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SAFFO
Dello stesso autore:
MUSA NOVELLA
Milano, Brigola ed Ottino, 1883
A SANTA VENERE
(novelle calabresi)
Milano, Battezzati, 1884
CANTO DELLA CAMPAGNA
Milano, Battezzati, 1884
GL' IDILLI DI TEOCRITO
Milano, Hoepli, 1887
RAPSODIA ITALICA
Milano, Fratelli Dumolard, 1889
In preparazione:
LA STORIA DELLA POESIA IDILLICA
ATCIPOLLINI
SAFFO
Parte I ' -
STUDIO CRITICO-BIBLIOGRAFICO
Parte II
LA GLORIA DI SAFFO
MILANO
FRATELLI DUMOLARD, EDITORI
1890
PROPRIETÀ. LETTERARIA
Milano — Tipografia Bortolotti di Giuseppe Prato.
o
O
A QUEI VOLENTEROSI GIOVANI ITALIANI
CHE
DISDEGNANDO QUALI NEMICI DELLA PATRIA
I DETRATTORI DELLE AVITE GRANDEZZE DELL' ARTE
SAPPIANO ANCOR NOBILMENTE
INSPIRARSI AL TRIONFO SECOLARE DI QUELLb
SOLE PER GUI
LE NAZIONI TUTTE DEL MONDO
SALUTANO CONCORDI l' ITALIA
CULLA DELLA CIVILTÀ
v330141
DUE PAROLE DI PREFAZIONE
Narra un' antica favola : — Rotto dagli anni e
abbandonato dalle forze, giaceva il Leone presso a
morire. Viene il Cinghiale, dai fulminei denti, e col
morso vendica un' antica offesa : viene il Toro dalle
infeste corna, e da parte a parte fora il corpo del
nemico : V Asino vede la belva impunemente offesa ,
e con un calcio le batte la fronte. Esclama il Leone
spirante: ho sopportato che i forti mi oltraggiassero
con indignazione ; costretto a sofiFrire te, o vergogna
della natura, certo mi sembra di morir due volte.
Moralità :
Quicumque amisit dignitatem pristinam ,
ignavis etiam jocus est in casu gravi.
14 DUE PAROLE DI PREFAZIONE
Ed è proprio cosi : e non altrimenti avviene contro
quell'illustre infermo, eh' è l'insegnamento classico
in Italia: morsi e cornate gli danno i cinghiali ed
i tori di certe scuole primarie: calci all'impazzata
gli sparano gli orecchiutelli di certe altre secondarie,
e la sapienza dei modernissimi legislatori, cosi teneri
del plauso delle plebi, già comincia a vibrargli le
ultime staffilate, per consegnarne al Museo della
Capitale il cadavere ischeletrito.
Ma gli studii classici, se ora pazienti soSrono di
vedersi tanto vilmente trattare in Italia, al cui Genio,
secondo la frase d' un grande poeta, sono essi rimasti
Reliquie estreme di cotanto imperioj
non periranno, né per oSese, né per oltraggi, né
per decreto di uomini inconsulti. E quel Diderot, che
al tempo della rivoluzione francese era stato il loro
più accanito avversario ed al quale oggi la Francia
repubblicana plaudente innalza un monumento dei
più ammirati, é li per dimostrarlo, con quel suo grido
melanconico , che sull' immenso cumolo di macerie ,
ammassate dietro di lui dalla bufera rivoluzionaria,
DUE PAROLE DI PREFAZIONE 15
rìsuonò come il canto del cigno, come l'inno più
bello levato all' antichità : « Omero è il maestro a
cui debbo quel che valgo, se valgo qualche cosa.
È difficile raggiungere l'eccellenza del gusto, senza
la conoscenza della lingua greca e latina. Io ho
succhiato di buon' ora il latte di Omero, di Virgilio,
di Orazio, di Terenzio, di Anacreonte, di Euripide. »
E dovea essere cosi, e sarà sempre cosi.
Gli studii classici , di loro natura immortali, furono
in ogni tempo , e per tutte le genti d' Europa , la
più valida forza meccanica per lo sviluppo intellet-
tuale dei popoli ; la più fervida protesta della natura
contro le demenze ascetiche del medioevo ; il farmaco
più potente contro le puerili ed accademiche produ-
zioni letterarie dei cervelli rammolliti e delle coscienze
flaccide : oggi languono < in Italia come altrove » ,
perchè, non sempre, i popoli hanno le condizioni
favorevoli per accoglierli e degnamente onorarli : gli
studi classici fioriscono solo presso le nazioni ricche
e potenti, e sono il lusso delle intelligenze aristo-
cratiche.
Ma, rifecondati con le scoperte della scienza e della
ragione moderna, risorgeranno anche da noi col ri-
16 DUS PAROLE DI PREFAZIONE
^orgimento economico del paese : il grande infermo
riacquisterà la sua gagliarda giovinezza ed il genio
italiano, armonizzando quelle forme immortali, col
sentimento dell' arte moderna, espellendo le parti
caduche, e le fresche e vitali incorporandosi, potrà
dischiudersi i nuovi e vasti orizzonti di attività ar-
tistica ed intellettuale, di cui tanto la nazione, risorta,
sente ora il bisogno.
Con queste pagine noi siam paghi soltanto di tener
accesa la gran lampada, che, di mano in mano, tras-
messa gelosamente dai padri , è giunta sino a noi, au-
gurandoci che ben tosto ritrovi la destra poderosa,
onde agitata vivamente lampeggi e di splendida luce
recinga la fronte delle nuove generazioni.
Milano j settembre 1889,
^
PARTE PRIMA
STUDIO CRITICO-BIBLIOGRAFICO
Cipollini : Saffo.
CAPITOLO PRIMO
FONTI GRECO-ROMANE
E
STUDI ILLUSTRATIVI
(dal 640 a. C. al i889)
Gli eruditi (rude gente t) con mano
spietata distruggono care illusioni, me-
sti pensieri, fantasie soavi, e divelti
tutti questi fiori vaghissimi dai giardini
deirimmaginazione, gli offrono in voto
air altare della verità.
F. D. Guerrazzi : Scritti. — Fi-
renze, Le Monnier, 1851, pag. 397.
Su Saffo si è scritta una biblioteca intiera : molti ed
interessanti studii han fatto i critici e filologi tedeschi :
commendevoli ce ne hanno lasciato i critici classici fran-
cesi : non privi d' interesse e di acume parecchi grecofili
italiani; anzi, se ci è lecito un vanto letterario, furono fi-
lologi italiani quelli che, per i primi, abbiano posto una
vera questione saffica , e che (pur seguendo Y antica e falsa
distinzione delle due Sa S'è) per divinazione , più che per
abbondanza di prove storiche, l'abbiano risolta favorevol-
mente alla fama, al decoro ed alla onestà della nostra
poetessa immortale.
Ma, generalmente parlando, i critici saffici, quando non
si sono addirittura copiati e ricopiati a vicenda, non sempre
serbarono un metodo rigorosamente oggettivo e storica-
22 PARTE PRIMA
mente preciso : la fantasia ed il sentimento , mossi e gui-
dati da preconcetti estetici e morali, spesso han preso il
sopravvento sulle facoltà severe dello storico ; onde abbiamo
tante Saffo , quante sono state le teste matte dei critici
che la studiarono, o pretesero si credesse che l'abbiano
studiata. In quanto alla forma poi, alcuni di questi studii
saffici sono fatti con un sistema freddo, geometrico e pen-
satamente privo di quelle grazie allettanti , che sono pur
indispensabili in lavori critici che s' occupino d' arte e
della più grande poetessa che abbia creata la terra : altri
sono ampollosi , sonori , ventosi , tutti pieni della vanità
dello scrittore, a cui sfugge la realtà, e che di cose sem«
plicissime discorrendo, adopera un' intonazione solenne, fa-
tidica, ridicola da Giove Capitolino : altri invece , sdegnosi
d' ogni citazione di fonti antiche , appunto perchè basati
sulle ricerche fantastiche degli altri, con lo splendore della
frase vorrebbero nascondere la povertà dell' elemento sto-
rico, e riescono i più dannosi alla cultura generale degli
studiosi, essendo essi fatti e destinati al popolo, nella cui
mente perpetuasi in tal guisa l'errore.
Bisogno adunque d' un nuovo lavoro saffico che, possi-
bilmente, raccogliesse tutto, e rappresentasse Saffo crea-
tura umana , divinamente bella nel campo sereno dell' arte,
ci era ; e noi ci siamo accinti all' ardua prova con amore.
FONTI GRECO-ROMANE ^23
anzi con entusiasmo per la giustizia e per la verità : ed è
appunto per questo alto sentimento che ci siamo decisi a
non tenere nemmeno per noi il faticoso lavoro erudito delle
fonti, anzi è questo «he presentiamo per il primo al lettore^
desiosi eh' egli veda innanzi tutto il fondamento, sul quale
fu costruito Tedifìzio.
Ora, ammesso, coi più accreditati filologi, che Saffo sia
nata e vissuta nell'isola di Lesbo tra il 628 e il 568, ecco,
per ordine cronologico, l'elenco delle fonti greco-romane
e degli studii illustrativi che ad un critico saffico moderno
non è lecito ignorare.
640-560 a. G. — 1. Solone (SóXcùv), il profondo legislatore
ateniese, ed autore delle focose e ardenti elegie inspirate
al più disinteressato amore di patria, fu grande ammi-
ratore di Safib , e _di lui raccontasi un aneddoto molto
onorevole per la nostra poetessa e che dimostra come la
fama di lei si fosse sparsa con le sue poesie per la Grecia,
fin dal tempo della sua vita. Narra infatti Eliano prèsso
Stobeoj Semi, 29, 85, che Solone, banchettando un giorno
in compagnia di un suo nipote, sentì da questi cantare un
24 PARTE PRIMA
carme di Saffo: rimase talmente colpito dalla bellezza
. di quella poesia divina, che esclamò di non voler morire
senza averla prima imparato a memoria {izxpx ttótov
-ToO <x.^z'k(fiÒQ\) aÒToO [jLsXo; ti HaTT^oO; a^avro;...). Ac-
cenna a questo aneddoto anche Valerio Massimo, lib. 8,
e. 7, n. 14, secondo la traduzione latina del Meursio.
484-408 a. C— 2. Erodoto CHpóSoTOi;) di Alicarnasso, co-
lonia dorica sulle coste dell'Asia Minore, il padre della
Storia , parla onorevolmente di Saffo nel lib. II delle
Nove Muse, dicendola figliuola di Scamandronimo, au-
trice di versi violenti contro la schiava Rodope, dive-
nuta moglie di suo fratello Garasso, che per lei sciupò
una fortuna.
450 a. G. — 3. Frinigo (4>ouvt)^o;), ateniese, il più grande
precursore di Eschilo, ricordò la nostra Poetessa in un
.passo (v. Eclog, Dici. Attic, p. 134, Pauw.), che non
ha importanza biografica, né risolve alcuna delle que-
stioni saffiche.
440 a. G. — 4. Amipsia ('Aaet^ta;), coetaneo di Aristofane, fra
le altre sue commedie, andate perdute, vuoisi ne abbia
scritto una dal titolo Saffo, se dobbiamo credere a Pol-
luce, 9, 138. Vedi Poetarum Comicorum Graecorum
Fragmenta. Parisiis , ed. Ambrosio Firmin Didot ,
■MDCGGLV, p. 2G0.
FONTI GRECO-ROMANE 25
427-347 a. G. — 5. Platone (TIXaTwv) di Atene, filosofo idea-
lista, scrittore di primissimo ordine, e, nella sua gioventù,
poeta lirico e drammatico stimato, chiamò Saffo decima
Musa. Vedi Epigrammatum Anihologia cum Planudeis
et Appendice nova , ecc., instruxit Fred. Dubner. Graece
«t Latine, (voi. 2). Parisiis ed. Ambrosio Firmin Di
dot, MDGCGLXXii: vol. II, Epig. demonstrativa, cap. IX
n. 506, p. 105. — Nel Fedro (<[>aTSpo;) cap. XI, la fa chia
mare da Socrate bella (2a7r9ou; t'/ì; x.aX^;... àxi^xoa)
407-331 a. G. — 6. Antifane ('AvTi(pàv7);) poeta comico, au
tore di più che 300 commedie, ne scrisse una, Saffo, d
cui Ateneo ci conservò un prezioso frammento, lib. X
ricordata anche da Polluce, 7.
Vedi Poet Com. Frag. , op. cit. , editore Didot ,
pp. 395-390.
404-338 a. G. — 7. Efippo (''E(pt7U7ro;) poeta della commedia di
mezzo, avrebbe scritto, secondo Ateneo, lib. XIII, una com-
media. Saffo, di cui egli stesso ci conservò un fram. di 4 v.
Vedi Poet. Com. Graec. Frag., op. cit., p. 496.
400 a. G. — 8. Alcid AMANTE (' AX)ctSà[j!.a;),'fìlosofo ed oratore,
maestro di Gorgia Leontino, ricordò Saffo onorevolmente,
dicendo che i Mitilenei l'onorarono sebbene fosse donna,
come i Parii onorarono Archiloco, sebbene maldicente:
MuTt>.y)vatot T£Ti[xy)x,a<7t HaTTCpco >cat yuvarjca oCxrav.
26 PARTE PRIMA
Yedi Aristot Ret. II , o Oratores Attici, ecc. Frag-
menta, Volumen II, Parisiis, Didot, mdcgclviii, p. 317»
(?) — 9. Gallia (KaXXta;), di Metimna, è conosciuto e lodato
come il primo commentatore delle poesie di Alceo e di
Saffo.
Di lui nulla sappiamo : Suida ed altri parlano di parec-
chi Calila, ma di questo di Metimna son muti come pesci.
384-321 a G. — 10. Aristotele ('ApKJTOTsXTi;), il grande filo-
sofo realista, e poeta gentile dell' inno Alla Virtù (Et;
T7)V àpsT7)v), ricordò Saffo onorevolmente, tramandan-
doci la famosa risposta (Art. Rhet. I, e. 9, § 20, T. IV,
p. 101, ed. Buhlé), ad Alceo; più la definizione della
morte, che ò un male non avendola voluta gli Dei (tò
à7uoOvv)(7X£tv xaxòv.... ibid. II , e. 25, § 12, T. IV, p. 278).
350(?)a. G. — 11. Glearco Solense (KXéap^^o; ó HoXeù;),
discepolo di Aristotele, si occupò di Saffo, ricordandola
in due frammenti che ci rimangono nei suoi 'EpcoTtxi.
Vedi Fragmcnta Historicum Graecortim, Parisiis,Didot,
MDCCCXLviii, voi. II, pp. 315-316. — A p. 302 si con-
serva un altro frammento dell'opera Btoi, in cui si ri-
corda, come Saffo, sebbene donna e poetessa, non sapesse
disgiungere l'onestà dall'eleganza.
345 a. G. — 12. Demetrio Falereo (AYifAi^Tpto; ó ^aXvipsìx;),
che fu tanto rinomato per la sua eloquente parola , in
FONTI GRECO-ROMANE 27
Atene e nel!' Egitto , ci conservò parecchi frammenti
saffici : in uno Saffo loda la voce e la bellezza d' una
donna (De Elocut, § clxii, p. (SS, ed. Schneid.): in un
altro invoca la verginità perduta (IlapOsvta, TrapOsvta...,
§ CXL, p. 60) : in un terzo par si compiaccia con Espero,
che riconduce tutto, la pecora, la capra ed il pastorello
alla madre, [Aarept Tratòa (GXLI, p. 60): ecc.
342-290 a. G. — 13. Menandro (MévavSpo;), poeta comico, losca
degli occhi, ma chiaroveggente d'intelletto ((TTpa^b;
tì; 8^st;, ò^ò; Ss tòv vouv), pare abbia scritto una
commedia AeuxàSta, in cui si rappresentava Saffo che
per amore furente gittavasi nel mare dalla rupe di Leu-
cade. Ciò attestano Strabene, Efestione, Massimo Tyr.
ed altri. Crediamo opportuno ricordare che questo grande
poeta comico era uomo assai dedito agli amori.
Vedi Menandri et Philemonis Fragmenta. Parisiis.
ed. Ambrosio Firmin Didot, m.dcgg.liv, pp. 30-31.
337 a. G. — 14. Difilo (At^piXo;), poeta comico di Sinope,
fu autore di cento commedie, e fra queste se ne anno-
vera una, ricordata da Ateneo, lib. XIII (Saffo), in cui
Difilo rappresentò Archiloco e Ipponatte, poeti, amanti
di lei : A. )ca)[jLtóSt07U0tb; TrsTwOtvixsv èv ^x'izcfoi Spdc[/.aTL
328 o 321 a. G. — 15. Amfide (*A[A9t;), poeta comico, del
"28 PARTE PRIMA
'quale restano solo ventisei titoli di commedie. Fra questi
ci è quello di Saffo , se vuoisi credere ad Antiatt.
pp. 89, 22, At£v&j^6?ivat : àvTi toO fxàj^sdOat. "A. 2a7r(pot.
Vedi Poet. Com. Frag., op. cit., p. 486.
324 a. G. — 16. Timocle (Tt[A03c>.9j; ó T*?j; )C(0[j!.o)Sia; tuoiiqtìó;*
■^v Sé xat TpaYwSta(;), secondo Ateneo, lib. Vili, avrebbe
scritto una commedia, Saffo, di cui solo conservò un
fram. di due versi.
Vedi Poet. Com. Graec. Frag., op. cit., p. 621.
320 a. G. — 17. Aristosseno Tarentino ('ApiTTÓ^svo;; ó Ta-
pavTtvo;), figlio del musicista Spintaro , e musico lui
stesso, e filosofo, scrisse 463 volumi (secondo Suida), dei
quali non restano che pochi frammenti. In uno di questi,
conservatoci da Plutarco (De Music), dice Saffo inven-
trice della armonia Mixolidia (sGpaTSat T7)V [/.t^oXuSi(TTt,
77ap yi; roù; TpaywSoTùoioix; (y^aOstv).
Vedi Aristoxeni Tarentini Vitarum^ de Tragoedia
Fragmenta\ ed. Firmin Didot. Parisiis, mdcgcxlviii,
voi. II, p. 283.
310 a. G. — 18. NossiDE (Nóddt;), leggiadra poetessa di Locri ,
della quale l'Antologia ci conserva 12 epigrammi, ebbe
per madre Teufila e una figliuola per nome Melinna.
Fu grande ammiratrice di Saffo e la ricordò in un
epigramma che in seguito daremo tradotto.
FONTI GRECO-ROMANE 20
Vedi Anthologia, ed. cit., voi. II, caput. VI, epigr.
sepulcr. p. 411, 718.
300 (?) a. C— 19. Palefato (lloikoLÌ(foLro<;) , è autore di
un'opera intitolata: Ilept 'A7rt«TT(ov t^Topwctòv, Delle cose
incredibili nella storia, in cui nel capitolo Ilept ^àwvof;^
Intorno a Faone, ci narra che Faone era un vecchio
pescatore di Lesbo, al quale Venere un giorno, in sem-
bianze di povera vecchia, si presentò per farsi traspor-
tare in barca. Faone le si mostrò gentile e disinteres-
sato, onde la vecchia Venere, in ricompensa, lo fece
diventare giovane e bello, e Saffo se ne innamorò e lo
cantò ne' suoi versi (6 Oàwv èaTtv, £9' w tov 'epwTa
oLÙTfiC, 'fi 2a'7r9a) zzoHÌtlic; x(J[lx STUOtYide).
Vedi ed. Cantahrigiae, ex officina F. Hayes, 1670,
pp. 65-66.
274 a. G. — 20. Euforione Calcidese (E69opt(ov XaXxtXsu;),
poeta, storico e bibliotecario di Antioco il Grande, in
un frammento dell' opera sua Ilspt 'laOjxtwv, ricorda gli
istrumenti dei quali Saffo ed Anacreonte si servirono,
cioè T7)v (jLaya^tv xat tx Tptywva xal Tà; (lafA^ujca;.
Vedi Ateneo, lib. IV, o Frag. Historic. Graecorum,
Didoty MDGCGXLix, vol. III, p. 73.
240-(?) a. C— 21. DioscoRiDE (AtoajcoptSy);), autore di 39 epi-
grammi, dedicati principalmente ai grandi uomini del-
30 PARTE PRIMA
r antichità, in ispecie ai poeti, ne compose uno in onore
di Saffo, e la chiamò Musa di Ereso, veneranda, si-
mile agli Dei, perchè i suoi canti sono figli degV irti-
mortali: ecco il testo dell'ultimo distico:
TràvTT), TTÓTvta, ^^'^P^ ^toX% la% (7XG Y^P àotSà;
aOavaTcov àyot'-^^ ^^^ ^'^^ OuyaTépa;.
È questo uno dei più bolli epigrammi che l'antichità
abbia scritto in onore di Saffo ; riporteremo in seguito la
versione italiana intiera.
Vedi Ani. Palat., op. cit.. voi. I, cap. VII, epig. se-
pulcralia, pp. 350, 407.
213 a. G. — 22. Cassio Longino (Ka(7(7to; AoyY'^^oO ^i Atene,
celebratissimo maestro di eloquenza e retorica, autore
del breve trattato Intorno al Sublime (IIspl Gi{;ou(;), si
occupò onorevolmente di Saffo, come dimostreremo.
(?) — 23. Lo Scoliaste di Esiodo (ó tou H(7tóSou (Tj^oXtadT^;)
ci lasciò una definizione su XletOw, la dea della Persua-
sione (v. ' Epy. 73), cui Saffo avrebbe chiamata sorella
di VenerCy 'AfpoStTT); O^yarépa.
(?) — 24. Lo Scoliaste di Pindaro (ó toO IltvSàpou g/o-
Xta^TTì^;) ci conservò tre beUi frammenti : in uno (01. II, 96)
Saffo chiamò felice l'uomo ricco e virtuoso (ó tuXouto;
avsu àpsT^;...): nell'altro (Pyth. IV, 410) chiamò l'oro
FONTI GRECO-ROMANE 31
.> figlio di Giove (Atò; 7:aT; ó j^poGÒ;); e nel terzo descrisse
le colombe impaurite (Pyth. I, 10).
(?) — 25. Lo Scoliaste di Sofocle (ó toO DofoxXoO; ayo-
XiaiT*^;) neW Elettra (148, T. Ili, p. 105, Br.) ci con-
servò un grazioso frammento di due versi, in cui Saffo
chiama l'usignuolo nunzio della primavera (-opo; àyYsXo;).
(?) — 2Q, Lo Scoliaste di Euripide (ó tou EòptTTtSou gjo-
>tta(7T^<;) ci conservò un breve frammento (v. Orest.,
V. 1260), in cui Saffo lamenta che Espero porti via quanto
fu illuminato dall'aurora (^'ETTUspe Tuàvxa (pépwv...).
(?) — 27. Lo Scoliaste di Aristofane (ó toO 'Apio"TO(pàvou
cyo'kixGTri^) ricorda Saffo più volte : negli Scholia in
Plutum, 729, p. 364: Vesp., 1240, p. 163: Pac, Ìi74,
p. 205 : Thesm.y 401, p. 267.
Vedi Scholia Graeca in Aristophanem, ecc. Parisiis,
editore Ambrosio Firmin Didot, mdccclv.
(?) — 28. Lo Scoliaste di Apollonio Rodio (ó toO 'AtwoX-
XwvtOD d^^oXtaaT^;) dice (III, 26) che Saffo chiamò
Amore figliuolo della terra e del cielo : 2a7U9a) ^s (tòv
'^EpcoTa '^Z'^zoCkO'^^i) Tvi; x,al OùpavoO.
(?) — ^29. Lo Scoliaste di Teocrito (ó tou OsoxptToo a^o-
\ioL<5T'fi^) cita più volte Saffox II, 88, 5; VII, 63, 26;
XI, 39, 25 ; XIII, Arg. 45.
Vedi Scholia in Theocritum Auctiora reddidit et an-
32 PARTE PRIMA
notatione critica iustruxit Fr. Dubner. Parisiis, Firìnin
Didot, MDCGCXLIX.
200a. C— 30. NiMFiDE d'Eraclea (Nuf/.9t<; ''HpaxXeciTyi;
£)c nóvTou, t«TToptx,ó(;), in un frammento dell* opera Ile-
ptTrXou; *A(7ta;, conservatoci da Ateneo, lib. XIII, fa
menzione d'un' altra Saffo, nativa d'Eroso, che amò il
bel Faone, e celebre anch' essa.
200 a. G. — 31. Ateneo ('AB^vaio;) egiziano, chiamò Saffo bella
()ca>.7)); la distinse da una Saffo cortigiana, e nei suoi Aet-
7rvo(70(pt(rTWv ^i^\ioL TuevTSxaf'Sesca lasciò seminati molti
frammenti. Il Volger ^ ed. 1810, ne cita 15, dal XX al
XXXIV, pp. 68-88 : ne cita XVI il Bergk nella ed. 1867.
180 a. G. — 32. Mosco (Mótj^o;), poeta greco bucolico, sira-
cusano, elegante e forbito, sebbene inferiore a Teocrito
ed a Bione, nell'idil. Ili, vv. 92-93 « 'E7TtTà9to; litwvo; »
dopo d'aver invitato tutta la natura a piangere la morte
dell'amato Bione (tóv laepósvxa Bttòva) con un'esage-
razione di colorito e di verità, difetto principale di questo
antico poeta siciliano, molto esclusivo, dice che Lesbo
non pianse tanto per Alceo, quanto per Bione, e Mitilene
lamenta la perdita dei canti di Bione più che di Saffo :
dcvTt Se DaTu^poO;
eì«T£Tt (5Z\ì tò [jàXì.'^ilol /.tvupsTai oc MuTtXàva.
E scusate se é poco !
FONTI GRECO-ROMANE 33
160 a. G. — 33. Pausania, il viaggiatore (Ilaudavta; ó Tue-
ptYiyTiTìQ;), di Magnesia, città della Lidia, ricordò spesso
la nostra poetessa, nel suo Viaggio storico della Grecia
(IlauGravtotj '''EXXaSo; IleptYiyiQffew;). Nollib.I, cap.XXV
chiama Anacreonte secondo a SaiFo nel numero delle
poesie liriche amorose (irpcoTo; \LtTx 2ax9a) t->)v Ae^rfìtav):
si serve deirautorità di Saffo per dimostrare come certi
simulacri avessero il cognome di Diana (lib. I, cap. XXIX):
come certi vasi non fossero soggetti a ruggine (lib. Vili,
cap. XVIII). Ricorda Saffo che molto cantò d'Amore,
né tutto quello che disse è consentaneo fra sé (izoXki,
T£ 3tal oùj^ ófJLoXoyouvxa xXkfikoi^ è; '"'EpwTa tScts.) (vedi
lib. IX, cap. XXVII). Ricorda Saffo che chiamò Adonii
ed Etolini i suoi canti lugubri (lib. IX, cap. XXIX).
140 a. G. — 34. Apollonio Discolo ('AroXXoivto; ó Au(7;co>lO<;)
di Alessandria, che, insieme col figliuolo suo Elio Ero-
diano, trattò tutte le parti della grammatica con somma
acutezza e precisione, ci conservò parecchi frammenti
saffici, ma tutti brevissimi. Il Volger, ed. 1810, ne cita
otto a pp. 131-135 : qualcuno di più il Neue, ed. 1827 :
il Bergh, ed. 1867, ne riporta 19.
135(?)a. G. — 35. Posidonio Apameano (IXoTetSoivto; 'Axa-
(Asò; ex 2upta; i\ ''PóSto;), fu celebre filosofo stoico, na-
tivo di Apamea in Siria, detto anche Rodio, dal luogo
Cipollini: Saffo, 3
34 PARTE PRIMA
ove insegnò. Di lui Ateneo ci ha conservato un epi-
gramma dedicato a Dorici ta , da altri chiamata Eodopc,
ramante di Garasso, fratello di Saffo: epigramma che
Posidonio lasciò nella sua Etiopia, dove, secondo Ateneo,
spesso fu ricordata Dorietta: onorevoli e degne della
massima stima sono le parole che vi si riferiscono a
Saffo , come vedremo nella versione che sarà data in
seguito.
lOC a. G. — 36. GiCERONE (Marco Tullio), il grande oratore
arpinate nell'orazione contro Verro (Act. Il, lib. IV, LVII),
ricorda mia statua di Saffo, opera insigne di Silanione,
scultore ateniese del tempo di Alessandro Magno, tolta
da Verro ai Siracusani che Y avevano collocata nel
Prytanco : « Silanionis opus tam perfectum, tam elegans,
. tam elaboratum, quisquam non modo privatus, sed po-
pulus potius haberet quam homo.... y> E quanto i Sira-
cusani avessero carissimo quel monumento , rilevasi da
m
questo altro passo, che viene quasi immediatamente al
primo : « Atque haec Sappilo sublata quantum desiderium
sui reliquerit, dici vix potest. Nam quum ipsa fuit egregie
facta, tum epigramma Graecum pernobile incisum habuit
in basi.... »
Vedi M. T. Ciceronis, Pars Secunda, si ve Orationes
Ornnes, ecc. Gurante et emendante N. E. Lemaire,
FONTI GRECO-ROMANE 35
Volumen Secundum. Parisiis, Golligebat Nicolaus Eli-'
gius Lemaire, Poeseos Latinae Professor, mdgcgxxvh,
pp. 294-295.
100 a. G.T-37. FiLODEMo (OtXoX'/jfjio;), il poeta e filosofo epi-
cureo, contemporaneo di Cicerone, fra i suoi epigrammi,
ne ha uno di genere amatorio, in cui loda tutto, e piedi,
e gambe, ecc., della sua donna amata : nell'ultimo distico,
ch*ò il quarto, ricorda Saffo, e con rispetto.
S6'ò7 a.C — 38. Catullo {Cajus . Valerius Catullus), il
poeta semplice del piacere e dell' amore , imitò spesso,
qualche volta tradusse dal greco di Saffo, come sarà a
suo tempo ricordato.
70 a. C. — 39. Dionigi di Aligarnasso (AiovuGto; ó AXt-
xapva<7(7£i><;), nell'opera Ilspt ^uvOé^sax; òvo|J!.àTa)v , Del
collocamento delle parole, ha conservato il testo della
prima ode di Saffo, rilevandone la bellezza del concetto
e l'evidenza della forma, come in seguito dichiareremo.
66-24 d. C. - 40. Stratone (^Tpa^^ov) di Amasea, nel Ponto,
nei suoi rea)Ypa9tx.à ricordò sovente Saffo. Nel lib. XIII,
cap. II, la chiamò OauaaGTÓv rt /p^[jLa, a cui nessuna
donna {7:ovr\czbic, /aptv) è degna di essere paragonata.
— Nel lib. XVII, cap. I, parla di Rodope , amante
di Garasso, fratello di Saffo. — Nel lib. X, cap. VII,
parlando del Sasso di Leiicadc, dove sorgeva il tempio
36 PARTE PRIMA
di Apollo, sull'autorità di Monandro, ripete la sto-
riella del salto di Saffo per l'insano amore verso
Faone. — La ricorda nel lib. XIII, cap. II, a proposito
del promontorio Ega, — Conservò nel lib. I, cap. II,
il frammento : vi (7S Ku-Trpo; ^ nàyo; 'h nàvop(jLO(;. —
Nel lib. XIII, cap. Ili, ricordò Galliade, che fu inter-
prete delle poesie di Saffo e di Alceo (KaXXtat;, ó t*/)v
65-8 a. G. — 41. Orazio (Quintus Horatius Flaccus), poeta
lirico e satirico, ch'ebbe la miseria per suo Apollo,
Paupertas impulit audax
Ut versus facerem
studiò ed imitò la poetessa, lasciando nelle sue odi le
espressioni vive della più alta ammirazione.
43 a. G.-17 d. G. — 42. Ovidio (Pub, Ovidius Naso) che fu
poeta nato e di grande facilità,
(Et quod tentabam scrihere versus erat)
imitò spesso Saffo, e ci lasciò un componimento retto-
rico, la Lettera di Saffo a Faone, argomento di molte
discussioni critiche e filologiche, come vedremo..
6 a. G., 65 d. G. — 43. Seneca {Lucius Annaens Seneca)^
nella lettera LXXXVIII, in cui vuol dimostrare Artcs
PONTI GRECOROMANE 37
liberales in bonis non esse, nihil ad virtuiem con-
ferve, dice , parlando di Didimo : « Quator millia li-
brorum Didymus grammaticus scripsit; miser, si tam
multa supervacua legisset ! In his libris de patria Homeri
quaeritur, in his de Aeneae matre vera; in his, libidi-
nosior Anacreon, an ebriosior vixerit? in his, an Sapho
■pubblica fuerit? et alia, quae erant dediscenda, si scires. »
— Secondo Seneca era dunque una questione inutile e
fuori di posto, il cercare se Saffo fosse o no una donna
pubblica : cose da disimparare quando pure si fosse riu-
sciti a saperle.
23-79 d.G. — 44. Plinio C. Secondo (Caius Plinius Secun-
dus) detto comunemente Plinio il Vecchio, nella sua
celebre opera àeWHistoria Naturalis (lib. XXII, IX,
Vili) parla della virtù d' un' erba prodigiosa, detta centum
<:apiia (dalle cento teste) che fu cagione dell'amore de-
lirante di Saffo per Faone. Bisogna però far bene at-
tenzione alle parole con cui Plinio si mette a parlare
di questa erba < Portentosum est quod de ea traditur »
per convincersi eh' egli non credesse a queste che chiamò
« vanitates non solum Magorum sed etiam Pythagori-
<5orum >, né avesse intenzione di darle a bere ai suoi
lettori. — Nel lib. XXXV, XL, 16, ci conserva altresì
la notizia che un pittore Leone dipinse Saffo « Leon
36 PARTE PRIMA
Sappho pinxit. » — Vedi Histoire Naturelle de Pline^
avec la traduction en frangais par M. E. Littré, tona. 11^
Paris, Librairie de Firmin Didot et C, 1883, pp. 77, 485.
43 d. C— 45. M. V. Marziale {Marcus Valer. Martialis),
la cui vita dicono che valga più che le sue opere, ri-
cordò Saffo in due epigrammi , nel LXIX del lib. VII ,
V. 9, e nel XXXV del lib. X, v. 16. Per questo buon
tempone, i cui libri erano avidamente letti in tutto il
mondo di allora, Saffo era impudica. Nel primo dei due
epig. citati. De Theophila ad Canium, lodando egli lo
virtù letterarie di Teofìla , la chiama più casta e più
dotta di Saffo, della quale pur Teofila ami^irava i carmi:
Carmina fingentem Sappho laudavit amatrix:
Castior haec, et non doctior illa fuit.
Nel secondo De Sulpicia è ancora più violento :
* Sulpicia ha tutte le virtù per lui , tanto che , apostro-
fando Saffo, le dice che sarebbe divenuta più sapiente e
pudica se fosse stata condiscepola di lei o Y avesse avuta
a maestra :
Hac condiscipula , vel hac magistra
Esses doctior et pudica, Sappho.
Che buffone !
FONTI GRECO-ROMÀNE 39
Vedi Marci Valerii Martialis Epigrammata : voi. II.
Parisiis, Golligebat Nicolaus Eligms Lemaire, Poesos
Latinae Professor, mdcgcxxv, pp. 260 e 509.
(?) — 46. Attilio Fortunaziano , discorrendo dei metri
oraziani nella sua Ars, ricordò più volte Saffo e qualche
metro adoperato da lei. — Vedi Atilii Fortunatiani
Ars, Ad Fidem Godicis Neapolitani Recensuit Henricus
Keil, Halis, Formis Hendeliis, A. mdccclxxxv, pp. 18,
20, 23.
50-125 d. G.— 47. Plutarco (IIXoÓTap^o;) di Gheronea, nella
Beozia , ricordò più volte Saffo nelle sue opere. Nei
Pseudojplutarehea, Proverbia Alexandrinorum, chiama
Faone, simbolo di superbia, perchè, secondo la fama,
(9a«Tt) Saffo si era gittata per lui dalla rupe di Leucade
(vedi Plutarchi Frag. et Spuria, Parisiis, edit. Firmin
Didot, MDCCGLv, p. 166, xxix). — Neir 'Epwxtxò; chiama
il suo linguaggio poetico di fuoco (aurv) S'àXvjOto; [as-
[x^Yt^sva Tuupt (pOéyYSTai) (vedi Scritta Moralia, voi. Il,
Didot, MDGCCLVi, p. 936, 25). — Nel trattato IIspl
MouGtxfi; la cita come inventrice della Mixolidia , ì^
Mt^oXóSto? (op. e voi. cit. , p. 1389, xvi); la ri-
corda a p. 495, op. cit., voi. I, De Pythiae Ora-
culis : a p. 97, del med. voi., De Profectibus in virt —
Nella vita di Demetrio (A7)[JL-^Tpto;) narra che il medica
40 PARTE PRIMA
Erasistrato scoprì la passione di Antioco per la sua ma-
trigna, dopo di avere osservato in lui i fenomeni fisio-
logici dell'amore descritti da Saffo nella ode II (9(ovfi<;
Z'KÌ(j')(ZGi(;, spu67)(/.a TrupcoSs;, o^/ewv ù^Kokil^zi^^y tXpcSTe;
o^eT;....), (v. nXouTapj^ou Btot, voi. Secundum, Parisiis,
edit. Didot, m. dcgclxii, p. 1082, xxxviii, 30). — Nel
• 2u|i.xoatàxa)v IIpofìX7)fi.àT(ov PtpXtov, xp^TOV, pp. 784,
35, ed. cit., voi. II, conserva un fram. di tre versi in
cui Saffo parla a donna ignorante. — Nel trattatello
De Mulierum viriutibus (ruvatxtóv àpeTat) dice non
potersi paragonare la poesia di Saffo con quella d'Ana-
'Creonte. — Nel dialogo De Pythiae oraculis, ricorda
la soavità che destavano nell'animo del lettore i carmi
di Saffo. (M. 484,28). La ricorda nel lib. VII, Quae-
stionum Convivalium (M. 867, 21) ; nell' 'EpwTtxò; con-
serva un fram. di due versi (M. 918, 12), e nei Pseudo-
plutarchea il famoso fram. t) ttXouto; aveu àpeTS;...
(Ps. 65, 19).
'(?)— 48. Apella o Apolla Pontigo (A7ueXXa<; ó IIovTixb;),
se dobbiamo credere a Snida, che ne conservò il fram-
mento, ricordò Garasso, fratello di Saffo, che comprò la
schiava Rodope, cui Saffo chiamò Dorica: t^ Ss Socx^w
A(opt;^av aOrviv xaXeT.
Vedi Snida, Frag. Historic. Graecorum, op. cit.,
lib. IV, p. 307, 3.
FONTI GRECO-ROMANE 41
30d. C— 49. Antipatro di Tessaglia ('AvTtTraTpo; Ost-
TaXóvtxo;), che fiori al tempo di Augusto, (vedi Fa-
bricio, IV, p. 462, X, p. 521), chiamò Saffo splendore
delle vergini leshic.
Vedi Anthologiay ed. Didot, voi. II, Epig. demonstra-
Uva, cap. IX, n. 26, p. 6.
«60 d. G. — ^50. Finito (IltvuTo; ó twOititì^;), poeta epigramma-
tico, di Bitinia, liberto di Epafrodito, che vuoisi abbia
insegnato grammatica in Roma (v. Fab., op. cit., IV,
p. 492), poetò di Saffo onorevolmente. Vedi Anthologia,
op. cit., voi. I, Epigr. Sepulcralia, cap. VII, n. 16, p. 276.
61-96 d. G. — 51. Publio Papinio Stazio (Publius Papinius
Staiius) nelle Silvae, lib. V, Carmen III, vv. 154-155,
scrisse di Saffo:
actusque egressa viriies
Non formidata temeraria Leucade Sappho;
accettando, come vedesi, la leggenda del salto per di-
sperazione d'amore.
Ad un poeta non devesi domandare né pretendere che
-conosca la storia : egli è padronissimo di falsarla : spetta
ai critici mettere le cose a posto.
Vedi Libri Quinque Silvarum, P. Papinii Statii cum
Tarietate lectionum , ecc. Volumen Primum. Parisiis ,
ed. Lemaire, mdccgxxv, p. 620.
42 PARTE PRIMA
70d. C— 52. Tullio Laurea (TóXXto; Aaópsa), poeta epi-
grammatico, che vuoisi sia stato liberto di Cicerone (v.
Fab., op. cit., voi. IV, p. 498), cantò di Saffo onore-
volmente.
Vedi Anthologia, op. cit., vol.I, Epigr. sepuìcr.,
cap. VII, n. 17, p. 276.
70d. C— 53. Antipatro Sidonio ('AvTtTuaTpo; StSóvtoc)^
che fiori poco prima di Cicerone, al tempo della guerra
combattuta dai Romani contro Mitridate (vedi Fabricio,
op. cit.. Ili, 537, IV, 461, X, 521), è autore d'un epig.
sepolcrale in onore di Saffo.
Vedi Anthologia, op. cit., voi. II, Epigram, demonstr.y
cap. IX, n. 66 y p. 13; più voi. I, Epig. sepuìcraliay
cap. VI, n. 14, p. 276.
70d. C. — 54. Mauro Terenziano, governatore di Sienne,
oggi detta Afna, nell' alto Egitto , autore d' un' operetta
in versi latini, nella quale trattasi della pronunzia delle
lettere e della misura e quantità dei versi, ricordò Saffo
(Putsch., p. 2397) in questo passo : « Quamquam ìTtuv
dicunt Achaei, hanc ^tTuv gens Aeolis: Plura Sappho
comprobavit Aeoliis et ceteri. »
90 d. G. — 55. Meleagro (MsXsaypo;), il primo inventore e
compilatore àeì\ì* Antologia o Raccolta di Fiori, nativo
di Gadara , città della Siria , sotto Seleuco VI , ultima
FONTI GRECO-ROMANE 4J^
re di Siria, nel proemio (npoot|i.tou vo\j MsXeàypou) ri-
cordò onorevolmente Saffo nel pentametro- del terzo
distico, come vedremo.
100 d.G. — 56. Dione Crisostomo (Atcov ó Xpu(yó(7TO(j!.o<; „
bocca d'oro) di Prusia, in Bitinia, scrittore di molte ora-
zioni (circa 80), ci lasciò un brevissimo frammento nel-
VOrat. XXXVI, T. I, p. 128, Reisck.
114-184 d. G. — 57. Apulejo (Lucio), filosofo platonico, nato
a Madauro, in Africa, nell'Apologia, difendendosi dal-
l'accusa di avere scritti versi amatorii e ludicri, ci lasciò
questo periodo : « Fecero tamen et alii talia : et, si vos
ignoratis, apud Graecos Teius quidam, et Lacedaemonius,
et Gius, cum aliis innumeris; etiam mulier Lesbia, la-
scive illa quidem, tantaque gratia, ut nobis insolentiam
linguae suae dulcedine carminum commendent. » Se Apu-
leio chiamò lascive le poesie di Saffo, bisogna ricordarci,
per dare all' aggettivo il peso che ha , eh' egli , ai suoi
tempi, fu molto in odore di santità, anzi alcuni lo cre-
dettero capace di miracoli, superiori a quelli di Gesù.
117-199 d. G. — 58. Elio Aristide (' AptcrTetSTi;), soprannomi-
nato Teodoro , in memoria d'una guarigione eh' egli
credette soprannaturale, ricordò Saffo in due passi delle
sue opere.
Vedi Aristides Monod. de Smyrna , T. I , p. 261,
44 PARTE PRIMA
Jebb.: Orat. 77spt TzoLfxffH'f. T. II, p. 377. Vedi Volger,
ed. 1810, pp. j 55-156, cvii, cviii.
i20-200d. C— 59. Luciano, il celebre autore dei Z>iafo^7ii,
per la storia di Faone, Y immaginario eroe della tragedia
saffica, ci lasciò un dato molto interessante nel XII dial.
delle Cortigiane, facendoci sapere che al suo tempo le
orizzontali ateniesi chiamavano Faone ogni loro amante
prediletto (syà Ss ce, tov 4>àct)va [xóvov sI;^ov....)
Vedi Luciani Samosateni Operum, tom. IIII, Gum
Gilberii Cognati et Joannis Sambuci annotationibus, ecc.
Basileac, per Sebastianum Jlenriceptri (in fine del voi.)
Anno MDCxix. Mense Septembri, p. 435.
140(?)d. G. — 60. Taziano (lat. Tatianus , gr. Tarlavo;),
nato in Assiria, filosofo greco convertito al Cristianesimo,
nel Discorso contro i Greci, che Eusebio chiamò l'opera
sua più celebre , citò due volte Saffo , per darle della
meretrice. Ma per concedere al Taziano quell'autorità che
merita , basta solo ricordare eh' egli fu prima pagano,
poi cristiano intollerante , e poi pagano ancora ; ed il
suo famoso Discorso fu appunto scritto, quando sentivasi
tutto infiammato d'amore divino per gli Evangeli, ed a
>scopo di polemica falsava la storia, considerando uomini
^ cose soggettivamente.
Ecco il primo passo in cui ricorda Silanione che fece
FONTI GRECO-ROMANE 45
la statua della meretrice Saffo : statuam fedi Sapphu^
meretricis Silanion» Ecco il secondo, in cui paragona, a
modo suo, le donne pagane greche e la meretrice Saffo
con le cristiane vergini filatrici : Vestra et meretricia
muliercula SapphOj quae insano amore capta suam
ipsa lasciviam cantai: nostrae vero omnes pudicae
suntj et inientae lanificio virgines divinos sermones
edisserunt multo Iwnestiore, quam vestra puella studio*
Vedi Sancti Justini Philosophi et Martyris, Opera.
Ilem Athenagorae Atheniensis , Theophili Antiocheni ,
Tatiani Assyrii, et Hermiae Phisophi Tractatus aliquot,
quos sequens pagina indicabit. Quae omnia Graecè et
Latino emendatiora prodeunt. Editio Nova justa Parisi-
nam Anni mdcxxxvi. Coloniae, Apud Jeremiam Schrey,.
et Heinricum loh, Meyerum. Anno mdglxxxvi, p. 168,
Tatiani Assyrii Contra Graecos, Oratio,
150 d.G. — 61. Massimo di Tiro (M«$t[Ji.o; ó Tupto;), filosofo
platonico, nelle Disseriazioni (diaXe^si; o Aóyot) che
ci rimangono, ricorda spesso la Poetessa. Nella Dis^
seri, XXIV, 9, pp. 99-100, ed. Firmin Didot Parisiis^-
M Dccc XLn, dice che Saffo amava le donne come Socrate
gli uomini: che sue amithe furono Girinno (ruptvvcì>),
Atti ('AtGI<;) ed Anactoria ('AvaxTOpta), e rivali Gorgo
(ropyà) e Andromeda (*AvSpo(JLsSa) : che chiamò amore
46 PARTE PRIMA
giovinetto bello (26 ts aoCKo^ OspaTrwv ''Epa);), e archi-
tetto di parole ((jluOottXóx-ov), tiome Socrate l'aveva
chiamato prima sofista (Tòv epwTa 2tó)Cp«T7); co^taryiv
^.éyet).
150 d. G. — 62. FiLosTRATo (<l>tXó<7TpaTo;) di Atene o di
Lenno, nelle Memorie sopra la vita di Apollonio Tianeo,
giudicato da parecchi critici un ammasso di menzogne,
ricordò spesso Saffo. Nel lib. I , XXX , pp. 18, 19 (ed.
Didot, ParisiiSy m dcgg xlix) scrisse : « si dice che Saffo
conversasse con le vergini e scrisse inni e canti amorosi »
(XsysTat TOv HaT^^oO; rpÓTrov TuapOsvou; 6' ó;i.LV/)Tpta;
XTviaacOat...). Nelle Lettere ('E7:t(7To7^ai), p. 332, dice
ch'ella amava la rosa, e la paragonava alle belle ver-
gini ed alle braccia, nude sino al gomito, delle Grazie.
— Nel libro delle Immagini (Eawvs;), II, I, pp. 364,
365, ricorda Saffo nella descrizio'ne delle vergini scio-
glienti inni a Venere, con la voce dolce qual miele.
150 d.C. — 63. Ermogene ('*Ep[i.0Y£V7);) di Tarso in Gilicia,
autore d' un trattato di retorica (tsj^vt) p'/iToot/.*^), che
per lungo tempo servì di testo in quasi tutte le scuole
della Grecia, ci conservò dei frammenti saffici. Il Volger,
ed. 1810, ne riporta tre,' XLVII, XLVIII e XLIX.
pp. 103, 104, 105, 106.
150 d. G. — 64. Efestione (^(patcTtwv), grammatico di Ales-
FONTI GRECO-ROMANE 47
sandria, ci lasciò dei frammenti saffici nel suo 'Eyyzi-
ptStov Tuepi [jLSTpwv, che è un manuale di quasi compiuta
trattazione di metrologia poetica greca. Il Volger, ed.
cit., «ne ricavò 18, pp^ 42-68, che sono fra i più belli
di Saffo : il Bergli, ed. 1867, 22.
180d. C— 65. Galeno (FaX^vo;) di Pergamo, che fu il
più dotto e famoso medico dell' antichità , ci conservò
{Protrept. e. 8, T. II, p. 8, Cliart) il bellissimo fram-
mento saffico: lo ji.£v yàp y,aAò; otgov tr^sTv TwS^.erai...
180 d.C. — 66. Polluce (IIoXuSsuv.7);) di Naucrati, maestro
di eloquenza in Atene, autore dell'importante lessico
('Ovo[JLa<7Tt)tóv in 10 libri) ci conservò tre frammenti
brevissimi ed altri pochi accenni importanti.
200 d. G. — 67. Proclo (npóy-Xo;), celebre grammatico, ci la-
sciò un passo saffico (vedi Volger, 1810, p. 116, lviii).
264-338 d. G. — 68. Eusebio di Gesarea, che prese il sopran-
nome di Panfilo, per onorare la memoria del maestro
(5. Panfilo), nella sua famosa Cronaca dice che Saffo
ed Alceo godevano fama di poeti illustri, quando Tar-
quinio Prisco edificava a Roma il Circo : Olimp. 44
(^Sappho et Alcacus Poetae clari Jiaheniur.)
Vedi Eiisehii PamjMli Caesariensis Episcopi Theologi
Philosophi et Ristorici Opera qnae exiant Omnia, ecc.
Parisiis, opud Michaelem Sonnium, m. d. lxxxi, p. 431.
48 PARTE , PRIMA
300 a. G. — 69. Aristeneto, nato a Nicea e morto nel 358^
nel terremoto di Nicomedia, ci lasciò delle Lettere co-
nosciute sotto il suo nome ('AptaTaiverou; 'E77t(JToXat),
ed in una di esse (lib, I, ep. X , p. 141 , edit. Didot.
Parisiis, MDCCCLXXiii), parlando delle nozze di Gidippo,
dice che innanzi al talamo le vergini cantavano l'ipaeneo,
il canto dolcissimo di Saffo (toOto St) 2a7w9ou; tò
^oStarov 96£Y(Aa.)
300 o 400 d. G. — 70. Alcifrone Sofista. Di lui ci è ignota
la vita, e solo si conservano delle Lettere ('AXxt^povoc
''PìQTOpo^ 'ETTtdToXai). In una lettera di Glaucippa a
Caropa, rXauxtT^TrY) XapÓTur), (lib. Ili, 1, ed. Didot, Pa-
risiisy M DCCG Lxxiii, p. 68), Glaucippa le fa la confessione
di non volersi maritare ad un uomo che non ama : ed
è pronta ad imitare Saffo, gittandosi non dalla rupe di
Leucade nel mare, ma dagli scogli Piraici (oò)t xizh
T^; AsujcdcSo; T^erpa;, xW òl'ko tùSv n£LpaV)ccov 7:po-
póXtov....),
306-334 d. G.— ,71. Zenobio (Zv)vópto;) citò Saffo in un suo
passo. Vedi Adag, Centur., Ili, 3, p. 54 ; Adag. Schotty
Volger, ed. 1810, p. 160.
325 d. G. — 72, Temistio (0£[ji.t<TTto?) di Paflagonia, rinomato
filosofo ed oratore, soprannominato Eufrade (EÙ9paSy);-
eloquente), maestro di Libanio e di Sant'Agostino, nella
FONTI GRECO-ROMANE 49
Orazione XX, Patris sui Laudatio Ftmehris ricorda
accanto ad Euripide, a Sofocle, a Pindaro la nostra
poetessa e la chiama 2a7r9tó re ìq jcaXy), cui il verifi-
catore latino tradusse /òrmo^a 5flp/)^o — Saffo la bella ,
la bella Saffo.
Vedi 0£[jit(jTr'ou Aóyot AF. Themistii Orat. XXXIII, ecc.
Dionysius Petavius e Societate Jesu Latine plerasque
reddidit, ecc. Parisiis , in Typographia Regia, ecc.,
M. DC. LXXXIV, p. 236, G.
331 d. G. — 73. Giuliano Imperatore fu grande ammiratore
della nostra poetessa. Nelle sue epistole ('louXtavou AO-
TOx-paTopo; 'E7i:t<TT0>.al, ed. Didot. Parisiis y m dccg lxxiii)
la ricordò più volte. Nella lett. al filosofo Eugenio
(XVII, p. 344) scrive che vorrebbe trasformarsi in uc-
cello, non per volare suir Olimpo, ma, come Saffo dice,
w; (pvi<jtv ^ HaTTcptó, per gittarsi nelle sue braccia, -r-
Nella lett. ad Ecebolo (XVIII, n. 344) ricorda che la
bella Saffo (2aw9(I> S' ii x-aX*?)) chiamò argentea la Luna,
la quale, per questo, oscura l'aspetto delle altre stelle.
— Nella lett. al fratello Alipio Gesareo ('AXuTufcj) ÒL^tk(s^(ù
Katdaptou, XXIX, p. 354), ricorda i giambi che la bella
Saffo soleva intessere ai suoi inni (t^ Y,ciCkr\ 2a7r9cl>
pouXsTat TOT; vófxot; àpfxÓTTStv).
345(?)— 74. Ausonio {Decio Magno), l'autore celebrato del
Cipollini: Saffo. 4
50 PARTE PRIMA.
Poema sulla Mosella, messo da alcuni, ai suoi tempi,
poco al disotto delle opere di Virgilio, ricordò Saffo in
due componimenti poetici, nel Cvpido Cruci affixuSy
coi seguenti versi :
Et de nimboso saltum Leucate minatur
Mascula Lesbiacis Sappho peritura pharetris :
e neWEpigram. 92, chiamandola fastidita Phaoni.
350 d. G. — 75. Servio Mauro, o meglio, secondo altri,
Mauro Onorato, grammatico latino, nei suoi Commen-
tarii sopra Virgilio (Georg., I, 31), ci lasciò un breve
frammento d'un epitalamio di Saffo :
XaTps, vi|/.9a, y^oupz, Ttfxts yaa^pè izoXki,
Gaude, sponsa, gaude, multum honorande spense.
365 (?) d. G. — 76. Glaudio Glaudiano, poeta dai versi fluidi,
e, se non i più vicini a Virgilio, certo ingegnosi e tersi,
ricordò Saffo, nel poemetto, X, De Nuptiis Honorii et
Mariae, in quei versi 220-235, nei quali è descritta V e-
ducazione materna e letteraria della regale giovinetta
Maria, promessa sposa di Onorio. Maria, che non sa nulla
ancora delie nozze, quando Onorio va a trovarla, è tutta
intesa a leggere i classici latini, ed i greci Orfeo e
Saffo, sotto la direzione materna:
FONTI OREGOROMANE 51
Illa (Maria) autem, secura tori, taedasque parari
Nescia, divinae fruitur sermone parentis,
Maternosque bibit mores, exemplaque discit
Prisca pudicitiae, Latios nec volvere libros
Desinit, aut Graios, ipsa genitrice magìstra,
Maeonius quaecumque senex, aut Tracius Orpbeus,
Aut Mitylenaeo modulatur pectine Sappho.
Vedi Claudi Glaudiani. Quae extant Omnia Opera ecc.
Recensuit N. L. Artaikd Volumen Prius, Parisiis Gol-
ligebat Nicolaus Eligius Lemaire, mdccgxxiv, p. 357.
380 d.G. — 77. SiNESio (2uv£ato;) . di Cirene, uno dei più
eleganti scrittori cristiani, ricordò semplicemente Saffo
(o>; àv etTTOt 2a7r9à) in una sua lettera ad Enopiicum
(III, p. 160, D. Petar).
400(?)d. G. — 78. Imero o Imerio Clf^épto;), sofista. Nelle
sue Declamationes Integrae XXXIV, ricordò spesso la
nostra poetessa. Neil' Orazio I, (ed. Firmin Didoty Pa-
risiis, M DCGC xLix) 4 , 16 , 19 , pp. 39 , 42 , dice Saffo
compositrice di canti lirici, d* epitalamii , che paragonò
la giovinetta matura alle nozze , ad una mela colta a
tempo (LoLTZffoxj^ ^v apa (y-ì^Xo) [xèv sExàcat T7)v )tópY)v);
che innanzi alla bellezza delle vergini esclamava:
' bella! graziosa! & y(.xk^l & y^xpizGdxl NeWOratio
' XIII, 7, 9, la ricorda ponendola accanto a Pindaro, e
citando il canto ad Espero.
52 PARTE PRIMA
400 (?) d. C— 79. EsiGHio Milesio (^Hcuxto; MtX^(Jto<;)r
storico, delle cui opere son giunti a noi pochi frammenti,
in uno di questi ci lasciò detto : 2a7:(pcl) ti Asa^ta Sf
eptoxa <^à&)vo<; toO MtTuX7)vatou S)c tou AeuxaTa x,aTe-
TTÓVTto'Sv lauT^QV : Saffo di Lesbo per amore di Paone
Mitileneo si. precipitò da Leucade.
Vedi ffesychii Milesii Fragmenta; ediz. cit., Didoty
voi. lY, p. 175, 58.
400 d. G. — 80. SiNESio in una delle sue Lettere (Duvsctoi^
'ETTKJToXal, ed. Didot. Parisiis , m dccg lxxiii , let. Ili,
p. 639) cita Saffo in un periodo pieno di spirito contro
un tale Armonio, che non fu mai né citato né riportato
da alcuno degli ultimi e più completi studiosi saffici:
non ha però importanza.
450 d. G. — 81. Stefano Bizantino (i;Té9avo;), autore illustre
del Lessico Geografico^ intitolato Ilepl IlòXewv, e secondo
altri, 'EOvtx,à, e Ilept TrbXecov jcat Soóf«.tov, e Ilspt 'EOvikcov
xat T07rt3cc5v, ecc., chiama Mytilene TUÓXt; èv ^i(s^(ù
(jLSYtffTT), città massima, capitale, in Lesbo, ed il suo com-
mentatore Thomas de Pinedo Lusitanus, in nota, all'ar-
ticolo dello Stefano, parla di Saffo, chiamandola insieme
con Pittaco, Alceo ed Alfeo, gloria di Lesbo, decima musa.
Vedi edizione Amstelodami Tipys Jàcohi de JongCy
CIO locLXX vili, p. 480,
FONTI OREGO-ROMANE 53
468-562 d. C— -82. Prisgiano, celebre grammatico dell'ul-
timo periodo della letteratura romana, ci lasciò il fram-
mento d'un verso solo (v. PriscianuSy pres. . Putsch y
p. 723, Volger y ed. cit., p. 129).
480d. C— 83. Gristodoro (XptdToScopo; ó ttoitit^;), poeta
copto Tebano, visse sotto Leone Trace (v. Fab., op» cit.,
IV, 468) descrisse una statua di Saffo. Vedi Anihologia,
op. cit., voi. I. Descriptio statuarum quae extant in pub-
blico g3rmnasio quod a Zeuxippo nomen habet (£x,9pao'tv
Twv sv ToS ZzxJcJ.'KTZiù x'^(x.\\LàLi:(ù^) cap. II, vv. 66-71, p. 25.
500 400 d. G. — 84, Damocaride (lafxoxàpt;) grammatico
e poeta epigrammatico (v. Fab., op. cit., IV, p. 470),
ci lasciò una bella descrizione d'un ritratto di Saffo.
Vedi Anthologia, op. cit., voi. II, cap. XVI, p. 591,
Appendix Planudea^ n. 310.
520 d. C. — 85. Stobbo macedone (STO^aTo;), quei che rac-
colse grossi manipoli di sentenze o di passi dagli antichi
poeti, e ne fece Florilegi ^ ci lasciò due frammenti saffici
{v. Fiorii. Tit. IV, de amentia, p. 52, Gesn., p. 29, Grot e
. Tit. LXXI, p. 427 Gesn., e p. 291 Grot.) : in uno, Saffo, par-
lando ad una donna ignorante, prevede la sua immortalità:
nell'altro, consiglia Alceo od Anacreonte (?),: che l'ave-
vano richiesta di nozze, di toglier donna più giovane di lei.
530 d. C— 86. Paolo Silenziario {Uol\j1o(; 2tXevTtàpio<;) ,
54 PARTE PRIMA
coetaneo di Agazia, visse sotto l' imperatore Giustiniano
(v. Fab., op. cit., IV, p. 487) e poetò di Saffo onorevol-
mente. Vedi Anthologia, editore Firmin Didot, Pari-
siis, MDGccLXXii, vol. I, Epigram, amatoria y cap. V,
n. 246, p. 104.
540 (?) d. G.--87. Ammonio ('Afxfjióvto;), figliuolo d'Ermia,
filosofo peripatetico e discepolo di Proclo, nel trattato
De Differentia Vocuniy sotto la parola àprt (v. p. 25,
Valcken) conservò un breve e grazioso frammento di
Safib : 'ApTf'tó; (/.èv a jj^puffOTcéStXo? au(o^ — nunc qui-
dem aurora aureos calceos habens. .
815(?)d.G. — 88. Fozio (<^(ÓTtO(;), il terribile Patriarca di
Costantinopoli, autore di molte opere, nel suo Lessico
(Aé^sa>v (juvaYwyij o solamente As$t;còv) si occupò di
Saffo poetessa, ripetendo quanto aveva diffuso la leggenda^
cioè gli amori disperati per Faone, il salto di Leucade,
e distinguendola dall' altra Saffo ératpa. Vedi Johannis
Zonarae et Photii Lexica ex Godicibus Manuscriptis
nunc primum edita Observationibus illustrata ed indicibus
instructa. Tomi Tres. Lipsiae , Sumtibus {sic) Liegfr.
Lebr. Crusii mdccc viii alle parole AeuxaTyi;, ''PoSciTUtSo^
àpàeyi[ji.a e 4>à(ov, del Tom. Ili, pp. 158, 362, 470.
570 (?) d. G. — 89. Gherobosco Giorgio, grammatico greco,
autore di varie opere grammaticali e retoriche {De Fi-
FONTI GRECO-ROMANE 55
ffuris poeticis , oraioriis et theologicis) ci conservò un
brevissimo frammento: [xàXa Sìq 3ce)copY)[z.£vy) aTopya;,
s. art., T^ept tc5v st; a> 6yiXu3Cc5v, in Aldi Manutii Cornu
Copiae, p. 268, B.
