo, Reber, 1907.
168. — Notevoli sono fra gli avvenimenti di Sicilia le
vicende delle due dominazioni savoiarda ed austriaca succe-
dutesi nell'isola nella prima metà del secolo XVIII, durante
la guerra avvenuta in Europa contro la preponderanza della
Gasa di Borbone, che allora stabilivasi nella Spagna. Il governo
dell'imperatore Carlo VI non desta minore interesse dell'altro
savoiardo (ora meglio noto per le pubblicazioni di Stellardi,
La Lumia ed altri) ; poiché lo studio dell' epoca austriaca giova
alla conoscenza di sistemi ed ordini, che furono in parte man-
tenuti o interamente riformati sotto quel nuovo e più lungo
dominio straniero, che si estese, con l'acquisto della Sicilia, alle
due parti dell'antico regno.
L'infaticabile e contemporaneo Mongitore, nel suo Diano
pubblicato dal can. Di Marzo {Bibl. Storìca e Leti, di Sicilia,
voi. IX, Palermo 1871, pag. 222 e seg.), certamente con se-
vero giudizio compara il governo austriaco alla tirannide di
Faraone, dice che i Tedeschi « mai si familiarizzarono coi
Siciliani, mai gli parlarono ; molto più che la lingua loro bar-
bara non era intesa», e soggiunge che « molti di questi ec-
cessi non erano saputi dall'imperatore e nascevano dai ministri
catalani, che tradirono il sovrano, non badando alla giustizia
e al suo buon nome ». Conviene però riconoscere che di molti
inconvenienti, non solo del governo austriaco, ma dell'ante-
riore furono inevitabile cagione le continue guerre e i disordini.
Per l'epoca austriaca (1719-1734) non si aveano sinora,
oltre il Diario del Mongitore, che le narrazioni del Di Blasi
nella Storia di Sicilia e meglio nella Storia cronologica dei
Viceré. Il Mongitore nel 1886 in questa Rivista (volume III, pa-
gine 572-582) die pure alquante notizie su Vlnquisizione di
Vienna durante il regno di Carlo VI. Mancava però un lavoro
speciale, nel quale estesamente si esponessero le vicende e le
condizioni dell'isola jn quei tempi.
Bivista storica italiana, 3* S., vit, 4. 32
498 RBCBMaiONI S MOTI BIBLIOGRA FICHI — Q. LA MANTI A.
L'egregio prof. Martini ha voluto assumere tale compito.
Egli aveva già nel 1904 pubblicato un saggio dei suoi studi
neìY Archivio storico siciliam (an. XXIX, pag. 1-58) con altri
documenti, ed ora dà in luce Finterò lavoro. Giovandosi delle
molteplici carte della Segreteria viceregia esistenti in Palermo,
VA. svolge l'argomento in dodici capitoli, trattando nei primi
quattro degli avvenimenti politici del nuovo governo, e poi
esponendo in separati capitoli le condizioni di Messina e quelle
di Palermo, lo stato del clero, della magistratura, del com-
mercio, delle finanze e del lusso nell'isola, ed in fine (cap. XII)
le ultime vicende di quel dominio. Tale metodo di distribu-
zione per materia somiglia in parte a quello adottato dallo
Stellardi per il regno di Vittorio Amedeo II, e se véramente
è utile per avere una precisa idea dello stato della Sicilia in
quel tempo, talvolta non riesce ben chiaro per l'ordinata es-
posizione degli avvenimenti.
Nei capitole I a IV l'A. dà notizia dei vari trattati e degli
eventi che resero possibile il dominio austriaco nell'isola, delr
l'acclamazione regia, che crede in parte sincera, « inquantochè
i Siciliani vedevano nel nuovo principe il legìttimo continua-
tore di quella dinastia austriaca che, regnando sulla Spagna,
avea posseduto l'Isola per due secoli » (pag. 33), delle con-
dizioni infelici dell'erario e dei perturbamenti economici e po-
litici della Sicilia. Tiene quindi ragione (cap. V) dei disastri di
Messina dopo la rivoluzione del 1674, e dei vari provvedi-
menti dati da Carlo VI pel suo miglioramento e per lo sviluppo
del commercio, e poscia (cap. VI) delle condizioni di Palermo
insofferente della lunga dimora della Corte viceregia in Messina,
ed avversa al suo Pretore principe di Resuttana.
È degno di nota il cap. VII, nel quale l'A. espone le
condizioni degli ecclesiastici nell'isola, i nuovi rigori dell'In-
quisizione dipendente da Vienna, e gli atti di fede eseguiti
(nonostante le proteste dei Siciliani), le quistioni per l'abolizione
del famoso Tribunale della Monarchia, che tanto funestarono
il regno di Vittorio Amedeo II, e che invece, per l'energica
resistenza di Carlo VI alla Corte di Roma, svanirono (pag. 131).
Su la sicurezza pubblica e la giustizia, che volgevano in de-
plorevole stato, l'A. dà speciali notizie, concementi cioè i nu-
merosi fóri privilegiati, i cresciuti luoghi d'asilo, i malandrini
e facinorosi sparsi ad infestare l'isola, e gli ordini rigorosi in
vario tempo emanati.
PRRIOOO DELLA RITOLUZIONI FRANOEIE — A. FRANCHBTTI 499
Riescono altresì interessanti i ricordi (cap. IX) delle cure
adoperate dairimperatore per far rivivere il commercio in Sicilia,
-e specialmente in Messina (anco fra i danni di guerre e carestie),
ed i rimedi dati per la falsificazione della moneta. Nel capo X
5i tratta delle finanze del regno, accennando il disavanzo che
si soffriva, ed i lucri che il governo traeva con la vendita di titoli
nobiliari e con lo stabilire nuove tasse, che esigevansi con
estorsioni. A pag. 229-236 è riferito il testo di un pregevole
bilancio {Ristretto) dell'anno indizionale 1725-1726, e che è
assai più esteso di quelli pubblicati dallo Stellardi per Tepoca
savoiarda (voi. Ili, pag. 233 e seg).
Seguono le notizie sul lusso dei nobili, le feste, le ecces-
sive doti e le pasquinate in tempi non propìzi, ed i cenni su
lo stato poco felice degli studi nell'isola per cagione delle guerre
€ su rUniversità di Catania, le scuole tenute dai Gesuiti e le
numerose Accademie. Il lavoro termina con alquanti ricordi
sui più tardi avvenimenti del governo austriaco sino alla ces-
sione della Sicilia, e col testo dì trentotto documenti inediti.
Nel render lode al prof. Martini per il suo accurato ed
utile lavoro, credo opportuno manifestare il desiderio che pos-
sano pure ricercarsi per Tepoca austriaca altre importanti serie
di documenti deirarchivio di Palermo, oltre quelle che do-
vrebbero trovarsi negli archivi imperiali di Vienna, e che sono
rimaste sinora inesplorate. Giuseppe La Mantia.
6. PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE
(1789-1815).
AUGUSTO FRANGHETTI, Storia d'Italia dal 1789 al 1799.
— Milano, Francesco Vallardi, 1908.
169. — Qualunque ne sìa la causa, è indubitabile che le
edizioni, pur spesso tanto pregevoli, della casa dott. Francesco
Vallardi non hanno sempre la diffusione che si meriterebbero.
Anche se firmate da nomi illustri, come nel caso presente quello
di Augusto Franchetti, non si trovano nemmeno in tutte le
biblioteche, non sono sempre oggetto di recensione in parecchi
dei periodici che vanno per la maggiore, né, per certe incomode
e vessatorie prescrizioni della ditta editrice potendo essere ac-
<iuistate ognuna separatamente, sono possedute dal modesto
500 RECEJiBIONI E MOTE BIBLIOGRAFICHE — 0. ROBERTI
studioso, che, in Italia almeno, deve fare troppo stretti conti
col limitatissimo bilancio. Questo difetto, ormai antico, non
tolse che i volumi migliori, specialmente della Storia PolUi^^
(Vltalia^ scritta da una società di professori, non trovassero
lentamente smercio, cosicché pochi anni fa la ditta ne intraprese
con vantaggio degli studi una ristampa. Furono mutati alcuni
collaboratori, sostituiti, i più di questi essendo morti, eoa ele-
menti giovani e promettenti, ma il periodo dal 1789 al 1799
fu per fortuna di nuovo affidato ad uno dei luminari delle scienze-
storiche in Italia, ad Augusto Franchetti, conoscitore così pro-
fondo ed illustratore così acuto non solo degli atteggiamenti
esterni ma delle ragioni intime e recondite dei fatti. Ma, se
generale è il progresso degli studi storici e grande la congerie
di documenti messi in luce, che vengono a modificare, a cor-
reggere, talvolta a mutare radicalmente la conoscenza di vani
momenti storici, anche più grande è il materiale raccolto per
la storia della rivoluzione francese, immenso addirittura per certi
fatti particolari, onde si comprende come uno studioso di tanto
valore quanto il Franchetti non potesse accontentarsi di una
semplice riedizione dell'opera sua, pur di induscutibile pregio.
Volle metterla a giorno, scorsi ormai circa venticinque anni
dacché era uscita per la prima volta, e rimaneggiando e accre-
scendo la sua narrazione la rifece anzi per molta parte. A col-
laboratore di questa nuova edizione chiamò uno dei suoi più
affezionati allievi, il giovane prof. Francesco Lemmi, che m
alcuni noti lavori sul periodo rivoluzionario e napoleonico già
aveva dato prova di indiscutibile perizia. Al Lemmi, ammalatosi
gravemente e poi venuto a morte tra Tuniversale compianto
il Franchetti, toccò poi, col consenso delFeditore.e della famiglia
deirillustre estinto, poiché questi aveva compiuto il lavoro poco
oltre la metà, di dare airultima parte di esso la forma definitiva
con cura affettuosa di discepolo e sagace e profonda erudizione.
Se istituiamo un paragone anche sommario tra le due
edizioni, troveremo una prima differenza notevole nella distri-
buzione della materia. Mentre questa era divisa in cinque soli
grandi capitoli nella prima, con maggiore opportunità essa è
ripartita nella seconda in sei libri, suddivisi a loro volta in tre
capitoli ognuno, in cui un sottotitolo viene a dare anche maggior
chiarezza ed evidenza al titolo di ciascun libro. Più felice resta
dunque la ripartizione della materia, poiché p. e. tra il capitolo
intitolato: « Primi effetti della rivoluzione francese » e Taltror
PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE — G. 6ARATANI 501
-« Il generale Bonaparte in Italia » venne intercalata nella se-
* -conda edizione, formandone il libro terzo: « La guerra in mare
e sulle Alpi ».
Le note a pie di pagina della prima edizione furono nella
seconda sostituite da gruppi di note, raccolti sul finire di ogni
libro. Questo sistema ha indubbiamente il vantaggio di sfollare
le pagine del testo ed è compensato dai succinti sommari
•distribuiti in margine, ma presenta Tinconveniente di distrarre
troppo spesso l'attenzione del lettore, costretto ad andar a cer-
<:are lontano la nota, che viene a confortare il testo. In compenso
però ottime sono per la massima parte le note, informatissime
agli studi anche più recenti, esaurienti, alcune vere piccole
dissertazioni, * condotte con acume meraviglioso su punti con-
troversi. Chi volesse esser severo, rimprovererebbe qualche
svista tipografica, dovuta forse alle condizioni stesse in cui
il libro vide la luce, qualche dimenticanza, ma per lo più di
articoli di rivista, dimenticanza cui il minuto Indice generale di
questa Rivista storica italiana, più diligentemente consultato,
avrebbe dato modo di ovviare e poco più. Del resto Topera è
veramente notevolissima e come è nella sua veste quasi nuova il
« canto del cigno » dell'illustre e sempre compianto Franchetti,
così ascocìa stabilmente al nome di lui, promessa di attività
ognor più grande in servigio degli studi storici, quello di Fran-
cesco Lcjmmi. Giuseppe Robehti.
GARA VANI G., Urbino e il suo territorio nel periodo francese.
Parte 3^ (1800-1808). — Urbino, Tipografia della Cappella
di M. Arduinì, 1908, pag. 102.
170. — Dei grandi eventi, che seguirono alla battaglia
di Marengo (14 giugno 1800) e dai quali comincia in gran
parte d'Europa la fase riedificalrice della Rivoluzione francese,
tenui furono gli effetti nello stato della Chiesa e appena una
fievole eco giunse nella piccola città di Urbino. Pertanto G. Ga-
ravani, che di questa ha impreso a narrare le vicende e a
descrivere le condizioni nel periodo della Rivoluzione, si re-
stringe a riferire il diario di un. cronista contemporaneo, Gre-
scentino Fiorini, per gli anni del rinnovato governo papale
dal 1800 al 1808. Feste religiose, pompose cerimonie chiesa-
stiche, quaresimalisti, passaggi di piccoli gruppi di soldati, le
vicende atmosferiche, la scarsezza e l'abbondanza dei raccolti,
502 RECEMSIOKl B KOTB BlBLIOdRAFlCBB — B. PSLIGIANOELI
i provvedimenti annonari, ecco i soggetti che attraggono Tal-
tenzione del buon canonico urbinate, amatore delle vecchie
usanze, pauroso della a peste giacòbinica » e ignaro della pro-
fonda crisi, che la civiltà attraversava. Le sue idee sulla politica
e suir amministrazione pubblica può credersi rispecchiassero
fedelmente quelle dei maggiorenti di Urbino: una cittadina
restata fuori, per la sua situazione, dal movimento economica
e intellettuale della nazione e languente, come tante altre dello
stata ecclesiastico, in torpida apatia rotta solo, a rari inter-
valli, da qualche tumulto popolare, che era cagionato dal rin-
caro della farina e del pane. Appunto a un rincaro del pana
fu dovuta una minuscola sommossa del popolo urbinate scop-
piata non contro il governo, bensì contro la commissione della
annona nell'agosto del 1801 e ben presto finita in nulla senza
gravi incidenti e senza fiera reazione da parte della Curia pon-
tificia, che non s'impensieriva delle consuete ed eflSmere agi-
tazioni delle plebi rurali e cittadine. In Urbino mancava, o non
aveva vigore il partito dei novatori: l'oligarchia, composta di
grandi e piccoli proprietari di terre, che amministrava il comune^
si doleva del danno provenuto alla città dal trasferimento del
governatore provinciale (Mons. Delegato) e del suo uditorio
(qualche cosa di simile all'odìerrio Consiglio di prefettura) da
Urbino a Pesaro, e si studiava di mantenere in fiore i privati
patrimoni, minacciati o intaccati dagli effetti dei recenti, avve-
nimenti, non già coli' accrescere la produzione, sibbene collo
aggravare i mezzadri, lavoratori della terra. Su tal proposito
sono veramente degni d'attenzione i documenti, .che il Garavani
pubblica ed illustra nell'appendice, relativi ai vani sfom degli
Urbinati per ricuperare la sede del governatore e ai provve-
dimenti del Consiglio comunale di Urbino intesi ad ottenere
l'espulsione dalla città dei contadini poveri rifugiativisi e la
facoltà di licenziare i mezzadri entro i termini di un anno agri-
colo. Il governo papale, sebbene retto dal cardinale Consalvì,.
segretario di stato, ministro, per molti rispetti, non inferiore al
compito gravissimo e ai tempi difficili, che propose ed effettuò
benefiche e novatrici provvisioni, quali l'unificazione delle mo-
nete, lodata anche dal diarista Fiorini (pag. 41) e l'abolizione-
dei corpi d'arte, se negò la restituzione di Urbino alla dignità
di capoluogo di provincia, consenti all'approvazione dei decreti
feudali contro i contadini. Questi fatti non sono che episodi
.di quel contrasto delle classi sociali, che, in modo vario e
PERIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE — R. X. J0BN8T0N 503
complesso e tale da non/ potersi comprendere nelle formule
dei filosofi deterministi, costituisce il processo storico ed è
tanta parte della crisi europea durante la Rivoluzione francese.
Il Garavani neìVepilogo, che segue al diario del Fiorini, ha
messo in rilievo la quiete inerte degli Urbinati, i quali parvero
non avvedersi della fine del governo pontificio nel 1 808, quando
la Marca fu annessa al regno italico : mentre nelle loro cam-
pagne tanta resistenza s'era levata nel 1797 al primo apparire
delle armi francesi. La spiegazione di queir « indifferentismo
politico » dice bene il Garavani, è da ricercare anche nella
« tendenza addormentatrice » del governo, che a affogando
la vita cittadina in grette ipocrisie di piccole oligarchie domi-
nanti alla cieca e in vane dimostrazioni campanilistiche, pro-
dusse la vergognosa caduta dello stato » (pag. 71). Non così
chiusa agli influssi trasformatori dei tempi nuovi fu Pesaro,
dove, a causa della situazione della città, che permetteva un
meno imperfetto sviluppo della classe borghese e più frequenti
e fecondi contatti con Bologna e colla Romagna — le parti
dello stato ecclesiastico allora più progredite — si fonnò un
partito di novatori e si compirono rapide mutazioni alla* cui
efficacia è lecito attribuire, almeno in parte, il fervore di studi
letterari e scientifici ivi avveratosi nei primi decenni della
Restaurazione (Perticari, Cassi, Mamiani, Antaldi, Ferrucci, ecc).
B. Feliciangeli.
R. M. JOHNSTON, The Napoleonic Empire im Southern Itahj
and the rise of the secret societies. 2 volumi. — London,
Macmillan and C°, 1904.
171. — Sebbene un po' tardivo, tornerà pur sempre utile
il rendiconto di questa opera, scritta dall' A. di Tlie roman
Tlieocracy and the republic (1846-1849) e di una breve biografia
di Napoleone.
Com' è noto, le pubblicazioni storiche inglesi concernenti
r Italia in generale non sono attinte agli archivii e non mirano
a nuove ricostruzioni, ma piuttosto a volgarizzare tra le per-
sone colte del Regno Unito le vicende della nostra istoria. 11
Johnston non si é allontanato da questo obbiettivo, ma non
si tenne pago di consultare la copiosa letteratura del periodo
da lui studiato, ma attinse largamente ai manoscritti della Bi-
blioteca nazionale e deirArchivio di Stato di Napoli. Ad ogni
504 RBCKNSIOIII K NOTE BIBLIOGRAFICHE — C. R.
capitolo dà il titolo dei libri che lo riguardano, da lui consultati;
ed in fine del 2® volume ci offre, in apposita appendice, una
bibliografia sistematica per la storia politica del regno di Na-
poli dal 1805 al 1821 in 466 numeri.
Il 1° volume è dedicato airinfluenza deirimpero napoleo-
nico neiritalia meridionale, di cui TA. vede un duplice risul-
tato. « Not only will the vicissitudes of the struggle for the
Medìterranean between France and England and the tragic
fortunes of King Joachim be duly chronicled, but -also the fall
of feudalism, the creation of a national spirit by the Frenali
conquest, and the eventual manifestation of that spirit through
the agency of the secret societies in the first and most remar-
kable of the italian national movements of the Risorgimento ».
Non mi parve di segnalare novità dì rilievo nella descrizione
del regno di Napoli nel 1805, nell'esposizione dei rapporti
diplomatici tra Napoleone e la corte di Napoli fino al 1806,
nel racconto della conquista francese del regno e dell'insurre-
zione calabrese, specialmente illustrata dalla figura di fra Dia-
volo, e nella rappresentazione del breve governo di Giuseppe
Bonaparte; invece mette conto avvertire, che speciale atten-
ziqne fu rivolta alla persona e al regno di Gioachino Murat,
di cui si descrivono le condizioni famigliari, le riforme intro-
dotte nel regno, i rapporti col governo siciliano intrigante a
suo danno e col brigantaggio, la partecipazione alle grandi
guerre dell'impero, la defezione da Napoleone, le dolorose in-
certezze, i rapporti con le Potenze congregate a Vienna, l'ul-
tima campagna nazionale e la tragedia del Pizzo. L'A. ci
confessa che « the portrait of Murat is so far removed from
that generally presented that it may be thought the work of
an apologist » ; ma dichiara tale non essere punto la sua in-
tenzione, emanando i suoi giudizi dai fatti, non da uno spirito
laudativo.
Il 2° volume, dedicato all'origine delle società segrete,
dopo le numerose pubblicazioni di questi ultimi anni, special-
mente dirette ad illustrare la Carboneria e le sue diramazioni,
non offre più molte notizie originali, come poteva credere l'A.
Al più può considerarsi come una esposizione riassuntiva della
storia del regno dal 1815 al 1821. Infatti l'A., ricordata la
restaurazione nel 1^ cap., raccoglie nel solo cap. 2° le origini
e i riti della Carboneria con un accenno alle numerose sètte,
^he dopo il 1815 dilagarono per l'Italia, e assegna i tre capi-
PERIODO DEL RISORQIMENTO. ITALIANO — 0. BRBNTARI 505
toli successivi alla rappresentazione delle condizioni del regno
nel quinquennio successivo alla restaurazione, al racconto della
rivoluzione del 1820 e alla disfatta dei Carbonari e della parte
costituzionale con l'intervento austriaco d^l 1821.
La conclusione del triste racconto rivela chiaramente lo spi-
rito deir A. : « Through turpitude, incapacity and cowardice the
historian must recali the unmistakable march of progress; among
thieves and double-dealers he must point to brave and honou-
i-able exceptions; to national weakness and national disaster he
must oppose the miserable tradition of the ages, the brutish
system, so long imposed on a helpless people, that made of the
word nation a term devoid of sìgnificance, and that made of men
beasts driven to the daily toil rather than members of a great
family rising to a higher destiny. The French conquest, with
its attendant sacrifices, had been the price paid for great poli-
ticai and social benefits, and its first-fmits v^^ere born in the
liberal movement of 1820. With ali the disillusions, the sadness
and even grotesqueness of its history, the Carbonaro Parlia-
ment was national and progressive in its character ; it marked
a great forvvard step towards a future of which none may
venture to foretell the scope ». • C. R.
7. PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1908).
OTTONE BRENTARI, // secando battaglione bersaglieri volon-
tari di Garibaldi nella campagna del 1866, — Milano,
Agnelli, 1908.
172. — Squillo di tromba, attenti! Ottone Brentari avrebbe
dovuto miniare questo detto vivo di gioventù e coraggio sulla
prima carta del presente suo libro. È infatti questa storia dei
Carabinieri Milanesi, nella Campagna del 1866, del Battaglione
che fu il primo a passare il confine del Trentino e fu Tultimo
ad uscirne,- una calda e generosa evocazione di quelle figure
maschie di prodi e di quelle imprese di valore e stoicismo.
Il ricordare le sofferenze e le battaglie che i nostri padri e
noi stessi abbiamo sopportate e sostenute per far una e libera
la patria è sempre, ed oggi più che mai, l'ammaestramento
e lo sprone tanto augurato ai giovani dell'oggi dai poeti e da
quell'immortale fondatore di civiltà che fu Giuseppe Mazzini.
506 RKCKKSlOiri E ROTI BIBLIOGRAPICHB — 0. BAROIOBGIO
E se è vero che la Storia risveglia ed infiamma, sia lode al
buon Brentari che ne ha composta anche lui, già narratore
pregiato delle vicende politiche e delle artisticTie di Bassano,
una pagina modesta insieme e colta.
A qualcuno forse piuttosto che una storia potrebbe sem-
brare una Cronaca, ma nel suo complesso il lavoro è così
condotto a base di ricerche caute e pazienti e di bravi docu-
menti (trentadue) e così armonico nelle sue dodici parti e
neirassieme, ch'egli risponde agli obbietti suoi e soddisfa quasi
appieno alle esigenze della lettura e della critica. L'A., anzi,
merita un plauso speciale appunto per la cura che s*è data
d'interrogare a voce e in iscritto i superstiti e vicini e lontani,
e per aver consultati anche i libri stranieri a volte meglio infor-
mati dei nostri, e se non più imparziali e sinceri, meno decla-
matori e fantastici. Bernardhi, Brunswick, Frièdjung, Hold,
Lecomte, la Relazione Austriaca, Rùstow e Torresani hanno
ad ogni modo arricchito di notizie e di giudizi il Brentari, tanto
quanto la Storia del risorgimento di Carlo Tìvaroni e le Lettere
del Ricasoli, la Relazione Italiana e la Camicia Rossa d'Alberto
Mario, la Luce del Lamarmora e il Garibaldi del Guerzoni, il
Secolo che muore del Guerrazzi e la Storia Militare del Guar-
nieri, il Giornale di Aristide Calmi e le Memorie di Garibaldi,
l'altre Memorie del Gomandini e la Guerra del Ghiaia, i Ricordi
di Giovanni Cadolini e i Volontari d'Ascanio Branca, gli Ap-
punti del Bertelli e le Scene del Campo del Barbieri, il Da
S, Martino a Mentana dell' Adamoli e le Cose Garibaldine del-
l'Abba. Ed abbondanza di dati e di apprezzamenti trasse l'A.
da un piccolo libro di note che il maggiore Nicostrato Castellini
teneva in saccoccia al momento della morte.
Nicostrato Gastellinf, infatti, proprio il cinquantanovesimo
compleanno della nascita di Garibaldi, ha scherzato colla morte,
e là sul colle di Vezza, col sole in fronte ed una palla in core,
cadde, lasciando ai 450 Bersaglieri che gli sopravvissero la
larga e lacrimosa eredità dell'affetto e dell'addio Povero
Castellini! In lui l'ardore della lotta aveva però fatto velo alla
riflessione e l'impazienza soverchiata l'accortezza; ed al rim-
pianto ed all'affetto non furon pari nei nostri tattici gli elogi.
Poco mancò che il Battaglione, // migliore degli improvvisati
battaglioni di Garibaldi^ restasse annichilato dai tirolesi di Ulisse
Albertini, l'avventuriere fortunato che doveva tributarci il mas-
simo degli onori ripetendo ai suoi tedeschi ed a Francesco
PBRIOOO DKL RISORGIMENTO ITALIANO — 0. BRBNTARI 507
Kuhn, il suo maestro, che con seimila Italiani di quella intre-
pidezza egli avrebbe saputo spingersi vincitore nientemeno che
sino a Milano. E si dovette all'energia del capitano Oliva, ed
all'avanzata calma e decisa dei rossi del Gadolini, se la Valca-
monica fu salva da un'irruzione peggiore e se per il Mortirolo
e TAprica gli Austriaci non piombarono giù in Valtellina alle
spalle e sul fronte delle misere guardie nazionali del Guicciardi...
Proprio quel 4 luglio mostrò che il più delle volte il valore
della disciplina è superiore al valore delV entusiasmo. Il Castellini
si era, nondimeno, immolato intero, cuore e vita, per l'indi-
pendenza ; e meritato premio al sacrificio del Bresciano trenta-
seenne, fu, stupendo nella sua semplicità, il conforto che Gari-
baldi scrisse in quei lutti alla vedova di Lui : « Voi avete perduto
lo sposo, e noi un fratèllo, e ben prezioso, e tanto, tanto la-
mentato da tutti, che conoscevano quell'anima eroica! La
morte' di Castellini ha legato i suoi figli all'ammirazione ed
alla gratitudine dell'Italia ».
Dodici giorni dopo lo scontro di Vezza, i Carabinieri Mi--
lanesi, abbandonata la valle dell'Oglio, si arrampicarono su per
i monti brulli e spaurosi di Val Saviore, diretti, insieme col
Quarto Reggimento Garibaldino, alla volta delle Giudicane e
di Trento. Fu quella davvero la lunga e santa settimana di
passione di quei tremila, ed avesse il classico eroismo di tanta
gioventù raggiunto il suo scopo giù a Daone e a Condino !
La battaglia di Bezzecca era invece già stata combattuta e
vinta pur troppo inutilmente il 21, le due tregue si successero
mortificanti e crudeli; e a Rezzato il discioglimento del baldo
e promettevole corpo incominciò lento e inesorabile. « La sera
del 22 settembre quel poco che ancora restava del Secondo
Battaglione partì per Como, ove il 25 fu definitivamente
sciolto, per non riunirsi mai più ». Mai più, altro che, in ispi-
rito e nei ricordi, qui in questo Volume, dedicato al più illustre
di quei Bersaglieri, all'onorando ellenista e letterato Vigilio
Inama tretUino.
I fatti di Vezza e del Caffaro (che anche al Caffaro, duci
ed eroi Ergisto Bezzi il Ferruccio delle terre irredente e Giam-
battista Cella il valorosissimo, i Bersaglieri già avevano il
25 giugno cinti allori) non saranno d'altronde tanto presto
dimenticati dagli amici e dagli storici, e (ce lo consenta Teodoro
Roosevelt) riconvinceranno i venturi, che noi dell'Italia d'oggi
sentiamo ancora tutti l'epica combattività dèi Romani antichi e
508 RECENSIONI E NOTE BIBL106RAF1CBB — Q. SA^GIOROIO
dei fanti dei Comuni del Medio-evo. L'han confessato gli stessi
Austriaci. Fossero stali coscienziosamente ubbiditi, specie dagli
ufficiali, nessuno eccettuato, i comandi di Garibaldi; i dissidi
ed i ripicchi dei graduati non avessero le troppe volte costretti
i soldati a combattere in disordine e quasi alla cieca; fossero
giunte in tempo le armi buone, le polveri, e le altre suppel-
lettili da campo che tanto preparano e assicurano le battaglie ;
non avessero (perchè tacerlo?) i generali dell'esercito del Re
stentata (quasi stavo per scrivere negata) ai volontari la loro
fiducia ; e sovrattutto fossero stati questo e quello dei luogo-
tenenti del Nizzardo (e alcuni anche non al seguito di lui)
meno boriosi e meglio educati nelle scienze di Marte; oh,
quella Campagna del Trentino si sarebbe impegnata e svolta
ben altrimenti, e non saremmo caduti, popolo e governanti,
nella cloaca delle umiliazioni. « Le tante vittorie (ebbe a gri-
dare un dì aperto un sincero), le tante vittorie che si altamente
illustrarono il nome di Garibaldi, non furono, come pensano
gli ignari dei principi dell'arte della guerra, il frutto soltanto
della sua audacia, del suo prestigio e della velocità delle sue
marcie, bensì della squisita conoscenza dell'arte, della pronta
intuitiva operazione di ogni concetto strategico, del genio di
immaginare ad ogni istante espedienti tattici altrettanto sem-
plici quanto decisivi, della singolare rapidità colla quale egli
vede (il sincero scriveva nel 1867), giudica, pensa ed opera.
Che se talvolta in fatti parziali, lui assente, i volontari ebbero
la peggio, si fu non perchè taceva la sua voce che trasfonde
fiducia ed audacia, ma perchè mancava la sua mente ».
