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Full text of "Scuola di Lionardo da Vinci in Lombardia"

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SCUOLA 



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LIONARDO DA VINCI 

IN LOMBARDIA. 



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SCUOLA 



DI 



LIONARDO DA VINCI 

IN LOMBARDIA 



O SIA 

RACCOLTA 

DI VARIE OPERE,, 

ESEGUITE DA6U ALUEVI E IMITATORI DI QUEL GRAN MAESTRO 

DISEGNATE, INCISE E DESCRITTE 

DA IGNAZIO FUMAGALLI 

MEMBIO DELLA B. ACCAD. DELLE BELLE AITI IN MILANO. 



MILANO, 

DALLA REALE STAMPERIA , 

M.DCCC.XL 



OC Atmcipe' Vacete "<) Utoottoc;^ " 

(/eU 'y-mA&ro ^^^^nce^-, ecc. , 



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À^imo nei/a ^a/i^w ael (fbeaìio ad a/rnmiueé^m^ ne àal^p 
rat^, mn^ìu^a/ru/o reamnim A^r ormna/XMm modera m wr^mae 
i^m*<t cieil ùni^norùalù ^eomn^ao* Ji^u^edéo pwco acceso tw 9Wd^% 
àcòfé ù neal maeufu fwà^rù aal nwd^H? e^em/uo ù amia modera 
miémncenza, ecutò ^leM aidaro Auù nmm il aaiimno cL toauere^ 



a/l owùMon& ci storno cà ùa/nU eómw hàtort aluwru cu aael arcun 
Tìiaeàl^yOj c^ /uuwuca/ni& le^ loro oAe^'o tioito il Uùolo cu Scuola 
de ^Lecna/mo da ^^cHncc in ^/Amunt/mui. 3fl ^matdeóio AcUmo co- 
óUmiù óoi^ùrcdào "molt^ cu aaeó4^ cdl a/m/nu^KaoMmù deau eàte^l, e 
con ^^ in^!ncU oaaetti d aH;ef a4xicoueyro aeneral?nent& oóod/n & 
nealeiU. ./Yd ra>ccoaucrl& & AuMouccme, l cuétoro i/nMora l aUa 
^M^ot&zumo cu D^ t^. ^. j eoe éa/ra cu dA/ron& cdl& ^maaawrc 
cdànu i/mA/rede. 

C/h^ucta eau AeHcmto corno d /uu aeneroóo cornAenóo cdle 
cu àu raUcae, l onore^ d av€r Aotuto u/nuuct/re cdl t^. u. o^. 
oueMo àrduto del duo ormiamo e ddla riaa dewKUone. 



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LA MADONNA COL BAMBINO. 



\luE8T0 prezioso frammento c) a fresco di due figure 
colossali ammirasi in Vaprio, terra situata sulla destra 
sponda del fiume Adda e discosta da Milano diciotto 
miglia. La maggior parte de' Biografi del Vinci combi- 
nando lo stile di quest opera e l' epoca dell* esecuzione (») 
colla dimora a cui l'obbligarono in quel luogo le idrau- 
liche sue speculazioni, e valutando non meno la predi- 
lezione che aveva per Francesco Melzo di lui scolare, 
proprietario del palazzo ove esiste , concorre ad enco- 
miarla siccome un parto sublime del suo pennello. L' ar- 
tista però che scevro di prevenzione procede ne' suoi 
giudizj colla sola scorta dell'analisi e del confronto, trova 
di che muover dubbio sopra si fatte induzioni. 

Sebbene vi si riscontri un profondo sapere , una sor- 
prendente degradazione di ombre ( difficilissima in simil 
genere di dipinto e molto più nelle figure colossali ) , un 
tocco di capelli veramente fluido e magistrale, e final- 
mente in molte parti la maniera stessa del maestro ; tutta- 
via quando uno si fa ad esaminare la soverchia secchezza 
di alcune altre , e qualche scorrezione di disegno in 
cui non è supponibile sia incorso Leonardo , è tentato 
di propendere ad una diversa opinione , cioè ritenere 
quest' opera si ardita per un tentativo dello stesso Melzo. 
Per accertarsi poi eh' egli fosse capace di portarlo ad un 
si alto grado di bellezza , veggasi ciò che intorno ad 



esso ci lasciò scritto Giannambrogio Mazzenta (^) in fine 
del Codice che servi alla prima edizione del Trattato della 
Pittura. 

La testa della Vergine dalla sommità al mento è alta 
un metro , un centimetro e quattro millimetri ; quella 
del putto , nove centimetri e quattro millimetri. 



NOTE. 



(0 Ho creduto di così chiamarlo indótto dalla natura del luogo ove si trova , che si vede 
chiaramente essere stato alterato da quello che doveva essere alT epoca dell' ese- 
cuzione del dipinto ; come ognuno potrà meglio convincersene osservando che il 
pavimento ora taglia ambedue le figure. 

(^) Tale effigie si pretende eseguita nel iSoj e fu non poco danneggiata nel 1796 dal 
fuoco acceso da soldati presso la stessa parete. 

(^> Francesco Melzo ( suo scolare ed erede ) erasi avvicinato piucchè altri alla maniera 
del Vinci: lavorò poco perchè era ricco; ma i suoi quadri sono ben finiti e sovente 
confondonsi coi lavori del maestro. Questa nota può servire per que** che ritennero 
il Melzo per semplice miniatore ( Vedi Memorie storiche di Lìonardo da Vinci 
scritte dal cavaliere Amoretti ,. Bibliotecario deir Ambrosiana > ecc., pag. i38). 












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S. ANNA E LA VERGINE COL PUTTO. 

J\uLLA,si potrebbe aggiungere a quanto intorno a si 
vago e alquanto bizzarro gruppo eseguito in cartone 
dal Vinci ne scrissero nella di lui vita il Vasari e gli 
altri illustratori (•). Tradotto , come si crede , in dipinto 
dal prediletto suo discepolo Andrea Salai o Salaino (»), 
non perdette punto di grazia e di pregio ; anzi tanta 
è la fusione del colore , tanta la forza del chiaroscuro 
e tanto il sugo delle tinte, da potersi con tutta certezza 
asserire che la mano maestra non si limitasse solo a 
g-uidare il pennello dell'allievo (»), ma le parti più no- 
bili vi riducesse a finimento. 

La Vergine seduta in grembo alla madre si china 
a sostenere il divin figlio, che a lei rivolto, con atto 
fanciullesco tenta di cavalcare un agnello a lui sotto- 
messo. S. Anna con vezzoso sorriso in aria matronale 
sta attentamente osservando i loro naturali moti. La 
compiacenza, la gioja e gli affetti più teneri che trape- 
lano da que' volti e da quelle forme inimitabili , rapi- 
scono chiunque si pone a riguardarli: più 1* occhio vi si 
ferma, e nuove bellezze rinascono, e via maggiore si fa 
l'illusione e l'incanto. H paese e gli accessorj offrono tutta 
la verità, e sono condotti colla maggior finezza e diligenza (4). 

Questo quadro esisteva in Milano nella sagrestia di 
Nostra Donna presso S. Celso ed era collocato rimpetto 
ad una Sagra Famìglia della più bella maniera del Sanzio ($>, 
dalla quale non era punto eclissato. Forma attualmente 
parte della preziosa collezione di S. A.L il Principe Viceré («). 



Lo stesso soggetto con variate fisonomie, dÌTcrso fondo 
e diversi panneggiamenti, esiste nel Museo Napoleone di 
Parigi , e fii di recente pubblicato e corredato di giudi- 
ziose note dagli editori Robillard, Péronville e Laurent 

Una copia in tela, parimente con alcune variazioni, 
cavata , per quanto si asserisce , da un antico cartone 
che conservasi nella Biblioteca Ambrosiana, fii eseguita 
da Andrea Bianchi detto il Vespino , per ordine del 
Cardinale Federico Borromeo, nome caro alle lettere e 
alle arti , il quale Tha ivi depositata. 

Un'altra similmente abbozzata in tavola trovasi presso 
questa Reale Pinacoteca in Brera , e sembra opera di 
Bernardino Lanino, scolare di Gaudenzio Ferrari. 

Uno schizzo assai pregevole per la stessa composizione, 
variato nelle attitudini, di mano del Vinci, vedesi nella ricca 
collezione de' disegni del signor cavaliere professore Giu- 
seppe Bossi , da lui non ha guarì pubblicato colla dotta 
ed elegante sua Dissertazione sul Cenacolo delle Grazie. 

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(i) V. VaMri, Vita di Lion. da Vinci, ed il Lomazzo, lib. a, cap. 17 del Tran, della pittata. 

(*) Lettera del P. Recta, tumpata nel 3.* tomo delle Lettere pittoriche. 

{?ì Oltre r e*preMÌone del Tauri : E certi lavori che in Milano si dicono essere di Salai, 
furono ritocchi da Idonardo ... il confronto di questa colle altre «ne opere avvalora 
■i fatto giaditio ; anzi in due inventar] da me vedati presso qnella chiesa viene indi- 
cata come originale di Leonardo, e come tale è descritta nel Ritratto di Milano di 
Carlo Torre, ediz. dell'Agnelli 1714, pag. 72, e nelle Notizie Storiche di an anonimo 
stampate da G. B. Bianchi 176S. Y. 1' elenco in fine degli architetti , pittori , ecc. 

(4) Vogliono alcuni che possano essere di mano del Bernazzano, rinomatissimo a qae' tempi 
in simil genere, e compagno di Cesare da Sesto, e che dipingeva spesso i fondi dei 
quadri tanto dello stesso , quanto degli altri dipintori figuristi suoi contemporanei. 

(}) Questo quadro di Raffaello , che era unico in Milano, sta ora nella Imperiale Gal- 
leria di Vienna , e fu ivi trasportato nel 1779 da Giuseppe II , il quale con gene- 
rosi doni ha indennizzato la Chiesa , ma non gli artisti milanesi di tale perdita. 
Sì l' uno come 1* altro si (tanno incidendo dal signor Giuseppe Benaglia. 
Le dimensioni del quadro sono di m. i , cent. 7 , mill. 8 in alt. , e d) m. i e cent. 4 in larg. 

(') Fa recentemente comperato dalla prelodata A. S. I. 



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LA PRESENTAZIONE DELLA VERGINE 



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LA PRESENTAZIONE DELLA VERGINE 
AL TEMPIO, 



I j a composizione di questo dipinto non può essere 
né più elegante , né allo stesso tempo più severa. Fe- 
dele ai precetti di quel grand' uomo del quale imitò la 
maniera, v' introdusse Bernardino Luino quella moderata 
varietà che, rianimando l'attenzione dello spettatore, più 
a lungo lo trattiene e diletta. Le teste della Vergine, 
di S. Anna , S. Gioachimo e di Simeone , primeggiano 
fra i variati caratteri dei sessi e delle età differenti. Due 
vecchi che portano le proprie offerte al Tempio sem- 
brano partecipare alla materna tenerezza ed alla com- 
piacenza de' congiunti , mentre alcuni altri astanti sono 
compresi dalla veneranda dignità del Sacerdote e della 
cerimonia. Un fanciullo seduto sulla gradinata del Tem- 
pio scherzando giocosamente con un cagnolino è il solo 
che, abbandonato alle distrazioni proprie dell'età sua, non 
prende parte all'azione. 

A riserva di qualche trascuranza de' costumi e di al- 
cune pieghe che non si saprebbero commendare, sic- 
come fatte di pratica , tutto il resto porta in alto grado 
l'impronta del vero e del vero scelto. 

H dipinto è a fresco facile e fluido, e formava parte 
della storia della Vergine da lui eseguita nella chiesa 
della Pace in Milano, ove staccato per alcuni adatta- 
menti e passato in mani private, venne dal Governo 



riscattato unitamente al quadro dello Sposalizio di Raf- 
faello dair eredità Sannazzaro. Trovasi ora nelle Reali 
Gallerie, ed è alto un metro e cinque centimetri circa, 
e largo un metro e nove millimetri. 



