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Full text of "Storia civile della fedelissima città di Capua, partita in tre libri : ne' quali si fa memoria de' suoi principi, e de' suoi fasti dalla prima antichissima sua fondazione sino all'anno 1750 ..."

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STORIA 

CIVILE 

DFXLA  FEDELISSIMA  CITTÀ  DI  CAFUA, 
PARTITA  IN  TRE  LIBRI: 

Ne"  quali  fi  fa  memoria  de'  fuoi  Principi ,  e  de'  fuoi  Fafii  dalla  prima 
antichiflìma  fua  fondazione  fino  all'anno  1750. 

COL  MINUTO  RAPPORTO 

Dtl  Ducato  Beneventano ,  de'  Tr'inc'ipì  barbari ,  con  divcrfi  tiìjjèrta^iom, 
e  colla  notìzia  de'  vari ,  e  principati  Edifi^} ,  mi/ero 
avanzo  della  fua  amichiti  . 

OPERA 

DELL'ARCIDIACONO  DELLA  METROPOLITANA  CHIESA  DI  CAPUA 

FRANCESCO  GRANATA 

LIBRO     L     E     IL 


IN     NAPOLI     MDCCLIL 

NELLA    STAMPERIA   MUZIANA 

COKLICEKZA   DE'   SUPERIORI. 


I 


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^^^ 


ALLA    SANTITÀ    DI    N.  S. 

BENEDETTO 

PAPA    XIV. 

GLORIOSAMENTE  REGNANTE. 


RESENTANDO  a*  voflrì 
fantiflimi  piedi  la  mia  Sto- 
ria Civile  di  Capua  ,  che 
non  già  per  vaghezza  di 
mandarla  alla  luce  3  ma  per 
folo  alleggiamenro  da'  ftu- 
dj  più  Teveri  del  Foro  Eccleflaflico  >  e  per 
gratitudine  verfa  Ja  propria  Patria  ,   mi 

a    2  fon 


fon  moflb  a  compilarla  ,   e  diflenderla-.  ; 
prendo  divoto  ardimento  di  farla  compari- 
re coireccclfo  ,  fublime  5  ed  immortai  nome 
della  S;V.  infroòte  .  La'grand'idea  ?  che  for- 
mai del  compiuto  voltro /carattere  ,  pri- 
ma ancor  di  comparire  qual  Viceddio  in 
Terra ,  come  d'un  Eroe  per  prudenza.^ , 
dottrma ,  e  bontà  tra  tutti  del  nofìro  fe- 
colo  il  più  ragguardevole  5   e  venerato, 
e  la  fpecial  tenutezza ,  colla  quale  mi  aftrin- 
fe  il  voflro  magnanimo  cuore ,  nel  folleva- 
re  ,   appena  alTunto   al  Soglio   di  Piero, 
a  fervirvi  in  grado  di  Cameriere  d'ono- 
re, rumile?  ed  ollequiofo  mio  fratello  Giam- 
battifla ,  continuando  in  lui  ,  ha  già  tre- 
dici anni ,  la  paterna  amorofa  protezione; 
mi  han  dato  (limoli  troppo  acuti  di  giu- 
fìizia  non  meno ,  che  di  gratitudine ,  iru 
dedicarvi  quelle  mie  ,    qualunque  fienfi , 
mefchine5e  male  acconce  fatiche.  In  ve- 
rità fin  dalla  mia  giovanezza  provai  nel- 
l'animo non  picciol  contento    nel    fentir 
fovente   crefcere    il   grido   della    fama^ , 
che  nel  Foro  della  Chiefa,  e  del  Regno 
efaltava  a  miracolo  la  dottrina,  e  la  giu- 

rifnru- 


riPprudenza  del  gran  PROSPERO  L  AM- 
BERTINI  :  altri  encomiando  l'acutezza 
della  voftra  niente,  altri  ammirando  Ja_. 
fecondità  della  vofira  fapienza?  ed  ognu- 
no nella  Curia  Romana,  di  tutte  le  altre, 
madre  Tempre,  e  maedra,  contemplava^, 
attonito,  ed  iflupito  il  penfar  voftro  lu- 
niinofo  5  e  grande ,  il  culto  ragionare ,  ora 
avvocando  ,  ora  in  diverfi  gradi  di  Pre- 
latura giudicando  le  caufe .  Ma  oh  quan- 
to fopravvanzaron  la  comune  idea  !  oh 
quanto  foprafFecero  Tuniverfale  afpettati- 
va  le  belle  Opere  ,  ed  i  pieni  ,  ed  eru- 
diti volumi  ,  che  a  pubblico  vantaggio 
della  Chicfaje  delle  facre  lettere  caccia- 
ile  fuora  alla  luce  !  Sono  elleno  /  Fa/ti 
de'  Scìnti ,  /  Dogmi  del  Sacrofanto  Mijìero 
cfeirAuare ,  la  V.  ria  Difciplina  de'  Cano^ 
ìli  5  la  Diritta  gè  lofi  norma  della  heata^ 
canonizzazione  ,  la  Riforma  della  voflra^ 
Bologna  in  quel  Smodo  ,  che  nella  Santi- 
tà ,  nella  prudenza  delle  Tue  leggi  fece^ 
chiaro  ,_e  palefe  al  mondo,  che  farefte^ 
in  breve  tempo ,  come  già  avvenne ,  al- 
la Cattedra  di  Piero  ,  al  governo  della^ 

CJbie- 


Chìefa  aflunto  amorofiflimo  Paflore.Ora 
qui  fedendo  al  timone  della  combattuta, 
ma  fempre  falva  navicella  j  quaPè  la  cal- 
ma ,  che  gode  ?  la  greggia  de'  Fedeli  da 
voi  co'  pafcoli  di  facre  iilruzioni  ,  e  di 
fantiffimi  efempj  guidata  ,  e  mantenuta.., 
qual'ubbidienza  ,  qual'ofltquio  non  vi  ren- 
de Pfotto  la  vodra  paterna  condotta  qual 
armonia  non  fiorifce  in  tutti  i  Principi 
dell'Orbe  Cnttolico  ?  qual  fortunato  go- 
verno non  ifperimenta  l'ampio  vof Ito  ita- 
lo ?  quali  felicità  non  guiìano  i  popoli , 
e  le  nazioni  per  quella  paterna  irtanche- 
voi  cura ,  per  cui  notte ,  e  dì  travaglia- 
te a  mandar  fuori  Bolle  fanti/lime  ,  che 
fono  ,  e  faranno  ne'  fecoli  avvenire  nor- 
ma alla  Prelatura  5  fortunato  dettaglio  al 
Foro  del  Sacerdozio,  e  dell'Imperio? 

Voi  in  fomma, PADRE  SANTO, da 
grandi  Eroi  di  nobilillimo  fangue  ,  da^ 
tronco  in  rami  >  e  da  Padri  in  figliuoli , 
fempre  illuflre  ,  gloriofo ,  e  chiaro  nella 
fantith ,  nella  dottrina  ,  e  in  tutti  gli  al- 
tri pregi  degno  perfetto  germe  ,  e  ram- 
pollo ,  follevalle  le  fafce  de'  maggiori  al 

Tri- 


Triregno  ;  talché  Voi  il  maflimo  acco- 
gliere, e  ne  portafle  il  loro  merito  iru 
Voi  efprelTo ,  e  derivato  ad  effer  immor- 
tale ,  e  prefente  al  giro  di  tutti  i  fecoli. 
E  laddove  i  farti  dell'antica  vermiglia., 
fempre  rinomata  Lambertim  Cafa  modrsi^ 
rono  fin  oggi ,  dal  tempo  più  rimoto , 
e  barbaro  ,  Prelati  fantiiTimi  ,  che  la^ 
Chiefa  ,  ed  i  fuoi  diritti  dotta  ,  e  co- 
flantemente  foflennero,  e  la  loro  nume- 
rofa  greggia  a'  bei  pafcoli  di  vita  ,  e  di 
falute  fanta  ,  e  felicemente  conduflero, 
come  Balduino ,  Vefcovo  di  Brefcia  ,  Ber^ 
naldo  di  Piacenza,  ed  y^/^^r^t?,  Arcivefco- 
vo  di  Milano,  Eccellenti  Senatori,  G^/- 
ào  j  Leandro  ,  Alberto  Confoli  della  Patria 
più  fiate  ,  Guido  Antonio  tra  i  Riformatori 
di  quella  Città  nelle  antiche  memorie^ 
annoverato,  Giambattijìa  Sommo  Preto- 
re nelle  Città  di  Sralla ,  ed  Anverfa  nel- 
le Fiandre  ;  Capitani  forti/limi  ,  come.. 
Gherardo^  che  nel  fecolo  XI.  fiorita  fcel- 
tiffima  truppa  di  tremila  Bolognefi  all'ac- 
quiilo  di  Terra  Santa  col  fenno,  e  colla 
mano  gloriofamente  condufie  j  quel  valo- 

rofo 


rofo  Guido ,  che  prefa  a  favor  della  Chie- 
fa  la  Croce ,  ben  diecimila  fotto  la  fagra- 
ta  bandiera  reclutando  ,  ufcì  dalla  Par  ia 
a  difender  la  Santa  Sede  ,  e  ne  ritornò 
di  trofei  5  e  di  trionfi  onufto;  e  quell'al- 
tro Guido  y  che  alla  tefta  dAV  e(ercito 
Modanefe  dalla  Capitale  di  Regio  sul- 
le frontiere  del  Parmeggiano  altre  Piazze 
occupò ,  altre  diflrufle  :  a  tanti  Eroi  ag- 
giunterò altri  fa/li  Egam  y  che  dando  la^ 
rotta  a  Vifconti ,  meritò  dall'I mperadore 
rinfegna  dell'Aquila  ;  ed  AJdragbetto,  ch^^ 
dopo  aver  ridotta  Valenza  a  divozioneL> 
dell'Aragonefe  ,  ed  occupate  Tlfole  Balea- 
ri  in  faccia  a  Catalogna ,  forti  in  premio 
di  quel  grato  benefica  Regnante  l'ufar  nel- 
la fua  divjfa  Lamhertiui  le  armi  medefi- 
me  della  Real  Cafa  di  Aragona .  Ma  do- 
vrei eller  troppo  proliflb,e  formare  in- 
teri volumi  5  fé  tutti  volefli  qui  nume- 
rare gli  Eroi  ,  e  far  catalogo  degl'innu- 
merabili  fingolari/fimi  pregi  di  voflr' an- 
tica f.^mpre  gloriofa  famiglia  ;  e  perciò 
itimo  tacere  i  Fondatori  degli  ordini  ca- 
valereichi  ^  come  di  Ugolino  ,  iftitutore^ 

de' 


de'  Frati  Gioviofi  di  S.  Maria  Gloriola^, 
patto  fotto  filenzio  i  tanti  Ambalciadon, 
e  Legati  a'  Re  ,  ed  a'  Principi  Sovrani, 
come  i  mentovati  Guidone  .(^à  Efram-Ao- 
]o  rifletto,  che  Dio,  per  vie  più  rende- 
re illuiìre  il  voflro  Cafato,  ed  immorta- 
le ,  fé  concorrere  la  fìefla  Santità  nella- 
perfona  della  B.  Giovanna  ,  compagna.^ , 
e  fedele  imitatrice  di  S.  Caterina  di  Bo- 
logna ,  e  nella  perfona  della  B.  Imeldcu  > 
per  cui  d'  eflTere  fiata  loro  alunna  fin  og- 
-^gi  contendono  gli  Ordini  ragguardevoli 
di  Agollino  ,  e  di  Domenico .  Or  tante ,  e  sì 
diverfe  prerogative  ravvilàte  nella  Profa- 
pia  Lambert Ì7ii  ,  tutte  in  se  fleflo  deri- 
vate ,  e  raccolte  mollra  BENEDET- 
TO XIV.  Pontefice  Ma/fimo.  E  (ebbene 
di  quefla  mia  candida  ,  e  fedel  dichiara- 
zione fembra  venirne  tocca  la  vo/ìra  im- 
pareggiabil  modeitia  ,  ed  umiltà  profon- 
difi^ima  ;  pure  fiavi  accetta,  e  vi  ferva  di 
folletico  a  render  grazie  airAltiflimo  ,  che 
vi  fofliene  in  grado  di  poter  reggere- , 
e  benedire  tutto  quant'è  l'Orbe  Cattoli- 
co ,  continuando  lo  zelo  j  e  l'impegno, 

b  che 


che  i  voflri  maggiori  per  la  fanta  no- 
(Ira  Religione,  e  per  la  Chiefa  ebbero, 
e  piamente  mantennero . 

Or  quantunque ,  BEATISSIMO  PA- 
DRE ,  portiate  nella  mente  un  Mondo, 
a  guifà  di  colui ,  le  cui  veci  qui  giù  (o- 
(tenete  ,  non  ifdegnate  ,  di  grazia  ,  fer- 
mar brievemente  lo  (guardo  benigno 
sulla  mia  Capua ,  fcorrendone  con  occhio 
illuminato  gli  antichi  fuoi  monumenti , 
e  quei  faili ,  che  conferva  da  fecoli  mol- 
to più  vetufli  della  Romana  Repubblica: 
vi  piaccia  di  leggere  tante  vicende  iru 
una  ilefla  Città  ,  e  vederla  Signora  dar 
leggi  a  tante  nazioni  $  poi  gemere  fotto 
il  dominio  de'  Romani  ;  ora  rifiorata  da- 
gllmperadori  ,  colla  deduzione  di  vigo- 
rofe  ,  e  ricche  Colonie ,  innalzare  altiera 
il  capo  ;  ed  ora  chinarlo,  abbattuta  da' 
Vandali  ,  incenerita  da'  Saraceni  ,  impo- 
verita da'  Goti  ,  inquietata  da'  Longo- 
bardi, dominata  da' Normanni  infino  fot- 
to il  Principe  Rugiero  ,  che  fu  primo 
Re  di  Napoh,e  di  Siciha;  ed  è  appun- 
to tutto  ciò  ;  che  comprende  quefb  mio 

pri- 


primo  difadorno  volume .  Degnatevi  in- 
tanto di  gradirlo  ,  e  fargli  godere  l'al- 
ta protezione  ,  di  cui  già  per  fuo  pro- 
pizio defilino  il  voflro  adorato  nome  lo 
adombra ,  e  lo  ricuopre  ;  mentre  io  gra- 
to Tempre  alla  magnanima  voflra  condi- 
fcendenza ,  altro  far  non  poflo ,  che  por- 
gere inceffantemente  al  Signore  calde^, 
fervorofe  preghiere ,  affinchè  faccia  alla— 
S.  V.  intiero  confumar  quello  fecolo  con 
perfetta  falute  ,  e  con  fomma  continua-, 
tranquillità  d'animo  a  prò  della  Chiefa, 
e  di  tutti  i  fuoi  Fedeli  .  E  già  col  più 
umile  divoto  rifpetto  vi  bacio  il  fantilTl- 
ino  piede  ,  dicendovi  con  animo  oflèquio-» 
fo ,  e  fmcero  : 

PROSPER  PROCEDE,  ET  REGNA,BENEDICTE,PER  ORBEM 
AUREA  SAECLA  REDUC .  VOX  PATRIS  INTONUIT  .  W 

Capua  I.  Ottobre  175*. 


Umìlìjlfimo  ,  dìvotljjtmo  ,  MUìentlJJlmo  fervo  ,  e  figlie 
Francefco  Arcidiacono  Granata . 


U)  Tfaìm.  44i 


FRANCESCO  MARIA   PRATILLO 

ALL'   AUTORE, 


SE  fu  fempre  degna ,  e  laudevol  cofa  riputata  il  fer» 
ifìre  la  propria  Patria  ,  quanto  maggior  mente  dovranjì 
dalla  Patria  efiimare  quc  cittadini ,    i  quali  per  ejfa 
incejjantemente  faticano  a  raccoglierne  i  monumenti^ 
f  confegnarli  alla  memoria  de'  pojìeri   ,    per  renderne  im* 
mortale  fempre  più  appo  di  ejjt  la  ricordanza  ?  Se  cotale 
jìimolo  di  gloria  per  eJJt  ,  e  per  le  loro  Patrie  ,  Nazioni , 
e  Provincie  non  avejje  animato  le  penne  di  tanti  Scritto^ 
ri  I  dov   è  ,  cl?e  Jì  Japrebhono  a'  nojiri  tempi  le  Jiorie  de* 
Greci ,  de'  Romani ,  e  di  tanti  altri  popoli  ,  o  dagli   Uf7Ì , 
0  dagli  altri  dome  y  e  foggetteì  Con  quejia  quanto  giujìa^ 
altrettanto  Z'era  ,    e  ragionevole    majjima  ,    io  mi  ricordo 
azere  a  Voi  con  altra  mia    nello  jcorfo  anno   animato  a^ 
dijìendere  la   Storia  della  nojira  pur  troppo  celebre   Città 
di  Capua  ,  della  quale  pojjìamo  con  onore  vantarci  comuni 
allievi  ,  e  cittadini  .  Godei  infatti  udire  da  buoni  amici , 
the  Voi  faticavate  inceffantemence  a   lì   nobile ,    e  ghriofo 
lavoro  9  al  quale  per  no/ira  fatale  fciagura   non  potè  dar 
intero  foddisfacimento  il  nojìro  Scipione  ò annulli   (  che  fu 
il  primo  a  imprender  quejt'  Opera  J  di  cui  ne  abbiur/70  gli 
Annali  MM,SS,\  ma  perciocché  in  quei  tempii  ne  qua^ 
li  fcrijfe  ,  cioè  poco  dopo  la  metà  del  XVI.  fecolo  ,  nciL^ 
erano  ancora    ufcite  fi4ori  degli  ArchiV)  tante  recondite^ 
Cronache  ,  membrane  ,   e  fpeciojt  man ufcr itti  3   tn^^'lte  cofe^, 
da  quello  per  altro   valente  Storico  furono  tra/andate ,  ed 
oltre  fenza  ver  un  gìufio  criterio  aff^.iliellatc  ^  e  confuft^j 
^.nne  quejV  Opera  da    nojiri  valentuomini  condannata  o-* 
rimaner  jepolta  ne' fcrigni  de  fuoi  eredi.   Tra  i  revifori  di 
total  Opera  furono  i  due   famojt    luminari    della  nojira^ 
Città ,  Camillo   Pellegrino  ti  vecchio ,  e  Giambattista  zit- 
tendolo ,  /■   quali  y  per  foddisfare  al  dovere  di  buoni  citta- 
dini ,  e  per  aderire  d  gtujii  dejidir]  degf  lllujìri  òenatoriy 

che 


che  avrehbono  voluto  "vedere  una  piena  Storia  della  loro 
Città  ,  Jì  pojero  a  tal  impiego  .  Ma  o  che  altre  cure  ulì 
aveffero  dijlolti  ,  0  che  o'juto  a^Deffe  loro  mancato  ,  nulla 
da' me dejìmi  Jì  profitto  ,  e  dal  Pellegrino  folamente  pochi 
fogli  fi  dìjìejero ,  come  fondamento  di  total  nobile  >  e  glO" 
riofo  edifizio  ,  de'  quali  forfè  a  miglior  tempo  col  refi  unte 
delle  opere  ,  non  ancora  ufcite  in  luce  di  quefio  Autore  , 
ne  fari  un  dono  al  Pubblico ,  ed  al  nojiro  Senato  ,  col  man" 
darle  alle  fiampe  unitamente  colle  fue  Poe/le  ,  e  con  tut- 
te le  fue  lettere  ,  e  rifpnjìe  ,  fatte  alla  lllujìre  Accademica 
della  Crujca ,  per  la  fumo  fa  difefa ,  cu^  egli  intraprefe  a^ 
prò  dell'  afììico  Torquato  TaJJo .  Si  offerì  poco  dopo  a  que- 
Ji'  onoreZfol  impiego  il  noftro  'Dahntifftmo  Letterato  di  que* 
tempi  il  Primicerio  della  Chiefa  Metropolitana  ,  Frante fco 
Antonio  d'  ha ,  //  quale  perchè  mandato  in  Roma  due  Zfol' 
te  dal  Juo  Capitolo  ,  ed  Arcivefcovo  per  gelofi  affari  ,  in-' 
termejfo  il  lavoro^  e  diftolto  da  quefii  fiudj  y  nuli'  altra^ 
co  fa  t  eJÌQ  in  morte  a*  fuoi  eredi  ,  che  poche  co  fé  di  nota- 
menti  per  la  fua  grand'  Op^ra  .  Difgrazia  ,  che  poco  dopa 
avjenne  al  nofìro  rinomato  Canonico  Francefco  Antonio 
Tofhmafiy  Patrizio  di  Capua  ^  dal  quale  y  mentre  fi  anda« 
vano  raccogliendo  e  libri  ,  e  tìsemorie  per  lo  fuo  lavoro  » 
pajfato  in  i<o?/?a  ,  e  qi^i^t  checo  1"^ icario  Generale  di  Co-- 
<mo  y  fegnalandofi  in  quella  Diocefi  il  fuo  zelo  ,  e  dottri- 
na  ,  dopo  alquanti  anni  eletto  Ve  [covo  di  Tiano ,  lafciò  di 
vivere  ,  Jenza  poter  vedere  la  fua  Spofa  ,  né  tampoco  la~* 
cara  Patria .  Il  degnijfimo  noftro  Canonico  Michele  Mona- 
co  alle  infinuazioni  del  Card.  Gaetano  ,  allora  ArcivefcO' 
vo  di  Capua  ,  compofe  la  fua  Storia  Sacra  di  quella  Chie- 
da lul  modello  ,  difiefo  dal  Ven,  Card.  Bellarmino ,  predecef- 
/ore  del  Gaetano  ,  nella  Cronologia  de'  Vefcovi  della  mede- 
ma  Chiefa  3  e  raccolfe  con  gran  fatica  ,  quanto  potè ,  pey 
illufirame  la  finria  j  dando  egli  luogo  al  fuo  caro  amico  , 
Camillo  Pellegrino  il  giovine  ,  di  comporne  la  Stona  profana^ 
per  la  quale  pubblicò  egli  in  alcuni  opufroU  della  Storia^ 
de'  Principi  Longobardi ,  e  l'  Apparato  alle  antichità  di  Ca^ 
pua  y  jiampate  in  Napoli  verfo  la  mesa  drillo  fcorfo  f ecolo  j 
e  rie  compi  perfettamente  la  compilazione  i  ma  per  noitra 

fatah 


fatale  [clagura  a  cQgton  dì  una  forte  geìojìa  ,  che  V  /«- 
ccrhhro  ,  di  doZ'er  forfè  altri  frofittarjì  di  fue  fatiche^  y 
hella  fua  ,  eh'  egli  credette  ultima  infermità  ,  fé  quelV 
-  efera  ,  ed  altre  molte  condatìnare  miferametìte  alle  Jìam" 
nie ,  Molte  cofe  rima  fero  prcjfo  il  fido  jìmanuenfe  ^  e  com* 
tagno  y  Fabio  Vecchioni  (  delle  girali  molto  appo  mejt  con^ 
ferva  tr aferi tto  dal  proprio  originale  y  che  ora  è  prejfochè 
interamente  perduto  ,  benché  foffero  To.  XXVL  ,  e  altri 
Codici  MM,  SS,  )  ma  quefte  memorie  fono  in  sì  fattoi 
maniera  confufe  ,  e  mal  digerite  ,  che  poco  tuo  puh  far  fe- 
rie ,  faho  che  di  quelle  ,  eh'  egli  o  intefe  ,  o  trafcritte^ 
ave  a  dal  fuo  maefìro  ,  t  direttore  . 

Vi  confeffo  con  amiche'Dole  confidenza  over  anch'  io 
fenfato  a  quejìo  così  degno  lavoro  y  e  già  molti  materiali 
apparecchiato  avea  per  la  Jìruttura  di  qnefì'  edifizio  3  m(è 
r  effermi  di  cojìì  allontanato  ,  e  /'  aver  conofciuto  tra'  nO' 
Jìri  un  certo  fpirito  d' invidia ,  e  di  emulazione  ,  pur  trop* 
pò  indegna  all' onor  della  Patria  ,  mi  fece  da  ciò  aliena» 
re  y  e  mi  fon  contentato  di  lavorare  sulle  Vefìigia  del  Pel* 
legrino  alla  Storia  de'  Principi  Longob- ,  e  forfè  ancor  dO' 
pò  quejìa  ,  ne  II'  /apparato  ,  0  fian  Difcorfi  della  Campania. 
Mancava  adunque  chi  imprendere  quejia  fatica  5  e  perciò 
io  quanto  mi  confo/ai  nel  fendre  di  axjerla  zjoì  comincia- 
ta j  altrettanto  V  animai  con  ijìimoli  di  gloria  a  profeguire 
ì  '  impvefa  ,  quando  vi  degnajìe  farmi  ajfaggiare  porzione 
di  ejfa  y  in  trafmettendomela  qui  .  Sta  quid  meminiflo 
juvabit  ,  fé  fono  fiato  da  buoni  amici  ofjtcurato  ,  che  Voi 
ciò  facefìe  unicamente ,  per  divertirvi  dalle  ferie  applica» 
zioni  del  Foro,  e  del  proprio  if/.piego  y  fenza  però  aver  af» 
fatto  idea  di  voler  dare  alla  pubblica  luce  un*  Opera  ,  che 
da  due  fecoli  fi  afpetta  dalla  no/ira  Patria  non  folamentey 
ma  da  tutta  la  Repubblica  Letteraria  ?  Ma  perché  ciò  $ 
Jìimatifimo  Amico  ,  e  Signor  mio  ,  perché  perdere  i  f udo- 
ri y  ficcome  credo  ,  di  più  anni  ì  per  qual  cagione  defrau- 
dare al  pubblico  bene  ,  e  vantaggio  della  nofìra  Patria^ 
una  Storia  ,  che  renderà  voi ,  ejja  ,  e  tutti  i  fuoi  citta- 
dini immortale  ,  e  famofa  ne'  fecoli  avvenire  ?  Se  pofcia^ 
fojfe  quefla  una  trìfia  fatalità  di  Capua  di  non  poter  ve^ 

dere 


dere  giammai  di lìe  fa  una  Storia  compiata  da*  tempi  pur  trop* 
pò  vetujìi  di  fua  fondazione  finora ,  io  non  so  vìù ,  ch^^ 
dirmi .  Deplorerò  la  fua  fciagura ,  e  porro  cogli  altri  la^ 
mia  mente  in  quiete  ,  col  dire ,  che  o  non  merita  ella  dal 
Cielo  total  favore  y  o  che  porti  da  II*  infegna  delle  fue  £//- 
pere  il  feral  dejìino  di  ejfer  fempre  attojjìcata  da*  proprj  fi- 
gliuoli ,  ed  alliezfi .  Stimo  perà ,  a  mio  credere  ,  che  tanto 
l*  uno  y  guanto  l*  altro  in  quejla  congiuntura  fieno  mie  f al- 
fe immaginazioni  ,  e  fantajhche  idee  3  e  che  vogliate  ren^ 
dervi  una  volta  perfuafo  a  compiacere  la  vofìra  Patria  ^ 
che  afpetta  con  quefla  voflra  Storia  maggior  lufìro  ,  c_* 
fplendore . 

Io  mi  vado  ben  figurando  il  motivo  della  vofìra  ripU'» 
gnanza  ,  in  voler  tenere  in  abf condito  qusfìo  t eforo  5  e  farà 
forfè  quello  del  timore  ,  che  v  ingombra ,  di  non  dar  inte» 
ra  foddisfiizione  al  buon  gufìo  de*  Letterati  moderni ,  /  qua- 
li richiedono  da  ogni  Storico  efattezza ,  criterio  ,  fiile ,  chia- 
rezza ,  e  che  so  io  ì  Io  vi  dò  per  manchevole  in  qualche^ 
condizione  di  effe  la  vofìra  Storia  j  farà  perciò  ella  0  difu- 
tile ^  0  fvantaggiofa  y  0  biafimevoleì  Dicano  gì*  invidiofi  ^ 
€  gli  emoU  ciò ,  che  vogliano  :  faranno  le  memorie  di  Ca- 
fua  affat  più  glorio  fé  di  ciò  ,  che  furono  prima  ,  col  ren- 
derfiatutti  pubbliche  y  e  e  tiare  i  farà  il  vojìro  nome  fem- 
pre  più  gloriofo  col  farfene  riconofcere  per  Autore  :  e  ve 
ne  avrà  grado  la  Repubblica  delle  lettere  y  coli*  ottenere  un 
dono  y  che  da  fi  gran  tempo  afpettava  con  impazienza^  • 
Qual  farà  (  dico  io  )  maggior  male  tener  ne*  fcrigni  ripo» 
Jìa  quefi'  Opera  ,  0  darle  quella  luce  ,  la  quale  fé  non  avrà 
l*  ecceffo  del  pia  ufo  da*  più  fini  y  e  intendenti  Letterati  y  ri- 
porterà almeno  quella  gloria  ,  che  merita  un'Opera  anco- 
ra glorio  fa  y  e  defiderata  ?  Potrete  negarmi ,  che  ne  farà 
fiima  y  e  conto  la  Patria  ?  Per  chi  di  grazia  voi  impiega- 
jìe  la  vofìra  fatica  >  per  quella  certamente  dovrete  rifpon" 
dermi ,  fé  non  Vogliate  mentire  ,  Or  fé  per  lo  Vantaggia 
di  lei  voi  facrificafìe  i  vofìri  f udori ,  td  ella  quefio  affet» 
ta ,  per  coronarla  con  quelle  laudi  di  che  merita ,  perchè 
frafìornarne  l*  edizione  ,  e  nafcofìa  celarla  ali*  altrui  pu- 
pille ì  Aggiungafi  a  quanto  Vi  ho  fuggerito  ancor  quefV  al- 
tro 


tra  rìfejfo  ,  che  ìion  'Dì  la  oggidì  letterato    per  dotto  ,  t 
Z'alente  che  Jia ,  //  quale  non  abbia  riportato  qualche  bla* 
fm.o  ,  0  critica  da  altri  .    Si  faran  perciò  ejjì  trattenuti 
dal  mandar  juori  le  cofe  loro  ,  perchè  poteVan  ejjere  d<L^ 
quakheduno  attaccate  ?  Io  mi  rido  di  coloro ,  che  per  tema 
di   non  incontrare  gualche  perìcolo  ^  Jì  ftan  chiù  fi  ^  e  Jug" 
celiati  in  e  afa  :    quello  è  un  volontario  ejìlio  dal  mondo  , 
è  un  perdere  a  hello  Jìudio  il  pregio  della  libertà  ,  e  uiu» 
farjì  Jìmile  alle  irragionevoli  creature  ,  quibus  non  eft  in- 
telleólus  .  Bi fogna  qualche   cofa  confidare  alla  forte  ^  e  fa^ 
rìt  finalmente  un  bel  piacere  ejjftr  noi  invidiati ,  o  temuti 
dagli  emoli ,  che  anzi  temere   ,  ed  afcondtrci  da    loro  ten^ 
fativi  coir  impedire   l' immortalità  del  nofiro  nome  ^  e  deU 
le  nofire  Patrie  .  /agrippina  (  Voi  btn  lo  fapete  meglio  di  me  ) 
ìa  quale  a  nuli*  altro  pofe  penjìero  ,  che  a  portare  il  fuo 
figliuolo  Nerone  al  fommo  Imperio   del  Mondo  ,    tuttoché 
prefagita  glie  ne  fojj'e  la  morte   per  le  fue  mani  :  occicat 
{coraggìojamente  rifpofe')  modo  imperar  .  L  u-mo  amante 
della  gloria  propria  ,  o  della  Città  ,  in  cui  forti  il  no/ci' 
mento  y  il  foto  impegno  aver  debbe  di  tali  vantaggi^  e  il  di 
più ,  che  n  avvenga ,  con  forte  coraggio  dìfpr egiare ,  e  de^ 
ridere  . 

CarìJJtmo  Amico ,  io  non  ho  più  che  dirvi .  A  un  uom 
faggio  ,  come  Voi  fiete  ,  foce  ara  il  determinare  ,  dapp/icchè 
avrete  nella  bilancia  della  ragione  pefati  i  miei  motivi ,  c-* 
confidsr  azioni  ,  con  quelle  difficoltà  ,  che  attr  aver  far  vi  po^ 
trebbono ,  e  diflogliere  il  penfiero  dal  donarci  la  vojira  de^ 
cna  Opera  .  Ancor  quefìo  farà  di  pregio  allo  fpeciofo  ca^ 
ratiere  di  degno  ,  e  nobil  Patrizio  ,  che  voi  nella  vojira 
famiglia  godete  antichifflmo  nella  nofira  Città  j  onde  fperoy 
che  quejia  volta  vi  farete  convincere  .  lo  per  anim^arvi  mag' 
gior mente  ,  vi  trafm-.tto  il  To,  HI,  della  mia  Opera  de . 
Principi  Longob, ,  nel  quale  molto  troverete  da  poter  dilu^ 
cidare  gli  ojcuri  fatti  delle  guerre  tra'  no/hi  Longobardi 
tielle  vicine  Città  ,  e  popoli  ccrfinantt .  Amutem/t  Jempre-^ 
fili  y  e  comandatemi  ,  e  refio  col  dichiararmi . 
Napoli  20.  Giugno  i75i« 


EMINENTISSI^IO  SIGNORE 


GEnnaro  ,  e  Vincenzo  Muzio  ,  pubblici  Padroni  di  Stampa  Ir 
quefta  fedelidìma  Città  di  Napoli  ,  fupplicando  cfpongono 
alTEm.  V.  come  deiìderano  dare  alJe  (^ampc  un*  Opera  in  due 
Tomi  in  4. ,  intitolata  ;  Storia  Civile  diU-i  Città  di  Capua ,  ccmpo- 
fia  dall'Arcidiacono  di  quella  Cattedrale  ,  Z>.  Francefco  Granata  .  Per- 
tanto fupplicano  l'Em.V.  dafne  il  permcffo  ,  con  commetterne  la 
revi/iune  ,  e  l'avranno   a  grazia  ut  Deus  &:c.  U 

Dominus  D.JìIcoIjhs  Martorellus  in  Lycaco  Neapolitano  Lingttae 
Grcecae  Profelfor  ,  &  S.  Tb.  revideat  ,  C  referat  .  DatMn  NeapoU 
hoc  die    16,    Fcbruarii  1751. 

C.  EPIS.  CAJACENSIS  VIC.  GEN. 

Julius  Nicolaus  Epifc.  Arcadiop.  Can.  Dt^* 


SI  sa ,  che  la  Storia  di  Capua  è  Hata  affai  bene  iiluOrara  da  uo-: 
mini  difìinti  per  fapere  ,  e  mi  avanzo  a  dire  ,  che  fra  tue- 
te  le  Città  Gel  Ktgno  tfla  conta  più  bcrirtori  ,  che  hanno  avu- 
to piacere  di  renderla  iuminola  5  fot  fé  qualche  nuova  notizia-» 
e  ragguardevole  era  nmafa  o  oftura  ,  o  tralcurata  ,  onde  fi  é  in- 
dotto l'Arcidiacono  Granata  a  racct^ria  ,  e  a  dciìderare  éì  porla 
in  jiiampa  5  td  ho  /ìcura  lufinga  ,  che  /ì  accetterà  con  plaufo 
l'opera  lua  ,  e  fé  ne  farà  quell'onorato  conto  ,  the  merita  .  Intan- 
to^ non  vi  è  ccfa  ,  che  per  la  ragione  tcclcfialtica  ne  poflìu 
impedire   la   pubblicazione.  Nap.  7.  Luglio  1752. 

Giacomo  Martoreili  Rea)  Profvflbrc  ; 


Attenta  relatìone  Domini  Rcviforis  ,   imprimatur  ,  Datum  NeAa 
fifli  hac  die  20.  OSobris  1752. 

C.  EPISC.  CAJACENSIS  VlC.  GEN. 

Julius  Kicolaus  Epifc.  Aircadiop.  Can.  Ocp. 


S.        R.        M. 

SIGNORE 

GEanaro  ,  e  Vincenzo  Muzio  ,  pubblici  Padroni  di  Stampa  In 
qucfta  fcdcliflìma  Città  di  Napoli  ,  fupplicando  cfpangouo  al- 
la M.  V.  come  desiderano  dare  alle  (tampc  un*  Opera  in  Uue  To- 
mi in  4.  »  intitolata  :  Storia  Civile  della  Città  di  Capua  ,  compojU 
dall'Arcidiacono  dì  quella  Cattedrale  ,  D.Francefco  Granata  .  Pertanto 
fuppiicano  ia  M.  V.  darne  il  permeilo  ,  con  commetterne  la  rcvi« 
/ione  ,  0   l'avranno   a  grazia  ut  Deus  &c. 

Admodum  Rct/er,  D.  Jacobus  Martorelli  in  hac  Regia  Studiar um 
Univerfttate  Profeffor  in  Cathedra  Linguae  Graecae  revidcat  ,  &  in 
fcriptis   referat  .    Neap.  die  25.  menfis  Ma\i  IJ")!» 

CGalianus  Archiep.  The/Tai.  Capell.  Major  . 

LA  Storia  di  Capua,  che  ha  adornata  l'Arcidiacono,  tranccfco  Gra- 
nata ,  uomo  conofciuto  alla  Repubblica  letteraria  per  la  Tua  lìn^ 
golare  dottrina,  ed  erudizione,  è  (tata  da  me  letta  con  gran  piace- 
re ,  e  non  piccola  utilità  ,  avendo  glTervato  la  fatica  durata  a  rac- 
corre  da  ogni  Torta  di  Scrittori  le  notizie  più  proprie  per  illullra- 
re  sì  rinomata  Città  ^  e  comechè  non  pochi  hanno  intraprefo  il  me- 
de/imo arduo  Toggetto,  e  vi  fìeno  riufciri  ,  egli  ha  faputo  tuttavol* 
ta  ,  dopo  tanti  Scrittori ,  rinvenire  e  metodo  ,  e  cofe  ,  che  fcmbrano 
non  di  poco  aver  fuperato  il  loro  gloriofo  travaglio  .  Qucfte  fati- 
che Tempre  Tono  accettevoli  ,  perchè  s'aggirano  a  renU^^re  illuitri 
agli  ftranicri  le  Città  noftrc  ,  ed  in  ifpcciaiità  quella  ,  che  fu  gi-a 
Capitale  della  Campagna  3  e  ridondano  in  gloria  del  Principe  ,  che 
n'è  il  Signore  y  onde  Te  ne  deve  agevolare  pretto  la  Itampa  ,  mag- 
giormente che  l'Autore  ha  oifervato  tutto  il  dovuto  riipeito  a*  di- 
ritti della  Sovranità  .  Kap.  14.  Nov,  175 1. 

Giacomo  Martorelli  Reai  Profcflbre  . 
Die  ip.  menfts  Novembris  lyji. 
Fifo  Refcripto  Suae  Regine  Miijejiatis  j'ub  die  24.  currentis  menfts ^ 
&  anni  ,  ac  juprafcrìpta  reLuione  fatìa  per  Rev.  D.Jacobum  Martorcllnm 
de  conmiiffione    Rcv.  Regìi    Capellani  Afajoris  ,  praevio  ordine  praefatae 
Regiae    M.ije/iutis  . 

Rcgalis  Camera  San6$ae  Clarae  provìdet  ,  dceernit  ,  atque  man* 
dntt  quod  imprimatur  cum  inferta  forma  praefentis  fupplicis  libelli,  ac  ap" 
probatìone  diCiì  Rcviforis  ^  verum  in  pablicatione  Jervetur  Regia  Pra^m 
natica  ,  ffoc  Jham  &c. 

CASTAGNOLA.         ANDREASSI  . 
Illuft.  Marchio  Danza  PraeTcs  S.R.C.  tempore  lubTcriptionis  impcditus. 
Ccicri   Auiarum  Praefccìi  S.  R.  C.  non  imcrfuerunt . 

Kes.  fol.^i.  a  ter,  Maftellonus . 

Larocca  . 


I    N    D    I    e 

DK  CAPITOLI  DE'  DUE  LIBRI ,  CHE  Sì  CONTEN- 
CONO  NEL  PRIMO  VOLUME. 

L    1   B    R    O       L 

Capitolo  L 

DElla  prima  fondazione  dell*  antica  Città  di  Ca- 
f^a  pag.  t 

Capitolo  IL 

Delia  Religione ,  e  Culto  degli  antichi  Capuani  \% 

Capiroio  IIL 
Dello  Stato ,  e  Governo  della  Città  di  Capua ,  della  [uà 
Repubblica  ,  e  del  fuo  dominio  34 

Capitolo  IV. 
Della  eomplejjtone ,  e  naturalezza  degli  antichi  Caperà'^ 
ni  y  del  loro  lujfo ,  e  delle  arti ,  e  mejìieri ,  che  nel^ 
V  antica  Capua  fi  e fer citavano  55 

Topografia  dell'antica  Città  di  Capua  y  e  f piega  di  e f- 
fa  76.  77  Capitolo  V. 

Della  Situazione  ,  forma  ,  edìfizj  ,  fi  rade ,  infegne  y  ed 

altro  più   notabile    deir  antica    Città   di   Capua  '    79 

Dìjfertjzìone  intorno  a'  Gladiatori  90 

■  DiJJertazione  dell"  infegne  ,  0  Jìano  armi  della  Città 

di  Capua  124  Capitolo  VI. 

Della  Città  di  Roma  y  e  del  fuo  dominio  129 

Capitolo  VII. 
Si  profiegue  la  Storia  della  Repubblica  Capuano ,  e  delle 

fue  guerre   137         Capitolo  VIII. 
Capua  renduta  Prefettura  de  Romani  1^4 

Dìjfertazione  della  Sacerdotejfa   Paculla  Minia  ,    c^ 
del  nefando  facrifizio  de'  Baccanali  191 

Capitolo  IX. 
Capua  renduta  Colonia  de'  Remani  204 

Capitolo  X. 
La  Città  di  Capua  [otto  gì' Impera  dori  di  Roma  219 

DL    I    B    R    O        IL 
Elio  Stato  di  Capua  ne'  tempi  barbari 

Capi- 


ìndice^de'  Capìtoli  •  ^  *';         T 

Capito 'O  h    -  -^ 

Di  Va  fidali  f  e  loro  venuta  in  Capua-       .  t/i  ,s/,:      23^ 

Capitolo  H.  t:'- 

De  Coti ,  e  loro  domimo  fopra  ,la  Qttà  di  Capua       242 

Capitolo  III.  " 
De'  due  Imper adori  Greti ,  Gìuflìniano  ,  e  Giujìino  ,  dO' 
pò  la  dijÌTUòibne  de' Goti  ,.   ^^-^      ,  '         2SÌ 

Capitolo  ly.  V  ^^  \  ,  %, 

Capua  fitto  l  *  impero  de  '  Lon^ohardiy  e  della  loro  origine  257 
^  ■ -'         Capitolo  V.'  '      '    <  a 

Di  Sicone  Conte  d\  Acerenza  ^   poi  Principe  di  Bene- 

vento  y  t- della  Città  di  Capua  edijìcata^fopra  ilmon^  /^ 
\-te  Triflìfcoy  detta  Sicopoìi  ^  ^  c-x^  Vib  ^  <  v--.V4U)-'4f* 
Serie  de'  Conti  f  e  Principi  Longobardi  ^  e  Kormannit 
che    de  tv  antichij]ìma  Città    di  Capita  ,   e  di  quella   'l 
edificata  nel  mente  Triflìfco   ,    e  della  préfente  nuo» 
'^"^va  Città  di  Capua  tennero  il' dominio  ^  e  la  Jìgnoria^ 
dati'  arino  606,  ,  Jino  all'  anno  via,  di  nojira  fa^ 
lute>  Z97  Capitolo  VI. 

Siegue  la  faccejfione  de'  Prìncipi  di  Benevento  ,   e  de'^*\ 
^"^ Conti  di  Capua  LcKgoburdi  303 

''■'■\  Capitolo  VIL 

Della  pr  e  finte  Città  di  Capua  '-    ^        315 

Defirìzìone   topografica  ,  ed  efattijfima  delle  Chiefit^  , 
<-Cafi  Y  elìgio  fi  ,  trdìfizj  pubblici ,  Strade  ,  è  de'  Palagi- ^'^\ 
più  (ojpicui  della  prefinte  Città  di  Capua  344 

■/\':V.  i  ,».:,.•      .     Capholo  Vili. 
Ritorna  l'impero  de'  Longobardi ,  e  Capua  Jì rende  Prin- 
cipato ^  -.  .-."^r.      v^  V  o>-  ,  381 

D^'ert azione  intorno  alla  dignità  \  e  titolo  di  Patrizio  389 

Capitolo  IX. 
De'  Principi  Normanni  424 

't  -*  Capitolo  X.  ■^"  ^ 

Seguitano  i   Princìpi  Longobardi  428 

'  Poi  dì  nuo^o  i  Norrì:^ anni  fino  a  Rugìero  ^  che  fu  pri- 
mo Re  di  Napoli i  e  dì  Sicilia  y  con  cui  termina  qticjioje' 
tondo  libro .  .  447 

PRE- 


PREFAZIONE* 

HA  recato  femore  maraviglia  a  non  pochi  eruditi  ^ 
come  mai  di  tante  Città  non  ^fìeno  mancati  'baien- 
ti uoìnini ,  che  72' abbiano  fcritto  i  Fajii  j  e  fokan" 
to  deirantichijfima  ,  nobile  ,  e  per  ogni  ver  fa  cofpicua 
Città  di  Capua  non  vi  Jìa  Jìato  finora  veruno  ^  che  n'avejf e 
delle  coje  più  gkrioje  j'crnto  la  Storia  ,  ed  a  pojìeri  una 
degna  memoria  tramandato  .  In  leggendo  1  che  da  Livio  Ca- 
pua urbs  pulcherriaia,  urbs  maxima  ^^  dica  i  Che  da  Ci' 
cerone -i  Superborum  antiqua  Domus,  Caput  non  Campa- 
niae  modo,  feci  torius  Italiae  ,  che  da  Floro:  Ipfa  caput 
iirbiuiTi  Capua  ,  che  da  Cojìantino  Porfirogenito  :  Prima_ 
urbs  antiqua  ,  &  magna,  che  lodata  finalmente  da  tutti 
gli  Scrittori  con  encomj  di  eterna  applaufo  ,  quando  è  lo- 
ro convenuto  di  no^ninarla  ^fi  offervi  5  e  poi  non  fapertle  af" 
fatto  i  fuoi  Fajìiye  'l  fondamento  di  tanta  lode  ^  non  fuori 
di  ragione  faceali  vie  pik  nella  maraviglia  durare  ,  Egli  è  ve^ 
ro  ,  che  difperfi  in  ?nille  Autori  fé  ne  leggono  dì  rimbalzo 
molte  co  fé  ,  avendo  Livio  di  pajf aggio  parlato  di  ejfa  itL^ 
tempo  della  fua  Repubblica  y  Cicerone  in  occafione  della  fua 
Colonia  ,  Floro  per  gli  Fafii  di  Roma ,  Vakrio  Majpmo  ,  ed 
altri  Autori  antichi  in  occafion  di  aver  trattato  delle  Guer- 
re ,  e  degl^Imper]  deC  Mondo  .  Hi'  altresì  vera ,  cJje  ne'  [e- 
coli  a  noi  'micini  Camillo  Pellegrino  ,  eterno  pregio  e  deco- 
ro della  nojìra  Patria  ,  non  meno  nella  fua  Campagna  Fe^ 
lice  ,  che  nella  Storia  de'  Longobardi  molte  cofe  di  Capua 
avejfe  notato  :  dopo  di  lui  il  dotto  Canonico  della  nofìra  Cat- 
tedrale yfuo  coetaneo ,  ed  amico  ,  Michele  Monaco  ne  raccolfe 
il  Santuario  :  indi  il  gran  Letterato  d'Europa ,  un  tempo  De^ 
cano  della  nofìra  Cattedrale  Alejfto  Simmaco  Mazzochi  fcriffe 
jopra  di  una  tronca  Ifcrizione  ,  ed  in  effa  parlo  dell'antico 
Anfiteatro  di  Capua  ^  ed  ultimamente  il  nojìro  eruditìjfimo 
Canonico  Francefco  Maria  Prati  Ili  nell'impegno  della  tan- 
io  rinomata  Via  Appia  v'ha  fituate  alcune  Differì  azioni^ 
e  Memorie  di  Capua ,  fecondo  gli  fon  cadute  in  acconcio 
nell'Opera  da  lui  jiamputa  ,Kiuno  pero  fi  ha  prefoilpen' 
fiero  di  teffere  di  propofito  un  libro  dellif  fola  Città  di  Ca- 

A  pua^ 


pua ,  0  Jìa  r antica  ,  o  la  moderna ,  fcrìz^erne  i  faoì  Annali 
pili  memorandi  ,  Jìccome  di  Roma  fcriffero  Livio ,  Polibio  , 
Floro  ,  ilnojìro  concittadino  Vellejo  Pater  colo,  Vittore,  FefìOy 
ed  altri  .Di  Napoli  fcriffero  il  Suìnmonte  ,  il  Forejìi ,  ilCa- 
paccio  y  e  prima  di  loro  il  Cojìanzo  y  l'Ammirato ,  ed  altri» 
Di  Aver  fa  il  Cojla ,  di  Benevento  r  Arcidiacono  Kicajìro  j 
e  Mario  della  Vipera  3  tal  che  ,  a  breve  dire  ,  ogn' altra  Cit- 
tà del  Regno ,  e  7nen  nobile  ,  e  pregevole ,  e  meno  antica  del- 
la Otta  di  Capua  ,  un  fuo  cittadino  ha  ritrovato  ,  che  abbia 
il  patrio  ft/olo  dijlint amente  defcritto  ed  illujìrato . 

Tale  fatica  ifebbene  molto  grave,  e  oltra  le  mie  forze, 
anzi  della  mia  profejfìone  in  ftiore ,  ho  voluto  abbracciar  iOy 
per  ifgombrare  non  meno  la  meraviglia  di  tanti  Letterati, 
che  per  un  debole  fegno  di  gratitudine  alla  mia  Patria  la^ 
fciare  ,  cui  ,  comechè  ogni  qualunque  Cittadino  grato  mo- 
Jìrarjtjta  tenuto  ,  e  lo  debbo  io  fpecialmente  ,  che  fìie  le  protefìo 
per  mille  benejìzj  ricevuti  pur  troppo  afìretto  .  Laonde  mi  fon 
propojìo  di  fcrivere  dopo  tanti  e  tanti  fé  coli ,  e  cominciar  la 
mia  fatica  dalla  Fondazione  dell'antica  Capua finadora  ,  e  per- 
ciò è  convenuto  mettermi  innanzi  gli  occhi  quegli  Autori  tut- 
ti ,  e  antichi ,  e  moderni,  che  fparfamente  chi  ad  un prO' 
poflto  ,e  chi  ad  un'altro  hanno  di  Capua  parlato  ,  e  fvolgere 
diverjì  Archivj,  ove  molte  feriti ur e  rinvenir  ho  potuta  ^fìcuri 
attefiati  di  quanto  mi  ho  prejijjo  dì  fcrivere ,  e  cosi  ,  come  ad 
un  fa  [ciò  di  divtrfì  fiori  in  varie  ajuole  racco  Iti  ,   teff  ere 
di  quejìa  gran  Città  la  vera  minuta ,  e  chiara  Ijìoria  . 

Or  per  procedere  con  ordine  in  una  materia  si  vafìa ,  e 
rilevante  ,  opportuno  ho  fìimavo  di  dividerla  in  due  Tomi , 
nel  primo  de'  quali  defcrivero  la  Storia  Civile  della  Città  di 
Capua  ,  parlando  della  Città ,  de  fuoi  Principi ,  e  de*  fuoi 
Fajii  dalla  prima  fua  Fondazione  Jìno  a  tutto  il  corre»» 
te  anno  millefettecento  cinquantuno  . 

Nel  fecondo  Tomo  poi  faro  menzione  del  Santuario  Ca» 
puano  ,  de'  Superiori  Ecclejìafììci ,  che  lo  governarono  nello 
fpìrituale  ,  delle  Chiefe  ,  de  Concilj  ,  de'  Benejìzj  ,  delClero, 
e  di  ogn'  altra  cofa  appartenente  al  Santuario  ,  comincian- 
do dal  gloriofo  S.Prifco ,  primo  Vefcovo  di  Capua  ,  fino  al 
prefente  zelantijflmo  Arcivelcovo  D.Giufeppe  Maria  Ruffo. 
•*  ^  LIBRO 


^^7^^.^a/cii  ac/  zfiu .  c^e/*n  ■  etfcu^^ 


LIBRO  PRIMO 

Della  prima  Fondazione  della  Città 
di  Capua. 

C  A  P  I  T  O  L  O     L 

A  Città  di  Capua  ,  i  cui  antichiUìmi 
principi  per  lunga  ferie  d'anni  quel- 
lo ancóra  di  Roma  avanzando ,  ven- 
ne folo  ad  efìer  uguagliata  a  Cartagi- 
.ne ,  e  Corinto ,  Città  !e  più  antiche  , 
le  più  dovìziole  5  e  le  più  magnifiche 
del  Mondo  ,  fecondo  fcrifie  Cicerone 
contra  Rullo  :  Majores  vejìri  trei  rati' 
tum  urhei  in  terrh  omnibus  Cariba^ 
givem  'iCorìnthum  ^Capuam  Jìatuerunt  imperli  gravitaùemi 
C^  ncmen  pojfe  fujììnere  . 

L'antichità  della  fua  origine  ha  refo  grifìprici ,  così 
infra  di  loro  difcordi ,  che  non  fi  è  mai  tra  di.  e  (fi  potu- 
to determinare  o  l'anno  certo  della  fua  Fondazione ,  o '1 
certo  nome  à^X  fuo  Fondatore  .-imperciocché  chi  con  Dio- 
nigi   vuol  Capua  fondata  dal  Tiojanp  Capi  (^),  compa- 

A    2  gno 

(a)  Dionif*  Uh,  i. 


m 


2         Storia  Civile  di  Capua 

gno  di  Enea,  qui  venuto  dopo  il  diftruggimento  di  Tio- 
ja  5  chi  da' Capi  Silvio  ,  fefto   Re  d'Alba  ,  figliuolo,  o 
fratello  di   Ato  ,  e  padre  di  Capeto  .  Livio  la  vuol  fon- 
data da  Capie   (^) ,  famofo   Capitano  de'Sanniti ,  da'qua- 
ì'i  fu   foggiogata  l'anno  di  Roma  333.  >  così  chiamata-» 
dalle  fertili   fpaziofe  campagne  ,  ov'  è  fìtuata  .  Vultur- 
ntim  Etrufcorum  urbem ,  quae  nufic  Capua  ejì  ab  Samni^ 
tihui  captam ,  Capuamque  ah  ànce  eorum  Capye  ,  Z'el  quod 
pr.opìui  vero  eJì  a  campejìr.ì  agro  appellatum  ,  Altri  dagli 
Ofci  (^),  antichi/limi  Popoli  dell'Italia,!  quali  dall'augu- 
rio  di  un  Serpente  ,    che  in  lingua  Ofca  Capys    diceaii , 
e  nel   luogo,  ove  lo  ritrovarono,  ivi  fu  la  nuova   Città 
edificata  ,  e  datole  il  nome  di  Capua  .  Altri  finalraento 
le  diedero  tal  nome,  per  efièr   capo  di  più  C  tra  ,  Signo- 
la  di  pili  Popoli ,  e  Metropoli  di  tutta  la  Campagna  ,  co- 
me, oltre  a  tanti  Autori  antichi,  Livio  ,  Vellejo  ,  Diaco- 
no  ,  Servio,  Dionifio  d'Alicarnailb ,  può   leggerfi  prelfo  de* 
moderni  Iltoriografi ,  che  n'han   raccolto  le  antiche  me- 
morie ,   di  Errico  Bacco  ,  di  Encenio  ,   e  di  altri  Scrit- 
tori ,  rapportati  da  Camillo  Pellegrino  nella  fua  Campa- 
gna Feìjce  ,  e  da  Scipione  Mazzella  celle  loro  Defcrizioni 
della  Città  di  Capua . 

Tra  gli  Autori  più  antichi  inforfe  altra  contefa  circa 
la  Fondazione  ,  e  '1  Fondatore  di  Capua  ,  imperciocché  al- 
cuni edificata  la  voleano  da  Remo  ,  figliuolo  di  Enea  , 
e  datole  il  nome  del  fuo  bifavolo  Capys  ,  padre  di  An- 
chife  ,  il  cui  fepolcro  fu  Tempre  glorificato  da'  Capuani , 
e  credono  che  fofie  ftato  fcoverto  fotto  i'Lmperador  G'ulio 
Cefare.  Altri  poi  con  Catone,  e  Sempronio  più  fondata- 
mente la  vollero  edificata  da  Ofco,  Capitan  de'Tofcani, 
anzi  dagli  Ofci  ifiefli  o  fieno  Opici ,  antichiflimi  Popoli 
della  Campania  . 

E  in  verità  a  quefto  fentìmento  fi  fono  appiglia- 
ti i  più  aflennati  Autori  ,  ed  è  veramente  quello  ,  cho 
deefi  con  maggior  ragione  credere  ,  e  a  me  più  perfua- 
de ,  che  Capua ,  nell'anno  dd  Mondo  3200.  fofl^e  ftata. 

fon- 
(a)  Lizfì»  Uh,  4.  cap,  37.    (b)  Ser^j»  in  7.  Asnsid, 


%è 


Libro  Primo.  3 

fondata  dagli  Ofci  od  Opici  ,  i  quali  cogli  Aufonj  ,  det- 
ti anche  Aurunci  ,  furono  i  primi  ,  e  i  più  antichi  abi- 
tatori del  Lazio,  e  della  noftra  Campagna  ,  fecondo  fcrif- 
fe  Antioco,  Polibio ,  Eliano ,  ed  alrri^  tal  che,  al  dir  di 
Catone,  e  di  Seoibronio ,  Ofca  fu  prima  chiamata  ,  e  poi 
Ca  pua  :  A  Vulturm  amne  ad  S Harem  Etrufcorum  ^etu- 
Jiìjpmum  ager  fuìt ,  in  quo  prìmum  Ofcam  dì^am ,  pofìea 
Capuam  condìderunt  .  Il  che  poco  più  oltre  vien  confer- 
mato dallo  fteflb  Catone  ;  Oj'cì  ,  qui  nunc  Capuani  ;  e 
poi  da  Capis  riftaurata  ,  ed  ampliata  .  Così  ci  accerta, 
coir  autorità  di  varj  Scrittori  Ottavio  Melchiore  nella.* 
fua  erudita  Storia  della  Città  di  Cajazzo ,  e  lo  conteftano 
molti  Autori  ,  che  andrò  bel  bella  in  feguito  di  quefto 
capitolo  rapportando . 

Anzi  fi  rende  più  incontraftabile  quefto  mio  fcntiracnto 
dairoflervarfi  in  mezzo  della  Città  di  Capua  nella  Piazza 
de*  Giudici,  fotto  l'Atrio  di  S.Eligio  de' PP.Teatini  un  mar- 
mo ritrovato  nelTantico  Teatro  Capuano  ,  firuatc^  nella 
Torre  di  Faenza  ,  oggi  di  D.Gaetano  Serfale  Patrizio  di 
Sorrento,  ove  leggefi  ;  GENIUS  THE  ATRI ,  t  dietro  la 
Figura  d^ì  Genio  ben'efligiata  fi  vede  un  gran  Serpente, 
airantichillima  ìnfegna  alludendo  de*  Capuani  nella  prima 
loro  Fondazione ,  i  quali  come  Oici  od  Opici  dì  origine, 
faceano  per  lor  divifa  il  Serpente  ,  imperocché  gli  Opici 
furono  detti  quafi  Ophici  ,  per  teftimonianza  di  Servio 
TìcWEneid.  VII. ,  e  di  StefFano  in  oynKot^t  oggigiorno  la 
noltra  prefente  Capua  fa  per  imprefa  una  tazza  o 
dentro  fette  ftrpenti ,  la  tazza  ,  che  ben  fi  fpiega  in  fe- 
gno  di  eifer  ella  fiata  capo  ,  e  fignora  di  quefta  Provin- 
cia ,  che  Cratere  da  Strabene  ù  appella  ,  e  i  ferpenri  in 
fegno  degli  Oici,  da' quali  (i  fu  ella  edificata. 

Niente  dillìmile  però  al  d/fparere  di  varj  Autori  in- 
torno alla  Fondazione  di  Capua  fi  è  T  altro  intorno  ai 
tempo  di  tal  Fondazione,  non  dubitandofi  però  di  ^^^i^ 
ella  la  più  antica  Città  delle  più  nobili ,  e  principali  del 
noftro  Regno ,  come   fcriffe  Coftantino  Porfirogenito  {a)i 

Prm» 
(a)  Lìh»  de  admin»  Impef,  cappio. 


4  Storia  Civile  di  Capila 

Prima  vero^  r^rbs  antiqua  Capua ,  fecunda  Keapolh  ,  tertla 
BeneVentum  <,  quarta  Cajeta  ^  qttìnta  Amalpbia  *E  febbene 
varie  fodero  su  di  ciò  le  opinioni  de'  Scrittori ,  io  mi  re- 
ftringerò  in  narrarne  loie  due  di  due  famofì  Iftoriografi, 
una  di  Vellejo  Patercolo  ,  l'altra  di  Marco  Catone  ,  rife- 
rita dallo  fìeflb  Vellejo,  e  con  efia  la  mia  opinione  di  ef- 
fere  (lata  Capua  fondata  digli  Ofci  viene  con  maggior 
fodezza  confermata,  e  /labilità  o 

Vuole  Vellejo  PatercoJo  ,  appoggiato  però  al  fenti- 
mento  di  antichi,  e  gravi  Autori,  eh:  Capua  fofle  ftata 
edificata  dagli  Ofci  830.  anni  prima  d^ì  tempo  ,  in  cui 
egli  fcrivea  la  fua  Storia.  Marco  Catone  vuole,  che  Ca- 
pua folle  fiata  già  edificata  360.  anni  prima  di  cllèro 
ftata  foggiogata  da*  Romani ,  ed  elTèndo  (fata  foggiogara 
da  240.  anni  £no  al  tempo,  che  fcriflè  Vellejo,  venne 
ad  eflTere  edificata  la  Città  di  Capua  soo.  anni  prima, 
ch'egli  fcrivefTe  .  Or  egli  fcrillè  fotto  iiConfolato  di  Mar» 
co  Vicinio  Quartino,  e  di  Cajo  Ca(lio  Longino,  il  qua- 
le fu  di  Roma  il  782.  ,  ed  in  confeguenza  Vellejo  ,  c-» 
coloro  ,  che  furono  della  prima  opinione ,  fecero  Capua 
50.  anni  piiì  antica  di  Roma  .  Onde  elfendo  fiata  Ro- 
ma edificata  fecondo  il  BofTuet  ,  ed  altri  favj  Scrittori , 
nell'anno  del  Mondo  3250.,  venne  ad  effer  Capua  edi- 
ficata l'anno  dQÌ  Mondo  3200.  Catone  poi  fece  Capua 
pofteriore  alla  Fondazione  di  Roma  circa  anni  282.  Co- 
si Vellejo  ragiona:  Dum  in  externii  moror  ,  incidi  in  rem 
domefìicam  ,  maximique  erroris  ,  «f5*  multum  dijcrepantem 
AuBorurd  opiniomhui  5  nam  quidam  hu']us  temporii  traBu 
ajunt  a  Tufcis  Capuam  ,  Ko/amque  conditam  ante  annos 
fere  830.  ,  quibus  equidem  ajfenferim  ;  fed  Mar  cut  Cato 
quantum  differt  \  qui  dicit ,  Capuam  ah  eìfdem  Tufcis  con- 
ditam  ,  &  Juhinde  Nolam  i  Jietijfe  autem  Capuam ,  ante- 
quam  a  Romanis  caperetur  annos ,  cìrciter  260  ,  quodjìita 
eji ,  quum  Jìnt  a  Capua  capta  anni  240.  ,  ut  condita  eji , 
anni  funt  fere  500.  Dionigio  d*  Alicarnaflb  la  riduce  all' 
antichità  d^ì  noltro  Patercolo.  Diodoro  Siciliano  poi  con 
Tito  Livio  più  nuova  di  quello ,  che  fcrive  1'  ifteffo  Ca- 
tone, 


Libro  Primo.  5 

tonc  ,  ma  con  indefinito  tempo  la  fanno . 

Oico  dunque  ,  Cap'tano  de' Tofcani ,  co*  fuoi  com- 
pagni Ofci  o  fiano  AufonJ  ,  edificarono  Capua  V  anno 
del  Mondo  3200.  ^  prima  deir  edificazione  di  Roma  so. , 
che  che  ne  fieno  le  opinioni ,  e  le  fentenze  di  tanti  Scrit- 
tori.  La  ch'amò  Ofca  non  meno  da'  ferpenti  ,  ritrovati 
nel  luogo  delia  fiia  fondazione  ,  che  dall' infegna  dello 
ftefib  ferpente  ,  volgarmente  Ofcorzone  ,  che  portava  il 
Capitano  nel  fuo  cimiero  .  Onde  difiè  Manetone  Iftori- 
co  ;  Caeculuì  Cognomento  Saturnui  junior  regnat  apud 
jihorìgines  ,  &  tertìo  anno  poji  apraci  T hyrrenos  regnai 
Ofcui  ,  cujris  inflgne  fuìt  ferpens  ;  ed  Annio  icrive ,  che 
quefto  nome  Ofco  fia  vocabolo  Etrufco ,  e  fignifichi  un 
velenofb  ferpente  ,  dal  volgo  detto  Scorzone  •  Laonde» 
furon  chiamati  quefti  Popoli  Ofci  dal  loro  Principe ,  che 
portava  per  infegna  la  figura  dello  Scorzone ,  o  fia  nel- 
la fpada ,  o  nei  fuo  feudo  ,  ficcome  Aventino  difcefo  da 
Ercole  portava  Tidra  nel  fuo  feudo  {a) 

Vi&oreique  oftentat  equos  fatui  Hercuk  pulchro 
Vulcher   Aventìnus ,  clypeoque  injìgne  paternum 
Centum  angues ,  cìndiamque  gerii  jerpentìhui  bydram» 

Or  non  baftaudo  tutto  ciò,  whc  fi  è  detto  di  fopra ,  per 
iftabilire  la  Fondazione ,  e  '1  certo  Fondatore  della  Citt^ 
di  Capua  i  e  non  efiendo  ancor  fazj  gli  Autori  di  difpu- 
tare  5  tal  che  han  refo  quefta  materia  troppo  dubbia  ^ 
ed  ofcura  per  la  varietà  dtìÌQ  opinioni ,  che  in  tanti  li- 
bri {i  leggono,  conviene  trattenermi  un  po' foverchio  in 
quefto  punto  ,  e  colia  maggior  poflibile  brevità  met- 
tere in  chiaro,  chi  fu  quefto  Fondatore,  quali  i  Popoli, 
di  qual  Nazione  gli  Ofci  H  furono  ,  quante  mutazioni, 
e  quante  volte  fu  la  Città  di  Capua  di  nuovo  edificata  * 

Dopo  tante  opinioni  ,  ed  autorità  di  Scrittori  già  det- 
te di  lopra  vogliono  alcuni  Autori  ,  che  dalla  Nazione 
di  Belo  ,  primo  Re  delTAfiliia  ,  e  degli  altri  Beli,  eh' 
ebbero  diverfi  Imperj  nel  Mondo  ,  200.  anni  dopo  1' 
univerfai  Diluvio  fofie  calato  in  quefte  noftre  parti  dal- 
ia 
(a)  Vìrg,  Aeneid.  7. 


6         Storia  Civile  di  Capua 

h  Regione  della  induftrioià  Fenicia  ,  o  da  quella  di 
Tripoli  un  certo  Belo  ,  col  feguito  di  moltiflìme  per- 
Ibne  ,  portare  anche  dall'  Etiopia  colle  Joro  mogli  ,  o 
figliuoli ,  ricercando  nuove  ledi ,  e  nuove  abitazioni ,  o 
già  edificarono  dalla  parte  deftra ,  e  dalla  parte  flniitra 
dtl  noftro  Fiume  Volturno  in  que(i^e  noftre  contrade  di- 
verfe  cafucce  di  legno  ,  ùtte  ad  ufo  di  barracche  ,  o  di 
tabernacoli  ,  divifì  in  piiì  luoghi,  come  tanti  villaggi  , 
poco  difcofii  l'uno  dall'altro,  chiamando  quefti  loro  abi- 
turi col  nome  di  Volturno  .  Né  vi  è  fiata  mai  difficolta, 
che  la  noftra  Città  di  Capua  nell'antico  Tuo  nafcere  fu  chia- 
mata col  nome  di  Volturno  ,  ficconie  fcriffe  Livio  ^  e  Servioj 
e  fu  qufifto  il  priino  nome  ,  eh*  ella  ebbe  (a)  ;  Peregrina  re: 
ejì ,  fed  memoria  àìgna  traditur  eo  anno  faBiam  Vulturrnim 
Etrufcorum  idrhem  ^  quae  nunc  Capua  eJì ,  E  Mariano  Val- 
guarnara  ni  Comento  dell'  Antichità  di  Palermo  di  quel  luo 
Sempronio  dice  :  Vuhurnùm  quoque  dìBu  eJì  Capua  3  e  ben- 
ché Camillo  Pellegrino  nel  fuo  Apparato  ù^ìi  Antichità  ài 
Capua  dicefle  bene  ,  che  la  Città  di  Capua  non  fu  mai 
chiamata  col  nome  di  Volturno  ,  con  tutio  ciò  non  può 
negarfi  ,  che  nel  fuo  principio ,  non  efiendo  Capua  Città, 
ma  una  vera  divisone  di  tanti  villaggi  ,  fofle  ftata  da- 
gli abitanti  ,  e  compagni  di  Belo  chiamata  Volturno* 
Erano  quefti  primi  Fondatori  dell'  antich  ffima  Capua». 
di  brutto,  e  defForme  afpetto,  aveiido  il  Capo  acumina- 
to ,  e  calvo  ,  gli  occhi  incavati  a  guifa  di  lucerta  ,  ro- 
chi  nel  parlare  ,  contorcendo  le  labbra  ,  e  la  lingua  ,  quan- 
do profferivano  parole,  delle  quali  le  più  frequenti  era- 
no ofcene ,  ed  infulfe  .  E  in  fatti  prefentemente  quei ,  che 
fbggiornano  nella  Cofla  Occidentale  in  faccia  al  max  di 
Et  opia ,  quando  parlano,  ftridono  ,  come  le  Gallinacee 
d' India  ne'  noftri  Paefì  ,  fecondo  fcrive  Antonio  Chiufo- 
le  (i») .  Alcuni  di  loro  aveano  il  capo  di  cane,  e  titto  il 
redo  iìmile  all'  uomo  >   chiamaci  Cinocefali  ,    de'  quali 


pariO 


(a)  Lìh.  4. 

(b)  Cap.  17.  della  Carta  de  ir  Affirìca . 


Libro  Primo.  -j 

parlò  S.  Agodino  (<?)  ;  Cynocephali  homi  fi  es  ,  Vel  ferae  in^ 
jdethiopia  canina  habentsi  capita  ,  celerà  homini  Jìmìks  ; 
e  ne  parlò  anche  Piinio  {h),  quando  difTe  ;  qi^id  dicami 
de  cyfiocepbalis  ,  quorum  canina  capita  ,  atqtie  ipfe  /atra- 
tui  magii  bejìias ,  quam  hominei  confitentur  .  T>\  quefti  fcrif- 
fc  Gelilo  (e)  ;  Gem ,  quam  cynocephala  'vocamni ,  laHe  vi- 
vimt .  Quella  figura  dti  Cinocefalo  per  quello  ,  che  ho 
di  Icarfa  conofcenza  ^nW^  naedaglie  antiche  ,  non  mi  è 
arrivata  ancor  di  oflèrvarla  ^  tua  s'incontra  bene  in  al- 
tra forte  d'antichità  .  ^à  Iddoro  narra  ,  che  così  figu- 
ravafi  Mercurio  Trimegiilo,  perefìer  quelti  (tato  di  gran 
fagacità  ,  come  cofa  iodata  ne*  cani  .  E  fi  dice  ,  cho 
quelto  Mercurio  Trimegiilo ,  che  fu  dopo  Mosè,  dal  Ci- 
nocefalo avefiè  apprefo  la  diviflone  delle  ore  ,  comò 
quello  animale  ,  che  con  pari  intervalio  di  tempo  dodi- 
ci volte  il  giorno  urinava  .  I>t\  rcfto  gli  Egjzj  l'adora- 
no loro  Nume . 

Or  quefti  primi  abitatori  à^X  nof!ro  Volfurno  tal 
Fiume  per  loro  Dio  finanche  adorarono  :  iJ  culto  della 
qi'alc  Deità  infino  a' tempi  de«li  antichi  Romani  fi  vide 
in  p.edi  .  Onde  Tanno  1667.  fu  fcsvata  nella  Villa  di 
S.  JOi'o  rion  molto  Jungi  dal  Fiume  Voiturno  lafeeuen- 
te  licrizlcnc  ,  riportata  da  Fabio  Vecchioni  ne*fuoi  Ma- 
nofcritti .  {d)  VOLTVRNO 

SANCTO 

SAC 

L.  VETTIVS  L.  F. 

GN.  NOVIVS  Cì_  F. 

L.  01 PIVS  L.  F. 

Q^MAEVIVS  M.  F. 

C.  CAESELLIVS  C.  F. 

A.  PLOTIVS  A.  F. 

DE  SVO  FACIVNDO 

CVR. 

B  Verfo 

(a)  DeCìvit.Deììih  16.     (e)  Lib.  r.  Cap.  5. 

(b)  Z/A  7.  (ci)  Tof^,  XIV.  foL  97. 


8  Storia  Civile  di  Capua 

Verfo  Tanno  poi  3200.  Ofco  ,  capitano  Etrufco , 
venne  in  quefta  regione  d*  Italia  col  feguito  di  molta- 
gente  Efufca  e  Tufca  ,  per  andarfi  dilatando  fulia- 
terra  ,  efiendo  incapaci  le  loro  fedi  di  piiji  abitatori  , 
concioflìachè  moltiplicata  era  a  maraviglia  Ja  loro  genera- 
zione ,  e  già  colle  proprie  Famiglie  andavano  cercando 
nuovi  ricettacoli  ,  e  nuove  abitazioni  .  Vide  il  Capita- 
no un  luogo  bofcofo  uqI  (ito  appunto ,  ove  ora  è  il  Vil- 
laggio di  S.  Maria  Maggiore  ,  che  non  era  nel  dominio 
di  alcuno,  oflervando  efler  il  luogo  ameno,  l'aria  falu- 
bre  ,  e  perfetta  ,  onde  qui  defignava  ferma  ftabilire  e  a 
se ,  e  a'  fuoi  la  fede  :  quando  ecco  sul  punto  che  riflet- 
tendo ftava  all'opportuna  (Ituazione  del  luogo  ,  vide  con 
volo  foave  un  falcone  su  del  qua!  luogo  portarfi  . 
Tanto  bailo  per  lui  (  uomini  ,  che  erano  dediti  tutti  al- 
le cofe  fa  ere  ,  e  all' offervanza  foprammodo  degli  au- 
gurj  o  finiftri ,  o  felici ,  che  dagli  augelli  fi  rilevavano) 
tanto,  diifi  ,  baftò  a  far,  che  quivi  ,  e  non  altrove  mol- 
te cafe  ,  e  comodiifime  abitazioni  innalzar  fi  faceflero. 
Sì  r  tirò  anche  Belo  dal  Fiume  Volturno  ,  dove  abita- 
va feparatamente  co'  fuoi  in  tanti  Villaggi  ,  e  unito 
con  Ofco  edificarona  in  quel  Bofco  molte  abitazioni  , 
cincendole  di  foilì  ,  e  riduceodo  gli  edifizj  a  forma  d* 
una  Città  bsn  grande ,  detta  Oica  dal  nome  dei  Capita- 
no Oico  ,  fuo  Fondatore .  Ofca  {a)  cwitas  ,  iejìe  Falco y 
Vukurnui  caput  Campanìae  nemini  cìvìtatum  fecunda  : 
e  cantò  il  Poeta  ; 

Tufcorum  hanc  urlem  dux  prìmum  condìdit  Ofcus . 
Giovan  Carlo  Morello  Capuano  nel  fuo  eruditiUimo 
Trattato  fopra  i  Tumuli  antichi  di  Capua  aflìcura  ,  che 
quefto  Ofco  ,  Capitano  de'  Tofcani ,  chiamato  anche  Tu- 
fco,  ed  Etrufco  fu  il  primo,  che  aveflè  edificata  quefta 
Città  ,  e  le  avelie  pofto  il  nome  di  Ofca  dal  fuo  pro- 
prio nome  5  il  qual  nome  vuol  Servio  ,  che  noiij 
fia  già  proprio  ,  ma  deli'  ufìzio  ,  e  dell' efier  di  capita- 
no >  fpjegando    Je  parole  OlcoYUmque  manui  ,  con  dire, 

che 
(a)  Mariti,  Frecc.  de  Subfsud. 


Libro  Primo .  9 

che  i  Capitani  prima  fi  chiamavano  Ofci ,  e  dopo  molti 
anni  furono  chiamati  Cap.tani,  coficchè  l'ifteflb  vale  in  lin- 
gua Etrufca  dir  Ofco  ,  che  Capitano  nell'Italiano  linguaggio. 
Altri  furono   di  parere,  che  qu-fta  Città    Olca  fi  di- 
cefTe  dal  gran  numero  de' Serpenti  ,    che  in  si  folto  bo- 
fco,  ove  fu  edificata  ,  il  trovarono   ,  e '1  Serpente  Ofco 
in  quei  linguaggio   vien    chiamato  .  Altri  finalmente   dif- 
fero  ,  che  tanto  il  fondatore  ,    quanto  i  Tuoi  compagni 
furono  detti  Ofci   dal  rozzo,  ed  ofceno  parlare,  che  fa- 
ceano  ;  e  perciò  detti  anche  Opici ,  parola  ,  che  fignifica 
lordi  ,  fozzi  ,  ofceni  ,  immondi,  come  difiè  Giovenale: 
»^rle ,  <S?  mores  Opicoram  dìfcìt  ,  ìdejì ,  impuro^ ,  ^  pu^ 
tridos  ,  tra&nm  a  morihui  Opkorum  ,  qui  Italiae  popuU 
fuerunt  iidem  cum  Ofcis .  Fefto  dille ,  efiir  quefti    uomini 
effe m minati  ,  e  dediri  alla  libidine  ,  praepojìerae  lihìdinh 
nomine  ìnfames  5  e  Verrio  ftimò ,  che  le  parole  dette  im- 
pudicamente fofTero  parole  degli  Opici ,  ritenendo  ^no^^ 
gì  la  voce  di  ofcene  5  Verrini  exìfììmaoit   vsrba  ìmpudi^ 
^a  opica   di&a  foiffe  ,    ed  in  confeguenza   follerò  anche-» 
parole    degli    Ofci  ,    efièndo  gli  fiedì  che  quei   nei   loro 
parlare  ,  e  coftume  ,  di  maniera  che  il  parlar  Ofco  ,  ov- 
vero Volfco  è  r  ifteflfb  ,  che  un  parlar  corrotto ,  e  impu» 
ro  ;  ufide  Ofce ,  fsu  Vòlfce  loqui  eft  itjquinalo  ,  (3  impit^ 
ro  fermane  uti  , 

Quefti  Ofci,  detti  anche  Opici,  come  dice  Servio,  e 
Stefano,  furono  Popoli  dell'Italia  ,  tra'  quali  fi  include- 
vano anche  quei  di  Baja,  di  Cuma  ,  di  Pozzuoli,  e  di 
Napoli  .  Fuerunt  autem  Opici  (  fono  parole  dell*  Auto-^ 
re  medefimo  )  Campani ae  popoli ,  in  quibui  Bij-ini  ,  Cu' 
mani  ,  Puteolanì  ,  a  ìsieapolUani  numerahuntrir ,  Altri  dif- 
fero  con  Strabone  {a)  ,  che  quclti  Ofci  fofiero  chiamati 
Tirreni  j  Thyrrenì  à  Romanis  E  trofei  ,  &  Tu  [ci  nomina- 
ìjantur  ^  che  nell'Iralia  quella  parte  di  Terra  ferma  fof- 
fé  anche  da'  Greci  della  Tirrenia  ,  che  gli  Etrufci  ,  e  Tu- 
fci  fofiero  così  detti  dall'invenzione  ,  da  elfi  ritrovata 
di   edificar  le  torri  ,   e  che  follerò  detti  Ofci  ;  Volfci ,  e 

B    2  ^       Yolfi. 

(a)  Uhi. 


IO       Storivi  Civile  di  Cnpua 

Volfì  .  Volfci  populì  in  Latìo  ukra  Cireeos  ,  quorum  me" 
mìnìù  Pllnius  lib,  3.   cap.  5.  &  V irgli*  ifi  Georg,  2» 

Ajjuetumqne  malo  lìgiireyn ,  Vokofque  z^erutoi  i 
horum  arbes  Terracìna  ,  Privernutn  ,  &  Setta  ;  e  dille  Fe- 
Ito ,  che  fono  gli  ftelH  Opici  i  Voifci ,  ed  Ofci  per  Jo  C- 
mile  parlare  rozzo  ,  ed  ofceno  :  qui  funt  iidem  cum  Ofcis  : 
i  quali  nell'antico  Lazio  aveano  per  loro  fede  dalla  par- 
te di  fopra  Monte  CirceJlo ,  Terraeina  >  Piperno  ,  e  Sezia> 
nondimeno  comechè  foir^ro  confufamcnte  appellati  Ofci, 
Etiufci ,  Tufci ,  Opici ,  Volfci  ,  Volci  ,  Lidi ,  Umbrj ,  Tir- 
reni ,  e  Peiafgijcon  tutto  ciò  il  vero  ior  nome  fu  Etru- 
fci,e  Tufci,  i  quali  ebbero  per   loro  prima  fede  TEtruria. 

L'Etruria  fu  quella  r^ione  ,  che  bagnata  dal  maro 
inferiore  perveniva  alia  Liguria ,  e  cominciava  dal  Fiume 
Macra  iluo  al  Tevere,  dalla  quale  non  è  molto  lontana 
la  Città  di  Ceri  ,  in  cui  l'Etrufco  Mezzenzio  ,  ultimo  Re 
de*  Latini  mefTo  a  morte  da  Enea  ,  regnava  j  donde  gli  Etru- 
fci  difcaccìati  da*  Galli,  f-  ne  vennero  in  quelJe  parti,  le  quali 
ora  è  lo  ftato  di  Firenze  nel  Lazio  antico  ,  dove  tra  le 
altre  Sedi  ,  ebbero  quattro  famofillìmi  Luoghi  ,  cioè  Fi- 
renze ,  Lucca  ,  Fifa  ,  e  Siena  .  Etruvia  ,  fenile  Plinio  [ci) , 
eji  ab  ainne  Macra  5  ìpfa  mutatìi  fu  epe  nominihui  ,  ilin-^ 
Vvioi ,  inde  exegere  antiquitm  Pelafgi ,  hoi  Lydi ,  a  quorum 
Ke<ye  Tbyrrem  cognominati  ,  rmy:  a  f acri  fido ,  ritu ,  lingua^ 
Graecorum ,  Tufci  funt  appellati .  E  Dionigi  d'Aiicajrnaflb 
afleguA  un'altra  ragione ,  per  la  quale  gli  Ofci  fon  chia- 
mati Etrufci  :  quos  0  regione  ,  in  qua  olim  habitaruns  9 
quae  Etruria  vocatur ,  Etrufcos  appellato^  :  indi  calando 
alia  Tofcana  ,  ed  occupando  que' luoghi  nel  Lazio  anti- 
co ,  furono  chiamati  Tufci  :  Tufciae  oppida  celeberrima^ 
Floreniia  ,  Luca  ,  Pifa ,  &  Sena  ,  populi  ipjz  Tufci ,  ^ 
Etrufci  appellahantur  , 

Scrivono    però    diverii  Autori  ,    che  dopo  termina- 
ta   la   guerra    Trojana    (  ed    ecco    i  principi   molto  piti 
antichi     della    Città    di    Capua  )    arrivato   foUè  il  gran 
Capitano  Capys  ,    con  altn  Trojaai  ,  nella  noltra  Cam- 
pania, 

(a)  Cap,  5.  Uh  3. 


Libro  Primo  .  ii 

pania  ,  e  prima  di  tutto  prefe  a  forza  d'anni  la  Cit- 
tà d'  Ófca  )  fignoreggianda  ,  e  dominando  in  ella  co- 
llie Duce  e  Signore  de'Be]i,e  degli  Ofci .  Allora  ingran- 
di fubito  la  Città  ,  ampliò  Je  ftrade ,  accrebbe  i  palagi , 
le  cafe  ,  i  templi  ,  ed  altri  pubblici  ,  e  privati  edifizj , 
fortificò  la  Città  di  mura  ,  e  folli,  riducendola  al  mo- 
do ed  ufo  Trojano  ,  ovvero  come  altri  didèro,  ad  ufo 
di  Atene  ,  chiamata  poi  noa  più  Dica  ,  ma  Capua ,  fe- 
condo Virgilio: 

j4s  Capys  h'mc  nomen  Campanae  ducìtur  urbi, 
E  febbene  vi  fia  difcrepanza  tra  gli  Autori  ,  qual 
Capys  avefle  fondata,  ed  ingrandita  la  Città  di  Capua, 
cflcndovene  iì:ati  tre  ,  o  quattro  5  tuttavia  fi  vuole,  che 
queiio  Capys  fofle  ftato  il  Trojano  ,  fratello  cuggino , 
e  compagno  d'Enea  ,  fecondo  concordemente  ferivono 
Sa  11  ulti o  ,  Virgilio  ,  e  Gellio  ,  dicendo  Sallustio.  Troja^ 
num  Capyfi  condidijfe  Capuam  ,  eumqtis  Aeneae  f^'tffe  fa-^ 
hrinum  ;  e  Lucano  nel  libro  2.  ,  parlando  di  Pompeo, 
il  quale  nel  principio  della  guerra  civile  con  Gelare  fi 
riduUè  da  Roma  in  Capua, lo  chiamò  Colono  Dardano^ 
o-  fia  Trojano  abitatore  delle  mura  Capuane: 

InSerea  trepido  dìfcedem  agemine  Magntis 

Moenia  Dardanii  tenuit  Campana  coloni 

Meme  pia  cult  belli  [e  dei 

E  Stazio  feguì  la  IteflPa  opinione  ,  parlando  della  Città 
riftabilita ,  e  compita  dal  Trojano  Capys; 

Afl  hìc  magna  traBui  ìmitantìa  Homae 

Quae  Capyi  adduBii  comple2}ìt  moenia  Teucrh  • 
II  che  confermò  Silio  Italico  nel  II.  parlando  à^W^  Citta 
di  Capua: 

Tum  Capys  ut  prìmui  dedtrit  fua  nomina  maris. 
Ma  SaHuitio ,  ed  altri  Autori  vogliono ,  che  Capys  ave(» 
fé  dalle  fondamenta  edificata  Capua.  Quello  Capys  pe- 
rò vi  è  chi  foftiene  ,  che  fia  ftato  non  già  il  Troja** 
no  ,  durando  ancora  predo  gli  Autori  il  dubbio ,  fé  ve- 
ramente (lata  vi  foife  ,  o  nò  la  guerra  Trojana ,  ed  in-, 
quella  Capys ,  £nea ,  Anchife ,  ed  altri  i  anzi  Dione  Cri- 

ibftomo 


12       Storia  Civile  di  Capila 

foftomo  nella  famofa  Tua  Orazione  niega  affatto  la  di- 
ftruzione  di  Troja  ,  ma  quello  ,  che  francamente  afleri- 
fce  Ifidoro  (a)  nelle  fiie  JÈrimologie,  cflere  flato  Re  d'Al- 
ba ,  con  quefte  parole  ;  Cupuam  Capys  Sihìui  Rex  Alba^ 
7ìorum  conjiruxìt  ,  appellatam  a  nomine  condìtorii  ,  lìcet 
£5"  Jìnt  ,  qtn  dìcunt  a  capacitate  eatn  Capuam  dì&am^ , 
qf4od  ejf<ii  terra  omnem  vitae  fru&um  capìat .  AUì  a  lo- 
eh  campejlrìbtn  ,  in  quihui  Jìta  ejì  .  EJì  autem  caput  ur- 
hìum  Campaniae ,  Inter  tres  maxi?nas  Romam ,  Corintbum, 
Carthaginemqtie  numerata  5  ex  qua  &  pro^Dìncia  Italtae  , 
Campania  dìBa  eJì  .  Tanto  che  fé  quefto  Capvs  fi  fodè 
il  Trojano ,  Compagno  di  £nea  ,  renderebbe  Ja  fondazio- 
ne di  Capua  non  già  50.  anni  prima  della  fondaziono 
di  Roma  ,  come  vuole  Vellejo  Patercolo  Scrittore  di  quelli 
antichiilimi  tempi ,  ma  molto  più  antica  ,  e  circa  430. 
anni  prima ,  poiché  Capys  ,  Compagno  ,  e  Cuggino  di 
Enea,  ebbe  a  venire  in 'quefte  parti  fubito  ,  dopo  la  di- 
Itruzione  di  Troja,  quefta ,  fecondo  Monfignor  Boffuer, 
ed  altri  graviflìngii  Autori ,  accadde  nell'anno  del  Mondo 
2820.  ,  dunque  in  quefto  tempo  venne  ad  edere  edifica- 
ta la  noftra  Città  di  Capua,  ed  in  confeguenza  430.  an- 
ni ,  e  non  già  50.  anni  prima  ,  che  Roma  edifìcata^ 
fofle  l'anno  del  Mondo  circa  3250. 

C  A  P  I  T  O  L  O    IL 

Della  Religione  ,  e  Culto  degli  antichi  Capuani . 

IBeli  primi  abitatori  di  quefte  noftre  contrade  ,  già 
diffi  ,  che  adoravano  per  loro  fpecial  Nume  il  Vol- 
turno ,  preflb  cui  aveano  fituate  le  loro  cafe  ,  e  i  lo- 
ro abituri  ;  a  quefto  faceano  i  loro  facrifiz;  ,  que/to 
Nume  invocavano  ne*  loro  bifogni  ,  eflendo  durato  il 
culto  di  tal  Fiume  fino  a'  tempi  degli  antichi  Romani  j 
onde  in  chiara  teftimonianza  fé  ne  ritrovo  la  lapide  di 

marmo 
(a)  Lih  15.  cap*i. 


Libro  Primo.  13 

marmo    coli*  ifcrlzione    portata    dal  Vecchioni  di  fopra^ 
già  detta  . 

Ne  è  maraviglia  ,  che  tali  Popoli  aveflero  ^abilito  loro 
Deità  il  Fiume  j  poiché  ficcome  dottamente  fcrive  il  Pra- 
tilli  nella  Tua  Via  Appia  ,  è  indubitato ,  che  gli  antichi 
adoraflero  i  Fiumi  ,e  difFufamente  ne  tratta  il  Voflio  (^)j 
onde  Plinio  {b)  narra  ,  che  nell'Umbria  foUè  (lato  uà- 
Tempio  al  Fiume  Clitunno  dedicato  ,  così  ne*  Sabini  al 
Fonte  Blandufjo  predo  Regille  ,  al  dir  di  Orazio  {e) .  Ma 
per  qua!  motivo  adoraflero  i  Fiumi ,  varie  cagioni  n'ad- 
duce Mallìmo  Tirio  {d)  ,  EJì  &  fnus  Fluvii^honoi  yuut 
oh  utìlìtatem  ,  quomodo  Aegyptiì  Nìlum  colunt  ,  aut  oh' 
fulchriiudìnem  ,  ut  Paenaeum  T beffali  ,  aut  oh  magnìtu^ 
dìnem^ut  Ifirum  ScythacyQUt  ex  fabula^ ut  Aetoli  Acheo» 
lum  y  aut  ex  lege,  ut  Spartiatae  ^  aut  ex  facto  injìitutOj 
ut  lììjjum  Atbenienfes  5  ficcome  eiler  dovette  de* Beli, 
Popoli  già  fifuari  prefìTo  il  Volturno  .  Di  qui  avvenne, 
che  avefleio  i  Fiumi  le  loro  proprie  immagini  ,  e  i  (i- 
molacri .  Onde  fovente  fi  moltrano  con  lunga  chioma.;, 
col  capo  circondato  di  canne,  che  prcilb  di  elfi  allignar 
fogliono  ,  perciò  difie  Ovidio  ; 

Tybris  arundìferum  medio  caput  extulìt  aheo  . 
Siccome  può  vederfi  nelle  medaglie  di  Velpafiano 
il  Fiume  Tevere ,  in  quelle  di  Acriano  il  Nilo  ,  comc^ 
in  altre  il  T]g»e,  il  Danubio,  e '1  Meandro .  E  nei  Giar- 
dino òit\  Palazzo  Apoltolico  fono  due  Statue  grandi  di 
marmo  di  due  Fiumi  molto  principali ,  che  fono  li  Te- 
vere ,  e  '1  Nilo. 

Scolpi vanfi  intanto,  come  refta  a  vederfi,  in  foggia 
di  un'uomo  vecchio,  qua!  egli  conta  i  fuoi  natali  fin  dai 
principio  del  Mondo  5  fi  pone  coricato  con  un'urna  ,  o 
vafo  ftretto  di  collo  5  onde  dinota  il  Tuo  nafcimentoj  e 
la  canna,  che  tiene  in  mano,  e  le  altre  ,  delle  quali  va- 
gli incoronata  la  fronte,  lon  fcgni  di  acque  abbondanti, 
ficcome  il  cornucopia  ,  che  firigne  ,  dimoftra  l'abbon- 
danza , 

(a)  Le  Idei  lib,y,  cap.^s,        (e)  Lìh.^.od.i^* 

(b)  Lib.d.  cap.S,  (d)  l/JJerh^^*  \ 


14      Storia  Civile  di  Capua 

danza  ,  e  la  fertilità  delie  biade  ,  ed  altri  frutti ,  che  fo- 
no irrigati  dalle  Tue  acque. 

Ofco  poi  co'  fuoi  Etriifci  adoravano  per  loro  fpe- 
cial  Nume  il  Dio  (a)  Priapo  ,  e  viveano  fpecialmcnto 
Cotto  Ja  protezione  e  tutela  di  lui  .  Erano  gli  Oici  per- 
fone  molto  religiofe  ,  dedicate  alle  cofe  facre  ,  dedito 
fempre  alle  indovinazioni  ed  augur;  degli  uccelli  ,  co* 
quali  regolavano  con  efattezza  ogni  loro  umana  azione. 

Tre  forti  d'augurj  ofTerva'vano  gli  Etrufci  negli  uc- 
celli ,  il  canto  ,  il  volo  ,  e  '1  mangiare  .  Quanto  al  pri- 
mo fé  a  udiva  un  canto  funefto  ,  melanconico ,  e  fpaven- 
tofo  ,il  quale  fofle  fembrato  lamento  piuttofto  ,<:he  canto, 
era  ftimato  allora  di  cattivo  ,  anzi  peffimo  augurio  ,  fi 
abborrìva  da  elli  quel  luogo  ,  ed  in  abbandono  lafcia- 
vafi  ;  ma  fé  per  contrario  il  canto  udito  li  foflè  dolce  j 
fbave ,  e  dilettevole  in  guifa ,  che  allettando  chi  lo  afcol- 
tava  ,  giubilo  recato  gii  aveilè  ed  allegria  ,  era  flimato 
di  fauftilfimo  augurio  ,  ed  efeguivano  volentieri  quanto 
aveano  difegnato  di  fare . 

Per  lo  fecondo  augurio,  fé  volar   fi  vedea  un  falco- 
ne veloce   e   precipitolò  ,    fi  avea  un  tal  volo  in  conto 
41  augurio  finiflro  5  onde  ebbe  a  dir  Marziale  : 
Si  tam  praecip'itì  fuerant  'Ventura  ^olatu ^ 
Dehuerant  alia  fata  lenire  'Dia . 
Ma  fé  fi  ofTervava  volare  all'infretta  non  già  ,    ma  foa- 
vemente ,  e  pofato  ,  credevafi  allora   di  ottimo  augurio . 
Quindi    fé  mai  raroffervazione  faceafi  per  gli  edifìzj ,  vi 
edificavano  di  buon'animo  le  loro  abitazioni ,  efiendo  fi- 
curi  ,  che  le  cofe  poi  farebbero  riulcite  loro  tutte  a  fecon- 
da e  profperofc  , 

Toccante  finalmente  al  terzo  augurio,  fé  fi  olìèrva- 
va  Tuccello  mangiar  mediocremente  ,  e  quafi  svogliato  9 
l'augurio  fi  dicea  infelice,  ma  fé  vedeafl  mangiar'afFama- 
to ,  airinfretta ,  a  bocca  piena  ,  di  modo  che  tanto  cm*- 
piva  il  roftro  ,  che  bene  fpeffo  il  cibo  di  bocca  cade  va- 
gli a  terra,  allora  laugurio  eia  propizio  >  ed  avventurofo» 

(a)  Ifi.  Inehf. 


Libro   Primo.  ly 

Erafit  autem ,  tefte  Fejìo  ,  trìa  Dwinatìont^  genera  itu» 
avihui ,  ììam  alìae  volatu  ,  aliac  cantu  futura  pr  a  sdice* 
lant  ,  &  ilke  qaidem  praepetes  hae  ofcines  dicebantur  , 
ìlke  ^elociier  z^o  landò ,  hae  moejìè  e  a  vendo .  Eraf  &  ter- 
tìum  genus  ex  illarum  pajìu  cum  pullis  galltnaceis  e  ca- 
vea  depromptìi  ,  efca  porrigehantur  ,  Jì  enm  ita  a'^ide^ 
edehant  ,  ///  cìhui  ex  ore  excìdens  ie>ram  pavìret  ,  tunc 
Qufpicanti  trìpudìum  folìjìimum  nunciabatur ,  felici  ter  eva» 
furum  ,  quidquid  ille  animo  conciptjfet  j  cantra  ,  omnia^ 
infaujìa  protendebatur  y  Jì  efcam  non  caperent  .  Sumitur 
etiam  latius  augurii  nomen  prò  quavis  Dfùinationt^ , 
Cic.  4. ,  e  Plinio  fcriflfe ,  0  mea  frujìra  verijjìma  augurio^ 
rerum  futurarum  \ 

Nacquero  gli  antichi  Capuani  a  tempo  del  Gentile- 
fimo  ,  e  in  confegueiiza  dopo  il  Volturno  ,  adorarono 
que'Dei,  che  la  nazione  Ofca  ,  e  poi  Trojana  avea  in.» 
maggior  cejito,  e  perciò  non  tanto  fu  edificata  la  Città, 
che  di  mano  in  mano  fi  cominciò  da' Capuani  l'edificio 
de'  Sacri  Templi  ad  onore  de'  Numi  Joro  Tutelari  ,  cu 
quefti  così  dentro ,  come  fuori  il  recinto  della  Città  ,  e 
in  que'  luoghi  ,  che  ad  efli  fembravano  più  atti  per  il 
loro  maggior  culto  ,  e  venerazione  ,  vollero  edificare  il 
primo  Tempio  al  Dio  Priapo  primo  Padrone  ,  e  fpecial 
Protettore  degli  Ofci  ,  e  Jo  htuarono  in  mezzo  delia-i 
Città  . 

Io  non  faprei  dire ,  fé  Ja  figura  di  quefto  Nume  (la- 
ta fofìè  ,  come  quella  y  che  poi  fi  vide  nel  Tempio  di 
Roma  ,  e  che  Apollonide  ebbe  efprefla  .  Pofuìt  Anaxau* 
ras  me  non  erehlum  pedibus  Priapum  ,  atroque  genu  in» 
clinantem  ,  o  più  tolto  ,  e  come  piij  facilmente  me  'l 
perluado,a  mira  della  rozzezza  di  quel  Popolo  alla  ma- 
niera ,  che  i'efprime  in  un  Tronco  Pomponio  Fortunato, 
interpretando  Columella  :  Ergo  opem  Phradmcnii ,  &  A(T' 
geledae  i  &  PoUcleti^  &  Daedali  (  tutti  e  quattro  anti- 
chi infigni  Scultori  )  non  quaerunt  rujìici  ;  fed  fohnt  in 
medio  torti  ìn.aginem  Priapi  in  Trunco  exprejfum  .  Così 
Orazio  ia  dire  a  Priapo  nelle  Satire, 

G  Olim 


i6      Storia   Civile  di  Capua 

Olìm   Truncui  eram  ficulnui ,  inutile  lìgnum 
Cum  Faber  adduhìtanifcamnumfaceret  ne  Priapum . 

Maluìt  effe  Deum 

Si  vuole ,  che  Ifide  aveffe  ella  prima  a  quello  Idolo 
cretto  un  Tempio  predo  del  Nilo,  fìccome  ci  fbggiugne 
di  più  il  fudetto  Pomponio  Fortunato  :  hic  Deus  puta- 
tur  [acratui  ah  Ifide ,  quae  quum  interemfti  Mariti  Ofy^ 
ridis  membra  omnia  colkgìjfet  ,  ntinquam  reperit  Zfiri/e^ 
membrum  j  ideoque  Templum  buie  frope  Kilum  Jìatuit  cum 
Sacerdotibus ,  In  una  da  più  memorie  di  antichità  riefce 
di  olTervar  preflb  di  queft'Erme  anche  una  Tefta  di  Ali- 
no ,  che  chiaro  addita  ,  che  fia  quefto  Animale  a  lui  de- 
dicato i  Onde  diflè  Salvador  Rofa  nelle  fue  Satire  . 
Habbia  il  vero  ,  o  Priapo ,  il  luogo  fuo  > 
Che  fé  gì' AJinì  a  te  fon  dedicati', 
Bifozna  dir  che  V  Mondo  d'oz^i  è  tuo  . 
Dopo  poi  all'accennato  Tempio  ,  li  vide  eretto  l'al- 
tro al  Dio  Giano ,  fulla  cima  di  un  monte ,  dalla  parte 
di  Settentrione  della  Città ,  in  un  monte  più  alto  degli 
altri  convicini  ,  per  dimoftrare  la  fuperiorità  di  quefto 
Dio  9  riguardo  agli  altri  Dei .  E  oggi  ancora  H  veggono 
di  tal  Tempio  diverfe  veftigia ,  verfo  ia  faida  dei  mon- 
te ,  eflèndovjfi  in  elfo  edificato  poi  un  villaggio  ,  al  qua- 
le e  rimafto  l'antico  nome  di  Giano  j  ia  cui  giurisdizio- 
ne temporale  fi  appartiene  oggi  al  Governo  politico  di 
Capua  ,  lo  Ipirituale  poi  per  una  parte  fi  appartiene  al- 
la Dioccfi  Capuana  ,    per  l'altra   a  quella  di  Calvi. 

Edificarono  di  più  ,  dalla  parte  ftefla  fettcntrionale 
della  Città  ,  un  Tempio  alla  Dea  Bellona  ,  preflb  alle-» 
fponde  dei  fiume  Triflifco ,  dietro  óq\  quale  fu  edificato 
un  villaggio,  che  ha  ritenuto, e  tuttavia  ritiene  il  nome 
di  Bellona  ,  per  la  iituazione  t\^\\t  rovine  di  detto  an- 
tichilfimo  Tempio. 

Dalla  parte  di  Oriente  della  Città,  troppo  magnifi- 
ci ,  e  fontuoii  edificarono  tre  altri  Tempj  ,  uno  di  va- 
fta  mole  ,  e  meravigliofa  ftruttura  ,  dedicato  a  Giovo  , 
sul  confine  finiftro  del  monte  Tifata ,  nel  Cafale  di  Pic- 

dimonte, 


Libro  Primo.  17 

dimontc,  poco  fopra  deiraltro  chiamato  CafcIIa,  in  un 
erto  poggio  della  collina  su  di  cui  (ìede  l'antica  Città  di 
Cafèrta  ,  la  quale  avea  al  di  fopra ,  e  al  dì  Torto  mol- 
to vafta  eftenzion  di  terreno  propria  di  detto  Tempio, 
tanto  che  fin  oggi  fopra  di  eflb  vi  è  un  Fonte  ,  cho 
chiamali  la  Fontana  di  Giove,  fotto  poi,  ed  alle  radici 
del  monte  ,  vi  fono  due  campi  ,  uno  detto  oggi  alla.» 
Jovara  ,  l'altro  al  campo  di  Giove. 

Poco  diftante  da  tal  Tempio ,  vi  è  un  Pago  ,  cho 
a  lui  fi  appartiene,  chiamato  fino  all' XI.  ,  e  al  XII.  Se- 
colo Cafa  'Joz'e ,  poi  corrotto  dicefi  oggi  Cafanova  ,  Ca- 
fale  delia  Città  di  Capua ,  per  la  Giuridizione  tempora- 
le, ma  per  la  fpintuale  ,  nella  maggior  parte  ,  fi  attie- 
ne alla  Chiefa  Capuana  ,  ncH'  altra  minore  a  quella  di 
Caferta  .  Di  tal  Tempio  di  Giove  ora  veggonfi  grandi 
e  magnifiche  reliquie  ,  elTèndofi  anche  in  piedi  ben  tro 
Navate  arricchite  di  moltilfime  Colonne  ,  e  diverfe  Fab- 
briche a  Mofaico ,  con  varj  intagli  di  meravigliofo  rilie- 
vo .  In  elio  fu  poi  edificato  il  Moniftero  di  S.  Pietro  de* 
Monaci  Cafiìnefi ,  ed  eflèndo  fl:ato  indi  fopprefib  ,  Ci  re- 
fe Badia  Conciftoriale ,  pofleduca  oggi  dal  Signor  Cardi- 
nal Tommafo  Ruffo,  Decano  del  Sacro  Collegio,  il  qua- 
le nutrendo  fempre  fenfi  di  ottimo  Principe  Ecclefiaftico, 
e  fomentando  dì  continuo  il  fuo  zelo  per  la  Chiefa  di 
Gesù  Crifto ,  di  già  per  profitto  de'  Contadini ,  che  abi- 
tano quel  Monte  ,  vi  mantiene  a  fuz  fpefe  i  Padri  della 
Dottrina  Criftiana  ,  che  portano  il  pefo  di  infegnarla  a_» 
tutti  que*  Terrieri  ,  e  gli  apporta  di  rendita  l'Abbadia^ 
fuddetra  annui  ducati  circa  1500.  Tra  quefto  Tempio  y 
e  la  Porta  di  Giove  ,  dovette  efier  fituato  l'antico  Vil- 
laggio ,  Jovio  chiamato  i  e  la  Venere  Giovia,  della  qua- 
le fi  parla  in  un  marmo  in  Capua ,  rapportata  dal  Gru- 
tero  ,  non  altra  eflèr  dovette  ,  che  una  Venere  ,  con.» 
ifpezialirà  di  culto  adorata  da  que' Giornalieri  ,  che  e  '1 
Pago  Giovio  itbitavano . 

L'  altro  poco  difcofto  dal  Tempio  di  Giove  fu  edi- 
ficato ad  otìoxc  ÓQÌ  Dio  Ercole,  in  una  Pianura  ,  dovo 

C    z  a'  dì 


i8       Storia  Civile  di  Gapua 

a*  dì  noftrì  ,  oltre  alle  diverfe  veftigia  ,  che  dell*  antico 
Tempio  fi  oflèrvano,  fi  vede  edificato  un  Pago,  al  qua- 
le fi  è  fatto  ritenere  la  denominazione  di  Ercole  ,  cre- 
duto Protettore  di  quella  Spiaggia  .  Pago  ,  che  per  la- 
Giuridizione  temporale  fi  appartiene  alla  Città  di  Cafer- 
ta ,  per  la  fpirituale  alla  Chiefa  di  Capua  ,  refo  famofo, 
per  efière  fiata  Patria  del  dottifiìmo  ,  e  per  ogni  verfo 
ragguardevole  Cardinale  ,  fiotto  il  Titolo  di  S.  Severina , 
Giulio  Antonio  Santoro  di  Francefco  Antonio  Santoro 
fijo  fratello  parimente  Arcivefcovo  di  S.  Severina  ,  e  di 
Paolo  Emilio  Santoro  lor  nipote  Arcivefcovo  di  Cofen- 
za  ,  perfone  per  zelo  ,  per  dottrina ,  per  fantità  merite- 
volifiime,  fpecialmente  il  Signor  Cardinale  Giulio  Anto- 
nio ,  il  quale  fu  antecedentemente  Parroco  della  Chiefa.» 
di  S.  Vito  di  detto  Cafale  di  Ercole  ,  tanto  che  in  fegno 
di  fua  divozione  ,  e  a  fua  memoria  vi  mandò  (  fatto 
Cardinale  )  alcuni  candelieri  >  e  fiori  di  argento  ,  colle 
fue  divife  ,  che  tuttavia  in  quella  Parocchiale  Chiefa  ii 
confcrvano  .  Quivi  la  (uà  propria  cafa  ,  ed  è  quella , 
dove  ora  abita  il  Dottor  Gennaro  ,  Carlo  ,  Fran- 
cefco ,  e  Giufeppe  Picozzi  >  nipoti  di  Anna  Santoro  , 
che  fu  vera  difcendente  del  Porporato  5  onde  cflì  in  of- 
fequio  di  un  tal  degniffimo  lor  congionto  han  ridotto 
la  ftanza  ,  dove  nacque  il  Cardinale  ,  ad  una  Cappella 
fotto  il  titolo  della  Vergine  dell*  Arco  ,  e  vi  fan  cele- 
brare ogni  giorno  la  Santa  Mefia  .  Di  quefto  Cardinal 
Santoro  è  molto  fpeciofa  la  vita  ,  fcritta  da  lui  ftefio  ^ 
e  ù  conferva  originalmente  dal  Canonico  D.Girolamo, 
Giufeppe  ,  Antonio  ,  e  Stefano  Santoro  di  Cafano- 
va  ,  che  fono  della  vera  famiglia  del  detto  gran  Por- 
porato ,  come  difcendenti  da  Prifco  Santoro  ,  nipote  del 
Signor  Cardinale,  così  dichiarati  Tanno  1717.  a  25.  Giu- 
gno dal  Sacro  Regio  Configlio  ,  in  Banca  di  Martino  , 
colle  parole ,  per  hanc  nojìram  definitìvam  fententiam  dì- 
ctmui ,  pronr4r2Ciamui  ,  fententiamui  ,  decernimui  ^  &  de- 
claramus  ^  Alarcum  Antonium  ^  Francìjcum  ^  Alphonfum  ^ 
M»tthìam  ,  6?  Araonium  Santoro  qu,  Prifci  ,  &   iano» 

nicum 


Libro  Primo.  19 

nìcum  Prifcum  ,  &  Kìcolar^m  filìoi  d0i  Antonìì  ejfe  de 
Fami  Ha  ex  linea  collaterali  quondam  KeverendiJJjmì  J  uHi 
Antonìi  Santoro  Cardinalis  SanCiae  Romanae  Ecclefìae , 
^rout  ipfos  hac  nojìra  definitiva  fententia  declaramui ,  ds- 
clarari  z^olamui ,  ^  mandumui  . 

Circa  un  miglio  diitante  dal  Tempio  di  Ercole  ,  c> 
da  Cafa-Jove  fu  edificato  l'altro  Tempio,  dedicato  ad 
Apollo,  in  una  spiaggia  ameniiììma  ,  verfo  mezzogior- 
no ,  pochi  palli  dii'colto  dalle  pianure  dei  Tifata  ,  oggi 
vi  fta  edificato  il  più  bel  Paefe  ,  che  rrovafi  in  quefto 
contrade  ,  al  quale  ^\  ì^qq,  ritenere  il  nome  di  Cafa- Apol- 
lo ,  poi  corrotto  Caiapulla .  l^x  quello  Tempio  vi  fono, 
e  fi  oflfervano  tutt'  ora  molti ,  e  gran  monumenti ,  mol- 
tiiilmi  marmi  di  fmifurata  grandezza  ,  ed  antiche  fab- 
briche, nel  luogo,  ove  ora  trovafi  fituata  la  Chiefa  Pa- 
locchiale  ,  fotto  il  Titolo  di  S.  EipidiO  ,  machine  ,  cho 
non  potevano  affatto  condurvifi  ne'  fecoli  a  noi  o  vici- 
ni ,  o  più  lontani  dalla  povertà  de'  Paefani  ,  ma  necef^ 
fariamente  dovettero  eflervi  fituati  da'  Nobili  doviziofi 
Fondatori  di  tal  Tempio.  Dei  Do  Apollo,  cui  talluo- 
go  era  dedicato  ,  non  folo  fi  fece  ritenere  il  nome ,  ma 
le  divife  benanche  3  poiché  'isi  ,  per  antichifiimo  ftemma  , 
un  Tempio  ,  e  (opra  di  eflb  il  So\t ,  che  nafce ,  e  diffon- 
de i  fuoi  raggi ,  qual  Sole  per  Apollo  vien  fimboleggia- 
to ,  e  comunemente  tenuto  .  Anzi  cosi  fòpra  della  prin- 
cipai  lepolrura  delia  Chiefa  Madre  ,  come  fuori  di  ella- 
in  un  certo  marmo  terminale  trovanfl  da  più  fecoli  fcol» 
pire  quefte  due  parole  ,  Cafa  -  Apollo  ,  e  tivì"  u^gi  ocular- 
mente £\  ofiervano. 

Quefto  Pago  ^\  è  refo  molto  celebre,  per  l'amenità 
del  clima,  affai  temperato  ,  per  la  valta  ,  e  facile  pianu- 
ra ,  per  la  fquifitezza  dell*  acque  ,  per  la  fertilità  conti- 
nua de' campi  ,  per  la  vaghezza  de' giardini,  che  vi  ab- 
bondano ,  e  finalmente  pel  tratiico  ,  che  vi  è  ,  per  ic-> 
molte,  e  migliori  pa. ti  del  R^gno  ,  dove  in  ogni  m^f^ 
corrono  ben  cento  e  più  Mulartieri  colli  loro  muli  cari- 
chi di  ogu;  torta  di  merci  >  ed  \i\  o^oi  FiCra  a  ve.idere, 

e  com- 


2  0      Storia  Civile  di  Capila 

e  comperare  5  onde  fi  è  refo  affai  doviziofo ,  ed  abbon- 
dante . 

Famofo  ancora  ed  illuftre   è   divenuto  ,    per  avervi 
dimorato  tanti,  e  tanti  anni  il   primo,  e '1  fecondo  Ca- 
millo Pellegrino ,  pofledendovi  oltre  a  molti  terreni ,  un 
nobii  CaHno,  che  ai   primo  mettervi  del  piede  fi   cono- 
[ce  efler  cafa  de*  Letterati ,  efièndo    tutto  ripieno  di  anti- 
chifflmi  Epitaffj  ,  di  molte  Tefte   di   marmo  ,  di  diverfc 
effigie  di  Confoìi  ,  e  Senatori    ,  fituato  in  un  bello  ame- 
niHìmo  luogo,  ove  per  ogni   fineftra    fi  fpira  aura  foavc, 
dove  il   fecondo  Camillo  Pellegrino  fcrifle  la  ftoria  delia 
Campagna  Felice  ,    poi    quella  de' Principi   Longobardi, 
ultimamente   con  altre  opere  degli  Autori  Italiani ,  fatta 
riftampare  dal  dotto  Muratori  ,  ed  in  quello  Cafino  l.i^ 
fua   ferva,  vedendolo  già  difperato  da* Medici  ,  in    una_* 
gran  malattia,  efeguì  il  crudel  comando  di  lui,  avendo 
bruggiato    in  un  forno    tutte  quelle  eruditiflime  opero, 
che  da  tanti  anni  fi  avea  faticato  intorno  alle  Yitc  degli 
Uomini  Illuftri  ,   intorno  alla    Storia  Civile    del  Regno , 
intorno  a' Fafti ,  più  memorandi  di  Capua  ,  ed  altre  mol- 
te ,  che  fi  avea  propofto  di  dare  alle  ftampe  . 

Famofo  finalmente  fi  rende  ancor  quefto  luogo  dal 
trovarvifi  oggi  un  fuo  Concittadino  ,  infigne  Medico  » 
Giufeppe  Crirtoforo  ,  che  alla  fua  buona  fperienza  di  me- 
dicare ave  aggiunto  una  piena  feienza  delle  cole  anti- 
che, che  illuftre  non  poco  lo  ha  refo  ,  per  quefte  con- 
trade ,  e  rinomato ,  avendogli  perciò  piaciuto  di  formar- 
.fi  in  quefto  villaggio  un'  ottimo  Mufeo  ,  ben'  adorno  di 
monete,  vafi  ,  Idoli,  ed  altre  cofe  antiche  ,  e  fituarle  , 
fecondo  la  ftretta  lor.  Cronologia  ,  che  reca  gran  diletto 
a*  Letterati ,  che  vengono  fovente  ad  oftervarlo. 

In  quello  villaggio  di  Cafapulla  piacque  a'  miei  An- 
tenati di  comperarvi  molti  terreni  ,  e  con  cllì  un  com- 
petente Cafino ,  il  quale  da  me  è  ftato  poi  abbellito,  e 
ben' ampliato  j  onde  negli  ameniffimi  tempi  di  Primave- 
ra, e  di  Autunno  ho  in  coftume  ,  con  tutti  i  miei ,  0 
con  gli  amici   di  buona  fede  foggiornarvi  a  fpirarequei- 

i'ana» 


Libro  Primo .  21 

l'aria,  aliai  falubre ,  e  dove  prefentcinente  al  godimeuto 
dell'aere  aggiungo  quello  ancora  ,  che  dallo  (crivere  Io 
iiluftri  memorie  della  dolce  mia  Patria  ritraggo .  Al  fron- 
tefpizio  di  quefto  Cafino  io  poli  anni  ibno  la  feguentc 
Ifcrizione . 

SVBVRBANVM 
A  SEVERIORIBVS    MVSIS  SECESSVM 

FRANCISCVS  ARCHIDIACONVS  GRANATA 

ELEGANTI VS*  SIBI ,  ET  SVIS  EXTRVXIT  , 

AMICISQVE  PATERE  VOLVIT 

INGENVIS.     AN.     i734- 

Su  la  Porta  del  primo  appartamento  inferiare  ,  ove 
foglio  far  io  il   mio  foggiorno  ,  vi  polì   quefto  Diltico  . 

Concede  intro  bofpes ,  mecumque  his  utere  ,  Jì  meni 
Fura  tibi  ejì  fcekrh  ,  nec   mstuenda  fides . 

Fuori  della  Città,  dalla  parte  di  mezzogiorno,  due 
miglia  dittante  dal  Tempio  di  Apollo,  oggi  Cafapulla^ , 
vi  edificarono  gli  antichi  Capuani  un  Tempio  magnifi- 
co ,  dedicato  al  Dio  Marte  ,  nella  pianura  del  quale  fu 
edificato  poi  un  gran  Cafale  ,  chiamato  Marcianefi  ,  inj 
latino  Marthaniilum  ,  avendo  ritenuto  il  nome  dal  Dio 
Tutelare  di  tal  luogo. 

Or  dalle  notizie  ,  e  fcritture  ,  mandatemi  da* dotti, 
ed  eruditi  Canonici  di  quella  Collegiata  ,  D.  Carlo  Tar- 
taglione Primicerio  ,  D.Lelio  ,  D. Aleflandro  ,  D.Pietro 
Tartaglione  ,  dal  maggior  Sacrifta  D.  Filippo  ,  e  dal  Pa- 
roco  D.  Carlo  Pellegrino  uomini  di  ben  foda  letteratura 
ho  ricavato,  di  credere  alcuni,  che  folle  così  detto ,  per- 
chè il  fuo  Campo  ,  dopo  la  deduzione  delle  Romano 
Colonie,  folle  ftato  di  un  certo  Marciano,  Cittadino  Ro- 
mano 3  onde  i  Coloni ,  che  per  parte  fua  ,  lo  coltivava- 
no ,  Marc'ancll  chiamati  11  folTero  ,  e  poi  da  i  Coloni 
folle  rimafto  a  tal  Pago  il  nome  di  Marciane!!  .  Ma  e 
più  lìcura  r  opinione  ,  che  in  tal  pianura  il  Tempio  di 
Marte  edificato  fi  folTe  ,  per  molte  chiariUìme  conghiet- 
ture .  La  prima  fi  è  di  tanti  pezzi  di  marmo  finilfimo , 
molti  eilindri  di  gran  colunne  di  Gj:anito  ,  e  di  Africa- 
no» 


2  2       Storia  Civile  di  Capua 

no,  pietre  di  fmifurata  grandezza,  di  travertino  lavora- 
te, ad  ufo  di  tempio,  più  colonne  di  verde,  e  di  gial- 
lo antico  ,  ed  altri  fimili  monumenti  ,  che  ivi  fono  ,  e.; 
tuttavia  fi  trovano  ,  fegni  evidenti  di  un  Tempio  ,  ivi 
fabbricato  .  La  feconda  nafce  dall' antichiflimo  ftemma./ 
di  tal  Pago  ,  che  fa  un  Cartello  ,  con  un  Soldato ,  beru 
veftito  da  Guerriero,  con  Elmo  ,  Corazza»  e  Spada,  che 
eli  fta  vicino  ,  il  qual  Soldato  così  ben  veftito  alla  mi- 
litare ,  per  Marte  vien  rapprefentato  .  Ed  il  Primicerio  , 
Paolo  de*  Paoli  di  Marcianefì  confermando  1' antichiffima 
tradizione  ,  che  in  tal  pianura  flato  vi  fofìTe  il  Tempio 
di  Marte  ,  che  fu  poi  da'  Criftiani  dedicato  a  Santo  Mar- 
tino Turonefè  ,  primo  Titolo  della  Chiefa  Parocchialo 
di  quefto  luogo ,  prima  che  paflafle  in  Collegiata  ,  l'an- 
no iszi*  »  a  tempo  dell*  Arcivefcovo  di  Capua  Niccolò 
Scomberg  ,  pofe  una  lapida  ,  colla  feguente  Ifcrizionc-/ , 
nella  Chiefa  Madre  ,  ed  ora  fi  conferva  dietro  il  Coro 
della  niedefima ,  ed  è  la  feguente . 

P.      O.      M. 

HOSPES 

QVOD  VIDBS  TEMPLVM 

ANTESIGNANO  TENTORIVM  MICHAELI 

CONTVBERNALIQ.  CATALDO 

E  DELVBRO  MARTIS  INSIGNIBVSQ^  RVDERIBVS. 

FANI 

QVOD  xMOX  EXCVSSO  MARTE  MARTINVS 

TRIVMPHATA    VELVT  SVPERSTITIONE  LVSRA- 

RAT 
NE' MARTIALES  OPPIDO  LARES,  GENIIQ.  DEESSENT 
OPES  AVXIT,  AEDESQVE  FOEDERATA  IVNGENS  IN- 

SIGNIA 
HOC  TVM  PRIMVM  AEDICVLA 
PIA  DEIN  ANNONA  ,  VTI  CERNIS ,  EXTRVCTVM 
Non  fi  dubita  però ,  ch^  quefto  Tempio   ,  colle  fue 
abitazioni ,  era  già  in  piedi  ,  in  tempo  dell'  antichiftlma 
Capua,  vedcndofi  in  efic  fin' oggi  mille   Ipezzoni  di  an- 
tichità ,  e  tra  di  efTe,  una  Lapida  terminale,  fituata  fot- 

to 


Libro  Primo.  23 

to  r  antica  porta  di  Marcianefi ,  moflrrando  ,  che  fin  a., 
tal  luogo  veniva   a  terminare  la  pertica  Capuana  ,  nella- 
deduzzione  della  Colonia ,  in  tempo  di  Augufto ,  rappor- 
tata anche  dal  noltro  Camillo  Pellegrino ,  che  dice. 
JUSSU  JMPERATORIS  CAESARiS 
QUA  AKATRUM  DllCTUM 
EST 
Un    altra  Sepolcrale    avanti    Ja    cafa  del  Dottor  Nicolò 
Farina  del  tenor  feguente . 

NYMPHAE  GN.  U 
APHRODISIAE 
FELICVLAE  O.  H.  S.  S. 
GN.  LIVINIVS  GN.  L. 
ARIA  COLOBERTVS 
FECIT. 
E  un  altra  fituata  nella  porta  di  Francefco  Giuliano  con 
rimagne  della  defonra  ,  i>u\  cui  capo  è  fcritto 
HERIA  L.  L.  SECVNDA  O.  H. 
Ed   al  fianco  di   detta  imagine  ita  fcritto  . 
VIXIT  AN.  XXIX.  VIR  FECIT  PAMPHILVS . 
Vi  iono  ancora  molte  antiche  are  ,    altre  ipezzate , 
altre  intiere  col  Dìs  Manìbus ,  e  con  altre  monche  ifcriz- 
zioni . 

E  oggi  uno  delli  àxKt  Cafali  più  belli  ,  più  ricchi, 
e  ben  et  ti  tra  li  36.  che  abbia  la  noftra  Città  di  Ca- 
pua  ,  (  attefo  V  altro  è  Santa  Maria  Maggiore  ,  )  popo- 
lato di  ben  cinque  mila  perlone  ,  e  p^ù  centinuja^  , 
buona  parte  di  natali  alTai  civili  ,  di  molti  Dottori  di 
Legge,  di  più  Medici,  e  No^aj ,  di  un  Clero  affai  dotto, 
e  ben  coftì  mato  ;  le  ftrade  fono  ben  laflricate  di  pietra 
viva  ,  ed  è  fi;tto  il  Paele  adorno  di  molti ,  e  vaghi  pa- 
laggi .  Per  mezzo  di  efib  pafìava  Pantichifììma  fìrada  Atei- 
lana  ,  che  da  Capua  nell'  antica  Atelia  conduceva  3  ed 
ila  tal  pago  il  bel  pregio  di  farfi  in  efib  ogni  Venerdì 
un  pingue  mercato,  col  concorfo  di  gente  di  tutti  i  paefi 
con  v. Cini. 

Finalaiente  Marcianefi   fi  e  refo  famofo  per  le  bel- 

D  iifH- 


24         Storia  Civile  di  Capua 

Jifnme  Chiefe  ,  che  vi  fono  ,  e  per  le  rare  pitture  della 
celebre  feola  del  Marchefe  Francefco  Solimena  ,  di  cui  è 
principal  difccpolo  Paolo  di  Majo,  naturale  di  tal  luo- 
go ,  che  ave  adornato  le  Chiefe  fuddette ,  fpecial mento 
quella  dell'Arcangelo  San  Michele  ,  dove  è  la  Collegia- 
ta ,  e  l'altra  della  Santiffima  Annunciata  ,  delle  pili  fine  , 
e  maravigl'ole  pitture.  Quefto  Villaggio  per  lo  tempora- 
le alla  Città  di  Capua ,  per  lo  fpirituale  poi  nella  mag- 
gior parte  alla  Cluefa  di  Capua  ,  in  un  altra  a  quella-* 
di  Caferta  fi  appartiene  . 

A  dcftra  del  Monte  Tifata  dalla  parte  d'Oriente  ,  e  pro- 
priamente nelle  Tue  radici  fuora  la  Città,  fu  edificato  un  gran- 
de ,  fpaziofo ,  e  magnifico  Tempio  ad  onore  dei-a  Deo^ 
Diana,  detto  di  Diaria  Tifat'wai  dallo  iklfo  Monte,  che 
dalla  gran  copia  delle  fue  Elei  ebbe  a  prender  il  nome  di  T;- 
fata  ,  perchè  i  Latini ,  a  volerci  defcriverc  quefti  luoghi  ab- 
bondanti di  tali  piante  ,  fi  fon  ferviti  dei  nome  Tifala, 
Si  chiamò  ella  anche  col  nome  di  Trhla.  Sì  racconta  che  que- 
i\^  Dea,  ficcome  fcrific  Cicerone  de  natura  Deortan  y  nata 
fi  fuffe  nello  ftefìo  parto  col  Dio  Apollo,  figliuola  della 
Luna  ,  e  di  Cove  ,  Oltre  al  nome  già  detto  di  quelta.. 
Dea  ,  fu  ella  ancor  riconofciuta  coli' altro  di  Caila  Diana, 
D.a  de'  bofchi  ,  poiché  amanrifiìma  ch'era  di  Tua  ver- 
ginal  purezza,  fuggiva  mai  fempre  la.  coaverfazione  de- 
gl'  Uoinini ,  e  ritirata  ne*  bofchi  ,  vi  menava  i  luoi  gior- 
ni ,  ed  ivi  armata  di  arco ,  e  di  faretra  ,  fuccinta  nelle  vcfii , 
con  appiedi  i  coturni,  in  compagnia  di  poche  altre  ver- 
gi! elle  ,  nel  piacer  de!la  caccia  ^\  occupava  •  Venne  al- 
tiesì  detta  Dea  Fafcìale  da  un  fafcio  di  legna  ,  ove  na- 
fcofto  era  un  di  lei  Simulacro ,  il  quale  ,  uccifo  che  fu  Toin- 
te  Re  di  Ta urica  da  Ifigenia  figliuola  di  Agamenno- 
ne ,  fu  trafportato  in  Italia  ,  dove  ricevuto  con  fegni 
di  llima  non  ordinaria  da*  Capuani  ,  punto  non  fi  riflette* 
ro  dall'  innalzar  a  fuo  onore  un  famofifiìmo  Tempio 
appiè  del  Tifata  ,  confacrarle  altari  ,  e  averla  in  conto 
di  loro  potenti  (fi  ma  Tutelare  ,  e  Dea  .  Sed  iUi  nominii- 
tìjjìma  ejì  ,  quae  sodem  par  (a  cum  Apollinea  ey:Jove<,  &^ 

LatQ-^ 


Libro  Primo.  25 

Laiona  nata  ejì.  Haec  oh  'Z}ìrgìnìtatìì  amorem  fertnr  ho^ 
miniim  confortium  ff^gìjje  ,  Cè  ^t  a  le  Hbìdinis  pruritum 
amovsret  ,  "penando  Jylvas  ìncoluiffe  ,  pa^^carum  V irginum^ 
comitatu  contenta  .  Arcu7n  ferebat  ,  &  pharetram  ,  juc~ 
cinBa  femper  ìncedeni  ,  <S?  cothurnìi  induta  :  oh  hanc 
caufam  fyharum ,  ^  nemorum  Dea  putahatur .  Di&a  e/i 
Fafcelis  ,  a  fa  [ce  Ugnortim  ,  ubi  ejr^s  Jìmulacrum  ahdìtum 
erat ,  qtwd  occifo  Thoante  Tauricae  Regionis  Rege  ab  iphi- 
g€:'ììa  AgamennoKìi  Fìlìa  ,  in  Italiani  delatum  eji  ,  ahi  lau- 
datiffimum  Tempkifn  hahaìt  ,  €^  hoc  Simuìacrtimfaìt  opud 
Capuam  Z'cterem  collocatum  [a) . 

Fu  quefto  Tempio  rinomato  per  tutta  l' Italia  nonj 
folo  per  ie  Caccie  ,  alle  quali  precedeva  queftaDea,  ma 
ben  anche  per  Je  tante  ,  e  diverfe  acque  minerali  ,  ter- 
me medicinali ,  e  acquedotti ,  che  ftavano  preflb  di  lui , 
onde  teftò  fino  a'  tempi  noftri  il  nome  di  S.  Angelo  in 
Formìs  ,  &  ad  formai  alla  Chiefa  fabbricata  sulle  di  lui 
rovine. 

Di  quefte  tenne  parla  Veilejo  {b)  ,  e  di  qucfte  fa- 
cean  fovente  ufo  nommeno  i  Capuani  ,  che  x\mì\  Ji  Po- 
poli della  Campania  ,  anzi  di  tutta  i'  Italia  ,  che  colà  a 
tal  oggetto  porravanfi.  Di  quefte  terme  medicinali  ,  fa- 
mofe  dappertutto  ,  intefe  ijcuramente  parlare  Faultina 
in  una  lettera  a  M.  Aurelio  ,  riferita  da  Volcazio  nella 
vita  di  Avidio  Gallio  .  Ssd  Jì  te  Fcrmiis  invenire  noti^ 
poterò  ,  ajjeqtdar  Capuam  ,  quae  Civitas  meam ,  &  fiìiorurn 
nojìrorum  negritz/dinem  poter it  adjuz>are  .  Avevano  quefte 
terme  un  UAziale,  che  aflegnava  ii  luoghi  agl'infermi,  che 
ad  elle  accorrevano  ,  chiamato  Locator  "Thermarum  ,  o 
Jbermariui  :  ce  lo  additò  ia  lapide  trovata  da  Camillo 
Pellegrino  P  anno  1Ó33.  preflb  la  ma ffaria  degli  Spiriti  nel 
decorfo  della  ftrada,  che  mena  in  detto  Tempio,  cho 
cosi  dice 

D    z  DM.S. 


(a)  Ci  e.  di  natura  Deor*  lìb,  ultim. 

(b)  Lik  2. 


2  6        Stona  Civile  di  Capua 

D.    M.    s. 
e.  CORNELIO  C.  L. 
EVHODO 
'        LOCATOR.  THERMAR. 
DIANAE 
L.  CORNELIVS  .... 
THERMARIVS 
PATRI.  B.  M.  POS. 
Era  quedo  Tempio  di  Diana  Tifatina  affai  magnifi- 
co, appoggiato  a  più  navi  di  colonne  di  finilìimo  mar- 
mo ,  tutto  adorno  a  maraviglia ,  e  dipinto  di  fcelt.ffime 
pitture  ,  come  pur  oggi  fé  ne  veggono  ie   veiligia   .  Vi 
era    ancora    prefTo    1'  anzidetto    Tempio    un   magnifico 
Circo    ,    ove   a    Tuo    onore    li    giuochi    Circeafi    fi   cele- 
bravano ,   il  facro   bofco  ,  la  ftanza  per   le  Saceidoteflè 
cuftodi  del   Tempio  ,  l'altra  del  Locatore,  o  fia  colui  , 
che  alTegnava  il  luogo  nelle  terme  ,  ne' giuochi,  ne*  ba- 
gni,  le  ftanze  de' dodici  Maeftri  3  ovvero  deputati,  che 
rifedevano  a  governarlo  . 

Le  ricchezze  ,  i  tefori  di  queflo  Tempio  ,  che  da 
ogni  parte  del  Mondo  da  Perfonaggi  più  ricchi  ,  e  più 
potenti  gli  venivano  ogni  giorno  donati  ,  ftentariafi  a.» 
crederle  ,  ove  fé  ne  volefle  fare  minuto  dettaglio  .  Fran- 
ceCco  Antonio  de  Tornali  nobile  Capuano  nella  reJazione,che 
fa  del  monte  Tifata  ,  prefTo  il  Beatillo  ,  nella  vita  dei  glo- 
liofo  S.  Nicola  (a),  a  cui  fi  darà  quella  fede,  che  ftima- 
rà  l'accorto  Leggitore j  allèrifce  degli  antichi  monomen- 
ti in  Capua  raccolti ,  che  quefto  Tempio  aveva  le  colon- 
ne di  porfido,  e  di  alabafiro  ,  le  porre  di  argento,  e  dì 
oro  finifiìmo  ,  il  pavimento  con  varj  zatìiri  ,  e  fmeral- 
di,  le  fineftre  con  doppio  crillallo  vagamente  fmaldato, 
ed  effiggiato  ,  e  finalmente  1'  altare  lavorato  di  rubbini, 
di  diamanti,  di  perle,  e  di  altre  pietre  preziofe  j  ondo 
facevano  a  gara  diverfe  Nazioni  dd  Mondo  di  portarvi 
doni  ricchifiimi  ,  e  di  ibmmo  valore. 

Dei  refto  ,  egli  è  giufto  il  penfarc ,  che  fenza  meno 

flato 
(a)  Lii^.  5.  Cap» 


Libro  Primo.  27 

(lato  fufCc  qiiefto  Teirpio  d  ogn'altro  qui  eretto  ,  e  piti 
doviziofo  ,   e  più  nobile,  ficcome  olrra  queirargomento 
che  pei  anche  ne  fanno  le  Tue   fmezzate  rovine  ,  ce  ne-» 
convince   tutto  il  Gentilefìmo  ,    per  dove  ne'  {boi  paefi 
l'ebbe   adorata.  Cosi  dal  Tempio,  che   dalla  fìoria  lan_> 
tutti ,  di  Diana  Ejejìfja  ,  può  foronarli  con   una  qualche 
proporzione  un'idea  di  quello   nell'antica  Capua  di  Diana 
Tifatina  .  E  qui  giugne  proprio  il  citare  alcune  medaglie 
greche  di  Fauftina  ,  e  di  Antonino  Pio ,  donde   fi  rileva, 
quale  ftata  folle  la  figura  della  Diana  Efejfìa  .  In  elle  fi 
vede   codefta    Dea ,  che    non  tiene   punto   ne  tefta   ,    né 
braccia    di  donna  ,    ma  in  forma  d'  un  boccale  ,  che  fi 
profila    con    un  fol  piede  ,  moftrando  per   lo  corpo  iiij 
frattanto   molte  mammelle  ,    ficcome  S.Girolamo  la  de- 
fcrive  ancor  egli  ad  Epbejìos  .  Quindi  ben  (ì  raccoglie, 
che   i   più    antichi    non    aveano   ne'  loro  Tempj    l3eità 
alcuna  in   figura  di  uomini  ,  o   di  donne  .    Ed  io  leggo 
nel  Numa  di  Plutarco  ,  chQ  a'  Romani  ne'  principj  del- 
la loro  Città  fiate  fufi^ro  interdette  dall'accennato  Re  le 
immagini ,  e  fimulacri  degli  Dei ,  o  dipinti  ,  o  di  pietra, 
o  di  legno  3  avvifandofi  il  faggio  Principe  efier  ella  una 
cofa  difladatta  ,  e  aflurda  fomigliare  le  cofe  grandi  ,  cj 
nobili  alle- bafie  ,  e  vili ,  e  in  poco  legno  comprender  la 
figura  di  ciò  che  s'era  incomprenfibile  .  Hic  auiem  (  cioè 
Numa  )  Komanos  prohihuìt  exijìimare  imagitiem  Deì^aut 
homìnii  fpeciem  ,  au^  anima  Ih  h  ah  ere  formam  5    non  fuH 
apud  eoi  neque  pìBa ,  neq^e  fiUa  Dei  priui  fpecìes  5  fed 
in  priorihcis  csntum  ,  (3  [eptuaginta  annìi  Temiììa  quidem 
aedijìcabant  y  facraque  tuguria  erigehant  yjìmuhcrum  e^f- 
ri)  nullum  corporeum  faciei>ant  ,  perinde  atque  nefas  ejjet 
deteriorìbus  meliora  affimilare ,  neq^ie  aliter  quam  intellì* 
gentia  percipi  Deus  poj/j^ ,  Tanto  ben  anche  fi  legge  pref^ 
io  Clemente,  come  riferifce  Eufebio  Ceiarienfe,e  altret- 
tanto rapporta  Dionigi  di  Aiicarnaflb  3  efiendo   un  tempo 
quefta  religione  sì  grande  ,  che  il  vendere  le  pitture  de- 
gli Dei  riputavafi  una  moftruofa  fceleratezza . 

£gli  poi ,  al  riferir  d'\  Tertulliano ,  Tarquinio  Prifco 

fu 


2  8       Storia  Civile  di  Capua 

fu    quello,  che  ifirutto  a  cafa  della   vanita  ,  e  foltezza 
celle  Religioni  e  Greche,  ed   Etrufche  ,  imparò  a  Roma^ 
ergere   agli  Dei  i  fìmuìacrì  :  Nokì^^m  ^«;>^  (  lino  a  Tarqui- 
nio    Prifco  )  t/^^c  wgefììa  Graecorum  ,   atque  Tufcorum^ 
fingendìi  fimtilacr'n    Urhem   ìnvaferant  ,    La  cofa    arrivò 
tutt'aJtrimenti  nella  noftra  antica  Città  di  Capua   ,   cho 
per  le  nazioni  che    vennero  ad    abitarla  ,    ebbe  da*  Tuoi 
principi   ^^'  Templi  Tuoi  gentilefchi ,  e  flmulacri ,  e  figu- 
re di  quei  Numi ,  che  con  feco  quelle  portarono  da*  loro 
refpcttivi  paefi,e  ne'  quali ,  come  in  quelli  già  delTErru- 
ria  ,  n'era  non  meno  Tufo  ,  che  la  forza  fuperltiziofa  del- 
ia religione.  Ma  ripigliamo  la  noftra  ftoria . 

A  Diana  Tifatina  era  confecrata  tutta  la  parte  fupe- 
riore ,  e  inferiore  del  monte  Tifata  ,    ch'era  d'una   noa^ 
difpregevole  eftenfìone    ,    giacché  pigliava  dalle   collino 
avanti  ,  ed  a  man  dritta  del  Tempio  ,  e  tirava  per  tut- 
te   le  montagne  di  S.Nicola  ,    di  S.Prifco  ,    Montanino, 
Menfa  Arcivefcovile  ,  o  fia  demanio,  S. Eufemia ,  Cocca- 
gna  ,  fino  al  Tempio  di  Giove  ,  fotto  l'antica  Caferta^/ . 
Tutta  quefta  lunga,  e  vafta  fpiaggia  del  Tifata,  a  Dia- 
na confacrata  ,  è  la  pili  bella ,  la  piiì  vaga  di  quante  ve 
ne  fono  in  Regno,  così  per  l'amenità  del  clima,  come 
per  la  bellezza   de'  profpetti  ,  per  la   falubrità  dell'aere , 
per  la  fecondità  ,  e  virtiì  fingoiare  dell'erbe ,  e  delle  ac- 
que ,  e  fopratutto  per  le  vene  de'  marmi  figurati  ,  che 
già  in  più  luoghi  di  ella  potrebbonfi  rinvenire  ,  feazachè 
io  faccia  altra  parola  di  quell'alabaftro  nobile ,  e  vago  , 
e  d'un  luftro  impareggiabile  ,  che  il  noltro  Re  ne  cava  tut- 
tavia da   piìj  anni  ,    prendendone  a  se  tutto  il  piacerò 
ne*   fuoi  lavori,  e  recandone  a'  Foraftieri  le  maraviglie. 
In    quefta    fpiaggia  fi  trattenevano  a  villeggiare   gli 
antichi  Capuani  ,  e  poi  anche  moltillimi  Cav^aberi  ,    o 
Senatori  Romani ,  ofiervandovifi  per   ora  mille  avanzi  di 
calini,  e  diantichillìme  fabbriche. E  fra  di  quefte  vi  era  l'abi- 
tazione ancora  di  M.Tullio  Cicerone  ,  ritira  tofi  ivi  in  tem- 
po del  fatale  Triumvirato  ,  donde  ,  temendo  poi  l'odio  di 
M.  Antonio I  che  ne  andava  in  buica  per  ammazzarlo  , 

fé 


Libro  Primo .  29 

fé  ne  partì,  per  imbarcar/]  alia  volta  della  Grecia  :  ma 
per    irtrada  vi  rcH-ò  miferamente  uccifo  ,  come  fcrivono 
gli  Autori  dal  Pratilli  citati ,  e  raccolti . 

Preflb  qucfio  monte  Tifata  alloggiò  col  Tuo  eferciro 
L.  Siila,  vergendo  dall' oriente  per  la  ftrada  di  Brindifi , 
ed  ebbe  il  famofo  combattimento  ,  col  quale  in  quello 
pianure  vinfe  il  Confolo  Norbano.Onde  in  atto  di  gra- 
ta riconofcenza  a  Diana  di  tal  vittoria  y  le  donò  moitif- 
fìmi  poderi ,  ch'erano  al  profpetto  ,  intorno ,  e  alle  pia- 
nure del  Tifata,  fpezialmente  le  acque  medicinali ,  e  i  fa- 
mofì   bagni,  de'  quali  ancor  oggi  le  ne  veggono  groUc, 
e  chiare  veftigia  ,  e  molti  altri  vaftiilimi  campi   ,  comò 
fcrifle  Vellejo  ..  Poji  z^i^orìam  ,    qua  defcendeni  mofUem-» 
Tifata    cum  C  Korbano  concurrerat  ^ulla  ,  gratti  Dia^ 
nae ,  cui  Kumìni  Regio  illa  jacrata  e  fi  ,  fo/Z'it  ...... 

E  poi  fìegue  :  Aquus  fuluhritate  ,  meder/difque  corporihus , 
ogyofque  otnnei  addixit  Deae  i  cujus  gratas  relìgiomt  me- 
moria ,  ^  irjjcriptio  Templi  ajjìxa  pojii ,  hodieque  tejìatur 
cerea  tabula  intra  aede7h,K  tali  campi  da  lui  donati  fece 
llabilire  i  confini ,  e  porre  le  lapidi  terminali,  le  quali  fu- 
rono poi  9;  tempo  d'Augufio  rinovate,e  rif^abiiite  :  tan- 
toché eflendo  Itate  dalla  lunghezza  del  tempo  confuma- 
te  ,  e  diiperfe  ,  furono  poi  dalì'Impcrador  Cefare  Vefpa- 
iìano  Augufto  l'anno  dei  Signore  LXXVII.  reftir uite  ,  confer- 
mate ,  e  r  melTe  nello  ftato  antico  prefiflb  da  ^\\\z.  ,  zj 
poi  da  Auguftoi  così  ben  intendendoli  l'ifcrizione  ivi  tro- 
vatale rapportata  dal  Muratori  nella  fua  nuova  collez- 
zione. 

IMP.  CAESAR 

VESPASIANVS 

AVG.  COS.  Vili- 

FINES  LOCORVxM  DICATOR 

DIANAE  TIFATINAE 

A  CORNELIO  SVELA  EX 

FORMA  DIVI  AVGVSTI 

RESTITVIT. 

In  quelto  fleflb  Monte ,  là  dove  la  pianura  fi  ffende ,  che 

diceil 


'30      Storia  Civile  di  Capua 

dìcefl  di  Montanino,  fu  lungamente  accampato  Annibale 
col  fuo  poderofilìTmo  efercito  ,  la  prima  volta  tornato 
dalla  vittoria  di  Canne,  e  la  feconda  volta  dalla  conqui- 
ita  di  Taranto  ,  per  foccorfo  de*  Capuani  allediati  da'  Ro- 
mani i  effèndovi  un'oggi  alia  cofta  di  Montanino  un  cer- 
to fpiazzo  ,  che  fin  d'allora  ritiene  il  nome  di  Padiglio- 
ne ,  come  oggi  al  Padiglione  vi  fi  dice  ,  per  i*  antica^ 
tradizione  d'  eifere  ftara  in  quel  luogo  fìtuata  la  ten- 
da,  e  '1  padiglione  d'Annibale .  Lo  fcrifle  Livio  {a)  coti-, 
le  parole  ;  Cajìra  Annibalii ,  quae  in  Tifatìs  erant  .  E  più 
chiaramente  Silio  Italico  à.<i\  Colle  Montanino  nel  Tifata: 
Tifata  ìnvadit ,  propior  qua  moenihui  infìat 
Collis ,  &  e  tumulis  obfeffam  defpicit  Urbem . 
pinaimente  in  quefte  ameniflìme  fpiagge  del  Tifata  il  Se- 
natore Romano  Mecio  Probo  ,  Prefetto  dell'annona  ricupe- 
rò la  falute  ,  travagliata  da  diverfi  malori  con  pericolo 
di  Tua  Vita ,  tanto  che  ne  Itabilì  mi  voto  a  Giove  ,  che 
oggi  fi  oflerva  in  un  groflb  marmo  fituato  nel  Cafal  di 
S.Prifco  ,  pochi  paflì  lontano  dal  Tifata  ,  avanti  il  cafino  di 
diporto  dei  famofo  Giureconfulto,  Avvocato  della  noflra 
Città,  e  noftro  Compatrizio  D.Marc* Antonio  Bocc^rdi. 

L    O.    M. 

SVMMO  EXCELLEN. 

MAECIVS  PROBVS  V.  C.  PRAES. 

ALIM.  QVOD  HOC  IN  LOCO 

ANCEPS  PERICVLVM 

SVSTINVERIT  , 

ET  BONAM  VALETVDINEM 

RECIPERAVERIT 

V.    S. 

Una  tal  delizia  degli  antichi  Capuani ,  e  di  tutta  la  gcn- 

te  eftera  ,  che  fovente   vi  accorreva  ,  per  divozione  alla. 

Dea    Diana  ,  confìfteva  fpecialmente  nella  magnificenza^  , 

e  ne'  divertimenti ,  che  fi  ofTervavano  ,  e^  nel  tempo  ideilo  lì 

davano  nel  tempio  di  Diana    ,  poiché  da  quefto  fino  a- 

quello  di  Giove,  oggi  Badia  di  S.Pietro ,  vi  era  una  puo- 

^  baca 

(a)  Deci.  lìh,i,  cap.zo» 


Libro  Primo.  31 

blica  amenifììma  fìrada  ,  che  in  Capua  dalJa  porta  di 
Giove  Llciva  ,  e  menava  ai  tempio  fuddetto  per  fotto  il 
Monte  Tifata  ,  a  linea  retta  :  a  man  flniftra  deiJa  quale, 
e  propiamente  per  l'intiera  falda  del  monte  vi  erano i  già  det- 
ti cafini ,  e  moltiflime  abitazioni ,  i  bagni  falutari  dell'ac- 
que ,  le  terme,  gli  acquidorti  dell'acqua  Giulia,  donata 
da  Giulio  Cefare  alla  Colonia  Campana  ,  paflando  quella 
per  mezzo  dd  vago  ,  e  ben  culto  villaggio  di  S.  Prifco , 
ove  per  fopra  ,  e  fotto  di  efìb  Ci  veggono  oggi  le  vefìi- 
gia  di  tal  acquidotto ,  come  p^ù  apprelTo  ne  fcriverò  dif- 
fufamente  j  onde  anche  per  quefti  bagni  veniva  in  ogni 
tempo  dell'anno  in  quelle  fpiagge  dei  Tifata  una  graiu 
moltitudine  di  gente  flraniera  di  diverfì  malori  afflitta  , 
e   vi  ricuperava  la    falute  • 

Continovi  erano  i  voti ,  i  facrifìzj ,  e  continove  le  ado- 
razioni,  che  non  meno  dagl'i  antichi  Capuani,  che  dal- 
ia gente  (iraniera  con  profullffimi  doni  fi  facevano  a  que- 
fl-a  Dea  in  tal  funtuofo  magnifico  tempio .  In  elfo  fi  ado- 
ravano anche  due  altri  Numi,  Caftore  ,  e  Polluce,  cre- 
duti dalla  (tolta  gentilità  figliuoli  di  Giove  ,  e  di  Leda  , 
ficcome  Diana,  ed  Apolline  creduti  anch'eilì  figlidi  Gio- 
ve. Quefti  due  Numi  Caflore  ,  e  Polluce  in  due  grandi, 
e  ben  lavorate  ftatue  di  marmo  fi  rapprefentavano  ,  fi- 
tuate  in  due  nicchie,  da  quefta ,  e  quella  parte  de'  Por- 
tici  dd  tempio  di  Diana . 

Sotto  quello  gran  tempio  dalla  parte  appunto  ,  ove 
ora  dicefi  a  Pìfciurello  ,  fu  un  Pago  ben  grande  ,  o  fia 
Cafale  molto  popolato,  appartenente  a  Diana  ,  e  alla  giu- 
risdizion  dd  iuo  tempio  nel  luogo  ,  ove  ora  dicefi  Ad^ 
diana  ,  e  prima  ad  arcum  Dianae  .  In  quello  vi  era  Cajo 
Terenzio  Carno  Giudice  ,  o  fia  Prefetto  juridicundo  ,  the 
amminiftrava  gìufiizia  ,  non  folo  agli  abitanti  di  tal  va- 
fio  Pago  ,  ma  a  luno  W  numerofo  popolo  dd  monte  Ti- 
fata ,  che  ,  come  difli ,  molti  cafamenti ,  molti  edifizj ,  c-» 
molta  gente  accoglieva  .  l^t\  qual  Prefetto  parla  l'ifcri- 
zione  ,  pubblicata  dal  dfgnilìimo  Signor  Mazzocchi,  nel- 
la quale  fi  legge; 

E  D.M.S. 


32       Stona  Civile  di  Capua 

D.     M.     S. 

e.  TERENTIO 

C.  FIL.  PAL. 

CARINO 
PR.  L  D.  MONTIS 

DIANA  E  TIR 
C.  TERENTIVS 
HYPERCOMPVS 

FILIO  BONO 
CONTRA  VOTVM. 
Finalmente  da  ciò  ,  che  fappiamo  del  tempio  di  Diana  Efe- 
iìna  ,  fi  può  fare  una  proporzionata  idea  di  quello  ,  nell'an- 
tica Capua  a  Diana  Tifatina  eretto,  e  confagrato  .  Ave- 
va quel  Tempio  di  Diana  in  Efefo  425.  piedi  di  longi- 
tudine ,  ^hri  200.  di  latitudine.  Sì  alzava  su  di  120.  co- 
lonne, alta  cadauna  60.  piedi;  altrettanti  Re,  ogn' uno 
glien'  ebbe  mandata  la  Tua ,  ricca  dì  belle  fcoiture  .  II  Tuo 
coverto  era  di  cedro,  legno  di  più  lunga  durata  .  In  fine 
egli  era  una  ddìo  maraviglie  del  Mondo  ,  al  cui  edifi- 
zio  a  vide  per  400»  anni  contribuir  tutta  T  Afia  .  Era  V 
oggetto  de'  viaggi  delle  Nazioni  del  Mondo  ,  che  veniva- 
no di  lontano  ad  ammirarlo  ,  e  a  riportarne  con  fuper- 
ftiziofa  divozione  le  copie,  e  i  modelli.  Vi  travagliava^ 
un  Argentiere  per  nome  Demetrio  >  come  fi  ha  negli  Atti 
degli  Apposoli  5  ma  dopo  l'arrivo ,  che  vi  kce  i' Appo- 
ftolo  S.  Paolo,  non  troppo  riufcendogli  lo  imalto ,  e  traf- 
fico della  fi.ia  mercanzia,  portò  con  tal  tumulto  la  gente 
a  gridar  tutta  ,  Cr^^z/f  à  Dia^a  d' Efefo ,  Grande  è  Dìa^ 
na  d"  Efefo  y  che  congiurata  contra  la  vita  delT  Appofto- 
Jo,  di  Cajo  ,  e  di  Anftarco  di  Macedonia,  che  gli  tene- 
van  d'appreffo  ,  avrebbon  fenza  meno  tutti  pericolato  ,  fé 
gli  Aiiarchi  >  amici  de.'i'  Apposolo,  non  ^\  fofTero  a  favor 
fuo  adoperati . 

Per  quello  poi ,  che  fcrifle  Michele  Monaco  nel  Tuo  San- 
tuario Capuano,  non  fu  la  fuddetta  follevazione  più  forre 
di  quella  ,  che  d  vide  qui  contra  il  Martire  San  Prifco , 
e  in    cui  meriiò  egli  morir  per  Gesiì  Crifto  .  I  Sacerdoti 

di 


Libro  Primo.  35 

di  Diana  Tifatlna  ,  vedendo  ammutolito  il  loroldoio,  o 
che  i  frequenti  miracoli  del  Santo  tiravanfi  tutto  il  Po- 
polo alla  confeilione  della  nol^ra  fede  ,  e  che  così  rima- 
nendo cilì  quali  abbandonati  ,  p  rdevan  molto  del  loro 
furbo  guadagno  3  fatta  mofìa  de'  loro  partigiani  Idola- 
tri ,  n*  andarono  dal  Proconlole ,  querelandofi  che  a  ca- 
gion  di  Prifco  ,  che  tirava  Ja  gente  ad  una  fetta  fuper- 
ftiziofa  ,  vedevafi  abbandonato  ormai  il  Tempio  della.» 
ior  Dea  Tifatina  .  A  queft'avvifo  (trinfe  tofto  il  Procon- 
fole  il  noftro  Santo  in  prigione  ,  donde  poi  Jo  mandò 
a  raccorre  fotto  i  pugnali  ia  palma  dd  gloriofo  Mar- 
tirio . 

Gli  avanzi  di  quefto  Tempio  paflàrono  poi  a  Monaci  Be- 
nedettini Caffinefi ,  che  li  abitarono  molti  anni,  avendoli 
ridotti  in  forma  di  buon  Monaftero  .  Ma  poi  eflendo 
flato  fopprefib,  divenne  Badia  Conciftoria/e  fotto  il  tito- 
ìo  di  S.  Angelo  in  Formis  ,  pofTeduta  fempre  da'  Signori 
Cardinali  ,  efìendo  di  rendita  circa  docati  3000  ;  ed  og- 
gi fi  pofHede  da  Monfignor  Niccolò  Perrelli  Prelaro  de- 
gniilìmo,  noftro  Napoletano,  Chierico  di  Camera  ,  e  Pre- 
fetto ddi'  Annona   in   Roma  . 

Di  là  dal  Monte  Tifata  verfo  occidente  fu  edificato 
il  Tempio  della  Dea  Cerere  3  e  fin  oggi  quella  fpiag- 
gia  ne  ritiene  il  nome  ,  dicendofi  a  Cafa  -  Cerere  i  così 
chiamata  in  mille  fcritture  antiche  ,  e  moderne  ,  corrot- 
to poi  dal  volgo  a  Cafa  -  Ceìlole  ;  e  vi  fi  fono  trovati 
di  tempo  in  tempo  varj  antichillìmi  monumenti  5  tra», 
i  quàii  un  marmo  con  tal  Dea  ,  che  aveva  in  mano  un 
fafcio  di  fpighe ,  ed  altre  frutta  ,  in  eflb  ben  intagliate  ,  o 
fcolpite . 

Altri  Dei  adorarono  ancora  gli  antichi  Capuani,  ed  altri 
Templi  furono  da  tG\  eretti  dentro ,  e  fuori  d^W^  Città , 
i  quali,  fecondo  moltifiimi  Autori ,  crebbero  a  fegno  ,  che 
giunlero  al  numero  di  mille  ,  e  fettecento  tra  i  piccio- 
Ji ,  e  i  magnifici  ;  ed  alcuni  di  efiì  han  dato  il  nome  a 
paiecchi  Calali  delia  prefente  Capua  . 

E    a  CA- 


34        Storia  Civile  di  Capua 

CAPITOLO    IIL 

Dello  flato  ,  e  governo  iklla  Citta  di  Capua ,  della  [uà 
Repubblica,  e  del  [ito  dominio . 

REnduta  la  Città  di  Capua  da  Capi  più  liiilta ,  e  più 
raccolta  ,  &  geris  Campanore^m  in  tdnum  locum  CGÌjfy 
popolata  di  maggior  novero  di  perfone  più  atte  ,  e  più 
abili  al  maneggio  deli*  armi  ,  divenne  indi  a  poco  la.. 
Città  più  formidabile  ,  e  più  bellicofa  di  quante  in  quel 
tempo  erano  al  Mondo  .  Fu  governata  sulla  bella  pri- 
ma da  un  fol  capo  col  nome  di  Duce  ,  o  ila  Guida  ,  il 
qual  fi  fu  Belo ,  poi  Ofco  .  Quefto  eleggeva  il  medefìmo 
Popolo,  il  quale  volontariamente  alla  dilui  ubbidienza  Ci 
fottòmetteva  .  Indi  venne  in  Capua  il  gran  Capitano 
Capi  ,  dagli  Ofci  eletto  ,  e  deftinato  lor  Capo  ,  il  quale 
diede  loro  le  leggi  :  e  fotto  quelle  i  Capuani  vivevano  ,. 
EHb  gli  afiìfteva  con  fomma  vigilanza,  gli  regolava  ,  e  prov- 
vedeva di  tutte  le  cole  neveiìarie  alia  Città  in  tempo  di 
guerra  ,  e  di  pace . 

Quanta  'Diro  f^eris  prndentìay  qaantaque  virtus , 
Dijce  'Dirum  a  dìgnii  civibus  exìmium  . 
Era    di    gran    marav.giia  il   vedere  1' oflequio  ,  e  l'ubbi- 
dienza ,  che  (è  gli  dava  dal  Popolo  Capuano  :  era   un  bel 
vedere     iwxxz    la    gente   intenta    nel    tempo    di    pace    ad 
accumolar  tefori  e  ricchezze ,  per  mantener  la  Citta  ,  o 
i.  Tuoi  Cittadini  con  decoro   ,  e  con  culto  ,  fenza  appar- 
tarfì  in  ogni  azione,  e  fcnza  la  menoma  refìftenza  ,  o  per 
propria  ambizione  ,  o  per  pailìon  privata  ,  o  per  avidi- 
tà  di   danaro  da  quello,  che    dal    Capitano  veniva   loro 
prefcritto ,  ed   ordinato  .  E  iebbene  vi  Ila  chi  abbia  fcrit- 
to  »    che    in  quei  tempi  non   correlTe  moneta  di  verunn» 
fbrta  di   metallo ,  ma  una  certa   di  doppio  cuojo ,  col  fe- 
gno  ed  impronto  iìt\  lor  governo,  e  del   lor  Duce,  eoa 
tutto  ciò  conlervavano  efli   T  oro  ,    e  l'argento  per  ufo 

di 


Libro  Primo.  35 

di  adornare  i  facrl  Templi  ,  e  i  Simulacri  de*  loro  ùìCi 
Dei  ,  per  gli  quali  dentro  ,  e  fuori  della  Città  eretti  fo 
n'eran  ben  150.,  che  poi  nel  decorfo  del  tempo ,  ed  ef- 
{endo  crefciuta  Ja  grandezza  Capuana,  come  già  diffi  , 
giunfero  fino  a   1700. 

Durò  quelto  flato  di'  Capua  per  tutto  il  tempo ,  che 
vifle  il  valent'  uomo  ,  e  provvido  fuo  Capitano  Capi- 5 
imperciocché  ,  morto  eh*  egli  fi  fu  ,  il  Popolo  di  quefta- 
Città  ben  illultre  fi  pofe  nella  piena  libertà  ,  e  Jo  (tata 
fuo  governò  in  condizione  di  Repubblica  .  Viveva  Ca- 
pua con  fomma  macftà  ,  ed  impero  fotto  il  regolamento  di 
fettanta  Senatori,  eletti  dal  medefimo  fuo  concilio ,  per- 
fone  le  più  nobili,  le  più  ricche  ,  e  le  più  fagge  di  que* 
tempi  .  Quefti  col  titolo  di  Senato  governavano  non 
meno  il  Popolo  Capuano  ,  che  le  altre  Città  fottopofte 
al  diluì  impero.  Quefti  formavano  Je  leggi  ,  difpenfava- 
no  gli  ufticj ,  davano  i  Magiftrati  ,  e  le  Prefetture  .  An- 
davano tutti  fettanta  i  Senatori  rogati  in  fegno  della  lor 
fuprema  maeftà  ,  dipendenti  da' loro  proprj  ftabilimenti^ 
trattati  alla  grande,  come  tanti  Regoli,  collo  fteffo  fa- 
fto  ,  collo  {ielTo  ofìequio  ,  colla  fìefla  fervitù  :  ed  elfi  fi» 
nalmente  nella  fpedizion  degli  affari  fi  fottofcrivevano 
SEKATFS  ,  POPVLVSQVE  CAMPAHVS . 

Ma  quali  fofiero  le  precife  leggi  di  quefto  Senato  , 
quale  il  numero,  e  la  varietà  degli  Ufiiciali,  egli  è  fin  ora 
ignoto  .  Quel  che  cofta  dalle  antiche  Storie  fi  è  5  che  , 
iìccome  in  Capua,  così  anche  poi  in  Roma,  quei  Capi- 
tani ,  o  fian  Duci,  detti  di  fopra,  che  fi  eliggevano  dal 
Popola,  e  dal  Senato  iftefTo,  erano  affatto  indipendenti 
dalle  leggi  ftranieie,  ma  ciò  che  ad  elfi  Popoli  piaceva, 
quello  fiefib  era  lor  legge;  ne  vi  {i  ricercava  conferma^ 
de'  Confoli  ,  o  di  altri  Principi  ,  né  anche  de*  Sacer- 
doti ,  e  de*  Sommi  Pon  efici  .  Non  erano  1  Popoli  fog- 
gerti  a  legge  alcuna  ,  eccetto  folo  alla  legge  dei  propio 
volere.  Era  però  l'ordine  Senatorio  ben  diftinto  da  quel- 
lo della  plebe  5  lo  fctifle  Marino  Freccia   {a)  ;  Anteq^am 

(a)  Lìh^  26.  ì,  7,  de  fubfeud^ 


36         Storia  Civile  di  Capua 

Ecr/^apii  rertim  potirentur  imperio  ,  &  regìor^es  ejfent  a^ 
varìis  accolli ,  ^  audioribui  hahìtatae ,  ui:  ex  hijiorìii  li- 
quet  ,  ipjì  eoriim  riti  bus  conjiituebant  ,  c3  adminìjìratìo^ 
nem  a  nemine  obtìnebant ,  legei ,  &  Kegei  ipJì  Fopali  con- 
jìituebant  ,  (3  a  Senatit  eorum  obtinebant  jura ,  conjììtu- 
tionei ,  Plebi  [cica  ,  &  quid  quid  ipJì  piaci  tum  erat  ,  lev: 
erat ,  nec  ccnfirmationem  fi  Komatài  Confulibui  ,  Frinci^ 
pibus ,  aut  Sacerdctlbui  ,  zel  maximii  Vontificibui  requie 
rebant .  Tito  Livio,  che  molte  memorie,  febbene  con  in- 
vidia ,  e  perciò  con  Ibverchia  fcarfezza  ,  de'  fatti  Capuani  ci 
ha  confcrvate  ,  lafciò  fcritto  che  'J  Supremo  Magiftraro 
della  Capuana  Repubblica  veniva  efercitato  da  \xw  foi  Se- 
natore, che  fi  creava  da  tutto  il  Senato,  e  fi  chiamava 
jMediflutico  j  e  durava  per  un  anno  .  Mediajìuticus  ,  qui 
Jummuì  Magijtratui  apud  Campanoi  eji  ,  eo  anno  Seppius 
Lejìus  erat  [a) ,  Nel  citato  Autore  abbiamo  ancor  menzio- 
ne del  Pretore  ,  ove  parlando  de*  rimproveri  fatti  da  De- 
ciò  Magio  alla  plebe  Capuana  ,  per  le  cattive  maniere 
da  lei  ufate  co'  Romani  ,  nelle  fìufe  fatti  crudelmente-; 
morire  ,  e  raccontandoci  ie  refiftenze  dal  medefimo  fat- 
te ,  perchè  da  Capuani  non  folTero  mandati  gli  Amba- 
fciadori  ad  Annibale  5  conchiude  in  fine  ,  che  il  Cartagi- 
nefe  di  tutto  ciò  informato  ,  fé  fentire  a  Mario  B.'cfio 
Pretore  ,  eh'  egli  il  giorno  feguente  farebbe  venuto  a  Ca- 
pua .  V>^\  Medìjìutico  dunque  ,  e  aiti  Pretore  abbamo 
efpreflà  menzione  in  Livio  .  Ma  da  quanto  Jo  fteflo  fcrjt- 
tore  ci  riferifce  ,  e  da  tutto  ciò,  che  da  altri  Autori  ab- 
biamo ,  {\  può  ben  afferire  ,  che  la  Repubblica  Capua- 
na tutti  quei  Magiftrati  avelTe  ,  che  feppero  non  fofte- 
nere  foltanto  iJ  reggimento  dei  fuo  dominio  ,  ma  deco- 
rarlo ben  anche,  ed  ampliarlo  j  e  che  tali  Magiftrati  per 
autorità  ,  e  per  onori  difuguali  non  toflero  da  quei ,  eh* 
ebbe  poi  Roma  ,  ad  imitazione  ,  ed  efempio  di  Capua  . 
Che  fé  poi  efaminar  vogliamo,  qual  forma  avuto  avef- 
fc  la  Repubblica  Capuana  ,  egli  è  ficurifiimo  1'  afierirla  Ari- 
ftocratica  coli*  incomparabik  Camiiio  Pellegrino  (^)  ,  che 

da 
(a)  Lib*  3.  dee,  3.  pag.  59.      (b)  Kella  Camp,  FeLpag.s^s* 


Libro  Primo  .  3  7 

da  Livio  Io  raccolfe,  quando  fcrifle,  che  Ja  plebe  di  Ca- 
pua ,  allorché  meditava  darfi  al  partito  d'Annibale ,  con- 
erà il  fentimento  de*  nobili  minacciò  ;  Per  caedem  Sena- 
tus  vacuam  Rempuhlicam  (radere  Annibali  ,  (fff  Poenis  : 
non  efTendovi  diiiicoità  alcuna  ,  che  1*  ordine  Senatorio 
era  affatto  diftinto  da  quello  doìì^  plebe ,  e  dei  popolo, 
tantoché  ,  eflendod  poi  riconciliata  la  plebe  colla  nobil- 
tà ,  dille  a  i  Senatori ,  che  niuna  cofa  farebbe  fiata  fatta 
di  contrario  al  Senato  ,  non  altrimenti  che  fé  ivi  foflè  fiato 
prefente  il  concilio  della  plebe  :  Hihil  in  Senatu  abiura 
aliter  ,   quam  Jì  plebis  ibi  adejfer  concilium  « 

E'  ben  vero  che  in  fi  florido  ftato  non  fi  mantenne 
Capua  lungo  tempo ,  come  Roma  j  poiché  non  folamen- 
re  pregiudicò  la  fua  grandezza  con  la  prima  dedizione 
fatca  a  i  Romani  ,  allorché  per  dar  foccorfo  a'Sidicini 
opprefli  da'  Sanniti  ,  tirò  ibpra  di  se  itelTa  una  guerra 
troppo  cruda  ,  e  fanguinofa  ,  ma  ben  anche  perde  iii^ 
tutto  quel  picgio  di  libertà,  allorché ribellatafi  dall'ami- 
cizia de'  Romani ,  s'  attaccò  al  partito  di  Annibale  ;  per 
Io  qual  fatio  caduti  indi  a  poco  i  Capuani  fotto  ii  domi- 
nio di  quelli,  non  più  come  confederati  di  Roma,  ma 
colla  dura  condizione  di  Prefettura  prima  ,  e  poi  colla 
più  benigna  di  Colonia,  furon  trattati  y  come  in  fegue- 
la    di  qi.efla  fioria  andrò  chiaramente  divifando  . 

In  decorfo  dunque    di  ben  pochi  anni  la  Repubblica 
Capuana  fi  rendè  già  molto  potente ,  anzi^troppo  formi- 
dabile   per    Io   terribile     poderofo    efercito   ,     che    ella^ 
manteneva  di  26„  mila  Soldati  per  terra  ,    e  per  mare  , 
gente  {ctXtz  ,  e  ben  agguerrita  .  A  i  quali  in  tratto  di 
tempo  aggiunfe  15.  mila    pedoni  ,    cernila  cavalli  ,  c-> 
1000.   carri  :  foldati  cosi  valorofl  ,  che  Pirro  Re  d'Epi- 
ro    in    quei   tempi    il    più   rinomato     combattitore    del 
Mondo  ,    disfidò    a   fpada    ignuda    un    foldato    Capua- 
no nelle  Calabrie  ,  ed  effendofì  battuti  a  fìngolar  tenzo- 
ne ,  reftò  il  Re  gravemente  ferito  in  una  colia  .  Ed  Aga- 
tocle  Re  di  Siracufa  guadagnò  molte  battaglie  così  nel- 
la Sicilia ,  come  ne'  Bruzj  per  mezzo  de'  foidati  Capua- 
ni, 


38       Storia  Civile  di  Capua 

ni ,  gente  Ja  più  Cecità, ,  che   teneva  Ja  Capuana  Repubbli- 
ca, per   fervirfene   in  occaflonc  di   Tuo  vantaggio. 

Per  mire  poi  aveva  trentacinque  grolle  navi  ferapie 
cariche  di  gente  ben  iftrutta  alla  guerra  ,  e  piene  icmpre 
dì  provifióni  belliche  ,  le  quali  andò  ampliando  di  t  nipo 
in  tempo ,  finché  le  ridufTe  al  numero  di  300.  Di  querta 
iua  gran  potenza  ,  e  del  numero  ,  e  valore  de'  fuoi  cit- 
tadini per  terra  ,  e  per  mare  non  fono  pochi  gli  Auto- 
ri ,  che  ce  ne  han  lafciata  orrevole  teftimonianza  .  Au- 
fbnio  fra  gli  altri  ,  che  la  fua  gran  potenza  marittima- 
volle  defcrivere  ,   così  dìffh  : 

Nec  Capuam  pelago  ,  cultu ,  peraique  potentem 
Deliciis  ,  opìbui ,  famaque  priore  Jìleho  . 
E  Camillo  Pellegrino  (tf),  parlando  delia  potenza  marit- 
tima della  Repubblica  Capuana  ,  dopo  i  fuddetti  à\xc  ver- 
fl  di  Aufonio  foggiunfe  ; ,,  Ma  non  ritenendone  poi  quel 
,,  primo  vigore  ,  nulla  fappiamo  che  fuflèro  ftatì  tributai  j 
„  a'  Romani  di  alcun  nun^ero   di   vafcelli. 

Fu  ella  la  Capuana  Repubblica  ricca  ,  e  doviziofa  di 
ogni  genere  di  cofe  :  onde  fi  xti^  oltremodo  potente  ,  e 
rinomata  da  per  tutto  ,  come  lo  fteflb  Pellegrino  ,  volen- 
do defcrivere  la  gran  ricchezza  di  Capua  ,  colla  teftimo- 
Jìianza  di  gravi  Autori  chiaramente  lo  attefta  {h) .  Delle 
ticchezze  di  Capua  ,  e  de  i  Capuani  de*  primi  tempi  in- 
ttit  parlar  Livio  \c) ,  da  cui  fu  ella  chiamata  ;  Urbi  tr.axìmay 
potentijfvfna  Italìae  j  e  apprelfo  :  Ule  praepotens  opihui  Po- 
pului  ;  il  che  confermò  poco  dopo  con  Aufonio  ,  che 
fcriffe  di  Capua  : 

Illa  potem  ,  opìhufque  valens ,  Roma  oliera  quondam. 
Che  maraviglia  C\  fu  dunque  ,  le  teneva  per  l'occorrenze 
di  guerra,  e  per  l'annona  dentro  le  fue  mura  125.  fpa- 
ziofi,  e  valli  granai,  ed  altri  100.  fuori  di  effe  ,  (empre 
carichi  ,  ed  abbondanti  di  grano  ?  fé  formò  anche  per 
se  una  fpaventofa  armeria  ,  ove  collocò  ogni  forta. 
d*armi,  e  d'iltrumenti  bellici  in  numero  eforbitaiue  ,  af- 
Énchc  nelle  continue  guerre ,  che  faceva  ,  e  di  far  medita- 
va 
(a)  Camp,  Fel  pag,  72.6,        (b)  Pag,  76B,    (e)  Lib.  7. 


Libro  Primo.  39 

va',  per  ampliare  il  fuo  impero,  non  foflè  cofa  alcuna»» 
mancata  ,  e  tutto  il  bilogiievole  lèmpre  all'ordine  trova- 
to fi  fofìè  . 

Diltefe  perciò  ella  pur  troppo  ie  Tue  braccia  ,  e  al- 
tre colia  guerra  ,  altre  colle  minacce  ,  altie  coi  favori 
al  fuo  dominio  molte  Città  ,  e  molte  nazioni  riduile  . 
Fu  ella  capo  di  Teano  ,  o  fia  dellanrico  Sidicino  ,  di 
Cahi  t  di  Cajazzo  j  di  CafUìno  ^  é\  Carinola  y  di  Sttejfa  <^ 
di  Atella^  di  Nola  ^  di  Acerra  ^  di  Cttma  ,  di  Pozzuoli  ^ 
di  Mifeno  i  di  Napoli ,  e  di  altre  Città  illuftri ,  potenti, 
e  rinomate.  Capua  dava  loro  le  leggi  ,  Capua  le  fofte- 
reva  ,  e  le  difendeva  nelle  occafioni  di  guerra  ,  efia  quel- 
le Città  riconofcevano  per  afìbiuta  protettrice  :  le  chia- 
mava in  ajuto  ,  e  dovevano  eflèr  pronte  centra  chi  ar- 
diva con  Capua  pigiiarfela  .  Effa  la  Città  di  Capua  da- 
va loro  aflidenza   in  ogni  qualunque  difaftro. 

De'  Soldati  Capuani  poi  ,  i  Pedoni  ersn  valorofì , 
ma  gli  Equiti  eran  infupeiabiii  ;  di  queftj  fcrifie  con  molta 
lode  il  Pellegrino  ,  riflettendo  sui  tefto  di  Ariftotele ,  che 
diffe  ,  eflTer  ordinariamente  agguerrita  la  nobiltà  ne* 
paci!  piani  >  come  quella  che  può  comodamente  nudrir 
cavalli  ,  ed  efercitarfi  in  quefìo  modo  di  guerreggiare  : 
tantoché  de'  Soldati  Capuani  fcriflè  Livio  {a)  :  In  mal- 
tis  certamìnìhus  equejìria  praelia  ferme  profpera  facìebanty 
peditei  fuperabantur .  E  in  altro  luogo  riferito  dallo  ftef- 
fo  Pellegrino  {h)  cosi  fcrifìè  ;  Sex  mtllìa  armatorum  eque^ 
Jìrihus  praelih  lactjfehant  hoftem  .  Mille  Cavalieri  Capua- 
ni ,  al  dir  di  Livio  ,  nella  guerra  Gallica  uniti  all'efercito  Ro- 
mano combattevano  .  Trecento  à^W^  famiglie  più  nobili, 
e  diftinte  di  Capua,  tutti  coraggiosi,  e  di  fommo  valo- 
re fcelti  da*  Romani  ,  come  già  diflì  di  fopra ,  ftavano 
in  guardia  é^W^  Città  di  Sicilia  (f).  Trecenti  equitei^nO" 
bìlìjjìmuì  quifque  Campanvrum  ,  in  praejìdia  Sicalaram  ur^ 
hinm  a  Romanii  dekdh  ,  ^  mijjì ,  Di  qucfta  foldatefca  a  ca- 
vallo in  ogni  tempo  ,    anche    in    quei  più  baili  ha  fat- 

F  to 

(a)  Lih,26,        (b)  Pag,  $46, 

(e)  Zit/,  dee,  3.  //^»  3.  cap,  2. 


40       Storia  Civile  di  Gapiia 

to  Tempre  pompa  la  Città  di  Capua  ;  tantoché  il  gran 
Capitano  Tancredi  fotto  la  fua  Icorta  fi  pigliò  800.  Ca- 
valieri delia  nolira  Campania  ,  e  li  portò  feco  a  libera- 
re col  fuo  eferciro  la  Città  di  Gerulalemme;  onde  can- 
tò Torquato  Taflo  : 

G/i  ottocento  a  cavallo  ,  cui  fan  [corta  , 
Lafciar  le  piagge   di  Campania  amena , 
Pompa  maggior  della  natura  ,  e  i  colli  , 
Che   Z'agbeggia  il  Tirren  fertili ,  e  molli . 
Tra  quelli  Soo. ,   Icrive  un  Autore  ,  che  vi  fu  un    nobile 
Capuano  ,  il  quale   mortalmente  ferito  in   tal  battaglia-, 
da  un   dardo  avvelenato,  fece   voto  alla  Madre  di  Dio  ,  fé 
gli  faceva  grazia  di  tornar  fano  in  Capua  fua  padria,  di 
edificarle   una  Cappella  con  una  fua  immagine,   limile  a 
quella, chetava  in  Gerufalemme.  In  fatti  elTendo  flato  dalla 
SS.  Vergine  guarito  ,    edificò  fopra    al  monte  di  Bellona 
la  piccjola  Chiefetta  col  titolo  S.  Maria  di  Gerufalemme; 
febbene  poi  col  fondo  dQÌ  Capitolo  Capuano,  e  coli'aju- 
to  degl'illultri  Principi  della  Baronia  di  Formicola  fu  di- 
latata ,  ampliata ,  e  ridotta  ad  un  Convento  de*  PP.  Servi- 
ti  :  il  cui  Moniftero  ,    e  la   Chiefa   Ita  fituata  in  Diocefi 
Capuana  j  la  Sacieitia  poi ,  e  l'altra  porzione  del  Conven- 
to in  Diocefi  di  Cajazzo  ,  come  nzì  terreno  dcila   Baro- 
nia di  Formicola   fi  trova  . 

Molti  efempj  11  potrebbono  qui  addurre  ,  e  mill^ 
vittorie  ottenute  per  mare  ,  e  per  terra  della  porentilii- 
nia  Capuana  Repubblica,  per  foggiogare  molti  popoli ,  e 
tener  fubordinate  al  fuo  dominio  tante ,  e  ben  popolate 
nazioni  .  Ma  per  ncn  telTer  troppo  lunga  iltoria  ,  dirò 
quelle,  che  fono  piiJ  palefi  ,  e  lenza  verun  dubbio  ed  efi- 
tazione  fi  trovano  fcritte  da  Iftorici  ben  approvati .  Men- 
tie  un  g'orno  le  navi  Capuane  facean  vela  verfo  la  Cit- 
tà di  Baja  ,  incontrarono  molta  refiltenza  da'  foldati  di 
detta  Città  ,  che  anche  diverie  navi  da  guerra  nel  feno 
di  ella  teneano  ,  e  già  vennero  ad  un  forre  fanguinofo 
attacco  ,  nel  quale  refiò  vinta  l'armata  navale  di  Baja  , 
e  j  Capuani  entrarono  vincitori  nel  porto  di  efia  ,  la  pre- 
fero, 


Libro  Primo.  41 

fero  ,  la  faccheggiarono  ,  s'impadronirono  di  molte  rie-* 
chezze  ;  ed  acciò  non  potefie  più  ricaìcinare  ,  o  alzar 
fuperba  la  telta  ,  vi  Jafciarono  i  Capuani  un  grofìb  pre- 
fìdio  della  lor  foldatefca  ,  bruciarono  moire  navi  nemi- 
che ,  altre  fé  ne  portarono  colla  loro  armata  ai  proprio 
Jor  lido,  dove  entrarono  molto  faftofi ,  e  fuperbi  ,  per 
efière  i^ata  quefia  la  prima  vittoria  ,che  per  mare  otten- 
nero .  Di  quefta  nella  defcrizion  generale  delie  guerro 
tra  i  Siracufani  ,  Meffiiìcfi ,  Reggiani  ,  ed  Ateniefi  fi  fa  di- 
ftinta ,   e  chiara  memoria. 

Ma  fentendo  i  Cumani  ,  popoli  non  molto  lontani 
da  Baja  ,  che  di  continovo  accadevano  profperi  fucceflì  al- 
l'armi del  Senato  Capuano  ,  e  che  quefto  andava  alla. 
giornata  dilatando  il  luo  dominio  ,  temendo  di  non  ef- 
ière anche  elìì  foggiogati ,  rifolfero  di  opporfi  a  lui,  e  far- 
gli guerra  .  Ma  perchè  le  armi  de*  Cumani  eran  molto 
fcarfe  ,  ed  inferiori  a  quelle  de'  Capuani  ,  febbene  l'ardi- 
re o  lo  ftelTo  ,  o  maggiore  fi  fofle  ,  ftabilrono  portarfi 
di  notte  tempo  a  faccheggiare  ,  e  rovinare  le  campagne 
di  Capua  ,  acciò  con  tal  devaftamento  almeno  ad  una 
penuria  di  viveri  fi  vcnilTè,  come  già  fecero.  Ma  in  un 
lubito  faputofi  ciò  dal  Senato  ,  fi  mandò  gran  quantità 
di  fcelta  foldatefca  armata  ad  abbattere  i  Cumani  cosi 
arditi..  Or  quefli  datifi  tutù  alla  fuga  ,  fi  riftrinfero  den- 
tro la  propria  Città  5  onde  obbligarono  i  Capuani  ad 
alTediarla  :  ed  eficndovi  accorfo  altro  maggior  nume- 
ro di  foldati  Capuani  ,  già  cinfero  le  mura  ,  e  fi  diipo- 
fero  ad  aflalir  la  Città  .  Intanto  fopravvenne  un  forte  ma- 
lore a  diverfi  di  efli ,  e  fi  andava  fra  di  loro  mifchiando, 
con  paffare  dall'uno  all'altro  3  il  che  impedi,  che  i  Capua- 
ni tiralTero  innanzi  TafTedio  ,  e  fece  che  lo  fofpendeffero  per 
breve  tempo  .  Prefero  da  ciò  occafione  i  Cuman:  di  manda- 
re i  loro  Ambafciadori  a* piedi  del  Senato  Capuano,  cer- 
candogli dell'ardire  avuto  d'invadere  i  fuoi  campi  p  età 
non  meno,  che  perdono,  promettendogli  pace,  e  fubordi- 
nazione  perpetua  ,  e  le  loro  armi  fempre  pronte  in  fua 
difcfa    efibendo  .    Accettollì  dal  clemente  Senato    qucda 

F     2  umile 


42       Storia  Civile  di  Capua 

umile  efibizione  ,  e  fece  ,  che  Ci  Icioglieilc  dille  mura  Cuma- 
ne  l'afìTedio  ,  avendo  con  eflfoloro  una  perpetua  alleanza 
Itretta  ,  e  giurata  , 

Ma  poi  rotta  da*Cumani  la  lega  ,  e  mal  Soffrendo  efli 
il  giogo  della  Capuana  Repubblica,  mo/Iero  viva  guerra 
a*  Capuani  5  onde  l'impegnarono  ad  efercitar  contro  a  loro 
ogni  rigore  :  ed  unite  le  truppe  fi   fpedì  contra  di  e(fi  un 
erercito  poderofo  ,  e  ben  agguerrito  ,  dai  quale  furono  i 
Cumani  acremente   battuti ,  rotti  ,  e  foggiogati  5  la   Cit- 
tà fu  pofta    a    faccomanno  ,    con  averne  i   Capuani    di- 
fcacciata  la  gente  paefana  ,  per  abolire  in  tutto  pur  anche 
il  nome  de*  Cumani  j  ed  in  loro  vece  vi  pofero  tanti  Co- 
loni Capuani ,   quanti  fembrarono  ad  abitare  la  Città   di 
Cuma  fuiiìcienti  .  Avvenne  ciò  l'anno  di  Roma  333.  j  co- 
me fcriflè  Livio:  Eodem  anno  a  Campania  Cumae  ,  quam 
Graeci  tum  Urbem    tenehant    capiuntur  ;    benché  Diodo- 
ro [a)  dica  efler  accaduto   nell'anno   di  Roma   327,  fotto 
il   Tribunato  di  Tito  Quinzio  Cincinnato  ,  A.  Cornelio  Gof- 
fo  ,    Cajo  Furio  Pacilo  ,    e  Marco  Poftumio  Albo  Reg- 
gi len  fé  :  Per    idem  tempus  in  Italia  Camp  ani    magno  exer^ 
citu  contra  Cumai  duBo ,  crehrii  expugnatìonihui  adorti , 
tandem  per  vim  potiuntur  ;  Urbe   qtta  dìrepta  ,  incolijque^ 
guos  ibi  dsprehenderant ,  in  praedam  ,  (^  fer^ittdtim  addu^ 
Bii  ,    eodem  tranfcripfere  colonos  ex  gente  fua  ,  qui  fati: 
^idebantur  ad  replendum  locfdm  (b)  .  £  allora  la  Capua- 
na  Repubblica  non  folamente  Miièno  ,    ma  altre   Città, 
che   volean  farle  fronte,  abbattè  valorofomente  ,   e  fot- 
toitììfc. 

Indi  confederata  la  Capuana  Repubblica  colla  Ro- 
mana ,  quali  guerre  non  fece  ?  quali  attacchi  rifparmiò  , 
e  in  quali  arringhi  non  moftrò  la  fua  potenza  ,  e  '1  fuo 
valore  in  di  lei  foccorfo  ,  e  difcfa  ?  Sì  videro  rifplcndero 
le  armi  fempre  vincitrici  di  lei  non  folo  nella  guer- 
ra fociale  ,  e  civile,  ma  ben  anche  in  diverfe  guerre  efte- 
re  e  lontane,  in  quella  fpecialmente  contra  di  Filippo  il 

Ma. 

(a)  Lib.  12. 

(b)  Li^,  Alb,  nel  cap,  di  Terra  dì  Lawro  . 


Libro  Prima.  43 

Macedone  ,  di  Antioco  Re  di  Siria  ,  di  Ariflonico  ,  di 
tra  Mitridate  ,  ed  altri ,  ove  il  valore  de*  Capuani  a  prò 
delia  Romana  Repubblica  campeggiò  mirabilmente ,  e  fi 
aprì  vafto  campo  alla  gloria . 

Dilatori  oltre  mifura  1*  impero  Capuano  ,  con  aver 
foggiogate  tante  Città  ,  e  nazioni ,  delle  quali  la  Repub- 
blica ne  fu  affoluta  Signora  .  Ella  fi  rendè  capo  di  tutta 
la  Campania  Opica,  e  Aufona  ,  e  non  foltanto  capo  di 
dodici  principali  Cj ttà  j  eo  quod  ejjet  caput  duodecìm  Ci^ 
'Vìtatum  ita  Capii  a  dìBa  ejì  j  e  Lucio  Floro  {a)  numera^ 
quelle  vicine  al  mare  ;  Urbes  ad  mare  Formìae  ,  Cumue^ , 
P^aeolì ,  Heapolii ,  Herculanum  ,  Powpeji , 

Ma  le  dodici  Città  principali  che  ii:avan  foggette  al- 
Ja  Capuana  Repubblica  ,  erano  Formìa  Città  diltrutta^ , 
e  fituata  ,  dove  oggi  è  Mola  di  Gaeta  ,  Cuma  ,  PoZ" 
zuoli  i  Napoli  y  £rco/a»o  y  oggi  ia  Torre  del  Greco  y  Pom- 
pei Città  ,  che  ftava  vicino  l'imboccatura  del  Fiume  Sar- 
no ,  preÓb  le  radici  del  Vefuvio  ,  poco  difcolto  dalla-, 
diruta  C.ttà  di  Stabbia  3  Cajazzo ,  Kola ,  Nocera  de'  Pa^ 
gani ,  Calvi ,  Stabbia  ,  su  le  cui  rovine  ia  Città  di  Caftci- 
Jammare  oggi  edificata  fi  vede . 

La  già  nominata  Città  di  Cajazzo  fu  più  anticameii* 
te  Colonia  degli  Ofci  ,  di  poi  pafsò  alla  foggezionc  de* 
Romani ,  e  f u  ornata  dt\  titolo  di  Municipio  ,  entrando 
a  parte  de'  loro  diritti  .  Indi  fu  fatta  Coionia  de'  Ro- 
mani nell'imperio  di  Auguito  .  Si  pregia  ancora  di  eflèr 
patria  di  molti  illuliri  perfonaggi ,  tra  quali  è  memora- 
bile Attilio  Calatino  i  e  di  coniervare  fino  a*  noftri  tem- 
pi monumenti  antichi  aitai  ragguardevoli  ,  molte  aro  , 
e  lapidi  fcritte  ,  delle  quali  alcune  fono  riportate  dai  Dot- 
tor Niccolò  di  Simone  nel  ino  eruditiiììmo  libro  degli 
Statuti  della  Città  di  Cajazzo.  Rendefi  ben  eulta  ,  non  me- 
no per  tai)ti  Cittadini  d'illuftri  antiche  famigl.e  ,  che  l'abi- 
tano ,  che  per  un  Clero  ben  intero  ,  ed  efemplaro , 
pianta  feconda  del  zelante  ,  ed  affai  dotto  Tuo  Prela- 
to Coftantino  Vigilante,  il  quale  tutto  dedito  all'amoro 

vcrfo 
(a)  Lib.u  capAC. 


44       Storia  Civile  di  Capua 

veiTo  la  dia.  Ch'efa  ,  che  nel  principio  dd  Tuo  governo 
trovò  molto  afflitta,  e  debilitata  ,  l'arricchì  di  facre  lup- 
pelletrili  ,  di  argenti  preziofi  ,  di  fabbriche  magnifiche, 
Tacerebbe  di  facri  Minifiri ,  riformò  il  Clero  ,  f^abiii  fon- 
di ,  e  rendite  ,  non  meno  pel  mantenimento  di  quelli  , 
che  per  la  Sacriftia  ,  e  per  la  Chiefa  j  onde  ja  fiia  di- 
letta Spofa  avei]e  a  durare  in  avvenire  in  quel  pre- 
gio ,  e  fommo  decoro  ,  in  cui  egli  la  collocò ,  e  la  man- 
tiene . 

Oltre  alle  già  dette  Città  principali  erano  ancora.* 
fuddite  a  Capua  moltiflìme  altre  j  alcune  delle  quali  erano 
allora  Caftelli ,  poi  ingranditi  ,e  ridotti  a  forma  di  Città; 
quai  appunto  fi  era  la  fuddetta  Ca/es  diiirutta  ,  poi  riedifica- 
ta da  Atenolfo  Longobardo  Conte  di  Capua;  la  quale  Ca/es 
oggi  è  detta  Ca/oì ,  creduta  l'antica  Città  di  Aufona  ,  e  Au- 
foni  ftimati  fi  furono  i  (uoi  abitatori ,  come  fcriHè  Livio; 
Àufonajn  magli  novo  quam  magno  hello  fuìt  ìnfìgnìs ,  Ea 
gens  Ca/es  urbem  Inco/ebat  .  Si  collegò  coi  S;dicini  con- 
tro agli  Auruncii  onde  {w  da'  Romani  fottomefTa  .  Diven- 
ne Colonia  de'  Romani,  al  dir  di  Vellejo  Patercolo  i  ma 
poi  fu  da  Saraceni  diftrutta  ,  ed  annientata  . 

Ate//a  Città  iltuata  vicino  Averfa  nel  luogo  ,  ovcj 
ora  (la  la  Terra  di  S.  Elpidio  ,  volgarmente  S.  Arpino , 
Feudo  polTeduto  dall'illuftre  famiglia  Sanges  di  Seggio  di 
Montagna  ,  di  cui  era  in  Capua  la  ben  laggia  D.Berian- 
na  ,  moglie  del  fu  D.Antonio  di  Capua  ,  II.  Duca  di  S.Ci- 
priano .  Fu  Atella  Città  Opica  di  origine  ,  donde  i  Ro- 
mani introduflèro  gT  Iftrioni  ne'  loro  pubblici  giuochi  ; 
fìccome  dagli  Etrufci  piefero  quei  ,  che  coi  gefti  foltan- 
to  a  rifo  movevano,  così  da  Atella  prcfcelfero  gli  alrr?, 
i  quali  colle  parole  facete  ,  a  fomiglianza  de'  Polcinelli 
d'oggidì,  l'allegria  al  Popolo  cagionavano,  fecondo  fcrif- 
fe  Livio  {a)i  Juventi^s  hijìrìonihus  fahel/arum  ad/ure/ìBoy 
ipfa  Inter  fé  more  antiquo  rìdicu/a  intexta  'verjìhus  ja&i- 
tare  coepit  j  quae  ìrJe  exordia  pojìea  appel/ata  ,  conferta^ 
t^ue  fabe/lis ,  potìjjimum  Ate//anis  funt  ,  quod  genus  lado- 

rum 
(a)  Lrj,  lìh»7*  cap.z. 


Libro  Primo .  45 

rum  ah  Ofcìs  acceptum  teKUit  ]U\:;etìtin  ,  nec  ah  hìprionì' 
hui  pollui  pajfci  eji  .  Eo  i^Jìituti^m  ntcnet  ,  ut  À^iorei 
Jltelhfiarum  y  tiec  tribù  fnoz^eanttjr  ^  (3  Jìipendìa  tanquam 
ex^ertcs  artis  Itidìcrae  facìant  .  Avea  quella  Città  liietta 
dipendenza  dalia  Città  di  Capua  ,  per  ia  quale  fi  conf;;- 
derò  con  Annibale,  e  iix  poi  condannata  alle  fteffe  pene 
da'  Romani  ,  che  Capua  ;  onde  gli  Atellani  luperfliti , 
fen'andarono  ad  abitare  in  Cajazzo  ,  e  vennero  in  Atel- 
Ja  i  Nocerini  ,  cacciati  dalla  lor  lede  da  Annibale  ;  T^^/f- 
cere  autem  ad  Poetaci  hi  populi  yìtel/ar/i  ,  Cakti?2Ì  ^  Hirpi- 
ni  ;  Acerrariis  pern:ijftim  ut  aedìjìcaref7t ,  (juae  incenfa  erant y 
ISLticerifii  Atellam  ,  quia  id  mal^nrunt ,  Atellanìi  Calatiam 
migrare  jujjìi ,  traduBi  .  Indi  'ìi\  Colonia  de'  Soldati  ,  e 
poj  Municipio  .  Fu  diftrutta  da  Buono  Duca  di  Napoli 
l'anno  di  Grillo  834. ,  e  dalle  di  lei  ceneri  Ibrle  Averla  , 
che  le  luccedette  anche  nella  dignità  Vefcovile, 

Caferta  riedificata  da'  Longobardi  dopo  la  diflruzio- 
ne  dell'antica  Capua,  fu  Coionia  de' Romani,  ed  una  di 
quelle,  che  pronte  moftraronli  in  foccorrerc  ia  Repubblica 
di  Roma  in  tempo  di  Annibale  .  Vi  è  Autore  ,  che  vuo- 
le ,  efìcrc  Hata  quefta  l'antica  Città  di  Saticoia  nella  Cam- 
pania ,  pofta  tra  Cajazzo ,  e  Noia  3  ma  tale  opinione  in* 
contra  groHì  difpareri  preflb  i  più  antichi  Scrittori .  Luo- 
go di  ottimo  aere  ,  e  di  perfettilfimo  clima  .  Si  è  oggi 
rendufa  Città  deliz/ofa  ,  ed  amena  villeggiatura  dell'invittii- 
ilmo  noftro  Monarca  Carlo  Borbone  ,  che  l'ha  compera- 
ta da  D.Michelangelo  Gaetano,  che  n'era  luo  padrono, 
e  Principe  3  e  vi  ha  fpefo  finora  ,  e  (i^^uc  a  Ipendervi 
gran  fomma  di  danaro,  per  fabbriche  magnifiche,  per  ac- 
quidotti ,  per  iftrade,per  abbellimenti,  per  giardini ,  e  per 
mettere  in  fublime  maeliofa  figura  una  villa  veramen- 
te Reale. 

Vi  era  anche  la  Città  di  Suejfula ,  di  cui  fi  veggo- 
no oggi  le  velligia  in  territorio  Capuano  prefib  il  bo- 
fco  dell'Olmo  Cupo,  e  più  innanzi  nelle  Ahjfarie  vicino 
S.Niccolò  delia  Strada  ,  e  per  tutto  il  tratto  di  miglia./ 
fei, che  fi  contano  da  S.NaJiafo  fito  fuori  Cafapu  1  la *i  po- 
co 


4^       Storia  Civile  di  Capua 

co  dopo  lì  Ompo  d^f/e  Lertze  fino  a  Suejjula  ,  €  più 
oltre  pi'cfib  Cancello  ,  e  su  'i  territorio  deIJa  Città  di  Acer- 
ra  j  fino  all'antico  fonte  del  fiume  Clanio  ,  Fu  un  Muni- 
cipio Romano  sul  principio,  al  dir  di  Livio;  poi  it)  tem- 
po di  Sulla  ,  fu  Colonia  de'  Soldati ,  al  dir  di  Frontino. 
Prefib  a  quella  il  Confolo  M.  Varrone  disfece  i'efercito 
Sannitico  ,  e  Fabio  Ma/lìmo  ivi  formò  il  fuo  campo , 
mentre  alla  villa  di  Annibale  l'aiTedio  di  Capua  me- 
ditava , 

^ìfìti^Jfa  fondata  da*  Greci ,  e  forfè  dagli  antichi  Pe- 
lafgi  ,  che  di  Teflaglia  qui  approdarono  ,  e  come  fcriffe  ii 
Pellegrini  ne' fuoi  difcorfi  delia  Campania  ,  molte  Città  vi 
fondarono.  Fu  chiamata  anche  Sinope,  differente  da  un'altra 
dello  ftefio  nome  ,  che  trovali  in  Ponto.  Fu  Colonia  d-e' 
Romani  fotto  il  Confolato  di  Fabio  Malììmo  la  V.  volta, 
e  di  P.Decio  Mure  ja  IV.  negli  anni  di  Roma  458.  famo- 
fa  per  Je  rinomatiUìme  acque  ,  e  hcgni  Sinueffani ,  fperi- 
mentati  per  ia  fecondità  delie  donne  ,  e  pel  rinforzo 
de'  fenfi  umani  alTài  giovevoli  3  onde  fcrifìe  Plinio  ;  /«_* 
Campaniae  Regione  SinueJJanae  aquae  Jìerilìtatem  faemU 
narum ,  &  vìrorum  infaniam  aholere  produntur  ;  il  cho 
avea  apprefo  ben  anche  il  famofo  Agollino  Nifo  ,  che 
fcrilTe  di  queft'  acque  ;  Sanant  melancholìcoi  ,  mania- 
cos  ,  /v/  ohferva^ione  z^ìdìmu:  3  furjt  ^  foec^wdae ,  fanan- 
tes  Jìeriles  y  ut  tejìantur  cives  tiojìri .  Sebbene  però  della 
fperienza  di  tal  virtù  vi  è  molto  dubbio  ,  ellèndofi  in  ve- 
rità ollèrvate  quell'acque  foltanco  a'  morbi  cotanei ,  e  al 
rrftoro  de*  nervi  proficue ,  e  faiutari  .  Di  quelle  acquo 
medicinali  ferviUi  J'Imperador  Claudio  ,  al  riferir  di  Ta- 
cito :  Claudius  valetudine  adverfa  ,  refovendijque  virihai 
f^ìollitie  Caeli ,  &  faluhritate  aquarum  ,  Sinuejfam  pergit. 
Si  veggono  oggi  verfo  la  parte  Orientale  dd  monte  Maf- 
ilco,  che  guarda  la  Campania,  ed  in  poca  diUanza  da.; 
MXì  Calino  di  diporto  dell'alTai  nobile  ,  e  cofpicua  Fami- 
glia di  Tranfo,  che  gode  gli  onori  àtì  Seggio  di  Mon- 
tagna di  Napoli,  le  lorgive  di  detti  bagni  3  e  poco  lun« 
gi.  una   toxx^  per  guardia    di  quella  fpiaggia ,  Torre  d^ 

Bagni 


Libro  Priìno .  47 

Bagni  appellata  .    Ella  ha  una  copiofa  miniera  di  lòlfo  , 
in  maniera  chz  anche  fopra  le  zolle  ne  compaiiicono  i'iin- 
prerfìoni  j   onde  il  Sannazaro  fcrillè  a  Lucio  CralTo  : 
Te  fscii>2da  tenent  faxoji  rura  Petrìnì 

Rara  olm  proavìs  fuBa  fuperhct  77ish  , 
E(  Sìnvejjanai  fpedias  mea  guudia  lymphat  , 
Quìqae  novo  fumat  fulphnre  femper  aer  . 
Quelta  Città  per  l'amenità  della  llia  (piaggia  ,  per  Ja  fa- 
Jubrirà  dell'aria ,  e  de' Tuoi  celebri  bagni  fu  aflai  da*  Ro- 
mani frequentata  i    i  quali  molte  fontuofè  Ville  vi  edifi- 
carono .   Per  mszzo  di  elTa  la   tanto  rinomata    Via  Ap« 
pia  paOavai  e  fino  a  queftc  acque  di  Sinvefla  fece   ìt(u(i 
fcorrerie   ,   ed  \xvì  gran  devafìaraento  Alaarbale  Capitana 
di    Annibale    colla    fua  cavalleria  ,    rovinando  il  campo 
Falerno  ,  come  fcrifìc  Livio  ;  Hannìhal  Maharhakm  cum^ 
equìtihus  in  agrum  Fakrnum  praedatum  dimijìt  .  Ufqut^ 
ad  aquas  Sìnvejfanas  popiilutìo  ìUa  per'Denìt .  In  quelta    vi 
fu  tenuto  il  famofo  Concilio  fotto  il  Papa  Marcellino  l'an- 
no di  Criilo  ioi,ytzx\X.Q  controverfo  tra  gli  Scrittore,  del 
quale  in  altro  luogo  farò  diftinta  menzione  .  Finalmente 
incendiata  da' barbari,  e  diftrutta  ,  sulle  rovine   di  lei  fur- 
fe  quella ,  ch'ora   è   Terra  di  Mondragone ,  fignoria  della^ 
Famiglia  Grilli  Genovefe,  che  la  gode,  e  la  polHede . 

Acerra  ,  Kola  ,  Carinola  ,  Aquino ,  CaJJìno  ,  Fondi  , 
Gaeta ,  Città  tutte  efiftenti  ,  e  che  (è  non  in  tutta  l'an- 
tica loro  grandezza  y  almeno  nella  maggior  parte  f]  veg- 
gono in  piedi . 