L'A. ha completata la sua storia narrando nell'ultimo
capitolo il combattimento del 3 luglio a Montesuello, ove
Garibaldi rimase ferito, ahimè, non da piombo straniero. E
il Brentari ha fatto bene, che Montesuello e Vezza « sono due
momenti, strettamente congiunti e combinati, dello stesso
concetto bellico del Kuhn, che sperava unire in una azione
sola le sue truppe dell'Oglio con quelle del Chiese » ed accer-
chiati i Garibaldini, e preso a tergo il Capitano, serrarli tutti
e stringerli in una mortale morsa dì ferro. L'una fazione
spiega l'altra e la integra, e sta in ciò l'importanza dell'appen-
dice. « Dopo il combattimento al Ponte del Caffaro, e prima
di quello di Vezza, si ebbe il combattimento di Montesuello ;
Caffaro, Montesuello, e Vezza sono i tre combattimenti che
segnalano il primo periodo della campagna garibaldina del 1866 »,
PERIODO DSL RISORGIMENTO ITALIANO — A. ALFANI 509
e discorrerne come di avventi in necessaria colleganza fra loro,
e di riflesso colle altre avvisaglie d'alpe dallo Stelvio al Garda
e colla battaglia di Bezzecca, parve al mio Amico, ed era, il
massimo suo dovere di storico.
Interessano a lor volta i ventinove Cenni Biografici del
Guicciardi e dei più distinti tra i capi garibaldini, e i due del-
l'Albertini di Coirà e del Ruzicka di Brum. È curioso il leggere
che nei non numerosi Bersaglieri del Castellini figurarono una
quarantina di trentini ; e sì che molti gemevano nelle carceri
austriache e dalle leve erano altri stati trascinati a servire là
in Slesia e in Transilvania. E commovono le pagine nelle quali
si inneggia ai sacri anniversari, al monumento eretto in Vezza
ai martiri, ed alle corone deposte al piede di quella colonna.
Ottone Brentari'si è meritata con questo lavoro la grati-
tudine dei patrioti, i quali gli vorranno dì certq perdonare lo
stile troppo confidente, che qua e là suona stronco e stride
appunto come squillo acuto di tromba. Gli sieno condonate
anche certe divagazioni che sprolungano e confondono. Nep-
pure gli dissimulerò che dà naia il suo discutere e giudicare
di intenzioni e di cose che sfuggono ancora ad una sentenza.
Né se rabbia a male, se lo solleciterò a sciogliere il suo voto
e a dettar la Storia generale della guerra del 1866 nel Tren-
tino, solo allora che la sua magnifica terra sarà tutta rivendi-
cata e fatta italiana da Riva a Bolzano.
G. Sangiorgio.
AUGUSTO ALFANI, Della vita e delle opere di Augusto Confi.
— Firenze, Alfani e Venturi, 1906.
,173. — La nobilissima figura di Augusto Conti non po-
teva essere meglio rappresentata che da uno dei suoi discepoli
affezionati, Augusto Alfani, che ebbe anche la buona ventura
di trascórrere parte della sua vita in corrispondenza di pensiero
col venerato Maestro.
Augusto Conti nacque a San Miniato al Tedesco nel 1822,
e nella sua lunga vita, tranne un breve periodo giovanile di
scetticismo, fu credente cristiano, convinto che patria e filo-
sofia si conciliassero colla fede. Attese a studi di giurispru-
denza nelle Università di Siena, di Pisa e di Lucca, ove fu
addottorato in legge. Nel 1848 parti volontario per il campo
510 RECENSIONI E NOTI BIBLIOORIPICHI — C. RINAUDO
col secondo battaglione fiorentino, e tenne condotta eroica
il 29 maggio a Curtatone, ove salvò la bandiera dairinfuriare
degli Austriaci. Tornato in Toscana dopo la guerra, ebbe in
San Miniato la cattedra di filosofia, ch'egli tenne per sette anni,
abbandonando l'avvocatura, non ostante la fama acquistata
neir esercizio forense. Da principio fu seguace della dottrina
giobertiana, ma ne abbandonò poi il principio e la formola,
pur mantenendosi stretto a lui nel fine della filosofia ; la prima
sua opera: / criteri della filosofia^ nelle tre parole evidenza,
amore e fede accenna ad un ritorno verso il tomismo. Da
San Miniato passò al liceo di Lucca, e nel 1859 a Firenze per
l'ispettorato governativo della filosofia e delle lettere. Apprez-
zato dal governo italiano fu nominato professore di filosofia
all'Università di Pisa e nel 1867 all'Istituto superiore di Firenze,
ove insegnò filosofia teoretica e storia della filosofia fino al 1899,
quando la cecità gli fu impedimento a proseguire nell'attività
didattica.
Augusto Conti fu pure membro del Consiglio superiore
della Pubblica Istruzione, accademico della Crusca e arcicon-
solo, consigliere, assessore e deputato della ,sua città nativa,
consigliere comunale, assessore dell'isti-uzione e consigliere pro-
vinciale di Firenze, spiegando viva operosità in tutti i pub-
blici uffici da lui tenuti.
Ma la sua fama fu specialmente determinata dalla sapienza
del suo magistero, che gli procurò larga schiera di discepoli
devoti nella ammirazione e nell'affetto al Maestro, e dall'alto
valore filosofico, letterario e educativo delle opere sue. L'Alfani,
che non ha trascurato la vita domestica del Conti e^'ha se-
guito amorosamente nei pubblici uffizi, rilevandone i conforti e
le amarezze, s' intrattiene, com' è naturale, più lungamente nel-
l'analisi delle virtù didattiche del Conti e nella chiara rappre-
sentazione del contenuto di tutte le opere sue, alle quali dedica
ben cinque capitoli, due per l'enciclopedia filosofica ed educativa,
tre per le opere letterarie, di religione, di arte e scritti njinori.
Vissuto in tempi di gravi agitazioni politiche e confusione
d'idee, il Conti fu spesso, perchè filosofo credente, tacciato di
clericalismo e di avversione alla redenzione nazionale. Sono
tante e così luminose le prove addotte dall'Alfani a rivendi-
care il sincero patriottismo del Conti e la sua fede unitaria,
che oramai sarebbe stoltezza ripetere le accuse, che spesso gli
amareggiarono la vita.
PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIAKO — R. ARTOM 511
Caratteristica del Conti, degna d'essere specialmente ram-
mentata ai tempi nostri, fu Tunità morale nella vita, la forza
di volontà e la vittoria sul suo temperamento impetuoso, la
gentilezza d'animo e Valto sentimento dell'amicizia, lo spirito
di abnegazione, il grande amore perla verità, l'ingenuità e
buona fede, la semplicità di modi e di gusto. Così bene rias-
sume TAlfani: « Filosofo dell'armonia, volle che alla scienza
rispondesse la vita, la quale fu un accordo incessante di dot-
trina e di fede, di famiglia e di patria, di autorità e di libertà,
di forza e di mitezza, di meditazione e di poesia, di ingenuità
da fanciullo e di sapienti divinazioni, di impeti subitanei e di
modestie riparatrici ». C. Rinaudo.
ERNESTO, ARTOM, L'opera politica del senatore L Artom nel
Risorgimento italiano. Parte 1*. Collaborazione col conte
Camillo di Cavour. — Bologna, Ditta N. Zanichelli, 1906.
174. — Abbiamo tardato finora a discorrere di questo
volume, nell'attesa delle parti successive; siccome queste a
loro volta non s'affrettano a comparire, sarà opportuno dare
un cenno riassuntivo del contenuto del primo.
Isacco Artom nacque in Asti nel 1829. Studente all'Uni-
versità di Pisa nel 1848, partì co' suoi compagni per congiun-
gersi al battaglione toscano, che si cimentò a Curtatone. Compì
i suoi studi a Torino, ove strinse amicizia con Costantino Nigra
e Giacomo Dina. Laureato in giurisprudenza, si applicò al Mi-
nistero degli affari esteri, ove perla sua coltura varia, perizia
di lingue straniere e operosità venne tosto apprezzato, per
modo che, quando il Nigra fu inviato in missione, il conte di
Cavour lo trascelse in luogo suo a segretario particolare (1858).
Furono tre anni di vita operosissima, ai fianchi del Cavour
instancabile, non solo collaborando con lui nel gabinetto del
Ministro, ma scrivendo per incarico suo articoli svariati nei
giornali' inglesi, francesi e tedeschi per illuminare l'opinione
pubblica sulle cose nostre. Parecchi di questi articoli sono
riportati nel cap. 2® di questo volume, come alcune lettere e
preziosi appunti sullo svolgersi dei negoziati diplomatici che
condussero alla guerra del 1859. Anche durante la lontananza
di Cavour dal Ministero dopo la pace dì Villafranca, l'Artom
rimase collaboratore e consigliere intelligente del Governo; i
512 RICEMSIOMI B XOTB BIBL106RAP1CRK — R. RIITAUDO
numerosi documenti, il diario del periodo che precedette la
conferenza di Parigi, le lettere e i telegrammi del cap. 3® ne
fanno prova. Tornato il Cavour alla direzione dello Stato,
TArtom riprese presso di lui Topera di fiducia. I documenti,
che riflettono T ultimo ministero Cavour proiettano molta luce
sulla cessione di Nizza e Savoia e sulle annessioni, sulla spe-
dizione dei Mille e sui rapporti del Governo col regno di Na-
poli in quel diflScile frangente, sull'ardita e fortunata spedizione
delle Marche e dell'Umbria e specialmente sui tentativi del
Cavour per la risoluzione della questione romana. La morte
del Conte fornisce occasione alla pubblicazione di parecchie
lettere delVArtom sull'opera sua politica.
Questo volume contiene anche altri documenti già editi,
che mette conto ricordare: 1* lo scrìtto dell' Artom sulle rela-
zioni tra Vittorio Emanuele e Cavour; T l'introduzione dell' A. ai
discorsi parlamentari del Cavour ; 3* due articoli comparsi sulla
Nuova Antologia, l'uno sull'azione della Russia a favore della
indipendenza italiana, l'altro sul conte di Cavour e la questione
napoletana. E comprende un prezioso documento inedito, cioè
la copia dei verbali delle adunanze del Consiglio dei ministri
dal 6 gennaio 1859 al 6 giugno 1861, tenuta dall' Artom per
uso particolare del conte di Cavour.
Bastano queste sommarie indicazioni per far conoscere dì
quanta utilità possa tornare questa pubblicazione, quando sia
finita, alla storia del Risorgimento italiano nel suo periodo
più efficace. C. Rinaudo.
IL
Spoglio dei periodici
ELENCO ALFABETICO CON RELATIVA SIGLA.
1. Analecfa Bollandiana (Bruxelles) XXVI, fase. IV, 1907;
XXVn, fase. I, 1908 . . . . . Ab.
2. Annales de Brefaghe (Rennes-Paris) XX, 1904; XXL 1905-06;
XXII, 1906-07 ABr.
3. Annales de la Sociéié d'émulaiion de l'Ain (Bourg) XXVII,
1904; XXVIII, 1905; XXIX, 1906; XXX, fase. 3, 1907 AseA.
4. Auìiales de la Sociéfé d'étude^ provengales (Aix-èn-Pro-
vence) I, 1904; II, 1905; III, 1906; IV, 1907 . . AseP.
5. Amiales de l' Universiié de Grenoble (Paris-Grenoble) XVII,
1905; XVIII, 1906; XIX, 1907 AuG.
6. Archivio di psichiatria, scienze peìiali (Torino) 1906; fasci-
coli IV-V, 1907 Apssp.
7. Archivio sfoìico per la città e i comuni del circoìidurio di
Lodi (Lodi) XXVI, 1907; XXVII, fase. II, 1908 . . AsLo.
8. Arte e stoìna (Firenze) X, 1907; XI, 15-16 fase, 1908 . Arst.
9. Atti e Rendiconti della JR. Accademia di scienze, lettere ed
arti degli Zelanti (Acireale) V, 1907 .... AraZ.
10. Atti della E. Deputazione ferrarese di storia patria (Fer-
rara) XVI, 1906 AdsF.
11. Atti dell'Accademia degli Agiati di Rovereto CRovereto)
Xm, 1907; XIV, 1 fase, 1908 . . ; . . AaaR.
12,'-Atti della li. Accademia delle scienze (Torino) XLII, 1907 AaT.
13. Boletin de la R. Sociedad geogràfica (Madrid) XLVI, 1904;
XLVII, 1905; XLVIII, 1906; XLIX, 1907 . . . BRsp.
14. Bollettino della Società jyave^e di storia patria (Pavia)
VII, 1907; Vili, 1-2, 1908 BsP.
15. Bollettino storico per la provincia di Novara (Novara) 1, 1907 BspN.
16. BuUetin de la Commission Royale d'hLsloire de Belgique
. (Bruxelles) LXXVI, 1907 ' BcrhB.
17. BuUetin de la Société d'études des Hautes-Alpes (Gap)
XXIII, 1904; XXIV, 1905; XXV, 1906; XXVI, 1907;
XXVII, 1908 BseHA.
18. BuUetin de la Société scientifique et littéraire des Basses-
Alpes (Digne) XI, 1903-1904; XII, 1905-1906 . . BftBA,
Rici3Ì% storica italiana^ S* S., vir, 4. 33
514 SPOGLIO DEI PKKIOUICI
19. CivUtà (La) Cattolica (Roma) LVII, 1907; LIX, 1908,
15 agosto Ce.
20. Correspondant (U) (Paris) CLXXXVH, 1906; CLXXXVIII,
1907 C.
21. Méinoires et documents publiés par la Société savoisienne
d'histoire et d* archeologie (Chambery) XLII, 1903; XLIII,
1904-1905; XLIV, 1906; XLV, 1907 MdsS..
22. Baasegna Nazionale (Firenze) CXLVII, 1906; CXLVni,
1907; CXLIX-CLII, 1908, 16 agosto . RN.
23. Revue de Vhistoire de» Religions (Paris) XLIX, 1902; L,
1903; LI, 1904; LII, 1905; LUI, 1906; LIV, 1907;
LV, 1908 BhR.
24. Jftevue de VOinent chrétien (Paris) VH, 1902: VHI, 1903;
IX, 1904; X, 1905; XI, 1906; XII, 1907; XIII, 1-2, 1908 ROchr.
25. Bevile des deux Mondes (Paris) XXXVI, 1906 ; XXXVII, 1907 Rdm.
26. Rivista di filosofia e scienze affini (Padova) V, 1903; VI,
1904; Vn, 1905; Vili, 1906; IX, 1907; X, 1908 . . Rfea.
1. STORIA GENERALE.
METODOLOGIA, BIBLIOTECHE, ARCHIVI, CURIOSITÀ, STORIE DI REGIONI,
CITTÀ, MONUMENTI, FAMIGLIE, ECC.
1775. RhR. — 1904, L, 1-12. — Réville J., Vhistoire des reti-
gùyiis et Vhistoire ecclésiastiqiie [Relazione letta al secondo Congresso
internazionale della storia delle religioni, a Basilea, neir agosto-
settembre 1904. Dimostra che la storia deUe religioni, la quale è
disciplina scientifica ancora relativamente giovane, ha un'impor-
tanza capitale nella storia del pensiero umano].
1776. Ce. — 1907, LVm, III, 641-655. — Studi positìvi e storici
sulla teologia [Sostiene l'opportunità di uno studio generale della
storia dei dogmi e della teologia positiva].
1777. RN. — 1907, CLIV, 438-449. — Campar! G., Intorno alVin-
segnamento della storia dell'arte nel Licei [Discorso tenuto nel col-
legio Mellerio Rosmini di Domodossola. Propugna l'insegnamento
della storia dell'arte nelle nostre scuole].
1778. C. — 1906, IV, 900-922. — Rod E., Le materialisme histo-
riqtie et M. G. Ferrerò [Studia nelle opere di Guglielmo Ferrerò la
concezione materialista della storia, ch'egli trova riprodotta in una
forma nuova di analisi e di sintesi filosofica].
1779. MdsS. — 1905, XLUI (2« fase), 131-215. — CorceUe J.,
VAcadémie Florimontane: Les soaétés savantes et les études historiques
en Savoie [Complemento utilissimo della storia letteraria di Savoia].
1780. Rfsa. — 1905, VII, II, 518-532. — Ferro A., Considerazioni
svila stoì'ia della filosofici [Nei primi filosofi dell'antichità sono g^li
inizi della storia della filosofia, giudicata da alcuni come valutazione
della vita in concetti scientifici, da altri come espressione delle rap-
presentazioni della coscienza generale, relativamente al momento
storico della coltura, cioè all'elemento « kulturgeschichtliche »].
STORIA GENERALE 515
1781. ArKt. — 1908, XI, 115-117. — Sant'Ambrogio D., Pel Museo
di Porta Giovia: Il camino artistico e monumentale dei Mozzoni di
Bisuschio [Esistente nello studio dello scultore E. Rossi in Milano,
asportato da una casa di Bisuschio già dei Mozzoni, famiglia nobi-
lissima d'origine milanese].
1782. BsP. - 1908, Vili, 157-167. — Macchloro V., Una serie
apocrifa di medaglie papali nel Museo civico di Pavia [Vanno da
Lino (44-66) a Gregorio XIII (1409-1415) e sono in numero di 201.
L'A. le fa risalire alla seconda metà del secolo XVII, attribuendole
a Giambattista Pozzi].
1783. Arst. — 1907, X, 171-173. — BnHcaglia D., Gli ultimi
dmelii aggiunti alla Pinacoteca di Savona [Ritratti, un frammento di
polittico, una lunetta di ancona, bassorilievi].
1784. C. — 1907, II, 974-985. — Godard André, A projìos d'une
BkcposiUon : U Italie et la Fraiwe dans le Comtat [L'esposizione di
Avignone, la città che riunisce storicamente ed artisticamente la
Francia e Tltalia e raccoglie dall'Italia le due tradizioni contrarie,
vale a dire il misticismo cristiano ed il pseudo ellenismo da cui ebbe
origine il Rinascimento].
1785. MdsS. — 1907, XLV, 313-366. — Piccard L. E., Inventaire
d^ parchemins de Coudrée [Coudrée è castello sulle rive del lago di
Ginevra dato in feudo da Pietro di Savoia alla famiglia d'Alinge].
1786. Ab. — 1907, XXVI, 289-320 (Appendix) ; 1908, XXVII,
321-352' (Appendix). — Poncelet Alb., Cafalogus codicum hagiographi-
córum latinorum bibliothecarum Bomananim praeter quam Vaticanae.
X, Codices bibliothecae Vallicellanae,
1787. RN. — 1908, CLXI, 113-115. — P. F., Le fonti storiche
dell'architettura militare (Cenilo bibliografico) [A proposito dell'opera
di questo titolo pubblicata dal generale Rocchi (Roma, 1908)].
1788. RN. — 1908, CLX, 44-54, 397-408. — Marcotti O., /.e vicende
del traffico Adriatico: I. Nei tempi antichi. - //. Nei tempi moderni,
1789. ROehr. — 1903, Vili, 101-110. — Lammens H., Belations
offlcielles enire la Cour Bomaine et les Sultans Mamelouks d'Egypte
[Appunti sommari! di storia generale].
1790. ROchr. — 1905, X, 225-250. — Daux C, L'Orieìit latin
cengitaire du Saint^Siège [1 patriarcati di Gerusalemme, Antiochia e
Costantinopoli].
1791. Co. — 1908, LIX, l, 641-661. — Il « Veto » ìiel Conclave
[Sulla traccia del libro di Alessandro Eisler, e Das Veto der katoli-
schen Staaten bei der Papstwahl » (Wien, 1907), esamina la questione
del « veto » sotto il doppio aspetto storico e giuridico].
1792. Arst. — 1908, XI, 103-104. — Dorlni U., La bottega del
Burchiello in Calimaruzza [Pubblica un documento del 1431 dal quale
risulta l'ubicazione esatta della bottega del Burchiello in via Cali-
maruzza].
1793. Arst. — 1907, X, 147-152. — Caroselli 0., Grandezza e deca-
denza ddVaff'resco [Analizza i vari metodi di pittura delle varie
epoche, per giungere ai superbi affreschi del secolo XV in cui l'A.
ravvisa l'espressione più eletta e perfetta di questa forma d'arte].
1794. BhB. - 1902, XLVI, 58-80. — Benel Ch., L'arc-en-dd
dans la tradition religieuse de Vantiquité [Passa in rassegna il signi-
ficato ora lieto ora pauroso dell'arcobaleno nelle religioni dei popoli
selvaggi e poi più particolarmente presso Roma e la Grecia].
516 SPOGLIO DEI PERIODICI
1795. RhR. — 1008, LV, 1-50. — Leroy E. B., InierprétaUon psy-
chologique (leu « visions inteUeciuelles » chez Ics mystiqueJt chrétieiìs
[Studia l'arduo problema sotto l'aspetto fisiologico e patologico,
escludendo nei suoi elementi costitutivi il carattere prevalentemente
religioso di tali fenomeni psicologici].
17%. RN. -^ 1907, CLIV, 143-144. — L. d. F., Uantio ecclesia-
stico e le feste dei Santi [Recensione dell'opera di H. Kellner « L'anno
ecclesiastico e le feste dei Santi nel loro svolgimento storico »
(Roma, 1906)].
1797. RN. — 1906, CLII, 566-568. — Gandolfl R., In onore di
antichi musicùiti fioi-entiìii [Vissuti nei secoli XIV-XVIII],
1798. Rfsa. — 1904, VI, II, 112-123. — Prerer G., La confes^
sione nel liiiddismo e nel Cristianesimo: Noia [Il rituale buddistico
della confessione si collega verisimilmente al diretto e vivo insegna-
mento di Budda (476 a. Cr.) ed è quindi antertore di parecchi secoli
alla confessione cristiana. Notevoli i punti di contatto di quella con
questa. Il codice morale dei Buddisti, riguardato in se stesso, è uno
dei più perfetti che il mondo abbia mai visto, e Telemento più im-
portante della riforma buddista non istà tanto nelle teorie metafì-
siche quanto nelle sue leggi sociali e morali].
1799. AsLo. — 1908, XXVII, 87-91. — Malvezzi "L., Del dipingere
air encausto degli antichi e dei moderni e segnatamente del metodo
Luigi Mainen di Lodi [Articolo riportato dal ^ Figaro » del 1841,
n. 69].
1800. MdsS. — 1906, XLIV (!•' fase), 153-158. — Corcelle J.,
IjCs pècheurs d'or en Savoie [Antica occupazione in Savoia retribuita
malamente].*
1801. Md8S. — 1906, XLIV (l*' fase), 1-152. - Michel J. R., Ze
préjiigé antisavoyard : UAcadémie frangaise et les gloires litiéraires
de la Savoie [A proposito dell'elezione del marchese Costa de Beau-
regard all'Accademia francese (1896)].
1802. MdsS. - 1905, XLIII (2'^ fase), 65-92. — HoUande D., Con-
sìdérations générales sur les climats, en particidier sur celai des Alpen
de Savoie [Premesso un saggio di medie termometriche, studia l'in-
fluenza delle montagne sulla temperatura e discute la questione
storica se mai il clima di Savoia abbia variato attraverso i tempi].
1803. RN. - 1907, CLVI, 628-632. — Giordani F., Feste e giuochi
medioevali senesi [Il giuoco dei pugni, la pallonata, la caccia alle
bufale, la corsa al palio].
1804. Arsi. — 1907, X, 91. — Corso D., La grotta di Donna
Pagana e la stia leggenda [Di una figura di donna prodotta entro la
grotta presso Palmi dal riflesso dei massi sporgenti, sotto l'influsso
della luce solare polarizzata e riverberata dalla superficie azzurra
del mare].
1805. BseHA. — 1905, XXIV, 373-399; 1906, XXV, 97-129, 147-188.
— Jacob L., Essai historique sur la fonnation des limites enlre le
Dauphiné et la Savoie [Accennate le lotte durate parecchi secoli
tra i delfìni di Vienna e i conti di Savoia, l'A. espone le trattative
diplomatiche e le convenzioni intervenute per le delimitazioni dì
frontiera dal secolo XII al XVIII].
1806. R>'. — 1906, CLH, 43-59. — Lenzi F., / porti della Maremma
Toscana [Parecchi e antichissimi: Porto Scapri, Porto Traiano, Porto
Lauretano, Porto di Talamone, Port' Ercole e Porto Cosano].
feTORlA GENERALE 517
1807. MdsS. — 1906, XLIV (2*- fase), 149-166. - Corcelle J., La
Tarentaise et ses premìers habifants, les Ceìitrons [Appartenenti veri-
similmente alla schiatta ligure, occuparono il territorio corrispon-
dente all'attuale Tarantasia e alla parte sud-est del circondario di
-Albertville fìno all'Arly e all'alto Faucigny].
1808. AsLo. - 1907, XXVI, 97-112. - Agnelli G., L'irrigazione
nel Lodigiano: Cenni storici [Dalle prime origini, anteriormente all'età
classica di Roma, 'fino al sec. XVI; con illustrazione dei vari diplomi
imperiali e dei molti atti privati relativi alle acque e all'agricoltura].
1809. Arst. — 1908, XI, 22-23. — «roghetti A.., I portai i\di Fer-
rara nell'arte [Recensione elogiativa di un lavoro di Giuseppe Gio-
vanni Reggiani, cjie studia i portali dei principali edifici ferraresi,
rilevandovi le manifestazioni caratteristiche delle varie scuole e dei
vari periodi dell'arte romanica e gotica, del Rinascimento e della
decadenza].
1810. RX. — 190G, GLI, 33-47. — Venerosi Pesciolini X., SSn
Gimignano [Storia civile ed artistica].
1811. Ce. — 1908, LIX, II, 705-716. - Orisar H., Pei monti del
Lazio: Tivoli pagana e Tivoli cristiana [Attraverso le leggende più
antiche e le iscrizioni e i monumenti cristiani, ricostruisce la storia
della vetusta città latina, indugiandosi sullo studio delle chiese e
sui diversi ricordi religiosi del medioevo].
1812. Arst. — 1907, X, 56-59, 76-78. — Aleandri V. E., lìelforte
sul Chienti [Origini e vicende, dal secolo IX al principio dell'evo
moderno].
1813. AfiLo. — 1907, XXVII, 92-95. — Agnelli G., Lodi bassa
[Stabilisce l'estensione primitiva di Lodi all'epoca del Barbarossa e
nei tempi immediatamente successivi].
1814. AseA. — 1905, XXXVIII, 89-146, 192-267. — Cornet A.,
Coligny à travers les àges [Monografia storica, dalla fine del medioevo].
1815. MdKS. — 1907, XLV, 155-311. — Fenonillet F., Monographie
de la commini e de Desingy (Haute-Savoie).
1816. Arst. — 1907, X, 182-185. — CorHO 1)., Tradizioni sulla
terra di Aràmoni in Calabria [Leggende paurose di misfatti e di
malfattori].
. 1817. AseA. — 1904, XXXVII, 189-305; 1905, XXXVIII, 5-35,
321-B75; 1906, XXXIX, 97-261. — Brnn X., Histoire de la seigneurie
d' Andelot-lez- Coligny [Monografia storica del feudo di Andelot e
delle famiglie che ile portarono il nome].
1818. BN. — 1908, CLXII, 73-80. — Daneo Bice, Arenzano bella
[Piccolo comune sulla spiaggia ligure. Con cenni storici].
1819. RN. — 190«, CLXI, 360-362. - Zardo A., La decadenza
di Venezia [A proposito dell'opera notissima di Pompeo Molmeuti].
1820. RN. - 1908, CLXI, 277-297. — Imperiale di Sant'Angelo C,
Genova nella storia [Riassunto di una conferenza tenuta all'Univer-
sità popolare di Genova il 29 aprile 1908J.
1821. RN. — 1907, CLIV, 680-686. - Miselattelli P., Perugia e
V anima umbra [Sulle glorie letterarie ed artistiche dell'Umbria].
1822. Arst. — 1908, XI, 105-106. — Bnseaglia D., Una visita alla
Necropoli di Savona e V ultimo monumento erettori [Eretto sulla tomba
della famiglia Caroggio-Fava].
518 SPOGLIO DEI PERIODICI
1823. Arst. — 1908, XI, 101-103. — Carocci G., Una terra fio-
rentina nella valle del Santemo: Fireìizuola [Cenni storici sulla pic-
cola città e sui principali suoi editici artistici].
1824. AseA. - 1906, XXXIX, 145-204. — Jeanton 0., La Com-
manderie d' Aigrefeiiille-en-Iìresse [Fu sotto il dominio di Casa Savoia].
1825. AsLo. — 1907, XX\1, 59-60. — Agnelli G., Ospedali lodi-
giani: S. liasHiano di Boffalora [Cènno di due documenti del sec. XIV
relativi all'ospedale di S. Bassiano a Boffalora d'Adda].
1826. RX. — 1907, CLIII, 193-219. — Foresi M., Ville Medicee.-
Drammi e avvenimenti principali che si svelsero in esse [La villa del
Poggio, presso Firenze, ristaurata e trasformata in residenza me-
dicea, tra il 1618 e il 1621, daU\ arciduchessa Maria Maddalena
d'Austria, moglie di Cosimo II. È in essa che nel 1822 Carla
Alberto, con la consorte Maria Teresa e il figlio Vittorio Emanuele,
fece visita allo suocero Ferdinando III].
* 1827. EX. — 1908, CLXII, 384-389. — Levi deUa Vida E., La
Casa di S. Giorgio [Colla scorta dell'opera di Enrico Sieveking sulle
finanze genovesi nel medioevo ed in particolare sulla Casa di San
Giorgio (Genova, 1906), ricostruisce le vicende e T ordinamento dì
questa storica istituzione che ebbe tanta parte nella fortuna econo-
mica di Genova].
1828. Arsi. — 1908, XI, 5-6. — Carocci G., Le Gualchiere e il
castello di Remale [Antico il castello di Remole, del quale si hanno
memorie fin dal secolo X. Fu prima un potente fortilizio, che col
volgere dei secoli si trasformò in un centro di attività commerciale,
poiché le numerose famiglie fiorentine che lo possedettero, approfit-
tando dei vantaggi della località, vi istituirono gualchiere dell'arte
della lana e molini].
1829. A.sLo. — 1908, XXVII, 49-80. — Boni D. G., La rocca di
Maccastorna [Sull'Adda, distrutta, poi rifabbricata dai Guelfi, signo-
reggiata successivamente dai Vincimala, dai Vivsconti, dai Bevilacqua,
dai Cavalcabò e da Cabrino Fondulo, che nel luglio 1406 vi meditò
e compi l'eccidio dei Cavalcabò per il quale gli venne la signorìa
di Cremona].
1830. AseA. — 1906, XXXIX, 205-260; 1907, XL, 317-366. —
Perret L., Mon vìeux Chàtillan [Fu sotto il dominio della C?,sa di
Savoia per il matrimonio di Sibilla di Baugé con Amedeo IV nel-
l'anno 1272, fino alla conquista francese nel secolo XVI]. *
1831. MdsS. — 1907, XLV, 1-100. — Létanche J., Les vieuxcM-
t^anx, maisons fortes et ruines féodales du Canton d' Yenne eìi Savoie.
1832. MdsS. — 1906, XLIV (3'^ fascic), 213-232. — He Biittet-
d'Entremont M. A., Notes historiques sur les ruines du chàieau dti-
Bourget [Dal 1248 in cui il castello fu edificato da Tommaso "I di
Savoia, al 1427. Con la serie delle successive infeudazionij.