1000 (?) d.C— 90. Etymologicum Magnum (Tò (Jt-éy* '^'^^^
[jLoXoYtKÒv). In questo grande vocabolario della lingua
greca, di cui non si conosce l'autore, Saffo è ricordata
cinque volte, e cinque frammenti vi si conservano.
Vedi Volger, ed. 1810, pp. 126-129, LXIX, LXX,
LXXI, LXXII, LXXIII.
1000 d.G. — ^91. SuiDA (2otSa<;). Questo ignoto scrittore, al
quale si deve un copioso Lessico di notizie letterarie»
che sarebbero più importanti, se fossero meno farragi-
nose, scrisse anche la biografia della nostra poetessa. A
questa attinsero e si fermarono quasi tutti i critici e
biografi saffici, riproducendo, in tal guisa, errori, di-
stinzioni ed accuse, che tutti sanno.
1015 (?) — 92. Gedreno Giorgio, monaco greco, storico an-
noverato nella prima classe degli scrittori della Colk-^
zione Bisantina, dice che Saffo visse al tempo di Granas,
e fu chiamata la prima delle Muse, TrpciTYi Moudoiv.
Vedi Georgii Gedrenei Compendium Historiarum Tomi
Duo. Ex versione Guillelmi Xylandri, cum eiusdem
Annotationibus , ecc. Parisiis , E Typographia Regia>
M. DC. XLvii, Tom. I, p. 82, G.
56 PARTE PRIMA
1083-1148—93. Anna Gommena, figlia dell'Imperatore
Alessio Commeno I, poetessa e studiosa delle matema-
tiche e di altre discipline, nel suo lavoro storico Vita
dell'Imperatore Alessio o Alesseide^ inspiratole più dalla
pietà filiale che dall'amore per la verità storica, nel-
l'ultimo libro, XV, dice che il pudore la tjfattiene, come
altrove la bella Saffo, dal parlare degli atti turpi ed
osceni e dei dogmi dei Bogomili {àcXki, (xs jctóXóet... 6;
•Vedi "AvvT); ty); Ko[ji.vìqv7); nop9upoY£vvìQTOv Kataa-
p6<r(je<; 'AXs^ta;, ecc. Libri Quindecim, ecc. Parisiis, E
Typographia Regia, m. dg. li, p. 490, B.
1150 d. G. — 94. EusTAZio (EòdràOto;) arcivescovo in Tes-
salonica e grande commentatore di Omero (IlapsxPoXal
€&; TÌ)V ^OfXTQpou 'IXtdcSa jcat 'OSuaae^av), ci conservò
parecchi frammenti di Saffo.
Vedi Volger, ed. cit., pp. 68, 70, 72, 105, 119-121.
1304-74—95. Francesco Petrarca, il nostro celebratissimo
poeta lirico, ricordò Saffo due volte, nel Trionfo d'Amore,
cap. IV, 25, e nell' Egloga X, coi seguenti versi :
Altera soUiciti laqueos cantabit amoris
Docta puella, choris doctorum immiata virorum
Cinnameus roseo calamus cui semper ab ore
Pendulus et dulces mulcebant astra querelae.
FONTI GRECO-ROMANE 57
1340 — 96. Domenico Bandino , e non Bandini , come altri
ha scritto, di Arezzo, il dotto professore di Eloquenza
in Bologna, ed amico carissimo del Petrarca, nella sua
immensa opera enciclopedica Fons memorabilium uni-
versi, che si conserva manoscritta nella Laurenziana,
consacrò a Saffo un articoletto, tratto da Ovidio, da
Orazio, e dal Petrarca, del quale cita i quattro esametri
dell'Egloga X, sopra riferiti.
1424-1494 — 97. Giorgio Merula d'Alessandria della Paglia,
il fiero a^vversario del Poliziano, ma insigne ristauratore
dei buoni studii in Italia, nel commento alVFJjmtola di
Ovidio , Saffo , accetta tutta la leggenda , come fatto
storico, cioè gli amori ardenti e disperati per Faone,
il salto di Leucade, ecc. Aggiunge una notizia nuova di
zecca, che Saffo abbia avuto dal matrimonio con Cor-
cyle Andrio un figlio per nome Dida: nupsit autem
Corcyle Andrio homini ditissimo, ex quo filium su-
scepit nomine Didam, Vedi Ovidii Aepistolae Et in
easdem Antonii Volsci commentaria, ecc. B. Egnatii
super Epistola Sapphus quae antehac ecc., m. d. xix.
A fo, rlvii trovasi il testo latino délY Epistola Ad Phao-
nem preceduta dall' interpretatione del Merula : Georgii
Alexandrini in sapphus (sic) Epistolam interpraetatio
incipit
58 PARTE PRIMA
1430 (?) — 98. Apostolio Michele, retore greco, nato a
Costantinopoli, le cui opere sono, in gran parte mano-
scritte, giacenti nelle principali biblioteche di Europa,
fece menzione di Saffo in quella, vsola pubblicata, che
porta il titolo di napot(jt.f at , Proverbi. Egli accetta la
distinzione di Saffo poetessa dall' altra lesbia , presa di
amore per Faone, precipitatasi dalla nota rupe, e nana
la leggenda di Faone, pescatore, protetto da Venere,
apparsagli in forma di vecchietta.
Vedi Mt^^aìQXou 'A7cu(JtoX(ou napoi^x^at. Michaelis
Apostolii Paroemiae Nunc demum, post Epitotem Basi-
liensem, integrae, ecc. Lugduni Baiavor^m, Ex Officina
Elzeviriana, Anno cididcxix. Proverbiorum CenturiaXXy
15, alle parole Phaon es et forma et morihus, pp. 253-254.
1433(?)-1527.— 99. Polifilo {Francesco Colonna), frate
domenicano, nato a Venezia, ai suoi tempi si rese famoso
con quel suo bizzarrissimo librò Poliphili hypnerotoma-
chia, cioè Combattimento del sonno e dell'amare di Po-
litilo, accozzamento intelligibile di favole, di storia, d'ar-
chitettura, ecc., scritto con voci greche, latine, lombarde,
ebraiche, arabiche e caldee, e che fu tenuto in tanto
pregio da coloro che ammirano i libri quanto meno
l'intendono. In tale volume il Colonna scrisse questo
periodo, che si riferisce alle sue visioni di frate pazza-
FONTI GRECO-ROMANE 59^
mente innamorato di una Polia. « Ora dopo questo quarto
' Triumpho tra le Menade sequiva una conspicua dami-
cella che cantante cum lamoroso Phaone alla bellecia
del suo capo appetiva le corna. »
Se quella cons'picua damicella è Saffo, come eviden-
temente è lei, il frate con questa sua frase ha certa
inteso dire che il desiderio del peccato era cosi ardente
in Saffo da farla scendere volentieri all'inferno fra i
dannati, e non aver paura delle corna, anzi appetivate.
Vedi Hypnerotomachia Poliphili, ubi humana omnia
non nisisomnium esse docet. Atque obiter plurima scitu-
sane quam digna commemorat. Gautumest, ne quis in
Dominio ili. S. V. Impunehrunclii Brumqueat imprimere^
Ed in fine del voi. m. ecce, lxvii Kalendis Maii, v. /*, liiii,
e dopo ancora cinque pagine.
1447-1477 — 100. Domizio Galderino, uno dei primi umanisti
che ebbe il merito d'avere unito il soccorso dell'erudi-
zione alla grammatica, sebbene morto giovanissimo (a 30 a.}
lasciò molti scritti di critica filologica, e nei commenti
alle Epistolae ovidiane si occupo di Saffo ; ma sull' au-
torità di Ovidio e di altri , che poca oggi ne meritano,
ripetè le accuse, gli amori faonici ed il salto disperato,,
come storici. Dippiù chiamò Erinna, la famosa poetessa,
concubina di Saffo (?).
^ PARTE PRIMA
Vedi , in fine del volume , Domitii Calderini VerO"
nensis Gommentariorum Ovidii in Ibim. Laus Deo» Finis :
Impressum Mediolani per magistrum Leonardum paC'
chel anno salutis dominicae. M. ecce. Ixxxxiii die primo
mensis JuniL ^
1454-1494—101. Angelo Ambrogini Poliziano, il grande
umanista deirAccademia Platonica, come tutti i grandi
grecisti e latinisti del suo tempo, conobbe la nostra poe-
tessa, e ci lasciò la versione latina dell'epig. in Timadem,
Vedi Prose Volgari inedite e Poesie Latine e Greche
l'accolte ed illustrate da Isidoro del Lungo. Firenze,
G. Barbèra, editore, 1867, p. 544, li,
1489-1552—102. Giraldi (Lilio Gregorio), letterato pro-
fondo ferrarese , autore di parecchie opere pregevoli,
si occupò anche della nostra poetessa e nel Dialogo IX
ne scrisse, in elegante forma latina, la biografìa, citando
i fonti storici, a cui attinse: lavoro importante, sebbene
privo di queir acume critico moderno, per cui Saffo agli
occhi nostri non è più quale apparve a quelli del Gi-
raldi. I filologi tedeschi lo tennero in gran conto, ed
alcuni, che di Saffo si occuparono, scrivendone in latino,
spesso e volentieri lo 'copiarono. Al Giraldi ricorsero
molti, e francesi ed italiani, con vano sfoggio d'incerta
erudizione, copiando da lui, senz'altro esame, i nomi e
FONTI GREGO-aOMANB 61
le opinioni degli scrittori antichi. Il Giraldi, uno dei
più grandi umanisti del nostro risorgimento letterario^
occupa un posto distinto fra i biografi della nostra poe-
tessa, nonostante i difetti della sua critica.
Vedi Lilii Gregorii Gyraldi Ferrariensis, Opera
Omnia duobus tomis distincta, etc.
Lugduni Batavomm apud Hackium, Boutesteyn, Vivie,^
Vander AA., et Luchtmans. mdg xcvi. Tomus Secundus,
Historiam Poetorum Graecorum ac 'Latinorum, ecc.,
comprendens, pp. 456, 457, 458, 459, 460.
1504-1564. — 103. Carlo Stefano, fu stampatore e me-
dico ed autore di parecchie opere letterarie, e scrisse
anche una breve biografia di Saffo, in cui non vi ha
nulla di nuovo. Lo Stefano ripete, anzi copia, quanto
hanno detto gli umanisti prima di lui , i quali , è buono
osservare, cominciano tutti a discorrere di Saffo ripe-
tendo la frase « Ferunt nonnulli fuisse duas hoc no-
mine, etc. » Nessuna ricerca propria, nessuna osservazione
critica che mostri nel compilatore il lavorio del suo
cervello. Così i libri di questo periodo si sono moltipli-
cati, inutile ingombro delle biblioteche, perchè, si può
affermare, nel caso nostro, che li ha conosciuti tutti ^
chi ne ha ben letto uno. In questa biografìa abbiama
adunque le due solite Saffo, Leucade ed il salto.
62 PARTE PRIMA
Vedi Dictionarium Historicum ac pociicum, ecc., a
Carlo Stephano, illius authore, postremo hoc labore mul-
tum adauctum. Apud Joannem Le Preux, et Joannem
Parucem. m.d.lxvh, p. 291.
1505-1571 — 104. Lodovico di Gastelvetro, il fiero cri-
tico avversario del Caro, noto specialmente per il suo
Commento alla Poetica d'Aristotele, nelle Rime del
Petrarca brevemente esposte (Kekrika In Basilea ad
istanza di Pietro de Sedabonis mdlxxxii) commentando
la nota terzina del Trionfo d'Amore, cap. 4 (v. parte
terza, pp. 230, 231) riferibile a Saffo « Una giovine
greca a paro a paro...y> riporta l'epigramma « Ouvo|J!.a
^su.... » di Antipatro, più il noto passo di Apuleio; senza
alcun' osservazione critica o altra notizia , che , per la
storia di Saffo in quel periodo di rinascenza, sarebbe stata
certamente non priva d'interesse.
1514 — 105. Giorgio Garraria, commentando le Epistole
ovidiane, scrisse una breve biografia saffica , poggiata
tutta sulla autorità di Ovidio, che ò così poco autorevole.
Vedi , in fine del volumetto , Impressum Mediolani
per Zanottum de Castiliono, Anno Domini, m.ccggg.xiiii
die. XIX. Mensis Januarii.
1517 — 106. Iagopo Filippo Pellenegra tradusse in terza
rima e pubblicò l'Epistola di Saffo di Ovidio (senza
FONTI GRECO-ROMANE 63
• /
indicazione di luogo, dell'editore e dell'anno) in-8. Es-
sendo più che una versione , un poemetto saturo di con-
siderazioni più o meno estetiche , cosi questo suo pa-
sticcio può essere di qualche interesse per la storia saf-
fica nella lett. italiana. Trovasi unito ad una commedia
intitolata Timone del Magnifico Conte Matheo Maria
Boyardo conte di Scandiano, traducta da uno dialogo
de Luciano, ecc. Stampata in Venezia per 2^ane Ta-
cuino de Cereto da Trin nel m. d. xvit. A di xx de
Setembrio, in-8. — Dopo ciò segue una « Excusatione
de lacóbo Philippo pelle negra de Troia in la sua epi-
stola de Sappho. >
4565 — 107. M. Giovambattista Possevini scrisse una can-
zone Sopra rode a Venere di Saffo , interessante per
la Storia di Saffb nella nostra letter. Di essa ci occu-
peremo nel capitolo dei traduttori saffici italiani.
1572 — 108. Francesco Anguilla. Discorso sopra quelVode
di Saffo che comincia « Farmi quell'uomo eguale essere
à i Dei. » Con alcune Rime Amorose del medesimo An-
guilla. Con privilegio. In Venezia, appresso Giordano
Ziletti e Compagni, m. dcc. ii, in-8, di pp. 80. Ce ne oc-
cuperemo nel capitolo dei traduttori italiani.
1575-1649—109. Vòssio (Gerardo Giovanni) di Wassem-
bourg, nel ducato di Giuliers, autore di parecchie opere
64 PARTE PRIMA
di filologia classica, si occupò anche di Saffo nel trat. De
Poetis Graecis; ma la vita che ne scrisse non ha nes-
suna importanza, accettando egli tutto, senza distinzione
critica di fonti , anzi copiando quello che, prima di lui ,
aveva già detto Snida.
Vedi Gerardi Joannis Vossii Artis Poeticae Natura
ac Constitutione Liber, ex Typografia P. et J. Blaer^
Amstelodami (Operum Tomus Tertius Philologicus )
M.DC.LXXXXVI, p. 202.
1584 — 110. Pourtraits et Vies des Hommes illustres Grecz,
Latins, ecc., par Andre Thevet Angoumousin. Premier
Gosmographe du Roy. A Paris Par la veuve I. Heruert
et Guillaume Ghaudiere, Rue St. Jacques, 1584. Avec
privilege du Roy, p. 55.
1591 — 111. QuEENES. Sapho and Phao, played beefore the
Queenes maiestie on Stroue-tewsday , by her maiesties
children and the boyes of Paules (By John LILLY).
Imprinted of London by Thomas Orwin, for William
Broome, 1591. Quarto.
1625 (?) — 112. Lorenzo Grasso, barone di Pianura, letterato
napolitano, ai suoi tempi, tenuto in grande stima, scrisse
la vita di Saffo più quella di Saffo Lesbia Metilenea,
nella sua Istoria dei Poeti Greci e di Quei che in
Greca Lingua han poetato (In Napoli, Appresso -4n-
FONTI GRECO-ROMANE 65
tonto Bulifon all' insegna della Sirena. Anno cioidclxxviii.
Con licenza dei Superiori e Privilegio, pp. 448, 449,
450).
Come si vede, il Grasso segui la distinzione delle due
Saffo, fatta dalla vecchia critica, ed in questa sua bio-
grafia è arbitraria, per non dir altro, la divisione dei
fonti biografici, dei quali egli si servì per dare fonda-
mento storico alla sua immaginazione. I principali di
questi fonti sono per lui Ateneo, Snida ed Ovidio, pro-
prio i meno autorevoli.
1643-80 — 113. MoRERi Luigi, dottore di teologia, diBarge-
mont nella Provenza, scrisse un articoletto su Saffo nel
suo grande Dizionario, che, fin dai suoi tempi, fu giu-
dicato opera imperfetta, per la sua mole. Il Moreri su
la nostra poetessa scrisse pochi righi, chiamandola de-
cima musa, distinguendola dall'altra, amante disperata di
Paone, ma questo senza discussione critica, cominciando
i suoi pochi periodi con le frasi : Quelqucs auteurs
estiment...y On dit..,, Quelques auteurs parlent..., ecc.
Ci sorprende, per tanto, di vedere il Moreri spesso e vo-
lentieri citato dai cultori degli studi saffici , vista 1' o-
pera sua cotanto nulla.
Vedi Le Grand J)ictlonnaire Historique du Moreri,
Nou velie et dernière édition. Tome neuvième. R-S. A
Cipollini : Saffo. 5
66 PARTE PRIMA
Paris, chez les libraires associés. m.d.cg.lix. Avec appro-
bation et privilège dii Roi; p. 152.
1647-1706—114. Bayle Pietro, celebre filosofo di Garlat
(contea di Foix), nel suo Dizionario , che gli fu sor-
gente di persecuzioni e di lotte, per le idee irreligiose
espressevi, in quel tempo di fiere disputazioni fra cri-
stiani, calvinisti, luterani ed anglicani, si occupò anche
di Saff'o , e ne scrisse una biografia , in cui la storia e
la leggenda, le lodi e le accuse, l'ammirazione ed il vi-
tuperio si alternano senza lume critico, talmente che,
alla fine, tutto viene a risolversi nella antica e poco
illuminata distinzione delle due Saffo. La biografia del
Bayle non ha per noi alcuna serietà critica, ed è da
considerarsi solo come un fonte, non per la conoscenza
della vita di Saffo, ma per la storia critica della poe-
tessa, attraverso l'avvicendarsi del tempo, delle religioni,
dei costumi e della coltura dei popoli.
Vedi Dictionnaire Historique et Critique par M. Pierre
Bayle. Ginquieme edition, revue, corrigée et augmentée.
Avec la vie de l'auteur,- par Mr. Des Maizeaux. Tome
Quatrieme. Q-Z. mdccxl. Avec Privilège. Amsterdam, ecc.,
pp. 139-142.
1647 — 115. Giacomo Spon, dotto antiquario, nato a Lione
nel 1647, riporta una medaglia che crede di Saffo nel
FONTI GRECO-ROMANE 67
SUO Voyage d'Italie, de Dalmatie, de Grece et du Le-
vante ecc. A Lyon, chez Antoine Cellier le fìls, MDCLXXvm,
toni, in, p. 166, tav. III.
1651-1715 — 116. Jacopo Perizonio, professore a Leida nella
storia, nell'eloquenza e nel greco, scrisse parecchie opere
e si occupò di Saffo, ripetendo in gran parte cose già
note, intuendo più che dimostrando l'onestà morale di
lei. Vedi Var, Histor,, XII, 19.
1667-1736 — 117. Fabricio Giovanni Alberto , di Lipsia,
nella sua celebre Bihliotheca Graeca scrisse una vita
di Saffo (lib. III, cap. XV, LIV), ricca di citazioni dei
fonti, in cui solo trovasi questo di notevole per gli studi
biografici saffici, ch'egli ^on crede, come gli altri che
r hanno fin qui preceduto, die Saffo, la poetessa, sia di-
versa dall'amante di Faone : egli ne fa una persona sola.
« Falluntur enim meo jtidicio qui Sapphonem poètriam
à Lesbia Pamphonis sive Phaonis amasia diversam fa-
ciunt, ut Apostolius, XX, 14, proverb. et ante eum
Aelianus XII, 19. »
Ammette il famoso salto, poiché ne cita, senza altro,
le fonti.
Vedi ed. Hamhurgi, apud Christian. Liehezeit et Theo-
dor. Christoph. Felginger. A. C. mdcgxiix. Tom. I,
pp. 589, 590, 591.
68 PARTE PRIMA
1671—118. Histoire des plus illustres et savans hommes
des leurs sieclcs. Tant de l'Europe, que de l'Asie, Afrique
et Amerique. Avec leur portraits en taille-douce, tirez
sur les veritables originaux. Par A. Thevet Historio-
graphe. Divise en huit tomes. A Paris, chez Frangois
Mauger, au quatrième Pilier de la grand' Salle du
Palais, ou grand Cyrus, m. dc. lxxi. Avec privilege du
Roy. Vedi p. 224.
1687-1766—119. Giacomo Hardign, nella sua Histoire unì'
ver selle sacrée et profane j composée par ordre de Mes-
dames de France, parlando di Saffo si sbriga con poche
parole ; la dice di Mitilene , e ricorda essere stata chia-
mata decitila Musa 'per V eccellenza delle sue poesie.
Avremmo volentieri lasciato di citarlo, se parecchi saf-
fofìli non se ne fossero fatti belli, come d'una grande
autorità I !
Vedi l'ed. di Venezia mdcclix, nella Stamperia Re-
mondini, t. 1, lib. Ili, p. 299.
1698 — 120. Thesaurus Graecorum Antiquitatum, ecc. Vo-
lumen Secundum Memorabilia primorum verae historiae
saeculorum complectens, auctore Jacobo Grenovio. Lug-
duni Batavorum. Excudit Petrus Vander, An. gidiocxcviij,
p. 34. Non hanno valore le brevi notizie biografiche in-
torno a Saffo.
FONTI GRECO-ROMANE 69
1702—121. Diarium Italicum sive Monumentorum Veterum,
Bibliothecarum, Musaeorum etc. Notitiae Singulares in
Itinerario Italico coUectae, Additis schematibus ac fìguris.
A R. P. D. Bernardo De Montfaugon, Monacho Be-
nedictino, Gongregationis Sancti Mauri, ParisiiSy Apud
Joannem Anisson , Typographiae Regiae Praefectum ,
MDCCii. Gum Privilegio Regis, in-8, di pp. 526.
1708 — 122. Giovanni Cristiano Blum (Joannes Christianus
Blum) si occupò di Saffo in un articolo intitolato : Ad
Sapphonem, in cui raccoglie un buon numero di notizie
appoggiate all' autorità di molti scrittori : egli non crede
■che una donna, come Saffo, tanto lodata ed onorata dal-
l' antichità, possa avere avuto cattivi costumi : nelle sue
poesie vi è un grande affetto, dice egli , per alcune gio-
vinette, at nihil in eis obscoenitatis ; nihil qtwd pTian-
tasta poetica elata femina, imitandi illius affectìis studio,
de formis praestantioribus sine crimine dicere non
possit
Vedi De Poeiriis Graecis Observationes Historicas
et Criticas Historiae Poetriarum generalis Specimen etc.
Publico Examini Exponet Autor et Respondens Joannes
Christianus Blum, Brunovic.MagisteriiCand.et ss.Theol.
Stud. Ad diem xxvni. Jan. A. m.dcciix. Lipsiae Lìtierìs
Haeredum Brandenhurgerianorum, pp. 48, 49, 50, 51, 52.
70 PARTE PRIMA
1716-1795 — 123. J. J.Barthelemy si occupa anche di Saffo^
ma ttulla apportandovi di nuovo: accetta tutto, le ac-
cuse di immoralità, gli amori infelici per Faone ed il
famoso salto di Leucade ; dichiarando, per giunta, di non
saper comprendere come i Mitilenei abbiano potuto ono-
rare tanto una donna di cattivi costumi. L'ab. Gian Gia-
como, se avesse approfondito V argomento, e non si fosse
appagato di ripetere pappagallescamente quanto scrissero-
certi biografi prima di lui, non avrebbe certo trovata
da meravigliarsi cotanto.
Vedi Voyage du jeune Anacharsis etc. Paris^ chez
Firmiti Didot et C, mdgcclxxx, pp. 103, 104.
1738 — 124. Numismata regum Macedoniae Omnia quae la-
boribus celi, virorum Crophii, Lazii, Goltzii, Patini', Spa-
nhemii , Herduini , Begeri , Wildii , Haymii, Liebii , etc.
ex regiis aliisque Numismatophylaziis hactenus edita
sunt additis ineditis et nondum descriptis quotquot com-
parare licuit integra serie historica Tahulis Aeneis^
repraesentata digessit descripsit et notis variorum doctis-
simorum virorum illustrata edidit Johannes Jacóbus^
Gessnerius Tigurinus. Praefìxa sunt. Prolegomena de^
Thesauro Universali Omnium Numismatum Graecorum
et Romanorum. Caput de Numismatum Graecorum Prae-
stantia Usu et Raritate. Et p. 24 inseritur. Le Catalogne:
FONTI GRECO-ROMANE 71
des Medailles Greques, qui se trouvoient au Cabinet de
r illustre Mr. de Formont de la Tour, pendant qu'il
demeuroit a Zuric. Tiguri, ex officina Heideggeriana
M. Dcc. XXXVIII. Vedi p. 104.
1739— 125. Antonio Conti. Prose e Poesie, Tomi due. Ve-
nezia presso Giambattista Pasquali, mdcgxxxix. Vedi
Tomo Primo, p. gclxxvii nelle Annotazioni.
1739 — 126. Veterum Illustrium Philosophorum Poetarum
Rhetorum et Oratorum Imagines, Ex vetustis nummis,
gemmis, hermis, marmoribus, aliisque antiquis monu-
mentis desumptae. Jo. Petri Bellorii Ghristinae Re-
ginae Augustae Bibliotheearii et Antiquarii expositionibus
nunc iterum accuratius editis. Romae, ex Calcographia jam
de Rubeis, nunc Rev. Cam. Apostolicae apud pedem Mar-
moreum, cum Privilegio Summi Pontificiis, mdcgxxxix
Superiorum permissu.
Vedi : in Imagines Veterum Illustrium, Poetarum
Expositioncs, p. 13, n. 63. — È una breve vita di Saffo,
scritta in latino, di nessun valore.
1741 — 127. Della Storia e della Ragione d' ogni poesia,
Voi. II di Francesco Saverio Quadrio, ecc. In Milano,
M DCC XLi. Nelle stampe di Francesco Agnelli. Con licenza
dei Superiori.
A p. 50 e segg. il Quadrio parla di Saflfo, accetta la
72 PARTE PRIMA
distinzione della poetessa dalla meretrice omonima, attri-
buendo a questa le note accuse.
1763 — 128. NicoLAUS Franc. Haymius Thesaur. Britannic.
interprete Gomite Aloysio Ghristiano Mediolanense ,
edit. Vindobonen. ex officina Krausiana an. ciò id oc lx hi
tom. I, tab. XIII, n. 2, p. 145.
1776-1827—129. Ugo Foscolo. Narra la poetessa Agliaja
Anassilide nelle Notizie della sua vita scritte da lei
medesima (v. Versi, Padova dalla tipog. Crescini, 1826,
p. 43) che, presentata a Foscolo da una signora sua
protettrice, quegli le domandò che cosa pensasse di Saffo.
— Penso, rispose ella, che fosse più brutta che brava,
poiché Faone l'abbandonò.... Oh cosa dici, ragazza mia?
, esclamò Foscolo , questa è una bestemmia : Saffo era
bellissima, grande, bruna, ben fatta, ed aveva due occhi
che pareano due stelle. Di alcune osservazioni estetiche
su Saffo scritte altrove dal Foscolo, ci occuperemo in
seguito.
1779 — 130. Vetera Monumenta quae in hortis Gaelimontanis
et in aedibus Matthaeiorum adservantur Nunc primum
in unum collecta et adnotationibus Arodulphino Venuti
et a JoHANNE Ghristophoro Amadutio, Volumen I, Sta-
tuas comprehendens. Romae, m dog lxxix. Samptibus Ve-
nantij Monaldini Bibliopolae. Vedi p. 109, tav. GIII.
FONTI GRECO-ROMANE 73
1783 — 131. Francesco Saverio dei Rogati. Le Versioni di
Anacreonte e di Saffo. Volumi due. CollCy nella Stam-
peria di Angelo Martini e G. , 1783. Con approvazione.
1789 — 132. Banquet des Savans, par Athénée, Traduit,
tant sur le Textes imprimés, qae sur plusieurs Manuscrits,
Par M. Lefehure de Villehrune. A Paris chez Lamy,
libraire, quai des Augustins, n. 26. De 1/ Imprimerle de
Monsieur. m dcg lxxxix. Avec Approbation, et Privilège
du Roi.
Dei frammenti saffici, conservatici da Ateneo, sparsi
nei suoi libri, trovasi una infedele versione francese in
prosa. Per es. al lib. I, p. 30, ecco qui come traduce il
noto epigramma di Saffo contro Andromeda. « Gotte
personne qui vous charme est grossière et mal élevée :
elle ne sait faire tomber une robe sur les talons. »
1790 — 133. Encychpédie Métodique Histpire, Tome qua-
trième. A Paris, chez Panckoucke, libraire, hotel de
Thou, rue des Poitevines, mdccxc. Avec approbation
et Privilège du Roi.
A p. 711 è una breve biografìa saffica, in cui si ri-
petono, senza critica, le solite cose, l'amore per Paone,
la fuga in Sicilia e il salto di Leucade.
1791—134. JoANNis Alberti Fabricii Theol. D. e Prof.
Pubi. Hamburg Bibliotheca Graeca, etc, editio quarta
74 PARTE PRIMA
curante Gottlieb Ghristophoro Harles e te, Accedunt
B. I. A. Fabricii et Christoph. Augusti Heumanni Sup-
plimenta Inedita. Voi. IL Hamhurgi Apud Carolum
Ernestum Bohn A. G. m dcc lxxxxi. Lipsiac ex officina
Breitkopfia.
A p. 137 ò una breve biografìa saffica, molto prege-
vole per i fonti che vi sono registrati.
-y 1794 — 135. Abr. Gtli. Raabe. Interpretatio odarii Saphici
in Venerem. Progr. 4. Lipsiae, 1794.
1798-1837 — 136. Giacomo Leopardi, pur inspirandosi nella
leggenda saffìca quando scrisse il suo nono canto, nella
nota 5 mostra però di conoscere la distinzione che alcuni
critici hanno fatto delle due Saffo, l'una famosa per la
sua lira e l'altra per l'amore sfortunato di Faone; quella
contemporanea di Alceo, e questa più moderna. Vedi
Opere di G. L. Firenze, Felice Le Mounier, 1845, voi. I,
pp. 36-38 e p. 140.
1805 — 137. Sestini. Lettere e dissertazioni Numismatiche,
ossia descrizione di alcune Medaglie rare del Museo
Regio di Berlino e di altri Musei. Con più la critica
sopra altre descritteci da vari autori. Vedi Tomo ottavo.
Berlino. Appresso Garlo Quien, m dccc v, p. 71.
1807 — 138. Bt^XtoOyixYic EX>.yivt)tyi; ^t^Xia Suo, ecc. Av8t(xoù
Fa^T) Tou M7i>.tcoTou. To(xoc A ! 'Ev Beveria. * 'Eret Tq>
FONTI aRECO-ROHANE 75-
-7
?
ScoTYip^ù), 1807. 'Ex 'z%c, Tu7roYpa9ta; Ildcvou BeoSodtou-
Tou 6$ 'Icoavvtvcov.
A pag. 136 è una breve biografia saffica scritta in
greco, in cui si ripetono, come storici, gli amori per Faone-
ed il salto Leucadeo.
1809 — 139. H. F. Magn. Volger. Diatribe historico-criticct
de Sapphus poetriae vita et scriptis. Gotha, 1809. (Halle,
Heynemann.)
1810—140. Salms Dyck (Gonstance Marie de). Precis de^
la vie de Sapho. Paris, 1810.
1816 — 141. F. Gtli Welcker. Sappho von einem herr-
schenden Vorurtheil befreit. Gòttingen, 1816.
1818 — 142. Numismatique du Voyage du Jeune Anachar-
SIS. Tome primier. À Paris, 1818.
Vedi p. 67.
1819—143. W. E. Weber. Bluthen hellenischen Lyrik u.
Elegie (Homer, Hymnus, Sappho, Phanokles, Anthologie).
In: Eremi u. Doderlein, Philol. Beitràge aus. d. Sche-
weix. 1, Bd. {ZuHch, 1819), pp. 292-302.
1820 — 144. Le Nove Muse di Erodoto Alicarnasseo tra-
dotte ed illustrate da Andrea Mustoxidi Gorcirese.
Milano, dalla Tipografia di Gio. Battista Sonzogno, 1820.
A pp. 376, 377, nella nota al lib. secondo, tom. I, il
Mustoxidi fa di Dorica e di Rodope una sola persona,.
76 PARTE PRIMA
poggiando questa credenza sopra una sua personale sup-
posizione, che, del resto, non è accettata neppure dal
suo amico e concittadino Petrettini : v. op. cit., tom. II,
pp. 164, 165. Il Mustoxidi si occupa ancora di Saffo
nella sua vita di Anacreonte.
1821 — 145. Il signor Kòler o Kòhler, come altri ha
scritto, volendo combattere le opinioni del Visconti su
la nostra poetessa , le chiamò ardite , senza essere
nuove, e senza avere una certa base, citando, in prova
di ciò, il penetrante Bayle, il cui breve cenno, più che
studio, intorno a Saffo, non ha per noi, come abbiamo
altrove dichiarato, alcun' importanza. Voleva il Kòler
combattere il Visconti? avrebbe dovuto fare ben altro
che citare il Bayle.
Vedi Biblioteca Italiana o sia Griornale di Letteratura
Scienza ed Arti, compilato da vari letterati. Tomo XXIV,
anno sesto. 1821, Milano, p. 111.
i822 — 146. L'abbate Zannoni G. B. R. Antiquario nella
Galleria di Firenze , accetta la distinzione delle due
Saffo, uniformandosi in ciò al giudizio del Visconti, e
combattendo la critica acerba del signor Koler. Vedi
Antologia, Aprile, Maggio, Giugno, 1822. Tomo sesto.
Firenze , Al gabinetto Scientifico e Lett. di G. P. Vies-
«eux. Elogio d* Ennio Quirino Visconti, p. 439, nota 16,
pp. 472-73.
FONTI GRECO-ROMANE 77
-n 1822 — 147. Allier de Hauteroche Luis. No lice sur la
courtisane Sapho. Paris, 1822.
1823 — 148. Iconografia Greca di Ennio Quirino Visconti
recata in italiana favella dal dott. Giovanni Labus.
Voi. I. Milano, presso gli Editori, mdccc xxiti (la prima
ediz. è del 1808).
A p. 81 e seg. parla di Saffo, e con metodo storico
adduce le prove per distruggere la leggenda, e le accuse
di licenziosa. Fa menzione di ritratti, statue e medaglie ^
coi quali gli antichi onorarono la memoria di Saffo. È
una biografia breve e pregevole.
-7 1824—149. Bianca Milesi. Vita di Saffo. Parigi, 1824.
-p 1824 — 150. Giuseppe Milani. Le Odi di Saffo Lesbia, tra-
dotte, ^^r^amo, Stamperia Mazzoleni, mdccc xxiv,in-12.
Vedi a pp. 7-34 la Vita della poetessa.
1827 — 151. Gdfr. Hermann. Bemerkungen Uber Homer,
"7
u. die Prag. der Sappho (edit. Neuian, 1827).
1828 — 152. Degli Scrittori Greci e delle italiane versioni
delle loro opere. Notizie raccolte dall' Ab. Fortunato
Federici Vice-Bibliotecario della I. R. Università di
Padova. In Padova, pei tipi della Minerva, m dccc xxviii.
A pag. 42 è una breve biografia saffica, nella quale
si ripetono, come fatti storici, gli amori per Paone ed
il salto di Leucade.
78 PARTE PRIMA.
1828—153. Descrizione delle Medaglie antiche greche del
Museo Hedervariano dal Bosforo Cimmerio fino air Ar-
menia Romana con altre di più Musei comprese in
XXI tavole incise in rame con più una di monogrammi
e distribuite secondo il sistema geografico numismatico
per Domenico Sestini. Parte seconda. Firenze, presso
Guglielmo Piatti, mdccgxxiix. Addenda, t. Ili, n. 17.
1829—154. L. DoDERLEiN, In Sapphonem, Kritische Mi-
scellen (Homer, Solon, Aristophanes, Sappho). In: Rhein
Mus. 3 Jahrg., 1829, pp. 11-15.
— (1847). Miscellen (Hesiod, Sappho, Theognis, So-
phocles, Euripides, Thucydides, Plato). Erlangen, 1847.
pp. 298-316. In : Reden u. Aufsatze, II Samml.
1833 — 155. Description de Medailles Antiques Grecques
et Romaines, avec leurs degré de rarité et leur estima-
tion, etc. par T. E. Mionnet, etc. Supplément. Paris,
MDCCCXXXIII.
Vedi lib. Ili, p. 46, lib. VI, Supplément, p. 54, e p. 60
e seguenti.
1836—156. A. HopE. Sapho. Par A. H. Paris, Barba,
M DCGG XXXVI , in-8.
1836—157. F. Gr. Schneidewin. In Sapphonem, Vedi
Exercitationum criticarum in poetas graecos minores
cap. quinque. Gap. 2. Brimsvigae, 1836-1837.
FONTI GRECOROMANE 79
1840—158. Biblioteca Greca delle Belle Arti composta
da Giovanni Petrettini Gorcirese. Tomo secondo. Mi-
lano, coi tipi di P. A. Molina, Contrada dell'Agnello,
n. 963, 1840.
Vedi Dei Dipnosofisti di Ateneo. Tutto che riguarda
alle Belle Arti. Ora per la prima volta tradotto ed il-
lustrato.
1842 — 159. H. L. Ahrens. Gonjecturen zu Alcàus u. Sappho,
In: Rhein Mus. N. F. 1 Jahrg. 1842, pp. 382-401.
1843—160. Th. Bergk. In Sapphonem. Vedi Poetae Ly-
rici, 1843, p. 874.
— (1861). Kritische Analekten. In : Philologus , 16
Jahrg. 1861, pp. 592-593.
1843 — 161. Biographie Univer selle (Michaud) ancienne et
moderne, ou histoire, par ordre alphabétique de la vie
publique et privée de tous les hommes qui se sont fait
remarquer par leurs écrits, leurs actions, leurs talents,
leurs vertus ou leurs crimes. Nouvelle éditions, etc.
Ouvrage redige par une société de gens de lettres et
de savants. Tome Trente-huitième C. D. Paris, chez
Madame C. JDesplaces , Editeur-propriétaire de la deu-
xième édition de la Biographie Universelle.
A p. 2 ò una biografia di Saffo, scritta dal Rosenwald,
il quale, pur esponendo i risultati della critica moderna,
80 PARTE PRIMA
finisce con l'accettare non solo l'esistenza di due Saffo ,
ma espone anche il dubbio d'una terza. — E questo è
troppo davvero.
1845-46 — 162. Dizionario Biografico Universale conte-
nente le notizie più importanti sulla Vita e sulle Opere
degli uomini celebri, ecc. Prima versione dal francese
con molte giunte e correzioni e con una raccolta di
tavole comparative ora per la prima volta compiute.
Voi. IV. Firenze, David Passigli Tipografo-editore, via
Evangelista n. 17, m dccg xlv-xlvi.
A p. 1028-9, si parla di Saffo, ripetendo vecchi errori,
e la distinzione delle due Saffo, l' una poetessa e l' altra
cortigiana, attribuendo a questa l'amore per Faone ed
il salto di Leucade.
1847 — 163. Emilio Deschanel. Sappho et les Lesbienes.
Nella : Revue des deux Mondes, Juillet, 1847.
1849—164. A. Naugk. Zu Saffo. In : Philologus, 4 Jahrg.
1849, p. 532.
1851—165. H. KoGHLY. Sappho. In: Akademische Vortràge.
Zurich, pp. 155-217 e 406-412.
1855—166. Storia della Letteratura Italiana di Paolo
Emiliani-GtIudigi. Seconda edizione. Volume Primo. Fi-
renze, Felice Le Monnier, 1855.
A pag. 98 è una lunga nota, nella quale l'Emiliani
FONTI GRECO-ROMANE 81
con molte parole discorre dell' indole della poesia saffica,
confrontandola qua e là con alcuni momenti lirici di
Dante : quanto opportunamente , sei veda il lettore vo-
glioso.
1855—167. Antonio Zoncada. Vedi Corso di Leti. Clas-
sica. Pavia y Tip. dei Fratelli Fusi. Parte Prima, pagine
1856 — 168. H. F. Heller. Carmen Sapphus secundum.
Vedi Philologus, 11 Jahrg. 1856, p. 431-437.
1856 — 169. Nuova Enciclopedia Popolare Italiana, ovvero
Dizionario Generale di Scienze, Lettere, Arti, Storia,
Geografia, ecc. Quarta edizione. Volume Vigesimo. To-
rino, dalla Società l'Unione Tipografico-editrice.
A pp. 343, 344 è una breve biografia di Safib, che ha
il merito di essere fondata sovra alcuni risultati della
critica moderna.
—4857 - 170. W. Mure. Sappho, and the ideal love of the
Greeks. Vedi Rhein. Mus. N. 1 , 12 Jahrg. 1857, pa-
gine 564-593.
^ 1857—171. F. Gtll Welgker. Odeu der Sappho. In :
Rhein. Mus. N. F. 11 Jahrg. 1857, pp. 226-259.
— 1863. Sappho und Phaon. Ebenda 18 Jahrg. (186C)
pp. 241-252.
1858 — 172. Istoria della Letter attera Greca di Carlo
Cipollini : Saffo. o
82 PARTE PRIMA
Ottofredo Muller. Prima traduzione italiana dall'origi-
nale tedesco preceduta da un proemio sulle condizioni
della Filologia e sulla vita e le opere dell'autore per
Giuseppe Muller ed Eugenio Ferrai. Voi. Primo. Firenze,
Felice Le Mounier, 1858.
Nel Gap. Decimoterzo « La Poesia Lirica dei Poeti
Eoli » nelle pp. 280-93 è lo studio su Saffo e la poesia
saffica ; molto interessante , sebbene poco originale ,
avendo in più luoghi copiato traducendo dal latino del
Volger.
1858—173. Bonaventura Viani. Le Odi di Anacreonte
e di Saffo. Spoleto, 1858.
Vedi La Vita che precede la versione saffica.
1858 — 174. Annali delV Instituto di Corrispondenza Ar-
cheologica, Volume Trigesimo. Annales de l'InstituL de
Gorrespondance Archéologique. Tome Trentième. Roma,
Tipografia Tiberina. A spese dell' Instituto, m dcgg lviii.
Vedi p. 42: più an. 1857, p. 179: an. 1861, p. 169.
1860 — 175. R. Westphal. Zwei Strophen der Sappho.
In: Jahrbb. f. class. Philol. 81. Bd. 1860, pp. 690-694.
1861—176. Leo Joubert. Studio su Alceo e Saffo. Vedi
Revue Européenne, agosto 1861.
1862—177. Th. Kogk. Alcàos u. Sappho. Berlin, 1862.
Weidmann.
FONTI GRECO-ROMANE 83
1803 — 178. Cesare Gantù. Vedi Storia della Letteratura
Greca. Firenze, Felice Le Mounier, 1863, pp. 99-102.
1863 — 179. Giuseppe Bustelli. Vedi Vita e Frammenti
di Saffo da Mitilene. Discorso e Versione, ecc. Bologna,
presso Gaetano Romagnolo, pp. 5-59.
1865 — 180. Carlo Prien. Die Symmetrie u. Responsion
Der Sapphischen u. Horazischen Ode. Gymn. Progr. 4.
Lubech, 1865. (Asschenfeld.)
1865 — 181. Ad. Mighaelis. Thamyris und Sappho auf einem
Vasenbilde. (Mit. ein. lith. Taf.). Leipzig, 1865. Breit-
kopf u. Hàrtel.
1866 — 182. Grand Dictionnaire universel Du XIX Siè^
de, ecc., par Pierre Larousse. Paris, Administration,
du Grand Dictionnaire Universel. 19, Rue Montparnasse,
1866.
Nel Tome Quatorzième, pp. 204, 205, .206, è una pre-
gevole biografia della nostra poetessa, con alcune notizie
bibliografiche interessanti.
1866-— 183. J. Mahly. Sappho bei Himerius. In: Rein.
Mus. N. F. 21 Jahrg. 1866, pp. 301-308.
1867 — 184. Alfr. Sghòne. Sappho. In: Symbola philol.
Bonn in honorem Frid. Ritschelii coUecta. Fase. II,
1867, pp. 731-762.
1867—185. G. Bernhardy. Grundriss der griechischen Lite-
84 PARTE PRIMA
ratur, 3 volumi. Vedi voi. secondo (terza edizione, 1867),
ove distesamente tratta della Epopea, Elegia, Giambo e
Melica.
1868 — 186. Heinr. Stadelmann. Aus Tibur und Teos. Eine
Auswahl lyrischer Gedichte von Horaz, Aiiakreon, Catiill.
Sappilo , u. A. In : Nachdichtung von Heinr. Stadel-
mann, 16. Halle, 1868. Ruchh, d, Waisenh.
1869 — 187. E. BuRNouF. Histoire de la Litterature grecque,
Paris, 1869, due volumi.
1870—188. Arnold*Bernh. Sappho. Vortrag, gehalten zu
Miinchen am. 25 Marz 1870. Sammlung gemeinverstàn-
dlicher Vortrage hrsg. v. Rud. Virchow u. Fr. Holtzen-
dorf, 8. Berlin, 1871. Liiderilz, Veri. (Habel).
1872 — 189. K. BòTTiCHER. Zwei Hermenbildnisse der Sap-
pilo. In: Archaeol. Zeit., 29 Jahrg. N. F. 4 (1872),
pp. 83-86. .
1872 — 190. W. Hartel. Die Sappho und die Sappho-Sage.
In : Oester. Wochenschrift f. Wissenschaft u. Kunst v.
W. Bucker, N. F. 2. Bd., 1872. 33 Heft.
1872 — 191. Em. HÙbner. Die Madrider Sappho berme.
In : Archaeol. Zeitung, 29 Jahrg. N. F. 4, 1872, pagine
86-87.
1874—192. F. Blass. Zu den griech Lyrikern. (Sappho,
Erinna, Alcaeus, Anakreon, Simonides, Bacchylides). In :
FONTI GRECO-ROMANE 85
Rhein. Mus. N. F. 29, Bd. 1874, p. 149-158 e 32. Bd., .
1877, pp. 450-462.
1876—193. Domenico Gompaketti. Saffo e Paone dinanzi
alla critica storica. Nella: Nuova Antologia, feb. 1876,
fase. II, pp. 253288.
1876 — 194. Domenico Comparetti. SulV epistola ovidiana
di Saffo a Faonc, Pubblicazioni del R. Istituto di studi
superiori. Firenze, 1876, voi. II.
1878 — 195. Gaetano Trezza. La Leggenda di Saffo, Vedi
Studi Critici, Drucker & Tedeschi. Verona, Padova,
Lipsia, 1878.
A pp. 267-270 è una breve recensione critica sui
lavori saffici del Comparetti , dove si leggono alcune
osservazioni sull'indole della poesia saffica, molto ef-
ficaci.
1878 — 196. Leonello Modona. La Saffo storica ed il mito
di Saffo e Paone. Vedi: Riv. Europea, Firenze, 1878,
Tip. della Gazzetta del Popolo.
1881 — 197. Talbot. Histoire de la litterature grecque (Ma-
nuale Lamerre). Paris, 1881.
1882—198. RiEDEL. État actuel de la question de Sappho ,
1882.
1884 — 199. Geschichte der Griechischen Literatur bis auf
Alexander den Grossen von D/ Karl Sittl. Erster
86 PARTE PRIMA
Teil. Mùnchen Theodor Ackermann Kòniglicher Hofbu-
chhàndler 1884.
Vedi lib. I, 323 e segg. Sono queste pagine del SittLt
piene di aemne critico, e di sicura erudizione.
1885 — 200. Denkmàler des Klassùchen Altertums zur
Erlàuterung des Lebens der Griechen und R5mer in
Religion, Kunst und Sitte, ecc. Munchen und Leipzig,
Druck und Verlag von R. Oldenbourg, 1885.
Vedi p. 1547, ov*è una breve biografia saffica, con
l'impressione d'una immagine tolta da una delle meda-
glie già note.
1886 — 201. Kopp. Geschichte d. griech. Literatur. Berlin^
1886, (tradotta e ridotta da C. Fumagalli, sulla terza
edizione, Verona).
1886 — 202. Domenico Gomparetti. Saffo nelle antiche rap-
presentanze vascolari.
Vedi Museo Italiano d' antichità Classica , voi. II ,
puntata I. Firenze, Ermanno Loescher, 1886, p. 47 e
seguenti.
1806 — 203. Manuali Hoepli. Letteratura Greca di Vigilio
Inama, prof, nella R. Accademia Scientifico-Letteraria
di Milano. Quinta Edizione notevolmente migliorata. Mi-
lano, 1886, p. 85.
1888 — 204. Giovanni Setti. Disegno storico della Lette-
FONTI GRECO-ROMANE 87
ratura Greca, Volume Unico. In Firenze, G. G. Sansoni,
editore, 1888.
A pp. 72, 73, 74 di questo prezioso Manuale il Setti
discorre di Saffo con una felice sintesi di quanto la cri-
tica moderna ha prodotto su questo argomento.
1888—205. S. G. Vries. De Epistola Sapphus ad Phaonem, 8
(155 S). Leiden, 1888. Berlin, Galvary e C.
1888 — ^206. Quaestiones Sapphicae. Scripsit Phil. Mao.
IoANNES LuNAK. Accodit Gorollarium Griticum atque
exegeticum ad Ovidianam Sapphus Epistulam. Kaza-
niae mdccclxxxviii. Typis Universitatis Gaesareae litte-
rarum Kazaniensis, in-8, di p. 114.
1888 — 207 Giosuè Garducci, nella sua splendida Lettura
€ Joufré Rudel » , parlando dell' Ultimo canto di Saffo
del Leopardi , osserva che < la poetessa di Lesbo non
fu né brutta né infelice come il Leopardi l'accolse a
imagine sua da una tarda tradizione, e che della bellezza
e dell'amore intese gustò, e cantò più non potesse il
Leopardi. » Bologna , Nicola Zanichelli, mdccclxxxviii ,
pag. 9.
1889 — 208. Histoire des Greces depuis les temps les plus
reculés jusquà la Reduction de la Grece en Province
Romain , par Victor Durut , membro de l' Institut,
Ancien Ministre de V Instruction Publique , ecc. Paris*
88 PARTE PRIMA.
Librairie Hachette et C, 1889 (splendida edizione.) —
Vedi lib. I, 624, 625.
1889 — 209. Histoire du Réalisme et du Natiiralisme dans
la Poesie et dans Vartdepids V Antiquité jusqn' à nos
jours, par Paul Lenoir, Inspecteur au Ministère de
rinstruction publique et des Beaux-Arts. Paris, Maison
Quantin Compagnie Generale d* impression et d'Édition.
7, Rue Saint-Benoit , 1889.
A pp. 86, 87, 88, 89 è un breve studio sull'indole
della poesia saffica, con una versione in prosa francese
di alcuni frammenti.
CAPITOLO SECONDO
LE EDIZIONI DEL TESTO
(dal Ì5i4 al i883)
Haec studia adolescentiam alunt,
senectutem oblectant.
''Erepo^ è'C, sTepoif ffoyò? tó re
TràXat TÓ re vvv.
Bacchilide, fram. 14.
E poi vero, come taluni vorrebbero far credere, che
questi studii , lunghi , pazienti e severi , siano infecondi non
solo d'ogni sodisfazione morale per il bibliografo, ma di
utilità pratica, anche per il pubblico dei cultori classici?
— Confesso, per conto mio, che ho provato tanto piacere
intellettuale, man mano che venivo raccogliendo le testi-
monianze dell'attività morale, spiegata dagl'Italiani, per
i primi, e poi man mano, da tutti i letterati di Europa,
intomo alla costruzione e ricostruzione del testo dei fram*
menti saffici, che, alla fine delle mie investigazioni, mi
sono sentito, quasi ad usura, compensato della fatica.
È, infatti, argomento di viva compiacenza, per un'anima
gentile, il vedere, anche nella storia cronologica delle edi-
zioni d'un classico, popoli, per mille svaria tissimi inte-
^2 PARTE PRIMA
ressi , lottanti fra loro, diversi per religione , e per or-
dinamenti politici, stringersi in un vincolo comune, nel
culto dell'arte e della letteratura antica, e questo vincolo
essere, in tutti i secoli, sempre saldo e fecondo di reci-
proci riguardi e costituire da sé solo la testimonianza più
eloquente della fratellanza spirituale di tutte le genti civili.
In quanto poi all' utilità, dichiaro, senza entrare in oziose
-discussioni, che, prima di me, molti tentarono l'elenco delle
edizioni saffiche, e filologi (1) e bibliofili tedeschi, francesi,
italiani, inglesi: ma la bibliografia saffica deirEngelmann(2),
ricca dei prodotti tedeschi , è poverissima nel rimanente :
il Brunet (3) registra le edizioni francesi, ma è poco o niente
informato delle altre : i bibliografi italiani, e non sono pochi,
raccolgono, spesso male, e non tutte, le edizioni italiane:
lo stesso posso affermare, senza tema di essere smentito,
dei bibliografi inglesi e spagnuoli, e non faccio nomi, per
non spiegare l' inutile lusso di tutte le opere bibliografiche
da me all' uopo consultate.
Abbiamo dunque grandi conati di bibliografie saffiche,
onde noi , raccogliendo e vagliando con diligenza l' opera
(1) Vedi le edizioni del Wolf (1733) e del Volger (1810).
(2) Wilhelm Engelmann : Bibliotheca Scriptorum Classicorwin.
Scriptores Graeci, — Leipzig, 1880, pag. Q&i-G^,
(3) Manuel du Libraire, ecc., ecc., par Jacques-Charles Brunet,
tK)me cinquième. — Paris, 1864, pp. 138, 139.
LE EDIZIONI DEL TESTO 93
di quanti ci hanno preceduto, crediamo di presentare un
lavoro che potrà, se non altro, produrre questa utilità, che,
in avvenire , risparmi ai futuri ammiratori della grande
poetessa, la fatica e la pazienza di doverlo compiere. Certo
non abbiamo la presunzione di credere che tutto è stato
raccolto : qualche critico tedesco non mancherà forse di
farci il rimprovero di avere dimenticata una qualche edi-
zione e, forse, più di una : rispondiamo fin d'ora che nulla
trascurammo per riuscire completi : se altri può , faccia
meglio. E non perda tempo : il secolo è per tramontare
e bisogna raccogliere e raccogliere; compiute raccolte in
qualunque ramo letterario e scientifico, saranno il più bel
regalo che si potrà lasciare ai posteri.
Ed ora, per ordine cronologico, veniamo all'edizioni del
testo della nostra poetessa.
1514 — 1. Athenaeus. 'AOvivatou zist7rvo(70(pt(7T&)v In fine
del voi., pag. 294: Venetiis apud Aldun ci Andream
Socerum mense Augusto, m. d. xiiii. Vedi p. 32 di questo
nostro studio.
1531 — 2. Florilegium Diversorum Epigrammatum in Sep-
tem Libros. Solerti xìvì^qv repurgatum cura, m.d-xxxi.
"94 PARTE PRIMA
*Av6oXoyta Sta9Ópa)v STrtypafJifJLàTtóv àp)^atot;, ecc., ecc.
Nunc exit castigatius, ecc. ecc. 1531. Vaenundatur Badio.
A pp. 61, 62, 63, lib. I, é il testo greco degli epi-
grammi di Autipatro Tessalonico , di Antipatro Sidonio,
e degli altri autori incerti, in onore di Saffo : a p. 128,
lib. Ili , è il testo greco dell' ep. di Saffo al pescatore
Pelagone : a p. 180 il testo greco degli ep. di Finito e
di Tullio Laurea a Saffo: a p. 183 dello stesso libro è
Tep., Sulla tomba di Saffo « ouvvafAdc [xeu.... » A p. 252,
lib. IV, è la descrizione della statua di Saffo di Gristodoro
nel ginnasio di Zeusippo.
1532—3. Cbllectio Frobeniana. Basii, 1532. 4. Vedi Fab.,
voi. I, p. 326.
( 1547 — 4. zitovu(7tou AXtxapvaaaeci); TTspi (TiivOso-scit); ovo(Ji.a-
1 Tcov , npo; P0U90V. Dionysii Halicarnassei de composi-
tione, seu orationis partium apta inter se collocatione, ad
Rufum. Eiusdem, artis Rhetoricae capita quaedam, ad
Echecratem. Item quo genere dicendi sit usus Thucydides,
ad Ammaeum. Lutetiae, Ex officina Rob. Stephani, Ty-
pographi Regii, typis Regiis. m. d. xlvii. Ex privilegio
Regis.
A pp. 36, 37 è il testo greco della ode I di Saffo.
1548 — 5. Epigrammata. Selectorum e Graecis Scriptoribus
Epigrammatum Genturiae Duae. Tigurij apud Frosch. —
LE EDIZIONI DEL TESTO 95
In fine a p. 95, leggesi : TiXo;. Folio 84 , linea ultima,
lege prius prò praesens. m. d. xlviii.
A pp. 93, 94 è il testo greco d'un presunto ep. di
Saffo con la seguente vers. lat. di Rod, Gualth.
Foeminei quaedam sexus sua pignora dulci
In. gremio fovet, haec variam muto ore loquelam
Per mare, per montes, aedunt, terrasque per omnes
Ad quoscunque volunt, procul hanc audire remoti
Possunt, auditus tamen illis deficit omnis.
1549 — 6. Epigrammatum Graecorum libri VII. Annotationi-
bus Joannis Brodaei Turonensis illustrati. Quibus additus
est in calce operis rerum ac vocum explicatorum Index
diligentissime conscriptus. Froben. Basileae, m. d. xlix.
Vedi lib. Ili, p. 312: è il testo solo dell' epigramma
della giovinetta Tìmade, morta immaturamente : a p. 370
quello di Finito a Saffo. Nel lib. UT, p. 497, è il testo
greco deir epigram. di Damocaride, Sul ritratto di Saffo.
Nel lib. V a p. 516 è il testo greco della descrizione
della statua di Saffo, nel ginnasio di Zeusippo, lasciataci
da Gristodoro.
1553 — 7. ''H9at(TTtovo); 'AXe^avSpéw; iyjzi^i^io^t Trept [lz-
Tpcdv >cat '7i:ot7)|zdcTcov. El; tó aÙTo cj^óXta. Typis regiis.
Parisiis, M-DLiii. Apud Adrianum Turnebum typogra-
96 PARTE PRIMA
phum regiuni. Ex privilegio regis. Vedi (DaTT^t^tòv)
pp. 33, 16. 34, 23. 45, 17. 91, 21 : (2a7r(pà) pp. 7. 34,
19. 35, 1. 36, 26. 37, 15. 40, 14. 47, 20. 49, 4. 57, 24.
58, 3. 63, 16. 65, 20. 26, 68, 3. 70, 8 ; (SaTrpou; adjxaTa)
p. 39, 15 : (Tzoi'fiiLXTx) p. 74 , 21 : ((xaToptxòv ta[JLpt>cbv)
p. 87, 26, 31 ; ((TV)[xa(7ta) p. 20, 21.
1555 — 8. Atovudtou AoYy^o^ "^sp^ u^^o'j; XoyoD. Dionysii
Longini De sublimi genere dicendi. In quo cum alia
multa praeclare sunt emendata, tum veterum poetarum
versus , qui confusi commixtique cum oratione soluta ,
minus intelligentem lectorem fallerò poterant, notati
atque distincti. Apud Paulum Maìiutmmj Aldi F. Ve-
netiisy M. D. Lv.
A p. 9 è il testo greco della seconda ode di Saffo :
9atveTat [moi )c^vo; tdo; Oéotdtv....
Altre ediz.:F. Robertello, Basilea, Oporino, 1554, in-4.
» F. Porto, Ginevray Crispino, 1569, in-8.
, » S. F, N. Moro, Lipsia, 1768, in-8.
1556 — 9. Anacreon. Morel et R. Stephanus. Paris, 1556, in-8.
Conserva il testo dell'ode « OatvsTat (xoi x^vo;.... »
1556 — 10. Avax-peovTo;, x^at aXXwv Ttvo^v Xuptxwv ttoititcov
[jLeXy). Anacreontis et aliorum Liricorum aliquot poeta-
rum Odae. In easdem Henr. Stephani Observationes....
Eaedem Latinae. Typis Regiis. Parisiis , m. d. lvi. Apud
LE EDIZIONI DEL TESTO 97
GuiL Morelium, in Graecis typographum Rogium, et
Rob. Stephanum. A pp. 67, 68, 69 trovasi il testo greco
delle odi saffiche : I. et; 'A9poStTy)V : II. t^; Autt); :
III. TV); AuTT);. Il frontespizio prometterebbe la versione
latina di tutte e tre, ma non ci è.
1556 — 11. Les Odes d'Anacréon Téì'en, trad. en frang., plus
la traduction d' une ode de Sapho par Remy Belleau.
Pams, Wechel, 1556 e 1571, in-12.
Cosi neir opera : « Nouveau Manuel de Bibliographie
Universelle par Messieurs Ferdinand Denis, P. Pincon,
et de Martonne. Paris, À la Librairie encyclopédique
de Roret, rue Hautefeuille, 12, 1857 », pag. 10.
Altre edizioni: 1572, in-24, Paris \ 1574, in-16, Paris;
1577, in-16, Lyon,
1556—12. Anacreontis Odae ab Helià Andrea Latinae factae,
eodem carminis genere, Sapphùs oda una et fragmentum,
eodem Helià interprete ; altera interprete Catullo, postre-
mis quatuor Heliae versibus exceptis ; ad Petrum Mon-
tanreum consiliarium et bibliothecarium regium; apud
Rohertum Stephanum et Guil. Morelium. Lutei., 1556.
1556 — 13. Aristologia Pindari. Michael Neandri. Basii. ,
1556, 8. — Pag. 427 sqq. et Sapphica tractavit. Così il
Volger nella sua edizione saffica , Lipsia , cididcgcx ,
pag. Lvii.
Cipollini : Saffò. 7
\.)S PARTE PRIMA
1550 — 14. 'Av6o>.OYta Sta^pópov ìtzi^^ox^ixìtcùv T^aXatcSv,
et; STTrà ^t^^ta Si7)pv)(Jt.£va. Florilegium diversorum epi-
grammatum veterum , in septem libros divisum, magno
epigrammatum numero et duobus indicibus auctum. Anno
M. D. Lxvi. Excudebat Henricus Stephanus, illustris viri
Huldrichi Fuggeri Typographus.
A p. 229, ^t^. TptTov, è il testo greco dell* epig. di
Saffo, Sulla tomba di Timadc. A pp. 92, 93 sono gli
epig. in onore di Saffo, degli autori incerti, e di Platone;
a p. 279 quello di Finito, di Tullio Laurea e d' Incerto ;
a p. 385 la descrizione della statua di Saffo di Gristodoro
nel ginnasio di Zeusippo.
1556 — 15. Athenaei Deipnosophistarum si ve Goenae sapien-
tum Libri XV. Natale De Gomitibus veneto nunc primum
ò Graeca in Latinam linguam vertente. Gompluribus ex
manuscriptis antiquissimis exemplaribus additis : quae in
Graece hactenus impressis voluminibus non reperiebantur.