Volcurno  ,  Città  predo  il  fiume  di  fìmil  nome ,  e  'i 
mare  ,  dove  quello  sbocca  ,  e  precipita  ,  dalla  prefente  Ca- 
pua  12.  miglia  lontana  fituata ,  e  poffa  .  Fu  ella  {a)  sul 
bel  principio  picelo!  Caflello  per  ricetto  de'  mercatanti , 
i  quali  venivano  dal  mare,  e  poi  per  lo  fiume  Volturno 
tratlicar  doveano  .  Forfè  a  tal  fine  fondata  fu  la  Città 
diOflia  dal  Re  di  Roma  Anco  Marzio  sulla  foce  del  Te- 
vere ,  e  Minturna  sulla  foce  à^\  Liri ,  e  Pompei  su  quel- 
la del  Sarno  .  Fu  probabilmente  quelto  CafteJJo  edificato 

G  da^ 

(a)  Pellegr,  in  Camp,  difcz»  c.is* 


48         Storia  Civile  di  Capua 

da*  Capuani  ,  allorché  erano  opulenti  ,  e  ricchi  Signori 
della  Campania  ,  per  facilitare  il  gran  commercio,  che  alla 
loro  popolariffima  Città  facea  di  meftieri  :  riconofcendofi 
fino  al  prefcnte  prcflb  il  fuddetto  ponte  di  Cafilino  un^ 
picciol  porto  (  pofleduto  un  tempo  dai  Capitolo  Aletro- 
pol'tano  di  Capua  )  in  cui  le  picciole  barche  ligavanfì  9 
e  fi  fcaricavano  ,  e  caricavano  le  robe  per  comodo  o 
vantaggio  della  Provincia  .  In  tempo  della  feconda  guer- 
ra Carraginefe  fu  quefto  Caftello  da' Romani  riftorato,  e 
di  nuove ,  e  più  forti  mura  ,  e  ripari  munito  ,  acciocché 
giugnendo  quivi  dalla  Sardegna  ,  e  dall'fitruria  le  vittua- 
glie  per  T  efercito  ,  che  afTediava  Capua  ,  poteflèro  per 
nume  fino  a  Cafilino  (  già  venuto  ancora  in  lor  potere  ) 
efler  ficura mente  trafportate  ;  Cajilìnum  frumtntum  con'De* 
cium  .  Ad  Vuhurni  ojìla  ,  uhi  nunc  urbi  ejì  ,  Cajìellum 
communìtum  ,   praejìdium  ìmpojìtum  ,  ut   &  mare  proxì^ 

mum  ,  ^ficimen  in  potejìate  effet Appìui  ClaU' 

dìni  Confiti  DJUf2Ìo  ad  ofìium  VuUurni  praepojìto  ,  qui  ut 
qu  aeque  na'Deì  accejjìjjent ,  ex  tempio  in  cajìra  mitteret  fru- 
mentum  {a)  .  Munito  ch'ebbero  in  tal  maniera  i  Romani 
il  Caftello  ,  e  la  Citta  di  Volturno ,  e  fottomelTa  già  Ca- 
pua ,  e  tutte  le  altre  vicine  Città  ,  ftabilirono  elfi  nell'an- 
no di  Roma  5 ss.  mandar  colà  una  Colonia  fotto  il  Con- 
folato  di  Gn.  Cornelio  Cetego ,  e  Quinto  Minuzio  Rufo. 
Ciò  fu  mandato  ad  effetto  tre  anni  dopo  con  trecento 
Coloni  fotto  il  Confolato  II.  di  P.Cornelio  Scipione, e  di 
T.Sempronio  Longo  :  Colonìae  Civìum  eo  anno  deduBae^ 
funt  Puteolos ,  Vuhurnum  ,  Lìternum  ;  trecenti  bomìnes  in 
Jtngulas  {b)  .  Fuvvi  pofcia  di  nuovo  mandata  Colonia  da 
Augufto  :  Vulturnum  muro  duBum  ,  Colonia  jujfu  Impera-- 
torti  Caefarii  eJì  dedu&a  .  Per  la  Città  di  Volturno  paf- 
fava  la  famofa  Via  Domiziana  ,  fatta  dalllmperador  Do- 
miziano ,  in  onor  di  chi  sul  fiume  dello  flefìb  già  det- 
to nome  fu  eretto  un»  magnifico  ponte  coli'  iicrizio- 
ne  ; 

Jam 

(a)  Z/^.  llb.is» 

(b)  Z/S'.  Uh,  34. 


Libro  Primo .  49 

Jam  pontsm  fero ,  p:rxjì^fqus   calcar  , 
Q^i  terrai  rapere  ,  (3  rodare  jyhai 
Ajjueram  {pudeC)  aìnnh  effe  coepi  ,  {a) 
Fu  quella  Citrà   pofieduta  da*  Principi  Longobardi   di  Be- 
nevento ,    e    da    edì    donata  alla  Chiefa  Arcivefcovile  di 
Capua  ,  come  fi  ha  neli'  antica  ifcrizione  ,    che  leggeafi 
sulla  porta  dell'antica  Cattedrale; 

CASRTVM   Mx^RIS  DE 
VVLTVRNO  QVOD  EST  D^ 
MAIOR,  ECC/  CAPVANA 
E  quindi  dal  Duca  Grimoaldo  fu  donato  il  porto  di  Vol- 
turno ,  e 'i  Minturnefe  all'Abate  Teodomaro  Callinefeidi 
poi  pafsò  a'  Principi  di  Capua  ,  e  da  eliì  fu  aflegnata  in 
appanaggio  ,  o  donata   ad  altri  della  loro   ftirpe  ,    tro- 
vandofi    de'  Signori  di  Volturno    col  titolo  di  Conti  me- 
moria in   una  notizia  di  Giudicato  nella  Cronaca  di  S.Vin- 
cenzo   in  Volturno    del  mefe  di  Gennajo  dell'anno  987.  > 
in    cfTa    fi    ^^%%'^  •    Cum  psrDenìJfet  qtdadam  die  Domina^ 
Aloara  glorio  fa'  Principiffa  (  fu  coftei  moglie  di  Pandolfo) 
....  "jenertint    Dominui  Landenolfus   gloriofui  Princeps , 
(3  Dor/ììntn  Adenolfui  (  era  quelti  Arcivefcovo  di  Capua, 
e  fratello  del  Principe  )  .  .  .  .  Pando  Cornea ,  Landolfu^fi' 
liuì  Landolfi  ,  &  Landò  frater  ejuì ,  &  Landcnolfui  CO' 
mei  Cafiro  Callìnulo  ,    (3  Da u feri  ,    &  Dauferio  fratre: 
Vulttirnenfei    Comltes  ,    C3  Pando  €^c,   Pafsò  poi  porzio- 
ne di  Caftello  Volturno  in  potere  dei  Moniftero  Caifine- 
fé  ,  leggendofi  in  Pietro  Diacono  (^)  ,  che  Roberto  II.  Prin- 
cipe ai  Capua  confermò  a  quel  Àloniftero  ;  Pifcationem^ 
in  mari  ,  ^  jìumine  in  omni  territorio  Ca fi  e  Ili  ad  mare.^» 
Sotto  Ruggieri  Re    di  Sicilia  fu  tolto  queito  Caftello  ad 
Ugone  Conte  di  Bojano  ,    che  occupato  i'avea  .  Indi  di 
tutti  quei  cafamenti  ,  che  sulle  rovine  dell'  antica  Città , 
e  dell'antico  Calvello  furfero  ,  fé  ne  formò  un  Villaggio, 
che  ha    ritenuto   l'antico    nome   di  Cailiello  a  mare  del 
Volturno,  dal  Re  Ferdinando  I.  di  Aragona   al  comune 
delia  Città  di  Capua  venduto  nell'anno  1461.  ,  e  nel  fe- 

G     2  guente 

U)  Stazio     ...        (b)  Lìb,^.  cap»9S* 


50        Storia  Civile  di  Capua 

gucnre  anno  Ja  verdita  il  Re  volle  ratificare  ,  e  confer- 
mare ,  fìcccme  oggi  la.  Città  fuddcita  di  Capua  n'c  ia. 
BaronefTa  ,  e  Padrona  . 

Ebbe  anricaii:ente  i  fuoi  propij  Vefcovi ,  come  oflèr- 
vò  Luca  Oifìenio  (a)  ,  perocché  di  quefla  Chieia  già  del 
fuo  Velcovo  defìiruta  fece  menzione  S.Gregorio  Magno^ 
e  prima  di  lui  il  Pontefice  Pelagio  fa  memoria  delJa^ 
Chiefa  Volturnina  (^)  ,  che  dicevafi  ancora  Fki  Foenìcu- 
lenjii  ,  forfè  lo  flefìb  ch'ora  dicefi  Vùo  di  Pantano  nel 
tratto  della  felva  della  Paneta  o  fia  Pineta  ,  così  det- 
ta per  la  moltitudine  de'  pini  ,  che  contiene .  Prefìb  il 
mare  di  CslÌìqì  Volturno  dovette  efiere  quell'arena  bian- 
chiccia mentovata  da  Plinio  {e)  ,  laddove  ei  tratta  de^ 
Orìgine  Vitri ,  dicendo  :  Jam  fero  &  in  Vulturno  ma  ri 
Italìae  arena  alba  nafcens  fex  mìUia  paffaum  Utore  Inter 
Cumai ,  atque  Lucrinum  ,  quae  moUìJJìma  ejì  ,  fila ,  tno- 
laque  terittrr . 

Cajìlìno  Città  dagli  Etrufci  Capuani  fondata ,  Era  ove 
ora  quefta  nuova  prefente  Capua  fituata  fi  vede  ,  duo 
miglia  ,  e  circa  400.  paflì  dall'antica  lontana  .  Venne  dal 
fiume  Volturno  per  mezzo  partita  ,  come  fcrifi^  Livio: 
Fnhìui  Cajtlìnuin  occupat  modicìs  praejìdìit  ,  quae  Cìrhs 
Vulcurno  jìumìne  dìremta  ^  Falernum  a  Campano  agro  di'> 
'ìuìdit  ,  Era  fotto  il  dominio  de'  Capuani  ,  febbene  per 
certo  tempo  poi  fu  Colonia  de'  Romani,  dedottavi  da- 
Giulio  Celare  nel  fuo  Confolato  l'anno  694.  ,  e  n'abbia- 
mo autentica  teftimonianza  in  un'antica  medaglia  preflb 
il  Golzio  ,  nella  quale  da  un  lato  \t^^t{\  QKS.  DICT. 
PERP.  ,  nell'altra  parte  T.  SEMPRCNIVS  GRACCHVS, 
Q>a  DESIGN.  ITER  COL.  CASILIN.  Nell'anno  di  Ro- 
ma  707»  M.  Antonio  vi  dedufiè  una  nuova  Coionia  ,  ef- 
fendo  egli  Confolo  in  Italia  ,  e  *i  fuo  Collega  Giulio  Ce- 
fare  in  Alefsandr'a  ,  e  con  tal  deduzione  venne  a  refirin- 
gerc  il  territorio  Capuano  ,  e  cag  onò  non  poco  danno 
al  picciol  terreno  di  CafiJino  ;  onde  Cicerone  glielo  rin- 
facciò 

(a)  in  annot.  ad  Carol  a  S, Paulo, 

(b)  Lib.  7.  tnd.  2.  cap.  30.  O*  31.         (e)  Lìb,  36.  cap.  z6. 


Libro  Primo.  51 

faccio  DQÌ  S^nztQ  i  Ca/ìlsKi^m  Colonìam  deduyiifìi  ^  qno  erat 
pauch  annìì  ante  deduBa ,  ut  vexìllam  rìderei ,   ^  ara" 
trum  circumdr4cerei^  cujtii  quìdem  vomere  portam  Captéae 
(  cioè  Ja  Cafiiineie  )  pae7/e  perjìrlnxìjìì  ^  ut  fior  enti  i  Colo- 
niae  terrìtorium    mlnuerettir  .    Dopo  ia  feconda  guerra^ 
Cartaginefe  andò  Tempre  più  fcemandolì   ia  Cirrà  di  Ca- 
fìlino  ,    che  prima  per  la  navigazione  del  noftio  iiumo 
Volturno  ,    e  per  lo  commercio  del  porto  di  Pozzuoli  , 
era  ella   come  una   Dogana  de'  Capuani  (  veggendofi    fin 
oggi  preflb  il  Ponte  di  Capua   un  antichiffiroa  fabbrica  in 
figura  di  femiciicolo,  che   lerviva  ,  come  di  picciol  por- 
to,© almeno  per  caricare,  e  fcaricare  le  barche,  che  dal 
mare    fcendevano    ,     come  fi  è  praticato  fino  a*  principj 
del  paflato  fecolo  )  onde  col  mancar  Capua  venne  anche 
poi  a  mancar  Cafilino  .  Avea  lantichiflìmo  fuo  Ponto  , 
ora  già  diruto,  e  dilhutto,e  di  fotro  la  Chiefa  oggi  det- 
ta della  Santella  buone  veltigia  fé  ne  fono  fino  a'  tempi 
noftri  oflèfvare  .  Circa  cento  anni  dopo  le  deduzioni  già 
dette    venne  Cafiiino  quafì  àt\  tutto  a  mancare  ,•     e  ciò 
fu  neir  età  di  Plinio  II.    il  quale  nel  luogo  ,  ove  va  no- 
verando le  Città  della  prima  regione  d'Italia,    fcrifi^eche 
Cafilino  era  già  quafi  defolata  morìentìi  Cajìlìni  reliquìae^ 
tantoché  tra  viva  e  morta  non  dovette  molti  anni  foprav- 
vivere ,  ma  le  fue  reliquie    nella  vicina  Città  di  Capua^, 
al/a   quale  la  ifefla  Città  di  Cafilino  ^\x  poi  aggiudicata  , 
rimafero,  come  appunto  ,  al  riferir  dello  fte/To  Plinio  («), 
alla    già    detta  Città  di  Capua  fu  la  Colonia  di  Urbana^ 
aggregcita.  Rimale  però  il  nome  di  Cafilino  fino  al  XIV. 
fecolo  di  Crifto  ad  un'antico  Borgo  del/a  nuova  Capua^ 
di  là  At\  ponte  vcrfo  Roma  3  appellato  pofcia  di  S.An- 
tonio Abate  ,  e  di  S.Terenziano  ,   a  cagion  di  éxxz  Chie- 
fe  ,  che  vi  erano  a  tali  Santi  dedicate  3  e  poi    demolito 
infieme    col  Borgo  per  le  nuove  fortificazioni    ordinato 
dairimperiidor  Cario  V.  l'anno  1536.  nel  pafiaggio,che 
vi  fece . 

MìKturno   Città  ,    che  flava    tre  miglia  difcofta  dal 

naare , 
(a)  Lih.  14.  cap,6. 


Si       Scoria  Civile  di  Capua 

mare,  e  dalle  foci  dtì  Garigliano,  della  quale  ancor  og- 
gi  fé  ne  veggono  le   vestigia  . 

Stabìa  Cirtà  ,  che  ftava  iìtuata  tra  *1  monte  di  Som- 
ma,  e  la  Città  di  Sorrento  . 

L'interno  Città  già  diftrutta,ed  era,  dove  ora  è  Pa- 
tria, compofta  d^i  tiunie  Clanio,  o  Savone,  tra  Voltur- 
no ,  e  Cuaia  ,  le  cui  acque  anche  i  legni  ,  al  dir  di 
gravi  Autori,  impietrifcono  non  meno,  che  le  acque  del 
fiume  Scio  ;  chiamata  Patria  dal  fepolcro  di  Scipiono 
Affficano  ,  che  vi  è  5  dove  parlando  di  Roma  ,  dicea  in» 
grata  patria  :  onde  ,  non  intendendone  la  forza  la  gen- 
te plebea  ,  la  chiamavano  Parria  .  Fu  però  Coionia  della 
Campagna.  Lintsrnum  ohm  urbi  ^  (3  Colonia  Carnpaniaey 
(fcrifle  Filippo  Ferraro  j /-^/^r  Vuhurntim<t  &  Cumai  ^  Pu- 
teolofque  ex  ci  fa  ,  ibi  tiivri  cum  caupone  extante  ,  z^rdlgo 
Patria ,  a  l^ultctvno  9. ,  <?  PuteoHi  7.  m,  p.  ibi  Lìntern<L^ 
Palai ,  per  quam  Ciani ui  jìutt  ,  vulgarmente  lago  di  Patria, 
dove  la  Maeflà  del  noltro  Re  Tuoi  fare  la  famofa  caccia 
delle  folaghe  .  In  quefta  Città  era  la  ben  rinomata  fon- 
tana d'acqua  acetofa  ,  della  quale  parla  Plinio,  che  e(^ 
fendo  bevuta  a  fazietà  ,  ubbriacava  le  perfone  ,  che  la- 
beveano  ,  ed  era  di  tal  virtù  ,  che  bevendola  un  uomo 
infermo  di  mal  di  tefta  ,  restava  fubito  guarito,  fìccome 
atteftarono  tutti  gli  abitatori  del  paefe  j  febbene  fcrivo- 
no  il  Bionno  ,  e  'i  Razzano  ,  che  fu  contraria  in  efìì  i* 
efperienzaj  poiché  avendola  bevuta  non  fentirono  meno- 
ma alterazione  ;  foggiungono  però  d'averla  bevuta  con 
molta  temperanza.  jDì  quefta  fontana  anche  a'  tempi  no- 
ftri  tra  le  rovine  degli  edifizj  antichi  di  Linterno  fé  ne 
fon  vedute   da  vicino  ben  chiare  le  veftigia  . 

Quefta  ftefTa  Città  fu  eletta  dal  Pubblio  Scipione  AfFri- 
cano  per  fua  perpetua  abitazione,  come  notano Strabone, 
Livio,  Plutarco  ,  e  molti  altri  Scrittori  :  ivi  formò  per 
fuo  volontario  efilio  il  fuo  foggiorno  ,  per  fuggir  T  in- 
vidia ,  l'odio,  e  le  cattive  lingue  de* Romani  fuoi  emuli, 
e  detrattori .  Avea  egli  non  folamente  liberata  la  Repub- 
blica ,  e  tutta  l'Italia  dal  furore,  e  dalle  crudehifi me  ar- 
mi 


Libro  Primo.  53 

mi  de'  Carraginefij  ma  eziandio  T  avea  efaltata,  e  bcru 
troppo  magnificata,  ampliandole  l'imperio,  e  forromet- 
tendole  tanti  Regni,  e  tante  Città:  onde  in  ricompenza 
di  bQLcfiZJ  sì   grandi    fu    talmente  da'  Romani  guiderdo- 
nato,  che  tornato  egli  trionfante  in  Roma  da  Cartagine 
da  lui  foggiogara  ,    dopo    un    anno    i  Tribuni  delia  ple- 
be ,  o  per  invidia  ,  o  per  zelo  indifcreto  lo  citarono  a-, 
render  conto  di  tutto  quel  danaro,  che  in  Cartagine  ri- 
trovato   avea    .    Era  .ftato    Pubblio    Scipione  accufato  al 
Senato  da  Petellio  Tribuno   della  plebe  ,  di  non   aver  ri- 
portato in  Roma   tutte  quelle  fomme  ,  che  in  Cartagine 
raccolto  fi  avea  3  ed  egli  per  non  foggiacere  all'invidia  , 
e  alla  condanna  de'  Romani ,  fenza  portar  altra  ragione 
in  fua  difefa  ,    ma  pieno  di  fofferenza  rifpofe  ,    che  ìoj 
quel  giorno  appunto  compivafi  l'anno,  da  che  combat- 
tendo con   Annibale  lo  vinfe  ,  e  fotromife  Cartagine  3  in- 
di  con  volontario  efilìo  da  Roma  partiffi  ,    e  in   Linter- 
no  fi  ritirò  ,    fecondo  fcrilTc  Seneca  ;    Lìnternì  hone[ììtit 
Scipio  ,  quam  Baiis  exulahat  ;  e  Paolo  Orofio  foggiunfe 
piìji  chiaramente  ;  M*  Claudio  Marcello  ,  Q^  Fulvio  Sa- 
iione   Confulìhui  ,  Scipio  Africanus  ah  ingrata  Jìhi    urbe 
dìu  epulani  apud  Linternum    oppidum  morbo  periit  .  Pri- 
ma   però   di  partirfi    da  Roma  portofli  in  Campidoglio, 
per    ringraziare  i  Dei  delle  riportate   vittorie  ,  ed   efpofe 
in   una  brieve  ben  concepita  orazione  a*  Romani   le  fuo 
fatiche ,   i  fuoi  perigli ,  gli  acquifti  fatti  per  la  Repubbli- 
ca ,  ed  i  fudori  infino  a  quel  giorno  per  efia  fparfi  ,  o 
confumati  .    Allora    tutto   il  popolo  ,    lafciando  foli  nel 
Campidoglio  i  Tribuni,  portofli  in  feguito  di  Scipione  ,  ac- 
compagnandolo ,  quafi  che  andafle  in  trionfo  ,  non  in^ 
efilio   .    In  quefià   Città  edificò  egli  un  gran  palsgio  per 
la   fua  abitazione  ,  e  vi  foggiornò  con  fomma  pace  ,  o 
quiete.  Quefta  ebbe  la  gloria  di  vederlo  con  quella  fief- 
fa  mano   adoperar  T  aratro  ,  e  coltivare  i  campi   ,    colla 
quale   avea  impugnata  la  fpada ,  per  difender   la  patria  da 
mille  invaficni  nemiche,  per  foggiogar  Ca  tagine ,  e  tan- 
te altre  potenze  terreftri,  emantrime.  Qui  egiin\ori,o 

iafciò 


54         Storia  Civile  di  Capua 

lafciò  le  Tue  ceneri  :  ma  poco  prima  di  morire  ,  ferivo 
Valerio  MalUmo  ,  che  gli  venne  un  gran  turbamento , 
e  malinconia  deli'  ingratirudine  ufatagli  da  Roma  :  onde 
s'intefe  più  volte  efciamarc  :  Ingrana  Patria  fiec  offa  quì^ 
dem  mea  babes  .  E  queda  epigrafe  voile ,  che  fi  ttabilifle 
nel  fuo  fepolcro  ;  Africani^  fuperìor  ?2on  foliim  corìtufam^ 
c3  coììfraÙam  belli  Punici  armii  Rempuhlicam  ,  [ed  paenc 
jam  exangnem  ,  €^  morientem  Africae  dominam  reddidìt , 
ciij'Ji  clarijjlma  opera  ìn)urììi penfandOy  ùvei  vici  eum  ignohi^ 
lis ,  ac  dirutae  paludi^  accohm  fecerunt  ,  ejufque  voltintarìì 
exilii  acerhitatem  non  tacitai  ad  inferos  tu  Ut  ,  fepulcro 
fuo  infcrlbi  jubendo:  Ingrata  Patria  nec  offa  quidam  mea 
hubei  . 

Mi  dopo  la  morte  di  lui  la  Città  di  Roma  io  com- 
pianfe  molto  ,  e  moltrò  fegni  troppo  chiari  della  gran- 
diifima  (lima,  che  n'aveai  onde  gli  fece  ergere  un  gran 
maufoleo  con  una  orrevole  ifcrizione  riferita  da  Plutar- 
co  [a)  ; 

DsviBo  Hannihale  ,  Capua ,  Carthagine ,  ^  au&o 
Imperio  ,  boc  cineres  marmore  te&os  hahes  ; 

Cui  non  Europa  ,  non  objìitìt  Africa  quondam  . 
Refpice  res  homìnum  quatn  hrevis  urna  premat . 
Quella  Città  di  Linterno ,  che  nel  feno  di  Cumada'pri- 
ini  Calcidell  fi  crede  fondata  ,  fu  poi  nell'anno  455.  di 
noftra  falute  da  Genferico  Re  de'  Vandali  incenerita  ,  quan- 
do ,  tornando  egli  da  Roma  in  Cartagine  ,  al  paflar  che 
fece  per  la  Campania,  Capua,  Nola,  Linterno,  ed  altre 
Città  disfece  ,  fecondo  Icrifie  il  Summonie  con  quelle-» 
parole:  Genferico  pafsl  in  Campagna  ,  e  con  fu  a  crude  l- 
tà  rovini^  e  disfece  Capua  ^  e  Nola  y  e  da  fondamenti  di» 
Jiruffe  L'interno  ,  or  detta  Patria . 

Finalmente  fra  le  conquide  ,  e  vittorie  ,  che  la  Ca- 
puana Repubblica  da  giorno  in  giorno  riportava  ,  flimò 
bene  di  attendere  alla  magnificenza  della  Città,  ali* edi- 
ficazione di  altri  templi  ,  all'ingrandimento  de'  pubbli- 
ci edifizj  ,  a  renderla  vaga  ,  e  maeflofa  .  Ed  cflendo  cre- 

fciuto 
(a)  In  vit>  Scìpion, 


Libro  Primo  •  55 

fciuto  ad  eforbitanza  il  novero  de'  Capuani ,  e  delle  fami- 
giie  edere ,  non  meno  per  lo  gran  traffico  in  Capua  intro- 
dotto ,  che  per  le  delizie  della  Campagna  ,  pel  diver- 
timento de'  giuochi  ,  per  le  tante  amene  applicazioni  , 
che  ad  ognuno  di  qualdda  flato  fi  davano  ,  convenne 
dilatare  ed  ampliare  molto  la  Città  ,  accrefcer  le  cafe  , 
moltiplicar  gii  ediiizj  ',  abbellirla  ,  e  nobilitarla  per  ogni 
parte  ,  anche  per  renderla  d'  ammirazione  a'  foreftieri  , 
de'  quali  Capua  continuamente  da  ogni  parte  del  mon- 
do abbondar  fi  vedca . 

C  A  P  I  T  O  L  O     IV. 

Della  compleljlone  j  e  naturalezza  degli  amichi 

Capuani  ,  Del  loro  luffo  ,  e  delle  arti , 

e  fuejlteri ,  che  nelP  antica  Capua 

fi  efcrcìtavano , 

§.    I. 

Del/a  compkjjtone  ,  e  naturalezza  degli  antichi  Capuani . 

E'}'  troppo  celebre  tra  gli  antichi  Scrittori,  che'l  natu- 
A  rale  de' Capuani  era  altiero,  fuperbo  ,  Éiftofo.Il  ve- 
derfi  nati  in  una  Città  libera,  fpirare  aura  troppo  loave, 
e  benigna,  difefi  da  una  Repubblica  potentiiimìa  ,  vive- 
re tra  ag;i  ,  e  tra  delizie  di  giuochi  ,  di  fefìe  ,  di  teatri, 
in  mezzo  alla  magnificenza  di  pubblici  ,  e  privati  edifi- 
zj ,  cofe  erano  tutte,  che  ifpiravano  brio ,  fa  Ito  ,  el'uptr- 
bia  nel  petto  di  ognuno  di  efib  loro  :  onde  ebbe  a  di- 
re Marco  Tullio  {a)i  Campani  femper  fuperhi  honttatt^ 
agrorum  ,  ac  frudluum  magnitudine  ,  urbii  jaluhritatt^ 
deJcYiptione  y  &  pulcbritudine  '^  ex  hac  omnium  rerum  af- 
Jiueniiuy  &  copia  primumilla  natafunt  arroganza  &c.  Que- 
fl' alterigia,  e  rubiimità  di  vivere  non  era  già  vìzìo  o  di- 

H  fetto, 

(a)  C/V.  z.Agr* 


S6       Storia  Civile  di  Capua 

fetto  ,  ma  era  uno  Ipirito  ben  connaturale  a*  Capuani , 
in  eifi  daJJa  felicità  delio  fiato  ,  in  cui  ,  come  notai  ,  fi 
vedeano  partorita;  onde  lo  fteflb  Cicerone,  defcrivendo 
Confidio  ,  uno  de*  due  Pretori  delia  Colonia  condotta^ 
in  Capua  di  Bruto  ,  lo  dimoftrò  cosi  altiero  ,  così  acci- 
gliato ,  che  pareva  efièr  raccolta  in  eflb  folo  tutta  la  no- 
biltà, la  maeftà  ,  e*l  brio  dell*  antichiflìme  ,  e  nobili  fami- 
glie Capuane  de'  Magj ,  de'  Blofsj ,  e  de'Giubelij  (a)  :  Hunc 
Cap^as  Campano  [apercìlìo  ,  ^  regio  [pirìtu  ctim  viderem^is, 
Magio s  y  BìoJJi)s  mihi  'Dìdehar  illos  Zfidere  y  (3  Juhellioi . 

Di  que(to  naturai  fafto  degli  antichi  Capuani  molti 
efempj  ne  abbiamo  da  diverfi  Scrittori  ;  ma  quello  è  il 
più  me'iiorabilc  ,  che  ornarono  preg:udicarfi  noX  comu- 
nicare in  qualfìfia  cofa  colia  plebe  j  onde  vollero,  cho 
in  Capua  fi  faceflèro  due  fori  ,  1*  uno  dall'altro  iepara- 
to  ,  e  indipendente  ,  uno  per  gli  foli  nob  li  ,  i'  altro  per 
la  plebe  3  non  volendo  la  nobiltà  palleggiare  ,  converfa- 
re  ,  e  trattare  nello  ftedb  luogo,  dove  trattava  ,  e  conver- 
sava la  plebe  j  come  appunto  la  Repubblica  di  Atene  fe- 
ce due  diverfi  bagni,  uno  per  gli  nobili,  l'altro  pel  po- 
polo :  Infolentlae  (  fcrilTè  Valerio  Mallìmo  )  Inter  Athe* 
nienfem  y  Ci?  Campanum  fenatum  quajì  aemulatio  fuìt  \  ille 
enim  [eparaco  a  pkhe  balneo  la'Dahatur  ,  hic  Vero  diverfi 
foro   utehatur , 

Non  è  però,  che  non  concorrere  a  fomentare  sì  fat- 
ta ftima  di  loro  medefimi  ne*  Capuani  il  fapere  non  me- 
diocre, che  fin  d'allora  in  efli  riluceva,  come  in  un  Gne- 
jo  Nevio,  uomo  dottifiìmo  ,  poeta  comico:  il  quale  do- 
po Livio  Andronico  fende  in  Roma  commedie  ,  ipecial- 
mente  le  feguenti  :  A?nathìa  ,  Agidone  ,  Claflidiut  ,  Co- 
rollarla  ,  Cofr/tatrìa  ,  Demetriui  ,  Dulorejìei  ,  Tretus  y 
Hem^phaerius  ,  Lampadonius  ,  Romului  ,  Stigmatia  , 
Therimui  i  étWo,  quali  fanno  menzione  ne*  loro  ferit- 
ti  Varrone  [h)  ,  Elio  Donato  ,  Eufrafio  ,  Aulo  Gelilo, 
Calcidio  ,  Macrobio  ,  Probo,  ed  altri  moiri  j  fcriflè  anche 
\^  prima  guerra    Cartaginefe  ,   in  cui    avea    fervito  da./ 

fol- 
(a)  Cu.  de  kg.  Agr,  contra  KulL    (b)  De  lìngua  latina . 


Libro   Primo.  57 

foldaro  nell' efercito  Romano,  e  Ja  compofe  continuata- 
mente fenza  alcuna  divisone  ,  febbene  Giovanni  Ottavio 
Lampadione  Gramatico  la  divife  poi  in  (ette  libri  .  Fu 
egli  fcrittore  sì  rinomato  di  que*  tempi  ,  che  moiri  haiij 
fatto  a  gara  di  mandare  alla  luce  que'  frammenti  ,  cho 
di  quefto  grand'uomo  han  potuto  avere,  come  Roberto 
St effa no  ,  ed  Errico  fuo  figliuolo,  avendo  raccolte  alcune 
dclk  fue  opere  le  ftamparono  in  Parigi  (a)  3  e  'J  dotto, 
ed  aliai  erudito  Michele  Tafuri  fece  altra  raccolta  de* 
Poeti  Latini  nel  1713.,  tra  quefti  v'inferì  ancora  ie  ope- 
re di  Gnejo  Nevio  (/*)  5  e  Jeggonfì  verfi  di  quefto  Poeta-» 
così  nella  raccolta  Campata  in  Genevra  nei  i6ii,  divi- 
fa  in  due  volumi,  intitolata  Corpi/s  omnium  "Zìe ter um  Po e^ 
tfìrum  Latinorum  ^  come  nell'altra  raccolta  Campata  in^ 
Amfterdam  nel  1686.  intitolata  Fragmenta  Z'eterum  Poe- 
tarum  ,  Quefto  valentuomo  mantenne  fino  alia  mortcL» 
il  carattere  di  baldanzofo  ,  ed  altiero  Capuano  :  poiché 
non  contentandofi  ,  che  da  altri  gii  fofie  data  quella  lo- 
de, ch'era  dovuta  alla  fua  virtù,  e  a' fuoi  componimen- 
ti ,  gonfio  di  se  fteffo  ,  e  malcontento ,  che  moriva  in-» 
Utca  ,  dove  dal  Senato  fu  mandato  in  efilio,  per  eflerfi 
voluto  inconfideraramentc  ingerire  nelle  civili  fazioni  de* 
Nobili,  ficcome  avvertì  S.Girolamo  (e):  ti  che  fu  Tanno 
di  Roma  549.,  eflèndo  Confoli  Marco  Cornelio  Cerego  , 
e  P.  Sempronio  Tuditano  i  volle  lafciarfi  un  epirafiio  da 
lui  fteflb  compoflo,  ove  fi  vanta  maeftro  di  lingua  lati- 
na a' Romani ,  e  neceflàrio  a*  medcfinìi  per  tal  n.eftierc^. 
L'epitaffio  leggefi  prefìo  Gellio  (d) ,  il  quale  lo  trafti;fie 
dallo  ftellb  marmo  ,  che  oggi  originalmente  confervafi  nel- 
la Cafa  de' Signori  Orfini  nel  Campo  Fiore  di  Roma^  , 
donde  fu  trafcritto  da  Giacomo  Mazzocchio ,  e  flampato 
nella  fua  raccolta  delle  antiche  ilcrizioni  : 

H     2  Jm- 

(a)  Nel  $64,  in  Fragmenia  veterum  Poetar um  Latìncrttm. 

(b)  Voi,  2.  pag,  473. 

(e)  Nel  Crome,  d"  Eufeh. 
(d)  Lib.  K  cap,  24. 


58       Storia  Civile  di  Capua 

IrmKortaki   Mortaìei  Jt  foret  fai  fiere  , 

Fìererit   Diva  e  Cumoenae  Islaeviujn   Voetam  . 
Itaque  poftquatn  ejì  orcìno  tradìtui  thefauro  y 
Obliti  Junt  Romae  lingua  latina  loquier  . 
Or   fé  i  Capuani  erano  così   altieri  di  fpirito  ,  qual  ma- 
raviglia  è  ,  fé  fi  portaiTero  fuperbamente,   e  con  albagia 
contra  chi  loro  fi  opponeva  ?  E' a  (lai   noraToftilità  fra  i 
Sanniti,  e  'J   Popolo  Capuano  per  la  famofa  guerra  fra.- 
loro  accaduta  .  OfFefo   quefto  per  lo  gran  torto  da  quelli 
ricevuto   ,  non   potè  rattcnere   ia  fua  naturai   baldanza»  3 
onde  armò  una  buona   parte  de'    fuoi  gladiatori  a  foggia 
de'  Sanniti   ,  e    impofè    loro  il  nome  di  quefri  ,  credendo 
di    avvilir    con    sì  gr.in  difpregio  i  fuoi  nemici    ,    e  ren- 
dergli infami   prefib  f  altre  nazioni ,  come  attefia  Livio  {b)x 
Carrspani    ab  fcuperhia  ,    (3    odio  Samnitiam  gladiatore^  eo 
cr?'jatti  armarunt ,  SG7r;rìitiut?ique  nomine  appelìarunt  .  Ne 
reliarono  punto  falliti  nel  diiègnoj  poiché  non  fu  Città, 
che  in  avvenire    non    avefìe  Icuola    di  gladiatori  Sanniti 
in  fommo  difpregio  di  quella  nazione. 

Lo  fpirito  altiero,  e '1  naturale  boreofo  degli  antichi 
Capuani  lo  provò  più  volte  Roma ,  fpecialmente  quando 
trovavafi    molto  mal  ridotta  per  le  fanguinofe  fconfittc>^ 
ricevute  da    Annibale  5    poiché  i   Capuani  in    vece  di  pi- 
gliar   liberamente  le  armi  a  prò  di  un  Popolo  ,    da   cui 
nella    guerra    coi    Sanniti    aveano     riconofciuto    Ja    loro 
falvezza  ,  baldanzofa mente  mandarono  Legati  ad  offerir- 
gli foccorfo  colla  condizione  ,    che    in  avvenire  de'   due 
Confoli  di  Roma  uno  dovefìTc  eflfer  Capuano  {e) ,  preten- 
fìone  ftimata  da  M.  Tullio  Cicerone  molto  arrogante  (^} , 
e  luperba  3  onde  al  luogo  citato  foggiunfe  ;  Illa  arrogati- 
tia  ,  quae  a  fnajorìhm   nojìris  alter um   Capuae  Confnlem-» 
poftula'Dit  .  Mal  foffrì  tanto  ardita  dimanda  de'  Capuani 
il  Senato  Romano  3  e  non  folamente  ricusò  di  ciò  accor- 
dar loro,  ma  licenziò  i  Legati  Capuani  con  un  tratto  af- 
fai 
(a)  Vag,  4P.  (b)  £/e'.  B.  IX*  Cdp,  XXXX 

(e)  Liz'.  lìh.  13.  cop,  12, 
(d)  Or  a  t. e  entra  liulL 


Libro  Primo .  59 

fai  incivile  >  avendo  ordinato  ad  un  Littore,  che  toilo  li 
caccìaiìe  via  di  Roma  ,  imponendo  loro  nel  tempo  Itef- 
lo  ,  che  il  giorno  medeilmo  fi  trovallero  fuori  delle  te- 
nute Romane.  Un  sì  crudo  e  villano  trattamento  fatto 
dalla  Romana  alla  Capuana  Repubblica,  ed  a'  fuoi  Le- 
gati ,  molle  oltremodo  a  quefta  la  bile  :  onde  non  fola- 
mente  fi  confederò  ella  con. Annibale  capirai  nemico  di 
Roma  ,  e  gli  giurò  affiftenza  in  tutte  le  guerre  contra 
quella  Repubblica ,  ma  ancora  trovandofi  moltilhmi  Ro- 
mani in  Capua  parte  occupati  ne*  militari  efèrcizj  ,  c^ 
parte  nelle  loro  private  faccende  ,  la  plebe  ,  per  non  fug- 
gire taloccafiore  di  vendetta  ,  che  prontamente  fé  gli 
offeriva,  li  rinchiufe  tutt,  nelle  fiufe,ove  tra  per  lo  cal- 
do j  e  per  lo  vapore  affogati  fé  ne  morirono  (a) . 

Oltre  a  che  il  feguire  i  Capuani  le  armi  di  Anniba- 
le non  fu  foltanto  per  vendetta  di  Roma  ,  ma  per  fo- 
mento ben  anche  delia  loro  altiera  e  luperba  grandezza> 
giacché  fecondo  la  promefià  di  quel  gran  Capitano 
operavano  ellì  di  reftar  padroni  di  tutta  l'Italia. ,  avendo- 
gli Annibale  ailìcurari ,  che  dopo  le  univerfali  conquide 
d'Italia  ,  fc  ne  farebbe  tornato  egli  in  Cartagine  ,  ed 
avrebbe  alla  Capuana  Repubblica  lafciati  tutti  i  frutti  del- 
la fua  vittoria  i  febbene  poi,  avendo  mutato  afpetto  la.^ 
fortuna  di  Annibale  (  come  piìj  a  baflo  dirò  )  molto 
male  andarono  le  cofe  de*  Capuani  ,  come  di  efiì  can* 
tò  Silio  Italico  : 

Inftifer  exìtìo  truculenta  faperhìa  agehaf . 

§.    IL 

Del  lujfo  degli  antichi  Capuani , 

A  Lia  fuperbia  loro  innata  aggiugnevano  i  Capuani 
un  gran  lufTo,  ficcome  di  accordo  fcrivono  gl'Ifto- 
rici  .  Quefto  lufTo  ifteffo  abbattè  e  fpogliò  del  fuo  valo- 
re Ani>ibale  il  Caitaginefe ,  ficcome ,  parlando  di  Capua, 

dilfe 
(a)  Liv,  Uh,  II,  cap,  3. 


6o       Storia  Civile  di  Capua 

diffe  Cicerone:  HanKÌhakm  fatigatum^i^ori'n y  luxUyat' 
que  otìo  perdìdìt . 

Le  cagioni  di  tal  luflb  Siiio  Italico  ,  che  con  accu- 
ratezza deìcriffe  i  coftumi  de*  Capuani ,  Je  riduce  a  trC-^i 
cioè  alla  copia  à^Wt,  ricchezze  ,  all'ozio  ,  e  al  difpregio 
boreofo  delle  leggi  : 

unìfque  relìBui 

D  hit  ih  prohrofus  honoi  :  lacerabat  hiantetn 
Dejtdìa  fopulum  ;  G?  refalutam  legibus  urhsm . 
Eccedeano  eflì  nel  culto  efterno  à^\  corpo  ,    e  ne*  ricchi 
abbigliamenti ,  vertendo  molto  polito  ,  e  le  porpore  più 
fine  ,  come  avvisò  lo  ftefìb  Silio  : 

madefaBa  Veneno 

j^ffyrio  ^ejìis 

Si  profumavano  ìutù  d'unguenti  odoriferi  3  tantocchè  vi 
erano  allora  in  Capua  degli  artigiani  occupati  unicamen- 
te nel  comporre  unguenti  odorofi  ,  e  belletti  ,  tenendo 
tutti  inlìeme  le  botteghe  in  una  tìrada  detta  Sepìejla  5 
che  però  il  nome  di  Seplajìarìo  pa fsò  poi  in  titolo  de- 
gli effeminati  e  molli  :  così  Lampridio  fcriffe  di  ErCgaba- 
Jo  :  Finxit  se  tit  cupidìnarium  j  ^  feplajìarium  :  portava- 
no i  capelli  fempre  ben  accomodati ,  ed  innanellati ,  la^ 
camminata  era  grave  ,  feria  ,  autorevole  ,  altiera  ,  ap- 
punto come  lo  fpefìfo  iodato  Marco  Tullio  Cicerone  de- 
fcriife  A.Gabinio  Capuano  :  Erant  UH  compii  captili ,  & 
madentes  cincinnorum  fimbria  e  y  &  fluenus  y  cerujfataequs 
huccae  ,  dignae  Capua  ,  [ed  illa  ^vetere  . 

Ma  non  fi  fermava  il  loro  luflb  nell'ornamento  del 
corpcT  ,  maggiore  compariva  nell'alimentario  .  Chi  potrà 
mai  fpiegare  abbaftanza  la  lautezza  delle  loro  menfe ,  la 
varietà ,  la  fquifitezza  de*  loro  e  bi  ?  Chi  potrà  dire  ab- 
baftanza  il  luffo  nel  bere  ,  Teccellenza  de*  vini  ,  o  fia.* 
ùt\  lor  Falerno  ,  o  fia  <ì^\  Maflìco  ,  o  di  altri  più  fpiri- 
tofi  ,  che  da  lontaniflimi  Paefi  ,  e  per  mare  ,  per  dove 
continuo  era  in  Capua  il  traffico  ,  e  per  terra  fi  face- 
van  venire  ienza  alcuno  rifpaimio  ?  Onde  diffe  Silio  di 
quefie  menfe  de*  Capuani  Regales  epulae  .  Cominciavano 

a  de- 


Libro  Primo,  6i 

a  definare  al  mezzo  di  ,  e  terminavano  al  Jevarfì  del 
Sole  . 

medìoque  dìerum 

Regaks  eputae ,  atque  ortu  convìvia  Solis 

Deprehenfa 

Coficchè  tra  i  proverò)  delle  cene  laute  diceafi  Coena  Ca- 
fitolifia ,  Perjtca  ,  Medica  ,  Sybar'uica  ,  Italica  ,  ed  ella-r 
più  dell'altre  veniva  citata  Coena  Campana  . 

L'ufo  poi,  ch'ebbero  gli  antichi,  e  più  degli  altri  i 
nofìri  Capuani  intorno  a  quefte  laute  cene  ,  imperciocché 
ciocché  noi  diciamo  Prandium  ,  preflb  loro  dicevafi  ante^ 
coeniam  ,  e  quefta  era  ben  tenue  e  parca  ,  ed  in  un  fu» 
bito  fi  approntava  ,  come  Tinllnua  Afran  o; 

Equidem  prandere  Jìantem  incinBa  toga  . 
E  Plutarco  Symp.  Prandia  ohfonìi  expertia  ,  tenuìa  ,  ac  fa^ 
ìubrìa  tanqrjam  medicamentum [unt  ^quibui  ad  tam  fpìen- 
didat ,  &  copiofas  dijientas  coenai  utìmur  ►  L'ufo  ,  dico,  del- 
le antiche  laute  cene  incominciava  dalla  prima  portata- 
delie  lattughe,  <ìq\\z  uova,  de*  ghiozzi ,  e  dì  varie  erbet- 
te ,  come  la  ruta  ,  a  premunirli  così  contro  a'  veleni .  In- 
di l'altra  portata  ò.€\\^  carni ,  e  de'  pefci  ,  e  fin  qui  diceva- 
fi la  prima  menfa  .  Contenea  poi  la  feconda  cibi  foavi, 
come  latte  ,  cacio  ,  mele  ,  tordi  ,  lepri  ,  pefci  di  ogni 
forta  ,  varie  pafte  dolci  ,  e  fpecialmente  le  compofte  di 
mele,  ed  altre  delicate  vivande,  che  dicevanfì  Jovìt  ce^- 
rehrum  i  dipoi  le  rape  ,  le  fave  ,  le  mela ,  le  pera  ,  ne- 
fpole  ,  e  noci  ,  ed  ogni  altro  frutto  ,  accompagnanda 
quefte  cene  vini  foavi ,  iftrumenti  di  inufica,e  fimil  pia- 
cevoli allettamenti. 

Nelle  lautezze  delle  flefle  cene  dovettero  ancor  t^ 
cibarfi  della  famofa  Enula  Campana  ,  radici  di  erba ,  che 
nafce  fpecialmente  in  quefte  noltre  campagne  ,  ottima, 
ft  fcilopparfi;  e  *1  mio  dotto ,  e  ben  iftrutto  Medico  Lo- 
renzo Zona  mi  alHcura  di  ellèr  quefta  pianta  molto  fto- 
matica,  e  pettorale  .  L'ufo  di  efTà  durò  nelle  menfe,  o 
fuori  fino  a*  tempi  degl'Imperadori ,  leggendofi  nella  vi- 
ta di  Livia  Moglie  di  Augufto,  che  quefta   Imperadrico 

attri- 


62       Storia  Civile  di  Capm 

attribuiva  la  lunghezza  delia  fua  vita  ,  e  Ja  Tua  buona-* 
falute  al  vino  di  Pezzino  ,  che  moderatamente  bevea.»  , 
ed  a  certi  canditi  comporti  di  una  radice ,  da  Piinio  (a) 
eh  la  mata   Enula  Campana . 

I  vini ,  che  principahnente  dagh' antichi  noftri  Capua- 
ni fi  beveano,  fi  eran  quelli  per  appunto  ottimi  ,  e  fqui- 
fiti  ,  che  dalla  noftra  Campani-i  ftefla  fi  producevano  . 
Tali  erano  i  Falerni  ,  che  nel  noftro  campo  Falerno  »  i 
MaJJìci  ,  che  nel  monte  Mafilco  ,  il  Fau filano  ,  che  nel 
villaggio  di  Falciano  vicino  ai  monte  Maifico  in  Diocefi 
di  Carinola  fi  facevano ,  Vini  oltremodo  fpiritofi ,  Ioda- 
ti da  Orazio  in  diverfi  luoghi,  e  fpecialmente  da  Plinio, 
il  quale  facendo  catalogo  de'  famofi  vini  della  Campa- 
nia così  fcriflè  :  Seconda  nobilitai  Falerno  aoro  erat ,  ^ 
ey^  eo  maxime  Faujììano ....  Hinc  jelix  ìlla  Campania  ejt . 

Ah  hoc  Jìtu  ìncipiunt  "Diti ferì  colles bine  l^efcinì ,  &. 

Caeditii  ohtenduntitr  agri .  His  ji^nguntur  Falerni ,  ^  Ca- 
leni .  Vi  erano  ben  anche  i  vini  Cecuhì  fquifitiffimi  ,  che 
fi  facevano  nel  monte  Cecubo  ,  il  quale  daiia  faida  dei  Ca- 
ftelio  d'Itfi  diftendevafi  verfo  il  mare  di  Sperlonga  fili* 
predo  Gaeta  ,  ed  in  quelle  pianure  .  Di  effo  d;{lè  Stra- 
bene :  Continuum  Cajetano  Jtnui  eft  caecuhum  ,  cui  adìa» 
cet  urbi  Fundi  in  'oia  Appia  .  Tota  haec  ora  praecipua 
Ziina  generat .  E  poco  prima  detto  egli  avea  ;  Caecubuìn 
quidem  li  e  et  paludibui  adjaceat  ,  "pineta  tamen  vini  fera* 
cijjìma  praecipuis  enutrit  arborìbus ,  Dì  effo  fcrifle  molto 
bene  Marziale  : 

Caecuba  Fundanìs  genero  fa  coquatur  AmycTn 
Vitis  €3  in  media  nata  palude  ^iret . 
Spiritofo  parimenti  fi  era  il  vino  Amineo  ,  che  beveano 
i  noftri  antichi  Capuani  ,  e  raccoglievano  preflb  il  cam- 
po Falerno ,  ove  i  popoli  Aminei  àiiW^  Teffaglia  vi  por- 
tarono le  loro  nob  iifiime  viri  ,  per  ie  quali  e  da  Polibio, 
e  da  altri  fu  tanto  lodato  tal  vino  .  Beveano  anche  il 
vino  pur  troppo  eccellente  di  Caulo,  villa  ali' antica  Ca- 
pua  Vicinjfixiiia  ,  n.oiio  ccmn^endata  da  Pijnio  [b)-,  ed  il 

Pela- 
(a)  Z/J.  14.  cop.  6,        {b)  Lìh.  I.  4.  cap,i6. 


Libro  Primo.  63 

Dekcampio  (a)  a  ragion  traduce  d&ÌGtcco  Cauli fj  1^9^  Fa- 
Urno  Jìmik  'i  ac  generofum  efì .  Qyefti  ed  altri  erano  i  vi- 
DÌ  ipiritofi  ,  de*  quaii  dalia  Campania  la  gente  più  cults 
dell' antichiflima  Città  di  Capiia  fra  gli  altri  per  Je  pro- 
prie menfe  fi  provvedea  .  Come  appunto  i  Capuani  de' 
tempi  noftri  delie  lacrime  di  Somma  ,  de'  mof catelli  di^ 
Jrani ,  0  di  PofiUpo  ,  del  cent  or  e  di  Aver] a ,  del  greco  dì 
Maddaloni  ,  del  pallagrello  di  Fiedemonte  nelle  loro 
menfe  di  ordinario  fi  lervono  :  non  parlando  io  de'  vini 
foreftieri,  che,  come  diill ,  per  mare  ,  e  per  terra  da  lon- 
taniflimi  paefì  dagli  antichi  nobili  Capuani  condurre  fi  fa- 
ceano  per  loro  falto  ,  e  per  \\x^o  <X€i\(^  loro  nienfe  re- 
gali :  e  così  anche  i  Capuani  d'  oggidì  de*  vini  fore- 
fìieri  o  fia  di  Canaria  ,  o  di  Siracufa  ,  o  di  altri  fimili  luo- 
ghi in  Napoli  ,  ove  per  mare  vengono  condotti  ,  fi  prov- 
vedono. 

Vi  erano  poi  altri  vini,  zhs.  nella  noftra  Campania 
^\  faceano  ,  ma  di  minor  pregio,  e  di  mediocre  conto  i 
onde  ne' conviti  privati  ,  e  di  confidenza  fi  ufavano.  Sì 
era  appunto  il  vino  ,  che  neli'  antichiflimo  ,  or  già 
diftrutto  villaggio,  detto  Petrìno  ,  in  vicinanza  àó  mare  di 
Sinvella ,  fotto  la  collina  ,  ov'  era  il  caf^elio  di  Mpudra- 
gone  ,  fi  facea  j  onde  fcriflè  Orazio  ,  proponendo  una- 
mediocre ,  e  competente  cena  : 

Vina  bihes  iterum  diffufa  pahflreis 

Inter   Minturuai ,  Sinveffanumque  Vetrintim . 
fecondochè    farebbero    i    vini    Afprinj  ,    de'  quali  il   ter- 
ritorio Capuano  abbonda  ,  ed  i  paefani  bevono  ordina- 
riamente ,  e  a  difmifura . 

In  fine  dico  di  paffaggio  ancor  qualche  cofa  riguar- 
do all'  antico  Capuano  cofì-urae  nel  bere  .  Benché  \^u 
quantità  del  vino  ,  che  fi  bevea,  fofie  fiata  varia  ,  la- 
comune  era  di  tre  maniere ,  o  del  Sejìante  ,  o  del  Trien^ 
te  ,  o  del  Deuncio .  Il  Sejìante  era  de'  temperati  la  coti- 
diana  mifura  j  come  degl'intemperanti  al  contrario  WDeun* 
ciò ,  Onde  Marziale  i^b)  ; 

I  JfA?- 

(a)  Uh.  I.  cap,  24.  (b)  Lil.  iz*pag.  28. 


64      Storia  Civile  di  Capua 

Sextafctem  poto ,  tu  potai  ,  Cinr.a ,  deuncem  > 
Et  quererii ,  quod  non ,  Cinna  ,  hihamu:  idem . 
II  Sefla^ue  yOììihra.  de'  temperati ,  era  quello  ,  che  correva 
più   in   ufo,  e  cinque,  e  fei    v^ke  bevendolo  j  così  Au- 
gufto ,  lebbene  molto  fobrio ,   come  dice  Cornelio  Nepo- 
te,  cinque  e   lei   volte  il  bevea  ne' pubblici  conviti .  Nelle 
fefte  poi ,  e  in  quelle  fpecialmente  di  Bacco  beveano  alle 
volte  tanti  bicchieri,  quanti  erano  gli  anni ,  che  altrui  au- 
gura vano  j  onde  0/idio(^)  ; 

So/e  tamen  ,  vìnoque  caknt ,  annofque  precantur  , 
Q^ot  fumunt  Cyathoi ,  ad  numsrnmque   bihunt . 
Ancor  di  più  3  ed  ora  per  la  falure    deli'  Imperadoro, 
poiché,  fecondo  di  file  Dione,  tra  gli  altri  onori  ancor  que- 
flo  fu  decretato  ad  onor  di  Augufto,  che  ne*  conviti  per 
Ja  falute  di  lui  {\  bevefle  5  ed  ora  per  gli  altri  felici  fuc- 
cefli  degli  amici ,  come  Orazio  [b)  : 
Da ,  puer  ,  augurh  Murenae , 
ed  ora  in  fine  in  grazia  degli  amici  ,  che  erano  lontani. 
Scrifìe  Tibullo  (r)  : 

Ad  bene   Mejfalhm  tua  quìj'que  ad  poetila  dicaf 
Homen  ,  (3  abfentìi  Jlngula  verba  fonent  . 
In  quefto  la  formola  ,   e   la  cerimonia  in  bevendo  era  , 
fìccome  defcrive  Plauto  Srich.  così;  Be^e  «^i  (  cioè  a  dire 
vakre  precor  )  Bene  me ,  Bene  nojìram  etìam  Stephanium^ 
donde,  fecondo  fi  fcorge  ,  contenendo  i  nomi  degli  aman- 
ti ,  psr  efempio  Stephanium  ,  dieci  lettere  ,  altrettanti  bic- 
chieri caduno  era  tenuto  di  bere,  e  così   didè  Marziale; 
.     .     .     .     .     .     .     Septem  Jujììna  bìbatur 

Qualunque  poi  ftata  fi  folte  la  quantica  à^\  vino  ,  chcu 
fi  bevea  ,  i  vifi  ,  eh'  erano  a  tal  ferviggio  addetti  ,  Po- 
ca lum  ,  Calì'X ,  Kafai ,  Curhepum  ,  Crater  sì  diflfèro  5  feb- 
benc  alle  volte  ancora  i  bevitori  più  tofto  ,  che  fer- 
virli  de'  vafì  fuddetti  ,  avvalevanfi  de  più  groflì  ,  alla«» 
maniera,  che  corre  il  proverbio  tra  noi;  BERE  ALL'ORI- 
GINALE, cioè  a  dire  in  q  uè' va  fi  maggiori ,  donde  va  il 

vino 
(a)  Lìb,  3.  de  Fa/Ì.  (b)  Od.  19.  //^.  3. 

(e)  Lib»  2.  E/eg* 


Libro  Primo.  65 

vino  a  rifonderfi  ne*  bicchieri  ,  e  quelli  erano  Armìllum^ 
Jlmpulla  y  Cantharui  ^  e  fimili ,  cosi  Plinio  {à)iCajui  Ma- 
riui  pojì  Z'ìBoriam  Cmhrìca?n  Canthar'n  potajj^e  Liberi  Pa- 
tria exemplo  tradìtnr  .  E  dalla  ftoria  fi  fa  ,  che  Tiberio 
creò  Queftore  un  uomo  idiota ,  da  che  quefti  in  fua  pre- 
lenza beyette  un'  anfora  di  vino  ,  eh'  era  un  vafo  ,  iiij 
cui  il  vino  fi  confervava  ,  e  che  valeva  a  contenere  di 
vino  80.  libre,  cioè   40.  caraffe,  mifura  ^q\\q  nofire  . 

A  quefto  JufTo  de*  conviri  ,    de'  pranzi  ,  e  àt\  ben 
iTiangiare  furono  molto  fuperf^iziofi ,  e  attenti  gli  antichi 
Capuani  ,  e    ficcome  era   fra  di  loro  frequentifllino   queli' 
ufo  ,  così   andarono  fenipre  trovando ,  e  inventando  cofe 
da  far  riufcire  i  loro  banchetti   maggionnente  gufiofi  ,  e 
piacevoli  3  onde  non  paghi  efii  di  pafcere  il  Joro  palato 
de*  cibi   diluatiflmii ,  intrccuflero  il  barbaro ,  ma  ad  eflì 
dilettevole  coflume  di  accoppiare  alle  loro  menfe  lo  fpet- 
tacolo    degli  attacchi  fanguinofi  de' Gladiatori  :  onde  nel 
tempo  fteffo  ,  c\ìq  nutrivano  il  corpo  di  cibi  fquifiti,  de- 
liziavano anche  T  animo  ,  e  fi  divertivano   nelle  veduto 
di  tali    combattimenti  ,  che   rendevano  di  maggior  lufTo  le 
loro   menfe  j  onde  difTe  Niccolò  di  Damafco  ,  fecondo  fcri- 
ve  Ateneo    de'  Gladiatori  Capuani   ;  Campanorurn  quidam 
inter  conVìZ'ia  Jìngnlarl  certamine  ptégnant  3  e   fecondo    il 
maggior  pregio,  e   dignità  de' convitati  crefceva  il  nume- 
ro à^W^  coppie  de*  Gladiatori,  come  diflè  Strabene  (/');  £*(? 
luxu    Campavi  pro'ùedii  junt  ,    ut    conz^ì'Dio  vacarent    ^ 
pcrìa  gladiatorum  ,  quorum  Kumerum  prò  dìgnìtate  cujuf- 
que  C0K2/iz>iì  augehaf?t ,  miriuehantque . 

Non  parlo  delie  Sertoh  o  fìan  ghirlande  di  erbe  , 
e  di  fiori  sbruffati  d'  unguenrj  cdcriferi  ,  formate  di  ma- 
ravigliofa  ,  e  vaga  f^rutrura  ,  che  fi  apparecchiavano  per 
coronare  il  capo  de' convitati  nell'atto,  che  fi  metteva- 
no a  ledere  ir  quefti  lautiffìmi  definari,  ed  in  ifpezie  deWe 
S ertole  propriamente  Canipane  ée\  famofo  Meliioto  ben 
intrecciate,  e  compofle  .  Né  fo  parola  deJl*  accompagna- 
mento necelTario    di  tanti    Ichiavi  nelJe  proprie  ior  calo 

I    2  con 

(a)  Lìh,  33.  cap.  II.  (b)  Lìh,  s* 


66        Storia  Civile  di  Capua 

colle  lanterne  accefe  ,  e  con  diverfi  altri  lumi ,  per  nio« 
flrare  Ja  magnificenza  della  funzione,  donde  elli  veniva- 
no, mentre  ove  fi  tratta  di  difcorrere  del  fafto ,  pulizia, 
e  grandezza  degli  antichi  Capuani  in  fimili  contingenze, 
farebbe  non  finirla  giammai.  Tantoché  Livio,  parlando  del 
ludo  ,  e  de  i  piaceri  de*  Capuani  ,  in  poche  parole  ridu- 
ce ,  quanto  fi  può  dire  su  di  tal  materia  :  Profja  femper 
c'wiias  ifì  luxuriam  ,  non  ingenìorum  modo  ^ìtìo  ,  fed  af- 
fiuenti  copia  'Dohptatrdm  ,  G?  ilkcebrìs  omnis  amosnìtat'n 
marìtimae  ,  terrejirifque  ,  lum  vero  ita  ohfequio  Princi^ 
pum  :,  G?  licentla  Pkbis  lafcivire  ,  ut  ne  e  libìdini  ,  nec 
jamtìbuì  ejfet  finii  .  Erano  effi  ricchi  ,  e  di  complelilo- 
ne  fcìolta ,  e  prodiga ,  non  già  tenace  ,  e  perciò  avendo 
genio  di  fpendere  ,  e  non  perdonando  a  denaro  ,  o  ad 
intereflè  ,  andava  ficuramente  il  lufTo  in  continuo  trion- 
fo per  Capua  ,  ed  ogni  cofa  con  pulizia  ,  con  gufto,  o 
con  proprietà  fi  vedea . 

Il  lufTo  nelle  donne  Capuane  ,  il  buon  genio  degli 
uomini ,  la  lautezza  nelle  menfe  ,  la  pompa  nelle  fefte ,  o 
ne  i  tripudi  ammollì  la  durezza  ,  e  domò  il  valore  de 
Cartaginefi ,  come  a  fuo  luogo  dirò  diftefamente  j  tanto- 
ché il  Tonno,  il  vino,  le  vivande  dilicate  ,  le  meretrici, 
il  bagno ,  i'  ozio  ,  che  in  Capua  godettero  ,  indeboliro- 
no ,  e  refero  effcmminati  i  loidati  d'  Annibale  ,  che  da-, 
quel  tempo  innanzi  fi  difefero  molto  più  colla  fama  ,  cl» 
colla  riputazione  delle  già  riporrate  vittorie,  che  colla- 
prefente  fortezza  ,  e  valore  de' loro  corpi  {a)  :  òomnus  ^ 
&  'Dtnum  ,  &  epulae  ,  (3  fcorta  ,  balneaque  ,  &  otìum 
conftisttidine  in  dies  blandius  ita  enervaz:erunt  corpora-. , 
animo fq ne  Pcenorum  ,  ut  inagis  deinde  praeteritae  z^idÌG^ 
riae  eoi ,  quam  praefentei  tutarentur  vires . 

Queflo  lufTo  però  ,  col  quale  reltò  ammollito  il  va- 
lore ,  e  la  fortezza  de'  Cartaginefi  ,  fu  alla  Città  di  Ca- 
pua di  fommo  giovamento  ,  come  fcrillè  il  Moreri  nel 
fuo  Dizionario  5  poiché  a  quefto  riflellb  i  Romani  nelle 
vittorie  Importate  da'  Capuani  i'  anno  543,  della  fonda- 
zione 
(a)  Liv.  lib*  13. 


Libro  Primo.  67 

zione  dì  Roma,  non  rovinarono,  né  fpianarono  da* fon- 
damenti Ja  Città  ,  tutto,  che  4a'  Confoii  vincitori  effi- 
cacemente fi  pretendere. 

Dd  reito  in  quelli  due  §  della  Tuperbìa  ,  e  del  luflTo 
degli  antichi  Capuani  non  è  fìato  mio  penfìere  recar  lo- 
ro veruna  ofFefa ,  o  di  macchiare  il  loro  decorofo  carat- 
tere, ma  dcfcrivere  foltanto  il  lor  coftume  ,  e  gli  anda- 
menri  per  maggior  erudizione  di  chi  legge  la  prelente 
Iflciia  :  poiché  qualunque  fi  foilè  neo  di  colpa  ,  che  da* 
già  diviiati  coftumi  avefle  potuto  mai  in  ei5  ridondare, 
altrettanto  maggiore  fu  la  loro  gloria  ,  una  volta  che 
poco  dopo  j  riforma^UQuafi  dd  tutto,  ad  altro  poi  non 
badarono,  che  a  procaèciarfi  vantaggi  non  ordinarj  nel- 
le Icienze  più  eulte  n^n  meno ,  che  nell'  armi ,  e  ne*  go- 
verni ,  al  dir  di  Cicerone  :  Nam  ea  Capua ,  quae  nunc  eft^ 
[phnùìàijjìmorum  ho^fìinam  ,  forttjjtmorum  virorum  ,  opti^ 
morum  cì'ZjUìm  ^nihi  amìciffimorum  multìtudlne  redundat^ 

§.     III. 

Beile  Arti  ,  e  T^ejììeri  degli  amichi  Capuani . 

S  Ebbene  CafHodoro  {a) ,  fcrivendo  pel  fuo  tempo ,  dia 
loda  d'induftriofa  alla  Provincia  della  Campania,  a 
ragione  però  più  ftretta  debbonfi  tali  encomj  agli  abita- 
tori di  Capua  di  lei  Città  principale  j  poiché  efla  fu , 
dove  maggiormente  fiorirono  le  arti  fopraliine,  e  queftc 
fi  videro  in  ogni  tempo  ,  e  quando  da  Repubblica  do- 
minava ,  e  quando  nello  flato  di  Prefettura,  e  fotto  la- 
Signoria  d^^V  Imperadori  ubbidiva  ,  in  ogni  ftato  ,  io  dif- 
fi  ,  maeftra  in  ogni  arte  i\  d  moftrava  ,  e  cogli  artefici 
più  rinomati ,  e  foreftieri  gareggiava . 

La  Creta  Capuana  era  rinomatifiima  ne*  tempi  deì- 
r  antica  Repubblica,  fpecialmente  quella,  che  lavora vafi 
in  Calvi ,  onde  derivarono  \t  Obbe  Cakne ,  mentovate  da 
yanone  preflb  Nonio  Marcello  .  Quelta  creta   miftuiata^ 

con 
W  Ep.  33.  //^.  8»         . 


68       Storia  Civile  di  Capua 

con  rodi  di  uova  ben  qilcinati  ,  e  riderti  in  minuta  £oI- 
ve  ,  fi  lavorava  a  maraviglia  in  Capua,  e  i  Tuoi  finlUimì 
vafi  erano  in  gran  pregio  pel  mondo  tutto  ,  prima  che 
s' introducefièro  le  fquifite  porceilame  ,  che  defcrive  Gui- 
do Pancirolo  (a)  ,  e  che  prima  lafciò  regiftrato  ancho 
Scaligero  ;  Superiorìbus  faeculis  ,  feri  ve  Guido  ,  nunquam 
fuern^it  vifae  Forcellamae  .  Sunt  autem  majfa  quaedam^ 
ex  <^ypfo  y  OZ'O  ^rUo  ,  putam'me  locujìae  marinae  ,  ^3  alìh 
fpecìehui  compojìtae  ^  quae  fi  probe  Jììpata  &  denfata  fus' 
rie  Juh  terra  in  locum  alìqMem  fecretiorem  recondit^dr  , 
quem  pater  lìberis  fuis  dejìgnet  ,  atque  ibi  o&nginta  an' 
noi  manet  recondita  ,  qr40  tempore  elapfo  ,  fil'i  'Del  nepO' 
tei  eam  eritunt  ,  eaqus  furjum  fu'jìata  ,  ^  ad  elaboran- 
dum  idonea  reddita  ,  pretiofa  fila  vafa  conficiunt  afpeBu 
-pulcherrima . 

Or  di  quefta  Capuana  creta  fi  componevano  ,  e  €\ 
lavoravano  in  Capua  gli  antichi  vafellamenti  ,  che  tutta- 
via fi  fono  eftratti  da' fepo'cri  degli  antichi  Gentili  ,  o 
nella  noftra  Campagna  certamente  a  gran  copia  fé  ne  fo- 
no ^vi  oggi  trovati  ,  e  tuttavia  fi  trovano  .  TerruUiano 
chiama  generalmente  Obbe  i  vafi  già  detti  ,  cioè  quei 
vafi  ,  che  fervito  aveano  nel  SHicernio  in  quella  fune- 
bre cena  de*  morti  il  giorno  ftefib  del  funerale  ,  o  ìoj 
queir  altra  de*  vivi  in  altra  data  di  tempo  prefib  il  fe- 
polcro  (^)  j  oltre  a  quegli  altri  diverfi  vafi,  in  cui  anda- 
van  ripolte  le  ceneri  à^\  cadavere  (r),  e  le  lagrime  delle 
Prefiche  ,  e  i  lumi  comunemente  chiamati  eterni . 

Oltre  a  i  vafi  di  detta  forta  ,  lavoravano  ben  anche 
gli  antichi  Capuani  ,  e  componevano  colla  detta  crera^ 
altri  vafi  per  le  menfe  molto  puliti ,  e  delicati  ;  Orazio, 
uomo  in  Roma  di  molta  diftinzione  ,  fi  pregiava  molto 
di  bere  nella  fua  tavola  in  quefti  vafi  della  creta  Capua- 
na, chiamandoli  fuppellcttile  Capuana  (<^): 

adjìat  echinui 

Villi    cum  patera  gutttti  ,  Campana  fupellex. 

Or 
(a)  Rer,  defccrd.  tit,  2.  (b)  Jt/g,  lib,  3.  cap*  S9* 

(e)  jittJc:  exeq.pag,^s7»  (d)  Satir»  6.  lib*  i. 


Libro  Primo.  69 

Or  qudlo  aggettivo  di  e-zV/x  è  per  rapporto  delia  Tua  ma- 
teria ,  come  un  fervizio  non  di  metallo  ,  ma  tutto  ài 
creta  cotta  .  Egli  fteflb  Orazio  in  altro  luogo  parla  dei 
ricco  avaro  Opimio  ,  che  tenendo  chiufi  i  vafi  d' ar- 
gento per  timore  di  chi  dovea  fuccedergli  erede  ,  bevea 
nella  Trulla  Campana  ,  che  ,  fecondo  Varrone  ,  era. 
un  vafoJato,  e  profondo,  che  veniva  polio  in  men  fa  pie- 
no di  vino  ♦  per  indi  riempirne  i  piccoli  vafi  da  bere  ,  ac- 
certando Cujacio:  TruU'n  non  fumi  vinum  y  [ed  fundi  in 
focula  ,  ed  Opimio  forfè  il  bevea ,  come  il  relto  de*  gran 
bevitori ,  ma  dì  un  vino  affai  cattivo  ,  quale  era  quello 
della  Città  di  Vejento  ancora  nella  Campania  {a)  : 

Qui  Vejentanum  fejìis  potare  diehus 

Campana  folitus  trulla 

Queft*  ufo  di  bere  ne'  vafi  di  creta   fu  molto  antico  ,  o 
nell'antica  Capua   fé  ne  lavoravano  a  maraviglia  {b)i 

Figlila  antiquui  primum  Jìbi  fedi  Agrejìis 
Pocula^  de  facili  compofuitque  luto» 
Ma  nell'età  fulTeguente  anche  i  Sovrani  fé  ne  avvalfero, 
così  MailìnifTa  ,  al  riferir  d'Ateneo  ,  n'  ebbe  il  coltume 
introdotto  nel  fiio  domìnio  nella  Libia,  in  cui  fempre  in 
vafi  di  creta  {\  beve  dalle  perfone  anche  principali 
del  paefej  ne  venne  a^difmetterfi ,  fé  non  dopo  l'età  de* 
Macedoni . 

Quefta  Trulla  di  creta  finiflìma  ,  che  in  Capua  così 
ben  fi  lavorava  ,  era  talora  temperata  di  gemme  ,  e  in 
quefta  maniera  fi  ufava  nelle  menfe  à^W^  perfone  nobili, 
come  fi  dilfe  da  Cicerone  in  Verrem  :  Erat  autem  vas 
^ir/arium  una  gemma  praegrandi  trulla  exca^ata  j  talora 
dì  metallo  dì  Corinto  ,  odiaittv  fimili  materie  di   valore. 

Della  creta  Capuana  fi  formavano  certi  vafi  grandi, 
fatti  per  confervarci  il  vino  ,  per  riporci  l'olive  ,  da  fer- 
virfi  per  ufo  d'acqua  ,  come  appunto  i  Dolj  ,  cioè  quei, 
ziri,  che  nel  lavorarfi  de'  empi  £\  trovano  alla  giornata 
fotterra,e  fi  confervano  i  pù  forti  e  roborati  in  àii'^^^' 
fa  .  In  Capua  voleva  Catone  ,  che  ^\  comperailero  tutti 

quei 
(a)  Sat.  3.  (b)  SlL  5. 


70       Storia  Civile  di  Capua 

quei  vali  grandi ,  come  di  miglior  comodo ,  e  di  ftruttu- 
ra  migliore  ,  che  nell'altre  parti  :  flccome  erano  ancora., 
le  Urf7e  ,  VUrcei ,  o  fìano  Gìlli ,  ia  Cr^ppa  ,  VAr/fora  ,  al  cui 
collo  fofpendevano  gli  antichi  ie  ifcrizioni  degli  anlni  àQÌ 
vino  ,  fecondo  Petronio  {a)  5  e  quefti  vafi  erano  a  pari 
rinomati,  o  di  creta,  o  di  metallo  ,  o  di  Sparto. 

Dalla  perfezione  di  quefti  vafI  antichi  fi  vedo, 
quanto  in  Capua  andava  fiorita  in  quei  primi  tempi  la 
maeftria  del  pennello  .  Noi  non  abbiamo  quafì  altri  te- 
ftimonj  delle  pitture  de'  primi  tempi  ,  fé  non  se  quei , 
che  ci  prefentano  gli  antichi  vafi  di  creta  ,  che  tuttavia 
fi  fono  eftratti  da'  fepolcri  di  quei  Gentili,  e  che  nel  te- 
nimento  Capuano  ,  Ipecialmente  nelle  p  anure  di  Calvi , 
fé  ne  fono  in  gran  copia  cavati  fuori .  Da  quefti  vafi  Ci 
conòfce  a  maraviglia ,  che  l'antica  pittura  ,  eccetto  la  va- 
rietà de*  colori,  che  trovodi  da  mano  in  mano  ne'  po- 
fleriori  fecoli ,  per  tutto  il  refto  non  ha  ,  che  cedere  all'idea 
delle  prefenti  più  affinate,  e  più  naturali  j  e  febbene  go- 
dette la  Grecia  di  ottenere  il  primato  d'una  tal  arte  ,  o 
da'  Greci,  come  parlano  tutte  le  Storie,  pafsò  ella  a*  Ro- 
mani ,  molto  prima  de' Romani  però  n'^ra  in  Capua  per- 
fettifiìmo  l'ufo  ;  tantoché  Suetonio  {b)  riferifce  ,  che  quei 
Coloni  della  \^gg^  Giulia  mandati  in  Capua,  nel  demo- 
lire ,  che  facevano  alcuni  antichi  Capuani  fepolcri  ,  per 
erger  nuovi  edifizj  ,  ebbero  in  quelli  la  forte  di  trovare 
diverfi  vafi  d'opera  antica  ,  che  certamente  erano  vafi 
Etrufci ,  cioè  di  quei  Popoli ,  che  molto  prima  di  Roma, 
dalle  Regioni  dei  Pò  pailàrono  nella  noftra  Campagna  ; 
vafi  ,  che  nel  tempo  fiefìo  di  Giulio  Cefare  erano  in  gran- 
diifimo  pregiò  prelTo  i  Romani:  Paucot.  ante  menfei  cum 
in  Colonia  Capua  dedudii  Lege  Julia  coloni  ad  extruendai 
pillai  fepulchra  vetujìijjìym  disjicerent ,  idq'^e  eo  Jìudìojìus 
facerent ,  quod  aliquantum  vafcalorum  operis  antiqui  fcru- 
tantei  reperiebant . 

Le  figure  poi ,  e  i  colori  di   detti  vafi  erano  ordina- 
riamente di  color  lofTo  abbondanti  in  tutto  d^\  famofo 

minio 
(a)  Sat.  u6,  (b)  Pelleir.  pag*  642. 


Libro  Primo.  71 

minio  con  una  doppia  vernice  ,  una.  al  di  fuori  ,  e  pel 
campo  di  color  ferreo  paonazzo,  l'altra  ai  di  dentro  per 
i'incroftatura  ,  ed  a  guifa  di  un  ferro  lucente.  Le  loro  fi- 
gure a  maraviglia  dipinte  fono  de'  Baccanali  ,  e  van  to- 
gate y  poiché  le  palliate  ,  e  con  airi  calzari  fono  itimate 
pitture  Etruiche ,  come  già  dilfi  di   (opra  . 

Sì  lavorava  anche  nell'antica  Capua  di  finidlmo  Z^e- 
tro  y  ed  era  il  vetro  Capuano  così  celebre  tra  i  Scrittori, 
che  non  aveva  a  cedere  a  qualfifia  altra  materia  pila  no- 
bile delle  altre  Città  rinomate  3  e  ciò  per  la  fua  bian- 
c'arena  ,  che  a  tempo  di  Plinio  era  una  porzione  delle  tre 
altre  ,  atte  a  com.porlo  .  Ecco  le  fue  parole  (a)  :  Jam^ 
Vero  &  in  Vt^lturno  mari  Itaììae  arena  alba  nafcenì  iti' 
ter  C^-tmai ,  atque  Lncrìnum ,  qfdae  mollijjtwa  ejì ,  terittiVy 
de  in  njijcetCiT  tribù s  partibus  vitri  ,  pendere  y  2jel  menfu- 
ra  ,  &  lìquata  in  aliai  fornacei  tranijundìtur  ;  ibi  fi t  maf- 
fa  ,  qnae  vocatar  ammonitrum  3  atque  haec  recoquitur ,  © 
fic  2;itrum  pnrtim . 

E  paflaudo  agli  altri  lavori,  ne*  quali  ^\  cfercitavano 
pili  d'ogn'altro  gli  antichi  Capuani  j  febbene  proporziona- 
ti ad  altri  tempi  ,  eh*  ella  la  Città  antica  correva  ,  come 
in  quello  della  fua  Prefettura,  in  cui,  fecondo  fcriffe  Livio  {b\ 
ad  inertifjìmum  ,  (^  defdiojìjjimum  otium  fi  v.de  ridct. 
ta  ;  parole ,  che  ficcome  ci  ricordano  le  inz  fciaguro 
per  quel  tempo,  così  ci  dimoftrano ,  quanto  era  ftata  fe- 
lice per  l'occupazione ,  per  l'efercizio  ,  e  per  l'induitria.* 
de'^iuoi  abitatori .  Si  difie  efiere  la  Città  allora  {e)  receptacu- 
lum  aratorum  ,  nundinai  ruficorum  ,  ce/lam  ,  otqide  hor^ 
reum  Campani  agri  ,^  fervendo  ella  come  un  mercato  di 
tutte  le  faccende  ruiticali  à^\  Paefe  ,  ad  avvifo  Gel  Pelle- 
grino (^J,  adattò  tutta  ia  fua  induftria  ad  inventare,  o 
lavorare  iftiumenti  confacevoli  per  quella  condizione,  dove 
fi  ritrovava  . 

Qujudj  fi  facevano  in  Capua  Je/j/tr/,  Jequali  Jafciato 
poi    il    nome    comune  fahei  ,    perchè  prefero  altra  for- 

K  ma, 

(a)  Cap,  3<5.  Uh.  36.     (b)  Lib.16, 

(e)  Lic,  prò  L^^gr.         (d)  Pag,$s2, 


72       Storia  Civile  di  Cipua 

ma,  fi  diflero  feculae  a  fé  e  andò  ^  come  nota  Varrone  (^); 
e  quantunque  di  quell'altre  deducano  il  novdt  a  Farro  ^\\ 
loro  ulo  nienredimeno  era  ben  anche  comune  per  altre 
recilìoni  ,  e  non  già  come  le  noftrc  def^inate  a  quel  fo- 
Jo  delia  mieti; ura  :  onde  di  quelle  diffe  Virgilio  : 

Kon  rajiroi  patìettir  burnus ,  non  vìnea  falcem  . 
In  altre  luogo  : 

Atque  mala  vìtei  incìdere  falce  novellai .  ih) 
ILd  altrove  ancora  : 

£5*  rtivU  opaci 

Falce  premei  umhrai .  {e) 
Diverfi  erano  ancora  i  leggieri  aratri  di  Capua  ,  che  qui 
fi  componevano  ,  ficcome  diverfo  era  il  noftro  terreno 
da  quello  men  facile  ,  e  duro  di  Roma  j  e  Virgilio  pre- 
pone quello  di  Capua  ,  come  ricco  di  quelle  doti  tutte  ne- 
ceflarie  per  l'abbondanza  delle  viti,  dell'olive  ,  de*  beftia- 
mi  ,  e  delle  biade  : 

Taler/j  dives  arat  Capua  ,    &  vicina  Ve  fa  evo 

Terra  jugo  (d) . 
Diverfo  l'ufo  del  pefo,come  la  cotanto  rinomata  Sfate' 
ra  Campana  ,  che  delcrive  Ifidoro  [e)  ,  altra  da  quella^, 
che  Trutina  e  Staterà  pa^-imenre  {\  difle  ,  ed  ufarono  i 
Romani  ,  detta  comunemei  ^  Bilancia  dalle  due  lanco  , 
che  da  un  filo  ,  che  Ita  nel  mezzo  ,  e  donde  quelle  fo- 
no lofpefe  ,  vanno  ad  efier  ugualmente  librate  ,  benché 
era  la  noftra  Campuana  più  lontana  da  quegl'inganni  ,  che 
nell'altra  di  facile  pofiono  avvenire  dall'avarizia  de*  ven- 
ditori j  e  in  fatti  fovente  i  Romani  vi  trovarono  altera- 
ti i  loro  pefi  ,  che  ,  fecondo  fcriHè  Ammiano,  fu  ftabiliro, 
ad  ovviarne  le  frodi  ,  un  Pi eferto  pretcftato  ,  il  quale /?(?«- 
dera  per  regiones  injìituerìt  univerfas  ,  ofìervandofi  a  tal 
riguardo  molti  pcfi  antichi  ,  e  quafi  tutti  di  pietra  negra, 
come  più  forte  a  r|filt£re  a  qualche  diminuimenro  nella 
durata  del  tempo  ,Bc  su  de'  quali  Icggonfi  fegnati  varj 
nomi  di  fimili  Prefetti . 

In 
(a)  Lih,  4.  de  ling.  latin,     (b)  EcL  4.    (e)  Georg.  Uh,  i. 
(d)  Georg*  2.    (e)  Cap,  34. 


Libro  Primo.  73 

In  Cdpua  fi  desinava  in  quel  tempo  la  compra  del- 
le  fr»i ,  delle  Jjfci^e  dì  varie  fogge,  ddV anfore  di  Spar- 
to ,  e  delio  Sparto  Iteflb  ,  che  ,  come  rifcontra  il  Pellegri- 
no {a)  sull'autorità  ,  che  allega  ,  altro  non  era  ,  che  ìzj 
noftre  gineftre ,  cioè  quelle ,  che  vi  venivan  condotte  da* 
luoghi  vicini  ,  e  colle  quali  potevafì  venire  a  capo  di 
tutti  i  fopraddetti  lavori  ,  e  intrecciarne  ognuno  all'idea 
dell'  ufo  ,  che  il  volea  j  e  ciò  anche  per  quei  vafi  da.^ 
coufervar  liquori  ,  per  gli  quali  aveano  una  maniera  fo- 
prafHna  d'incroftarli  da  fuori  con  pece  ,  con  geflfo  ,  con., 
reflna  ,  ficcome  fcrifTe  Marcello  Donato  nell'  annotazio- 
ni fopra  Livio  {b)i  ed  allora  tal  Ibrta  di  anfore  chiama- 
vano Vafa  picata'^^nzì  fi  coftumava  con  tali  mifture  li- 
gar  i  coverchi  fopra  di  detti  vafi  ,  e  riufcivano  molto 
pulitamente  al  comodo  de'  compratori . 

Ma  dappoiché  arrivò  Capua  ,  al  decader  della  Ro- 
mana Repubblica,  a  miglior  forte ,  e  vifìfe  fotto  la  Signo- 
ria degi 'Imperadori  ,  gitrò  via  gli  ftracci  di  quelTant  ca* 
miferabil  tunica  ,  e  ripigliò  fra  i  fuoi  Tantica  toga  ,  e  lo 
fpiiito  indun-riofo  ,  che  non  mai  ebbe  perduro  :  poiché 
non  ritrovolìl  mai  punto  alterato  il  fuo  clima  j  onde  ri- 
prelero  i  Capuani  ie  antiche  invenzioni ,  altre  ne  miglio- 
rarono )  e  molte  nuove  diedero  fuora  di  tutta  perfe- 
zione . 

E  qiiì  cade  a  propoflto  cominciar  dalla  famofa  z^//- 
ca  Capuana  yche  ferviva  prefTo  le  antiche  menfe  de'  No- 
bili per  amecena  al  par  ,  che  il  mulfo  ,  compofìo  di  me- 
le ,  e  vino,  era  il  preludio  di  quella  de'  ricchi,  coti^nto 
fìimata  da*  Greci,  cotanto  da*  Romani  ,  che  lenza  della 
era  riputata  per  vile  e  dappoco  qualunque  cena  j  e  con 
nuovo  ritrovato  fi  rendè  cosi  perfetta ,  e  riufci  di  un  ce- 
lebre nome  dà  per  turto ronde  obbligò  i  forcilieri  a  traf- 
ficarne da  CapL'a  grofle  quantità  di  Val  Àlìca^beu  com- 
pofta  ;  cosi  Orazio  (r)  : 

Speme  cìbum  vikffiy  nìjl  Hymettìa  niella  Falerno, 

K     2'  Jt  Mar- 

ca) Pag,  sss»        (b)  Lib,22.     (e)  Lih.2.Sar.2. 


74      Storia  Civile  dì  Capua 

E  Marziale  allo  fteflb  propoflto   {a)  : 

Nos  Alicam  ,  mulfum  poterli  tibì  mìttsre  d'wei  , 
Si  tihi  tìoluerìt  mietere  dives ,  eme . 
Non  fu  poi ,  come  argomenta  il  Pellegrino  ,  uguale  il  ludo, 
e  la  delicatezza    di  quefto   tempo    a    quella  grande  del- 
J'ccà   Tua  più  antica,  ma  niente  meno  di  quanta  ne  cor- 
reva in  Roma.  Sì  vedevano  allora  in  Capua   a  gran  fol- 
Ja   gli  Artieri  d'ogni  lavoro  ,  per  IbddJsfare  qualunque  vo- 
glia più  boreofa  de*  Capuani  ,  e  de'  ftranieri  ;  teltimonj 
ne  (ouo  le  tante  gemme  d  anelli,  che  fi  fono  trovato, 
e  tutto  giorno  s'incontrano  nel  lavoro  de'  campi ,  e  eia- 
fcuno    di  maefiofo  ,   e  nobile  intaglio  ;  il  gran  numero 
delle  Fibule  di  tante  fogge  ,  e  di  varie  rapprefentanzo, 
d^lÌQ  quali  altre  erano  a  fervigio  degli  uomini ,  ed  altre, 
come  dice  Ifidoro  {h)  ,  per  adorno ,  e  vaghezza  sul  petto 
delle  donne  j  quello  degli  orecchini ,  che  fi  fcovrano    per 
lo  più  ne*  farcofagi ,  d^ìVarmil/e  ,  à^gìi  aghi  cr i fiati  y  altri 
detti    difcerniciila    dagli    Autori  ,    e    da  Servio  chiamati 
Cala^ijira ySid  ufo  d'jntrecciare  in  anella  i   crini ,  ed  altri 
più  piccioli ,  detti  propriamente  crinales  ^cht  intrecciati  ai 
di  mezzo   della    chiozna    ne  foftenevano  le  varie  mode  j 
lavori  più  onefti  al  certo ,  ed  eleganti  ,   che   non  furono 
quei  lifci  ,  quei  fuchi ,  quelle  cernile  ,  onde  tinti  i  Capua- 
ni più  antichi  poteanfi  tacciar  tutto  al  contrario  di  quel- 
la loda  ,  che  die  poi  Cicerone ,  in  parlando  di  Gabinio, 
agli  altri  del  fuo  tempo  . 

I  Vafellai  ritornarono  al  lavoro  più  nobile  de*  loro 
vafi  ,  che  pel  tempo  della  fua  Prefettura  Capua  noii-> 
vide  ,  che  rozzi  ,  e  ruftichi  .  La  pittura  ritornò  al  fuo 
primo  decoro  ,  e  al  pari  de'  Greci  vi  Ci  lavorò  anche  su 
molaico  ,  ficcome  nella  no/ira  Città  fpecialmente  di  Ca- 
pua ce  n'avanzano  molte  reliquie  ,  ed  in  cafa  del  Dottor 
Simio  de'  Renzi  di  S.  Maria  Maggiore  puolli  vedere  una  Pai' 
lade  pur  troppo  bella  di  tal  lavoro,  ficcome  un  fimula- 
cro  ben  anche  di  Anfione  su  d'un  delfino  ;  arte,  che  poi  fi 

per- 

(a)  Epìg.  6,  Uh.  13.    (b)  Lib.  19.  cdp,  31. 


Libro  Primo .  75 

perde  in  tutto  ncìV  Italia  (a)  dopo  1'  inondazione  de' 
Barbari  j  tantoché  pel  nono  iecolo  fu  forza  di  un  Mae- 
fìro  Greco  tirar  queii  effigie  dclìi  Vergine  ,  che  ila  va  bul- 
la tribuna  del  Coro  della  vecchia  Chiefa  Carredrale  . 

Taccio  l'arre  giudizio  fa ,  e  fopratiina  de*  Falegnami, 
che  mo.'ro  era  in  Capua  avanzata  ,  chiamati  ,  gìu^a^ 
il  Pejlegrino  (jè>)  ,  fotro  il  nome  d' Inleflinarìi  ,  flccomo 
Intejìinae  fi  diÓèro  tutti  i  lavori  di  legno  ,  che  furon  per 
J'arre  uguagliati  a  quei  de*  Paefi  ,  ove  ,  come  fcrifse  Pli- 
nio  fecondo  {e)  ,  ^riva  più  celebre  ,  e  fpcciofa  . 

Mi  difpenfo  àì  riferire  aila  lunga  gli  altri  Artieri ,  che 
più  nobilmente  nellantica  Città   d^i  Capua  fiorivano ,  fpe- 
cialinenre  quei  ,  che  nell' efercizio  di  comporre  odori  ,  e 
profumi  11  trattenevano  ,  e  quei,  che  oltre  a  profumare  le 
pelli  ,  come  in  Babilonia  ,  attendevano  a  renderle  tanto 
morbide  ,  e  tinte  di  color  rodò  vivace,  che  Corippo  AfFri- 
cano ,  citato    dil    Pellegrino   [d)  ,    pofè  a'  piedi    dell'Im- 
perador  Giuftino3  credo  però,  che  tali  fcarpe  fi  fodero  a 
modo    della  Crepìda  ,    che  arrivò  in  Roma  molto    tardi 
dall'ufo,  che  n'era  in  Ciccia,  mentre  i  Romani  ufarono 
pel  contrario    la    Solea  per  le  donne  ,  che  difendea  loro 
foltanto  le  piante  de'  piedi,  ed  il  Cakeo  per  gli  uomini, 
che  ne  guardava  di  più  il  calcagno  ,  amendue  foltenute 
da  su  con    volte  di  piccioli   lacciuoli  ,  che  talora  intrica- 
vanfi  tra  le  dita  del  piede  ifteflb:  laddove  la  Crepida  era 
a  guìia  dtlìt  noftre  pantoffale  3  ed  in  Roma  coloro  ,  che  per 
qualche  tempo  la  calzarono,  detti  ^ctò  crepidasì y  iilma- 
vanfi  molli,  ed  effemminati  {e). 

Finalmente  erano  tanto  rinomati  per  l'Italia  i  Cap&a-^ 
ni  Angulatì  sì  al  riguardo  delle  loro  rofe ,  e  di  quelie  fé- 
minate  ,  e  chiufe  fra  tutte  le  più  tempeftive  (/)  ,  o  di 
quelle, che  la  natura  da  se  fiefià  cacciava  fuori  ne'  cam- 
pi ,  ipecialmente  nel  noftro  Mazzone  ,  che  per  la  graiij 
copia  di  effe  ,  Mazzone  delle  rofe  fu  da*  primi  tempi  iits 

oggi 

(a)  Mìch.  Monaco  in  fanc,  cap.  pag,  226, 

(b)  Pag,zz9-     (e)  Cap,^z,  ltb,i6.     (d)  Pag,  164. 
(e)  Cic.  in  Ver,     (f  )  P/m-.  2.  cap,  42.  Uh,  16. 


76         Storia  Civile  di  Canna 

foggi  chiamato,  come  anche  al  rifieflb  del  Tuo  olio    per- 
fettiflimo ,  e  (Ingoiare. 

Molte  altre  arti  ,  molti  meftieri  nell'  antica  Capua  (ì 
cfercitavano  ,  e  molte  altre  cofe  particolari  vi  fi  aveano, 
delle  quali  diffufamente  Camillo  Pellegrino  (a)  nella  (ua^ 
Campagna  Felice  fa  menzione  5  onde  al  medefimo  rimetten- 
domi, pafJb  più  oltre. 


(a)  PeIleg.pag.SS9* 


SPIE- 


1»  -Se** 


--'^-^"  1 


c 


Libro  Primo.  77 

SPIEGA 

DELLA  PRESENTE 

TOPOGRAFIA. 


1  "PJ  Orta ,  che  conduce  al  Volturno  j  e  perciò  detta  la  Por^ 

X     ta  del  Fiume  . 

2  Porta  di  Cioz^e  ,  cosi'  detta  dal  Tempio  di  Gio'De ,  che 

riguardava , 

3  Porta    Albana  ,  che  conduceva  a  Suejfola  ,  ed    a  Be* 

nez  eneo , 

4  Porta  C umana  ,  coiì  detta  da  Cama ,  ov'era  rivolta  • 

5  11  Campidoglio  cinto  di  mura  con  due  porte  . 

6  Tempo  di  Giove  dentro  la  Città . 

7  Tempio  della  Fortuna . 

8  Tempio    di  Marte   dentro    la  Città   prejfo  il  Foro  del 

Popolo ,  detto  volgarmente  il  Mercato  ,  e  proprìameU" 
te  ov'  è  oggi  la  Chi  e  fa  di  S.Lorenzo  . 

9  Foro  de'  Nobili  y  dijìinto  dal  Fero  del  Popolo* 

0  Scuola  de    Gladiatori  di  Lentolo . 

1  Cuna  de'  Senatori . 

2  Ca\a  dì  Pacuvio  Calavio  , 

3  Cafa  di  Decio   Maggio . 

4  Cafa  di  Giubellio  Taùrea  . 

5  Cafa  di  T^dario  BloJJto  . 

6  Cafa  di  Vibio  Virio  . 

7  Tempio  ,  ^i  ^///  fa  menzione  Livio  d,  4.  //^.  2.  /^<7  /^;' 

<^f//i?  Aedes  alba  ,  che  dinominava  la   Porta  Albana  . 

8  Via  Seplafia  degli  Unguentieri . 

9  V/a  Albana. 

20  Pc'rrtf  ^i  Diana  y  coii  detta  dalfejfer  rivolta  al  famofo 

Tem^ 


78       Storia  Civile  di  Capua 

Tevipìo  di  Diana  Tifatina  . 

21  Vorta  Atellana  -i  coli  detta  dall'ejfer  rivolta  ad  Atella  , 

22  Vìa  Attllarja, 

23  Via  Cumana . 

24  Via  Aquaria  ,  coli  detta  dall'ejfer  '^icifia  all'acquìdotto . 
2  s    Acquidotto . 

26  Vejìigio  di  Fonte  ^ 

ZI  Pifcina , 

z%  Tempio, 

29  Tempio  . 

30  Tempio   dì  Diana  in  mezzo  ad  un  Bofco . 

31  Tempio  famofo  di  Diana   Tifatina* 

32  Terme  0  Pijcina» 

33  Circo  ^ 

S4-  Jl  Monte  Tifata . 

35  //  Crittoportico . 

36  Foro  del  Popolo,  detto  oggi  il  Mercato  . 

37  Bugni  del  Popolo  . 

38  Terme  de'  Nobili, 
29  II  Teatro  . 

40  11  Circo . 

41  Ippodromo  ,  os^?  efercitavanjl  i  cavalli . 

42  J^/(2   ^/;/?/^ . 

43  Via  di   Diana  . 

44  Fiume  Volturno  , 

45  Tempfo  di  Priapo . 

46  vfrfd)  Trionfale, 

47  L* Anfiteatro  , 

48  Acquidotto  di  acqua  faìutevole  . 

49  ó>/?^  ^  picciolo  porto  per  l'imbarco  delle  Vettovaglie  * 

50  Antico  Cajìltno  ,   j^v//^  r^i  r»/«^  /«  /'</^«(?   del  Signo» 

re  856.  edificata  la  prefente  Città  di  Capua  * 


CA- 


Libro  Primo.  79 

CAPITOLO    V. 

Della  Situazione  ,  Forma ,  Edifìz]  ,  Strade  ,  ìnfegne  , 

ed  altro  più  notabile  dell'antica 

Città  di  Capua. 

IA  forma  ,  e  minutifllma  pianta  dell'antica  Citta  di 
_^  Capua  ,  de*  fuoi  edifizj  più  rinomati  ,  e  com'  era.. 
nella  Tua  florida  ,  e  primiera  grandezza  ,  fu  formata  dal- 
l'eruditiflìnio  Monfignor  Cefare  Cofta  ,  Aicivefcovo  di 
Capua  ,  ii  quale  la  fé  dipingere  nella  Sala  dei  fuo  Pala- 
gio Arcivefcovile,  dove  anche  al  prelènte  fi  ofièrva  ,  o 
donde  un  efattiflìma  copia  ho  voluto  anche  io  deduire , 
e  ftamparla  in  quefto  libro  per  maggior  foddisfaziono 
de'  curjofi  Letterati . 

Allora  la  Città  pigliava  di  eftenflone ,  e  di  circuito 
circa  lei  miglia  ,  quant'ora  occupano  i  Cafali  di  S.Maria 
Maggiore  ,  di  S.Pietro  in  Corpo  ,  àtlÌQ  Curti  ,  di  Mace- 
rata ,  di  S.Andrea  de'  Lagni  ,  e  quanto  fi  comprende  in- 
torno a*  detti  Cafali  ,  fino  di  là  dell'Arco  Trionfale  ,  di 
là  dell'Anfiteatro  ,  fino  al  quadrivio  del  Cafale  di  San- 
to Prifco  j  tantoché  ii  Foro  dei  Popolo  ,  ch'era  appun- 
to ,  dove  ora  e  il  Mercato  di  Santa  Maria  ,  in  mezzo  del- 
la  Città   fituato   veniva  . 

Cicerone  però  cantra  Ruìlum  la  deferire  in  una  ma- 
niera afìfai  pili  maefiofa  ,  e  grande  j  e  credo  ,  che  parli 
del  tempo,  quando  avea  maggior  eftenfione  ,  e  giugne- 
Va  molto  più  oltre  ,  come  vogliono  alcuni  Autori  .  Scri- 
ve quefto  grande  Oratore  ,  che  l'antica  Capua  era  udr.» 
Città  troppo  nobile  ,  e  troppo  beila  ,  le  {\xt  muraglie-» 
erano  di  larghezza  palmi  dieci  ,  era  circondata  da'  folli 
fpaziofi  ,  che  arrivavano  alia  larghezza  di  50.  pafiì  ,  il 
circuito  delle  fuc  mura  giugneva  a  32.  fiadj  :  Lofuo  Z^C' 
tui  cìvìtai  defcriptione  ^  &  p u le hrit tedine  injìgr/ìs  5  fr^ri 
latitudine  palmorum  decem  ,  fo£ae  latituaine  paJJ'uum  quin'- 

L  qua* 


So       Storia  Civile  di  Capua 

quagìnta  ,  amhìtui    murovum  Jìadìorum  trìginta  duoram  . 
Città  la   più  felice  ,    la    più  amena  ,  la   più  deliziofa  di 
quante    mai  erano  allora  nel  Mondo  ,    gareggiando  in-* 
niaeftà  ,  e  grandezza  con   Roma  ,  e  Corinto  ;  (ìtuata  ,  o 
pofta  in   mezzo  di  ferriliifimi  canrìpi    ,    come  fcrifl'e  Poli- 
bio :    /v  medili  autem  camph  Capua  /ita   eji    ,    cmmunt^ 
olim  felìcìjjtma  cwlias  :  edificata   nel  feno  dtW  Italia  ,  ì^-* 
più  bella  Regione  dell' Univerfo,  due  miglia  diftante  dal 
fiume,  in  clima  molto  dolce,  ed  ameno  .  Da  Capua  pre- 
fero i  Romani  il  modello   ,  e   la  norma  di  vivere  ,  e  di 
governare  ,  da  Capua  appararono  il  decoro    delia  maeiìà, 
e  dell' impero  3  e  quando  Capua  era  Città  grande,  e  ma- 
gnifica )    Roma    era   un   vii  ricetto  di  paftori  ,  tantoché 
Veliejo  Patercolo  ,  guardando   la  grandezza  di  lei  ,  ii  va- 
llo dominio,  e  la  fignoria  ,  che  fopra   di  dette  Città  ,o 
fopra   tutta  la  Campania  avea ,  riflettendo  all' abbondan- 
za de*  viveri,  alle  ricchezze,  alla  magnificenza   degli  edi- 
fizj ,  difle   pieno  di  (ìupore;  Vix  crediderim  tam  mature 
Capuam   tant  im  urhem  crevìlje  . 

Avea  \3,  Città  di  Capua  fette  Porte  :  la  prima  ^\  chia- 
mava Porta  Fluviale  5  perche  conduceva  al  Fiume  Vol- 
turno ,  fin  dove  in  diflefa  la  prima  volta  la  via  Appio, 
che  cominciava  da  Roma  fino  al  Ponte  dtW  antico  Ca- 
filino  ,  fatta  da  Appio  Claudio  Romano  1*  anno  44S.  di 
Roma  ,  e  dopo  300.  anni  fu  diftela  da  Capua  a  Brin- 
difi  :  e  quefta  via  palTava  su  deJ  Ponte  già  detto  ,  e  fpor- 
geva  poi 'in  un  luogo  della  prefente  Capua,  e  poi  nella 
firada  ,  che  dicefi  di  Santa  Caterina  i  elTendo  rimalto  fin 
oggi  ,  al  dir  di  Camillo  Pellegrino ,  la  {n^  denominazio- 
ne nel  luogo  chiamato  la  Selice  ,  per  cflèr  quefta  via- 
formata  tutta  intera  di  una  medefima  fehce  negra,  e  pe- 
rò ben  nota  al  fuo    colore. 

La  feconda  fi  chiamava  "Porta  Tifatila,  o  Porta  di 
Diana  5  perchè  era  rivolta  al  famofo  Tempio  di  Diana 
Titatina  .  Da  quetta  Porta  la  Città  dì  Capua  diftefe  la 
Via  Latina  ,  di  cui  poi  una  gran  parte  rifece  a  fue  fpe- 
fe    Gabinio   nobile  ,   e   ricco    cittadino   Capuano  :  e  da. 

que- 


Libro  Primo.  8t 

que{!a  VÌA  prefe  Appio  T  efempìo   di   laflricar  la  fua  ,  ef- 
icndo  molto  pjù  antica  la  Via  Latina  deli'  Appia  . 

La  terza  fi  chiamava  Por^a  di  Gio^e  ,  la  quale  me- 
nava al  famofo  già  detto  Tempio  ,  cicciicato  a  Gjove  ,  per 
una  via  ampia  ,  e  piana  .  QL^efla  fi  a  va  fitua  fa  nel  luogo, 
ora  canapo  ,  prima  di  entrare  nel  Cafale  di  Santo  Pri- 
ico  ,  e  propriamente  ,  ove  trovafi  la  Chiefa  diruta  di  S.Mar- 
tino  ,  per  la  quale  Porta  a  finifìra  ufciva  la  via  di  Gio- 
ve, chiamata  anche  Aquaria  ,  come  poco   appreso  dirò. 

La  quarta  fi  chiamava  Porta  Albana  {a) ,  la  qualo 
conduceva  a  Sueffola  ,  Città  antica  fituata  nel  luogo ,  ove 
ora  fi  dice  alle  Alajjarie  j  e  dopo  il  Cafale  di  San  Nìc- 
colò  la  Strada^  fi  dilatava  verfo  Cancello  y  come  già  dilli 
di  fopra  ,  e  di  là  poi  per  le  Montagne  di  Arpaja  o  fian 
Forche  Caudine  ,  conduceva  a  Benevento  ,  per  dove  ap- 
punto  faceva  il  fuo  corfo  la  tanto  rinomata  Vja  Appia  , 
Era  que{ia  Porta  fituata  nei  luogo  ,  ove  ora  è  il  Qua- 
drivio tra  i  Calali  di  Cafapulla  ,  S.  Prifco  y  e  le  O/rti , 
pochi  pafij  di  là  delie  Carceri  z^eccòie  ,  venendofi  da  San- 
ta  Maria    Maggiore  ,  come  or   ora  dirò  più.  diffufamente. 

La  quinta  fi  chiamava  Porta  Atellana  ,  così  detta, 
per  efier  rivolta  alla  diftrutta  Città  di  Atella  ,  che  allor 
era  fituata  vicino  la  Città  di  Averfa  ,  laddove  oggi  è 
Ja  Terra  di  S,  Elpìdio  ,  volgarmente  Sant*  Arpino  .  Il 
Pratilli  adduce  ottime  congetture  ,  che  tal  Porta  fia  fia- 
ta fituata  nel  mezzo  deWe  cinque  vie  ,  vicino  la  Cappel- 
la di  Santa  Maria  delle  Grazie  dei  Cafale  di  Macerata  : 
il  qual  luogo  diftintamente  guarda  l'antica  AteW^y  evi 
fono  chiarirmi  vefligj  della   via  Atellana. 

La  fefta  era  chiamata  Porta  Litertjina ,  o  Marittima, 
ch'era  volta  verfo  :1  mare,  e  conduceva  a  Patria,  e  di 
là  al  mare  più  lontano . 

La  fettima  era  ia  Porta  Ctimana  {h) ,  per  dove  ufci- 
va la  Via  C  onfolare  o  fia  Campana  ,  che  a  Cuma  ,  ed 
a  Pozzuoli  menava. 

Diverfe  erano  Je  firade  ,  che  fi  battevano  per  mez- 

L     2  zo 

(a)  Liv.  dee,  3.  Uh,  2.        (b)  Ziv,  dee.  i.  //^.  4. 


82         Storia  Civile  di  Capua 

70  la  Città  ,  e  che  dalle  Porte  di  efla  ufcendo ,  a  diverfl 
rinomatiflimi  luoghi  conducevano.  Dalla  Porta  Atellana 
fìtuata  ,  come  difli,  in  mezzo  alle  cinque  vie,  ufciva  la 
Itrada  ,  che  ad  Atella  per  diritto  fentiero  menava  ,  in- 
di a  Napoli.  Dalla  Porta  Liternina  ,  o  (ìa  Marittima  ufci- 
va la  ftrada  ,  la  quale  per  inezzo  de*  due  Cafaii  di  S.Tam- 
maro, e  di  Sa  vignano  ,  e  per  mezzo  del  Feudo  di  Car- 
dite conduceva  a  Vico  di  Pantano,  a  Patr'a,  e  ad  altri 
luoghi  marittimi.  La  yia  Aquarìa  ^  odi  Cove,  Ja  qua* 
le  ,  ufcendo  dalla  già  detta  Porta  di  Giove  ,  fituata  nel 
Campo  oggi  di  S.  Martino  ,  a  man  finiftra  ,  equafipref- 
fo  1*  antico  acquidotto  ,  ov*  era  ia  gran  Pifcina  a*  noftri 
tempi  fco verta  ,  fi  (tendeva  per  mezzo  del  Cafale  di  S.Pri- 
fco ,  e  propria  nente  per  fianco  della  fua  Chiefa  Parroc- 
chiale, e  tirava  al  Tempio  di  Giove.  Vicino  a  tal  via  (I 
vede  ai  prefente  fuori  di  S.  Pnfco  un  monumento  nobi- 
lifil.no  ,  che  'I  fito  di  detta  firada  chiaramente  addita  . 
La  ViaConfolare  ^  o  Campani  ufciva  dalla  Porta  Curaa- 
na  ,  fituata  ove  ora  è  il  Cafale  di  S.  Andrea  de' Lagni , 
e  tirava  avanti  pel  Ponte  del  fiume  Cianio  ,  oggi  detto 
Fonte  a  S elìce  ,  pafTava  per  lo  Borgo  di  S.  Lorenzo  dì 
Averfa   5  ed  indi  a  Cuma  ,  ed  a  Pozzuoli  menava  . 

Ma  di  tutte  le  ftrade  ,  ch'erano  dentro  1*  antica  Ca- 
pua ,  due  erano  le  principali  ;  la  Seplajìa ,  e  i*  Albana  .  la 
quelle  due  il  valore  di  Annibale  ,  e  l'orgoglio  de' Carta- 
g'nefi  fi  vide  fcofib  ed  abbattuto  :  At  tunc  demum  fra^ 
dltty  &  concujf(ì  Punica  ferìtai  ejì  ^  cum  Seplajìa  ,&  Al- 
bana cajìra  effe  coeperunt  (a)  .  Era  ia  Seplafia  una  ben.» 
lunga,  e  larga  ftrada  ,  ripiena  da  quefta  ,  e  quella  parte 
di  botteghe  di  unguenti  odorofi  ,  che  in  efiè  fi  compo- 
nevano ,  e  diverfe  fpezie  di  fuchi  ,  altri  da  bellettarc;  , 
altri  per  ramaiorbidir  le  pelli  ,  altri  per  rendere  odorofe 
le  vcftim-nta  .  Di  quefti  unguenti  a  marav  glia  fi  dilet- 
tavano i  Capuani  ,  e  fé  ne  fé: vivano  non  meno  gli  uo- 
mini ,  che  le  donne  ,  come  già  dilli  di  fopra .  Perciò  ita- 
van  quelli  in  fommo  pregio  ,    e  ftima  ,    anche  apprefib 

i'al- 
(a)  Falen  Maff,  lib.  9.   cap.   i. 


Libro  Primo.  83 

r  altre  Città ,  dove  fi  andavano  a  vendere  :  fpecialmente 
de'  fuchi  per  le  donne  fé  ne  facea  grande  fmaltiraento  a'  Na- 
poJetani .  Quefta  ftrada  era  ben  frequentata  da  ogni  ge- 
nere di  perione  ,  sì  pel  foave  continuo  odore  ,  che  da- 
va ,  sì  anche  pel  naturai  coftudie  de*  Capuanni  ,  che-» 
troppo  fi  dilettavano  di  tali  fuchi ,  e  belletti  :  inipercioc- 
chè  molti  attendevano  alla  coltura  de' capelli ,  alia  puli« 
zia  del  volto  ,  alia  venultà  della  faccia  ,  ed  alla  morbi- 
dezza della  pelle  ,  gonfj  nel  camminare  ,  nelT  afpetto  , 
nel  veftire  ,  come  notò  Cicerone  di  Gabinio  ;  Gahinium^ 
àenìqne  Jì  vidiffent ,  duumvirum  Vsftri  ilU  unguentar]  cì^ 
tius  agno'Diffent . 

Sopra  la  (Irada  Seplafla  vi  erano  molte  abitazioni 
di  donne  libere  ,  ed  impure  j  luogo  ,  che  anche  Seplajta 
veniva  chiamato  ,  ove  andavano  tutti  gli  uomini  dilb- 
nefti  ,  e  molli  a  sfogare  le  loro  voglie  laide  ,  e  lafcive. 
Era  perciò  luogo  tanto  infame,  ch'era  delitto  {a)  ad  un 
Romano  ,  e  ad  un  onefto  Capuano  il  comparirci  foltan- 
to .  E  può  dirfi  intorno  a  corcfte  ree  donne ,  quanto  per 
quel  tempo  almeno  ,  che  la  noftra  antica  Capua  fiorì 
fotto  gl'Imperadori  ,  correa  in  Roma  di  coltume  ,  e  di 
legge  .  Andarano  elle  fenza  ffola  ,  fenza  la  fafcia  ,  detta^ 
inJìUa  da*  Latini  ,  e  fenza  infine  altra  benda  ,  onde  an- 
davan  ligati  i  crini  de'Ia  gente  onelta  ,  e  delle  Matrone^ 
iHccome  T  accenna  Ovidio  (^): 

Scrìpjtmuì  haec  illìi  y  quorr^m  nec  'z;ìFia  pudicos 
Attìngtt  crine!  ,  nec  fiola  longa  pedes  . 
Trovavanfi  tali  donne  cosi  fequeltrate  dalT  altre  ,  accioc- 
ché il  loro  contagio  non  paffàfle  oltra  in  Città  ad  infet- 
tar l'altrui  pudicizia,  ficcome  di  prefente  n*  è  la  legger 
in  molti  luoghi  .  E  qualora  ftato  foffe  ,  che  alcune  di 
loro  abitafTcro  difperfe  in  C  ttà  ,  nientedimeno  le  lor 
cafe  ravvifavanfi  alle  tabelle  ,  che  vi  (tavano  appiccate  j 
onde  Marziale  ,  parlando  di  tal  coftume  ,  dille  lepida- 
mente ad    un    Tuo  amico. 

Infcrìptae  quotiti  intrajìì  Umìna  Cellae . 

(a)  Stor.  Inglef.  (b)  De  Font.  Eleg^  4» 


84       Storia  Civile  di  Cnpiia 

Di  pili  fé  mai  taluna  promefio  a  vede  aìtrui  un  tempo 
^abilito  o  di  notte  ,  o  di  giorno  ,  ferviva  a  licenziar^ij 
ogni  altro  Ja  breve  epigrafe,  che  vedeafi  attaccata  aldi- 
fuori  deJla  iua  ftanza  ;  occupala  ejì  i  onde  Plauto  nell'Afi- 
naria  : 

In  forìhi^s  Jcrìlat  occupatam  effe . 
Eran  quelle  tenute  a  pagar  un  dazio  per  Pinfame  loro 
meftiere  a  proporzione  de]  guadagno,  che  faceano  ;  ga- 
bella, che  eccome  nota  Suetonio(^),  iw  Caligola  il  pri- 
mo ad  introdurla  .  Ma  lafciando  di  già  quefìe  laidezze^, 
vengo  alla  Via  Albana  . 

La  Vìa  Albana  era  anche  una  òitWt  principali  ftrade, 
anzi  la  più  bella  ftrada  di  quante  ve  n'erano  in  Capua, 
chiamata  da  Cicerone,  e  da  Valerio  Maflìmo  Vìa  Alba- 
na pulcberrma  .SzQonào  il  parere  delI'Arcivefcovo  Cofta, 
e  del  Padre  Pafquale  Goduta  dirittamente  menava  dalia 
Porta  Cafilinefe  alla  Porta  Albana,  ed  al  parer  dell*  Ifa  , 
e  del  Vecchioni  farebbe  preflb  il  Convento  di  S.  Marco 
de*  PP.  Alcanterini ,  nel  quadrivio  dopo  le  carceri  vecchie, 
tra  i  Cafali  dtW^  Curti ,  di  Cafapulla  ,  e  di  S.Priko ,  ov' 
era  fituata  la  Porta  Albana  .  Anzi  il  Vecchioni  riferifco 
un  antico  iftrumento  dQÌ  Moniftero  de*  Monaci  Gugiielmi- 
ti  in  Capua  dell'anno  1213.,  ove  parlandofi  del  campo 
vicino  le  carceri  vecchie  ,  fi  dice  ;  In  Caf/^po  Albano ,  qui 
àicitur  *iiulgo  ad  carcere!  in  pertinentVn  Cafalìi  S,Prìfci» 
Dalia  Porta  Albana  ufciva  la  famofa  Via  Appia ,  coOj 
tanta  erudizione  defcritta  ,  ed  illuftrata  dal  noftro  Pratil- 
]i ,  e  conduceva  da  Capua  a  Benevento  ,  e  di  là  a  Brin- 
difi  .  A  deftra ,  e  (ìnidra  di  quefta  via  fuori  la  Porta  Al- 
bana vi  erano  due  fepolcri  nobiliilìmi  ,  che  anche  oggi 
fufliftono ,  uno  fotto  il  nome  d^W^:.  Carceri  Vecchie  ,  l'altro 
della  Conocchia  3  l'uno  ,  e  l'altro  con  diverfe  nicchie  cine- 
rarie ,  formati  di  due ,  e  tre  piani ,  di  belliflìmi  marmi , 
e  di  pietre  ben  compofte  fregiati ,  ed  adorni  5  della  gran- 
dezza Capuana  antichi  monumenti ,  e  gloriofi  , 

Vicino  a  quefta  Porta  era  il  Foro  Albano  ^  dove  iru 

tem- 
(a)  7/5?  eo  cap.XL 


Libro  Primo  .  Bj 

tempo  di  ftate  fi  faceva  una  rinomatidima  fiera  coi  con- 
corlo  dì  gran  niirDero  di  mercatanti ,  anche  forelHeri  .  Di 
questo  Mercato  iì  parla  nel  frammento  dell'antico  Calen- 
dario riportato  dai  Crucerò  (a)  . 

AESTAS  EX  XI.  K.  MAI.  IN  X.  K.  AVO.  DIES  LXXXXIIII. 
NVNDINAE  AQViNL  IN  VICO  INTERAMN.  MIN  rVR.N. 

P.OMAE.  CAPVAE.  CASINI.  FRABaATER. 
Il  Pellegrini  nell'  allegar  quello  frammento  parla  molto 
dottamente  fecondo  il  fuo  coftume  della  Via,  e  Foro 
Albano ,  e  della  Fiera  ;  onde  non  occorre ,  che  io  abbia- 
qui  a  diffondermi  .  In  quefto  Foro  vi  era  ben  anche  it 
pubblico  granajo  per  l'annona  della  Cifra  .  Di  un  fitta- 
juolo  di  quefto  granajo  fi  fa  memoria  in  una  ifcrizione , 
fcavata  nel  i66i.  eh'  è  la  feguente  ; 

AVR.  ASCLEPIODO 
RVS  L.  AVR.  CaES.  LIB. 
TABLAR.  IN  HORR. 
ALBANO  CAPVAE 
H.     S.     E. 
Ed  intorno  alia  Fiera  ,  che  fi  faceva  nel  Foro  Albano  ,  non 
è    da  tralafciarfi  ,  che  '1   gran  concorfo  della  gente   deri- 
vava   fpecialmente  da  molte  merci    particolari ,  che    iru 
Capua    liefla    fi  formavano .  Erano    gli  antichi    Capuani 
oltremodo    induftriofi  j  e  perciò    da  Varrone ,  da  Plinio  , 
da    Nonio  Marcello,  e  da  altri  antichi  Autori  fon    men» 
tovati ,  e  lodati  i  ^qjt  dì  creta  y  e  di  bronzo   Campamele 
fecole  0  Jìan  falci ,  le  opere   di  Sparto ,  i  Perìjiomì  o  jìan 
tapezzerie  ,  di    cui  parla  Plauto  (^J ,  ugualmente  ftimati, 
che    le  famofe  di  Alexandria  ,  le  pelli  profumate  ,  e  por^ 
parine  t  delle  quali    calzavano  gl'ImperaJori ,  ed  altre  fi- 
tuli  cofe  ,  delle  quali  con  un  paragrafo  feparato    ne  ho 
fatto  più  diftinta  menzione. 

Verfo  la  Via  Latina  dalla  Città  di  Capua  pafiavaG 
il  Volturno  per  un  magnifico  Ponte  al  Settentrione  del 
Tifata,  andandofi  a  Cales ,  detta  oggi  Calz'i  *  all'antica.. 
Calazia ,  TrebulayO.  ad  altri    luoghi; del  qua!  Ponte  le  ne 

veUe 
(a)  FoL  135.       (b)  In  Pfeud. 


86       Storia  Civile  di  Capna 

vede  fin  oggi  un  gran  veftigio.Fu  anche  taie  ftrada  chia- 
mata Via  Diana  j  polche  da  detti  luoghi  al  Tempio  di 
Diana  per  efla   fi   veniva . 

Due  miglia  lungi  dall'antica  Capua  veniva  ftuato  il 
già  detto  fiume  Volturno  baltantementc  navigabile .  Or 
ficcotn*  era  in  ufo  navigarfi  il  Tevere  di  Roma ,  pel 
quale  le  navi  ,  benché  lunghe  ,  e  quanto  €\  voglia  gran- 
di ,  cariche  fino  a  3000.  tomola  di  frumento  giugnevano 
fino  a  Roma,  non  di  altro  modo,  che  a  forza  di  remi, 
tirati  anche  con  corde,  e  funi;  così  appunto  £i  efei cita- 
va il  traffico  à^\  noftro  Volturno  con  barche  a  forza- 
di  remi  contro  al  corfo  delle  fue  acque ,  in  efle  condu- 
cendofi  in  Capua  molte  forte  di  merci ,  che  per  induftria 
de*  negozianti  ^\  tragittavano  fino  al  mare  di  Caltel 
Volturno ,  donde  poi  piglavan  vela  p' r  qualfifia  parto 
del  Mondo  .  Di  quefto  modo  di  tragittare  le  navi  per 
lo  fiume  Tevere  fcrifle  Dionigi  {a)  dì  Alicarnaflo  :  Lori' 
gae  navei  ,  quantum'Dii  magnae  ,  ^3  e%  OKerar'tìSy  atquc^ 
ufque  ad  tria  milita  modiorum  ferentei  per  ejuì  os  irjtranfy 
(^  R'^^mam  ufque  rewigio  ,  (3  funihuì  traBae  feruntur  • 
Anzi  Bartolomeo  di  Ariano ,  Cittadino  di  Pozzuoli ,  per 
aver  rinnovellato  queft'ufo  in  Capiia  di  far  correre  per  le 
acque  del  Volturno  le  navi  con  remi  ,  e  funi  ,  fu  Tan- 
no 1393.  creaio  Confolo  d^l  mare  del  Re  Ladislao  j  ca- 
rica e  per  onore  ,  e  per  lucro  molto  grande  e  pre- 
gevole, 

A  quefto  efFetto  nella  Città  di  Cafilino  ,  che  veniva./ 
bagnata  da  quefto  fiume,  due  miglia  lungi  dall'antica.^ 
Capua  ,  vi  fi  era  fatto  un  picciol  porto  di  fortillìma  fab- 
brica in  forma  di  mezza  luna ,  come  ho  detto  di  fopra, 
dove  potevano  ben  entrare  le  navi ,  e  caricarfi  di  vetto- 
vaglie ,  o  fcaricare  ciò,  che  portavano  per  comodo,  o 
vantaggio  della  Provincia .  Per  difeià  di  eflb  vi  fi  era-» 
edificato  da  vicino  ,  e  propriamente  sul  fiume  un  Ca- 
flello  i  tantoché  il  luogo  anche  oggi  ritiene  il  nome  di 
Caflelluccio .  Or  in    tempo  della  feconda  guerra  Cartagi- 

nefe 
(a)  Lib,  3. 


\ 


Libro  Primo;  87 

nefc  fu  quefto  Caftello  da*  Romani  riftorato ,  e  di  nuo- 
ve, e  più  forti  mura,  e  ripari  munito,  acciocché  giu- 
gnendo  quivi  dalla  Sardegna  ,  e  daJl'Etruria  ,  o  da  altro 
parti  le  vettovaglie  per  l'efercito  ,  che  afiediava  Capua, 
poteifero  per  fiume  fino  a  Cafilino  ,  che  già  era  perve- 
nuto in  ior  potere  ,  e(Tèr  fìcuramente  trafportate  ;  Cajì- 
lìnum  frnmentum  conveBum  ad  Vuìturni  ofìia ,  tthì  tiunc 

urhi  eji  ,    &  Cajtsllum yìppius   Claudìui 

Cori  fui  y  D.  Jnnìo  ad  ojìium  Valturni  praepojtto  >  qui ,  uf 
naves  accejfijjent  ,  extemph  ìh  cajira  mittsret  Jrumeft' 
tum . 

Quefto  fiume  Volturno  nafce  nel  Sannio  circa  otto 
miglia  fopra  la  Città  di  Vcnafro  j  e  propriamente  fcorre 
dal  Monte  della  Rocchetta  , Feudo  della  nobile  Famiglia 
Valdetaro  di  Genova  ,  predo  la  Badia  di  S.  Vincenzo  ,  det- 
ta perciò  ad  Fontei  Vulturnt ,  e  per  giri  tortuofi  giugno 
in  Capua.  In  tempo  di  pioggia  riceve  egli  tutte  le  acque 
da' monti,  e  laghi  d'attorno,  onde  s'ingroffai  e  gonfio, 
e  torvo  non  folo  cammina  con  fommo  impeto,  e  rumo- 
re ,  ma  efce  ancora  dal  Tuo  letto  ,  ed  allaga  le  cam- 
pagne ,  e  molte  volte  ,  eflendo  abbondanti ,  e  continove 
ic  acque  povane  ,  occupa  molti  luoghi  della  Città  di 
Capua  ,  ad  elfo  più  vicini  .  Tantoché  afièdiato  Cafilino 
da'Carraginefi  Tanno  537.  di  Roma  non  poiè  effer  loc- 
corfo  dal  Confolo  Marcello  ,  impedito  àA  fiume  Voltur- 
no ,  che  trovavafi  m«)lto  gonfiato  dall'  acque  piovane  . 
Onde  Livio  così  fcrifle  :  Marcellum  ipfum  cupientem  [erre 
auxìlium  obfejjìs  Vulturnui  amnìt  injìatui  aquis  .  .  .  Di- 
verfe  forte  di  pefci  quefto  Volturno  è  folito  dare  a*  Ca- 
puani :  gli  ordinar)  lono  fquami ,  cefali ,  fpinole ,  ed  an- 
guille di  pefo  notabile  .  Nel  mefe  di  Marzo  ,  e  di  Aprile» 
foleva  dare  le  lamprede  ,  pefce  molto  Iquifito  ,  e  fenza. 
occhi  :  nel  mefe  poi  di  Maggio  fino  a  x  mefi  caldi  ha- 
fejnpre  dato  gran  quantità  di  alofe  .  Di  quando  in  quan- 
do fi  pigliano  in  quelto  fiume  de'  gicflì  ftorioni  di  tren- 
ta ,  e  cjuaranta  rotoli  l'uno 3  anzi  alle  volte  le  ne  fono 
piefi  fino  al  pefo  d'  un  cantaro. 

M  So 


88        Storia  Civile  di  Capua 

Sa   di  quefto  fiume  Volturno  più  ponti  vi  erano  ia 
tempo  dell*  antichillima   Capua.   Uno  si  fu  il  Ponse  di  Ca- 
Jtiino  y  da  me  ^là  riferito  di  fopra  ,  il  quale  facea  parto 
della  frequentala    via  Appia  nel  mezzo  della  Città  ,  per 
dove  da   CafiJino   fi  paflava  fopra  del  fiume ,  e  {\  andava 
al   Borgo  di  S.  Antonio  Abbate,  che  oggi  fi  dice  fuori  la 
Porta  di  Roma  ,  e  di  là  in  diverfè  parti  del  Mondo .  Di 
quefto    Ponte    fcrifle    AlefTandro  Telefino  ;   Pom  quoque^ 
mìrae   magnitudini^ ,  miroque  opere  corijiru^ni ,  in  ipfo  li^ 
mine    exfìdt  fundatut   ,    qui  intrantibuì  ,    ^    exeuntihui 
fncatum  praebens  ab  una  parte  urbis  ,    aì^  alia  vero  Bur^ 
gui  fatis  prolixus  objicitur  *  Cominciava  quefto  Ponte  di 
Cafiiino    appunto    nel  luogo  là  ,  ove  oggi  è  fituata  \su 
Chieia  della  Santella  ,  e  s'innalzava  per  lopra  del  Voltur- 
no .    Vicino  al  molino  de'  Signori  Capua   dalla  parte  di 
fotto  ,  ove  Ci  dice  Ebboli ,  fin  oggi  vi  è  rimafto,  e  fi  ve- 
de un  gran    pezzo  del   fuo  antico   pilaftro  ,    o  fia  piede- 
ftallo    .  Sporgeva  il  già  detto  Ponte,  e  fermava  ibpra  di 
quel  luogo  ,  cht  trovafi  a  man   delira  nel  primo   ufcirc_^ 
delia  Porta  di  Roma  ,  che  fu  giardino  del  famofo  Speziale 
N:CColò   Scodes  ;  indi  per  la  via  Appia  fi  andava  in  Roma. 

L'altro  Ponte  grande  ,  e  magnifico  ,  che  anche  ora 
intieramente  fufiifie ,  e  dalla  Città  alla  Porta  delle  Torri  , 
oggi  di  Roma ,  Ci  ftende  ,  fu  edificato  dagli  antichi  Ca~ 
puani  in  tempo  della  loro  fublimità  ,  e  ricchezza  i  rovi- 
nato poi  dal  tempo  fu  più  volte  rifatto  ,  ed  accomo- 
dato da' Romani  in  tempo  ,  che  Capua  giaceva  fotto  il 
mifero  (tato  di  Prefettura  .  Ma  poi  diruto  dopo  altri  fc- 
coli  fu  dall' Imperador  Federico  II.  rifatto  più  maeftofa- 
mente  ,  ed  ornato  . 

Vi  era  finalmente  un  altro  Ponte  sul  Volturno  tra 
Capua,  eia  contrada  di  Triflfco ,  circa  due  miglia  dinan- 
te dalla  medema  Città  di  Capua  ,  del  quale  feci  fopra. 
piccola  menzione  ,  e  n'  è  reltata  in  piedi  fino  ad  oggi 
una  gran  porzione,  che  dicefi  Ponte  Rotto»  Qiiefto  Pon- 
te ,  fotto  del  quale  fcorre  il  Volturno  ,  dalla  fua  Itrurtu- 
ra  diraoilra   efièr  antithifiìmo  ,    e  fin  dal  tempo  di  An- 

niba- 


Libro  Primo.  89 

nibale  :  onde  fi  può  dir  con  ficurczza ,  che  fu  edificato 
dagli  antichidìmi  Capuani  per  i*  ufo  di  congiuni^ere  Ja., 
Via  Latina  j  e  fervir  dovette  per  comodo  di  a 'cune  Cit- 
tà ,  come  di  Cales  ,  Calazia ,  Trebola  ,  Compt^lteria ,  Ali- 
fef  e  di  altri  luoghi  ,  donde  all'antica  Capua  la  gento 
veniva  ,  non  molto  difcofto  dal  Tempio  di  Diana  Ti- 
fa ti  na  .  Scrifle  J'Ariofto,  che  vicino  a  quefto  Ponte  Rot- 
to il  Conte  Orlando  mife  a  morte  il  Gigante  Morante  ,  Si- 
gnor delia  Baronia  ;  onde  per  tal  ragione  fi  può  dedur- 
re ,  che  tal  Ponte  fia  molto  antico  .  Anzi  Antonino  fcrif- 
f e ,  che  quando  Marcello  pafsò  coli*  efercito  a  Nola  cen- 
tra di  Annibale,  e  de' Capuani  medefimi ,  gli  andarono  in- 
contro gli  Ambaiciadori  di  Nola  ,  e  prefero  Ja  via  ,  pie- 
gando a  fìniftra  alle  faide  deJ  Monte  Collicola  :  delli^ 
quale  via  rimangono  fin  oggi  chiari  fegni  per  gli  no- 
Itri  Cafali  di  Bellona  9  Pìgnataro  ,  Patii uliarso  ,  e  per  al- 
tri di  quel  tratto  ,  finche  non  fi  giugne  al  fiun;e  Vol- 
turno nel  iuogo  ,  dove  ora  è  detto  a  Ponte ^  nella  contra- 
da di  Trifiirco3  e  per  quella  va  fi  conduce  in  Cajazzo, 
e  nel  Tuo  territorio,  paflando  pel  Ponte  ;  Iti  Vulturno  am^ 
ne  tranfìe&o  ,  perq.  agrum  Saticulanum  ,  Irebulanumque 
fuper  Suejfulam  per  poniem  Nolaw  per^enit  .  Il  qual  Pon- 
te confumato  ,  e  corrofo  dai  tempo  ,  e  dali*  acqua  del 
Volturno,  fu  poi  dall' Imperador  Giuiiiniano  rifatto,  in- 
di o  nuovamente  dal  tempo  ,  o  dal  fiume  ,  o  da' Ca- 
puani medefimi ,  per  non  dare  più  aditi  a'  nemici  dentro 
la   Ctrà  ,  fu  rotto,  e  nella   maggior  parte  d  sfatto. 

Nel  pafiTato  anno  1750.  tre  fatti  degni  di  mcn  cria 
fonofi  clTèrvati  sui  noftro  fiume  Volturno  .  Il  primo  de' 
quali  accadde  verfo  ia  fine  di  Luglio  ,  e  ne' principi  di 
Àgoito  ,  nel  qual  tempo  ic  gran  quantità  di  acque  dai 
ciclo  cadute  1'  ingroilarono  in  modo  ,  che  h  fua  ef(rc- 
fctnza  agguagliava  le  piij  ftrepitolè,  che  fucle  il  fiume-» 
fare  nell'Autunno,  e  nell'Inverno,  quando  le  acque  Jo- 
rio dirotte  .  Poco  mancò  ,  eh'  egh  lìfcifTè  dai  fuo  ietto, 
ed  allagale  le  campagne  tutte .  Nei  iuoghi  piiì  bafiì  egli 
fece  flragc  ,    minando  ogni  cofa  ,  e  tralportando  neiJa^ 

M     a  fua 


pò        Storia  Civile  di  Capua 

Tua  corrente  degli  armenti  ,  e  buona  parte  àcUe  ricolte. 
Quelio  però  ,  che  fu  più  maravigliofo  ,  fi   è ,  che  dopo 
celiato  tanto  allagamento,  il  fiume  cacciò  tutti  i  pelei  a.- 
galla  su  dell' acque,  Ja  maggior  parte  morti,  e  *1  reftante. 
moribondi  .  Fra  ie  varie  congetture  ,  che  (ì  formarono , 
per  dar  ragione  di    un  tale  accidente  ,  fi  diflè  ,  che  qual- 
che terremuoto  nel   fondo  del  fiume  più  baflb,  e  i' mon- 
damento ave  fle   i  pefci   talmente  fconvoiri  ne' loro  nafcoii- 
digli ,  che  ii   sbalordirono,  e   1*  uccfero  .  Que/fi  pelei  fu- 
rono in   gran   copia  in  modo ,  che  i  Pefcatori  fé  ne  prov- 
videro ognuno  di  cantari  ;   ma  ii   noftro  Magiltrato  con 
tutto  il  provvido  configlio  ne  proibì   Ja    vendita  ,  tra  per 
elTer  cominciati  a  morire,  come  per  efferfi  ofier varo,  che 
taluno  ,    che  di  qtxi  cibolfi  ,   foggiacque    a  putride  in- 
fermità . 

Il   fecondo    fatto    aflai  piiì  del  primo  maravigliofo 
si  fu  cagionato  dall'acque  dirotte,  e  continue,  che  cad- 
dero ncii'  Ottobre  ,  Novenìbie,  e  Dicembre.  Qtiefte  por- 
tarono  replicate  cfcrelcenze  nel  fiume ,  il  quale  in  una  di 
cfle   verlb  ia   fine    di    Ottobre  ,  e  principio  di  Novembre 
andò  cosi  alto  ,  e   furiofo ,  che  urtando  lemprc  con  vio- 
lenza   un  Iftmo  di  territorio  ,  che  da  Oriente  ,  ed  Occi- 
dente  battuto  dallo   Itefib  fiume  conduceva  in  un  graa^ 
campo  ,  detto  Se»o  o  Sino  ,  e  da*  pacfani  con  voce  cor- 
rotta Sier,a  >  perchè  circondato  quefto  territorio  dal  fiu- 
me ,  e  folo  al  continente  attaccato  dall' Iftmo  lòpraccen- 
nato    formava    un     feno    di  figura  quafi  sferica  .    QueTt* 
Iftmo    adunque  battuto    dalla    corrente  da  più  anni   mi- 
nacciava ,  che   farebbe  foggiaciuto  alia  totale  rottura  ,  che 
infatti    forti   nel  già  detto  tempo  ,  ed  il  fiume  ,  abbaa- 
donato  il  fuo   letto,  e '1   corfo  antico,  per  dove  bagna- 
va air  intorno   il  feno  divifato  ,  andofii  a  congiungerc-» 
a  se  ftellb  ,  ed  abbreviò  da  due  in  tre  miglia  Italiane   il 
fuo  cammino,  rovinando,  e  ftrafcinando  feco  gran  quanti- 
tà dell'  una  ,    e  dell'  altra  rjpa  con  danno  notabiiillìmo 
de'  Compadroni  , 

Gravi  furono  le  fatiche,    che  foflFrironfi  da* coloni, 

pei 


Libro  Primo.  91 

per  pafTàre  In  feno  con  barche,  c^  liberare  dall' eccelli  va 
aiiiivione  de!  fiume  cciti  paftori  ,  che  ivi  trovaronfi  co* 
loro  armenti ,  e  portar  loro  de'  viveri  5  e  per  coltivare-» 
poi  il  terreno  ,  e  leminarvi  dei  frumerito  ,  ed  altre  bia- 
de necellarie  al   iblientamento  . 

lì  terzo  fatto  sì  fu   V  ultima  ecce/Iìva  inondazione 
del  già  detto  anno  1750.  dei  nollro  fiume,  accaduta  la 
Pomenjca  6,  Dicembre  .   Una  pioggia  dirottiliima  dail'ore 
venti    del   dì    cin.jue    fino   al  mezzo  di  dei  gorno   lei  y 
le  nevi  liquefatte  ne' monti,   le  frondi  cadute  dagli  albe- 
ri, e  i  venti   auihaii  ,  i  quali  goiitia;jdo  il  mare  ,  non-» 
Jalciavano,  che  l'acque  dei  fiume  nel   mare  fi  fcaricalle- 
ro,  la   cag  onarono  .  Verfo  le  oie  venti  del    dì  fel  il  fiu- 
me così  crsiciuto  ufci  totalmente   dei  Tuo  Ietto ,  e  coprì 
tutte  le  camp.ìgne.  Tutro  era  acqua,  la  fola  Capuarcn- 
duta  fi  era  ììoìa  in  mezzo  al  mare.  L*  acqise  crebbero  a  le- 
gno ,    che  appena  le  cime  degli  arbori  fi   ve Jeano  ,  e '1 
tetro  di  qualche  caia  di  camp.gna  .  Pochi  armenti  co*  lo- 
ro paftori  pottroviiì  falvare  cod  ajuto  delle  barche,  nfug- 
gìtifi     prima    qiielti   nelle  cime   degi:  arbori  .  L' efprelìio- 
ni  di  Orazio,  e  di  Virgilio   non   lembraoo  punto  ip^rbo- 
Jìche  j  deicrivcndo  il   pr^mv)  li   diluv.o  di  Deucalione  ,  e  di 
Pirra   ,   ed  il  fecondo   le  Ilble  Cicladi  ,    che    fcmbravano 
nuotalìcrò  per  l'Egeo;  fimil  veduta  rapprefenrandoi]  agli 
occhi  di  tutti  per  le  cafe  dicaìnpigna,  armenti ,  ed  ogn' 
altra  cofa  ,  che  dall'impeto  dell'acque  fj  rrafpor-ava  .   E 
iiìolrì   oeglì  ucceil! ,  non  avendo  dove    pofare  ,  furon  ve- 
duti poiaifi  su  de' tronchi  ,    che  V  acqua  portava   ,    per 
aver   qualche  ficuro  appoggio.  Il  quartiere  più  ballo  del- 
la Città  fu  inondato   parte  d^i  fiume  debordato  ,  e  parte 
dalle  chiaviche,  le  quali ,  non  potendo  fcaricarfi  nel   fiu- 
me, retrocedendo  empivano  le   ftrade.   Da  cafa  in  cala, 
e  per  le  contrade  pafi^vafi  o  con   barche  ,  o  con  cavalli^ 
e  quelto  col  timore   di  fommergerfi  .  Durò  il  creder  del 
fiume  fino  alle  quattro  della  notte,  dopo  la  qua!  ora  co- 
minciò ad  abbalTarfi  .  Sì  falvò  la  Città  da  un  rotale  al- 
lagamento dalle  Tipe  ,  che  fi  alzarono  dalle  ultime  fbr- 


92       Storia  Civile  di  Capua 

tifìcazioni ,  fatte  dagli  Alemanni  nel  1730.,  com?  altrove 
dirò  .  Le  relazioni  delle  orribili  ruir^e ,  cagionate  in  tal  an- 
lìo  da  quefta  efcrefccnza  ,  furono  univeriali  ,  e  tali  ,  che 
piangevano  tutti  i  Popoli  ,  per  lo  paefe  de' quali  palTa./ 
il  Volturno  ,  fenza  fperanza  di  molta  raccolta  .  Kc  Ja. 
fola  Capua  l'ctìiì  travaglio  in  sì  orribile  frangente  i  poi- 
ché lo  ioffrì  Roma  dall'inondazione  delTevere,  Fioien- 
2^  delPArno,  Parma  ócì  Po,  e  Venezia  de' fuoi  Canali, 
futti  debordati,  e  che  inondarono  le  abitazioni  de' Citta- 
dini 3  e  Bologna  ,  e  Ferrara  pianfero  per  consìmili  fven- 
ture.  Napoli  oltre  all'  aver  patite  piìj  Itofìe  de'  tremuo- 
ti  ,  cagionate  dall'  eruzioni  del  VefiiVio  ,  vide  il  maro 
ufcito  dal  lido,  e  che  portò  le  Tue  acque  fino  alla  piaz- 
7a  di  S.  Pietro  Martire  .  In  fi  fatta  fciagura  fi  ricorfe  al 
Cielo  con  pubbliche  penitenze  ,  dopo  le  quali  fi  videro 
ì  tempi  ralfettati  ,  e  calmate  in  piena  tranquillità  le  paf^ 
fate  fciagure. 

I  Cittadini  dell'antica  Capua   erano  in  gran  nume- 
ro ;    ma     dappoiché  da  Giulio  Cefare  vi  fu  condotta  la 
famofa  Colonia  ,   faceva  Capua  circa  trecento  mila   per- 
ione  :  imperciocché  i  Cittadini  erano  cento   mila  ,  a  que- 
lli aggiunti  ventimila  Coloni  ,  ognuno  di  efii  colla  mo- 
glie ,  e  figliuoli,  fìccome  Cicerone,  Appiano  (tf) ,   e  Sue- 
tonio  fono     di  comune  avv.fo  :    Qtéihs^s    (  parlando    de* 
^ventimila  Coloni  )    terì7Ì  phrefq^e  lìberi  ejjent  5  ed   uiij 
numero    notabile    di    Schiavi  ,    fi    arrivava    a    dugencin- 
quanta  mila  abitanti,  a'quali  aggiunti  quarantamila  Gla- 
diatori, {\  può  conchiuderc  ,  che  Capua  avea  dentro   di 
se  circa  trecento  mila   abitanti  :  ma  di  quefti  fcrivono  gli 
Autori,  che  vi  erano  ottocento  famiglie  di  NobJi,  tra^ 
le    quali    erano     leciti  in   tempo  di  fìia  libertà  quei  tre- 
cento  Cavalieri  ,    che    tenea  lempre  pronti  la  Repubbli- 
ca   nella  fua  cavalleria    in  tutte    Je  occafìoni  di  guerra-  ; 
trecenti    eqaites   nobilijjìmus    quifqtie  .  Vi  erano  mille  fa- 
miglie di  Cittadini  più  culti ,  e  che  viveano  con  decoro: 
diigciito  ungucnticri  ,    e  profumieri   nella  Seplafia  ;  300. 

artie- 
(«)  Lib,  14. 


Libro  Primo.  93 

artieri  ,  lavoratori  di  f^ih  nuove  ,  detti  Sedentarìi  ,  e  Sei* 
Isncarii  y  4800.  famigiie  di  artieri  di  vaij  eleicizj ,  e  6370. 
aratori ,  ed  agricoltori ,  un  grandiiììmo  nuuiero  di  popo- 
Jo ,  e  di  perlone  vili,  intente  al  traffico  ,  per  tutte  ie  par- 
ti del  Mondo  ,  di  tante  diverfe  forte  di  merci  ,  di  aro- 
mi, di  bionzi,  e  di  pelli,  e  di  altre  cole  ,  che  non  me- 
no in  Capua  fi  lavoravano  ,  che  nelle  iiere ,  e  ne'  mer- 
cati Capuani  fi  vendevano  a*  foreftieri  ;  benché  il  noltro 
Mazzocchi  nella  Tua  eruditiliìma  opera  dell'Anfiteatro  Ca- 
puano alTenlce  ,  che  dopo  la  deduzione  delia  Colonia 
Giulia  gii  abitatori  Capuani  afcendevano  ad  un  milione, 
e  più;  gente,  a  cui  per  nobiltà,  per  fortezza,  e  per  in- 
dullna  non  v'  avea  in  quei  tempi  la  fimile  ;  ii  che  con- 
fermò C  cerone  ,  perorando  a  prò  di  A.  Gabinio  :  Nam^ 
baec  qutdtm  (  Capua  )  qt^ae  nunc  eji  ,  fplendidijjtmorum 
homìnum  ,  foYttjfirnorum  vìrorum  ,  optimorum  cìvìum  ,  mi" 
hi  amìc'tjjnnorurn  multìtudine  redundat  ,  Da' Capuani  del- 
l'antica  Capua,  ed  in  tempo  della  fua  Repubblica  difce- 
fero  ,  e  fiorirono  nelle  lettere  i  tanto  rinoma  i  Calhicio 
Fireno  ,  ottimo  Filolofo ,  amico  di  Plotino,  Gn»  Nevio, 
celebre  nella  Comica  ,  Vellejo  Parercelo  nella  Storia  ,  Fla- 
vio Sofiparro  ,  e  Tito  Claudio  Licaone  in  Grammatica, 
Cajo  Artejo  Pacuvio  ,  C.  Numitore  ,  Callifirato  ,  Gn.  Mar- 
cello, ed  altri  in  altre  diverfe  fcienze  .  Fra  di  quegli  an- 


Celeri,  de' Munj  Stcnei ,  le  famighe  di  GiubeliO  T«4ure. 
d' A.  Gabinio,  ed  altre. 

Contribuivano  alla  magnificenza  della  C;trà  molti 
cdifizj  pubblici  j  fpecialmente  V  Anfiteatro  ,  il  Circo  ,  il 
Campidoglio  ,  la  Curia  ^  il  Crittoportico  ,  il  Foro  ^  f  Arco 
Trionfale  ,  il  Catabolo  per  le  beftie  dell'  Anfiteatro  ,  la 
Scuola  de' Gladiatori  ,  il  famofo  Acquedotto  y  il  Gmnajìoy 
i  Fonti  ,  le  Terme  ,  ed  altri  fimiìi . 

Dell*  Anfiteatro  Capuano  ,  uno  de*  tre  magnifici  nobf- 
lilfimi  Anfiteatri  d^i  Mondo,  al  dir  del  Mafie],  gàl'Ar. 

ove- 


94      Storia  Civile  di  Capua 

civeTcovo  CcCare  Co/ia,  ed  il  famofo  Architetto  Ambro- 
gio Attcndoio  ce  ne  diedero  la  figura  ,  e  l'ordine;  ulfia>a- 
mente  però  con  maggior  chiarezza  il  piìj  volte  lodaro 
Mazzocchi  ci  ha  data  V  altra  ben  intagliata  in  rame  ,  o 
ci  ha  minutamente  dcfcritto,  e  fpiegato  quefto  grand'edi- 
fizio  in  un  inriero  libro,  commendato  a  marav;g!ió  non 
meno  da'noftri  Regnicoli  ,  che  dagli  Oirramontjnic  On- 
de non  fa  meftieri  ,  che  io  abbia  su  di  ciò  a  di^on- 
dermi  troppo  ,  Ne  dirò  folamentc  poche  cole  per  pregio, 
ed  ornamento  della  m.ia  opera  .  Queft'  AuMteatro  11  cre- 
de efìere  (laro  edificato  dalla  Colonia  dedotta  in  Capua 
da  Giulio  Celare  ,  chiamata  J////V/  Fe/ix  Augujìa '^  rifer 
poi  ftato  rifatto  dall' Impcrador  Adriano  ,,  il  quale  l'ador- 
nò mirabilmente  ,  e  gii  die  una  gran  magiiitìcenza  ,  ac- 
crefcendolo  di  colonne,  di  fiatue,  e  di  beliiumii  iavori  j 
ed  effeje  (tato  finalmente  dedicato  da  AntOfiino  Pjo  .  Dà 
giufto  fondamento  alia  nofira  credenza  l'ifciizione,  che 
trovoili  in  un  tronco  mciniio  nelle  :ue  vicinanze  ,  Scava- 
to verlo  la  metà  di  Settembre  dell'anno  1726.  ,  e  fu  fup- 
plita  dal  dottiflimo  Mazzocchi  ,  la  quale  addurrò  qui 
lòtto  diftefamente  ,  e  con  chiarezza  . 

Non  mancano  Autori  però  ,  che  afierifcono  eflferc^ 
flato  quefto  Anfiteatro  edificato  fin  à^W^  prima  fonda- 
zione di  Capua.  Imperciocché  molto  prima  di  Giù  o  Ce- 
fare  ,  e  molto  prima  ,  che  folle  Capua  ioggiogata  da'  Ro- 
mani, vi  erano  in  quefta  Citta  i  giuochi  gladiaror;  j  tan- 
toché ,  come  fcrifle  il  Pellegrini  (^) ,  gli  Etrufci  o  fieiij 
Tirreni  ,  venuti  in  Capua  ad  edificarla  molti  anni  pri- 
ma ,  che  fofie  edificata  Rema,  erano  afiai  dediti  a*  ludi, 
a* quali  ancor  diedero  il  lor  nome  ,  e  fé  ne  fervivano 
nelle  menfc ,  e  neli'  atto  del  mangiare  ,  come  fcriffe  Ero- 
doto :  Lydi  Ipjl  ajunt ,  fé  ludos  inventffe  ,  qui  etiam  apud 
Graecos  cum  ìllii  ccmmunei  Junt  i  Jìmul  atstem  baec  in- 
Vcnìjfe  ,  ^3  in  Tyrrheniam  colonos  deduxijje  ;  onde  è  da 
credere,  che  éz%\\  antichi  Etrufci  Campani  folle  il  noftro 
Anfiteatro  fondato,  ma  con  molta  mediocrità  di  pietre, 

oai- 
(a)  In  Camp,  dìfc*  4. 


Libro  Primo;  95- 

o  almeno  dì  legno  ,  come  vuole  il  Mazzocchi  5  fi  foflt/ 
poi  renduto  magnifico  dalla  Colonia  di  SiJJa  ,  e  di  Giu- 
lio ,  e  ben  adorno  da  Adriano  5  e  foflè  poi  ftaro  dedica- 
to da  Antonino  Pio  fuo  fuccefTore  ,  come  fi  fcorge  dal 
titolo  di  elfo  Anfiteatro  ,  fupplito  ,  e  cementato  dal  Signor 
Mazzocchi .  Quefto  titolo  fu  fcavato  mancante  dall'uno, 
e  V  altro  lato  in  tal  forma  : 

lA  FELIX  AV  .....  . 

FECIT 

lANVS  AV 

T  COLVMNAS  AD 

IVS  HADRìANV 

....  PIVS  DEDICAVI  ..... 
Quefta  ifcrizione  fu  poi  dottillimamente   fupplita  dalPan- 
zidetro  noiiro   Mazzocchi  nella  feguente  maniera: 
COLONIA  IVLIA  FELIX  AVGVSTA  CAPVA 

FECIT 
DIVVS  HADRIANVS  AVO.  RESTITVIT 
IMAGINES  ET  COLVMNAS  ADDI  CVRAVIT 
IMP.   CAES.  T.  AELiVS  HADRIANVS   ANTONINVS 
AVG.  PIVS  DEDICA VIT 
Or  queft'  Anfiteatro  era  fituato   dentro  al  ricinto  dell'an- 
tica Capua  ,  e  non  già    al   di  fuori ,  come  ha  ftimato  il 
Corta  .  Era  di   figura  ovata  ,  ed  avca  quattro  ordini  di 
colonne  5  il  primo,  cominciando  dal  fuolo  ,  era  Tofcano, 
il  fecondo  Dorico  ,  il  terzo  Jonico  ,    il   quarto  Corintio. 
Avea  fettantaotto  archi  :  la   fua  circonferenza  ,  al  dir  del 
Pellegrini,  era  di   palmi   1780.   Il   folajo  era  a  fio  dato  con 
calce    ,    ed    arena    battuta  ,    su    di    cui    era    folito  fpar- 
gerfi   altr*  arena  fciolta  ,    acciocché    nel    combattimento 
né  i  Gladiatori ,  né  le  beftie  vi  fdrucciolaflero  .  Così  nel- 
I  le  medaglie  antiche  abbiamo  quella    di  Regolo  ,    che  ci 

rappxefenra  diverfe  beftie  feroci,  che  combattono  con  al- 
cuni uomini  ignudi  ^  ed  a  guardar  quella  lembra  appun- 
to come  efìere  a  federe  nel  Coliieo  ,  e  veder  nel!'  arena 
i  defcritti  antichi  combattimenti  .  La  parte  citeriore-» 
avea  intorno  un  gran  pavimento  di  marmi  quadrati .  Era 

N  com- 


9^      Storia  Civile  di  Capiia 

comporto  r  Anfiteatro  di  quartr*  ordini  ,  ciafcuno  di  ot- 
tanta gtandi  arcate  di  marmo  al  di  fuori ,  e  tiitte  ugua- 
Ji .  Nella  chiave  d'ogn'arco  fi  vedea  un  mezzo  bullo  di 
qualche  Nume,  o  Semideo  .  L'arcata  fuperiore  era  ador- 
na di  Simulacri  forlè  intieri  ,  come  anche  di  molti  inta- 
gli di  Trofei,  di  frumenti  bellici,  di  corone  di  fiori ,  ed 
altre  cofe  di  mezzo  rilievo  .  Vi  era  il  Podio  ,  ove  fede- 
vano  i  Senatori  ,  i  Decurioni ,  i  Magiftrati ,  e  i'  Impera- 
dore  ,  al  quale  fi  apparecchiava  il  Stiggejio  o  fia  Tro- 
no Imperiale  .  Dopo  d  Podio  vi  erano  le  varie  precìn^ 
zioni  de*  gradi  ,  de' quali  i  quattordici  primi  erano  afle- 
gnati  a' Cavalieri  ,  e  vi  fi  faliva  per  alcune  fcale  interio- 
ri j  la  figura  ,  o  divifione  delie  quali  ha  data  il  Signor 
Mazzocchi.  Si  ufciva  a  i  gradi  per  alcune  aperture,  che 
dagli  antchi  furon  dette  '^omìtoriax  e  quegli  fpazj ,  per 
dove  palfavafi  nel!'  andarfi  a  federe,  Itìnera  appellati  ve- 
nivano . 

Fu  quefto  grand'  Edifizio  ne*  tempi  antichiffimi  chia- 
mato coi  fuo  nome  di  Anfiteatro  .  Ne*  fecoli  pofteriori 
fu  chiamato  col  nome  di  Coiofièo  ,  o  di  Colileo  daiia^ 
fua  fmifurat'  altezza  ,  e  gran  magnificenza  j  poiché  lo 
magnifiche  fabbriche  ,  ed  altidìme  ftatue  CoioJJì  veniva- 
no allora  chiamate  ,  come  fctifiero  Efichio  ,  e  Vitruvio  . 
Fu  detto  anche  Arena  ,  poiché  di  qucfta  ,  come  già  dif- 
{ì  ,  fi  copriva  il  pavimento  pel  comodo  de'  Gladiatori  , 
affinchè  nelle  loro  zuffe  non  ifdrucciolafiero  .  Ma  negli 
ultimi  tempi  dopo  elfere  (lata  i'  anno  S41.  nel  monto 
Tnfiifco  da' Longobardi  edificata  la  nuova  Capua  ,  enei 
856.  riedificata  sulle  rovine  di  Cafilino  ,  che  è  appunto 
la  prefentc  Cifra  ,  fu  tal  edifizio  chiamato  col  nome  di 
Berealìs  ,  Berelajis  ,  e  BeroluJJì  ,  e  piiì  frequentemento 
B-relais  ,  come  fovente  da  Erchemberto  vien  chiamato  , 
e  dura  fin  a'  tempi  no(l:ri  tal  denominazione  corrotta  di 
Vorlafci  .  Il  Canonico  Mazzocchi  piti  volte  lodato  nel 
fuo  Comentario  all'  ifcrizione  di  queft'  Anfiteatro  vuo- 
le ,  che  Bernhfts  in  lingua  Settentnonale  fia  lo  fteffo,  che 
TTixhauTroXév ,  Ox;i((i5  lìetui  i  avendone  prefo  anche  un  lu- 
me 


Libro  Primo.  97 

ine  Ja  D.  Taddeo  Oinurlian  Co/oneilo  Au^rìaco  ,  uomo 
aflai  dotto,  e  ben  intelo  delie  Jingue  Settentrionali ,  e  ne 
deduceva  tal  etimologia  da  due  voci  Ungare ,  che  Ciuà 
Vecchia  venivano  a  fignifìcare . 

Ciò  è  tanto  vero ,  che  eflendo  fiata  nel  nono  feco- 
Jo  Ja  Città  di  Capua  diftnitta  da' Saraceni,  fu  l'Anfitea- 
tro da' Longobardi  ridotto  in  Fortezza  ,  e  fi  diede  allo- 
ra nome  di  Berolajì  a  tutti  gli  avanzi  di  Capua  rovina- 
ta ,  che  l'antica  Città  componevano  .  Onde  in  una  epi- 
ftola  di  Giovanni  VJII.  fi  ha  :  Qmrsibas  Epifcopis  C'aje- 
tam  ,  Heapoiim  ,  Capuamq,  Bcrolajìm  ,  djf  Amalfim  ,  Be* 
Ke'Dentum  ,  ^  Salcrnum  incoìentibui .  ^à  in  altra  piftola 
ad  Atanagi  Vefeovo  di  Napoli  diretta ,  così  dicea  ;  "Rul^ 
lam  fedìtìonem  ,  ^  commotionem  ,  nulla  dìfcrìmìna  ,  z^el 
laejìonem  cum  bis,  qui  in  Berolajì  commorantur  ^  aut  fa'- 
ciai ,  aut  facìtntibui  omnino  confentìai  .  Dove  ben  fi  ve- 
de ,  cheque!  Berolajìm  non  altro  ,  che  l'antica  Città  di  Ca- 
pua ,  efiendofi  Ja  nuova  già  in  quei  tempo  edificata  ,  ^x» 
gnifichi  ,  e  dinoti.  Quelto  fuperbo  cdifizio  renduto  For- 
tezza ibffri  molti  alledj,  ma  poi  da  Atanagi ,  Vefeovo  dì 
Napoli ,  e  da  Atenolfo  fu  manomefìò ,  e  deW^  Tue  pietre 
fu  edificato  i\  Duomo  della  nuova  Capua  ,  il  fuo  gran-» 
Campanile  ,  Ja  Torre  de' Signori  Marzani  ,  poi  de' Prin- 
cipi di  Conca  ,  e  Duchi  di  Mgnano  ,  che  Cajìello  delle 
pietre  fu  detta  5  ed  altri  nobili  edifizj  .  Oggi  11  e  alla., 
peggio  deteriorato,  e  nella  maggior  parte  di  flru  1103  tan- 
toché le  Ite  pietre  fervono  ogni  giorno  per  le  feliciato 
delle   Jtrade  delia  Città,   e  de'Cafali  . 

Qi_;eft'  Anfiteatro  fu  tanto  commendato  da  Bernar- 
do Monifaucon  ,  che  venne  appofla  in  Cspta  a  vederlo, 
e  poi  fenile  ;  Capuanum  Amphitheatrum ,  quod  explcraz>i^ 
C^  z^Jdi  ,  n.ùghijicefnìjjimuìi'j  erat  {^u)  ,  uno  /»nphitheatro  RO' 
mano  inferiui  3  quoà  etiur/t  quoad  ornamenta  txìerwra^ 
Jtiperahat  .  In  eflo  fi  rappi»ej[èntavano  molti  f].etracoii  , 
molti  combattimenti  de' Gladiatori  fi  facevaiìo  co' mi  feri 
condannati  3    e  Ipecialmtnte  ia  pugna  ira  un  coudanna- 

K    2  to, 

(a)  In  Ihefaur,  antiq.  A,  M,  lib.  2.  cap»  S. 


5^8        Storia  Civile  di  Capua 

to  ,  ed  lina  ,  o  più  fiere  fpeflb  fi  vedea  praticare,  ed 
eiporre   alla  veduta  di  tutti  i  ipettatori . 

Poco  difcofto  dall'Anfiteatro  vi  er^  il  Carabo /o  ,  luo- 
go da  nutrirvi ,  e  mantenervi  le  fiere  per  gli  fpettacoli  . 
Queito  ftava  fituato  vicino  il  luogo  ,  che  poi  V  antico 
Bpifcopio  o  fia  S.  Steffano  in  Capua  'Veteri  fu  edificato , 
oggi  dicefi  la  Madonna  delle  Grazie  ,  donde  per  fotter- 
ranco  cammino  ,  largo  palmi  dodici ,  ed  alto  circa  Tedici , 
erano  le  beltie  condotte  ali*  Anfiteatro.  Stava  incroftato 
di  marmi  tutto  il  Catabolo ,  e  di  pietre  vive  il  pavimen" 
to  col  fuo  acquidotto ,  per  abbeverare  le  beltie  . 

Qnefto  cammino  è  itato  a  noftri  tempi  fcovertoj  ma 
il  Signor  Canonico  Teologo  della  Collegiata  di  S.  Ma- 
ria Maggiore  D.  Francefco  Avellino  ,  uomo  verfato  iii^ 
ogni  genere  di  perfetta  letteratura  ,  avendo  allìftito  ad 
un  certo  fcavamento  ,  che  vi  fi  fece  in  ricerca  di  cofo 
antiche  a  piacere  del  noftro  Re  ,  così  mi  fcrifie  intor- 
no alle  oflervazioni  da  eflb  lui  fattevi. 

„  Il  piano  del  Catabolo  cade  giufto  con  quello  del 
5,  Colifeo  5  egli  gira  d'  intorno  a  quel  mifero  avanzo  , 
5,  che  fé  ne  vede  quaii  da  venti  palli  tutto  quanto  è  ,  va 
„  diftinto  in  più  ftanze  ,  e  eaduna  di  una  mediocre  gran- 
„  dezza  .  Vi  fi  ofièrvano  d^ìÌQ  pifcine  a  difletare  le  ^t^ 
5,  re  ,  e  le  fuddette  piicine  ne'  loro  ricinti  incroftate  de' 
„  marmi  a  colore ,  e  fopratcutto  del  perfichino  ,  e  verde 
„  antico  ,  che  molto  ,  e  in  grolfi  pezzi  Ci  è  mandato 
„  alla  Corte  .  Io  dall' oiTervar  queito  luogo  cosi  ricco, 
,,  e  pulito  ,  e  deftinato  per  vii  tana  alle  fiere ,  mi  fono 
„  avvitato  creder  fcmpre  di  più  di  ciò,  che  mai  di  opu- 
„  lenza  ,  e  fplendore  di  Capua  antica  han  riferito  gli  Au- 
„  tori  .  Quanto  poi  al  fotterraneo  cammino,  per  dovo 
5,  fi  menaoero  le  beftie  al  Colifeo  ,  non  ne  ho  potuto 
„  rinvenire  menomo  indizio  ,  ancorché  tutto  d' intorno 
„  il  fuo  ricinto ,  e  ntì  mezzo  ne  abbia  tocco  piiì  luoghi^ 
„  così  che  m  fine  mi  fon  lafciaro  credere,  che  amendue 
„  i  piani  ,  e  del  Colifeo  ,  e  del  Catabolo  andando  pari , 
„  un  tal  uagcttp  per  le  fiere  era  più  propio  di  un  qual- 

„  eh' 


Libro  Primo.  99 

„  eh*  altro  modo ,  che  di  tenerlo  per  un  cammino  fotter- 
„  ra  .  Così  egli  . 

Ma  perchè  le  maggiori  funzioni  dell*  Anfiteatro  fi  fa- 
ceano  da* Gladiatori  ,  ho  ftimato  ben  fatto  d'inferir  qui 
una  difièrtazione  intorno  ad  elll  per  degno  pabulo  degli 
Eruditi  • 

DISSERTAZIONE 

Intorno  a*  Gladiatori . 

TRa  gli  fpettacoli ,  a' quali  follerò  più  intenti  gli  Anti- 
chi ,  egli  è  fuori  di  dubbio ,  che  uno  de'  principali 
fu  quello  de'  Gladiatori  .  Sul  principio  fi  fecero  coltorò 
combattere  ,  affine  di  placar  le  anime  de'  defunti  ,  e  di 
render  così  loro  un  diftinco  onore.  11  che  fu  anche  pra- 
ticato in  Roma  {a)  da*  Bruti  fratelli  ne*  funerali  del  loro 
genitore  :  il  qual  cofiume  ,  oflervato  prima  ne*  funerali 
degli  uomini  illuftri  {h)  ,  pafsò  poi  a  quelli  delle  perfo» 
ne  private  ,  e  fin  anche  dtlÌQ  donne . 

Ancora  nelle  fpedizioni  di  guerra  dal  ComandantO 
dell*  elercito  fu  prima  rapprefentato  quello  fpetracolo  ^ 
affinchè  quei,  che  doveano  andare  alia  guerra  ,  veggen- 
do  gli  attacchi  furiofi  {e)  ,  il  balenar  delle  armi ,  il  (an- 
gue ,  e  le  uccifioni  de'  Gladiatori  ,  d  faccfiero  così  un  ani- 
mo intrepido  ,  per  refiftere  in  battaglia  al  nemico  irato  j 
per  foitener  la  veduta  delle  armi  ,  e  de*  morti  .  Ma  poi 
fi  cominciarono  a  dare  i  Gladiatori  unicamente,  per  dilet- 
tare {d)  il  popolo  ,  e  per  guadagnarne  la  grazia  :  il  per- 
chè Marco  Tullio  proibì  a'  concorrenti  a*  Magiftrati  di 
dar  quefto  divertimento  alla  Città  ,  ben  argomentando 
il  faviflìmo  Confolo  ,  che  il  popolo  {e)  prefo  dal  diletto 

di 

(a)  Va/,Max./ih,z.c.4.    (b)  Horat.Serm»  lih,2*SaL'^,v,S$, 

(e)  Sueton,JuL  cap.  zf>.J hL  CapitoL 

(d)  Idem,  prò  Sext,  €t  in  Vat, 

(e)  Ulpian,  ap.  Pitboecan  Coli,  LL,  Mofalc.^  &  RomOCit,  2. 


loo     Storia  Civile  di  Capua 

di  qtefti  giuochi  ,  coiDe  da  un  gran  benefizio  ,  fi  fareb- 
be lentito  in  obbligo  di  corrifpondere ,  e  a  dare  il  voto 
a'  Cand  dati  ,  e  cesi  1'  aderenza  ,  non  già  iJ  meriro  avreb- 
be regolato    1*  elezione   de' Magiftrati . 

Sul  principio  i  Gladiatori  fi  prendevano  dal  nume- 
ro de' fervi  (a)  y  e  dertinandofi  al  meftiere ,  ven.van  con- 
dannati o  ad  ludum  ,  ovvero  ad  gladium  .  I  fecondi  do- 
veano  fra  in  anno  morire  j  per  gli  primi  vi  era  fperanza 
di  poter  iii  qualche  tempo  iiberarfi .  S'impiegavano  al- 
trefi  a  si  fatto  ufizio  i  prigionieri  o  per  piacere  del  Co- 
mandante vittoriofo  ,  o  comperati  dal  Lanifta  ,  il  qualo 
ancora  prendeva  a  tal  fine  i  fanciulli  efpolli .  Gli  uomi- 
ni liberi  ben  anche  o  per  guadagno  ,  o  per  far  moftra 
di  valore  fi  videro  far  da  Gladiatori  nell'Anfiteatro  {h) , 
Anzi  le  perfone  nobili  non  fi  arroflirono  di  dare  in  que- 
ft*  infamia  ,  per  cattarfi  cosi  J' affetto  de' Principi  :  e  lo 
femmine  ifieife  fi  lafciarono  portare  suil*  arena  dal  rab- 
biofo  infito  defiderio  di  kntiifi  lodare  per  valorofe  .  Si 
leg^Q  ancora  ,  che  alcuni  lafciavano  in  teflamento  (r) , 
chi;  vaghe  donzelle,  e  graziofi  garzoni  imitaflèro  i Gla- 
diatori :  il  qual  coftume  ferino  non  potendo  più  foppor- 
tare  il  popolo  ,  finalmente  T  abolì  .  E  quelche  reca  piti 
maraviglia  ,  ali'  iflefi^o  Imperador  Commodo  (d)  venne-» 
ancora  il  prurito  di  fare  il  Gladiatore  5  tal  che  in  pieno 
Anfiteatro  combattè  coi  Gladiatori  dei  fuo  palagio  ,  ma 
con  armi  di  legno.  Egli  però  per  diftinguerfi  dagli  altri, 
ordinò  ,  che  fofìe  ritratto  in  fembianza  di  Ercole  ,  ch'era 
il  Dio  di  quefta  razza  d'  uomini. 

I  Gladiatori  fi  nutrivano  ,  e  fi  addottrinavano  nel 
loro  meliiere  in  un  edifizio  ,  chiamato  da*  Latini  /^dus  Gla^ 
àiatorìus  ^dz  Suida  Mofo^ap^'^'P^'P^^*' »  ^^  Erodiano  nelle  vi- 
te di  Commodo  >  e  di  Miiilimino  MokOfAap(^tKÓif  xotTctycóyioi^f 

e  da 

{^)  Ja^e^a^,  Sat*  8.  v»  ipr. 

(b)  Liv»  Uh,  28.  e,  ZI,    Ju':jenaL  Sat*  2.  v»  43.     Suet^  JuL 
59.     Idem  Domìt,^, 

(e)  Vìds  Rhodìg.  LeBfion,  ontiq,  ììb,  11,  e,  io. 

(d)  Lamprid*  Commod,  e»  8.  ^  &  feq. 


Libro  Primo.  loi 

e  da  Pcanlo  traduttor  Greco  di  Eutropio  ne' fatti  del  mc- 
defJiiio  Coni  modo    Moyoftotxftóy  ^aStou  ,    e  da  noi   Italiani 
Scuola  de  Gladiatori  ,  Roma  ebbe  molte  di  quefte  fcuo- 
]e  Gladiatore,  come  n^olti  Anfiteatri.  Dì  pochi  ve  n*  è 
rinialto  il  nome  (a)  :  e  fono  Ludui  Magnui ,  Dacicui ,  Gal' 
licus  i  AEtnilius  y  Matutinui  >,  &  Alamertinui ,  Acialisu- 
na  di  quefte  kijole  fopraintendeva  un  Curatore  (^)j  la-» 
qual  carica  era  tenuta  in  conto  di  onore  .    I  Gladiatori 
di  ogni    fcuola    imparavano   il  meftiere  da  un  maeftro  , 
chiamato  Laniftaj  e  queft'  iniegnamenti  non  folo  egli  da- 
va praticamente  (e)  ,   efercitando    ciafcuno    in  battaglie-» 
ombratili  con  alcune  fpade  di  iegno,  ma  ancora  Ji  facea 
fcrivere  ,  e  medtaie. 

Quanto  al  vitto  de'  Gladiatori  ,  fi  dava  loro  larga- 
mente mangiare,  e  beie;  onde  Tacito  d  flè  Sagtna  gla^ 
diatoria  »  Nondimeno  cfiì  dipendevano  in  ciò  da'  Medici, 
i  quali  prefcrivevano  loro  ia  qualità  de'  cibi  5  che  però 
cialcuna  fcuola  avea  il  fuo  Medico.  Cosi  legg;efi  nellc-i 
ifcrizioni  ;  MEDICVS.LVDI.GALLICI.MEDICVòX VDI.M A- 
TVTINI .  E  perchè  i  Glad  atori  ben  digerifiero  il  foverchio 
cibo,  e  quindi  s'impinguaflero ,  aveafi  riguardo  a  pian- 
tare le  loro  fcuole  in  luoghi  di  aere  purgato  ,  e  falubrej 
tantoché  i  Romani  Ji  mandarono  anche  a  foggiornare  in 
luoghi  lontani  dalia  lor  Cirrà  ,  per  la  falubrità  dell'acre, 
che  quivi  fi  reipirava  ,  come  in  Capua  ,  fecondochè  vedre- 
mo apprelfo  ,  ed  in  Ravenna.  Di  quella  fcrive  Strabe- 
ne {d)  ;  Salither  kcui  ,  ut  ìllic  gladiatore:  ali  ,  atque^_ 
exercerì  viri  princìpes  Tjoluerint , 

I  Gladiatori  fi  diliinguevano  [e)  e  dalle  armi ,  e  dal 
modo  di  combattere.  Alcuni  chiamav^nfi  ^S'^ff^^i^r^j  ,  i  qua- 
li andavano  armati  di  elmo,  di  feudo,  e  di  Ipada  .  Con 
queftì    di  ordinario    combattevano  i  Retiarii .  Portavano 

que- 

(a)  Grutero pag.^76. 

(b)  Tacit.  Annal.  lìh.  11.  e,  15. 

(e)  Sueton,  Cajo  32. ,  «^51.    J  uve  mi.  Sat.  1 1.  C'.  S. 

(d)  Lìb.  5. 

(e)  Oc,  Att,  Uh,  7.  ep.  15. 


102      Storia  Civile  di  Capua 

queft'altri  un  forcone  di  ferro  (a)  ,  ed  una  rete,  con  cut 
fi  fludiavaiio  d'inviluppare  1  avverfario  ,  il  che  fé  veniva.* 
loro  fatto,  gli  davan  to(fo  coii'an2Ìdetro  forcone .  Ma  fé 
per  Ventura  diftendevano  a  vuoto  la  rete,  mentre  anda- 
vano a  raccorla  ,  i  Secutori  gl'incaizavano  5  ond*  è  ve- 
nuto a  coftoro  il  nome.  Dd  refto  i  Reziarj ,  eflèndo  del 
tutto  intenti  a  distendere  la  rete  ,  poco  attendevano  a  di- 
fenderfi  (h)  j  e  così  erano  piìì  degli  altri  foggetti  alle  fe- 
rite .  Per  quefta  cagione,  affine  di  afciugarle,  eran  prov- 
veduti di  alcune  fpugne  ,  Or  si  fatto  modo  di  combat- 
tere colla  rete  ha  origine  da  Pittaco  (e)  ,  uno  de*  fette 
Sapienti  :  imperocché  ,  paflando  una  gran  difcordia  fra-i» 
gii  Ateniefi  ,  ed  i  Mitelenei  intorno  a*  confini  de'  lor  ter- 
reni ,  e  dovendoli  quella  decider  colle  armi ,  Pittaco  da-i 
Miti'ene  ,  affine  di  rilparmidre  il  fangue  de'  fuoi  concit- 
tadini,  sfidò  a  duello  Frinooc  ,  Capitano  degli  Ateniefi, 
ed  incontratofi  già  coli' avverfario  ,  come  glien  venno 
il  deftro ,  gli  fpiegò  fopra  una  rere  ,  che  fegretamentc» 
avea  portata  5  onde  refo  Frinone  impotente  a  più  difen- 
derfi,  reflò  morto  da   Pittaco. 

1  Gladiatori  chiamati  Thraces  (d)  ,  ovvero  Tbreces  y 
fortiron  quefto  nome  per  le  armi  fimili  a  quelle  de' Tra- 
ci. Eran  queile  una  targa  ,  ed  4ina  Ipada  curva  .  Con  que- 
fti  per  lo  pili  fi  attaccavano  ì  Alir milione s  y  così  ch'i^xm" 
ti  dal  Greco  fjiopfjiópog  yip(r7  e  d'pelce,cij  eui  fa  menzione 
Ovidio  preflo  Plino  3  perchè  tai  pefce  vedcafi  figuratola 
cima  de*  loro  elmi.  Andavan  poi  armati  a  foggia  de  i 
Galli  :  fé  non  che  co'  MirmUoni  fpefl'e  volte  combatte- 
vano anche  i  Rcziarj  (e):  nel  tempo  del  qual  combatti- 
niento  fi  dicevano  le  fcguenti  parole:  AV«  te  pelo  y  pifcem 
feto  5  quid  me  fugis  ,  Calle  ?  l\  fenlo  di  quefto  motto  fi 

rac- 

(a)  Sueton,  Cajo  cap,  30.    Idtm  Clat^d,  cap,  34.  J alenai. 
fat.  2.2'.  143. 

(b)  Tei  tuli  de  fpe6f,cap.  25.     (e)  Diog.  Laert,  in  Pìttac. 
(d)  Horat,  jerm.  lib.   2.  fat.  6.  Juze^al.  fat,  8.  V.  200. 

jiaJoK.  lecbnopaegn.    Salmaf.   exercit,  in  So  Un.    Plin,  lik» 
32.  cap.z»        \q)  FeJì.^Jietiarii  • 


Libro   Primo.  103 

raccoglie  da  ciò,  che  poco  anzi  fi  è  detro. 

Vi  erano  ancora  Gladiatori  per  nome  SafnKÌtes  (^a) , 
perchè  comparivano  adorni  deile  armi  fpeciofe  ,  che  por- 
tava l'eferciro  de' Sanniti,  al  riferir  di  Livio.  Adunque-; 
codefti  Giadiarori  andavan  cogli  feudi  inargentati  ,  o 
dorati.  La  forma  di  quefti  feudi  era  nella  parte  di  fopra, 
che  difendea  il  petto  ,  e  le  fpalle  piìj  larga ,  colla  fom- 
niità  uguale;  e  da  balTo  poi  veniva  aiibtrigliandofl  come 
un  cono  ,  acciocché  poteffero  più  facilmente  maneggiar- 
{\ .  Una  fpugna  era  la  difefa  de\  loro  petto ,  e  la  gamba 
fìniftra  veniva  armata  di  un  gambale.  Gli  elmi  poi  era- 
no abbelliti  di  fpennacchi  ;  Ja  qual  cofa  parca,  che  li  fa- 
ccflc  di  maggiore  ftatura  .  Dopo  la  morte  di  Augufto 
quefti  Gladiatori  cambiarono  il  nome  di  Sanniti  in  quel- 
lo di  Oplomachi  ,  giulla  l'opinione  ,  che  porta  T  erudi- 
tiflìmo  Lipfio  . 

1  Gladiatori  appellati  Effedarj  (b)  combattevano  da* 
carri  fecondo  la  coftumanza  de'  Galli  ,  e  de'  Britanni . 
Ifidoio  h  njcnzione  di  un'altra  fpczie  di  Gladiatori ,  chia- 
mati Laqueariì  ,  che  fi  sforzavano  di  fermar  gli  avver- 
farj  coi  laccio  (r)j  ma  egli  non  allega  in  pruova  di  ciò 
alcuno  Scrittore  Latino  . 

Alcuni  ftabilifccno  un*  altra  fpezie  di  Gladiatori,  che 
vengon  da  effi  denominati  Andahatae  j  e  vogliono  ,  che 
combattcdero  cavalcando,  e  ad  occhi  chiufi  ,  e  dal  caval- 
care fan  venire  il  loro  nome,  perchè  àttufiàtvìc;  vale  uiij 
che  monta  .  Ma  Eralmo  {d)  in  quefto  pLnto  cosi  fpiega 
il  ino  ientimento  :  Andahatae  fùsrint  f7e  populi  claujìi 
oculii  Jcliti  pugnare  ,  an  Gladlatorum  genus ,  qui  ciaujlt 
cculii  tttìùereht  in  adverforit/m  ,  an  potìus  lufui  ger^iéS^ 
ut  prcpemoùum  ex  Sericea  licet  ccn]tcere  ,  fwn  cium ,  ut  in* 
gtnue  jateor  ,  comperiuw  jatii  haheo . 

E  quella  è  ia  diltinzìone  de'Giadiatori .  Orinìcdefi- 

O  mi 

(a)  Z/&.  hh.  9.  cap*  40. 

(b)  Tacit,  Agì  icoi,  cap.  3 1 .feqq,  Cdefar  B.C,  Uh, 4,  cap,lh 
(e)  IJìd,  Orig,    18,  cap.  s  2, 

(d)  Lrajm»  ChiL 


I04     Storia  Civile  di  Capua 

mi  ebbero  varj  cognomi  .  Alcuni  furon  (a)  foprannomi- 
nati  Meridiani ,  i  quali  di  mezzogiorno  fi  attaccavano  , 
mal  fomiti  dell'  arte  ,  mezzo  nudi  ,  fenza  regolamento  , 
e  fenz'  armi  .  Da  coftoro  non  molto  differivano  {b)  i  Ca- 
ier^jarii  y\  quali  combattevano  a  frotte  .  Di  quei  ,  cho 
aveano  il  foprannome  Suppojìtitii  y  di  qui  a  poco  fé  no 
parlerà  più  acconciamente  .  Vi  erano  finalmente  Gladia- 
tori ,  che  gT  Imperadori  folcano  nudrire  nel  loro  pala- 
gio, come  proprj  ,  e  piij  valorofi  degli  ordinarj ,  e  comu- 
ni,  i  quali  eran  chiamati  Poflulatitii  y  perchè  venivan  di- 
mandati dal  popolo  {e)  y  trovando  eflb  uno  Ipezial  pia- 
cere nel   vedere  le   loro  zuffe . 

La  cura  de'  giuochi  de'  Gladiatori  {d)  fi  apparteneva 
agli  Edili;  tuttavia  li  troviamo  rapprefentati  ancora  da* 
Confoli  ,  e  da'  Pretori,  come  altresì  da' Quefiori  d'ordi- 
ne dell'  Imperador  Claudio  {e)  .  Anzi  ancora  le  perfo- 
ne  private  divertirono  cosi  il  popolo  per  guadagnar- 
fène  r  affetto  ;  le  quali  in  tal  tempo  comparivano  iiij 
abito  di  Magiitrati . 

Il  giorno  innanzi  a  quefti  giuochi  (/)  V  Autore  di 
cffi  li  bandiva  in  un  manifcfto  appiccato  in  luogo  pub- 
blico .  Quivi  ftava  ancora  regiftrato  il  numero  delle  cop- 
pie de*  Gladiatori  deftinati  allo  fpettacolo  (^)  ,  ed  anche 
i  nomi  de'  piiì  rinomati  ;  anzi  folcano  efporrc  figurato 
a  color  rofib  ,  o  nero  le  fteffe  zuffe  {h)  .  Or  qucfte  zuf- 
fe fé  fi  faceano  in  onor  di  qualche  defunto  ,  il  ior  luo- 
go era  predo  il  rogo.  Fuor  di  quefto  cafo  qualche  vol- 
ta fi  facevano  in  mezzo  al  Foro  ,  ma  d*  ordinario  negli 
Anficeacri  • 

Venuto 

(a)  Suet,  Claud,  cap,  34.  Senec*  Epijì.  7. 

(b)  Sueton.  Aug,  cap,  45. 

(e)  Sueton^  Domitian,  cap,  4.    Seme*  Epift*  7. 

(d)  Suetm.JuLcap,  IO,   Idem  Ner,  cap.  ^. 

(e)  JtivenaL  Saf.  8.  v.  143.   Suei»  Claud,  cap,  z^.  ] uvenah 
Sat,  3.  ©.  34»  59.  Oc,  de  LL»  Uh,  2. 

(f  )  Senec,  epijì'  1 17.  (g)  Cic,  FamìL  Uh,  2.  ep,  8, 

(h)  Hora(,  lil;,  2.  Serm*  Sat,  i*v,  9S-fsq* 


Libro  Primo.  105 

Venufo  il  dì  dell'  azione ,  i  Gladiatori  »  che  dovcà- 
ro  combattere  (a),  eran  divifi  in  coppie,  di  maniera  pe- 
rò ,  che  fi  avea  riguardo  ad  accoppiare  infieme  quei  di 
ugual  valore,  affinchè,  attaccandofi  poi  ciafcL'iia  coppia, 
J' uno  fofteneflè  per  qualche  tempo  gli  afialti  delT alrro. 

Avendo  poi  V  Autore  dello  ipettacoJo  ofl'ervaro  fé  le 
fpade  erano  di  buona  tempera  e  ben  affilate,  i  Gladiato- 
ri cominciavano  a  giuocare  (h)  con  una  mirabil  deprez- 
za alcune  verghe  di  legno,  rapprefenrando  (e)  così  una^ 
battaglia  finta  ,  anziché  nò  .  Di  poi  al  fcnrire  il  fegno 
della  tromba  ,  lafciavano  via  le  armi  finte  ,  dando  di- 
piglio alle  vere  (d) ,  Ma  allora  fj  atteggiavano  di  modo, 
che  veniflero  a  nafcondere  il  fianco  ali'  avverfario.  Feri- 
to alcun  Gladiatore  ,  il  popolo  gridava  :  ^oc  babei  ,  ed  il 
ferito  abbafl^ate  le  armi  slIzslv^  un  dito  ,  dandofi  così 
per  vinto  {e)  .  Contuttociò  egli  non  rimaneva  libero  da 
nuovi  colpi  del  vincitore  ,  fé  non  ne  pregava  il  popolo. 
Onde  Orazio  (/) ,  parlando  di  un  certo  Gladiatore  ,  per 
nome  Vejanio  ,  così  fcrive  ; 

*     .     Vejafìiidi  arms 

Berculis  ad  pqjìem  fixis  latet  ahdìtui  agro  » 
'He  populum  ex  trema  tot  tei  ex  or  et  arena  . 
Or  quando  il  popolo  volea  donar  la  vita  al  ferito  ,  ab- 
baflava  il  pollice,  effendo  J' abballamento  di  quefto  dito 
fegno  di  favore  predo  gli  antichi  .  Di  qui  è  venuto  il 
proverbio  Latino:  poUìcem  premere -i  in  fenfo  di  favoreg- 
giare ,  come  atrefta  Plinio  {g)  :  Pollicem  ,  cti7n  favemui , 
premere  etiam  proverbio  juhemur  .  Al  contrario  ,  fé  il  po- 
polo volea  molto  il  ferirò  ,  alzava  il  medefimo  dito  :  del 
qual  coftume  parla  ih)  Giovenale  ; 

o  2  e? 

(a)  Vlìn.  N.  N.  ììb.  8.  cap.  12. 

(b)  Vide  Lipjl  ex  ere:  ad  Tacit.  Ann.  Ub.  3.  cap,  17. 

(e)  Oz'id.  Art,  Am.  iib.  3,     (d)  Senec,  de  Pro'DÌd,  cap,  3. 
(e)  Senec,  Agam.  2^.695.     Vìrg,  AEneid,  Uh,  iz,  Zf,  296» 
EraJm.Chil,  (f  j  Horat^  lib.i»  epiji,v,  6, 

(g)  Plin.  N.  K.  ììb.  28.  cap,  3. 
(h)  Juvenal,  Sat.  i,v.  16* 


io6      Storia  Civile  di  Capua 

&  verfo  pollice  vulgi 

Qusfnl'ìhet  occidunt  populariter 

Caduto  il  Gladiatore  ,  e  privato  di  vita  ,  tuttavia  il  vin- 
citore replicava  i  colpi  ,  ed  alle  volte  metteva  la  luano 
entro  la  ferita  ,  per  vedere  ,  s'  era  morto  daddovero  [a) , 
potendo  avvenire  ,  che  alcuno  ,  facendo  fembiante  di  mor- 
to ,  fi  faivalìe  la  vita .  L'  uccifo  era  tofto  dall'  arena  per 
Ja  Porta  Libitinenfe  dell'  Anfiteatro  ftrafcinato  con  uoj 
uncino  di  ferro  nello  Spoliario ,  luogo  vicino  ,  dove  li 
era  fpogliato.  Ai  morto  fubito  fé  ne  foftituiva  un  altro, 
per  continovare  Ja  pugna  :  il  che  folca  praticarfi  anco« 
ra  ,  quando  alcuno  fi  era  difefo  fino  a  ftancarfi  ;  ed  il 
foftituito  chi  ama  va  fi  StdppqfldnusAÌ  perchè  da  Marziale  {b)y 
per  dare  una  rara  lode  ad  un  bravo  Gladiatore  d^ì  fuo 
tempo  per  nome  Ermete,  fu  chiamato  Suppofaitìui  Jìbi 
ipjt  j  fignificando  con  sì  fatto  titolo  ,  che  Ermete  noiu 
avea  mai  avuto  fucceflbre  nell'arena,  né  meno  a  cagioa 
di  ftanchezza . 

I  Gladiatori  vincitori  venivano  premiati  con  corone 
di  palma,  e  con  danaro  (r);  coloro  poi,  che  Ci  erano  in- 
vecchiati nel  meftiere  ,  riceveano  in  dono  una  vczga  roz- 
za ,  detta  Rudis  5  onde  venivano  difobbligati  dal  combat- 
tere j  anzi  con  efla  acquiftavano  ancora  la  libertà  com* 
piuta  ,  fé  effcndo  liberi,  con  prender  paga,  fi  erano  ob- 
bligati a  queft*  impiego  {d)  .  Ma  i  fervi  ,  per  rimancro 
del  tutto  liberi  ,  doveano  ricevere  infieme  colla  verga 
un  cappello  ,infegna  di  libertà  prefib  i  Romani.  Egli  uni, 
e  gii  altri  già  emeriti  confagravano  ad  Ercole  le  armi  lo- 
ro ,  come  a  quel  Nume,  che  prefedeva  a  queite  pugne, 
ed  a  cui  flava  innalzato  nell'Anfiteatro  un  Aitare;  on- 
de Orazio  nel  luogo  fòpraccitato  : 

Vejanìtii  armh 

ììercttìiì  ad  pojiem  fixh  .  .  •  .  • 

Qiie- 

(a)  Lamprìd,  Comrnod,  cap.  16.    (b)  MartìaLlih.  5.  ep.  24. 

(e)  OV.  prò  Rofc,  Amer.    Sueton,  Claud.  cap.  21.  JuvenaL 
Sat.  7.  V.  tilt.    Horat.  Ep.  lìb.  i.  ep.  i.  &.  2. 

(d)  UlpMp.Pith.ColLLLRojn.  &  MofT^i  i.Perf.Sat,s.v.Sz. 


Libro  Primo .  loy 

Quefto  faaguinofo  ed  inumano  fpettacolo  de*  Gladia- 
tori fu  proibito  da  Coftantino  il  Grande  inlìenie  con  tan- 
te altre  ufanze  Genrilefche ,  come  Scrive  Eulebio  {a)  nel- 
la vita  di  quefto  Principe  ;  nei  qual  luogo  ieggiamo  ,  che 
i  più  premurofi  penlìeri  di    Coftanrino  ^  già  convertito  y 
furono  ;  Iwaginum  cuU^s  legivui  ìdentidsm  repetitìs  abro- 
gare ;  elez'cire   Vatìctnia  ;  jìatuas ,  atqsie  myjìeria  fitrtim^ 
obeunda  collere  :  ne  Gladiuiorum  compojìtìonìbiti  urhei  in" 
Jìcereraidr  ,  agere  »  Ma   l'ordine  ragionevoiiiiimo  (X\  que- 
ilo  gran  Celare    non  baftò  ad  abolire  per  tutto  1'  Impe- 
rio uno  fpettacolo  ,  cotanto  antico  e  frequentato  .  Accad- 
de ciò  final  meni  e  moiri  anni  dopo  di  lui   lòtto  Onorio, 
il  quale  con  nuove  leggi  tolfe  via  gli  avanzi  di  tal  bar- 
bane » 

Rimane  ora  a  dire  alcuna  cofà  intorno  a*  Gladiatori 
della  noftra  Capua  .  I  Capuani  n*  ebbero  a0ai  prima  de* 
Romani  3  anzi  quei  ne  diedero  1' efeinpio  a  quefti.  Eciò 
volle  dire  Niccolò  di  Damafco  con  quelle  parole  ,  pro- 
dotte da  Ateneo  {h)i  Gludiatorum  fpedìacnla  non  per  fe^ 
rias  tantum  populìque  frequentiam  ,  ^  in  tbeatris  lio- 
mani  exhibebant  ,  a  TTRUtìEHlS  IKVECTO  MOKE 
&c.  Imperocché  ,  fìccome  oiTerva  il  Signor  Mazzocchi 
nel  Tuo  dottiflimo  (e)  Coment©  fopra  il  Titolo  dell' An- 
fiteatro di  Capua  ,  la  voce  Tyrrheriit  fi  dee  incenderò 
de* Capuani  ,  che  furono  Tirreni  ed  Etrufci  di  origino^ 
come  afferma  Vellejo  ♦  Tanto  piu,percdè  degli  Etrufci 
di  là  dal  Tevere  non  {\  legge  cofa  y  che  appartenga  a* 
Gladiatori .  Alia  quale  interpetrazione  à^\  detto  Canoni- 
co Mazzocchi  par  ,  che  fuffraghi  lo  ftefib  Ateneo  ,  il  qua- 
le dopo  d'avere  fcritto  ;  Campanorum  quidam  inter  con^ . 
'^jì'Dia  Jìngulari  certamine  pugnant ,  £oo^\\x>^\\z  il  fopraile- 
gato  Damafceno  * 

Ma  ficcome  Capua  i\x  la  prima  ad  avere  i  Gladiato- 
ri ,  così  invenzione  dì  lei  fu  congiugnere  alla  lautezza-» 
delle  menfe  lo  fpettacolo  fanguinofo  di  eiìl  j  di  modo ,  che, 

fie- 
(a)  Lib,  4.  (b)  Athen,  Uh,  4.  cap,  13» 

(e)  Mazocb,  in  tit.  Camp*  Amph.  pag.  116* 


io8     Storia  Civile  di  Capua 

flccome  diilì  altra  volta  ,f>reflb  i  noftri  anrjchi Capuani, 
aftinché  alcuna  menfa  pafTaflè  per  magnificamenre  im- 
bandita ,  bifognava  ,  che  accanto  ad  eflà  fi  aitaccaflero 
alcune  coppie  di  Gladiatori  5  anzi  fé  ne  accrefceva  ,  o  (ce- 
niava  il  numero  fecondo  la  dignità  de'  convitati  ,  atte- 
itandoio  così  Strabone  ;  Eo  ìtty^ui  proveBi  funt ,  (  i  Capua- 
ni ,  de*  quali  parla  in  quefto  luogo  ut  convivai  voca- 
rent  ad  parìa  Gladtatorum  ,  quorum  numerum  prò  d igni- 
Saie  cujufque  con2JÌVii  augebant  ,  mìnuehantve  .  Il  cpal 
coftume  Livio  lo  riconolce  (a),  come  antichilimo  a* gior- 
ni iuoi  ,  dicendo  ,  quefto  Ipettacolo  in  Capua  inter 
spulai  erat  ;  come  altrefi  Silio  Italico  {h)  ,  che  ,  defcri- 
vendo  la  medefima  ufanza  ,  fi  ferve  della  parola  oUm  y 
la  quale  fignifica  molto  tempo  prima  della  guerra  Car- 
taginefe.  E  quefto  coftume  pafsò  anche  a  Roma  da  Ca« 
pua  ,  non  da  altro  luogo ,  come  il  Lipfio  raccoglie  da'  paf^ 
il  citati . 

Né  qui  è  da  tralafciare ,  che  la  (pezie  de'  Gladiato- 
ri ,  chiamati  Sanniti  fu  eziandio  un  trovato  de'  Capuani. 
Poiché  coftoro  pofTeduti  da  un  odio  implacabile  contra  il 
Popolo  de'  Sanniti ,  ed  infieme  da  una  fuperba  ambizio- 
ne di  fignorcggiare ,  armarono  una  buona  parte  di  Gla- 
diatori a  foggia  di  Sanniti  ,  e  li  chiamarono  col  nomo 
de'  medefimi ,  come  lafciò  fcritto  Livio  (jc)  :  Campani  <l^ 
fupsrbia  ,  G?  odio  Samnìtium  gladiatorei  co  ornatu  arma^ 
runt  i  Samnitiumque  nomine  appellarunt , 

Or  compiacendofi  i  Capuani  cotanto  in  quefti  giuo- 
chi de'  Gladiatori,  che  ne  diedero  altrui  l'efempio,  o 
vollero  goderli  fin  anche  nelle  proprie  cafe  in  atto  di 
definare  3  egli  è  da  credere  ,  che  efli  avelTcro  una  gratL- 
moltitudine  d'uomini  di  tal  condizione  . 

Ma  quefti  crebbero  aftài  di  numero ,  quando  Lento- 
lo  cominciò  a  nudrire  in  Capua  ancora  i  fuoi.Si  dubita, 
chi  mpi  ftato  fofte  quefto  Lenrolo .  Plutarco  nella  vita« 
di    Craftò   lo    chiama   AfVxAoj  B«t/«  ,   che    l'a v veduti ilx- 

mo 
(a)  Lih,  9.  cap,  40.  (b)  SiL  lib*  ii*v»si» 

(e)  LiZf,  Uh*  9»  C(ip*  40. 


Libro  Primo.  109 

mo  noftro  Mazzocchi  penfa  cfler  quel  medfefimo ,  cho 
da  (a)  Cicerone  viene  appellato  O?.  Lentulm  Faccia  ,  o 
Vada ,  come  Itg^Q  io  ftefib  Mazzocchi  {b)  . 

Che  che  fia  di  ciò,  è  aliai  notabile  il  follevamento  ^ 
che  alcuni  di  quelli  Gladiatori  dì  Lentolo ,  nudriri  in  Ca- 
pua,  fecero  nell'anno  680.  della  fondazione  dì  Roma^  • 
Trovandoli  ì  mefchini  obbligati  a  forza  al  meftiere  ,  du- 
gento  di  loro  {e)  ,  non  potendo  più  fofFrirc  quella  fer- 
vitù ,  prefero  la  rifoluzione  dì  fuggirli  via  .  E  mentre-» 
s'ingegnavano  di  venire  a  capo  dei  difegno ,  fettanraotto 
de'  loro  compagni  ,  {coverte  le  loro  macch'ne ,  preftan- 
temente  efeguirono  ciò  ^  che  quegli  andavan  tentando ,  e 
fcapparono  armati  dì  (piedi ,  e  coltelli ,  tolti  da  una  cer- 
ta Olteria .  Or  per  iftrada  incontrandoli  in  alcuni  carri , 
dove  eran  portate  le  armi  gladiatorie  in  non  so  qual  Cit- 
tà ,  depofti  quegli  ftrumcnti  da  cucina,  lì  provvidero  a- 
lor  piacere  (ìqW^  armi  proprie  (^d) .  Conrinovando  poi  il 
cammino ,  giunterò  finalmente  ai  Monte  Vefuvio .  Quivi 
fortiticatifi  di  ripari ,  lì  fcelfero  delia  ftella  loro  mafnada 
tre  ipiritoH  condottieri  ,  de'  quali  uno  ,  chiamato  Spar- 
taco (e)  ,  era  Trace  di  nazione,  e  quanto  robufto,c  co- 
raggiclo  ,  altretanto  prudente ,  e  culto  5  tal  che  non  me- 
ritava eriere  ne  Trace  ,  ne  Gladiatore  .  Ellendofi  cosi  mu- 
niti, ed  ordinati ,  furono  allahti  da  un  drappello  di  gen- 
te lecita ,  fpedita  da  Capua  contro  a  loro  .  Ma  i  fuggi- 
tivi polero  in  volta  gli  allalitori ,  g'ungendo  fino  a  gua- 
dagnare le  loro  armi  ,  delle  quali  ben  volentieri  li  cinfe- 
10  ,  lalciando  le  gladiatorie  ,  come  obbrobriofe  .  Per  co- 
detta vittoria  preTèro  maggiore  ipirito  j  e  per  ingrollàrc-» 
il  loro  numero ,  cominciarono  a  ragunar  gente  di  03"^ 
condizione ,  fpezialmente  fervi  di  campagna ,  ch^  tfa va- 
gliavano legati  negli  ergaltoli.  Crefcendo  «^«^i  alla  gior- 
nata ,  fi  diedero  ad  infettare  l'Italia  con  gravi  danneggia- 
menti 3 

(a)  Cic,  adQ,  Frat  lìh.  2.  cap*  3« 

(b)  Mazoch,  in  additam.ad  Lommìn  Tìt^Camp.Amph.  p.iyi» 
(e)  Plutarco.  ÌK  Graffo  .     ^d)  Ve  Ile j,  lib.  i.cap»  3  o. 

(e)  P  lutar  eh,  in  Graffo  . 


lio     Storia  Civile  di  Capua 

menti  5  flccliè  fu  necelTario ,  che  da  Roma  (^)  foHc  fp-2' 
dito  un  poderofo  efercito  per  ifconfiggerli .  Nell'ultimo 
fatto  d'armi,  che  qiiefti  mafnadicri  ebbero  colle  truppa 
Romane,  guidate  da  M.  Crafìo,  furono  efli  quarantami- 
la ,  fecondo  (b)  Vellcjo ,  cento  venti  mila  ,  fecondo  Ap- 
piano.  Con  tutto  ciò  furono  disfatti  da*  Romani,  aven- 
do il  fopraddetro  Graffo,  peritii^mo  delmeflieiC  di  guer- 
ra,  regolato  con  grand'arte  e  prudenza  la  fua  foldate- 
fca  (0  3  e  ^^i  J^iJa  "^  reflarono  prigionieri  dell'  efercito 
Romano  ;  i  quali  pagarono  la  giiifta  pena  de'  loro  misfat- 
ti 3  imperciocché  per  tutto  quel  tratto  di  via  ,  che  porta 
da  Capua  a  Roma  ,  fi  videro  appefi  a*  patiboli ,  difpo- 
fti  di  diftanza  in   diftanza. 

Cefare  ancora  mantenne  in  Capua  una  sì  numcrofa^ 
molttudine  di  <jlad  atori ,  che  prima  ,  e  dopo  di  lui  non 
ve  n'era  fiata  una  maggiore  .  Furon  coftoro  almeno  qua- 
ranta mila  ,  come  fi  fcorge  dalle  parole  di  Cicerone  (^/)  : 
Gladìatores  Cae farti  ,  gcn  Capuae  funt _,  fané  commode  Pcm^ 
fejus  dijìrìbuit  hìnoi  Jìngu/is  patrihuifamiliarum,  Secuto- 
rum  in  ludo  J77.  fcderurjt  i  poiché  ,  fé  i  Coloni  ,  de- 
dotti in  Capua  ,  furono  venti  mila  padri  di  fam  glia  ,  dan- 
dofi  a  ciafcuno  di  cffi  i^uz  Gladiatori ,  già  coftoro  dovet- 
tero cifere  quaranta  mila  . 

Sotto  gli  Augufti  vi  ebbe  altresì  in  Capua  un  gran- 
numero    di  Gladiatori  ;  àt\  che  ci  ailicura   Sparziano  ,  il 
quale  nella   vita  di  Giuliano  così  feri  ve  di  coftui;  SedpO" 
Jiea   [ponte  [uà  Gladìatorei  Capuae  jtdjjìt  armari  per  Lol- 
lìanunt  Titianum , 

Né  è  diUìcile  indovinare,  perche  i  Romani  alimen- 
tAffero  in  Capua  tanti  Gladiatori  ,  quando  fi  ha  riguardo 
a  ciò,  che  fopra  fi  è  detto,  cioè  ,  che  dandofi  ad  eliì  il 
vitto  fuor  «Il  oiifura ,  fi  fccgiievano  per  loro  dimora  luo- 
ghi di  aere  puro  >  e  faiutevole ,  come  appunto  fi  era  la., 
noftra  Città  ai  Capua. 

Ma  prima  di  terminare,  foggiungo,  che  ficcome  in 

Ro- 
(a)  Li?;,  Epifom.  95-  (b)  Ve  Ile  j.  Uh,  i.  cap,  30. 

(e)  yifp.  /iki.TàpifJtfuX,       {a)  Lib,7,ad  An,ef,  i^. 


*  Libro  Primo .  in 

Roma ,  così  nelle  Colonie  ,  e  per  conseguenza  ancora  In 
Capua  fu  cura  degli  Edili  di  rapprefentare  al  popolo  i 
$.n*uochi  de'  Gladiatori .  Si  ha  una  evidente  pruova  di  ciò 
da  una  ifcrizione  pubblicata  dal  Signor  Mazzocchi  (^),ia 
quale  mancante  in  un  lato  è  del  tenor  ,  che  fic2nc  : 
L.  VBTTIVS  TRIBVNVS 
AID.Ci^fiERAVIT. 

M VNVS.  GLADIATO 

IDEM.  POPVLO.  CA 

MODIOS.  BINOS.  DED 

Quefto  Vezio  dunque,  che  itera-^ìf  rnuKus  GladlatoruifLj^ 
era  Edile .  Imperocché  la  voce  TRIBVKFS ,  che   leggefi 
nella  fine  della  prima  linea  ,  è  cognome  ,  ficcome  oflerva  il 
fuddetto  Mazzocchi  ;  fé  pure  non  vogliam  dire  ,  che  vi  fu 
aggiunta  dal  Vecchioni ,  da*  cui  manofcritti  è  ftata  trat- 
ta i'ilcrizione  colla  giunta  della  parola ,  della  quale  par- 
liamo ;  poiché  il  Padre  Pafquale  Gefuita  ,  che  vide  origi- 
nalmenre  l'addotta  ifcrizione  ,  e  ne  mifurò  fin  anche  lo 
lettere  ,  la  trafcriflè  fenza  tal   voce  ,  come  ci  dà  per   ficu- 
ro   il  Mazzocchi ,  a  cui  e   venuta  in   mano  si  fatta  copia. 
Si  fono  fcavati    ne'  contorni    di  Capua    due  epitaffj  , 
pofti  a'  Gladiatori  ,  in  uno  de'  quali  iì  vede  Icolpita  la-, 
verga,  detta  Rudis y  infegna   Gladiatoria,  e  le  copie 
iì  (onfervano  predo  il  fuddetto  Mazzocchi  ^ 
com'  egli  medefìmo  attelta  . 