1833. Arst. — 1907, X, 116-118. — Sant'Ambrogio D., Uatrio di
SanfAtnhrogio e la sua derivazione daWarte cluniacense [Dimostra,
che Tatrio, ben lungi dall'essere stato eretto, come vuole qualcuno,
con intenti politici e come palladio delle libertà municipali, non
ebbe altro ufficio che quello inteso dalle norme cluniacensi, vale a
dire di un'espansione esterna del tempio, recinta d'ogni intorno da
portici per maggiore comodità delle funzioni religiose],
1834. BspX. — 1907, I, 175-183, 198-213. — Pezza F., Su e giù
per le antiche pievi novaresi della Lomellina [Continuazione, cfr. lisi.
STORIA GENERILE 519
1907, sp. n. 1035: La pieve di Cassolo formatasi dagli smembramenti
di Viginticolonne e Treblate, e la pieve mortarese di S. Albino, di
origine favolosa. A stabilire i primòrdìi e le prime remote vicende
di questa pieve, TA. premette uno studio critico sull'antica rete
stradale lomellina]. •
1835. BN. — 1906, CLII, 541-553. — Pozzolini Siciliani Cesira,
Ixt Badia greca di Grottaferrata e la festa di S, Nilo [Antichissima,
risalente ai secoli XI e XII, la basilica di Grottaferrata costruita da
S. Nilo, che vi mori nella notte dal 25 al 26 settembre lOOi].
1836. Arst. — 1908, XI, 21-22. — Bertoglio PiHani N., Per la
salvazione di alcuni affreschi di antica scuola lombarda [Esistenti
nella soppressa chiesa del già convento dell'Annunziata in Abbia-
tegrasso].
1837. Arsi. — 1908, XI, 33-35. — Bertoglio Pisani N., Uabazia
di Morimondo [Fondata da S. Bernardo nel 1136, arricchì rapida-
mente, e nel secolo XIV fu costituita in commenda che fu poi abo-
lita nel 1556 da Papa Pio IV. La massima parte dei beni passò
all'Ospedale Maggiore di Milano. Il complesso degli edifici presenta
ancora oggidì un notevole interesse artistico].
1838. Arst. — 1907, X, 113-116. — Ceci O., Per la chiesa di San
Pietro a Maiella a Napoli [Espone le vicende storiche ed artistiche
della chiesa, sorta sul principio del secolo XIV e legata fino dalle
sue origini al nome di Giovanni Pipino da Barletta, fondatore del
convento attiguo e gran fautore, anche a prezzo di sangue, della
dinastia angioina. Il convento fu soppresso nel 1799; la chiesa è
attualmente in uno stato deplorevole di conservazione].
1839. AtHt. — 1907, X, 33-37. — Sant'Ambrogio D., Antiche chiese
benedettine rivelanti influssi cluniacensi [A Vezzolano, Cavagnolo Po
e S. Michele di Val torre sul lago di Varese].
1840. Ar«t. — 1907, X, 90-91. — Bnseaglia D., I restauri deUa
chiesa parrocchiale di iMvagnola presso Savona [Pitture e fregi artistici].
1841. Arsi. — 1907, X, 137-140. — Aleandri V. E., Su alcuni pos-
sedimenti della l>adìa di Farfa nel territorio di San Severino-Marche
[La corte di S. Abbondio, di cui TA. tenta T identificazione topo-
grafica nella nomenclatura odierna].
1842. Arst. — 1907, X, 162-165. — Sant'Ambrogio B., iki /awwa
scultoria mostruosa della Basilica Ambrosiana [E il trionfo del simbo-
lismo, sotto il cui velo solevasi rappresentare la protezione divina
contro ogni genio mleafico, insidiante l'uomo e le sue risorse dome-
stiche].
1843. Arsi. — 1908, XI, 35-37. — Sant'Ambrogio B., ^obbedienza
cluniacense di Cavaglio in Valsesia [Due monasteri di origini assai
antiche che andarono man mano decadendo. Oggi non sussistono
che poche tracce],
1844. Arsi. — 1908, XI, 25. — Cocchi A., /Z Tabernacolo al Canio
di San Sisto in Firenze e un'antica cerimonia liturgica [Pensa che
sul luogo dell'attuale Tabernacolo di S. Sisto sorgesse anticamente
una chiesuola o una cappelletta, dove il 6 di agosto doveva cele-
brarsi la benedizione dell'uva secondo un'antica liturgia].
1845. Arst. — 1908, XI, 71-72. — Giolli R., AppunH d'arte no-
varese: Macugnaga [Un gioiello d'arte è l'antica chiesa plebana di
Macugnaga/che l'autore studia nella sua storia e nei suoi fregi
decorativi ed architettonici].
520 SPOGLIO DEI PKKIODICI
1846. Arst. — 1908, XI, 54-58. — Carocci G., Stm Miniato ed
Monte presso Fireìize [£spone la storia della chiesa e del campanile,
di cui sono stati ripresi con alacrità i lavori di restauro].
1847. BsP. — 1907, VII, 413-428. — CaTagna Sangioliani A.,
lyoraìorio del Lago dei Porzii e il priorato cluniacense di S. Majolo
in Pavia [L'oratorio è opera d'arte del secolo XIV, edificato dalla
nobile famiglia pavese dei Porzii. L'A. pubblica lo strumento con
cui il Capitolo del monastero di S. Majolo dava in affitto nel 1319
ai fìratolli Porzii i beni che esso possedeva nel territorio del Lago,
fra cui una chiesa, un palazzo ed un campanile].
1848. BN. — 1906, GLI, 345-350. — Giulio Benso L., Una ba-
silica storica [ Super ga].
1849. MdsS. — 1903, XLII, lxxxih-xcviii. — Letanehe J., Les
cloches à Venne [Servivano per le pubbliche adunanze e talora per
richiamare il popolo alle armi e alla difesa. L'A. ne fa la storia,
per quanto riguarda il luogo d' Venne, dal secolo XV al XIX].
1850. RN. — 1907, CLV, 146-153. — De la Matina M. A,, Txi
S. Casa di Loreto e raffresco di Gubbio [A proposito di una pubbli-
cazione di questo genere fatta da mons. M. Faloci-Palignani, il
quale crede di vedere rappresentata la traslazione della S. Casa di
Loreto in un affresco del convento dei Francescani di Gubbio].
1851. RN. - 1907, CLVII, 130-137. — Xembrini Gonzaga C, An-
cora della S. Casa di Loreto [Sostiene che la traslazione della S. Casa
non ha mai avuto luogo].
1852. RN. — 1907, CLV, 744-749. — Bon^'iiti A., / Mimrri Con-
renttuili e la chiesa di IS. Ant4>nio a Costanfinojfoli [Traccia le vicende
storiche dei Frati Conventuali dalla loro prima comparsa in Costan-
tinopoli nel 1219 fino ai tempi presenti in cui passarono sotto il pro-
tettorato del governo italiano].
1853. AseA. — 1904, XXXVII, 107-108. — La Vierge du portail
de Noire-Dame de Dourg [Copia di una statua esistente nella chiesa
di St-Nizier a Lione].
1854. AsLo. — 1907, XXVI, 113-128, 145-157; 1908, XXVH, 37-39,
81-87. — Agnelli G., Moìiastetn lodigiani [Usufruisce della storia
lasciata manoscritta dal can. Defendente Lodi e illustra i mona-
steri di S. Pietro di Lodivecchio, di S. Sepolcro nella nuova Lodi,
e di S. Bassiano].
1855. AaaR. — 1908, XIV, 89-105, 3 tav. — Perini Q., Famiglie
nobili trentine: XIV. La famiglia Panzoldi di Sacco e Rovereto [Le
prime memorie datano dal secolo XIII. Si estinse nel 1865].
1856. AsLo. — 1907, XXVI, 81-90. — I Tresseni di Lodi a Ver-
celli [Si riportano i cenni e i documenti relativi a quest'antichissima
famiglia lodigiana, già editi dal padre Giuseppe Colombo nella sua
opera « Documenti e notizie intorno gli artisti vercellesi »].
1857. Arst, — 1907, X, 87-90. — Di Palma F., Vn problema sto-
rico [Sostiene, contrariamente all'opinione di alcuni storici, che il
contado di Molise prestò il nojne alla famiglia normanna dei Molise
che signoreggiarono a lungo su quelle contrade. Il documento prin-
cipale è una iscrizione in caratteri longobardi anteriore alla venuta
della famiglia che assunse il nome del luogo].
1858. AaaR. — 1907, XIII, 99-108. — Perini Q., Famiglie nobili
trentine: XII. La famìglia Pedroni de Clappis di Rovereto [Oriunda
di Rimini, passata poi a Chiavenna. Un Adamo Francesco fu creato
STORIA PREROMANA E' ROMANA ' 621
conte palatino da Francesco I nel 1748. Il figlio, Adamo Guglielmo,
ultimo della sua casa, fu munifico benefattore dell'ospedale di Rove-
reto che ricordò in una lapide il dono e il donatore].
1859. AaaR. — 1907, XIII, 199-214. — Perini Q., Im famiglia
Savioli di Rovereto [Le prime notizie rimontano alla fine del sec. XV.
Introdusse in Rovereto l'arte tessile, occupò cariche elevate, lar-
gheggiò in beneficenze].
2. STORIA PREROMANA E ROMANA.
A) ARCHEOLOGIA E TOPOGRAFIA.
1860. Arst. — 1908, XI, 67-71. — Sanfllippo I., Uiia stazioìie
preistorica in territorio di GonneJta, circondario d'Iglesias {Nuraghe
nella regione Serucci. Lo studio di questo monumento preistorico
conferma l'ipotesi che queste costruzioni costituissero le abitazioni
primitive degli antichi popoli di Sardegna].
1861. Arst. -- 1908, XI, 19-21. — Giordani Fr., Cenyii mlV an-
tica « Sipontum » [Di origine remotissima, più tardi colonia romana
e sede di vescovo, distrutta dal terremoto nel 1255, fu ricostruita
da Manfredi che la chiamò dal suo nome Manfredonia. Lungi due
chilometri da questa città esiste tuttora una piccola chiesa che è
l'ultima e l'unica reliquia dell'antica Siponto].
1862. B$eHA. - 1908, XXVII, 90-92. — Plat Paul, Note sur un
cimetière gaUo-romain sitné à Trescléaux (Hautes-Alpts),
1863. C. — 1907, ,111, 447-462. — Pézard Maurice, Une nécro-
pole gréco-romaine en Egypte: Les f'oiulieji d'Antiìioé [L'interesse prin-
cipale degli scavi d'Antinoe consiste in quei costumi greco-romani
riprodotti artisticamente, alcuni dei quali magnifici, e nei nuovi
documenti relativi all'arte decorativa e al simbolismo dei popoli
antichi].
1864. BRsg. — 1904, XLVI, 59-67, 1 e. — Blàzquez A., Esliidio
aceìxa de algnnas vias romanas de Francia [Secondo l'Itinerario di
Antonino].
1865. RX. — 1908, CLXII, 305-308. — De la Matina M. A., Im
Via Appia [A proposito della seconda edizione dell'opera di S. Ripo-
stelli e 0. Marucchi « La via Appia k Tépoque romaine et de nos
jours » (Roma, 1908)].
1866. BhR, — 1903, XLVIII, 43-47. — Benel Ch., I^ lion mi-
thriaque insigne des Légions romaines [Ritiene che il leone scolpito
su alcune monete del III o IV secolo, come insegna delle legioni
romane, sia d'origine mitriaca, poiché il culto di Mitra occupava
un posto specialissimo fra i riti militari di Roma, le cui legioni
hanno lasciato, ove soggiornavano, numerose iscrizioni dedicate a
questo nume],
1867. AsLo. — 1908, XXVII, 40-41. — Agnelli 0., Scavi [Xella
frazione Presedio, presso Lodi. Una tomba gallo- romana, con cocci
di vasi antichi].
1868. BseHA. — 1907, XXVI, 25-45. — Martin David, Les camps
de Mari US en Provence et les fosses mariennes [A proposito del lavoro
« La bataille d'Aix » di Michele Clerc, relativo alla memorabile
vittoria di Mario].
522 SPOGLIO DEI PERIODICI
1869. Arsi. — 1907, X, 119. — Astolfl C, L* iscrizione della Colonna
Troiana: Vna nuova versione [La versione dell' A. tende a provare
che le « tante opere », di cui è cenno neiriscrizione, sono necessa-
riamente ed esclusivamente quelle scolpite nella Colonna e non ^li
edifici intomo ideati da Apollodoro di Damasco].
1870. BseHA. — 1908, XXVII, 93-103. — De Manteyer G., La
création d'un marche public pour la staiioìi romaine de Monétier-
Allemont au II siede.
1871. BseHA. — 1906, XXV, 35-41. — Martin David, Z^ station
de Montseleucus et la vaie romaine des Alpes Cottiennes [Sulle tracce
degli Itinerari d'Antonino e di Gerusalemme, corregge alcune asser-
zioni di un lavoro affine, pubblicato dal sac. F. Allemand nel « Bul-
letin de la Société d'études des Hautes- Alpes »].
1872. BsBA. — 1905, XII, 62-64. — Vars Oli., Un milliaire d'Aw
rélien [Colonna milliare rinvenuta a St.-Jeannet nel dipartimento
delle èasse Alpi, con iscrizione ricordante l'imperatore Aureliano
e il miglio della strada romana].
B) FATTI DI ST0RI.4 POLITICA, LETTERARIA, ECC.
1873. Rdm. — 1906, XXXVI, 762-786; 1907, XXXVII, 82-116.
— Bolsiiler (t., A propos d'un mot latin: Comment les JRoniains
ont connu VHumanité [La parola « humanitas » appare le prime
volte nel secolo VII di Roma ed ha sùbito grande voga, special-
mente per opera di Cicerone. L'A. la considera sotto i suoi molte-
plici aspetti e significati, principalissimo quello della tolleranza
umana, la cui mercè le leggi si fanno meno violenti e meno san-
guinarie le pene. L'aforisma ciceroniano secondo cui « est ulciscendi
et puniendi modus », pronunziato due mila anni fa, prima dell' in-
fluenza poderosa del cristianesimo, dimostra che il progresso civile
da quell'epoca remota ad oggi è stato forse meno sensibile e più
lento di quanto si suol credere ed affermare; e che, ad ogni modo,
nei principii fondamentali del diritto romano voglionsi ricercare i
germi delle attuali istituzioni civili].
1874. RhR. — 1906, LUI, 1-24. — Cuuiont Fr., Ias cuUes d'Asie
Mineure dans le paganLsme romain [Numerose le divinità importate
dall'Asia, venutesi man mano adattando alle consuetudini ed alla
civiltà di Roma. Per antichità ed importanza assunta nel culto
romano, Cibele tiene il primo posto].
1875. BliR. — 1908, LV, 317-346. — Reinacli A. J., PUa Horatia
et Pilumnoe Poploe [Discute la leggenda romana di Orazio, vincitore
dei Curiazi, resa nota e famosa da un monumento arcaico di Roma,
detto appunto « Pila Horatia »].
1876. RhR. — 1906, LIV, 1-9. — Reinaeh S., Une prédition ac-
complie [Tratta della predizione di un augure romano, Vettio, riporr
tata da Varrone, secondo la quale Roma avrebbe durato ad esistere
12 secoli. La predizione sarebbesi avverata nel senso che Roma,
airepoca della sua caduta nel secolo V, per mano dei barbari inva-
sori, contava appunto 1200 anni di esistenza].
1877. Rfsa. — 1903, V, II, 203-234. - De Leonardis G., Publio
Virgilio Marone e Dante [Studia la personalità di Vir^rilio attraverso
le leggende del medioevo e nel simbolismo dantesco].
STORIA PREROMANA E ROMANA 523
1878. AraZ. - 1907, V, 1-34. — ijia8ta8i A., Quatenus Titus
Livius L. Codio Antipalro aùctore usus sii [Afferma che Tito Livio
si valse di Celio Antipatro, ma non in quella larga misura che
alcuni scrittori affermarono].
1879. ÀnG. - 1906, XVIII, 209-262. -- Bertrand E., Lucrèce:
Un peintre de la nature à Home [Rileva lo studio della natura in
Lucrezio, la sua scienza dei fenomeni fisici, quali le léggi della
riflessione e della rifrazione della luce, la sua ammirazione per la
vita agreste primitiva e il suo ateismo filosofico, da cui la conce-
zione materialistica più assoluta della vita e della morale. L'A. isti-
tuisce quindi un paragone tra Virgilio e Lucrezio che egli trova
superiore a Virgilio nella pittura viva e colorita della natura e
soprattutto dei grandi e formidabili fenomeni tellurici e celesti].
1880. JCS. — 1907, CLVII, 201-212. — De Fabrizio A., La moglie
di Giuliano V Apostata [Analizzando l'opera capitale di Paolo AUard
« Julien r Apostate » (Parigi, 1900-1903), l'A. si indugia a studiare
più particolarmente la figura di Elena, sorella dell'imperatore Co-
stanzo, prima vittima dell'apostasia di G.].
C) CRISTIANE^MO PRIMITIVO.
1881. Rfsa. — 1909, V, I, 1-14. — Labanca B., Za « Vita di
GesÌL » di Davide Strauss in Italia [Accolta con diffidenza ed orrore
in Italia tanto dai cattolici quanto dai riformati. Fu edita la prima
volta a Milano, ne) 1865, in veste italiana. Un tentativo di tradu-
zione fu fatto anche a Torino, nel 1865, da Stanislao Gatti, ma
l'insuccesso dello spaccio ne troncò a mezzo la stampa. Riapparve
a Roma nel 1886 con le confutazioni del padre C. M. Curci].
1882. Ce. — 1907, LVIII, III, 444-457. — Le teste dei Ss. Apo-
stoli Pietro e Paolo [Esaminate le testimonianze storiche, studia la
questione della genuinità delle sacre teste].
1883. RhR. — 1903, XLVII, 372-383. — Sense V. €., Évangiles
canwìiques et apocì^phes [Conclusioni ardite sull'autenticità degli
Evangeli e sulle varie interpolazioni].
1884. RhR. — 1903, XLVIII, 295-337. — Goblet d'Alviella, Sijl-
labus d'un cours sur les origines du Chrisiianisme d*aprhs Vexégese
contemporaine [Stabilito nei preliminari il metodo da seguire, passa
in rassegna le fonti, quali gli Evangeli, i documenti archeologici,
epigrafici, storici, ecc.-, poi, indagata la penetrazione del Cristiane-
simo nel mondo antico, ne studia i nuovi aspetti assunti in Grecia
e in Roma, e il suo conseguente sviluppo, e la sua gerarchia].
1885. BspX. — 1907, I, 104-114. — Cavigioli 0., Il comma gio-
vanneo in alcuni codici novaresi: Nota di critica testuale biblica [Col
nome di comwa giovanneo si convenne di chiamare il versicolo 7 e
parte del versicolo 8 della prima epistola di S. Giovanni al capo V.
Grave ed ardua la questione della sua autenticità. Secondo il Kiinste,
il comma non è che una interpolazione di impronta spagnuola e più
precisamente una rabberciatura in senso ortodosso di una espressione
eretica di Priscilliano. Tre codici novaresi riproducono con alcune
varianti il còmma giovanneo, senza che si possa in qualche modo
conoscere il come e per quali vie esso vi si è innestato].
1886. ROchr. — 1903, Vili, 459-481. — Lammenn H., Xa forme
consécrat&ire de VEuchariMie après quelques manuscrits grecs.
524 SPOGLIO DSl PKRIODICI
1887. AaaR. — 1907, XIII, 109-126. — Bettanini A., Cristiane-'
sinio e civiltà: Conferenza popolare.
1888. RN. — 1906, OLII, 663-676. — Federici M. d. 0., Della
primitiva propagazione del Cristianesimo [La conquista operata sul
mondo pagano, nel decorso di appena tre secoli, dal Vangelo di
Cristo, assume T aspetto di un avvenimento meraviglioso].
1889. Ce. — 1908, LIX, II, 403-416. — Canti liturgici primiUvi
[In uso ai tempi apostolici, sulla testimonianza di S. Paolo].
1890. €e. — 1908, LIX, II, 291-306; III, 33-47. — Il tesHmanio
di aS. Ireneo sulla Chiesa Romana e suWautontà del Romano Ponte-
fice [Trova in S. Ireneo il testimonio più insigne, in tutta l'antichità
cristiana, del perpetuo infallibile magistero della Chiesa di Roma.
S. Ireneo, nativo dell'Asia Minore e vescovo di Lione, conobbe e
trattò famigliarmente con parecchi fra i più illustri discepoli degli
Apostoli].
1891. Ce. — 1908, LIX, III, 143-157, 399-422. — Savio F., Nuovi
studi sulla questione di Papa Liberio [Contro le affermazioni dì mon-
signor Ludovico Duchesne, sostiene la falsificazione delle quattro
lettere attribuite a Papa Liberio].
1892. Ce. — 1907, LVIII, III, 404-412. — Il vecchio Manicheismo
e V antica legge imperiale [Note le infamie delle conventicole mahichee.
Per ovviarvi, Teodosio II e Valentiniano III bandirono nel 445 una
legge severissima, in forza della quale il manicheo era dichiarato
reo di delitto pubblico e di sacrilegio e messo fuori della legge in
tutto l'impero].
1893. Ab. — 1908, XXVII, 61-64. - Savio F., Sur ìin épisode
peu connu de la vie de Saint Bassien de Ijodi [È nota la leggenda
che attribuiva a S. Bassiano, uno dei primi vescovi di Lodi, la gua-
rigione di quei cittadini dalla lebbra e la conseguente preservazione
in futuro. Il ricordo di questo fatto andò scemando con la riduzione
delle lezioni del breviario ecclesiastico fatta in epoca recente. Le
lezioni antiche, in numero di nove, tre per ciascun notturno, con-
tenevano, in modo relativamente disteso, siffatta leggenda, e TA.
riporta appunto le tre ultime lezioni tolte dal breviario di monsi-
gnor Pallavicino (1456-1497), il più antico di tutti, nelle quali il
doppio racconto della guarigione e della preservazione è esposto
con la ingenua fede antica].
1894. Ce. - 1908, LIX, II, 222-226. - Sinthern F,, /^coperta di
pitture classiche a S. Passera [A due chilometri da Roma. Le pitture
appartengono all'antica chiesetta che vi sorgeva, anteriore all'attuale,
e che l'A. ritiene costrutta dagli Alessandrini abitanti a Roma].
1895. Ce. — 1908, LIX, I, 257-273; II, 17-35. — Uelofpienza di
San Giovanni GrLsostomo [Rileva la coltura scientifica, letteraria e
scritturale nell'eloquenza del Grisostomo].
1896. Ce. - 1907, LVIII, IV, 519-537. — San Giovanni Griso-
stoino ìlei XV centeìmrio della sua morte (401-1901) [Violente le lotte
e le ire a cui fu fatto segno il Grisostomo durante la sua vita, e
sommi i meriti ch'egli ebbe nell'ordinamento della Chiesa orientale].
ALTO MEDIOEVO 525
3. ALTO MEDIOEVO (Seg. V-XI).
1897. ROchr. — 1908, XIII, 101-103. — tìrébaut S., Conconìance
de la chronologie éthiopienne avec la grégorienrie [Gli anni etiopici
sono raggruppati, come le olimpìadi greche, in cicli di quattro anni
e constano ciascuno di tredici mesi ^ il tredicesimo conta cinque
giorni negli anni' ordinari e sei nei bisestili. Poche e fortuite
adunque le corrispondenze cronologiche con Tanno gregoriano].
1898. Ce. — 1908, LIX, II, 68-78. -^ Un anUpapa e uno scisma
al tempo di re Teodorico [Lorenzo, vescovo di Nocera dei Pagani,
usurpò due volte la sede di S. Pietro a danno del papa Simmaco,
dando luogo ad uno scisma che ebbe in re Teodorico un favoreg-
giatore potente].
1899. ABr. — 1907, XXII, 327-343. — Gongand L., Un point
obscur de Vitinéraire de Saint Coloniban venant en Gaule [Discute un
Sasso della < Vita Columbaui abbatis », e, contro l'opinione del
Irusch, tenta di provare che S. Colombano, venendo nelle Gallie,
è passato per la Grande Brettagna e non per la Brettagna conti-
nentale].
1900. Ce. — 1908, LIX, I, 161-167. — I martirologi storici del
medioevo [Rassegna bibliografica dai più antichi, dei secoli V e Vili,
ai più recenti, dei quali si esamina il vario valore storico].
1901. Ce. — 1907, LVIII, III, 272-285, 656-666. — Una vittima
del dispotismo bizantino: Pajni S, Martino I, 649-654 (655) [Assunto
al pontificato il 5 luglio 649 ebbe a lottare contro l'eresia dei mono-
teliti, per cui istigazione l'imperatore Costante II lo fece incarce-
rare e tradurre, fra mille sofferenze e contumelie, a Costantinopoli
nel 653. Condannato a morte e poi commutatagli la pena nell'esilio
perpetuo, rinunziò alla sua dignità per il bene della Chiesa a cui
la sua lontananza e segregazione poteva tornare di danno].
1902. BcrhB. — 1906, LXXV, 1-6. — Yanderkindere L., Sclusas,
Cltisas daìis les diplomes carolingiens [Già lo Schftfer aveva enun-
ciata l'opinione che nel vocabolo anzidetto, menzionato in un pri-
vilegio caroli^gico di Strasburgo, debbasi intendere una « Chiusa »
situata nelle Alpi e più particolarmente presso il Moncenisio. L*A.
accetta in massima l'interpretazione del vocabolo, ma tende a gene-
ralizzarlo ai molti passi alpini che mettevano in Italia].
1903. BOchr. — 1903, VIII, 477-478. — Lammens H., Uantiquité
de la formvXe « Omnia ad maiorem Dei gloriam » [Nella Siria orien-
tale, a settanta chilometri da Uama, trovasi un gruppo di rovine,
sopra una delle quali leggesi tuttora la frase Ilavi tis óóiay Gtoò
che equivale al nostro « Omnia ad (majorem) Dei gloriam » . L'iscri-
zione porta la data : Novembre, Indizione 13, anno 876 (èra dei Seleu-
cidi), 564 dell'era cristiana].
1904. AseA. — 1905, XXXVIII, 147-176; 1906, XXXIX, 5-32. —
Pliillpon E., Le second royaume de lìourgogne [Vicende del regno sotto
Rodolfo n, il cui matrimonio con Berta sarebbe avvenuto, secondo
l'A., verso la fine del 9l9 o non più tardi del 920].
1905. AsLo. — 1907, XXVI, 129-139. — Sant'Ambrogio D., No-
tizie intorno al XXVIIo Vescovo di Ijodi, Opizzone [Vìsse nel sec. XI
e fu lodato per il suo zelo e il suo ossequio alla Sede Apostolica.
da S. Gregorio VII, del quale si riporta integralmente, in fine, ik.
lettera elogiativa indirizzata al popolo di Lodi il 5 marzo 1075].
526 SFOGLIO V^l PERIODICI
4. BASSO MEDIOEVO (Sec. XI-XV).
1906. RhR. — 1905, LII, 177-218. — Àlptaandery P., De quelques
faita de prophétLsme daiis des sectes laihies antérieures au Joachinisme
[E.spone le vicende di alcuni sedicenti profeti nelle Gallie, in Ispagna,
in Germania, fino a Gioachino di Flora. Interessante per la storia
del pensiero religioso lo studio di siffatte aberrazioni psicologiche
che furono sempre avversate e condannate, talora in modi eccessi-
vamente crudeli, dalla Chiesa Cattolìcal.
1907. RN. — 1906, CLI, 651-665. — Piraneni G., Im crociata di
Luigi VII e di Corrado [Studia il pensiero dantesco relativamente
alla seconda crociata svoltasi tra il 1145 e il 1149].
1908. Arsi. — 1907, X, 2-6. — Santambrogio D., Sui tessuti
recentemente rinvenuti nella tomba d' Acquisgrana e nel « Sancta San-
ctoriim » del I^aterano [Una delle stoffe rinvenute nel sepolcro di Carlo
Magno è un capolavoro di tessitura siciliana del XII o XIII secolo.
Un'altra, di provenienza apparentemente orientale, deve ritenersi
fattura della medesima epoca e di origine germanica. Di poco ante*
riori sarebbero i tessuti del « Sancta Sanctorum » di S. Giovanni
in Laterano].
1909. Ce. — 1907, LVIII, IV, 28-38. — Im Verna e il Poverello
d'Assisi [Descrizione e cenni storici],
1910. Ce. — 1907, LVIII, IV, 14-27. — I capilavon della scoltura
nel secolo XIII [Sono specialmente in Francia, a Chartres^ Reims,
Rouen].
1911. Arst. — 1908, XI, 51-54. - Rlgillo M., La Ci^naca di Sa-
limhene [Studia la psicologia del Salimbene quale risulta dalla sua
cronaca ripubblicata recentemente con metodo critico nei M. G. H.].
1912. RhR. — 1902, XLV, 56-69. — Pioavet Fr., UAverroìsme
et les Averroìstes du XIW sièclè d*après le « De unitate intellectus
contra Averroistas » de Saint Thomas d^Aquin [Esamina le obbie-
zioni opposte da S. Tommaso alla teoria dell' intelletto propugnata
da Averroò, e studia i commenti e le conclusioni dell'Aquinate a
questo proposito].
1913. RhR. — 1904, XLIX, 48-68. — Alphanderj P., Les dermers
travaux de M. Paul Sabatier sur Vhistoire franciscaitie [Recensione
elogiativa].
1914. BcrhB. - 1905, LXXIV, 1-26. — Ursmer Berlière D., Causes
belges en Cour de Pome (1259-1263) [Controversie lunghe e astiose
dinnanzi la Curia Romana per la collazione di benefici ecclesiastici
disputati da vari concorrenti].
1915. AaaR. — 1907, XIII, 127-146. — 8lmeoni L., Il commercio
del legname fra Trento e Verona nel secolo XIII (1260) [Per la via
fluviale dell'Adige, Verona importava dal Trentino il legname in
quantità; onde l'esistenza in Verona della corporazione dei nego-
zianti di legna, detti « Radaroli » , con statuti speciali, divisi in ses-
santotto capitoli e pubblicati dall' A. in appendice].
1916. RhR. — 1905, LI, 172-191. — Plcavet Fr., Deux directions
de la théologie et de Vexégèse catholiques au XIII* sif'ck: S. Thomas
d*Aquin et Roger Bacon feomma e complessa l'opera filosofica, ese-
getica e teologica di S. Tommaso, che coordina in una sintesi am^
B^8S0 MKDIOBVO 527
plissima tutti i risultati allora noti dell' osservazione sensitiva e
intellettuale e forma ancora oggidì un indirizzo ben definito e indi^
visibile di studi religiosi. A questo indirizzo si contrappose, in certo
qual modo, nel secolo XIII, Ruggero Bacone nel quale si può scor-
gere come un precursore del positivismo di Augusto Comte].
1917. RX. — 1907, CLVli, 449-461. — Piranesi «., Fiorenza dentro
dalla cerchia antica [Ricostruisce le condizioni topografiche e demo-
. grafiche di Firenze nel secolo XI VJ.
1918. Arsi. — 1907, X, 105. — Bacci Pelea, Per maairo Duccio
di Donato, orafo senese del 1300 [Rettificando alcune notizie date da
Umberto Gnoli, dimostra che Duccio di Donato fu certamente di
Siena e fiori nel secolo XIV].
