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Full text of "Sulla milizia cisalpino-italiana ; cenni storico-statistici dal 1796 al 1814 .."

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HARVARD  ^^^^  COLLEGE 
LIBRARY 

+ 

FBOM  THE  LIBRARY  OF 

COMTE  ALFRED   BOULAY  DE  LA   MEURTHE 

+ 

PURCHA5ED  APRIL,   1927 


^ 


;      I 


S  L  L  L  A 


MILIZIA   CISALPIINO- ITALIANA 


DAL  1796  AL  181i. 


VOLUME  n. 


1   I 


.  i 


I- 

I 


Qucsf  0|>era  ,  cortesemcDte  donala  dulP  autore  ai  tipograG-cditori , 
vicDc  posta  sotto  la  tutela  delle  veglianli  leggi ,  risguardanli  le  pro- 
prietà letterarie. 


l 


SULLA 


MILIZIA  CISALPINO-ITALIMA 


CENNI 

STORICO-STATISTICI  DAL  1796  AL  1814 


DEL  BAKONB 


ALESSANDRO  ZANOLI 


GIÀ*    COMMISSARIO     ORDINATORE     DELL*  ESERCITO 
SEGRETARIO     GENERALE     DEL     MINISTERO     DI     GUERRA     E     MARINA 

DEL   CESSATO   REGNO   D*  ITALIA 
CAVALIERE  DELL*  ORDINE   ITALIANO    DELLA  CORONA    DI  FERRO 


VOLUME   II. 


MILANO 

PER  BORBONI  E  SCOTTI  SUCCESSOBI    A   V.  FEBBARIO 

TlPOGRAFl-LlBUAl  E  FONDITORI   DI   CARATTERI 

Ì8i5 


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HARVARD  COLLEGE  UBRARY 

FROM  THE  LIBRARY  QF 

QMTEALFREO  BOUUkY  DE  Uk  MEURTHE 

APRimt27 


I 


- 


AVVERTIMENTO. 


Nel  leslo  si  è  fallo  uso  delle  abbreviature  Doc.  per  Documento,  NoL  per  Nola, 

TVio.  per  Tavula,  Patj,  per  Pa;;ina. 


SUNTO  ANALITICO 

DELLE  MATERIE  CONTENUTE  IN  QUESTO  SECONDO  VOLUME. 


CAPITOLO  SETTIMO. 

FAZIO!!!  DI  GUBRRA  IM   ITALIA  DAL   4796   FINO   ALLA    PACI   DI   LUMETILLB. 

I  Reggiani  a  Montechiarugolo.  Prigionieri  austriaci.  Lombardi  ad 
Arcole Paq,       I 

La  cooite  di  Modena  alla  Concoi*dia.  Insurrezione  della  Garfagna- 
na.  Capitolazione  di  Mantova.  Combattimento  al  Senio.  Sconfitta  dei 
Pontificii • »       2 

La  cooite  di  Pino  batte  i  involtosi  ed  occupa  Urbino;  quella  di 
Fontanelli  prende  Sant'  Elpidio.  Teulid  a  San  Leo.  Il  direttorio  fran- 
cese encomia  il  valore  dei  soldati  italiani »       h 

I  Lombardi  battono  i  montanari  bergamaschi.  Prendono  Salò.  Com- 
battono sotto  Verona.  Sessa  prende  una  bandiera  agli  Scliiavoni.  Le 
legioni  si  riuniscono  sul  Tagliamento.  La  tci*za  va  a  Coriù.  Pino  oc- 
cupa il  paese  piacentino  sulla  sinistra  del  Po    »       5 

Contestazioni  colla  corte  di  Roma.  I  Cisalpini  al  Rubicone ,  a  Pe- 
saro e  San  Leo.  Il  papa  riconosce  la  repubblica  cisalpina.  Ledii  a 
Città  di  Castello.  Sollevazione  in  Ancona.  Guerra  ti*a  la  repubblica 
ligure  ed  il  re  sardo »       0 

Guerra  contro  il  ve  di  Napoli.  Pino  conquista  Ascolano  ed  Iscrnia. 
I  Cisalpini  pi*oclamati  benemeriti.  Pensioni  accordate.  Guerra  coll'Au- 
stria.  Corpo  franco  bresciano-bergamasco.  Guardia  nazionale  di  Mi- 
lano. Comitato  militai  straordinario.  Teulié  al  ponte  di  Legnago  .  .  »       7 

Lechi  colla  seconda  legione  nella  Valtellina.  Concorre  alla  conqui- 
sta del  Munster-Thal »       8 

Risultati  della  vittoria.  Ritirata  dell'  esercito  francese  dalla  Lom- 
bardia. Lecbi  sulla  dritta  del  Ticino »       0 

Invasione  della  Toscana.  La  f  .*  mezza  brfgata  cisalpina  con  Severoli 
va  a  Livorno.  Insurrezione  della  Toscana.  Importanza  del  posto  di 
Massa  Carrara »     ivi 


—  VI  — 

InsuiTezìoni  nei  paesi  cisalpini.  Gonzaga.  Bi'escia.  Salò.  Mirandola. 
Camposanto.  Cento Pag.  40 

La-Hoz  riunisce  i  Cisalpini  nella  Romagna.  Abbandona  le  bandiere. 
Pino  e  Fontanelli  vanno  in  Ancona,  e  Teulié  con  Beitoletti  a  Peru- 
gia. Milossewitz  di  presidio  in  Alessandria.  Sue  vicende.  Morte  di  Gui- 
detti. Cisalpini  sbandati  riuniti  a  Nizza »     Il 

La  prima  mezza  brigata  leggera  di  presidio  in  Mantova.  Sue  fazio- 
ni. Fiorella  nella  cittadella  di  Torino.  Scuola  del  genio.  Combatti- 
mento nel  Modenese.  Il  nemico  occupa  Fen*ara.  Prende  le  fortezze 
cisalpine.  Presidii  fatti  prigionien.  Bella  carica  del  i.^  reggimento  di 
usseri.  La  prima  mezza  brigata  alla  battaglia  di  Novi »     151 

Fantuzzi  allo  stato  maggiore  generale.  Suoi  aggiunti.  Muore  sul 
campo  a  Rivarolo.  Ottavi  lo  suiToga.  Giorni  si  distingue.  Genova 
bloccata.  Franceschi.  Sua  azione  coraggiosa »     15 

Battaglione  di  Tonduti  alla  vanguardia.  Passa  il  San  Bernardo. 
Giunge  a  Milano.  La  legione  italica  cala  dal  San  Bernardo.  Com- 
batte a  Varallo.  Batte  il  nemico.  Prende  Arona.  Occupa  Lecco.  Per- 
dite del  nemico.  Il  battaglione  degli  ufBziali  al  blocco  del  castello  di 
Milano.  Battaglia  di  Marengo.  Spedizione  ad  Iseo.  La  legione  italica 
va  nel  Tirolo »     1^ 

La  soldatesca  di  Lechi  prima  di  partire  si  ammutina  in  Milano  per 
ritardo  degli  stipendi.  Teulié  reprime  la  sedizione.  Brigata  di  Seve- 
ixAì  al  Mincio.  Fazioni  di  guerra  nel  Tirolo.  Italiani  che  si  segnala- 
no. L' inimico  abbandona  Trento.  Gl'Italiani  a  Bassano.  Perdite  sof- 
ferte. Encomi  del  governo  fram^se »     t5 

Bel  tratto  di  Jagniere  e  di  Degli  Angeli.  Promozioni  di  grado.  Or- 
dini del  giorno  del  ministro  della  guerra  che  encomiano  la  divisione 
Lechi »     15 

La  consulta  legislativa  proclama  benemerita  della  patiia  la  divi- 
sione italiana.  Questa  va  al  blocco  di  Mantova,  indi  nella  Romagna. 
Movimenti  della  divisione  Pino.  Guardia  nazionale  di  Bologna.  To- 
glie al  nemico  una  bandiera.  Corpi  d' insorti  nella  Toscana.  Dupont 
va  per  combatterli »     17 

La  divisione  Pino  in  Toscana.  Fontanelli  prigioniero.  La  brigata 
Julhien  attaccata  a  Bondeno,  a  Cento  ed  a  Malalbergo.  Sue  perdite. 
Pino  air  assalto  di  Arezzo.  Va  a  Siena.  I  Napolitani  lo  obbligano  a 
ritirarsi.  Bel  tratto  di  Mattei »     18 

Pino  riprende  Siena.  Batte  i  Napolitani.  Trivulzio  ciixx>nda  la  città. 
Perdite.  Nomi  di  quelli  che  più  si  distinsero »     19 

MioUis  encomia  il  valore  dei  Cisalpini.  La  consulta  legislativa  li 
proclama  benemeriti  della  patria.  I  Polacchi  sotto  Peschiera.  Bersa- 
glieri bresciani  con  Serras.  Guardie  nazionali  di  Bologna  sotto  Fer- 
rai*a.  Loro  bella  condotta  encomiata  dal  generale  Oudinot.  Dondini. 
Armistizio  di  Treviso.  Ancona  abbandonata  dagli  Austrìaci.  Esercito 
condotto  in  Italia  da  Murat.  Cisalpini  che  vi  si  riuniscono.  Minaccia 


—  YII  — 

d' invadere  il  regno  di  Napoli.  Bonaparte  ordina  ai  Cisalpini  di  retro- 
cedere neir  interno Pag.    W 

Biondini  premiato  per  aver  salvato  un  convoglio  di  munizioni 
dall'incendio »     Iti 

CAPITOLO  OTTAVO. 

FAZIONI    DI  GUERRA    DAL   4801  AL  1805  FINO  ALLA   PACB  DI   PRBSBURGO. 

Italia, 

Italiani  inviati  nella  Svizzera.  Divisione  Lechi  sulle  coste  della  Pu- 
glia,  l'altra  di  Pino  su  quelle  della  Manica.  Pino  si  rompe  una 
gamba.  Teulie  lo  surroga    »     n 

La  divisione  italiana  giunge  a  Parigi.  Il  primo  console  la  rasse- 
gna. La  encomia.  E  festeggiata.  Va  a  Valenciennes.  Soult  ne  loda  la 
disciplina.  Fiorella  comanda  nell'  interno.  I  granatieri  della  guardia 
a  Parigi.  Fontanelli  li  comanda.  Elgli  accompagna  Napoleone  a  Hou- 
logne.  Ivi  ha  luogo  la  distribuzione  delle  decorazioni  della  legione 
d'  onore.  Trivulzio  comanda  la  divisione  alle  coste  della  Manica.  Ri- 
unione di  corpi  staccati.  Cordone  sanitario.  Febbre  gialla  a  Livorno. 
Fazione  al  capo  di  Gravelines.  Encomi »     23 

Tentativi  degl'Inglesi  respinti.  Gl'Italiani  difendono  ti'e  penicheg. 
Molte  di  Trivulzio.  Guardie  imperiali  e  reali  da  Parigi  vengono  a  Mi- 
lano. Fanno  il  servizio  promiscuamente.  Ripartono  per  Parigi  dopo 
l' incoronazione.  Grande  rassegna  a  Montechiaro.  Napoleone  visita  le 
piazze  forti  italiane »     ^X 

Napoleone  visita  la  scuola  del  genio.  Sua  soddisfazione.  UfHziali  del 
genio  italiani  ammessi  a  visitare  le  piazze  forti  francesi.  Trattati 
colla  massima  ospitalità.  Gratificati  di  un  dono  dall'imperatore.  Ap- 
provigionamento  delie  piazze  fotti  del  regno.  Apparecchi  di  guerra. 
Guardie  nazionali  attivate.  Amnistia  ai  disertori.  Foi*za  dell'  esercito  .  »     35 

Prede  rilevanti  fatte  dai  legni  annati  in  corso.  Guerra  coll'Austrìa. 
Napoleone  ad  Ulroa.  Massena  all'Adige.  Passa  il  fiume.  Battaglia  di 
Caldiero »     35 

Ritirata  degli  Austriaci.  G>i*pi  italiani  a  Gildicro.  Lechi  parte  dal 
regno  di  Napoli.  Combatte  a  Castelfranco  veneziano.  Italiani  e  Polac- 
chi che  si  segnalirono.  Conseguenze  della  vittoria »     37 

Riunione  di  3V,000  guardie  nazionali  a  Bologna.  Nuclei  dei  batta- 
glioni colà  raccolti.  Oixlinamento  di  questo  corpo  d' esercito  coman- 
dato dal  viceré  per  opporsi  agli  Anglo-Russo-Napolitani.  Precauzioni 
inutili.  Il  nemico  non  si  avanza.  Il  viceré  va  all'Adige '  .  »     38 

Elogi  di  Napoleone  all'artiglieria  ed  ai  granatieri  della  guardia 
reale.  Gouvion  Saint-Cyrsi  avvia  a  Napoli.  Il  viceré  a. Padova.  Blocco 
di  Venezia.  Pace  di  Presburgo.  Guardie  nazionali  rimandate  alle  loro 
case.  Perdite  della  campagna .  »     39 


.X. 


—  \II1  — 
CAPITOLO  NONO. 

FAZn.^l    DI    GURIIRA  DAL   4806  AL   i808. 

Regno  di  Napoli.  Coste  della  Blanica.  Dalmazia,  Pruttia,  Pumerania. 

Catalogna  ed  Adriatico. 

U  viceré  a  Monaco.  Ritorna  coita  sua  sposa.  Guardia  reale  riunita. 

Massena  va  nel  Napolitano Pag.     50 

Caccia  data  ai  capobanda  napolitani.  Peyri  nelle  Calabrie.  Fazione 
di  Sani'  Eufemia.  Neri  a  Tremiti.  Fazioni  dei  dragoni  italiani.  Fa- 
zione di  Fondi.  La  divisione  Lechi  rientra  nell'interno »     51 

Lia  divisione  Teulié  rimasta  sulle  coste  della  Manica.  Viene  disse- 
minata sopra  diversi  punti.  Fazioni  marittime  nelFAdriatico  e  Medi- 
terraneo. Prede  rilevanti  fatte  da  Bavastro.  GV  Inglesi  occupano  V  i- 

sola  di  Tremiti.  Neri  si  ritira  nella  rócca »     53 

L' armatoi*e  Passano  invia  un  convoglio  di  provigioni  a  Tremiti. 
Non  giunge.  Carli  riesce  a  sbarcare  viveri  e  munizioni.  In  seguito 
manda  a  picco  i(  suo  legno  e  prende  terra.  Battaglioni  della  guardia 

reale  inviati  in  Dalmazia.  Fazioni  coi  Russi  e  Montenegrini »     55 

La  divisione  Teulié  diretta  a  Colberg.  Sua  composizione »     54 

Fazioni  di  Stargard  e  di  Neugartcn.  Encomi  di  Napoleone m     55 

Fazioni  di  Greissenberg  e  della  Spie.  Sortita  da  Colberg  dei  Prus^ 
siani.  Gl'Italiani  prendono  il  fortino  di  Alt-Borck  e  quelli  di  Selnow. 

Espressioni  di  lode  di  Napoleone 9     55 

Italiani  die  si  segnalarono  in  queste  fazioni.  Soipresa  del  posto  di 

Stepnit£    »     37 

Lettera  dell'imperatore  a  Teulic.  11  primo  reggimento  d'infanteria 
italiano  contro  gli  Svedesi.  Scveroli  conduce  rinforzi  a  Teulié.  Lettera 

di  Berthier  per  ricompense  d'onore  agl'Italiani '»     58 

Presa  del  ridotto  Verde.  Sortita  del  presidio  di  Colberg.  Fazione 
vivissima.  Perdite.  Moile  gloriosa  di  AudilTred,  Angelot  e  Pallavicini. 
1  ridotti  presi  |K)itano  i  nomi  di  questi  ufQziali.  Sollecitato  1'  invio 

delle  grosse  ailiglìerie »     39 

Attacco  del  Wolkesl^erg.  Equivoco  fatale,  l  Pi*ussiani  riprendono  il 
Wolkesberg,  e  poi  lo  cedono.  Tregua.  Rinnovato  il  fuoco.  Teulié  fe- 
rito a  morte.  Muore.  Azioni  di  valore »     HO 

Diserzione  di  Vailati.  Porta  al  nemico  la  [)arola  d' ordine.  Il  Wol- 
kesberg  è  sorpreso.  GÌ'  Italiani    lo    riprendono  dopo    venti  assalti. 
Strage  dei  combattenti.  Gli  assedianti  aprono  il  fuoco  contro  Col- 
berg. Attacco  delle  saline.  Morte  di  Baccarini.  Giunge    T  annunzio 
dell'armistizio.  Ostilità  sospese.  Il  primo  cacciatori  a  Lemitten  ....  »     41 

Morte  di  Zianetti  e  SoiTietti.  Perdite  enormi.  Visconti  Francesco  de- 
corato. Il  reggimento  va  colla  guardia  imperiale.  GÌ'  Italiani  sotto 
Stralsunda  comandati  da  Pino,  che  riunisce  tutti  i  corpi  italiani  .  .  »     A^ 


-T* 


—  IX    — 

Un  soldato  ìtiiliano  prende  di  mira  il  re  Gustavo.  Il  colpo  fulli^oe. 
Il  re  regala  questo  bcrsagliei-c.  StraUunda  capitola.  Presa  delle  isole 
di  Denbolm  e  di  Hiigen.  GÌ' Italiani  a  llostoch.  Pailoiio  per  l'Italia. 
Giungono  a  Milano.  Feste  celebrate.  Promozioni  e  ricompense  d'  o- 

norc.  Forza  della  divisione Pay,     43 

Destinazione  dei  corpi  che  formavano  la  divisione  Lechi  nel  Na- 
|)olitano.  Peiry  nelle  Gilabrie.  Pi-esa  di  Maratca.  Italiani  segnalatisi. 
Encomi  di  Lamanjue.  Fiorella  comandante  delle  truppe  in  Toscana. 

Divisione  dei  Pirenei  orientali »     44 

Fazioni  in  Dalmazia.  La  guaixlia  reale  balte  i  Russi  ed  i  Monte- 
negrini. Guerra  terribile.  Alti  di  barbarie.  Cafarelli  va  a  Parigi. 
Parole    rimai*chevoli   di  Napoleone  sul  conto   degl'Italiani.  Invio  a 

Costantinopoli  di  c-annonieri  iudiani  e   francesi »     4S 

Enumerazione  dei  luoghi  ove  sono  soldatesche  italiane.  La  divi- 
sione Lechi  a  Barcellona.  Occmpa  per  sorpresa  la  cittadella  ,  indi  il 
Monijoui.  Alterco  ti*a  gh  Spaglinoli  e  gl'Italiani  alla  porta  di   mare. 

G>lonna  inviata  a  Miutorell »     45 

I  veliti  a  Molinos  de  Bey.  Evoluzioni  di  Lechi.  Marcia  sopra 
Malarò.  Prende  Mongat ,  Duhesme  va  ad  assaltare  Gerona  ,  Leclii 
fa  osservazioni    in  contrario.    Non  se  ne  tien  conto.  G}asidci*azioni 

sull'attiicco  di  Gerona »     fi7 

Fallisce  l'attacco  di  Gerona.  L'esercito  è  obbligato  a  ritornare  a 
BiU'cellona.  Fazioni  lungo  il  LIobregat  Presa  di  Molinos  de  Rey. 
Rotta  degli  Spagnoli.  Duhesme  ritorna  di  nuovo  sotto  Gerona.  Gli 
Spagnuoli  tentano  di  sorprendere  le  porte  di  B;n*cellona.  Lechi  li 
respinge.  Prende  d' assalto  il  convento  di  San  Geronimo.  Duhesme 
abbandona  nuovamente  1'  attacco  di  Gerona.  l^iechi  si  colloca  sulle 
alture  di    Mongat  \yev  proteggere  la  ritiraUi.  Bella  azione  degli  Spa- 

i  gnuoli  vei'so  il   velile  Grossi »     4H 

Duliesme  promove  rìcompense  d'onore  per  gl'Italiani.  Decorazione 
della  Legione  d'  onore  a  Manzotti.  Attacco  di  San  Boy.  Vittoria  ot- 
tenuta con  grandi  sagrifici »     4'J 

Fazioni  di  Moncada,  Soma  e  Valvidrera.  Sconfìtta  del  capobanda 
Milans.  I  veliti  respingono  con  valore    gì'  Inglesi    e  \ì    obbligano  a 

rimbai*carsi »     ttO 

Fazione  di  Grannoleres.  Attacco  di  San  Giga t  Perdite  patite.  Nuova 

divisione  italiana  avviata  nella  Catalogna »     51 

Entra  in  Ispagna.  B.itte  gì'  inimici  a  Lampmany.  Va  sotto  Rosus. 

Fazioni    giornaliere »     ttS 

Presa  del  campo  tiìncerato.  Attacco  del  Bottone.  Atto  coraggioso 
di  Marlin  e  Petronio.  Operazioni  d'assedio.  La  piazza  capitola.  Per- 
dite durante  l'assedio.  Pino  si  avvia  a  Barcellona.  Ostiicoii  della  mai-cia.  »     53 
Il  generale  spagnuolo  Vives   tenta  invano  di  corrompere  la    lède 

di  Lechi.   Battaglia  di  Cardedeu »     54 

Le  due    divisioni  italiane   si   incontrano  a  Ripollet.  Traspoi*ti  di 
T.  //. 


■"r- 


—  X  — 

i*ecipiXKsa  allegi*ezza.  Marcia  a  Barcellona  ed  al  Llobi*egaL  Ottoni  lo 
passa  da  solo.  Gli  Spagnuoli  si  ritirano  ad  Ordal.  Perdono  cannoni 
e  pngionieri.  Belle  lodi  di  Napoleone  agi'  Italiani Pag.     B5 

Pevrì  nelle  Calabrie.  Le  compagnie  del  2.^  reggimento  d'infan- 
teria si  segnalano  alla  presa  dell'  isola  di  Cipri.  Bi torno  a  Milano 
dalla  Dalmazia  dei  due  battaglioni  della  guardia  reale.  Milizie  stan- 
ziate a  Corfu ' »     50 

Flottiglie  di  Dandalo  e  Bolognini  nell'Adriatico.  Gli  armatori  Pas* 
sano  e  Bavastro  aumentano  i  legni  armati  in  corso.  Paolucci  è  preso 
prigioniera  dagli  Inglesi  col  brik  il  Friedland.  Pi^de  considerevoli 
di  Passano.  L'Oilensia  respinge  un  vivo  attacco »     K7 

Approvigionamento  delle  piazze  foiti,  e  loro  armamento »     58 

CAPITOLO  DECIMO. 

FAZIONI  DI   GUBRHA   NIL  i809   NELLA   CATALOGNA,  IN  ITALIA,  IN  aBRMA.XlA. 

Nomi  dei  titolati  d'onore »     59 

Composizione  ed  ubicazione  dell'esercito.  Ricordo  onorevole  degli 
Italiani  fatto  dall'imperatore  Napoleone b     00 

Testimonianze  di  valore  di  alcuni  uflTiziali  presentate  da  Lechi  .  .  »     61 

Scontri  sanguinosi  nei  contorni  di  Bai'cellona.  Gli  Spagnuoli  in- 
citano gì'  Italiani  alla  diserzione.  Loro  risposta.  Raddoppiano  di  vi- 
gore nei  combattimenti »     (jj 

Pino  a  Ingualada.  Imboscata.  I  generali  franco-itali  si  salvano. 
Mazzucchelli  minaccia  lo  spagnuoloDe-Castro.  Scambio  di  prigionieri. 
Atrocità  degli  abitanti  d'ambo  i  sessi  contro  i  prigionieri.  I  soldati 
spagnuoli  si  oppongono.  Fazioni  di  San  Magi.  Milossewitz  a  Villanova.  »     A3 

Battaglia  di  Valss.  Equivoco  spiacevole  negli  ordini  spediti  a  Maz- 
zucchelli. Fi*utti  della  vittoria.  Mazzucchelli  si  avvia  a  Momblanch. 
Fontane   a  Villafranca b     6l| 

Un  battaglione  del  5.^  d' infanteria  comandato  da  Mascheroni 
giunge  al  Llobregat.  Attacca  il  nemico  superiore  in  forze.  Prende  il 
ponte.  Si  copre  di  gloria  Grande  ammirazione  degli  uffiziali  fran- 
cesi per  questa  brillante  azione.  Perdite  dolorose.  Nuove  fazioni.  L'e- 
sereito.si  avvia  vei*so  l'alta  Catalogna.  Fazioni  continue.  Svizzeri  pri- 

gionien.  Alcuni  prendono  servizio  nei  reggimenti  italiani »     05 

Mazzucchelli  sostiene  1'  urto  di  vari  corpi  Spagnuoli.  Gl'Italiani  si 
battono  all'arma  bianca.  Sconfitta  del  nemico.  Moite  di  Visconti  Dis- 
iando. Fontane  ferito.  Pino  occupa  Moya »     06 

Fazioni  sanguinose  e  giornaliere.  Mazzucchelli  nelle  vallate  di  Vi- 
que.  Lechi  si   porta  a   Salt.  Coadiuva  all'  assedio  di  Gerona.  Pino 

verso  Moya  fa  prigionieri »     07 

Fontane  prende  il  castello  di  Sant'  Elmo.  Incominciano  le  fazioni 
sotto  Gerona »     08 


U 


—  XI  — 


Attacco  del  foite  Moiijoui.  I  veliti  alla  testa  della  colonua.  L'assalto 
fullisce.  Perdite  dolorose.  Fontane  pi-ende  Palamos Pag.     G9 

Pino  fa  prigioniero  il  tenente  colonnello  Marshall  con  tutto  il  suo 
corpo.  Fazione  a  Tosa »     70 

Perdite  sofferte  dalla  divisione  Lechi.  Lechi  va  in  Francia  per  cu- 
rare la  sua  salute.  Sua  condotta.  Calunniosa  assenione  smentita.  In- 
tegrità di  Lechi  Teodoro.  Milossewitz  resta  solo  al  comando  della  di- 
visione. Fazione  a  Biigur »     71 

Lo  spagnuolo  Blake  attaccai  sopra  vaii  punti.  Mira  ad   introduiTe 
in  Gerona  un  convoglio.  Gaixia-Gondé  attacca  Milossewitz.  Il  pi^esidio 
della  piazza   sortendo  mette  a    mal    paitito   gl'Italiani.  Ritirata   sui  i 
colli  di  Palau.  Il   convoglio   entra   nella  piazza.  Accorrono   gP  Ita- 
liani di  Pino.  Arrivano  tardi »     7i 

Garcia-G)ndé  sorte  da  Gerona.  É  inseguito  e  battuto.  La  divisione 
Pino  sotto  Gerona.  Presa  del  ridotto  degli  Angeli.  Assalto  di  Gerona. 
Fallisce.  Foi^sti  è  ucciso.  L'assedio  si  conveite  in  blocco »     73 

Pino  riunisce  i  pochi  resti  della  divisione  Lechi.  Foi*za  effettiva 
degl'  Italiani.  Pei^dtte  sofferte  nell'anno.  Blake  tenta  d'  introdun*e  in 
Gerona  un  altro  convoglio »     7J| 

Mazzucchelli  attacca  e  scompiglia  i  corpi  di  Blake.  Palombi  ni  lo 
attacca  all'arma  bianca  coi  dragoni  Napoleone.  Il  nemico  è  intiera- 
mente sbaragliato.  Frutti  di  questa  brillante   vittoria »     75 

Blake  si  salva  a  Hostalrich.  I  veliti  rientrano  in  Francia.  Si  avviano 
a  Milano,  ove  sono  ricevuti  con  dimostrazioni  di  gioia.  Augereau 
surroga  Gouviou-Saint-Cyr  nel  comando.  Fontane  assale  Blake  a  Sunta 
Colonia.  Gli  Spagnuoli  perdono  1,000  uomini.  Parlamentari  diratti 
a  Gerona »     75 

Pino  va  a  Hostalrich.  Si  prande  la  città.  £  battuta  in  braccia  la 
torre  e  respinto  il  presidio  nel  castello.  Si  intima  la  resa,  ma  inu- 
tilmente. Pino  si  ritira  sotto  Gerona.  Lodi  compailitc  agi'  Italiani 
da  Augereau »     77 

Attacchi  del  ridotto  della  marina  e  dell'altro  delh  città •     78 

Pi*csa  del  foite  Contestabile  e  del  ridotto  del  Gipitolo.  Bianchini 
e  Roncaglia.  Encomi  compartiti  dal  comandante  supremo »     79 

Gerona  si  arrende  per  capitolazione.  Palombi  ni  conduce  il  presidio 
prigioniero  in  Francia.  Fazioni  di  Palombini  colle  guerillas  spa- 
gnuole.  Pino  poita  a  Parigi  le  bandiere  prese  a  Gerona,  e  cedute  da 
Augereau  agi' Ibiliani  colla   fascia  di    san  Narciso.  Napoleone  onora 

Pino.  Mazzucchelli  comanda  la  divisione *     ^0 

Attacco  di  Gran  fallito.  Ritirata  a  Olot.  Palombini  sbaraglia  a 
Llagostera  un  corpo  di  K,000  giovani  spagnuoli.  Termine  della  cam- 
pagna. Rossi  in  Barcellona *     ^1 

In  Italia  incomincia  la  guerra  coirAuslria.  Foi'ze  dell'  esercito  ila- 
tiano.  La  divisione  Fontanelli  marcia  nel  Tirolo  meridionale.  Fazioni.  »     8^ 

La  guai^dia  reale  a  Ri  vóli.  GifQenga  e  Guillaume  respingono  il  ne- 
mico. Rusca  com:mdanto  la  divisione  italiana »     83 


-• — 


'■  ♦ 


—  XII  — 

Battaglia  di  Sacile Pag.     81 

Attacco  di  Malglicra  i*espiiito  dagl'  Italiani.  Prigionieri  fatti  a  Pa- 
dova   »     HS 

Combattimento  d' Illasi    .  .  .  .  • »     8fl 

Fontanelli    surroga  Severoli.  Composizione  della  sua  divisione   .  .  »     87 
Ritirata  degli  Austriaci.  Passaggio  della  Brenta.  Sblocco  delle  piazze 
investite  dal  nemico.  Busca  a  Feltre.  Passaggio  della  Piave.  Penuria 

di  viveri.  Presa  di  convogli  di  pane »     89 

Sospeso  il  passaggio  della  Piave  percJiè  gonfiata  a  dismisura.  Lo 
scudiero  Alemagna  lo  valica  incontrando  gravi  ostacoli.  Tutto  l'eser- 
cito varca  questo  fiume.  Fazione  ad  Oderzo.  Combattimento  di  San 
Daniele.  Fazione  di  Gemona.  Busca  con  Bertoletti  battono  Zuccari.  .  »     80 

Fontanelli  da  Dogna  si  avvia  a  Tarvis.  Diflìcoltà  delhi  marcia. 
Combattimento  di  Tarvis.  Valore  degl*  Italiani.   Prendono   i    ridotti 

nemici »     90 

Il  viceré  encomia   gì'  Italiani »     91 

Ruscii  a  Spital.  L'esercito  nella  Stiria.  L'avanguardo  al  Sémering. 
Encomi  di  Napoleone   agl'Italiani.  Nemici  presi    prigionieri  a  Dorl- 

im-Walde.   GÌ'  Italiani  a  Ncustadt.  Loro  forzii »     dì 

Fazione  al  ponte  di  Gian.  Bertoletti  a  Villach.  L'esercJto  peneti*a 
in  Ungheria.  Fazione  dì  Knrako.  Combattimento  di  Papa.  L'  ai*ti« 
glieria  della  guardia  rcale  ed  i  dragoni  Regina  soccorrono  un  corpo 

fraiicese  vei*so  Raab •     01 

Battaglia  di  Raab »     Q\ 

Severoli  sotto  Raab »     03 

CaHarclli  ritorna  in  ludia.  Dirige  una  colonna  nel  Tiit>lo.  Parti- 
giani nemici  a  Bussano  e  Belluno.  Severoli  a  Kittsee.  Fazioni  dell'isola 
in  faccia  a  Prcòburgo.  Impoitiinzti  della  posizione  altidata  agl'Italiani.  »     03 

Occupazione  di  Gogiiy.  Batterie  nemiche  a  Nama.  Tentativo  fal- 
lito. Resa  di  Raab.  Passaggio  del  Danubio  a  Lobau.  Ponti.  Guardia 
itìule  divisa.  Uragano.  Bersaglieri   córsi   e  del  Po.   Battaglia  di   Wa* 

grara.  Corpi  iUiliani  che  vi  |>iniecipano »     07 

Artiglieria  tlclla  guardia  reale.  Morte  di  Mudisi.  Bella  Ciuicii  dei 
dnigoni  Regina.  Decorazioni  della  Legion  d'onoi*e  concesse  a  «pieslo 

reggimento.  Allarme  nel  campo  imperiale »     08 

Cicogna  inviato  nunzio  della  vittoria  di  Wagram.  Severoli  in  faccia 
a  Prcsbui'go.  Sue  operazioni.  Fanteria  della  guardia  reale  a  Zuaym. 
Armistizio.   Severoli    va  in    Carinzia.  Beiloletti    a  Tarvis.   Busca  al 

ponte  di  Leolx^n.  Posizioni  dei  corpi  italiani »     V-O 

Movimenti  contro  il  Tirolo.  Fazioni  avvenute.  Trattative  coi  capi  »   100 

Fazioni  nel  Tirolo  meridionale »   tot 

Fazioni  nella  Pu»tertlial.  Zucchi  nei  monti  della  Croazia.  Insurrezioni  »    lOi 
Pace  di  Vienna.  Spedizione  contro  il   Tirola  11  viceré  a  Villach. 