0^  W^  ^p  ^P  W^  0^  ^fr 

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k   k 

Profieguo  ora  a  defcriverc  i  pubblici  cdifìzj  delPan- 
tichiflìma  Città  di  Capua  .  Vi  era  il  Can:pìdoglio ,  luogo 
grande,  magnifico,  di  cui  parlò  Cornelio  TaCito  ,  e  Sue- 
tonio ,  che  fu  tocco  da  un  fulmine  nel  mefe  di  Marzo; 

P  il 

(a)  In  Tu,  Camp.  Amph.  p.  1 1 6. 


112  .     Storia  Civile  di  Capua 

il  che  fervi  di  prefagio  alla  morte  di  C.  Caligola  Impc- 
radore  .  Era  quello  un  luogo,  ove  trionfavano  i  Capuani 
nel  lieto  ritorno  alla  Patria  vincitori  ,  e  carichi  di  pal- 
me ,  dopo  qualunque  vittoria  riportata  da*  nemici  •  Lo 
adornavano  belliilìiiii  marmi  intagliati  ,  e  fregiati  per 
ogni  parte  :  comprendeva  quel  luogo ,  ove  la  gran  Tor- 
"■•  "^'  S.  Erafmo  oggi  trovafi  fituata  .  In  e(Ta  ognun  ve- 
K'  ^'  '  -  gran  pezzi  di  antichità  (ì  confèrvano,  che  voi- 
^-^'^  *  archi  ,  e  diverfc  anrichiUìme  ftruttu- 
te  mira  ^^^>  ..  -^  eagliardia  5  fervita  più  volte  per 
re  di  una  itraordinar.-  e*  ^    ^-  ^>         ^  ^  »       •  •  ^ 

\r  jT-r     r-iu  oitta,  a  tenerne  iunei  1  ne- 

fortezza  ,  e  per  uhcia   aci.w        :..J„^  ^^^  ^  . -t    /• 

mici  ,  che  di  fafli  ,  e  di  dardi  veniv««iiv>  ^-..  car  catj  aa  lopra 
di  qucfta  Torre  in  occafìoae  di  qualche  riprefaglia,  o  in- 
curfione  alla  Città  5  ficcome  per  difela  ben  valida  ,  e  per 
fortificazione  ficura  fervi  poi  agli  Aragonesi  ,  da*  quali  a* 
gentiluomini  della  famiglia  Gentile  fu  donata  5  e  leggefi 
una  ifcrizione  ivi  ritrovata  : 

AELIVS  LORSII  GENTILIS  CAMPANI 

FILIVS  TVRRIM  HANC  ANTIQVITATE 

COLLAPSAxM  ORNAMENTO  RESTITVIT 

ANTRAQ.   CVM  HORTO  APOLLINI  MVSIS  GENIGC^ 

DICAVIT. 
Quefto  Campìdogiio  fu  dedicato  dall'  Imperador  Tiberio , 
figliaftro ,  e  fucceflore  di  Ottavio  Augufto .  L'Imperado- 
re  fi  partì  a  poita  da  Roma,  per  venire  a  dedicare  qus- 
fto  Campidoglio  in  Capua  ,  come  fcridè  Suetonio  ,  ed  il 
Tempio  di  Augufto  in  Nola  :  poi  fi  ritirò  nell*  Ilola  di 
Capri  ,  ove  a  foddisfare  il  fuo  fenfo  con  ogni  forta  di 
libidine  fu  folamcnte  intento ,  ed  occupato  . 

Egli  ci  giova  credere,  che  Ottaviano  Augufi:o,  in  de- 
dicando il  Campidoglio  Capuano  ,  l'  avefle  arricchito  delle 
ftefle  leggi,  ed  onori ,  de' quali  godeva  il  Campidoglio  di 
Roma  5  ciocché  ben  fovente  era  in  ufo  ,  qualora  confa- 
gravanfi  o  templi  ,  o  altari  j  e  a  tal  propofito  citò  una 
ifcrizione ,  che  da  Padova  raccolfc  Barnaba  BrilTonio  {a), 

IV- 
(a)  Pag.  426. 


Libro  Prima.  113 

IVPITER  OPTIME  MAX.  QVANDOQVE 
TIBI  HODIE  ARAM  DABO  DEDICABOQ:. 

OLLIS  LEGIBVS  OLLISQ^ 
REGIONIBVS  DABO  DEDICABOQ^ QVAS  HIC  KODIE 
PALAM  DIXERO 


CETER AE  LEGES  H VIC  ARAE  EAEDEM  S VNTO  QVAE 
ARAE  DIANAE  SVNT  IN  AVENTINO   MONTE    DI 
CTAE  HISCE  LEGIBVS  HISCE     REGIONIBVS    SICV 
TI  DlXI    HANC     TIBI    ARAM    IVPITER    OPTIME 
MAX.    DICO    DEDICOQVE  VTI  SIES  VOLENS    PRO 
PITIVS  MIHI  COLLEGISQVE  MEIS  DECVRIONIBVS 
COLONIS    INCOLIS    COLONI  AE    MARTIAE  IVLIAE 
SALONAE  CONIVGIBVS  LIBERISQVE  NOSTRIS  . 
In  quefto  Juogo  dei  Campidoglio  portavanfi  ,  come  dif- 
fi  ,  i  vincitori  colle  vive  acclamazioni  del  popolo  i  onde 
Orazio  in  Roma  nel   trionfo  di  Augufto  (a)  , 
Tuq,   dum  procedìs  ,  io  trìumphe  . 
'Hon  femel  dicemui ,  io  triumphs  . 
Livitai  omnii ,  dahìmufq,   Dtvii 
Tura  benignii . 
Così  egli  Annibale  ,  al  riferir  di  Livio  ,  efifendo  introdot- 
to da  rutto  il  popolo  nelT  antica   noftra  Città    ,  montò 
su  di  quefto  Campidoglio,  quafi  che  a  trionfare   colie  vive 
acclamazioni  di  tutti  .  E  dalia  parte  fuperiore  ,  ed  emi- 
nente   di    eflb  i   Capuani    fi  pigliarono  il   bel    piacere   di 
mollargli   la  magnificenza  de'  loro  edifizj  ,    il  fito  ,  la- 
vaftjtà  ,  e  la  vaghezza  della  loro  campagna  ,  i  terreni  più 
feraci,  i  campi  Stellati  ,  e  ciocché  di  vago,  e  di  nobile, 
eflì  aveano  nella  felice  loro  Patria,  e  neil'ameniflìmo  fuo- 
lo   di  si  bella  Regione  {h)  : 

é    .     .     .     .     Aiotijìrafit  Capitoìia    celfa  ^ 
Stellatefque  docsra  caf/^pos  y  Lneret/.qcis  hetiìgtiam  , 
Che    anzi   alle  volte    in  fìmiii  trionfi  tra   le  accia mazio- 
ni  de'  loidati  ai  Principe  trionfante  udivanfi  intramifchia- 

P     2  ti 

(a)  Lih,  4.  cartn.  (b)  SìL    ItaL  Lih.  12. 


114     Storia  Civile  di  Capua 

ti  alcuni  detti  pungenti ,  e  pur  nondimeno  prendevanfi  di 
buon  grado  .  Così  Suetonio  di  Giulio  Cefare;  Gallico  de- 
nique  trìumfho  mìlites  ejin  inter  cetera  carmina ,  qaalìa 
currum  profequentei  jocularìtsr  canunt  ,  etiam  vulgatìjp- 
muìn  ìllud  pronuntìaverunt  : 

Callìaì  Caefar  fuhegìt  ,  Nicomedes  Caefarem  . 

Ecce  Caefar  nunc  triumphat ,  qui  [uhegìt  GalUai^ 
Nicomedes  non  triumpbat ,  qui  [ubegic  Caefar etn  . 
Io  lafcio  qui  poi  di  riferire  il  di  più  intorno  a  i  fud- 
detti  trionfi  ,  come  le  diverfe  immagini  di  Provincie  ,  dì 
Città  ,  di  Dei,  che  tutri  venivano  entro  queii'apparatoj 
i  Re  prigionieri,  Je  immagini  di  alcuni  nemici  morti,  co- 
me ne'  trionfi  di  Cefare  ,  e  di  Augufto  furon  portato 
quelle  di  Cleopatra ,  di  Catone  ,  di  Scipione  ,  e  Metello  , 
le  molte  ifcrizioni  ,  ch'eglino  chiamarano  titoli  ,e  ne' qua- 
li veniva  dichiarato  ciò  ,  che  fi  foflc  caduna  di  quello 
cofe,  ed  in  fine  le  tante  altre  tavole,  nelle  quali  elptjme- 
vanfi  le  azioni  vaiorofe  del  vincitore  ,  eia  vittoria  .  Son 
quefte  cofe  dalla  Storia  Ronana  ben  note  >  ed  i  marmi 
antichi  ancora  oggi   ce  ne  confervano  la   memoria. 

Era  vicino  ai  Campidoglio  la  Curia  Maggiore  ,  ove 
^\  tenea  fpeiro  il  configlio,  e  l'adunanza  dzX  Senato  per 
utile  à.é.  pubblico.  Tal  Curia  era  grande  ,  ricca,  fuper- 
ba  ,  capace  di  ben  trecenro  Senatori  ,  de*  quali  era  il  fom- 
mo  Magiftrato,  c\\Q  Mediajìuticus  veniva  chiamato.  Qui- 
vi Pacuvio  Calavio,  nobile  Capuano  ,  liberò  (^}  con  mira- 
bile artifizio  il  Senato  dalla  morte,  e  lo  conciliò  colla  ple- 
be ,  la  quale  per  gelofia  di  flato  ,  e  per  ambizion  di  gover- 
no era  già  unita  ,  e  rifoiuta  a  trucidar  quanti  piii  Sena- 
tori vi  ftavan  raccolti . 

Vi  erano  le  Curie  minori  ,  cioè  quella  de'  Sacerdoti , 
e  degli  Auguri  ,  per  le  cofe  fpettanti  alla  Religione  ,  o 
culto  facro .  La  Curia  Bellica  per  le  cofe  appartenenti  al- 
la guerra  ,  ed   altre  fimili . 

//  Foro  de*  Nobili  da  una  parte  avea  il  Circo ,  ovo 
j  famofi  giuochi  Circenfi  fi  faceano  ,  dall' altra  parte  avea 
il  Cric topor tic 0  ,  /  Giuo^ 

(a)  lÀv.lih,  13.  cap.  !• 


Libro  Primo.  1 15 

/  Giuochi   Circetjjl    confìftevano  in  far  correre  i  ca- 
valli anticamente  per  fette  giri  j  poi  fi  reftrinfero    a  cin- 
que, e  fi  dava  il  pren^io  promelìb   a  chi  più  velocemen- 
te ,  e  prima  degli   altri  arrivava  al  fegno  .  Egli  il  Circo^ 
come  ben  fi  raccoglie  da  alcune  antiche  medaglie  di  Ca- 
racalla,  e  di  Aleifandro ,  era  di  forma  ovata,  e  non  ton- 
da ,  e  nel  mezzo  Ita  va  un'Aguglia  con  un  muro  ,  come 
una  tela  te  fa  5  dalf  uno,  e  l'altio  capo  le  tre  mete  con 
un  uovo  per  una  in  ci-na   .    Vi  erano  s\x\  muro  molte-» 
altre  figure  ,  come  la  Statua  della  Dea  Cibele  ,  madre  de* 
Dei ,  colle  {\.\^  torri  in  tefta  ,  ed  a  lèaere  fopra  di  un  leo- 
ne, e  così  altre  diverfe  figure  d*   uomini,  di  delfini,  di 
cavalli.  Vi  fi  era  deltinato  dal  Senato  un  Prefetto  ,  il  qua- 
le in  certo  tempo  fu  Lucio  Vezio  Sereno  ,    e  quelto   te- 
neva a  se  fubordinari  dis^t^i  Minillri  ,  ed  Uriziali ,  tutti 
dertinati   a  varj  impieghi  di    tal    giuoco  ;    imperciocché 
un©  avea  la  cura    di  defignar    pel    corfo    le  bighe  ,  eh* 
eran  dedicate  alla  Luna  ,  o  le  quadrighe ,  eh'  eran  dedi- 
cate al  Sole  5  un  altro  avea  la  cura  di  aifiiicie  a  1  com- 
battimenti ,  ed  al  corfo ,  e  dare  i  premj  al  vincitore  j  al- 
tri a  decider  le  liti,  e  le   controverfie,  che  in   tali  giuo- 
chi accadevano  ,  chi  aveva  il  penfiero  di  fpruzzar  l'ac- 
qua frefca   su  i  cavalli  nel  bollore  à^\  corfo  g  à  riicalda- 
ti  i  altri   eran  declinati  a  dar  la   voce,  ed  an  mare  i  ca- 
valli al  corloj  ed  altri  finalmente  a  far  si  ,  che  gli  Aurighi, 
o  fiano  agitatori  venifie  o    tra  loro  dirtinti  nelle  fafco , 
nella  fopravvefte  ,  nelle  infegne,  e  negli  altri  ufuali    co- 
lori di  quelli  giuochi  ,  ch'erano  il  bianco  ,  il   rollo,  il 
verde ,  e  '1    torchino  ,  ed  indi  conofceafi  chi  di  quei  coc- 
chi avefle  le    cinque   volte  ,    o  meno  di  già  girato  da^ 
alcune    uova    dì  pietre  ,  fegnate  concolori  già  detti,  eh* 
aveano  quefti  Giudici  alla  mano  ,  e  su  di  cui  marcava- 
no  le  volte,  che  quegli  aveano  corfo  :    riufcendo  intra- 
ranto  agli  fpettaton  da' gradini  del  Circo  di  un  compiu- 
to piacere  il  vedere  ora  la  gara,  ora  f  avanti ,  ora  l'ind  e- 
tro  5    e  poi  al  contrario    di  quei  cocchi   nel   corfo  .  La- 
Prefettura  del  Circo^  eia  un  ufizio  molto  nobile  ,  e  deco- 

rofo, 


ii6      Storia  Civile  di  Capila 

rofo,  che  non  ifdegnó  efercitarlo  l' ifiefìb  Auguro,  e  poi 
Caligola,  edindi  anche  l' Iinperador  Ciaudio  ,  Antonino, 
Eleogabalo  ,  ed  altri  infigni  Perfonaggi .  Si  facevano  que- 
ùì  giuochi  in  occafione  di  una  gran  folennità  ,  di  una- 
vittoria  riportata  ,  deJia  venuta  di  un  Principe  ,  ed  anche 
in  occafione  de'facrihzj,  e  di  pregare  i  Numi  per  qual- 
che grazia  fegnalata  .  Vicino  al  Tempio  di  Diana  Tifa- 
tina  vi  era  anche  un  altro  Circo  ,  in  cui  fi  celebravano 
giuochi   in  onor  di  quelta  Dea. 

Il  Crìttoporiico  poi  era  un  luogo  fotterraneo  ,  ftabi- 
lito  per  palleggiare  ,  e  divertirli  al  frefco  in  tempo  de' 
caldi  eftivi ,  à^no  ambe^latio  hypogaen ,  In  quefto  vi  erano 
due  piani  ,  de' quali  all'  uno  i\  Icendeva  per  qualche  pic- 
cola fcala  ,  ali*  altro  fi  faliva  per  àwQ.  fcale  ben  alte .  Tut- 
te le  volte  ,  e  fofhtte  erano  dipinte  a  frefco  con  eccel- 
lenti dipinture  di  fiori,  uccelli,  quadrupedi,  ed  altri  or- 
namenti ,  con  efiervi  anche  fcolpite  vane  figure  d*  uomi- 
ni ,  e  donne  in  diverfi  abiti  ,  ed  atteggiamenti  .  Il  pavi- 
mento era  tutto  lavorato  ,  come  volgarmente  dicefi  ,a« 
niofaico  .  Riceveva  il  lume  da  So.  fineftre  ,  ed  avea  al  di 
dentro  trenta  nicchie  ,  come  fi  fcorge  anche  ora  ,  fullì- 
fiendo  eflb  quafi  intieramente .  Quefto  Cntroportico  era-* 
appunto  fotto  il  Convento  di  S.  Francete©  di  Paula  inj 
S.  Maria  Maggiore  ,  ridotto  oggi  in  Iftalle  per  la  Regia  Ca- 
valleria j  e  chi  vi  entra  ,  fi  compiace  molto  di  vedcro 
antichità  si  bella,  e  riguardevole. 

Vicino  al  Crittoportico  era  il  famofo  Teatro  ,  forma- 
to di  quattordici  ordini  ,  fenza  che  T  uno  impedifTe  al- 
l' altro  la  veduta  ,  e  fé  ne  veggono  oggi  le  reliquie  vici- 
no alla  Torre  di  S.  Erafmo.-ie  quali  reliquie  confìHonoin 
alcune  piccole  volte  di  mattoni  ,  follenute  da  due  ordini 
di  pilaftri .  Fu  que(i:o  Teatro  fabbricato  dalle  fondamen- 
ta ,  o  a  tempo  d*  Auguf^o  ,  ovvero  (  il  che  è  piià  proba- 
bile )  dopo  la  morte  di  quefio  Principe  .  Poiché  Q^An- 
nio  Gianuario  ,  eh*  ebbe  cura  di  tal  fabbrica  ,  come  per 
gli  altri  meriti,  coòì  ancora  per  quefio,  venne  onorato 
coli'  Auguftaiità  ,  come  fi  fcorge  dall'  ikrizione  ,  che  or 

ora 


Libro  Primo .  117 

ora  allegherò .  Ma  dell'  anzidetto  onore  dell*  AuguftalitJ 
di  rado  fi  parla  nell*  età  d'  Augufto  j  fpellb  però  ne*  tem- 
pi d*  apprcilb ,  fecondo  V  olfervazione  del  Signor  Mazzoc- 
ciii  .  L*  ilcrizione  accennata ,  che  (i  conferva  in  Capua, 
è  del  tenore  fegucnte  ; 

D.     M.    S. 
CL  ANNIO  lANVARIO 
EXACTORI  OPERVM  PVBL. 
ET  TEATRI  A  FVNDAMENTIS 
HVIC  ORDO  DECVRIOÌnVM 
OB  MERITA  EIVS  HONOREM 
AVGVSTALITATIS 
GRATVITVM  DECREVIT 
VIXIT  ANN.  LXXI.  YIYVS 
SIBI  FECIT  ,  POSTERISQVE 
SVORVM . 
Non  vi  è  dubbio  però,  che  prima  di  quefto  Teatro  do- 
vette efière  in  Capua  altro  Teatro   nella  prima  fua  fon- 
dazione 5  poiché  gli  antichi  Capuani  ,  o  (iano  gh  Ofci, 
furono  ftudiofiiiìmi    di  ogni  forca  di  giuochi  ,  di  teatri , 
di  commedie,  e  di  amene  rapprelentanze  :  tantoché  eili 
in  Italia  furono  gì'  inventori  di  adombrare    i  teatri,  per 
difenderli  dal  calore  del  Sole ,  e  di  ricoprirli  contra  il  ge- 
lo ,  le  piogge ,  ed  i  venti .  Anzi  i  Capuani  antichi  furono 
i  primi  a  fabbricare  Teatri  in  Italia  per  le  fceniche  rap- 
prefenranze    molto  tempo^  prima  ,  che  Roma  fi  edificaf- 
fe,  giuocando  in  elfi  le  favole  degli  Atellani,  intrecciate 
di  pungenti  fcherzi  a  dipingere  V  antica  Italica  dilcipiina, 
tenendo  lungi  dalle  loro  fcene   con  ogni  rigore  gii  Iltrio- 
ni  ,  ficcome  ne  usò  poi  Roma  ,  che  gli  ebbe  per  uoaiini 
di  così  pravi ,  e  rotti  coltumi ,  che  non  volle  affatto  ri- 
fonofcerli    per    fuoi    cittadini  5    tantoché    li    rimollc    da 
ogni  tr  bù  ,    ed    interdilTe  loro    ogni    guadagno  ,  fecon- 
do  atteftò    Livio  ,    e    Valerio  j    onde    SaatAgoltino  (a) 
fcr  fle  :    C^m    autem    ludìcram  fcenam    tot^m  prohro   dU' 
cerent   genui    id  homìnum  9   non   modo   honore  cìvit^t^  re* 

(a)  De  CivUaSe  Dei  Lìb»  2.  cap,  13» 


ii8     Storia  Civile  di  Capua 

lìquor um ,  fed  etìam  tribù  movtrì ,  notatione  cenforìa  Zfo- 
luerunt  . 

Ma  per  ritornare   al  Teatro  ,  di  cui ,  come  diffì ,  ^\ 
veggono  anche   oggi  le  veftigia  ,  era  in  forma  di  un  mez- 
zo cerchio,  aveailiioi  fcahni  per  gli  fpetrarori  nella  par- 
te anteriore  ,  come  fi  diflc  nelT  Anfireacro  j  e  nella  parte 
citeriore  avea   doppio  ordine  di  Portici   nel  piano  ,  ma-, 
quattro    al  àÀ  fopra ,  foltenuti  da  grodì  pilaftri  di  matto- 
ni. Era  tutto  ornato  di  marmi ,  ftatue  ,  fogliami,  ed  al- 
tri fìmili  abbellimenti .  In  ciìb  fu  trovata  T  ifcnzione  ad 
un  certo  Lucejo  ,  che  ne  fabbricò  il  profccnio. 
LVCEIVS  PECVLIARIS  REDEMPTQR 
PROSCENIIEX  BISO  FECIT. 
Quefto  Teatro   nel    tempo  di  Cajo  iu  tocco  da'  fulmini  \ 
onde  dair  Imperador  Tiberio  fu  poi  conlegrato  pei  Tem- 
pio a  Giove,  lècondo  fcrifle  Suetonio. 

Stava  ben  anche  vicino  al  Crittoportico  il  famofb 
Ginr/ajìo  ,  o  ila  Coloflb  ,  ove  varie  fcienze ,  molte  arti  li- 
berali a'  giovani  dal  pubblico  infegnar  fi  faceano  con-» 
niolta  comodità,  ed  efattezza .  Egli  era  arricchirò  di  va- 
rie ftatue  ,  e  ipeciaimente  di  quei  Dei  ,  che  tti  va  vanii 
preiedervi ,  come  proprj  di  tal  luogo  ,  i  quali  appunto  era- 
no Mercurio,  Minerva  ,  ed  altri  ;  onde  gii  ant'chi  Filo- 
fofi  tenevano  dalle  loro  (cuole  lontani  gì'  iliiterati  ,  co- 
me profani  j  non  altrimenti  ,  che  negavafi  V  ingreflo  ne* 
tempii  a  coloro  ,  che  non  erano  iniziati  .  Quindi  ftava^ 
fcritto  alla  fcuola   di  Pittagora  : 

Cantaho  doblis  ,  age ,  2jafìis  claudìte  portai . 
£d  a  quella  di  Pbtone: 

Lxpers  Geometrias  ne  ìngredìtor . 
Godevano  da  prima  i  maeftri  dell*  antico  noftro  Ginna- 
fìo  un  convenevole  onorario  ,  che  fi  pagava  loro  a  ca- 
dun  mefe  ,  benché  in  un  altro  rempo  più  avanti ,  ne'  gior- 
ni feftlvi  di  Minerva  .  Poi  come  iotto  ^V  Impcradori  a'  Fi- 
loiofi  di  qualDnqi  e  fetta  fu  quello  determinato  »  e  fta- 
bilito  ,  al  riferir  di  Luciano;  Sch  ,  Pamphììe  <^  falaritim  ^ 
idque  neutiquam  exìguum  ab  Imperatore  fuijje  corjjìirùtum 

Jin- 


Libro  Primo.  119 

Jtn(f^ìU  Philofophornm  genertbus Jìnguht  in  annoi 

decem  milita  nummum  ,  quoi  accipiant  ,  uti  doceant  jw^en^ 
tiétem  ;  cosi  fi  videro  nella  noftra  Capua  antica  e  que- 
fii  Iplendidi  falarj  per  tali  maeftri ,  ed  a  proporzione  an- 
cora liberali  per   gli  altri  deli' altre  fcicnze  . 

Dalla  parte  della  Città  v'  era  una  gran  pianura  di 
circa  due  miglia,  ailègnata  dal  Senato  per  comodo  dei  Pub- 
blico ,  per  ivi  provare  ,  ed  avvezzare  i  cavalli  nella  loro 
velocità,  a  farli  ben  girare  a  delrra  ,  edafiniltra  ,  e  ren- 
derli agili,  ed  ubbidienti  agli  ciercizj  à\  guerra.  In  que- 
fta  pianura  di  ànt  miglia  ,  chiamata  Ippcdrcmo  ,  folevano 
i  Cavalieri  a  gara  correre  infieme  ,  ma  il  corfo  doveva- 
efìere  per  un  folo  miglio ,  già  con  termini  di  pietre  fta- 
bilito .  Per  vincere  poi  al  corfo  bisognava  oltrepafTar  \xn 
poco  più  àt\  miglio,  fino  ai  ^termine  afiègnato,  e  circo- 
fcritto  . 

Poco  difcofto  V*  era  un  grande  ,    e  fi.?perbo  edifizio 
in  forma  ovata,  e  quafi  rotonda  ,  cliiamato  volgarmente 
Tumolo  y  à\v\{o  in  quattro  parti  eguali ,  e  di  maravigliofa 
fimmetria  ,  luogo  deftinato  a  confervar    le  ceneri   di  quei 
cittadini    Capuani  ,    che  aveano  militato  nelle  battaglie, 
ed  erano  morti  in   Capua .  Era  quefto  Sacello  dedicato  al 
Dio  Marte ,  ed  in  mezzo  di  eflb  era  la  Ifatua  di  lui  be- 
ne adorna  di   molte  cofe  prcziofe  ,  che  da'  congionti  del 
defunto  militare  fé  gli  donavano   quafi  in  fuffiagio  ,  e  ad 
onore   del  morto .  Gli  antichi  ,  e  tra  di  efli  i  noftri  Ca- 
puani ponevano  tutte  le   ceneri   di  ogni   loro   nobil  guer- 
riero   in    un'  urna  ,    o  fia  nicchia  d'  oro  ,  e  le  fituava- 
no  dentro    quefto    tumulo  ;   In  urnh  fervahantur  cineres 
mortuorum , 

L'ufo,  che  aveano  gli  antichi  Capuani,  come  anche 
altre  nazioni  intorro  a'  cadaveri  de'perfonaggi ,  che  per  U 
Patria  aveano  combattuto ,  e  fi  eran  legnalati  nelle  armi, 
di  riporli  in  tante  cafle,  d'intoriiO  ben  chiufe  y  tó  ivi  le 
tenevano  per  qualche  tempo  .  Dopo  di  che  V  aprivano, 
re  raccoglievano  le  ceneri  ,  e  le  ponevano  dentro  le  pic- 
ciole  urne,  intorno,  o  fopra  delle  quali  fi  metteva  l'ifcri- 

Q^  Zjone , 


I20       Storia  Civile  di  Capua 

zione ,  e  '1  nome  del  defunto  giierrieroi  e  poi  erano  que- 
ste urne  condotte  dentro  il  già  detto  grand*  edifizio  ,  o 
ila  tumulo i  ivi  erano  collocate  in  tante  picciolc  apeitu* 
re  ,  o  fian  nicchie  .  Simili  privati  tumuli  fi  oHervano  fi- 
no a*  tempi  noftri  colie  dette  nicchiette  ,  fpecialmento 
quei  due  aliai  fpeciofi  ,  che  intieramente  fuififtono  tra_> 
i  due  Ga  fa  li  di  CafapuUa  ,  e  delie  Curri,  de'quali  uno  col 
nome  della  Conocchia  ,  1*  altro  àtX\^  Carceri  l^scchic  ap- 
pellati vengono  . 

Tutti  quefti  pubblici  edifizj  erano  fituati  per  quella 
ampiezza  di  terreno  ,  che  oggi  comincia  dalla  Croce  di 
S.  Erafmo  ,  e  tira  d' intorno  da  quefta  ,  e  quella  parte  , 
quanto  porta  dalla  Torre  di  S.  Erafmo,  oggi  de' Signori 
Serfali  ,  fuoi  giardini  ,  e  cafamenti ,  grotti  di  S.  f  rancelco 
di  Paula  ,  e  fuo  Moniftero  3  dove  ad  evidenza  compari- 
fcono  infiniti  pezzi  di  antichità ,  e  (I  conofcono  le  anti- 
che Itrutture  di  tali  edifizj ,  oltre  a*  diverfi  epicatfj,  ivi  ri- 
trovati ,  che  chiaramente  l'additano. 

Molti  altri  Tempj  vi  furoao  col  crefcere  della  Re- 
pubblica accrefciuti  ,  ed  ampliati  in  Capua  .  In  fatti  vici- 
no al  Campidoglio  v'era  il  Tempio  di  Mercurio ,  V  &hro 
di  Giove  Terminale  .  Verfo  la  Porta  Fluviale ,  o  fia  Li- 
ternina  v*  era  il  Tempio  di  Hettuno ,  e  nella  ftrada  ,  che 
conduceva  al  Monte  Tifata  ,  v'erano  i  due  Tempj  di  Mar- 
te ,  e  della  Fortuna  .  Finalmente  dentro  ia  Città  erano 
cretti  i  Tempj  di  Miner-va  ,  di  Bacco ,  della  Madre  de^ 
Dei  y  di  Neme/ty  ed  alrri ,  de'quali  ve  n'ha  finora  lame- 
moria  in  varie  ifcrizioni  ,  che  in  diverfi  luoghi  della  Cit- 
tà a  fon  ritrovate;  i  quali  tempj,  come  dilli  di  fopra,  ar- 
rivavano dentro  ,  e  fuori  della  Città  al  numero  di  1700.  co- 
me da'  buoni  antichidimi  Autori  additato  ci  viene  ;  Iìl^ 
territorio  Capuano  nedum  Diana  {  fcriflè  Michele  Monaco) 
fed  illa  Deorum  omnium  antiqua  turba  coìebatur  \  legi- 
mu%  enim  tempia  Jo^is  ,  Marti:  ,  &  Fortunae  ,  (^  audi- 
vimui  in  agro  Campano  retenta  ,  etjì  corrupta  nomina^ 
Sacello  rum  Apollinii ,  Her culti ,  Cereris ,  &  Bellonae  ,  cer^ 
t2imus  Jtmulacrttm  Jovis  Montani  ,  Mere  urti  j  Solis ,  & 
Cybelis  •  E  qui 


Libro  Primo.  121 

E  qui  non  è  da  tralafciarc  ,  che  badavano  molto  be- 
ne gli  antichi  Capuani  alla  confervazione  àdh  loro  fa^ 
iute  ,  e  della  loro  vita  :  onde  per  ufo  di  confervar  fani 
i  loro  corpi ,  e  riftabilirli  da  qualche  indifpofizione  ,  fece- 
ro in  Capua  con  gravidìnia  fpefa  diverfe  Tervte  ,  luoghi 
grandi ,  e  fpazioG  ,  fabbricati  per  ufo  di  lavarfi  ,  e  di 
pigliare  diverfe  forte  di  bagni.  Alcune  di  efì'e  erano  pref- 
ÌQ  r  Anfiteatro  fìtuate  ,  come  fcrifìTe  Erchemperto  ;  /«-. 
thermts  prope  arenam  j  altre  preflb  il  Campidoglio  .  Avea- 
no  quefte  gran  Portici,  i  pavimenti  di  marmo,  le  mura 
commeflè  di  pietre  vive  ,  e  ben  inbiancate  3  aveano  di- 
verfe colonnate,  pofte  in  bell'ordine,  per  foilenerc  su  ar- 
chi di  fmifurata  grandezza  5  altre  vicino  al  Tempio  di 
Diana  Tifatìna  ^  ed  altre  in  altri  luoghi  della  Città,  ne* 
quali  fi  taceva  una  ingegnofa  diftinzione  per  le  donne, 
e  per  gli  uomini  ,  per  le  perfonc  pubbliche  ,  e  per  le  pri- 
vate in  tal  forma ,  che  ne*  bagni  V  una  non  avelie  potu- 
to recare  all'  altra  menoma   foggezione  . 

In  eflì  fi  numeravano  cinque  parti  j  la  prima  era. 
detta  il  Conclave  ,  dove  {\  refpirava  un'aria  alquanto 
calda ,  ed  in  quefto  luogo  fi  deponean  Je  velli  j  onde  fu 
detto  Apodyterium  ,  cioè  a  dire  Spoìiatorìum  ,  ed  in  Ca- 
fapulla  predo  del  Dottor  Fifico  Giufeppe  di  Criftofaro  di 
fopra  lodato  confervafi  un'  antica  ifcrizione  in  marmo 
bianco ,  ben  intagliato ,  e  fallì  memoria  in  elTa  di  yna.* 
certa  donna,  detta  Satellìa  ^  ch'ebbe  una  volta  quefto 
luogo  rifatto  ,   e   nobilmente  abbell  to . 

SATELLIA  M.  F.  ANVS 

APODYTERIVM  AD  NOVITATEM  R.  .  . 
EPLSTILIS  CETERISCL  MARMORIBVS  D.  .  . 
La  feconda  parte  era  1'  Bypocaujìon  ,  cioè  Caldararitim  , 
&  Sudaiorium  y  la  Stufa  t^  e  quell'era  \xn  luogo  coftrut- 
to  a  forma  di  una  teftuggine  ,  ed  in  cui  il  fuoco  accc- 
fo  fenza  fumo  rendeaci  l'aria  in  tutto  calda.  La  terza-» 
parte  era  Ja  cella  Caldana  ,  e  diceafi  La^jacrum  j  e  qui 
lavavanfi  gli  uomini ,  ftando  a  federe  .  La  quarta  era  la 
cella  Frìgtdaria ,  dove  ftava  ripofta  l' acqua  iieéà^  nella 

Q.  2  pifcir 


122       Storia  Civile  di  Capua 

pifcina  .  E  finalmente  Ja  quinta  era  1'  Alepterhon  ,  cioè 
Deterforium  >  Unbluarìum  ,  in  cui  il  corpo  {\  rafciugava 
dal  fudore  ,  e  fi  ungeva  dell*  olio . 

Quefte  Terme  sì  fplendide  erano  elle  ad  ufo  àz\  po- 
polo 5  tal  che  i  più  ricchi ,  i  più  potenti ,  i  patrizj  avea- 
no  in  cafa  preflb  loro  i  proprj  bagni  j  così,  che  ancho 
Balnea  prelTo  i  Latini  fi  additano  quefti  luoghi  privati  , 
come  Thermae  ,  i  luoghi  pubblici  di  queft'  ufo .  Quelia- 
diitinzione  però  non  da  tale  ,  che  ancora  nelle  pubbli- 
che Terme  indifferentemente  non  accorreflero  ed  i  pa- 
trizj  ,  ed  i  ricchi,  ed  ogn' altra  Torta  d*  uomini  lettera- 
ti,  tenendo  ivi  varj  diverfi  difcorfi ,  ora  di  lettere  ,  ora  di 
ftorie  ,  ora  di  componimenti,  ora  degli  altrui  codumi ,  pro- 
vando, o  riprovando  ciocché  più  ,  o  meno  fotto  deiliu 
loro  rigorofa  cenfura  ,  e  *1  vario  genio  fi  propone- 
va 5  prendendo  in  quefta  guifa  :iài  ingannare  quel!' 
ore  ,  ed  a  riconciliarfi  gli  animi  del  popolo  ,  che  loro 
accorreva  :  onde  Marziale  ad  un  Poeta  ,  che  gli  voleva^ 
da  per  tutto  in;  ogni  luogo  leggere  le  fiie  poefie  ,  così 
diffe  {a)  i 

Et  Jìanti  leorii  ,  <^  kgì^  fedenti  ; 
In  thermai  fugio  ,  fonai  ad  aurem  , 
Queft'  ufo  de'  Bagni  nella  noftra  antica  Città  certamen- 
te può  ritrovarfi  più  antico  di  quello  di  Roma  ,  e  tale 
fin  da'  fuoi  principi  ,  il  quale  {\  avanzò  poi  preffo  a  Ro- 
ma ,  quando  il  luHb  de'  Romani  fi  vide  al  fommo  cre- 
fciuto.  Così  prima  della  cena  gli  antichi  Capuani  ricor- 
revano al  bagno ,  e  £\  lavavano  in  tutto  ;  coftume  trat- 
to da  un  tempo  ancora  più  antico,  e  riferito  da  Ome- 
ro ,  da  Ateneo ,  da  Apulejo ,  e  da  aliri .  Eflì  lavavanfi  anco- 
ra dopo  varj  efercizj,  odopo  quello  à^Wo  Xijìo  •,  cioè  di 
alcuni  fpafleggi  allo  fcoverco  ,  o  del  Gradìo  ,  o  dello 
Sferìjìerio  y  ch'era  ben  anche  un  Juogo  preflb  l'Apodita- 
xio  ,  in  cui    in   varie  guife  gli  antichi  fi  efercitavano , 

Finalmente  benché  nelle  Terme  le  donne  tenuto  avef- 
fero  il   loro  proprio  conveniente  luogo  ,  ciò  non  arrivò 

prima 
(a)  Z/^.  3.  Epigr,  44. 


i 

«.^ 

Villa 

Kicol 

h\i>nuilUtl: 

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e    Ca/cile 


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JPaa.    7  :ì-'5- 


Libro  Primo.  125 

prima  dell*  ordine  dell'  Imperador  Adriaao  ,  che  vollo 
efprefTà mente  una  tale  diftinzione  j  luentre  in  prima  con- 
venivano ancora  efle  alla  nnfufa  cogli  uomini  j  e  fu  egli 
poi  Gjuftiniano  ,  che  chiufe  ic  Terme  ,  e  n*  interdille  l'ufo: 
ciocche  arrivò  intorno  all'anno  521.  della  noftra  falute. 
Queft'  era  i*  antichiiììaia  Città  di  Capua  3  e  quefti 
i  Tuoi  edifizj  più  rinomati;  i  quali  a  ben  diftinguere  con 
tutta  la  maggior  pollìbile  chiarezza  ho  ftimato  a  vantag- 
gio de'  Letterari  far  qui  ben  intagliare  una  Pianta  ,  o  (la 
Topografia  di  eill ,  e  dell'  ant'ca  Città  di  Capua  ,  forma- 
ta dal  più  volte  lodato  Pratilìi  per  la  fua  Via  Appia  , 
e  ben  fondata  sulle  tanre  oculari  irpczioni ,  antiche  fcrir- 
ture  ,  coltantj  tradizioni,  e  su  di  altre  moke  diligenzo, 
dal  già  detto  Autore  non  meno  ,  che  da  me  benanche, 
per  accollarci  al  vero  ,  o  al  maggior  verifimile  ,  prati- 
cate .  Dovrei  ora  t«r  parola  deile  Armi  ,  o  iìan  Divifo 
delia  fudaetta  Città  di  Capua  ,  e  poi  (eguitare  il  filo  del- 
ia ma  Storia  intorno  ai  falli  della  Repubblica  Capuana: 
ma  poiché  quefti  hanno  una  gran  connedìone  con  quei 
della  Repubblica  Romana  ,  colia  qua 'e  Capua  fu  prima- 
confederata  ,  poi  emula  ,  e  vi  contraftò  tante  volte  5  per- 
ciò prima  di  profeguire  la  Storia  di  Capua  ,  mi  convie- 
ne far  aito  per  poco  tempo,  e  parlar  brevemente  prima 
dell'Armi ,  o  fiano  Stemmi  della  Città  di  Capua  j  ed  in- 
di dare  una  chiara  idea  ,  e  trattar  brevemente  delia^ 
Città  di  Roma,  e  de' Tuoi  fafti  fuperbi,  per  far  compren- 
dere a'  Leggitori,  di  chi  Capua  fu  emula,  con  chi  con- 
trailo dominio  ,  e  fìgnoria  ,  a  chi  fu  deditizia  ,  e  coii-» 
chi  flrinfe  jpcr  tanti  anni  itretta  confederazione  ,  e  pa- 
lentela . 


DIS- 


124      Storia  Civile  di  Capua 


DISSERTAZIONE 

Delle  Jnfegne ,  o  Jiano  Armi  della  Citta  di  Capua  • 

LA  Città  di  Capua ,  che  ne'  primi  tempi  del  Aio  na- 
fcere  coi  ferpente  degli  Ofci  5  indi  in  tempo  di  Tua 
Repubblica  coJJe  quattro  Lettere  S.  P.  Qi  C.  Senatui ,  Po» 
■puluique  Canjpaf?ii5  y  per  ogni  parte  dei  Mondo  diftinguc- 
re  ,  e  ravvilar  fi  vedea  ,  molfrò  poi  ne'fecoli  non  mol- 
to a  noi  lofitani  per  fua  divifa  una  Croce  d'oro  in  cam- 
po 


Libro  Primo.  125 

pò  rolTb  colla  corona  ancora  d'oro  al  di  fopra  ,  ed  in  al- 
tra infegna  una  tazza  con  fette  ferpenti  ,    o  {ìan   vipere 
al  di  dentro.  li  noflro  Michele  Monaco  entra  a  difcute- 
re ,  quale  di   quefìe  due   fia  la  più  antica  ,  e  dopo  aver 
difàminate  Je  ragioni  per  i'una  ,  e  per  l'altra  ,  finalmen- 
te conchiude  ,  che   l'infegna   della  Croce  abbia  un'origine 
aflài  più  alta  di  quella   del/e  ferpi  9  che  fecondo  lui  non 
fi  sa  di  efière  ftata   in  ufo  prima  dell'anno  1488. ,  quan- 
do  fu  ftabilito  ,    che  *1   governo   della  Città  foflè  predò 
fette  peifone  ,    cioè  fei  Eletti  ,  ed  un  Sindaco  ,   il   qual 
numero  a  dinotare  fu  inventato  lo   flemma  delle  fette  vi- 
pere ;  laddove  quello  della  Croce,  o  avefle  avuto  la  fua 
origine   in   tempo  delia  guerra  di  Terra  Santa,  dove  Ro- 
berto ,  Principe  di  Capua ,  ultimo  de'  Normanni,  militò 
di   Crocefignato  ,  o  da  che  PandolfoC^po  di  ferro  ,  Prin- 
cipe  Longobardo  ,  rimile  nella  fua  fede'Giovanni  XIII.  Pon- 
tefice Maliìmo  ricoveratofi  in  Capua  ,  per  eflère  (iato  cac- 
ciato da'  Romani  5  fempre  vanta  un'antichità  più  lontana, 
e   maggiore  .  Ed  egli  è  di  opinione ,  che  l'iniègna  della^ 
Croce    fu  abbracciata    dalla  noltra  Capua  infieme  colla.* 
Criftiana  Religione  fin  dal  tempo  degli  Apposoli  ,  e  di 
San  Prj4co  ,  fuo  pnmo  Vefcovo. 

Or  febbene  un  tal  lentimento  abbia  incontrato  delle  diffi- 
coltà, e  ddk  critiche  j  perchè  le  armi  e  le  imprefe,  fecondo  il 
Vallemont ,  non  hanno  avuto  la  loro  origine  prima  del  duo- 
decimo ,  o  dell'undecimo  fecolo  ,  quando  furono  introdotte 
Je  GJoftre  ,  e  i  Tornei ,  in  cui  comparivano  i  Cavalieri 
con  var  j  fegni  e  geroglifici ,  che  poi  rimaicro  nelle  loro 
famiglie  per  proprio  diftintivo  :  o  fecondo  altri ,  non  pri- 
ma dell'ottavo  fecolo ,  e  de*  tempi  di  Carlo  Magno  ;  nul- 
Jadimeno  ,  con  buona  pace  di  tanti  e  tali  critici ,  bifogna 
dire ,  che  il  noftro  Michele  Monaco  non  meriti  su  di  ciò 
il  menomo  difprezzo  ,  dappoicchè  è  certo  ,  che  fin  da* 
tempi  della  Romana  Repubblica  erano  in  ufo  si  fatte  infe- 
gne ,  ed  in  quelle  quattro  lettere ,  onde  dinota vafi  il  Stnatus^ 
Popuìuique  Ror,.anus  ,  S.  P.  (^  R. ,  e  nelle  loro  Aquile-- , 
che  fi  vedevano  fventoiare  sulle  bandiere ,  e  $u  i  iiendar- 


120      Storia  Civile  di  Capua 

di   .  An7Ì  chi  ben  legge  le  antiche  iftorie  ,  troverà  ,  che  . 

tali  infegne  o  fìano  armi  erano  in  ufo  molto  prima  della         | 
Romana  Repubblica  ,  come  mille  efempj  più  abbaflò  ne 
addurrò  .  Onde  il  grande  riftoratore  dcbe  antiche  memorie 
Pierio   Valeriano  ,  riprendendo  coloro  ,  che  credeano  le  im- 
magini, le   divife  o  fiano  llemmi  inventati  ed  introdotti 
nel  tempo  di  Federico ,  o  di  altro  pm  frefco    Principo  , 
così  efclamò  :  Gentìltm  fcutorum  ufum  ,   varìaique  in  eis 
macrÌKes ,  aut  pì^'lurai  ,  qtéae  famìliarum  indìcant  ftef^ma- 
ta  ,  cognationeique  ,  tameijì  'Diri  haudquaquam   contemnen- 
dì   effe  haec    recentiorii    ae tatti  in'Zjenta  exijìimarint  y  noi 
antiquìjjìmì   n>orìi  effe  hic ,  &  alibi  toto  opere  differuimui, 
E  quanto   fi  dice  dal  Vallemont ,  e  da  altri,  intender  il 
deve  propriamente  del  Bla(one,che  fon  q uè' fregi  di  ban- 
diere ,  di  armi ,  di  artiglierie  ,  di  mitre,  di  cappelli ,  di  baffo- 
ni,  ed  altri  ,  che  lecondo  la  diverfità  de' perfonaggi ,  co- 
sì diverfamente  al  di  fuori  del  campo  le  infegne  ,  e  le  im- 
prcfe  di  ciafcuno  adornano  ,  e  diftinguono . 

Qucfto  ho  detto  in   difcfa  di  ciò  ,  che  fcrive  Miche- 
le Monaco  sulle  divife  della  Città  di  Capua  .  Ma  ,  coiij 
buona  pace  di  un  tanto  dotto  e  grave  Autore  ,    io  per 
via  di  altri  principj  la  fento  molto  al  contrario  \  e   fon 
perfuafo  ,    che  la  tazza  coi  ierpenti  fia  l'imprefa  di  Ca- 
pua antica,  ch'era  fituata  ,  come  diffi  ,  ove  ora  è  il  gran- 
de e  ben  culto  Cafale    di  S.  Maria  Maggiore  ,  e  che  la_/ 
Croce  fia  l'infegna  della  Città  di  Capua   prcfcnte  j  onde 
affatto  non   polTa  aver  luogo  il  fentimenro  del  Monaco. 
E  che  fia  così,  non  vi  ha  verun  dubbio,   come  nar- 
rai di  fopra  ,  che  l'antica  Città  di  Capua  ,  donde  ha  tut- 
ta  la  dipendenza  la   prefente  ,    foffe  fiata  fondata  dagli 
Ofci  ,  i  quali  faceano  per  loro  divifa  ,  o  fia  infegna  uiij 
Serpente,  e  perciò  fi  chiamavano  anche  cw/xo/ ,  o  dal  fer- 
pcnte  ,  che  in  Greco  oV^  dicefi  ,  e   ciò  molti    fecoli  pri- 
ora della   venuta  di  Gesù  Crifto  i\~  Mondo  ;  anzi  Olco  Laer- 
te .  lor  Capitano  ,  portava   al  fuo  cimiero  per  infegna  Olca 
un  lerpente;  lo   icrific  Manetone  Iftorico  ben  commenda- 
to da  Annio  in  quelle  parole  allegate    dal  famofo  Otta- 
vio 


Libro  Primo.  127 

vio  MeJchiorrì  nella  Tua  Defcrizione  della  Città  di  Cajaz- 
zo  ;  Caeculus ,  cognomento  Saturnui  Junior  ,  regnat  apud 
Jhorìgines  >  &  tertìo  anno  pofì  apud  Tyrrbenoi  regnai 
Ofcus ,  cujus  injtgne  futi  ferpens  . 

Né  è  cofa  nuova ,  che  Ofco  porraffe  per  fua  impre- 
fa  al  cimiero  un  ferpente  ,  leggendofi  fimili  infegne  nc^* 
primi  antichiffimi  fecoJi  in  molti  perfonaggl  .  Cosi  nelle 
antiche  Iftorie  leggiamo  ,  che  Ercole  portale  rinfegna  dì 
un  leone,  di  Anubi ,  fcrive  Diodoro  Siculo,  che  portaf- 
fe  per  infegna  un  cane  j  e  Macedone,  Tuo  fratello  ,  un  lu- 
po jOfiri  ufava  l'aquila  ,  ed  alle  volte  anche  il  Sole  3  Ifide 
la  luna  5  Semiramide  una  colomba  >  Cadmo  un  dra- 
go ;  Tefeo  un  bue  j  Agamennone  un  capo  di  leone  ,  Clear- 
co  tiranno  d'Eraclea  un'aquila  d*oro  j  Antioco  un  leone 
col  caduceo  5  Seleuco  un  toro  5  Pirro  Epirota  una  sfin» 
gè  5  Lucio  Papirio  Curforc  il  Pega(b  5  Pompeo  Magno  il 
leone  colla  fpada  impugnata,  la  quale  inlègna  portava^ 
anche  fcolpira  neiranelio ,  che  dopo  la  fua  morte  fu  pre- 
fcntato  a  Cefare  5  Augnilo  la  stinge  j  Mecenate  la  rana  j 
Vefpafiano  la  Gorgona  ;  e  nella  guerra  di  Tebe  Stazio 
racconta  le  infegne  di  quegli  antichi  foldati  3  e  Plutarco 
fcrive,  che  Uliflè  un  delfino  nello  feudo  portato  fi  a  vefle. 

E*  altresì  vero,  che  nel  marmo  ,  cavato  fra  le  rovi- 
ne deirantich.flimo  Teatro  Capuano,  il  qua!  marmo  fi  ve- 
de ora  fotte  l'Atrio  di  Sant'Eligio  in  Capua,fra  le  figu- 
re,  che  vi  flanno  fcolpite ,  vi  è  in  ultimo  luogo  un  gran 
ferpente  ,  fegno  evidentidimo  ,  e  flemma  troppo  chiaro 
della  Città  di  Capua .  E  finalmente  non  vi  ha  vcrun  dub- 
bio ,  come  anche  diffi  di  fopra  ,  che  Strabone  ,  parlando 
della  noltra  Campagna  Felice  ,  la  chiama  Cratere  ,  per- 
chè la  fua  parte  marittima  è  curva  in  forma  d'una  tazza. 

Ciò  così  prefuppofto  ,  io  diceva  ,  che  fia  cofa  mol- 
to verifimile ,  che  i  ferpenti  in  quelto  cratere  fiano  vera 
divifa  dell'  antichiffima  Città  di  Capua  3  rapprefentando 
tale  tazza  la  Città  capitale  della  Campagna  Felice  3  ed  i 
ferpenti  gli  Ofci  ,  che  la  fondarono  ,  Onde  fia  quefta  la 
prima, e  piiì  antica  imprefa  , che  Capua  svefiè  alzata  do- 

R  pò 


12  8     Storia  Civile  di  Capua 

pò  il  fuo  flato  miferevole  di  Prefettura  ,  quando  in  iftato 
di  Colonia  fi  vide  nuovamente  fiorire  quafi  nell'  antico 
fuo  eflere  :  Ja  Croce  poi  fia  ftata  della  nuova  Capua- 
Timprefa  ,  della  quale  furono  autori  i  Cattolici  ,c  divoti  Lon- 
gobardi,  Landone,  ed  il  Vefcovo  fratello  di  lui  .  Ondo 
vantando  la  noftra  Città  mille  pregi  dalle  rovine  dell'an- 
tica Capua,  fia  piaciuto  a*noftri  maggiori  efporre  per  Di- 
vifa  della  Città  due  Infegne  ,  una  di  Capua  vecchia  col 
Cratere  ,  pieno  di  ferpenti  ,  T  altra  di  Capua  nuova  col- 
la fan  ti  111  ma  Croce  . 

E  tanto  più  mi  fermo  in  tal  fentimento ,  quanto  che 
non  ha  affatto  dd  verifimile  ciò ,  che  il  noftro  dottiilìmo 
Michele  Monaco  fcrive  su  di  tal  particolare  j  poiché  in  pri« 
ma  il  governo  della  Città  di  Capua  per  fci  Eietti  ,  ed 
un  Sindaco  è  molto  più  antico  del  1488.,  tantoché  nel- 
l'anno 1467*  erano  gli  Eletti  di  Capua  il  Signor  Giaco- 
mo d'Azzia  ,  il  Signor  Giovanni  d*Argenzio  ,  il  Norajo  Giu- 
liano Saracino  ,  il  Notajo  Giacomo  d'Arpezio  ,  Tommafo 
Marchefe  ,  Giacomo  Sarzuto  ,  Sindaco  Melchiorre  della-/ 
Noce  ;  e  prima  di  tal  tempo  anche  per  tal  numero  fi 
truova  la  Città  governata  .  E  quando  anche  nel  1488.  fi 
folle  in  Capua  introdotto  il  governo  di  Tei  Eletti  ,  ed  un 
Sindaco  ,  che  Stemma  glorìolò  e  pregevole  farebbe  (lato 
per  la  Città ,  e  fuoi  Governanti  il  darle  lette  animali  ve- 
lenofi  per  infegna  ?  Se  gli  Eletti  fono  padri  della  Patria  , 
e  debbono  elTere  fempre  pronti  a  fovvenire  e  foccorrere 
al  bilogno  de'  loro  concittadini  ,  che  bel  fi.nbolo  ,  cho 
bella  loro  infegna  fono  i  ferpenti  ,  animali  velenofi  ,  o 
mortiferi  ? 

Non  manca ,  chi  ci  lafciò  fcrltto  d*  efièr  un'  infegna 
antichillìma  della  vecchia  Città  di  Capua  la  tazza  col- 
le fette  vipere  ,  per  dinotare  e  rammentare  a*  pofteri  i  Se- 
natori ,  che  vollero  piuttofto  avvelenarfi'  ,  che  veder  la-» 
,  loro  Città  ,  la  loro  gran  Repubblica  opprelTa,  e  fuddita  di 
Roma.  Il  qual  fentimento  è  molto  più  verifirnils  di  quel- 
lo del   noftro  Michele  Monaco  , 

Ma  quando  poi  fi  voleffe  dare  ali*  infegna  della  taz- 
za» 


Libro  Primo.  129 

23 ,  e  de*  ferpenti  uo'età  più  frefca ,  ne  G  volefle  ricono- 
{cere  più   antica  di  quella  della  Croee ,  né  meno  le  il  po- 
trebbe dare  V  interpetra2Ìone    de*  fette  Eletti  governanti 
Ja  Città  ,  come  penfa  il  Monaco  ,  ma  un'altra  più   fo- 
da ,  e  da  me  approvata  meglio  di  qualfìda  altra .  Sorge 
dalla    tazza    un  idra  ,  le  cui  tefte  recife  ,  dicell ,  che  ri- 
puliulalTero  i  e  che  quanto  più  quelle  reftano  abbattute, 
e  recife  ,  tanto  più  vegeta  ,    e  vigorofa  1*  idra  riforga  : 
fìmbolo  tròppo  chiaro,  e  ^icmma  ben  proprio  della  no- 
ftra   fedeliflima  Città    di  Capua  ,    Ja  quale  efpugnata  da* 
Romani  ,  come  in  feguho  di  qucfta  Storia  diviferò,  ro- 
vinata da*  Vandali  ,  annichilita   da'  Goti  ,  incenerita  da* 
Longobardi  ,  defolata  da*  Normanni  ,   diiirutta  da'  Sara- 
ceni ,  combattuta   finalmente  da  altre  Potenze ,  è  Tempre 
dalle  Tue  rovine  riforta  :  interpetrazione,  che  fi  rende  più 
fondata  ,  e  plaufìbile,  inveggendofi  quefla  Città 
fempre  col  capo  alzato  a  conribartere,  e 
Spargere  il  Tuo  fa ngue  in  conferm«^ 
della   fua   fedeltà  verfo  quel 
Sovrano  ,  che  n'  ha  te- 
nuto il  dominio  . 


^     H'     ^    H"      ^    *r    ^ 

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CAPITOLO     VI. 

Della  Citta  dì  Roma ,  e  del  fuo  Domimo  • 

PAr ,  che  non  abbia  in  confo  alcuno,  che  fare  il  Capi- 
tolo prefente  colla  Storia  di  Capta  ,  che  vado  de- 
bolmente teffendo  .  Onde  potrei  con  giuflizia  efìer  rim- 
proverato ,    che  x)on  dovea   affatto  qui  fiiuario  ,  corno 

R    2  ali* 


130       Storia  Civile  di  Capua 

air  intutto  iinpcrtincnte ,  e  non  confacevole  al  mio  pro- 
posto :  ma  perchè  debbo  a  lungo  difcorrere  de'  fafti  di 
Capua  colla  Repubblica  di  Roma  ,  delle  guerre  ,  cho 
i  Capuani  ebbero  co* Romani,  dello  flato,  in  cui  Capua 
fu  prima  Prefettura  ,  poi  Colonia  di  Roma  ,  e  di  al- 
tri tempi  ,  onde  fpefib  foggiacque  a  quella  ftefla- 
Roma  ,  di  cui  la  Capuana  Repubblica  fu  emula  ,  e  con 
chi  fovente  contraftò  maggioranza  ,  ed  impero  j  perciò 
mi  e  paruto  convenevole  dar  qui  di  paffaggio  un  pic- 
ciolo faggio  deli'  antica  Città  di  Roma  ,  ed  elporre  alia-» 
veduta  di  tutti  ,  qual  mai  queita  Città  Hata  fi  fof- 
fe  ,  acciocché  poteflè  da  ognuno  vie  più  chiaramente^ 
conofcerfi  la  grandezza  Capuana  ,  il  valore  ,  il  brio  , 
la  fuperbia  de'  fuoi  cittadini  in  gareggiare  con  una  Cit- 
tà così  potente ,  con  una  Repubblica  ,  eh'  ebbe  il  bel  pia- 
cere di  vederi!  adorata  Padrona  ,  e  Principerà  di  tutto 
il  Mondo.  Laonde  per  quefta  tal  conneffione  farò  fcufato 
da  qualfifia  critico  ,  fé  colla  Storia  di  Capua  venga  altesì 
a  delcnvere  ,  ed  entrare  ne'  fafti  dell*  aatichiflìma  Città 
di  Roma  j  avendofi  maggiormente  riguardo  al  giufto  mio 
fine  di  dar  nuovo  pabolo  d'erudizione  a' miei  dotti  leg- 
gitori . 

Or  nel  terzo  anno  della  fefta  Olimpiade  ,  cioè  34<5« 
anni  dopo  la  diftruzione  di  Troja  ,  e  748.  anni  prima.* 
dell*  Era  Criftiana  ,  il  giorno  21.  d'Aprile  cominciò  a  fab- 
bricarfi  da  Romolo  nel  monte  Palatino  Ja  Città  di  Ro- 
ma ,  dappoiché  per  la  briga  delia  fua  fituazione  ,  fé  nel- 
r  Aventino  ,  ove  ia  voleva  Remo  ,  o  nel  monte  Palati- 
no ,  ove  la  voleva  Romolo ,  e  per  la  contefa  de*  dodici 
avoltoj  veduti  da  Romolo  ,  dopo  i  fei  oflcrvati  pri mo- 
da Remo,  cadde  nel  contrafto  tra' partigiani  dell'uno  , 
e  deiraltro  fratello  ammazzato  da  incognita  mano.  Fau- 
ftoIo,capo  maeftro  de'paftori  del  Re,  il  quale  anni  ad- 
dietro avea  trovati  tutti  e  due  i  fudderti  Gemelli  dentro 
una  celta  di  giunchi  sulle  fponde  del  Tevere,  e  li  feco 
allevare  da  Acca  Laurenzia  ,  fua  moglie,  la  quale  per  là 
lea  e  difonefta  vita,  che  menava,  era  chiamata  colcoa- 
tranijgmc  di  Lupa.  Ter- 


Libra  Primo .  151 

Terminò  Romolo  ia  fondazione  della  Città  in  quel- 
la  maniera  piiì  itretta  e  rozza  ,  che  potè  editicariì   da., 
un  povero  e   vii  Fondatore  .  Comprendeva   Roma  prelfo 
a  mii^e  cafe  ^  anzi  tugurj  j  e   a  dir  vero  ,  era  pluttotto 
un  miléro  villaggio  ,  i  cui  principali  abitatori  feguivano 
i'aratio,  ed  eran   colircrti  a   eolcjvare  colie  proprie  ma- 
ni il  povero  e  parco  terreno  ,  che  alcendeva  a  cinque* 
in  fci   miglia    di  ftendioienro  ,    quanto  fi  era   la  giundi- 
zione  della  nuova  Citta  .    Le    pareti  del  palagio    di  Ro- 
molo erano    fatte  di   giunchi ,  e  ricoperte  di  ttoppia  .  E 
perchè  ogni  conradino   ij  avea  fceiro  il  fuolo  ,  per  poter- 
vi edificare  a  fuo  talento  ,    non  fi  ebbe   verun    riguardo 
air  ordinamento, ed  alla  bellezza  del  tutto^  perciò  le  iìra- 
de  erano  diftorte  ed  angulie  j  e  la  capanna  di  Romolo, 
giufta  r  avvifo  di  Virruvio  ,  di  Macrobio  ,  e  di  Seneca  j» 
fu  molto  tempo  ferbata    nel  Campidoglio  ,  come  un  ve- 
nerando monumento  di  antichità,  per  far  ricordare  a' po« 
Iteri  il  mifero  e  fpregevoie  cominciamento ,  ch'ebbe  quel- 
la Città  ,  divenuta  poi  altiera  Regina  e  potentiilìma  Si- 
gnora di  tutto  il  Mondo  ► 

Or  eflendo  la  Città  fcarfa  di  abitatori ,  Roraolo,per 
trarvi  gente  dal  vicino  Contado  ,  apri  un  afilo  per  gii 
fchiavi  fuggiafchi ,  per  gli  omicidi ,  per  gli  banditi ,  e  per 
le  perfone  indebitate,  che  aveflero  voluto  ritirarli  in  Ro- 
ma .*  alla  qual  razza  d'  uomini  alfegnò  per  abitazione  il 
Colle  Saturnio  ,  poi  detto  Capitolino  ,  od  una  porzione  di 
elfo  j  avendo  anche  coverto  quefta  fua  politica  con  una  ma- 
fchera  di  religione  ,  avendo  innalzato  un  Tempio  ,  al 
dir  di  Plutarco,. ad  un  nuovo  Nume,  detto  da  im  il  Dia 
AJìko  5  il  quale  ,  fecondo  Dionigi  d' Aiicamafìb  ,  era  //  Dio 
Giove ,  poi  li  ridulTe  dentro  le  mura  di  Roma  ,  e  li  di- 
chiarò cittadini  Romani:  onde  Giovenale  ripigliò  un  Ro- 
mano ,  che  gonfio  e  fuperbo  di  se  fteilo  fi  millantava» 
oltremodo  del  fuo  chiaro  ed  illu/lre  nafcimento  {a)  ; 
Attamsn  ut  longe  repet&s  ^  longeque  r evolva^ 

No- 

(a)  Satyr,  $,  ^erf.  272,  ' 


132      Storia  Civile  di  Capiia 

"RofKen ,  ah  infami  gctitem  dsducìs  afylo . 
Tylajorum  (jfàfqais  prir/jits  fuit  ilk  tuormn , 
yìut   latro  f^it  y  aea  ìliud ^  quod  dicere  nolo* 
Da  qi:efii  neiJa  folenne  Fefta  di  Nettuno  Equcftre  ,  che 
Romolo  intimò  a  tutte  le  Cittì  convicine  coi  eonfiglio  di 
Numitore ,  fece  rapire  683.  figliuole  Sabine,  e  de' popoli 
vicini,  accorfe  a  vedere  i  fpettacoli  ,  e  Ja  nuova  Città  j  e  le 
diede  loro  in  moglie  ,  Onde  Roma  reftò  poi  popolata^ 
per  Ja  numerofa  prole ,  che  da  quefte  donne  ebbero  i  cit- 
tadini Romani. 

Fu  la  Città  governata  da  Romolo ,  a  viva  voce  elet- 
to Re  da  tutto  iJ  popolo  ,  che  i^ì  poi  da  lui  divifoiti^ 
Patrizj ,  e  Plebei  ;  a*  primi  ,  che  eran  di  fangue  più  no- 
bile ,  diede  la  cura  de'  riti  religiofì ,  e  delle  fagre  cerimo- 
nie ,  fece  loro  efcrcitar  le  cariche  civili ,  e  militari ,  e  di 
eflì  formò  il  Senato  ,  compofìo  di  cento  più  ragguarde- 
voli perfofìe  ,  che  (i  eleggevano  dalie  trenta  Curie  ,  tro 
Patrizj  per  ciafcuna  Curia  ,  e  dalle  tre  Tribù  ,  facendo  il 
numero  di  novantanove  Senatori ,  detti  anche  Padri ,  a' 
quali  il  Re  Oi^^wxvìit  un  altro  per  capo  e  principe  del  Se- 
nato ,  e  lo  coftituì  fovrano  reggitore  delia  Città  per 
quel  tempo  ,  che  il  Re  ufciva  da  Roma  j  fjcchè  con  que- 
llo fi  veniva  a  chiudere  il  numero  de'  iuddetti  cento  Se- 
natori. 

I  Plebei  poi  attendevano  a  coltivare  i  campi,  a  pa« 
fcolaie  il  beftiame,  ad  efercitare  il  traffico,  e  non  avea- 
no  veruna  parte  nel  governo  .  Ciafcuno  però  avea  dal 
corpo  de' Patrizj  un  Tuo  difenfore ,  il  quale  avelie  dovu- 
to afliflerlo  anche  con  Tuo  interefle,  e  colle  proprie  foltan- 
ze  ,  e  difenderlo  dalla  foperchieria ,  e  dalla  forza  de'  più 
potenti  ;  e  tali  proteggitori  ^\  chiamavano  PATRONI, 
ficcome  i  protetti  fi  chiamavano  CLIENTES  . 

E*  vero  bensì ,  che  anche  i  Senatori  coltivavano  i  lo- 
ro campi,  e  cuftodivano  i  loro  armenti j  e  ciò  anche  in 
tempo  (iz\\9,  Romana  Repubblica  j  tantoché  Sejfto  Rofcio 
Amcrino  arceffebatur  ex  aratro  ad  Senatum  > 
Fajcehatqtte  ftdai  ipfe  Senator  o'Oes  . 

Ma 


Libro  Primo  •  133 

Ma  ciò  fj  era  per  lor  piacere,  e  per  fpecial  loro  diverti- 
mento ,  non  già  di  profellione  fodero  tali  j  onde  tra  il 
ceto  degli  agricoltori  aveflTe  avuto  a  formarfi  il  Senato  , 
e  fceglierij  tra  di  elli  i  Senatori, 

Morto  Romolo  fuccedette  al  Reame  di  Roma  Nu- 
ma  Pompilio,  poi  Tulio  Oiiiiio,  indi  Anco  Marzio,  poi 
Prifco  Tarquinio  ,  dopo  di  quefto  Servio  Tullio ,  e  final- 
mente Lucio  Tarquinio  Superbo ,  che  furono  i  fette  Re , 
eh*  ebbe  la  Città  di  Roma . 

Ma  fattofl  Sefto  Tarquinio  ,  figliuolo  di  Lucio  Tar- 
quinio ,  ofpite  della  bella  Lucrezia  ,  che  abitava  in  Colla- 
zia  in  allènza  del  fuo  marito  Collatino ,  che  iì  trattener 
nel    campo ,  militando  in  compagnia  di  Lucrezio  ,  padre 
di  lei ,  fotto  lo  fìelTo  Tarquinio  per  1'  aflèdio  di  Ardea  , 
ed  accolto  dalla  medefìma   con  ogni  gentilezza  e  garbo , 
credendolo  vero  fuo  ofpite  ,  egli  ,  perchè  fé  n'era  ante* 
cedentemente  invaghito  ,  ed  era  rimafto  erettamente  pre- 
(b  dalla  (ingoiar  vaghezza  di  lei ,  accompagnata  da  una 
grazia  aflai  modefta  e  fincera,  già  ver(b  la  mezzanotte 
leppe  trovar  maniera  di  penetrar  nella  ftanza  ,  ove  Lucre- 
zia dormiva  j  ed  apprellatofi  al  letto  ,  e  datole  di  ma- 
no ,  le  minacciò  i'indifpenfabJe  morte,  fé  ofava  o  di  re- 
lìftergH  ,  o   di  gridare  .  Sì   amarri  ,  fi  confufe  Lucrezia  » 
ma  fempre  con  forte  viril  coftanza  sfuggì  gli  empiti  amo- 
rofì  5  e  le  violenze  di  Sefto  ,  ai  quale  non  giovò  qualun- 
que promefìa  ,o  minaccia  ,  che  per  indurla  a' fuoi  piaceri 
avefle  adoperata  .  Finalmente  avendo  egli  conofciuto  ef- 
fer  vano  ogni  fuo  tentativo  ,    e    che  neppure  1*  orroro 
della  (icura    vicina    morte  potea  piegare  la  pudicillmia^ 
donna  ,   pensò   forprenderla  col  timore  della  vergogna  j 
poiché  minacciolle  ,    che  ove  ritrofa    a'   iuoì    voleri    dì- 
moftrata  ella  fi  fo(!e  ,    oltre  all'  ucciderla  ,  coricato  io 
avrebbe  ben  anche  a*  fianchi  un   morto  fuo  fchiavo  j  o 
propalato   indi  avrebbe  ,   che  vendicato  egli  avea  colla- 
morte  di  amendue  T  onore  ofFefo  di  Collatino  .  L*  orror 
dell*  infamia  vinfe  la  coftanza  di  Lucrezia  j  onde  già  con- 
difcefe  ;  e  Sefto ,  già  pienametue  foddisfatto  e  pago ,  fc  ri- 
torco 


134    Storia  Civile  di  C^ 

torno    a  buon*  ora   il  vegnente  martino  al  campo  •  So* 
prafFatta  così  Lucrezia  ,  e  addolorata  ,  fi  portò  fubito  in 
Roma ,  e  quivi  giunta  fpiccò  al  marito  un'  epiftola  ,  in.» 
cui  lo  richiedeva  a  calde  ì{ìa.nzQ  dì  affrettato  ritorno  in 
Roma  ,  dov'  ella  in  eafa  di  Tuo  Padre  (oliecita  l'atten- 
deva .  Alia  prcmurofa  iftanza  di  Tua  moglie  prontamen- 
te fi  portò  in  Roma  Collatino,  e  con  effe  in  feguito  Lu- 
crezio,  padre  di  lui,  Publio  Valerio,  detto  poi  Publicofa, 
uomo  faggio   e    fcnfato  ,    Lucio  Giunio  Bruto    con  altri 
molti  Romani  ,    valentuomini  e  prodi  .    Avanti  a  quefti 
cacciatafi  la  dolente  Lucrezia  racconta  V  infoiente  atten- 
tato  del   fiiperbo  Tarquinio  5    indi  alle  voci  profufe    la- 
grime ancora  aggiugnendo  ,    f^jore  currenda   aquue  ,    co- 
me narra  la  Stona  ,  dichiarò  ia   ferma  e  n folata  Tua  vo- 
lontà di  non  voler  fopravvivere   al  perdimento  deli'onor 
fuo  ,    e    (congiurò  tutti  a  non  voler  lafciare  invendicato 
tal  ecceflo ,  da  Tarquinio  in   lei  commeflb  .  S'ingegnaro- 
no quei  deli*  aflcmblea  all'  udir  tal  racconto  di  rimuover- 
la dal  proponimento,  infinuandole,  che  non  poteva  rav- 
vifarfi  colpa,  ove  lo  fpirito  foflè  netto,  ed  innocente  ;  ma 
Ja  gran  donna  ,  Itringendofi   al   {èno  ed  il  fuo  Marito  ,  e '1 
Padie,  in   lagrime  vie  più  difciolca  ,  s'immerfe  nel  petto 
un  pugnale  ,    che  ferbava  fotto  ia  velte  ,  e  cadde  tolto 
morta  a'  loro  piedi. 

Per  SI  terribile  fucceflb  tanto  feppe  operar  Lucio  Bru- 
to ,  tanto  operò  Lucrezio,  tanto  fé  Collatino  co*  loro  fe- 
guaci  in  Roma  ,  finché  fu  cacciato  dal  luo  Reame  Tar- 
quinio ;  e  poi  uccifi  in  battaglia  due  fuoi  figliuoli,,  ed  egli 
Tarquinio,  dopo  14. anni  di  efiiio  da  Roma  ,  morì  in- 
Cuma  ,  Città  della  Campania  ,  preflb  il  Tiianno  Arilto- 
demo  .  Fu  affatto  abolito  il  governo  Monarchico  ,  anzi 
anche  il  nome  de'  Re  ,  eh*  era  durato  in  Roaia  243.  an- 
ni,  e  fi  era  dlftefa  ia  giuridizione  per  l'ampiezza  di  ben 
quindici  miglia  ,  e  già  ad  imitazione  di  Capua  ft»  Itabi- 
lita  la  Repubblica,  della  qua^e  furono  i  primi  Confoli  il 
fuddetto  Giuno  Bruto  ,  e  Tarquinio  Collarino  ,  marito 
della  defunta  Lucrezia.  Quello  ^d!^^  Bruto,  che  ficcomc 


Libro  Primo.  135 

fu  impegna tiilìmo  per  la  Jibertà  di  Roma  y  così  fu  rrop* 
pò  icvcio  e  rigorofo  in  mantenerla  ,  avendo  fin  ancho 
condannato  a  morte,  e  fatto  morire  per  mano  del  Litto- 
re, Tito,  e  Tiberio,  fuoi  fìgliuoJi ,  perchè  fi  fcovrirono 
partigiani  di  Tarquinio,  e  congiurati  con  altri  giovanet- 
ti nobili  a  rimettere  i  Re  in  Roma . 

Porta  già  in  libertà  la  Città   di  Roma  ,  e  ifabilita.* 
ivi  la  Repubblica    neli*  anno  della  Tua  fondazione   243*  > 
dopo   il  Diluvio  2494  ,    e    prima  della  venuta   di  Crifto 
505.,  quella  fi  alzò  tanto  alto,  che  in  progrelTo  di  tem- 
po mode  guerra  a  tutte  le  nazioni  del   Mondo ,  abbattè 
dopo   40.  anni  ,    e  più  con  una    continua     fanguinofiilì- 
ma  pugna  1*  ardire  de'beilicofi  Sanniti,  vinfe  i  Cartagi- 
nefi  ,  debellò  1' Afia  ,  l'Africa,  l'Europa,  i' Armenia,  o 
tutte  le  nazioni    flianiere  j    onde  fu   dich-arata  Capo  di 
tutto  lì  Mondo  ,  diede  le  leggi ,  e  regolò   1*  Impero  del- 
1'  Univerfo  .  Ccrfe  però   fatai  deftino   in   una  ftrcpitofiiiì- 
ma  giierra    coi  Galli  ,    nella  quale    fu  vinto  il  fuo  eier- 
cito  da  Brenno  ,  loro  Generalifiìm.o ,  e  per  ino  comando 
appiccarono  fuoco  alla  Città  ,  alle  cafe  ,  fmanieliarono  i 
Tempi ,  i  pubblici  edifizj ,  e  fpiantarono  dalle  fondamenta 
le  mura  j  onde  la  Città  di  Roma  fu  prima  faccheggiata, 
e   poi    interamente  diftrutta  nell'anno  della  fìja  fondazio- 
ne  363.  dopo  il  Diluvio  2618.  prima  di  Crifto  385.  Gof- 
fri divcrfe   guerre  civili  ed   inteftine  tra'  fuoi  concittadini, 
tollerò  njojti  alti   baffi  col  popolo  j    onde  bifognò  allo 
volte  innalzare  la  plebe  all'  ufìzio  de'ParriZJ,  alle  volte 
fìtuare  i  Patrizj    nelle  cariche   popolari  ;  ma    tutto  foffrì 
la   Repubblica  ,  ed  a  tutto  le  convenne  foggiacere  per  la 
pulizia  di  mantenere  a  Roma  quella  gran  libertà  ,  colla 
quale   vifle  tanti  fecoli ,  e  durò  Signora  di  tutto  il  Mondo, 
Finché  poi  dopo    le  guerre   tra  Cajo  Giulio  Cefare  , 
e  Pompeo,  avendo  già  Cefare  uccifo  Pompeo,  evintoli 
ilio  cfercito,  finì  in  Roma   il  governo   de' Confoli  delia.» 
Repubblica  ,  e  cominciò  quello  degi*  Imperadori ,  ef^èndo 
flato   acclamato  il  primo  di  efli  il  fuddetto   Cajo  Giuho 
Cefare  ,  ma  col  titolo  di  Dittatore  perpetuo  i  poi  pìaiu 

5  piano 


136       Storia  Civile  dì  Capua 

piano  d'Imperadore.  Ma  abufandofi  Cefare  del  favor  del 
Senato  ,  e  troppo  gonfio  di  se  fteflb  per  le  tante  vitro* 
rie  riportate,  e  pel  dominio  allbluto,  che  avea  su  di  Ro- 
ma, s'era  renduto  così  infoiente ,  fupe rbo ,  ed  audace,  che  in- 
traprefe  molte  cofe  contra  la  Repubblica ,  e  fpecialmen- 
te  contra  la  gelofiilìma  Romana  libertà  ,  difpenfando  egli 
indipendentemente  onori ,  cariche  ,  e  dignità  a  chi  gli  pa- 
rca e  piaceva  ,  i  quali  prima  fi  difpenlavano  dal  popo- 
lo ,  ed  era  arrivato  a  tale  alterigia  ,  che  quando  il  Sena- 
to in  corpo  fi  portava  da  lui  per  affari  della  Repubbli- 
ca ,  egli  affatto  non  iì  alzava,  e  lo  ricevea  fedutoj  onde 
faceva  cole  da  Re  non  già,  aia  da  Tiranno,  opprimen- 
do, e  foverchiando  con  indifcreta  fuperbia  il  Senato  ,  e'I 
popolo  •.  Perlochc  il  congiurarono  contra  di  lui  ben  CcC- 
ianta  Senatori ,  e  Cavalieri  Romani ,  cfiendo  capi  della.» 
congiura  Cajo  Caiilo  ,  e  Marco  Bruto  ,  dìfcendente  da^ 
quei  Bruto,  che  fece  eftinguere  i  Re ,  e'I  nome  Reale  ìa^ 
Roma  ,  e  la  pofe  in  libertà  .  Or  mentre  Cefare  dava  in 
Senato  ,  fu  con  ventitre  colpi  di  pugnalate  miferamentc 
uccifò  (a) . 

Succedette  all'Impero  di  lui  Ottaviano  Augufto ,  do- 
po Tiberio  i  indi  Cajo  Caligula,  Tiberio  Claudio,  Clau- 
dio Domizio  Nerone  ,  Sergio  Galba  ,  ed  altri  ,  de' quali 
il  dottiilimo  Lorenzo  Pataroli  ne  fa  diftinra  ferie ,  ed  in 
fuccinto  la  minutiliima  lor  vita  fino  a  Carlo  VI.  Impe- 
rador  de*  Romani ,  fratello  di  Giufeppe ,  che  compifce  il 
numero  da  Giulio  Cefare  in  125.  Imperadori  ,  a' qusli  deb- 
bono aggiungerfi  altri  due ,  il  Duca  di  Baviera,  e  Fran- 
cefco  di  Lorena,  oggi  felicemente  Regnante,  marito  del- 
la Reina  d'  Ungheria,  Maria  Terefa  d'  Auftria  ,  e  così 
compifce  fin  oggi  il  numero  di  ben  127.  Imperadori.  Quei 
primi  già  detti  Imperadori  confervarono  al  ior  tempo  il 
decoro  ,  la  dignità  ,  e  la  grandezza  di  Roma  .  Quei  fino 
al  tempo  ,  che  n'  ebbero  il  dominio  ,  la  fecero  ben  compa- 
rire in  pace  ,  ed  in  guerra ,  e  la  foftennero  Signora  allb- 
luta  del  Mondo  ,  Principefla  ,  e  Padrona  deli'  Univerfo . 

E  que- 
(a)  Euirop,  Rijì.  Rom.  Uh*  6, 


Libro  Prima.  137 

E  quefta  fi  fu  V  antichiìlima  Citta  di  Rotr-a  ,  cho 
tanto  e  tanto  fioriva  in  tempo  della  Capuana  Repubbli- 
ca .  Ripiglio  ora  la  mia  Storia  ,  e  ritorno  ai  fatti  più  me- 
morandi della  Città  di  Capua . 

CAPITOLO    VII. 

5/  pro/tegtie  la  Storta   della  Repubblica  Capuana  , 
e  delle  fue  Guerre . 

DElJa  Repubblica  Romana  ,  come  già  diflì ,  fu  emu- 
la lungamente  la  Città  di  Capua  5  con  Roma  per 
gelofìa  deli'  Impero  contraitò,  e  vi  ebbe  crudeli  langui- 
nofìllime  guerre;  e  febbene  per  1*  antichità  ,  e  nobiltà  de* 
principi  fi  folle  ftimata  Capua  a  Roma  fuperiore  ,  pur 
nondimeno  ,  attefa  \si  gran  fortuna  di  quefta  Città  ,  il 
vafto  dominio,  che  Roma  in  picciol  tempo  acquiltato  fi 
avea  su  di  tanti  popoli ,  e  di  tante  nazioni  ,  convenne-» 
a  Capua  formar  con  quelia  una  perpetua  lega  offenfiva, 
e  difer.fìva,  e  flringervi  una  pace  tranquilla.  Non  fi  reca- 
va a'  Romani  torto  ,  che  non  foflè  fubito  da'  Capuani  ven- 
dicato: le  nazioni ,  che  prendevano  guerra  con  Roma,  la 
fperimenravano  ben  snche  ccn  Capua,  ed  i  popoli,  che 
con  Capua  voieano  efler  in  pace  ,  godevano  tutta  la  tran- 
quillità colla  Città  di  Roma  .  Era  appena  cominciata  sì 
beila  armonia  tra  quefte  due  princpali  potenriiììme  Re- 
pubbliche ,  che  prcfentirono  i  Romani  ,  che  i  Galli  eran- 
f]  tra  di  loro  uniti,  e  volcano  venire  in  Italia .  Or  temen- 
do elH  i  Romani  di  qualche  fl^rprcfa  ,  apparecchiarono 
un  grand' elerciro  ,  al  quale  il  Senato  Capuano  ,  comò 
fcrive  Polibio  ,  contribuì  trentamila  foldati  a  piedi,  c-» 
due  mila  a  cavallo  ,  tutti  ben  in  ordine ,  e  ben  correda- 
ti ,  e  furon  tali  ,  che  aiionranarono  i  nemici  à^Wc  vici- 
nanze di  Roma,  ove  fi  erano  con  animo  d'cfpugnarla^ 
di  già  accoftat]  .  Profegui  Cspua  a  darle  aiuto  in  diver- 
fe  altre  contingenze;  e  'i    princìpal  foccorio  fu,  quando 

S     2  con 


138      Storia  Civile  di  Capua 

con  un  dirpendio  gravjllìmo  de*  Capuani  fi  ricuperò  da 
Roma  la  C  tra  di  Siracufa  j  fenza  far  qui  minuto  cata- 
logo delie  alfre  contineie  finezze  ,  che  la  Capuana  Re- 
pubblica verfo  la  Romana  ufava,  in  legno  delia  Tua  con- 
federazione ,  ed  in  corrifpondenza  di  quelle  molte ,  cho 
dalia    Romana  giornalmente  riceveva  . 

Durò  lungo  tempo  quella  ftrerta  confederazione;  ma 
fempre  T  una  Città  emulando  l'altra  5  febbene  in  maggior 
ampiezza  avea  Roma  diftefe  ie,  fue  braccia  ,  e  maggior 
acquilto  di  Regni  la  Repubblica  Romana  avea  fatto  iiij 
J>rogrefro  di  tempo  .  Trovavafi  però  Capua  effer  padro- 
na afìToIuta  di  tante  e  tante  Città  ,  e  Capo  della  Cam- 
pania :  il  qua]  primato  fi  mantenne ,  e  confervò  Tempre 
colle  armi  in  mano  contra  quaififia  Città  ,  e  contra  qua- 
lunque nazione,  che  gliel*  avelie  potuto  contendere. 

Or  l'anno  dopo  il  Diluvio  2661.  prim.a  della  venu- 
ta di  Cri  ito  334.  i  Sidicini  popoli  (  oggi  di  Tjano  )  fi- 
nitimi ,  e  dipendenti  dalla  Repubblica  Capuana,  efièudo 
troppo  travagliati  da' Sanniti  ,  e  da  efiì  fpefTb  afièdiati , 
e  malitsenati ,  ricorfero  per  ajuro  a*  Capuani.  Coftoro  vo- 
lendoli difendere  non  meno  per  ragione  di  dipendenza  , 
che  per  allontanar  dalle  mura  di  Capua  un  nemico  sì 
forte  ,  fpedirono  le  loro  truppe  in  dife/a  degli  opprellì 
Sidicini  ;  Samnites  (  fcrifle  Livio  )  Sidicln'n  ifìjujìa  arma^ 
quìa  vì^ihui  plus  poter  ani  ,  cum  intuliffenù  i  coa&i  inopei 
ad  opukntiorum  auxìUum  confugere  ,  Cufnpiirm  fé  fé  con- 
jungunC  :  ma  tal  moda  de'  Capuani  battè  a  tirarfi  con- 
tro"^ una  crudelillìma  guerra  coi  Sanniti  ,  i  quali  non-> 
contenti  dì  efTere  ttati  disfatti  in  due  ben  ordinate  bat- 
taglie ,  unirono  buona,  anzi  la  maggior  parte  delle  loro 
armi  ,  e  le  voltarono  contra  la  Città  di  Capua  ,  che  afle- 
diarono  per  ogni  parte  ,  colla  prava  determinazione  di 
incendiarla  ,  ed  abolire  anche  il  nome  d'i  una  Città  ,  co- 
sì potente ,  e  di  tanto  dominio  ;  Samrjìtes  {(ìt^uelSwìo) 
vmiJlfts  Sidlcinis  ,  ipfam  arcem  finitìmorum  Campanorum^ 
adortì  .  Laonde  avendo  eflì  formato  un  perfettillimo  qua- 
drato   della  gente  più  fcelta,ed  agguerrita  nel  piano  tra 

il  inoa- 


Libro  Primo.  139 

il  monte  Tifata  ,  e  Ja  Città  di  Capua  ,  già  (lavano  per 
venire  alle  mani,  e  dar  la  battaglia  .  Era  in  anni  ia  iol- 
datcicn  Capuana  ,  difpolta  e  pronta  era  la  Repubblica./ 
ad  una  buona  di  fé  fa  ;  ma  in  vericà  le  forze  de'Sanniri  era- 
no di  gran  lunga  fuperiori  ,  come  quelle  ,  che  aveaao 
a  se  adunati  uumeroiì  ,  ed  agguerriti  foluati  ai  tutti  ipo- 
poli convicini,  e  con  elìi  formati  più  eferciti  di  diverle, 
e  fortillìme  nazioni  5  e  perciò  andava  molto  maJe  ,  e  cor- 
reva evidente  pericolo  di  perderli  la  Città  di  Capua .  In 
£atti,  venuti  già  alle  mani  gli  eferciti  nemici  ,  anuaronj 
molto  di  forto  le  armi  Capuane  3  onde  T  efcrcito  di  Ca- 
pua fu  obbligato  di  reftringerfì ,  e  ritirarli  dentro  la  pro- 
pria Città  ,  avendo  perduta  in  quefta  battaglia  la  piiì  bel- 
la foldatefca  ,  e  la  gioventù  più  florida,  che  avea  :  Samni» 
tei  Tifata  ,  imminente^  Capuae  colles ,  cum  praejtdio  fir- 
mo (  feguita  Tuo  Livio  )  {a)  occupaffent  ,  defcendarunt 
inde  qidudrato  agn/ine  in  ptanitìem  ,  qua  e  Cap^um  ,  Tifa- 
taque  ìnteriacet  .  Ihirurfus  ade  dimtcatum  ,  ad'Dsrfoqr^s 
proelio  Campani  intra  maenia  compuljì  j  cum  rohore  ju-- 
'Ventt4tiì  juae  occìfo  ,  nulla  propinqua  [pei  effet  ^coa^i  funt 
a  Rof/.anis  petere  auxìUum , 

Convenne  per  tanto  a'Capuani  in  quefte  graviflimcj 
angufìiC  cercar  ajuto  a'  Romani  .  Inviarono  alla  Repub- 
blica due  Ambafciadori ,  per  implorar  iòccorfo  ,  ciiendo 
in  quei  tempo  Confoli  di  Roma  Marco  Valerio  Corvo 
la  terza  volta  ,  e  Cornelio  Coffo  foprannomifiaro  Arvi- 
na  .  Ma  eflendo  iJ  Senato  Romano  amico  de*  Sanniti , 
rilpofe  cosi  a'  Deputati  Capuani  ;  „  \\  Senato  di  Roma* 
„  vi  ftima  degni  deli'  ombra  della  (uà  protezione  ;  ma.» 
),  egli  è  d'uopo,  che  noi  riguardiamo  l'antica  auiiciz. a  de* 
„  Romani  co' Sanniti.  Noi  dunque  non  poiiiam  prender 
j,  le  armi  a  voftro  favore  5  tutta  volta  però  pregheremo 
),  i  Sanniti ,  nofiri  amici ,  a  metter  fine  alle  loro  inuiiiche- 
„  voli  operazioni  [b)  ;  Auy.ìlio  Z'os  ,  Campani  ,  dignoi 
ce  h jet  S  eh' ut  US  :  Jed  ita  amìcitiam  Z)obiJcum  infìitui  j^ar 
eji ,  ne  qua  vetufìior  amicitìa  ,  ac  focietas  violetur  ;  òainni- 

tei 
(a)  Liv.  Uh.  7,  (b)  Liv.  lìh,  2. 


140      Storia  Civile  di  Cnpua 

tes  rjohifcf^m  foedsre  jun&i  funt  j    ìtaque  arma    Deos  pò» 
ftf/s  ,   oi^iifri  ho9}?irse5  i^ìolatura  adzerftn  Samnitet  negamui* 
Lega t OS  ,  Jìcut  fas   ,  j^fg^^s  ejì  ,   ad  focios  ,  atque  amico: 
precatt^m  mittemm   ,  ne  qua  vohìs  'dìs  fiat  .  Non  furoiij 
paghi  i  Depurati  di  Capua    dì  quefta  rifpofta  del  Senato 
Romano  ,  e  confiderando  la  forza  ,  e  T  oftinazion  natu- 
rale de* Sanniti,  {limarono  bene  di  far  di  Capua   una   ne- 
ceflaria  dedizione  alla  Repubblica  Romana ,  per  così  ob- 
bligarla maggiormente  al  foccorfo  , ed  ajuto  de' Capuani. 
Replicarono  mranto    al  Senato  le  loro  premure  gli  Am- 
bafciadori    Capuani  »    e   nuovamente  gii  rapprefentarono 
con  molta  eloquenza  ,  ed  efficacia  le  anguftie  di  Capua^ 
per  la  giiCrra  ,  colla  quale  1'  aveano  da   per  tutto  idee- 
rà ,e  crcondata  i  Sanniti  5  offerirono  \di  Città,  i  loro  be- 
ni ,  e  quanto  vi  era  ,  alla  Repubblica    Romana  5  ondo 
cercarono  ,  che  '1  Senato  difcndefTe  Capua  ,  come  Città 
fua  propria  ,  pretefa  da  altri  ufurparfi  .  „  Poiché  ,  o  Ro- 
„  mani  (  così  ripigliarono   gli  Ambalciadori  Capuani  )  » 
„  voi    incontrate    tutta    la  diflicoltà  di  attaccare  apjrta- 
„  mente  i  Sanniti,  per  non  v:olar  la  {^<ìq  de' voftn  trat- 
„  tati  ,  almeno  prendete  a  difendere  i  voftri  proprj  ave- 
,,  ri  dall' ing'ufta  lifurpazione  de*  voftri  nemici.  II  popò- 
„  lo  della  Campania  ,  la  Città  di  Capua  ,  le  noftre  Ter- 
„  re,  i  noltri   Ttmpj ,  ed   ogn*  altra   noftra  cofa   così  di- 
„  vina  ,  come  umana  da  noi  aiTblutamente  fi  fottomet- 
„  te  al  voftro  dominio  .  Da  quefto  tempo  in  poi  le  no- 
„  fìre  perdite  faranno  voflre  .    Itaque  (conchiude  T  ora- 
zione de'  Capuani  Tito  Livio  )  Populum  Cawpanum ,  //r- 
hemqt/e  Capuam  ,  agroi ,  deluhra  Deum  ,  divina ,  humatm' 
que  omnia  ^in  "Defìram  ,  P.  C.  ,  popfdlìque  Romani  ditionem 
àedìmm  i  quid  quid  deinde  patiemur ,  dedititii  Vejiri  paf- 
furi  {a), 

Qi  efta  donazione  o  fia  dedizione  ,  fatta  colla  dovuta, 
e  legittima  forma  dagli  Ambakiadori  ,  eh'  eiano  forni- 
ti di  tutta  la  necefiaria  autorità,  fu  di  grande  incitamen- 
to e  Iprone  a*  Padri  Coicritti  j  e  perciò  non  giudicaronoi 

che 
(a)  Llv,  iib,  7« 


Libro  Primo.  141 

che  la  loro  àllcnza  co'  Sanniti  li  dovefle  obbligare  a. 
rifiutar  ciò  ,  che  fi  era  loro  offerto  .  Laonde  ipedirono 
fubito  Ambafciadori  a  pregare  i  Sanniti ,  loro  amici ,  che 
fi  rimanellero  da  ufare  veruna  oftilità  contra  di  una  Pio- 
vincia  ,  la  quale  a' Romani  fi  apparteneva  ,  e  nel  tempo 
ftefTo  avvertirono  gli  Ambafciadori  ,  che  quando  i  San- 
niti non  fi  lafciaflèro  da  quefte  gentili  maniere  guadagna- 
re ,  tofto  in  nome  del  Popolo ,  e  del  Senato  Romano  im- 
poneflèro  loro  di  abbandonare  incontinente  la  Provincia 
Capuana  ,  e  Ja  Città  di  Capua,  fua  Capitale  .  Soddisfe- 
cero alia  loro  incombenza  gli  Ambafciadori  della  Repub- 
blica .  Ma  i  Sanniti,  popolo  altero  ,  ed  oftinato  ,  fi  mo- 
ftraroro  sì  franchi ,  e  liberi  da  ogni  timore  delia  maeltà 
dd  popolo  Romano,  che  fecero  venir  tofto  i  condottie- 
ri ddìc  loro  truppe  ,  ed  avanti  agli  Ambafciadori  Ro- 
mani comandarono  loro  ,  che  fenza  dimora  andaflèro  a 
Taccheggiare  la  Campania  ,  e  tirafleio  avanti  le  imprefo 
già  cominciate. 

Qiiefti  fuperbi,  ed  ingiuriofi  procedimenti  de' Sanniti 
molTero  il  Senato  ,  e  *1  Popolo  Romano  ad  un  acerbiifi- 
mo  fdegno  j  onde  pofero  da  banaa  ogn'  altro  penfiero , 
acciocché  avclTero  interamente  potuto  dar  opera  a'  do- 
vuti apparecchi  per  la  guerra  ,  la  quale  fu  dichiarata  con 
ogni  ioiennirà  ,  e  con  tutte  le  cerimonie  iftituite  da  Nu- 
ma  Pompilio  in  fimili  occafioni  ,  cflendo  entrato  il  Se- 
nato neir  impegno  non  folo  di  foccorrere  la  Città  di  Ca- 
pua ,  fua  deditizia  ,  ma  ben  anche  di  vendicare  il  torto, 
fatto  da' Sanniti  a'fuoi  Ambafciadori,  e '1  difprezzo  mo- 
fìrato  della  maeftà  della  Romana  Repubblica  . 

Efièndofi  per  tanto  pofte  in  piedi  due  armate  ,  cad- 
de in  forte  a  Valerio  di  marciar  con  una  di  quelle  nella 
Campania  5  mentre  Cornelio  coli' altra  dovea  portar  Ja^ 
guerra  nel  Sannio  ,  Tutto  il  più  forte  della  guerra  era  ri- 
poso in  prima  fopra  il  prode  Valerio,  il  quale  fermò  le 
fue  truppe  sul  monte  Gauro  nella  Campania  ,  e  fi  trat- 
tenne su  quel  vanraggiofo  fito ,  finché  la  fua  gente  dal- 
k  frequenti  fcaramucce  co* Sanniti  apparaHc  il  modo,  eh* 

eilì 


142      Storia  Civile  di  Capm 

efl]  teneano  nel  maneggiar  le  loro  armi  .  Alla  fine  rac- 
colfe  le  Tue  truppe,  ed  avendole  incoraggiare  con  uo /un- 
go ,  ed  accefo  ailcorfo  a  non  paventare  il  novello  nemi- 
co ,  a  ricordarfl  deil'  antico  lor  valore  ,  ed  a  guadagnar 
l'onore  dj  un  gloriofo  trionfo  per  se,  Jor  Capitano,  di^ 
fccfo  dal  nobii  Icgnaggio  del  gran  Poplicola  y  uki  fuori 
del  campo,  e  pofe   in  ordine  di  battaglia  i  fuoi  ibldati. 

Fu  già  da' Sanniti  tolto  ralTedio  alia  Città  di  Capua, 
e  tutti  que'foldati,  che  la  cingeano  ,  furono  uniti  al  grof- 
fo  efercito  ,  e  pofti  in  campagna  a  fronte  de'  Romani. 
Erano  le  due  armate  predo  che  pari  di  numero  ,  fi  acce- 
fero  d'ira,  fi  attaccarono  ,  e  combatterono  con  fommo  va- 
lore y  ma  per  tutto  il  giorno  la  vittoria  fu  per  lunga-» 
pezza  dubbia  e  fofpefa  fenza  veruno  confiderabil  vantag- 
gio dell*  una  ,  o  dell*  altra  parte  .  La  cavalleria  Romana 
fi  ftudiò  indarno  di  rompere  i  battaglioni  nem  ci  j  onde 
Valerio  mettendofi  alla  tefta  della  fanteria  ,  ed  ifpirando 
alìc  legioni  coraggio  e  ardire  di  feguir  le  i\ie  orjic  ,  (ì 
cacciò  nel  mezzo  delie  Coorti  Sannitiche ,  e  feguiro  da* 
fuoi  legionari  ,  ne  fece  un*  orrenda  ftrage  .  I  cadaveri 
g^aceano  ammucchiati  d'  intorno  agli  llendardi  nemici, 
pur  tuttavia  le  Coorti  nemiche  tenean  fo  te  il  iorpoftoj 
conciofliachè  fi  erano  rilblute  di  difendei  fi  fino  ali"  ulti- 
mo fpirito  .  Alla  fine  Valerio  comandò  alia  cavalleria-^ 
Romana  ,  che  attaccafie  1*  oli;:  nem  ca  per  fianco  i  ma-» 
quella  foftenne  V  urto  ,  finché  la  fopravv«gnente  notte-» 
pofe  fine  al  combattimento  ,  tutto  vantdggiofo  per  gli 
Romani  .  Terminata  la  battaglia  ,  confefiàrono  i  Romani, 
che  non  aveano  giammai  combattuto  con  nemico  più  ofti- 
nato  ed  intrepido  di  quello  3  né  fi  farebbero  accertati 
mai  di  aver  guadagnata  la  vittoria  ,  fé  i  Sanniti  noii.. 
avefi^ro  notte  tempo  abbandonato  il  Jor  campo  in  ma- 
no de*  vincitori . 

Ma  elìendo  flati  la  feconda  volta  i  Sanniti  rotti  O 
fconfitti  da' Romani  fotro  il  Confolo  Lucio  Emilio  ,  fi  ren- 
dettero così  alìievolitj  e  IpoiTàti  da  quelle  ultime  due  fcon- 
fitte  ,  che  aon  oiando  comparir  più  in  campagna  ,  cer- 

caroa 


Libro  Primo.  143 

careno  pace,  e  leganza  con  Roma  j  e  già  vennero  efll  a 
capo  delie  ]oro  richiede.  Non  così  tofto  però  fi  videro  in 
amicizia  colla  Romana  Repubblica  ,  che  già  tornò  loro 
fubito  il  coraggio  y  ed  un'altra  volta  addirizarono  le  armi 
centra  de'Sidicini  .  Coftoro  chiamarono  la  feconda  volta 
in  ajuto  i  Capuani,  ed  i  Latini,  e  già  fattafi  una  Itret- 
tillima  alleanza  tra  quefte  tre  nazioni  ,  formarono  uii* 
ben  groflb  cfercito  ,  il  quale  predo  entrò  nei  Sannio  ,  e 
pofe  a  guafto  quanto  gli  fi  parava  dinanzi;  ma  non  po- 
tendo trarre  i  Sanniti  ad  una  battaglia ,  fi  ritirarono  dat 
Sannio  per  mancanza  de'  viveri  .  Quefta  loro  ritirata  la- 
fciò  campo  a'  Sanniti  di  mandare  Ambàfciadori  in  Roma 
a  lagnarfi  ,  come  mai  ella,  foffrifie  ,  che  i  Latini ,  e  i  Ca- 
puani ,  fuoi  alleati,  e  fudditi  commettefiero  dcìÌQ  oltilità 
contra  il  Sannio  ,  che  pur  anche  ftava  in  buona  amicizia 
e  leganza  con  Roma.  II  Senato  riipofe  ,  che  i  Capuani» 
efTcndo  deditizj  di  Roma  ,  farebbero  forzati  e  coftretti  a 
non  molertare  i  Sanniti  j  ma  quanto  a*  Latini  ,  non  ci 
avea  autorità  tale,  che  in  ogni  occafione,  ed  in  ogni  guer- 
ra ,  che  volefièro  eifi  imprendere,  vi  fofie  bi fogno  del  coa- 
fenfo  del  Senato. 

Intanto  tutti  e  tre  gli  Alleati  ,  efièndo  poco  conten- 
ti ,  e  niente  foddisfatti  del  Senato  Romano  ,  concertaro- 
no d'inveftire  i  Romani  5  ancorché  in  apparenza  i  loro  ap- 
parecchi s'indirizzavano  contra  i Sanniti.  Ma,  fcoverto- 
fi  il  dileguo  ,  furono  dal  Senato  prefi  tutti  i  dovuti  fpe- 
dienti  5  tantoché  febbene  i  Sanniti  non  pugnarono  affat- 
to ,  ma  fi  (tetterò  fchieratì  in  qualche  diltanza  dall'  ar- 
mata Romana  appiè  del  monte  Vefuvio,  feguì  non  però 
crudeliifima  la  pugna  tra  V  esercito  Latino,  Capuano,  e 
Sidicino  da  un  canto,  e '1  Romano  dall'altro:  e  furono 
$i  miferamente  fconfitti  e  vinti  i  Sidicini ,  i  Capuani ,  ed 
i  Latini ,  che  appena  la  quarta  parte  di  elfi  campò  dal- 
la morte  ,  attribuendofi  tale  vittoria  al  Confolo  Mallio 
Torquato,  detto  T  Imperiofo,  nel  terzo  fuo  Confoiato, 
l'anno  di  Roma  413»,  come  fi  legge  nelle  Tavole  Capi- 
toline; 

T  T.MAN- 


144     Stona  Civile  di  Capua 

T.  MANLIVS    L.  F.   A.    N.   IMPERIOSVS  TOR.QyAT. 

A.  CDXIir. 
COS.  III.  DE  LATINEIS  CAMPANEIS  SIDICINEIS 
AVRVNCEIS        XV.        K.        IVNIAS 
Tutta  la  Campania   intanto  infieme  con  Capua ,  Tua  Ca- 
pitale,  fu  rimefià  di  bel  nuovo   fotto  il  dominio  de'fuoì 
primi  Padroni,  e 'i   Confolo  cacciò   via  i  Capuani,  i  La- 
tini, e  que*  di  Priverno  dal  poflèdimento  deMoro  terreni,* 
e  divi/e  quefti  al  popolo  di  Roma  .  Allora  fu  a'  Capua- 
ni,  in  pena  di  quefta   loro  unione  ,  tolto  da*  Romani  il 
campo  Falerno  ì  e  feguì  l'intera  dedizione,  della  quale-» 
parlò  Livio  (a) ,  e  la  confermò  Diodoro  ;  Meo  accìfae^ 
res  [unt  ,    ut  Con  fu  li    vidi  or  e  m    exercitum  ad  populandoi 
agroì  eorum    ducenti   dederunt  fé  omnei    Latini  ,  deditio^ 
nemque  eam  Campani  fequerentur  .  Latini  ,  Campanique^ 
agro  multati  :  Latin  ut    ager  ,  Privernati  adaito  agro ,  & 
Falernui  ,  qui  populi   Campani  fuerat  y  ufque  ad  l^ultur* 
num  fiume n  plebi  Romana  e  dimditur  . 

TaX^  infedeltà  però  alla  Repubblica  Romana ,  e  tal 
unione  co* Latini,  e  Sidicini  fu  praticata  unicamente  dal» 
la  plebe  Capuana  ,  non  avendovi  avuta  menoma  mano 
ia  nobiltà,  anzi  elTendovifì  pofìtivamenteoppofìa .  Ilche 
edèndod  dal  Senato  ben  conofciuto  ,  diede  di  buon  ani- 
mo a*Cavalieri  Capuani  la  cittadinanza  Romana  (^)  :  £;c- 
tra  poenam  fuere  Latinorum  Laurentes  ^  Campanorumque^ 
tquitei ,  quia  non  defciverant  j  e  perciò  Campa  ni  s  equi" 
tibuì  (  nello  ftefTo  anno  )  honoris  caufa  ^  quia  cum  Lati- 
nii  rebellare  noluijfent ,  civitas  data .  Ma  per  la  mancan- 
za  fatta  dal  popolo  Capuano,  il  Senato  di  Roma  multò 
ia  Città  di  Capua,  e  l'obbligò  a  pagar  ogn'anno  a  mil- 
le e  feicento  Cavalieri  Capuani  quattrocento  cinquanta 
denari  per  ciafcheduno ,  in  premio  della  loro  prudenza  ^ 
e  fedeltà  5  perchè  non  aveano  alla  congiura  acconfentito, 
e  ne  fece  fare  a  perpetua  memoria  un  monumento  di 
bronzo  ,  con  affiggerlo  nel  Tempio  di  Caftore  {c)i  Mo- 
numenioqus  ut  eJJ^ety  aeneam  tahulam  in  aede  Cajioris  Ro^ 

mas 
(a)  jLib,  6*     (b)  Liv.lib,  Z.cap.o*    (0  Liz/Jib,Z,cap.9* 


Libro  Primo.  145 

ìT.aeJixertiììt .  Ve^ìgal  qucfjue  eh  (  cioè  a'  Cavalieri  Capua- 
ni )  Campanui  popului  jtiffui  pendere  in  Jlnguloi  quotan'- 
nìi  5  fuere  autem  mille  ^3  fexcsntì  ,  denarioi  m^mtnos  qua- 
dringenos  quinquagenoì , 

Fu  quefta  Ja  feconda  volta  ,  che  i  Cipuìnì  furono 
deditizj  alia  Repubblica  Romana  ;  ma  di  poi  feppeio  così 
ben  obbligarfi  i  Romani  ,  e  tanto  merito  fi  fecero  pref- 
fo  la  Repubblica  ,  che  fempre  focj  ,  fcmpie  confederati 
Je  furono  j  tantoché  per  più  fecoli  refpirò  Capua  aura^ 
foavc  ,  vifle  in  una  ftretta  confederazione  colla  Repub- 
blica, godè  l'onore  della  Romana  cittadinanza  ,  accor- 
data di  poi  anche  alla  plebe,  al  dir  di  Vellejo  Parerco- 
io  ;  Campanis  data  ejì  civitas .  Godè  la  qualità  di  Muni- 
cipio ,  onde  vide  Je  nobili  fue  famiglie  imparentate  collei 
Senatorie,  colle  Patrizie,  e  colle  Principali  di  Roma(<2): 
Connuhium  vetujìum  multai  famìlias  claras  ac  potente^ 
Romani!  mìjcaerat  ,  fcriflè  Livio  parlando  àt\\Q  famiglie 
Capuane.  In  fatti  Pacuvio  Calavio,  nobile  Capuano  (^)f 
prefe  in  moglie  ia  figliuola  di  Claudio  Appio  Romano, 
Patrizio  il  più  facultofo ,  che  a  fue  fpefe  fece  la  famofa 
Via  Àppia  ,  tutta  laflricata  di  felici  ,  da  Roma  fino  a^ 
Capua  ,  ed  introduflTe  Je  acque  dentro  Roma  per  corno* 
do  de*  cittadini  ;  Qui  ^ìam  munivit  (  dille  Livio  (r)  )  ^ 
aquam  in  urhem  duxit  .  Furono  i  Capuani  con  fom- 
ma  indifferenza  ammefll  alla  Romana  milizia  :  Jaondo 
in  tempo ,  che  Capua  alla  divozione  di  Annibale  fi  dic«« 
de,  trecento  de*fuOi  Cavalieri  a  militare  nella  Sicilia  per 
ia  Romana  Repubblica  rrovavanfi  ;  Id  modo  trat  in  mo* 
ra  ,  ne  id  esemplo  e^cerent  ,  quod  connuhium  ^etujìum^ 
multai  familiai  darai  ,  &  potente:  Komanti  rmjcuerat\ 
&  quod  cum  militarent  aliquot  apud  Romano:  ,  maxi* 
mum  vinculum  erant  trecenti  equitei ,  nobilijfmui  quifque 
Campanorum  in  praejìdia  Sicularum  urbium  deledi i  ah  Ro^ 
mani:  ,  &  mijjt  (,d) . 

In  tutte  le  ioicnnità  ,  in  tutti  i  giuochi ,  in   ogni  fe- 
T     a  fta, 

(a)  Z/&.  /ih,  23.  cap.  2.  (b)  Z/a  Uh.  23.  cap,  i. 

(e)  Liv.  Uh,  9.  cap,  20.  (d}  Liz;*  Uh,  23.  caj?,  i. 


146       Storia  Civile  di  Capua 

fla  ,  che  in  Roma  fi  celebrava  y  la  migliore  ,  e  principal 
parte   v'  aveano  i  Capuani.  NeiJa  Città  poi  di  Capua  il 
continuo  foggiorno  era  de*  Romani,  e  nelle  amenilfirao 
fpiagge  dejia  Campania  ,  e  del  Tjfata  erano  Je  più  fpef- 
fe  loro  villeggiature.  Di  queft'  amicizia,  e  confederazio- 
ne della   Capuana  Repubblica  col  Senato  di  Roma ,  della 
grandezza  ,  e  felicità  de'  Capuani  fino  a'  tempi  noftri  ne 
fece  memoria   il  dottifiìmo ,  ed  aliai  erudito  Marino  Frec- 
cia (fl) ,  quando  diffe  ;  Campa?2Ì  tjulli  i^rbis  fertìlita(e  ^  aut 
àìgnìtate  fecundì  ,  [celi ,  &  Romanorum  cmicijjìmi  ,  fan» 
guìne  jurj^i ,  foederati  ,  urbìum  arrìplitudine  pratpotentèiy 
longae^a  fcrtunae  felicitate  gaudente^ . 

Tal  buona  corrilpondenza  de'  Capuani  ben  ^\  dimo- 
ftrò  alla  Repubblica  di  Roma  ,  quando  vinto ,  e  fconfic- 
to  r  efercito  Romano  da*  Sanniti  nelle  forche  Caudine, 
e  palTati  per  fotco  il  giogo  i  dw^  Confoli  T.  Vecurio ,  e 
Sp.  Poflumio ,  fi  accoftarono  verfo  Capua  vergognofi ,  e 
cofternati  d* animo  i  Romani,  non  folo  fenz'armi,  ma^ 
Spogliati  ben  anche  de'  proprj  veftimenti  ,  e  buona  parte 
totalmente  ignudi  .  Arroffiti  effi  della  propria  difawcn- 
tura  ,  e  dubitando  delia  lealtà  de' Capuani ,  loro  confede- 
rati ,  fi  diftefero  miferamente  a  terra  non  lungi  da  Ca- 
pua .  Ma  il  Senato  Capuano  non  prima  ne  rifeppe  il  fu- 
neftifiimo  evento  ,  che  tofto  ufcì  loro  incontro  ,  li  accol- 
fe  benignamente ,  li  riitorò  ,  li  provvide  di  armi ,  di  ve- 
lli ,  di  cavalli  ,  e  di  tutto  quanto  bifognato  mai  fofTe  , 
onde  a  buon  agio  ritornar  poteflèro  in  Roma  ,  e  con-, 
-decoro  .  lDt\  che  fcriflè  Livio  :  Itaque  cum  ante  no^em 
Capuam  pervenire  poffent  ,  incerti  de  fide  fociorum  ,  ^ 
quod  pttdor  praepediebat  ,  circa  viam  haud  procul  Capua^ 
emnium  egeni  ,  corpora  humi  pvofiraverunt  .  Quod  uhi  ejì 
Captdam  nuntiattdm ,  evicit  miferatio  jtijìa  fociorum  fuper'-^ 
'hiam  ingenitatn  Campami  :  confgjìim  injìgnia  fua  Con  fu  li- 
il  US  ,  fafces  ,  lidi  or  es  ,  arma  ,  equos  ,  Vejìimenta  ,  com» 
$fteatus  militibus  benigne  mittunt  5  f3  venientibui  Capuam 
CunBui  Senatus ,  Populufque  Q(fZ^f(im  egrejfus ,  jujiis  omni» 

bus 
(a)  Le  Suhfee^d.  pag,  i^ 


Libro  Primo .  147 

Iséì  hofpttalihtti  ,  frrjatifque  ,  &  puhììcU  funguur  ojp' 
ciis  {a), 

E'  vero  ,  che  di  poi  ,  mentre  duravano  i  contrari 
tra' Sanniti  ,  e  i  Romani  circa  Ja  validità  de'  trattati  dì 
pace,  fatti  da*  Confoli  Romani  co'Sanniti,  per  evjtar  la 
iìcura  minacciata  morte  a  tiitio  W  Joio  efercito  nelle  for- 
che Caudine  ,  fi  ribeiiarono  dall' 'alleanza  ,  ed  amicizia-; 
de'  Romani  molte  Città  ,  e  molte  nazioni ,  che  ne  ^àws.- 
no  mai  contente  .  Neil'  ifteilo  tempo  alcuni  cittadini  di 
Capua  ambiziofi  di  gloria  ,  ed  impegnati  a  reflituirfi  nel- 
la priftina  loro  hbertà ,  fecero  un*  occulta  congiura  di  ri- 
beliarfi  da  Roma,  e  di  fcuotere  in  tutto  il  giogo  Roma- 
no .  Quefti  movimenti  indulsero  il  Senato  di  Roma  a^ 
ricorrere  all'  u(ato  riparo ,  di  cui  fi  foleva  valere  ,  quan- 
do correva  qualche  perigliofo  frangente.  Fu  creato  Ditta- 
tore Cajo  Menio  ,  il  quale  fece  lùo  General  di  cavalle- 
ria M.  Foflio,  loprannominato  Flaccinatore  ;  la  carica  del 
Dittatore  contra  il  coftume  ufato  fi  reftrinfe  allora  ili-* 
andar  tracciando  i  delitti  commeilì  contra  lo  (tato  ,  o 
punirh.  Coftò  la  congiura,  e  furon  convinti  i  congiura- 
ti ;  ma  il  terror  d*  un  Giudice ,  da  cui  ad  altri  non  fi  po- 
tea  appellare  in  conto  alcuno,  fpaventò  in  maniera  i  ca- 
pi della  congiura,  ordita  in  Capua  ,  eh' elfi  fi  uccifero  da 
se ,  per  campare  da  una  morte  più  cruda  ,  e  difpìetata. 
Ma  è  altresì  vero  ,  che  nelle  fierilliime  guerre  de'  Ro- 
mani contra  de'  Cartaginefi  in  Taranto  i  Capuani  die- 
dero alla  Repubblica  di  Roma  il  maggior  ajuto  ,  e  le-» 
armi  Capuane  furon  quelle  ,  che  più  fi  (ègnalarono  nella 
fortezza  ,  e  nel  valore  contra  sì  fieri  nemici  de'  Roma- 
ni ,  come  avvisò  Paufania  :  Campanorum  maxime  aurMììì 
Romani  in  bello  Tartniino  adjaii  .  Che  nella  guerra  So* 
ciale  degli  Etrufci  ,  Umbri,  Sanniti,  e  Galli  contra  i  Ro- 
mani nella  Tofcana  impegnati  qiKi  popoli  con  quattro 
poderofiflìmi  efercjti  a  fterminar  Roma,  ed  abolir  anche 
il  nome  della  Repubblica  Romana  ,  fi  fpiccò  dal  Sena- 
to Romano  un  grand'  efercito  de'  fuoi  alleati  ^  e  dipea- 

denti  a 
(a)  Z/sf.  fik,  %  cap.  ^, 


148       Storia  Civile  di  Capua 

denti ,  e  fra  di  c(ìì  fu  un  gran  uumero  de'  Capuani ,  man- 
dati dal  Senato  Capuano  in  foccorfo  de' Romani  fino  a 
trecento  (]uarantotto  mila  dugento  pedoni  ,  e  feimila.» 
feicento  cavalli  i  tantoché  dalla  cavalleria  Capuana  (i 
fcclièro  mille  foìdati  di  più  alta  Itatura  ,  e  di  più  fperi- 
menraro  valore  ,  i  quali  fi  portarono  in  campagna  con 
infinita  bravura,  ed  elTcndo  nel  calor  della  pugna  la  ca- 
valleria Romana  per  ordine  di  Fabio  ad  un  tratto  mof- 
fa  ,  e  rivolta  ad  afl^àlire  J*  e/ercito  nemico  per  fianco  » 
giacché  egli  alla  tcfta  delle  Legioni  lo  aflaliva  per  fron- 
te ,  diedero  i  cavalli  un  urto  così  violento  a'  Sanniti  ^ 
che  ,  non  potendo  efTì  fiaftener  l'impeto  del  nemico  ,  ù, 
pofero  in  una  difordinata  fuga  verfo  il  lor  campo  ,  la- 
iciando  i  Galli  a  combattere.  Quelli  bravi  uomini ,  nien- 
te avviliti  per  Ja  rotta  de'  lor  collegati ,  tennero  ancora  il 
Jor  terreno  ,  e  covrendofi  le  tefte  co'  loro  feudi ,  forma- 
rono una  tefluggine.  Fabio  intanto,  a  fine  di  romperò 
ie  loro  impenetrabili  truppe  ,  fi  fervi  della  fortezza,  o 
del  valor  de'  Capuani  .  Djftaccò  un  corpo  di  cinquecen- 
to  cavalli  Capuani ,  ed  ordinò  a*  Cavalieri ,  che  fi  gittaf- 
fero  fopra  la  retroguardia  del  nemico  j  impofe  nel  tem- 
po ftefl^o  a*  Principi  ,  che  feguifièro  il  diftaccamento ,  o 
penctrailèro  ne*  battaglioni ,  quando  erano  una  volta  rot- 
ti ,  e  fpezzati  .  Quefto  fpcdientc  riufci  così  bene  ,  cho 
i  Galli  furono  alla  fine  obbligati  a  ritirarfi  in  dietro ,  o 
lafciarono  i  Romani  padroni  del  campo  ;  Fabio  non  gì* 
infegui ,  ma  menò  le  lue  truppe  nel  campo  de*  Sanniti  y 
ove  fece  di  loro  una  grandifiìma  ftrage  .  In  queft*  azio- 
ne furono  ammazzati  venticinque  mila  tra'Sai^niti  ,  o 
Galli,  ed  ottomila  ne  furon  fatti  prigionieri.  Dalla  par- 
te de'  Romani  ne  morirono  ottomila  ,  e  dugento  ;  ma. 
i  Capuani  in  queft*  azione  fi  fegnalarono  a  maraviglia.» 
nel  valore  ,  e  neli*  intrepidezza  ,  e  furono  buona  cagione 
dell'afiTcurata  vittoria  .  Ciò  accadde  forto  i  Confoli  Lu- 
cio Emilio  Papo  ,  e  Cajo  Attilio  Regolo,  Tanno  di  Ro» 
tnz  528.  al   dir  di  Polibio  (a)  ,  e  di  Paolo  Ore  fio  (^)  ,fe- 

guiti 
(a)  £/^.  I.  O  2*  (b)  Z/^,  4.  cap,  13, 


Libro  Primo.  149 

gultì  àalV  Autore  delia  Storia  Mifcella  :  I»  atrìufque  Con-;^ 
fulìi  exercitu  od^ingenta  miUìa  armatorum  fuijfe  referitn- 
tur ,  Jtcuti  Fahius  Pi&or  Hifìoricas ,  qui  eodem  bello  in^ 
terfuìt ,  fcripjìty  ex  quìhui  Campanorum  fucrunt  trecenti 
quadragìnta  o&o  mìlUa  ducenti '-i  equìtum  vero  vìginti  fev: 
mìllìa  fexcenti  .  Dal  che  folo  fi  può  argii  re  la  gran  pò- 
tenza  ,  e  '1  vafto  impero  della  Capuana  Repubblica ,  fo 
per  femplice  ajuto  ad  una  Città  confederata  pofe  in  cam- 
po un  numero  sì  eforbitanre  di  ben  agguerrita  foldatc- 
ica  fino  a  circa  trecento  fettanra  cinque  mila  combat- 
tenti .  Anzi  il  Senato  ,  e  '1  Popolo  Capuano  diedero  tale, 
e  tanto  ajuro  a'  Romaniin  quefte  loro  rilevantiflìme  guer- 
re ,  che  Polibio  ftelTo  afièri  di  non  aver  potuto  in  qucl- 
r  efercito  dilcernere  ,  né  diftinguere  il  novero  degli  equi- 
ti  ,  e  de*  pedoni  Capuani  5  perchè  con  uguale  impegno 
Fkhi  Campana^  &  Romana  deder e  nomina  miliiiaey  egli 
uni ,  e  gli  altri ,  Capuani ,  e  Romani  combatterono  ,  e  fi 
avvanzarono  valorofamente  alla  guerra.  Si  compiacquo 
oltremodo  la  Repubblica  Romana  del  valore ,  e  del  co- 
raggio de'  Capuani  ,  e  ne  moftrò  fpecial  gradimento  , 
avendo  avuto  in  quefie  occafioni  un  atteltato  molto  chia- 
ro della  loro  fedeltà  ,  eflendofi  mofirati  ben  pronti  a  {par- 
gerc  con  fiamma  allegria  il  fangue  in  fua  difefa  ,  per 
mantener  con  lei  ia  buona  ieganza  ,  ed  una  liretta  con- 
federazione « 

Del  Gran  Capitano  Annibale, 

DOpo  la  prima  guerra  Cartaginefe  reftò  Amiicaro 
Duca  di  Cartagine ,  nemiciflimo  de*  Romani  j  onde 
veggendofi  in  età  troppo  avanzata,  chiamoili  il  figliuolo 
Annibale,  ed  infinuò  neli'  animo  dei  giovanetto  in  età 
molto  tenera  rutto  Iodio ,  ed  oftilità  contro  a'  Romani, 
anzi  per  maggior  Tua  ficurezza  volle  ,  che  Annibale  su 
l'altare  gliene  facefie  folenne  giuramento  ,  come  quefii 
già  fece  :  su  di  che  il  Marchefe  Alefiandro  Vanni  Paler- 
mitano compofe  un  nobiiiflimo  S^inctto ,  tanto  commen- 
dato 


lyo     Storia  Civile  dì  Capila 

dato  dal  Muratori  ,  ftampato  nella  Scelta  del  P.  Ceva^  , 
che  per  piacere  de*  leggitori  ho  voluto  qui  trafcrivercj; 
febbene  par  ,  che  venghi  a  pregiudicare  la  ferietà  del- 
la  Storia  : 

Padre  ,  iegìì  è  pur  ^er ,  ch'è  tuo  cofj/ìgUo 
Là  portar  tttoi   vejjìlli ,  t;'  fpazia  il  fero 
Dell' Aqn ila  Romana  iniquo  artiglio 
Nel  fuolo  afflitto  ,  infaufio  fuolo  Ibero  \ 
Deh  fia ,  che  teco  ad  affrontar  Valter o 
Romano  orgoglio  ancor  ne  z^enga  il  figlio^ 
Anch'io  nacqui  alVi?}ìprefe .  Ab  teco  io  fpero. 
Incontrar  gloria  uguale  ,  o  e  guai  periglio  \ 
Sì  ad  Amilcare  diffe  il  Figlio ,  a  cui 
Rifpofe  :  pur  folto  al  nemico  muro 
Verrai ,  ma  afcolti  Giove  i  ooti  tuì . 
Odio  immortai  giura  a*  Romani ,  e  doma 
Giura  di  vender  Roma  5  ed  egli ,  io  giuro  » 
Giura   Annibale  ,  ed  ancor  non  cedi  0  Roma  ? 
Iti  fatti  arrivato  che  fu  Annibale  all'età  ferina  ,  ed  al  bel 
fior    degli  anra  fuoi ,  efeguì   la  promelTa  fatta    al  morto 
Genitore .  Egli   radunate  numerore,e  ben  agguerrite  trup- 
pe ,  cominciò  la  guerra  coli  allèdio  fi^W^  Città  di  Sagun- 
to  nella  Spagna, Città  confederata  colla  Romana  Repub- 
blica ;  mentre  {tava  già  per  battere  la  Città  ,  gli  giunfe- 
ro   Ambafciadori  da  Roma,  indnuandogli  a  toglier   via.» 
r  afledio  a  quella   Città  ,  per  eflere  (tara   la  pace  di  que- 
fta  efprelfamentfi  convenuta  negli  articoli  AzW^  Cap.'tola- 
zione  ,  colla   quale  fu  terminata  ia  priraa  guerra   Carta- 
ginefc.Ma  perchè  il  ^a^  di  Annibale  era  di  romper  l'ac- 
cordo co*  Romani  j  e  tenerli  agitati  in  continua  guerra_>, 
fecondo  la  promefla  fatta  ai  Padre  prima  della  morte  di 
lui ,  non  prcftò  affatto  udienza  ,  né    volle  confenrire  al- 
le richiefte   de'  Romani  j  onde  avendo  fatto    alcuni  pro- 
getti  di  pace  troppo  gravi,  che  non  poterono    in  conto 
alcuno  da'  Saguntini  accettare,  ii  ftrjnfe  tanto,  e  tauro 
li  anguftiò ,  che  finalm-cnre  efpugnò    la  Città  ,  ed  obbli- 
gò  i  Cittadini    ad  ucciderli    fra  di  loro  ftelii   dentro  Ici 
|?roprie  mura .  An- 


Libro  Primo.  15*1 

Annibale  dopo  aver  efpugnato  Sagunto  ,  giudicò  aver 
poco  fodciisfatto  a  se  (kflb  ,  ed  all'obbligo,  che  aveva- 
contro  a'  Romani;  onde  centra  di  qiiefli  a  dirittura  fi 
prefiflè  dirizzar  le  iuc  armi  in  Italia.  Pafsò  con  grando 
indultria  ie  Alpi  Appennine ,  che  la  dividono,  e  giunto 
tra  '1  Pò  ,  e  '1  Teflno  fu  incontrato  da  Publio  Scipione, 
padre  dei  famofo  Scipione  Affricano  ,  il  quale  col  Tuo 
efercito  Romano  gli  fece  fronte,  e  non  voleva  farlo  piC- 
fare  innanzi ,  onde  artaccatifi  gli  eferciti  ,  reftò  Publio  Sci- 
pione già  debellato  5  e  farebbe  anche  morto ,  fé  ii  gran-» 
valore  di  Scipione,  fuo  figliuolo,  non  J'avelTe  meflo  iii^ 
la  Ivo. 

Dopo  queft'altra  vittoria  tirò  innanzi  Annibale  il  fuo 
cammino,  ed  accampolfi  preflb  il  fiume  Tiebia  nella. 
Gallia  Cifalpina  ,  vicino  Ja  Città  di  Piacenza  ,  dove  Ti- 
to Sempronio  ,  Confolo  Romano ,  con  un  groflb  efercito 
gli  fu  fopra  ,  ed  attaccandolo  con  fanguinofa  battaglila, 
reftò  r  efercito  Romano  vinto  >  e  disfatto  colla  perdita- 
delie   migliori   {uc  truppe . 

Paisò  poi  Annibale  al  Iago  Traflmeno  nel  campo  Pe- 
rugino ,  ed  ivi  gli  fi  oppofe  il  Confolo  Flaminio  ,'  Capo 
di  un  ben  numerofo,  e  forte  efercito  di  Romani. Ma  ar- 
taccatifi  i  due  elerciti ,  reftò  vinto  quello  di  Roma,  mor- 
to Flaminio,  ed  uccifi  ben  ventitre  mila  foldari  Romani. 
Tra  gli  altri  prigionieri,  che  in  quefta  battaglia  ebbe  An- 
nibale in  fua  balia,  furono  tre  Cavalieri  Capuani ,  i  qua- 
li egli  non  folamente  non  anguftiò ,  fecondo  il  coftume, 
ma  usò  loro  molte  finezze,  e  li  mandò  liberi  alla  Cutà 
di  Capua ,  loro  Patria ,  acciocché  allettaflèro  i  loro  Con- 
cittadini alla  fua  divozione .  I  fuddetti  Cavalieri  dimoftran- 
dofigli  molto  tenuti ,  lo  pregarono  ,  che  alla  vicinanza  di 
Capua  fi  portafle,  mentre  quel  Comune  facilmente  le  por- 
te della  Città  fpalancate  gli  avrebbe  .  Annibale  ,  benché 
molta  fede  a  quefto  lor  franco  parlare  non  preftafle ,  fem- 
brandogli  cofa  troppo  ardua  Ja  refa  volontaria  di  Capuaj 
nondimeno  con  bel  modo  iicenziandofi,  diffe,  che  efeguif- 
(cro  con  fatti  quel  tanto ,  che  in  parole  gli  contcftava- 

y  no 


152       Storia  Civile  di  Capila 

no  [a)  :  h^er  multìtudinem  focìorum  Italici  generis  j  qui 
ad  Trafymenum  caffi  ah  Hannibale  ,  dimijpqtie  fuerant ,  trei 
Campani  equites  erant ,  muUìs  jam  tum  ille&i  donis  j  prò- 
fnìjjìfque  Hannibaln  ad  conciliando:  popularium  animai  .  Hi 
tìuntiantei  ,  Jl  in  Campaniam  exercitum  admoviffenù ,  Ca^ 
puae  potiendae  copiam  [ore  ;  cum  res  major  ,  quam  Au&o» 
res  ,  effeC ,  dtthimn  Hannihakm ,  alter nifque  fidentem  ,  ac 
dijffìdentem ,  tamen  ut  Campanum  agrum  ex  Samnio  pete^ 
ret  ^  moz'crunt ,  Monitos  ut  etiam  atque  etiam  promijfa^ 
rebus  confirmarent ,  jujfofque  cum  popularibus ,  &  aliqui* 
bus  principum  redire  ad  se  diwijtt  .  E  già  i  fuddetti  tro 
Cavalieri  molto  ben  contenti ,  e  fbddisfatti  di  Annibale 
fé  n*  andarono  in  Capua  .  Cofa  poi  avellerò  ivi  operato 
per  Annibale,  Io  (leilò  Storico  non  ce  ne  fa  menoiiiiu 
parola. 

Indi  l'anno  di  Roma  S37.  fotto  i  Confoli  Terenzio 
Varrone ,  e  Paolo  Emilio ,  infèguito  Annibale  daJi'efercito 
Romano ,  piantò  il  campo  prellb  a  Canne ,  territorio  di 
Bari,  nella  Puglia  Peucezia  ,  Città  diftrutta  l'anno  prima 
di  quetta  battaglia,  e  le  ne  vedevano  i  veftigj  ai  tempo 
di  Polibio,  e  di  Silio  Italico: 

Ut  ventum  ad  Cannas ,  urbis  vejììgia  prìfcae  . 
Ivi  ^\  fermò  col  fuo  efercito  di  quaranta  mila  fanti  ,  o 
dieci  mila  cavalli  in  una  vada  pianura  ,  cinque  miglia  di- 
ftante  da  Canofa,  e  fei  dal  mare  Adriatico.  Qui  fu  rag- 
giunto dall'armata  Romana ,  confiftente  in  ottanta  fetto 
niila  uomini,  guidata  da  à.\x^  Con  foli,  Terenzio  Varrone, 
e  Paolo  Emilio,  già  detti,  e  da' due  Proconfoli  Servilio, 
ed  Attilio.  Qui  li  attaccarono  le  truppe,  qui  combatte- 
lono  i  Romani  coi  Cartaginefi ,  e  qui  feguì  una  fanqui- 
nofìlfima  battaglia  .  Fu  disfatto  T  efercito  Romano  ,  vi 
morì  il  Confolo  Emilio ,  e  tutti  i  due  Proconfoli ,  Servi- 
li© ,  ed  Attilio  ,  due  Queftori  militari,  ventinovc  Tribu- 
ni Legionari  ,  ed  ottanta  Senatori  .  De*  foldati  Romani 
poi  uccifi  ,  e  prefi  in  tale  battaglia,  vi  è  difparere  tra  gli 
Autori  5  poiché  Livio  vuole  ,  che  la  Repubblica  in  quefl' 

incon- 
(a)  Liv*  Uh.  11. 


Libro  Primo.  153 

incontro  rofTri  la  perdita  di  cinquanta  mila  uomini ,  com- 
prell  gli  auliiiarj .  Polibio  dice,  che  di  feimila  cavalli  Ro- 
mani appena  fé  ne  falvarono  fcttanta  in  Venofa  con  Te- 
renaio  Varrone  ,  e  con  altri  trecento  cavalli  aufiiiarj ,  e 
che  morirono  fettanta  mila  fanti  iiel  caaipo  di  battaglia, 
e  tredici  mila  furono  menati  prigionieri .  Dionifio  d'Ali- 
carnaifo  vuole  ,  che  di  feimila  cavalli  trecento  fefTànta^ 
folamente  camparono  dalla  ftrage  univerfale  ,  e  di  ottan- 
tamila fanti  folamente  tremila  .  Plutarco  poi  vuole ,  che 
morirono  nel  campo  cinquanta  mila  foldati  Romani  ,  e 
quattro  mila  furon  menati  prigionieri ,  fenza  mettervi  su  • 
conto  dieci  mila  ,  che  *i  giorno  dopo  Ja  battaglia  furonj 
prefi  ne*  due  campi  .  De'  CartaginefI  poi  Livio  ailjcura_  , 
che  ne  morirono  foli  otto  mila  ,  e  qucfti  delle  truppo 
migliori  .  Sì  riduflero  allora  i  Romani  in  tanta  cofterna- 
zione  ,  che  non  piti  di  difendere  ,  e  foftenere  ia  Roma- 
na Repubblica  ,  ma  di  abbandonarla  concordemente  fta- 
biiirono  j  tantoché  ,  fé  Annibale,  flccome  da' fuoi  Capi- 
tani fu  confìgliato  ,  foffe  allora  corfo  ad  aflediar  Roma, 
l'avrebbe  Scuramente  piefa  ,  e  foggiogata . 

Varie  difcordie  erano  in  quefto  tempo  tra  il  Senato 
Capuano  ,  e  la  plebe ,  ed  odj  molto  interini  fi  eran  da 
qui^fta  contra  di  quello  concepiti  per  ragion  degli  ufizj, 
e  dell'impero,  onde  rifoluta  fi  era  di  darfi  tutta  ad  An- 
nibale ,  e  chiamare  dentro  la  Città  di  Capta  le  armi  di 
sì  prode  Carraginefe.  Or  verfo  qucfto  tempo  accadde  in 
Capua,  che  Pacuvio  Caiavio  ,  Cavaliere  Capuano  ,  quanto 
nobile  di  natali  ,  tanto  popolare  di  genio  ,  trovandofì 
Mediajìudco  della  Città  ,  afìine  di  pacificare  la  plebe  col 
Senato  ,  e  così  impedire  ,  che  quefta  ,  uccifi  i  Senatori, 
come  di  già  rifoluiilfima  era  ,  delle  la  Città  a'  Cartagi» 
nefi  j  ferviHì  di  quefto  ben  ingegnofoftratagemma  .  Chiu- 
fe  egli  tutti  i  Senatori  nella  Curia  ,  indi  chiamò  la  ple- 
be a  parlamento  ,  e  le  djflè  efièrfi  già  a  lei  prefentata-r 
r  occafione  di  uccidere  i  Senatori  .  Soggiunfe  poi  a*  me- 
deflmi  plebei  ;  „  Voi  avete  a  fare  due  cofe  aó.  un  tratto: 
j,  levar   via    U  Senato  vecchio  ,   e  parimente  eleggere  il 

y    z  5,  nuo- 


154     Storia  Civile  di  Capua 

„  nuovo.  Io  comanderò  ,  che  fìano  citati  ad  uno  ad  uno 
„  tutti  i  Senatori  ,  e  dimanderovvi  dd  parer  voftro  fo- 
„  pra  la  vita  di  ciafcuno  j  e  quello,  che  di  ciafcuno  i'a- 
„  rà  flato  giudicato  ,  farà  meffo  nella  pronta  efecuzione. 
„  Ma  prima  che  fi  tolga  via  il  reo  ,  eleggete  voi  in  Tua 
„  vece  qualche  valente  ,  e  miglior  Senatore  .  Dopo  ciò  fi 
pofe  a  federe  ,  ed  avendo  polio  in  un  boffolo  j  nomi  di 
tutti  i  Senatori  ,  comandò  ,  che  fofle  chiamato  fuori  del- 
ia Curia  colui  ,  il  cui  nome  foile  cavato  a  forte  .  Ma-, 
ficcome  la  plebe  vedea  chiaramente  i  difetti  di  ciafcun-» 
Senatore  ,  così  non  fapea  affatto  ritrovare  chi  fceglier 
poteflfè  in  fua  vece  .  E  così  Ja  plebe  fi  contentò  ,  che 
reftaflero  nella  Jor  dignità  i  vecchi  Senatori .  Coftoro  pa- 
cificati colla  plebe  per  un'arte  così  fina,ufata  da  Pacu- 
vio  ,  e  da  effo  riconofcendo  Ja  vita,  gii  rellarono  oltre- 
modo tenuti  j  tantoché  e  per  V  obbligo  ,  che  contratto 
gli  avea  il  Senato  ,  e  per  l'amore,  che  Ja  plebe  gli  porta- 
va ,  era  egli  divenuto  ,  come  un  Signore  afibluto  della- 
Città  di  Capua  .  I  medefimi  Senatori  veggendo  Ja  plebo 
con  eflì  loro  placata  ,  proccurarono  di  mantenerfela  af- 
fezionata ,  coltivando  Ja  loro  amicizia  con  faluti  ,  con^ 
inviti ,  con  laute  menfe  ,  e  con  accordarle ,  quanto  a  lei 
piaceva  j  di  maniera  ,  che  ^ièl/  in  Senatu  aBum  aliter , 
quam  Jt  ibi  plehis  adejjtt  concilium  y  come  fcriife  Livio  (^). 
Per  tal  condifcendenza  del  Senato  ,  e  per  tale  unione  già 
ftretta  colla  plebe,  crebc  aflai  più  in  Capua  il  Jufib  ,  ^\ 
avvanzò  il  fafio  ,  crebbero  la  sfrontatezza  ,  e  '1  difordi- 
nc  ,  ed  allora  le  alte  colle  balle  cole  confufe  fi  videro. 
In  quefta  difpofizione,  ed  in  quello  tempo  appunto 
giunfe  in  Capua  favvifo  della  rotta  de' Romani  a  Cannes 
onde  fi  cominciò  non  folo  da'  Capuani  a  difpregiare  l'im- 
pero di  Roma,  ma  molti  nuove  molTe  meditavano ,  per 
darfi  ad  Annibale  .  Nondimeno  i  parenti  di  quei  nobili 
giovani  Capuani,  che  guardavano  Ja  Città  di  Sicilia,  ot- 
tennero ,  benché  a  ftento  ,  che  in  nome  della  Capuano- 
Repubblica    {i  fpedifieio  Ambafciadori  con   ufìzj  di  con- 

doglicn- 
(a)  Liv*  2.3, 


Libro  Primo.  iss 

doglienza  ,  e  di  olììciofa  efibizione  al  Confolo  Romano  , 
Terenzio  Varrone ,  il  quale  lì  trovava  in  Venofa  .  Fu  già 
fìabiiita  r  aaibafceria  in  perfona  di  due  famod  Oratori, 
i  quali  portatili  già  in  Venofa  ,  con  una  ben  compofta 
orazione  in  nome  del  Senato,  con  elfo  iui  fi  condolfero 
della  fofferta  Iciagura;  pronta  Ja  lor  Città  di  Capua  ino- 
ftrandofi  di  volerlo  aflìftere  in  tutto  ciò  ,  che  gì't  facea- 
bifogno  5  e  in  tanto  quelli  gli  offerirono  Tefercito  Capua- 
no ,  eh'  era  allora  all'ordine  in  ben  trenta  mila  pedo- 
ni, e  quattro  mila  cavalli,  con  tutte  ic  proviile  da  boc- 
ca ,  e  da  guerra  in  Tuo  ajuto  centra  le  armi  di  Antiiba- 
k.  Il  che  gradì  molto  il  Confolo,  e  godendo  di  quelle 
cotteli  ,  gentiliilìme  efpreifioni  ,  con  elfo  loro  fpiegoiiì  ia 
deicriver  lo  Itato  compafiionevole,  in  cui  la  Repubblica 
Romana  per  quella  gran  perdita  trovavafì ,  ed  infinuò  lo- 
ro quei  tanto  ,  che  far  doveano  ,  per  metter  riparo  ad  un 
tanto  incomparabil  danno  ,  così  conchiudendo  V  orazio- 
ne ,  e  la  rifpofta  agli  Ambafciatori  di  Capua  :  'Piilchrum 
erìt  {a),  Campani  ^  prolapfuw  dacie  Komanutn  Imperium^ 
'Vejìra  Jìde  ,  vejìr'n  ^irìbus  retentum  ,  atqns  recuperatum 
ej]e .  Triginta  milita  pedìtum  ,  quatuor  eqtiìtuin  arhìcror 
ex  Campania  Z'os  fcripjìffe  ;  jam  pecttniae  affatìm  effe ,  ac 
frumenti  :  qui  Jì  pare?n  fortunae  vejìraejìdem  bah  et  il ,  nec 
Hannìhal  fé  viciffe  fentiet  ,  nec  Romani  [e  'dìBoi  ejje , 

Da  Canne  palsò  Annibale  a  Taranto  ,  ove  con  po- 
derofo  efercito  de*  Romani  (lava  Fabio  il  Grande  delia-» 
valorofa  ,  e  fortunata  liirpe  de'  Fabj  .  Si  combattè  tra' 
Cartaginelì ,  e  Romani ,  feguirono  zuffe  molte  fanguino- 
fe ,  molti  foldati  morirono  -dell'uno,  e  dell'altro  eferci- 
to .  Era  il  Romano  ben  accampato  in  luogo  molto  van- 
taggìofo  :  ma  la  notte  fi  pofe  Annibale  di  nafcollo  den- 
tro la  Città  di  Taranto  col  fuo  prelldio ,  ed  egli  per  mez- 
zo di  due  valorofi  foldati  Nico,  e  Filomeno  finle  molte 
cofe ,  ed  ordì  moire  frodi ,  £nchè  1*  efercito  Cartaginefe 
reftò  in  tutto  vittoriofo  ,  eflendolì  impadronito  di  Taran- 
to,  e  dei  campo  nemico  ,  fecondo  eruditaaiente  fcrilfq^ 

pian- 
(a)  Lro*  Uh,  23, 


156       Storia  Civile  di  Capua 

Francefco  Petrarca  colla  tcftimonianza  di  Livio  nel  trat- 
taro  ,  che  fa  al  Trionfo  della   fama  . 

Deilderava  Annibale  avere  una  Città  flcura  per  Ja. 
ritirata  del  fiio  efercito ,  e  per  un  fermo  acquartieramen- 
to de' Tuoi  foldari  5  onde  fi  fermò  in  Puglia  in  una  anti- 
chiilima  ,  e  vafia  Città  ,  la  qudle  ,  per  efler  molto  diruta, 
ne  atta  a  poter  refiftere  agl'infulti  de' nemici  ,  fu  prefto 
da'  Carraginefì  abbandonata  ,  e  vennero  finalmente  nella 
Campania  .  Ma  perchè  avea  egli  Annibale  pofitivo  im- 
pegno di  vederi!  in  fuo  potere  le  Cirrà  marittime  ,  accioc- 
ché le  navi,  che  gli  venivano  dall'Affrica,  avellerò  por- 
to ficuro,  tentò  di  aver  Napoli,  Pozzuoli,  e  Cuma  ,  e 
e  ne*  terreni  di  amendue  quefte  Città  fece  gravjlìi ma  ftra- 
ge  ,  fino  a  dare  il  total  guafto  al  territorio  di  Cuma^ , 
non  avendo  altrimenti  potuto  di  eflè  Città  vendicarfi  , 
per  la  renitenza  moftratagli  in  non  voler  efier  del  Tuo 
dominio,  non  che  della  fua  leganza  .  Anzi  in  Cuma  fece 
anche  i  facrifizj  nel  lago  Averno ,  e  vi  efercito  la  nefan- 
da negromanzia  ,  folita  da  efercitarfi  ivi ,  prima  che  i  Ro- 
mani l'abolillero,  non  potendofi  fofFrire,  che  vivi  i  cor- 
pi umani  facrificati  (ì  foilero  . 

Indi  a  poco  fi  accoftò  Annibale  alle  vicinanze  di  Ca- 
pua  troppo  altiero ,  e  baldanzofo  per  le  vittorie  de'  Ro- 
mani riportate ,  e  per  aver  già  pofio  in  foggez  one ,  o 
timore  tanti  e  tanti  popoli,  che  ai  fuo  partito  alla  gior- 
nata dar  fi  vedeano  . 

Intanto  tornarono  da  Veno(a  i  Legati  Capuani ,  ed 
cfpofero  al  popolo  non  già  il  gradimento  dell*  offerto 
foccorfo  ,  e  tutto  quello,  che  gli  aveva  infinuato  Teren- 
zio Varrone  ,  ma  parlò  per  tutti  Vibio  Virio  ,  uno  de* 
primi  nobili  Capuani  3  e  diffe ,  eh*  efiendo  già  difperate 
ìe  cofe  de*  Romani  ,  poteanfi  dar  francamente  alla  divo- 
zione di  Annibale,  il  quale  portandofi  poi  in  Cartagine, 
avrebbe  lafciata  Capua  per  Metropoh  d'Italia  :  IJac  ora' 
tìone  Confulii  ,  difrjijjìs  ,  redeuntìbufqut  domam  legath  , 
unuì  ex  iis  Vihti4S  Virìus ,  tempui  VenìJJet ,  ait ,  quo  Cam^ 
pani  non  agrum  folum  ab  Romanis  quondam  per  wj  uri  anta 

adem' 


Libro  Primo.  157 

ademt^m  recuperare  ^  [ed  imperio  etiam  Italìae  potiri  pof^ 
Jìnt  j  foedus  enim  cum  Hannibale  qitihui  velint  legibut  fa^ 
Buroi ,  neque  controverfiam  fore  ,  quin  ipfe  ,  confetlo  bel- 
lo ,  Hannibal  znclor  in  Africam  bine  decedat ,  exercitumqus 
deportet  y  Italiae  imperium  Campania  relinqttatur  {a)  .  A 
tali  perfuafìve  di  Vjbio  Virio  ,  il  popolo  Capuano ,  che 
ftava  già  antecedentemente  ben  difpofto  a  favore  d'An- 
nibale, anche  per  vendicare  diverfi  affronti,  avuti  dalla» 
Romana  RepubbJica  ,  fpecialmente  quello  di  avergli  tol- 
to il  vaftilfimo  Tuo  campo  Falerno,  e  dirtribuitolo  a'fuoi 
Coloni  di  Roma,  luflngato  dalla  fperanza  Tuddetra ,  da- 
tagli da  Vibio  Virio  di  poter  una  volta  la  Città  di 
Capua  ottenere  l'impero  d'Italia,  e  fotromettere  la  ftef- 
fa  Roma,  già  ftabili  di  rompere  l'amicizia  col  Senato, 
e  '1  Popolo  Romano  ,  e  confederare  col  Cartaginefe  An- 
nibale . 

Ma  prima  di  venlrfi  a  tal  confederazione  ,  e  prima 
di  darfi  un  paflb  sì  grave,  ed  irretrattabile,  flimò  bene 
Ja  Repubblica  Capuana  di  mandar  nuovi  Legati  a'  Ro- 
mani, ofFerendofi  di  voler  eller  a  parte  con  elli  alla  ven- 
detta contra  i  Carraginefi ,  e  di  fomminilirar  loro  quan- 
te truppe,  e  quanti  maggiori  ajuti  bifognavanoj  ma  di- 
mandavano di  volere  in  avvenire  ellèr  ben  anche  a  par- 
te del  loro  governo  5  onde  de*  due  Confoii  ,  deftinati  ai 
governo  di  Roma ,  uno  aveflè  dovuto  efler  cittadino  Ca- 
puano ,  l'altro  Romano.  Sentì  malamente  una  sì  iàtt^i^ 
richieda  la  Romana  Repubblica,  come  nel  Capitolo  VI. 
di  quefta  Storia  di  pafTaggio  accennai.  E  fu  tale  Terro- 
re ,  che  quefta  pretenfione  cagionò  al  Senato  ,  che  mon- 
tato in  collera  ,  non  foia  mente  rigettonne  la  propolta  ,  co- 
me audace,  e  temeraria  j  ma  impofe  ben  anche  ad  un-» 
Littore  ,  che  fenza  indugio  cacciaflè  via  da  Roma- 
gli  Ambafciadori  Capuani  :  Quo  priufquam  {b)  iretur 
certumque  defeBionìi  confìlium  effet ,  Romam  legatoi  mif^ 
fos  a  Campa  fi  is  in  quibufdam  annalibui  invenio  ,  pojìulan" 
U:  y  ut  alter  Confai  Campantds  fieret ,  Jì  rem  Romanam^ 

adju^ 
(a)  Lìv.  Uh*  23,  (b)  Liv*  Uh,  23. 


158      Storia  Civile  di  Capua 

cdjti^ayt  Vellent  .  Indignai  ione  orta ,  fu7tìmo'Derl  a  Carla 
jiijfoi  effe  y  mijfumqtte  lìdiorem  ,  qui  ex  urbe  educer  et  eos, 
atque  eo  die  n:anere  extra  fine^  Komanoi  juheret .  Una  tal 
dimanda  fu  antecedentemenre  i^xx^  alio  ftefìo  Senato  da' 
popoli  Latini,  ma  in  efporla  il  Legato  Latino  fu  fubito 
fatto  gittar  giù  dal  Campidoglio  per  ordine  dei  Senato; 
Latini  {a)  cum  Campania  defecerttnt  ,  ES  trjìjps  legati:  ad 
Senatum  conditìonem  tuJerunt  ,  ut  Jì  pacem  hahere  Cf/- 
lent  y  alter um  ex  Latinis  Confulem  facerent ,  Qua  legatio- 
Kc  prolata  ,  Praetor  eorum  Anniui  de  Capitolo  ita  prola^ 
ffui ,  ut  exanimaretur  . 

Tal  villano  trattamento  dalla  Repubblica  Romana-» 
a  quella  di  Capua  praticato  cagionò  gran  ferita  nellani- 
mo  altiero  ,  e  fublime  de*  Capuani  5  onde  affrontati  cer- 
carono occafione  di  vendicarli  ,  e  fenza  la  menoma  efi- 
razione  rifolvette  il  popolo  di  darfi  ad  Annibale,  confe- 
derarfi  colle  armi  di  lui  ,  e  giurar  perpetua  nimicizia  a* 
Romani.  Varj  difpareri  intorno  a  tal  confederazione  nac- 
quero tra  la  nobiltà,  e 'J  popolo  Capuano,  efièndo  una 
cofa  di  grave,  e  confiderabile  confeguenza,  onde  gli  ani- 
mi tra  di  loro  fi  divifero ,  ed  i  pareri  5  e  cosi  altri  dal 
timore  di  Annibale  ,  altri  dalla  paura  delle  flcure  ven- 
dette de' Romani,  altri  dallo  sfrenato  defiderio  di  vendi- 
care i  già  detti  affronti ,  ed  altri  da  varj  h^u  fondati  mo- 
tivi erano  rimafti  confufi  in  tal  graviiUma  rifbluzione  .  Ma 
Decio  Magio  nobile,  e  valorofo  cittadino  Capuano,  uno 
d£*più  antichi  ,  e  faggi  Senatori  ,  che  la  Capuana  Repub- 
blica renelle  ,  parlò  pubblicamente  al  Popolo  di  Capua  , 
ed  al  Senato  ,  e  con  eloquente  orazione  proccurò  d*  im- 
pedire tal  confederazione  con  Annibale  j  aUicurandoli  , 
che  quefto  Capitano  avrebbe  col  tempo  oppreUà ,  e  mal- 
menata la  Città  j  e  rapprefentando  loro  1' efempio  de' Ta- 
rantini ,  i  quali  chiamarono  Pirro  dalia  Grecia  contra  de* 
Romani  ,  e  poi  da  coftui  maltrattati  ,  ed  abbandonati  > 
vennero  ad  ellèr  berfaglio  dello  fdegno  Romano  ;  dille  , 
che  Roma  veggendofi  con  tanta  ingratitudine  corrifpofta 

da' 
(a)  Lìv>  Uh.  23,  eod,  cap. 


Libro  Primo.  159 

da'Càpuani,  violati,  e  rotti  da*  medeflmi  i  giuramenti  del- 
Ja  focietà,  fi  farebbe  un  giorno  vendicata  >  ed  avrebbcj 
Capua  perduta  colla  Tua  pace  quella  gran  Signoria  ,  che 
allora  fopra  le  Città  finitime  avea  .  Ma  quantunque  il  Se- 
nato fofìe  inclinato  a  condifcendere  alle  perluafive  di  De- 
cio  Magio  ,  perchè  nondimeno  il  popolo  in  un  iftantcj 
nioitrò  gran  premura,  e  genio  di  un.rfi  alle  armi  d*  An- 
nibale ,  anche  per  (eguire  il  fentimenro  di  Vibio  Virio  i 
che  molto  a  favor  d*  Annibale  perorò  centra  ciò  ,  cho 
Decjo  Magio  avea  detto  3  il  Senato  per  evitare  qualche^ 
vicina  follevazione  popolare  ,  ftabili  tale  confederazione.  E 
già  fi  fpedirono  ad  Annibale  gli  fìedì  Ambafciadori  ,  eh' 
erano  prima  andati  in  Venofa  da  Terenzio  Varrone;  Haec 
P'tbio  yirio  {a)  loqueìUi  ajj'enjl  omnei  ,  ita  retiutitiant 
Jegatìoncm  ,  utì  deletum  omnibus  videretur  Romanum  ko- 
9/.ef2 ,  Ext  empio  Pkbs  ad  dcjt^ViOììtm  ^  a  e  pan  maxima  Se- 
Katui  fpediare  :  extrava  tamen  art&oritatìbuì  Senìorum^ 
per  paucn  diei  eli  res  .  Pcjìremo  vicit  fentenila  plurium  > 
ut  iidem  legati  ,  qui  ad  Conjuhm  Komanum  ]erant  ,  ai 
Harìnibakm  mìtterefJttdr . 

Coftoro  in  nome  del  Senato  ,  e  del  Popolo  Capuano 
di  già  fi  portarono  ad  Annibale,  dichiarandolo  Icr  con- 
federato ,  giurandogli  pace  ,  e  focietà  perpetua  ,  e  poi 
vennero  con  efib  a'  feguenti  p;:tti  ,  e  giurate  Capitola- 
zioni {b)  ,  i.Che  niuno  Comandante  Cartaginefe  ,  o  chic- 
cheflìa  di  quella  nazione  aveile  autorità  ,  o  giuridiziono 
alcuna  fopra  de*  cittadini  Capuani.  2.  Che  niun  cittadino 
Capuano  foffe  tenuto  a  militare  fotto  le  infegne  Carta- 
ginefì ,  né  forzato  a  predar  fervig-o  alcuno  a'Minif^ridi 
quella  Repubblica  .  3.  Che  i  medefìmi  Capuani  fi  dovef- 
fero  lervire  delle  proprie  leggi  ,  e  proprj  magiflrati  .  4. 
Che  Annibale  dovefie  dare  al  Comune  di  Capua  trecen- 
to prigionieri  Romani  ad  elezione  della  flefla  Capuana-, 
Repubblica  ,  per  frrne  poi  il  cambio  co'  trecento  cava- 
lieri Capuani ,  the  in  Sicilia  per  la  Repubblica  di  Roma, 
militavano:  Legati  ad  Hanr^ihalem  venertint  y  pacemqtit^ 

X  ctim 

(a)  Liv,  lib,  23,  (b)  Liz\  Uh.  23. 


i6o       Storia  Civile  di  Capua 

cum  eo  hts  condìtìonìbui  fecerunt .  A''^  quii  Imperator ,  «7<f- 
gijiratufve  Foenorum  jus  ullutn  in  ciZfem  Campanum  ha- 
heret ,  ne^e  civis  Campa  fju:  invìtui  militar  et  ,  munufqtte 
faceret  .  Ut  fuae  legei  ,  fui  magijìratus  Campani:  ejfent , 
Ut  trecentoi  ex  Romani  s  captimi  Pp^nus  dar  et  Campanile 
quoì  ipfì  ekgijfent  ,  cum  quihui  equitum  Campanorum  , 
qui  in  Sicilia  Jìipendia  facerent  y  permutatio  fieret  *  Haec 
pad^a  \ 

Gradì  oltremodo  Annibale  T offerta  amicizia,  e  con- 
federazione colia  Capuana  Repubblica  ,  promife  oflèrvarc 
i  patti  fuddetti  ,  aflifterle  ,  e  Tempre  difenderla  in  ogni 
bifogno  y  anzi  innalzarla  alla  maggior  fublimità  colla  for- 
za delle  fue  armi.  Il  che  obbligò  tanto  i  Capuani,  che 
per  dargli  chiara  caparra  della  lor  fede  ,  prefera  tutti 
que*  cittadini  Romani,  che  o  per  impiego  militare,  o  per 
negozj  privati  in  Capua  trovavanfi  ,  e  dentro  alle  ftufe, 
come  in  un  orrida  prigione  racchiudendoli  ,  dal  lezzo  > 
e  dal  calore  li  fecero  ivi  miferamente  morire  :  Alia  (a) 
ìnfuper  ,  quam  quae  pacia  erant ,  facinora  Campani  edìdc' 
rufit  .  Nam  Praefe&os  focium  ,  civefque  Romano:  ,  aliai 
partìm  aliquo  militiae  munere  occupato:  ,  partim  privati: 
neg''*ii:  implicito:  y  Pleb:  repente  omne:  comprebenfo:  ^  ^c 
lut  cujìodiae  caufa  ,  halnei:  includi  jujjtt  :  ubi  foetore^  y 
atque  aejìu  anima  ìnterclufa  >  foedum  in  modum  expi^ 
rarent  , 

Ixì  quefto  ftato  di  cofè,  eflendofì  ben  compita  l'in- 
combenza degli  Ambafciadori ,  egli  il  gran  Capitano  vol- 
le entrare  in  Capua  ,  dove  dal  Senato  ,  e  dal  Popolo  fu 
accolto  con  infinito  piacere  .  Tutti  i  Capuani  gli  ufci- 
rono  incontro  con  grida  di  gioja  ,  e  di  applaufo  ,  da-. 
Decio  Magio  infuori ,  e  fi  moftrò  uà  general  contento  , 
c  godimento  della  fua  venuta,  e  della  fua  amicizia  .-co- 
fa  che  obbligò  oltremodo  Annibale  j  tantoché  afiìcurò  il 
Senato  con  fenfi  ,  e  con  promefle  di  gratitudine  di  ren- 
der Capua  di  breve  capo  dell'  Italia  tutta  {b)  ;  Pojìero 
die  Senatu:    frequen:    datu:  Hannibali  ,    ubi  prima  eju: 

oratio 
(a}  Liv,  he*  cit,  (b)  Liv*  loc.  cit. 


Libro  Primo.  i6i 

ora  fio  perllanda ,  ac  benigna  fuit ,  qua  grattai  egìt  Cafn» 
fami ,  quod  amìcìtìarn  fuam  Romanae  focietatì  praepofutf-^ 
jent  j  inter  estera  r/iagnifica  fromifia  pollicitui  ,  brevi 
caput  It  alias  omnìi  Capuam  fore  .  Di  (Tè  di  aver  già  or- 
dinato il  cambio  de'  trecento  Cavalieri  Capuani  ,  che  in 
Sicilia  per  la  Repubblica  Romana  aiilitavano  .  Qiiefti  pe- 
rò non  vollero  affatto  efière  nel  numero  degli  altri  Ca- 
puani, che  ad  Annibale  fi  diedero,  ma  portatifl  in  Ro- 
ma ,  le  loro  giufìe  rapprefentanze  a  quel  Pubblico  fece- 
ro ,  ch'efTì  niuna  mano  cogli  altri  cittadini  Capuani  avu- 
to aveanoi  e  perciò  slWa  Patria,  a*  pareiiti  ,  alla  loro  ro- 
ba rinunzia  vano,  dichiarandofì  Tempre  fudditi  della  Ro- 
irana  Repubblica  :  il  che  piacque  tanto  a  quel  Senato, 
che  dopo  averli  dichiarati  cittadini  Romani  ,  li  defì^inò 
Municipi  della  Città  di  Cuma  :  {a)  De  trecentìi  equitihui 
Campami  ,  qui  in  Sicilia  cum  fide  fiipendiii  emeritii  Ro- 
w^am  z^encrarjt  ^  ìatum  ad  pcpuìuwy  ut  civei  Romani  efienS^ 
item  ut  ntunicìpei  Ctw.ani  e  fieni , 

Reflò  Annibale  alloggiato  in  cafa  de  Minio  Stenio  , 
e  di  Minio  Pacuvio  Celeri  {b) ,  dove  ebbe  var j  divertimenti , 
ed  un  lauriflìmo  defìnare  ,  al  quale  intervenne  ben  anche 
Pacuvio  Calavio  ,  il  di  lui  figliuolo  Peroila  ,  e  Giubelli 
Taurea,  nobili  àó\t  principali  Capuane  famiglie  .  Ma  il 
Peroila  giovanetto  molto  zelante  ,  e  fpiritofo  ,  avendo 
ben  intela  l'orazione  di  Decio  Magio,  ed  avendo  riflet- 
tuto ,  di  quanta  rovina  farebbe  ftara  alla  Città  di  Cspua 
tal  confederazione  con  Annibale,  già  rifolvette  d'ammaz- 
zarlo j  onde  chiamatcfì  in  difparte  fuo  padre  ,  gli  Ivelò 
il  dilegno  ,  che  avea  ,  e  gli  n^cflrò  (otto  la  toga  una-i 
daghetta  fguainata  ,  che  a  tal  £ne  vi  portava.  Ma  il  pa- 
dre ,  che  non  avea  fatto  poco  ,  per  aggraziar  Peroila^ 
con  Annibale  ,  efiendo  f^ato  uno  de  i  più  forti  oppofl- 
tori  alla  confederazione  con  lui ,  non  folamente  non  con- 
fentì  a  quefla  rifoluzione  ,  ira  in  tutto  ne  lo  diftornòj 
dicendo  ,  che  ciò  non  conveniva  ,  per  efler  contra  le  fan- 
te leggi  dell'  ofjpitalità  ,    che  il   popolo  parzialiflimo  di 

X     2  que- 

(a)  LiVn  Uh  23'  cap,  s.        (b)  Liv,  ìih,  23,  cap.  4. 


102      Storia  Civile  di  Capua 

quefto  gran  Capitano  fi  farebbe  adizzato  contra  di  lui , 
e  1'  avrebbe  opprelTb  ,  e  che  finalmente  Ci  farebbe  tirato 
fopra  lo  fdegno  di  tutti  i  Cartaginefi  ,  e  de' popoli  con- 
federati :  Per  ego  te  y  7f2quic  ^  fili  [a]  ,  quaecumque  jura 
ìiberos  jungunt  pareutibus  ,  precor  ,  quaefoqcte  ,  ne  antt-» 
oculos  patris  facere  y  &  pati  omnia  infarda  velis,  Paucae 
horae  funt ,  Inter  quas  jurantei  per  quidquid  Deorum  ejì^ 
denterai  dexSerii  jungentei ,  fidem  ohjìrinxìmiii ,  ut  facra^ 
tis  de  menfii  effemui  ,  digrejjì  a  colloquio  ex  tempio  in  eum 
armamur  ?  Surgii  ah  bofpitali  menfa  ,  ad  qtiam  tertiui 
Campanorum  adhìhitui  ah  Hannihale  es  ,  eam  ipfam  menfam 
cruentare  vis  hofpìtiì  fangaìne  ì  Hannihalem  modo  pater  fi^ 
Ho  meo  placare  potui  ,  fiìium  Hannihali  non  pofium  ?  Il  gio- 
vane vinto  dalle  preghiere  <ìz\  padre  ,  mutò  propofitoj 
e  gittò  la  daghetta  nella  pubblica  (trada  di  ià  del  muro 
del  giardino  ,  luogo  di  tal  fegreto  abboccamento  3  aven- 
do prima  dette  quefte  parole  :  0  Patria  ,  ferrum  ,  quo 
prò  te  armatui  hanc  arcem  defendere  voleham  ,  hojìì  mi^ 
nime  parcens ,  quando  parens  extorquet ,  accipe  . 

Annibale  entrò  la  mattina  feguente  nel  Senato  Ca- 
puano a  ringraziar  la  Repubblica  ,  e  '1  Popolo  de'  favo- 
ri ,  che  con  con  tanta  generofità  gli  avea  compartito, 
dell'  amicizia  con  efib  lui  Itretta ,  di  avergli  foctomefid-» 
la  Citta  tutta  ,  e  di  averlo  a' Romani  antepolto  .  Molto 
promife  ,  e  molto  offerì  a  vantaggio  di  Capua  j  e  colle 
tante  gentili,  e  cortefi  efpreflioni  feppe  molto  obbligarfi 
tutta  la  Città  ,  e  *1  popolo  Capuano  .  Or  efiendofi  egli 
accorto,  che  colla  fua  molto  etiicace  orazione  s'era  bea 
infinuato  negli  animi  de' Capuani  ,  dimandò  loro  di  pOf 
tcre  a  fuo  talento  difporre  del  Senatore  Deci©  Magio  , 
eflcndofi  quelli  oppofto  alla  pace  ,  ed  amicizia  tra  la^ 
Repubblica  ,  ed  i  Cartaginefi  .  Condifcefe  a  tal  prima  di- 
manda d'  Annibale  il  Senato  ,  e  tofto  gli  fi  fece  venir 
davanti  Decio  Magio  .  Ma  Annibale  in  vederlo  ,  s'  acce- 
fe  oltremodo  d'  ira  ,  ricordevoje  di  quanto  avea  contra 
di  lui  perorato  5  e  gli  ordinò  ,  che  deflè  le  fuc  difefo  . 

Ma 
(a)  Lìv.  /ih,  23. 


Libro  Primo.  163 

Ma  r  onorato  coftantifllmo  Senatore  ,  avendo  rifpofto  ) 
che  fecondo  Je  capitolazioni    fatte  non  poteva  eflère  su 
ciò  obbligato ,  comandò  Annibale  ,  che  ìtretto  in  catene 
foffe  da  un  Littore  menato  nel  campo .    Egli  il  Magio  » 
£nchè  andò    col    capo  fcoverto,  parlò    in   tal  tenore  al 
grande,  ed  immenfo  ftuolo  de'Capuani ,  che  lo  accompagna^ 
va  :  „  Ed  ecco  già  ,  o  Capuani  ,  quella  libertà ,  che  dell- 
5,  dcravate  :  ecco  già  cominciano  da  me  i  voftri  trionfi: 
„  ecco  di  mezzo  giorno  fon  legato  ,    e    ftrafcinato  alla^ 
j,  morte    con    una  catena  al  cofpetro  del  Senato  ,  e  del 
5,  popolo  Capuano   io,  che  per  nobiltà  ,  per  zelo  ,  per  fa- 
5,  viezza  ,  per  tanti  e  tanti  meriti  verfo  della  noftra  Re- 
j,  pubblica  non  ho,  che  cedere  ad  alcuno   de' miei   con- 
„  cittadini.  Quelle  sì,  quefte  fono  le  prime  finezze,  che 
„  vi  fa  Annibale  3  e  qual  violenza  maggiore  vi   farebbe, 
5,  fé  avefle  prefa  Capua  a  forza  d'armi?  Andategli  dun- 
„  que  con  fcfta  all'  incontro  ,    confagrate  con  pompa  il 
„  giorno  della  fua   venuta  ,  ornate  de'  più  vaghi  adobbi 
j,  la  Città  ,  affinchè  fiate  fedeli  fpettatori  di  quefto  trion- 
,,  fo  ,  riportato  da  un  voflro  concirradino  :  Hahetis  {a)  eam 
iibertatetn  ,  Campam  ,  qaam  petìlì'n  ;  foro  medio  ,  luce  cla^ 
ra ,   'Didentibus  z>obis ,   Kid//i  CawpaKoyam  fecundus  '^ìn^uì 
ad  mortem  rapìor  ,  Quìdvìoletìtiui ,  Capita  capta  tfieret  ì  Ite 
chviam  Hannihali ,  exornate  urhem  ,  dìemque  ad'^jentui  ejtds 
confecrate  ^  ut  hunc  triumpbum   de  che  Vfjìro  fpeSIetìs ,  A 
tal  parlare  di  Decio  Mag:0    fi  era  già  cominciato  il  po- 
polo a  commuovere,  e  già  cominciava  a  tumultuare;  on- 
de gli  fu  prelto  da*  foldari  coverto   il  capo  ,  e  così  iu  me- 
nato nel  campo  3    indi  fenza  indugio  fu  imbarcato  ,  cj 
mandato  in  Cartagine  .  Ma  trovandofi  il  navilio  in  alto 
mare ,  fu  da  un'  orrida  tempefla  trafportato  in  Cirene^  , 
Città  àt\  Re  Tolommeo  :  ed  appena  sbarcato  Magio  in 
detta  Città  ,  fi  rifuggiò ,  ed    abbracciò  la   ftatua  d^\  fud- 
detto  Regnante  ,    la  quale  flava   (ituata  in  mezzo  della.» 
piazza  j  onde  toflo  accorfero  i  foldati  òqì  Re ,  e  lo  me- 
narono in  AlefTandria  ,  dove  Toiomoieo  facca  il  fuo  log- 

gior- 
(a)  Lh.  lìh.  23.  cap,  s. 


164      Storia  Civile  di  Capua 

giorno .  Quefto  Principe  avendo  intefa  Ja  cagione  della»» 
carcerazione  di  lui  ,  fi  mode  a  pietà  deli'  innocenza  di 
Magio  ,  compaflionò  il  mifercvoJe  flato  d'  un  cosi  degno 
Senatore ,  e  gli  donò  Ja  Jibertà  .  Egli  abborrendo  Capua, 
fua  patria,  per  efTergli  fi:ata  troppo  ingrata,  e  fdegnan- 
do  di  andare  a  Roma  ,  dove  fi  farebbe  trattenuto  piut- 
to(\o  in  qualità  di  fuggitivo,  che  d'ofpite,  fiinaò  benc^ 
Itarfene  in  quel  Regno  ,  dove  avea  ricevuto  là  libertà  , 
ed  ivi  finì  Ja  Aia  difgraziatifnma  vita  ;  Nufqtiam  malica 
quam  in  Regno  ejui  Z'iz^ere ,  qiiem  'ùìndicsm ,  atque  au^h* 
rem  haheat  lìher tatti  {a")  . 

Dopo  di  quefle  cofe  Annibale  fpedì  i!  Tuo  fratello 
Magone  a  dar  ragguaglio  aJ  Senato  Carragineie  de'  fuoi 
felicifllmi  fuccefli  .•  Magore  difle  ai  Confjgiio ,  che  Anni- 
bale in  fei  ordinate  battaglie  avea  uccifo  più  di  dugen- 
to  mila  nemici,  avea  prefi  cinquanta  mila  prigionieri,  e 
che  i  Pugliefi  ,  i  Bruzj ,  una  parte  de' Sannjti ,  e  de' Lu- 
cani,  e  i  Capuani  fi  erano  ibttomeili  alla  Signoria  di  Car- 
tagine. Or  fembrando  quelle  conquifte  incredibili  al  Sena- 
to ,  Magone  gliene  diede  ia  chiara  pruova  ,  recando  in 
mezzo  aJ  Senato  un  moggio  di  anelli  d*  oro  ,  fecondo 
alcuni  Autori ,  e  fecondo  altri,  tre  moggi  ,  tolti  a'  Ca- 
valieri Romani,  acciocché  dal  numero  di  quelli  argomen- 
tafle  il   Senato,  quanti  flati  fofìTero  gli  uccifì  in  battaglia. 

Intorno  a  quefti  anelli  d'oro  vi  è  gran  difcrepanza 
tra  gli  antichi  Scrittori  5  imperciocché  Plinio  afièrifcc  {h)^ 
che  Magone  porrò  in  Senato  tre  moggi  d'  zrìtìW  ,  e  per 
farfi  preflare  maggior  ìq.(Ì^  ,  fcrive  ,  che  a  tempi  delia 
feconda  guerra  Cartaginefe  tutti  i  cittadini  Romani  fen- 
za  eccezione  alcuna  godeano  il  diritto  di  portar  1'  anel- 
lo d'oro.  Floro  (e)  poi  ci  racconta,  che  Annibale  man- 
cò foltanto  in  Cartagine  due  moggi  d'anelli  d'oroi  o 
che  il  Senato  Cartaginefe  da  quelli  giudicò  <ìz\  numero 
de' Cavalieri  Romani,  che  in  varie  battaglie,  guadagna- 
te da  Annibale  ,  avean  perduto  ia  vita .  Ma  il  fenrimen- 

to 
(a)  Z/c'.  loc,  cit,  (b)  Lih,  33.  cap*  i. 

(e)  Li^,  2.  cap,  16, 


Libro  Primo.  165 

to  più  probabile  fecondo  Livio  (a)  fi  e  ,  che  un  fol  mog- 
gio  d'  anelli  fu  mandato  a  Cartagine  ,  cioè  quattro  mi- 
fure  delie  noftre ,  e  fedici  fefter2J  de*  Romani ,  aggiugnen- 
do ,  che  Magone  ,  per  moftrare  quanto  era  ftata  confi- 
derabiie  la  perdita  de' Romani  >  averti  iJ  Senato  Cartagi- 
nefe ,  che  in  Roma  i  foli  Cavaiieri,  e  i  piiì  ragguardevo- 
Ji  fra  effi  aveano  il  privilegio  di  portar  1*  anello  d'  oro. 
Fu  dunque  la  notizia  molto  gradita  dal  Senato  Cartagi- 
nefe ,  il  quale  decretò,  che  fofTe  mandato  ad  Annibale-» 
un  rinforzo  di  quaranta  mila  Numidi  ,  quaranta  elefan- 
ti,  e  nolti  talenti  d*  argento,  come  già  indi  a  poco  fu 
pontualmente  cl'cguìto  . 

Or  Annibale  attendeva  fempre  a  renderfi  obbligati 
i  Capuani,  e  fi  moftrava  fempre  pronto  alla  difefa  ,  ed 
al  (bftegno  della  Città.  Onde  i  Capuani  con  ugual  beni- 
voglienza  gli  corrifpondevano  ,  e  gli  moftravano  molta 
gratitudine  .  Dipoi  cominciò  da  Capua  a  muovere  ,  per 
lòggiogare  il  refto  de'Paefi  Campaci.  Fece  un  tentativo 
fopra  Napoli  ,  ma  affatto  non  gli  riufcì  ,  poi  fece  l'al- 
tro in  Nola  ,  dove  fu  prevenuto  dal  Confolo  Marcello 
con  un  groflb  efercito,  del  quale  parte  ne  teneva  in  Ca- 
fìlino  a  pofta ,  per  (occorrere  quella  Piazza  ,  chen'avea  bi- 
fogno  :  ma  in  Nola  fegui  una  gran  battaglia,  dove  ci  an* 
darono  di  fotro  i  Cartagine/i  colla  perdita  di  duemila.* 
trecento  foldati  .  Poi  ailediò  Nocera  ,  la  quale  anguftia- 
fa  dalla  mancanza  de' viveri,  fu  cofirctta  a  capitolare. 
Indi  afìediò  Acerra  ,  ma  gli  abitatori  di  efla  fubito  fo 
n'ufcirono  della  Città,  lafciarono  le  Joro  abitazioni ,  e  fi 
ritirarono  colle  loro  co/c  più  preziofe  in  quella  Cittadel- 
la Campania  ,  che  moftrava  più  fedeltà  alla  Repubblica 
Romana . 

Elfendofi  Annibale  impadronito  della  vuota  Città  f 
fiimò  poi  efpedientc  alla  fua  riputazione  d'intraprendere 
l'afiedio  di  Cafilino  ,  picciola  Città  ,  fubordinata  alla  Ro- 
mana Repubblica.  Di  quella  ne  feci  fopra  menzione  .  Era 
fituata ,  e  comprendeva  quei  fito ,  cbe  oggi  contiene  tut- 
to 
(a)  Lib.  9.  cap.  i. 


i66      Storia  Civile  di  Capua 

to  il  recìnto  di  quella  parte  di  Capua ,  ove  dìcQfi  a  C/- 
Jìelluccto  ,  del  Largo  de'  Giudici ,  e  quanto  fi  conticno 
dalla  Porta   di  Roma  ,  pazza  de    comejìibili  ,  per  .dritto 
fentiere  ,  Jìrada  della  Maddalena  ,    deir  ArcÌTje[covado  , 
Monte  Vergine  fino  ad  Ehboli .  Nella  cala  de  Signori  Rat- 
ta ,  poi  comperata  da  i  Signori  Tabbafii ,  fi  trovò  un  an- 
tico folidiflìmo  muro  della  Città  fuddctta .  Ad  Ebboli  era 
il  fiume,  che  divideva  qucfia  parte  della  Città  ,  dall'altra 
parte  di  efia  di  là  del  fiume  ,  dove  ora  fi  dice  fuori  la  Porta 
<ii  Roma  ,  e  dove  per  lo  pili  volte  citato  ponte  fi  andava  . 
S'immaginò  Annibale,  e  fu  mal  fondata  la  fila  idea, 
che   la  Città  folle  guarnita  del  prefidio  Capuano  ,  onde 
faciliflìma   riufcirgli    potea   la  conquifta  ,    per  la  leganza 
poco   fa    da   lui  Itretta  colla  Capuana  Repubblica  .  Ma- 
andò  di  gran  lunga  ingannato  i  poiché  un  corpo  de' Pre- 
neftini  nel  pafiaggio  ,  eh*  elfi  fecero  per  la  Città  ,  aven- 
do trovati  gli  abitatori  poco  collanti  nella  fedeltà  verfo 
i   Romani,  avea   loro  tagliata  la  gola  di  notte,  e  fi  era- 
no delie  mura  impadroniti  \  e  poi  erano  fiati    rinforzati 
da'  Romani  con  circa  quattrocento  Perugini  della  Tofcana, 
e  di   un   piccioi  numero  di  Latini  ,  e  di    Romani.  Or  ef- 
fendo  quelli  uomini  molto  bravi,  e  valorofi ,  in  vederfi 
aflèdiati   da'Cartaginefi  ,  fecero   sì  vigorofa  di  fé  fa  ,  cho 
Annibale  fu  obbligato  dopo  diverfi   vani  tentativi  di  cam- 
biare r  afledip  in   blocco  ,  efièndo  g<ià  profiìmo  l'inver- 
no 5  e  credendo  ,  che  mancandogli  così  i  viveri  ,  facil- 
mente la  Città  render  fé  gli  potrebbe  .  Egli  lafciò  pane 
delle  Tue  truppe  nel  campo  ,  e  pofe   il   refto  a  quartiere 
ne'  villaggi  ,  e   ne'  luoghi  aperti  de'  Capuani  ,  e  ^\  ritirò 
di   nuovo  nella  voluttuofilfima  Citrà  di  Capua.  Qiiivi  ^ 
diede  tutto  ad  ogni  (brta  di  piacere  ,  e  di   morbidezze  j 
in  guifa ,  che  quello  fpirito  guerriero   di  lui,  e  quell'ani- 
mo malchio   divenne  molle,  e  lafcivoj  e  fé  prima  pare- 
va di  non  fisntire  affatto  1'  appetito   della  lulTuria  ,  qui 
era   tutto  immerfo  nell'ozio  ,  e  nella  concupifcenza  ,  at- 
tendendo a  divcrtirfi  ,  e  foHazzarfi  le  notti  intere  collo 
donne  Capuane  libere  ,    e  dilonefte  3  e  ^\  vedea  più  fre- 
quente 


Libra  Primo.  167 

quante  unirfi  colla  gioventù  Capuana  piti  sfrenata  nelfaj 
Sep la fla  ,  che  nel  Tuo  campo  avanti  Calilino;  onde  Ca- 
pua  fu  più  fatale  ad  Annibale  ,  che  Canne  a*  Romani  j 
di  maniera  ,  che  tutti  gli  antichi  Scrittori  tacciano  ,  c_> 
mordono  più  della  vita  ,  che  menò  egli  in  Capua ,  che 
dell*  aver  traicurato  di  allèdiar  Roma  dopo  ia  battaglia 
di  Canne  •  Il  fuo  efèmpio  fu  feguito  da*  told^tì  ,  comc# 
fuole  avvenire  j  in  maniera  ,  che  quando  egli  nella  prima- 
vera li  menò  ali*  adèdio  di  Cafilino  ,  li  trovò  alieni ,  ed 
impacienti  a/le  fatiche  militari  ,  come  fé  riufciflero  loro 
àìCuCàtc  t  e  nuove ,  e  come  fé  fo/Ièro  eflì  affatto  novizj 
in  guerra  .  Eglino  eran  feguiti  da  un  numerolb  ftuolo  di 
donne  diflblute,  e  ree  j  e  provando  duro,  e  malagevole 
il  vivere  nelle  tende  ,  difèrtavano  a  folla  ,  e  tornavano 
in  Capua  ,  ove  V  inverno  alle  dilTòlutezzc  confumato  (i 
aveano  ;  Capnam  (a)  Har2f2ÌhaH  Cannat  fiàjfe  :  ibi  Zfirtu» 
tem  hellicam  ,  ihi  militar em  difciplinam  ,  ibi  prae  Uriti 
temporis  famam  ,  ibi  fpem  futuri  cxtinBam . 

Intanto  ia  guarnigione  di  Cafilino  cHèndo  affìitta-r 
dalla  fame  pel  lungo  Itrettidlmo  blocco  ,  e  per  non- 
capitare  in  poter  di  Annibale,  fi  contentò  piuttofto  buo- 
na parte  di  elTa  darfi  da  se  coraggiofa mente  là  morte. 
PcrJocchè  Tito  Sempronio,  Confolo  Romano,  che  il  go- 
verno à,ó.V  efercito  Romano  in  quelle  vicinanze  teneva, 
avendo  compaffione  doiì^  ftrettezze  di  quefta  brava  gen- 
te ,  proccurò  di  darle  qualche  foccorfo  col  gittar  botti  àX 
farina  nel  Volturno  ,  che  correva  per  mezzo  della  Città. 
Ma  queft*  artifizio  fu  poi  fcoverto  ,  e  disfatto  j  onde  gli 
reftò  affatto  chiufa  la  flrada  di  poterla  foccorrere  .  Da 
ciò  prende  cagione  Annibale  di  far  fentire  a  coloro, ch*^ 
erano  di  guarnigione,  che  fi  rendeffero  à  ma  eflì ,  antepo- 
nendo la  morte  alla  fchiavirù ,  rigettarono  la  ftia  propo- 
ila  .  Nel  medcfjmo  tempo ,  per  riparare  alla  fame ,  fi  ci- 
barono di  qualunque  fpezie  d*aoimah  ,  ed  anche  de' to- 
pi j  anzi  in  mancanza  di  quefti  cibavanfl  àtW^  pelli ,  ckc 
toglievano  via  da  i  loro  feudi,  ammollendole nell' acqua, 

Y  e  ciò 

(«)  LìVt^  Uh,  £4. 


i68      Storia  Civile  di  Capila 

e  ciò  anche  con  grandilllina  economia.  Finalmente,  per 
dare  al  nemico  una  pruova  della  loro  coftanza  ,  e  rilo- 
luzione  ,  ararono  la  terra  preffo  le  loro  mura  ,  eia  femi- 
narono  di  legumi  ,  fecondo  la  Storia  univerfale  Inglefe  , 
vi  feminarono  rapi ,  fecondo  Livio  .  Or  quando  Annibale 
ne  fu  ragguagliato  ,  dille  ;  dunque  gli  aflèdiati  han  dife- 
gno  di  tenermi  qui ,  finattantochè  il  lor  feminato  verrà 
a  dar  frutto  ,  e  '1  frutto  giugnerà  al  fuo  punto  ?  perloc- 
che  comiuciò  a  moftrarfi  inchinevole  ad  una  moderata.^ 
capitolazione  ,  la  quale  fu  abbracciata  dall'una,  e  dal- 
l' altra  parte  fotto  condizione  ,  che  folle  permeflb  agli  uo- 
mini di  ufcir  liberi  dalla  Città  ,  col  pagare  fette  onco 
d*  oro  per  teda  5  e  cosi  Annibale  f^  rendè  padrone  della 
Città  di  Cafilino  ,  dopo  un  ben  lungo  blocco  :  O^m  ho^ 
Jìes  aharajjent  quìcquìd  herhìdi  terreni  extra  mtdrtim  eraty 
raporum  femen  injscerunt ,  ut  Hannihaì ,  eone  ufque  dum 
ea  nafcantt^r ,  ad  CafìUnum  feffuri  fumui  ?  exclamaret .  Et 
qui  nullam.  ante  paBionem  aurìbui  admìferat  ,  tt^m  de* 
mum  agi  Jecum  ejì  pajpis  de  redemtione  Uberormn  capitum, 
Septuncei  aurl   in  Jìnguloi  pretìam  convenìt   [a) . 

Poco  dopo  la  reià  di  Cafilino ,  i  Capuani  per  se  me- 
defimi  »  e  colie  fole  loro  forze  portaron  guerra  a' Cuma- 
ni  3  perchè  i  tentativi  ,  che  avevano  ufati ,  affine  di  tirar- 
li alla  fazione  d'Annibale,  erano  tutti  iti  a  vuoto. Ma-, 
la  guerra  cominciò  cogl'  inganni .  ScrilTero  al  popolo  Cu- 
mano,  che  ,  dovendo  cfli  fecondo  il  folito  venire  a  ce- 
leLrare  T  annua  fclta  in  Ama  (  ìao^o  tre  miglia  diftante 
da  Cuma  )  aiandallè  quivi  il  fuo  Senato  a  confultare  co* 
Senatori  di  Capua  intorno  alle  ^Tizctnà^'^  e  cofe  comuni. 
I  Cuaiani  ,  bejichè  fofpettaiTero  dell'inganno  ,  non  con- 
traddillèro  alla  domanda  .  Ma  fpedirono  tofto  Ambafcia- 
dori  a  Tito  Sempronio  Gracco  ,  il  qua/e  col  fuo  efercito 
paffava  quella  (iate  acquartierato  a  Linterno  .  Avendo  Grac- 
co fenrito  dagli  Ambafciadori  Cumani  la  venuta  degli 
Oratori  Capuani  a  Cuma,  e  la  rifpofta  ,  che  loro  s'era-» 
data  ,  e  come  dopo  tre  giorni  fi  farebbe  celebrata  quel- 
la 
(a)  Liv,  Uh,  23. 


Libro  Primo.  169 

la  fefta  folenne  dai  Senato  Capuano  coli*  intervento  di 
tutto  i'  efeicjto  di  Capua  j  egli  commife  a'Cumanijche 
portaflero  nella  Citrà  quanto  mai  fi  trovava  nel  conta- 
do ,  e  fi  chiudcfièro  poi  entro  le  mura  ,  fenza  che  alcu- 
no ne  ufciilè  .  Il  medefimo  Confoìo  Romano  il  giorno, 
innanzi  a  quello  della  fefta  ,  andò  ad  accamparfi  colio 
truppe  vicino  a  Clima  .  Era  quivi  già  venuto  biton  nu- 
mero di  Capuani,  efiendo  non  molto  Jungi  nafcoflàmen- 
te  sccampari  quattordici  mila  foldati  Capuani  fotto  il  co- 
mando di  Mario  Alfio  ,  il  quale  era  allora  Mediaflurico 
dì  Capua  .  Coflui  più  attefe  all'  apparecchio  óqì  facnfi- 
zio  ,  ed  air  orditura  dell'  inganno  ,  che  a  fortificare  il 
campo  ,  o  ad  altro  affare  di  guerra  .  Tre  giorni  conti- 
nui fi  celebrò  Ja  felia  ,  facnfieandofi  però  di  notte,  di- 
modo,.che  il  facrifizio  era  compiuto  avanti  rre7za  not- 
te .  Gracco  ftìmando  aver  di  qui  una  bella  oecafione  d* 
ingannare  i  Capuani  ,  dtdc  ordine  a'  fijoi  foldati  ,  cho 
dalla  feda  alla  decima  ora  dei  dì  atrendeflero  a  ripolare, 
aihnchè  al  far  delia  notte  fofièro  pronti  a*  fuoi  coman- 
di .  In  fatti  sulla  prima  vigilia  (ì  pofe  in  marcia  ,  facen- 
do camm.nare  T  efercito  con  un  profondo  filenzio  .  Giun- 
to che  fu  ad  Ama  sulla  mezza  notte  ,  afialìò  ad  uii-* 
tratto  da  tutte  ie  porte  ii  campo  de' Capuani,  negligen- 
temente guardato,  ed  uccife  moitifiimi  di  loro  ,  che  non 
er.uio  in  ifiato  di  difenderfi,  o  perchè  dormivano  ,  o  per- 
chè fi  trovavano  difarmati,  per  efièr  poco  anzi  tornati 
dal  facrifizio  ,  tantoché  il  numero  degli  uc^  ifi  psfsò  i  due- 
mila 5  fra'  quali  mori  ancora  il  Capitano  Mai  io  Alfio  .  L' 
elercito  Capuano  perdette  in  tal  grave  tumulto  trenta- 
quattro  bandiere.  Gracco,  oltre  alla  fconfirta  data  a*  Ca- 
puani ,  prende  le  loro  tende  ,  avendo  perduro  in  quefl;' 
azione  meno  di  cento  de'  fuoi .  E  poi  fenza  indugio  fi 
tornò  a  Cuma  ,  temendo  Annibale  ,  che  fiava  accampa- 
to in  una  vallata  dd  Tifata  ,  dietro  a  quel  Colle  ,  cho 
ora  dicefi  Montanino*  Il  timore  dt\  Confoìo  iw  ben  fon- 
dato 5  perchè  ,  come  agli  orecchi  d*  Ann;bale  giunfe  il 
fuueftp  avvifo  delia  rotta,  data  a'  Tuoi  amici  ,  parti  di 

Y    a  fretta 


170      Storia  Civile  di  Capua 

fretta  col  Tuo  cfercito  ,  avvifandofi  di  forprendcre  d*im- 
provifo  i  Romani  ,  occupati  a  fpogliare  i  morti  ,  ed  a^ 
raecorre  la  preda  *  Ma  il  Capitano  Cartaginefe  reftò  in- 
gannato j  perchè  i  Romani  al  Tuo  arrivo  erano  già  fgom- 
brati  dal  luogo,  dov'  egli  altro  non  vide  ,  che  i  corpi 
morti  de' Tuoi  confederati  .  Annibale  fi  farebbe  avanzato 
a  batter  Cuma  ,  fé  avefle  con  se  portato  macchine  da., 
guerra  :  ma  perchè  la  gran  fretta  non  glielo  avea  per- 
mealo ,  ie  ne  tornò  al  Tifata  .  Nondimeno  per  le  conti- 
nue ,  e  premurofe  preghiere  de*  Capuani  il  dì  Ct^uenttj 
andò  a  combatter  la  Città  con  tutto  1'  apparecchio  di 
guerra  .  Molto  egli  fece ,  per  efpugnare  la  Piazza  ;  ma., 
analmente  fu  obbligato  a  lafciare  i*  imprefa  ,  fenza  aver 
ne  punto  ,  né  poco  profittato  j  anzi  ci  an<iò  molto  di  fot- 
te ,  per  efiergli  ftati  ivi  ammazzati  mille  quattrocento  foI« 
dati  ,  ed  altri   trentanove  fatti  prigionieri  (a) . 

Il  Senato  Romano,  provando  gravifiimo  rammarico 
della  venuta  d*  Annibale  in  Capaa  ,  della  confederazione 
fatta  co'  Capuani  ,  del  benigno  accoglimento  ,  e  degli 
onori  ,  con  cui  quefti  lo  trattò  ,  de  i  trapazzi  dati  dal 
Cartaginefè  a  Decio  Magio,  per  aver  fatte  le  fue  parti, 
della  perdita  di  Cafilino  ,  e  del  gran  difprcgio  moftrato 
da'  Capuani  della  Romana  Repubblica  5  montato  in  arra 
bile  rifolvè  vendicar  quedi  torti,  e  la  fede  della  leganzs 
violata  da' Capuani  ,  contro  acquali  tanto  più  fi  accelè  , 
quanto  più  frefca  era  la  memoria  d'infiniti  bencfizj,che 
a  Capua  avea  la  Romana  Repubblica  in  diverfe  con- 
tingenze compartito .  Ed  attefo  il  contrattempo  dell*  ai^ 
fenza  di  Annibale  dalla  Campania  ,  eflendo  andato  nel- 
la Puglia  Peucezia  ,  di  già  fpedi  un  groflb  ben  fornito 
cfercito  alla  volta  di  Capua,  e  fece  allèdiar  Cafilino (^), 
ove  ftavano  ben  duemila  foldati  Capuani  di  prefidio ,  o 
fettecento  Cartaginefi ,  fotto  il  comando  di  un  valorofo 
Capuano  ,  e  di  molra  didinzione ,  chiamato  Stazio  Mi- 
nio .  Non  così  tofio  il  Confolo  Fabio  avea  polto  l'afie- 
dio  ,  che  Magio  Pretore  di  Capua  ,  il  quale  era  diftan- 

te 
(a)  LIv.  lìk,  23'  cap.  2S.      (b)  Lw.  Hb,  24, 


Libro  Primo.  171 

te  clrra  diit  miglia  da  Cafllino  ,  radunò  un  grodò  cor- 
po di  truppe ,  ed  armò  ancora  gli  fchiavi ,  con  dilegno  d* 
attaccar  i  Romani  nelle  loro  trincee  .  All'  avvifo  di  que- 
llo apparecchio,  Fabio  fcriffe  ai  fuo  collega  Marcellojche 
o  venilfe  in  perfona  ,  o  mandalfe  il  Proconlolo  Gracco 
con  due  Legioni  a  coprir  J'afledio.  Marcello,  che  (lava 
in  Nola  ,  Jafciò  ivi  duemila  uomini,  corfe  col  refto  deli* 
eferciro,  e  s'unì  con  Fabio,  ed  in  quefta  occailone  fi  vi- 
dero quei  due  gran  Generali,  che  avelie  mai  Roma  pro- 
dotci ,  e  nudriti  alla  gloria  ,  operare  infieme  Ja  prima  vol- 
ta ,  uno  in  continuar  i'alledio,  e  l'altro  in  coprirlo  con 
un*  armata  pronta  a  combattere  co*  Cartagine!!  ,  e  coi 
Capuani  ,  fé  per  avventura  avellerò  tentato  di  foccorrere 
]a  Piazza.  Pertanto  i  Capuani,  che  erano  di  guarnigio- 
ne ,  lì  difefero  con  tanto  vigore  ,  che  Fabio  difanimato 
dalJa  continua  ftrage  de'fuoi  foidati ,  avrebbe  tolto  via^ 
1'  aficdio  ,  le  Marcello  non  fé  gli  foUe  oppofto  a  tutto 
potere  .  Ma  finalmente  i  Capuani, avendo  perduta  ogni  fpe» 
lanza  d' cflere  ioccotCì  oda  Annibale,  o  dal  Pretore  Ma- 
gio, Tpeairono  i  loro  Deputati  a  Fabio,  chiedendoli  per- 
nieflb  d'  ulcir  dalla  piazza  ,  e  di  ritornare  a  Capua  .  Il 
Conlolo  condilcefe  a  quanto  effi  dimandarono  ,  conolcen- 
dc  ,  che  non  avrebbe  tardato  molto  a  renderfi  la  Città  , 
alia  cui  difela  reitava  un  picciol  numero  di  Cartagine!]» 
Ma  Marcello  s'impadronì  deiJa  Porta  di  Cafil.no ,  ellen- 
done  appena  ufciti  cinquanta  ;  ed  entrando  neìla  piazza, 
palsò  a  til  di  ipada  tutti  coloro,  clic  le  gli  oppofero  len- 
za diftinzione.  11  re(lo  de'Cartaginefi  ,  e  de' Capuana,  che 
polero  giù  le  armi  ,  furon  fatti  prigionieri  di  guerra  ,  cj 
mandati  in  Roma  y  (cufandofi  Marcello  ,  che  non  era-i 
obbiigaro  di  Itare  all'accordo,  fatto  col  fuo  Collega  lon- 
za fua  faputa  ,  e  confenfo  .  Eilèndo  dunque  Fabio  rima- 
ilo  padrone  di  Cafilino  ,  diede  il  guafto  ad  una  gran  par- 
se dei  terr  torio  Campano,  e '1  numero  di  coloro  ,  ch'egii 
utcife  ,  e  fece  prigionieri ,  montò  a  venticinque  mila  (a) . 
Dalla  vittoria  de'  Romani  contra  CaChoo  ,  e  dall'al- 
tre 

(a)  JJlor.  hìgtef,  pag,  ^664. 


172      Storia  Civile  di  Cnpua 

tre  antecedenti  pigliarono  ellì  maggior  animo  j  e  duran- 
do loro  oltremodo  Jo  fdegno  ,  di  già  fpedirono  un  po- 
deroflflimo  efercito  contro  a  Capua  ,  con  determinato  di- 
fegno  di  fpiantarla  dalle  Tue  fondamenta  ,  e  toglierne 
anche  Je  veftigia  ;  e  già  la  chiufero  d'  ogn'  intorno  col  pen- 
fìerw  di  ridurla  prima  più  colto  colla  fame  ,  che  colla- 
forza  (a) .  Fu  pofto  1'  aflèdio  ,  e  fu  cinta  la  Città  di  co- 
piofa  foldatefca  .  I  Capuani  con  ifpirito  fommo ,  e  vaio- 
re  facevano  diverfe  fortite  ,  e  tutte  con  iftrage  crudeliifi- 
ma  de*  Romani.  La  difgrazia  de*  Capuani  voile,  che  An- 
nibale coli'  efercito  Cartaginefe  fofie  allora  lontano  da- 
Capua  ,  ed  avendo  conqiiiftate  diverfe  Città  della  Puglia, 
e  poi  Taranto,  iì^va  indi  aflediando  la  Cittadella .  Era- 
no (lati  pronti  però  i  Capuani  nell*  atto,  che  T  efercito 
Romano  flava  in  Benevento  ,  prima  di  arrivare  in  Ca- 
pua ,  di  fpiccare  Ambafciadori  in  Taranto  a  chiamare  di 
fretta  in  ajuto  Annibale  (^)  :  Campagli  legato^  ad  HannU 
hakm  m'iferunt ,  qui  nuntìarent  duos  Conjulei  ad Beneveri" 
tum  effe  dìei  iter  a  Capua  \  tantum  non  ad  portai  ^  &  mu» 
ros  htlluiìì  effe .  Ki  propere  jubveniat  ,  cekrius  Capuam^ 
quam  Arpoi ,  in  potejiatem  hoJìiU7n  2)enturam .  Ke  Taren^ 
turn  quidem  ,  non  modo  arcem ,  tanti  debere  effe ,  ut  Cd- 
fu  am  ,  quam  Carthagini  aequare  Jìt  foUtui  ,  deferiamo  9 
indefenfamque  Populo  Romano  tradat ,  Anche  un  Cavaiier 
Numida  ,  avendo  traveriato  il  campo  Romano  di  notte 
tempo,  fenza  lafciaili  ftovrire,  diede  avvifo  ad  Annibale 
deli'eftremità  ,  in  cui  Capua  s'era  ridotta.  Ciò  finalmen- 
te obbligò  il  Cartaginele  a  torre  l'afledio  della  Città  di 
Taranto  ,  ed  a  marciare  in  loccorfo  delia  Città  di  Ca- 
pua colia  fua  cavalleria,  colla  fanteria  armata  alia  leg- 
giera ,  e  con  trentatre  elefanti  .  Sj  portò  a  dirittura  ne* 
noiiri  monti  dei  Tifata,  e  propro  neli' ameniifimo  colie 
di  Montanino ,  accorto  i  due  famofi  villaggi  di  Cafapui- 
la  ,  e  di  S.  Prisco  ,  ove  in  una  valta  pianura,  che  fin  og- 
gi fi  oflerva  ,  accanipò  il  fuo  efercito  (f)  :  Cajìra  Han* 

Kiù>a- 

(a)  I/?or,  Ingh  he,  àt.  pag.  4.692.  &  pgcf, 

(b)  Liz'Jih»  25.  cap»  IO»  (cj  Liv,  dee*  3.  ìib»  6,  cap,  1 1. 


Libro  Primo.  173 

fiìhaìis  i  qeme  in  Ttfath  erant -^  ed  indi  da  certe  alture  fi 
pofe  ad  oflervare  ia  Città  di  Capua  ,  allèdiata  da' Roma- 
ni ,  i  luoghi  ,  le  fituazioni,  deiJ'alTèdio  ,  e  quanto  per 
Tuo  buon   regolamento  fcorger  potea  {a)  : 

Tifala  mvadit  ,  propior  qua  moenihuì  injlat 
Collis ,  £5?  e  tumtil'n  obfejfam  defpicìc  urhem  . 
Vide  il  gran  Capitano  Io  fiato  alTai  deplorabile  ,  in  cui 
Ja  Città  di  Capua  per  ia  Tua  afiènza  ridotta  fi  era  .  Vi- 
de il  numero  eforbitante  de* nemici,  che  circondata  Tavea- 
no  ,  per  abbatterla  ,  e  rovinarla  ,  Le  notizie  à^W^  deter» 
minazioni  nemiche,  che  appena  giunto  nel  Tifata  gli  ve- 
nivano da  Capua  ,  eran  troppo  funeiie  \  onde  i  Tuoi  ufi- 
ziali ,  quafì  che  dubbj ,  e  ritrofi  al  foccorfo  dell'  adedia- 
ta  Città  li  mofiravano  .  Ma  Annibale  pieno  di  fpirito  > 
e  di  zelo  fi  pofe  ad  incoraggiarli ,  dicendo  loro  ,  che  mal  fi 
conveniva  al  Tuo  decoro  ,  alla  riputazione  di  Cartagine, 
ed  al  valore  di  sì  brava  roldatefca  il  non  correr  veloce- 
mente al  foccorfo  della  Città  di  Capua  ,  loro  amica  ,  C» 
confederata,  e  che  ogn'atto  di  più  fina  gratitudine  vole- 
va ,  che  a  difefa  di  lei  i  Cartaginefi  moftrafièro  tutto  il 
loro  fpirito  ,  e  valore, 

Capii^que  'bidente  {b) 

Terga  daho  ì  an  rejideni  vicini  vertice  monti: 
Excindi  ante  oculos  pattar  focialia  tedia  ì 
Egli  Annibale  trovò  fubiro  il  mezzo  di  avvifare  gli  af- 
fediati ,  avvicinatofi  alla  Città  di  Capua  ,  che  avea  rifo- 
luto  di  attaccare  i  Romani  5  ordinando  a*  Capuani  di  fa- 
re una  vigorofa  fortita  nello  ftefib  tempo ,  acciocché  in 
mezzo  li  coglielTcro  ,  e  così  a  difeiorre  quello  ftrettiili- 
mo  afiedio  li  obbliga  (fero  .  I  Proconfoli  avendo  ricevu- 
to la  novella  ,  che  già  s*  appre(Fava  il  nemico  ,  divifero 
le  loro  truppe .  Appio  alla  i^^ìl  della  fua  armata  s'  ad- 
dofsò  la  carica  di  rifpingers  la  guarnigione  di  Capua  > 
e  Fulvio  di  difendere  le  trincee  contra  Annibale,  il  qua- 
le nel  tempo  convenuto  innanzi  tratto  coi  Capuani  co- 
minciò i'  attacco  con  gran  furia ,  mentre  dall'  altra  ban- 
da 
(a)  Sii  ItaL  Hi;.  12.  (b)  Sii.  hai  ìib.  12. 