1919. BN. — 1907, CLIII, 401-434. — ClpoUa C, Uorigine fio-
rentina della storia italiana [Tende a dimostrare che la storia ita-
liana ebbe in Firenze i primi e principali illustratori].
1920. BN, — 1906, CLI, 585-603. — Del Luogo I., Dante in Lii-
nigiana [Discorso letto nel teatro di Sarzana il 6 ottobre 1906].
1921. BX. — 1906, CLI, 604-627. — Il sesto centenario della venuta
di Dante in Lvnigiana [Discorsi dì G. Sforza e d'altri].
1922. Bfsa. — 1906, VIII, I, 402-430. — Foà Elena, Le guide di
Dante nella « Divina Commedia » [Virgilio e Beatrice in cui Dante
ha voluto impersonare il suo cosmo ideale e la storia intima del suo
pensiero filosofico e della sua coscienza teologica].
1923. Bfga. — 1905, VII, I, 384-396. — Cosmo U., La lettura di
Dante neW Università [Prolusione al commento dei canti XV-XXIII
del € Paradiso » letta nella R. Università di Torino il 12 dicem-
bre 1904].
1924. AseP. — 1904, I, 290-298. — De Bresc L., Le 6^ cente-
naire de- la naissance de Pétrarque à Vaucluse^ à Avignone à Arezzo
[K* la cronaca dei discorsi e dei festeggiamenti tenutisi nel sesto
centenario della nascita di Francesco Petrarca].
1925. AaT. — 1907, XLII, 1201-1202. — Cipolla C, Intorno alla
bolla di Clemente VI che conferisce al Petrarca un canonicato a Parma
[Alla bolla di concessione va unita, secondo l'usanza, la bolla riguar-
dante r immissione in possesso, pubblicata qui dall' A.].
1926. BspN. — 1907, I, 101-103. — Cipolla C, Aneddoto novarese
[Nomina di Biagio Solerò ad un canonicato di Novara, fatta da Cle-
mente VI, da Avignone, il 28 agosto 1346].
1927. MdsS. - 1907, XLV, 479-491. — Usannaz-Joris Marcel, Une
reconnaissance en fief rural dans la Haute- Tarentaise au XIV siede
SDel 25 febbraio 1336, fatta al conte di Savoia, Aimone il Pacifico,
lai capi-famiglia della parrocchia di Les Chapelles, presso Bourg-
Saint-Maurice].
1928. AsLo. — 1907, XXVI, 74-77. --Un lodigiaiw giudice dei dazii
a Verona [Bassiano dei Casetti, di famiglia illustre ed antica di Lodi].
1929. BN. — 1908, CLXI, 449-458; CLXII, 33-42. — Cappello-
Passarelll E., Vettor Cappello, capitaiu> generale di mare e patrizio
veneto [Nato nel 1404 e morto nel 1467, fu valentissimo capitano
della Repubblica veneta, le cui galee egli condusse più volte alla
vittoria nei mari d'Oriente, contro i Turchi].
1930. BsP. - 1907, VII, 429-491; 1908, Vili, 111-144, 168-209.
— Gabotto F., Im guerra tra Amedeo Vili di Savoia e Filippo Maina
Visconti (1422^1428) [La guerra è preceduta da una campagna diplo-
528 SPOGLIO DEI Pì>:kI';DìCJ
malica condotta avvedutamente da Amedeo Vili per Tisolamento po-
litico del Visconti. Il duca di Savoia mira innanzi tutto a riamicare
tra loro il re dei Romani e d'Ungheria, Sigismondo, e la repubblica
di Venezia con l'intento di indurre poi Firenze, mercè questo nuovo
riavvicinamento, contro il Visconti. I primi tentativi falliscono: na
nuove complicazioni politiche sopraggiunte, quali l'occupazione li
Forlì per parte delle genti viscontee, alcune piccole ma significanti
vertenze di frontiera e di mercanti, e poi soprattutto la rotta del-
l'esercito fiorentino a Zagonara (28 luglio 1424} che mette quasi
tutta l'Italia centrale in balìa del Visconti, preparano gradatamente
la formazione di una lega antiviscontea. Nell'ottobre di quell'anno
il conte di Carmagnola fugge dallo Stato di Milano, valica le Alpi,
si presenta alla corte di Amedeo Vili in Savoia e riceve da lui la
missione di offrire a Venezia la mediazione savoina fra la Repub-
blica e Sigismondo. Data da quel momento l'ascesa fatale del Car-
magnola nei disegni militari della Serenissima. Intanto preparavasi
e, nonostante gli aiuti segreti e i negoziati diplomatici del Visconti
alla corte di Savoia, compivasi dal duca Amedo Vili una spedizione
militare contro Borgo San Dalmazzo, i cui Signori l'avevano ridotto
a ricettacolo di milanesi, cospiranti ai danni di Savoia. Da parte
sua il Visconti faceva grandi apparati d'armi e d'armati ingrossanti
alle frontiere sabaude, nell'Astigiano; ma ritraevasi di là poco dopo,
presentendo la procella prossima a scoppiare. Infatti Venezia, scossa
dall'infìammata parola del fiorentino Ridolfi e dai consigli istigatori
del Carmagnola, accettava, sebbene con qualche riserva, il principio
della lega, caldeggiata dal duca di Savoia, il quale chiamava frat-
tanto in armi i contingenti feudali e comunali di Piemonte e Savoia,
in apparenza per una spedizione nel Valentinese, ma in vista di
avvenimenti italiani, ed ordinava fortificazioni e guardie verso i
confini sabaudo- viscontei. Finalmente, dopo lunghe trattative per
la divisione della preda, di cui il duca di Savoia si rìserbava la
parte migliore e maggiore, la lega si conchiude definitivamente a
Venezia l'il luglio 1426, tra quella Repubblica, Firenze ed Ame-
deo Vili, che il 20 agosto successivo, troncando gli indugi e le
istanze di pace del re dei Romani, dichiarava ufficialmente a Filippo
Maria Visconti la guerra che si trascinò languidamente tra i ma-
neggi diplomatici].
1931. AseP. — 1904, I, 217-234. — Lieutand V., Le regisb^e de
Tx>ìLÌs III, oomte de Provence, roi de Sicile, et son itinéìrdre (1422-1484)
[E' la raccolta delle lettere, personali e ufiiciali, di re Luigi III,
durante quasi tutto il corso del suo regno. Notevoli quelle relative
al regno di Napoli, ove l'Angioino cercava di sostenersi con le con-
ces.**ioni ed i privilegi. L'itinerario segna le sue pellegrinazioni nel
Napoletano dal 1423 fino al 15 novembre 1434 ; data che l'A. assegna
alla di lui morte avvenuta in Cosenza, contro l'affermazione di altri
che la riportano variamente al 12 o al 24 novembre].
1932. Arst. — 1907, X, 37-38. — Sinieoni L., Relegati fiorentini
a Verona (1434-1436) [Cosimo de' Medici era richiamato dall'esilio
in Firenze il 2 ottobre 1434 e ne uscivano coloro che avevano coope-
rato alla sua cacciata. Fra costoro erano Nicolò Barbadori e il figlio
suo, Cosimo, relegati a Verona. L'A. riporta l'atto della prima pre-
sentazione del Barbadori al podestà di Verona, da cui i relegati
dovevano far constatare mensilmente la loro presenza in Verona].
1933. MdsS. — 1903, XLII, xxx-lxi. — Perouse OnAtave, Dépensen
de voyage de lAyuis, due de Savoie, dans la Bresse et le Dauphiné
en 1451 et 1452,
BA8S0 MEDIOEVO 529
1934. Arst. — 1908, XI, 123-124. — Gridoni C, Il grande amore
di Sigismondo Malatesta [Istrumento del 12 gennaio 1453 con cui il
Malatesta conferma i doni fatti con grandiosa liberalità e prodiga-
lità ad Isotta degli Atti, della quale fu perdutamente innamorato].
1935. MdsS. - 1907, XLV, 101-144, 367-368. — Beinach Th., La
date et Vattieur de la rentaiiration de Véglise du Bourget-du-JMc au
XV siede [Ainardo di Luyrieu, secondo un documento del 3 di-
cembre 1460, deve ritenersi il restauratore della chiesa ; Oddone II di
Luyrieu il restauratore del chiostro di Bourget, tra il 1460 e il 1482],
1936. Arst. — 1908, XI, 40-41. — Origioni C, Un capriccio di
Sigismondo Malatesta [Scommessa buffonesca corsa tra Sigismondo
e il suo scalco, Enrico Acquabello di Argenta, il 31 maggio 1460,
per la quale questi si impegnava di non adirarsi per qualunque
scherzo del suo signore e di accorrere ad ogni sua chiamata, pena
la perdita di una giornea, donatagli da Sigismondo].
1937. Arst. — 1907, X, 181-182. — Sant'Ambrogio D., Nel Museo
di Porta Giovia: Un'anconetta veneziana del 1462 [Bel lavoro artistico,
opera di un Giacomo da Cattaro],
1938. MdsS. -T- 1903, XLII, cxviii-clxvi. — Péronse G., Dépenses
de la maison du prince Amé de Savoie, fils du due Louis, de 1462 à 1465
[Nei suoi vari soggiorni a Bourg, a Pont-d*Ain e a Chambéry].
1939. C. — 1907, II, 880-915, 1041-1069. — Costa do Beaaregard,
Aìnoùrs de sainte: Madame Louise de Savoie [Figlia di Amedeo IX
e di Jolanda di Francia, nacque a Bourg secondo alcuni, a Cham-
béry secondo altri, il 28 dicembre 1462. Ebbe vita tribolata, termi-
nata in un monastero, e fu sepolta a Nozeroj', d'onde il re Carlo
Alberto ne fece trasportare le ossa a Torino nel 1839].
1040. MdsS. — 1905 (2" fase), XLIII, 115-130. — Pérouse Gabriel
Un budget d'une municipalité rurale en Savoie au XV siede [Del 1476
appartenente al comune di Màcot, nel circondario di Moutiers],
1941. Arst. — 1907, X, 121-123. — Di Palma F., Appuntì di nu-
mismatica: Una nuova moneta di Campobasso [Tornese del sec. XV,
falsitìcazione del tornese campobassano].
1942. RN. — 1907, CLVI, 393-401. — Ferretti G., Manifestazioni
religiose di un umanista [Carlo Marsuppini d'Arezzo, cancelliere della
repubblica fiorentina, vissuto nel secolo XV].
1943. AaaR, — 1907, XIII, 219-248. — Segarlzzl A., Iaz corri-
spondenza d'un medico erudito del Quattrocento (Pietro TomasiJ [Di
minima importanza].
1944. AdsF. — 1906, XVI, 21-157. — WIrtz M., Ercole Strozzi,
jHfeta ferrarese (1473-1508) [Rappresentante non indegno e non
ultimo della coltura umanistica della Rinascenza, cantò in versi
eleganti le passioni e i costumi del tempo fra le cure politiche e le
seduzioni d'amore. L'A. parla distesamente di lui e del padre suo,
Tito, poeta non ispregevole, e pubblica alcune loro lettere, illu-
strando di proposito, nella seconda parte del lavoro, la multiforme
opera letteraria di Ercole Strozzi].
1945. AsLo. — 1907, XXVI, 49-58. — V centenario di Maffeo Vegio
[Relazione delle feste commemorative celebrate il 2 giugno 1907 a
Lodi, con cenni sulla vita del celebre umanista Vegio].
1946. RN. — 1908, CLXII, 280-284. — Ciaceheri BeUanti A., Ij^e-
raffadlisti [A proposito della recente pubblicazione di A. Agresti,
« I preraffaellisti : Contributo alla storia dell'arte » (Torino, 1908)].
Rivista storica italiana, 3* S., vif, 4. 34
580 St'OGLIO DBI PERIODICI
1947. e. — 1906, III, 62-71. — Thareau-Bangin P., Une nouvdle
biographie de fra Giovanni Angelico de Fiesole [A proposito del libro
di Enrico Cochin, « Le bienheureux Fra Angelico de Fiesole »].
1948. BspN. — 1907, I, 138-146. — Morandi G. B., Un miniatore
novarese del '400 a Genova [Bartolomeo Durio, detto più comune-
mente Lupo ti, da Grignascoj.
1949. AaaB. — 1907, XIU, 217-218, 1 tav. — Gerola G., Un'altra
Madonna del Montagna [A Venezia, nel palazzo dei Vaeni, già
Morosini].
1950. BsP. — 1907, VII, 337-342. — Natali 0., Gli affreschi del-
l' Oratorio del collegio Castiglioni a Pavia [Saggio, fra i più cospicui,
di pittura lombarda preleonardesca. Si ritengono opera del celebre
Foppa e di qualcuno de' suoi compagni di lavoro, quale il noto
Bonifacio Bembo, che dipingevano a Pavia nella seconda metà del
secolo XV]. !StJI
1951. Arst. — 1908, XI, 86-90, 125-126. — MUano E., Macrino
de Allodio: Appunti e notizie [Nato in Alba, probabilmente prima
del 1470, da famiglia oriunda da Agliè nel Canavese, lasciò opere
numerose e di valore artistico assai grande. Il Macrino non ha
una tecnica ed una forma pittorica personale, onde non è il crea-
tore di un'arte soggettiva che rechi l'impronta del suo genio; cio-
nondimeno, nel suo ecletismo, egli dimostra una euritmia somma e
un'analisi profonda e sapiente, e i tocchi del suo pennello rivelano
nel concetto e nell'esecuzione il maestro}.
1952. Arst. — 1908, XI, 72-74. — Sant'Ambrogio B., Nel Museo
di Porta Giovia: L'aff'resco di via lìigli, 17 [Presumibilmente del
secolo XV; opera di scarso valore artistico, rappresentante una
cavalcata].
1953. Arst, — 1908, XI, 6. — Lenzl P., Un affresco di scuola
senese nella chiesa di Santa Maria delle Grazie in Orbetello [Rappre-
senta la Vergine col Bambino e, ai lati, gli Apostoli Pietro e Paolo.
L'A. lo fa risalire alla seconda metà del secolo XV, giudicandolo
fattura di Neroccio Laudi].
. 1954. Arst. — 1908, XI, 17-19. — Marra! B., La « Nascita di
Venere » e la * Primavera » del BoiticeUi [Sostiene che i due dipinti
sono come due opere d'arte, ciascuna in se stessa, perfettamente
compiute e perciò tra loro distinte ed indipendenti, ed ideate ed
esegiiite in tempi diversi].
1955. Arst. — 1907, X, 38-39. — Astolfl C, Quando è vissuto
Antonio Solario detto lo « Zingaro »f [Ripudia gli anni 1382 e 1455
come date deUa nascita e della morte dello « Zingaro » e inclina a
credere che nel « de Solerli s » di alcuni dipinti debba intendersi un
tutt'altro personaggio].
1956. Arst. — 1908, XI, 37-38. — Bombe W., Francesco Lau-
rana: A proposito di un nuovo libro [Passa in rassegna l'opera di
Guglielmo Rolfs sul Laurana, edita a Berlino nel 1908. Il Rolfs, stu-
diando l'origine dello stile e la nota caratteristica dominante nella
maggior parte delle sue opere scultorie e decorative, trova che l'ar-
tista ha attinta la sua ispirazione dal Brunelleschi. Il Laurana fiori
alla metà del secolo XV e lasciò opere insigni in molte città d'Italia
ed in Avignone dove mori].
1957. Arst. — 1908, XI, 117-123, — Lnchini L., Bartolomeo Gadio,
architetto militare cremonese: Monografia [Nacque a Cremona nel-
l'anno 1414 e mori a Milano nel 1477. Fu ingegnere militare valen-
TEMPI MODERNI 531
tissimo e a lui si deve fra altro la ricostruzione del celebre castello
di Soncino].
195i^. Arst. — 1908, XI, 39-40. — Tayanti U., // camino del
< Mosca » in Arezzo [In bella pietra arenaria, murato nella sala
maggiore del palazzo dei conti Fossombroni. L'artefice, Simone
Moschini, nacque nel 1492 a Terenzano, presso Setti guano].
5. TEMPI MODERNI (1492-1789).
1959. Rfsa. — 1904, VI, I, 270-304, 413-439. — Tresploli G., In-
troduzione al permeilo sociale e giuridico d'Italia nell'evo modeimo
[Rassegna degli avvenimenti religiosi e politici più importanti dal
<;inqi^ecento in poi].
1960. BN, — 1907, CLIII, 65-85. — Zardo A., Lo splendore di
Venezia. [Passa in rassegna il periodo più glorioso della vita vene-
ziana nei cinquecento, come fu illustrata da Pompeo Molmenti nella
seconda parte della sua « Storia di Venezia nella vita privata »].
1961. Arst. — 1907, X, 21-22. — Sant'Ambrogio D., Nel Museo
di Porta Giovia : Pregevoli stampi di pedine da trictrac del XVI secoì^
[Sono effigiati nelle pedine, con vero gusto artistico, molti perso-
naggi della buon'epoca della Rinascenza dell'arte tedesca, e da una
breve iscrizione che leggesi a tergo di una di esse parrebbe che
l'artista esecutore sia un Paolino di Glarum che l'A. tenderebbe a
identificare nel noto « J. Paulini Kupferstucher » o in « Giovanni
Antonio de Pauly »].
1962. RN. — 1908, CLIX, 322-350. — Berlini M., La donna se-
condo alcuni trattatisti del Cinquecento [Limitandosi allo studio dei
trattati pedagogici, l'A. passa in rassegna il Castiglione nel suo
« Cortegiano » , Giovanni Astense, Domenico Bruni, Onofrio Filarco,
Prodicogene Filarete, Torquato Tasso ed altri, rilevandone la con-
cezione pratica ed ideale della donna].
1963. BN. — 1907, CLVn, 630-645. — Barbèra P., Mercanti e
stampatori fiorentini a Liane [Fiorentissime nel secolo XVI le rela-
zioni commerciali tra Firenze e Lione divenuta, per i suoi mercati
e le sue fiere periodiche e per i privilegi insigni concedutile dai re
di Francia, il magazzino generale d'una grande parte d'Europa e
anche delle terre d'oltre mare].
1964. RN. — 1908, CLX, 281-296. — Lamma E., Andrea Nava-
gero, poeta [Fiorito nel cinquecento, occupa nella poesia lirica, ispi-
rata all'imitazione petrarchesca, un posto secondario].
1965. RN. — 1907, CLIV, 528-541. — Misciatelli P., L'ulHmo
poeta apocalittico francescano [Fra Bartolomeo da Salutio, nato in
un paesello sulla riva dell'Arno a sette miglia dalla Verna, nell'a-
4)rile 1558, morto a Roma il 15 novembre 1617].
1966. AraZ. — 1907, V, 109-158. — Anastasi A., La « poetica »
di Girolamo Muzio [Studia 1' « Arte poetica » edita dal Muzio a Ve-
nezia nel 1551, e vi nota la più esplicita e significativa manifesta-
zione delle tendenze letterarie del poeta che nel gran numero dei
lirici cinquecentisti non fu uno dei più volgari].
1967. BRsg. - 1904, XLVI, 103-145. — Blàzqaez A., Kl IHne^
rario de Don Fernando Colon y las relaciones topogràficas [L' « Itine-
532 B POOL IO DEI PERIODICI
rario » conservasi nella biblioteca di Siviglia e constava in orìgine
di cinque volumi. Le relazioni geografiche o topografiche del se-
colo XVI sono merito di cronisti spagnuoli].
1968. AseÀ. - 1904, XXXVII, 165-175. — Nodet V., Lès dona-
teurs des tableaux de la sacristie de Boiirg [Demolisce la tradizione
che attribuisce a Margherita d'Austria il dono di due tavole note-
voli del primo quarto del secolo XVI e cerca di stabilire con con-
getture il nome dei donatori].
1969. Arsi. — 1908, XI, 99-101. — Bertogllo Pisani N., Im Pina-
coteca di Brera ed un suo nuovo acquisto [Un ritratto, fattura del '500,
rappresentante probabilmente un Martinengo, dell' illustre famiglia
bresciana fiorita sotto la Repubblica veneta].
1970. Arst. — 1908, XI, 75-76. — Bombe W., Sébastìano del Piombo
[A proposito di una monografia storica di Giorgio Bernardini edita
a Bergamo nel 1908, ilustrantc la vita e le opere di questo rinomato-
pittore, morto a Roma nel 1547 in età d'anni 62].
1971. Arst. — 1908, XI, 42-43. — Giglioll 0. H., D<nio di quattro-
arazzi al convento di S. Marco in Firenze [Donati da Porzia de* Mas-
simi, vedova di Gian Battista Salviati, nel 1563].
1972. Arst. — 1907, X, 166-167. — Lnehlni L., Un'opera di Cri-
stoforo Solaro [Avanzo del portale che decorò il palazzo donato da
Ludovico il Moro alla sua favorita Cecilia Gallerani, in Milano].
1973. Arst. — 1908, XI, 97-99. — Griglonl C, Quaiido visse ed
operò Antonio Solaro detto lo Zingaì^f [Prova che lo Zingaro dimorò
a lungo nelle Marche e che resistenza sua deve fissarsi nel sec. XVI].
1974. Arst. — 1907, X, 165. — Ceechetelli Ippolitl R., / discen-
denti e Veredità del pittore G. B, Salvi, detto il Sassoferrato [Prova
che il Salvi soggiornò a Roma e vi si accasò, lasciando discenaenza].
1975. Arst. — 1907, X, 66-72. — Bertoglio Pisani 5., Il « Cena-
cólo » di Leonardo da Vinci e le copie {Deplorevoli le condizioni attuali
di conservazione del capolavoro vinciano, passato durante quattro-
secoli attraverso all'azione distruggi trice del tempo, ai danni delle
soldatesche briache, ai guasti dei ritoccatori o restauratori imperiti.
Antico lo studio di riprodurlo; da Marco d'Oggiono al grande Raf-
faello e giù giù fino ai tempi napoleonici].
1976. Arst. — 1907, X, 52-55. — Della Rovere A., Gentile Bel-
lino [L'A. riassume la commemorazione letta dal prof. Pietro Pao-
letti a Venezia il 23 febbraio 1907, nel quarto centenario della morte
del Bellino che fu pittore valentissimo e lasciò numerosi dipinti che
segnano l'evoluzione della pittura veneziana del Rinascimento].
1977. AsLo. — 1907, XXVI, 158-165. — Sant'Ambrogio D., La
« Cena di Canaan » del iò4ò di Callisto Piazza di Lodi [Afiresco
sulla parete di sfondo dello scalone della biblioteca di Brera. Cal-
listo Piazza, più noto sotto il nome di Callisto da Lodi, nacque iu
quella città verso il 1500, e si hanno di lui opere pittoriche nume-
rose fino al 1555. L'affresco della « Cena», tripartito, è opera gran-
diosa e di gran pregio artistico].
1978. Arst. — 1907, X, 8-9. — Tosi C. 0., Una lettera inedita
del Bronzino [Al duca Cosimo di Toscana, relativa a certi arazzi
che il Bronzino impegnavasi di fare mediante un compenso deter-
minato. La lettera non ha indicazione, né di data, né di luogo, ma
non è di molto posteriore al 1548].
TEMPI MODERNI 533
1979. Arst. — 1907, X, 18-21. — Geisenheinier H., Di alcune piU
fare fiorentine eseguite intorno al 1510 [Delle tavole del Vasari in
S. Maria Novella e degli affreschi esistenti nella cappella dei Pit-
tori dovuti al Vasari stesso, a Santi di Tito e ad Alessandro Allori].
1980. RN. — 1908, CLX, 212-217. — Fiorilli E., // Giajnbologna
e le ville fiorentine [Fiorito intorno alla metà del secolo XVI, lasciò
monumenti meravigliosi d'arte, fra cui la celebre statua dell'Oceano
scolpita in un masso gigantesco di granito che il granduca Cosimo I
aveva fatto cavare dall'isola d'Elba nel 1550. Le ville dei dintorni
di Firenze si abbellirono delle opere sue].
1981. AfteA. — 1905, XXXVIII, 36-56, 177-191, 375-409; 1906,
XXXIX, 33-48. — Nodet V., I^s tombenux de Ihvu [Cenni storici
sulle tombe di Margherita d'Austria a Brou e lista cronologica dei
documenti che le riguardano].
1982. Arsi. — 1908, XI, 124. — Tosi C. 0., Una lettera inedita
di Baccio lìamlindli [Del 19 maggio 1541, a Cosimo, duca di Toscana,
intorno a certi lavori di scalpello commessigli dal duca].
1983. Arst. — 1907, X, 108. — GaUelti P., Il Cellinì a Boìna
[Pubblica la lettera di un certo Lorenzo Bonino, del 5 maggio 1570,
nella quale si parla del proposito di Benvenuto Cellini di recarsi a
Koma con lui nel settembre successivo. Il che non avvenne, perchè
il Cellini moriva a Firenze il 14 febbraio 1571].
1984. RN. — 1907, CLIV, 478-503. — Ohignoni A., L'apparta-
mento Borgia in Vaticano [Vicende storiche ed artistiche].
1985. Arst. — 1908, XI, 105. — Galletti P., Del centenario del
Buonialenti [Il Buontalenti fu architetto civile e ingegnere militare
insigne. L'A. pubblica l'atto di donazione di una villa con podere
presso S. Margherita a Montici fattagli dal granduca di Toscana,
Francesco de' Medici, nel 1575].
1986. AseA. — 1907, XL, 229-232. — «rosseteste W., L'égliae de
Brou et la Cartina de MirafiorH jyròs Burgost (EsjKigne) [Riaccostando
la fondazione di Nostra Signora di. Brou fatta nel 1511 da Marghe-
rita d'Austria col suo soggiorno in Castiglia, l'A. trova un legame
storico e architettonico tra i monumenti sepolcrali dei due luoghi].
1987. Arst. — 1907, X, 72-74. -^ Sant'Ambrogio D., Il ricco jwr-
tale del 1534, di artista comacino (Gian Lorenzo Sorniani d'Osteno)
nella chiesa di Condino in Val (Uiidicaria [In pieti;^ viva e marmo,
compiuto tra il 1534 e il 1536. Notevole l'armonia del disegno e lo
studio accurato dei particolari architettonici delle varie modanature].
1988. AhLo. — 1907, XXVI, 166-173. — Morandl G. B., // conte
Ugo Della Somaglia: Notizie e documenti [Fiori sotto Ludovico il
Moro e Massimiliano Sforza, il quale lo reiiitegrò nei beni confisca-
tigli o rubatigli sotto i Francesi, al cui ritorno nel ducato milanese
fu imprigioaato e spogliato nuovamente dei suoi beni].
1989. AsLo. — 1907, XXVI, 78-80. — Fanfulla a Novara [Docu-
mento riportato dal « Bollettino storico per la provincia di Novara »,
riguardante il rifiuto opposto dal Fanfulla a pagare il dazio al Com-
missario dell'annona novarese].
1990. RN. — 1906, CLII, 620-645. — Berta F., Donne medicee
aranti il principato: Maria Salviatij moglie di Giovanni delle Bande
Nere [Nata il 17 luglio 1492 e morta 1112 dicembre 1543].
1991. BcrhB. — 1907, LXXVI, 391-533. — Bornate Ch., Mémoire
du chancelier de Gattinara sur les droits de Charles-Quint au ducile
534 SPOGLIO DEI rSRIODICI
de lìou I-gogne [Del celebre Mercurino di Gattinara che, come sempre
a favore di Carlo V, sostiene qui vigorosamente e prolissamente i
diritti dell'imperatore al ducato di Borgogna. La memoria, non auto-
grafa, è tratta dall'archivio privato del march. Dionigi di Gattinara],
1992. BerhB. — 1907, LXXVI, 61-135. — Canchie A., Inventaires
des archii'en de Marguerite de Parme, dreasés après la mori de cette
prhicesse, précédés d'une liste d\inciens inventaires d'archives et de
joyaux conservés aux archives fainiésiemies à Naples [Non tutti rela-
tivi a Margherita di Parma, ma tutti interessanti per la storia dei
Paesi Bassi e di casa Farnese].
1993. AdsF. — 1906, XVI, 1-20. — Frati L., L'inventario di Bar-
foloìneo Dalla lìovere, vescovo di Ferrara [Savonese, nipote di Sisto IV,
fratello di Giulio II, antecessore nella sede ferrarese di Giovanni
Borgia, mori il 15 ottobre 1494, lasciando una cospicua eredità, fra
cui erano codici miniati di gran valore che legò alla sua chiesa].
1994. AaaR. — 1908, XIV, 109-113. — Perini 9., Un testimonio
oculare delV uccUnone di Pietro Busio, signore di Nomi (1525) [E* Marco
de Sermini, la cui deposizione intorno al particolari deirassassinio,
raccolta dai magistrati veneti, è pubblicata integralmente dall'A.].
1995. BsP. — 1908, VILI, 210-224. — Bonetti C, Corrispmìdenm
delVarchivio storico Gonzaga ìigiiardante la battaglia di Pavia [Let-
tere di Capo de Capino, di Paolo Lurasco, di Angelo Germanello e
di Battista Malatesta sulla famosa battaglia e sulla conseguente pri-
gionia di Francesco I nel castello di Pizzi ghettone].
1996. AaT. — 1907, XLII, 1203-1228. — Marchisio P., L'arbitrato
di Carlo V nella causa del Monferrato [Studiando la sentenza arbi-
trale pronunciata da Carlo V, nel 1536, a favore del duca di Man-
tova, Federico II Gonzaga, l'A. vi scorge, oltre le ragioni giuridiche,
Tinfluenza malefica dei tornaconti politici riassunti nella frase sto-
rica « ragione di Stato » . Lunghi e abili e disonesti i maneggi diplo-
matici della corte del Gonzaga presso Carlo V che, a meglio dissi-
mulare l'animo suo, nomina una commissione dì giudici per la
cognizione della causa. Corrotti i giudici, prezzolata l'opera loro,
infida la loro sentenza, elaborata segretamente e gradatamente tra
compromessi reciproci prima a Milano, poi a Napoli, infine a Genova,
dove l'imperatore la sanciva solennemente il 3 novembre 1536 rico-
noscendo il dirittp del duca di Mantova sul Monferrato, salvo qual-
che eccezione di poco momento che, come scriveva don Ferrante
Gonzaga, fu « fatta a posta a consolation d'esso Duca de Savoja,
per non disperarlo cosi in un atto et per darli un poco di pastura »].
1997. Arst. — 1907, X, 74-75. — Tosi C. 0., Della data della
imscita di Jacopo VI d'Appiano d' Aragona ^ signore di Piombino
[Dimostra, sopra un documento dell'archivio di Stato di Firenze,
che la data della nascita, 1539, messa avanti dal Cesaretti, nella
sua « Storia di Piombino », deve rettificarsi in 1532: Jacopo IV
nacque l'S febbraio di quell'anno].
1998. Arst. — 1908, XI, 23-25. -^ Tosi €. 0., Im morte del car-
dinale Ippolito de' Medici: Nuovo documento [Lettera di Giovanmaria
Della Porta, agente a Roma del duca d'Urbino, diretta al suo
signore il 14 agosto 1535. Gli accenna le voci di avvelenamento che
correvano sulle bocche di tutti, e la pretesa confessione del reo].