NOTA. 



Checché ne riportino alconi scrittori della Vita di Leonardo, eccetto il Vasari, si 
vaole che Bernardino Lnino non sia stato del numero de' dùcepoli di Leonardo ; 
ma che abbia appreso uno stile conforme studiando sulle sue opere , e approfit- 
tando indirettamente delle sue dottrine. 



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IL MARTIRIO DI S. CATERINA. 



JNIella terza cappella della Chiesa del Monastero 
Maggiore, a mano destra entrando, si presenta da un 
lato della stessa dipinto a fresco il Martirio della 
Vergine di Alessandria, che resistette alle voglie di 
Massimino. 

La Santa posta in ginocchio colle mani giunte e cogli 
occhi al Cielo rivolti, sembra render grazie all'Altissimo 
pel seguito prodigio. Un manigoldo scappato dalla piog- 
gia di fuoco che precede l'angelo sterminatore, nell'atto 
che s*allontana, sta per essere percosso da un pezzo delle 
infrante ruote dentate disposte pel di lei supplizio. Altri 
de' suoi compagni giacciono in variate guise distesi sul 
suolo, altri cade, altri, in atto di fuggire, mostra il più 
terribile spavento. Lo scompiglio e il disordine vi sono 
a meraviglia rappresentati. Il Luino trattò il soggetto da 
gran maestro conservando nella composizione , abbenchè 
sparsa, quella unità e semplicità che formano il pregio 
delle grandi opere. Bella è l' espressione della testa della 
Santa, ed il restante delle parti tanto ignude quanto 
coperte sono di purgato disegno e dipinte con sor- 
prendente bravura. Le pieghe però che avviluppano il 
piede destro della Santa, già poco flessibile, sembrano 
soverchie, facendolo comparire lungo più del dovere. L'an- 
gelo che si scaglia dall' alto , quantunque indecisamente 



trattato per la sua lontananza, ha un moto vibrato ed 
osservabile , e leonardesca è parimente V invenzione del- 
l' ordigno destinato pel supplizio. 



NOTE. 



Le dae porte pntticste nei lati della Cappella, interrompono qnetto fresco che forma 

un paralellogramma. 
Le figure sono di grandezza poco meno del naturale. 




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LA MORTE DI S. CATERINA. 

JL/iRiMPETTO al già descritto dipinto , un manigoldo 
di truce aspetto colla scimitarra alzata sta misurando il 
fatai colpo sul collo della martire. È impossibile con pa- 
role il descrivere Y espressione che l' autore ha saputo 
imprimere in ambedue le teste di si opposto carattere, 
in una la venustà , la rassegnazione , la santità; nell'al- 
tra l'ira, la barbarie e fino l'atroce compiacenza si tro- 
vano associate ; la semplice attitudine della paziente fa 
un maraviglioso contrasto collo slancio terribile del car- 
nefice. Le teste gareggiano in bellezza con quelle del 
Vinci , e sono condotte con una maestria che incanta. In 
poca distanza, alcuni soldati sono spettatori di questa 
scena crudele, e sembra che alcuno di loro dia il segnale 
della esecuzione. Nel fondo , due angeli depongono il 
corpo della Santa in un avello posto sopra un alto monte. 

In mezzo a tante bellezze perdoneremo volentieri al- 
l' autore questo anacronismo ( troppo comune ai tempi 
in cui visse ) col quale ha voluto esprimere il successivo 
compimento del suo soggetto. 

Le pieghe delle ricche vesti che cuoprono la martire 
sono della massima naturalezza ; ma sfortunatamente la 
loro estremità verso i piedi resta tagliata dalla porta che 
introduce nella cappella contigua. 

Le dimensioni del dipinto sono le stesse dell'altro. 

NOTA. 

Il culto di questa Santa fa iotrodotto dai Greci nel YIII secolo^ e pretendesi che 
il di lei corpo sia stato rinvenato sul monte Sina in Arabia. Vedi Sede Usuard 
e Adon al Man. Saronius a cart. 307. Foising, ecc. 



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LA SACRA FAMIGLIA DI MARCO DA OGIONNO. 

Li A prospettiva, tanto lineare quanto aerea, non bene 
conservata e qualche inesattezza di disegno che rilevasi 
in questa tavoletta non offuscano i molti pregi di si leg- 
giadra composizione. Le diverse età sono in attitudini 
di rispettiva convenienza; i putti segnatamente hanno una 
movenza del tutto leonardesca e conforme alle più volte 
ripetute dottrine di quel gran precettore; il vivace colo- 
rito e soprattutto le intenzioni delle figure sono si al 
vivo espresse che sforzano ad osservarle , destando una 
dolce sensazione . Il fondo, abbenchè interrotto da sover- 
chie linee e da diversi oggetti, presenta all' occhio dello 
spettatore una scena naturalissima : i fiori e V erbe di cui 
è sparso il terreno sono di rara e diligente esecuzione. 

Marco da Ogionno, autore di questo dipinto, fu di- 
scepolo del Vinci ; ma in mezzo ai replicati suoi studj 
sul gran Cenacolo, contrasse un carattere talmente suo 
particolare, che le di lui opere non vanno confuse con 
quelle de' suoi condiscepoli; e come avvenir suole a molti 
servili imitatori i quali non hanno bastante attitudine 
per internarsi nelle divine bellezze dell' archetipo pro- 
postosi , diede in caricatura e stampò singolarmente nelle 
teste di non pochi suoi quadri una riprovevole uniformità. 

NOTE. 

Del Cenacolo delle Grazie contansi molte copie eseguite da Marco. Yeggasi l'opera recea- 
temente pubblicata dal signor cavaliere professore Giuseppe Bossi. 

Questo quadro esisteva nella chiesa de' Minori Osservanti di Maleo , terra sul Lodi- 
giano, ed ora trovasi nella Reale Pinacoteca di Brera. £ alto un metro e un cen- 
timetro circa, e largo sette centimetri e sei millimetri. 



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MARIA VERGINE COL BAMBINO. 

Jjj chi mai in veggendo un gruppo si amabile , un 
vezzo tanto seducente, una immagine si graziosa ed ele- 
gante non sarà tentato di crederla opera accurata del 
Vinci ? Non Y artista solo , non il conoscitore o chi ha 
sentimento del bello, ma l'idiota e perfino gl'innocenti 
fanciulli sono forzati a contemplarla ed a mostrare co' gesti 
loro la meraviglia e la più piacevole sensazione. La natura 
sembra aver ceduto i suoi doni e le sue bellezze all' autore 
per animarla : tanto fine sono le fisonomie, sì fusi i 
dintorni, il rilievo si potente, che lo sguardo rimane in- 
gannato^ la immaginazione sedotta, e vano riesce, ogni 
tentativo per imitare e tradurre tanti pregi con pochi 
lineamenti. 

Il divin Figlio volgendosi con vaga attitudine allo spet- 
tatore sembra invitarlo a bearsi nelle fattezze veramente 
divine della Genitrice. 

Oltre r impronta caratteristica di quella scuola, alcuni 
pentimenti si scoprono a far prova di originalità. 

Questo quadro, già esistente nell'antica Galleria della 
Casa Araciel di Milano, è ora posseduto dal segretario 
Antonio Jodani , ed è alto 6 decimetri , 4 centimetri e 
largo 4 decimetri , 7 centimetri circa. 

NOTA. 

Fra le diverte copie sparse ia Milano , nella Galleria Ambrosiana ti osserva un quadro 
con quasi la stessa composizione segnata al rovescio , che vien supposto da alcuni 
opera di Bernardino Luino , da altri di Gianpedrino. 




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LA MADONNA COL BAMBINO E S. GIUSEPPE. 

Xl contrasto della composizione , il giuoco maravi- 
glioso delle ombre e dei lumi , Y aria dei volti , gli 
evidenti affetti e la natura colta ne' suoi bei momenti 
manifestano in questo frammento di cartone la mente e 
la mano dell' incomparabile Leonardo. Dalla moltiplicità 
dei dintorni a pieno si scorgono le ricerche di quell'anima 
delicata ed instancabile nel rintracciare la perfezione ed 
il sublime in tutte le sue produzioni. Mentre la Madre 
con bel garbo è in atto di sollevare dal sito ove giaceva 
il Putto che ad altro oggetto sembra volger la sua at- 
tenzione , un amoroso Vecchio sta contemplandolo , e 
mostra tutta la tenerezza e tutto il compiacimento. 

Nella figura del Putto le varie piegature della pelle e 
delle grassezze proprie di quella età, e tutto ciò che 
succede in un atto pronto e ( per usare le parole del 
Vinci ) storto, vi è accuratamente e colla maggior natu- 
ralezza indicato : le pieghe che fasciano il grembo della 
Genitrice sono condotte coUa massima finezza e diligenza. 
Le parti poi indecise che si scorgono nella figura di S. 
Giuseppe , e molto più lo sguardo del Pargoletto, fanno 
con qualche fondamento supporre che un' altra figura, o 
d' un Devoto , o d' un Santo , aggrujppasse al soggetto , 
quantunque abbastanza compito. 

H cartone suddetto è posseduto dal signor Giuseppe 
Appiani pittore, ed è decimetri 8, centimentri 6 circa 
in altezza, e decimetri 6 , centimetri 4 circa in larghezza. 



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:òcrri. Sùi^ntdS f:'}n^ 



wJi^rìiPifYoìL àCtUl. f.t jTUjÌì 



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L'APPARIZIONE DI CRISTO ALLA MADDALENA. 



V^UANTUNQUE Ìli qucsta rappresentazione cada spe- 
cialmente sotto gli occhi il difetto , non raro nelle opere 
meno accurate di questo Autore, di dar alquanto nel 
tozzo, nulladimeno, quando lo spettatore prende ad 
esaminare la semplicità del comporre , la naturalezza delle 
attitudini , la espressione infine ed il sentimento che yi 
dominano , è spinto a dimenticare ogni mancanza , e ine- 
briato da tanti pregi a rinunziare ad ogni scrupolo. Il 
soggetto è chiaro , dignitosamente e maestrevolmente 
espresso : la testa della Maddalena in particolare ricorda 
colle sue fonne quanto di più sublime e venusto abbia 
mai effigiato greco scalpello. I due Discepoli che si os- 
servano in qualche distanza, introdotti con dotto accor- 
gimento ad arricchire la composizione, richiamano a mente 
i modi rafaelleschi , e sembrano co' loro gesti muover 
parole e 1' un Y altro interrogare intorno le dottrine del 
divin Precettore, o intomo la seguita resurrezione. 

Questo quadro in tela , alto decimetri 9 , centimetri 
6 circa, e largo decimetri 9 , centimetri i , conservasi 
nella Pinacoteca Ambrosiana. 




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CRISTO FLAGELLATO CON VARJ SANTI 

Ih prospetto della detta Cappella offire uno spettacolo 
de' più commiserevoli. Cristo esangue per le battiture 
è a stento sostenuto da petulanti e feroci manigoldi. Ai 
di lui lati sopra un piano più basso , due Santi tutelari 
della Chiesa col pallore del viso , cogli occhi inzuppati 
e rossi di pianto manifestano la compassione e il dolore 
onde sono oppressi. Superiormente, ad accrescere il com- 
movimento che desta questa tragica scena, s'affaccia Gio- 
vanni in atto d' impedire alla Madre, che desolata accorre 
in traccia del divin figlio, di più oltre avanzarsi, e sembra 
voler pietoso celargli una vista di tanto raccapriccio. 