Ad potentissimum Ferdinandum, Pannoniae, Boemiae, ac
Romanorum Regem. Gum privilegio summi Pontificis
Pauli IIII et Illustriss. Senatus Veneti in anno XX.
Venetiis apud Andream Arrivahenum ad signum Putei,
MDLVI.
Vedi al lib. I, p. 9 la vers. lat. del noto framm. di
Saffo, nel cap. XVI : De Saltationibus et vestibus ; vedi
LE EDIZIONI DEL TESTO 99
p. 17, 2, lib. II, cap. I. De vini inventione , p. 244,
lib. XIII, cap. XXIIII, V. 24 e segg. e cap. XXV,
Poetarum amieae,
1560 — 16. Pindari Olympia, Pylia, Nemea, Isthmia ; et
seorsim caeterorum octo Lyricorum carmina ; cum eo-
rundem fragmentis ; nonnulla etiam'*aliorum ; omnia (ex-
ceptis aliquot ad finem fragmentis ) Graecò et Latine ;
Pindari interpretatio nova est, ad verbum ; caeteri par-
tim ad verbum, partim Carmine sunt redditi: adjecta
est in fine Henr. Stephani ad poetices studiosos epistola,
cum ejus castigationibus in Anacreontem : excudebat
Henr. Stephanus. Huld. Fugg. Typogr. 1560: 2 part.
in-24.
1560 — 17. Il Volger nella sua dizione, sopra citata, dice
a pag. Lviii: «Haec editio (l'edizione cioè di Enrico
Stefano del 1560) repetita, ac recognitione quorundam
interpretationis locorum et accessione lyricorum carmi-
num locupletata. {Parisiis) 1566. 16. »
1568—18. Sapphus poetriae Lesbiae Fragm. inter Carmina
Novem lUustr. Foeminarum. Antuerpiae, 1568, 8.
Il Volger^ nell'edizione sopra citata, così registra, a
p. Lviii , questa edizione : « Carmina novem illustrium
Foeminarum et lyricorum, ex bibliotheca Fulvi i Ursi^i
Romani, Antuerpiae ap. Plantin, 1568, 8. »
* -
100 PARTE PRIMA
E vi aggiunge la seguente osservazione : « Editio ra-
rissima , quae libro manuseripto par sit aestimanda.
Sapphus exhibet carmina, pp. 1-36, quibus notae sunt
adjunctae inde a pp. 281-295. Magnam in ea Sapphi-
corum fragmentorum penum jam diligenti ssime collectam
reperies. »
1570 — 19. Epigrammata Graeca, selecta ex Anlhologia. In-
terpretata ad verbum, et Carmine, ab Henrico Stephano :
quaedam et ab aliis. Loci aliquot ab eodem annotatio-
nibus illustrati, Eiusdem interpretationes centum et sex
unius distichi, aliorum item quorundam epigrammatum
variae. Anno m-d-lxx. Excudehat Hcnricus Stephanus.
A p. 257 è il testo dell'epigrafe di Saffo, Al pesca-
tore Peìagone con la interpr, ad verhum più in Car-
mine , che riportiamo, per semplice curiosità letteraria :
Nassam cum remo posuit Pelagoni Meniscus,
Vitae in piscatu mnemosynon miserae.
Non ha tradotto TraTTip, e ci è il piscatu eh' è un di più.
1586 — 20. Pindari et Lyricorum carmina; editio tertia
Graeco-Latina H. Steph. recognitione quorundam inter-
pretationis locorum, et accessione Lyricorum carminum
ir
.locupletata. Apud ffenr. Stephanum, 1586, 12.
LE EDIZIONI DEL TESTO lOl
1586 — 21. Editio Stephani tertium repetita, cum I. Ga-
sauboni notis, 1586. 16.
Così il Volger nell'op. e pag. sopra citate.
1586 — 22. zitovu(7tou 'AXixapvaa^réci); xà sòptaxófASva, tdTO-
puà TS xat pyiToptx,à, (TuyYpajxfAaTa. Dionysii Halicar-
nassei Scripta quae exstant, omnia, et historica et rhetorica.
Opera et studio Friderici Sylburgii Veterensis. Franco-
furti Apud heredes Andreae Wecheli, mdlxxxvi. Cum
S. Gaes. Maiestatis privilegio ad sexennium.
Nel tom. II, a p. 26 del trattato Ilept <yiiv9e;. ovo|z,
è il testo greco della ode I di Saffo.
1587—23. Gatulli Epithalamium, Latine, Graecis versibus
à Fior. Ghristiano expressum ; et Sapphùs Carmen, Graece
et Latine , GatuUo interprete. Apud Fed. MoreL 4
Lutei. , 1587.
1598 — 24 Auptjcot. Garminum Poetarum novem, lyricae
poeseco; principum, fragmenta. Alcaei, Sapphus, Ste-
sichori , Ibyci , Anacreontis , Bacchylidis , Simonidis ,
Alcmanis, Pindari. Nonnulla etiam aliorum. Gum latina
interpretatione, partim soluta oratione, partim Carmine.
Apud Hieronimum Commelinum, Elect. Palat. typogra-
phum. Anno ciò io xciix.
A pag. 15 leggesi « Sapphus vita , ex Lilii Greg. Gy-
raldi dialogo ix. De Poetarum historia. >
102 PARTE PRìMA
Nelle pp. 17-28 trovansi Sapphus Carmina , il testo
greco con la versione latina. — Canticum ad Venerem,
Elia Andrea interprete. — Dell'ode All'Amica vi è la
interpretazione latina di Catullo e degli ultimi quattro
versi di Enrico Stefano.
1598 — 25. 'AOvjvatou ziet7rvo(yo9t(TTc5v ^t^Xia TusvTSxatSexa.
Athenei Deipnosophistarum libri XV. Isaacus Gasaubonus
recensuit, et ex antiquis membranis supplevit, auxitque.
Adiecti sunt eiusdem Gasauboni in eundem scriptorem
animadversionum libri XV. Addita est et lacobi Dale-
champii Gadomensis, Latina interpretatio , cum notis
marginalibus. Gum necessariis indicibus. Apud Hierony-
mum Commelinum. Anno m. d. xcviii.
I frammenti di Saffo si trovano sparsi ne' diversi libri^
in maggior numero sono compresi nel X e nel XIII.
1600 — 26. Epigrammatum Graecorum annotationibus Ioannis
Brodaei Turonensis, nec non Vincentii Obsopoei et Graecis
in pleraque epigrammata scholiis illustratorum. Libri VII.
Accesserunt Henrici Stephani in quosdam Antbologiae epi-
grammatum locos Annotationes. Additi sunt indices tres,
pernecessarij. Francofurti Apud Andreae Weeheli fiere-
des Claudium Marinum et Johannem Auhrium. Anno D.
M. Dc. Gum Privilegio Gaesareae Maiestatis et Ghristia-
nissimi Galliarum regis.
LE EDIZIONI DEL TESTO 103
Nel lib. TU, p. 285 è il testo greco dell' epig. di
Saffo, Al pescatore Pelagone, con note latine: a p. 333
è quello, Sulla tomba di Timade, con note latine, e la
versione latina del Poliziano : a p. 403 quello di Finito
sulla tomba di Saffo, ed a p. 404 un altro d'anonimo,
con alcuni cenni biografici in nota : a p. 507 è 1' epi-
gramma di Damocaride, Sul ritratto di Saffo : a p. 523
la descrizione della nota statua di Saffo.
1600 — 27. Pindari, et caeterorum octo Lyricorum carmina,
nonnulla etiam aliorum : editio IIII. Graecolatina, H. Ste-
pbani recognitione quorundem iuterpretationis locorum,
et accessione lyricorum carminum locupletata : excud.
PaiiL Stephanus 1600. 12.
1602—28. Anthologia, seu, Florilegium Graecolatinum r
boc est Veterum Graecorum Epigrammata : quae jam
olim ex trecentis plus minus Auctoribus, ab Agathia
Scholastico et Maximo Planude fuerunt collecta ecc. la-
tino Carmine conversa exstant. ecc. Francofurti Sumptibus
Authoris: Excudit Ioachimus Bratheringius , mdcii.
Nel lib. I a p. 443 è il testo greco dell'epig. di An-
tipatro con la vers. lat. poetica di leron. Megisero: a
p. 444 quello di Antipatro Sidonio con la vers. lat.
poetica di Tom. Venatorie, e quello d'Incerto (HtvSape.,.)
con la vers. lat. poet. di Teron. Megisero : a p. 445
104 PARTE PRIMA
quello In novem Lyricos, con la vers. del Megisero ;
a ji. 445 quello di Platone con le seguenti versioni, che
a titolo di curiosità letteraria trascrivo :
Thomas Morus
Musas esse novem referunt, sed prorsus aberrant :
Lesbia jam Sappho Pieris est decima.
Aliter
Esse novem falsò quidam dixére Camaenas ;
Ipsa etenim Sappho Pegasis est decima.
Aliter
Thomas Venatorius.
Esse novem quidam falsò dixére sorores;
Nam decima est Sappho Lesbia facta senior, 1
I
Aliter. Idem !
Esse novem Musas quidam affirmare volentes,
Erràrunt : Sappho Lesbia nam decima est.
Simile
Decius Ausonius
Lesbia Pierijs Sappho soror addita Musi?,
Eì^a* èvaTT) >.Dptx.a)V, dcovtSwv SexaTT).
A p. 447 è pure il testo greco dell' epig. « Et(; Hptvvav »
in cui questa poetessa è messa a confronto con Saffo, e
la vers. lat. poet. di leron. Megisero. Nel lib. Ili a
LE EDIZIONI DEL TESrO 105
p. 168 è il testo greco dell' epig. saffico, Al pescatore
Pelagonc, con la vers. lat. di Enr. Stefano : a p. 209 è
il testo greco dell' epig., Sulle ceneri di Timade, con la
vers. lat. del Poliziano : a p. 284 è il testo greco del-
l'epig. di Finito, con la vers. latina di Luca Fruterio.
1604 — 29. Av6o>.oYt3c Sta9op()t)v s7rtYpa[J5.pi.aT6«)v yxkoLKù'^
si; ìtztx Ptp>.ta St7)p7i[jt.évyi. Florilegium hoc est Veterum
Graecorum Poetarum Epigrammata comprehensa libris
septem. Interprete Eilhardo Lubino. In Bihliopolio Com-
meliniano. Anno ciò io civ. — Vedi lib. Ili , p. 410 : è
il testo con la versione latina dell' epig.. Al pescatore
Pelagone: a p. 477 quello a Timade. A pp. 580-581
sono i due epigrammi di Finito e d'Incerto a Saffo.
1604 — 30. Dionysii Halicarnassei De collocatione Verborum
Graece et Latine. Simon Bircovius in Academia Samo-
scensi Professor recensuit et nunc primum convertit.
Cum privilegio Pont. Sanct. et Maiestatis Regiae. Samo-
sci Martinus Lenscius, Acad. Typogr. excudebat. m.dc. iv.
A pp. 109-110 è il testo greco dell' ode I di Saffo, con
la vers. lat. in prosa : — Florida, immortalis Aphrodite,
fìlia lovis ; dolis instructa , obsecro te, ó Domina ; ne
meum animum damnis néve curis conficias.
1604 — 31. Poetae graeci veteres carminis heroici scriptores
qui extant omnes ; item tragici, comici, lyrici, epigram-
106 PARTE PRIMA
matarii, additis fragmentis, etc. gr. et lat., cura et re-
censione lac. Lectii. Coloniae'Allobr,, 1606. 14, 2 voi.
1611 — 32. Porti exemplum repetitum a Pinello, Andeg,
ap. Harioood, 1611 , 4.
Così il Volger nell'oper. e pag. sopra indicate. —
L' edizione del Portio viene poi cosi da lui registrata :
< Novem Lyrici Graecorum cura Aemil. Porti, Heidel-
hergae ex officina Gommeliniana, 1598. 8. >
1611 — 33. Atlienaeus Naucraticus Grammaticus. Deipnoso-
phistarum lib. XV sive eruditorum convivalium sermones,
idest Goena Sapientum. Gr. cum lat. interpretatione la-
cobi Delecampii var. lect. et conjecturis Isaaci Gasauboni.
Lugduni, de StarpiSy ap. Vid. Antonii, 1611, f.**
1612 — 34. Pindarus et Lyrici, Gr. Latina. Editio V. Graeco-
Latina. Paul. Steph., 1612. 16.
1612 — 35. AOYlvatou Aet';rvo<709taTa)V ^t^ata TrevrexatSexa»
Athenaei Deipnosophistarum libri quindecim, cum lacobi
Dalechampii Gadomensis Latina interpretatione, ultimum
ab autore (sic) recognita ; et notis eiusdem ad calcem
remissis. Editio postrema. In qua ultra ea quae ante
Isacus Casaubonus recensuit et ex antiquis membranis
supplevit , auxitque , adiectae sunt margini ex eiusdem
Gasauboni in Auctorem Animadversionum libri XV variae
lectiones, et coniecturae. Accesserunt in textum notae
LE EDIZIONI DEL TESTO 107
ad singulas voces et ipsius authoris («te) loca, quae in
iis libris tractantur et examinantur : Gum necessariis
indicibus. Lugduni, Apud viduam Antoni} de Harsy^ Ad
insigne Scuti Golonien.sis. m-dcxii. Gum privilegio Regis.
Nel lib. I, p. 20 è il testo greco con la vers. lat. del
fram. in cui Saffo deride Andromeda : nel lib. XII, p. 554,
Ateneo ricorda che Saffo disse tenerella una giovinetta
che coglieva fiori : nel lib. XIII, p. 596 è il testo greco
con la vers. lat. dell' epig. di Posidonio: nel lib. XIV,
p. 635 è detta inventrice della Pectide : nel lib. XV,
p. 687 è il testo greco con la vers. lat. del frammento
in cui dichiara il suo amore onesto e splendido.
1614 — 36. 2a7U(pou(; (jlsV/). Sapphus Garmina. Vedi EXXtivs;
notTQTat TCOikoLioi, Tpay^scot, )C6>(j(.&)coi, Xuptxoi, e7utYpa[x.(jLix-
TOTTOtot. Poetae graeci veteres tragici, comici, lyrici,
epigrammatarii. Additiis Fragmentis exprobatis autho-
ribus coUectis, nunc primùm Graecè et Latine in unum
redacti corpus. Coloniae Alhhrogum Typis Peiri de la
Roviere. Anno cid io cxiv.
Vedi pp. 96, 97, 98, 99. La versione latina della ode I
è di Elia Andrea, della II di Gatullo ; degli altri fram-
menti la versione latina è in prosa, senza nome di autore.
A pp. 538 e 539, lib. I dei Florilegii Var. Epigr. tro-
vansi col testo greco e la vers. lat. gli epig. di Antipatra
108 PARTE PRIMA
Tes., di Antipatro Sid., dell'Incerto In novem Lyricos
(e questo con doppia vers. lat.), dell'Incerto et; 2a7r9à,
di Platone, dell'Incerto In Erynnam. A p. 590, lib. Ili,
è il testo greco con la vers. lat. dell' epig. di Saffo, Al
"pescatore Pelagone : a p. 606 dello stesso libro è il testo
greco con la vers. lat. dell' epig. di Saffo, Sulla tomba
di Timade. A p. 631, lib. III è il testo greco con la
vers. lat. dell' epig. di Finito, di Tullio Laurea, e d'Incerto,
Sulla tomba di Saffo,
1614 — 37. Corpus Poetarum Graecorum veterum. Gè-
nevae, 1614, fol. — Contiene i frammenti saffici.
1624 — 38. Sapphus Poétriae Lesbiae Fragmenta cum Pin-
daro. Ebroduni, 1624. 8 min.
1624—39. Anthologia Epigrammatum Graecorum Selecta
et ab omni obscoenitate vindicata. Cum latina interpre-
tatione. xaxà >.é$tv... Flexiae, apud Ludovicum Hebert
Typographum, sub signo Nominis Jesu prope Golle-
gium M. DG. XXIV. (La versione è del Lubino).
Nel lib. Ili, p. 189 è il testo con la vers. latina del-
l'epigramma. Al pescatore Pelagone: a p. 225, dello
stesso libro, il testo con la vers. latina dell'epigramma:
l'ifAdcSo; aSs xóvt;. A p. 276 è il testo greco con la
vers. latina del noto epigramma di Finito, e di quello
•d'Incerto : Nomen meum Sappho.
LE EDIZIONI DEL TESTO lOO"
1026 — 40. Pindari et caeterorum Lyricorum carminum,
editio V, Graeco-Latina : oliva Pauli Stephani, 1626. 12.
Negli < Annales Typographici ab anno m. d. xxx. vi ad
annum m. d. lvii. Continuati cum Appendice. Opera Mieh.
Maittaire. A. M. Tomi Tertii Pars Posterior. Hagae-
Gomitum. Apud Fratres Vaillant et Nieolaum Pre-
vost. M. D. ccxxv » e nella p. 887, nota d, leggesi a
proposito di questa edizione saffica : « Haec eadem est
editio, ac illa quae anno 1612 prodiit, et vocatur etiam
Quinta. »
1652 — 4i . Poetae minores graeci, cum observat. Radulphi
Wintertoni in Hesiodum, gr. lat. Cantàbrigiae, 1652, in-8.
Se ne ha un* altra edizione : Caniahrigiae, 1684. 8.
1657 — 42. 'AOTivatou Aet7uvo<709t(TTtóv ^i^yioL TusvTSxatSexa.
Athenaei Deipnosophistarum libri quindecim. Cum lacobi
Dalechampii Gadomensis latina versione : nec non eiusdem
Adnotationibus et emendationibus ad operis calcem reiectis.
Editio postrema. luxta Isaaci Gasauboni Recensionem,
adornata, additis margini eiusdem variis lectionibus et
coniecturis. Accessere in aliquot Athenaei loca, virorum
duorum illustrium coniectanea argutissima , nunquam
hactenus edita, quae notas Dalechampij praecedunt. Gum
indicibus necessariis. Lugduni Sumptibus Joannis Antonii
Huguentan, et Marci Antonii Ravaud, m-dC'Lvii. Gum
privilegio.
Ilo PARTE PRIMA
Vedi al lib. I, p. 21, il testo con la vers. lat. del
fram. in cui Saffo deride Andromeda, perchè veste gof-
famente : vedi pp. 554, 596, 599, 635 e 687 : v. p. 106
di questo studio.
1660 — 43. Ta tou AvaxpsovTo; xat 2a7C90D; MeXy). Ana-
creontis et Sapphonis Carmina. Notas et Animadversiones
addidit Tanaquillus Faber ; in quibus multa Veterum
emendantur. Salmurii Ai^ud Ioannem Xenmwm m-dg»lx.
Nelle pp. 98-101 sono comprese le versioni metriche
latine, col testo greco, delle odi : I. Ad Venerem : IT. Ad
Amicam suam. Nelle pp. 201-210 si contengono delle
note a varii passi saffici, ed una versione in prosa
latina dell' ode « a Venere y> del Faber.
Altra edizione : Salmurii, apud Renatum Pean, Ty-
pographum et Bibliopolum. m-dclxxx. Vedi pp. 96, 97,
98, 99, 100, 101.
1661 — 44. Novus Graecorum Epigrammatum et no£(jiàTa)v
Delectus cum Nova Versione et Notis. Opera Tliomae
Johnson, A. M. In Usum Scholae Etonensis. Editio Un-
decima emendatior. LondinL Impensis losephi Richardson,
in vico vulgo dicto Pater-noster Row. mddglxi. (Il
doppio D credo, senza fallo, debba ritenersi un errore
del proto). A p. 38 è il testo greco dell' epig. di Saffo,
Sulla tomba di Timade : a p. 112 dello stesso epig. è la
versione latina.
LE EDIZIONI DEL TESTO lil
1680—45. Les Poésies d'Anacréon et de Sapho, en grec,
avee la trad. en vers frane, et dos remarq. par H. B.
de Requeleyne, baron de Longepierre. Paris, 1680, in-12.
Altre edizioni: Parigi, 1684, 12; 1692, 12; 1699, 12;
1716, 8.
1682 — 46. Les Poesies d'Anacreon et de Sapho, traduites
de grec en Francois, avec des Remarques. Par Ma-
dame Dader. Paris, 1682, 8.
Altra edizione: Paris, 1693, 12: altra edizione «aug-
mentée des Notes Latines > de Mr. Le Fevre. A Amster-
dam, schez Paul Marret , Marchand Libraire dans el
Beurs-Straat, à la Renommée, m. dc. xeix.
1684—47. Gatulli carmina, ed. Is. Vossius, Lugd, Bai.,
1684, 4. Dice il Volger, op. cit., pag. lix : «In notis
ad Garm. li, p. 113, seqq. Sapphus duo odaria et p. 153,
213, 295, 345, varia ejus fragmenta apposuit et emen-
davit. >
1684 — 48. Les Poesies d'Anacreon et de Sapho, traduites
de Grec en vers Francois avec des Remarques. A Paris,
chez Pierre, Emery sur le Quay des Augustins, proche
l'Hotel de Luyne , à l'Ecu de Franco, m-dc»lxxxiv.
Avec Privilege du Roy. — A pp. 339-340 è una breve
biografia saffica, nella quale si ripetono le accuso agli
amori disonesti, i delirii per Faone ed il salto famoso,
senza discussione storico-critica.
112 PARTE PRIMA
A pp. 366-390 sono le versioni poetiche delle odi e
di alcuni frammenti, col testo greco, e con note filolo-
giche a calce d'ogni pagina.
1692 — 49. Les Oeuvres d'Anacréon et de Sapho, contenant
leurs Poesies et les Galanteries de Tanciénne Grece, tra-
duites en vers francois, avec le texte grec à còte par
M. le Baron de Longepierre , avec des notes. PariSy
Charles Clouzier (Hollande) 1692, in-12.
1694 — 50. Atovtatou Aoyytvou Trspi d'];od; pi^^tov. Traité
du Sublime ou du Merveilleux dans les discours, traduit
du Grec de Longin par M. D*** (Despreaux). A Paris ^
chez la Veuve de Claude Thiboust, ecc., m-dc-xciv.
A pp. 61 e 62 è il testo greco dell'ode II, a pp. 60
e 63 la versione poetica francese :
Heureux ! qui près de toi, pour tei seule soùpire....
1694—51. Dionysius Longinus Gassius De Sublimitate in
Usum Serenissimi Principis Electoralis Brandeburgici.
Trajecti ad Rhenum Apud Franciscum Halman Acad.
Typogr., M. D. e. xciv.
A pp. 76, 77, 78, 79, 80, 81, è il testo greco della
nota ode di Saffo, con la versione latina di Catullo.
Altre edizioni greco-latine del Longino, ove trovasi
della seconda ode di Saffo il testo greco con la versione
latina sono : ediz. Gabbriello dalla Pietra , Ginevra^
LE EDIZIONI DEL TESTO 113
1612, in-8: ediz. Gherardo Langbenis, Oxford, 1638,
in-8: ediz. del testo greco con tre versioni latine, di
Domenico Pizzimenti. di Gabbriello dalla Pietra e di
Pietro Pagani, Bologna, 1644: ediz. Tanaquillo Fabro,
che riprodusse con sue note la versione del Gabbriello
dalla Pietra, Saumun, 1663: ediz. G. Tullio, Utrecht, 1694 :
ediz. G. Hudson, Oxford, 1710, in-8; 1718, in-8: ediz.
Z. Pearce, Londra, 1724, in-4 ; idem, ivi, 1732, in-8;
1743, in-8; 1752, in-8; 1773, in.8; (Glascovia , Foulis)
1751, in-8 ; 1763, in-8 : ediz. G. Toup, Oxford (ristampata
più volte) 1778, in-4 : ediz. B. Weiske, Lipsia, Weigel,
1809, in-8: ediz. Zaccheria Pearce, Amsterdam, 1733, in-8.
1695—52. Anacr. Carmina. Plurimis, quibus hactenus sca-
tebas, mendis, purg., turbata metra restituit, notasque
cum nova interp. adj. Guil. Baxter. Subjiciuntur etiam
duo vetustiss. Poetriae Sapphus elegantiss. Odaria cum
novo Gomm. ; item Theocriti Anacreonticum «in mortuum
Adonin. » Lond,, 1695, in-8.
Altra edizione corretta, ibid. 1710, in-8.
1097 — 53. Gallimachi Fragmenta, collegit R. Bentlejus^
in Gallimachi editione Graeniana. Ultraj , 1697. 8. In
notis ad Fragm. ccccxvii, p. 427, ex Anthologia inedita
divulgavit et emendavit Sapphus epigramma tertium.
Cosi il Volger, op. cit., pag. lx.
Cipollini: Saffo. 8
114 PARTE PRIMA
1699 — 54. Les Poesies d'Anacreon et de Sapho, par Ma-
dame Dacier. Nouvelle Editìon augmentée des Notes
Latines de Mr. Le Fevre. A Amsterdam, chez Paul
Marret, Marchand Libraire daas le Béur-Straat, à la
Renommée m. dg. xgix.
A p. 210 leggesi : 2a7r9o0; xfi; Asa^ta; [xiln.
1700 — 55. Tà Tou 'Ava)cpéovTo; x.at ItXizffou^ [Jt.éXy), Ana-
creontis et Sapphonis Carmina Latine, Italiceque conversa.
Notas et animadversiones addidit Tanaquillus Faber ;
quibus multa veterum emendantur. Recens omnia cor-
recta uti numquam prius. Gum Italica Traductione Bar-
tolomae (sic) Corsini in calce apposita. Neapoliy Anno
.Jubilaei m-dgc. In nova Typographia Dominici-Antonii
ParrinOy in Platea Toletana sub signo Salvatoris. Supe-
riorum facultate, in-12.
Così nella « Biblioteca degli Autori Antichi Greci o
Latini Volgarizzati, ecc., di Jacopomaria Paltoni G. R. So-
masco. Tomo Primo. A-D. In Venezia, mdcglxvi. Con
licenza dei Superiori e Privilegio », pag. 60.
1702 — 56. AtovuctOD 'A>.ix.!xpvaG"<T£(o; Trspt (>uvOé<7£w; òvo-
li, aroiv. Dionysii Alicarnassei De Structura Orationis liber :
Ex recensione lacobi Upton Etonensis, A. M. Qui et
veterem interpretationem emendavit, suasque adjecit Ani-
inadversiones , cum notis integris Friderici Sylburgii
LE BDIZIONI DEL TESTO 115
Veterensis : selectisque aliorum. His accesserunt Simonis
Bircovii Poloni Exempla Latina : cum duobus indicibus
locupletissimis et Graeco et Latino. Londini: Impensis
Sam. Smith, Benj. Walford et Tho. Newborough in
€oemeterio D. Pauli. m dcc ii.
Vedi a pp. 202, 203, 204, 205, 206, 207, il testo con
la versione latina della ode L Versione infedele : esem-
pio sia l'ultima strofa :
lam veni, ^*am nunc, miserisqu© mentem
Libera curis : fieri quod optem
Id lubens, oro, facias; et armis
Protege sumptu?.
1704 — 57. Dionysii Halicarnassensis Opera Omnia Graece
et Latine In duos Tomos distributa. Oxoniae, E Theatro
Sheldoniano, Impensis Thomas Bennet, ad Insigne Lu-
nae Faleatae in Goemeterio S. Pauli Londini y Anno
Dom. MDCCiv.
Nel tom. II , a pp. 47, 48 del trattato « De Composi-
tione verhorum » è il testo greco dell'ode I, con la ver-
sione latina :
Diva versutae Gytherea mentis,
Quae dolos nectis, love nata, damnis
Ne domes, regina precor, gravique
Pectora luctu.
116 PARTE PRIMA
La trasposizione delle parole è tale che Saffo appena
vi si ravvisa : infedele nel resto.
1712 — 58. Les Odes d'Anacreon et de Sapho par le Poete
sans fard. A Rotterdam chez Fritch et Bdhm, m. dcc. xii.
A p. 343 è il testo di due Odes de Sapho (precedute
da alcuni cenni sulla vita della poetessa) con la ver-
sione francese in versi.
1716 — 50. Les Poesies d'Anacreon et de Sapho , trad. en
vers frangais, avec le texte grec et des remarques, par
M. Dacier ; édition augmentée des notes latines de Le-
fèvre, et de la traduction en vers francais de Lafosse.
Amsterdam, 1699-1716, in-12.
1724 — 60. Longinus, Gassius, Dionysius, Ilept S^j^ou;. Quem
nova vers. donavit. perpet. not. illustr. Zach. Pearce,
Fol. Londini, 1724. Tonson et Watts,
— Idem lih. Ed. II et III, 8. Amstelodami, 1732 et
1733. Wetsien et Smith.
— Idem lib. 8. Londini, 1762. Tonson.
1726 — 61. ^H<pat(7Ttov(ù(; 'A>.sSavSpé(ù; 'Ey^s^piStov Ilept
(jiéxpcov xat 7uotìQ(AaTo;. Et; tò aÒTÒ <>j^ó>.ia. Hephae-
stionis Alexandrini Enchiridion De metris et Poemate.
Gum scholiis antiquis et animadversionibus Joannis Cor-*
nelii de Pauw, Trajecti ad Rhenum, Apud Melchior.
Leonardum Charlois, mbccxxvi.
LE EDIZIONI DEL TESTO 117
Vedi (i;a7C9t)cà (jisTpa) pp. 33, 15. 34, 19. 45, 18.
91, 22 : (I,xT:<fà) pp. 23, 25. 34, 19. 35, 1. J36, 26. 37, 14.
40, 13. 47, 19. 49, 4. 57, 23. 58, 3. 63, 17. 65, 20, 26.
68, 7. 70, 10: (ItXTZc^ou^ à(r[JL«Ta) pp. 39, 14: (izoi-fiiLOLTX
[jLOvoapo9tx.à) 74, 28 : (<7aTtjptx.bv tau.^i>còv) 87, 26, 31 :
(cTifJiacta) p. 20, 19.
1732 — 62. Anacreontis carmina et fragmenta, Graece et
Latine, cum notis Jo. Corn, de PauWj Traiecti ad Rhe-
num, 1732, 4. — In notis ad Fragra, xcv. Sapphus
epigramma tertium emendavit, vel potius depravavit.
Cosi il Volger^ op. cit., p. lx.
1733 — 63. Sapphus, Poetriae Lesbiae Fragmenta et Elogia,
Quotquot in Auctoribus Antiquis Graecis et Latinis re-
periuntur, Gum virorum doctorum notis integris, Cura
«t Studio Jo. Ghristiani Wolfìi, in Gymnasio Ham-
burgensi Professoris Pubblici. Qui vitam Sapphonis et
Indices adjecit. Londini , apud Ahrahandum Vanden-
hoeck, MDGcxxxiii, di pag. 253, in-4.
Altra edizione : Hamhurgiy 1734, in-4 : altra edizione :
ffamburgi, 1735, la quale contiene i canti delle otto
poetesse. — Di questa edizione , ammirata da molti dot-
tissimi filologi, il Volger, op. cit., pag. lxi-lxii, dà
questo giudizio tutt* altro che favorevole. « Sola haec
«st editio, in qua Sapphus unico reliquiae sint tractatae
118 PARTE PRIMA
atque seorsim editae. Basis est Ursiniana, cujus serieuir
in carminibus apponendis sequitur Wolfius. Exinde autem
factum, ut, sicut in Ursino, ita et hic ordinem quen-
dam naturalem frustra quaeras, cum fragmenta non se-
cundum varios, qui illa servarunt, auctores, sed mixtum
confuseque sese excipiant , ecc. »
1733 — 64. Anacreontis carmina, cum notis perpetuis et
versione latina ; accedunt ejusdem, ut perhibentur, frag-
menta et poetriae Sapphus quae supersunt, Londini,
1733, 12. — Hic liber continet duo Sapphus odaria, to-
tidem epigrammata et unum fragmentum, p. 184. sqq.
Così il Volger, op. cit., pag. lxi.
1733 — 65. Atovóffto? Aoyytvo; Tuepl ut};ou;. Dionysius Lon-
ginus De Sublimi Dicendi Genere Ex editione Oxoniensi
MDCcx. Dionisio Longino Dello Stile Sublime Volgariz-
zato dal sig. Ab. Anton Francesco Gori Pubbl. Prof, in
Firenze. Denys Longin du Sublime dans le Disco urs
traduit par Monsieur Boileau.
A pp. 70, 71, 72, 73, è il testo greco della nota ode
di Saffo, con la versione italiana del Gori e la francese
del Boileau. Edizione splendida in pergamena. Vcronae^
MDCCXXxni. Ex Typographia Johannis Alberti Tumer- ^
mani. Superiorum Permissu ac Privilegio.
1733 — 66. Aiovudtou Aoyytvou rept uipou^ U7có|/.vy)(/.a. Dio-
LE EDIZIONI DEL TESTO 119
nysii Longini de Sublimitate commentariusy quem nova
versione donavit, perpetuis notis illustravit, et partim
Manuscriptorum ope, partim conjecturà, emendavit (ad-
ditis etiam omnibus ejusdem Auctoris Fragmentis) -^acTìa"
rias Pearce A. M. Regiae Maj estati a Sacris Domesticis etc.
editio tertia. Accessit Fr. Porti Cretensis in Longinum
Gommentarius integer nunc primum editus. Amstielae-
dami, apud R, et /. Wetstensios et O. Smith, mdccxxxiii.
V. testo greco con vers. latina dell'ode II, pp. 44,
45, 46, 47.
1735 — 67. The worhs of Anacreon; translated into English
Verse; with Notes explan. and. poet. To which are ad-
ded the Odes, Fragments and Epigrams of Sappho ; with
the originai Greek, plac'd opposite to the translation.
By /. Addison, London, 1735, 12.
1737 — 68. Critica Vannus in inanes Jo. Cornei. Pavonis
paleas (ed. Dorville) Amstel., 1737, 8. — Inter celerà
Pauwii quoque ad Sapphum notas, in ejus Hephaestiono
et Anacreonte editas, redarguii, ac ea occasione ipso
varia Saphus fragmenta bene constituit et explicavit.
Cosi il Volger, op. cit., pag. lxii.
1738 — 69. Maittaire de dialectis linguae Graecae ed. Reitz
Hagae Comit, 1738, 8, p. 289 et 290. — Sapphus duo
leguntur odaria. Singula poetriae verba in operis parte
120 PARTE PRIMA
tertia, quae dialectum Doricam amplectitur, tractantur.
Vedi il Volger, op. cit., p. lxii.
Altra edizione, Sturz, Lips., 1807, 8.
1739_70. Altra edizione del Wolf. Gottingen, 1739, Van-
denhoeck et Ruprect
1742 — 71. Longinus, Gassius, Dionysius, Ilept 8t};oi);. Vom
Erhabenen, griech. u. deutsch, nebst dessen Leben, einer
Nachricht von seinen Scbriften, u. ein Untersuch, was
Longin durcb das Erhabene verstelie, von Cari Heinr.
Heinecke. 8. Dresden (1737) 1742. Walther.
1744 — 72. Anacr. Teji et Sapphonis Carmina. Graec. et
Lat. Glasg, Foulis, 1744- 12.
Altre edizioni: ib. 1757, 12; 1770, 8; 1777, 8; 1783,
12; 1784, 12.
1751 — 73. Anacreontis Carmina. Gum Sapphonis et Alcaei
Fragmentis. Ai tou Ava)cp£ovTo; tòSai, Kat \x x%(;
Ila'rr9ou;, x.at tì tou AXxatou Xet^ava. — (jTTOuSà^ovTs;,
sire T^at^ovTs;. Glasguae : excudebat R. et A. Foulis.
M-DCG-LI.
A pp. QÒy 67, 68, 69 è il testo delle due odi: «si;
'A9poStTyiv — et; KópY)v. » in-12.
Altra edizione : ib. 1757, in-12.
Altra edizione : ib. 1761, in-32.
1754 — 74. At ToO 'AvaxpsovTo; wSat x,at ra 2a(pou;, x,at
'Eptvva; Xet^'ava. Edimh., 1754, in-64.
LE EDIZIONI DEL TESTO 121
1754 — 75. Anacreontis carmina ed. Fischer , Lijpsiae, 1754, 8.
Cum Baxteriy Fahri et Siephani notis. Adjecta sunt
et Sapphus quaedam.
Cosi il Volger, op. cit., pag. lxii.
Altra edizione : Lipsiae, 1776, 8.
Altra edizione: Lipsiae, 1793, 8.
1755 — 76. Selecta ex Homero, Hesiodo, Apollonio Rhodio,
Gallimacho, Theocrito, Bione, Mosche, Musaeo, Tyrtaeo,
Simonide, Sapphone, Pindaro. In usum Regiae Scholae
Etonensis. Etonae, Typis J. et T. Potè, Bibliopolarum,
MDCCLV.
A pp. 116-119 è il testo greco delle due odi alt Amica
ed a Venere, con note filologiche. — Nella Seconda
Parte del volume a pp. 97-98 trovansi le versioni me-
triche latine.
1656 (?) — 77. Longinus, Gassius, Dionysius. De sublimi
orationis genere libellus. gr. et. lat. , Ad ed. Pearcii,
cum eiusd. et Portii not. Francofurti ad M., 1756 (?).
1759 — 78. Ta Dco^ojJisva twv sXeysiaKWv jcat Ttvwv twv
Xuptxwv TuotìQTcov TZfOGTi^Z'^TXi xal (Jx.oXta Ttva. Ovovia.
Ersi oc^]/*v'6'.
A pp. 79-83 è il testo delle odi e di alcuni frammenti
saffici.
1760 — ^79. Anacreon, Sappho, Bion, Moschus and Musaeus,
122 PARTE PRIMA
transl. by a Gentleman of Cambridge (Fr. Fawkes). Lon-
don, 1760, in-12.
Altra edizione : ib. 1789, in-12.
Trovasi anche inserita questa versione in Anderson-.
Coli, di Poeti Inglesi.
1764 — 80. Anacreontis Teii Carmina Graece e recensione
Gulielmi Baxteri cum ejusdem Henr. Stephani et Ta-
neguidi Fabri notis Accedunt duo Sapphus Odaria atque
Theocriti Anacreonticum « in Mortuum Adonin y> Curavit
loh. Frid. Fischerus. Lipsiae Apud loh. Gothof. Mul-
lerum. A. C. N. ciò iocclxiiii.
Il testo delle odi di Saffo è a pp. 109-114 ; e le odi
sono tre, non due, come annuncia il frontespizio : I. EU
'A9poSiTY)V, pp. 108-111; II. 'al(7[jia si; KópY)V, pp. 112,
113; III. Fragmentum PoStriae Sapphus Ex Hephaestione,
pag, 114.
Nelle note, a pp. 230-231, trovasi la versione in prosa
latina del Fabri dell'ode a Venere.
1767 — 81. Toupii Epistola Critica ad Cel. Vir, Oulielmwny
Londini, 1767, 8, p. 149 sq.
Sapphus epigramma III emendavit. — Vedi il Volger y
Op. Cit., p. LXIII.
1768—82. Chrestomathia Graeca poetica, curav. Theoph,
Chisthoph. Harles. Coburgi, 1768, 8, pp. 139-147, duo
LE EDIZIONI DEL TESTO 123
Sapphus odaria excussit. — Vedi il Volger, op. citata,.
p. LXIII.
1769 — 83. Longinus, Gassius, Dionysius. De sublimitate ex
ree. Zach. Peardi. Animadv. interpretum excerpsit suas
et novam versionem adiecit Sam. Fr. Nathan. Morus.
(€um 1 tab. aen.) 8. Lipsiae, 1769. Veidmann et Reich.
1772 — 84. Analecta Veterum Poetarum Graecorum. Editore
Rich. Fr. Phil^ Brunck, tom. I. Argentorati. Apud Io.
Gothofr. Bauer et Socium. Bibliopolas. — In fine del
volume leggesi: Argentoratis , Typis Johannis Henrid
Heitz, Academiae Typographi. Die 1 Augusti mdcclxxii.
A pp. 54-57 trovasi il testo greco di xii tra odi e
frammenti saffici.
Altra edizione: Argentorati, 1776, 4 e 8.
1775—85. Anthologia Graeca poetica ed. Harles, Norim-
hergae , 1775, 8. — Dice il Volger, op. cit. , p. lxiii :
« Repetitio fere praecedentis : pp. 199-210. Sapphica le-
gantur. »
1776 — 86. Anacreon gedichte, nebst zwei andern anakreont.
Gedicten u. den Oden der Sappho. Aus dem Griech in
die Versart des Originals. (von Meinecke) 8. Leipzig,
1776, Weidmann.
1777 — 87. Le Poesie di SaJ0Eb, seguite con altre dello stesso
genere, pubblicate da Edme Billardon de Sauvigny..
Londra, ÌTll, in-8.
124 PARTB PRIMA
Altra edizione, Parigi, 1792, in-12.
1777 — 88. Anacreon cum Sappho et Alcaeo. In-8 grande.
Glasg,, 1777.
1778 — 89. Anacreontis carmina ed. Brunck , Argentoraii,
1778, 12. — Dice il Volger , op. cit., p. lxiii : « Nonnulla
e Sapphicis recepit , p. 75 sqq. , quibus pauculas notas
adspersit, p. 33 sqq.»
Altra edizione, Argentar., 1786, 12,
1780 — 90. E)cXs3CTa twv aptcjTWv tuomqtwv tcov sXXyivwtwv
xaTa Siafopa^ StaXsx,TOu; ei; Tecrcrapa T(JL7)fi.aTa Styj-
py)[iL&va. Saggi dei migliori poeti greci secondo i diffe-
renti dialetti divisi in quattro sezioni. Che si esibisce a
spiegare a richiesta d* ognuno , rendendo ragione della
Grammatica e Prosodia Greca, e dei dialetti stessi il si-
gnor conte Fermo Secchi Commeno Milanese Convittore
<iel Collegio imperiale dei Nobili diretto dai Cherici rego-
lari della Congregazione di S. Paolo. In Padova, mdcclxxx.
Nella stamperia del Seminario. Con licenza dei Superiori.
A pp. XLVii, XLViii, XLix e L è il testo greco delle
due odi saffiche: Cantico a Venere, e Della stessa
(all'Amica). — Nell'ultima pagina dell'opuscolo, lh, si
legge un curioso avviso, il quale ci mostra l'assenza
■completa d' ogni modestia dei preti e dei seminaristi
dello scorso secolo, e la brama di reclame nelle scuole
LE EDIZIONI DEL TESTO 125
dei Gesuiti. « Avviso. Chi si esibisce a rendere ragione
della traduzione letterale dei Saggi, qui raccolti, degli
ottimi poeti Greci, è pronto altresì a produrne, a chiun-
que lo richiedesse, la traduzione in versi italiani, da sé
fatta , eccetto del libro d' Omero. »
Perchè non pubblicare addirittura quella traduzione^
che avrebbe dato, se non altro, al testo riprodotto una
qualche ragione d' essere ?
1782 — 91. Anacreontis carmina, cum lectionis varietate
ed. Bolsi. Lipsiae, 1782, 8. — Dice il Volger, op. cit.,
p. LXiii : « Adjecta quaedam Sapphus. Editio est pessima^
vitiis tumens. »
1782 — 92. Le Odi di Anacreonte e di Saffo recate in versi
italiani da Francesco Saverio Dei Rogati. Colle mdgclxxxii.
Nella Stamperia di Angiolo Martini e Com. Con appro-
vazione. Tom. I e IL — Nel II a p. 161 è la vita di Saffo
Lesbia , e nelle seguenti sono le versioni italiane col
testo greco, a fianco, e con note filologiche a calce.
1783 — 93.' Sappho. Lieder der Liebe. Aus dem Griech.
durch. Sam. Friedr. Gunther WahL, 1783. — Vi si
trovano anche le poesie d' Anacreonte.
1784-1806—94. Arethusa, oder die bukolischen Dichter des
Alterthums; herausgeg. von F. L. K. Grafen v. Fin-
kenstein. 2 Thle. 8. Berlin (1784) 1806, 10 (Berbig).
126 PARTE PRIMA.
I. Thl. Theocrit. — Bion. — Moschus. 2. Virgils X
Eclogen. — Anacreon. — Sappho Ode an Aphrodite. —
Pindar. — Sophocles Ghorgesang aus Antigone.
1785 — 95. Griechische Blumenlese mit erklàrenden Am-
merkungen v. Joh. Heinr. Just. Kocppen, Braunsch-
toeig, 1785, 8. — Dice il Volger, op. cit., p. lxiii : « E
Sapphus reliquiis nonnulla collegit et illustravit. T. II,
p. III-120. »
1787 — 96. Sappho. Aus. de Griech. Neue Uebes. in Versen.
S. LiehaUf 1787. — Vi si trovano insieme gl'idilli di
Bione.
1788—97. GatuUi Carmina ed. Docring. Lipsiae, 1788, 8.
— Dice il Volger, op. cit., p. lxiv: « In notis ad
Carm. LI, p. 151, exhibuit Sapphus ad amasiam oden. »
1788 — 98. Raccolta di varj Epigrammi. Divisa in sette
libri (con testo greco e la versione poetica italiana di
Gaetano Carcani : splendida edizione). In Napoli, dalla
Stamperia Reale. Anno m dgg lxxxviii.
Nel lib. II, Parte Seconda, p. 342, è il testo greco del-
l' epigr. dell'incerto « "EXOsTe Trpò; t£(ìl£vo; » e di quello
di Platone, con la vers. ital. a p. 343. — Nel lib. III,
p. 18, è il testo greco dell' epig., Al pescatore Pelagone,
e la vers. ital. a p. 19: nello stesso lib. a p. 120 è il
testo greco dell' epig. di Saffo, Sulla tomba di Timade,
LE EDIZIONI DEL TESTO 127
con la vers. ital. a p. 121 : a p. 276 è il testo greco
deir epig. di Finito e di Tullio Laurea , con la vers.
ital. a p. 277: nel lib. IV, a p. 228 è il testo greco
dell' epig. di Damocaride , con la vers. ital. a p. 229 :
nel lib. V a p. 10 è il testo greco della descrizione
della statua di Saffo nel ginnasio di Zeusippo, con la
vers. ital. a p. 11.
1789 — 99. Anacreontis et Saphonis Carmina, gr., cum notis
variorum, et ex recens. Fred. Gott. Born. Lipsiae, 1789, 8.
La vita di Saffo scritta in latino, di nessuna impor-
tanza critica, è a pp. xxxviii-xl : il testo delle odi
a pp. 219-227.
1792—100. S. L P. A. Vedi « I traduttori italiani. >
1793 — 101. Atovtdtou Aoyytvou TTspi u^ou;. Parmae. In
aedibus palatinis cid idcg xeni. Typis bodonianis, in-4 :
splendida edizione dedicata a Pio Sexto Pont. Max.,
da Giovanni Battista Bodoni. Testo greco con la ver-
sione latina. A p. 23 è il testo greco della famosa ode :
A p. 23 della seconda parte è la versione latina in
prosa della medesima ode: « Ille mihi diis similis videtur
qui ad te conversus sedet, teque propinquus dulce lo-
quentem audit, dulce ridentem. Haec meum pectus por-
128 PARTE PRIMA
culerunt : ut enim te vidi, vox haeret, fracta est lingua*
tenuis ignis cutim subiit, oculis nihil cerno, tinniunt
aures , manat sudor frigidus , tota contremisco , herba
pallidior sum, et exanimis propemodum morior. >
1793 — 102. AtovuTtou Xoyyi^^oM Ilept i)i];ou?. Parmae. In
aedibus Palatinis mdccxciii Typis Bodonianis.
A pp. 26, 27 della Prima Parte è il testo greco del
rode II ; a p. 26, 27 della Seconda Parte è la versione
in prosa latina.
1794 — 103. Interpretatio odarii Sapphici ad Venerem ed.
A. G. Raàbe. Lips., 1794, 4. — Est programma inau-
gurale, così il Volger, op. cit., p. lxiv.
1794 — 104. Anthologia Graeca si ve Poetarum Graecorum
lusus. Ex recensione Brunckii. Tom. I, II, III, IV. In-
dices et Gommentarium adiecit Friedericus lacobs. Lip-
siae. In Bibliopoìio Dyckio, mdccxciv.
Nel tom. I, pp. 49 e 50 è il testo greco dei tre noti
epig. di Saffo ; a p. 105 il testo greco di quello di Pla-
tone: nel tora. II, p. 19 il testo greco dell'epig. di Anti-
patro Sidonio « Mva[xo<ruvav.... »
1796 — 105. Griechische Anthologie aus den Gesten Dichtern
gesammelt, mit historischen Notizen v. Fr, Ramhach,
Berlin, 1796, 8. — Sapphus tria carmina auctor recepit,
così il Volger, op. cit., p. lxiv.
LE EDIZIONI DEL TESTO 129
1797 — 106. Anthologia Graeca ed. Jacohs, Lips., 1797, 8.
T. I, p. 49: exibuit Sapphus epigrammata : v. Volger,
Op. Cit., p. LXIV.
1798—107. Friderici Jacobs Animadversiones in Epigram-
mata Anthologiae Graecae Secundum Ordinem Analee-
torum Brunckii. Tom. VI. Lipsiae, In Bibliopolio Dy-
Chio, MDCCXGVIII.
Nel Tom. I. P. I, p. 182 sono Sapphus Epigrammata i
è il testo greco dell' epig. « llaiSs;.... » riprodotto con
varianti nella medesima pagina, in mezzo ad un grande
ricamo di note e di commenti.
Si trovano pure citazioni e commenti di alcuni passi saf-
fici, e la vers. lat. di qualche epig. nel lib. I, 1, 171, 196,
499 ; II, 19, 25, 51, 88, 114, 288, 458, 486 : III, 71, 260, 261 .
1801-4 — 108. AOyivatOD Naux-partroo Aet7rvo(709t<rTat. Athe-
• naei Naucratitae Deipnosophistarum Libri Quindecim Ex
optimis codicibus nunc primum collatis emendavit ac
supplevit nova latina versione et animadversionibus cum
Js. Gasauboni aliorumque tum suis commodisque indi-
cibus instruxit Johannes Schweighaeuser Argentora-
tensis instituti Scientiar. et Art. Populi Gallo Frane,
socius antiquar. literar. In schola Argent. Prof. Argen-
torati Ex typographia Societatis Bipontinae, 1801-1804,,
voi. 4, più voi. 9 di Annotazioni.
Cipollini : Saffo. 9
130 PARTE PRIMA
Vedi del Tom. V, lib. XIII, pp. 156, 157, 158, 163,
167, 168, 169 ... .
1802—109. Sappho Mo'j(7t5v ocvOt) sive poetriarum grae-
carum Garminum Fragmenta, eum animadv. A, Schneider,
Giessae, 1802, 8.
1802—110. Observationes criticae in Sophoclem, Euripidem,
Anthologiam et Giceronem, scrips. Purgold, Jenae et
Lipsiae, 1802, 8. P. 293 sqq. nonnulla Sapphus loca
emendat: v. Volger, op. cit., p. lxiv.
1807 — 111. Anacreontis et Sapphus Reliquiae, cura Ren-
nen. Amst., 1807, 8.
1809 — 112. Anacreontis et Sapphus Carmina. Graece edidit
notisque illustravit perpetuis ex optimis interpretibus,
. quibus et suas adiecit Fredericus Gottlob Born. In
usum Scholarum. Editio altera emendatior et auctior.
Lipsiae. Apud /. A. Barthium, 1809.
Nelle pp. xxxiii-XLvi parlasi « De Sapphone »: il
testo greco di tre odi è a pp. 207-215: hanno i titoli
seguenti : I. Et; 'A9poStTy)V. IL Upo; YuvaTx.a £ptó|J!.évy]v.
HI. Ilpb; TrXo'Jdtav, óùX àjxaO^ /.al aj-toucov ^\jvoLXy,x :
IV, V, VI, non hanno titolo.
1809—113. Die Fragmente der Sappho, ubersetzt v. G.
. G. Braun. Wetzlar, 1809, 8.
1809 — 114. Longinus, Gassius, Dionysius. Ilspt li^ou;. Gr.
LE EDIZIONI DEL TESTO 131
et Lat. Denuo Ree. et animadv. I. Toupii {Londini, 1778),
D. Ruhnkenii, F. I. Bastii integris et aliorum excerptis
suisque, item apparata critico uberrimo indicibusque lo-
cupletissimis instruxit Benj, Weiske. Lipsiae , 1809.
T. O. Weigel.
1810 — 115. Sapphus Lesbiae Carmina et Fragmenta Re-
censuit commentario illustravit Schemata musica adiecit
Et indices confecit Henr, Frid. Magnus Volger, Pae-
dagogii regii Ilfeldensis GoUaborator. Lipsiae, cididggcx.
In Libraira Weidmannia, 8. — Edizione pregevole e rara.
1810— IIG. The Work of the English Poets from Chaucer
to Gowper. Voi. XX, London, 1810.
A pp. 371-373 è the Life of Sappho. Questa vita è
di poco interesse ; senza critica, si accetta tutto, e, come
storica, anche la parto leggendaria.
A pp. 375-378 sono le odi tradotte da Fawkes; con
note filologiche a calce : versioni infedeli, anzi imitazioni
del genere francese e italiano.
1810 — 117. Hephaestion Alexandrinus Enchiridion (Tcspt
[ASTpou /.ai TwOf/iiJLXTWv) ad Mss. fìdem recensitum cum
notis var. praecipue Leon. Hotchkins, cur. Thoma Gais-
ford. Londin, 1810. Acced. Prodi Ghrestomathia gram-
matica.
Ed. nova et auctior. Lipsiae, 1832 (Geuther).
132 PARTE PRlBf^A
1810—118. Anacreontis nomine quae feruntur carmina,
(Sapphonis fragmenta).
Textum ree. et animadv. crit. illustra vit E. Ant.
Moebius. Halae, 1810. (Braunschweig j Schwetschke
et fil).
1814-21 — 119. Poetae minores graeci, praecipua lectionis
varietate et indicibus instruxit Th. Gaisford. Oxonii,
typogr. clarend., 1814-21, 4 voi. in-8.
1814 — 120. Sappho. Vedi Museum Griticum. Cambridge,
1813, 8; voi. I, pp. 1-31.
1814 — 121. A Fragment of an ode of Sappho from Lon-
ginus : also an ode of Sappho from Dionysius Halic.
Edited by F. H. Egertqn. Paris, 1814, 8, di pp. 26.
Opuscolo fuori commercio, e perciò rarissimo.
1817 — 122. Tegner Isaias. Sapphus vita et carmina.
Lond., 1817.
1820 — 123. Longinus, Gassius, Dionysius. Quae supersunt.
Gr. et lat. Denuo recensuit, animadv. Toupii, Ruhnkenii
aliisque subsidiis instruxit Berìj. Weiske, 8. Oxonii, 1820.
l^yp. Universitad.
1821 — 124. Anacreon u. Sappho's Lieder nebst and. lyr.
Gedichten. Text u. Uebersetzung v. /. F. Degen. Mit
Anmerkgn. fur Freunde des griech. Gesanges. Leipzig^
(Altemburg, 1787) 1821 Liebeskind.
LE EDIZIONI DEL TESTO 133
1823. — 125. Poetae minores Graeci , praecipua lectionis y
varietale et indicibus instruxit Th. Gaisford ; editio nova
F. - V. Reizii annotatione in Hesiodum, plurium poetarum
fragmentis aliisque accessionibus aucta. Lipsiae, Kuhen,
1823, voi. 5, 8.
1824 — 126. Sappho. Graecanieae Poetriae quae extant, re- l
sidua, coUegit /. Tranér. Upsolae, 1824.
1826 — 127. Saffo ed Anacreonte edit. di Reinhold Joh.
Ludw, Simsons. Himmelsstiern, 1826. Riga,
1826 —128. Anacreontis Carmina, Sappbus et Erinnae frag-
menta. Textum passim refìnxit brevique annot. ili, E.
Ai. Moehius. Goth,, 1826, 8.
Questa edizione fa parte della Bibl. Graec. Jacobsii
et Restii, voi. XIX.
1827 — 129. Sapphonis Mytilenaeae fragmenta, spec. operae
in omnibus artis Graecorum lyricae reliquiis excepto^
Pindaro coUocandae prop. Ch. F. Neue. Berol. , 1827, 4.
1827 — 130. Anacreon u. Sappo's Lieder in deutscben Versen
nachgebildet von E» Brockhausen, 12. Lemgo, 1827.
Meyer.
1831—131. Scriptores Graeci Minores (Agatho, Alcaeus,
Alcman, Anyta, Archilocus, Archytas, Bacchylides, Go-
luthus, Corinna, Erinna, Eurypbamus, Hedyle, Heliodorus,
Hippomachus, Ibycus, Iod, Melinno, Melissa, Mimnermus,
134 PARTE PRIMA
Musaeus, Myia, Myro, Maumachius, Nossis, Phocylide»
Milesius et Alexandrinus, Pittacus, Praxilla, Pythagoras,
Rhianus, Sapphus, Simmias et Rhodius Thebanus, Simo-
nides, Solon, Sophron, Stesichorus, Telesilla, Theauo,
Theosebia, Tryphiodorus, Tyrtaeus, Tzetzes, Xenophanes),
quorum reliquias, fere omnium melioris notae, ex edi-
tionibus variis excerpsit J. A. Giles : graece. Oxoniiy
Tahhoys, et Londini Wittaker, 183i.
È una raccolta dei frammenti che possediamo, degli
scrittori summenzionati.
1831 — 132. Proben einer Uebersetzung griech. Lyriker
(Sappho , Erinna , Anakreon , Simonides , Alkàos) von
F, W. Richter, Progr. Heiligensiadt, 1831.
1832—133. Anacreonte, Safo y Tirteo : Vedi « Traduttori
spagnuoli. »
1834 — 134. Poetae : Specimen scrip. Graecor. minor, edit.
/. M. Heinehach, Francf., 1834.
1835 — 135. Odes d'Anacreon, ecc., et des Poesies de Sapho»
Vedi « Trad. frane. »
1837 — 136. Longinus, Gassius, Dionysius, Ilept (J^ou?. Graece.
Ed. A. E. Egger. Post. Edit. Lipsiensem A. mdgccix,
aucta et emendata. Rahnkenii dissertationem de vita et
scriptis Longini, notulas, indices, alia, additamenta dispo- ^
suit et concinnavit. Adiecta est appendix excerpta e
LE EDIZIONI DEL TESTO 135
Longini rhetoricis hactenus inedita continens. 16, Pa-
risiis, 1837. Burgccds-Maze.
1838 — 137. Sappho, fragmenta ed. E, A. Moebius, s. Bi-
bliotheca Graeca Poetae, voi. XIX, 1838.
1839 — 138. Poetae Lyrici : Delectus Poes. Graecor. Sect.
Ili edit. F, G. Schneidewin. Gottingae, 1838-1839. Van-
denhoeck et Ruprecht.
1843-139. Poetae Lyrici Graeci. Recensuit Thcod, Bergk.
Lipsiae, Reichenbach fratres, 1843, 8.
Altra ediz. Leipzig, 1852, 8.
Altra ediz. Lipsiae, 1867. P. Ili, pp. 874-924.
1847 — 140. Anacreon u. Sappho. Freie Nachbildung fiir
den deutschen Gesang von Wilh. Gerhard, Nebst Yor-
wort von C. A. Bóttiger. 2 Ausg. Mit. 5; Kupfern u 1
Musikbeilage, 8. Leipzig, 1847, Jff. Fritzsche,
1847—141. Vedi « Traduttori francesi. »
1852 — 142. H. Koechly, Akad. Vorlesung, Sappho in
Helvetia, 1852. — Vedi Triennium philologicum , ecc.
II Semester. Abtheilung. Leipzig, Verlag von Wilhelm
Violet, 1880, pp. 107-108.
1854 — 143. Vedi Lyra Graeca di Donaldoson , Edim-
hourg, 1854.
1854 — 144. Longinus, Gassius, Dionysius. Études critiques
sur le tra ite du sublime et sur les écrits de Longin,^
136 PARTE PRIMA
comprenant: 1. Des Recherches sur le véritable auteur
du Traité du Sublime : 2. Une Traduction nouvelle de
ce Traité avec le texte en regard, des varia ntes et des
notes critiques: 3 par Louis Vaìicher, gr. 8. Gè-
néve, 1854, Cherbuliez,
1855 — 145. Hephaestion Alexandrinus , Enchiridion (xspt
f/LSTpou >tat 770t7)[JLàTCi)v) ad Mss. fìdem recensìtum cum
notis var. praecipue Leon. Hotchkins, iterum edidit
Thom. Gaisford. Accedunt Terentianus Maurus de syl-
labis et metris , et Prodi chrestomathia grammatica.
2 Tom. Oxonii 1855. Typ. Univ. (/. H. et /. Parcker).
{Leipzig, T. 0. Weigel).
1855—146. Lyriker die griechischen. Griechisch mit me-
trischer Uebersetzung u. prufenden u. erklàrenden An-
merkgn. von /. A, Hartung, 6 Bde, 8. Leipzig, 1855-
1857. Vedi : Bdé, 6. Sappho und die anderen Dichterinnen.
1856 — 147. Poetae Graeci, edit. /. A. Hartung, 1856.
1864 — 148. Epigrammatum Anthologia Palatina , op. cit.,
Parisiis, M DGCG Lxiv : leggonsi nel voi. I , p. 207 ,
n. 269, caput. VI; p. 367, n. 489, caput. VII; p. 371,
n. 505, caput. VII, tre epigrammi attribuiti a Saffo: il
primo di tre distici, il secondo ed il terzo di due distici
ciascuno. Insieme col testo greco trovasi una doppia
versione latina, in prosa ed in versi.
LE EDIZIONI DEL TESTO. 137
1867 — 149. \iov\j<5Ìo\j ^ AoYytvoD Tuspt uij/ou;, de sublimi-
tate libellus. In usum scholarum edidit Otto lahn, 8.
Bonnae, 1867, Marcus.
1867 — 150. Longinus, Gassius, Dionysius. Ilept 'j^ou;. Tran-
slated by Thomas E, R, Stehhing. 12, Oxford, 1867.
Shrimpton. {London, Whittaker).
1871 — 151. Anacreon Auserlesene Oden u. die zwei noch
iibrig. Oden der Sappho. Mit Anmerkgn. v. K. W.
Ramler (u. herausg. von G. L. Spalding) 8. Berlin, 1871.
Sander.
1873 — 152. On the Sublime. Gonstrued literally and word
for word, with a free paraphrase of the originai. By
Rev. Giles and H. A. Giles, 18. London, 1873. Cornish.
1878—153. Carmina cum Sapphus alionimque reliquiis.
Adiectae sunt integrae Brunckii notae. Nova editiò ste-
reotypa G. Tauchnitiana cur. G. H. Weise. Nova im-
pussio, 16. Lipsiae (1844) 1878. Holtze,
1883 — 154. Saffo e Alceo, Frammenti scelti con note com-
pilate da Gaetano Del Vecchio. Roma, Forzani e C,
tipografi del Senato, 1883.