Peyri  da  Belluno   va  a  Bolzano.  Fazioni  nella  marcia »   105 

Bolla  difesa  degl'  Italiani  con  sassi  in  mancanza  di  munizioni.  Se 


ì 


—   XIII  — 

vcroli  a  Prunecken.  Pi^esa  del  fotte  di  Mulilbacb.  Riisca  forilo.  Va- 
lore di  Peruldi -.  .  •  .  Pag.   iOX 

Il  vicci'è  riceve  la  sommissione  dei  capi  tirolesi.  Severoli  riunisce 
solto  il  suo  comando  tutte  le  milizie  italiane  nel  Tirolo.  Si  rinno- 
vano le  ostilità  nel  Tirolo.  Fazioni  diverse.  I  rivoltosi  sono  repressi. 
La  guardia  reale  ritorna  a  Milano.  Festeggiato  il  suo  ritorno »   103 

Relazione  di  un  anonimo  della  campagna  del  1809.  Sua  soppres- 
sione. Zara  dichiarata  in  istillo  d'assedio.  Psalidi  nominatovi  com- 
missario si i*aoixii Dario  militiu^e.  Blocco  di  Venezia.  Giudizio  del  te- 
nente Stalimini »  105 

CAPITOLO  UNDECIMO. 

FAZIONI  DI  GUSaRA   DEL   1810   NRLLA  SPAGNA,   NELLA   SVIZZERA  B  NELL^AnillATlCO. 


Attacco  di  Gran.  Occupazione  di  Vique »   107 

Fazioni  di  G^nlellas  e  di  Mova.  Marcia  di  un  convoglio  diletto  a 
Barcellona.  Investimento  del  forte  di  Hostalrich.  Presa  della  città  .  .  »   lOS 

Presa  della  toiTe.  Sortita  del  pi^sidio  del  fotte  respinta.  Il  convo- 
glio arriva  a  Barcellona.  Fazione  di  Moncada »   109 

Scontro  dei  dragoni  Napoleone  col  nemico  a  Vique.  Si  api-c  il 
fuoco  delle  batterie  conti'o  il  foite  di  Ilostalridi.  Gli  Spagnuoli  so- 
pravvengono e  frastornano  V  attacco.  Soilita  del  presìdio  del  foiie. 
Perdite  dcgl'  Italiani    »   HO 

Si  respinge  il  nemico  nel  forte  e  sulle  altui*e  di  Orsavina.  Encomi 
di  Augereau  agi'  Italiani.  Marcia  sopra  Vique.  Gli  Spagnuoli  intro- 
ducono un  convoglio  nel  castello  di  Hostalrich.  Mai'cia  sopra  Moliuos 
de  Rcy.  Augereau  stabilisce  il  quartier  generale  a  Barcellona  .  ...  »   Iti 

Severoli  pi*ende   il    comando  della  divisione  italiana.  Si   dirige  a 
Valss.  Forza  della   divisione.  Sorpresa  di   Villafranca.  Perdita  di  un  m 
battaglione  italiano.  Villata  va  all'  Ebro.  DilTlcoltà  della  marcia.  Fa- 
zioni. Si  mette  in   comunicazione  coli'  esercito  di  Sucliet.  La   divi- 
sione italiana  ritorna  sotto  Hostalnch nlli 

Fazione  al  Monte  verde.  Si  guastano  le  fonti.  Il  presidio  difetta 
d'accjue.  Gli  Spagnuoli  tentano  di  introdun-e  nel  forte  un  convoglio 
di  vittovaglie.  Opposizione  degli  Italiani »   ItS 

Fazione  sanguinosa  del  ^.^  leggero.  Bella  resistenza  di  Cotti.  Sua 
molle »   Il  % 

Gli  Spanguoli  fanno  retrocedere  il  convoglio.  Perdite  del  nemico. 
Fazione  di  Monegre.  Sortite  del  presidio  respinte »   (H 

Il  presidio  si  evade  dal  forte.  Oli  ni  pel  primo  lo  insegne.  Altri 
lo  seguono.  Gli  Spagnuoli  vengono  scompigliali.  Tratto  di  valore  di 
Ceracela.  Il  presidio  vinto  depone  le  armi.  Occupazione  del  forte  di 
llostcdricli.  La  divisione  italiana  va  a  Gerona.  Augereau  è  sunogato 
da  ALicdonald.  Va  a  Barcellona.  Forza  degl' Itabani »  110 


i^ 


—  XIV    — 

Marcia  disagevole.  Congiunzione  a  Moncada  degl'  Italiani  col  pre- 
sidio di  Barcellona.  Ritorno  nei  contorni  di  Gerona.  O-Donnel  n- 
compaiv  nell'Ampourdan.  Nuovo  convoglio  avviato  a  Bai\)ellona  Pag.  1 1 7 

Fazione  di  GranoUers.  11  convoglio  giunge  a  Barcelloua.  GF  Ita- 
liani ritornano  sotto  Gerona.  Le  fatidie  sostenute  lasciano  tracce 
di  languore  febbrile.  Rinforzi  giunti  dall' Italia.  La  divisione  italiana 
si  rivolge  al  campo  di  Tarragona »   118 

Villata  rimane  nella  valle  di  F'iuvia.  Severoli  occupa  Reus.  Macdo- 
nald  si  avvia  a  Lerida.  Intrepidezza  degl'Italiani  a  Villalunga.  Bel 
contegno  di  Ronchi.  Gl'Italiani  si  arrampicano  sui  monti.  Vincono 
un  nemico  le  quattro  volte  più  forte.  Tutto  l'esercito  applaude  a 
tanto  valore »   119 

Arrivo  a  Lerida.  Scorreria  a  Tremp.  Fazioni.  Successi  ottenuti. 
Si  raccolgono  derrate  a  Agramunt  e  si  consegnano  a  benefizio  del- 
l'esercito intero.  Successi  di  O-Donnel  nell'Ampourdan.  Fazione  sotto 
Gardena.  Condotta  temeraria  di  Eugène  Oi'satelli.  Perdita  dcgl'Ita^ 
liani.  Macdonald  giunge  a  Salsona »   120 

Pino  ritorna  in  Catalogna.  Lo  spagnuolo  Campoveixle  sunx)ga  O- 
Donnel.  Severoli  a  Gerona  cede  il  comando  a  Pino.  Presidio  di 
Figueras.  Forza  della  divisione  italiana.  Convoglio  avviato  a  Bar- 
cellona. Dinicoltà  della  marcia »   12 1 

Attacco  di  Mombuy.  Macdonald  ricliiama  Pino  per  proseguire  la 
marcia.  Arrivo  a  Baixsellona.  Fontane  surroga  Pino  che  resta  a  Bar- 
cellona. Marcia   sul  Llobregat.  Indi  ali'  Ebro »  122 

GÌ'  Italiani  compattiti  fra  i  due  eserciti  d'Aragona  e  di  Catalogna. 
La  cavallciia  italiana  nei  contorni  di  Ibrida  è  messa  a  dura  prova 
da  Ilcnriot.  Sconti*i  a  Boriasblancas  e  Tai*ega.  Bella  canea  di  Schiaz- 
zetti.  Scompiglia  l' inimico »  123 

Prodigiosa  azione  di  Morandi.  Motivo  supposto  dello  sparpiglia- 
■lento  degl'Italiani.  Mucdouald  li  riunisce.  Sono  inviati  ai  campi  di 
Tarragona.  Passano  all'esercito  di  Suchet.  Una  divisione  italiana  co* 
mandata  da  Fontanelli  occupa  nella  Svizzera  il  Canton  Ticino  ed  il 
Vallese.  Viene  surrogata  nel  Vallcse  dai  Francesi »   124 

Bonfanti  comanda  nel  Tirolo  meridionale.  Legni  francesi  venuti 
a  rinfoi*zare  la  squadra  dell'Adriatico.  Qucita  s'impadi\)nisce  di  Lissa, 
emporio  di  merci  inglesi »   125 

Prede  fatte  in  Lissa.  Impossibilità  di  conservare  l' isola.  Ritorno 
ad  Ancona.  Legni  inglesi  in  panna  in  faccia  ad  Ancona.  La  flotta 
franco-itala  soite,  li  nemico  si  allontana »  125 

CAPITOLO  DUODECIMO. 

FAZIONI    DI    GUKailA    DSL    1811    NELLA   SPAGNA    K    NKLL' ADRIATICO. 

Eugène  Orsatelli  occupa  Reus.  Il  nemico  si  colloca  allo  stretto  di 
Cabra »  127 


—  XT  ■— 

Eugène  Oi^satelll  s'innoltra  vei-so  Pia.  È  circondato.  Attacca  il  ne- 
mico. £  ferìto  a  motte.  Peixlite  degritaliani  L'esercito  giunge  a 
VaUs.  Palombini  accorre  in  soccorso  della  brigata  Orsatelli.  Trova 
Rougier  che  dirige  la  ritirata  con  somma  bravura.  Lo  sostiene.  I 
dragoni  del  U.^  reggimento  ed  altri  corpi  francesi,  chiedono  con 
calore  di  andare  in  soccorso  degl'  Italiani.  Vi  volano  i  dragoni.  Il 
prode  loro  colonnello  Deloit  è  ferito.  Si  eseguisce  la  ritirata.  Perdite 
patite Pag.  1 28 

Fazioni  sotto  VaUs.  Partenza  dell'esercito  per  Lerida.  Movimenti 
nei  contorni  di   Balaguer »  130 

La  divisione  italiana  alFesei'cito  di  Aragona.  Macdonald  si  mosti*a 
dispiacente  della  separazione.  Vuol  essere  scortato  anche  dagl'Italiani 
nell'andata  a  Bai^cellpna.  Difficoltà  della  mai'cia.  Manresa  incendiata. 
On'ori  commessi  dagli  abitanti.  Fazione  di  Vilamara »  130 

Morte  del  granatiere  Cavallari.  Bella  prova  di  pietà.  Pensione  ac- 
cordata al  padre »  i5l 

Si  raccolgono  gli  sbandati  intorno  a  Barcellona.  Partenza  degl'Ita- 
lìjni  per  Lerida.  Rovira  sorprende  il  forte  di  Figueras.  GÌ'  Italiani 
si  difendono.  Sono  vinti  i  pochi  superstiti.  Peyri  capitato  acciden- 
talmente riunisce  il   presidio  della  città »  132 

Baraguey-d'  Hiliers  compie  il  blocco  del  forte.  Respinge  Campo- 
verde.  Peyri  parte.  Paini  comanda  i  depositi  italiani.  Guyot  condan- 
nato a  molle.  La  sentenza  non  è  eseguita.  Paini  giudicato  è  assolto.  »  133 

Fazione  di  Montanana.  La  divisione  italiana  a  Lerìda.  Suchet  lo  en- 
comia. Forza  degl'Italiani.  Sono  collocati  a  Loreto  sotto  Tarragona.  »  i34 

Peyri  assume  il  comando  della  divisione.  Lavori  compiti  a  Loreto. 
Fazioni  diverse.  Attacco  del  forte  Olivo f55 

Vacani  si  distingue.  Vicende  dell'assalto »  130 

Gl'Italiani  giungono  alla  cima  del  cavaliere  del  forte.  Lo  pren- 
dono d'assalto.  Frutti  della  vittoria.  Bel  tratto  di  singolare  valore  di 
Bianchini.  Sua  risposta  eroica  a  Suchet  Encomi  di  Saint-Cyr  Nugues 
e  di  Rogniat  agi'  Italiani »  i57 

Lettera  di  Suchet  a  Peyri  sul  valore  de'  suoi  soldati.  Ricompense 
richieste.  Perdite  dei  due  eserciti  combattenti.  Nome  dei  più  valorosi.  »  138 

Vacani  cambia  la  faccia  del  forte  Olivo  per  chiuderne  gli  accessi 
al  nemico.  Sortila  degli  Spagnuoli  respinta.  Si  affrettano  i  lavori  d'as- 
sedio. Gl'Italiani  stabiliscono  una  batteria.  Sortite  respinte »  139 

La  batteria  italiana  apre  una  breccia  accessibile  al  forte  Principe. 
Lo  attaccano,  lo  prendono.  Morte  di  Salimbeni.  Befia  e  Spinetti  fanno 
costruire  due  batterie.  Il  nemico  le  batte.  Incendia  il  magazzino  delle 
polveri.  Morte  di  Spinelli.  Befia  ristabilisce  la  batteria.  Apre  la  brec- 
cia. Palombini  conduce  i  Francesi  all'  assalto  del  forte  della  Marina. 
Gli  Spagnuoli  fanno  una  vigorosa  sortita  e  sono  respinti »  140 

Suchet  oixiina  l' assalto.  Tutti  domandano  di  concorrervi.  GÌ'  Ita- 
liani sono  destinati  a  coprire  il  posto  di  Loreto.  I  Francesi  prescelti 


—  XVI  — 

per  l'assalto  distribuiti  in  tre  colonne  comandate  tutte  da  ufficiali 
italiani.  I  dragoni  Napoleone  montano  la  breccia.  Frangipane  e  De* 
Asarta  partecipano  all'assalto  come  ufTìziali  di  stato  maggiore.  Bian- 
chini ricoixla  al  mai*esciallo  la  promessa  avuta.  Suchet  gliela  man- 
tiene. Bianchini  conduce  trenta  granatieri  francesi  vei^so  la  breccia. 
Tutto  l'esemto  lo  ammira  e  gli  fa  plauso Pag,  ìhì 

Sì  dà  il  segnale  dell'  assalto.  Bianchini  salta  il  parapetto.  Grande 
ansietà.  Bianchini  s' inoltra  sotto  una  grandine  di  sassi.  Monta  la  brec- 
cia il  primo.  £  ferito.  Àlb  testa  dei  Francesi  s' inoltra  fra  le  file  ne- 
miche ,  lordo  del  sangue  che  esce  da  sette  ferite.  Muore.  Bella  escla- 
mazione di  Suchet  I  dragoni  Napoleone  montano  la  breccia »    ìhT, 

Il  pi^esidio  tenta  salvarsi.  GÌ'  Italiani  da  Loreto  discendono  per  in- 
contrarli. Fanno  prigionieri  tutti  i  SpagnuoK  superstiti.  La  cavallerìa 
francese  vola  in  sussidio  degl'Italiani.  Perdile  cagionate  dall'assedio 
di  Tarragona.  Ricompense.  Nomi  dei  benemerìti »    143 

Movimenti  della  divisione  italiana.  Distribuita  in  varie  posizioni. 
Attacco  di  Monserat.  Macdonald  chiede  a  Suchet  il  rinvio  della  di- 
visione italiana.  Napoleone  dice  che  accoi'da  a  Suchet  di  con8ei*varla. 
Espressioni  lusinghiera »   I4i 

La  divisione  italiana  è  riunita  per  avviarsi  a  Valenza.  Fazione  di 
Cervera.  Arrivo  di  rinforzL^oi*za  della  divisione.  Bilancio  delle  perdite  »  14  i 

Severoli  conduce  nella  Navarra  una  nuova  divisione  venuta  dall'I- 
talia. Pei*seguita  la  banda  di  Espoz-y-Mina.  Fazioni  diverse.  Si  reca 
in  Aragona  e  si  unisce  all'eseraito  di  Suchet.  Palombini  (che  co- 
manda la  divisione  di  Peyri)  sotto  Sagunto.  Vacani  ne  riconosce  il 
circuito »   140 

Attacco  di  Sagunto.  Accidente  che  fa  fallire  l'assalto.  Si  rinnova , 
ed  è  respinto  per  la  tet*za  volta.  Valore  di  Andreani  (italiano)  coman- 
dante degli  Spagnuoli.  Blake  accorre  per  liberai*e  Sagunto.  Palombini 
va  a  combatterlo »  147 

Schiazzetti  assale  gli  avamposti  nemici  e  li  rompe.  Bella  fazione 
di  Scneza.  Suchet  ne  rande  conto  in  modo  molto  onorifico  per  gl'I- 
taliani. Palombini  ritorna  sotto  Sagunto.  Attacco  di  Oropesa  che  si 
arrende.  Si  apre  la  breccia  nelle  mura  di  Sagunto.   Assalto  respinto.  »  148 

Fazioni  diverse  nell'Aragona.  Oi*dine  del  giorno  dell'  esercito  che 
le  riassume »   140 

Attacco  di  Oilatayud.  Gì*  Italiani  si  ritirano  in  un  convento  for- 
tificato. Sono  assediati.  Si  praticano  mine.  Favalelli  oppone  resistenza 
eroica.  Mette  in  opera  le  contromine.  Grolla  un  fianco  della  chiesa. 
Il  fuoco  appiccato  dagli  Spagnuoli  a  nuove  mine  fa  cadere  la  vòlta 
del  tempio  La  caduta  di  essa  spalanca  i  sepolcri,  e  ne  esala  puzzo  ri- 
buttante     »   1 50 

L' inimico  pratica  due  brecce.  Non  vi  è  più  mezzo  di  prolungare 
la  resistenza.  Lo  scoppio  di  una  nuova  mina  rende  accessibile  il  luogo 
per  ogni  lato.  Mancano  vitto  e  munizioni  ai  nostri.  Capitolano.  Il 


—  XYII  — 

presidio  è  prigioniero.  Gli  ufllìiiali  lasciati  liberi  per  aver  separata  la 

loro  sorte  da  quella  dei  soldati.  Sono  biasimati Pag,  151 

Sevei*oli  accorre  a  Calatayud  quando  la  capitolazione  è  già  consu- 
mata. L'  Empiei nado  l'ende  i  prigionieri  a  Daroca.  Ceccopieri  con 
un  battaglione  va  a  Ayerbe.  Incontra  Elspoz-y-Mina,  si  api-c  il  passo. 
Prende  [losizione  nei  contorni.  Invia  Pro  vana  a  Ayerbe  per  ricbia* 
marn»  il  pi^esidio.  Quel  comandante  non  vuol  aderire  all'invito.  Cec- 

copieri  si  mette  in  movimento.  Il  nemico  lo  attacca »  \}^i 

Bella  difesa  di  Ceccopieri.  Rimane  ferito.  Perdite  dolorose.  Gì'  Ita* 
liani  soccombono.  Parole  onorevoli  ai  vinti  pronunziate  da  Suchet. 

Belotti  si  avvia  ad  Ayerbe »  153 

£spoz-y-Mina  si  ritira.  Conduce  seco  i  prigionieri.  Severoli  desti- 
nato a  difendere  l'Aragona.  Sudiet  fa  proseguire  i  lavori  conti*o  Sa- 
gunto.  Movimenti  di  Palorabini  sopi*a  Segorbe.  Il  nemico  si   ritira. 

Palombi  ni  ritorna  a  Sagunto.  Battaglia »  {'41^ 

Palle  gloriosa  degl'  Italiani  a  questa  vittoria.  Impresa  delle  più 
luminose  degl'Italiani  in  Ispagna.  Prodigi    di    valore    dei    dragoni 

M.ipoleone »   13:$ 

Sagunto  si  arrende.  Elogi  di  Suchet  al  valoro  degl'  Italiani  ....  »  i  tt6 
Palombini  nei  suburbani  di  Valenza.  Occupa  Moncada.  A  Sagunto 
si  raccoglie  il  parco  per  l'assedio  di  Valenza.  Fazione  di  Albalat  Spe- 
dizione di  Mazzucdielli  contro  TEm  pici  nado.  Libera  il  forte  di  Mo- 
lina. Retrocede  a  Darocif.  Sconta  sanguinosi  nella  marcia.  Belle  evo- 
luzioni di  Mazzucchelli.  Valoi*e  del    I."  d'infanterìa,  e   degli    altri 

corpi  italiani.  Perdite  gravi »    157 

Durand  occupa  Almunia.  Investe  Gdatayud.  Mazzuixshelli  va  a 
combatterlo  col  t."  reggimento    d' infanteria.  Il  nemico  è  sconfitto 

ed  incalzcito «...  « »   HJ 

Movimenti  di  Bertoletti.  Scontro  con  Monco.    Severoli    in  marcia 

per  rìunire  la  sua  divisione   sotto  Valenza »   1(11 

Passa  il  Guadalaviar.  Palombini  attacca  il  nemico.  Varca  il  ca- 
nale di  Favara.  Sale  al  piano  di  Misulta.  Ostinata  l'esistenza  degli 
Spagnuoli.  S.  Paul  avviato  in  soccorso  di  Balathier  è  respinto.  Ac- 
corre PalombinL  Riordina  le  sue  schiere,  batte  il  nemico  ed  assicura 

la  vittoria     j»13S 

Palombini  occupa  Mislatii.  Relazioni  di  Such^'t  cuore  voli  agl'Italiani.  »  1€?$ 
Le  due  divisioni  italiane  riunite  sul  medesimo  campo  di  battaglia. 

Blache  tenta  di   evadersi.  Gl'Italiani  si  oppongono »   107 

La  vanguardia  spagnola  riesce  nel  suo  disegno.  Fazioni  vivissime. 
Blache  respinto  nel  campo  trincerato.  Valore  spiegato  da  un  batta- 
glione del   4."  reggimento   d'infanterìa »    10^ 

Suchet  encomia  la  c^nùotta  valorosa  degl'  Italiani.  Deposito  gene- 

i^c  a  Tolosa »  169 

Scioglimento  della  divisione  che  era  nel  cantone  Ticino.  Ridotta 
ad  alcuni  battaglioni    »     ivi 

T.  il. 


I7i 


175 

Ì7S 
i77 

178 


—  XVIII  — 

Dìvibioiie  navale  franco-itala  comandata  da  Dubourdieu  difetta  a 
Lissa.  Combattimento  navale  contro  gf  Inglesi.  Pei*dite  sofibrte.  Va- 
loiie  di  Pasqualigo Pag.  170 

CAPITOLO  DECIMOTERZO. 

FAZIONI  DI   GUmaA  DSL    1812   NKLLA  SPAGNA,    RUSSIA,   GBRIIANIA   B  NSLL'aDRIATÌCO. 

In  Ispagna  le  divisioni  Palombi  ni  e  Seveix)Ii  riunite  sotto  Valenza. 
Blaclie  abbandona  il  campo  trincerato  e  si  ritira  nella  città.  Gl'Ita- 
liani [)cnctrano  (ino  sotto  le  mura 

Bombardamento  di  Valenza.  Trattative  per  la  resa.  Gipitolazione. 
Occupazione  di  Valenza.  Petxlite  del  nemico.  Ricompensa  accoixlata 
a  Suchet  ed  all'esercito.  Severoli  a  Pc5niscola 

Investimento,  attacco  e  resa  di  Peniscola.  Severoli  va  a  Lerida.  Fa- 
zione   di    Lasciiar 

D*£roles  scacciato  dall'Aragona.  Palombini  nell'Aragona.  Fazioni 
a  Rubierda,  a  Cam  pi  Ilo  ed  a  Villa  Felice 

Sorpresa  del  porto  di  Atcca.  BAla  difesa  di  Bianchi.  Perin  prigio- 
nicro  col  suo  battaglione.  Resistenza  di  Scotti 

Fazioni  di  IVIontei*de  e  di  Aliustante.  Palombini  raccoglie  le  sue 
schiere  a  Iliised.  G.ijiiii  sorprende  Calatayud.  Attacca  il  convento 
fortificato.  Viic;ini  dirige  la  difesa.  Palombini  invia  soccorsi.  Gajan 
e  scacciato.  Il  presidio  liberato *. 

Schiuzzetti  a  Mocliales.  Rivolta  degli  abitanti.  Puniti.  Gli  Spa- 
gnuoli  per  rappresagUa  moschettano  Favalelli  ed  Albnci.  Marcia  di 
Palombini  sopra  Siguenza >  •  •  > 

Palombini  ratroccdc  a  Tudcla.  È  chiamato  a  Madrid.  Vi  giunge. 
Severoli  a  Lerida  i*cspingc  D'EU'oles 

Severoli  nell'Aragona.  Scontro  col  nemico  a  Arguis.  Bertoletti  soite 
da  Taivagona.  Batte  gli  Spagimoli  al  ponte  sul  Francoli 

Scoppio  di  un  magazzino  di  polven  a  Lerida.  Danni  cagionati. 
Fazione  di  Giiadarama.  Sconti*o  degl'  Italiani  cogli  Anglo-Portoghesi 
a  Rozas 

Carica  de'dragoni  Napoleone.  Perdite  degl'Anglo-Portoghesi.  Sgom- 
brata Madrid  dai  Francesi.  Palombini  va  a  Valenza 

Severoli  difende  l'Aragona.  I  Francesi  ripigliano  Madrid.  Palom- 
bini a  Aranjucz.  Drappello  sorpreso  verso  Tarancona.  S' insegue  TEm- 
picinado 

Palombini  nei  dintorni  di  Madrid.  Severoli  percorre  1'  Aragona 
per  proteggerla  contro  le  inciu^sioni  delle  bande.  Diverse  fazioni    .  . 