L'altro episodio della fantesca di Pilato che, additando 
a Pietro il flagellato, lo interroga se ha di lui conoscenza, 
quantunque non combini col momento esatto dalla storia, 
tuttavia non disdice ed anzi pare introdotto a rendere 
più importante il soggetto. L'anima è in tutte le. figure, 
e ciò eh' è più, le delicate passioni tanto si confanno 
ai volti di que' personaggi che non si può a meno di 
non essere seco loro agitati e commossi. 

Nel devoto genuflesso, su cui S. Caterina appoggia la 
mano protettrice, potrebbe essere effigiato Francesco Be- 
sozzi. Causidico milanese, chiaro per antichissimo le- 
gnaggio. Dalla iscrizione della lapide sepolcrale posta 
innanzi la stessa cappella vien indicata la di lui morte 
nell'anno iSSg che sarebbe d'una diecina d'anni circa 
posteriore all' epoca in cui fu eseguito il dipinto. 



Le figure che sono sul davanti sono di grandezza na- 
turale e tutte di facile esecuzione; il tocco è franco e 
magistrale , e le differenti stoffe e vestimenta si direbber 
pennelleggiate da Paolo Calliari* Esaminando da vicino 
tal dipintura , fa sorpresa come con mezzi cosi semplici 
abbia potuto ottenere l'autore tanto rilievo e tanta cospi- 
cuità nelle differenti parti onde l' opera è composta. Un 
tal meccanismo dovrebbe servir di norma a molti pittori 
dell' età nostra. 






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VARI ANGELI COGLI STROMENTI 
DELLA PASSIONE DI CRISTO. 



JLa volta della cappella non poteva essere decorata 
con soggetti né più adattati né più convenienti di quelli 
impiegati dal nostro Autore. H mezzo della curva é oc- 
cupato da una testa di un Dio Padre circondata da quat- 
tro Cherubini : dall' uno de' lati a destra un Angelo 
genuflesso sulle nubi, sostenendo con timida mano una 
corona di spine , indica coli' altra Gesù flagellato. Il suo 
viso esprime un profondo dolore : non può essere né 
più vago né meglio compósto il suo atteggiamento, né 
più elegante la foggia de' suoi vestimenti. Ad onta però 
di tali prerogative , si desidererebbero forme meno esili 
e più nobili nelle gambe e nelle braccia, quantunque 
la natura nell' età presa ad imitare , cioè fra la pubertà 
e l'adolescenza, presenti quasi costantemente simili di- 
fetti. Una tal macchia vien poi onninamente cancellata 
dalla bellezza de' sottoposti Angeli minori , i quali ap- 
poggiano sul basamento della volta stessa, sostenendo 
parimente gli emblemi della passione. Essi hanno forme 
veramente angeliche, e la loro espressione penetrando nel 
cuore di chi li riguarda eccita misto ad una dolce me- 
lanconia un piacevole sentimento. 




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ALTRI ANGELI COGLI EMBLEMI 
DELLA PASSIONE. 

V><oN molto accorgimento a non dissimile partito del- 
l' antecedente si appigliò il Luino nelV ornare 1* altro lato 
della volta già descritto : lo richiedeva la simmetria , lo 
consigliava la natura dell' argomento e ad esporlo baste- 
rebbero le parole della precedente descrizione: se non 
che r Angelo superiore , oltre lo stesso difetto notato in 
quello che gli sta di contro , è atteggiato in modo , seb- 
bene naturale , secondo molti non commendevole, ed 
alquanto tozzo si manifesta dalla metà in giù. Anche 
queste imperfezioni però sono con usura compensate dalle 
attitudini rafaellesche , dalle forme gentili , dalla non 
mai abbastanza applaudita espressione e dai sommi pregi 
infine che sfavillano negli Angeli inferiormente collocati. 

La grandezza delle figure in ambedue i dipinti è poco 
meno del naturale. 



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L'ADORAZIONE DE* MAGI 



DI 



GAUDENZIO FERRARI. 



IO stile franco^ grandioso ed alquanto bizzarro 
accoppiato ad una esatta imitazione di forme naturali 
che domina in questo fresco , dà chiaramente a dive- 
dere che non alla sola fonte yinciana , ma ben anco 
ad altre non meno cospicue il dipintore lo attinse. Dal 
Lomazzo , nipote di Gaudenzio , neir arte , sappiamo 
in fatti aver egli appreso da Stefano Scotto n i primi 
erudimenti , e che poscia rivolti gli occhi a Leonar- 
do , gli fu seguace, eleggendosi a secondo precettore il 
Luino , finché fattosi grande ajutò in compagnia di 
altri valentuomini il principe de' pittori al Vaticano. 
Per si fatta educazione dovette egli necessariamente 
contrarre diverse maniere , alla migliore delle quali , 
cioè dopo aver percorse strade si luminose, devesi attri- 
buire il presente dipinto. Lo stile ce lo attesta, lo 
confermano la novità del comporre, l'ardimento della 
esecuzione e l' evidente possesso dell' arte. NeUa espres- 
sione compete e co' contemporanei e cogli stessi maestri. 
La canizie di uno de* Magi, resa ancor piii veneranda 
da' regali abbigliamenti, si presenta nel suo vero aspetto; 
la dignità, la compostezza si ravvisano negli altri per- 
sonaggi ; tutte quante le figure dilettano e si fanno 



ammirare. Se v*ha eccezione a ^rsi in un compendio di 
tanti pregi, sarebbe la soverchia picciolezza delle mani, 
trascurate o per la fretta a cui obbliga spesso questo 
genere di pittura, o pel fuoco che animava il pittore, e 
di cui per ogni dove se ne scorgono le tracce. Quando 
però si fa attenzione al loro atteggiamento, simil difetto 
non offende, sfuma del tutto, anzi sembra che la grazia 
stessa le abbia collocate. 



nota: 



(*> fi tradizione de* TercelleM che innanzi a qnetti «tndiatte sotto Giovanu^ne. 



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SEGUITO DELL'ADORAZIONE DE' MAGI 



.RDUA impresa sarebbe stata per qualunque valente 
pittore il riempiere d' una sola composizione due vani di 
simil figura laterali all'antecedente , come richiedevalo Tor- 
namento della cappella n : il nostro autore divise la sua 
con tanta industria e sagacità da credere che dopo averla 
imaginata fossero stati adattati i campi su cui dipingervi. 
In uno di essi si presenta in leggiadra attitudine il terzo 
personaggio richiesto dall'argomento, che sta rassettan- 
dosi (concetto che accresce dignità e naturalezza) onde 
comparire più decorosamente innanzi al Re de' Regi: 
un piccolo moro gli slaccia gli sproni, mentre altri col 
freno e colle pugna arrestano un irrequieto destriero, che 
sembra coli' avanzarsi voler interrompere il loro servigio. 
Quali atti pronti e vivaci ! quali spiritose mosse ! quanto 
sono veri nella loro deformità que' volti! con qual pre- 
cisione è indicata la sveltezza e muscolatura di quelli 
Etiopi ! La ricchezza delle vestimenta concorre a formare 
la più piacevole illusione. 



NOTA. 



i*) Qaetti pezzi dipinti a fresco esistevano altre volte in una cappella della chiesa 
della Pace in Milano, da dove vennero trasportati, e adornano attualmente l'atrio 
della R. Pinacoteca. 



SEGUITO DELL' ADORAZIONE DE* MAGL 

1 lELL altro campo paralello al già descrìtto spiega 
r Oriente la sua pompa : uomini , cavalli , fiere , uccelli 
formano un marayiglioso gruppo che arresta anche i 
meno curiosi. Le strane acconciature, ì differenti addobbi 
e tutto ciò che Reynolds chiama parte ornamentale, sor- 
prende e per la vaghezza e pel tocco ardito con cui è 
eseguito. Se il nostro Gaudenzio non fosse antecessore 
di Paolo Veronese (O, si potrebbe a buon dritto asserire 
che questi lo avesse ajutato , tant' è simile il pennello , 
tant' è analogo il fare. Colori forti e vivacissimi in grata 
amistà ira loro combinati ^ Y arte , il brio , V ardimento 
incantano» Nelle bardature de' cavalli ed in qualche cal- 
zare innestò de' fermagli di vero metallo, come fii co- 
stume del Montorfano ; ma laddove nelle opere di questi 
dissuonano e turbano la totale armonia, in quelle del 
nostro autore <>> simili rilievi vi sono si bene maneggiati, 
ed è si bene mantenuto il tuono delle tinte adiacenti, che 
quasi non s'accorge, ed anzi vi fanno mirabile giuoco. 

Le figure sono di grandezza alquanto minore del naturale. 

NOTE. 

<i) Il Caliari nacque nel iSa8, morì nel i588 di anni So. Ridolfi, o piuttofto di anni 
60, necrologio citato dallo Zanetti. 
Gandenzio Ferrari o da Yarallo , come lo chiama MeMer Giorgio Vasari , tcari o negli 
elògi ove non fi tratta de' tuoi paesani , ebbe i natali in Yaldngia , terra sul No- 
varese , Tanno 1484, mori nel iSSo. 

(*) Simili ghiribizzi sono da evitarsi , quantunque qualche straordinario ingegno nato in 
nn secolo a noi più vicino siasene qualche voIm servito felicemente. Il Tiepolo. 



LA VERGINE COL BAMBINO, 
S. GIOVANNI E S. BASTIANO 



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LA VERGINE COL BAMBINO, 

S. GIOVANNI E S. BASTIANO 

CON DUE DEVOTI 



RA gli Stupendi prodotti di questa florida scuola 
tiene luogo distinto il presente di Gio. Antonio Boltraf- 
fio > ed a parer di molti nella penuria delle opere del 
maestro poche al par di questa danno un* esatta idea del 
suo modo di colorire. Oltre il ravvisarvi per questa parte 
poste in pratica le dottrine di quel gran caposcuola^ 
milita a favore di questa asserzione Tessere stato scelto 
il Boltraffio in suo successore per educare la gioventù 
milanese (». Ad onta di qualche secchezza in alcune parti, 
e di qualche esilità di forme, avanzo non del tutto 
sbandito della maniera appresa nelle antecedenti scuole, 
tutto è armonia e natura, tutto è leonardesco. Le partì 
ombrose sono di un vigore tale che ne risulta riUevo ed 
illusione, le teste si staccano mirabilmente dalVaria, e mas- 
sime i ritratti de' due devoti sono sorprendenti. Belle sono 
le poche linee del fondo ed accurati gli accessorj tutti; le 
varie erbe di cui è cosparso il terreno sono condotte 
alla maggior finitezza. Ma siccome sgraziatamente anco 
i parti di quegli uomini che più si avvicinarono alla per- 
fezione non vanno esenti da nei, cosi in questo, tacendo 
di altri difetti, dispiace sopra tutto la fisonomia della 
Vergine, quantunque naturale, per la sua guardatura 



bieca e per un certo qual carattere ignobile che vi do- 
mina. Il genuflesso coronato d' alloro viene reputato Ge- 
rolamo Casio de' Medici w poeta, la di cui cetra risuonò 
delle lodi del dipintore. K altra effigie , della quale se 
ne ignora il nome, pare probabile, pel posto più digni- 
toso che occupa nel quadro , essere del devoto che al 
Boltraffio ha allogata la tavola. 



NOTE. 



(1) Se credati al Borsieri ed al Sassi, il Boltraffio diresse Taccademia del Vinci, allorché 
qaesti si allontanò da Milano per la caduta del Moro. 