È un opuscoletto in-16, di pp. 30, nel quale si ripro-
duce il testo greco dell' ode I , secondo l'edizione del
Bergk , corredandolo di moltissime note filologiche ed
estetiche. Sarebbe desiderabile che il Del Vecchio con-
tinuasse l'opera sua nei frammenti saffici rimanenti.
CAPITOLO TERZO
TRADUTTORI SAFFICI
A sé ritorce tutta la mia cura
Quella materia, ond' io son fatto scriba.
Dante, Paradiso, X.
Una traduzione dev' essere un ri-
tratto, che tanto si loda quanto più
somiglia.
Scipione Maffei.
I.
I Traduttori Italiani.
Dalle ricerche fatte intorno alle traduzioni saffiche in
tutte le lingue, risulta che la letteratura italiana ne è la
più ricca e per numero e per varietà di metri : parecchie
anzi sono fatte in prosa. — Ma è ricchezza di cenci anche
codesta. — Io non starò qui a ripetere quanto diifusamente
ho scritto altrove sull'arte del tradurre gli antichi. Dirà
che in tutti questi traduttori non vi è nessuna cura amo-
rosa per trovare la parola e l'espressione precisa, e perciò^
senza scrupoli, essi aggiungono cose che nel testo non ci
sono e ne tolgono altre che del testo formano spesso il
pregio poetico maggiore. — Si dice che una traduzione
poetica non può essere letterale: e perchè no? Ma, pur
ammettendo che qualche volta si senta il bisogno di ado-
perare un numero maggiore di parole, per significare il
142 PARTE PRIMA.
pensiero che nel testo è stato espresso con un numero mi-
nore, e qualche volta ammettendo pure il contrario , il tra-
duttore non deve alterare il colorito, non deve aggiungere
sentimenti e pensieri nuovi, che falsino 1' originale. Per me
non è filologo coscienzioso quegli che, innanzi tutto, non
€uri di riprodurre i capolavori dei padri con quella stessa
fedeltà che, per zelo religioso, viene osservata nelle tradu-
zioni bibliche ; ed i versificatori saffici sono, generalmente,
infedelissimi, od hanno portata nelle vive strofe della
poetessa tutta una morta rettorica, fabbricatrice di frasi
e di belletto.
Un esempio, messo qui sotto gli occhi del lettore, fra
i mille registrati in seguito, varrà a giustificarmi.
— È mezzanotte ; Safib è sola nel talamo, ed è trascorsa
l'ora del convegno amoroso; afiranta nel sentimento del-
l' abbandono, esclama :
\é^\jY.z [xèv a csXàvva
Tramontò — la luna
x,at IlXritaSs;, (xscat Ss
e Pleiadi , mezza (è) —
notte , tra -^ scorse (!') ora :
èyù Ss [AÓva x,aTSóSo> (1).
io ma sola giaccio.
<1) Bergk, op. cit., pag. 894, fram. 52.
TRADUTTORI SAFFICI 143
cioè^: < tramontò la luna e le Pleiadi ; è mezzanotte ;
trascorsa ò Y ora ; ma io sola giaccio. >
Con quattro versi ottonari (metro coriambico) e con di-
ciassette parole, di cui quattro sono particelle congiuntive
intraducibili (i tre Sé contrapposti al (xèv), la solitudine
dell* amante ed il silenzio della natura, più che descritti,
sono cosi fortemente e rapidamente provocati, che 1' anima
nostra ne resta profondamente scossa e rapita.
L'una dopo l'altra, in ordine di tempo, registriamo qui
la versione poetica di ciaschedun traduttore italiano.
Primo fra tutti ci si presenta (1670) don Francesco
Antonio Cappone:
Già la bella Dea di Deb
Più fra gli astri non appare
E le Pleiadi nel mare
Già sen corsero dal Cielo.
Già la notte con le stelle
E nel centro del suo corso,
Ed a porre ad Eto il morso
Del Sol volan le bore ancelle.
Ma solinga nei confini
Del mio letto, spento il lume,
Meschinella, io su le piume
Giaccio, aimè, tra voti lini.
144 PARTE PRIMA
E dove é Saffo? in questi versi del Cappone non cam-
peggia e sfolgora la rettorica con tutto il sonoro strepito
delle parole insipienti? ci è persino il ricordo oraziano,
cotanto inopportuno, dei rcmotis luminibus.,..
Pessima è pur quella (1783) di Francesco Saverio Dei
Rogati :
Già in grembo al mar si ascosero
Le Pleiadi, la Luna,
E de la notte bruna
Già scorsa è la metà.
L' ora già passa e vigile
Io su le piume intanto
Sola mi struggo in pianto
Senza sperar pietà (! ! !)
Né riusci a far meglio Eritisco Pilenejo, cioè il Pagnini
(1793) che di traduttore classico ebbe ai suoi tempi, e
dopo, fama distinta:
Le Pleiadi e la Luna
Sparite, il c^iel s'imbruna,
La notte è a mezzo corso.
Il fìsso tempo è scorso;
Ed io qui pur soletta
Sono a languir costretta.
TRADUTTORI SAFFICI 145
Saverio Broglio d'Ajano (1804) ci presenta in Saffo una
donnetta piagnucolosa, ributtante:
Ahi! che le Plejadi,
Ahi! che la luna
Già tramontarono ;
La notte bruna
Declina al termine ;
Trascorsa è V ora :
Ed ei, me misera!
Non viene ancora?
Spergiuro, o immemore
Di sua parola,
Nel letto ei lasciami
Nel letto ahi! sola!
Qualche cosa di meglio o di men peggio potevamo aspet-
tarci da Giacomo Leopaì*di (1816), ma era ancor giovinetto
quando tradusse e pubblicò questo frammento saffico, e
forse non aveva neppure intrapresa quella elaborazione
lunga e penosa della mente, che sola può disviluppare il
gusto dell' arte dagli abiti falsi :
Oscuro è il ciel : nell' onde
La luna già si asconde,
E in seno al mar le Plejadi
Già discendendo van.
Cipollini: Saffo. 10
I8i6 PARTE PRIMA.
-*-
E mezza notte, e V ora
Passa frattanto, e sola
Qui nelle piume ancora
Veglio ed attendo invan.
Migliore è la versione di Giovanni Caselli , cioè di Fran-
<jesco Benedetti da Cortona (1819):
Già tramontar le Plejadi
La Luna tramontò :
Del corso suo la tacita
Notte metà varcò;
Io sola ancor le vigili
Piume stancando vo.
Ma ben tosto (1822) con Ugo Foscolo ricadiamo nelle
svenevolezze arcadiche, e Saifo sparisce di sotto alle sdol-
cinature fucate dei senari:
Sparir le Plejadi
Spario la Luna,
E a mezzo corso
La notte bruna.
Già fugge rapida
Ogni ora e intanto
Sola in le piume
Io giaccio in pianto.
TRADUTTORI SAFFICI 147
Con la stessa intonazione tradusse (1824) Giuseppe Mi-
lani, mettendo in fuga con la sonorità degli aggettivi il
fantasma poetico e gentile di Saffo:
L' auricrinita Delia
Già si celò neironde,
E pur le belle Plejadi
In seno il mar nasconde.
E mezza notte: al vigile
Orecchio suonò l'ora,
E in desioso gemito
Sola mi trovo ancora.
Ed ecco Francesco Zanotto (1844), che trasforma il fiore
saffico in mazzo gigantesco:
Nel mare già le Pleiadi e la Luna
11 raggio loro ascosero lucente:
Scese da l'alto giù la notte bruna
In occidente.
Le ore già scorron lente, ed io frattanto
Stancando vo' le vigili mie piume ;
Nel silenzio comun fia che nel pianto
Io mi consume.
148 PARTE P191IHA
Iacopo D'Oria (1845) ricalca zoppicando le orme del
Rogati e del Leopardi:
Già in seno all'onde scesero
Le Pleiadi e la Luna:
A mezzo il corso tacita
Giunta è la notte bruna.
L'ora sen fugge rapida:
Le piume intanto io premo
Sola ed insonne, ahi misera!
E indamo avvampo e gemo.
Nel 1858 Ippolito Nievo, trasformando la luna in Cinzia
ed il mare in Te ti, sentì il bisogno d' introdurvi una danza
fatale :
Cinzia tramonta; la fatai carola
Le pleiadi rimena a Teti in braccio;
E mezzanotte ; V ora passa ; sola
Intanto io giaccio.
Ma chi supera tutti neir evoluzione rettorica degli effetti
melodrammatici, delle false lustre e delle stomachevoli le-
ziosaggini, è Bonaventura Viani (1858) :
Già si nascosero
Nel mar sonante
Le acquose Pleiadi,
E il cocchio errante
TRADUTTORI SAFFICI 149
De l' alma Cinzia
Già tramontò.
Chiusa neir umido
Stellato velo,
Metà del tacito
Cammin del cielo
La notte pallida
Già divorò.
E procede con questo passo per tre sestine ancora.
Meglio avrebbe potuto fare (1863) Giuseppe Bustelli, se
si fosse meno preoccupato della ricerca rettorica delle
cosidette belle forme, e dell' effetto fuori stagione :
Le Pleiadi e la Luna il dolce lume
Velar; la notte ammezza, e V ora varcai
E sola io giaccio sulle fredde piume :
oppure, più fedelmente, come egli dice:
E la Luna e le Pleiadi
Sparir : la notte ammezza e V ora vola :
E sulla coltrice (perchè non aggiungere deserta ?)
Io giaccio sola.
Ultimo ci si fa innanzi Marco Antonio Canini (1885), e
ce ne annunzia davvero delle belle :
150 PARTE PRIMA
La luna è tramontata
E le Pleiadi pur : è mezzanotte :
Jl tempo passa ed io soletta dormo.
li iempo passa ì è V ora del convegno amoroso eh' è
passata ((5pa) : e Saffo non dorme soletta ; perchè la donna
innamorata che aspetta, non può dormire, e se dorme, non
può poetare : io sola mi giaccio, esclama Saffo, o mi corico,
o sto a letto, se vuoisi ({aóvx xxTS^jSca) ; ma dormo soletta, no.
Lasciando ai lettori, amici del decoro delle nostre lettere,
ì commenti, passiamo all'esame generale dei traduttori
italiani saffici.
1505 — 1. M. Giovambattista. PossEVJNi è autore d'una can-
zone composta di cinque stanze, di cui le prime quattro
sono di dodici versi ciascuna e la quinta di sei. Sopra
Vode a Vene^^e di Saffo (1). È una pessima imitazione
(1) Vedi Delle Rime di Ditersi Nobili Poeti Toscani , raccolte
da M. Dionigi Atanaoi, lib. II, con una nuova tavola del medesimo,
nella quale oltre a molte altre cose degne dì notizia, talvolta si di-
chiarano alcune cose pertinenti alla lingua Toscana et a Tarte del
poetare. Al Serenissimo Re Giovanni II, Eletto d*Hungheria, con
privilegio. In Venezia. Appresso Lodovico Avanzo, mdlxv, pag. 194.
TRADUTTORI SAFFICI i5i
che rivela nel Possevini lo scopo rettorico di fondere il
genere saffico col dantesco e col petrarchesco : per sen^-
plice curiosità letteraria non credo inutile riportarne la
prima stanza :
Donna del terzo ciel, figlia di Giove,
Nata tra le spumose onde marine,
Ch* immortai siedi nel hel seggio aurato ;
Et indi di lacci no' forme si nove
Tessi per le ruhelle alme meschine,
Che in fiamme avvolgi il cor di ghiaccio armato ;
Del mio infelice stato
Pietà ti prenda : toma il * pianto in riso :
Ch' i tua pur sono ohediente (sic) ancella :
E '1 cor cui morte appella.
Già da si lunghi guai vinto e conquiso,
Rendi tu, santa, d'ogni mal diviso.
Ecco il testo greco con la versione letterale della prima
strofe della ode saflSca, a cui la stanza possevinian^
dovrebbe riferirsi :
noi>ttXó6pov', iOavàr' 'A9poStTa,
Dal trono adorno, immortale Venere,
IlaT Atb;, SoXÓ7:>.ox,£ , >.t(7(70ji.at de,
figlia di Giove, tessinganni, prego te
152 PARTE PRIMA
né (la) mia con cure né con angosce premere,
TTÓTVia, 60fAOV (1).
o veneranda, anima :
cioè: o Venere immoptale, dal trono adorno, figlia di
Giove, tessitrice d* inganni, ti prego non opprimere con
cure ed angosce, l'anima mia, o veneranda.
1572—2. Francesco Anguilla, invece, parafrasò, pessima-
mente, la seconda ode (2). Neil' ultima strofe dice Saffo :
KaSS' iXpcl); ^^o(j{jy^ yizTOLi , Tpófjio; Sé
E un sudore gelido m' inonda, un tremito
IIa(7av àypst, ^^Xcoporspa hi izoix^
tutta (me) assale, più gialla — dell'erba
sono ; di morire — poco mancando,
<I>atvo|Jt.at aTTvou; (3) '
sembro senza respiro:
cioè : — Ed un sudore gelido m' inonda, un tremito tutta
mi assale, e più gialla sono dell'erba : di morire poco
mancando, sembro senza respiro.
(1) Bergk, op. cit., pag. 875, I.
(2) Vedi Discorso sopra qiielV ode di Saffo, che comincia: Parìni
queir hiiomo eguale essere à i Dei, con alcune rime amorose del
medesimo (Anguilla), con privilegio. In Vene5Ìa, appresso Giordano
Ziletti e compagni, mdlxxii, in-8, di pp. 80,
(3) Ediz. Volger, 1810, pag. 24.
TRADUTTORI SAFFICI 153
Versione dell'Anguilla :
Gelo è il sudor, tutta tremante resto.
Più e' herba secca di pallor dipinta.
Priva di spirto assembro quasi estinta,
E pensare che l'autore, per questa versione e per
un Discorso scolastico e metafisico su Saffo, che va da
p. 8 a p. 37, ebbe ai suoi tempi onori non comuni : Al-
fonso Ponzio gli dedicò un epigramma di ammirazione,
in greco; Elio Giulio Grotti, veronese, un altro in la-
tino ; un sonetto Battista Guarino.
1639 — 3. D. Niccolò Pinelli parafrasò orribilmente la se-
conda ode (1) : per convincersene, basta leggere le tre
ultime strofe :
Un gelido' sudor dal collo stilla,
Un orror, un Tremor tutta mi scuote
E verde fammi più che V erbe in Villa
Ambe le gote.
(1) Vedi Dionigi Longino Retore : Dell'altezza del Dire, tradotto
dal greco da D. Niccolò Pinelli , fiorentino, Dottore di Legge e
Primo Lettore neirAccademia di Nob., Ven. All' Illustrissimo e
Reverendissimo Monsignor Benedetto Erizzo, Abate e Primicerio di
S. Marco. In Padova, per Giulio Crivellarti 1639, con Licenza dei
Superiori, pag. 51, 52, 53. (Edizione rarissima.)
154 PARTE PRIMA
L' alma sen' viene ai denti per uscire,
E *n dietro la respinge Speme ancora,
A fin eh' ad or ad or stia per morire,
E mai non mora.
Ben dammi ardir d* alzarmi sin al Cielo
La tua luce gentil, che non ammira
Fortuna ed Or; ma la Virtude e il Zelo
Di chi la mira.
Ed il Pinelli era Primo Lettore d' un'Accademia ! !
1670 — 4. Francesco Antonio Cappone ci lasciò quattro
pessime parafrasi, non dal greco di Saffo, ma dalle ver-
sioni latine saffiche (1). La prima è intitolata: Sopra una
Canzone di Saffo a Venere : la seconda e la terza non
hanno titolo ; la quarta porta quello di Della Rosa (2).
Abbiamo visto a pag. 143 la parafrasi del frammento
La Solitudine — riportiamo la prima e la seconda strofe
della Canzone a Venere, per nostra giustificazione:
(1) Vedi Liriche e Parafrasi di D. Francesco Antonio Cappone
Accademico Ozioso Sopra tutte le odi d'Anacreonte e sopra alcune
altre poesie di diversi Lirici Poeti Greci. Secondo la preposta ver^
Sion latina dei loro piic celebri Traduttori, Con Licenza e Privi-
legio. Venezia, mdclxx. Appresso Zaccaria Conzatti : pp. 190-4 :
pp. 195-9: pp. 199-203.
(2) Questa parafrasi trovasi riprodotta nel Pam. Stran, y voi. VL
Parte Seconda, Greci , Venezia, Giuseppe Antonelli, 1844, p. 43 ; e
nella Biblioteca Universale del Sonzogno, N. 167, p. 87, in nota.
V
TRADUTTORI SAFFICI ISS
A me sembra qua giù con pregi immensi
Che a far sé stesso ai Numi eguale arrivi
E che superi ancor (si dir conviensi)
Del Cielo i Divi, (sic)
Chi te mio vago (sic) favellar sovente
Rimira innanzi al tuo bel volto assiso,
E ne* bei labbri tuoi riguarda e sente
Il dolce riso.
Le quali due strofe sono la parafrasi della prima strofe^
catulliana :
Ille mihi par esse Deo videtur
1700 — 5. Bartolomeo Corsini o il pasticcio d' un editore.
Leggo nel Paitoni(l): «Tà tou 'Avaxpsovro; /,xl 2a7r-
90 0; fA£>.7i. Anacreontis et Sapphonis Carmina Latine, Ita-
Kceque conversa. Notas et animadversiones addidit Tana-
quillus Faber, quibus multa veterum emendantur. Recens
omnia correcta uti numquam prius. Cum Italica Traduc-
tione Bartolomae (sic) Corsini in calce apposita, Nea-
poli Anno Jubilei m. dcc. In nova Typographia Dominici-
(1) Vedi Biblioteca degli autori antichi. Greci e Latini volga»
rizzati di Iacopo Maria Paitoni G. R. Somasco. Tomo Primo, ecc.
In Venezia m. dog. lxvi. Con licenza dei Superiori e Privilegio, p. 60.
156 PARTE PRIMA
Antonii Parrino, in Platea Tolentina sub signo [Salva-
toris. Superioriim facultate, in 12. » — « Due versioni
adunque, osserva il Paitoni, contiene questa edizione : la
prima eh' è a piò delle facce sotto il testo greco e sotto
il latino, è quella dell'Ab. Regnier, notizia che pare
non avessero né lo Stampatore né 1* autore delle note
alla Storia e Gommentarij della Volgar Poesia del Cre-
scimbeni, il quale nel voi. V, pag. 151, dicendola senza
nome d' autore, l'avrebbe scoperto. L'altra eh' é in
ealce, nel fine, ha un tal titolo » — E, qui, il Pai-
toni finisce col dichiarare che sebbene il frontispizio
prometta una versione italiana delle odi di Saffo, non
se ne trova alcuna, e che la versione latina é quella
d' Enrico Stefano, della quale avremo in seguito occa-
sione d'occuparci. — Sappiamo che il Corsini, autore
del Torracchione Desolato, tradusse Anacreonte (1), ma
il suo biografo ^S^. B. (2) non dice che abbia tradotto
anche Saffo.
1739 — 6. L'Abb. Antonio Conti tradusse la prima ode (3)
(1) Queste versioni sono impresse con quelle del Regnier — Des
Tiiarais, in Parigi, 1672.
(2) Vedi Parnaso Italiano, voi. VI, Venezia, 1841. Coi tipi di
Giuseppe Antonelli.
(3) Vedi Pinose e Poesie, Tom. Primo e Secondo. In Venezia presso
Giambattista Pasquali, mdgcxxxix. Con licenza dei Superiori e Pri-
vilegio. Vedi Tomo Primo, p. cclxxviii.
TRADUTTORI SAFFICI 157
e nelle Annotazioni sopra questo cantico, dichiarò di
non essersi allontanato dalla fedeltà del testo, riprodotto'
a fronte : eccone i primi versi :
Kterna Venere
Che tanti hai troni
Vario-dipinti ,
Figlia di Giove,
Che frodi ordisci,
Deh con tristezze,
Ne con disastri
Di non opprimere
L* alma ti supplico.
L* abate in parte disse il vero ; ma ciò che stona ma-
ledettamente è il metro prescelto ; lo scipito quinario,^
il meno atto a surrogare 1* endecasillabo saffico.
1780 — 7. Alessandro Verre ci lasciò nelle sue Avventure
di Saffo (1) due pessime imitazioni delle due famose
odi a Venere e alV Amata.
(1) Vedi Le Avventure di Saffo, Poetessa di Mitilene. La prima
edizione fu fatta dall' autore in Roma con le stampe dì Paola
Gianchi, ma con la data di Padova presso il Manfrò nel 1780. Noi
abbiamo sottocchio T edizione del 1822. Me7ano, Dalla Società tipo-^
grafica Dei Glassici italiani, pp. 153-5.
156 PARTB PRIMA
Ecco un saggio della prima:
Venere immortai , figlia di Giove,
Fra i sorrisi del ciel, come ti alletta
Il triste pianto che nel sen mi piove,
Misero segno della mia vendetta !
Né pure il fantasma di Saffo : confronti il lettore col
testo e la versione letterale a pp. 151-2.
Ecco un saggio della seconda:
Felice al par dei Numi chi dappresso
Ascolta il dolce suon di tua favella :
Più felice di lor, se gli è concesso
Destar su quella
Bocca il soave riso
* r ode si chiude con due versi lirici , che sembrano e
sono imitazione del Tasso :
Oh benché estremo, avventuroso fiato, ;
Se giunge ad ammollir quel cor spietato!!
1781 — 8. Ippolito Pindemontb si provò a tradurre l'ode
a Venere, ma la sua versione è così dura, aspra ed
infedele che non par vero sia uscita dalla sua penna.
Dice Saffo a Venere: za>.ol Ss <j' ayov awtés; «i
belli e veloci passeri te conducevano, battendo le ali,
TRADUTTORI SAFFICI 159
verso la bruna terra, dal cielo per mezzo all' aure, e
giungevano subito ; e tu sorridendo, beata , nel volto
immortale, che cosa , mi domandavi , che cosa mi av-
venne, e perchè ti chiamo. »
Tradusse il Pindemonte (1):
I passer lievi e belli
Te guidavano intorno al fosco suolo
Battendo i vanni spesseggianti snelli
Tra r aria e il polo.
Ma giunser ratti : tu di riso ornata
Poi la faccia immortai , qtml soffra assalto
Di guai mi chiedi, e perchè tè, beata ^
Chiami da V alio.
Disse TAmbrosoli, a proposito della versione saffica
<iel Foscolo (2) : « La versione del Foscolo è ben lon-
tana dal farci sentire la bellezza saffica; molto meno
* quella del Pindemonte, la cui anima tranquilla ed elo-
(1) Vedi Volgarizzamenti dal latino e dal greco ^ ecc. Venezia^
per Moronì, 1781, in-8, col testo a fronte. — Parnaso Straniero,
voi. VI, Parte Seconda, Greci, Venezia, Giuseppe Antonelli, 1846.
pag. 27. — Biblioteca Universale del Sonzogno. N. 167, pp. 83-4.
(2) Vedi Lett. Greca e Latina Scritti editi ed inediti di Fran-
cesco Ambrosolt raccolti ed ordinati da Stefano Grosso, voi. 2.
Milano, Ulrico Hoepli, 1878: vedi voi. secondo, p. 301 e segg.
160 PARTE PRIMA
giaca non poteva sentire pienamente la tempestosa pas-
sione di Saffo. »
Ma che cosa ci è di tempestoso in questa ode ?
1783—9. Francesco Saverio Dei Rogati, se dobbiamo giu-
dicare dal numero delle edizioni, fu traduttore fortunato
di Anacreonte e di Saffo (1) ; ma ci affrettiamo subito
a dichiarare eh' egli non meritava tanto onore. Abbiamo
riportato a p. 144 la versione dell'ode terza Solitudine;
non è superfluo citare qualche altro esempio, per dimo-
strare il grado d' infedeltà, e l' intonazione metastasiana,
tanto cara ai nostri nonni, ma così fuori di posto in
una versione saffica :
È Venere che parla a Saffo nell' ode I :
Dicevi allor : qual perfido
Usa con te rigore ?
Saffo, chi mai t' ingiuria,
Quel barbaro dov' è ?
Nell'ode II si leggono settenari come questi:
Veggo il tuo aspetto,
E a le mie fauci allora
Non somministra il petto
Voce per favellar.
(1) La prima edizione è del 1783, in due volumi. Colle y nella
Stamperia di Angiolo Martini e Gomp. Con approvazione. Nel 1795
TRADUTTORI SAFFICI 161
Un de^so velo il giorno
A le mie luci invola . . .
traduzione questi ultimi versi da Virgilio :
Eripiunt subito nubes coelumque diemque
Teucrorum ex oculis. (Aeneidos, lib. 1, v. 92).
1784—10. S. I. P. A. cioè Sosare Itomeio Pastore Ar-
cade, o meglio il generale napolitano Vincenzo Impe-
riale, è autore d* una Faoniadej inni ed odi di Saffo,
tradotti dal testo greco in metro italiano (1), preceduti
queste versioni riapparvero nel Parnaso dei Poeti Classici d*ogni
nazione, Ebrea, Greca, Latina, Inglese, Portoghese, Francese, ecc. ecc.
Trasportati in lingua italiana Cronologicamente e con varietà di
metro dai migliori nostri poeti. Tomo Decimoquarto. In due partì,
Teocrito, Mosco, Dione, Aaacreonte, Saffo, Tirteo. Parte Prima. Ve-
nezia y M.DCc.xcv. Presso Antonio Zatta e Figli. Con licenza dei
Superiori e Privilegio, pp. 324, 328-332. La terza ediz. è del 1824 :
Le Odi d*Anacreonte e di Saffo recate in versi italiani, coli' ag-
giunta di alcune versioni dal greco del Cav. Angelo Maria Ricfci.
Livorno. Dai Torchi di Glauco Masi m. dccg. xxiv, p. 121 e se-
guenti. Riapparvero nel Parnaso dei Poeti Anacreontici. Edizione
Seconda, Tom. I, 1826, Venezia, presso Giuseppe Orlandelii, p. 105
6 segg. — nel Parnaso Straniero, op. cit., pp. 26, 27, 35, 41.
(1) La prima edizione è di Napoli , 1784. — Altre edizioni : Le Av-
venture di Saffo e la Faoniade, traduzioni dal greco. Parigi, MO'
lini, 1790, in-12. — La Faoniade, Inni ed Odi di Saffo, tradotti dal
Cipollini : Saffo. 11
102 PARTE PRIMA
da un Avviso, molto ingenuo anche per i suoi tempi. In
questo il generale arcade dichiara che un Ossur, letterato
di Pietroburgo, avea trovato nel famoso tempio di Apollo
Leucadio la tomba di Saffo, ed in questa rinchiusi al-
cuni papiri, che contenevano le poesie saffiche, delle
quali non potendo egli riprodurre il testo, disgrazia-
tamente perduto per la morte dell' Ossur, si decise a
pubblicare la versione sola. Inutile avvertire che a
questa favola nessuno prestò fede, ma, per la storia della
critica classica, in Italia, non è forse inutile soggiun-
gere che nel Giornale di Pisa, tom. LIX, ove si an-
nunziò il libretto Tanno 1785, quel critico esclamò, dopo
di avere scoperta la graziosa finzione : — Che importa
che abbiano una vera origine greca queste Odi , se sono
tali che meriterebbero di appartenere ad una che fu
giustamente chiamata la decima Musa?
E sarebbe mai degna di Saffo questa versione piut-
testo greco in metro italiano, di pp. 09. In fine del volumetto leg-
gasi : CrisopoUy coi caratteri bodoniani, 1702. — Les bymnes de Sapho
nouvellement decouvertes et traduites poni* la première foìs en
francais avec des notes et une version italienne par J. B. Grain-
ville de l'Académie des Arcades de Rome. Paris, Rollan, 1702,
in-i2. — -Parmay coi tipi Bodoniani, mdccci. — Milano, 1800, in 2
voi. in-18. — Vedi Parnaso dei Poeti anacreotitici^ op. cit., p. 107
e seguenti.
TRADUTTORI SAPPICI 163
tosto del famoso inno lucreziano a Venere, che della I
ode saffica ?
Vezzosa Dea, degli uomini
Delizia e degli Dei ....
Aeneadum genetrix , hominum divomque voluptas ?
e questi altri versi, appena passabili in un melodramma?
Ascolta, o bella Venere,
Ascolta i voti miei.
Tra gli astri tu più lucida
Cadi e risorgi in cielo,
Seguace indivisibile
Dell' aureo Dio di Delo (? ?)
1793 — 11. Il Padre Lue. Ant. Pagnini, in Arcadia Eritisco
PiLENEJO, tradusse V Inno a Veviere, V ode AlVAmata^
A
due epig., Sul sepolcro di Pelagone e Sulla tomba di
Timade, più sei frammenti, senza titolo (1). Le versioni
del Pagnini sono dure, aspre ed infedeli, come quella
del Pindemonti.
(1) Le Odi ^ Anacreonte e le Poesie di Saffo tradotte in versi
italiani. Parma, Bodoni, 1793 in-4. — Altre edizioni: Poesie di Saffo
<• (li F^rinna Poetesse di Lesbo. Traduzioni dal greco in rime toscane
di Eritisco PiLENEJO. P. A, In Lucca, mdgcxciii. Presso Domenico
Marescandoli. don approvazione, pp. 15. — ìn Lucca, 1794, pressoio
stesso edit., di pp. 50, in-8. — Due epigrammi sono nel Parnaso stra-
niero, op. cit., p. 45, e nella cit. Bibl. Sonzogno, pp. 88-89.
164 PARTE PRIMA
Ricordi il lettore la versioncella a p. 144 e consideri
un po' questo altro breve saggio dell* ode I :
Figlia di Giove, artefice d'inganni,
Ricca di templi, augusta, immortal Dea,
Deh non fiedermi il cor di ambasce e danni,
O Giterea.
]\Ia vien qtia tosto, e, qual già spesso udisti
Mercè d'Amor mia voce, or sì l'ascolta,...
La versione dell'ode II è peggiore.
1801—12. Anton Francesco Gori, nel suo Trattato di
Longino, tradusse ancbe la ode II di Saffo.
È una versione infame : dice Saffo nella seconda strofe:
E sorridente dolce, ciò a me —
/-apStav £V (TTTìOeTtv ìtztÓolgzv"
(il) cuore in petto scuote ;
co; yip sutSov Ppoj^éoj; ce, 9cova;
come perchè vedo subito te, di voce
OUÒSV £T StXSt (4).
niente più (mi) resta.
Cioè : (Felice chi vede te dolce parlante e) dolce ri-
dente : questo a me scuote il core nel petto , perchè
appena io vedo te, subito non ho più voce.
{k) Bergk, op# cit., p. 879,
TRADUTTORI SAFFICI 165
Ecco la versione del Gori (1):
Dolce ridente : misera ! che il cuore
Mi hai rubato dal sen ; talch' io appena
Ti veggio, e a me zz* aria tosto morta
Cade la voce (! ! !)
1804 — 13. Gesabe Montalti fece un'imitazione del fram-
mento conservatoci da Demetrio Falereo: La Verginità
ed una sposa novella (2). Sono due quartine in otto-
nari che non hanno assolutamente nulla di Saffo.
1804—14. Il conte Saverio Broglio d'Ajano, patrizio di
Recanate, è il primo a presentarci una traduzione com-
pleta delle Poesie e Frammenti di Saffo, preceduta da
un Discorso Istorico- Critico. La traduzione è infedele,
arcadica, sdolcinata e di pessimo gusto ; il Discorso tu-
mido d'erudizione confusa ed indigesta. Se il saggio a
p. 145 non bastasse, eccone un altro : è il dialoglietto tra
Saffo ed Alceo, riferitoci da Aristotele :
(i) Vedi Trattato di Dionisio Longino intorno al sublime modo
di Parlare e di Scrivere, Con riflessioni. Milano, Dalla Tipografìa
dei Glassici Italiani, Contrada del Becchetto, N. 2536. Anno 1801.
Sezione X, pp. 25, 26. Altre edizioni : — Verona, Tumerm.ani, 1733.
Firenze, Albizzini, 1737. Bologna, L. Balla Volpe, 1748, Venezia,
Piero Marcuzzi, 1782. Firenze, nella Stamperia Piatti, 1819. Bologna ,
Nobili, 1821. Milano, tipi di Frane. Sonzogno q.m Giov. Bat., 1827.
(2) Vedi Saggio di Poetiche Imitazioni dal greco. Forlì» dai tipi
Dipartimentali, 1804 ; opusc. di pp. 16, per nozze ; vedi p. 7.
166 PARTE PRIMA
Alceo
A te, mia Saffo amabile,
Un non so che direi. . . .
Un non so che vorrei. ...
Ma non mi posso esprimere,
Che mi trattiene un rigido
Incomodo rossor.
Saffo
Onor, virtù, giustizia
Reggano i sensi tuoi,
E allor di' ciò che vuoi
Ma ti confondi ? . . . palpiti ?. . .
Vanne; non più; colpevole
Ti accusa il tuo rossor.
Sembra una scena comica d* un melodramma buffo ! !
Ecco il testo e la versione lett. della risposta di Saffo
AE S' Uè T* stOXwv ty-spo; r\ KaXaiv,
Se - — fosse a te di buone cose voglia e belle,
e non alcunché dicesse la lingua — di male,
Ai^co; T£ vOv G* oòx siyev o;/.(AaT',
vergogna — ora i tuoi non avrebbe occhi,
'AW iXeyec T^spì tc5 Secata) (1).
ma parleresti — rettamente.
(1) Volger, p. 102.
TRADUTTORI SAFFICI 167
Cioè : Se tu avessi brama di cose belle e buone e la
tua lingua non avesse a dire alcunché di male, vergogna
ora non coglierebbe gli occhi tuoi, ma parleresti ret-
tamente.
1816 — 15. Giacomo Leopardi imitò l'odicina terza, ch'egli in-
titolò La Im'pazienza (1): ce ne siamo occupati a pp. 145-6.
1817 — 16. Luigi Provana del Sabbione tradusse La Oda
(sic) a Faone, cioè la seconda (2) :
Pari a gli Dei ben è colui che siede
A te rimpetto, nei tuoi lumi affiso
Ode i Hioi detti e la dolcezza vede
Del tuo sorriso.
Credo ce ne sia d' avanzo , per giudicarla infedele e
tumida di colorito estraneo al testo.
(1) Fu pubblicata la prima volta in Hecanate, con altre yereÌQi^ii
r anno 1816, in occasione delle nozze del principe Luigi Saatacrocp,
con la contessa Lucrezia della Torre , a cui le versioni leopardiane
vennero dedicate dai coniugi marchese Carlo Antici e D.* Màil^lnba
JSIattei. Il libretto è rarissimo; ma la versione saffica fu ripro^oj^ta
dal Chiarini nella sua edizione delle Poesie del Leopardi, Livorno,
Pei tipi di Frane. Vigo, 1869, in Appendice, p. 542. ' -^
(1) Scelta di Poesie, tratte in volgare dal greco. Torino, Vedova
Pomba e figli, mdcccxvii, in-8, di pp. 56. Le poesie tradotte iron
portano il nome dell'autore, ma alcune sono sottosegnate della lèt-
tera T, altre da R. In una copia, esistente presso la R. Universillà
di Torino, sotto la lettera R, p. 21, trovasi manoscritto il nome 'di'
Luigi Ornato, e sotto la lettera T, a p. 27, quello di Luigi Provana/
traduttore di Tirteo (T). '
168 PARTE PRIMA
1818 — 17. Francesco Venini ci lasciò due pessime versioni
delle due odi : A Venere e Ad una Lesbiana (1), accom-
pagnate da brevi cenni biografici sulla poetessa, di nessun
valore. Con la versione letterale dei testo a pp. 158-9
confronti il lettore questi versi venniniani : è Safib che
parla a Venere :
AUor che tu, seduta in un leggiere
Cocchio j implorata accorri a le mie vociy
E te i passer scotendo le ali nere
Traggon veloci,
Non si tosto sei giunta, e sciolti qt^elli
Sen van, che. tu i bei labbri apri e con riso
A me chiedi guai m,ali il cor novelli
Mi hanno conquiso.
Appena appena è conservato un pallidissimo pensiero
saffico !
4819—18. Giovanni Caselli (più veramente Francesco
Benedetti da Cortona) tradusse Anacreonte e Safib (2),
ve le sue versioni ebbero 1* onore di parecchie edizioni.
Quelle di Saffo certo non lo meritavano.
(1) Saggi della poesia Lirica antica e moderna. Voi. Primo. Mi-
lano, Per Giovanni Silvestri, m.dccc.xviii, pp. 92-90.
(2) Firenze, 1819, in fol. pp. 191, bella ediz. di 200 esemplari. Altre
edizioni: Como, 1823, presso Garlantonio Ostinelli, Tipografo Pro-
vinciale. Le pp. xi-xvi contengono una breve vita di Saffo, di nessun
valore, e le pp. 95-98 le versioni delle tre odi. — Biblioteca Univer-
TRADUTTORI SAFFICI 169
Si veda il saggio a p. 146, e col testo e la versione
letterale a p. 164, si confrontino questi versi dell' ode II :
Ball* incanto rapito il cor mi senio
Balzar nel petto, quando il tuo sembiante
Apparir veggio, mancami la voce
In un istante.
Saffo non è in questi versi!
1822 — 19. Ugo Foscolo, oltre alla versione dell' ode, o fram-
mento che dir si voglia, riportata a p. 146, tradusse anche
la seconda ode, e sono pochi i giovani studiosi che non
sappiano a memoria questa sua traduzione, cotanto ce-
lebrata (1). Noi ora abbiamo il doloroso compito di non
^ale dì Scelta Lett. antica e moderna. Milano , per Niccolò Bettoni,
M.DCCC.xxviii, pp. 88-90. — Il Fiore della Lett. Greca, voi. I, Fi-
renze, Società editrice fiorentina, 1840. A pp. 944-5 si trovano ripro-
dotte le sole versioni della I e della III ode. — Parnaso Straniero,
op. cit., pp. 28, 37, 41. Biblioteca Universale del Sonzogno, op. cit. a
]>. 84-5, in nota, è ripubblicata la traduzione della I ode, con un
cappello, nel quale vien detta fedelissima alla parola greca (1 ! 1). —
Fu riprodotta dal Zongada nel suo Corso di Lett. Classica. Pavia,
1B55, Parte Prima, p. 226.
(1) Nel 1816 Ugo Foscolo pubblicò in Zurìgo nel primo giorno
dell' anno tre sole copie d' un libretto intitolato : Vestigi della Storia
del Sonetto Italiano dall' anno i200 al 1800 : le quali furono re-
galate a persone sue amiche. Avendo sui Sonetti del Petrarca data
la preferenza a quello ; In qual parte del cielo, in quale idea ; che
termina con quel soavissimo verso:
E come dolce parla e dolce ride:
170 PARTE PRIMA
poter dividere quegli entusiasmi, perchè la versione del
Foscolo è infedele, non solo, ma è priva di quella
rapida ispirazione, eh* è la caratteristica della sincera
poesia saffica: è sbagliata nell' intonazione generale, che
nel testo è sempre divinamente semplice, esuberante in-
vece d* una ostentazione tutta foscoliana del delirio ero-
tico. Le nostre impressioni sono queste : leggendo il greco
di Saffo, ci par di vedere la grande artista che cerchi
conforto nella poesia : leggendo la traduzione del Foscolo,
abbiamo, innanzi agli occhi un infaticabile e sempre scon-
tento artefice di versi. E che il Foscolo molto abbia
lavorato intorno a questa versione, lo prova il fatto
il Foscolo si ricordò subito che il Cantor di Laura aveva imitato
Saffo, e quindi nelle sue Postille pose la versione dell* intera Ode,
soggiungendo : « Quest' Ode io tradussi or son venti anni, o più, e
tenni il metro greco inventato da Saffo; vi ho aggiunto le rime, né
so di averla mai ricopiata ; ma fidando che pochissimi la leggeranno,
la stamperò ([ui (benché senta lo stile assai giovanile) affinchè sì
raffronti come i Greci ei nostri esprimano diversamente le passioni
del cuore. » Riapparve nel 1822 nel volume delle sue Poesie» Venezia^
per AntonelU, in-8. — Nel 1834 fu riprodotta da Emilio Tipaldo,
nella sua versione Bel Sublime trattato di Dionisio Longino, Venezia,
Dalla Tipografia à\ Aloisopoli, pp. 106, 107. — Nel 1882 nella edizione
critica delle Poesie di Ugo Foscolo, per cura di Giuseppe Chiarini.
Secondo migliaio. In Livorno, coi tipi di Francesco Vigo, Editore,
via della Pace, N. 31, p. 457. — Nel 1886 nella cit. Bibliot. Univer-
sale, del Sonzogno, p. 85. Nel 1855 fu ripubblicata dal Prof. A. Zon-
cada, nel cit. Corso di Leu. Classica, Parte Prima, p. 224,
TRADUTTORI SAFFICI 17 1
deiravercene lasciato tre edizioni con varianti profonde,
ma tutte lontane dal riprodurre la semplicità del testo.
Basta solo citare il primo verso, che fu il più elaborato :
Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto
Colui mi sembra agli alti Dei simile
Colui mi sembra ai lieti Dei simile.
Fra le espressioni infedeli , svenevoli e inopportuna-
mente sonore, citiamo queste, che più si allontanano dal-
l' originale e dall'indole della forma poetica di Saffo :«<*
lieti Dei simile j in atto sì gentile j in quel beato istante ,
suono d'amoroso accento sul labbro ansante, notte alta
si addensa sul guardo mio, sudor di gelo le mie guancie
inonda.
Concludiamo: se della poetessa di Lesbo non si tra-
duca nella parola semplice e fedele l'emozione lirica
del testo , e se nella parola non si trasfonda quell' ar-
monia ritmica , spontanea e sincera , che fu l' ammira-
zione unanime di tutta la Grecia, non si avrà mai una
versione artistica degna dell* originale.
1824—20. Giuseppe Milani va annoverato fra i traduttori
più completi delle poesie saffiche (1), ma il suo lavoro
(1) Le odi di Saffo Lesbia tradotte. Bergamo, Stamperia Mazzo-
leni, MDCccxxiv, in-12. — Le versioni sono precedute da una Vita
della poetessa, di nessun valore storico e critico ; pp. 7-34.
172 PARTE, PRIMA
se é degno di encomio per la quantità, non è tale per
là qualità. Ove il saggio a p. 147 non bastasse, eccone
un altro di versi men che melodrammatici, che dovreb-
bero essere la versione della seconda strofe della ode I,
Inno a Venere :
Te, buona Diva, io venero,
E te supplice invoco;
Tu calma di mie voglie
L' impeto, e affrena il foco
Deir agitato sangue,
Onde mia vita langue
Ci è da mettersi le mani nei capelli!!!
1825 — 24. Paolo Costa, nella sua ventosa traduzione della
ode II, più che a Saffo, s' inspirò alla nota versione ca-
tulliana ; ci è di tutto : zeppe, frasi smaglianti ed altre
frugoniane svenevolezze (1) :
Gli Dei ^er fermo uguaglia, anzi si gode
Gaudio jpiii che divin, quei che sedente
Al tuo cospetto te rimira ed ode
Dolce ridente.
(1) La prima volta apparve nel voi. I delle sue Opere. Bologna,
1825, in-8, p. 65. Apparve in seguito nella cit. Biblioteca Univer-
sale di Scelta Lett, Antica e Moderna^ p. 89; nel cit. Fiore della
Leti. Greca, voi. I, p. 945 ; nel cit. Parnaso Straniero, voi. VI, Parte
Seconda, Greci, p. 36; nel Giornale Araldico di Roma, voi. LXVI,
facciata 339.
TRADUTTORI SAFFICI 173
Ma se talvolta a me misera tocca
Esserti presso^ o mio divino amore.
Non io ti gttardo ancor, che su la bocca
La voce muore l
1827 — 20. Nicolò Tommaseo, Excelsior! È una versione in
prosa della ode I, fatta con garbo, senza vacue ed inu-
tili zeppe, anzi con una fedeltà riproducente persino le
congiunzioni, dalle quali cominciano i periodi e le propo-
sizioni del testo, che danno alla forma saffica un anda-
mento orientale ed una certa aria di familiarità leg-
giadra.
Eccone un esempio; è Saffo che parla a Venere (1):
. . . . E tu, beata ,
sorridente T immortai volto,
chiedesti qual fosse il mio male, perchè
io t'invocassi, .
e che voglia ; o che si faccia del mio
povero cuore ; e a quale io desideri
i lacci dell' amore — chi è, o
Saffo, che ti fece del male ? . . .
(1) Questa versione trovasi nell' altra che il Tommaseo fece Bella
Collocazione delle Parole Trattato di Dionigi B'Alicarnasso. Vedi
Collana degli antichi storici giteci volgarizzati. Opuscoli di Dionigi
D'Alicarnasso. Tipi di Francesco Sonzogno q.™ Giov. Battista. Stra-
done a S. Ambrogio, num. 2735, 1827, pp. 950, 951, 952.
174 PARTE PRIMA
Certo in tutta l'ode, qua e là sono delle espressioni
che potrebbero non appagare tutti i gusti, ma al Tom-
maseo bisogna tener conto del testo scorretto, del quale
si è certamente servito.
1827 — 23. Giulio Perticari tradusse un Frammento tratto
da Ateneo, e l'editore che lo pubblicò la prima volta,
vi aggiunse un cappello di lode esagerata (1). -
Il genere di questa versione è appunto quello che noi
ci Siam tenuti sempre in dovere di combattere, l'imi-
tazione la parafrasi. Trattandosi d' un nome illustre,
trascriviamo prima la versione letterale del testo, e poi
le due quartine del Perticari:
« Ma tu, o Dica, avvolgi serti di fiori alle tue belle
chiome , fronde d* aneto cogliendo con le mani delicate :
poiché le Grazie amano le cose floride e graziose ; e sono
avverse a chi non s* incorona di fiori. >
Ecco la versione troppo fiorita del Perticari :
(l) Fu pubblicato nella citata Biblioteca Vniv&rsale del Bettoni,
p. 01. — Noi, dice r editore, abbiamo aggiunto volentieri questa bella
versione d' un frammento di Saffo, che negli ultimi suoi giorni l'il-
lustre Perticari dedicava air egregia sua dojina (Gostanza) ; la dedi-
cazione ed i versi sono tolti letteralmente dall'originale inedito, che
Ella conserva come preziosa reliquia d' un ingegno si caro. — In se-
guito fu riprodotta nel cit. Parnaso Straniero^ p. 43, e nella cit. Bi-
hlioteca Univ., del Sonzogno, p, 88.
TRADUTTORI SAFFICI 175
Lega le gliirlandette, o fior d'amore,
E con la man gentile al caldo e al gelo
Fa di tenero aneto e di fior belli
Molle freno odoroso ai tuoi qapelli.
Un fior leggiadro acquista grazia in cielo j^
Ed a chi niega ai nudi crini un fiore,
Niegano i santi Numi il lor favore ,
Lega le ghirìandette, o fior d' amore.
Di Safib , nulla : rettorica , con una dose d* unzione
cristiana.
1830 — 24. Teodoro Accio ci lasciò della ode II una nefandi;
versione nel trattato sul Sublime di Longino : ecco la
seconda quartina (1) :
Qual tiom, qual Nume al par di lui contento?
Scorrer di vena in vena entro del petto
E in tutto il corpo un sottil fuoco io sento
All'apparir di quel soave aspetto.
1832 — 25. Vincenzo Monti , il gran poeta dai versi abba-
glianti, tradusse due frammenti, anzi del secondo omise
la prima parte: ma di Saffo ci è poco!
(1) Vedi Del Sublime nel Discorso, Trattato di Dionisio Longino.
Milano. Per Giovanni Silvestri, m.dccg.xxx, p. 29.
176
PARTE PRIMA
I.
Son dì mollezze amica :
Ma splendida e pudica
E la face ond' amore
Per un fero garzon mi tocca il core.
IL
Morrai ; né vita avrà ninna il tuo nome ,
Perchè Taonie rose
Non ti fregiar le chiome (1).
1839 — 26. Girolamo Orti tradusse due epigrammi, attribuiti
a Saifo : I. La Rosa. II. A donna ignorante (2). Ri-
portiamo la versione del secondo, perchè il lettore la
confronti con quella del Monti, e se ne ha voglia, faccia
i suoi commenti :
(i) Apparvero, la prima volta, nel Discorso sopra un passo della
Chioma di Berenice, Poema di Callimaco, tradotto da Valerio Catullo.
Vedi Opere inedite e rare di Vincenzo Monti. Volume Primo. Prose,
Milano. Presso la Società degli Editori degli Annali Universali d elle
Scienze e dell'Industria, mdgggxxxii, pp. 294-295. — Sono state ri-
prodotte nelle Versioni Poetiche di V. Monti, a cura di G. Carducci,
Firenze, G. Barbèra, Editore, 1869, pp. 400-1.
(2) Vedi Volgarizzamento del Ratto di Elena di Coluto, con altre
varie traduzioni. Verona, coi tipi di G. Antonelli, 1839, in-16, di
pp. 192. — Parnaso Straniero, op. cit., p. 44. — Bibliot, Universale*
del Sonzogno, op. cìt., p. 87.
TRADUTTORI SAFFICI 177
Chiusi i tuoi lumi al dì, memoria alcuna
Non fia che di te resti,
Giacché rosa nessuna
Di Pierio cogliesti :
Fanciulla ignota a Dite scenderai,
Né di quassù chi ti ricordi avrai.
1840 — ^27. Giovanni Petrettini Gorcinese , traducendo ed
illustrando Dei Dipnosofisti di Ateneo Tutto che ri-r
guarda alle Arti belle, tradusse in versi italiani il fram-
mento di Saffo, riportato da Ateneo, contro Andromeda (1) :
Se ancor non sai di tua persona i veli
Air estremo del pie raccor con arte.
Chi allenirà quel tuo selvaggio spirto?
Versione dura ed infedele ; nello stesso volume a p. 5
è anche la versione del cit. epig. di Posidonio.
1843 — 28. EvASio Leone parafrasò nella più indegna ma-
niera la seconda ode, a cui diede il titolo di I trasporti
di Amore (2). Sono cinque strofe, ch'egli osò chiamare
traduzione dal greco di Saffo ; ecco la prima :
(1) Vedi Biblioteca Greca delle Belle Arti Composta ecc. Tomo
Secondo. Milano. Coi tipi di P. A. Molina. Contrada dell'Agnello,
N. 963, 1840, p. 17.
(2) Per le nozze Sacerdote^ Trieste. Venezia, 1843, traduzione ol-
ferta agli Sposi da P. A. Paravia. Ediz. di 100 esemplari.
Cipollini: Saffo, 12
178 PARTE PRIMA
Felice, o mio tesor, chi a te vicino
Può sospirar per te, chi ai cari accenti
Schiuder ti ascolta il lahbro, e chi rimira
Su quell'amato viso
Un tenero spuntar dolce sorriso!
I Numi, i Numi stessi
Han mai contento eguale al mio contento?
1844—29. Francesco Zanotto: ci siamo occupali della sua
versione (1) dell' ode III a p. 147.
1845 — 30. Jacopo D'Oria tradusse Anacreonte, Saffo e Alceo.
Le versioni saffiche, da annoverarsi fra le più complete,
sono precedute da alcuni Cenni sulla vita e sulle opere,
in cui si ripetono le solite notizie leggendarie dell' amore
infelice e del famoso salto. Al saggio riferito a p. 148,
si aggiunga quest' altro Ad Espero, che nel testo greco
è rappresentato da dieci parole appena (2):
Espero amabile,
Tu sempre apporti
A noi vivissime
Gioie e conforti.
(i) Parnaso Straniero , op. cit. , p. 42. — Centesimi 25. Le Odi di
Anacreonte, seguite dalle poesie di Saffo, Alceo e Gallino. Biblioteca
Universale, del Sonzogno, op. cit., p. 87.
(2) Milano, Tipografia di Vincenzo Guglielmini, 1845.
TRADUTTORI SAFFICI 179
Tu splendi, e subito
Le tazze, piene
Di licer, vuotansi
A liete cene.
Gli armenti all'umile
Ovil riduce
La soavissima
Tua bianca luce ;
E rende al tenero
Seno di quella,
Ond' ebbe il nascere ,
La pastorella.
Ecco il frammento di Saffo, conservatoci da Demetrio :
'"'EdTTsps, TuàvTa 9£pst<;'
4>spet(; olov,
4>£pst(; (xaTept TratSa (1).
« Espero , tutto rimeni ; rimeni la pecora , rimeni la
capra, rimeni a la madre il pastorello. »
1851 — 31. F. D. Guerrazzi si occupò anche di Saffo, e tra-
dusse in prosa la ode I e parecchi altri frammenti. La
sua prosa è di gran lunga inferiore a quella del Tom-
(1) Volger, op. cit., p. 93.
180 PARTE PRIMA
maseo ; e mostra eh* egli non conosceva 1* effetto che de-
rivi dal riprodurre il testo, specialmente in una prosa,
parola per parola, ad verbmn.
Ecco la prima strofe (1) :
«0 figlia alma di Egioco y Venere immortale, che
siedi sopra un trono splendido, e che sai argutamente
apprestare le insidie d* amore , io ti scongiuro a non
opprimere V anima mia sotto la gravezza dell* angoscia
e del dolore....»
1855 — 32. Antonio Zoncada tradusse in prosa alcuni fram-
menti, che ci lasciò nel Corso di Leti. Classica, insieme
con una breve notizia biografica della poetessa (2).
Queste versioni, per essere in prosa, e quindi non sog-
gette né a metri, né a rime, potevano e dovevano essere
fedeli al testo : noi siamo sorpresi a vedere , come il
Zoncada, con buona dose di rettorica estetica , riconosca
e lodi i rapidi tocchi incisivi della forma saffica^ e poi,
nel fatto, ci dia questa versione del famoso frammenti)
Sopra sé stessa:
(1) Scritti di F. D. Guerrazzi. Seconda Edizione, Firenze. Felice
Le Monnier, 1851, pp. 397-400.
(2) Corso di Lett. Classica di A. Zoncada , Prof. Suppl. presso
: r3. R. Università di Pavia. Voi. Quattro. Paria, Tipografia dei Fra-
\Ùlli Fusi, 1855; v. Parte prima, pp. 220-228.
TRADUTTORI SAFFICI 181
« Io ho raccolto (come se qualcuno gliele avesse fatte
a pezzi!) le mie metAbra nel morbido letto (fin qui non
una parola di SaflTo. la quale del resto, non avrebbe mai
chiamato morbido il letto, dove invano attese Y amante) ;
la luna e le Pleiadi tuffaronsi nel mare (tramontarono
dice il testo); volge a mezzo corso la notte (ò mezzanotte,
dice Saffo) passa il tempo (é passata l'ora del convegno),
ed io sono sola ((jióvoc xaOeu^ -^ sola giaccio.) >
Degli altri è superfluo occuparsi.
1857 — 33. Paolo D'Argo Ferrari. Se egli è vero, come
è vero, che in Saffo la viva spontaneità del sentimento
prorompa come fiamma alata da tutti i suoi versi, lo
studioso, ignaro del greco, che legga la versione del
D'Arco Ferrari dell' ode A Venere (1), che penserà egli
della grande ed immortale poetessia di Lesbo ?
Prole di Giove, eterna Citerea^
Gh' hai le sedi molteplici e gV inganni^
Deh mi sottraggi, ti scongiuro, o Dea,
Da grevi affanni.
Deh meni al/in! se alle mie preci ognora
U hnplorato tuo voi lieve affrettasti ? , . .
(i) Saggio di Traduzioni, Firenze^ Felice Le Monnier, 1857, in-8,
pp. 117-118.
182 PARTE PRIMA
1858 — 34. Ippolito Nievo tradusse tutt'e tre le odi saffiche :
A Venere, AlTAmatay Sopra sé stessa (1). Se il Nievo
non ci avesse dichiarato egli stesso di averle volgariz-
zate letteralmente, noi ora ci saremmo contentati di ri-
mandare il lettore a p. 148, dove trovasi riprodotta la
terza, per mostrare quant' egli siasi tenuto lontano dalla
lettera. Dopo quella confessione, un altro saggio non può
sembrare superfluo. — Dice Venere a Saffo nella penul-
tima strofe della ode I:
Chi te, o
Saffo, offende ?
Kaì Y^P *^ 9eÓY^^> rxyétù^ Sicó^ei,
E perchè se (te) fugge, presto inseguirà.
Al Ss 8apa (AY) S^xst', àXXà Scódsi,
Se — doni non accetta, ma (ne) darà,
Al Se (a:J) ^tXet, Tajf^éct)? (furiati..
Se — non (ti) ama, subito (ti) amerà (2).
Cioè : « Saffo, chi ti offende? che se ti fugge, presto
t'inseguirà; se non accetta doni, te ne darà, e se non
ti ama, ben presto ti amerà. »
(1) Le Lucciole Canzoniere d'IppoLiTO Nievo (1855-56-57). Milano^
<3oi tìpi di Giuseppe RedaeJli, 1858, in-16, pp. 187-188.
(2) Volger, op. cit., p. 12.
TRADUTTORI SAFFICI 183
Ecco la versione del Nievo:
Saffo, dicevi, amore
Chi può negarti?
Dillo, e s'ei fugge, seguirà la lieve
Tua traccia; e se ricusa i doni tuoi.
Ubbidiente si farà fra breve
Largo dei suoi.
Moltiplicare gli esempi sarebbe inutile, anzi dannoso
all'economia del libro.
1858 — 35. Bonaventura Viani. Questo Padre Lettore fece
tre pessime parafrasi delle tre odi A Venere, A Faone,
La Notte, precedute da una Vita di Saffo, che non ha
alcun valore, né storico, né critico, né letterario (1). Ab-
biamo parlato della terza a pp. 148-9, e basterebbe solo
quel saggio per giustificare la nostra severità ; ma il Viani
fece della ode I, una doppia versione, Tuna in metro
saffico e l'altra in settenarii: per dimostrare come en-
trambi siano tal cosa da produrre il male ai visceri, non
possiamo esimerci dal presentarne un doppio saggio ai
lettore curioso :
Venere, di Giove eterna prole.
Che in tutto V orbe imperi e ordisci inganni.
Deh non gravar mio cor, che t* ama e cole
Di si crudeli affanni!
(1) Le Odi di Anacreonte e di Saffo, tradotte dal Padre Lettore
Bonaventura Viani. Dalla Beata Chiara A. S. Spoleto, Tip. Bassi
e BassoDÌ, 1858, pp. 117, H8....
184
PARTE PRIMA
» *
bella Giterea
Figlia immortai di Giove,
Che in amorose prove
Imperi e ordisci inganni
Dovunque splenda il sole,
Deh chi ti adora e cole . .
Non aggravar di affanni!
1861—36. Stefano L Valletta ci ammanDÌsce un'altra
Parafrasi delVode /(l), la quale si distingue dalle altre
iin qui esaminate, per ruvidezza di forma e disarmonia
sfasciante il senso estetico dell'udito.
Ecco le due prime strofe:
Afrodite immortai, volubil Dea,
Figlia di Giove, insidiosa, i' prego
Te te (!!) eh' a guai non mi consumi il seno,
veneranda 1
Ma vienn' a me, se mai già pria benigna
Implorante m' udendo, m' esaudisti,
E r aure* ostel del tuo padre lasciando,
Non m^ indugiasti. (II!)
1863 — 37. Giuseppe Bustelli è il secondo e non il primo,
(l) Alcune poesie. Londra per Italia, in-12, di pp. 69; v. pp. 30, 31.
TRADUTTORI SAFFICI 185
com'egli afferma (1), che ci abbia dato una versione
italiana completa delle odi e dei frammenti, preceduta
da una Vita o Discorso sulla grande poetessa: impar-
zialità e giustizia vogliono che, prima di lui, si registri
il nome del eonte D'A ja.no (v. pp. 165-6). La biografia
saffica del Bustelli è scritta con diligenza ed amore ; se
il metodo non è sempre rigorosamente storico, conviene
avvertire ch'egli seppe, qualche volta, trarre profitto
dagli studi dei più accreditati filologi, che a Saffo con-
sacrarono gran parte della loro attività letteraria. Questa
vita saffica bustelliana sarebbe anzi degna di maggiore
encomio, se egli avesse col nome degli autori citato le
opere loro, con almeno l'edizione, se non la pagina; il
che avrebbe servito a risparmiare infinite laboriose ri-
cerche a chi non voglia credere nell' infallibilità di
chicchessia. Ma le versioni sono cattive davvero. Dice
il Bustelli (p. 57) : « Del metro saffico non presi cura,
né sollecitudine, imitando gli altri ; quel metro per vero
strangola il traduttore, lo sforza a stemperare ogni strofa
^reca in due strofe italiane (non è vero, e si potrebbero
(1) Vita e Frammenti di Saffo da Mttilene. Discorso e Versione
(Prima intera) di Giuseppe Bustelli, Prof di Lett. Italiana e Storia
nel R. Istituto Tecnico di Bologna. Bologna presso Gaetano Roma-
gnoli, 1863, in-16. Il Discorso va da p. 5 a p. 59; le Versioni da
p. 6i a p. 103,
186 PARTE PRIMA.
addurre numerosi esempi) o poco meno, e invita agli
arbitri (?) : quel metro inceppa sempre, e tira a distor-
cere, a intarsiare, ad annacquare. » — Il Bustelli, adunque,
per essere fedele, abbandonò il metro saffico ; ma il suo
preferito spezzato, non salvò la versione da tutti i difetti,
che come critico, seppe così bene numerare. Se V esempio
a p. 149, non basta, eccone un altro: è Saffo che parla
a Venere, nella ode I:
Come il profondo mio
Furioso desio
Meglio a me piaccia racquetar, per quale
Nuova facondia o laccio altro d' amore :
— Chi, Saffo mia, chi ti martella il core?
Fugge or da te costuiì
Fra poco i passi tui
Seguiterà; rifiuta ora i tuoi doni?
Daràgli esso medesmo; e' non t'ama ora?
T'amerà presto, al tuo dispetto ancora. —
Qui di Safib ci è poco o nulla. — Ecco, di questo me-
desimo passo, la versione in prosa del Tommaseo (v. di
questo studio, p. 173) : « e tu, o beata chiedesti qual
fosse il mio male, perchè io t'invocassi, e che voglia,
o che si faccia del mio povero cuore: e a quale io de-
sideri i lacci d' amore : — chi è, o Saffo, che ti fece del
TRADUTTORI SAFFICI 187
male ? Se ti fugge, tra poco i' inseguirà ; se doni or non
riceve, allora li darà ; se or non ti bacia, presto ti ba-
cerà, s' anche tu non vorrai. »
1871-38. Giovanni Canna tradusse la ode IT.
Eccone un saggio (1):
Subito per le membra un sottil foco
Serpemi, e nulla più veggon nelV ombra
Gli occhi, e gli orecchi un indistinto e fioco
Murmore ingombra.
In una strofa quante zeppe ! Il Canna, come gli altri,
non riusci a disvilupparsi dalle fasce della rima.
1871 — 39. Francesco Cipolla è traduttore di cinque fram-
menti (2), ma nei suoi versi indarno cerchiamo quella
sensibilità virginale e morbida, che forma la bella ca-
ratteristica di quei pochi gioielli saffici ; indarno cer-
chiamo delicatezza di forme, armonia di parole.
