Skip to main content

Full text of "R. Pinacoteca di Bologna : nielli del Francia"

See other formats


vv-s  • .•'■••.  .vr^»%-.  ,• 


,.  . .V  ■ 

■ I -i-  ^•■•). 


rii ' , :i'  ■■• . 


EB^^EST/ 


Ulrich  Middeldorf 


3»  o 


7jr  . 


Digitized  by  thè  Internet  Archive 

in  2015 


https://archive.org/details/rpinacotecadibolOOkris 


R.  PINACOTECA  DI  BOLOGNA. 


Nielli  del  Francia. 


w 

r-* 


id 

trj 

d 


§ 

O 


:x) 

"O 


> 

o 

o 

H 

m 

o 

> 


CD 

o 

[“ 

o 

CP 

> 


R.  PINACOTECA  DI  BOLOGNA. 


Nielli  del  Francia. 


Francesco  Francia,  per  noi  celebre  soltanto  come  pittore,  a’  tempi  suoi 
era  ancor  più  come  orefice,  sì  che  firmava  molti  de’ suoi  quadri:  Fraucia, 
aurifex  fedi.  Quanto  andasse  famoso  per  i suoi  lavori  d’ogni  genere  in 
metalli  preziosi  lo  possiamo  arguire  anche  dalle  lodi  dei  migliori  fra  i suoi 
contemporanei  e dalle  notizie  di  opere  altamente  stimate  e pagate,  che 
eseguiva  per  le  prime  famiglie  di  Bologna.  E noto  pure  ch’egli  teneva  in 
casa  sua  una  bottega  d’orefice  accanto  allo  studio  di  pittura.  Per  le  nozze 
di  Annibaie  Bentivoglio  con  Lucrezia  d’Este  apparecchiò  vasellami  e 
lampadari  d’argento  a foglie  e fiori;  per  Ercole  I d’Este  nel  1485  lavorò 
una  collana  con  le  imprese  principesche.  ' 

Ma  di  tante  produzioni  di  sommo  pregio  uscite  dalla  sua  bottega, 
nessun’opera  ci  è rimasta  autenticata  da  documenti  come  lavoro  di  sua  mano. 

Le  due  « Paci  » della  Pinacoteca  di  Bologna,  attribuitegli  dalla  tra- 
dizione, non  hanno  altro  indizio  che  quello  di  provenire  dalla  chiesa  di 
San  Giacomo,  e di  portare  gli  stemmi  dei  Bentivoglio,  principali  commit- 
tenti ed  amici  del  Francia,  o di  famiglie  ch’erano  in  intime  relazioni  con 
essi.  Anzi  non  sono  veramente  due  « Paci  »,  ma  « più  propriamente 
due  anconette  o maiestati,  come  solevansi  chiamare  nel  Quattrocento 
quelle  immagini  sacre,  vuoi  d’argento,  vuoi  di  pittura  e scultura,  le  quali 
erano  date  a corredo  delle  novelle  spose,  e recavano  gli  stemmi  dei 
coniugi.  » ^ 

’ A.  Venturi,  Il  Francia.  {Rassegna  Emiliana  di  storia,  letteratura  e arte.  Modena, 
fase.  I,  1888). 

^ A.  Venturi,  op.  cit.  Le  due  « Paci»  sono  descritte  dal  Dutuit  nel  suo  «Manuel 
de  l’amateur  d’estampes»  voi.  Ib,  p'ag.  21  n.  78  e pag.  25  n.  94.  Sulla  storia  di  esse 


K 


* 


4 


LE  GALLERIE  ITALIANE 


Quando  Isabella  d’Este  andò  sposa  a Mantova,  fu  commessa  a 
fra’  Rocco,  orefice  di  Milano,  un’anconetta  di  grandissimo  prezzo,  e,  giunto 
a Ferrara  l’oggetto,  alcuni  cortigiani  chiesero  se  il  duca  di  Ferrara  avrebbe 
fatto  per  Beatrice  d’ Este  « maiestate  cum  già  fece  per  quella  di  Man  tua  ».  ' 
Ciò  dimostra  come  verso  la  fine  del  secolo  xv  si  usasse  dalle  donne  che 
andavano  a marito  recare  immagini  sacre  con  gli  stemmi  delle  fami- 
glie affini. 