(») Il Vasari che ha descritta qaesu uvola, non si è fatto carico che di un solo denoto 
col nome di Cesio; lo stesso fece il Lanzi. 
Secondo lo stesso Vasari, Fautore vi aveva segnato il proprio nome, quello del Vìnci 
suo maestro e Tanno iSoo : tal soscrizione ora non è aflBttto apparente, anzi il 
poco spazio che rimane nel basso fra le figure e la cornice fa con fondamento 
arguire che in occasione di antico risuuro o adattamento sia essa suu ugiiata. 
Questa tavola alu metri i, centim. 83, e larga metri i, centim. 85 esisteva altre volte 
nella chiesa della Misericordia in Bologna, unica opera che si conosca dell* autore 
eaposta al pubblico : fu trasportata dopo la soppressione di quella chiesa in Mi- 
lano, e formava uno de* pia begli ornamenti delia R. Pinacoteca , non meno che 
r attestato più ampio del valore degli allievi di quella scuola : ora è stata ul- 
timamente prescelta per formar parte del Museo imperiale di Parigi, alla cui 
doviziosissima serie mancava ancora un* opera di questo pittore. L' Accademia non 
possiede ora di lui che la sterile lapida sepolcrale trasportata da S. Paolo in Goia- 
pito , ove riposavano le mn* ceneri. Le opere del Boltraffio sono rarissime anche 
nelle quadrerie. Gli artisti sarebbero dolentissimi di ule perdita , se la sovrana 
munificenza non avesse destinato un equivalente compenso di quadri pregevoli 
della scuola fiamminga, di cui la R. Pinacoteca è ancor povera. 








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LA SIBILLA. 









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LA SIBILLA. 



i RIMA di beare gli occhi nelle, pitture di cui va 
adorno T aitar maggiore, non sarà ^discaro l'alzarli verso 
la fronte della stessa cappella, ove fra la curva dell'arco 
ed i pilastri stanno collocate lateralmente due Sibille di 
rara bellezza. Sopra un cartello a varj ravvolgimenti che 
circonda la parte superiore d'una figura, alla destra del 
riguardante vi si legge Sibilla Agrippa (o. Non può essere 
né piìi vaga, né più raffaellesca la sua attitudine. Cinta 
il capo d'un serto di bianche rose ( (») simbolo verginale ), 
colla ricca capellatura sparsa sugli omeri, con una mano 
in alto indica lo spirito fatidico ond' é animata, colV altra 
mostra l'oggetto delle sue predizioni. Bene inteso è lo 
scorto del braccio alzato , e le vesti palesano leggiadra- 
mente il movimento delle membra, il vago ed armonico 
colorito diletta, soddisfa, e l'artista prova rincrescimento 
al distaccarsene. 



NOTE. 



<i) Tal nome non trovasi fra gli scrittori che delle Sibille fecero cenno. 

(a) Si pretende che gli antichi popoli traessero le loro predizioni dagli astri 9 e che i 
Caldei ed i Persiani dalla stella più rilucente nel segno della Vergine derivassero 
le Sibille. Veggasi Thom, Jfyde , de religione veter, Fersar, e. Sa. 



LA SIBILLA ERITREA. 



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nomi siano riferibili soltanto ai yarj luoghi ove portossi a spandere le sue profezie. 



LA SIBILLA ERITREA. 



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I ON meno commendevole è l'altra che osservasi alla 
sinistra colle parole Sibilla Erithea o. In bel modo * anche 
essa atteggiata, velata il capo, qual si conviene ad una 
età più provetta o secondo il costume orientale, stringe 
da una mano una spada , coli' altra sta in atto d' indi- 
care, e colla bocca semiaperta e collo sguardo rivolto 
alla compagna sembra intenta ad ascoltare i vaticinj che 
essa è per proferire. H panneggiamento che la ravvolge 
è gettato con somma maestria, siccome con arte vera- 
mente maestra si traveggono pronunziati éotto maestose 
pieghe i lineamenti della persona- Queste due figure 
sono minori del naturale, ed in quanto al gusto e all^ ele- 
ganza nulla di più lasciano desiderare. 



NOTA. 

{*) Parimente trovasi Erithrea e non Erithea, 

Ciò che concerne a queste antiche profetesse è inviluppato di tenebre. Platone parla 
di Sibille nel Meninone e nel Fedro senza spiegare la propria opinione. Aristotile 
ha fatto lo stesso. 

I Greci hanno dato il nome di Sibille a quasi tutte le femine inspirate da uno spirito 
profetico. Bekker crede che fossero donne sapienti » le quali facevano le funzioni 
di sacerdotesse. 

Secondo Marziano Capella non v^ ebbero che due Sibille. Plinio e Solino ne contano 
tre \ al calcolo di Lattanzio « di Yarrone , di S. Agostino furono dieci. Eliano ne 
ha nominate quattro ; ma Diodoro Siculo però , ed ultimamente Samuele Petit 
vollero che non ne abbia esistito che una sola ^ opinando che i moltiplici di lei 
nomi siano riferibili soltanto ai varj luoghi ove portossi a spandere le sue profezie. 



NOÈ DERISO DA CAM. 

JA semplicità è una delle principali doti constituenti 
la bellezza; cara perciò ajdi anticlii ivsmò «aMula divisa 



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locato nella iveaie jrinacoteca. 



NOÈ DERISO DA CAM. 

ìa semplicità é una delle principali doti constituenti 
la bellezza; cara perciò agli antichi formò essa la divisa 
delle loro opere. Il Luino ovunque , ma specialmente in 
questa sua composizione mostrasi di lei amante e seguace. 

n protagonista occupa il mezzo del quadro in un atti- 
tudine che sembra essere unicamente quella comportata 
dallo stato preso ad effigiare: l'abbandono e la soppres- 
sione delle forze vitali che seco porta l'ebbrezza, chiara- 
mente vi appariscono. Sem il maggiore de' figli neW atto 
che gli sostiene ambo gli omeri coprendolo d* un manto, 
come sta scritto nella Genesi, volge altrove verecondo 
lo sguardo ; V altro fratello presa con una mano quella 
del genitore , coir altra tira a sé un lembo dello stesso 
manto, onde nasconderne la nudità e con bieca guar- 
datura sembra rampognare Cam che inconsiderato ride 
smodatamente sugli effetti del paterno errore. 

Naturali sono le mosse di tutti gli attori , e i volti 
loro esprimono con altrettanta naturalezza le rispettive 
intenzioni. Commendevole soprattutto è 1* ignudo per la 
purezza del disegno, per l'esatta intelligenza di anato- 
mìa e per la squisita esecuzione del dipinto : non meno 
valutabili sono gli accessorj tutti per essere eseguiti con 
freschezza e facilità. 

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II qaadro è in tayola ed i alto metri i , centimetri ao circa » e lai^o metri i e cen- 
timetri 42. Esisteva altre volte nella sagrestia di S. Barnaba di Milano s ora è col- 
locato nella Reale Pinacoteca. 



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LA MADONNA COL BAMBINO. 

V>(he Leonardo, come si crede, abbia posto mano al 
presente dipinto, ove scorgesi in parte l'abbozzo, il 
compimento e l'imprimitura lasciata in bianco, y ha di che 
muover dubbio. Per consentire a si fatta opinione , om- 
mettendo di rintracciare altri difetti sparsi nelle due figure, 
basta solo d* intrattenersi sulle teste, siccome quella parte 
del corpo in cui quel luminare dell' arte spiegar soleva al 
maggior segno il suo grande sapere. Ivi principalmente 
i dintorni della testa del putto non veggonsi di quella 
purezza che suolsi ammirare nelle opere di sua mano. La 
composizione però non meno che l'espressione d'amen- 
due le figure si annunziano qual parto della sua scuola: 
in que' volti, quantunque non condotti a termine, si legge 
la tenerezza filiale e materna : il gruppo non potrebb'essere 
né più vago, né più leggiadramente composto. 

Merita una particolare attenzione il fondo di questo 

quadro il quale vedesi ridotto alla maggiore finitezza, 

quando appena alcime parti delle figure sono adombrate 

li contorni e di tinte. Né alcuna altra cosa può meglio 

comprovare fuso invalso a' tempi di Lionardo fra gli 

rtisti, e posto in pratica da Lionardo medesimo, di affi- 

are ad altrui esperta mano la cura di dipingere per in- 

ero il fondo de' quadri. 

Esisteva altre volte nella Galleria arcivescovile di Mi- 
ao, ed ora é collocato nella Reale Pinacoteca. 
Le dimensioni sono di met. i , cent 4 circa in altezza 
di cent. 76 in larghezza. 







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LA MADONNA COL BAMBINO. 



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iH£ Leonardo, come si crede, abbia posto mano al 
presente dipinto, ove scorgesi in parte l'abbozzo, il 
compimento e T imprimitura lasciata in bianco, y ha di che 
muover dubbio. Per consentire a si fetta opinione , om- 
mettendo di rintracciare altri difetti sparsi nelle due figure, 
basta solo d^intrattenersi sulle teste, siccome quella parte 
del corpo in cui quel luminare dell' arte spiegar soleva al 
maggior segno il suo grande sapere. Ivi principalmente 
i dintorni della testa del putto non veggonsi di quella 
purezza che suolsi ammirare nelle opere di sua mano. La 
composizione però non meno che l'espressione d'amen- 
due le figure si annunziano qual parto della sua scuola : 
in que' volti, quantunque non condotti a termine, si legge 
la tenerezza filiale e materna : il gruppo non potrebb'essere 
né più vago, né più leggiadramente composto. 

Merita una particolare attenzione il fondo di questo 
quadro il quale vedesi ridotto alla maggiore finitezza, 
quando appena alcune parti delle figure sono adombrate 
dì contorni e di tinte. Né alcuna altra cosa può meglio 
comprovare fuso invalso a' tempi di Lionardo fra gli 
artisti, e posto in pratica da Lionardo medesimo, di affi- 
dare ad altrui esperta mano la cura di dipingere per in- 
tiero il fondo de' quadri. 

Esisteva altre volte nella Galleria arcivescovile di Mi- 
lano, ed ora é collocato nella Reale Pinacoteca. 

Le dimensioni sono di met. i, cent 4 circa in altezza 
e di cent. 76 in larghezza. 




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LA MADONNA COL BAMBINO. 

vJhe Leonardo, come si crede, abbia posto mano al 
presente dipinto, ove scorgesi in parte T abbozzo, il 
compimento e T imprimitura lasciata in bianco, v'ha di che 
muover dubbio. Per consentire a si £itta opinione , om- 
mettendo di rintracciare altri difetti sparsi nelle due figure, 
basta solo d'intrattenersi sulle teste, siccome quella parte 
del corpo in cui quel luminare dell' arte spiegar soleva al 
maggior segno il suo grande sapere. Ivi prìncipaLnente 
i dintorni della testa del putto non veggonsi di quella 
purezza che suolsi ammirare nelle opere di sua mano. La 
composizione però non meno che l'espressione d'amen- 
due le figure si annunziano qual parto della sua scuola : 
in que' volti, quantunque non condotti a termine, si legge 
la tenerezza filiale e materna : il gruppo non potrebb'essere 
né più vago, né più leggiadramente composto. 

Merita una particolare attenzione il fondo di questo 
quadro il quale vedesi ridotto alla maggiore finitezza, 
quando appena alcune parti delle figure sono adombrate 
di contorni e di tinte. Né alcuna altra cosa può meglio 
comprovare l'uso invalso a' tempi di Lionardo fra gli 
artisti, e posto in pratica da Lionardo medesimo, di affi- 
dare ad altrui esperta mano la cura di dipingere per in- 
tiero il fondo de' quadri. 

Esisteva altre volte nella Galleria arcivescovile di Mi- 
lano, ed ora é collocato nella Reale Pinacoteca. 

Le dimensioni sono di met. i, cent 4 circa in altezza 
e di cent 76 in larghezza. 



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LA SACRA FAMIGLIA DI CESARE DA SESTO. 



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vedevasi altre volte nella soppressa Chiesa di S. Francesco Grande di Milano* 



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LA SACRA FAMIGLIA DI CESARE DA SESTO. 