174     Storia  Civile  di  C^pua 

da  h  guarnigione  di  Capua  ,  compofta  41  Capuani,  o 
Cartaginefi  ,  fi  fcagliava  fopra  ì  Romani  n^llo  ftcflb  ìRan" 
te .  Appio  non  incontrò  aicuno  intoppo  nel  rifpingere  la 
guarnigione  >  e  (arebbe  entrato  certamente  nella  Città, 
s'egli  non  fofJè  ftato  ferito  nella  medcfima  Porta,  e  per 
la  Tua  ferita  renduto  inabile  a  recare  ad  effetto  il  fuo  di- 
fegno.  Quanto  poi  a  Fulvio  ,  egli  trovò  p;ù  dura  ,  e  ma- 
Jagevo'e  imprefa  in  refiftcre  slUc  truppe  d*  Annibale ,  Jcj 
quali  fi  portarono  con  tal  coraggio  ,  e  rifolucezza  ,  chc-^ 
niuno  fé  l'avrebbe  immaginato.  Anzi  un  corpo  di  Spa* 
gnuoli  ,  aggregati  alle  truppe  Cartaginefi  ,  ebbe  fin  anche 
ardire  di  pafTare  infino  agli  fteccati  de'  Romani  j  tanto- 
ché recarono  a  coftoro  non  poco  timore  ;  ma  perchè  non 
ebbero  altro  fcguito,  finalmente  furono  tutti  tagliati  3^ 
pezzi,  ciocche  Icoraggiò  di  maniera  il  comandante*Car- 
taginefe  ,  eh'  egli  fuonò  a  ritirata  ;  e  quefta  fi  fec^  in  buon 
ordine  (a)  •  Scrivono  alcuni  predo  Livio  (/') ,  che  ottomila 
dell'  armata  di  Annibale  ,  tremila  della  guarnigione  Ca- 
puana rima  fero  morti  ,  e  che  ad  Annibale  furon  tolto 
quindici  bandiere,  ed  alla  guarnigione  diciotto.  Ma  feb- 
bene  gli  Autori  intorno  al  numero  de*  morti  fian  divifij 
egli  è  ben  certo ,  che  Annibale  allora  fi  trovò  molto  fo- 
fpefo,  e  dubbiofo  d'animo  di  quel ,  che  fi  dov«fle  opera- 
re per  l'avvenire,  dimando  impoffibile  poter  più  lunga- 
niente  vivere  in  un  Paefè ,  eh'  era  guaftato  quafi ,  e  di- 
Urutto.  Finalmente  fi  appigliò  ad  un  partito  ben  degno 
di  lui  ,  e  molto  proprio  ,  e  confacevole  a  ferbar  falva. 
la  fua  gloria  ,  e  la  fua  riputazione  ,  e  fi  fu  di  marciare 
a  dirittura  vcrfo  Roma  ,  e  forprendere  quella  Capitale , 
mentre  gli  abitatori  il  meno ,  che  fofpettavano  ,  era  di 
vedere  Annibale  avanti  le  loro  porte.  Un  fol  certo  van- 
taggio alla  fine  egli  penlàva  di  riportare,  fcavefie  man- 
dato ad  ciFetto  un  tal  tentativo  ,  cioè  che  avrebbe  al- 
meno diltolto  i  Romani  dall' aflcdio  di  Capua,  col  qual 
mezzo  più  agevolmente  fi  farebbono  potute  condurre-» 
provifioni  nella  Città .  Ed  acciocché  i  Capuani  non  rima- 

nelicrg 
(a)  Iftor»  Ingl  eh.  pag.  4^94.    (b)  Loc*  r/V. 


Libro  Primo,  175 

neflcro  difanlmati  per  la  Tua  lontananza  y  flcchè  venifTc- 
ro  ad  airenderfì  da  difperati  »  egli  trovò  maniera  di  far 
loro  palefe  un  tal  difegno  j  poiché  colia  forza  de*  doni 
fece  sì  ,  che  uno  fpir  ro(b  Numida  fotte  ièmbiantc  di  dì- 
fertore  paflaflè  nel  campo  Romano  ,  e  di  ià  entrafT^  in 
Capua  colia  fua   ietterà  . 

II  Senato  Romano  ùtto  confapevolc  di  tal  rifoiiizio- 
ne  d'Annbaie,  radunò  le  maggiori  folditcCchcy  che  po- 
tè ,  per  averle  al  prefidio ,  ed  al  foccorfo  di  Roma  i  o 
fattofi  generai  parlamento  su  di  un  tal  aflèdio  tra  i  prin- 
cipali Capitani  di  quella  Repubblica  ,  alcuni  furono  d'opi- 
nione ,  che  il  togliere  i'ailèdio  da  Capua,  e  tutta  la  mi- 
lizia Romana,  che  flava  impiegata  a  quella  Città,  venif- 
fe  alla  difefa  di  Roma ,  acciocché  unite  tutte  le  maggio* 
ri  forze  ,  poteilè  alla  fine  vincerfi  Annibale  ,  e  diffrug- 
gerfi  tutto  il  fuo  efercito  .  Altri  limarono  doverfi  conti- 
nuare i'  aflèdio  di  Capua  ,  poiché  togliendoli  da  cfla  ,  (ì 
farebbero  i  Capuani  co'  Cartaginefi  uniti  contro  a  Ro- 
ma ,  e  *i  nemico  avrebbe  avuto  maggior  vigore  j  ondo 
farebbe  flato  incerto  Tefito  delia  guerra.  Altri  finalmen- 
te furono  di  fentimento ,  che  fi  odervaflè  bene  ii  nume- 
ro de'foldati  d'Annibale  ,  ed  altrettanti,  o  poco  più  fi 
iìtuaflero  per  prcfidio  di  Roma  ,  e  queft'  ultimo  parerò 
fu  efeguito .  Allora  flabilirono  anche  i  Romani ,  che  Ap- 
pio avelie  contmovato  1'  alledio  di  Capua  ,  e  che  Fulvio 
in  tanto  fenza  perder  tempo  con  mille  Cavalieri ,  e  quin- 
dicimila pedoni ,  {echi  da  tre  eferciti ,  per  allora  folle  mar- 
ciato per  la  via  Appia  ,  come  già  fu  efeguito . 

I  Capuani  ,  vcggendo  già  partito  Annibale  col  fuo 
efercito  per  la  via  Latina  ,  veggendo  defraudato  il  loro  di- 
fegno ,  poiché  i  Romani  in  vece  di  togliere  ralTèdio,lo 
continuavano  ,  e  veggendo  ,  che  i  viveri  erano  già  per 
finire  ,  né  fecondo  la  fituazione  dei  loro  blocco  vi  era 
fperanza  di  poterne  ricevere  dal  di  fuori  ,  cominciarono 
a  colternarfi  d'animo  ,  e  affliggerli  oltremodo  ,  fpeciai- 
mente  la  plebe,  che  tumultuariamente  ricorfe  al  Magiftra- 
to  ,  cercando  qualche  elpediente  nelle  prefeiiti  fciagure. 

Z  era 


176       Storia  Civile  di  Capua 

Era  allora  Mediitutico  della  Capuana  Repubblica  Lepplo 
Ledo,  uomo  plebeo,  ma  di  flngolar  prudenza,  alla  cui 
madre  {a)  un  Arufpice  avea  rifpofto  ,  ch'egli  un  giorno 
avrebbe  goduto  il  fommo  impero  della  Città  .  Il  Lefio 
come  plebeo  ,  perchè  vide  il  popolo  entrato  nel  mag- 
giore sbigottimento,  e  che  gli  replicava  le  iftanze  a  con- 
vocare il  Senato  ,  per  trovare  i  mezzi  più  acconci  ,  ed 
opportuni  a  camparlo  da'  difaftri  ,  che  già  già  gli  fovra- 
ftavano  ,  chiamò  Senato.  L*  adunanza  fu  numerofa  ,  e  pie- 
na ,  perchè  il  popolo  fi  era  proteltato,  che  fé  i  Senatori, 
e  la  gente  nobile  non  fodero  allora  venuti  alla  Curia ,  fa- 
rebbe elfo  andato  nelle  loro  cafe  a  cacciarli  via  a  forza: 
Concurfus  (b)  popuH  ad  Curìam  fadìui  coegit  Lejium  Se^ 
natum  Zfocare  ,  c^*  primorihui  ,  qui  jam  diu  puhììcìi  con- 
Jllih  aberanf  >  propalam  minahantur ,  nijt  venirent  in  Se- 
natum  >  circa  domoi  eorum  ituroi  fé  y  ^  in  puhlicum  om- 
nei  vi  extra&uros  ejfe  .  h  timor  frequentem  Senatum  Ma^ 
gijìratui  praehuit  . 

Il  popolo  intimorito  dall*  immenfo  ftuolo  de'foldati 
nemici,  dal  terribile  apparecchio,  che  v'era,  di  mette- 
re a  fangue,  e  fuoco  la  Città,  gridò  pubblicamente  nel 
Senato ,  e  conchiufe  a  voce  alta ,  che  la  mattina  feguen- 
te  ^\  chiamaflèro  i  Romani  dentro  le  mura  di  Capua  ,  e 
fi  confegnaflè  loro  la  Città  5  tanto  più  perchè  fi  cono- 
fceva  eflfer  quefta  T  univerfale  inclinazione  della  plebe-» 
a  favor  de*  Romani,  anche  delle  donne  Capuane,  tra-» 
le  quali  Valerio  Maffimo  ne  racconta  due  ,  Veftia  Oppia, 
madre  di  famiglia  ,  e  Faucula  Cluvia  ,  pubblica  meretrice^ 
la  prima  ogni  dì  facrificava  per  la  falute dellefercito  Ro- 
mano ,  la  feconda  fomminiftrava  gli  alimenti  a' Romani 
prigionieri  ,  tutte  e  due  di  genio  Romano  ,  impegnate-» 
oltremodo  alla  venuta  de*  Romani  in  Capua.  Alcuni  Se^ 
natoti  furono  di  contrario  fentimento  3  anzi  £\  rifentiro- 
no  di  sì  infame  rifoluzione  del  popolo  j  onde  proccura- 
vano  perfuadere  la  plebe  di  defiftere  da  quello  ftabili- 
mento  ,  ad  elfi  ,  ed  a'  fuoi  pofteri  troppo  pregiudiziale;  ma 

in 
(a)  Z/s'.  Uh  2(5,  cap.  5,  (b)  Liv,  Uh  26*  cap-  ^« 


Libro  Primo.  177 

In  vano,  durando  il  popolo  nella  forte  oftinazione  di  vo- 
lere Ja  mattina  feguente  introdurre  in  Città  i  Romani  : 
gli  altri  Senatori  furon  di  parere  ,  che  Ja  Città  di  già  fi 
lendefTe.  Ma  Vibio  Virio ,  arringando  con  fommo  7eIo  , 
ed  eloquenza  ,  fconfigliò  tal  refa  ,  dicendo  che  con  queita 
non  avrebbero  fatto  si ,  che  i  Romani  trattalTero  Capua 
con  clemenza  ,  eflèndofi  efià  con  eftrema  perfìdia  ,  e  cru- 
deltà ribellata  da  loro  .  In  conferma  di  ciò  aggiun(è  1' 
odio  implacabile,  che  quefti  nemici  portavano  a  Capua  j 
giacché  da  due  anni  la  tenevano  (erettamente  afiediata- 
con  grandidimo  loro  pericolo  ,  incomodo  ,  ed  inquie- 
tudine j  tantoché  la  mofla  fatta  d'Annibale  ,  con  acco- 
ftarfi  fino  alle  mura  di  Roma  con  un  numerofo  eferci- 
to  ,  non  era  itata  valevole  a  divertirli  da  un  allèdio  sì  fie- 
ro ,  ed  oftinato  .  Di  qui  conchiufe  ,  che  un  odio  cotan- 
to accefo  non  potea  fmorzarfi ,  che  col  fangue  de'  mife- 
li  Capuani .  Saggìunfe  poi  che  ,  non  potendo  i  Senatori 
di  Capua  ev  rar  la  morte  ,  era  miglior  partito  ,  ch'efli 
ftefii  fé  la  defiero  onorata ,  e  fenza  tormenti  ,  che  la  fof- 
frifìero  da*  Romani  fvergognata  ,  e  crudele .  Terminò  fi- 
nalmcnte  Ja  fua  arringa  con  dire  :  „  Fo  apparecchiato 
„  un  beJ  pafìTatempo  in  mia  cafa  ,  dove  dopo  aver  man- 
j,  giato  ,  e  bevuto  a  crepa  corpo,  una  tazza  di  veleno 
„  terminerà  infieme  e  i  noftri  giorni  ,  e  le  noftre  fven- 
„  tire.  Coloro,  che  hanno  in  non  calcia  vita,  mi  ven- 
»  gan  dietro  pur  efli  arditamente  .  Una  gloriofa  morto 
„  ne  acquifera  rifpetto  predo  il  nemico,  e '1  disleaJe  An*^ 
j,  nibale  piangerà  non  poco  Ja  perdita  degli  alleati  ,  che 
9,  non  fi  meritavano  di  efièr  in  cotal  fatta  abbandonati, 
,,  e  traditi  .  Piacque  a  molti  Senatori  il  fentimento  di 
Virio,  ma  ventifette  folamente  lo  ieguirono,  avendogli 
altri  mandati  Ambafciadori  a*  Romani  a  dar  loro  Capua 
in  potere.  I  feguaci  di  Virio ,  dopo  aver  banchettato  con 
Jui  in  fua  cafa  ,  tutti  bevettero  i' un  dopo,  l'altro  il  ve- 
leno ,  già  ben  apparecchiato  j  indi  abbracciandofi  1'  uiu 
l'alno,  dirottamente  piangendo  ,  fi  diedero  tra  ci  loro 
alia  Repubblica,  alla  Patria,  ai  Mondo  l'ultimo  addioi 

Z     2  e  di 


178       Storia  Civile  dì  Capua 

e  di  là  a  poco  moriron  tutti,  e  i  cadaveri  furono  da' lo- 
ro fervi  per  lor  ordine  immediatamente  bruciati  :  Vi- 
hìum  Vìrìum  feptem  ,  (3  vìgìntt  ferme  Senatore^  domum 
ficutì  funt  :  epulatìque  cum  eo  ,  ^  quantum  facere  pò- 
tuerant ,  alìenath  mentibus  ^'mo  ah  immineniis  Jenju  ma^ 
lì ,  venenum  omnes  fumferunt  {a)  , 

E  già  non  tanto  fpuntò  Taiba  della  mattina  vegnen- 
te,  che  fu  aperta  la  porta  di  Giove,  la  quale  riguardava 
il  campo  Romano  ,  e  fu  per  effa  introdotta  nella  Città 
una  legione  ,  e  due  fquadre  di  cavalli  con  Gneo  Fulvio 
Legato  .  Quefti  fece  fubito  ftringere,  e  ben  legare  i  fol- 
dati  d'  Annibale ,  che  ftavano  a  quel  prefìdio  j  indi  inti- 
mò la  generale  raflègna  di  tutte  le  truppe  Capuane ,  o 
confederate  ,  le  quali  nella  Città  fqtiadronate,  in  un  fu- 
bito delle  armi  ,  e  itrumenti  bellici  private  furono  .  Di 
poi  furono  da'  Romani  carcerati  i  Senatori  ,  che  fi  tro- 
varono viventi  ,  e  non  ebbero  lo  fpirito  di  beverfi  il  ve- 
ieno ,  e  tutti  ben  legati  furono  condotti  avanti  i  Procon- 
foli  ,  che  ftavano  fuori  della  Città  •  Appena  giunti  elfi 
innanzi  a*  Generali  Romani ,  che  furon  tofto  incatenati ,  e 
fu  loro  ordinato,  che  deflero  a'Queftori  tutto  Poro,  zj 
l'argento,  eh' aveano.  L*  oro  fu  fettanta  libbre,  e  l'ar- 
gento tremila  libbre,  edugento.  Quei  Senatori,  che  piCk 
degli  altri  fi  erano  adoperati  contro  a*  Romani  ,  furono 
da'  Proconfoli  mandati  ventotto  in  Teano  ,  venticinque 
in  Calvi,  ove,  come  or  ora  dirò,  difgraziatamente  mo- 
rirono :  Senatore!  quinque  (3  viginii  Caks  in  cujìodiam  > 
éuodemgtnft  Theanum  mijji  {h) . 

Or  eflendo  Appio  naturalmente  inclinato  alla  piace- 
volezza, e  Fulvio  per  oppoftoalla  feverità ,  nacque  gran 
contefa  fra  di  loro  intorno  a'  Senatori  carcerati  in  Tea- 
no ,  ed  in  Calvi  ;  onde  per  finirla ,  fu  rimelfa  {e)  la  forte 
di  quefti  al  Senato  Romano  j  ma  dopo  alcuni  giorni  ia- 
forfe  voce ,  che  il  Senato  non  voleva  affatto  permettere, 
ed  avea  rifoluto ,  che  non  £\  ammazzaflero  i  Senatori  di 
Capua ,  carctrati  in  Calvi,  ed  in  Teano  j  e  che  n'avreb- 
be 
(&)LhMa6*  (b)  Liz^Joccìt.  (e)  VaLMaJfMh.^^ccipS.nA. 


Libro  Primo .  179 

be  mandati  gli  ordini  a  Quinto  Fulvio  Fiacco  .  Ma  que. 
fi' empio  ,  crudeiidìmo  comandante  non  tanto  inrefe   una 
tal  notizia  ,  che  ufcendo  dal  campo  di  mezza  notte  ,  s'in- 
viò   fretrolofamente   con    dueaiila    cavalli    verfo  le  Città 
fuddettej  e  fubiro,  che  fu  giunto   in  Calvi,  fece  prima^ 
battere  con  verghe  ,  e  poi  fece  prefto  trucidare  quei  Se- 
natori, che  ivi  fìrrovavan  prigionieri;  indi  pafsò  in  Tea- 
no ,  per  dar  morte  agli  altri ,  che  ivi   erano  j  e  mentro 
ftavan  legati  al  palo  ,    ricevè    lettere  dal  Senato  Roma- 
no .  Ma  credendo  egli ,  come  già  era  ,  che  tali  lettere  con- 
teneflèro  V  inibizione  della    morte  de'  Senatori  Capuani , 
non  l'aprì  (a)  ,  ma  fé  le  pofe  alla  fìniflra  mano  ,  e  col- 
ia deftra  comandò  T  efecuzione  della  fentenza,  e  già  fu- 
rono ancora  quelli  trucidati.  Di  poi  apri   le  lettere,  che 
Ja  morte  de*  Senatori  gli   vietavano.  Or  mentre  Fulvio  fi 
levava  da  federe  ,  Giubeilio  Taurea  ,  uno  de' primi  più  an- 
tichi Patrizi  Capuani,  correndo  a  traverfo  della  moltitu- 
dine ,  fi  fece  avanti  a  Fulvio  Fiacco,  e  così  gli  parlò  ; 
„  Giacché  ,  o  Fulvio  ,  hai  tanta  ictQ  dei  noftro  fanguc-» 
„  Capuano  j   perchè  deflfti  di  beverti  anche  il  mio  ,  c-> 
„  darmi  la  gloria  anche  di  morire  per  tuo  comando,  ma 
9,  con  fortezza,  e  fublrmirà   di  cuore  ?  Quello  fteflTo  fon 
„  io,  il  quale,  affinchè  la  mia  famglia  non  fofFriflè  al- 
ff  cuti  oltraggio  da' vincitori  colla  propria  mano,  e  con 
ry  quefta  fpada  ho  trucidato  mia  moglie  ,  e  tutti  i  miei 
p  figli.  Tal  farebbe  il  mio  defiderio,  rifpofe  Fiacco,  ma 
il  Senato  Romano    io  proibifce  :    Lihenter  id  effe  faBi^^ 
rum  {h)  ,  ntjì  Senatu^  au&oritate  impedir etur .  Ed   in  \xn 
iubito  ripigliò  il  Taurea  :  „  guarda  ,  o  Fiacco  ,  e  guar- 
^  dami  bene,  e  vedi,  che  farò  per  fare  azione  grata  per 
,„  altro  agli  occhi  tuoi,  ma  maggiore  de\  tuo  animo.  Ed 
ecco  con   fomma  intrepidezza  di  fpirito  ,   veramente  Ca- 
puano ,  ammazzò  avanti  gli  occhi  di  Fiacco  se  fleflb  , 
caricando   il  fuo  petto  sulla  punta   deila  fua  fpada  iftef^ 
fa  >  e  fé  ne  morì.  La  Storia  conchiude  così,  lodando  Giu- 
beilio 

(a)  Z/e».  epìt,  lìK  26,  cap,   12.  13. 

(b)  Vah  Maff.  lìb,  3.  c(i{*  2.  s^crj,  n.  z. 


i8o     Storia  Civile  di  Capua 

belilo  Taurea  :  Q^tf/;^  ìllum  virum  putemui  fuìffe  ,quì  [no* 
rum  ,  ac  fua  caede  tefìarì  ifoluit  fé  Fuhiì  crudcUtatem^ 
fugì/lare ,  quat^  Senatui  mìfsricordia  uti  maluìffe  .  E  pu- 
re per  moftrar  Fiacco  vie  pù  Ja  fua  crudeltà  ,  e  i'  odio 
inreftino  centra  i  Capuani,  in  atto,  che  il  Taurea  gene- 
rofamente  moriva  ,  ordinò  al  Littore,  che  avefle  carica- 
to di  baronate  il  corpo  di  lui  già  fpirante  ,  come  fcrif- 
fe  Livio  ;  Hi  e  pojìea  capta  Capua  a  Fulvio  ,  manu  propria 
conyjge  ^  G?  liberi:  interfe&is ,  fé  pojìremo  ante  pedes  Im* 
peratoris  gladio  tramfixit  ,  cui  morienti  Flaccus  virgat 
addi  jujft . 

I  Romani  ammazzarono  in  quefta  contingenza  ,  co- 
me già  diflì  di  fopra  ,  circa  fettanta  Senatori  ,  oltre  ad 
altri  vcntifette  ,  che  morirono  da  loro  ftelfì  avvelenati 
nel  convito  di  Vibio  ,  carcerarono  trecento  della  loro 
nobiltà  ,  altri  diedero  in  cultodia  ,  e  li  diftribuirono  per  le 
Città  focie  del  nome  Latino,  i  quali  per  varj  cafi  poi  (1 
confumarono .  Il  popolo  baflo  fu  venduto  ,  e  cosi  furoa 
vinti  ,  ed  opprefli  tutti  i  difgraziati  Capuani  j  così  ter- 
minò la  gloria  della  famofa ,  e  tanto  rinomata  Città  ,  e 
Repubblica  Capuana  j  e  con  tal  lagrimevole  ,  fanguino- 
fa  tragedia  terminarono  i  fafti  più  fublimi  d'  una  graiij 
Città,  la  quale  confidata  nel  valore,  e  nelle  prò  me  (Te  di 
Ann'bale  di  doverla  render  Metropoli  d'Italia,  e  poi  da 
elfo  abbandonata  ,  divenne  preda  de'  Romani  ,  perde  il 
luftro  del  fuo  antico  magiftrato ,  vide  i  cavalieri  più  no- 
bili della  Patria  girne  carichi  di  catene  per  varj  luoghi 
della  Romana  Repubblica  ,  ed  il  fuo  popolo  parte  ven- 
duto ,  e  parte  bandito  ,  fenza  fperanza  di  potervi  un'al- 
tra volta  ritornare  3  non  avendo  la  crudeltà  ,  e  tirannia^ 
Romana  altro  lafciato  in  piedi  in  Capua  ,  che  le  folo 
mura  ,  e  con  elle  il  folo  fuo  nome  :  onde  Cicerone  mil- 
lantando la  braura  de*  Romani  in  abba^erc  quefta  no- 
bile ,  e  maeftofa  Città  ,  così  dilTe  al  Senato  ;  Majores 
Z'ejìri  Capuani  ,  Magiftratus  ,  Setiatum  ,  ConftUum  com^ 
mut2e  y  omnia  denique  infìgnia  Reìpublicae  fujiulerunt  :  nc- 
que aliud  quidquam ,  nijl  inane  nomen  Capuae  reliquerunt. 

Gru- 


Libro  Primo.  iSi 

Crudeltà  così  grande ,  e  trattamento  sì  fpietato  ,  diu 
ì  Romani  coiitra  la  Città  di  Capua  praticato  ,  non  fola- 
mente  riufci  di  eftremo  cordoglio  a  quei  miferi  cittadini, 
e  di  fomma  afflizione  alle  Città  convicine,  ma  recò  an- 
che un  fommo  rammarico  ,  e  flupore  alle  Città  eftere  . 
Onde  ,  avendo  poi  i  Romani  mandato  in  Grecia  i  loro 
legati ,  per  contrarre  amicizia  ,  e  leganza  con  quei  popoli, 
in  Etolia  un  pubblico  congrellb  a  tal  effetto  fi  adunò  . 
I  legati  di  Macedonia  biafimarono  pubblicamente  la  tiran- 
nia della  Romana  Repubblica  ,  e^la  fuperbia  ,  con  cui  op- 
prefli  teneva  i  fuoi  popoli  ,  e  tra  le  altre  molte  cofe  efa- 
gerarono  la  barbarie  inumana,  praticata  colla  Città  di  Ca- 
pua ;  onde  affrontatofi  il  legato  Romano  ,  fcaricò  tutta 
la  colpa  fopra  la  fteifa  Città  di  Capua  ,  e  fuoi  cittadini, 
che  fi  alienarono  da  Roma,  e  fi  diedero  ad  Annibale,  e 
così  rifpofe  :  Cof7tra  hoc  {a)  &  z>os  ,  &  omfies  gentei  fci^ 
re  'nolumus  prò  merito  cuìque  erga  noi  fortunam  ejfe'y  an 
Carnpatjor^m  poenae  ,  de  qua  neque  ipjt  quidem  queri  pof" 
funi  ,  KOS  poenìteat  ?  Hi  è  orni  n  e  s  cum  prò  iis  belimn  ad^ 
verjuì  Sawnitei  per  annoi  prope  feptaaginta  cum  magnit 
tìojìris  cladihiii  gejfìffemtiì  ;  ipfoi  foedere  primum  ,  deinde 
connubio  ,  otque  inde  cognationibm  ,  pò  [iremo  Civita  te  nO" 
bis  conjunxijfemui  ;  tempore  noflro  adverfo  primi  omnium 
Italiae  populorum  ^  praejldìo  nojìro  foe de  Inter feBo^  ad  Han^ 
nihalem  defecerunt  .  Ma  1'  accorto  legato  Romano  parlò 
folo  ,  e  dilfe  il  fuo  foltanto  5  appunto  come  fogliono 
nelle  contingenze  far  quei  ,  che  il  popolo  innocente  a-« 
far  loro  ragione  in  afiènza  delie  parti  interellàte  ,  s*  in- 
duftriano  ,  ove  la  ragione  ,  e  la  giuftizia  loro  non  aflì- 
fte  .  Tacque  egli  i*  ofìequio  continuo,  le  dedizioni,  f  af- 
(iftenza  della  Capuana  Repubblica  in  ogni  congiuntura-* 


-    -     -        Legai 

nato  fatti  cacciare  da  Roma    per  mano  d*  un  littore  gli 
Ambafciadori    delia  Capuana   Repubblica  .  Non  diffe  il 

carn- 
ea) Liv^  toc,  ciP^ 


\Si       Storia  Civile  di  Capua 

campo  Falerno  toltole  a  forza  :  tacque  finalmente  mille 
oppreifioni ,  e  mille  alture  ,  che  i  Capuani  da  Roma  in 
varj  fcontri  (offrirono,  volendo  Tempre  quella  RepubWi- 
ca  far  loro  da  Vincitrice  ,  da  Principerà ,  da  Tirann«_j  : 
motivo  tra  i  molti ,  per  cui  fi  molTero  i  Capuani  a  fcuo- 
terne  il  giogo  ,  e  confederarfi  con  Annibale . 

Finalmente  fi  tenne  configlio,  fé  Ci  dovefic  Capua-» 
in  tutto  rovinare  ,  e  sbarbicar  dalle  fondamenta  ,  con.» 
abolirne  anche  il  nome  ;  e  dopo  lunga  confulta  fu  de- 
terminato ,  che  la  fola  Città  reftafle  in  piedi ,  per  non-» 
perdere  r  utilità  ,  che  fi  ricavava  da  i  fertilifiimi  fijoi  ter- 
reni, e  ferviffe,  per  potervi  abitare  1  lavoratori  de' cam- 
pì ,  gli  artefici  ,  ed  altri  uomini  ,  fecondo  il  bifogno  :  De 
urbe  ,  agroque  reliqua  confukano  fuis  :  quihufdam  dekn- 
dam  cenfentibus  urbem  praevalidam  ,  ^icinam ,  inìmìcam . 
Ceterum  praefeni  utilità^  vicit  :  nam  propter  agrum  ,  quem 
omni  fertilìtate  terrae  fatìi  conjlabat  primum  in  Italia^ 
effe  ,  urbi  fermata  ejì  y  uC  effet  alì^fua  aratorum  fé  dei  {a) . 
Non  vollero  però  ,  che  vi  fofie  Senato  ,  o  Magifirato  9 
né  Configlio  alcuno  ,  ma  che  di  anno  in  anno  da  un.* 
Prefetto  Romano  governata  fi  fofi^,  e  così  fu  ella  ridot- 
ta al  miferab.lifiimo  flato  di  Prefettura , 

Non  mancò  però  i\^\  petto  de'  Cavalieri  Capuani 
fpirito  nobile  ,  e  fangue  troppo  brillante  nelle  loro  vene 
da  poter  vendicare  pontra  i  Romani  uno  fcempio  così 
crudele  fatto  de*  loro  concittadini  ,  e  della  Capuana  Re- 
pubblica :  imperciocché  alcuni  giovani  Capuani ,  figli  di 
quc'  Senatori ,  che  da  Fulvio  Fiacco  in  Teano  ,  ed  in  Cal- 
vi decapitati  furono  ,  con  altri  nobili  della  famiglia  Ca- 
lavia  ,  di  foppiatto  in  Roma  con  molta  loro  gente  por- 
taronfi  ,  ed  attaccaron  fuoco  per  più  parti  a  quella  cru- 
delifiima  Città  ,  per  ridurla  totalmente  in  cenere  .  ArfcL/ 
la  fiamma  ,  e  molti  luoghi  ,  e  molti  palagi  fi  bruciaro- 
no i  ma  traditi  da  un  loro  fervo  ,furon  carcerati  ,  e  poi 
condannati  a  morte.  E  febbene  non  ebbero  il  piacere  di 
vedere  il  lor  dcfiderio  fi^\  tutto  adempiuto  ,  alme- 
no 
(a)  Lì^*  locn  cit. 


Libro  Prima.  183 

no  morirono  ben  contenti  sul  rifleflb    di  quella  cataftio- 
fe  ,  che  a  Roma  avevano   cagionata  ,  e  per  aver  moftra- 
to  alla  Patria  ,    ed    al   Mondo  il   loro  fpirito  fublime  di 
vendicare  i  torti  ,  inferiti  alla  loro  Città,  ed  a' loro  Geni- 
tori ;  Nod^e  (a)  ,  qi^e  prìdie  quinquatrui  fuit   ,  plurìhén 
Jìmul  locìt  circa  forum  hcendìum  ortum  .  Eodem  tempore 
feptem  tabernas  ,    quae  pojìsa  quinque  ,   &  argentariae  , 
' quae  nunc  noz'ue  appellantur  ,  arjere»  Cori'tprthenja  pojìea 
privata    aedìfìcìa  ;  comprehenfae    latumiae  ,   forumque  pi^ 
fcaj^orìum  i  &  atrìtim   Regium  .  AEdes  Vejìae  mx  defen- 
fa  ejì  ,  tredecim  maxims  fervorum  opera  ,  qaì  in  publicum 
redempti ,  ac  'manumijjì  funi  .    'HoBe  ,  ac  die  continuatunLa 

incendium  fuit Campanorum  Calaviorum  fervui 

(  Manliui  nomen  eierat)  iridicazfit  dowìnoi  ,  (3  quinque 
pr  aeterea  juvenei  noli  lei  Campanos  ,  quorum  parentei  <u> 
Q^  Fulvio  fecuri  percujjì  erant  ,  id  incendiuìnfeciffe  ,  vul- 
goque  fa&uros  alia  ,  ni  comprehendavtur .  E  quei  della  fa- 
miglia Blofìa  (^)  nelle  Ca ferme  ,  da' Soldati  Romani  fatto 
in  Capua ,  attaccarono  fuoco  con  fommo  fpirito  nell'at- 
to,  che  il  Confolo  Fulvio  Fiacco  vi  fi  tratteneva  a  ven-^ 
tiere   le  robe  degli  efiliati  cittadini  . 

Da  ciò  prende  motivo  Q^  Fulvio  Fiacco  di  maggior- 
mente incrudelire  contra  que'  miferi  cittadini  ,  che  den- 
tro Capua  rimafii  il  erano ,  onde  li  teneva  così  riftretti, 
che  né  meno  permetteva  loro  ufcir  le  porte  della  Città 
per  qualfiiìa  neceffario  affare.  Ma  palTando  per  Capua  il 
Confolo  Levino  ,  gii  fu  efpoflo  da' Capuani  io  flato  mi- 
ferevole ,  in  cui  i' aveva  riftretti,  e  ridotti  Quinto  Fulvio, 
e  gli  cercarono  con  molta  fommiflìone  ,  e  preghiera  uii-» 
qualche  ajuto  in  tante  graviiìimc  fciagure.  li  Confolo  ac- 
cordò loro,  che  avellerò  mandata  una  legazione  in  Ro- 
ma al  Senato,  cercandogli  follievo  m  tali  tìnguftie.Così 
fu  fubito  efeguito  da'  Capuani  .  Ma  W  Senato  Romano 
coir  affcnfo  tìel  popolo  fece  una  decretazione  aliai  cru- 
dele .  Confermò  1'  antecedente  ftabiiimento  ,  ed  ordinò  y 
che  alla  riferba  ^^\\^  due  già  dette  donne ,  alle  quali  la 

A  a  robd; 

(a)  Lìv*  Uh.  26.  cap.  21.  (b)  Lìv,  Uh.  27, 


184      Storia  Civile  di  Capua 

roba  ,  e  la  libertà  (i  concedefle  ,  tutti  gli  altri  Capuani 
fodero  fpogliati  de*  loro  averi  ,  e  da  Capua  foflèro  pre- 
tto prefto  difcacciati  3  fottomettendo  alla  ftefla  pena  gli 
Atellani,  i  Calatini ,  ed  i  Sabbatinì,  che  da  Capua  dipen- 
deano .  E  così  (ì  eftinfe  in  tutto  la  gloria ,  ed  il  nomo 
ancora  della  tanto  nobile  ,  antica  ,  e  rinomata  Città  di 
Capua.  Qiiindi  fcr  i  Ile  Livio  (<^);  Capi/a  quidem  fepulcrunjy 
(3  monumentum  Campani  populì  ,  elato ,  d^  extorri  eje&o 
ipfo  popolo  ,  ftiperejì  r/rhs  trunca  y  Jtne  femtu  ^  Jlne  plebe ^ 
Jìne  magijìratibu:  ^  prodigium  reliBay  crudeliuìhahitanda^ 
quam  fi  deista  foret . 

CAPITOLO     VIIL 

Capua  r elìciuta  Prefettura  de'' Romani. 

IO  ben  so ,  che  fieno  troppo  noti  agli  eruditi  miei  leg- 
gitori i  termini  j  ed  i  vocaboli  delle  antiche  Romano 
iìtuazioni,  e  degli  ftati,  e  condizioni  loro;  onde  bafterà, 
che  per  chiarezza  de'fegucnti  capitoli  mi  pigli  il  penfìe- 
ro  di  femplicemente  loro  ricordare ,  eh'  era  il  Municipio 
una  Città  collegata  eoi  popolo  Romano  y  la  quale  vi- 
vendo fecondo  le  leggi ,  ed  ufanze  proprie ,  fi  godea  de* 
diritti,  onori  ,  e  prerogative  de' cittadini  di  Roma  . 

La  Colonia  fi  era  una  parte  di  qualche  Città  condot- 
ta ad  abitare  in  altro  luogo ,  e  quivi  governata  fecondo 
Je  leggi,  e  ftabilimenti  della  fua  Città  propria  -  Le  Co* 
Ionie  erano  o  civili  ,  o  militari  .  Le  prime  {i  componea- 
no  di  cittadini  poveri  ,  che  altrove  a  coltivare  il  terre- 
no,  ed  a  vivere  de'  frutti  di  edb  mandati  fi  erano .  Lo 
feconde  eran  compofte  de'  foldati  veterani  ,  collocati  al- 
trove ad  abitare  ,  per  menar  quivi  pacificamente ,  ed  in 
ripofo  il  refto  de'  giorni  loro .  E  quefto  nome  di  Colonia 
lì  trafporta  a  fignificare  ben  anche  il  mcdcfimo  luogo, 
dove  i  Coloni  venivano  dedotti. 

Sotto 
(a)  Liv*  lib.  31, 


Libro  Primo.  185 

Sotto  n  nome  di  Trefettura  s*  intendea  una  CittS 
dell'  ItaJia  coi  Tuo  Conrado  ,  il  popolo  àtWz  quale ,  per 
aver  mancato  di  it^^  a'  Romani  ,  come  veniva  lotto  il 
dominio  loro  ,  tolto  era  fpogliara  étWo.  Tue  proprie  leg- 
gi ,  de*  magiftrati ,  e  ài^\  fuo  pubblico  confìglio ,  e  vi  era 
da  Roma  ogn*anno  mandato  un  Ufiziaie  dol  titolo  di 
Prefetto,  il  quale  a  fuo  fenno  formava  gli  editti  ,  ed  a 
tenor  di  efli  rendea  ragione  .  Dal  che  ^\  fcorge  ,  che  la 
Prefettura  ,  e  la  Provincia  non  punto  differivano  dalla.* 
ragione  del  governo  ,  ma  in  quelto  foltanto  ,  che  quan- 
do i  Romani  foggetravano  alla  loro  giuridÌ7Ìone  una  Cit* 
tà  d' Italia  ,  la  chiamavan  Prefettr^ra  :  quando  poi  que- 
lla forte  toccava  ad  un  Paefe  fuor  d' Itaha ,  quefto  fi  ad- 
dimandava  Proz'incia, 

La  Città  di  Capua  dunque  ,  Repubblica  la  piiì  an- 
tica ,  e  la  più  formidabile  di  Roma  ,  ricca ,  altiera ,  po- 
tente ,  da  ogni  parte  temuta ,  e  rinomata  ,  Cirtà  ,  che- 
nel  fuo  fiorito  flato  di  Repubblica  giunfe  ad  edèr  Muni- 
cipio di  Roma  ,  avendone  prima  goduto  il  diritto  i  Ca- 
valieri Capuani,  e  quattro  anni  dopo  tutti  quanti  erano 
i  cittad  ni  di  Capua  (^) ,  V  anno  di  Roma  419.  cfiendo 
Confoli  Sp,  Poflumio  ,  e  Veturio  Calvinio  ,  dopo  eflcifl 
in  sì  feliciflìmo  fiato  per  lo  fpazio  di  ben  cento  venti- 
tre anni  mantenuta ,  toftochè  fu  vinta  ,  e  foggiogata  da* 
Romani, in  pena  della  Tua  confederazione  con  Annibale, 
chinò  umiliata  il  capo  ,  e  1*  anno  542.  di  Roma  fu  ren- 
duta  V]l  Prefettura  della  Romana  Repubblica  ,  priva ,  co- 
me già  dilli  ,  di  nobiltà  ,  €  di  magiflrato  ,  abitata  da^ 
viliffima  plebe  ,  e  da*  poveri  agricoltori  ;  Urhem  Capuani 
(  fcrifle  Cicerone  )  ex  Italia  -pulcherrimam  non  fùjiule» 
runt  ^  (3  9nultumin  pojìerum  viderunt  y  quod  nervii  urbii 
omnibus  exje&is  ,  utbem  ipfam  jolutam  ,  ac  debilitatam 
reliquerunt ,  unde  aratorum  receptaculum  ,  nundtnai  ru» 
Jticorum  ,  cellam  ,  atque  horreum  Campani  agri  effe  ^olU" 
erunt  .  Anzi  alla  coltura  de'  campi  Capuani  accoriero 
molti,  e  divcrfl  Liberti,  mandati  a  pofta  in  gran  nume- 

A  a    2  IO 

(a)  Liv,  loc.  cit. 


i86       Storia  Civile  di  Capua 

ro  dalia  Repubblica  ,  la  quale  avevaf]  per  se  riferbata-» 
la  proprietà  de'  fertiliflimi  terreni  ,  e  delle  cafe  de*  vinci 
Capuani.  E  perchè  folca  il  Senato  Romano  da  anno  in 
anno  crear  quattro  Prefetti,  e  mandarli  al  gov^erno  del- 
ia Campania  in  quattro  parti  di  efia  ,  c3  quatuor  ^  qui  in 
Campania  mittehatitur  ,  fcriflè  Dione  [a]  ,  uno  di  elfi  era 
deftinato  ogn'  anno  al  governo  della  Città  di  Capua.  . 
Quelli  governava  la  Città  ,  quefl"]  le  prefcriveva  le  leg- 
gi ,  quefti  caftìgava  i  delinguenti  ,  ed  a  quello  erano  te- 
nuti i  Capuani ,  come  ad  un  aflbluto  padrone  ^  di  ubbi- 
dire, 

\3n  sì  Jagrimevole  flato  di  Prefettura  fu  oh  quanto 
diverfo  da  quello  dell'antica  volontaria  loro  dedizione  5 
imperocché  in  quefto  rimafero  i  Capuani  {ignori  delle^ 
loro  cafe  ,  rimafero  alla  Città  i  magiltrati  ,  gli  ordini, 
e  Ja  piena  libertà  di  ioro  ftefli ,  fé  non  che  fi  poferoiii 
una  fubordinazione ,  e  dipendenza  della  Romana  Repub- 
blica j  ma  nello  ftato  di  Prefettura  rimafe  tutto  tutto, 
quanto  vi  era  in  Capua ,  ad  arbitrio  de*  vincitori ,  né  al- 
tro avanzò  a'  Capuani  ,  che  le  fole  loro  abitazioni.  Ed 
in  quello  infeliciflxmo  flato  vifle  la  fciagurata  Città  per 
lo  fpazio  di  più  di  un  fecolo  i  tantocchè  da  tempo  in_> 
tempo  andò  in  coilafTo  il  famofo  acquidotto ,  fi  vedeva- 
no rovinare  i  pubblici  ,  e  privati  edifìzj  5  ed  eflendo  la.* 
Città  abbandonata  dalla  gente  nobile  ,  e  eulta ,  fi  vide- 
ro da  anno,  in  anno  deturparfì  le  piazze  ,  e  cadere  iiij 
tutto  la  Città  dall'  antica  fua  bellezza  ,  e  magnificenza» 
Tal  decadenza  della  Capuana  Repubblica  ,  e  Jo  flato  mi- 
ferevole  di  Prefettura  deferi  ve  a  maraviglia  Marino  Frec- 
cia De  Suhjsudii  nel  fuo  eruditiUimo  libro  ,  le  cui  paro- 
le ,  che  fanno  a  tal  propofìto  ,  mi  piace  qui  minutamen- 
te trafcrivere  ;  Campani  longa  ^  ac  dura  ohfejpons  adJìriBi 
ah  Appio  Claudio ,  (3  Quinto  Fuhio  Confulibui ,  in  Roma* 
norum  de'Denere  potejìatem  :  a  Fuhio  Fiacco  'Zfirgis  caejì  ^ 
eapite  puniti  ,  honis  omnibus  auro  ,  <S*  argento  denudati 
[ani  5  agev  eotum  puhlìcatus  e(i ,  ^  militibai  ajjtgnatus  j 

Sena- 
(a)  Lih,  54. 


Libro  Primo .  187 

Senatore^  ,  atque  eorum  Senatui  deletus  eft  ,  in  feruitn- 
rem  redaBi  funi  j  ita  ut  eorum  civìias  fede^  ejjet  arato- 
ru7n  ,  &  domus  ferz'atae  [unt  ,  ut  ejfent  horrea  [rnmev- 
torum^  eis  Praetore  ajjìgnato  ^  ut  fcrihìt  Livius  dec>3.^ 
6.  Itb,  5.  ejcifdem  gladio  ifiteremtìs  Senatorihui  circi  ter 
Jeptuaginta  ,  nohilibui  irecentum  carceri  traditi^  ,  civti 
venumdati  funt ,  ut  nulìu7n  cjfet  in  Campana  urhe  ci^ili^ 
tatii  nrrmen ,  [ed  utiìitatis  gratia  accoìae  ejfent  ,  CS  hahì^ 
tatores  artifices  y  agricultores  ^  injìitutorei  y  uc  liberti,  His 
rerum  Campanarum  finii . 

Non  ialciarono  però  que' pochi  cittadini ,  ri meflì  den- 
tro Capua  ,  o  ne' Itioghi  vicini,  ancorché  ridotti  in  jf^a- 
to  sì  compaiilonevoie  ,  di  moltrariì  Tempre  oflequiofi  a* 
Romani  ,    fervirli  in  ogni  contingenza  ,  affifter  Joro  ne.* 
difaflri ,  pigliar  anche  ,  al  meglio  che  potevano  ,  le  armi  a  lo- 
10  difcfa    nelle    guerre  ,    albergarli  ,   e  far  loro  in  ogni 
fcontro  tutte  le  maggiori  finezze  5  onde  fi  andavano  cat- 
tivando a  poco  a  poco  la  benivoglienza  di   Roma  ,  co- 
me fcrilfe  Cicerone  ;  Quìbuì  omnibus  dotnejìich  ,  externi fqus 
lellis  Capua   non  modo  Kon  obfuit  ,  fed  opportunijjìmam  fé 
nobis  praebuit  ,  &  ad  bellum  inftruendum ,  C^  ad  exerci* 
tus  ornandos  y&  te&is  y  ac  fedibus  fuis  recipiendos  .  Tan- 
tocchè  efii  a  capo  di  ventidue  anni  y  efièndo  Confoli  No- 
biiiorc ,  ed    Ulfone  ,  racquiltarono  ii  diritto  Municipale , 
che  per  Ja  dura  condizion  di  Prefettura  di  già  perduto  (i 
aveano  3  imperocché  in  tal  tempo  avendo  i  Capuani  di- 
mandato al  Senato  di  Roma  ,    ove  dovelTero  elfer  radè- 
gnati ,  e  defcritti ,  non  efièndovene  allora  veruna  ficurez- 
za ,  ufcì  il  decreto  ,  che  fodero  defcritti  in  Roma  ;  Cum 
Campani  [a) ,  ubi  cenferentur  ,  Senatum  confuluifj^ent  (  nam 
antea  incertum  hoc  fuerat  )  decretum  eji  ,  ut  Komae  cenfe' 
rentur  .  Quello  decreto  mofle  i  Capuani  T  anno  dopo  , 
cioè  Tanno  565.  a  dimandare  al  medefimo  Senato  ,  che 
fode  loro  lecito  di  maritarfi  colle  cittadine  Romane,  o 
che  quei  ,  eh'  avedero  di  già  contratto  maritaggi  cooj 
ede ,  potedero  tenerfele ,  ed  i  figliuoli  oati  avanti  a  quei 

gior- 
{ii)  Lh.  loc*  dì* 


i88      Storia  Civile  di  Capua 

giorno,  per  legittimamente  nati  da  efli  ,  e  per  loro  ere- 
di riconofciuti  fi  foflero  :  Campani  (  profiegue  io  fteffo  Sco- 
tico )  ct/m  eos  ex  S.  C,  q^od  priore  anno  faBum  evat  ^ 
Cenfores  Rowae  cenferi  coegiffent  (  nam  antea  incertum^ 
fuerat ,  tihi  cenferentur  )  petierunC ,  ut  Jìbi  cives  Romana ^ 
ducere  uxorei  liceret  ,  &  Jt  qui  priui  duxìffent  ,  ut  ha- 
Vere  eas ,  &  ante  diem  nati  uti  jujìi  Jlhì  liberi ,  heredefq. 
tjfent  .  Utraque  rei  impetrata  .  Or  V  efiere  all;brato  iii-> 
Roma,  il  maritarfi  colle  donne  Romane ,  refìereammef- 
fl  a  militare  nelle  Romane  Legioni ,  e  '1  refto ,  che  nar- 
ra Livio  ,  fono  cofe  proprie  de'  cittadini  Romani  j  e  per- 
ciò toccante  a  quefto  ,  racquiftarono  i  Capuani ,  come  già 
diflì ,  il  diritto  di  Municipio  j  ma  non  nfcirono  dallo  fia- 
to compaiiionevole  di  Prefettura  5  durando  la  Città  ad 
cfler  priva  di  nobiltà  ,  e  di  magiftrato  ,  abitata  dalla-* 
gente  vile,  e  da  una  gran  parte  di  liberti. 

Di  quefti  Liberti ,  mandati  dalla  Repubblica  di  Ro- 
ma a  coltivare  i  terreni  Capuani ,  fé  ne  trovano  oggi  in 
Capua  molti ,  e  diverfi  monumenti  ,  noti  già  a  tutf  ,  e 
lenduti  ufuali  ad  ogni  genere  diperlbne.  Ma  perchè  Tan- 
no 1749.  da  un'aratore  del  territorio  di  Giufeppe  Pirolo, 
verfo  Santa  Maria  Maggiore  ,  e  proprio  vicino  1'  antichif- 
lìmo  Arco  Trionfale  ,  nell'atto  di  arar  quel  terreno,  fu 
fcoverto  un  bel  fepolcro  di  pietre  vive  molto  grandi  1  ed 
in  efib  un'ep'grafe  ,  che  con  chiarezza  fi  leggeva,  con- 
fervata  oggi  dal  dotto  Canonico  D.  Francefco  Ciccareliii 
mi  è  paruto  bene  trafcriverla  qui,  come  ijna  cofa  nuova, 
inedita ,  ed  a  pochifiìmi  nota . 

et  CANIO  CLL  ZETHO 

Q^CANIVS  Q_L  PROTVS 

TRATER  ZETHO  PATRON^ 

et  CANIO  Q^L  AMPHION 

FRATRI 

Per  intelligenza  di  quefta  Ilcrizionc,  mi  piace  di  fempli- 

cemente  ricordare  all'erudito  Leggitore,  che  Patronui^  e 

Lihertus  fiano  termini  correlativi  j  ed  ognuno  fa  ,  che  Pa^ 

tronus  è  quello ,  che  dà  la  libertà  al  luo  ichiavo  ;  Li-^er- 

tUi 


Libro  Primo.  189 

tui  è  Io  fchiavo  manomeflo  ,  cioè  pofto  in  libertà  .  Iiu 
quefta  ifcrizione  Q^  Canio  Zstone  >  Q^  Canio  Proto ,  o 
Q^  Canio  Anfìone  Ibno  tre  fratelli ,  tutti  liberti  di  Q^  Ca- 
nio (  dal  quale  prendono  il  pronome  )  nel  tempo  ,  che 
Qi  Canio  Proto  pone  l'ifcrizione  al  fepolcro  de' due  fra- 
telli fuoi ,  (^  Canio  Zetone ,  e  Q^  Canio  Aniìone  . 

Altresì  li  rileva  da  detta  ifcrizione  >  che  Q^  Canio 
Proto,  che  allora  infienie  co*  fuoi  due  fratelli  era  Liber- 
to di  Q^  Canio ,  prima  era  ftato  liberto  del  fuo  fratello 
Zetone,  chiamandolo  Patrono,  non  edèndo  nuovo,  co- 
me abbiamo  in  quella  ,  ed  in  altre  ifcrizioni ,  che  un  fra- 
tello folle  fchiavo  deli'  altro  ;  ilche  vien  anche  conferma- 
to nelle  Sagre  Storie  ,  che  fra  le  altre  nazioni  appo  gli 
Ifraeliti  fpeflb  tali  fervitù  tra* fratelli  ^\  davano,  e  l'uno 
fpelìb  air  altro  diveniva  fchiavo  < 

In  quelta  ifcrizione  fi  fa  menzione  della  doppia  fchia- 
vitìj  di  Proto,  e  dell'  efière  flato  due  volte  manomcHb, 
e  con  eleganza  la  feconda  volta  fi  efprime  col  Q^  L. 
(  cioè  Liberto  di  (^  Canio  )  la  prima  volta  coli'  altro 
termine  correlativo  di  Pafronus  .  Dice  dunque  l'ifcrizio- 
ne, che'l  fratello  Quinto  Canio  Proto,  Liberto  di  (^Ca- 
nio (  ci  s'intende  monumentum  pofuìt ,  M.  P.  )  a  Quin- 
to Canio  Zetone ,  Liberto  di  Q;,  Canio ,  il  quale  Zetone 
fratello  gli  iw  un  tempo  Patronus ,  e  a  Q^  Canio  Anfìo- 
ne, altro  fratello,  fimilmente  Liberto  di Q^ Canio.  Ma^ 
bifogna  lafciar  Capua  piena  di  Liberti,  e  nello  flato  de- 
plorabile di  Prefettura ,  e  conchiuder  quefto  capitolo  con 
tornare  ad  Annibale  ,  e  terminar  il  corfo  della  Storia^ 
di  lui . 

Profieguo  dunque  con  ciò  ,  che  fcrivc  Monfignor 
BolTuet .  L' anno  552.  della  fondazione  di  Roma ,  250.  an- 
ni in  circa  dopo  la  fondazione  dcWt  Monarchie  de'Per- 
fiani ,  e  202.  anni  innanzi  a  Gtsii  Crifto  ,  Cartagine  reflò 
fottomefTa  a*  Romani  .  Annibale  non  lafciava  fottomano 
di  eccitare  de'  nemici  contro  di  efii  da  per  tutto ,  ovo 
poteva  ;  ma  non  fece  ,  che  flrafcinare  tutti  i  fuoi  amici 
antichi,  e  novelli  nella  rovina  fua  ,  e  della  fua  Patria. 

Palle 


ipo      Storia  Civile  di  Capua 

Dalle  vittorie  del  Confolo  Flaminio ,  Filjppo,  Re  di  Ma- 
cedonia, alleato  de'  Carraginefi,  reftò  disfatto.*  i  Re  di 
Macedonia  ridotti  aH'eftremità^  e  ia  Grecia  libera  dal  lo- 
ro giogo.  I  Romani  imprefero  di  far  morire  Annibale, 
che  ancora  dopo  la  Tua  fconfitta  fenibrava  lor  formida- 
bile .  Quefto  gran  Capitano  ,  ridotto  a  fuggir  dal  Tuo  Pae- 
fe,  follevò  l'Oriente  contra  di  effi  ,  e  trafTe  le  armi  lo- 
ro neir  Ada.  Co' Tuoi  validi  ragionamenti  Antioco,  fo- 
pranncminsto  il  Grande  ,  Re  di  Siria  ,  divenne  gelofo 
della  lor  poffanza ,  e  mofie  loro  la  guerra;  ma  facendo- 
la ,  non  fcguì  i  configli  di  Annibale,  che  io  avea  impe- 
gnato .  Sconfìtto  per  mare,  e  per  t^erra ,  accetr^  la  leg- 
ge ,  che  ^V  impofe  il  Confolo  Lucio  Scipione  ,  fratello 
di  Scipione  Affricano,  e  furinchiufo  fta  le  balze  del  mon- 
te Tauro.  Annibale  fi  ricoverò  nella  corte  di  Prufia,Re 
della  iBitinia  ,  a  ciii  fu  con  premura  ,  e  con  minacce^ 
richieda  iftantemente  ia  di  lui  tefta  dalla  Repubblica  di 
PvOma  .  Or  veggendo  quefto  gran  Capitano  V  impegno  gran- 
de de*  Romani  contra  di  lui  ,  conobbe  di  .eiler  mai  fica- 
io nei  iuogo  ,  ove  fi  trovava  .,  temè  con  giufto  funda- 
niento  di  cita:  iìcuramente  tradito  3  e  conolcendofi  vecchio 
di  ben  75.  e  più  anni  ,  fianco  di  aver  vivuro  femprcj 
colle  armi  alia  mano  in  continue  guerre  ,  volle  ivi  fi- 
nir la  fua  vita  j  onde  con  una  bevanda  di  potentilfimo 
veleno  fi  die  tra  poche  ore  da  se  ftefib  la  motte  ,  e  fu 
Sepolto  nella  Città  ,  detta  Libijfa  ,  dove  ne'  fecoli  a  noi  vi- 
cini {\  vide  il  fepolcro  di  lui  .  Accadde  la  fua  morte-? 
l'anno  di  Roma  572.  innanzi  Ja  venuta  di  Gebiì  Crifto 
182.  ,  fecondo  fcrive  lo  ftefib  iBofiuet  con  tutra  la  mi- 
gliore appuratezza;  Ja  fua  vita  fu  fcritta  da  Polibio  j  con- 
fermata da  Livio,  e  da  Plutarco,  ccnch  udendola  coli«i^ 
Seguenti  parole  ;  S^d  Antìocho  quog'^e  debellato  Romani 
tiannibalsm  Jtbì  captìvf/m  pstìerunt ,  quod  Poenui  [entient^ 
od  Prujìafn  Bitinìae  iìegem  confugit  ,  a  quo  cum  iterum 
depofceretur ,  foenui  Frufìae  ìevìtatem  fuj\(:Bam  bahens^^ 
Z'eneiiO  volanturia  9r,orte  ohi^it ,  &  in  ea  eji  Liiyi£<^ ,  ^bi 
M(inmbul  Je^uìtui  ejì , 

Ltlh 


Libro  Primo-  191 

DISSERTAZIONE. 

Della  Sacerdotejfa  Paciilla  Minia  Capuana  , 
e  del  nefando  facrifizio  de*  Baccanali . 

Eflò  Tempre  odiofo  a'  Romani  anche  il  nome  de'  cit- 
tadini Capuani,  ed  in  ogni  occaflone,  che  fi  dava  al 
Senato  di  Roma  di  poter  efercitare  la  loro  sferza  contra 
di  quefti ,  non  fi  iafciava  di  t'farla  con  rutta  ia  maggior 
feveiità  ,  e  col  pollibii  rigore,  fenza  Ja  Speranza  di  me- 
noma indulgenza  .  Ed  era  ia  Città  di  Capua  in  tanta  ma- 
la fede  prefio  i  Romani,  che  qualunque  azione,  che  da* 
Capuani  fi  faceva,  fempre  dava  loro  all'occhio  ,  «  riiifci- 
va  loro  oggetto  di  mille  fofpetti ,  e  diffidenze.  Il  che  tra 
molti  fatti  ,  che  indi  accaddero  ,  fi  porrà  ravvjfare  iii^ 
quello  della  Sacerdotefia  Paculla  Minia  delia  Città  è.\  Ca- 
pua ,  e  dei  fuo  figliuolo  Minio  Gerrinio,  parimente  Capua- 
no^ piacendom.i  per  maggior  pabolo  degli  eruditi  Leggi- 
tori colia  prefente  DilTèrtazione  diftintamenre  defcriverio. 

Su  i  primi  tempi  di  Roma  era  per  \t<s^%^  Regia  proi- 
bito d'introdurre  in  Città  Dii,  e  Religioni  liraniere.  Quin- 
di Servio  su  quel  palio  <^\  Virgilio  {2)  ; 

.     .     .    «     .     Hanc  tanti  numinh  aram 

Vana  ftipsr/ìitìo  ,  veterumque  ignara  Dsorum 

Impopàt    .     .     , 

Così  comentando  ,  cotifcrma  il  noftro  fentimento  :  Cj^- 
tum  fuerat  apud  Athtnienfss ,  ^  Romanos ,  ne  qttii  mvas 
religiones  ìntroduceret  j  o  ideo  Socrate^  damnattn  eji 
Atbenii ,  &  Chalaaei  ,  ^  Judaei  urbe  expuljl  funt .  Col- 
l' andare  però  é^\  tempo,  crefcendo  tratto  tratto  la  Re- 
pLbbl.ca  Romana  ,  ed  allargando  vie  più  Tempre  i  fuoi 
confini  ,  andò  di  mano  in  mano  amaKttcndo  in  Città 
quafi  tutti  gii  Dei  delie  nazioni  foreftiere  co*  loro  riti  , 
e  cerimonie  5  e  ciò  per  doppia    ragione  ,  giufta  il  favio 

^b  accor- 

(a)  AEneìd.S, 


192      Storia  Civile  di  Capua 

accorgimento  dell'  eruditiflìmo  Boxhorn  nelle  fuQ  Queftlonl 
Romane  .  Primieramente  per  conciliarfì  la  protezione  de- 
gli Dii  ftranieri  ,  acciocché  non  venilTero  da  elfi  impedi- 
ti nella  conquilta  de'  Regni  ,  e  Paefi  ,  cui  prefedevano^  ed 
in  vero  a  chi  mai  può  eflere  ignoto  il  famofo  coftume, 
che  aveano  i  Romani  negli  afledj  delle  Città  ?  non  mai 
fi  facevano  efiì  ad  aflalirne  alcuna  ,  prima  che  '1  Sacer- 
dote Romano  colla  folenne  formola  di  evocazione,  rap- 
portata da  Macrobio  ,  non  pregafìTe  gli  Dii  tutelari  ad 
abbandonare  la  di  lei  protezione  ,  ad  ufcirne  fuori  ,  c_> 
trafportarfi  a  Roma  ,  dove  promettea  loro  templi  più 
magnifici ,  e  più  folenni  facrifizj  .  Quindi  avveniva  ,  che 
foggiogando  elH  di  giorno  in  giorno  nuove  Città,  di  nuo- 
ve ,  e  foreftiere  Deità  ancora  di  giorno  in  giorno  intro- 
duceflèro  in  Roma  il  culto .  Secondo,  perche  effendo  Ro- 
ma ,  come  Signora  quafi  di  tutta  la  Terra  ,  ripiena  di  ogni 
forte  dì  nazioni  ,  che  da  ogni  parte  del  Mondo  da  va- 
TJ  ,  e  diverfi  m.otivi  indotti  colà  a  folla  correvano  j  o 
coltivando  ciafcuna  privatamente  2  patr;  Dii  co'proprj  , 
e  patrj  riti,  e  cerimonie,  importava  ai  buon  regolamen- 
to del/a  Repubblica  ,  per  mantenere  la  comune  ficurez- 
za ,  e  quiete,  di  ammettere  con  pubblica  autorità  la  ve- 
nerazione degli  ftelH  ,  e  proporli  al  pubblico  oflequio  , 
ed    alla  divozione  di  tutto   il  popolo. 

Non  perciò  doveafì  riputare  annullata  affatto  in  Ro- 
ma la  legge,  che  vietava  d* intromettere  Iddj  ,  facrifizj, 
e  cerimonie  foreftiere  ;  anzi  in  varj  tempi  ne  fu  dal  Se- 
nato,  e  da*  magiftrati  premuta  r  ofiervanza  ,  e  feveramen- 
te  castigati  i  violatori,  £  in  fatti  nell'anno  326.  di  Ro- 
ma ,  fotto  il  Confolato  di  A.  Cornelio  Coflb,  e  di  Tito 
Quinzio  Penna  ,  trovandofi  la  Città  afflitta  dalla  pefti- 
lenza  ,  da  varie  perfone,  a  vii  guadagno  in tefe  ,  per  ri- 
medio dei  malore  ,  veniva  propofto  al  popolo  di  facri- 
fìcare  a  certe  pellegrine  Deità  con  novello  ,  ed  eftraneo 
rito  .  Ma  non  andò  guari  ,  che  giunto  il  rumore  alle-» 
orecchie  dei  Senato  ,  fu  commelfo  agli  Edili  di  badare, 
che  non  fi   adoraiTero  In  Roma  altri  Dii ,  che  i  Romani 

(òli, 


Libro  Primo.  193 

foli  ,    ne  con  altro  rito  ,    che  col  paterno  . 

NelJ'anno  poi  537.,  durante  Ja   guerra  Cartagincfo 
con  una  vicendevole  fortuna,  ora   prolpera  ,  ed   ora  ay- 
verfa  a' Romani,  s'introdufTe  in   Città  tanta  varietà  di  ri- 
ti,  e  cermonie  efterne,  che,  fecondo  i*  efpieflìone  di  Li- 
vio ,  o  gli  uomini  ,  o  gi'Iddj   fembravano  efière  a  uii- 
tratto  diventati  diverfi   da' primi.  Tentarono  incontinen- 
te gl'Edili,  e  i  Triumviri  Capitali  di  porvi  riparo,  con 
rin^uoveie  dal  Foro   Ja  moltitudine  ivi  affollata,  e  disfa- 
re tutti  gli  apparecchi  de'  facrifìzj  foref^jeri  ,  ma  con  in- 
felice riul'cita  ;  perciocché  poco  mancò,    che  la   loro  po- 
teflà   non  foffe  dalia  moltitudine  ,  intefa  tutta  agli  ef^erni 
facrifizj ,  violata  ,  che   perciò  fu  d'  uopo  ,  che  dal  Sena- 
to fi  commerteffe  l'affare  ad  un  magifhato  maggiore j  fìc- 
come  in  fatti   ne  fu    incaricato   M.  Atilio  Pretore  Urba- 
no ,  il  quale  colla   poterà  Pretoria   ,  avvalorata  dal  de- 
creto dei  Senato  ,  calmò  ii  tumulto,  e  liberò  la  Patria-» 
dall'  efterne  Religioni  .    lì  decreto  del  Senato  ,  in  pubbli- 
ca adunanza  del  popolo  da  Marco  Atilio  recitato  in  ta- 
le occafìone  ,  fu  concepito  nelle  feguenti  parole  :  U/^  qui^ 
cumQue  libros  'Oatìcìnos ,  precatìovcfz^e  ,  aut  artem  facrifi' 
candì  confcriptam  haberet  ,  eoi  libros  omnei ,  lìtterajqut^ 
ad  fé  ante  KaL  Aprii,  de  ferrei  ,  ne  e  quìi  in  pub  lieo  ,  [a- 
crove  loco  no'DO  ,  aut  externo  ritu  facrificaret  .  Morirono 
nel  medellmo  anno  parecchi  pubblici  facerdoti  in  Roma, 
e   ne  fu  attribuita  la  cagione  allo  fdegno  degli  Iddj  Ro- 
mani,  per  elTerfì  loro   facrificato  con  rJto  efterno^  o  fìa, 
perchè  così   gli   Ottimati,    come  la  Plebe   realmente  cre- 
deffero  ,  che  gì' Iddj  non  (òfFrj/Ièio  di  buon  animo  l'efier- 
ne  Religioni  j  o  fìa  ,  perchè  avefTro  i  magnati  a   bella 
pofta  infinuata    una   tal'  opinione  negli  animi  del  volgo 
fciocco ,  ed  ignorante,  qual'otn'mo  rimedio  alla  conler- 
vazione  della  pace  ,  e   tranquillità  delia  Repubblica  . 

Potrei  qui  aggiugnere  mille  e  mille  altri  efempli  > 
tratti  dagli  Scrittori  delia  Storia  Romana  in  conferma-» 
dó^  divieto  dell' efterne  religioni  tra' Romani;  benvolen- 
tieri però  ,  per  non  efTere  a*  Leggitori  nojofo   ,  h  trala- 

B  b    2  fcio  > 


194     Storia  Civile  di  Cnpua 

fcio,  riferbandomi  fohanto  di  apportarne  uno  de' più  ce- 
lebri ,  che  vjen  riferito  da  Livio  (^) ,  accaduto  ne]]' anno 
di  Pvoma  S64.  Cotto  il  Confolato  di  Spurio  Pofiumio  Al- 
bino ,  e  Q^  Marzio  Filippo  ,  come  quello,  che  ha  qual- 
che relazione  alia  Storia  Capuana  y  che  £to  deboimento 
tefièndo  . 

Giunfe  nella  To(cana  la  prima  voha  un  certo  Gre- 
co vile,  e  fconofciuto  ,  sfornito  di  ritte  le  bucne  arti, 
che  fiorivano  nella  Grecia,  facrifìeatore  ,  e  indovino  ,  {ec- 
come vantava  ,  di  profeflìone  »  Coftui  per  trarre  qualche 
guadagno  della  Tua  induftria  ,  cominciò  sul  principio 
privatamente  ,  ed  a  pochi  ad  infegnare  una  novella  Re- 
ligione,  cioè  ad  ammaeftrargli  ne' mifterj  di  Bacco,  chia- 
mati B'jccanali  .  Sì  contenne  sul  principio  tra'  pochi  i?w 
novella  P^eligione  .'  ma  ,  concioilìacchè  a  queita  erano  ag- 
giunti i  piaceri  di  banchettare  ,  e  gozzovigliare,  di  ftar 
miTchiati  uomini  con  donne  in  tempo  di  notte  ,  allettò 
gli  animi  di  molti ,  ed  in  poco  tempo  fi  diltefe  per  tutta 
ia  Tofcana  ;  indi  in  Capua  ,  e  qui  fi  refero  ancor  più. 
celebri  i  Baccanali  .  I  ReligiofI  efercizj  di  quefta  novella 
Religione  erano  gli  ftupri  promilcui  di  garzoni  ,  e  don- 
zelle ,  falfl  teftamenti,  teftimonianze  falfe ,  falfi  fuggelh*^ 
veleni ,  e  itragi . 

Molte  di  quefte  cofe  fi  facevano  con  Inganno  :  la. 
maggior  parte  con  violenza  ,  Ja  quale  veniva  occultata 
e  dagli  urli  della  moltitudine,  e  dai  rimbombi  de'  tim- 
pani ,  fìftule  ,  crotili,  e  cembali  j  di  maniera  ,  che  affatto 
lìon  potefiero  efière  afcolrati  i  lamenti  di  coloro ,  che  vio- 
Jentamente  erano  o  fluprati  ,  o  trucidati  .  Dalla  Tofca- 
na tratto  tratto  penetrò  a  Roma  una  tal  Religione,  do- 
ve ricevuta  ,  flette  Jungo  tempo  nafcofta  per  la  va  (la.* 
larghezza  della  Città  .  Nell'anno  564.  di  Roma  finalmen- 
te fcoverta  dal  Confolo  Poflumio  ,  fu  non  meno  dalla  det- 
ta Città  ,  che  da  tutta  l' Italia  bandita  ►  Era  fiato  Publia 
Ebuzio  da  fuo  Padre  lafciato  pupillo  fotto  la  direziono- 
de*  tutori  ;  morti  cofloro  ,    era  ifato  allevato  fotto  la-. 

tutc-_ 
(a)  Llk*  19, 


Libro  Primo.  195 

tutela  di  Dufonia  ,  Tua  Madre ,  e  Tito  Sembronio  Rùtolo, 
fuo  Patrigna  .  Avendo  Tito  Sembronio  malamente  am- 
niiniiltato  il  patrimonio  di  Ebuzio  3  reniiendo  perciò  d' 
eflere  afiretto  ai  rendimento  de' conti,  ricorfe  per  confi- 
glio, ed  ajuto  a  Duronia  ,  Ja  quale  altro  opportuno  rime- 
dio non  leppe  ritrovare  ,  che  far  iniziare  il  tiglio  Ehuzjo 
ne'  Sacri  di  Bacco»  Adunque  chiamando  a  se  il  giovinetto, 
gli  fece  intendere,  come,  ellèndo  egli  infermo,  efià  avea 
fatto  voto,  che  fé  fofìe  guarito,  lo  avrebbe  tofto  fatto 
iniziare  ,  e  confagrare  a'  Baccanali  5  che  per  tanto  per 
previo  apparecchio  gli  conveniva  viver  caflo  per  dieci 
giórni  3  che  n^l  decimo  giorno  poi  dopo  cena  ,  e  dopo 
efifeifi  puramente  J-avato  ,  l'avrebbe  menato  nel  facrofan- 
to  luGgo  de'  lacrifizj.  Vicino  alia  cafa  di  Ebuzio  abita- 
va Ifpala  Fecenia  j  libertina  di  condizione,  e  famofa  baga» 
fcia  di  profeilìone  :  coftei  a  cagion  delia  vicinanza  erafi 
talmente  Uretra  in  amicizia  con  Ebuzio  ,  che  amandolo' 
teneramente,  foleva  a  Jarga  mano  fomminifhargli  quan- 
to mai  faecevagli  di  bilogno  ;  anzi  fé  V  era  tanto  inol- 
trata la  paiìjone  per  Ebuzio  ,  che  morto  il  patrono  di 
lei  ,  efiendo  rimafta  J}^/  ji^ris  ,  richiello  il  tutore  dal  Pre- 
tore ,  e  da'  Tribuni  ,  facendo  teftamenro  ,  iftituì  Ebuzio  (o^ 
lo  erede  di  tutti  i  fuoi  beni.  A  coilei  il  gio^vinecto  Ebu- 
zio appalefa  il  difcgno  di  (uz,'  madre  ,  e  la  priega  a  noa 
maravigliarfi,  fc  per  alcune  notti  dormirebbe  da  lei  fepa- 
rato  .  A  tal  novella  Fecema  turbata  tutta  ,  e  commolfa 
prorompe  in  gravi  eiecraz'oni  centra  la  madre ,  e  patri- 
gno di  lui,  s'impegna  a  fraflornarlo  d^l  propofìro,  di- 
cendo cilcr  meglio  per  lui  morire ,  che  arrolla.fi  a  tal  [Re- 
ligione. Maravigliandofi  il  giovane,  ^  chieacndone  la  ra- 
gione, foggiunfe  la  donna  ,  che  anch'  efia  ,  efìTendo  fer- 
va ,  in  compagnia  della  fua  padrona  era  entrata  in  quel 
(àcrario ,  ma  fatta  libera,  non  mai  più  erav,fi  accoiiataf 
che  fapca  bene  t^tt  quel  luogo  una  fucina  0.)  o^ni  iur- 
ta di  corruttela  3  che  ,  come  vi  era  introdotto  alcuno  y 
era  qual  vittima  confegnato  a*  facerdoti  ;  ch'era  ccnaor- 
ta  imìMuntineine  in  iuoga  riaìbomb^mc  da  per  tutto  d' 

ii]fh  j 


ig6     Storia  Civile  di  Capiia 

urli  5  canti  ,  e  Tuoni  di  cembali  ,  e  timpani  ,  acciocché 
non  poteflè  afcoltarfi  il  lamento  di  colui ,  che  per  forza 
veniva  (luprato  .  Cominciò  finalmente  a  pregarlo ,  e  for- 
te fcongiurarlo  a  mutar  fcntimento  ,  ed  aftenerfi  di  anda- 
re in  un  luogo ,  dove  avrebbe  dovuto  foffrire  prima  ogni 
forta  di  fcelleraggine  nella  propria  perfona  ,  e  poi  com- 
metterle nelle  perfone  altrui  i  né  giammai  fece  partirlo, 
fino  a  tanto  che  non  ottenne  dal  giovine  ficura  promef- 
fa  ,  che  fé  ne  farebbe  aftenuto .  Ritornato  a  cafa  il  gio- 
vine Ebuzio ,  facendofi  Ja  madre  ad  ammaeftrarlodi  ciò, 
che  dovefle  fare  in  ciafcuno  giorno  precedente  ia  inizia- 
zione,  egli  niega  di  volerne  fare  alcuna,  e  dice  di  aver 
mutato  parere.  Si  pofe  la  madre  a  forte  riprenderlo,  c-> 
a  ritnproverargli ,  che  non  potea  per  dieci  notti  aftener- 
fì  dal  giacere  con  Ifpalai,  ed  unitam.ente  col  patrigno, 
caricandolo  dì  villanie,  con  quattro  fervi  infieme  il  cac- 
ciano dì  cafa  .  II  giovinetto  portafi  incontanente  in  ca- 
fa di  Ebuzia  ,  fua  zia  paterna,  ed  avendole  raccontata  la^ 
cagione  di  eflere  ftaro  cacciato  di  cafa  dalla  madre,  per 
configlio  di  lei  ne  va  al  Confolo  Poftumio  ,  e  fecretamen- 
te  fil  filo  gli  racconta  il  htto  .  Il  Confolo  gli  impone, 
che  ritorni  da  lui  dopo  tre  giorni  .  Frattanto  egli  fi  por- 
ta in  cafa  di  Sulpizia  ,  ragguardevole  matrona  ,  fua  luo- 
cera  ,  e  la  chiede  ,  fé  mai  conofcefiè  una  certa  vecchia., 
nominata  Ebuzia,  abitante  sull'Aventino?  E  faputo  da^ 
Jei  di  conofceria  per  proba  ,  e  ben  cofi;umata  donna  , 
Je  foggiugne  ,  che  Ja  mandafiè  a  chiamare  ,  dovendo  eoa 
elTa  trattare  un  prcmurofo  affare  .  Venuta  Ebuzia  ,  chia- 
mata di  Sulpizia,  ed  interrogata  dal  Confolo  su  del  gio- 
vine Ebuzio  ,  cornine  ò  a  piangere  dirottamente  ,  com- 
paffionando  il  m^ferabile  cafo  del  giovine  ,  eh*  era  fiato 
cacciato  dalla  madre  ,  e  fpogliato  de'proprj  beni  ,  per- 
chè,  qual  uomo  dabbene  ,  non  avea  voluto  arrollarfi  ad 
un'ofceno,  ed  impuro  ceto  .  Lxenziata  Ebuzia  ,  il  Confo- 
lo infinua  alla  fuocera  di  chiamare  Ifpala  libertina,  abi- 
tante all'Aventino  ,  donna  conofciuta  in  quel  vicinato. 
Venuta    Ifpala  ,   e  richieita  dal  Confolo  a  manifeftaigli 

ciò , 


Libro  Primo.  197 

ciò,  che  fjeì  Bofco  di  Simila  foleva  fard  ne* notturni  y^- 
crifizj  de'  Baccanali  ,  fu  quella  forprefa  da  tal  timore^  , 
che  per  lungo  tempo  non  potè  profferir  parola  ;  riftora- 
ta  ,  finalmente  dilTe  ,  che  efièndo  efla  fanciulla  ancora  , 
e  ferva,  era  entrata  in  que' facri£zj  colla  padrona  5  ma 
che  manomella  poi  affatto  non  vi  fi  era  più  accodata  '-, 
e  che  perciò  non  ne  fapea  affatto  nulla.  11  Confolo  la»* 
lodò  ,  per  avere  ingenuamente  confeflàta  la  fua  inizia- 
zione, efortolla  poi  a  manifeflare  le  altre  cofè  tutte  col- 
ia medeflma  ingenuità.  La  donna  dopo  varj  raggiri,  o 
ripugnanze,  veggendo  finalmente  il  confolo  montato  in 
collera,  dopo  aver  detto,  ch'ella  temea  forte  lo  fdegno 
àz^'  Iddj  ,  i  cui  occulti  mifterj  veniva  coflretta  a  pale- 
fare  ,  ed  aliai  più  lo  fdegno  di  tutti  gli  altri  iniziati ,  che 
l'avrebbero  per  certo  trucidata  j  e  dopo  aver  pregato  e 
Sulpizia  ,  e'I  Confolo  ,  che  i*aveflèro  mandata  in  qual- 
che fìcuro  luogo  fuori  d*  Italia  ,  e  dopo  aver  ricevuta»^ 
iìcura  'ì^dt,  dai  Confolo,  che  l'avrebbe  fatta  abitare  ficu- 
riflìma  in  Roma  ,  fecefì  finalmente  in  sì  fatta  maniera 
ad  efporre  l'origine  degli  occulti  mifterj, 

DilTc  ,  che  sul  principio  quefto  facrario  era  fi:ato  di 
femmine  fole,  fenza  che  vi  foffe  ammelTc  uomo  alcuno: 
che  in  tre  ftabiliri  gicrni  ogn*anno  fi  faceva  T  iniziazio- 
ne delle  baccanti  j  e  che  le  facerdotefle  fi  creavano  fcam- 
bievolmente  tra  le  matrone  •  Ma  che  poi  creata  una  vol- 
ta facerdotefia  PacuUa  Minia  Capuana  ,  aveffe  quefla.^ , 
fingendo  cosi  efière  ftata  avvertita  dagi'  Idd;  ,  mutato 
tutto  l'ordine  primiero  :  che  quefta  la  prima  avea  am- 
nieilb  a'  facrifizj  colle  donne  anche  gli  uomini ,  e  prima 
di  ogn*  altro  avea  iniziato  due  fuoi  figliuoli  Capuani  Mi- 
nio ,  ed  Erennio  Cerrinj  >  che  quella  Capuana  avea  fta- 
bilito  ,  che  i  facrifiz)  fi  faceffero  di  notte  ,  laddove  pri- 
ma li  facevano  di  giorno,  che  in  vece  di  tre  volte  Tan* 
no ,  come  prima  ,  fi  celebrallei  o  cinque  volte  il  mefo . 
Che  fatti  quelli  facrifizj  notturni ,  e  mifchiati  uomini  in- 
fieme  con  donne  ,  non  li  era  ommella  veruna  forta  di 
misfatto ,  e  fcelkraggine  ;  eflejfc  oxdiuaj:)  i  ftupri  più  fr«- 

queuti 


ipS       Storia  Civile  di  Capui 

qiicnti  di  mafchi  ifìe/il ,  che  di  donne  ;  che  gJ*  intoIJe- 
tanti  del  misfatto  venivano  come  vittime  facr'fìcati  .  In 
Ibmma  ,  che  tutta  Ja  Religione  in  ciò  conlì/lrnè  ,  cho 
gl'uomini,  come  forfennati  ,  dimenando  variamente,  e-> 
itorcendo  le  membra  dei  corpo  ,  vaticina  fiero  :  che  lo 
Dìatrone  venite  a  foggia  di  Baccanti  ,  colie  chiome  fcar- 
niigliate,  e  con  fiaccole  hì  mano  accefe  andaflcio  corren- 
do verfo  il  Tevere ,  e  tuffando  ie  fiaccole  neiT  acqua_  y 
V  eftraeflero  fuori  di  bel  nuovo  accefe  j  perchè  erano  for- 
mate di  vivo  Coìfo  mifchiato  con  la  calcina  ;  che  coloro, 
i  quali  ripugnavano  di  acconfentireo  a  congiure  ,  o  a' ftu- 
pri  ,  o  ad  altra  forte  dì  misfatto,  legati  su  certe  macchi- 
ne ,  veniflero  trafportati  in  alcune  iccrete  ,  ed  orride  fpe^ 
lonche,  dove  erano  ucci  fi  ,  fpargeijdofi  poi  di  efi^  re  (la- 
ti dn'^V  Iddj  rapiti  :  che  gli  aggregati  a  tal  Religioni 
erano  così  numerofì  ,  che  formavano  quafi  un'altro  po- 
polo :  fra  qmà'i  eilervi  parecchi  così  uomini ,  come  don- 
ne di  nobile  legnaggio  ;  e  finaimente  che  ne'  due  proiil- 
mi  padati  anni  erafi  ilabiliro  ,  che  niuno  folTè  ammef- 
fo  all'iniziazione  di  tali  fàcrifizj  ,  fé  non  fofle  minore  di 
venti  anni ,  età  adatta  a  tollerar  1'  erroie  ,  e  lo  (tupro  . 
Ragguagliato  In  sì  fatta,  maniera  il  Confolo  de' no- 
velli facrifizj ,  così  per  mantenere  la  fede  data  ad  Ifpala 
della  ficurezza  di  lei  ,  come  principalmente  per  tenerla^ 
iti  fuo  potere  ,  e  difpofizione  ,  infinua  alla  fuocera  di 
tenerla  ben  cuilodita  in  cafa  Tua  ,  dove  furono  inconta- 
nente trasportate  tutte  le  cofe  domefliche  ,  e  tutta  la  fa- 
miglia di  lei  ;  e  manda  il  giovine  Ebuzio  in  cafa  di  un 
iuo  cliente.  Ciò  fatto  raduna  il  Senato  ,  ed  ordinatamentc-i 
gli  riferifce  il  tutto  .  Quefto  dopo  averlo  ringraziato  del- 
ia vigilanza  a  prò  della  Repubblica  ,  e  delia  Religione 
degl'Iddj,  con  decreto  commette  a' Confbli  T  eilraordi- 
naria  queftione  intorno  a* Baccanali,  e  facrifizj  notturn:: 
impone  loro  badare,  che  ne  Ebuzio,  né  Fecenia  ì^ntiC' 
fero  danno  alcuno  del  loro  rivelamento  ,  e  che  con  premj  fi 
allettaflero  altri  ancora  a  palefare  lo  ftefìo:  che  non  lo- 
lo  ìq  I^onaa  ,  ma  per  tutta  V  Italia  fi  ccicafièro  i  Licer- 

cioti 


Libro  Primo .  199 

doti  di  tSLÌì  facrifizj  ,  così  uomini ,  come  donne  ,  per  aver- 
Ji  in  loro  potere  :  che  fi  promulgafle  in  Roma  un  edit- 
to, e  per  tutta  l'Italia  fi  mandaflero  ordini,  che  chiun- 
que fi  trovafiè  iniziato  ne'  facri  Baccanali  ,    non  ofalTc-i 
per  r  innanzi  di  adunarli  in    aicun  Juogo  per  cagione  de- 
gli  ftcfli  facrifizj  ,  o  ardifle  di  farli  ;  alla  per  £ne ,  chz-f 
iì  prendefTe    diligente  ,  e  rigorofa  informazione  di   co/o- 
ro ,  che    (I  erano  con  giuramento  obbligati,  o  a  flupra- 
re  ,   o  ad  efière  fluprati  .  In  vigore  di  un  tal  decreto  i 
Confoli  comandarono  agli  Edili  Curuli  ,  che  facefTèro  di- 
ligente ricerca  de'Sacerdori  de' Baccanali,  ed  avuti  in  ma» 
no  ,  li  ferbaflero  cuf^oditi  alla  queftione  ;  agli  Edili  della 
plebe  impofero  di  badare  ,  che  non  fi  facefle  fecretamen- 
tc  alcun  facrifìzio:  a'  Triumviri  Capitali,  che  difponeflè- 
To  le  guardie  per  tutta   la  Città  ,  e  badaflero  ,  che  nonj 
fi  faccflèro  in  Roma  notturne  adunanze  ,   o  che  non  fi 
appiccaflè  qualche  incendio  alla  Città.  A' Triumviri  Ca- 
pitali   furono    in  qucda    occafioae    aggiunti  cinque   altri 
tjomini,  acciocché  pili  attentamente   vigilafTè  ciaicuno  al- 
la fua  Regione   di  qua  dal   Tevere  ,  Dappoiché  ebbero  i 
Confoli  incaricati  i  magiflrati  minori  de'  già   defcritti  im- 
pieghi ,  adiiuarono  il  popolo  ,   e  montato  Poftumio  sa 
de'  roftri ,  con  lunga  aringa  gli  manifeAò  tutto  il  già  de- 
Icritto  fatto ,  e  con  vigorofa  eloquenza  gii  dìcdQ  a  dive- 
dere il  danno  notabile  ,  che  queftc  notturne  adunanze^, 
coir  andar  dei  tempo,  recato  avrebbero  alla  Repubblica, 
e  formato  con  faciltà  dclìs  congiure  con  tra  la  medefima* 
Erpofe  poi  i  rimedi  ,  prefi   da  lui  coi  ftio  collega  per  fen- 
timento  ,  e  decreto  del  Senato  ;   e    finalmente    coman- 
dò ,  che  pubblicamente  fi  ìeggcCfe  il  decreto  del  Senatoy 
c'ì  premio  promeflb  a' rivelatori  e  de' facrifizj  ,  e  de'fa- 
crificatori .  Licenziata  i'  adunanza  ,  fi  vide  tutta  la  Città 
ingombrata  da  forte  timore,  e  fpavento,  il  quale  fi  fpar- 
fe  incontanente    per  tutta  1*  Italia  ,    dove  giunfero  tofio 
lettere  ,  che  davano  ragguaglio  del  decreto  del  Senato, 
della  concione,  e  dell'editto  de' Confbli  .  Moiti  in  quel- 
la notte  iflefla ,  tentando  di  fuggire  di  Roma ,  furono  prefi 

Ce  da! 


2  00     Storia  Civile  di  Capua 

da' Triumviri ,  che  davano  guardando  Je  Porte  :  molti  fu- 
rono accufari  ,  molti  altri  così  donne  ,  come  uomini  fi 
uccifero  di  propria  mano  .  In  fomma  li  diceva  ,  che  gli 
addetti  con  giuramento  alia  novella  Religione  tra  uomi- 
ni ,  e  donne  ibrmontaffero  il  numero  di  fettemila  .  Sì  fco- 
vrì  ancora  ,  che  i  q^pi  dell'  adunanza  fofTcro  M.  ,  e  L. 
Catinj  ,  plebei  Romani,  Talifco  ,  L.  Opiternio  ,  e  Minio 
Cerrinio  Capuani;  che  da  coftoro  aveano  avuta  origino 
tutti  i  misfatti ,  e  le  fcelleraggini  3  che  quefti  erano  i  maf- 
lìmi  facerdoti  ,  e  regolatori  della  nuova  Religione  ;  fu- 
ron  coftoro  ancora  prefi ,  e  condotti  al  Confolo,  e  len- 
za indugio  confeflTarono  il  fatto  . 

Si  venne  finalmente  al  galligo  ,  e  fi  procedette  nella 
feguente  maniera  .  Coloro  ,  i  quali  erano  foltanto  inizia- 
ti a  queda  Religione,  ed  aveano  fatta  la  folenne  preghie- 
ra ,  giufta  la  facra  formola  ,  pronunziata  dietro  il  lacer- 
dote ,  nella  quale  lì  conteneva  T  enorme  orrendo  giura- 
mento di  commettere  ogni  forta  di  fcelleraggine  ,  e  libi- 
dinofa  azione  ,  né  mai  poi  aveano  commello  alcuno  di 
que' misfatti  ,  a*  quali  con  giuramenro  lì  erano  obbliga- 
ti, furono  caftigati  colle  carceri.  Gli  altri  all'incontro, 
che  furono  trovati  rei  o  di  ftupro  ,  o  di  Itrage  ,  o  di 
falfo  tedimonio,  o  di  {uggeììi  adulterati,  o  di  teftamen- 
ti  falfificati  ,  o  di  qualunque  altra  frode  ,  furono  con- 
dannati a  morire  .  Furono  però  all'ai  più  i  condannati  a 
morte  ,  che  gli  riltretri  in  carcere  .  Fu  ancora  ofiervata 
una  diftinzione  tra  gli  uomini ,  e  le  donne  ;  poiché  con- 
tra  gli  uomini  fu  pubblicamente  efeguita  la  pena  capita- 
le ;  laddove  le  donne  furono  confegnate  a' loro  congiun- 
ti ,  o  a  coloro  ,  nelle  cui  poteftà  fi  trovavano  ,  accioc- 
ché efiì  efeguilfero  privatamente  la  pena  contra  di  quel- 
le ,  Se  però  non  li  trovava  tra  le  {uddcttc  perfone ,  chi 
così  privatamente  volellè  farlo,  venivano  anche  efle  pub- 
blicamente punite.  Fu  commclTo  di  poi  a*  ConfoH  diroc- 
care tatti  i  facri  luoghi  per  ufo  de'  Baccanali  ,  prima  in 
Roma,  e  poi  in  tutta  l'Italia,  e  finalmente  con  decreto 
dei   Senato  fu  ^abilito,  che  ne  in  Roma>  né  per  tutta^ 

rita- 


Libro  Primo.  201 

i*  Italia  fi  celebralTero  per  V  avvenire  Baccanali  alcuni  ; 
che  ,  fé  mai  taluno  ftimafie  neceflario  faie  un  tale  facri- 
fìzio,  e  non  poterlo  intralafciare  ,  lenza  coramettcie  un 
gravillìmo  delitto,  palefafTe  la  ncceflìrà  al  Pretore  :  che'l 
Pretore  ne  confìgliafle  il  Senato,  e  che  fé  dal  Cenatogli 
veniflè  permeilo,  ritrovandofi  in  Senato  non  meno  di  cen- 
to Senatori  ,  in  tal  cafo  potefiè  fare  un  tal  ùcrìEzio  5 
purché  non  vi  adìfteflero  più  di  cinque  perfone  ,  né  vi 
s'  impiegalTe  danaro  pubblico  ,  né  v'  intervenifle  alcuna 
maeftro  de' facrifizj ,  o  facerdote.  A  quefto  decreto  ne  fu 
aggiunto  un  altro  ,  a  relazione  di  Q^  Marzio  Confolo  , 
perchè  Spurio  Poflumio  ,  collega  di  lui  ,  ritrovavafi  fuori: 
che  rifpetto  al  premio  da  ftabilirfi  a  coloro,  che  aveva- 
no rivelati  i  deferirti  Baccanali ,  fi  riferbafle  a  deciderli 
óiìì  medeiìmo  Senato  al  ritorno  di  Poftumio  ;  che  Minio 
Cerrinio  Capuano  folTe  mandato  carcerato  in  Ardea  ,  o 
che  s' incaricane  a' magiftrati  di  Ardea  di  tenerlo  ben  cu- 
ftodito  in  una  delie  piij  interiori  carceri,  non  folameute 
acciocché  non  potefTe  fuggire  ,  ma  eziandio  non  aveflè 
campo  da  ucciderfj  di  propria  mano.  In  si  fatta  maniera 
reftarono  aboliti  totalmente  i  Baccanali . 

Da  quelli  abominevoli  làcrifizj  a  me  fèmbra  d'  aver 
prefa  in  buona  parte  l'origine,  la  noi  ma  ,  e 'i  fuo  rego- 
lamento J'efecranda  fetta  de' Liberi  Muratori  ,  dei  quali 
nella  Biblioteca  Scientifica  ,  e  curiofa  àcì  Mondo  ,  com- 
porta da  un  Autor  Francefe,  e  tradotta  in  dodici  tomi 
in  foglio  dal  Signor  Pittari  Veneziano  ,  ed  in  Venezia^ 
l'anno  i747.  Campata  ,  e  proprio  nella  lettera  M  fé  ne 
fa  dipinta  ,  e  chiara  menzione  .  Introdotta  dal  famofo 
Oliviero  Cromuel  ,  che  nel  palTato  fecolo  ribellatoli  dal 
fuo  Re  Carlo  I.  Stuardo  ,  fece  ribellargli  ancora  tutta.» 
P  Inchilterra  ,  e  poi  neHa  pubblica  piazza  di  Londra  lo 
fece  miferamente  morir  decapitato  .  Aveva  così  qiella fetta 
de*  liberi  Muratori,  come  quel'a  de'Baccanali,  per  anima 
il  fecieto  ,  e  per  elTenzial  Cofìituzione  d*  obiigarfi  coiu 
giuramento  ,  e  fotto  gravi  pene  corporali ,  le  quali  già  ir- 
lemillibilmcnte  fi  efeguivano,   di  non  palefar  cofa  delie 

Ce     2  not- 


2  02     Storia  Civile  di  Capua 

notturne  operazioni ,  che  nelle  loro  iogge  ,  o  din  luo- 
ghi di  loro  adunanze  in  cinque  cialli  djvife  fi  faceano  fe- 
cretamente  .  Aveva  così  quefta  ,  come  quella  ,  Ja  iniziazio- 
ne de' fuoi  afTociati ,  e  tendeva  J' una,  e.  1*  altra  al  liber- 
tinaggio ,  alle  congiure  centra  della  Repubblica  ,  e  de' 
Principi  ,  e  ad  ogni  altro  atto  di  fcellcraggine  ,  che  ìiu 
clandeftinirà  Iteflà  può  influire  >  ^^^^^  ^^/  tp^a/e  ugit  > 
odio  {a)hc^bet  lucem'r  meritamente  perciò  profcritta.,  e  vie- 
tata dalle  leggi  Eccieflaftiche  ,  e  Civili  tal  Setta  de' Liberi 
Muratori  ,  la  quale  ,  appena  che  fé  ne  Tenti  un  fumo 
di  Tua  prima  introduzione  ultimamente  in  Napoli ,  feppe- 
ro  così  bene  il  dotto,  e  zelante  nodro  Sommo  Pontchce 
Benedetto  Papa  XIV.  colla  £ua  Bolla ,  emanata  a  Maggio 
J7SI.  ,  che  comincia  ProZfiJas  Rcmanorum  Fontificum^ 
Itge:  i  e  *i  pio  ,  e  divoto  noitro  Re  Cario  Borbone  con 
mille  faggi ,  ed  economici  efpedienti  ,  con  incredibii  zelo  , 
e  vigilanza  ,  e  colla  prammatica  ,  che  comincia  In  qua- 
lunque  ben  regolato  gcz'erno ^  nell'anno  1751.  a  10. Luglio 
da  ini  emanata  ,  diroccare  y  ed  abbattere  in  tutto  ► 

Per  conchiudere  finalmente  la  prefente  Dillèrtazione^ 
xeftami  foltanto  di  avvertire,  per  qual  ragione  mai  tutti 
gH  altri  addetti  alla  Religione  de*  Baccanali  furono  con 
pubblica  morte  puniti  ,  eccetto  che  Mìnio  Cerrinio  Ca- 
puano ,  figliuolo  della  già  detta  Saccrdoteffa  Paculla  Mi- 
nia delia  Città  di  Capua ,  il  quale ,  febbene  foflè  uno  de' 
capi  ,  e  de*  maffimi  Sacerdoti  ,  fu  mandato  prigione  iiij 
iArdea  ,  raccomandato  tanto  dal  Senato  a*  magilìrati  Ar- 
deatini ,  che  badaflèro  bene  a  cuftodirlo  j  di  maniera  ,  che 
né  potelTe  fcappare  ,  né  da  se  fteUo  ucciderfì .  Ne  Livio, 
lìè  altro  Storico  Romano  fanno  di  ciò  menzione  alcuna: 
onde  intorno  ai  loro  fiienzio  altro  io  non  faprei  con- 
getturare ,  che  'j  Senato  Romano  foffe  entrato  in  fofpet- 
to  ,  che  Torto  '1  velo  della  Religione  giaceffe  afcofta  qual- 
che congiura  centra  la  Repubblica  5  e  ciò  principalmen- 
te ,  perchè  avea  (coverto  ,  che  una  matrona  Capuana  , 
creata  facerdotefTa  ,  avea  mutato  tutto  l'ordine  primiero 

de' 
(a)  Cap,  confi kU  de  off,  delegai,  cap,  perle ulofum  23.  quA. 


Libro  Primo.  203 

deTacrfej-,  e  v'avea   anche  ammelH  gli  uomini,  e  che 
poi  i  niaiiimi  facerdoti  erano  ftati  i  óue  figliuoli  di  co- 
itei ,  anclie  Capuani  ,  e   coiioro  aveano  accreiciuro  tutto 
il  numero   de'Baccanti   a  iettemiia  ;  era   ben  coniapevole 
il  Senato   dell'odio,  che  i  Capuani  aveano  Tempre  nudri- 
to   contra  i  Romani  ,  per  vendicare  Je  lor  paflare  ingÌLi- 
rie  ;  fi  ricordava  egli  delia  loro  alienazione  dalla  Repubbli- 
ca ne'  tempi  piià  biiognofi  ,  cioè  dopo  la  famofa  rotta- 
di  Canne,  e   la  loro  alleanza  con  Annibale  ;  fi  ricordava 
del    modo  troppo  fevero  ,    praticato  contra  tutti  i  citta- 
dini Romani  ,  che  o  per   cagionje  di  maeftratura ,  o  per 
iifizio  di  guerra,  o  per  privati  affari  fi  trovavano  in  Ca- 
pua  ,  con  averli  racchìuli  tutti  ne*  bagni  ,  ove  barbara- 
mente morirono  foffocati  dal  fetore,  e  dal  caldo  3  avea 
su  gli  occhi  l'ardita  5,  e  pronta  rifoluzicne ,.  fatta  da  cento- 
fettanta  Capuani,  per  incendiare  tutte  ìc  abitazioni  di  ta- 
vole de' foldati   Romani,  fabbricate  intorno  le  porte ,  o 
le  muraglie  della   Città   di  Capua,  flava  atterrito  ancora 
dell'incendio  app;ccato  in  un   n.ìedefimo  tempo  a  diverfi 
luoghi  di  Roma   per  opera  de' Calavj  Capuani ,  come  già 
difli  3  e  dì  cinque  altri   giovani,  nobili  Capuani,  i  quali 
aveano  giurato  d'incendiale  Remai  sra  finalmente  beiij 
perfuafo  il  Senato,  che  in  tutte  le  occafioni ,.  che  mai  lo- 
10   fi  erano  prefentate  ,  da  poter  m^ofìrare  il  lor  valore^ 
e  da  poterfi  vendicare  della  Romana  Repubblica  ,  che* 
fempie  ebbero  per  emula  ,  e  Tempre  ne  fdegnarono  l'au- 
lorità  ,    e    la  foggezione  ,    i  Capuani    non    aveano  mai 
lafciaro    di    sfogare  il  loro   animo   altiero  ,    e  fupetbo  * 
Mofi!b  dunque  da  tutto  ciò  ,  potè  beniffimo  Iti- 
mare  il  Senato  ,  che  fotto   il  colore  di  tal 
Religione,  fi  tramalTe  da' Capuani  qual- 
che congiura  contra  la  Repubblicaj 
e  perciò  ordinò  ,  che  con  taa- 
ta    diligenza   fi  cuilodiilè 
in  carcere  Minio  Cet» 
yinio  ,  per   ifco- 
vriye  forfe 


2  04     Storia  Civile  di  Capua 

tutta  la  trama  ,  e  prendere  gli  opportuni  ripari,  riufcèn- 

do  dì  forte  dubbio  ,  e  di  foinma    agitazione  a* 

Romani  ogni  qualunque    azione  ,  che 

da' Capuani  in  que*  tempi  ,  e 

fotto  il  miferevole  flato 

di   Prefettura    (ì 

commettefle. 

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CAPITOLO     IX. 

Capua  fenduta  Colouia  de'  RoinauL 

Dopo  le  già  divifate  cofe,  fu  d^  Marco  Bruto  ,  padre 
di  quel  M,  Bruto  Cepione ,  uccifor  di  Giulio  Cefare, 
dedotta  in  Capua  una  Colonia  di  cittadini  Romani  ,  i 
cui  due  Ufìziali ,  che  la  governavano ,  eran  montati  ia 
tanta  fuperbia  ,  che  Pietori  appellar  fi  fa  cea  no  ,  edavan- 
ti di  elfi  portavano  i  littori  co'fafcij  come  avanti  a'Pre- 
tori  Romani  coftumar  (1  folca  ^  laddove  nelle  altre  Co- 
ionie i  due  eletti  al  reggimento  di  efiè  eran  chiamati 
Duumviri ,  e  loro  facean  treno  i  Littori  fenza  fafci  ,  co- 
me r  atteftò  Cicerone  ;  Commemoraho  ìd ,  quod  egcmet  d/- 
dì ,  cum  'Devìjjem  Capuam  Cokniam  dedaBam  Z.  Co?iJìdiOy 
f3  Sex.  Sa /no  ,  que7nadmod!{m  ipfì  loquehar.tur  ,  Praeto- 
rìhfis  j  <v/  ÌKtcìUgat'n  quaritam  locui  ipfe  afferai  fuperhiamy 
quae  paucU  dìehtdi  ,  quihui  ìlio  Colonia  deduBa  ejì ,  per- 
Jpici  ,  atqae  intslligi  pojpt .  Kam  primum  id ,  quod  dixìy 
cum  ceieris  in  Coloniìi  Dtiun.viri  oppellentur  ,  hi  Je  Prae- 
tores  appellati  'ookhant  ....  deinde  anteihant  Lidlores 
non    cz^m  hacilUi ,  fed  ui  hi  e  Praetorihui  ante  eunt ,  cum 

fajci' 


Libro  Primo.  205 

fafcìhus  duóhui  .  Per  quelta  Colonia  di  Bruto  fu  liberata 
Ja  Città  di  Capua  dali*  odiofa  condizion  di  Prefettura , 
furon  difpofte  le  cofe  di  lei  a  fomiglianza  della  Roma- 
na Repubblica  {a) ,  Quelli  Coloni  pofero  la  Città  in  mi- 
glior fiftema  ,  quefti  comihciarono  a  riftorare  i  pubblici 
edifìzj  ,  a  render  ben  eulte  ,  e  trafficate  le  ftrade ,  e  lo 
piazze  ,  e  cominciò  per  mezzo  di  efli  a  rifplendere  ia^ 
Capua  un  raggio    della  fua  antichiffima  luce. 

Ma  quefta  Colonia  di  Bruto  ebbe  infelice  riufcimen- 
te  ,  eflèndo  ftata  di  molto  corta  durata  ,  ed  efièndo  ca- 
pitati male  i  magiftrati  di  efTa  ,  e  coloro ,  che  ne  maneg- 
giarono la  deduzione  infieme  con  Bruto ,  Tuo  principale-» 
autore  ,  de*  quali  affermò  Cicerone  ,  che  om^es  acerbìjjì- 
mas  ìmpiorum  poenas  )per*!ikrunt  {h)  ;  onde  Capua  ritor- 
nò fubito  allo  flato  lagrimevole  di  Prefettura  . 

Indi  Lucio  Cornelio  Siila,  avendo  condotto  a  fine  le 
guerre  co*  popoli  ftranieri ,  ed  avendo  cominciato  ad  efer- 
citar  la  tirannide,  renduto  già  fuperiore  all'autorità  del 
Senato  Romano,  prefe  il  gaftigo  diqueile  Città,  ch'avean 
dato  foccorfo  a' fuoi  nemici,  o  d'altro  modo  gli  fi  eran 
oppofìe  5  onde  mandò  quivi  ad  abitare  i  fuoi  foidati , 
e  divife  a  cofloro  il  terreno  di  efiè  .  A  fimili  pene  fog- 
giacque  ancora  Capua  ,  eh*  era  fiata  della  parte  de' nemi- 
ci di  Siila ,  ed  in  Capua  egli  vi  deduffe  una  colonia  mi- 
litare, della  quale  parla  Frontino  (f )  :  agtr  e]Hi  (  di  Ca- 
pua )  le  gè  Sy  liana  f uè  rat  ajfignatuì  . 

Quella  Colonia  Siilana  non  tolfe  a  Capua  la  quali- 
tà di  Prefettura  ,  come  avea  fatto  quella  di  Bruto  .  Con- 
ciofìacofachè  M.  Tullio  nella  feconda  Agraria  afierifce, 
che  à\Àt  perfone  fi  erano  oppofte  alle  difpofìzioni  de*  mag- 
giori ,  i  quali  avean  fatto  di  Capua  una  Prefettura  ,  cioè 
Bruto,  e  Rullo,  avendo  il  primo  renduto  quella  di  molto 
iìmile  alla  Repubblica  Romana  ,  col  condurvi  una  colo- 
ria  civile ,  ed  il  fecondo  fludiandofì  già  di  fare  il  mede- 
lìmo  .  Per  lo  che  fé  Siila  aveife  imitato  quefti  due  difprc- 
giatori  de*  configli  de*  maggiori ,  portando  i  cittadini  Ro- 


mani 


(a)  GV.  /Igrar.  n.iAt.  (b)  Q'ic,  [oi,  àf,  (e)  h  lìberi*  de  Colpff» 


2o6       Storia  Civile  di  Capua 

mani  ad  abitar.c  in  Capua  ,  ed  a  vivervi  in  forma  di 
Repubblica  ,  Cicerone  avrebbe  fuor  di  dubbio  a'  primi 
due  aggiunto  anche  Siila. 

Fu  una  tal  Colonia  di  lunghifllma  durata  in  Capua. 
Prefcindendo  io,  fé  gli  atti  di  Siila  foifero  itaci  r^lciliì 
dopo  la  fua  morte ,  con  Sigonio  ,  feguito  dal  noftro  Pel- 
legrino ,  ed  in  confeguenza  anche  la  deduzione  delia  co- 
Ionia  mandata  in  Capua ,  o  che  non  fodero  ftari  mai  re- 
fcifli  dopo  la  fua  morte  col  fentimcnfo  del  Mazzacchi, 
ed  in  confeguenza  folTe  durata  in  Capua  la  già  detta.» 
Colonia.  La  verità  fi  è,  che  l'unico  impegno  di  refcin- 
dere  gli  atti  di  5illa  ,  e  di  rivocare  le  fue  colonie  mili- 
tari era  del  fole  Lepido  j  e  perciò  avea  guerra  centra 
Catulo  fuo  collega  y  fecondo  fcrifie  Giulio  Efubsranzio  . 
Ma  non  fi  fa ,  che  quefto  sforzo  foilè  ftato  efeguito ,  an- 
zi non  pocea  efeguirfij  poiché  efièndo  ftato  Lepido  po- 
co dopo  vinto  da  Catulo,  fuggì  in  Sardegna,  ove  finì 
miferamente  i  Juoi  giorni  .  Certamente  però  fi  fa ,  c-bc-» 
tal  Colouia  durò  lungo  t^mpo  dopo  la  morte  di  Siila-  5 
poiché  Rullo  macchinando  una  nuova  deduzione  nella-. 
ftefla  Città  di  Capua  i'  anno  di  Roma  690.  ,  fra  i  capi- 
toli della  l^gg^  }  ch'egli  avea  intorno  a  queft  affare  efpo- 
flo  al  pubblico,  vi  era  anche  quefto:  che  fi  aftègnaftero 
4*  fuoi  coloni  i  poderi  di  Capua  ,  comprati  da'  pofielTori 
Sillani,  fecondo  ci  avvifa  lo  ftefio  Cicerone  ((?);  i/t  agros 
a  Sylìan'n  pojfejfortbus  tmtos  y  quanti  velkth y  populo  Ro- 
wano  inducsrstii  ,  Cefare  ben  anche  quattro  anni  dopo 
nella  nuova  divifione  de' campi  Capuani ,  appartenenti  aJ 
pubblico  di  Roma  ,  non  po(è  mano  alle  poffelfioni  de' 
Sillani  5  come  altrefi  Augufto  fi  aftenne  dalle  medefime, 
quando  in  quefti  contorni  andava  cercando  terreni  da-* 
dividerfi  a'  luoi  foldati  veterani . 

Kon  fono  qui  da  paifar fi  fotto  filenzio  le  macchine 
di  Rullo,  Tribuno  delia  plebe  ,  per  fiflare  in  Capua  una-» 
nuova  Colonia.  Quefti  nel  Dicembre^ che  proifimamente 
precorfc    al  Gennajo  ,    in  cui  Cicerone  entrò  m  poileftb 

dei 
(a)  Cict  2,  Jgrar'  n.  3^. 


Libro  Primo.  207 

dei  Confola  to,  promulgò  una  legge  di  molti  capitoli.  In 
L'HO  di  ellì  veniva  ordinato  ,  che  in  Capua  fi  niandaflo 
una  colonia  di  cinquemila  cittadini  Romani  ;  che  a  cia- 
fcuno  di  quefti  fonerò  afTègnati  dieci  jugeri  d^ì  terreno 
Capuano  ,  e  dodici  dello  Stellate:  che  a  ciafcuno  di  mo- 
do fo0è  appropriata  la  fua  porzione,  che  queita  venifTe-r 
ereditata  daTuoi  figliuoli  .  Il  capitolo  ieggefj  in  ultimo 
Jnogo  nella  collezione  de* capitoli  della  ìcgge  di  Rullo, 
fatta  dal  Goefio  :  Capuam  tamen  quìnque  cìvì^m  Roma- 
norum  mìUìa  tranfcrihantur  :  JìnguUfqtie  agri  Can^panì  de^ 
na  ,  Stellai  il  duodena  jigger  a  dividutitur  :  qua  e  heredenu, 
fequantur .  Ma  il  nuovo  Confolo  Tullio ,  zelando  per  la 
dif-efa  delle  coftituzioni  de' maggiori  ,  fìccome  colui,  eh* 
era  capital  nemico  àù\t  novità  ,  ftimò  che  la  prima  fun- 
zione à^i  fuo  Confolato  dovefle  eflere  lo  iconfigliare  sì 
fatta  difpofizjone  di  Rullo,  Il  perchè  Io  fteflb  giorno  del 
fuo  poffefTo  ,  cioè  il  primo  di  Gennajo  pofe  fotto  gli  oc- 
chi de' Senatori  Ja  fconcezza  della  \^%%^',  ed  indi  a  pochi 
giorni ,  chiamato  a  parlamento  il  popolo ,  arringò  coti-» 
tal  fuoco  ,  ed  energia  contra  il  Tribuno  ,  eh'  ei  non  ar- 
dì affatto  di  venir  a  capo  di  quanto  avea  difpofto .  Onde 
Cicerone  venne  con  ciò  a  fare  un  diftinto  benefìzio  a'  Ca- 
puani ,  i  quali  conofcendofi  erettamente  tenuti  a  lui  [a) 
per  tal  favore,  come  anche,  perchè  poi  li  falvò  dal  fu- 
rore di  Catilina ,  che  tentava  infìdiofamente  occupare  la 
Città  di  Capua  per  gli  fuoi  difegni  di  guerra  ,  inalzaro- 
no a  sì  grande  lor  benefattore  una  ftatua  dorata  ,  e  lo 
dichiararono  lor  protettore  ,  e  tutelare . 

Ma  fé  a  Rullo  non  venne  fatto  di  effettuare  il  fuo 
difegno  intorno  alla  colonia  Capuana  ,  molto  facilmente 
riufcì  quefla  imprefa  a  Giulio  Cefare  nel  fuo  primo  Con- 
folato. E  fi  rendè  tanto  illufire  quefta  colonia  ,  dedottavi 
da  Cefare  ,  che  allora  Capua  acquiftò  il  titolo  di  Colo- 
nia Romana  .  E' ben  vero,  che  sul  principio  v'incontro 
Giulio  Cefare    degl'  intoppi  ih)  3    imperciocché  ,  avendo 

Dd  que- 

(a)  Oc.  in  Vìfofi»  Plutarco,  in  Cic,  Mazoch.  in  tit.  Cdf^p* 
Anph,  pag,  iz,  not,  3,  (b)  Jppian.  Uh.  2.  ciKjih 


2o8       Storia  Civile  di  Capua 

quello  Confolo  propofto  in  Senato  il  fuofentimento  Intor- 
no a  tal  deduzione  ,  non  pochi  fé  gli  oppofero  ,  sì  per 
Ja  ragione  fteda ,  onde  M.  Tullio  avea  fconfigliata  effica- 
cemente Ja  già  detta  ìcg^e  di  Rullo  ',  sì  ancora  perchè 
Cefare  in  quefto  modo  obbligandofi  la  plebe  ,  s'avrebbe 
aperta  la  iirada  ad  un  perpetuo  impero  .  Il  perchè  Ce- 
fare rotto  ad  ira ,  ufcì  dalla  Curia,  rifoluto  di  non  più 
far  parola  in  Senato  ,  né  di  quefta  legge ,  né  di  quàl  fi 
fofTe  altro  affare  ,  appartenente  al  fuo  ufizio  ,  ma  di  trat- 
tare d'  ogni  cofa  col  popolo  .  In  fatti  egli  in  apprellb 
montando  in  ringhiera  nel  Foro  ,  dimandava  a  Pompeo, 
ed  a  CralTo,  di  lui  deputati  a  configliar  le  hggì  ,  qual 
mai  intorno  ad  elTa  il  lor  fenti.nento  sì  folle  ?  Davaiij 
coftoro  approvazione  ,  e  confentimento  alla  medefirna  , 
rapprefenrando  alla  plebe  ,  quanto  ben  vanraggiofa  fi  fof- 
Ic  5  e  tofto  la  plebe  avendo  fotto  le  vefti  le  armi  nafco- 
fte  ,  era  chiamata  a  dare  il  fuo  voto  .  L'altro  Confolo 
Bibolo  ,  difapprovando  il  penfìero  del  collega  „  e  mal  fof- 
frendo  il  di  lui  andamento  ,  ufcì  una  volta  in  piazza  ad 
impedire  il  trattato.  Ma  ia  plebe  al  vederlo,  non  punto 
ritenuta  dal  rifpetto  del  venerando  magiftrato ,  fenza  in- 
dugio s'avventò  fopra  i  Littori  di  coflui  ,  e  fracafsò  lo- 
ro i  fafci .  Veggendof]  iJ  difgraziaro  Confolo  così  oltrag- 
giato ,  efpofe  la  gola  fco verta  al  furore  degli  avverfarj, 
aitine  di  rendere  almeno  colla  fua  morte  odiofo  il  col- 
lega .  Ma  gli  amici,  per  fai  vario  ,  fuo  malgrado,  in  un 
tempio  ivi  proflimo  lo  ritirarono  .  Catone  ancora  oppo- 
nendofi  a  Cefare ,  due  volte  corfe  in  piazza  a  fconfiglia- 
re  la  hgge ,  ma  ne  fu  fempre  vergognofamente  cacciatoi 
di  maniera  ,  che  la  logge  di  tal  deduzione  venne  final- 
mente (labilità  dal  confenfo  infleme  ,  e  dal  giuramento 
de  plebei ,  e  de'  Senatori ,  i  quali ,  febbenc  nell'interno  non 
confentiOero  ,  nondimeno  giurarono  ,  per  isfuggire  la^ 
pena  d*  una  ficuriilima  morte  .  Si  querelò  Bibolo  in  Se- 
nato del  torto,  fattogli  da  Cefare;  ma i Senatori  non  ar- 
d.rono  di  prendere  alcuno  efpediente  a  prò  del  Confolo 
offefoj  tanta  era  i' autorità  ,  tanto  il  dominio,  che  fopra 

di 


Libro  Primo.  209 

di  tutto  il  Senato  Cefare  arrogata  fi  avea  .  Perciò  Bibo- 
3o,  vinto  dalia  vergogna  ,  fi  ritirò  a  csfa  ,  Tenza  più  com- 
parire in  pubblico  per  tutto  il  reito  dei  fuo  Confolato  {a)j 
fé  non  che  con  qualciie  editto  fi  opponeva  talora  ,  ed  in 
vano  al  fiio  Collega  .  Ma  Cefare  dai  fuo  canto  facea, 
quanto  mai  gli  tornava  in  piacere ,  per  cattarfi  la  grazia 
delia  plebe  >  e  ftabilire  maggiormente  il  Tuo  dominio  ; 
tal  che  in  R  orna  volendo  alcuni  fcherzare  su  di  qualcu- 
no degli  ftabiiimenti  di  Cefare,  affermava,  efferfi  quello 
fatto  fotto  il  Confolato  di  Giulio  ,  e  di  Cefare  ,  volen- 
do così  additare,  che  la  podeftà  propria  di  due  erafi  ri- 
ftretta  in  un  folo  .  E  la  medefima  cofa  diede  luogo  a^ 
quefti  due  verfi  ,  che  corrcano  allora  per  le  bocche  di 
tutti  (^)  : 

Nofi  Bìhijlo  quìcquam  nuper  ,  fed  Caejare  fa&um  efl^ 
Nam  Bìbulo  fieri  Conjuìe  nil  memìnì , 
lì  tenore  della  l^ggQ  di  Cefare  intorno  alla  Colonia  Ca- 
puana fi  era  ,  che  fonerò  menati  in  Capua  ad  abitare-» 
ventimila  cittadini  bifognofi  ,  che  avelTero  tre,  o  pù  fi- 
gliuoli per  ciafcuno ,  a*  quali  fi  divideflè  il  Contado  Ca- 
puano. Lo  atreftò  Suetonio  (e)  con  tali  par  ole  :  Campi^f^ 
Stellatem  majorìhui  confecratum  ^  agruwque  Can.pat.um  ad 
fubjldìa  Reip,  relMum  dìvìfit  extra  fortem  ad  viginti 
mi  Illa  civium  ,  quibu^  terni ,  plurefque   liberi  ejjent . 

La  medefima  legge  conrenea  \x^  capitolo  intorno  a* 
divifori  dei  terreno  di  Capua  ,  ed  ordinava  ,  che  fodero 
venti,  o  per  comunicar  tal  onore  a  molte  perfone ,  ov- 
vero affinchè  il  numero  di  coftoro  al  numero  delle  mi- 
gliaja  de' coioni  avefle  a  corrifpondere .  I  nom  di  quefti 
divifori  non  fi  fan  tutti  .  Stne  folamente  ne  fono  fiati 
fcoverti  dal  Mazzocchi  ,  e  fono  Trem  ellio  Scrofa  ,  M, 
Varrone  ,  Gn.  Pompeo,  Pifone ,  Crailo  ,  Miico  Azio  Bal- 
bo ,  avo  materno  d' Augufto  ,  e  L.  Corneljo  Balbo  mag- 
giore. Ed  egli  il  Mazzocchi  porta  opinione,  che  Tanzi- 
detta  d:vifione  Ad  terreno  di  Capua  fu  effettuata  di  mo- 

Dd     2  do, 

(a)  Suetcn,  in  Jul  cap,  20.         (b)  Sueton>  ibìd» 
(e)  Sueton,  ibid.  Appìan*  Uh»  2.  cìxiih»  \  . 


2 IO      Storia  Civile  di  Canna 

JL 

do,  che  clafcuno  de' coioni  rimafe  incaricato  dell*  obbli- 
go di  pagare  ogn'  anno  alia  pubblica  Camera  di  Roma 
le  decime  delia  Tua  porzione  5  credendo  ,  che  quelto  vo- 
lefle  fìgnificarc  Appiano  (a)  ,  quando  fcrifle:  Kxt  wV  a'ee- 

7o7^  ^fi  TTotTpcieri  ttsùScùv  r£/,cóvi  ie  quaH  parole  fono  da  lui 
tradotte  così  in  latino  :  E(  agrum  Campanum  ìonge  om^ 
nìum  fertìltjftmi^w  trìum  ptierorum  pairibus  ,  ita  ut  pu- 
ì)lico  tener entur  ,  eloca'Dlt .  In  verità  il  verbo  ^lòlyLOLi  ,  a^ 
cui  fta  aggiunta  la  particella  Sui ^m  Tegno  di  diftribuzio- 
ne  ,  fi  fcambia  qui  per  (ai^óco '^  poiché  daflì  ai  primo  ii 
lignificato  del  latino  elocare  ^  proprio  del  fecondo  3  aven* 
do  ia  voce  /!4/iS-»^ot< ,  propiamente  parlando,  la  forza  del 
latino  cofìdttco  .  Or  non  avrebbe  potuto  Appiano  valerli 
di  tal  voce  ,  fé  i  coloni  di  Giulio  non  avellerò  ricevuta, 
il  terreno  di  Capua  col  pefo  dell'  annue  deciiae ,  da  do- 
yerfi  a  Roma   contribuire. 

E*  vero  ,  che  Marco  Tullio  Cicerone  fi  lagnò  acremen- 
te ,  che  Cefare  con  tal  fua  divifione  facea  si ,  che  il  con- 
tado di  Capua  £\  rogliefiè  dal  numero  di  quei,  che  i  loro 
frutti  alla  Repubblica  contribuivano  5  ma  ciò  egli  intefe 
deir  intiera  contribuzione  ,  che  Roma  poi  non  aveva  di 
tutti  i  frutti ,  i  quali  eran  larghiifimi ,  del  terreno  Capua^ 
noj  ed  avendone  foiamente  ie  decime  ,  parca  ,  che  reltafie 
di  elfi  del  tutto  privata ,  Ciò  è  tanto  vero ,  che  Dione  at- 
teilò  ,  che  quefta  legge  di  Cefare  circa  la  divifione  de' 
terreni  Capuani  fta  va  di  tal  modo  ben  conceputa  ,  cho 
non  v'  era  cofa  da  riprendere  .  Il  che  conterò  io  fteflb 
Cicerone  ad  Attico,  quando  gli  fcriife  ;  Primum  itam^^ 
fupugit  y  Ut  fomnum  mlhi  ademerìt  .  ,  .  quod  fcripferas . 
.  .  prolattim  tri  aliquid  ,  quoà  nemo  ìmproharet  .  Ma  co- 
me farebbe  ftata  irreprenfibiie  ia  legge  %\^  detta  ,  fé  fi 
fofle  in  quefta  ordinato ,  che  i  poderi  Capuani  fi  dividef- 
fero,  fenza  che  per  l'avvenire  ne  tornafie  a  Roma  parte 
de'  frutti  ?  Certamente  niuno  di  que'  tempi  ,  che  avefic^ 
avuto  fior  di  fecno,  fi  farebbe  ritenuto  ds  ripreoder  que- 
lla 
(a)  Apphw»  fhi^. 


Libro  Primo .  2 1 1 

fia  Ie<>»e  3  perchè  il  terreno  Capuano  ,  a  cagione  della,, 
niirabil  fua  fertilità  ,  la  Repubbiica  ie  lo  avea  riferbato 
per  gli  Tuoi  bilogni,  come  nel  fopraccitaro  pallb  fcriflo 
Suetonio  ;  Jgrum  Campanum  ad  ffibjìdia  Rsipsiblìcae  z/f- 
B  io  a  lem  relìBum  diz^ìjìt . 

Stcibiiiti  in  Capila  i  Coloni  di  Celare  d'  abitazione  , 
e  d'  averi ,  refpirò  ella  ia  gran  Città  aura  troppo  foave, 
ed  amena  5  poiché  iVanì  iubito  ,  e  fu  immediatamente^ 
abolito  il  nijferevole  Itato  di  fua  Prefettura  ^  e  fi  diede 
al  pubblico  di  Capua  una  fpezie  di  reggimento ,  fimile  a., 
quello  di  Roma.  Tolto  via  il  Prefetto,  furono  creati  due 
IJiìziali  col  titolo  di  Duumviri  per  io  governo  della  Cit- 
tà.  I  primi ,  che  foiteneflcro  tal  carica  ,  furono  Lucio  Pifo- 
ne  [a) ,  e  Qv\,  Pompeo  (/^) ,  1'  uno  fuocero ,  e  1'  altro  ge- 
nero di  Giulio  Celare.  E' da  crederfì,  che  quefti  due  ma- 
giitrati  almeno  ne'  primi  tempi  della  Colonia  furon  chia- 
niati  Confoli  5  poiché  Cicerone  dà  cotal  titolo  al  fopran- 
no  minato  Pifone  {e)  ;  Capuaene  ie  p  ut  ah  ai ,  in  qua  urhe^ 
àomìcilìwm  quondam  fuperbìae  futi  ,  Co^fu/em  effe  ,  Jìcuf 
eras  eo  tempore  5  an  Romae  ,  in  qua  ciZfitate  omnes  ante 
Zfos  Confu/es  Saiatui  paruerunt  ì 

Ma  quanto  tempo  duraile  il  governo  di  ciafcuna  cop- 
pia de' Duumviri  ^  o  Confoli  della  Colonia  Capuana  ,  non 
e  agevole  indovinarlo.  Quello  è  certo ,  che  i  primi  Duum- 
viri, Pifone,  e  Pompeo,  non  lafciarono  il  governo  di  Ca- 
pua prima  di  ano,  anni  compiti  .  Conciollacofachè  neJ« 
r  anno  ,  che  Pifone  fu  creato  Confolo  in  Roma  infleme 
con  Gabinio,  era  ancora  Duumviro  in  Capua,  e  Pompeo 
fi  trovava  nel  fommo  magifìrato  di  Capua,  quando  qui- 
vi decretò  di  ricorrere  a  Roma  pel  ritorno  di  Cicerone^ 
dall' cfilio  ,  ellèndo  Conloli  in  Roma  Lentolo  ,  e  Metello. 
Da  qui  però  non  fi  può  dedurre  con  certezza,  che  il  tem- 
po ordinario  ^é.  raagiftrato  de*  Duumviri  Capuani  folle 
almeno  di-due  anni,  potendo  penfarfi  ,  che i  primi Duum^ 
viri  furono  confermati  nel  governo  per  due ,  e  forfè  per 

tre 

(a)  C/V.  prò  Sext.  &  in  Vìfon, 

(b)  Cic/pojì  red.in  Senut.n*  i«.     (e)  C/V.  iVid. 


2  12      Storia  Civile  di  Capua 

tre  anni  ,  per  dar  compitamente  alia  Città  di  Capua  un 
nuovo  fìftcìua  di  governo,  avendo  mutata  faccia  per  la- 
nuova  deduzione  di  quefta  gran  Colonia  .  Sia  però  ,  come 
li  voglia ,  almeno  fotto  Augufìo  fu  incerta  ia  durata  del 
Duumvirato  ,  o  Confolato  Capuano  3  poiché  allora  quc- 
iV  ufìzio  lo  efercitò  chi  per  fei  meli ,  chi  per  meno  ,  o 
chi  per  più  tempo  j  il  che  da  un  lungo  frammento  de* 
Falti  Capuani  preflb  il  Grutcro  (a)    colla  ad  evidenza . 

Quefta  Itena  Colonia  fu  poi  ben  ampliata  ,  e  tro 
volte  accrelciuta  dall'  Imperadore  Ottaviano  Augufto ,  fuc- 
ceflore  di  Giulio  Cefare  3  onde  non  folamenre  conlervò , 
0ia  accrebbe  ben  anche  alla  Città  di  Capua  lo  splendo- 
re ,  il  fafto  ,  e  la  grandezza.  Di  quefta  ampliazione  ,  ed 
accrefcimento  parla  i'Ifcrizione  già  detta,  fupplita  dal  Maz- 
zocchi  " 

COLONIA  IVLIA  FELIX  AVGVSTA  CAPVA 

FECIT. 
E  fpiegò  egli  afiai  bene  ,  che  l' ifcrizione  volle  compren- 
dere tutte  e  tre  le  Colonie  ,  la  prima  dedotta  in  Capua 
da  Siila,  la  feconda  da  Giulio  Cefare,  la  terza  da  Orta- 
viano  Augufto  :  e  per  ciò  difìe  IVLIA ,  perchè  ji/Jfu  Im' 
pratorìs  Caefarìs  deduca  3  FELIX ,  perchè  iege  Sulluna^ 
ager  fuìt  ajpgnatui  3  AVGVSTA  ,  perchè  Caefar  Aliga- 
Jìui  militi  prò  merito  dividi  jajjlt  ,  Lafciando  io  all'eru- 
dizione degli  Accademici  ,  (e  fi  dille  Colonia  Felix,  noiij 
perchè  folle  ftata  dedotta  da  Giulio  Cefare,  ma  da  Sila, 
li  quale  fu  foprannominato  Felice  3  e  fé  fcrivendo  Velie- 
jo  del  Confolato  di  Giulio  Cefare,  dovea  fa  pere  la  Colo- 
nia ,  dedotta  in  Capua  da  Siila ,  quando  diffe  (^)  :  i»  mc^ 
confulatu  Caefar  legem  tulìt  ,  ut  ager  Campami^  plebi^ 
divideretur  ,  fuafore  legis  Pompejo  .  Ita  circiter  'Digititi 
millia  ci'Ditim  eo  deduBa  ,  &  jtis  ah  bis  rejìitutum  poft 
annoi  circiter  centum  quinqtiaginta  dtios ,  quam  bello  Pu- 
fiico  a  Romanis  Capua  in  formam  PraefeBurae  redaBa^ 
eji  3  e  non  fece  affatto  menzione  della  Coionia ,  dedotta 

da  Siila  . 

Ma 

(a)  Pag,  299.  (b)  Veli,  Pater  Jib*z.  cap,S^. 


Libro  Primo.  213 

Ma  su  di  quel  cognome  Felice ,  dato  a  Siila ,  mi  fer- 
mo a  profFerire  qui  un  mio  deboJiflìmo  fentimento  ,  ed 
afferire,  che  in  quefta  Ifcrizionequei  i^£'Z/^difègni  anzi 
meglio  ia  qualità  di  quefta  Coionia  ,  dedotta  da  Giulio 
Cefare  ,  che  non  SiJia  ,  fbprannominato  Felice  ,  ai  par  ,  che 
fi  difle  Anrialn  di  C.  Giulio  per  la  legge  annale  ,  Patro-- 
ntii  Senatui  di  Drufo,  per  Tinflgne  opera  a  prò  de' Grac- 
chi,  Dìves  a  Craflb,  per  l'abbondanza  delle  Tue  ricchez- 
ze ,  e  così  di  tanti  altri,  ed  indi  mi  fo  avvifato di  tanto, 
veggendo  fimiii  aggiunti  in  altre  Colonie,  che  arrivavano 
unicamcnre  a  dinotarle,  quali  erano,  come  in  una  Ifcri- 
zione  ,  riportata  da  Monfìgnor  Antonio  {a)  Agoftini  nel- 
la fua  Opera  delle  medaglie . 

inni  VIR.  AVG.  COL.  I.  V.  T.  TAR- 
RACON . 

Che  vale  a  dire  SeZ'ìr  Augfijìalii  Coloniae  JuUae  VìBrì^. 
tU  Tyrrbicae  f  o  Toga^ae  Tarraconii  ,  E  tanto  ancora  ^\ 
legge  in  una  m-edagha  di  Giulio  Celare  ,  battuta  in  Tar- 
ragona  ,  dopo  la  fua  morte,  da  Ottaviano  Augufto,  in 
cui  àzX  rovefcio  ,  dove  fta  la  fua  efHgie  y  fi  iegge  CAS- 
SAR C.  V.   T. 

Anzi  dico  molto  di  più ,  zh.^  *J  fuddctto  cognome  di 
Felice  a  Siila  vada  molto  a  conofcerfi  rifparmiato  nel- 
la Storia  ,  e  quafi  taciuto  in  tutto  nelle  Ifcrizioni,  co- 
me ai  contrario  quellt>  di  Magno  a  Pompeo,  che  da  per 
tutto  e  nelle  Ifcrizioni ,  e  nella  Storia  ,  e  nelle  mtàsi^yi^ 
fempre  s'incontra  5  coficchè  non  fi  faprebbe  dire  ,  com' 
egli  qui  per  la  fua  Colonia  ,  ben  molto  tempo  avanti 
dedotta  ,  abbia  ad  intenderfi  col  fuddetto  cognome  di  Fr- 
ììce  .  Che  anzi  febbene  non  faprei  dire  ,  quando  ia  no- 
ftra  Campania  prefo  avelfe  il  proprio  cognome  vantag- 
giofo  dì  Felice  i  mentre  nella  Storia  Romana  aflblutamen- 
te  va  detta  ia  Campania  5  con  tutto  ciò  il  mio  fenti- 
mento non  farebbe  da  rigettarfi  del  tutto  ,  fé  m'avanzaf- 
fi  a  dire  ,  che  ciò  arrivaflc  da  un  tempo  beo  alto  i  o 

elle 

(a)  Pag.  202. 


2  14     Storia  Civile  di  Capua 

che  forfè  a*  noiiri  antichi  Capuani  rifcrizione  di  COLONIA 
IVLIA  FELIX QLVtiiQ.  dato  l'argomento  d'indi  chiamarla, 
e  col  redo  delie  fcie  approvate  ragioni  ,  la  Campagna^ 
Felice  5  ciocché  arriverebbe  <i\  pruova  ,  che  non  mai  gii 
antichi  noftri  dottidlmi  Capuani  fotto  quello  aggiunto  FÈ- 
LìX  intefo  ebbero  Siila  Felice  .  Qijefto  però  fia  detto  fot- 
ro  la  cenfura  de' miei  niaeftri,  che  hanno  altrimente  quel 
FELIX  in  Siila  interpetrato  . 

Dopo  la  morte  fventurata  di  Giulio  Cefare  negli  an- 
ni di  Roma  709.  efièndo  fcorfi  ben  quindici  anni  dopo 
la  già  detta  rinomata  deduzione  di  Cefare  ,  t^uxo  Mar- 
cantonio, il  quale  fu  poi  Triumviro,  mandare  una  nuo- 
va Colonia  in  Capua  ,  ma  poco  mancò  ,  che  non  foffc* 
da*  Capuani  trucidato  {a)x  onde,  per  non  tornarfene  con 
vergogna  in  Roma  ,  la  pofe  nella  vicina  Città  di  Cafiii- 
no  ,  credendo  così  danneggiare  almeno  i  contraddittori 
Capuani 5  a  qual  proposto  fé  gli  inveì  contra  M.Tullio 
Cicerone  :  Deduxìjìi  Coloniaìn  Cafllìnum  ,  quo  Caefar  an- 
te deduxerat poJJ'etne  uhi  Colonia    ejjet  ,  eo  Colo- 

nìam  no'^din  jidre  deducere '^  Non  poteafi  per  \^%%^  ^  dov* 
era  già  (labilità  una  Colonia ,  dedurvi  un'  altra  5  ma  al  piCì 
poteafi  benifilmo  fupplire  il  numero  de*  coloni  mancan- 
ti ,  od  accrefcerio  :  Cafilinmn  (  fiegue  Cicerone  )  Coloniam 
deduxìftl  ,  quo  erat  paucis  ante  annii  deduBa  ,  ut  vexìl^ 
lum  vlderei ,  ut  aratrum  cìrc^mduceres ,  cujus  quìdem  'dO' 
mere  portam  Capuae  pene  perjirìnxìfii  ,  ut  fiorenti  Colo» 
niae  territorium  minueretur  {b). 

Seguita  però  la  rovina  di  Marcantonio  9  ilpartico- 
lar  territorio  Capuano  tornò  alla  fua  antica  ampiezza  j 
imperocché  ,  avendo  ben  tre  volte  accrefciuto  Augufto, 
come  già  difìf ,  la  Colonia  Capuana  ,  ebbe  neceffità  ,  non 
che  di  rendere  a  lei  V  intero  fuo  territorio  ,  ma  di  più 
dilatarlo ,  ed  accrefcerio .  Ed  è  cofa  ben  chiara ,  che  tre 
fofTero  (lari  gii  accrefcimenti  di  quefta  Colonia  in  tre-» 
tempi,  tra  di  loro  affai  differenti.  Il  primo  di  elfi  fu  per 
kgge  dt\  famofo  Triumvirato*  Il  fecondo  per  legge  par- 
tito- 
(a)  OV.  Pbil  2.  H,  Z9>  &  PMl  1 2.  n.  3.       (fe)  Cic.  toc.  ut. 


Libro  Primo.  215 

tkolare  di  Ottavio,  dopo  debeilaro  Pompeo,  e  Lepido; 
li  terzo  dopo  Ja  celebre  battaglia  di  Azio  .    Dei  primo 
parlali  in   Appiano  (^),  dove  narrando  ie  diciotto  Colo- 
nie Italiche  ,  promefìe  in  preaiio  a'  fòldatJ,  {e  vincitori 
tornacelo  ,  dice  ;  If^fer  ^as  emnehant  Capaa  ,  Regìttm  y 
Vsfìujìa  ,  Bt^neTjentum  ,   Nr^cerla  :  e  oei  J,bro  V.  ,  dopo 
aver  riferite  le  vittorie  ,   da  iiii  riportate  di  Bruto  ,  e  di 
Csfiìo,  fog giunge  ,*  Afox^ae  a4  perjoheKda  pratnm  prò* 
ji:dhis  eji  (  paria    di  Ottavio  )  i^  Itaiiam  ^  ut  agros  mì/i'- 
iìbui  divìderei  >  giufta  ie  prometèi  loro  fatte  ,  cinque  aa- 
lìi  prima  ,  nel    primo  anno  del   Triumvirato  . 

1>^\  fecondo  accrefcimento  paria  apertamente  il  no« 
flro  Vellejo  ,  ramai^ntando  ancora  la  munificenza  di  Au- 
guro nel  donare  a*  Capuani  una  gran  rendita  neirilola 
di  Creta,  e  l'acqua  Giulia  ;  e  Dione  Caflio  difle  :  Atque 
Uà  mìlìtei  (  che  fatto  aveano  tumulto  per  queft*  affare) 
compojidìt ,  ut  argentum  lìutìm ,  agrum  non  multo  pojì  ih 
d-edic  j  e  perchè  i  pubblici  campi  baftar  non  poteano  a' 
nuovi  Coloni  ,  etism  aìios  fatti  multos  emit  a  Campanh 
Hill ,  qui  Captdam  incolt*ni  ,  iifq^e  tum  aquarn  Juliam  , 
tùm  terrai  Gnojjiam  ,  qua  etiam  nunc  fr^umur  ^  eorum 
k<o  dedit  [ù)  * 

Su  di  queft'  Acqua  Giulia  tanto  famofa  ,  e  rinomata 
per  tutto  li  Mondo  ,  da  Auguro  donata  alla  Città  di  Ca- 
pua  ,  ed  a  \uc  immenfe  Ipefe  fattavi  condurre  dalie  vici- 
nanze elei  monte  Tabi  rno  ,  mi  conviene  for  picciolo  tra t« 
tenimenro,  e  {piegarne  l'origine,  il  corfo  ,  e  tutri  gli  an- 
tichi veitigj  ,  porzione  de'  quali  fin  oggi  fi  ©(fervano.  A 
pie  dei  cclebie  monte  T^^buino  ,  verlo  Oriente,  vi  è  un 
Calàie  ,  ceto  Guizzo  ,  nelle  cui  vicinanze  nafce  un  fin* 
macello,  eh  amato  da  Leandro  Alberti ,  Facciolati ,  ed  al- 
tri ljckrm\  da' Geografi  Oldtidefì  Ijclaru  ^  da  altri  detto 
JfercGla  y  con  e  eh  *ram.entc  fi  legge  nell' Italia  Sacra  del- 
l'Ughclii  (f),rie;la  Bjila  di  all.gnazionc  della  Diocefi  del 
Veicovo  di  Sanr'  Agata  de'  Goti  ,  nella  quale  dalli  per 
confine  alle  DiOcefi  di  Cafeita  ,  e  Sane*  Agata  i\  fiumo 

Ee  Ifèr- 

(a)  Ciz;il,  /.4.  (bj  Lib,^^.  VtlL  Patere,  ed  altri .  (e)  Torji,9* 


2i6       Storia  Civile  di  Capiia 

Ifercla  ,  oggi  chiamato  Bi fere òia  ,  propriamente  nel  luo- 
go detto  i^on^e  de'  Quaccheri  .  Ufciro  quello  fimiìicel- 
jo  dalla  parte  di  Settcxicrione  ,  va  correndo  all'Occidente 
fra  il  Taburno  ,  e  i  monti,  detti  degl'Irpinij  mdi  per  io 
territorio  di  Sant'Agata  de*  Goti,  finché  fi  perde  nei  tìu- 
nie  Volturno  preflb   ia  Terra  di  Limatola. 

Da  detto  fiume  Kèrcla  ,  perchè  è  di  un'acqua  aiTai 
falubre ,  e  leggiera  ,  £\  pensò  far  venire  1'  acqua  in  Capua, 
e  fra  Mojano  ,  e  Sane*  Agata  {\  apri  un  canale  \  ma  per 
l'ineguaglianza  del  terreno,  e  de' monti,  non  avendo  T 
acqua  il  luo  declivio  ,  fu  di  meftieri  in  certi  luoghi  fora- 
re i  monti ,  ed  altrove  fabbricare  gli  acquidotti .  Quefto 
canale  non  lungi  dai  fuo  principio  palTa  per  un  lato  del 
tnonie  Caftroni  (  cosi  forfè  detto  da  Comio  Caftrono  , 
Capitano  de*  Sanniti,  da*  quali  fu  ammazzato  nelT  ingref- 
fo  ,  che  fecero  nel  Sannio  ,  fecondo  l'opinione  di  Paolo 
Diacono  }.  Indi  1' acquidotto  £\  avanza  verfo  Sant'Aga- 
ta, poi  nel  luogo ,  detto  Santìjìy  e  profèguendo  il  cam- 
mino per  le  cofte  de' monti  Irpini ,  giugnc  a  Bagnuolo  , 
luogo  non  molto  lontano  dal  monts  Garzano  >  il  quale 
è  uno  de'Tifatini. 

Oggigiorno  dett*  acqua  ,  camminando  verfo  mezzo- 
giorno dalla  parte  di  Bagnuolo,  palTa  per  dierro  \\  Ca- 
Itello  di  Matalone,  e  fino  alle  vicinanze  di  Sicignano  va 
per  aperto  canale  5  indi  per  fotterraneo  giugne  in  Napo- 
li per  ufo  de*  fuoi  formali,  e  vien  detta  i' acqua  de' Car- 
mignani  .  Ma  i\^\  tempo  ,  che  veniva  in  Capua  ,  dovea. 
da  Bagnuolo  portarfi  al  vicino  monte  Garzano,  il  quale 
dovette  effer  perforato  :  e  febbene  oggidì  non  fi  ofier- 
vafiero  veil.gj  di  detti  acquidotti,  non  pofiìamo  in  altro 
modo  giudicare  il  cammino  ,  che  dai  frequenti  veftigj , 
i  quali  di  qua  de' monti  Tifatini,  e  propriamente  di  quei 
di  Caferta  oflerviamo  :  ficchè  dovea  dcrt*  acqua  palfa- 
re  pel  monte  Garzano,  cofieggiare  per  qualche  tratto  il 
monte  della  Città  di  Caferta  5  indi  calare  per  le  vicinan- 
ze di  Cafolla . 

Ne'  vcftigj  di  detti  acquidotti,  nel  luogo,  detto  Io 

Grotti  . 


Libro  Primo .  217 

Grotti  dì  Cafolh  ,  vi  è  cofa  degna  da  notarfi  .  Prima_  , 
chQ  Ce  gii  altri  acquidotti  iìanfi  di  fabbrica,  o  fcavari  in 
pietra  viva  ,  o  nei  tufo  ,  fono  di  larghezza  circa  cinque 
palmi,  e  di  altezza  circa  fette  ,  e  terminano  al  di  lopra 
in  angolo  acuto  j  quefti  ddlc  Grotti  già  dette  fono  di 
fabbrica  tafiellata  ,  larghi  più  di  otto  ,  1*  altezza  non  fi 
può  fapere  j  perchè  a  prima  vifta  vi  manca  il  forn  ce  , 
né  fi  può  andare  dentro  per  ie  cafcate  di  altre  pietro  , 
che  vi  fono.  Secondo,  vi  fi  oflèrva  un  muro  a  traverfo, 
e  poco  follevato  dal  fuoio  5  e  flimo ,  ch'eflèndo  i  vefti- 
gj  defcritti  in  fìto  molto  pendevole  ,  fervide  quello  fca- 
glione  di  muro  traverfo  ,  per  frenare  J'  impeto  della  ca- 
duta dell'  acqua  5  tanto  piiì  ,  che  al  lato  deftro  vi  fi  ve- 
de uno  fpiraglio  ,  per  dare  sfogo  alle  acque,  di  figura  trian- 
golare ,  di  diametro  di  due  palmi,  e  mezzo  ,  di  fabbri- 
ca ancor  tafiellata  . 

Kella  Cupa  del  Ca  fa  le  del  Mezzano,  dietro  al  mon- 
te ,  ove  è  il  Convento  de' Padri  Capuccini ,  è  forato  nel 
tufo  un  ben  lungo  acquidotto  ;  altri  veftigj   fé  ne   ofìTer- 
vano  nelle  vicinanze  del  Calale  di  Pulcianello  3  altri  fot- 
to  il   Ponte  della  Porta  piccola  della   villa  Santoria  j  altri 
nel  tufo  del   monte,  detto  Mofìtec^/po  ;  altri  di  fabbrica-» 
fé  ne  olTervano  nella  (ira da  di  Coccagna  j  frequenti  vici- 
no il  Pago  di   Santo  Prifco  :  e  quefii  erano  fltuati  propria- 
mente nella  Via  Aquaria  dell'antica  Città  di  Capua  ,  la  quai 
via  pafiava  per  mezzo  la  ftrada  principale  di  Santo  Prifco  , 
dove  nel  fabbricarfi  fi  fono  fcoverti  per  1*  addietro  varj  vefti- 
gj  di  acquidotti  j  indi  ufcendo  da  tal  Pago,  nel  luogo  ,  detto 
SafU'Ai^g^^Jìo ,  (  che  fu  prima  uno  de'magnihci  fepolcri  degli 
antichi  Capuani  )  per  lungo  tratto  f]  vede  una  fabbrica  anti- 
ca,sulla  quale  era  rantichiflìmo  Capuano  acquidortored  ecco 
portata  T  acqua  dal  fiume  Iler eia  nell'  antica  Città  di  Capua, 
Del  terzo  fupplemento  ,    isitto  alla  Colonia  Capua- 
na da  Ottavio    già  Augufio  ,    oltre   alla  verifimiglianza- 
de'  titoli ,  detti  di  fopra  ,  Coloma  luìia  Felix  Augujìa ,  ne 
fece  chiara  teltimonianza  Plinio  (a),  il  quale  parlando  del- 

£e    2  ia 

(a)  Lìh,  i8,  cap,  11. 


2i8       Storia  Civile  di  Capua 

la  famafa  creta  ,  o  fìa  Alica  Capuana  ,  cosi  difTc  :  h2Ve^ 
nìtur  base  in  Colle  Leucogaso ,  extatque  Divi  Augujii  de^ 
cretum  ,  quo  anntt-a  zigena  fnilHa  Heapolitanii  prò  eo  nu- 
merari jujìt  e  fifco  fuo  ,  cohniam  deducenì  Capuani  .  E 
febbene  il  noflro  Camillo  Pellegrini  ftjttii  un  Ibio  accre- 
fcìmeato  eilere  (lato  fatto  alla  Colonia  Capuana  da  Au- 
gusto,  certo  fi  è  però,  che  un  folo  fu  T  accrefcitore  Ot- 
tavio Augufto  >  ma  gli  accreicimenti  furon  varj  ^  e  la 
divcffi  tempi . 

L*  ultima  volta  poi  ^  dall'  Imperador  Nerone  accre» 
fciuta  di  foldati  veterani  negli  anni  di  Roma  809.  nel  Te» 
condo  Confolato  di  que(t*  Imperadore ,  e  di  Lucio  Pifo- 
ne  come  acceanafi  da  Cornelio  Tacito  (^^)i  Ceterum  Ca*- 
pua  ,  aique  Kuceria  addi&is  Vfieranii  firmata  funi  ;  e-> 
dice  molto  bene  il  Mazzocchi ,  che  allora  fofle  alla  Co-> 
Ionia  Capuana  unita  la  Colonia  di  Urbana  ,  di  cui  par- 
Io-  Plinio;  Urbana?^  Coloniam  Syllartam  ntiper  Capuaecon- 
trihutam ,  cioè  che  la  C.ttà  di  Urbana ,  dedotta  Colonia^ 
da  Lucio  Cornelio  Siila ,  fu  dall'  Imperador  Nerone  noa 
molto  prima  àdiV  età  di  Plinio  y  per  verificar  quel  »^- 
f^r  5  fecondo  poi  il  Pellegrini,  nell' iftefTa  età  di  Plinio^ 
unita  alla  Colonia  Capu^ina  y  acciocché  avefleroi  fuoi  niio- 
vi  Coloni  più  ampio  terreno  da  coltivare  r 

In  tempo  di  q.uefla  Colonia  iì  vide  ia  Città  di  Ca- 
pila in  tutta  riforgere  al  fuo  antico  efiere  :  ^\  vide  altra 
volta  maeftofa  ,  fuperba  ,  ricca  ,  abitata  ^  e  frequentata  da 
perfone  nobili  :  allora  riebbe  vie  più  gli  ordini ,  rifece  le 
fue  mura  ,  innalzò  nobili ,  e  fuperbe  tabbriehe  ,  magnifi- 
cò le  già  fatte  ,  così  pubbliche  ,  come  private  ;  allora^ 
tornarono  a  vederfi  (pefiò  i  giuochi ,  e  gW  Spettacoli  Del- 
l' Anfiteatro  :  fi    videro  nuovamente  tante  commedie  iiij 
ifcena:  fi  videro  \n  pompa  molto  maefiofa  ,  e  fuperba- 
i  già  più  volte  di  fopra   nominati  pubblici  edifizj  ,  \\  Tea- 
tro ,  il  Circo,,  il  Campidoglio  ,  la  Curia  ,  il  Crittoportico> 
il  Foro,  l'Arco  Trionfale  prcfio  la  Porta  Cafiiinenfe,  ilCa- 
tabolo  per  le  beltie  dell' Anfiteatro  >  la  Scuola  de' Gladia- 

tori  3, 
(a)  Annui,  13.  ars,  31» 


Libro  Primo.  219 

tori,  il  famofo  Acquidotro  ,  i  Fonti ,  le  Terme  ^  ed  ogni 
altro,  che  aJIa  magnificenza  delia  Qua  potè  contribui- 
re; aJiora  fu,  che  ia  Città  tornò  a  numerare  circa  300, 
m'ìU  abitanti ,  o  ,  fecondo  il  Mazzocchi ,  fino  ad  uh  milio- 
ne. L'oro>  l'argento,  le  ricchezze  ben  rilplendeano  per 
rutra  ia  Città  ,  ove  il  rratHco  era  conriiìiio  ,  li  danaro 
per  la  moltitudine  delie  perlbne,  e  non  meno  pelgraii-i 
genio  di  fuperbamente  fabbricare  ,  che  per  la  f^rte  in- 
cìiuazioiie  ,  che  aveano  i  Capuani  a' giuochi,  ed  &' fpct' 
tacoli,  correva  fenza  rifparmio.  Ed  in  tal  dovizia  ,  faftoj, 
e  fplendore  fi  mantenne  per  lungo  tempo  ia  noflra  ri- 
uomatiilìma  Città  dì  Capua  » 

C  x^  P  I  T  O  L  O     X- 

la  Citta  di  Capua  [otto  gl^  Imperadori 
di  Roma  ^ 

Sotto  diveifi  domini  fu  la  Città  di  Canoa  ,  e  a  di  ver  fi 
Imperj  ella   Ibggiacque  .  Il  primo  ,  eh-  la  dominò^ 
fu  Ofco  ,  fuo   fondatore  3   poi  la   Capuana  Repubblica  5  iri- 
di il  Senato  Romano  ^  poi  agi' Imperadori  di   Roma  chi- 
nò  olTèquiofa  il  capo  ,   e   fotto  li  cùiloro  dominio  durò' 
molti  fscolr,  e  (ì  vide  con   molta,  e  lunga  felicita  gode- 
re ne'  Tuoi  fafli  più  gloriofi  .  Tanto  fu   1'  amore  ,  tanta^ 
la  ben  voglienza  ,  colla   quale  tutti  gì'  Imperridori  di  Ro- 
ma  fino  all'anno  455.  dei  comune  nfcatro ,  e  finoaGen- 
ferico  ,  Re  de'  Vandali ,  che  l' incendiò  ,  e  la  r  dulie  in- 
cenere ,  la  profeguirono  ,  e  la  diliinfeio.  Coii  Cap  Giu- 
lio Ce  fare  ,  Ottaviano,  Tiberio,  Cajo  Caligola  ,  Tiberio 
Claudio,  Nerone,  Sergio  Ga^ba  ^  Marco  Salvio  Gitone, 
Aulo  Vitello,  Flavio,  e   poi  Tito  Velpafiano  ,  Domizia- 
no, Nerva  ^  Coccejo ,  Trajano  ,  Adriano,.  AntonnoPio^ 
Marco  Aurelio   Antonino  ,  Lucio  Vero ,  Commodo ,  El- 
vio Pertinace  ,  Severo   ,  Gifiiano  ,  Settimio  Severo  ,    ed 
altri  ,   fecondo  ia  ben   diftinca  ferie  ,    ed  ordine  ,   cho 


220      Storia  Civile  di  Capua 

ne  fa  Loren20  Patcro/j  [a)  colle  loro  vite ,  e  ritratti ,  fiarr- 
no  Tempre  diftinta  ,  e  mirata  con  fomma  affezione  Ja  no- 
flra  Città  di  Capua  ,  avendola  caricata  di  privilegj  ,  o 
fegnalata  tra  tutte  le  altre  Città   delTIralia. 

L' Imperador  Giulio  Cefare  vi  deduflè  una  Colonia-. 
numerofa  ,  ricca  ,  e  ben  fornita  ,  che  baftò  a  pienamen- 
te foilevare  la  Città  ,  e  i  fuoi  cittadini  ;  donò  molto  ter- 
reno a  Capua ,  e  1*  arricchì  di  altri  donativi  . 

Sueronio  Tranquillo  fcrivc  {b) ,  che  i  nuovi  abitato- 
ri di  quefta  Colonia  disfecero  alcuni  antichiflìmi  fepolcri 
nelle  ville  di  Capua  ,  per  edificar  cafamenti  ,  volendo 
fervirfi  di  quelle  pietre  j  ed  ufando  in  ciò  molta  diligen- 
za ,  per  avere  nell'  andare  indietro  fcoverti  molti  vafi  di 
antico  maglftero ,  ritrovarono  una  tavoletta  di  bronzo, 
nella  quale  fi  prediceva  la  morte  di  quefto  Cefare,  e  vi 
era  fcritto,  Capi ,  edificatore  di  Capua  ,  effe  re  quivi  fepol- 
to  con  lettere  Greche  in  quefta  fentenza  ;  Che  ogni  vol- 
ta ,  che  fofTèro  difcoverte  le  ofià  di  Capi  ,  allora  uno  na- 
to dalia  ftirpe  di  Giulio  dovea  efièr  ammazzato  con  fer- 
ro per  mano  de' fuoi  amici  ,  e  parenti,  e  di  poi  vendi- 
cato con  grandiilìma  ftrage  ,  e  rovina  d*  Italia  ;  Qua»' 
doque  offa  Capyi  deteBa  effent  ,  fore  ,  ut  Julo  prognatus 
manu  confanguìnecrum  mcaretur^  magni fque  mox  ìcaliae^ 
cladihr^s  ^indicar etur , 

Ottaviano  Augufto  ,  fuccelTore  di  Giulio  Cefare,  che 
non  fece,  che  non  operò  a  favore  della  G^ttà  di  Capua? 
Egli  i'  accrebbe  la  colonia  ,  le  donò  più  terreni  ,  e  più 
rendite  ,  e  le  donò  ben  anche  la  famofa  acqua  Giulia  . 
Egli  adornò  in  una  difpendiofa ,  e  mirabil  maniera  l'An- 
fiteatro ,  ed  efiendo  egli  un  Imperadore  pio  ,  aflai  gen- 
tile ,  e  faggio  ,  reftitui  la  pace  a  tutto  il  Mondo ,  chia- 
mato  univerfalmente  Pater  Patriae  . 

Sotto  quefto  Imperadore  fiorì  in  Capua  il  famofp 
Poeta  Gnco  Nevio,  ottimo  compofitore  di  commedie,  e 

tra- 

(a)  Pag,  i*  a  r,  &  f^qq. 

(b)  De  Jul,  cap.  Si, 


Libro  Primo.  221 

tragedie  9  ài  cui  già  feci  di  fopra  più  diftinta  memoria , 
e  vi  è  J*  effigie  di  lui  dipinta  neli*  Atrio  dcìV  Udienza-, 
delia  nuova  Capua  .  Era  egli  così  mordace  ,  e  fatirico  , 
che  per  ordine  dell' Imperadore  fu  miferamente  imprigio- 
nato, avendo  compofto  molti  verfì ,  che  toccavano  al  vl« 
vo  ,  e  dicevano  molto  male  di  diverfl  Senatori  ,  e  Per- 
fonaggi,  fpecialniente  di  Metello  ,  e  di  Publio  Scipiono 
Afflicano,  cenfurando  anche  molte  principali  cofe  ,  toc- 
canti al  governo  di  Roma:  ma,  ficcome  i  Tuoi  verfì  fu- 
rono cagione  della  fua  carcerazione ,  così  le  fue  tragedie 
lo  reflituirono  ali*  antica  Jibertà  ,  mentre  dentro  le  iieffe 
carceri  compofe  una  tragedia  tanto  propria  ,  che  fu  ne* 
cellario  all'  Imperadore  fcarcerarlo  ad  idanza  del  popolo 
Romano  ,  che  volea  onninamente  vederla  pretlo  rappre- 
fentata ,  avendola  ietta  in  privato  molti  cittadini  Roma- 
ni ,  fuoi  amici,  i  quali  con  altri  virtuofì  faftidivano  ogni 
momento  P Imperadore,  finche  ottennero  la  fcarcerazio- 
lìe  di  lui . 

A  tempo  di  queft*  Imperadore  Ottaviano  Augufto 
accadde,  che  nel  ventre  di  Maria  fempre  Vergine  fi  fofle 
conceputo,  per  opera  dello  Spirito  Santo,  Gesù  noftro 
Redentore  ,  e  dopo  cffere  flato  nove  mefì  nel  di  lei  ven» 
tre  puriilimo,  ufcì  alia  luce  verfo  P  anno  del  Mondo 
4000.  (e/)  a  25.  Dicembre  di  mezza  notte  nella  Grotta 
di  Bettelemmej  e  qui  fi  diede  fine  agli  anni  dei  Mondo, 
e  fi  cominciò  a  pigliare  P  età  della  venuta  dd  noflro  Re- 
dentore Gesù  CrilTo .  Al  primo  di  Gennajo  fu  circoncifo 
fecondo  la  legge  di  Mosè  ,  e  fi  cominciò  il  primo  annoAn.r. 
della  noilra   lalute ,  cagionataci  da  quefto  Gran  Mifteio . 

Ma  a  js.  Agoflo  ddV  anno  15.  del  Signore  quefì'An.iS 
Imperadore  fé  ne  morì  in  Nola  ,  dopo  aver  fatto  cofo 
aliai  fuperl^ ,  e  magnifiche  nel  Mondo  ,  e  dopo  aver  ben 
regolato  il  fuo  Impero.  La  Città  di  Capua  fé  gii  prote- 
tto molto  tenuta  per  gli  tanti  berefizj,  che  ne  avea  rice- 
vuti ;  onde  tra'  molti  fi  trovò  in  Capua  innalzato  utu 
marmo  colia  feguente  ifcrizione  ; 

P.AV- 
(a)  Gamhard,  nel  fuo  Mf  hcar* 


222       Stona  Civile  di  Canna 

D.  AVGVSTl  NVMINl 
SACRVM 
CAPVAN.  VRBS  RESTIT. 
L.  D.  D.  D. 

Dopo  Ottaviano  Augufto  ,  ebbero  l' impero  del  Mondo, 
ed   in  eflo  quello  di  Capua  Tibtrio  5  poi  Caligola  5   poi 
Claiid'.oi  indi  Nerone,  Gdiba,  Ottone  3  poi  a  ViteJ)io5  do- 
po di  eifo  r  ottenne    Vefpafìano  Augufto ,  il  quale  fu  un 
Impera  dorè  fortiflìmo  in  guerra  ,    ed  ottenne  innumera- 
bili vittorie  ,^  tra  ie  quali  coatta  i  Giudei  in   Geruialem- 
nie  ,  e  di  ciìì  trionfò  in   Roma .  Dopo  quefta  guerra  ,  vi 
è  ,  chi  Icrive  ,  che  Vefpaiìano  venne  a  ftarfene  in  Capua  9 
e  fi   trattenne    ben  fèi   mefi    nelle  ftanze    dd  Tempio  di 
Diana  Tifatina ,  ed  avendolo  trovato  molto   diftrutto  da 
un  fulmine ,  lo  rifece  a  Tue   fpefe  ,  e  lo  reilituì  in  forma 
An.80.      affai  più  magnifica  ;    ma  a  23,  Giugno  dell'anno  80.  le 
ne  mori , 

Succedette  ali*  impero  Tito  j  indi  Domiziano  ,  poi 
Nerva  3  di  poi  Trajano  5  e  dopo  di  lui  vi  fuccedettcj 
Adriano  Augufto ,  il  quale  regge  lungo  tempo  felicemen- 
te 1*  Imperio ,  ed  in  occafione  de*  continui,  e  lunghi  tuoi 
viaggi,  fi  dilettò  di  beneficare  molte  Provincie  ,  fpecial- 
mente  la  Cictà  di  Capua  ,  avendole  accreic^uto  il  terre- 
no ,  avanzate  le  rendite  pubbliche  .  QuelH  accomodò 
molti  edifizj  ,  riftorò  ,  ed  abbellì  V  Anfiteatro  ,  e  fi  ob- 
bligò oltremodo  tutti  i  Capuani,  de'quali  egli  era  aman- 
tifiimo  ;  tantoché  dal/a  gratitudine  di  efii  gli  fu  alza- 
to un  Arco  Trionfale  ,  d^l  quale  un  gran  veftigio  ora. 
VQdcfì  nella  firada,  per  andar  dalla  nuova  Capua  al  Ca- 
lale di  Santa  Maria,  e  poco  di  là,  dov'  e  la  Chjefa  di 
Sant' Agollino  ,  per  fotto  al  qual  arco  pafiava  la  famo- 
ia  Via  Appia  .  Era  quefto  comporto  ,  e  formato  di  tro 
Arcate,  fabbricato  di  mattoni  ,  ed  incroltato  di  marmi, 
alto  palmi  48.,  tutto  ripieno  di  diverfe  ftatue  ,  edoina- 
nientj  marmorei.  Dì  quclio  oggi  vi  e  rimaita  ,  e  fé  ne» 
vede  una  loia  Arcata  intera  ,  e  V  altra  è  rotta  in  tutto, 
vi  Ci  ofleivano  le  nicchie  delle  Itatue  ,  e  i  marmi  ,  cho 

fono. 


Libro  Primo.  225 

fono  fotto  \  piediftalli  delle  Arcate.  Era  grande ,  magni- 
fico ,  degno  di  un  Imperadore  così  benemerito  della  Cit- 
tà di  Capua  .  Ad  onor  di  quello  Celare  fu  innalzato  da* 
Capuani  il  marmo  coli*  ilcrizione  ,  trovata  dall'  I(à  ,  o 
portata  dal  Pratilli  (a)  ,  del  tenor  ,  che  fiegue  ; 

IMP.  CAES.  T.  AELIO 

HADRIANO  AVG, 
PATRI  PATRIAE 
SVBLEVATORI  ORBIS. 

RESTÌTVTORI  OPE 

RVM  PVBLICORVM 

INDVLGENTISSIMO 

OPTIMO(Ì  PRINCIPI 

CAMPANI 

GB  INSIGNEM  ERGA  EOS  BE 
JMGNITATEM  D.  D. 

Dopo  Adriano  Augufto  fuccedette  alP  imperlo  Antonino 
Pio  .  Ma  a  queit"   Imperadore  furono  i  Capuani  aflài  te- 
nuti j  poiché  ccncepi   per    la  Città  tanta   affezione,  che* 
non   Jafciò  occaflone  ,  né  tempo  di  beneficarla  .  Era   egl 
uno  de*  quattro  Giudici    Confolari  d'  Italia  ,    e  proprio*, 
della  noftra  Campania  ,    capo    della    quale   era  la   Città 
di  Capua   ,  ove  podèdeva  molte   ville  ,  ed  in  efTe  mena-     Pti^ii/* 
va  felici  i  fuo:.  giorni,  al  dir  di  Capitolino  :  h  omni  2JÌ- 
ta  if2  agris  frequentìjfme  viriti  onde  gli  diedero  occafio- 
ne  di  venirvi   fovenre  ,  e  di  arricchirla    colla  Tua  genero- 
fuà  ,  e  munificenza  .  In   fatti   molti   terreni  le  donò  ,  a« 
fue  proprie  fpe/è   accomodò ,  e  rinnovò   il  Ponte  di  Cafi- 
iino,  riduffe  a  perfezione  le  opcce  ,  lafciate  imperfette  da 
Adriano  ,  Tuo   padre  ,    e    finalmente  dedicò  V  Anfiteatro 
Capuano  ,  fecondo  ia   più  volte  citata  Ifcrizione ,  accor- 
data  dal  Mazzocchi   .  Egli  fi  trattenne   lungo  tempo  in-i 
Capua   ,    e    Ipeflb    vi    fi    portò    a    foUievo    de*  paefani , 
che  ardentemente  l'amavano,  anche  come  Giudice  Con- 
fblare  della  Campania  .  Ma  a  7.  Marzo  deli*  anno  i7i» 

Ff  ^e 

(a)  Vìa  App,  lìb,  3.  cap.  i. 


2  24     Storia  Civile  di  Capua 

fc  ne  morì  ,    dopo  aver  imperato  23.  anni  . 

Succedette  ali'  Impero  di  Roma   Marco  Aurelio  j  poi 
Lucio  Vero?  indi  Lucio   Commodo,  Elio  Pertinace  , Giu- 
liano >  e  poi  Settimio  Severo  .  Ma   a  queft'  Imperadore, 
non  è  da  crederfi  ,    quanto   fofTe   tenuta  la   Colonia  Ca- 
puana ,  quanti  favori,  e  quanti  privilegi  egli  le  compartì, 
e  quant'afliftenza   le  diede  non  meno   pel  fuo  ricco  man- 
tenimento ,  che  per  la  Tua  ampliazione  j    onde  ragione- 
An.197.    volmentc    prclfo    1*  anno    dei  Signore    197.  gli  fu  alzato 
il  marmo,  portato  dal  Pratilli  (a)  ,  in  cui  fi  dice; 
IMP.  CAES.  DIVI  M.  ANTONINI 
GERM.  SARM.  FIL.  DIVI  COMMODI 
FRATRI  DIVI  ANTONINI  PII  NEPOTI 

DIVI  HADRIANI  PRONEPOTI  DIVI 

TRAIANI  PARTHICI  ABNEPOTI  DIVI 

NERVAE  ADNEPOTI 

SEPTIMIO  SEVERO  PIO  PERTINACI 

ARABICO  ADIABENICO  P.  P.  PONT.  MAX 

TRIB.  POT.  IIII.  IMP.  vili.  COS.  IL  PROC. 

COLONIA  CAPVA 

Dopo  imperò  Caracalla  j  indi  Macrino  5  poi  Eiiogabalo , 
Aledàndro  ,  Malfimino  .  Morto   però    M^flimino  1'  anno 

An.238»  2.3S.  uomo  di  fmifurata  altezza,  molte  difcordie ,  egran- 
dillìme  difficoltà  inforfero  circa  1'  elezione  del  nuovo  Im- 
peradore ,  che  non  poterono  in  conto  alcuno  componi: 
onde  dovette  il  Senato  pigliar  le  redini  dd  governo  in 
nome  del  futuro  Imperadore,  le  guidò  per  un  anno,c> 
rcftò  il  Senato  padrone  anche    della  Città  di  Capua . 

Dopo  un  anno  fu  fatto  Imperadore  Gordiano  j  poi 
Filippo 5  indi  Decioi  e  dopo  Gallo.  Ma  regnando  queft* 

An.253,  Imperadore  nelP  anno  di  noftra  falute  253.  fu  afflitto 
tutto  il  Regno  ,  e  con  cflb  la  Città  di  Capua  da  una-» 
crudcliifima  pefte  ,  che  durò  molto  tempo  ,  e  fece  un'or- 
rida ftrage  de*  poveri  Capuani ,  che  ne  morirono  in  nu- 
mero cforbitantci  altri  al  principio  cbberp  modo  di  fcap- 

par 

(a)  F/a  Afp,  lib.  3.  c(^i*   «•        , 


Libro  Primo,  225 

par  via ,  e  fi  ritirarono  in  Roma ,  ed  in  altre  Città  Jon- 
tare  da  Capua  ,  e  tra  per  Ja  partenza  di  quefti ,  tra  per 
ja  morte  di  quelli,  refìò  neIJa  Città  si  poca  gente,  che 
Jc  abitazioni  fi  videro  neJla  maggior  parte  delòlate  ,  c_» 
a  poco  a  poco  fé  ne  cadeano  gii  ediiizj  in  una  gravif. 
(ima  rovina  . 

Meri  queft*  Inipcradore  dopo  tre  anni  del  fuo  Im- 
pero ,  e  vi  fiiccedette  Valeriano  ,  ed  a  quefto  GaJiieno  , 
il  quale  fu  troppo  amante  delia  Città  di  Capua  ,  e  be- 
Dcnierito  affai  de'  Capuani  .  Non  è  mancato  Scrittoro  f 
che  fibbia  detto  ,  ciie  quefti  ,  confederando  1'  infortunio 
di  Capua  per  ìs  pefie  ,  che  l  afflidè  a  tempo  di  Gallo , 
compalìior:ò  molto  i  cittadini  ,  e  Ji  fgravò  di  tutti  i  pa- 
gan  enti  ,  che  alia  fua  Camera  contribuivano.  Indi  man- 
dò gran  numero  di  relegati  colle  loro  mogli  in  Capua  > 
acc  GCLhè  avefTero  popolata  la  Città  .  Molti  di  cili  in- 
namniorati  della  fertiiità  del  terreno  ,  vi  reftarono  per 
fempre  .  Rifece  molti  edifìzj  ,  rovinati  dalla  fofFerta  de- 
folazione ,  ed  in  pochi  anni  rellitui  ia  Città  in  buonifiì- 
mo  flato;  ma  molto  più  avrebbe  fatto,  fé  non  fofle  fla- 
to piclto  ammazzato  a  21.  Marzo  dell'anno  269. ,  dopo  An.25p. 
otto  anni  dei  fuo  impero. 

Succedette  a  lui  Claudio  II.,  poi  Qi?'ntillo  i  poi  Au- 
reliano 5  indi  Tacito,  Floriano,  Probo,  Ciro  .  (^;efl*  Im- 
peradore  però  mofirofli  parziale  affai  de'  Capuani  ,  e  fé 
loro  conofcere  una  lomma  affezione  j  imperocché  in  pri- 
nia  confermò  loro  tutti  i  privilegi ,  ottenuti  già  dai  fuoi 
predecefìori  in  occafion  delia  pcfte  j  indi  fece  infinito 
grazie  a'  paefani  ,  che  ne  lo  rich. clero  ,  e  fovvenne  ab- 
bondantemente tutti  i  poveri  ceìia  Città  .  Era  egli  così 
ben  voluto  da'  Capuani  ,  eh*  cflendo  morto  ad  Agofto 
283.  fu  dirottamente  compianto  da   tutta  ia  Città.  An.^Sj. 

Dopo  di  lui  fu  facto  Imperadore  Carino,  ed  indi  Nu- 
meriano  j  poi  Diocienziano  .  Ma  qucAi  fu  un  tiranno 
fpietatiflìmo  contia  i  Cnfìiani.  Ad  altro  non  attefe,chc 
a  una  continua  perfecuzione  di  que*  Crifliani,  che  quivi 
il  ritrovavano,  e  nelle  vicinariZCj  onde  molti,  perifcam- 

Ff    z  pare 


2  26     Storia  Civile  di  Capua 

pirz  la  fevlzia  di  lui  ,  fuggirono  nelle  grotti  ,  e  fi  na- 
Icofero  in  diverfi  luoghi  (otterranei.  Non  fece  veruno  uti« 
le  alla  Città  ,  ma  la  tenne  fempre  afflitta  collo  fcempio, 
che  faceva  di  tanti  Capuani  -,  fpecialmente  per  la  morte, 
che  diede  a  Rufo  Diacono  ,  nobile  Capuano,  edaCarpo- 
nio,  ottimo  medico.  Finalmente  dopo   venti  anni  di  cru- 

AD.304.  deliflimo  impero  vi  rinunziò  1*  anno  del  Signore  304. ,  tra- 
lafciando  io  i  più  tiranni  Imperadori,  MaiHmiano  ,  Maf- 
fenzio  ,  Dunza  ,  Martiniano  ,  e   Licinio  . 

Eu  fatto  poi  Imperadore  Goftanzio  ,  il  quale  molto 
volte  venne  in  Capua  ,  fi  portò  con  molto  amore  coi 
Capuani  ,  riparò  ,  ed  accomodò  molti  ediiizj ,  rifece  gli 
aequidotti  ,  e  molti  anche  ne  fece  nuovi.  Quefti  confer- 
mò a' Capuani  tutti  i  privilegi  ,  dati  loro  dagf  Imperado- 
ri ,  Gallieno ,  e  Probo ,  in  tempo  della  pefte  ,  e  fé  ne  mori 

A11.305.    Tanno  306, 

Gii  fuccedette  il  figliuolo  Coftantlno  ,  detto  il  Ma- 
gno ,  il  quale  ,  efTendo  Gentile  ,  fi  £ccq  Criftiano  ,  e  fu 
battezzato  in  Roma  .  Fu  un  Principe  pio  ,  figliuolo  di 
Sant'  Elena  ,  e  diede  non  picciole  ripruove  della  fua  rc- 
Jigiofità  verfo  la  Chiefa  ,  avendola  colmata  di  generofi 
donativi .  Egli  donò  la  Città  di  Roma  alla  Chiefa  coiij 
altri  moltifiìmi  Feudi  attorno  fotto  il  Pontificato  di  San 

ÀD.320.  Siiveftro.  Venne  nell' amica  Capua  l'anno  320.,  e  vi  edi- 
ficò la  prima  Chiefa  ,  V  arricchì  non  folamente  di  bel- 
lidime  colonne,  e  dì  marmi  fopraftini ,  le  donò  ben  an- 
che molte  preziofe  fuppellettiii  ,  e  vafi  d*  00  j  la  dotò 
di  certi  averi,  che  pofièdeva  in  Gaeta,  e  SefTa  ,  ficcome 
diffufamente  affermano  San  Damafo  Papa  ,  feri  vendo  la 
grandezza  di  quefto  Principe  ,  il  Platina  nella  vita  di  San 
Silveftro  Papa,  e '1  Capaccio ,  ragionando  di  Capua. 

Qyefto  grande  Imperadore  (a)  ,  dubitando  per  II 
cfempio  de'  Inoi  predecefibri  del  troppo  potere  del  Pre- 
fetto Pretorio  ,  che  fovente  fi  aveva  ufìirparo  1*  Impero  , 
divife  il  fuo  ufizio  in  quattro  parti,  facendo  quattro  Ret- 
tori ,  che   Prefetti  al   Pretorio  chiamò  3  e  divife  tutto  V 

orbe 
(a)  G/V/;.  /;p,  2.  cap.  i.  &  feq.  Tom,  i. 


i:nq:   Libro  Primo.  227 

orbe  Romano  in  quattro  Climi  ,  ovvero  Tratti ,  e  furo- 
no r  Oriente,  T  Illirico  ,  Ja  Gailia  ,  e  l'Italia.  A  ciafcuna 
un  Rettore  o  (la  Prefetto  al  Pretorio  dettino  per  am- 
miniftrarore",  e  capo  . 

L' Italia  ,  (  prefcindendo  dalle  altre  tre  ,  che  non_» 
fanno  al  propoflto  della  mia  Storia  )  fu  diviia  in  diciaf- 
fette  Provincie  ^  ficcome  furon  diftinte  fotto  Adriano  ,  e 
tal  divilìone  durò  dall'età  più  baffa  fino  a  tempo  di  Lon- 
gino 3  r  ordine  delle  quali  è  quefto  ,  che  fìegue  .  I.  Ve- 
nezia :  li.  Emilia  :  III.  Liguria  ;  IV.  Flaminia  ,  e  Piceno 
Annonario  ;  V.  Tufcia  ,  ed  Umbria  :  VI.  Piceno  Suburbi- 
caiio:  VII.  Campania  :  VIII.  Sicilia  ;  IX.  Puglia  ,  e  Ca- 
labria: X.  Lucania,  ed  i  Bruzj  :  XI.  le  Alpi  Cozzie  ;  XII, 
R^zia  prima:  Xlil.  Rezia  feconda:  XIV.  Sannio;  XV. Va- 
leria :  XVI.  Sard-gna  :  XVIL  Corfica . 

Ebbero  quefte  Province  altri  piiì  immediati  Ufiziali, 
a  ciafcuno  de'  quali  era  particolarmente  il  governo  dì 
una  Provincia  commeflo  ,  ma  non  era  di  utì  medefìmo 
grado,  e  condizione.  Alcune  erano  dette  Con fo /ari  ,  ^p^i' 
che  per  loro  moderatore  fortirono  un  Confolare ,  come 
furono  Venez'a,  Emilia  ,  Liguria,  Flaminia,  e  Piceno  An- 
nonario ,  la  Tofcana  ,  e  P  Umbria  ,.il  Piceno  Suburbica- 
rio  ,  e  la  noitra  Campania  ;  altre  sì  differo  Correttoriali^ 
perchè  da*  Correttori ,  non  già  da'  Confolari  erano  ammi- 
niftrate  ,  le  quali  furono,  la  Sicilia  ,  la  Puglia  ,  la  Calabria, 
Ja  Lucania,  ed  i  Bruzj;  e  per  ultimo  altre  fi  chiamarono 
VreJìdìaU  ,  perchè  a' Prefidi  fottopofte  ,  e  quefìe  furono, 
le  Alpi  Coz2Ìe  ,  la  Rezia  prima  ,  e  feconda  ,  il  noftro 
Sannio,  Valeria  ,  Sardegna,  e  Corfica .  Così  i  primi  mo- 
deratori di  quefte  Provincie  erano  i  Prefetti  Pretorj ,  i  fe- 
condi i  Vicarj ,  gli  ultimi ,  e  più  immediati  erano  i  Con- 
folari ,  i  Correttori  ,  e  i  Prefidi . 

I  Prefetti  al  Pretorio  erano  quei,  ne' quali  dopo  i  Ce- 
fari  fi  univano  i  primi  onori  ,  e  le  prime  dignità  deli' 
Imperio  .  A  coftoro  fi  dava  la  fpada  deli*  Imperadoro 
per  infegna  della  loro  grandiifima  autorità  ,  focto  la  cui 
amminiftrazione ,  e  governo  cuno  più  Diocefi,  e  collo 


2  28       Storia  Civile  di  Capua 

Dìocefì  le  tante  Provincie,  che  le  componevano.  Avcan 
lòtto  di  Joro  i  Vicarj  ,  i  Rettori  Mk  Province,  i  Coa- 
folari  ,  i  Correttori ,  i  Prrfìdi ,  e  tutti  i  Magiflrati  di  quel- 
le Diocefj ,  alla  cui  a mminiftr azione  fovraltavano  . 

Dopo  di  eflì  venivano  i  Proconfoli  ,  dignità  pur  il- 
luftre ,  ed  ornata  àclic  infegne  ,  delle  fcuri  ,  e  de'fafci. 
Meli'  Oriente  ve  ne  furon  due  ,  cioè  nelJ*Acaja  ,  e  nell* 
Afia  ,  ed  alcune  volte  vi  fu  il  terzo  in  Palcftina.  NeirOc- 
cidente  folanaente  uno,  e  quefti  neli* Africa. 

Or  parlando  della  Campagna  (  la  quale  ,  fecondo 
fcrive  Paolo  Varnefrido  (5) ,  per  gli  ubertoll,  e  piani  cam- 
pi ,  che  intorno  la  Città  di  Capua  fono  ,  Campania  fu 
detta  )  ebbe  in  varj  tempi  ora  più  riftretti ,  ora  p;ù  fpa- 
ziofi  confini  di  quel,  che  oggi  non  fono.  Si  dift^fe  in  al- 
cun tempo  dal  territorio  Romano  fino  al  Silare,  fiume 
della  Lucania,  abbracciava  Benevento  ,  e  dilatò  per  al- 
tra parte  i  fuoi  termini  fino  ad  Equo  Tutico ,  oggi  chia- 
mato Ariano  .  Fu  npbtara  perciò  una  delie  piÌ4  celebri, 
ed  iliuftri  Provincie  d'Italia  per  1*  c-mpiezza  ,  e  valìità  de* 
fuoi  confini  ,  e  per  le  molte  ,  e  preclari  Città  ,  che  l* 
adornavano  :  ma  foprattutco  per  Capua  ,  che  n'  era- 
Metropoli  cotanto  chiara  ,  ed  illuftre  ,  come  la  chiamò 
Atranafio  ,  il  quale  favellando  nell'epiftola  ad  Solitario^ 
del  Concilio  di  Sardica  ,  e  de'  Legati  da  lui  fpediti ,  fra* 
quali  fu  Vincenzo ,  Vefcovo  di  C^pua  ,  acciocché  l' Ira- 
perador  Coftanzo  facefie  tornare  alle  Juro  fedi  que'  Ve- 
fcovi,  che  avea  d^fcacciati  ,  dice;  n/?JJìs  a  SanBo  Conci'- 
ììo  in  /fgatìonem  Epifcopis  Vincenzio  Capuae  ,  quac  Ms' 
tropoln  eji  totìui  L  ar/jpaniae  5  perciò  al  governo ,  ed  am- 
miniftrazione  d:  quefta  Provincia  non  furono  mandati 
Corretto. i,  o  Prefidi,  ma  Confoiari  ;  Magiltrato  ,  ficco- 
me  fi  è  detto  ,  febbenc  inferiore  al  Preferto  PiCtoro,  e 
al  Vicario  di  Roma,  fotro  la  cui  difpofìzione  reggevafi, 
era  nondimeno  ornato  di  pù  grandi  prerogative  di 
quelle  de' Correttori  ,  e  de' Prefidi.  La  loro  (tòt  era  ìhj 
Capua  ,  e  fu  tanta  la  ftima  ,  e  *i  lor  grado  apprefifo  gl'Im- 

pera- 

(a)  Paul,  Diac,    Uh,  2.  cap.  2. 


Libro  Primo .  229 

peradori,  che  fbvcnte  venivan  loro  indirizzate  moire  co- 
ftituzioni ,  e  mandati  imperiali  j  ed  era  cura  del  Confò- 
lare   pubblicarle  ,  e  farle  fpargere  per  tutta  la  Provincia. 

Molti  i  Confolari  della  Campania  si  furono  ;  il  pri- 
mo di  elfi  fu  i'Imperadore  /^^?/(?«//?j?  P/^,  creato  da  Adria- 
no circa  gli  anni  del  Signore  125.  »  o  126.  come  altri 
vogliono  .  E  var)  altri  dopo  le  ne  leggono  ,  come  Da- 
ciano ,  Lucio  Celio,  Rufo  Leonzio,  o  da  altri  chiamato 
Draconzio  ,  Cajo  Giunio  ,  Donato  Giuliano  ,  Tito  Fla- 
vio PoftumJo  Tiziano,  Tiro  Avonio,  o  Ila  Antonio  Mar- 
cellino ,  Timoteo  Severiano,  e  fotto  l'impero  di  Coftan- 
tino  Magno  ,  data  la  pace  alla  Chiefa  di  Gesù  Cri  (lo  , 
furono  Confolari  della  Campania  Cajo  Celio  Cenforino , 
indi  Cajo  Vezio  ,  Colfinio  Rufino ,  Rufio  Volefiano ,  ed 
altri,  che  fino  all'anno  circa  330.  in  diverfe  parti  della  An.330. 
Campania  ebbeto  il  lor  tribunale  ,  e  la  loro  relidenza  , 

Ma  de'  Co.jfolari  Capuani  ,  che  in  queiio  terzo  Ic- 
coIq  aveano  in  Capua  fiilata  Ja  loro  fede,  amminidrata 
ia  giuftizia ,  e  veduti  fi  erano  ben  pr -federe  a  tutta  la^ 
Campagna  lotto  Co/Cantino  Magno,  uno  si  fu  Barbarlo 
Pompejano  .  A  quefto  ,  che  fiava  in  Capua  ,  dirizzò  Co- 
ftantino  nelì'  anno  333.  j  mentre  rcfideva  nella  Tracia.- ,  Aa.333. 
e  propriamente  in  Apri  ,  luogo  non  molto  diftante  da.» 
Collantinopoli ,  quella  coranto  celebre,  e  famofa  Coflitu- 
zione  ,  per  Ja  quale  s' impone  a*  magiftrati ,  che  debbano 
inchiedere  della  verità  delle  preci  ne*  refcritti  ,  ottenuti 
dal  Principe  j  in  guila  ,  che  non  polTano  efeguirli  ,  fcj 
r  efpoito  dalie  parti  non  fia  conforme  al  vero  :  della.* 
quale  fi  compiacque  tanto  Giuftiniano  ,  che  voile  infe- 
rirla anche  nel  Tuo  Codice  :  il  che  fecero  anche  i  Ro- 
mani Pontefici ,  inferendola  nelle  Joro  Decretali  . 

L'altro  Confolare,  che  in  Capua  governò  la  Cam- 
pania fotto  quello  ^e^o  Principe  ,  fu  Flavio  Medio 
Egnazio  ,  Marzio  Lolliano  per  la  teftimonianza  ,  che  ce 
ne  dà  Giulio  Firmico  .  A  coftui  dedicò  Fimiicio  (otto 
l'imperio  di  Coftantino  i  fuoi  libri  Aftronomici.  Fu  que- 
lli un  uomo  di  gran  mento  >  ondci  dopo  aver  depofle 

le 


230      Storia  Civile  di  Capua 

le  iiifegne  di  Confolarc  delia  Campagna ,  fu  da  Cofian- 
tino  innaJ7ato  a'  più  ectelfi  onori  ,  dandogli  il  governo 
di  tutto  r  Oriente,  e  1'  infegne  poi  di  ordinario  Confò- 
lo  .  Morto  Coflantino,  ^u  egli  nell'anno  342.  fotto  Co- 
ftante  fatto  Ja  feconda  volta  Prefetto  della  Città  di  Ro- 
ma ,  e  fotto  Coftanzio ,  fratello  di  lui,  fu  anche  Prefetto 
Pretorio  d'Italia  . 

Finalmente  Coftantino  Magno,  dopo  eflerfi  fegnala- 
to  in  molte  opere  illuftri,  e  gravi  per  la  Chicfa  univer- 
fale  ,  per  tutti  i  Regni  del  fuo  vaftillìmo  Impero,  e  per 

An,337.    la  Città  di  Capua  ,  fé  ne  morì  a  21.  Maggio  337. 

Gli  fuccedette  neli'  impero  Coltante  ,  fìg/lo  di  lui  ,  de- 
gniflimo  imitator  di  fuo  padre  ,  a  cui  toccò  la  fìcrno- 
ria  d'Italia.  Sotto  queft*  Impcradore,  febbene  non  li  fap- 
pia  ,  quali  fofTero  nari  i  Confolari  della  noftia  Campa- 
gna 5  fi  veggono  però  diverfe  fue  leggi  ,  per  le  quali  ap- 
pare averfi  prefa  di  ellì  parricolar  cura  ,  e  penderò.  In 
Capua  ,  metropoli ,  e  capo  di  tal  Provincia  ,  fu  ietta  ,  ed 
accertata  la  legge  ,  promulgata  da  quefto   Principe    l'an- 

An.340.  ilo  340- >  regiftrata  nel  Codice  di  Teodofio ,  fotto  il  tito- 
lo di  Salgamo  ,  per  reprimere  V  infòlenza  de*  foldati ,  che 
in  occafìone  della  guerra  ,  che  allora  faceva  in  Italia.* 
con  Coftantino  ,  fuo  fratello,  ii  quale  in  quefto  fteffo  an- 
no ,  prefa  Aquileja  ,  fu  vinto,  e  morto  ,  inquietavano  la^ 
Campagna  ,  e  per  gli  fafiidiofi  lor  trattamenti,  e  licenza 
militare,  l'onore,  e  le  folianze  de'  Provinciali  malmenava- 
no .  In  queft'  anno  V  Imperador  Coftante  fi  trattenne-» 
qualche  tempo  in  Capua,  che  tanto  gli  piaceva,  e  fti- 
mava  (a) . 

An,3so.  Ma  ,  morto  Coftante  nell*  anno   350.,  rimafe  Impe- 

radore  l'altro  fuo  fratello  Coftanzo.  Sorto  quefto  Prin- 
cipe fono  ignoti  i  Confolari  della-  Campagna,  né  fi  fan- 
no i  loro  nomi  ,  non  trovandofi  editti  indirizzati  a  co- 
loro da  Coftanzo  .  Vi  fono  però  molte  coftituzioni  di 
lui  ,   dirette  a'  Prefetti  Prerorj  d'  Italia   ,    per   le  quali  d 

An,35S.    prende  cura  di  quefta  Provincia.  In  fatti  nell'anno  35S« 

diriz- 
(a)  Aiban.  in  ApoL  adCoJ2jìant,pag.  sz6. 


Libro  Primo.  231 

dirr22Ò  una  Tua  Coftituzione,  a  Maurizio  LoJliano  ,  allo- 
ra Prefetto  Pretorio  d'Italia  ;  Ja  quale,  perchè  toccava.» 
i  bifogni  dì  quefìa  Provincia  ,  fu  letta  ,  e  pubblicata  inj 
Capua  ,  come  porta  la   fua  ifcrizione  (a) . 

Furono  poi  fucceffivamente  Iniperadori ,  Valerio,  Dal- 
niazio  ,  Coftanzio,  Gallio,  fino  a  Giuliano  Apoftata  .  Que- 
lli fu  Chierico  ,  ma  poi ,  per  compiacere  a'  Tuoi  fudditi, 
depofe  r  abito,  e  divenne  anche  Gentile. 

Sotto  Giuliano  fu  Confolare  della  Campagna  Lupo, 
che  fempre  in  Capua  fermò  Ja  fua  refìdenza  .  Di  tal  Con- 
folare fé  ne  ferba  fin  oggi  memoria  prellb  di  noi  ,  e  fc 
ne  legge  un  tronco  Epitaiììo ,  attaccato  alJaChjl^ià  de'F.F. 
del  Carmelo: 

......  RIVS  LVPVS 

•    ••••••     Y«    v^» 

......  CONS.  CAMP. 

CVRAVIT 

A  Lupo  fuccedette  Campano,  come  fi  raccoglie  dalPepi- 
itola  di  Simmaco  .  Coftui  ,  quafi  per  naturai  propenflo- 
ne ,  giovò  oltremodo  alla  Città  di  Capua ,  e  fu  affai  be- 
nemerito de*  fuoi   Capuani . 

Fu  anche  Confolare  delia  Campagna  in  quef!a  Citta 
di  Capua  ,  fotto  tale  Imperadore  ,  Pofiumio  Lampadio  ,  di 
cui  in  Napoli  ,  come  Città  al  Confolare  delia  Campa» 
gna  fottopofla  ,  ben  anche  ferbafì  memoria  in  un  mar- 
mo ,  prottrato  a  terra  avanti  la  Chjefa  della  Rotonda, 
ove  fi  legge  ; 

POSTVMIVS  LAMPADIVS  V.  C  COKS.  CAMP. 
iLe  obbligazioni  ,  che  la  Città  di  Capua  profeflava  iiu 
que' tempi  a  quefto  gran  Confolare  ,  io  non  ho  termini 
fufHcienti  a  poter  efprimere  .  Baflerà  folo  fapere  ,  cho 
non  tanto  arrivò  egli  in  Capua ,  eh'  ebbe  la  bella  idea^ 
nella  maggior  parte  di  riftorarJa  ,  e  di  abbellirla  .  Fc 
chiamar  perfone  da  diverfe  parti  ,  e  per  lettere  ,  e  per 
armi  molto  provette,  e  da  quefie  fece  iftruir  la  gioven- 
tù Capuana i  rifece  gli  acqiììdotti  in  iungo  tratto,  rifto- 

Gg  là 

(a)  25.  Cod.  Th,  de  appell. 


232     Storia  Civile  di  Capua 

rò  i  pubblici  edifizj  j  e  tanto  Ci  adoperò  ,  che  reftituì  la 
Città  in  buona  porzione  nella  Aia  antica  bellezza ,  quan- 
tunque non  avelie  potuto  rinnovarle  V  antica  maeftà  ,  e 
r  antico  dominio  .  Onde  il   popolo  di  C^pua  dopo  qual- 
che tempo    in  memoria    di  quefti  benefizj  gii  alzò  una-* 
ftatua  di  marmo  ,    e  la   fituò  in  mezzo  alla  principale-» 
piazza  della  Città  colla  feguente  ifcrizione; 
POSTHVMIO  LAMPADIO  V.  C. 
ET  ILLVSTRI  CONS.  CAMP. 
RESTA VRATORI  PATRIAE 
ET  REDINTEGRATORI  OPERVM 
PVBLICORVM  ,  ORDINIS  PROVISORI 
POPVLI  SVBVENTORI  OB  INSIGNIA 
EIVS  VNIVERSA  PATRONO  LONGE 
A  MAIORIBVS  ORIGINATO  ORDO 
CAPVENSIS  VOTI ,  ET  OBSEQVII  SVI 
PIGNVS  LOCAVIT  . 
A  Gìuh'ano    fuccedctre  Gioviano  j    poi  Va/enriniano .  Or 
fotto   queft*  Imperadore  furono,  e  fi  leggono  diverfi  Con- 
folari    della    Campagna  ,    che  in  Capua  facevano  il   lof 
domicilio,  e  vi  tenevano  eretto  il  Jor  Tribunale.  Ad  efII 
Ao,3(J4»     yarie  leggi  furono  dirizzate,  ficcome  nell'anno  364.  era 
Confolare    della  Campagna  Bolefaro  ,    a  cui  ,  rifedendo 
Valentiniano  in  Aitino  ,  Città  di  Venezia  ,  furono  diriz- 
zate due  Coftituzioni ,  che  fi  leggono  nel  Codice  di  Tco- 
dofio  y  una  fotto  il  titolo  Q^ìbus  equorum  ufus  ^  Taltra 
fotto  il  titolo  Quorum  ufui  intera. .  per  le  quali  ,  affin- 
chè da  Capua  ,  e  fua  Provincia  fi  cftirpafiero  i  ladronec- 
ci ,    e  molti    altri  difordini  ,    fu    proibita  feveramente  V 
afportazione  de*  cavalli ,  e  delle  armi,  comandando  ,  che 
niuno  fenza  fua  licenza  potefle  quelle  muovere.  A  quefto 
ftefib  Bolefaro ,  mentre  ftava  in  Capua  Confolare  della-» 
An.35s.    Campagna  ,  dirizzò  nel)'  anno  feguente  365.  l'altra  Co- 
itituzione  ,  che  C\  legge  fofto  il  titolo  Ds  curfu  puhUcOi 
rifedendo  egli  T  jlmperadore  in  Milano . 

A  Bolefaro  fuccedc  nello  ftefs' anno  365.  per  Confola- 
re Felice ,  di  cui  ci  fa  certi  la  legge  5  •  elei  Codice  Teodo- 

£ano 


Libro  Primo •  233 

fiano  ad  S*C.  Cìaiidianum  ^  emanata  a  Luglio  365.  A  qu'e- 

flo  {vLCCtàh  Anfiiochio  ;  a  coftui  nell'anno  370.,  ftando  An.370. 

Vaientiniano  in  Treveri  ,    i\x  dirizzata  in  Capua  quella^ 

\t^%^  9  che  fotto  il  titolo  De  Dectérhmbus  ancor  fi  vede 

nel  Codice  di  Teodofio  {a). 

Morto  Vaientiniano  Tanno  392.,  toccò  J* Imperio  di  An.392. 
Occidente  ad  Onorio .  Sotto  di  quefto  Principe  fu  in  Ca- 
pua Confolare  della  Campagna  Gracco.  A  quefto,  men- 
tre   rifedeva  Onorio  in  MiUno  ,    fu  dirizzata  nelT  anno 
397'  quella  Coftituzione  ,  che  leggiamo  nel  Codice  di  Tco-  An.397. 
dofio  fotto    il  titolo  De  Colhgiath , 

Furono  poi  fucceflìvamente  Imperadori  Valente  ,  Gra- 
ziano ,  Vaientiniano  II.  >  che  molto  poco  regnò  5  indi 
.Teodofio . 

Qucfti  due  Imperadori  però ,  Graziano ,  e  Teodoflo, 
furono  amantiflìmi  della  Città  di  Capua  ,  la  benifìcaro- 
no  oltremodo  ,  e  ia  dittinfero  dalle  altre  Città  con  infi- 
niti beneiìzj  i  onde  in  fegno  di  gratitudine  fu  loro  da*  Ca- 
puani,  e  da  Anicio  Baflo ,  Confolare  della  Campania  ,  eret- 
to il  marmo  colla  fèguente  ifcrizione ,  trovata  Tanno  16 io, 
nel  Cafale  delie  Curti ,  uno  de' Villaggi  ricchi,  e  culti  del- 
ia Diocefi  Capuana  ,  e  proprio  vicino  la  Cafa  del  dotto  f 
e  faggio  Dottore  Domenico  Parente  : 

PRO  SALVTE 

ET  VICTORIA 

DD.  NN.  GRATIANI 

ET  FL.  THEODOSII  PP.  FF.  AA; 

ANICIVS   AVCHENIVS  BASSVS 

V.  C.  CONS.  CAMP. 

LVDIS  POP.  DATI5  ATQVE 

VECTIGAL.  ABSOLVTIS 

POS. 

SYAGRIO  ET  EVCHERIO 

coss. 

A  Teodoflo    furcederre   Arcadio  ,    e  tra  cfll  due  regno 
Onorio  .  A  queflo  fuccedetre  Teodoflo  II.  Or  nclT  anno 

Gg     a  4i0'> 

(a;  /j,  71,  Cod,  de  Decario  fi. 


2  34     Storia  Civile  di  Capua 

An.410,    410.  ,    eflendo   Iniperadore    i'  iftelTo    Teodoflo  II.  Cotto 
il  Pontificato  di  Innocenzo  I.,  i  Goti  ,  g^ntQ  barbara, e 
molto  bellicofa  ,  entrarono  nell'  Italia  ,  e  con  un  grolTo 
efercito  afìTediarono  Roma  1  e  poi  la  faccheggiarono.  In- 
di paflarono  in  Capua  ,    e    con    grand'  impeto  aflalirono 
la  Città  :  onde  intimoriti  i   poveri  Capuani  ,  proccuraro- 
no   di   fcappar    via    nelle    campagne  ,    e  ne'  monti  vici- 
ni :  ma  i  Goti  li  raggiunfero  ,  e  gli  alficurarono  ,  cho 
non  aveano  eflì  nell'  animo  di  far  loro  verun  male  ,  ne 
d' inquietar  la  Città  ,    folamente  volevano  i  loro  teibri , 
e  la  loro  roba.  Laonde  convenne  a' Capuani  ritirarfi   iiiu 
Città ,  ed  aprir  tutti  i  nafcondigli ,  dove  aveano  cilì  ri- 
pollo il  loro  danaro  ,  le  gioje  ,  Je  cofe  più   preziofe  ,  o 
tutte  furono  prefe  da  que*  barbari ,  i  quali  depredarono, 
quanto  vi  era  di  ricco  ,  e  di  preziofo  in  Capua  5  e  poi 
jfe  ne  partirono  arricchiti  ,   e  carichi  de*  tefori   Capuani . 
I  cittadini  reftarono  molto  impoveriti,  e  la  Città  priva- 
ta delle  cofe  piiì   preziofe  ;  ci  volle   un  pezzo  ,  per  poterli 
rifare  ,  avendo  foffcrta  querta  gran  rovina  non  molto  do- 
po la  fua  riedificazione  . 
An>4S0»^  Morto  Teodofio  II.  a  28.  Luglio  450.,  fuccedettc  al 

fuo  impero  Coftanzio^  poi   Valentinianoi  indi  Marciano, 
li  quale  fw  un  Imperadore  molto  pigro  ,  e  per  la  fua  pi- 
grizia meritò,  che  i  vaflàlli  foffero  maltrattati  da* popo- 
li Itranieri  5  ed  era  così  tardo  a  rifolvere ,  e  al  foccorfo 
delle  cofe  ,  che  non  mai  gli  riufcì  a  tempo  qualunque  fua 
determinazione  .   Sotto     qued*  Imperadore  accadde  {a)  , 
An.4ss.    c^^^  2  ^7.  di  Marzo  4SS->  come   vuole  il  Panvinio  ,  feb- 
bene  altri  nel  452.,  Valentiniano ,  Imperadore  dell'Occi- 
dente ,  fu  da'  fuoi  fteflt  uccifo  per  ordine  di  Maflimo  Se- 
natore   tiranno  ,    H  quale  non  folo  fi  ufurpò   1'  impero  , 
ma  per  forza  tolfe  EudofTa   Imperadrice  per  fua   moglie , 
dottidìma  figliuola  di  Lorenzo  Ateniefe,  maeftro  di  ar- 
te Oratoria  {b)  .  Coftei    ,  per    vendicarfi   della  morte  del 
marito  ,  chiamò  dall'Affrica  Genferico ,  Re  de' Vandali, 
con  promeflfa  di  farlo  Imperadore:  e  già  ii  Tiranno , in*. 

tefo 

(a)  Samm  IJior.  di  Kap,  Uh,  i.        (b)  FaoL  Diac. 


Libro  Primo.  235 

ufo  il  partito,  con  grolla  armata  di  300.  mila  combat- 
tenti nei  medefimo  anno  ,  come  1*  ifteflb  Pan  vini  o  atte- 
ra ,  pafsò  in  Roma  3  mettendola  in  preda ,  e  rovina  ,  ed 
avendo  uccifo,  e  lacerato  Madìmo,  lo  fé  buttare  nei  Te- 
vere .  E  qui  conviene  ,  che  io  faccia  alto  ,  e  termini  il 
primo  libro   della  prefente  Iftoria  ,   aprendomifi  già 
campo  di  far   parola  de' fecoli  barbari,  comin- 
ciando appunto  dalla  venuta  de*  detti  Van- 
dali in  Italia  3  quando  efll   la  Città  di 
Capua  malmenarono  ,  e  crudel- 
mente diftruilèro  . 

DEL  LIBRO  PRIMO. 


WBB.Q 


LIBRO  SECONDO 

DELLO  STATO  DI  CAPUA 
NE'  TEMPI  BARBARI. 

CAPITOLO    L 

Dé^  Vandali  ,    e  loro  venuta  in  Capita . 

ISSI  fopra  ,  che  varie  mutazioni ,  fecon- 
do la  varietà  de*  tempi ,  ebbe  la  noftra 
rinomatiflima  Città  di  Capua  ,  Fu  el- 
la fotto  il  comando  di  Ofco  ,  poi  di 
Capi  ,   fuoi  fondatori  5    indi  Repub- 
blica dominò  da  se  itefia  ,  e  tenno 
foggette  tante  Città  ,  e  tante  nazio- 
ni 5  poi  fi  confederò  con  Roma  3  do- 
po la  rotta  di  Canne  fi  ribellò  da' Ro- 
mani,  e  a   diede  ad  Annibale  .  Quei  neli*  anno  544.  di 
Roma  con  due  eferciti  Confolari ,  uno  guidato  da  Appio 
Claudio  ,  l'altro  da  L.  Fujvio  Fiacco,  la  cinfero  d'  alfe- 
dio,  e  la  prefero:  il  che  fu  206.  anni  prima  delia  nafcita 
di  Gesù  Crifto  ,  al  dir  di  Coccejo  Sabellico  {a).  In  que. 
ilo  modo  reftò  fempre  foggetta  a' Romani  ,  e  fu  confi- 
derà- 
(a)  Tom.  prìm,  AEneìd,  5,  iib,  4.  pag,  340. 