Confrontando  il  disegno  del  niello  raffigurante  la  Crocifissione  e i 
quadri  del  Francia,  l’affinità  strettissima  delle  forme,  dei  visi,  e special- 
mente  delle  pieghe  e del  paesaggio  con  la  città  in  fondo  e due  monti 
ai  lati,  risulterà  evidente,  come  pure  la  finitezza  del  disegno  anche  nei 
particolari  e la  delicatezza  del  sentimento.  Ma  però  è anche  da  notarsi 
come  in  certi  accessori  delle  forme  e del  movimento  differisce  e,  resta  in- 
feriore il  niello  ai  quadri  del  maestro.  La  posizione  dei  due  santi  ingi- 
nocchiati ai  lati  non  può  essere  giudicata  molto  felice,  specialmente  perchè 
ha  obbligato  l’artista  ad  avvicinare  troppo  San  Giovanni  e Maria  alla  croce. 
I due  angioli  sono  troppo  piccoli,  e pare  che  volino  molto  lontano  sopra 
la  città  o i monti  in  fondo,  e non  sotto  le  braccia  di  Cristo  ; il  fondo  è 
troppo  curato  nell’esecuzione.  Si  vede  troppo  l’ orefice  che  si  compiace 
di  mostrare  la  sua  abilità  a rappresentare  molte  cose  distintamente  anche 
in  piccolissimo  sesto.  Nei  movimenti  delle  figure  mi  pare  che  manchi  quella 
piegatura  leggera  del  corpo,  quell’  inchino  della  testa  caratteristici  per 
la  dolcezza  sentimentale  dell’espressione  che  il  Francia  dà  alle  sue  figure, 
e quelle  pare  siano  più  dritte,  dure>  rigide,  delle  solite.  Egli  non  ha  mai 
dipinto  un  Cristo,  che,  come  quello,  guardi  dritto  in  basso  senza  chinare 
la  testa  verso  l’una  o l’altra  spalla.  Ma  anche  in  un’altra  particolarità 
caratteristica  il  niello  differisce  dalla  nota  maniera  del  Francia.  Le  mani, 
benché  disegnate  con  una  finezza  che  mostra  l’artista  capace  di  rendere 
con  la  sua  tecnica  qualunque  forma  o espressione  di  sentimento,  non  hanno 
le  dita  fine,  lunghe  e dritte,  quasi  senza  giunture,  delle  figure  dipinte 
da  lui,  anzi  sono  molto  più  larghe  e più  corte.  Anche  il  paesaggio,  senza 
varietà  di  piani  e senza  quegli  alberetti  col  rado  fogliame,  che  pare  predi- 
ligesse, potrebbe  giudicarsi  troppo  rigido. 

Quantunque  vicino  all’arte  del  Francia,  il  niello  della  Crocifissione 
. non  mi  pare  che,  confrontato  con  i quadri  del  maestro,  si  debba  assolu- 
tamente considerarlo  come  certo  di  sua  mano.  In  ogni  modo,  la  posa- 


non  è stato  possibile  di  avere  altre  notizie  che  quelle  indicate  da  lui.  La  tavola  qui 
unita  è in  fotoincisione  ritoccata  dal  prof.  Anacleto  Guadagnini  di  Bologna. 

' A.  Venturi,  Relazioni  artistiche  tra  le  corti  di  Milano  e Ferrara,  nel  secolo  XV. 
{^Archivio  storico  lombardo,  Milano,  1885). 


m 


p 


XII 

Ifeg-.  J^jffteIJ.er 


XV- 

Fotolìic.  Fané  31  -Fama 


Vili 


IMPRONTE  DI  NIELLI 

ED  INCISIONI  IMITATE  DA  NIELLI  BOLOGNESI 


XIII 


XIV 


R.  PINACOTECA  DI  BOLOGNA 


5 


tezza  delle  mosse,  le  pieghe  meno  tondeggianti  ed  abbondanti  che  nei 
quadri  posteriori  del  Francia,  la  forma  quadrata  dei  visi  e la  statura 
piuttosto  corta  delle  figure  ci  obbligherebbero  ad  assegnare  il  niello 
al  primo  periodo  dell’attività  dell’artista,  che  va  fino  al  1490  incirca, 
della  quale  epoca  soltanto  poche  pitture  sono  fin  qui  conosciute,  come, 
per  esempio,  la  Madonna  Bianchini,  a Berlino;  il  Santo  Stefano  nella 
Galleria  Borghese;  la  Madonna  con  due  angioli,  in  Monaco;  l’Adora- 
zione dei  Pastori,  a Glasgow;  il  San  Giorgio  nella  Galleria  Nazionale 
in  Roma. 

Certo  il  confronto  di  opere  d’arte  di  natura  e tecnica  e sesto  tanto 
diversi  fra  loro,  da  esigere  naturalmente  un  trattamento  diverso  nelle 
forme  artistiche,  non  può  dare  risultati  sicuri.  Bisogna  studiare  anzi  tutto 
i nielli  nei  loro  rapporti  reciproci,  le  loro  differenze  stilistiche  e tecniche 
é la  qualità  del  lavoro,  per  poter  stabilire  fino  a che  punto  questa  o quella 
forma  presenti  una  individualità  artistica. 