1999. Arst, — 1908, XI, 74-75. — Tosi C. 0., Maria SalviaH-
Medici [Pubblica una sua lettera, scritta da Firenze il 27 aprile 1541
TEMPI MODERNI 53d
al segretario Loretìzo Pagni, che era al Poggio, ove allora villeg-
giava la corte].
2000. AsLo. — 1907, XXVI, 90-91. — Feudatari del Lodigiano
nel 1551 [Lista tratta dal « Registro gialdo de la Comunità di Lodi »
esistente in quella biblioteca civica].
2001. ArsU — 1907, X, 26-27. — Manniicei G. B., Pieiìza durante
la yiierra di Siena [Brano tolto dalle memorie di Giovanni Antonio
Pecci, patrizio senese, lelativo alle occupazioni militari, devasta-
zioni e saccheggi subiti da Pienza nel periodo dal 1652 al 15591.
2002. Arst. — 1907, X, 40-42. — To8Ì C. 0., Montemurlo: Nuovi
documenti [Lettere di Cosimo I de' Medici relative alla vittoria di
Montemurlo e alle disposizioni prese in seguito sui prigionieri, che
finirono in carcere violentemente].
2003. Arst. — 1907, X, 23-25. — To8Ì C. 0., Abdicazione di Co-
simo I de* Medici in favore del figliuolo Francesco [Pubblica la let-
tera con cui Cosimo I informa il duca di Urbino ael suo proposito
di rimettere al figlio Francesco il governo de' suoi Stati. La lettera
è data da Pietrasanta il 30 aprile 1564, vale a dire alla vigilia dei-
Tatto di abdicazione avvenuta il l'^ maggio].
2004. MdsS. — 1903, XLII, 3-545; 1905, XLIII, 3-230; 1906, XLIV,
1-173. — Mngnier Fr., Antoin^ Favre, président de Genevois, premier
président du Sénat de Savoie (1557-1624): Correspondance [L'episto-
lario del Favre costituisce una fonte importante per la storia poli-
tica e religiosa della Savoia].
2005. Arsi. — 1907, X, 135-137. — Toàl C. 0., Agnolo Guicciar-
dini a Venezia nel 1571 \\i fu mandato da Francesco de' Medici,
reggente il granducato per suo padre, per congratularsi della vit-
toria di Lepanto con il doge. Le lettere, che l'A. pubblica, relative
all'ambasciata del Guicciardini, accennano fra altro anche all'inviato
del duca di Savoia, il conte d'Arignano, ricevuto dal doge e da quel
Consiglio il 6 novembre 1571].
2006. BspN. — 1907, I, 167-174. — Morandi G. B., / Fieschi a
Crevacuore ed a Moasio [Documenti relativi a Pier Luca II Fieschi
in lite contro Filiberto Ferrerò di Masserano che fu investito nel 1575
della signoria di" Crevacuore].
2007. AsLo. — 1907, XXVI, 68-73. — Agnelli G., Per la storia
di alcuni quadri di valenti autori [Creduti del Tiziano, del Tinto-
retto, del Luino e d'altri, legati al Monte di Pietà di Sant'Angelo
Lodigiano dal conte Paolo Attendolo Bolognini nel 1676, ma non
consegnati all'ente destinatario in forza di una transazione interve-
nuta dopo la morte del testatore nel 1677].
2008. Arsi. — 1907, X, 130-133. — Sant'Ambrogio D., // tavolo
e la custodia^a foggia d'arca nell'Ambrosiana del Codice Atlantico
di I^xniardo [E il codice più prezioso della celebre biblioteca, acqui-
stato nel 1637; onde è antica la cura di preservarlo da ogni dete-
rioramento. Artistico il tavolo e la cassa soprastante a foggia d'urna.
Il primo, di fattura più elegante, è dall'A. ritenuto opera della prima
metà inoltrata del secolo XVII, contrariamente all'opinione di altri
scrittori].
2009. Arst. — 1908, XI, 90-94. — Rigillo M., Dal secondo duca
d'Alba al contedi Monterey : Dieci anni di stona napoletana nel '600
[Narra delle vicende dolorose di balzelli e di fame a Napoli durante
il governo dei viceré Alvarez de Toledo, duca d'Alba, don Ferrante
Afan de Rivera, duca d'Alcalà, e del conte di Monterey].
536 SPOGLIO DBI PERIODICI
2010. RN. — 1907, CLIV, 97-114. — Campani A., Seicento fioren-
tino [Ricostruisce la vita pubblica e privata nel seicento in Firenze
con i suoi festeggiamenti, le sue cerimonie, le sue usanze popolari
e principesche, secondo le pubblicazioni del Solerti (Firenze, 1905)
e deirimbert (Firenze, 1906)].
2011. RN. — 1907, CLV, 533-539. — Landese P., I documenti del
processo Galileiaiw pubblicati da A. Favaro [Sui documenti pubbli-
cati dal Fav&ro, l'A. mette in evidenza il carattere, non solo disci-
Elinare, ma anche dottrinale della famosa condanna emanata dalla
nquisizione Romana].
2012. RX. — 1907, CLIir, 577-600. — Favaro A., Antichi e «io-
derni detrattori di Galileo [Da coloro che oppugnarono, lui vivente,
le sue teorie, a quelli che anche oggi fuori d'Italia tentano rapirgli
il primato delle sue scoperte].
2013. R>\ - 1906, CLn, 525-540. — Fea P., Un prete soldato nel
secolo XVII [Il cardinale Luigi di Nogaret La Valette che comandò
a lungo le truppe di Luigi XIII in Italia].
2014. AsLo. — 1907, XXVI, 61-67. — Vertenze pel possesso della
Piazza maggio!^ di Ijodi [Tra l'autorità cittadina e quella militare
che, sotto la dominazione spagnuola, aveva fatto erigere sull'area
della piazza maggiore una baracca in legno per il corpo di guardia,
dove i soldati si trattenevano ad insegnare l'educazione agli uomini
e la modestia alle donne].
2015. C. — 1907, I, 1178-1180. — Joly H., Correspondances mys-
tiques: Saint Francois de Sal^.s et Sainte Chantal, d'api^ès des récents
ouvrages [A proposito della pubblicazione^ iniziata da don Mackey e
continuata dal padre Navate!, giunta al quattordicesimo volume].
2016. Ce. — 1907, LVIII, III, 3-20, 159-175. — // terzo centenario
del cardinale Cesare Baronio [Morto il 30 giugno 1607. L'A. òleva
il valore sommo, cosi nel campo religioso come nel capiipo storico,
degli Annali ecclesiastici che costituiscono ancora oggidì e sempre
una fonte preziosa e inesauribile].
2017. RN. — 1907, CLVIII, 405^423. - Nomi-Yenerosi-Pesclollni U.,
Un pellegrinaggio a Ijoreto nel secolo XVII [Viaggio, fatto alla Santa
Casa da Cosimo Useppi l'anno 1652 insieme con una comitiva mo-
vente da Siena].
2018. Arst. — 1907, X, 167-169. — Rlgillo M., La peste del 1656
a Napoli [Micidialissima, recatavi da soldatesche approdate dalla
Sardegna. Rimedio, il solito di quei tempi: divieto di parlarne e
quasi di credervi, e costruzione di monasteri come scongiuro ed
espiazione].
2019. Arst. — 1908, XI, 3-4. — Grigioni C, Ancora della peste
del 1656 a Napoli [Riporta la descrizione che di quella peste lasciò
un testimonio oculare, il p. Ludovico Franceschini, dell'Oratorio].
2020. AaaR, — 1907, XIII, 269-279. — Perini 0., Contributo alla
storia statutaria del Trentino: IV. Im carta di regola della comunità
di Paione [Del 1660, divisa in cinque capitoli].
2021. MdsS. — 1905 (2« fase), 93-113. — Létanche J., Quelques
notes sur la chartreuse de Pierre-Chatel et son prieure d' Venne [Illustra
un'istanza del priorato e del comune d' Yenne e della certosa di Pierre-
Chatel portata innanzi al Senato di Piemonte verso il 1670 a pro-
posito delle rendite e dei carichi di quei certosini circa il loro feudo
d' Yenne].
TKMl»! MODERNI 537
2022. BseHA. - 1905, XXIV, 449-456 ; 1906, XXV, 65. — Thouard M.,
Relation sommaire du siège d'Embrun en 1692: Noiice irouvée dans
les minutes de Pierre jRLi^mud, notaire royal de la ville d'Eìnbruìi
[EMI celebre assedio posto dal duca di Savoia e finito con la presa
di Embnin].
2023. Arst. — 1908, XI, 76-78. — eaUetti P., La quadreria della
granduchessa Vittoria [Vittoria della Rovere, madre del granduca di
Toscana, Cosimo III, lasciò all'altro suo fifflio, il cardinale Fran-
cesco Maria, una ricca raccolta di quadri, di cui si dà qui l'inven-
tario, del 22 marzo 1693].
2024. RN. — 1907, CLVI, 434-441. — Molflno P., Un Padre Cap-
puccino, ambasciatore a Vienna (1695-1696) [Il padre Gabriele Ber-
tano che, della sua ambasciata a Vienna, lasciò un'ampia relazione
pubblicata qui dal P. Molfino].
2025. ROchr. — 1903, Vin, 471-476. — £e Petit A. A., Une
bagarre au Saint-Sépidcre en 1698.
2026. RN. — 1908, CLX, 30-43, 150-163. - Forti dilulia, il/a^-
dalena Trenta: Storia toscana [Nata a Lucca il 23 luglio 1670, si
invag-hl e fu corrisposta dal principe Federigo IV, più tardi re di
Danimarca. Spezzato, per ragioni politiche, l'idillio innocente, Mad-
dalena si fece monaca in un convento di Firenze ove fu visitata a
più riprese dal sovrano danese e dove mori il 9 dicembre 1740].
2027. RN. - 1906, GLI, 546-548. — P. F., Maria Bricco [Per
una pubblicazione dell'on. Boselli su questa eroina popolare].
2028. RN. — 1907, CLVIII, 385-404. — Faldella G., Pietro Micca
al luogo natio [Discorso pronunziato a Sagliano Micca nel set-
tembre 1906].
2029. AsLo. — 1907, XXVf, 174. — Testamento di Giovanili Viti-
cenzo Gravina rpell'aprilc 1715, col quale istituisce proprio erede il
discepolo suo, Pietro Metastasio].
2030. AseA. — 1904, XXXVII, 5-34. — Buche J., Jerome iMlande:
Uhomme et le bressan [Nato a Bourg l'il luglio 1732; fu astronomo
di gran valore].
2031. AraZ. — 1907, V, 159-162. — Pennis! di Fioristella S., Sulla
moneta d'argento siciliano di Calalo VI, imperatore [Coniata nel 1734
con, argento tratto dalle miniere di Sicilia, delle quali è premesso
un breve cenno storico].
2032. RN. — 1907, CLIV, 13-27. — Zardo A., Un'Accademia ariti-
goldoniana [L'Accademia dei Granelleschi, istituita in Venezia nel-
l'anno 1747].
2033. Arst. — 1907, X, 12.V124. — Di Palma F., Da un mano-
scritto antico [Notizie del sacro corpo di S. Feliciano, martire, com-
pilate dal can. Colavita nel 1752].
2034. C. — 1906, IV, 27-50. — De Nolhao P. , Un pensionnaire
du Poi à Romeau XVIII siede: Frqgonard [Giovanni Onorato Fra-
gonard, uno dei più caratteristici e raffinati pittori francesi, allievo
dell'Accademia di Francia a Roma nel 1756].
2035. AaaR. — 1908, XIV, 57-87. — Rustico G., Contributo alla
biografia di Mattia Buiturini [Nato a Salò, sul lago di Garda, nel 1752,
fu un valente epigrafista e poeta melodrammatico. Morì a Pavia il
25 agosto 1817].
2036. BsP. — 1908, Vili, 9-69, 1 tav. — Cavagna Sangiiiliani A.,
Txt navigazione da Milano e Pavia all' Adriatico studiata e proposta da
538 SPOGLIO DEI PERIODICI
Paolo Frisi nel 1172: Relazione autografa inedita [La memoria del
Frisi, pubblicata qui iutegralmente, è indirizzata all'arciduca Fer-
dinando d'Austria. Espone le vicende storiche dell'irrigazione e della
navigazione lombarda, e studia il grave problema sotto l'aspetto
tecnico, topogn*afico e idrometrico, proponendo l'opportuna sistema-
zione del Naviglio pavese, da Milano al Ticino],
2037. BsP. — 1907, VII, 402412. — Rota E., Per la riforma degli
studi ecclesiastici neW Università pavese al tempo di Giuseppe II [Vecchio
problema quello dei rapporti gitiridici tra la Chiesa e lo Stato; d'onde,
nei Principi, il proposito sommamente politico di creare, per la solu-
zione pratica deirarduo e complesso problema, un clero ligio all'au-
torità civile. In Italia, e specialmente in Lombardia, all'indomani
della scomparsa del dominio spagnuolo, le aspirazioni ad un nuovo
ordinamento degli studi religiosi erano patrimonio di pochi studiosi
solitari e costituivano piuttosto una tendenza filosofica anziché una
corrente viva di pensiero. Giovanni Bovara si fece nel 1767 propu-
gnatore aperto e animoso delle nuove tendenze indirizzando ai su-
prenli uffici del governo austriaco della Lombardia l'idea di un piano
generale di rifonna degli studi ecclesiastici dell' Università di Pavia.
Nella memoria, intesa a combattere l'invadenza e la sopraffazione
dell'autorità ecclesiastica nell'insegnamento, si propone non solo una
nuova costituzione interna della Facoltà teologica, ma anche e so-
prattutto un metodo e un intento nuovo : quello di ridurre l'educa-
zione del clero ad una funzione civile. Giuseppe II, ammiratore di
Voltaire, accolse favorevolmente il « Piano » del Bovara e lo attuò
avvedutamente col chiamare all'insegnamento teologico uomini nuovi,
vale a dire parteggianti per le dottrine di Lutero e di Calvino. Per
tal modo la Facoltà teologica dell'Ateneo pavese, in cui primeggia-
vano G. Zola e Pietro Tamburini, arditi innovatori delle discipline
ecclesiastiche, diventò gradatamente un organo mancipio del governo
austriaco che vide cosi rinsaldata, anche nel campo scientifico e dot-
trinale, la propria nefasta egemonia politica].
2038. Rfsa. — 1903, V, II, 36-53. — Trollo E., Gli ideali di Ni-
cola Spedalieri [L'A., traendo occasione dal monumento che fu innal-
zato in Roma al prete siciliano, come a precursore delle idee filo-
sofiche dejla Rivoluzione, dimostra errata siffatta opinione, e prova,
sulla fede di quanto lo Spedalieri lasciò scritto, gli intendimenti
reazionari ed i principii di assolutismo religioso e politico onde va
oscurato il suo pensiero filosofico].
2039. Arst. — 1907, X', 39. — Corso D., // primo amore di Pietro
Metastasio [La figliuola del castellano della Scalèa].
2040. Rfsa. — 1907, IX, II, 559-577 ; 1908, X, I, 92-97, 214-232.
— ('respl X., Il pensiero filosofico-giurìdico di Cesare Beccaria: La
teoria penale. - Le fonti di Cesare Beccaria [Studia la genesi della
teoria penale Beccariana, e dimostra che la sua nuova concezione
giuridica, anziché riattaccarsi alla filosofia degli Enciclopedisti fran-
cesi, deve farsi risalire ad influssi e ad epoca più remota].
2041. BsP. — 1908, Vili, 82-110. — Rota E., Pietro Tamburini,
giansenista bresciano, ed il suo testamento m.orale [Nacque a Brescia
il 1^ gennaio 1737 e mori a Pavia il 14 marzo 1827. Protetto da
Clemente XIV che lo invitava a Roma (1771). sopprimendo due anni
dopo i suoi più formidabili avversari, i Gesuiti; osteggiato da
Pio VI, che si opponeva ad ogni tentativo di riforma del vecchio
assetto gerarchico ecclesiastico; fu chiamato nel 1778 ad insegnare
teologia morale nell'Ateneo pavese ove si costituì dalla cattedra non
PERIODO DRLIiA RIVOLUZIONE FRANCESE 539
solo propiignatore ardentissimo e quasi violento d^lle vecchie teorie
giansenistiche, ma anche difensore e sostenitore della politica eccle-
siastica di Giuseppe II e dei diritti del principato civile, innestando
il liberalismo nelle dottrine cattoliche e il razionalismo nella teologia.
Il suo testamento politico e religioso, in versi sciolti, pubblicato qui
integralmente, ribadisce i concetti informatori della sua vita e del
suo insegnamento].
2042. Arst. — 1907, X, 97-102. — Yennti Teresa, Uii archeologo
del settecento: liìdolfino Venuti [Nato in Cortona nel 1703, fu valido
cooperatore del cardinale Albani nel radunare ed ordinare quei
tesori d'arte che ancora si conservano nel Museo della Villa Albani.
Interprete valorosa della epigrafia greca e romana e insigne epi-
grafista egli stesso, lasciò numerose dissertazioni di storia, di archeo-
logia, di numismatica e d*arte. Mori il 30 maggio 1763].
2043. AseA. — 1905, XXXVIII, 232-261. — Denizet F., Lalande
et V art de V ingéiìieur [Il Lalande si occupò in diversi scritti di opere
costruttorie e di navigazione marittima e fluviale].
2044. AraZ. — 1907, V, 69-108. — Mnsnieci MarceUino S., Giù-
seppe Gangi: Appunti [Nato in Acireale il 20 dicembre 1757; fu poeta
di qualche grido].
2045. BspN. — 1907, I, 245-265. — Viglio A. M., Il prete Fra-.
SC071Ì e l'Archivio Capitolare del Duomo di Novara [Il Frasconi nacque
a Novara il 28 ottobre 1754 e vi mori il 27 novembre 1836. Fu bene-
merito dell'Archivio Capitolare che egli ordinò con lunghe cure e
custodì gelosamente in tempi calamitosi].
G. PtRIODO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE
(1789-1815).
2046. BspN. — 1907, I, 238-244. — Morandl G. B., Come morì
padre Guido Ferrari [Riporta all' 11 gennaio 1791 la morte del Fer-
rari, correggendo i costui biografi che l'assegnano concordemente
air 11 febbraio successivo].
2047. MdsS. — 1907, XLV, 369-477. - Vermale Fr. e Rochet A.,
Reaistre des délibérations du Coìuité lUvolutionnaire d' Aix-les-lìains
[Eobe breve durata, dal 6 maggio al 28 settembre L794].
2048. AdsF. — 1907, XVI, 157-474. — Lazzari A., La sommossa
e il sacco di Lugo: Episodio dell' invasione francese nelle liomagne
(1796) [Premesso un elenco notevole delle fonti, l'A. viene espo-
nendo e analizzando i motivi religiosi, politici e fiscali che deter-
minarono la sommossa di Lugo, iniziatasi il 30 giugno 1796 e durata
sette giorni, circoscritta entro i confini del territorio lughese. A
sedarla si adoperò il cardinale Chiaramonti, vescovo di Imola e più
tardi Papa col nome di Pio VII; ma l'uccisione di alcuni soldati
francesi indusse il generale Augereau a marciare su Lugo che,
dopo una fiera resistenza, fu espugnata e data al sacco. Dei ribelli,
diie furono condannaci a morte, gli altri a varie pene e più tardi
amnistiati. Alla narrazione seguono tre appendici di documenti che
vanno dal gennaio 1793 al principio del 1907].
540 SPOGLIO DEI PERIODICI
2049. BseUÀ. — 1907, XXVI, 1-10. — Michel J., Lt» fetes gapen-
gaises de la naLssance du roi de Rome [Indirizzi cortigiani e adula-
tori, suono di campane, sbandieramenti, spari di cannoni, ecc.].
2050. B«P. — 1907, VII, 373-401. — Scotoni E., Emigrati jmvesi
nei primi tre anni del dominio francese [Perdurava nel popolo il
ricordo delle violenze francesi recate in Italia fra i proclami inneg-
gianti alla libertà e fratellanza. Di qui la sommossa di Pavia, sof-
focata dal Bonaparte nel saccheggio e nel sangue, e la relativa
fuga dei cittadini più cospicui. Contro costoro insorse più volte il
governo e la municipalità, con fiere minacce, invitandoli a rimpa-
triare. Ma resodo enorme aveva intanto inaridito le fonti della pub-
blica agiatezza, vale a dire l'agricoltura ed il commercio; d'onde
crebbero a dismisura i poveri, costituenti nientemeno che un quarto
della popolazione, e crebbero, con essi, nel popolo, le aspirazioni, o
aperte o velate, all'antico regime].
2051. MdsS. — 1906, XLIV (3« fase), 175-211. — Manecy J., Le
general Janin [Antonio Janin nacque a Chambéry il 16 sett. 1795
e mori il 15 maggio 1861. Combattè valorosamente sotto Napoleone I,
da cui ebbe incarichi di fiducia durante i cento giorni].
2052. AseP. — 1904, I, 251-256. — Fonrnier J., lettre inèdite de
Championnetf generai en chef de Varmée des Alpes, à V administratìoìi
du déparfement des Boìtches-du-Khòne (9 frimaire an Vili - 30 no-
vembre 1799) [Dopo l'inutile tentativo su Cuneo per cacciarvi i
tedeschi di Melas, il Cfaampionnet si era ritirato a Nizza e di là scri-
veva invocando aiuti finanziari. La lettera dimostra la spaventosa
disorganizzazione militare e civile che regnava in Francia sotto il
Direttorio e spiega come il Bonaparte e i suoi partigiani, traendo
grofitto da tale stato di cose, riuscissero felicemente nel colpo di
tato del 18 brumaio].
2053. RN. - 1907, CLVII, 614-616. — Del Lungo I., Il primo
centeimrio di iMÒindo a Fivizzano [Giovanni Fantoni, nato a Fiviz-
zano nel 1755 e morto nel 1807, più noto sotto il nome arcadico di
Labindo, infuse liberi spiriti nelle forme classiche del suo verso, pre-
correndo i tempi],
2054. RN. — 1907, CLVII, 617-629. - Sforza G., Labindo [Traccia
brevemente la vita del poeta, rilevando in modo speciale la parte
ch'egli ebbe, col senno e colla mano, nella preparazione dei tempi
nuovi preludianti alla libertà ed alla liberazione d'Italia].
2055. BftpN. — 1907, I, 227. — P[eUin{] S., Un lascia-passare
del 1800 [Rilasciato dal generale Hullin, comandante di Milano, ad
un distaccamento, di granatieri diretto a Novara].
2056. BspX. — 1907, I, 214-226. — Peliini S., Un'agitazione no-
Varese contro il dnzio lul 1801 [Esose al popolo le gabelle; più esose
quando all'ingrato incarico presiede una persona disonesta e spavalda.
Novara accenna ad insorgere contro le intemperanze di Giovanni
Antonio Coppa, regolatore dipartimentale di Finanza, e l'il pratile
invade gli uffici daziari della città. L'amministrazione dipartimentale»
cedendo alle eque richieste del popolo, abolisce il dazio e riduce il
prezzo del pane e delle carni ; ma i ministri dello Finanze e dell'In-
terno l'accusano di debolezza e la destituiscono, imponendo al comune
una contribuzione di 100.000 lire. La protesta che l'amministrazione,
sciogliendosi, rivolse al governo è bella affermazione di fierezza e
di onestà civile].
2057. B»p>'. — 1907, I, 283-290. — Lizier A., Note intorno alla
PERIODO DKLLA KIVOLUZIONE PKANClCSE 541
polizia delle stampe in Novara durante il predominio francese (1800-
1814) [Fittizio e infido il diritto della libertà di parola e di stampa
sotto i repubblicani di Francia; aspra la censura specialmente contro
chi non la pensava politicamente come loro. L'A. pubblica un decreto
di quell'epoca, il quale dà alla revisione un'azione preventiva. Più
tardi, Naporeone, amante degli eufemismi, mutava la censura nel-
r« ufficio della libera stampa » e i revisori nei < delegati all'ufficio
della libertà della stampa »].
2058. €• — 1906, II, 856-879. — Madelln L., Napoléon nouveau
d*après ses demiers historiens [Dal Taine fino alle più recenti pub-r
blicazioni del Masson, dell' Houssaye, del Sorel, dell' Aulard, ecc.].
2059. BseHA. — 1905, XXIV, 327-335. — Michel J., La Saint-
Napoléon à Gap en 1806 [E la festa stabilita da Napoleone I por il
15 agosto 9 anniversario aella sua nascita, e segna una delle più
grottesche aberrazioni di quel genio. Tutti i sindaci dell'impero
francese dovevano procurare di festeggiare solennemente la ricor-
renza in mezzo al loro popolo ed erano tenuti a trasmettere il pro-
cesso verbale dei festeggiamenti al ministro dei Culti].
2060. C. — 1906, IV, 109-136. — De Sérignan, Le centenaire
d'Jéna [Esposte le condizioni dell'armata prussiana nel 1806 e i pre-
liminari della grande giornata (14 ottobre), studia i coefficienti della
vittoria napoleonica].
2061. C. -^ 1906, III, 780-794. — Gachot E., Napoléon et les pain-
phlétaires allemands en 1806 : L'éxécution du libraire Paini [Il libraio
Giovanni Filippo Palm fu fucilato a Braunau, dietro sentenza di
un consiglio di guerra, reo di essere stato trovato in possesso di
un libro denigrante il Bonaparte. Il Palm fu considerato dai Prus-
siani come un martire].
2062. RX. — 1907, CLVI, 269-273. — Roberti ^.,*Un*altra leg-
genda s fatata f La capitolazione di liaylen [Secondo gli studi recenti
*e pazienti del colonnello Titeux, difende la memoria del generale
Dupont dall'accusa rivoltagli di aver capitolato vergognosamente
a Baylen].
2063. BsP. — 1908, Vili, 70-81. — Natali (*., Giuseppe Fierma-
vini [Nativo di Foligno, ove mori il 18 febbraio 1808. Architetto
insigne, discepolo del Vanvitelli, rappresenta nella storia dell'arte
il momento iniziale in cui lo stile neo-classico si contrappone in
Lombardia al barocco. Lasciò opere splendide di architettura a
Pavia e più a Milano. È sua la Villa Reale di Monza].
2064. C. — 1907, III, 463-490. — Madelin Louis, I^es troupiers de
l'emperevr [I piccoli ed ignorati artefici delle vittorie napoleoniche].
2065. RN. — 1907, CLV, 49-56. — OallaTreHi G., Lettere dal campo
neìnico: A proposito della corrispondejiza del maresciallo Wittgenstein
[II Wittgenstein fu uno dei principali artefici della disastrosa riti-
rata di Napoleone dalla Russia nel 1812 e le sue lettere sono note-
voli per quanto riguardano la Grande Armata e l'esercito degli
Italiani pressoché distrutto alla Beresina nel fatale 28 ottobre].
2066., B8pX. — 1907, 1, 228-237. — Pelllni S., Una recente pubbli-
cazione [E l'opera del dott. L. Ratti sullo « Poste e Corrieri ». Si
riportano i brani relativi al ministro di Finanze, Giuseppe Prina,
con alcune osservazioni dell'A.].
2067. BspN. — 1907, I, 160-166. — Pollini S., Un decurione no-
varese [Giulio Luigi Prina, fratello del celebre ministro di Finanza
542 SPOGLIO DKI PSRIOl'ICI
del primo regno italico. Fu giureconsulto insigne e tenne degna-
mente il primo seggio neir amministrazione civica di Novara, dove
si spense nella grave età di 88 anni].
2068. Bsp^. — 1907, I, 266-282. — PeUini S., Il testamento di
Giuseppe Prina [Del 3 novembre 1813, aperto il 30 aprile 1814, poco
dopo la fine tremenda del Prina, la cui onestà TA. difende e pro-
clama anche con la testimonianza di qualche contemporaneo].
2069. EN. — 1907, CLVI, 522-536. — CappeUetti L., Tm battaglia
di Waterloo f secondo una recente pidjblicazione [Analizza T opera, cosi
intitolata, del generale Alberto Pollio (Roma, 1907)].
7. PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1907).
2070. R5. — 1907, CLVIII, 38-46. — Marcottl G., I flagelli
del 1817 (I. Cronachette toscane) [La fame e la peste ch% desolarono
nel 1817 la Toscana].
2071. C. — 1906, III, 447-472, 682-709. — Welschlnger H., Z.c
due de Reiclistadt d'après des notes inédftes du chevalier de Prokesch-
Osten [Il cav. de Prokesch-Osten fu l'amico intimo del duca di
Reichstadt. Di qui la conoscenza della sua vita e dell'animo suo
che il Prokesch illustrò in parecchi scritti precedenti e in queste
note, scritte qualche mese dopo la morte del duca giovanetto].
2072. RN. — 1907, CLVIII, 319-324. - Marcottl G., Sua Maestà
la Duchessa (II. Cronachette toscane) [Maria Luisa di Borbone, in-
fanta di Spagna e duchessa di Lucca].
2073.' Rfsa. — 1905, VII, II, 736-753. — Cantella F., Il genio
nelle dottane psicologiche di G. leopardi [Il Leopardi riconobbe un
valore proprio al genio che identificò neir attenzione continua e
prolungata, patrimonio di pochissimi, ammettendone la speciale
disposizione ingenita senza tuttavia esagerarne, come fanno i soste-
nitori della teoria individualistica, il fattore embriogenetico e fisio-
logico. Egli considerava il genio come un fenomeno originariamente
fisiologico, mostrando forse di avere intuito la teoria lombrosiana
quando scriveva che « la malattia del corpo influisce grandissima-
mente suir ingegno »].
2074. Ce. — 1908, LIX, II, 451-458. — Ultimi giorni di G. Leo-
pardi [Sopra un documento pubblicato non ha guari e relativo alle
ultime ore delPinfelice poeta, l'A. tenderebbe a credere che la morte
di lui sia stata cristiana e confortata dei carismi religiosi]. -
2075. Rfsa. — 1903, V, II, 348-373. — Orano P., Max Stinwr in
JfaZ/a [Esamina il contenuto filosofico del famoso e famigerato libro
dello otirner « Der Einzige und sein Eigenthum »].
2076. Rfsa. — 1903, V, I, 115-153, 314-329, 425-446; V, II, 78-106,
374-397; 1905, VI, II, 80-111. — Momigliano F., Un pubblicista eco-
nomista e filosofo, del periodo napoleonico (Melchiorre Gioia) [Il Gioia
salutò con entusiasmo il « novus ordo » instaurato da Napoleone e
credette di vedere nella repubblica unitaria italiana la forma più
elevata e più bella della società civile, portandovi il contributo
delle sue dottrine economiche e filosofiche e la sua foga di giorna-
lista democratico. Di qui le polemiche e le persecuzioni al ritorno
PERIODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO 548
effimero degli Austriaci ; poi, ritornati i Francesi, la nomina di sto-
riografo della Repubblica Cisalpina (5 aprile 1801). I tumulti popo-
lari scoppiati pel rincaro del pane gli suggerivano V« Esame sul
caro del commercio dei grani » , in cui si rivelava economista libe-
rista; il divorzio ha in lui un ardito propugnatore con la sua
« Teoria del divorzio » che gli procurò dal governo la rimozione
dalla carica di storiografo. Più tardi, nel 1807, era messo a capo
dell'ufficio statistico dal ministro dell' Interno, Arborio di Breme;
ma anche di 11 veniva rimosso per beghe contro un impiegato; il
che gli suggeriva il romanzo satirico : « La scienza del povero dia-
volo ». Fu richiamato alla sua carica, dopo 18 mesi, dal nuovo mi-
nistro dell'Interno, Luigi Vaccari].