Gli  Spagnuoli  attiiccano  Daroca.  Severoli  accoiTe  per  liberarla. 
Scontri  colle  bande.  Ritorno  di  Severoli  a  Saragozza.  Combattimento 
d'Almuniu 

Sortite  da  Tarragona  di  Beitoletti.  Attacco  del  forte  di  Baiaguer 
respinto.  Lodi  compartite  a  Beilolelti , 


179 


161 

189 
185 


18i 
189 


187 


t8tl 
491 


—   XIX   — 

Pi^pai-aiivi  per  la  spedizione  di  Russia.  Rasseguu.  Par(cn7Ai.  Arrivo 
al  Niemen.  Perdite  di  cavalli  pei  intemperie*  Bciraspctto  delle  schiere.  Fa(j.  1 9SI 

Passaggio  del  Niemen.  Fazione  a  Botsclieiskvo.  Ponte  gettato  sulla 
Dwina.  Combattimento  d'  OstrpWno.  Bella  parte  che  vi  prendono  gli 
Iraliani.  Parole  onorifiche  del  viceré.  Altari  scudiei*e »   109 

Presa  di  due  convogli  a  Soui*ei.  Fazioni  di  Viliz.  Tei*zo  reggi- 
mento dei  cacciatoli  a  cavallo.  Fratelli  Giovio »   i9\ 

Pino  inviato  a  Vitepsk.  Respinto  V  inimico.  Bella  carica  oltre  Lou- 
zon.  Giulini »   IU5 

Apparecchi  a  giornata  campale.  Alture  di  Boradiiio.  Guardia  reale. 
Giociatori  di  Villata.  Del  Fante  attacca  un  ridotto »  409 

L'esercito  si  dispone  a  combattere.  Entusiasmo  eccitato  dall'ordine 
del  giorno  dell*  imperatore.  Il  cannone  dà  il  segnale  del  movimento. 
Battiglia  della  Moskowa.  Pino  arriva  sul  campo  cessata  la  pugna.  Il 
viceré  l'ammeota  a  Napoleone  i  servigi  segnalati  ix^si  dagl*  Italiani.  In- 
gresso in  Mosca.  Incendio.  Forza  della  divisione  Pino »   (97 

Compagnia  di  FeiTetti.  Vives.  Franchini.  Osservazione  di  rilievo. 
Paitenza  da  Mosca.  Battaglia  di  Malo-Jaroslawetz.  Entusiasmo  degli 
Italiani »   408 

Coscritti  della  guardia  reale.  Loro  valorc.  Peraldi.  Nomi  dei  prodi 
che  si  distinsero.  Perdite  degl'  Italiani »   499 

Gemelli  Radoani.  Elogi  del  viceré.  Incominciano  i  disas'ri  dt^Ua  ri- 
tirata. Mortalità  dei  cavalli.  Mancanza  di  vittovaglie.  Il  fix;ddo  si  fa 
intenso.  I  Cosacchi  attaccano  gP  Italiani.  La  fanteria  li  tiene  in  h*eno  »  100 

Molte  di  Banco.  Doroghoboui.  L'esercito  perde  ogni  ordine.  Pas- 
saggio del  Vop ^ »  iOl 

Abbandono  dell' aitiglieria  e  degli  eqni|>«iggi.  Notte  orribile.  L'e- 
sci*cito  si  scioglie.  Tratto  d'eroismo  del  velite  Giierrinì.  Arrivo  a 
Smolensk.  Speranze  deluse.  I  magazzini  saccheggiati.  Il  3.^  leggero 
protegge  il  passiiggio  di  Napoleone »   ^01 

Scontro  coi  Russi.  Uomini  gelati.  Il  freddo  a  18  gradi.  Cosacchi 
respinti.  Partenza  da  Smoicnsk.  Rrasnoi».  Il  nemico  intima  al  viceré 
di  ari-endersi  prigioniero.  Stratagemmi  per  salvarsi.  Dei-Fante  ucciso. 
Bella  evoluzione  del  viceré.  Riesce  a  sottrarsi  coi  pochi  che  lo  seguitano  »  205 

Arrivo  alla  Bercsina.  Ufìiziali  del  genio  italiano.  Ad  alcuni  vien  fatto 
di  passare  il  fiume.  Il  ponte  si  romjìc.  Estermi  ilio.  Sforzi  jìer  respiii- 
gcix;  i  Russi.  Ciavaldini  inchioda  l'ultimo  cannone  e  vi  muore  accan- 
to. Pino  attaccato  in  una  bicocca.  Si  difende.  Si  salva »  *0^ 

Napoleone  parte  per  la  Francia.  I^iscia  il  romando  a  Marat.  Scoin- 
piiiono  le  insegne.  Arrivo  a  Vilna.  Widiman.  Arici.  Battaglia  Gaeta- 
no. Enumerazione  delle  |)crdile »  201 

Oggetti  di  vestiario  perduti.  Partenza  della  brigata  Zucchi.  Il  /?/- 
voli  si  ari'ende  agl'Inglesi  dopo  ostinalo    combattimento   nell'acque 

di  Trieste »  207 

Assassinio  del  Ciiposquadrone  Bignami »  W^ 


—  xx  — 

CAPITOLO  DECIMOQUARTO. 

FAZIONI    DI   GUERRA  KEL  iSÌZ    NELLA   SPAGNA,  GERMANIA,    ILLIRfA  E  ITALIA. 

■ 

Palombi  ni  parte  da  Madrid  per  la  BiscagTIa.  Freddo  insolito  in 
c|iìel  clima Pag.  9 10 

Fazione  di  Posa »  9 1 1 

or  Italiani  sotto  Castro.  Fazione  di  Otanes »1I2 

Fazione  di  Guernica  e  Navarnis.  Bel  tratto  del  granatiei*e  Torri  per 
salvare  il  suo  capitano s^n 

Feveroli  nell'Aragona.  Poi  a^  Valenza '.•.»Si4 

Si  assedia  Castro.  Lodi  compartite  agi'  Italiani  dal  generale  Foix. 
Assalto  di  Castro »915 

Si  prende  il  castello.  Ostinata  difesa.  Palombini  forma  una  brigata 
della  sua  divisione.  S.  Paul  la  comanda.  Palombini  patte  per  TltaKa. 
Gl'Inglesi  attaccano  Tarragona.  Valorosa  difesa  di  BeiloletU »  9 19 

S.  Paul  si  ritira  a  Tolosa  (Spagna).  Fazioni  cogl' Inglesi »  34H 

Movimenti  della  divisione  Severoli  nell'Aragona  e  Catalogna.  Den- 
ti nck  attacca  Tarragoiia.  Bertolclti  lo  respinge.  Fazioni  in  Gitilogna. 
Beiloletti  abbandona  Tarragona  smantellando  la  piazza.  Ceroni  a  La- 
ì^da  e  Suntonna.  La  divisione  Severoli  abbandona  la  Spagna.  Sua 
forza.  Peitlite  fatte  nella  guerra  di  Spagna  dagl'Italiani »  il 9 

Germania.  Il  viceré  raccoglie  a  Marienwerder  i  podii  Italiani  i^e- 
duci  da  Mosca.  I  Cosaocbi  attaccano  1'  alloggiamento  del  viceré.  Gli 
Italiani  lo  dilendotio.  Nuove  forze  allestite  in  Italia  per  inviarle  in 
Prussia »  iit 

La  brigata  Zucchi  a  Berlino.  Il  k,^  reggimento  dei  caccia! ori  a  Cii- 
vallo  sorpreso  dai  Russi.  Viene  quasi  distnitto.  Cecco[)icri  a  Mochc- 
ren.  Sua  brillante  difesa »  %VÌ 

Encomi  del  viceré.  Pi*esa  di  Hall.  Il  viceré  ordina  la  formazione  di 
nuQvi  coi*pi  in  Italia.  Secondo  reggimento  dei  cacciatori  italiani  sul- 
r  Elba.  UtFiziali  d'  ordinanza »  9Ì3 

Battaglia  di  Lutzen.  La  brigata  Zuccbi  vi  prende  paite.  Sorpresa 
dei  Cosacchi.  Respinti.  Marcia  sopra  Dresda.  La  divisione  Peyri  in  ri- 
serva. Combattimento  di  Zucchi  a  SafTersdorf.  Ceccopieri  osta  all'urto 
del  nemico,  e  lo  respinge »  'ì'ì^ 

Fazione  di  Lienbacb  e  di  Priesznitz  Passaggio  deli'  Elba.  Il  viceré 
parte  per  T  Italia.  Napoleone  dà  la  rassegna  alla  cavalleria  italiana. 
Encomia  Fontanelli    »  2^5 

Fazione  di  Gòedau.  Sorpresa  a  Kònigswaiiha.  Perdite.  Soccorso 
dei  Francesi • »  Tld 

Gl'Italiani  a  Bautzen  e  Wurtsclien.  Zucchi  passa  il  Bober.  Glogau 
sbloccato.  Duirieu.  Olivazzi.  Armistizio  di  Pleissewitz »  ^'27 

Linea  dal  Baltico  .all'  Adriatico.  Posizione  e  forza  degli  eserciti 
belligeranti.  Ripresa  delle  ostilità.  Zucchi  al  Bolxìr »  'ii8 


4* 


Pi«sa  di  Laha.  Langeix>n  battuto.  Morte  del  colonnero  Pisa.  Vit- 
toria riportata Pag.  ftSO 

Ni4K)leonc  encomia  Zucclii.  Fazione  di  Leinbeneichen.  L' inipcra- 
iore  va  in  Ulcsia    Bliicher  si  lìtira »  950 

Napoleone  ritorna  a  Drestin.  Brillante  combattimento  di  Nieder-Au. 
Riittaglia  della  Katzbach.  Sconfitta  dei  Franco- Itali »  93 1 

]Sai>oleone  accorre  in  soccorso  .dell'esercito  della  Slesia.  Attacca 
Blucher  che  si  ritira.  Dragoni  Napoleone.  Olivierì.  L' im|)eratore  ri- 
torna a  Dresda »  939 

Fontanelli  surroga  Peji'i.  Va  cx)!  4.®  corj)o  verso  Berlino.  Pi-ende 
di  viva  foi*za  lo  stretto  di  lulmdorf »   953 

Battaglia  di  Gross-Beern  perduta  da  Oudinot  Ritirata  a  Witteni- 
berg.  Valore  e  |.)crdite  degl'  Italiani.  Battaglia  di  Dennewitz  perduta 
da  Ney.  Vani  sforzi  di  valoi'e  degF Italiani    »  931. 

Ritirata  a  Dalinie.  Importanza  di  questa  battaglia.  Arrivo  a  Torgui.  »  93K 

Individui  clic  pili  si  distinsero »  930 

Relazione  dell  i  battaglia  di  Dennewitz  fatta  dagli  avvei^sari »  938 

Secondo  reggimento  cacciatori  alla  battaglia  di  Dresda,  il  t."  >i 
quella  di  Kuhn.  Vi  è  distrutto »  943 

Fazioni  a  Pirna  e  Hochkirch.  Napoleone  ritorna  in  Islesia.  Bluch;!.* 
si  ritira.  Lu  brigala  Zucchi  a  Wcisig.  Fontanelli  a  Bariembaisn). 
Napoleone  pai»sa  in  rassegna  gf  Italiani  di  Zucchi.  Promozioni  id 
encomi    »   ^^\ 

Napoleone  a  Torgau  encomia  gl'Italiani  della  divisione  Fonta- 
nelli. Marcia  a  Varieniburg.  Combattimento  di  Stolpen.  Tutti  gli 
eserciti  degli  alleati  incomin-iano  i  loro  movimenti.  Imbarazzo  di 
Napoleone.  Sua  posizione »  9415 

Cerca  supplire  col  suo  genio.  Va  ad  Eilemburg.  Blucher  si  allontana. 
Linee  d'operazione.  Mezzi  di  difesa  sui  lati.  Egli  si  dispone  ad  agire 
al  centro »  9l(J 

Combinazioni  che  contrariano  i  progetti  di  Napoleone.  Dimostra- 
zioni i^ev  sbloccai'e  Wittenberg.  L' esercito  francese  si  raccoglie  a 
Lipsia.  Gl'Italiani  vi  si  riuniscono.  Battaglia  di  Lipsia.  Parte  che  vi 
prendono  gì'  Italiani.  Razzi  alla  Congrève »  948 

Gl'Italiani  si  fermano  a  Lutzen.  Difesa  degli  stretti  di  Naumburg. 
Battaglia  di  Hanau * 949 

GÌ'  Italiani  vi  si  fermano.  Combattono  contilo  i  Bavarasi.  Ponte  di 
Kentzig.  Ritirata  a  Francfoit »  930 

Italiani  in  Torgau.  Pavoni  vittima  del  suo  entusiasmo  per  l'onor 
nazionale.  Cacciatori  italiani  in  Dresda.  Capitolazione.  Non  tenuta.  Il 
presidio  dichiaralo  prigioniei*o.  Inutili  proteste.  Fontanelli  riceve 
l'ordine  di  ritornare  co'suoi  in  Italia.  Napoleone  gli  fa  conoscera  la 
bUiì  soddisfazione  per  gì'  Italiani,  e  gli  dà  degli  ordini  per  riunire 
nuove  forze.  Perdite  della  campagna »  931 

Presidi!  lasciati  nelle  piazze  forti  sulla  dritta  del  Reno.  Forza  dell'c- 
sercilo  francci;e »  939 


i 


—  IXII  — 

Corpi  desìi  nati  alla  difesa  della  linea  del  Reno.  Foiosa  rispettiva 
degli  eserciti.  Il  viceré  viene  in  Italia  per  ordinatasi  e  comandare 
l'esei-cito Pag.  1S3 

Motivi  che  indussero  Napoleone  a  pi'eferire^il  principe  Eugenio  ad  j 

altri  generali  per  il  comando  in  Italia »  ?5% 

Sforzi  coronati  da  buon  successo  per  riunire  prontamente  un 
nuovo  esci*cito .  »  5tB5 

Luogotenenza  delle  milizie  italiane  inviate  neiriUiria.  Guerra  col- 
TAiistna.  La  guardia  reale  a  Villach.  Guardia  d'onore  in  linea.  Pa- 
lonibini  a  Laybacb.  Bonfunti  nel  Tirolo.  Fazione  di  Scliiapane.  At- 
tacco del  monte  Leobel »  tM 

Il  nemico  attacca  Ki*ainburg  ed  è  respinto.  Pino  riunisce  la  sua 
luogotenenza  a  Laybacb »  9!)7 

Attacco  di  Lobistch.  Fazione  di  Kuplavass.  Bellotti  ferìto  e  prigio- 
niero. Biancbi  assume  il  comando »  t58 

Fazione  di  Lanisze.  Presenza  di  spirito  di  Laugicr.  Valore  dimo- 
strato dai  veliti •  939 

Sorpresa  del  nemico  a  Weickselburg.  Perdite  sofìeile  dagf  Ita- 
liani. PeralcU.  Ritirata.  Attacco  di  Mannitz.  Bella  difcsii  di  Ferretti  .  »  S<SI 

Combattimento  di  IJppa,  glorio^o  per  d'Italiani.  Occupazione  di 
Fiume.  Federigo  ferito.  Pino  abbandona  il  comando  della  tci*za  luo- 
gotenenza. Viene  soppressa.  Riflessioni  sui  molivi  della  condotta  di 
Pino * »  5K1 

Scaramuccia  di  Crinilz.  Fc<lerigo.  Ronfanii  e  Mazzuocbelli  nel  Ti- 
rolo. Sessa  e  Tasca.  L'ìnimicc  attacca  Gros-Lascbitz.  Palombini  si 
ritira.  Fontane  ai  [)oiUe  di  Teclicnutz »  905 

Ritirata  da  Zìrknitz.  Gravi  [Perdile.  /»."  reggimento  leggero.  Valore 
del  5."  leggero.  Fazione  di  Mannitz.  Bella  ritirata.  Defezione  della 
Baviera.  Il  viceré  ali*  Isonzo »  irtii 

Il  quailier  generale  a  Gorizia.  Divisione  riunita  a  Verona.  Rinforzi 
dalla  Francia.  I/}va  di  coscritti.  Disposizioni  preparatorie  per  traspor- 
tiu'e  la  sede  del  governo  a  l^logna.  Corrispondenza  con  Melzi.  Tirolo  »  ^r>5 

La  guardia  reale  a  Bassano.  Presidio  di  Venezia.  11  viceré  all'Adige. 
Riordina  resernito »  2<50 

Nuova  corris[)ondcnza  con  Melzi  per  traslocare  la  sede  del  governo 
non  più  a  Bologna,  ma  a  Torino    »  507 

Provvigionamenti  di  riserva.'  Serraglio  di  Mantova.  Comunicazione 
colli  Francia  |)er  V  Ap()cnnino  e  Genova.  Dispaccio  telegrafico  di 
Napoleone.  Incursione    nel  Tirolo *i 68 

Ritorno  degli  avanzi  delle  milizie  italiane  dalla  Germania.  Com- 
Ixittimento  di  Caldiero.  Reggimento  Jellacbicb.  Messaggio  del  re  di 
Biiviera  al  viceré.  Proposte  degli  alleati.  Nobile  rifiuto.  Domanda  di 
un  armistizio.  Non  assentita »  tifivi 

Palazzo  di  Monza,  punto  neutrale.  Parto  della  vic^'regina.  Sue  be- 
neficenze  »  270 


L. 


—  XXIII  — 

Fotìtanclli  pixsddeote  del  consiglio  dei  ministri.  Spirito  pubblico 
eccitato.  Sbarcbi  dei  nemici  a  Primai^o.  Pino  ripi'ende  Ferrara.  Il 
vicei^  ferito  leggermente.  Invio  di  Znnzi  al  campo  napolitano  .  .  Pag.  ^71 

Missioni  di  Severoli  Pietro.  Gifilenga  e  Mejean  Maurizio  a  Napoli, 
Armandi  a  ForFi.  Ancona  occupata  dai  Napolitani.  I  Franco-Itali  nella 
cittadella.  Combattimento  di  Rovcrdicra »  ^7) 

Invasione  del  nemico  nella  Romagna.  Misure  di  difesa.  Comando 
di  Mazzucclielli  a  Bologna.  Primo  indizio  della  defezione  di  Mui*at. 
Gilllenga  a  Salò.  Neri  al  Tonale.  Corrispondenza  con  Augusta.  Se- 
gnali in  ci  ira  portali  da  pedoni.  Rezia  prefetto  a  Sondrio.  Fonta* 
nclli  al  campo  di  Rivoli »  ^73 

Scotti  respinto  dalla  Romagna.  Perdite  patite.  Partenza  da  Bologna 
delle  milizie  italiane.  Blocco  di  Venezia.  Resa  di  Zara.  Riordinamento 
dellesercito  italiano.  Sue  forze »  171 

Fazioni  di  mare.  Aumento  di  foi'ze  inglesi  nell'Adriatico  ......  375 

CAPITOLO  DECIMOQUINTO. 

FAZIONB    DI    GUERRA    NRL    18 li  IN  ITALIA. 


Movimenti  del  nemico  nel  Tirolo.  Borgoforle.  Pizzighettone.  Pia- 
cenza. Posizioni  occupate  dagl'Italiani.  I^ro  forze )*  175 

Piazze  forti  afBdate  agl'Italiani.  Misure  di  difesa.  Rougier  a  Le- 
gnago.  Ritirata  spontanea  dall'Adige.  Motivi  dell'occupazio ne  della 
linea  del  Mincio »  )77 

Forza  dell'esercito  nemico.  Bertoletti  a  Peschiera.  Zucclii  a  Mantova. 
Resa   di  Cattare  e  Ragusi.  Blocco  di  Venezia.  I^  flottiglia  d'Ancona 

rientra  in  Venezia »  278 

-Battaglia  del  Mincio »  Ì7W 

Fazioni  a  Borghetto  ed  a  Ponte  Sarcno.  11  viceré  va  colla  guardia 
rc;il(!  a  Salò.  Micidiale  combattimento.  Valorc  dei  cacciatori  della 
guardia »  581 

Fazione  di  Gavardo.  Provvidenze  \yev  assicumi*e  la  ritirata  dal  Mincio  »  383 

Fazione  di  Castellare.  Napoleone  ordina  un  fìnto  attacco  sul  Sem- 
pione.  Il  colonnello  Ponti.  Sue  disposizioni.  Perdita  totale  di  questo 
piccolo  corpo »  18t 

Il  generale  S.  Paul  a  Domodossola.  La  cittadella  di  Ancona  resa 
ai  Napolitani.  Questi  costmiscono  un  ponte  sul  Po  alla  Sacca.  I 
nostri  lo  demoliscono.  Respingono  il  nemico.  Augeivau  a  Lione. 
Biibna  a  Ginevra.  Napoleone  scrive  al  viceré  che  quando  Mumt  si 
dichiari  nemico,  sembra  importante  di  ritirarsi  alle  Alpi »  580 

Il  viceré  espone  i  motivi  che  si  opporrebbero  a  questa  ritirata 
quando  ne  venisse  dato  V  ordine  positivo.  Abbandona  la  linea  deU 
l'Adige.  Si  stiibilisce  sul  Mincio.  Corrispondenza  dell'imperatore  col 
viceré  sulle  operazioni  dell'  esercito »  5B7 


*> 


■  ■         ■  ■   ■       ,  .  I  .Ahi. •■    ■  .  -      , 

—  XXIT  — 

Napoleone  approva  le  osservazioni  del  principe  EugeMow  Presun- 
zione fondata  che  riinpei'utoi^e  abbia  ordinato  di  attaccagli  nemico, Pag,  988 

Osservazioni  suH'  insussistenza  dell*  ordine  positivo  dì  condurre 
r  esercito  alle  Alpi.  Lettera  dì  Glarke  a  AUgerean.  Prova  che  questo 
maresciallo  non  doveva  essere  rinforzato  dall' esercito  fi^ancese  che 
era   in   Italia ;>^ »  1^9 

Murat  fa  la  formale  dichiarazione  di  guerra ^ »  ^9t 

Piano  d'operazioni  degli  alleati.  Murat  passa  il  Taro.  Il  viceré  gli 
invia  un  uSizialedi  reciproca  confidenza.  Supposizione  che  sia  riescito 
n  fermare  le  mosse  di  Murat.  Grenier  va  a  Piacenza  con  un  còrpo 
d' esercito.  li  viceré  a  Guastalla.  I  Napolitani  ristanno  dal  combattere 
contro  gl'Italiani.  Il  loro  comandante  giudicato  viene  assolto  .  ...»  f  951 

Fazione  di  Brescello.  Grenier  passa  il  Taro.  Assale  Parma.  Combat- 
timento. Perdite   del  nemico »  ttt5 

Severoli  si  inoltra  a  Reggio.  Colloca  la  sua  vanguaixlia  a  Rubiera. 
Fazione  di  Sustinente »  tf  % 

Dissensione  fra  Murat  e  Bentinck.  Pretese  del  principe  ereditario 
di  Sicilia  sbai*cato  a  Livorno »  293 

Glorioso  e  terribile  combattimento  degl'  Italiani  a  Rubiera,  ed 
al  ponte  di  San  Maurizio.  Severoli  ferito.  Perdite  gravi  degritaliani. 
Ritirata  al  Taro »  %*)6 

Gl'Italiani  a  Castel-Guelfo.  Gli  alleati  al  Taro.  Esplorazione  gene- 
mie  sulla  sinistra  dei  Mincio.  Il  nemico  si  stabilisce  sopra  due  linee. 
Ritira  gli  equipaggi  sulla  sinistra  dell'Adige  .  : »  %Q7 

Scontro  delle  flottiglie  sul  lago  di  Garda.  Villata  alla  scoperta  sopra 
Guastalla »  SK9S 

Blocco  di  Venezia.  Sortite  del  presidio.  Successi.  Flotta  inglese  rin- 
forzata. Gli  Anglo-Siciliani  sortono  dalla  Toscana.  Murat  passa  fi  Taro 
Gì  Italiani  alla  Nura »  599 

Foi^ze  navali  comandate  da  Duperre ."...»  500 

L'ammiraglio  Gover  fa  proposizioni  a  Serras  per  la  cessione  di 
Venezia.  Cause  del  rifiuto.  Gli  equipaggi  inglesi  condividono  le  prede.  »  601 

Impossibilità  di  difendere  ulteriormente  la  linea  del  Mincio.  Inva« 
sionc  della  Francia.  Convenzione  di  Castel  Scbiarino-Rizzino.  Le 
M'iiierc  francesi  sortono  dall'  Italia.  Il  principe  Eugenio  conserva  il 
romando  degl'Italiani.  Resta  alla  linea  del  Mincio.  Rouger  conduce 
il  presidio  di  Legnago  a  Mantova »  501 

Venezia  occupata  dagl'Austriaci.  Convenzione  addizionale  per  la 
cessione  della  marina.  Agitazione  fra  le  schiere  italiane.  Emissari  giunti 
a  Mantova  per  .'sovvertirle.  Mezzi  impiegati  dai  generali  per  isventare 
<]ueste  trame »  303 

Titoli  del  principe  Eugenio  alla  riconoscenza  dei  soldati  italiani. 
Sua  considerazione  per  il  loro  valore.  Detti  e  fatti  che  la  compro- 
vano. Francesi  impiegati  come  aiutanti  di  campo.  Contraposizione  di 
un  maggior  numero  d'  Italiani »  50% 


—  XXV  — 

Scudierì  all'  esercito.  Cavalletti.  Dauthoiìard.  Mejean.  Strigcili. 
Darnay Pag.  505 

Ordinamento  delle  milìiie  italiane  poste  sulla  linea  del  Mincio. 
Genei*ali  italiani  destinati  a  far  parte  della  deputazione  che  dovea 
recarsi  a  Parigi  presso  i  sovrani  coalizzati »  307 

SoDimossa  del  30  aprile.  Disposizioni  militari  per  reprimerla.  Riu- 
scite vane.  Conseguenze »  508 

Offerte  degli  ufTiziali  italiani  al  viceré.  Nobile  rifiuto »  510 

Agitazione  fra  le  schiere  italiane.  Partenza  del  principe  Eugenio. 
Addio  commovente 511 

Gli  alleati  occupano  Mantova  ed  il  resto  del  regno  d' Italia.  Con- 
sideit|zioni  sugli  avvenimenti  di  Milano  ,  e  sulla  posizione  politica 
che  conservava  il  regno  d'Italia  come  potenza  già  riconosciuta  ...»  519 

I  Grigioni  minacciano  di  occupare  la  Valtellina.  Ne  sono  impediti. 
Giudizio  di  Napoleone  sulte  schiere  italiane.  Contrassegni  di  stima 
delle  notabilità  militari  francesi.  B'asti  dell'esercito  francese  che  com- 
prendono alcuni  Italiani.  Arco  dell'  Etoile  a  Parigi.  Nomi  degl*  Ita- 
liani in  esso  scolpiti.  Gran  monumento  che  doveva  erigersi  sul  monte 
Cenisio.  Disegno  dell'  italiano  Gagnola »51^ 

Insegne  d'onore  compaitite  da  Napoleone  ai  militari  i tulliani  che 
più   si   segnalarono.   Gradi    conferiti.  Nomi  degli  ufliziali.  Notabilità* 

letterarie  dell'esercito  italiano »  315 

vConclusione.  Primo  ed   ultimo   ufBziali  cisalpino-italiano.  Tculié. 
Benedetti ' »  515 

DOCUMENTI. 

l  Estratto  della  relazione  del  capo  di  coorte  Ferrand  sul  combatti- 
mento del  Senio »  517 

À.  idem  del  capo  dello  stato  maggiore  Berthier »  ivi 

B,  idem  del  generale  Bonaparte  al  direttorio  esecutivo  francese  »  518 

C.  idem  del  messaggio  del  direttorio  esecutivo  suddetto  al   con- 
siglio dei  Cinquecento  .  .  , »  ivi 

n.  Dispaccio  del  generale  Bonaparte  al  duca  di  Parma  per  la  rettifica 

del  trattato  di  pace »     ivi 

m.  Quadro  di  composizione  della  divisione  italiana  destinata  a   far 

parte  dell'  esercito  comandato  da  Gouvion  Saint-Cyr »  519 

IV.  idem  di  quella  inviata  alle  coste  della  Manica »     ivi 

V.  idem  di  quella  dei  prcsidii »  5i0 

VI.  Ordine  di  servizio  della  guardia  reale »  591 

VII.  Dispaccio  dell'  imperatore  Napoleone  al  comandante  la  guardia 
reale,  per  un  nuovo  ordinamento  della  fanteria  e  cavalleria,  e  per 

la  partenza  per  Parigi »     ivi 

Vili.  Quadro  di  composizione  della  divisione   inviata  nel   regno  di 

Napoli 9  329 

T.  IL  *♦** 


.  V 


—  XXVI  — 


IX.  Strada  militare  per  le  comunicazioni  dell'Italia  colla  Dalmazia  Pag,  ZU 

X.  Riordinamento  della  divisione  Teulié »     ivi 

XI.  Composizione  della  divisione  nella  Pomerania  svedese »  933 

XII.  Lettera  del  generale  Lasalle  al  comandante  il  1.^  reggimento  cac- 
ciatori reali -italiani 

XIII.  idem  del   capo  dello  stato  maggiore  dell*  esercito  di  Napoli  al 
colonnello  Foresti 

XIV.  Quadro  di  composizione  della  divisione  all'  esercito  dei  Pirenei 
orientali 

XV.  idem  della  divisione  inviata  in  Catalogna 

XVI.  idem  nel  Tirolo 

XVII.  idem  air  Isonzo 

XVIII.  idem  della  guardia  reale     

XIX.  idem  del  corpo  distaccato 

XX.  idem  della  divisione  di  risei*va 

XXI.  Riduzione  dei  battaglioni  della  divisione  Fontanelli 

XXII.  Quadro  di  composizione  della  divisione  nella  Carinzia 

XXIII.  idem  nell'Aragona 

XXIV.  Dispaccio  del  viceré  per  far  ritirare  le  milizie   italiane  dal 
cantone  dei  Grigioni 

XXV.  Quadro  di   composizione  del  corpo  d'esercito  italiano  desti- 
nato per  la  spedizione  di  Russia 

XXVI.  Dispaccio  del  viceré  portante  1'  avviso  della  partenza  da  Mo- 
sca dei  quadri  di  diversi  battaglioni  diretti  in  Italia 

XXVII.  idem  sulla  battaglia  di  Maloyaroslawitz 

XXVIII.  Quadro  dei  corpi  componenti  il  grande  esercito  andato  in 
Russia . 

jé.  Dispaccio  del  viceré  indicante  il  numero  degl'  Italiani  riuniti 
ad  Heilsberg  dopo  la  ritirata  da  Mosca 

XXIX.  Stato  degli  effetti  di  vestiario  e  di  bardatura  inviati  in  Russia 
XXXf  Quadro  di  composizione  della  brigata  inviata  in  Prussia  .  .  . 

XXXI.  idem  della  divisione  idem 

XXXII.  Dispaccio  del  viceré  al  ministro  della  guerra   pel  riordina- 
mento dei  corpi 

XXXIII.  idem  per  nomina  di  ufllziali 

XXXI V.  idem  sullo  stato  dei  corpi  riuniti  in  Prussia 

XXXV.  idem  sulla  nomina  di  ufTìziali  d'ordinanza »  345 

j4.  Relazione  del  ministro  della  guerra  per  ricompense  d'onore.  »     ivi 

XXXVI.  Ordine  del  maggior  generale  Berthier   per  lo  scioglimento 

della  divisione  italiana  al  Reno »  344 

À,  idem  per  l'ordine  agi'  Italiani  di  rientrare  in  Italia »  345 

XXXVII.  Relazione  del   ministro  della  guerra   all'  imperatore   sulle 

foi-ze  inglesi  nell'Adriatico »     ivi 

XXXVIII.  Quadro  di  composizione  dell'esercito  di  terra »  346 

À,  idem  della  marineria     »  354 

B.  idem  delle  forze  navali  in  crociera  e  dei  legni  in  armamento  »  357 


IVI 

3S4 

.  • 

IVI 

•  • 

IVI 

330 
337 

•      • 

IVI 

•  . 