Tutto  il  tesoro  di  circa  500  a 600  cosidetti  « nielli  » del  Quattrocento 
conosciuti  finora,  cioè  : lastre  niellate,  impronte  in  zolfo,  impressioni  su 
carta  da  quelle  o da  questi,  e finalmente  impressioni  su  carta  da  inci- 
sioni fatte  ad  imitazione  dei  nielli  per  servire  da  modelli,  ecc.,  ' si  possono 
dividere  in  due  gruppi  principali,  lasciando  da  parte  altri  di  minore  im- 
portanza come  anche  i lavori  posteriori:  il  fiorentino  e il  bolognese. 
I nielli  fiorentini  mostrano  procedimenti  tecnici  più  antichi  di  quelli  di 
Bologna,  tanto  nella  fattura  delle  lastre  niellate,  quanto  anche  nelle  im- 
pressioni, fatte  quasi  tutte  dalle  impronte  in  zolfo,  ^ e pare  che  abbiano 
avuta  la  loro  fioritura  nella  scuola  del  Ghiberti,  e specialmente  in  quella 
di  Antonio  Pollaiolo,  celebre  niellatore  del  tempo  suo. 

I nielli  bolognesi,  i quali,  per  il  nostro  studio,  interessano  special- 
mente,  mostrano  tutti  ad  evidenza  le  forme  di  Francesco  Francia.  Tranne 
le  due  « Paci  » o « Maiestati  » della  Pinacoteca  di  Bologna,  le  lastre  niellate 
che  si  possono  attribuire  alla  Scuola  bolognese  sono  senza  importanza 

' Vedi:  Jahrbtich  der  Kgl.  Preiiss,  Kunstsammlungen,  1894,  fase.  2;  la  letteratura 
è indicata  nel  voi.  I 6,  del  Manuel  de  V amateur  d’estampes  del  Dutuit  al  quale  si 
riferiscono  i numeri  citati. 

^ La  questione,  se  si  possano  prendere  dalle  impronte  in  zolfo  impressioni  su  carta, 
molto  discussa  tempo  fa  e della  quale  parlai  anche  nel  mio  articolo  suindicato,  adesso 
può  considerarsi  definitivamente  risolta  per  il  fatto  che  esiste  nella  Coll.  Rothschild  in 
Parigi  la  impressione  d’ un  niello  il  quale  mostra  rotture  e mancanze,  mentre  l’origi- 
nale, bellissimo  lavoro  fiorentino  del  1450  circa,  che  rappresenta  il  battesimo  di  Cristo, 
si  conserva  intatto  nella  collezione  del  signor  dott.  Albert  Figdor  in  Vienna  ; e ciò  prova 
ad  evidenza  che  la  impressione  del  tutto  identica  al  niello,  non  può  essere  stata  presa 
direttamente,  ma  da  un’  impronta  logora  in  zolfo. 


6 


LE  GALLERIE  ITALIANE 


artistica.  Si  è conservato  invece  un  grande  numero  d’ impressioni  su  carta, 
prese  o dalle  lastre  da  niellarsi,  o da  incisioni  fatte  a guisa  di  nielli,  o 
copiate  da  nielli  veri.  Mentre  le  impressioni  su  carta  da  nielli  fiorentini 
per  lo  più  sono  prese  dalle  impronte  in  zolfo,  in  Bologna,  ove  l’ uso  delle 
impressioni,  e forse  anche  del  lavoro  in  niello  stesso,  probabilmente  è di 
data  posteriore,  gli  orefici  pare  che  non  conoscessero  l’ uso  delle  impronte 
in  zolfo  e delle  impressioni  su  carta  da  esse.  Tra  le  prove  su  carta  di  nielli 
bolognesi  non  si  trova  alcuna  che  porga  indizio  di  essere  presa  da  una 
impronta  in  zolfo  ; ma  sembrano  essere  tirate  tutte  dalle  lastre  stesse 
prima  che  vi  fosse  messo  11  niello. 

Può  dirsi  un  caso  fortunato  che  proprio  del  niello  con  la  Crocifis- 
sione attribuito  al  Francia  ci  sia  giunta  una  impressione  su  carta,  la  quale 
si  conserva  tuttora  nella  collezione  Albertina  di  Vienna.  E strano  che, 
quantunque  si  sia  studiato  e discusso  sulla  questione  dei  nielli,  questo 
foglietto  importante  sia  rimasto  finora  quasi  inosservato,  o ritenuto  per 
una  copia  moderna,  o confuso  con  la  lastra  niellata  di  Bologna;  mentre 
il  confronto  con  questa  avrebbe  potuto  risparmiare  tante  discussioni  e 
risolvere  tanti  dubbi. 

Le  singole  forme  e le  molte  particolarità  risultanti  da  un  confronto 
scrupoloso  della  fotografia  dell’impressione  con  la  lastra  niellata  stessa, 
provano  che  quella  dev’essere  tirata  proprio  da  questa.  Abbiamo  dunque 
qui  il  caso,  forse  unico,  che  ci  sia  conservato  col  niello  originale  una  impres- 
sione su  carta  presa  direttamente  da  esso.  Per  l’attuale  studio  la  stampina 
dell’ Albertina  acquista  un’  importanza  speciale,  perchè  ci  permette  di  con- 
frontare il  niello,  col  mezzo  della  impressione,  direttamente  con  le  im- 
pressioni di  altri  nielli  bolognesi.  (Vedi  riprod.  V). 