2077. RN, — 1908, CLXII, 241-258. — OioTannozzi p. G., Il mo-
vimento scientifico in Toscana dal 1814 al 1859 [Lettura fatta al
Circolo filologico di Firenze, il 24 febbraio 1908].
2078. RN. — 1908, CLX, 409-424. — RoTlni A., Im censura in
Piemonte dalla Restaurazione alla Costituzione: A proposito di una
pubblicazione recente [A proposito dell'opera di questo titolo pubblicata
dal barone Antonio Manno (Torino, 1907)].
2079i RN. — 1908, CLXII, 29(>-298. — Gallavresl 0., Nuovi do-
cumenti intomo alla conversione di Alessandro Manzoni [L'attribuisce
all'opera paziente del Degola e all' influsso soave ed afifettubso di
Enrichetta Blondel, sposa di Manzoni].
2080. RN. — 1908, CLIX, 393-399; CLX, 187-200. — Bacci Peleo,
Giovanni Battista Niccolini e V Accademia Fiorentina di Belle Arti
[Dell'opera letteraria e politica del Niccolini prima e dopo il governo
napoleonico].
2081. RN. — 1906, CLI, 337-344^— De Renzis R., Gabriele Pejye
e U suo soggiorno a Firenze [Vita avventurosa di soldato e di cospi-
ratore, conosciuto soprattutto per il duello col poeta Alfonso di
Lamartine, nel 1826].
2082. C. — 1907, I, 443-474. — Bordeaux Henry, Tm Comtesse
de Boigne: A propos d'urie procìiaine publication [I conti de Boigne
sono famiglia savoiarda. La contessa de Boigne, nata d'Osmond,
moglie del generale de Boigne, lasciò scritte le sue memorie, inte-
ressanti anche per le figure politiche che vi si ricordano. Uscirono
a Parigi, in quattro volumi].
2083. RN. — 1907, CLV, 721-743. — Risorgimento negli Stati
Uniti d'America [Storia della rifioritura civile ed economica della
grande colonia italiana negli Stati UnUi].
2084. RN. — 1907, CLIII, 547-550. — VitaU G., Nuove lettere del
Mazzini [Recensione del libro di Dora Melegari su « La Giovine
Italia e la Giovine Europa » (1906)].
2085. C. — 1906, III, 1063-1093. — Oallavresl 0., Lettres ine-
dites à la comtesse Taverna (1846-1875) [La contessa Taverna Mar-
tini, nata a Milano nel 1820 e morta presso Crema il 4 febbraio 1900,
si stabili, sotto la monarchia di luglio, in Francia ove strinse rela-
zione col Thiers, del quale il Galla vresi pubblica una scelta di let-
tere che giovano assai a lumeggiare il pensiero politico dello storico
e statista francese].
2086. nS. — 1907, CLIV, 173-189. — Canonico T., Ricordi e versi
giovanili del 1848 [Note personali riassunte in una conferenza tenuta
a Roma nel febbraio 1907].
544 fPOOLlO DEI PFRIODICJ
2087. RN. — 1906, CLI, 351-362. — Tencajoll F. 0., Il quaran-
foffo nel carteggio inedito di un gentiluomo [Sette lettere del conte
Ercole Visconti eli Saliceto scritte da Milano tra il maggio ed il
novembre del 1848].
2088. R>'. — 1907, CLIV, 696-702. — Grottanelli L., Per la cro-
naca del Hiwrgimento Italiano: Ricordi del tenente Luigi Pelli Fab-
broni [Luigi Pelli Fabbroni mori a 28 anni il 6 ottobre 1848, in
seguito a ferite riportate a Livorno in un conflitto tra il governo
e i rivoluzionari sollevatisi in armi nell'agosto 1848].
2089. RX. — 1907, CLVI, 259-265. — Serotinas, Vincenzo Gio-
hi'rti e Edoardo Le-Iioy [Studia il concetto che ha del dogma il Le-
Roy secondo una sua pubblicazione recente intitolata « Dogme et
critiqiie » (Paris, 1907) ed espone i punti di somiglianza con la con-
cezione che ne ebbe il Gioberti).
2090. AsLo. — 1908, XXVII, 3-36. — Pizzagalli A. M., Alcune
lettere inedite dell'abate Luigi Anelli [Dal 1848 al 1861, con cenni
politici. L'Anelli nacque in Lòdi il 7 gennaio 1813 e morì a Milano
il 19 gennaio 1890].
2091. BsF. — 1907, VII, 261-336. — Romano E., Intere e biglietti
autografi di Giuseppe Garibaldi a cittadini pavesi [Raccolta di cen-
tocinquantaquattro lettere, dal 1848 al 1880, nella massima parte
inedite. Lumeggiano la parte notevole che ebbero Pavia e i Pavesi
nell'epopea garibaldina].
2092. RN. — 1907, CLVII, 707-711. — Foperti E. A., Per un
libro di reminisceìize garibaldine [« Cose garibaldine » pubblicate da
Giuseppe Cesare Abba (Torino, 1907)].
2093. RN. — 1907, CLVI, 558-571. — Cambi M., Txi jyoesia del
patriottismo: Garibaldi [Discorso tenuto in occasione del centenario
della nascita di G. Garibaldi].
2094. RX. - 1907, CLVIII, 72-75. — Corniani R., Il carteggio
fra due conciliatori: Il padre Tosti ed il senatore Casati [Nella rac-
colta delle lettere scambiatesi, dal 1859 al 1870, tra il padre Luigi
Tosti, cassinese, ed il senatore Gabrio Casati e pubblicate recente-
mente da Ferruccio Quintavalle (Milano, lib Cogliati) predomina il
pensiero di una conciliazione tra il Papa e il Re d'Italia, a vantaggio
dei due grandi principii altissimi, la religione e la patria].
2095. RN. — 1908, CLXI, 257-260. — Del Lungo I., IMtere ine--
dite di Vittorio Emanuele II [Dal 1861 al 1864, dirette ad Ubaldìno
Peruzzi, ministro del regno].
2096. RN. — 1908, CLIX, 166-178, 292-305. — Lettere del padre
Vincenzo Marchese a un amico concittadino [Dal 1863 al 1873, con
frequenti accenni agli avvenimenti del giorno].
2097. RX. — 1907, CLIII, 516. — Ciardi-Dnprè (*., Due lettere
inedite di Giuseppe Verdi [Del 1865 e 1868, a Giovanni Duprè],
2098. RX. — 1908, CLXX, 410-416. — Mazzera E., La battaglia
di Custoza e un sacerdote patriotta [Matteo Trenta, abate lucchese,
dimesso l'abito talare, vesti la divisa di soldato e corse alla pugna nei
bei giorni dei primi entusiasmi patriottici, combattendo a Custossa;
dopo la quale infausta giornata riprese l'abito e il ministero di pace].
2099. RX. — 1907, CLV, 622-630. — De Donato Giannini P., Poma
e lo Stato del Papa dal ritorno di Pio IX al 20 settembre 1870 [A pro-
posito dell'opera di RaflPaiple De Cesare cosi intitolata; con aggiunta
di alcuni particolari notevoli].
PIRJODO DEL RISORGIMENTO ITALIANO 545
2100. Ce. — 1908, LIX, I, 662-680. — Il modemimno teologico e
U ConcUio Vaticano [Ritrova la ragione storica delle recenti condanne
del modernismo nelle deliberazioni del Concilio Vaticano].
2101. C. - 1907, III, 209-239. - Welschinger H., La France,
VAutriche et l'Italie en 1870 [Parla dei maneggi diplomatici per una
alleanza tra Tltalia e la Francia alla vigilia della disastrosa guerra
con la Prussia].
2102. RN. — 1907, CLVIII, 490-497. - Giordani Fr., Francesco
Paolo Bozzelli [Nato in Manfredonia il 22 aprile 1786, morto a Napoli
il 2 febbraio 1864; fu uomo politico e letterato di valore].
2103. Rfsa.^— 1906, Vili, I, 370-401. — Pietropaolo F., Il posi-
tivismo di Vincenzo De Grazia [Nato a Mesoraca in provincia di
Catanzaro verso il 1790, compi gli studi all'Università di Napoli.
L'opera sua principale è il « Saggio si^a realità della scienza
umana »].
2104. Kfsa. — 1907, IX, II, 525-558. — Limentani L., Giuseppe
Ferrari e la scienza degli ingegni [Fu, con Ausonio Franchi, il rap-
presentante più notevole, in Italia, dello scetticismo critico. Senza
indugiarsi ad illustrare il processo della ideazione geniale negli
scienziati e negli artisti, egli sottopose all'analisi alcune forme di
attività umana nelle quali si esplica il genio e vi formulò intomo
una concezione nuova ed originale].
2105. Arst. — 1907, X, 9-12. — Bnscaglia D., Giuseppe Sozzano
{la Savona e le sue opere [Continuazione e fine, cfr. Usi, 1907, sp. n. 974.
Enumera i dipinti dovuti al pennello elei Bozzano dal 1851 al 1861,
anno della sua morte].
2106. BspN. — 1907, I, 115-137. — Pellini S., Nuovo contributo
alla biografia di Pietro Custodi [Nato a Galliate, presso Novara,, il
29 novembre 1771, morto il 14 maggio 1842. Fu uomo politico e let-
terato di valore].
2107. RN. — 1906, CLI, 561-574. — Ricci R., Adele Savio de
ììernstiel : Bicordi [Ebbe parte notevole nella vita del duca di Castro-
mediano e fu in relazione con i maggiori profughi italiani in Torino].
2108. BgpN. — 1907, I, 149-159. — Pellini S., Tre iscrizioni su
Stefano Grosso [A Novara e a Milano, dove il Grosso insegnò lun-
gamente; e ad Albissola Marina, dove era nato il 22 marzo 1824, e
dove riposa la sua salma].
2109. Rfsa. — 1904, VI, I, 123-132. — Santini G., E. Spencer e
(t. D. Rmnagnosi [Il Romagnosi, per quanto rinchiuso negli angusti
limiti della relatività storica, fu concorde col filosofo evoluzionista
nell'armoniazare i rapporti causali con la continua mutabilità del-
l'esistenza].
2110. Rfsa. - 1904, VI, I, 97-106, 219-236, 440-467. — Ranzoll C,
Tua fortnìui di Erberto Spencer in Italia [I libri dello Spencer ebbero
senza dubbio, in Italia, il maggior numero di lettori, e le sue teorie
il maggior numero di seguaci. Il principio generale caratteristico
che segna l'intonazione e l'orientamento del pensiero filosofico dello
Spencer è rappresentato dal concetto dell'evoluzione, vale a dire
dalla natura concepita come un'entità primitiva, omogenea, indefi-
nita, incoerente, trasformantesi nelle sue forme definite ascendenti.
Anche nelle idee pedagogiche lo Spencer trovò in Italia fautori ed
ammiratori, come n'ebbe la sua teoria dell'inconoscibile].
2111. Ane. — 1907, XIX, 131-143. — Lnchaire J., Notes sur les
Eiiista storica itaìiaìia, 3" S., Tir, 4. 85
546 SPOGLIO DEI PERIODICI
positioìis iìitellectuelles de l'Italie contemporabie F Studia in modo som-
mario le condizioni intellettuali d'Italia, analizzandone le risorse
economiche, Teducazione politica, il contrasto fecondo dei partiti e
la rifioritura letteraria, come fattori di civiltà e di progresso. Non
sempre esatti i giudizi dell' A., ma in compenso imparziali].
2112. AraZ. — 1907, V, 37-68. — Mcotra L., IjB ultime scuole
filosofiche siciliane [Le meglio definite e prevalenti sono quelle del
sensismo, del sistema galluppiano e la scuola ontologica].
2113. BRsg. — 1904, XLVI, 218-246. — Milanesio p. Domingo,
La Patagonia: Conferencia dada en la Beai Sodedad geogràfica el
31 de marzo de 1903 [Vi si parla degli inizi di quelle missioni sa-
lesiane per opera di don Bosco, il cui zelo operoso di carità cristiana
si rivelò in modo mirabile in quest'ardua impresa di civilizzazione
e di redenzione morale e intellettuale].
2114. BRHg. — 1904, XLVI, 72-91. — Conrotte Manuel, Un libro
scoro ciiestiones mediterrdneas [È l'opera « El imperio del Mediter-
ràneo » di Renato Pinon che tratta anche storicamente delle varìQ
questioni politiche attuali riflettenti l'egemonia del Mediterraneo da
parte delle principali nazioni interessate].
2115. RN. — 1908, CLXI, 459-468. — Pesci U., La retrocessione
di Rossola, secondo lord Cromer e Von. A, di Budini [Note di storia
contemporanea, interessanti l'azione militare d'Italia in Àfrica].
2116. Ce. — 1908, LIX, I, 274-286, 681-691. - Il teatro in Italia
(Riassume in brevi e rapidi tocchi le vicende storiche del nostro
teatro, studiando specialmente il dramma religioso].
2117. RN. - 1906, OLII, 3-21. — MercaUi G., Im grande eru-
zione vesuviana deWaprile 1906 [Conferenza tenuta in Milano il 18 set-
tembre 1906 al Congresso dei Naturalisti italiani].
2118. C. — 1906, II, 292-305. — De Lapparent A., L'éruptìondu
Vesuve [Espone la cronaca dell'ultima eruzione vulcanica rilevan-
done i precedenti storici dal fatale '79 ad oggi, e indugiandosi sulla
ricerca delle probabili* cause].
2119. RN. — 1907, CLVIII, 191-202. — Bosazza F., L'Alpinismo
nel 1906 [Riassume le principali vicende dell'alpinismo italiano du-
rante il 1906].
2120. RN. - 1907, CL\T[, 225-239. - Vitali L., Be Umberto I e
il presente d'Italia [Vicende politiche del regno nei sette anni suc-
cessivi alla morte di re Umberto].
2121. RN. — 1908, CLXn, 121-122. - Bassi C, 29 luglio [L'an-
niversario della morte di re Umberto I].
2122. RN. - 1907, CLIII, 551-553. - Foperti E. A., Giuseppe
Saracco [Cenno biografico].
2123. RN. — 1906, CLI, 197-205. — Monti H., Giuseppe Giocosa
[Necrologia].
2124. RN. — 1907, CLIV, 403-409. — Del Lungo I., Giosuè Car^
ducei in Or San Michele [Conferenza].
2125. RN. — 1907, CLIV, 145-146. — Campani A., Un inno gio-
vanile del Carducci rimasto inedito [Poco più che un abbozzo di ven-
tiquattro versi ottonari distribuiti in tre strofe doppie, intitolato
al Re].
2126. RN. — 1907, CLIV, 3-12. - Monti S., Giosuè Carducci
[Sull'opera letteraria del Carducci].
PERIODO DEL RISOROIHENTO ITALIANO 547
2127. RN. — 1908, CLIX, 124-126. - Monti S., Da un carteggio
inèdito di Giosuè Carducci [Brani di lettere rivelanti il pensiero reli-
gioso del poeta].
2128. RN. — 1907, CLVI, 239-240. — F.,' Costantino Xigra [Ne-
crologia; con una poesia del Nigra in morte di Silvio Pellico].
2129. RN. -V 1907, CLVI, 123-160. — Rnmor S., Il senatore Fe-
dele Lampertico [Cenni biografici. Il Lampertico nacque il 13 giu-
gno 1833 e morì il 6 aprile 1906].
2130. RN. — 1907, CLVII, 3-7. — Gliignoni P. A., Un perfetto
cavaliere d* Italia: Il generale Stanislao Mocenni [Ricordi anedottici].
2131. Ce. -- 1908, LIX, I, 250-355. — Il P. Giovanni Giuseppe
Franco [Necrologio e bibliografia].
2132. AsLo. - 1907, XXVI, 178-186. — Galemi L., Carlotta Fer-
rari [Necrologio].
2133. AsLo. — 1907, XXVI, 140-144. — Morandcr G., Il P. Cesare
Tondini de' Quarenghi: Necrologio {Nacque a Lodi l'il gennaio 1839
e mori il 29 giugno 1907. Fu sacerdote esemplare e scrittore fecondo].
2134. Arst. — 1907, X, 27-28. — Carocci O., Camillo Leone [Ne-
crologia].
2135. Arst. — 1908, XI, 81-85. — Mtola C, Stanislao Lista nel-
Varie e neW insegnamento [Nato a Salerno l'S dicembre 1824; fu pit-
tore e scultore di vaglia].
2136. BsP. — 1907, VII, 365-368. — Romano G., Pietro Pavesi
[Necrologio].
2137. AaaR. — 1907, XIII, cxiii-cxx. — Bodomi A., Commenda-
tore prof. doti. Pietro Pavesi [Necrologia, con l'elenco delle pubbli-
cazioni].
2138. AaaR. — 1908, XIV, xix-xxvii. — Oerosa F., Caritè Filippo
Bossi Fedrigotti [Necrologia].
2139. RN. - 1907, CLV, 542-550. — Zampini Salazar Fanny, Gu-
glielmo Capitelli [Cenni biografici].
2140. RN. — 1907, CLIV, 387-389. — Campani A., Angelo SolerU
[Necrologia].
2141. RN. — 1907, CLIV, 386. — Cornelio A. M., Mons. Antonio
Ceriani [Necrologia],
2142. RN. — 1907, CLIV, 382-386. — Cornelio A. M., Il c<mte
Stefano Stampa [Necrologia].
2143. RN. — 1907, CLIV, 235-255. — De Gaetani E., L'ammi-
raglio S, de Saint Bon [A proposito dello studio biografico sul Saint
Bon pubblicato dal capitano di vascello E. Frasca].
2144. RN. — 1907, CLIII, 708-713. — Ciardi-Duprè G., Graziadio
Isaia Ascoli [Cenno necrologico].
2145. RN. — 1907, CLIII, 346-350. — Fogazzaro A., In memoria
del senatore Fedele Lampertico [Parole pronunziate a Vicenza, il 27 di-
cembre 1906, all'inaugurazione del busto del Lampertico].
2146. RN. - 1908, CLX, 106-108. — N. T., Giuseppe Odoardo
Corazsdni [Necrologia].
2147. RN. — 1908, CLX, 268-280. — Monti S., Edmondo De Amicis
[Note critiche].
2148. RN. — 1907, CLIII, 330-331. — Ridolfl L., Il conte L. G.
de Canibray-Digny [Cenno necrologico].
548 SPOGLIO DEI PERIODICI
2149. RX, — 1907, CLIII, 111-140. — ForeM M., Un libraio fio-
rentino, bibliofilo^ artista e scrittore [Pietro Franceschini, nato di padre
pistoiese e madre savoiarda, visse a Firenze in dimestichezza coi
principali personaggi contemporanei e fa scrittore di qualche pregio].
2150. RN. — 1906, GLI, 377-381. — Mazze! Z., L'ammiraglio
S. de Saint Bon [Necrologia].
215J. RN, — 1906, GLI, 375-377. — Procacci f., Il conte Fer^
dinando Guicciardini [Necrologia].
2152. C. - 1906, III, 795-803. — De Pnybnnqne B., Une poetesse
ombrienne: Maria- Alinda. Drunamonti [Sulle tracce dei « Ricordi di
viaggio di Maria-Àlinda Brunamonti, nata Bonacci » (Barbera, edi-
tore, Firenze), ricostruisce la vita di questa donna letterata, che
nacque a Perugia nel 1841 e morì nel 1903].
2153. MdgS. — 1905, XLIII, lxxxv-xcvii. — Deseostes Fr., ^a-
tice ìiécrologique sur M. Mngìùer (1831-1904) [Nato a Rumilly il 26 a-
prile 1831, fu di una prodigiosa attività nel campo storico, in cui
lasciò produzioni in gran numero e pregevoli].
2154. RN, — 1908, CLIX, 391-392. — Cornelio A. M., Rinaldo
Ferrini [Necrologia].
2155. RN, — 1908, GLIX, 389-391. — CorneUo A. M,, Per Emesto
De Angeli [Necrologia].
2156. RN. — 1907, GLVIII, 256-258. — Foperti E. A., Emanuele
Gianturco [Cenni necrologici].
2157. RN, — 1907, GLVII, 753. — BiUia L. M., Filippo Bosst-
Fedrigotti [Necrologia],
2158. RX. — f907, GLVII, 562-565. — Ricci L., Mons. Domenico
Parodi [Cenni biografici. Il Parodi nacque nel 1844 e mori nel 1907].
2159. RN, — 1907, GLVII, 227-253. — Grablngki G., I ricordi di
un giorìialista cattolico [A proposito della pubblicazione di Giambat-
tista Casoni, « Cinquantanni di giornalismo » (1846-1900)].
2160. RN. — 1907, GLVI, 687-688. — X., Comm, ing. Giuseppe
fjaniìw [Necrologia].
2161. RN. — 1908, CLX, 374-376. — Scerbo F., In memoria di
Astorre Pellegrini [Cenni necrologici].
2162. RN. — 1908, CLX, 105-106. — GioTannozzi P. G., Teresa
Poggi Puccioni [Necrologia].
2163. RN. — 19C8, CLX, 82-85. — Monti S., Don Bosco [Parole
pronunziate il 9 febbraio 1908 a Firenze in occasione dei festeggia-
menti solenni dati dalla Comunità Salesiana].
2164. RN. — 1908, CLIX, 147-149. — Cornelio A. M., Ernesto
Teodoro Moneta [Cenni biografici].
2165. RN. — 1906, GLI, 381-382. — RomaneUi Coppedé Letizia,
Romano Romanelli [Necrologia].
2166. Ce. — 1908, LIX, I, 540-550. — Il crepuscolo di Roberto
Ardigò [Allude alla decadenza progressiva e alla disfatta del posi-
tivismo].
2167. C. — 1906, II, 161-177. — Dorlisheim, Antonio Fogazzaro:
L'muvre, Vìiommey Viìispiration [Tesse la vita letteraria delio scrit-
tore, analizzandone le opere e mettendo in rilievo il concetto fon-
damentale informatore della sua produzione romantica].
Mario Zucchi.
III.
LIBRI RECENTI DI STORIA ITALIANA (^)
1. STORIA GENERALE.
A) Arcbiyi, Mbliog^raflu, metodica, ecc.
593. * Archivio Mìiratonano, N. 6. — Città di Castello, Tipografia
Scipione Lapi, 1908.
594. Bernheim E., Lehrhuch der historiscJien Methode u. der GescMcTits-
philosophie. In-8, pag. x-842. -— Leipzig, Dunclver u. Hum-
blot, 1908.
595. * Oacnrri A., La tachigrafia sillabica latina, In-8, pag. 15. —
Salerno, Tipografia Fruscione, 1908.
596. * Egidi P., Necrologi della città di JRoma. Voi. I. In-8, pag. 557.
— Roma, Istituto palazzo dei Lincei già Corsini, 1908.
597. * I manoscritti della Biblioteca Moreniana. Voi. I, fase. VI- VII.
— Firenze, Galletti e Cocci, 1908.
B) Storia della ciyiltà e dell'arte, di regioni, miseellanea.
598. * André L., Histoire économique depuis Vantiquité jusqu'à nos
jours. In-16, pag. ii-198. — Paris, Alcan, 1908.
599. * Bongioanni A., Gli scrittori del giuoco della palla, In-8, p. 269.
— Torino, Loescher, 1907.
600. * Drianlt É., Vu^ generale de Vhistoire de la civilisation. 2 voli.
I. Les oì'igines - II. Les temps modemes. In-16, pag. 460-587.
— Paris, Alcan, 1909.
601. * Kehr F. P., Italia Pontificia, Voi. III. Eb^uria. In-8, p. Lir-492.
— Berolini,. Weidmann, 1908.
602. * Lange K., Filhrer zur Kunst, In-16, pag. 117. — Esslingen,
NeufiF, 1908.
603. Melani A., Pittura italiana antica e moderna, In-16, fig., pa-
gine xxvij-529, con 164 tav. — Milano, Hocpli, 1908.
604. Minasi G., La pretesa fondazione delle antiche città sul litorale
mediterraneo prima del XV secolo dell'era volgare, In-16, p. 102.
— Napoli, Lanciano e Veraldi, 1908.
605. * Muratori L. A., Rerum italicarum scriptores. Nuova edizione.
Fase. 63 e 64. — Città di Castello, Casa editrice S. Lapi, 1908.
606. * Rizzoli L., Per la storia della numismatica, In-8, pag. 12. —
Milano, Crespi, 1908.
(1) I libri segnati con asterisco (*) furono mandati in dono alla
Rivista, e saranno argomento di recensione o nota bibliografica.
550 LIBRI KECCNTI DI STORIA ITALIANA
607. Sortino-Trono Scliinina E., I conti di Ragusa (1093^1296) e della
contea (li Modica (1296-1812) con alcune osservazioni sui primi-
tivi popoli di Sicilia, Hybla-Heraea e Camerino, Ragusa antica
e Ragusa nuova. In-8, pag. 367, (6). — Ragusa Ibla, Cri-
scione, 1908.
C) ComniiU castella, cliiene, famiglie.
608. Cini T., Appunti storici sulla valle dell' Ambra, In-8, fig., p. 186^
con 4 tav. — Montevarchi, Pulini, 1907.
609. Berrini C, Cassano d' Adda : cenni storici. In-8, p. 57. — Brescia^
Fratelli Geroldi, 1908.
610. * Zeno R., Le coìisuetudini di Cotrone. In-8, pag. 25. — Reggio
Calabria, A. D'Angelo, 1908.
611. * Doren À., Situi ien aus der Florentitier Wirtschaftsgeschichte,
Band IL In-8, pag. xxii-802. — Berlin, Gotta'scne Buch-
handlung Nachfolger, 1908.
612. * De Pellegrini A., Capitoli approvati dai Conti Portia permet-
tere ordene nel comune di Fontanafredda. In-8, p. 17. — Udine,
Doretti, 1908.
613. * Massia P., Per le origini del nome locale di Gressoney. In-S^
pag. 22. — Ivrea, Tip. Unione canavese, 1908.
614. Romnssi C, R duomo di Milano nella stoìia e nell'arte. In-16, fig.,
pag. 281, con tav. — Milano, Sonzogno, 1908.
615. * Paf»torelIo E., Nuove ricerche sidla starla di Padova. In-8, p. 374.
— Padova, Fratelli Gallina, 1908.
616. * De Pellegrini A., Gli Statuti di Praia e le loro derivazioni le-
gislative. In-8, pag. 180. — Udine, Del Bianco, 1908.
617. * (iruerritore A., Rateilo e il suo patriziato. In-8, pag. 105. —
Napoli, Cooperativa tipografica, 1908.
618. Rofna prima di Sisto V: la pianta di Roma di Pérac-Lafréry,
del 1677, riprodotta dall'esemplare esistente nel Museo britan-
nico per cura di F. Ehrle. In-4, pag. 70, con 3 tav. — Roma,
Danesi, 1908.
619. * Schneider R., Rome. In-16, pag. x-331. — Paris, Hachette
e C, 1907.
620. * Gabrielli A., Illustrazioni storico-artistiche di Velletri, In-8,
pag. 134. — Velletri, 1908.
621. Musatti E., Per la stona di Venezia. In-16, pag. 69. — Padova,
Società cooperativa tipografica, 1909.
622. * Oerbaix Di Sonnaz €., L'aquila e la croce di Savoia. In-8, p. 17»
— Torino, Marietti, 1908.
2. ETÀ PREROMANA E ROMANA.
A) Archeologia.
623. Monumenti antichi, pubblicati per cura della r. accademia dei
Lincei. Voi. XVIII, puntata III. In-4, fig., col. 436-690, con
18 tav. — Milano, Hoepli, 1908.
ALTO MKDIO SVO 551
624. * Macebloro V., Ricerche demografiche attorno ai colombari, In-8,
pag. 282 a 301. — Leipzig, T. Weicher, 1908.
625. Borgatti F., La tavola Peutiìw^riana e l'agro ferrarese: discorso.
I11-8, pag. 41. — Città di Castello, Lapi, 1908.
626. Oasman P., La Villa d'Hadrien près de Tivoli, In-18, p. vii-171.
— Paris, Hacbette et C.ie, 1908.
627. Legras H., La table latine d'Héraclée, Pag. 406. — Paris, Rous-
seau, 1907.
lì) Storia e legislazione.
628. * De Sanctis G., Storia dei JRomani, La conquista del primato in
Italia, 2 volumi. Pag. xii-458, viii-575. — Torino, Bocca, 1907.
629. Bernard H., Le Senatus-consulte des bacchanales. In-8, pag. 138.
— Paris, Larose et Tenin, 1908.
630. * Olirer E. H., Roman Economie Conditions to the Close of the
ReptdtUc. Pag. xvi-200. — Toronto, University Library, 1907.
631. Abele Th. A., Der Senat unter Augustus. Pag. vni-78. — Pa-
derborn, ScbÒnìngb, 1907.
632. Lefìranc^A., L'édit d'Anionin Caracolla sur le droit de cité. Pa-
gine viii-165. — Bordeaux, Cadoret, 1907.
633. Cuq E., I^es institutions juridiques des Rom^ains. Tome II: I^e
* droit classique et le droit du Bas-Empire. Pag. iii-934. — Paris,
Plon, 1908.
634. Tontain J., Ijes cnltes paìeìis dayis l'Empire romain. Première
partie: Les provinces latines. Tome I. Pag. y-472. — Paris,
Leroux, 1907.
C) Cristianesimo prlmitiro.
635. Benigni U., Storia sociale della Chiesa, Voi. I. La preparazione:
Dagli inizi a Costantino. P. xxiv-452. — Milano, Vallardi, 1907.
636. Dncbesne L., Histoire ancienne de VEglise. Tome I e tome II.
Pag. xi-577 e xi-671. — Paris, Fontemoing, 1907.
637. Ramband J., Z/C droit criminel romain dans les Actes des martyrs,
Pag. 120. — Paris, Witte, 1907.
638. Kleifner A. J., Der Briefwechsel zwùichen dem jUngeni Plinius
und Kaiser Trojan die Christen beireffend. Pag. 78. — Pader-
bom, Bonifacius Druckerei, 1907.
639. AUard P., I^es dernières persécuiions du III siede (Gallus, Valé-
rien, Aurélien), Pag. xxiii-437. — Paris, Lecoffre, 1907.
640. Labriolle P., Saint Ambroise, In-8, p. 329. — Paris, Bloud, 1908.
3. ALTO MEDIO EVO (Sec. V-XI).
641. * Volpe €r.. Chiesa e democrazia medioevale e moderna, In-8, p. 32.
— Roma, Tip. Nuova Antologia, 1908.
642. Caggege R., Classi e comuni rurali nel medioevo italiano. Voi. I.
Pag. xviii-405. — Firenze, Tip. Galileiana, 1907.