IVI 

338 

.  • 

IVI 

530 


IVI 


350 

533 
333 

•  • 

IVI 

538 
339 
340 

•  • 

IVI 

341 

•  • 

IVI 

343 


■■f 


—  XXVII  — 

XXXlX.~Quadro  di  cx)mposizione  della  luogotenenza  italiana  nell'Il- 

Kria Pag.  ZjO 

XL.  Dispaccio  del  viceré  a  Melzi ,  presidente  del  consiglio  dei  mini- 
stri, relativo  alle  disposizioni  da   prendersi    nel   caso  d' invasione 

nemica    »  30i 

J,  idem  per  la  traslocazione  della  sede  del  governo »  364 

B.  idem  per  ischiarimenti  sul  luogo  ove  deve  i-ecarsi  la  casa  reale  »  365 
XLI.  Dispaccio  del  viceré  a  Melzi  sul  suddetto  soggetto »     ivi 

A.  idem  jìer  far  ritirare  da  Monza  la  corona  di  ferro »  366 

XLn.  Relazione  del  principe  Eugenio  all'  imperatore  Napoleone  delle 

proposizioni  delle  potenze  coalizzate  a  lui  fatte  col  mezzo  del  prin- 
cipe Augusto  Taxis »  367 

jé.  Lettera  del  suddetto  alla  tnoglie »  368 

B.  idem  alla  sorella  Ortensia »  3ff9 

C.  idem  alla  moglie »  370 

XLIII.  Dispaccio  del  viceré  aFontanelli  riguaixlante  misure  diverse  .  .  *  ivi 

XLIV.  idem  per  la  formazione  di  una  divisione  di  riserva m  379 

XLV.   Relazione  di  Pino  sui   movimenti  dei  nemico  nel  Ferrarese 

ed  altri  oggetti »    ivi 

XLVI.  idem  di  Fontanelli  per  il  riordinamento  di  nuovi  battaglioni  »  375 
XLVIt.  Dispaccio  del  viceré  al   ministro  della  guerra  per  ]'  invio  di 
un  aiutante  di  campo  pi-esso   il  comandante   i   Napolitani  arrivati 
nel  dipartimento  del  Tronto  onde  esplorare  i  suoi   movimenti  .  .  »  374- 

XLVlll.  idem  sul  combattimento  di  Boara »  37B 

XUX.  idem  sulla  destinazione  da  darsi  ad  alcuni  generali  italiani  .  .  »     ivi 
L.    idem   sull'  armamento  di  barche  sui  laghi  e  sui  movimenti  del 

nemico  in  Isvizzera »  376 

LI.  Nota  particolare  del  suddetto  sulle  intenzioni  dimostrate  da  Murat.  »  377 
Lll.  Quadro  di  composizione  dell*  esercito  italiano  all'Adige  e  al  Taro  »     ivi 
Lin.  Dispaccio  del  viceré  al  ministro  della  guerra   sulle  misure  da 
prendersi  per  la  difesa  della  Valtellina   e  sui   movimenti  del  ne- 
mico nel  Tirolo m  37D 

LIV.  idem  sull'armamento  della  piazza  di  Pizzighettone    »  380 

LV.  idem  sulle  misure  da  prendersi  per  la  difesa  degli  sbocchi  del 

San  Gottardo  e  Sempione »     ivi 

LVI.  Proclama  del  viceré  alle  milizie  italiane  all'  atto  di  afTìdar  loro 

la  difesa  delle  piazze  foiti.  Impresa  dichiarata  (hiore^e  Fedeltà  .  .  »  381 
LVII.  Dispaccio  del  viceré  al  ministro  della  guerra ,  riguardante  le 
disposizioni  preventive  in  caso  di  ritirata*  Invio  di  un  ufTiziale  di 

conGdenza  per  conoscere  le  vere  intenzioni  di  Murai »     ivi 

LVIU.  idem  per  l'invio  di  un  corpo  di   milizia  sul  Sempione  onde 

far  diversivo  alle  operazioni  di  Augereau  sotto  Ginevra »     ivi 

LIX.  idem   sull'  invio  del   maggiore  San   Fermo  per  distruggcit;  il 

ponte  che  l'inimico  stava  costruendo  vicino  a  Casalmaggiore  ....  »  38^ 
LX.  idem  sulla  rassegna  di  seimila  Italiani,  e  loro  bel  contegno  ...»  385 


—  XXVIll  — 

LXl.  Dispaccio  del  viceré  al  ministro  della  guerra  sul  riordinamento 

del  battaglione  del  7.°  d' infanteria Pog.  585 

LXH.  idem  al  generale  Rougier  per  encomiare  la  bella  difesa  da  lui 

fatta  a  Legnago 58* 

LXUI.  Ordine  del  giorno  del  comandante  la  guaidia  reale,  indicante 

i  sentimenti  di  questo  corpo  per  il  viceré »  'Vi 

LXlV.  Quadro  degF  individui  che  ottennero  dall'  imperatore  e  re  Na- 
poleone titoli  di  nobiltà,  dotazioni,  maggioraschi ,  classi  superiori 
negli  ordini  della  Corona  di  feiTO  e  della  Legion  d'onore  ,  o  che 

furono  nominati  cavalieri  dei  due  ordini •  585 

LXV.  idem  dei  nominati  cavalieri  dell'  ordine  della  Corona  di  feno.  »  591 

LXVI.  idem  dei  nominati  cavalieri  della  Legion  d'  onore  di  Francia  »  599 

LXVII.  idem  degli  uffiziali  non  indicati  coll'ultimo  loro  grado  militare.  »  *00 

NOTE. 

1.  San  Leo,  prigione  di  Stato  del  governo  pontifìcio »  IM 

2.  Conto  in  cui  deve  tenersi  un'espressione  non  onorìfica  ai  Cisalpini  »  kìO 
.  5.  Rivoluzione  operatasi  nelle  province  venete  e  nel  governo^di  quella 

repubblica »  ivi 

4.  Sunto  del  giornale  dell'assedio  di  Ancona »  418 

li.  idem  di  quello  che  fecero  i  Cisalpini  in  Genova    ....i i»4l9 

0.  Viani  a  Treviso »  4*21 

7.  Sommariva  nella  Toscana »  ivi 

8.  Fontanelli  prigioniero  di  guerra »  4^3 

9.  Gran  festa  militare  seguita  a  Boulogne-sur-mer »  ivi 

10.  Morte  di  Trivulzio »  424- 

i4.  Malaspina »  ivi 

13.  Campo  di  Montechiaro »  425 

13.  Specchio  dell'esercito  nel  1805 »  430 

14.  idem    della  guardia  reale »  451 

15.  Nozze  del  principe  Eugenio " »  ivi 

16.  Sulla  divisione  Teulié »  4  32 

17.  Gendarmeria  d'ordinanza  francese    »  ivi 

18.  Pallavicini »  433 

19.  Morte  di  Teulié »  ivi 

20.  Itinerario  delle  milizie  italiane  inviate  nelle  Spagne »  ivi 

21.  Presa  dell'  isolA  di  Capri »  4.14- 

22.  Paolucci  prigioniero  di  guerra * »  ivi 

23.  Morte  di  Medici  di  Melegnano »  ivi 

24.  Passaggio  del  Danubio »  435 

25.  Pino  in  Ispagna »  43($ 

26.  Ordine  del  giorno  di  Maillot »  437 

27.  Lista  civile  della  corona m  ivi 

28.  Addio  di  Fontaiiiebleau    »  440 


■^" 


—  XXIX  — 

99.  Il  principe  Eugenio  contemplato  nel  trattato  di  Pontainebleau.  Pog.  hhi 

SO.  Pino  al  20  aprile »    ivi 

5i.  Battaglia  di  Waterloo »  ftAB 

32.  Ricompense  al  valore »     ivi 

33.  Notabilità  scientifico-letterarie  dell'esercito  italiano »  A46 


TAVOLE. 

À,  Vista  e  piano  del  circo  formato  dall' esercito  al  campo  di  Boulogne- 

sur-mer. 
J?.  Tipo  della  linea  dal  Baltico  all'Adriatico. 

C.  idem  delle  posizioni  in  cui  fu  data  la  battaglia  di  Dennewitz. 

D.  Fac^imili  delle  sottoscrizioni  e  caratteri  di  Napoleone  Bonaparte. 

1.  t3onapaile  generale  supremo  in  Italia  li  28  maggio  4790. 

2.  »         primo  console  e  presidente  della  i-epubblica  italiana, 
li  4  dicembre  1803. 

3.  Napoleone  ly  imperatore,  li  23  maggio  480A. 

4.  Autografo  dì  Napoleone  imperatore  e  re  d'Italia  al  mai'esciallo 

Massena,  comandante  supremo  in  Italia,  li  4  8  settembre  1X03. 
3.  Sottoscrizione  di  Napoleone  imperatore  e  re,  li  26  ottobre  1803. 

3.         idem  li  29    idem. 

7.         idem  li  27  gennaio  1807. 

8k         idem  li  7  dicembre  1808. 

9.         idem  li  8  gennaio  1809. 

40.         idem  li  1   ottobre  48  i 3. 

11.  idem  li  23     idem. 

12.  idem  ^  li  il  aprile  4814. 

FaC'simili  delle  sottoscrizioni  ed  abbreviature  di  Eugenio  Beauhamais, 

1,  2,  3.  Sottoscrizioni:  Eugenio.  —  Principe  Eugenio.  —  Eugenio  Na- 
poleone. 
4.  Autografo  del  principe  Eugenio. 

JS,  Fac-simili  delle  sottoscrizioni  di  diversi  personaggi  indicati  nel  libro: 
del  maresciallo  e  maggior  generale  Berthier ,  del  vicepresidente 
della  repubblica  italiana  Meizi  d'Eril,  del  ministi^o  segretario  di 
Stato  Aldini,  dei  consiglieri  segretari  di  Stato  Vacari  e  Strigelli , 
del  ministro  degli  afìari  esteri  Marescalchi  ,  dei  ministri  della 
guerm  Birago,  Vignolle,  Bianchi  D'Adda,  Polfranceschi ,  Teulié, 
Trivulzio,  Pino;  dei  ministri  della  guerra  e  marina  CafTarelii  e 
Fontanclli  ;  deg l'incaricati  del  portafoglio  Tordorò  e  Danna;  dei 
segretari  centrale  e  generale  del  ministero  della  guerra  Lancetti 
e  Paolucci  ;  dei  segretari  generali  del  ministro  della  guerra  e  ma- 


—  xtìlt  — 

rìna  G)rtese  e  Zanoli  j  del  capo  della  divisione  del  personale  del- 
r  esercito  Arese  ;  dei  generali  di  divisione  Lechi  Giuseppe  e  Seve» 
roli;  del  presidente  della  commissione  sostituita  al  ministero  della 
guerra  Sommariva. 

F»  Tipo  della  pianura  di  Montechiaro. 

G,  Pianta  del  campo  di  MontecfaiarOé 


■TT" 


RETTIFICAZIONI. 


A  malgrado  della  pììi  grar\dc  attenzione  avutasi  dagli  editoiì  per  ischivare 
gli  QiTori  di  stampa,  pure,  per  le  medesime  cause  di  già  indicate  nel  primo 
volume,  se  ne  sono  verificati  alcuni  anche  n«l  secondo,  per  cui  si  vese  neces- 
sario questo  foglio  di  rettificazioni  ed  aggiunte. 


Pagina  xvni  linea  i6  invece  di 
XXII    M        2        f« 


I 
5 

7 

•  • 

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•       • 

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«  52    n 


3i         n 

9        t« 

27         n 


porlo 
•  ordinarsi 
Ferrarini 
(iO  aprile) 
Pcstavy 
Pozzi 
Sera 
Parolclti 

Giulie 

Paolo 

sortita 

Signor  generale 

attacco 

ne  s*est  pas 

WeruU 

numero 

La  Sans-peur 

r  altro  di  granatieri 

della  guardia  reale 


Lassalle 
Gtambelli 
dopo  ferito 


leggasi 


it 
it 

M 

n 
« 
it 
w 


ti 
ti 

» 


—  posto 

—  ordinarvi 

—  Ferrarini  Carlo 

—  (primi  d'aprile) 

—  Peltavy 

—  Pozzi  Luigi 

—  Sora 

—  Paroletti  Gaetano , 
capobattaglione 

—  Rétiche 

—  Pietro 

—  sortita  da  Genova 

—  Generale 

—  assalto 

—  n'cst  pas 

—  Werhuelle 

—  momento 

—  Le  Sans-peur 

—  Tallrodi  carabinieri 
deir  infanterìa  della 
linea  della  guardia 
reale 

—  Lasalle 

-^  Giambclli  Antonio 

—  Nella  notte  del  li , 
il  6.''  e  7.*  reggimenti 
d' infanteria  italiana 
presero  la  città  d*  as- 
salto. Moline  de  Saint- 
Yon(ora  ministro  del- 
la guerra  in  Francia) 
dirigeva  la  colonna 
ov'era  il  7.®  reggim. 


ti 

63 

n 

i 

ti 

—  la  città  ed  il 

campo 

ti 

—  il  campo 

II 

59 

II 

i 

1* 

—  1809 

tt 

ti 

61 

n 

33 

ti 

—  Cavalletti 

ti 

—  Cavalletti  Luigi 

ti 

66 

II 

9 

n 

—  Cantellas 

il 

—  Centellas 

n 

70 

n 

7 

ti 

—  Carcanico 

» 

—  Gargauieo 

ti 

•     • 

IVI 

II 

58 

II 

—  de  la  Selva 

n 

—  della  Selva 

—  XXXll  — 

Pagina 

73  /fii«a  i6  ^fiv0ee  dì 

—  Gatafava 

leggoii 

—  Gottafava 

N 

83 

n 

16 

« 

—  Tita,  Viani 

M 

—  TiU  Viani 

n 

iti 

N 

28 

« 

—  Giflenga 

« 

—  Giiflenga 

n 

89 

W 

18 

« 

—  Odezzo 

11 

—  Oderzo 

» 

01 

n 

i2 

N 

—  Oggeri 

11 

—  Oggero 

n 

03 

« 

IO 

n 

*-Ia 

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-^lo 

n 

•  • 

IVI 

ti 

32 

« 

— '  ftflsiali  di  lui,  disper 
dendo  an  corpo 

-       VI 

—  gli  ufBziali  di  un  cor- 
po 

fi 

0» 

« 

29 

w 

—  Marìgnano 

n 

—  lllelegnano 

« 

98 

« 

7 

n 

—  dall' esereito 

w 

—  dell'esercito 

« 

•     • 

IVI 

« 

20 

« 

—  lo  comandava 

M 

— -  li  comandava 

N 

99 

II 

23 

w 

—  Paynl 

n 

—  Paini 

N 

dOl 

N 

20 

n 

—  il  2 

N 

^  il  2  ottobre 

» 

ii3 

N 

3i 

w 

—  ribattuto 

» 

—  ribatte 

N 

•      a 

ITI 

« 

3» 

« 

—  Palombini 

n 

—  e  Palombini 

n 

Hi 

II 

6 

w 

—  per  aver  chi  • 

n 

—  per  essere  stato  da  chi 

n 

•    • 

IVI 

II 

24 

n 

—  neir  esercito 

n 

—  dall'  esercito 

n 

H6 

M 

9 

n 

—  e  1.* 

N 

e  7.» 

w 

i3i 

n 

18 

n 

—  Faina 

n 

—  Paini 

it 

134 

M 

2» 

n 

—  86 

n 

—  186 

n 

Ui 

•  ! 

2Ì-29-32  M 

—  De-Azarta 

» 

—  De- A  sarta 

» 

U3 

w 

33 

» 

—  Avesami 

w 

— •  Avesani 

n 

ivi 

n 

57 

n 

—  e  Gussoni 

n 

—  Gussoni 

n 

la 

n 

24-29 

n 

— -  Villacampo 

n 

—  Villacampa 

ti 

U9 

n 

6 

II 

*~  Arragona 

w 

—  Aragona 

ti 

1»6 

N 

2! 

w 

—  la  perdita 

n 

—  la  perdita  totale 

w 

166 

n 

22 

n 

• —  Sereogoani 

n 

—  Guaragnoni 

n 

176 

n 

32 

n 

—  da  Eroles 

n 

—  da  D'Eroles 

n 

<77 

» 

39 

n 

—  Gajen 

ti 

—  Gajan 

w 

178 

n 

5 

n 

—  Guidot! 

w 

—  Guidotti 

11 

•     • 

IVI 

N 

iS 

II 

—  Carinena 

« 

—  Carinena 

n 

d90 

« 

36 

N 

^-  Cazenova 

» 

—  Cazeneuve 

n 

192 

II 

23 

n 

—  completiva 

w 

—  complessiva 

M 

d95 

« 

23 

« 

—  Visepsk 

w 

—  Witepsk 

It 

202 

n 

20 

II 

—  Terzi 

II 

—  Terzi  Pietro 

« 

2i2 

n 

36 

n 

—  Roget 

ti 

—  Rouget 

II 

2i3 

ti 

1214 

II 

—  Cabrini 

ti 

—  Caprini  Antonio 

« 

229 

II 

16 

II 

—  sulle  loro  colonne 

ti 

—  sul  nemico 

ti 

231 

n 

12 

N 

—  dopo  Neri 

II 

—  Olivieri  ,  colonnello 
dei  dragoni  Napoleo- 
ne, rimase  ferito  e 
prigioniero. 

n 

232 

w 

2 

II 

—  assieme^  ec,  fino 
prigioniero 

a    n 

—^  •  •  •  • 

n 

236 

« 

12 

n 

—  meritevoli 

» 

—  degni 

n 

ivi 

n 

22 

» 

—  Paivié 

II 

Poirré 

« 

•  • 

IVI 

n 

27 

II 

—  Ceccopieri 

w 

"^■^  •  •  •  • 

n 

243 

» 

19 

n 

— '  aspettava 

N 

—  spettava 

n 

2U 

n 

29 

w 

—  rivista 

ti 

—  rassegna 

« 

•     • 

IVI 

n 

52 

II 

—  Allontanati 

II 

-^  Non  assuefatti 

—  XXXIll  — 

Pagina  25»  linea 

!    i  invece  di 

—  Moekero 

leggati 

—  Mockem 

N 

257 

N 

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tt 

—  ordinòdi 

« 

—  ordinò  di 

11 

260 

N 

50 

M 

-^  impari 

« 

—  ìmparlì 

n 

970 

n 

4 

« 

—  degli  alleati 

ti 

—  da  loro  quasi 

n 

•     • 

IVI 

n 

29 

II 

—  (marzo) 

N 

—  (29  marzo) 

N 

276 

tf 

18 

n 

—  Vallegio 

« 

—  Valeggio 

n 

29» 

tt 

26 

ìì 

—  dichiarare 

ti 

—  far  conoscere 

w 

297 

n 

i2 

tt 

—  al  Taro 

ti 

—  a  Castel  Guelfo 

n 

501 

ti 

27 

II 

—  16 

ti 

-14 

tt 

50» 

ti 

2 

ti 

—  De  Sayves 

II 

—  Jules  Deseve 

» 

Si» 

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5i 

ti 

—  letterarie 

n 

—  letterario-scientiGcbe 

N 

575 

M 

56 

n 

—  Ambrogi 

ti 

—  Ambrogio 

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57» 

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4 

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—  Coucby 

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—  Conchy 

n 

58» 

ti 

i4 

ti 

—  gradi 

n 

—  classi 

w 

586 

tt 

do 

ti 

—  Buffon  Cesare    id. 

« 

'     •  •  •  • 

n 

•     • 

IVI 

ti 

alt. 

ti 

ti 

— <  Camozxi  Luigi    id. 

« 

587 

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6 

ti 

• —  Cicogna,  barone 

n 

—  Cicogna  ,  barone   e 
ciambellano 

M 

•     • 

IVI 

n 

51 

tt 

—  Dembrowtkl 

n 

—  Dombrowski 

n 

590 

N 

7 

n 

— <  Sartirana,  barone 

n 

—  Sai'tiraiia,  barone  e 
ciambellano 

fi 

597 

n 

15 

tt 

—  Prilla  Giuseppe 

tt 

n 

598 

ti 

15 

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—  Vagnoni  Luigi 

n 

•— •  •  •  •  * 

n 

400 

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5» 

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Peri 

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^  Perire  Lechi Angelo 

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40» 

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—  Oscn  ga 

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—  Oseniga 

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22 

ti 

—  Statico 

n 

^  Stratico 

n 

418 

n 

8 

ti 

—  1799 

ti 

—  1796 

11 

426 

ti 

50 

II 

—  (Tav.  G) 

« 

—  (Tav.  F) 

fi 

427 

ti 

21 

II 

—  »76,000.  00 

w 

—  666,000.  00 

fi 

429 

ti 

11 

n 

—  Jeffe 

ti 

—  Leffe 

TaY. 

A  invece  di 

—  de  S.  Omer 

tt 

—  di  S.  Omer 

» 

B        f) 

—  Jullerbàc. 

ti 

—  Juterbogk 

N 

G        ft 

—  Buterbogk 

N 

—  Juterbogk 

CAPITOLO  VII. 


FAZIONI  DI  GUERRA  IN  ITALIA 
DAL  i796  AL  dSOl  FINO  ALLA  PACE  DI  HJNEVILLE. 


La  scienza  del  gran  capitano  sta  nello  scegliere  il  punto 
decisivo  dell*  attacco,  e  raggiungerlo  prima  del  nemi- 
co ;  obbligarlo  poi  a  combattere  con  forze  inferiori  alle 
sue  :  ciò  è  riservato  all'  uomo  di  genio. 


Ì79G 

Sottrattasi  la  popolazione  di  Reggio  alla  soggezione  dei  ingenti 
estensi  (a5  agosto),  lo  nfiilizie  aJà  riunitesi  (condotte  da  Ferrarini, 
Scaruflì  ed  altri  )  &nno  prigioniero  a  M ontecliiarugolo  un  drappello 
nemico  di  circa  i5o  uomini  uscito  da  Mantova. 

Parte  della  legione  lombarda  si  ti*ova  alla  battaglia  di  Arcole, 

ed  il  capo  dello  stato  maggiore  Bertliier  così  si  espresse  nelle  sue 

relazioni  del   i6  novembre:  u  Vari  coraggiosi  della  legione  lom- 

u  barda   furono  al  fuoco,  benché  non  avessero  ricevuto  T ordine 

it  di  marciare,  e  riportarono  gloriose  ferite.  99 

Indi  r  intera  legione  è  riunita  a  Ferrara. 

T.  II.  I 


# 
* 


—  2  — 

La  coorte  di  Modena  congiunta  alle  guardie  nazionali  di  quella 
città  e  della  Mirandola  reprime  (  8  dicembre  )  il  sommovimento 
scoppiato  alla  Concordia  nel  Modonese,  alle  s^palle  del  corpo  die 
bloccava  Mantova,  cui  poteva  recar  disturbo.  La  repressione  fu  &- 
cile ,  e  si  limitò  a  prendere  come  statici  due  notabili  del  paese , 
Crema  Federico  e  Bonomi  Alfonso. 

La  legione  lombarda  colla  coorte  di  Modena ,  sotto  gli  ordini 
di  Rusca  (  1 2  dicembre),  mai-cia  nella  Garfagnana  sopm  Castelnuovo 
e  Carrara.  Ivi  questo  generale  spegne  V  insurrezione  suscitatavi 
da  un  partito,  e  contiene  inoltre  gli  abitanti  dei  feudi  imperiali 
insorti  fino  dall^estate  precedente  e  non  del  tutto  sottomessi  in  al* 
lora  dal  generale  Lannes.  Occupato  il  paese ,  si  sottopongono  a 
giudizio  di  una  commissione  militare  Angelo  Masotti  ed  Andrea 
Ruggi,  principali  istigatori  della  sommossa,  e  vengono  sentenziati 
di  morte. 

Ad  egual  pena  furono  condannati  altri  contumaci,  segnatamente 
Pietro  Paolo ,  Giuseppe  e  Saverio  Maggesi.  Rusca ,  compiuta  la 
sua  missione,  si  reca  a  San  Quirico  nel  Lucchese  per  tener  d^  oc* 
chio  un  corpo  d^  Inglesi  sbarcato  su  quelle  coste.  Intanto  le  altre 
coorti  della  legione  cispadana  coprono  i  paesi  sulla  dritta  del  Po. 

1797 

Mantova  ridotta  agli  estremi  dalla  fame ,  capitola  (  a  febbraio  ) 
dopo  quasi  sei  mesi  di  resistenza  ostinata ,  che  torna  ad  onore 
delle  truppe  austrìache.  Il  presidio  ottiene  patti  che  aggiungono 
nuovo  lustro  alla  difesa.  Bonaparte  rende  omaggio  alla  prodezza 
sventurata  del  maresciallo  Wurraser  col  lasciare  libera  a  lui ,  al 
suo  stato  maggiore ,  a  5oo  individui  ad  arbitrio  con  aoo  cavalli, 
ed  a  6  pezzi  d^  artiglierìa  *V  uscita  daUa  piazza. 

Bonaparte  chiama  (2  febbraio)  le  due  legioni  nostre  ad  una  spe- 
dizione nella  Romagna.  Queste,  collegate  ai  Francesi,  combattono 
al  Senio  sotto  Faenza  i  Pontificii  (guidati  dal  generale  Colli).  Pi- 
gliano la  citta  e  s' impossessano  dei  cannoni  nemici.  La-Hoz,  co- 
mandante la  legione  lombarda,  cosi  si  e^>resse  nella  sua  relazione  : 
u  I  granatieri  della  legione  furono  destinati  a  formare  la  vanguar- 
<*  dia,  e  200  esploratori  furono  trascelti  nella  legione  per  lo  stesso 
"  oggetto.  Il  nemico  jH^tendeva  impedirci  il  passaggio  del  fiu- 
«  me,  distante  cinque  miglia  da  Faenza,  al  luogo  chiamato  Castel 


1 1  II 


•*1 


--•  5  — 

«  Bolognese.  Egli  aveva  una  posizione  per  se  stessa  vantaggiosa, 
<(  perchè  difesa  dalla  natura^  le  regole  delParte  non  erano  state 
u  da  lui  trascurate  :  numerosa  artiglieria  faceva  ivi  un  fuoco  con« 
u  tinuo  ^  ad  onta  però  di  tutte  queste  disposizioni  le  sue  precau- 
u  zioni  furono  inutili.  Il  generale  Lanoes  mi  diede  T  ordine,  al 
u  comparire  dei  nemico ,  di  rimanere  dove  mi  fossi  trovato.  Il 
u  nemico,  vedendiKi  immobili,  si  fece  coraggio  e  si  slanciò  sopr« 
u  di  noi  in  modo  da  poter  ferire  alcuno  de^  nostri.  I  legionari 
u  lombardi  fremevano  di  non  potere  avanzarsi.  Trattavasi  di  cir- 
u  condare  il  nemico  e  bisognava  guadagnar  tempo,  perchè  la 
u  colonna  di  dritta  comandata  dal  generale  Lasalcette  potesse  ar- 
<(  rivare  al  suo  destino.  Intanto  passava  il  tempo,  ed  il  nemico,  ac* 
u  corgeodosi  die  andava  ad  essere  attorniato ,  faceva^i  più  au- 
<€  dace.  Allora  il  generale  Lannes  mi  ordina  di  spedire  csplo- 
u  ratori  sulla  sponda  del  fiume.  Fanno  questi  una  sola  scarica , 
u  quindi  passando  il  fiume  a  nuoto  vanno  a  situarsi  dalFaltra  parte 
u  del  medesimo.  I  nemici  si  fanno  arditi ,  collocano  un  cannone 
€t  in  mezzo  del  ponte,  e  cercano  in  tal  modo  d^  impedirci  di  colà 
u  giungere.  Si  diede  allora  il  sanale  della  battaglia.  Lannes  fa 
«  sfilai'e  un  battaglione  francese  sulla  nostra  sinistra  per  poter 
«  passare  il  fiume  e  prendere  il  nemico  alla  dritta  del  suo  fianco, 
u  Si  batte  la  generale ,  i  nostrì  granatieri  si  avanzano ,  ed  il  can- 
u  none  rimane  in  nostro  potere.  Ma  il  ponte  era  strettissimo,  il 
u  cannone  ci  impedisce  un  libero  passaggio,  ed  il  fuoco  dei  for- 
u  tini  non  ci  permetteva  di  portar  via  il  cannone.  La  fucilata  s^  im- 
u  pegna  molto  e  con  forza.  I  battaglioni  francesi  trovano  qualche 
<(  ostacolo ,  ma  il  comandante  degli  esploratori  lombardi ,  che , 
^  come  il  dissi,  aveva  di  già  passato  il  fiume  sulla  nostra  dritta, 
<^  vedendo  il  cannone  preso  a  forza  e  collocato  ivi  il  nostro  sten- 
u  dardo ,  marcia  arditamente  co^  suoi  alla  sinistra  del  ridotto  :  i 
u  granatieri  sotto  il  mio  comando  slanciansi  di  nuovo,  spingono 
^  oltre  il  cannone  che  impediva  il  passaggio,  e  gettansi  nei  n- 
<(  dotti  ove  massacrano  tutti  quelli  che  fanno  resistenza.  L^arti- 
«  glieria,  i  cassoni ,  i  cavalli ,  ed  ogni  altra  cosa  resta  a  noi.  La 
u  marcia  dopo  ciò  si  fa  direttamente  sopra  Faenza^  la  guarnigione 
«  di  questa  città  pretende  opporci  nuova  resistenza.  Il  generale 
u  mi  ordina  di  attorniarla  e  di  collocarmi  sulla  strada  di  Roma^ 
«  giunto  però  ad  un  canale ,  che  mi  impedisce  di  proseguire  la 
u  marcia ,  veggo  molta  gente  sul  bastione  con  un  pezzo  di  can- 


V 


-.  4  - 

t(  none.  Distacco  subito  degli  esploratori/ die  vanno  tosto  a  met- 
u  tersi  sotto  i  bastioni  e  trovano  il  mezzo  di  ascendervi.  U  nemico 
a  ritira  il  cannone  in  una  casa ,  quindi  si  pone  a  fare  un  fuoco 
it  vivissimo  dalle  finestre.  I  legionari  aprono  in  quel  momento  la 
u  porta  Pia,  io  entro  con  quelli  sotto  il  mio  comando,  faccio  ab- 
it  battere  le  porte  delle  case ,  e  parte  di  quelli  che  colà  trovansi 
a  rimangono  uccisi ,  e  gli  altri  prigionieri.  Le  truppe  francesi 
u  erano  di  già  entrate  in  città  :  noi  ci  incontrammo  gridando  a 
a  vicenda  :  —  Vivano  i  Francesi  I  —  Vivano  i  Lombardi  !  — . 

u  Dobbiamo  compiangere  in  questa  giornata  yS  uomini  feriti  o 
(«  morti,  fra  i  quali  trovasi  un  capitano  spento,  e  sei  uffiziali  fe- 
u  riti  di  cui  farò  conoscere  i  nomi  alla  prima  occasione.  Ogni 
u  Lombardo  si  distinse  da  vero  soldato.  I  volontari  ed  ufBziali 
u  piemontesi  che  trovansi  fra  noi,  si  sono  pure  segnalati  con  bra- 
ci vura.  9J 

Dopo  questa  brillante  fazione,  V  esercito  si  spinge  sino  ad  An- 
cona, la  sottomette  e  &  1200  prigionieri. 