Queste  ultime  presentano  fra  loro*  differenze  grandissime  nella  finezza 
del  disegno  e della  tecnica.  Dalle  impressioni  le  quali,  per  l’ imprónta  di 
buchi  (che  nella  lastra  stessa  servivano  per  fissarla  sull’oggetto  che  doveva 
ornare),  per  le  lettere  stampate  a rovescio,  e per  la  profondità  e precisione 
delle  linee  incise,  mostrano  di  essere  prove  ottenute  da  veri  nielli  ese- 
guite con  finezza  insuperabile,  si  vien  giù  a copie  di  tali  nielli  (prese  non 
più  da  lastre  da  niellarsi,  ma  da  semplici  incisioni  fatte  per  la  impressione) 
lavorate  con  la  massima  diligenza,  ma  senz’anima  e senza  la  fresca  ori- 
ginalità delle  prime  ; poi  a lavori  fini  sì,  ma  già  duri  un  poco  nei  contorni, 
forzati  e col  tratteggiamento  confuso  ; e si  arriva  finalmente  a un  gruppo 
d’incisioni,  quasi  tutte  di  formato  più  grande,  imitate  da  nielli  veri,  che 
servivano  come  modelli  'per  questi  o per  altri  ornati  ; incisioni  manierate 
nelle  forme,  con  i movimenti  esagerati  e fiacchi  nello  stesso  tempo,  con 
le  forme  larghe,  ■ disegnate  con  poca  precisione  e con  ampiezza  già  cinque- 
centista. Infatti,  queste  incisioni  anche  per  altri  motivi  sono  da  ritenersi 


xx\aii 


XXIX 


XVIII 


XXIV 


XXVII 


XVII 


XXI 


XXVI 


XXIIl 


XXV 


XXX 


XVI 


XIX 


XX  ■ 


XXXI 


KrjsteUeT 


XXXIV 


XXIII 


XXXIII 


IMPRONTE  DI  NIELLI 

ED  INCISIONI  IMITATE  DA  NIELLI  BOLO&NESI 


R.  PINACOTECA  DI  BOLOGNA 


7 


eseguite  al  principio  del  secolo  xvi.  Si  trovano  fra  esse  alcune  copie  da 
incisioni  del  Dùrer  (Dut.  6g6,  ripr.  XV)  e del  maestro  J.  B.  coll’uccello 
(Dut.  317). 

Molti  dei  nielli  su  mentovati  come  i migliori  e più  antichi,  sono 
di  finezza  di  disegno  e di  esecuzione,  e si  avvicinano  tanto  allo  stile 
di  Francesco  Francia  e tanto  combinano  con  la  sua  maniera  d’inci- 
dere le  monete,  che  non  si  dovrebbe  esitare  a crederli  di  sua  propria 
mano. 

Vi  sono  da  notare  anzitutto  alcuni  ritratti  (Dut.  587,  ripr.  II;  Dut.  5 90*^", 
ripr.  VII;  Dut.  590,  ripr.  Vili;  Dut.  585,  ripr.  IX;  Dut.  573,  ripr.  XI), 
r Orfeo  che  suona  (Dut.  353,  ripr.  XIII).  Altri  meno  eccellenti,  sono  pure 
d’identico  stile,  per  esempio,  l’Angelo  con  Tobia  (Dut.  20,  ripr.  XXXII), 
Piramo  e Tisbe  (Dut.  267,  ripr.  XXXIII),  Giuditta  (Dut.  15,  ripr.  IV) 
ed  altri. 

Però  molti  nielli  in  tutti  i gruppi  distinti  disopra,  anche  dei  più  fini, 
portano  un  monogramma  o un  nome,  che  ci  rivela  un  artefice,  il  quale, 
benché  artisticamente  sotto  influsso  del  Francia,  personalmente  deve  essere 
stato  indipendente  da  lui.  Alcuni  sono  segnati  P,  o:  O.p.D.C.,  o da  un 
monogramma  composto  dalle  lettere  P.  e C.,  e finalmente  vi  è una  im- 
pressione (Dut.  676,  la  Risurrezione  di  Cristo)  firmata  con  l’intero  nome 
dell’autore  : DE . OPVS . PEREGRINI . CES.  Si  deve  supporre  che  questi 
segni  hanno  relazione  tra  loro,  benché  i lavori  così  firmati  mostrino  diver- 
sità grandissime  di  stile  e di  esecuzione.  Può  darsi  che  questo  Peregrino 
sia  vissuto  a lungo  e abbia  lavorato  molto  disugualmente  ; ma  forse  anche 
questa  sigla  é solo  una  firma  della  bottega,  che  copre  anche  lavori  di 
assistenti  e scolari.  Uno  dei  suoi  lavori  più  interessanti  é l’Orfeo  (Dut.  686, 
ripr.  XIV),  il  quale  riproduce  il  niello  finissimo  che  dianzi  attribuivo  al 
Francia  stesso. 