I^UELLE anime delicate che indifferenti non sono 
airaspetto della puerile innocenza , e soprattutto le tenere 
madri saranno piacevolmente commosse dai vezzi e dalle 
grazie di questi amabili pargoletti cui fan corteggio con 
modesto e giocondo viso la Vergine Madre, S. Giuseppe 
e Gioachimo, i quali con atto devoto ed amoroso sorri- 
dono in contemplarli. Un putto (forse il piccolo Giovanni) o 
volgesi a Gesù che sostenuto dalle materne braccia si sten- 
de ad accarezzarlo. La venustà , la grazia e le loro eleganti 
forme indurrebbero a crederli segnati dalla mano di Raf- 
faello: le due teste virili in cui distinguonsi le ingiurie de- 
gli anni vivamente pronunziate, si direbbero eseguite dallo 
stesso Leonardo. La composizione e T espressione sono del 
carattere proprio di questi due sommi maestri. Arrecano 
però non lieve torto ai pregi infiniti di questo quadro alcune 
contorsioni che si osservano nelle mani di S. Giuseppe. 

Questa tavola già appartenente alla Galleria arcivesco- 
vile di Milano vedesi nella Reale Pinacoteca, e duole vera- 
mente agli artisti che il tempo non Tabbia rispettata, e che 
successivi vecchi ristauri abbianla alterata al segno di dar 
luogo fino a qualche dubbio sulla stessa di lei originalità. 

S. E. il Duca di Lodi ne possiede una bellissima replica. 

È alta cent 91 e larga 75. 

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(*) Questa medesima attitudine sembra imitata da aa quadro di Leonardo che ammirati 
nel Museo Napoleone di Parigi, una replica del quale, ora esistente in Inghilterra, 
vedevasi altre volte nella soppressa Chiesa di S. Francesco Grande di Milano, 



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IL BATTESIMO DI CRISTO. 



D, 



*UE chiarissimi dipintori , Cesare da Sesto e il Ber- 
nazzano, occuparonsi di questo lavoro veramente maravi- 
glioso, e si vede come gareggiassero entrambi nel far pom- 
pa della loro maestria. Da questa, gara medesima però 
risulta all'occhio del perito osservatore una leggiere dis- 
sonanza , prodotta anco dalla profusione degli accessorj , 
d'altronde pregevolissimi, i quali per essere di soverchio 
ricercati e luminosi detraggono notabilmente all'armonia 
dell' insieme. 

Anche qui Cesare da Sesto mostrasi emulo del grande 
Urbinate e degno discepolo del Vinci per la bellezza delle 
forme , per l' impasto , per la degradazione e vivacità del 
colorito, non meno che per quel gusto elegante insieme 
e severo che domina in tutte le sue opere. 

n Bernazzano che nell' imitare campagne, frutti, fiorì 
ed uccelli giunse a rinnovare ì prodigi di Zeusi e di 
Parrasio cotanto dalla Grecia celebrati o, spiegò in questa 
tavola i suoi talenti, non volendo rimanere inferiore al 
suo compagno. Se v'ha difetto, come già dissi, che gli 
si possa rimproverare, si è il soverchio sfoggio degli og- 
getti. L' orizzonte è vastissimo e composto di linee spesso 
interrotte. Gli scoscesi lontani monti presentano una certa 
monotonia di angoli sempre troppo pronunziati a danno 
della necessaria varietà e del riposo : il terreno offre un nu- 
mero tale dì variati prodotti , ciascuno con tanta eccellenza 



dipinto che l' occhio non sa decidersi sopra quale debha 
arrestarsi a preferenza. Quindi per godere questo qua- 
dro fa d'uopo lungamente soffermarvisi ed osservare par- 
atamente la figura ed il fondo che sembrano quasi servire 
r una air altro a vicenda di accessorio. Uacqua serpeggia 
intorno ai sassi da essa sporgenti e vi traspare insino 
la minuta arena ; le fragole , i fiori di variate specie sem- 
brano olezzare , i cespugli di erbe sì acquatiche come ter- 
restri occupano il naturalista ; gli uccelli , gV insetti e l,e 
altre specie di animali introdotti non cedono per la verità 
ed accuratezza alle opere de* più rinomati Fiamminghi ; 
in somma è un quadro che trattiene a rilento tanto l'ar- 
tista, quanto lo zotico il più indifferente. 

Possiede questo giojello la cospicua famiglia Scotti 
milanese. 

La tavola è alta metri i , cent 85 circa e larga metri 2 , 
cent. 65. 



NOTA. 



<*) Qaeuo qnadro è citato da tutti i di lai biografi e leggeti nella vita di Alfonto Lom- 
bardi scritta dal Yatari, ore ifuieme a molti altri pittori parta del Bcrnaczano 
il tegnente articolo: « Dicesi che il Bernazsano fece in nn cortile a fresco certi 
» paesi molto belli e tanto bene imitati , che essendovi dipinto un fragoleto pieno 
u di fragole mature , acerbe e fiorite , alcuni pavoni ingannati dalla falsa àppa- 
» renza di quelle, tanto spesso tornarono a beccarle che bacarono la calcina 
w dell* intonaco. » Vasari* tom. 9, pag. 146. EdìaiOne de* Classici Ital. 



LA DISPUTA PI CRISTO FRA I DOTTORI. 

JL/elle opere che attribuite vengono all'insigne Lio- 
nardo non è questa la prima , la quale , benché meritevole 
del suo nome , abbia ad essergli contrastata , né questa 
sola è queir opera di Bernardino Luino che sia ( per di 
lui vanto ) soggiaciuta a tale scambio o. Tutti quegli ar- 
tisti e conoscitori che hanno esaminato le dipinture del 
secondo in Saronno, nel Monastero maggiore ed in molte 
case de' nostri privati , riscontrando nella disputa fra i 
Dottori la sua grazia, il suo modo di comporre, 1* espres- 
sion sua, e le altre belle prerogative a lui famigliari, 
non possono a meno di affermare che non ad altri, fuor- 
ché allo stesso pennello possa essa appartenere. 

La sublimità di questo capo d' opera é superiore ad 
ogni encomio. H giovane Nazareno spira ingenuità e 
giocondità ; ha un' aria che dimostra la dottrina innata 
e che persuade; l'atteggiamento suo é troppo chiaro per 
essere descritto : in quegli archimandriti che lo circon- 
dano si ravvisa palesemente la sorpresa, l'attenzione, la 
perplessità, la disposizione al convincimento. Vivace a 
un tempo ed armonioso è il colorito. 

Si ha fondamento di credere che l'Autore replicasse 
quest' opera , sia eh' egli fosse pago del proprio lavoro , 
o che compiacesse alle altrui ricerche. L'una già di ra- 
gione del principe Aldobrandini assai nota in Roma si 
crede che ora trovisi in Inghilterra; l'altra da cui si é 



cavato il disegno , è posseduta dal signor consigliere 
commendatore Gasati. In Milano se ne ammirano diverse 
copie, fra le quali non è indegna da osservarsi quella 
che esiste nella Galleria arcivescovile (•>• 



NOTE. 



(i) Nella casa Barberini di Roma trovatisi dae figure rappresenunti Tona la Vamtk« 
r altra la Modestia » le qaali da chi non ha conoscenza del valente nostro Lnìno 
sono tenute per di mano di Leonardo. Seguendo tal fama , furono citate come Vin- 
ciane da un biografo moderno. Vedi Memorie storiche di Lionardo da Vinci scritte 
da Carlo Amoretti^ ecc. 
Lo stesso Mengs , egualmente valente pittore che gran conoscitore , nel suo passaggio 
per Milano , allorché gli venne sott* occhio la Maddalena che conserva vasi nell* Am- 
brosiana^ ora trasportata a Parigi» da tutti i nostri paesani riconoscinu per opera 
di Luino , gridò : Che bel Leonardo ! 

(») Simile copia fu donata dal cardinale Monti Arcivescovo per addobbo del palazzo 
a* suoi successori , come consta da atto pubblico. 
U quadro è centimetri 74 in altezza e centimetri 87 in larghezza. 




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IL RIPOSO IN EGITTO DEL SALAINO. 

\JuE8To quadro viene attribuito a Salaino : cosi tro- 
vasi indicato negli antichi inventar] della Galleria arci- 
vescovile di Milano donde è tratto. Reca maraviglia ai 
conoscitori che a questo stesso autore si attribuiscano 
opere di merito cotanto disparato. Ove si ponga mente 
ai diversi difetti di disegno di cui abbonda la presente 
tavola, non saprebbesi certo farne carico all'autore della 
divina tavola della S. Anna, già da noi pubblicata sotto il 
suo nome, e di altre opere più piccole, ma d'un merito 
cosi grande, che appena potrebbesi riscontrare in quelle 
del suo maestro. Se non altro c'induce a credere che o 
le opere di sommo pregio a lui attribuite sono di altra 
assai più esperta mano, o che quelle di un merito, 
come in questa apparisce , di gran lunga inferiore , sono 
lavoro de' suoi anni giovanili , eseguito allorquando la 
predilezione del precettore ancora non avea in lui pro- 
dotto quei buoni effetti che fecero in appresso salire la 
sua pittorica fama a cosi alto grado. 

Comunque però sia, la composizione n'è affettuosa e non 
mancante di que' vezzi che attestano la fonte Leonardesca. 

L' aver poi introdotto in questo riposo il piccolo S. Gio- 
vanni , può riguardarsi come una di quelle frequenti con- 
traddizioni cui dovettero pur troppo spesso piegarsi gli 
artisti per servire ai capricci di stolti e facoltosi commettenti. 

n quadro è di cent 88 in altezza e di cent. 68 in larghezza. 



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LA MADONNA COL BAMBINO, S. GIO. BATISTA, 
S. SEBASTIANO ED UN DEVOTO. 



Xl Boltrafio in questa tavola, eccetto un devoto di 
manco, rappresentò lo stesso soggetto già accennato come 
esistente nella Reale Pinacoteca di Milano, e s'attenne 
quasi alla medesima disposizione delle figure. E qui pure 
egli non si mostra da meno tanto nel disegno , quanto 
nel vigoroso colorito : anzi o sia che nella scelta de* mo- 
delli presi ad imitare fosse dal caso favorito , o che , reso 
più avveduto , maggiori diligenze usasse per rintracciarne 
de' migliori, evitò gli accennati difetti, seguendo forme 
piùcommendevoli,e dando maggior morbidezza e venustà 
alla figura del S. Sebastiano ed alla testa della Madonna. 

Da una descrizione autografa <*> delle pubbliche pitture 
della città di Lodi si scorge che nel nobile personaggio po- 
sto in adorazione sia ritratto Oldrado da Ponte o Pontano. 

Il quadro esisteva una volta nella suddetta città, ed 
ora, per quelle vicende cui vanno spesso soggette le opere 
dell'arte, è posseduto dal sig. Giuseppe Sanquirico milanese. 

È alto metri i , centim. 98 , e largo metri i , centim. 47. 



NOTA. 

O Bel Padre G. B. Molossi Autore delle Memorie di alcuni uomini illustri della città 
di Lodi > ivi stampate nel 1776. 




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S. APOLLONIA. 



Xortàndosi ad osservare la facciata dell'aitar mag- 
giore di questo tempio, la quale, a riserva del quadro 
di mezzo di valente pennello estraneo alla nostra Scuo- 
la, è tutta dipinta a fresco da Bernardino Luini, si of- 
frono sulla linea del basamento quattro vergini di rara 
bellezza. Disposte in variate attitudini, sembrano esse 
uscire da altrettante porticine. La più vicina alla destra 
del riguardante è indicata 'dall'emblema del martirio per 
S. Apollonia. L'aria del viso esprime la fermezza e la 
costanza della fede ; nel garbo poi e nell' acconciatura 
non cede alle più eleganti teste di Raffaello. La ricchezza 
del pallio che avvolge questa figura, oltre il palesare i 
nobili di lei natali, accresce maestà a tutta quanta la 
persona. Le mani non potrebbero collocarsi con maggior 
grazia ed eleganza, siccome sarebbe arduo l'imitare dal 
vero con pari esattezza e facilità le pieghe delle varie 
stoffe ond' è coperta questa dignitosa figura grande al 
naturale. 