La  quarta  coorte  lombarda,  comandata  da  Pino  e  sussidiata  da 
due  drappelli  francesi  di  vanguardia ,  V  uno  di  dragoni  e  V  altro 
di  5o  fanti ,  riceve  ordine  dal  generale  Sahuguet  (7  febbraio)  di 
marciare  contro  un  corpo  di  rivoltosi.  A  quattro  miglia  da  Pe- 
saro ,  in  una  gola  strettissima ,  paesani  imboscati  oppongono  un 
fuoco  di  moschetteria  assai  vivo.  Ma  Pino  a  passo  di  carica  re- 
spinge i  sollevati ,  e  qoo  ne  sono  morti.  La  perdita  nostra  è  di 
venti  granatieri  e  parecchi  cacciatori  riputati  i  piti  valorosi.  La 
presa  d' Urbino  corona  il  trionfo  dei  legionari. 

La  coorte  di  Fontanelli  s^mpadronisce  di  Sant^  Eipidio ,  posi- 
zione riputata  inespugnabile  dai  rivoltosi  che  la  difendevano.  Ivi 
rimane  ferito  1'  uffiziale  d' artiglieria  Raspi  Marco,  che  ebbe  a  se- 
gnalarsi. 

Teuli^,  surrogato  a  La-Hoz  (ferito  al  Senio),  prende  il  forte  di 
San  Leo  (Ifot.  i). 

Il  direttorio  francese  ed  il  supremo  generale  Bonaparte  fanno 
esprimere  (per  atto  pubblico)  alle  legioni  i  sentimenti  della  loro 
soddisfazione  (Doc.  I  e  Not.  2). 

Conchiuso  da  papa  Pio  VII  (19  febbraio)  trattato  di  pace  colla 
repubblica  francese  in  Tolentino ,  la  legione  lombarda  passa  alla 
sinistra  del  Po.  Parte  di  essa  combatte  un  corj)0  di  7  ad  8000 
montanari  nelle  valli  Cavallina  e  Seriana  (io  aprile),  e  in  questo 


scontro  sanguinoso  60  dei  Bergamasdii  giacciono  estinti  e  io 
dei  Lombardi  ,  ma  la  quantità  dei  feriti  riuscì  grande  da  ambe 
le  parti.  Molti  prigionieri  caddero  in  potere  dei  nostri  (Noi.  3). 

Successivamente  Là-Hoz,  con  altra  parte  della  legione  lombarda, 
disperde  un  assembramento  di  paesani  a  Chiari,  va  a  Brescia,  indi 
a  Salò  a  soccorso  dei  Bresciani  alle  prese  colle  milizie  venete  sus- 
sidiate da  terrazzani  e  da  montanari  della  Valsabbia,  tutti  sotto  il 
comando  di  Fioravanti.  Questi,  scacciato  da  Sui*ezzo  e  da  Salò,  è 
messo  in  fuga,  perde  100  uomini  morti,  aoo  prigionieri  e  3  can- 
noni. 

La-Hoz,  battute  le  schiere  veneziane,  vola  a  sussidio  de'  Francesi 
che  investono  Verona,  varca  l'Adige  di  viva  forza,  supera  Pescan- 
tina,  prende  parte  ad  una  fazione  assai  animata  contro  i  Veneti  sor- 
titi da  Verona,  distende  i  suoi  legionari  sopra  le  alture  che  domi- 
nano il  forte  San  Felice ,  si  pone  in  comunicazione  col  generale 
Balland  (aa  aprile)  riparatosi  in  quel  castello.  L'aiutante  gene- 
rale Teulié  nel  retrocedere  a  San  Michele  dopo  un  abboccamento 
con  Balland  al  Castel  San  Felice,  si  abbatte  in  un  corpo  di  Schia- 
voni  che  lo  accerchiano.  Si  accende  mischia  sanguinosa  tra  essi  e 
il  drappello  di  scorta.  Ivi  il  valoroso  cacciatore  a  cavallo  Sessa 
Francesco  è  morto.  Giacomo,  fratello  delFucciso,  fatto  furioso  da 
tanta  perdita,  lo  vendica  facendo  man  bassa  sulP  inimico  al  quale 
strappa  anche  una  bandiera.  Per  quest'azione  Giacomo  Sessa 
è  creato  uffiziale  sul  campo. 

Cade  la  repubblica  veneta.  Le  legioni  lombarda  e  cispadana , 
nonché  due  battaglioni  della  bresciana,  recansi  sul  Tagliamento  a 
Latisana  (  1 3  giugno).  La  lombarda  viene  divisa  in  due  ^  V  una  è 
subordinata  a  Peyri ,  l' altra  a  Pino  ^  la  cispadana  assume  allora 
la  denominazione  di  terza  legione.  Fontanelli ,  in  assenza  di  Spi- 
nola, ne  piglia  il  comando,  e  s' imbarca  a  Malamocco  per  le  Isole 
Ionie.  Il  battaglione  di  fanti  leggeri  bresciani  sta  di  presidio  in 
Fort' Urbano,  ed  un  altro  battaglione  della  loro  legione  occupa  le 
piazze  forti  di  Peschiera ,  Orzinovi,  castello  di  Brescia  ed  Asola. 
Le  milizie  che  sono  sul  Tagliamento  vi  rimangono  fino  alla  con- 
clusione del  trattato  di  pace  di  Campo-Formio  (17  ottobre),  indi 
rientrano  in  Lombardia. 

I  legionari  comandati  da  Pino  prendono  possesso  dei  paesi  sog- 
getti al  duca  di  Parma  sulla  sinistra  del  Po  (5  novembre),  i 
quali  si  suppone  èssere  stati  ceduti  per  articolo  segreto,  non  facen- 


—  6  — 

clone  cenno  il  trattato  ostensibile  del  5  novembre  1796,  ne  la 
lettera  di  Bonaparte  colla  quale  comunica  la  ratifica  di  esso  traU 
tato  (Doc.  II). 

Insorte  (^5  novembre)  contestazioni  tra  la  repubblica  cisalpina 
e  la  corte  di  Roma  che  esitava  a  riconoscere  questa  nuova  potenza, 
sono  riunite  a  Rimini  una  brigata  cisalpina  comandata  da  Leclii 
(avente  Teulié  capo  delio  stato  maggioi^e)  con  un^ altra  di  ausi- 
liari polacchi  retta  da  Dombrowski  Giovanni  Enrico.  Le  schiere 
sono  in  linea  ^  e  intanto  monsignor  Saluzzo  (napoletano),  delegato 
pontifìcio  in  Pesaro,  essendo  minacciato  dagli  abitanti  costituitisi 
in  aperta  rivoluzione,  richiede  il  generale  Dombrowski  di  pronto 
soccorso  per  mettere  in  salvo  la  sua  vita  (novembre). 

Le  schiere  colà  mandate  ristabiliscono  T  ordine,  e  così  penetrano 
nel  territorio  pontifìcio  senza  rompere  la  pace,  indi  occupano  an- 
che il  forte  San  Leo.  In  questo  mentre  V  ussero  di  requisizione 
Andreoli  (milanese)  reca  a  Roma  un^ intimazione  perentoria  per 
la  ricognizione  della  repubblica  cisalpina.  La  corte  di  Roma  vi 
aderisce  (  1 2  dicembre  )  dichiarandosi  pronta  a  ricevere  V  amba* 
sciatore  Birago,  e  ad  inviare  qual  suo  legato  a  Milano  il  cava- 
liere Bussi. 

1798 

Un  po^  più  tardi,  dopo  che  in  Roma  sommossa  era  stato  ucciso  il 
generale  Dupliot  (ai  fìanchi  di  Eugenio  Beauharnais  allora  aiutante 
di  campo  del  generale  Bonaparte) ,  Lechi  riunisce  alla  sua  brigata 
la  terza  legione  reduce  da  Corfù  con  Fontanelli ,  e  si  inoltra 
nelle  terre  pontifìcie;  occupa  Urbino  e  Gubbio  spingendosi  sino 
a  Città  di  Castello,  ma  di  costà  è  richiamato  nelP  interno.  Le  sole 
schiere  francesi  governate  da  Berthicr  hanno  missione  di  occupare 
Roma.  Ancona  allora  sollevasi  contro  il  governo  pontifìcio,  e  si 
erige  in  repubblica  democratica,  reggendosi  a  comune. 

La  violazione  del  tenitorio  della  repubblica  di  Genova  (com- 
postasi a  forme  democratiche)  per  parte  del  re  sardo  nello  scopo 
di  inseguire  i  rivoltosi  piemontesi  rifuggitisi  in  Carosio ,  diede 
luogo  ad  una  dichiarazione  di  guerra.  Il  popolo  genovese  si  mise 
in  armi  per  combattere  il  nemico.  Da  principio  i  Liguri  riporta- 
rono qualche  vantaggio  verso  Serravalle  ed  altri  luoghi  limitrofi, 
ma  a  malgrado  del  loro  ardore,  privi  di  esperienza  ed  insuflìcieiiti 


—  7  — 

di  forze,  non  resistettero  alla  disciplina  ed  al  maggior  numero  dei 
Piemontesi.  Questi  invasero  pertanto  alcuni  paesi  della  riviera  di 
ponente.  Udite  dal  direttorio  cisalpino  queste  ostilità  spedi  6000 
uomini  a  custodia  delle  sue  iÌHjntiere,  lasciando  travedere  di  voler 
soccorrere  i  Liguri  nella  lusinga  di  estendere  i  suoi  confini  colla 
concpiista  almeno  del  Novarese  :  ma  il  governo  francese ,  che  fin 
d^  allora  mirava  ad  impadronirsi  da  solo  del  Piemonte  (  come  poi 
fece  nel  successivo  dicembre),  non  voDe  eh'  altri  vi  ponessero  pie- 
de ^  impose  silenzio  alF  armi ,  e  disapprovò  il  contegno  di  Sottin, 
suo  ministro  a  Genova,  sospettato  di  aver  promossa  questa  guerra. 

1799 


v 


Ai  primi  di  gennaio  Remigio  Teuli^  (fratello  delF  aiutante  ge- 
nerale Pietro)  uQiziale  di  stato  maggiore,  assieme  ad  altro  uffiziale 
Yiviand  Antonio,  vengono  assaliti  dai  rivoltosi  nelle  vicinanze  di 
Capua  ',  il  primo  è  ucciso,  e  V  altro,  quantunque  ferito  alla  testa, 
riesce  a  ritirarsi  a  Roma. 

Al  cominciare  delF  anno  un  esercito  francese ,  capitanato  da 
Cbampionet,  è  in  marcia  per  Napoli  dopo  di  aver  respinto  da 
Roma  i  Napoletani ,  che  momentaneamente  la  invasero  (gennaio). 
Pino  da  Massa  di  Carrara  colla  seconda  legione  lo  seguita.  Giunto 
ad  Ascolano  prende  d'assalto  la  cittadella,  fa  prigioniero  il  pre- 
sidio ,  combatte  vittoriosamente  ad  Isernia  (3 1  gennaio) ,  quindi 
rientra  nella  Cisalpina  nominato  genei'ale  di  brigata.  In  questa  spe- 
dizione la  seconda  legione  ha  1 4  uccisi,  fra  i  quali  Bassi  e  Boscas 
capitani,  Thorrent,  Pestavy,  Fuissac  e  Operti,  sottotenenti ,  ed  87 
feriti,  oltre  il  luogotenente  Renaud.  Il  sottotenente  Pozzi  pel  va- 
lore che  spiegò  a  San  Severo  è  fatto  tenente  sul  campo  di  batta- 
glia, e  due  mesi  dopo  per  altra  azione  generosa  consumata  air  isola 
di  Sera  è  promosso  a  capitano.  Il  corpo  legislativo  proclama  que- 
sta legione  benemerita  della  patria,  e  &  assegnamento  di  pensioni 
da  distribuirsi  alle  famiglie  dei  difensori  della  patria  spenti  sul 
campo  (i5  febbraio). 

UAustria  rompe  la  pace,  si  lega  col  re  delle  Sicilie,  colla  Rus- 
sia, colla  Turchia,  ed  i  loro  eserciti  invadono  la  penisola  italiana. 
Il  governo  cisalpino  ricorre  a  tutti  i  mezzi  di  difesa  die  sono  iu 
suo  potere*,  ordina  la  formazione  (a5  marzo)  di  un  corpo  franco 
di  900  uomini  con  chiamata  spontanea  a  Brescia  ed  a  Bergamo , 


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—  8  — 

ma  non  riesce  a  riunirlo^  cerca  di  valersi  delle  guardie  nazionali 
di  Milano  cui  assegna  per  comandante  superiore  De-Meester  Filip- 
po, ma  non  ne  ritrae  altro  profitto,  tranne  quello  della  conserva- 
zione dell'ordine  nella  capitale  ^  invia  tutte  le  sue  milizie  a  sussi- 
diare r  esercito  francese  che  sta  a  fronte  del  nemico,  e  nomina  an 
comitato  militare  straordinario  composto  da  Qiccianino  Antonio , 
Paroletti  e  Pajni  Giulio  capo  di  battaglione  nella  prima  mezza  bri- 
gata d^  infanteria  leggera  (4  aprile). 

11  generale  Dombrowski  cogli  ausiliari  polacchi  (in  parte  co- 
mandati da  Tculié)  combatte  sulP Adige  ^  Teulié  nelP  attacco  del 
ponte  di  Lcgnago  dato  co'  granatieri  del  terzo  battaglione  della 
prima  mezza  brigata  d' infanteria  (dicliiarato  benemerito  della  pa- 
tria con  legge  1 8  aprile  )  e  colla  compagnia  delle  guide  coman- 
date da  Gcrardi  Carlo,  combatte  vigorosamente  ed  ha  il  cavallo 
morto  sotto  di  sé. 

Nel  piano  generale  della  campagna  stabilito  dal  direttorio  fran- 
cese era  accennato  dover  agire  nella  Valtellina  un  corpo  distac- 
cato deir  esercito  di  Schdrer  appostato  verso  Santa  Maria  ali^  og- 
getto di  assecondare  i  movimenti  di  Massena  nei  Grìgioni.  Per  tal 
modo  sarebbesi  penetrato  fino  alle  sorgenti  dell'  Inn  e  dell'Adige, 
posizione  riguardata  come  cliiave  della  Germania  e  dell^  Italia ,  e 
punto  di  congiunzione  degli  eserciti  guerreggianti  in  quelle  due 
regioni.  Lechi ,  generale  cisalpino ,  alla  testa  della  sua  brigata 
(composta  dalla  seconda  mezza  brigata  d' infanteria  retta  da  Milosse- 
witz  e  rinforzata  da  alcuni  drappelli  di  differenti  corpi),  ed  il  gene- 
rale francese  Dessolles  con  altra  brigata  della  sua  nazione,  ebbero 
incarico  di  cooperare  nella  Valtellina  ai  successi  del  generale  Le- 
courbe,  comandante  parte  dell'esercito  detto  dell'Elvezia  subordi- 
nato a  Massena.  Il  i5  marzo  pertanto  la  colonna  franco-cisalpina 
fu  diretta  sopra  il  Munster-Thal ,  tenuto  con  cinquemila  de^  suoi 
dal  generale  austriaco  Laudon.  Per  pigliare  quella  posizione  i  no- 
stri ebbero  ad  affrontare  gravi  ostacoli  e  pericoli  da  intimorire  i 
più  arditi.  Imperoccliè  era  loro  forza  salire  arrampicandosi  attra- 
verso i  ghiacci  sul  Wormser-Joch,  cresta  delle  più  alte  delle  Alpi 
Giube,  là  dove  la  sorgente  dell'Adda  si  diparte  da  quella  dell'A- 
dige. I  passi  praticabili  vi  sono  sì  angusti  che  appena  due  uomini  vi 
})onno  camminar  di  fronte.  I  Franco-Cisalpini  cionnondimeno  gua- 
dagnano la  sommiti,  e  vi  collocano  due  pezzi  di  cannone  da  3. 

L'  inimico  teneva  al  piede  della  montagna  formidabili  fortini 


—  9  — 

muniti  da  diciotto  pezzi  di  caimouc.  I  nostri  soldati  si  precipitano^ 
sdrucciolando  sul  ghiaccio,  al  basso,  ed  incominciano  l'attacco.  La 
12/ mezza  brigata  dMnfanteria  francese  rovescia  gli  avamposti  ne- 
mici senza  spaiar  colpo ,  arriva  a  passo  di  carica  fino  al  ridotto 
di  Glurns,  e  lo  circonda,  mentre  la  39.'  mezza  brigata,  pure  fran- 
cese, marciando  di  frante,  vi  corre  sopra  e  se  ne  impadronisce. 

I  Cisalpini  intanto,  condotti  dal  loro  generale,  assecondato  dalla 
colonna  retta  da  Teodoro  suo  fratello  capobattaglione ,  investono 
il  ridotto  di  Taufers.  Il  nemico  oppone  vigorosa  ed  ostinata  resi- 
stenza, ma  cinto  da  tutte  le  parti  è  costretto  ritirarsi  ed  abban- 
donare artiglieria ,  cavalli ,  cassoni  e  carriaggi.  Questa  giornata 
diede  in  mano  ai  vincitori  assai  prigioni.  London  si  ritirò  nella 
valle  di  Venosta ,  ripiegandosi  sopra  la  divisione  di  Bellegarde. 
Nella  brillante  fazione  di  Taufers  si  segnalarono  fra  i  nostri,  ol- 
tre il  generale  Lecbi  che  la  diresse ,  il  capobattaglione  Teodoro , 
i  capitani  Chizzola  Enrico,  Carrara  Giovanni  Battista  e  Ventura 
Giuseppe*,  gli  aiutanti  maggiori  Faur  e  Bastide  Giuseppe^  F aiu- 
tante di  campo  Lanfranchi  e  V  aggiunto  allo  stato  maggiore  Bru- 
netti Ugo.  I  Cisalpini  ebl^ero  a  deplorare  venti  uccisi  e  settanta  fe- 
riti, e  tra  questi  ultimi  un  uffiziale.  Dopo  la  sconfìtta  di  Schdrer  a 
Magnano  e  la  ritirata  de^  suoi  alPAdda ,  il  corpo  franco-cisalpino 
venne  richiamato,  e  per  la  via  di  Como,  Varese  e  Soma,  rag- 
giunse Moreau  al  di  là  del  Ticino. 

Gauthier,  comandante  una  divisione  di  7000  uomini  composta 
dalle  due  brigate  VignoUe  e  Miollis,  con  Ottavi  Giacomo  Filippo 
aiutante  generale  cisalpino  per  capo  dello  stato  maggiore,  invade  la 
Toscana  (29  marzo).  La  i.*  mezza  brigata  dMnfanteria  cisalpina, 
retta  da  Severoli,  ne  Ùl  parte,  e  va  a  Livorno,  distaccando  il  batta- 
glione comandato  da  Rougier  Gillo  a  Massa  di  Carrara.  U  5  mag- 
gio gli  abitanti  di  Viareggio  e  Pietrasanta,  seguendo  V  impulso  dei 
loro  connazionali  di  Empoli,  Samminiato  ed  altri  luoghi,  si  rivol- 
tarono e  presero  prigioniero  il  debole  presidio  di  Pietrasanta,  co- 
mandato dal  capitano  Ferrari  Luigi  (  modenese),  che  lasciarono  ben 
tosto  libero  di  raggiungere  il  suo  battaglione.  Alcuni  giorni  dopo 
questi  rivoltosi  si  avanzarono  fin  sotto  Massa,  ma  respinti  da  Rou- 
gier, sostarono  in  Monte  tignoso ,  e  di  qui  pure  furono  respinti 
finoltre  Pietrasanta,  che  rimase  occulta  dai  nostri.  Rougier  cono- 
scendo r  importanza  del  posto  di  Massa  per  le  comunicazioni  tra 
i  due  eserciti  di  Moreau,  che  era  a  Genova,  e  quello  di  Macdo- 
T.  il.  2 


—  IO  — 

nald,  che  proveniente  da  Napoli  penetrava   nella  Toscana,  stimò 
savio  consiglio  di  restare  in  posizione. 

Al  cominciare  di  giugno  gli  Austriaci  inviarono  la  divisione 
Ott  neirApenuino,  presero  campo  a  Foinovo,  ed  occuparono  Pon- 
tremoli.  All'annunzio  di  questo  movimento  Rougier  invia  due 
compagnie  cisalpine  con  alcuni  drappelli  francesi  e  liguri,  coman- 
dali da  Margucry  Paolo  (più  tardi  colonnello  italiano),  in  allora  al 
servizio  di  Genova,  a  custodire  il  passo  di  Seravezza.  Intanto  Moreau 
mise  in  moto  le  divisioni  Victor  e  Dombrowski,  che  ripigliarono 
la  posizione  di  Pontremoli,  indi  discesero  nella  pianura  del  Par- 
migiano e  si  riunirono  a  Macdonald,  per  combattere  sulla  Trebbia. 
Rougier  raggiunse  Severoli  a  Livorno ,  e  la  perdita  che  ebbe  a 
patire  in  queste  s[)edizioui  ammontò  a  circa  trenta  uomini  fra  morti 
e  feriti. 

Nei  paesi  della  repubblica  cisalpina  fino  dal  mese  di  febbraio 
ebbero  a  manifestarsi  sommosse  popolari.  Il  prete  Filippi  spingeva 
i  montanari  delle  vallate  bresciane  alla  rivolta,  e  quando  i  Frarico- 
Cisalpiiii  furono  espulsi  da  Brescia  (20  aprile),  costoro  irruppero 
nella  citta,  e  saccheggiarono  varie  case,  e  fra  le  altre  in  un  modo 
inaudito  quella  dei  Lechi.  Nel  restante  poi  del  territorio  della  re* 
pubblica  si  può  dire  che  era  in  aperta  insurrezione  tutta  la  campa- 
gna cispadana  (escluse  però  le  citta).  Nel  Mantovano  e  basso  Mo- 
denese si  disponeva  una  levata  d'armi  ai  primi  sintomi  della  quale 
fu  inviata  la  compagnia  delle  guide  a  Gonzaga,  ove  ristabilì  l'ordi- 
ne, ma  poco  stante,  quando  l'esercito  francese  lasciò  la  linea  del 
Mincio ,  r  insurrezione  si  manifestò  in  tutti  gli  altri  paesi  lungo 
la  destra  del  Po.  Roberti  (avvocato)  di  Quistello  e  Comi  Giovanni 
Battista  della  Concordia  erano  fra  i  capi.  Essi  condussero  le  loro 
torme  sotto  la  Mirandola,  la  investirono,  e  dopo  vigorosa  resistenza 
quel  presidio  di  guardie  nazionali  dovette  arrendersi  per  capitola- 
zione ^  i  prigionieri  vennero  inviati  in  Germania  ^  e  si  trovarono 
fra  essi  Slecchini  Pietro  di  Bassano  (emigrato  veneto),  commissario 
governativo^  Fratacchia,  capitano  d'artiglieria,  e  Cavallini  Ercole, 
uffiziale  della  guardia  nazionale  di  Modena.  Nei  contorni  di  Campo 
Santo  e  Bonporto  ebbe  luogo  un'  azione  animatissima  contro  quei 
villici.  A  Cento  la  rivolta  venne  repressa  dalla  guardia  nazionale 
di  Bologna,  che  fu  dichiarata  anche  per  questo  benemerita  della 
patria  dal  corpo  legislativo  con  legge  del  22  aprile. 

11  generale  La  Hoz  custodisce  la  destra  del  Po,  mentre  Fonia- 


—  li  _-. 

nclli  colla  3.'  mezza  brigala  marcia  sopra  Ferrara  e  coraballc  nelle 
vicinanze  del  Finale  di  Modena.  Il  generale  Fiorella  coi  depositi 
dei  coi-pi  cisalpini  e  polacchi,  sta  lungo  la  sinistra  del  Po.  Teulid 
colle  compagnie  delle  guide  (che  poi  si  sciolgono),  Fontanelli  colla 
sua  mezza  brigata  e  Pino  con  alcuni  drappelli  raccolti  nel  Mode- 
nese e  Reggiano,  si  uniscono  a  La  Hoz  nella  Romagna,  ove  questi 
assume  il  governo  di  tutti  i  corpi  cisalpini  che  vi  si  trovano  su- 
liordinatamente  al  generale  divisionario  Montrichard ,  comandante 
superiore  sulla  destra  del  Po.  La  Hoz  ha  col  generale  francese 
gravissime  contestazioni,  abbandona  le  bandiere,  raggiunge  a  Fano 
Donato  de'  Donati,  capo  dei  ribelli  colà  in  armi,  ed  a  lui  si  unisce. 
Teulie  assieme  a  Bertoletti  Antonio  ripara  in  Perugia  presso  il  gene- 
rale Garnier,  comandante  nella  repubblica  romana,  e  con  esso  cori-c 
poi  a  combattere  i  Napoletani  presso  a  Roma.  Si  chiude  nel  castello 
di  Sant'Angelo,  vi  sostiene  un  assedio,  ne  esce  per  capitolazione , 
ed  è  trasportalo  in  Francia.  Pino  e  Fontanelli  raggiungono  Mon- 
nier  in  Ancona.  Questa  viene  bloccata,  poi  assediata  dalle  bande  di 
La  Hoz,  che  in  una  sortita  dei  Franco-Itali  è  morto.  La  piazza,  stretta 
d^  assedio  da  Mussulmani,  Albanesi,  Schiavoni,  Romagnoli,  Russi 
ed  Austriaci,  resiste  sei  mesi  pel  valore  di  Mounier,  di  Lucotto, 
Gazan,  Girard,  e  di  parecchi  altri  uffiziali  francesi ,  nonchci  degli 
italiani  Pino ,  Palombini  e  Fontanelli.  Ridotta  agli  estremi  si  ar- 
rende (i3  novembre)  al  generale  austriaco  Froelich,  col  quale  sol- 
tanto dichiara  Mounier  di  voler  trattare.  Ottenuti  palli  onorevo- 
lissimi, i  Cisalpini  si  ritirano  in  Francia  (Not.  4). 

Il  generale  Lechi  e  Milossewilz  Andrea  capobrigala,  colle  loro  for- 
se raggiungono  in  Piemonte  le  milizie  che  si  ritirano  da  Milano. 

Milossewilz ,  dapprima  avviato  in  Savoia ,  retrocede  e  ferma 
presidio  in  Alessa^ndria  subordinato  a  Gardanne.  Perde  nella  di- 
fesa i*]0  uomini  (e  fra  essi  il  capobatlaglione  Guidetti  Ippolito , 
ferrarese,  uffiziale  di  grande  merito).  Anche  il  capitano  Sant'Andrea 
Paolo  eblx;  a  segnalarsi.  Venuta  a  dedizione  la  piazza  (22  luglio), 
il  presidio  va  prigioniero  in  Germania. 

I  Cisalpini,  sbandali  nella  ritirata,  si  accozzano  a  Nizza  in  un  nu- 
cleo, il  quale  sotto  il  comando  del  capo  di  brigala  Mazzucchelli 
Luigi  in  progresso  di  tempo  costituisce  il  battaglione  destinato 
alla  difesa  di  parte  delle  Alpi  Marittime ,  accentralo  in  Lavenzo. 
I  soli' uffiziali  e  soldati  di  questo  battaglione,  che  indossavano  ve- 
sti menta  lacere  ed  indecenti,  ricevono ,  a  cura  del  generale  Pou- 


-   I 


—  12  — 

gct  (  in  addietro  comandante  di  piazza  a  Milano,  ed  ora  in  Niz- 
za), divise  francesi  in  difetto  di  panno  verde. 

La  I .'  mezza  brigata  d' infanteria  leggera  (comandata  da  Eu- 
gcne  Orsatelli,  facendo  parte  del  presidio  di  Mantova)  ben  meritò 
nella  difesa  di  questa  piazza.  Imperocciic  nella  notte  del  a4  al  aS 
luglio  avendo  un  corpo  russo  preso  V  opera  a  corno  di  Porta  Cc- 
resa,  T Orsatelli  con  un  battaglione  la  ripigliò,  battè  F  inimico, 
e  gli  fece  lao  prigionieri. 

Il  generale  Fiorella ,  che  teneva  la  cittadella  di  Torino ,  si  ar- 
rese {ai  giugno)  per  capitolazione ,  ed  i  pochi  Cisalpini  che  face- 
vano parte  del  presidio  volsero  prigioni  in  Germania  assieme  al 
ca]X)battaglione  d'artiglieria  Bonfanti  Antonio,  che  aveva  parte- 
cipato con  gloria  alla  difesa. 

L' artiglieria  cisalpina,  gli  zappitori  e  molti  distaccamenti  isolati 
erano  di  presidio  nelle  fortezze  nostre  e  del  Piemonte. 

Ija  scuola  del  genio  e  delP  artiglieria  assieme  alla  colonna  co- 
mandata dal  generale  francese  Liebault,  partecipò  alle  fazioni  con- 
tro i  rivoltosi  del  Modenese. 