643. Leicht P. S., Studi sulla proprietà fondiaria nel medioevo. Pa-
gine 157. — Padova, Drucker, 1907.
552 UBRI RBCBNTI DI STORIA ITALIiKl
•644. Holmes W. G., The Age ofJìisHnian and Theodora, A History of the
Sixth Century. 2 voi. Pag. vi-365, 766. — London, Bell, 1907.
645. Yaecari P., Ricerche di storia giuridica: L II colonati) romano
e V invasione longobarda. Pag. 43. — Pavia, Bizzoni, 1907.
4. BASSO MEDIO EVO (Sec. XI-XV).
'646. Heins A., The story of St. Francis of Assisi. IH. In-8, pag. 88.
— London, Burns a. Oates, 1908.
647. AuTray L., Les registres d^ Grégoire IX. Fase. 11. In-4, feuil. 14.
— Paris, Fontemoing, 1908.
648. NoTati F., Freschi e minii del dugenfo. In-16, pag. 363, con fac.
e 9 tav. — Milano, Cogliati, 1908.
649. * Tolpe G., Montieri: costituzione politica^ struttura sociale e att-
rita ecoììoniica d'una terra mineraria toscana nd XIII secolo.
In-8. — Stuttgart, Kohlhammer, 1908.
650. * Grimaldi G., Il nonno del Petrarca nelle Marche, In-8. — Roma,
Loescber e C, 1909.
651. * Pariset C, Dov'è morto il figlio di Ciiw da Pistoia. In -8. —
Roma, Tip. Unione cooperativa editrice, 1908..
652. * Grimaldi G., Messer Fulceri de' Calboli in un processo del se-
colo XIV. In-8, pag. 36. — Pisa, A. Cesari, 1908.
653. Hanyette H., Ghirlandaio. In-8, pag. iti-189. — Paris, Plon-
Nourrit et C.ie, 1908.
654. * Carreri F. C, Appunti e documenti .sulle condizioìii dell'epi-
scopio mantovano al tempo di Guidotto da Correggio e de' pros-
simi predecessori. In-8, p. 44. — Mantova, Tip. Mondovi, 1908.
655. * / patti dotali del conte Federico di Porcia cdla marchesa Orsina
d'Este (15 gennaio 1422). In-8, p. 19. — Udine, Doretti, 1908.
656. * De Pellegrini A., Un documento su Venezia e gli schiavi fug-
gitivi (secolo XV). In-8, pag. 15. — Udine, Del Bianco, 1908.
657. Mariani M., Francesco Sforza e la città di Fabriano (14S5-1443).
In-8, pag. vj-251. — Senigallia, Puccini e Massa, 1908.
658. Masaccio: Bicordo delle onoranze rese in S. Giovanni Valdamo
per il V centenano di sua nascita. Scritti di varii, con iUustr.
In-8, pag. 125. — Città di Castello, Casa editr. S. Lapi, 1908.
659. Gebhart E., Sandro Botticelli, In-16, pag. vi -251. — Paris, Ha-
chette et C.ie, 1908.
660. Vittorino da Feltre a prince of Teachers. In-12, pag. 180. —
London, Macdonald, 1908.
5. TEMPI MODERNI (1492-1789).
6C1. * Rizzoli L., Madonna scolpita da Giovanni Dalmata (149S)..
In-4, pag. 4. — Siena, Lazzeri, 1908.
662! YolpiceUa L., Fedenco d'Aragona e la fine del regno di Napoli
nel 1501. In-8, pag. 12-120, con facsimile. — Napoli, Ric-
ciardi, 1908.
RIVOLUZIONI FRANCESE 553
663. Bonnamen B., La question de la Joconde. Problhnes Vindeììs.
In-8, pag. 35. — Lyon, Legendre, 1908.
664. Knpfer E., Der Maler der SchimMit Giovan Antonio il Sodoma.
In-8, p. 100, miti Taf. u, 26 Abbild. — Leipzig, M. Spohr, 1908.
665. Fiscber ^., Die Schlacht bei Novara (1513). Diss. In-8, p. vi-158\
— Berlin, G. Nauck, 1908.
666. Olirà G., Siiian-Bassà (Scipione Cicala) celebre rinnegato del se-
colo XVI. In-8, pag. 175, con ritr. — Messina, D*Amico, 1908.
667. Costa E., Ulisse Aldovrandi e lo Studio Bologotese nella seconda
tnetà del secolo XVI. Pag. 96. — Bologna, Stabilimento poli-
grafico emiliano, 1907.
668. Agabiti E., Alberico Gentili, fondatore della scienza del diritto
internazio7iale. In-8, pag. 85. — Fermo, Tipografia F. Desi-
deri e C, 1908.
669. Marini F., Luigi Marini, segretario della repubblica di Venezia
nel secolo XVL Titolo IV. In-8, pag. 101. — Treviso, Tipografia
cooperativa trivigiana, 1908.
670. Mnssini C, Memorie storiche sui cappuccini emiliani (1525-1629),
Voi. I. In-8, pag. 219. — Parma, Ditta Fiaccadori, 1908.
671. Carra de Vaux, Galilée. In-16, p. 64. — Paris, Bloud et C.ie, 1908.
672. I^ campagne di guerra in Piemonte (1703-1708) e l'assedio di
Torino (1706). Voi. IV. In-8, ^g., pag. ix-528. — Torino, Fra-
telli Bocca, 1908.
673. * Faldella G., Pietro Micca al luogo natio. In-8, p. 23. — Firenze,
Uffici della Rassegna Nazionale, 1907.
674. Santalena A., Giornali veneziani nel settecento. In-8, fig., p. 77.
— Venezia, Istituto veneto di arti grafiche, 1908.
675. Siesto-Pannese M., Carlo Maria Denina e la sua « Storia delle
rivoluzioni d'Italia. In-8, pag. 59. — Ariano, Stabil. Appulo-
Irpino, 1908.
676. Mioni M., Una letterata veneziana del secolo XVIII (Luisa Ber--
galli Gozzi). In-8, pag. 80. — Venezia, Tip. Orfanotrofio, 1908.
677. Beani 0., Di alcune chiese, oratori e compagnie soppresse in Pi-
stoia nel 1783. In-8, pag. 227. — Pistoia, Tipografia Sinibul-
diana, 1908.
G, RIVOLUZIONE FRANCESE (1780-1815).
678. Lafont E., Z^a politique religieuse de la revolution frangaise. In-16,
pag. x-302. — Paris, Rousset, 1909.
679. Yandal A.^ L'avènement de Bonajmrte: La répubUque consulaire
(1800). — Paris, Plon, 1908.
680. Lnmbroso A., Attraverso la rivoluzione e il primo impero. —
Torino, Fratelli Bocca, 1907.
681. Baeqnoy, I^esgardes d'honneur du j>remier empire. — Paris, 1908.
682. Murai J., Lettres et documents pour seì^ir à Vhistoire de Joa-
chim Murat (1767-1815). In-8, pag. xxxix-511. — Paris, Plon-
Nonrrit et C.ie, 1908.
554 LIBRI RECENTI DI STORIA ITALIANA
683. Hayen Patnam CJ., CenJtorship of the church of Bora and iis in-
fluences upon the productLon and disiribution ofliterature. Voi. 2 :
(175S-1900J, — New- York, Putnam, 1908.
684. Pirisi A., La guerra framo-sarda (1792-1793), — Cagliari, T. Co-
gliani, 1908.
685. Montagna L., / ducati parmensi nella diplomazia europea (1796-
1815). — Piacenza, Bosi, 1907.
686. SaTini M., La repubblica anconitana (1797-1798). — Firenze, Gar-
nesecchi, 1908.
687. Gachot E., I^ siège de Gènes en 1806, — Paris, Plon, 1908.
7. RISORGIMENTO ITALIANO (1815-1908).
.4) Fatti e istituzioni.
688. * Comandini A., V Italia nei cento anni del secoloOCIX. Disp. 58.
In-16. — Milano, Vallardi, 1908.
689. * (irioTagnoli R., I racconti del maggiore Sigismondo. In-8, p. 475.
690. * Bandini G., Giornali e scritti politici clandestini della Garbo-
neria Romagnola (1819-1821). In-16, p. 256. — Roma, Albrighi
e Segati, 1908.
691. * Mieliel E., JZ terzo congresso degli scienziati italiani in Firenze
nel 1841. In-8, pag. 39. — Firenze, Ufficio Rassegna Nazio-
nale, 1908.
692. * Helfert von A., Zur Geschichte des Lomòardo-venezianischen
Konigreichs. In-8, pag. 382. — Wien, In Kommission bei
A. Holder, 1908.
693. * Bulle C.^, Storia del secondo impero e del regno d* Italia. Fasci-
coli 921-24 della « Storia universale » di G. Oncken. — Milano,
Società editrice libraria, 1908.
B) Biografie e ricordi.
694. * Ferrari V., Carteggio Casati- Castagnetta. In-8, pag. ci-325. —
Milano, Ripalta, 1909.
695. * Pannella G., Episodi pia notevoli biella vita di Melchiorre Del-
fico. In-8, pag. 50. — Teramo, Tip. Italia Centrale, 1908.
696. * Colocci A., GriscMi e le sue rnemorie. In-8, pag. 288. — Roma,
Loescher e C, 1909.
697. * €apa880 0., Giuseppe Mazzini, Carlo Kasthofer e la « Giovine
Svizzera » . In-8, pag. 14. — Torino, Fratelli Bocca, 1908.
698. Mario JesRie W., Della vita di Giuseppe Mazzini. In-4, fig., p. xij-
499. — Milano, Sonzogno, 1908.
699. Mazzini G. e Mayer E., Lettere di Giuseppe Mazzini ad Enrico
Mayer e di Enrico Mayer a Giuseppe Mazzini, con introduzione
di A. Linaker. In-16, pag. xcviiiJ-68. ■— Firenze, Bemporad
e figlio, 1908.
700. Marradi A., Giuseppe Montanelli e la Toscana dal 1815 al 1862.
In-8, pag. 254, con ritratto. — Roma, Voghera, 1909.
LIBRI KD OPUSCOLI VARI R8THANBI ILLA STORIA ITALUKA 555
*
LIBRI ED OPUSCOLI VARI ESTRAKEI ALLA STORIA ITALÌaNA
mandati In dono alla Rivinta (1).
57. Cerrntì F., Uiia trilogia pedagogica. In -16, pag. 19. — Roma,
Tip. Salesiana, 1908.
58. D'Abbe» P., Timandra, courtisane d'Athènes. In-16, pag. 292. —
Paris, Ambert, 1908.
59. Hartmann L. M., Theodor- Mommsen, In-16, pag. v-259. — Gotha,
Perthes, 1908.
60. KSstler R., Die vàterliche Ehebewilligung. Kirchenrechtlicke Abhand-
lungen, 51 Heft. In-8, pag. xxx-184. — Stuttgart, Enke, 1908.
61. Lazard R., Michel Goudchaux (1797-1862), son rnuvre et sa vie
politique. In-8, pag, 683. — Paris, Alcan, 1907.
62. Lebmann C. F., L* antico sistema metrico e ponderale babilonese.
(Biblioteca di storia economica, fascicoli 82-83, voi. III). —
Milano, Società editrice libraria, 1908.
63. Mergentheim L., Die QuinqiiennalfakuWilen prò foro externo, —
Kirchenrechtliche Abhandlimgen , 52, 53, 54 u. 65 Heft,^ B.
In-8, pag. xx-306, 336. - Stuttgart, Enke, 1908.
64. OImstead A. T., Westeìvi Asia in the days of Sargwi of Assyria
(722-706 b. a). In-16, pag. vi-192. — New- York, Henry Holt
a. Co., 1908.
65. Scbarnagl A., Der Degriff der InvesHtur in den Quellen und der
Liieratur de^s Investitiirstreite^f. Kirchenrechtliche Abhandlun-
gen, 56 Heft. In-8, pag. xiv-140. — Stuttgart, Enke, 1908.
66. Sedie j Lynch Ware A. B., The Elizabethan Painsh in its ecclesia-
stical and financial aspects. In-8, p. 93. — Baltimore, John
Hopkins, 1908.
67. Stieda L., Constantin Grewingks archàologische Arbeiten. In-8,
pag. 48. — Konisberg, Ostprussische Druckerei, 1908.
68. Thénard L. et Gnyot R., /.e Conventionnel Gonjon (1766-1793),
In-8, pag. xviii-243. — Paris, F. Alcan, 1908.
69. Yancelle E. R., Catalogne des lettres de Nicolas V concemant la
province ecclésiastique de Totirs. In- 8, pag. lviii-405. — Paris,
Picard et fìls, 1908.
70. Yancelle E. R., La Collegiale de Saint-Martin de Tours, des ori-
gines à Vavènemeìit des Valois (398-1328), In- 8, pag. xxxvi-
472. — Paris, Picard et fils, 1908.
(1) Questi libri saranno annunziati, con breve nota, nelle Pub-
blicazioni varie (Notizie e comunicazioni).
IV.
NOTIZIE E COMUNICAZIONI
Assemblea della Società naxlonale per la storia del risorgimenti»
Italiano. * Come era stato annunziato, T Assemblea di questa beneme-
rita Associazione si tenne in Torino, neiraula storica del parlamento
subalpino, nei giorni 17, 18, 19 dello scorso ottobre. L'adunanza
assunse maggior rilievo dalla solennità contemporanea deirinaugu-
razione della nuova sede del Museo nazionale del risorgimento italiano
nella monumentale Mole Antonelliana.
Tra le oneste e liete accoglienze e la gita alla Basilica di Superga,
r Assemblea trovò tempo di esaminare ed approvare il bilancio sociale
e soprattutto di discutere lo statuto definitivo dell' Associazione.
Venne approvato quasi integralmente il disegno di statuto proposto
dal Comitato piemontese, redatto ed illustrato dal socio professore
C« Rinaudo.
Sebbene in massima siasi convenuto nel designare Roma a sede
della Società, si ritenne di conservarla a Milano per il triennio
1908-1911, per dar tempo a consolidare Tistituzione. Perciò si ricon-
fermò il Consiglio centrale con lieve riduzione nel numero d«i membri,
sotto la presidenza del benemerito comm. Bassano Gabba.
I soci, a tutto settembre, erano 595 e 6 i Comitati regionali: lom-
bardo, piemontese, romano, veneto, toscano e romagnolo. Auguriamo
una maggiore diffusione, specialmente nell'Italia meridionale ed
insulare.
Fu già distribuito ai soci il primo volume della Biblioteca sociale ;
Carteggio Casati^ Cas taglietto, pubblicato con annotazioni storiche a
cura di Vittorio Ferrari, buon pegno e augurio dell'attività scien-
tifica dell'Associazione.
Fu designata Firenze a sede della prossima assemblea sociale.
Congresso storico militare internazionale* — Dalla Gazzetta Mili-
tare, abbiamo appreso che si intende tenere in Roma un Congresso
storico militare internazionale nel marzo del 1911. C'è un buon pro-
gramma di viaggio: imbarco a Civitavecchia per Palermo, visita alla
Sicilia, specialmente ai luoghi che furono teatro delle azioni militari
e navali dei tempi antichi, medioevali e moderni, sbarco in Puglia per
compiere una visita ai castelli svevi ed a varii teatri di battaglie e
scontri, con ripetizione della famosa marcia dei Romani dal campo
d'Annibale al Metauro. Ma non è chiaro il programma scientifico.
NOTIZIE E COMUNICAZIONI 557
perchè la preparazione d'uno studio cronologico, intomo agli avveni-
menti militari che a Roma si svolsero dalla sua fondazione ai tempi
nostri, non è materia di congresso. Attendiamo maggiori schiarimenti
per informare i lettori della Rivista Storica.
Istituto geografico dott* G* De Agostini e €• — E nota la pro-
duttività geografica di questo istituto. In pochi anni ci ha dato un
atlante scolastico moderno, un atlante geografico tascabile, un atlante
geografico popolare, un piccolo atlante geografico in quindici carte,
un atlante di demografia e geografìa medica d'Italia, una carta del
Regno d'Italia, carte murali schematiche, carte mute dell'Italia
e della sezione alpina, una carta dimostrativa della Tripolitania, la
pianta di Milano, la carta della Repubblica Argentina, il Trentino,
carte dimostrative di colonie e paesi coloniali, oltre a parecchi rilievi
plastici del bravo cartografo D. Locchi e i fogli della carta d*Italia
del Touring Club Italiano in corso di pubblicazione. Ci si annunzia
un calendario-atlante a colori pel 1908.
Ma la novità più cospicua è V Atlante di geografia commerciale
del prof. Guido Assereto. Essa sconta di 47 facciate di carte e cartine
incise ed a molti colori, cui sono aggiunte note illustrative, con 120
grafici colorati. Le tavole sono divise in tre serie : la 1^ consta di
carte mondiali, per offrire gli elementi di valutazione comparativa del
valore economico di ciascun paese rispetto alle produzioni vegetali,
animali e minerali; la 2' tratta dell'Icalia in particolare, con la Co-
lonia Eritrea e gli italiani all'estero ; la d<^ è dedicata allo studio dei
fattori economici degli altri Stati d'Europa. La prima puntata, testé
edita, riguarda Tltalia, ed è interessantissima non solo per le mol-
teplici carte che ci prospettano chiaramente i varii aspetti delle sue
produzioni e dei suoi elementi economici e la diffusione dei lavo-
ratori italiani sulla faccia della terra, ma anche per le copiose note
illustrative e i diagrammi colorati, che dicono ciò che le carte per
sé non potevano esprimere.
Meyers Konyergations- Lexicon, 20 B, — Con questo volume
giunge al suo termine il grandioso Lessico del Meyer, edito con
tanta eleganza di tipi, precisione di stampa e copia d'illustrazioni
dal potente Istituto bibliografico di Lipsia. Partendo dalla parola Veda
finisce con Iz, e si svolge in 1053 pagine.
Trovano una speciale e accurata trattazione Venedig, Venezuela,
VentUation, Vereiiiigte Staaten von Nord Amerika, Verona, Versiche-
rung, Victor Emanuel, Vogel, VOlkerkunde, Vidkan, Wagen, Wagìier,
Wahl, WdhruTìg, Wallenstein, Walzwerke, Wappen, Washington, Was-
ser, Webstilhle, Wéber, Wein, Wdlenbewegung, Wetter, Wien, Wilhelm^
Wohnhaus, ecc.
Mette conto di rilevare i piani di Venezia, Vienna, Wiesbaden,
Wilhelmshafen, Wurzburg, Liirsch, ecc.; le tavole numerose delle
croci del merito, dei costumi di vari popoli, dei vulcani, degli stemmi,
delle piante acquatiche, dei trampolieri, delle stoffe, delle abita-
zioni, ecc.; le svariate carte degli Stati Uniti e del Messico, della
distribuzione degli uccelli sulla terra, del commercio mondiale, della
Westfalia, delle Indie occidentali, delle forme delle nubi, del Wxir-
temberg, dell'Asia centrale, ecc.
Ritorneremo ancora una volta sopra questa pubblicazione, perché
ci si annunzia un Erganzugsbandj ossia un volume supplementare,
per mettere il Lessico in perfetta corrispondenza con lo condizioni
della scienza, dell'arte, della politica e della vita sociale contem-
poranea.
658 NOTIZIE S COMUNICiZIONI
Pubblicazioni rarle* — Alois Slovak, Im batailU d' Austerlitz,
Trad. de L. Leroy. Paris, H. Daragon, 1908. — Non è uno stadio
militare, ma una' raccolta di notizie tratte da archivi locali, di par-
rocchie, comuni e famiglie sul Francesi in Moravia nel novembre
del 1805, la dimora di Napoleone a Brunn, la marcia degli alleati
da Olmutz ad Austerlitz, la posizione degli eserciti avanti la bat-
taglia, razione militare del 2 dicembre, la miseria e le calamità
del paese determinate dalla guerra. Queste costituiscono la parte
più originale del volume, appunto perchè la descrizione è tolta da
documenti locali ancora inediti. Sebbene sui personaggi principali
e sullo svolgimento della grande battaglia di Austerlitz, non si
proletti nuova luce, tuttavia molti particolari e apprezzamenti sca-
turiscono da quei diari ignorati. L'autore del libro è un prete boemo,
che si adoprò con grande attività nel 1905 alla commemorazione
centenaria di Austerlitz; il volume, tradotto dal boemo in tedesco
sotto gli occhi dello Slovak, venne poi dal Leroy ridotto in lingua
francese.
Pietro BraVdà di Solkto, ^Napoleoìie e Vindipeìtdenza polacca,
Trani, Vecchi e C., 1908. — E uno studio comparso nella « Ras-
segna pugliese » (volume XXIII, 1907), nel quale TA. riassume su
buoni libri un argomento assai noto ai cultori degli studi* napoleo-
nici, ossia l'atteggiamento del grande imperatore rispetto ai Polacchi.
L'A. è animato senza dubbio da un nobile sentimento di rispetto
alla nazione polacca e d'indignazione contro T inganno tesole da
Napoleone sacrificandola ai suoi interessi ; ma purtroppo in politica
il sentimento vale poco, e le nazioni, che vogliono salvezza, la de-
vono cercare nell'unione delle forze e nei savi accorgimenti della
loro condotta di fronte agli interessi degli altri Stati.
Paul Gaffarbl, Ixi politique coloniale en France de 1789 à ISSO.
Paris, Felix Alcan, 1908. — Fra le contraddizioni, che agitano Topl-
nione pubblica non solo in Francia, ma anche in Italia e altrove
sulla questione coloniale, TA. è convinto della necessità d' una po-
litica riflessiva, ma costante e tenace, perchè ritiene che la questione
coloniale non solo oggi, ma anche nel passato s' è collegata a tutte
le questioni internazionali. A dimostrare la sua tesi non si contenta
d'una dissertazione generica sulla politica coloniale francese del 1789
al 1830, campo de' suoi studi, ma rintraccia la storia particolare degli
stabilimenti coloniali in quel periodo agitato in quattro mari diffe-
renti: nell'Oceano atlantico (Senegal, emporii dell'Africa occiden-
tale, Guiana, Antille, S. Domingo, Luisiana), nel Mediterraneo (Isole
Ionie, Malta, Algeria), nell'Oceano indiano (Le Mascarene, Mada-
gascar, Indostan), nell'Oceano paciflco (Arcipelaghi della Polinesia).
Il racconto fornisce all' A. opportunità di richiamare molti episodi
poco noti, e di mettere meglio in rilievo la continuità degli sforzi
anche fra le contraddizioni della politica interna.
Henri Cabaine, Histoire du clergé de France pendant la revolu-
tion de 1848. Paris, Bloud et C.ie, 1908. — Le recenti lotte fra la
Chiesa e lo Stato in Francia dettero origine ad una copiosa lette-
ratura sui rapporti fra i due grandi istituti, con tendenze e apprez-
zamenti diversi. Sono noti i lavori degli abbati Sicard, liesueur,
Saurei, di Thureau-Dangin , Lavedan, Lanessan, Debidour, Bau-
drillard, Bourgain, ecc. Henri Cabaine mira ad illustrare l'atteggia-
mento del clero nel primo anno della seconda repubblica (1848), fin
qui solo sfiorato dagli storici. Premesso un cenno riassuntivo dei
NOTJZIE E COHaXICAZlONI • 559
rapporti del clero con la monarchia volteriana di Luigi Filippo,
VA. mette in rilievo lo spettacolo unico e senza precedenti della
rivoluzione di febbraio, che non attacca la Chiesa, anzi si gloria
di appoggiarsi su di essa e di congiungere religione e libertà; e
sviluppa queste parole di Lacordaire: « Le clergé de France a solcn-
« nellement accepté, les évéques en téte, l'avènement de la répu-
«-bllque. De son coté la république a donne la paix à l'Eglise, et
« en douze moia de legislature pas une atteinte n'a été portée aux
« droits de la religion ».
Raymond Làzard, Michel Goudchaux (17 97 "1862), Son ceuvre
et sa vie poUtique. Paris, Felix Alcan, 1908. — Nel volume su Michel
Goudchaux, che fu due volte ministro delle finanze nel 1848, l'A.,
Raymond Lazard, fa rivivere una delle, più nobili figure di quella
epoca cosi feconda di generose attività. È un tipo assai caratteristico
tra i numerosi uomini di Stato della seconda repubblica, pieni di
fede nel loro ideale di libertà democratica, di sacrificio alla patria
e ai loro principii, di coraggiosa abnegazione, di rarissimo e com-
pleto disinteresse. Nella giovinezza il Goudchaux pone la sua vita
a repentaglio nelle lotte per la libertà. Sotto Luigi Filippo sacrifica
la sua carriera amministrativa alle sue convinzioni politiche e finan-
ziarie. Guardiano del Tesoro nei giorni delle sommosse, riaccende
la fiducia negli animi, e tutela il credito della Francia., Autore della
riforma postale, introduce nella nazione i francobolli. È il primo a
proporre un'imposta progressiva sulla successione, un'imposta pro-
porzionale sulle rendite, il riscatto delle ferrovie. Per tutta la vita
il Goudchaux s'occupa con ardore del miglioramento delle , classi
operaie, ma nei limiti compatibili con le finanze dello Stato. E uno
dei primi amici delle associazioni operaie, e nello stesso tempo av-
versario risoluto del socialismo che uccide la libertà e la concor-
renza necessaria. Negli ultimi anni della sua esistenza, sfidando
l'impero, si dedica totalmente al sollievo delle miserie, e muore « mar-
tire della carità democratica ». Il volume finisce con un'appendice
interessante dove si trovano parecchi documenti o lettere inedite, tre
opuscoli del Goudchaux, qualcuno dei suoi articoli su questioni
finanziarie, sulle ferrovie, e le lettere del Goudchaux a Schoelcher
esule a Londra.
Jean Jaurès, La guerre fraìico-allemande (1870-1871). Louis
DuBRBUiLH, Tjx Commuìie (1871). Paris, Jules RoufiF et C, 1908. —
S'è tanto scritto contro le storie ad « usum delphini », comprendendo
in tal nome tutte le storie partigiane a priori, dettate da uno spirito
preconcetto, che' veramente desta meraviglia che siasi sul serio
intrapresa in Francia una storia del 1789 al 1900 sotto la visuale
socialista. Il volume sopra annunziato è il tomo XI e contiene due
lavori, l'uno di Jean Jaurès (direttore della collezione), mirante a
riassumere le vicende della guerra franco-germanica del 1870-1871,
l'altro di L. Dubreuilh sulla Comune del 1871. Non sono narrazioni
obbiettive, fondate sui documenti, ma declamazioni a tesi: la prima
per gettare la responsabilità della guerra e della disfatta sull'impero,
la seconda per glorificare l'infausta petroliera Comune e dedurre
dalla sua tragica grandezza l'autonomia del movimento socialista
proletario. È facile immaginare come la storia sia deviata dal suo
fine, mettendola a servizio dei partiti e delle passioni politiche.
Ernst C. Metbr, Wahlamt und Vorwahl in den Vereinigten Staaten
von Nord' America. Leipzig, R. Voigtllinders Verlag, 1908. — Questo
560 ' 50TIZIB E COMUNICA ZIOKI
lavoro costituisce il 5<» volume della collezione edita sotto la dire-
zione di Karl Lamprecht, giò, annunziato nella Rivista storica, sotto
il titolo: BeitrUge zur Ktdtur-uìid Universalgeschichte, Si discorre
molto degli Stati Uniti, perchè ornai Timmigrazione in essi di tanti
Europei , l'espansione delle sue produzioni agricole ed industriali^
Timperialismo interessano tutti gli Stati d'Europa; ma assai poco se
ne conosce la costituzione, tranneché nelle linee generali. Il Meyer,
valendosi di molte recenti pubblicazioni ed anche degli Atti di pa-
recchi Stati, s'è adoperato per illustrarne alcune parti meno note,
segnatamente il conferimento degli uffici elettivi, federali e locali
secondo le legislazioni vigenti e l'azione dei partiti.
Nella serie XXV (1907) degli Johìis Hopkins University Siìidies in
histarical and politicai science, edito sotto la direzione di J. M. Vin-
cent, J. H. HoUander e W. W. Willoughby a Baltimora, comparvero
le seguenti pubblicazioni:
1. John S. Hord, Interyml taxation in the PhiUppines;
2-3. Bbwbrly W. Boxd, The Moiiroe mission to arance 1794-96 ;
4-5. Bernard C. Steiner, Maryland during the enylish dvU
wars, Part II;
6-7. Robert Grane, The state in constitutional and internatio-'
nal laic ;
8-9-10. HuGH SissoN Hanna, a financial history of Maryland
1789-1848;
11-12. James M. Motlby , Apprenticeship in American trade
uìiions.
Nella serie XXVI (1908) della medesima collezione comparvero
le seguenti pubblicazioni:
1-2-3. Carles M. Andrews, lìritish committees, commissionSj
and councìls of trade and plantations, 1622-1675.
4-5-6. Robert Gran ville Campbell, Neutral rights and obli'
gations in the Anglo-òoer war.
7-8. Sbdley Lynch Ware, A. B., LL., B-, The Elixàbethan
Parish in its ecclesiastical and financial aspecis.
9-10. Ralph van Deman Magoffin, A. B., A study of the ta-
pography and municipal history of PraeneMe,
INDICE DEL VOLUME XXV (VII DELLA 3' SERIE)
I. — ELENCO DILLE OPERE BBCENSITE (1).
1. Alesai, Una giardiniera del risorgimento italiano: Bianca Milesi (Co-
stanzo Rinaudo), 242.
2. Alfani, Della vita e delle opere di Augusto Conti (C. Rinaudo), 509.
3. Amari, Carteggio, voi. Ili (G. Rinaudo), 240.
4. AmhrosoUy Manuale numismatico italiano (C. Rinaudo), 576.
5. Amelung a. Hotzinger, The Museums and ruins of Rome (L. Mariani), 23.
6. Angeloni, Dino Frescobaldi e le sue rime (V. C), 208.
7. Arrighi, La storia della matematica (À. Leone), 309.
8. Artom, L'opera politica di Isacco Artom, I (C. Rinaudo), 511.
9. Atti del congresso internazionale di scienze storiche tenuto a Roma
nel 1903, 12 volumi (L. C. BoUea), 1.
10. Bartelli, Note biografiche di Bernardino Telesio e Galeazzo di Tarsia
(G. Chiriatti), 214.
IL Baumgarter, Ans Kanzlei u. Kammer (C. Cipolla), 43.
12. Baur, S. Jean Chrysostome et ses oeuvres danà Thistoire littéraire
(F. Alessio), 27.
13. Belluzzi, Diario autobiografico 1535-1541 (A. Leone), 493.
14. Benedetti, P. Fortunato Calvi e il risorgimento italiano (C. R.), 377.
15. Bìadego, La figura di Carlo Montanari (C. Rinaudo), 377.
16. Biblioteca di storia economica, I, II, IV (C- Rinaudo), 467.
17. Billot, La France et T Italie. Hist. des années troubles, 1886-1899
(G. Rinaudo), 235.