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S. LLCIA. 



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rirrlxezza e foirgìa de^'i abbiali .:~*ì n-. !■? - >j.-'«. U 
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I naturalibsifiu liaei-iii riti .: «i»-.. vi .n •. \:b:,t 
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S. LUCIA. 



.LLA martire descrìtta va compagna S. Lucìa, non 
meno della prima vaga di volto ed osservabile per la 
ricchezza e foggia degli abbigliamenti. Lo sguardo di 
essa si volge allo spettatore con tanta vivacità e prontez- 
za di movimento, che si direbbe rivolta ad interrogarlo. 
I naturalissimi lineamenti di questo viso indurrebbero 
ad opinare che V autore avesse ritratto una delle più 
avvenenti donne del suo tempo. L'atteggiamento delle 
mani e nel garbo e nella semplicità regge al paragone di 
quello delV altra e di quanto in simil genere hanno sa- 
puto produrre di più bello i greci ed i classici dipintori 
del decimoquinto secolo. 

L* esecuzione n è maravigliosa e può francamente as- 
segnarsi alla più bella maniera dell'autore. 




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S. ORSOLA. 



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S. ORSOLA. 



X-^all' altro fianco si presetitano due altre vergini, e 
comechè la proporzione loro alquanto tozza ed una certa 
durezza nel collocamento di qualche mano detraggano 
una parte di quell* incanto che si prova nelle compagne , 
nondimeno la squisitezza di espressione, di gusto e di 
esecuzione le rende infinitamente commendevoli an- 
ch' esse. La più prossima all' altare , cinta di regio serto 
e con ferro micidiale confitto nel seno , è la martire 
S. Orsola. In quella fisonomia risiedono la rassegnazio- 
ne, la purità, la modestia e T amore celeste. 




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S. CECILIA. 



.GGÀNTO a S. Orsola sta con languido e delicato 
viso la vergine Cecilia. Porta essa inghirlandato il capo 
di bianche rose e di anemoni, per cui quel candore al- 
ternato dal porporino dà un maggior risalto alla mode- 
sta di lei bellezza. Due canne d' organo , stromento da 
lei favorito, le stanno a' piedi. Compagna dell'altra nel 
rango e nella virtù, il dotto artista collocoUa vicina, e 
v'impresse lineamenti tali che, quantunque variati, ecci- 
tassero corrispondenti idee ed eguale commozione. 

Non v'ha artista a cui queste quattro figure non fac- 
ciano la più grande impressione. La nobiltà , la grazia 
e le più fine bellezze dell'arte mirabilmente vi domina- 
no ; e ciò che reca vie più meraviglia si è il costante 
carattere verginale distribuito in tutte colla più grata 
varietà. 







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RA le due descritte vergini un putto di tènere for- 
me, col sorrìso e colV amabilità dell' innocenza sul volto, 
esce con due cerei accesi da uno sportello che l'autore 
fu costretto di fìngere per la simmetria. Chinasi egli al- 
quanto, volgendo lo sguardo all'altro sportello lateralmen- 
te praticato, donde solcasi altre volte amministrare alle 
suore la S. Eucaristia. Partito veramente ingegnoso e 
nobile e adattato alla circostanza. 

Oh quanto è ben impastata e condotta questa figura! 
il Correggio non l'avrebbe per certo in diverso modo 
colorita. Anche rornamento de' veli , di cui il pittore ha 
coperto le parti vereconde, è figlio della maestria, della 
grazia e del. sapere. 

La grandezza del putto è al naturale. 



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UN DIVOTO CON DIVERSI SANTI. 



UN DIVOTO CON DIVERSI SANTI. 



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Iei campi superiori alle Vergini descritte che si 
estendono sino alla trabeazione dell' ordine di cui è 
decorata tutta la chiesa , finse V autore due aperture 
semicircolari. In quella alla destra dell' altare osservasi 
un personaggio ragguardevole inginocchiato e rivolto 
air altare medesimo , circondato da S. Giovanni Batista, 
S. Benedetto vescovo e Santo Stefano. 11 costume invalso 
ne' tempi dell'autore di frammischiare ritratti di persone 
viventi alle imagini de' Santi essendo stato seguito an- 
che da più stimabili artisti , ci rende indulgenti verso 
di lui , in vista dei pregi grandissimi che risplendono 
nel suo lavoro. In fatti , tranne la proporzione tozza che 
domina nelle figure di esso , come generalmente nelle 
Opere tutte di questo Maestro , per la squisitezza , il 
vigore e la verità delle tinte non la cede a Tiziano. 
Tale a questo riguardo è 1' opinione dei più fini intel- 
ligenti. Viene quindi riputato questo come uno de' suoi 
più perfetti dipinti. 

Le figure sono di grandezza naturale. 



UNA DIVOTA CON DIVERSE SANTE. 



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UNA DIVOTA CON DIVERSE SANTE. 



R. ca^po che corrisponde all' antecedente si vede 
rappresentata pure in ginocchio la figlia forse del per- 
sonaggio già descritto. Dal magnifico suo apparato, dal- 
l' aspetto suo giovanile , dal gìglio , simbolo di castità , 
che le viene offerto dalla fondatrice dell'Ordine, e dalle 
attitudini delle SS. Martiri Caterina ed Agnese si ar- 
guisce esser questa la cerimonia religiosa nella quale 
questa donzella sta per proferire il monastico voto. 

Le teste tutte delle figure componenti questa divota 
scena inspirano rispetto, e destano quella soave com- 
mozione , di cui certamente esser doveva compreso 
r animo dell' autore , quando esegui quest' opera mara- 
vigliosa. 




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UN PRESEPIO. 



R..B .cte e specialmente neUa espressione degU 
affetti si pretende che Leonardo superasse i valenti pit- 
tori suoi contemporanei, ed appunto di tali prerogative 
è dotato questo quadretto , d* altronde prezioso per forza 
e maraviglioso artifizio di chiaroscuro, per semplicità e 
grazia di composizione e per vaghissimo fondo. Sor- 
prende il vedere come in oggetti di cosi piccola dimen- 
sione abbia egli potuto imprimere cotanto carattere di 
grandiosità. 

n garbo, la naturalezza e la nobiltà delle teste della 
Vergine è del S. Giuseppe sono inimitabili : in quelle 
fìsonomie pienamente si riscontra quell' archetipo ideale 
che il Vinci medesimo formossi dietro la costante di lui 
indagine sul vero. H profilo del vecchio pastore offre 
modificata una di quelle tante caricature, di cui si hanno 
frequenti esempj ne* suoi preziosi disegni. 

Oltre a quanto induce a credere essere quest' opera 
sortita da quel divino ingegno, ommettendo le antiche 
tradizioni che per tale la dichiarano, ne confermano in 
ciò ancora alcune copie di essa di molto pregio ese- 
guite certamente in epoca all' originale quasi contem- 
poranea. 



L*orìginale è in tàvola di centimetri 48 in altezza e di 
centimetri 41 in larghezza, ed ammirasi nella doviziosa 
quadrerìa del sig. Stefano Majnoni, Direttore generale 
delle fabbriche de' tabacchi in Milano , amatore esimio 
di ogni genere di studj e grande estimatore de* colti- 
vatori di essi. 




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LA PRESENTAZIONE DELLA VERGINE 

AL TEMPIO. 



41 



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LA PRESENTAZIONE DELLA VERGINE 

AL TEMPIO. 



Xjgli è certissimo che un freddo osservatore esaminando 
a parte a parte questa composizione, riscontrerebbe non 
tutti i panneggiamenti minutamente tratti dal vero , e lo 
offenderebbero mani di soverchio piccole e qualche 
testa grande più del dovere ; ma quando egli si faccia a 
considerare il tocco , la facilità e quasi non curanza con 
cui venne eseguita , sarà costretto a convenire che poche 
ore il nostro Gaudenzio impiegasse in simile lavoro. Il 
sentimento poi che anima tutte queste eleganti figurine , 
la saviezza, 1* artifizio, la grazia con cui sono collocate, 
r espressione di ciascheduna di esse e le ben conservate 
masse del chiaroscuro gli somministrerebbero la più esatta 
conoscenza della perizia di questo autore nell'arte, dimo- 
strandogli cosi qual frutto egli seppe ritrarre dalle lunghe 
sue meditazioni sulla natura, le quali gliela resero per 
cosi dire familiare. 

Questo dipinto a fresco del diametro di metri i, mil- 
limetri la esisteva altre volte nel tempio della Pace in 
Milano e trovasi ora nella R. Pinacoteca. 



L'ASSUNZIONE DELLA VERGINE. 



L'ASSUNZIONE DELLA VERGINE. 



RA i soggetti tratti dai fasti della Vergine è forse 
questo il più comune di quanti furono trattati dai pittori , 
che a varj di essi procacciò non poca gloria. Se Gaudenzio 
di Valduggia tardò a partecipare di questo onore per un 
simile soggetto, fu per la combinazione di non essere 
stato fino ad ora che da pochi nostri paesani osservato 
il presente dipinto , e ciò forse o per Y oscurità del sito 
in cui esisteva, o per la piccola sua dimensione. Quan- 
tunque anch' egli eseguito colla facilità che portar soleva 
nelle opere a fresco , nondimeno offre ragguardevoli 
bellezze. La varietà delle attitudini e del giro delle teste, 
il carattere grandioso del volto di alcuni apostoli , la ge- 
nerale espressione rendono quest' opera degna veramente 
di un emulo di Giulio Romano. 



DUE PUTTI 



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DUE PUTTI 



DI 



GAUDENZIO FERRARI. 



•Stimàbili non meno delle precedenti figure sono e 
per graziosa movenza e per bellissimo garbo due putti 
che ora adornano Y atrio della R. Pinacoteca. Erano un 
tempo collocati nel nascimento dellarco d una cappella alla 
Pace. Uno di essi con naturalissimo atteggiamento alquanto 
in avanti tendendo l'orecchio al suono ed alla voce dell'al- 
tro par che cerchi accompagnarlo col tocco dell'arpa, 
mentre l' altro prosiegue sicuro la propria armonia. Leg- 
gieri panneggiamenti mossi dallaria s'aggirano loro d'at- 
torno e riempiono leggiadramente il campo. 

La proporzione delle figure è grande al naturale, ed 
il dipinto pareggia gli altri nel brio e nella facilità di 
esecuzione. 



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L'ANNUNZIATA DALL'ANGELO 



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GAUDENZIO FERRAW. 



iosTRETTO ad uniformarsi alla configurazione del 
campo , e perciò all' egual partito preso per Y altro semi- 
circolo adattò Gaudenzio nei lati opposti queste due figu- 
re , le quali , sebbene dipinte colla solita sua celerità , non 
lasciano però di avere molte parti commendevoli e degne 
di si gran maestro. Sono considerabili in esse la sempli- 
cità, la grazia, il giro delle teste, il garbo e quella 
finezza di espressione in cui risiede moltissimo sapere. 

Le figure sono di grandezza alquanto minore del na- 
turale , e pari al pezzo già descritto erano dipinte a fre- 
sco nell' antidetta chiesa della Pace. 



TRE PUTTI CHE SUONANO DIVERSI ISTROMENTI 



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TRE PUTTI CHE SUONANO DIVERSI ISTROMENTI 



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GAUDENZIO FERRARI. 