L’inferiorità  di  Peregrino  é evidente,  però  l’esecuzione  tecnica  é egregia 
e contrasta  moltissimo  con  la  debolezza  dei  suoi  lavori  posteriori. 

Altri  nielli  con  la  firma  di  Peregrino  stanno  ancora  di  sopra  a questa 
copia,  come  specialmente  la  « Roma  » (Dut.  309,  ripr,  VI),  firmata  con  un 
piccolo  P sbarrato  che  in  finezza  può  gareggiare  coi  migliori  nielli  della 
Scuola  bolognese. 

Ora,  confrontando  il  niello  della  Crocifissione  attribuito  al  Francia  e 
le  impressioni  di  nielli  bolognesi,  vediamo  che  . esso  corrisponde  perfet- 
tamente in  tutte  le  particolarità  di  stile  e di  tecnica  con  quelle  che  abbiamo 
indicate  come  le  migliori  e le  più  antiche.  Non  é punto  superiore  ai  lavori 
più  fini  attribuiti  al  Francia,  all’Orfeo,  al  ritratto  del  Bentivoglio  ed  altri 
ritratti,  e non  si  può  dire  di  miglior  qualità  neanche  del  niello  della 
« Roma  » (V.  ripr.  VI),  che  porta  la  sigla  di  Peregrino,  Sta  sullo  stesso 


8 


LE  GALLERIE  ITALIANE 


livello  anche  coi  nielli  dell’Angelo  con  Tobia,  Piramo,  e Tisbe  ed  altri 
(V.  ripr.  XXXII,  XXXIII  e IV). 

Si  potrebbe  supporre  che  la  «Roma»,  la  quale  non  è impressione 
d’un  niello  vero,  sia  copia  esattissima  fatta  dal  Peregrino  da  un  niello  del 
Francia  sconosciuto  finora;  e infatti  le  molte  copie  scrupolose  da  nielli 
bolognesi,  per  esempio,  quella  dal  niello  con  Vulcano  in  Bologna  (V.  Le 
Gallerie  Nazionali,  voi.  II,  1896,  tav.  XXX,  2)  e della  Giuditta  (Dut.  15 
e 16)  ci  darebbero  un  certo  diritto  a tale  supposizione.  Ma  non  soltanto  il 
monogramma  di  Peregrino  sulla  « Roma  » c’impedisce  di  attribuire 
senz’altro  con  la  « Pace  » di  Bologna  tutto  questo  gruppo  dei  nielli  più 
fini  al  Francia,  ma  anche  la  estrema  difficoltà  di  distinguere  precisamente 
i lavori  sicuri  del  Francia  da  quelli  de’suoi  scolari,  specie  del  Peregrino.  La 
transizione  dalle  opere  più  fine  a quelle  di  pregio  artistico  minore  è lenta, 
graduata,  sottile. 

Forse  ci  avviciniamo  meglio  alla  verità,  dicendo  che  i nielli  di  esecu- 
zione più  délicata  siano  stati  lavorati  nello  studio  del  Francia,  nel  quale, 
come  sappiamo,  operarono  molti  garzoni  ed  artisti  provetti.  Alcuni  nielli 
saranno  stati  eseguiti  dal  maestro  stesso,  specialmente  alcuni  dei  ritratti 
bellissimi,  l’ Orfeo  e fors’anche  il  niello  della  Crocifissione,  a favore  del 
quale  si  può  addurre  anche  il  fatto  che  è stato  eseguito  per  la  famiglia  del 
Bentivoglio  (ripr.  II,  V,  VII,  Vili,  IX,  X,  XI,  XIII).  Altri  nielli  furon 
forse  lavorati  con  suoi  disegni  e sotto  i suoi  occhi  da’  suoi  migliori 
aiuti  e scolari,  in  modo  che  la  parte  del  maestro  si  confonde  con  quella 
di  essi.  Di  questo  genere  pare  sieno,  per  esempio,  l’Angelo  con  Tobia, 
Piramo  e Tisbe,  Giuditta  ed  altri  (ripr.  IV,  XVI,  XVIII-XXVIII, 
XXX-XXXIV,  dei  quali  alcuni  forse  anche  del  Peregrino  stesso).  Un 
terzo  gruppo  comprende  i lavori  finissimi  fatti  e segnati  da  Peregrino  da 
Cesena,  probabilmente  in  parte  ancora  nella  bottega  stessa  del  Francia 
e sotto  la  direzione  di  lui,  come  la  « Roma  »,  Ercole  e Dejanira  (Dut.  684), 
la  Donna  legata  all’albero  (Dut.  681,  ripr.  Ili),  il  Trionfo  di  Venere  e di 
Marte  (Dut.  679),  l’Omaggio  a Venere  (Dut.  313  e 314),  la  copia  del- 
l’ Orfeo  (Dut.  686,  ripr.  XIV)  e molti  altri  (ripr.  I,  III,  VI,  XIV,  XXIX). 
Forse  intanto  Peregrino,  lasciata  la  bottega  del  Francia,  incominciava 
a lavorare  per  proprio  conto.  Non  solo  la  firma  più  estesa  (O.  P.  D.  C.) 
e più  evidentemente  applicata  sulle  impressioni  ci  conduce  a tale  supposi- 
zione, ma  anche  la  qualità  del  lavoro  che,  quanto  più  divien  pretensiosa 
la  firma,  tanto  più  divien  trascurato  nel  disegno,  dozzinale  e duro  nell’ese- 
cuzione tecnica,  che  si  allontana  man  mano  dalla  vera  e propria  del  niello 
(ripr.  XII,  XV,  XVII). 