18. Bdhmer, Regesta imperii 2*« Aufl. I (C. R.), 477.
19. Bondois, La translation des saints Marcellin et Pierre (C. Cipolla), 345.
20. Bongioanni, Gli scrittori del giuoco della palla (A. Dutto), 451 .
21. Borelli, S. Prospero di Aquitania e il giudizio della storia (A. B.), 198.
22. Bornate, Mémoire du chancelier de Gattinara (A. Leone), 491.
23. Bourgeois et Clermont, Rome et Napoléon 111 (G. Rinaudo), 232.
. 24. Bourrillg, Guillaume du Bellay (V. Gian), 356.
25. BourriUy, Le Cardinal Jean du Bellay en Italie (V. Gian), 356.
26. Brentari, Il 2** battaglione bersaglieri di Garibaldi nella campagna
del 1866 (G. Sangiorgio), 505.
27. Buraggi, Gli Statuti di Amedeo Vili del 26 luglio 1423 (L. U.), 351.
28. Cambiaso^ Cremona e la Folce vera (G. Bigoni), 187.
29. Campolieti, La mente e Tanima d'un eroe (G. Sangiorgio), 65.
30. Capasso, Il governo di don Ferrante Gonzaga in Sicilia dal 1535
. al 1543 (G. Sangiorgio), 52.
. (1) Jl primo nome è quello dell'Autore dell'opera recensita, l'ultimo fra parentesi
è il nome del recensente; il numero che segue li recensente segnala pagina del vo-
lume in cui trovasi la recensione.
Bivista slorica italiana, 3» S., vir, 4. 36
562 INDICE DEL VOLUME ZZV (VII DCLLi HI lERIs)
31. Caperna, Storia di Veroli (A. Leone), 463.
32. Cappelli, Cronologia e calendario perpetuo (G. Rinaudo), 175.
33. Carahellese, L*Apulia e il suo Gomnne nell'alto medio evo (V. V.), 28.
34. Carhonelli, Benedetto XIV al battesimo di Carlo Em. IV (U. C), 92S.
35. Carhonelli, Il * De Sanitatis Custodia , di maestro G. Albini da Mon-
calieri (U. Cosmo), 203.
36. Carrerij Dominio imperiale in Verona durante la lega di Cambrai
(A. Bonardi), 216.
37. Casa, Marinai e soldati di Italia a Greta (G. Binando), 238.
38. Casanova, Carlo Bastia (G. Binaudo), 243.
39. Casoni^ Cinquantanni di giornalismo (G. Binaudo), 373.
40. Chalandon, Histoire de la dom. Normande en Italie (M. Schipa), 478.
41. Chiapusso, Sasa, bandiera e stemma della città (L. Usseglio), 179.
42. Chiti, Tommaso Puccini (G. Binaudo), 227.
43. Claricini Bompacher, Lo stemma dei Da Onara o Da Bomano (U. C.), 332.
44. Clausse, Beatrice d'Este (6. Sàngiorgio), 354.
45. Coggiola, Sulla pubblicazione della Storia del Mogol di N. Mannucct
(A. Battistella), 496.
46. Corridore, La popolazione dello Stato romano dal 1656 al 1901
(P. Spezi), 223.
47. Dalla Vecchia, Cause economiche e sociali dell' insurrezione Messi-
nese del 1674 (M. Schipa), 362.
48. lyAlméras, Les amoureux de la Beine Marie Antoinette (G. B.), 363.
49. D'Alméraè, Une amoureuse; Pauline Bonaparte (G. Binaudo), 363.
50. De AngelìB, Memorie (G. Binaudo), 244.
51. De Antonio, Il 64® di fanteria a Gustoza (G. BrnaudoX 373.
52. De Feo, Da Milazzo a Porta Pia (C. Binaudo), 373.
53. De Orandmaison, L'Espagne et Napoléon (X), 365.
54. Dfyoh, La foi religieuse en Italie au XIV^ siòcle (6. Gapasso), 46.
55. De Lucia, La sala d'armi nel museo dell'arsenale a Venezia (G. M.), 465.
56. De Mareachal de Linciane, La famiglia dei Pingon (D. Muratore), 330.
57. De Margherita, L'assedio di Pizzighettone nel 1733 (L. G. Bollea), 221.
58. De Mun, Bichelieu et la Maison de Savoie (L. Usseglio), 360.
59. D* Ercole, Il cardinale Ippolito De' Medici (A. Leone), 491.
60. De Sanctis, Storia dei Bomani. La conquista del primato in Italia
(G. B.), 469.
61. Eitel, Der Eirchenstraat unter Klemens V (G. Cipolla), 348.
62. Fano, Notizie sulla famiglia di Speron* Speroni degli Alvarotti
(A. Bonardi), 466.
63. Federzoni, La vita di Beatrice Portinari (A. Fumo), 482.
64. Ferrerò, Grandezza e decadenza di Boma, voi. IV (G. Binaudo), 196.
65. Foglietti, Dei marchesi d'Ancona (A. Leone), 331.
66. Fontana L., Bibliografia degli Statuti dei comuni dell'Italia superiore
(G. Binaudo), 458.
67. FrancheUi, Storia d'IUlia dal 1789 al 1799 (6. Boberti), 499.
68. Fumo, Castelli e fortezze veneziane nell'isola di Gandia (G. R.), 237.
69. Fumo, La gendarmeria cretese durante l'ultima insurrezione (G.R.), 237.
70. GallizioU, Cronistoria del naviglio nazionale da guerra 1860-1896
(G. Binaudo), 236.
71. Oaravani, Urbino e il suo territorio nel periodo francese, III (B. Felici
Angeli), 501.
72. Garibaldi, Scritti politici e militari (G. Binaudo), 239.
73. Garóllo, Dizionario biografico universale (G. Binaudo), 177.
74. Gelli, 3500 ex libris italiani (G. Binaudo), 174.
75. Genova di Revel, La cessione del Veneto (G. Binaudo), 231.
76. Gentile, Giordano Bruno (G. Binando), 221.
ìndice del VOLtTHB XXT (vtl DELLA III BER») 563
77. Giglio-Tos, La morte di Ottone III (G. Roberti), 343.
78. Giglio-I oSf Di nn diploma apocrifo del Re Arduino e della sua in-
coronazione (L. U.), 344.
79. Glagau,' Reformversuche und Sturze des Absolutismns in Frankreich
(C. R.), 362.
80. Gnecehif Monete romane (G. Rinando), 176.
81. Grande, Le carte d* America di Giacomo Gastaldi (P. Revelll), 57.
82. Graashoffy Longobardiscb-frankisches Kloslerwesen in italien (G. Ci-
polla), 476.
83. Grisar, Die rOmische Kapelle Sancla Sanctornm (P. Toesca), 340*
84. Guevrini, Come ci avviammo a Lissa (G. Contessa), 69.
85. Guggenberg, Die Legation des Kardinals Pileus in Deutschland (G. G.),350.
86. Halphen^ Eludes sur Tadministration de Rome au moyen àge (P. P.), 203.
87. Hartmann, Geschicbte Italiens im Mittelalter, III (G. Cipolla), 472.
88. Hartmann, Roma alla fine del mondo antico (P. Spezi), 199.
89. Hergenrother e Kirsch, Storia universale della Chiesa (L. C. B), 310.
90. Hiìffer u. Lucìewaldt, Der Frieden von Campoformio (G. Manfroni), 61.
91. Johnston, The napoleonic empire in the southern Italy (C. R.), 503.
92. Jordan, Topographie der Staat Rom im Altertum (L. Mariani), 20.
93. Jullian, Histoire de la Gaule (G. Rinaudo), 333.
91. Kehr, Regesta pontificum romanorum, II (C. Rinaudo), 178.
95. ICehr, Regesta pontificum romanorum, III (G. R.), 456.
96. Kieffer, S. Giusto di Susa (L. Usseglio), 180.
97. Lahanca, It papato (L. G. Bollea), 314.
98. Lobate, Un decennio di carboneria in Sicilia (C. Rinaudo), 230.
99. La Rocca, Le vicende di un Comune della Sicilia (G. La Mantia), 328.
100. Latreille, Joseph de Maistre et la papauté (G. Rinaudo), 376.
101. Levi, Il Cardinale D'Hohenlohe nella vita italiana (C. Rinaudo), 246.
102. Livorno e gli avvenimenti del 1790-91 (E.Michel), 60.
103. Liuto, Nuovi documenti sul processo Gonfalonieri (G. Rinaudo), 241.
104. Mac Ltfyre, Giordano Bruno (C. Rinaudo), 219. '
105. Manacorda, I rifugiati italiani in Francia negli anni 1799 e 1800
(0. Rinaudo), 224.
106. Manfroni, Domenico Carutti (G. Rinaudo), 247.
107. Martin, Saint Leon, 1002-1054 (P. Spezi), 40. .
108. Martini, La Sicilia sotto gli Austriaci (G. La Mantia), 497.
109. Martroye, Genserie (X), 337.
1 10. Massignan, Il primo duca di Parma e Piacenza e la congiura del 1547
(U. Renassi), 218.
111. Mazzini, Scritti editi e inediti, voi. I, II. Ili (G. Rinaudo), 238.
112. Medin, Documenti dei primi acquisti di Padova nel Polesine (A. Bat-
tistella), 481.
1 13. Monod, Essais des rapports de Pascal II avec Philippe I (C. C), 345.
114. Morellini, Giovanna d'Aragona (M. S.), 353.
115. Mori, Pietro Thouar (G. Rinaudo), 243.
1 16. Morozzo della Rocca, Le storie dell'antica Monteregale, III (A. L.), 461.
117. Mosso, Escursioni nel Mediterraneo e gli scavi di Creta (L. M.), 189.
118. Mosso, Le armi più antiche di rame e di bronzo (L. Mariani), 189.
119. MilVer, ecc.. Ordinamento e inventario degli archivi (C. C), 449.
120. Mìissoni, Il commercio dello zafferano nell'Aquila (G. Chiriatti), 327.
121. Nani-Mocenigo, Intorno a Niccolò e Pietro Zdriny (A. Battislella), 496.
122. Napoìéoìì, Manuscrits inédils (G. Manfroni), 228.
123. Negri, Storia del 46" Reggimento fanteria (Schiavone), 378.
124. Oxilia e Boffìto, Un trattato inedito di Egidio Colonna (G. G.), 485.
125. Ozzola, Manuale di storia dell'arte nell'era cristiana (L. M. C.), 452.
126. Pagani, The life of Antonio Rosmini-Serbati (C. Rinaudo), 242.
564 INDICK DEL TOLUMB ZXV (vit DBLLA III Slk»)
197. Panareo, Isabella del Balzo in Terra d'Otranto (6. Chìriatti), 212.
128. Papadopóli, Le monete di Venezia, Parte 2\ Da Nicolò Tron à Ma-
rino Grimani, 1472-1605 (L. Rizzoli), 48.
129. Papi, Romeo Popoli e il Comune dì Bologna dal 1320 al 1323 (V. V.}, 41 .
130. Pastor, Leone X (P. Spezi), 487.
131. PertuaiOt La vita e gli scrìtti di Giovanni Ruffini (G. Rinaudo), 377.
132. Peseif Firenze capitale (G. Rinaudo), 233.
133. Pesci, I primi anni di Roma capitale (G. Rinando), 234.
134. Picat, Les Frani^ais italianisants au XVI* siècle (V. Gian), 359.
135. Poiré, Magenta et Solferino (G. Rinaudo), 231.
136. Poupardin, Études sur Thìstoire des Principautés lombardes de ritalie
meridionale (M. Schipa), 205.
137. Professione, Storia dltalia e della civiltà e società italiana (G. C.ì, 320.
138. QuintavaìUy La conciliazione fra Tltalia e il papato (G. Rinaudo), 37:2.
139. Renel, Les religione de la Gaule avant le christianisme (G. R.). 336.
140. Renzi, Il risorgimento nella poesia di G. Carducci (G. Rinaudo), 246.
141. Rizzoli L,, I sigilli nel museo Bottacin di Padova, Il (C. R.), 457.
14^. Rélland, Vie de Michel-Ange (L. Motta-Giaccio), 494.
143. Rosati, Garlo Alb. di Savoia e Frane. IV d'Austria e d'Este (G. R.), 372.
144. Rosi, I Gairoli (G. Rinaudo), 245.
145. Sanna, Le origini del risorgimento neirUmbria (G. Sangiorgio). 366.
146. Santoro, Della vita e delle opere di Mario Equicola (V. Gian), 358.
147. Sauli d'Agliané, Reminiscenze della propria vita (G. Rinando), 375.
148. Savini, Gli edifìzi teramani nel medio evo (G. Ghiriatti), 326.
149. Schiaparelli, Gharta Augustana (F. Frutaz), 206.
150. Sckneider, Rome, Compléxitc et harmonie (P. Spezi), 316.
151. Schubring, Luca della Robbia und scine Familie (P. Toesca), 352.
152. Schulte, Kaiser Maximilian als Kandidat f. pàpsUichen Stuhl (6. C), £15.
153. Semper, Das Fortleben der Antike in der Kunst des Abendlandes
(P. Toesca), .339.
154. Sforza, Contributo alla vita di Giovanni Fantoni (G. Rinaudo), 226.
155. Sieveking, Studio sulle finanze genovesi e in particolare sulla Casa
di San Giorgio (G. Blgoni), 184.
156. Signorelli, I diritti d*Uso Civico nel Viterbese (6. Sangiorgio), 323.
157. Soriga, Di Ildebrando suddiacono di S. R. Chiesa e della sua leggenda
(G. Cipolla), 38.
158. Sliavelli, Antonio Guadagnoli e la Toscana ai suoi tempi (G. R.). 376.
159. Stutz, Die Kirchliche Rechtsgeschichte, fase. 50 (Fr. Ruffini), 149.
160. Taddei, L*archivista (C. Rinaudo), 173.
161. Thom, La battaglia di Pavia (G. Sangiorgio), 217.
162. Torraca, Giosuè Carducci (G. Rinaudo), 247.
163. Torta, La rivoluzione piemontese del 1821 (G. Rinaudo), 371.
164. Traversar i. Bibliografia boccaccesca (V. C), 209.
16ó. Trovanellh Pietro Caporali (G. Rinaudo), 376.
166. Ummer Berlière, Un ami de Pétrarque (A. Fumo), 483.
167. Vattasso, Initia patrum ex Mignei patrologia, lì (C. Cipolla), 455.
168. Vigo, Annali d'Italia (C Rinaudo), 374.
169. Vismara, Monasteri e monaci Olivetani nelladiocesi milanese(G. S.), 182.
170. Vitale, Un Documento sulle relazioni tra l'Arcivescovo e le città di
Barletta e di Trani (M. S.), 360.
171. Zanelli, Pietro dal Monte (A. Bonardi), 215.
172. Zanon, Romanità del territorio cittadellese (A. Battistella), 322.
173. Zeiller^ Les origines chrétiennes dans la province romaine de Dal-
matie (F. Alessio), 27.
174. Zelle, Kreìsarzt. Die hundert Tage-Von Elba bis Helena (C. M.), 229.
175. Zippel, L*allume di Tolfa e il suo commercio (I. Guerrieri), 325.
INDICE DEL VOLUME XXV (viI DILLA 111 SERIfi) 565
II. — £L£N€0 DEI PERIODICI PRESI IN ESAME.
1. Analecta BoUandiana (Bruxelles) Ab.
2. Annalea de Bretagne (Rennes-Paris) ABr.
3. Annales de la Société d'émulaiion de VAin (Bourg) . . AseA.
4. Annales de la Société d'études provencales (Aix-en-Provence) AhoP.
5. Annales de VUniversUé de Grenoble (Paris-Grenoble) . . AiiCir.
6. Archiginnasio (V), bollettino della biblioteca comunale di Bologna
(Bologna) AB.
7. Archiv fUr kathclisches Kirchenrtcht (Mainz) . . . Akkr.
8. Archiv fUr Kulturgeschìchte (Berlin) . . , . . Akg.
9. Archiv filr Reformationgeschichte (Berlin) .... Arg.
10. Archivio della società romana di storia patria (Roma) . AshR.
11. Archivio di psichiatria, neuropatologia, antropol. criminale e
medicina legale (Torino) Ap.
{'-2. Archivio emiliano del risorgimento nazionale (Modena) . . ArnK.
13. Archivio storico del risorgimento umbro (1796-1870) (Città di
Castello) AsrU.
14. Archivio storico italiano (Firenze) Asl.
15. Archivio storico lombardo (Milano) AsL.
16. Archivio storico messinese (Messina) AsM
17. Archivio storico per la città e i comuni del circond. di Lodi
(Lodi) AsLa.
18. Archivio storico per le provincie napoletane (Napoli) . . AhN.
,19. Archivio storico per le provincie parmensi (Parma) . . AspP.
i20. Archivio storico sardo (Cagliari) ...... AsS^r.
21. Archivum franciseanum historicum (Quaracchi) . . Afh.
22. Arte decorativa e industriale (Milano-Bergamo) . . . Adi.
23. Arte e Storia (Firenze) Arst.
24. Ateneo veneto (Venezia) AV.
25. Atti dell'Accademia degli Agiati di Rovereto (Rovereto) . AaaR.
26. Atti della R. Accademia delle scienze (Torino) . . AaT.
27. Atti della R, Accademia dei Lincei: rendiconti (Roma) . . AaLr.
28. Atti della R. Deputazione ferrarese di storia patria (Ferrara) AdsF.
29. Atti della società istriana di archeologia e storia (Parenzo) . Asasl.
30. Atti della società ligure di storia patria (Genova) . . AshL.
31. Atti e memorie della R, Deputazione di storia patria per le
Provincie delle Marche (Ancona) AnulMn.
32. Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le
Provincie modenesi (Modena) AmdM.
33. Atti e rendiconti dell'Accademia di scienze, lettere ed arti degli
Zelanti (Acireale) AraZ.
34. Berliner philologische Wochenschrift (Berlin) .... PliwB.
35. Bibliothèque universelle et revue Suisse (Lausanne) . . BiirS.
36. Boletin de la reol Academia de la historia (Madrid) . . Ball.
37. Boletin de la R. Sociedad geografica (Madrid) . . . BBsg.
38. Bollettino critico di cose francescane (Perugia) . . . Bcf.
39. Bollettino d'arte del ministero della pubblica istruzione (Roma) Bami.
566 iirmos dil tolume xxt (vii della hi serie)
40. Bollettino dei civici musei artistico ed archeologico di Milano
(Milano) BmaaM .
41. Bollettino della civica biblioteca di Bergamo (Bergamo) . BcbB.
42. Bollettino della R, Deputazione di storia patria pei' V Umbria
(Perugia) BssU.
43. Bollettino della società di storia patria Antonio Ludovico An-
tinori negli Abruzzi (Teramo) BssA.
44. Bollettino della società pavese di storia patria (Pavia) . . BsP.
45. Bollettino del museo civico di Bassano (Bassa Qo) . . . BmcB.
46. Bollettino di archeologia e storia dalmata (Spalato) . . BasD.
47. Bollettino senese di storia patria (Siena) .... BftS.
4S. Bollettino storico della Svizzera italiana (BeUinzona) . . BsSI.
49. Bollettino storico per la provincia di Novara (Novara) . . B^pN.
50. Bollettino ufficiale del primo congresso storico del risorgimento
italiano (fiftilano) Beri.
51. BxHletindela Commission rogale d'hist de Belgique {Bruxelles) BerhB.
52. BuIlHin de la Société d'études des Uautes-Alpes (Gap) . . BftehÀ.
53. BulUtin de la Société scientifique et littéraire des Basses-Alpes
(Digne) BsBA.
54. Bulletin italien (Bordeaux) BI
55. Bollettino dell'istituto storico italiano (Roma) . . . BlsI.
56. Bollettino storico pistoiese (Pistoia) BsP/.
57. Civiltà (la) Cattolica (Roma) Ce.
58. Correspondant {Le) (Parigi) C.
59. Critica {la) (Napoli) . . . . . . . . Cr.
60. Cronache della civiltà ellenolatina (Roma) .... C-c£L.
61. Cultura espafiola {revista de Aragon) (Madrid) . .CE.
62. Deutsche Rundschau (Berlin) KD.
63. Diarium Terrae Sanctae (Hierosolymis) .... DTS.
64. Favilla {la): rivista dell* Umbria e delle Marche (Perugia) . Ya.
65. Uistorisches Jahrbueh (Hunchen) Hj.
C6. Historische Vierteljahrschrift (Leipzig) Hvj.
67. Historische Zeitschrift (Hunchen und Berlin) . . . Hz.
68. Journal des Savants (Paris) Js.
69. Katholik (der) (Mainz) Ka.
70. Lettura (Milano) . . L.
71. Madonna Verona (Verona) MVfr.
72. Marche (le) illustrate nella storia, nelle lettere, nelle arti (Fano) Ma.
73. Mémoires et documents publiés par la Société savoisienne
d'hist. et d'archeologie (Chambéry) Md^S.
74. Memoi'ie della r. Accademia delle scienze di Torino (Torino) MaT
75. Meinorie storiche forogiuUesi (Gividale) MsFr.
76. Miscellanea di storia ecclesiastica (Roma) .... Use.
77. Miscellanea di storia italiana (Torino) MsI.
78. Miscellanea storia della Valdelsa (Castelflorenlino) . . MsV.
79. Mitteilunaen des Instituts fur oesterreichische Geschichtsfors-
chung (Wien) MpiO.
80. Moyen àge {le) (Paris) Ma.
81. Neues Archiv der Gesellschaft fiir altere deutsche Geschichts-
kunde (Hannover) Nftr.
82. Nouvelle revue historique de droit fran^ais et élranger (Paris) Krhd.
83. 'Nuova Antologia (Roma) Na«.
84. Nuovo archivio veneto (Venezia) NaV.
85. Pensatììiento (el) latino (Santiago) PI.
86. Quelle» und Forschungen aus italienischen Archiven und Bi-
blioteken-hrsg. von K. preussischen Instituts t n i^om (Roma) QllP.
INDICE DEL VOLUME XXV (VII DELLA in 8ERIB)
567
87. Baceolta Vinciana (Milano)
88. Rassegna bibliografica delVarte italiana (Ascoli Plceno-Rocca
S. Gasciano)
89. Rassegna {la) Ialina (Genova)
90. Rassegna Nazionale (Firenze)
91. Rassegna Pugliese (Trani)
92. Rendiconti dell'istituto lombardo (Milano)
93. Revolution {la) de 1848 (Paris) .
94. Revolution (la) frangaise (Paris) .
95. Revue bénédictine (Marédsons)
96. Revue de Vhistoire des religions (Paris)
97. Revue de VOrìent chrétien (Paris) .
98. Revue des deux Mondes (Paris)
99. Revue des études aneiennes (Paris)
100. Revue des études historiques (Paris)
101. Revue des questions historiques (Paris) .
102. Revue de synthèse historique (Paris)
103. Revue d'histoire ecclésiastique (Louvain)
lOi. Revue d'histoire moderne et contemporaine (Paris)
105. Revue d'histoire rédigée à Vétat-major de Varmée (Paris)
106. Revue du mois (Paris)
107. Revue generale (Bruxelles) . .
108. Revue historique (Paris)
109. Risorgimento {il) italiano, rivista storica (Torino)
110. Rivista abruzzese (Teramo)
111. Rivista del collegio araldico (Roma) ....
112. Rivista di filosofia e scienze affini (Padova)
113. Rivista di storia e arte della provincia
(Alessandria) .........
114. Rivista storica benedettina (Roma) . .
115. Rivista storica calabrese (Reggio Calabria) . . . .
116. Rivista storica salentina (Lecce)
117. Rivista storico-critica delle scienze teologiche (Roma) .
118. Romagna, rivista di storia e di lettere (lesi)
119. Rdmische Quartdlschrift fùr christliche Alteriumkunde und
fUr Kirchengeschichte (Roma)
120. Siena monumentale (Siena) . . .' •
121. Sociàé académique religieuse et scientifique du Duché d'Aoste
(Aoste)
122. Studien und Mitteillungen aus dem Benedictiner und dem
CistercienserOrden (Brunn)
123. Studi senesi nel circolo giuridico della r. università (Siena)
124. Studi storici (Pisa)
125. Theologische Quartalschrift (Freiburg, i. Br.)
126. Tridentum (Trento)
127. Vierteljahrschriftfur Social' und Wirtschaftgeschichie {Leipzig)
128. Wiener Studien (Wien)
129. Zeitschrift fUr katholische Theologie (Mainz)
di Alessandria
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568 INDICE DEL VOLUME ZZY (VH DELLA IH SERIE)
III. — ELENCO DEI LIBBI RECENTI DI STORIA ITALIANA.
. (Gfr. pag. 127, 296, 433, 549).
IV. - NOTIZIE E COMUNICAZIONI.
Congresso internazionale per le scienze storiche di Berlino. — Nnove ri-
viste e Biblioteche sloriche. — Concorsi a premio. — Primo cente-
nario del Gabinetto numismatico di Brera. — Société d^études ita-
liennes. — Miscellanea Tassoniana. — Pubblicazioni varie. Fag. 144.
Concorso per una pubblicazione storica su Torino e il Piemonte nel ri-
sorgimento italiano. — Concorso della Casa editrice L. F. Cogliati. —
Concorso a premio su tema di diritto romano. — Concorso di geo-
grafìa economica. — R. Deputazione sovra gli studi dì storia patria
per le antiche provìncie e la Lombardia. — Congressi storici di Bar-
cellona e di Zaragoza. — Nuove Riviste. — Il Codice di Asti, detto
di Malabayla, tradotto in lingua italiana. — Bibliographisches Institnt.
— Poesie di mille autori intorno a Dante Alighieri. — Pubblicanoni
varie di storia non italiana. — Necrologia di Felice Chiapusso. —
Necrologia di Maurizio Brosch. Fag^ 302.
Congresso internazionale delle scienze storiche di Berlino. — Congreso
de historia de la Corona de Aragon. — XI Congresso storico subal-
pino. — Congresso della Società italiana per il progresso delle scienze.
— Assemblea della Società nazionale per la storia del risorgimento
italiano. — Feste e pubblicazioni tassoniane. — Università di Bologna.
— L'Archivio della fabbrica del duomo di Milano. — Catalogo meto-
dico della Camera dei deputati. — Pubblicazioni storiche estranee
alla storia italiana. Fag. 442.
Assemblea della Società nazionale per la storia del risorgimento italiano.
— Congresso storico militare internazionale. — Istituto geografico
dott. De Agostini. — Meyers grosses Konversation-Lexicon, XX B. —
Pubblicazioni varie. Pag^ 556.
Bbnzi Luiqt, Gerente responsàbile
Torino — Tip. degli Artigianelli
4. Basso medio evo (Ssc. xi-xv).
ChalandoHy Histoire de la domination Normande en Italie
(M. Schipa) Pag. 478
Mediti, Docnmenti del primi acqnisti di Padova nel Polesine
(A. Batiistella) .481
Federzùni, La vita di Beatrice Portinari (A. Fumo) • . 482
Ursmer Berlière, Un ami de Pétrarque (A. Fumo) . . „ 483
OxUia e Bof/Uo, Un trattato inedito di Egidio Colonna (G. Cipolla) , 485
5. Tempi moderni (149M789).
Fattor, Leone X (P. Spezi) ,487
Bomate, Mémoire du chancelier de Gattinara (A. Leone) , 491
D'Ercole, Il cardinale Ippolito de* Medici (A. Leone) . ,491
Bélluzzi, Diario autobiografico 1535-1541 (A. Leone) . , 493
Rolland, Vie de Biichel-Ange (L. Motta-Ciaccio) . , 494
Nani'Mocenigo, Intorno a Nicolò e Pietro Zdriny (A. Battistella) . 496
Coggiola, Sulla pubblicazione della '^ Storia del Mogol , di N. Man-
nucci (A. Battistella) ,496
Martini, La Sicilia sotto gli Austriaci (6. La Mantia) . , 497
6. Periodo della rivoluzione francese (1789-1815).
Franchetti, Storia d*IUlia dal 1789 al 1799 (6. Roberti) . , 499
Qaravani, Urbino e il suo territorio nel periodo francese, HI
(B. Feliciangeli) ... .x ..... 501
Jóhnston, The napoleonic empire in the southern Italy (C. R.) , 503
7. Periodo del risorgimento italiano (1815-1908).
Brentari, Il 2' battaglione bersaglieri di Garibaldi nella cam-
pagna del 1866 (6. Sangiorgio) , 505
Alfani, Della vita e delle opere di Augusto Conti (C. Binando) , 509
Artom, L*opera politica di Isacco Artom, I (C. Rinaudo) , 511
IL Spoglio di 26 Periodici e di Atti e Memorie di Deputazioni
e Società storiche, di Accademie e di altri Istituti scientifici
e letterari, con riassunto di 393 articoli di storia italiana
(Mario Zaccbi) i> 513
ìli. Elenco di 108 recenti pubblicazioni di storia italiana , 549
IV. Notizie e comunicazioni. — Assemblea della Società nazionale
per la storia del risorgimento italiano. — Congresso storico
militare internazionale. — Istituto geografico dottor De Ago-
stini. — Meyers grosses Konversations- Lexicon, XX B. —
Pubblicazioni varie , 556
V. Indice del volume XXV (VII della 3» Serie) . . . , 561
Indice generale delta Rivista storica Italiana
in 2 volumi di pagine xxxvi-806, in-8. — Prezzo lire 15.
Nell'intento di soddisfare al desiderio di molti Associati alla
Rivista storica, la Direzione ò disposta di spedire ai medesimi
i due volumi dell'Indice (franchi di posta) per lire dieci (IO),
purché ne sia fatta domanda direttamente alla Direzione, con la
acclusa cartolina vaglia di lire IO. SI prega di sollecitare le
domande, stante lo scarso numero di copie disponibili.
È un Indice affatto diverso da quello delle altre Ras-
segne, Archivi e Giornali. Questi in poche pagine richia-
mano tutto il loro materiale, e l'Indice serve solo a chi
ne possiede la raccolta. Invece l'Indice della Rivista storica
Italiana costituisce un lavoro autonomo, indipendente anche
dalla sua collezione, come prospetto del movimento sto-
rico relativo air Italia dal 1884 al 1901. Infatti T Indice
della Rivista storica porge in 22680 numeri, ripartiti siste-
maticamente in 60 gruppi, T indicazione delle Memorie
originali, delle Recensioni e degli Articoli spogliati da
oltre 600 periodici in 18 anni di lavoro.
La Rivista storica italiana si pubblica in fascicoli tri-
mestrali di oltre otto fogli di stampa in marzo, giugno,
settembre, dicembre. — Prezzo d'abbonamento lire 12 per
r Italia e lire 14 per i Paesi esteri; fascicolo separato
lire 3,50 all' interno e lire 4 all'estero. — Gli abbonamenti
si prendono alla Direzione, Torino, via Brofferio, 3, e presso
i principali librai italiani e forestieri.
Sono pregati tutti gli Abbonati, che non hanno ancora
pagato l'abbonamento dell'anno corrente, di volerne spe-
dire, senza ulteriore indugio, l'importo, per regolarità di
amministrazione.
Si riterrà confermato l'abbonamento alla Rivista sto-
rira per l'anno 1909 a tutti gli Associati dell'anno corrente,
che non avranno espresso entro gennaio prossimo avviso
contrario.
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