1^ ON è cosi agevole il ravvisare riunita come in que- 
sti tre fanciulli dipinti a fresco refeganza delle forme 
colla speditézza dell'esecuzione. Il riposo che emerge 
dair ingegnoso partito del fondo , dà maggior risalto alla 
movenza di ciascuna figura , né può V espressione essere 
più conveniente. Tutti e tre intenti a formare concento 
volgono con molta naturalezza lo sguardo a differenti 
oggetti : chi nello spettatore lo fissa , chi al proprio com- 
pagno e chi si abbandona alF estasi prodotta dall' armonia ; 
tutto è varietà senza ostentazione, tutto è leggiadrìa e 
facilità con pochi mezzi. 

Da alcune tracce di veli e da alquante strisce di or- 
namenti in oro che ancor rimangono, si ha argomento 
di credere che il pittore obbligato a velare le parti pu- 
dende, dopo di aver compito il suo lavoro a fresco, si 
servisse di colori a tempera, i quali col tempo scomparvero. 

Questo dipinto esisteva altre volte nella chiesa deUe 
monache di S. Marta in Milano, ed è ora collocato 
neir atrio della Cesarea Regia Pinacoteca. 






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LA MADONNA COL BAMBINO E S. GIO. BATTISTA 



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BERNARDINO LUINO. 



Semplicissima composizione: il putto mollemente as- 
siso sul ginocchio della divina Madre si china alquanto 
verso S. Giovanni che genuflesso gli porge alcuni fiori 
di cui intorno è sparso il terreno. 

Nel rimirare questo amabile gruppo pare propriamente 
che il soggetto non avrebbe potuto essere né più accon- 
cio , né più conforme ali* ingegno ed allo stile dell' autore. 
Era dato al Luino di felicemente rappresentare la dol- 
cezza 9 r amabilità , V innocenza , la difficile espressione 
in somma degli affetti più soavi , e queste erano appunto 
le parti più essenziali portate dalF argomento. L* artista 
non sa levare gli occhi da questo dipinto , e contempla 
maravigliato la saviezza in un coli' eleganza della compo- 
sizione , r insensibile gradazione delle ombre , la condotta 
del colorito e la venustà di tutta quanta V opera. 

Il quadro è in tavola alto centimetri 85 , millimetri 2 
circa e largo centimetri 66 , millimetri i , ed esiste nella 
Pinacoteca Ambrosiana fra gl'infiniti altri tesori raccolti 
a vantaggio de' suoi compatriotti dalla munificenza del 
cardinale Federico Borromeo. 



IL PRESEPIO 



IL PRESEPIO 



DI 



GAUDENZIO FERRARL 



i3e tanto è stimabile l'effetto della luce introdotta da 
Gaudenzio in questo pregevole quadretto, altrettanto è 
maraviglioso il difficilissimo accordo che ha saputo otte- 
nere fra i diversi colori e l'oro di cui si servi pei raggi 
che penetrano ad illuminar la capanna , e per le aureole 
delle diverse figure. Il rimanente, meno qualche trascu- 
ranza e qualche difetto di proporzione , altro non lascia 
a desiderare : il quadro è nobilmente composto , la grazia 
è sparsa ovunque, e l'espressione particolarmente della 
Vergine è portata al sommo grado. Il modo poi dell' ese- 
cuzione può riputarsi degno della curiosità degl' intelli- 
genti: il tocco si mostra, al solito di questo autore, 
franco e brillante : le tinte splendono sugose e robuste , 
e ciò che v'ha di più singolare e bizzarro è il colore 
condotto a tratteggi persino nelle carnagioni, come si 
suole praticare a fresco , talché nasce dubbio fra gli 
artisti medesimi se l'esecuzione ne sia a tempera o ad 
olio con mestica di vernici. 

La tavoletta è alta centimetri 40 , larga 3o , ed ammirasi 
nella già citata collezione del signore Stefano Majnoni. 












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LA MADONNA COL BAMBINO. 



i^uANTtJNQUE 8* ignoiì precìsamente il nome dell'au- 
tore di quest* opera, il che poco aggiunge al merito ed 
alla cospicuità di essa, nondimeno siccome tì brillano 
quelle bellezze caratteristiche della Scuola del Vinci, 
carpite, diremmo, alla natura nelV istante che alla sfug- 
gita e quasi furtivamente le scuopre, cosi Veditore non 
ha esitato ad inserirla in questa raccolta , nella lusinga che 
non sia per riuscire discaro agli amatori e coltivatori 
delle arti. Anzi se le osservazioni che tuttodì gli cadono 
sott' occhio nel tradurre in disegno le produzioni degli 
allievi di quel gran maestro gli danno un diritto di 
pronunziare il proprio giudicio , non solo opina egli 
essere questo dipinto uscito da quella scuola, ma è pure 
d'avviso che la composizione sia un trovato dello stesso 
Leonardo , e che V esecuzione sia di mano del Salaino , 
le di cui opere, come è tradizione, erano dal precettore 
ritocche. La quantità poi delle copie di questa compo- 
sizione esistenti in Milano avvalorano questo supposto, 
in modo che se anche dietro migliori indagini risultasse 
di mano estranea a questa scuola, ninno potrà mai asse- 
rire che lo stile non ne sia quasi identico. In fatti l'ag- 
gruppamento ed il contrasto di queste due 6gure sor- 
prende ed incanta : la fìsonomia della Vergine è gentile. 



ed è veramente leonardesca racconciatura de* veli che 
fasciano il di lei capo, e dietro discendono lungo il collo 
avviluppando una parte della schiena con maraviglioso 
andamento. La dolcissima sfumatura delle ombre e dei 
lumi, oltre ad essere maneggiata con tutta quanta la 
maestria, è artificiosa al massimo segno. 

Questo sublime lavoro è in tavola alta centimetri 5i , 
millimetri 2 e larga centimetri 58 , e trovasi in Milano 
presso la patrìzia famiglia Vitali. 



LA VISITAZIONE DI S. MARIA EUSABETTA 



DI 



BERNARDINO LUINO. 



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LA VISITAZIONE DI S. MARIA ELISABETTA 



DI 



BERNARDINO LUINO. 



uNGHE in questo soggetto il nostro Luino riesce gra- 
ditissimo. L'ingenuità ed il candore appajono sui sem- 
bianti della Vergine e di S. Elisabetta; Varia poi vera- 
mente leonardesca deir angelo che le mostra a dito , la 
naturalezza degli atteggiamenti, la nobiltà e la dignità degli 
astanti sono tutti pregi che eminentemente risplendono 
in questo frammento, e che più amara rendono la perdita 
delle altre parti corrose dal nitro. 

Questo pezzo a fresco esisteva altre volte sopra un 
ripiano di una scala del soppresso convento della Pace 
in Milano, donde venne levato per guarentirlo, come 
meritava , da ulteriori guasti , e trovasi attualmente nella 
Cesarea Regia Accademia, non per anco esposto agli occhi 
del pubblico. 




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LO SPOSALIZIO DI SANTA CATERINA 



DI 



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LO SPOSALIZIO DI SANTA CATERINA 



DI 



BERNARDINO LUINO. 



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'mmbttendo di fermarsi sugli anacronismi che pur 
troppo veggonsi di sovente ripetuti nelle opere più clas- 
siche d* altri maestri , e limitandosi a porre sott* oc- 
chio quelle osservazioni che meramente all' arte appar- 
tengono, r editore è d'avviso che questa pittura sia 
infallibilmente uscita dalla scuola di Bernardino Luino, 
e che quantunque non vada esente da qualche macchia, 
sono però tanti i pregi di cui è fregiata, che costringono 
la crìtica a tacersi , e V occhio indagatore dell* artista 
rendono soddisfatto. E veramente se il destro braccio 
della Vergine non presenta nell* attaccatura tutta quanta 
la precisione ed aggiustatezza^ la composizione, T espres- 
sione degli affetti , la massa del chiaroscuro e la grazia 
formano un complesso di bellezze per le quali si sten- 
derebbe un velo sopra maggiorì difetti. Aggiungasi a 
tutto ciò , poiché è pur forza il ripeterlo , tutte le fiso- 
nomie sono impastate di quella soavità ed amabilità che 
queir autore spargeva per istinto in ogni sua produzione. 
Questo quadro è in tela , alto metri i , centimetri 3 e 
largo centimetri 85 , e n* è possessore il signor Marco 
De Raspi. 






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FRAMMENTI DI DIVERSI AUTORI. 



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FRAMMENTI DI DIVERSI AUTORI. 



J.L benemerito Cardinale Federico Borromeo , instan- 
cabile fautore de' buoni studj, e di sempre cara memoria, 
non contento di raccogliere quanto gli si afì&cciava in 
materia di belle arti, e specialmente ciò che riguardasse 
la Scuola di Lombardia, estendeva i suoi bénefìcj in 
modo^ e tale era Famor suo per le arti, che ove il 
rifiuto de' possessori di qualche oggetto faceva ostacolo 
alle sue disposizioni, oppure allorché rinveniva qualche 
pezzo importante che per fatalità si accostasse a totale 
rovina , suppliva a tali difetti , come ci lasciò scritto 
egli stesso (0 , coli* ordinarne le copie ai pennelli più 
esperti che a* suoi dì si distinguevano. Prova di ciò n* é 
la copia del Cenacolo del Vinci, che conservasi nell'Am- 
brogiana , da lui commessa ad Andrea 'Bianchi detto il 
Vespino (a); e della stessa categorìa, anzi della stessa 
mano sembra siano le dodici teste originariamente di- 
pinte a fresco, di variato carattere e di differenti autori 
seguaci di Leonardo, che ivi parimente si ammirano e 
che qui vengono pubblicate. 

Senza tesserne gli elogi, per non riprodurre le stesse 
espressioni usate in altri incontri , gioverà solamente il 
riflettere che simili' teste dimostrano con quanto studio 
fosse dai proseliti del Vinci ricercata la varietà della 



natura, e quanto fossero tenaci nel seguire gli aurei 
suoi precetti. Di età, di sesso, di atteggiamenti diverse, 
sono tutte modellate sulla natura, e dovrebbono servire 
di norma a* moderni pittori, nelle opere dei quali ordi- 
nariamente si riscontra un solo tipo ed una certa simi- 
glianza di volti, che scema queH* incanto di cui è suscet- 
tiva la nobil arte della pittura. 

La grandezza d* esse teste è alquanto piii piccola 
del vero , e di due se ne veggono i disegni presso 
r I. R. Accademia di Milano , provenienti dalla Galleria 
dell* Arcivescovado (S). 



(i) Leonardi Cananilum 4tpe Tridinium , quod in aulm hidus twnma parte pnutat, 
eogit transire pUraque alia, qua cuiusUbet tenere oculos potsint, ia primisque exen^k 
Zuin» operum, qua don iam vetmtau diiaberentur , exctderentque uctorìù, esprimenda 
curauimus , tuque kinc inde coUegimus, — p, a6. Federici Cardiaalis Borromad Ardùepii. 
Medioìani Mmtuun ts Mediolani M.t>c,xxr. 

(a) Veggan V opera pnbblicau dall' emditissimo «ignor cavaliere Giaseppe BomL 
(3) S. GioTanni Batista. Altro patto eoa una mano femminile so^ra la «palla. Aoh 
iMdoe di mano di Cesare da Sesto, 



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SACRA FAMIGLIA 



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BERNARDINO LUINO. 