Gioverà  ricordare  qui  Marcantonio  Raimondi,  genio  però  più  forte  e 
più  indipendente  del  Peregrino,  il  quale,  anche  lui,  senza  dubbio,  fece  il 


R.  PINACOTECA  DI  BOLOGNA 


9 


tirocinio  nella  bottega  del  Francia  e lavorò  allora  in  modo  che  alcune 
delle  sue  incisioni  non  a caso  poterono  essere  attribuite  al  maestro.  Lascia 
poi  Bologna  e lavora  per  conto  proprio,  trovando  vie  nuove  e inaugurando 
sotto  r influsso  di  Raffaello  una  nuova  epoca  dell’arte  dell’  incisione. 
Morto  Raffaello  e cessata  la  sua  felice  influenza,  anche  Marcantonio  si 
abbandona  a una  produzione  piuttosto  commerciale,  a un  genere  di  lavoro 
trascurato  e floscio. 

Ho  lasciato  da  parte  finora  l’altro  niello  della  Pinacoteca  di  Bologna, 
la  Risurrezione  di  Cristo,  attribuito  anch’esso  al  Francia,  perchè,  mentre 
quello  della  Crocifissione  trova  riscontro  fra  gli  altri  molti  nielli  bolognesi, 
conservatici  in  impressioni  o in  copie  antiche  incise,  anzi,  come  abbiamo 
visto,  ha  la  identica  tecnica  di  alcuni  di  essi,  questo  secondo  niello  mostra 
uno  stile  del  disegno  ed  una  tecnica  molto  diversa  da  quelli  di  tutti  gli  altri. 

Il  niello  della  Crocifissione,  come  già  fu  rilevato,  mostra  forme  cor- 
rispondenti a quelle  del  primo  periodo  del  Francia;  questo  della  Risurre- 
zione invece,  secondo  il  carattere  del  disegno  maturo,  le  forme  ampie  e 
tonde,  il  panneggiamento  abbondante,  mostra  di  appartenere  a un  periodo 
non  anteriore  al  1 500.  Come  la  composizione  più  moderna  e affatto  diversa 
dagli  altri  nielli  bolognesi,  così  anche  il  movimento  dolce  e pieno  di  sen- 
timento, o piuttosto  di  sentimentalità,  e la  tecnica  più  larga,  che  più  pit- 
toricamente dispone  le  masse  della  luce  e delle  ombre,  mettono  il  niello 
della  Risurrezione  nel  periodo  in  cui  Francia,  per  il  contatto  con  l’arte 
umbra  e fiorentina,  aveva  modificato  il  proprio  stile. 

Ora  mi  par  facile  spiegar  questo  fatto;  Gli  scolari  e imitatori  del 
Francia,  specialmente  Peregrino,  anche  quando  avevano  già  lasciata  la 
bottega  del  maestro,  continuarono  a lavorare  nello  stile  e nella  tecnica 
usati  dal  Francia  giovane,  e svilupparono  o piuttosto  fecero  degenerare 
lo  stile  del  maestro  secondo  il  loro  metodo  più  materiale,  più  adatto  ai 
bisogni  della  riproduzione  commerciale,  allontanandosi  sempre  più  dalla 
finezza  della  sua  tecnica  e dal  suo  sentimento  artistico.  Il  maestro  stesso 
invece,  continuando  egli  pure  a lavorare  come  orafo,  modificò  il  suo  stile 
in  tutt’altro  senso,  conforme  allo  sviluppo  che  prese  nella  sua  arte  prin- 
cipale d’allora,  nella  pittura.  Ecco  come  dalla  tecnica  minuziosa,  fine  e un 
poco  troppo  materiale,  coi  gruppi  di  sottili  linee  di  tratteggio,  quale  si 
vede  nel  niello  della  Crocifissione,  il  Francia  arriva  allo  stile  più  largo  e 
più  libero  del  niello  della  Risurrezione,  mentre  i suoi  primi  scolari  si  osti- 
navano nello  stile  anteriore.  Sembra  però  che  in  quest’epoca  poco  più  si 
,sia  lavorato  di  niello  nella  bottega  del  Francia,  se  non  dobbiamo  pensare 
che  quasi  tutte  le  opere  sieno  perdute;  e infatti  Benvenuto  Cellini  ' dice 


“ Trattato  di  orificeria.  Firenze,  1568,  fol.  ii  r. 