Gli  Austriaci  occupano  il  ponte  di  Lago  Scuro  presso  Ferrara, 
e  s' impadroniscono  di  3 ti  barche  cariche  di  200  cannoni  di  ferro 
destinati  a  munire  batterie  sulle  due  rive  del  Po.  A  Borgofortc, 
presso  Mantova,  pigliano  pure  un  equipaggio  di  ponti  (aprile). 

In  Ravenna  pose  piede  V  inimico  il  26  maggio. 

Il  primo  reggimento  d'  usseri ,  che  trovavasi  con  Macdonald 
alla  battaglia  della  Trebbia,  diretto  nella  ritirata  dal  caposquadrone 
Lcchi  Angelo,  caricando  vigorosamente  Y  inimico  al  ponte  di  Ru- 
biera ,  respinse  la  vanguardia  del  generale  Kleuau ,  e  protesse  il 
passaggio  del  ti-eno  del?  esercito  sul  fiume  Secchia. 

Tutte  le  fortezze  cisalpine  in  meno  di  tre  mesi  vennero  nelle 
mani  dell'  inimico  per  espugnazione ,  ed  i  loro  presidii  cadden 
prigioni.  Essi  costituivano  la  fòrza  numerica  che  qui  si  accenna. 

Ad  Orzinovi  5oo,  a  Peschiera  1000,  a  Rocca  d'Anfo  3oo,  a  I*iz- 
zighettone  600,  a  Ferrara  (cittadella)  i5oo,  a  Milano  (castello) 
i5oo  ,  a  Fort' Urbano  600,  ed  a  Mantova  3ooo.  Per  tal  modo 
9000  Cisalpini  erano  avviati  prigioni  parte  in  Germania  e  parte 
in  Francia  oulla  fede  di  non  riprendere  le  armi  prima  del  cambio. 

La  r  .•  mezza  brigata  d'infanteria  ritiratasi  nella  Liguria  fece  parte 
della  divisione  Dombrowski,  ed  assistè  alla  battaglia  di  Novi  (i5 
agosto)  bloccando  Scrravallc.  Ivi  ebbe  alcuni  feriti ,  fra  i  quali  il 


I 


dis- 
capitano Vandoni  Carlo  da   una  palla  in  l)occa.  Sostenne  questo 
corpo  altre  fazioni  onorevoli  a  Voltaggio ,  Rossiglione  e  Campo- 
fredde. 

^aiutante  generale  Giuseppe  Fantuzzi,  cui  eransi  aggiunti  il  ca- 
posquadrone  Liechi  Angelo  ed  io  stesso  (distaccato  dalla  scuola  del 
genio  ed  ailiglieria),  venne  collocato  allo  stato  maggiore  del  gene- 
rale supremo  Joubert,  e  si  trovò  in  questa  qualità  alla  battaglia  di 
Novi^  e  dappoi  assunse  il  comando  dei  Cisalpini  riparati  a  Genova. 

Dopo  la  metà  d^  agosto  tutte  le  milizie  nostre  ebbero  abban- 
donata r  Italia  assoggettata  dalle  armi  austro-russe ,  traime  parte 
della  Liguria,  e  quelle  che  tuttavia  erano  riunite  in  corpo  consi- 
stevano nella  i.'  mezza  brigata  d^nfanteria  e  nel  i.*^  reggimento 
d'usseri. 

1800 

Fantuzzi  in  una  sortita  sopra  la  coronata  (  i  maggio)  sgraziata- 
mente fu  morto  sul  campo  a  fianco  di  Ugo  Foscolo  presso  Riva- 
rolo.  U  aiutante  generale  Ottavi  (che  nel  giorno  precedente  aveva 
virilmente  cooperato  col  generale  D'Arnaud  a  battere  il  nemico  a 
San  Martino  d'Albaro),  surrogò  Fantuzzi  nel  comando  dei  pochi 
nostri  che  stanziavano  tuttora  in  Genova.  L'udìziale  cisalpino  Gior- 
ni, che  seguitava  Suchet  nella  riviera  di  ponente,  ben  meritò  nel 
fetto  d'  armi  di  Malere  (Noi.  5). 

Ormai  V  inimico  ha  rinserrata  di  stretto  assedio  la  piazza  di 
Genova  dal  lato  di  teri*a  e  da  quello  di  mare.  L' inflessibile  Mas- 
sena  tenta  V  ardire  di  molti  uffiziali  per  trovarne  uno  che  assumer 
voglia  la  difficile  impresa  di  andare  per  mare  nunzio  a  Bona- 
parte  della  critica  situazione  della  piazza. 

Tra  gli  ardimentosi  si  offre  a  trionfar  dei  pericoli  e  riesce  nella 
prova  anche  un  Italiano.  È  Franceschi  (cavallerizzo  nel  1796  in 
Milano),  ed  in  allora  caposquadrone,  aiutante  di  campo  del  gene- 
rale Soult.  Questo  intrepido  ha  raggiunto  Bona^Kirte,  e  ne  ha  rice- 
vuto dispacci  da  recare  a  Massena.  Si  abbandona  di  nuovo  al 
mare  sopra  picciolo  navicello  guidato  da  tre  remiganti.  Favorito 
dall'oscurità  della  notte  perviene  sino  alla  crociera  inglese  non 
lontana  più  di  una  lega  dalla  spiaggia,  quando  V  aurora  lo  palesa 
air  occhio  vigile  dell'  inimico ,  il  quale  a  colpi  di  cannone  batte 
il  fragile  navilio  e  uccide  uno  dei  rematori.  Franceschi,  cui  pure 


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--44- 

sovraslava  imminenti*  ]a  prigionia  e  la  morte ,  aveva  già  legato 
sulla  testa  i  dispacci ,  e  si  era  slanciato  in  mare  ;^  ma  avvedutosi 
dì  aver  dimenticata  la  spada  nella  barchetta,  la  raggiunge,  afferra 
la  spada  tra  i  denti,  raccoglie  le  forate,  nuota  vigorosamente,  ber- 
saglio al  cannone  nemico ,  e  raggiunge  il  molo  quasi  spossato. 
Seca  a  Massena  i  dispacci  e  la  notizia  di  aver  lasciato  Bonaparte 
al  San  Bernardo  (Matliieu  Dumas,  Précis  des  és^hnemens  mili" 
taires^  campagne  de  1800,  page  254). 

U  battaglione  cisalpino  comandato  dal  capobattaglione  Tonduti 
Giovanni  e  subordinato  a  Mazzuccliclli ,  discende  dal  Gran  San 
Bernardo ,  facendo  parte  dell'  avanguardia  francese  condotta  da 
Lanncs,  giunge  a  Vercelli  (3o  maggio),  vi  sostiene  alcune  fazioni, 
indi  va  a  custodire  la  linea  del  Ticino,  e  dappoi  entra  in  Milano. 

La  legione  italica  comandata  da  Lechi  e  dalF  aiutante  generale 
Teulié  cala ,  dal  Gran  San  Bernardo ,  in  Italia  (28  maggio  ) 
assieme  all'  esercito  consolare ,  esplorando  il  suo  fianco  sinistro  ; 
combatte  a  Varallo,  toglie  al  nemico  le  posizioni  e  le  artiglierie, 
gli  fa  35o  prigionieri.  Espugna  il  castello  d' Arona,  occupa  Lecco, 
forzando  la  testa  del  ponte  dell'  Adda,  s' impadronisce  di  4  pezzi 
di  artiglieria  e  di  due  barche  cannoniere,  e  fa  una  ventina  di  pri- 
gionieri. Corre  ad  imposséssai*si  di  Bergamo ,  pianta  gli  alloggia- 
menti a  Brescia.  Il  generale  comandante  la  legione  loda  il  valore 
dimostrato  in  rpieste  fazioni  dagli  uffiziali  Lechi  Angelo ,  Monte- 
bruno  Andrea,  Trossi ,  Brunetti  e  Omodco  Vincenzo. 

Il  battaglione  degli  uffiziali  si  reca  al  blocco  del  castello  di  Mi- 
lano. Intanto  ha  luogo  la  battaglia  di  Marengo,  cui  non  assistet- 
tero dei  nostri  die  alcuni  uffiziali  del  genio  e  dell'  artiglieria,  fra 
i  quali  il  tenente  Brugi  (perugino),  che  vi  fu  ucciso.  La  legione 
italica  inviò ,  solto  la  condotta  del  capitano  Ventura  e  dell'  ag- 
giunto allo  stato  maggiore  tenente  Jacopotti,  un  distaccamento  so- 
pra Iseo,  per  combattervi  la  insurrezione  diretta  dal  prete  Filippi. 
Questo  distaccamento  disperse,  sulle  rive  del  lago  d'Iseo,  gli  am- 
mutinamenti ,  e  rientrò  in  Brescia.  Dopo  la  convenzione  di  Ma- 
rengo (i5  giugno)  la  legione  stanziò  nella  Lombardia:  poi  nella 
Valtellina,  indi  in  Milano.  Parti  di  qui  assumendo  il  nome  di  di- 
visione italica,  allorché  Macdoiiald,  discendendo  dalla  wSpliiga,  si 
diresse  verso  il  Tirolo  per  riempiere  Y  intervallo  che  separava 
r  esercito  francese  di  Germania  (capitanalo  da  Moreau)  da  ([nello 
d' Italia  diretto  da  Brune. 


\ 


—  15  — 

Il  ritardo  de{jli    stipendi  e  degli   oggetti  di  vestiario   fece   tu- 
multuare (il    ai    novembre)    le   soldatesche  di   Leclii  sulla  spia- 
nata del  castello  di  Milano  ;   ma  la  fermezza  e  popolarità  di  clic 
godeva  Teulié  calmò  e  represse  la  sedizione,  ed  ottenne  dal  go- 
verno provvedimenti.  Leclii  colla  sua  divisione  (  tranne  le  com- 
pagnie scelte  de'  granatieri  e  carabinieri  riunite  in  battaglioni ,  e 
inoltre  due  squadroni   del   primo  d'  usseri  inviati  sulla  linea  del 
Mincio  sotto  il  comando  di  Severoli  per  far  parte  della  divisione 
Dombrowski  e  della  brigata  Mainoni  ),  si  avvia  per  la  vai  Camo- 
nica  seguitato  dalla  brigata  Teulié ,  attraverso  le  nevi  e  i  ghiacci 
e   per  strade  riputate  inaccesse,   agli  alti  monti  del  ZuQo  e  di 
San  Zeno.  Lechi  (  2  gennaio  1801  )  per  Bagolino  e  pel  ponte  di 
Caflàro ,  penetra  a  Storo  e  mette  piede  sul  territorio  nemico ,  re- 
spingendo gli  Austriaci  sino  a  Condino  e  (  il  giorno  dopo)  attacca 
le  loro  trincerc  a  Pieve  di  Bono  e  ne  rovescia  i  difensori.  Il  ser- 
gente Pro  vana  Giacinto,  sebbene  ferito,  passa  pel  primo  il  ponte  sul 
Chiese,  inviluppa  con  un  drappello  degli  usseri  di  Viani  (  prece- 
duti dal  maresciallo  d'alloggio  Bertuccini  Antonio),  la  retroguardia 
avversaria.  Bertoletti  assalta  i  trinceramenti   al  Buco  di  Sant'Al- 
berto, espugna  i  ridotti  di  Cime,  e  dopo  parecchi  giorni  di  caccia 
data  air  inimico,  lo  costringe  a  ritirarsi.  I  nostri  lo  inseguono,  e  lo 
obbligano  a  ripassare  FAdige  a  Trento.  La  divisione  manca  d'ar-' 
tiglieria;  gli  Austriaci  alzano  il  ponte  levatoio  sull'Adige.  I  Cisal- 
pini »ne  difendono  la  testa  dal  lato  opposto.  I  Croati ,  i  cacciatori 
tirolesi,  e  1'  artiglieria  di  Rohan,  scagliano  un  fuoco  micidiale  so- 
pra i  battaglioni  di  Lechi  Teodoro,  Rougier  e  Robillard  Francesco. 
Il  fuoco  si  protrae  sino  alla  notte.  AH'  indomani,  con  grande  sor- 
presa degli  assalitori,  vien  calato  il  ponte  levatoio  ed  aperto  ai  no- 
stri Taccesso  alla  citta  che  V  inimico,  dui-ante  la  notte,  aveva  sgom- 
berata. La  divisione  vittoriosa  insegue  i  nemici  per  Pergine  e  Le- 
vico  sino  alle  sorgenti  della  Brenta,  sotto  Bassano  (  1 7  gennaio).  La 
perdita  loro  è  grave  e  proporzionata  alla  resistenza  ostinata.  Noi 
contiamo,  fra  i  morti  sotto  Trento,  il  capitano  Ebcrard  ,  5  altri 
uffiziali ,  7  sottuffiziali  e  una  trentina  di  soldati.  Fra  i  feriti  100 
di  questi  ultimi ,  5  sottuffiziali   e  9  uffiziali.  Bonaparte  fa  perve- 
nire, col   mezzo  di  Bcrthicr,  replicati  encomi   alla  divisione    ita- 
lica; ed  il  ministro  della  guerra  coi  suoi  ordini  del  giorno  n.**  22 
e  aS,  designò  i  nomi  di  coloro  che  si  erano  segnalati,  non  che  di 
quelli  ciie  ottennero  promozioni  di  grado.  Ecco  la  lettera  scritta 


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*■*- 


—  lo- 
dai generale  Bertliicr ,  ministro  della  guerra  francese,  al  generale 
Lechi. 


ii  Signor  generale  ! 


u  Parigi,  i8  gennaio  i8o!. 


'  u  Sono  stato  informato  dal  generale  Macdonald  del  valore  di- 
ce mostrato  dalle  truppe  italiche  sotto  Trento,  e  dei  successi  che 
ic  hanno  coronato  i  loro  sforzi.  Mentre  mi  compiaccio  di  dovervi 
u  testificare  la  soddisfazione  del  primo  console,  io  sento  vivamente 
u  il  rammarico  da  voi  provato  per  la  perdita  di  tanti  bravi  che 
t(  hanno  col  loro  sangue  pagato  questi  gloriosi  successi.  La  Ioni 
ic  morte  rende  altrettanto  più  cari  alla  repubblica  coloro  che  ad 
u  essi  sopravvissero,  e  che  furono  più  felici  senza  essere  meno 
u  coraggiosi.  Essa  ammira  soprattutto  i  tratti  di  eroismo  per  cui 
a  molti  si  sono  segnalati,  come  il  sargente  DegF Angeli,  i  capitani 
it  Bertoletti  e  lagniere ,  il  tenente  Jacopetti,  il  sottotenente  Gualdi 
u  Francesco  e  molti  altri  che  mi  furono  citati.  Fra  questi  tratti  ve 
a  ne  ha  alcuno  degno  di  essere  posto  a  fianco  di  quelli  di  cui 
a  maggiormente  si  onora  il  valore  francese.  Assicurate  tutti  i  vo- 
ce stri  bravi  che  il  governo  non  dimenticherà  mai  i  diritti  che  in 
a  questa  circostanza  hanno  essi  acquistati  alla  gratitudine  nazio- 
«  naie.  Vi  saluto. 

Sottoscritto  a  Alessandro  Berthier.  ^> 

I  tratti  d^  eroismo  cui  allude  il  ministro  appartengono  al  capi- 
tano lagniere  che,  morente  per  ferita  riportata,  respinge  un  soldato 
che  lo  vuol  soccorrere,  dicendo  :  a  Va  a  batterti,  non  disonorarti  :  n 
l'altro  al  sargente  Degl'Angeli,  che  riceve  due  colpi  micidiali  di 
baionetta  ed  uno  di  moschetto,  ne  vuol  cessare  dal  combattimento. 

II  governo  promosse  Peyri  Luigi  al  grado  di  generale  di  brigata, 
Lechi  (Teodoro)  a  quello  di  capo  di  brigata ,  Bertoletti  a  capo  di 
battaglione,  Jacopetti  a  capitano,  Gualdi  e  Teulie'  (Giuseppe)  a  te- 
nenti, Gros  e  Degl'Angeli  a  sottotenenti.  Giovanetti  a  sergente. 

Ecco  gli  ordini  del  giorno  num.  aa  e  aS  del  ministro  della 
guerra  : 

u  II  capo  di  brigata  Viani  si  distinse  caricando  il  nemico  alla 
u  testa  de'  suoi  usseri  a  piedi  (Noi.  6). 


% 


—  17  - 


«  U  maresciallo  d'alloggio  Bcrtuccini  Antonio  del  i.*  usseri 
«  combattè  con  coraggio  esemplare,  ed  ebbe  un  braccio  fracassato 
M  da  ])alle  nemiche. 

u  II  capobattaglioue  Girard  Claudio,  sempre  alla  testa  dei  ber- 
«  saglieri,  emulò  il  virtuoso  capo  di  brigata  Viani,  che  formando 
a  co'  suoi  usserì  a  piedi  la  vanguardia  della  colonna,  fece  fare  a 
i(  loro  in  tutte  quelle  azioni  il  servizio  di  Oipabinieri. 

u  Al  generale  Teuli^,  che  lia  particolarmiente  contribuito  cot  va- 
u  lore  e  colla  intelligenza  di  un  intrepido  ed  istruito  soldato  alfe 
u  azioni  luminose  della  divisione  italica ,  si  deve  ogni  elogio  an- 
«<  che  in  questa  occasione  per  il  suo  sanguefreddb  e  per  le  intet' 
u  ligenti  disposizioni  da  lui  date,  n 

La  consulta  legislativa  per  legge  sancita  i8  gennaio  proclama 
benemerita  della  patria  la  divisione  Lechi. 

Dopo  l'armistizio  di  Treviso  (i6   gennaio   i8oi)  la  divisione 
'  italica,  ridotta  ad  una  sola  brigata  sotto  gli  ordini  di  Teulié ,  e 
inviata  al  blocco  di  Mantova,  indi  nella  Romagna. 

La  brigata  Severoli  (  che  vedemmo  unita  alla  divisione  Dom- 
brov^ski  ),  concorse  eoi  Polacchi  all'  assedio  di  Peschiera ,  ai  fatti* 
d' armi  dell'  isola  di  Sermione,  ed  in  modo  decisivo  all'attacco  del' 
posto  di  Casabianca  (17  gennaio),  indi  raggiunse  la  divisione  at 
blocco  di  Mantova. 

La  divisione  Pino ,  denominata  Cisalpina^  che  al  principio  di 
settembre  1 800  si  era  riunita  nel  Rubicone  facendo  parte  dell'  ala 
destra  dell'esercito  di  Brune,  fu  richiamata  a  Bologna  {tki  set- 
tembre). Una  mano  di  militi  irregolari,  raccolti  nella  Toscana 
e  nel  Ferrarese ,  penetra  allora  nella  Romagna  ^  Pino  procede 
contro  Faenza  •,  il  nemico  non  lo  aspetta  e  si  ritira  in  parte  a  Ra- 
venna, in  parte  a  Ferrara,  e  finalmente  sopra  Arezzo.  Lugo  e 
Ravenna  sono  presi  di  viva  forza;  la  guardia  nazionale  di  Bolo- 
gna ,  che  ha  formata  una  compagnia  di  gendarmi  nazionali  a 
cavallo ,  prende  parte  al  combattimento  e  toglie  al  nemico  una 
bandiera. 

I  corpi  irregolari  riuniti  in  Toscana  da  Inglierami  sotto  il  co- 
mando del  generale  Sommariva  ascendevano  a  25,ooo  uomini 
circa,  e  minacciavano  di  voler  occupare  lo  Stato  di  Lucca  ed  il 
Bolognese.  Il  generale  Dupont  protestò  a  Sommariva  che  entre- 
rebbe in  Toscana  se  non  erano  licenziati  questi  corpi.  L' intima- 
zione restò  senza  effetto.  Ne  conseguitò  che  Dupont  entrò  in  To- 

T.  II.  5 


f 


È 


• 


■  ■* 


—  18  — 

scana ,  batlè  conipletaineute  a  Barberino  le  genti   comandate  da 
Spanocclìi ,  ed  occupò  Firenze  (  1 5  ottobre  1 800). 

Sommariva  ripiegò  intanto  sopra  Ancona  (Noi.  7).  Pino  si  diresse 
per  la  via  di  Vergalo  verso  Prato  e  Pistoia  colla  brigata  Trivul- 
zio^  lasciando  Julhien  colla  sua  a  Bologna  e  nella  Romagna  per 
osservare  il  corpo  austriaco  che  teneva  Ancona  e  Ferrara. 

Fontanelli,  sotf  ispettore  alle  rassegne ,  avviato  da  Bologna  a 
Firenze  per  raggiungere  la  divisione  Pino,  è  fatto  prigioniero  da- 
gli Austriaci  di  Sommariva  che  lo  sorprendono  alle  Filicaie  (Noi.  8). 

La  brigata  Julhien  ebbe  disgraziati  incontri.  Sussidiata  dalla 
guardia  nazionale  di  Bologna  che  difendeva  la  città  (comandata 
dal  general  francese  Petitot),  teneva  la  linea  di  Cento,  Finale,  Mal- 
albergo  e  Bondeno,  occupando  Fort^  Urbano  messo  in  istato  di  di- 
fesa, ed  aveva  in  faccia  i  generali  nemici  Mylius  e  Schustech  con 
forze  soprammodo  preponderanti.  Attaccarono  essi  Bondeno,  e  lo 
presero,  uccidendo  il  capitano  Minotto  e  trenta  soldati  che  lo  di- 
ibndcvano.  Fecero  prigionieri  gli  uffiziali  Manerba,  Falcon,  Boni  e 
Bonetti,  e  i)arecchi  sott^  ufllziali  e  soldati.  U  aiutante  Valeri,  il  ca- 
pitano Julhien,  il  tenente  Destre,  i  sottotenenti  Foynod  e  Pianta- 
nida  tentarono  invano  di  ripigliare  Bondeno,  e  rimasero  feriti  con 
alcuni  sott'  ufTiziali  e  soldati.  L^  inimico  assalì  in  massa  Makl- 
bcrgo,  custodito  dal  capobattaglione  Lange  Giovanni,  e  riusd  ad 
impadronirsene.  Scabozzi ,  sottotenente ,  e  dicci  soldati  vi  furono 
morti ,  e  il  capitano  Cobert  ed  il  sottotenente  Serafini  con  ottanta 
soldati  vi  rimasero  prigioni.  Gli  Austriaci  (assai  numerosi)  attac- 
carono G;nto,  difeso  dal  capobattaglione  Roussier  Romano,  che  fu 
costretto  a  ritirarsi  nella  rócca  dopo  quattro  ore  di  resistenza. 

Dalla  parte  della  Romagna  il  generale  Jablonowski  con  tre  bat- 
taglioni ed  un  reggimento  di  cavalleria  francesi  stava  in  faccia  a 
Sommariva. 

Pino  colla  brigata  Trivulzio  ed  il  battaglione  degli  ufKziali  uni- 
tosi alla  divisione  Mounier,  prende  parte  air  attacco  di  Arezzo. 

DoiK)  la  partenza  di  Dupont  dalla  Toscana  vi  rimase  MioUis  qual 
comandante  superiore,  e  Pino  colla  brigata  Trivulzio,  per  opporsi  a 
Roger  de  Damas,  che  comandava  un  corpo  di  circa  1 2,000  Napoli- 
tani. Questi  si  avanza  ,  assale  Pino  con  forze  talmente  superiori , 
che  lo  obbliga  a  ritirarsi  da  Siena  per  appoggiarsi  alla  riserva  di 
Miollis.  Damas  era  a  Monte  Rcggione  ed  occupò  Siena  con  4ooo 
uomini.  La  marcia  retrograda  di  Pino  diede  luogo  ad  un  tratto  di 


—  VJ  — 

coraggio  e  fermezza  che  menta  di  essere  ricordato,  come  è  narrato 
dagli  storici  francesi. 

Il  capitano  Mattei,  comandante  una  compagnia  del  battaglione 
degli  ufliziali  che  forma  la  retroguardia,  viene  separato  dal  resto 
della  divisione  da  una  colonna  uapolitana.  Invece  di  arrendersi 
prigioniero,  come  gli  viene  intimato,  volta  strada ,  e  penetra  con 
trenta  soldati  nel  castello  di  Siena,  che  i  Napolitani  non  avevano 
ancora  occupato.  Egli  fa  operare  al  suo  piccolo  drappello  dimo- 
strazioni che  accennano  a  virile  difesa,  e  per  quattro  giorni  intieri 
tiene  a  bada  il  nemico.  Da  questo  ottiene  capitolazione  onorevole 
in  viitù  della  quale  fa  sfilare  il  suo  drappello  di  valorosi  avanti  il 
corpo  d^  esercito  napolitano  attonito  nelF  accorgersi  che  sì  scarso 
numero  di  uomini  fosse  riuscito  a  trattenerlo  nella  sua  marcia. 

Pino  parte  da  San  Donato  all^  alba  del  1 4  gennaio,  attacca  a  setto 
miglia  da  Siena  i  Napoletani,  li  respinge  e  si  avvicina  alla  cittì.  Da- 
mas  fa  avanzare  un  corpo  di  cinque  a  seimila  de^  suoi  formati  in  co- 
lonna serrata,  i  quali  in  una  posizione  vantaggiosa  si  prej)arano  a  re- 
spingere r  urto  del  nemico.  I  Cisalpini  investono  con  vigore  i  Napo- 
litani e  li  rovesciano.  Miollis  giunge  sul  terreno  col  grosso  de'  suoi 
soldati,  e  limitandosi  a4  appoggiare  il  movimento,  lascia  ai  nostri 
intatto  r  onore  della  giornata.  Sensibili  a  questo  tratto  di  riguardo, 
raddoppiano  di  lena,  e  volgono  IMnimico  rotto  e  disordinato  in  aperta 
fuga  verso  Siena.  Pino,  fatte  abbattere  a  colpi  di  cannone  le  porte 
della  città,  vi  penetrò  cogli  usseri,  mentre  il  capitano  Mattei  con  una 
porzione  del  battaglione  degli  ufliziali  s' impadronisce  di  nuovo  del 
castello,  che  poco  prima  aveva  così  gloriosamente  difeso.  Trivulzio 
circonda  la  città  ^  Balabio  cogli  usseri  carica  V  inimico,  che  perde 
molta  gente,  un  cannone,  e  lascia  gran  numero  di  prigionieri.  I  fug- 
genti sono  inseguiti  per  diciotto  miglia  dalle  nove  del  mattino  sino 
a  notte.  La  divisione  Pino  ebbe  diciannove  morti.  Gli  uffiziali  Oli- 
vieri Alessandro,  Vigno  n  Vincenzo  e  Chalembert  Giovanni  Battista 
rimasero  feriti  :  Ghelthof  Pietro,  Carabbia  Felice  e  Cima  Giuseppe, 
sottotenenti,  ebbero  i  cavalli  morti  sotto  di  essi,  l  sott' ufliziali  Lu- 
cini.  Cima  Luigi,  Feverrier,  l'ussero  Barberini,  i  soldati  Banfi 
Casimiro,  Mestre,  Fuste,  Mantr^,  Bentivoglio  (ferito)  e  Chimposki 
si  segnalarono.  Meritarono  elogi  gli  ufliziali  Narboni  Giovanni  Ma- 
ria, Celli  Francesco,  Babbi,  Pellisson,  Majan,  Guixlberguer,  Vas- 
salger,  Lconer.  Navara,  e  gli  aiutanti  di  campo  di  Pino,  Banco  e 
Rivaira. 


p 


*t* 


—  so- 
li generale  Miollis  commendò  altamente  la  bravura  della  divi- 
sione Pino.  La  consulta  legislativa  per  legge  sancita  (29  gennaio 
idoi)  la  proclamò  benemerita  della  patria. 

U  ausiliaria  polacca  comandata  da  Dombrowski  che  era  sulla  linea 
del  Mincio,  fu  incaricata  di  bloccare  Peschiera,  e  compartecipò  al- 
l^aasedio  di  questa  piazza  (come  si  disse).  Il  battaglione  de^  bersaglieri 
bresciani  fece  la  campagna  colla  brigata  francese  Serras,  fii  alla  van- 
guardia, ed  entrò  per  il  primo  in  Verona.  La  divisione  Fiorella  si 
mantenne  di  servizio  nelP  interno  coi  nuclei  di  tutti  i  corpi  cisal- 
pini e  polacchi,  e  le  guardie  nazionali  che  erano  state  chiamate  in 
azione.  Duemila  della  città  di  Bologna  concorsero  al  blocco  di 
Ferrara  sotto  gli  ordini  del  generale  Vignolle,  e  queste  (come  si 
esprimeva  il  capo  dello  stato  maggiore  generale  Oudinot  nel  raj)- 
porto  istorico,  17  gennaio  1801)  ^c  dans  leur  expédition  se  com- 
(^  portèreut  comme  de  vieilles  troupes.  y^  Ed  in  altro  paragrafo 
dice  :  u  Le  general  Petitot  avait  4000  hommes  de  la  brave  gardc 
<f  nationale  de  Bologne  qui  ne  s^est  pas  ^branlée  et  (ìt  bonne  con- 
<<  tenance^  sa  conduite  mérite  les  plus  grands  éloges.  n  Questa 
guardia  era  comandata  da  Dondini  (col  grado  di  generale  di  bri- 
gata), che  poi  prese  servizio  qual  semplice  soldato  nella  guardia 
del  presidente  :  fu  uno  dei  migliori  uftlziali  superiori  delP  eser- 
cito. Egli  apparteneva  a  cospicua  famiglia  di  Bologna. 

Dopo  la  conclusione  dell'armistizio  di  Treviso,  susseguito  dalla 
pace  sottoscritta  a  Luneville  (9  febbraio  1801),  cessano  adatto  le 
ostilità.  Sommariva  si  ritira  da  Ancona. 