Eccone, per esempio, uno :
(1) Vedi nella Svblimità, trattato attribuito a Cassio Longino,.
Firenze^ Successori Le Mounier, 1871, n. X, pp. 9S-97.
(2) Due apparvero, la prima volta, in un opuscoletto del 1871, in-
titolato Alcm,ano e Saffo Versioni precedute da frammenti d'un
inno. Verona^ StabiHmento tip. di Frane. Apollonio, di pp. 10. —
Gli altri tre, in compagnia dei primi due^ apparvero nel 1872 in
un altro opuscoletto di pp. 15, intitolato Versi, Verona, presso lo
stesso editore.
188 PARTE PRIMA.
Tra le rame del pomo mormoreggia
U aura che intorno aleggia
Al fresco rivo e dalle scosse fronde
Molle sopor si effonde.
Versi di questa fattura non' si accettano neppure da
uno studente ginnasiale. Peggiore di tutti è quello de-
dicato da Saffo alla sua figliuola:
Io possedo una fresca garzoncella
Ai crisantemi in leggiadi'ia simile,
Clede vezzosa, e non torrei per quella
Ne Lidia tutta, né Lesbo gentile.
Una madre, come Saflfo , che adorava tanto la sua fi-
gliuola elide , come può aver detto e non torrei per
quella? Quella è aggettivo indicante persona o cosa
lontana da chi parla e da chi ascolta, dicono i gram-
matici, ed al cuore d'una madre la figliuola idolatrata
è sempre vicina. — Ma il Cipolla aveva bisogno della rima.
1876 — 40. Domenico Gomparetti nel cit. studio Saffo e
Faone dinanzi alla critica storica, inseri la versione
italiana, letterale in prosa, dell' ode I e di tre frammenti.
Non ho creduto, dice egli a p. 226 ,' riportare la ver-
sione metrica di nessuno dei traduttori, pensando di far
cosa più nuova e forse più utile, dandone una sempli-
cemente a parola. In quanto alla novità, il Gomparetti
TRADUTTORI SAFFICI 18^
ha mostrato o fìnto d'ignorare i suoi predecessori, ma
l'utilità egli può esser contento dì averla conseguita
intiera, perchè la versione gli è riuscita superiore a
quella del Tommaseo, per correttezza del testo seguito,
e più elegantemente semplice di quella del Guerrazzi,
per finitezza di gusto e sapore saffico. Ne daremo un
saggio più tardi, quando sarà venuto il momento di
doverci occupare di un' altra traduzione in prosa della
medesima ode. Avverto intanto che dove non mi piace
il Gomparetti, è nella versione di quel gioiello, comu-
nemente noto dal titolo di Solitudine:
Tramontò la luna
e le Pleiadi ; e al colmo
è la notte e V ora passa
ed io soletta mi giaccio.
Dire al colmo è la notte, invece di mezzanotte (jAsaat
vóxTs;), dire soletta invece di sola (fxóva), senza nep-
pure la scusa della tirannia della rima, è cosa contraria
all'esattezza ed al buon gusto: soletta poi non si ac-
coglie più né manco nei libretti melodrammatici.
1876 — 41. Matteo àrdizzone è autore della Preghiera a
Venere, tradotta in metro saffico (1). L' Àrdizzone,
(1) Vedi Saggio di Poesie Straniere e Versioni Poetiche, da varii
idiomi. Palermo, Stabilimento Tipografico Lao, via Gelso, 31, 1876,
in- 16, p. 51.
190 PARTE PRIMA
come già molti altri, è amico delle forme rettoriche e
ventose; per cagion della rima è costretto a fare uso
delle zeppe, esagerando il colorito e V indole della poesia
saffica. Un esempio:
Se da te fugge, seguirà U^ piante ^
Doni ti porgerà, se non ne accoglie,
Se non t' ama, sarà tenero amante
Che ubbidisca a tue voglie.
Si confronti con la versione letterale a pp. 182-3.
1876 — 42. Giacomo Zanella tradusse, o meglio imitò il
fram. di Saffo A donna ignorante (1):
Tutta il sepolcro ti accorrà : memoria
Non fia che di te resti,
Perchè le rose, del bel colle Aonio
Le rose, non cogliesti :
Tu senza nome scenderai dell' Èrebo
A' tenebrosi porti,
E fatua larva fra le larve ignobili
Vagolerai dei morti.
Buoni versi, ma non hanno nulla che fare con Saffo.
1878 — 43. Gr. Fraccaroli pubblicò in un opuscoletto Le
(1) Apparve, la prima volta, in compagnia di due odi d'Anacreonte,
per nozze, Venezia, 1876, in-8: e poi nel volumetto delle Varie Ver-
sioni Poetiche. Firenze, Successori Le Mounier, 1887, p. 40.
TRADUTTORI SAFFICI 191
due odi di Saffo ^ tradotte in metro saffico (1). Nella
Avvertenza a p. 13, in mezzo a parecchie ed oppor-
tune osservazioni metriche , si legge questo periodo :
« La poesia di Saffo, punto complessa e tutta passione,
la cui arte consiste nel cercare V espressioni più natu-
rali, più semplici, — la poesia di Saifo resta poesia anche
a tradurla a la lettera : cessa dunque ogni necessità o
convenienza, e quindi anche ogni scusa di mutazione. >
Sagge parole : ma alle buone intenzioni , non sempre
corrispose l' effetto : il Fraccaroli, poeta, non sempre si
contentò di tradurre la lettera, e, se per fedeltà e sem-
plicità , la prima ode è degna di lode , non può dirsi
altrettanto della seconda. Nella prima si potrebbe solo
osservare nei due versi
seduttrice del bel seggio, o eterna
Figlia di Giove, pregoti, Afrodite,
una durezza prodotta dalla intricata giacitura delle pa-
role, diversa tanto da quella del testo: nel verso
Ma vieni ; — vieni, se altra volta mai ,
(1) Le Jhte Odi ecc., dedicate ad Ugo Calabi il giorno delle sue
nozze. Verona^ Stabilimento Tipog. di G. Civelli, 1878, in-8. — La
prima ode fu riprodotta da A. De Gubernatis nella sua Storta
Universale della letteratura. Voi. IV, Sezione Prima. Florilegio
Lirico. Lirica Popolare, Poeti Orientali, Greci e Latini. — Ulrico
Hoepli , Milano, 1883 , pp. 249-50.
192 PARTE PRIMA
la ripetizione del vieni, non autorizzata né dal testo,
né da ragione estetica, che non sia rettorica : nei due versi
Che cosa voglio che si faccia a questa
Esagitata anima mia : — chi hrami....
le dodici a, d' effetto tutt' altro che armonioso : e nel
verso
Se non vuol doni, né darà, se non ti
i sei monoéillabi, che non hanno nessuna ragione ono-
matopeica, che li sostenga.
Nella versione dell'ode II, la fedeltà si fa spesso
desiderare. Già altri osservò che l'espressione ti si
ferma a fronte a fronte, è ben lungi dal riprodurre
rèvavTto; tdSàvst == dirimpetto siede; e il dire
Fra la pelle e V ossa
Come una fiamma teniie mi serpe,
è più della frase letterale saffica : « mi serpe sotto la
pelle un fuoco sottile. »
Ma i maggiori peccati d' infedeltà, per me, si trovano
nei versi :
E tutto beve il sorriso
Ammaliante^ tjhe m,i fa nel seno
Subito il core battere a tumulto :
TRADUTTORI SAFFICI 193
ed in questi altri:
Notte mi offusca le pupille e rombo
È negli orecchi.
In questi passi il Fraccaroli si lasciò dominare troppo
dal vecchio pregiudizio delle belle forme poetiche ; di-
menticò quel periodo di critica esattale fine, . riferito in
principio, e potendo darci una versione perfetta , ce ne
presentò una invece, in cui la fiamma del sentimento,
circolante viva e pura in ogni verso del testo, spesso
si offusca e si spegne,
1878-^44. Francesco Ambrosoli, in una lezione di lette-
ratura greca (1), parlando di Saffo, tradusse « per i suoi
scolari » in pròsa italiana, parte dell' ode I : prosa in-
fiorata, che ci fa esclamare : « Oh perch' egli non ri-
portò dal Tommaseo o dal Gomparetti ! »
Eccola : « Altre volte, o beata, discesa col volto sfa-
villante d* immortai sorriso , mi richiedesti della cagione
dei miei affanni, e promettesti propizia di accendere
nel mio cuore chi non curava di me j e dispregiava i
miei doni. Vieni dunque di nuovo, e mi libera dalle
gravi mie pene. Tu compi quanto V animo ti suggerisce
(1) Opera cit., voi. secondo, p. 301. . ;
Cipollini: Saffo, 13
194 PARTE PBIMA
di fare per me ; e ti piaccia d' essermi compagna in
questa guerra amorosa (!!I). >
1879 — 45. Adolfo Gemma in un carme, Saffo, inseri la
versione poetica dell' ode A Venere (1). 11 Trezza, par-
lando di questa versione saMca, dice (2) : < Neil' ode
che il Gemma traduce dal greco con intelletto clamore
mi dispiace eh' egli abbia lasciato stare il SoXóxXoxs
della prima strofe e mi abbia un pò* guasto 1' Stti wé-
xovOa della quarta, che ritrae lo strazio dell' anima deli-
rante d'amore, non il pensiero che molce. > — Ora, per
vedere con quanto intelletto d'amore abbia il Gemma
tradotto Saffo, legga il lettore queste due prime strofe :
Afrodite ìmmortal, figlia di Giove,
Cui splende il trono e sei diva tu stessa.
Oh non voler che abbia d* amare prove
L* anima oppressa.
Ma a m£ soccorri^ e come un gim^no udisti
Assecondando la preghiera mia.
Quando, lasciato il del, sul tuo venisti
Carro dappria....
(1) Sui Mari. Poema. Venezia, Luciano Segrè, 1879, pp. 45, 46, 47.
(2) Nuovi Studi Critici. Drucker e Tedeschi. Verona, Padova, 1881,
p. 242.
TRADUTTORI SAFFICI 195
Nel medesimo carme il Gemma tradusse, con pari
intelletto cV amore, il frammento lasciatoci da Efestione,
nel quale ^affo ricordò la sua figliuola:
una figlia si ])ella e si gentile,
Che ai grìsantemi appar tutta simile ;
E Cialde mia , che per la Lidia mai
Io non darei, ne per la Jonia, mai.
Altro che intelletto d' amore : qui e' è Y assenza del
rispetto dovuto alla più grande poetessa del mondo!
1882 — 46. Gaetano Trezza tradusse in prosa il noto fram-
mento: Sopra sé stessa, — «Tramontò la Luna evie
IMeiadi: è già mezzanotte; l'ora se ne andò, ed io
soletta mi corico » (1). Meglio del Gomparetti , ma anche
lui offuscò lo splendore di questo gioiello col melodram-
matico soletta, invece di sola.
188*^ — 47. Felice Cavallotti fece dell'ode 1 All'Amata
due versioni italiane, l' una in prosa letterale, verso
per verso, e l* altra nel ritmo del saffico greco originale.
Secondo il nostro giudizio , il Cavallotti , per riuscire
lodevolmente nella versione poetica, avrebbe dovuto
servirsi soltanto degli elementi della versione in prosa :
in voce la differenza delle due è profonda: nella prosa
(1) Vedi Domenica Letteraria, 25 aprile 1882, N. 12, Roma.
Ì96 PARTE PRIMA
é tutta la semplicità saffica, nella poetica evidente è
« lo studio letterario del traduttore e la sua preoccu-
pazione per le cosi dette belle forme poetiche. »
Infatti , nelle prime strofe, l'espressione il guardo entro
lo sguardo fiso, e la ripetizione batte battemi il cor, non
solo non hanno riscontro nel testo greco di Saffo, ma nep-
pure nella versione letterale del Cavallotti stesso (1).
1883—48. Angelo De Gubernatis, dopo di aver riportato
nel suo Florilegio Lirico (2), la versione ritmica del
Fraccaroli dell' ode I , immediatamente ce ne dà una
sua, in prosa : una parafrasi della peggiore specie, in cui
non solo è deturpato incredibilmente il testo greco , ma
non è rispettata neppure la grammatica italiana. Leggete
la versione in prosa del suo collega Comparetti :
« dair adorno trono , immortale Afrodite , figlia di
Zeus, tessitrice di astuzie, io ti prego con angosce e
con tormenti non abbattere T anima mia. Ma qui ne
vieni, se mai già altra volta la mia voce ascoltando da
lungi esaudisti, e la magione paterna lasciata l'aureo
venisti carro aggiogando : e te recavano i belli veloci
passeri vèr la terra bruna, ratto movendo le ali, dal
cielo per mezzo all' aere. E di subito giungevano ; e tu,
(1) Opere di Felice Cavallotti, voi. IV. Anticaglie. Milano, Ti-
pografia Sociale, E. Reggiani e C, 1883, pp. 223-6.
(2) Vedi op. cit. , pp. 249-250.
TRADUTTORI SAFFICI 197
beata, sorridendo nel volto immortale, chiedevi che
mai a me avvenne, e perchè mai io t' invoco e qual cosa
voglio io si faccia per la mia anima delirante ecc., ecc. >
Quanta semplicità, quanta evidenza di pensieri, di sen-
timenti, di forma !
Confrontate a questa la versione del conte prof. De
Oubernatis :
Te Afrodite immortale e varia, o figlia di Giove
o artefice d'inganni: te supplico, non volere , o sU
(/rioraj che mi consumi il dolore. Or vieni qua se mai
dalle mie preci invocata, sollecita accorresti ; del padre
l'aurea casa lasciando pur tu venisti; affrettandoti sul
carro, per Taere leggiero attraversando il mare del-
l' etere, te sulle ali nere i passeri veloci (una volta)
portavano (??!!). Scioglievi quindi V alata coppia e
tosto con la bocca immortale domandavi da quali
dolori io fossi tormentata, e perchè io t' invochi, e che
cosa massimamente sia da farsi per me furente (d'a-
more).... ! !
1885-87—49. Marco Antonio Canini nel Libro dell' A-
more (1) ci oflTre le versioni italiane delle tre odi, e
di tre frammenti. Del merito di una delle odi ci siamo
occupati a pag. 150 e quanto si è detto, basta.
<1) Voi. I, p. 169. Venezia, 1885: voi. II, p. 135. Venezia, 1887.
198
PARTE PRIMA.
Oltre a questi traduttori, il Bustelli (1) citò Giovanni
Marchetti fra i versificatori della ode li, e della canzonetta
Sulla Rosa Antonio Mezzanotte. L'Argelati poi ricordò (2)
una versione manoscritta dell* ode di Saffo presso Longino
ad imitazione dei versi saffici di Giuseppe Bartoli, dichia-
rando in nota: «Tanto abbiamo dall'insigne traduttore,
notissimo alla repubblica letteraria » ; e il Volger (ed. cit.,
p. Lxv) registrò il nome di Domenico da Gattinara, come
traduttore italiano di alcuni frammenti (Brunswic, 1784, 8).
Qualche altro passo safiìco si trova anche tradotto in ita-
liano in quell'immane volume della Difesa della Com-
media di Dante (3); ma è di poca o nessuna importanza.
Non conosciamo altri traduttori saffici italiani.
(1) Op. cit., pp. 55, 56.
(2) Biblioteca degli Volgarizzatori ecc., colle addizioni e corre-
zioni di Angelo Teodoro Villa , tom. III. In Milano^ mdcclxvii.
Per Federico Agnelli regio stampatore, p. 322.
(3) Distinta in sette libri, nella quale si risponde alle opposizioni
fatte al discorso di M. Jacopo Mazzoni. In Cesena per Severo Ver-
doni con licenza dei Superiori m.dcc.lxxxviii, p. 601.
II.
Traduttori Latini, Francesi, Tedeschi, Inglesi,
Spagnuoli, uno Svedese,
Traduttori Latini.
Saffo, come tutti gli scrittori di primo ordine, che nel
campo delle lettere e dell'idealità dischiusero nuovi e splen-
didi orizzonti artistici alle menti sempre avide del bello,
ebbe imitatori, e non solo nella stessa letteratura greca,
ma anche nella romana, ed, ecclissate queste, in tutte le
moderne.
Fra i Greci, l'imitarono Anacreonte, lo stesso Pindaro,
Callimaco e Apollonio Rodio : fra i Romani, Ovidio, Orazio,.
Catullo, Lucrezio. Anzi con Catullo possiamo dire che si
apra la serie dei traduttori latini di Saffo, poiché egli,
primo ad introdurre in Roma il metro saffico , nel carme
51 del suo Lepido Libretto (Ad Lesbiam), ne tradusse la
ode II, versificando alla lettera e con evidenza penetrante
i segni della passione saffica, eh' egli immaginò di far cre-
dere a Lesbia che sentisse nel suo cuore di provinciale, arso
d'ebbrezza, in proporzioni ancor maggiori.
200 PARTE PRIMA
Infatti nella versione catulliana se ci è cosa che stoni,
è appunto Y essersi allontanato dalla fedeltà e sincerità saf-
fica, nel secondo verso, dicendo :
Ille mihi par esse Deo videtur,
lUe, si fas esty superare Divosj .
in cui il bruttissimo si fas est, superare Divos, che non
ha nulla di comune col testo greco , ci fa Y effetto di una
espressione romanamente rettorica, ampollosa, scevra d'ogni
verità : un pessimo esempio per i futuri traduttori italiani.
Il resto procede sempre fedele, se non alla parola del testo,
al pensiero, e con forma chiara , elegante, che, in gran
parte, riproduce la semplicità e freschezza originale , come
«i può vedere in questa strofe:
Lingua sed torpet: tennis sub artus
Fiamma dimanat: sonitu suopte
Tintinnunt aures: gemina teguntur
Lumina nocte (1).
Nel capitolo delle edizioni del testo abbiamo avuto oc-
casione di ricordare molti traduttori latini, in prosa ed
in versi, delle odi e dei frammenti saffici, specialmente
(1) Gito dair edizione ParmV* Golligebat Nicolaus Eligius Lemaire
Poeseos Latinae Professor mdcccxxvi, p. 151.
TRADUTTORI SAFFICI 201
nelle Versificazioni latine di Ateneo, di Dionisio di Alicar-
nasso, di Longino, di Efestione, dell'Antologia^ e degli
altri autori antichissimi, che riportarono frammenti delle
poesie di Saffo.
Fra i traduttori latini di frammenti e di epigrammi ab-
biamo registrato con piacere il Poliziano, Tommaso Moro,
Tommaso Venatorie, Decio Ausonio, Enrico Stefano, Eilardo
Lubino, ed altri ; e fra i traduttori delle odi, Elia Andrea,
Simone Bircovio, Tanaquillo Faber, Zaccaria Pearce, e
parecchi altri, dei quali abbiamo riportato anche un saggio
dell'opera loro. Per compiere la lista aggiungiamo qui i
nomi di Pietro Aloisio Valentini (1), di Salvatore Barba-
gallo e di Allucci (2), di Gritone Ambrocio (3), di Emilio
Porto e del Birkow.
Traduttori Francesi.
Il primo traduttore saffico francese è Remy Bellcau , il
quale nel 1556 tradusse l'ode, che trovasi insieme con
le versioni di Anacreonte, ricordata nel capitolo delle edi-
(1) Odae Anacreontis et Sapphus, latine et poetice redditae a Petro
Aloysio Valentini. Firenze., Tip. Piatti, 1813.
(2) Saffo poetessa, traduzione in versi latini di Salvatore Bar-
ba gallo ed Allucci. Pah 18.... (Così nella biblioteca del Narboney
volume 4, p. 200.)
(3) Saffo ed Erinna poetesse di Lesbo. Poesie tradotte dal greco
in rime italiane da Eritisco Pilenejo e volte in latino da Chitone
Ambrogio. Firenze, Tip* Bencini, Opuscolo in-12 di pp. 28.
I 202 PARTE PRIMA
zioni. Nel 1680 H. B. de Requeleyne, baron de Longe-
pierre, pabblicò le poesie di Anacreonte e di Saffo, testo
greco, con la versione francese (1): nel 1681 Mr. le Févre
pubblicò Les poesies d'Anacréon et de Sapho trad. de
grec en francois (2): nel 1682 Madame Dacier pubMicò
le versioni delle poesie di Anacreonte e di Saffo dal greco
in prosa francese (3), versioni infedeli e lodate più di
quanto meritavano, come il lettore può giudicare da questa
breve saggio dell' ode I :
€ Grande et immortelle Venus , qui avez des Temples
dans tous tes lieux du monde, fiUe de Jupiters, qui prenez
tant de plaisir à iromper les Amans : je vous prie de
n'accabler point mon coeur de peines et d'ennuis.... »
Nel 1684, se dobbiamo prestar fede a Mr. Bayle, une
Demoiselle de quaUté de la Province de Guienne, tra-
dusse in prosa le due odi saffiche e le pubblicò nel Mer-
cure Galani (4): nel 1694 Monsieur Nicolas Boileau
Despreau tradusse la ode seconda in versi francesi (5), o
(1) Vedi le Edizioni del testo, anno 1680 — 45.
(2) Avec des remarques. En grec et en francois. Paris, 1681 (1682)
in-12. Vi sono altre edizioni: Amsterdam, 1693, in-12: 1699, in-12:
1716, in-8.
(3) Vedi le Edizioni del testo, anno 1682 — 46.
(4) Dobbiamo questa notizia al Gacon, op. cit,pag. 354.
(5) Vedi le Edizioni del testo, anno 1694—50.
TRADUTTORI SAFFICI 203
la sua traduzione parve un miracolo di finezza artistica,
ed il facile entusiasmo dei critici francesi la giudicò quasi
superiore air originale : quanto essa invece sia lontana
dalla semplicità saffica, lo dica il lettore, per cui la tra-
scriviamo :
Heureux ! qui près de tei , pour tei seule soupire ;
Qui jouit du plaisir de t'entendre parler:
Qui te voit quelquefois doucement lui scurire.
Les Dieux dans son bonheur peuvent-ils l'égaler?
Je sens de veine en veine une subtile flàme
Courir par tout mon corps, si-tòt que je te vois:
Et dans les doux transports cu s'égare mon àme,
Je ne saurois trouver de langue, ni de voix.
Un nuage confus se répand sur ma vùe.
Je n'entens plus: je tombe en de douces langueurs:
Et pale, sans haleine, interdite, éperdué,
Un frisson me saisit, je trembe, je me meurs.
Tutt' altro che insigne per finezza e grazia d'arte: io-
trovo in questi versi il pensiero amoroso di Saffo, schietta
e sublime, affogato sotto un fascio di frasche retoriche,
di modi sdolcinati, tutti estranei all'originale.
. Nel 1712 apparvero le Odi di Anacreonte e di Saffo
in versi francesi , 'par le poete sans fard, cioè di M. Fran-
204 PARTE PRIMA.
Cesco Gacon (1): le versioni delle due odi saffiche I. T(/.vo?
£t? A9poStTrjv, II. ilS., sono a p. 347, ed eocene un breve
saggio, per convincersi delle infedeltà:
A grande-peine ta main avoit otè les Rènes
A tos six àimables oiseaux ,
Qiie tu me demandois quelles etoient mes peines,
Et l'origine de mes maux.
Se si confronti questa strofe della ode I, con la versione
letterale già fatta, parlando dei traduttori italiani , poco o
nulla si troverà di Saffo in questi versi leccati del Poeto
sans fard.
Nel 1716 il sig. Lafosse pubblicò le sue traduzioni in
versi francesi delle poesie di Saffo e di Anacreonte (2) :
nel 1758 M. Poinsinet de Sivry le sue en vers frangais (3)
di Anacreonte, di Saffo, di Mosco, di Bione, di Tirteo e
di altri autori greci: nel 1773 apparve una nuova ver-
sione di Anacrqonte, Saffo, Bione e Mosco, in prosa fran-
cese di M.**** G.**** (Jul.-Jacq. Moutonnet de Glairfons)
(1) Apprendiamo questa notizia dal Moreri, Fautore del Dizio-
nario storico già citato alla sillaba GAB, p. 7.
Vedi le Edisioni del testo, anno 1712—58.
(2) Vedi le Edizioni del testo, anno 1716 — 59.
(3) Nancy, ^1 n^om^, 1758, in-12. Altre edizioni: 1760, in-12: Parisy
Lacombet 1771, in-8: Paris, 1788, in-18: Paris, 1797.
TRADUTTORI SAFFICI 20o
con figure e vignette di Eisea (1); e nel 1798 M. Mérard
de Saint-Just pubblicò in versi francesi le traduzioni delle
poesie di Saffo e di Anacreonte (2).
Più fecondo di traduttori saffici francesi è il secolo de-
cimonono: nel 1828 abbiamo la versione del Gousin (3);
(1) Queste versioni ebbero la fortuna di parecchie edizioni :
a. Anacréon^ Sapho, Bion et Moschus, traductìon nouvelle en-
prose; suivie de la Veillée des fétes de Venus (poème attribue à
Valére Gatulle, àFLORUsSÉNÈQUE, à Luxurius, etc), etd'un choix
de pièces de differens auteurs, par M.**** G.**** (Jul.-Jacq. Moutonnet
DE Glairfons), avec fig. et vignette par Eisea. Paphos, et Paris, Le
Boucher, 1773, in-8 grande.
b, Parisy 1775, in-8.
e, Anacréon, Sapho, Bion, Moschus, Theocrite, Musóe, la Veillée
des fètes de Venus \ choix de poésies de Gatulle, d'Horace et de dif-
ferens auteurs; par M. Moutonnet de Glairfons. Paris, Le Boucher,,
1779, 2 voi. in-12.
d, Paris, Barrois l'ainé, 1781, 2 voi. in-12, 5 fr. .
e, Anacréon, Sapho, Bion et Moschus, traduction nouvelle en
prose; suivie de la Veillée des fétes de Venus, et d'un choix de
pièces de differens auteurs, par M.**** (Moutonnet de Glairfons) Prt-
phos et Paris, Bastien, 1780, in-4, ìn-8 e in-12, con figure.
f, Gol poemetto di Ero e Leandro. Paris, 1782. 2 voi. in-8 gr,
g, Anacréon, Bion et Moschus, sui vis de la Veillée des fètes de
Venus, et d*un choix de pièces de differens auteurs. Genève, 1785,
2 voi. in-18.
(2) Paris, 1798, in-8.
(3) Sapho, Bion, Moschus, recueil des compositions dessinées par Gi-
rodet et gravée par Ghatillon, avec la traduction en vers, par Gi-
RODET, de quelquesune» des poeaiesdes deux premières poètes et une
notice sur Sapho, par Gousin. Paris, Didot, 1828-1829, in fol.
^06 PARTE PRIMA.
nel 1835 quella di M. Breghot du Lut. (1): nel 1843 pa-
recchi frammenti saffici, tradotti in prosa francese, nella
Biografia Universale del Michaud: nel 1847 apparvero
le versioni di MaruUot e Grosset (2) : nel 1873 apparve
una nuova edizione di traduzioni saffiche (3) : nel 1878 M. P.
L. Gourier pubblicò le sue versioni di Longino, di Ana-
creonte e di Saffo (4): nel 1882 M., De La Roche pubblicò
(1) 1835. Odes d*Anacréon, traduites en francais et en prose, par
MM. Qréooire et Gollombbt; en vers frangais par MM. de Saint-
Victor, F. DiDOT, Veìssier-Descombes , Fauche, Bignan, etc: en
vers latin par H. Estienne et Elie André: en vers allemands par
Deoen : en vers italiens par Rogati ; en vers espagnols par D. Joseph
et B. Bernabe Ganga Arouelles (texte grec en regard); précédées
<ie la vie d^Anacréon, d' une notice bìbiiographique, etc. par J. B. M&n-
falcon; et suivies de la traduction complète d*Anacréon, en vers
anglais, par Th. Moorb, de notes empruntée a tous les commenta-
teurs, et des poésies de Sapho traduites en vers francais et en prose
par M. Breghot du Lut. Lyon, imprim. de Perrirty et Paris, Crozet,
1835, in-8.
(2) 1847. Odes d'Anacréon et de Sappho. Traduction nouvelle en
vers francais, avec le texte en regard par Marullot et Grosset,
in-8. Paris, 1847. Furne,
^ (3) 1873. Plejade. La Grecque. Poésies légères. Traductions conte-
tiant les odes et fragments d*Anacréon , les poésies de Sappho: un
choix de chefs-d* oeuvres grecs d'Ibycus, Alcée, Bion, Moschus, les
chants de Tyrtée, un choix de chants orphiques et d'ymnes home-
riques par Etienne Prosper Dubois-Gucham. In-18. Paris, 1873.
Didot frères, Fils et C,
(4) 1878. Longus, trad. par P. L. Gourier, sui vi des poésies d'Ana-
créon et de Sappho. Traduction nouvelle d'après un manuscrit de
Técole d'Athènes. In-8. Paris, 1878. Ressayve,
TRADUTTOHI SAFFICI 207
le sue tradueìoni in versi di Anacreonte e di Saffo (1); in
im romanzetto senza data, }&- Jean. Richepin pubblicò
tradotti in prosa francese parecchi frammenti saffici (2) ;^
e finalmente nel 1889 M. Paul Lenoìr pubblicò la ver-
sione in prosa francese di parecchi frammenti saffici nella
sua Storia del Realismo e del naturalismo nella Poesia.
e nelVArte (3).
Traduttori Tedeschi.
IjC due prime versioni tedesche dell' ode II Ad mulierem
amatam^ apparvero, secondo il Volger (4), In Actis Eru-
ditorum Teutonicis , tom. LX, p. 918 e segg. senza nome
d'autore: ecco, per ordine cronologico, il nome degli altri
traduttori che si conoscono, e le opere in cui si trovano:
Galante Gedichte von Philaì\der van der Xmc?^ (pseudo-
nimo di Jo. Burch Mencke), Leipzig, 1710;, 8. Vi si trova
a p. 92 la versione tedesca dell'ode Alla donna amata.
(1) 1882. Anacréon et Sapho. Poesie d'Anacréon et de Sapho.
Traduction en vers .de M. de La Roche-Aymon. In-32. Quantin, 1882.
(8) Grandes Antoureuses. Sappho. Più* Jean Richepin. Paris, C.
Marpon et G. Flammarion. Libraìres^. Xacrot^ editeur. In questo ro-
manzetto di pp. 36 in-4 si trovano le versioni in prosa a pp. 12, 13, 14,
deir Inno a Venere , a p. 26 dell' ode A une femme aimée : ed a
pp. 33, 34, 35, 36 vi è un' appendice con la versione di alcuni franimene.
(3) Vedi Fonti Greco-Romane e Studi Illustralivif 1889 — 169.
(4) Vedi edizione cit., p. lxvi e segg.
208 PARTE PRIMA
Proben einiger Gedichte und Uebersetzungen von Hude-
mann. Hamhurgy 1732,- 8. -
ISaTTcpoO; \LÌ\y\, Gedichte der Sappho, ubersetzt von Jac.
Stàhliriy Leipzig^ 1734, 8.
Gedichte von Bevj, Neukirch herausgegeben von Gottsched.
Leipzig, 1744, 8. Vi si trovano tradotte le due odi saf-
fiche.
Die Oden des Anacreon in reinilosen Versen von G6tz.
Frankf. und Leipzig, 1746, 8.
Sappho an Phaon. Sappho an Venus von Mad. Karschinn,
in dem Lcìpziger Musenalmanach fùrs Jahr. 1773, p. 170
e seguenti.
Anacreons Gedichte, nebst zwey andern Anacreontischen
Gedichten und den Oden der Sappho, Leipzig, 1776, 8.
Ne è autore CI. Meinecke.
Leipziger golehrte Zeitung Jahr 1780. St. 97, p. 792. Tro-
vasi la versione tedesca dell'ode II, Alla donna amata,
d'autore anonimo.
Der Englische Zuschauer von 1782, p. 363, Trovasi la ver-
sione delle due odi del Ramler.
Deutsches Museum furs Jahr, 1785. Januar Contiene la
versione dell'ode, Alla donna amata, di Cristiano do
Stolberg.
Bion, Moschus, Anacreon und Sappho. Aus dem Griechi-
4
TRADUTTORI SAFFICI 209
schen. Neue Uebersetzung in Versen, Berlin und Liebau
1787, 12.
Analecten oder Blumen aus Griechenland von C. Ph. Conz,
Leipzig, 1793, 8, p. 42. Trovasi la versione del fram-
mento A donna ignorante.
Hartmanns allgemeine Geschichte der Poesie. Leipzig, 1797,
8. Trovasi riprodotta la versione Ramleriana della
ode II di Saffo, con la variante d'una sola parola.
Saffos Hymne an Aphrodite von F, K. L. von Senkendorf,
indenBluthen Griechischer Dichter , Wien, 1800, p. 94
e seguenti.
Anacreon und Sappho von Chr. Ad, Overbeck, Lubech
und Leipzig, 1800, pp. 123-126. Si trovano le due odi
ed un frammento.
Anakreons auserlesene Oden, und die zwey noch iibrigen
Oden der Sappho. Mit Aumerkungen von K. W. Ramler.
Berlin, 1801, 8.
Oden^ griechisch und deutsch, mit erklàr. Anmerk. v. JS.
Ant L. Mòbius Hann. 1815, 8.
Anacreon u. Sappho. von K» L. Kannegiessen. Prenzlan,
1827, 12. (Kalckersberg).
Sappho u. Erinna nach ihren Leben beschrieben u. in
ihren poet. Ueberresten iibers. u. erkl. v. Frz. W, Richter,
Quedlinb, 1833, 8.
CipOLLiM I : Saffo, 14
v210 PARTE PRIMA
Po^sies de Sappho. Francais ed allemand. Die Gediehte
der Sappho. Franz, u. deutsch. Uebers. v. W. Jàger.
Berlin, 1836, 8.
Molti esempi delle versioni qui registrate troverà il let-
tore voglioso nella Litteratur der Deutschen UeherseU
zungen der Griecheriy tom. Il, p. 358 e segg. del Degenio.
Traduttori Inglesi.
The Works of Anacreon and Sappho, with pieces from an-
cient authors and occasionai essays by Green, London,
1719, 12.
The Works of Anacreon translated into English verse
with notes explanatory and poetical. To which are added
the odes, fragments and epigrams of Sappho. With the
originai Greck plac 'd opposite to the translation. By
Mr. Addison, London, 1735, 8.
Vedi Le edizioni del Testo, anno 1760 — 78.
The Works of the English Poets (vedi le Edizioni del
Testo, anno 1810—115. A pp. 371-73 è una The Life
of Sappho, nella quale vita si ripetono ancora una volta
come storiche tutte le notizie saffiche leggendarie: a
pp. 373-378 sono , the odes of Sapp^ o , translated hy
Faickes, con note filologiche a calce: versioni infedeli ,
TRM)UTTORI SAFFICI 211
auzL imitazioni della peggiore maniera francese e italiana.
Una versione inglese delV Inno a Venere, trovasi nel-
r opuscolo di Francis Henry Egerton. Paris, 1815, p. 15.
Vedi a p. 206, nota 1, registrata la versione saffica
inglese di Th. Mocrre,
Traduttori Spagnnolì.
Ne conosciamo solamente due :
Obras de Sapho, Erinna, Alcman, Stesicoro, Alceo, Ibico,
Simonides, Bacchilides, Archiloco, Alpheo, Fratino, Me-
nalipides , traducidas de el griego en verso castellano.
Por D. Jos. y D. Bernahé Caìiga Arguelles. Madrid,
Sanea, 1794, 4.
Anacreonte, Safo y Tirteo, trad. en prosa y verso por JJ.
Jose del CasUlla y Aye^isa. Madrid, 1832, 8.
Accanto alla versione trovasi il testo greco.
Un traduttore Svedese.
o
Anaoreon, Sappho, Bion, odi Moschus òfvers. pa Svensk
A'ers of Gust Paykull Stockh,, 1787, 8.
Fine della Parte Prima.
PARTE SECONDA
LA GLORIA m SAFFO
La bonne opinion ch'eJle (Sapho)
avoit d*eile, n' etoit pas trop mal
fondée, puÌ8que deux de ses odes re-
stées seules depuis tant de temps,
ont eu la force de soùtenir toute sa
reputation, de fai re passer son nom
d*àge en àge et de P imprimer dans
la mémoire des hommes d\un telle
manière, que si desormais il ne vi voi t
pas toujours, ce seroit une chose en-
core pms étonnante que de ce qu'il
est venu jusque a nous.
Mad. Dacier : Les Poesies d*Anaci\
et de Saphoy op. cit., p. 233.
Mvao'aTOxi riva y«^t xal vtt£^ov au^coiv.
Saffo.
hi
IH
al
111
il
VOLO IN ELLADE.
È pur dolce all'Argolìco pilota
Che fra le isole Egee drizza le vele,
Quando su Falba è la marina immota,
Salutar le .riviere a cui fedele
L*eco deir Ellesponto ancor ripete
L' ardente inno di Saffo e le querele .
Dolce è pur tórsi ad una età che sete
Solo ha di lucri e fredda intende al vero,
E seguir le orme dilettose e liete
Che ai lumi spenti sorridean d* Omero.
Zanella : Varie Vers, poet, Firenze,
Le Mounier, 1887, pag. 137.
Sono le feste ÀdoDÌe. — Qua! ninfa marina lucente,
Lesbo nuota e sorrìde al mare scintillante;
II sol la guarda e vezzeggia; di fior primavera l'adorna,
Ne le braccia convulse la bacian le onde cinta,
5 bella, come Venere, quando scopriva l'incanto
De le divine forme ne la rosea conchiglia.
Al ciel gì mostra e cullasi : per le onde, per le aure
Le dee marine vengono, volan le dive Graàe.
Dai templi aurei di Cipri eoi roseo vapor de la mirra
E de l' incenso salgono gì' inni di amore etemo ;
220 PARTE SECONDA
Salgono al cielo glauco canzoni itifalliche ardenti,
Melodie voluttuose da la lira fatidica:
Dai lidi, ove s' inseguono le vergini lesbie discinte,
Dai simposii di mille coronati festanti,
Salgono gV inni : cantano Adone sul letto di argento ,
Al niveo sen di Venere soavemente avvinto.
Te, giovinetto eterno , dal braccio di rose , dal primo
Tuo pelo biondeggiante, dal bacio che non punge,
Saffo pur sente : il seno, di amor la tremenda possanza
Tutto le inonda e sola, dei mirti a la cheta ombra.
Siede, l'occhio pensoso profondo d'intorno a la verde
Solitudine adoma degli orti suoi volgendo.
Ridon giacinti e gigli, viole, narcisi e serpillo,
L' odorifera chioma de l' aureo croco splende ;
Vergini, fresche, nitide sui lunghi spinosi cespugli
Spuntan le rose ; ai baci caldi del sol raggiante
VOLO IN ELLADE 221
Primavera s'inebria; sui prati, sui colli, sui monti
Vittoriosa spandesi trionfalmente ornata.
Ma non sorride ai miseri, non dona sollievo a gli affetti
Dispietati e frementi lo spettacolo molle.
« Mi agita amore. Saffo si lagna, siccome le foglie
De la foresta sbatte su la montagna il vento!
Tutta m'invade amore!... superbo al suo giogo il figliuolo
De la terra e del cielo qui mi trattiene avvinta:
E vorrei su la cima volar de l'eccelse montagne,
E di là ne le braccia de l' amor mio lanciarmi. >
^
Con pallido chiarore la Pleiade in mare tramonta,
E si asconde la luna dietro gli ombrati colli:
Tacciono i venti : al lido son prese le ondine dal sonno :
Dorme la terra scura ne la quiete profonda.
222 PARTE SECONDA
Saffo non dorme : il seno di cure amorose ricolma ,
Sovra le stanche ciglia scender V oblio non sente,
Il dolce oblio non sente di amore lenirle lo spasmo,
E su le piume vigili lassa rivolge il fianco.
« dal trono lucente , divina Afrodite , prorompe ,
Gli occhi gonfia di pianto, ti prego, sempiterna
Tessitrice d' insidie , non premer quest* anima ardente
Con angosce ed affanni , ma qui , mia dea , discendi :
Qui discendi, se mai, da lungi altra volta ascoltando
La mia voce, lasciasti la magione paterna,
E al carro d* oro i passeri tuoi belli aggiogati , veloci
Sovra la terra bruna ti addusser da le stelle :
E a me giungean di subito : tu, diva, da gli occhi ridenti,
— Che ti avvenne, chiedevi ; di me qual' hai bisogno ?
Che cosa vuoi che io faccia per 1* anima tua delirante ;
Di chi ti ha preso amore ; Saffo, chi mai ti offende ? —
VOLO IN ELLADE 223
E dicevi : — se alcuno, sprezzando i tuoi doni, ti fugge,
T'inseguirà, suoi doni supplice a te portando:
Se amor di te noi prende, d'amore sarà violento
Preso per te, mia Saffo, per te, pur non volente. —
Oh, vieni, vieni anche ora! dal triste ed acerbo travaglio
Quest' anima disciogli tu, beata in eterno ,
E quanto il core brama per me sia compiuto, benigna
Compi, e mi sii alleata, tu, bella e veneranda ! »
Al mesto canto il sonno, vagante fra le ombre d'intorno
A le verdi campagne, blando su lei discende ,
E le grandi ale, adorne di fulgide stelle, spiegate
Su le membra affannose , 1' accarezza , l' involge.
Dormi, Saffo gentile: riposi la fervida mente,
I tumulti del core tacciano per incanto :
I sogni di oro a schiere la pace soave, tranquilla
E senza alcuno affanno, ti rechino ne l'alma.
224 PARTE SECONDA
Ecco al vedovo talamo le vergini Muse, spargendo
Fiori colti sul Pindo, ti si aggruppan d'intorno,
E con le dita rosee del crin ti còmpongon le anella ,
D'un serto t'inghirlandano, contemplando silenti.
Dormi: sian raggi dolci di luna falcata, sorriso
Di pure onde di argento, le visioni, i sogni;
■
Nido di amor contesto di rose, di molli giacinti,
Canto di nozze, l'aure fra i mirti susurranti.
'M
Pur non è l'alba ancora risorta dal lido ricurvo,
E, per sinistri sogni. Saffo agitata sorge:
Cantano i rami al zeffiro, sul fresco mattino ridesti,
Sovra gli olivi pallidi le colombelle tubano,
Chiedon rugiade ai prati le bionde trapunte farfalle.
Di rose adorne il crine, tornan le ninfe al fonte.
VOLO IN ELLADR 225
Ella non canta : insieme non va con le dolci compagne
A lei di anni, di voglie, di nobiltà conformi :
Sdegna i sollazzi : triste, dal nume agitata, solinga
Per le fiorite balze disperdesi gemendo,
Qual cerva, che trafitta si aggiri per monti, per valli.
Seco portando infisso Y acuto strale al fianco.
Dicono le cutrette : splendore di Lesbo , ti arresta ,
Noi Siam fide a gli amanti, svela il tuo core a noi!
Canta, mormoran le aure, che bacianle il crine fluente.
Noi porteremo al mondo la gloria dei tuoi carmi!
Canta, i fioretti crocei, susurran di Venere i mirti,
Nunzia di primavera, canta, susurra il fonte!
E le sorride il mare, solcato da tremolo antenne,
Le sorride il gran sole, che di raggi la inonda;
A sé la chiaman le ombre dei salci inclinati, il ruscello >
Puro le spiega il seno, lucido di cristallo.
Cipollini: Saffo, 15
226 PARTE SECONDA
IjG flessuose linfe la invitano ai dolci lavacri,
liR vezzegpriano i canti dei colorati augelli.
Ma negli occhi di Saffo Y immagin d' amore lampeggia »
Ne r infiammato seno ferve di amore V onda ;
Ella brucia ed infuria, siccome, agli sbuffi del vento.
Brucia il fertile <iampo ne la messe avvampante,
E non vede e non sente la misera donna l'incanto.
Cui natura benigna schiude ai suoi lumi ardenti.
Oiunta lì dove i rami s* incurvan di aquatico loto ,
Che, con intreccio opaco, stanza di amore adombra,
Sovra un letto di giunco riposa le membra lassate,
E si abbandona al giro vorticoso dei sogni.
l^arlan di amor l'erbette, le foglie di aneto, compresse
Da furtivi convegni, parlan di amor le selve :
Qui regna amor, le grotte ripetono, amore qui regna :
De r arcano suo amore Saffo si lagna e canta :
VOLO IN ELIADE 227
< Pari a gli dei mi sembra chi, teco vicino sedendo ,
lìolce parlare e dolce sorridere ti sente :
A me, quando io ti vedo, di voglie amorose si infiamma
Il core, ne le fauci la voce mi sì tronca,
K si arresta la lingua : sottil mi serpeggia nel sangue
Tln foco, gli occhi abbagliansi, non odono le orecchie,
\\ tutta un sudor freddo m' inonda , un tremore mi assale
E, più che la erba, pallida, quasi morta rassembro. >
0\\ visioni! oh sogni, crudele tormento de Talma!
Estasi sovraumane, spasmi cui il dir vien manco!
' Mentre la terra e il cielo, commossi, ammirati si stanna
Come udissero il canto de le castalie ninfe,
\ Ecco, Saffo divina par li senza vita : la bruna
Testa caduta indietro, gli occhi ha socchiusi, il labbro
Par che mormori ancora gl'interni amorosi lamenti,
lia destra abbandonata giace su l'erba molle.
22S PARTE SECONDA
Per le città de la Eliade, feconda di glorie, cercando
Pace e conforto a l' anima, foco d* amor spirante ,
Vaga senza consiglio: talora fra perle e viole
Forma voci soavi, tenero pianto e molle ;
Stringe talora al seno, qual' onda commosso, la lira,
Dei suoi moti compagna, e fremebonda canta.
Scendono in tutti i cuori, dal nume ispirati, i suoi carmi,
E scuotono le fibre più scerete de Talma:
A lei s'incMna Alceo, le belle ghirlande raccolte
Col marziale suono de le canzoni, ofirendo:
Di lei Solorie, il savio vegliardo, invaghito si sente.
Ed esclama Platone, con sublime epigramma:
«Nove dicon taluni le Muse, ma sbagliano il conto!
Eccovi, giunge Saffo Lesbia, eh' è la decima!»
VOLO IN ELLADE 22^
— Ile al tempio lucente di Venere dolce parlante ,
Cantano i vati, o vergini, liete volgendo il passo:
Qui l>el coro a la dea formate : staravvi d' innanzi
Saffo, la lira d' oro ne le mani portante :
Oh coro assai felice! a voi senza fallo d'udire
Grinni parrà soavi de la stessa Calliope. —
E corrono le vaghe di Metimna crinite fanciulle ,
Le vergini di Antissa, le vergini di Pirra,
Serti recando e fiori : le genti che al culto de Y arte
Vivon devote, corrono tripudianti al canto,
E Saffo, in mezzo a loro di gentile fulgore risplende,
Come suole sorgendo luna guancialbeggiante.
de le Grazie alunna diletta, che i secoli varchi
Circonfusa di luce, che non soffre tramonto,
♦Sovra il tuo capo nitido, di alloro immortale recinto,
Quali leggende volano ; quanti gì* infesti Mevii ,
S30 PARTE SECONDA
Gelosi d'c^ni gloria, lanciarono accuse; che turpi,
E che vili stoltezze scrisser le pie crisalidi !
Ma tu, simbolo eterno di amore divino, che al tempo
L'obliviosa falce trionfalmente hai tronca,
Tu, fluttuando i secoli, l'omaggio otterrai de le genti,
Che a te sacrano il fiore vergine de la mente.
CAPITOLO PRIMO
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE
Nel giudicare Saffo non bisogna
portarvi idee preconcette , >nò giudi-
carla prima di comprenderla. Il sen-
timento moderno, libero d' ogni giogo
filosofico, e rinfrescato nella scienza
positiva, è certo il migliore interprete
dell* antico.
G. Trezza.
1/ ISOLA. DI Leììro.
Era un giardino incantato: cinta di fertili colline, fram-
mezzata da gioconde pianure , sotto un cielo purissimo,
sempre ridente, chiamava nei suoi porti, dalle più lontane
regioni, i commercianti stranieri, ai quali offriva l'ottima
qualità dei suoi marmi e la squisita bontà dei suoi vini ,
strappando a tutti parole di ammirazione per la bellezza
(Ielle sue donne ed il culto appassionato delle arti belle.
Agamennone, enumerando i doni promessi ad Achille, per
sedarne lo sdegno e l'ira, cita le schiave di Lesbo tanto
belle, quanto abili a filare lana: i Greci stessi dicevano
234 PARTE SECONDA
che nei canti funebri dei Lesbii erano le Muse dolenti cbe
faceano risuonar l'aere dei loro gemiti. E poesia e mu-
sica erano il maggior diletto degli abitanti dell'isola, il
culto principale, l'onore cui maggiormente ambivano.
La leggenda sapeva già per quale ragione tanta onda
di poesia e di amore per l'arte scorreva nelle loro \ontì
La lezione di poesia e dì niuska in una scuola green (1).
la testa di Orfeo, divelta dal busto dalle furiose Baccanti,
era stata gittata insieme con la sua lira nell'Ebro, e le
onde rotolando l'una e l'altra, mentre mandavano ancora
suoni armoniosi, le avevano portate sulla riva diMetimna:
(1) la questa coppa, che si conserva nel museo di Berlino, si rap-
presenta, a destra, un pedagogo seduto, con te gambe incrociale,
che ha condotto un suo scolaro, il quale sia in piedi avanti al mae-
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 23S
ed i Lesbiesi le raccolsero amorosamente, conservarono
la testa dell* infelice poeta o sospesero la lira nel tempio
di Apollo: il dio della luce e del canto li ricompensò^
facendo loro il dono della poesia e della musica. E sorsero^
uomini di grande ingegno, che si trasmisero, per lunga
serie di anni , 1* onore di sorpassare gli altri musicisti della
Grecia nell'arte di suonare la cetra: si aprirono scuole di
poesia e di canto, e poeti e musicisti, in certi giorni del-
l' anno, con dotta gara disputa vansi , in cospetto del popolo,,
la corona e la gloria.
Un'antica tradizione vuole che Lesbo, prima congiunta
al continente asiatico, ne sia stata separata, quando il mar
stro di poesia e ripete la lezione. Il maestro, seduto sopra una sedia
a spalliera elevata , tiene in mano un foglio , sul quale si legge il
Terso seguente:
Motca ^ot à(|x)'^'t l'AiiyLGcvS pov g^ppoiv (jzz e^ppoov) a.p'^/rjì^j.'xi xsLvSetJ.
Sul capo di questi tre personaggi sono sospese una lira, una coppa
ed una borsa di cuoio da mettervi i flauti. •— A sinistra abbiamo-
invece la rappresentazione di una lezione di musica : il maestro e lo
scolaro sono seduti sopra una sedia senza spalliera. Il maestro, con
la testa alta, guarda il suo allievo curvo sulla lira, e tutto inteso»
a toccarne le corde. Sul loro capo stanno sospesi una coppa, una.
lira ed un canestro a tre piedi. Nel campo leggesi V iscrizione
'l7r(7r)o(?fiéjaac xaXó;.
Vedi, per la letteratura di questa coppa: A. Furtwangler, Be-
sóhreibung der Vasensammlung, ecc., n. 2285; A. Michaelis: Ar^
chàologiò'che Zeitiingy 1873, tav. I, p. 1:Duray, op.-cit.,vol. I, p. 630^
53G PARTE SECONDA
Nero, fino allora un lago, ruppe rigonfio le dighe e si gittò
♦spumante nel Mediterraneo: cataclisma provvidenziale, se
vero, perchè Lesbo, divenuta autonoma e greca, s'inebriò
ai profumi delle vicine mollezze asiatiche, senza abbando-
narvisi , e d* altra parte, come le isole sorelle, seminate nel-
TEgeo, fu soggiorno prediletto delle Muse, che solo in
•Grecia vollero albergare in quei secoli remoti.
Pittaco, uno dei saggi, i musicisti e poeti Terpandro,
Airone, Alceo e Safib la resero celebre ed immortale.
Saffo! essere maraviglioso ! (1) Che in tanto tempo, di
<;ui si ha memoria, non sappiamo siavi mai stata donna
-che nel campo della poesia a lei si potesse paragonare,
neppure da lontano!
Nacque tra il 628 e il 568 a. G. a Mitilene (2), città
maggiore di Lesbo, splendida per la magnificenza degli
^dificii , bella per la fertilità dei campi , ed il doppio porto
(1) Vedi pp. 35, 36, Stradone.
(2) Ornai nessun critico moderno segue T altra opinione eh* ella
abbia potuto avere per patria Ereso, essendo poco autorevoli le an-
tiche fonti, che ciò annunziavano.
LE NOTIZIE BIOGÌIAFICHE 537
1 ■ '■ ■ -a:.
sempre assiepato dalle navi dei commercianti, decantata
dai poeti per T ingegno prodigioso dei suoi figli (1). Suo
padre si chiamò Scamandronimo, sua madre Glide (2), ed
ebbe tre fratelli. Contro uno di essi, Garasso, scrisse versi
violenti, por aver egli sposato la schiava Rodope (3), e
sciupato la sua fortuna per lei, femmina impudica ed in-
gannatrice: la quale cosa dimostra quanto fosse potente
nell'anima sua il sentimento della dignità di famiglia e
jielle questioni d* onore quanto fosse diversa da quella
Saffo, cui ella ci tramandò descritta nel frammento:
(1) Orazio la lodò nel principio dell'ode VII, lib. I:
Laudabunt alii claram Rhodon aut Miihylenen,
Aut Epheson, bimarisve Corinlhi
Moenia
e Marziale neirep. LXVIII, lib. X:
Cum tìbi non Ephesos, nec sit RhoUos, aut Mytilene (sic),
Sed domus in vico Laelìa patricio.
(2) Abbiamo seguito in queste notizie biografiche Erodoto e gli sto-
rici degni di stima. Per semplice curiosità, aggiungiamo gli altri , non
pochi , nomi riferiti al padre di Saifo : Simono, Eunomino (o Eumene)^
Eerigio (o Eurigio) Ecrito, Semo, Gamono, Etarco, Eurigìro, o Eu-
rigoro, filatessa che spinse il Perizonio e lo Schefféro a fare dello
spirito, supponendo che ella fosse nata spuria.
(3) Carasso conobbe Rodope o, secondo altri, Dorica, a Neucrati^
ove si era portato a mercanteggiare il vino di Lesbo: mala femmina
costei d* origine trace, che aveva un tempo servito con Esopo a Jad-
mone Trace, e poi seppe talmente dominare il cuore del fratello
di Saffo, da farsi comprare a caro prezzo dal suo padrone e poi
sposare dal vezzoso Carasso.
^38 PARTE SECONDA
« Io non sono una delle donne che lian 1* anima iraconda:
io ho la mente serena. >
Versi caldi d'amor fraterno scrisse per l'altro, Larice,
il quale fu coppiere nel pritaneo di Mitilene, ufficio d' onore
concesso soltanto ai giovanetti distinti per nobiltà di natali
e per bellezza, e vuoisi che a lui si riferisca quel frammento
conservatoci da Ateneo:
« Fermati , caro, dirimpetto a me, e profondimi la grazia
degli occhi tuoi y>:
«lei terzo conosciamo solo il nome, Eurigeo.
Apparteneva dunque ad una famiglia di negozianti,
condizione, a quei tempi, come ai nostri, comoda abba-
stanza per chi voglia dedicarsi agli studi della poesia e
della musica. Ma della sua prima educazione non sappiamo
proprio nulla. Alcuni critici e biografi saffici moderni
chiamano suoi maestri Terpandro di Antissa e Airone di
Metimna , musicisti , lirici , ed innografi illustri. Ma Ter-
pandro fiorì poco prima innanzi a lei ; Airone le fu contem-
poraneo ; potevano adunque esserle ammiratori , e non mae-
stri. Certamente ella conobbe e studiò tutti i celebrati
poeti che la precedettero (1), come non mancò al suo dovere
(i) Pausania (Beotici, 29) lasciò detto ch'ella studiasse gì" inni
(li Pamfo, tenuto per coetaneo di Lino.
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 239
di donna, imparando l'arte di tessere la lana, che, presso i
Mitilenesi, formava una parte principale dell'educazione
femminile.
« O cara madre, esclama in un grazioso frammento, io
non posso più tessere, vinta, per volere di Venere gentile,
dal desio di un fanciullo. >
E poi Saffo appariva nell* orizzonte letterario, quando an-
cora la poesia era anteriore alla prosa, e regnava sovrana
siccome l'organo più efficace di pubblicità, per l'espres-
sione dei ricordi politici , della religione , e delle aspira-
zioni del popolo: la lirica non era soggetta a convenzio-
nalismi di scuoia, ad imitazioni di forme: ogni poeta era
tale unicamente per forza interiore, per privilegio di na-
tura, e quindi Saffo, il cui genio fu veramente grande e
creatore, potè crescere ed educarsi, senza maestri, e senza
altro stimolo che l'amore dell'arte e della gloria, l'innato
e prepotente bisogno dell'immortalità.
«: Mòi'ta, oscura giacerai un giorno, disse ad una donna
ricc^'ed ignorante, né memoria di te vi sarà mai in av-
venire ; perchè tu non cogliesti rose , di quelle nate in
Pieria ; ignota errerai per la casa di Averne, fra le cieche
ombre volando. >
240 PABTE SECONDA
Ed in un altro frammento lasciò queste fatidiche parole :
« Dico che qualcuno si ricorderà di me in avvenire. »
Un ricchissimo andrese, Gercola o Gercilla , affascinato
dalla celebrità del suo nome, la tolse in moglie: nessun
frammento di Saffo ricorda questo momento importante
della sua vita. Nozze felici , o piene di affanni , furon desse^
per incompatibilità di carattere?
Farò certo della poesia, ma mi par quasi di leggere
una pagina ben triste del cuore di Saffo, in quel suo grido
melanconico anzi disperato:
< Verginità, verginità, dove lasciandomi ne andasti ? non
verrò più da te ! non verrò più ! » (1).
E se Gercola fu , come sovente avviene , tanto ricco
quanto sciocco, potrebbe riferirsi alla sua persona anche
queir altro frammento, palpitante di verità e pieno della tri-
stezza di chi ne subisce le torture morali:
(1) Comunemente si crede che questo frammento . appartenga e
debba appartenere ad uno degli epitalamìi saffici: ammessa anche
questa opinione, la nota soggettiva non verrebbe pertanto eliminata--
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 241
« Danaro senza virtù non è buon compagno ; ma V unione
di entrambi ha il colmo della felicità. »
Ad ogni modo il loro legame si spezzò ben presto. Ger-
cola mori e Saffo, rimasta vedova, e, dopo alcuni mesi,
madre d* una bambina, cui pose nome Glide , in memoria
della madre sua, si diede con entusiasmo allo studio della
poesia e della musica. Né dimenticò la sua creatura, anzi
r amò sempre con tutto il trasporto d' un cuore materno e
poetico, e la immortalò nei due frammenti dolci e tene-
rissimi :
« Ho una bella figliuola, simile nella forma elegante ai
fiori d' oro, Glide amata : io non la cangerei con tutta la
Lidia né con Lesbo gentile. »
« Non sta bene piangere nella casa amica delle Muse : è
cosa non degna di noi. »
Chi è madre affettuosa può riconoscere in questo ultimo
frammento quanto dolore dovessero produrre neir animo di
Saffo le lagrime della figliuola idolatrata! Gerto non si
possono educare i bambini senza pianto ; i medici anzi con-
sigliano di lasciarli talvolta piangere : ma di quanto affanno
sono cagione quelle lagrime innocenti all' anima dolce ma-
GiPOLLiNi : Saffo» 16
242 PARTE SECONDA
terna! era un bel pretesto per Saffo la casa amica delle
Muse !
Ed -in quest'altro:
« Come figlia che alla madre vola >
non par di vederla, in atto di aprire le braccia materne,
od amorosa invitare ai baci ed all'amplesso la figliuola che
le corra incontro volando?
*
Nella musica e nella poesia raggiunse tale altezza e
perfezione da sbalordire i più grandi sapienti dell' anti-
chità e dei tempi posteriori, fino ai nostri giorni.
Inventò il Magadis o Pectis, strumento da fiato, secondo
alcuni , da corda , secondo altri , anzi da doppie corde e
montato su d' un cavalletto, come i nostri gravi-cembali (1) :
inventò la Mixolidia, concerto potentissimo, atto alle varie
commozioni della passione tragica; e, per giudicare dell* ef-
fetto che dovevano produrre queste invenzioni sull'animo
degli EUeni, basti solo ricordare che i primi legislatori
(1) Vedi p. 39, Plutarco.
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 243
avevano fatto dello studio della musica una delle leggi
fondamentali di governo, e la loro severità era giunta al
punto da fissare persino il numero delle corde della lira,
e si punivano tutte le invenzioni che potessero produrre
un cangiamento nei costumi del paese.
Tutti gli uomini liberi , in Grecia, sapevano e dovevano
sapere la musica; tutti i musicisti erano stimati ed ono-
rati , ma i decreti contro Terpandro insegnano che il go-
verno non permetteva combinazioni musicali, capaci a su-
scitare nel popolo la viltà, la bassezza, l'insolenza.
Se le invenzioni musicali di Saffo s'introdussero nei co-
stumi e furono accolte favorevolmente, dovunque, sui sen-
timenti che dovean generare non vi ha discussione.
E le sue liriche volavano di città in città, d'isola in
isola, di regione in regione, per il mondo allora conosciuto,
agitando il cuore di tutti , anche degli uomini più gravi e
seri di stato, dei filosofi, degli storici, dei cinici.
V'immaginate voi il grande cancelliere tedesco o il
nostro Grispi che, banchettando, ascoltino con attenzione la
lettura di una poesia lirica, e vecchi, come sono, sebbene
vegeti e rigogliosi, sentano agitarsi giovanilmente quel
cuore che non ha palpiti se non consacrati alla prosperità
e grandezza della patria? Ebbene, Solone (1), che valeva
(i) Vedi pp. 23, 24.
244 PARTE SECOKDA.
quanto essi , se non più , avendo sentito ripetere da un suo
nipote una poesia di Saffo in un banchetto, ne rimase com-
preso da tanta meraviglia , da esclamare che non voleva
morire, lui già vecchio e gloriosissimo, senza averla prima
imparata a memoria. Platone, il più grande filosofo spiri-
tualista del mondo scientifico, mirando in lei la perfetta
unione del genio con la bellezza, la chiamò decima Musa :
Aristotele (1), che, a differenza dei moderni positivisti , fu
anche cultore della poesia, l'ammirò e la tenne in altis-
sima stima: Socrate la chiamò bella (2), nel senso tutto
greco che alla bellezza psicologica congiungeva quella fìsica:
l'anima glaciale di Grisippo si scosse e si accese a quei
versi pieni d'esaltazioni appassionate: grammatici, retori,
eruditi non seppero citare il suo nome senza accompagnarlo
con parole di ammirazione, come: la prima delle muse,
divina j splendore delle vergini lesbie, la pari agli Bei,
(xrazia delV Eolia \ ed un poeta contemporaneo si sentì
attratto dal dolce sorriso, dalla chioma di viola e sopratutto
dall' annna santamente pura (ayva). Al nome di Saffo,
infine, tutti associavano qualche cosa di sacro ; nell' amore
espresso dai suoi versi, lontani dalla cupezza sentimentale
di Mimnermo, e dall'abbandono simposiaco orgiastico di
(1) Vedi p. 26, Aristotele.