ìa descrizione che ci lasciò di questo quadro il Car- 
dinale Federico Borromeo in una sua operetta scritta in 
purgatissimo idioma latino (*), fa tanto onore e al Luino e 
al dotto prelato estensore^ che nulla si troverebbe di che 
aggiungere, o di che levare. Lo chiama egli opera ma- 
ravigliosa da lui acquistata a gran prezzo , e reputata 
dai Fittoli siccome la più perfetta che da quel pennello 
sia stata condotta. Prosiegue pòi col farci sapere che 
tutta la gloria di questo lavoro non al solo Luino ap- 
partenga ; ma che ad essa ne partecipasse lo stesso sommo 
artefice Leonardo coli* averne eseguito il disegno , nella 
cui: traduzione in dipinto impresse il Luino ciò che di 
bellissimo e di piii va^o dar poteva , non che quella 
soavità, quelle tenere movenze e quelle adorabili fiso- 
nomie di cui era padrone.' Passando indi ai pregi par- 
ziali delle figure , li descrive si al vivo e con tanta 
giustezza , che debole ne riuscirebbe una letterale tra- 
duzione. Non tornerà discaro però agli amatori ed arti- 
sti , e molto più ai nostri concittadini , il soggiungere che 
questo capo d'opera reduce dalla Francia per la forza, 
ov* era stato per la forza trasportato , ed esposto in 



occasione della venuta di S. M. I. R nelle sale dell' Ar- 
civescovado di Milano , unitamente a tutti gli altri quadri 
d* insigni autori ed oggetti preziosi appartenenti agli altri 
Stati d" Italia , vi brillava qual gemma , ed in quanto al 
rilievo ed alF armonia del chiaroscuro non era dagli al- 
tri eclissato; in quanto poi alla nobiltà ed alla bellezza 
delle teste era a tutti superiore. 

La tavola è di altezza metri i, centim. iS, e di larghezza 
centimetri 90, ed appartiene alla Pinacoteca Ambrosiana. 

(*) FEDERICI CARDINALIS BORROMAEI ARCHIEPIS. 

XIDIOLANI XUSASUlff. 

MedioUni aiiaa sai. M.BC.XXV. pag. sr. 

Aida 9 quae proximè initur. Lumi senhris mirìficam artem exhibet stadm , atque of^ 
ferU Tabula scuis ampkte magnitudinis est, quam nof scUis magno pondere auri emimus » 
txistimantque Pictores , nihil ah artifice ilio factum fuisse perfectius. Non tamen tota gloria 
T€ibulae huius ad Luinum spectat^ sed cwn artifice alio summo cotnnunicatur. Leonardvts 
it fuitf qui, cttfit exquisìtissimè delineasset opus, Luinus deinde contuUt eì, gitoci pulcher* 
rimum » praestantissùnunupie dare poterai » suauitatem nempè quondam , et teneros piosque 
motus , ac vultus. Ita nunirum praeclari isti artifices facukatern ùiuiccm suam sibi cornato^ 
ddhant , offioscente altam Leonardi grtphidem Lnino, e't vicissim Leonardo coUaturo 
in sectatorem suum gloriat summam • si nauaiam sibi ab eo operam vidisset ; eaque mon- 
suetudo morum in summis ingeniis ferme existit^ taliaque veterum artificum exempla Flinius 
etiam refert etc, 

Praecipuum huius Tabulae lumen est Infans Jesus eiusque facies t oc mirifica praesertìm 
in corpusculo DU^ini Infantis tractabilitas et teneritudo ventris inter artifices laudatur, 
extatque typus , quem Leonardus impressa argilla fecit, ut excellentiam operis vulgando, 
labores suos ustaretur, Deiparae Virginis pulchritudo tanto admirabilior est » quanto magis 
exinUum Ulud et venerabile os lasciuiam omnem excbiditf ut mirari possisi quanam arte 
Pictor res duas inter se fere connexas , penicillo discreuerit, et alteram ab altera iongis- 
simè ablegarit. Anus Elisabeta viuidae senectae robur praefert, puerque Ioannes admirabUi 
suauitau Sakfatorem adspectat, ffaec quae admirabiUter et superiate dici videntwr « ma- 
gnoperè nobis optandum esset, ut in cetera Musaci nostri per inde conpenirent; sed ia- 
fiectendum esse stylum video etc. 



S. GIOVANNI BATISTA 



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S. GIOVANNI BATISTA 



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BERNARDINO LUINO. 

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\^UE8T* altro putto alquanto più piccolo del vero di 
mano di Bernardino, ricondotto parimente dal Museo di 
Parigi alla sua sede ( la Pinacoteca Ambrogiana ), attrasse 
gli sguardi della moltitudine , che si compiaceva nel 
contemplarlo , allorché fu esposto al pubblico in occasione 
che S. M. I. R. onorò di sua presenza la capitale della 
Lombardia. Il soggetto non può essere più amoroso , né 
più adatto per farsi ammirare: esprime esso T innocenza, 
r ingenuità, la tenerezza, T affetto e lo scherzo fanciul- 
lesco ; ed è sì finamente eseguito , e tanto piacque fimo 
anche nelle passate età , che frequenti sono le copie die 
nelle quadrerie di Milano se ne incontrano. 




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DUE MADONNE COL "BAMBINO. 






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DUE MADONNE COL BAMBINO. 



ìa. prima avviluppata di molti veli ed in atto quasi 
di baciare il figlio che stende una mano ad accarez- 
zarla, sebbene non mostri sufficientemente il carattere 
individuale dell* autore , non nasconde però Y origine 
della sua scuola. Uaria della testa della Vergine, il 
trovato ed un certo vezzo manifestano a preferenza di 
qualunque altro pennello uno scolare od un imitatore 
del Vinci. Che che ne sia però dell* autore di questa ta- 
voletta, essa è pregevole ed è posseduta dal signor Conte 
Carlo Verri , distinto coltivatore ed amatore delle arti 
belle. £ alta centimetri 26, larga 19. 

La seconda , che sostiene ritto in piedi il bambino , 
quand* anche non se ne conoscesse la provenienza , non 
ammetterebbe dubbio alcuno sul vero di lei autore. Il 
Luino, oltre le fisonomie dolci ad un tempo e sorridenti, 
presenta costantemente una. certa naturalezza di attitu- 
dini e di composizioni , eh' egli è quasi impossibile di 
prender equivoco nel giudicarlo o confonderlo con altri. 
L* atto del putto , il quale ^ impiegata una mano a bene- 
dire ^ s'appoggia coir altra ad un dito di quella della 
genitrice onde mantenere 1* equilibrio ancora incerto per 
la di lui tenera età , concorre a rendere graziosìssimo il 



soggetto, e dimostra chiaramente quanto queir uomo con- 
sultasse in ogni incontro la natura. Questo dipinto a 
fresco, alto centimetri 99 e largo 70, esisteva altre volte 
nel soppresso monastero delle Veteri, ed ora è collo- 
cato nel Museo delle antichità dell' I. H. Palazzo delle 
Scienze e delle Arti in Milano. 




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V ADDOLORATA. 



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>EN di rado avvenne che i pittori rappresentando 
questo soggetto siansi fatti carico dell' età in cui la 
Vergine fu travagliata dagli affanni, abbenchè questa 
pecca di anacronismo serva d' accrescere al di lei aspetto 
nobiltà e grazia. Il dare una idea della divinità impas- 
sibile fa mai sempre nobile concetto ; ma la censura non 
può a meno di non risentirsene, allorché riscontra una 
fanciulla piangente sulF estinto figlio di oltre sei lustri. 
Leonardo, altrettanto colto e penetrante , quanto esperto 
nell'arte sua, ponderò la situazione, ed espresse nel volto 
di questa immagine il dolore congiunto a tratti nobili e 
belli sì , ma non senza quella inevitabile alterazione , 
propria delF età. 

A portar opinione che la presente opera sia di sua 
mano mi vi conducono e il sentimento sublime che emer- 
ge sìa in fatto d' arte, che d' espressione , e la squisitezza 
di eseguimento con cui è condotta. Chi la paragonerà 
co* disegni e quadri di Leonardo , vi troverà tutta la cor- 
rispondenza, il suo modo di tinteggiare, il sommo grado 
di finezza^ e la sua incontentabilità nell' intelligenza delle 
parti, per cui avvicìnavasi qualche volta, dirò quasi, al- 
l' orlo del caricato. Quando ( non essendovi alcuna prova 
storica ) qualche artista od intelligente osservando questo 
quadro avvisi diversamente , gli saprò buon grado se 



mi fornirà nozioni tali da potermi far cambiare nn* opi- 
nione non solamente mia^ ma avvalorata da altri ilio- 
minati artisti , indicandomi nel tempo stesso a qual 
autore possa mai attribuirsi. Ad ogni modo è innegabile 
che questo parto sublime della pittura non può appar- 
tenera ad altra scuola^ poiché di esso se ne veggono 
molte copie in Lombardia , fra le quali tengono distinto 
luogo quelle di Bernardino Luino. 

La misura di questa tavoletta è di centimetri 09 in 
altezza e di centimetri 29 in larghezza. 



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CESARE DA SESTO. 



Il gusto leonardesco e raffaellesco insieme che ap- 
pare tanto nella composizione , quanto nell* espressione 
di queste figure, colpisce e l'amatore intelligente ed il 
freddo osservatore. In esse vi si scorgono propriamente 
i primi tentativi degli scorti ed il grandioso adottato 
da Cesare dopo d' aver vedute le opere del Sanzio e 
della Scuola romana, come a rendere gradita e cara 
questa rappresentazione non meno vi contribuisce T epi- 
sodio introdotto di un angelo, il quale sembra aver dì 
recente trasportato il precursore alla presenza del divi- 
no Infante : pare che egli si compiaccia dell* eseguito 
comandamento, e non vi può essere meglio espressa 
r attenzione animata con cui si volge alla Vergine quasi 
aspettando nuovi ordini. L'attitudine poi di S. Giuseppe 
che si ripara la vista da un raggio di luce celeste men- 
tre colla sua massa ombrosa collega artificiosamente la 
composizione, contrasta a maraviglia n^l suo scorcio e 
nella Bua movenza colla quiete che domina nelle altre 



figure. I tratti della Vergine sono veramente divini, e 
se v' ha leggier macchia che possa rilevarsi in questa 
opera, si è il paese accessorio, il quale in altri quadri 
di Cesare spesso si trova più squisito, perchè dipinto 
dal Bernazzano, della di cui bravura in questo genere 
se n' è altrove fatta menzione. 

Possiede questa rara tavola del diametro di un metro 
il chiarissimo signor Cav. professore Antonio Scarpa. 



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IL SALVATORE E L'ADDOLORATA. 

Xj espressione degli affetti , queir anima che nelle arti 
mute traspare dalle forme corporee , e che allorquando la 

riscontriamo agisce prepotentemente sui nostri sensi , è i 

una delle parti principali costituenti la bellezza della 
pittura. Compreso dalV importanza di questa dote , la 
quale diventa vie più difficile ove si tratti di effigia- 
re la nobiltà de* caratteri e la morale posta in contrasto 
colle passioni , il gran Leonardo si applicò ad investi- 
garla, e talmente se ne impossessò, che essa divenne uno 
de' più certi contrassegni, o per dir meglio una guida onde 
riconoscere le sue opere. Di si fatta prerogativa vanno 
adorne queste due mezze figure, altre volte formanti un 
dittico , le quali erano reputate , neir antica illustre famiglia 
ove esistevano, di mano del nominato maestro. Il divin Re- 
dentore mostra le angosce che gli premono il cuore , ma 
conserva nel tempo stesso il carattere suo rassegnato , 
amabile, divino : egli guarda con occhio compassionevole 
la di lui madre, la quale collo sguardo molle di pianto a lui 
rivolta esprime un intenso dolore e sforza a prendere 

interessamento alle di lei tribolazioni. Oltre a tutto ciò , se ' 

si considerano dagli altri lati queste preziose figure, non 
sono esse meno raccomandabili , poiché al purgato disegno 
va congiunta la grazia , Y armonia , un* artificiosa degra- 
dazione di ombre ed un* esatta intelligenza. La loro gran- 
dezza è al naturale e sono attualmente possedute dal i 
signor Carlo Sanquirico. . \ 



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