Murat  alla  testa  di  10,000  uomini  riuniti  a  Dijon  scende  dalle 
Alpi,  giungea  Milano  ai  primi  di  gennaio  (i8oi),  si  avanza  verso 
la  Toscana  e  minaccia  di  invadere  il  regno  di  Napoli ,  rafforzato 
dalle  squadre  cisalpine  appartenenti  alle  divisioni  Lechi  e  Pino,  riu- 
nite nella  Toscana,  nella  Romagna  (febbraio),  nonché  da  altri  corpi 
francesi,  e  così  il  suo  esercito  e  forte  di  3o,ooo  uomini.  La  Corte 
di  Napoli,  spaventata  da  queste  dimostrazioni ,  si  procura ,  colla 
mediazione  della  Russia,  un  armistizio  di  trenta  giorni  (9  febbraio 
1801).  11  primo  console  intanto  (5  aprile)  scriveva  al  ministro 
della  guerra  :  u  Murat  farà  rientrare  ncU'  interno  della  repub- 
«  blica  tutte  le  milizie  cisalpine ,  non  dovendo  entrare  nel  rc- 
«  gno  di  Napoli  alcuna  forza  straniera,  ma  soltanto  i  Francesi.  « 
Ne  conseguitò  che  il  generale  Lechi,  colle  brigate  Teulid  e  Seve- 
roli  postate  nelle  vicinanze  di  Piombino,  poco  dopo  rientrò  nel- 


I* 


—  21  -^ 

r  interno  sulla  sinistra  del  Po  per  la  via  delF  Abetone.  La  divi- 
sione Pino  si  riunì  tra  Forlì  e  Rimini ,  e  tutta  questa  soldatesca 
Tenne  poi  posta  sul  piede  di  pace. 

Biondini  Giacinto,  capitano  d^  artiglieria,  comandava  un  convo- 
glio di  aa  cannoni,  seguitato  da  80  carra  di  munizioni  da  guerra 
diretto  a  Pavia.  Via  facendo,  appunto  allorché  attraversava  il  b»org^) 
-dì  Corte  Olona,  una  delle  carrette  da  cannone  (  per  caso  impreve- 
duto) piglia  fuoco.  L^  ufidzìale  ha  la  presenza  di  spirito  di  gettar- 
visi  sopra,  estinguere  il  fuoco,  e  così  impedire  la  comunicazione 
dell' incendio  che ,  propagandosi,  avrebbe  fatto  saltare  in  aria  il 
convoglio  assieme  al  paese.  Il  governo ,  avuta  notizia  di  questo 
tratto  di  presenza  di  spirito,  gratifica  il  capitano  Biondini  di  una 
sciabola  d' onore,  sulla  quaJe  iiai  incidere  un  motto  allusivo  all'  a- 


^ii' 


CAPITOLO  Vili, 


FAZIONI  DI  GUERRA  DAL  d801  AL  4805  FINO  ALLA  PACE  DI  PRESBURGO. 


ITALIA. 


1802 

Bonapartc  scrive  (i5  ottobre)  al  ministro  della  guerra,  di  man- 
dare un  battaglione  di  600  Italiani  alFesercito  di  Ney  nella  Sviz- 
zera per  accostumarli  alla  guerra  di  montagna. 

1803 

Al  1 5  aprile,  Bonaparte,  prevedendo  la  rottura  del  trattato  d'A- 
miens,  scrive  al  ministro  della  guerra  di  riunire  una  divisione 
italiana  a  Faenza  (Doc.  III).  È  comandata  da  Lcclii,  e  s'incam- 
mina per  la  Puglia  sotto  gli  ordini  di  Gouvion-Saint-Cyr.  Ordina 
pure  la  formazione  (aS  novembre)  di  una  divisione  sotto  il  co- 
mando di  Pino,  destinata  a  recarsi  ai  grandi  accampamenti  distesi 
lungo  le  coste  della  Manica  (Doc.  IV).  Pino  a  Cerdon,  oltic  Gi- 
nevra, cade,  e  si  rompe  una  gamba.  Teulic  prende  il  comando 
della  divisione. 


■•^ 


—  23  — 


1804 


Il  4  gennaio  la  divisione  diretta  da  Teulirf  g^^"g^  ^  Parigi  ^ 
Bonaparte  la  passa  in  rassegna,  ne  fa  elogi  per  il  contegno  mar- 
ziale, se  ne  congratula  con  Teulié,  e  si  palesa  contento  di  lui.  La 
divisione  soggiornò  alcun  tempo  a  Parigi,  vi  è  festeggiata,  quindi 
parte  per  Valenciennes.  Con  ordine  del  giorno  Soult  ne  loda  la 
disciplina  e  V  istruzione  al  paro  dei  corpi  francesi. 

Si  dà  il  governo  a  Fiorella  di  tutti  i  corpi  rimasti  nella  repub- 
blica dopo  r  ordinamento  delle  due  altre  divisioni  attive  (Doc.  V). 
Il  battaglione  dei  granatieri  deUa  guardia  del  presidente,  dianzi  for- 
mato, è  avviato  a  Parigi.  Quivi  alterna  il  servizio  colla  guardia  con- 
solare. Fontanelli,  nominato  generale  di  brigata,  ne  assume  il  co- 
mando superiore ,  conservando  sempre  il  suo  posto  di  aiutante  di 
campo  presso  fionaparte.  In  questa  qualità  lo  accompagna  dapprima 
al  campo  di  Boulogne,  poi  nel  Belgio  e  nei  dipartimenti  renani.  A 
Boulogne-sur-mer  (i6  agosto)  la  divisione  italiana  prende  parte 
alla  grande  rassegna  neUa  qnale  Napoleone  distribuisce  all'esercito 
le  decorazioni  della  Legion  d'onore  (Tav.  A  e  Not.  9). 

Al  generale  Trivulzio  (  che  cessa  dal  ministero  della  guerra  )  è 
conferito  il  comando  della  divisione  aUe  coste  della  Manica 
(Not.  iO). 

Si  richiamano  dalla  divisione  Lechi  (  stanziata  a  Bari,  Barletta  e 
Lecce  )  i  battaglioni  e  squadroni  italiani  eh'  erano  segregati  dai 
loro  reggimenti,  e  s^nviano  colà  a  surrogarli  il  5.**  reggimento  di 
infanteria  ed  i  Polacchi  sì  a  piedi  che  a  cavallo. 

Sono  spediti  alcuni  corpi  della  milizia  nell'Apcnnino  dalla  parte 
del  Frignano  e  della  Garfagnana  per  formarvi  un  cordone  sanitario 
subordinato  a  Malaspina  Alessandro  ,  nello  scopo  d' impedire  la 
propagazione  della  febbre  gialla  manifestatasi  a  Livorno  (Not.  li). 

Ha  luogo  al  capo  di  Gravelines  presso  Calais  (i3  ottobre)  un'a- 
zione vivissima  tra  la  flottiglia  alleata  olandese,  comandata  dall'am- 
miraglio Werull,  e  composta  di  37  cannoniere,  nell'atto  ch'essa  na- 
viga nella  Manica  per  andarsi  a  congiungere  al  naviUo  francese 
raccolto  nella  rada  di  Boulogne.  Attaccata  da  tre  fregate  inglesi,  si 
difende  energicamente,  ed  i  soldati  italiani,  che  dalle  coste  prendono 
parte  al  combattimento ,  gareggiano  di  coraggio  coi  francesi.  La 
relazione  ufficiale  francese  vx)sì  esprimevasi  :  <«  Quest'  avvenimento 


_-*-*. 


—  24  — 

u  ci  è  sicuro  presagio  di  quell^alto  grado  di  gloria  cui,  emulando 
«  gli  antichi,  sono  i  moderni  Italiani  per  pervenire.  « 

Gli  Inglesi  fanno  un  tentativo  contro  il  Forte  Rosso,  ma  vengono 
respinti  dal  i .°  reggimento  d' infanteria  leggera,  V  uffìziale  Robert 
ne  ha  lode.  Commendossi  pure  un  distaccamento  di  zapi)atori  ita- 
liani, condotto  dal  tenente  Lacarte  Alfredo,  che  estingue  un  incen- 
dio scoppiato  a  Calais. 

1803 


Il  a.^  reggimento  d'  usseri  lascia  le  coste  della  Manica  per  en- 
trare in  Italia^  ed  esservi  trasmutato  in  dragoni. 

Due  distaccamenti  del  i.°  leggero  trovandosi  a  bordo  di  tre 
penicfies  spettanti  alla  flottiglia  imperiale,  nel  tragitto  da  Calais 
a  Boulogne  si  segnalano  in  un  combattimento  che  si  protrae  per 
tre  ore  contro  i  legni  inglesi.  Il  tenente  Vittori  ed  il  sergente  Ja- 
({uet  sono  ricordati  onorevolmente  nella  relazione  del  capo  dello 
stato  maggiore  francese ,  che  dice  :  «  Devesi  alla  bravura  dell'  e- 
u  quipaggio  italiano  che  i  legni  nostri  non  sieno  caduti  in  poter 
«  del  nemico.  >? 

Muore  Trivulzio  a  Parigi^  e  Teuli^  prende  il  comando  tempora- 
neo della  divisione  sulle  coste  deir  Oceano. 

La  guardia  imperiale,  comandata  dal  principe  Eugenio  Bcauhamais 
(assieme  al  battaglione  dei  granatieri  della  reale  italiana,  dianzi  stan- 
ziato a  Parigi),  arriva  a  Milano.  La  guardia  francese  è  subordinata 
al  principe,  V  italiana  a  Fontanelli.  Esse  fanno  servizio  promiscuo 
(  Doc.  VI  ).  Napoleone,  dopo  la  incoronazione,  fa  partire  dall'  Ita- 
lia per  Parigi  tutta  la  guardia  reale  italiana  (Doc.  VII). 

Da  Milano  il  monarca  si  reca  (  io  giugno)  al  campo  di  Mon- 
techiaro ,  ove  sono  riuniti  4^  battaglioni  e  /\à.  squadrom  assieme  a 
numerosa  artiglieria.  Fra  questi  contansi  8  battaglioni  del  2.°,  3.° 
e  4-°  reggimenti  di  fanteria,  12.  squadroni  dei  tre  reggimenti  dra- 
goni Napoleone,  1.°  cacciatori  e  i.*'  d'usseri,  con  due  batterie 
d'artiglieria,  comandati  da  Dombrowski  del  quale  Lechi  Angelo, 
aiutante  comandante ,  è  capo  di  stato  maggiore.  Terminate  le 
grande  evoluzioni ,  Napoleone  gratifica  di  un  mezzo  mese  di  sti- 
pendi gli  ufilziali  e  soldati  (Tav.  C,  tomo  I,  e  Noi.  i2). 

Egli  visita  le  piazze  forti  del  regno ,  cioè  Peschiera,  il  Castel 
Vecchio  di  Verona  e  Mantova  accompagnato  dai  generali  Marescot, 


■^f" 


—  2:1  — 

Cliasseloup-Laubtt,  Clarke  e  Bianchi  D^Adda,  ed  ordina  molti  la- 
vori per  ampliarne  le  difese.  A  Modena  dà  la  mostra  alla  scuola 
del  genio  e  delF artiglieria,  ed  oltre  gli  encomi  che  fa  di  viva  voce 
ai  professori  ed  allievi,  attesta  anche  per  iscritto  al  ministro  della 
guerra  italiano  Falta  sua  soddisfazione  pel  progresso  di  questo  insi*^ 
gne  istituto.  Trattenendosi  a  lungo  coi  professori  della  scuola,  ri- 
pete loro  le  nobili  espressioni  che  fin  dal  1 796  aveva  manifestate  al 
celebre  astronomo  Oriani:  «  Faccio  maggior  conto  di  un  dotto  nia- 
u  tematico  e  di  un  uomo  distinto  ^  qualunque  arte  egli  professi , 
«  che  dell'  acquisto  di  una  popolosa  e  ricca  citta.  ^ 

Un  ordiiic  del  giorno  del  ministro  della  guerra,  comunica  la 
lettera  indirizzata  dal  capo  del  genio  a  Boulogne-sur-mer  al  co*- 
mandante  gli  uffiziali  del  genio  della  divisione  italiana,  colla  quale 
partecipa  che  l'ispettore  generale  di  quest'arnia,  Marcscot ,  aveva 
ad  essi  acccn'data  una  gratificazione  straordinaria  facendo  i  maggiori 
elogi  del  loro  zelo,  intelligenza  e  buona  volontà.  Il  ministro  della 
guerra  francese  maresciallo  Berthier  (26  gennajo),  a  domanda  del 
generale  Marescot,  aveva  abilitato  tre  fra  questi  ufilziali,  G)stanzQ 
capo  di  battaglione,  Bianchi  d' Adda  Carlo ,  e  Lanzetta  tenente ,  a 
fare  un  viaggio  d'istruzione  per  visitare  tutte  le  piazze  forti  del<- 
V  impero.  Il  ministro  francese  incaricò  i  suoi  uffiziali  del  genio 
ad  assistere  i  nostri  nella  visita  accurata  di  tutte  le  fortezze  e  loro 
attenenze.  Difatti  essi  vennero  accolti  ovunque  e  trattati  colla 
massima  ospitalità,  ed  ebbero  agio  di  acquistare  bel  corredo  di  co- 
gnizioni. Dopo,  r  imperatore  a  saggio  di  sua  munificenza,  gratificò 
questi  nostri  uffiziali  di  un  dono  di  sedicimila  franchi. 

Napoleone,  prevedendo  (  agosto  )  non  lontana  nna  nuova  guer- 
ra coll'Austria,  fe  approvigionare  le  piazze  forti  del  regno  ed  alle- 
stire nell'arsenale  di  Pavia  un  equipaggio  di  campagna  di  oltre  1 00 
pezzi  ed  un  doppio  eguipaggio  di  ponti  ;  ordina  che  per  il  mese  di 
ottobre  siano  chiamate  alle  armi  tutte  le  guardie  nazionali  del  re- 
gno ;  che  il  viceré  ne  assuma  il  comando,  e  che  l'esercito  sia  raflbr- 
zato  da  Sooo  coscritti^  concede  amnistia  generale  ai  disertori  con- 
dannati o  refrattari.  Per  tal  modo,  alla  line  di  settembre  tutto  eia 
in  pronto,  e  la  milizia  nostra  numerava  sulla  linea  ^4^000  uomini. 
4'aoo  cavalli,  lao  pezzi  d'artiglieria,  da  camjx),  più  4^^^  Polacchi 
con  800  cavalli^  e  nell'interno  34oo  uomini  con  1200  cavalli: 
quindi  complessivamente  3i,4oo  nomini  e  6200  cavalli  con  120 
pezzi  da  campo.  Il  generale  Ottavi  condusse  a  Pescara  4  balla- 
r.  //.  ^ 


ili  11* 


—  26  — 

glioiìi  del  3/  e  4-*  reggimento  d' infanteria  ed  il  i.*  cacciaton  a 
cavallo,  seguitati  da  una  batteria  di  6  pezzi  ^  forza  totale  4ooo  uo- 
mini e  goo  cavalli  (Not.  i3). 

I  corsali  armati  in  Ancona  percorrono  P  Adriatico.  H  Córso 
prende  nel  canale  di  Malta  due  bombarde  coperte  da  bandiera  in- 
glese. Il  Pino  preda  un  legno  carico  di  vittovaglie  nelle  acque  di 
Rimini,  ed  altro  in  quelle  del  Quarnero.  Bavastro  colla  sua  flot- 
tiglia ,  assieme  allo  sciabecco  il  Massena ,  attacca  cinque  legni 
inglesi  alPaltura  di  Lissa,  li  piglia  e  li  conduce  ad  Ancona,  ucci- 
sone un  capitano  e  fattine  due  prigionieri. 

II  viceré  con  proclama  primo  ottobre,  annunzia  che  V  Austria  ci 
rompe  guerra  ed  ha  già  invasa  la  Baviera.  Le  guardie  nazionali  or- 
dinate in  battaglioni  e  compagnie,  si  riuniscono  per  addestrarsi  alle 
evoluzioni  militari. 

Napoleone  espugna  Ulma,  e  fa  prigione  l'esercito  di  Mack.  La 
guardia  reale  italiana  di  linea  (  1 7  ottobre)  è  ai  suoi  fianchi  (Not.  44) , 
e  partecipa  per  si  luminosa  vittoria  alle  ricompense  nazionali  accor- 
date all'esercito  francese. 

Massena  in  Italia  surrogò  Jourdan  ed  è  opposto  alFarciduca  Carlo 
(Tav.  P,  num.  4);  Napoleone,  giudicando  dell'alta  capacità  e  dei 
sommi  talenti  di  questo  principe  dalle  sue  precedenti  campagne , 
gli  oppose  fra  i  suoi  marescialli  queUo  in  cui  più  fidava.  Le  osti- 
lità cominciano  :  Massena  passa  di  viva  forza  V  Adige  (  1 9  otto- 
bre), prende  Veronetta  il  28,  il  3o  ha  luogo  la  battaglia  di  Cal- 
diero.  L'arciduca,  preparato  a  vigorosa  resistenza,  fortifica  le  ai- 
ture  di  Colognola,  mettendo  di  tal  guisa  la  sua  dritta  al  sicuro 
dagli  attacchi  dell'  avversario,  contro  il  quale  è  pronto  a  sostenere 
l'urto  nella  pianura,  avendo  riunito  in  avanti  di  Caldiero  il  nerbo 
maggiore  delle  sue  forze.  Quivi  lo  scontro  è  terribile:  l'arciduca 
affronta  egli  stesso  il  nemico  alla  testa  della  sua  riserva  ;  ma  mentre 
col  valore  e  con  sagaci  movimenti  tende  a  frenarlo  nel  centro , 
Massena  fa  un  ultime  sforzo  per  assicurarsi  della  vittoria  tentando 
di  prendere  la  posizione  di  Colognola  ;  se  non  che  il  principe  vi 
accorre ,  e  lo  ributta  con  grave  perdita.  Il  susseguente  giorno 
(3 1  )  il  maresciallo  francese  rinfresca  l' attacco,  ma  è  di  nuovo  re- 
spinto. 

L'arciduca  nonostante ,  contrariato  dai  progressi  che  Napoleone 
faceva  in  Germania ,  h  costretto  ad  abbandonare  spontaneamente 
quei  posti  di  che  Massena  non  aveva  potuto  impadronirsi.  Egli 


—  27  — 

prepara  la  ritirata ,  porta  V  intero  esercito  in  linea ,  colloca  con- 
venientemente r  artiglieria  a  protezione  del  suo  movimento  retro- 
grado, non  a  foggia  di  ritirata,  ma  di  una  evoluzione  che  tiene  il 
nemico  in  forse ,  e  sfila  senza  essere  attaccato.  E  se  il  generale 
Hillinger  (oltrepassando  senza  dubbio  gli  ordini  del  generale 
supremo  )  non  si  fosse  avventurato  e  poscia  arreso  al  di  là  di 
Pojano,  gli  Austriaci  non  avrebbero  soffèrta  alcuna  grave  perdita 
dopo  la  gloriosa^  benché  cruenta  giornata  di  Caldiero.  Le  schiere 
italiane  che  vi  ebbero  mano  furono  i  due  reggimenti  di  dragoni 
ed  i  granatieri  del  a.°  d' infanteria  ^  fra  questi  furono  feriti  il  capi- 
tano ed  il  tenente  Camurri  Giovanni  e  Luigi,  ed  ucciso  il  sergente 
Ferrarini^  il  tenente  d'artiglieria  Camozzi  Luigi  ebbe  pure  ad 
essere  rammemorato  con  lode.  H  generale  Partonneaux ,  coman- 
dante i  granatieri  dell'esercito  francese,  nella  sua  relazione  (5  di- 
cembre )  diceva  al  ministro  della  guerra  :  <«  Ho  il  piacere  d' in- 
u  formarvi  deUa  briUante  condotta  tenuta  dalle  compagnie  dei 
a  granatieri  del  2.*  d'infanteria  italiano^  i  bravi  che  le  compongono 
«  hanno  in  tutti  gli  affari  gareggiato  di  coraggio  coi  granatieri 
a  francesi,  e  si  sono  ovunque  mostrati  degni  di  far  parte  di  quanto 
a  avvi  di  più  scelto  nell'esercito^  e  ne  ho  felicitato  il  loro  co- 
M  lonnello.  » 

Il  capitano  Antonini  Angelo  del  a.""  d'infanteria,  inviato  sul  basso 
Adige  a  Rovigo ,  vi  incalzò  il  nemico  a  Cavarzcre.  Il  maresciallo 
Massena  scrive  al  viceré  (  4  novembre  ),  rendendo  le  testimonianze 
più  lusinghiere  della  intelligenza  e  bravura  degli  ufHziali  italiani 
addetti  al  suo  stato  maggiore,  cioè  Banco  Antonio  caposquadrone, 
Macdonald  capitano  e  Lange  Giovanni  capobattaglione. 

La  guardia  reale  di  linea  entrò  con  Napoleone  il  1 3  novembre 
a  Vienna. 

La  divisione  Lechi ,  partita  dal  regno  di  Napoli,  lasciando  Ot- 
tavi con  un  battaglione  ad  Ancona,  si  era  recata  ne'  paesi  veneti, 
e  nel  giorno  25  novembre  agiva  coli'  esercito  di  Gouvion-Sainb- 
Cyr  alla  battaglia  combattuta  a  Castelfranco  contro  10,000  Au- 
striaci condotti  dal  principe  Rohan,  che  cercava  di  rifuggirsi  in 
Venezia  dopo  di  essere  stato  scacciato  dal  Tirolo.  In  questa  glo- 
riosa giornata,  nella  quale  la  colonna  nemica  fu  presa  e  distrutta, 
ebbero  merito  il  generale  Peyri,  il  capobattaglione  Millo  Gaetano 
(che  comandava  4  P^^^i  d'artiglieria),  ed  ilS."*  d'infanteria.  Il  i.** 
reggimento  polacco,  retto  da  Grabinski  Giuseppe,  fece  prodigi  di 
valore  e  prese  da  solo  8700  prigionieri. 


■    a. 


t  il*- 


Hf- 


—  28  — 


I  • 


Il  a."  reggimento  d' iufanteria,  partito  da  Mantova  per  raggiane 
gere  la  divisione  Leclii,  era  giunto  a  Padova. 

Il  ao  novembre  una  squadra  anglo-russa  sbarcò  in  Napoli  la  a 
iSfiil^  uomini  sotto  gli  ordini  del  generale  russo  Lascy.  Avvi* 
sato  di  ciò  il  viceré ,  ordinò  subito  la  formazione ,  nei  paesi  sulla 
destra  del  Po,  di  un  campo  di  riserva  composto  dalie  guardie  na- 
zionali del  regno  dltalia  e  da  quelle  degli  Stati  di  Parma,  Piacenza, 
Guastalla.  A  questo  campo  ogni  dipartimento  del  regno  doveva 
inviare  un  corpo  di  5oo  a  looo  uomini,  ed  i  dipartimenti  del  Reno, 
Mella,  Crostolo,  Panaro ,  le  loro  mUizie  nazionali  già  formate.  Il 
campo  fu  stabilito  tra  Modena  e  Bologna  sotto  il  comando  del  gene- 
ìale  Pino,  ministro  della  guerra  ^  i  consiglieri  di  Stato  Cioognara 
Leopoldo,  Guastavillani  Giovanni  Battista,  Fé  Marc^ Antonio  e  Gio- 
vio  Lodovico  ebbero  missione  di  sorvegliare  air  allestimento  delle 
guardie  nazionali.  Il  viceré ,  resosi  a  Bologna  il  6  dicembre,  riunì 
nello  spazio  di  nove  giorni  a5,ooo  guardie  nazionali  del  regno 
d^  Italia  e  del  Pannigiano,  ed  un  corpo  di  10,000  soldati  composto 
di  guardie  d' onore,  Veliti  e  depositi  degli  altri  corpi  della  guar- 
dia e  dell^  esercito.  Distribuì  questa  massa  di  guardie  nazionali  in 
due  divisioni  comandate  da  Dombrowski  e  Fontanelli  ^  Partono 
neaux  ebbe  il  governo  della  divisione  delle  truppe  di  linea  franco- 
itale.  L^  esercito  aveva  3o  pezzi  d' artiglieria. 

Napoleone,  con  lettera  (del  io  dicembre),  istruì  il  viceré  che 
qualora  i  Russi  ed  i  Napoletani  si  avanzassero,  egli  stesso  cale- 
rebbe in  Italia  nel  momento  in  cui  fosse  meno  aspettato  e  per  con- 
seguenza ordinò  di  fargli  preparare  alloggiamenti  e  cavalli. 

Il  i5  dicembre,  giunta  la  notizia  della  vittoria  di  Austerlìtz,  co- 
nosciuti i  progressi  fatti  da  Massena,  che  era  pervenuto  a  Laybach, 
e  saputosi  che  V  esercito  anglo-russo-siciliano  non  pensava  ad 
avanzarsi  verso  il  Po ,  il  viceré  rimandò  alle  loro  case  le  guar- 
die nazionali ,  conservando  solo  i  celibi ,  il  cui  ritorno  in  seno 
delle  loro  famiglie  poteva  essere  differito  senza  inconvenienti.  Il  ao 
dicembre  il  principe  si  recò  sull'Adige  colle  sue  schiere  e  colle 
guardie  nazionali,  indi  il  a5  aveva  stabilito  il  suo  quartier  generale 
a  Padova  qual  comandante  supremo  di  tutte  le  forze  che  occupa- 
vano il  Veneto  ed  il  regno  dltalia.  Il  generale  Pino,  ministro  della 
guerra,  faceva  veci  di  capo  dello  stato  maggiore  generale  di  que- 
sto esercito  franco-italo. 

Berlhier  scrisse  al  viceré    il  ui  dicembre,  che  se  le  ostilità  aves- 


«ero  a  ricominciare,  Napoleone  invierebbe  in  Italia  la  guardia  reale, 
così  esprimendosi  :  w  Accostumata  alle  evoluzioni  del  grand'  eser- 
ic  cito ,  questa  scelta  milizia  si  batterà  bene.  >»  E  nel  37.^  bollet- 
tino era  detto:  <«  I  cannonieri  italiani  della  guardia  reale  (coraan- 
«  dati  da  Fortis  Giuseppe,  subentrato  a  Raspi  Marco  ed  a  Pecchio 
«  Luigi)  si  sono  coperti  di  gloria  alla  battaglia  d'Austerlitz,  ed 
u  hanno  meritata  la  stima  di  tutti  i  vecchi  cannonieri  francesi.  La 
M  guardia  reale  (  che  era  comandata  da  Lechi  Teodoro  )  ha  mar^- 
u  ciato  sempre  colla  guardia  imperiale,  e  si  è  mostrata  costante- 
u  mente  degna  di  tale  compagnia.  ?> 

L'esercito  di  Gouvion-Saint-Cyr  essendosi  avviato  verso  la  fron- 
tiera del  regno  di  Napoli,  tutte  le  milizie  e  guardie  nazionali  rima- 
»te  sull'Adige  andarono  a  Padova  per  coadiuvare  il  blocco  di  Ve- 
nezia. Fontanelli  con  una  divisione  che  era  composta  dalle  guardie 
d'onore,  dai  Veliti,  da  diversi  battaglioni  e  squadroni  di  deposilo 
di  vari  corpi,  dai  due  reggimenti  dragoni  Napoleone  e  dragoni 
Regina,  e  da  alcuni  battaglioni  di  guardie  nazionali ,  pose  il  suo 
quartier  generale  a  Piove  di  Sacco;  Fontanelli  Giulio  (della  guar- 
dia nazionale  di  Modena)  ne  era  capo  dello  stato  maggiore,  ed 
il  capitano  Jacopetti  &ceva  veci  di  aiutante  di  campo.  Dombrow- 
ski  e  Partonneaux  compirono  l' investimento  di  Venezia  dalla  parte 
di  Mestre. 

Sottoscritta  la  pace  a  Presburgo  (il  27  dicembre),  si  sciolsero 
le  divisioni  delle  guardie  nazionali ,  ma  molte  tra  esse  avendo 
preso  amore  per  il  servizio  militare,  si  arruolarono  nelle  file  del- 
l'esercito  per  cui  ebbe  questo  (oltre  i  7000  coscritti  della  leva), 
r  aumento  di  circa  5ooo  uomini  fra  volontari  ed  amnistiati.  Si  può 
quindi  ragionevolmente  giudicare  che  le  perdite  cagionate  dallo 
stato  di  guerra  fossero  compensate,  giacché  alla  fine  del  i8o5  la 
forza  nazionale  effettiva  era  di  3o,ooo  uomini  e  4^00  cavalli;  alla 
quale  uniti  3ooo  Polacchi  con  5oo  cavalli ,  numerava  a  33,ooo 
uomini  e  5ooo  cavalli.  Unendovi  poi  gli  ausUiari  francesi  di  a5,ooo 
uomini  e  aSoo  cavalli,  si  avevano  in  totale  58,ooo  uomini  e  7500 
cavalli. 


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CAPITOLO  IX. 


FAZIONI  DI  GUERRA  DAL  4806  AL  i808. 
REGNO  DI  NAPOLI,  COSTE  DELLA  MANICA,  ADRIATICO,  DALMAZIA, 

PRUSSIA ,  POMERANIA  £  CATALOGNA. 


1806 


Il  principe  Eugenio  parte  per  Monaco  (6  gennaio),  e  nelPas* 
senza  delega  a  Pino  il  comando.  Reduce  (  i  a  febbraio  )  colla  sua 
sposa,  la  principessa  Augusta  Amalia  di  Baviera,  fa  ingresso  so- 
lenne in  Milano  (  Noi.  i  5  ). 

La  guardia  reale  di  linea,  coperta  d'allori  cólti  in  Germania,  ri- 
torna a  Milano  (in  febbraio),  e  vi  è  festeggiata  come  lo  era  stata  nel 
suo  passaggio  per  le  città  principali  del  regno.  Convengono  pure 
da  Bologna  e  da  Padova  nella  capitale  altri  corpi  della  milizia. 

REGNO  DI   NAPOLI. 

Sottoscritta  la  pace  a  Presburgo,  V  imperatore  Napoleone  mandò 
Massena  a  comandare  le  schiere,  che  Gouvion-Saint-Cyr  reggeva 
nella  Romagna,  neìV  intento  di  scacciare  i  Russi  e  gli  Inglesi,  sbar- 
cati a  Napoli,  e  di  occupare  quel  regno  (gennaio).  Lechi,  associato 
a  quest'esercito  colla  sua  divisione  (Doc.  Vili),  penetrò  in  Pe- 


.^ 


—  31- 

scara  (  1 9  febbraio  )  dopo  debole  resistenza ,  e  bloccò  Civitella 
del  Tronto. 