IO 


LE  GALLERIE  ITALIANE 


che  la  tecnica  del  niello  nel  principio  del  '500  era  già  quasi  fuori  d’uso. 
Ma  vi  è un  reliquiario  proveniente  da  Reggio  d’Emilia  nel  South-Ken- 
sington  Museum  in  Londra  con  quattro  nielli  di  esecuzione  molto  tra- 
scurata, eséguiti  nel  1496  da  Raffaello  Grimaldi,  rappresentanti  quattro 
scene  della  vita  di  Santa  Caterina,  i quali  possono  darci  un’idea  dello 
stile  della  scuola  d’oreficeria  del  Francia  d’allora.  Nella  composizione, 
nel  disegno  e nella  tecnica  sono  interamente  diversi  dai  nielli  antichi  e po- 
steriori del  Peregrino,  e benché  di  gran  lunga  inferiori,  si  collegano  be- 
nissimo con  lo  stile  e la  tecnica  della  Risurrezione. 

Forse  proprio  perchè  il  niello  della  Crocifissione  è opera  del  Francia 
ancora  principalmente  orafo,  e perchè  vi  è troppo  accentuato  il  lavoro 
tecnico,  troppo  in  mostra  l’abilità  tecnica  dell’artista,  non  era  possibile 
riconoscerne  chiaramente  l’ individualità  e scernere  le  caratteristiche  dello 
stile  suo  personale.  Il  niello  della  Risurrezione  invece,  nello  stile  largo 
e grandioso,  nel  disegno  delle  singole  forme,  nell’espressione  del  senti- 
mento, rivela  chiaramente  lo  stile  individuale  del  Francia. 

Da  quello  della  Crocifissione  fino  ai  nielli  posteriori  di  Peregrino  e 
della  sua  Scuola,  per  esempio  quello  della  Risurrezione  di  Cristo,  firmato 
col  nome  intero  di  Peregrino  (Dut.  676,  con  riproduzione)  si  vede  uno 
sviluppo  continuo,  ma  monotono,  più  una  degenerazione  che  un  pro- 
gresso nella  contorsione  e violenza  dei  movimenti,  nell’ ingrandimento 
solo  materiale  delle  forme  umane,  vegetali  ed  ornamentali,  mentre  gli 
elementi  artistici  rimangono  gli  stessi. 

Dalla  Crocifissione  alla  Risurrezione  invece  si  scorge  il  progredire 

d’un  vero  artista,  che,  trovate  forme  nuove,  più  larghe  e libere,  le  adatta 

alla  tecnica  antica,  e,  padrone  delle  forme,  ascende  a più  alta,  grandiosa 

\ 

manifestazione  del  suo  ideale.  Il  primo  niello  è capolavoro  più  della  tecnica 
che  dell’arte  espressiva;  il  secondo  rivela  l’artista,  il  quale,  liberatosi  dai 
vincoli  della  tecnica,  sa  esprimersi  in  modo  pieno  e personale. 

Mi  pare  che  questa  supposizione  trovi  conferma  anche  nelle  forme 
delle  cornici.  Taluno  sosterrà  che,  essendo  la  cornice  del  niello  della  Cro- 
cifissione tanto  più  ricca  di  quella  dell’altro,  e finita  con  tanto  maggior 
lusso  di  smalto,  rilievi,  forme  architettoniche  e finissimi  particolari  orna- 
mentali, splendente  di  oro  e di  colori,  in  modo  da  formare  per  se  sola 
veramente  un  capolavoro  dell’arte  decorativa,  saranno  superiori  anche  l’ im- 
portanza data  ad  esso  dall’artista  e l’autenticità  dell’origine.  Invece,  proprio 
perchè  l’ effetto  della  cornice  prepondera  sulla  rappresentazione,  mentre 
nell’altro  niello  la  cornice  molto  più  semplice,  di  forme  più  larghe,  più  mo- , 
desta,  benché  di  stile  e di  esecuzione  finissima,  è davvero  soltanto  cornice, 
non  forma  un’  edicola  come  l’ altra,  credo  proprio  per  questo  il  niello 
della  Risurrezione  si  manifesti  come  opera  più  artistica,  più  spirituale. 


R.  PINACOTECA  DI  BOLOGNA 


ir 


più  un  quadro  rappresentativo  che  un  insieme  decorativo,  di  più  sostanziai 
valore  e di  meno  appariscenza.  ' 

Paul  Kristeller. 