(2) Vedi p. 25, Platone e Socrate.
LE NOTIZIE BIOaRAFICHE 245
Alceo e di Anacreonte, tutti vedevano un sentimento puro,
sebbene delirante: Saffo, per la fantasia dei Greci, era
ideale, simbolo, che, in supremo grado, rappresentava con-
giunti la grazia, l'entusiasmo, il genio della donna.
*
E non facciamo del romanzo, né della critica estetica
pura. Quando anche mancassero tutte le prove storiche,
le quali per avventura sono abbondantissime, e tutte cro-
nologicamente registrate nel capitolo delle Fonti Greco-
Romane, basterebbe solo quella raccolta mirabile di epi-
grammi, che é V Antologia, per dileguare ogni dubbio, e per
convincere le anime più spregiudicate.
NeìV Antologia infatti, per una serie di epigrammi de-
dicati al nome di Saffo, dal 500 a. G. al 500 d. C, da
Platone, cioè, a Giustiniano, troviamo una prova luminosa
dell'altissimo onore che la gran donna di Mitilene godeva
presso quei poeti epigrammatici, che se furono con altri
mordaci, ed in altre loro iscrizioni addirittura scurrili,
per Saffo sentirono sempre il massimo rispetto congiunto
alla massima ammirazione; ed il candore di donna onesta
non fu menomamente offuscato neppure dall'epigramma
246 PARTE SECONDA
^amatorio di quel Paolo Silenziario, il quale, se amò de-
scrivere con una certa compiacenza di moderno poeta ve-
rista , i molli baci di Saffo, e i molli amplessi delle nivee
braccia, affermò cbe l' anima della poetessa era per i suoi
corteggiatori di duro diamante; che amore soltanto aleg-
giava sulle sue labbra, verginità possedeva tutto il bel
corpo. Supplicio atroce , esclama il poeta scoraggiato ,
del quale è solo capace colui cbe, senza affanno, può sop-
portare la sete di Tàntalo!
Ed ora per ordine di tempo, eccone la versione italiana^
nello stesso metro elegiaco dell' originale :
Epigramma di Platone ^^^:
Nove dicon taluni le Muse! ma quanta ignoranza!
Eccovi Saffo lesbia, eh' è la decima!
d' Incerto ^^ :
Ite al tempio lucente di Giuno da gli occhi di bue,
Lesbidi, volgendo dei piedi agile il passo:
Qui bel coro a la Dea formate: staravvi dinanzi
Saffo, la lira d'oro ne le mani portante:
(1) Vedi p. 25.
(2) Vedi Antologia, op. cit., voi. II, Eptg. Demonstrattva, cap. IX,.
n. 189, p. 37.
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 247
Oh coro assai felice ! a voi senza fallo d' udire
Grinni parrà soavi de la stessa Calliope.
d' Incerto ^^) :
(in cui si paragona la poesia di Saffo con quella della poetessa
Erinna)
E questo il favo lesbio di Erinna: gli è piccolo, infatti,
Ma tutto pieno invece del miele de le Muse:
Sono i tre cento versi di lei pari a quelli di Omero,
Di lei, fanciulla diciannovenne appena,
Che, per timor materno, ancora col fuso, al telaio
Stavasi de le muse nascosamente accesa.
Ed ora quanto è Saffo più grande d' Erinna nel canto,
Altrettanto Erinna di Saffo è negli esametri.
di Antipatro Sidonio^^):
Terror prese Mnemosine, quando ella udì Saffo cantare
Dolce, che la decima Musa i mortali avessero.
(1) Vedi Antologia, op. cil., voi. II, Eptg, DemonstrativOf cap. IX,
n. 190, p. 38.
(2) Vedi p. 42.
248 PARTE SECONDA
d' Incerto (^):
(in cui il nome di Saffo è registrato accanto a quello dei più
grandi poeti greci)
Pindaro, sacra bocca de le Muse, o canora Sirena,
Bacchilide, e tu, Saffo, Grazia dell'Eolia,
Odi d'Anacreonte, Stesichero, tu che attingesti
Di Omero a la sorgente nei tuoi propri carmi,
gentili canzoni di Simonide, o tu che il soave
Fior dei fanciulli, Ibico, cogliesti e di Suada,
O brando di Alceo, che il sangue talora versasti
Dei tiranni, salvando le leggi de la patria,
d'Alcmane usignuoli soavi, propizii siate.
Voi che principio e fine d'ogni canzone siete.
di PosiDONio <^) :
(in cui il poeta, rivolgendosi alla tomba di Dorica o Rodope,
schiava, amante e poi moglie di Garasso, fratello di Saffo, dice
che di lei nulla più avanza, ma i versi della grande poetessa
restano immortali)
Dorica, le tue ossa da tempo qui giacciono e il fascio
De la chioma e la veste di profumi olezzante,
(1) Vedi Antologia^ op. cit., voi. II, Epig, Demonstrativa, voi. II,
<ap. IX, n. 184, p. 36.
i2) Vedi pp. 33, 34.
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 249
Tu , che un giorno seguisti Garasso venusto e con lui
Banchettando, le tazze mattutine trattasti:
jNIa sono vivi ancora gli splendidi fogli di Saffo,
Di sue vaghe canzoni parlanti, e ognor vivranno.
di Antipatro di Tessaglia ^'^ :
(in cui si annovera Saffo fra le nove poetesse, come loro splendore)
Queste lingua-divine fanciulle nutriron di carmi
. Elicona ed il giogo macedone pierio:
Miro, Prassilla, di Anita la bocca, femmineo Omero,
Saffo, lo splendore de le chiomate Lesbidi,
Erinna, Telesilla preclara, e te pure, Corinna,
Che lo scudo irrompente di Minerva cantasti,
E Nosside soave e Mirti la dolce parlante,
Tutte compositrici di liriche immortali:
Nove Muse il gran cielo produsse: son nove pur queste
Cui la terra produsse: gaudio immortale agli uomini.
di DiOSGORIDE ^^:
Dolcissimo agli amori dei giovani amanti sollievo.
Saffo, te spirante pari diletti a quelli
(i) Vedi p. 41.
(2) Vedi p. 29.
250 PARTE SECONDA
De le Muse, con loro Pieria e il frondoso Elicona
Orna ; te, Musa d* Ereso ne V Eolia.
che Imene Imeneo, tenendo ben fulgida teda,
Con te sui nuziali talami si stia,
O, gemendo con Venere Ciprigna, del giovine figlio
Dolente, dei celesti veda la sacra selva,
Ovunque, veneranda, salve, o pari agli Dei: che i tuoi canti
Sono creduti ancora figli de gì' immortali.
di Paolo Silenzi ario (*> :
Molli sono i baci di Saffo: gli amplessi son molli
De le nivee braccia : tutte le membra molli :
Ma l'anima è di duro diamante, che amore soltanto
E sovra le sue labbra; verginità sul resto.
Chi ciò sopporta? forse colui sopportar lo potrebbe
Che la sete di Tàntalo sopporti senza affanno.
*
Ed era anche bellissima (2): Damocaride ci lasciò in
un epigramma la descrizione d' un ritratto esistente ai suoi
(i) Vedi pp. 53, 54.
(2) Vedi p. 53.
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 25i
tempi: occhi lucentissimi, raffiguranti il corso rapido della
fantasia: carnagione (di neve, e morbida, disse Paolo Si-
lenziario) naturalmente liscia, senza belletto e fresca (ag-
giunge la descrizione di Damocaride) ; il volto spirante un
non so che d'ilare e serio da rivelare la poesia congiunta
con la dea della bellezza (1).
Eccone la versione letterale nel metro elegiaco del testo :
Epigramma di Damocaride :
(sopra un ritratto di Saffo)
La stessa creatrice natura, o Pittore, commise
A te la Musa di Mitilene pingere.
Il vivido splendore dagli occhi le sgorga ed aperta
Mostra la fantasia feconda di pensieri.
Naturalmente morbida, uè oltre misura lisciata,
La carnagione serba la freschezza natia:
Sopra il suo viso un misto di grave e giocondo repente
La Poesia rivela con Venere congiunta.
Ad una donna, fregiata di tante virtù , e redimita della
aureola della gloria, certamente non potevano mancare' gli
(1) Ed il BusTELLi ebbe il coraggio di sentenziare: « Tutto cotesto,,
certo, non fa bellezza. » Oibó t oibò t
^52 PARTE SECONDA
adoratori ed i corteggiatori; ma ad uno che, più giovane
di lei , le aveva fatto richiesta di matrimonio, ella rispose
con queste prudenti parole:
« Ma, rimanendo amico mio, togliti una aposa più giovane,
-che io non potrei vivere con te, essendo più vecchia »
e, ad Alceo, che, per farle una proposta di amore, le scri-
veva :
« Vorrei dirti alcune parole, ma vergogna mi trattiene »
ella rispose con questi versi severamente onesti:
« Se tu avessi brama di cose belle e buone e la tua lingua
non dicesse alcun che di male, vergogna ora non coglie-
rebbe gli occhi tuoi, ma parleresti rettamente. »
E sappiamo che se Alceo scrisse liriche di amore e lodi
al vino, tuttavia non fu un sibarita infemminito , né un
gozzovigliatore tutto dedito ai piaceri del senso : e sappiamo
parimenti che Saffo sentì per lui grandissima stima e che
ad Alceo si riferisce il suo frammento:
« Sublime, come il Lesbio poeta fra i cantori stranieri. >
Coloro che vollero attribuire autorità alle strambe fan-
tasie di Ermesianatte e dei commediografi, romanzieri, e
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 253
poeti posteriori, ricordarono quali amanti di Saffo, Ana-
creonte, Archiloco ed Ipponatte: ma gli stessi critici ed
eruditi greci dimostrarono che Anacreonte era ancor gio-
vinetto, quando anche la nostra poetessa fosse vissuta fino
agli ottanta anni: Archiloco fiorì un secolo prima di lei
ed Ipponatte circa cinquantasei anni dopo: relazioni amo-
rose dunque non ce ne potevano essere e non ce ne furono .
Ma non si può credere né ammettere che vivesse priva
di tutte le consolaziooi d' amore, una donna che nella poesia
cercava il conforto dell' anima esagitata , e che ci lasciò
in un frammento questa confessione:
« lo amo il piacere: a me fu dato in sorte l'amore splen-
dido della vita e il bello. »
che, in un altro, paragonò il suo delirio amoroso alla bu-
fera scatenantesi sugli alberi montani:
< Amore mi agita la mente, come il vento sbatte su la
montagna le querce. »
e che, in un altro, ci tramandò questa proposizione, chi sa
a quale altra contrapposta:
« Ma io sovra la molle coltrice volgo le membra. »
254 PARTE SECONDA
È una osservazione giusta ed umana; ma noi non pos-
siamo accettare , come amanti , quelli di cui l' antichità ci
trasmise i nomi ; mancano le prove storiche per ammetterne
altri e di un Menone conosciamo soltanto eh' esso è ricor-
dato con simpatia da Saffo nel frammento:
« Io chieggo che sia invitato il vezzoso Menone , se a
me deve offrir diletto il convito. >
Sappiamo che, abbagliate da tanta gloria, accorsero al
suo pubblico insegnamento, per farsi ammaestrare nelle
lettere greche, nella poesia e nella musica, le fanciulle di
Lesbo , di Bisanzio , Rodi ,^ Mileto, Colofone, Teo , Sala-
mina : e ricordati nei suoi frammenti , e da altri scrittori ,
giunsero sino a noi i nomi di Damofìla, Pamfìlia, Mnaide,
Dorica , Eunica , Pirino, Gidno, Amitene , Telesilla , Anat-
toria, Megara, Gorgo, Anagora, Gello, Erinna, Attide, An-
dromeda, Gongila, tutte sue ammiratrici, discepole e rivali.
Anzi di queste, alcune, ricordate onorevolmente nella Anto-
logia, acquistarono ai loro tempi una certa fama, come
Eunica da Salamina, Anagora di Mileto, Damofìla di Pam-
fìlia, Gongila di Colofone: e maggiore di tutte fu ritenuta
Erinna di Lesbo (o Rodi o Teo), che gareggiò con gli
esametri di Omero, e morì compianta a diciannove anni.
In questo gineceo, sacro alle Muse, si teneva in sommo
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 255
pregio la coltura delle arti e la grazia del portamento ;
si curava di rendere sempre più dolci e teneri i senti-
menti dell'animo femminile; si cercavano con amoroso
studio le pure forme dell'arte per tutte le estrinsecazioni
dell' affetto, dalla simpatia calda al fascino della bellezza.
E Saffo, che era del circolo il faro splendente, irraggiava
calore e luce poetica a tutte quelle creature avide di bel-
lezza ideale ; prodigava amorosa i tesori del cuore e della
intelligenza, amandole soavemente, per fino gelosa di quelle,
fra le sue condiscepolo, che frequentassero Gorgo e An-
dromeda, rivali nell'insegnamento.
Riserbandoci di parlare delle due odi celebri nel capi-
tolo delle opere saffiche , riportiamo qui la versione di
alcuni pochi frammenti, i quali si riferiscono, se non
tutti, certo nella maggior parte, a queste sue amiche,
discepole, confidenti e rivali: *
Su l'amabile viso era diffuso un dolce color di miele.
Fo molti auguri felici alla figliuola di Polianatte.
(contro Gorgo)
Molto in fastidio mi ò venuta Gorgo.
256 PARTE SECONDA
Latona e Niobe erano molto amiche*
La vaga giovinetta, che coglie i fiori , appare ancor più
bella.
Gello è molto amante dei giovanetti.
Non disprezzare questi veli di porpora: dalla Focea
mandai alle tue ginocchia questi preziosi doni.
Voi non mi siete tali {amiche), quali desiderate di essere.
Piena appariva la luna, quando esse stavano intorno
air ara.
A me sembri giovinetta piccola e senza grazia.
Molto più dolce canti che la pettide, e più dell'oro sei
bionda*
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 257
Una vestita di rustica veste.
Quella giovinetta solitaria ha , dicono i suoi parenti ,
in odio le confidenze amorose, quanto la morte.
L' amore è figlio della terra e del cielo : la persuasione
è figlia di Venere.
Dormi sul seno della tenera amica.
Il nero sonno della notte mi discese sugli occhi: — e
parlai con Venere sognando.
Screziata d'ogni colore.
Scarpa ricamata, bel lavoro della Lidia.
Lino stillante.
Io volgo ancora l'animo alle vergini.
Cipollini: Saffo,
258 PilRTB SECONDA
Oh piaccia a Venere, di aurea corona redimita, che io
mi abbia tal sorte!
(Venere ad Amore)
Tu, mio giovinetto Amore.
Amore veniva dal cielo, vestito di purpurea clamide.
E liberò alla tua felicità.
Avea molti serti al tenero collo avvinti.
Che cosa a me la figlia di Pandione (la rondinella) canta
in primavera?
Ogni tenera fanciulla desia il letto geniale.
Coloro che io benefico, mi offendono di più.
Non so decidermi: ho due pensieri.
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 259
Tali un giorno le Cretesi graziosamente saltavano eoi
piedini sottili intorno all' ara gioconda, il tenero fiore pre^
mende de Torba molle.
Amabilmente intrecciavano corone.
In segreto alimento il mio dolore.
Erone imparò a correre veloce.
Ma tu, Dica, serti di fiori avvolgi alle tue belle chiome,
fronde d'aneto cogliendo con le mani gentili; poiché le
Orazio amano fioride e ben fatte ghirlande, e sono avverse
a chi non s'incorona di fiori.
Io un giorno ti amai, o Attide.
(contro Andromeda)
Quale rustica donna, che non sa serrare la veste ondeg-
giante sino alla noce del piede , ti seduce la mente ?
260 PARTE SECONDA
Amore dissolvente le membra di nuovo mi tormenta col
dolce e amaro, l'indomabile belva. Attide, da me ti al-
lontana l'amore, ad Andromeda volando,
Andromeda ha una bella veste nuova.
Mnasidica è più bella de la tenera Girinno.
Ed ora alle amiche mie canterò versi belli e soavi.
Ora si comprende perchè rifiutò gli uomini, dissero ta-
luni: meglio le piacevano le donne.
È vero, ma il suo amore è puro, i suoi affetti sono
gentili, delicati, tanto ch'ella poteva dire, e gli antichi
le credettero :
« Le Muse fecero me onorabile dandomi le loro opere. »
« Mi sembra di toccare l'infinita volta del cielo. >
Infatti r amore saffico anela sempre ad un ideale di bel*
lezza sovrumana, di dolcezze e soavità indefinite, cagione
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE §61
continua delle inquietudini e dei tumulti dell'anima sua;
soggetto costante di tutte le vibrazioni della sua lira. Ella,
in arte, non ha vegetazione lussureggiante di miti, non
sogni giovanili di mente inferma , non figurazioni iride-
scenti, splendide di luce e di calore; la sua lirica è di af-
fetti naturali, fortemente sentiti ed espressi con quelle
ingenue e semplici espressioni che i costumi del tempo,
senza malizia e senza ipocrisia, permettevano, e che lim-
pide sgorgavano dal cuore di lei che sinceramente poteva
chiamare divine le sue inspirazioni:
«Su, lira divina, parlami, e sii canora. »
E questo sentimento casto e puro aleggiava, anzi animava
tutte le sue opere; dalle quali era e doveva essere così
lontano ciò che è senso e sodisfazione dei sensi, che nel
360 d. G„ quando ancora imperversava feroce la lotta del
cristianesimo contro il paganesimo, una giovinetta regale,
di aurei costumi e d'angelica bellezza, in compagnia della
madre, severa educatrice, poteva leggere quelle liriche per
formare la sua coltura letteraria (1),
Ed ora, per quel sentimento di ammirazione e culto
profondo, che, da più anni proviamo e professiamo , in
questi nostri studii , per la gran donna di Mitilene, ci af-
(1) Vedi pp. 50, 51.
262 PARTB SECONDA
frettiamo a troncare la delicatissima questione, facendo
nostre le parole del Gomparetti, che di Saffo si occupò
con vera coscienza di dotto e con amore di artista,
«Io intendo, dice egli, come Saffo apertamente, inge-
nuamente, senza arrossire e con tutto il candore d'una co-
scienza che non si sente macchiata, abbia potuto rivelare
questi affetti dell'animo suo per persone del suo proprio
sesso, come pure in quella candida schiettezza stia la prima
prova della purità di questi affetti, e come in un'epoca,
in cui il linguaggio poetico delle affezioni e le affezioni
stesse non erano ancor tanto elaborate da distinguere cosi
recisamente senso e sentimento come poi si fece, non si
possa chiedere all'espressione poetica di affezioni anche
purissime quella natura astratta ed ideale, a cui hanno
avvezzati noi le infinite evoluzioni dello spirito umano e
della poesia nei venticinque secoli che ci separano dalla
donna di Mitilene. E finalmente intendo pure come questa
natura d'affezione immateriale, estetica, artistica, per così
dire, superiore affatto a quelle relazioni sessuali che cadono
nel dominio della morale sociale, ammettesse la moltepli-
cità e la variabilità degli oggetti amati. Tutto questo io
l'intendo, ed aggiungo anzi di più, che se vi ha una cosa
che mi riesca poco intelligibile in tal questione si è ap-
punto il grossolano sentire di chi in polemiche assai vive
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 263
ha potuto sostenere che tutta quella poesia Saffica, di cui
antichi e moderni ammirarono la inarrivabile finezza e de-
licatezza, la schietta, confidente ingenuità, avesse alla sua
base una aberrazione viziosa e laida che ninno confessò
mai pubblicamente, e fosse organo d'un' anima profonda-
mente pervertita e perturbata così nei concetti della mo-
rale come nelle leggi istintive del senso. >
Ed ora sappiamo già la risposta che si possa dare al
Duruy, il quale ancora si va domandando:
« Sajffo fu ella giovinetta casta e dopo una rispettabile
matrona, o una cortigiana dalle passioni ardenti e dai vizii
detestabili che il sole della Ionia può generare ? »
Saffo fu giovinetta casta, amabile, bellissima, adorabile;
madre affettuosa, tenera, soave: matrona dai costumi ono-
rati , forte (mascula, come la chiamò Orazio (1) ), amante
dell'arte e della patria.
(i) « Temperai Archilochi Musam pede mascula Sappho » disse
Orazio, Epist., lib. I, XIX, v. 28, ad Cajuin Cilniuni Maecenateìn,
e quest'aggettivo, mascula, scaldò talmente la testa dei commenta-
tori, che lo si fece persino sinonimo di tribade; ignorando che
Orazio stesso nel lib. Ili delle Odi, VI, Ad Romanos, chiamò ma-
scula, la prole dei rustici soldati in questi versi:
Sed rusticorum mascula militum
Proles, ecc.
Dionigi Labino spiegò bene: «Mascula, non mollis, necfracta ve-
luptatibus, nec impudica. »
264 PARTE SECONDA
Si, amò anche la patria, e soffri per^ essa l'esilio. 11
Marmo o Cronica di Paros (1), della metà del secolo III
a. C, nella lunga lista delle date cronologiche riferentisi a
fatti politici e letterarii della storia greca, ne conserva
(1) Nel 1672 fu questo marmo dagUInglesi trasportato daU* ìsola
di Paros in Inghilterra, e sebbene pieno di lacune, che in parte non
poterono essere supplite dalla sapienza critica dei filologi, pure è di
molta importanza per Tuso che 1* autore di esso fece di alcune fonti
perdute. Ora in questo marmo trovasi un particolare della vita di
Saffo così espresso:
« Da quando Saffo da Mitileue si recò in Sicilia fuggendo.... »
Per una lacuna non sappiamo il seguito, né la data, e, mettendo
da parte tutte le congetture e le polemiche dei dotti, intorno alle
cagioni che poterono spingere Saffo a lasciare risola di Lesbo, per
portarsi in Sicilia, riteniamo, coi più accreditati filologi e critici,
quella dell' esilio per ragioni politiche, confortati a ciò anche dal
caso che, nella lingua greca, lo stesso verbo che significa fuggire^
significa anche andare in esilio, e, considerata bene la struttura
grammaticale del passo, a questo ultimo significato si è propensi a
dare la preferenza.
Ecco il testo originale:
e.... [gV/7 H H H A A...,
Vedi Fragmenta Histortcorum Graeoorum» Parisiis, Firtnin
Didot, jrDCccxLi, p. 548, (51).
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 265
una della vita di Saffo, per cui sappiamo eh' ella da Mitilene
fuggì in Sicilia, e non fuggì certo per inseguire amanti
traditori, come vedremo, o perchè spinta dal desiderio di
visitare un paese, che per la fertilità del suolo e gli spet-
tacoli sublimi delle bellezze fìsiche poteva affascinare la
fantasia di una poetessa ardente : la Sicilia era a quel tempo
il gran rifugio degli emigranti greci, e Saffo che con
Alceo, entrambi appartenenti alla aristocrazia di Lesbo,
aveva congiurato contro il sapiente Pittaco , già degli ot-
timati, ma poi schieratosi col partito popolare dominante,
fu costretta ad esulare. Alceo andò in Egitto, Saffo in Sicilia.
Non sappiamo quanto vi restò; certamente fece ritorno
in patria, e se non conosciamo i casi della sua vita in
quest'ultimo periodo, sappiamo che i Mitilenesi la consi-
derarono sempre come il più bello ornamento dell'isola,
e sopra la sua tomba poeti antichissimi scrissero i se-
guenti epigrammi, che, per fortuna, ci vennero conservati
A^\V Antologia,
SULLA TOMBA DI SAFFO
Epigramma di Finito <^^:
liC ossa ed il muto nome conserva di Saffo la tomba.
I suoi divini carmi vivono immortali.
<l) Vedi p. 41.
266 PARTB SECONDA
di Tullio Laurea ^^>:
(rappresentando Saffo che parli al passeggieroì
Viatore, passando vicino a l'eolica tomba,
Morta me poetessa mitilenea non dire:
Che questa tomba eressero le mani degli uomini , e queste
Opre mortali in celere oblivione corrono:
Ma se in me riconosci favor de le Muse, di cui
A ciascheduna un fiore nei nove libri oflTersi,
Saprai come de l'Orco fuggii le tenebre, né scuro
Per la lira di Saffo fìa che mai sorga il sole.
di Antipatro Sidonio^^>:
Saffo nascondi, o terra di Eolia, colei che, mortale
Musa, fu inneggiata con le Muse immortali;
Cui Venere ed Amore nutrirono insieme, con cui
Peitho eterno serto tesseva a le Pieridi,
Gaudio de la Grecia, gloria a te. — Parche, tre volte
Il filo avviluppato ne la rocca torcenti ,
(1) Vedi p. 42.
(2) Vedi p. 42.
LE NOTIZIE BIOGRAFICHE 267
Oh perché non filaste un dì sempiterno per lei,
Che pensò gl'immortali doni de le Pieridi?
di Antipatro <*) :
E Saffo il nome mio: ma tanto nei carmi le donne
Superai, quanto Omero fu maggiore degli uomini.
A Mitilene, per onorarne la memoria, si coniarono, su^
bito dopo la sua morte, monete con la sua immagine, le
s'innalzarono statue, come vedremo, di marmo e di bronzo,
e Cristodoro cosi descrive quella che sorgeva nel Ginnasio
di Zeusippo(2):
L'ape chiaro-sonora pieria, Saifo di Lesbo,
Tacita stava: il canto degli inni lodato parea
Tessere, che a le Muse silenti avea l'anima intesa.
Ancor tre secoli dopo la sua morte, una gentil poetessa,
Nosside di Locri, era compresa di tale ammirazione per
(i) Vedi AntologtOj op. cit., voi. I, Epig» \Sepuloralta, cap. VII,
n. 15, p. 276.
(2) È curioso che il Wolf, il Bustelli ed altri, continuino a dire
d' Incerto questo epigramma di Cristodoro, il cui testo puoi vedere
neW Antologia^ op. cit., voi. II, cap. II, p. 25, V7. 69-71.
268 PARTE SECONDA
Saifo che, vedendo un giorno salpare dalla sponda natia
per Lesbo una nave, scrisse questo grazioso epigramma (1) :
Ospite, se tu navighi ver' Mitilene dai cori
Belli, e al fior de le grazie sarai di Saffo acceso.
Di' ch'era a le Muse diletta colei, cui produsse
Locri: il nome mio, Nosside, impara: addici
Chiudiamo il capitolo, ripetendo la bella esclamazione
di Strabene:
Saffo ! essere maraviglioso ! Che in tanto tempo , di cui
si ha memoria, non sappiamo siavi stata donna che nel
campo della poesia a lei si potesse paragonare, neppure
da lontano !
(i) Vedi p. 28.
CAPITOLO SECONDO
LE OPERE E LA LEGGENDA
Una giovane Greca a paro a paro
Coi nobili poeti già cantando,
Ed aveva un suo stil leggiadro e raro.
Petrarca, Trionfo d*Am., e. 4, v. 25.
Sublimi feriam sidera vertice.
Saffo.
iHEsasasasgsssgBasssasasasasasgsagaaHi
i.
LE OPERE DI SAFFO.
Ma i fior più belli
Eran, Safifo, i tuoi canti, e ben sapevi
Destinato a durar presso i futuri,
Tra i più cari, il gentil nome di Saffo.
Frano. Cipolla.
Se della vita della nostra poetessa poco sappiamo, non
minori incertezze e discussioni esistono nel campo bi-
bliografico, volendo determinare il numero delle opere,
uscite dalla sua penna, e che possibilmente furono cono-
sciute nell'antichità.
Mutate con Alessandro il Grande (336-323) le condizioni
politiche della Grecia, e con esse le condizioni letterarie,
i grammatici ed i retori, che nulla sapevano creare di ve-
272 PARTE SECONDA
ramente bello ed originale, si diedero con sollecita cura
a raccogliere le opere dei grandi ed antichi poeti, ricon-
ducendole allo stato primitivo, separandone le genuine dalle
false, e commentandole con note filologiche, estetiche e
biografiche.
Ora tutte le poesie liriche di Saffo (Xupwcà (xsXti) furono
raccolte e distribuite dagli eruditi filologi alessandrini in
nove libri; non sappiamo con quali criteri, ma, secondo
Snida , la . maggior parte erano di argomento amoroso :
Efestione celebra, sugli altri, il secondo, il terzo ed il
settimo libro ; Polluce , Ateneo , Fortunaziano il quinto ;
Demetrio Falereo di alcune poesie riporta il solo titolo.
Ma l'attività poetica di Saffo sappiamo che non si li-
mitò a questo solo volume; forse fu desso il più impor-
tante, il frutto maggiore della sua mente : per dichiarazione
di retori e storici del periodo alessandrino e posteriore,
sappiamo ch'ella fu conosciuta autrice di altre opere, delle
quali noi registriamo il titolo con le rispettive testimonianze.
Includendo la prima, già menzionata, le opere di Saffo
sarebbero state dieci:
I. Odi liriche (Xuptxà (xéXy)), libri nove.
IL Epitalamii (sTutGaXàfJita). Alcuni pensano che questi
canti nuziali facessero parte del nono libro delle odi :
furono celebrati da Demetrio, da Dionisio Alicarnasseo,
LE OPERE E LA LEGGENDA 273
da Efestione, da Servio e da altri, come modello del
genere. Catullo, infatti, non seppe fare di meglio che
imitarli, anzi tradurli.
III. Inni (ujAvot): ^^ fanno menzione Monandro, retore, e
Giuliano l'imperatore.
IV. digrammi (s7utYpàfx.[jt.aTa) : ne è testimone Snida, e
tre brevi che sono giunti sino a noi, conservatici nel-
ì'Antoloffia.
V. Elegie ('eXeysTa), secondo Suida.
VI. Moiiodie Canti Funebri ((/.ovtóStat), per testimo-
nianza di Suida. Erano le parti a solo nei cori lugubri ;
uno del coro, cioè, narrava i pregi del defunto, come
ancora si usa nei riti funebri di qualche paese della
Calabria, in Pizzo, per esempio. Con le monodie vuoisi
che Saffo encomiasse i meriti di Adone e di Etolino.
VII. Canti Convivali, Eustazio cita come saffico uno scolio,
ossia Canto da convito sopra Admeto: ma alcuni lo at-
tribuiscono ad Alceo, altri a Prassilla.
Vili. Giambi (ììilì^oi): ne è testimone Suida.
IX. Le Troiane. Colombano nella Epist. a Fedolio, ripor-
tata da Meursio nelle note di Esichio , chiama Saffo,
poetessa delle Troiane. Sono queste un poema, o una
collezione di poesie ; un volume a sé, o parte d' uno dei
già ricordati?
Cipollini : Saffa, 18 '
274 PARTE SECONDA
X. Enigma sulla lettera. Accenna a questo scritto di
Saffo Antifane, presso Ateneo. Diceva Salomone : < Quegli
sarà l'uomo intelligente, che giungerà a comprendere
un proverbio e a penetrare le parole e le sentenze oscure
dei saggi. » Pare che la nostra poetessa siasi esercitata
in questo genere, che godeva allora fama d'alto espe-
rimento scientifico, ed Antifane nel suo dramma, intito-
lato Saffo^ la rappresentava, se vuoisi credere ad Ateneo,
in atto di proporre questioni enimmatiche.
Ora, di tutte queste opere, a noi non ne è giunta intiera
neppure una : il tempo, o V ignoranza, o la malvagità degli
uomini, nell'epoca delle incursioni barbariche, o tutti e
tre questi pessimi fattori, le distrussero tutte: cièche ri-
mane, sono i pochi versi conservatici dai grammatici e
dai retori, nei loro trattati di metrica, di rettorica, e in altre
curiosità letterarie, storiche e filologiche.
Con amorevole cura i filologi moderni li hanno più volte
raccolti, ordinati, purificati da non pochi errori di malizia
e d'ignoranza, illustrati con acconce note dichiarative, e
li han presentati al pubblico dei lettori in altrettanti vo-
lumi, portanti il nome della grande poetessa. Questi preziosi
frammenti ascendono a ^ò nella raccolta del Wolf (1), a
(1) Oltre ai frammenti saffici, contiene questa raccolta tutti gli
epigrammi dedicati a Saffo, la lettera ovidiana, e molti antichi passi
di Scrittori greco-romani, riferibili alla poetessa»
LE OPBRB E LA LEGGENDA. 275
120 in quella del Volger, escluse le due odi ed i tre epi-
grammi ed a 170 nell'altra del Bergk: molti consistono
in poche parole, parecchi in una sola: i maggiori sono
le due odi celebri, di cui abbiamo più volte discorso, la
prima delle quali pare siaci pervenuta intiera, la seconda
priva ancora di alcune strofe, che non piacque tramandarci
a quel critico che ne fu il conservatore.
Di queste odi e di questi frammenti sono stati molti i
traduttori italiani, e noi li abbiamo passati in rivista ed
esaminati tutti: ripresentiamo in queste pagine una novella
versione ritmica, nella quale ci siamo studiati, con tutte
le forze del nostro buon volere, di riprodurre il testo con
la massima fedeltà e semplicità di espressione.
Che cosa siano e valgano i nostri versi, lo diranno i
critici onesti : certo non ci dorremo della loro severità, se
noi stessi, per amore grande portato all' arte ed alla poe-
tessa immortale, siamo stati severi nel giudicare i nostri
predecessori.
276 PARTE SECONDA
LE DUE ODI.
Le corde Lesbie risuonar d* amore
Per te, donna gentil, vanto di Grecia;
E i] tuo lamento ancor discende al cuore.
F. Zanotto.
Ci ha conservata la prima, comunemente nota dal titolo
di Preghiera a Venere (EU 'A^poS^TVìv), quel grande cri-
tico letterario dell'epoca alessandrina, Dionigi d'AlicarnassQ^
nel trattato Della Collocazione delle Parole. Egli, molto
lodandola, notò fra le altre cose, una cura minutissima
neir arte di commettere le voci , senza iati , senza quegli
spiacevoli scontri di parole , che turbino la dolcezza della
armonia o impediscano al lettore di ricevere nella sua,
tutta intiera V anima amorosa della poetessa. Ma noi, oggi,
non possiamo sentire tutte queste squisite bellezze ; sfugge
al nostro orecchio la dolcezza e la grazia riposte nella
soave morbidezza dell' armonia ; sfugge 1* artifìcio delle
parole accoppiantisi con quella naturale giuntura di suoni,
tanto lodata dal critico alessandrino : noi, oggi, sorride-
remmo di compassione a quel filologo che avesse Y ardita
pretesa di farci sentire, o credere ch'egli senta, l'effetto
LE OPERE E LA LEGGENDA 277
derivante dalla commessura delle vocali mute e delle se-
mivocali. Una sola ed impareggiabile dote possiamo tutti
sentire e riconoscere, traducendo con la massima fedeltà
quest'ode, il vivo e sincero sentimento amoroso di Saffo,
espresso con la maggiore perfezione artistica di una forma
limpida, evidente.
Trattasi in quest'ode d'un amore non corrisposto, per
il quale Saffo invoca V aiuto di Venere, come d' una sorella
che, altre volte, benigna era discesa dal cielo, e l'aveva
soccorsa nel travaglio dell' anima fremente. Sul sesso della
persona , cagione degli affanni , il testo nulla offre ad indo-
vinare ; sono arbitrarie le versioni italiane, in cui si tro-
vino, e ne abbiamo conosciute moltissime, pronomi ma-
scolini; alterati sono i manoscritti che nella penultima
strofe presentino il testo in modo che, traducendo, ci dia
l'espressione «ti amerà quando anche essa non voglia"»,
invece di « amerà te pur non volente. »
Il Gomparetti, contro del Welcker, inclina molto all' opi-
nione che in questa ode trattisi d'una donna, ed io sono
del suo parere; però mi affretto subito a dichiarare che
tale giudizio è puramente soggettivo, mancando la prova
storica per affermarlo recisamente, contro le asserzioni
egualmente soggettive del filologo tedesco.
Ed eccoci ora alla versione del canto sublime, che in
278 PARTB SECONDA
tutta la lìrica amorosa dell' antichità non trova qual altro
mai gli possa stare d'accanto, e che ispirò al Foscolo^
nell'inno II alle Grazie, quei leggiadri endecasillabi:
E il cor furente le gemè e la lira,
Ed aggiogando i passeri, scendea
Venere dall'Olimpo, e delle sue
Ambrosie dita le tergeva il pianto.
Preghieba a Venere.
Dal trono adomo Venere immortale,
Figlia di Giove, artefice d'inganni
Ti prego il cor non mi gravar di cure
E angosce, o santa:
Ma qui discendi, se altra volta, udite
Le mie preghiere, da lungi accogliesti,
E, la magion del padre tuo lasciata,
L'aureo venisti
Carro aggiogando; e i passeri tuoi belli
Te conducevan rapidi dal cielo.
Le ali battendo, ver* la bruna terra,
Per mezzo a le aure.
LE OPERE E LA LEGGENDA. ^79
E giungean presti; e tu, beata, allora
Dolce ridendo nel viso immortale,
Che, mi chiedevi, che cosa mi avvenne,
Perché ti chiamo,
E che voglio si faccia per il mio
Cor delirante: — e chi brami sospinga
A le tue voglie Peitho (1); chi mai
Saffo, ti offende ?
Che, se ti fugge, inseguirà te presto.
Se non ne accetta ti darà suoi doni,
E, se non ti ama, ti amerà ben tosto,
Pur tu noi voglia. —
Oh vieni ancora! e scioglimi dal duro
Travaglio e quanto l'anima desia
Per me si compia, tu compi, e tu stessa
Mi sii alleata !
(1) Peitho è colei che persicade: è la figlia di Venere, come al-
trove la chiamò Saffo, in un frammento, personificante la efficacia
delle parole dolci, che inducano V anime timide air abbandono delle
confidenze amorose.
280 PARTE SECONDA
La seconda ode, comunemente nota dal titolo Alla donna
amata (IIpò^ Yuvatx,a £pco(iL£vv)v), è riconosciuta dalla cri-
tica moderna come realmente scritta e dedicata ad una
donna, Attide, secondo alcuni. Essa fu conservata nelle
pagine del breve trattato Intorno al Sublime, attribuito a
Cassio Longino, il quale, citandola come esempio di poesia
divina, tutto compreso di alta ammirazione, esclamò : « Non
ammiri come essa, cioè Saffo, l'anima ed il corpo, gli
orecchi, la lingua, gli occhi, il colore, tutte queste cose
naturalmente divise e disgiunte, insieme unisce e collega, e
come agitata da contrarie passioni, in un medesimo tempo
arde ed agghiaccia , delira e ragiona , teme e sta per mo-
rire ? Tutti questi fenomeni sono ovvii agi' innamorati, ma
l'arte di coglierli e di congiungerli insieme, producendo
il sommo dell' effetto, costituisce il sublime di questa poesia. »
L' antichità tutta fu sbigottita e sedotta, leggendo questa
ode, in cui tutti i sensi della poetessa restano sommersi e
naufragati nello spasmo amoroso ; forse fu leggendo questa
ode, che Plutarco, scosso nella sua gravità, esclamò:
« Costei ha la parola di fuoco ! » ed Orazio, sinceramente
agitato, scrisse quei versi bellissimi:
LE OPERE E LA LEOGENDA 281
. . . spirat adhuc amor,
Vivuntque commissi calores
Aeoliae fidibus puellae.
Eppure in questa poesia, piena di esaltazioni appassionate,
che ritrae l'ardore amoroso con tale verità fisiologica da
rendere possibile e credibile che un medico, Erasistrato,
scoprisse la passione di Antioco per la sua matrigna (1), in
questa poesia, in cui nulla vi è che non possa confessarsi,
senza fare arrossire una donna, a qualunque civiltà ella
appartenga, in questa poesia tutti i critici detrattori vollero
trovare il saldo fondamento alle loro accuse.
Ma siamo poi sicuri che SaiOfo in questi versi estrinse-
casse proprio i suoi sentimenti individuali, analizzasse
r anima sua, colpita irresistibilmente dalla bellezza d' una
giovinetta ?
Saffo, maestra di poesia ed artista in grado supremo,
non può aver rappresentati, più che i suoi, i sentimenti
invece d'un giovinetto in cospetto della donna amata?
Teocrito non descrisse nell'idillio II, divinamente, la pas-
sione di Simeta per Delfi? e Saffo stessa non scrisse gli
epigrammi, di cui ci occuperemo fra breve, per commis-
sione ricevutane, secondo il giudizio autorevole di parecchi
critici e filologi?
(1) Vedi pp. 39, 40, Plutarco
282 PARTE SECONDA
Noi siamo soliti a chiamar rettorico un tal genere di
componimenti, ma quando riescono a scuotere tutte le corde
del cuore, sono egualmente ammirati ed encomiati dalla
critica più severa ; il difficile , si ripete comunemente da
tutti, è di trovare e sapersi mettere nella posizione vera.
Ma, pur volendo respingere queste ipotesi, io ripeto col
Trezza : « Queir ardor virginale dei sensi esaltati , quello
spavento di voluttà che si sommerge neir adorazione pro-
fonda, quel commoversi di tutte le potenze ehbre dell' ideale
vagheggiato in un volto di donna, non somigliano agli
amori procacemente disciolti d' una etèra ; per me, il sen-
timento saffico è casto » (1).
Alla Donna amata.
Pari mi sembra d'essere agli Dei
L'uomo che teco dirimpetto siede,
E da vicino favellar ti ascolta
Soavemente
E rider dolce: questo a me nel seno
Con violenza battere fa il core.
Che appena vedo te, né pure un suono
Mi resta in gola,
(1) Vedi Nuovi Studii Criticiy op. cit., p. 242.
LE OPSRB B LA LEGGENDA 283
E torpe la mia lingua, un sottil fuoco
Dentro 1© vene subito mi serpe,
Nulla vedo con gli occhi, a me le orecchie
Mandano un rombo.
Ed un sudore gelido m'inonda.
Tutta mi assale un tremito, e più verde
Che la erba, e poco di morir mancando,
Morta rassembro !
Sotto il titolo di ode, a queste due possiamo aggiungere
quel frammento, conservatoci da Efestione, e dai tradut*^
tori battezzato col titolo arbitrario di Solitudine, Sopra
sé stessa, La Notte, In attesa, ecc. potendolo credere intiero
col Foscolo, e col B'Ajano, confortati dall' autorità di Dio-
nigi di Alicarnasso, che nel noto trattato ci lasciò detto
che Saffo ed Alceo solevano verseggiare un concetto poe-
tico in piccole strofe.
Vivo è il sentimento della natura espresso da Saffo in
questi quattro versi; una dolce malinconia ci desta nel-
r anima la solitudine nel profondo silenzio della mezzanotte^
284 PARTE SECONDA
ed a tanti secoli di distanza, il nostro cuore è commosso
dagli stessi palpiti, onde era agitata V anima della poetessa,
bisognosa di affetti e di espansioni ; talmente che potrebbesi
credere avesse ^lo Ghaulieu presente questo breve fram-
mento, quando, rivolgendosi alla nostra poetessa, esclamò :
Aimable Sapho, je t* entends, tu soupires,
Tu cedes à l'amour qui possedè tes sens.
Bien plus doucement que Pindare
Tu fais que la raison s'égare
En mille sentiers seduisans.
Sapendo che Saffo ripeteva le sue odi al suono della
lira, per maggior godimento estetico, ho pregato il mio
caro fratello Gaetano, perch'egli, inspirandosi nella più
grande poetessa e musicista dell' antichità , trovasse delle
note per questo prezioso frammento; ed egli che, da pa-
recchi anni, vive in comunione spirituale artistica, con
quel grande antico popolo greco, anelante di riprodurne
le bellezze poetiche nell'arte divina dei suoni , mi com-
piacque, ed ora son lieto di presentare le sue poche battute,
dolci elegiache-idilliche , a coloro che riusciranno ad in-
namorarsi di Saffo, come di creatura soprannaturale, divi-
nizzata dai suoi concittadini, e da quanti coltivano ed ono-
rano le arti.
LE OPERE E LA LEGGENDA 285
Solitudine
Già tramontò la Luna,
Le Pleiadi; è già mezza
Notte; trascorsa è l'ora.
Ed io sola mi giaccio!
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288 PARTE SECONDA
GLI EPIGRAMMI.
y^elpXy xal ZoTT^ovc ]3ata ftèv, oc^Xà ^oó^a.
Molti gigli raccolsi d'Anite, molti
gigli di Miro, e di Saffo invece poche,
ma rose.
Meleagro: Anthologia,
Abbiamo detto che gli epigrammi di Saflfb potevano for-
mare un' opera a sé, ma che a noi solamente ne giunsero
tre, conservatici nel codice vaticano àe\ì' Antologia.
11 primo è una iscrizione incisa sulla statua d'una bam-
bina, la quale, potendo parlare mercè questi esametri e
pentametri di Saffo, ci fa sapere che la statua fu dalla
madre sua consacrata a Diana, il cui favore la bambina
impetra per la sua famiglia : vuoisi che la poetessa scri-
vesse questo epigramma per incarico ricevutone.
Il secondo è una iscrizione sepolcrale sulla tomba di un
pescatore, scritto, forse anche questo, per commissione del
povero padre del morto.
LE OPERE E LA LEGGENDA 289
Il terzo è un'altra iscrizione sepolcrale sulla tomba di
una giovinetta, perita nel fiore degli anni, e prima delle
nozze.
La forma 'di tutti e tre è piana, semplice, fluida ; i sen-
timenti veri, gentili, e compassionevoli, provocati più che
descritti; l'arte che nasconde sé stessa, per riprodurre in
piena luce l'oggettività, raggiunta in grado eminente.
Infatti quella bambina che raccomanda la sua famiglia
alla dea; quel povero padre che fa incidere sulla tomba
del figliuolo il remo e la rete, ricordo d'una vita di af-
fanni e di privazioni; le giovinette che sulla tomba della
compagna si recidono le belle chiome, alta espressione di
dolore, conservata ancora nelle terre di Calabria, ci com-
muovono il cuore , ci riempiono di tenerezza , di compas-
sione, di pietà profonda, a tanti secoli di distanza.
Questi tre epigrammi ci fanno sentire amaramente la
perdita degli altri, mentre sono bastevole testimonianza
per riconoscere il posto elevato che nella storia epigram-
matica spetta alla nostra poetessa.
Cipollini: Saffo, i&
290 PARTE SECONDA
I.
Sulla Statua d'una Bambina.
Muta bambina essendo, se alcun mi domanda, rispondo.
Posta dinanzi ai piedi voce indefessa avendo:
« Mi consacrò a la vergine lucente Latona, la moglie
D'Ermoclìda, figliuolo di Saonéo, Arista,
Tua serva, o de le donne signoro: a la quale benigna
Tu la nostra famiglia propizia conserva. »
II.
Sulla tomba di Pelàgone.
Al pescator Pelàgone, il padre Menisco depose
Nassa e remo, ricordo de la misera vita.
III.
Sulla tomba di TfMADE,
Queste sono le ceneri di Timade: pria de le nozze
Morta r accolse il nero talamo di Proserpina :
E su la morta tutte, da ferro affilato reciso
Le compagne deposero il bel crine del capo.
LE OPERE E LA. LEGGENDA. 291
I FRAMMENTI.
Oh suavis anima, quale in te dicam bonum
Antehac fuisse, tales quum sint reliquiae.
Fedro, lib. Ili, fav. I.
Una parte dei frammenti saffici abbiamo visto nel capi-
tolo precedente, discorrendo delle notizie biografiche della
nostra poetessa : presentiamo in queste pagine la traduzione
di quel che rimane, onde il lettore nulla ignori del pochis-
simo che ci avanza della fioritura poetica della grande
mitilenese.
In questi frammenti noi sentiamo vibrare tutte le corde
dell'anima sua: ora ella é melanconica e lamentevole,
quale fu caratterizzata da Orazio nel verso
Quaerentem Sappho puellis de popularibus:
ora è piena di espressioni dolci e di atti gentili, ora ra-
pita in theofanie accennanti ad una sua convivenza ideale
e famigliare con le divinità dell' amore e della poesia.
292 PARTE SECONDA
Accanto a pensieri gravi e severi, d'indole filosofica,
troveremo espressioni leggiadre d'un sentimento della na-
tura profondo , dipinture vive deUa luna che nasconde con
la luce le stelle, del pernierò agitato dal vento, che invita
al sonno; troveremo Espero che tutto rimena, la pecora,
la capra, il pastorello alla madre, e che raccoglie tutto
quanto aveva disperso la bella aurora , dai calzari di oro,
apportatrice di luce. E conosceremo il suo grande amore
per la rosa, cui seppe cantare meglio che qualunque altro
poeta e greco e latino e italiano, paragonando ad essa le
più beUe vergini, splendore di Lesbo, le braccia delle
Muse, figliuole di Giove: troveremo per i giovani sposi
soavità e freschezza di paragoni , tolti alle bellezze eterne
della natura, pensieri graziosi ed afiettuosissimi.
Troveremo, infine, l'impeto della passione ardente e l'i-
dillio dolce del sentimento, la sensibilità virginale e mor-
bida e l'entusiasmo che scuote ed esalta sino al delirio;
e tutto ritratto con una verità non raggiunta mai da al-
cuno, con una forma semplice, viva, limpida come il
cielo di Lesbo, eternamente fresca, come l' anima del mondo,
sulla quale forma sarebbe utile si mettesse a pensare seria-
mente tutto il brulicame degli arcadi moderni.
LE OPERE B LA LEGGENDA 293
Su, lira divina, parlami e sii canora.
Vieni, Venere, e nelle tazze d' oro versa mollemente
il nettare coronato di fiori.
O te abbia Cipri, o Pafo, o Panormo. A te sull'ara
sacrificherò una candida capra.
Qui venite, o Muse, V aurea magione lasciata.
O caste Grazie dagli omeri di rosa, figlie di Giove,
siatemi propizie.
Muore, o Venere, il molle Adone ; che faremo ? Piangete,
o giovinette; laceratevi le vesti-.
Siatemi ora propizie, o belle Grazie, o Muse dalle belle
chiome.
294 PARTE SECONDA
«
Il morire è brutta cosa, perchè cosi giudicarono gli
Dei: se no, avrebbero voluto morire anche essi.
Chi è bello, è tale al primo vederlo: ma chi è buono,
a breve ora è anche bello.
L' oro è figlio di Giove : né tarlo né ruggine lo rode ;
e fortemente agita la mente degli uomini.
Di questo sono consapevole a me stessa.
Diffusa l'ira nel petto, custodisci la lingua a vuoto
latrante.
Il suo figliuolo chiama.
Dicono che un giorno Leda trovasse un denso uovo dal
color del giacinto.
LE OPERE E LA LEGGENDA 295
(Detto delle colombe)
L'anima loro divenne fredda ed abbassarono le ali.
Nunzio di primavera, soavemente canta l'usignuolo.
L'aurora porta i calzari d'oro.
Gli aurei ceci nascevano presso il lido.
Intorno l'aura fresca susurra per i rami dei pomi ed
alle foglie tremolo il sonno aleggia.
Espero, tu rimeni quanto la splendida aurora avea
disperso.
Le stelle , intorno alla bella luna, celano il fulgido viso,
specialmente quando essa piena illumina argentea la terra.
296 PARTE SECONDA
Son molte e senza numero le tazze che tracanni.
D' un uovo molto più candido.
Di ambrosia era infusa la tazza ; Mercurio tolse V anfora,
per mescere il vino agli Dei.
He
Tutti, in compagnia, tenevano le tazze e libavano; poi
fecero allo sposo propizii voti.
^
A me né miele né ape.
(Pare un proverbio applicabile a cui non si curi di avere il bene
unito col male. — G. Carducci.)
O Espero , tutto rimeni : rimeni la pecora , rimeni la
capra, rimeni il pastorello alla madre.
Amore, architetto di parole.
LE OPERE E LA LEGGENDA 297
. Imene Imeneo ! oh Adone !
sposo felice! sono già compiute le nozze, che hai
desiderato! e possiedi la vergine che hai desiderato!
Nessun' altra fanciulla fu tale, o sposo.
In alto levate, o giovini artefici, il palco della stanza
(Imeneo) : giunge lo sposo simile a Marte (Imeneo) : d' ogni
altro grande uomo assai più grande (Imeneo).
Non toccar V immondezza.
Se Griove avesse voluto porre ai fiori un re, avrebbe
egli dato alla rosa tale onore, È dessa ornamento e splen-
dorè della • terra , occhio dei fiori , vermiglio dei prati ;
bellezza viva, spira amore, riconcilia Venere, manda pro-
fumi dalla chioma delle foglie, dai tremuli petali tripu-
diando, esulta al sorriso de' zeffiri.
298 PARTE SECONDA
I venti lo portino, lo disperdano, e di affanni lo colmino»
Mi ardi.
E amo e desio.
A che preghi, o Saffo, Venere beatissima?
Io volerei sulla cima dei tuoi colli, e di là mi slancerei
nelle tue braccia, o tu, per cui sospiro.
A chi, caro sposo, ti potrò ben paragonare? sopra
ogni cosa ti paragonerò ad uno stelo giovine e snello.
La dolce mela spunta sull'estremità del ramo.
Il portiere aveva piedi di sette braccia, sandali della
pelle di cinque buoi gli lavorarono dieci calzolai.
LE OPERE E LA LEGGENDA 299
Salute, o sposa; salute e felicità, o sposo illustre.
Salve, sposa, salve, o sposo.
Conoscendo, o amico, il detto di Admeto, ama i forti ♦
e sta lontano dagl' ignavi, pure ben sai che per breve ora
anche Tignavo è accetto.
Giace il purpureo fiore, quale giacinto, cui su la mon-
tagna calpestano gli uomini pastori.
Come la dolce mela rosseggia su la cima del ramo ,
su r estrema cima del ramo, ove la dimenticarono i racco-
glitori delle mele; no, non la dimenticarono, ma non la
poterono cogliere.
300 PARTE SECONDA
IL
LA LEGGENDA.
E il prolungato lamentar la nera
Fascia che ti coprìa di passion
Fu verace una storia, o una chimera
Tardi legata al nome di Faon?
S il disperato addio, 1* ultimo addio
Che tu desti alla luce, air aure, al ciel.
Fu trama falsa di racconto pio,
O il mar ti accolse quaF eterno avel?
Adolfo Gemma : Sui Marty
op. cit, p. 49.
Ma se pochi conoscono che Socrate e Platone chiamarono
la gran donna di Mitilene sapiente e bella ; che il suo de-
siderio di vivere onesta e con decoro ha monumento presso
Ateneo; che la placidezza, il cuore, non mai accessibile
all'ira, presso l'Etimologico; il disprezzo della ricchezza,
e l'ideale della felicità posto nella' virtù morale, presso lo
scoliaste di Pindaro; il culto dei numi presso tutti i rac-
coglitori; se pochi conoscono queste virtù grandi e storiche
LE OPEBE E LÀ LEGGENDA 301
di Saffo, ella è invece volgarmente conosciuta per i suoi
amori con Faone e per la tragica fine, a cagione di questo
amore, non corrisposto, essendosi gittata per disperazione
dal promontorio di Leucade nel sottoposto mare. E la
poesia, la musica, il romanzo moderno, si sono talmente
impossessati di questo drammatico soggetto, e lo resero
così popolare, che non vi ha persona mediocremente istrutta
che non lo conosca, e lungi dal considerarlo come favola,
finzione poetica, letteraria, non lo accetti invece come
fatto storico.
Saffo, Faone e Leucade sono così tenacemente avvinti
nella fantasia di tutti, che, anche oggi, con vero ramma-
rico, dopo le ricerche diligenti degli eruditi e le conclu-
sioni coscienziose della critica storica moderna, sentiamo
scrittori non volgari dimandarsi : ma Faone fu personaggio
reale? e sono veri gli amori di Saffo per lui, ed il salto
di Leucade? e, se è leggenda, come si è dessa formata?
Per queste risposte noi potremmo al Duruy ed a qualche
altro, che tali domande han mosse, consigliar la lettura
di parecchi degli studii registrati nella Prima Parte ; ma
siccome noi pensiamo che non si possa né si debba scri-
vere una vita di Saffo, senza trattare anche l'importan-
tissima questione fàonica, cosi ne diremo, in succinto, quel
tanto che basti«
*
302 PARTE SECONDA
Era Faone un pescatore di Mitilene, di età avanzata e
di brutto aspetto ; ma era buono e modesto, ed accettava,
nell'esercizio del suo mestiere, danaro solamente da coloro
che ne avevano e gliene davano: quei di Lesbo per ciò
gli volevano bene. Per sua fortuna un giorno Venere, in
sembianza di vecchietta, si presentò a lui, e lo richiese di
essere trasportata per nave, gratis, non avendo come pa-
garlo. Un altro avrebbe mandato all' inferno la vecchia^
avara; Faone invece le si mostrò pronto a servirla, e la
trasportò con la stessa premura, che se fosse stato pagato.
La capricciosa Venere , per compensarlo di tale generosità
e gentilezza, gli fece il dono mirabile d'un vasetto pieno
di unguento, del quale Faone, untosi le membra rugose,
divenne, prima del Faust, giovine e bello.
D'un tal Faone narrasi che la grande poetessa di Miti-
lene s'innamorasse perdutamente e ne fosse da prima ria-
mata. Ma la felicità del suo cuore doveva durar poco: le
donne, sue concittadiue, invidiose della sua gloria e lace-
rate dalla gelosia degli amori fortunati, l'oflfesero aperta-
mente nell'onore, la calunniarono, accusandola di scostumati
LE OPERE E LA LEGGENDA 303
costumi, e a poco a poco riuscirono a fare illanguidire
neir anima del bellissimo pescatore l'affetto ch'egli sen-
tiva per la decima Musa.
Invano ella si difende dalle offese oltraggiose e cerca
dimostrare la sua innocenza : il cuore di Faone non ha più
palpiti per lei, anzi, mortalmente seccato, un bel giorno
lascia improvvisamente Mitilene, ricoprendo di oblio la
diva immortale, di cui tutta la Grecia si sentiva onorata.
Qualunque altra donna, senza essere un genio, ma di
mediocre educazione, offesa tanto acerbamente nell'amore
o nella dignità, avrebbe sofferto in silenzio, sperando sa-
lute nel tempo : per Saffo invece doveva essere altrimenti.
Vuole infatti la leggenda che ella sente di non poter vivere
senza Faone, e lo insegue affannosa dovunque, resa furente
dal Dio che sul capo le ha scosso tutte le sue tede. E lo
trova finalmente in Sicilia, e tutti i mezzi adopera per
risuscitare nel duro petto del fatai marinaro l'amore as-
sopito ; ma Faone ha già formatp un nuovo nido, si trova
felice nelle braccia d'una sicula ardente, e non ha nessuna
voglia di riattaccare gli spezzati amori: Saffo insiste, egli
la respinge con parole ignominiose; onde la sventurata,
non sapendo né volendo sopravvivere a tanti disinganni
ed a tanta vergogna, corse a Leucade, per porre fine alla
sua misera esistenza.
PARTE BBCONDA
Canale di Leucade.
È Leucade (Xeunò; = bianco) una penisola (oggi detta
Santa Maura) dell'Acarnania nel mare Jonio, ove trovasi
un promontorio che prese il nome da quel Leucadeo, il
quale si precipitò appunto da quell'altezza net mare sotto-
stante per sottrarsi alle persecuzioni erotiche di Apollo,
I Sacerdoti dì questo Dio vi eressero sulla cima un
tempio, e, per renderne il eulto più fervido e fecondo,
affermavano che Venere, non avendo potuto trovar rimedio
alla lunga e tormentosa passione per il giovinetto Adone,
ucciso dal cinghiale innamorato, erasi, per consiglio di
Apollo, lanciata da quello scoglio nel mare, e uè era mira-
LE OPERE E LA LEGGENDA 305
colosamente guarita. Di là erasi gittate Deucalione per gua-
rire del suo amore per Pirra ; Cefalo per amore della bella
Pterela ; Artemisia, regina di Alicarnasso (V secolo avanti
Cristo) per guarire della passione violentissima per il gio-
vine ch'ella aveva accecato dormente, per vendetta di
non essere riamata : di là un Macete di Butroto, facile ad
innamorarsi, si lanciò nelle onde quattro volte e sempre
con felice successo ; il poeta giambico Chiarine per amore
a Leucade, saltò, si ruppe una gamba, e mori maledicendo
Leucade, le favole superstiziose ed i folli amori: di là
precipitossi il poeta Nicostrato ; di là, ogni anno, un delit-
tuoso condannato vi si facea minare, portando legati in-
torno al corpo penne ed uccelli vivi, pronti giù da basso
marinai per salvarlo, appagandosi solo la giustizia di man-
darlo in esilio: da quella candida roccia calcarea, alta
2000 piedi, si gittarono altri amanti ^ disperati; e Saffo,
abbandonata la Sicilia e quel traditore donnaiuolo di Faone,
venne in Leucade con la intenzione di lanciarsi di là ed
immergersi nel grigio mare, ebra d'amore insodisfatto.
Ma prima di saltare, quasi non domata da tante umilia-
zioni, non affranta ancora da tanto disprezzo, Ovidio pre-
tende che ella abbia scritto un' ultima lettera a Faone ,
ch'egli ci lasciò fra le sue JEJroidi (1), una lettera ardente
(1) Vedi p. 85, GOMPARETTI.
Cipollini : Saffo» 20
:\00 PARTE SECONDA
di amore lascivo e' sensuale, rivelante una donna volgare,
trascinata dalla violenza d'un indomabile capriccio amoroso.
Ma Faone tenne duro anche a quest'ultimo esperimento, ed
ella, tratta dalle furie, si precipitò allora dal promontorio
nel mare, estinguendo insieme con l'amore disperato una
vita di angosce, di miserie, di vergogne.
11 Lamartine descrisse in una delle sue Meditations il
racconto delle ambasce di Saffo, prima di gittarsi dalla
rupe e l'addio ch'ella diede al mondo ed alla vita:
Mais déjà s^élan^ant vers les cieux qu'il colore,
Le soleil de son char precipite le cours.
Tei qui viens commencer le dernier de mes jours,
Adieu, dernier soleil! adieu, suprème aurore!
Demain, du sein des flots vous jaillirez encore ;
Et moi, je meurs! et mei, je m'éteins pour toujours!
Adieu, champs paternels! adieu, douce contrée!
Adieu, chère Lesbos à Vénus consacrée!
Ugo Foscolo ci assicura, sotto la fede di poeta, che il
mare risuona ancora dei canti della fanciulla di Faone,
E mentre il vento spira.
Si ode pei lidi un lamentar di lira;
od il Pouqueville, nel suo viaggio in Grecia, salpando da
lisucade, narra di aver sentito i marinai, alla vista del
LE OPBRB E LA LEGGENDA 307
promontorio, intuonare uu lamento tenerissimo in versi
veneziani, invitante i pastori, le Grazie e le ninfe a pian-
gere sulla sventura della suicida.