238      Storia  Civile  di  Capua 

derata  ,  come  Joro  Provincia  infine  a'  tempi  di  Coftan- 
tino  Magno  laiperadoie  ,  che  fondò  in  Capua  un  Tem- 
pio,  dedicato  a  S.Pietro,  e  fu  poi  detto  San  Pietro  iiij 
Corpo  ,  come  attera  Camillo  Pellegrino  nella  Tua  Cam- 
pagna Felice  (a) .  Colia  traslazione  deli*  Impero  in  Orien- 
te ,  reftò  foggctta  a' Greci i  e  Simmaco  fuo  Vefcovo  nel- 
r  anno  di  Cii(lo  340.  vi  fondò  un  altro  Tempio  ,  dedi- 
cato alla  Vergine  Maria  ,  tanto  iodato  da  Giacomanto- 
nio  Ferrari  nella  fua  Apologia  ,  ove  aHerifce  non  efìervi 
fìmile  in  Napoli. 

Ed  ellèndo  venuti  dal  Settentrione  i  Vandali  a  deva- 
fìar  l'Italia,  Genlèrico ,  loro  Re ,  nell'  anno  450.  fecon- 
Ant455.  do  il  Ferrari,  o  455.  fecondo  il  Pellegrino,  diftrufie  Ca- 
pua 5  di  maniera  ,  clic  febbene  era  sì  grande ,  e  contene- 
va tanti  tempi  ,  e  tante  fabbriche  ,  poche  ne  rimafero 
in  piedi .  Una  Città  così  famofa  appena  reliò  divifa  io* 
più  borghi  :  uno  il  fu  quello  ,  ove  flava  il  Tempio  di 
S.  Pietro  in  Corpo ,  ì'  altro ,  ove  ftava  ia  Chiefa ,  dedi- 
cata alla  SS.  Vergine  ;  e  perchè  queft'  era  pili  grando 
degli  altri  borghi  ,  fu  detto  il  Borgo  di  S.  Maria  Mag- 
giore .  Tali  borghi  per  400.  anni  fuHeguenti  ritennero 
il  nome  di  Capua  ,  finattantochc  la  nuova  Capua  edifi- 
cata fi  foilc . 

Ma  chi  mai  foflèro  ftati  quefti  Vandali  ,  ed  a  qual 
fine  foflero  in  Capua  venuti  ,  andrò  didintamente  divi- 
fando  ,  per  foddisfacimento  degli  eruditi  leggitori .  Riferi- 
{ce  Giulio  Cefare  Capaccio  nella  fua  Storia  dei  Foreftie- 
ro  (^) ,  che  certi  popoli  barbari ,  Itaccati  dalle  parti  Set- 
tentrionali ,  furono  detti  Vandali  da  Vanola  ,  Regina  di 
Polonia,  e  di  Boemia 5  o  come  vogliono  altri  dal  fiume 
Vandalo  in  Europa ,  dove  eiR  poi  ebbero  lungo  foggior. 
no  3  e  congiunti  cogli  Alani ,  Svevi ,  e  Franchi  di  là  del 
Reno,  rovinarono  Ja  Francia,  e  paflarono  di  là  de' mon- 
ti Pirenei  ,  per  impadronirfi  delia  Spagna  ,  ove  avendo 
prefa  Afturga  ,  predata  Toledo,  occupata  Lisbona  ,  fi  fer- 
marono nei  Paefe  ,  oggi  Regno  di  Granata ,  la  cui  Pro- 
vincia 

(a)  J9/y?//.  2.  (b)  Gìornat,  2. 


Libro  Secondo.  259 

vincla  da*  Vandali  fu  detta  Vandaiusla,  e  dì  là  fcacciati 
da* Goti  ,  che  fen  eran  prima  impadroniti,  paflarono  In 
Affrica,  faccndofi  fìrada  col  ferro  ,  e  col  fuoco  ,  rovinan- 
do più  dannofamente  coi  coftumi>  perchè  infettarono  il 
tutto  coi  dogmi  deli'  erefìa  di  Ario  .  Or  mentre  nelia^ 
fìefìa  Provincia  fi  era  fatto  poderofo  Genferico  ,  accad- 
de, che  Eudoflìa,  rimafta  vedova  dell' Imperador  Valen- 
tiniano  ,  come  diilì  nel  fine  del  primo  Libro,  fu  per  for- 
za data  in  moglie  a  Mallìmo  Patrizio  ,  il  quale  Cucce^ 
de  all'Impero  del  marito  di  ki .  Ella  per  vendicarfi  del 
torto,  che  le  fu  fatto  in  quella  violenza  ,  chiamò  Gen- 
ferico ,  che  venifle  in  Roma  ,  promettendogli  il  dominio 
d' Italia  .  Senza  veruna  dimora  qucflo  barbaro  Principe  , 
unendo  il  fuo  efercito  di  ben  300.  mila  Mori,  e  Vanda- 
li, navigando  per  la  volta  di  Roma,  alJ' improvifo  Taf- 
faltò ,  e  furon  corretti  i  Romani  di  abbandonar  la  Cir« 
tà  ,  per  porfi  in  falvo  .  Di  già  V  ifteiTb  Maflimo  ,  che-» 
molto  badava  alla  fua  falute,  fu  uccifo  da  Orfo,  folda- 
to  Romano  5  ne  potè  il  Pontefice  Leone  adoperarfi ,  che 
il  barbaro  efercito  non  cntrafie  ,  e  per  15.  giorni  noru 
perdonaflè  a  quante  ingiurie  da'  nemici  infedeli  efercitar 
il  poteflero,  ne  mandò  poi  Eudoflia  in  Affrica,  e  diriz- 
zò il  fuo  efercito  alla  volta  di  Capua  . 

li  naturale  di  queft'  uomini  era  molto  ferino  ,  ed 
inumano  :  aveano  i  capelli  biondi  ,  roffi  ,  e  frolli,  cho 
ìafciavano  crefcere  ,  quanto  p  ù  fi  poteva  ,  né  mai  fé  li  to- 
favano,  e  con  certo  arrifizio  li  contorcevano;  erano  ftima- 
ti  per  gente  aftuta  ,  e  callida  ,  come  fcriffe  Strabene  :  atter- 
rivano però  chiunque  li  guardava  ,  e  di  efII  ne  precorreva 
fama  molto  crudele  .  Ebbero  tempo  i  Capuani  di  adu- 
narfi  il  meglio  ,  che  poterono  ,  e  fuggire  nei  loro  monti 
di  Paloiiibari  ,  e  Tifata  ,  lafciando  la  Città  fenza  una.» 
gran  parte  di  abitatori,  ma  ricca  di  tutti  quei  beni  >  che 
non    aveano  potuto  trafportar  fuori  . 

Or  quefti  barbari  inumani  Vandali   in  numero  pref- 
fo  che  infinito  entrarono  Panno  455.  nella  Città  di  Ca-An.45i^» 
pua  intrepidamente,  €ome  già  diffi  di  fopra ,  econfom- 

Hh  mo 


i^o      Storia  Civile  di  Capm 

mo  impeto  uccidendo ,  depredando  ,  e  fpianando ,  diedero 
air  infelice  Città  un  general  facce  >  che  durò  più  giorni  5 
avendo  perforate  le  Itanze  dei  palagi  ^  cavato  fotterra  , 
e  fatte  tutte  le  maggiori  diligenze ,  per  trovare  i  nafcon- 
digli ,  ed  ogni  qualunque  cofa  ^  ch'avellerò  potuto  occul- 
tare i  difperati   Capuani  .  Finalmente  non   iazj  del  facco 
dato  >  col    quale  fi  erano  già  arricchiti ,  vollero   moftra- 
re  la  loro  fierezza  centra  le  Chiefe ,  e  contra  gli  edifìzjs 
onde   diroccarono  ,   e  deturparono    diverfi   facri  tempj  y 
molti  pubblici  ,  e  privati  cdifi?)  fvelfero  da'  fondamenti, 
diftrufìfèro  gli   acqudotti  ,    pofero  in  ruina   le  fabbriche-» 
più  magnifiche  f    tantoché  la  maggior   parte  della  Città 
menarono  a  terra  j  ed  avendola  crudelmente  devaftata  $ 
la  riduflero  in   tanti  vichi,  fra  loro  difparati,  e  difuniri, 
che  poi  in  più  Borghi   >  come  già  diffi  ,  furono  ridotti  » 
Pofero  fuoco  a   molti  magazini  di  comeftibJi ,  carceraro- 
no diverfi  cittadini^  conducendoli  con  elfo  loro  perifchia- 
vi ,  e  dopo  aver  rovinata  la  Città  coir  armi,  e  col  fuo- 
co, alla  fine  fé  ne  partirono  »  Ed  ecco  i  mileri  Capuani 
fbggiacquero  alla  feconda  rovina  dopo   la  riedificazione-» 
della  loro  antica   Città  j  ed  appena  eran  paflati  (a)  40» 
anni ,  da  che  furono  {ìcchegguti  dai   Goti  ,  che  dovet- 
tero foccumbere  a  quelt*  altro  (ccmpio  j  ed  a  quefto  du- 
rifiimo  flagello  ♦  Onde  fcrifie  Ferdinando   Vghcllio  nella 
fua  Italia  Sacra  :  Floruit  Capua  fuì>  populi  Romani  pote^ 
fiate ,  donec  a  Genserico  Vandalorum  Rege  capta ,  fahver-^ 
faque  ejì  anno  455,  E  Coftantino  Porfirogenito  (^)  fcrillès 
Capua  e>'at  arbs  ingens  ^  captaque  eJì  a  Vandalit  ,  JI'^^-j» 
A[rii  ,  ^  vajìata  .  o 

Indi  Genfeiico  fi  portò  in  Nola  ,  che  (accheggiò ,  e 
dcvaftò  ,con  aver  renduti  fchiavi  molti  di  quei  cittadini  > 
buona  parte  de*  quali  furon  poi  rifcatrati  dal  gloriofo 
S,  Paolino,  eh* era  in  quel  tempo  loro  Vefcovo.  Di  poi 
fi  portò  col  fuo  grand*  efercito  ad  aflediar  Napoli ,  ma^ 
atterrito  dall'  altezza  di  quelle  mura  ,  e  reggendo  ,  chej> 

iNa- 
(a)  Summ,  ìjìor.  dì  Nap,  Uh,  r. 
De  admìnìjirjit*  Impsr.  capo  a7» 


Libro  Secondo.  241 

i  Napoletani,  di  nulla  temendo,  fi  erano  ben  fortifica- 
ti ,  e  ftavano  rifoluti  di  opporre  i  loro  corpi  in  vece  di 
niura  ,  quando  non  vi  foffero  3  prefe  il  miglior  partito 
di  non  tentar  più  oltre  ,  e  partirli  coH'onor  fuo  ,  e  di 
già  fé  ritorno  in  Affrica . 

Non  tanto  furono  allìcurati  gì'  infelici  Capuani  del- 
l' ufcita  de'  Vandali  da  quefto  Regno ,  che  tornarono  al- 
la diftrutta  loro  Patria  ,  trovata  oh  quanto  difforme ,  e  dif- 
famile da  quella,  che  lafciato  aveano in  abbandono:  quan- 
te lagrime  ,  quanti  fchiamazzi ,  quanti  urli  da  ogni  gene- 
re di  perfone  furono  alzati  al  Cielo,  non  meno  per  l'in- 
felice fpettacolo  della  loro  diftrutta  Città  ,  che  per  la  per- 
dita de'  loro  edifìzj  ,  e  della  Joro  roba  l  Ma  già  a  poco 
a  poco  fattifì  animo  ,  cominciarono  ad  accomodare  lo 
Chiefe  ,  le  cafe  ,  gli  edifìzj  ,  gli  acquidotti  ,  finché  do- 
po qualche  tempo  tornò  a  metterfì  in  qualche  iìflema-i 
la  Città  ,  divifa  però  in  pochi  Borghi ,  come  diffi  di  fopra. 

Era  già  morto  Marciano  a  25.  Gennajo  453. ,  ed  era* 
fucceduto  all'Impero  Leone  Imperadore ,  di  nazione  Gre- 
co ,  che  fu  il  primo  di  tal  nome,  e  primo  anche  del  fan- 
gue  Greco,  come  dice  il  Platina  nella  vita  d' Ilario.  Que- 
fìo  nuovo  Imperadore  ordinò  ,  che  i  corpi  morti  fi  do- 
veffero  fepellire  nelle  Chiefe  ,  cflèndo  fiati  foliti  fin  qui 
per  IcggQ  de*  Gentili  fepellirfi  nei  cimiterj  fuori  della^ 
Città  ;  perlochc  molti  corpi  di  Santi  furono  dopo  di  tal 
Cof^ituzione  fcavati  da'  cimiterj  ,  e  trasferiti  nelle  Chiefe 
dentro  la  Città  .  Ed  effendo  morto  Leone  a  11.  Genna- 
jo 474*  »  avendo  imperato  anni  17.  ,  gli  fuccedè  Leo- An.474. 
ne  ,  fuo  nipote  ,  il  quale  imperò  un  anno ,  e  morto  nel 
475.  gli  fuccedette  Zenone  Ifauro,  fuo  padre,  il  qualo 
tolto  ne  fu  cacciato  da  JBafìIifco  ,  fratello  di  Arianna»  9 
moglie  di  efio  Zenone  ,  e  perciò  nel  medeflmo  tempo  tu 
coltietto  di  render  1*  impero  allo  flefTo  Zenone  nell'an- 
no 476.  ,  dopo  aver  imperato  un  anno,  e  lei  mefì  (a).  An,47(J. 

Hh    z  CAPI- 

(a)  Summont.  ìoc.  cìf. 


2^1      Storia  Civile  di  Capua 
CAPITOLO     IL 

Dei  Goti ,  e  loro  domìnio  /opra  la  Citta  di  Capua 


M 


A  non  meno  per  le  difcordle  di  Zenone,  e  di  Ball- 
Jifco  ,  che  per  gli  peccati  di  iwm  1*  Italia  ,  volici 
Iddio  benedetto,  che  ì  Goti  ^  i  quali  nell'anno  410.  Tac- 
cheggiarono Capua  ,  tornafJero  con  poderofidimo  eferci- 
to  in  Italia ,  fé  ne  innpadroniflero  aflblutamente ,  e  la  li- 
gnorcggiallero  ,  e  confegucntemente  foffero  anche  padro» 
ni  di  Capua  ,  Fu  certamente  Ja  rovina  ^^\  Romano  Im- 
pero il  trafportarlo  in  Costantinopoli,  o  per  meglio  di- 
re ,  il  dividerlo  in  Orientale  ,  ed  Occidentale:  onde  rima- 
(la  quefta  noftra  parte  molto  debole ,  riufci  facilmente» 
preda  de* Barbari,  de' quali  i  già  detti  Goti  furono  i  pri- 
mi, che  non  già  il  reiio  delle  Provincie  dell'Occidenta- 
le Imperio  ,  ma  1'  ifieffa  izà^  ,  e  capo  di  effo  Imperio  > 
Italia  ,  e  Roma,  occuparono;  il  che  avvenne  1'  anno  di 
Aa47<5»    Criito  476.  [a] . 

Il  primo  Re  Goto  fu  Odoacre  Re  de'  Turglligni ,  o 
d'Eruli  ,  i  cui  principali  foldati  erano  nelle  reljq^uie  dell* 
efcrcito  d'Attila,  fecondo  il  Pigna  j  e  venuto  con  grand"" 
efercito  daireilreme  parti  d'Ungheria  5  fecondo  il  Gorioy, 
il  fé  Re  d' Italia  ,  poiché  giunto  in  Pavia  ,  come  feri  ve 
il  Platina  y  combattè  con  Orelte  Patrizio,  e  lo  vinfe:  on- 
de fattolo  prigione  nella  Città  di  Piacenza  >  al  cofpetta 
di  tutto  r  efercito  lo  fé  morire  5  ed  indi  a*  28.  Agolto 
dello  ftedb  anno  ,  fecondo  il  Panvinio  ,  entrò  in  Roma , 
e  riduilè  Aguftolo  ,  figliuolo  di  Oreite  ,  a  rinunciar  l' impe- 
ro. Allora  per  325.  anni,  fecondo  lo  ftefTo  Autore ,  flet- 
te r  Occidente  fenza  Imperadore  .  Odoacre  »  foggiogata-* 
tutta  r  Italia  ,  fé  ne  chiamò  Re  ,  e  come  foggiugne  il 
Coliennuccio ,  tutta  la  polTedectc  :  tal  che  Napoli ,  e  Icj 
Città  intorno  fi  trovarono  fotte  il  dominio  dc'Gotil'an» 

(a)  Ammìrat.  ds'  Duch,  dì  Benrj€\ 


Libro  Seconda.  243 

no  4S2. ,  e  vi  regnò  fedici  anni ,  e  mezzo  .  A  qucfto  fuc- 
cedc  Teodorico  ,  che  vi  regnò  33.  anni  ,  e  mezzo  , 
fecondo  l'Ammirato  ,  anni  50.  ,  fecondo  il  Summonre: 
ma  poco  men  >  che  anni  38.  fecondo  il  Giannone  ,  aven- 
do ottenuta  T Italia  a  forza  d'armi  ,  chiamato  dall' Im- 
perador  Zenone  ,  per  reprimere  la  tirannide  di  Odoacre, 
che  già  poi  in  Ravenna  uccife  Tanno  493'5  perciò  s' in- AD.4P3, 
fignorì  deir  impero  d' Italia  ^  fenza  aver  chi  glielo  con- 
traftafTe  «  . 

A  quefto  Principe  Teodorico  (a)  ,  non  vi  è  fcrittore ,  ' 
che  non  tefTa  maravigliofi  encomj  di  gloria,  e  di  loda. 
ScrifTe  il  Giannoiìc  ,  che  fa  egli  adorno  di  quelle  rare, 
e  nobili  virtù  ,  che  folTe  mai  per  avere  qualunque  altro 
più  eccellente  Principe  ,  che  vantadero  rutti  i  iecoli .  La 
di  lui  pietà  nelle  cofe  fpirituali ,  febbenc  foilè  dclV  creila, 
d'  Ario  forpreio  ,  la  clemenza  co'  fudditi  ,  la  giuftizia.-  y 
r  umanità  ,  la  fede  lo  rendevano  amabile  ,  e  caro  a- 
tutta  r  Italia  j  la  fua  temperanza  fu  da  Ennodio  chiama* 
ta  Modejìia  Sacerdotale  j  fu  ,  fecondo  V  ufanza  della  fua 
nazione,  parchillimo  ne' cibi  ,  e  ben  anche  fobrio  nello 
vedi  .  Nel  fuo  Regno  i  Goti  fj  mantennero  continenti  > 
e  cafti  ,  né  fu  mai  inlìdiata  la  pudicizia  delle  donne  ; 
Qj^ae  Romani  pollati  [unt  fornìcatìone  (  dilTe  Salviano  ) 
mundara  Barbari  cajiiiate  ^  ed  altrove  :  Jmpudicitiam  nos 
dilìgimui ,  Gothì  execrantur  y  puritatem  ms  fugimui ,  ìllì 
amant  .  Vivean  di  cibi  fempliciUìmi  di  pane  ,  di  latte  , 
di  cacio ,  di  buriro  ^  di  carne  ,  e  fovente  cruda  ,  macera- 
ta folamente  nel  fale  .  Del  corfo  de'  fuoi  fatti  egrcg;  è 
troppo  noto  il  fuo  valore ,  la  fortezza ,  la  fua  magnani- 
mità ,  il  fublimc  fpirito  ,  il  fuo  genio  fempre  a  grandi , 
e  difficili  imprefe  prontilfimo  :  Principe  nella  guerra  ,  o 
nella  pace  molto  efperto  j  donde  neli'  una  fu  fempre  vin- 
citore ,  e  nell'altra  beneficò  fempre  le  Città,  e  i  popoli 
fuoi,.  e  la  virtù  fua  giunfe  a  tanto,  che  feppc  contenere 
dentro  ai  termini  loro,  fenza  tumulto  di  guerre,  ma  fo- 
io  colla  fua  autorità ,  twiù  i  Re  barbari ,  occupatori  del-' 

rim- 

(a)  CaJJiod,  lib,  3.  var.  capn  %, 


2  44     Storia  Civile  di  Capila 

r  Imperio  .  Egli  per  reftituire  l'Italia  neirantica  pace,  e 
tranquillità  ,  occupò  molte  terre  ,  e  fortezze  fra  la  pun- 
ta dd  mar  Adriatico  ,  e  l'Alpi,  per  impedire  piìj  facil- 
mente il  paffo  a'  nuovi  Barbari ,  che  volelfero  aflalirla-.  : 
tantoché  ella  è  coftante  opinione  di  tutti  gli  Scrittori  , 
che  mediante  la  virtià ,  e  la  bontà  Tua,  non  folamento 
Roma,  e  l'Italia,  ma  tutte  i' altre  parti  dell'Occidenta- 
le imperio,  libere  dalle  continue  battiture,  che  per  tan- 
ti anni  da  tante  inondazioni  di  Barbari  avevan  foppor- 
tate  ,  fi  folkvarono ,  e  in  buon  ordine  ,  ed  affai  felico 
ftato  fi  riduflero  ,  Molti  Autori  pretendono  ofcurarc-» 
quefte  virtù  di  Teodorico  colla  morte ,  che  fece  dare  su 
';  Simmaco  ,  ed  a  Boezio  ;  ma  molti  altri  la  fcufano  colla  ra- 

gion di  ftato,  e  colla  polizia  del  Regno.  £' vero  bensì, 
ch'egli  la  pianfe  amaramente,  e  per  quedo  gran  dolo- 
re ,  che  n'  ebbe  ,  poco  dopo  (e  ne  mori  ,  come  narra. 
Procopio  ;  //?  Symmachum  y  ac  Boethium  quod  peccaverat  y 
àefievit  ;  po^nìtentiae  ,  ac  dolori^  magmtudine  non  muUo 
pqfi  ohiif  ,  Sebbene  Giornando  io  fé  morto  di  vecchiez- 
za ,  narrando  ,  che  Teodorico  ,  pojìquam  ad  fenìum  per- 
'Zjemffet  ^  &  fé  in  brevi  ab  hac  iuce  egreffurum  cognofce» 
ret  y  fece  avanti  di  lui  convocare  i  Goti ,  ed  i  principali  Si- 
gnori Ad  Regno  ,  a*  quali  difegnò  per  fuo  fucceflore  Ata- 
larico  5  raccomandò  a' mededmi  la  fedeltà  al  detto  Re» 
fuo  nipote  ,  r  amore  ,  q  riverenza  verfo  il  Senato  ,  e'I 
Popolo  Romano  ,  e  foprattutto  incaricò  ,  che  doveflero 
mantenerfi  amico  ,  e  propizio  V  Imperador  d'  Oriente,  col 
quale  proccuraflero  aver  fempre  ferma  pace  9  e  confede- 
razione . 

Aa.S2<J.  A  2.  Settembre  526.  mori  il  Re  Teodorico,  e  come 

diflì  ,  reftò  un  nipote  ,  natogli  da  Amalafunta  9  fua  fi- 
gliuola,  chiamato  Atalarico  ,  il  quale  fuccedette  all'Im- 
pero 5  vi  regnò   per   otto  anni  ,  e  fé  ne  mori  giovanetto 

An.S34.  l'anno  534.  Succedette  poi  Ttodato^  ma  veggendo Ama- 
lafunta,  che  Teodato  ,  nato  da  una  forella  di  fuo  padre, 
cercava  di  ribellarle  la  Tofcana  ,  fé  lo  fece  compagno 
del  Regno  i  e  pure  egli  l' ingrato  la  fé  miferamente  mo- 
rire • 


Libro  Secondo  •  245* 

lire  ,  Ma  non  per  quefto  godè  lungo  tempo  il  frutto 
della  fua  fcelJeratczza  ,  anzi  fu  cagione  di  affrettar  Giu- 
ftiniano ,  allora  Imperador  di  Coftantinopoli  ,  a  proccu- 
rar  con  queft*  occalìone  di  ricuperar  T  Italia  .  Incomin- 
ciò dunque  la  guerra  l'anno  535»  in  tempo,  che  viveva  An.SJS» 
ancor  Teodato,  e  durò  iS.  anni,  efièndo  Itati  frattanto 
cinque  altri  Re  de*  Goti  ,  Vitige  ,  Ildovanno,  Atarico  , 
Totila  ,  e  Tea  .  Di  tal  giisrra  contri  i  Goti  ne  fu  capo 
Belifario  ,  il  quale  ricuperò  Roma  j  e  dopo  aver  dato  l* 
ordine  di  rifare  le  rovinate  mura  verfo  l'anno  5Si«)  i^ 
ne  ritornò  in  Coftantinopoli  « 

Or  nell'anno  di  Grillo  552»  <^i  Vigilio  Papa  15. ,  e  di  An.ss^. 
Giuftiniano  Imperador  26. ,  fu  fpedito  in  Icalia  dallo  ftef- 
fo  Giuftiniano  ,  Narfete ,  Eunuco  Perdano  ,  Capitan  Ge- 
nerale deir  armi  deli'  impero  Orientale  con  un  rinforzo 
di  s.  mila  pedoni,  e  2.  mila  Eruli^  perchè  ,  dopo  una^ 
diligenza  avuta  degli  affari  d'Italia,  il  preparaftè  tutto, 
per  ivi  diftruggere  il  Regno  de'  Goti  .  Giunto  quefti  iii-> 
Roma  ,  prele  il  titolo  di  Duca  di  tutta  l' Italia ,  reggen- 
do a  iuo  modo  le  Provincie  per  mezzo  de' Prefetti ,  co- 
me riferifce  il  Sigonio  .  Venne  già  al  primo  fatto  d*  ar- 
mi ,  e  gli  riufcì  di  pigliar  Pavia  ,  rompere  i  Goti ,  e  di 
ammazzar  Totila  (a)  j  ioro  Re,  dopo  aver  quefti  regna- 
to dieci  anni  ,  come  gli  predifle  S.  Benedetto.  Nell'an- 
no poi  553,  Narfete  aftediò  Ravenna  ,  fede  Reale  de' Go- An. 5 5 3; 
ti  ,  del  tutto  la  fpenfe  ,  ammazzò  Tea  ,  ultimo  loro 
Re  {h),  e  riduife  Ro:na  ,  e  Napoli  nell'anno  555-  foito  An.ssS» 
l'impero  Greco,  eflèndone  ftato  privo  circa  anni   72. 

Ma  non  è  qui  da  tralalciarii  una  famofa  battaglia  , 
data  da  Narfere  all' efèrcito  Goo  ,  accampato  nella  noitra 
Città  di  Cafilmo  ,  sulle  fponde  del  noftro  Volturno  ,  rap- 
portata da  Agazia  (e) ,  facendo  a  propolìto  per  la  pro- 
pria Storia  della  Città  di  Capua  .  Neil'  anno  di  Cr.fto 
5S4.  >  di  Vigi'io  Papa  17,,  di  Giuftiniano  Imperador  2S., 
vennero    in  Italia  a  richiefta    de'  Gjti  due  vai  orofilli  mi 

Ca  pi- 
ca) Pacrgi,  Oiiìc.  Baron.  (b)  Procop,  de  Bell*  Goth. 
(e)  Agasi,  lib.  z.  de  Bell.  Goth. 


246       Storia  Civile  di  Capua 

Capitani  degli  Alamanni,  e  Franchi ,  con  eflb  loro  con- 
federati, Baccellino  (^) ,  e  Lenta  ri  3  e  veggendo ,  che  a-, 
petto  del    loro    poderofiflìmo    efercito    tutto    di    gcntfL* 
barbara  ,  e  crudele  fornito ,  erano  troppo  deboli  le  forze 
Imperiali  ,  che  nell*  Italia  fi  ritrovavano  ,  a  man  falva.» 
dalla  Liguria    fin  dentro  Roma  fi  avanzarono  ,    Jafcian- 
do  per  ogni  luogo  funeftiffimi  fcgni  della  loro  barbarie. 
OltrepafTarGriu  «ncnc  RCillS  ,  e  giunti  al  Sannio^  dlvifero 
la   loro  ben    numerofa  armata  in  due  ,    Buccellino  colla 
maggior  parte  tirò  a  man  deftra  ,  ccn  devaftare  a  facco, 
ed  a  fuoco  la  Campania  ,  la  Lucania,  i  Bruz;  j  e  giun- 
fe  fino   allo  stretto  di  Sicilia  •  Leuraii  coli'  altra   porzio- 
ne  dell' efercito  marciò  alla  finifka  ,  Itingo  il  mare  Adria- 
tico ,  mettendo  a  facco  tutto  quel  tratto  di  mondo .  Era- 
no già   i  caldi  eflivi  ben  avanzati,  quando  Leutari ,  e 'I 
flio  efercito  pieni  di   prede  penfarono  di  tornarfene  allcj 
loro  cafe,  e  fattolo  fapere  a  Buccellino,  non  i^ollc  <:oftui 
feguirlo  y  perchè  i  Goti   gli  davano  ad   intendere  di  vo- 
lerlo per  loro   Re  j  permife   bensì  ,  che  Leutari  partiflo 
colla  promeflà  di  mandargli  foccorfo  in  ogni  contingenza. 
Poftofi  in  cammino  Leutari ,  e  giunto  a  Fano  ,  man- 
dò inanzi  3000.  de'fuoi  ,  per  ofièrvare  ,  fé  ficure  erano 
le  firade  ,   a  poterfi  (ènza  inciampo  di  gente  nemica  ti- 
rarfi  avanti  il  cammino.  Ma  Artabane ,  Ufiziale  Cefareo, 
feguace  di  Narfete  ,  che  avea  radunata   molta  gente  iru 
Pefaro ,  e  fi  era  ivi  pofto  in  agguato,  fi  fece  loro  adof- 
fo,   li  fcompigliò  tutti,  ne  uccife  molti  ,  e  molti  nella- 
gran  confufione  ne  recarono  feriti  .  Finalmente  Leutari  p 
paflato  a  gran  forza  il  Pò  ,  condufie  la  fua  gente  a  Ce- 
fena  ,  terra  di  Vinegia  .  Qliìvì  così  egli  ,  come  tutti  i  fuoi 
furono  da  crudelifiìma  peite  fcrprefi ,  che  per  difperazio- 
ne  coi  denti  fi  ftrappavano  a  brane  la  carne  propria  ,  e 
quafi  tutti    di  quefto    malore  finirono  di  vivere  ,  Giufto 
giudizio  ,  e  gafiigo  di  Dio  a  gente  sì  folle  vaca  ,  e  per- 
verfa  ,  per  l'enormità  commelTa  nel;e  Chiefe  ,  e  ne*  luo- 
ghi {acri,  attefo  in  ogni  faccheggio, nella  Campania  fpe- 
ziaU 
(a)  Paf^/.  D/ac,  de  Gejì»  Lor^gohard,  ìib.  1,  cap,  2, 


Libro  Secondo.  247 

ziaimcnte  ,  diedero  di  mano  alle  veftl  ,  e  vafi  facri,  ed  a., 
rpogliare  d'  ogni  loro  ornamento  i  tempi  ,  ammazza  a- 
do  ,  €  Jafciando  infepoJti  per  le  ftrade  lucti  quei  ,  che 
Joro  fi  facevano  innanzi. 

Ne  permife  Ja  Divina  giuftizia  ,  che  aveflc  migh'or 
fortuna  V  altr*  armata  di  Buccellino  ,  poiché  quefti  do- 
po aver  dato  il  ùcqo  ,  e  devaftato  quante  terre  ,  tem- 
pj  ,  ed  altari  trovò  fino  a  Regio  di  Calabria  ,  tornoflè- 
re  indietro,  commettendo  fimiii  fcelleratezze  ,  e  giunto 
vicino  la  Città  di  Capua  ,  jfì  accampò  col  fuo  eicrcito  al- 
Ja  riva  del  fiume  Volturno  sulle  rovine  delia  diftrutta^ 
Città  di  CafiJino  .  Qui  lo  (cellerato  Duce  ,  fidato  al  fito, 
che  gli  pareva  molto  opportuno  per  gli  fuoi  crudeliffi- 
mi  difegni  ,  avendo  aJ  fianco  deftro  il  fiiume  ,  fornì  il 
Jato  finiflro  con  un  forte  baloardo  ,  che  formò ,  ficcan- 
do in  terra  le  ruote  di  non  pochi  fuoi  cocchi  fino  al  cen- 
tro delle  medefijne  j  ed  a  quefle  fopraggiugnendo  altri 
fortifilmi  legni ,  refiò  appena  un  picciolo  fpazio  aperto, 
per  dove  i  luoi  foldati  farfi  poteano  innanzi  al  nemico, 
ed  a  Tuo  tempo  arretrarfi  ;  così  le  barbare  mafnade  ben 
difefe  (tavano  accampate  al  difetto  del  Volturno  ,  preffb 
la  riva,  che  riguarda  l'Oriente.  E  perchè  vi  era  un  Pon- 
te fopra  deJ  fiume  di  Cafilino  ,  ii  quale  univa  il  detto  Ca- 
ftello  edificato  al  difopra  ,  col  fiume  al  difetto  ,  temet- 
te Buccellino  ,  che  per  quefto  Ponte  i  nemici  avanzati 
non  fi  foffero  ;  onde  1'  occupò  ,  fabbricandovi  fopra  una 
ben  forte  torre  di  legno  ,  fornendola  infieme  di  uomini 
affai  valorofi,  e  ben  armati,  i  quali  aveflero  di  fefo  il  luo- 
go ,  ed  avefisro  impedito  ,  che  ì  Romani  avanzati  fi  fof- 
fcro  :  coficchc  elTendofi  ben  fortificato  Buccellino ,  altro 
non  afpettava  ,  che  la  mofJà  del  nemico  i  fi  maraviglia- 
va bensì,  come  da  Vinegia  il  promefTo  foccorfo  da  fuo 
fratello  fpedito  non  gli  veniva  i  erano  però  le  fue  trup- 
pe al  numero  di  So.  mila  foldati j  laddove  in  Capua,  e 
nella  fpiaggia  di  Cafilino  vi  erano  30.  mila  Imperiah  a- 
fargli  fronte  , 

E  veggendo  Buccellino  la  debolezza  delle  truppe  ne- 

li  miche, 


248       Storia  Civile  di  Capua 

miche  ,  tutto  follecito  voiea  intraprender  ia  battaglia  5 
tantoché  così  animò  un  giorno  i  Tuoi  foldati  a  combat- 
tere: jf  Miei  fidi  ,  e  valorofi  feguaci  miei,  non  è  vitto- 
„  ria  di  poco  momento  quella  ,  che  colia  vicina  barta- 
,,  glia  abbiamo  ad  acquiftare  ,  La  noftra  forre  è  in  qual- 
„  che  maniera  dubbia  ,  ed  incerta  ,  e  fiamo  a  tai  fegno 
„  ridotti ,  che  o  noi  vincendo  e'  impadroniremo  di  tut- 
„  ta  ritalia.j  o  perdendo  ,  incontreremo  una  morte  vi- 
,,  le,  e  vergognofa  .  Avendo  loro  il  gran  Capitano  così 
parlato,  fubito  diedero  di  piglio  air  armi,  e  pieni  di  fpi- 
rito,  e  di  bravura  ,  quaf]  iìcuri  di  vincere  ,  lì  apparec- 
chiarono alla  vicina  battaglia.  Erano  coftoro  quali  tutti 
fanti  ,  e  Je  loro  armi  non  erano  di  gran  lavorio  ,  noru 
ufavano  archi,  frecce,  dardi,  o  fionde  f  ma  al  iato  de- 
tìro  portavano  lo  feudo  ,  e  ai  fìniftro  la  fpada  ;  prellb 
di  loro  non  era  in  ufo  la  corazza  ,  pochjlumi  portava- 
no la  celata  in  tella  ,  andavano  nudi  fino  alla  cintura  , 
donde  poi  fcendeano  fino  ai  piedi  i  calzoni  di  tela  di 
Jino ,  o  pure  di  cuojo  :  portavano  anche  accette  con  fer- 
ro da  due  parti  aguzzo  ,  e  certi  angoni  ,  fpezie  d'  ala- 
barde, coli' afta  di  legno  ,  ma  quafi  tutta  veftita  di  fer- 
ro ,  la  cui  punta  era  acutilfima ,  con  varie  altre  punte  , 
o  fiano  uncini  ,  che  guardavano  al  bafib  ,  fimili  agii  ami. 
Si  fervivano  di  quefti  angoni  ,  per  lanciarli  contro  al  ne- 
mico,  quando  gii  erano  d' apprellb  :  fé  colpivano,  an- 
corché lì  colpo  non  folle  mortale  ,  non  fé  ne  poteva.» 
sbrigare  1'  uomo  ferito  ,  per  cagion  degli  uncini  j  fé  li 
ficcavano  nei  feudi  ,  non  ci  era  modo  di  liaccarli  ,  né 
più  di  elli  fervirfi  5  ed  intanto  trovandofi  difarmato ,  o 
fcovcrto  il  corpo  del  nemico  ,  o  colla  fcure ,  o  con  al- 
tr*  afta  il  finivano.  Tali  erano  le  armi,  colie  quali  alia 
pugna  quei  Barbari   apparecchiati  fi  erano , 

Intanto  Narfete ,  condottiere  delle  armi  Grecoroma- 
ne ,  tofto  eh'  ebbe  ciò  intefo  ,  ufcì  di  Roma  ,  ove  per  ca- 
gion dell'  inverno  ritirato  fi  era  ,  e  venne  di  tutta  fretta 
in  Capua  .  Fermolfi  egli  non  molto  lungi  dal  campo 
Barbaro  j  imperciocché ,  ficcome  narra   io  ftefib  Agazia  j 

ne 


Libro  Secondo.  249 

ne  o/Icrvava  le  fortezze  ,    e  ne  fentlva  Io  ftrepiro  ,  vai 
tanto  dire  dali*  altra  parte  del  fiume  di  Cafìiino  ,  queila  ap- 
punto ,  che  riguarda   J' Occidente.  Quivi  fermato,  comin- 
ciarono a  reciprocamente  rimirarfi  i  due  nemici  efcrciti  : 
Narfete  attefe  a  formare  il  Tuo  campo  ,  mettendo  a'  fian- 
chi i  ca vah'cri ,  armati  di  afte,  di  ìcudì ,  e  dì  archi  leg- 
gieri,  alla  fronte  ddV  efercito  i  piiì  forti  foldati,  forniti 
di  corazze   ,  e  di  cimieri  ben  fermi  ,  talmente  ordinati, 
che  i  feudi  par  che  formaflèro  uniti  una   muraglia  ,  ]a_. 
quale  veniva   a  difendere  buona  parte  del  loro  corpo .  In 
mezzo  vi  fituò  i  fanti ,  ed  i  foldati  piij  periti  nello  fcoc- 
car  faette  .   Narfete   fi  fermò  nella  parte  deftra  infìemo 
con  Zannala,   uno  de'  Prefetti  dell' efercito  ,  e  nella  lìni- 
ftra   Valeriane,  ed  Artabane ,  altri  due  Prefetti ,  coi  loro 
foldati ,  a'  quali  poi  ordinò  Narfete  ,  che  tra  le  ombro 
di  un    vicino   bofco  nafcofti  fi  fofiero  ,  ove  dalle  falto 
dei  monti  di  Callicola  fi  avanzava   nel  piano,  acciocché 
poi ,  incominciandofi  la  7uffa  ,  aveiJèro  cosi  potuto  circon- 
dar i  nemici ,   racchiuderli  ali*  improvifo ,  e  del  tutto  fcon- 
f:ggerli. 

Stava  la  Città  di  Capua  in  fomma  agitazione,  e  con 
effa  i  paefl  vicini  dubbj  della  lor  forte  ,  non  fapendo  il 
loro  fine  ,  ne  a  chi  darfì  in  potere  .  Intanto  i  Barbari 
fcorrendo  i  luoghi  aperti  della  Città  ,  ed  i  vicini  Paefi  , 
non  lafciavano  di  rubbare  ,  di  uccidere,  d'inquietare  reo- 
fa  ,  che  difpiacque  oltremodo  a  Narfete  ,  attribuendola. 
a  un  difpregio  ,  anzi  a  uno  fmoderato  ardire  de' Goti, 
che  nulla  par  che  curallero  avere  a  fronte  un  nemico 
sì  forte  ,  e  potente  ,  qual  egli  fi  era  .  Proccurò  dunque* 
impedir  tali  fcorrerie  ,  ed  ordinò  a  Canarange  ,  uno  de* 
Prefetti  Grecoromani ,  uomo  forte  ,  prudente  ,  ed  in  mez- 
zo a*  pericoli  animofo,  ed  intrepido,  che  avefìe  affalito 
i  cocchi  de'  Goti ,  acciocché  non  aveflero  potuto  più  di 
efìi  fervirfi ,  per  ifcorrere  la  Campania  ,  e  rubbare .  Cosi 
efeguì  Canarange,  e  fattofi  avanti  colla  fua  gente  ad  una 
gran  quantità  di  Goti  ,  li  forprefe  ,  tolfe  loro  i  cocchi, 
e  li  mandò  a  fìl  di  fpada  .    Or  ritrovando*]  egli  vicino 

li    2  alla 


2  50       Storia  Civile  di  Capua 

alla  Torre,  che  quei  Barbari  edificata  aveano  sul  Ponte 
di  Cafìlino  ,  fece  a  quella  avvicinare  uno  dei  cocchi  pre- 
fi,  il  quale  ritrovava^  pieno  dì  fecco  fieno  ,  vi  fece  at- 
taccar fuoco,  ed  eilèndo  ia  Torre  di  legno,  foggiacquc 
immantinente  aiT  incendio  .  I  Goti  ,  eh*  erano  in  culto- 
dia  di  quella  ,  non  potendo  affatto  riparare  il  gran  dan- 
no,  fi  pofero  tutti  a  fuggire,  e  nel  lor  campo  fi  ruua- 
rono  :  onde  reftò  libero  ai  Grecoromani  il  Ponte,  e  di- 
flrutta  la  Torre  .  Arfe ,  fremè  di  fdegno  la  barbara  ma- 
snada ,  e  foltamente  audace  volea  in  queir  ilteflb  g  or- 
no azzuflfariì  ,  non  trattenendola  affatto  1'  efTerle  fiata- 
predetta  da'fuoi  indovini  una  farai  rovina ,  s'ella  in  quel 
giorno  pugnato  avefle  .  Non  potendo  intanto  i  Go- 
ti contenere  il  loro  fdegno  ,  di  già  ,  come  tanti  ma- 
ftini  arrabbiati,  diedero  fopra  all' efercito  Romano  ;  que* 
fto  ,  che  li  flava  afpettando  ,  li  ricevette  con  tal  bra- 
vura ,  e  con  tal  valore,  che  li  tagliò  nella  maggior  par- 
te a  pezzi,  avendoli  in  tutto  circondati  di  maniera,  che 
non  poteron  affatto  dalle  loro  armi  campare.  Sì  vide  in 
queffa  contingenza  una  manofpeciale  di  Dio  a  favor  del- 
l'armi  Grecoromane  3  poicliè  ,  non  oflante  che  P  eferci- 
to  de' Goti  foflè  di  gran  lunga  fuperiore  di  forze  airefer- 
cito  Romano  ,  pure  refrò  quello  fconfìtto,  ed  arrivaro- 
no i  Barbari  fino  ad  ammazzarfì  tra  di  loro  ,  ed  a  vo- 
lontariamente precipitarfì  nel   vicino  fiume  Volturno. 

I  Romani  allegri  per  una  si  fegnalata  vittoria  ,  do- 
po aver  prefìati  gli  ultimi  ufìzj  ai  loro  pochi  defunti  , 
che  appena  afcendevano  al  numero  di  80.  ,  caricarono 
molti  cocchi  di  fpoglie ,  e  di  arme  nemiche ,  e  così  ric- 
chi di  prede  ,  col  capo  coronato  di  allori ,  ordinatamente 
il  lor  Duce  Narfete  fino  a  Roma  accompagnarono.  Al- 
lora fi  videro  intorno  a  Capua  molti  campi  bagnati  di 
(inguc  j  il  Volturno  par,  che  inondar  volea,  tanto  an« 
dava  de' cadaveri  di  quella  barbara  gente  colmo  ,  e  ri- 
pieno .  1  Romani  prima  di  ritornare  alla  loro  Patria^  , 
vollero  lafciar  una  memoria  di  sì  fanguinofa  battaglia^  , 
ed  alzarono  SLÌh  riva  del  noftro  Volturno  ,  ov'  era  fuc-. 

cedu- 


Libro  Secondo ,  251 

ceduta  ,   la  feguente  ifcrizione  : 

linda  Cajilini  Tyrrbem  ad  iìttorìi  oram 
Flttxit  barbark^s  piena  cadaz^erihui  5 

Buccìlìnì  Jìgna  Dei^  in^ifa  fequentei 
Occìdit  ttancoi  hajìa  latina  vìros  . 

Felix  amnii  eris  tu  prò  fulgente  trophaeo 
Hojìili  longr^m  fanguitie  tinBui  aquai  , 
Queft*  ifcrizione  vien  porrata  da  Agazia  nel  fine  della^ 
guerra  Cafiiiiicie,  e  come  corona  della  medefima  .  Ma  per 
la  dolcezza  dei  luetro  ,  e  fcelta  delie  parole  ,  vera- 
niente  latine,  fa  dubitare ,  che  (ìa  compofizione  di  quei 
tempi.  Più  toilo  mi  dò  a  credere,  che  lo  ile  fio  Agazia, 
dopo  aver  narrata  In  guerra  de'  Goti  in  Caiilino  ,  iìafi 
divertito  a  coinporvi  la  già  detta  ifcrizione  >  giacché 
fcrilTe  Ludovico  Muratori  nella  prefazione  ali*  opera  di 
Agazia  ,  che  queft'  Autore  fi  legnalo  molto  ncìì'  arto 
Poetica  ,  e  nell'arre  Oratoria,  Laonde  non  è  fuor  di  pro- 
pofito  ,  che  {crivendo  egli  si  luttuofa  battaglia  ,  moiib 
dal  Tuo  naturai  eftro ,  avelie  una  fimile  ifcrizione  in  ver- 
fi  data  fuori  >  tanto  più ,  che  nella  fua  opera  non  ce  la 
dà  per  ficuraiTiente  compofta  da'  Romani  :  Miei  vero 
(  fcrive  egli  )  &  ir/dìgenarum  quidam  retulìt  Carmen  lapì- 
deae  tahulae  ,  quae  ad  rìpam  CaJìlìni  jìumìnii  pofita  erat^ 
injcrìptum  ^  qrjod  Jtc  babet  i  Jìve  autem  re  ipfa  incijì  faxa 
fuere  hi  Verfas ,  Jìve  fama  celebrante  vulgati  ad  me  ufq. 
pervenerunt  5  non  alienum  cenfuì  ab  operi:  inJUtuto  ,  eot 
hi  e  inferere  j  monumentum  ,  ut  credo  ,  non  infuavs  proe-- 
fii  illiui  y  eventuumque  , 

Indi  circa  dieci  mila  altri  Goti,  7000.  de' quali  non 
fi  trovarono  alia  battaglia  medefiaia ,  e  3000.  che  erano 
da  eifa  campati  ,  fi  ritirarono  in  una  fortezza  di  Gon- 
za nelle  Calabrie  ,  dove  aflaiiti  da  Nar(ete ,  che  di  nuo- 
vo Tanno  555.  tornò  da  Roma  ,  furono  coltreiti  a  ca-An.555« 
pitolar  la  reia  ,  falva  la  lor  vita.  Tutto  fi  accordò  da^ 
Nanete  ,  e  fattili  imbarcare  ,  li  mandò  a  Coftantinopo- 
li  .  E  qui  finì  Agaz  d  di  parlare  de'  Goti  5  perchè  con-i 
queft*  ultima  azione  ebbe  fine  la  guerra  ,  e  'i  Regno  lo- 


2  52       Storia  Civile  di  Capua 

ro  3  onde  in  tutra  l'Italia  s' eftinfe  il  loro  nome  ,  e  q  lic- 
ito fu  il  fine  della  feconda  venuta  de'Gori  in  Italia  3  im- 
perocché i  primi  l'anno  421,  nella  Spagna  terminarono 
il  loro  dominio  . 

CAPITOLO     III. 

Dei  due  Imperatori  Greci ,  Gìiiflìniano  ,  e  Giujlino  , 
dopo  la  dijlruziojte  de^  Goti , 

REftò  Capua  fotto  V  imperio  de'  Greci  ,  la  dominò 
con  tutta  l'Italia  Giuftiniano  Impcradore,  che  la«» 
ricuperò  col  totale  efterminio  ,  e  disfacimento  de'  Goti  , 
chiamato  per  fuo  collega  ,  come  fcrifle  Giannone  (j) , 
Giuftino ,  fuo  zio,  Tanno  di  noftra  falute  527.,  e  morto 
Giuftino  quattro  mef]  dopo  ,  cominciò  eiTo  folo  a  reg- 
gere 1'  imperio  d'  Oriente  .  Quefti  fece  un  gran  governo 
col  fenno ,  e  colla  mano  :  quefìi  iu  quel  Giuftiniano,  cui 
i  fuoi  fatti  egregi  acquiftarono  il  foprannome  di  Grande, 
fotto  cui  T  imperio  ripigliò  vigore ,  e  forza  non  meno  in 
tempo  di  pace,  che  di  guerra,  a  cagion  de'famofi  Giu- 
reconfulti ,  che  fiorirono  nella  fua  età  ,  e  tra  di  efli  Gio- 
vanni ,  Leonzio  ,  Foca  ,  ^M'idQ  ,  Tommafo  ,  Tribonia- 
ro  ,  Coftantino  ,  Teofilo  ,  Diofcoro ,  Prefentino  j  ed  3u 
cagione  dt\  valore  di  Belifario  ,  e  di  Na r fete ,  fuoi  illu- 
fori Capitani  .  Le  (hq  prime  grandi  imprefe  furon  quelle 
adoperate  in  tempo  di  pace.  Egli  ne' primi  anni  del  fuo 
impero  fi  accinfe  a  voler  dare  una  più  nobil  forma  alla 
Giurifprudenza  Romana  ,  ed  invidiando  non  meno  a  Teo- 
dofio  il  giovane  ,  che  a  Valentiniano  III.  quella  gloria  , 
che  acquiftaronfi  ,  l'uno  per  la  compilazione  del  famo- 
fo  Codice  Teodofiano  ,  e  T  altro  per  la  provvidenza  ,  da- 
ta fopra  i  libri  de'  Giureconfulti ,  volle  non  pur  imitar- 
li ,  ma  emularli  j  in  guifa  ,  che  al  paragone  la  fama-» 
di  coloro  rimaneflè  ofcura ,  e  fpenta,  e  nell'Oriente  non- 

nieno, 
(a)  Sicr.  Ciz>.  Uh.  3.  cap,  3. 


Libro  Secondo.  255 

meno,  che  nelT  Occidente  non  più  fi  rammenta  ilero  i  lo- 
ro egregj  fatti  .  Formò  ottime  leggi  per  lo  viver  civile, 
flette  Tempre  alla  difefa  de  Tuoi  vaflalli  5  ond'  era  da. 
tutti  amatillìmo  :  la  fua  letteratura  era  angolare  .  Egli 
correflè  con  brevità  mirabile  le  leggi  Romane  ,  le  quali 
erano  molto  lunghe ,  e  confufe  ,°  perocché  reflrinfè  in  do- 
dici libri  tutte  le  Coftituzionj  de' Principi,  le  quali  fi  tro- 
vavano difperfe  in  molti  volumi  ,  e  volle  ,  die  quefto 
fofle  chiamato  il  Codice  di  Giuftiniano.  Ridufle  al  nume- 
ro di  50.  libri  le  leggi  di  tutti  i  Magiftrati ,  o  Giudici  , 
o  Giureconfijlti  ,  le  quali  erano  diltefe  in  due  mila  libri, 
Compofe  anche  un'  opera  nuova  in  quattro  libri  dello 
IftJtu2Ìoni  Civili  ,  nelle  quali  brevemente  comprefe  il  te- 
fto  di  tutte  le  leggi  j  e  finalmente  ridufie  in  un  volume 
le  leggi  nuove ,  eh'  egli  avea  ordinate  ,  e  voile ,  che  fof- 
fero  chiamate  Novelle  .  Fu  qucft*  Imperadore  d'  intiero 
perfettiffimo  coftume  ,  legale  nelT  opere  ,  e  retto  nei  giu- 
dizj  i  e  perciò  tutte  le  cofe  gli  fuccedeano  bene .  Egli  fe- 
ce rifare  ,  e  bene  accomodare  in  Capua  il  gran  Ponto  » 
per  dove  la  via  Latina  fi  univa  all'  antico  Calvi,  diftc- 
fa  per  la  Calazia  ,  Trebole  $  ed  altri  Paefi  f  chiamato 
ora  Pofi^e  roUo  ,  del  quale  gran  veftigio  fin  oggi  d  of- 
ferva  ,  come  già  diflì  di  fopra  .  Ebbe  la  gloria  di  vedere 
fconfitti  i  Goti  per  mezzo  di  Nariete  ,  luo  Capitano,  e 
ritolta  l'Italia  dalle  loro  mani;  onde  afTetrari,  e  riftora- 
ti ,  che  fuicno  dallo  ftcfiToNarfete  gli  affari  de'Greci,  e  debel- 
lati affatto  i  Goti,  veggendo  1*  Imperadore  renduta  di  tut- 
ti i  fuoi  Regni  coli'  Italia  un^  flefia  Repubblica  ,  ema- 
nò ad  iftanza  di  Vigilio,  Pontefice  Romano,  (a)  una  Pram- 
matica ,  dirizzata  ad  Antioco,  Prefettod' Italia  ,  e  data.» 
in  Coltantinopoli  nel  370  anno  del  fuo  imperio  ,  nella.» 
quale  a'  difordini  fin  allora  patiti  in  Italia  per  la  dimo- 
ra de' Goti,  e  nelT altre  patti  Occidentali,  pensò  dar  ri- 
paro 3  e  volle,  che  non  folamente  le  Pandette,  il  Codi- 
ce,  e  le  fue  Coft]tuzioni  Novelle ,  ma  ben  anche  la  ^ud' 
detta  Prammatica  in  tutta  Italia  fi  o&tvaiTQ:  J^^ra  wfa- 

per  s> 
(a)  Pragm.       pjì  Kovell, 


2  54     Storia  Civile  di  Capua 

per,  z^elhges  Codicihui  Koftris  in  feri  ai ,  qi/as  javì  fab  edi- 
■  Bali  programmate  in  Itallatn  df-iduìn  mifimui  ,  oblinere__s 
fanc'muì  3  jed  &  eai ,  qi/as  pofiea promulga^imui  ,  Confii- 
tutionei  jubemu:  fub  ediHali  propojìtione  '^julgari  ex  eo 
tempore  ,  gt^o  [uh  edidìaìi  programmate  evulgatae  fuerint , 
etiam  per  partei  Italìae  5  obtinentei ,  ut  una  ^  Deo  juben- 
te  ,  fadta  Republica  ,  iegutj^i  etìam  nojìrarum  ibi  pro^ 
ìatetur  auBoritas .  Ma  appena  Giuftiniano  ebbe  Ja  '^loria 
di  aver  iiberara  l'Italia  da*  Goti,  che  diftratto  per  la  fe- 
conda  guerra  delia  Per fla  ,  e  per  l' invasene  degli  Unni, 

An.s(j5.  fu  dalla  morte,  feguira  dipoi  nell'anno  565. ,  fopraggiun- 
to  in  era  già  matura  d'  anni  82,  ,  dopo  aver  imperato 
anni  3S.,  e  mefi  otto;  Principe  ,  che  fé  non  avelie  nel- 
V  ultimo  di  fua  vita  ofcurata  la  Tua  fama  per  V  erefia- 
Eutichiana  (a),  che  volle  abbracciare  ,  né  mai  abbiurar- 
ìz  f  avrebbe  fuperata  la  gloria  di  molti ,  e  de*  più  rinomati 
Imperadori. 

Lafciò  egli  V  Imperio  a  Giurino  IL  fuo  nipote  ,  fi- 
gliuolo di  Vigilanzio .  Fu  quefto  Principe  molto  diflìmi- 
ìc  al  zio,  eflendofi  fcorto  per  uomo  troppo  avaro,  bar- 
baro ,  e  rapace  j  e  perciò  ebbe  molte  guerre  con  diverfc 
nazioni  ,  e  dette  femprc  inqu-Cto  .  £ra  difprexzator  di 
Dio,  e  de'facri  tempj  j  onde  per  fuo  caftigo  Dio  gli  tol- 
i£  il  cervello,  e  bifbgnò  ,  che  Sofia,  fiia  moglie  ,  gover- 
caffè  r  impero  :  ma  quefta  flefià  donna  fu  la  fua  rovina, 
e  dell' Italia  5  poiché  ad  iftigazione  di  alcuni  malevoli  di 
Narfete  ,  Capitan  Generale  dell'  esèrcito  Imperiale,  s*  in- 
dufìe  non   fola  mente  a  licenziarlo  dal  comando  ,  e  ban- 

An.556.  dirlo  dall'  Italia  1*  anno  566.,  con  avergli  mandato  per 
fucceflbre  Longino  ,  ma  ben  an<;lie  la  Imperatrice  lo  caricò 
di  parole  ingiuriofe  ,  fino  a  dirgli  d'elfer  tempo  ,  che  Nar- 
fete ritornafie  al  fufo  ,  ed  alla  conocchia  in  Coftantino- 
poli  cogli  altri  eunuchi,  e  femmine  del  fuo  Palagio,  che 
fanno  fimile  arte  5  e  che  meglio  gli  flava  il  teflere  ,  e '1 
filare,  che  l'arte  della  guerra:  Cui  illa  {b){  feri  He  Pao- 
lo Diacono  )  i?2ter  cetera ,  quod  eunuchui  erat  ,  hoc  fer- 

tt4r , 
(a)  Marquard.  Freher.  in  ChrQnolog,        (b)  Lib,  \  8. 


Libro  Secondo.  255 

,ar  mandaffe  ^  ut  cum  fuellh  in  Gynaeelo  lanarum  face» 
rst  penfa  .  Al  che  rifpofe  Idegnato  iJ  Capitan  Generale, 
che  col  fufo  ,  e  colla  conocchia  le  avrebbe  fabbricata.., 
ed  ordita  una  tela  ,  che  farebbe  ftara  ineftrigabile  da*  fuoi 
emuli  ;  Ad  qua  e  ver  ha  Narfes  dicìttir  haec  refponfa  dedijfe  , 
takm  fé  telam  orditurum  ,  quakm  ipfa  ,  dum  Z'iZf^ret ,  de» 
por/ere  non  pojfet  .  E  già  nel  566.  Narlete,  licenziato  il  fuo  An.5S5. 
elercJco  ,  fé  ne  ritornò  da  Roma  in  Napoli  3  ed  imaiediata- 
mente  moflrò  ,  che  gli  uomini  grandi  affatto  non  fi  deb- 
bono offendere  leggiermente  .  Scrifle  lettere  ,  e  man- 
dò corrieri  appofta  a  chiamare  in  Italia  Alboino ,  Re  de* 
Longobardi  ,  promettendo  di  dargli  qui  fede  piiì  vafta , 
e  più  ficura  di  quella,  che  aveva  egli  occupata  nella  Pan- 
nonia  j  anzi  ebbe  T  ingegno  ,  e  l' induftria  di  mandargli 
diverfe  frutta  d'  Italia  ,  per  fargli  aflaggiare  ,  e  fargli 
comprendere  la  vaghezza,  e  fertilità  à^i  terreno,  e  la^ 
dolcezza  del  clima:  Legaios  mìfìt  ad Longobardorum gen-' 
tem  y  ut  rudtrata  Fannoniorum  rura  defererent^  &  ad  Ita» 
lìam  cundiìi  repktam  divìtih  pojjìdendam  venir ent  ^Jimul- 
que  multimoda  pomorum  genera  ,  aliar umque  rerum  fpe* 
cies ,  quarum  Italia  ferax  ejì  ,  mittit  ,  quatenui  eorum^ 
ad  Veniendum  animos  allìcere  pojft  (a) , 

Il  medefìmo  Longino  fu  quegli  ,  che  giunto  In  Ita- 
lia con  alToluto  potere,  ed  imperio  ,  datogli  dallo  fte (fa 
Giuftino  ,  e  da  Sofia  ,  tentò  nuove  cofe  ,  e  trasformò  Io 
flato  di  quella  .  Egli  fu  il  primo  ,  che  deffe  all'  Italia-» 
nuova  forma  ,  e  nuova  difpoflzione  ,  e  che  nuovo  go- 
verno v*  introducete  ,  il  quale  agevolò  a  render  più  fa- 
cile la  rovina  di  lei  .  Egli  fermò  la  fua  fede  in  Raven- 
na ,  come  aveano  fatto  gì'  Imperadori  Occidentali  ,  o 
Teodorico  co'fuoi  Goti  j  volle  però  dare  all' Italia  nuo- 
va forma  (b)  .  Tolfe  via  dalle  Provincie  i  Confolflri  ,  i 
Correttori  ,  ed  i  Prefìdi ,  centra  ciò,  che  aveano  fatto  i 
Romani  ,  e  i  Goti  fkffi  j  e  fece  in  tutte  le  Città  ,  e  Ter- 
re di  qualche  momento  i  Capi ,  i  quali  chiamò  Duchi , 
afiègnando  alcuni  Giudici  in  ciafcheduna  di  effe  per  l'am- 

K  k  mini- 

(a)  Pao/,  Diac.  lib.  i8.        (b)  Sigof2,  de  reh,  Ital  lib.  i. 


2S^     Storia  Civile  di  Capua 

miniftrazione  della  giuftizia  .  Né  in  tal  diftribuzione  ono- 
rò più  Roma  ,  che  J*  altre  Città  j  perchè  tofri  via  i  Con- 
foli ,  ed  il  Senato  ,  i  quali  nomi  infino  a  quefto  tempo  vi 
fi  eran  mantenuti,  Ja  ridufle  fbtto  un  Duca  ,  checiafcun 
anno  da  Ravenna  vi  fi  mandava  (a) .  Onde  furfe  il  no- 
me del  Ducato  Romano  j  ed  a  colui,  che  per  J'Impera- 
dore  rifedeva  in  Ravenna  ,  e  governava  tutta  V  Italia^  , 
non  Duca  ,  ma  Eiarca  pofe  nome  ,  ad  imitazione  dell' 
Efarca  dell'  Affrica.  VreÙb  a' Greci  Efarca  diceafi  colui, 
che  prefide  va  ad  una  Diocefi  ,  cioè  a  piiì  Provincie,  del- 
le quali  la  Diocefi  fi  componeva  ,  Così  l'Italia  patì  mag- 
giori trasformazioni  fotto  1*  imperio  di  Giuftino  ,  Impera- 
dor  dell'Occidente,  che  fotto  i  Goti  fteifi  ,  i  quali  avea- 
no  proccurato  di  mantenerla  neiriiieflà  forma  ,  ed  appa- 
renza ,  con  cui  dagli  antichi  Imperadori  d'  Occidente  fu 
retta,  ed  amminiftrata  .  Le  Provincie,  in  quanto  fi  appar- 
tiene al  governo  ,  furono  ailblutamente  divife  ,  e  ficco- 
me  prima  avea  ciafcuna  il  fuo  Confolare,  o  Correttore, 
o  Prefide,  a  quali  ne  itava  raccomandata  T  amminiftra- 
zione,  e  'i  governo  j  per  quefta  nuova  divifione  poi ,  dan- 
dofi  a  ciafcuna  Città  ,  o  Cartello  il  fuo  Duca ,  ed  un  Giu- 
dice ,  ciafcuno  di  efiì  s'impacciava  nel  governo  di  quelle 
partitamente  ,  e  foltanto  air  Efarca  ftavano  fottopolti. 
Quindi  nelle  noftre  Provincie  trafTèro  origine  quei  tanti  Du- 
cati ,  che  ravviferò  nel  Regno  de'  Longobardi  ,  partcj 
fotto  il  dominio  de'  Greci  ,  come  fu  il  Ducato  di  Napo- 
li ,  di  Sorrento ,  di  Amalfi  ,  il  Ducato  di  Gaeta ,  e  di  Ba- 
ri ,  e  parte  fotto  i  Longobardi ,  i  quali ,  avendo  ritolta^ 
a' Greci  quafi  tutta  T  Italia  ,  e  gran  parte  di  quefte  noftre 
Provincie  ,  quefti  medefimi  nomi  di  Ducati ,  e  fopra  tutti 
gii  altri ,  quello  di  Benevento  >  di  Spoleti  ,  e  di  Eriuoli 
ritennero ,  e  confervarono  . 

CA- 


(a)  Bhfid,  Iflon  Uh,  8.  Decad.  uìt. 


Libro  Secondo-  257 

CAPITOLO     IV. 

Capua  fitto  /'  Impero  de*  Longobardi  , 
e  della  loro  origine  . 

LA  nazione  Longobarda  ,  che  poi  regnò  felicemento 
in  Italia,  trae  la  Tua  origine,  al  dir  di  Paolo  Diaco- 
no,  dai  popoli  di  Germania,  ufciti  da  Scandia ,  o Scan- 
dinavia ,  come  fcriflè  il  Capaccio ,  Penifola  del  mar  Bal- 
tico ,  della  quale  fa  menzione  Plinio  ,  che  fu  ben  anche 
madre  de' Goti  j  a  ciò  moffi  ,  affine  di  trovar  i^dty  per 
ricettar  la  loro  gran  moltitudine  troppo  avanzata  ,  Era- 
no i  popoli,  che  quivi  abitavano,  in  sì  gran  numero  cre- 
fciuti ,  che  più  non  potevano  ftar  infieme  :  onde  di  tutti 
elfi  fi  fecero  tre  porzioni ,  e  fi  gittò  la  forte  ,  qual  del- 
le tre  dovefle  abbandonar  la  Patria  ,  e  cercar  nuove  abi- 
tazioni. Cadde  in  una  di  efie  ,  e  già  Ci  difpofe  ufcir  dal 
Paefe  natio  ,  e  cercar  terreno  ftraniero  ,  avendo  perciò 
creato  fuo  capo  Ajone,  giovane  fortiffimo  j  e  dc\  mag- 
g'or  valore  ,  che  era  tra  elfi  ,  che  quefta  porzione  for- 
mavano ,  figliuolo  infieme  con  Tatone,  o  Ibone,  corno 
altri  chiamano,  di  Gammara  ,  donna  famofa  per  l'inge- 
gno ,  e  per  la  prudenza,  alla  quale  il  figliuolo  molto  fi- 
dava .  Ufciti  dall'  Hbla  di  Scandia  in  numero  eforbitan- 
tiffimo  fi  fermarono  per  alcuni  anni  nella  Rullìa  ,  Ifola 
della  Germania  .  In  quefto  tempo  Ambri ,  ed  Alfi ,  capi- 
tani de' Vandali  ,  fecero  guerra  alle  Provincie  vicine,  c> 
già  le  foggiogarono  :  onde  infuperbiti  per  tali  vittorie-» 
fecero  dire  a'  Longobardi ,  o  che  pagafi!èro  loro  il  tribu- 
to ,  per  elfer  tal  Ifola  ad  tffi  foggetta  ,  o  che  (i  apparec- 
chiaflèro  ai  pericoli  della  guerra  ,  eh'  efiì  fenza  fallo  mof^ 
fa  loro  avrebbero  .  Allora  Ajone  col  configlio  di  Gamma- 
ra deliberò,  che  fofiè  meglio  difendere  la  libertà  coli' ar- 
mi,  che  dar  tributo  ,  e  farfifudditi  de' Vandali  ,  e  già 
loro   rifpofe  per  Ambafciatori ,  eh'  egli  era  più  tofto  per 

Kk    2  com- 


258     Storia  Civile  di  Capua 

combattere,  e  che  i  Longobardi  volevano  meglio  per(.=v. 
la  vita  ,  che  la  libertà  :  il  che  intefo  da'  Vandali ,  ne  fof- 
frirono  gran  difturbo  ,  e  poco  dopo  diedero  fopra  a  i 
Longobardi ,  i  quali ,  tra  perchè  erano  flati  buona  pezza 
5n  ripofo,  e  quiete  ,  pugnarono  con  tanto  furore,  cho 
già  fuperarono  ,  e  vinfero  i  Vandali,  Indi  fé  ne  pafTaio- 
no  in  Mauritania  >  dove  fu  loro  impedito  il  palTo ,  ma. 
proccurando  effi  averlo  a  forza  d'armi  5  cominciò  buona 
mortalità  di  gente  da  quefta  ,  e  quella  parte  :  onde  coni- 
mifero  il  deftino  di  tal  palio  al  combattimento  di  duc-i 
foldati  ;  per  gli  Longobardi  pugnò  un  fervo  con  tanto 
valore  ,  che  fuperò  i'  inimico  j  e  già  il  pafTo  defiderato 
il  guadagnò,  e  fi  ottenne. 

In  tanto  venuto  a  morte  Ajone,  capitano   de'  Lon- 
gobardi neir  anno  393.  ,  non    vollero  più  quefti  vivero 
fotto  il  comando   de' Capitani  ,  ma  fi  eieflero,  fecondo  il 
coftumc  della  lor  nazione ,  un  Re  ,  qual   fi  fu  Agelmcn- 
do  ,  figliuolo  di   Ajone  3  e  quefti  tenne  il  Regno  de*  Lon- 
gobardi per  ben   33.  anni.  Vi  è  Autore,  che  feri  ve  ,  che 
ne*  primi  tempi  di  quefto  Re   una   meretrice  partorì  fet- 
te figli  in  un   parto  ,  e  li  fece  fubito  gittate  in  una  pe- 
fchiera  .  Capitò  ivi   cafualmente  il  Re  cavalcando,  e  veg- 
gendo  lo  fpettacolo  ,    n'ebbe  gran  tenerezza   .  Abbalsò 
egli  un'afta  nella   pefchiera ,  che  fu  prefa  da  un  de' fan- 
ciulli colle  piccole  ,    e  tenere  fue  mani  ,    fcnza    volerla- 
affatto  lafciare  ;  onde  il  Re  lo  fece  di  là  alzare  ,  riflet- 
tendo ,    che   tal   figliuolo    prefagiva    di   poter  eflTere   col 
tempo  un  ottimo  guerriero  ;  lo  die  a  nudrire ,  ed   educa- 
re con  molta   diligenza  ,  e  Io  fece  chiamare  Lamifllono 
o  Lamifco  dalla   parola   Lama  ,  che   in  lingua  Longobar- 
da fignifica   Cuna    .  Crebbe  il  figliuolo  ,  fi  applicò  alio 
cofe  belliche  y  e  riufcì  un  valorofo  foldato  ,  dotato  fpecial- 
mente   d*  una  fopraffitia   prudenza  i  tantoché  in   progref- 
fo  di  tempo,  effendo    ftati  i  Longobardi  ali*  improvifo  af- 
faltati  una  notte  dai  Bulgari ,  ed   uccifo  in   quelta  pugna 
il  regnante   Agelmondo  ,    fubito  crearono  per  loro  Ro 
Lamifilone  o  Lamilco  ,    il  quale  ripigliò  i*  armi  contra-r 

ìBuU 


Libro  Secondo.  259 

1  Bulgari,  li  vinfe,  li  diicacciò  dalie  contrade  ,  dov'  eflì 
erano  ,  e  ne  riportò   una  compita  vittoria . 

Morto  Lamiflione  nell'  anno  429.  ,  che  fu  fecondo 
Re ,  il  terzo  ,  che  regnò  fu  Leto  ,  il  quale  avendo  regna- 
to da  40.  anni  ,  lafciò  fuo  fucceflbre  al  Regno  Heldeoc, 
fuo  figliuolo  ,  neir  anno  469. 3  dopo  di  efib  fu  Re  de'  Lon- 
gobardi Goldcoch  ,  di  poi  ClafFone,  indi  Todone  ,  il  qual- 
le  vivendo  in  difcordia  con  Radulfo  ,  Re  degli  Ercoli  > 
perchè  una  figliuola  di  Todone  {cce  m  feramente  morire 
il  fratello  di  Radulfo  ,  vennero  eili  a  fingular  tenzone, 
e  già  reftò  vinto  Radulfo  .  Indi  fu  fatio  Re  Uvaltario  , 
al  quale  nel  525.  luccedè  Antoino  ,  che  nel  530.  occupò 
la  Pannonia  ,  ed  cfìendo  morto  nel  543.  ,  gli  fuccedè 
Alboino  ,  fuo  figliuolo  ,  che  fu  Re  de' Longobardi  .  Or 
Alboino  ,  lentendo  efier  allora  in  Roma  ,  Ravenna  ,  ed 
altri  luoghi  una  pefte  crudele  ,  t/i^ae  Romam  principcm  <, 
ctim  oh  eamdenì ,  Pelagio  extìriBo  ^  Gregorjus  J edere  coepìt  ^ 
inde  Italiam  ,  Galliaì  ,  Htfpaniai  funerihui  late  implevity 
prefè  maggior  animo  di  occupar  J' Italia  ;  quando  il  Pa- 
trizio ,  e  Capitan  Generale  Narfete  ,  trovandofi  in  Napoli, 
che  con  Cuma  ,  Baja  ,  Pozzuoli  ,  ed  altre  Città  erano 
iiate  foggiogatc  da' Greci,  e  fi  ritrovavano  fotto  il  loro 
dominio,  replicò  le  premure  i^d  Alboino,  acciocché  fo{^ 
fé  venuto  col  fuo  eferciro  in  Italia  ,  piena  d'  altre  ric- 
chezze ,  e  di  altri  tefori  ,  che  non  erano  in  quei  paefi 
fecchi  d'  Ungheria  .  Aiiicurò  ,  che  avrebbe  egli  un:ta  mol- 
ta gente,  e  T'avrebbe  qui  garantito,  e  ciò  per  vendica- 
re  il  torto  fattogli,  e  T  ingiurie  ricevute  dall' Imperadri- 
ce  Greca  Sofia  .  Si  riiòlvettero  già  i  Longobardi  di  veni- 
re,  e  con  animo  aliegro  intraprefero  il  viaggio  d'Italia, 
avendo  per  tal  imprefa  dimandato  ajuto  al  SafTone ,  da 
chi  ebbero  20.  mila  foldati .  E  già  Alboino  colluoefer- 
cito  de'  Longobardi  nel  primo  di  Aprile  568.  entrò  nel  An. 5 68, 
confine  del  Fr  voli ,  Provincia  fertililiima  predo  Vinegia  j 
e  fenzachè  alcuno  ie  gli  opponefi!e  ,  la  foggiogò  .  La- 
fciandovi  Prcfidef>te  Clulfo,  fuo  nipote,  tirò  avanti  coi 
fuo  efercito,  e  pxefe  Vicenza ,  Verona,  Monfciicc,  e  Man- 
tova: 


i6o      Storia  Civile  di  Capila 

tova  ;  poi  a'  5.  Settembre  570.  entrò  in  Milano,  e  tro- 
vandofi  padrone  di  tutta,  ia  Liguria  ,  affediò  Pavia  ,  la-, 
quale  anche  dopo  qualche  tempo  fé  gii  rendè 3  tantoché 
An.571.  Tanno  571.  fi  trovò  aver  foggiogata  tutta  la  Gailia  To- 
gata ,  ora  detta  Lombardia  ,  così  chiamata  ,  oper  la  bar- 
ba lunga  ,  che  quei  popoli  portavano  ,  o  per  la  ftatura 
Junga  ,  che  aveano  ,  quafi  longbi  barbari  5  e  furono  elfi 
inventori  dell'  afte  ,  chiamate  da  noi  alabarde  .  Alboino 
dunque  ,  parte  col  valor  de' Longobardi ,  parte  coH'aju- 
to  di  Narfete  dillipò  gV  Imperiali ,  e  i  Greci  j  occupò  tut- 
ta r  Italia  ,  da  Napoli ,  e  Pozzuoli  in  fuori ,  che  valorofa- 
mente  fi  difefero  ,  al  dir  del  Tarcagnotai  e  fuX.  Re  de* 
Longobarbi,  e  I.  Re  d'  Italia. 

Credendo  egli  per  gli  tanti  ,  e  sì  veloci  acquifti  dì 
aver  già  ridotta  V  Italia  fotto  la  fua  fignoria  ,  portatofi 
a  Verona  ,  volle  celebrarvi  un  folenne  convito  .  Teneva 
quefto  Principe  in  moglie  Rofmonda  ,  figliuola  di  Co- 
mundo ,  Re  de*  Gepidi  ,  al  quale  in  una  battaglia  colla 
vita  avea  tolta  anche  la  Pannonia  j  e  fpinto  dalla  fua-» 
fiera  natura  ,  fece  dèi  tefchio  di  Comundo  fare  una  taz- 
za ,  nella  quale  in  memoria  di  quella  vittoria  folca  be- 
re {a)  ,  Eflendo  dunque  in  quefto  convito  Alboino  dive- 
nuto allegro ,  avendo  il  tefchio  di  Comundo  pieno  di  vi- 
no,  lo  fece  prefentare  alia  Regina  Rofmonda,  la  quale 
dirimpetto  a  lui  fedevai  dicendo  ad  alta  voce ,  che  vole- 
va in  tanta  allegrezza  avefle  efl!a  bevuto  con  fuo  padre. 
Quefto  fcherzo  indifcreto  fu  come  una  ferita  nel  petto  della 
donna  ;  onde  deliberò  di  vendicarfi.  Sapeva,  che  Amalchide , 
nobile  Longobardo,  e  giovane  feroce,  amava  una  fua  da- 
micella,  trattò  con  coftei,  a  celatamente  dar  opera ,  che 
Amalchide  in  fua  vece  dormifl!e  con  lei  ;  ed  efl^endo 
quefti ,  fecondo  1'  ordine  della  damieella  ,  venuto  a  ritro- 
varla in  luogo  ofcuro  ,  giacque  ,  non  fapendoio  ,  con-» 
Rofmonda  ,  la  quale  ,  dopo  il  fatto  ,  fé  gli  fcovrì  ,  o 
diflegli ,  eh'  era  in  fuo  arbitrio  o  di  ammazzar  Alboino  ,  e  di 
goderfi  fempre  di  lei ,  e  del  Regno  j  od  efter  meftb  a  mor- 
te 
(a)  Pao/.  Varnefrid»  lìb,  i.  cop.  34. 


Libro  Secondo .  261 

te  dal  Re  ,  come  ftupratore  della  moglie  .  Conferiti  A- 
maichide  di  ammazzar  Alboino,  e  giàJ'uccife.  Ma  veg- 
gendo  edl ,  che  non  riufciva  di  occupare  il  Regno ,  anzi 
dubitando  di  non  ellèr  ammazzati  da'  Longobardi  ,  per 
l'amore  ,  che  ad  Alboino  portavano 3  con  tutto  li  tefo- 
ro  regio  fé  ne  fuggirono  in  Ravenna  a  Longino  ,  dal 
quale  furono  onorevolmente  ricevuti .  Ma  Longino  ripu- 
tando ellèr  il  tempo  opportuno  a  poter  diventare ,  me- 
diante Rofmonda  ,  e  '1  Tuo  teforo  ,  Re  de*  Longobardi , 
e  di  tutta.  Italia  ,  conferi  con  lei  quefto  fuo  difegno  ,  e 
la  perfuafe  ad  uccidere  Amalchide ,  e  pigliar  lui  per  ma- 
rito :  il  che  da  lei  accettato,  ordinò  una  coppa  di  vino 
avvelenato  ,  e  di  fua  mano  Ja  porge  ad  Almachide  ,  che 
afietato  ufciva  dal  bagno  5  il  quale,  come  l'ebbe  bevuta- 
mezza  ,  fentendofì  commuovere  ie  vifcere ,  ed  accorgen- 
dofi  di  quel  ,  eh'  era  ,  forzò  Rofmonda  di  bere  il  refto  .  E 
cosi  in  poche  ore  T  uno ,  e  V  altra  morirono  ,  e  Longi- 
no reftò  privo  della  fperanza    d'elTer  Re  de' Longobardi. 

Dopo  Alboino  ,  che  regnò  tre  anni  ,  e  fei  meli,  ra- 
gunatifi  i  Longobardi  in  Pavia  ,  principal  fede  del  loro 
Regno  ,  fecero  Re  ClefFo  .  Ma  per  la  fua  avarizia  ,  vio- 
lenza ,  e  libidine  renduto  odiofo  anche  a'  fuoi  Longobar- 
di ,  dopo  18.  mefi  di  tirannico  impero ,  da  un  fuo  pag- 
gio fu  tolto  di  vita  nell'anno  di  Crifto  576.,  fecondo  il  An.5  7  <j. 
Forefti ,  e  '1  Tarcagnota  , 

Dopo  la  morte  di  ClefìFo ,  il  Regno  de'Longobardi 
mutò  forma  5  lafciò  d'  efler  Monarchico  ,  e  fu  retto  dagli 
Ottimati.  Era  dal  principio  flato  divifo  in  30.  Provincie; 
a  ciafcuna  era  aflegnato  un  Nobile  ,  che  la  governava- 
con  titolo  di  Duca  ,*  fempre  però  fubordinato  al  fuo  Re. 
Ma  in  quefto  tempo,  abbominando  la  dignità  Regia ,  in- 
famata da  ClefFo  ,  in  luogo  di  riconofcere  Andarlo  ,  figliuo- 
lo di  lui  ,  per  Monarca  ,  vollero  quei  Barbari  fottoporii 
più  tofto  a  30,  Duchi  ,  ed  invece  di  un  Re  fi  formaro- 
no 30.  Regoli,  indipendenti,  e  forfè  piiì  velenofl .  Paflati 
che  furono  dieci  anni  ,  conobbero  ,  che  il  rimedio  era-. 
Itato  peggiore  dei-male  ;  diedero   l'aita  in  ricognizione 

della 


262     Storia  Civile  di  Capua 

della  Monarchia  al  rredefimo  Andarlo.  Ma  i  30. Duchi, 
febbene  fi  dichiara  fiero  Feudatsrj  del  Re  ,  fi  rimafero  non- 
dimeno con  una   cert* ombra   d'indipendenza. 

Or  volendo  eflì  i  Longobardi  rifectere  in  Italia  ,  ove 
per  l'odio,  che  moltrarono  contra  della   maefià  de/  Ro- 
mano imperio,  v'introdiiffero  nuovi  coltumi ,  nuovi   no- 
mi,  e  nuovi  caratteri  di  lettere,  ftimarono  bene  difiribui- 
re   le   folite   loro  cariche,  e  ftabilirfi  i   loro  Ufiziali  per  lo 
governo  delle  Città  ,  e  degli  Stati  ,  che  aveano  acquifta- 
ti.  Crearono  intanto,  oltre  al   loro  Re  ,  che  rifedeva  in 
Pavia  ,  36.  Duchi ,  i  quali  V  acquiftato  impero  reggefiè- 
lOj  benché   le  Provincie  d'  Italia  (a)  non  fofièro  più  che 
18.  La  prima  Venezia  ,  dopo  Liguria^  poi   Rezìa  prima ^ 
e   Rezìa  feconda  ,  le  Alpi  Co  zi  e ,  la  To peana  ,    la   Campai 
aT?a  ,  la  ^ L^/ canta  i  la  Brìi  zi  a  y  V  Emilia ,  Ja  Flaminia^  il 
^Piceno  ,  la  Valeria  ^  il  Sannio  ^  V  Apugìia\y  la  Sicilia  ^  la 
Corjìca  ,  e  la  Sardegna .  \\    Sigonio  nel  principio  della  Tua 
opera  feriva  ,  che  tal  divifione  fi   fofi^  i^m  da  Coftan- 
tino  Magno,  o  poco  prima  j  e  che   tali  provincie  eran^ 
governate  da  tre   forte  d'  Ufiziali  ,  Confolari  ,  Corretto- 
ri ,  e  Prefidi  \  e  perciò  i  Longobardi  cofiituirono  i  Duchi 
a  36.  Città   principali,  come  a  Pavia  pofero  ZabanoyZ. 
Milano  pofero  Alboino  ,   a   Bergamo   Vallaro  ,  a  Brefcia^ 
Aìachì  ,   a  Trento  Como  ,  a'  Frivoli  Gifulfo  ,  e  ad  altri  luo- 
ghi ,  e  Città  altri  Duchi  ,   che    T  Autore  non  nomina.  I 
Duchi  erano  padroni    di  molte  Provincie  ,  e  il  Joro  ufi- 
zio,  e   dominio  durava  ,  finché  viveiTèro  .  Crearono  an- 
che i   Marchefi  ,    e  quefii  eran  padroni  d'  una  foia  Pro- 
vincia 3  e  potevano  farfi  il   fuccefi[ore  nel   refi-amento ,  co- 
me fcrive  Alberto  nella  terza  Regione   d'Italia.  I  Duchi 
aveano  poterà   di    creare  i  Conti  per  ogni  provincia  ,  a»/ 
Joro  foggettai  e   qucfti  duravano  per  tre  anni ,  od  anche 
più  a    beneplacito   de'  Duchi.  Quefìi   Conti  erano  a  fomi- 
glian2a  dei  Viceré   ne'  Regni  ,    o    dei  Legati  Apoftolici  . 
Tal   forma  di   governo  con   sì   inni  LJfiziali   ,  e  Mì- 
niftri  ftimarono  i  Longobardi  propria  ,    anzi  efpediento 

per 
(a)  Summont.  Uh,  2.  Diac,  cap.   ir.  Uh.  2. 


Libro  Secondo •  263 

per  !o  regolamento  di  tanti  popoli  ,  che  fi  avcano  con- 
quidati, e  ftavano  tuttavia  conquiflando .  Or  l'anno  del 
Signore  568.  entrari  già  elìi  in  Italia  ,  correva  da  per  tut- 
to ia  fama  del  loro  naturale  ferino  1  e  terribile  ,  e  del 
modo  ,  che  tenevano  nel  Taccheggio  ,  e  nelle  ruine  delle 
Città,  ove  fi  accodavano:  tantoché,  avendo  moire  Cit- 
tà ciò  intefo ,  fi  diedero  volontariamente  al  loro  impero. 
Ond'  ebbe  il  piacere  Alboino  di  vederfl  {oggetti  tutti  i 
luoghi  d'Italia,  da  Napoli,  e  Pozzuoli  in  fuori,  corno 
già  diffi ,  che  ,  al  riferir  del  Tarcagnota  ,  valorofamento 
fi  difefero  ,  anzi  morto  Alboino  nel  571.  e  fuccedutogli 
Cleffo  ,  profeguì  Napoli,  Pozzuoli,  Sorrento,  la  Puglia, 
e  la  Calabria  ad  ubbidire  ali*  Imperador  Greco;  ma  Ca- 
pua  5  Abruzzo,  e  Salerno  fi  fottomifero  a'  Longobardi  5 
e  fu  la  noftra  Città  dominata  per  molti  ,  e  molti  anni 
da  quefìa  nazione. 

Scrivono  il  Baronio  (a)^  e '1  Sigonio  {b)y  che  nell'an- 
no ÓQÌ  Signore  585.  fu  creato  Pve  de' Longobardi  ^/y/^^- An.5 85. 
jvV,  il  quale,  dopo  aver  foggiogato  Benevento,  ejtutta 
la  Provincia  del  Sannio  ,  e  dopo  aver  anche  debellato 
Regio  ,  e  molte  Città  marittime  della  Calabria ,  fé  nc-» 
tornò  in  Benevento,  e  la  flabilì  fua  Metropoli ,  con  fog- 
gettarle,  e  ridurle  tutto  il  rerritorio  de' Sanniti,  oggi  di- 
vìfo  in  due  Provincie,  Abruzzo  citta,  e  Contado  di  Mo- 
life,  il  territorio  del  Vafio  fino  a  Pefcara  ,  e  tutto,  Ca- 
pua  ,  ed  Alife  colla  fola  Provincia  di  Campagna  ,  ridu- 
cendolc  in  forma  di  Ducato  ,  eccetto  Napoli,  allora  pof- 
feduta  da'  Greci .  Il  Duca  reggeva  tutti  i  popoli  ,  e  na- 
zioni già  dette  ,  come  ailbluto  Padrone,  e  manteneva  al 
governo  di  Capua  un  Gafialdo  o  Conte  ,  come  un  fuo 
Viceré  ,  da  lui  dipendente  .  Il  primo  ,  che  in  qualità  dì 
Conte  aveflè  Capua  governato  ,  fu  Andoalro,  e  fé  ne  leg- 
ge oggi  una  chiara  ,  ed  antichiflima  ifcrizione  in  un  gran 
marmo  fepolcrale ,  fituato  sulla  porta  delia  Parrocchia  di 
S,  Marcello  ,  che  dice  ; 

LI  ROGO 

(a)  De  Regn,  Longohard. 

(b)  De  R,gn.  Itah 


264     Stona  Civile  di  Capiia 

ROGO  VOS  QVI  LEGITE  TVxMVLVM  ISTVxVI  RO- 
GATE  DHVM  PRO  ANIMA  ADVALT  ILL VSTRIS , 
QVI  F  VIT  NAT VS  EX  GENERE  ADVALT  PRIMVS 
COMES  CAPVAE  . 
Ma   prima  di  paflar  innanzi,  bifogna  qui  far  picciola  po- 
la ,  e  fpiegir  con  chiarezza,  quali   mai  il  follerò  i  Conti  , 
quali  i   Gaf^aldi   ,    che    Ipcfle    voice    ,    e    per    certo    tem- 
po la  nollra   Città    di  Capua  governarono  .    Egli  è  dtjn- 
que  da  faperfì  con    molti  Autori  ,  portati  dal  Giannone 
nella  fua  Storia  Civile  (a)  ,  che  effendofi   data  da'  Lon- 
gobardi nuova  polizia  circa   i"  amminiftrazione  di  tanti, 
e  tanti  luoghi,  e  Città  ,  ad  elfi  foggette ,  fu  divifo  il  Du- 
cato in  Provincie  minori ,  che  Ducati  o  Gafialdati  fi  dif- 
fero  j  con  legge  ,  che  di  ciafcuna  partitamenre  dovelTo 
prenderfi  il  governo  ,  e  che  le  Città  del  Ducato  fi  com- 
metteflèro  alla  cura  di  più  Ufiziali  ,    non    potendo    im- 
mediatamente edere  dal  folo  Duca  amminiftrate  5  e  per- 
ciò furon  molte  di  elle  concedute  in  ufizio ,  ed  ammini- 
ftrazionc  a' primi  Magnati,  e  Signori  Longobardi,  cho 
nelle  armi  fegnalati ,  e  diftinti  fi   erano  ,  chiamati  Confi 
o  Gaftaldi  5  inferiori  però  a'  Duchi ,  da'  quali  eran  dipen- 
denti j  e  quindi  in  quefte  noftre  contrade  furfero  i  Conti. 
Così  fin  dai  tempi  di  Grimoaldo  ,  Mitola  efiendofi  bcnj 
portato  nella  guerra  conerà    Coftanzo ,  fu  in   premio  del 
fuo  valore  fatto  Conte  di    Capua   dal  Re  Grimoaldo  j  e 
così  da  tempo  in  tempo  moire  Città  di  queiti  Ducati  fu- 
rono a* Conti  concedute,  perchè  le  reggellèro  con  piena, 
ma   dipendente  autorità  .  Né  dal  governo  ,  ed  amminiftra* 
zione  delle  medefime  eran  limoìli  ,  fé  non  per  fellonia, 
o  per  morte  :   e  poi  coi  correr  degli  anni  venne  a  con- 
fermarfi  ,    che   fé    non    rimaneva  cftinta  la  mafchile  lor 
prole  ,  non  fi  trasferiva  la  Contea  ad  altra  famiglia . 

In  tal  maniera  cominciarono   predo  noi  ad  introdur- 
fl  le  Contee ,  e  i  Feudi .  Prima  la  Contea  non  dinotava 
Signoria,  ma  Ufizio:  Ci  chiamavano  Conti ,  perchè  il  lor 
particolare  ufizio  era  di  prejTederc  alle  comitive  ,   ovve- 
ro 
(a)  Z/^.  (5.  ^om,  I. 


Libro  Secondo.  265 

rO  ceto  d*  uomini  ,  che  fi  mandavano  in  qualche  fpedì- 
2,ione  .  Rendevano  ancor  ragione  ,  e  prefcdevano  a' pu- 
biici  giudizj  j  e  nelle  liti  tra  popoli ,  a  loro  (ottopofìi ,  ani- 
miniftravan  giuftizia  ,  ficcoine  è  chiaro  nelle  leggi  Lon- 
gobarde .  Si  dava  a  cofìoro  il  governo  dcllt  Citrà,  o 
ddìe  Regioni  convicine  in  ufìzio  ,  non  in  fignoria  .  Alle 
volte  fi  concedeva  la  Contea ,  durante  il  corfo  della  ior 
vita  ,  alle  volte  s  certo  determinato  tempo  .  Ma  contut- 
tocciò  i  Principi  Longobardi  folevano  in  ogn*  anno  con- 
fermarli ,  per  tenerli  Tempre  dubbj,  ed  incerti  j  ed  affin- 
chè non  poreffero  ,  per  la  certezza  di  non  poter  ellèr 
rimofli ,  macchinar  cofa  in  pregiudizio  dello  Stato.  M.^ 
quando  per  lunga  efperienza  eranli  alficurati  della  Ior  fe- 
deltà ,  e  che  la  Contea  ,  Ior  commella  ,  era  Itata  da  elfi 
amminiftrata  con  fomma  rettitudine  ,  e  giuftizia  ,  s'intro- 
dulle,  che  ciocché  prima  era  ftato  ior  conceduto  in  ufi- 
zio  ,  il  Principe  ,  a  cui  fi  eran  renduti  tanto  benemeriti, 
loro  il  concedefiè  in  feudo  ,  e  in  dominio  5  non  trapaf- 
fando  però  la  ioroperfona  ;  e  quindi,  come  ben  notò  il 
noftro  Marino  Freccia  (a)  ,  Ja  Contea  non  pafTava  agli 
credi.  Da  che  avviene,  che  fovente  nelle  antiche  cartcj 
leggiamo  appellarfi  alcuno  Comes  ,  (3  Domìnus  ,  deno- 
tandofi  con  ciò  ,  che  la  Contea  ,  che  prima  eragli  ftata 
conceduta  in  ufizio  ,  aveala  poi  per  gli  Tuoi  fegnalati  fer- 
vigj ,  e  fedeltà  ottenuta  anche  in  feudo  ,  ed  in  fignoria. 
Indi  in  proccflb  d'anni  fu  introdotto  ,  che  pafiafie  il  Feu- 
do a  proprj  figliuoli,  non  però  giammai  agli  eredi,  com- 
pallionando  lo  ftato  di  coloro ,  i  quali ,  morto  il  Padre, 
togliendofi  loro  il  Feudo  ,  fi  farebbero  veduti  in  un  trat- 
to cadere  in  eftrema  miferia,  e  povertà,  la  quale  non-, 
ben  fi  un  Tee  colla  nobiltà  del  fangue  ,  anzi  quella  de- 
turpa ,  ed  eftingue  .  Ecco  come  prima  à^Wt  altre  pio- 
vincie  ,  che  ubbidivano  a' Greci ,  cominciarono  in  quefte, 
fottopofte  a' Principi  Longobardi  Beneventani,  i  Feudi ,  e 
le  Contee,  Si  moltiplicarono  perciò  in  apprellb  in  buoa 
numero  nel  Ducato  Beneventano  le  Contee  ,    ond'  era-» 

L 1     2  quello 

(a)  De  Suhfcud,  pag,  71. 


2  66      Storia  Civile  di  Capua 

quello  divifo .  La  prima  fu  la  Contea  di  Capua  ,  che  di- 
venne poi  un  ben  ampio,  e  nobil  Principato.  S' intefero 
k  Contee  di  Marjì ^  di  Sora^  di  Moìije  ,  di  Abruzzo  ,  àx 
Confa  ^  e  molte  altre,  che  poi  diedero  il  nome  alle  pro- 
vincie,  nelle  quali  ora  il  Regno  è  divifo.  Si  videro  per- 
ciò i  Principi  di  Benevento  per  lo  numero  de'  fuoi  Conti  in 
maggior  decoro  ,  e  Iplendorc .  Vi  erano  i  Conti  à' Aquino ,  di 
Tìano ,  di  Ftnna  ,  d'  Acerenza  ,  di  S,  Agata  ,  d'  Alì[e  ,  d* 
Albi ,  di  Bojano  ,  di  Cajazzo ,  di  Cahì ,  di  Capua ,  di  G-- 
ìano  ,  di  Chiedi ,  di  Confa  ,  di  Carinola  ,  di  Fondi ,  d'Jfer- 
T2Ìa,  dì  Larino  ,  di  Lejìna  ,  di  Marjì  ,  di  Mignano  ^  di 
Molife  y  di  Murono  ,  di  Penna  ,  di  Pietrahhendante  ,  di 
V  onte  e  or 'DO  t  di  Prefenzano  ,  di  Sangra^  del  5f//^  ,  di  5cj- 
r J ,  di   Tif/iry^  ,  di  Termoli ,  di  Trajetto  ,  e  di  Venafro- . 

I  Gaftaldi  eran  inferiori  a' Conti  3  e  ficcome  notò  ac- 
curatamente r  incomparabjl  Cujacio  ,  non  eran  propria- 
mente Fcudatarj,  erano  come  eultodi,  e  che  ricevevano 
le  Città  ,  e  y\\\Q  in  Gaftaldine  ,  non  già  jure  Feudi  j 
quafi  che  perpetuamente  doveflèro  godere  Az\  bene£zio  j 
ma  loro  fé  ne  dava  il  governo  ,  e  T  amminiftrazione  a 
tempo  ,  colla  claufola  yfinattantochè  ci  piacerà.  Ed  era  in 
arbitrio  à!d  concedente  toglierla?  quando  gli  piaceva  j  e 
coloro,  che  di  una  Città  eran  fatti  Gaftaldi  ,  ambivano 
poi  fard  Conti,  come  io  pretefe  Atenulfo ,  che  di  Gallai- 
do,  ch'era  di  Capua  ,  coli'  ajuto  d'  Atanagio  Vefcovo  y 
e  Duca  di  Napoli  ,  fi  fece  Conte  della  medefima  Città , 
Vuole  Camillo  Pellegrino ,  che  la  ^:iio\zGaftaldo  deriva 
dalle  due  dizioni  Gajì  ,  e  Halden  ,  che  neii'  idioma  Te- 
defco ,  del  quale  Ibvente  i  Longobardi  fervironfi,  ligni- 
ficano ,  hofpitium  tenere  5  e  i'  o(pizio  non  dinota  Io 
cafe  private  ,  ma  le  pubbliche  ,  e  Pretorie  à^\  Ivlagiitra- 
toi  perciò  egli  ftimò  ,  che  i'  ufizio  di  Gaftaido  fofle  del- 
le cofe  pubbliche  ,  e  non  delle  private  ,  e  familiari:  a-, 
qual  iìne  (i  diftingueflè  dai  Conte  ,  efTendo  il  Conte  no- 
me di  dignità  ,  il  Ga (laido  nome  d'  ufizio  ,  dignitatt^ 
Cornei ,  munert  Gafìaldus . 

Nell'anno  851.,  corus  apprefTo  dirò,  fu  fatta  la  di- 

viCone 


Libro  Secondo,  267 

vlflone  delle  Città,  e  de' luoghi,  appartenenti  al  Princi- 
pato  di  Benevento,  e  di  Salerno,  tra  Radelchifio  ,  q  Si' 
condolfo  ,  nella  quale  intervennero  anche  quafi  tutti  i 
Conti,  e  Gaitaldi  del  Principato  di  Benevento,  e  moltif- 
iìini  di  loro  interne  con  quefti  due  Principi  vollero  iet- 
to ieri  verìa  .  Sorto  il  PRINCIPATO  DI  SALERNO  futono Com- 
pie fj  molti  Ga(ialdati  ,  e  Cornee  di  Taranto  y  Latìnìano  ^ 
C affano  ^  C-yfenza  ^  Turino  t  Lucania  y  da  altri  detta  Pf/?i7, 
Confa  ,  Montella ,  Rota  ,  Salerno  ,  Sarno  ,  Cimiteri  ti  nL.  ^ 
Turcufo  ,  Capita  ,  Teano  ,  Sora  ,  \z  metà  del  Gaftaldato 
à!  Acerenza.  E  tra  Benevento,  e  Capua  fu  afìegnato  per 
confine  S.  Angelo  ad  Cervos ,  chQ  (ì  eflende  per  la  Serra 
di  MonteZ/ergme  fino  al   luogo,   detto  Fenejìella , 

Ciò  premeilo,  vengo  ora  alla  ferie  de' Duchi  di  Be- 
nevento,  fecondo  dall' Ammirato  ,  dal  Pellegrino,  e  da_» 
altri  Autori  vien  ordinatamente  rapportata  .  Crearono  i 
Longobardi ,  come  fcriile  Giannone  ,  neli'  anno  del  Signo- 
re $71.  9  febbene  Leone  Oltiefe  voglia  nell'  anno  585.  ,  An.$Ss- 
primo  Duca  di  Benevento  Zotone,  uomo  avaro,  e  Jonta- 
niHimo  dalla  religione  ,  il  quale  avendo  intefo  i'  eccelli- 
ve  ricchezze  àt\  Moniflero  di  Montecafino  ,  all'improvi- 
fo  l'aiTaltò  di  notte,  e  poltolo  a  fa  eco ,  lo  rovinò  tutto, 
quant'era,  fino  al  fuolo  :  Autharit  {Ìqvìq  parole  dell'Au- 
tore Oftiefe  ,  citato  nella  Cronaca  )  fuit  creatiti  Rcx  ù 
Longobardis  anno  Domini  quingentéjìmo  odìogejmo  quin^ 
io  ,  qui  pojiea  Beneventttm  cum  tota  Samnil  pro'Dincia^ 
debellavit ,  atque  in  juam  redegit  potejìatem .  De  inde  Khc' 
gìum  u'ique  Calabriae  urbem  maritimam  ,  univerfa  qtiac' 
que  obvia  vajìando  ,  ac  depopulando  •,  pervenit  .  Tandem  re^ 
^erfus  ,  Bene'Ventum  caput  totités  provincìae  effe  decreznt  3 
ac  Ducattiì  titulo  de  cor  avi  t  5  prìmumque  illiui  Ducerne 
Zotcnem  cor/jìitutt  y  quo  Duce  CaJJìnenfe  Menali erium  de' 
jÌYuHum  eji  :  ed  efiendo  il  Monjftcro  rimafto  cosi  defolato 
per  lo  fpazio  di  141.  anni  ,  fecero  la  loro  dimora  i  Mo- 
naci in  Roma,  ficcome  è  d'avvifo  la  Cronaca  ;  J/^a:/<2~» 
Lateranenfem  Patriarchìam  Monajìerium  confiruxernnt  , 
ihique  per  centum  quadraginta  untim  annoi  y  quìhui  Caff 

Jinenfe 


2  68      Storia  Civile  di  Capua 

Jlnenfe  monajìerìum  diJìridBu^n  -permanjit  ,  hahìta'DertifJt, 
Queft' empio  Duca  Zotoiie  ,  dopo  aver  regnato  venti  an- 
ni,  morì  nell'anno  591.  iecondo  1' Ammirato . 

Fu  il   fecondo  Duca  di  Benevento  Arechi ,  mandato 

AnspS.  dal  Re  Gifuifo  i'  anno  598.  Sorto  quefto  Duca  feguì  la 
pace  tra  i  Longobardi,  e  i  Romani  ;  onde  J*  anno  ieguen- 
te  ^\  vide  l'Italia   con  grandiffima  tranquillità,  e  quiete. 

An.643.  Dopo  Arechi  1'  anno  643.  fu  creato  per  terzo  Duca 

di  Benevento  Ajone  ,  figliuolo  di  lui ,  al  quale  Rodoaldo, 
e  Grimoaldo  ,  come  a  loro  maggior  fratello  ,  e  fignore 
ubbidivano  .  Coftui  pofledette  il  Ducato  un  anno  ,  e  cin- 
que mefì  ,  al  dir  dell'Ammirato,  o  à\xz  anni,  al  dir  di 
Erchenberto  ;  fu  di  poco  retto  fenfo  ,  come  fcrive  il  Si- 
gonio  .  Or  venendo  gli  fchiavi  dalle  loro  Città  barbare 
con  una  moltitudine  di  navi  ,  fi  accamparono  verfo  la-. 
Città  di  Siponto  ,  con  animo  d' infettare  quefti  noftri  pae- 
{\  ^  ed  intorbidare  barbaramente  tutto  il  Regno  de' Lon- 
gobardi.  E(fi  fi  trincerarono  con  tanta  ilretezza ,  e  tan- 
ta cautela  ,  che  fecero  anche  moltiflsme  folle  afcofe  in- 
torno a  i  loro  alloggiamenti  .  Andò  Ajone  1'  anno  644. 
col  fuo  efercito  ad  invaderli  in  aflenza  di  Roraoaldo  ,  e 
Grimoaldo ,  e  nell'atto,  che  faceva  ogni  sforzo  ,  per  vincerli, 
col  fuo  cavallo  ,  cadde  in  una  fofla  ,  dove  fopraggiunto 
dagli  fchiavi ,  rimafe  miferamente  eftinto  . 

Morto  il  Duca  Ajone  fu  creato  quarto  Duca  di  Be- 
nevento Rodoaldo  ,  figliuolo  (^^\  Duca  di  Foroli .  Quefti 
intefa  la  morte  d' Ajone,  £\  portò  parimente  ad  invade- 
re gli  fchiavi  ,  che  già  x\xn^  quefte  parti  infettavano  ,  e 
parlando  con  uno  di  quei  nella  loro  propria  lingua  ,  pen- 
sò di  mitigarli  %  ma  veggendoli  per  quefto  piCi  incrude- 
liti alla  battaglia,  egli  VJgorofamente  col  fuo  efercito  ben 
poderofo  gli  aflaltò  j  e  dando  loro  una  gran  rotta  ,  in-, 
un  medefimo  tempo  vendicò  la  morte  d*  Ajone  ,  e  coftr  n- 
fe  i  nemici  a  fuggire  da  quei  Paefi  .  Onde  polfedè  paci- 
ficamente il  Ducato  di  Benevento  ben  cinque  anni ,  finat- 

An.(549.    tantoché  1*  anno  649,  trapafsò  da  quefta  vita. 

A  quefto  fuccedè  Grimoaldo ^  fratello  di  lui,  che  fu 

quinto 


Libro  Secondo,  269 

quinfo  Duca  di  Benevento,  e  fu  anche  Re  d'Italia  ,  uo- 
mo valorofo  ,  e  di  grande  fperienza  nel  meftiere  deilrw 
guerra  .  Si  portò  col  fuo  efercico  nel  monte  Gargano  3  uc- 
cife  ,  e  disfece  tutti  quei  Saraceni ,  che  vi  erano  arriva- 
ti a  faccheggiar  Ja  Chiefa  di  S.  Michele  Arcangelo  . 

Grande  ,  e  folenne  feda  fi  fece  in  Capua  per  V  ele- 
2Ìone  di  quefto  Duca  ,  elTendo  egli  amiciflìmo  di  Trafi- 
mondo  ,  Conte  di  Capua  ,  avendolo  trattato  nella  Corte 
di  Pavia  con  molta  Grettezza  ,  e  familiarirà.  Non  man- 
cò guari  il  Conte  di  portarfi  in  Benevento  ,  a  railegrarfi 
col  fuo  Duca  ,  e  gli  chiede  in  grazia  la  licenza  di  poter 
murare  la  Città  di  Capua  ,  e  fortificarla  ,  acciocché  avel^ 
fé  potuto  viver  ficura  ,  e  quieta  da  ogni  incurfione  ne- 
mica .  Ma  Grimoaldo  glie  la  negò  colla  mafficna  1  ch'egli 
avea  ,  che  le  Città  forti  fpefìb  fogliono  cfìer  foggGxte  ai 
tumulti  popolari ,  ed  alle  ribellioni  de*  cittadini .  Ondo 
il  Conte  fc  ne  tornò  mal  contento  in  Capua  ,  afpettan- 
do  per  queft'  intento    migliore  fortuna  * 

Era  trattanto  morto  il  Re  Rotare  Tanno  651.,  C-> 
Rodoaldo  ,  fuo  fuccefibre ,  era  ftaro  uccifo  Tanno  656., 
dopo  il  quale  eletto  Re  de'LongobardiAriberto  de' Con- 
ti d'Afti,  che  regnò  nove  anni  in  Pavia  ,  Jafciò  Tanno 
665.  il  governo  del  Regno  a  Partarito ,  ed  aQuadelberto  ,  An.eJds. 
fuoi  figliuoli^  avendo  quefti  in  Pavia,  e  quegli  in  Mila- 
no la  fede  del  ior  Reame  collocata  .  Erano  quefti  duz^ 
fratelli  oltremodo  odiati  ,  e  niente  tollerati  da'  vaflalii  » 
non  meno  per  le  continue ,  e  gravi  diffenfioni ,  che  tut- 
to giorno  tra  effi  due  accadevano  ,  che  per  renderfi  im- 
ponìbile ,  e  moftruofo  il  governo  da  un  corpo  di  duc-i 
Capi  j  e  perciò  ftava  il  Regno  de*  Longobardi  foflbpra  , 
anche  per  la  moltitudine  de' Principi  emuli,  divifiinduc 
fazioni  ,  che  maggiormente  difturbavano  il  vaflfal- 
laggio . 

In  quefto  flato  di  coCc ,  Grimoaldo,  Duca  di  Bene- 
vento, prefc  giufta  occafione  di  tirar  innanzi  U  fua  for- 
tuna j  ed  avendo  unito  un    poderofiffimo  efercito  ,  me- 
nando feco  Trgfimondo,  Conte  di  Capua,  uomo  nell'ar- 
te 


270      Storia  Civile  di  Capua 

te  della  guerra  afìai  fperimentato  ,  e  forre ,  il  portò  jiij 
Lombardia,  avendo  lafciato  in  i'uo  Juogo  in  Benevento 
Romoaldo ,  Tuo  figliuolo  naturale.  Non  tanto  Grimoal- 
do  arrivò  in  Lombardia  ,  che  fu  a  maraviglia  acclamato 
àa  que' Popoli  ,  quanto  badò  a  cacciare  Partarito  ,  uno 
dc'due  Re,  da  Pavia  5  e  poco  dopo  gli  riufci  di  caccia- 
re da  Milano  Guadilberto  ,  fuo  fratello  ,  che  ivi  rifede- 
va  al  governo  di  quei  vaflallij  e  così  Grimoaldo  da  di- 
ciottefìmo  Duca  di  Benevento  venne  ad  elfeie  1'  anno 
Aiì.666,     C66.  Re  de*  Longobardi  in  Italia. 

Or  fenteado  quefie   turbolenze,  eh'  erano  in  Italia., 
Coftante  Imperador  Greco,  ed  avendo  cdb  da  lungo  tem- 
po fifTo    neir  animo  di  ufcir  da  Coftantinopoli  ,  per  tras- 
ferir r  impero  a  Roma  ,    difguftato    dall'  erefìa  Greca^  , 
che  in  quelle  parti  avea  prefo  molto   vigore  ,    e   per  di- 
fcacciare  queiti  Longobardi ,  che  in  Benevento  fi  erano  fatti 
potenti,  ed  arditi,  col  favore  particolarmente  di  Romoaldo, 
e  così  difendere ,  e  liberare  V  Italia,  dalle  loro  mani  ,  ufcì 
da  Coftantinopoli  (a)  i  e  navigando  lungo  la  riviera   de- 
lira d' Europa  ,  fen  venne  in  Atene  ,  di  là  in  Taranto  , 
poi  faccheggiò  Nocera  di  Puglia.  ,  la  diftrufie ,  e  la  bru- 
ciò .  Indi  fi  portò  in  Acerenza  collo  f^eiTo  difegno  i  ma 
r.on  potè  farvi  cofa  alcuna,  per   lo  gran   valore ,  e  forza 
de'  paefani ,  che  maravigliofamente  fi  difefèro  .  Finalmen- 
te giunfe  in  Benevento,  e  predo  afTediò   la  Città.  Si  po- 
fe  in  fomma  cofiernazione  Romoaldo,  giovanetto  inefper- 
to  neir  armi  ,  lontano  dai   padre  :  onde  fubito  mandò 
due  efpreUì ,  cioè  Gefualdo,  fuo  Balio  ,  al  Re  Grimoaldo, 
fuo  padre  ,  eh',  era  in  Padova  ,  ed  un  altro  a  Mitola  ,  efper- 
tifiìmo  guerriero  delia  Città  di  Capua  ,   richiedendo  ali* 
uno  ,  e  all'altro  un  forte   fòccorfo,  per  liberarfi   dall'in- 
curfìone  de' Greci.  Non  mancò  però  di  mctterfj  in  una.» 
gran  difefa ,  avendo  pofto  un  forte  prefldio  alle  mura_^, 
dalle  quali    cagionava  da  momento    in  momento  danno 
graviflimo  a'  nemici  ,  ed  affiftè  a  i  cittadini  ,  ed  a'  fuoi 
foldati  con  tanto  fervore  ,   che  nella  difefa  della  Città, 

pareva 

(a)  Capace.  Ghr»at.  2. 


Libro  Secondo .  271 

pareva  un  vecchio,  e  prode  guerriero.  Non  fé  paflare  un 
momento  Mitola  di  prefto  foccorrere  RomoaJdo  in  Bene- 
vento 3  e  febbene  flava  egli  agitato  da  due  fortiflime  paf- 
fìoni  ,  r  una  in   considerare  il  giovanetto  Principe  aflè- 
diato  con  pericolo  di  perderli  ,    non  meno  per  Ja  poca», 
gente ,  che  in  Benevento  aveva  ,  che  per  la  poca  fperien- 
za   delia  guerra  j  e  l'altra  ,  per  lo   timore,  che  i  Greci 
da  Benevento  non   correderò  all'  aflèdio  di  Capua  3  e  fa- 
rebbe loro  riufcito  faciiififmo  di  foggiogarla  ,  trovandofi 
Ja  Citta  fenza  muro  ,  e  fenza  fortezza  ;  per  tutto  ciò  Mi- 
tola ,    raccogliendo    quei    Capuani  ,    che    gli   fembrava- 
no  piiì  atti   alla  guerra  ,  uniti  con  altri  fuoi  (bldati ,  com- 
pofe  un  elercito  di  ventimila  uomini  a  piedi,  e   1500.  a 
cavallo ,  e  con    effi   (i  portò  in  Benevento  .  Avvicinatofì 
air  efercito  Imperiale  ,  non   volle  affatto  con   eflò   azziif- 
farfl ,  né  far  giornata  3  ma  fi  accampò  in  un  luogo  mol- 
to forte,  e  poco  difcofl^o  dal  nemico,  d'onde  or  da  un 
lato ,  or  da  un  altro  fi  pofe  a  travagliarlo ,  e  dargli  non 
picciolo  incomodo  .  Cosi  V  efercito  Greco  cominciò  a  di- 
fìaccarfl  dall'  aflèdio  di  Benevento  ,  poiché  non  faceano 
poco  i  Greci  ,  fé   refiftevano   al  gran  travaglio ,  che  loro 
davano  i   Beneventani    da   dentro    la  Città  ,  renduti  più 
aniniofi  per  io  foccorfo  ,  ricevuto  da'  Capuani  dal  di  fuori, 
che  per  due  lati  1'  anguftiavano   .  Fu  queito  foccorfo  di 
Capui  il  principio  della   falvezza   di  Benevento  ,  e  di  tut- 
to il  Regno   de' Longobardi  j  giacché   l' Imperador  Greco 
con  tanta  fretta  avea  poflo  T  aflèdio  a  Benevento  ,  ed  an- 
dava con   tanta  furia  all' acqu'flo   di  quei  Stati,  che,  fé  il 
Capitano  Mitola  non  era   velociilTmo  al   foccorfo,  anda- 
va  flcuramenre  a  fuceumbere  Romoaldoj  e  con  efTo  lo 
altre  Città  del  Regno  erano  per  perderfi  abbattute ,  e  vinte  . 
In  tanto   il  Re  Grimoaldo  ,  avuta    la.  notizia  ,  che  il 
fuo  figliuolo  ftava  affediato  da'  Greci  in  Benevento  ,  po- 
ftofl  a  cavallo  imjnediatamente  alia   tefla  di  20.  mila  fcel- 
tì  foldati ,  lì  inviò  verfo  Benevento;  ma  per  iflrada,  o 
proprio  nel  Foro  Pompilio,  fu  affalito  dagli  Imperiali  in 
Ravenna  i  e  pafsò  pericolo  di  perdere  T  efeci to ,  e  la  prò* 

Mm  pria 


272      Storia  Civile  di  Capua 

pria  vita  .  Campò  da  tal  incontro  ,  e  proi'egui  velocemen- 
te il  Tuo  Cam  in  no  ;  il  che  laputofi  dall' laip-rador  Co- 
ftante,  (1  coliernò  d'animo,  vcggcìulo  il  Tuo  efercito  tra- 
vagliato dalle  mura  de' Beneventani ,  afflitto  da' Capuani 
ne' lati,  e  che  già  da  dietro  gli  farebbe  venuto  un  altro 
travaglio  da'  Longobardi  :  laonde  avvilito,  mutò  pende- 
rò, accertò  la  tregua,  alia  quale  fino  a  quell'ora  fi  era 
nioftrato  ben  Tordo  ,  rifoluto  di  togliere  i'  ailedio,  e  por- 
tare in  Napoli,  Città  Tua;  il  che  avendo  fatto  intende- 
re a  Romoaldo  ,  a  chi  fece  cercar  anche  hbero  il  palio 
per  se,  e  per  lo  fuo  elcrcito  fino  a  Napoli,  fen2a  poter 
cflèrc  offefo  da'  fuoi  foldati ,  né  da  quei  di  Mitola  ,  vo- 
lentieri vi  condifcefe  Romoaldo,  e  s' induffe  a  dargli  in 
omaggio  Gifa  fua  forelJa  ,  ed  in  tal  maniera  ,  e  con  tali 
patti  fi  partì  1*  efercito  Imperiale  da  Benevento  .  Ma  il 
Duca  ,  perchè  giovanetto  ,  come  diiil  ,  e  poco  pratico 
nelle  cofe  militari,  fi  pofe  in  pericolo  di  perdere  li  fuo 
onore  ,  e  la  fua  forella  ;  imperocché  non  fece  comunica- 
re a  Mitola  tali  patti,  e  la  tregua,  da  lui  fatta  coir  Im- 
perador  Greco  .  Onde  mentre  Mitola  col  fuo  efercito  de' 
Capuani  fé  ne  ftava  fortificato  vicino  al  Ponte  del  fiu- 
me Calore ,  poco  difcofto  da  Benevento  ,  come  da  Pao- 
lo Diacono  ;  Cuj^s  tamen  exercìtum  Mitola  Capuanui 
Cornei  juxta  jìuenta  Calorh  fiumìn'n  ,  in  loco  ,  qui  ufque^ 
hodie  pugna  dicitur  ^  vehementer  attrivit'^  e  veggendo  par- 
tir 1'  efercito  Greco ,  l' infeguì  alla  coda  fino  al  già  det- 
to fiume  Calore  ,  facendo  continua  ftrage  della  retroguar- 
dia 5  febbene  tal  battaglia ,  vuole  il  Pellegrino  ,  che  nei  fiu- 
me Sabbato  di  Benevento  ,  non  già  nel  fiume  Calore  fe- 
guita  folle.  Giunti  al  fiume,  celiarono  di  fiancheggiarlo, 
e  fingendo  di  tornartene  in  dietro  ,  con  aftuzia  Mitola  fi 
nafcofe  col  fuo  efercito.  Gl'Imperiali  fatti  più  ficuri ,  co- 
minciarono a  palTare  il  fiume  ,  ed  appena  pafiato  1'  Im- 
peradore  con  Gifa ,  ed  una  porzione  dell'  elercito ,  il  Ca- 
pitano Mitola,  ufcendo  dall' imbofcata  ,  fé  gli  fece  fopra, 
ed  aflaltò  tutto  il  refto  dell*  efercito  ,  che  non  ancora- 
era  panato  dall'  dlti:a  paiu  del  £ume .  Laonde  i  foldati  Gre- 
ci, 


Libro  Seconda.  273 

ci,  non  potendo  in  modo  alcuno  fugg're  ,  furcn  coli  retri 
d'attaccar  Ja  battaglia  ;  ma  poco  giovò  loro  ii  difenderli  j 
poiché   vinti  dal    valore  de' Capuani ,  in  breve  fpazio  di 
tempo  furon  tutti   tagliati  a  pezzi  j  e  V  Imperadore  ab- 
battuto d'animo,  per  la  confusone ,  lafciò  Gifa  ,  abban- 
donò l'efercito,  e  fi  pofe  a  fuggire  da  disperato  in  Na- 
poli ,  dove  il  faivò  da  quel  gran  pericolo  .  Quando  Mi- 
tola  vide  di  là  dal  fiume  Gifa  ,  figliuola  de]  Re  Grimoal- 
do  ,  già  entrò  in  cognizione  della  tregua  ,  da  Romoaldo 
fatta  col  Imperador  Colante  3  onde  1' avefie  data  quefla 
per  omaggio  .  Corfe  nel  fiume  ,  e  pafsò  a  pigliarla  3  ed 
avendo  intefo  da  lei  i  trattati  paflàti  tra  Tuo  fratello,  e 
Coftante  ,  ficcome  s'  affliffè  della  poca  fpsrienza  di  Ro- 
moaldo in  non  averglieli  comunicati,  e  d' aver  così  efpo- 
fto  r  onor  Tuo  5  e  la  vita  di  Gifa  in  graviflimopericolo^ 
così  rendè  grazie  a  Dio  di  averla   falvata  .  In  tanro  i  Ca- 
puani Il  prefero  quanto  di  buono  portava  T  cfercito  Gre- 
co ,  e   traiporrarono  ogni  cofa  in  Benevento  ,  dove  ar- 
rivò Mirola  con  gran  trionfo,  portando  con  feco  Gifa, 
e  tutto  l'efercito  col  fuo  nobile  equipaggio,  e  carriaggi 
Greci.  Se  gli  fecero  avanti  Romoaldo  con  gran  numero 
di  nobili  Beneventani  ,  fi  fonarono  tutte  le  campane  a. 
fefta  ,  e  fi  Tenti  un  applaufo  generale  con   voci  feft  ve  di 
tutto   il   popolo  ,  che  gridava  ;  v^t^a  Mito  la  ,  vìva  Capua^ 
onor  deir  Italia  ,  e  rìcuperatrìce  del  Kezno  de  Lon^obar' 
dì  3  brillando  ognuno  dell'  accidente  occorfo  in  non  fape- 
re  il  Capitano  il  trattato  tra  Romoaldo,  e  Colante  3  poi- 
ché fé  r  avelTc  faputo,  non  avrebbe  potuto   dare  una  fi- 
jniie  rotta   ;    laonde    giugnendo  1'  Imperador  in  Napoli 
colle  fue  truppe  Greche ,  poteva  unirvi  i  Napoletani ,  c-r 
altra  gente  alleata  ,    formare   un  grofib  efercito  ,    e  poi 
ritornare  in  Benevento  a  rovinarlo. 

Dopo  efler  giunto  Mirola  vincitore  in  Benevento ,  ar- 
rivò anche  il  Re  Grirnoaldo  da  Pavia  ,  ed  avendo  que- 
fti  intefo  il  felice  fuccefib  della  guerra  ,  la  fuga  à:\V  I'H- 
peradore  ,  la  lalvezza  di  Gifa  ,  e 'i  valore  de' Capuani, 
diede  in  una  fomma  allegrezza  ,  veggendofi  in  un  tem- 

Mm    2  pò 


2  74      Storia  Civile  di  Capua 

pò  fteffo  Re  ,  e  Principe  felice  ne*  Tuoi  Stati  j  e  per  met- 
tere animo  ad  altri  Conti ,  e  Duchi  di  ben  fervirlo  ,  iìi- 
mò  bene  di  dar  un'  altra  Tua  figliuola  ,  ibrella  di  Romoai- 
do,  in  moglie  a  Trafimondo  ,  che  fu  già  Conte  di  Ca- 
pua,  congiunto  in  iftretta  parentela  con  Mitola  ,  creato 
Conte  di  Capua  ,  in  premio  di  tal  vittoria  ,  corno 
fcrille  il  Giannone;  poiché  Gifa,  data  per  ortaggio  a  Collante, 
morì  poco  dopo  in  Sicilia  {a)y  e  1*  aileguò  in  dote  il  Du- 
cato di  Spoleti ,  difpenfando  alla  legge  Longobarda ,  che 
i  Duchi  non  potefìTero  aver  fuccefìTori  ne' Stati  loro  .  Die- 
de anche  in  moglie  Teodorata  ,  figliuola  di  Luzio ,  Du- 
ca del  FrivoH   ,  a  Romoaldo. 

Per  quella  vittoria,  per  tali  matrimonj ,  e  per  l'arri- 
vo del  Re  Grinaoaldo  in  Benevento  ,  fi  fecero  da'  Bene- 
ventani fede  non  mai  intefe  5  non  d  rifparmiò  a  fpefe , 
non  a  fatica  ,  non  a  pompa  ,  per  dare  tutti  i  maggiori 
divertimenti  ,  e  per  folennizzare  rincontri  così  fubliaii  , 
che  in  breve  tempo  fi  eran  dati  nella  già  detta  Città . 
Quando  pafiato  non  lungo  tempo  ,  ecco  un  Legato  al 
Re  Grimoaldo ,  dandogli  avvifo  ,  che  effendofi  molto  ri- 
fentito  1'  Imperador  Collante  d'  avergli  Romoaldo  man- 
cato della  parola  di  farlo  andar  ficuro  in  Napoli  ,  avea^ 
formato  un  grolTo  efercito  della  più  fcelta  foldatefca-» 
Greca,  e  Napoletana  , 'avendovi  fatto  capo  Saburro  {k)^ 
nobile  Napoletano,  il  quale  fi  era  fatto  proporre  ali'Im- 
peradore  ,  ed  avea  promeflb  di  voler  vincere  Romoaldo, 
e  portare  le  fpoglie  di  lui  alTofFeib  Collante:  a  qual  fi- 
ne avea  già  condotto  V  efercito  ad  un  certo  luogo  ,  al- 
lora chiamato  Formia  >  oggi  Forino,  non  molto  lontano 
dalla  Città  di  Sarno ,  e  Nocera  ,  e  propriamente  fra  Sa- 
lerno,  ed  Avellino  ,  acciocché  da  ogni  parte,  dove  bifo- 
gfialTe  ,  potefie  egli  dar  foccorfo  all'  Imperadore  ,  che  an- 
che dall'altra  parte  ulciva  in  campagna,  ed  eflèr  prello, 
o  a  correre  verlb  Roma  ,  o  ritornarfene  in  Napoli ,  in  oc- 
cafione  di  qualche  grand' efercito  ,  che  poreagii  ufcir  con- 
tro da  Benevento.  Il  Re  Grimoaldo,  avendo  intefe  tali 

molTe 

(a)  Ammirai.  dsDuc^l  di  Bens2;*  (b)  SummJJlordiKap* 


Libro  Secondo.  2 75* 

moiTè  dell*  Imperadore  ,  e  Je  anticipazioni  di  Saburro  ,  che 
,da  se  fi  era  offerto  a  quella  vendetta,  ed  a  quella  guer- 
ra ,  deliberò  andargli  appreflb  ,  e  pigliarfì  elio  il  carico 
di  battere  i' eiercito  GiCco.  Al  che  fi  oppole  Romoaldo, 
fuo  figliuolo ,  dicendo ,  che  fimil  imprefa  a  lui  fi  appar- 
teneva j  e  perchè  piiì  giovane  ,  e  perche  contro  di  lui 
tendevano  le  anni  di  Coftante,  credendolo  mancator  di 
parola  .  Non  piacque  a  Grimoaldo  la  rifoluzion  del  fi- 
gliuolo ,  né  volle  conlcntirvi,  per  non  arriichiarlo  ad  un 
evidente  pericolo  di  vira  ,  atteTa  la  fija  giovanile  età ,  € 
la  poca    fperienza  delle  cofe  militari  . 

A  quefle  contele  accorfe   il  Conte  Mitola  ,  e  propo- 
fe  ,  che  rell-afle  in  Benevento  il  Re,  ofFerendofi  dipartir 
lui  contra  i'  eferciro  Greco  ,  e  portar  feco  Romoaldo ,  fi- 
dando  molto  al  valor  de' Capuani,  che  poco  prima  con 
tanto  fpirito  aveano  fconfitti  ,  e  battuti  i  Greci.  Condi- 
fcefe  il  Re  ,  raccomandò  il  (no  figliuolo  al  Conte,  gli  die- 
de la   metà  del  tuo  efercito ,  il  quaie  unito  ai  foldati  di 
Benevento ,  ed  alle  valorofe  truppe  di  Capua  ,  (i  formò 
un   formidabile,  e  ben  numerofo  efercito,  col  quale  Mi- 
tola già  s'inviò  verfo  Forino,  dove  giunto  col  Duca  Ro- 
moaldo ,    fituò  il  fuo  efercito  in  forma  di  battaglia  iru 
faccia  al  nemico  .  Fece  fonar  le  trombe  ,  intimando  guer- 
ra a  Saburro.  Otiedi   non  ricusò  darfi  in  quel  puntola.* 
battaglia  ,  e  fubito  vennero  alÌQ  mani ,  (ì  azzuffarono  ame- 
due  gli  eferciti    con    grandilfima  ferocia  ,    combatterono 
con  valore ,  e  con  fomma  fortezza  .  Molti  fegni  d' eccef- 
fivo  valore,  e  di  coraggio,  non  mai  prima  intefo  ,  diede- 
ro a*  Greci  in  quel    conflitto  fopra  tutto   i  Longobardi . 
Quando  nel  calor  della  pugna  un  giovane  Longobardo, 
chiamato  Amdongo ,  ufo  a  portar  la  lancia  àe\  Re  ,  tra- 
filTe  il  petto  da   parte  a  parte  ad  un  foldato  di  Saburro, 
e  lo  fece  cader  da  cavallo  ,  ed  immantinente  con  graiij 
fortezza  l*  alzò  in  aria  colla   fleffa   picca  ,  e  poi   M  but- 
tò a  terra  innanzi  al  maggior  corpo  dell* eferciro  Greco. 
Veggendo  quello  ,  ed  aitri  maggiori  fpettacoli  i    foldati 
Imperiali,  e  venendo  htn  incalzati,  e  battuti  da' Capua- 

ni, 


276       Storia  Civile  di  Capua 

ni ,  cominciarono  pian  piano  a  mancare  .  li  Conte  Mi- 
toia  or  da  una  parte,  or  da  un'altra  andava  animando 
i  fiioi  foldati  ,  e  combatteva  da  prode ,  e  già  gii  riufcì 
ingolfarfi  nella  cavalleria  Greca,  dove  flava  Saburro,  a 
cui  diede  più  colpi  di  afta  3  e  febbene  quelli  refiftè  ,  o 
pugnò  con  lornmo  valore  ,  pure  alla  fine  reftò  vinto  ,  e 
cadde  miferatnente  uccifo  .  L*  efercito  Imperiale  ,  veduto  a 
terra  il  cadavere  dei  lor  Comandante  Saburro  ,  finì  di 
perdere  il  coraggio  ,  e  il  pofe  in  fuga  .  Fu  fubito  infe- 
guito  da*  Longobardi ,  e  da' Capuani,  facendo  de' foldati 
nemici  crudcliffìma  flrage  .  IL  Conte  Mitola  fece  fonaro 
a  raccolta ,  ed  unite  le  fue  truppe  ,  che  fece  celiare  d'in- 
feguire  le  fchiere  nemiche  ,  fc  ne  tornò  vittoriofo  in  Be- 
nevento ,  portando  feco  vincitore  il  Duca  Romoaldo  ,  che 
fi  era  portato  da  valorofo  ,  ed  invitto  foldaro  5  e  feco 
i  loro  efcrciti  colle  fpoglie  di  Saburro  portaron  gloriofl, 
e  trionfanti. 

Godè  oltremodo  il  Re  Grimoaldo  di  quefta  nuova-» 
vittoria  ,  riportata  dai  Conte  Mitola  :  e  perchè  gli  pare- 
va ,  che  il  tempo  gli  era  molto  propizio ,  e  la  forre  mol- 
to felicitava  le  fue  armi,  rifolvectc  di  portarli  in  Puglia, 
per  ricuperare  quelle  Città  ,  che  gli  erano  fiate  tolte  dal- 
i'Imperador  Collante i  e  menando  feco  un  grolTo  eferci- 
to  di  Longobardi ,  e  di  Capuani ,  con  Romoaldo  ,  fuo  fi- 
gl'uolo  ,  già  prefe  il  cammino,  lafeiando  il  Conte  Mito- 
Ja  per  Luogotenente  generale  ,  non  folo  nel  Ducato  di 
Benevento,  ma  di  tutto  il  Regno  de' Longobardi .  Allu- 
me tal  carica  il  Conte  Mitola  ,  e  fece  in  Capua  la  fua. 
Real  refldenza  ,  dove  da  tutta  l'Italia  veniva  continua., 
gente  per  gli  affari  rimarchevoli  della  Corte  ,  e  de'  Statii 
e  flccome  prima  i  Capuani  doveano  portarli  in  Beneven- 
to per  gli  loro  negozj  ,  che  in  quella  Refldenza  aveanoj 
ora  i  Beneventani  prefenrar  di  continuo  fi  doveano  alla 
Corte  di  Capua  per  le  loro  occorrenze.  Ed  era  un  bel  ve- 
dere Capua  f;-eqm  ntata  ds  tanti  Duchi ,  da  tanti  Signo- 
ri ,  e  da   tanta  gente  flraniera  ,  che  rendevano  la  Città 

più  ilìultre  e  decorofa. 

^  Poco 


Libro  Secondo.  277 

Poco  dopo  ritornò  il  Re  Grimoaldo  dalla  conquifla> 
o  fìa  riacquifto  ,  fatto  delle  Tue  antiche  Città  ,  che  gli 
riufcì  felicemente.  Volle,  che  Trafimondo  fi  ritirafle  fu- 
bito  con  fua  moglie  in  Ifpoleti ,  e  fi  guardaife ,  e  difen- 
defle  quella  Città  col  fuo  Ducato  ,  ficcome  già  pieni  di 
gjoja  prontamente  efegut  rono  gli  fpofi  5  ed  il  R.c  fi  ri- 
tirò in  Pavia  ,  luogo  di  fua  rcfidenza  .  Ma  Tanno  678.  An.<578. 
fé  ne  morì  in  Capua  il  Conte  Mitola  con  gravilfimo 
difpiacere  de' Capuani  ,  che  tanto  l'amavano,  e  gli  fu- 
rono celebrati  in  Capua  folenni    funerali  . 

Avea  il  Conte  Mitola  aitio  foprannome  ,  per  quan- 
to Icgg^fi  in  altri  Autori  ;  ma  perchè  fi  era  fempre  trat- 
tenuto nella  Corte  de'  Re,  e  de'  Principi  Longobardi ,  ove 
non  erano  altri  Capuani  ,  fu  chiamato  col  foprannome 
MiTCLA  DI  CAPUA  ,  auzi  ricevea  molte  lettere  da  diverfi 
luoghi  ,  nelJe  quali  da  ciafcuno  col  titolo  di  mitola  di 
CAPUA  veniva  nominato  .  Onde  foppreflo  il  foprannome 
di  lui ,  gli  reftò  quello  di  capua  ,  del  quale  (ì  fervirono 
i  fuoi  figliuoli,  e  i  fuoi  nipoti,  per  dinotare  eilèr  effi  di- 
fcendenti  da  quello  gran  padre  ;  cofa  per  altro  ufuale 
in  quei  tempi  j  poiché  ,  al  dir  di  Camillo  Pellegrino ,  al- 
legato in  tal  propofito  dal  Giannone  ,  in  queiti  ultimi 
Longobardi  per  lo  più  le  famiglie  prefero  il  lor  eogno* 
me  dalle  Città,  e  Cailelli ,  che  o  pofledeano  i  loro  an- 
tenati ,  od  effi  aveano  in  loro  abitazione  :  ed  a  quefto  pro- 
pofito fcrifiè  Pietro  Giannone,  fpezialmente  de' noftri  cit- 
tadini ,  lefeguenti  parole  (a):  Quindi  Ji  fece  ^  che  alcuni 
YÌtenejJero  anche  dopo  il  cognome  di  Capuani ,  0  di  Capua. 
Avverti  un  dottilìimo  Autor  Capuano  coli*  autorità  di  va- 
r j  Scrittori ,  e  promifc  di  dimoftrarc  ,  z\\t  da  quello  Con- 
te Mitola  dilcenda  la  nobililfima  Famiglia  di  Capua,  che 
ha  data  cotanta  nobiltà  ,  e  pregio  non  meno  alia  noftra 
Città  ,  che  alle  Piazze  di  Napoli  ,  e  del  Regno  ;  fami- 
glia ricca  di  Principati ,  di  onori  fupremi ,  e  di  preroga- 
tive, che  febbene  ora  fia  divifa  in  più  rami,  ed  abbia-» 
dilFufa  la  fua  luce  in  più  raggi ,  pur  nondiineno  ognuno 

di 
(a)  Giann,  lìb.  8,  tom.  i. 


278      Storia  Civile  di  Capila 

di  loro  tramanda  un  fommo  chiarore  ,  ovunque  fi  trova. 
Camillo  Pellegrino  però  in  una  Tua  Lettera  ,  che  in  Capua 
fi  conferva  ,  narra  ,  che  tal  famiglia  trae  molto  più  an- 
tichi i  fuoi  principi ,  e  da  un  fonte  molto  più  chiaro  de- 
riva la  fua  fcaturigine ,  come  avrebbe  dimofìrato  ad  evi- 
denza nell'Opere,  che  doveva  dare  alla  Juce  ;  ma  nelT 
incendio  di  tutte  Je  altre  Tue  fcritture  ,  feguito  in  Cafa- 
pulla  nel  fuo  proprio  Cailno  ,  vi  andò  ancor  qudìi  deU* 
origifie  ,  e  progrejjo  della  Famìglia  dì  Capila  . 

Per  la  morte  di  Grimoaido  I. ,  fu  Grimoaido  IT. ,  fuo 
primogenito  ,  VII.  Duca  di  Benevento  ,  ed  avendo  re- 
gnato tre  anni  ,  fé  ne  morì  1*  anno  694.,  lafci^^ra  la  Si- 
gnoria a  Gifulfo  ,  fuo  fratello  ,  effendo  I*  anno  innanzi 
morto  anche  il  Re  Partarito. 

Fu  Gifuifo  Vili.  Duca  di  Benevento  ,  uomo  affai  bel- 
Jicofo ,  e  prefe  in  battaglia  Orfura  ,  Città  de*  Romani  , 
Irpino,  ed  Or/Ino  .  Contrago  con  Giovanni  VI.  Pontefi- 
ce ;  ma  poi  fi  fé  placare  da  alcuni  Sacerdoti ,  e  da  var) 
donativi ,  molto  efficaci ,  mandatigli  d2\  Papa .  Verfo  il 
fine  del  fuo  regnare  Paldone ,  Tafone ,  e  Tatone  ,  Cava- 
lieri Beneventani  ricchi  ,  e  potenti,  fi  moffero  dalla  lo- 
ro gran  divozione  a  fondare  il  Moniftero  di  S.  Vincen- 
zo Martire  ad  fontei  Vulturnì  :  luogo  ,  che  crefcendo 
poi  in  virtù  ,  ed  ofìervanza  di  religione  ,  diede  a'  futuri  tem- 
pi molti  venerandi  Padri  ,  che  furono  veri  efempj  di  fan- 
An.731.  tità  ,  e  dottrina:  Anno  Domìni  731.  ires  nohìkì  z^ìri  Be^ 
tie'ventanae  urbis  Valdo  ,  (3  1(^fo  ,  atque  Tato  gerr/^ani 
fratres  ,  gui  15.  e  ir  e  iter  annoi  Monojierium  ^a^^&i  Mar^ 
tyrìi  Cbrifìi  Vincentiì  juxta  ortum  Vulturnì  fluminii  de 
proprìis  fumptìhui  conjìruere  coeperunt ,  cum  ejfent  poten- 
tei ,  G?  dìvitei  ,  ufque  ad  rejìaur  ai  toner??  loci  illius  più- 
rimum  adjuvarunt  ,  fcriflè  ia  Cronaca  Cabline  fé  .  E' d  av- 
vifo  Paolo  Diacono  ,  che  a  tempo  di  quefto  Gifulfo  fu- 
rono involati  alla  Chiefa  di  Montecafino  da  alcuni  Fran- 
cefi  i  corpi  di  S.  Benedetto  ,  e  di  Santa  Scolaftica  ,  fua 
forclla  ,  e  le  offa  di  amenduc  condotte  in  Francia,  ove-; 
ad  onore  dell'uno,  e  dell'altra  furon  edificati  (ì\x^  no- 

biiif. 


Libro  Secondo*  2*70 

bUìi£nn  Monafterj  :  ma  perchè  Zaccaria  Papa  aftèni.ci , 
di  aver  veduto  co'  proprj  occhi  amendue  i  corpi  di  que- 
lli Santi  in  Montecaiìno  ,  molti  anni  dopo  ,  dobbiamo 
piuttofto  credere  all'oculata  teftiflionian'za  di  un  Ponte- 
fice, che  all'opinione  di  Paolo  Diacono  (a)  j  tanto  più, 
che  oggi  è  coftantiflima  la  tradizione ,  che  fiano  in  Mon- 
tecafìno  .  Ed  in  verità  fi  tengono  in  quel  grande  fpccio- 
fìiììiKo  Tempio,  come  io  ^ciTo  ben  ofiervai,  in  fommo 
culto,  e  venerazione  .  Gifulfo,  dopo  aver  regnato,  fic- 
come  dice  Erchemberto  ,  13.  anni  ,  morì  V  anno  707, 
avendo  lafciato  da  Vuinibcrga  ,  ("uà  moglie,  Romoaldo, 
fuo  figliuolo ,  lucccflcre,  ed  erede  del  Ducato  di  Benevento. 

Vi  è  chi  Icrive  ,  che  per  morte  di  Trafimondo  era  focce» 
duto  al  Contado  di  Capua  Idelbrando  figliuolo  di  Mitola,  e 
anche  nel  Ducato  di  Spoleto^e  che  quefto  folle  (lato  un  Con- 
te molto  fortunato,  il  quale  regnò  per  lofpazio  di  ben  31. 
anno  con  fomma  pace  ,  e  quiete  ;  e  che  a  lui  fofTe  focceduto 
Trafimondo  li. ,  nipote  di  Trafimondo  I.  Ma  di  quefto  Idel- 
brando dubitano  molto  gli  Autori  di  quei  tempi  3  e  perciò 
affatto  non  Itimo  dovermi  qui  fermare. 

Or  nell'anno  734.  >  fecondo  Paolo  Diacono,  o  nel 
735.  fecondo  il  Summonte  ,  il  Regno  de'  Longobardi  fi 
pollèdcva  da  Luitprando,  difcendente  del  Re  Partarito  , 
il  quale  da  Grimoaldo  fu  cacciato  dal  fuo  Reame  ,  men- 
tre fé  ne  ftava  in  Pavia  ,  fua  refidenza  ,  come  diifi  di 
fopra  .  Laonde  volle  vendicare  gli  oltraggi ,  fatti  alla  fua 
famiglia,  e  difcendenza  da  Grimoaldo,  innalzato  Re  sul- 
le ruinc  di  Partarito;  e  già  cominciò  una  forte  peilecu- 
zione  centra  i  figliuoli,  e  tutta  la  famiglia  di  Grimoaldo. 

Era  allora  Duca  di  Benevento  Godefcalco,  fuccefib- 
re  di  Gregorio,  creato  Duca  dal  medefimo  Re  Luitpran- 
do, il  quale  ebbe  in  moglie  Gifemberga  5  e  dopo  aver  re- 
gnato lette  anni ,  fé  ne  morì  ,  e  fu  creato  Duca  di  Be- 
nevento Gifulfo  ,  altro  nipote  dei  già  detto  Re  Luitpran- 
do ,  come  fcrifie  la  Cronaca  Caflinefe  (l;)  :  Gìfi/fri  prò- 
pierea  junior  nepos  Luitprandì  Regh  Longobardorum ,  qui 

N  n  poji 

(a)  Seìp,  Ammirai,  nsìla  Stor.  deLongoh.      (b)  C&p*i^ 


iSo      Storia  Civile  di  Capila 

poji  Godefcalcum  Beneventanorum  Dux  ey:tìtit  &c»  Ma^' 
Ildebrando,  fentendo,  che  Gifulfo  IL,  Duca  X.  di  Bene- 
vento ,  altro  Tuo  nipote ,  per  la  tenera  età  non  poteva^ 
governare  a  dovere  i  Tuoi  popoli  ,  onde  varj  rumuiti  nac- 
quero in  Benevento  ,  venne  a  pigliarfelo ,  e  fultituì  il  già 
detto  Gregorio  per  Duca  . 

Non  è  qui  da  tralafcìarfi,  che  Gifulfo  II.  fu  figliuo- 
lo di  RofTioaldo  IL  ,  Duca  IX.  di  Benevento  ,  il  quale-» 
Romoaldo  ebbe  due  mogli  j  la  prima  fu  Giamberga  ,  na- 
ta da  Aurora  ,  figliuola  del  Re  Afprando  ,  fucceflbre  d* 
Ariberto  ,  il  quale  vilTe  tre  mefì  nel  Regno  ,  e  forella-. 
del  Re  Luitprando  ,  con  cui  generò  Gifulfo  ,  che  gli  fu 
fuccefìfbre  nel  Ducato.  L'altra  sì  fu  Ragiiiiunda ,  fig/iuo- 
la  di  Gaidoaldo  ,  Duca  di  Brefcia  ,  chiamato  però  dalla 
Cronaca  Caifinefe  Petronax  civis  Brixianae  urbis  .  Que- 
fto  Duca  riparò  molto  il  Moniltero  Calfiuefe,  prima  ro- 
vinato da*  Longobardi  r  anno  $63,  y  elisndo  ftaro  così  di- 
fltutto  per  lo   fpazio  di  152.  anni  :    Caf^  Petronax  cì^h 

Brixianae  ^^rb'n  ,vir  valde  religiofas  [a) Monafte- 

rìum  SanBi  Benedici  ,    quod  per  tot  annoi    deJìruBum^ 
manfsrat  ,  omni  jìudio  reconciliare  fatageret  .... 

Par,  che  il  filo  della  Storia  di  Lutprando,  e  degli  al- 
tri abbia  fatto  pervertire  almeno  in  apparenza  1' Oidine, 
e  la  ferie  de'  Duchi  di  Benevento  ;  onde  per  maggior 
chiarezza  ripeto  ,  che 

Gifuifo  fu  VIIL  Duca  di  Benevento. 
Romoaldo  IL, di  lui  figliuolo,  fu  IX.  Duca. 
Gifuifo  IL  ,di  lui  figliuolo  ,  fu  X.  Duca. 
Gregorio  fu  Duca  XL  ,  febbene  Ercheftiberto  tra  il  Duc^ 
Romoaldo  ,    e  queflo  Gregorio   ripone  un  altro  Duca.  , 
chiamato  Adelajo  ,  cAndoaldo,  e  moftra ,  averqueftore^ 
guato  due  anni .  Crede  nondimeno  l'Ammirato,  che  Adelajo, 
ed  Andoaldo  furon  pofti  Duchi  dai  Beneventani,  finché  ven- 
ne Luitprando  a  riparare  i  danni  dell*  inefperto   Romoaldo  . 
Godefcalco  fu  XIL   Duca  di  Benevento,  fuccefìTor  di 
Gregorio,  come  già  diffi  di  fopraj  il  quale  intendendo, 

che 
(a)  Lih,  I.  cap.  4. 


Libro  Seconda •  281 

che  il  Re  Luirprando  mal  contento  di  lui  veniva  verfo 
Benevento ,  per  difcacciarnelo  ,  deliberò  nìctterfi  in  bar- 
ca ,  e  fuggirfene  nella  Grecia  all' Imperador  Leone.  Non- 
dimeno, dappoiché  imbarcata  Anna,  Tua  moglie,  e  tut- 
te ie  Tue  foftan2e ,  non  rimanea  d'imbarcar  altro,  cbo 
la  Tua  perfona  ,  afiàlito  da'  Beneventani ,  partigiani ,  ed  af- 
fezionati, di  GìCuìfo,  crudelmente  fu  meflo  a  morte,  eC- 
fendo  (lato  Duca  tre  anni  y.  e  fu  fubito  refìituito  jI  Du- 
cato a  Gifulfo  »  fatto  già  grande,  di  cui  parlò  la  Crona- 
ca  nel  luogo  fopraccitato. 

GiunTe  in  Benevento  ,  e  fi  divolgò  da  per  tutto  Ja. 
notizia  delia  morte  del  Re  Luirprando  5  e  portò  un  gran 
foiiievo  non  foiamente  a  i  Beneventani  ,  ma  ben  ancho 
a  i  Romani  .  Onde  fu  creato  Rachi  Re  de'Longobardij 
il  quale  avendo  rinunciato  il  Regno  ad  EftoJfo  ,"ruo  fra- 
tello ,  fi  fece  Monaco  di  Montecafino  ,  dove  vifie  fanta- 
ir.enre,  e  fé  ne  morì,  avendo  fatto  monacare  nel  tempo 
ilefio  in  altra  CJaulura  Benedettina  Tufia  ,  fua  moglie^  y 
e  Betruda  ,  fua  figliuola  .  Vicino  al  Moniftero  di  Monte- 
cafino fino  a'  giorni  e  oggi  vi  è  una  vigna  chiama- 
ta Rachifi  ,  piantata,  e  coltivata  dallo  fiefio  Re  in  tem- 
po ,  ch'era  Monaco,  ficcome  la  Cronaca  chiaramente  lo 
conferma  (a)  :  Extai  in  hodìernum  ditm  ^ìnea  fatts  AfO' 
Tiajierio  z>iclKa ,  gz/ae  z^ulgo  vìnca  liachìft  vocatur  ,  quam 
eundem  Rachh  &  pìantavijfi  ,  «S*  incoluìjfe-  nonnuÙi  nO' 
fìrorum  exijìmant . 

Accadde  intanto  la  morte  di  Godefcalco  ,  e  fu  crea- 
to Duca  XIIL  di  Benevento  Q\(u\fo  ^  il  quale  ebbe  in  mo- 
glie una  fanciulla,  detta  Ganiberga  ,  ed  erano  i  fpofi  cosi 
pii ,  e  divoti ,  che  ficcano  a  gara  ,  chi  di  loro  avelie  mag- 
gior culto,  e  religione.  Quello  Duca  donò  alMonifteio 
di  Montecafino  quanto  vi  era  d'intorno,  di  piaiìo,  e  di 
montuofo,  con  tutte  le  Ca/lella  ,  Chiefe  ,  Terre,  Ville-;, 
Molini  ,  ed  Acque,  ch'erano  allora  in  tutto  quel  circui- 
to .  Intraprefe  iin  Benevento  i*  edifi2Ìo  della  Chiefa  di  Santa 
Sofia  col  fuo  Moniltero  3  e  fé  ne  morì  nell'anno  750.  , 

N  n     2  fecon- 

(a)  Lih.  I.  cap.  8. 


282       Storia  Civile  di  Ca pua 

fecondo  fcrìflè  la  Cronaca  Cailìnefe  (a)  :  Gifulfus  prae^ 
terea  junior  y  nefoì  Luìtprandì  Regh  Longohardorum^  qui 
poft  Godefcalcum  Bene'ventanorum  Duìc  extìtit  ^  d'wino  fa- 
Bus  injììndiu  cun&a  in  circuitu  campefirìa  ,  quam  mon- 
tana eidem  Patri  BsnedìBo  contuUt  in  fcriptii ,  firjnifque- 
dvnariis  in  perpetuum  eadem  pojìeris  hahenda  concejjtt  . 
Era  morto  anche  Leone  Imperadore  di  Coftantinopoli 
Tanno  741.  >  e  nell'Imperio  jl  figliuolo  Coftantino  fuc- 
ceduto  gli  era , 

Dopo  Gifulfo,  dicono  alcuni  Autori  ,  che  fu  Duca 
di  Benevento  XIV.  Luitprando  >  non  già  i*  Imperadore  , 
che  da  gran  pezza  era  morto  ^  ma  altro  di  fimil  nome3, 
An.7s8,  vi  regnò  otto  anni,  e  tre  mefi  ,  e  fé  ne  moill'anno  758.^ 
clfendogli  fucceduto  W  Duca  Arechi  ;  nel  qual  tempo  ,  ef- 
fcndo  morto  due  anni  avanti  il  Re  Adolfo,  avea  lafcia- 
to  il  Regno  a  Defiderio ,  XX.  Re  de'  Longobardi .  Ma- 
la Cronaca  CaiUnefe  affatto  non  fa  menzione  d'  un  tale 
Luitprando  ,  e  vuole  efpreffamente  ,  che  dopo  Gifulfo  , 
fuccedette ,  e  fu  il  XIV.  Duca  di  Benevento  Arechi  5  tan- 
toché? avendo  Gifulfo  cominciato  T  edifizio  del  Moiiifte^ 
ro  di  Sanca  Sofia  in  Benevento,  e  non  avendolo  potuto 
compire  per  T  immatura  fua  morte  ,  fu  ben  tofto  per- 
fezionata la  fabbrica,  e'i  Moniftero  da  Arechi,  fucceflo- 
re  di  lui  :  llle  Gi fui  fui  coepit  aedificare  Ecclefiam  San- 
Bae  Sophiae  in  Benevento  ,  quam  cum  morte  prae'Dentut 
expkre  non  poffet ,  Arie  bis ,  qui  ei  fuccejjtt  ,  mirifice  il-^ 
lam  per  feci  f, 

A  quefta  Principe  Arechr,  cflendo  di  fublime  ,  ed  altif- 
fìma  idea  ,  parve  ,  che  al  valor  della  fua  perfona  ,  o 
alla  grandezza  del  fuo  ftaro  maggior  titolo  di  quello 
di  Duca  gli  convenifìe;  onde  volle  farfi  intitolar  Princi- 
pe ,  e  fu  il  primo  di  tutti  i  Duchi  di  Benevento  ,  cho 
con  tal  titolo  fi  facete  chiamare  3  per  avventura  di  cia- 
fcun  altro  fignore  ,  che  infino  a  queir  ora  riccveflTe  que:- 
fto  nome  univerfale  per  titolo  particolare  di  Signoria--  . 
Onde   è  ,    che    nel  Reame  infia    da  oggi    vada  inaansd 

il 
(a)  Cap,  5.  /^'^.  I* 


Libro  Seconda.  283 

il  titolo  dì  Principe  a  quello  di   Duca  • 

In  verirà  ,  caduto  che  fu  dalla  Tua  grandezza  Tlnv 
pero  Romano  ,  e  venuti  i  Barbari  in  Italia  ,  i  quali  s^ 
guifa  dell'inondazione  di  un  fiume  ben  grande  ,  clic  por- 
ta feco  danni  infiniti  ,  lafciarono  per  lunghiflìmo  fpazio 
di  tempo  piena  V  Italia  della  Jor  lordura  ,  e  venne  a  ca- 
dere mirerà  mente  a  terra,  non  che  la  bellezza  della  Ro- 
inana  lingua  ,  e  la  Tua  proprietà ,  ma  tutta  quella  graa 
fembianza  ,  e  vaga  immagine  degli  antichi  coftumi  3  o 
furono  nuove  uCanzc  y  nuovi  titoli  ,  e  nuove  leggi  intro- 
dotte .  Allora  fu ,  eht  U  voce  dd  Principe  fu  prefa  per 
una  nuova  fpecie  di  dignità  ,  la  quale  elTèndo  inferiore 
alla  Reale,  ed  Imperiai  preminenza  ,  a  quella  de' Conti, 
de'Marchefi  ,  e  de' Duchi  precedette;  laddove  a  tempo, 
che  ai  Senato  Romano  fuccedetre  V  autorità  Imperiale, 
Principe  aiToluramente  fi  cominciò  a  chiamare  V  Impera- 
dore  ,  e  fotro  quefto  nome  Augufto  refTe  T  Imperio ,  co- 
me nel  principio  della  Tua  opera  moftrò  Tacito  ;  Q^i  cufì* 
Ba  dìfcordiii  ci^ilihui  feffa  nomine  Princìpu  fab  impe^ 
rio  accepìt.  Cosi  Tiberio  ,  così  Claudio,  così  Nerone,  e 
così  tutti  gli  altri  Imperadari  furon  chiamati  » 

li  primo  dunque  ,  che  metteife  in  ufo  il  nome  di 
Principe ,  fu  (  per  quel  ,  che  lafciò  fcritto  nella  fua  Sto- 
ria Calììnefe  Leone  Cardinale  ,  e  Vefcovo  d' Oììiz  verfo 
i' anno  758.  )  Arechi  II.  quindicefìmo  Duca  di  Beneven-  An.758, 
to  r  le  CHI  parole  fono  le  feguenti  (j)  :  Hic  Arichis  pri- 
mus  Benez'efìti  Prineipem  fs  appallar ì  jujpt  ^  cum  ufque  ad 
ìfìmn  ,  qui  Benez<ef7to  praefiierttnt  ,  Duces  appellarentur  j 
nam  €^  ah  Epìfcopii  ungi  se  fecit  y  &  coronam  Jìhì  ìmpo-- 
fuit  i  atque  in  Imi  chartii-  in  facratìjjimo  nojiro  Palacio  in 
finem  jcrìbi  praecapit  ^ 

Quello    Principato    indi  a  poi  fi  divifc  ,    e  furfe  il 
principato  diSalerno  90..  anni  dopo,  e   di  mano  in  ma- 
no icguirono  i  Principi   di  Capua.  Quefto  (^)  titolo  per 
an^tichità  è  polteriore  a  quello  di  Duca,  di  Conte,  e  di        - 
Maichefe  3  per  dignità  poi  ,  e  per  prerogativa,  è  fupCi- 

rioce 
(a)  Cap.  9.  lih,  I.  (b)  Gìann.  tom,  i.  ìih  6. 


284     Storia  Civile  di  Capua 

ride  a  tutti  gli  altri.  Venuti,  che  furono  i  P^e  ,  fidava- 
no a' loro  figliuoli  sì  fatti  titoli,  né  altri  dalla  cafa  Rea- 
le in  fuori, di  quefti  participava:  onde  de'£glivoli  di  Ru- 
giero  I.  Re  dell'una,  e  dell'altra  Sicilia,  Ai^fufo  fu  pri- 
mo Principe  di  Capua  ,  e  Guglielmo  ,  che  poi  fuccedct- 
te  al  Regno  ,  fu  Principe  di  Taranto . 

Fu  Arechi  ne*  primi  tempi  Principe  molto  Catrolicoj 
molte  opere  pie  di  lui   ,  e  generofe  fi  leggono   ,  tra  le-> 
quali  l'aver  egli  perfezionata  la  Chiefa  ,  e  i  Moniftero  di 
S.  Sofia  dentro  la  Città    di  Benevento  ,    ed  arricchita  di 
varie  rendite .  Ornò  la  Chiefa  di  Monrecafino ,  e  la  fan- 
tifico  maggiormente  con  molti  corpi  di  Santi  ,    che  rac- 
coife   in  diverfe  parti  del  Mondo,  fpecialmence  dei  dodi- 
ci  fratelli  Martiri,  che  ottenne  in  Puglia.  Il  male  di  quei 
tempi  sì  fu   ,  eh*  era  Re  de'  Longobardi  Defiderio  ,  iie- 
riiiìmo  perfecurore  de' Crifiiani  j  in  guifa  ,  che  Adriano  , 
che  allora    reggeva   la  Sede  Apoftolica  ,    fu  coltretto  di 
ricorrere  per  ajuto  a'Francefi,  ed  a  Carlo ,  loro  Re,  co- 
me appunto  Steffano  II. ,  fuo  predecelTbre,  fu  afi:t etto  per 
gii  travagli,  co' quali  lo  moleftava  il  Re  Aftolfo ,  a  vol- 
ger 1*  animo  ,  e  ricorrere  alla  potenza  del  Re  ripino ,  pa- 
dre di  quefto  Carlo ,  il  quale  per  la  grandezza  delle  fue 
gefta  fu  poi  cognominato  Magno  .  Mal  TofFriva  dunque 
il  Pontefice  Adriano  ,  che  da  una  parte  il  Re  Defiderio 
perfeguitafie  la  Chiefa  ,  e  da  un  altra  parte  il  Principe/ 
Arechi,  di  lui  genero  ,  gli  cagionafle  altre  inquietudini j 
e  reflò  gravemente  afflitto  in  vedere  ,  che  ad  altro  non 
fi  attendea  dal  Re  Defiderio  ,  che  a  trucidare  i  Cattoli- 
ci ,  profanare  le  Chiefe  ,  ed  occupare  i  beni  di  efia  i  tan- 
toché quefto  tiranno,  vero  figliuolo,  ed  erede  della  cru- 
deltà di  Aftolfo,  fuo  padre  ,  avea  minacciato  di  volerfi 
di  breve  render  padrone  di  tutti  i  Stati  della  Chiefa ,  vo- 
lerla  fogg'ogare  al  fuo  dominio,  ed  abolirne  anche  il  no- 
me .  Mandò  egli  il  Papa  Adriano  legati  in  Francia  a  Car- 
lo Magno  ,  facendogli  efporre  il  da/; no  cforbitante  ,  che 
quefti  Longobardi  cagionavano  all'Italia,  ed  alla  Chiefa, 
la  quale   veniva  così  profanata  da  Defiderio  ,  e  da  Are- 
chi , 


Libro  Secondo  .  2  85 

chi ,  che  flava  già  per  crollare  ,  e  perdere  co*  Tuoi  flati 
anche  il  fiio  antico  fAntìiìimo  decoro  .  Laonde  io  fece  efor- 
tare  a  pigliar  l'armi  ,  e  venir  torto  con  un  grofTo  efer- 
ciro  air  acquilo  d'Italia  ,  afìicurandolo  ,  che  oltre  al  gran 
profitto,  che  avrebbe  ricavato,  con  farfì  padrone  di  si  bel- 
la Regione,  gli  farebbe  ftato  il  Papa  molto  tenuto,  ed 
egli  in  tale  imprela  un  nome  gloriofo  >  ed  iaimortaie  ac- 
quirtato  (1  avrebbe . 

Cario  Magno  ,  mofirandod  figliuolo  ubbidiente  di 
S.  Chiefa  ,  e  di  cuore  tutto  Cattolico  ,  accoife  con  fom- 
nia  grazia  i  legati  del  Papa,  li  fenti  con  piacere  ,  e  loro 
promife  tutto  il  fuo  favore  .  In  fatti  fpedi  prontamente 
un  inviato  al  Re  Desiderio,  efortandolo  a  non  piumo- 
Jertare  la  Chiefa  ,  ed  a  celiare  da  tante  perfecuzioni  contra 
ì  Ciiftiani .  Ma  il  barbaro  Re  Longobardo  non  foiamen- 
te  non  ammife  t^ì  efortazione  ,  ma  fé  ne  burlò  al  fom- 
mo  )  e  per  mostrare  all'inviato  il  fuo  maggior  dispregio, 
innanzi  a  lui  ordinò,  che  fi  afiediafle  Ravenna,  pofiedu- 
ta  allora  dalia  Chiefa  .  R(  ftò  iorprelo  da  graviflirr^o  do- 
lore Carlo  Magno  non  meno  per  l'incomodo  ,  che  con- 
tinuavano a  (offr  re  i  Criitiani,  che  per  J' affronto  ,  a  lui 
fatto  da  DefiJerio  .  Oi)de  ordinò  un  oroiTo  formidabilo 
elt^rcito  ,  alia  tcfta  d^l  quale  venne  egli  in  Italia  .  Cc- 
jDinciò  ad  attaccare  in  diverfe  parti  i  Longobardi  ,  vi 
combattè  più  volte,  finattantochè  nell'anno  774.  li  vin- An.774. 
fé,  li  cacciò  da  tutta  l'Italia  ,  che  per  io  fpazio  di  ben 
206.  anni  avean  poileduta  5  e  neli' afiedio  ,  che  ilrerta men- 
te pofe  a  Pavia  vi  carcerò  il  Re  Defiderio,  e  io  mandò 
prigione  in  Francia  .  Ed  ecco,  che  già  fi  vide  in  calma 
i'  Italia  ,  e  fi  vide  la  Chiefa  monda  da  gente ,  così  bar- 
bara, ed  infedele;  Carohi  Magnut  {a)  yfilìui  Pìfìnìyinzn^ 
tatu^  ab  Adriano  Papa  cmn  valido  Francomm  ,  Aleman" 
nornm ,  atq,  Saxonum  exsrcìiu  'Denìt  fuper  cìvìtatem  Pa~ 
fiam  propter  [atvijpmum  Kegem  Longobardorum  ,  q^^l  ci* 
vìtatei  SanBì  Petri  invaferat  ,  eamque  per  jeptem  conti- 
nuoi  men[si  objìdere  coeplt ,  cunbìumque  Jlbì  Longobardo- 

rum 
(a)  Cron.  Cajf,  Hb,  i.  cap,  2. 


2  86      Storia  Civile  di  Capua 

ftim  regnum  ^ìBorioJìJJìme  fuhdcni  ,  Pipino  filio  fuo  con^ 
tradìdit .  Praedi^um  'vero  Dejìderwm  jecum  in  Francìam 
a[portai>it  ar,rja  Domìni  feptincentcfimojeptuagejìmo  quarto. 
Ma  non  parca  a  Cario  Magno    di  aver  interamente 
vinto,  fé  non  vincea  anche  il  Principe  Arechi ,  maflìma- 
mente  perchè    avrebbe  potuto  tin  giorno  daJla  perfona- 
di  fba   moglie    pretendere  il  Regno  d'  Itaha  j    e  già  gli 
jmofle  guerra  ,  ed  afièdiò  Benevento  .  Ma  Arechi ,  veggen- 
dofi  molto  inferiore  ,  anzi  fcarfìflìmo  di  forze  ,  accettò 
tutti  i  progetti  fatti  da  Carlo  Magno,  fpeziaJjnenre  di  ri- 
conofcere  per  lua  principal  Signora  la  Corona  di  Francia,* 
di  efiergli  tributario  di  grofTo  cenfb  in  riconoscimento  di 
fupremo  dominio  ;   a  qual  effetto  gli  diede  per  oflaggio 
Gìimoaldo,  e  Aidechifìa  ,  Tuoi  figliuoli  ,  oltre  alla  Tua- 
corona  preziofa ,  e  gran  quantità   di  moneta  pagata:  ma 
poi  a  richiefla    della  madre    fu  liberata    Aldechifìa  daU* 
oflaggio  ,  e  gli  reflò  \\  folo   Grimoaldo .  Or  prevedendo 
Arechi  i  danni  ,  che  potea  ri<:evere  non  meno  dai  Re  Fran- 
c^{\  ^  la  cui  potenza,  per  lo  Stato  acqui/fato,  già  fi  co- 
minciava a  fentir  vicina,  che  anche  dagl' Imperadori  Co- 
{iantiiK>politani ,  i   quali  abbracciavano  ,  e  cingevano  lo 
Srato  fuo  dall'altra  parte,  lì  pofe  con  molta  diligenza-» 
a  fortificar  Salerno  ,    per    avere  una  fortezza  flcura  nel 
mar  Tirreno  .    Edificò  diic  gran  palagi  a  guifa  di  duo 
nuove  Cittadelle ,  uno  in  Benevento  ,  T  altro  in  Salerno: 
Pojìwodam  l'ero   prue  fatui  Rex  una  cum  Pipino  fiUo  Bs- 
neventum  perrexit  cum  magno  exercitu  fuper  Arichiì ,  qui 
€rat  gener  Dejìderiì  Regii  ,  cum  quo  idem  Carolus  dìZ/er- 
Jìs ,  ac   Z'ariis  e^entibus  dimicavit  :  demum  arBatut  Ari^ 
chis  ,  &  coronam  fuam  ,  &  maximam  partem  thefauri  , 
9iec  non  (3  geminai  foholei  yGrimoaldum  fcilìcet  ^  CE  Adel- 
chfjìam    eidem    Carolo    ohjldei   pacis  gratta  tradìdit  .  Uic 
Francorum  metu   perterrttus   ci^itatem    noz^am  Benevento 
addidìt ,  Salernum  quoque  ìnter   Lucaniam ,  C^  Huceriam 
antiquitui  conditati!   mirif.ce  rejìauravit  {a).  Finalmente.* 
An.787.    efiendo  Aiechi  d'anni  53.,  fé  ne  mori  a  26,  Agof^o  7S7. 

aventìo 
(a)  Cron»  CaJJìn,  loc.  cit. 


Libro  Seconda-  2S7 

avendo  regnato  Principe  29.  anni,  e  cinque  mefi . 

Vi  è  ,  chi  Jafciò  fcritro  ,  che  in  queft*  occafìone  Car- 
io Magno  fi  trattenne  qualche  tempo  in  Capua  ;  il   che 
non  fi  dubita,  edèndone  tcftimonj  gravi  Autori  5  fpecial- 
mente  afficura  iJ  Giannone  ,  che  Cario  Magno  in  Capua 
col  Tuo  efercito  arrivò  l'anno  787.,  in  Capua  fi  tratten- An,787. 
ne  i  e  poi  da  Capua  fi  ritirò  in  Francia .  Aggiugnc  il  San- 
nelli ,  che  in   tempo  di  tal  fua  dimora   fi  portò  un  gior- 
no alla  caccia  fuori  della  Città  j  ma  appena  arrivato   ai 
Ponte  di  Cafilino,  fu  afialito  da  un  gravifiìmo  dolor  di 
fianco  :  onde  fu  cofiretto  fmontar  da  cavallo  ,  ed  entra- 
re in  una  picciola  ca  fetta  di  pafiori  :    mentre  ivi  ita  va-. 
affìiggendofi  di  tal  dolore  ,  fi  raccomandò  caldamento 
al  gloriofo  Precurfore  S.  Gio.Battifla  ,  fuo  Avvocato,  o 
già  n'  ottenne  immantinente  la  grazia  .  Il  Re  in  memo- 
ria   ,  e  per  gratitudine   al  Santo  di  tal  favore  ,  ordinò  , 
che  quel   luogo  non  più  albergo  di  paltori ,  ma  luogo  fa- 
cro  fi  avefiei  ed   avendone  pagato  il  prezzo  a*  padroni, 
fece  ,    che  ivi   fi   erigeffe    un  Tempio  in   onore  dd  glo- 
riofo S.  Gio.Battifta  ;  e  io  dotò  di  buone  rendite  ;  i'og- 
giugnendo  lo  ftefib  Autore   ,    che    fino  al   paflato  fecolo 
fiafi  letto    in  Capua  dal  fuo  avo  un  Iftrumento    in   car- 
ta  pergamena  ,  ove  fi  conteneva  tal  fonda7Ìone  ,  e  do- 
tazione  ,    fottofcritta    di  propria  mano  del  Re  j  e  fra., 
gli    altri  teftimonj  v'  era  Rolando  de  Quarteriis  ,    di  lui 
nipote  . 

DiìV  altra  parte  abbiamo  in  Capua  nell*  Archivio 
della  menfa  Arci vefcoviie  un'  antichiflìma  fcrittura  della 
ileffa  Chiefa  ,  fcritta  di  carattere  Longobardo  dell'anno 
991.,  che  vuol  dire  ne' principj  delia  fondazione  di  que- 
fla  nuova  Capua  j  ove  fi  ha  foda  eoncettura  ,  chequefta 
Chiefa  fofie  (lata  nel  principio  dd  nono  fecolo  fondata 
dal  Conte  Landolpaldoi  detta  perciò  da  piìj  {qcoìì  S,  Ciò» 
z^anfii  di  Landolpaldo  i  ed  in  confeguenza  fia  una  dd\^ 
Chiefe  più  antiche  ,  che  in  quefta  nuova  Capua  edificata 
fi  fofie>  facendofi  in  molte  altre  fcritture  delio  ftefiò  Ar- 
chivio più  volte  menzione  di  quefto  Landone  Paldo  col- 

Oo  le 


2  88      Storia  Civile  di  Capua 

le  parole  Landon'n  Paldi  Capuani  .  Truovafi  fituata  inJ 
mezzo  alla  preferire  nuova  Capua  fotto  l' invocazione  di 
5.  Giovanni  de*  Nobili  Uomini  ^  titolo  ritenuto,  ©perchè 
fondata  dai  Re  Carlo  Magno  ,  o  dal  Conte  Landolpal- 
do  ,  perfone  nobili  ,  o  per  gli  molti  Principi  Longobar- 
di )  Conti  di  Capua  ,  e  loro  congiunti  ,  che  vi  fono  fe- 
pcliiti  ,  e  fé  ne  fono  veduti  da  me  fino  al  corrente  fe- 
colo  fepolcri  di  marmo  affai  fuperbi  ,  poi  ferviti  ad  or- 
nare la  noftra  Cattedrale  ,  rinnovata ,  ed  abbellita  dalla 
gran  munificenza  ,  e  dali*  ardentiflìmo  zelo  del  Cardina- 
le Niccolò  Caracciolo  de' Principi  della  Villa,  chefuno- 
ftro  Arcivefcovo  di  fanta  gloriofa  memoria  ,  e  noftro 
amorofiffimo  Padre,  e  Paitore^  o  perchè  in  quefta  Chie- 
fa  da  i  gran  Maeftri  di  S.  Lazaro  della  ben  chiara  ,  e  no- 
bile famiglia  d*  Azzia  fi  creavano  i  Cavalieri  di  S.Laza- 
ro  ,  ed  in  quefta  Chiefa  ricevevano  il  folenne  giuramen- 
to j  o  finalmente  per  la  contrada,  ov'ella  è  fituata  ,  in 
quei  antichi  tempi  abitata  da  famiglie  per  nobiltà  le  più 
ragguardevoli ,  e  principali  della  noftra  Città  .  Ed  in  ve- 
ro ,  ficcome  dottamente  ha  raccolto  Giufeppe  di  Capua. 
Capece  nella  fua  erudita  DifTertazione  sulle  Campane  di 
quefta  Chiefa  ,  trovanfi  avere  in  quella  contrada  pofte- 
duti  palagi  quei  deli'  antica  nobililfima  fam  glia  di  Sor- 
rento ,  imparentata  eoi  noftii  Principi  Normanni  ,  gli 
antichi  Pellegrini,  quei  d'Amato  ,  ^\ì  Aquini ,  i  Panno- 
ni  ,  che  in  tempo,  a  noi  meno  remoto  ,  ottennero  il  Con- 
tado di  Venafro,  i  Ferramofca ,  indi  Conti  di  Mignano, 
gli  Azzia  ,  Conti  di  Noja ,  e  Gran  Maeftri  dell'ordino 
di  S.  Lazaro  ,  quei  della  famiglia  Capua  ,  che  appreftb 
furon  Conti  d'Altavilla  ,  e  di  Palena  ,  quei  d'Elia  ,  al- 
cuni del  Real  {^ngwo.  diDurazzo,i  Guevari  Confidi  Po- 
tenza, i  Cantelmi  di  Capua  ,  ed  altri  ,  che  per  brevità 
fi  tralafciano  .  Ora  è  Parrocchia  ,  Grancia  d^\  Capitolo 
Capuano  3  ha  due  Cappellani  curati  j  ma  prima  n'avea.* 
tre,  che  portano  la  cura  di  ben  88o.  anime.  In  efta  vi 
fono  due  antichiffime  campane  colla  feguente  ifcrizione 
nel  ior  g'ro  : 

Kos 


Libro  Secondo.  2S9 

Nos  fecit  Vetrui  Capt^ae  ,  quem  dico  Prwrem 
Ad  jummi  Putrii ,  (3  Hofptalii  honorem . 
Avrei  a  fermanti  qui  un  poco ,  per  riflettere  feriamente, 
chi  mai  fìa  fiato  quefio  Pietro  di  Capua  ,  che  fece  tali 
à\x^  campane,  e  per  ufo  di  quai  Ch.efà  ,  edjqualOfpe- 
dale  efle  fervirono.  Ma  su  di  ciò  f]  è  aperto  va  fio  cam- 
po di  poterne  dottamente  fcrivere  al  già  detto  Q'm^ 
leppe  di  Capua  Capece  ,  eruditiflìmo  ,  e  faggio  Cavalie- 
re ,  che  ,  come  diffi  ,  n*  ha  dato  alla  luce  una  htvu 
dotta  Differtazione  .  Per  me  dico  folo  ,  che  à\x^  Pietri , 
noftri  concittadini,  ritrovo,  che  abbia  ^\\xù  la  famiglia 
di  Capua,  tutti  e  àw^  Cardinali,  Il  primo  sì  fu  Arcive- 
fcovo  d'Amalfi,  creato  da  Papa  Innocenzo  III.  nell'an- 
no 1206.  :  il  fecondo  ivi  fuo  nipote  ,  ed  era  Monaco  Caf- 
finefe  ,  eletto  Cardinale  da  Papa  Onorio  III.  nell'anno 
1220.  Di  amendue  parlano  il  Ciacconi  ,  V  Oldoino  ,  ed 
altri  :  ma  quefti  affatto  non  han  ,  che  fare  col/*  Autor 
delle  campane  3  imperocché  il  Pietre,  Priore  dello  Speda- 
le di  Capua  ,  dovette  eflerc  un  Cavaliere,  o  Templario, 
o  Gerofolimitano  ,  o  di  S.  Spirito  ,  o  di  S.  Giacomo  :  \ 
quali  ordini  eran  tutti  in  Capua  j  e  credo  bene ,  che  que- 
Ite  due  campane  eran  prima  dello  Spedale  ,  detto  de' Pel- 
legrini,  governato  un  tempo  da* Cavalieri  Templarj,po- 
fcia  da*  Cavalieri  Gerofolimitani  ,  e  dopo  il  1300.  gover- 
nato da' Preti  ,  annefli  alla  Cappella  de' Principi  ,  oggi 
Parrocchia  di  S,  Gio°janni de  Nobili  Uomini  ;  il  qual  Ospe- 
dale ,  e  Chiefa  era  predo  la  medefìma  Parrocchia  ;  poi 
fu  eflinto  ,  e  foppreffo  ,  come  furono  molti  altri ,  che» 
in  Capua  fi  trovavano. 

Ma  perchè  nelle  campane  febbene  non  vi  fìa  veru- 
na data  di  tempo  ,  il  carattere  tuttavia  ,  e  la  frafe  de* 
verfi  par  ,  che  fieno  dtì  fine  dd  XII.  fecolo  ,  o  verfo  il 
principio  dt\  XIII.  5  mi  fo  a  credere  ,  e  difficilmente  mi  co- 
nofco  in  ciò  ingannato  ,  che  abbiano  tali  campane  po- 
tuto effer  fatte  da  un  tal  Pietro  dì  Mafono  Capuano  > 
che  verfo  quel  tempo  era  Priore  ds'Pc/Iegrini  della  Cit- 
tà  di  Capua  1  Jeggencio^  ^0  i^"  Iflrumenio  1  confervato  nel 

Oo     2  Teforo 


290     Storia  Civile  di  C^pua 

Teforo  del  noftro  Duomo  dell'anno  izii.  PeSru:  de  Ma- 
fono  de  Capua  Vrior ,  G?  Re&or  Hofpitalit  Veregrinorum 
hujus  Capuanae  cwìtatii ,  Potrebbe  eflère  ancora  ,  chetali 
campane  fodero  ftate  fatte  da  Pietro  Cerronc,  Diacono, 
e  Rettore  di  i*.  Giovanni  de'  KohiU  Uomini^  come  vuole 
GiuTeppe  di  Capua  Capace  ;  al  che  io  non  folamen- 
te  non  contraddico  ,  ma  volentieri  anche  mi  uniformo  : 
torno  a  dire  però  ,  che  lafcio  di  tal  materia  un  vafto  cam- 
po all'altrui  erudizione,  e  perciò  paflTo  innanzi  a  pro(e- 
guir  la  mia  S4:oria  .  U  è  qui  da  notarli  ,  che  nel  Rio- 
ne di  quefta  Parrocchia  vi  era  T  antica  famofa  ftrada- 
della  Vitrara  ,  fituata  tra  le  cafe  del  Conte  di  Potenza  , 
eh*  erano  prima  di  Bartolomeo  di  Capua,  e  quelle  d'al- 
tri Signori  Capuani  • 

Carlo  Magno  concedè  anche  a  i  Beneventani,  eho 
per  la  morte  d'  Arechi  folTe  ior  Principe  Grimoaldo  II. , 
di  lui  figlio  .  In  farti  il  Re  ,  chiamatofi  Grimoaldo  ,  Io 
confolò  della  morte  del  padre  ,  i'  accordò  il  Principato 
di  Benevento  ,  e  gì'  impofe  a  gittar  fubito  Je  mura  di  Sa- 
lerno ,  e  fmantellare  anche  Acerenza  ,  mettere  il  nomo 
dei  Re  Carlo  innanzi  le  fcritture  pubbliche  ,  nelle  mo- 
nete facefìe  imprimere  il  Tuo  ritratto,  e  iàc^^^  tofare  la 
barba  a  tutti  quei  Longobardi,  ch'eran  rimafti  in  Italia: 
Sequentì  etìam  tempore  Grìmoaldui  ^  filici  Arìchh  ,  queni^ 
ohjìdem  Carolo  datnm  praetnijìmus  ,  ejufdem  Regis  concef- 
Jione  pojì  patrh  ohitum  Bene^entum  remìjftti ,  ^  Princept 
effe&ui ......  fcrifle  la  Cronaca  Caffinele  . 

Fu  Grimoaldo  ricevuto  con  particolar  applaufb  da' 
Beneventani  ,  e  da  i\:iit\  i  fuoi  fudditi  :  ma  perchè  non 
gli  piacque  di  offervarei  patti ,  Itabiiiti  da  Carlo  Magno, 
nacque  1' occafione  di  romper  la  pace  coi  Francefì.  On- 
de Pipino,  figliuolo  di  Carlo  Magno,  continuaraento, 
fioche  vifle ,  lo  tenne  in  fomma  agitazione  ,  e  travaglio. 
L'  inquietarono  anche  i  Greci ,  eflèndo  aggiunta  alle  an- 
tiche gare  la  nuova  ingiuria^  fatta  all' Imperador  Coftan- 
tino  5  poiché,  avendofi  prefa  in  moglie  una  fua  nipote, 
chiamata  Uvaozia  ,  la  ripudiò  barbaramente  ,  fenza  fa- 
perle- 


Libra  Seconda .  291 

per{ene  fa  cagione,  e  h  mandò  niente  foddisfatta  a  fua 
cafa  ;  ranrochè  da  quella  Greca  nazione  ebbe  molte  guer- 
re ,  ed  in  cfle  Tiano,  Nocera  ,  ed  altre  buone  Città ,  o 
Caftclli  dai  fuo  dominio  furon  tolte.  In  mezzo  a  tali  dì- 
flurbi  coi  Francelì,  e  coi  Greci,  fé  ne  pafsò  all'altra  vi- 
ta Grimoaldo  V  anno  del  Signore  807.  ,  avendo  regnato  An.807, 
anni  diciannove  ,  e  mefi  fei .  In  tempo  di  quefto  Princi- 
pe fu  reftituito  r  Impero  all'  Occidente  ,  efJendo  per  gli 
benefizia  fatti  a  5.  Chiefa  ,  il  Re  Carlo  ftato  legittima- 
mente creato  Imperadore  dal  Papa  ,  e  dal  popolo  Ro- 
mano Tanno  801, 

Era  Teforiero  di  Benevento  Grimoaldo  IV.  e  quefti 
da  tal  ufiz  o  fu  affunto  ^ì  Principato  ,  e  divenne  XVI. 
Duca  ,  e  terzo  Principe  di  Benevento  .  Fu  fubiro  ,  cho 
prefe  la  fignoria  ,  Qffaììto  da*  Francefì  intorno  alla  fua  re- 
fìdenza  :  acquali  dicendo  Majone  Gaftaldo  ,  che  poteva^ 
pagarfi  il  tributo  y  per  liberare  da  una  continua  briga--  > 
gli  fu  da  B.44:ifrone  ,  confidente  del  Principe ,  con  molto 
ardire  contraddetto  j  fpiegandofi,  che  fé  i  Francefi  vole- 
vano il  cenfo ,  fé  r  andaSero  a  pigliare  sulla  punta  del- 
la lancia  .  Onde  Grimoaldo  feguì  ìì  parere  di  Ranfronej 
ed  ufcito  a  comb.ìttere  ,  vinfe  i  nemici  ,  e  fu  uccifo  an- 
che Ranfrone  .  Fece  condurre  fopra  un  vile  aflnello  ,  o 
frullare  per  tutte  le  piazze  ,  e  luoghi  pubblici  della  Cit- 
tà Majone,  fuo  Capitano,  come  viliilimo  uomo,  per  ef- 
fer  ufcito   dalla  battaglia,  e  ricoverato  dentro  un  molino  • 

Fu  quefto  Principe  molto  fcandalofo  ,  e  tiranno ,  odia- 
to dal  comune  .  Eravi  in  Benevento  un  gentiluomo  di 
grand' autorità  ,  chiamato  Dauferio  ,  padre  di  due  giova- 
ni, pronti  di  mano,  ed  audaci 5  l'uno  de'  quali  Rofrir, 
e  l'altro  Petelfrit  ebbe  nome.  Or  avvenne,  che  pacan- 
do un  giorno  alcuni  parenti  del  Principe  fotto  la  cafa  di 
coftoro  ,  vennero  a  cafo  le  groppe  de'  loro  cavalli  bagnate 
dal  di  fopra  d'una  delie  loro  fineftre  ;  la  qua!  cofa  recatafl  ad 
onta,  e  narrata  a  Grimoaldo,  egli  ch'era  feminator  de' 
fcandali ,  dille  loro  ,  che  fé  ne  vendicaflèro  :  ma  venuto 
UQ  giorno  Dauferio  nei  palazzo  ,  per  corteggiare  il  Si- 
gnore 


2^1      Storia  Civile  di  Capua 

gnore  su  d'un  giannette  bello,  e  bianco,  come  la  neve, 
i  parenti  di  Gri'moaldo,  che  ftavano  alia  pofta ,  gli  fe- 
cero tagliar  la  coda  ,  e  poi  tutto  fporcamente  imbrattar 
di  lordure  ,  e  d' immondezze  ;  il  quaJ  affronto  mal  fof- 
ferto  da  i  figliuoli  di  Dauferio  ,  proccurarono ,  col  coni- 
glio del  padre  ,  vendicarlo  colla  morte  del  Principe .  In 
fatti  in  compagnia  d*  un  giovane  affai  feroce  ,  e  fpirito- 
fo  ,  chiamato  Agelmondo  ,  colfero  il  tempo  ,  in  cui  il 
principe  era  in  cafa  folo ,  e  condottifi  avanti  a  lui ,  con 
pretelto  di  volergli  parlare  ,  a  guifa  di  tante  fiere  gli  fi 
An.820,  lanciarono  addoflb  ,  e  1' uccifcro  1' anno  820. ,  avendo  re- 
gnato anni  11.,  e  mefì  fette  ;  nel  guai  anno  fu  ancho 
meffo  a  morte  Leone  ,  Imperador  di  Cofìantinopoli. 

CAPITOLO    V. 

Di  Sìcone  ^  Conte  d^  Acerenza  ^poi  Prìncipe  di  Bene- 
vento .  E  della  Citta  di  Capua ,  edificata 
/opra  il  Alonte  Triflifco  ,  detta 
Sicopoli . 

IN  quel  tempo  Slcone  (<?) ,  uomo  molto  illudre  di  Spo- 
leto ,  effendo  fiato  eflliato  dalia  fua  Patria  per  la-» 
morte  ,di  Pipino  ,  e  confinato  colla  moglie  ,  e  figliuoli 
nella  Città  di  Taranto  ^  finalmente  fé  n'  andò  in  Bene- 
vento ,  ove  con  grand'  onore  fu  ricevuto  dal  Principe  Ro- 
niualto ,  e  fu  decorato  della  carica  di  Conte  di  Aceienza 
in  Abruzzo.  Or  poco  dopo,  eflèndo  flato  uccifo  il  Prin- 
cipe di  Benevento  Grimoaldo  1*  anno  dt\  Signore  820.  fu 
da  tutti  I  Beneventani  concordemente  falutato  Sicone  per 
loro  Principe .  Gradì  oltremodo  Sicone  tal  finezza  ,  e  sì 
fegnalato  onore,  datogli  da' Beneventani  ;  onde  andò  a-» 
riledere  in  Benevento  >  e  fi  moftrò  loro  con  larga  muni- 
ficenza m.olto  grato  ,  ficcomc  fi  ha  dall' Iftorico  Ere  beai- 

berto 
(a)  TarcagKot,  Uh,  4.  tow,  2. 


Libro  Secondo .  293 

Berto  (a)  :  Sìco  Spoktinui  ,  vìr  ìlluiìrh  ,  a  patria  exul 
òb  metum  Vipìnì  una  cum  uxore  ,  ^  fiUis  a  KomuaU  Be^ 
neventanorurn  Prìncipe  cum  magno  honore  receptus  ejì  , 
Acerentìae  Cornei  ab  eo  ordinatiti  ejì  pofi  mortem  Grimo  ai- 
dì  ab  Arecbì  Compfae  Comìte  interferi  auxìlio  Rofrìd  ^(3 
alìorum  Bsneventanorum  Prìnceps  erìgi  tur ,  conciliato  Po^ 
pulorum  favore  plurima  largìtus  dona  .  .  .  ,  E  dalia  Cro- 
naca Calfinere;  Porro  Rade Ichii  Compfae  Comes  ^  qui  Inter- 
fe&o  Grìmualdo  ,  prasdidlum  Siconem  Princìpem  conjìitue- 
rat  ib). 

Sotto  quefto  Principe  fi  vide  chiaramente  ,  quanto 
poco  tempo  godano  per  Jo  piti  delia  ioro  malvagità  gli 
nomini  fceilerati ,  e  come  Tpeffo  Iddio  trae  i^^  un  malo 

un*  opera  afJai   buona Agelmondo  ,  che  ^\x  ucci- 

for  k\  Grimoaido,  trova ndofì  a  caccia  in  un  bofco ,  gii 
parve  effer  aflalito  ,  e  gravemente  percoflb  dall'  uccifo 
Duca;  onde  agitato,  non  so  Te  dal  iuo  rimorfo,  o  do- 
lina forte  apprenfione  ,  gii  fopravvenne  un  moto  di  lan- 
gue ,  e  fé  ne  morì.  Deuterio  pentito  d'aver  confortati! 
tuoi  figliuoli  alla  morte  dei  Tuo  Signore ,  fece  il  viaggio 
d'oltremare  al  fanto Sepolcro,  e  per  emenda  del  fuo  pec- 
cato portò  nelle  fpaìle  un  gran  fallo  ,  il  quale  egli  allo- 
ra a  terra  riponeva  ,  quando  o  mangiava  ,  o  dormiva  . 
Quello  Sicone  ,  Principe  IV.  di  Benevento ,  era  cor- 
tefifiìmo  con  ognuno 5  e  perciò  era  amato  da  tutti.  Sot- 
to il  fuo  Pricipato  tornarono  i  Greci  ad  aflalir  i'  Italia, 
non  contenti  d'  averla  per  lungo  tempo  inquietata  i  o 
già  fi  fermarono  nei  confini  di  Benevento,  e  delia  Cam- 
pania.  Non  perde  tempo  Sicone  ,  e  chiamato  un  gran.* 
numero  de'  Capuani ,  bene  agguerriti ,  gli  unì  coi  foidati 
di  Benevento  ,  e  formò  un  elercito  ben  grande  ,  col  quale 
fi  portò  egli  proprio  ad  efpugnar  i  Greci  nel  piano  di  Atel- 
Ja .  Quivi  feguì  una  forte  battaglia  ,  nella  quale  furono  i 
Greci  acremente  battuti  ,  e  disfatti  dall'  efercito  Capua- 
no, e  Beneventano;  ma  perchè  buona  parte  de' vinti  fi 
andò  a  fortificare  dentro  Napoli,  convenne  metter  l'af- 

fedio 
(a)  Lib.  5.  (b)  Uh.  I.  cop.  ip. 


294      Storia  Civile  di  Capila 

{cdio  a  quella  Città  j  e  già   pofè  in  fomma  agitazione-* 
i  Greci ,  fpecialfrjente  i  Napoletani  ,  coi  quali  luoffrava^ 
Sjcone  (iav  molto  fdegnaro,  non  meno  per  aver  cacciato 
clU  Teodoro  ,  ior  Duca  ,  Tuo   amico ,  che  per  V  oiior  dei 
Confolato  dato  a    Steffano  ,    con   chi  niente  propenlb  fi 
moftrava  Sicone  .  Ebbero  gli   afTediati  ricorfo  2Ì  Papa^  , 
e    lo    pregarono    delia    fua     protezione    in    quefto    loro 
gran    travaglio  .    Il  Papa     mandò    due    Legati    al    Prin- 
cipe, impegnandolo  a  togliere  i'afledio   da  Napoli  a  Tuo 
riguardo.  Quefti ,  ch'era  Criftianifflìmo ,  e  molto  aff^^zio- 
nato  alla  S^nta  Chiefa  ,    fnbito   ubbidì.  I  Napoletani  (i 
convennero  al  meglio  di  pagargli  un  certo  annuo  cenfo, 
e   gli  diedero  il  corpo  dei  glorioso  S.  Gennaro  ,  il  quale 
egli   portò  in  Benevento  cogli  altri  deS.S.  Fefto,  e  De  fi- 
de rio  y  feceli  collocare  nel  maggior  Tempio  di  detta  Cit- 
tà ,  e  queflo   ftimò  eficre  flato  non  picciol  frutto  della.^ 
fua  vittoria  .  Il  corpo  poi  di  S.  Gennaro  fa  prefo  da  una 
Chjefetta  fuori  delie  mura  di  Napoli ,  e  dato  a  Sicone  ,  da 
queiìo  portato  al  Duomo  di  Benevento;  indi  fu  trafpor» 
tato  alla  Chiefa  fopra  Montevergine  j    e  di  là   poi  aila^ 
Chiefa  Arcivefcovile  di  Napoli  ,  ove  con  tanto  culto,  e 
venerazione    ben    dovuta    ad  un   principal  Protettore  di 
quella  Città  ,  e   di  tutto  il   Regno  decentemente  fi  con- 
ferva ;  SI  co  cum  diu  Neapolim  ohjediffet  ,  &  afflìxijfet^  tan^ 
àem   SanBi  Martyrh  Januarii  corpus   aufereni  ,  BeneVen^ 
tum  detiilit  y  &  cum  SanBii  FeJìOf  &  Dejìderìo  in  ìpfo 
E  pi f copio  boncrahìliter  rscofìdidit  y  Jìcuti  in  Hìjloria  Er^ 
chcr/iberti  refertur  (a) . 

Yeggendo  quefto  gran  Principe  (^)  ,  che  V  antica  Ca- 
pua  ,  diiìriitta.  tante  volte  da  i  Barbari  ,  s'era  renduta- 
inabitabile  ,  e  fenza  veruna  forma  di  Città  ,  ma  di  vilif- 
fimo  Villaggio,  ordinò  al  Conte  di  Capua  Landolfo ,  che 
facefJe  fvellcre  dalle  fondamenta  tutti  quei  rovinati  cdi* 
fìzj ,  e  tutti  quei  avanzi  dell'antica  Città  j  e  fenza  per- 
der tempo,  aveflè  edificata  la  nuova  Capua  sul  monto 

di 

(a)  Cronac,  CaJJifj.  cap.  19.  lib,  r. 

(b)  Ammirai .  ds  Principe  Longoh. 


Libro  Secondo.  29 s 

di  Palonobara ,  o  fìa  di  Triflifco ,  come  già  fu  dal  Con- 
te Landulfo  ,  e  dal  fuo  fratello  prontamente  efeguito  j 
avendo  nell'anno  841.  edificata  ,  e  formata  nel  medefl- 411.841, 
ino  Monte  una  mediocre  Città  ,  buona  parte  di  cflTa  di 
tavole ,  e  di  denfiflimo  legno  .  Subito  che  1'  ebbe  termi- 
nata ,  fi  portò  in  Benevento,  e  pregò  il  Principe,  accioc- 
ché venifle  a  vederla  ,  e  gli  defle  un  fìncero  fenfo  del 
iuo  piacimento.  Di  già  vi  fi  portò  Sicone  ,  la  vide,  o 
fé  ne  compiacque  molto  .  Indi  domandò ,  con  qual  nome 
volelTero  i  fondatori  chiamarla  i  e  non  avendo  voluto  que- 
fii  darle  verun  nome  ,  Rimarono  bene  quei  più  faggi  cit- 
tadini ,  che  v'  intervennero,  doverfi  chiamare  col  nome 
di  SicoPOLi ,  in  oflequio  del  Principe  Sicone ,  che  V  ave- 
va ordinata  :  Landolfo  Capttas  Corniti  praecepis  (  feguita 
Erchemberto  )  i/t  eam  cinìtatem  apìanitie  in  moniem  traife- 
rat  .  Idem  Landolfui  una  cum  germano  fuo ,  aliifque  Ca- 
fuanis  per  jt/JJìonem  praedìBi  Princìpis  civitatem  imnott' 
te  y  qui  Trifiifcui  dicìtur  ,  conjìruxìt  y  eaque  adfinemper* 
àuBa  cum  non  paucìs  Capuanis  BeneZ'entum  Z'enit ,  Z'ehe^ 
fremer  efflagìtans ,  ut  idem  Princeps  cum  fuis  prccerihus 
Capuam  pr  operar  et  :  qua  no^a  e  imitate  conjìrudla  recogni' 
ta  y  interrogat  fuos  ,  quo  nomine  votar  et  ur ,  recufantibus 
illis ,  Sìccpoiim  appellat  . 

Or  dopo  aver  Sicone  ben  ofìervata  la  nuova  Città, 
clTendofi  informc^ro  da*  fuoi  medefimi ,  che  per  mantener 
Capua  nella  fua  itàt\ì2. ,  era  neccflàrio  ,  ch'egli  renelle  con- 
giunti  in  parentato  i  Beneventani  coi  Capuani  5  fece  tra 
r  un  popolo  ,  e  T  altro  far  molti  matrimonj ,  e  ne  diede 
egli  il  primo  efempio  ,  avendo  maritata  Sichelenda ,  fua 
figliuola  5  al  figliuolo  di  Azone  ,  ed  un'  altra  a  Redelmon- 
dOjUno  de'primi  giovani  della  nobiltà  Beneventana. Usò  del- 
le cortefie  ,  cosi  a  Landone  ,  Conte  di  Capua  ,  come  a-. 
Landuifo  ,  Vefcovo  della  medefima  Città  ,  fuo  fratello. 
Ma  fu  poi  (crprefo  da  grave  infermità  ,  ed  avendo  duo 
figliuoli  ,  Sicardo  fuo  primogenito  ,  e  Sicondolfo  ,  no- 
minò Principe  di  Benevento  Sicardo  ,  a  cui  diede-» 
ottimi    configli  >   e   fc    ne    morì  ,  avendo    regnato    12. 

Pp  anni, 


296    Storia  Civile  di  Capua 

anni,  e  tre  mefi.  II  rimanente  del  Regno  era  ftato  fn^ 
quefto  tempo  governato  da  Michele  Balbo  ,  e  Terfilo, 
fuoi  figliuoli,  Imperadori  di  Coftantinopoli  ,  a  cui  T  an- 
no prima  era  ftata  tutta  la  Sicilia  occupata  da*  Saraceni. 
Or  trovandoci  a  parlare  di  Landulfo,  Conte  di  Ca- 
pua  ,  il  quale  edificò  ia  nuova  Città  di  Sicopoli  nel  mon- 
te di  Triflifco ,  ove  prima  un  femplice  Calkllo  edificato 
vi  era  3  ed  avendo  io  letto  ,  che  molti  Cronici  rapporta- 
ti ,  e  gloflati  dal  Pellegrino ,  ed  uniti  dal  Pratilli  nel  III. 
tomo  della  Storia  de'  Longobardi  ,  da  quefto  Landulfo 
cominciano  la  ferie  degli  ultimi  Conti  ,  e  Principi  Lon- 
gobardi ,  ho  ftimato  bene  formare  qui  ,  ed  efporre  an- 
ch' io  alla  pubblica  veduta  una  ferie  cronologica  ,  non  già 
de'  foli  ultimi  Conti ,  e  Principi  Longobardi ,  che  la  no- 
ftra  Città  di  Capua  dominarono ,  come  altri  Autori  han 
fatto  i  ma  ho  voluto  compilare  ,  ed  efporre  la  ferie  di 
tutti  i  Conti ,  e  Principi  Longobardi ,  e  di  tutti  i  Prin- 
cipi Normanni  ,  che  tennero  la  fignoria  così  ài^W  antica 
Capua  ,  come  di  Sicopoli  ,  ed  anche  della  premènte  nuova 
Citrà ,  da  circa  1'  anno  600.  5  tempo  ,  in  cui  poco  pri- 
ma da'  Longobardi  venuti  in  Italia  tal  figura  ,  e  polizia 
di  governo  ,  compofto  di  Conti ,  di  Gaftaldi ,  e  di  Du- 
chi ,  introdotta  {\  era  j  e  poco  dopo  ,  che  nella  fede  di 
Benevento  ,  eletta  loro  Metropoli ,  Arechi  per  fecondo  Du- 
ca r  anno  598.  coftituito  vi  avellerò  [a)  ,  fino  all'  anno 
1133.,  in  cui  terminò  di  regnare  la  feconda  linea  de' Prin- 
cipi Normanni  nella  perfona  di  Roberto  II.  :  e  V  efpor- 
rò  in  quel  miglior  modo,  che  ho  potuto  ricavarla  da  i 
Cronici  ftelli  ,  che  nel  terzo  libro  della  Storia  già  det- 
ta de' Longobardi  ,ftampati  ^\  truovano  ,  e  da  varj  altri 
Autori,  che  con  fomma  ofcurità  ,  e  diilenfione  tra  di  lo- 
ro ftelli  n'han  parlato;  piacendomi  di  mettere  avanti  gli 
occhi  de' miei  dotti,  e  cortefi  Leggitori  in  accorcio  la  ferie 
di  tutti  quei  Magnati,  de' quali  nel  proprio  lor  luogo  di 
quefto  fecondo  libro  della  mia  Storia  fi  farà  chiara ,  e  di- 
pinta menzione  . 

Serie 
(a)  Leon,  ojìienf. 


Libro  Secondo.  297 

Serie  de^  Conti  ?  e  Principi  Longobardi^  e  Nor- 
manni ,  che  così  de  IP  antichi Jjftma  Città  di 
Capua  j  come  di  quella  edificata  nelMon- 
teTriflifco ,  come  anche  dellaprefente 
nuova  Città  di  Capua  tennero  il 
dominio  ì  e  la  fignorìa  dalP  an- 
no 600.  fino  all'anno  1133. 
di  nofira  [alme . 

I.  A  D  o  A  L  D  o  T]^  Pigrafe  nella  porta    di  S.  Marcello 

Jìno  airan,  cir-  \2j  nella  preferite   Capua  già   detta  di 
ca  dio,  fopra  .    Adoalt,  qui  ftàt  primti^  Cornei 

Capnae  :  verfo  T  anno  600.  di  noftra  fa- 
Iute  ,  ed  alcuni  Autori  lo  dicono  fino 
air  anno  610. 

II.  Trasimondo  Era  Conte  di  Capuà   X  anno  <56o.  Fu 

arì,66o»  V  anno  666,  dal  Duca  Grimoaldo  ,  nel 

quinto  anno  del  fuo  Reame  ,  fatto  Du- 
ca di  Spoleto  5  e  gli  fu  data  in  moglie 
la  di  lui  £gliuola  . 

III.  M  I  T  o  L  A         NobiiiHimo  Guerriero ,  e  Conte  della 
Jìno  aU'an*67^,  Città   di  Capua  antica  ,    congiunto  di 

Trafimondo  ,  morto  Tanno  678. 

IV.  Vuole  il  Sannelli ,  che  dopo  Mitola-i 

fofle  ftato  Conte  di  Capua  Ideìbrando, 
di  lui  figliuolo  3  ma  non  è  ficuro  pref- 
fo  i  Scrittori  di  quei  tempi . 

V.  L  E  V  I  z  z  o  N  E       Nipote  di  Mitola  :  fu  creato  Conto 

dall' an.76^,        di  Capua  V  anno  764.  fotto  Arechi  IL 

VI.  Vi  fono  Autori ,  che  portano  due  altri 

Gaflaldi  dopo  di  Levnzzone ,  cicè  Radel- 
gario  ,  ed  Agenardo:  ma  non  è  fjcuro, 
le  fieno  flati  Gaflaldi  Civili,  o  Milita- 

PP  2.  XJy 


298     Storia  Civile  di  Capua 

ri    5     credendoli     più     tofto   Gaftaldi 
Militari  ;  quantunque  ia  Cronaca  Caf- 
flnefe  voglia    Agenardo  Gaftaldo  Givi* 
Je  di  Capua  l'anno  839. 
VII.  P    ALDO      Pratili,  in  dillert.  pag,   loi. 

fino  air an.Zoo» 

VIII.L  ANDULFo      Fu  Conte   dell'  antichiflìma  Capua  , 

dairan.%\s*Ji'  ^  la  fignoreggiò  anni  25.,  e  mefitf.  ed 

fioair^^o»         avendo  egli  edificata  la  nuova  Città  nel 

monte  di  Triflifco  ,  detta  Sicopoli  ,  la 

dominò  un  anno,  ed  otto  mefi;  onde 

durò  la  di  lui  (ìgnoria  dal  mefe  di  Ago- 

fìo  815.  fino  a  tutto  Dicembre  840. 