‘ Elenco  delle  riproduzioni  di  impronte  di  nielli  bolognesi  riprodotti  nelle  annesse 
tavole  : 

I.  (Peregrino)  L’Abbondanza,  Dutuit  306,  British  Museum;  IL  (Francia)  Ritratto 
d’un  Bentivoglio,  Dut.  587,  Brit.  Mus.  ; III.  (Peregrino)  Donna  legata  a un  albero,  Dut. 
681,  Berlino;  IV.  Giuditta,  Dut.  15,  Brit.  Mus.;  V.  (Francia)  Crocifissione,  prova  del 
niello,  Dut.  78,  Vienna,  Albertina;  VI.  (Peregrino)  Roma,  Dut.  309,  Berlino;  VII.  (Francia) 
Busto  di  donna,  Dut.  590'^“?  Brit.  Mus.;  Vili.  (Francia)  Busto  di  donna,  Dut.  590, 
Brit.  Mus.;  IX.  (Francia)  Busto  d’un  giovane,  Dut.  585,  Vienna,  Albertina;  X.  (Francia) 
Busti  d’una  donna  e d’un  giovane,  Dut.  566,  Brit.  Mus.;  XI.  (Francia)  Busto  d’un 
uomo  con  elmo,  Dut.  573,  Coll.  Dutuit;  XII.  (Peregrino)  S.  Rocco,  Dut.  218,  Parigi, 
Bibl.  Nationale ; XIII.  (Francia)  Orfeo,  Dut.  353,  Brit.  Mus.;  XIV.  (Peregrino)  Orfeo, 
Dut.  686,  Berlino;  XV.  (Peregrino)  Il  portastendardo,  Dut.  696,  Brit.  Mus.  ; XVI.  Amore 
trionfante,  Dut.  380,  Brit.  Mus.  ; XVII.  (Peregrino)  Abramo  che  va  per  sacrificare  Isacco, 
Dut.  669,  Parigi,  Bibl. Nat.  ; XVIII.  II  trionfo  d’Amore,  Dut.  392,  Vienna,  Albertina;  XIX, 
XX,  XXI,  XXIII,  XXIV.  I cinque  Paladini,  Dut.  504-508,  Brit.  Mus.;  XXII.  Ercole  col- 
l’idra, Dut.  340,.  Brit.  Mus.;  XXV.  Busto  di  donna  in  ornamento,  Dut.  605,  Pavia, 
Mus.  Malaspina;  XXVI.  Due  guerrieri  che  reggono  un  vaso,  Dut.  483,  Coll.  Dutuit; 
XXVII.  L’amore  di  Dio,  Dut.  413,  Brit.  Mus.;  XXVIII.  Ritratti  di  due  amanti,  Dut.  567, 
Coll.  Dutuit;  XXIX.  (Peregrino)  Trionfo  di  Nettuno,  Dut.  680,  Brit.  Mus.;  XXX.  Due 
Amori  su  delfini,  Dut.  428,  Pavia,  Mus.  Malaspina;  XXXI.  Donna  con  spada  e globo, 
Dut.  472,  Berlino;  XXXII.  L’Angelo  con  Tobia,  Dut.  20,  Berlino;  XXXIII.  Piramo  e 
Tisbe,  Dut.  267,  Berlino;  XXXIV.  Mercurio,  Dut.  300,  Brit.  Mus.  (Le  stampe  senza 
nome  di  autore  sono  opere  della  bottega  del  Francia). 


^©3^J 

'/gg^r^L  V^rv«^  A ®^< 

nr  ;/j  e » ^ 1 ' 

A JW^ 

"^p.  A >^fl 

GETTY  RESEARCH  INSTITUTE 


3 3125  01498  2371 


'■*'  , . . ' -k'  'v-f/  ■ -r. 


-'  * ‘ f*  ..'^'  'V‘.  -r;".  i'  ■•.  ; 


: . ..•  .y^-  ,-.,r  - -, 

■'  - ’ >«  • - 


■■fi-. 

ÌHÌÉ^ [ C-  — ~ 'V  ^■•.*.  ■ •■s' 


■■’i 




; ::.Ì'r‘:’W':'- 

-1-  ' ■''.  - ■l'iW  - W^  '''.  ■■.'■'  ''f--  -:'.-;i',’»'  ^ j ,>'S  . ■':;fe;: 

\®'..%-'SJ’i<K’--V.*ii&  ; « - il  ? ' ^^■Jaà^':■'■•‘‘,‘’^  ’■  ' ' tf  W' ' • ■ ■ ! ■■  ■•  ' .‘k  ;',. 


.1. . 


,=  v^ 


* -’-I.  *'  ■-■  ‘ ■ '*  -s*  ’ 

*^r.:  : i.  V . \, ,; 

‘v-;;  .»■ 


t'"  c 


■ 


r il*  . 

'W 


;'.v.'  : 


rj  - 

'■  ’'■.  .Si*. 'f’'  'I 


1 - 


m-  ‘i 

j.  : * 


■>  ^''-ì.  ' .'  j*.  ' .V--  IjL 

•'  ■■■  ■V‘‘ ^ 
;■„  .IjOT  • ■•■».,  •,'  ; , 


■'■-o 


■'  ^'<V':''  -