La favola, come ognun vede, fu cosi ben trovata e d* un
tale intreccio di episodi arricchita, da sedurre, corno in-
fatti sedusse, per lunghissimi secoli, la mente dei letterali
e degli artisti, ai quali fu resa credibile dall' indole appas-
sionata e fremente della stessa poesia saffica. — È merito
della critica storica l'averla minutamente analizzata, e
fatta svanire come un sogno romantico: è per virtù di
quei dotti filologi e italiani e stranieri, i quali seppero
trasferirsi in quel clima storico, e viverci senza precon-
cetti di scuola, senza petulanti condanne e lodi improvvide
se oggi, verificata la realtà delle narrazioni tradizionali,
ristabiliti i fatti nella loro oggettività, e mostrate le ca-
gioni, onde furono travisati, la bella e grande figura di
Safib ci splende dinanzi redimita di più fulgido serio, bella,
sapiente, pura, e degna che di lei si canti:
308 PAHTE SECONDA
E fin nei giorni sterili
In cui signor sarà
Di fredde genti il calcolo,
C40me dorato a sii di civiltà,
Simile a nota magica
Il nome tuo quaggiù
Parrà dai cieli scendere,
L' arpa membrando che fedel ti fu.
Tu rivivrai nei fremiti
Di fiammeggiante amor,
E sotto mille simboli
Avrai sospiri e preci e voti e fior.
Infatti, con la guida dei fonti e con lo studio illumi-
nato e severo su di essi, noi possiamo accertarci che il
biondo Faone fu un personaggio ideale, favoloso, tipo di
bellezza ignorante e di superbia riottosa, sprovvisto di
ogni caratteristica di realtà ; un soggetto da novellino po-
polari, e da commedia, come erano gli altri uomini belli
favolosi e celebri dell' antichità, Anchise, Ganimede, Adone,
Endimione.
E sono parecchi gli antichi drammi comici portanti per
titolo il nome del pescatore avventuroso, ed i frammenti
LE OPERE E LÀ LEGGENDA 309
che ce ne rimangono, ora ci danno una specie di mcmt
delle vivande eccitanti, a quanto sembra, da preparare
per Faone: ora ce lo rappresentano chiuso in una stanza,
mentre Venere, alla porta, cerca frenare la calca delle
donne, smaniose ed ardenti di giungere sino a lui ; ora ce
lo mostrano nascosto nella lattuga (sv OptSajctvat;) da Ve-
nere che lo aveva rapito all' aurora , per farlo custode
dell'adito dei suoi splendidi templi. Faòne era il delirio
di tutte le donne di Mitilene, il terrore dei mariti, da
uno dei quali, colto in adulterio, secondo Eliano, fu tru-
cidato. — Faone rimase il nome prediletto, l'Alfredo ido-
latrato, che le cortigiane di Atene imponevano ai loro
favoriti al tempo di Luciano.
E la nostra poetessa non deve aver amato né lui, nò
altri omonimo, perchè tal nome non si trova mai ricor-
dato nei suoi numerosi frammenti, e, perchè, se pure
un Faone qualunque ella avesse bramato con amore così
delirante da precipitarsi da Leucade, certo di un accidente
tanto notevole, anzi straordinario, nella vita della donna
gloriosissima, avrebbero conservata memoria gli scrittori
più autorevoli, Erodoto, Aristotele, Platone, {e gli altri
molti, che di Saflfò furono grandi ammiratori e nelle loro
pagine immortali più volte ne lasciarono schietta e viva
testimonianza.
310 PARTE SECONDA
Saffo, dunque, non avrebbe mai cantato, come imma
ginò il grande infelice di Recanati:
Morremo. II velo indegno a terra sparto,
Rifuggirà r ignudo animo a Dite,
E il crudo fallo emenderà del cieco
Dispensator dei casi. E tu cui lungo
Amore indarno, e lunga fede, e vano
D' implacato desio furor mi strinse,
Vivi felice, se felice in terra
Visse nato mortai. Me non asperse
Del soave licor del doglio avaro
Giove, poi che perir gF inganni e il sogno
Della mia fanciullezza. Ogni più lieto
Giorno di nostra età primo s'invola.
Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e T ombra
Della gelida morte. Ecco di tante
Sperate palme e dilettosi errori,
Il Tartaro m'avanza; e il prode ingegno
Han la tenaria Diva,
E r atra notte, e la silente riva.
•
Ma, e come si formò questa leggenda? Per coloro che
non sono educali a fantasticare nel vuoto, una risposta
precisa e matematica non è del tutto possibile; poiché
LE OPERE E LA LEGGENDA 311
non bisogna dimenticare che perdute sono per noi tutte
le opere di Saffo, perduti i commenti che le illustravano,
perduti i più antichi repertorii biografici, perdute tutte
le commedie (1) che avevano per soggetto « Saffo » e la
Leucadia di Monandro, e il Faone di Platone comico,
ed altri fonti di primissimo ordine, da cui luce molta e
diretta si sarebbe potuta ricavare.
Possiamo nondimeno affermare che la leggenda saffica
nacque dalla mancanza assoluta di memorie biografiche,
di documenti esclusivamente storici e contemporanei; di
guisa che, quando la commedia attica, lasciato il campo
della politica, volle portare sulla scena i grandi nomi let-
terari, e tra i primi quello di Saffo, siccome il più ce-
lebre ed ammirato, i poeti comici ateniesi non dispone-
vano di altri fonti , per conoscere la vita della gran donna,
oltre alle sue poesie, e se opera d' indolo storica o bio-
grafica ebbero per mano, niuna che non fosse posteriore
d' un secolo a Saffo.
Gli storiografi di Lesbo, contemporanei di lei, erano,
infatti, tutti perduti, ed Ellanico, contemporaneo di Ero-
doto, era distante da Saffo di più che un secolo, e non
abbiamo nessuna certezza ch'egli trattasse la storia di
(1) Vedi pp. 24,. 25, 26, 27.
312 PARTE SECONDA
Lesbo e sino a qual punto l'avesse condotta: Didimo,
Fania di Ereso, Gallia di Mitilene, Ermippo e Camaleonte
furono tutti posteriori, e, se dobbiamo giudicare dalle
poche notizie che di loro son giunte sino a noi, la con-
dotta del loro metodo storico, sebbene alcuni discepoli
del grande Aristotele, dovea lasciare molto a desiderare,
se furon dessi appunto che accettarono e trasmisero, come
storica, la falsa notizia degli amori di Saffo col femmineo
Anacreonte, col brutto Ipponatte e col velenoso Archiloco.
Essendo queste, adunque, le condizioni degli studi! storici,
quei poeti comici , senza critica e senza esame psicologico,
aiutati, forse, anche da scrittori eruditi senza scrupoli e
«senza coscienza, si abbandonarono alla fantasia, sinistra-
mente eccitata dall' odio, cui sempre , allora come adesso,
11 merito, la fama, la gloria suscitarono nell'anima igno-
bile degli invidiosi. E, beffeggiatori, tutti intesi a far vitu-
perio, trassero nel fango della più bestiale sozzura un
nome santo e venerando, e rappresentarono la bella donna,
brutta, lasciva, innamorata degli esseri più invisi al pubblico
nelle tradizioni letterarie, e Analmente, pazza e delirante di
amore per un ben formato marinaro, precipitarsi dallo
scoglio leucadeo giù nelle salse onde marine.
Quanto sarebbe interessante poter conoscere quale ac-
coglienza il pubblico abbia fatto a queste produzioni, che
LE OPERE E LA LEGGENDA 313
si riferivano alla vita ed al nome di colei che ispirava
ed esaltava facilmente tutte le anime dolci, appassionate,
romantiche, di colei eh' era il sospiro, il fascino, il delirio
per tutti i Greci) amanti del bello e dell'arte!
Per conto mio, non credo che il pubblico intelligente
ateniese siasi mostrato addirittura favorevole a tutte quelle
calunniose rappresentazioni, ammessa pure la diversità di
quei costumi, per cui la donna ateniese era tenuta degna
di stima, e tanto buona, quanto meno si parlava di lei
fra gli uomini, cosi in bene come in male.
Certo è, che fin da tempi abbastanza remoti, non tutti
gli eruditi credettero potersi riferire alla Saffo, decima
musa e splendore delle vergini lesine, le sozze baggianate
di codesti poeti comici, che tanto abuso fecero di quel
precetto, più tardi fissato da Orazio nei famosi versi :
Pictoribus atque poetis
Quidlibet audendi semper fuit aeqtia potestas.
Come è possibile, domandavano essi, che una donna
tanto ammirata da tutti i più illustri personaggi dell' an-
tichità, si sia anima e corpo gittata ai tumulti ed ai tra-
viamenti d' una vita abbominevole ? E se per vizio orga-
nico, per disposizioni fisiche morbose, per cattive tendenze
314 PARTE SECONDA
d' anima esuberante di forza e di poesia, amò indistinta-
mente uomini e donne, Faoni ed Attidi , ed alla fine, amma-
Hata dalla bellezza fìsica di un marinaio, tutt' altro che
poeta e amico delle poetesse, commise tante indescrivibili
pazzie, come va che dai suoi contemporanei fu tenuta in,
conto di dea, di donna veneranda presso tutta la Grecia,
e di apparizione celeste in Lesbo, dove, se le costumanze
proprie dell' isola concedevano alla donna maggior libertà
che altrove, pure erano in vigore le leggi che la società e
la natura stessa impongono alla donna di qualunque tempo
e di qualunque paese?
Le risposte, conie è agevole osservare, non erano facili,
e gli eruditi, volendo da una parte salvaguardare la re-
putazione e la gloria di tanta donna e, dall'altra, non
osando disconoscere come storico il racconto degli amori
faonici e della tragedia leucadea, ricorsero ad una distin-
zione ; a quella, cioè, delle due Saffo, Y una lesbia di Miti-
lene suonatrice, cortigiana e suicida a Leucade per Paone, e
r altra, pure di Lesbo, ma poetessa preclara^ niente amica
di Paone, né violenta contro sé stessa: distinzione questa
che risale alla metà del terzo secolo a. C, quasi tre secoli
posteriore alla grande poetessa , e che si tramandò, pro-
pagandosi, di secolo in secolo, sempre accompagnata da
un 'kéysTCiif si dice, si crede, si pensa.
LE OPERE E LA LEGGENDA 315-
La critica storica moderna, è quasi inutile dichiararlo,
non accetta, né prende in serietà questa arbitraria distin-
zione, ma la ritiene mezzuccio rettorico di chi poteva
sentire quasi vergogna di professare pubblicamente stima
ed altissima ammirazione ad una donna, i cui costumi
f>eneralmente riteneansi problematici.
La critica storica moderna, dichiarando calunniose le
rappresentazioni saffiche degli antichi poeti comici Amipsia,
Antifane, Efippo, Difìlo, Amflde, Timocle; false e leggen-
darie le corrispondenze e le avventure attaccate al suo
nome illustre dalla setta epicurea ; dichiarando pietosa-
mente rettorica la distinzione della co;rtigiana omonima
dalla poetessa, riconosce neir antichità una sola Saffo^
bella, dagli occhi lampeggianti, dalla fantasia ardente,
sposa senza colpe, madre tenerissima, miracolo di sapienza,
poetessa insuperata, e forse, insuperabile; amante della
patria e fautrice attiva del suo partito politico, che, ritor-
nata a Mitilene", dopo un esilio dignitosamente sostenuto,
vi morì in età avanzata, compianta dai suoi concittadini,
immortalata dai canti e dagli epigrammi dei poeti, che
alla sua tomba s' inspirarono, irraggiati dalla pura sua
gloria.
CAPITOLO TERZO
MONUMENTI SAFFICI
Omnes artes, quae ad humanitatem
pertineDt, habent q[uoddam commune
vinculum et quasi cognatione qua-
dam Inter se contÌDentur.
CicER. Pro Archta,
iHEsasasasBBEBasgBasasaBasasaggsBsaaHi
I.
SAFFO NELLE ANTICHE PITTURE VASCOLARI.
Divenuto il nome di SaflEo carissimo e popolare in
Orecia, siccome la più viva personificazione dell* ideale
poetico dell' amore, la gran donna, più che tutti i celebri
poeti greci, fu soggetto di rappresentazione in quelle pit-
ture che servivano ad abbellire i vasi, destinati ad essere
d' ornamento nelle case greche , come, ai nostri giorni ,
sono i magnifici vasi giapponesi nei salotti eleganti.
Ora, in quelle pitture vascolari, l'artista non si pre-
fisse mai lo scopo di rappresentare il ritratto vero di
Saflb, che, probabilmente, neppur egli conosceva : sappiamo
però che la figura rappresentata era infallibilmente nella
sua fantasia quella della nostra poetessa, dal nome che vi
scrisse vicino, con la intenzione manifesta di trovare più
320 PARTE SECONDA
facilinente compratori, suscitando quel nome i versi che
lutti già sapevano a memoria : e ciò rende certa , inte-
ressante, anzi preziosa la raccolta saffica dei vasi che si
conoscono fin ad oggi, e per la biografia e per la storia
ideale della nostra mitilenese.
Infatti questi artisti vascolari, che nei loro lavori
dagli alti fatti dell' epopea, della tragedia, del mito e del
culto, discendevano agli umili soggetti della vita comune
e delle scene di genere, con tutti gli ammennicoli piccanti
dell'umorismo del grottesco e della crassa oscenità, in
queste pitture con un sentimento di dignità e di nobiltà
veramente ammirevole, ricordano in Saffo semplicemente
la poetessa, rappresentandola o in una figura isolata, o in
società poetica di Alceo e di altre donne dedite al culto
della musica, o in una scena di glorificazione in grembo a
Venere, in mezzo ad Apollo ed alle Muse, o in cospetto di
Amore, che le offre l'omaggio d'una corona. Nessuna fi-
gura vascolare ce la presenta in istato di esaltazione pa-
tologica, che è pur la caratteristica dominante della poesia
saffica : lontanissima ogni idea men che pura ; ignorato,
come bene osserva il Gomparetti, quel TuaXatòv ovsiSo;,
per cui il rettorico Ovidio, alcuni secoli più tardi, le fa-
ceva dire :
Lesbides infamem quae me fecistis amatae.
MONUMENTI SAFFICI 321
E questo in quanto all'ideale poetico saffico, dominante
nella fantasia e nel cuore del popolo greco : in quanto
alla biografìa poi osserviamo che in queste rappresentanze
vascolari non trovasi nessun accenno alla famosa storia
degli amori infelici con Paone, né al suicidio consumato per
disperazione erotica : argomenti codesti veramente degni
di pittura , se fossero stati reali , o se la leggenda non fosse
nata in epoca molto posteriore.
Questi vasi, che con sicurezza possiamo chiamare saffici,
sono sei : due furono la prima volta descritti dall' lahn ,
nel suo geniale lavoro Sulle rappresentanze di poeti greci
nelle pitture vascolari : un terzo fu edito ed illustrato dal
Michaelis, nel lavoro già registrato : un quarto appartiene
alla collezione Dzialinsky: un quinto, esistente in Atene,
fu edito ed illustrato dal Gomparetti nello splendido studio,
altrove ricordato : un sesto , egualmente ateniese , è noto
solo per un cenno datoci dal Gomparetti stesso, che, alla
sua volta, l'ebbe da un dotto greco.
Ed ora brevemente descriviamoli , rimandando chi fosse
vago di conoscere ampiamente la letteratura vascolare
saffica, oltre ai lavori già indicati del Gomparetti, del-
l' lahn, del Michaelis, a quelli, non certo privi di pecche, ma
pur pregevoli, di H. de Longpérier {Revue Archéologique
N. S. XVII, pp. 345, 446, ecc.), del Welcker {Alte Denk-
Cipollini: Saffo. 21
PARTE SECONDA
maio: II, p. 226), del Biittiger (KL Schriften, P. II,
\i. 277). del Millingen {Arte. aned. monuments, I, tav. 33-34),
ilei Furtwangler {Eros in d. Vasenmalerei, p. 33), del
Stackelberg {Die Gr&ber d. Hell. tav. XXIX. Elite cé-
ramogr. voi. IV, tav. 62), del De "Witte {Cat. Durand,
p. 160). del Winter {Die jungeren atliséhen Vasen, ecc.
pp. 18, 66...), del Mylonas {BuUetin de corresp. hellemqite,
IV, 1880, p. 373), di Victor Duruy {Histmre des Greces,
Paris, 1887. voi. I, pp. 601 e 624).
Saffo che suona l' heptacordo
]. Vaso Dzialinsky. È una kalpis di provenienza ate-
niese, dice il Comparetti. Sovra un fondo di vernice scura
è disegnata a graffito, e perciò a linee rosse, una donna
portante un chitone a maniche, sui quale indossa un manto
MONUMENTI SAFFICI 323
trapunto a stellette, che, passando sotto il braccio destro,
ricade colle estremità dietro la spalla sinistra. Bianche
sono le carni scoperte, e bianco è il nastro, onde il plettro
è congiunto con la lira. La figura, veduta di profilo, col
piede sinistro fermo, ed il destro pronto a muoversi , si
presenta all'occhio nella movenza di chi faccia un passo.
Col braccio teso ella, portando il plettro nella mano destra,
ha r espressione del viso di chi si mostri tutta intesa ad
ascoltare le vibrazioni dell' heptacordo, dietro le cui corde
sono appoggiate le dita della mano sinistra. Sulla fronte
e sulla nuca emergono abbondanti i capelli, raccolti ìh
nastri: al collo porta un monile; l- occhio ha disegnate
di fronte ; la bocca tiene chiusa ed il profilo del viso con
le sue prominenze ed angolosità ricorda le figure delle
imagini arcaiche.
Nessuno può dubitare che in questa donna T artista in-
tendesse rappresentare la poetessa : vicino alla lira il nonie
che leggesi è appunto quello di Saffo. — Gredesi che sia
questo il più antico dei vasi che si posseggano, relativi a
Saffo, e se ne fissa la data a circa un secolo dopo la morte
della poetessa, quando cioè la sua fama gloriosa aveva rag-
giunto il grado massimo di popolarità; onde si pensa che
l'autore, lungi dal volercene presentare un ritratto vero,
dando quel nome illustre alla figura da lui disegnata ,
credè di ornare e rendere più gradito e caro il suo vaso,
richiamando alla mente dei compratori nna idea gentile, il
ricordo soave della decima Musa.
Alceo rende omaggio a Saffo.
2. Vaso di Honaeo. Molto si é scrìtto, come abbiamo
già visto, intomo agli amori di Saffo e di Alceo : gli an-
tichi quaai tutti credettero che quegli amori fossero esi-
stiti ; sono alcuni campioni della critica moderna che a
quel romanzetto hanno tolta ogni verità storica.
La doppia rappresentazione di Alceo e di Saffo che noi
vediamo in questo famoso vaso di Monaco, proveniente da
Agrigento, ed appartenente ad un periodo più avanzato,
potrebbe decidere la questione. Perchè Alceo nella prima
MONUMENTI SAFFICI 325
rappresentazione sta lì , in cospetto di Saffo , tutto umile
ed ossequioso? — Per renderle omaggio reverente, ri-
sponde il Gomparetti. — E Saffo perchè sta innanzi a lui,
in atteggiamento di lasciarlo quasi in asso ? — Si risponde :
perchè ella ascolta con nobile e dignitosa modestia le pa-
role lusinghiere d* un uomo. — No, ella non ascolta più,
ed Alceo credo che abbia finito di parlare o di cantare.
Fissando bene lo sguardo nella figura del poeta, egli ci
si presenta serio e rispettoso, si, in questo momento, ma
probabilmente ha già detto, in prosa o in versi (più sicu-
ramente in versi, avendo la lira in mano) ed ora attende
da Saffo una risposta. Le sue parole non debbono essere
state tutte un attestato di ammirazione all'ingegno poe-
tico di Saffo : egli deve aver chiesto qualche altra cosa,
e, secondo me, non è tutto di riverenza l'atteggiamento
suo, ma anche, ed in massima parte, di timore che possa
venir respinto, con una risposta che umilii il suo amor
proprio di amante e di poeta famoso. E la risposta di
Saffo quale sia, lo dicono la sua posizione di fianco, il
piede sinistro mosso per andar via, il braccio destro te-
nuto stretto al seno, quasi temesse un contatto, sebbene
fosse a molta rispettosa distanza.
Anche qui l'artista non ebbe l'intenzione di darci il
ritratto vero dei due personaggi storici, e se egli alla
326 PARTE SECONDA
figura dell'uomo non avesse aggiunto il nome di Alceo,
ed a quella della donna il nome di Saffo, nessuno avrebbe
pensato che con queste pitture egli avesse voluto rappre-
sentare i due grandi poeti.
Girando il vaso, trovansi sull'altro lato altre due figure
che in modo sorprendente ricordano le prime; ma la donna
ha in mano l' oenochoe, Y uomo la tazza ; ambedue coronati
di edera, portanti in mano rami di edera. — Hanno fatto
la pace ! si è subito tratti ad esclamare, vedendoli in così
buono accordo. Ma no ! esclama il Gomparetti. « Un rap-
porto fra le due rappresentazioni, come di scene d' uno
stesso fatto, è reso impossibile da quei nomi; poiché se
per Alceo può passare, niente è più estraneo a Saffo che
r attributo bacchico o simposiaco. » Gome se noi , della
grande poetessa, invece di pochi frammenti, possedessimo
tutta la doviziosa opera sua! Gerto siamo ben lungi dal-
l' ammettere in questa scena ogni idea che lontanamente
possa offendere l'onestà di Saffo, ma pensiamo che, se
questi due grandi poeti furono compagni nella congiura
contro Pittaco ed esuli entrambi,
Alcaeus, consors patriaeque, lyraeque,
nella fantasia dell'artista vascolare potevano essere con-
cepiti in una intimità di pura amicizia, con le tazze in mano.
MOHUMBHTI SAPnCI
i^IUEVO CERkUICO DI ^ILOS.
Nuovo omaggio di Alceo a Saffo.
3. Rilìero ceramico di HUos. Un' altra rappresentasdone
di Saffo e di Alceo trovasi in quel rilievo ceramico, non
di provenienza ignota, come dice il Duruy, ma di Miloa,
come pensa con altri il Comparetti. Conservasi nel Museo
britannico, e noi lo riproduciamo da una fotografia. Alceo
sta in cospetto di Saffo, che, seduta, eanta o ha finito di
cantare, tenendo nelle mani la lira e il plettro, e sulle
ginocchia il volume spiegato delle sue poesie : ha il viso
molto giovanile e l' atteggiamento di chi ha coacienza
d' una certa superiorità e guarda con occhio indagatore.
Alceo, rispettoso e con un'espressione del volto incerta,
con la mano sinistra si appoggia al bastone e con la
destra stringe la lira di Saffo, come voglioso di cantare,
6 pare aspetti che la sua grande concittadìna glielo per-
metta.
È degno di riflessione il fatto che la figura e l'idea
poetica di Saffo, anche in questa rappresentanza con Alceo,
è la principale.
Amore fa dono a Saffo d'una corona.
4. Vaso Middldton. In questo vaso, meno antico del
precedenti, Saflb, seduta, porta nella mano dnistra un
volume accartocciato e lo porge ad Eros, che, in figura
di giovinetto volante, coronato e nudo, non ancora bam-
bino, né quale Io vedeva SaSb nelle gentili theofonie della
MONUMENTI SAFFICI 329
mente ispirata, presenta alla poetessa una corona. Che la
donna sia Saffo, lo dice chiaramente il nome scrittole sul
capo, 2An^tì : di Eros il nome è sottinteso, e presso alla
sua figura leggesi solo un aggettivo, TAAA2 = infelice.
Pensano alcuni che questo vaso appartenga al IV secolo
avanzato, quando cioè Eros era di moda nelle rappresen-
tazioni vascolari dei pittori, e la leggenda degli amori di
Saffo con Paone e della tragica fine della poetessa in
Leucade, era già divenuta popolare. Ma io credo col Gom-
paretti che nella mente dell'artista, quando egli scriveva
presso il capo di Eros quella parola < TAAA2 » , non esi-
stesse r intenzione di alludere a quella catastrofe. L' at-
teggiamento di Saffo è di giovinetta tranquilla ; il volume
che presenta ad Amore è certo quello delle sue poesie
liriche, ed Amore in premio le porge la corona della
gloria immortale e questo Amore è infelice, perchè in-
felice fu l'amore di Saffo, avendo amato ella fortemente,
potentemente, con delirio: l'Amore infelice è la rappre-
sentazione oggettiva del contenuto della lirica safiìca.
Qualcuno volle anche arzigogolare su quello che nel vo-
lume incartocciato poteva contenersi ! Il meglio che si possa
fare, credo io, è di non accennare neppur lontanamente a
questo argomento; e, molto meno, poi, di voler risolvere
la questione, affermando o negando recisamente.
330 PARTE SECONDA
5. Vaso Hieliaelis. È questo un vaso del quale non si
sa oggi chi sia il possessore ; e prende il nome di Michaelis »
perchè di esso Ad. Michaelis pubblicò ed illustrò il disegno,
che conservasi nel materiale da studio del Museo di Berlino.
Grande è la sua importanza nella storia della idealiz-
zazione di Saffo : questa rappresentazione ci rivela il mas-
simo grado del valore artistico, che la nostra poetessa
raggiunse ai tempi dell'ellenismo, ai quali i dotti credono
che il vaso del Michaelis appartenga.
Il vaso di Middleton, abbiamo visto, ci rappresenta
Saffo che da Eros riceve il premio della sua arte, con
tanta perfezione esercitata ; questo di Michaelis ci rappre-
senta la sua apoteosi, la quale, come bene osserva il Gom-
paretti, se non é direttamente rappresentata, certo è pre-
supposta. Il quadro è composto di dieci figure principali
e tre amorini. Le figure di cui conosciamo il nome, sono
tre; di esse soltanto l'artista avendolo scritto, e sono
Apollo, Tamiri e Saffo. Tamiri, il poeta e musico tracio,
il presuntuoso e superbo che osò sfidare le Muse nell' arte
sublime del canto, è lì nel centro : stanno ad ascoltarlo,
da una parte Apollo con tre Muse, dall' altra Saffo in
mezzo ad altre quattro. L' espressione delle figure ascol-
tanti il canto di Tamiri è di persone attente : in alcune
ci è anche ispirazione, talché diresti che si apparecchino
MONUMENTI SAFFICI
MONUMENTI SAFFICI 333
al canto, per sostenere contro Tamiri la gara poetica. Ma
Apollo, pensoso in viso, volta le spalle al poeta, e Y indice
teso della sua mano sinistra ce lo mostra piuttosto minac-
cioso : la Musa che porta in mano un monile, pensa molto
seriamente prima che si decida a darglielo in dono ; e
r altra, vicinissima a Tamiri, tiene i suoi doni ben lon-
tani da lui, per credere che sia disposta a cedergliene
pur uno. Nel gruppo opposto il nome di Saffo trovasi
presso una figura portante sulla spalla destra un amorino,
nella quale il Gomparetti riconosce giustamente Afrodite.
Saffo sarebbe la giovinetta che con le braccia si appoggia
dolcemente a Venere, che, alla sua volta , appoggia sulle
spalle di Saffo, con graziosa confidenza, la mano con tutto
il braccio sinistro : e ciò verrebbe sostenuto anche dal fatto
dimostrato dall' lahn, che a volte sui vasi i nomi siano
erroneamente segnati e scambiati. Ritenuto adunque che
il nome di Saffo sia qui scritto non accanto, ma sopra la
figura relativa, la nostra poetessa, che in atto così confi-
denziale sta in mezzo alle Muse, rivela neir intenzione
deir artista V ideale poetico di lei portato al massimo grado,
innalzato già nella regione sublime del mito poetico. Saffo
in mezzo alle Muse, chiamata da Apollo e dalle Muse per
giudicare in questo agone di Tamiri , è divenuta una Musa
anche essa. Ecco T apoteosi.
PARTE SECONDA
Saffo ingegna la Poesia e la Mtisica.
6. Vaso Ateniese. Questo vaso proviene dall'Attica (pre-
cisamente da Bipv) = Vari) e si conserva nella raccolta
spettante alla Società Archeologica di Atene, descritto
sotto il n. 517 nel Catalogo pubblicato dal signor Col-
lignoD. È un' hydria a tre anse, speziata e rimessa insieme
dai pezzi superstiti, non senza lacuna, che, per altro, non
nuoce all'intelligenza di tutta la pittura. Questa ci rap-
presenta qiiatlro giovani donne, vestite di chitone e d' hi-
matìon ; una di esse è seduta e tiene con le due mani
spiegato un volume, in cui sembra che legga, e dove si
scorgono alcune parole scritte. Dinanzi a lei sta in piedi
MONUMENTI SAFFICI 335
mi' altra donna, che con la mano destra le porge la lira ;
un'altra, pure in piedi, si appoggia con la mano destra
sulla spalla di questa, standole vicina in atto di ascoltare.
Dietro alla donna seduta un'altra donna, pure in piedi,
tiene con la mano destra sollevata sul capo di lei una co-
rona. La donna seduta è Saffo, e lo dice il nome scritto
dinanzi alla sua fronte ; quella portante la corona è Niko-
polis, e lo dice il nome scritto pure dinanzi alla sua fronte ;
quella che tiene la lira, è Callis e lo dice anche il nome
scritto vicino alla sua figura. Dell' ultima non conosciamo
il nome, essendo priva d' ogni distintivo. Le parole scritte
nel volume, sono :
eEoi
KEPI
UN
EHE
UN
APf
OM
AIA
AA
N
T
N
336 PARTS SECONDA
le quali, messe le une accanto alle altre, formaDo il verso
seguente:
Nei frammenti di Saffo non ci è nulla che ricordi
questo verso, ma non sarebbe una ipotesi inammissibile
ch'esso appartenesse a qualche suo componimento, fra
tanti perduti.
Saffo è qui rappresentata dall'artista in mezzo alle sue
allieve, a cui legge le sue poesie, e più tardi, dopo la
lettura, farà sentire le dolci melodie della lira.
I nomi di queste giovinette non sono quelli ricordati nei
suoi frammenti; sono nomi di hetaire ateniesi che qui
appariscono unicamente come sue discepole, come giovinette
graziose ed eleganti, dedite alle occupazioni più elevate
della poesia, della musica e del canto. Secondo il giudizio
dei dotti il vaso sarebbe posteriore al secolo V.
Concludendo la sua dotta e bella descrizione, dice di
esso il Gomparetti :
« Questo vaso importante non ci dà un ricordo storico
della vita di Saffo, non degli ardenti amori suoi per le
persone del suo sesso, neppure, come parrebbe alla prima,
della scuola poetica di donne lesbie, ma con disinvolta no-
biltà e grazia ce la mostra in un quadretto di genere
MONUMENTI SAFFICI 337
tutto ateniese, qual essa era concepita a quel tempo, in
queir ambiente ove il bello, V amore, V arte e la poesia
s' incontravano. Hetaira essa non è in questa rappresen-
tanza, ma pur questa ci aiuta notevolmente ad intendere
per qual via essa arrivasse a parer tale o si arrivasse a
l)ensare alla esistenza d* una Saffo ij^àXrpia o hetaira. »
7. Vaso Milonas. Andata in mani private, non si sa
chi oggi possieda quella hydria attica a tre manici ed a
figure rosse, dove trovasi dipinta una rappresentatone
saffica del genere or ora descritto. Un disegno non ne fu
mai pubblicato, ma a , giudicare di qual genere di rap-
presentanza si tratti, è sufficiente la descrizione che ne
ha dato il signor Mylonas, riportata dal Gomparetti.
« Sul lato principale della pancia dell' hydria veggonsi
cinque figure di donne, delle quali quattro si conservano
intiere, una, V ultima, a sinistra di chi guarda, solo in
piccola parte da piedi. Sotto l'ansa destra dell' hydria
siede una donna (non si vede il sedile) la quale vestita
in ricco chitone con manto sovrapposto suona la doppia
tibia. Dinanzi ad essa vedesi sospeso in alto sul muro un
oggetto mal definibile che di sopra ha forma come d'un
flauto frigio (?), sotto come d* una tenia (?). Dopo di questa
vedesi un'altra donna. Saffo, come apparisce dalla iscri-
GipoLLiNi : Saffo. 22
338 PARTE SECONDA
zìone, la quale è nella stessa posizione e veste dell' ante-
cedente (colla sola differenza che il suo himation è ornato
da una larga orlatura) ; suona la lira seduta, senza però
che neppur qui si vegga il seggio. Sulla sua testa oriz-
zontalmente e cominciando dalla estremità della chioma
si legge impressa V epigrafe di cinque lettere 2AIM^V. Di-
nanzi a questa si vede una donna che vestita di chitone
senza maniche, ornato con orlatura, e di diploidion, appog-
giando il piede sinistro su d'un suolo più alto, non però
segnato, volgendo la mano graziosamente alla bocca ascolta
con attenzione quella che suona la lira. Dietro a questa
figura sta in piedi un'altra donna con chitone poderes e
manto, della quale il volto si vede di faccia e suona la
sambyke. »
Come appare da questa descrizione. Saffo è qui rappre-
sentata dair artista in mezzo a donne musicanti, e siccome
la sua figura solamente porta il nome scritto, ed in ciò
è distinta dalle altre, così è agevole pensare che qui trat-
tisi della grande poetessa e non d'una Saffo qualunque,
e che la scena , lungi dal volerci rappresentare l' idea di
Saffo, centro d' una scuola poetica, ci rappresenta invece
con graziosa disinvoltura l'ideale popolare ateniese della
poetessa. Giudicare dell' epoca di questo vaso è mala-
gevole.
MONUMENTI SAFFICI ' 339
8. Vaso Steinhseaser. Credendo di fare cosa grata a
coloro che per avventura riescano d' interessarsi a questi
studii, riportiamo T immagine eminentemente artistica di
una donna inspirata, che, al primo vederla, ci mette sulle
labbra il nome della grande mitilenese.
La liricina figurata sulla nostra tavola, ci è conservata
in un frammento di vaso di terracotta in possesso dello
scultore signor Steinhseuser.
Sebbene alcuni giustamente osservino che si debba esser
guardinghi dal battezzare col nome di Saffo, le figure iso-
late di citariste rappresentate nei vasi antichi , pure io
credo col Welcher (op. cit., p. 42) che il nome della nostra
poetessa si possa bene assegnare a questa figura, la cui
commozione appassionata ci ricorda l'ardore amoroso pro-
rompente da alcune sue odi, non espresso mai in parola
e ritmi da nessun' altra poetessa greca, e forse nemmeno
da alcuno di tutti gli altri poeti lirici. Qui Saffo sarebbe
vinta da un dolce desio, disciogliente, come il sonno, le
membra : ella si lascia cadere il barbiton dalla destra ;
r altro braccio lascia pendente e senza vita ; il plettro le
è caduto di mano, e l'artista o ha trascurato di aggiun-
gerlo, non l'ha creduto necessario. Dalla testa piegata
indietro, come non avesse forza di tenersi ritta, dagli
340 PARTE SECONDA
occhi socchiusi nuotanti nelle visioni d'amore, e dalla
bocca semiaperta, donde sembra che fuggano gli ultimi
suoni d'un' ode ardente, dobbiamo credere che ella abbia
cantato solo per sé, nò deve supporsi un uomo o una
donna dirimpetto a lei. Tutto il concetto, dice il Welcker,
conviene perfettamente a quella ode dedicata ad Afrodite,
della quale parrebbe che l'artista si fosse proposto di
esprimerne la idea nel suo lavoro. L'invenzione è vera-
mente semplice e sottile e nello stesso tempo grandiosa;
talché difficilmente si può descrivere con parole la bel-
lezza ideale, raggiunta dall'artista nel raffigurare una
commozione straordinaria dell'anima, a chi non la vede
e da sé stesso non la sente.
MONUMENTI SAFFICI
Vaso pTErwtiAE
hAEUSER
] atteggiamento di eublime inspirazjone.
MONUMENTI SAFFICI 343
Ed ora, per quanto risguarda le altre rappresentanze
vascolari saffiche, mi piace chiudere questo capitolo con
le parole del Gomparetti (studio cit., pp. 77, 78) : « Non
hanno alcuna specie di fondamento* le denominazioni « Saffo
e Faone > che si trovano date ad alcune rappresen-
tazioni vascolari nel Catal. Durand, nella Elite céra-
mogr,y ecc.
Non so che sia mai stato pubblicato il vaso Piot, ram-
mentato a pag. 43, not. 3, del voi. IV di quest'ultima
raccolta, sul quale « se déroule Y histoire de Sapho dans
un style d* une parfaite élégance. » Che si tratti della storia
di Saffo, è cosa da non credere se non si vede e non vi
siano chiari i nomi scritti. Anche il Gollignon parla di
una pyxis inedita della collezione Philémon in Atene (oggi
passata in possesso della Società archeologica di quella
città) sulla quale si vede dipinta una « sèrie de sujects
empruntée aux amours de Sappho et de Phaon. » Una mi-
nuta descrizione di questo vaso comunicatami dal dottor
Halbherr mi prova che non ha niente da fare con Saffo
e Faone. È una scena di società musicale, come già altre
se ne conoscono, nella quale figurano otto donne ed un
uomo, probabilmente Apollo e le Muse, benché V uomo
seduto sonante lira, non abbia altro distintivo che una
344 PARTE SECOT^DA
tenia attorno al capo ; delle donne, tre ascoltano, delle
quali una appoggiata ad una roccia, due suonano la lira^
sedute l'una su d'una sedia, l'altra su d'una specie di
roccia, una in piedi legge in un volume che tiene spiegato
tra le mani, due suonano in piedi la doppia tibia. Non ci
è alcuna iscrizione. Le figure si succedono in serie lineare
su d' uno stesso piano. Cfr. Stackelberg, Gràber der Bel--
lenen, tav. XXXIII, Gerhard, Auserles. Vasenbild, IV,
tav. CCCV, CCCVI, 'Elite céromogr. II, tav. LXXXVI, ecc.
È inutile ritornare sul noto vaso di S. Martino, ove Panofka
pensò riconoscere Faone in ^AQN KAAOC e Saffo nella
XPVCH €>IAOMHAH ; a tale interpretazione ormai non
pensa più nessuno ; niente si riferisce a Saffo in quella rap-
presentanza, e quand' anche fosse sicura la lezione ^AQN
rimane sempre dubbio se si tratti del Faone leggendario
come han pensato alcuni (Welcker, Gr. GòtterLy I, 454,
Kock, Alhaios u. Sajppho, p. 78, Schfine, in Symhola
philologor. Bonn. p. 716, ecc.) o non piuttosto d'un
xaXó; qualunque come tanti altri, essendo quello un nome
anche di persone reali. »
[HteBaBaB aBSsaBaBSsaBSsasasasssas BsasiH!
IL
ALTRI MONUMENTI
Statue, pitture, busti, erme, ecc.
Faclu/m abiìt, monumenta manent.
OviD. Fasi.
Ma, se nelle antiche rappresentanze vascolari della nostra
poetessa ogni idea di monumentalità è lontana, esclusa
naturalmente dalla stessa fragilità della materia, e se lonta-
nissima fu parimenti dall'animo dell'artista l'intenzione del
ritratto, pure noi sappiamo che, in Grecia, con carattere
monumentale sursero statue in onore di Saffo, i pittori ne
ritrassero le fattezze sulle loro tele, e i Mitilenesi e quei
di Ereso vi batterono moneta con la sua immagine : prova
luminosa anche questa che, fra tutti i grandi nomi storici
della poesia greca, quello di Saffo era il più essenzialmente
poetico famoso ed onorato, era quello che destava in tutti
346 PARTE SECONDA
i cuori l'orgasmo, reflfervescenza, gli eflfetti fisiologici della
vampa sempre viva di quei fidibus commissi calores.
Infatti Cristodoro ci lasciò nel noto epig. la descrizione
della statua di Saffo, sorgente nel ginnasio di Zeusippo,
tacita , pensosa e con Y anima intesa alle Muse silenti :
(JiyoCkixi^ ^oxée<7xev dcva^'aiJiévy) (ppéva Mqugolk;,
Cicerone, nell* orazione contro Verre, e Tiziano in quella
contro i Greci (Pagani), ricordano la statua di Saffo sor-
gente nel Peritaneo di Siracusa, capo di opera dell* insigne
Silanione, monumento carissimo ai Siracusani, che vi ave-
van posto un epigramma sulla base, e che molto si ad-
dolorarono, quando venne loro rapito da quel brutto ceffo
di Verre.
Plinio dice che il pittore Leone fece il ritratto di Saffo :
Damocaride ci lasciò il noto epig. Sopra un ritratto di
Saffo, in cui descrive, come si è visto, lo splendore degli
occhi, ed un'aria mista di grave e di giocondo, che agli
occhi suoi rivelava in un amplesso congiunte Venere e la
Poesia :
* AjXfJMya S' è^ EXapoto xat ex voepoTo Tcpoaw'jrou
J
^APHO = 8H0KIO — ^EEÌCULANDW 1758,
MONUMENTI SAFFICI 349
Pausania ricorda una statua di Saffo, collocata in Atene
nella rocca ; il Thevet, nel suo Elogio degli uomini dotti,
op. cit., asserisce che i Romani le eressero una statua di
porfido. Al Museo degli Studii , a Napoli , è una pittura
antica, che fu trovata ad Ercolano, e nella quale si è cre-
duto ravvisare un ritratto di Saffo. La poetessa di Mitilene
sembra che mediti, e tiene in mano delle tavolette desti-
nate a ricevere le confidenze della sua immaginazione
amorosa.
Di questa pittura non ci fu possibile provvederci d'una
fotografia, avendo essa presentate molte difficoltà alla ri-
produzione, giusta quanto ci scrisse un nostro gentile
amico, incaricato di farcela tenere.
Nella medesima galleria, n. 5688, vedesi un busto in
bronzo, trovato pure negli scavi di Ercolano; molti cre-
dono che rappresenti Saffo, e noi lo riproduciamo da una
fotografia, certi di far cosa grata agli ammiratori della
poetessa, essendo un busto di grande bellezza.
Il Museo Vaticano possiede una statua di marmo antico,
rappresentante una donna seduta sopra uno scoglio, che
tiene nella mano sinistra un volume e molti han creduto
di ravvisarvi un monumento in onore di Saffo leggendaria.
Un altro monumento, veramente degno di memoria, se
vero, è la sua urna sepolcrale, che si pretende esista tuttora
350 PARTE SECONDA
nella Moschea del Castello della moderna Metelino ; notizia
riferitaci da Pockock inglese nel tom. IV dei suoi viaggi,
nel descriverci quella città ; con la dichiarazione eh' egli
intese dire ciò da altri, non avendo potuto vederla coi
proprii occhi, impedito dalla gelosia e dal rigore dei
Turchi, i quali non permettono ad alcun cristiano di en-
trarvi.
Il Conte Caylus (tom. I, p. 47, n. 3) riporta un elegan-
tissimo intaglio, nel quale forse ancora si continuerebbe
a credervi eflSgiati Saflfo ed il suo freddo Faone, se il
Visconti non vi avesse riconosciuto invece le figure d'Ip-
polito e di Fedra.
Rodolfino Venuti e Giovanni Cristoforo Amaduzio (op.
cit., voi. I, tav. CHI, p. 109) parlano d'una Femina Pal-
liata, statua esistente in hortis caelimontanis et in aedi-
bus matthaeioruniy nella quale alcuni vollero riconoscere
la nostra poetessa , opinione non condivisa dalla buona cri-
tica iconografica.
Negli scavi a Roma il sig. Fortunato trovò una testa,
metà incirca della grandezza naturale, rappresentante una
donna che ha i capelli cinti da due nastri , nel modo usato
nelle teste comunemente riputate di Saffo, senza gli occhi,
eh' erano un tempo intarsiati di pietre colorate (v. Bullet-
tino dell* Instituto di Corrisp. Arch. per l'anno 1857,
MONUMENTI SAFFICI 351
Roma, 1857, p. 179), ed in essa si credè ravvisare un altro
monumento saffico.
Nello stesso Bullettino (1861 , pag. 169) si parla di
un' altra pseudo-rappresentazione saffica, cioè d' uno spec-
chio etrusco rappresentante un giovane coronato sedente
involto nel pallio, nel mezzo, con lira e plettro : incontro a
lui sta una donna seduta inviluppata nel pallio e coperta :
entrambi in atteggiamento di appassionati e dolenti. Ac-
canto alla donna trovasi un uccelletto, e fra ambedue
vedesi andare altra donna con passo affrettato e parimenti
ammantata ed involta nel pallio. Il nome della donna è
Rutapis, quello del giovine lincino è Phaun. Dice, a
questo punto, il descrittore anonimo : « ciascuno si attende
di veder chiamata Saffo la donna mesta che siede rim-
petto a Faone, ma invece ivi si legge scritto Sleparis. Al
veder poi Rutapis non è chi non ricordi gli amori di
costei con Xante Samio e poscia con Garasso, fratello di
Saffo, ma d' intrighi amorosi con Faone non vi è vestigio
nelle tr?idizioni . antiche. In Etruria, sembra, narra vasi che
Faone si corrispondesse con Rodopide e Sleparide ; altrove
invece che Rodopide con Garasso, ma in altra narrazione
Garasso amò Dorica (v. Strabene, p. 808, lib. XVII, e. i ;
cf. Ateneo, lit. XIII, e. 7, che arditamente corregge
Erodoto, II, 135, quasi abbia scambiato Rodopide con Do-
352 PARTE SECONDA
rica). Il nome Sleparis, forse qui sostituito a Saffo, si
legge fra le epigrafi etrusclie edite dal Gonestabile 37 ,
137, come appellativo. >
È utile avvertire che noi riportiamo queste ultime no-
tizie, per semplice curiosità, poiché non essendovi nessuna
certezza che si riferiscano alla nostra poetessa, così esse
non possono esercitarvi sulla storia de' monumenti saffici
una qualsiasi influenza.
A questi monumenti sono da aggiungere un erma ed
un doppio erma.
L'erma, qui contro impresso, è dedicato a Saffo e lo dice
riscrizione ^AIIOlì EPE2IA, col quale cognome forse
l' autore volle accennare al tempo della dimora di Saffo in
Ereso, pur ammettendo, come altri crede, che tale iscri-
zione sia d' una data molto posteriore. Il volto è più virile
che femmineo : i capelli , secondo l' uso delle Greche ,
sono ondulati , e raccolti in nodo : dall' una e dall' altra
parte del capo le scendono due ricci.
Vedi Gronov, Thesaur, Anfiq. Graec. T. II, tav. 54: —
Wolf. ed. cit. — Visconti, op. cit. — Il Bellori, op. cit.,
a p. 13 accenna anche donde la rilevò : « Herma vero,
quem inscripto nomine.... simul exhibemus, ex Pyrri Li-
gerii V. G. ac de Antiquitate meritissimi schedis in bi-
bliotheca Vaticana adservatis depromptus est. >
UOnUUENTI SAFFICI
A piede della tavola 63 belloriana, leggesi, sotto l'arma,
qaeato distico , che è una infedele e cattiva versione la-
tina dd famoso epigramma di Platone dedicato a Saffo:
Nona nec est jnter Sappho Ljrìcoeque virosque ,
Sed numerum Muaia auget et haec decima.
^APPO HBL DOPPIO BRUA 01 ^AOI\ID.
Questo doppio erma conservasi nel Museo di Madrid.
Nella figura a sinistra ffl é voluto riconoscere Saffo; ed
in quella a destra il BCtticher vede Paone , ed il Gè-
356 PARTE SECONDA
rhard , per testimonianza dell' Hubker {Archàologische
Zeiiunff, 1872, pag. 89), pensa che si debba invece rico-
noscere Corinna. La questione non é facile a decidersi.
Chi brama sapere la letteratura di questo erma, veda:
V Archàologische Zeitung, 1871, tav. L, e 1872, pa-
gine 83, 84, ecc. : K. Botticher, E. Hubner, Die anticken
Bildiverkey in Madrid, 1862, p. 100, n, 148: Durut, op. cit.,
Tom. I, pp. 624-625.
Non sappiamo che esistano altri monumenti antichi in
onore della nostra poetessa : facciamo voti che dagli scavi
che si praticano ora, e in Italia e in Grecia, con amore
e sapienza diretti da uomini dottissimi, presto riappaiano
alla luce del sole quelli, che, per avventura, la terra
conservi ancora nei suoi cupi recessi, con la cura e V am-
plesso di madre gelosa.
Medaglie antichissime.
Che Mitilene abbia battute monete in onore di colei
che, per aver rivelato nei suoi canti un'anima ed una
vita intieramente poetica, era stata chiamata la pri*na
delle Muse, lo attesta Polluce (lib. IX, § 84), e lo di-
mostrano, se non tutte le medaglie che passano comune^
MONUMENTI SAFFICI 357
mente per safSehe, certo quelle poche antichissime che
portano per iscrizione il nome glorioso di Saffo.
Dalle molte opere numismatiche consultate, abbiamo
cercato di riprodurre tutte quelle che si conoscono, fin
oggi; onde noi crediamo di presentarne in queste pagine
la raccolta completa.
È una medaglia di bronzo, che si conserva a Vienna nel
Museo imperiale. Rappresenta da un lato la testa di una
donna coperta dalla mitra delle Muse e delle Dee. Il ro-
vescio, intorno al tipo, eh' è una lira, ha le lettere MTTIA,
iniziali della parola MrTIAYjva^wv, che valgono: moneta
dei Mitileni. Benché la testa scolpita manchi di epigrafe,
pure i dotti sono di accordo ch'essa rappresenti il ritratto
di Saffo. Sappiamo infatti che i Mitilenesi coniarono mo-
nete in onore di Saffo ; che la mitra si conviene a lei, qual
decima Musa\ e se non ne fu inciso il nome, è molto
probabile che non l'abbiano creduto necessario a far rico-
3b8
PARTE SECONDA
Boscere una persona, la cui immagine doveva essere co-
mnnissima in Lesbo ed assai familiare a Mitilene.
Per la letteratura di questa medaglia, vedi Visconti,
op. cit, voi. I, tav. ni, n. 4 e 5: Catalogo del Museo di
Vienna, tav. HI, n. 13: Eckhel D. N. tom. II, p. 503.
È una medaglia in bronzo, che si conserva, ancora in
buono stato, nel Museo Winkelsee. La testa mitrata è di
Saffo, per le ragioni che abbiamo detto sopra. Il soldata
armato di asta e di scudo è egli Alceo, il poeta, che, se-
condo pensano alcuni, trasse la poetessa nella congiura
contro Pittaco? Non manca chi lo crede e noi siamo dì
questo avviso. La lettera E, che trovasi a fianco del sol-
dato, è il principio della parola Eresiae^ che, se non fu
la patria di Saffo, certo ammirò ed onorò come sua con-
cittadina colei che gloriosamente riempiva del suo nome
tutta la Grecia.
MONUMENTI SAFFICI
359
Vedi per la letteratura di questa medaglia Top. cit. del
Gbssnerius, tav. IV, n. 17 (Numismata vir. ilL)j e p. 104
dell'altra Numismata Regum Macedoniae, ecc.
Che sia di Saffo questa medaglia, certo nessuno potrà
dubitare: lo dice l'iscrizione 2AO0T2 accanto al viso
dalla testa mitrata, e il tipo nel rovescio eh' è la lira, con
riscrizione MTTVA = dei Mitilenei. È questa, senza alcun
dubbio una moneta battuta dai concittadini di Saffo in suo
onore, portante la sua immagine.
Il Sestini (op. cit. Parte seconda, Tav. Ili, n. 17, p. 151),
pretende che sia questo il vero ritratto della poetessa. Noi
veramente non sappiamo negarlo, ma per esserne convinti ,
bisognerebbe, primo, avere la certezza che fosse questa
moneta poco posteriore alla morte della poetessa; e per
fissarne l'epoca ci mancano i dati; e poi che l'artista,
imprimendo questa imagine, non seguisse, come abbiamo
visto ne' monumenti vascolari, l' ideale saffico, ma ogget-
PULTB BBGONDA
tivamente la rappresentasse : cosa parimente difflcite a
dAterminare.
È questa una moneta di bpoozo, battuta In Mìtilene,
all' epoca degli Antonini , sotto lo stratego Apollonio. Tutte
e due le faccie presentano iscrizione intorno ad una donna.
A mnistra: lOT EIPOKLA HPfllAA, col busto di GtuUa
Proda, eroina di Lesbo, di cui la storia non ha saputo
finora dirci nulla. A destra : EHI CTPA AnOAAUN MTTI,
con l'immagine intiera di Saffo che seduta suona la lira.
Vedi DuBUT, op. cit., t. I, p, 695.
È una grande moneta di argento : da una parte presenta
una testa coperta da una benda, che comunemente à. è
MONUMENTI SAFFICI 361
creduto rappresentasse quella di Saffò: dall'altra è un
polipo, simbolo delle città marittime, con su T iscrizione
MÌTIA. Che la moneta sia stata dunque battuta nella patria
della nostra poetessa, nessun dubbio.
Il Thevet, op. cit., dice d'averla trovata nell'isola di
Lesbo, ma egli però nella sua Exstoria la riprodusse, in-
grandendola di molto e rappresentandola, cosa molto ridi
cola, con un passerotto in mano, portante stretto al becco
un cartellino con su scritto il nome della poetessa.
Vedi, oltre al Thevet, Ursini, Imagines Illustr. Vir,,
p. 58, e del Bellorio e del Gronovio le opere citate.
È una picccola moneta di bronzo che da una parte rap-
presenta un capo coronato di alloro e dall' altra una stella
con la iscrizione ANTI2, cioè 'AvTteydafcov, cioè dei citta-
dini di Antissa, città di Lesbo. Che il capo rappresenti
Saffo la maggior parte degli illustratori non ne hanno
dubitato.
362 PARTE SECONDA
Vedi LiEBius, Gotha Nummaria, e. 5, § 10, p. 162:
Hatmius, ITiesaur, Britan., T. I, pag. 128: Pellerin,
Recueil de medaillesy T. Ili, tav. GIII, p. 74: Eckhel,
Doctr. Numm,y T. II, p. 505, ecc.
È una moneta di bronzo che, da una parte, ci rappre-
senta un capo, coperto in modo particolare da una mitray
che ci si rivela per quello di Nausica, dalla iscrizione
NAT2IKAAN HP12IAA. Se questa Nausica sia una eroina
di Mitilene , di cui nulla sappiamo , o la figliuola del re
dei Feaci, resa celebre dai versi dell'Odissea di Omero,
diversi sono i pareri : io sono con quelli che credono in
una ignota eroina di Mitilene. Dall' altra ci si mostra una
donna seduta con la lira in mano , poggiata al seno , con
la iscrizione intorno al margine: ETTI 2TPA. lEPOKA.
MTTIA, cioè zTzi (jTfxryiyoij T[epox>.éou; MuTt>.7iva((«)v. Al-
cuni credono che sia Saffo questa donna ; altri invece una
Musa. — Ma non era chiamata decima Musa e prima
delle Muse la nostra poetessa ?
MONUMENTI SAFFICI
363
Vedi Jac. Sponii, Misceli. Erud. Antiq., p. 130: Pel-
LERiN, Rois, p. 208.
Il Gessner {Numis, vir. ili , tav. IV , n. 23) crede di
riconoscere T immagine di Saffo nella testa bendata di
questa moneta: noi la riproduciamo per semplice curio-
sità ; ma , se dovessimo pronunziare una nostra impres'^
sione, trattandosi d' una medaglia senza iscrizione, e quindi
molto difficile ad essere illustrata, diremmo eh' essa, lungi
dal rappresentarci una imagine qualunque della nostra
poetessa, ci sembra la testa d'un imperatore romano.
È una medaglia di bronzo che da una parte rappre-
senta il capo d'una donna coi capelli legati insieme sulla
364 PARTE SECONDA
sommità, e con intorno la iscrizione: lOr IIPOKAAN
HPUIAA : dall' altra presenta una donna seduta che suona
la lira, con la iscrizione : EHI STPA. AnOAAQNI. MTT :
cioè : èizl eyTpaTYiyoO 'A'Ko'k'k(ùVÌo\j MuTt>.Yivai(«)V.
In tutte e due queste immagini, alcuni vorrebbero ri-
conoscere Saffo, ma il Seguini e TArduini pensano che
r immagine a destra , seduta , sia di Apollo , giudizio non
condiviso dalla maggior parte dei dotti, che si occuparono
di questa moneta.
Vedi Seguini, Numismat. antiq, , e. 2 , moneta 31 ,
p. 74; Jac. de Wielde, Select Numism. antiq., tav. 8,
moneta 1, p. 66; Gregovii, Thesaur., tom. II, tav. 85;
Polluce, Hèmsterhusii, p. 1064 ; Harduini, Numm. popul.
et Urb, Illustr., p. 335.
Dice il Bustelli, op. cit., p. 19 : « Lo Sponio {Antiq,
select., IV) riporta una medaglia coir immagine di Saffo
sedente, e intorno a lei gli abitanti di Mitilene espressi
in atto di far festa. »
Ed il MicHAUD nella citata Biografie Universelle, vedi
Saffo , p. 2 : « È stata portata recentemente dalla Grecia
una medaglia antica che ha per iscrizione il nome di Saffo
e le lettere JS'reci intorno ad una testa di donna. »
MONUMENTI SAFFICI
365
Gemme e Cambi antichi e moderni.
uro« ;,^
Sono due gemme del Museo di Fulvio Orsini : nella prima,
a sinistra, Saffo è incoronata di lauro ; nella seconda è in
piedi con la lira in mano, in atto di danzare, portante
l'epigrafe intomo 2AIKIX2 AEUBIIS. Altri invece parlano
di una medaglia, che, in luogo della Safb incoronata di
lauro, come la vediamo nella figura di sopra, rappresenta
un busto saffico coronato di edera, coi capelli sciolti alle
spalle, com' è in questa di sotto e nel rovescio la Saffo dan-
zante. La quale medaglia comunemente si cita per con-
fermare r opinione delle due Saffo e dei due ritratti:
366 PARTB BBCONDA
affermazioni troppo audaci, e prove molto dubbie, anzi
prive di fondamento , potendo queste due gemme, o me-
daglia che sia, essere state formate o coniata in nu' epoca
molto posteriore, quando cioè la critica cominciò ad am-
mettere la distinzione delle due Saffo.
Vedi GoLTzio {Num. Qraeca, op. cit, Tav. XIV):
Orenovio {Tkes. Graec. Ant, op. cit., voi. 2, p, 34).
Carneo della Collezione del Luines, al Gabinetto di
Francia: sardonico di 25 mill. sopra 18.
È una Saffo nuda , con la gamba sinistra avvolta nel
peplo , seduta sopra uno scoglio , con la lira posata a
terra (1). Certamente l' artista s' inspirò alla leggenda
saffica, ed il valore di questo carneo é di pura curiosità.
La qui contro immagine di Saffo è rilevata da una gemma.
Ha il capo avrolto in una di quelle bende o fasce, di cai
(1) Tedi Duiuv, op. cit., toI. I, p. 8S6.
HONUMEHTI SiTFlCI
JUUAGINE DI ,
MONUMENTI SAFFICI d0$
si servivano gli antichi, o per coronare i simulacri degli
Dei, o per tenere indietro i capelli, o per adornare le
vittime, tratte all'ara, per edservi sacrificate. Neil' inten-
zione deir artista, Saffò , coronata dalla benda dei Numi ,
è la decima Musa. Ha il petto e gli omeri circondati da
una sopravveste, stretta da una fibbia, a destra, più su
della spalla.
Vedi WoLF, ed. cit. ; Leon Auoustini, Oemmis et
scu^turis antiq, , T. I, n. 75 ; Ma^ffei , Q-em. antiq. Fi-
gurai,, T. 1, n. 70.
Ed ora presentiamo in due tavole distinte una colle-
zione di gemme, alcune incise in incavo, altre in rilievo,
antiche e preziose, e, forse, tutte inedite, non avendole tro-
vate riprodotte in molte opere da noi consultate.
Sono in tutto quindici: le prime quattro (1, 2, 3, 4)
antiche, della maniera greca, seconda epoca, la quinta
della maniera del quindicesimo secolo, epoca splendida del
risorgimento delle arti; e le dieci rimanenti sono della
maniera moderna, dopo il secolo XV fino al secolo scorso.
Le abbiamo riprodotte dagl'impronti in gesso, esistenti
nel regio Gabinetto Numismatico di Brera, diretto dall' e-
simio dott. Solone Ambrosoli, al quale ci sentiamo in do-
vere di porgere ancora una volta i nostri sentiti ringra-
ziamenti per le cortesie usateci.
Cipollini : Saffo, 24
370 PARTE SECONDA
1. Gemma antica, della maniera greca , seconda epoca,
incisa in rilievo, detta carneo: è nella scatola 16, n. 755.
Saffo porta al capo la benda di Dea.
2. Gemma antica, della maniera greca , seconda epoca ,
incisa in incavo: scatola 19, n. 945. Saffo porta al capo
la benda di Dea.
3. Gemma antica, della maniera greca, seconda epoca,
incisa in incavo: scatola 26, n. 1288. Saffo porta al capo
la corona, ed al collo un monile: nell'originale in gesso
il viso è un po' più allungato, e perciò più gentile e
femmineo che non è in questa impressione.
4. Gemma antica , della maniera greca , seconda epoca,
incisa in rilievo, detta cameo: vedi scatola 31, n. 1529:
la poetessa porta al capo la benda di Dea.
5. Gemma moderna, maniera del XV secolo: vedi sca-
tola 41, n. 27 (incisa in rilievo detta cameo): Saffo porta
la benda di Dea.
6. Gemma antica, maniera moderna, dopo il secolo XV,
fino al secolo presente, incisa in rilievo, detta cameo : vedi
scatola 45, n. 254: Saffo porta avvolta al capo la benda
di Dea.
7. Gemma moderna, maniera moderna, dopo il secolo XV,
scatola 46, n. 308: incisa in rilievo, detta cameo, rappre-
sentante Saffo con la benda di Dea.
8. Gemma moderna, maniera moderna, dopo il secolo XV,
in rilievo, detta cameo , rappresentante la nostra poetessa
con la benda di Dea: vedi scatola 47, n. 318.
Dagl'impronti in gesso
esistenti nel R. Gabinetto Numismatico di Brera.
MONUMENTI SAPPICI 375
9. 10. Gemme moderne, maniera moderna, dopo il se-
colo XV: vedi scatola 49, n. 413 e n. 444: ambedue in
rilievo, portanti al capo la benda di Dea.
11. Gemma moderna, maniera moderna, dopo il secolo XV,
in rilievo detta cameo ; vedi scatola 50, n. 478 : Saffo por-
tante al capo la benda di Dea.
12. Gemma moderna, maniera moderna, dopo il secolo XV,
scatola 51, n. 535, incisa in incavo: la poetessa porta al
capo la benda di Dea.
13. Gemma moderna, maniera moderna, dopo il secolo XV:
vedi scatola 52, n. 574, incisa in rilievo: Saffo porta al
capo la benda di Dea, più la corona di alloro.
14. Gemma moderna, maniera moderna, dopo il secolo XV:
vedi scatola 54, n. 698. Saffo : marmo del vaticano = ad
Achille. Gemma antica.