IX.  L  A  N  D  o  N  E  Ebbe  Ja  fignoria  di  Sicopoli  per  1 3, 
anno  842.  Jìno  anni ,  e  9.  mefi  ,  cioè  dal  mefe  di  Ago- 
all'anno  ^6i*     fto  842.  fino  al  mefe  di  Maggio  856.5 

ed  effendo  {lata  la  Città  da'  Saraceni 
bruciata ,  edificò  co'  fiioi  fratelli  sui  Pon- 
te di  Cafilino  la  prelente  nuova ^Città 
di  Capua  1'  anno  del  Signore  85 (5.  ,  e 
ia  dominò  per  altri  quattro  anni  ,  cj 
mefi  9.  j  cioè  da  Maggio  856.  fino  a- 
Febbraio  861. 

X.  Landone  Fu  Conte  della  prefente  Capua  per 
annoS6i,  mefi  fei ,  cioè  da  Marzo  801.  ,  fino  a 

porzione  del  mefe  d'  Agofto  dello  ftef- 
fo  anno  . 

XI.  P  A  L  D  o  N  E  Tenne  il  dominio  di  Capua  per  un 
anno  S6i,  anno,  e  4.  mefi,  cioè  da  Agofto   S6i. 

fino  a  porzione  del  Dicembre  862, 

XII.  Landulfo  Fu  Vefcovo  delia  prefente  Capua  ,  e 
annoBóz»  Conte  di  ella.  La  dominò  3.  anni,o 

9.  mefi,  cioè  da  una  porzione  del  Di- 
cemb.862.  fiilo  al  mefe  di  Sette rnb. 8 65. 

XIII.  In  queft*  anno  866.  venne  da  Fran- 
cia r  Imperador  Ludovico  >  afièdiò  Ca- 
pua per  tre  mefi  ^  V  cfpugnò  ,  e  neir 

ifteffo 


Libro  Secondo.  299 

ifteffo  raefe  di  Settembre  B66.  depofcj 
il  già  detto  Conte  ,  e  Vefcovo  Lan- 
dulfb  j  lafciando  la  Città  a  governarfì 
da  diverfl  Giudici  da  inefe  in  mefe  :  ma 
dopo  certo  tempo  ^eflèndofi  trattenuto 
un  anno  in  Capua  ,  fi  rendè  benevolo 
il  Conte,  e  Vefcovo  Landulfoj  ondo 
gli  reftituì  il  dominio  di  Capua ,  e  Io 
dichiarò  III.  Magnate  del  Tuo  Regno 
Tanno  870.,  ed  egli  Landuifo  la  fìgno- 
reggiò  per  altri  anni  nove  ,  cioè  da»» 
Gennajo  871.  fino  al  mefe  di  Marzo 
non  compito  dell'anno  879.  ;  così  veri- 
ficandofi  gli  anni  dodici  ,  che  voglio- 
no gli  Autori ,  che  avelie  queito  Lan- 
duifo fignoreggiata  la  Città  di  Capua . 

XIV.  Paldonulfo       Fu  Nipote    del    Conte  ,    e  Vefcovo 

aj^^a  87^,       Landuifo  ;  tenne  la  fignoria  di  Capua 

per  tre  anni  ,  ed  otto  mefi  ,  cioè  da- 

Marzo  Syg,    fino   al    Novembre  non-* 

compito  del  88z. 

XV.  L  A  N  D  o  N  E  Chiamato  il  Pigro  :  fu  Padre  del  Ve- 
a^^o  882.  fcovo  Landuifo  (  il  quale  nello  fcifma 
col  Vefcovo  Landonulfo  fu  dal  Papa-i 
Giovanni  VIIL  fituato  nella  Chiefa  di 
Capua  antica  col  nome  di  BerO' 
/a  )  Q  tu  Conte  di  Capua  per  dat  an- 
ni ,  e  mefi  dieci ,  cioè  dal  mefe  di  No- 
vembre 882.  fino  al  mefe  di  Settembre 
non  compito  dell'anno  8S5. 

XVL  Lakdonulfo  Fratello  del  già  detto  Landone .  Fu 
arìm88S*  Conte  di  Capua  un  anno,  e  mefi  quat- 
tro ,  cioè  da  Settembre  885.  fino  a  Gen- 
najo non  compito  d^l  887»  Vogliono 
gli  Autori  ,  che  quefto  folle  fiato  Vi- 
ceconte ,  avendo  efercitata  tal  fignoria 
in  luogo  ,  ed  in  nome  dd  già  detto 
di  lui  fratello.  Fu 


300       Storia  Civile  di  Capua 

XVII.  A  DENULFO  Fu  Conte  di  Capua  per  anni  13., 
anno  887.  cioè  da  Gennajo  ^^7.  fino  a  tutto  l'an- 
no 899.  Nell'anno  900.  acquiftò  egli  il 
Principato  di  Benevento  ,  e  lo  godette 
anni  dieci  ,  e  mefi  fei  ,  cioè  dal  mefe 
di  Gennajo  900.  fino  a  Luglio  910.  Da 
lui  nacquero  ,  e  difcefero  tanti  Princi- 
pi ,  e  tanti  Conti ,  che  tutto  il  Princi- 
pato Capuano  ,  Beneventano ,  e  Saler- 
nitano compofero  ,  ed  illuftrarono  . 

XVIII.Landulfo  ,  e      Principi  figliuoli  di  Adenulfo  .  Lan- 
Adenulfo.      dulfo  regnò  anni  44. 

XIX.  Landuuo.         Fu^  figlio  del  già  detto  Landulfo  j  e 

regnò  anni  22. 

XK.     Pandulfo      Regnò  anni  38. 
Capo  dì  ferro, 

XXI.  La  N  D  u  L  F  o.      Regnò  anni  14. ,  e  morì  tra  i  Saraceni. 

XXIL  Landonulfo  Fu  fratello  di  lui ,  e  fu  Conte  di  Ca- 
dall'an*9%z*  pua  anni  dieci  ,  e  vù^^i  otto  :  fu  am- 
mazzato da'  Capuani  nella  feria  v.  di 
Pafca  dentro  la  Chiefa  di  S.Marcello, 
ch'era  allora  Capella  de* Principi  l'an- 
no 99Z* ,  e  '1  di  lui  cadavere  fu  rimafto 
nudo  nella  pubblica  piazza . 

XXni.L  A  I  DU  L  F  o  Era  Conte  di  Tiano  :  fu  chiamato  al 
anno  1000.  Principato  di  Capua  ,  e  vi  fu  Principe 
per  anni  fette,  e  propriamente  nell'an- 
no 1000.  di  noftra  falute .  Ma  nell'an- 
no loor.  avvifato  Ottone  IIL  eh'  ave- 
va quefto  Principe  cofpirato  alla  mor- 
te deli'  uccifo  fratello,  venne  in  Capua^ 
e  dopo  qualche  tempo  lo  depofe  dal 
Principato ,  lo  mandò  prigione  in  Ger- 
mania ,  ed  efiliò  di  là  dell' Alpi  la  Prin- 
cipefTa  Maria  ,  Tua  moglie ,  e  Landone 
Conte  di  Cajazzo  ,  di  lui  congiunto  , 
con  aver  privato  di  vita  molti  altri  Ca- 
puani, 


XXIV.  Ademario 
anno  looi. 

dairan,\ooi, 
Jìno  a/ 104,3, 

XXV.  Landulfo 
dì  S.  Àgata . 

XXVI.  Pandulfo 
Coni  e  di  Tia^ 
no ,  0 

La  N  D  u  L  F  o 
dì  S.  Aerata  la 
fecrda  volta, 

XXVII.  Pandulfo. 


ibro  Secondo .  301 

puani,  ch'ebbero  mano  a  tal  crudelif- 
flmo  misfatto . 

Fu  Principe  di  Capua  4.  mefi  ,  cioè 
dal  di  ZI,  Marzo  looi.  fino  a  21. Lu- 
glio dello  ftellb  anno  :  ma  i  Capuani 
prefto  prefto  Io  cacciarono  via  dal  lor 
Principato . 

Figliuolo  di  Landulfo  di  Benevento, 
Principe  di  Capua  per  anni  {^nc  . 

Fratello  di  lui  :  fu  Principe  di  Ca- 
pua ,  ed  ammife  al  Principato  Pandul- 
fo il  Negro ,  fuo  nipote  ,  figliuolo  di 
di  Landulfo. 


XXVIII.Landuifo 
dair  anno 
104S. 


XXIX.  Riccardo 
dall'anno 
ICS». 


Figlio  di  Pandulfo  ,  uomo  malvag- 
gio  ,  e  dolofo  :  più  volte  fu  cacciato 
via  da'  Capuani  per  io  fuo  mal  coftu- 
me  ,  e  per  la  fua  iniquità  .  Dopo  di  lui 
vi  fu  Principe  Pandulfo  ,  fuo  figliuolo, 
detto  il  Giralo  5  e  Pandulfo  di  Tiano 
con  Giovanni,  di  lui  figliuolo,  per  tre 
anni  ;  ma  furono  poi  vergogaofamen- 
te  efiliati  nella  Romagna  . 

Fu  figliuolo  di  Pandulfo  Guaio '^  re- 
gnò circa  dieci  anni  3  per  la  malva- 
gità fua  perde  il  Principato  Capuano , 
elfendone  fìato  cacciato  da  Riccardo 
Normanno,  Conte  d' Averfa  nell'anno 
di  noftra  falute  1058.  In  quefto  Pandul- 
fo terminò  il  Principato  Capuano  ne* 
Longobardi» 

Cominciò  la  fignoria  di  Capua  iii^ 
perfona  de* Normanni.  Queflo  Riccar- 
do fu  il  primo  fuo  Principe  Norman- 
no ,  cflèndo  già  Conte  di  Averfa  .  Nel- 
ranno  1056.  combattè  la  Città  di  Ca- 
pua j 


302      Storia  Civile  di  Cnpua 

pua  j  nel  1058.  i*  efpugnò  5  nel  1059. 
gli  fu  confermato-  il  Principato  da  Nic- 
colò II.,  nel  1062.  divenne  affol uro  Si- 
gnore di  quefto  Principato,  e  Io  tenne 
fino  al  1078.  ,  nel  qual  tempo  fé  no 
morì. 

XXX.  Giordano  Figliuolo  di  Riccardo  .  Fu  Conte  d* 
dair  anno  Averfa  ,  e  Principe  di  Capua  ,  uomo 
1078.  aflai  zelante,  e  pio  per  la  Chiefa  5  ac- 

quiftò  tutta  la  Campania  .  Regnò  dal 
1078.  fino  all'anno  1093.,  che  fé  no 
morì  in  Piperno . 

XXXI.  Riccardo  II.      Conte  d*  Averfa  ,  e  Principe  di  Ca- 

àair  anno  pua  ;  ^o^tnt  quefta  fignoria  dall'anno 
1093.  1093.  fino  all'anno  no6  ,  in  cui  morì. 

XXXII.  Roberto       Fu  anche  Conte  d' Averfa,  e  Princi- 

dalP  anno  pe  di  Capua  ;  godette  il  Principato  dal- 
iio5.  Tanno   1106.  fino  all'anno   1120.  ,  in 

cui  fé   ne   morì . 
XXXIII.RiccARDo      Fu  Conte  di  Averfa  ,    e  Principe  di 
III.  <^^//'<3»- Capua  :  godette  il  Principato  dal  1120. 
no  1 120.       fino  all'anno  1 121.,  in  cui  finì  di  vivere  . 
XXXIV.GiORDANO        Fu  Conte  d'  Averfa  ,    e  Principe  di 
II.  dall'an,    Capua  ,  figlio  dei  già  detto  Riccardo 
no  1121  >       III.  Durò    nel   fuo  Principato  dall'  an- 
no  1121.  fino  al  II 27.)  Jn  cui  fé  ne  morì. 
XXXV.  Roberto  II.      Ultimo  della  feconda  linea  de' Nor- 
dair  anno    manni    .  Ebbe  diverfe  guerre   ,  fpecial- 
1127»  mente  con  Rugiero  ,  Duca  di  Sicilia  ,  il 

quale  fu  fatto  poi  Re  di  Napoli ,  e  di 
Sicilia  \  e  da  cui  verfo  T  anno  11 33. 
eflb  Roberto  fu  privato  à^\  Principa- 
to ,  e  ne  fu  invertito  Anfufo  ,  figliuo- 
lo àoX  già  detto  Rugiero  ,  da  chi  co- 
mincerà il  terzo  libro  di  quefta  mia.» 
Storia . 

CA- 


Libro  Secondo.  305 

CAPITOLO    VI. 

Siegtic  la  fttccejfione  de*  Prìncipi  di  Benevento , 
e  de*  Conti  dì  Capna  Longobardi . 

Eir  iftefs'anno  ,  due  mefi  dopo  Ja  morte  di  Siconc, 
fuccedè  Sicardo  alla  fìgnoria  di  Benevento  ,  e  fu  il 
ilio  XVIII.  Duca  ,  e  *1  V.  ilio  Principe.  Niente  ubbidì  ai 
configli,  lafciatigii  dal  padre,  e  fi  diede  tutto  alla  libidi- 
ne ,  ed  air  avarizia:  Morino  Sìcone  (a)  y  Sicardus  filius 
ejus  faBidì  ejì  Princeps  ,  2;ir  omnibus  ^iiiis  carnalibus 
cìrcumfeffm  ,  ac  [uper  omnia  avarìjjìmui  .  Fece  guer- 
ra co'  Napoletani  ,  che  ricufavano  pagargli  1'  annuo 
cenfo  ,  promcflb  a  Sicone  ,  fuo  padre  5  rovinò  tutta  ia^ 
Città  di  Napoli  al  difuori,  pe'l  lungo  alledio  di  tre  me- 
fi ,  che  vi  tenne  j  e  minacciò  di  volervi  mettere  fuoco,  ed 
incendiarla  tutta  .  Laonde  atterriti  i  Napoletani ,  gli  cer- 
caron  perdono  ,  e  fi  obbligarono  di  nuovo  pagargli  il  cen- 
fo promefiò  .  Celiate  le  moleftie  di  guerra,  tornò  Sicar- 
do agli  ufati  delitti  j  tantoché  mandò  Muningone  per 
Ambafciatore  al  Re  de'  Saraceni  in  Affrica  ,  per  goderli 
intanto  la  à\  lui  moglie  ,  che  per  forza  fé  condurre  al 
fuo  letto .  Si  fervi  per  Segretario  ,  e  primo  Miniflro  di 
Rofrid  ,  odiofo  a  tutto  il  popolo  3  e  fi  prefe  in  moglie 
una  cognata  di  lui  ;  il  che  fervi ,  per  accrefcere  1'  auda- 
cia ,  e  la  tirannia  di  Rofrid  per  l'aura  di  tal  parentado, 
e  renderfi  così  il  Principe  piÌ4  odiofo  al  popolo .  Fu  aflài 
molefto  ali*  Abate  di  S.  Sofia  Alfano  j  e  poi  fattoci  pa- 
ce ,  ruppe  il  giuramento  deli'  amicizia  ,  e  io  fé  morirò 
appiccato  fuori  di  Benevento  5  carcerò  Dioldede  ,  Abate  di 
Montecaiuio  ,  uomo  di  gran  fantità  ,  di  cui  è  fama  ,  che 
per  la  fua  efemplariffima  vita  avefle  Iddio  fatto  apparire 
molti  miracoli  dopo  la  fua  morte . 

In  queflo  tempo  accadde,  che  i  Saraceni,  vaghi  di 

Q_q  ampliar 

(a)  Cron*  Cajf,  Uh.  i.  cap.  zi. 


304     Storia  Civile  di  Capua 

ampliar  Ja  loro  flgnoria  in  terra  ferma  (  poiché  già  Ci 
eran  fituati  nella  Sicilia  )  afialirono  Ja  terra  di  Otranto, 
ove  prefero  Brindifi  .  Sicardo  fi  inviò  colle  Tue  genti  in 
foccorfb  verfo  quelle  parti ,  e  furono  tutte  ie  iue  folda- 
tefche  trucidate  da  quei  Barbari.  Se  ne  ritornò  afflitto  in 
Benevento,  ove  fece  moJtiffimi  preparativi,  peraflaitar- 
ii  ;  aia  avendo  ciò  intefo  i  Saraceni,  non  Itimandofì  va- 
levoli di  refiftere  ,  gli  pofero  fuoco  alla  Città  ,  e  s' im- 
barcarono per  ia  Sicilia  .  Finalmente  Sicardo  fu  poi  da. 
An.839.  Muningone,  e  da  altri  ofFefi  cittadini  uccifo  l'anno  839., 
avendo  regnato  fei  anni  ,  e  dieci  me(ì . 

Aveva  il  defunto  Principe  Sicone  un  figliuolo  fecon- 
dogenito  ,  chiamato  Sicondolfo  ,  fratello  del  morto  Sicar- 
do, giovane  di  gran  talento,  di  fingolar   virtìì,  di   buo- 
na ,  e   bella  corporatura  ,  atto  alia  guerra ,   molto  garba- 
to ,  e  amato  oltremodo  da' Capuani  per  le  rare  doti,  che 
adornavano  il  Tuo  animo  i  ed  egli   veggendofi  cosi  ama- 
to ,  favoriva  in  ogni  occafione  i  Capuani  nella  Corte  del 
fuo  padre.  Radelchi ,  intimo  familiare  di  Sicone,  aveva 
una  Ipecie  di   fopraintendenza  generale  in    tutte  le  Città, 
e  luoghi,  foggetti  a  Capua,  e  Benevento,  e  fu  poi  Te- 
foriere  di  Sicardo;  quelti  afpirava  di  foppiatto,  e  dentro 
al   fuo    ambiziofo     penflero    alla     flgnoria    di    Capua-*  , 
ed  anche  al  Principato  di  Benevento  nella  prima  vacan- 
za ,    che  farebbe  accaduta  dopo  la  morte  di  Sicone  i  o 
perciò  fentiva  gran  dolore  ,  che  il  popolo  di  Capua  ,  e 
di  Benevento  acclamallèro  tanto  Sicondolfo  ,  e  Tavcffe- 
ro  dichiarato  lor  Principe  •  Onde  ricorfo  a' tradimenti  ,  ed 
alle  fallita  contra  di  quello  innocente  ,  per  fomentare  la 
fua  ambizione,  da  Capua  fi  portò  in  Benevento,  e  fece 
relazione  al  Principe ,  fecondo  il  folito  ,  degli  affari   delia- 
Città,  e  di  altri  luoghi,  a  lui  {oggetti  :   dì  poi  diman- 
dò a  Sicone  ,  qual  era  il  maggior  male  ,  e  la  maggior 
infermità,  che  poteflè  avere  un  uomo?  il  Principe  rifpo- 
fe  efièr  quella  ,  che  foffè  intrinfeca  ,  ed  cffendo  ai  di  den- 
tro ,  non  fi  vedefle  ,  né  fi  fentilTè  .  Tal  è  ,  foggiunfo 
Tempio  Radelchi,  la  voflra  indifpofizione ,  che  vi  ha  ri- 
dotto 


Libro  Secondo.  305' 

dotto  in  un  vicino  pericolo  di  morte  .  Si  agitò  il  Prin- 
cipe di  quefto  modo  di  parlare  così  ofcuro  ;  onde  diflL» 
a  Radelchi ,  che  aveffe  pure  con  libertà ,  e  con  chiarez- 
za parlato  ',   coftui   affettando  paflìone  per  lo  Principe , 
e  compatimento  verfo  il  figliuolo  di  lui,  gli  diflè;  1*  in- 
trinfeca  mortai"  piaga  ,  che  vi  farà  tra  breve   finir  di  vi- 
vere ,  è  Sicondolfo  ,  voftro  figliuolo  ,  il  quale  (ì  è  renduto 
così  benemerito  de' Capuani ,  e  de' Beneventani ,  che  già 
ha  congiurato  con  elfo  loro  di  prefto  uccidervi ,  per  trion- 
fare suL'e  voflre  ceneri ,  e   farli  egli  Principe  degli  Stati , 
volendo  goderli  in  gioventiì  ,  non  nella  vecchiezza,  quan- 
do ne  gli  refìerà  il  folo  pefo  .  Sicone  ebbe  tutto  il  cre- 
dito a  quello  fcellerato  Miniftro  ,  e  ftimò  vero  il  fuo  par- 
lare :    onde    Tubito  accefo  d' ira  ,  fé  carcerare  il  figliuolo 
dentro  la  Città  di  Capua    ,    e  lo  tenne  ivi  rinchiufo  in-» 
orrida    prigione  ,    per    non    farlo   parlare  ,    né  trattaro 
con  verun  Capuano;  ma  la  notte,  come  a  llìcura  la  Cro- 
naca Cafiineiè ,  e  quella  di  S.  Vincenzo  in  Volturno  ,  fu 
trafportato  prigione  in  Taranto  .  Molte  lettere  fcriveva»/ 
r  innocente  giovanetto  al  Tuo  padre  ,  cercandogli  in  gra- 
zia   di  fargli  fapere   almeno  il  motivo  del  fuo  gaftigo  ,  e 
mille  protefte   d' ofiequio  ,  e  di  ubbidienza  faceva  3  m^^ 
il  padre  né  gli  rifpofe  ,  né  volle  mai   agraziarlo ,  finche 
fé  ne  morì . 

Morto  Sicone  ,  e  fucceduto  Sicardo ,  come  già  dilli, 
alla  fignoria  di  Benevento  ,  proccurò  il  fraudolento  Ra- 
delchi diverfe  maniere  ,  per  efeguire  almeno  dopo  la  mor- 
te di  quell'altro  Principe  il  fuo  difegno  5  e  già  così  ac- 
cadde; poiché  ,  ellendo  flato  uccifo  Sicardo  da' fuoi ,  e 
ritrovandofi  egli  ,  come  di  lui  Miniftro  ,  e  Teforiere  nel 
palagio  del  Principe  di  Benevento  ,  con  moltifiimi  fuoi 
aderenti  ,  fi  fece  da  e/fi  falutare  Principe  di  Benevento: 
Cum  (a)  fupra  memoratui  Sìchardus  Princepi  Jìequiter 
^  f"^^  P^iÌP^^  occifus  ,  praefatus  Radelchh  Thefaurarìui 
ipjtus  illì  in  Prìncipatum  faccejfit  .  Egli  fi  fece  metter?!-» 
in  tefta  la  corona ,  e  fi  pofe  a  governare  gli  uni  >  e  gVx 

Qq     2  altri 

(a)  Crome.  CaJJìn,  Uh.  i.  cap.  Z4t, 


3o6      Storia  Civile  di  Capua 

altri  popoli  con  tanta  altura  ,  e  fi  gran  rigore  ,  che  chiun- 
que ofava  dirgli  centra  una  parola  ,  era  iicuramente  ca- 
lligato  5  e  perciò  pofe  una  buona  guarnigione  alla  For- 
tezza di  Benevento  j  aggiunfe  in  Capua  molta  foldate- 
fca ,  e  moire  guardie  di  leciti  foldati  j  governandofi  in^ 
qael  tempo  la  Città  di  Capua  per  mezzo  di  un  Gaftal- 
do ,  chiamato  Agenardo  ;  His  diehns.  (paria  la  Cronaca 
An,839.    dell'anno   839.  )  Agenarduì  Gaftaldui  Capuanui  (a). 

Dopo  certo  tempo  Landulfo  fu  fatto  Gaftaldo  ,  o 
Vefcovo  di  Capua  ,  quando  accaddero  alcune  novità  in 
Benevento  j  poiché  Adelchifi ,  figliuolo  di  Rofrid  ,  aven- 
do tentato  di  farfi  Principe,  era  fiato  per  ordine  di  Ra- 
delchi  sbalzato  dalle  fineftre  del  palagio,  e  Landulfo  ve- 
nuto in  fofpetto  di  Radelchi  di  aver  favorito  Aldechifi, 
fuo  cognato  ,  fu  coftretto  di  fuggirfene  in  Capua  non_> 
fenza  grave  pericolo  della  vita  .  Pervenute  quefte  cofc/ 
a  notizia  di  Sicondolfo  in  Taranto ,  e  parendo  al  fuo  in- 
tento opportune ,  fece  intendere  a  Landulfo  ,  eh'  egli  era 
per  favorirlo  col  fangue  proprio  ,  e  che  queft'  era  una 
buona  occafione  dì  vendicare  la  morte  dei  fuo  cognato;, 
accoftandofi  a  lui . 

Landulfo  Gaftaldo  ,  e  Vefcovo  di  Capua  ,  uomo  di 
gran  mente  ,  e  di  fingolar  virtù  ,  fapendo  benifiìmo  il 
tradimento  fatto  da  Radelchi  a  Sicondolfo  ,  e  confideran- 
do  ,  che  non  pofledeva  legittimamente  gli  Stati ,  ma  n* 
era  un  manifefio  ufurpatore  5  e  non  potendo  foffrire  1* 
enorme  tirannia  ,  colla  quale  affliggeva  i  poveri  Capua- 
ni, rifolvette  darci  rimedio  ,  anche  per  giovare  ali' op- 
prefib  Sicondolfo  .  Onde  chiamati  a  se  moltiflimi  citta- 
dini Capuani  i  più  onelti ,  e  faggi  ,  a  i  quali  poteva  egli 
fidare  il  fcgreto,  comunicò  il  tradimento  fatto  da  Radel- 
chi al  legittimo  fuccefibre  del  Principato  di  Benevento, 
ed  in  confeguenza  della  fignoria  di  Capua  ,  e  T  ufurpa- 
zione  da  quello  fattane,  ed  infinuòloro  a  chiamar  da  Ta- 
ranto Sicondolfo  ,  e  cacciar  Radelchi  dal  governo  ,  an- 
che pel  motivo  y  che  fapendo  ciò  il  Re  di  Francia  ,  ci 

avreb- 
(a)  Cronac*  CaJJin,  hi?,  i.  cap*  24» 


Libro  Secondo.  307 

avrebbe  pofta  mano  5  e  forfè  Capua  perderebbe  il  privi- 
legio di  crearfi  ella  il  Conte  a  fuo  beneplacito  .  Piac- 
que a  tutti  il  parere  del  Vefcovo  ,  e  già  fi  difpofero  dì 
metterlo  in  efecuzione  • 

Alche  s'aggiunfe,  che  Dauferio  ,  mandato  in  efìlio 
dal  Principe  in  Nocera  con  tutti  i  fuoi  figliuoli ,  e  fami- 
glia ,  cominciò  con  Guniferio  ,  e  con  Majonc  ,  fuoi  fi- 
gliuoli ,  a  tenere  occulte  pratiche  co'  Salernitani  di  tor- 
re la  fignoria  di  mano  a  Radelchi  ,  e  darla  a  Sicondol- 
fo  ,  fratello  dell*  uccifo  Sicardo  ,  molirando  loro  eiler  vi- 
tuperevole cofa  dover  fempre  flar  foggetti  a' Beneventa- 
ni y  ma  quando  prendeflèro  i  Salernitani  partito  di  libe- 
rar Sicondolfo  dal  carcere  ,  eilèr  cofa  agevole  di  torro 
il  Principato  di  mano  a  Radelchi  ,  e  per  confeguenza-» 
in  guiderdone  di  tal  benefìzio  poteva  farfi  per  l'avveni- 
re Salerno  fede  di  tal  Principato  .  Furono  afcoltati  vo- 
lentieri quefii  configli  da  i  Salernitani  ,  i  quali  pacifìca- 
tifì  ,  ed  unitifi  cogli  Amalfitani  ,  da'  quali  erano  flati 
poco  prima  invafi,  e  faccheggiati ,  andarono  in  una  bar- 
ca in  Taranto  ,  e  con  diverfi  finti  prete/li  ,  e  Cuncrfagì 
già  loro  riufcì  di  liberare  Sicondolfo  dal  carcere  ,  coi 
quale  lietamente  in  barca  montati,  vennero  in  Salerno , 
ove  alzato  da' fautori ,  e  partegiani  il  nome  di  Sicondol- 
fo ,  cacciati  ,  ed  uccifi  gli  Ufiziali  di  Radelchi  ,  quello 
Principe  ,  e  Signore  chiamarono»  Accorfero  prontamen» 
te  gli  Ambafciatori  di  Capua  ,  e  per  loro  Signore  ,  o 
Principe  lo  faUitarono  ,  offerendogli  tutta  la  fubordina- 
zione  della  Città  di  Capua  ,  e  de' loro  concittadini. 

In  favor  di  Sicondolfo  erano  fimilmente  Orlo  ,  e-> 
Radelmondo  ,  fuoi  cognati  ,  il  primo  Signor  di  Gonza  , 
il  fecondo  di  Acerenza  .  Radelchi  avvifato  di  sì  perico- 
iofa  congiura,  con  incredibile  ardire  fi  diede  a  far  gen- 
te 5  e  già  mefiò  in  piedi  un  fiorito  efercito  ,  fi  caricò  fo- 
pra  Salerno  ,  contra  dd  quale  non  dubitò  ufcire  Sicon- 
dolfo ,  avendo  formato  un  poderofo  efercito  di  Salerni- 
tani ,  Capuani ,  Amalfitani ,  Acerentini ,  e  Gonzani .  Già 
vennero  alle  mani,  e  reftò  vincitore  Sicondolfo ,  avendo 

meflo 


3o8       Storia  Civile  di  Capua 

nieffo  in  fuga  i  Beneventani ,  e  molti  di  ioro  tagliati  a 
pezzi ,  guadagnati  gli  alloggiamenti ,  e  tolte  loro  molte 
bandiere  ;  onde  co'  fuoi,  ripieni  di  prede,  e  di  gloria  ,  ^u 
giiifa  di  trionfante  entrò  in  Salerno  j  e  parendogli  poi 
di  aver  forze  baftevoli  a  poter  affalire  1*  inimico  in  cafa 
fua  ,  di  già  con  sì  forte  efercito  andò  fopra  Benevento. 
Ma  non  potendo  fcffrire  i  Beneventani ,  che  alla  infelici- 
tà della  prima  rotta  fi  aggiugnellè  nuova  ignominia  ,  di- 
venuti fieri  dall'  ira  di  vederfi  così  difpregiare  ,  ufcirono 
centra  di  Sicondolfo  ,  e  facendo  V  ultimo  loro  sforzo  ,  co- 
firinfero  i  nemici  a  piegare,  ed  a.  volger  le  fpalle ,  aven- 
do pofto  a  fii  di  fpada  non  pochi  di  coloro  ,  che  noli-» 
furon  pronti  a  porfi  in  falvo  .  In  quefto  modo  fi  diede 
principio  alla  guerra  domeftica  ,  la  quale  ,  non  ceffando 
per  un  momento  da  niuna  delle  parti ,  ogni  cofa  avea- 
ripiena  di  fangue  ,  e  d'  incendio  . 

Sentendo  quefti  movimenti ,  e  quefti  difturbi  i  Sara- 
ceni di  Sicilia  ,  fenza  perder  tempo  ,  e  sì  bella  occafio- 
ne  ,  incontinente  pongon  piede  in  Calabria  3  indi  efpu- 
gnano  Taranto,  padano  in  Puglia,  e  le  Città  di  quella 
Provincia  a  ferro ,  e  fuoco  mettono  ,  non  ad  età  ,  non.» 
a  feffo  perdonano  ,  e  le  cofe  fagre  con  le  profane  con- 
fondono :  gente  fiera  ,  e  crudele  ,  la  quale  avendo  per  fi- 
ne della  guerra  più  la  crudeltà  ,  che  ia  gloria  ,  folo  pren- 
dono diletto  del  fangue  ,  e  delle  mine  delle  Città  ,  o 
delle  Provincie  . 

Difperato  intanto  Radelchì  in  veder  congiurati  a  fuo 
danno  i  Salernitani,  i  Capuani,  gli  Amalfitani,  gli  Ace- 
rentini,  i  Conzani  ,  ed  altri  molti  popoli,  a  quelli  fog- 
getti  3  e  veggendoli  bene  impegnati  a  privarlo  della  ìì' 
gnoria  di  Benevento  ,  ed  inveftirne  Sicondolfo  ,  avendo 
penfato  bene  a'  cafi  fuoi  ,  e  conofcendo  difperato  ogni 
mezzo  di  poter  più  regnare,  tentò  in  queft' eftremo  ma- 
le r  ultimo  precipitofo  rimedio  ;  di  notte  tempo  trave- 
fiito  ,  ed  incognito  fen*  andò  nella  Città  di  Bari  a,, 
trovare  un  certo  Pandcne,  che  da  Prefetto  quella  Città 
governava,  molto  fuo  amico,  e  confidente;  fi  pofe  nel- 
le 


Libro  Secondo.  309 

Jc  mani  di  coftui ,  aprendogli  tutte  Je  fue  fciagure  5  e  lo 
pregò  vivamente  a  chiamare  i  Saraceni  ,  che  poco  da. 
Bari  difcofti  fi  trovavano  ,  e  farli  pretto  venire  in  Tuo 
ajuto  i  poiché  egli  non  folamente  gii  avrebbe  fatti  Pa- 
droni di  Benevento  ,  Salerno,  eCapua,  ma  di  tutte  l'altre 
Città,  e  luoghi ,  a  quelle  Città  foggetri^  e  fi  fidava  farli 
di  tutta  r  Italia  ben  anche  impadronire  .  Si  compromife  dì 
molto  Pandone  ,  e  molto  operò  j  imperocché  fece  venire 
Calfore,  Re  de*  Saraceni ,  a  Bari  con  un  grandifiìmo  cfer- 
cito  di  foldati  i  pili  forti ,  e  i  più  crudeli ,  eh'  erano  tra 
quei  Barbari ,  e  gli  alloggiò  fuori  della  Città  tra  il  mu- 
ro ,  e  il  lido  del  mare.  Eglino,  fecondo  l'antico  cofiu- 
me  deli'  AfFricana  perfidia  ,  entrati  nel  profondo  deila^ 
notte  per  luoghi  fecreti  delia  Città  ,  mifero  Bari  a  facco, 
ed  uccifero  molti  cittadini  ,  facendone  crudelilifma  ftra- 
ge  ,  e  portandone  altri  prigioni  :  Hls  quoqiie  dkhui  (  fcrif^ 
fé  la  Cronaca  Caffinefe  )  Vando  quidam  Barìm  regebat , 
qui  jujjìì  ohtemperani  Roàelghìjti  ,  Saracenorum  phalan^ 
ces  in  adjtitorittm  accitaì  juy:ta  murum  urbis ,  (^  orante 
maris  locavìt  commor andai .  Hi  autem  cum  Jìnt  natura^ 
callìdi  y  &  prudentìoreì  aliis  ,  in  malum  fubtilìui  contem^ 
plantes  ,  munìtionem  intempejla  noHe  crijiicolis  exoniibus 
per  abdita  loca  urbis  penetrane  ,  populumque  ìnfontem  par- 
tìrn  gladiis  trucidar  uni  ,  partìm  captivos  fecerut .  In  mez- 
zo ai  fervor  della  firagc  Pandone  fi  pofe  pubblicamente 
a  gridare  ,  che  non  era  quefio  il  modo  con  Calfore  con- 
cercato di  metterlo  nella  fignoria  della  Puglia  ,  e  poi 
deiriraìias  né  quefta  crudeltà  era  fi;ata  pofta  trai  parti, 
da  cdo  fatti,  quando  T  invirò  a  venire  .  Ma  Iddio,  che 
non  vuole  mai  impuniti  i  traditori  ,  fece  ,  che  fdegnati 
quei  Barbari  dallo  fparlar  di  Pandone  ,  abborrendo  an- 
ch' efii  il  tradimento  fatto  alla  Città  ,  commefia  alla  di 
lui  cura  ,  Io  prefero  ,  ed  avendolo  ben  legato  ,  lo  con- 
duflero  alla  cima  d'una  Torre,  e  di  là  lo  precipitaro- 
no nel  mare  ,  ove  mil'eramente  il  traditore  fé  ne  morì. 
Fu  queft*  accidente  molto  grave  a  Radelchì  i  ma  non 
veggendo  il  tempo  atto  a  farne  rifentimento ,  flimò  bene 

rico» 


3 1  o     Storia  Civile  di  Qpua 

ricoprire  il  fuo  fdegno ,  e  farfi  benevoli  i  Saraceni ,  nien- 
te curando  la  calamità  de'  vicini ,  e  de*  fudditi ,  per  l'im- 
pegno di  avvalerfene  ne*  fuoi   bifogni . 

Intanto  l'empio   Radelchi ,  tirati  a  sei  Saraceni,  o 
fatto  infieme  colla  Tua  foldatefca  un  grolTb   efercito ,  co- 
minciò a   rovinare  tutte  le   terre  ,  le  quali  erano  a  divo- 
zione di  Sicondolfo.  Or  quando  i  Capuani  feppero   eflTer 
già  i  Barbari  arrivati  in  Nola,  il  facco  ,  elaftrage,chc 
così  in  quella  Città  ,   come  in   ogni  altro  luogo  avean.» 
fatta   ,  s*  intimorirono  foprammodo  ,  e  tofto  radunatoli 
tutto  quello  ,  che  più  di  preziofo  aveano   ,  fi  ritirarono 
difperfi  nei  foliti  monti  di  Palombara ,  e  dd  Tifata ,  ed 
in  altri   luoghi  piiì  lontani    .  Ma  nell'  anno  del  Signore-» 
An.841.    841.  Calfore  ,  Re  de'Saraceni,  con  infinito  ftuolo  de' Tuoi 
Barbari   foldati  ,  condotti  ,  e  guidati  dal  crudele  Radel- 
chi ,  che  confervava  V  acerba  odiofa    memoria  della  giu- 
fia  ribellione  de'  Capuani  a  favor  di  Sicondolfo  ,  venne- 
ro  a  guifa  di  tempefta  fopra  Capua  ,  al  dir  di  Erchem- 
berto  ,  e  di  Ammirato  ,  riferiti  dal  Summonte  ,  e  con  tan- 
to furore  ,  q  tanta  oftilità  ,    che  non  fi  può  in  verunj 
modo   efprimere  :  le  diedero  prima   il  facco  3  indi  brucia- 
rono tutti  gli  edifizj  pubblici  ,  e  privati  j  pofero  fuoco 
alle  Chiefe  ,  alle  mura  ,  anche  ai   beltiami  ,  e  ridulTero 
tutta  la  Città  in  cenere  i  di  maniera,  che  appena  da  un 
Capuano  poteva   conofcerfi,  dov'era   Itata  la  Città  di  Ca- 
pua  ,    veggendofi  renduta  affatto  ignota  anche  ad   ogni 
paflaggiero.  E   fu  quefta  l'ultima   rovina,  e  T  ultima  de- 
Iblazionc  dell'  antichiffima  Città  di  Capua  ,  tante  volte 
rinnovata  .  E  rittorata  ,  tante  volte  ampliata  ,  e  rifatta , 
e  che  foffrì   tanti  alti  baflì ,  e  tante   vicende  in  tempo  del- 
la Romana  Repubblica  3  poi  in  tempo  de' Vandali ,  e  de' 
Goti,   fino  ad   efTer  ridotta  da' Saraceni  all'  ultimo  efter- 
minio  ,  ed  in  minutiamo  cenere  .  Di  quefla  gran  rovi- 
na della  Città  di  Capua  cantò  il  Primicerio  delia  nofi:ra 
Cattedrale,  Camillo  Pellegrino  ,  dolcillìtno  Poeta  ,  i  fe- 


guenti  ver  fi  ; 


A'  hei 


Libro  Secondo.  311 

A'  bei  tetti  lucenti , 

Cangiati  in  muti  orror  Tempii ,  e  Teatri  i 
Infunano  gli  armenti  ^ 

Cu  opre  j  afe  onde  l'erica  Capua  fuperha  » 

E  chi  per  quegli  orror  volge  gli  aratri  i 
Dice  :  qui  Jìè 

La  gran  Città ,  che  per  rio  foco  arde . 
Sicondolfo  però  non  difprezzò  in  quefto  1' avvifodcl  Tuo 
nemico  3  poiché  a  fua  imitazione  chiamò  egli  altri  Sara- 
ceni in  fuo  ajuro,  e  propriamente  quei,  che  tenevano  il 
Regno  di  Granata  ,  capo  de'  quali  era  Apolaftane  ,  ed 
unitamente  con  Sicondolfo  occuparono  tutta  la  Città  ,  e 
tutti  i  luoghi  ,  che  fi  pollèdevano  prima  da  Radelchi  . 
Quefti  in  vederfi  aflediaro  in  Benevento,  dall' efercito  Sa- 
raceno ,  e  da  quello  di  Sicondolfo  ,  chiamò  fubito  io^ 
ajuto  i  fuoi  primi  Saraceni,  che  (lavano  in  Bari,  i  qua- 
li già  velocemente  accorfero ,  e  feguirono  moiri  fatti  d* 
armi  in  Benevento  con  difcapito  dell'  una  ,  e  deli'  altra 
parte . 

Il  fatto  vien  efprelTo  dalla  Cronaca  Cafìlnefc  {a)  : 
Cum  fupra  memoratus  Sichardui  Princeps  nequiter  fuif- 
fet  a  Juis  occifus ,  praefatus  Radelcbis  Tbefaurarìus  ipjtus 
UH  in  Principatu  fuccejjtt ,  Inter ea  Capuani  ^  quibus  tunc 
Landulfus  Gajìaldus  praeerat  ,  propter  multai  nequitias 
fuas  praedi&um  Radelchii  'valde  infejìum  habebant  .  Qua 
de  caufa  illam  nimium  formidantei ,  ineuntes  conjìlium  ,  ad 
Sìcondolfum  filìum  fupradiBi  Principi!  Siconis ,  qui  apud 
Tarentum  exul  morabatur  ,  fé  conferunt ,  eumque  Jìbi  in^ 
Principem  elìgunt  .  Qui  Sicondolfus  tam  cum  eifdem^ 
Capuani^ ,  quam  &  cum  maxima  BeneVentanorum  manu, 
qui  praedìdlum  Radelchii  exofum  hahsbant ,  Sakrnum  in^ 
grejfus  contra  eumdem  Radelchii  modii  omnibui  infurrexiti 
coepeYunt  ad  in'^jicem  totii  znribui  litigare  ....  vicijjim 
"Saracenorum  exercitui  ,  ex  diverjis  partibui  orbìs  alter 
adxjerfus  alter um  evocatui ,  totum  non  modo  Prìncipatum^ 
Z'erum  ttiam  Regnum  Italica?»  fua  diffenjìone  ferro  ,  & 

R  r  igne 

(a)  Lib,   I.  cap.  %4f. 


312      Storia  Civile  di  Capua 

tgfie  per  annoi  ferme  trìgìnta  demolìti  funù  .  Prìmui  ita- 
que  Rade  le  bis  i^j  auxili^nn  fui  Saraceno!  infilai  per  P  an- 
dò nem  quemdam  fuum  fide  lem  ,  qui  tunc  Barium  re<yebaCy 
quo:  cura  idem  Pando  )uxta  murum  urbis ,  &  oram  maris 
hcajfet  impromdus  5  /'//;  ,  ut  funt  ingenìi  callidi ,  noc2t^ 
intempejìa    urbem  per   loca  ab  dita  penetrant  ,    multifque^ 
aliis  interemptis  ,   prae dicium  Patriae  prodi torem  warinis 
fiuclibus  donant .  Horum  Re)o  fuit  vocabulo  Calphor  ,  quos 
praefatus  Radelchis  ^  quia  propellere  urbe  non  poterai  ^  eoe» 
pit  quafi  in  familiares  excolere  ,  &  ad  fui  auxilium  pro^ 
Z'ocare  ,    cumque    illis    totam    Regione m    Sicondolfi    deva- 
Jìans  ,  Capuaw  quoque  unrjerfam  redegìt  in  cinerem  .  Si^ 
condolfus    quoque    e    contra    ex  Hifpania  Saracenos  adfci- 
fcens  y  frequentibus  praslìis   omnes  fere  in  circuita  ^praeter 
Sipontura  ,  a  Radslchìs  jure  auferens  urbes  ,  Beneventum 
nìhilomìnus  expugnabai  .  Intanto  per  mantenere  ia  guerra, 
e  per  l'eforbitanti  fpefe  ,  che  vi   volevano,  facevano  2^ 
gara  quefti  due  Principi  a   sfornir  d'  oro  ,  e   d'   argento 
tutte  le  Chiefe  de  i  loro  dominj  .  E  Sicondolfo,  non  con- 
tento di  aver  ia  prima  volta  tolto  al   ricco  Mooiftero  di 
Montecafìno ,  tra  Croci,  Calici,  e  Patene,  ed   altri  vafel- 
lamenti  fagri  ,  13.  libbre  d'oro  puriHìmo ,  la  fecondagli 
levò  quel,  Q.h.z  valeva  più  di  265.  libbre  d'  argento  ,  e  14.  mi- 
la foldi  Siciliani  d'oro  fegnato,  pafsò  anche  alla   terza, 
e  tolfegli  di  corone,  e  dì    vafi  500.  libbre   d'  argento,  e 
14.  mila  foldi  mazziati  j   in   tre  altre   volte  poi  gli  toJfe 
più  di  7.  mila  foldi    predulati  .     Il  che   moife  i  Monaci 
Caflìnefì  a   mandare  un  eforeffo  in  Francia  al  Re  Ludovico, 
pregandolo  à\  venire  in   Italia  ,  a  comporre  quefte  gravi 
difieniìoni  tra  Sicondolfo  ,  e  Radelchi  ,  e  di  liberare  l'Ita- 
lia dalia  barbarie   ò\  tanti  Saraceni . 
An,8so.  Accoife  Ludovico  in  Italia  (tf)  1' anno  S50. ,  e  abboc- 

catofi  per  iftrada  con  Landone  , Conte  di  Capua,  figliuo- 
lo del  Conte  Landulfo  ,  da  cui  era  ftato  anche  pregato 
a  venire  per  quefti  .frangenti  in  Italia  ,  fi  pofe  alla  te- 
Ita    A<t\  fuo   poderofo  efercico ,  diede  fopra  a  i  Saraceni, 

i  qua- 
(a)  Cronac,  Caff.  Ub.   1.  (ap,zs. 


Libro  Secondo.  313 

i  quali  nella  maggior  parte  gli  furono  dati  in  mano  da' 
Beneventani  ,  e  nella  vigilia  di  Pentecofte  li  fé  tutti  mo- 
rire ,  tagliata  eziandio  la  tefia  a  Maflare ,  lor  Capitano. 
Jndi  divife  il  Principato  tra  Sicondolfo  ,  e  Radelchi ,  re- 
cando quefto  Principe  di  Benevento  colla  metà  delio  Sta- 
to ,  e  a  Sicondolfo  toccando  il  rimanente  ,  col  titolo  di 
Principe  di  Salerno  ;  Moxq,  idem  Imperator  (  feguita  la^ 
Cronaca  )  corrjocatìi  omnìhut  Lorjgohard'n  totam  BeneZ'en- 
tanaìn  Vrovincìam  Inter  Radekhis ,  ac  Sìcondolphtnn  aequo 
dìjcrmine  eft  partittéi  anno  Domini  851.  Sicq.  pojì  dies  ^n,Ssi* 
■paucos  profpere  eji  ad  fua  reZ'crfas .  Quefla  divifìone ,  di- 
cono alcuni  Autori,  che  folTe  ftata  fatta  da  Guido  ,  Duca 
di  Spoleto,  cognato  di  Sicondolfo  5  ma  la  piiì  (ìcura  opi- 
nione è  ,  che  {a)  fi  hco.  da  Ludovico  ,  Re  di  Francia.  . 
Comunque  però  h  fia  ,  chiara  cofa  è  ,  che  in  quello  tem- 
po fu  fatta  la  divisone  d^ì  Principato  Beneventano  tra 
quefti  Signori  ,  e  fin  da  quelli  tempi  cominciò  il  titolo 
del  Principato  di  Salerno  .  Non  molto  dopo  fé  ne  morì 
Sicondolfo  ,  e  lafciò  da  Itta  ,  fua  moglie  ,  un  figliuolo 
chiamato  Sicone,  che  per  eilère  di  tenera  età  ,  lafciò  ad 
educare  a  Pietro  ,  fuo  compare  .  Se  ne  mori  con  fama.» 
di  valorofo  ,  e  liberale  ,  avendofì  per  più  di  dieci  anni 
il  fuo  Regno  goduto  . 

Scrive  Pietro  Giannone  ,  che  in  quefta  divifione  del 
Principato  di  Benevento,  e  di  Salerno  ,  iu  fottopofto  il 
Gaflaldato  di  Capua  al  Principe  di  Salerno.  Ma  poco  do- 
po la  Città  di  Capua  volle  ftaccarfi  da  tal  Principato  , 
e  Landulfo  ,  eh*  era  il  Gaftaido  Capuano  ,  non  più  al 
Principe  di  Salerno  volle  ubbidire  5  ma  dichiarofll  Signo- 
re indipendente,  ed  afibluto  ,  ben  contento  dello  Stato  di 
Capua,  che  non  picciola  eftenflone  avea.  Ed  ecco  già  di 
un  Principato  fen  vennero  a  far  tre  3  quello  di  Benevento, 
i'  altro  di  Salerno,  e  l'altro  di  Capua  .  Landulfo  non  vol- 
le affumere  il  titolo  di  Principe ,  ma  gli  piacque  ritener  quel- 
lo di  Conte  ,  onde  da  lui  cominciò  la  ferie  degli  ultimi  Con- 
ci di  Capua  .•  efercitava  però  la  fua  Contea  con  afibluto  ar- 

R  r     2  bitrio  3 

(a)  Ammirai,  de"  Princ,  Longoì?. 


314      Storia  Civile  di  Opua 

bitrio  j  ed  eflèndo  egli  morto  ,  Landone  fuo  figliuolo  ,  che 
gli  fucccdè  ,  foftenne  anche  la  Contea  di  Gapua  undici  anni, 
e  nove  nìcfi ,  con  affoluro ,  e  independente  imperio . 

L'altro  Landone,  Tuo  figliuolo  ,  fu  terzo  Conte  di 
Capua ,  umilmente  con  tutta  V  independenza  dal  Princi- 
pato di  Salerno  5  e  così  per  l'avvenire  per  lunga  ferie-» 
di  Conti ,  amminiftrandofi  quefta  Contea  di  Capua  con 
aflbluto  arbitrio  9  rimafe  diftaccata  da  i  due  Principati 
di  Benevento ,  e  di  Salerno .  Anzi  fi  ìcs,gQ ,  che  LanduU 
fo  quando  fi  vide  nell'  ultimo  di  fua  vita  ,  chia- 
mò a  se  i  fuoi  figliuoli  ,  e  lafciò  loro  quefto  precetto  , 
che  aveflcro  proccurato  femprc  di  nudrir  difcordie  ,  o 
riffe  tra  il  Principe  di  Benevento  ,  e  quello  di  Salerno  ^ 
perchè  altrimenti  facendo ,  effi  non  potevano  fperare  di 
lungamente  confervarfi  lo  Stato  ,  da  lui  fopra  le  fpoglie 
di  quefti  due  Principi  acquiftato  ,  fé  fra  quefti  medefi- 
mi  due  Principi  foflevi  fiata  concordia,  e  pace.  In  fatti 
i  figliuoli  oflerrarono  efattamente  il  precetto  paterno  5  tut- 
toché contraria  foile  a  quello,  che  Gesù  Crifto  diede  a' 
fuoi  Difcepolij  poiché  in  niun  conto  vollero  ubbidire  a». 
Sicondolfo ,  Principe  di  Salerno  3  e  foprattutto  Landenul- 
fo  ,  uno  de*  figliuoli  già  detti ,  gii  fu  fempre  contrario , 
ed  ingrato  3  e  quefto  precetto  non  folamente  effi  1' ofTer- 
varono  ,  ma  lo  tramandarono  anche  alla  loro  pofterità, 
come  un  perpetuo  fedecommeffo  ,  lafciandolo  per  retag- 
gio a'  loro  fuccelfori  ;  yl^que  fuis  heredibui  in  perpetunmy 
ficuti  a  patrs  acceperant ,  relìquer^nt  ^  conchiude  Erchena- 
berto . 

Cattiva  fu  la  polizia,  ch«  per  tal  divifione  di  Prins- 
cipato  fi  andò  tratto  tratto  introducendo  3  poiché  >  feb- 
bene  prima  il  Principato  di  Benevento  era  diflinto  in  più 
Contee  ,  e  Gaftaldati  ,  ciafcuno  però  £\  governava  coli' 
ifteffo  fpirito,  e  da  un  fol  Principe  dipe-ndeva  .  Ma  dopo, 
i  Piincipi  di  Benevento,  e  quei  di  Salerno,  e  foprattut- 
to i  Conti  di  Capua  fra  i  loro  figliuola  divifero  i  Gaftal- 
dati ,  e  le  Contee  :  onde  d'  ogni  Principato  fi  fecero  più 
Contee^  ed  i  Cjonti ,  ancorché  fottopolti,  cominciarono 

ago 


Libro  Secondo;  315 

a  governare  da  loro  fleflì.  Sicché  fi  videro  in  tante  gui- 
fé  moltiplicati  i  Feudi  nel  noftro  Regno  .  Così  (a)  Lan-- 
dulfo  ,  Conte  infieme  ,  e  Vefcovo  di  Capua ,  divife  la- 
Contea  di  Capua  tra  i  figliuoli  di  tre  Tuoi  fratelli  5  e  per- 
ciò in  ogni  tempo  tra  di  loro  arfcro  rillè ,  e  guerre  ine- 
ftinguibili. 

Dopo  Radelchf  venne  Rodelgario,  e  fu  XX.  Duca, 
e  fettui/o  Principe  di  Benevento.  Sotto  di  quefto  i  Sara- 
ceni ,  i  quali  fin  dalla  prima  volta  ,  che  vennero  coii-» 
Calfore  a  Bari,  aveano  fatta  di  quella  Città  come  una-» 
lor  munizione  ,  e  capo  di  ogni  loro  sforzo ,  cominciaro- 
no,  dopo  efferfi  partito  Ludovico,  a  ftenderfi  per  la  Pu- 
glia j  e  poi  allargandofi  pel  mar  Tirreno  ,  ad  occupare 
]a  Calabria  ,  e  fcorrere  per  tutto  il  Principato  di  Bene- 
vento .  Onde  i  Longobardi  la  feconda  volta  impotenti  a 
refiftere  ali*  innumerabile  accanito  ftuolo  di  tanti  Sarace- 
ni ,  coir  autorità  ,  e  valore  di  Rodelgario  mandarono  T 
Abate  Bertario  ,  e  Giacomo,  Abate  di  S.  Vincenzo  a  ri- 
chiamare Ludovico  in  Italia ,  il  quale  non  tardò  a  veni- 
re ,  e  fi  pofe  fopra  Bari  3  e  già  con  non  molta  fatica.* 
avrebbe  condotto  i  Saraceni  a  peffimo  fiato  ,  fé  attraver- 
fato  dalle  arti  de'  Capuani  ,  non  gli  fofiero  fiate  tolto 
le  occafioni  di  mano  ,  avendo  egli  trovato  ,  che  molti 
Capuani  ,  ed  alcuni  di  Salerno  aveano  ftretta  amicizia  , 
e  fomma  familiarità  coi  Saraceni  5  e  loro  davano  anche 
de*  fecreti  ajuti  ,  ed  una  forte  protezione  ,  fervendofi  di 
elfi  ,  come  di  truppe  aufiliarie  in  diverfi  bifogni ,  ed  im- 
pegni della  Città  .  Per  la  qual  cofa  efiendofi  oltremodo 
fdegnato  il  Re  Ludovico,  condannò  a  morte  il  capo  di 
quefia  protezione  r  ma  alle  tante  fuppliche  deli'  Abato 
di  Montecafino,  gli  perdonò  la  vita  5  lo  bandì  però  da- 
Salerno  ,  e  lo  mandò  efule  in  Francia  ,  avendo  cofiituito 
Andrea  Ademario  ,  nobile  Salernitano  ,  per  Principe  di 
Salerno  .  Rodelgario  fé  ne  morì  V  anno  853.  ,  e  lafciò  An.853. 
fuccefiore  Rodelchi ,  fuo  fratello,  il  quak  fu  XXL  Duca, 
e  VHI.  Principe  di  Benevento . 

I  Ca- 
ca) Erchmh,  num"  ^t^ 


3i6     Storia  Civile  di  Capua 

I  Capuani ,  de*  quali  era  capo  il  Conte  Landone  col 
Vefcovo  Landolfo,  di  lui  fratelio ,  accorrifì,  che  Capua 
ioro  patria  ,  da  effi  edificata  poco  prima  di  quindici  an- 
ni addietro  nel  monte  di  Triflifco  per  ordine  del  Principe 
Sicone  ,  perciò  detta  anche  SicopoU  ,  piiì  volte  per  malva- 
gità de*  vicini ,  o  de'  paefani  fleflì ,  che  mal  foffrivano  ftar- 
l'cne  su  i  monti,  avea  patito  molti  incomodi ,  edera  fia- 
ta più  volte  anche  da* Saraceni  incendiata  i  ebbero  sudi 
ciò  maturo  configlio  ,  e  ftabiiirono  di  edificare  una  nuo- 
va, e  più  perfetta  Città  vicino  al  Ponte  di  Cafilino ,  o 
già  fopra  le  ruine  Itefiè  di  Cafilino  ,  come  or  ora  divi- 
lerò,  la  cominciarono  a  edificare  l'anno  di  noitra  falu- 
An.856.  te  856.  H'n  quoq,  uwporìhus  cum  oh  facìfìora  co??2n2oran' 
tìum  Capua  ,  quae  ejì  Sìcopolis ,  quae  ejì  in  monte  Trifli- 
fco ,  paulo  ante  qmndecìm  annìs  aedificata  ,  ab  igne  fae^ 
pini  cremahatur  5  confiUo  hahito ,  Landò  Corrasi ,  €3  Lan- 
dulfui  Fpifcopus  cum  ceteris  propinqui^  fuis  apud  Pontem 
Cafilini  ,  ficut  hodie  cernitur  ,  conjìruxerunt ,  anno  oB in- 
gente fimo  qtùnquagejìmo  fexto ,  fcrifi^  Ja  (a)  Cronaca  Cai- 
iinefe . 

CAPITOLO    VIL 

Della   prefente   Citta  di  Capua  . 

IL  vecchio  Conte  Landulfo  fignoreggiò  1'  antica  Città 
di  Capua  per  lo  fpazio  di  ben  25.  anni  ,  e  quattro 
mefi  3  poi  edificò  ,  come  diifi  di  fopra  ,  per  ordine  di  Si- 
cone ,  Ja  nuova  Città  sul  monte  di  Triflifco,  e  n'ebbe-» 
il  dominio  per  un  anno,  e  mefi  otto  :  ntì  qual  tempo 
finì  di  vivere .  Gli  fuccedè  poi  nel  governo  ,  e  nella  H- 
gnoria  di  Sicopoli  Landone  ,  di  lui  figliuolo ,  che  vi  re- 
gnò ben  13.  anni,  e  nove  mefi  j  ficcome  ci  lafciò  fcritto 
Giovanni  Abate  Cafiinefe  ,  che  ^u  Arcidiacono  della^ 
Maggior  Chicfa  di  Capua  ;  Landulfus  fenior  tenuit  Ca- 

puam 
(a)  Cronac.  Caff.  lìb,  r.  cap,  30. 


Libro  Secondo.  317 

puam  veUrer/7  annii  25.  menf.  4.  ,  (3  fecU  cìvìtatem  no- 
vam  in  monte  Trìflìfco  ,  q^am  dominaius  ejì  arino  uno  , 
&  menf,  8.  Q^o  dsfundio  fuccejjìt  Landò  Jìlìui  ejus  y  C^ 
dominavi^  ìllaìn  cìvìtatetn  annoi  tredeclm  menf,  9. 

Correva  l'anno  del  Signore  8515.,  quando  era  Con- 
te di  Capua  Landone  ,  fratello  ììq\  Veicovo  Landulfo  > 
di  Pandone,  e  Landonulfo,  Quefti  a  cagion  dei  frequen- 
ti già  detti  incendj  vollero  intraprendere  la  grand' opera 
di  edificare  una  nuova  Città  di  Capua  per  miglior  ufo, 
e  miglior  comodo  de'  Capuani  ,  e  toglierli  affatto  da  i 
monti,  con  abolire,  e  lafciar  del  tutto  in  abbandono  la 
Città  di  Sicopoli .  Non  tanto  fu  a' cittadini  comunicata, 
una  SI  nobile  idea  ,  che  febbene  di  poco  piacimento  ad 
alcuni  riufcifle  ,  per  dover  paliate  dal  fu bli me  ,  ameno, 
e  dolciflìmo  clima  di  Sicopoli  al  balTo ,  e  padulofo  della 
nuova  Capua ,  pur  nondimeno  fu  dalla  maggior  parto 
non  meno  applaudita  ,  che  (limata  efpediente  a  metter- 
iì  nella  pronta  efecuzione,  feguendo  Je  fagge ,  ed  eleva- 
te infinuazioni  dei  già  detti  fratelli  ,  che  così  fi  fpiega- 
rono  con  effo  loro  ;  {a)  Non  pimui  caprarum  o^ile  ,  uS 
in  faxomm  cavernìi  tiitemnr  ;  ad  hufmlìa  denìque  defcen» 
damUì ,  ut  altos  noi ,  &  inhumiks  cìrcamfpicientihm  prae^ 
beamus . 

Ci  iafciò  Cenno  il  Sannelli  ,    che    dalle  riferite   me- 
morie   manofcritte  ,    confervate    dal  Tuo  bifavolo  ,    rac- 
colfe  ,    che  il    Conte  Landone  fi    portò   un  giorno  alla-. 
caccia  nelle  cofte  del  monte  Tjfata  ,    ed  ivi  i  fuoi  cani 
levarono  una  belliifima  cervetta  ,  la  quale  fpinra    dal   ri- 
more ,  a  tutto  corfo  verfo   il  luogo ,  ove  ora  fi  elice  Cu- 
fa-Cerere i  H  pofe  a  fuggire.  Il  Conte  ad   alta   voce  dava 
animo  a  i  cani ,  acciocché  la  fermaffero  5  ma  quefta  fian- 
ca alia  fine  5  verfo  la  parte  deftra  del  Ponte  di  Cafilino 
arrivò,  e  dentro  una  fpelonca  fi  afcofei  nel  qual  luogo 
oggi  è  la  Chiefa  di  San  Vincenzo  in  Volturno  ,  detto  per- 
ciò San  Vincenzo  della  Cerva  ,  portato  da  Michele  Mo- 
naco nel  fuo  Santuario  Capuano.  I  cani  erano  cesi  fian- 
chi, 
(a)  Erchemhert.  loc  cit^ 


3i8      Storia  Civile  di  Capua 

chi ,  che  non  poteano  ne  meno  aprir  Ja  bocca  ,  ed  offèn- 
derla :  onde  giunto  il  Conte  ,  gli  riufci  prenderla  con- 
molta   faciltà  ,    e    fenza    veruna    ripugnanza    condurla^ 
così    viva    in    Tua    cafa  .    Da    ciò    prefe    Landone    feli- 
ciflimo    augurio  ,    e    interpetrò  quefto  fuccellb  ,  come-» 
un  fegno    del    divino  volere  ,    che    in  quefto  luogo  ìa^ 
Città  fi  edincafìTe  .  In  fatti  il  giorno  feguente  ,  fatto  ratifi- 
care dal  popolo  il  confenfo  di^  fermarfi  in  quel  fito ,  ove 
il  Conte  ,    e  'i  Vefcovo    aveflèro  ^{labilità    la    fondazio- 
ne della  nuova  Città  ,  aprì  loro  il  fentimento  di  edificar- 
la sulle  rovine  dell'antico  Cafilinoj  e  loro  manifeftò  an- 
che il   buon  augurio  ,  che  n'avea  prefo  .  Piacque  a' Ca- 
puani una  tal  rifoluzione ,  e  ne   diedero   nuovamente  tut- 
ta i'  incumbenza  al  lor  Conte  Landone  ,  infieme  col  lor 
Vefcovo  Landulfo  ,    Pandone  ,  e  Landonulfo  .  Scrivono 
però  accurati  Autori ,  che  i  fratelli  di  Lanione  comincia- 
rono l'edifizio  della  nuova  Città  di  Capua  3  ma  poi  Lan- 
done ,  che  prima  in  niun   conto  l'ebbe  ,  io  perfezionò, 
e  gli  diede  leggi  ,  e  norma  da  poterfi  reggere  ,  e  man- 
tenere ;  Landò  ^filìui  (a)  Landaljì  ^  munere  ^  &  astate  fe^ 
fiìor  no^am  urbem  a  fratrihus  aedi fic ari  coeptatn  irride t  f 
fed  mox    mirìjìce    perficit  ,    qt^am  legihui  injìrult  3   e  lo 
fcriflè  anche  1*  ignoto  Cailinefe  ,  rapportato  da  Camillo 
Pellegrino  . 

Fu  già  ella  ,  ed  ora  è  quefta  ftefla  noflra  Capua^, 
fabbricata  nel  cuore  di  quei  fertiiiffimi  campi ,  che  una.^ 
volta  chiamati  furono  Lehorìni  ,  e  al  prefente  Terra  di 
Lavoro  fi  appellano  3  e  propriamente  nella  parte  ,  ove.? 
principia  quel  campo  Stellate ,  che  ora  Mazzon  delle  Ro- 
fe  vien  detto  ,  cui  fanno  vaga  deliziofa  corona  alcuni  vi- 
cini colli  ,  chiamati  da  Livio  (/')  Colli  di  Caliicola  ,  & 
jiigUM  CaUiculae  Juperandum  :  ed  il  Volturno  ,  sulle  cui 
fponde  fu  edificata  ,  co'  fuoi  tortuofi  giri  non  ha  fatto, 
eh'  ella  cambialTe  la  fua  antica  figura  triangolare  .  Non 
potè  cdificarfi  con  molta  ampiezza ,  né  con  molta  ma- 

gnifi- 

(a)  Erchemhert.  num.  24. 

(b)  Liv.  lih.zz.  cap.ìz,  PeregAnchart,  Topograph.Camp*Fel, 


Libro  Secondo.  319 

gnifìcenza  :  onde  il  Aio  circuito  ,  e  V  intiero  giro  dclla^ 
Città  non  pafsò ,  né  ora  palla  due  miglia  Italiane  .  La^ 
Tua  Diocefi  ,  o  fìa  giuridizione  è  di  circa  miglia  iS.  di 
lunghezza  >  ed  è  quella  ,  che  il  eflende  da*  Tuoi  monti , 
che  fono  dalla  parte  di  Oriente  (Ino  alla  parte  Occiden- 
tale ,  eh'  è  bagnata  dal  mare ,  e  di  circa  fette  miglia  dì 
larghezza  ,  quante  appunto  fon  quelle  ,  che  (i  mifu- 
rano  da'fuoi  monti,  che  ha  a  fettentrione  infìnoalfìu- 
micello  Chìsia  ,  detto  oggi  da*Paefani  alli  lagni  y  che  la 
dividono  dalla  Diocefi ,  e  tenimento  di  Averfa  .  Fu  però 
la  nuova  Città  edificata  molto  più  al  di  fotto  ,  ed  era 
il  fuoio  molto  più  bailo  di  quello  y  che  col  rinnovar  del- 
le ftrade ,  e  degli  acquidotti ,  fi  vede  oggi  molto  più  in 
alto  .  E'  vero,  che  per  la  vicenda  de' tempi  ha  ella  foffer- 
tc  molte ,  e  grandiffime  mutazioni ,  non  meno  al  di  fuo- 
ri ,  che  al  di  dentro  ;  il  che  per  meglio  oflervare  ,  fa.» 
d*  uopo  dcfcrivere  lo  ftato  primiero  ,  e  antico  della  no- 
flra  Città  di  Capua  ,  acciocché  pofto  in  paragone  col 
prefente,  polla  meglio  conofcerll  il  divario,  che  ora  paf- 
fa  tra  l' una  ,  e  1'  altra  . 

Era  la  prefente  Città  di  Capua  ne*  fuoi  primi  tem- 
pi circondata  da  più  ,  e  diverfi  Borghi  ,  uno  detto  di 
S.  Antonio  Abate ,  eh'  era  fuori  la  porta  delle  Torri ,  det- 
ta oggi  M  Roma  ,  dall'altra  parte  del  fiume  sulla  flra- 
da  Regia ,  che  conduce  a  Roma ,  ove  V  antica  Fiera  di 
Cafìlino  ogn'anno  fi  aveva  ,  e  dove  l'altra  rinomatiffi- 
ma  di  S.  StelFano  è  oggi  riniafta,  nella  quale,  oltre  ali' al- 
tre cofe  ,  che  vengono  a  venderli  ,  fi  fa  fpezialmento 
negozio  di  porci,  impinguati  in  groUczza  fmifurata .  In 
quefto  luogo  vi  era  la  famofa  Chiefa  di  S,  Terenziano, 
e  con  ella  il  f^mofo  Cenobio  de' Cavalieri  Templarj ,  de* 
quali  ,  al  dir  di  Michele  Monaco ,  fi  truova  eficre  ftato 
l'anno  1283.  Gran  Macftro  Fra  Matteo  d*  Ifernia  :  oggi 
v'  è  una  piccioia  Cappella  con  dentro  una  immagine^, 
che  ntknt  V  antico  mm\c  dì  S,  Ter enziarw.  L'altro  Borgo 
era  fijori  ia  Pcrta ,  detia  oggi  di  Napoliy  fopra  di  quella  ftra- 
da,  che  cohduceverfo l'antico  Feudo,  ora  femplice  Ofte- 

Ss  ria 


3  20      Storia  Civile  di  Capua 

ria  dell'  Ordichelia  ,  che  fi  chiamava  allora  il  Borgo  dì 
S»  Giovanni  Gero[oUmitano  ;  ma  di  quefto  non  vi  è  oggi 
veftigio  alcuno  ,  né  fé  ne  conferva  il  nome  .  li  terzo  Bor- 
go era  quello  di  S*  Vittore  ,  fconofciuto  per  altro  al  dì 
d*  oggi  l'otto  quefto  nome  ,  ma  abitato  in  quella  parto 
della  Città  ,  che  è  più  in  là  dell'Arco  di  S. Eligio,  chia- 
mato anche  Borgo  di  S.  Erafmo  ,  e  di  Porta  Capuana , 

Per  quattro  magnifiche  Porte  fi  entrava  nella  Città  y 
una  eròi  delle  Torri ,  che  oggi  dicefi  Porta  di  Roma  iV^U 
tra  di  S.  V-ttore  ,  che  in  appreflb  fu  detta  Porta  di  S,E/i' 
già  ,  chiamata  prima  col  nome  di  Porta  Capuana  :  ì^^ 
te  71  era  la  Porta  F/uoia/e,  fituata  nel  luogo,  detto  /a 
LifJ^ata  ,  fopra  del  fiume  vicino  la  Parrocchia  di  S.  An- 
drea ,  che  dicevafi  aJ  Portam  Fluvialem  :  i'  altra  final- 
menfc  era  la  Porta  di  S\  Angelo  y  t<\  era  pofta  dietro  il 
Monifiero  di  Santa  Maria  di  donne  Monache  in  quel  luo- 
go ,  e  in  quella  parte  ,  che  per  diritto  fentiero  fi  anda- 
va a!  Monderò  de'  CalIInefi  ,  allora  fotto  il  titolo  di  S.  An^ 
velo  in  Formis ,  porto  sulle  falde  dei  Tifata  ,  o  Cu  monte  di 
S.  Niccolò  .  Oggi  ve  ne  fon  due  fole,  quella  di  Roma,  e  l'al- 
tra di  KapoU^  per  dove  Ci  va  alle  già  dette  due  Capitali . 

Vi  erano  in  Capua  molti  Ghetti  di  Ebrei  5  per- 
chè ,  ficcome  raccogliefi  dalie  fcritture  del  Teforo  Ar- 
civefcovile,  lette  ,  e  rapportate  dal  Vecchioni  ,  fu  loro 
neir  an-io  1449.  conceduto  dal  Magiftrato  di  Capua  un 
luogo  con  una  vigna  nel  Borgo  di  S.  Vittore  .  E'  anche 
indubitato  aver  elfi  molto  tempo  prima  occupato  in  Capua 
quel  luogo  della  Città ,  che  oggi  forma  il  diftretto  della  Par- 
rocchia di  S.  Martino  ,  che  fin  d*  allora  n'  ha  ritenuto  il  no- 
me di  S. Mar  tino  adjudaicam'^  e  ciò  fin  dall'anno  1375-  >  Ic- 
condo  chiaramente  Ci  legge  nella  Tafia  antica  delle  De- 
cime ,  portata  da  Michele  Monaco  nel  fuo  Santuario  Ca* 
fuana  ,  dove  facendofi  menzione  di  un'altra  Parrocchia 
forto  il  titolo  di  S,  Kiccoli  ad  Judaicam  ,  mi  dò  a  credere 
edere  fiato  in  quel  difirerro  un  altro  Ghetto  di  Ebrsi  > 
i  quali  poi  tutti  con  altri  di  fimil  razza  d  fgraziatamen- 
te  dovettero  ufcire  non  meno  da  Capua ,  che  dal  Regno 

l'an- 


Libro  Secondo.  321 

r^inno  1540.,  in  virtù  delJa  Regia  Prammatica,  emana* 
ca  i'annp  antecedeote . 

Avverti  il  dotto  Parroco  D.Niccolò  Bartolomeo  ,  che 
queda  talla  di  deciaie  porgeva  un  gran  lume ,  per  cono- 
fcere  quella  mutazione  ,  che  anche  al  di  dentro  ha  fof- 
ferta  la  noftra  Capua  j  poiché  in  elTa  (ì  vede  non  eflervi 
itato  ne*  tempi  (coi fi  né  piazza,  né  vico  5  anzi  non  cf- 
fervi  ftata  caia,  che  non  foflè  ftata  Chiefa  ,  né  Chiefa.!* 
che  non  folle  Itata  Parrocchia  :  argomento  troppo  chia- 
ro delia  gran  pietà  degli  antichi  ncfiri  Capuani  Longo- 
bardi .  In  fatti  tra  di  efìe  comparivano  n  olto  ricche; ,: 
e  magnifiche  le  cinque  Chicfe  co'  loro  Conventi  ,  chc-> 
quattro  dentro  la  Città  ,  ed  una  al  di  fuori  poficdevano 
i  PP.  Benedettini  Caffinefi  ,  cioè  quella  di  S.  Benedetto  ^ 
polìeduta  oggi  da'  PP.  Gefuiti,  che  la  Città  noftra  col- 
le fcuoie  ,  coile  prediche,  e  coirefempìo  iIJuftrano ,  e  fan- 
tificano  ;  quella  di  S. Lorenzo  ,  ridetta  in  una  picciola  Chic- 
fetta  ,  anncflà  al  Moniftero  di  S.Lorenzo  di  Averfa.  : 
quella  della  Sant'tjpma  Trinità  ,  dalle  Regie  fortificazio- 
ni diftrutta  ;  ed  un'altra  fotto  il  titolo  di  S.Vincenzo  in 
Volturno  y  oggi  Prepofitura  del  Signor  Cardinal  Pier  Lui- 
gi Caraffa  ,  pregio  ,  e  decoro  del  Sacro  Romano  Colle- 
gio 3  giacché  così  in  eila  ,  come  nell'altra  Tua  Chiefa  di 
S^Leucio  non  lafcJa  di  far  comparire  ardentiilìmo  il  fuo 
zelo,  fenza  rifparmiar  danaro,  e  fpefa  qualunque  per  le 
fabbriche  ,  e  per  gli  ornamenti  di  cfie  5  invigilando  egli 
proprio  l'ottimo  Porporato  a'  fuoi  Miniftri ,  acciocché  i  pcfi 
de'  fuoi  benefizj  s'adempiano  a  dovere  ,  e  le  iuQ  Chiefo 
de'  (acri  ar;edi,  a  feconda  del  fuo  gran  zelo ,  fieno  ben 
tenute ,  e  provvedute  .Quella  poi  fuori  la  Città  ,  Ì\  era  S,An^ 
gelo  in  Forniti  t  oggi  Commenda  di  Monfignor  Perrelli, 
Prelato  degnifilìmo  ,  di  fopra  lodato  . 

Per  ora   ballava  dire  ,    che  la  prefente  Capua  nonj 
ha  mancato    colla  magnificenza   delie  fabbriche  ,    e  col 
pregio  delle  facre  fuppelietrili  non  folamente  d'imitarci. 
ma  forfè  anche  di  fuperare  la  pietà  ,  e   *1  culto  de',  fuoi 
amichi  Cittadini  ippiche  ,  toccando  di  pafiaggio  i  luoghi 

Ss    a  (à- 


3  2  2      Storia  Civile  di  Capna 

facri  ,  fi  vede  oggi  nella  Città  eflcrvi  la  Chicfa  Arclvc- 
fcovile  ,  fotto  il  titolo  deW Ajfunta  ,  ufiziata  ,  e  ben  fervi^ 
ta  da  quaranta  dotti  ,  ed  eiemplaii  Canonici  ,  incluiovi 
l'Arcivcfcovo  ,  ch'è  parimente  Canonico  ,  da  venti  Do» 
medarj  ,  e  da  circa  ottanta  Seaiinarifti ,  e  Chierici ,  che 
al  Coro  aliìftono  :  ha  diciotto  Parrocchie ,  e  otto  Cap- 
pcllanie  Curate  di  certi  Preti ,  che  in  alcuni  tempi  dcITan- 
no  fon  tenuti  di  coadiuvare  i  Parrochi  nella  lor  cura^  h 
febbene  quefte  erano  al  numero  di  quindici  ,  delle  quali 
furono  per  grazia  di  Benedetto  XIII.  fopprefle  fette  ,  fei 
per  gli  Cappellani  Manfionarj  del  Duomo  >  ed  una  pel 
Maeftro  di  cerimonie;  ha  la  Chiefa  ricettizia  della  ìsLun- 
zìata  ,  ove  ogni  giorno  fi  ufizia  da'  Sacerdoti  ,  fotto  il 
regolamento  d*un  Capo  ,  che  col  titolo  di  Rettore  vieii.» 
chiamato  ,  e  dal  Magiftrato  Capuano  è  a  tal  incomben- 
za deftinato  ,  Vi  fono  quattro  Claufure  di  Dame  Reli- 
giofe  ,  tre  Benedettine  ,  «S".  Maria  ,  S.Gio^anni ,  S.Gìrok' 
r»o  5  una  Francefcana  fotto  il  titolo  del  Geih  Grande  i 
quattro  Confervatorj  per  Ja  gente  civile  ,  la  Nunziata^  , 
la  Concezione  ,  la  Carità  ,  il  Gesù  Piccolo  :  uno  per  la 
gente  piiì  bafla  ,  fotto  il  titolo  di  S.Terefa  ,  oltre  ali'efcm- 
plarillìmo  Ritiro  dell*  Arcangelo  Gabriello  per  le  gentil- 
donne, che  vogliono  ivi  menar  vita  ritirata  ,  e  la  cafa 
di  Santa  Maria  Maddalena  per  le  pericolanti  ,  e  perico- 
late .  "Vi  fono  dieci  Conventi  di  Frati  ,  nove  dentro  la 
Città  ,  S.Caterina  de*  PP.  Francefcani,  S.  Antonio  de' 
PP.  Conventuali  ,  S.  Pietro  a  Majella  de'  PP.  Celerini, 
Mónte  Vergine  ,  S,  Domenico  ,  il  Carmine ,  la  Maddalena 
de*  PP.  Agostiniani  di  Carbonara,  il  Collegio  de' PP.  Ge- 
fuiri ,  l'altro  de*  PP.  Teatini  ,  ed  uno  fuori  la  Città  de' 
PP.  Cappuccini . 

Tutta  l'antica  Città  da  tre  larghe  ,  lun^e  ,  e  ma- 
gnifiche ftrade  era  ,  ed  è  al  prefente  divifa  .  La  prima»» 
do^mincia  dalla  Porta  delle  Torri  ,  detta  oggi  di  kowa^y 
dove  a  man  finiiira ,  quando  s'entra,  ila  in  alto  fituata 
ìk  ftatua  di  marmo  dell'Imperador  Federigo  II.  ,  molto 
beojemerito  della  Città  di  Capua  •  Quella  fi  (lende  per 
•t;  fo- 


Libro  Secondo.  523 

fopra    l'antico  Ponte  ,   e  arriva  p^r  retta  linea  al  largo 
avanti  Ja  Porta  di  Napoli  .  Nel  decorfo  di  qucfta  ftrada 
a  man  finiftra  fi  trova  un  grand' arco,  per  dove  li  en- 
tra nella  piazza  de' commeftibili ,  fondo  della  menia  Ar- 
civefcovile  ,  ove  in  ogni  Lunedì  fi  fa  mercato ,  e  vi  con- 
corre non  folamente  dalla  Diocefì  Capuana  ,  ma  anche 
dall'altre  convicine  Città,  e  loro  Cafali  gran  moltitudi- 
ne di  popolo  ,  per  vedere ,  per  comperare ,  e   per  prov- 
vederfi  di  tutto  il  bifognevole  all'  umana  foftentazione , 
a  riferba  folo  di  quel  Lunedì  ,  che  potrebbe  occorrere  tra 
gli  8.  ,  e    15.  di  Giugno 3  tempo  ,  in  cui   fi  trasferifce  il 
mercato  al  Largo  della  Nunziata    per  antico  fpecial  pri- 
vilegio di  Alfonfo ,  conceduto  alla  Città  ,  rendendo  ìoj 
cfTo  le  perfone  ,  che  vi  concorrono  ,  efenti  da  qualfifia 
gabella  .  Quefto  mercato  è  quello  fteffo ,  che  per  altro 
antico  privilegio   era    folito  farfi  nel  Borgo  di  S>  Gìovan* 
92i  Gerofo limitano  ,  fuori-  la  Porta  di  Napoli ,  a  30»  Apri- 
le ,  ed  a'  22.  Maggio  per  otto  giorni   la  volta  . 

Poco  piii  innanzi  poi  fi  truova  un'  altra  gran  piaz- 
za  ,  chiamata  de  Giudici^  detta  così,  perchè  quivi  fono 
i  due  Tribunali  ,  a  i  quali  prefiedono  due  Giudici  ,  quel- 
lo delia  Re«^ia  Cort:  ,  ove  prefiede  un  Regio  Configiie* 
re  di  S.  Chiara  di  Napoli  j  e  quello  delle  caufe  cìvih  , 
detto  della  Bagliva  ,  ove  è  Giudice  un  Dottor  di  ^^%Z^ 
della  Città  di  Capua  .  Vi  fono  anche  moltiflìme  Curie, 
ove  rifiedono  i  Notai,  e  i  Giudici  a  contratto.  In  que- 
fto luogo  è  fituato  il  Palagio  della  Città,  ove  fi  radu- 
nano i  Signori  del  Governo  ,  per  iflabilire  gli  affari  dei 
Pubblico,  detto  perciò  il  Palagio  dell'Udienza.  Vi  è  an- 
che quello  del  Governatore  Colitico ,  ove  ^\  tiene  corte , 
e  fi  amminiftra  giuftizia  ,  colle  fuc  carceri  al  di  fotto  ; 
l'uno,  e  l'altro   di  magnifica,  e  fuperba   ftrurtura  . 

In  quefto  fito  de' Gi tedici  è  l'antichKfimo  Largo,  nel- 
l'anno 1748.  ben  accomodato,  e  laftricato  tutto  di  pie 
tre  vive  ,  con  molta  proporzione  tra  di  loro  conneiTo  , 
ove  di  ordinario  vi  è  gran  concorfo  di  Ufiziaii  miiitari, 
di  Cavalieri,  d' Ecclcfiaftici ,  di  Nobilj,  viventi  ,  e  della-, 

gente 


3  24     Storia  Civile  di  Capua 

gente  più  eulta ,  e  più  decorofa  della  Circa  ',  ed  ove  fo-^ 
vente  pafTeggiano ,  e  fi  trattengono  a  dilcorrere ,  e  trat- 
tare i  loro  affari  .  Quivi  trovafi  una  delle  tre  principali 
fontane  della  Città  ,  che  fcaturifce  queir  acqua  molrtì' 
leggiera  ,  e  pregevole  ,  della  qual  Capua  tanto  fi  loda , 
fatta  venire  circa  due  fecoli  addietro  dal  Magiftrato  Ca- 
puano per  lunghe  ftrade  di  buoni  acquidotti  da*  noftri 
monti  Tifatini ,  non  fènza  un  groffo  eccefllvo  difpendio. 
Quefta  fontana  ,  (ebbene  dia  abbeilimcnro  alla  piazza^  , 
contribuifce  però  al  comodo,  e  all'utile  de' paefani ,  che 
in  effa  fi  provvedono  di  acqua,  buttandone  da  i  quattro 
Tuoi  iati  in  molta  abbondanza  ,  e  zampillando  con  mol- 
ta limpidezza  dalle  fette  bocche  dell'Idra  ,  eh'  è  in  ci- 
ma di  eflfa  ,  rappreicntante  una  dtìÌQ  duQ  imprefe  della 
Citrà ,  attefo  1'  altra  e  una  croce  in  campo  rofio  ,  come 
già  dilli. 

Rende  anche  maeftofa  ,  e  ben  eulta  quefta  piazza  il 
B'wacb  ,  che  vi  è  fituato  dalla  parte  di  Oriente ,  conte- 
nendo di  giorno,  e  di  notte  una  buona  guardia  di  Gra- 
natieri col  loro  Ufiziale  ,  per  cufiodia  ,  e  quiete  delia  Cit- 
tà .  Su  di  quefto  ù  vede  eretta  in  alto  dalla  Citrà  ,  c-» 
dal  fuo  Magidrato  una  ila  tua  di  finifiimo  marmo  a)  Re 
Carlo  II.  con  di  fotto  la  feguente  ìfcrizione  ai  iato  defiro; 


KARO. 


Libro  Secondo .  32$' 

KAROLO  II.  REGI   CATHOL. 

PHIL.  IV.  FIL.  PHILIP.  III.  N£R  PHIL.  II.  PRONE?. 

KAROLI  V.  CAES.  ABN£P. 

AVITAE    GENEROSITATIS    HAEREDI  PROPAGATO- 

RI  GLORIAE 

ANNO  REGIMINIS  SVI  PRLMO  IMPLETO 

lAM  VOTA  I  MPLENDI  OMNIA ,  MONaRCHIAE 

SIMVL,  ET  SPEM   AVREI  SAECVLI  REVOCANDI 

ORDO  POPVLVSQ^  CAPVANVS 

DEVOTVS  NV^vlINI  MAIESTATICA  EIVS 

STATVAM   IN  FORO  MaRMOREAM 

ADORABVNDVS  POS. 

MANSVRAM  PR.ISCAE  FIDELITATISSVAE  TESTIMO- 

NIVM 

AVSTRIACI  SCEPTRI  PERENNATVRI  AVSPICIVM 

VII.  ID.  NOVEMBR.  AN.  SAL.  MDCLXXVI. 

Al  Iato  finiftro  poi  in   un  altro  marmo  vi  fi  legge  que- 
ft*  altra  Ifcr  zione  : 

D.  FERDINANDO  IOACHIMO  FAXARDO 

REQVESSENS  ET  ZVNICA 

MriRCHIONE  VELEZIVM 

PROREGE  NEAPOL. 

D.  lOSEPHO  DE  LEDESMA 

REGIO 

AD  D.  CLAR.  NEAPOL.  CONSILIARIO 

ET 
CAPVANAE  CIVITATIS 

REGIO  GVBERNATORE 

AVRORAM  OPTATO  FACIVNT 
HAEC  LVMINA 
SAECLO 
In  qr^f^a  piazza  a  mandeftra  ,  quando  fi  va  alla  Porta  di 
Nipnli ,  vi  è  la  nobJiiIima  ,  ed  antxa  Chiefa  di  5.  Gaetano 
de'  PP. Teatini ,  riedificata  dalle  fon  iam's^nta  5  poi  ben  abbel- 
Iita,e  reraiinata  di  turto  punto  nell'anno  1 74.8.)Cbe  fi  è  la  pri- 
ma voita,  doppo  alcuni  anni  di  fabbriga,aperta,  econfeciata. 

Acco- 


326     Storia  Civile  di  Capua 

Accofto  ad  ciVa.  vi  è  il  Siipportico  ,  o  fia  Ai  rio  ,  per  do- 
ve al  Borgo   di  S.  Virtorc  fi  andava  .  Setto  qjieft'  Atrio  dal 
Magillratu  di  Capua  fu  collocata  rifcrizione  édV  antico  Ca- 
puano Anfiteatro,  che  in  un  pezzo  mutilo  di  marmo  fu  anni 
ibno  trovata,  e  poi  lupplita  dal  Canonico  Mazzocchi,  come 
già  diflì  più  volte  .  Sopra  della  già  detta  Ifcrizione  fi  kcge; 
MVTiLVM  CAMPANI.AMPHITHEATRI  TITVLVM 
NVPER  AD  EIVSDErvI  PORTAM 
QVAE  MERIDIEM  SPECTAT  EFFOSSVM 
SEVIRI  CAMPANI  SVPPLENDVM 
ET  CONSPECTISSIMO  VRBIS  LOCO 
COLLOCANDVM  CVRARVNT 
ANNO  DOMINI  M.  D.  C,  C  XXVI 
L.  D.  D.  D. 
Nello  fteflb  Atrio ,  dirimpetto  alle  fijddette  Ifcrizioni  ,  vi 
è  un  altro  gran  pezzo  dì  fainofa  antichità  in  certo  mar- 
mo, trovato  neir  anticliifllmo  Capuano  Teatro,  del  qua- 
le  nel  primo  libro  ne  feci  anche  menzione  ,  con   alcune 
figure  di  mezzo  rilievo  ,  rapprefentanti  da  una  parte  Lue* 
cejo  ,  che  rifece   il  Profcenio  del  già  detto  Teatro  con^ 
diverfi  iftrumenti  di  fabbrica  ,  e  architettura  ben  effigia- 
ta ,  e  coir  Ifcrizione  ,  già  dì  fopra  riferita  . 
LVCCEIVS  PEGVUARIS  PROSCENII  REDEMPTOR 
EX  BISO  FECIT . 
Dall'altra  parte,  e  proprio  nel  fine  del  marmo,  e  delle 
figure,  un  gran  ferpente  ,  fpecie  di  picciol  Drago ,  coro- 
nato con  una  criiia  ,  antica  infègna  d*  Ofco  ,  fondatoro 
di  Capua,   ci/jus  ìnjìgne  fecìt  ferpens  ^  e   vi  fi  legge  :  Gè- 
nicis  Theatri  :  dall'  altra  parte  fono  finalmente  ben  fcolpi- 
te  due  altre  figure  ,  l'una  di  Pallade  ,  l'altra  di  Mercurio.  So- 
pra di  queft' antichifi^ìmo  marmo  vi  fi  pofe  dal  Magiftrato 
Capuano  la  feguente  Ifcrizione  ,  che  chiaramente  vìTiìeg^ei 
CAPVAE   THEATRI  RVINIS 
MODO  ERVTVS  LAPIS 
VETVS  PRAECLARI  FACTI  MEMORIA 
HIC  S.  C.  REP.  MDCLV. 
Sì  tira  innanzi  quefla  prima  itrada ,  ed  arriva  al  L:;rgo 

della 


Libro  Secondo.  327 

della  Porta  di  Napoli  j  dove  per  dinotare,  che  la  Città 
di  Capua  antieamente  da  femplici  cadenti  mura  era  cir- 
condata fino  a'  tempi  di  Filippo  ,  che  Ja  fece  ben  forti- 
iicare  ,  vi  è  fbpra  la  medefima  Porta  al  di  fuori  la  fe- 
guente  Ifcrizione  : 

^Y'^   MVRO  QVONDAM  TRIPEDALI  ,  ET  PENE  LA- 

BANTI 
CAMPANI  ASSVETI  REGVM  BENE  IVRA  TVERI 
VT  MELIVS  SIT  RES  OLIM  DEFENSA  PHILIPPI 
MVNIRI  FIRMIS  GVRARVNT  ARCIBVS  VRBEM 
La  feconda  antica  ftrada ,  che  divide  la  Città  di  Ca- 
pua ,  fi  è  quella  ,   che  comincia  dal  Palazzo  Arcivefco- 
vile  ,  e  va  a  terminare    per   retta  linea  al  Moniftero  di 
Santa  Maria  di  Donne  Monache.  In  quefta  ftrada i  ador- 
nata di  nobili ,  e  magnifici  palagi ,  vi  era  a  man  diritta 
r  antico  Seggio  de'  Cavalieri  della  Città  di   Capua  ,  do- 
ve elfi  foleano  raunarfi,  per  trattar  gli  affari ,   riguardan- 
ti la  lor  nobiltà  ,  chiamato  allora  il  Seggio  dell'  Olivo ^ 
dal  tempo  poi  rovinato,  e  disfatto j  in  man.era  che  niun 
vefligio  oggi  n'è  rimafto  .  Avanti  al  luogo  ,  ov'  era  fltua- 
to  tal  Seggio  ,  vi  è  la  feconda  g<an  fontana  della   itefla 
preziofìflim'  acqua  ,  pofta  dalla  Città  non  meno  ad  or- 
namento ,  che  a  comodo  del  pubblico  .  Più  innanzi  poi 
a  man  finiftra  di  detta  ftrada   ,  dopo  il  Collegio  de'  PP. 
Gesuiti ,  vi  è  il  gran  vafo  di  buona  fabbrica  ,  mantenu- 
to con  mirabile  architettura  ,  ove  fi  conferva  pel  pubbli- 
co r  acqua  da  bere  ,  acciocché  fia  pronta  ,  e  non  man- 
chi in  qualche  neceilìtà  di  guerra,  o  altra  finiile  5  capa- 
ce tal   vafe  di  circa   fioco,  botti  d*  acqua  ,  della  quale  è 
fempre  pieno  ,  e  '1  pubblico  ne  porta  il  pefo   di  mutarla 
di  tempo  in   tempo  ,    perchè    fempre  limpida  ,    e  puri* 
abbia  ivi  a  confervarfi ,  e  tenerfi  pronta  ne'  bifogni  9  che 
potranno  occorrere  . 

La  terza  Itrada  finalmente  ,  che  nella  fondazione.» 
dal^  Conte  Landone  fu  fatta  ,  e  divide  la  Città  di  Capua, 
^\  è  quella,  che  comincia  dal  Largo  del  Convento  de' PP. 
Franccfeani ,  detti  di  S.  Caterina  ,  e  tira  per  retta  linea.* 

Te  fino 


3  2  8      Storia  Civile  di  Capua 

fino  alla  meno  antica  Vitriera,  ftrada  lunga,  molto  più  deira/- 
tre  àuc  di  fopra  ,  ornata  di  molti  ,  e  beili  palagi  ,  col- 
Ja  terza  gran  fontana  delia  iìcCs'  acqua  .  Quefta  ftrada.* 
fìccomc  anticamente  era  la  più  frequentata  ,    ed   avea  li 
maggior  concorfo  di  popolo  ,  cosi  paefano  ,  come  ftra- 
niero  ,  per  le  due  porte  ,  che  a  i  due  eftremi  di  effa  erano 
aperte,  e  v'entrava,  ed  ufciva  gente  d'ogni  nazione,  cioè 
da  Oriente  ia  porta  di  ^S*.  Angelo^  e  da  Occidente  la  Flu^ 
"Viale  i  così  poi  cfTendofi  tolte  dette  due  porte  ,  e  ridot- 
ta a  nuova  foggia  ia  fltuazione  delle  mura ,  e  delie  ufci- 
te  della  Città  ,  venne  a  ceflare  il  concorfo  in   detta  ftra- 
da ,  che  per   ragione  di  tali  due  porte  era  trequentiiiiino. 
Oltre  alle  fuddette   tre  magnifiche  ftrade,   che  divi- 
dono per  mezzo  ia  Città  di  Capua  ,  moitiftime  altre  ve 
ne  fono  ,  che  alle  medefime  conducono  ,  e  da  elle  ger- 
iKOgliano  ,  e  così  guidano  per  tutta  Ja  Città .  E  comin* 
dando  dalia  prima  fuddetta  ftrada  3  grande  è  quella  ,  che 
nafce  dalla   facciata  à^\   Palazzo  à^W  Udienza  ,   corre  per 
ietta  linea  avanti  al  Duomo  ,  fotto  il  Seggio  di  Antignano, 
oggi   del  Duca  di  S.  Cipriano  Capua ,  arriva  alla   fontana 
della  già  detta  teiz'  antica  ftrada,  e  pallandole  per  avan- 
ti,  tira  innanzi  fino  al  fiume,  coi  nome  di  Strada  del" 
r Arcivefcovado  ,  Grande  è  quella  ,  che  nafce  dai  Bivacb 
per  linea   retta  avanti  la  Parocchia  di  S,  Giovanni  de'  Ko' 
bili  Uomini ,  giugne  alla  Chiefa   de*  V^.  Domenicani  ,  che 
truovafi  a   man  finiftra  della  già  detta  feconda  ftrada,  chia- 
mata la  Strada  del  Generale  ,  perchè  ivi  il  General  Coman- 
dante della  Piazza  è  foliro  abitare.  Grande  e  quella  ,  che 
dal  Largo  della  SantilUma  Annunziata  tira   innanzi    fino 
fopra  1'  antica  principale  ftrada  ,  e  propriamente   dirim- 
petto al  picciolo,  o  fecondo  giardino  de' Signori  Azzia, 
col  nome  di  Strada  della  Carità ,  per  la  Chiefa  ,  e  Con- 
fervatorio  di   fimil  nome  ,  ivi  fituaro  .  Siccome   è  anche 
grande  quella   ftrada  ,    che    dalla  Chiefa   del  Purgatorio 
conduce  per  retta  linea   avanti  la  Chiefa  de*  PP.  Agofti- 
niani  di  Carbonara  alla  cafa  ,  e  Parrochia   di  S.  Rufo  , 
fituata  a  man  finiftra   della  feconda  mcdeSina  principa- 

.  le 


Libro  Secondo.  329 

Je  flrada ,  detta  la  Strada  della  Maddalena  ,  per  Jo  Mo- 
niftero  già  detto  de'  PP.  Agoltiniani  fotto  li  titoJo  della 
Maddalena,  ivi  efìftenre. 

Quefto  è  per  le  ftradc ,  che  germogliano  dalla  prì- 
jna  antica  principale  firada  .  Vi  lono  ben  anche  altro 
quattro  ftrade  ,  che  dalla  fteffa  verfo  il  Camello  con- 
ducono .  Seguitando  poi  la  feconda  antica  ftrada  ,  è  be^ 
ne  fpaziofa  quella  ,  che  da  fuori  V  Arco  di  S.  Bartolo- 
meo  ad  ^rchilcyjtoi y  dalla  parte  di  S.Domenico,  tira  a« 
retta  linea  per  avanti  la  Parrocchia  di  S.  Sai  va  dorè  Mag- 
giore fino  al  cadno  ^^\  Duca  di  S.  Cipriano  ,  fitua- 
to  a  man  fìniftra  della  terz'  antica  ftrada  ,  chiama- 
ta la  Strada  del  Seminarlo  ,  per  ritrovarfi  in  efla  il  Semi- 
nario de'  Chierici  fituato . 

Ed  è  qui  da  faperfì,  che  quando  da  Benevento  per- 
venne poi  ]1  Principato  in  quefta  Città  ,  la  Chiefa  ,  o 
Moniftero  ,  oggi  di  S,  Loftìenico  ,  era  V  antico  Palagio 
de*  Principi  di  Capua  ,  e  fi  ftendeva  d*  ampiezza,  e  lun- 
ghezza ,  quanto  contiene  il  diftrerto  della  Parrocchia  di 
S.  M^heie  a  Corte  ,  di  S.  Giovanni  a  Corte ,  e  di  S.  Sal- 
vadoie  a  Corte  ,  dette  quefte  tre  Parrocchie  coli' aggiun- 
to a  Corte  j  poiché  fi  contenevano  nella  Corte  ,  o  fìa^ 
Largo  àQ.\  Palagio  ét\  Principe  j  anz^  dicono  alcuni  Au- 
tori ,  che  cosi  la  Chiefa  di  S,  Michele  a  Corte  ,  corno 
quella  à\  5.  Giovanni  a  Corte  erano  le  due  Cappelle  pro- 
prie àt\  Palagio  ìì^ì  Pnncipe  ,  e  dentro  di  effo  contenu- 
te .  Prima  à\  efli  i  Conti  di  Capua  abitavano  ,  e  face- 
vano la  lor  refidenza  nel  Palagio  ,  ove  ora  è  la  Clau- 
ibra  dei  Gem  Grande  ,  che  pafsò  poi  per  ab  razione  de* 
gran  Conti  di  Altavilla  ,  e  da  q^ì  al  Comune  ,  che  vi 
fondò   tal  Moniftero . 

Or  feguitando  la  già  detta  antica  feconda  ftrada  ^ 
grande  certamente,  e  fpaziofa  fi  è  quella  ,  che  dal  Giar- 
dino di  S.  Giovanni  Gerofclimitano  tira  per  retra  linea-, 
su  delJa  terz*  antica  lirada  ,  terminando  fotto  la  balco- 
nata dtì  Palagio  de' Sgnori  Cpuilo,  e  paflando  per  fo- 
pra  ia  medefima  terza  principale  ftrada  ,  propriamento 

Tt    %  vici- 


3  30      Storia  Civile  di  Capua 

vicino  al  Moniftero  de*  PP.  Conventuali  di  S.  Antonio , 
giugne  fino  al  Fiume  ,  che  1'  è  pm  innanzi  >  chiamata^ 
Ja  Strada  de  Rinaldi ,  per  la  nobile  famiglia  Rinaldi ,  che 
v'  abita  .  E'  anche  una  bella  ftrada  quella ,  che  dal  L^rgo 
d*  Eboli ,  come  al  vertice  d'  un  angolo  a  retta  linea  giu- 
gne da  una  parte  alla  cafa  de'  Signori  Mazziocta ,  chia- 
mata ia  Strada  di  MonteVirgint  ,  per  lo  Moniftero  ,  o 
Chiefa  di  tal  nome,  in  ella  efiftenre.  Per  l'altra  retra^ 
iinea ,  ed  avanti  la  Parrocchia  di  S.  Cofma  a  Quadrapa- 
ne  pafla  per  mezzo  la  terza  ftrada  antica  ,  e  giugne  fi- 
no al  fiume  ,  chiamata  la  Strada  di  VentrìgUa  y  per  la  ca- 
fa della  già  detta  famiglia  ,  che  vi  è  fituata  :  ficcomcj 
ottima  ftrada  è  quella,  che  dal  frontefpizio  del  Monifte- 
ro di  Montevcrgine  per  retta  linea  giugne  alla  terz'  an- 
tica ftrada  3  e  paftandoia  per  mezzo  ,  arriva  parimente.» 
al  fiume ,  che  1'  è  più  innan7Ì ,  detta  ia  Strada  de  Pari" 
gi  y  per  due  loro  cafe,  che  vi  fono. 

Finalmente  e  grande  ,  e  ipaziofa  quella  ftrada^» 
che  dalla  facciata  della  Chiefa  di  S.  Marcello  ,  e  propria- 
mente dalla  fua  porta  fi  ftende  per  retta  iinea  alla  Vi- 
triera  ,  termine  ,  e  confine  della  terz*  antica  ftrada  già 
detta  ,  comunemente  chiamata  Strada  de'  Gestìiti ,  perchè 
buona  parte  del   loro  Collegio  ,  e  Chiefa  comprende  ^ 

Molti  altri  vichi  vi  fono,  che  intrecciano quefte  ftra- 
de,  e  fanno  con  faciltà  girare,  e  poftèdere  da'  cittadini 
r  intiera  Città  :  ficcome  molte  altre  fontane  vi  fono  in-» 
diverfe  altre  ftrade  per   comodo  degli  abitanti  piiì  vicini. 

Ma  quanto  piiì  quefta  nuova  Città  compariva  gran- 
de nelle  Chiefe  ,  e  nelle  ftrade ,  altrettanto  magnifica  fi  ve- 
dea  ne'  Tuoi  palagi ,  abitazioni  ben  degne  di  quei  perfb- 
naggi^  parte  de' quali  eftinta  vien  compianta  da*  prefen- 
tì  cittadini  j  alcuni  di  efiì  trasferitifi  nella  Capitale  del  Re- 
gno,  formalo  ivi  nella  ior  difcendenza  le  cale  de' prin- 
cipali Magnati  3  e  parte  in  qualche  gloriofo  rampollo  è 
rimafta  in  Capua  a  formare  la  maggior  gloria  della  .più 
che  iliuftre  loro  Patria.  Tali  erano  i  Palagi  de' Marzani , 
Duchi  di  Sefia  ,  congiunti  ia  iftretta  affinità  cogli  ftcfli 

Re 


Libro  Secondo.  331 

Re  di  Napoli  ,  de' Pannoni,  Conti  dì  Venafro  ,  de'Fcr- 
ramofca  ,  degli  Antignani  ,  de'  Caraccioii  ,  fei  de*  molti 
Palagi  della  Famiglia  Capua  ,  o  fian  i  due  de  igcan  Con- 
ti d'Altavilla,  poi  Principi  delJa  Riccia,  de' quali  fé  ne 
vede  formata  la  cUufura  dei  Gesù  Grande ,  e  buona  par- 
te del  Collegio  de*  PP.  Gesuiti ,  o  (la  quello  del  gran  Pro- 
tonotar^o ,  e  Locoteta  dei  Regno  ,  Bartolomeo  di  Capua, 
ove  oggi  fé  ne  fta  il  Comandante  Generale  dcila  Piaz- 
za j  o  ila  quello  di  Luigi  di  Capua  ,  ove  ora  abitano  i 
Signori  d*  Azzia ,  e  vi  abitò  pur  anche  l'Imperador  Car- 
lo V.  neJla  venuta,  e  trattenimento,  che  fece  in  Capua> 
o  fìa  quello  del  Conte  di  Falena,  dal  quale  fé  n' è  fatto 
un  comptenforio  di  tante  cafe  ,  ab  tato  da  moltiiiimo 
perfone  ,  dirimperto  al  Palagio  del  medefimo  Luigi ,  pof- 
feduto  oggi  ancora  quefto  da*  Signori  Azzia  j  o  Ha  final- 
mente il  gran  Palagio  del  Principe  di  Morcone  ,  poi  di 
Cafpoli  ,  e  di  Conca  ,  oggi  de*  Duchi  di  Mignano  Ca* 
pua  ,  detto  anticamente  Cajhum  Lapìdum  ,  per  la  gran 
Torre  ,  buona  parte  di  pietre  vive  ,  che  vi  fi  vede  ;  Fami- 
glia ,  dilli  dì  Capua  ^  divifa  allora  in  tanti  palagi,  quan- 
ti erano  i  rami ,  che  da  uno  ftelTb  arbore  germogliar  fi 
vedevano  j  ora  però  a  d\.\e  Ioli  riftrerta  ,  l'uno  in  Napo» 
li  in  perfona  di  Bartohmeo  di  Capua ,  Gran  Conte  d*  Al- 
tavilla,  e  P  incipe  deli' Ariccia ,  l'altro  in  Capua  in  per- 
fona di  Gtambattijìa  dì  Capua  ,  Duca  di  S.Cipriano  j  I'  uno, 
e  l'altro  nobniflimo  germoglio  ,  niente  degenere  nei  i^^Oy 
e  nella  grandezza  dall'antico  ,  e  fublime  lor  tronco.  Il  Pa- 
lagio del  gran  Sinifcólco  del  Regno,  Giberto  d* Azzia  , 
e  del  Marchelè  della  Terza ,  fuo  nipote  ,  lo  ftedb  ,  chcj 
ora  da*  Signori  Friozzi  ^\  poflìede  .  Il  Palagio  de' Signo- 
ri Eboli  ,  che  ha  lafciato  il  nome  ad  un  Quartiere  del- 
la Città  ,  ficcome  fi  fon  tramandate  in  uno  de'  loro 
poderi  ,  Franceióo  d'  Eboli  ,  Duca  di  Caftropignano , 
tutte  le  maggiori  glorie ,  che  poflono  adornare  un  vero 
foftegno  delia  co  ona  de)  noitro  invittillìmo  Re  Carlo 
Borbone,  feiicemcnre  ,  e  gloriofamente  regnante.  Quelli 
4cilc  tse  iiobiiiilime  famiglie  Guindazzo,  Raimo,  e  Ca- 

jazza^ 


33 i      Storia  Civile  di  Capua 

ja72a  .  II  palagio  della  ben  chiara  Capuana  famiglia  Aìot^ 
pa  y  che  lafciò  il  nome  all'intiero  diftretro  della  Parroc- 
chia di  S.  Bartolomeo  5  detto  perciò  San  Bartolcmeo  ad 
Jrchiloyjìos  :  ficcome  l'altro  della  nobile  famiglia  Diadi- 
fco  ,  diede  il  nome  alla  Parrocchia  di  S,  Angelo  a  Dia^ 
difco  »  V  altro  dtW  illuftre  famiglia  d'  Apolita  ,  (jtuato 
d  rimpetto  la  Chiefa  di  S.Andrea,  perciò  detto  de  ApO" 
lìta  ;  fenza  far  io  parola  di  tanti  ,  e  tanti  altri  palagi 
degli  antichi  nobili  Capuani,  come  de'Capeci,  Marchefi, 
Capuani ,  Minutoli ,  Sconniti ,  Rodi ,  Leonella  ,  ed  altri , 
che  di  poi  trasferitifi  in  Napoli ,  ficcome  illuftrarono ,  e 
tuttavia  iiluftrano  quelle  Piazze,  e  quei  Seggi  j  cosi  han 
lafciato  alla  Città  di  Capua  fublime ,  e  pregevole  la  lo- 
ro memoria  . 

Avea  1'  antica  Città   di  Capua  per  comodo  àt\  pub- 
blico molti  ,  e  di verfl  Spedali ,  come  quello  dell'Annun- 
ziata, di  S.Antonio  di   Vienna,  di   S.Caterina,  diS. Eli- 
gio,  e  di   S.Giacomo  d'  Altopajfo  ^  di  S.  Giacomo ^tf*  Pf/- 
k  orini  t  di  S.GiowAntìi  de*  Nobili  uomini  y  di   S.  Lazzaro, 
di  S.  Maria  de'  Confrati  ,  lo  Spedale  di  S.  Maria  ,  di  S.  Spiri- 
to ,  del  Moniftero  di  S.Giovanni,  di  S.  Teienziano ,  de* 
quali  ne  fa  diftinta  ,  ed  accurata   memoria  con  tutta  ia. 
maggior  erudizione  Giufeppe  di  Capua  Capece  nella  fua 
già  iodata  DiflTertazione  intorno  alle  due  campane  di  S» 
Giovanni  de' ìsLohili  uomini  »  Di  quefti  appena  quattro  og- 
gi fono  in  piedi ,  cioè  quello  <ìi^\V  Annunziata ,  di  S.  ^\ì^ 
gio  ,  di  S.Antonio,  e  di  S.  Lazzaro. 

Questi  antichi  Spedali  ,  quefti  palagi  ,  e  queftì  pub- 
blici edifizj ,  che  o  han  cangiato  faccia  ,  e  forma  ,  o  fo- 
no ftati  à^\  tutto  diftrutti  ,  fono  trofei  di  quel  tempo, 
che  con  forza  infupcrabile  fuol  dare  il  guaito  a  le  cofe 
tutte  ,  omnia  fert  aetai  ,  animum  quoque  ,  cantò  il  Poe- 
ta.  Per  ia  qual  cofa  punto  di  maraviglia  recar  non  dee, 
fé  oltre  a  qualche  mutazione  nel  materiale  degli  edjfizj, 
fi  fcorge  ancora  nella  noftr'  antichiflima  Capua  qualche 
cangiamento  nel  politico  eziandio  ,  e  ncll'  economico, 
dappoiché  altra  ,  e  divella  si  era  la  maniera  ,  di  cui  pri- 
ma 


Libro  Secondo.  333 

ma  di  noi   fi  governavano  i  Capuani.  Nei  primi  tempi, 
in  cui  la  prefenre  Capua  fu  edificata,  e  finattantochèin 
efla  regnarono  i  Longobardi,  e  poi  i Normanni,   fi  vide, 
che  un  Gattaldo,  e  poi  un  Conte  ,  indi  un  Principe  Ia« 
fignoreggiò  nello  fteflb  tempo  ,  ed  un  particoiar  Giudi- 
ce,  ed  anche  due  tennero  le  redini  del  (uo  governo.  Ma 
nei  tempi  più  vicini,  quando  la  Città  di  Capua  fu  fotto  il 
domnio  de  i  Re  ,  allora  da  un  gentiluomo  letterato,  vol- 
garmente Spada  e  Cappa ,  col  titolo  di  Capitanio ,  venne 
nel  fuo  politico  governata  .    Poi    per  grazia  fpeciale  de* 
Regnanti    fu    a*  Signori  Configlieri    di  S.  Chiara  dato  il 
governo  della  Città,  il  quale  ancor  dura  con   pieno  fod- 
disfacimento  di  tutto  il   pubblico  j  anzi   ficcome  per  leg- 
ge deve  efercitarfi   per  un  anno,  cosi  poi,  quello  termi- 
nato ,  fuole  la  Città  pregare  il  Re  ,  ed  ottenere  la  con- 
ferma per  un  altr'anno,  come  a  Tuo  luogo  dirò  con  tut- 
ta la  maggior  distinzione  . 

In  quanto  al  governo  economico  ,  ^\  è  anticamen» 
te  la  Cirtà  governata  da  fettantadue  perfone  ,  poi  da.» 
cinquanta  3  venticinque  del  ceto  de' nobili ,  ed  altri  ven- 
ticinque eran  comporti  parte  di  coloro,  che  nati  da  one- 
fti ,  e  decorofi  progenitori  nobilmente  viveano  ,  e  parte 
di  perfone  civili,  come  erano  i  Notai,  Mercanti,  ed  al- 
tri fimili  5*  poi  da  quaranta,  cioè  20.  nobili,  e  20. citta- 
dini,  o  fieno  nobili  viventi.  Nell'anno  poi  i737»  fu  am- 
pliato a  fellanta  perfone  ,  à^Wz  quali  30.  nobili ,  cioè  20, 
nobili  ex  genere  ,  e  dieci  dottori  ,  20.  nobili  viventi  ,  e 
dieci  civili  ,  come  a  fuo  luogo  ,  e  tempo  minutamente 
rapporterò . 

Defcritta  già  T antica  Città  di  Capua,  che  fu  dal  no- 
ftro  Conte  Landone  ,  dal  Vefcovo  Landulfo,  e  dagli  al- 
tri due  loro  fratelli,  Pandone  ,  e  Landonulfo  ,  edificata  5 
e  delcrltto  il  divario  in  molte  cofe  murate  nella  prefen- 
te  Città  ,  è  dimeflieri  ,  che  per  ordine  di  queda  Storia, 
io  feriva  un  poco  intorno  alia  Fcriezzi  ,  e  fua  firuazio- 
V,Z  ,  ce!!-  qua!:  poiè  r-rite  volte  a'  fuoi  nemici  refiftere. 
Egli  è  indubitato  I  che  sul  bel  principio  della  fua  foada- 

asionc 


3  34     Storia  Civile  di  Capua 

zione  Don  ebbe  la  Città  di  Capua  vermi  recinto  dì  mu- 
ra ,  né  menomo  Forte  ,  che  avelie  potuto  difenderla  .  Do- 
po più  ,  e  più  anni  fu  la  Città  da  per  tutto  il  fuo  gi- 
ro murata  ,  ma  di  una  muraglia  ,  non  già  ad  ufo  di  For- 
tezza ,  ma  molto  debole  ,  e  fiacca  j  tantoché  piuttoflo 
terra  murata  ,  che  Città  appellar  fi  poteva  ì  e  ciò  ben  fi 
deduce  dalla  fopraccirata  licrizione  ,  pofta  nel  frontefpi- 
zio  delia  Porta  di  Napoii  ,  ove  fi  dice  : 
SVB  MYRO  QVONDAM  TRIPEDALI  ,  ET  PENE  LA- 

BANTI . 
Vi  erano  bensì  due  fortiffime  Torri  al  capo  del  Ponte, 
ed  all'ingreflb  della  Porta  ,  oggi  di  Roma  :  queltc  po- 
tevano difendere  da  una  fola  parte  la  Città  ,  reftando 
tutto  il  dippiù  alla  difcrezione  del  nemico .  Ciò  però  non 
oftante,  e  non  ©(tante  la  mancanza  di  forti  muraglie, 
di  baftioni ,  di  rivellini ,  fcarpc  ,  contrafcarpe  ,  rocche  , 
cìtta,dà\t ,  flefcie ,  camelli ,  e  di  tutto  ciò ,  che  può  con- 
tribuire a  rendere  ben  munita  una  Piazza  5  nondimeno 
la  noftra  Città  di  Capua  per  l' addietro  ha  fatto  argine 
alle  incurfioni  nemiche  col  folo  petto  forte  ,  e  vaioro- 
fo  de'  fuoi  cittadini  ,  che  con  invitto  coraggio  in  ogni 
occafione  fi  fon  confcrvati  fedeli  a' loro  Sovrani;  moti- 
vo ,  per  cui  la  noftra  Capua  per  ifpecial  privilegio  por- 
ta il  titolo  di  FedelìJJìma, 

Nei  tempi  poi  d^W  Imperador  Carlo  V.  Ci  diede  prin- 
cipio a  fortificar  la  Città,  e  durò  il  lavoro  fino  a  i  rem- 
pi  ,  e  sul  fine  dtì  governo  di  Filippo  II.  fuo  figliuolo, 
nella  maniera  ,  come  da  noi  fi  è  oflervata  fino  all'  an- 
no 1730.  ,  in  cui  il  governo  Alemanno  forro  1*  Impe- 
rador Carlo  VI.  ,  colla  direzione  di  erperriilìmi  Inge- 
gneri ,  la  riduflè  a  tutta  maggior  perfez  one  ,  fecondo 
la  minuta  ,  e  ben  diftinta  pianta  ,  form^ira  dal  famofo 
dottilfimo  Ingegnere  Monfieur  d*  Herbohrt  Francefo  , 
che  in  giro  alla  Cirtà  ho  ft  mato  ftampare  nel  prefente 
Libro  per   maggior  gufto  degli  eruditi  leggitori . 

In  quefta  pianta  ,  oltre  alla  n.- turai  fortificazioni  , 
che  la  Città  riceve  dal  fiume  in  quelle  parti  9  dov'è  da 

elfo 


Libro  Secondo.  335* 

efìSb  bagnata,  fi  vede  munita  di  terrapieni,  palizzate  ,  ri- 
vellini ,  e  piazze  coverte,  dall'altra  parte,  oltre  al  Ca- 
itello  ben   guarnito  di  fpaventofa   artiglieria ,  e  di  ogn'al- 
tro  militare  attrezzo  ,  fi  veggono  da  pado  in  paflb  più 
baftioni  ,   uno  de'  quali  può  refiftere  contra  qualunque-» 
potentiffima  batteria  ,  e  tra  eflì  i  due  piiì  grandi  ,  Sapone  , 
e  lo  Sperone  ,  avanti  al  Ponte ,  e  propriamente  fuori  la 
Porta  di  Roma  ,  una  fpaventofa   batteria  ,  foffi  ben  pro- 
fondi ,  e  forti  muraglie .  Si  aggiugne  T  efteriore  riparo  di 
alcuni  forti  ,  che  per   efler  ognuno   a  forma  di  freccia  , 
con  quefto  nome  di  Flefcie  fono  a  noi  reftate  ,  non  iru 
quel  numero  ,  in  cui  da  principio  furon  coftrutti  ,  ma-» 
molto  diminuiti  ,    a  cagion  della  molta  guarnigione  di 
truppe  ,  che  per  difefa  de'  medefimi  forti  nella  Piazza  bi- 
fognata  farebbe  .  Vi  fi  ofTervano  anche  due  gran  magaz- 
zini   intcriori  ,    uno    vicino    alla    nobii    Claufura  dellcj 
Monache  di  Santa  Maria ,  T  altro  prellb  il  Convento  di 
Santa  Caterina  ,  nel  luogo  detto  ia  Limata  3  1'  uno ,  o 
l'altro  di  maravigliofa    ftruttura  ,   chiamati  tutti  e  due 
col  nome  di  Poheriere  j  perchè  desinati  a  queft'  ufo  di 
confervarvi  ia  polvere  in  più  raigliaja  di  cantaja  ,  efifen- 
done  ben  capaci . 

Vi  fono  final  mente  più  quartieri  ,  e  fieno  alloggia- 
menti per  gli  foldati  3  non   baftando  il  Camello,  e  l'an- 
tico quartiere  grande  dietro  5.  Elìgio  pel  foiito    prefidio 
delle  truppe  j  poiché  fogliono  elTere  in  Città  tre,  edal- 
le volte  quattro  battaglioni,  che  formano  il   numero  di 
circa   3000.  uomini  d'  armi ,  oltre  a  quei ,  che  fono  per 
fervizio  dell'  artiglieria  ,  e  agli  Ufiziali ,  aggregati  alla  Piaz- 
za .  Onde  per  ordine  del  Re  fi  fono  deftinate  più  cafc 
de' paefani  per  comoda  abitazione   de' Signori  Ufiziali,  i 
quali  però  portano  il   pefo  di  pagarne  il  pigione 5  e  fi  fo- 
no anche  defiinari  alcuni  gran  comprenforj  di  cale  par- 
ticolari ,  per  ufo  de' foldati  comuni. 

Ma  non  meno  per  gli  ftefli  foldati  di  fanteria, che 
per  quei  di  cavalleria,  foliti  a  ftare  nel  Cafale  di  5.  i^^- 
ria  y  e  Cafali  vicini,  {i  è  dal  Re  N.S.  fatto  edificare  per 


3^6     Storia  Civile  di  Capua 

gì*  infermi  dentro  la  Cicrà  ,  e  propriamente  nel  gran  Pa- 
lagio de'  Duchi  di  Mignano  della  famiglia  Capua  un  am- 
pio aiagnifìco  Spedale,  capace  di  300.  infermi  ,  fornito 
di  tutti  i  maggiori  comodi  ,  non  folo  per  gli  ammala- 
ti, ma  per  gli  molti  miniftri ,  deftinati  ad  affifter  ioroj 
ed  è  una  delle  cofe  ,  quanto  curìofa  a  vederfi  ,  tanto  de, 
gna  di  fomma  lode  ,  ed  encomio  alla  Maeltà  Sua  ,  che 
amando  teneramente  ,  e  con  amor  veramente  paterno  i 
fuoi  foldati  ,  non  gli  lafcia  in  abbandono  3  ma  penfa,  e 
provvede  alla  loro  falute  fino  all'ultimo  momento  della 
lor  vita . 

Mi  refta  ora  far  parola  de'  cittadini  ,  che  formano 
la  Città  di  Capua  i  e 'già  di^fi  di  fopra  ,  che  tra  per  le 
guerre,  e  per  V  incurfioni  de'  Barbari  ,  per  gl'incendi, 
e  fimiii  funeftillime  cagioni  molte  famiglie  Capuane  fli- 
maron  bene  mutar  cielo ,  e  fare  in  Napoli  ,  o  in  altro 
Città  d'Italia  il  lor  continuo  foggiorno  ;  onde  non  mol- 
to ampia,  e  fpaziofa  ,  ma  alquanto  riftretta  piuttofto  , 
e  breve  fu  dal  Conte  Landone  edificata  quefta  Città  di 
Capua  j  e  perciò  non  è  maraviglia  ,  fé  Tempre  in  nume- 
ro molto  piccolo  ,  e  molto  pochi  fieno  fempre  ftati  i  fuoi 
cittadini.  Errico  Bacco  colle  note  d'Encenio  nella  fua  Sto- 
ria àtX  Regno  aflerifce  ,  che  Capua  anticamente  nume- 
rava per  la  foia  Città  1816.  fuochi.  Scipione  Mazzella- 
nella  fua  Storia  del  Regno  feri  ve  ,  che  Capua  con  tutti  i 
fuoi  36.  Cafali  numerava  5795.  fuochi  j  ed  io  ^t^o  ^  ef- 
fendo  (tato  Vicario  Capitolare  della  Città,  e  Diocefi  Ca- 
puana i'  anno  1744.  feci  fare  da  tutti  i  Parrochi  della.* 
Città  lo  fiato  delle  anime  ,  e  trovai  ,  che  la  fola  Città 
più  di  feimila  anime  non  faceva.  Tra  il  numero  di  que- 
iti  cittadini  molte  famiglie  nobili  vi  erano  nei  tempi  di 
Landone,  e  nei  fecoli  fufieguenti  fin  oggii  moltifiìme  an- 
che nobilitate  furono  fino  a  i  tempi  a  noi  più  vicini . 
Tali  fi  furono  le  Famiglie  Marzano  ,  Aquino  ,  Ebboli  , 
Prsfenzano  ,  Cajazza  ,  Capua  ,  della  Leoneffa  ,  Ferrari , 
Azzìa  ,  Balzo  ,  d  '  Argenzìo  ,  Monti  ,  Lanza  ,  Ferramofca^ 
Minuto  li  y  de  Arcbiepifcopis  ,  AbbeKuvoli  ,  Ratta  ,  Ama» 

to  , 


Libro  Secondo.  337 

to  ,  Vigne  ,  Frappieri ,  d  '  Andrea ,  dì  Landò  ,  Mazziotta^ 
'Hovellone  ,  jp5/<ro  ,  Franchii ,  Rinaldi ,  Vitelli ,  Antìgna- 
no  ,  </<?  Curtiì ,  Pellegrino ,  Fandonì ,  Maratta ,  Olimpio  , 
F^nicelli  y  Tommafl^  Rojfiy  Sinìfcolchi  ^  Giugnano  ^  Mag^ 
gio  ,  Marchejì ,  ^^//^  Riccio  ,  Argenzio  ,  Borneba ,  ^<2r^- 
;?(? ,  Granata  ,  Boccardi  ,  Lattila  ,  Pepe ,  i?^^?^:/ ,  to^^  , 
Friozzi  y  Sanzò ,  Cip u  Ilo ,  Pellegrino  ,  Danza  ,  Gianfrotta, 
Tabajft  y  Pratillo  y  Imbrianì  y  d'  Ambrojio  y  Rogieri ,  ed  slU 
tre  molte. 

Della  Capuana  cittadinanza  ,  anche  in  numero  ben-* 
grande  ,     molti   applicati    a   diverfì    meftieri    fecero  riu- 
fcita  tale  ,  che  celebre  il  lor  nome  ,  e  della   lor  Patria./ 
rendettero  per  tutto  il  Mondo  .    Tra  le   famiglie  nobili 
molto  fi  fegnalarono  nel!'  armi ,  e  decorofiifimi  podi  ot- 
tennero nelle  loro  milizie  P/V/r^  d' Ebboli  y  Guglielmo  del- 
la Lioneffa  ,  Tommafo   ,    e  Gio.  Antonio  Mar  zana  ,  Ade- 
nolfo  y  e  Francefco  d'  Aquino  ,  Simone  d*  Argenzio  y  Ga^ 
f parrò  Ferrara  ,  Antonio ,  Giacomo ,  e  Silvio  d'  Azzia^  y 
Niccolò  di  Franco  i    i  due  gran  Campioni  rinomati  nel- 
le Storie  ,  Ettore  Ferramofca  ,  e  Ludovico  Abbenavolo  , 
de'  quali  a  Tuo  luogo  farò  più  degna  memoria  5  Giovan- 
ni Amato  y  Francefco   ,  ed  altri  di  Pannane  ,  Aleff andrò 
de    Monti  ,  Tommafo  Marchefe  ,  Flavio  dell'  Uva  y  Gio- 
vanni y  e  Matteo  di  Caputi  3  e  nei   tempi ,  a  noi  piiì  vici- 
ni ,    Ce  far  e  di  Capua  ,    Ottavio  degli  Onofrj  ,    Vincenzo 
Frappieri  ,  Rinaldo  ,  e  Carlo  di  Rinaldo  ,  Vincenzo ,  cl* 
Francefco  Friozzi  y  anzi  nel  corrente  fecolo  fi  fanno  ono- 
re ben  grande    nella  milizia    Giufeppe  Friozzi  ,    Ignazio 
Lanza  ,  Francefco  ,  e  Pompeo  Cipulli  ,  Giufeppe  Evange- 
lijìa  ,  e  Pafquale  Gìanfrotta  ,  i  quali  fi  trovan  fervendo 
da  Ufiziali  il  noftro    invittifllo  Monarca  ,  Carlo  Borbo- 
ne .    Alcuni    di  effi    in    diverfe   campagne   ,    e  in  diver- 
fe    contingenze  ,    che    fi    fon    date    centra   i  Tedefchi  , 
han     moftrato   pel    lor   Sovrano    un    fommo  coraggio  > 
elTendofi    ben    diftinti  ,    e  fegnalatj  nel  valore  ,  e  nella-» 
gloria  . 

Nelle  lettere  ancora  fiorirono  oltremodo  i  noftri  con- 

Vu    z  citta- 


338      Storia  Civile  di  Ciìpua 

cittadini  j  ed  altri  colle  Lauree  Dottorali  ,  e  colle  To- 
ghe ,  unico  mezzo  dopo  quello  dell'  armi  ,  illuitrarono 
Ja  noftra  Città  ;  tra  clìì  fu  il  famofo  Fabio  y  Girolamo  y 
e  Paolo  Alar  che  fé  ,  Pietro  ,  Lr^dovico  ,  Gìacorno  Afìto- 
nìo  ,  e  Niccolò  de'  Monti  3  i  due  Andrea  ,  Giovanni  di 
Landò ,  Andrea  di  Capua  ,  Ce  far  e  Vitelli ,  Francefco  An- 
tignano  i  i  tre  gran  luminari  della  noltra  Patria  ,  Bar^ 
tolomeo  di  Captda  ,  Pietro  delle  Vigne  ,  e  Gio'oanni  Ca- 
rufo  ,  tutti  tre  gran  Protonotarj  dei  Regno,  i  due  Pre- 
fidenti  del  Sacro  Coniglio  ,  Vincenzo  de  Franchia ,  e  GiO" 
vanni  Andrea  de  C^^rtis  ,  il  Configiiere  Giacomo  de  Fran- 
cois ,  Lorenzo  Tuo  fratello  ,  Prefideiitc  della  Camera  del- 
la Summaria  ,  ed  altri  molti,  de'  quali  nei  corpo  di  que- 
fta  Storia,  e  dove  caderà  Ja  loro  epoca  ,  fé  ne  farà  più 
dipinta  memoria . 

Molti  r  ilJuftrarono  con  altre  fcienze,  ^alle  quali  fi 
appigliarono  ,  e  diedero  più  chiari  raggi  della  Jor  luce 
in  tanti  Libri  ,  che  tramandarono  alle  ftampe  .  Tale  sì 
fu  Giovanni  Antonio  Campano  ,  Fra  Tormnafo  di  Captia^ 
dell'  ordine  de'  Predicatori ,  che  fcrille  fopra  i  dodici  Li- 
bri della  Metafìfica  di  Ariftotele  ,  e  (lampo  àoW^  buone 
cofe  contra  Crifoftomo  Giannelli  j  compofe  altre  opero 
fopra  la  Sacra  Scrittura  5  Giamhattijìa  Attendolo  ,  famo- 
fo Oratore,  intefo  di  molti  linguaggi,  le  cui  opere  fo- 
no notiiìime  appo  tutti  i  Giacorm  de  Graffili  y  che  ila m- 
pò  opere  molto  utili  in  materia  di  Teologia  Moralo  ,^ 
Benedetto  dell'  Uva  ,  Vincenzo  Zito  ,  il  Primicerio  Ca- 
Tnillo  Pellegrino  ,  dolcitlimi  Poeti  ,  1*  ultimo  de'  quali 
diede  alla  luce  ia  gran  Difefa  della  Gerufalemme  di  Tor- 
quato Tado  contra  gli  Accademici  della  Crufca  5  molti 
della  ben  chiara  ,  famiglia  Mazziotta  ,  che  per  quat- 
tro continui  fecoii  è  Hata  fempre  di  foggetti  di  nobil- 
tà ,  di  dottrina  ,  e  di  faviezza  adorna  5  tra  cilì  Mon- 
fjgnor  Angelo  Mazziotta  ,  che  fu  Vefcovo  di  Calvi  ,  o 
fiorì  neir  anno  1401.  ,  effendo  flato  prima  Primicerio 
deila  Cattedrale  di  Capua  ,  Antonio  Mazziotta  ,  che  fu 
Decano  dei  noftro  Capitolo  i  il  Padie  Bsrardina  Maz- 
ziotta y 


Libro  Secondo .  339 

z'totfa ,  Gesuita,  che  diede  zWq  ftampe  un  aureo  Libro  di 
Quiftioni  Scolartiche,  Filofofìche,  e  Teologiche  ,  il  quale 
fiorì  l'anno   1600.5   Pompeo  Mazziotia  y  che  fiorì  in  Na- 
poli nella  profellìone  Legale   Tanno    1589..  Hd  a' tempi 
noftri   fiorirono    oltremodo     nel!'   arte  Oratoria  il   Padre 
Andrea  j  e  Giulio  MazzioUa  -^  il  primo  eccellente  Orato- 
re della  Compagnia  di  Gqsìx  ,  il  fecondo  famofo  Avvo- 
cato nel  Foro  di  Napoli  3  nella  virtù,  e  nel  fapere  nien- 
te da  eilì  degenere   il  degniflìmo  odierno  Decano  della.^ 
noflra  Cattedrale  ,  P^s^/'f^  Mazziotia--^  Giulio  Ce  fare  Ini' 
hriano  ^  verfatillìmo  nella  Giuriiprudenza ,  che  vi  ftampò 
pili  Opere  5  V  altro  Camillo  Pellegrino  ,  nipote  òqì  primo, 
ma  molto  piiì  dotto    ,  e  verfato  in  ogni  genere  di  cofe, 
che  diede  alle  flampe  Ja  Campagna  Felice  ,  e  la  Storia^ 
de*  Longobardi  ,    riiUmpata  anni  fono  dal  Signor  Mura- 
tori colle  opere  degli   altri  Scrittori  Italiani  j  il  Canonico 
della   Cattedrale  di  Capua  ,  Marco  Antonio  Granata  ,  mio 
prozio  ,  uomo  di  molta  (a)  d^ottrina  ,  e  di  moltifiìma  pru- 
denza ;  ci  lafciò  molte  opere  dogmatiche  ,  e  canoniche  di 
xmiQ^  punto  accomodate  ,  per  mandarle  alla  luce  j  ma  per 
divcrfe   contingenze  non  £\  potè  efeguire  tal  Tuo  difegno. 
Diede  chiaro  ùggio  della  fua  dottrina  ,  e  della  fua  gran 
prudenza  nel  lungo  tempo  ,    che  governò  la  Città  ,   o 
Diocefi  Capuana  da  Vicario  {b)  Generale  àoX  Cardinal  Ro- 
berto Bellarmino    di  Tanta  gloriofa  memoria  ,    e  poi  di 
Monfigor  G.O.Antonio  Melza   (r)  -,  V  uno  ,  e  V  altro  Arci- 
velcovo  di  Capua  3  ma   vie  piìì  sfolgorò  la  di  lui  faviez- 
za ,  e  la  gran   mente  ,    che  aveva  a   ben  penfare,  nella 
Corre  di  Madrid  ,  ove  flette  più  anni ,    portato  per   fuo 
Configliere  da  Giambattijìa  dì  Capua  ,  Marcheie  di  Campo- 
lattaro  ,  Principe  di  Cafpoli ,  e  di  Conca  ,  eletto  Geoeralif- 
fimo  nella  guerra  delle  Fiandre  ;  lo  flclTo  Principe  di  Ca» 

fpoli , 


(a)  Pratili  in  proluf.  tom,  i.  Hijì,  Princ,  Longob, 

(b)  P,  Bartol    in  Z'ita  Card,  Bellarm. 
(e)   tpitaf,  in  LccL  Arcbiep,  Cap. 


340      Storia  Civile  di  Qpua 

fpoli ,  che  col  fenno  ,  e  coJ  valore  fi  fc  tanto  merito  pref^ 
fo  Ja  Corona  del  Re  Filippo  IV. ,  che  oltre  al  tofon  d'oro, 
riportò  per  se  ,  e  per  gli  fuoi  congiunti  molti  pofti  Tublimi, 
e  molti  infìgni  privilegj   .  Egli   però  il  Canonico  Marcan- 
tonio ,  dopo  aver  goduta  felice  la  Tua  condotta  preflb  la 
Maeftà  del  Re,  le  ne  volle  tornare  in  Regno  l'anno  1633., 
ove  fu  raccomandato  con   diftinzione  dalla  Maeftà  Sua_* 
al  Viceré  di  Napoli ,  Conte  di  Monterey ,  da   chi  fu  poi 
nominato  alla  Chiefa  di  Otranto  3  ma  per  la  età  fua  trop- 
po avanzata,  e  per  gli  fuoi  mali  cagionevoli  convenne-» 
rinunciarla  ,  e   ftarfeRc  in  Capua  nella  Tua  propria   cafa , 
donde  l'anno   1663.    fé  ne  pafsò  a  miglior  vita  .  Monfi- 
gnor  Kìccolu  Incentrigli  a  ,  Vefcovo  di  Acerno  ,  e  Monfi- 
gnor  Giatnhattijìa  di   lui  nipote   Vefcovo  di  Caferta  non 
poco  decorarono  la  lor  famiglia  ,  e  con  elTa  la  loro  Pa- 
tria 5    il  primo    colla   famofa  gloilà  ftampata  al  Sinodo 
Eucubino  ,  e  col  dottiflìmo  libro  de  omntgeria  Immunità- 
te  :  il   fecondo  colle   opere   Canoniche  ,    e  Pratica  Eccle- 
fiaftica,data  alla    luce   di  fommo  utile  al  Regno  ,  ed  al- 
la Chiefa  .  Quefta  famiglia   fi  rendè  da  lungo  tempo  il- 
Jultre  per  gli  tanti   uomini   letterati,  che  s' ebbe  3  poiché 
oltre  ai  detti  due   Vefcovi  ,  ebbe  nel  pallato   fècolo  que* 
Aw^  gran   filofofi  ,  Pompeo  y  e  Francefco  y  tanto  ben  com- 
mendati dal  Summonte  ,  e  i  due  famofi  Avvocati ,  Akf- 
f andrò  ,  e  Flavio  Ven triglia  ,  e  'l  P.  Andrea  ,  predicatore 
inHgne ,  e  Vicario  Generale  della  Religione  de'  Frati  Mi- 
nimi in  tutta   la  Spagna  ,  il  quale  dalla  Maeftà   àó  Rc-» 
Filippo  IV.  fu    nominato   al  Vefcovado   di  Pozzuoli ,  che 
non  fi  volle  da  lui  accettare  :  tutti  e  tre  lodati  a  mara- 
viglia dal  P.  Francefco  di   Guevara  Gesuita  nella  famofa 
fua  Opera  .  Senza  tralafciare  Gio.Vincenzo ,  uomo  molto 
valorofo  ,  di  chi  fa  memoria  il  P.  Agoftino  Pafquaie  ,  e  di 
chi  al  fuo  luogo  mi  converrà  far  parola  ;  tutti  alcenden- 
ti  del  prode  Avvocato  de'  tempi  noftri ,  Fr ance] co  Ven- 
triglia  ,  del  quale  è  figlio  l'odierno  Avvocato,  Pirr. Antonia 
Ven triglia.  Il  Canonico  Michele  Monaco  ,  che  ftampò  il  San- 
tuario  Capuano '•)  il  Canonico  A lejjìo  Simmaco  Mazzocchi  ^ 

che 


Libro  Secondo.  341 

cne  oltre  al  Comcnto  sul  titolo  dell'  Anfiteatro  Capuano, 
ha  dato  alla  luce  molte  altre  eruditiilìnie  opere,  comò 
le  Note  air  antico  Calendario  Napoletano  ,  una   lunga- 
Lettera  il  dottiilìnio ,  ed  integerrimo  Marchefe  Bernardo 
Tanucci  ,  Segretario  del  Re  noftro  Signore,  intorno  alla 
formola  fepolcrale  ,  dedicare  [uh  Afcia,  la  Glofla  ali  ope- 
ra di  Monfìgaor  Mufcettola  intorno  ai  matrimonj ,  contrat- 
ti da'  figliuoli    di  famiglia    if2^itis    Parentìhui  :   e  final- 
mente il  Canonico  Francefco  Maria  Pratillo  ,  che  ha  da- 
to alla  luce  la   defcrizione  della  tanto  rinomata  Via  Ap- 
pia ,  molte  glo/Iè  agli  Scrittori  de'  tempi  barbari  ,  pubbli- 
cati da  Camillo   Pellegrino  y  e  mille  altre  diflertazioni  con 
fommo  univerfale  applaufo  ,  ed  ammirazione  j  Giufeppe 
di  Ca^ua  Capece  ,    fiudiofo  ,  ed  erudito  Cavaliere  ,  cho 
alla  dotta  diflertazione  (Campata  sulTIfcrizione ,  trovata.» 
alle  campane  di  S.Giovanni  de'  Nobili  Uomif2i  ,    ove  fu 
fatta   gjufta  pompa  della  Tua  mirabil  erudizione  ,  e  fcien- 
za  delie  antiche  cofe  ,  (ta  ora  aggiuftando  a   vantaggio 
de'  Letterati    la  faticofa  iltoria  delie  Ghiefe  Capuane  an- 
tiche ,  e  moderne  ,    che  (I  Ita  dal  noftro  Pubblico  con-i 
fommo  defiderio  attendendo.  Senza  pafiar  fotto  fi/enzio 
molti  valentuomini  dtì    noftro    Metropolitano  Capitolo  , 
molti  à^ì  ceto  de'Parrochi  in  ogni  fcienza   ben   culti,  ed 
iftrutti  3  e  tra  moltiliìmi  del  Clero  mi  fia  lecito  dopo  Tin- 
feiice  lagrimcvol  perdita  del  dotto»  e  ben  codumaro  Sa- 
cerdote Giufeppe  Pafcale  y  fatta  due  anni  fono  dalla  Pa- 
tria non  meno  ,  che   da  tutta  la  Repubblica  letteraria^  , 
nominar  due  foggetti  aliai  intefi ,  e  molto  illuminari  del- 
ie buone  cofe  ,  Gennaro  Penza  ,  e  Steffano  Gaeta  ,  cho 
niente  degeneri  da' primi  già   iodati   valentuomini,  la  Pa- 
tria   colle    lettere  ,    e   col  buon   coftume  trovanfi  tutta- 
via illultrando,  ottimi  Ecclcfiaflici  ,  giovani  ftudiofi . 

Dovrei  in  quefta  minuta  defcrizione  della  prefento 
Città  di  Capua  ,  e  degli  uomini,  che  la  componevano, 
far  anche  parola  di  quelle  perfone  ,  che  o  per  fanrità  , 
o  nei  gradi  piiì  alti  della  Chiefa  fiorirono  ,  e  fecero  pili 
illultre  la  loro  Patria  :  ma  eflendo  ciò  cofa  ,  che  al  fe- 
condo 


54^       Storia  Civile  di  Capui 

condo  tomo  delia  mia  Opera  sì  appartiene  ,  per  non-* 
preterire  1*  ordine  prefillb  in  quefta  materia  ,  Itimo  me- 
glio pafTar  qui  fotto  fjienzio  tanti  Santi  ,  tanti  Pontefi- 
ci ,  molti  Cardinali  ,  il  gran  numero  de'  Vefcovi  ,  che  da 
quefta  Città  ufcirono  ,  e  i  cinque  ordini  de'  Cavalieri  , 
che  in  Capua  fi  mantennero  per  più  fecoli  in  p'edi  ;  Tem- 
plarj,  Gerofolimitani  ,  di  S.  Spirito ,  di  S.  Lazzaro  ,  e  di 
S.  Giacomo ,  per  farne  più  diftinta  memoria  ,  quando  del 
Santuario   Capuano  dovrò  debolmente   trattare . 

Io  ben  conofco  ,  che  in  quefta  mia  defcrlzione  del- 
la Città  di  Capua  dall'anno  8s<5. ,  che  iw  edificata  ,  fino 
al   corrente   1751  >  ^^^  io  ferivo  ,  par,  che  vi  fia  della^ 
confufione  nell'  ordine  ,  e  fimmetria  delle  cofe   ,  e  vi  fia 
1*  errore  di    ripeterle  qui,  quando  fé   n' è  fatto  ,  e  fé  ne 
farà  iungo  difcorfo  nel  corpo  della  mia  Storia  i  e  quafi 
che  abbia   confufo    le  cofe    di  quefta  Qtz^s'   antica  colla-» 
prefente  Capua  .  Ma  bifogna  ,  che  il  cortefe  ,  e  faggio 
leggitore    ufi  in  ciò  il   fuo  benigno  compatimento  3  im- 
perciocché efiendo  una  la  Città  ,    che  contiene  le   fteftc 
iliade  ,  i  ftefli  fiti  ,  e  le  cofe  più  foftanziali ,  formate  dai 
Conte  Landone    nella  fua  prima  fondazione  ,    di  quefte 
poi  col  decorrer  di   tanti  fecoli ,  chi  ha  mutato  un  fifte- 
ma  ,  chi  una   figura  ,  e  chi  ftava  in  alto  ,  ora  fi  trova.^ 
al  bado  5  e  così  al  contrario  ;  in  certi  luoghi  fi  fon  diroc- 
cate le  cafe   ,  e  dove  ne'  primi  fecoli  di   tal  fondazione 
erano  tanti  Palagi,  ora  fono  fpaziofiftìmi  Larghi  5  ed  ove 
furono  edificate  tante  ,  e  diverfe  Chiefe   ,  ora  fi  truova- 
no   piccioli  abituri  ,  e  bafii   terragni .  Onde  il  tempo  ftef- 
fo  ha  portato  ,  e  prodotto   una  tal  confufione  ,  e  lecon- 
do  queìta  mi  è  convenuto    di   fare  un  brieve  compendio 
delia  prefente  Città  ,  per  dare  tutto  infieme  a  i  vicini,  e 
lontani    curiofi  leggitori    una    mediocre  idea  di   quello  , 
che  fi  era  la  Città  di  Capua  in  tempo  ,  che  la  fondò  il 
Conte  Landone,  e  di  quello,  che  al  prefente  ^\  ritrova. 
L'  ifteffa  natura  di  tal  defcrlzione   ha  portato  feco  ,  che 
io   in  breve  compendio,  e  di  paftaggio  avefii  toccato  rut- 
to il  più  notabile  della  Città  3  febbene  poi  nel  corpo  del- 
la 


Libro  Seconda.  545 

la  Storia  di  moke  cofe  avelìì  doruto  parlare  più  diftefa- 
mente,  e  di  propofìto  con  maggior  diftinzione,  e  fotte 
la  propria  epoca  ,  altrimenti  nella  prefente  defcrizionc 
avrei  compoflo  un  corpo  fenza  le  membra  ,  e  le  più  ne- 
ceflàrie  .  Del  refio  chi  con  attenzione  fi  prenderà  il  pia* 
cere  di  fifìarfì  alla  pianta  ,  e  alla  vera  minuta  topogra- 
fia ,  che  qui  dopo  ho  ben  fltuata  ,  troverà  minutamen- 
te le  ftrade  ,  i  vichi  ,  i  larghi ,  i  palagi ,  le  Cb:efe  ,  e  quan- 
to compone  la  noftra  Città  di  Capua  ,  circondata  da  tut- 
te le  fue  fortificazioni  ,  avendola  io  per  via  di  numeri 
poft4  in  tutta  la  maggior  rapprefeatanza ,  e  chiarezza , 


?2C 


DE. 


344      Storia  Civile  di  Cipiia 

DESCRIZIONE 

TOPOGRAFICA, 

ED   ESATTISSIMA 

Delle  Chiefe  ,  Cafe  religiofe ,  Edifizj  pub- 
blici j  Palagi  più  cofpicui  della  Città  di 
Capila,  fecondo  l'ordine  delle  flnideL,, , 
fattone  nel  corpo  della  mia  Storia  al 
Cap.  VII.,  e  fecondo  la  già  detta  Pian- 
ta ,  in  queda  maniera  ben  ordinata  dal 
dotto  Sacerdote  D.  Giovanni  di  Gen- 
naro ,  Cappellano  Curato  di  CapusL, , 
uomo  di  molta  erudizione  ,  e  ben  avan* 
zato  nella  buona  letteratura. 

PRIMA  Strada  da  Occidente  ad  Oriente  ,    la  quale  co- 
mincia dalla  porta  AtXXz  Torri ,   o  Jja  ò\  Roma  ,  e  va 
p:r  diritto  fino  alla  Porta  di  Napoli  . 

1.  Porta  delle  Torri  con  batterie  ,  e  avanzata  j  //  Ponte 
antico  ,  e  magnifico  colla  Statua  di  marmo  di  S,  GiO' 
'vanni  Kepomìceno  ,  erettavi  dagli  Alemanni . 

2.  Chic  fa  ,  e  Monijìero  de'  Celejiini  ,  a  Jìa  di  S,  Pietro 
a  Ma] sita  . 

3.  Arco  y  e  Piazza  de'  comefiihili  y  che  è  fondo  della  Men» 
za  Arcìvefcovile  ,  colla  Chlefetta  ,  e  Con^^rezazione  di 
Santa  Maria  a  Pia-zza  per  gli  venditori  de'  comejiwili . 

àf.La 


Libro  Secondo.  345 

4.  La  gran  Piazza  de'  Gìtidìci, 

5-,  Fontana  magnìfica  ,  cU  è  la  prima  nella  nqjìra  Storia^ 

6.  Palagio  di  pubblico  Magi  [irato  ,  detto  l  '  Udienza ,  e  la 
Città  coli'  orologio  a  mojìra  * 

7.  Arco  di  S.  Eljgio ,  e  zna  ,  che  conduce  al  Cafìello  ,  dO' 
'd'  era  l'  antico  Borgo  di  S.  Vittore  ,    e  do^'  è  la  Chic- 

fetta  di  S.  Loren20  ,  e  cafe  appartenenti  a  Benedettini 


di  S.  Lorenzo  d'  Azjerfa  . 
5.  Chic  fa  ,   e  Cafa  de'  RR, 


8.  C/jie/a  ,  e  Cafa  de'  RR»  Chierici  Regolari ,  e  Teatini 
di  S.  Gaetano  . 

Al  dirimpetto  di  quejìa   Chiefa  v'  è  il  Palagio  de'  Signori 
Tabbajp, 

9.  Palagio  ,  e  Tribunale  del  Regio  Governador  Politico 
colle  Carceri  . 

10.  Bivach  ,  luogo  per  la  gran  Guardia  ,  detto  il  Corpo 
di  Guardia,   colla  Statua   di  Carlo  IL  al  di  fopra , 

11.  Curie  de' Hotdj  ^  e  Tribunale  del  Giudice  delle  caufc 
cÌDÌli ,   0  fia  Bagliva  . 

12.  0  [pedale  de'  Pellegrini  ,  o  fìa  di  S.  E  ligio, 

13.  Largo  y  Cbiefa  y  Ofpedale ,  e  cafa  per  le  Monache  y  ed 
Orfanelle  di   A.  G.  P. 

14.  Chiefa  dì  S.  Marta  del  Suffragio ,  detta  del  Purgato^ 
rio  ,  in  cui  erano  /'  antiche  Chic  fette  di  Santa  Maria 
della  Mifericordia  ,  di  S»  Niccolò ,  di  S,  Spirito  ,  e  di 
S.  Antonio  Abate . 

15.  Largo  i  e  Porta  di  Napoli, 

16.  Luogo  del  Pubblico  ,  detto  l'Apparato  >  do':;"  era  un 
Teatro  da  rapprefentar  commedie  . 

$.         II. 

SECONDA  Strada  da  Occidente  ad  Oriente  ^  la  quale^ 
comincia  dal  Palagio  Arcivefcovile  ,  e  va  per  diritto 
Jlno  al  Monifìero  di  Santa  Maria  di  Donne  Monache . 

17.  Palagio  Ar  civ  e  [covile  ^  dov'è  la  Curia  y  e  l'Archivio, 

18.  Arco  y  e  Parrocchia  di  S.Bartolomeo  de  Archiloyfioi  , 

19.  Largo  ^  Chi.  fa  ,  e  Cafa  de*  PP,  Domenicani  ,  ove  un 
tempo  era   ti  Palagio  ^   e  la  Corte  de'  Principi  d'i  L.iipu^* 

20.  Palagio  degli  antichi  Conti  di  Polena ,  nel  quale  alber- 

Xx     2  go 


34^      Storia  Civile  di  Capua  ! 

gò  r  Imperador  Cario  V,,  ora  corrtprenforio  dì  più  ahisa- 

zior/i ,  pojfeduto  da  Signori  di  Azzia  . 
21.  Arco  ,  e  Seggio  dell'Olivo  ,  cd' era  /'  antico  Seggio 

de  Cavalieri  Capuani . 
52.  Fon  tari  a  magnifica ,  cìj  è  la  feconda  nella  mia  Storia^  \ 

colla  fiat  uà  di  Nettuno  fedente  ,  -  j^j 

23.  Parrocchia  di  S,  Rufo  ,  e  Carponio  . 

24.  Chiefa  5  e  Cafa  del  gran  Priorato  di  Malta  in  Capt/d 

coir  Ofpedale  y  detto  S.Giovanni  de' Cavalieri  .  " 

25.  Parrocchia  di  S.  Marcello  Maggiore  col  fuo  cafamen» 
to^  nel  quale  ne'  tempi  di  Sifio  V,  abitarono  le  Mona^ 
che  Dame  dì  Santa    Maria  . 

26.  Collegio  de  PP.  Gesuiti  ,  che  fu  Palagio  de'  Principi 
della  Riccia  Gap  uà  . 

27.  Conferva  f^agnifica  d'  acqua  per  gli  hìfogni  del  Puh" 
blico . 

28.  Chiefa  ,  e  Monìfiero  di  S,  Maria  di  Dame  Benedet- 
tine :  qui  era  l'antica  Parrocchia  di  S*  Croce ^  e  Chie^ 
fetta  di  S.  Simmaco  vicina . 

Lungo  quefìa  Strada  vi  fono  i  fontuofi  Palagi  de'  Signo» 
ri  Azzia ,  Lanza  ,  e  delle  due  Famiglie  di  Giugnano» 


%.        IIL 

TERZA  Strada  da  Occidente  ad  Oriente  >  la  qualc3 
comincia  dal  luogo ,  dov'era  l'antica  Porta  Fluvia- 
le y  e  va  a  dirittura  fino  al  luogo  ,  detto  la  Vitriera , 
e  dov'  era  la  Porta  di  S.  Angelo  . 
2j>.  Batteria ,  e  Bafiione  ,  rinnovato  nel  luogo  ,  detto  Li- 
mata ,  dov'  era  la  Porta  Fluviale  ,  colla  Parrocchia  dì 
S.  Andrea  ad  Ponam  Fluvialem,  o  de  Poira   Fluviali. 

30.  Maga  zi  no  di  Polvere  . 

31.  Largo  y  Chiefa^  e  Convento  de'  PP.  Offervanti  di  S.Fran' 
cejcoy  detto  Santa  Caterina  ,  dov'era  l' antica  Chiefa  di 
S.  Silvefiro  . 

32.  Chiefa  di  S»  Lionardo  colla  Congregazione  de'  Molina» 

ri, 


Lìhro  Secondo.  345 

ri  y  do'D*  era  la  Parrocchia  di  S.  Maria  in  Ahate  . 
S3.  Chiefa  di  S,  Vincenz")  a  Volturno ,  nella  quale  fu  dal 
Card,  Bellarmino  trafportaca   la   già  detta  Parrocchia  ^ 
e  dcv'  era  un  Monjìero  di  Cujfmejì . 

34.  Piccola  Fontana  per  comodo  del  Pubblico  . 

35.  Parrocchia  di  S*  Martino  ad  Judaicam  ^  né"  cui  con- 
torni  era  la  Chi  e  fetta  di  S.  Niccolò  de'  Principi  ,  detta 
ancora  ad  Juaaicam  . 

36.  Chiefa,  e  Con^jento  de' PP,  Carmelitani , 

37.  Arco  ,  detto  <ÌQÌ  Carmine ,  folto  la  cafa  de'  Signori  Ven- 
triglia  ,  e  Salerno  . 

38.  Parrocchia  di  tutti  i  Santi  ,  alla  quale  Jì a  unito  S, 
Marcello  minore  . 

39.  Chiefa ,  e  Confervatorio  della  Concezione  per  le  Don- 
ne civili . 

40.  Fontana  magnifica  ,  eh'  è  la  terza  della  mia  Storia  . 

41.  Palagio  de'  Signori  Cipua,  Duchi  di  S.Cipriano ,  do- 
&'  è  folito  albergare  il  Re  ,  z>enendo  in  Capua  5  e  Seggio^ 
0  Arco  t  detto  di  Antignano  ,  ov' era  l'altro  antico  Seg" 
gio  de  Cavalieri  Capuani , 

42.  Chiefa  ora  di  S.  Girolamo ,  cbe  fu  Parrocchia  de  SS. 
Celfo  ,  e  Kazzario  ,  e  oggi  Monifiero  di  Dame  Benedettine . 

43.  Chiefa ,  e  Convento  de'  PP,  Conventuali  di  S,  France- 
fco  ,  conceffa  a  S.  Francefco  di  Afftfì  vivente  dal  Capi* 
toh  della  Cattedrale  ,  dov'  era  /*  antica  Parrocchia  di 
S'  Pietro  in  Monterone  ,  ov'  è  un  Ofpedale  colla  Cangre^^ 
gazione  d'  Artigiani  ,  detta  di  S,  Antonio  ,  e  piccola^ 
Fontana  pel  Pubblico . 

44.  Parrocchia  de'  SS,  Apofìoli  ,  Filippo  ,  e  Giacomo  3  €^ 
luogo  detto   la  Vitriera  . 

Lungo  quefìa  firada  ,  eh'  era  la  più  frequentata  di  Ca» 
pua  j  abitano  i  Signori  Tufo,  Feula  ,  Salerno,  Ventri- 
glia  ,  Gianfrotta  ,  di  Domenico  ,  Ceceri,  Salziili  ,  Pa- 
rigi ,  Vitale,  Imbriani ,  Ptatilli,  Sanzò  ,  Uvz  di  Fabio, 
Maretta  ,  Lanza  diTommafoy  Ceppulli ,  e  gli  altri  Gian- 
frotta  di  Carlo . 

Sie^ue 


348      Storia  Civile  di  Capua 

Sicgue  la  deferizione  per  le  ftrnde5che  portano 
la  Citta  da  niezogiorno  a  fcttcntrione. 

45.  7/  Cajìello  . 

46.  Vorta  della  Città  ,  detta  del  CafteJio  ,  0  Portanova . 

47.  '^lA  dal  Cajìello  a  S.  F tetro  a  Maiella ,  o'd'  è  la  ParroC' 
chìa  di  S.  Pietro  ad  Pontem  col  Confervatorio  di  Tere- 
fiane ,  dette  le  Trenta  tré  . 

48.  Via  ,  che  va  fifw  al  Monijlero  de'  Verginìam . 

49.  Luogo  ,  in  cui  Jì  tengono  ,  e  Jì  uccidono  le  hejììe  da 
macello . 

50.  Giardino  del  Palagio  Arcivefcovìle  • 

5 1 .  Chìefa  colla  Congregazione  della  Morte ,  e  di  S»  Ma^ 
'*  ria  deJIa  Santella  . 

52.  Quartiere  della  Città  ,  detto  Caftelluccio  ,  do2;'  eraJ 
r  antico  Borgo  dì  S,  Vittore ,  e  che  un  tempo  formava 
l' antico  CaJìUno. 

53.  Quartiere  grande  per  le  truppe  di  guarnigione , 

54.  Strada  magnìfica  ^  che  dalla  Piazza  de^  Giudici  "v a  fi- 
no al  Fiume  ,  e  Bajiione  Saponi ,  detta  dell'  Arci  vefco  vado. 

55.  Largo  aitanti  la  Cattedrale  con  magnìfica  fontana^  $ 
e  con  obelifco  ,  eretta  dall'  Arcivefcovo  Cardinal  Carac» 
dolo  ,  dov'  è  la  Chie fetta  di  S.  Germano  , 

56.  La  Cattedrale  col  prof  petto  ad  Oriente  ,  rinnovata  qua^ 
Jì  da  fondamenti  dal  Cardinal  Caracciolo  , 

57.  Chìefa  ,  e  Monìfiero  di  Dame  Francefcane  ,  detto  il 
Gtsxx  Grande  .  Qui  un  tempo  abitarono  i  Pìncipi  di  Ca- 
pua ,  e  poi  i  gran  Conti  dì  Altavilla  Capua  ;  quz  era^ 
la  Chie fetta  di  S,  Benedetto  . 

58.  Chìefa  ,  e  Collegio  de'  Parrochì  ,  detta  Santa  Maria^ 
de*  Confrati . 

59.  Chìefa  del  Ritiro  di  S.  Gabriele, 

Lungo  guefìa  firada  abitano  ì  Signori  M.^2'zìottQ. ,  Stocchi, 
Tommafi  di  AleffandrOy  e  V  Paroco  ,  e  Canonico  Renzi . 

60.  Via  ,  che  dal  Bivach  va  alla  feconda  firada  ,  dettai 
del  Generale. 

61.  Palagio  de'  Signori  Pellegrino,  dove  fia  il  General  Co' 

man' 


Libro  Secondo  .  349 

mandante  della  Piazza  ,  detta  il  Palagio   àt\  Generale. 

62.  Parrocchia  dì  S.  Giovanni  ,  detta  de* Nobili  uomini, 
dov'era  un  0 [pedale ^ 

Lun(fo  quejìa  Jìrada  abitano  ì  Signori  Uva  di  Pompeo ,  Gra- 
nata ,  e  Friozzi  3  ed  anticamente  vi  era  lo  Spedale  col- 
la Cbiefa  di  S,  Giacomo  de  Pellegrini . 

6y  Via,  che  dal  largo  della  Nunziata  va  Jlno  ali*  arco 
dell  Olivo . 

64.  Monte  pubblico  di  Pietà  ,  governato  da  perfone  nohi' 
li ,  che  formano  la  Congregazione  de'  Confortatori  de'  con' 
dannati  a  morte  ,  detta  delia  Carità  . 

65.  Con  ferva  torio  ,  e  Chi  e  fa  di  donne  >  detto  Isk  Carità  . 

66.  Chie fetta  di  S»  Niccolò  ,  detto  a  Luogoteta  . 
Zungo  guefa  flrada  abitano  i  Signori  Onofrj  ,  //  Signor 

Canonico  Rinaldi ,  Granita ,  e  i  Canonici  Cuccato  . 

57.  Via,  che  dalla  Chiefa  di  S,  Maria  del  Suffr  aggio  y  det- 
ta del  Purgatorio  ,  va  alla  Parrocchia  di  S,  Rufo  |  chia- 
mata  la  ftrada  delia  Maddalena  . 

€8.  Chiefetta  di  S.  Maria  Ma  ter  Domini , 

6p.  Chiefa  ,  e  Convento  degli  Agofìiniani  dì  Carbonara^  j 
detta  la  Maddalena  . 

70.  Largo  ,  Chiefa  ,  e  Confervatorìo  di  donne  Francefca- 
ne  y  detto  il  Gesù  Gonf Alone  ,  o  Gesù  Pìccolo  per  leggìi  e 
de*  Falegnami ,  Sartori  ,  Barbieri ,  e  Calzolai  colle  Con- 
gregazioni di  tali  mefìieri ,  anche  per  qrt  alche  per  fona  civile. 

Lungo  quejìa  via  abitano  i  Signori  Errico  ,  e  un  tempo 
i  Blasj . 

71»  Via,  che  dal  Palagio  de'  Duchi  di Mignano  ,  Princì^ 
pi  di  Conca  ,  va  fino  al  Collegio  de'  Gesuiti  ,  detta  dì 
S.Giovanni. 

72.  Palagio  de'  Duchi  fuddetti  Capua  colla  gran  Torre  , 
detta  Caftruni  lapidum  ,  0  Caftello  delle  pietre ,  (/^&Cj 
ora  è  r  O/pedale  per  gli  Militari» 

73.  Piccola  Fontana  par  comodo  del  pubblico  • 

74.  Parrocchia  di  S»  Angelo   adDiadifcos. 

75.  Chiefa  ,  e  Monijìero  di  Dame  Benedettine ,  detto  S.Gio- 
vanni • 

7(5.  Chie» 


350      Storia  Civile  di  Gipua 

76.  Chiesetta  dì  S,  Sahadore  Minore  . 

77.  j^Ura  piccola  Fon  taf?  a  per  lo  pubblico  , 

78.  Via  ,  che  dal  Giardino  de  Die  eòi  di  Mignano  efce  al" 
la  feconda  Jìrada . 

79.  parrocchia  di   S,  Tommafo  Jpnfìolo , 

Lungo  quejìa  Via  abitano  i  Signori  Vetta ,  Boccardi ,  t^ 
Orlando . 

80.  YiA  y  che  dal  largo  di  S,  Domenico  efce  alla  terza^ 
Jìrada,  detta  del  Seminario  . 

81.  Parrocchia  di  S.  Salvador  e  Maggiore  ,  detto  anche^ 
a  Corte . 

82.  Largo  ,  e  Seminario  Arcivefcovile  con  ottima  libreria^ 
pubblica . 

83.  Parrocchia  di  S. Giovanni  a   Corre. 

Lungo  quejìa  jìrada  abitano  i  Signori  Tommz  fi  del  Mar* 
che/e  di  Montanara  ,  Pellegrini  di  Gafparo  ,  e  Gitt^ 
gnano  di  Fabrizio, 

84.  Via  ,  che  da  dietro  S.  Domenico  efce  alla  terza  Jìrada 
di  S. Michele  a  Corte. 

85.  Parrocchia  di  S.  Michele  a  Corte,  in  cui  fu trafpor^ 
tata  dair  Arcivefcovo  Giovannantonio  Melzi  la  Parroc^ 
chia  di  S,  Nazzario  ,  e  Celfo  dalla  Chiefa  di  S.  Girola^ 
mo  delle  Monache  .  In  quejìa  Jìrada  vi  è  l'abitazione 
di  Alejfandro  Pellegrino ,   e  della  famiglia  Siciliano  . 

t6.  Via  ,  che  va  dalle  mura  della  Parrocchia  di  S,  Rufo 
fino  al  Fiume ,  attraverfando  la  terza  jìrada ,  detta  di 
Brelio  ,  0  Rinaldi  : 
87.  Parapetto  dì  fa  [cine  ,  e  luogo  de'  Molini  ,   detti  deli* 

Acqua  longa  ,  demolìti  nel  1730. 

Lungo  quejìa  via  abitano  ì  Signori  Capua  Capece ,  Rofà, 

Milani  ,  Brelio  ,  Rinaldi  ,  Sanzò,  de  Francifcis  ,  ed  un 

tempo  vi  era  la  Parrocchia  di  S.  Ambrogio  ,  unita  pò» 

fcìa  a  quella  dì  S,  Filippo ,  e  Giacomo . 

%2,  Via  ,  che  dal  Collegio  de*  Gesuiti  va  Jìno  al  Fiume! 

Set.  Largo ,  Facciata  ,  e  Chieja  de'  Gesuiti ,  che  prima  fu 

de'  Cojfnejt  ,  detta  S.  Benedetto  in  Capua ,  nella  quale 

era   un  Collegio  di  Canonici  numero  12,  con  un  Mate, 

lor 


Libro  Secondo .  551 

ior  capo  ,  detti  Benedettini  ,  /  quali  dai  Cardimi  Bel- 
larmino furono  trafponati  nella  Cattedrale  ,  e  Jì  formò 
il  Collegio  degli  Ed  domo  dar j  Preti  . 

90.  Via  ,  c^e  dal  largo ,  detto  d'  Eboli ,  per  la  nobile  fa- 
?mglla  Eboli  ,  che  quivi  abitava ,  corre  da  Occidente  ad 
Oriente  fino  al  palagio  de  Signori  Mazziotta . 

91.  Largo  ^' Eboli,  Parapetto  con  batteria  di  cannoni fo^ 
pra  del  Fiume ,  molini  de  Signori  Capua  ,  e  pefca  depefci . 

92.  Cbiefa  di  S.  Andrea  in  Majjìmìliana  ,  ora  Congre^a-^ 
zionede'  Giardinieri ,  fotta  il  titolo  di  S.  Maria  del7a^ 
Sanità . 

93.  Chiefa,  e  Cafa  de'  Benedettini  bianchi  ,  delti  di  Mon, 
tevergine  , 

94.  Parrocchia  di  S,  Leucio  , 

95.  Ritiro  di  S.  Gabriele  di  Carmelitane  fcahe  yin  cui  R 
ZTje  Vita  comune  efejnplarijjima , 

96.  YiAy  che  dal  corpo  ^' Eboli  va  attraverfando  la  ter^ 
za  Jirada  fino  al  Fiume . 

97.  Parrocchia  di  S.  Cofi^o  ,  e  Damiano  de'  Qi^adrapani, 
nella  quale  e  unita  /'  antica  Parrocchia  diS,  Loren^ 
zo  sa  Crucem  . 

Lungo  quella  via  abitano  i  Signori  Sinifcalco  ,  Tudone  , 

Stellati ,  P^ftore     Salerno  ,  ^Sapio  ,  .  Ventrigiia  .  ' 

PS.  yiAy  che  dal  Monifiero  de'  Verginiani  va  fino  alfiu. 

?ne  y  attraverfando  la  terza  (ìrada . 
99.  Une  fa  delle  Convertite  di  S.  Maria  Maddalena  ,  ^ 

e  a] a  per  le  pencolate  ,  e  pericolanti, 
loo.Bafiwne  .Saponi  ,  dov'  erano  i  molini  ,  detti  di  Sapo- 

TìQ,  demoliti  nel  1730.  ^ 

101.5//.  della  Chìefa  ,  ,  Monifiero  di  Cafiìnefi  ,  detto  la 

Trinità,  demolita  nel  1730.  *^  ^    * 

\QZ,Magazzino  grafide  di  Polvere 

trfZne7dfr!"'^^^^  '^''Ì7'  '^^'-ffo^^  chiamate  per  nt^. 
^eri ,  tenendo  chiamate  nella  Pianta  per  lettere  &c. 

y  Quefta 


55^      Storia  Civile  di  Capua 

Quefta  sì  fu  dunque  in  breve  ,    ed  in  accorcio  ìa^ 
An.8s(j»    Città   di  Capua,  fondata  l'anno  856.  dal  Conte  Lando- 
ne  ,  e  da'  Tuoi  fratelli  3  febbene  poi  dal  tempo  ,  e  dalla 
fortuna    nel   decorrer    de'   fecoli  fi  foflè   in  diverfe  cofc» 
mutata,  diminuita,  ed  accrefciuta  3  anzi  ridotta  oggi  in 
quello  flato   già   minutamente   defcritto  .    Non  piacquo 
però   tal  nuova  edificazione  al  Principe  di  Salerno  Ade- 
mario  ,  e  cercò   ogni  maniera  di   non  farla   perfezionare; 
an2i   di  farla   fvellere  dalle  fue  fondamenta,  per  gli  gravi 
pregiudizi  ,  che  s'era  propofio   di  poter  quefta  nuova^ 
Città  apportare  al  fuoStato^  e  non  ellèndogli  riufcito  veru- 
TiO  amichevole  tentativo    per  fargli  frafiornare    dal  pro- 
feguimento  della   nuova  Città  i  finalmente  fi  portò  di  per- 
fona   col  fuo    efercito  in  Capua  ad  inferirle  molte   mole- 
ftie  ;  occupò  anche  una  Torre  ,  detta  di  S»  Angeh  ,  fi- 
tuata  forfè  nella  gran  Piazza,  ove  fi  era  la  porta  di  ccn- 
fìmii    nome,  per  dove  ai  Moniflero  de'  PP.  Benedettini , 
poi   detto  5.  Angelo  ,  fotto  il  monte  Tifati  s'  ufciva  3  cj 
le  fece   altri  danni  ;    ma  perchè   troppo  bene  i  Capuani 
gli   reliftetrero  ,  conobbe  il  Principe  non  potere  in  Capua 
far  menomo  profitto  3  onde  fé  ne  ritornò  mal  contento 
in  Salerno  . 

Cominciò  il  primo  nafcere  di  quef^a  nuova  Città  di 
Capua  con  infortunj,  e  travagli  ,  e  furon  troppo  dolo- 
rofi  i  fuoi  principj  .  Non  tanto  fu  terminato  il  fuo  edi- 
fìzio  ,  e  cominciò  la  Città  ad  elfere  abitata  ,  che  durando 
le  guerre  tra  il  Principe  di  Benevento  ,  e  di  Salerno ,  o 
tra  i  Napoletani,  e'Tofcani  contra  de' Capuani,  e  noiu 
volendo  quciti  dal  Principe  di  Salerno  dipendere,  tutto- 
ché nella  già  detta  divifione  a  queflo  Principato  il  Ga- 
ftaldato  di  Capua  afìegnato  fi  fofle  ,  venne  Guidone,  Du- 
ca di  Spoleto  ,  col  fuo  efercito  di  Tofcani  a  vendicaro 
P  ingiuria  ,  fatta  al  Principe  di  Salerno  3  affediò  Capua- 
con  tutto  il  maggior  rigore  ,  e  gravemente  la  lirinfe  5 
onde  già  alla  forza  ,  e  violenza  di  Guidone ,  confedera- 
to di  Ademario  ,  fu  fottomeffa  ,  ed  elfendofene  impadro- 
nito ,  la  reilitui  ai  dominio  del  Principe   di  Salerno  :  Ut 

autcm 


i 


e 


Libro  Secondo,  353 

autem  munita  ejì  (  fcrifle  Erchemberto  )  ^  hàhìtari  eoe- 
pa^  fuper'ijenit  Guido  cum  nnì'verju  Tufcis  ,  &  obfedìt 
eam  hìnc  ,  (3  inde  ,  graviterque  angtijìiavit ,  quia  nolehat 

fubiici  jam  fato  ^iro dum  enim  valide  intuì 

ajjììgerentur  quotidiana  pugna  ,  G*  foris  fata  dekrentur , 
tandem  r  oh  or  e  ,  ^  violentia  de^DiBi  ,  fua  colla  [uhdìds' 
runt  ejus  famulatui .  Landonulfo  ,  uno  de'  Tuoi  Fondacorì, 
veggendofi  tolto  T  aflbluto  dominio  di  Capua  ,  entrò  in 
tal  cofternazione  d'  animo,  che  poco  dopo  fé  ne  mori, 
r  anno  àó.  Signore  859.  In  tantam  animi  trijìitiam  cor»  An.8s9. 
ruit  praefatus  2/ ir  ,  ut  in  proximo  fpìritum  exbalaz'crit  ♦ 
Seguitarono  le  fciagure  della  Città  di  Capua  appe- 
na nata  ,  e  ufcita  appena  alia  luce  d(iì  Mondo  3  poiché 
era  poco  prima  pafìato  a  migh'or  vita  Landonulfo  ,  e  Ci 
trovava  il  vecchio  Landone  a  letto  gravemente  infermo 
da  una  forte  pviralifla  ,  quando  nelT  anno  S60.  Sergio  ,  An.86o. 
maeftro  de' foldati  ,  e  Duca  di  Napoli,  confederato  an- 
che con  Ademario  ,  e  £dato  tutto  alle  di  lui  truppe  Na- 
poletane ,  e  Amalfitane  ,  che  credea  ferociflìme ,  e  all'in- 
rutto  infuperabih',  non  oltante  il  giuramento  ,  cheavea 
dato  a  Landone  ,  mandò  due  fuoi  figliuoli  ,  Gregorio  , 
parimente  maeftro  de*  foldati,  e  Cefa'rio,  mandò  anche 
Landulfo  ,  Conte  di  Seflbla  ,  fuo  genero  ,  alla  telta  di 
ferremila  uomini,  parte  a  piedi,  e  parte  a  cavallo  ,  con 
ordine  efprcflò  di  allèdiar  la  Città  di  Capua  ,  troppo  e^^li 
fdegnato  conrra  de' noftri  Conti ,  e  contra  di  tutti  i  Ca- 
puani .  Già  fi  avviò  r  efercito  verfo  Capua  ,  quando  aven- 
done avuto  l'avvifo  il  giovane  Landone,  di  lei  Conte, 
come  un  Jeone  rabbiofo ,  V  ufci  incontro  colle  fue  valo- 
rofifìime  truppe;  trovò  aver  l' efercito  nemico  già  pafla- 
to  il  Fonte  fopra  il  fiume  Clan  io  ,  o  fia  il  Ponte  rotto , 
chiamato  di  Cafapozzana  y  o  fia  il  Ponte,  che  fi  dice  og- 
gi a  Carbonara --i  e  di  già  avventandofegli  fopra  ,  ammaz- 
zò la  maggior  parte  de'  foldati ,  rendè  prigione  Ccfario 
con  ottocento  fuoi  Napoletani,  e  pofe  in  fuga  il  rima- 
nente dit\  fuo  efercjto  ;  Q.!^ /te  (conchiude  Erchem berrò  ) 
audaBer  occurrit  ^  ceu  leo  ferz'idus  ,  Landò  ^  reperìtqae^ 

Yy     2  eos 


35*4     Storia  Civile  di  Capua 

eo:  tranfvallatoi  pontem  Theudemundi ,  [i40i  acrìter  expu» 
grjanses  ,  qui  totìs  'Viribus  fuper  eoi  ìrruit ,  atque  cuneum 
eorum  fcindeni ,  gladiis  Ventilavit ,  captutnque  Caefareum, 
&  frrme  oBingentos  alios ,  reliquos  in  fugam  vertit  ^  Jìt-^ 
que  triuwpbans  rel^erfus  ejì  • 

Catti ve,e  troppo  afprc  comparvero  le  procedure  di  Ade- 
Hiario ,  ddìc  quali  erano  molto  (dQ^n^tì  i  noftri  Capua- 
ni, e  molto  più  i  Salernitani  3  alla  fine  queftj  fomenta- 
ti dal  Vefcovo  di  Capua  Landulfo  ,  corfero  unitamente 
col  popolo,  e  la  nobiltà  al  fuo  palagio  ,  fecero  prigio» 
niero  Ademario  ,  e  lo  privarono  dd  Principato  .  In  fua  ve- 
ce  ,  e  per  parte  de'  giovani  fu  creato  Principe  Dauferio 
IV.  ;  ma  perche  tal  elezione  non  fu  con  general  confen- 
timcnto  di  tutti  ,  molti  fé  ne  rifentirono  ,  e  tra  di  elfi 
Guiferio ,  fuo  zio ,  il  quale  avendo  uccifo  la  prima  mo- 
glie per  falfa  imputazione,  avea  prefa  per  feconda  mo- 
glie Landelaica  ,  figliuola  di  Landone,  Conte  di  Capua, 
ed  ebbe  per  opera  del  fuoccro  la  grazia  di  poter  egli  far 
ritorno  in  Salerno  ,  dond'  era  ftaro  dal  Principe  Sicon- 
dolfo  efìliato  .  Guiferio  parlò  molto  nel  coniglio  ,  per 
non  far  mantenere  i'  elezione  in  quel  modo  fatta  *a  fa- 
vore di  Dauferio  3  ed  efièndo  andato  al  palagio  ,  fegm- 
to  da  i\n  gran  numero  di  gente ,  ivi  trovò  Dauferio  a. 
federe  in  forma  di  Principe .  Egli  cominciò  a  perfuader- 
lo,  che  di  libera  volontà  rinunciale  quello ,  che  non  gli 
era  ftato  legittimamente  dato:  ma  trovandolo  in  ciò  for» 
do,  e  molto  oftinato,  il  traile  a  forza  giù  dalla  fedia  ^ 
e  fattolo  mettere  in  prigione  coi  fuoi  fratelli  ,  lafciò  li- 
bera al  confjglio  la  poteftà  di  deliberare  3  fìccome  già 
fenza  verun  contraito  fu  egli  Guiferio  legittimamente^ 
An.SiJj.  dal  Configlio  eletto  Principe  di  Salerno  ,  Tanno  ^61,  y  e 
fubito  poie  in  libertà  Dauferio  ,  e  i  fuoi  fratelli  3  ma  li  ban- 
dì da  Salerno ,  ed  eflì  fé  ne  ritornaiono  in  Napoli . 

Ma  non  tanto  fi  vide  il  vecchio  Landone  nell'ulti- 
mo di  fua  vita,  che  chiamatofi  il  Vefcovo  Landulfo,© 
Pandone  ,  fuoi  fratelli  ,  raccomandò  loro  con  fomm^- 
erprciiiorie  ^   e   tenerezza  il  fuo  figliuolo  Landone  ,  già 

Conte 


Libro  Seconda.  355 

Conte  dì  Capua  e  poi  le  ne  morì  j  V  anno  del  Signoro 
86 1.  Paffato  a  migjior  vita  Landone  ,  i  Tuoi  fratelli  per 
la  grande  incordigia  ,  ed  avidità  del  Gafteldato  di  Capua, 
rotto  ogni  giuramento  ,  e  mancando  da  ogni  promefla, 
data  al  moribonuo  Landone,  cacciarono  da  Capua  il  gio- 
vane Conte  Lanaone  con  tutti  i  di  lui  fratelli  ,  e  fi  ri- 
belisroro  dal  Prji.cipe  di  Salerno  Guiferio  ,  a  chi  il  Ga- 
ftaldato  dì  Capua  loggeito  già  era.  Scrive  Eichemberto  ,  che 
il  Veicovo  di  Capua  Landulfo  ,  il  quale  sì  fatti  fdegnì ,  e  tali 
fceleraggini  promovea  ,  fi  era  un  uomo  di  pefiimo  coftu- 
me  ,  e"di  forte  ambizione  ,  dedito  tutto  al  fecolo  ,  nien» 
te  alla  Chiefa  ,  nemicifijmo  de' Regolari  5  tantoché  dice- 
va ,  che  quando  vedeva  un  Monaco,  ficuramente  il  gior- 
no dopo  era  per  accadergli  cofa  di  cattivo  ;  Quoties  Mo- 
nachum  ^ìfu  cerno  ,  femper  mihi  futura  dies  aufpìcìa  tri' 
Jììa  fubminiflrat ,  Coftui  airimprovifo  allaltò  quella,  che 
oggi  è  la  Città  di  Cajazzo ,  vi  carcerò  Ajoaldo  ,  che  in 
nome  de'  Tuoi  nipoti  a  governarla  ,  e  difenderla  ivi  fi 
tratteneva  .  Subito  Landulfo  ,  fratello  del  giovane  Lando- 
ne ,  afiediò  Caferta  ,  e  la  prefe  .  Non  mancò  guari  Pan- 
done ,  di  lui  zio,  ad  accorrervi  3  gli  fu  fopra  colla  fua 
gente  ,  ben  agguerrita  ,  e  numerofa  ,  e  lo  fé  fuo  prigio- 
ne con  quaranta  principali  Patrizj ,  e  Magnati,  che  gli 
eran  congiunti  di  langue  5  onde  fi  ritirarono  i  fuoi  nipo- 
ti aJrri  :n  Cajazzo  ,  altri  in  SuelTola  .  Ma  non  per  tan- 
to fi  (zàh  l'atra  bile  de' zìi  centra  i  nipoti,  e  di  quefti 
contra  i  zìi  j  tantoché  il  Vefcovo  Landulfo ,  e  Pandone 
intrpprefero  1' afi'edio  di  Suefiola  ,  non  citante  il  rinfor- 
zo, e  rajuro,  cheaigiovani  perfeguitati  dava  con  ogni 
maggior  calore  ,  e  prontezza  il  Principe  di  Salerno  . 

Ma  perchè  era  troppo  grave  lo  fdegno  ,  che  nudri- 
va  Landulfo  contra  il  già  detto  Principe  di  Salerno ,  che 
tanto  garantiva  i  Tuoi  nipoti,  perchè  fedeli  al  fuo  Prin- 
cipato ,  dal  quale  volle  egli  ellerne  affatto  ribelle ,  e  in- 
dipendente i  chiamò  in  fuo  ajuto  Radelchi  ,  Principe  di 
Betjevcnto  ,  Io  volle  a  parte  di  quefta  crudeliffima  guer- 
ra ,  e  quafi  miniftro  della  fua  iniquità .  Spinfe  anche ,  o 

con 


356      Storia  Civile  di  Capila 

con  violenza  Pandone,  Tuo  fratello,  Pandonuifo  ,  ed  aU 
tri  fuoi  figliuoli  a  macchinar  centra  il  Principe  dì  Saler- 
no,  e  contra  i  fuoi  nipoti,  figliuoli  del  morto  Landone, 
Ed  ecco  già  in  campo  Radelchi  col  fuo  efercito  de'  Be- 
neventani ,  e  l'altro  de' Capuani  :  capo  di  quefti  era  Pan- 
done con  Pandonuifo  ,  ed  altri  Tuoi  iigliaoli  3  e  già  die- 
dero fopra  air  efercito  de'  Salernitani ,  ov'  erano  i  figliuo- 
li di  Landone  ,  combattendo  fortemente  ;  e  fi  videro  i  fra- 
telli contra  i  fratelli  infanguinarfì  ,  il  zio  proccurar  la./ 
iirage  de*  nipoti,  i  nipoti  la  morte  del  zio.  Ma  nel  ca- 
ler della  pugna  refiò  uccifo  Pandone  ,  e  furon  pofti  in 
fuga  i  foldati  di  Cipua  ,  e  di  Benevento,  e  cosi  t-;rmi- 
nò  combattimento  si  fiero  ;  Sed  Landulfui  Praeful  vi 
fu um  germanum  pugnare  cogehat  y  ^  eum  aiverfui  Prin- 
cipe m  fuum  mijtù .  Sed  jujìa  Dei  judicio  ipfe  protinm  oc- 
cuhuìt ,  nonnuirn  ex  eis  captis ,  reliqui  autem  fugati  funtj 
fcrilTe  Erchemberto  {a) . 
An.862.  L'anno  dunque  S52.  fé  ne  morì  Pandone,  e  de' vec- 

chi fratelli  ,  che  la  prefente  Capua  edificarono  ,  rimane 
in   vita  il  folo  Vefcovo  Landulfo  ,  il   quale   in  tà\  tempo 
creò  Conte  di  Capua  Pandonuifo,  fuo  nipote,  quello  ftef- 
fo ,  che  trovatoli  a  combattere  nella  ftelTa  già  detta  bat- 
taglia ,  ove  il  padre  fu  uccifo  ,    vi  riraafe  gravemento 
ferito:  Q*/ (  feguita   Erchemberto  (^)  )  vulnerai  tu  ex  prae» 
Ho ,  quo  genitor  occuhuerat ,  femivivui  evaferat  .  Avea^ 
quefti  per  fuo  intimo  familiare  un  certo  Dauferio  ,  co- 
gnato di  Majone ,  uomo  molto  fcaltro ,  edaftuto,  e  ne* 
Tuoi  affari   più  rilevanti  moftrava  aver  da  quefto  una  to- 
tal dipendenza.  Ciò  niente  piacque  al  Vefcovo  Landulfo, 
fuo  zio  5  onde  premendogli  molto,  che  Dauferio  dal  ni- 
pote fi  alienafle,  già  glie  lo  infinuò  ,  configiiandolo,  che 
gli  delle  un  buono  ajuto  ,  e  ne  lo  mandafie  altrove.  Ma 
non  ellèndo  piaciuta  al  Conte  la  già  detta   infinuazione, 
nacque  una  forte  briga  tra   il  zio  ,  e  i  nipoti .  Ed  ecco 
una  uuova  guerra  tra*  congiunti .  Pandonuifo  all' impro- 
vifo  afTedia  ,  e  s' impadronifce  di  Sueffola  3  Landulfo  cor- 
re 
Ca)  Cap.   30.  (b)  Cap.  30. 


Libro  Secondo.  357 

re  ad  inquietar  Caferta  y   Landonulfo  forprende  la  Città 
di  Cajazzo,  tuttoché  disfatta  dal   lor  padre  ,  e  facchcg* 
giano  quanto  vi  era  nelle  medefime  Città  ,  e  ne'  luoghi 
convicini  .  Si  framirchiarono  i  Principi  di  Benevento,  e 
di  Salerno  ,  per  comporre  una  briga  si   fanguinofa  ,  e  fe- 
cero diverfe  moflè  ,  per   fedarla ,  ina   tutto  in  vano  .  Fi- 
nalmente il  Vcfcovo  Landolfo  colia  Tua  niente  ,  quanto 
grande  ,  e  vafta  ,  tanto  barbara  ,  e  inquieta  ,  pigliò  refpe- 
diente  di  burlare  i  Principi  già  detti   ,  d*  ingannare  i  fi- 
gliuoli di  Landone  ,  e  tutti  i  Tuoi  nipoti,  e  di  non  cef- 
fare  di  far  correre  la   piena   del  loro  izngue  per  tutto  il 
Contado  di  Capua  .  Fece  egli  metter  fuoco  per  ogni  par- 
te ai  confini  del  già   detto  Contado  5  onde  coftrinfe  tut- 
ti i  Tuoi  nipoti  a  lafciar  quella   briga  ,  e  correre  alia  di- 
fefa  delle  loro  pofTèlTioni  .  Ma   fubito  ,  che  gli   vide  ivi 
accori],  fingendo  zelo   per  la  comune  quiete,  con  ingan- 
no fi  pofe   egli  in   mezzo  3  e  proccurò   di   ftringere  una^ 
perpetua   pace  tra  di  lui  ,  e  tutti  i  Tuoi   nipoti  ,  così  quei, 
eh'  eran  figliuoli  di  Landone  ,  come  gli   altri  ,  eh'  eran 
figliuoli  di  Pandone .  Tutto  feguì ,  e  fu  ftabilita  la  pace 
con  giuramento,  e  con  oftaggi  fcambievoli.  Non  tanto 
però  entrarono  eHì  così   pacificati  nella  Città  di  Capua, 
che  il  buon  Vefcovo  cominciò  a  fcovrire  il  Tuo  inganno, 
e  andò  bei  beilo  feminando   tra  di  loro  dilfìdie  tali ,  che 
già   vennero  nuovamente  alle  mani  ,  e  fi  ebbero  prelto 
prefto  ad  uccidere:  onde  eflendofi  dì   bei   nuovo  gli  uni 
dagli  altri   divifi ,  s'aprì  un   vafio  campo  a  nuove  difcor- 
die  ,  e  a  nuove  crudeiiiiìme  guerre  .  Pandonulfo  ,  e  i  fuoi 
fratelli  ,    non   potendo  piià  foifrire  tanta  ftrage  ,    tanto 
fangue  ,  e  tanti  difaftri  ,  che  nel  lor  Contado  cagiona- 
va loro  il  zio ,  Vefcovo  Landulfo  ,  fpedirono  ambafcia- 
dori  air  Impcrador  Lodovico,  pregandolo,  acciocché  fi 
compiacefl^  portarfi  nuovamente  in  quefti  luoghi  ,    per 
metter  freno  a   tante  guerre  ,  e  difcordie  ,  e  provvedere 
alla  vi^cina  defolazione  del  Contado  di  Capua  :  Vandonul- 
fus  y  &  fratres  auxìlium  Ludovici  Pii  Impera^oris  imp^o- 
rant  contra  Landulfum  Praejukm  fuum  patruum  ,  uti  Co- 

mìtam 


358     Storia  Civile  di  Capua 

An.S65.    mtatui  ufarpatorem  anno  86$,  ,  fcriflè  Camillo  Pellegri- 
no fopra  Erchemberto  (a), 

An.S65.  Di  già  J'anno  del  Signore  S66,  venne  il  grande ,  e 

pio  Imperator  Lodovico  in  Italia  ,  giunfe  in  quefte   no- 
ftre  contrade  ,    trovò  con  Tuo  fpecial  rammarico   tanto 
guerre  civili,  e  inreftine  ,  tante  difcordie  ,  e  tanto  fan- 
gue  de*  poveri  Crifl-iani ,  fparfo  tra  congiunti  nel  Conta- 
do di  Capua  .  Vide  i  Capuani  rendati  troppo  altieri  ,  e 
rifTofi  per  tante  diflenzioni  de*  noftri  Principi  ^  anzi  trop- 
po gravemente  infoienti  per  la  diverfità  de*  partiti ,  che 
chi  da  una  parte,  chi  da  un'altra  feguiva  .  Gli   crebbe 
il  dolore  in  aver  trovato    rimoffo    dai  Principato  di   Sa- 
lerno Ademario  ,  che   da  lui  fteflb  vi  era   flato  innalzato 
neli'  altra  fua  venuta  in  Italia  J'anno  852.  Quando  ecco 
prontamente  a  pie  dell*  Imperador  Lodovico  il   Vefcovo 
Landulfoi  dall'altra  parte  vi  fi  prefentarono  anche  i  Tuoi 
nipoti  ,    e  r  afficurarono  di  tutta  Ja  mala  condotta  del 
Jor  zio,  per  Ja  forte  ambizion   di  regnare,  delle  guerre, 
e  del  fangue  ,    che  faceva  loro  fpietatamente  fpargerc-»  . 
Landulfo  prefentò  a  Cefare  molti  Magnati  Capuani ,  Tuoi 
congiunti,  e  confederati  j  e  poi  col  folito  inganno  proc- 
curò,   che  tutti  allontanati  fi  fodero  ,  per  reftar  folo  ,  e 
aver  campo  fenza  oppofitore  di  fincerar  Ja  mente  di  Lo- 
dovico delle  Cue  operazioni  ,  contrarie  a  quelle  cattive, 
che  da'fuoi  nipoti,  e  da  altri  zelanti   Magnati  gli  erano 
ftate  rapprefentate .  Ma  V  Imperadore  ,  non  facendo  ve- 
run  conto  di  Landulfo  ,    ne  credendo  affatto  a  quanto 
egli  l'efpofe  ,  per  edere  delle  dì  luì  malvagge  procedu- 
re ben  perfuafo,  dopo  tre  mefi  di  maturo  efame  (^),  en- 
trò nella  Città  di  Capua  col  fuo  efercito  ,  ed  avendola 
da  quefta  ,  e  da   quella  parte  del  fiume  circondata  ,  l'af- 
fediò  ,  l'inquietò  ,  e  Ja  berfagliò  per  tre  mefi  continui. 
I  Capuani,  eh' avean  feguito  il  Vefcovo  Landulfo,  non 
trovando  veruna  pietà  verfo  1*  Imperadore  ,  in  vederfi  così 
berfagliati  ,    fecero  di   loro  fteflì  una  ftretta  volontaria-» 
dedizione  a  Lamperto ,  Duca  di  Spoleto  5  ma  il  rimedio 

fu 
(a)  Cap.  30.        (b)  Prati!,  p^p,  ìgnot,  CaJJìn.  n,  iS. 


Libro  Secondo.  359 

fu  aflTaì  peggiore  del  male,  mentre  quefto  gran  Magna- 
te, per  niofirarfi  zelante,  e  ubbidiente  a  i  cenni  di  Lo- 
dovico ,  tenne  vie  più  riftrette  ,  e  fotto  una  sferza  a(^ 
fai  pili  rigorofa  i  Capuani  j  e  in  ogni  mele  mandava- 
particolari  Giudici,  o  flan  Gaitaldi,  e  Prefetti  in  Capua 
ad  informarfi  della  vira  ,  e  del  coftume  d'  ogni  cittadi- 
no,  e  a  punir  rigorofamente  fenza  la  menoma  indulgen- 
za ogni  neo  di  delitto,  che  vi  fi  trovava  commeflb .  Do- 
po aver  così  acchetato  le  turbolenze  di  Capua  ,  fé  no 
pafsò  r  Imperadore  in  Salerno  ,  per  dar  afletto  al- 
l' altre  pendenze  ,  che  mantenevano  foflbpra  quel  Prin- 
cipato . 

Indi  affettato  ,  eh'  ebbe  tutte  le  più  gravi  difcordi^ 
di  Salerno,  il  fanto  ,  e  pio  Imperador  Lodovico,  fi  riti- 
rò in  Benevento ,  dove  dal  Principe  Radelchi  fu  ben  ri- 
cevuto 3  e  vi  fi  trattenne  ,  mettendo  in  buon  ordine  mol- 
te ,  e  diverfe  cofe  ,  che  tenevano  il  Principato  in  fom- 
nia  agitazione,  e  diftuibo.  L'anno  dopo,  avendo  unite 
diverfe  altre  truppe  ,  fé  ne  andò  in  Bari ,  dove  Seodoa- 
no  ,  Re  de' Saraceni  ,  inquietava  la  Città  ,  e  tutti  quei 
luoghi  vicini  i  onde  1*  Imperadore  in  fiera  guerra  lo  vin- 
fe  ,  e  lo  fc  fuo  prigioniere  con  molti  altri  Saraceni ,  c-» 
disfece  in  tutto  il  fuo  cfercito  .  Dopo  cfierfi  trattenuto 
in  Cano(a  ,  poi  in  Oria  ,  finalmente  ad  Agofto  867.  fi  An,S(57. 
ritirò  in  Benevento,  già  da  lui  liberato  dall' incurfiono 
frequente  de' Saraceni,  che  tenevano  in  continua  coftcr- 
nazjone  ,  e  travaglio  quel  gran  Principato  . 

Vide  il  demonio,  che  colla  venuta  di  quefi^o  gran- 
de Imperadore  di  già  andati  fi  erano  a  terminare  gli  ec- 
cidi,  e  le  ftragi,  che  i  Saraceni  commettevano,  e  tan- 
ti fconvolgimenti  d'animo,  che  tra' Principi  congiunti  fi 
erano  intefi  j  e  già  fi  era  da  Cefare  riparato  alla  piena»» 
del  gran  fangue  ,  che  per  fua  malvaggia  infinuaziono 
dalle  vene  di  tanti  afflitti  fedeli  roiferamente  fcorreva.  ; 
infinuò  nell'animo  di  Radelchi  fentimenti  crudeli  centra 
r  lajperador  Lodovico  ,  acciocché  terminata  una  guer- 
ra ,  avefie  egli  il  demonio  vallo  campo  di  approfitrarfi 

Zz  in 


360     Storia  Civile  di  Capua 

in  un*  altra ,  e  nuova  ,  che  già  gli  tramava  »  Onde  pre- 
fa  r  occafione  9  che  i  Francefi  dentro  la  Città  di  Bene- 
vento molte  ride  ,  e  diverfi  atti  troppo  crudeli  cen- 
tra i  Beneventani  in  varie  contingenze  efercitaflèro  ,  gli 
animi  loro  ancora  contra  Lodovico  proccurò  di  aliena- 
re ,  minacciando  al  Tanto  Imperadore  anguftie  ,  e  trava- 
gli .  E  già  vedendo  V  Imperadore  ,  che  ftavano  in  piena 
calma  i  Principati  di  Benevento  ,  e  di  Salerno  ,  in  pla- 
cido ripofo  il  Contado  di  Capua  5  ftimò  bene,  anche  a* 
configli  di  Radelchi  >  di  licenziare  il  fuo  efercito,  e  man- 
darlo via  in  Francia  j  tanto  più  che  i  Saraceni  erano  (la- 
ti poco  prima  abbattuti  di  forze,  e  niun  danno  poteva- 
no cagionare  allo  flato  ,  ov*  egli  fi  tratteneva  .  Ma  non 
tanto  fu  r  efercito  Francefe  allontanato  da  Benevento  , 
An.871^  che  Lodovico  Tanno  87/.  divenne  preda  del  fuo  vafìal- 
ìo  Radeichi  ,  il  quale  Io  arreftò  ,  lo  fpogliò  di  quanto 
di  ricco,  e  di  preziofo  avea  5  e  lo  ridude  in  termine  o 
di  perdere  miferamente  Ja  vita  ,  o  di  promettergli  con-» 
folenne  giuramento,  come  già  fece,  di  non  tornare  mai 
più  ne'  COI) fini  di  Benevento  ;  Coeperaf2t  Galli  crraz'i^er 
Benez^entafios  perfequi  ,  C£  crudsììCev  vexare  ,  qua  de  rcS 
&  Adelgblfut  Frincepi  adverfui  Ludovìcum  Aug'jjìum^ 
ereBlui  ,  c^tm  fuìt  Befie^jefìti  intra  moenia  degentem  ,  ac 
fecure  quiefcentem  aejìu  dolofo  fanUiJJìmtim  virum  Salva» 
torem  fcilicet  Beneventana^  Provinciae  cepit ,  <^  cujiodiii 
mancipavìt  ,  bonaque  ejut  diripiens ,  ditatuì  eji  (a) . 

Òr  avendo  i  Saraceni  intefa  quelta  granmofta,  fat- 
ta da!  Principe  di  Benevento  ,  e  che  già  cominciavano 
nuove  turbolenze  per  quelli  Principati,  eccoli  nuovamen- 
te pullulare  da  diverfe  parti  ,  dove  ftavano  difperfi,  o 
divifi  5  e  al  numero  di  ben  ventimila  diedero  fopra  Saler- 
no, che  incontinente  afìfèdiarooo,  e  lo  mandarono  a  fac- 
comanno  .  Indi  fu  da  qìÌì  la  foiita  tirannia  praticata  ,  o 
Je  ufàte  rapine  ,  e  fpoglie  contra  h  Città  di  Napoli ,  dì 
Benevento,  e  di  Capua,  Ma  Radeichi  coli' ajuro  de' due 
Conti  Lamperti  >  che  temendo  V  imperador  Ludovico ,  (I 

era» 
(a)  Ercbemhert,, 


Libro  Secondo.  361 

eran  rifugiati  in  Benevento ,  diede  col  fuo  cfercito  fopra 
le  truppe  Saracene  ,  e  combattendo  valorofamente  ,  n  am- 
mazzò  tremila,  altri  mille  n'ammazzarono  i  Capuani  vi- 
cino Suefibla  5  onde  cominciò  ad  andar  molto  male  l'af- 
fare di  quei  Barbari. 

Ufcì  finalmente  di  carcere  1*  Imperadore  colla  pro- 
mefìa  giurata  di  non  aver  mai  a  vendicare  il  fuo  arredo 
contra  Radelchi ,  e  contra  i  Beneventani  j  ma  elTen do  fla- 
to già  dal  Papa  affoluto  da  quelto  giuramento  ,  fece  ve- 
nire il  fuo  efercito  da  Francia  ,  e  unito  a  quello  di  mol- 
ti Magnati ,  e  Principe  ,  fuoi  confederati ,  di  già  aflediò 
Benevento.  I  Beneventani  fi  feppero  così  ben  fortificare, 
e  fecero  difeia  tale,  che  affatto  aon  riufcì  a'Francefi  far 
loro  veriin  danno  ,  con  efier  anzi  convenuto  al  nemico 
di  predo  ritirarfi  V  anno  di  nofira  falute  S73,  Allora,  Atì.Sts, 
accadde,  che  il  più  volte  citato  nofiro  Vcfcovo  Landul- 
fo,  avendo  prefo  il  contrattempo  della  carceraziondi  Lo* 
dovico ,  proc^rurò  diftinguerfi  prelTo  di  ini  con  mille  par- 
ticolari finezze,  e  mille  continue  attenzioni,  non  aven- 
do mai  lafciato  di  predargli  tutta  la  maggior  afiiftenzaj 
onde  r  Imperadore  fé  gli  dichiarò  non  poco  tenuto  .  Egli 
per  fargli  poi  vie  più  conciliare  1'  affetto  de*  fudditi  ,  io 
configiiò  dì  mandar  il  fuo  efercito  contra  i  Saraceni ,  co- 
me già  fece ,  e  n'  ammazzò  novetnila  ;  e  fu  quedo  con- 
figlio Tunica  cofa  buona,  che  il  Vefcovo  Landulfo  ìoj 
tutto  il  tempo  di  fua  vita  fatta  fi  a  vede  :  Cuwque  in 
hac  ohjìaìone  pope  tenmvaretur  annus  872.  tì^ìJJo  exerci- 
tu  ^  jam  dìBui  Augtéjìus  per  ftdggejìionem  Lar^dulfipraefu^ 
ÌU  (  hoc  enìm  folummodo  memorahile  honum  geffit  a  die^ 
ortus  fui  )  perdidit  ex  profanis  in  Capua  ferme  Koi;em  mil- 
Ho  .  Anzi  il  pio  ,  e  fanto  Imperadore ,  moffo  dal  zelo  dì 
veder  purgata  queda  parte  d*  Italia  di  gente  così  barba- 
ra,  e  crudele,  venne  di  perfona  in  Capua  V  anno  873. 
alla  teda  dei  fuo  efercito ,  per  tirare  innanzi  il  fuo  cammi- 
no ^  e  portarfi  contra  quei  Saraceni  ,  che  davano  in  Sa- 
lerno ,  e  fconfigerli  .  11  che  efiendofi  da  quedi  preinte- 
fo ,  abbandonarono  in  un  lubito  Salerno ,  e  corfero  nel- 

Zz    2  la 


302      Storia  Civile  di  Capua 

la  Calabria  ,  centra  la  quale  efercitarono  il  loro  folitOj, 
e  crudelifliaio  rigore  :  Poji  haec  femefìpfnm  dìgnatui  efl 
anno  873:  exsunse  advenire  Capuam  ;  cu]uì  adventu 
cognito  ,  Saraceni  Salernum  relinquentei  ,  Caluhriam  ad- 
eunt ,  earnque  intra  se  dì^Difam  reperientei  ,  funditus  depo- 
pnìarnnt ,  TcrilTe  Ercheoiberto  . 

In  quefto  ftelTo  tempo  Landulfo  ,  per  far  cofa  gra- 
ta all' Iinperadore,   carcerò   miferamente   Guaiferio  ,  Prin- 
cipe di  Salerno,  Tuo  nemico,  e  protettore  de*  Tuoi  nipoti? 
ma  confederato  di  Radelchi ,  e  mal  veduto  da  Lodovico, 
Poco  dopo  fu  poflo  in   libertà  ,    avendo  dati  per  omag- 
gio Landone ,  e  Landonulfo ,  nipoti  di  eflb  Veicovo  Lan- 
dulfo ,  e  cognati  di   Guaimarioy  avendo  quefti  per   mo- 
glie Landelaica  ,  loro  forclla  .  Tali  oftaggj  però  furono 
da  Augufta  ,  moglie  di  Lodovico  ,  menati   feco  in  Fran- 
cia ,  e  poi  lafciati  in  efilio  nella  Città  di  Ravenna .  Vo- 
leva Lodovico  premiare  il  merito  ,  che  prelTo  di  lui  il  no- 
itro   Vefcovo  Landulfo    fatto   (ì  avea  5    io  dichiarò  uno 
de'  Tuoi  più  ftretti   familiari  ,    il  terzo  Magnate  àt\  Tuo 
Regno  ,  e  volle  che  Capua   folle  dichiarata  Metropoli  ài 
tutto  il  Principato   Beneventano  >^  e  che  di  quelto  Ipecìa- 
Jiilìmo  onore  di  Metropolitano  fi  fofle  Landulfo  glorio- 
famente  fregiato  .  Il  Signore  Iddio  però  non  fi  compiac- 
que ,  che  tal   vantaggio  avefle   allora  dai  Papa  la  pron- 
ta condifccndenza ,  febbene  1*  ebbe  poi  nel  fecolo  feguen- 
te  ,  quando  prima  di   Napoli,  di  Benevento  ,  e  di  tutte 
ie  altre  Città  ,  fu  dichiarata  Metropoli ,  come  a  fuo  luo- 
go moftrerò  con  chiarezza  .  Finalmente  efièndofi  partito  da 
Italia  rimperador  Lodovico,  poco  dopo  arrivato  in  Francia 
An.875.    Tanno  875.  >  fé  ne   pafsò  a  miglior  vita  .  Seguita  la  di 
lui  morte  ,  fé  ne  tornarono  in  Capua  gli  oftaggj  ^  figliuo- 
li di  Landone,  e  reftò  afìfoluto,  e   libero   Guaiferio. 

Morto  anche  Rodelchi ,  fu  Principe  di  Benevento  Gau» 
dierl,  figliuolo  di  Rodelgario,  e  tenne  tal  Principato  due 
anni  ,  e  mezzo  .  Ma  T  anno  876.  fu  creato  Principe  di 
Benevento  Rodelchi ,  cugino  di  Gauderi ,  figliuolo  del  già 
detto  Principe  Rodelchi  j  e  tenne  il  Principato  tre  anni^ 

e  pò- 


Libro  Secondo,  563 

e  poco  meno  di  nove  mefi .  In  quefto  tempo  i  Saraceni, 
che  ftavano  in  Taranto  ,  aveano  cominciato  a  pigliar 
forza  ,  e  di  nuovo  fi  pofero  a  'noieftar  Bari ,  e  i  luoghi 
vicini.  I  Saiernirani ,  gli  Amaitìrani  ,  quei  di  Napoli,  e 
di  Gaeta  ,  avendo  fatta  lega  con  elli  ,  attendevano  a. 
predarei  lidi  di  Roma  >  onde  fu  coltretto  Gregorio  Vili. 
ai  ricorrere  all'  Imperador  Cario  ,  fratello  di  Lodovico 
per  ajuto  ,  da  chi  gii  furon  mandati  in  foccorfo  il  Du- 
ca Lamberto  ,  e  Guidone  fuo  fratello  con  un  forte  efer- 
cito  ,  e  con  elfi  il  Pontefice  venne  in  Napoli,  e  Salerno. 
Ma  non  fapendo  Guaiferio ,  Principe  di  Salerno ,  oppor- 
li alle  voghe  dei  Papa  ,  fubito  ruppe  la  lega  ,  fatta  co* 
Saraceni,  e  datogli  adofib,  molti  ne  uccife  .  Non  voFie 
però  far  lo  ftefib  Sergio,  Duca  di  Napoli j  onde  fu  dal 
Papa  fcomunicato,  e  come  fé  Dio  fofie  ftato  vendicator 
de*  luoi  filli ,  Sergio  fu  fatto  prigioniere  dal  Vefcovo  Ata- 
nagio  ,  fuo  fratello  ,  e  toltogli  il  lume  dagli  occhi ,  co- 
sì cieco  ne  fu  mandato  a  Roma .  Antanagio  poi ,  fucce- 
duto  al  Ducato  Napoletano,  non  fu  meno  amico  de' Sa- 
raceni ,  che  Sergio  fuo  fratello  .  Egli  diede  loro  un  ot- 
timo, e  ben  comodo  alloggiamento  non  lungi  da  Napo- 
li ,  e  Benevento  5  e  per  dlverfo  tempo  tenne  in  fommo 
travaglio  Capua ,  Salerno,  e  Roma  i  e  molte  Città,  mol- 
te Ville ,  molte  Chiefe  ,  e  diverfi  Monafterj  furono  da- 
quella  gente  barbara  ,  inumana  ,  fenza  veruna  pietà  in- 
cendiari ,  e  disfatti . 

Nell'anno  879-  >  fcrive  il  Giannone  ,  che  alle  cala»  An.S79. 
mità  di  quefti  Srati ,  invafi  tutti  da*  Saraceni ,  che  le  Cit- 
tà ,  e  Terre  pofte  aveano  in  ifcompiglio ,  e  defolazione, 
s*  aggiunfe  ancora  la  difcordia  de'  noftri  Principi  itefiìj 
poiché  i  Capuani  ,  per  la  morte  avvenuta  del  Vefcovo 
Land ulfo  ,  loro  Conte  (a)  in  detto  anno,  fi  di vifero  in  fa- 
zioni.  Lafciò  coftui  più  nipoti,  i quali  accelerarono  mag- 
giormente la  rovina  di  quefto  Contado  di  Capua  5  eflen- 
dofeìo  na  di  loro  egualmente  divifo,  A  Pandulfo,  Con- 
te di  Capua,  il  quale,  avendo  diiTcacciato  tandulfo ,  fi- 
glio 
(a)  Erchmk.  n.  42r 


364     Storia  Civile  di  Capua 

glio  del  Conte  Landone,  gli  fuccedè  ,  e  godette  il  Con- 
tado Capuano  dall'anno  879.  fino  all'anno  882. ,  toccò 
Teano  col  Tuo  Contado  ,  che  comprendeva  tutto  quan- 
to era  vailo  ,  e   Tpaziofo  il  Gaftaldato  d'  Aquino  ,  e  di 
Venafro  i  gli   toccò  anche   Cafamirta  ,  o  fia  Caferta  .  A 
Landone  toccò  Berolaflf  ,  o   fieno  tutti  i  Paefi  attorno  V 
antica  Capua  ,  e  Suefia  .  All'altro  Landone  toccò  Carinola, 
e  Cajazzo   j  e  così   vennero  d'  uno  Stato  a  farne  molti , 
divifi  in  più  pezzi  ,  che  portò   finalmente  la  rovina  de' 
Principi  Longobardi  i  perchè  infra    di  Joro  divifi,  le  cofe 
terminarono   in  fazioni  ,  e   guerre  interine  ;  onde  diede- 
fi  pronta  occafione  ali'  altre  nazioni  di  approfitxarfi  del 
Joro  fconcerti ,  e  difordini  ;  («)  if/;  qucq.dieh^s  Landuìfuì 
jam  fatui  Praeful  (  che  fu  il  primo  Vefcovo  ,    e  Conte 
di  quefta  nuova  Città  di  Capua  )  fercujjui    ìnterìit  art' 
no  879,  vìdentei  autem  nepotei  ìUiui  depojìtìonem  ^  in  unttm 
coìlati  diZ'iferunS  Inter  se  fuh  jure  jurando  Capuam  (  cioè 
tutto  il  Contado  Capuano  )  aequa  dijìributhne .  Panda- 
nulfai    urhem  Teanenfem  ,    C^   Cafamirtam    Landò  Bere- 
lai^  ,  &  Suejfam  5  alter  Landò  Calìnìum  ,  &  Cajactae  i 
Atetittlfui    coepìt    aedificare  Caflrum  in  Calvo  .  .  .  Surfo 
allora  quella  confuetudine ,  quantunque  ben  antica  appref- 
lo  de'  medefimi ,  di  non  preporre  il  primogenito  nelle  fuc- 
ceifioni  de*  Feudi  agli  altri  fratelli  minori  j  ma  (h)  di  am- 
mettere tutti  ugualmente  contra  1*  iftituto  de'  Francefi  , 
che  per  non  dividere  i  Feudi  ,  al  primogenito  li   deferi- 
vano :  e  quindi  in  quefto  noftro  Regno  s' introdufiè  quel- 
la diftinzionc ,  che  nelle  fuccellìoni  alcuni  Feudi  £\  rego- 
lavano fecondo  il  jus  de'  Longobardi ,  «.Itri  fecondo  il  jus 
de'Francefi  ,  che  prevalfe  finalmente,  come  più  provvi- 
do ,  e  faggio , 

Tutti  i  fuddetti  fratelli  cugini ,  e  congiunti  flabiliro- 
no  Vefcovo  di  Capua  il  giovanetto  Landulfo  ,  figliuolo 
di  Landone  ,  che  non  in  poi  confacrato  per  la  naturai 
trafcuraggine  di  fuo  padre.  Ma  poco  dopo  trai  figliuoli 

di 

(a)  Ekheìjerttii  cap.  40. 

(b)  Mar  in*  Frec*  de  jhhfeu,  parte  54. 


Libro  Secondo.  365 

di  Landone,  e  di  Landonulfo  per  ambizioni  private  nac- 
quero graviflìme  contefe  con  Pandonuifo  ,  Conte  di  Ca- 
pua  j  onde  i  primi  corfero  per  ajuto  aGuaiferio,  Princi- 
pe di  Salerno  .  Pandonuifo  dall'  altra  parte  ricorfe  per 
«juto  a  Guaidieri ,  eh'  era  ancor  Principe  di  Benevento  , 
e  a  Gregorio  Straticò  di  Bafìlio  Imperador  de' Greci,  che 
governava  ia  Puglia,  e  le  Calabrie,  promettendo  tutta., 
Ja  fua  total  fubordinazione ,  o  (la  dedizione  a  chitmque 
di  elll  folle  (tato  il  primo  a  foccorrerlo  .  Ed  ecco  nuo- 
ve guerre  ,  e  nuovi  difaftri  alla  difgraziata  Città  di  Ca- 
pua  .  Di  già  tutti  i  Potentati  già  detti  vennero  fopra  di 
Capua  :  Guaidieri ,  e  Gregorio  ,  per  Cajatìam  ,  Sìcopolim* 
que  Jìne  mora  adventarunt  :  Guaiferio  di  buon  mattino 
od'venìt  Berolaìi ,  hoc  ejì  Amphìtheatrum^  appUcuit  cum  fuiì^ 
&  "vallata  eJì  civitas  bojìibtu  ,  fcrifle  Erchemberto. 

Conviene  ora  lafciare  per  brieve  fpazjo  l'antica  no- 
fìra  Città  di  Capua  tra  le  guerre,  e  tra' nemici  5  ed  aven- 
do io  qui  nominata  Sìcopoliy  pei  dove  Guaidieri,  e  Gre- 
gorio corfero  ad  afiediare  l'antica  Capua  ,  è  di  meftie- 
ri,che  co  n  fé  (lì ,  ch'era  appunto  in  quefto  luogo  giunta 
la  ftampa  di  quefta  mia  deboliilìma  fatica  ,  quando  ho 
dovuto  fofpenderla  un  poco  ,  per  avervi  a  inferirò 
la  prefente  pagina  3  imperciochc  all'  improvvifo  mi  è  ca- 
pitato in  mano  un  dottiflìmo  libro,  comporto  da  Monfì- 
gnor  Giufcppe  Simone  AfTemani  ,  ove  raccoglie  ,  ed  il* 
luftra  tutti  i  Scrittori  Italiani ,  efpecialmente  il  primo  tomo 
nel  anno  175  I.  Campato  in  Roma  ,  che  tratta  delie  cofe  di 
Napoii  ,  e  di  Sicilia,  ed  in  t^o  con  mio  infinito  piacere 
ho  goduto  di  oflèrvare  ,  fin  dove  può  giugnere  l'erudi- 
zione, e  *1  fapere  di  un  sì  valentuomo,  tutto  impegnato 
con  dottiflìma  critica  ad  appurare  la  verità  di  quanto 
quei  Scrittori  han  trattato  .  Ho  avuto  fpecialmente  fom. 
mo  piacere  nel  vedere  cosi  h^tì  iiluftrate  ,  e  pofte  in-» 
chiaro  le  cofe  più  anriclK  delia  pnma  ,  feconda  ',  e  ter- 
za noftra  Capua»  colie  autorità  de' Scrittori  più  accredi- 
tati,  e  più  fìciiri  5  tanrochè,  fé  io  avelli  avuto  la  forrs 
di  aver  pochi  mefi  prima  nelle  mani  queft'  aureo  libro, 

avrei 


306      Storia  Civile  di  Capua 

avrei  con  più  faciltà  ,  e  con  maggior   accuratezza  difte- 
fa  la  mia  Storiai  e  non  farei  andato  fudando  Top ra  tanti 
Autori,  per  compilare  mille  cole  tra  le  difcordie,  e  io 
difpute  di  eli!    ftefii  .    Or  quanto  al  tempo  ,    in  cui  l^ 
feconda  Capua,  àcm  Sicopoii  y  fu  edificata,  egli  nel  ca- 
pitolo XI  r.  con  fodiUìme  autorità  appura  ,    e  con  otti- 
me ragioni  ci  ammaefìra  ,  che  foffe  fiato  l'anno  827.  di 
noftra  falute  ,  centra  T  aflertiva   di  molti  Autori   crono- 
Jogifti ,  e  di  varj  Scrittori- di  quei  tempi,  che  la  voglio- 
no edificata,  altri  nel  840. ,  ed  altri  nel  841.,  per  ordi- 
ne di  Sicone  ,  Principe  di  Benevento  :    la  qual   Città  di 
Sicopoli  fi]  l'ultima  volta  in  tutto  disfatta  dal  fuoco,  ec- 
cetto  la  fola  S^d^  Vefcovile  l'anno  856.,  con  efiere  fia- 
ta  in  piedi  tal  Città  per  lo  fpazio  di  anni   15.  dal  dera- 
po delia  fua  prima  fondazione.  In  verità  in  tal  abbaglio 
mi  vidi  ben  anche  incorfo  ,  appoggiato  alia  già  detta./ 
narrativa  ,  che  ce  ne  fa  Erchemberto  ;  His  quoque  tem- 
porihus  cum  oh  facinora  commorantium  Capuae  ,  quae  ejl 
Sicopoiis  ,  quae  efì  in  i^mnte  Trìflifco  paulo  ante  quìnde» 
cnn  annii  aedìficata ,  ah  igne  faepiui  cretnabatur  ,  conJìHo 
hahìto  Landò  Cornei ,  G?  Landolfui  Epìfcopus  cum  ceterii 
propìnqui^  apud  Poniem  Cajìlìnì ,  Jìcut  hodie  cernìtur  ,  con^ 
Jìruxerunt  anno  oB ingente pmo  quinquagejtmo  fexto  :  tan- 
toché avuta  per  foda  l'autorità  di  quefto  grand' Autore, 
il  conto  ,  ecco  ,  era  troppo  chiaro  .  Sicopoli  lìcite  in  pie- 
di  15.  anni  prima  d'  elfer  bruciata  ,  fu  bruciata  i'  anno 
Ss (5.  ,  dedotti  15.  ,  che  permane  ;   dunque  fu  edificata^ 
Tanno   841.  :   su  la   qual  epoca  io  fermai  V  edifizjo  di 
quefta  feconda  noftra  Città  di  Capua  .  xMa  poi  in  vedere 
nel  libro  di  Monfignor  Ademani  ,    quafi  in   un  terfifiì- 
mo  fpecchio ,  che  Sicone  ,  d'ordine  di  chi   fu  edificata^» 
la  Città  di  Sicopoli  ,  e  da  chi  ,  in  portarfi  di  perfona  , 
dopo  efièr  compito  Tedifizio,  a  vifitarla  ,  fu  pofto  il  no- 
me di  Sicopoli  ,  era  già  morto  1'  anno  83 3.  ;  Sico  enim^ 
Sicopokoi  conditor  (  fono  iuc  parole  )  anno  S^s,  ja^n  oh- 
jerat '•,  ed  in  confeguenza, fecondo  l'opinione  d' Erchem- 
berto ,  e  mia ,  veniva  ad  efièr  edificata  Sicopoli  otto  anni 

dopo 


Libro  Secondo.  367 

jo  la  morte  di  Sicone  5  il  che  è  contrario  a  tutti  i  Scrit- 
tori y  perciò  ho  ftimato  bene  uniformarmi  al  fenrimenro 
del  medefimo  Aflemani  ,  e  degli  Autori  da  Jui  addot- 
ti ,  e  ftabilire  anch'  io  Ja  fondazione  di  Sicopoli  1*  anno 
di  noftra  falute   827. 

Proficguo  ora  ia  mia  Storia,  e  torno  alle  guerre  de' 
noilrj  Conti  ,  ed  alle  bravure  di  Pandonulfo  ,  il  qualo 
avendo  nel  calor  delle  difcordie  ricufato  di  fogget- 
rar(ì  in  ogni  cofa  a  Guaidieri  ,  fecondo  avea  prò- 
meflb  con  giuramento  ,  fu  fubìto  cosi  da  qiiefìo  ,  co- 
me da  Gregorio  lafciato  in  abbandono  5  e  fi  pofero  ellì 
nel  partito  di  Guaiferio  ,  anche  coiJa  giulta  idea  di  accor- 
dare buonamente  i  congiunti  tra  di  ioro  5  ed  avendo  co- 
nofciuto  la  malvagità  ,  e  gì  inganni  di  Pandonulfo ,  fo 
ne  tornarono  ne*  loro  Principati  ,  reftando  Guaiferio  ad 
aifediar  Capua  con  rtìolta  tirannia  ,  e  crudeltà  ;  onde  i 
nobili,  e '1  popolo  divifo  in  fazioni,  chi  dalla  parte  de* 
figliuoli  di  Landonc  ,  chi  da  quella  di  Pandonulfo  ,  in-, 
una  guerra  così  interina ,  unito  il  loro  mobile  ,  e  cioc- 
ché di  preziofo  portar  fi  potettero  dalla  Città  di  Capua, 
ftimaron  prefto  ufcire ,  e  ricoverarfi  altrove  j  avendo  rì- 
mafta  la  Città  ad  efler  battuta ,  e  rovinata  da*  nemici  z 
jlgKofcerites  (a)  aùtem  fupradìBi  viri  (  cioè  Guaidieri  , 
e  Gregorio  )  verpjtiai  Pandonulfi  ,  re'^jerjl  ftint  ad  prò  " 
pria .  Guaiferictì  autem  tane  remanjlt  in  urbe  Capuae  (cioè 
in  Capua  vecchia,  attefo  ia  Capua  nuova,  poco  fa  fon- 
data dal  Conte  Landone  ,  trovavafi  aflediata  con  Pan- 
donulfo dentro  di  effa  ) .  ifjf  quoque  tempajìute  omnei  il- 
ìujìreì ,  &  orrìiìe  vulgus  cum  uxoribus ,  &  liberis ,  omni- 
fìoque  cum  omni  [upelkBiH  Urbe  egredief7tes  ,  alii  fiìiit 
Landonii  ,  nonnulli  autem  ex  eis  filiis  Landonulfi  adhae- 
feruni  ,  faBaque  eji  Inter  eos  Z'alida  concertatio  j  &  pejp' 
fììa  defolatio  :  f2am  Guaiferiui  hojiiliter  juxta  murum  ur^ 
ì;is  rejìdens  ohjìdebat  eam  y  ultra  Jìuviuw  x^sro  cum  Fran- 
àt  Lamberti  Corniti^  Landonem  conftituit . 

Aaa  In 

(a)  Erchemb,  n,  42. 


368       Storia  Civile  di  Capua 

An.879.  In  quefto  (ledo  anno  879.  Pandonulfo  ,  Conte  di  Ca- 

pua ,  avendo  difeacciato  dal  proprio  Epifcopio  Landuifo 
Vefcovo  d'efTa  Città,  canonicamente  eletto  ,  figliuolo  di 
Landone  ,  afTunfe  al  Vefcovado  Landonulfo  ,  Tuo  fratello, 
Chierico  già  ammogliato  ,  e  lo  mandò  in  Roma  ,  cercan- 
do con  mille  inganni  indurre  il  Papa  Giovanni  Vili,  a  con- 
facrarlo  .  Bertario  ,  allora   Abate  di  Montecafino  ,  e  Leo- 
ne Vefcovo  di   Teano,  che  non  fecero,  che  non   opera- 
rono col  P^pa  ,  affinchè  non  avcfle  permeila  una  tal  con- 
facra2Ìone  ?  Troppo  fi   affaticarono  a   mofirargli  di  quan- 
ti  mali  farebb' egli  flato  cagione  alia  Chicfa  ,  fé  ali' in- 
giufte   preghiere  di  Pandonulfo,  e  de*  fuoi  aderenti  Capua- 
ni confentifle  .  Ma  il  Papa  fi  vide  in  obbligo  di  permet- 
tere ,  che   Landonulfo  fofle  già  confacraro  Vefcovo  di  Ca- 
pua 5  e  cosi  apri  la  porta  ad   una  civile  ,  e  domeflica.* 
difcordia  .  Queft'  occafìone  conofciuta  da* Saraceni,  feco 
sì ,  che  di  nuovo  ritornaffero  efli  ad  inquietare  Terra  di 
Lavoro  colia  foljra  rabbia,  e  crudeltà  natia.  Onde  fu  ben  due 
volte  coflretto  il  Papa  di  venire  a  Capua(cioè  ran.879.,e  l'an. 
S8i.)  per  nicttere  qualche  affetto  al  forte  fcifma  cagionatoj 
tardi  accortofi  quanti  mali  produca  la  faciltà  5  poiché  quan- 
do gli  uomini  non  fanno  negare  quelle  cofe ,  che  negar 
dovrebbero  ,  a  concedere  poi  molriflime  di  qi^elle  fon  co- 
rretti, che  a  patto  alcuno  non  avrebbon  voluto.  Si  trat- 
tenne egli  neir  antichiflìmo  Villaggio,  detto  Anttgnano y 
un    miglio  piCi  in  là    della   nuova  Capua  ,  pofleduto  for- 
fè dalia   nobiliflìma  Capuana  famiglia   Antìgr2anQ  ,  dalla-, 
quale  rirenne  il  cognome  j  ed  ivi  fludiò  di  trovare  alio 
fovraftanti   fciagurc  qualche  compenfo.  Finalmente  ,  dopo 
molte  ,  e  divcrfe  rifoluzioni ,  ftabilì ,  che'l  vecchio  Vefco- 
vo Landuifo  à^XV  antica  Capua  fofle  Preiato  ,  e  che  Lan- 
donulfo ref^aflè  Vefcovo  di  Capua  nuova  ,  partendo  tra 
di  t&\  con  ugual  porzione  la  Capuana  Diocefl  .  In  que- 
f!o  fieno  tempo  Guaiferio ,  Principe  di  Salerno,  fi  feco 
Monaco  Caflìncfe  in  un  Moniftero  di  Teano  ,    ove  vol- 
le gloriofamente  terminar  la  fua  vita  . 

In  tanto  non  mancò  mai  il  Vefcovo  delP  antica  Ca- 
pua 


Libro  Secondo.  369 

pua  Landiilfo  di  covare  in  feno  od;  ,  e  rancori  contrae 
il  Vefcovo  della  nuova  Capua  Landonulfo  ,  sforzandofi 
ben  anche  di  ufurpargli  quella  maggior  porzione  ,  cho 
poteva,  de' frutti  delia  menfadiiui,  aflegnatigli  dal  Pa- 
pa nella  già  detta  divifione  .  Onde  fi  vide  in  obbligo  il 
Pontefice  Giovanni  Vili,  l'anno  880.  fi;rivergii  la  feguen- 
te  lettera  ,  portata  con  altre  fiinili  dal  lodato  Monfi- 
gnor  Afiamani  ,  che  fiamminiltra  Tempre  maggiori  lu- 
mi ,  e  va  da  megho  in  meglio  con  mirabile  erudizione 
ifchiarando  la  prcfente  iftoria  :  l'aera  relatione  comperi^ 
mui  ^  quod  qu'tdquid  tempere  confecratìonii  tuas  {^anno  ^19* 
pera&ae  )  if2  nojìro  confpe^u  defrugibui  iìUui  Ecclejìae  y 
congrua  delìberatione  fuerat  inter  te  ^  ^  Lande nulfum  Cd-' 
fuarium  Epìfcopum  dlffìnitum  ,  tu  ,  ingenti  ufui  temerìta- 
te  ,  ifìola^eris  :  &  quod  nos  juxta  tempori^  qualìtatem  mo- 
derari  decrezjeramus ,  tu  adimplere  neglexeris  .  Quo  audi^ 
to ,  'Valde  nofier  animus  eji  commotui ,  quod  tam  auda&er 
nojìra  praeccpta  parvi  penderis  ^  &  terminos  pjternos  excef- 
ferii  .  Qu^apropur  hujus  nojìri  Pontificii  au&oritate  ah 
kujufmodi  te  fa&ione  compefcere  "jokntei ,  praecipimus ,  G? 
7}2odis  omnibus  tihi  injungimus ,  ut  omni  objìinatione  depo- 
Jìta  y  quidquid  nos  illic  pofiti ,  inter  te  ,  (3  eundem  Epi^ 
fcopu7n  ,  vel  illius  fratrem  Pandonulfum  ,  fidelem  nofirumy 
de  divifione ,  'Del  frudiibus  illius  Ecclefiae  deliberavimus , 
fine  mora  adimplere  procures  .  Hoc  fciens  ,  quia  fi  alìter 
agere  praefumpferis ,  ficut  invaforem  rerum  [aerar um  ,  te 
Canonicis  jaculis  feriemus ,  Quod  fi  aliquam  querimoniamy 
cut  jujìam  excufationem  te  habere  confidis  ,  tu  ne  cum  eo» 
dem  Epifcopo  caufam  di^urus  ,  jubemus ,  ut  noftram  pe- 
tas  praefentiam ,  Non  oftantc  però  tali  efficaciflmie  infi- 
nuazioni  d^ì  Papa  ,  pure  i'  anno  882.  tra  il  bollore  delle 
guerre  domeftiche ,  fu  con  violenza  difcacciato  dalla  fija 
^Qdt  il  Veicovo  Landonulfo  j  e  reftò  tutto  i\  Vefcovado 
dell'  antica ,  e  nuova  Capua  a  favore  dt\  Vefcovo  Lan- 
duifo  per  opera  di  Landone,  padre  di  lui,  il  quale,  co- 
me or' ora  dirò,  avendo  cacciato  dal  Contado  di  Capua 
Taodonulfo  ,  le  n*  inveiti ,  e  lo  godette  dall'  anno  882.. 

Aaa    z  fino 


3  7^      Storia  Civile  di  Capua 

fino  all'anno  8S7,:  His  tamen  litterh  Papa  Je^ntieì  (  fé- 
guita  Monfignor  Aflfamani  )  nìhil  profecit  .  Kam  anno 
S82.  expuho  Landenulfo  ,  Landulfa^  totmn  Epifcopatum^ 
aàeptui  ejì  ,  ope  Landò  rjìt  patrii  ,  qui  eje&o  ,  Patìàonulfo , 
Comitatum  Capuae  ohtìnuìc  una  cum  Landonulfo  fratre  a 
Ko'Dembri  anni  882.  ad  annum  887. 
An.SSo.  Ma  iebbene  l'anno  880.  i  già  detti  fratelli  ,  e  con- 

giunti faceffero  fra  di  loro  Ja   pace,  e  fofle  tolto  l'afle- 
dio  da  Capua  j  pur  nondimeno  poco  dopo  Pandonulfo  rup- 
pe il  giuraniento,e  i  patri  tra  di  loro  avuti;onde  in  detto  an- 
no 88o.fì  unì  con  Atanagio,  Duca,  e  Vcfcovo  di  Napoli,  non 
già  queir  Atanagio  Vefcovo  di  Tanto  ,  illibato  co/l:ume> 
e  di  iìngolar  zelo  >  e  prudenza  j  ma  un   altro  Atanagio 
ancor  Vefcovo  di  Napoli  ,  nipote  di  lui ,  che  fu  nel  co- 
ftume  ,  e  nello  fpìrito  ài^\   tutto  contrario  al  zio,  il  qua- 
le con  grolTb  efercico  di   Napoletani,  e  Saraceni  l'anno 
882.  afiediò   r  Anfiteatro  ,  o  fìa  Colofib  di  Capua  ,  ove 
(lavano  fortificati  i  figliuoli  di  Landone  j   e  tale  afledio 
fi  flendè   anche  su  di  altre  fabbriche,  che  fopra  l'antico 
Crittoportico    efiì  aveano  fortificate  ,    e  fé  ne  fervivano 
per  difefa  3    ed   ivi  con  dura  guerra  ii  travagliò  tanto  ^ 
finché  gi'indufle  ad  una  ftretta  capitulazione  ,  aPandol- 
fo  molto  utile  ,  e  vantaggiofa  5  facendofi  da  quei  ,  chò 
flavan  difefi  sul   Crittoportico  ,  pagare  buona  fomma  di 
danajo  ;  ma  da  quei ,  che  ftavano  nell'  Anfiteatro ,  fi  fc 
giurare  la  ceffione  della  Liburia  ,  eh'  efli  polTedevano  ,  la 
quale  nella  divifionc    già  detta    venne   inclufa  nel  Con- 
tado di  Capua  ,    e  conteneva  il   Territorio  di  Avellino , 
di  Acerra  ,  di  Sueflx)ia ,  di  Calazia  ,  di  Arienzo  ,  fino  al- 
le forche  Caudine  j  e  dalla  parte  di  mezzogiorno  conte, 
jieva  tutto  ,   quanto  vi  era  di  eftenfione  fino  a  Patria  ; 
Muic  ìgìtur  (  cioè  ad  Atanagio  )  focìatui  eji  PandonuU 
fui  ,  atque  cum  Keapoiitania  ,    Cajetanii  ,  &  Saracenit 
unì! US  hiduo  fuper  Cajìrum  Piìenfe  irruem  ,  expugnavìt^ , 
Secfuenti  Ziero  anno  generaltter  wotionem  faciens  eumfuiì 
Saraceni^ ,  &  Keapoiitibus  fuper  Coloffum  ,  quo  Jìlii  Lan-^ 
donis  degéunt  ^  ìnfedit  ;  priui  (amen  illos ,  qui  refidehant 

in 


Libro  Seconda .  371 

w  Thermls  juxté^renam  ,  pecuniata  depofuìt ,  &  Capuam 
remijìt  ;  ìllh  ^ero  ,  Z'ìdelìcet  filili  LiUidon'u  ,  in  Amphi- 
theatro  cìrcum  feBis ,  pacern  cejjit ,  acclpisni  ab  eis  LibU' 
rìam  [uh  facr amento  ,  avendofi  però  egli  il  Duca  ,  e  Ve- 
fcovo  Atanagio  occupato  il  noftro  Apifireatro  con  vio- 
lenza per  io  fpazio  di  ben  anni  fei  ,  cioè  dall'  anno  882. 
jBn  all'anno  888.  ;  tempo ,  in  cui  fu  ricuperato  dal  Conte 
di  Capua  Arenulfo  ,  come  or*  ora  dirò;  Teine  omnci  fra- 
tres  in  unum  adunati  Capuam  adjerunt  ,  dato  prius  An- 
fhitheatro  eidc-m  Athanofio  ,  €3  ille  Guaiferio  ad  coabitan- 
dum  ad  perpetuum  Capuanorum  jurgium  (a)  .  E  quefto 
Guaiferio  sì  fu  quegli  fieflb  ,  che  da  Erchemberto  col  no- 
I5ie  di  Coloffenle  ,  di  Prefetto  dcW  Anfiteatro  ,  di  Procon- 
folo  vien  fovente  chiamato  ,  a  differenza  dclV  altro  Guai- 
ferio ,  ch'edendo  Principe  di  Salerno  ,  fi  fece  Monaco  ,  e  due 
anni  prima  di  quefto  accaduto  fé  n'  era  paiTaro  a  miglior 
vita. 

In  quefto  fteflb  tempo  ,  che  Pandonulfo  reggeva  là 
Città  di  Capua  ,  perfeverava  egli  a  mantenerfì  lotto  la 
fede  del  Pontefice  Giovanni  Vili.  ,  da  chi  dimandò  iiij 
grazia  di  poter  fottoporre  alla  fua  Signoria  ia  Città  di 
Gaeta  ,  elTendo  allora  i  Gaetani  fudditi  delia  Sede  Apo- 
fìoJica  5  eflendogli  ciò  dal  Papa  già  conceduto  ,  comin» 
ciò  di  maniera  ad  inquietare  i  Gaetani  ,  che  non  eran»» 
padroni  di  ufcire  fino  a  Mola  .  Docibile ,  allora  Duca  di 
Gaeta  ,  fé  ne  rifentì  afpramente  3  onde  moffo  dalia  difpe- 
razione  ,  e  dal  defiderio  di  vendicarfi  di  Pandonulfo  , 
chiamò  in  ajuto  i  Saraceni,  e  già  con  eflì  gli  fece  guer- 
ra ,  e  Io  tenne  a  dovere  :  e  febbene  poi  fi  ruppe  per  al- 
tre cagioni  con  quei  barbari  j  pur  nondimeno  itimò  me- 
glio pacificarvifi  ,  e  farvi  nuova  alleanza  >  avendogli  fat- 
ti alloggiare  vicino  al  Garigliano  ,  unicamente  per  tene- 
re un  forte  feudo  >  e  un  argine  ficuro  centra  le  violenze 
di  P-ndonulfo. 

Or  tra  tanti  fconcerti  ,  e  fcon volgimenti ,  che  V  im- 
prudente Pandonulfo  a  Capua  ,   e  Gaeta  fovente  cagio- 
nava, 
(a)  Erchmherf.  he.  fupr.  cit. 


3  7^       Storia  Civile  di  Capua 

nava  ,  di  già  dopo  tre  anni  nefucaqiato  via,  e  fu  eie t- 
An.8S2,  jQ  jj^  Tuo  Juogo  l'anno  882.  il  Conte Landonc .  Ma  que- 
iìì  y  governando  anche  con  poca  polizia  Ja  Città  di  Ca- 
pua ,  non  durò  più  ,  che  due  anni  a  reggerla  ,  poiché 
datofi  con  ciò  occaflone  ad  Adenuifo ,  fuo  fratello  ,  d'in- 
vaderla,  quefto  valorofo  ,  e  prode  Capitano  fece  sì,  che 
difcacciandolo  l'anno  S87.  da  Capua,  riftabili  in  miglior 
forma  il  di  lei  Contado ,  e  portato  dal  corfo  di  fua  for- 
tuna ,  fu  poi  al  Principato  di  Benevento  innalzato,  co- 
me poco  appreflò  dirò,  venendo  così  ad  unirfi  quefti  due 
Stati  dopo  il  corfo  di  molti  anni  in  una  medefima  per- 
fona  . 

Fu  poi  fatto  Principe  di  Benevento  Radelchi  ,  cho 
vi   durò  tre  anni,  e  fu  cacciato    via  da' Beneventani  5  o 
ciò  anche  per   le  guerre  ,  fatte  da  lui  incrudelire  tra'  Na- 
poletani ,  e  Amalfitani  da  una  banda,  e  tra' Beneventa- 
ni ,  e  Capuani  dall'  altra  3    avendo  creato  lor  Principe 
An.884.    Ajone  l'anno   del  Signore  884..  Quefto  Principe  fenr  n- 
do  ,  che  Capua  ftav*  a  (Tediata   ,  ed  inquietata  da  Atana- 
gio  ,  corfe  alla  di  lei  difefa  col  fuo  poderofo  ,  e  ben  aguer- 
rito  efercitoj  onde  i  foldari  Napoletani  a  tutta  fuga  vol- 
tarono le  fpalle  ,  e   fi  ritirarono  in  Napoli.  Ajone  unito 
con  Adenuifo,  Conte  di  Capua,  fattifi  tutti  e  due  Capi 
delle  loro  valorofe    foldatefche  ,  fi  portarono  a  devafta- 
re ,  e  mettere  a  ferro  ,  e  fuoco  tutta  quella  parte  della 
Liburia  ,  che  ad  Atanagio  fi  apparteneva i  indi  tornò  l'uno, 
e  r  altro  a  battere  1*  Anfiteatro  Capuano  ,  che  per  fua.» 
fortezza  tal  Duca  ben  prefidiato  ancor  pollèdeva ,  e  con 
diverfe  macchine  ,  e   dardi  infocati  per  diverfi  giorni  Io 
combatterono .  Indi  fattofi   il  campo  di  battaglia  preflb 
il  fiume   Clanìo  y  luogo  detto  oggi  Ponte  a  Salice  ^  edivi 
ben   fituate  da  quefta  parte  le  truppe  di  Adenuifo  ,  dal- 
l' altra  quelle  di  Atanagio ,  già  cominciò  tra  di  loro  cru- 
dcliffima   zuffa  ,  della  quale  fperava  con  gran  fondamen- 
to  eflernc   vincitore  Adenuifo  :  ma  in   un  fubito  dal  no- 
flro  Anfiteatro   ufci  all'  improvi fo   gran  quantità  di  fol- 
dati  di  Atanagio ,  i  quali  andando  da  quefta  parte ,  tro- 
.  varo- 


Libro  Secondo.  373 

varono ,  che  dall'altra  ,  che  riguardava  Napoli,  vi  era 
ii  refto  dell'cfercito  Napoletano,  onde  chiufero  in  mez- 
zo Je  truppe  Capuane,  e  ne  fecero  crudeliiìinio  fcempio: 
Sed  [upervenìem  Se  bar  a  Tbeatraiis  a  tergo  ,  &  in  medio 
circumfeftì  (  Capriani  )  deviai  furi:  ,  pariim  capii ,  par- 
tiinq.  gladiis  extinBi  funt  [a)  . 

Ma  indi  a  poco  ritornato  Tefercito  diAdenulfo,  rin- 
forzato dalle  molte  truppe  del  Principe  di  Benevento  Ajo- 
ne ,  poco  più  in  là  ^^\  rivo  àit\  fiumicello  Clanio  ,  detto 
oggi  ri'DO  del  lanio  ,  e  propriamente  vicino  S.  Carfio  nel 
tenime^ito  della  Città  di  Averfa  ,  fi  attaccarono  di  nuo- 
vo i  due  eferciti,  Capuano,  e  Napoletano;  fu  cosi  valo- 
rofo  il  primo,  e  dica* empito  ,  ed  aflalto  tale  al  fecon- 
do ,  che  dopo  cruda  fanguinofa  battaglia  reltarono  già 
vincitrici  le  armi  Capuane  ,  trionfante  Adenulfo  ,  parte-» 
uccifì  ,  parte  prigionieri  ,  e  parte  poft'  in  fuga  i  Napo- 
letani .  1  vincitori  accorfero  al  noitro  Anfiteatro  ,  e  {\  pre- 
fero tutto  ,  quanto  di  buono  ,  e  di  pregevole  le  truppc-p 
di  Atanagio  ripofto  vi  aveano  ;  il  che  accadde  i'  anno 
di  nofìra  falute  888.,  che  fu  appunto  il  fefto  anno,  co- An.888, 
me  già  dilli  di  fopra  ,  che  '1  medefimo  Duca  ,  e  Vefcovo 
tenne  in  fuo  potere  ii  noitro  Anfiteatro  ,  àoX  quale  fo 
ne  impadroni  V  anno  882.  ;  Quare  itjjìaurato  praelio  til* 
tra  rivulum  Zaniì  (  hoc  eji  Clatìiì  )  juxta  SanBctm  Car- 
Jìum  Jltenuìfu^  fra&is  primo  impetu  hojììhui  pertrivit 
eos  ^fque  ad  uliimam  perniciem  ,  occijìs  ex  eis  p/arimis , 
multifque  captis  ,  relifuos  oppidofugtre  cowpuUt . . .  Hinc  in- 
choaTJit  OìTtrìia  fata  eorumy  qui  in  CohJfomonibaKturydiriperey 
€un^aq,hona  eorum  vebiculis  diverfìs  trabere  {h)io\iic  agTin- 
fìniti  trapazzi ,  che  diedero  i  Capuani  a  Guaiferio  ,  Pre- 
fetto di  Atanagio  nel  già  detto  Anfiteatro  5  conchiuden- 
do Erchemberto  ,  che  da  tal  giorno  in  poi  Adenulfo  di- 
ventò potente,  grande,  e  valorofoj  ed  Atanagio  bafsò  le 
ali ,  e  perdette  in  tutto  le  fue  forze  ,  e  la  fua  grande-» 
albagia. 

£  qui  mi  cade  in  acconcio  di  notare  ,  che  In  que- 
lle 
(a)  Ercbmh.  cap,  72.  (b)  Erchemì^erto  cap.  73* 


3  74     Storia  Civile  di  Capua 

fte  guerre,  ed  in  quefte  contingenze  fi  Vide  nel  noftro  i?<f- 
rolajl  verificata  quella  denominazione  ,  che  dottamente, 
e  con  fomma  erudizione  gli  diede  il  più  volte  iodato 
Afièmani  ,  il  quale  ,  efcludendo  il  fìgnificato  di  Capaa 
antica ,  datogli  per  quei  tempi  dal  Mazzocchi  ,  e  V  altro 
di  Capua  nuoz^a  ^  datogli  dal  Pratilli ,  vuole  che  tal  pa- 
rola Berolajt  da  dut  voci  Arabiche ,  o  Saraceniche  coni- 
polia  ne  venga,  Bìr-Aìas  y  che  in  queir  idioma  Anfitea- 
tro forte ,  Rocca  rotonda ,  Cafiello  munito  vanno  a  fignifì- 
care  3  efìèndofi  ben  offervato  ,  che  quefto  gran  monu- 
mento ,  il  quale  ne*  tempi  più  antichi ,  fpecialmente  fot- 
to  gl'Imperadori  ,  era  col  nome  di  Arena  ,  di  Colojfo  ^ 
di  Anfiteatro  ,  rinomatiUìmo  per  gli  fuoi  fpetta  coli  i  paf- 
sò  poi  a  tempo  de'  Longobardi  ad  elT^r  Fortezza  ,  pre- 
sidiata da  Atanagio  ,  de*  Napolitani,  de'Greci ,  e  di  altra  Tua 
gente.  Vi  fi  vide  Dauferio  per  Comandante,  e  cuftode, 
come  in  cgn*  altra  praticar  fi  fijole  ,  e  fi  fentì  combat- 
tuto ,  ed  efpugnato,  come  un  forte,  munitiflimoCaftel- 
io .  Or  in  quefti  tempi  s*  intelè  la  prima  volta  tal  voce 
Berolasi ,  o  Eirilusi ,  quando  appunto  i  Saraceni  dall'an- 
no S40.  fino  air  anno  S8S,  andarono  infettando  la  no- 
iba  Campania,  e  da  se  foli,  e  fotto  il  comando  di  Are- 
chi,  che  abbatte,  e  ridude  in  cenere  la  noftra  Capua^/ , 
come  Città  a  Siconolfo  affezionata,  e  parziale.  A  quello 
fteflTo  Siconolfo,  il  quale,  febbene  io,  ad  alcuni  Autori 
appoggiato  ,  avcfil  fcritto  nella  pagina  34.  ,  e  35.  d'ede- 
re Itato  carcerato,  e  poi  in  Taranto  efiliato  per  coman- 
do di  Sicone  fuo  padre,  ad  iftigazione  di  Rodelchi,che 
il  fuo  Principato  infidiava  ,  trovai  di  poi  in  Erchember- 
to  {a) ,  riferito  dal  già  detto  Afièmani  {b) ,  che  tal  tra- 
vaglio dal  fratello  Sicardo  ,  non  dal  padre  Sicone,  per 
opera  del  empio  Rofrid  ,  non  di  Rodelchi  inferito  gli 
venne  :  Sìcque  ab  eo  (  Rofrido  fcilicet  ,  foggiugne  Alle- 
mani  )  Sitar  dui  Princeps  deceptus  ?  €^  illaqueatui  efì  , 
ut  germanum  fuum  Siconulfum  nomine  ,  perpetuo  davi' 
navìt  exiiio  >    e    fi  udì    ben  anche    tal  voce  di   B^rela- 

(a)  Nam.  22.        (b)  Hijìor.  Il  al.  fcript,  tom.  i.cap.  12. 


Libro  Secondo.  375 

7?,  quantio  ì  Saraceni  confederati  col  Duca  ,  e  Vc(covo 
di  Napoli  Atanagio ,  uniti  co*  Napoletani  ,  e  Greci,  da! 
Conte  dì  Capua  Pandonulfo  tolsero  il  noftro  Anfiteatro, 
e  per  fei  anni  occupato  lo  tennero  :  onde  ragionevol- 
mente un  nome  del  loro  Arabico  linguaggio  ebbero  effì 
a  dargli  :  Q^oJ  vero  (  fono  ie  parole  di  AflTemani  )  alf 
Saracenicofermone  id  vocahulam  arcejpverimy  nemo  mireturi 
nam  tunc  id  nomen  exortum  ,  tunc  inaudìri  coeftum-j  y 
quum  Rade  le  bis  una  cum  Saracenii  totam  devajìavit  Si" 
CGnolfi  regìonem  ,  Capuamque  prìmariam  redeglt  in  cine" 
rein  i  e  piiì  fotro  :  Itaque  quum  Saraceni  Campunas  re^ 
criones  ab  anno  840.  infejìare  coeperunt ,  quumque  ah  an* 
no  882.  ufque  ad  annum  %^%,  iidem  una  cum  Neapolica^ 
f7is  Athanajii  copiìs  Amphitheatvuni  ipfum  infederìnt ,  mìram 
non  eji  Arabico  illud  nomine  ah  ìii  Birolafim ,  fsu  Berolaflm 
appellatum  3  patrio  fcilicet  'Docabuloy  nonfecus  atque  iidem  Sa* 
r aceni  univerjìs  pene  Sicilia^  oppìdii  nomina  Arabica  indidere  » 

Scrive  Giannone  ,  die  tutte  le  cofc  di  quefti  tempi 
andarono  in  confufo  i  molti  danni ,  e  gravi  difturbi  fi  fen- 
tirono  in  Italia  cosi  fotto  il  governo  di  quefto  Principe 
di  Benevento  Ajone ,  come  di  altri  Signori  ,  che  vi  era- 
no .  In  quello  tempo  accadde  ,  che  i  Saraceni  fermati 
al  Garigliano  per  lo  Tpazio  di  ben  quarant'anni  ,  Gom- 
mifero danni  infiniti,  né,  ancorché  da'  Principi  Beneven- 
tani fi  fofle  fatta  loro  molto  gagliarda  oppollzione ,  po- 
tettero mai  eflèrne  per  lo  già  detto  tempo  cacciati.  Fra 
le  altre  grandilfime  rovine  bruciarono  il  Monìftcro  di 
Montecafino  l'anno  884.,  vi  uccifero  moiri  buoni  Padri, 
e  tra  di  efii  fvenarono  il  venerabile  Padre  Abate  Bertario  . 

In  tanto  neir  anno  %%6,  era  morto  Bafillo  Impera- 
dor  di  Coftantinopoh* ,  e  gli  era  fucccduto  all'Impero  Leo- 
ne ,  (ìio  figliuolo  primogenito.  In  quel  tempo  il  Duca, 
e  Principe  di  Benevento  Ajoiie  prefe  V  occafione  delia- 
morte  dell'  Imperadore  ,  e  gli  itco,  ribellare  una  graiij 
parte  del  fuo  Stato  .  Leone  lofFerfe  queft'  ingiuria  alcu- 
ni anni,  ma  l'anno  891.  gli  mandò  finalmente  un  gagliardo  An.Spi, 
cfercito  fotto  il  comando  di  Simparizio  Patrizio ,  il  qual  efl 

B  b  b  fendo 


37<>      Storia  Civile  di  Capua 

fèndo  ftato  tre  mefi  col  campo  inforno  Benevento,  felice- 
mente fé  ne  impadronì ,  320.  anni  dappoiché  da'  Longobar- 
di era  ftato  podèduto  ,  cominciando  dall'anno  5  7i,(«),tem- 
po  delia  prima  iftituzione  del  Ducato  Beneventano,  fino  al- 
l'anno SSi,y  in  cui  A  Jone  da' Greci  fu  vinto,  ed  a'medefimi  fu 
tal  Principato  fottomeffo  j  ed  anni  323.  dalla  venuta  de'  Lon- 
gobardi in  Italia  l'anno  $6$,  di  noftra  falute  fino  al  già 
detto  anno  89 1. ,  318.  anni ,  dappoiché  da'  Longobardi  era 
ftato  poiTeduto  ,  cominciando  da  Zotone,  primo  Duca  di 
Benevento  ,   fino  al  già  detto  Ajone  . 

Terminato  il  Ducato  Beneventano  a  favore  de*  Lon- 
gobardi,  e  poftofi  forco  l'impero  de' Greci,  efercitò  l'au- 
torità di  Principe  Simparizio  Patrizio  ,  il  quale  confir- 
mò  tutti  i  privilegi  al  Moniftero  di  Montecaflno  ,  fatti- 
gli da  altri  Principi  ,  fuoi  predeceflbri  5  non  fece  alcuna 
mutazione  d^l  fiftema  de'  Conti ,  e  de*  Duchi ,  che  rego- 
lavano le  Provincie  j  e  quefti  Stati  con  comune  univer- 
fale  appiaufo  governò,  e  ne  tenne  l'impero.  Dietro  di 
Jui  venne  Gregorio  Patrizio  ,  da  chi  fu  dominato  Bene- 
vento tre  anni  ,  e  mefi  nove.  Sotto  quefto  Gregorio,  ef- 
fendo  molto  crefciuto  il  numero  ,  e  la  barbane  de'  Sa- 
raceni ,  Adenulfo  Conte  di  Capua ,  figliuolo  di  Landulfo, 
con  Gregorio  ,  Duca  di  Napoli ,  e  cogli  Amalfitani  uni- 
rono un  grand»,  numerofo  efercito  di  Capuani  ,  Napo- 
letani ,  e  Amalfitani  j  gli  diedero  fopra  ,  avendo  forma- 
to un  Ponte  di  barconi  apprefib  Traetto  ,  afifediarono  i 
Saraceni ,  e  li  pofero  tutti  in    fuga . 

Eflèndo  già  terminato  quefto  Capitolo  ,  ed  avendo 
io  gli  Amalfitani  fovcntQ  di  fopra  nominato ,  e  queiti  più 
volte  in  tempo  de' Longobardi  co*  Capuani  confederati, 
ed  uniti  ,  non  e  fuor  di  propofito  dir  qualche^  cofa  di 
quefta  nazione  ,  e  delJ'  antichiffima  Città  di  Amalfi  ,  per 
non  dipartirmi  dal  metodo  ,  tenuto  dal  più  volte  lodato 
noftro  Camillo  Pellegrino  ,  il  quale  nel  fecondo  tomo 
della  fua  Storia  de'  Principi  Longobardi  inferifce  tra  di- 
verfi    Capitoli    dell*  Anonimo   Salernitano   la   Storia  de- 

(a)  Audtor,  apuà  AJfem,hc.cU.cap,  11, 


Libro  Secondo.  377 

gli  Amalfitani ,  delJa  lor  venuta  ,  e  del  lor  progreffo  iti 
quefto  Regno.  Egli  dunque  è  da  faperfi  con  tutti  gii  an- 
tichi Autori ,  raccolti  da  Errico  Bacco  ,  comcnrato  col- 
le fue  note  dall'  erudito  gentiluomo  Cefare  di  Encenìo , 
che  l'anno  del  Signore  339.  una  Colonia  di  Cavalierj  Ro- 
mani eflcndos* imbarcata  sulle  navi  colle  proprie  mogli, 
e  figliuoli ,  menando  feco  tutta  la  loro  roba  ,  per  anda- 
re ad  abitare  in  Coltantinopoli  ,  allora  detta  nuo'^a  Ro' 
fr.a  y  eflendovifi  di  già  trasferito  Coftantino Magno,  Im- 
perador  de' Romani ,  colla  Tua  moglie,  i  Tuoi  figliuoli,  e 
tutti  i  di  lui  Cavalieri,  ed  OctimatJ ,  pel  viaggio  le  loro 
navi  dall'onde  marittime  inghiottite  fi  furono  f  da  due 
fole  in  fuori  ,  le  quali  per  Divin  volere  capitarono  in 
Ragufa  ,  dove  da'  paefani  ,  moflì  a  compallionc  del- 
la ior  difgrazia  ,  e  per  efler  molto  obbligati  a'  Romani, 
furono  amorevolmente  accolte  ,  e  dato  luogo  particola- 
re,  comodo,  e  convenevole  per  la  loro  abitazione  .  Qui 
molti  anni  dimorarono 3  ma  venuti  poi  in  odio  a' Ragu- 
fani ,  falirono  sulle  navi,  facendo  in  Iialia  di  bel  nuovo 
ritorno  ,  e  nei  viaggjo  fi  fermarono  nel  luogo  ,  detto 
Mslfeto  i  ove  la  Città  di  Melfi  efli  edificarono^  e  d'al- 
lora in  poi  non  più  Romani ,  ma  Melfitani  ,  e  Ameiji' 
tanì  fi  differo.  Indi  parendo  loro  il  luogo  incapace  ,  e  di- 
fadatto ,  lo  abbandonarono  ,  e  ad  abitar  Ehboli  fi  por- 
tarono .  Ma  andando  da  Scala  giti  nella  valle  apprellb 
il  mare  ,  ed  avendo  confiderato  efler  tal  luogo  ben  ca- 
pace ,  e  molto  comodo,  con  allegrezza  alloro  ritorna- 
rono j  riferito  il  tutto  a*  compagni  ,  lafciarono  EbboU-i 
e  corfero  a  fare  il  lor  domicilio  nella  Città  di  Scalai  y 
che  molto  ampliarono,  ed  ivi  allora  buona  parte  de'Ro- 
mani ,  correndo  il  tempo  deli'  invafione  de'  Goti  ,  e  di 
Belifario,  vi  fi  riduilè.  Verfo  quefto  luogo  diedero  prin- 
cipio a  fabbricare  la  nuova  Città  ,  che  Amalfi  chiama- 
rono .  In  breve  tempo  furfe  una  Città  nobile  ,  deliziofa, 
niagnifica.  Gli  Aaiaìfitani  fecero  fubito  parentela  co' Na- 
poletani,  e  co*  Longogardi  j  di  che  gravemente  dubitan- 
do Sicooe ,  Priacipc  di  Salerno  ,  e  Duca  di  Benevento  , 

Bbb     a  trattò 


378       Storia  Civile  di  Captivi 

trattò  con  alcuni  Amalfitani  ,  a* quali  gran  copia  di  da- 
naro dato  avea  ,  affinchè  fcriveffero  a*  Joro  parenti ,  ed 
amici ,  che  all'  improvifo  faccheggiaflero  ,  e  rovinaflero 
Amalfi i  ma  ricufandofi  da  efii  di  commettere  un  fìmile 
eccefib  ,  rifolvè  Siconc  ,  pieno  di  gelofia  ,  e  di  timore,  di 
afìah're   all'  improvifo  quefta  Città  j  ed  unitofi  con  alcu- 
ni pochi  Amalfitani  ,  e  Longobardi  ,  che  nel  Tuo  Pala- 
gio allevati   fi  erano,  facendofi  egli  capo  del  Tuo  efercì- 
to  ,  forprefe  Amalfi  y  e  la  maggior  parte  de*  cittadini  con- 
dullè  feco  prigionieri  in   Salerno  .    Dopo  effere  Itati  gli 
Amalfitani   ben  quattro  anni  riflretti  in  Salerno  ,  né  veg- 
gendo   '^^eruna  fperanza  di  eller  liberati  da  tal  prigionia, 
coir  ajuta.  de'  loro    paefani ,  e   di  molta  gente  ai   di  fuo- 
ri ,  }àn  giorno  all'  improvifo  vcrfo  i*  anno  829.  Ja   Città 
di  Salerno  aflaJirono  y  vi  pofcro  fuoco  ^  molti  edifizj ,  e 
molte  ville  bruciarono  ,  e  con  allegrezza  a  riabitare  Ja«. 
Joro  Città  di  Amalfi  ritornarono .  Qui  la  nobiltà  Roma* 
na   fi  mantenne  con   fomma  pietà  ,  ed  ammirabii  luftro 
di  potenza,  di  ricchezze,  e  di  fignoria ,  governata  da  se 
fìeria  coi  Prefetti ,  e  Duchi  àzVC  Amalfitana  Repubblica  , 
facendo  battere  la  propria  moneta  in  fomma  abbondan- 
za d'oro,  e   d'  argento  ;  onde  de'foldi  Amalfitani  leg- 
giamo le  offerte   de*  noftri   Principi  Capuani  Longobardi 
al  Monidero  Caffinefe  ,  e  di  tareni  Amalfitani  impofli  i 
pagamenti   ne*  Riti  della   G.  C.  di  qucfto  Regno ,  compi- 
Jati  ne'  tempi  della  Regina  Giovanna  IL  ,  che  cominciò 
a  regnare  negli  anni  dei  Signore  141 4.  La  Città   fu  ben 
fortificata,  e  premunita  di  ogni  attrezzo  militare  ,  accioc- 
ché  fieffe  ben   difefa  ,  e  ficura  ^z  ogni  altro  fuo  nemi- 
co .  Tenne  un  cfercito  fcmpre  in  piedi   per  tutela  nonj 
meno  àt\  fuo  Ducato,  che  per  dare  coneffo  in  ogni  oc- 
cafione  alle  nazioni  fue  federate  ^  ed  amiche,  ajuto,^o 
foliievo;  onde  ad  ufo   di  xxw'^^c  aufiiiarie  fc  ne  ferviva, 
ed  erano  quelle  appunto  ,  che  coi  noftri  Capuani  alic^ 
volte  contra  i  Principi  Longobardi  ,  ed  alle  volte  co*Napo» 
letani,e  Longobardi  contra  i  Capuani  combatter  fi  vedeano. 
Gli  Ajjialfirani  j  i  Capuani,  e  quei  di  Napoli,  e  di 

Saler- 


Libro  Secondo,  379 

Salerno  unltamenre  predarono  tutta  1'  ubbidienza  al  Pa- 
pa G.ovanni  Vili.  5  tuttoché  1*  iniquo  Duce  di  Napoli 
Sergio  ripugnato  io  avefle  ,  come  già  diffi  di  Ibpra  ;  per 
la  quai  cola  fu  da  efII  con  foiUmo  fpirito  ,  e  coraggio  fcac- 
ciato  da  Napoli  j  ed  il  Pontefice  Icriflè  a  Landulfo 
Vefcovo  di  Capua  ,  che  ftefle  unito  per  difefa  della  Chic- 
fa  Romana  con  Atanagio ,  Vefcovo  di  Napoli  ,  e  proc- 
curallè  r  oflervanza  de' patti  cogli  Amalfitani.  Quefti  fu- 
rono i  primi  fondatori  dell*  inclita ,  nobile  ,  e  facrofanta 
Religione  Gerofolimirana  j  quelti  i  Confervatori  delie  lo- 
ro patrie  leggi  Romane  ,  che  dal  furor  de'  Barbari  fot- 
to  gì' incendj ,  e  rovine  delia  fteffa  Roma,  e  delle  altre 
Città  d'Italia  givano  irreparabilmenre  in  perdizione  :  on* 
de  fende  (a)  Sigonio  de'  Pifani  :  Q^o^J  antem  ad  memO" 
r'tam  ejì  in[{gne  ex  omnì  praeda  urbh  (  cioè  di  Amalfi  ) 
nihil  ,  nìjt  rem  unam  eximii  loco  beneficìi  a  Lotharìo  pe^ 
tìemnt ,  Ha  e  e  fitit  jaris  e  ivi  li  s  PandeBarum  'do  lumen  ,  oUm 
a  Jtdftiniano  Imperatore  conditum  ,  (3  prifcii  admodum  Ut' 
teris  exaratum  ,  quod  in  hunc  ufq.  diem  Pijìs  Floren» 
tium  tranilatum ,  ibi  7naz.na  ,  ut  ita  dicam  ,  religione  feV" 
^atur .  E  queiti  lielh  Amalfitani  ebbero  il  vanto  di  efle- 
re  ilati  i  primi  inventori  delia  mirabil  bufTola  da  navi- 
gare j  ingegnofinìmo  ritrovato,  ed  utile  a  tutto  il  Mon- 
do ,  di  Flavio  Gioja  Amalfitano  ;  quindi  fcrifle  il  Panormita; 

Prima  dedit  nautii  tsfum  magneti^  Amalphis  . 
Or  tra  le  illuftri  Criftiane  famiglie  Romane  ,  confervate 
prima  nella  già  detta  coftiera  di  Scala  y  poi  di  Amalfi -^ 
che  ben  diciorto ,  fra  le  altre  ,  ne  va  numerando  Fran- 
cefco  de' Pietri ,  vi  è  la  famiglia  degli  Afflitti,  cosi  no- 
minata dalie  fiiigolari  afflizioni  d'  animo  ,  angofce  ,  cj 
patimenti  i\e\  fuo  corpo  del  gloriofo  Martire  di  Criiio 
S,  Euftachio  ,  e  della  gloriofa  Vergine  ,  e  Martire  S.  Ste- 
fania,  di  lui  forella,  della  di  lui  moglie,  e  figliuoli ,  che 
dopo  tanti ,  e  tanti  itrazj ,  e  tirannie  per  la  noftra  San- 
ta Fede  fofferre  ,  finalmente  dejitro  un  bue  di  bronzo  fa- 
jono  bruciati  vivi  >  e  ftitti ,  Da  quella  famiglia  diS.Eu- 

ilachio 
(a)  Ann*  iii§. 


380     Storia  Civile  di  Gap  uà 

flnchio  Ja  già  nominata  famiglia  degli  Afflitti  difcendc, 
detta  anticamente  dì  Fri^o  ,  come  ne  padano  ,  e  io  con- 
teltano  tutti  gli  Autori,  raccolti  dai  P.  AtanagioKircher 
della  Compagnia  di  Gesù  ,  e  io  moftrano  tante  lapidi  > 
e  tanti  anticliidlmi  monumenti  ,  che  in  Amalfi ,  in  Ifca- 
la  ,  e  Ravello  efpofìi  alla  pubblica  veduta  fi  leggono  ,  rac, 
coiti  con  fomma  diftinzione  ,  ed  appuratezza  da  Carlo 
de  Lcllis  {a) .  Ed  il  celebre  Giureconfuito ,  e  famofo  iflo- 
riografo  Marino  Freccia  ,  piiì  volte  lodato  ,  così  fcrillo 
di  quefta  famiglia  :  Ctijf^s  orìgo  ex  ^eterihui  Rcmanorum 
Colonih  ad  S calar em  Cì'DÌtatem  ^  quae  prìui  Camenfìs ^di- 
eia  ejì  Vicentìm  agri ,  deduca  ejì  ah  t^Jìachìo  Martyre, 
Da  Coluccio  d'  Afflitto  poi  nacque  Lionardo  ,   che  nell' 
anno   1408.  dal  Re' Ladislao  fu  creato  gran  Cancelliere, 
e  Vicario  Generale  del  Regno  >  i  due  Zvlattei ,  o  fìen  Maz- 
zei ,  il  prim.o  reintegrato  a  Seggio  di  Nido  l'anno  \%oz,y 
l'altro  reintegrato  allo  f^efTo  Sedile  1*  anno  1560. ,  da*  qua- 
li hanno  l'origine   i  Baroni  della  Rocca  Gloriofa  ,  e  An- 
tonio, antico  itipite  de' Conti  di  Trivento  ,  e  di  Loreto, 
di  Monteroroni  ,  e  di  Mauria  ,  Dalla  linea  di  Antonio, 
che  fu  molto   caro,  e  troppo  diftinto  dal  Re  Aifonzo, 
dal  Re  Ferdinando,  e  dal  Re  Federico  ,  nacque  quel  Do- 
menico ,  la  cui  linea  in    Amalfi  fi  div Te  in   tre  rami ,  di 
Celare  ,  di  Alfonfo  ,  di  Diomede.  Da  quelio  nacque  quel 
Diomede  ,    figlio    di  Franccfco  ,   e  di  Eleonora  Morra^ 
della  Piazza  Capuana,  genitori  dell' odierno  ancor  viven- 
te Cavaliere  di  gran   fenno ,  e  valore  Franccfco  d'Afflit- 
to ,  che  fla  oggi  profeguendo  nel  S.  R.  C.  il  giudizio  dì 
fua  reintegrazione  al  Seggio  di  Nido ,  introdotto  dall'an- 
no 1607.  da  Cefare  di  Afflitto  ,  che  fondò  chiaramente 
la  fua  difcendenza  da  Niccolò,  detto  lo  Scotto  ^  fino  al- 
la fua  perfcna  .    Or    qucdo    Franccfco  d*  Afflitto  è  pa- 
dre della  Marchefa  Maddalena  d'  Afflitto  ,    che  I*  anno 
1723.  fi  fposò  il  Marchefe  di  Rajano,  dello  Srato  d'An- 
verfa  ,    e  di  Pacentro    Donato  Recupito   mio  zio  ,   fra- 
tello germano    di    Antonia  Recupito  ,    mJa    madre  ,  di 

Agne- 
(a)  jD//r.  I.  àelk  Fam»  di  Nap,  part,  3. 


Libro  Secondo .  381 

Agnefc  Marchefa  d*  Arneto  ,  e  di  Capriglìa  ,  maritata 
con  Francefcantonio  della  nobile  antica  famiglia^ 
Amoretti  ,  di  Girolamo  ,  di  Gaetano  ,  del  dotto  ,  o 
faggio  Gesuita  P.  Giambattifta  ,  e  del  Marchefe  Giu- 
feppe  ,  cafato  colla  Marchefa  Terefa  Afolefè  ,  nobile-» 
delia  Città  di  Benevento  ,  ov'  effi  Signori  Reciipito  go- 
dono nobiltà  di  quel  Sedile  y  ed  hanno  la  parentela  di 
molte  famiglie  nobili  della  ftefla  Piazza  ,  tra  le  quali 
quella  del  Marchefe  del  Tufo  Pafquale  Piatti  ,  e  quel- 
la di  Cofcia  ,  e  di  Colle  ,  che  furono  le  due  fuceeflivc-» 
mogli  del  vecchio  Marchefe  Francefco ,  loro  padre  .  Del- 
la già  detta  Marchefa  Maddalena  d*  Afflitto  d*  Amal- 
fi iono  figli  Niccolò  ,  già  profe(Ic>  Benedettino  ,  Sal- 
vadore  ,  e  '1  primogenito  odierno  Marchefe  Pafquale, 
che  fé  ne  fta  non  ancora  cafato  ne'  fuoi  già  detti  Feudi 
in  Abruzzo  5  avendo  l'anno  paflato  maritata  la  fua  uni- 
ca forella  Marianna  Recapito  ad  Ettore  Capecelatro ,  Ca- 
valiere di  Seggio  Capuano  ,  e  Prefide  dcgnilfimo  della,^ 
Città  di  Chieti . 

CAPITOLO    VIIL 

Eitorna  r  Impero  de*  Longobardi ,  e  Capua  fi  rende 

Principato . 

N Eiranno  895.  venne  con  forte  efercito  di  molta  ben  An.^PS» 
agguerrita  foldatefca  a  Benevento  Guido,  Duca,o 
Marchefe  Longobardo  j  e  tanto  combatte,  finché  gli  riu- 
fci  di  cacciar  via  il  già  detto  Gregorio ,  da  altri  Autori 
chiamato  Giorgio  ,  il  quale  fé  ne  ritornò  nella  Grecia, 
e  con  efib  finì  il  governo,  e  l'impero  Greco  in  Beneven- 
to 3  e  fi  vide  nuovamente  il  comando  Longobardo  nel- 
la perfona  di  Guido  ,  che  vi  regnò  tre  anni  ,  A  Guido 
fuccedette  Radelchi  IV.  T  anno  898. 

Or  nell'anno  di   noftra  falutc  899.  Adenulfo,  Con-An.899. 
te  di  Capua  ,    mal  foffrendo  i'  impero  troppo  grave  di 
Radelchi ,  Principe ,  come  diffi ,  di  Benerento  j  di  quel- 
io 


382       Storia  Civile  di  Capua 

Io  fteflb  Radelchi ,  che  lebbenc  da  moiri  Autori  ancora 
fi  dubita  ,  che  fi  fofle  ,  e   dà  chi  folTe  dilcelo  3  dichiarò 
tuttavia  Pietro  Giannone,  che  fofl'c  quel  Radelchi  mcdcfl- 
mo  ,  che  nell*  anno  898.  fu  reintegrato  da' Beneventani  a 
quel  Principato  ,    dal  qual  era   ftato  dodici  anni  prima-» 
da  efli  fteiìi    cacciato  ;    entrò    nella  borea  ,    che  mal    (ì 
conveniva  ,  che  Capua ,  Circa  tanto  antica  ,  e  tanto  no- 
bile ,  averie  ad  efler  pili  Ibggetta  a  Benevento  j  e  cho 
avendo  il  Contado  Capuano  una  gran  vaftità  di  terreno, 
e  di  giuridizione ,  abbracciando  tutto  ciò  ,  che  da  Cafer- 
ta  ,  e  SuefTola  (a)  in  lungo  (i  diftende  in  fino  ad  Aqui- 
no ,  e  fi  fiendè  alle  volte  fino  a  Sora  ,  e   di  larghezza 
da  Cajazzo  infino  a  i  lidi    del    mar    Tirreno    di   qua    , 
e  di  là  dcUc  bocche  di  Linterno  ^  Volturno  y  e  GarigHa- 
no  [b)  ,  ben  poteva  Capua  da  se  fola  elfer  la  Signora   , 
e   la  Metropoli  dell'  altre  Città  .  E  trovandofi  aver  egli 
fcacciato  Landulfo  ,  e  Landone  dal  fuo  Contado  di  Ca- 
pua ,  mifiirò  bene  le  (u^  forze  j  uni  un  poderofo  eferci- 
to ,  e  fi  difpofe  a  mover  guerra  a  Radelchi ,  per  cacciar- 
lo dall'  impero  di  Benevento .  Radelchi ,  non  eficndo  af- 
fatto idrutto  dQ,\V  arte  del  regnare  per  la  fua  fempiicitl, 
e  dappocaggine  ,  fi  diede  in  braccio  di  Virialdo ,  uomo 
crudele  ,  €  ch^.  pefiimamente  trattava  i  Beneventani .  Egli 
il  Principe^  flimiilato  da  Virialdo,  avca  dato  1' efilio  a.» 
molti   nobili  Beneventani ,  i  quali  ricoveratifi  in  Capua  , 
erano  ftati  a   maraviglia  ben  trattati ,  ed  accolti  da  Ade- 
nulfo:  onde  cominciarono  effi  a  penfare   ,   come  dlfcac- 
ciar  porelTero  da  Benevento  Radelchi ,  ed  innalzare  a  quel 
Soglio  Adenulfo  5  e  febbene  tra  i   conviti  ,  e  tra  i  giuo- 
chi più   volte  i  Beneventani  gli  avefiero  infinuato  quefto 
loro   penfiere  3  Adenulfo  fingendo  ,  eh'  efiì  lo  diceflero  per 
ifcherzo  ,  non  mancò  di  vie  più  difporre  la  guerra ,  eh' 
era  per  muovere  a  Radelchi  .    Ed  affinchè  non  foffe  di- 
ftolto  da  queft*  i[r?pr€fa  da  Guaimario,  Principe  di  Saler» 
no  ,  pensò  di  unirfi  con  coftui  in  iltretra  parentela  ,  o 

per 

(a)  H'tjìor.  Cajjifi.  apud  Veìkgrw.  num.  23.  &  26, 

(b)  Velìegrw.  Chron.  pag,  142. 


Libro  Secondo.  385 

per  mezzo  di  un'  imbafciara  molto  umile  ,  e  afettuofa, 
con  preghiere  ,  e  fcongiuri  chiefegli  per  irpofa  a  Landul- 
fo  Tuo  tìgJiuolo  la  figliuola  del  vecchio  Principe  Guai- 
marioj  proteftando  dì  volergli  eder  foggetro  ,  come  fu- 
rono i  Iboi  predeceflori  al  Principe  dj  Salerno.  Ma  erano 
ributtate  tutte  quelle  preghiere  per  iftigazione  di  Landul- 
fo,  e  Pandone,  che  fcacciati ,  come  dilfi  ,  da  Capua  da 
Adenulfo  lor  fratello  ,  in  Salerno  eranfi  ricoverati .  Qiic- 
iìì  fi  opponevano,  vantando  tra  breve  di  volerlo  difcac- 
ciare  dalla  (ode  ,  che  avea  loro  ufurparo  5  e  perciò  (i 
proteftavano  ,  che  non  fi  dovefìTe  con  eflb  lui  aver  pace. 
Si  univa  ben  anche  a  coftoro  Tota  ,  moglie  del  vecchio  Prin- 
cipe Guaimario  ,  la  quale  ,  fdegnando  di  dare  la  Tua  figliuo- 
la a  Landuifo  ?  folca  dire ,  eh'  ella  nata  di  Regale  ftirpe, 
come  figliuola  di  Guido  II.  Duca  di  Spoleto  ,  non  pote- 
va in  verun  modo  imparentarfi  con  un  fuo  fuddito  ;  di- 
ceva ella  così ,  attefo  i  Conti  di  Capua  prima  eran  fog- 
getti  a  i  Principi  di  Salerno  :  imperocché  nella  divifione, 
che  fi  fece  di  quefii  due  Principati  ,  Capua  andò  com- 
prefa  con  quello  di  Salerno  ,  non  di  Benevento,  corno 
già  di  fopra  narrai, 

Veggendo  Adenulfo  ,  che  non  gli  riufcì-  tal  difegno 
col  Principe  di  Salerno,  tentò  di  unirfi  con  Atanagio  ,  Ve- 
fcovo  infieme,  e  Duca  di  Napoli  3  ed  avendogli  fatta  ri- 
chiedere,  come  fcrifiè  l'Anonimo  Salernitano  ,  una  di  lui 
figliuola,  Gemma  chiamata,  per  moglie  a  Landuifo,  fu- 
bito  il  Duca  vi  condifcefe^  e  per  mezzo  di  quefto  lega- 
me ftrinfero  tra   di  loro  una   ben  ferma,  e  ftabil  pace. 

Seguitava  intanto  Radelchi  ad  opprimere  ,  e  malme- 
nare i  Beneventani  3  e  crefcevano  tuttavia  i  difordini  ìtu 
Benevento;  onde  molti  cittadini,  ancorché  non  cacciati, 
volontariamente  la  propria  lor  Patria  abbandonarono  , 
ed  in  Capua  ricoveraronfi  .  Così  moltiplicati  i  Beneven- 
tani in  Capua,  cominciarono  co' loro  parenti,  ivi  rima- 
fti ,  a  maneggiar  la  congiurai  ed  avendo  comunicato  il 
tutto  con  Adenulfo  ,  armati  cflì  con  altri  Capuani ,  eh* 
cran  già  difpofti  ,    vollero    di  nafcofto  menar  feco  Ade- 

Ccc  nulfo, 


384     Storia  Civile  di  Capua 

nulfo ,  e  fi  portarono  unitamente  in  Benevento  .  Quindi 
con  intelligenza  di  coloro  ,  ch'erano  di  dentro,  entrati 
di  notte  nella  Città ,  la  forprefero  ,  e  cinto  il  Palagio  , 
ov*  era  Radelchi  ,  lo  fecero  immantinente  prigioniero  ►  In- 
tanto i  malcontenti ,  e  gli  efiliati ,  feorrendo  per  la  Cit- 
tà,  uniti  in  uiì  tratto  cosi  i  nobili,  come  il  popolo,  tut- 
ti ad  una  voce  faiiitarono  Adenulfo  loro  Principe  .  Que- 
lli vedutofi  con  tanta  conformità  di  voleri  innalzato  a 
grado  sì  ecceifo  ,  non  mancò  dal  Tuo  canto  portarfì  con 
tutti  con  eftrema  manfuetudine  ,  ed  umiltà  j  profonden- 
do molti  doni ,  perchè  maggiormente  ftringeflè  con  lui 
gli  animi  de' Beneventani  »  Ed  ecco  Adenulfo  da  Gaftai- 
do ,  ch'era  ,  dopo  aver  tredici  anni,  come  Conte,  go- 
An.900.  vernata  la  Città  di  Capua,  fu  nell'anno  900.  fatto  Prin- 
cipe di  Benevento  j  unendoft  con  ciò  nella  fua  pcrfona.» 
la  Contea  di  Capua  ,  e  'ì  Principato  di  Benevento  ,  o 
di  due  Ci  vide  fatto  uno  Stato  in  una  medefima  perfona» 
Riflette  ii  G!annone(a),  che  non  divife  Adenulfo  que- 
lli Stati ,  ma  fi  ritenne  la  ftella  polizia  5  né  da  qui  co- 
minciarono i  Princjpi  di  Capua  ,  come  alcuni  credertcroj, 
o  che  perciò  il  Contado  di  Capua  pafìTalTe  in  Principato^ 
poiché  cosi  Adenulfo,  come  i  fuoi  figliuoli,  furono  Prin- 
cipi chiamati  3  perchè  tennero  il  Principato  di  Beneven- 
to ;  e  fé  alcune  volte  nelle  noftre  antichità  fon  detti  Prin- 
cipi Capuani  ,  fu  perchè  così  Adenulfo,  come  i  fuoi  fi- 
gliuoli, X^andulfo,  e  Adenulfo,  che  gli  fuccederono ,  non 
Jafciarono  di  tener  la  lor  fede  in  Capua ,  dove  continua- 
rono la  lor  refidenza .  Da  qui  accadde,  che  tratto  trat- 
to ,  fecondo  l'ufo  del  volgo ,  fi  cominciafTcro  a  chiama- 
re Principi  Capuani  ,  perchè  dimoravano  in  Capua  j  ma 
non  già  perchè  Adenulfo  avefie  iftituito  in  Capua  un- 
nuovo  Principato,  feparato  da  quel/o  di  Benevento,  fic- 
come  fi  vede  chiaramente  nel  Concordato  ,  fatto  tra- 
Gregorio, Duca  di  Napoli  ,  eLanduIfo  ,  e  Adenulfo  Prin- 
cipi ,  rinnovato  dopo  nel  933,  da  Giovanni  ,  nipote  di 
Gregorio  ,  che  al  zio  fucccdette  ;  ove  tra  P  altre  cofe  fi 

legge; 
(a)  I/ìor*  CiviL  tom.  1.  Uh.  7. 


Libro  Secondo.  385 

legge  :  In  ioto  Prìncipatu  Z'ejìro  Benevefìtano  cum  omnU 
lui  futi  pertinentììì  3  ?ìec  in  toto  Comìtatu  Capuano ,  nec 
in  Teano  cum  pertinentiii  juii  ;  il  che  ben  pruova  Ca- 
ntillo Pellegrino  {opra   l'Anonimo  Salernitano. 

Adenulfo  ,  per  iihbiiir  con  maggior  fermezza  il  Prin- 
cipato nella  fua  mafclule  difcendenza  ,  alTociò  torto  a^ 
quello  nell'anno  por.  Landolfo,  fuo  tìgliuolo,  il  quale  An.901. 
da  queft*  anno  infieme  col  padre  lo  governò  5  e  dopo 
aver  dimorato  per  qualche  tempo  in  Benevento  ,  feco 
ritorno  alla  Città  di  Capua  ,  ove  continuar  volle  la  fua 
refidenza  .  Ed  ecco  il  tempo ,  in  cui  Benevento  cominciò 
a  declinare  dal  fuo  fplendore  j  perchè  la  i^àt  de*  fuoi 
Principi,  trasferita  in  Capua,  gli  fece  perder  molto  delU 
fua  maeftà  .  Ed  ecco  il  tempo  ,  in  cui  la  Città  di  Capua 
cominciò  a  vie  piti  riforgere  ,  e  mantenerfi  più  nobile, 
e  fublime  .  Queft*  Adenulfo  fu  il  primo  ,  che  ,  fecondo 
raccolfe  il  Duca  della  Guardia  ,  nell'anno  884.,  o  neli' 
anno  899.,  fecondo  l'Ammirato,  fdegnò  il  titolo  di  Ga- 
ftaldo  di  Capua  ,  e  poi  quello  di  Duca  3  ma  volle  eflè- 
re  intitolato  Principe  di  Capua  ,  e  di  Benevento  ,  nella.* 
cui  famiglia  tal  Principato  ,  e  Signoria  per  lo  fpazio  di 
ben  177.  anni,  fecondo  Leone  Ox^ienfe  ,  riferito  dal  Gian- 
none,  fi  conferve,  e  mantenne,  poiché  per  lungo  tem- 
po nei  Principati  di  Capua  ,  e  di  Benevento  molti  Ba- 
roni furono  àó.  fangue  di  Adenulfo  ,  che  Signori  di  varj 
Feudi  ftabiliroDo  le  loro  particolari  Famiglie  ,  dandofi  a 
loio  cong'untiiinveftitura  di  molti  Feudi:  e  fui  fero  quin- 
di in  tutta  l'Italia  Ciftiberina  molti  Conti,  e  Baioni,  e 
altri  Nobili  della  detta  difcendenza  .  Onde  diffe  il  loda- 
to Giannone  {a)  ,  che  dalia  fchiatta  di  Adenulfo,  come 
dal  cavallo  Trojano  ,  ne  ufcirono  tanti  Conti,  e  Signo- 
ri, che  riempirono  non  meno  Capua  ,  che  Benevento  di 
Contee  ,  e  Signoiie  .  Dal  fangue  di  quefto  Principe  n' 
ufcirono  i  Confidi  Venafro,  di  St^SL  y  d'Ifernia  ,  di  Mar- 
(ìco,  di  Sarno,  di  Aquino,  di  Cajazzo  ,  di  Teano,  o 
tanti  altri .  Fu  egli  un  Principe  molto  pio ,  e  molto  ira- 

Ccc     a  pcgna- 

(a)  ÌJìor,  Civil.  Uh  s.  ^um,  i. 


3  86      Storia  Civile  di  Capiia 

pegnato  non  meno  per  la  quiete  de' Tuoi   Stari,  che  per 
Ja  pace  de'  fuoi  popoli . 

In  queil'o  tempo  i  Saraccni,avcndo  fatta  ftrettidima  lega 
coiGactani  ,  ritornarono  di  nuovo  ad  infettare  Terrai 
di  Lavoro  .  Laonde  conobbe  Adenulfo  ,  che  fenza  for20 
ftraniere  non  potevanfi  quei  cacciare  dal  Garigliano  , 
dove  nuovamente  fi  eran  fermati  5  e  perciò  mandò  ap- 
poita  Landulfo  ,  uno  de' fuoi  figliuoli  ,  all' Imperador  Co- 
f^antino  ,  figliuolo  di  Leone  Porfirogenito  ,  facendogl'in- 
tendere  gl'infiniti  mali,  e  calamità,  che  quella  mifera. 
Provincia  da'  Saraceni  di  continuo  riceveva  j  onde  io 
fece  pregare  a  mandargli  un  ben  forte  foccorfo  .  L'  In> 
peradorc  accolfe  gentilmente  Landuifo,  gli  promife  tut- 
to il  fuo  ajuto  y  e  già  difpofe  un  grolTo  efercito  in  foc- 
corfo ài  Adenulfo  contra  i  Saraceni  ;  ma  forprefo  (a)  que- 
An.914*  ih  dalla,  fua  ora  fatale,  fé  ne  morì  l'anno  914.,  eflèn- 
dogli  fuceeduti  nei  Principato  Adenulfo,  e  Landulfo,  fuoi 
figliuoli  .  Fu  il  cadavere  dd  Principe  fepolto  nel  Duo- 
mo di  Capua  5  e  fino  a'  noflri  tempi  fi  vede  nel  Chiollro 
di  ciio  un'  urna  di  antico  marmo  in  quefta  guifa  ,  nella 
fommità  una  Croce  intagliata,  a  capo  della  quale  que- 
sta lettera  A  ,  nella  def^ra  N  ,  nel  mezzo  O  ,  nella  fì- 
fiiftra  L,  nei  piede  FVS ,  e  fotto  la  Croce  Prh/cepSj  che 
iinite  infieme  fi  leggono  A^enolfai  Prìncepi . 

U  Imperador  Leone  ,  coaie  fcrifle  Giannone  ,  invi- 
tato airimprefa  contra  i  Saraceni  da  Landuifo,  da  par- 
te dz\  già  defunto  Adenulfo  ,  fuo  padre ,  fpedì  wn  pode- 
Tofo  efercito  Greco  fotto  il  comando  di  Ciclo  Piccillo, 
infignito  della  dignità  d€i  Patriziato,  Queflo  Patrizio  era 
un  uomo  quanto  valorofo  ,  tanto  faggio  ,  ed  accorto,  ma 
confiderando,  che  in  prima  fi  aveva  a  guadagnare  l'ani- 
mo degli  amici ,  ed  alienarli  da  i  Saraceni  ,  portò  con.» 
feco  da  parte  dell'  Imperadore  la  dignità  dé\  Patriziato 
a  Girolamo  ,  Duca  di  Napoli  ,  e  a  Giovanni  Duca  di 
Gaeta , 

Landulfo,  che  trovavafi  in  Coliantinopoli j  intefa  la 

morte 
(a)  Cfonìc,  Cajpn.  cap,  55.  lib,  5. 


Libro  Secondo.  387 

morte  del  padre ,  tufto  in  Capua  fece  ritorno  3  ed  onore- 
volmente accoito  dal  frateiio  Adenulfo  ,  amendue  con  mi- 
rabile concordia  reflero  uniti  lo  Srato  3  né  vollero  ,  fe- 
guitando  il  configlio  del  padre  ,  infra  di  loro  partirlo, 
o  che  1'  uno  prefcdefìfè  in  Capua  ,  e  J' altro  in  Beneven- 
to 3  ma  amendue,  fermata,  come  prima,  ia  refidenza^ 
in  Capua,  dalla  medefima  attefèro  a  reggerlo  3  e  già  con 
edl ,  e  con  Guaimario  ,  Principe  di  Salerno  ,  e  con  mol- 
ti Pugliefi,  e  Calabrefi  ,  foggetti  al  fuo  Signore  ,  unì  Pic- 
cillo  il  Patrizio  un  grandiUimo  formidabil  efercito,  e  po- 
fe  il  campo  limgo   il  Garigliano   contra  i  nemici . 

E  qui  e  da  notarfi  ,  che  quefto  Landulfo  in  tempo, 
che  con  Pandulfo,  altro  fuo  fratello  ,  erano  Principi  Ca- 
puani ,  pofledevano  ben  anche  il  Ducato  di  Spoleto ,  co- 
me chiaramente  fi  vede  nella  Cronaca  Cigllenfe,  porta- 
ta dal  Pellegrini,  in  cui  fi  legge  colla  data  in  Ifpoleto: 
Prmo  die  Septemhris  anno  CMLIV,  Indi  :  Klll.  anno 
Berengarii  Regis ,  eji^s  filli  Ade Ip erti  V.  P'rincipatas  glo^ 
rioforum  Landuìphi  an,  XV. ,  ^  VL  Vandolpbì ,  Capua^ 
Korum  Princìputn  ,  (3  Ducum  Spoletì  felìcìter  .  E  fi  po- 
trebbe anche  dire  ,  che  quello  fteffo  Landulfo  fofie  fla- 
to Conte  di  Caferta  ,  eflendo  egli  figliuolo  diAdenuIfoj 
di  lui  antecefibre  nel  Principato  di  Capua  3  \tggzv\à^^\ 
nel  principio  di  un'antica  carta  dell'anno  900.:  Ideoque 
ego  Landulphui  ,  Cornei  Cafirtae  ,  fiìiui  ejufdem  Aienol- 
phi  Com.  dee/aro:  potendofi  ben  conjetturare ,  che  noiij 
di  altro  Adenulfo  dovè  eilèr  figliuolo  il  Conte  di  Ca- 
ferta Landulfo,  fé  non  di  queir  accennato  Adenulfo  ,  che 
fu  l'ultimo  Conte  di  Capua  ,  e  il  primo  ,  eh' ebbe  il  ti- 
tolo^ di  Principe  di  Capua  ,  e  di  Benevento  :  di  quella, 
ilefia  Caferta  ,  che  già  diffi  fopra  ,  effere  fiata  da*  Lon- 
gobardi riedificata,  e  poi  renduta  ior  Gafi:aldato  ,  e  Con- 
tea :  pofledura  oggi  dai  noftro  in  vittifiimo  Re  Carlo  Bor- 
bone ,  felicemente  regnante  ,  in  nome  di  chi  in  alta  gene- 
ral fovrintendenza  V  amminiftra  ,  e  la  governa  con  twtt^ 
integrità  ,  e  prudenza  il  Cavalier  Lorenzo  Maria  Neroni , 
Colonello  degli  cf€|:citi  di  S.  M.  ,  e  Capitano  delle  fuc-» 

Regali 


388      Storia  Civile  di  Capua 

Regali  Guardie  di  fanterìa  Italiana  ,  il  quale  colle  fuo 
maniere  gentili,  e  proprie  fi  ha  tirato  l'amore,  e  la  be- 
nivoglienza  di  quei  fudditi,  e  di  ogni  genere  di  peifone, 
che  in  quello  Stato  dimorano;  T  iltefla  Caferta  ,  la  qua- 
le,  {ebbene  io  nella  pag.  4S.  di  quefta  mia  Storia  ,  ap- 
poggiato ad  un  moderno  Autore  ,  che  varie  cofe  di  tal 
Città  ha  dato  alla  luce  ,  avelli  con  lui  aflerito  d'eflere 
(lata  Colonia  de' Romani  5  quefto  poi  né  in  Livio  ,  ne  in 
Frontino  ,  ne  in  altri  Autori  ,  che  le  antiche  Romano 
Colonie  numerano,  e  rapportano,  potei  affatto  trovare: 
perciò  non  vorrei  ,  che  a  mio  errore  attribuito  fofle  ,  fé 
Caferta  Colonia  de'  Romani  folTe  ftata  giammai . 

Il  Pontefice  Giovanni  X.  anfiofo  anch'  egli  di  eftin- 
guere  i  già  detti  Saraceni,  mandò  Alberico,  Marchefe  di 
Tofcana  ,  fuo  fratello  ,  con  buono  efercito  3  il  quale  ac- 
^ campò  dall'altra  riva  del  Garigliano,  ftringendo  l'uno, 
e  r  altro  efercito  il  nemico  con  ogni  diligenza  per  tro 
mefi  continui  3  facendo  egli  il  capo  della  Tua  ben  ag- 
guerrita foldatefca  .  Mancò  a*  Saraceni  il  vitto  ,  e  ogni 
genere  di  vettovaglie  3  fi  videro  efii  lontani  da  i  due  Duchi 
di  Napoli  ,  e  di  Gaeta  5  anzi  da  quefti  perfcguitati  5  fi 
trovarono  in  mezzo  a  due  terribilifiimi  cfcrciti  nemici  • 
Onde  pieni  di  rabbia  ,  e  dati  neli'  ultima  difperaziono  , 
pofero  fuoco  ad  ogni  loro  avere,  e  ftretti  tutti  infieme, 
con  maravigliofo  impeto  (l  pofero  a  fuggire  per  le  vi- 
cine {eìve  i  ma  fopraggiunti  da*  noftri ,  furon  quafi  tutti 
An.pis,  pofti  a  fil  di  fpacia  .  E  cosi  nell'anno  del  Signore  915. 
fu  cacciata  via  tal  pefte  dalla  nobile  ,  e  bella  Provincia 
di  Terra  di  Lavoro  j  cllèndofi  veduto  ben  campeggiare 
il  valore  del  Patrizio  Ciclo  Piccillo,  a  chi  molto  giova- 
ron  le  forze  del  Duca  di  Napoli  ,  e  di  Gaeta ,  diftinti , 
ed  infigniti  ddìa  dignità  Patriziale. 


DISSEK' 


Libro  Secondo  .  3  89 

DISSERTAZIONE 

Intorno  alla  Dignità  Patriziak  ,  ed  al  titolo 
di  Patrizio . 

SLf  di  quefta  gran  D'igniti  Patrizia  le  ,  dall'  Impera- 
dor  Greco  al  Tuo  General  Comandante  Ciclo  Piccillo, 
e  poi  ai  due  Duchi  di  Napoii  ,  e  di  A/naifì  conferirai 
e  di  quefto  nome  Patrizio  conviene  trattenermi  bre- 
ve fpazio  di  tempo  a  far  parola,  non  meno  per  degno 
pabolo  degli  eruditi  ,  che  per  un  chiaro  lume ,  fpecial- 
niente  alla  geote ,  piiì  nobile  del  noftro  Regno  3  trattan- 
doli di  evitare  molti  abbagli  ,  che  logliono  poi  dimoftrar 
le  Cìtià  poco  eulte  ,  e  gli  uomini  di  poco  ,  o  niun  di- 
fcerniniento  j  e  perciò  di  cofa  non  poco  utile  ,  e  necel^ 
faria  a  ben  faperfi  da  ognuno. 

Egli  dunque  è  da  notarfi  ,  che  non  Tempre  la  deno* 
minaz.one  di  Patrizio  ne'  tempi  antichi  ebbe  V  ideUb  fì- 
gnificato  3  né  ad  una  fola  fpecie  di  perfona  fi  apparte- 
neva ,  per  avere  fecondo  le  vicende  ricevuto  non  folo  di- 
verfa  intelligenza  ,  e  diverfa  dignità  3  ma  ancora  da  per- 
fone  di  diffei ente  gerarchia  ,  e  condizione  fi  conieguiva.  L' 
origine  certamente  delia  dignità  à^\  Patriziato  non  da«. 
altro,  che  dallo  fplendore  de' Romani  Patrizj  deriva,  e 
neli*  antica  Repubblica  Romana  Patrizj  appeiJavanfi  i 
figliuoli  de*  Sanatori  ,  che  ^\  opponevano  a*  plebei .  La^ 
progenie,  e  difcendenza  de' Senatori ,  fecondo  fcrifle  Li- 
vio nel  primo  libro  della  iua  Storia ,  per  onore  Patri' 
zia  £\  chiamava  . 

Nel  principio  creò  Romolo  cento  Senatori ,  che  dice- 
vanfi  majorum  gentium  :  dopo  ,  Tarquinio  ne  fupplì  al- 
tri cento,  fecondo  fcriffe  io  flcfTo  Livio,  Dionigi  d'Aii- 
carnafib  ,  e  Tacito  ,  i  quali  fi  dicevano  minortém  gcn^ 
tium  ,  e  per  Y  antichità  delie  famiglie  erano  agli  altri 
preferiti;  pcrthc  avean  cura  delie  cole  facre,  efercitava- 

no 


39^     Storia  Civile  di  Capua 

no  i  magiftrati  ,  dirpenfavano  la  g'ufl.zia  ,  ed  ammlnì- 
ihavano  Ja  Repubblica,  fìccome  fcrific  Jo  H'efTo  Dionigi, 
Aleflandro  ab  Ale(]andro(^) ,  Tiraquelio  ,  Pancirolo  ,  ed 
altri . 

I  Romani ,  che  tennero  J' Impero  di  tutto  il  Mondo, 
tre  ordini  nella  Città  coftituirono  ,  de' quali  Romolo  ftef- 
{o  ne  fu  autore,  allo  fcriverc  del  già  detto  Dionigi  :  de* 
quali  il  primo  chiamavano  Patrizio  ,  il  fecondo  Eque* 
Jìre^  e  '1  terzo  Plebeo  .  Quei  del  piim*  ordine  aveano  ia  cu- 
ra della  Repubblica  :  A  Romuh  centum  eonjìituti  Jtint  , 
fcrifle  neiriftoria  di  Roma  Tito  Livio  nel  luogo  foprac- 
citato  :  Et  ah  aetate  Senatore^  ,  ab  honore  ,  Cè  digfiita- 
te  Patrei ,  progenie fque  eorum  deìnceps  Patricii  nuncupa' 
ti  funt ,  primumque  dignitatis  locum  in  Repuhltca  tenue- 
runt ,  QLiei  dz\  fecond'  ordine,  cioè  dclV  Equejìre ,  eran 
deftinati  per  la  difefa  della  Città  da'  nemici  ,  contra»* 
de*  quali  dovevano  Itar  pronti  a  vendicare  ,  dibbattere, 
e  riparare  le  pubbliche  ingiurie  j  e  queft'  ordine  traeva^ 
i*  origine  da  quei  300.  ,  che  Romolo  elegge  per  la  custo- 
dia della  Città  ,  i  quali  fi  appellavano  Celere! ,  o  dalla.» 
celerità  di  cfeguire  il  loro  miniftero  ,  o  come  fcrifle  Va- 
lerio Antias  ,  dal  loro  Capitano  ,  chiamato  Ce/ere  3  e  i 
reftanri  altri  Romani  cittadini  Plebei  eran  chiamati  ,  o 
fodero  mercatanti  ,  o  eflercitaflero  le  arti  ,  o  le  agricol- 
ture ,  o  altri  minifterj  ,  ficcome  da  Francefco  Patrizio  {b) 
vien  dottamente  rapportato. 

Per  effer  in  Roma  taluno  ammefTo  all'ordine  Sena- 
torio ,  e  al  governo  della  Repubblica  ,  ancorché  fofle  di 
gente  Patrizia  ,  faceva  d'  vopo  ,  che  oltre  a*  buoni  coftu- 
mi ,  aveife  di  cenfo  So.  mila  fefterzj ,  che  dipoi  per  de- 
creto di  Augufto  fu  accrefciuto  ,  come  narra  Suetonio  ,  a 
cento  ventimila  :  e  chiunque  tal  cenfo  non  avea  ,  non 
folo  all'ordine  Senatorio  promofìb  non  era  ,  ma  eflen- 
dov'  in  tal  ordine  ,  per  comandamento  de'  Cenfori  era- 
rimoffo  ,  e  fi  arrollava  ncll'  ordine  Eqttejìre  3  allorché 
nondimeno  avefie  avuto  il  cenfo  necefiario, per  mantene- 
re 
(a)  Lib.s.GeniaLcapAZ.  (b)  De  InJìitutioneRùpublicac. 


Libro  Seconda.  391 

r«  gueft* ordine,  cioè  di  quarantamila  fefterz;  ,  de* quali 
{e  privo  ancor  quegli  fi  ritrovava,  tra' plebei  veniva  an- 
noverato :  dì  modo  che  per  tal  cagione  più  d'  una  fa- 
miglia Patrizia  ora  neli'  ordine  Equeftre ,  ora  nella  Ple- 
be per  decreto  de*  Cenfori  riponevafi  ,  come  dopo  altri 
feri  ve  iJ  Gravina  ;  P/ures  Patriciorum  familìae  ,  ahfum^ 
pia  re  familiari ,  modo  ad  Equitei ,  modo  ad  Plebe jos  jiif- 
fu  devenere  Cenforio ,  Onde  Orazio  venne  a  dire ,  che  co- 
loro, che  non  avevano  i  detti  quarantamila  felterzi ,  era- 
no efiì  tutti  Plebei  ;  Si  quadraginta ,  ^  fepSem  millia^ 
de  fune  ,  plehs  erìt  .  Ma  ijon  perchè  non  avean  quei  la 
lor  parte  nel  Senato  ,  e  nel  governo  della  Repubblica , 
lafcìavano  di  cflcr  Patrizj  per  ragion  deli*  origine  j  né  mai 
a  rirpetto  della  lor  nafcita  fi  dicevan  elfer  della  plebe  , 
come  nota  Samuele  Pitifco  nel  fijo  Lefiìco ,  nella  parola 
Patricii  ;  Palricius  cum  opponitur  homini  de  plebe  non  re- 
fpicitur  or  do  cimum  ,  fed  nati'Dìtai  pofì  patrum  a  RomU' 
lo  confcriptorum  tempf4i  :  Equiies  omnes  ,  qui  non  erant 
Patricii ,  erant  de  plebe  ,  aut  plebei ,  quamvis  in  Equefìri 
effent  ordine  .  Patricii ,  licet  non  effent  Equejìrii  ordinii  yjì- 
ve  propter  cenfui  tenuìtatem ,  ftve  quod  a  Cenforibus  non 
effent  in  turmas  relati ,  Patricii  tamen  erant ,  ۃ  refpe&u 
natalium  nunqtiam  dicehantur  effe  de  plebe  :  ficcome  l'av- 
vertì ben  anche  Pietro  Servio  (a)  nella  Tua  M.fcellania. 
Italica  :  Ceterum  Jì  horum  aliquii ,  vel  pscuniarum  carità^ 
te ,  'Del  ignominia  aliqua  ,  ^el  aliqua  quavis  cauffa  ,  aut 
non  leclus  in  Senatum  ,  aut  kdiui  quìdem ,  in  cenfu  de- 
mum  a  Cenforibus  fuiffet  praeteritni  ,  quamvii  ejfet  Pa^ 
tricìus  ,  a  Senatorio  tantum  ,  Equefìrique  ordine  exula* 
hoei  ergo  erat  Patricius  de  plebe  prò  rei  familiarìs  inopia. 
Quando  poi  la  plebe,  rotti  i  freni  dtW^  fervitù,co- 
xnmciò  ad  aver  parte  nel  governo,  e  sfarsi,  che  i  Ma- 
giftrati  foflero  comuni  j  incominciaron  anche  i  plebei,  e 
i  loro  difcendenri  ,  che  di  tali  magiftrari  goduti  avea- 
no  ,  a  riputarfi  anche  per  Patrizi  ,  come  abbaftanza  lo 
dimoerò  Publio  Decio,  Senator  Plebeo,  nella  fua  famo- 

Dàà  fa 

(a)  Cap,  2, 


39^      Storia  Civile  di  Capua 

fa  orazione  prefib  Livio  (j),  dicendo  ;  Multa  noVtfcum  de» 
cera  offerimcés  ;  itrmo  omnia  eadem^  quae  voi [uperboi  fe^^ 
ctrunt  y  L,  Sextiui  primus  de  plebe  Confai  ejì  fa&ui ,  Ca- 
jus  Licinìui  Stolo  primui  magijìer  Equitum  ,  Cajui  Mar-- 
tiui  Rutìlìtii  prìmui  &  Didlator  ,  &  Cenfor  .  Q^  Pu' 
hlìus  Fhilo  primis  Praetor  ;  Semper  ijìa  audita  [unt  ea» 
dem  penes  vos  a^/picia  ej/e  ,  vos  Jolos  gentem  habere^  vos 
Jolos  jùjìam  imperium  ,  (^  aufpicium  domi  militiaequt^ 
ad  bue  profperum  Plebe]  um ,  a  e  Patricium  fuit  ,  porr  oq  uè 
erit  ,  En  Romae  unquam  fando  audijiis  Patricios  primo 
ejfe  fa&os  ,  non  de  caelo  dimiffos  j  fed  qui  patrem  ciere  j 
avumque  pojfent  ,  idejì ,  nibil  ultra  ,  quam  ingenuo!  ;  Con' 
fulcm  jam  patrem  ciere  poffum  y  avumque  jam  poterit  fi- 
li ui  meui  .  IsLibil  eji  aliud  in  re  ,  Quirite!  ,  nifi  ut  om» 
nia  negata  adipifcamur  .  E  Gio.  Pirro  nel  Tuo  Tratta- 
to ih)  Icriflè  :  Patritios  etiam  dici  ,  qui  patrem  ^  avurn- 
que  ciere  pojfent  ,  idefi  ^  ingenuoi  ,  ut  Patricii  Plebeii 
opponantur  . 

Il  che  txxno  confiderandofi  da  Rofino  {e)  ,  vennc^ 
Jo  ItefTo  ad  affermare,  elTère  ftati  in  Roma  due  ordini  di 
Patrizj  ,  tra'  quali  ancora  quei  della  Plebe  Civei  Roma^ 
ni  Patricii ,  &  Plebei  de  Plebe ,  feu  de  Pop  u  lo  ,  ficco  me 
anche  l'accennò  Manuzio  5  perciò  non  avendofi  in  Roma 
altri  per  nobili,  le  non  che  i  difcendenti  de' Con  foli,  Pre- 
tori ,  Edili ,  Cenlbri  ,  ed  altri  Curuli  Magiftrati ,  onde  na- 
fceva  la  ragione  delle  immagini  y  quindi  avvenne  ,  cho 
non  tutti  i  Patrizj ,  ancorché  fodero  majorum  gentium  y 
erano  nobili  ,  ficcome  non  tutti  quei  della  Plebe  eran-> 
ignobili  5  perchè  quanto  piiì  taluno  avca  delle  fumofe  im- 
magini de' Tuoi  maggiori,  ancorché  foflè  della  Plebe,  era 
nondimeno  egli  nobiliflìmo  ;  ed  all'  incontro  non  po- 
chi Patrizj  fi  annoveravano  tra  la  gente  ignobile,  per  ra- 
gione ,  che  non  erano  loro  preceduti  maggiori  ,  che  a*  Cu- 
ruli Magiftrati  fodero  afcefi  ,  come  ne  rende  piena  tefti- 
monianza  ,  dopo  altri ,  Samuele  Pitifco  {d)  colle  feguen- 

ti 

(a)  Cap,  2.  (b)  De  Magìfiratu  Romano . 

(e)  Lib.ò.cap.ii.de  Rom.Antiqu.  (d)  In  Lexìc*  antiqu,  Rom* 


Libro  Secondo.  393 

ri  parole  :  Nam  Romae  Nobiks  erant  ,  quorum  major ei 
gejferant  Curulti  Magiflratui  ,  five  Patricìi  ejfent  ,  JtVe 
Plebei ,  quo  confequebantur  jui  imagìnem  prodendi  ad  po- 
Jìerorum  memorìam  .  Quo  quìi  plures  habebat  in  atrio  fu-^ 
mofas  ìmaginei  ,  eo  nobilior  erat  ,  Jìt  licet  ejus  familia^ 
■plebe] a  :  multi  fané  Patricìi  fuerunt ,  qui  a  Patrìciìi  ma- 
jor um  gentìufn  ducebant  fanguìnem ,  qui  non  erant  Nobi- 
les  5  quia  nemo  ex  horum  majoribus  ad  Curulem  dignità- 
tem  erat  elatui  ,  ut  &  multi  Equites  j  Equejìris  enim^ 
ardo  apud  Romanos  non  nobìlìtabat  :  2jicij/ìm  multi  Plebei 
erant  nohilijjtmi  .  Ma  perchè  ,  prima  che  Ja  Piebe  fofle 
ammelTa  ad  avere  parte  nel  governo  delia  Repubblica  ,  i 
Parri2j  furon  i  primi  ,  e  foli  ,  che  ottennero  quefti  cura- 
li ,  e  (upremi  Magirtrati  ,  e  in  confegiicnza  anche  la  ra- 
gione delie  immagini  3  accadde,  che  i  Patrizj  furon  i  pri- 
mi ad  efler  Nobili  ,  e  che  il  più  delle  volte  la  Nobiltà 
per  gli  Patr'zj  veniva  ufurpata,  come  notò  Sigonio  (<?)  : 
Hai  autem  imagine^  primi  Patricìi  pofuerunt  5  quod  iis 
primis  Curules  Magijìrutus ,  ut  Confulatui  ,  Cenfura  ,  Prae* 
tura  ^  AEdìlitasque  y  patuerunt  \  unde  jus  imaginis  fuit  5 
itaque  Patricìi  etiam  primi  Nobile:  bibiti  funt  ;  unde  ali- 
quando  Hobilitas  prò  Patricìorum  fuBìone  ejì  ufurpata  . 
E  che  vi  furono  àzW^  famiglie  nobili  ,  e  iilultri  de' 
Plebej  ,  quei  cioè  ,  che  dopo  comunicati  gli  onori  de' 
Patrizj  colla  Plebe  ,  il  jus  àtWt  immaggini  per  onore  de* 
loro  maggiori  aveanoj  dopo  Liv  o ,  e  altri ,  l'averti  an- 
che il  citato  Franccfco  Ramos  {b)  :  Fuerunt  enim  ^ 
Plehejorum  famìliae  nobtìei ,  illujìrefque  ,  quibus  fcìlìcet 
pofì  communicatos  Patriciorur/t  cum  Plebe  honorei ,  perin- 
de  jus  imaginum  ,  G?  majorum  decora  erant ,  ut  notatum 
alibi  ex  Livio  lib,  22.  :  nam  Plebejos  nobiles  iifdem  ini- 
tiatos  jam  effe  facris  ,  &  contemnere  PI  bew  y  ex  quo  con- 
temni  dejterint  a  Patribus  coeptffe ,  E  Afconio  Pediano  (r); 
Quatuor  Plebejos  ;  ex  quibus  duo  Kobiles  .  Ma  perchè  non 

Ddd     2  tutti 

(a)  De  antìq,  jur.  cìznl.    Rom,  lib,  2.  cap,  20. 

(b)  Ad  leg,  Jul,  &  Pap,  lib,  2.  cap,  i.  n.  9»  foL  mìhì  lii* 
(e)  /;;  Orat,  Cicer,  in  Tog.  Cand,  in  argum. 


594     Storia  Civile  di  Capua 

tutti  i  nobili  di  fangue  Patrizj  erano  allora  3  ma  foltan- 
to  coioto  ,  ch'erano  difcendenti  da*  Confoli ,  ed  altri  Cu- 
rali Magiftrati  ,  convenne  a  Q_  Muzio  ,  allorché  rinfac- 
ciò a  Servio  Suipizio  l'ignoranza  della  ìcggQ  9  ficcomo 
fa  fede  Pomponio  (a)  ,  ài  chiamarlo  Nobile ,  e  Patrizio  : 
Turpf  effe  Pa£rìcio ,  &  Kohih  viro  caujfas  oranti  jui ,  in 
quo  verfaretur  y  ignorare},  dando  con  ciò  a  divedere,  che 
Servio  ,  oltre  all' efler  Patrizio  ,  era  Nobile  ancora  ,  perchè 
altrimenti ,  fé  f]  foflè  contentato  àoX  fblo  nome  di  Patrizio^ 
avrebbe  dato  a  conofccre ,  z\ìq  nobiltà  di  fangue  egli  non 
avea. 

E  fé  mai  voleffe  attenderli  T  etimologia  di  quefti- 
voce  Palrizio  ,  vedefi  apertamente ,  che  cofa  affai  minore 
dell'  efler  Nobile  dinota  ,  e  quefto  anche  fé  voglia  deri- 
varfi  dal  Greco  TrarzitLtot; .  Imperocché  altro  non  flgnifi- 
ca  ,  che  i'efler  ingenuo  ,  o  nato  da' buoni  Parenti  9  co- 
Hìe  in  effetto  per  ingenui  furono  avuti  gli  antichi  Roma- 
ni Patrizj  da  Cincio  preflb  Feflo ,  addotto  da  Samuele» 
Pitifco  nel  già  citato  luogo:  Et  apud  Fejìum  Cinciui ait 
aperte  primis  temporibus  Patricios  eofdem  fuijfe  cum  in- 
genuiix  Verha  ejus  funt  haec  :  Patricios  Cincius  ait  ìtl^ 
lìb.  de  comitiis  eos  appellavi  Jolìtos  ,  qui  nunc  ingenui  VO' 
cantur  j  e  l'avverti  ancora  Livio  {b)i  Patricios  primo  ef^ 
fé  faBos  ,  non  de  caelo  dìmijfos  ,  fed  qui  patrem  ciert^ 
avurrique  pojfunt ,  idejì  5  nibil  ultra  ,  quam  ingenuo s  .  E 
così  anche  fra' moderni  fu  intefo  dal  Gravina  {e):  Quod 
effent  ingenui  ,   ac  patrem  ciere  Jì^e  demonjìrare  pojfent . 

Incominciando  dopo  a  vacillare  (otto  i  Princìpi  più 
giovani  i'  Impero  ,  non  folamente  cominciò  il  nome  del 
Patriziato  ad  efier  denominazione  di  Nobiltà,  ma  anco- 
ra nome  di  dignità  ,  o  fìa  ordine  ;  il  quale,  fecondo  fcrif^ 
(e  Pancirolo  (^)  ,  fu  coftituiro  da  Augufto  ,  quando  già 
vecchio  divenuto  ,  come  fcriiTe  anche  Dione ,  elegge  quin- 
dici 

(a)  Kella  L.  z,  §>  Ser^^ìus  ^ì.  ff.  de  Origin.  Juris  . 

(b)  Lih.  3.  de  Imper.  Rom.  tap,  i\  verffed  ut  de  Patritlis, 
(e)  KovelL  26$.  de  or  din.  Senati 

(d)   Lib.  2.  Z'ar,  cap.  8.  z^erf.  bi  primum , 


Libro  Secondo.  395 

dici  Senatori ,  fuoìConfiglieri  domeftìci  j  i  quali  poi  confi- 
gliando al  Principe  ,  dagli  antichi  Patrizj  furon   efli  Pa- 
txizj  appellati  .  Però  su  di  quefto  andò   ingannato  Pan- 
cirolo,  come  infegna  Buieng.  (a) ,  poiché  quefti  Patrizj, 
così  pofti  in  dignità,  e  ordine  ipeciaie ,  furono  creati  da 
Coltantino  Magno,  il  quale  fu  il  primo  a  coltituire  co* 
tal  titolo  in  un  luogo  di  fommo  onore ,  e  nobiltà ,  an- 
tiponendolo  a  tutti  gli  altri  Magiftratì,  Confolati,  e  Pre- 
fetture ,  come  dimoerà    Zenone  Imperadorc   nella  Z.  3. 
Cod»de  confuL  Nemìni  ad  ftthlimem  PaSritìatui  honorem  ^ 
qui  ceferis  omnìbui  atitepomtur  ,   adfcendere  liceat  ,  nifi 
■prius  at4t  Confulattii  honore  potìatar  ,    aut  FrefeBiurat:^ 
Prae torio  ,  vel  lllyrici  ,  vel  Urbis  adminijìr ationem  ,  attt 
Magifiri  miUtt^m  ,  aut  Magifiri  Officiorum  ,  in  aBu  &/- 
ddicet  pofitui  gejfiffe  no[ca£ur ,  ut  htijufmodi  tantum  per- 
finis  ,  five  ante  adminijìrationem  gerendo  ,  Jlve  poJìe<u»  » 
iì€eat  ,  quando  hoc  nojìrae  fsderit  Majejìati  ,    Patritìam^ 
confeqiii  dignìtatem  ;  benché  tsA  dignità  di  Patriziato  dal- 
l'  Imperador    Giuftiniano    £\   attribuì   poi    agli    uomini 
ijlultri ,  ancorché  non  fo fièro  Confolari  ,  o  Prefetti  i   né 
degli  antichi  Patrizj  il  nome  più  s'intefe. 

La  dignità  di  quefti  noveJli  Patrizj  non  folo  era^ 
maggiore  a  i  Prefetti  al  Pretorio,  come  fcriflè  Zofimo  ^ 
A  Lonjìantlno  Fatritii  dignìtatem  tonfecutus  erat^  quiprì' 
mus  eam  invenit  ,  (3  federe  jt^jfit  Patritios  ante  Praefe^ 
Boi  Praetorio  :  e  lo  fcrifle  anche  Ottomano  ,  e  'I  Baro- 
nio  {h)  ,  quantunque  non  fi  dubitai^  ,  che  tal  digni- 
tà di  Patriziato  ,  che  avea  qualche  origine  da  quel- 
r  ifìituto  di  Augufto  9  da  Coftantìno  poi  con  nuo- 
vo genio  di  dignità  forfè  ftata  amplificata  {e)  ;  ma  an- 
che confifteva  neircfièr  a  parte  cogl*  Imperadori  nel  go- 
verno dell*  Impero  ,  mentre  eran  chiamati  Tutori  deir 
Impero  ,   come    cofta  da  Suetonio  (d)  i   Haec  ex  eo  de- 

Jìitit 

(a)  Lìb,  3.  de  Imper.  Rom»  ^erf.fed  ut  de  Patritìis  . 

(b)  In  not,  ad  MartyroL  die  27.  Augujìi,  Dem[ìer  in  Para^ 
lipom*  ad  Rofin,  Guther,  de  ojfìc*  dom.  Augujì, 

(e)  Demjìer.  loc,  cit.  (d)  In  Tito  » 


39^     Storia  Civile  di  Capua 

Jììt'U  tutorem  Imperli  agere  .  E  Giovenale; 

Tutor  haherì  Prìnciph  . 
E  dagl' ifteiìì  Imperadori  colle  loro  proprie  mani  a*  detti 
novelli  Patrizj  s  imponevano  T  infcgne  ^,  le  quali  erano 
il  manto,  l'anello,  e '1  cerchio  d*  oro  nel  capo  3  concor-  I 
rendovi  anche  la  folennirà  di  alcune  parole  ,  che  Iblea-  1 
no  profiferirfi  nel  punto  della  collazione  di  sì  fatti  Patri- 
ziati ,  che  fi  rapportano  da  Paolo  Forojuliano  ,  antico 
fcrittore  della  gente  Longobarda  ,  prefTo  Carlo  Dufrefne  {a) 
nel  modo  feguente  :  Nobis  nimìurn  lahoriofum  effe  vide' 
tur  conceffum  a  Deo  minijìerium  folum  nobis  procurare  : 
quocirca  te  nobis  adjutorem  facimus  ,  ^  hunc  honorera 
tibi  concedimui ,  ut  Ecclejus  Dei  ,  £5?  pauperibus  legem^ 
facidi  )  &  inde   apud  /^IttJJìmum  rationem  reddai . 

Di  (]ue(t' ampiiffima  dignità  di  Patriziato  molto 
fono  le  cole  ,  che  a  noi  vengono  dimoftrate  per  anti- 
chità, colla  fua  folita  eleganza  ,  da  Ca  ilio  doro  (2?) ,  men- 
tre tant'  era  la  riverenza,  che  a  quella  davano  le  leggi, 
eh'  erano  i  Patrizj  numerati  tra  le  cofe  facre  ,  fi  difcio- 
glievano  da'  vincoli  della  Patria  poteftà  ,  affatto  non-» 
aveano  la  vjlifljma  condizione  coi  fudditi  ,  e  precede  ^- 
no  i  Prefetti,  i  Pretori,  e  gli  uomini  di  qualfivoglia  al- 
tra dignirà  .  Onde  Sidon.  ebbe  a  dire  (£)  ; 

Hinc  reduci  datur  omnìi  honor  ,  £5  utrìq.  Magijìer 
AliLtiae ,  confulq,  mìcat  conjundla  potejiai 
Putrita  ,  celebriq*  gradu  prillata  cucurrit 
Culmina  ^c, 
E   ficcome  anticamente    i  Patrizj  deduflèro  il  nome  da  i 
Padri  ,    così  ,     allorché  fu  tal  dignità  creata   ,  Patrizj  fi 
dicevano     Patres    Imperatori:    3    e    perciò    erano     quelli 
fciolti    dalla   patria    poteftà  3    fecondo  infegnò  Giuftinia- 
no   (d)  :  Summa  Patritiatus   dignitas  Jj/ios  a  patria  potè- 
jìate  liberai  ,  Qj4s  enìm  patiutur  patrem  poffe  filium  pò- 
tejìatii  fuae  nexibus  liberare  ;  Imperatoriam  autem  celjì- 

ttddi' 

(a)  In  Gloffar,  med, ,  &  infim,  latinità  in  v.  Patricii . 

(b)  Lib.  I.  formul,  2.  (e)  Cartn,  2.  verf,  205. 
(d)  §.Jilitis  faf/;,inJiit.Quibus  modis  jus  patr.potejì^folvitur. 


Libro  Secondo.  397 

tudìnem  non   valere  eum  ,    qtiem  Jìbi  patrem    eìegis  ,  ab 
aliena  exmere  potejìate  ì  Le  quali  parole  Ibno  ulurpato 
anche  dalla    L,Jin,  ùe  con[uL    ed  a  riguardo  di  sì  glo- 
riofa  dignità  di  Patrizio  ebbe  a  dire  Claudiano  {a)  : 
Fraejìdium  Ugum  ,  genitorq.  ^ocatur  PrtKcipis 
Patrititis  {p)  fenìo  fulgem  Callinìcui  honore 
Qui  Pater  ìmperìi  meruìt  jam  fatui  haheri. 
Scrive  Pietro  Giannone  ,    che  dappoiché    in   Italia    reftò 
eftinto  l'Efarcato  {/)  di  Ravenna  ,  ch'era  il  primo  Magistra- 
to ,  che  in  quefte   parti  occidentali  ancor  ritenevano  gì* 
Imperadori  di  Oriente ,  e  al    quale  tutti  gli  altri  Ducati 
eran  dipendenti  i  non  eflendo  a'  Greci  rimafto  altro  iii^ 
Occidente,  che  la  S  cilia ,  la  Calabria,  il  Ducato  di  Na- 
poli,  e  quello  di  Gaeta,  e  alcune  altre  Città  marittime , 
iftiruirono  per  Tamminiltrazione  ,  e  governo  di  quefto 
Regioni  un  nuovo  Magiftrato ,  che  chiamavano  Patrìzio^ 
ovvero  Straticoj  ed  a  ciafcun  tema   lì  mandava  un  Pa- 
trizio per  governarlo  .  Coftantino  [d)  Porfirogenito  fcrif- 
fé,  che  fin   da   che  la  (^àc  dell' Imperio  fu  trasferita  in^ 
Coftantinopoli  ,  furono  dagl'  Imperadori  Coftantinopoli- 
tani  mandati  in  Italia   duQ  Patrizj  ,  de' quali  uno  fovra- 
li-avaal  governo  della  Sicilia,  della  Calabria,  di  Napo- 
li  ,  e  di  Amalfi  ,  1*  altro  al  governo   di  Benevento,  di 
Capua  ,  di  Pavia  ,  e  degli  altri  luoghi  di  quefta  Provin- 

Nciai  e  che  ciafcuno  ogn'anno  pagava  i  tributi  al  Fifco 
i^ell  Imperadore  .  Dice,  che  Napoli  era  l'antico  Preto- 
rio de' Patrizj ,  che  H  mandavano  3  e  chi  governava  que- 
fta  Città,  avea  ancora  fotto  la  fua  poteftà  la  Sicilia,  e 
quando  il  Patrizio  giugneva  in  Napoli ,  il  Duca  di  Na- 
poli fé  n*  andava  in  Sicilia .  Riflette  qui  egli  il  Gianno- 
ne ,  che  quefto  racconto  di  Coftantino ,  par  che  ripugna 
a  tutta  la  ftoria  3  poiché  trasferita  la  fede  fmperiale  in 
Cofiantinopoli,  l'Italia  non  da' Patrizj,  ma  da' Confola- 
ri  ,  Correttori ,  e  Prefidi ,  tutti  fottopofìi  al  Prefetto  d'Ita- 
lia con  quello  di  Roma ,  era  governata  5  e  non  fé  negli 

ultimi 
(a)  Lih.  2.  in  Europ.     (b)  Lih,  2.  de  laudìhusjfjjìim.  n,  5. 
(e)  Gian.  ìib.6.  cap,z,  (d)  Cojì.Porphir,  de  odmùmp,cap,27. 


398     Storia  Civile  di  Capuat 

ultimi  tempi  da  Giuftino  Imperadorc  fu  mutata  Ja  fuz^ 
polizia ,  ellèndovi  da  Loncino  introdotti  i  Duchi ,  e  fta- 
bilito  in  Ravenna  l'Efarcatoj  ne  poi  il  Duca  di  Napoli 
s*  impacciò  piiì  nel  governo  della  Sicilia  ,  andando  quc- 
Ito  Ducato  comprefo  coli'  antica  Calabria ,  col  tema  dd' 
h  Longobardia  ;  nulla  di  mena  ciò,  ch'egli  dice,  chel 
Patrizio  ?  che  fi  deftinava  per  la  Sicilia  ^  aveva  ancho 
i*  amminiftrazione  ,  e '1  governo  della  Calabria,  e  di  tut- 
ti gli  altri  luoghi  ,  che  ancor  fi  tenevano  per  gi'  Impe- 
tadori  di  Oriente,  è  pur  vero>riguardandofi  però  i  tem* 
pi  di  Carlo  Magna. 

Ma  quefto  Tentimento  di  Coftantino  Poifirogeniro , 
che  a  fieri  ;  Neapo/ifx  frUfe  antiqtium  Praetorium  Patri  ciò* 
rum  5  qui  ah  Imperatore  Byzantino  mittehantur  ,  quorum 
alter  Siciiiam  ,  Calahriam  ,  Keapolim  ,  &  Amalphim  ad- 
^ninìjhahat  j  alter  'Dero  Ben  eventi  rejìdehat ,  impsrabatque 
Vapìae  ,  Capuae  ,  &  reliquis  omnibus  :  &  qui  Keapolim 
tenehat ,  cundem  in  potejìate  Siciiiam  quoq,  hahuijje  \  cum- 
que  Patricius  Keapolim  appellerei ,  Ducem  Keapoleoi  iu^ 
Siciiiam  ah  ir  e  confuevijfe ,  oh  con  quanto  dotta  critica^ 
?ien  r'provato  da  Monfignor  AfTemani  {a)  y  il  qua- 
le dopo  il  citato  teito  di  Coftantino  foggiugne  ^  Q^uo^ 
fjerha  ,  tot  menda  %  non  meno  per  le  ragioni  dal  già  det- 
to Giannone  addotte",  che  anche  perchè  in  Italia  y  dopo 
iGoti,  il  folo  Narfete  in  nome  dd\'  Imperadore  gover» 
nava  ,  al  quale  il  Pretor  della  Sicilia  fogetto  fi  era ,  Nel- 
la Campania  poi ,  ficcome  prima  un  Confolare  in  Capua 
fotto  gì' Imperadori ,  e  l'otta  l'Impero  Gotico  avea  il  tri- 
bunale 5  e  la  noftra  Città  ,  e  i  luoghi  ad  efla  foget- 
ti ,  e  la  Campania  tutta  governava  j  così  poi  cacciati  via 
ì  Goti ,  V  ifìello  Confolare  della  Campania  ,  da  Narfeto 
eletto,  e  ^abilito  ,  lo  fteflb  governo,  e  le  ifte^e  Città  am- 
miniiirava  »  Venuti  poi  i  Longobardi  in  Italia  ,  fu  à^ 
quelli  (tabilito  il  Re  \n  Pavia,  il  Duca  in  Benevento ,  ed 
in  Ilpoicro  >  ed  allora  Loncino  ,  e  tutti  i  fuoi  fucceiTori 
Efarchi  fiUàron  la  lor  izd^  in  Ravenna.  Quefti  comincia» 

rono 
(a)  Cap*  II,  tom,  i.  HiJìor^Scriptor^  UqL 


Libro  Seconda.  399 

rono  ad  àmminiftrare  quella  parte  d'Italia,  che  non  an- 
cora a*  Longobardi  fi  era  data  ,  e  ben  anche  Ja  Sicilia», 
per  mezzo  de'  loro  Duchi  ,  e  Prefidi  j  avendo  aflTcgnato 
a  uittA  la,  Sicilia  uno  fteflb  Pretore  .  Dove  dunque  ,  c-> 
quando  vi  furono  quefti  due  Patrizj  ?  Quando  mai ,  ed 
in  qual  tempo  fu  eretro  in  Napoli  quello  tribunal  di  Pa- 
triziato ?  Onde  dottamente  conchiude  il  lodato  Aflèmani  ; 
ùaq.  commetìiiti^m  e/i ,  ac  proyfis  fabulofu^n  quod  a  Por* 
phyrogeniéo  ajferisuy  de  duohui  Fatrìciìt ,  ah  Impsratore^j, 
mìttì  in  Italiam  foUtìt  :  quorum  unui  BeneZ'enti  rejìderet^ 
alter  Sicilìam ,  É3  Calahrìam  regereC  ,  dsqrie  Neapolì  an- 
tìquo  Fatrìciorum  Fraetorìo  ,  (3  Duce  Heapoliiano  ,  qui 
in  poteftate  Sicilìam  quoque  haheret  .  Indi  feguita  egli  a 
riflettere  con  maggior  dottrina  ,  che  crefce  vie  più  Tal- 
lucinamento  del  Porfirogenito  nel  volere  Napoli ,  ed  Amal- 
fi infieme  eolla  Sicilia  ,  e  colla  Calabria  amminiftrate  dà 
uno  ftcfTo  Patrizio  Greco  5  quando  Napoli  ebbe  fcmpro 
in  que*  tempi  il  proprio  Duca,  diverfo,  ed  indipendente 
dal  Pretore  della  Sicilia  ,  e  della  Calabria  5  lo  ftedò  Du- 
ca di  Napoli,  che  aveva  anche  il  dominio,  e  1'  ahimini- 
ilrazione  di  diveifi  altri  luoghi  marittimi,  tra  i quali  vi  era 
la  Città  d'Aiiiiifij  tutto  che  la  feconda  parte  delTafier- 
tiva  ai  Comincino  Porfirogenito  vera  sì  folfe,  che  Bene- 
vento ,  e  Capua  ,  ma  non  già  Pavia  pel  brieve  fpazio  di 
tre  ioli  anni  a' Greci  avelTero  obbedito  ,  e  da  quefti  un 
Patrizio  a  governarle  deftinato  fi  fofTe  {a) . 

Egli  però  non  vi  ha  verun  dubbio ,  che  fu  sì  glorio- 
fo  ne*  reiiipi  non  meno  antichi,  che  moderni ,  T efièr  di 
patrizio,  che  anche  a' Re  per  mailim*  onore  s' impartiva, 
come  tralafciando  ciocché  riferifce  Capitol.  (/?) ,  che  Tlm- 
pcradore  fatto  da*  foldati ,  indi  dai  Senato  era  fra*  Patri- 
zj afcritt0  5  elegantemente  vien  provato  da  Cailiodoro  (r), 
trattando  del  Patriziato ,  con  quefte  parole  :  Hic  ejl  ho- 
nor ,  qui  {ff  arwis  con^venit  ,  &  in  pace  refpkndet .  Hunc 
illa  di'uei  Graecia  ,  quae  multo  gloriojìjjìmo  Domino  Avo 
fìojtro  deh  ut  t  ^gratificata  perfohit -,  Z'elavit  fortes  bumeros 

E  e  e  clamy- 

(a)  AJfeman^loc.cit*    (b)  InOpìLMa,    (e)  Lih,$.€p.^. 


400      Storia  Civile  di  Capua 

clamyde  'Dejies  pìtìx'U  ftaas  fatis  ,  cakeui  ìjìe  Romanui 
G?  dignìtatem  ififui  ejì  accìpere  ,  qi^am  fé  cogKofcehat  af- 
Jumere per  honorem  .  Teodorico  ,  efìendo  (iato  adottato  da 
Zenone  ,  fu  anche  creato  Patrizio  ,  e  Confoio  (tf) .  Gl'lnn- 
peradori  ben  anchs  non  fi  eleggevano  ,  finattantochè 
i  Patrizi  prima  al  Patriziato  non  rinunciaflero  (/>)  ;  /«^ 
I^a/ia  Caroluì  ,  Patritiaùu  Romanorum  arrepto  ,  contro^ 
Othonem  Imperatorem  rehellat  j  e  Adelmo  fcrifle  ;  Leo  Papa 
coronam  capici  eju^  impofuit  ,  popuh  acclamante  .  Poji 
quai  laudes  a  Pontifice  more  antiguorum  Princìpum  adO' 
rat  US  ejl  y  ac  deinde  ,  omìjjo  Patritii  nomine  y  Imperator  -,  f^ 
Augujìtis  eJì  appellatuiic)  ;  il  che  deve  intenderli  ,  per  ave- 
re il  detto  Re  Carlo  confcguito  antecedentemente  dal 
Pontefice  Adriano  il  nome  di  Patrizio  ,  ivi  ;  Hadrianus  au^ 
tem  Papa  cum  uni^erja  Synodo  tradiderunt  Carolo  jcn  , 
£ì?  potejìatem  eligendi  Pontificem  ,  dignitatemq,  Patritia^ 
tfjs  ei  corìCejJeyjnt  [d)  .  Siccome  pure  vien  notato  nel  Te- 
llo Canonico;  in  Synodo  congregata  Romae  ad exemplunL. 
B.  Hadr. ,  qui  Domino  Carolo  Kegi  Francar um  Patritia» 
tus  dignitatem  conceljtmuì  ^  ego  quoq,  Leo  Epifcopui  lar- 
gìmur  Domina  Othoni  ,  hujui  Regni  Ita  Ha  e  óct  ipfe  Jlt 
'Patritiui ,  3  Rex  . 

Per  lo  che  a  queft'  ordine  dì  Patriziato  non  fi  am- 
mettevano ,  le  non  che  uomini  di  alto  legnaggio  ,  Re,  e 
Principi  foreftieri  s  fpecial mente  coloro  ,  che  fcaccia- 
ti  dalle  proprie  Sedi  ,  agT  Imperadori  ricorrevano  .  Anzi 
per  la  coftituzione  di  Zenone  ad  altri  non  era  permelTo 
di  potere  afpirare  al  Patriziato,  che  a' Confoli ,  Prefetti 
al  Pretorio  ,  a'  maeftri  de' Cavalieri ,  e  degli  ufìzj  :  Ne- 
'mini  ad  fuhlimem  Patritìatm  honorem  ,  qui  ceteris  omnì* 
bus  anteponitur  t  accendere  lìceat  ^  nijt  priui  aut  Confula^ 
tus  honore  potiatur  ,    aut    Praefe&urae    Praetorio  ,   aut 


maoj' 


{'à.)Jord.  ann,  Ep»  de  reh,  Got,  num.   %6, 
(b)  Anajìaf,  Blblioth.  in  Hadrian.  &  Sigiherl*  Gemhlaun. 
in  chron,  ann,  999» 

(e)  In  ann  al.  Frane,  de  reb.  CaroL   Magn. 
(d)  Cap,  Hadrianus  zz,  dijL  63. 


Libro  Secondo.  401 

wagiflrì  mìlìtum  ,  aut  magìjìri  officiorgim^  in  adiu  Z'idc 
licet  pojìthi  gejliffe  nofcatur  {a),  Sicché  grand.ifima  ctsu 
la.  riputazione   ,    con  cui  quefti  Patriziati  in   deitì  tempi 
fi  aveano  5  e  ficcome  fcrifle  Annonio ,  efièndofi  dali'Ini- 
peradore  Anaftalìo    conferito    tal  Patriziato  a  CJodoveo, 
Re  de' Franchi,  tutto  che  Re  pcrenrfìimo  egli  il  foffcy 
in  averne  però  la  notizia,  molti  furono i  fefteggiamcnri, 
che  fece  ,  difpenfando  in  fegno  di  allegrezza  de' doni  al 
Popolo  ;    Ubi  autem  aejìì'oarmn   gratia  aliquantisper  mo- 
raretur  ,   kgationem  fufcepit  Anajiajìi  Conjìaniìnopolìtani 
Trincip'u  ,  nmnsra  ,  ^  epiftolai  et  mittentìs  ,  in  quìhus 
^jìdelicet  Ittterìs  hoc  contitisbatur  :   Quod  placuerat  Jìbi  , 
£5  Senatorìhui  eutn  ejfe  amlcum  Imperatorum  ,  Patrìtìum^ 
que  Romanum  j  hìfce  ptrkBìs  Corifalari  trahea  injìgnìtui^ 
afcenfo  equo  in  atrio  ,  quod  Inter  Bafilìcam  San&i  Mar- 
tini ,    &  Ci'DÌtatem  Jltum  erat ,  largijjìtna  populo  coniuUt 
fììunera  3  (3  ab  ilio  die  Conful  Jìmul  ,  £5*  Àugujìus  me- 
ruit  nuncupari  {h)  .    Laonde   erfendo  quefti  Patrizj  quafi 
che  Imperadori ,  quindi  è ,  che  non  foio  alle  dignità  fe- 
colari ,  ma  all'Ecciefìaftiche  ancora  precedevano;  e  Stra- 
bone  volendo   dimoftrare ,  quanto  grande   foflè  Ja  digni- 
tà de' Patriarchi ,  ad  altri  non  feppe   uguagliarli,  che  a* 
Patri?)  medefìmi  ;  Comparatur  Papa  Romanus   Augujìis  , 
&  Caefarìbus:  Patriarcòae  vero  Patritiis  y  qui  primi  pojl 
Caefares  fuijfe  videntur  [e) . 

Ma  c'ò,che  reca  a  iwtù  maraviglia  ,  fi  è  ,  che  mol- 
t^ofcuro  (la  il  volerfi  fpiegare ,  quali  furono  que(}i  Patri- 
zi ,  di  che  cofa  avean  la  cura  ,  in  che  erano  impiegati, 
ed  ove  tanta  dignità  confifteva.  In  verità  con  qualcho 
fpiraglio  di  luce  ,  che  dalle  antiche  cofe  fi  porge  ,  vanno 
a  credere  gli  antichi  Autori,  che*]  Patriziato  non  foflo 

Eee    a  itato 


(a)  In  l.  3.  Cod.  de  Conful  Uh,  12. 

(b)  De  Gejì,  Francar*  lib,  i.  cap,  22. 

^  (e)  Valfrid.  Strahon,  de  9erh*  Ecclef,  cap,  31.  Samuel  PI- 
fife*  ^erk  in  Ecclef,  quoque , 


% 


402       Storia  Civile  di  Capua 

ftato  nome  di  dignità  ,  ma  folamente  di  ordine  5  mentre 
più  erano  i  Patrizj ,  e  niente  di  giurifdizione  aveano^  era- 
no effiquaii  Principi  del  Senato,  come  dopo  Ottomano, 

e  Calvino  («),  fcrillè  Amaya  {h):  Sed  mirum  eji  y  quam.^ 
ohfcurum  Jìù  ,  velie  esplicare  ,  qui  fusrìnt  hi  Patritii ,  quid 
curaverint  ^  quid  egerint  ,  in  quo  tanta  dignità^  conjìjif 
ret  .  Unum  dumtaxat  verbum  apud  CaJJìodor.  [upra  inve» 
nio  ,  quod  luciufculae  injìar  nobis  Jìt ,  ut  Patritiatus  non^ 
fuerit  nomen  dìgnitatìs ,  fed  ordinis  i  cum  plures  effent  Pa^ 
tritìi ,  nihìlque  jurifdìBìiorm  haberent  ,  fed  trant  quafì  Se^ 
fjatus  Principes  ,  C^  jam  ceteros  amplijjìmos  Magijiratus 
gejferant ,  quemadmodum  ,  fiorente  He  public  a  ,  Con  fu  lare: 
viri  y  ut  exijiimant  Hotoman,  &  Calo  in.  (e). 

Vogliono  però  gli  Autori ,  che  tre  sì  furono  i  generi 
de'Patrizj  .  Il  primo  di  quei,  che  dagli  itelli  Patrizj  di- 
fcendevanoi  il  fecondo  dì  quei  ,  che  venivano  in  luogo 
de'  Padri  del  Conciftoro  dagl'  Imperadori  eletti  3  ed  il  ter- 
zo di  quei ,  che  amminiftravano  Je  materie  belliche  col 
nome  di  Patr-zj  ;  e  di  queft'  ultimo  genere  Beilifario  , 
Narfète  ,  ed  altri  Capitani  di  fopra  già  detti  ,  allorché 
la  Sede  deli'  Impero  fu  trasferita  in  Coltantinopoli ,  erano, 
durante  la  loro  vita  ,  i  Patrizj  dell'Italia,  ilccome  dotta- 
mente fcrifle  il  Giannon^  ne*  Juoghi  di  fopra  citati. 

Quefti  furono  i  Patriziati,  che  dagP Imperadori  Orien- 
tali furono  difpenfati  per  tutto  il  tempo ,  che  quell'Im- 
pero (ÌQUc  nel  l'uo  pieno  efiere  .  Ma  quello  divifo  ,  e  mag- 
giormente in  tempo  degli  Ottoni ,  nelT  Imperio  Occiden- 
tale ,  perchè  altra  dignità  in  pregio  non  era  ,  fuorché 
quella  de' Duchi  ,  de* Conti  ,  e  di  altre,  che  nafcevano 
dalla  poiTeflìone  de'  Feudi  5  tutte  le  altre  dignità ,  onde 
per  addietro  la  nobiltà  fi  acquirtava  ,  affatto  fvanirono, 

e  fo- 


(a)  De  verb.  jur*  verb.  Patrìtil . 

(b)  In  commenta  lib,   io.  cap.  de  deeurìon,  tit.  \i*cap.  i« 
(e)  Amaya.  cap.  i.  de   Confukt,  &  Patritiat*  ordinar* 

&  honorar*  dignit.  n.  62. 


Libro  Secondo.  403 

e  fblo  a  aveano  per  nobili  ,  come  dice  il  Sigonio  (a)  y 
quei  ,  eh'  ali  ,  o  i  loro  maggiori  di  fimiglianti  titoli 
Feudali  fi  trovavano  decorati  ;  U^de  nova  nohilitatiì  raf- 
fio in  lialia  ejì  induBa  ,  ut  iì  demum  foli  nobiks  judìca^ 
rentur  ,  qr4Ì  ipjt  y  aut  eorum  majorei  hii  >  atqus  ejufmO' 
di  aliis  honejìati  privilegìii  ejjsnt . 

Perlocchè  ,  eflendoiì  i^ia  tolta  di  mezzo  la  dignità 
Patrizia  ,  reftò  il  (blo  titolo  ,  che  nel  noflro  Regno  a* 
nobili  di  qualche  Città  vien  comunemente  dato  ,  ecco- 
me ne  fa  teftimonianza  Gio.  Giacomo  Dongone ,  iJ  qua- 
le così  favella;  Accìdie  mos  inneteratui  ^  juxta  quem  uhi* 
que  ferwe  locortim  ohtinet  dìJìinBio  ,  ut  nohilsì  urbani  di'- 
cantur  Fatritìi  ;  campejires  Z'sro  ,  Jìzje  ruri  degente:  equi-' 
tum  ,  Jìve  /pedali  nobilium  nomine  Zìetiiunt ,  qui  mas  prò 
meritate  habendus  .  Ed  è  dato  ancora  a  coloro,  i  mag- 
giori de*  quali ,  elTendo  già  nobili  ,  hanno  fatto  in  qual- 
che Città  lungo  5  e  nobil  domicilio  ,  come  fcriflè  Gio. 
Ficca  rdo  {h)  ;  Rodi  e  ta7nen  ìnultii  in  loci: ,  ^  illi  nec  im" 
merito  Fatritiiì  connumerantur ,  quorum  r/jujoreì  ?  nobili* 
tate  donati ,  in  civitate  alìqua  injìgni  larem  diutius  fece- 
runt  j  imitando  lo  fìato  di  tal  titolo  ne' fecoli  piiì  anti- 
chi ,  che  fi  concedeva  ,  e  fi  afcrivevano  al  num.ero  de' 
Patrizj  tutti  quei  ,  che  i  loro  maggiori  (ì  erano  nobil- 
mente mantenuti  {e)  :  lifdem  diehus  in  numerum  Patri* 
tiorum  adfci'Dit  Caefar  vetuftijjlrnum  quemq.  e  Senatu , 
QUt  quibus  clari  parentes  fuerunt ,  riferito ,  e  feguito  da 
Francefco  Ramos  {d)  i  in  maniera  che  T  iltefib  allora  era 
dirfi  Patrizio,  che '1  dirfi  nobile  ,  ficcome  fi  deduce  da 
Francefco  Patrizio  {e)  ,  con  quelle  parole  :  Senotorei  Pa^ 
tritìi ,  ac  nobiles  appellati  funt  3  relìqui  autem  omnei  pie* 

bei: 

(a)  De  ortgìn,  &  jure  Patrìtior.  ììb,  3.  cap.  3. 

(b)  Conjil.  77.  num,  9.  tom,  i.  nsl  Secret ario  Fiorentino  de 
Rep.lib,  I.  cap.6. 

(e)  Tacìt»  lib.  Il, 

(d)  Ad L,JuL  &  Papiam-,  tom.i.  Uh.  2.  cap.  i.num*  9. 

(e)  De  iniiitut.  Reip.  lib.  3.  tìt,  2,  prop.fin. 


404     Storia  Civile  di  Capua 

lei  :  plurimum  tamen  vakt  conjuetuào ,  a  qua  drfficììe  ejì 
recedere  :  fìccome  aucora  Francefco  de  Perris  il  nome  di 
Patiizio  lo  fuppone  Tempre  per  nobile  {ci)  ;  A^orei  no- 
hilijjìmos  VucrUios  deh  ere  fedilis  honorìhui  gaudere  :  Ga^ 
briel  Saraceniii  nohìlìjjìmui  Baro  ,  &  Patritiui  KeapolU 
tanni ,  haheni  antìquai  domos ,  &  hahìtaticnem  in  quar- 
terio  fedilis ,  non  fuerit  illius  honorihus  ga'Dìfus . 

Ed  è  oggi  inconcuflb    in   rutto  il    prefente  Regno  , 
che '1  titolo  di  Patrizio  comprenda  tutti  i  nobili  ,non  me- 
no quei  di  Pazza  ,  che  quei  ancora,  che  fono  fuori  di 
Piazza:  il  che  ,  oltre  air  efler  notorio  pur  troppo  in  Na- 
poli nelle   pubbliche  fcritture  ,  che  giornalmente  fi  fan- 
no da'  nobili  fuor  di  Piazza  ,  afìèrcndofì  Parrizj  extra^ 
plateas '•,  lo  conferma,  tra  gli  altri  ottimi  autori  ,  Fran- 
cefco de  Perris  {b)  ^  dopo  di  aver  fondato  ,  che  ciafcun 
nobile   debba  godere  delle  prerogative  della  fua   nobiltà 
in  quel  luogo  ,  dove  ab;ta  5  e  infieme  che  allora  i   no- 
bili  ,  e  le  famiglie  illuftri  debbano  reftituirfi  ,    e  aggre- 
garfi  agli  onori  de*  Seggi  di  Napoli,  ancorché  prima  non 
Je  aveflero  mai  godute,  quando  fìano  nobili,  e  per  lun- 
go tempo  in  Città  abbiano  fatto  il  ior  domicilio  j  così 
egli   viene  a  fja  velia  re;  Si  ìgìtur  Nobiks  y  &  Patritii  tX' 
tra  SedìUa  pibfi^nt  oneribus  ,    cur  non  potiuntur  honoris 
bui  ?  e  più  chiaramente  io   fì-eilo  de  Petris  nella  Storia-» 
di  Napoli  {e) ,  facendo  parola  della  nobilrà  Napoletana, 
dice,  che  viene  quefta  diftinra   in  due  ordini  ,  l'uno  de' 
Patrizj  di  Seggio,  l'altro  de' Patrizj  fuori  di  Seggio  j,,  chia- 
„  riflima  ,  die' egli,  e  pregiat^ilima  adunque  lopra  ogn' al- 
„  tra  è  \z  nobiltà   Napoletana  ,  Ja  quale   vicn  diftinta  iiij 
„  due  ordini,  1*  uno  de' Nobili  ,  e  Patrizj  d  Seggio  ,  ch^^ 
„  Piazze  anche  fon  dette,  e  l'altro  de'Nobjli,  e  Patrizj 
„  fuori  di  Seggio  ,  ficcome  fcrive  il  Vitignano  ,  feguito  dal 
„  Summonte.  Per  la  qual  cofa  Giananronio  Lanario, Gian- 
vincenzo  ,  e  Fabio  d'Anna,  Paolo  Stabano  il  vecchio, 
e  'J  giovane ,  il  Configlier  Altimari ,  ed  altri ,  tutto  che  no- 
bili 
fa  )  Conf,  1 4.  nt4m.  2  3 .  in  fin,  ccnf.  s  3 .  num,  11. 
(b)  Conf,  63,  nunj,  <5.  (cj  Cap*  3. 


Libro  Secondo .  405 

bill   di  Piazza   non    foflero  ,  pure   tzdìc  loro  Opere  ftam- 
pate,  e  poi  rillampate  ,  Parrizj  Napoletani  fi  ibno  appel- 
lati .  E  tutfo  quetio  per   la    ragione  ,  che  la  voce  Patri- 
zio nei  tempi   d' oggidì  dinota  eder  nobile  ,  ma  di  una., 
nobiltà  antica,  e  ben  diftinta  ,  come  or  ora   dirò  ^  e  così 
dopo    eftinta    la    dignità    Parriziaic  ,    andò    a  fiffarfi  il 
titolo  di  Patrizio  nel  noftro  Regno   j  ove  però  è   d'av- 
vertirfi  ,  che  fotto  quel  nonie  di  Kohile  fuori  Piazza  rron 
s*  intende  ogni  Torta  di  nobltà    ,    come  alcuni  credono 
con  ignoranza  j    ma  dev'  elTere  una  nobiltà  adai   diftin- 
ta   ,   e  circoftanziata  y  che  palli  almeno  la  centenaria..  , 
adorna  di   Parentelchi   illuliri  ,  e  cofpicui  ,   accompagna- 
ta  da    un  mantenimento  Tempre  decorofo  ,  ove  fieno  (la- 
ti  uomini  ,  che  da  tempo  in  tempo  la  Patria  ,  e  '1  Pubblico 
coir  armi ,  o  colle  lettere  rendettero   chiara,  ed   illuftrej 
e  quando  le  famiglie  ,  che  fimili  gradi  di  nobiltà  vantar 
polfano  ,    e    dello    fpeciofo     titolo  di  Patrizio    ne*  mar- 
mi ,  o  nelle  pubbliche  Scritture  voglian  godere  ben  anche, 
debbano  ad  elfo   aggiugnere  le  parole  extra  tamen  Sedi- 
le ,  per  confervare  al  titolo  di  Patrizio  il  giufto  fignifi- 
cato,  che  a*  foli  nob.li  di  Piazza   dal   commune  ,  e  pro- 
prio  linguaggio    delle    più    eulte    nazioni    oggidì    vieii^ 
dato  nel  noftro  Regno  , 

Or  attefe  le  già  dtnt  cofc  ,  reca    non  piccio/a  mara- 
viglia in  alcune  ben  cuke  Città  il   vederli  arrogare  il  ti* 
tolo  di  Patrizia   con   fommo  fpirito   da  alcune  perfone  , 
ie  quali  non  polTono    vantare    nobiltà    primaria  di  qual- 
che Piazza  ,  o  Sedile  antico  ,    ed    illuftre  ,   non  nobiltà 
fuori  Piazza  con  quelle  neceflarie  condizioni  di  famofe  , 
e  nobili  immagini  de'  loro  antenati   ,  e  di  lunghi  cofpi- 
cui parentefchi ,  non  azioni ,  e  fafti  magnanimi  pel  pub- 
blico ,  o  pel  Principe  ,  ma  cominciando  da  elfi  un*  appa- 
renza di  coltura  ,  appena  novi  hominem ,  come  li  chiamò 
.  il  Senato  di  Roma  ,  appellar  fi  potrebbero  .  Tal   ardire 
in   verità  dovrebbe  dal   Principe  comprimerfi  ,    e  dal  di 
Jui  Conciftoroi  anzi  da' fuoi  fupremi  Tr  banali  vegghiarfi 
ad  eltirparlo,  come  troppo  pregiudiziale  a  quella  digni- 

tà. 


4o6      Storia  Civile  di  Capua 

tà  ,  alla  quale  da'  Re  ,  dalle  Repubbliche  ,  e  dagrim- 
peradori  fu  tal  denominazione  annefia  3  rendendola  dete- 
riorata della  llia  ben  alta  ,  e  nobil  natura  ,  anzi  del 
tutto  fpregevole  .  Non  fu  mai  la  dignità  del  Patriziato, 
o  il  titolo  di  Patrizio  addetto  a  coloro  ,  che  *i  governo 
del  pubblico  in  qualfifia  qualità  amminiftraflèro  5  non 
avendo  mai  in  tutta  la  Romana  Storia  il  Patriziato,  co- 
me fcrive  Ottomano  {a)  ,  avuta  menoma  relazione  ai 
governo  ,  o  che  fìafl  a  riguardo  del/o  ftelTo  unquemai 
conferito  i  tantoché  tutti  gli  antichi  Governanti  del  pub- 
blico SeKatores ,  Patrei  ,  Kobiles  5  ma  non  mai  Patritii 
furon  chiamati  .  Anzi  in  tempo  ,  che  alla  plebe  di  Ro- 
ma furon  comunicati  gli  ufìzj ,  ed  onori  Curuli ,  ed  eb- 
be efìa  la  miglior  parte  nelle  principali  cariche  delia- 
Repubblica  ,  coloro  ,  che  quelle  efercitavano  ,  col  titolo  di 
Nobiks ,  &  nom  hominem ,  ma  non  già  di  Padrini  veni- 
van  decorati . 

Quefto  è  ,  quanto  ho  potuto  da   varj  ,  e  dotti  Au- 
tori raccogliere  intorno  alla  dignità  ,    e  titolo  di  Patri' 
zìo  3  dignità  ,  che  non  ebbe  mai  altra  avanti  di  se  3  e  per- 
ciò a' Principi,  a' Regnanti,  agi' Imperadori  Iteffi  conce- 
dura  3  titolo ,  che  fopra  tutte  Te  nazioni  più  eulte  è  fia- 
to fempre  mai  attribuito  a  ì  primi  uomini  della  Repub- 
blica ,  che  la  prima ,  e  più  ragguardevole  nobiltà  rappre- 
fentavano,  ed   a  quei  ,  che  per  lo  Iplendore  ,  e   nobiltà 
della  loro  famiglia  tutti  gli  altri  avanzando  ,  eran  ripu- 
tati padri  della  Patria  ,  e  del  Principe  .  Nei  tempi  appre{^ 
io  ,  fpecialmente  in  Italia ,  Pairizj  fono  ftati  chiamati  i 
principali   Signori   di  ciafcuna  Città  .    Nei   tempi  noftri 
così  in  Italia  ,  come  in  Francia  tutti  quei  fono  ap- 
pellati Patrìzj  ,   che  la  prima  nobiltà  generofa 
rappiefentano  3  e  nel  noftro  Regno  quefto 
titolo  è  quello  ,     con    cui  i  nobili  ex 
genere  dagli  altri   ceti  ,    ancorché 
nobili  ,   ed  illuftri  ,  vengono 
marchiati  ,   e  dillinti . 

Ma 
(a)  Frar^cìfcui  Ottoman,  in  Comm.  2;erh,  Feti»  v*  Patrìtiì, 


Libro  Secondo.  407 

Ma  profeguiamo  la  noftra  Sroria  .  Sotto  il  Principe 
Adenulfo  durarono  in  fornma  tranquillità  le  cofc  di  que- 
fti  Paefi  fino  all'anno  933*  ^^  in  tal  tempo  furono  tur-  An.933. 
bate  da  Gregorio,  Duca  di  Napoli,  e  da  i  Capitani  del- 
l'Imperador  Greco  j  tantoché  convenne  a' Principi  di  Be- 
nevento, di  Capua  ,  e  di  Salerno  chiamare  in  ajuto  Tco» 
baldo,  Marchcfe  di  Spoleto,  e  altri  Principi  Italiani,  coi 
quali  fi  difefero  egregiamente  contra  le  continue  incur- 
fioni ,  e  travagli  de' Greci .  Or  non  è  qui  da  tralafciare  un 
cafo  piacevole  ,  riferito  da  Pier  Francefco  Giambcllari  (a) 
nella  Tua  Storia  d'  Europa  .  Quefto  Teobaldo  per  felvatica  , 
e  dirp-etata  maniera  ,  che  ufava  verfo  di  quei ,  che  face- 
va prigioni ,  per  innata  Tua  crudeltà  ,  e  per  odio  ,  cho 
portava  a'  Greci  ,  non  permetteva  ricatto  alcuno  5  ma. 
tutti  li  caflrava  ,  e  così  caftrati  li  rimandava  al  loro  Ca- 
po ,  dicendo  loro  per  difpregio  ;  Io  so  ,  che  'J  voftro  Im- 
peradorc  tiene  fommamente  cari  gli  eunuchi  j  però  ora 
ii  mando  quefii  pochi ,  fperando  di  breve  mandargli  mag- 
gior numero  per  fcrvizio  di  fiia  Maeftà  .  In  quella  guer- 
ra tra' Beneventani ,  Salernitani,  e  Greci  furono  prefi  al- 
cuni Terrezzani  dei  partito  de' Greci  3  e  mentre  Teobai- 
do  faceva  efeguire  la  fua  crudel  ufanza  di  farli  caftrarc, 
venne  al  campo  una  bellifiìma  donna,  moglie  di  uno  di 
qi:ei  prigioni  3  gridando  ad  alta  voce  ,  bagnandcfi  tut- 
ta di  lagrime,  e  ftracciandofi  dolorofamente  i  capelli ,  fi 
doleva  della  pefiTma  ufanza  di  queir  età  ,  e  della  crude- 
Je  introduzione  di  far  guerra  alle  donne,  le  quali  noiij 
ingerendofi  in  cofa  alcuna  di  guerra  ,  o  di  pace ,  falvo 
che  cuftodire  le  loro  famiglie  private  3  pur  tuttavia  ve- 
nivano afiaflinate,  e  opprefle  dagl' Italiani ,  i  quali  avreb- 
bero dovuto  più  prefto  pigliare  le  loro  parti  ,  e  difen^ 
derle.  Continuò  quella  il  lamento,  e  le  grida  ,  finattan- 
tocchè  fu  introdotta  al  padiglione  di  Teobaldo,  ove  al- 
zando più  Ja  fìebil  voce  ,  e  percotendofi  più  che  mai  , 
venne  fuora  il  Marchefe  ,  e  veduta  la  giovare  anguftia- 
ta  ,  le  dimandò  la  cagione  di  cotanto  duolo  ;  ella  ,  in- 

Fff  termef- 

(a)  Z/^.  s. 


4o8       Storia  Civile  di  Capua 

ternieffo  alquanto  il  gridare  ,  ma  non  ie  Jagrime  ,  così 
gli  rifpofe  :  La  cagione  del  mio  dolore  non  è  forfè  altro- 
ve udita,  ed  è  la  maniera  introdotta  di  far  guerra  a  i.oi 
povere  donne,  che,  fenza  travagliarci  nelle  armi ,  atten- 
diamo folamente  al  fufo  ,  e  all'  ago  ;  quefta  mi  coltrin- 
ge  ,  generofo  Signore  .  contra  mia  voglia  a  lamentarmi 
de' danni  noltri.  Rifpofe  Teobaldo  :  E'  forfè  alcun  vile, 
che  faccia  guerra  alle  donne  ?  Replicò  ella  ;  voi  (ìete  ,  o 
Signore,  che  non  contento  di  torre  l'entrate  ,  i  bcftiami, 
le  facoltà  con  tutte  le  altre  cofe  ,  che  ci  fono  comode, 
ci  togliere  ancora  ,  ohimè!  quelle  ancora,  che  per  noi 
fole  fono  ordinate  dalla  natura  j  quelle  che  così  cara- 
mente ci  compriamo  5  e  quelle  ftefle  ,  che  fopra  tutto 
r  altre  cofe  guardar  fi  debbano,  non  volendo  finir  il  Mon- 
do ,  o  lalciarlo  fenza  chi  T  abiti .  E  qual  guerra  più  afpra 
potete  farci  ,  o  qual  perdita  ,  e  danni  maggiori  pote- 
te dare  a  noi  niefchinelle,  che  lafciando  agli  uomini  le 
cofe  loro  ,  levate  alle  fole  donne  tutto  ciò  ,  che  elle  han- 
no pili  caro  ?  Le  capre  ,  le  pecore  ,  e  tutte  le  altre  fa- 
coltà ,  che  i  giorni  pafìTati  ci  avete  tolte  ,  non  m.i  hanno 
mai  levata  di  cafa,  ma  di  quello,  che  privar  mi  vole- 
re adelfo,  caftrando  mio  marito,  mi  ha  fofpinta  fuori  j 
e  facendomi  intutto  dimenticare  di  efier  donna  ,  e  gio- 
vane ,  mi  ha  condotta  al  voitro  cofpetto  >  per  impetrar, 
fé  non  fiete  di  pietra,  o  di  feiro,  che  mi  ila  fatta  gra- 
zia dd  mio,  e  mi  fìa  rcnduto  il  mio  marito  cosi  fa  no, 
ed  intiero,  come  lo  comperai.  Si  mode  a  gran  rifo  Teo- 
baldo ,  e  tutti  i  circodanti  ridendo  ,  pregarono  il  graru 
Capitano  di  farle  reftituire  il  marito  ,  fenza  castrarlo  . 
Così  ordinò  Teobaldo  ,  che  appena  poteva  profferir  pa- 
rola pel  gran  rifo  3  e  ie  fece  dare  ancora  tanto  beftiamt, 
che  rilloralfe  tutto  quello ,  eh'  ella  diceva  di  aver  patito 
in  tutto  il  tempo  di  quella  guerra  .  Mentr'ella  rutta  con- 
tenta col  marito ,  e  coi  doni  ritornava  verfo  fua  cafa  , 
Teobaldo  le  mandò  a  dire  appreffo  ,  che  cofa  volevo, 
cfla  ,  che  fi  togliefle  a  fuo  marito  ,  fé  ritornava  piiì  su 
combattere?  la  giovane,  che  fi  trovava  allegra  della  gra- 
zia 


Libro  Secondo.  409 

2ia  ricevuta  ,  nTpofe  ;  Egli  ha  occhi ,  nafo  ,  orecchie  ,  ma- 
ni ,  piedi ,  e  tante  altre  cofe ,  che  fono  fue  ,  Teobaldo 
gli  tolga  quello,  che  vuole,  e  mi  lafci  quello,  che  mi 
ha  benignamente  donato  ,  elTendo  mio  ,  e  non  del  mio 
marito  .  La  qua!  rifpoffa  raddoppiò  al  Capitano  il  ri(ò  j 
ma  da  allora  mitigò  la  crudele  ulanza  di  caftrare  i  pri- 
gioni .  Non  molto  dopo  fi  fece  la  pace  tra  l' Imperador 
Greco,  e  i  Beneventani  j  e  fi  vifTe  molti  anni  in  placida 
quiete  . 

Il  Principe  Landulfo  regnò  infjeme  col  fuo  fratello 
Adenulfo  II.  ventidue  anni  in  £no  all' anno  932.  Fu  dipoi  An. 932, 
quefto  Principe  difcacciato  j  ed  efiendofì  ricoverato  in^ 
Salerno,  fu  da  Gunimario  II.  fuo  genero  ,  benignaa^en- 
te  accolto.  Volle  però  Landulfo,  che  nei  Diplomi  fi  ri- 
tenelie  ,  e  fcrivefie  ancora  il  nome  del  fuo  fratello  fcac- 
ciato  .  In  quefii  tempi  ,  eflèndo  a  Gregorio  nel  Ducato 
di  Napoli  fucceduto  Giovanni,  fuo  nipote,  fu  da  coftui 
rinnovato  il  Concordato  fatto  nell'anno  911.  tra  il  gli 
detto  Gregorio  con  Adenulfo  I.  :  nel  qual  Concordato 
Giovanni  Confolo ,  e  Duca  promette  a  Landulfo!.,  e  ad 
Adenulfo  II.  fuo  fratello  ,  ancorché  quelli  fi  ritrovaffo 
fuggiafco  in  Salerno,  e  ad  Adenulfo  III.  figliuolo  di  Lan- 
dulfo I.  di  non  inquietare  il  Principato  di  JBene vento  col- 
le fue  pertinenze  ,  né  il  Contado  di  Capua  ,  né  Teano 
colle  fue  pertinenze,  né  gli  uomini  di  quefti  Stati:  ma 
di  continuare  fra  efli  una  concorde  amicizia  3  e  così  al- 
l'incontro promettevafi  fra  quefli  una  flabile  ,  e  ferma- 
pace  5  e  di  giudicare  nelle  loro  caufe  giufla  le  leggi  Ro- 
mane ,  e  molti  altri  parti  fi  accordarono  fra  loro  ,  fe- 
condo le  difpoflzioni  delle  leggi  Longobarde  ,  Donde  fi 
nota  ,  che  fin  da  quefli  tempi  preffo  tali  popoli  la  leg- 
ge de' Longobardi  era  la  dominante,  e  indifferentemente 
oflervata  * 

Nell'anno  933. ,  morto  in  Salerno  Adenulfo  IL,  Lan- An.pjs. 
dulfo  affociò  al  Principato  di  Capua  ,  e  Benevento  Ade- 
nulfo in. ,  fuo  £ghuolo  ,  e  un  altro   Lzndulfo  ,  ancho 
fuo  fighuoio ,  che  chiamare  Landulfo  IL  Mori  Landulfo 

Fff    2  il 


41  o      Storia  Civile  di  Capua 

An.943.  il  vecchio  verfo  Tanno  943. ,  lafciando  per  fucceflbri  que- 
fti  due  fuoi  figliuoli  :  ma  nell'anno  feguenre  944,  reftò 
folo  Landulfo  li.  a  regnare  ,  né  mai  Benevento  da  Ca- 
pua fu  feparato  intorno  airamminiftrazione  ,  e  governoj 
formando  Tempre  appo  coltoro  una  fola  Dinaltia  ,  an- 
corché per  la  lor  (cdc ,  ch'era  in  Capua  ,  foffero  flati  ap- 
pellati Prifìcipes  Benez^entanorum ,  G?  Capuanoruf»  , 

lì  Principe  Landulfo  II.  in  fua  vita  afTociò  altresì  ai 
Principato  nell'anno  959-  due  figliuoli  3  Pandulfo  ,  cho 
roftienfe ,  e  gli  altri  Scrittori  chiamarono  Capo  di  Ferro, 
di  cui  appreflò  C\  farà  memoria  per  le  (uo,  famofe  gefta, 
e  perchè  nella  fua  perfona  s*  unì  anche  il  Principato  di 
Salerno  5  ed  un  altro  Landulfo  ,  che  io  dirò  III.  ,  i  qua- 
li, morto  Landulfo  IL  intorno  all'anno  953.»  gli  fucce- 
dettcro  nel  Principato .  Ma  Landulfo  IH,  eifendofi  divifo 
col  fratello  ,  e  toccatogli  in  forte  il  Principato  Beneven- 
tano ,  fifsò  la  fua  (^àt  in  Benevento  {a) .  Onde  fi  videro  un* 
altra  volta  divifi  quefti  due  Stati  3  in  Benevento  prefeden- 
do quello  Landulfo,  e  in  Capua  Pandulfo  Capo  di  Ferro, 
Ma  pofcia  nell'anno  969. ,  elTendo  morto  Landulfo  IH. ,  an- 
corché avede  lafciato  un  fuo  figliuolo  Pandulfo  II.  ,  nul- 
la di  meno  Pandulfo  Capo  di  Ferro ,  il  quale  da  Aloara^ 
fua  moglie,  avea  cinque  figliuoli,  Laadulfo  ,  Adcnulfo  , 
Landonulfo,  Laidulfo  ,  e  Rainulfo ,  per  Timpetuofa  bra- 
ma di  dominare  ,  aggiudicò  ii  Principato  di  Benevento  a  se, 
ed  al  fuo  figliuolo  Landulfo  IV.  ,  efeludendone  il  fuo  ni- 
pote Pandulfo  II. ,  il  quale  poi  finalmente ,  avendone  di- 
fcacciato  Landulfo  IV. ,  lo  ricuperò,  e  a' fuoi  poitcrì  lo 
trafmife . 
An.9S7.  In  quefti  tempi,  e  propriamente  nell'anno  957.  fta- 

vano  le  cofe  d'Itaìia  in  molta  tranquillità.  Mariano  An- 
tiparo Imperiai  Patrizio  ,  e  Straticò  governava  le  parti  in- 
feriori del  Regno  per  i'Imperador  Greco  3  Gifulfo,  figliuo- 
lo di  Guimarjo  maggiore  reggeva  il  Principato  di  Saler- 
no, Pandulfo  il  Principato  di  Capua,  e  B'^nevento  ,  co- 
liic  anche  il  Ducato  di  Spoleto  ,  ficcome  fi  fa  chiaro  dal- 
la 
(a)  Velìegrìn.  in  Stem, 


Libro  Secondo .  411 

la  citata  Cronaca  Cigiienfe  M.  S.  ,  riportata  dal  Pellegri- 
no nel  luogo  ibpraccitato  .  Qui  però  e  da  notare ,  che 
lebbene  la  Cifra  di  Capua  ,  e  'i  fuo  Contado  fi  domina- 
va dal  Conte  ,  poi  dal  Principe  j  quefti  teneva  fotto  di 
se  due  ,  o  tre  Giudici  ,  anche  Gaftaldi ,  che  la  giuftizia 
amminiftravano  ,  e  le  leggi  nella  lor  piena  ofièrvanza-» 
mantenevano.  Così  nell'anno  952.  leggo  nella  Cronaca-i 
Cailinefe  convenuti  in  un  Capitolo  ,  fatto  nel  Monilte- 
ro  di  S.Vincenzo  in  Capua  ,  oltre  a  diverfe  Perfone  Ec- 
clefiaftiche  :  Nec  non  &  mhìììjjì-mi  Judìcei  praedìBae  Ci' 
VÌtatis  Capuae  ^  & ^Saldefrìd ^  <2?  Adentdfui  Gajìaldus  . 

In  quefta  ftefla  età  ,  e  propriainenic  in  detto  anno 
957.  fi  Videro  in  {a)  Cielo  due  Soli,  e  nel  mefe  di  Lu- 
glio per  due  giorni  tutto  il  mare  da  Napoli  fino  a  Cu- 
ma  divenne  dolce  ,  come  fcrivono  gli  Autori  di  que'  tem- 
pi. Pandulfo  impegnato  ,  che  le  cofe  Ecclefialìiche  fof- 
fcro  ben  trattate  5  e  fenrendo  ,  che  '1  Conte  di  Alife  ufa- 
va  violenza  a*  Monaci  Gaflinefi ,  oltre  alle  pene  ordina- 
rie ,  ftabilì,  che  fotto  pena  di  mille  bizanzj  d'orò  jniu- 
no  ,  al  fijo  Impero  foggetto  ,  avefle  ardito  dì  moieftar 
luogo  ,  abitatore  ,  e  perfona  alcuna  di  quei  ,  che  coi 
Monirtero  di  Monte  Cafino  aveano  a  fare. 

Narra  il  Giannone,che  nell'anno  961. Ottone  figliuo*  Anp^^» 
lo  di  Errico  ,  Re  di  Germania  ,  chiamato  in  foccorfo 
dagl'Italiani ,  che  volevano  iifcire  dalla  tirannide  dell'ul- 
timo Berengario,  e  di  Adelberto,  fuo  figliuolo  ,  che  i'Ita« 
Jia  dominavano  ,  di  già  vi  giunfe  ,  e  con  fomma  pro- 
fpetità  nel  medcfimo  anno  961.  acquiftò  un  tanto  Re- 
gno .  L'Arcivefcovo  Valperto  convocò  un  Concilio  di  Ve- 
scovi ,  e  al  cofpctto  di  tutta  la  Città  ,  e  in  prefenza  di 
tutti  fu  Berengario  con  Adelberto  privato  del  Regno, 
e  Ottone  per  Re  d'Italia  proclamato .  Or  reggeva  in  que- 
fti tempi  ,  come  fi  è  detto  ,  il  Principato  di  Benevento, 
e  'i  Contado  di  Capua  Pandulfo  Capo  di  Ferro  infiemo 
con  Laadulfo  III. ,  fuo  fratello  5  quand'Ottone  s'incamminò 
verfo  Capua,  per  aificurarfi  delia  fedeltà  de*  noiiri  Prin- 
cipi , 
(a)  Ammirai  IJìor*  de  Brine,  Longoh,^ 


412      Storia  Civile  di  Capua 

cipi ,  e  de'  convicini  Magnati  j  portando  feco  Adelaida  fua 
moglie  ,  Ibiella  di  Giluifo  ,  Principe  di  Salerno  ,  della-» 
cui  {cóehà  molto  temeva  l'Imperadore  3  forpettando  ,  che 
dipendefle  dai  Greci ,  da*  quali  l'onor  del  Patriziato  po- 
co prima  ottenuto  avea  .  Pandulfo  Capo  di  Ferro  con- 
ibmma  pompa,. e  apparecchio  ufcigli  incontro  ,  e  conduf- 
fe  il  Re  Tedefco,  e  la  Reina  in  Capua  ,  ove  avea  la  fua 
refidenza  j  furono  da  quello  Principe  fplendida mento  , 
e  con  fommo  onore  trattati .  Or  correndo  Tanno  del  Si- 
gnore 963.  ,  fpedirono  efli  una  legazione  in  Salerno  al 
Principe  Gifulfo,  invitandolo  con  molti  doni  di  veniro 
in  Capua  a  rivedere  fua  forella  5  e  già  vi  arrivò  ;  onde 
incontrato  da  Pandulfo  ,  e  Landulfo  ,  fu  prefentato  al- 
J'Imperador  Ottone  ,  il  quale  con  molta  allegrezza  for- 
te dal  Trono ,  fcefe  ad  abbracciarlo  5  fi  baciarono  con»» 
molti  fegni  d'allegrezza  :  l'ilkiTo  fece  l'Imperadrice  Ade- 
Jaida.  Poco  dopo  tali,  e  sì  cari  abbracciamenti  ,  e  pochi 
difcorfì  ,  tra  loro  avuti ,  co  i  quali  Ottone  fi  allìcurò  della 
fedeltà  di  Gifulfo  ,  e  molto  più  di  quella  del  Principe  di- Ca- 
pua ,  fé  ne  ritornò  Gifulfo  nella  fua  rcfidenza  di  Salerno. 
Allora  fu  ,  che  Pandulfo  Capo  di  Ferro  ,  entrato  iru 
fomma  grazia  di  Ottone,  ottenne  per  Imperiai  autorità, 
che  'ì  Contado  di  Capua  foflè  innalzato  ad  edèr  Princi- 
pato, e  ad  eflèr  egli  nominato  Principe  di  Capua,  fic- 
come  dipoi  furono  gli  altri  ,  che  a  lui  vi  fuccedettero  ; 
An.996.  e  da  quello  tempo,  cioè  verfo  il  969.  ,  e  non  da  Adc- 
nulfo  cominciarono  i  Principi  di  Capua  ,  come  dimoerò 
il  tanto  lodato  Camillo  Pellegrino  ;  al  quale  onore  fuc- 
ceflè  ,  dappoicchè  Capua  nell'anno  968.,  (econdo  il  Gian- 
none  ,  o  nell'anno  966.,  fecondo  altri  Autori  ,  portati  dal 
Paggi ,  fu  parimente  innalzata  ad  effere  Metropoli  ;  ono- 
re ,  che  ricevette  affai  prima  di  Napoli  ,  di  Benevento, 
e  di  Salerno  .  E  Giovanni ,  fratello  di  Pandulfo  ,  da  Vefco- 
vo  ,  ch'era  di  detta  Città  ,  ^u  fublimato  in  Arcivefcovo, 
e  Metropolitano  da  Giovanni  XIII.  per  giufta  gratitudine 
al  Principe  Pandulfo ,  da  cui  fu  accolto  con  grandìflìmo 
onore  in  Capua  nel! anno  9'^5«  •  tempo,  in  cui  da'  Ro- 
mani 


Libro  Secondo.  413 

mani  fu  egli  barbaramente  cacciato  da  Roma  5  anche  per 
avere  il  Papa  conofciuto  ,  e  fperiiiientato  Pandulfo  tan- 
to benemerito  ,  ed  affezionato  della  S.Chiefa  , 

Neil*  anno  973.  Te  ne  morì  Ottone  I.  ,  e  fuccedetto 
all'Impero  d'Italia  Ortone  II.  fuo  figliuolo  ,  che  vivente-» 
il  padre,  era  itato  ailbciato  all'Imperio.  Accrebbefi  vio 
più  la  di  lui  fovranità  su  di  quelli  Stati',  per  efler  vie 
più  crefciuta  la  discordia  de'  noftii  Principi  Longobardi  j 
poiché  mentre  Pandulfo  Capo  di  Ferro  y  reftituito  in  Ca- 
pua  ,  Tua  fede,  infieme  con  Landuifo  IV.  fuo  figliuolo  > 
che  fede  va  in  Benevento  ,  reggeva  qucdi  due  Principati, 
accaddero  in  Salerno  si  ftrane  rivoluzioni  ,  e  fconvolgi- 
menti,  che  pofero  fotlbpra  tutto  quel  Principato.  Origi- 
ne di  tanti  mali  fu  la  foverchia  fidanza  ,  ch'ebbe  Giiuifo 
a*  fuoi  congiunti  ,  i  quali  da  efuli  ,  ch'erano  ,  avendo  volu- 
to egli  richiamarli ,  ed  ingrandirli ,  portarono  con  inaudita 
ingratitudine  la  rovina  del  fuo  Stato  :  tantoché  dopo  l'an- 
no 971.  Landuifo  ,  congiunto  di  Gifulfo  ,  col  favore  de'  An.pyr, 
Duchi  di  Amalfi  ,  e  di  Napoli ,  Manzone  l^atrizio  ,  e  Ma- 
rino Patrizio  ,  e  ajutato  dalla  forza  de*  fuoi  figliuoli  > 
fpeciaimente  di  Landuifo  ,  giovane  accorto  ,  e  afhjto,  con- 
certò ,  e  {labili  il  modo  della  congiura  con  alcuni  fuoi 
dipendenti  3  e  già  una  notte  avendo  corrotti  i  Cuitodi, 
ebbe  campo  di  entrare  nel  Palazzo  del  Principe  3  ivi  aven- 
do prefo  l'infelice  Gifulfo  infìeme  colla  difgraziata  Prin- 
cipefTa  Gemma,  fua  moglie ,  figliuola  di  Alfano ,  e  anna- 
ta di  Alberto,  Duca  di  Spoleto,  fé  quello  condurre  irL- 
iiirettjfìima  prigionia  ;  ma  prima  fece  fpargere  per  Salerno 
efièr  qui  quelli  già  morti  3  poi ,  perchè  fi  andava  fcovren- 
do  la  loro  carcerazione  ,  e  perciò  crefceva  il  tumulto  de* 
Salernitani,  li  fece  fubito  levar  da  Sal'jrno,  e  condurrò 
rillretti  in  Amalfi  ,  indi  difcacciati  ,  che  l'ebbe  ,  fu  elfo 
Landuifo  a  forza  giurato  Jor  Principe  da'  Salernitani ,  ed 
egli  affunfe  per  fuo  collega  al  Principato  l'altro  Landui- 
fo,  fuo  figliuolo,  circa  Tanno  972.  in  973.  An.972. 

Ma  fu  un  tal  iniquo   difegno    ben  toflo   diUipato  ;    973' 
poiché  non  meno  Indulfo ,  figliuolo  del  detto  Landuifo, 

che 


414      Storia  Civile  di  Capua 

che  molti  Salernitani  ,    e  molti   principali    congiunti  di 
Gilulfo  infiniiarono  a' Salernitani ,  che  ,dircacciati  i  Tiran- 
ni ,  f]  deflero  aPanduifo  Capo  di  Ferro  ^  il  quale  faprebbe 
colle  {kìC  forze  reitituir  loro  Gifuifo  .    Cesi  fu  tutto  efe- 
guito  5  imperocché  il  Principe  di  Capua  ,  e  di  Beneven- 
to  ,  Pandulfo  Capo  di  Ferro  ,    invitato  da'  congiunti  del 
Principe  Gifuifo,  e  da' Salernitani,  i  quali  in  varj  Caflel- 
li  fi  erano  fortificati,  per  ricevere  il  fuo  ajutoj  compaf- 
lionando  il  cafo   di  quel!"  infelice  Principe  ,    eh'  e;a  fuo 
conlòbrino  ,  prefe  con  incredibile  piacere  V  impegno  di 
refìituiie  Gifuifo  nel  fuo   Principato  3    ed  avendo  unito 
alquante  fue  truppe  ,   s'  incamminò  verfo  Salerno,  ovo 
unitofi    già    coi    Salernitani  ,    che    (lavano  ne'  Caftelli  , 
efpuc^nò  tutti   i   luoghi  del  Principato   di  Salerno ,  depre- 
dando il  Pacfe  intorno   ,  e  lo  cinfe  di  eretto   afledio  .  I 
Landulfi  ,  padre,  e  figliuolo,  gli  fecero  molta  refiftenzaj 
e   non  fidandofi  de' Salernitani ,  che  già  loro  moftravan- 
fì   nemici ,  valevanfi  di  Manfone  Patrizio  ,  che  tenevano 
preflb  di  loro   nel  Palazzo  co'  fuoi  Amalfitani   ,  a' quali 
diede  la  cudodia  òtWt  Torri,  che  circondavano  Ja  Cit-    fll 
tà  .  Ma  non  poterono  lungo  tempo  refifiere  alle  forzo    ^ 
An.974.    di  Pandulfo  ,  il  quale  finalmente  nell'anno  974.  i'efpu-        ' 
grò  ,  e  difcacciati  i  Tiranni ,  non  per  se  cccupolla  3  ma 
in   qucfio    (iefio    anno  la  reftitui  al    legittimo  Principo 
Gifuifo,  e  a  Gemma.  Indi  quefti,  o   perchè  fodero  così 
tra  loro  convenuti,  o  pure  per  gratitudine  di   tanti  be- 
nefizi ,  non  tenendo  figliuoli  ,  adottaronfi   Pandulfo  ,  fi- 
gliuolo di  Pandulfo  Capo  di  Ferro  ,    che  vollero   ancho 
iQituirlo  Principe  di  Salerno  3  e  Gifuifo  volle  averlo  per 
An.978.    compagno  nel  Principato ,  finché  vide  circa   T  anno  978. 
Morì    dunque  Gifuifo  in  queir  anno  ,    e  reftò  Pandulfo 
fuo  fuccelTore  in  Salerno.  Ma  Pandulfo  ,  fuo  padre  ,  vol- 
le affumere  il  titolo  di  Principe  infienie  col  figliuolo  :  onde 
avvenne, che  nella  perfona  di  Pandulfo  Capo  di  Ferro  fi  unif- 
fero  tre  titoli ,  e  foffe  detto  Principe  infieme  di  Capua  ,  di  Be- 
nevento,e  di  Salerno,come  fcrifle  l'Anonimo  Salernitano  ((?), 

che 
(a)  Fellegr,  in  Auon,   Salem»  pag,  2.16, 


Libro  Secondo-  415 

che  fin  qui  continuò  Ja  fua  Storia  . 

Nell'anno  981.  Te  ne  morì  Pandulfo  Capo  di  Ferro  y  An.981. 
avendo  Jafciato  Landulfo  IV.  ,  e  V  altro  Pandulfo  ,  Tuoi 
figliuoli ,  a  governare  i  loro  Principati  di  Capua  ,  Bene- 
vento ,  e  Salerno  .  Fu  il  medcfinio  Capo  di  Ferro  il  più 
ricco  ,  e  potente  Principe  di  quelT  età  in  quefte  nolire 
Piovìncie .  Egli  non  folo  fu  Principe  di  Capua  ,  di  Bene- 
vento ,  e  di  Salerno  5  ma  era  ancora  Marchefe  dì  Spo- 
leto ,  e  di  Camerino  ,  poHèdendo  perciò  poco  meno  ,  che 
la  metà  d' Italia  .  Di  lui  (ì  leffero  molte  opere  di  pietà  , 
di  avere  con  fommo  onore  1'  anno  965.  accolto  in  Ca- 
pua il  Pontefice  Gio.  XIII.  ,  come  fopra  già  dilli ,  di  aver 
di  molti  doni ,  e  privilegj  arricchito  il  Moniftero  Caifi- 
nefe  in  quel  tempo ,  che  vide .  Ma  la  vifione  di  un  So- 
litario {a)  y  al  quale  ,  come  narra  Pier  Damiano  ,  parve 
di  aver  veduta  V  anima  di  Pandulfo  effer  porrata-» 
da'  diavoli  ali'  inferno  ,  fece  perdere  tutta  la  ftima.. 
a  quei  fatti  3  e  fece  credere  di  averli  operati  ,  non  per 
fincero  animo  di  pietà  ^  e  dì  religione  ,  ma  per  monda- 
ni rifpetti . 

Morto  Pandulfo  ,  e  rimafti ,  come  difll ,  Landulfo  IV. 
al  Principato  di  Capua  ,  e  di  Benevento  ,  Pandulfo  al 
Principato  di  Salerno  ,  e  altri  Tuoi  figliuoli  ben  fituati  , 
cioè  Adenulfo  Conte,  e  Marchefe,  Landcnulfo,  Gifiilfo, 
che  fu  Conte  di  Teano  {b)  ,  e  Laidulfo  :  cominciarono 
molti  di  effi  a  correre  nemica  fortuna  ,  poiché  Pandul- 
fo fu  fubito ,  dopo  ia  morte  del  Padre  ,  privato  dt\  Prin- 
cipato di  Salerno  ,  e  s' intrufe  nel  medefimo  Manfone, 
Duca  di  Amalfi  ,  il  quale  infieme  con  Gio.  I. ,  fuo  figliuo- 
lo ,  lo  tenne  due  anni.  Ottone  II.  fubiro  ,  in  quello  ftef- 
fo  anno  981.  nel  mefe  di  Dicembre  ,  non  perendo  fof- 
trire  T  intrufione  di  Manfone  ,  allediò  Salerno,  per  difcac- 
ciarnelo ,  come  illegittimo  Principe  ;  ma  poi  feppe  Man- 
fone ben  placarlo  ;  onde  levò  V  afiedio  ,  e  lo  rimafe  in 
quel  Principato  3  né  Ottone  ebbe  penfiere  ,  che  folTe  re- 
flìtuito  a  Pandulfo,  forfè  perchè  da  lui  era  riputato  pa- 

Gg^  rinien- 

(a)  PelJegrÌK,parf.7*ad  Afion.Salern.        (h)  Pelkgr* 


41 5      Storia  Civile  di  Capiia 

rimente  Principe  illegittimo  ,  eficndo  fucceduto  à  quel 
Principato  per  l'adozione  ,  fatta  da  G.fulfo  j  e  le  con- 
fuetudini  Feudali  ,  che  tratco  tratto  eranfi  introdotte  in 
quefti  luoghi  ,  vietavano  a'  figliuoli  adottati  ,  fuori  del 
diritto   (uccedcre  ne' Feudi  dei  padre  adottivo. 

L'  altro  figliuolo  di  Capo  di  Ferro  Landuifo  fi  unì 
con  Ottone  li.  Imperadore  di  Occidente  ,  che  venne  fi- 
no aCapua  ,  e  con  fortillimo  eferciro  andò  con  Adenulfo, 
fratello  dielTo  Landuifo  ,  a  Taranto,  a  Metaponto  ,  e  poi  in 
Calabria  ,  ove  (èrbando  mal  animo  contra  i  Greci  ,  nacque 
una  gran  battaglia  tra  queflo  efercito,  e  quello  di  Co- 
ftantino  Porfirogenito  ,  unito  coi  Saraceni  5  ed  in  efi'a  fu 
tutto  r  efercito  di  Ottone  rotto  ,  e  fconfitto  ,  e  vi  rima- 
fero  uccifi  i  due  fratelli,  Landuifo,  e  Adenulfo  1'  anno 
An.982.    jgi  Signore  982.  fecondo  fcrifie  la  Cronaca  Caliìnefe  (j). 

Ritornò  V  Lmperadore  in  Capua  da  sì  dolorofa  fcon-  ^ 
fitta ,  per  confolare  Aloara  della  morte  del  marito  Pan- 
dulfo ,  e  de'  figliuoli  Landuifo  ,  e  Adenulfo  ,  confermò  il 
Principato  di  Capua  a  Landonuifo  ,  altro  fuo  figliuolo 3  in- 
di fé  ne  pafsò  a  Roma  ,  ove  ftudiava  di  formare  un^ 
nuovo  efercito  ,  per  rinnovare  la  guerra  contra  i  Greci  j 
ma  foprafFatto  dalle  fatiche  deli'  animo  ,  e  del  corpo  ,  fé 
ne  morì .  Aloara  ,  efièndo  fiata  nel  Principato  infiemc-> 
col  fuo  figliuolo  per  ben  otto  anni ,  anch'  eOa  fé  ne  paf- 
sò all'altra   vira  . 

Non  fi  videro  fcorfi  quattro    mefi  ,  dopo  la  morte  di 
Aloara  ,  che  molti  Capuani  ,  mal  contenti  del  governo 
dei  Principe  Landonuifo ,  gli  congiurarono  contro  nella-. 
V.  feria  di  Pafqua  ,  giorno  20.  di  Aprile,  V  anno  dd  Signo- 
An.p93.     re  993.  :    e  mentre    in  tal  giorno  egli  ftava  dentro  la.» 
Chicfa  di  S.Marcello  ,  oggi  ben  eulta,  e   pingue  Parroc- 
chia della  Città   di  Capua  ,  dove  in  detta  giornata  era^ 
folito  dalla  Chiefa  Arcivefcovile  portarfi  in  folenne  pro- 
celìione  il  Clero,  i  Cavalieri,  e '1  Principe  di  Capua,  fu 
ivi  da' congiurati    miferamente  uccifo  ,  e  poi  fepellito  nel 
Moniftero  di  S.  Benedetto  ,  dirimpetto  la  Chiefa  di  S.Mar- 
cello 1 
(a)  Libt  2,  cap»  9> 


Libro  Secondo .  417 

cello  ,  ove  ora  fono  i  PP.  Gesuiti  .  Nello  ftefTo  tempo  ,  ei- 
fendofi  l'Arci  vefcovo  di  Capua  Ajone  ricoverato  nel  Mo- 
niftero  di  S.  Benedetto,  infeguito  anch' egli  da' Capuani 
mal  contenti ,  ivi  fu  poi  da'  mcdeflmi  avvelenato,  e  inor- 
to ,  fecondo  fcriffe  Giovanni  Abate  Callinefe,  che  fu  pri- 
ma Arcidiacono  di  Capua  ,   rapportato  nella  Storia  de' 
Principi  Longobardi  dal  noftro  Camillo  Pellegrino ,  pref- 
fo  il  Muratori  (/x)  ;  Conciììum  fecerunt  Capuani  ^  qualìter 
interficerent  Landenoìfum  Pr'mcipem  ,  filìum  Pandolfi  exi" 
r/jìl  Pri?2Cfpis ,  quod  (^  fecerunt .  Nam   quinta  feria  in^ 
Jiihis   Fafchae  ,  di^m  procederent  ad  S»  Marcelìufn  ,  pera^ 
tlis  Mijfarum  folkmniis  a  Praefu/e  ejufdem  Civitatis  Ajo 
nomine 't  egrejjus  praediBiuì  Princeps  foras   Ecckjìam,  in* 
furrexerufit  in  eum  (  prob  dolor  \  )  cum  gladìis  ,  {i?  pifti" 
bus ,  &  interfecerunt  eum  ,  atque  exutum  ':^ejìibus ,  nu^ 
durn    in  platea  eum  reliquerunt  .    Quem  rapientes  Mona- 
chi  S»  Benedite i  y  in  eodem  Monajìerio  ante   Secretariunu» 
eum  fepelierunt .  Archiepifcopui  'vero  [upradiBui  fugit  in 
jam  diBo  Monajìerio ,  quem  etium  pojìea  ibidem  jam  di&i 
Capuanitei    'Deneno  peremerunt  ,  fepultafque  eji  ante  Re- 
già  Secretar  a  ,   con  ciò  ,  che  Ck^uc  . 

Due  anni  prima  quafi  volle  h  Terra  dar  fegnì  di 
quefta  futura  fcelleratezza  5  imperocché  accadde  fpecial- 
mente  in  Capua  (b)  ,  e  in  Benevento  un  gran  tretnuo- 
to,  e  fece  danno  notabile  all'una,  e  all'altra  Citta  .  In 
Capua  gittò  a  terra  molte  cafe  ,  e  le  campane  delle  Chie- 
fe  fonarono  da  per  loro.  In  Benevento  poi  abbattè  quin- 
dici torri,  fotte  le  quali  reftaron  morti  150.  ubmini.  In- 
fornala fu  un  chiaro  prefàgio  ,  come  fcrivono  alcuni 
Autori,  della  crudelillìma  morte  del  Principe  di  Capua, 
e  di  Benevento  3  e  che  avea  a  fuccedere  omicidio  così 
barbaro  di  un  Principe,  di  parentela,  e  di  fangue  tanto 
cofpicuo  ,  eh'  empì  di  fìuporc  non  meno  ,  ciie  di  pietà 
tutta  l' Italia . 

Ma  non  reflò  certamente  invendicato  j  poiché  Tra- 

Ggg    2  fimon- 

(a)  Rer.  liaL  fcript,  tom.  11*  pag,  271* 
(bj  Sigon,  de  Regn,  Itah 


41 8      Storia  Civile  di  Capuai 

fìmondo  >  Conte  di  Chieti ,  ftretto  parente  di  LandonuU 
fo  ,  chiamato  in  fua  compagnia  Rinaldo  ,  e  Odorifio  , 
Conti  di  Marfi  ,  l'uno,  e  l'altro  della  chiariffima  (^)  fa- 
miglia di  Sangro  ,    fé  ne  venne  a  Capua   con   poderofo 
efercito  ,  due  mefi  dopo  feguito  l'infame  delitto  j  e  già 
pofe  r  afledio  alla  Città  ,  che  lo  tenne  per   15.  mefi,  e 
fecondo  alcuni  Autori  ,  per  15.  anni  j    e  diedero  efii  il 
guafto  a  tutto  il  Paefe  ,  avendo  faccheggiata  la  Città  > 
amraaz2ati  ,    e  malmenati  moltilfimi  Capuani  ,  fpecial- 
raente  i  congiunti    anche  larghi    di  parentela  ai  congiu- 
rati ,  e  fé  ne  tornarono  alle  loro  Signorie  »  Ciò  niente; 
piacque  ad  Ottone   IIL»  allora  Imperadore  di  Occidente, 
non  ftimando  la  vendetta  propria  ,  ma  trafverfale  ,  per 
non  edere  ftati  puniti  tutti  i  congiurati  >  aveando  potu- 
to  nel  loro  afledio  facilmente  aver  danno  gì'  innocenti 
per  gli  rei  :  onde  loro  ordinò  ,  che  foflèro  di  nuovo  ve- 
nuti a  Capua  fotto  la  guida  di  Ugonc  Marchefe  ,  come 
già  fecero  3  vi  pofero  ftrettiflimo  afledio  ,  e  mai  non  il 
levarono  ,  né  ceflarono   d' inquietare ,  e  trapazzare  i  Ca- 
puani ,  finattantochè  quefti ,  non  potendo  più  fofFrire  tan- 
ti travagli ,  e  ridotti  in  eflrema  difperazione  ,  diedero  in 
mano  loro  i  congiurati  ,  e  gli   uccifori  dd  Principe ,  de' 
quali    altri    furono    in   Capua  fl:efla  impiccati  ,  ed   altri 
dopo  mille  ilrazj  furono  ivi  ucci  fi  ;  Pojìmodum  (  dice  la 
Cronaca  Caflinefe  {b)  )  prò  hac   eadem  Primipis  nUìonc 
Vstiìt   Capuam  una  cum  praedìBh  comìtihni  Ugo  Marchio^ 
fnijj^i   tf^   Imperatore  ,   &  ohfedit  eam  undiqus  per  muU 
toi  dies  ,  qtioufque  ei  traditi  funt  UH  ,  qui  praediBum^ 
FriKcipem   interfecerant  ,    qtioi    accipiem  [ex  de  illis  in^ 
furca  fufpendìt  ,   ceteros  2jero  diverjìi  ,    &  "jariii  postìii 
mulBavìt . 

Giacché  però  ho  nominato  Ugone  Marchefe ,  è  qui 
di  mettieri  far  picciola  pofa  ,  per  poter  ben  rifletterò, 
che  febbene  il  titolo  di  Marchefe  fia  nome  di  dignità 
Longobarda,  poiché  tal  nazione  dopo  la  morte  di  Clet- 

fo 

(a)  Duca  della  Guard,  della  famìgl  Marchefe  pag^224, 

(b)  Cap.  18.  pag,    195» 


Libro  Secondo.  419 

£0  per  r orrore,  che  aveva  al  nome  Reale,  creò  l'anno 
575.  trenta  fei  Duchi,  più  Conti,  e  alcuni  Marchefi^  pu- 
re con  tutto  ciò  vuole   il  Duca  della  Guardia  Ferrante-» 
della  Marra  nel  Tuo  eruditiiiimo  Libro  cfe'  Difcorjì  delk 
Famiglie  Nobili  ,  che  tal  titolo  palsò  poi  in  cognome  , 
o  fìa  cafato ,  alla  famiglia   Marche(e,  molto  prima  del- 
l'anno  millefimo,   che  o  per  dignità,  o  per  cognome  (ì 
trovi   in  perfonaggi  grandi ,  ed  illuftri  j  e  che  fin  da'  tem- 
pi de' Longobardi ,  era  in  piedi  tal   famiglia  nelle  perfo- 
ne  di  Ugone  ,  Alberico  ,  Adone  ,  e  Guidone  ,  negli  affari 
di  Napoli  ,  e  dtì  Principato  di  Capua  ,  e  del  contorno 
fempre  occupati  .  Cosi  Guidone  Marchefe  Tanno  895.  , 
difcacciando  i  Greci  ,  s*  impadroni  d^ì  Ducato  di  Bene- 
vento, come  fcriife  Erchemberto:  Guido   Marchejiui  oh" 
ùnuit  Vrincipatum  ilhtm  anno  i. ,  ^  menfei  oBo  ,  Albe- 
rico Marchefe  V  anno  995.  fi   trovò  con   buono  cfcrcito 
a  dar  ajuto  al  Papa  Gio.  X.  contra  i  Saraceni ,  de  i  qua- 
li fé  n'ebbe  prefTo  il  Garigliano  una  compiuta   vittoria, 
e  fu  liberata  tutta  la  Terra  di  Lavoro  da  tal  pefte .  Afto- 
ne  ,  figliuolo   di  Trafimondo   Marchefe  ,  1'  anno  972.  ef- 
fendo   Capitan  Generale  deli'  Imperador  Ottone  ,  riportò 
da'  Saraceni  di  Pcglia  una   fegnalata  vittoria  j  mettendo 
quarantamila  di  loro  in  fuga  ,  ed  infino  a  Taranto  per- 
fequitandoli,  come  fcrifTe  il  Protofpata  .*  j^fino  972./?^- 
gnavit  AJìo  ,  fiUui  Trajìmundì  Marchijìi  .  Ugone  Mar- 
chefe l'anno  991.  fu  anch'  egli  per  l' Imperadore  Otto- 
ne in.  Capitan  Generale   col  fuo  efTercito  all'   affedio  di 
Capua  per  la  morte  dell'  uccifo  Landonulfo  ,  come  già 
diiiì   di  fopra  . 

Da  efli  difcefero  i  tre  fratelli  ,  Tancredi  ,  Ugo- 
ne il  Grande  ,  e  Guglielmo  Marchefe  ,  che  tutti  e  tro 
pafTarono  all'  acquiflo  di  Gerufalemme  ,  tra  i  quali  Tan- 
credi fu  quel  famofo ,  e  gran  Capitano  ,  tanto  celebra- 
to da  Torquato  Taf^o  nella  fua  dottiffima  Gerufahm- 
me  diftrutta  pel  fuo  gran  valore  j  ed  effendo  egli  fola 
de  i  tre  fratelli  tornato  vivo  da  quella  guerra  di  Ter- 
ra Santa  j  crede  il  jDuca  della  Guardia  ,  che  da  lui  deri- 


va 


42  o     Storia  Civile  di  Capiia 

va     tutta    la    famigl  a    Marcliefe  . 

Da'  Longobardi  dunque  difcefe  ,  e  fi  fermò  in  Ca- 
pua  quefta  famiglia  Marchefe  del  Conte  di  Moiifl  ,  o 
in  Capua  vilTe  nobilmente  .  Fu  aliai  potente  anche  per 
gli  gran  parentati  ,  che  fece  5  poiché  Tancredi  già  detto 
ebbe  in  moglie  Cecilia  ,  figliuola  naturale  del  Re  Filip- 
po di  Francia  ,  e  di  Bertranda  ,  Contefla  di  Angiò  5  per 
amor  di  detta  Bertranda  il  Re  ripudiò  la  Regina  Ber- 
ta ,  fua  moglie,  da  chi  difcefe  Ugone  Marchefe,  Conte 
di  Molifi  .  Altri  parentadi  ancora  fece  con  perfonc  di  fan- 
gue  Reale,  ma  perchè  fé  ne  ftava  in  Capua  una  tal  fa- 
miglia ,  e  molti  onori  in  Capua  ottenne,  apparentò  fem- 
pre  colle  prime,  e  piià  antiche  nobiliflìme  famiglie  della 
Città  .  Onde  imparentarono  i  Marchefi  con  Bartolomeo 
di  Capua  ,  Gran  Protonotario  del  Regno  ,  con  Camilla. 
Pandone  de*  Conti  di  Venafro,  con  Maria  di  Aquino  de* 
Conti  di  Loreto  ,  con  Giulio  Cefarc  di  Capua  ,  Marefcial- 
lo  del  Regno  ,  con  una  Signora  della  famiglia  Evoli  , 
con  altra  delia  famiglia  della  Ratta  de'  Conti  di  Cafer- 
ta  ,  con  Ruenzia  ,  poi  con  Dianora  del  Barone ,  nipote-» 
di  forella  del  Gran  maeftro  di  S.  Lazzaro  della  famiglia 
d'  Azzia  ,  dalla  qual  Dianora  nacque  Fabio  ,  e  una  fi- 
gliuola ,  detta  Camilla  ,  maritata  con  uno  della  nobilo 
faaiiglia  Pellegrino  di  Capua  ,  da  tempo  fu  eftinta,  che 
fin  dall'  anno  1272.  era  congiunta  in  iftretta  parentela- 
col  Papa  Gregorio  X.  chiamato  Diodato  Vifconte  da.. 
Piacenza  ,  prima  di  elTèr  Pontefice. 

Di  quefta  famiglia  Marchefe,  nobile  Capuana,  fu  il 
famofo  Fabio  Marchefe  Giureconfulto  ,  che  oltre  alla  no- 
biltà del  fangue  ,  per  1'  eminenza  della  dottrina  ,  per  ia 
fublimità  dell'ingegno,  e  della  maravigliofa  memoria.;, 
anzi  per  V  integrità  fomma  della  fua  vita,  fu  il  primo, 
che  rimettcflè  in  fommo  grado  di  riputazione  Ja  profef- 
fion  legale  ,  fiimata  da  lui  in  un  Cavaliere  per  fingolar 
ornamento  j  come  quella,  egli  diceva,  eh'  era  fuccedu- 
ta  in  luogo  dell'arte  oratoria,  già  tenuta  in  tanto  pre- 
gio preiTo  gli  antichi  Romani;  talché  Elio  Sparziano,  vo- 
lendo 


Libro  Secando.  421 

lendo  ingrandire  la  nobiltà  di  G.uliano  Imperadore  ,  d  f- 
fe  ,  che  S.iIvio,fuo  bifavolo  paterno  ,  fu  due  volte  Con- 
fo] o ,  Prefetto  di  Roma  ,  e  quelche  più  io  rendè  nobi- 
le, sì  fu  l'ellère  ftato  Giurcconfulto  .  Da  Fabio  Marche- 
fé  difcefe  il  fai-nofo  Conligliere  Andrea  Marchefe  ,  ne'  tem- 
pi noffri  gran  lume  de'Rei^j   Tribunali  . 

Nell'anno  1500.  Berardino  Marchefe  ,  difcendento 
da  Fabio,  e  da  Andrea,  ebbci  per  moglie  una  dama  di 
cafa  Azzia  ,  dalla  quale  non  ci  ebbe  tigliuol;  ;  Gio.  Gia- 
como Marchefe,  Capitan  de' cavalli  ,  a  ièrviggio  dell'Im- 
peradore  l'anno  1523.  fu  uno  de*  principali  Autori,  che 
Capua,  morto  Lotrecco  all'  ailldio  di  Napoli  ,  pronta- 
mente ritornaffe  alla  parte  Imperiale  :  dal  che  nacquo 
tutta  la  quiete  ,  e  la  pace  di  Napoli  j  perchè  V  efercito 
de'  Francefi  ,  fentendo  Ja  refa  di  Capua  ,  perduta  ogni  fpe- 
ranza  ,  levòrafìedio,  lafciando  all' Imperadore  una  com- 
piutiiUma  vittoria  .  Quefta  famiglia  Marchefe,  non  fono 
due  fecoJi  ,  che  fé  ne  pafsò  in  Napoli  ,  ed  oggi  rifplen- 
de  ne]  Principe  ài  Crucoli ,  e  di  S.  Vito  Giufeppe  Mar- 
chefe, al  prefente  marito  di  Nicoletta  dell'aflai  nobile  ,  e  ri- 
noicata  famiglia  dd  Balzo  della  Città  di  Capua  . 

Del  Principe  di  Capua  Laìdulfo  . 