15. Gemma moderna, maniera moderna, dopo il secolo XV:
vedi scatola 58, n. 896; incisa in rilievo: la poetessa
porta al capo la benda di Dea.
^
376 »AftTB snxwDA
Miniature Saffiche.
Leggo Dell'opera : Lea Manuscrits frariQcis de la Bihlio*
thèque du J?oi, ecc., par -4, Paulin^ Paris, ecc.,, 184^
pp. 49 e 50: che Les Èpitres d'Ovide^ traduìtes par Oe^
tavien de Saint- Geìais, ilei secolo XV, contengono a pa-
gina 146 una bella miniatura di Saffo: e ne cQntengooa
tre le stesse Epistole, dallo stesso tradotte, del secolo XVT.
E chi sa quante miniature saffiche esistano in altri libri >
che noi non conosciamo, e fra i gioielli delle signore chi
sa quante altre siano gelosamente custodite?
Noi ci sentiamo fortunati di poter chiudere questo capi-
tolo dei monumenti saffici, presentando una miniatura del
secolo scorso, ora in possesso della gentil poetessa mai»-
chesa Virginia Guglielmi, la quale, nel favorircela per la rf-
produzione, ci annunziava di averla avuta in dono dal padre
suo, che, alla sua volta, l'aveva ricevuta da una sua zia, con-
tessa Virginia Ronconi , patrizia pesarese, e poetessa stimata
ai suoi tempi , la quale, forse, potè esserne l'autrice. Saffo
coronata d' un serto di rose , nudo il seno e le candide
MONUHKNTI SAFFICI
^ENE(\B DUE COLOUBE.
MONUAIENTI SAFFICI 379
braccia, guardando il cielo, in atto di contemplarvi un'amo-
rosa visione, si avvicina all'ara fumante, per sacrifi-
carvi una colomba che, stretta nelle sue mani, dibatte le
ali, come presaga della sua sorte: un'altra colomba ò
tranquilla sul prato, di nulla sospettando, e la persona che
accompagna la poetessa divina, bisognosa della protezione
della madre di Amore, se non è Faone, potrebbe essere
una delle sue amiche e discepole.
Il passo di dea, la veste lievemente ondeggiante, e quel
non so che di umano e di soprannaturale fremente nel-
l'ispirato atteggiamento di Saffo, rendono preziosa questa
miniatura ; e rivelano il concetto altissimo che della nostra
poetessa ebbe l'artista che la concepì e miniò.
CAPITOLO QUARTO
CURIOSITÀ SAFFICHE
IBBBSSESaSESgBESHBHgaSBSgSgSaSHSaSHadl
L'esagerazione dei Poeti adulatori.
E quante donne , o Saffo , portarono invidia alla tua
fama, e quanti poeti offesero la tua gloria, per vile corti-
gianeria 1
Catullo , il molle e scherzoso poeta veronese , che a
Saffo, come si è visto, deve parte della sua fama, scrisse
un giorno un bigliettino in versi all'amico Cecilie di
Como, tenero poeta, pregandolo di andarlo a trovare a
Verona, e lasciare così , per poco , la candida giovinetta,
che lo consuma di amore. Questa candida giovinetta,
cui nessuno conosce, come nessuno del resto conosce il
Cecilie comense, qual tenero poeta, Catullo ebbe il co-
raggio di chiamarla più dotta , doctior, di Saffo, ornata ,
cioè, di una facoltà poetica più ricca :
384 PARTE SECONDA
Ignosco tibi, Saphìca, puella,
Musa doctior (1).
Marziale, encomiando, in un epigramma, le virtù lette-
rarie di Teofila, si senti la forza di chiamarla più casta
e più dotta di Saffo; ed in un altro epigramma, innal-
zando alle stelle la sapienza di Sulpicia , ebbe Y invere-
condia di asserire che Saffo sarebbe stata più dotta e pu-
dica, se avesse avuto in sorte d'esserle condiscepola, o se
avesse avuta a maestra (2) codesta Sulpicia.
Ora chi siano state e Teofila e Sulpicia, nessun filologo
è stato fin' ora in grado di saperlo : nomi ignoti, conser-
vatici solo dal buffone poeta epigrammatico.
E vi ha di più: un Taziano del secondo secolo dopo C,
che fu prima pagano, poi cristiano intollerante, e poi pa-
gano ancora, scrisse, quando si sentiva tutto acceso di
amore divino per i santi Evangeli, che le donne c^tiane
erano degne di maggior lode e da preferirsi alle pagane,
perchè queste studiavano, come la disonesta Saffo (3), e
quelle invece erano tutte intese a filare (!!).
E, facendo un salto di molti secoli, troviamo un altro
padre carmelitano, il Pagnini, il quale, volendo rendere
omaggio di ammirazione alla signora Teresa Bandettini
Landucci, tra le pastorelle d'Arcadia, Amarilli Etrusea,
(1) Vedi Garmeu XXXV, ed. cit. p. 117, vv. 17-18.
(2) Vedi Fonti Greco-romane^ pp. 37, 38.
(3) Vedi pp. 44, 45.
CURIOSITÀ SAFFICHE 385
in un distico latino (1), da lui stesso tradotto in italiano,
la chiamò pari a Saffo, pcF l' eccellenza dell' ingegno poe-
tico , e per costumi, invece, dissimile da lei 1
Te rediviva Saffo ognuno estima
Pari d'ingegno, e d'arte a quella prima:
Ma per costumi e voglie in tutto sei
{Vanto maggior) dissimile da lei I
Dal Pagnini, conoscitore dei classici, e traduttore saffico,
potevamo aspettarci un certo grado di coscienziosità critica.
Ma il più grave peccato, di cortigianeria poetica, fu
commesso dal Parini, proprio dall'illustre poeta civile, dal-
l' autore del Giorno: egli due volte mostrò d'ignorare la
grandezza poetica di Saflb, e due volte ne offese la gloria.
La signora Pellegrina Amoretti d'Oneglia si laurea in
ambo le leggi nell'Università di Pavia, un giorno del-
l'anno 1777, ed il Parini le dedica un'ode (2), La Laurea,
nella quale, dopo di averle detto tante belle cose, sente il
bisogno di far sapere all'Amoretti, che, se invece di
(1) Tu rediviva es Sappho, arte ingenioque vetustae
Par, longe dispar moribus ac studiis.
(2) Vedi Versi e Prose di Gittseppe Parini con un discorso di
Giuseppe Giusti intorno alla vita e alle opere di lui. Terza edi-
zione. Firenze, Felice Le Monnier, 1853,. p, 133.
Cipollini: Saffo, 25
38G PARTE SECONDA
darsi a quegli studìi giurìdici, si fosse dedicata alle let-
tere, ed alla poesia, sarebbe stata pari a Saffo:
Ben tu, di Saffo e di Corinna al pari,
donne altre famose,
Per li colli di Pindo ameni e vari
Potevi coglier rose,
Ma tua virtù s'irrita
Ove sforzo virile appena basta,
E neir aspro sentier che al pie contrasta
Ti cimentasti ardita ....
E per un'avvocatessa, forse, la colpa potrebbe non es-
sere tanto grave.
Ma un altro giorno, nel 1787, una signora Cecilia Tron,
veneziana , capita a Milano , ed onora con tratti di nobile
cortesia il poeta. Questi, sebbene
per r undecime
Lustro di già scendente,
corre il grave rischio d'innamorarsene perdutamente, e
scrive un' ode , // Pericolo (i), nella quale , dopo di aver
(1; Ediz. cit., pp. 147, 150.
cuRiosrrX. saffiche 587
cantato il volto e le membra degne di Pallade , il cubito
molle di gigli e rose, e le nevi del petto, che,
Chinandosi, dai morbidi
Veli non ben costretto,
erano un fiero incendio nell'anima del poeta, passa a de-
scrivere le altre qualità della seducente veneziana, ed ecco
quello che ne dice, paragonandola a Saffo :
Che più? Dalla vivace
Mente, lampi scoppiavano
Di poetica face,
Che tali mai non arsero
L' amica di Faon ;
Né quando al coro intento
Delle fanciulle lesbìe
L'errante violento
Per le midolla fervide
Amoroso velen ;
Né quando lo interrotto
Dal fuggitivo giovane
Piacer cantava, sotto
Alla percossa cetera
Palpitandole il cor.
388 PARTB SECONDA
Se questi versi, con tutte le loro aspre contorsioni, non
fossero quasi ispirati, farebbero pietà per Tesagerazione
poetica del loro contenuto !
E fu per adulazione che l'autore dei Promessi Sposi
chiamò la Palli (1) Safo (sic) novella, che gli arcadi ro-
mani chiamarono Eurica Dionigi Saffo Lazia, e gli abi-
tanti in riva alla Piave dissero Saffo campestre Agliaja
Anassilide: poiché tutte le poetesse del bel giardino ita-
lico, a cui fu dato lo specioso attributo di Saffo novella,
sono lontanissime dal meritarlo, come altrove dimostreremo,
e tutte potrebbero far proprii i versi che V Anassilide scri-
veva per sé stessa (2):
(1) Leggo nelle Opere inedite o rare di Alessandro Manzoni pub-
blicate per cura di Pietro Brambilla da Ruggiero Bonghi, voi. I.
Milano , Fratelli Rechiedei , Editori , 1883 , pp. 159 e 160. « Un' altra
volta, era una sera del 1827 e la Palli (Angelica, felice poetessa)
alla presenza dei due grandi poeti d'Italia e di Francia (Manzoni e
Lamartine) improvvisava sulle sventure di Saffo, argomento altresì
di un breve dramma lirico lasciatoci da lei, e che pensò addirittura
di rimutare , nel quale il soggetto per avventura . non è svolto ap-
pieno né verisimili sono alcune parti.
Il Manzoni la chiamò:
Prole eletta dal Giel, Safo {sic) novella ....
(2) Vedi p. 72, Ugo Foscolo e Anassilide,
CURIOSITÀ. SAFFICHE 389
Sognai sul far dell'alba
D'essere un dì volata
All'isola beata
Sacra alla Dea d'Amor.
Là v' era il carro Idalio
Cinto di mille fiori,
Vi erano Vezzi e Amori,
Vi eran le Grazie ancor.
Appesa a un verde mirto
Vidi una cetra bella
Ed in ascrea favella
Vi si leggea così:
Son della Lesbia giovine,
Tu non mi brami invano ....
Stendere osai la mano,
Ma il sogno disparì.
Noi , con tutta coscienza , possiamo ancora far nostre ,
dopo tanti secoli di svolgimento letterario e dopo tante
Saffo novelle apparse sulla superficie terrestre, le inspirate
parole di Strabene:
Saffo ! essere meraviglioso ! che in tanto tempo di cui
si ha memoria, non sappiamo siavi mai stata donna che
390 PARTB SECONDA
nel campo della poesia a lei si potesse paragonare, nep-
pure da lontano!
Visioni, Canti, Romanzi, Poemi, Tragedie, Melodrammi
E Poemi coreografici in onore di Saffo.
Orazio poetando in una ode del pericolo occorsogli per
la caduta d'un albero, dice di essere stato vicino a vedere
i regni di Proserpina e il giudice Eaco, Alceo e Saffo, in-
torno ai quali addensavasi un gran numero di ombre, al-
lettate dalla dolcezza del canto:
Quam paene furvae regna Proserpinae
Et judicantem vidimus Aeacum,
Sedesque diserei as piorum, et
Aeoliis fidibus querentem
Sappho puellis de popnlaribus;
Et te sonantem plenius aureo,
Alcaee, plectro dura navis,
Dura fugae mala, dura belli (1;.
(1) Lib. Il, ode X. In arhorem, cvjus casu repentino paene op-
pressus fuerau
CURIOSITÀ SAFFICHE 391
Il Petrarca nel Trionfo d'Amore (1) la vide, nella sua
immaginazione poetica, andare a paro a paro coi giovani
poeti, cantando versi d'amore con uno stile pieno di leg-
giadria e raro ; ed al nostro Carducci nelle Primavere
Elleniche (I. Eolia) Saffo apparve, insieme con Alceo, se-
guire in un lieve legno, a purpuree vele, il dio del canto,
Apollo, tratto per il grande Egeo da due candidi cigni,
fra il sorriso del cielo, e i tremiti della sua lira (2) :
D'intorno girano come in leggera
Danza le Gicladi patria del nume,
Da lungi plaudono Cipro e Citerà
Con bianche spume.
E un lieve il seguita pe '1 grande Egeo
Legno, a purpuree vele, canoro :
Armato règgelo per l'onde Alceo
Da'l plettro d'oro.
Saffo da'l candido petto anelante
A l'aura ambrosia che da'l dio vola,
Da'l riso morbido, da l'ondeggiante
Crin di viola.
In mezzo assidesi.
(i) Vedi Parte Prima, p. 56,
(2) Vedi Rime Nuove. Bologna, Nicola Zanichelli, mdccclxxxvii,
pp. 106, 107.
392 PARTE SECONDA
E canti inspirati su la grande poetessa scrissero il Leo-
pardi (1), ed il Lamartine (2) : un'ode bellissima scrisse il
grande poeta classico-dialettale siciliano, Giovanni Meli,
La morti di Saffu (3), della quale riportiamo le strofe
descriventi la sventurata donna, che a grandi passi ac-
quista l'aspra vetta del salto fatale:
Li trizzi scioti, in aria li vrazza !
Anelanti lu pettu !
Lu palluri di morti coi sbulazza
'Ntra lu smarritu aspetta!
Scintillanti lu sgardu e furiusu
Ora a lu celu spinci,
Ora l'abbascia e lu sprofunna jusu,
Inorridisci e 'mpinci.
Ma nova furia eccu la scoti e smovi
Con impetu maggiuri,
Suspira... ed ogni vausu si commovi;
Sta sulu fìrmu Amuri.
(Versione letterale. Sciolta le treccie, in aria le braccia ! ane-
lante il senol II pallore di morte si diffonde su lo smarrito
(i) Vedi pp. 74 e 87.
<2) Vedi p. 306.
(3) Vedi Opere di Giovanni Meliy Volume Unico. Palermo, Sal-
vatore di Marzo editore, 1857, p. 113.
CURIOSITÀ SAFFICHE 393
aspetto ! — Ed ora volge al cielo il viso scintillante e furente,
ora Io abbassa e lo sprofonda in giù; inorridisce e arrestasi.
— Ma ecco nuova furia la scuote e spinge con maggior vio-
lenza : sospira.... sente pietà ogni macigno : solo Amore sta
fermo.)
Scrissero pure componimenti poetici, degni di encomio,
in onore della nostra poetessa, il Gemma, il Cipolla, altrove
ricordati (1), il Botti (à), ed altri (3) ; un romanzo, assai
(i) Vedi p. 194 Traduttori Saffici e pp. 187, 188.
(2) Vedi Lvigi Ugo Botti, Versi dedicati a Leonardo Trissino vi-
-centino. Padova, per Nicolò Zanon Bettoni, mdcccxii, di pp. 7. Canta
gli affanni di Saffo nei versi a p. 4.
(3) Un componimento poetico Sur Sapho trovasi a pp. 349-365 del-
l'opera : Lea Poesies d'Ancreon et de Sapho, traduites de Grec en
vers frangois, avec des Remarques. A Paris, chez Pierre Emery,
1874. — Una ode saffica, dedicata Ad clnriss, virimi Peirum Mon-
iaureum, in cui si canta T amore di Saffo e di Anacreonte, leggasi
in una edizione di Saffo del 1556 : ne riportiamo due strofe :
Hic {Anacr,) rosa gaudet, Venere atque Bacche,
Illa (Saffo) nec Bacchum fugit et rosarum
Flore laeCatur, venerisque numen
Maxime adorat.
Hic furit, verum aut simulai furorem.
Te furor, Sappho, miseram furor te
Impulit tandem ut rueres ab alta
Leucade praeceps«
394 PARTE SECONDA
lodato ai suoi tempi, immaginò il Verri (1), Le Avven-
ture di Saffo, un altro, pur grazioso, Jean Richepin (2), e
poemi scrissero il Gorsse (3), il Touzet (4), un G. T. (5) ;
(1) Le Avventure di Saffo, Poetessa di Mitilene, traduzione dal
greco originale, novamente scoperto. Padova, appresso Gio. Manfrè,
1782, 8, di pp. VIII-2Ì5.
Questo romanzetto originale di Alessandro Verri ebbe la fortuna
di molte edizioni: Vercelli, Tip. Patria, 1783, 8: Roma, Poggioli,
1806, 2 voi. 16: Milano, per Luigi Mussi, 1808, 32: Roma-Genova,
stamperia Frugoni, 1809, 12, con l'aggiunta della Faoniade: Milano,
Giovanni Silvestri, 1809, 2 volumi, 16: Firenze, presso Gugl. Piatti,
1809, in-13, 3 volumi. In-18, di pp. 130, 100, 93. Con l'aggiunta della
Faoniade : Milano, Tip. Rivolta, 1824, in-16, di pp. 303 con intaglio,
edizione (questa di 1500 esemplari: Milano, Silvestri, 1832, in-16;
con la vita di Erostrato: Milano, per G. Truffi e Socii, 1836, in-16
di pp. 304 ; riproduzione questa delFedizione del Rivolta del 1824, da
cui si è tolta la dichiarazione fraudolenta, con la quale Fautore ano-
nimo s'ingegnava di presentare il suo fantastico lavoro romantico
come versione dal greco: Torino, A. Fontana, 1848, in-16: Milano,
0. Ferrarlo, 1869, in-32 di pp. 148.
Né mancò a questo fortunato romanzetto verriano 1* onore della
traduzione francese. — Les Aventures de Sapko, trad. de Titalien.
Paris, Suret, 1803, in-12 : Les Aventures de Sapho, poetesse de Mi-
tylene. Traduites de T italien par M, Ad. Egeon, Paris, Duprat Du-
verger impr. 1813, in-12. (Tiratura di 1200 esemplari).
(2) Vedi p. 207, Parte Prima di questo volume.
(3) Sapho, poème en dix chants, par Gorsse, 1805, 2 voi. in-8.
(4) SaphOy poème élégiaque, par Touzet, 1812, in-8.
(5) Sapho, poéme en trois chants par G. T., 1815, in-8.
CURIOSITÀ. SAFFICHE 395
tragedie il Grillparzer (1), il Boyer (2), lo Stella (3),
Luigi Sgevola (4), e Leopoldo Marengo (5).
>
!Nè il melodramma, questa grande concezione del genio
artistico moderno, poteva non approfittare d'un soggetto"
leggendario, pieno di tante posizioni drammatiche affasci-
nanti, e di passioni ardenti.
Ecco, per ordine cronologico, la bibliografìa ^lq' melo-
drammi e delle cantate saffiche:
1794. Saffo. Dramma lirico in tre atti, musica di J. P. E-
Martini: rappresentato nel 1794 nel teatro Louvois.
(1) SaphOy tragedia in cinque atti, in versi di Franz Grillparzer :
rappresentata per la prima Tolta a Vienna nel 1818: tradotta dal
tedesco in francese da M. de L... {Làbédoyeref) Parigi^ J. N. Barba,.
1821.
(2) Saphoj drame en vers par Philoxene Boyer^ 1850, in-12, cen-
tesimi 60.
(3) Sappilo. A tragedy In five acts By Stella aiithor of * Ricorda
of the heart , * The king's stratagem ; or the pearl of Poland', etc»
(Estella A. Lewes). London^ 1875, octavo, pp. VI, I, 132.
(4) Saffo. Tragedia dì Luigi Sceyola Bresciano. MilanOj dalla ti-
pografia Sonzogno e Compagni, 1815.
(5) Saffo. Tragedia in cinque atti di Leopoldo Marengo. Seconda
edizione. Milano^ 1880, presso T editore Carlo Barbini.
396 PARTE SECONDA
1795. Sapho : opera en trois actes, par Madame Gonstance
Pipelet: rappresentato nell'anno 1795.
1799. Le Rocker de Leucade, par Marsollier, rappresen-
tato nel 1799. — Dice il Michaud, op. cit., p. 4, tome
trente-huitieme : « Sapho ne figure point dans cotte pièce,
quoique son aventure prétendue en fasse le sujet. >
1812. Saffo in Leiicade. Cantata per musica da eseguirsi
nel nuovo teatro di Padova da Maria Marcolini nella
sua serata di beneficio l'estate del 1812. Padova per li
Penada : di pp. 6. — Nella breve prefazioncella è detto :
La poesia è del chiarissimo sig. Giuseppe Alberghetti
P. A. — La musica è del celebre rinomato Maestro si-
gnor Francesco Morlacchi, Accademico Filarmonico
di Bologna all'attuai servizio di S. M. il Re di Sas-
sonia.
1818. Sapho: tragedia lirica in tre atti, ammessa all'Ac-
cademia reale di Musica il 12 agosto 1818. (Par Empis
et Gourniol) Parigi, P. Didot, 1819, in-8, di pp. 47. La
musica è del maestro Reiga : fu un insuccesso.
1824. Sapho : drame lirique, par Marvonnay, 1824, in-8,
in seguito alle poesie del medesimo autore < Elégies et
autres poesies. »
1834. Sappho: dramma lirico olandese, parole di Van
Lennep, musica di Van Brée: si rappresentò ad Am-
CURIOSITÀ SAFFICHE 397
sterdam il 22 marzo 1834; fu accolto con favore e si
ripetè 17 volte di seguito.
1842. Saffo : tragedia lirica in tre parti da rappresentarsi
nell'I. R. Teatro alla Scala il carnevale 1842. MilanOy
per Gaspare TruflS, mdcccxlii. La poesia è di Salva*
TORE Gammarano; la musica è del maestro Giovanni
Pacini, al servizio di S. A. R. il Duca di Lucca.
Si rappresenta ancora nei teatri italiani e stranieri ,
con diletto degli spettatori.
1850. Saphoi opera en trois actes, paroles de M. Emile
AuGiER, musique de M. Gounod. Si rappresentò la prima
volta al teatro dell'Accademia nazionale di musica il
16 aprile 1851, e piacque poco: fu ridotta in due atti
e ripresentata al pubblico, qualche anno dopo.
I bibliografi francesi dicono di quest' opera del grande
autore dd Faust: « sans beaucoup de succés , a cause
de l'abcense de ballet. >
?. Saphoy ou le saut de Leucade: tragèdie lyrique en
trois actes, par Fonville. Dice il Mighaud, op. cit., p. 4,
che non fu mai rappresentata.
:598 PARTE SECONDA
E ne ha profittato anche la coreografia, che tanto pro-
gresso ha già fatto ai nostri giorni: la poetessa Virginia
OuGLiELMi ha compiuto un gran poema coreografico, Saffo,
che presto speriamo vedere sulle scene di qualche pri-
mario teatro italiano.
Piccoli omaggi e turpi irriverenze.
Resero un piccolo omaggio letterario alla memoria di
Safib, il BoiLEAU, mettendola in scena nel dialogo a la ma-
nier de Lucien : les Héros de Roman , in onesta compa-
gnia di Diogene e Platone (1) : Leone Fortis, che nell'A-
zione drammatica Cuore ed Arte, fa comparire sulle
scene la sua Gabriella, vestita da Saffo, ragionante d'a-
more intenso e vero con lo scettico Voltaire (2) : Paolo
Salvo, che improvvisò sonetti e terzine applaudite (3) :
(1) Oeuvres de Boileau avec un choix de notes des meilleurs
commentateurs et précédées d' une notice par M. Amar. Paris , li-
braire de Firmin-Didot et C, 1878, pp. 316-343.
(2) Ctwre ed Arte, Azione drammatica in sette partì di Leone
Fortis. Milano^ per Borroni e Scotti, 1857, pp. 193 e p. 199.
(3) Leggo a p. 265 della Bibliografia Trapanese di P. Fortunato
Mondello, Palermo, Tip. del Giornale di Sicilia, 1876: « Fra i mano-
scritti di Salvo Paolo esiste una Raccolta di Sonetti e di Liriche, Fra i
sonetti uno è intitolato II Salto di Saffò, e fra le Poesie Diverse
vi è una lìrica intitolata Saffo a Faone, terzine (improvvisate).
CURIOSITÀ SAFFICHE 399
Giacinto Férreri, che intitolò Saffo il Giornale letterario
artistico illustrato musicale (1) da lui diretto ; e quei let-
terati napolitani del 1600, che si chiamarono saffici in quel
secolo delle accademie invadenti tutta la penisola ita-
lica (2).
Perfino la marina mercantile italiana rese omaggio alla
gran poetessa, dando il nome di Saffo ad una sua tartana,
che va solcando il Mediterraneo con la vela latina, simile
a quella delle antiche galee.
Ma, d'altra parte, commisero turpi irriverenze il si-'
gnor Alfonso Dodet , che pose il venerando nome di Saffo
sulla copertina d'un suo romanzo, appena accessibile alle
^1) Si pubblica a Torino, ed il n. 27, anno II, a p. 3, contiene un
^oneXìo L* ultima ora di Saffo de\ signor Beniamino Fosghini Celli.
(2) Leggo nel Cenno storico delle accademie fiorite nella città di
Napoli, per Camillo Minieri Riccio. Napoli, Stabil. tipogr. del ca-
valiere F. Giannini Cisterna dell* Olio, 6, 1879, a p. 123 : « Saffici. »
Di quest'accademia fiorente nella città di Napoli nell'anno 1618 se
ne ha solamente notizia da Prospero Antonio Zizza, il quale nell' in-
testazione d' una sua poesia latina in fronte alle Fiamme d* amor
divino di Giuseppe Tancredi, stampate in Napoli nel 1618, s' intitola
Accademico Saffico Napolitano,
400' PARTE SECONDA
signore attempate (1); un Fra,ncesgo Falconi, che sotto il
titolo Le seguaci di Saffo, pubblicò materie tanto lubriche
da provocare l'intervento della Procura Generale del Re (2) ;
ed il sig. Spiridon, che diede il nome di Saffo ad una
sua figurina di donnetta capricciosa, in costume del direi-
tornOy discendente da una gradinata, saltellando, fra i ca-
chinni dei lontani pagliacci.
Altre Fonti di Curiosità Saffiche.
E poiché ci siamo accinti a questo lavoro con l'intendi-
mento di raccogliere, possibilmente, tutto quanto si riferisca
alla nostra poetessa, così , in questo piccolo paragrafo, re-
gistriamo, per i futuri studiosi saffici > altre due fonti, a cui
non ci è stato concessa di poter attinger^ e profittarne per
queste nostre pagine.
Leggo a p. 150 del Catalogne Revu et Corrige des
Livres Prohibés, Francois, Anglois et Latins, an. 1816:
« Sapho (la nouvelle) ou histoire de la secte anandryne.
(1) Sapho. Paris, 1S89.
(2) Nel gennaio 1889 furono sequestrate a Milano d'ordine della
Procura 6800 copie dei fascicoli 4, 5 e 6 della Biblioteca Natura-^
Ustica « Seguaci di Saifo. »
CURIOMTA SAFFICHE
Sapho del signor Spiridon
(iÌB UDO fotoe^afia.)
CURIOSITÀ. SAFFICHE 403
pubbliée par la G. R., ornée de Gfìgures, Paris. L'an. 11
de la république fran^aise. 24.
E leggo nell'opera Intorno alle Condizioni ed alle vi-
cende della- Libreria Medicea Privata. Ricerche di Enea
PiGCOLOMiNi. Firenze^ coi tipi di M. Cellini e C. alla Ga-
lileianay 1875, p. 20, sotto la rubrica, Libri, frammenti
ed altri volumi piccholi (sic):
« Safos, di lectere antiche, num. »
ed a p. 121:
« Vatracomiomachia, Saphos et fabula cancri , in uno vo-
lurne alla gr#ca, verde. >
Che cosa siano Sapho (La nouvelle), e Saphos, di lectere
antiche, ecc. , sarebbe interessantissimo a sapersi per la
storia critica secolare della grande poetessa.
Saffo nella scultura , nella pittura
E nelle incisioni moderne.
Certamente Giovanni Prati non fece nessuna ricerca per
accertarsi se era storico o piuttosto giuoco di fantasia,
quanto scriveva, cantando di Saffo:
404 'PARTE SECONDA
Or.... che riman ! qualche frammento
Dell' odi innamorate : uno o due segni
D' italo carme e d' italo scalpello.
La scultura pagò alla , gentile poetessa di Lesbo il suo
largo tributo e di studio e di ammirazione, e non poche
sono le statue marmoree che sorgono in tutte le nazioni
civili , rappresentanti Saffo, ora triste e pensosa, ora medi-
tante il suicidio, ora in atto di compierlo dalla rupe fatale,
ed ora in quello di averlo compiuto, galleggiante cadavere
sulla superficie delle acque.
n prof. Pietro Magni, l'insigne scultore italiano, nel 1866
espose una statua in marmo, rappresentante Saffo, ritta
sul promontorio, coronata la fronte d'alloro, che spro-
fonda lo sguardo neile acque sottostanti, mentre con la
destra stringe forte la lira, e con la sinistra convulsa sol-
leva un lembo della veste, perchè nel salto fatale non le
siano di ostacolo le pieghe ondeggianti.
Questa statua fu giudicata un capolavoro d'arte, desti-
nato a sollevare le condizioni della giovine scuola ita-
liana, appena allora fiorente, ed il Magni raccolse le con-
gratulazioni degli amici ed il plauso della critica onesta
ed imparziale.
Fu riprodotta in tutte le riviste illustrale di quel tempo.
CUHIOSITÌ SAFPIGBK
Saffo di Pietro Magni
(ds iioa lotografia.)
CURIOSITÀ SAFFICHE 407
Il nostro illustre scultore lombardo, Francesco Gonfalo-
nieri , s* inspirò alla grande poetessa di Mitilene, scolpen-
done r ideale tumultuante nella sua mente giovanile, quando
neir anno 1878, fece V esperimento finale, nella scuola di
scultura presso l'Accademia di Belle Arti in Milano.
La sua Saffo , dallo sguardo profondamente pensoso , in
quell' abbandono dalce delle braccia e delle dita intreccian-
tisi con r espressione di chi è cupamente rassegnato ad un' ar-
cano dolore, rivelò subito nel Gonfalonieri una tempra d' ar-
tista robusta, nutrita di forti studii ed atta alle profonde
meditazioni ; ed ebbe il premio della medaglia d' oro, con
le felicitazioni e gli augurii più lieti della stampa indi-
pendente ed illuminata. Né l* ammirazione per questo ca-
polavoro del giovine artista si limitò ai suoi professori ,
amici e connazionali. Il Gonfalonieri mandò la sua Saffo
all' esposizione internazionale di Nizza , e vi consegui la
medaglia d' oro ; una riproduzione in marmo fu acquistata
da Re Umberto all' esposizione nazionale di Milano del-
l' anno 1881 : esposta al Salòn di Parigi nel 1885, la cri-
tica francese, poco estimatrice delle produzioni artistiche
408 PARTE SECONDA
italiane, non le fu avara di fode : e quando il gusto bor-
ghese dei giorni nostri si sarà un po' raflSnato, tanto da
esser capace di comprendere e sentire le idealità vere
dell'arte, la Saffo del nostro Gonfalonieri sarà destinata ad
abbellire le splendide ville e gli atrii spaziosi dei protetti
dalla fortuna.
D' una statua del signor Pradier s* interessò molto la cri-
tica francese, e vi trovò grandi pregi e molti difetti. Vale
perciò la pena togliere dalle Notes, souvenirs et documents
6! art contemporain (1858) di M. Jules Ganonge , che fu
r amico del Pradier , alcune notizie.
Rachele era una giovinetta ebrea, che serviva di mo-
dello al Pradier ; era molto bella, e non sapeva rassegnarsi
a quel mestiere, che le destava una grande ripugnanza.
Una mattina ella si recò di buon' ora nello studio dello
scultore, ch'era assente: si sedè accanto al fuoco, aspet-
tandolo : era pensosa ; il suo sguardo si perdeva in una
contemplazione vaga e dolorosa'; i capelli snodati le scen-
devano in neri ondeggiamenti, e con le mani congiunte
premendo convulsamente il ginocchio, sembrava un' appa-
CUtHOBIrX SAFFICHE
Saffo di Francesco Confalonie&i
<dB una fotografia.)
CURIOSITÀ RÀFFICHE 411
rizione degna dello scalpello greco del gran secolo di Fidia
e di Prassitele. Pradier giunge , con i^n gesto le impone
di star ferma, apre V album tascabile , ed in pochi tratti
ne fissa l'atteggiamento, l'espressione. Cosi nacque la
Sapho rèvant sur le rocker de Leucade, statua in bronzo,
grande la metà del vero, esposta al Salon del 1848, e che
divenne popolare per il numero stragrande di riproduzioni
messe in commercio.
La stessa figura ricomparve in marmo nel Salon del
1852, e vi destò le più vive ammirazioni ; ma non man-
carono le critiche severe : la più acerba parve quella di
Gustavo Plance. La statua di SaflPo , egli disse , sarà per
gli amici stessi del signor Pradier un vero enigma : se la
guida non ne dicesse il nome , nessuno sarebbe in grado
d' indovinarlo. Una donna seduta , che congiunge le mani
sul ginocchio, non sarà per alcuno un'anima accesa d'en-
tusiasmo e delirante di amore. La sua testa, priva d'espres-
sione, non ricorda né i frammenti preziosi che noi posse-
diamo, né l'appassionata elegia di Ovidio. Certo vi é
molta sapienza artistica nell' esecuzione di questo lavoro ,
ma ciò non basta a nascondere la mancanza del pensiero.
11 signor Pradier farebbe meglio tornare a- trattar sog-
getti di sua predilezione : egli possiede là grazia , la vo-
luttà, ma non la meditazione.
412 PARTE SECONDA
Secondo me, questo giudizio ò severo, ma in parte è
anche giusto.
E si vuole sia anche del Pradier la Saffo a p. 417, giovi-
netta pensosa , che con la sinistra abbandonata stringe la
lira , compagna dei teneri moti del suo cuore , e con la
destra si appoggia ad una colonnetta, dove trovasi disvi-
luppato un foglio, contenente le sue divine poesie. La ripro-
duciamo da una statuetta in gesso, in cattivo stato , cor-
rosa dal tempo, e, sulla fede di due valentissimi professori
di scultura, la presentiamo come opera dell' insigne scul-
tore francese.
E avremmo desiderato di presentare in queste pagine
ih riproduzione di tutte le statue che hanno per soggetto
Saffo ; ma a ciò non siamo riusciti per molte ragioni : confi-
dando di poterlo fare in un'altra edizione, mettiamo, per
ora , sotto gli occhi del lettore , l' elenco dei monumenti
saffici scultorii, che sono di nostra conoscenza :
Jeàm Henri Danneker, illustre scultore tedesco, di Stut-
tgard è autore d' una statuetta in marmo , Sapho , che ,.
esposta a Parigi nel 1796, fu giudicata charmante.
CURIOeiTÀ SAFFICHE
CURIOSITÀ SAFFICHE 415
Claude Ramey espose al Salon di Parigi , il 1801 ,
una statua rappresentante Saffo seduta.
Il DuRET espose al Salon, nel 1806, una statua rappre*
sentante Sapho ecrivant à Phaon sous V inspiration de
l'Amour.
P. N. Beauvallet espose , nel 1817, un busto di Saffo,
G. DiEBOLT espose al Salon, nel 1848, una statua rap-
presentante Saffo negli ultimi suoi momenti ; che fu molto
apprezzata dalla critica francese, per la espressione nobile
e poeti<ìa.
Ernest Laurent espose una Saffo in gesso, nel Salon
del 1849.
G. Grootaers espose una statua in marmo, Sapho, prima
nel Salon del 1852, e poi all' esposizione universale del 1855.
Pierre Travaux espose una Sapho, prima in gesso, nel
Salon del 1852, e poi in marmo, nel Salon del 1859: la-
voro di molto merito, già collocato nella corte <iel Louvre.
E. AizELiN espose nel Salon del 1853 una Sapho in
bronzo.
P. LoisoN espose nel Salòn del 1859 una Sapho in
marmo, che fu giudicata graziosa figura.
Il Grabowski espose nel 1859 al Salon una Sapho in
marmo, che fu giudicata molto favorevolmente dalla cri-
tica d'arte.
416 PARTE SECONDA
Il Clésinger espose nel Salon del 1859 una statua
rappresentante Sapho termiriant soni dernier chant. Se-
duta su la rocca di Leucade, con la testa e la parte
superiore del corpo inclinate in avanti, la poetessa disprez-
zata gira lo sguardo sui flutti nei quali sembra che aneli
di lanciarsi. Questa statua, come quella del Pradier, fu
molto diversamente giudicata dalla critica. Il sig. Carlo
Perrier nella Revue contemporaine, ^ut ricoìnoscendo che
il viso non abbia nulla dell* antico , vi ha però trovato
r impronta d* una malinconia profonda. Il sig. Glésinger,
egli dice, accarezzò con amor di poeta i fianchi voluttuosi
ed il torso luminoso della Lesbiese: egli ha diffusa una
grazia virginale su tutte le bellezze che ha saputo accu-
mulare sovra il suo corpo, versando tesori di armonia
su tutta la meravigliosa figura. — Ma il signor Paolo
de Saint- Victor trovò invece che la testa . era agli occhi
suoi grimée par un delire thèatral; il vestito mal aju-
stée retombe entre Ics jambes en maii/re lambeau. Oltre
a questa Saffo, il Glésinger, poco badando ai critici, fece
altre due composizioni saffiche, una : rappresentante La
Jeunesse de Sapho, cui espose al Salon del 1859, ed
una statua policroma, rappresentante la poetessa che tiene
la lira nella destra, lasciando pendere lungo il corpo le
sue belle braccia abbandonate.
CURIOSI?* BAFKICKE
Ela'ua attribuita a M. Pradier
(da UDa EtatuellB m gesso )
CURIOSITÀ SAFFICHE 419
E quest'ultima fii argomento di critiche e di polemiche
vivaci.
P. RoBiNET espose una Sapho in marmo, giudicata non
priva di eleganza, nei Salo7i del 1861.
A. DoRioT espose una Sapho se precipitante in marmo,
nel Salon del 1872 ; lavoro molto discusso.
E finiamo ricordando l'insigne scultrìce italiana, si-
gnora Maraini, quale autrice di due pezzi marmorei, de-
dicati a Saffo, di cui noi molto volentieri avremmo ripro-
dotta l'immagine in questi nostri fogli, se ella ce ne avesse
favorito le fotografie, che pur ci aveva promesse.
Ed anche i pittori e gì' incisori rappresentarono spesso
la nostra poetessa.
Enrico Treshain espose nel 1683 a Roma una serie di
18 figure all' acquarello , rappresentante Le avventure di
Saffo,
Nel 1801 I'Ansiaux espose una Saffo nel Salon : nel 1812
Louis Dugis la sua Sapho , incisione di Bosselmann : nel
Salon del 1819 il V afflar© espose una Sapho retirée de
Veaupar un etr anger : nel 1828 il Girodet trattò lo stesso
420 PARTE SECONDA
soggetto deirÀNsiAUX, cioè in una serie di composizioni
incise da Ghatillon, e pubblicate con una notizia sulla vita
e le opere di Saffo da P. A. Coupin, il Girodet rappresentò
Saffo in tutte le fasi della sua vita , dal momento in cui
l'amore s' impadronisce di lei , fino al leggendario salto.
Sappiamo dal Journal des artistes (ottobre 1828), che il
GiRODBT, per meglio riuscire nel suo lavoro d'arte, tra-
dusse parecchi frammenti , e queste versioni , riprodotte
nella biografia del Coupin, si ò detto che farebbero onore
ad un versificatore di professione, pur restando inferiori
alla poesia dei suoi schizzi. Fu osservato inoltre che le im-
magini più voluttuose e pericolose si purificano, si nobili-
tano sotto i suoi tratti graziosi e ad un tempo severi, e
sono al coperto d'ogni censura per lo stile elevato e la gra-
vità della bellezza.
n sig. Lafond espose nel Salon del 1831 Sapho, chanr
tani ses derniers vers : Joseph Vien espose al Salon del
1833 due pitture: Sapho s* accompagnant de la lyre, e
Sapho récitant a Phaon tode qu*elle vieni de composer :
Th. Ghasseriau espose la sua Sapho nel Salon del 1850:
Joseph Chautard presentò all'Esposizione universale del
1855 una sua Sapho i Eugène Agneni espose Sapho reiirée
de la mer par les Néréides nel Sahn del 1857 ; ed una
SaphOf pasteUo, espose L. E. Grbdès nel Sahn del 1859.
CURIOSITÀ SAFFICHE 423
Belle sono le due copaposizioni, di Angelica Kauffmann
Sapho inspirée par V Amour, incisa dal Facius, e Sapho
s'entretenant avec Ilomere, incisa dall'ANGELicA stessa in
collaborazione dello Zucchi.
Fu giudicata favorevolmente la Sapho del Barrias, che
noi riproduciamo da una fotografìa, e che fu litografata
da E. Lassalle : una graziosissima giovinetta bruna, distesa
nuda sul letto , coronata, che appoggia quasi dormente le
dita della mano sinistra sulla lira vicina, e con le labbra
che sembra ripetano le parole del famoso frammento:
« tramontò la luna.... ed io sola giaccio. »
Né la critica francese fu avara di lode alla Sapho di
H. Fragonard incisa da Angelique Papavoine ; alla Mori
de Sapho del Gros, incisa dal Laugier. Ed abbiamo copiata
ed incisa sull'originale del Devosge Sapho inspirée par
l'Amour e di F. Bartolazzi conserviamo incisa sull'ori-
ginale di G. B. GiPRiANi Sapho embrassant l'Amour.
Nel 1863 H. P. Picou espose al Salon del 1863 una
sua Sapho : J. B. Aug. Loir espose Sapho au eap Leu-
cade nel Salon del 1864: FRANgois Chipflart espose Sapho
nel Salon del 1865; e James Bertrand espose al Salon
del 1867 la Mori de Sapho.
Nel 1873 Andrea Gastaldi compiva il suo quadro Saffo
meditante il suicidio, di cui Giovanni Piccone fece una
424 PARTE SECONDA
bella litografia, e l'Arte in Italia (i), cosi lo giadìcaya,
descrivendolo a pag. 112:
< Sono gli ultimi passi, le ore supreme. Gli ultimi passi
nella duplice oscurità della notte e della vita. Dietro a
lei svaniscono i bei sogni di un tempo , l' amore unico e
sublime, gli splendori della fama, tutte le speranze e tutti
gì' inganni : presso a lei lugubremente si disegna nei caldi
vapori notturni il promontorio di Leucade, il sito della
morte. Già dalla cetra gloriosa pendono spezzate le corde
e fra poco si spezzerà orribilmente giù nei marosi quel
corpo sprezzato da Faone , e che ora la luna , estrema
ironia ! va carezzando. »
Chiudiamo la bibliografìa delle pitture ed incisioni saf-
fiche, riproducendo da una fotografia Le Coucher de Sapho
di G. Gleyre, a proposito del quale ci piace di porre fine
a queste nostre lunghe, pazienti ed amorose fatiche, con
le parole d' un illustre scrittore ; il quale, . non avendo
avuto né tempo, né pazienza , né amore suflSciente per
chiedere alla storia tutte le prove luminose della gran-
dezza artistica e morale di Safib, preoccupato delle accuse
e del ludibrio che del suo gran nome han fatto, in tutti
(1) Rivista mensile eli Belle Arti, diretla da Carlo Felice Bi-
SCARRA e Luigi Rocca. Torino^ Anno Quinto, 1873.
-^
curio^itJl SAFncHB
Le Coucker de Sapho di C. Glbybb
(da una fotografia.)
/^
CURIOSITÀ SAFFICHE. 427
i secoli , gli pseudo-letterati e gì' ignoranti artisti , cosi fu
tratto ad esclamare:
« Se è vera la storia di Saffo, dei tumulti e traviamenti
della sua vita, alla memoria di lei si conceda pietà, sim-
patia e perdono, poiché espia sulla terra da due mila set-
tecento anni con quella parte vergognosa di celebrità che
resta mescolata alla sua gloria, si legittima pure e si bella
che forse ella dovette a tal prezzo comprare. »
Fine della seconda ed ultima parte.
INDICI
I.
INDICE DELLA MATERIA
Dedica Pag. 9
Due parole di Prefazione » 11
PARTE PRIMA
Studio CriticO'-Bibliografico
Gap. I. Fonti Greco-Romane e Studi illustrativi . . » 19
Gap. II. Le Edizioni del testo » 89
Gap. III. Traduttori saffici . . . )^ 139
1. I traduttori italiani » 141
2. Traduttori latini, francesi, tedeschi, inglesi, spa-
gnuoli, uno svedesjs » 199
PARTE SECONDA
La gloria di Saffo
Volo in Eliade » 217
Gap. I. Le notizie biografiche » 231
432 INDICI
CSap. II. Le Opere e la Leggenda Pag. 269
Le Opere
1. Il titolo delle opere saffiche » 271
2. Le due Odi .. . . . . » 276
3. Gli epigrammi » 288
4. I Frammenti » 291
La Leggenda
1. Paone » 302
2. Leucade ... . . ..... » 304
3. La Favola e la sua ragione storica . . . ...» 307
Gap. III. Monumenti Saffici » 317
1. Saffo nelle antiche pitture vascolari » 319
2. Statue, Pitture, Busti, Erme, ecc. ....... 345
3. Miniature saffiche » 376
Gap. IV. G'uriosità saffiche » 381
1. L'esagerazione dei Poeti adulatori » 383
2. Visioni, Ganti, Romanzi , Tragedie , Melodrammi
e Poemi coreografici in onore di Saffo . . . » 390
3. Piccoli omaggi e turpi irriverenze .... . . » 398
4. Altre fonti di curiosità, saffiche ...» 400
5. Saffo nella Scultura e nella Pittura moderna . . » 403
IL
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
X^ISI^^
I Mitilene. La patria di Saffo Pag. 216
II L'Isola di Lesbo » 233
IH La lezione di poesia e di musica » 234
IV La Musica del M.* G. Cipollini » 286
V Il Canale di Leucade » 304
VI Vaso Dzialinski » 322
VII Vaso di Monaco » 324
VIII Rilievo ceramico di Milos » 327
IX Vaso Middleton » 32B
X Vaso Michaelis » 331
XI Vaso Ateniese » 334
XII Vaso Steinhaeuser » 34J
Xni Sapho-Bronzo-Herculanum » 347
XIV Sapho Poetria » 353
XV Doppio Erma di Madrid » 355
XVI Medaglie antichissime, numero 9 » 357
XVII Gemme e Camei antichi e moderni .... » 365
XVIII... Dagl'impronti in gesso, ecc » 37i
XIX Dagl'impronti in gesso, ecc » 373
XX Saffo sacrifica a Venere due colombe, ...» 377
XXI La Saffo del sig. Spiridon » 401
XXII La Saffo del prof. Magni ........ 405
.XXIII... La Saffo del Gonfalonieri » 409
^XXIV... La Saffo del Pradier » 413
XXV.... Altra Saffo del Pradier » 417
XXVI... La Saffo del Barrias » 421
XXVII.. La Saffo del Gleyre » 425
Cipollini: Saffo, 28
IH.
INDICE ALFABETICO DEI PRINCIPALI NOMI
le cui opere o giudizi safpxd sono ricordati
in qtiesto volume.
A.
Accio Teodoro, pag. 175.
Addison, 210.
Agathia, 103.
Agliaia Anassilide, 388.
Ahrens H. L., 79.
Alceo, 245, 252, 324, 326,
327, 328, 358.
Alcidamonte , 25.
Alcifrone, 48.
Allier de Hauteroche, 77.
Allucci, 201.
Amadutio Christoph oro, 72.
Ambrosoli Francesco, 193, 194.
Amfide, 27, 315.
Amipsia, 24, 315.
Amitone, 254.
Ammonio, 54.
Amoretti Pellegrina, 385.
Anacreonte^ 96, 199, 201, 255.
Anagora, 254.
Anattoria, 254.
Anderson, 122.
Andromeda, 254.
Anguilla Frane, 63, 152, 153.
Antifane, 25, 274, 315.
Antipatro, 267.
Antipatro Sidonio, 42, 94, 103,
128 , 247 , 266.
Antipatro di Tessaglia , 41 ,
94, 103, 249.
Apella Apolla Pontico, 40.
Apollonio Discolo, 33.
Apollonio Rodio, 199.
Apuleio, 43.
Archiloco, 253.
Arco (d') Ferrari Paolo, 181.
Ardizzone Matteo, 189, 190.
Argelati, 198.
Aristeneto, 48.
Aristosseno Talentino, 28.
Aristotele, 26, 244, 312.
Artemisia, 305.
Ateneo, 32, 93, 98, 102, 106,
129, 201, 272.
Attide, 254.
Augustini Leon, 369.
Ausonio, 49, 50, 104, 201.
436
INDICI
B.
Bacchilìde, 89.
Bandettini Landuccìf 384, 385.
Bandìno Domenico, 57.
Barbagallo Salvatore, 201.
Barthelemy J. J., 70.
Bartoli Giuseppe, 198.
Baxterius Guil., 113, 121, 122.
Bayle Pietro , 66 , 202.
Belleau Remy, 97, 201.
Bellorio Pietro, 71, 352, 361.
Bergk Th. , 79 , 135 , 275.
Bernh Arnold, 84.
Bernhardy G., 83, 84.
Bircovio Simone, 105, 115,
201.
Blass F., 84.
Blum Giovanni Cristiano, 69.
Bodoni Gio. Batt., 127.
Boileau Nicola, 202, 203.
Born Goti., 127.
Botti , 393.
Bòtticher K., 84.
Bòttiger C. A., 135, 322.
Boyer, 395.
Braun B. C, 130.
Breghot du Lut., 206.
Broockhausen R., 133.
Brodeo Giovanni, 95, 102.
Broglio D'Ajano Saverio, 145,
165, 166.
Brunck Fr. , 123 , 128 , 137.
Brunet, 92.
Burch Mencke Io., 207.
Burnouf E. , 84.
Bustelli Giuseppe , 83 , 149 ,
184, 185, 186, 364.
G.
Calila, 26, 312.
Callimaco, 113, 199.
Camaleonte, 312.
Ganga Arguelles, 211.
Canini M. A., 149, 197.
Canna Giovanni, 187.
Cantù Cesare, 83.
Cappone F. A., 143, 154, 155.
Carcani Gaetano, 126.
Carducci Giosuè, 87, 296,391.
Carraria Giorgio, 62.
Casaubono Ioac. , 106, 129.
Caselli Giovanni, 146, 168,
169.
Cassio Longino, 30, 280.
Castilla (del) y Ayensa, 211.
Catullo, 35, 101, 199, 200,
383.
Cavallotti Felice, 195, 196.
Caylus, 350.
Cedreno Giorgio, 55.
Cefalo, 305.
Chaulieu, 284.
Cherobosco, 54.
INDICI
437
Chiarino, 305.
Cicerone, 34, 317, 346.
Cidno, 254.
Cipolla Fran., 187, 188, 271, 393.
Claudio Glaudiano, 50, 51.
Clearco Soleuse, 26.
Collignon, 343.
Colombano, 273.
Commena Anna, 56.
Comparetti Domenico, 85, 86,
188, 196, 262, 321, ecc.
Conti Antonio, 71, 156, 157.
Conz C, 209.
Corsini Bartolomeo, 114, 155.
Costa Paolo, 172. 173.
Courier P. M. , 206.
Cousin, 205.
Crisippo, 244.
Cristodoro, 53, 94, 95, 98,
267, 346.
ditone Ambrocio , 201.
D.
Dacier Mad., 114, 116, 202,
213.
Damocaride, 53, 95, 103, 127,
251.
Damofila, 254.
Dante Alighieri, 139.
Degen I. F., 132, 210.
Demetrio Falereo, 26, 272.
Deschanel Emilio, 80.
Despreaux, 112.
Deucalione, 305.
Didimo, 312.
Difilo, 27, 315.
Dione Crisostomo, 43, 276.
Dionigi D'Alicarnasso, 35, 94,
115, 201, 272, 276.
Dioscoride, 29, 249, 250.
Dòderlein L. , 78.
Domizio Calderine, 59.
Donaldoson, 135.
Dorica, 254.
Duruy Victor, 87, 88, 263,
301 , 322 , 356.
Dzialinsky , 321 , 322.
E.
Eckhel, 362.
Efestione, 46, 95, 96, 116,
1^1, 201, 273, 283.
Efippo, 25, 315.
Egerton, 132.
Elia Andrea, 97, 107, 201.
Elio Aristide, 43.
EUanico, 311.
Emiliani-Giudici Paolo, 80, 81.
Enciclopedia (Nuova) Pop. It.,81.
Encyclopédie Métodique Hi-
stoire, 73.
438
INDICI
Engelmann, 92.
Erinna, 254.
Ermesìanatte , 252«
Ermippo, 312.
Ernogene, 46.
Erodoto, 24, 311.
Esichio Mìlesio, 52.
Etymologicum Magnum, 55.
Euforione Calcidese, 29.
Eunica, 254.
Eusebio di Cesarea, 47.
Eustazio, 56.
Evasio Leone, 177.
F.
Faber Tanaquillus, HO, 114,
121, 122 201.
Fabricio' Gio. Alb.,' 67, 73, 74.
Fania di Ereso, 312.
Fawkes, 131, 210, 211.
Federici Fortunato, 77.
Fedro, 291.
Fevre (Le) 111, 202.
Filodemo, 35.
Filostrato, 46.
Fischerus Frid., 122.
Fortunaziano Attilio, 39, 272.
Foscolo Ugo, 72, 146, 169,
170, 171, 278, 283, 306.
Fozio, 54.
Fraccaroli G., 190, 191, 192.
Frinico, 24.
Fruterio Luca, 105.
Furtwangler, 322.
G.
Gabbriello dalla Pietra, 112.
Gacon Francesco, 204.
Ta^rì AvQliàoij, 74.
Galeno, 47.
Gaisford Thoma , 131, 132,
133, 136.
Gattinara (da) Domenico, 198.
Cello, 254.
Gemma Adolfo, 194, 195, 300,
393.
Gerhard Wilh., 135, 344, 356.
Gesnerius Tigurinus Jacobus,
70, 359, 363.
Giles J. A, 134, 137.
Giraldi Lilio Gregorio, 60.
Giuliano Imperatore, 49.
Goltius, 366.
Cori Frane. Ant., 118, 164,
165.
Gorsse, 394.
Gottlob Fred., 130.
Crafen F. L. H., 125.
INDICI
439
Grenovio Jacobo, 68, 364, 366.
Grillparzer, 395.
Gronovio, 352, 361.
Grosset, 206.
Gualth Rod., 95.
Gubematis (de) Angelo, 196
197.
Guerrazzi F. D., 179.
Guglielmi Virginia, 376.
H.
Haimius Nicol. Frane, 72.
Hardion Giacomo, 68.
Harduinus, 364.
Harles Theoph. Christ. , 122 ,
123.
Hartel W., 84.
Hartung, 136.
Haymius , 362.
Hemebach I. M. , 134.
Heinecke Cari Heinr., 120.
Heller H. F., 81.
Hermann Gdfr. , 77.
Hope A., 78.
Hudeman, 208.
I.
lahn, 137, 321.
Imerio, 51.
Imperiale Vine., 161, 162, 163.
Inama Vigilio, 86.
Ipponatte, 253.
J.
Jacobs Frid., 129.
Jàger W., 210.
Johnson Tom., 110.
Joubert Leo, 82.
K.
Kannegiessen K. L. , 209.
Karschinn, 208.
Rock Th., 82, 344.
Kochly H. , 80.
Koeppen Just., 126.
Kohler, 76.
Kopp, 86.
440
INDICI
L.
Labino Dionigi, 263.
Lafogse (de), 116, 204.
Lamartine, 306, 392.
Larousse Pierre, 83.
Lefebure de Viilebrune, 73.
Lenoir Paul, 88, 207.
Leopardi Giacomo, 74, 145,
167, 310, 392.
Liebius, 362.
Lodovico di Gastelvetro, 62.
Longepierre (de) Ili, 112,
202, 321.
Longino Dionisio, 96.
Lnbino Elhardo, 105, 201.
Luciano, 44.
Lucrezio, 199.
Lunak Joan., 87.
M.
Macete di Butroto, 305.
Maffei Scipione, 139.
Mahly J., 83.
Maittaire Mich., 109, 119.
Manzoni, 388.
Marchetti Giovanni, 198.
Marenco Leopoldo, 395.
Marullot, 206.
Marziale, 38.
Massimo di Tiro, 45.
Megara, 254.
Megisero Jeron., 103.
Meinecke CI., 208.
Melcagro, 42, 284.
Meli Giovanni, 392.
Menandro, 27, 311.
Merard de Saint- Just, 205.
Merula Giorgio, 57.
Mezzanotte Antonio, 198.
Meursio, 273.
Miehaelis Ad., 83, 321, 330,
331 , 333.
Michaud, 79, 206, 364.
Michele Apostolo, 58.
Milani Giuseppe, 77, 147, 171
172.
Milesi Bianca, 77.
Millingen , 322.
Mimnermo, 244.
Mionnet T. E., 78.
Mnaide, 254.
Mòbius, 209.
Modona Leonello, 85.
Moebius E. Ant., 132, 133,
135.
Montalti Cesare, 165.
Montfaucon Bernardo, 69.
Monti Vincenzo, 175, 176.
Moore Th., 211.
Moreri Luigi, 65.
Moro Tom., 104, 123,201.
Mosco, 32.
Moutonnet de Clairfons, 204,
205.
MùUer Ott. , 81 , 82.
Mure W., 81.
Mustoxidi Andrea, 75, 76.
Mylonas, 322, 337.
INDICI
441
N.
Nauck A., 80.
Neandri Michele, 97.
Neue Gh. F., 133.
Nicostrato, 305.
Nievo Ippolito, 148, 182, 183.
Nimfide d' Eraclea, 32
Nosside, 28, 267, 268.
0.
Orazio, 36, 199, 263, 280, 281,
291, 313, 390.
Oria (d') Iacopo, 148.
Orti Girolamo, 176, 177.
Overbeck, 209.
Ovidio, 199, 305, 320, 345,
376.
P.
Pagnini, 144, 163, 164, 384,
385.
Palefato , 29.
Palli, 388.
Pamfilia, 254.
Parini, 385, 386, 387.
Pausania, 33.
Pauw (de) I. C, 116, 117.
F'avonis Jo. Cornei., 119.
Paykull Gust., 211.
Pearce ZacH., 116, 119, 121,
123, 201.
Pellenegra Iacopo Filippo, 62,
63.
Pellerìn , 362.
Perizonio Iacopo, 67.
Perticari, 174, 175.
Petrarca Francesco, 56, 269,
391.
Petrettini Giovanni, 79, 177.
Pindaro, 99, 103, 199.
Pindemonte F., 158, 159, 160.
Pinelli Niccolò , 153, 154.
Pinito, 41, 94, 95, 98, 105,
127, 265.
Pirino, 254.
Pizzimenti Domenico, 113.
Platone, 25, 126, 128, 244,
246.
Platone comico, 311.
Plinio G. Secondo, 37, 346.
Plutarco, 39.
Pockock, 350.
Poinsinet de Sivry , 204.
442
INDICI
Polifilo (Frane. Colonna), 58,
59.
Poliziano Angelo Ambrogini,
60, 103, 105, 201.
Polluce, 47, 272, 356.
Portius Frane, 119, 121.
Porto Emilio, 201.
Posidonio Apameano, 33, 248.
Possevini Giovambattista, 63.
150, 151, 152.
Pouqueville, 306.
Prien Carlo, 83.
Prìsciano, 5o.
Proclo, 47.
Purgold, 130.
Q.
Quadrio F. S. , 71 , 72.
I Queenes, 64.
R.
Raabe A. 6., 74, 128.
Rambach Fr., 128.
Ramler, 208, 209.
Reinhold loh., 133.
Reizio F. V., 133.
Rennen, 130.
Richepin Jean, 207, 394.
Richter F. W., 134, 209.
Riedel, 85.
Roche (de la) , 206 , 207.
Rogati Francesco Saverio, 73»
125, 144, 160.
Rosenwald, 79.
Ruhnkenius D. , 131 , 132.
S.
Salomone, 274.
Sauvigny (de), 123.
Scevola Luigi, 395.
Schneidewin F. G., 78, 135.
Schneider A., 130.
SchSne Alfr., 83.
Scoliaste di Pindaro, 30.
Scoliaste di Sofocle, 31.
Scoliaste di Euripide, 31.
Scoliaste di Aristofane, 31.
Scoliaste di Apollonio Rodio
31.
Scoliaste di Teocrito, 31.
Secchi Commeno, 124.
INDICI
44^
Seguìnus, 364.
Seneca, 36.
Senkendorf , 209.
Servio Mauro, 50.
Sestini, 74, 359.
Setti, 86, 87.
Silenziario Paolo, 53, S4, 246,
250.
Simsons Ludw., 133.
Sinesio, 51, 52.
Sittl Karl, 85, 86.
Socrate, 244.
Solerti, 93.
Solone, 23.
Spalding G. L., 137.
Spon Giacomo, 66, 67, 363.
Stackelberg, 322.
Stadelmann Heinr, 84.
Stàhlin lac, 208.
Stazio ,41.
Stefano Bizantino, 52.
Stefano Carlo, 61.
Stefano Enrico, 98, 100, 105,
201.
Steinhaeuser , 339.
Stella, 395.
Stobeo, 53.
Stolberg (de) Cristiano, 208.
Strabone, 35, 268, 389, 390.
Snida, 55, 272, 273.
Sulpicia, 384.
Sylburgius Frid., 114.
T.
Talbot, 85.
Taziano , 44 , 346 , 384.
Tegner Isaias, 132.
Telesilla, 254.
Temistio, 48.
Teocrito, 281.
Teofila , 384.
Terenziano Mauro, 42.
Terpandro, 243.
Thevet, 64, 68, 349, 361.
Timocle, 28, 315.
Tommaseo Niccolò, 173, 174.
Toupius I., 122, 131, 132.
Touzet, 394.
Traner I., 133.
Trezza Gaetano, 85, 282.
Tullio Laurea, 42, 94, 98,
127, 266;
U.
Ursini, 361
444
INDICI
V.
Valentini Pietro Aloisio, 201.
Valletta Stefano, 184.
Vaucher Louis, 136.
Vecchio (del) Gaetano; 137.
Venatorio Tom;, 103, 104, 201.
Venini Francesco , 168.
Venuti Rodolfìno, 350.
Verri Alessandro, 157, 158, 394.
Viani Bonaventura, 82, 148,
183.
Visconti Ennio Quirino, 77,
358.
Volger H. F. Magn., 75 , 99 ,
101, 106, 117, 131, 198,
207, 275.
Vossio Gerardo Giovanni, 63,
64.
Vossio Is. , 111.
Vries S. G., 87.
W:
Weber W, E. , 75.
Weiske, 132.
Welcker F. Gtli., 75, 81, 321,
339, 340, 344.
Westphal R., 82.
Wielde, 364.
Winter, 322.
Wolfius Jo. Ghrist:, 117, 118,
120 , 274 , 369.
Z.
Zanella Giacomo, 190, 217.
Zannoni, 76.
Zanotto Frane, 147, 178, 276.
Zenobio, 48,
Zoncada Antonio, 81, 180.