R  profeguendo  il  filo  delia  prefente  Storia  ,  convicn 

notare,  che  dopo  i'uccifo   Principe  Landonulfo  gli 

fuccedette  nel  Principato  il  di  iui  fratello  Laidulfo  .  Ma 
avendo  Ottone  III.  fcoverto  ,  che  quefto  ancora  ebbe-» 
mano  alla  congiura  contra  il  fuo  fratello  ,  mofìo  dallo  fpi- 
rito  di  ambizione  di  poter  prefto  egli  regnare  5  gli  par- 
ve cofa  fcellerata ,  che  un  empio  dovefle  efièr  Signoro 
di  Capua  ,  e  alzare  il  Trono  sulle  rovine  di  wn  fuo  fra- 
tello,  e  nello  fteflb  luogo,  dove  avea  fatto  quello  am- 
mazzare 5  lo  cacciò  dal  Principato  ,  e  lo  trabalzò  di  là 
de'  monti .  In  tanto  fece  Principe  di  Capua  un  certo  Ads- 
mario  Capuano,  nato  dal  Chierico  Bal'jamo  ,  il  quale, 
crefciutofelo  fanciullo ,  teneramente  amava  ;  e  per  onorar- 

io, 


4^^      Storia  Civile  di  Capua 

lo,  r  avea  dato  poco  prima  il  titolo  di  Marchefè  .  Indi 
conofcendo  i  Capuani  non  eiTerc  Ademario  degno  di  tal 
Signoria,  lo  cacciarono  dal  Principato,  e  crearono  Prin- 
cipe di  Capua  ,  e  di  Benevento  Pandiilfo  di  S. Agata,  fi- 
gliuolo del  già  detto  Principe  Pandulfo ,  nominato  Capo 
di  Ferro  . 

Dì  Fanduìfo  dì  S,  Agata , 

An.990.  13^^°  prima  dell'  anno  99^*  Pandulfo  II.  prefe  il  Prin- 
X  ciparo  ,  queir  ifteflb  ,  che  nella  Cronaca  Caflìnefo 
vien  chiamato  una  volta  Landulfo  .  E  fu  IX.  Principe  di 
Capua  ,  e  di  Benevento  T  anno  ài^ì  Signore  995.  ,  nel 
qual  anno  fu  coronato  in  Roma  T  Imperadore  Ottono 
III.,  regnando  ancora  in  Coftantinopoli  Coftantino  Por- 
fi  rogcnito  .  Non  mancarono  le  folite  calamità  in  quefti 
tempi  >  che  apportarono  i  Saraceni  al  noftro  Principato^ 
ppichè  fcorfa  ,  e  devaftata  la  campagna  da  quefti  fieri 
nemici ,  nel  miliefimo  anno  invasero  Capua ,  e  ia  prefe- 
ro .  Di  che  avvifato  Ottone,  tofto  calò  in  Italia,  disfe- 
ce i  Saraceni ,  e  li  cacc.ò  da  Capua,  e  da' fuoi confini. 
An.iooo.  In  queft'  età    dopo  1'  anno  milleflmo    di  noftra  fa- 

Iute    vennero  i  Normanni  in   Salerno  ,    e  fi  fentirono  le 
loro  armi  psr  la  Puglia  3  furono   efll  acclamati  da   tutte 
quelle  nazioni  ,    che  pretendevano  efcludere  i   Greci  .  Il 
Principe  Pandulfo  0  moftrò  con   tutti  i  fuoi  Capuani  im- 
pegnatiffimo  ,  e  fedele  all'Imperio  Greco.  Onde  in  fegno 
della  iua  fedeltà  ,  mandò  all'  Imperador  Bafiiio  le  chia- 
vi d'oro  della  Città  di  Capua,  facendogli  intendere,  che 
ciò  ,  eh'  egli  aveva  ,  all'  Imperio  Greco  farebbe   fedelmen- 
te foggetto  .  L' iftefìb  Pandulfo  ,  volendo  moftrar  fegni 
più  chiari  ali' Imperadore  della  fua  fìncerità ,  e  ofTervan- 
za  ,  gli  diede  in  mano  Dato  ,    Cavaliere  di  Bari  ,  capo 
congiurato  de'  Greci  infìeme  con  Melo  ,  fuo  cognato  3  e 
toltolo  dalla  Torre  ^q\  Garigliano  ,  ove  flava  fortifica- 
to,  Io  mandò  in  Bari,  ove  fu  cucito  a  guifa  di  parrici- 
da in    un  otre  ,    e  gittate    nel  mare  .    Fu  però  quefto 

Princi- 


Libro  Secondo.  423 

Principe  Pandulfo  troppo  difordinato  nel  fuo  governo  , 
e  commife  delle  gravi  fceJJcratezze  j  tantoché  fu  ftima- 
to  degno  di  morte  dall'  Imperadore  Arrigo  V. ,  che  nel- 
r  anno  1022.  con  buono  cfercito  calò  in  Italia  ,  per  ven-An. 1022. 
dicare  la  morte  di  Melo  3  e  già  farebbefì  eleguita  la  con- 
danna ,  fc  Belagrimo  ,  nelle  cui  mani  il  Principe  fi  era-, 
pofio  ,  non  gli  avelie  itrpetiata  la  grazia  .  Fu  nondime- 
no da  Cefare  menato  feco  prigione  in  Germania  T  anno 
1023.3  e '1  Principato  Capuano  fu  da  lui  conferito  a  Pan- 
dulfo ,  Conte  di  Teano  » 

DI  Pandulfo  Conce  di  Teano  • 

QUefto  Principe  governò  Capua  ,  e  i  fuoi  Stati  coiiJ 
tutta  la  maggior  pace ,  e  quiete .  Fu  molto  pio  ,  e 
tece  utile  notabile  al  Moni  itero  di  Montecafino.  Durò  tal 
quiete  fino  all'anno  1024.5  poiché,  efiendo  in  tal  tem-^n.1024. 
pò  morto  Arrigo  V,  Imperadore,  e  fucceduto  il  fuo  fi- 
gliuolo Corrado,  fu  il  vecchio  Principe  Pandulfo  per  ope- 
ra diGuainiario,  Principe  di  Salerno  ,  fuo  cognato,  libe- 
rato da  tal  prigionia  ,  e  i\x  dalia  Germania  ricondotto 
in  Italia  . 

Si  moftrò  egli  tutto  cortefe  ,  e  benigno  ,  e  colla  ftef- 
fa  umanità  ,  e  gentilezza  fi  uni  col  fuo  cognato  ,  col 
Catapano  Bojano ,  ro'Normandi  ,  e  co'  Conti  di  MarlÌ5 
e  formato  un  poderofo  efercito  ,  fi  fermò  attorno  Capuaj 
e  già  fi  difponeva  di  darle  un  ben  forre  afialto  ,  dopo 
averla  tenuta  lungo  tempo  afl'ediata  ;  quando  il  Princi- 
pe Pandulfo  di  Teano  raccomandò  se,  e  Giovanni,  fuo 
figliuolo  ,  alla  fede  del  Catapano  ,  donde  divenne  falvo  , 
e  libero  j  e  cosi  fu  lafciato  andare  in  Napoli  .  L'  anno 
feguente  il  vecchio  Principe  Pandulfo  girò  le  {wo,  armi 
fopra  Napoli  3  e  già  prefè  la  Città  ,  ne  cacciò  Sergio  , 
maeftro  de'  foldati ,  e  anguftiò  molto  i  Napoletani .  On* 
de  Pandulfo  di  Teano  ,  veggendofi  molto  ffretro  ,  fen- 
za  fperanza  di  verun  ajuto  ,  fé  ne  fuggì  a  Roma,  do- 
ve bandito ,  e  povero  non  molti  anni  dopo  fé  ne  morì, 

Hhh  avendo 


424     Storia  Civile  di  Capua 

avendo  tenuto  il  Principato  di  Capua  circa  tre  anni,  co- 
me or  ora  dirò  più  difFufamente  .  Leggiamo  di  quefto 
Principe  un  fegnalato  rifcontro  in  un  privilegio  ,  che  (i 
conferva  nella  ftanza  de/  Teforo  delia  maggior  Chiefa- 
di  Capua  colla  data  Pr'wcipatids  Pandoìfi ,  (^  Joannìsfi^ 
lìì  anno  primo  ,  tertìo  Nonas  O&o^rh  Indiai*  VI, ,  che  fe- 
condo il  calcolo  dell*  indizione  viene  appunto  T  anno 
1022.  Il  fegno  di  qucflo  privilegio  è  una  croce  ,  orna- 
ta da  nove  caratteri  ,  i  quali  aggiunti  infieme  fi  leggo- 
no Fandolphuì , 

Ma  prima  di  paflàre  all'  altro  Principe  ò\  Capua^  , 
conviene  qui  fermarci  un  poco  ,  e  far  parola  de'  Nor- 
manni,  che  verfo  l'anno  1005.  fino  a  quefto  tempo  ,  e 
appreflb  ancora  vennero ,  e  fì  trattennero  in  quefte  par- 
ti j  fpecialmente  nella  noftra  Città  di  Capua  ,  che  poi 
reflero ,  e  dominarono. 

C  A  P  I  T  O  L  O     IX. 

Dò'  Principi  Normctffnì . 

I  Normanni  per  antica  loro  origine  furono  Goti  i  s'im- 
padronirono dtW  Ifola  Dannia  ,  volgarmente  detta^ 
Dazia  .  Da  Lutrecco  Re  de*  Danj  ,  popoli  ,  che  antica- 
mente ufcirono  da  Gotia ,  fu  Spedito  ,  circa  g/i  anni  del 
Signore  860.  ,un  grolTo  efercito  di  gente  [cchz  {otto  la 
condotta  di  Aftingo  ,  uno  de'  primi  Baroni  del  Regno, 
ad  acquiftar  nuovo  dominio  ,  dovunque  gli  tornaflTe  più 
acconcio.  Giunti  pertanto  ne* confini  delia  Francia,  co- 
minciarono ad  inquietare  in  tal  maniera  coMoro  aflàlti, 
e  bravura  quel  Regno ,  che  per  50.  ,  e  più  anni  aven- 
dolo travagliato  col  valore  ,  e  colle  armi  ,  per  liberar- 
fcne,  fi  rifolvette  Carlo  IH.  Re  di  Francia,  detto  ì\  Sem- 
■pUce  ,  di  dare  GìWi  ,  fua  figliuola  ,  nei!'  anno  911.  in 
moglie  a  Rullone ,  Capitano  di  tutto  V  efercito  Norman- 
no i  lo  fc  battezzare  da  Franco  ,  Vefcovo  di  Roano ,  e 

fu 


Libro  Secondo.  425 

fu  chiamato  Ruberto  ,  e  gli  diede  in  dote  la  Provincia 
di  Neuftria  ,  Ja  quale  ha  per  Merropoli  Rothoinago,  e 
volle  ,  che  quefta  Provincia  fi  chiamalTe  Nortemania.-  , 
che  vuol  dire  Gente  Settentrionale  ,  dalla  parola  Kort , 
che  in  lingua  Daziana  fignifìca  Settentrione,  eA/d;^,che 
fìgnifica  uomo  ;  onde  tanto  voi  dire  Kortman  ,  quanto 
uomo  Settentrionale  ,  e  per  corruzione  di  vocabolo  fu 
chiamata  Kormannìa  ,  della  quale  ,  Roberto,  prima  dì  bat- 
tezzarfi  ,  chiamato  Rullone  ,  ne  fu  intitolato  Duca  ,  l'an- 
no 900.  j  benché  altri  Autori  vogliano  circa  l'anno  892. 
E  cosi  terminò  la  guerra  ,  e  T  irruzione  de'  Normanni 
contra  il  Regno  di  Francia.  Roberto  ebbe  da  Gilli ,  fua 
moglie  ,  un  figliuolo  chiamato  Guglielmo  ,  che  l' intito- 
lò Conte  di  Altavilla  ,  Caftello  di  quella  provincia  .  Da 
Guglielmo  nacque  Riccardo  5  da  Riccardo  nacque  Ro- 
berto,  e  Guglielmo  fecondo  5  da  Guglielmo  II.  ,  che  fu 
il  V.  Duca  di  Normannia  ,  nacque  fra  gli  altri  Tancre- 
di ,  Conte  di  Altavilla  ,  il  quale  ebbe  da  due  mogli  do- 
dici figliuoli  i  la  prima,  che  fu  Mariella,  gli  partorì  Gu- 
glielmo ,  che  poi  fu  detto  Ferroabach ,  che  fignifica  for-- 
te  braccio  ,  Dragone  ,  Unfredo  ,  Gaufredo  ,  e  Serlono  . 
Morta  Mariella,  efiendo  egli  ancor  giovane,  pigliò  Ja  fe- 
conda ,  chiamata  Frafenda,  dalla  quale  n' ebbe  Roberto, 
che  fu  poi  chiamato  Guifcardo  ,  che  vuoi  dire  ajìuto  y 
Malgerio  ,  Guglielmo  II.  ,  Alverando  ,  Umberto  ,  Tancre- 
di ,  e  Rugiero ,  che  fu  detto  Bollb  j  e  febbene  molti  Au- 
tori differifcano  nel  nome  di  quefti  figliuoli  3  quefti  no- 
mi però  fono  i  più  appurati,  defcrivendofi  dal  Malater- 
ra  («) ,  Autore,  che  fcrifle  in  quei  tempi. 

Riferifce  qui  ia  Cronaca  Caflìnefe ,  che  circa  Tanno 
di  nollra  falute  1005.  fi  cominciarono  a  fentire  Je  armi 
di  quefta  beilicofà  profapia  nelle  noftre  Provincie  5  poi- 
ché in  Salerno  capitarono  da  40.  Cavalieri  Normanni,  e 
tra  di  eflì  Roberto  ,  fratello  dì  Riccardo ,  in  abito  da^ 
Pellegrini  ,  i  quali  venivano  dal  Santo  Sepolcro  di  Ter- 
ra Santa  ,  uomini  bellicofi  di  volto ,  alti,  e  grandi  di  per- 
ii hh  a  fona, 
(a)  Caj^.  38-  Uh.  z. 


426     Storia  Civile  di  Capua 

fona  ,  e  come  poi  fi  vide  ,  nelle  opere  militari  molto 
efperimentati .  Coftoro  trovarono  Ja  Città  di  Salerno  co 
i  luoghi  convicini  oppreflì  dalle  fcorreric  de'  Saraceni  j 
dimandarono  a  Guaimario ,  Principe  di  Salerno ,  di  efièr 
provveduti  di  cavalli ,  ed  armi,  perchè  volevano  andare 
a  provare  il  lor  valore  centra  quei  Barbari  .  Subito  il 
Principe  li  provide  di  tutto  il  bifognevole  5  ed  cflèndo  ef- 
fl  forniti  di  quanto  dimandarono  ,  ufcirono  centra  i  ne- 
mici ,  e  ne  fecero  maravigiiofa  flrage  ;  onde  a  Salerno 
ritornati  qua<]  trionfanti  ,  furono  dal  Principe  ,  e  dal  Po- 
polo con  fommo  onore  ricevuti  ,  e  ringraziati  .  Furono 
invitati  a  reftarfi  in  quella  Corte ,  e  furono  loro  offerti 
fuperbi ,  e  preziofi  donativi  y  ma  cffi  rifpondendo  ,  che-» 
quel,  che  aveano  operato,  era  flato  unicamente  per  fer- 
vizio  di  Dio  benedetto  ,  e  che  affatto  niuna  mercede  qui 
giù  pretendevano 3  ricufarono  l  donativi,  e  i' invito  ,  o 
le  ne  ritornarono  al  lor  Paefe. 

II  Principe  Guaimario  non  lafciò  di  mandare  conj 
elfo  loro  Ambafciatori  in  Normannia ,  invitando  quei  po- 
poli a  venire  in  Italia  5  mandò  Joro  non  folamente  ric- 
chi abbigliamenti  di  cavalli  ,  e  vefti  regali ,  ma  ancho 
belliffimi  pomi ,  cedri ,  aranci  ,  mandorle  ,  ed  altri  foa- 
vifTimi  frutti  di  zuccaro  fciloppati  ,  per  mofl-rar  Joro  lai 
felicità  ,  e  dolcezza  del  Paefe  effer  fenza  paragone  alcu- 
no in  tutto  r  Univerfo  .  Volle  Ja  contingenza  ,  che  due 
Cavalieri  della  Normannia  per  una  gara,  nata  fra  di  lo- 
ro ,  fi  attaccalTero  fortemente  ,  Gitilberto  Bettarico  ,  o 
Guglielmo  Ripoftello  ,  de  i  quali  GuglieJmo  vi  rimafo 
morto  .  Difpiacque  oltremodo  a  Roberto  ,  Duca  del  Pae- 
fe,  quefi-a  zuffa,  e  fpecialmente  Ja  marre  di  Guglielmo: 
onde  minacciò  di  volerla  acremente  vendicare.  Gitilber- 
to Bettarico  prefe  J'  occafione  degli  Ambafciatori  del 
Principe  di  Salerno,  e  dell'invito,  fatto  loro,  di  venire 
in  Italia  3  e  già  menando  feco  quattro  fuoi  fratelli ,  va- 
Jorofì  guerrieri  ,  Rainulfo  ,  Afclittino ,  Ofmondo ,  e  Ri- 
dolfo con  circa  300.  altri  del  Paefe,  ben  provveduti  di 
armi  ,  e  cavalJi  ,    verfo  1*  anno   1006.  vennero  a  tentar 

la 


Libro  Secondo.  427 

la  lor  fortuna  (otto  il  bel  clima  d*  Italia  j  e  giunti  nei 
Regno  di  Napoli,  fi  portarono  in  Capua  ,  ove  dal  Prin- 
cipe Pandulfo  furono  ben  accolti  ,  e  compIin:ientati  5  o 
iì  trattennero  in  quefta  Corte,  donde  poi  girarono  mol- 
ti luoghi  di  quefte  noftre  Provincie  5  e  fé  ne  fervi  il  Prin- 
cipe per  lungo  fpa2Ìo  in  diverfe  occafioni  di  guerra  .  E 
quefta  fu  la  ftconda   venuta   de' Normanni  in  Italia. 

Veniamo  ora  alla  terza  loro  venuta .  Siegue  il  Ma- 
Jaterra  ,  che  i  12,  figliuoli  di  Tancredi  riufcirono  belli- 
cofillìmi  5  e  reggendo  nel  Jor  Paeie  morti  molti  vecchi, 
i  figliuoli  de'  quali  facevano  gran  quifh'one  nel  dividere 
ia  di  loro  eredità  ,  e  quefta  divifa  non  baftava  a  tantii 
venuti  perciò  in  confiderazionc,  che  ad  elfi  ftelfi  non  fuc- 
cedefle  il  medefimo  ,  fatto  configlio  tra  di  loro  ,  due, 
i  maggiori  ,  Guglielmo ,  e  Dragone  con  buona  fequcla- 
di  amici  ,  e  compatrioti  partirono  da  Altavilla  di  Nor- 
mannia,  per  cercar  guadagno,  e  onore  nell'arte  milita- 
re, e  dopo  avere  fcorfi  molti  luoghi  ,  pervennero  nella 
Puglia,  ove  intendendo,  che  i  due  Principi,  Pandulfo  di 
Teano,  e  Guaimario ,  il  primo  Principe  di  Capua,  il  fe- 
condo di  Salerno,  ftavano  in  difcordia  ,  per  aver  il  Prin- 
cipe di  Capua  occupati  i  Stati  di  Pandulfo  di  S.  Agata, 
vero  Signore  di  Capua ,  e  cognato  di  Guaimario  3  corfe- 
ro  i  Normanni  a  Capua  ,  fi  offerii ono  al  Principe,  c^ 
già  fecero  molte  opere  valorofe  a  fuo  favore  ,  e  contra 
il  Principe  di  Salerno,  che  troppo  inquietava  i  Capuani, 
e  lo  Stato  .  Ma  non  avendo  da  quefto  ricevuto  veruna 
ricompenfa ,  e  veruna  mercede ,  i  Normanni  difprezzan- 
do  la  di  lui  avarizia ,  pafTarono  in  Salerno ,  e  fecero  lo 
parti  di  Guaimario ,  da  chi  furono  accolti ,  e  contraddi- 
ìtinti  a  maraviglia  ,  non  meno  per  le  opere  eroiche  di 
efii  intefe  ,  e  provate  ancora  ,  come  per  efier  partiti  dal 
fervizio  del  Principe  di  Capua ,  fuo  nemico  3  ed  avendo 
fatti  loro  molti  doni  ,  rima(èro  nella  fua  Corte  ,  facen- 
do fpeftb  fcorrerie  nel  territorio  Capuano  ,  e  inquietan- 
do di  continuo  Pandulfo  di  Teano ,  e  i  Capuani  ,  finat- 
tantochè,  come  dilli  di  fopra  ,  fu  quel  Principe  afièdia- 

to 


428     Storia  Civile  di  Capua 

to  da  Pandulfo  di  S.  Agata  ;    onde  fé  ne  fuggì  poi  III.» 
Roma . 

CAPITOLO     X. 

Seguitano  i  Princìpi  Longobardi. 

NEir  anno  1025.  Corrado  IL  Imperadore  a  richiefta,/ 
di  Guaimario  ,  Principe  di  Salerno  ,  fuo  favorito  , 
avendo  liberato   dal  carcere   Pandulfo   di  S.  Agata  ,  Prin- 
cipe di  Capua   ,  come  di   fopra  già  dilli  ,  finche  giunfe 
quelli  in  Terra  di  Lavoro  ,  coli'  ajuro  di  Rainulfo  ,  di 
Arnolino  ,  Conti  di  Marfi ,  e  di  altri  Normanni ,  ricupe- 
rò non  folo  Capua   dalle  mani  di  Pandulfo  ,    Conte  di 
Teano  ,   a  chi  Errico  V.  V  anno  dopo  la  fua   prigionia.» 
V  avea  concefla  j  ma  anche  s' impolTefsò  di  Napoli  l'anno 
feguente,  dopo  averne  cacciato  il  Duca  Sergio  ,  che  ac- 
colto avea  il  già  detto  Pandulfo,  Conte  di  Teano.  Ser- 
gio fé  ne   fuggì  in  Puglia  ,  e  Pandulfo  di  Teano  in  Ro- 
ma ,  ove  fé  ne  mori ,  come   dilli  5  e  fu  la   Città  di  Na- 
poli al  Principe  di  Capua  fottomefra,elIendo  ftata  già  da  no- 
flri  Longobardi  dominata  ,  e  vinta  ,  non  oftante  le  gra- 
viiììme  forze  Tedefche  ,  che  a  foltenerne  il  dominio  a  Pan- 
dulfo di   Teano  impegnate   fi  erano  :  San&agathenjli ,  ut 
fé  a  tam  vicini  ,    potentifque  bojìiì  machìnationìbui  ,  /?e- 
rìcuììfque  tandem    erìperet  ,    Keapolìtanam   urhem  agg^c- 
diens ,  Salernitani  Prìncipis  Gaimarii  ,  Horthmandorum  y 
Craecorumque  auxiìio  (  tn  aemuln  Theutonìcìi  ohjìjìerent^ 
qui  Teanenjls  vires  fuppeditabant  )  vi ,  dolifque  J'uhmijìty 
Pandulfo  Teanenjl  Kotmm ,  uhi   oh  Ut ,  ac  Duce  Sergio  in 
yjpuliam  clam  fugae  datis  ^  ut  eorum  vitam  ^  excidiumque 
liberiate  faìtem  compenfarent  {a) .  E  d*  allora  a  i  titoli  di 
Pandulfo  Principe  di  Capua,    e  dell*  altro  Pandulfo  ,  fuo 
figliuolo  ,  s*  aggiunfe  quello  ancora  d'  effer  Principi  di 
Napoli .  Così  nelle  Cronache  di  S.  Vincenzo  in  Volturno, 
^  di 

(a)  Proluf,  ad  Chromc,  Ducum  Neap,  apud  Pratil. 


Libro  Secondo.  429 

di  S.  Maria  in  Gingia,  e  nelle  antiche  fcritture  dei  Alo- 
niftero  delle  Monache   di  S.  Giovanni  di  Gapua   fi  trova 
fcritto  ;  I^  Nowwe  Domìni  Nojìri  Jetu  Chrijii  Dei  Ae- 
terni ,  KUL  anno  Principatus  Domini  Pandolfi.  ,  (^  IX, 
anno  Princìpatus  Domini  Pandolfi  ejus  fi  Ho  glorìojìi  Prin- 
cìpibus  ,  nec  non  C3  primo  anno  Principatut  Neapoliiano- 
rum  ip forum  glorio  forum  Principum  menfe  Apri  li  s  iiAn^ 
diB,  AUum  Teani*  E  in  una  Carta  del  Monittero  di  S. 
Giovanni    di   Gapua  fi  ^^gg^    una  certa  conferma  ,  hono' 
rum  Ando  aldi  i  Clerici  in  pertinentiis  de  Caferta  anno  i6,  ^ 
Prìncipatui  Dom.  Pandolfi ,  &  io.  anno  Principatus  Pan* 
dolfi  ejus  filli  ,  G?  I  r.  anno  Ducatut  Neapoìis  eorumdem 
gloriojìs  Princìpihus  menfe  Junio  1 2.  IndiB,  A&um  Nea* 
poli  .  E  V  ifteflb  a  trova   fcritto  in  una  Carta  óqì  Moni- 
fiero  di  S.  Loren20  d*  Averfa  :  Data  menfe  Martii,  Adium 
Capuae  feliciter  .  E  la  Cronaca  à^\  Moniftero  Cigliefe  co- 
sì ne  defirrive  la  Storia  :  An.  MXXI^IL  IndiH.  X.  men- 
fe Novembri  Pandolfus  Princeps   Neapoìis    comprehendit , 
C3  eam  funditus  depopulatui  eji .  Sergius  Dux ,  &  Comes 
Te  ani  in  fugam  [e  commiferunt  ^  &  Capue  Princeps  fa&us 
ejì  Duic   Nfapolitum  annos  duos ,  ^  tììenfes  fex ,  cioè  a., 
dire  dal  mefe  di  Novembre   1027.    fino   al  mefe  d'Aprile  An.1027. 
1030.  .'qualunque  fi  fia  1'  opinione  di  altri  Autori  circa^ 
il  maggiore  ,  o  minor   tempo  ,  in  cui  il  Ducato  di  Na- 
poli al  Principato  Capuano  fiato   fofie  foggerto. 

Egli  Pandulfo  di  S.  Agata  non  prima  fi  vide  libe- 
rato dalle  carceri  dal  detro  Corrado  Imperatore  dell'Oc- 
cidente ,  figliuolo  di  Errico  ,  e  fi  vide  Principe  Vili,  di 
Capua  ,  Duca  di  Napoli,  e  Padrone  di  tanti  aiiri  Stati, 
che  invece  di  rendeine  continui  ringraziamenti  ai  Sono- 
re Iddio  ,  tornò  tolto  empiamente  alle  antiche  fceiiera- 
tezze  .  Fu  un  continuo  tormento  de' Napoletani ,  oppref- 
fe  oltremodo  i  Capuani,  fino  a  tenere  in  ofcura  prigio- 
ne i' Arcivefcovó  di  Capua  Adenulfo  .  Frequentifiimi ,  e 
afifai  crudeli  erano  i  ftrazj ,  che  faceva  a  i  Monaci  Caf- 
finefi  :  onde  l'Abbate  Teobaldo,  fuggito  da  Capua,  an- 
dò a  menare  i  fggi  giorni  nella  Marca  nel  Monifiero  di 

S.Li- 


43^     Storia  Civile  di  Capua 

S.  Liberatore  3  e  conturrociò  di  trattar  raaJc  1  Monaci, 
e  di  toglier  loro  i  fagri  ,  e  ricchi  vafi  ,  al  divin  culto 
dedicati ,  infino  a  voler  metter  mano  aJle  loro  eleziooi 
non  fi  riflette  giammai . 

An.1030.  Ma  pa flato  appena  il  mefe  d*  Aprile  dell'anno  1030., 

il  Duca  Sergio  unitofi  co*  Normanni  in  groflb  afìedio  , 
ricuperò  Napoli  ,  ed  apparentò  con  Rainuifo,  uno  de  i 
cinque  fratelli  ,  detti  di  fopra  ,  valorofb  Capirairo  3  fa- 
cendolo perciò  Conte  di  Averfa ,  che  gli  fu  poi  confer- 
mato dair  Imperador  Corrado,  acciocché,  ivi  fermando- 
fi  co'fuoi  compagni  ,  avverfafle  del  tutto ,  e  travagliale 
di  continuo  il  Principe  di  Capua  Pandulfo ,  e  Sergio  IV. 
Duca  di  Napoli,  fuoi  nemici  5  e  con  tale  occafìone  accam- 
pandovifl  T  efercito  de*  Normanni  ,  ebbe  principio  Tanno 
1029.  come  fcrive  Guglielmo  Pugliefe  ,  Autor  Normanno, 
la  nuova  Ciuà  dì  Averfa  ,  alla  quale  per  tal  effetto  li 
diede  tal  nome  ,  edificata  da  i  Normanni ,  dopo  vinto 
Gifilberto  Normanno  dal  valore  de*  Greci  nei  quarto  con- 
flitto di  Canne  ,  non  efièndo  loro  prima  piaciuto  il  fìto 
di  Ponìe  a  Selice  ,  loro  offerto  in  altro  tempo  da  Pan- 
dulfo, Principe  di  Capua  ,  per  le  gran  paludi,  e  molti- 
tudine di  rane,  che  vi  era  ;  onde  la  Citta  fondarono  più 
in  là  ,  e  propriamente  otto  miglia  lungi  da  Capua  ,  e 
altrettante  da  Napoli  {a)  ,  E  quefta  Città  di  Averfa  fu 
Ja  prima  fede,  ch'ebbero  i  Normanni  in  Italia,  eflendo 
prima  un  Cafiello  di  Napoli,  al  dir  di  Giovanni  (^)  Vil- 
lani nella  Cronaca  della  medefìma  Città  3  e  perciò  il  Du- 
ca Sergio  potè  dare  al  fuo  Signore  il  titolo  di  Conte . 

An.1038.  Calò  in  Italia  i*  Imperador  Corrado  1*  anno  1038.^ 

per  nimii-fà  ,  eh*  egli  avea  coli'  Arcivefcovo  di  Milano: 
ma  perchè  in  nome  de'  Religiofì  CalTìnefi  fino  a  Milano 
gli  furono  mandati  alcuni  Monaci,  per  querelare,  e  la- 
mentarfi  del  Principe  di  Capua  Pandulfo  de'  continui 
torti ,  che  faceva  loro  ,  deliberò  Corrado  ,  che  fi  facefle 
intendere  al  Principe,  che  s'egli  voleva  fchivare  l'ira  di 
Cefare,  fi  fludiaffe  in  ogni  modo  di  fubito  rcftituire tut- 
ti 
(a)  Cro/i,  Caffi  Cap.  66.         (b)  £/^.  i.  cap,  60. 


Libro  Secondo.  431 

ti  i  beni  ,  tolti  a'Caffinefi,  di  rìlafciare  tutti  t  pr;gioni , 
che  fino  a  quel  tempo  teneva  riftretti ,  e  che  fenza  me- 
nomo fcemamento  a  ciafcuno  ogni  cofa  occupata  refti- 
tuifle  .  Ma  gli  Ambafciatori  dopo  lunghi  trattati  ,  avuti 
col  Principe  di  Capua  ,  fenza  cofa  alcuna  conchiudere 
di  buono,  airimperadore  Tene  ritornarono  . 

Corrado  ,  menando  feco  il  Tuo  efercito  ,  fcne  ven- 
ne V  anno  1038.  in  Montecafino  ,  ove  Tenti  nuovamen-  An.1038. 
te  le  doglianze  ,  e  fu  prcfente  al  dirottiamo  pianto  di 
quei  Monaci  j  onde  incontinente  pafsò  a  Capua.  Scappò 
via  Pandulfo,  di  lui  temendo,  e  fi  ritirò  nella  Rocca  di 
S.  Agata  ,  la  quale  avea  prima  fatta  ben  fortificare  ,  cj 
da  tal  luogo  non  iafciò  di  mandare  uomini  a  Cefare  , 
chiedendogli  perdono,  e  offerendogli  tremila  libbre  d'oro, 
fé  ia  fua  grazia  gli  rendeife  :  de'  quali  per  ora  promet- 
teva la  metà,  per  T  altra  metà  voleva  un  poco  di  tem- 
po 3  e  perciò  la  figliuola  fua  nipote  in  omaggio  gli  of- 
feriva .  Fu  accettata  dall'  Imperadore  una  tale  offerta  j  e 
già  furono  mandati  gli  ofraggi  ,  e  'l  danaro  :  ma  poi 
Pandulfo  fi  penti  di  mandargli  ilrefto,  iufìngandofi  col- 
ia lontananza  dell'  Imperadore  poter  facilmente  racquifta- 
re  anche  le  cofe  perdute .  Corrado  montato  in  fomma  col- 
Jera  ,  lo  privò  del  Principato  di  Capua  ,  e  lo  diede  a 
Guaimarìo  ,  Principe  di  Salerno  j  confermò  Rainulfo  Con- 
te di  Averfa  5  liberò  da  prigione  i'  Arcivefcovo  Adenul- 
fo  ,  e  menò  feco  gli  ortaggi  in  Benevento  .  Ma  indi  ri- 
tiratofl  in  fua  cafa  ,  appena  fopravviile  un  anno,  e  fé  ne 
mori ,  avendo  lafciato  l' impero  ad  Errigo  ,  fuo  figliuo- 
lo .  Guaima  io  col  favore  de'Normanni  prefe  Sorrento, 
e  vi  i:reò  Signore  Guidone  ,  fuo  fratello  3  e  aggiunfo 
Amalfi  al  fuo  impero  .  Il  Principe  Pandulfo  poi  ,  aven- 
do lafc.ato  il  fuo  fig'iuolo  ,  che  anche  Pandulfo  fi  chia- 
mava ,  nella  Torre  di  S.  Agata  ,  ed  avendo  tutto  l'ira- 
pegno  di  ricupear  Capua,  fen'andò  in  Colianrinopoli  a 
cercar  protezione,  ed  ajuto  a  Michele  IV.  Pafiagone  ,  il 
quale  ben  intefo  tiej  mai  coftunie ,  e  de'  mali  portamen- 
ti di  PanquUb,  non  foJamente  non  fece  verun  conto  di 

lii  lui> 


45  a     Storia  Civile  di  Cnpua 

lui,  ma  lo  difcacciò  ,  e  gli  diede  il   confine. 

Quefto  Pandulfo  fu  un  Principe  moJto  ricco  ,    ma., 
empio,  e  rapace  :  di  lui  altresì  ,  come  del   primo  Pan- 
dulfo ,  fé  ne  leggono  cattive    vifioni  dopo  la  Tua  morte. 
Infatti  Is.  Cronaca  Callìnefe  («)  aliìcura  (  e  fcn' abbia  quel 
conto,  che  meglio  ftjmerà  il  dotto  leggitore  )  che  men- 
tre Pitagora,  paggio  del  Duca  Sergio,  ftava  in   un   bo- 
fco  ,  raccogliendo  le  reti  ,  che  *1   Duca   avea  fatto  porre 
per  la   caccia  de' cignali,  gli  apparvero  vifibilmente  due 
venerandi  Monaci  ,    i  quali  portandolo  poco  avanti  in-, 
detto  bofco  ,  gli  dimoftrarono   Panduifo,  che  non  mol- 
to prima  era  morto,  giacente  in   un   lago  pieno  di  fi  cr- 
eo,  legato  con  catena  di   ferro,  ed  avendogli  il  treman- 
te paggio  domandato  ,    per  qual  delitto  egJi  fofle  a  tal 
pena  condannato  ,  Panduifo  piangendo,  e  lofpirando  gli 
rifpofe ,  che  pativa  tal   pena   per   un  calice  d'oro,  da  lui 
to'to  alla  Chiefa   di  S.  Benedetto  :  Patid^^lfus  zero  jìem , 
(3  eìiilani  ad  Z)erba  interrogatiti^  pt/eri ,  tnox  tale  refpori' 
jtim  protulit  diceni  :  quanizm  ,  o  puer  ,  ex  innunierìì  meis 
fcekrìbus  mihi  plurima  ,  £ff  infinita  poena  praeparatajìty 
tamen  oh  nullam  aliam  caufam  hanc  ,    quarn  cernii  ,  pa^ 
fior  poenam ,  nifi  propter  auretim  calicem ,  quem  de  :Àfi?- 
nafierio  Beati  Benedi&i  facrilega  duBui  cupiditate  abfira- 
xt  ,  eiq,  etiam  moriens  reddere  neglexi  .    E  poco  appre(^ 
fo  {h)  fi  legi^e  un'altra    vifione ,  avuta  da  un  fanto  uo- 
mo Napoletano,  di  pene  graviflìme,  e  ben  degne,  clic 
pativa  nell'altra  vira  quefto  fcellerato  Principe  ,  dei  qua- 
Je  fetide  Defiderio  IL  nell'Annotazione  alla  Cronaca  Caf^ 
ijncfe  ;  Pandulfui  Capuana  Pr  ine  e  pi  ,  c/>  potentijpmui  , 
QC  ditifpmui  fuit ,  qiH  latrocinando  ,  humanum  fanguinein^ 
fundendo  ,    ci'Ditates  ,    &   oppida   crudeliter  auferens    fuo 
juhdìdit  dominatiù  y  qui  frufira  caedei  ^  rapinasi  diJìraBìo^ 
nei  honorum  Ecclefiarum  multa  per  ter/jpora    ahjque  ulla 
miferatione  infatiabìliter  exercuit . 

Di  quefto  fteflb  Panduifo  V. ,  e  del  vecchio  Pandui- 
fo IV". ,di  lui  padre,  Principi  di  Capua,  fu  la  donazio- 
ne, 
(a)  Cap,  62*  lib,  2.  (b)  Cap,  82. 


Libro  Secondo.  435 

ne  ,  eh*  eflì  fecero  della  terza  parte  di  Montemalcone , 
e  delia  terza  parte  del  territorio  di  Calvi  ,  e  di  molti 
altri  terreni  in  quefte  noftre  vicinanze  ad  Adelmodo  ,  lor 
congiunto  j  e  circofcriflero  i  terreni  con  certi  invariabili 
confini ,  la  denominazione  de*  quali  dura  fino  a*  tempi  no- 
f^ri  ,  e  ci  dà  un  lume  ailài  chiaro  dell'  antichità  di  mol- 
ti ,  e  diverfi  noftri  luoghi  ,  come  appunto  la  Chiefa  di 
S.  A  il  gè  lo  a  G  tétta ,  de  i  Mollni  dì  Triflìfco  ,  di  MercO" 
runi  y  de*  Cafali  di  Giano  ,  di  Casigliano  ,  di  MontemajO' 
re  ,  deli*  acqua  ,  che  da  Giano  difcende  ,  e  fa  il  ri2;o  ^ 
che  cetre  per  Calvi  ,  forma  J' agnena  5  e  fotto  il  ponte 
di  Calvi  fcorrendo ,  divide  la  giurifdizione  Capuana  da« 
quella  di  Calvi,  Pakmhara  ^  luogo  dell'antica  Sicopoli, 
Campo  Galiano  ,  oggi  detto  Campo'D  agli  ano  ,  e  Prato  tofloy 
ed  altri;  donazione  ,  che  non  meno  per  la  memoria  di 
quefti  noftri  antichi  luoghi,  che  per  moftrare  a*  Leggito- 
ri la  latinità  ,  e  le  formole  ,  d^\l^  quali  in  que'  tempi 
(I  fervivano  i  Longobardi  ,  ho  ftimato  bene  parola  per 
parola  qui  diftintamente  trafcrivere  : 

In  nomine  Domini  Sahatoris  nojìri  Jem  Chriftì  Dei 
aeternl ,  Paldt-tlfus ,  &  Paldulfui  pater ,  è?  fiUuì  Di^ind 
ja'^ente  ckmentia  gentil  Langobardorum  Principe^ .  Cum^ 
principalii  excellentia  dikcti  petenti  clementer  digne  tri' 
huuntur  .  Quapropter  noverii  omnium  fide  li  um  nojiroruntj 
frejentium  Jcilicet  ,  ac  futurorum  fagacitas  ,  quia  Àgel- 
Tnundui  ,  (3  Aldemarius  germani  fi  Hi  cujusdam  Manta-' 
ri ,  &  Agelmunduì  fil'.uì  cujufdam  Agelmundi  ,  ^Johìn^ 
nel  filius  cujusdam  Landnlfi ,  qui  dicitur  Manco  ,  diledlis 
nojìris  parentihus  ,  obfecraverunt  noftram  excellentìam^  , 
quatenui  concederesti^  Adelmundo  diledlo  parenti  nofirofi- 
lio  cujusdam  Adelmundi ,  qui  fuit  Judex  ,  hoc  ejì  integra 
ter,  par.  de  ea  omnia  fubfcripta  in  ot/jni  ratione  ,  qttaliter 
hic  fupter  kguntur  .  De  qtdìhus  petìerunt  a  nnjìris  excel" 
lentiis  firmi  tatis  apìcei  UH  ex  inde  fieri  jubersmui  .  Ll'^o» 
rum  petitiones  benigne  exaudientei  ,  hot  nofirae  firmitatis 
opicci  UH  exìnde  fieri  jujfimui ,  per  quoi  omnìno  fancìmuiy 
&  perpitualUer  ahendum  nofìris  ,    &  futuris  temporibus 

Ili    z  per 


434       Storia  Civile  dì  C^pua 

p€r  hoc  tìoflrum  rohoreum  Vraeceptum  cotjcedin-tit  tìhì  jam 
rjom'wato  Adelmundo  dileBo  parenti  nojìro  ,  filio  cMJtnaam 
fupradìBi  Adelmundi  ,  ìd  e/ì  mtegram  tertiam  partem  de 
Mnte  ,  qui  nominattir  Alakohi  3  quae  effe  z^ìdetur  propìn- 
gao  Ecclefìa  S.  Angeli  ,  quae  dicitur  ad  GrHta  j  in  quo 
Monte  clim  Cajìello  tnchoato  fciìt  factendi  ,  Sim^^lq^^e  & 
concedimi  (ibi  integram  tertiam  purtem  de  omnìbui  terri' 
torìis  exfundatis ,  &  de  omnibus  rebus  ,  quae  ,  (3  quan" 
tum  facri  nojìri  Palatii  ,  X)eì  partì  nojhi  nojirae  publìcae 
pertineniei  invenìtur  infra  hai  finei .  Id  eji  incipiente  da 
ipfa  d'aitate  '^etere  ,  qui  fuit  de  Trififco  3  &  quomoda 
Z'adit  per  vertice  de  ipjì  monti ,  qui  dici  tur  Palumbara^, 
&  Mercururu  ,  (3  Afpaturu  ,  Et  quomodo  revohit  per 
Vertice  de  ipJì  monti ,  qui  funt  fuper  Camìlianu  ,  ^  fuper 
Janu  ,  &  quomodo  vadit  usque  ad  ipfu  Mon.  Majore  ,  uhi 
aedìficata  e  fi  Ecclejìa  Sandli  Ar  eh  angeli  :  &  fu  ut  defcen^ 
dit  usque  ad  ipjo  Fonte,  unde  exit  ipfa  aqua^facit  ipfu 
Eivtj ,  qui  dejcendit  per  Calvo .  Et  quomodo  defendit  ip^ 
fa  aqua ,  ^  Rivo  uique  in  Cantie  ad  ipfa  Silva  ,  qui  di^ 
cìtur  de  Sadudli  .  Et  quomodo  revolbit  ,  G?  vadit  uique 
ad  ecclefa  SanBi  Nazari ,  qui  dicitur  de  Cantie  ,  &  vadit 
dircele  usque  ad  ipfu  Ponte  Vetere  ,  qui  fuit  fahr  ito  fuper 
ipfa  Angle n a  ,  &  quomodo  vadit  per  ipfa  aqua  de  ipfa^ 
Anglena  in  furfum  usque  ad  ipfa  pratora  ,  qui  dicitur 
Campu  Caliani  y  &  Pratu  tojiu  5  C3  revolvet  se  per  ipfa 
aqua  de  furfum  de  ead^m  Anglena ,  c^  vadit  usque  ad  ip- 
fu  Ponte  fabrito  efì  ipfa &  Sala  Dorninìca  ,  é^ 

abinde  vadit  in  furfu7n  per  ipfa  aqua  ,  £^  Palud,  usque 
in  loco ,  tihi  dicitur  Aquitine  .  Et  quomodo  vadit  in  fur~ 
fum  per  ipfa  aqua ,  &  Palud.  ufque  ad  Ecclefìa  SanBi 
Maximi ,  qui  aedifìcata  eft  propinquo  ipfa  Molina  de  Tri* 
fifcu  .  Et  quomodo  revobit ,  Ò?  direte  defcendit ,  £5?  va^ 
dit  usque  in  Pluvio  ,  ^  quomodo  vadit  in  furfum  per  ip-^ 
fa  aqua  de  ipfu  Fluviu  ,  &  conjun.^et  fé  cutn  praedidla-» 
civitate  vetere  .  Sive  de  illis  hominibus  ,  qui  fine  eredei 
decefferunt  ,  aut  decefferint  in  praediBas  fines  abìtantes . 
i^ive  de  illis  ,  qui  de  bac  terra  exierint  j  feu  de  illis ,  qui 

takm 


Libro  Seconda .  435 

ialem  viaìum  ,  aut  culpam  f^cerint ,  ufide  rebus  ,  a^^s  per- 
fonìbm  eorum  ad  factum  nojìrum  Palatìttm  ,  e?/  partì  nO' 
Jìre  puh/ice  evenire  dehueritit  :  hidelicet  homlnei  ,  qaibus 
modo  ibidem  rejìdentes  fuerìnt  j  ut  faciant  UH  ,  fuorum^ 
qtte  eredum  iibi  ,  qi^i  p^pra  Adelmundo  ,  tuitqz^e  eredibus 
omnem  fervitìiim  ,  ^  imperatìonem  ,  ed  dationem  ,  //i9/^<? , 
C3  Data  y  quae  ejì  penjto  public  a  pudica  ....  j,  Ò'  [cadi" 
tionìbui  ,  £ì?  Y ti  qua  oninia  fervitia  ,  ^^y^<?  ^^  retn  public 
Cam  pertineat  ,  faciendum  inde  omnia  ,  ^^.'7/^  tibi -^  tuiique 
eredibus  placuerit .  Et  etìam  concedìmui  tìbi ,  qki  fupra^ 
Adelmundo  ,  tuisque  eredibui  ,  <?^  ^  mulìerei  liberai  femi- 
fjas  fornicationes  fecerint  cum  liherii  ,  'Del  cu^ìj  fervis  ho- 
minibui  qticquo  tempore  j  'vel  Z>iris  ominibus  crjlpas  ,  vel 
malum  fecerint  ,  &  exinde  compojìtio  expedlat  ,  quae  at 
rem  publicam  pertinet ,  tam  rejtdentibus  quobis  tempore  />;- 
tus  Cajiró ,  qui  dicitur  Mon,  Malconì ,  [eu  de  foris  eodem 
Cajìro  y  quibui  abitante^  funt  infra  fuprafcriptas  finei  • 
Injuper  concedìmui  tibi  jam  didlo  Adelmundo  omnes  mu^ 
ììeres  liberai  fcminai ,   que  Jìbì  copulaverunt  ,  Vel  copula^ 

^erint  tuoi  ferDoi  maritoi ,  una  cum  omnibui 

.....  illorum  queniadmodutn  nojìro  pertinent  Palatio  ad 

jaciendum  inde  omnia cuerit .  Qu^am  & 

concedimus  tìbi ,  qui  fupra  Adelmundo ,  ut  licentiam  >  ^ 
potejìatem.  abeai ii  voi  ,    &  veflroi  eredei  una  cum  ipjti  t 

qui  fupra  Agelmundum  ,  €^  Aldemarìum AgeU 

mundum ,  ^  cum  Andoaldum ,  ^  Landolfum  5  €3  Nan" 

tari  nepotibui  ipforum  ,  JUi  cujuidam  Landolfi  ,  qui  fuit 

germanui  eorum  ,  &  cum  Johanne  filio  cujuidam  Landol* 

Ji  ,    qui  dicitur  Manco  5    ^  cum  Alfano  filio  cujuidarn^ 

Nantari  Guìfand. . in  jam  dìdlum  Mon,  qui 

dicitur  Atakorjì ,  femper  ibidem  facere  ,  &  aedificare  Cajiru 
a  prefentì  ,  ^  in  antea  quando  potueritii ,  ^  voluerìtit 
2/01  ,  ^  illii ,  (3  eorum  ,  atgue  veflrorum  eredtbui  cum^ 
tìéUra  ,  &  tur  rei  ,  quali  ter  jiare  pojjìt  .  Simulque  conce» 
dimui  tibi  y  qui  fupra  Adelmundo^  tuiique  hereiìbui  ^bi» 
delicet  aquiiy&  aecurfìbui  aouarum  ypadulii  y&  paCcuii^ 
fratìi  i  &  Jihìs ,  montibtti ,  &  collibus ,  terriloriii  cultìt^ 

&  in" 


4? 6      Storia  Civile  dì  Capua 

&  inculth  ,  hìì^ ,  £^  anditi i ,  G?  femilis ,  £^  /?«^^/^  ,  ^^/* 
i^^^s  cit  rem  prAìiram  pertìnere  ^i dentar  tibi  Adelmundo 
ipfo  y  qnae  ,  ut  dixìmuì ,  cQnceJJìmfAi  per  hoc  noflri/m  Prae- 
ceptt^m  at  pojfefjìonem  tuam  ,  (!§  de  tuìi  heredihuì  ahef?dìf 
fojjldendì  ,  ac  fatiendì  inde  omnia  ,  quod  tibi,  tuitque  he" 
rtatbus  placuerit  ah^ane  contrarietate  Comitii  ,  Cajialdì , 
Judicis ,  "Del  Sc^ddahii  ,  haut  de  cajuscumque  perfora  ho- 
r/Jrjts  contradiBtonem  ,  vel  inqtéietitdinem  ,  nemine  Z'obis 
ex  inde  in  alìqtfo  molejìiam  ingerent .  Quotjl  quispìam  hanc 
nojìram  conceffi^vem  ?2oJìri  Praecepti  in  quomodocumque 
'Dìolari  prefumpferit ,  fciat  fs  effe  compojlturum  auri  opti- 
mi librai  centum  ,  medietate  facro  nojìro  Palatio  ,  ^  me- 
die tate  tibi ,  q!4i  fnpra  Adeimundo  ,  taiique  heredibas  3  «^ 
hacc  nojìra  concejjto  y  de  quibui  continet  ^  firma  permaneat 
imper petti f^m  ,  Quot  ut  ^eriui  credatur  ,  diltgentiuique  ab 
cmnibui  obfervetur  ,  hoc  Praeceptum  nojìre  largitionii  prò-' 
pria  mantd  confirjnantes  ^figlili  nojìrì  imprejjione  inferita  ìn^ 
fig'diri  jajfimus . 

Dove  è  da  norarfi  ,  che  da  quel  tempo  finora  tal 
confine  ritiene  la  denominazione  di  Montemajore  ,  c^ 
Montegore  nella  Rocchetta  in  Diocefi  di  Calvi  ,  Feudo 
app.irtenente  a  quella  Menfa  VefcovJle  ,  fin  dove  giugnc 
il  confine  del  Calai  di  Giano  ,  il  Fonte  ,  che  trainan- 
da  acqua  ,  e  fa  rivo  ,  è  il  folo  Fonte  ,  e  Rivo  chia- 
mato di  Lavoreta  ,  che  paflTa  per  mezzo  il  Cafal  di 
Petrulo,  corre  per  (otto  il  Ponte  di  Calvi,  e  tira  innan- 
2Ì  fino  al  Feudo  di  Cancello  .  Su  di  querto  Ponte  giugne 
fin  oggi  la  giurisdizione  di  Capua  ,  come  già  difiì ,  e  fi 
divide  da  quella  di  Calvi ,  donata  da*  due  Principi  Pan- 
dulfi  al  lor  congiunto  Adelmondo  :  tantoché  nel  general 
catafto  della  Città  dì  Calvi,  fatto  nell'anno  1617.,  che 
fi  confèrva  nell'Archivio  della  Regia  Camera  della  Som- 
maria ,  fi  defcrive  il  tcrrirorio  di  Gio.  Giulio  Migiiozzi 
nel  luogo  detto  a  Carafiello ,  e  tra  gli  altri  di  lui  confi- 
ni vi  è  il  Rivo  corrente  ,  che  divide  la  Città  di  Calvi 
da  Capua  ,  fecondo  la  divifione  fattane  da  i  già  detti 
Principi  Pandulfi . 

Mg- 


I 


Libro  Secondo .  437 

Morì  Pandulfb  Tanno  1041.,  dopo  aver  regnato  9. 
anni.  xMa  nell'anno  1047.  Errico,  fecondo  ai  tal  nome ,  An.  1047. 
Imperador  Germano ,  palsò  in  Roma ,  dove  depofe  fuc- 
celHvamentc  tre  Pontefici  y  e  ne  creò  uno  a  Tuo  modo , 
che  fu  Clemente  II.  5  poi  venne  in  Cipua  ,  e  ricevè  la.» 
rinun2:a  del  Principato  di  detta  Città,  e  di  Benevento, 
e  invertì  della  fola  Sgnoria  di  Cipua  Pandulfo,  figliuo- 
lo del  vecchio  Principe  ,  che  fu  il  quinto  di  tal  nomo , 
e  fé  ne  ritornò  in  Germania  • 

Di  Pandulfo  K 

FU  il  giovane  Pandulfo  V.  un  Principe  felici/Emo , 
viffe,  e  regnò  con  molta  profper>tà  in  Capua  .  Sot- 
to il  fuo  governo  Riccardo  III.  ,  Conte  di  Averfa  ,  fi- 
gliuolo di  Afclettino ,  non  contento  dei  fuo  Stato ,  voleva 
dilatarlo  ,  e  ampliare  3  onde  prefe  di  mira  il  Principato 
di  Capua:  a  qual  effetto  ,  unita  una  buona  quantità  di 
foldati  bene  agguerriti  ,  nel!'  anno  1058.  fi  porrò  ad  a(^ 
fediar  (^}  Capua  ;  il  giovane  Pandulfo  però  con  fete- 
mila  fiorini  d'oro,  che  pagò  al  Conte  Riccardo,  fi  li- 
berò daifafìedio;  Hic  ìtaque  (  fcriiTe  la  Cronaca  Cadì- 
refe  )  Averfanorum  Cornitatum  ìndeptui  ad  Capuanae  *r- 
ìiii  ey:pttgnationem  anìmum  coepit  intendere ,  &  ad  Prin- 
eìpaius  dìgnìtatem  toto  nìju  ambire  .  Supra  quam  cunué 
trìa  Cajìelh  firmajfet ,  eamque  acriter  debellane  affi'^eret^ 
fepSem  millibus  tandem  aureh  a  Pandulfa  juniore  fufcs' 
fiis ,  ohjldionem  johit  • 

D;  Landuìfo  ^ 

A  Pandulfo  ,  Principe  di  Capua  ,  {xxcctàcnt  LandulF:^  ^ 
fuo  figliuolo  :  ma  prima  di  profeguire  la  vita  ,  e  i 
fatti  di  quefto  Principe,  mi  piace  di  fermarmi  un  poco, 
per  dare  alcune  notizie  ,  che  quanto  fono  iiecefTarie  a  fapsr- 
« ,  altrettanto  pregio  ,  e  decoro  alla  noftra  Patria  reca- 
no, 
(a)  ììojimf  ca^^  85.  L^fp.  Protofp,  Anon:^m,  Barenf, 


4^8       Storia  Civile  di  Gapiia 

no .  Ho  lungamente  difcorfo  di  Adenulfo  .  di  Landfulfo, 
e  dei  Vàndu'.R  j  ma  non  mi  fono  giaru  mai  fermato  a  di-, 
notare,  chi  mai  quefti  fi  erano,  e  di  quai  tamigiia  ,  C-» 
di  qual  parentela  .  Bifogna  dunque  render  prefente  alla 
piena  erudizione  de*  miei  Leggitori  ,  come  ria  le  fami- 
glie ,  che  han  renduta  vie  più  cofpicua  Ja  Città  di  Ca- 
pua  ,  ella  è  fiata  la  principale  quella  di  /iquìno  ,  anti- 
chiflìma  nobile  Capuana,  prefcindendo  dall'  opinione-», 
che  vengano  effi  dagli  Anicj  ,  e  Pierleoni  ,  Francipani 
Romani  .  Prefe  efla  la  denominazione ,  e  'j  cognome  dal- 
la Città  di  Aquino  ,  che  i  fuoi  Signori  dominarono ,  ed 
era  nella  lor  Signoria  antico  ,  e  gran  Municipio  ,  Citià 
molto  grande  ,  e  popolata  ,  che  godeva  non  folo  la_/ 
cittadinanza  di  Roma  j  ma  anche  i  Tuoi  cittadini  erano 
abili  ad  ottenere  i  Magiftrati  Romani  3  e  però  di  alTai 
maggior  dignità  ,  che  non  erano  le  Colonie .  Onde  Ci- 
cerone parlando  di  Marcantonio  ,  Luogotenente  di  Ce- 
fare ,  dille ,  che  dopo  edere  ftato  lungamente  follazzan- 
dofi  in  molte  difondìà  nella  villa  di  Marco  Varrone  in 
Montecafinoj  di  là  partendo  per  Roma,  quando  fu  ad 
Aquino,  Città  otto  miglia  diftante  da  tal  Monte  ,  ven- 
ne ad  incontrarlo  una  gran  moltitudine  dì  gente,  eflen- 
do  tal  Città  popolatiliìma  5  ma  egli  fi  fece  portare  per 
Aquino  colla  \Qt\g^  coverta  ,  come  fé  fofle  morto  :  Cum 
ad  Aquinum  accederei  ,  ohvìam  eì  procelpc  ,  ut  ejì  fre^ 
qaem  municìpìam ,  magna  tunc  mukitudo ,  €3  ipje  aperta 
letica  latui  efì  per  oppidum ,  ut  mortuus  • 

Così  tal  famiglia  fece  rifplendere  ,  e  rinomare  il 
fuo  cognome  in  tanti  Principi  Longobardi,  che  in  Capua 
ebbero  il  lor  domicilio  ,  e  formarono  la  loro  icd^  ,  le-> 
loro  foftanze ,  e  la  lor  fuccefllone  j  e  non  contenti  co- 
me Capuani  di  ripurarfi  fempre  in  vita  ,  vollero  ancho 
lafciare  in  Capua  le  Joro  decorofe  ceneri  .  Di  effi  fu  il 
famofo  Adenulfo,  del  quale  Alfano  ,Arcivefcovo  di  Sa- 
lerno ,  nel  fuo  Codice ,  che  confervafi  nella  Libreria  Caf- 
finefe  {a) ,  lafciò  fcntto  ; 

DoYfnit  j 
(a)  Nu^^.  280. 


1 


Libro  Secondo.  439 

Dormiti  Jìquinetuu:  Cc9r.es  hìc  ^  Cajsta  tuca  Dux 
Magnai  A:her2ol[ui ,   Capua  quem  genuìt . 
Pietro  Diacono  nei  Tuo  gran  Jibro  (tf) ,  parlando  de' due 
Pandulfi,  padre,  e  figliuolo,  Principi  di  Capua  ,  già  dct* 
ti  di  lopra  ,  fcride ,  che  nel  XVJI.  anno  dei  Principato  di 
PanduJfo,  padre  ,  e  ncii' XI.  XIII.  di   Pandulfo  figlino- 
Io  ,  confermarono  cdì  la  Badia   ét\  Moniftero  di  Mon- 
tecafino  all'  Abate  Tcobaido  ,  ad  iftanza  dei  Conti  di  Aqui^ 
no,  loro  diletti  Parefìti .  E  Gngiieiino  di  Tocco,  il  quale 
non  fblamente   fcrifie   di  S.  Tommafo  di  Aquino  ,  mo^. 
ben  anche  fi  efaminò  nel  proceflb  delia  ilia  canonizazio- 
ne  ,    concertò  ,    che  fra   ie  foreile  di  S.  Tommalb  uua^ 
sì    fu    Monaca  ,    poi    BadcfTa    nei    noftro  Moniltero  di 
S.  Maria  in  Capua.  Anzi  nella  Chiefa  vecchia  delio  ite f. 
io  2vioniftero    vi  è  un'  antica  fepoltura   di   Cubitofa  ,  fi- 
eliuola  di  Tommafo  ,  Conte  delia  Cerra  ,  e   della  forcl- 
fa  dei   Re  Manfredi ,  nella   quale  fon  le  feguenri  parole, 
compofte  colla  ro2zezza  dello  ftile  di  quei  tempi; 
Nobilis  haec  mulier  Acerrarum  Corniti!  nata 
Fieri  facit  opus  Cubitofa  Z'ocata 
Thomas  fecurìdi  die  ,  .  ,  .  de  Aquino  facundi 
Anno  Domini  MCCLXXXXL 
Kella  Chiefa  delio  liclfo  Moniltero  di  S.  Maria  delie  Mo- 
nache in  Capua  fono  firn  il  mente  kpeilicc  Margarita  ,  Con- 
tcfla  delia  Cerra,  Giovanna  ,  figliuola  dei  Conte  Rinaldo 
di  Aquino,  e  moire  altre  di  quefta  ^^n\\g\\2,  ^  come  rac- 
colfe  ii  Duca    della   Guardia    d.-lT  anrichifiinio  ìibro  de* 
morti  in  pergamene  della  medcfima  Chiela  . 

E  che  la  famiglia  di  Aquino  fia  antiCa  liobiie  deT'a 
Città  di  Capua,  tra  le  molte  pruove  ,  che  reabbunio, 
coita  ad  evidenza  da  un  privilegio  in  carrs  pergamena, 
cciJcedufo  da  Alfonfo  I.  alla  Città  di  Capua  ,  ove  \\ 
Re  favoriice  tre  famiglie  nobili  di  C^pua  ,  la  Mar<.uno 
de' Duchi  di  Sofia,  Y  Aquino  de* Duchi  di  Laurero  ,  e  ia 
Tannor.e  de*  Conti  di  Venafro  nell'  infraicntro  C-piroio 
di  luppiica,  datagli  in  nome  della  Città  di  Ca^^ua  :  V/cj» 

Kkk  prò 

(a)  Cart,  159.  a  /. 


44^       Storia  Civile  di  Capua 

prò  eo  quod  excellentei ,  &  potentei  Domìni  Dux  SeJJae^ 
Comes  Laureti  ,  <G?  Domìnui  Francifcui  Pandonui  ,  tati-' 
qitam  antìquiorei  major es  cives  ,  &  henefa&ores  prae^ 
diclae  Crjìtatii  (  Capuae  )  ,  (3  montii  praedidii .  Digne' 
tur  Vejlra  Maje/ìai  grano  fé  concedere  ^  &  ajfentiri  ^quod 
fraenominati ,  quantum  ad  eorum  perfonas  tantum  ,  G?  le» 
gitimos  defcendentes  ex  eis  t  tion  obflante ,  quod  non  habi^ 
tent  in  didta  Civitate  Cap'^ae  ,  poffint  gaudere  ,  &  fruì 
omnibus  gratìis  concejpi ,  q3  concedendìi  per  ipfam  Alaje- 
Jiatem  diSlae  Civ  itati  ,  ^  ho  minibus  oriundìs  ,  (3  habi» 
tantìbus  in  ea  :  verum  ipjì  praenomìnatì  Domini  non  pof" 
Jìnt  fu  per  Zf  affa  Ilo  s  ,  qtfos  habent  ,  ^  h  ab  ere  contigerit  in 
territorio  didlae  Ciz^itatis ,  exercere  ,  (3  habere  me  rum  ,  ^ 
fnixtum  ifnperiU'ìi  j  fed  dìBli  eorum  vajjalli  compellantur 
in  cri  nìnalibui  in  Curia  Capitanei  creandi  in  di&a  Civi* 
tate  ,  (3  in  Cafalìbus  in  Curia  Bajuli  CiZfitatis  ejufdem^ 
Placet  Regi  a  e  Majtjìati  &c. 

E'I  noflro  più  volte  lodato  Camillo  Pellegrino  con- 
fcfla  tal  verità  ,  e  dice  ,  che  gli  Aquini  fieno  di  origine 
Longobardi,  dikefi  da' Principi  di  Capua  ,  e  godano  la 
nobiltà  Capuana  .  Infatti  la  prima  memoria  ,  che  di  cfli 
apparifce  ,  è  Adenulfo  Longobardo ,  cognominato  Som- 
XDUcola  ,  del  quale  Leone  O/lienfe  ,  fcrivendo  nell'anno 
996.,  djfle  ,  che  fu  terzavolo  di  quei,  che  allora  erano 
Conti  di  Aquino  ;  Praeerat  eo  tempore  in  Aquinenjì  Ga- 
Jìaldatu  Athenolfus  y  cognowento  Sumucola  y  abaz'us  Jcilicet 
eorum  ,  qui  nunc  dìcuntur  Aquìfìenflum  Comìtes  ,  qui 
ffwx-,  ut  Abbitem  caocum  agnovìt  y  hìlaris  effe&usy  Roccam 
Vocabulo  Sìccam ,  quaìn  idem  Abbas  paulo  ante  conjiruxe» 
rat ,  funditus  evertìt . 

Di  quelii  Signori  di  Aquino  da^Gaftaldi  ,  nome  di 
dignità  in  quei  tempo  ufara  ,  fdegnando  la  bafle^za  di 
tal  denominazione ,  Landò,  o  Landone  ,  e  Adenulfo  fu- 
ron  i  primi  ,  che  Conti  di  Aquino  ,  fecondo  la  Crona- 
ca Calìinefe,  infieme  col  lor  fratello  Sichindolfo  s*  inti- 
tolarono 1'  anno  1038.  ,  feguendo  in  ciò  1'  efempio  de* 
Priucipi  d'i  Capua  ,  loro  progenitori  j  i  quali  Gaftaldi  di 

Capua 


Libro  Secondo.  441 

Capua  primleramerne  fi  chian-^arono ,  e  poi  Conti  di  Ca- 
pua  3  e 'I  primo  ,  che  (degnaile  il  titolo  di  Gaftaldo,  fu 
Adenulfo,  il  quale  nel  884.  ordinò  con  editto  ,  che  ognu- 
no chiamar  lo  doveffe  Conte  di  Capua  j  e  fcrive  f  Am- 
mirato ,  che  Adenulfo  ,  Principe  di  Capua  ,  e  di  Bene- 
vento,  fofle  ftato  il  primo,  che  fchivando  il  titolo  di 
Gaitaldo,  Conte  di  Capua  nell'  anno  895.  s'intitolaflè . 

Da  elfi  poi  difcelero  i  Signori  della  famiglia  di  Aqui- 
no ,  che  furono  Conti  di  Acerra  ,  delia  Grotta  Menar- 
da  ,  di  Bonito  ,  della  Rocchetta  ,  di  Fiumari ,  di  Afcoli, 
di  Loieto,  Signori  di  Alvito  ,  e  della  Grotta  ,  Signori 
del  Monte  S.  Gio, ,  e  Rocca  Secca  ,  Conti  di  Belcaftro  i 
ed  ora  la  lor  famiglia  fi  conferva  negii  Aquini  Principi 
di  Cafliglione  ,  la  refidenza  de' quali,  e  de' Conti  di  Tea- 
no faflì  da  lungo  tempo  in  Napoli  ,  avendo  più  volte 
apparentato  colle  famigL'c  Sanleverino,  Caraffa,  Gueva- 
ra  ,  Caracciolo  ,  della  Marra  ,  ed  altre  molte . 

Dal  Conte  Landulfo  di  Aquino  ,  e  da  Teodora  de* 
Conti  di  Teano,  fua  moglie,  nacquero  il  fecondo  Rinal- 
do ,  Landulfo  ,  il  Gloriolò  S.  Tommafo  di  Aquino  ,  zj 
quattro  femmine  ,  Mara ,  Signora  di  Marano  m  Abruz- 
zo ,  Teodora  maritata  con  Rugiero  Sanfeverino ,  Conte-» 
di  Marf  co  ,  la  terza  al  Conte  di  Fondi ,  di  cala  dell'Aqui- 
la 3  poiché  Bartolomeo  di  Capua  ,  efaminato  nel  procef- 
fo della  Canonizazione  di  S.  Tommafo,  fra  l'altre  cole 
depone  ,  che  Fra  Tommafo  venne  in  Capua  una  volta 
a  trattare  col  Re  Carlo  I.  per  un  negozio  del  Conte  di 
Fondi ,  fuo  nipote  3  la  quarta  fu  Badefla  del  tanto  no- 
bile ,  e  ben  culto  Monifiero  di  S.  Maria  delle  Monacho 
in  Capua ,  ove  fin  oggi  fi  legge  nella  Chiefa  a  man  fi- 
niflra ,  quando  fi  entra  ^  il  feguente  antico  jEpicajffio  ; 


Kkk    2  D.O.M. 


44^      Stona  Civile  di  Capua 

D.        o.       M. 
IPSE  DE  SE  LOQVITVR  INFERIOR.  LAPIS 
SVB  QVO  O^SA  SOROa  S  D.  THOMAE  DE  AQVINO 
ABBATiSSAE    HVIVS  MONASTERll  OLIM  CONDITA 
CREDIT  APVD  MONIALES  NATA  NO>3  RECENS 
FAMA  PRAECLARVM  ADEO  MONVMENTVM 
NE  IN  DESVETO  INTERIORI  TEMPLO  DIVTIVS 
LATEllET   HOC  REPOMTVM  EST  LOCO 
EXVVilS  IN  EO  REPERTIS  IN  ERA  EX  LECE 
SVBHVMATiS  A.  D.  MDCXLIIL 
ANNO  TERTIO  ABBATISSAE  D. 
IVLIAE  STROZZIAE  GENERE  FLORENTINAE  . 
II  gloriolo    S.  Tommalo  di   Aquino    nacque  a  7.  Marzo 
1424.  in  Rocca  Secca  j  Feudo  di  fua  cafa,  fcbbene  altri 
buoni  Autori  lo   vogliano  nato  in  Belcafiro,  e  fé  ne  mo- 
rì a  7.  Marzo    1474.  Fu    egli    terzogenito  ,    educato  per 
cinque  anni  in   Montecafino  dall'Abate  Landulfo  Sinibal- 
óo  ,    fuo  zio  j  ma  ancora  di  14.  anni  entrò  nella   Reli- 
gione de'  Predicatori  ,  ove  fé  tanto  profitto  nella  fanti- 
tà ,  e  nelle  lettere  ,  quanto  lo  decantano   tanti  (uoi  mi- - 
racoli  ,  e  tante  dottilììme  opere  ,    da  lui  compofte.  la^ 
quanto  poi  ai  Signori  di  Aquino,  per  tutto  quello,  che  riguar- 
da la  ior  difcendcnza  ,  parentadi,  dom:nj  ,  fignorie  ,  ori- 
gine ,  e  patria  ,  ne  hanno   con  fomma  erudizione,  dot- 
trina y.  ed  appuratezza  parlato  diverfi  eccellenti  ,  e  faggi 
Autori ,  così  Calabrefi  ,  come  Napoletani  3  onde  alla  loro 
dottrina  ,  ed  erudizione  in  ciò   mi  rimetro'. 

Vengo  ora  al  già  detto  Landulfo ,  ultimo  Principe  dì 
Capua  Longobardo  ,  Quefti  fu  figliuolo  del  defunto  Pan- 
duifo  ,  e  tenne  pochi  anni  il  Principato  di  Capua  3  poi- 
ché neiranno  iOj8,  di  nollra  falure  ,  efiendo  nuovamen- 
te tornato  nell'animo  del  Normanno  Riccardo,  Conto 
di  Averfa  ,  l'ambzione  àcl  Principato  di  Capua,  rinno- 
vò con  maggior  furore  1'  afJedio  alla  Città  ,  e  la  ftrinfè 
per  ogni  parte.  I  Capuani ,  per  liberarfi  da  tal  travaglio, 
cfFerirono  al  Conte  gran  quantità  di  moneta  5  ma  que- 
ili  ogni   cofa  rifiutò  ,    cercando  d*  impadronirfi  onnina- 

meotc 


i 

1 


Libro  Secondo.  443 

itiente  di  Capua  5  a  tal  fine  raddoppiò  la  milizia ,  ftritv 
fé  maggiormente  J'affedio,  ne  dava  luogo  di  poter  la- 
Città  ricevere  menomo  foccorfo ,  almeno  di  viveri .  Oa- 
de ,  eflendo  lungo  tempo  durato  J' allèdio  ,  e  veggendo- 
H  i  Capuani  fìrerti  dalia  fame,  a  viva  forza  riceverono 
Riccardo  dentro  la  Città.  ,  e  io  chiamarono  lor  Piinci- 
pe  5  gli  promifero  quanto  egli  dimandò,  purché  ie  Por- 
te, eie  Torri  della  Città  da  cflì  guardate  f]  fodero;  Oi'^ 
poji  mortem  Pandulphi  (  liegue  ia  Cronaca  Caliinefe  ) 
Landitlphui  filtzis  piccejjìjjet ,  mox  &  Riccardus  accedsni 
objtdhrìem  Jirmavn  .  Prcjerrdni  mulcam  Capiéani  pscctnìawy 
Riccardus  ^/V  appetii  ,  ^iiJì  Terram  .  ArBati  dsmum  fami: 
penuria  ci2/es ,  cedente  Landuìpbo  ,  recìpìunt  Rìccardum  iti 
Principem  ,  portai  Jìhi  dutrìtaxat  cum  turrium  fortitudine 
retlnentss  .  Fmlè  Riccardo  di  contentarfene  ,  ed  afpettd 
tempo  più  opportuno  3  andò  a  vifitar  Montecafino,  o 
poi  tra  lo  fpazio  di  ttz  mefj  conquifiò  tutta  Terra  di 
Lavoro.  Indi  tornò  in  Capua,  chiamò  i  cittadini  pi  ìi  no- 
bili,  e  con  volto  fcvero ,  e  minaccevole  diflè  loro  ,  eflèr 
già  tempo,  che  le  Porte,  e  le  Torri  delia  Città  fi  ren- 
deflero  :  al  che  non  rifpondendo,  né  couchiudendocofa 
alcuna  que*  nobili  Capuani  ,  egli  t\:iitQ  cruccialo  ufcito 
dalla  Città  ,  fi  pofe  di  nuovo  all'  aiiedio  contro  di  Ca- 
pua con  ogni  maggior  rigore  ,  e  ftrettezza  .  1  Capuani 
mandarono  i' Arcivefcovo  ali' Imperadore  per  ajuro3ma 
ron  avendone  ottenuto  verun  foccorfo ,  cacciati  dalla  fa- 
me, e  dalia  neceifìrà  ,  fanno  1062.  fi  diedero  dQÌ  tutto 
a  Riccardo,  eficndo  Itato  difcacciato  ,  e  malmenato  fin- 
felice  ,  ed  ultimo  lor  Principe  Landulfo  ;  Dijpmulat  hoc 
fìovtii  Princeps  i  Campaniam  deinde profeBui  ^  totam  ferme 
intra  tres  menfei  acqtéirit  :  inde  Capuam  redìeni ,  cougre- 
gatti  nobilihui  ,  dìgnum  jam  afferit  e(fe  tttrrei  Cìoitatii , 
&  portai  fibi  contradi .  Timentibui  ho€  ,  ^  ommno  refti' 
tantibui  agere  Cop^ianìi  ^  iratui  Princepi  urhem  exit  ^  eam- 
que  rurfui  arBiJJlma  ohjzdione  undiqiie  cif'git ,  Iterum  ci- 
t'Ci  fame  'Valida  prejì  ultra  montei  ad  hriperatorn  juffra- 
gium  cKorandum  Arcbiepifcopum  fuum  tranjuiittuht  i  fed 

.    qui 


444       Storia  Civile  di  Cdpiia 

^ai  ^erba  detttlit  ,  Z'erha  recepì t  Jif^e  alìqua  utìlìtate  re» 
ctejjas  .  TùtìC  Captiatìi  Jpe  ur.diq.  decìder t et  ,  £^  J€  ipfos 
omtìei  cum  JuU  omnibui  ziirtuti  Principii  trodìdcrunt , 
Jìn.  Demi  file  ae  lhcart2atìotìii  mìllefaho  Jtxagejìmo  jecunuu. 
Ma  Leone  Oltlenfè  Ibkanto  narra  ,  che  lielT  anno  ios<5. 
era  Capua  {a)  combattuta  da  Riccardo  ,  che  nel  1058, 
fu  preia  con  limitata  figncria ,  e  che  Riccardo  nel  lo^g, 
ebbe  confermato  da  Niccolò  II.  ii  Principato  di  Capua-. 
An.io52,  ««I  Concilio  (^)  di  Melfi  5  ma  poi  nel  1002.  divenne  pie- 
namente Signore  di  queda  Città  5  avendo  con  nuovo  a(^ 
fedio  conquiftafe  le  Torri  ,  rilcrbatefi  1'  altra  volta  da* 
cittadini  3  ed  allora  fu  ,  che  venne  acclarriato  Principe-» 
di  Capua  tanto  egli  ,  quanto  Giordano,  fuo  figluolo  • 
L*  Anonimo  Caffinefe  poi  mette  la  prefa  di  Capua  nel- 
r  anno  1061.  XII.  Kal.  Jun.  Così  terminò  nel  ^'ù  detto 
ultimo  Landuifo  il  Regno  de*  Longobardi  in  quefte  nofìrc 
contrade,  cosi  reftò  del  tutto  abolito  il  Jor  governo  nel- 
la nofìra  Città   di  Capua ,  e  nel    fuo  vafto  Principato . 

In  verità  i  Longobardi  nel  primo  loro  arrivo  nella  Cam- 
pania ,  di  chi  era  Capo  ,  e  Metropoli  la  noftra  Capua ,  die- 
dero terrore  ,  e  fpa vento  tale  ,  che  verfo  l'anno  $71.  Totto 
il  primo  Jor  Duca  di  Benevento  ,  Zorone,  molte  Capuane 
famiglie  la  lor  Patria  lalciarono  in  perpetuo  abbandono,  ed 
in  diverfe  Città  piiì  iìcure  fi  ritirarono  j  e  tutto  il  Clero  di 
Capua  con  Bafilio  ,  fuo  Vefcovo  ,  in  Napoli  Città  forte  ,  e 
befl  prefidiata  fece  per  lungo  tempo  il  fuo  foggiorno, 
avendogli  Vincenzo,  Vefcovo  di  Napoli  ,  afìTcgnara  ,  e  do- 
nata una  particolar  Chiefa ,  ove  le  fagre  funzioni  il  Ve- 
fcovo col  fuo  Clero  Capuano  avelie  potuto  a  fuo  beli* 
agio  efercitare;  la  qual  Chiefa  fu  chiamata  dal  Pontefi- 
ce S.  Gregorio  col  nome  di  Presbuerh  .  Onde  fcrillc* 
Ughellio  :  Habehat  tunc  Capuanut  Epìfcopui  Neapolì  Ec* 
ckjlam  Jìbi  jubditam  ,  quam  Freibyterium  nomi  fiat   Gre* 

zprius 


(a)  Lìh.  3.  cap.  8.  dj?  12. 

(b)  Lib,  3.  cap,  12. 


Libro  Secondo.  445 

gorìas  Eprjìóìa  26.  //^.  50.  {a),  \n  quefla  Icftera  ,  dara^ 
1'  anno  595. ,  il  Pontefice  S.  Gregorio  feri  ve  a  Gaudenzio, 
Vefcovo  di  No/a,  e  gli  indmia  >  Ut  ClerìcìtCapuanae  Ec^ 
clejiac ,  qui  ìtj  Chìtate  Neapolaafia  conjìjìunt ,  quartana 
in  Prgihyterium  eorum  de  hoc  ,  quod  antedi^ae  Ecclejìue 
Jìngulis  annii  acceJJerU  ,  yjxta  anttquam  confttetudìnem^ 
dijiribuere  fscunìum  per  fonar  um  ftudsat  qualitatem  >  qua" 
tenui  aliquod  Jììpsridiorum  bubentes  folatiumy  mìnijìerìum^ 
cfficìumq*  fuuw  circa  eandem  Ecckjìam  devotiori  mentt^ 
provoceniur  injpendere .  £  quella  Chicfa  infieme  colle  rea- 
d.te  delia  già  derta  quarta  ,  e  colia  piena  giurifdiziono 
feguirarono  poi  a  pofledere  i  Vefcovi  di  Capua  col  lor 
Clero  ,  anche  dopo  eiler  pa(?àro  il  primo  barbaro  furo- 
re de'  Longobardi  >  e  dopo  efierfi  pofte  in  (ìcuro  ,  e  in-, 
tranquillità  le  cole  delia  noftra  Campania  ,  e  à^\  noftro 
Capuano  Principato  :  Id  fortojjt  faBtutn  (  r. flette  qui  Af- 
fé ma  ni  {h)  )  ob  primam  Lnngobardorum  iocurjtonem  fub 
Zotone  anno  571.  >  nìmìrum  Capuani  Clerici  una  cum^ 
EpijCOpo  ,  ut  barbarorum  gladio t  evit areni ,  Neapolim  mu^ 
nitam  civitatem  petìerunt  ,  in  qua  ab  ejus  urbis  EpifcO" 
pò  tcclejìurn  ìmpetraV^rint  :  eamque  pcjìeu  tenuerint ,  etiam 
dum  tuft  fub  Longohardorum  di  tiene  degerent  .  V  inceri» 
tiui  Heapohtanam  tunc  temporis  regebat  Ecclejìam  »  Al 
già  detto  Gaudenzio,  Vefcovo  di  Nola,  commife  il  fom- 
mo  Pontefice  Gregorio  la  vifita  della  lua  Chieia  di  Ca- 
pua dopo  Ja  morte  di  Felto  ,  altro  fuo  Vefcovo,  e  la^ 
prevenne  prima  con  una  letteia,  Ja  quale  è  la  XIII»  (r), 
d  retta  Clero  Ecckjìae  Capuanae  degenti  Neapolt ,  Compo- 
fte  poi  a  dovere  dagli  fielii  Longobardi,  e  da*^  noftri  Con- 
ti,  nobili  Capuani,  da  elli  difcendenri  >le  loro  fituazioni, 
ed  intraprefo  il  governo  di  quelli  noftri  St^tì  con  ben  or- 
dinato firtema  ,  non  fi  fentirono  ,  che  per  pochi  anni,  di- 
fturbi  ,  ed  inquietudini  ,*  mentre  il  refto  delia  lunga  loro 
dimora  fi  ville  in  quelle  nolire  parti  con  pace?  e  con.» 
tranquillità  di  animo.  Onde  d  vide  airingrollb  sfolgora- 
re 

(a)  Tom.  I.  cap.  19.  (b)  Tom.  i.  cap,.  ip» 

(e)  Ali  eh  e  l»  Monac,  pag.  332. 


446     Storia  Civile  di  Capm 

re  la  Cndiana  pietà  degli  uomini  non  meno,  che  dcl/ci 
donne  di  tal  nazione,  verfo  il  Santuario;  fi  videro  da* 
roitri  Principi  ,  e  Conti  Longobardi  ,  e  da'  nobili  loio 
congiunti  fondate  molte,  e  diverfc  Chic/è,  dalle  loro  mo- 
gli arricchire,  e  dotate  di  lautiffimi  averi  i  e  fino  all' ul- 
timo loro  difcacciamento  dall'  impero  de-  noftri  Stati  fi 
fenti  Tempre  ,  e  fi  fperimentò  grande  la  pietà  ,  il  culto, 
e  la  divozione  della  gente  Longobarda  verfo  Do  ,  e  la 
fua  Chiefa .  Teiiimonj  ne  fono  i  Alonifterj  di  Monteca- 
fìno  ,  e  de' due  S.  Vincenzo  iv  VolturKO  ^  di  S.Marcello, 
di  S.  Gio.  de*  Nobili  Uomini,  deli'e(èmplariflima  ,  e  nobil 
Claufura  di  S.  Giovanni  delie  Monache  ,  e  di  tante  Chie- 
fe  Capuane  ,  altre  fondate  ,  altre  dotare  dalla  pietà  de* 
Longobardi  ;  onde  non  e  di  poco  conto  J' obbligo,  che 
la  noiira  Città  dì  Capua  a  tal  nazione  profelTa  ,  e  do- 
vrà profefTarc  .  Specialmente  di  averla  ii  ino  Con- 
te Landone  ,  il  Vcfcovo  Landuifo  ,  Pandone  ,  e  Lando- 
nulfo  1'  anno  S56.  di  nodra  (zìntQ  edificata,  ed  alia  lu- 
ce cfpoda  :  d'  efiere  ftata  da  tal  nazione  iiiuftra- 
ta  ,  e  decorata  più  di  tmtQ  ie  altre  Città  della  noftra. 
Italia>  avendo  Pandulfo  Capo  di  /^^rr^  impetrato  al/a  fua 
Chiefa  da  Giovanni  XIII.  verfo  V  anno  968,  {a)  \:i  gran 
dignità  di  Metropoli,  prima  di  molte  altre  cofpicue  Ch-e- 
fé  della  noftra  h^ìis.  :  di  averla  arricchita  di  tan- 
te Chiefe,  come  già  dilli,  buona  parte  delle  quali,  per- 
chè in  numero  molto  ccceffìvo  ,  fu  da^  tempo  in  tempo 
foppredà  ,  e  i  titoli  di  cifc  injfleme  colle  loro  rendite ,  ad 
altre  Chiefe  ,  che  oggi  fono  in  piedi,  uniti  fi  furono;  di  aver- 
ci gli  Autori  dì  tal  nazione  ,  e  tra  di  elfi  Erchemberto,  Paolo 
Varnefrido  ,  V  Ignoto  ,  e  Anonimo  CilHncfe  ,  Leone  Olticn- 
fe  ,  Pietro  Diacono  ,  Giovanni  Abate  ,  il  Cronografo  di 
S.Vincenzo  in  VuK  urno ,  della  Cava,  di  Aiife,  e  d'altri 
molti  conlèrvàta  ,  e  tramandata  a*  pofteri  la  memoria- 
pili  chiara  delle  r.oiire  antiche  cofe ,  i  falti  piti  mcmoran-r 

di 

(a)  Leo.  CJ!ie?if,  lik  2.  CrcK,  Caffìfj,  caj^,9,  Baroìì*  totn* 
10.  Anf2aL 


Libro  Secondo ,  447 

di  de*noftri  illuftri  maggiori  ,  de* quali  non  ad  aJtri,che 
alle  loro  fatithc ,  ed  alle  loro  degniUìme  opere  dev'  ef- 
fer  tenuta  la  nofira  età,  tanto  ben  iutefa  ,  e  da  efli  ill«- 
niinaca  abbaitanza  • 

CAPITOLO   ULTIMO. 

Dé^  Principi  Norinannì  ,   che  dominarono  la  nojlra 

Citta  di  Capita. 

Di  Riccardo  L 

FU  R'ccardo  Conte  di  A  ver  fa  ,  e  Principe  XIII.  di  Ca- 
pua  ,  uno  de'  tre  condottieri  deirefercito  Norman- 
no, che  fconfilTe  Leone  IX.  :  poco  dopo  aver  egli  ottenu- 
ta la  (ignoria  di  Capua  ,  fi  attaccò  fuoco  alla  Città  di 
Teano,  il  Principe  fu  tofto  a  corrervi  colia  Tua  gento, 
ed  eflèndofene  fut^gito  il  Conte  di  Teano  ,  egli  tol  con- 
fcnt  n^ento   de' cittadini  ne  prefe  il   dominio. 

Nell'anno  1063. avendo i  Gaerani ,  per  far  difpiacerea  An.xo53. 
Riccardo,  eletto  ior  Duca  Adenulfo  de' Conti  di  Aquino, 
dirizzò  egli  le  Tue  armi  a  quella  parte  j  ma  fi  frappofe 
Dcfiderio  ,  Abate  di  Montecafino  ,  e  fece  si  ,  che  Ade- 
nuifo  ricuperafie  Ja  grazia  del  Principe  Riccardo  con  cer- 
ti patti  (fl),  tra' quali  fi  fu  quello  ,  al  creder  di  buoni  Au- 
tori,  ch'egli  giurafiè  omagg  o  siì  Principe  di  Capua  ,  co- 
me Sovrano  di  Gaeta  5  imperocché  ,  fecondo  odervò  Ca-  "* 
niillo  Pellegrino  nella  fua  Ser^e  degli  Abati  Calfinefi  ,  in 
tutte  le  carte,  e  diplomi,  che  fi  trovano,  del  Principe-» 
Riccardo  con  Giordano  fuo  fig/iuo'o  ,  dall'anno  1063. in- 
nanzi fi  vede  egli  intitolato  eziandio  Duca  di  Gaeta .  Né 
di  ciò  contento  ,  cominciò  egli  il  Principe  di  Capua  Ric- 
cardo ad  allargcire  il  fuo  impero,  prendendo  Cepperano, 
ed  accofìandofi  a  Ronia  nell'anno  io6C.(^),con  inten- An.  10(^6". 
dimento  di   farfi   crear  Patrizio  dal  Papa  Aieilandro  II.  ; 

LIl  tanto- 

(a)  Bojìienf.  Uh.  3.  cap.  13,    (b)  Eofùerjf,  /ih,  3.  cap,  30. 


448      Storia  Civile  di  Capila 

tantoché  V  Imperador   Airi^o  IV.  feriolamentc  cominciò 
a  penfare  efler  neceflaria  ia  Tua  venuta  in  Italia,  per  re- 
primere V  audacia  de' Normanni  .  Venuto  nondimeno  a 
Roma  Gotofredo   Marchefe  di  Tofcana  ,  e  unite  Je  Tuo 
genti  con  quelle  ad  Pontefice,  coftrinfe  Riccardo  a  tor- 
narfene  in  Terra  di  Lavoro  ,  ed  a  temer  molto  de*  cafi 
fuoi  y    e  Gorofredo  ,    per  la  refiftenza    trovata  in  Aqui- 
no da   Giordano,  figliuolo  di  Riccardo,  e  per  l'interpo- 
fizione  di  Guglielmo  Fronte  audace ,  Cavaliero  Norman- 
no ,  contentoHì  di  una  fomma  di  denaro  ,  e  fenza  dare 
altra  moleftia  ,    in  Tofcana  fé  ne  ritornò  ,  Si  erano  al- 
lora  molto  infolentiti  i  Saraceni  ,    e  cagionarono   molto 
danno  in   Terra   di  Lavoro  3  onde  Riccardo  pacificatoli 
con  Gotofredo  Marchefe  ,  prima    che  quelì:i  in  Tofcana^ 
il  ritirafle  (a)  con  elio  lui  ,  con  forte    cfercito  nel  Ponte 
di  S.  Angelo  Gotofredo  da  una  parte  ,  e  Riccardo   dali* 
altra  già  li  vinfero  ,  e  li  cacciarono  via  5  e  rimafe  Ter- 
ra di  Lavoro  in  placida  quiete. 

Sotto  quefro  Principe  Riccardo  il  già  detto  Defide- 
rio  ,  Abate  di  Monrecafino ,  accrebbe  ,  riftabilì  ,  e  piena- 
An.xo7i.  mente  ornò  quel  Moniiiero  5  onde  V  anno  1071.  fu  fo- 
lennemente  dedicato  dal  Pontefice  Aleflandro  ,  che  vi  ven- 
ne apporta  con  molti  Cardinali ,  e  Prelati ,  e  vi  concor- 
fcro  anche  molti  Principi  fecolari,  tra' quali  il  Princ^po 
di  Capua  Riccardo  coi  fi^o  figliuolo  GiordaDo ,  e  col  fuo 
fratelJo  (i^)  Rainulfo  ,  Gifulfo  Principe  di  Salerno  ,  Lan- 
dulfo  Principe  di  Benevento  >  Sergio  Duca  di  Napoli , 
e  S.-rgio  Duca  di  Sorrento  ,  da  chi  deriva  la  famiglia-. 
Maitrogiudice. 

Allora  fu,  che  Roberto,  Duca  di  Puglia  ,  avendo 
cacciato  i  Saraceni  dalla  Sicilia  ,  e  impadronitofi  di  Medi- 
ca ,  di  Taranto,  della  Terra  di  Otranto,  e  di  Palermo, 
venne  col  i'uo  efercito  a  impadronirfi  di  Salerno  ,  per  dif- 
ferenze nate  fra  lui,  e  '1  Principe  Gifulfo,  fuo  cognato. 
Ricorfe  Roberto  al  favore  ,  e  all'  ajuto  del  Principe  di 
Capua  Riccardo  ,  e   di  quefto  fece  capo  ,  per  fecondare 

la 
(a)  ScJp.  Amm*        (b)  Lup,  Protofp,  Anonym.  CaJJìn* 


Libro  Secondo.  449 

la  Tua  imprefa  .  Di  già  ne  prefe  volentieri  la  briga  il 
Principe  Riccardo,  ed  unitofi  col  Duca,  fi  accamparono 
centra  di  Salerno  ,  cingendo  ia  Città  di  ftrettiflìmo  bloc- 
co, e  quefto  fi  ftrinfe  si  fiero,  che  mancate  a* Salernita- 
ni le  cole  più  nccefiàrie  al  vivere  ,  convenne  loro  man- 
giar le  carni  de' cavalli,  degli  afini,  e  de  i  topi.  Né  vi 
fu  dubbio  ,  che  un  fegato  di  cane  folTè  comperato  dicci 
tari,  un  uovo  di  gallina  nove,  fette  fichi  due  denari ,  e 
un  tomolo  di  grano  44.  bizanzj .  Indi  una  notte  ,  nel  più 
profondo  del  lonno,il  Duca  Roberto  col  Principe  di  Ca- 
pua  aflàltarono  la  Città ,  ed  in  clfa  entrati ,  fé  ne  feco 
Signore  il  Duca,  e  vi  fondò  poi  la  Chiefa  di  S.  Matteo. 
Di  là  unitamente  fi  volfero  all'  acquifto  del  refto  della 
Campagna.  Gregorio  VII.  fentendo  tali  cofe ,  efiendogli 
oltremodo  difpiaciuto  Ja  fciagura  del  Principe  Gifulfo  y 
e  forfè  più  la  crelcente  fortuna  de*  Normanni,  fcomu- 
nicò  il  Duca,  e '1  Principe,  e  voltò  contra  di  loro  ancho 
le  armi  temporali . 

Il  Duca  Roberto  ,  avendo  intefb  la  fcomunica ,  ful- 
minatagli da  Gregorio  ,  e  le  mode  ,  che  quelti  faceva.^ 
contra  di  lui ,  e  contra  del  Principe  Riccardo  ,  fé  ne  tor- 
nò infieme  con  quello  a  Capua ,  ove  fi  divifero  Pimpre- 
fe  ,  che  far  volevano  ,  avendo  tutti ,  e  due  gente  fuffi- 
cientiflima  ,  ed  eferciti  ben  forniti  di  tutto  il  neceflTario. 
Il  Duca  fi  pigliò  la  cura  dell'  afledio  di  Benevento  ,  C-> 
Riccardo  dell'aflèdio  di  Napoli .  G'à  fu  tutto  efeguito  ,  e 
con  vantaggio.  I  Napoletani,  vcggendofi  così  malamen- 
te allèdiati  nell'anno  1075.  >  fJon  potendo  contraftaro  An.l075. 
colla  forza  del  Principe  di  Capua  ,  fi  voltarono  a  Dio , 
e  a  i  Santi  lor  tutelari  :  ma  nelT  atto  del  combattimen- 
to fi  vide  sulle  mura  (a)  il  gloriofo  S.  Gennaro  con  al- 
tri Santi  Protettori  di  Napoli ,  armati  di  feudo  ,  e  di  ftru- 
irsenti  da  combattere  .  Il  Principe  credendo  ,  che  quegli 
foise  1'  Arcivefcovo  co'  fuoi  Prelati ,  fi  dolfe  di  lui ,  che 
contra  quello,  che  affatto  non  conveniva  a' Prelati,  ufcif- 

Lli     2  Te 

(a)  Gaufrìd.  Maìaterr*  lìh>  3.   Pìeir*   Dine,  continuata 
Mòjì^   lib,  5«  cap^  44. 


45*0      Storia  Civile  di  C:!pu3 

fé  conio  feudo,  e  con  ar.ni  a  combattere.  L' Arc'vefco- 
vo  gli  fece  rilpondere  ,  ch'erano  nioiti  gioriii  ,  di  chi-* 
egli  li  ritrovava  infermo  a  letto  i  ma  che  que.'io  arma- 
to altro  elfer  non  potea  ,  che  'i  gloriofo  S.  Gennaro  co' 
fuoi  compagni ,  lòtto  ia  cui  protezione  è  ia  Città  di  Na- 
poli .  Non  pretto  fede  il  Principe  di  Capua  a  quefìe  lin- 
ceriliime  parole  j  onde  attefe  a  Itringere  tutto  di  ia  Città 
con  forze  maggiori  j  ma  infermatoli  gravemente  ,  fé  ne 
mori  verfo  il  detto  anno  1075.  >  elfendo  (tato  prima^ 
fciolto  da  tutte  ie  pene  ,  nelle  quali  per  Vigor  delia  fco- 
niunica  ,  fulminatagli  dal  Papa  ,  fi  era  Jafciato  annoda- 
re.  Q^ielt*  ailedio  di  Napoli  è  portato  da  Lupo  Prorolpa- 
ta  ^  Scrittor  di  quei  tempi ,  nell' anno  1078.,  dall' Anoni- 
mo CaiHnei'e  nel  1077.  colla  lolita  anticipaz  one  di  uà 
anno:  e  Antonio  Caracciolo  nelle  fue  Annotazioni  affer- 
ma aver  trovato  in  un*  antica  Cronaca  manolcr^tta  la- 
morte  di  Riccardo  notata  nel  1080.3  ma  Camillo  Pelle- 
grino nelle  correzioni  a  Lupo  Protolpata  avvertifce ,  che 
r  afiTedio  fu  com  nciato  a  Maggio  1077»  1  e  Iciolto  ad 
Ao.  1078.  Aprile   1078.  colla  morte  di  Riccardo, 

Di  Giordano  L 

Succedette  alla  Signoria  di  Capua  Giordana,  figliuo- 
lo di  Riccardo  ,  nipote  di  Dragone  ,  già  Conte  di 
Puglia  .  Quelti  fu  del  tutto  dilibmigiiante  &d[  padre  ;  im- 
perocché lubito  fatto  Principe  di  Capua  ,  fciolfe  V  ade- 
dio  di  Napoli,  divenne  {a)  amiciliimo  dell  Papa,  e  libe- 
rò i  Beneventani  dall'altro  ItrertiUìmo  afìedio ,  pofto  lo- 
ro dal  Duca  Roberto  5  ond'ebbe  di  regaio  4500.  bizanzj, 
e  fi  dichiarò  con  tutti  i  Conti  di  Pugna  nemico  del  già 
detto  Duca  Roberto  .  Fu  impegnatiiìimo  per  Ja  Chie- 
fa  ,  e  tanto  egli  ,  quanto  il  Duca  Rugiero  ,  e '1  Princi- 
pc  Gilulto  di  Salerno  fi  affatxarono  a  rutta  ior  polTa  , 
dopo  mille  dilturbi  del  Santuaiio,  e  del  Pontefice  Gre- 
gorio  VIL  ,  di  mette. e  in  alletto  ia  Chiefa  di  Dio  .  Quc- 
fto  Principe    di  Capua  ,  e   Conte  di  Averla  Giordano  ac- 

quiitò 
(a)  Ammirata  ds  Frìnc.  dì  Capua  • 


Libro  Secondo,  451 

quiftò  tutta  la  Campagna ,   e  poi  fé  ne  morì   a  Piperno 
Tanno   1093.  ,  e 'J  Tuo  corpo  fu  portato  in  Montecafino,  An.1093. 
ove  tu  decentemente  iepe]lito.  Da  queflo  Giordano  nac- 
que Riccardo  li.,  e  propagoffi  la  linea  de* Piincip; di Ca- 
pua  Normanni. 

Dì  Riccardo  IL 

NOn  tanto  pafsò  all'altra  vira  il  Principe  Giordano, 
che  luccedet  e  al  Principato  Riccardo  II.  ,  Conto 
dj  Averla,  e  Principe  XV.  di  Capua  ,  di  lui  figliuolo,  e 
di  Galrergrinia  ,  nipore  di  Dragone  ,  Conte  di  Puglia..  • 
A/lora  fu  ,  che  i  Capuani ,  tediati  del  governo  Norman- 
no ,  e  non  potendo  più  v  vere  fotto  il  loro  impero,  con- 
giurarono centra  di  lui  j  e  prefi  i  luoghi  più  forti  della 
Città,  dilcacciarono  due  volte  tutti  i  Normanni ,  e  fi  po- 
fcro  in  una  laldiihma  ditela.  Ma  R'ccardo ,  ritiratoli  col- 
la madre  in  Averla  ,  mandò  l'ubito  per  ajuto  Rugiero  , 
Duca  di  Calabria  ,  figliuolo  lecondogenito  di  Roberto 
GuHcardo  ,  il  quale  nella  Itagion  calda  venne  con  un 
poderolìiiimo  efèrcito  ,  e  tmù  i  luoghi  vicini  a  Capuau 
pofe  barbaramente  a  ferro  ,  e  fuoco  .  Ne  mai  quindi  {\ 
partì  ,  e  lafciò  di  trapazzare  i  Capuani  dentro  la  Città, 
finattanrochè  non  li  coftrinfe  a  rendergli  le  Fortezze^  > 
e  a  ricevere  con  oflTequio  ,  e  con  rifletto  Riccardo  ,  lor 
Principe  ,  coiie  già  fu  efeguito  . 

In  quefto  tempo  accadde  ,  che  'i  Pontefice  Urbano 
celebiò  un  Concilio  in  Chiaromonte,  ove  ad  iftanza  di 
un  certo  Pietro  Eremita  conch>ufe  V  acquifto  di  T<:rra-. 
Santa  j  onde  moiìi  gli  animi  de*  Principi  Occidentali  ,  ire- 
fero  le  ar:i»i  conrra  dt^V  liìi^dtlì  ^  per  fottrarre  dal  e  lo- 
ro mani  il  Sepolcro  di  Gesucrilto  .  In  un  lubito  fpinti 
da  Divina  virtù,  fi  videro!  Principi  di  Francia  con  300» 
mila  combattenti  andare  allegr.Iiimi  a  tal  imprc'a  .  il 
l>uc-\  Raglerò  con  Roamundo,  Tuo  fratello,  cht  (1  tro- 
varono anch' elìì  all'afledio  di  MeL^ ,  lafciato  qLet'.m- 
pcgno,  corfero  ambizioli  di  glona  a  tal  conquataj  me- 

oando 


452      Storia  Civile  di  Capua 

nando  con  feco  12.  mila  loro  foldati  Italiani  ,  e  pof^ifi 
infra  gli  altri  Je  croci  vermiglie  sulle  Tpalle.  E  già  l'eler- 
cito  Criftiano,  dopo  fiera  guerra  ,  riportò  colla  grazia  del 
Signore  una  gran  vittoria  ,  e  gloriofi  trionfi  ,  elfendofi 
An.  1099.  r  anno  1099-  a  17.  Luglio  ricuperata  da' Gridici  ni  Antio- 
chia, e  Gerufalemme,  ed  in  eflè  furono  ricuperati  tutti 
i  luoghi  lacri  ,  tra  i  quali  il  Sepolcro  di  noftro  Signore 
Gesucriflo  .  E  vi  fu  eletto  Re  Gotofredo  Boglione  ,  il 
quale  fi  era  gloriofamenre  adoperato  in  quell,*    guerra  . 

Seguitava  la  nimicizia  tra  Riccardo  IL  ,  Conte  di  Aver- 
fa,  e  Principe  di  Capua»  con  Rugiero  ,  Conte  di  Sicilia, 
quando  quefti  nel  mele  di  Marzo  1098.  f^n  venne  con 
fortillìmo  efercito  ad  alTcdiar  Capua  ,  avendo  fatto  Tuo 
Capitan  generale  Sergio  di  nazione  Greca  .  Già  il  nemi- 
co ftrinfe  da  ogni  parte  la  Città  ,  e  pofe  in  molt*  an- 
guftia  i  Capuani,  quando  Riccardo  co*  doni,  e  con  pro- 
nieflè  induflè  Sergio  a  tradire  il  Tuo  Principe  ,  e  far  sì, 
che  la  notte  i  Capuani  avellerò  ad  afTaltare  i  nemici ,  e 
palTarli  all'improvifo  a  fìl  di  fpada .  Era  già  feguito  un 
tal  concerto  ,  e  ne  Itava  già  la  notte  a  leguirne  l  effet- 
to 3  quando  la  fera  a  primo  fonno  comparve  Fra  Bruno- 
re  ,  Padre  del  Moniflero  di  S.  Maria  dell'  Eremo  ,  e  di 
S.  StefFano  del  Bofco  ,  fondatore  de'  PP.  Cartufiani ,  a  Ru- 
giero ,  che  nel  fuo  padiglione  fuori  di  Capua  dormiva  5 
io  fvegliò ,  gli  {velò  il  tradimento  di  Sergio  ,  e  lo  fpin- 
f  fé  a  difendere   tanti  poveri  Criftiani  ,    fuoi  foldati   ,  eh* 

erano  già  vicini,  per  lo  riferito  tradimento,  ad  e  (Ter  da' 
Capuani  mefiì  a  morte  .  Il  Conte  rifvegliato  con  grand' 
ardire  prefe  le  armi ,  gridando  a*  foldati  ,  che  montati 
a  cavallo,  fi  guardaflèro  dal  tradimento j  onde  Seigiofi 
pofe  a  fuggire  ,  e  ricorfe ,  per  falvarfi  ,  dal  Principe  di  Ca- 
pua ,  ed  ebbe  la  perdita  di  162.  (old^tì  ,  ficcome  nella- 
vita  di  S.  Brunone  contefta  la  S.  Chiefa  ;  O/m  idem  KO' 
geriti  Capii am  ohjìdsre  ,  e&mg*  quidam  Sergiui  excuhìa' 
rum  magijier  prodere  Jìatuijfei  ,  Bruno  adhuc  in  a^dlo 
Eremo  zdvsm  y  in  fomni^  omnia  illi  aperiens  y  ab  imminen^ 
ti  perle  uh  Comitem  liberavi^  .  L'  efercito  di  Rugiero  af- 
fa Ito 


Libro  Secondo.  455 

faltò  Capua  ,  la  Soggiogò  ,  e  *J  Conce  fé  ne  impadronì  j 
ed  avendovi  iafciato  un  buon  prefidio  ,  fé  ne  tornò  a^ 
SquiiJace,  come  il  tutto  fi  legge  in  un  privilegio  del  det- 
to Conte  Rugiero  ,  che  fi  conferva  nel  Moniftero  de' 
Monaci  Carcufiani  di  S.  StefFano  del  Bofco  in  Calabria., 
tra  Stilo ,  e  Arona ,  che  vien  defcritto  dal  Summonto  » 
e  difteiamente  portato  da  Giandomenico  TafTone  (a))  ed 
a  me  piace  qui  trafcriverio  per  degno  ornamento  della^ 
pvefente  Iftoria . 

/«  Nomine    Dei  M  ter  ni  ,    G?  Salvatori^  Nojìri  Jesu 
Chrijìi    anno   ab  Incarnatone    ejufdem  1098.  Indizione  7. 
Glorìofus  Rex  David  Spiritu  ^an&o  prce^entus  ,  narraho 
(  inquii  )  omnia  mirabilia  tua ,  Propter  quod  Ego  Roge-- 
rius  divina  mifericordta  Comes  Calabrìae  ,  CE  Siciliae ,  »^- 
tum  effe  volo  omrjibui  Fidelibus  Cbrijìianis  beneficia ,  quae 
mihì  peccatori  concejjìt  Deus    orationibus  Reverendi  f^iri 
Fratris  Brunonis   piijjìmi  Patris  Fratrum  ,    qui  habitant 
in  Ecclejiìi  Sandlae  Alariae  de  Baeremo  y  &  San&i  Pro* 
tornar tiris  Stepbani  ,  quae  Jltae  funt  in  Terra  mea  inter 
Oppidum  ,  quod  dici  tur  Siylum  ,  (3  Arenam  :  cum  ejfem^ 
in  obfedione  Capuae  Kalendìs  Ahrtii  ,  £5*  praefecijfem  Ser» 
gium    natione  Graecum    Principem  p^psr  ducentum  armi' 
geroi  nationis  fuae  ,  (3  exercìtus  excubiarum  tnagijìrum^ 
qui  fatanica  perfuajìone  praeVentus ,  Principi  Capuas  prò» 
mittenti  auri  non  modicam  quantitatem    ai  invadendunu» 
9ìie  ,    meumque  exercitum  noBu   aditum  eji  pollicitus  fe^ 
praebere  ,  Nox  proditionn  advenit  ,  C3  Princeps  Capuae  1 
ejufque  exercìtus  ^  juxta  promijfum  ,  eji  paratus  ad  arma^* 
Dumque  me  fopori  dedijjem  ,  interjeBo  aliquanto  noBis  fpa^ 
fio  ,  ajjìjiit  cubiculo  m?o  quidam  Senex  reverendi' vuUuì 
veftibus   icijpi  non  valens  lacrymas  contìnere  ,  cui  cum  in 
vi  fu  dicerem  ,  quae  caufa  ploratus ,  C£  lacrymarum  ejjstì 
vifus  eJi  mìhi  durius  lacrymari  ,  iterato   quaerenti  mibi  1 
quii  effet  ploratus  ?  Jlc  ait  ,  Jlso  animai  Chrijiianorum^  , 
tea,  cum  illìs  ,  fed  exurgens  quam  totìus   arma  fumé  ,  Ji 
liberare  te  Deus  permifent  ,  tuorumque  animus  pugnato' 

rtim  % 
(a)  Tajfon.  de  Antef,  verf.   14.  obf   i» 


454     Storia  Civile  di  Cifiia 

rum  ^  hìc  fer  tctutn  videhatùr  r/.ihi  ^  leltftfeffttpercfn' 
tj'ja  Venerahilìi  Parer  Bruno,  txper^tjudiz^s  Ji^n/  ci^f?-:  ier^ 
rnre  granai  prò  Z'ìjtone  povefceni  ,  tUico  jut,.-Jl  artna  eia" 
mani  ^  &  r/.ilitihu^  ,  tdt  armati  equa  ufcefidere^t  ,  Z'ijìO' 
htm  fi  'isera  ejjet  [atageni  compr'bare  ,  ad  quemjirspitum^ 
c^  clangore m  jfhgìens  impìus  Ssrg.us  ,  ejufque  f.qif.irci  iub' 
fecuti  j'unt  Principem  Capuus  ,  Jperantem  in  didlam  Ci' 
Z'itatem  confttgium  bah  a  urei  .  Caepeyunt  autem  fKiUtei  y 
Inter  vulnerato: ,  C^  fanoi  ,  centum  fexuginta  d.'ios ,  a  qui' 
Vus  ,  &  zjifìonem  fore  zeram  prohavimus  ,  &  rei  gefìae 
fcivimui  zjeritatcm*  Re^erjus  fum  Deo  zj'^hnte  2^>ì^,etjii 
Juliì  Squillacium  ,  poji  hahìtam  Capuae  tivitatem  ,  ubi 
fui  fer  quindenam  continuam  injìrmatus  :  zjenit  ZJero  ad 
me  jar/t  didlus  Venerabilis  Pater  Bruno  cum  quatuor  de 
Fratrihui  fuis  ,  qui  me  fandlis  >  devotìfque  colloquila  con* 
Colati  funt  ;  cui  Rez^'erendo  Viro  vijìontm  retuli ,  £5?  hu^ 
mi  lei  egi  grati  ai  ,  quod  de  nie  etium  abjente  curaf/2  in  fuis 
oratiofìibus  habuijfet  i  qui  fé  httmilians  ùjjeruit  ^  noti  ipjum 
fore  ,  quem  credi  di  :  Jed  Dei  Angelum  qui  fac  prò  Prin» 
cipibus  tefyjpore  belli  5  rogazjìque  quoque  ipfum  humiliter  , 
ut  prò  Dei  amore  in  terra  mea  Squillacii  jumere  dìgna^ 
re  tur  largoi  redditui ,  quoi  donabafn  ,  renuens  ipfe  recipe* 
re ,  dicebat  ,  quod  ad  hoc  domurn  Jui  Patris ,  t^.eamque  di-' 
miferat  ,  ut  a  Mundi  rebus  extraneus  dejerviret  liberta 
Deo  fuo  .  Hi  e  fuerat  in  tota  domo  mea  ,  quajì  primus  , 
C^  magnui  :  tandem  Z'ix  cum  eo  impetrare  potui  ,  ut  gra- 
tis acquiefceret  fury.ere  modicum  munus  meum  :  Donavi 
ùutem  eidem  Patri  Brunoni ,  ejufque  Succefjoribus  ad  ha- 
bendum  in  ptrpeluum  abfq.  temporali  fervitio  (se.  Defcri- 
buntur  muira  bona  ,  &  vaflalli  donati ,  &  aiiqua  Cafalia, 
qtiae  brevitaris  caufa  praetcrmittuntur ,  &  inde  icqu ■  tur. 
Hoc  prizjilegium  jcriptum  ejì  2.  Augujti  ab  In  carnai  iene 
Domini  1098.  IndiBiOne  "^^  (3  confirmante  Venerciik  ^  & 
òun&ijfìmo  Patre  Joanne  Squillacenfis  Sedis  Epifcopo  re- 
fidente ibi  juxta  fores  Ecclefiae  ,  &  concedente  Melaide 
conjuge  mea .  Rogerius  Comes  4*  Adekys  Comitifio  +  G^- 
llelmus  de  Altavilla  -i-    Rodulphui  Cortes  de  Io  Roteilo  i* 

Odobo' 


Libro  Secondo.  45*5 

OdohofJfds  Marchijìus  -^Josbertus  de  Liécìaco  -f  Rodul- 
phus  Faìneihe'vin  -{-  Kiellui  de  Ferite  -}-  Rogeriui  filiui 
Co7/2teis  Rogerii  +  Riccardui  de  Treverit  -f-  Ego  Fulco  Do' 
mwi  Comids  Rogerii  Cappellanui  de  mandato  ejus  hoc  pri- 
^ilcgìum  jcrlpjì  ,  ^  me  Jc^bfcripjì  .  Ma  poco  apprelib, 
paciticaro  Riccardo  con  Rugiero  ,  gli  fu  reftituita  la-i 
Citta  di  Capua  . 

Il  Principe  Riccardo  fu  aflaì  pio  ,  e  divoto  di  S.  Be- 
fiederro,  ed  unirofi  con  Rocca  ,  figliuola  di  Dragono  , 
già  Conte  di  Puglia  ,  da  cui  la  Rocca  di  Monctragone  fu 
detta  ,  iècero  ampli  donativi  al  Moniftero  di  Monrecafi- 
no  3  e  Riccardo  mfieme  con  Roberto  ,  Conte  di  Cajaz* 
20,  tra  le  altre  cole  gli  donò  il  Calteilo  di  Ponte  Cor- 
vo :  Riccarda^  (  fcrifle  la  Cronaca  Giiììaefe  )  quoque  fé» 
cunduì  Priricepi ,  interventi  Roberti  Principia ,  deiit  buie 
loco  Oppiium  Pontii  Curvi  cum  pertinentVn  fuis  .  .  .  .  • 
fed  C§  Robertus  Cajacianorum  ,  atq.  aliorurn  multorum  Co» 
vies ,  fi  lì  US  Rainulfi  Comitis  fuperius  nominati  partim  ao* 
fio ,  partim  pretto  conce j]ìt  ,  &  confirmavit  huic  Coenobio 
Oppidum  de  Ponte  Curvo  cum  fuis  pertinetitiìs  ex  concef- 
Jione  Riccardi  Principis  .  Ma  cllendofi  quefto  Principe» 
gravemente  inf<;rmato,  fé  ne  mori  Tanno  iioó. ,  e  gliAn.iiO(J. 
iuccedetre  nel  Principato  Roberto  ,  fuo  fratello  ,  cflcncio 
allora  Pontefice  Palquale  II.,  e  Impeiadore  dell'Occiden- 
te Arrigo  V. ,  il  quale  in  queft'  iftefTo  anno  ad  Arrigo  IV. , 
fuo  padie  era  lucceduto,  come  tonchiude  Ja  liclila  Cro- 
naca neli'  anno  noi,  i  Prwceps  outem  Rtccardus  eo  tefJi' 
por  e  iiìprmita*e  gravijjima  laborabat  ....  ìk grave]  e  ente 
infirrmtate ,  vita  decejjìt ,  &  Hubertus  frater  tjus  UH  if» 
Frinctpatu  juccejjìt .  Per  idem  tempus  aejutdlo  11^.  Ir/jpe^ 
Tatare  hemico  ,  Benricus  V, ,  JjI/us  ejus ,  Rormjji  Imperia 
gubernacula  jufcepit . 


p 


Dì  Roberto  /. 

■^'^ 

Er  dimoftrare  Roberto,  Principe  di   Capra,  e  Con- 
te di  Averfa  >  la  fua  piena   oÓervanza  veifo  Ja  Saa-. 

M  m  m  ta 


456     Storia  Civile  di  Capua 

ta  Chiefa ,  non  tanto  fu  aflunto  alla  Signoria  dì  quella 
Città,  che  fubito  confermò  tutti  i  pnviJegj ,  dati  da' Tuoi 
predeceflbri  ai  Monaci  Caflinefì  3  confermando  Joro  ,  o 
giurando  di  difender  tutti  i  Joro  beni  ,  franghigie  ,  ed 
cfenzioni  ,  che  quei  buoni  Padri  godevano  .  Fu  amico 
del  Papa  PafquaJe  IL,  e  poi  di  Gelafio,  fuo  fuccefTore, 
il  quale  venne  fpeflb  a  Capua ,  e  vi  fi  trattenne  lunga- 
mente nella  cruda  perfccuzione  »  eh*  ebbero  1  Pontehci 
da  Arrigo  IV. ,  Imperador  ddV  Occidente .  Nei  iecondo 
anno  dei  Pontificato  di  Gelafio,  cioè  nei  1120.  il  Prin- 
cipe Roberto  fc  ne  morì ,  e  da'  Capuani  gli  fu  foftituito 
nei  Principato  Riccardo  III. ,  non  so  di  chj  figliuolo ,  il 
An. 1121.  quale  fé  ne  morì  poco  tempo  dopo  nell'anno  iiai.,  e 
gli  fuccedette  Giordano,  fuo  figliuolo. 

Di  Giordano  IL 

VUoIe  Pietro  Diacono  ,  che  quef!o  Principe  fi  chia- 
mafie  Roberto  5  ma  l'Ammirato  è  d' avvilo  ,  che-» 
fia  guafto  tal  tefto,  e  debba  efièr  Giordano  per  la  giu- 
fta  cronologia  dell'anno  1122.  ,  e  per  molte  contraddi- 
zioni ,  che  T  Ammirato  addita  eller  nel  tefio  di  Pietro  Dia- 
cono :  tanto  piiì  ,  che  prefTo  lui  vi  e  un  privilegio  del- 
l'anno  1122.  ,  ove  e  chiamato  il  fecondo  anno  del  Prin- 
cipato ;  Praefaii  Domini  J or àani  gloriojìjjìmi  Prìncipii  Cd» 
ftiani^  Sotto  il  Principato  di  qucito  venne  Califto  in  Be- 
nevento ,  e  fotto  quefto  Principato  la  prefente  Città  di 
Capua  per  un  incendio  ,  in  efia  accaduto  ,  ebbe  a  girfe- 
ue  tutta  in  cenere  .  Ma  fopra  tutto  il  fingoJar  avveni- 
mento fu  quello  ,  come  Icrivono  gli  Autori  di  que* 
tempi  ,  che  una  notte  àoX  mefe  di  Aprile  V  anno 
An.il22.  1122.  furono  vedute  infinite  fieIJe  cader  dai  cielo  ,  c-» 
quafi  piovere  per  tutto  l'Univerfo  •  Quefio  Giordano  fon- 
dò la  maggior  Chiefa  di  Averfa ,  e  la  dedito  ai  SS.  Ap- 
posoli Pietro  ,  e  Paolo  ,  (ebbene  Riccardo ,  fuo  padre  1 
l'aveflè  cominciata  i  e  vi  è  nella  porta  piccola  della  me- 
defima  Cliicfa  Vcfcovile  ia  feguentc  ifcnzione  ; 

PRIN- 


Libro  Secondo.  457 

PRINCEPS  lORDANVS  RICCARDO  PRINCIPE  NATVS 
QV^  PATER  INCEPIT  PRI VS  H^C  IMPLENDA  RECE- 

PIT. 
Sotto  quefto  Principe  fiorì  in  Capua  la  nobile  famiglia^ 
di  Azzia  ,  decorata  di  molti  fupremi  ,  e  principali  ufizj, 
e  dignità  da  i  Principi  di  que'  tempi  di  quefto  Regno  j 
tantoché  di  tal  famiglia  ,  che  ftava  in  Capua  in  tre  ra- 
mi ,  uno  o  vogliam  dire  lo  fpecial  tronco  de'  Conti  di 
Noja  ,  e  Marchefi  della  Terza ,  Taltro  di  Silvio  valorofo  Ca- 
pitano ,  e  l'altro  di  Roberto  ,  alcuni  fé  ne  ritornarono  in 
Kapoli ,  godendo  ivi  la  nobiltà  del  Seggio  di  Nido ,  altri 
fé  ne  rimafero  decorofamente  in  Capua  .  Di  queli^a  fami- 
glia parlando  Scipione  Mazzella  nella  Tua  Defcrizlone  del 
Regno,  così  difle  ;  „  La  famiglia  di  Azzia  è  nobile,  c-i 
3,  antica  nella  Città  di  Napoli  j  la  prima  memoria  di 
qucfti  fi  trova  nelle  fcritturc  della  Santifiima  Trinità  dei- 
la  Cava  neir  anno  1122.  ,  fotto  il  fecondo  Giordano  , 
Principe  di  Capua  .  Dicono  alcuni  ,  che  queft'  illuftro 
famiglia  dalla  Provincia  di  Salfonia  difcen defilé  in  Italia, 
di  là  avefie  la  fua  origine  ,  dal  quale  antichifilmo  fan- 
gue  vogliono  ,  che  venifièro  i  Marchefi  di  Monferrato , 
Dalle  fcritture  però  cofta  ,  che  tal  famiglia  fia  antica ,  e 
nobile  in  Napoli  ,  piena  di  onorati  ,  ricchi  ,  e  poderofi 
Cavalieri  ,  chiarifljma  pei  gran  SiniTcalcato ,  che  diedcj 
r  Imperadore  Federigo  II.  a  Giberto  di  Azzia  .  Sempro 
quefta  famiglia  è  ftata  in  grado  onorato  ,  né  per  vec- 
chiezza è  mai  marcita  ;  oggi  fiorifce  per  lo  Marchefo 
della  Terza,  cioè  ì' anno  1585, ,  in  cui  fcrifle  il  Mazzel- 
la 3  fa  per  iroprefa  una  banda  adentata  da  ambe  le  par- 
ti di  argento,  pofta  in  campo  nero:  e  Scipione  Ammira- 
to fcguitando  a  difcorrcre  di  quelle  famiglie  ,  che  nato 
in  una  Città  ,  poi  fé  ne  paffarono  in  Napoli ,  difle  ;  di 
queiti  fono  quelli  di  Azzia,  la  prima  memoria  de' qua- 
li fotto  il  fecondo  Giordano ,  Principe  di  Capua  ,  cho 
apprefib  di  me  fi  ritrova,  è  nell*  anno  1122.,  ne  è  per 
vecchiezza  la  loro  nobiltà  marcita  ,  la  quale  fiorifce  per  io 
2dai(hefe  delia  Terza  :  con  ccfioro  credo  io ,  che  fi  pof- 

M  m  m    z  fono 


458       Storia  Civile  di  Capua 

fono  mettere  i  Pannoni,  ed  ancor  eglino,  come  quei  di 
Azzia  Capuani;  di  quelta  faaiigiia  furono  fei  gran  Mae- 
ftri  dell*  ordine  di  S.  Lazzaro  ,  e  tanti  magnati ,  che  in 
guerra  >  e  in  pace  in  diverfe  fupreme  cariche  fiorirono  , 
tra*  quali  il  famofo  Kaone  di  Azzia,  che  nell'anno  1200. 
era  marito  di  Maria  ,  figliuola  di  Giovanni  di  Napoli, 
pofìeiTore  da  tanti ,  e  tanti  anni  d*  un  Feudo  nella  viiU 
éì  Parete,  in  pertinenze  di  Àverfa,  per  lo  quale  fi  eran 
ferapre  coirifpolH  ,  e  tuttavia  fi  corrifpondevano  i  ier- 
vigi  feudali ,  gu(ia  Tufanza  dei  Regno,  a  Pietro  di  Abi- 
nabile  ,  e  di  Abenevolo  9  nobile  Patrizio  della  Città  di 
Capua  ,  Signore  in  quei  tempi  della  C.trà  di  Averfa  .  In 
quefta  famiglia  rifplendette  il  Grandato  di  Spagna  ,  dal- 
l' 1  nperador  Cario  V.  a  Pierantonio  di  Azzia  ,  Conte  di 
Noja  ,  per  se  ,  fuoi  eredi,  e  fuccellbri  agg  oziato  3  ma  per 
elTerfi  poi  eftinro  sì  Tpeciofo  ramo  in  tutta  la  linea  de* 
mafchi  ,  pafsò  quetto  grand' onore  l'anno  1707.  alla  fa- 
miglia di  Niccolò  Perez  Navanetta  ,  Conte  di  Noja  ,  o 
Marchefe  della  Terza  ,  erede  ,  e  difcendeute  per  linea-, 
femminile  dal  già  detto  Pierantonio.  L  altro  ramo  vie- 
ne oggi  confervato  nella  difccndenza  di  Carlo  di  Azzia, 
e  di  Eugenia  di  Tranfo  ,  Dama  Napoletana  di  Seggio  di 
Montagna  ,  e  ne  rapprefenta  la  primogenitura  AJelfan- 
dro  di  Azzia  ,  che  ha  da  Anna  Lanza  iua  moglie  ,  Da- 
ma  Capuana  fertiiilfima  propagazione. 

Non  fono  qui  da  tralafciarfi  due  coCe,  degne  della 
fomma  erudizione  de'  miei  leggitori  ,  riguardanti  i  tem- 
pi correliti .  La  prima  ,  che  nelT  antichifiime  fcntture  in 
pergameno,  nell'Archivio  del  noftro  Capitolo  conlerva- 
te ,  io  notai  in  que(ti  tempi,  che  Capua  era  dominata., 
da*  Principi  Normanni,  che  fra  le  altre  leggi  era  in  vi- 
gore quella  ,  che  la  donna  ,  o  vergine  ,  o  maritata  ,  o 
vedova  che  fofie  ,  non  potefie  intervenire  a  qualfifia  con» 
tratto  fenza  i'  intervento  del  Tuo  Mondualdo  ,  che  in  Ita- 
Jiano  ,  fecondo  il  Dufrefne  ,  ed  altri  Autori  ,  fignifica.* 
frotettare  y  o  fia  tutore  y  o  curatore;  tantoché,  volendo 
la  donna  contròrie,  fi  meueva  Vi^W^  tutela  »  e  protezio* 

OS 


Libro  Secondo,  459 

ne  del  marito,  e  del  figliuolo  ,  o  anche  di  un  eitraiieo, 
e  così  vaiidava  iJ  contratto  :  onde  abbiamo  miile  fcrit- 
ture  del  decimo  ,  e  undecimo  fecoio  ,  ove  la  donna  con- 
trae cam  auBoritate  Petrì  filii ,  &  Alontuaìti  mei  ,  ìtl^ 
cujus  munto  me  effe  cogrsofio  ,  ch'era  la  formoJa  ,  che  fi 
metteva  neH'iftrumento.  Quefto  Mondiiaido  non  folamen- 
te  era  volontario  ,  e  il  eleggeva  dalla  donna  ,  che  con- 
traeva ,  ma  anche  foiea  cfler  dativo,  e  fi  dava  dal  G'U- 
dice ,  qtundo  non  (i  eleggeva  dalia  parte  .  Nello  ftellb 
Archivio  poi  ho  letto  molte  fcritture  del  decimoquinto 
fccolo  ,  e  propriamente  del  1437.,  nelle  quali  fi  vedo, 
che  la  madre  contrae  fenza  T  intervento  del  MonduaU 
do  ì  onde  credo,  che  fino  a  tal  tempo  durò  la  protcz  o- 
ne  ,  e  la  necelfiià  d^ì  Mondualdo  ne'  contratti  ds.\i^:j 
donne  » 

La  feconda  ,  che  ne*  pubblici  iftrumenti  molte  volte 
invece  del  nome  del  Re,  o  dei  Principe,  per  l'epoca  fi 
poneva  il  nome  del  Governatore  del  luogo  .  Cosi  nei 
duodecimo  fecoio  V\  \t'^^e,  in  una  fcrirtura  ,  che  confer- 
vafi  nel  noitro  Archivio  Capitolare  ;  Gubernante  Civita' 
tem  Capuanam  Petro  Cicala  i  ed  in  un'altra  fi  dice  :  Ke» 
gente  Civìtatem  Capuae  nobili  ^iro  Domino  Jacobo  Ulitla» 
no  de  Keapoli  potejiate  Civitatìs  ejidfdem  i  ov'  è  anche  da 
notarfi  ,  che'l  titolo,  e '1  nome  di  Potejìà  fi  dava  in  quel 
tempo  anche  al  Governatore  del  luogo . 


Di  Roberto  IL 

NEir  anno  1127.  feguì  la  morte  di  Giordano  ,  e  fuc-  An.1127. 
cedette  Roberto  il.  di  tal  nome,  fuo  figliuolo  .  Que- 
fto  Principe  Roberto  fu  T  ultimo  della  lècooda  linea  de' 
Normanni,  che  dei  Principato  di  Capua  godefiè  .  Fu  egli 
un  Principe  quanto  pio  ,  tanro  infelice  ,  e  difgraziato  j 
tantoché  feppc  t.rare  non  meno  fopra  di  lui ,  che  fopra 
della  Città  di  Capua  1' eltreme  fue  rovine,  come  nel  ter- 
zo libro  delia  prefence  Opera;  andcrò  diltiocamente  rag- 

gua- 


46 o     Storia  Civile  di  Capua 

guagliando»  Baita  dire  per  ora,  che  fu  egli  fupcrato ,  e 
vinto   da  Rugiero  Normanno  ,  che  fu  poi    primo  Re  di, 
Napoli,  e  di  Sicilia,  ii  quale  cacciatolo  dal  Principato  di 
Capua  ,  come  appiedo  dirò  ,  vi  coftituì  Principe  Anfuloi 
ilio  figliuolo  .  Ed  ecco  cominciò  la  noftra  Città  di 
Capua  ad  efler  dominata  dai  Re  di  Napoli , 
da' quali,  qual  chiave  del  Regno,  e  Cit- 
tà principale  della  Campania  ,  fu  Tem- 
pre decorata  ,  e  diilinta  • 


Fifie  del  II.  Libro  di  quejlo  Volume . 


INDICE 


INDICE 

DELLE  COSE  PIÙ' NOTABILI ,  CHE  CONTENGONSI 
IN  QUESTO  PRIMO  VOLUME. 


ACerra  ajfediata  da  Annìhale  1^5 

Acqua  Giulia  y  e  fuo  cammini  31,  215 

Acqua  aceto  fa  in  Linterno  5  a 

Acqua  del  mare  di  Kapok  addolcita  411 

Acqua  di  Capua  ajfai  pregevole  324 

Acque  Sìnveffane  ^  ^^ 

Acque  di  Linterno  ,  0  dì  Patrie^  5  a 

Acquijìo  di  Ttrra  Santa  ,  e  del  S,  Sepolcri  40*  419 

Acca^  Liurenzia  230 

Ade  laida  ,  moglie  di  Ottone  41S 

Adelb erto  yf  gli uolo  di  Ber encarto  ^  privato  del  Regno  411 
Adelchi fìa ,  Ji^liuola  d"  Arechi  ^       285 

Adelchijìo ,  figliuolo  di  Rafrid ,  sbalzata  da  unafinejlra    30(S 
Ademario  y  Principe  di  Benevento  354 

Ademario  y   Principe  dì  Salerno  ;  non  gli  piace  ì(k  nuoV(t 

Capua  i  r  ajfedia  y  e  la  danne ggict  35» 

Ademario  Principe  di  Capua  421 

Adenulfo  y  fratello  dì  Landone  y  Conte  di  Capua  37Z 

Vince  in  battaglia  r  efercito  Napoletano        373 

AJfedia  Benevento  ,    carcera  Radelchi  ,    e  Jì 

rende  Principe  di  Benevento  y  e  di  Capua  383 
Muore ,  ed  è  fepellito  nel  Duomo  Arcivefco^ 
vile  di  Copua  y   ove  fin  oggi  kggefi  il  fuo 
nome  385 

Adenulfo  IL  figliuolo  del  già  detto  Principe  Adenulfo  409 
Adenulfo  iìL  Principe  di  Capua  409 

Adenulfo  detto  Sommucola  y  primo  Conte  d*  Aquino     440 
Adriano  Augufìo  izz 

Adriano  Papa  manda  i  legati  a  Carlo   Ma^no ,  e  lo  fé 

VQniri 


Indice 

V  lenire  in  ha  Ha  conerà  il  Re  Dejtderio ,  e  S 

cantra  Àree  hi  2S4         V 

agamìe ,  Re  dì  Siracufa  37          ^ 

Aq^elryìondo  morto  air  impr ovvi fo  293 

^}'^/?ff  /).vrJ  ///  Benevento  2^8 

7^j(?«^  Principe  di   Benevento  372. 

y^;-5^^i7  de  Capuani  alla  Repubblica  Romana  137.  i47 

Aquino  Città  44^ 

Alboino  Re  de"  Longobardi  259 

Alejfio  Mazze"  e  e  hi  93*  3  40 

Aleff andrò  d'  Azzia  45  8 

Aleffandro  Tartaglione  21 

u^//V«  Capuana  73«  218 

Altert(jia  ,  ^  fuperbia  degli  antichi  Capuani  ss 

Amalfi  Città  ,  f  y//^  fondazione  37<5 
Amalcbide  ammazza  Alboino  per  ordine  di  Rojìmunda , 
^  />()i  </^  quejia  avvelenato  ^  muojono  injte' 

me  collo  jìejfo  veleno  260 

Ambafàadori  Capuani  alla  Repubblica  di  Roma  i39 

^  Terenzio  Garrone  in  Venofa  iSS 

Ambri ,  <?<^  /^  Capitani  de'  Vandali  2S7 

Ame tango  follato  Longobardo  275 

Anelli  d  oro  mandati  da  Annibale  in  Cartagine  1  ^  ài' 

fcrepanza  àrea  il  numero  di  ejji  i^4 

Anfiteatro  Capuano  93 

Anfore  di  Sparto  73 

Anfufo  primo   Principe  di  Capua  284 

Angelo   Mazzìotta  FeJ'covo  338 

A^igulati  Capuani  75 

j^n tignano  luogo  ,  detto  dalla  nobil  famiglia  di  tal  nome  3<^8 

Antonia  Recupito  3^*^ 

Antonio  Muzziotta  338 

Antonino  Pio  95»  ^^^ 

Antichi  y  che  adoravano  i  fiumi  ^  5 

Antico  Epijcrpio  98 

Annibale  gran  Cup'tano  ^  e  fua  Zfita  i49 

AJJeaìa  Cujllmo  i<^5 


Delle  cofe  più  notabili. 

Si  accampa  nel  colie  di  Montanino  1 7a 

Si  dà  ai  -piaceri^  ed  alla  libidine             82,  106 

Si  rifolve  d' ajfediar  Roma  ij^ 

Affalilo  dalle  di/grazie ,  e  morte  dì  hi  189 

'jipodtterìo  121 

Apolajìane ,  Capitan  Generale  de'  Saraceni  3 1 1 

Appio  ProconfolOf  che  affé  dia  Capua                     173.  17  i 

Aquino 

Aratri  Capuani  iz 

Arco  Trionfale  Zfsrfo  S.  Maria  di  Capt/u  221 
Arnhi  Duca  XIV,  di  Benevento  ;  //  primo  ,  che  Jtft^ 
ce  intitolar  Principe  ,  ed  introdujj'e  tal  ti» 

toh  tra  i  Duchi  di  Benevento  zSz 
Ar^chi  Jì  rende  a  Carlo  Magno  y  e  gli  dà  per  ojìaggìo 

Adelchijìa ,  #  Grimoaldo  yfuoi  Jìgliuoii  2S6 

Ar  ih  erto ,  Re  de*  Longobardi  269 

Armata  nu^jale  della  Repubblica  Capuana  38 

Armeria  della  Repubblica  Capuana  38 

Armonia  tra  le  antiche  Città ,  Capua  ,  9  Rom9  145 

Armi  y  e  di'Dife  della  Città  di  Capua  124 

Arti  I  e  mejìieri  degli  antichi  Capuani  67 

Afileo  Dio  67 

Ajtlo  iff  Alexandria  163 
AJiuzia  di  Landulfo  in  metter  fuoco  ai  poderi  de'fuGi 

nipoti  357 

Atalarico  Re  de' Goti  244 

Atanagw  Duca  ,  e  Ve  fiotto  dì  KapoU  370 

Atella  antica  Città  44 

Atellani  riputati  per  uomini  pra'Zti  da*  Romani  117 

Audoalto ,  e  Ando  aldo  Conte  di  Capua  2(53 

A'ùerfa ,  e  fua  fondazione                                    ^  430 

Auguri  degli  Ofci                                                   ""  14 

Augujio  accrejce  la  Colonia  Capuana  214 

Augujio  Prefetto  del  Circo  ii<J 

AÙjonj  >  e  Àurungi  I 
Auturit  y  Re  de'  Longobardi  ,Jlabilifce  Benevento  per  fua 

Sede  ^  e  Metropoli  263 
N  n  n                             Bagni 


Indice 

B 

BAgni  Capuani  121 

Bagni  preffo  il  Tifala  29 

Bagni  di  Sinvejfa  4$ 

Bartolomeo  d'  Ariano  8(S 

Bufili f co  24  f 

Battaglia  Navale  de*  Capuani  con  quei  dì  Baja  40 
Battaglia  de'  Capuani  ^  e  Beneventani  contra  i  Greci     293 

Battaglia  coi  Cumanì  41 

Battaglia  de*  Romani  co'  Cartaginejt  in  Canne  isa 

Battaglia  de'  Romani  coi  Goti  prejfo  Cafilino  245 

Battaglia  de    Romani  co"  Sanniti  141 

Battaglia  tra  Sic  ondo  Ijb  ,  e  Rade  k  hi  307 

Be'i  antichi  popoli  S 

Beli  far  io  Capitan  Generale  245 

Bellona  adorata  da  Capuani  16 

Benedettini  Monaci  •,  e  loro  Chiefa  321 

Benevento  venduto  Metropoli  de   Longobardi  263 

Benevento  ,  e  Capua  formano   una  fola  dinajìia  410 

Berianna  Sangei  44 
BerolaJJjy  e  Vorlafci                                                      $6.  37 S 

Bernardo   Tanucci  34 1 
Borghi  della  Città  di  Capua                                      51.  3*9 

Borgo  di  S»  Ak tonto   Abate  3  '  9 

jB^^^^  ^/  «5'.  Giovanni  GerofoUmìtano  3  »  9 

Buccellino ,  f  Leutari  Capitani  245 
fra  Brunone  comparifce  in  fi>gno  a  Rugiero  |  e  glifa^' 
la  il  tradimento  di  Sergio 


C  A]  a  zzo  Città  43 

Cajo  Terenzio  Carino  Giudice  del  Tifata  3 1 

Calfore  Re  de  Saraceni  ^  e  fua  i^arharic  309 

Cai^i  Città  44.  178.  364 

Cambio 


Delle  cofe  più  notabili . 

Camhio  de' Cavalieri  Capuani  159.  161 

Camillo  PeUegrino  20 

Can.pane  di  S,Gio»  de'  fiohìH  uomini  288 

Campania  228 

Cat/*pi  Lehorìni  318 

Lampi  ocellati  113.  318 

Campidoglio  1 1 1 

Ca^upo  takrno  tolto  a^  Capuani  144»  i^a 

Canonici  di  Capua  3^1 

Canzona  del  Primicerio  Camillo  Pellegrino  3ii 

Canne  ^  e  battaglia  ì^i  feguita  iSt. 

Capi  fondatore  di  Capua  IO 

Capitolazione  tra  Capuani  ^  e  Cartaginejì  IS9 

Capitolazioni  per  la  re  fa  di  Cojìlino  168 

Capua  ugguagltuta  a  Cartagine  ,  e  Corinto  1.  &  feq» 

Prima  Città  ,  e  f  J/tfS'*?  del  nojìro  Regno  4 

Chiamata   prima  Volturno  6 

Fondata  dagli  Ofci  8 

Copua  Repubblica  35 

Capo  della  Campania  Opica^  ed  Aufona  4S 

Confederata  alla  Repubblica  di  Roma  137 

Confederata  con  Annibale  1S9 

AJJeaìata  da  Sanniti  138 

V inta  y  ed  abbattuta  da^  Romani  178 

Ridotta  al  mi  fero  {iato  di  Prefetturt^  184 

Colonia  de'  Romani  204 

Spianata  ,  f  r ordinata  da'  Vandali  239 

Saccheggiata  ,  f^/  opprejfa  da  Coti  234 

Incenerita  da  Saraceni  510 

^Si?//^  gì'  imper adori  d'Occidente  ^'9 

•S^r/^  V  impero  de'  Longobardi  25/ 

Nuovamente  edificata  mi  monte  di  Palomba- 

ra  prejjb  il fiiume  Trijìijco  ,  ^f//^  Sicopoli  294 
'Edificata  la  terza  'ùolta  da  Landone  sulle  ro- 

Z'ine  di  Cafilino  3  ni 

A£alita  da  Trajlmondo  ,  C?;?/^  ^/  Chieti  y  ìnnah 
nata  ad  ejfer  Metropoli  prima  di  Napoli  >  ^ 
Knn     2  di 


Indice 

di  Benevento^  e  di  Salem»  315»  4rt 

Si  dcfcrive    minutamente    la  Città  antichijji- 

ma  y  e  i  faoi  edifizy  11-1^ 

Si  deferire  minutamente  la  nuova  prefente^ 

Città  j  e  i  fuoi  edifizj  319 

Si  rende  Gajìaldato  ,  e  Contea  affala t a  ,  e  in» 

dipendente  da  ogn  altro  Principato      313.  314 
j^JJediata  da  Guidone ,  Duca  di  Spoleto  352 

Si  rende  Principato  345 

JJfediata  >  e  battuta  da  Guniferio  j  Principe 

di  Salerno  367 

JJfediata  ,  e  battuta  dalV  Imperador  Lodovi- 
co Pio  3S8 
Dominata  da*  Principi  Normanni  443 
Ajfediata  da  Riccardo  Kormannù  442 
Dijhutta  pili  volte  t  e  rovinata.  129 
Capuani  anticbi  ^  e  lor  complejpont  .  ss 
Di  che  Jì  cibavano^  60 
hor  cojìume  nel  bere  63 
"Humero  de*  cittadini  antichi  Capuani  9z 
Numero  dt*  cittadini  Capuani  moderni  336 
Capuani    antichi  >    che  fiorirono    nelle  ktte^ 

re  93 

Capuani  della  prefente  Capaa^  che  fiorirono^ 

t  fiorifcono  nelle  lettere  33 S 

Capuani ,  che  fiorirono  ,  e  tutta  via  fiorifco- 
no nelle  armi  337 
Capuani  nohìli  delV  antica  Capua  93 
Ricorrono  per  ajuto  a'  Romani  contra  i  San^ 

niti  139 

Cavalieri  Capuani  di/cordi  fieli*  alleanza  con 

Annibale  i6i 

jijfedtati  da*  RoTxani  chiamano  Annibale  in^ 

ajut[>  1 72 

Si  difperano  per  la  contrarietà  di  tutte  It^ 

cose  176 

Rijolvono  alcuni  di  chiamare  i  Romani  dev- 

$yo 


Delle  cofe  più  notabili. 

tro  Capua  I7(j 

OJfequioJi  a  Romani  rìacquìjìano  il  diritto  mu- 

nicipale  187 

Laf ciano   la  Città  tra  le  guerre  domejìiche  , 
e  friggono  in  altri  luoghi  lontani  367 

Capuani  f  e  Salernitani  privano  Ademario  del  Princi' 

paio  di  Salerno  35^ 

Capuani  congiurano  contra  il  lor  Principe  LandonuU 
foy  e  r  ammazzano  dentro  la  Chic  fa  di 
S*  Marcello         "  416 

i  Avvelenano  anche  il  lor  Vefcovo  417 

Privano  l'altro  Ademario  del  Principato  Ca- 
puano 42a 
Carceri  pecchie  y  antico  monumenta  S4.  120 
Cardinal  Giulio  Antonio  Santoro  18 
Cardinal  Niccolò  Caracciolo  288 
Cardinali  della  famiglia  Capaa  289 
Carica  del  Dittators^  147 
Carinola  Città  364 
Carlo  Magno  284 
Carlo  IL  >  325 
Carlo  Borbone  45 
Carlo  Cagliane  Primicerio  ai 
Carlo  Pellegrino  dotto  Parroci  2.1 
Cartagine^  perdono  la  battaglia  in  H0I&  l6S 
Cafacellole  Villa  prejjo  Capua  33 
Casanova  Cafale  di  Capua  17 
Cafapuìla  Cafale  di  Capaa  19 
Caferta  Città  45.  387 
Cajtno  di  campagna  di  Camillo  Pellegrini  2.0 
Cajlno  di  campagna  dell*  Autore  ^-  21 
Capino  jo,  i^^,  170 
E"  affediato  da"  Cartagine]!  i«5 
E*  ajfediato  da*  Romani  "  160 
Cafìellammare  del  Volturno  4? 
Cajìello  della  prefente  Capua  18 
Ipqftello  delle  pietra                                                        331 

Cala* 


Indice 

Cat aiolo  per  le  lejlìe  98 

Cavalieri  ,  che  godono  la  Piazza  1  e  Sedile  nohile  della 

Città  di  Capa  a  336 

Cavalieri  Capuani  prigionieri  d*  Annibale  ,  e  ben  trat- 
tati da  lui  151 
Cavalieri  Capuani  appican  fuoco  a  Roma  i8a 
Cavalìer  Lorenzo  Maria  Ne  croni  387 
Caudo  Villa  preffo  Capua  6  a 
Cerimonia  degli  Antichi  nel  bere  64 
Chiefa  Arcìvefcovìle  di  Capua  321 
Chiefa  di  5.  Gaetano  de  PP,  Teatini  32S 
Chiefa   di    S,  Pietro  in  Corpo  ,   detta    la  Coflantinia» 

na  2.xfi,  238 

Chiefa  della  Vergine  Maria  nel  Cafale  di  S.  Marion 

Mao- ai  or  e  238 

Chiefa  di  S,  Terenziano  3i9 

Chiefa  di  S.  Gio.  a  Leopaldo  ,  0  Landolpaldo ,  oggi  di 

S.  G  o.  de*  nobili  uomini  187 

Chiefa^  e  Monijìeri  de"  PP. Benedettini  32 r 

Chiefa  della  nuova  Capua  321 

Ciclo  Picei  Ilo  Generalijfmo  Greca  38 

Cinocefali  6 

Circo  114 

Città  de IV  antica  Capua  ft  defcrive  19 

Città  della  Campana  ,  di  cui  V  antica  Capua  era  la 

capitale  39.  43 

Città  concedute  in  ujìzio  ,  e  amminijlr azione  a  i  Con- 
ti ^  e  Gajialdi  Longobardi  2.66 
Cittadini  delV  antica  Capua  92 
Cittadini  della  moderna  Capua  33<5 
Tornano  alla  loro  Città  ,  dijirutta  da  Vandali  241 
Cleffo  Re  de' Longobardi  201 
Clero  Capuano  col  fuo  Vofcovo  ritirato  in  Napoli  444 
Colle  Saturnino  13* 
Colonia  ,  e  fu  a  definizione  184 
Complejpone  degli  antichi  Capuani  5  5 
Cornunào  Re  de' Gepidi                                                     200 

Conci' 


Delle  cofe  più  notabili . 

Concilio  Sin'Dejfano  47 

Concordato  tra  Gio,  Duca  dì  Napoli  con  Landolfo ,  e 

Adenulfo  409 

Congiure  contra  il  Principe  Radehhi  507 

Congiura  di  Cajo  CaJJìo  contra  Giulio  Ce  far  e  135 

Conocchia  monumento  antico  di  Capua  48.  120 

Conferva  d'  acqua  in  Capua  327 

Conjìdio  Pretore  S^ 

Conjìglio  di  guerra  di  sharhicar  V  antica  Capua  dalle 

fue  fondamenta  i8a 

Se  dove  a  lafcìarjì  V  ajjedio  di  Capua ,  e  cor^ 
rere  a  difender  Roma ,  0  difìribuir  le  trup- 
pe per  r  uno  ^  e  l*  altro  impegno  175 
Confohrì  della  Campania                                                   229 
Conjolari  ,  Correttori  ,  e  Prejìdi                                       227 
Contee  ,  come  incominciarono                                             26$ 
Contado  di  tapua  divija  ugualmente  tv (t  fratelli          3<53 
tonti  -Longobardi ,  e  loro  ufìzio                                       268 
Corippo   Affiicana                                                              i7S 
Corpo  del  gloriofo  nofìro  Protettore  S,  Gennari            294 
Corrado    Imperadore  viene   in  Capua  a  cajìigare  Pan- 
dui  jo  di  S,  Agata                                            43  K 
Cojìante  Imperador  Greco  viene  in  Italia ,  affedia  Be* 
nevento  ,  combatte  con  Romoaldo ,  e  con  Mi- 
to la  y  ed  è  vinto                                              270 
Cofìanttno  Magno  Imperadore  viene  in  Cafua               226 
Cofìantino  Vigilante  Fiffcovo  43 
Cojianzo  Imperadore  viene  in  Capua                               226 
Cojiituzione  Longobarda  circa  la  fuccefjìone  ne*  Fetidi  3^^ 
Cofiume  de'  Romani  ne  IV  affé  di  are  le  Città                      192. 
Cojìume  di  Landulfo  Ve f covo  di  Capua                          35 S 
Cojiume  di  Teobaldo  in  cajirare  $  prigioni                    4^7 
Crepida  ,  e  Crepidato                                                          75 
Creta  Capuana                                                                    ^7 
Crittoportico  nell'antica  Capua                                      i«^ 
Cubito  fa  d'  Aquino                                                               439 
Cuma  j  e  Cumani                                                           41 

Curia 


Indice 

Ce^yJa  f^taggìor^  "114 

Curie  minori  114 

D 

DAuferlo  Vrìncìpi  dì  Salerno  354 

Dauferio  fa  il  viaggio  di  oltremare  colla  Croet^ 

addojfo  293 

Dea  Chele  US 

Vedo  Magio  Jj  oppone  all'alleanza  con  Annibale         158 

E'  carcerato  y  parla  a' Capuani  163 

Si  rifugge  alla  fìat  uà  di  Tolommeo  163 

Sua  morte  164 

Decreto  crudele  del  Senato  Romano  centra  gli  antichi 

Capuani  187 

Decreto  y  che  fojfero  i  Capuani  deferi tti  in  Roma        iSj 
Decreto  a  fasore  degli  antichi  Capuani  188 

Decreto  del  Sen*  Rem,  proibendo  r  introduzione  detri- 
ti forejiierì  in  Roma  193 
Denaro  lafciato  da'  Senatori  Capuani  in  mano  de  VÌU" 

ci  tori  Romani  178 

Dedizione  fatta  da' Capuani  a*  Romani  37.   i40«  ^44 

Defcrizione  topografica  della  pefente  Città  ài  Capua , 

delle  fue  Jìrade  ,  e  de*  fuoi  edifizj  344 

pejlderìo  Re  perfecutore  de'  Crijìiani  284 

Dijpreggia  gli  ordini  di  Carlo  Magno  a  favo- 
re della  Chieja  ,  ed  è  carcerato  da  Carlo 
Magno  285 

Diana  Ti  fa  t  ina  ,  e  fuo  Tempio  24 

Diana  E  fé  fina  27 

Di  Viltà  Patrizi  ale  389 

Diocleziano  Imperadore  2.2$ 

Dioldene  Abate  di  Montecajlno  uomo  fanto  303 

Difcendenza  della  famiglia   Capua  277 

VtJJertazione  [opra  gli  antichi  Gladiatori  99 

DÌJjert azione  Jopra  T  armi  ,  ed  imprefe  della   Città  di 

Capua  123 

Dljfer-' 


Delle  cofe  più  notabilL 

jyijj'ert azione  del  t2efando  facrìfizìo  de  facrihactatjali  I9t 
Differtazione  /opra  la  dignità  ,  e  'Doce  di  Patrizio  386 
Divijtont  fatta  di  tutto  l' orbe  Roncano  ,  ^  del  Pre- 
fetto Pretorio  da  Co  fi  ansino  Magno  225 
Divìjìone  del  Principato  di  Benevento^  e  di  Salerno  s^^*  213 
Divi/ione  del  Contado  dì  Capua  314.  363 
Di'Dìforì  del  terreno  dell*  antica  Capua  209 
Dot  itile  ,  Dtica  di  Gaeta  ^Jì  unifce  co*  S  ar  sceni  ^  ed  in- 

quieta  Pandonulfo  y  Conte  di  Capua  n\ 

Domenico  Parente  Avvocato  23 i 

Donazione  fatta  da  i  due  Pandulfì^  Princìpi  di  Capua  ^ 
ad  Adelmondo  de'  ternni  di  Calvi  9  GìanOy 
Cam'^gliano f  ed  altri  433 

Donne  pubbliche  8j 

Ducato  di  Benevento  follo  i  Greti  376 

Ducici  Longobardi  z6z 

Due  Soli  veduti  in  Ci4  lo  l*  anno  9S7  4i« 

E 

EBrei  ,   e  loro  Ghetti  in  Capua  i  fono  allontanati 
da  Capua  ,  e  dal  Regno  320 

Edificazione  della  Chìefa  dì  S,  Maria  in  Gerufalemme  40 
Edificazione  della  prim   antìchìfpma  Capua  5 

Edificazione  della  feconda  Capua  ,  detta  SìcopoU  294 

Edificazione  della  terza  prefente  Capua  sulle  rovine^ 

di   Cafilino  316 

Elio  Sparziano  420 

Enula  Campana ^radicf  60 

Epifcopio  dell'  antica  Capua  98 

Ercole  ,  Dìo  adorato  dagli  antichi  Capuani  1 7 

Erefìa  Euticbiana  abbracciata  da  Gìufiiniano  Imper ar- 
dore 254 
Efercìzio  della  nefanda  necromanzia  iS<5 
Ejienfione  ,  e  circuito  dell' antic ha  Capua  79 
Efienfione  y  e  circuito  del  Principato  Capuano  38a 
Efienfione  della  Lihurìa  370 
Ejienfione  ^  e  circuito  della  prefente  Capti»                   3ip 

O  o  o  Efien- 


Indice 

Efìenjìons  dei  terreni  del  Tempio  di  Lianst  *8 

Etruria  io 

Ettore  Cape  e  e  latro  3^1 

Eudojpa  Vedova  delV  Imperador  VaUntìniano  234 


FAbìo ,  e  Marcello ,  Con/olì  Romani^  aJfedianQ  Capila  1 70 

Falci  Campane  71 

Falegnami  Capuani  7$ 

Fame  ejìrema  nel  blocco  di  Cajilìna  167 

Famìglia  affato  379 

Famiglia  Aquino  438 

Famìglia  Azzia  457 

Famiglia  Balzo  421 

Famiglia  Capua  z77 

Famiglia  EhboH  331 

Famiglia  Gentile  lìz 
Famiglia  de  Magi  ^  Blofsj ,  ed  altre  deir  antichijjima^ 

Capii  a  93 

Famìglia  Mar  za  no  ^    Aquino  ^  e  V  annone  439 

Famiglia  Mar  e  he  fé  419 

Famìglia  Alazzìotta  338 

Famiglia  Recapito  380 

Famìglia  de  Tranfi  4(5 

Famìglia  Valdetaro  87 

Famìglia  Ve n triglia  340 

Famìglie  nobili  della  prefente  Città  di  Capttd               33<J 

Fatto  pìacez^ole  407 

Fatti  ferj  da  ponderarjt  293 

Fefla  di  Nettuno  Equejìre  '       13» 

Fiere  di  Ca/ilino  y  e  di  S,S  teff  ano  3»9 

Fiera  del  Foro   Albano  85 

Figura  de  11^  antica  Città  di  Capùa  7* 

Figure  ne'  ^afi  antichi  jo- 

Fine  del  Libro  primo  235 

Eifcine  Capuane  73 

Fiume 


Delle  cofe  più  notabili. 

Fiume  Clamo  3i§ 

Fiume  Volturno  86 

Fiume  Volturno  navìgahile  86 

Fatti  memorandi  del  fiume  Volturno  89 

Fiumi  y  che  fi  adoravano  da'  Gentili  1 1 

Flaminio  Confilo  di  Roma  iSi 

Fondazione  dell"  antico  Monifiero  di  5*.  Vincenzo  in  Voi' 

turno  278 

Fondazione  della  prima  ^ficonda^  e  terza  Capua  %,  294.  31(5 
Fondazione  de  ir  antico  Monifiero  di  5*  Vincenzo  itu» 

Volturno  278 

Forche  Caudine 

Foro  de'  Nobili  ^f eparato  da  quello  del  Popolo         $6,  112 
Foro  Albano  y  e  fiera  y  che  z*i  fi  faceta  Ss 

Fortezza ,  e  fortificazioni  della  Città  di  Capua  333 

Francefcantonio  Santoro  18 

Francefcan(onio  de*  Tommafi  25 

Francejco  Avellino  Canonico  98 

Francejco  Ciccare  IH  Canonico  188 

Francejco  Ebboli  Generalijpmo  del  nofiro  Re  Carlo  Bor^ 

bone  331 

Fr  ance  fio  Maria  Pro  t  UH  Canonico  34 1 

Frutta  d  Italia  ,  mandate  da  Harfete  ad  Alboino  ,  Re 
de  Longobardi  jper  allettarlo  a  Zfenire  in^ 
Italia  25S 

Fulvio  Fiacco  Confilo  ,  e  General  Comandante  ne  ir  a  fi 

jedio  ai  Capua  i79 


Gaetano  Recuplto  381 

Gaetano  Serfile  3 

Caidoalo  ,  Duca  di  Ere  fida  ^80 

Caniberga  ,  moglie  di  Gifulfo  jDuca  di  JBens^ento        281 

Calli   allontanati  dalle  vicihunze  di  Rema  i37 

Gallieno  Imperadore  225 

Gafialdo  ,  e  fua  etimologia  ^^^ 

Ooo     a  Gafial' 


Indice 

GaJìaUi  ,  e  Conti  dì  Capua  a(S4 

Cajialdata  di  Capua  foggstto   al  Principati  di  Saler- 
no 315 
Gaudleri  ^ figlinolo  di  Rodelgario  ,  Principe  di  Salerno     36Z 
Gemma  /figliuola  di  Atanagio  ^  Duca  di  Kapoli              363 
S»  Gennaro  gloriojìjjìmo  nojlro  Protettore  fi  fa  ^edert^ 
sul/e  mura   della  Città  di  N/pnli  in  difefa 
di  lei  contra  il  Principe  di  CapuA  Riccar- 
do ,  c^e  /*  ajfediava^                                      449 
Gennaro  Penza  381 
Gennaro  Pìcozzi  A^uvocato  \% 
Genferico  Re  de  Vandali                                                      234 
Ghetti  d*  Ebrei  in  Capua                                               320 
Giano  Dio  adorato  dagli  antichi  Capuani                          16 
Giamhattìjìa  di  Capua  y  Mar  che  fé  di  Campolattsro         339 
Giamhattijìa  di  Capua  y  Duca  di  Sancipriana                33 x 
P,Giamhattìfia  Recupito  Gesuita                                    381 
Ginnajio  dell'antica  Capua                                                11$ 
Giordano  , figliuolo  di  Riccardo  Kormanno ,  Principe   di 

CapMa  45  5 

Giovanni  di  Gennaro  344 

Giove  Dio  adorato  dagli  antichi  Capuani  »7 

Girolamo  Santoro  Canonico  18 

Gìfa^forella  di  Romoaldo  y  Duca  di  Benevento  27 a 

Gifulfo  /.  Duca  di  Benevento  2.7 ^ 

Gifulfo  IL  Duca  di  Benevento  279 

Gifulfo  III.  Duca  di  Benevento  ^  fa  ^an  donativi  alla 

Chi  e  fa  di  Mnntecajìno  284 

Gifulfo  ,  Principe  di  Salerno  >  è  cacciato  dal  fuo  Princi- 
pato da  Landolfo  Conte  di  Capua  ,  e  que- 
^fii  affume  il  Principato  di  Salerno  4^3 

Gli  è  poi  ricuperato  da  Pandulfo  Capo  di  fer- 
ro ,  e  vi  adotta  Pandalfo  y  figliuolo  di  Capo  di 
ferro  4 1 4 

GisihelUo  T aurea-  161.  \79 

Giudici  ,   che    amminifìravano  giufiizia  nelV  antica^ 

Capua  A'^^ 

Che 


Delle  cofe  più  n^t'-.Mli, 

Che  amminifìrano  giuftizia  nella  yre^ente  Ca^ 
pua  323 

Ciunic  Bruto  fa  fyiorìre  ì  fropr]  fìgliuon  ^  per  mante- 
nere la  libertà  di  Koma  1^5 
Gtcéochi  Circenft                                    v  1 1 8 
Giufeppe  ai  Capua  Capece                               288.  332.  341 
Gtujeppe  Cri  Ih  foro  Medico  20 
Giujeppe  F  afe  a  le                                                               341 
G  ufeppe  Simonìe  Aff emani                                                 365 
Gitijìiniano  ^  e  Giujììno                                                     252 
Giujììniano  fa    accomodare  il  ponte  rotto  prejfo  V  an- 
tica Capila                                                   .        2S3 
Gladiatori  Dijferiazione  99 
Gladiatori  nelle  menfe  degli  antichi  Capuani  65 
Gn,  Fulvio  Legato  Romano                                            178 
Gn»  Hevio  Posta                                                        55.  220 
Godefcalco  Duca  di  Benevento                                   56.  280 
Gotffredo  Boglione ,  Re  di  Gerufalemme 
Goti                                                                          234'  242 
Sono  in  tutto  uccrjì ^  e  disfatti                       25^ 
Governo  dell'  antica  Città  di  Capua  34 
Governo  politico  ,  ed  economico  della  prefente  Città  di 

Capua  33» 

Governo  di  Capua  in  tempo  della  Colonia  di  Ce  far  f     2 1 1 
Governo  dell'  antica  Roma  1 34 

Graziano  ,  e  Teodojìo  Im per  adori  233 

Gregorio  Duca  di  Napoli  407 

Gregorio  Patrìzio  Greco  ,  Duca  di  Benevento  37^ 

Grimoaldo  ,  Duca  di  Benevento  ,  poi  Re  de'  Longobardi  269 
Crifnoaldo  IV.  Principe  di  Benevento  ^  fa  frujìare  Ma- 
Jone  ^  juo  Capitano  291 
€uirra  de*  Capuani  con  Filippo  il  Masedone  24 
Con  Antioco  Re  di  Siria                                    43 
De' Sanniti  co' Capuani                                       il^ 
De'  Romani  co' Sanniti                                       J4* 
De*  Romani  contra  Cajilino                               ^70 
De'  Romani  co*  Capuani                                   1 7  x 

Tra* 


Indice 

Tra^  Capuani ,  eì  Cumanì  1 68 

Ira  Grimoaldo  Longobardo  y  e  Cojiante  Greco  271 

Ira  congiunti  Conti  di  Capita  35$,  350.  357.  364 

Ira  Lapuani ,  e  Kapolstani  272 

Guidone  Duca  di  Spoleto  affé  dia  Capua  350 

Cuiferio  eletto  Principe  di   Salerno  354. 

Gunimario^  Principe  di  Salerno^  ricufa  d*  apparentare  con 

Adenuifo  ,    e  quejìo  Jìrigne  parentela  coiu» 

Atanagio  ,  Duca  di  Napoh  385 


IMpero  de*  Longobardi  ritorna  in  Capua  381 

Incarnazione    di    noftro  Signore  Gesucrijlo    nel  ven* 

tre  di  Maria  [empre  Vergine  221 

Introduzione  de'  Feudi ,  e  delle  Contee  in  Italia  264 

Indulfo  figliuolo  di  Landulfo  413 

Infegne  della  Città  di  Capua  124 

Injegne  ,  che  da*  nobili  perfonaggì  anticamente  Jì  por- 

tavano  127 

Ippodromo  luogo  per  farvi  correre  i  camalli  i39 

Ifcrizione  al  fiume  Volturno  7 

Ifcrizione  a  Z.  Cornelio  ,    che  Jìtuava  gli  nomini  ne* 

bagni  26 

Ifcrizione  a  Ce  fare  Vefpafiano  Augufto  29 

Ifcrizione  a  Q^  Terenzio  Carino ,  Giudice  del  Tifata      32 
Ifcrizione  nella  Chìefa  di  ^Marc':anefi  22 

Ifcrizione  sulla  porta  de  ir  antico   E  pi f copio    di  Cajìel 

Volturno  49 

Ifcrizione  a  Scipione  Africano  54 

Ifcrizione  a  Gn.  NeZ'io  Poeta  58 

ifcrizione    ad  un  antico  fittajuolo    del  pubblico  granile 

deir antica  Capua   nel  foìo  Albano  S5 

Ifcrizione  monca  dell'  antico  Capuano  Anfiteatro  ,  poi 

fftpplita  dal  Canonico  Mazzocchi  9$ 

Ifcrizione  a  L.  Vezzio  Edile  ,  che  azea  cura  di  giù O' 

chi  gladiatori  iii 

ifpi- 


Delle  cofe  piò  notabili . 

IfcrìzìoKe  della  famt^l'n^  Gentile  1I2 

Ifcvizwn^  a  Q.   dnmo  Gianuarìo  ^  e  fi  fa  menzìoncJ 

dell' on  re  delV  Augujìalttà  H7 

Ifcrizìone  a  L^^cejo  ,   che    rifece   il  nojiro  antico  Pro- 

jcenio  1 1 8 

Ifcrizìone  lull  "  /^poditeria  121 

Ifcriznrje  d' alcu^^i  Liberti  morti  in  Capua  188 

Ifcrìzione  alla  Colonia  Capuar^a  ziz 

Ifcrizìone  alìt  Colonia  di  Ter.agona  213 

Ifcrizìone  ad  Ottaviano   Augttfto  ìmper odore  223 

Ifcrizìone  all'  Iy/2perador  Settimio  Sez;ero  224 

IjCnzìone  a  Lupo  Confolare  della  Campania  231 

Ijcnzione  a  Pojiumio  Lampadio  ,  Conjolare  della  Cam^ 

pania  232 

Ifcrizìone  agi'  Imper adori  Graziano  ^  e  Teodo/la  233 

ìjcrizione  della   littoria   riportata   da'  Romani  contra 

i    Coti  2SI 

Ifcr'fz'wne  ad  Adoaldo  ,  primo  Conte  di  Capua  264 

ìjcrizione  al  He  Carlo  IL  325 

Ifcrizìone  al  Viceré  ,  ed  al  Goz*ernadore  di  Capua       325 
Ifcrizìone  al  m:nco  marmo    coli'  Ifcrizìone  dell*  Anfi^ 

teatro  al  dì  [otto  326 

Ifcrizìone  dell'  antico  Profcenio  di  Capua  326 

Ifcrizìone  fopra  il  già  detto  marmo  326 

Ifcrizìone  su  I2  Porta  ,  detta  di  Kapoli  327 

Ifcrizìone  nel  Cu  fino  dell'  Autore  21 

Ifcrizìone  alla  forella  di   S,  Tommafo  d*  Aquino  442 

Ifcrizìone  ad  AJenulfo  Conte  di   Aquino  439 

Ifcrizìone  su  la  norta  piccola  della  Cattedrale  di  Aver  fa-    4S  7 
Ifcrizioni  antiche  nel  Cafal  di  Marcianejt  23- 

IJìrioni  di  Atella  44.  1x7 

Italia  tranquilla  i*  anno  957  410 

L 

LAidulfo  Principe  di  Capua  42 1 

Lamìfftone  258 

Landonc  ,  Paldo*je  ,  e  Landonulfo  edificano  U  prefente 

Città  di  Capua  3x7 

•  Landò- 


Indice 

Landò  f2€  Conte  dì  Capa  a  295.  355 

ya  incontro  air  eferc'ttoKapoìetano  ^  e  Io  f con- 

Landonulfo  Conte  di  Capua  35 j 

Landulfo  edifica  la  Città  di  Capa  a  nei  monte  dì  Pa- 
ìombara  prejfo  il  fiume  Trìfiìfco  y  detta  Si- 
copoli  295 

Landulfo  Conte  y  e  Ve  [covo  di  Capua  205.  26  e 

Sue  qualità  3S5 

E'  creato  da  ir  Imperador   Lodowo  terzo  ma- 
gnate del  fuo  Regno  36a 
Landulfo  IL  Principe  di  Capua  409 
Landulfo  III.  Principe  di  Capua                                       410 
Landulfo  IV.  figliuolo  di  Capo  di  Ferro  ,  Principe  di 

Benemerito  y  dì  Salerno  ^  e  di  Capua  4 15; 

Landulfo  ,  Gajìaldo  di  Capua ,  riduce  la  Città  di  Capua 

in  ajjoluta^  e  indipendente  Signoria  31 J 

Landulfo  ^  figliuolo  d'  Adenulfo ,  Principe  di  Capua ,  DU' 

ca  di  Spoleto  y  e  Conte  di  Caferta  387 

Landulfo  y figliuolo    di  Pandulfo  Guaio  ,  Principe  di  Ca- 
pua   e  difcacciato    dal  Principato  da  Rie* 
cardo  Normanno  ,  ed  in  lui  terminò  il  Re- 
gno  de  Longobardi  in  quefli  nofiri  Stati     442 
Legato   Latino  gittato  dal  Campidoglio  158 

Legati  Capuani  al  Senato  di  Roma  139.   140 

Leggi  pubblicate  in  Capua  aiS.  230.  232.  233 

Leggi  compilate  da  Giujìiniano  Imperadore  252 

Leggi  de'  Longobardi  409 

Lelio  Tartaglione  Canonico  21 

Leone  ,  Imperador  Greco  ,  e^/^r^?  l  Longobardi  ,  e  s*  ìmpa- 

dronifce  di  Benevento ,  e  di  tutto  lo  Stato  37$ 
Leppìo  Le  fio  y  Medijìutico  Capuano  176 

Lettera  del  Papa  Gio.  VI  IL  al  Vefcovo  Latidulfo  369 

Levinio  Confilo  Romano  183 

Liberti  mandati  in  Capua  370 

Lìburia  370 

Linterno  52 

•  Livia 


Delle  cofe  più  notabili, 

Lma  doglie  di  Augtéjìo     ^  6i 

Loncìno  Capitan  generale  ài  Giujìimafjo  Imperadove  in- 
troduce nuoXfa  forma  di  governo  in  Italia  25  s 
Longolardi  in  Italia  257 

Cacciati  da  Carlo  Ma^no    dall'  Italia  285 

Dif cacciati  dall'  impero  di  Benevento  ,  e  juo 

Stato  37<S 

Lo  ricuperano  381 

Finiscono  il  lor  dominio  di  quejìi  nofri  Stati  444 

Si  lodano  dall'  A  tutore  444 

Lacejo  rifa  il  nofìro  Profcenio  antica  118 

Lucrezia  Romana  "       133 

Lucio  Giunio  Bruto  134 

Lucio  Siila  nel  Tifata  29 

Lodovico  Imperadore  viene  in  Italia  315 

Divide  lo  Stato  tra  Sicondolfo ,  e  Radelchì    11 1 

Vi  ritorna  ,  chiamato  da  Pandulfo  ,    e  fuoì 

fratelli  \  viene  in  Capua  ^  e  r  ajfedia  35? 

Affetta  i  dìjìurbi  del  Principato  di  Salerno  : 
Jl  ritira  in  Benevento ,  ove  è  carcerato  da 
Rade  le  bi  359 

Efce  da  carcere  y  ed  ajfedia  Benevento  361 

Aggrazia  il  Conte  ,  e  Ve f covo  Landulfo  :  lo 
dichiara  terzo  magnate  del  fuo  Recrno ,  e^ 
vuole  che  Capua  Jìa  Metropoli  di  tutto  il 
Principato  Beneventano  '^  e  fuora^  362 

Luì tpr andò  Re  de'  Longobardi  279 

Lujfo  degli  antichi  Capuani  $9 

Lujfo    aelle  donne  Capuane  ,   e  la  libidine    ammollii* 

Qnimo  del  gran  Capitano  Annibale  66 


M 

MAarbale  Capitano  d'  Annibale  47 

Maddalena  d' Afflitto  380 

Maejìri  dell'  antico  Capuano  Ginnajto  118 

Ppp  'Magio 


Indice 

Magio  Preiore  dì  Capua  170 

AUgnati  delta  difcendenza  dì  Adenulfo  385 
Malllo  Torqi^Qto  ,  Confilo  Romano  ìfcorìfigge  i  Capuani , 

i  Latini  y  e  i  S  idi  e  ini  143 
Mamngpne ,  cittadino   Beneventano ,  fredde  il  Principe 

Si  cardo  303 

Man  fané  Duca  d'  Amalfi  413 

Marciarlo  Imper udore  234 
Marcantonio  tenta  dì  mandare  in  Captta  una  Colonia  214 

Marcantonio  Granata  Canonico  339 

Marco  Catone  4 

Marco  Tullio  Cicerone^  e  fua  villa  nel  Tifata  2S.  206 
/  Capuani  /'  innalzano  una  Jìatua  d' oro         207 

Ma'''chejt  Longobardi  262 

Marcianejl  Caj'ak  di  Capua  21 

^S".  Maria  in  Gerufalemme  40 

S,  Maria  Maggiore  Cafak  dì   Capua  23.   126 

Mayi^^o  Freccia  Jl  loda  146 

Marcello  Confilo  Romano  ajfiedia  CaJlUno  171 

Mario   Alfio  Aiediafiutico  in  Capua  169 

M^Jpi*'^  Capitano  de'  Saraceni  ^  col  fuo  efircito  313 

Majfimo  Patrizio  uccifo  da  Or  fi  239 

Matrimoni  de' Capuani  co'  Romani  i4S 

Matrtmrnj  tra'  Capuani  ^  e  Beneventani  Z9S 

Mozze  ce  òi  Canonico  92. 

Mazzone  delle  rofe  75 

Afecio  Proba  30 

Medìjìutico  36 

Menfi  de'  Capuani  antichi  <>x 

Mercati  de  ir  antica  Capua                                   '  *5 

Mercati  nella  prefente  Capua  3^3 

Merci  ^  che  in  Capua  fi  formavano  ^5 
Meriti  de'  Capuani  ver  fa  la  Repubblica  di  Roma ,  tacìa^ 

ti  dal  Legato  Romano  1^4 

Michele  Monaco  Canonico  340 

Michele  T afuri  5  7 

Minio  Pacuvio  Celere  16 1 

Mi?jio 


Delle  cofe  più  notabili. 

Mhio  Cerri NÌo  antico  Capuano  191 

T^ìntttrno                               .  S  t 

Mi  feria  de  tarpa  la  nohìltà  del  f angue  20  s 

Ma  ola  gran  Guerriero  ,  poi  Come  di  Capua  zio 

Si  fa  Luogoteriente    del  Re    de    Longobardi , 

ej  efercita  in  Capua  la  fua  incumbenza  276 

JDifcende  da  lui  la  famiglia  Capua  zìi 

Mondragone  Terra  47 

Monìjìero  de' PP.CaJJjneJt  321 

Monìjìero  di  S,  Pietro  de'  PP.CofJtneJt  17 

Monijìero  di  S.  Maria  delle  Monache                      '^11,  441 

Monìjìero  di  S.  Giovanni  delle  Monache                322.  446 

Moni  fi  ero  del  Gesù  Grande  delle  Monache  $zz 

Monìjìero  di  S.  Girolamo  322 

Monjìeur  Erhort  famofo  Ingegniere  334 
Monjìgnor  Niccolò  Perrelli  Napoletano  Prelato  degnijjì^ 

mo  in  Roma  t  e  Prefetto  dell*  Annona  33 
Montanino  Colle  tra  Cafapullay  eS.PrìJco  30.  169.  172 

MontecaJtno  diftrutto  da  Zotone  267 

Morte  d'  Adenulfo  385 

Morte  de'  Senatori  Capuani  179 

Morte  di  Simmaco  ,  e  Boezio  244 

Morte  di  Giubellio  T aurea  179 
Morte  di  Cefare  predetta  in  tina  ta':;ola  di  bronzo ,  irò- 

vata  in  Capua  220 
Mofaico  lavoro  in  Capua  74 
Motivi    di  vendetta  del  Senato  Romano  contra  ì  Ca- 
puani 1 70 
Municipio  ,  e  Jua  dejìnizione  1 84 

N 

NApoli ,  una  delie  Città  della  Campania  ,  delle  quali 
Capua  era  la  Capitale  43 

Napoli  Città  fogge tt a  al  Principato  Capuano  42* 

Narjete  Eunuco  Perjìano ,  Capitan  generale  di  Giujìi- 

mano  contra  i  Goti  245 

P  p  p    2  E'^nal' 


Indice 

E*  maltrattato  y  e  licenziato  da  Sojtaijtfdc' 
gnay  e  chiama  i  Longobardi  in  It alisi        254 
Nat  Sdraie  degli  antichi  Capuani  55 

Nez^io  Poeta  Capuano  56 

Niccolò  di  Bartolomeo  Parroco  321 

Niccolò  Caracciolo  Cardinale  288 

Niccolò  Simone  Avvocato  43 

Nobili  deir  antichijjìma  Capua  $6.  93.  16 1 

Nobili  Capuani  della  pr e/ente  Capua  330»  33<5 

Nobili  Capuani  vantaggiati  nell'armi  337 

Nobili  Capuani  vantaggiati  colla  laurea  Dottorale       338 
Nobili  Capuane  famiglie  ,  abitanti  prejfo  la  Parrocchia 
di  S.  Giovanni  de'  Nobjli  uomini  ,  e  Juo 
Quartiere  288 

Normanni  loro  origine  ,  e  progrejfo  in  Italia  424 

Normanni  Principi  di  Capua  447 

Numa  Pompilio  27 

Numero  degli  antichi  Capuani  92 

Numero  de'  Capuani  della  predente  Capua  337 

Nuova  forma  di  governo  ,  data  da  Loncino  255 

O 

OBbe  Calene  ^  67 

Occidente  fenza  Imperadore  per  325,  anm  242 

Odoacre  Re  de'  Turgiligni ,  primo  Re  Goto  242 

Opere  grandi  di  GiujUniano  252 

Orazione  del  Senato  Remano  ai  Deputati  Capuani  I39 

Orazione  di   Pacullo  Calavio  161 

Orazione  di  P erolla  162 

Orazione  di  Decio  Alajiia  i<53 

Orazione  di  Vibio  Virìo  I77 

Orazione  di  Giube  Ilio   T  aurea  a  Fulvio  Fiacco  i19 

Orazione  del  Legato  Romano  in  Etolia  '^' 

Orazione  de*  Legati  Capuani  al  Senato  di  Romct  j39«  '4^ 

Orazione  d'  Annibale  al  Padre  ^5° 
Orazione  ^e*  Legati  Capuani  al  Confalo  Terenzio  Var- 

ronci 


Delle  cofe  più  notabili. 

rorìe ,  e  rifpoftct  del  medejìmo  155 

Orazione  del  Capira&o  Euccellmo  a  i  fuot  Goti  248 

Ordine  di  Cavalieri  in  Capua  289 

Origine  ,  e  progrefjo  de'  Longobardi  2$? 

Origine  ,  e  progreffo  de'  Goti  24Z 

Origine  y  e  progrejjb  della  famìglia  Capua  277 

Oro  y  ed  argento  tolto  da' Rovani  a' Capuani  nella pre" 

fa  dell'antica  Capua  178 

Oro  ,  ed  argento  prefo  a  forza  da'  Longobardi  al  Moni" 

jìero  di  Alontecajtno  312 

Ofco  Laerte  ,  Fondatore  di  Capua  antica  5 

Ofci  Opici  2.  &  (tq, 

Ofpedali  in  Capua  332 

Ottaviano  Augujìo  220 

Otta'Z)io  Melchiori  3 

Ottone  ^proclamato  Re  d' Italia^  viene  in  Capua  411 

Ottone  IL    col  fuo  efercito  [confitto    da    Greci   colla^ 

morte  di  Landulfo  y  ed  Adenulfo  de'  Conti 

di  Capua  415 

Viene  in  Capua  a  confolare  Aloara  per  la  mor^ 

te  de  i  detti  due  fuoi  figliuoli  4x6 


P  Aculla  Minia  y  Sacerdotejfa  Capuana  145.  153 

P acullo  Caladio ,  Capuano  antico  131 

Palagio  di  Romoh  '  131 

Palagio  de  Principi  della  nuova  Capua  229 

Palagi  ,  ed  edifizj  della  prefente  Capua  429 

Pallade  y  e  Anfione  y  Jìatue  fatte  a  mofaico  nelV  anti- 
ca Capua  7^ 
Paolo  di  Majo  pittore  24 
Pandone  governadore  di  Bari ,  amico  dì  Radelchì  è  gìt- 

tato  giù  da  una  torre  da'  Saraceni  309 

Pandone  ,  e  Pandulfo    combattono  contra  il  Principe^ 

di  Salerno  y  e  contra  i  proprj  nipoti  35^ 

Pandonulfoj  Conte  di  Capua ^  nipote  del  Ve f covo  Landulfo  355 

Per 


i^Z:. 


Indice 

Per  reprìPiere  le  guerre  dcmejììche  ,  chiama  in 

ojuto  LodoZ'ico  Pio  Imperadore  358 

Picufa  joggettarjì  a  Gaudìerìy  Principe  di  Sa- 
lerno 367 
Difcaccia  dal  proprio  Epifcopìo  Landulfo  ,  Ve- 
fco'VO  di  Capt/a  ,  e  vi   ajfume  Landonalfo^ 
fuo  fratello  ,  chierico  ammogliato  368 
Paìto  Duca  di  Gaeta  inquieta  ì  Gaetanì ,  ed 
anche  i  Capuani  ;   onde  è  di/cacciato  dall' 
una  ,  e  dall'  altra  Signoria  371 
Panduljo  Conte  di  Capua  ,  e  di  Teano  col  Gajìaldato 

di  Aquino  ,  di  Caferta  ^  e  di  Venafro  363, 

Gode  il  Ducato  di  Spoleto  con  Landulfo  yfuo 
fratello  387 

Pandulfo  ,  Capo  di  ferro ,   Principe  di  Capua  4 1  o 

Ottiene  dall'  Imperador  Ottone  ,  che  il  Con- 
tado di  Capua  paffajfe  in  Principato  ^iz 
Principe  di  Capua  ^  e  di  Benevento                  413 
S' impadronìfce  in  battaglia  della  Città  di  Sa- 
lerno ,  e  la  refìituijce  a  Gifulfo ,  fuo  primo 
Principe                                                          414 
Diventa  in  t:no  [ìeffo  tempo  Prìncipe  di  Ca- 
pua ^  di  Bene\jentOy  e  di  Salerno                 414 
Rimette  nella  fua  fede  il  Papa  Gio»  XllI,  , 
cacciata  da  Romani                                125.  412 
Pandulfo  IL  nipote  di  Capo  di  ferro.  Principe  di  Capua  410 
Pandulfo  III.  fgUo    di  Capo  di  ferro  ,  Principe  dì  Sa- 
lerno injieme  col  padre  :  godono  tutti  ,  e  tre 
i  Principati  di  Capua  ,  Benevento  ,  e  Sa- 
hrno                                                               414 
Morto    il  padre  ,  è  privato    del  Principato  di 
Salerno  da  Manfone  y  Duca   d'Amalfi         415 
Pandulfo  dì  S.  Agata ,  detto  anche  Lanaulfo ,  Prìnci- 
pe di  Capua  y  fedele  all'impero  Greco  /^zz 
pandulfo  di  S,  Agata  la  feconda  volta  Principe  di  Ca- 
pua                                                                428 
Pandulfo  ,  figliuolo  dì  Pandulfo ,  uomo  malvagio ,  Prìn- 
cipe 


Delle  cofe  più  notabili . 

cip  e  di  Cap^a  429 

Papa  Giovanni  VUL  z^ìene  dae  'Doks  in  Capita  368 

Papa  Benedetto  XIV,  felicemente  Regnante  202 

P  art  avito  Re  de'  Longobardi  269 

Patria  ,  0  Linterno  5  a 

Pavia  [e de  de  Longobardi  261 

Perdita  dell  '  efercito  Capevano ,  e  Cartagine  fé  in  Ama 

prejfo  Cuma  ^  battuto  da  Romani  168 

P erolla  Capuano  X)Uok  ammazzare  Annibale  i6t 

Pejìe  in  Capua  224 

Pejìe  in  Ce  fé  n  a  246 

Pejie   in  Roma  259 

Pefci  del  fiume  Volturno  B7 

Piazzi  de*  Giudici  in  Capua  323 

Picciolo  porto  in  Capua  prejfo  il  ponte  di  Cafilino  48»  51,  86 
Pietro  di  Capua  Cardinale  289 

Pietro  Cerrone  Diacono ,  e  Rettore  di  S»  Gio^  a  Lan- 

dolpaldo  290 

Pietro  Mafono  Rettore  ,  e  Priore  dello  Spedale  di  Ca- 
pua 289 
Pietro  Tartaglione  Canonico  21 
Pirro  Re    di  Epiro  disfida   un  faldato  Capuano  a  fin- 

golar  tenzone  ,  e  Z'i  refi  a  ferito  37 

Pirro  Antonio   Ven triglia  Avvocato  340 

Pitagora  vede  in  fogno  Pandulfo  morto  giacere  in  tino 

Jìerquilinio 
Pitture  antiche 
Pitture  Capuane 
Polizia  nella    divijlone  del  Principato  di  Benevento 

Salerno ,  e  Capua 
Pompeo  Mazzìotta 
Ponti  di  Capua 
Porcellame 

Porte  dell'  antica  Capua 
Porte  della  nuova  Capua 
Pojiumio  Lampa  dio  Confo  lare 
Prefettura  del  Circo 


432 

10 

70 

ento  y 

313 

339 
6S 

80 

320 

231 

115 

Prefet' 

Indice 

Prefettura  ,  e  fuo  mìfere'vole  Jìato  185 
Vretenjìone  degli  antichi  Capuani  d*  ejfere  a  parte  al 

governo  di  Roma  i^j 
Priapo  Dio  adorato  dagli  Ofci ,  e  dagli  antichi  Capuani  1 5 

Principato  di  Benevento  283 

Principato  di  Salerno  31  j 

Principato  di  Capua                                                   384.  41  a 

Principi  intervenuti  alla  confecrazlone  di  Montecajìno  44S 

S»  Prifco  gloriofo  Ve  [covo  di  Capua  ,  0  Martire  sz 

Profumi  Capuani  75 

Provincie  17.  d*  Italia  227 

Provincie  Confolari ,  Correttoriali ,  e  Prejìdiali  227 

Pulcinelli  dell'  antica  Atella  44 

a 

QUadelberto  Re  de*  Longobardi  269 

Quartieri  de'  faldati  335 

t^  Fulvio  Fiacco  ajfedia  Capua  173 

Fa  ammazzare  i  Senatori  Capuani  179 

R 

RAchl  Re  de*  Longobardi  rinuncia  il  Regno  ,  e  Jt 
fa  Monaco  218 

Kadelchi  chiama  i  Saraceni  contra  i  Stati  di  Sicondolfo  308 
Radelchi    arrejla    r  Imperador   Lodovico   dentro  Bene* 

vento  359 

Rainulfo  creato    dal  Duca  Sergio  ,  Conte  di  Aver  fa , 

acciocché  avverfaffe  fempre ,  e  travagliaffe 

ì  Capuani  43 o 

Re  di  Roma  J3S 

Regno  de'  Longobardi  Tnuta  forma  201 

Repubblica  di  Roma  i34 

Repubblica  dì  Capua  i37 

Riccardo  Normanno  s'  impadronifce  di  Capua  y  e  poco 

dopo  di  Teano  447, 

Riccar' 


Delle  cofe  più  notabili. 

Rkcardo  lì»  ^  Conte  d'  A^erfa  y  e  Vrìncìpe  di  Capua     45 1 
Kijhluzìone  de  Capuani  di  darjì  ad  Annibale  158 

'Rifoluzione  ,  e  rifpojìa  del  Senato  Romano  contra  i  Le^ 

gati  Capuani  157 

Rivoluzione  di  Salerno  307 

Rodelgario  Principe  di  Benevento  315 

Rodoaldo ,  Duca  di  Benevento  ,  fuga  i  [chiavi  dalle  fue 

pertinenze  26  S 

Rofrid  ^  prin20  Mtnijìro  di  Sic  ardo  ,  odìofo  a  tutti  303 

Fa  morire  harhar amente  l'  Abate  di  S.SoJìa  303 

Roma  Città ,  fuo  naf cimento  ,  e  fuoi  progvejjt  129 

Romani  vinti  nelle  forche  Cat/dins  146 

Rìflorati  da  Capuani  145 

Romoaldo  Duca  di  Benevento  470 

Romolo  130 

Rofimonda  ^  figliuola  di  Cornuti  do  yfa  ammazzare  AlhoìnOy 

fuo  marito  260 

Roberto  L  Normanno  Principe  di  Capua  455 

Roberto  IL  figliuolo  di  Giordano  Normanno ,  Principe 

di  Capua  459 

Rugiero ,  Duca  di  Calabria ,  ajfedia  Capua ,  e  la  cofirin* 

gè  a  ricevere  Riccardo  IL  per  fuo  Principe   451 
Torna  ad  affé  di  ar  Capua  ,  e  gli  è  f coverto  da 
S,  Brunone  un  tradimento  ,  che  in  quelt  af- 
fedio  gif  era  fatto  45  Z 


S  Abine  rapite  da' Romani  i%z 

Saburro  Generale  dell'  efercito  Greco  >  e  Napole^ 
tano  ,  è  vinto  dal  Conte  Mito  la ,  e  dal  Du' 
e  a  Romoaldo  in  Benevento  27$ 

Socrifizj  di  Bacco  y  e  Baccanali  191 

Salernitani ,  Napoletani ,  Amalfitani ,  e  quei  di  Gaeta 

fi  congiurano  ce  Saraceni  3^3 

Sanniti  difp  regi  uno  le  in  fìnu  azioni  de'  Romani  a  favore 


Indice 

de' Capuani  141 

Saodoan  Re  de'  Saraceni  359 

Saraceni  in  Italia  303 

Inquietano  Capua ,  Salerno  y  e  Napoli  in  huO' 

na  parte  360 

Sono  ucciji  in  ahra  buona  parte   da  Lodovi- 
co Imperadore  y  e  dal  [uo  efercito  351 
Ripigliano  forza  collegati  co'  Napoletani  ,  5^- 
lernitani ,  e  Amalfitani ,  ma  fono  uccijì  nel- 
la miglior  parte  362 
Bruciano  il  Monìjìera  di  Montecajlno ,  e  fan- 
no molti  eccidi  375 
Frejfo  Traetto  fon  tutti  difcacciati                  $16 
Sono  del  tutto  uccijt  ^  ed  ejiinti  in  Italia        388 
Scipione  Ajfrican.7  5^ 
Scìfm^  tra' due  V^efco^ji  injìeme  nelV  antica  Capua     368 
Sedentari  y  e  Sellentarj  Capuani                                        83 
Seggio  de  Cazjalieri  della  Città  di  Capua                       327 
Senato  Capuano  35 
Senatori  Capuani  5*  a'D^eienano  y  e  muojono                     177 
Seplajìa  Jirada  principale  de'  Profumieri  dell'  antica^ 

Capua  i8i 

Sepolcri  antichi  nelle  ville  dì  Capua  220 

Sepoltura  de'  corpi  morti  nelle  Chiefe-  y   quando  intro- 
dotta 241 
Sergio  y  Duca  di  Napoli  y  manda  il  fuo  efercito  contro^ 

i  Capuani y  e  rejia  vinto  3S3 

Sergio  fatto  prigione  ,   e  renduto  cieco  da  Atanagio  , 

fuo  fratello 
Serie  de  Duchi  di  Benevento  267 

Serie  de'  Conti  y  e  Principi  di  Capua,  Longohardiy  e^ 

Normanni  297 

Serto  le  Campale  6$ 

Se  fio  Tarquinia  133 

Setta  de  liberi  Muratori  201 

Settimio  Severo  224 

Sicardoy  S  icone ,  Sic  ondo  Ifo  303 

Sicone 


Delle  cofc  più  notabili. 

SI  co  ve  Trìnci pe  di  Benevento  292 

Fa  edificare  y  poi  vifita  la  feconda  nuo'oa  Co* 

pua  294 

Siconolfo  ^figliuolo fecondogenìto  dì  Bicone  ,  è  career ai9^    305 

E'  liberato  da'  Salernitani ,  e  Capuani  307 

Chiama  in  difefa  de'  fuoi  Stati  altri  Saraceni  3 1 1 

Sicopoìi  edficata  nel  monte  di  Palcmbara  prejfo  iljìu- 

me  Triflifco  294 

Vera  età  della  fu  a  edificazione  305 

Sì  die  ini  ricorrono  per  ajiito  a'  Capuani ,  e  fon  difefi     1 3  8 
S  i  licer  n  io  68 

Siila  205.  &  feq. 

Simmaco  Vefco90  Ji  Capua  238 

Sir^jharizio  Patrizio  Greco  375 

Simio  de  Henzi  Dottore  74 

Si^yiulacri  de'  Dei  interdetti  da'  Romani  27 

Sinveffa  Città  difirutta  45 

Sofia  y  moglie  di  Giujìino  ,  maltratta ,  e  licenzia  Nar* 

fete  Capitan  Generale  254 

Sole  a  f carpa  delle  antiche  dotine  75 

Soldati  Capuani  38 

Soldati  d'  Annibale  effemminati  167 

Sollevamento  ^  e  f confitta  de'  Gladiatori  nel  Vefuvio     109 
Sonetto  dei  Mar  chef  e  Alejfandro  Vanni  iSO 

Sparto  y  che  fi  lavoraZ'a  in  Capua  73 

Spedale  di  Capua  per  glifoldati  332 

Spiaggia  del  Tifata  28 

Spiega  della  topografia  della  nuo'Va  Capua  77 

S  tabi  a  Città  43,  52 

Staterà  Campana  72 

Stato  dell'  antica  Capua  34 

Stato  di  Prefettura  t8(S 

Stato  di  Capua  ne'  tempi  barbari  237 

Statua  dell'  Imperador  Federigo  322 

Statua  dell*  Imperador  Carlo  IL  324 

Stazio  Minio  Copitano  Capuano  170 

S teff  ano  Gaeta  341 

Qi]  q    2  Strada 


Indice 

Strada  amena  dal  tempio  di  Diana  a  quello  di  Giove  3 1 
Strada  delia  Selice  80 
Strade  delT  antica  Capua  81 
Strada  della  prefente  Capua  izz 
Strade  ,  e  crudeltà  ufata  da'  Romani  contra  ì  Ca- 
puani iSo 
Stufa  59.  121.  160 
Suejfola  Città  antica  4S 
Supremo  Magiftrato  de  ir  antica  Capua  36.  114 


TAddeo  Omurlean   Co  Ione  Ilo  Aujìriaco  97 

Tancredi  Mar  che  [e  40.  419 

laflfa  antica  delle  decime  Capuane  320.  321 

Teatro  antico   di  Capua  iió 
Teobaldo  cajirava  tutti  i  foldati  Greci  fuoì  prigioni   407 

Teodato  Re  de  Goti  244 

Teodorico  Re  de' Goti  y  e  fua  virtù  343 

Tempio   d'  Apollo  1 9 

Tempio  di  Bellona  16 

Tempio  di  Ce  fare  33 

Tempio  di  Diana  Tifatine  .24 

Tempio  d'  Ercole  i7 

Tempio  di  Giano  1^ 

Tempio  di  Marte  21 

Tempio  dedicato  a  S,  Marta  238 

Tempio  dedicato  a  S»  Pietra  238 

Tempio  di  Priapo  ^5 

Tempi  dell'antica  Capua  IS*  33 

Ter  e  fa  Afcolefe  381.   J^o 

Terme   Capuane  zs»  ^^^ 

Terra  di  Mondragone  47 

Tifata  ^                    24 

Tito  Livio  per  invidia  ha  fcemato  i  fa/il  dì  Capua        3<5 

Titoli  ,  e  preminenze  di   Principe  ^^3 

Tito  Semhronio ,  Conjolo  Romano  y  [occorre  Cajìlino          i<^7 

Tito 


Delle  cofe  più  notabili. 

Tito  Semhronio  Gracco  Confalo  168 
Tolommeo  difende  Vedo  Magio  j^^. 
Tommafo  d'  Aquino  441,  442 
Tommafo  Ruffo  Cardinal  Decano  17 
Topografìa  delV  antichiffm'u  Città  dì  Capua  tj 
Torre  di  S.  Angelo  362 
Jrajìmondo   Conte  di  Capua  ,  e  Duca  di  Spoleto  277 
Stretto  congirjnto  del  Conte  Mitolu  209 
Spojo  della  figlia  del  He   Griwoaldo  274 
T rammendo  ,  Conte  di  Chieti ,  ajfedia  Lapua     26p.  274.  277 
Trulla  Campana  69 
Turno  lo  Capuano  119 
Tumoli  privati  in  tenìmento  dì  Capua  ,  detti  la  Conoc- 
chia }  e  le  Carceri   vecchie  120 


VAkrto  gran  Capitano  Romano  con  tra  i  Sanniti    141 

Valentiniano  Imperadore  i$x 

Valtario  Re  de'  Longobardi  259 

Vandali  ,  lor  origine ,  e  tenuta  in  Capua                      237 

Vanola  Regina  di  Polonia  238 

Vajì  antichi  68 

Vaft  antichi  addetti  pel  vino  64 

Vujì  Etrufci  70 

Vaptà  del  territorio  ,  e  giurifdizion  Captjam  380 

Vellejo  Patercolo  4 

Venere   Giovia  17 

Vefpafìano  Augujìo  22 z 

Vejiia  Oppia  Capuana  176 

Vetro  Capuano  71 

Ufìziali  della  Colonia  Capuana  2H 

Vfiziali  del  governo  Longobardo  %^2i 

Ifgone   Marche] e  ajfedia  Capua  44  S 

Via  Albana  S4 

Via  Aquaria  Sz 

Via  Appia  So.  84» 

Vìa  Confo  lare  82 

Via 


Indice  delle  cofe  più  notabili. 

Vìa  D egiziana  48 

Via  Seplafia  8  a 

Vihìo  Virio  156.   159.  177 

S»Vwcetizo  irj  Volt  arno  \  e  fuo  Momjìero  sfondato  da 

tre  Cavalieri  dì  Bene'^jento  278 

Vìnty  che  dagli  antichi  Capitani  ft  beve  ano  60.  62 

Vijìone  d' un   Solitario  dell'  anin^a  dì  Pandulfo  415 

Vittoria  de'  Longobardi  y  e  Capuani  contra  i  Greci  271 
Unione  de'  Capuani  ,    Sicilia/ii  ,  Latini  ,  ed  Auruncì 

contra  ì  Romani  143 

Unione  della  nobiltà  colla  plebe  dell*  antica  Capua  i  S4 
Ilio  di  Jìiuare  le  ceneri  degli  antichi  Capuani ,  ch'avea* 

no  militato  119 

Ilio  delle  cene  Capuane  61 

Volturno  Città  antica  4^1 

Volturno  fiume  8(5 


CHi  è  pratico  delle  stampe  ben  sa  ,  che  per  quanta  diligenza  si  usi ,  pur  sem* 
pre  inevitabili  sono  gli  errori  ;  massimamente  ove  l'Autare  presente  ritrovar 
nort  si  possi  alla  correzione  de'  medesimi  .  Perlocchò  sarà  parte  della  gentilezza 
del  mio  sa'jio  Leogitore  d'usa^c^  il  »uo  cortese  compatimento,  leggendo  questo  Vo- 
lume non  Sfa  con^occliio  lìvido  ,  e  che  vada  in  cerca  degli  errori  per  censurarli, 
ma  con  auardo  benigno  t  e  colla  giusta  ,  e  sola  idea  di  esser  ben  istrutto  della», 
cose  di  Gapua  ;  contentandosi  del  mio  buon  animo  ,  e  delie  fatiche  da  me  dura- 
te nella  compifazione  della  Storia  Civile  dell*  Città  di  Capua  »  mia  Patria,  da 
taoti  secoli  desiderata,  e  richiesta  , 


Pag.  8. 

Pag.  9. 

Pag,  ij. 

Pag.  ij. 

Pag.  17. 

Pag.  22. 
Pag.  2J, 

Pag-  43- 
Pdg.  48. 
Pag.  54. 
Pag.  61. 
Pag.  70. 
Pag.  7Ó. 
Pag.  do. 

Pag.  8j. 
Pag.  83. 
Pag.  85. 

Pag,  88. 
Pag.  100. 
Pag. 102. 
Pao.ioj. 
Pag. 106. 
Pag.  107. 
Pag.  loS. 
Pag.i©9. 
rag.  1 II. 
Pag.ii2, 
Pag.ixy. 

Pa^.  122. 
Pag.  1  io. 
Pag  130. 
Fag-i}2. 
Pag. 14©. 
Peg.2  4(J. 
Pag.i4i^, 
Pag..  149. 

Pag"  I  sa. 
Pag. 15^. 
Pag.iór. 
Pag.177. 
Pag.  195. 
Pag.20/. 
Pag  222. 
Pag.22<5. 
Pag  229. 
Pag.2S5. 


V.14. 

V.34. 
V.  9. 
V.22. 

V.     I, 

v.34. 

v.27. 
V.  1(5. 

V.    2. 

V.  4. 
v  18. 

V.3I. 

V.  4. 

V.    1. 

v.27, 
V.  4' 
v.22. 
V.26. 
V.36. 

V.  9. 
V.  8. 
v.ja. 
V,  9. 
V.21. 

V  31. 

V.  I  t. 
V.Il. 

V.13. 

V.34. 

V  3?. 
V.3J. 
V.32.. 

V  i3. 
V.36. 
V.22. 
V.  9. 

V-  3. 
V,  4. 
V.II. 

V.I7. 

V.3Ò. 

V.22. 
V.I7. 

V  17, 

V.II. 
V,  7^ 
V.  9. 
V.I7. 

V.    I. 


ERRORI 
su  del  qual 
della 

Coìicipisset 
vollero 
Casella 
che  o  '1 
Lusrarar 
testò 
tra 

suddetto 
teilos 
radici 
anlni 
foggf 
e  por 

dopo  fa  parola  Rom^ 
Andata  no 
quoru7n   »ec  vifla 
or  in  tempo     sino  amittereS 
frumentum 
limine 
ia  anno 
si  dicevano 
Cono 
Vczca 
,  il  Soprallegato 
dopo  la  parola  dìcenda 
prestatamente 
nella 
Citò 

manca  dopo  nelle  armi  la  parr 
Apoditario 

dopo^  la  parola  èV/Kif 
Critico 
accessebantur 
vostri 
Urbis 

348.   pedoni 
Campanorum 
Combattenti 
vender 
venisset 
Giubelli 
sa  «IO  i  unse 
1  spalati 
dividuntur 
poi  a  ViteUlo 
En 
terzo 

CUTH 


CORREZIONI 

su  di  quel 

detta 

Concepisset 

Vollero 

Casella 

che  il 

Lustrarat 

testò 

non  ci  vuole 

non  ci   vuole 

radice 
anni 
ogg» 

non  CI  vuole 

manca  la  parola  Cariatine 
Andavano 
quartini  nec  vitta 

IJon  ci  vuole  ,  essendosi  ciò  detto  del- 
la Città  di  Volturno  sopra  pag.48, 
Ftumine 
un  anno 
si  cantavano 
Conio 
Verga 

passo  del  Damasceno 
ci  vuole  cbe 
prt^stamentc 
nel 
Cita 
ola  sì  erd 
A podi  te rio 
non  ci  vuole  o 
Critica 
arcessebantur 
nostri 
OrDis 

ci  vuole  tya  Romani  ,  e  Capuani 
manca  (è*   Rotnunorum 
manca  unitamente  e»'  Komani 
rendet 
venisse 
Giube  Ilio 
soggiunse 
Ispala 
dividuntor 
p'-.i  VitelUo 
pu 

quarto 
eom 

V.». 


ERRORI 
V.  1-  dopo  Ja  parola  feìiftt 
V  18.  rudertita 
|?3g.2J9.  peste 

V.2Z.  eh'  erano  state  soggiogate 

da'  Greci 
v.T,6.  in  Ravenna 
amedue 

V.24    dopo  alcuni  ni  Salerno 
V.20.  dopo  al  Re  Carlo  II.  ci  vuole 


Pag.271, 
Pag.275. 
Pag  ,15, 
Pag.324 


Pag-339.  v.i'^.  Melza 

Pag.381,  V.  j.  Asolese 

Pag. 301.  sino  al  1048.  ci  vuole 
Landultb  di  S. Agata 
Landulto  di  S.Agata  la  secon- 
da volta 

Pag.431.  V.30.  formarono 


CORREZIONt 

manca  dividere 

puuperrima 

Questa   fu  al   57O.  ,e  J7t' 

eh'  erano  proprie  de'  CirecJ 

di  Ravenna 

amendue 

manca  col  lor  Principe 

che  trovavasi  già  formata  fin  da  quaR* 

do  era 
Melzi 
Ascolese 

furono  i  seguenti 
Pandulfo 

Pandulfo 
fermarono 


i 


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2