II  tenente  Streccili  prese  nelle  montagne  di  Pomarico  il  fami- 
gerato Rodio,  capo  di  numerosa  banda  di  faziosi.  U  nuovo  re 
Giuseppe  Bonaparte  fece  tanto  caso  della  caduta  di  questo  parti- 
giano, che  ne  rimeritò  Strocclii  promovendolo  al  grado  di  capi- 
tano, e  lo  gratificò  di  un  dono  di  cinquemila  ducati. 

II  tenente  Sercognani  Giuseppe  del  2.''  di  fanteria,  alla  testa  di 
una  colonna  mobile ,  s^  impadronì  di  molti  briganti ,  appartenenti 
air  altra  banda  di  Sciabolone ,  il  quale ,  pressoché  circondato  dai 
nostri,  ebbe  ad  arrendersi. 

Peyri  colla  fanteria  e  cavalleria  polacca  va  nelle  Calabrie  ;  si 
unisce  alla  divisione  Reynier,  prende  parte  al  disgraziato  affare  di 
Sant"* Eufemia  contro  gli  Anglo-Siciliani,  comandati  da  lord  Stuart 
(  ora  Londonderry  ) ,  il  quale  sconfisse  Reynier.  Lechi  fece  occu- 
pare dall'  intrepido  Neri  Francesco  l' isola  di  Tremiti,  indi  si  recò 
a  Taranto.  Il  reggimento  dragoni  Regina  aObrzò  la  divisione  Du- 
hesme  nelle  Calabrie,  ove  si  segnalò  durant»  la  campagna  ;  pigliò 
al  nemico  un  cannone  e  tre  bandiere ,  che  furono  presentate  al 
re  dal  caposquadrone  italiano  Charpentier  Luigi.  I  dragoni  Na- 
poleone ,  trattenuti  dappoi  al  quartier  generale  di  Massena ,  di- 
simpegnarono presso  di  lui  il  servizio  di  guide.  In  uno  scontro 
avuto  col  nemico  verso  Barletta,  ebbero  alcuni  feriti,  ed  ucciso  il 
sott'  uflfiziale.  Cima  Francesco,  giovine  soldato  di  belle  speranze  , 
che  marciava  sulle  tracce  degli  altri  due  suoi  (rateili ,  uffiziali  di- 
stinti nell'esercito. 

Allorché  sbarcarono  (  1 9  settembre)  100  Inglesi,  protetti  da  una  fre- 
gata, nella  direzione  di  Fondi,  un  distaccamento  del  3.**  d'infanteria 
li  pose  in  fuga ,  incalzandoli  in  mare ,  coli'  acqua  sino  al  mento. 
Inoltre  prese  loro  una  barca ,  e  fece  prigioni  un  tenente  e  cinque 
marinai. 

La  divisione  Lechi,  ed  altri  corpi  italiani  ebbero  fazioni  di  poco 
numero,  ed  alla  fine  dell'anno  si  posero  in  marcia  per  rientrare 
neir intemo,  d'onde  alcuni  passarono  nella  Pomerania  prussiana. 

COSTE  DELLA  MANICA. 

La  divisione  italiana  (levato  il  gran  campo  francese  lungo  la 
Manica  )  era  rimasta  pressoché  sola  alla  difesa  del  littorale.  Que- 


—  52  — 

sto  incarìco  riusciva  difficile ,  dacbè  gV  Inglesi  minacciavano  in* 
cessanti  sopra  tutti  i  punti  le  coste,  nelF  intendimento  di  distrug- 
gere la  selva  di  bastimenti  leggeri ,  che  Napokóne  aveva  dap- 
prima raccolti,  allorché  meditava  T impresa  di  assalire  nel  suo 
nido  la  potenza  della  Gran  Brettagna.  Teulié ,  vigilantissimo , 
protesse  il  ricovero  delle  flottiglie  negli  arsenali,  ed  i  nostri  si 
acquistarono  nuove  lodi  in  questo  servizio  ;  terminato  il  quale 
la  divisione  italiana  venne  disseminata  sopra  differenti  puntL  Teu- 
li^,  colla  brigata  Bonfanti  composta  dal  a.*"  leggero,  comandato 
da  Castaldini  Paolo ,  e  dell'  artiglieria ,  si  recò  a  Bajona  ;  il  i  .** 
leggero,  sotto  gli  ordini  di  Rougier,  entrò  in  Bretagna  ^  il  i .°  d' in- 
fanteria, condotto  da  Fontane,»  marciò  in  Olanda  ;  gli  zappatori , 
con  parte  dell'  artiglieria,  rimasero  a  Boulogne-sur-mer. 

ADRIATICO  E   MEDITERRANEO. 

Il  tenente  di  vascello  Stalimini,  (5  maggio)  nel  canal  di  Brazza, 
con  una  divisione,  composta  dallo  sciabecco  Enrico  e  dsL  tre  canno- 
niere, attaccò  un  brik,  una  goletta,  uno  sciabecco,  un  trabac- 
colo,  tutti  assai  ben  armati ,  della  flottiglia  russa  di  Corfu.  Mira* 
va  ad  impadronirsi  di  questi  legni,  quando  furono  soccorsi  a  tempo 
d'un  loro  vascello  di  linea  da  74?  ^^^^  ^^  protezione  del  quale  si 
ricovrarono. 

Il  corsaro  italiano  Principe  Eugenio^  armato  di  i4  cannoni, 
avente  i5o  uomini  d'equipaggio,  comandati  dal  celebre  capitano 
Bavastro ,  condusse  a  Barcellona  una  nave  inglese,  il  carico  della 
quale  fu  giudicato  del  valore  di  un  milione  e  mezzo  di  franchi. 
Pochi  giorni  appresso  attaccò  nelle  acque  di  Orano  una  corvetta 
inglese,  armata  da  i4  canonni^  con  5o  uomini  d'equipaggio  e  16 
passeggeri,  e  dopo  ostinatissima  zutlà  se  ne  impadronì,  e  la  scortò 
a  Tal  ragona.  Fra  i  passeggeri  fatti  prigioni  v'  erano  il  colonnello 
e  due  capitani  del  35.*^  reggimento  inglese. 

Il  capitano  Carli,  comandante  il  corsaro  italiano  Zrt  Sans-peur^  at- 
taccò neir  isola  di  Lagosta  uno  sciabecco  russo,  protetto  da  batterie 
munite  di  20  pezzi  di  cannone,  gli  prese  la  barcaccia  equipaggiata 
da  i3  uomini,  4  dei  quali  furono  morti  e  9  prigionieri  ,  e  liberò 
un  legno  che  era  stato  predato. 

Gli  Inglesi  occuparono  V  isola  napoletana  di  Tremiti,  nell'Adria- 
tico, e  si  trincerarono  nella  citta.  Neri  Francesco,  che  vi  comandava. 


—  53  — 

ebbe  a  ritirarsi  nella  rócca.  L' isola  era  circondata  da  1 7  legni  da 
guerra  britannici,  che  impedivano  a  Neri  ogni  soccorso ,  cosicché 
speravano  avesse  ad  arrendersi  per  fame.  La  rócca  era  da  quelFin- 
trepido  validamente  difesa  con  pochi  suoi  artiglieri.  U  nemico  fece 
pareccbie  intimazioni ,  ma  ebbe  sempre  per  risposta  :  a  Io  non 
cedo ,  attaccatemi.  99  II  presidio  penuriando  di  vitto  e  di  muni- 
zioni di  guerra ,  Neri ,  che  conosceva  Passano,  comandante  molti 
corsari  nelP Adriatico ,  trovò  modo  di  scrivergli  (  luglio  ) ,  invo- 
cando soccorso  di  vittovaglie.  L^  aiuto  fu  preparato  e  mandato 
da  Ancona.  Era  una  nave  carica  di  provigioni  d^ogni  genere^ 
ma  avvicinatasi  a  Tremiti ,  non  riusci  a  sottrarsi  alla  vigilanza 
de'  legni  inglesi ,  e  rientrò  dopo  sedici  giorni  in  Ancona.  Pas- 
sano, mal  pago  della  spedizione,  congedò  l'equipaggio,  e  ne 
formò  un  nuovo ,  comandato  da  Carli  Giacomo ,  ordinandogli  di 
farsi  colare  a  fondo ,  anziché  lasciarsi  prendere  dagP  Inglesi.  Carli 
arriva  a  vista  dell'  isola,  è  cannonato  da  una  fregata  nemica.  Ripo- 
sta, e  non  si  smarrisce.  Durante  la  notte  riesce  ad  approdare  sotto 
la  rócca ,  a  dare  i  segnali ,  ed  a  sbarcare  tra  gli  scogli  le  provi- 
gioni da  guerra  e  da  bocca.  La  mattina  susseguente ,  col  mezzo 
di  cordaggi  e  con  pena  infinita,  il  presidio  le  ritira  nella  for- 
tezza ^  Carli  ripiglia  il  mare ,  e  perseguitato  tra  la  terraferma  e 
r  isola  da  una  fregata  e  da  tre  navicelli ,  si  determina  a  costeg- 
giare, prende  terra  e  manda  a  picco  il  suo  legno. 


DALMAZIA. 


Due  battaglioni,  uno  di  Veliti,  l' altro  di  granatieri  della  guar- 
dia reale,  sotto  gli  ordini  del  generale  Lechi  Teodoro ,  sono  in- 
viati in  Dalmazia  per  far  parte  dell'  esercito  colà  comandato  da 
Marmont:  essi  giungono  alla  loro  destinazione  attraversando  il 
territorio  austriaco  per  una  linea  convenuta  (  Doc.  IX  ). 

Il  generale  Lauriston ,  attaccato  dai  Russi,  si  rinchiude  in  Ragusi 
(luglio);  fa  valida  resistenza,  secondato  da  artiglieri  italiani,  coman- 
dati da  Triquenot  Gio.  Battista.  Quando  Marmont  va  per  attaccare 
i  Russi  verso  Cattaro  (29  settembre),  conduce  seco  i  due  battaglioni 
di  cacciatori  della  guardia  reale  italiana  *,  assale  i  Russi  ed  i  Monte- 
negrini, che  nunierano  a  1 0,000,  li  batte  a  Castelnovo,  ove  i  Ve- 
liti rompono  e  fanno  prigioniero  un  battaglione  russo,  ed  incendiano 
vari  villaggi  per  isnidare  il  nemico.  I  Russi  fanno  fuoco  dalle  scia- 


—  Vi- 
luppo ,  caimoiiicre ,  ina  si  oppoiigoao  loro  i  canaoni  serviti  dagli 
artiglieri  italiani  (comandati  da  Camozzi  Luigi),  e  contempoia- 
neamente  sono  investiti  dalla  flottiglia  di  Stalimini.  Le  cannoniere 
nemiche  si  ritirano  malconce.  I  Montenegrini  battuti  a  Casteluo- 
vo  ,  riparano  sulle  alture ,  e  vi  si  stabiliscono.  I  cacciatori  della 
guardia  reale  italiana  chiedono  di  andar  soli  a  scacciameli^  Sfar- 
mont  lo  accorda ,  e  Rossi  Floriano  attacca  il  nemico  col  suo 
battaglione  e  lo  disperde.  Maimont  dice  nel  suo  rapporto:  u  I 
u  Montenegrini  tenevano  fermo,  ma  Fattacco  non  poteva  essere  più 
ic  impetuoso,  y^  I  Francesi  ripetevano  :  u  I  nostri  vecchi  granatieri 
u  della  guardia  imperiale  non  avrebbero  potuto  far  di  più.  ^  li 
campo  di  battaglia  fu  conquistato  ^  3oo  morti  ed  assai  più  feriti 
ebbe  il  nemico.  Il  comandante  Rossi  e  Porro  Luigi,  aiutante  mag« 
giore,  furono  feriti.  Si  distinsero  in  questi  incontri  Lechi  generale, 
e  gli  ufliziali  Molinari  Giuseppe,  Rossi  Carlo,  Schedoni  Domenico, 
Olivazzi  Francesco,  Jacopetti  Giuseppe,  Airoldi  Francesco,  Beret- 
tini  Antonio,  MaRèi  Tommaso,  Casolari  Giuseppe,  Cometti  Ales- 
sandro, Bosisio  Giuseppe  ,  Viscardi  Giovanni ,  ed  i  sott'  uiBziali 
Burzio,  Mengaldo  Angelo,  Badini,  Vittoni  Giovanni  Battista,  Reina, 
Zucchi  Vincenzo,  DelF Agata,  Cerri,  Bazzi,  Danesi,  Zambelli,  Ma- 
gelli,  Fedrezzoni,  Valncgri  Giovanni,  Prina,  Sarti,  Foglia  Gio- 
vanni^ ec. 


PRUSSIA. 


1807 


Teulié  si  volge  a  Napoleone  per  ottenere  di  rannodare  la  sua  di- 
visione (Not.  i6),  per  prender  parte  alle  azioni  del  grande  esercito  ; 
ed  esaudito,  riunisce  a  Magdcburgo  ed  a  Berlino  le  disseminate  sue 
schiere,  indi  si  dirige  sopra  Colberg,  raccogliendo  sotto  i  di  lui  or- 
dini due  corpi  scelti  francesi,  cioè  tre  compagnie  di  fucilieri  della 
guardia  imperiale  comandati  dal  colonnello  Boyer,  e  la  compagnia 
de'  gendarmi  d'ordinanza  (composta  dal  fiore  delle  famiglie  notabili 
dell'impero,  diretta  dal  generale  Montmorency-Laval  )  (Not.  i7). 

In  pendenza  di  questa  riunione  ,  il  i  /  d' infanteria  che  sotto 
gli  ordini  del  maresciallo  Morticr  concorse  prima  a  sedare  i  moti 
insurrezionali  dell'  Hannover ,  contribuì  dappoi  all'  investimento 
di  Haniclcn,  ed  andò  a  presidiare  Lubecca,  ove  sostenne  gloriosa- 


^ 


—  35  — 

mente  non  pochi  combattiinenti  contro  gli  Anglo-Svedesi  venuti 
più  volte  inutilmente  a  molestarlo.  Questo  reggimento  aveva  com- 
battuto ad  Artzen  una  fazione  brillantissima  contro  i  dragoni  di 
Brunswick.  Si  unì  finalmente  alla  divisione  Teulie  soltanto  a 
Berlino. 

Il  I.*  ed  il  a.*  leggeri  traversarono  il  Reno  il  i3  novembre,  ed 
il  i8  giunsero  a  Cassel.  Ivi  coadiuvaromo  a  ristabilirvi  l'ordine  al- 
terato da  una  nuova  rivolta  in  quella  capitale  contro  i  Francesi. 
Il  a.°  leggero  passò  nell'  Hannover ,  ove  rimase  circa  due  mesi 
(principio  di  marzo  1807)  e  ne  compresse  i  tumulti. 

Ai  primi  di  febbraio ,  quando  Teulid  mosse  da  Berlino  verso 
Stettino  e  Colberg ,  non  aveva  con  se  de'  reggimenti  italiani  che 
il  i.°  d'infanteria  ed  il  i.'  leggero.  Egli  con  queste  forze,  fian- 
cheggiato a  sinistra  dal  1 ."  leggero ,  prende  Stargard  e  vi  stabi- 
lisce un  avamposto.  I  Prussiani,  con  800  uomini  sortiti  da  Col- 
berg, lo  attaccano  (16  febbraio);  Bonfanti,  con  alcune  compagnie 
del  I  .•  d' infanteria  li  respinge,  ed  il  capo  partigiano  Schili  viene 
ferito. 

La  divisione  si  avanza  sopra  Neugarten  -,  il  nemico  vi  è  trince- 
rato e  difende  la  porta  con  un  cannone.  Mentre  il  sergente  Bo- 
nacati  ed  il  granatiere  BaUotta  Antonio  se  ne  impossessano,  il  i.** 
d' infanteria  scala  le  mura  della  città,  prende  tre  altri  cannoni,  due 
bandiere,  fa  aSo  prigionieri,  e  mette  100  Prussiani  fuori  di  com- 
battimento. Teulid,  dopo  questo  brillante  successo,  assale  il  castello 
custodito  da  400  nemici.  Praticato  dagli  zappatori  italiani  un  passag- 
gio, sotto  ad  un  diluvio  di  fuoco,  e  provviste  le  colonne  d'attacco 
degli  utensili  necessari,  appoggiano  le  scale  alle  mura,  e  prendono 
il  forte,  risparmiando  ai  vinti  la  vita. 
Napoleone  nel  63.°  bollettino  così  si  esprime  : 

w  Un  avant-poste  de  la  division  italienne  a  éìé  attaqué  le  16  a  Star- 
ci gard  par  un  parti  de  800  hommes  de  la  garnison  de  Colberg.  Le 
«  generai  Bonfanti  n'avait  avec  lui  que  quelques  compagnies  du  prc- 
«  mier  régiment  d'infanterie  italienne,  qui  ont  pris  les  armes  avec 
u  résolution,  ont  marche  sur  l'cnnemi  et  Tont  mis  cn  ddroute.  Le 
u  generai  Teulie'  de  son  coté,  avec  le  gros  de  la  division  italienne , 
ti  s'est  portd  pour  investir  Colberg.  Arrivé  à  Neugarten  ,  il  a 
it  trouvi  i'ennemi  retranche'  occupant  un  fort  hdrissé  de  pièces  de 
u  canon.  Le  fort  a  éìé  pris,  3oo  hommes  faits  prisonniers ,  et  6 
t(  pièces  de  canon  enleve'es.  L'ennemi  a  iaisse  100  hommes  sur  le 
w  cliamp  de  balaillc.  ^> 


—  oG  — 

Teulié  prosegue  sopra  Greissenberg,  ove  tuttora  si  mantengono 
i  Prussiani^  rompe  le  porte  a  colpi  di  cannone ,  respinge  il  ne- 
mico^ a  Treptow  e  &  la  sua  congiunzione  colla  brigata  comandata 
temporaneamente  dal  colonnello  Rougier  ^  dopo  breve  combatti- 
mento la  città  viene  forzata.  U  nemico  si  prepara  a  disputare  agli 
Italiani  il  passaggio  della  Persante,  rompendone  i  ponti  e  trince- 
randosi; Teulié  arriva  (214  febbraio)  al  ponte  di  Girlin,  attacca  il 
nemico  a  Spie  co^  volteggiatori  del  i.°  d^ infanteria.  Intanto  che 
il  colonnello  Rougier,  seguendo  il  suo  movimento,  scende  la  riva 
sinistra  nella  direzione  di  Scinovi,  Teuli^  si  stabUisce  sulla  dritta 
del  fiume.  I  Pi*ussiani  ripiegano  e  riparano  in  G>lberg.  Gli  Ita- 
liani traversano  il  ponte  a  Còrlin,  e  si  appostano  sulle  alture  di 
Cliarlottenhof. 

I  Prussiani  con  700  &nti,  5o  cavalli  ed  un  cannone  escono  da  Col- 
berg  (3  marzo).  Le  compagnie  scelte  del  1 .''  leggero  marciano  al  loro 
incontro,  e  sostenute  da  due  compagnie  di  fucilieri  francesi  li  sba- 
ragliano e  respingono  sino  a  Pretenin ,  facendo  ao  prigionieri  ed 
uccidendone  un  maggior  numero.  Il  7  marzo  due  compagnie  ita- 
liane s*  impadroniscono  del  fortino  Àlt-Borck  al  di  là  della  Spie. 
Inchiodati  i  due  piccoli  cannoni  che  lo  guarnivano ,  lo  spianano 
e  fanno  alcuni  prigionieri.  La  divisione  marcia  nello  stesso  giorno 
da  Còrlin  in  avanti,  respinge  i  Prussiani  fino  a  Zernin,  da  dove  li 
scaccia  prendendone  le  alture,  e  parte  della  divisione  occupa  le  emi- 
nenze di  Tramm. 

Rougier  (19  marzo)  marcia  sopra  Selnow  e  stabilisce,  mediante 
una  diga  ed  un  ponte ,  la  comunicazione  colla  destra  del  campo 
assediante.  Con  alcune  compagnie  del  suo  reggimento  (profittando 
del  gelo  fattosi  consistente  sulle  paludi  )  egli  attacca  e  s^  impossessa 
dei  fortini  che  i  Prussiani  tenevano  in  avanti  di  Selnow.  Ma  l'inimico 
fa  una  sortita  dalla  piazza  con  numerosa  massa  di  fanti  e  cavalli,  e 
ripiglia  i  ridotti  perduti  ;  allora  le  compagnie  leggere,  assistite 
da  100  dragoni  francesi  comandati  dal  capitano  De-la-Vcrgne,  uf- 
fizìale  al  servizio  italiano,  caricano  i  Prussiani,  riacquistano  i  for- 
tini, voltano  le  artiglierie  contro  la  piazza,  incalzano  la  colonna 
nemica,  le  fanno  aoo  prigioni,  prendono  tre  cannoni  ed  obbligano 
i  rimanenti  a  rientrare  in  Colbcrg. 

Napoleone  nel  69."  bollettino  disse  :  «  Le  general  Tculid,  qui 
w  jusqu'à  présent  a  conduit  le  blocus  de  Colberg ,  a  fait  preuve 
«  de  Ix^aucoup  d'activitd  et  de  talent.  Le  19  mars  les  redoutes  de 


—  37  — 

u  Selnow  oiit  élé  attaqudcs  et  emportécs  par  le  premier  régimeiit 
u  d^in&Dterie  légère  italienne.  La  gamison  a  fait  une  sortie.  La 
a  compagnie  des  carabinicrs  du  i  .«"^  r^giment  l^ger,  et  une  compa- 
u  gnie  de  dragons  Font  repoussée.  L'ennemi  a  perdu  dans  ces  af- 
M  faires  3  piòces  de  canon  et  aoo  hommes  faits  prisonniers.  n 

Berthier  poi  scriveva  in  nome  di  Napoleone  ai  marescialli  Le- 
fèbvre  e  Brune  :  a  Gli  Italiani  sono  appena  arrivati,  e  già  si  di- 
K  stinguono.  11  19  Teulié  con  tre  reggimenti  italiani  ha  attaccato 
u  il  nemico  in  prossimità  di  Colberg,  gli  ha  preso  6  cannoni  e  3oo 
u  prigionieri;  il  ao  o  aa  al  più  tardi  gli  Italiani  saranno  sotto  Col- 
u  berg.  M  Poi  sc^giungeva  :  <(  Teuli^  co^  suoi  Italiani  va  a  passo 
u  raddoppiato  ;  egli  ha  completamente  battuto  il  presidio  di  Col- 
u  berg,  e  lo  ha  costretto  a  rinchiudersi  nella  piazza ,  della  quale 
M  già  forma  P  investimento,  n 

In  tal  modo  in  venti  giorni  di  fazioni  continue  la  divisione  ita- 
liana riusci  a  compiere  V  investimento  della  jiiazza,  obbligando  il 
nemico  a  rinchiudervisi. 

Teulié  accennò  quelli  che  meglio  operarono  in  questi  conti- 
nui combattimenti,  cioè:  il  colonnello  Rougier,  Tajutante  coman- 
dante Mazzucchelli ,  gli  ufiìziali  di  stato  maggiore  Nava,  Teulié 
Giuseppe ,  Federigo  Ermolao  (  che  ebbe  un  cavallo  ucciso  sotto 
di  lui  ),  Biahclii  D^Àdda  Marziale ,  Mattutinovick,  De-la-Vergne , 
MafTei  (ferito),  e  gli  ufTiziali di  fanteria  Tavera,  Grotti,  Picoletti, 
Beckly,  Barbavara ,  Golombani ,  Bianconi  e  Chaonet  (  tutti  feriti , 
e  Barbavara  due  volte  )  ;  Dubois,  Benelli ,  Bianchi,  Leblanc ,  Du- 
prez,  Gragner,  Filippini,  Fen-ari,  Baccarini ,  Jaques ,  Braida ,  Fer- 
rini, Cardinali,  Potier,  Ambrogio,  Sauge;  i  capobattaglioni  Moroni, 
Valeri,  Audiffred  ;  V  uffìziale  di  salute  Ragazzoni,  che  medicò  i  fe- 
riti sotto  il  più  vivo  fuoco  del  nemico  ;  i  sott'  uffiziali  e  soldati 
Dupré,  Rosselli,  Romoletti,  Bonacati,  Ballotta  e  Vanotti  (che  salvò 
il  capitano  Barbavara)  -,  il  i  ."*  d' infanteria  ed  il  i .»  leggero,  che  so- 
stennero queste  ostinate  £izioni ,  diedero  prove  del  loro  valore  e 
fecero  evoluzioni  con  quella  imperturbabilità  per  essi  praticata  al 
campo  di  Boulogne-sur*mer,  d'onde  procedevano. 

In  prossimità  del  Baltico,  nella  linea  tenuta  dal  colonnello  Rou- 
gicr,  sta  il  borgo  di  Stepnitz.  Esso  era  occupato  (  1 1  aprile  )  da 
una  colonna  di  fanti  leggeri  nostri ,  comandata  dal  capitano  Be- 
roaldi  Luigi.  Seicento  Svedesi,  profittando  di  una  notte  tempestosa 
e  buia,  vi  sbarcarono  improvvisi  sorprendendo  il  villaggio,  e  cir- 


* 


—  se- 
condarono gli  Italiani.  Si   ritrassero  questi  lungo  un  terreno  pa- 
ludoso, nel  quale  invischiati,  vennero  circuiti,  imbarcati  dagli  Sve- 
desi, e  condotti  in  prigionia. 

Napoleone  il  19  aprile  scriveva  a  Teuli^:  ^  Io  vi  dirigo  qiic- 
u  sta  lettera  per  attestarvi  la  mia  soddisfazione  della  buona 
i(  condotta  che  avete  tenuta  nelP  investimento  di  G)lbergl  dm 
i(  sensibile  piacere  vengo  informato  del  buon  contegno  delle  mie 
(^  truppe  italiane,  e  del  coraggio  ch^esse  dimostrano  in  tutte  le 
i4  circostanze  ^  presa  che  sarà  Colbei^,  chiamerò  la  vostra  divisione 
u  al  grande  esercito  per  porla  in  grado  di  spiegare  tutto  il 
u  suo  valore,  e  di  acquistai^  nuovi  titoli  alla  mia  stima  e  nuovi 
w  diritti  a'  mici  benefizi.  ?» 

Al  principio  d'aprile  gli  Svedesi  respinsero  i  Francesi  dalle  vici- 
nanze di  Sti*alsunda,  ed  il  i  .^  reggimento  d' infanteria  italiana,  chia- 
mato in  loro  soccorso ,  non  tardò  ad  incontrare  il  nemico  che  di- 
fendeva il  passaggio  dello  Zurou,  che  fu  superato  a  nuoto  da  un 
battaglione  di  questo  reggimento.  Ristabilito  il  ponte,  anche  un  al- 
tro battaglione  lo  passò  rovesciando  la  colonna  nemica,  che  di 
nuovo  venne  sgominata  ad  Anclam.  Dopo  i  quali  fatti  fu  sotto- 
scritto un  armistizio  cogli  Svedesi. 

Severoli  parte  da  Milano  (aprile)  per  il  grande  esercito  col  4-* 
reggimento  d' infanteria,  col  i.**  dei  cacciatori  a  cavallo.  I  due  reg- 
gimenti dragoni  Napoleone  e  Regina  erano  pure  in  marcia  con  com- 
pagnie d'artiglieria  a  piedi  ed  a  cavallo^  i  dragoni  Regina  ed  i 
cacciatori  ricevettero  1'  ordine  di  andare  al  gran  quartiere  generale 
deir  esercito ,  mentre  gli  altri  corpi  furono  diretti  a  Ck)lberg.  Ivi 
vennero  inviati  900  uomini  per  rafforzare  i  reggimenti  della  divi- 
sione Teulié,  che  per  tal  modo  numerò  8000  combattenti,  looo  ca- 
valli e   12  cannoni  (Doc.  X). 

Il  reggimento  cacciatori  reali  del  colonnello  Zanetti  Alberto  fece 
parte  della  divisione  Lassalle  (corpo  d'armata  di  Soult),  ed  i  dra- 
goni Regina  del  colonnello  Jacquct  giunsero  all'  esercito  quando 
l'armistizio  coi  Russi  e  Prussiani  era  già  conchiuso. 

Colberg  era  perfettamente  investita  ,  ma  non  si  poteva  pro- 
cedere nelle  operazioni  per  difetto  d'artiglieria  d'assedio^  gli 
Italiani  avevano  avuto  cura  di  respingere  tutte  le  sortite  de'  Prus- 
siani co'  quali  erano  sempre  alle  mani. 

Scriveva  Berthier  d'  ordine  di  Napoleone  a  Loison  (il  19  aprile): 
«  Ho  posto  sotto  gli  occhi  dell'impera lorc  le  vostre  lettere.  Sua  Mae- 


—  39- 

M  sti  v^  incarica  di  testificai*e  alle  brave  truppe  italiane  tutta  la  sua 
ti  soddisfazione  per  la  condotta  gloriosa  da  esse  tenuta  negli  ultimi 
a  affari.  Informatevi  del  grado  che  Teulié  lia  nella  Corona  di  ferro, 
tf  essendo  sua  intenzione  di  dai^li  una  promozione  in  queir  or- 
u  dine.  Sua  Maestà  accorda  a  ciascheduno  dei  reggimenti  italiani  sci 
u  Corone  di  ferro,  tre  per  ufHziali  e  tre  per  sott^utfizìali  e  soldati  ^ 
«  trasmettetemi  i  processi  verbali  di  quelli  che  se  ne  resero  più 
«  degni.  " 

A  questi  fatti  d^armi  altri  ne  tenner  dietro  di  minor  importanza, 
ma  nella  notte  del  17  al  1 8  maggio  il  i.®  reggimento  dMnfan- 
tcria  ebbe  ordine  d' investire  il  fortino  avanzato  nemico ,  chia« 
niato  Ridotto  Verde,  protetto  dal  forte  di  Wolkcsberg.  Il  capo- 
battaglione  AudiHred,  preceduto  dalle  quattro  compagnie  deWol- 
teggiatori  del  i  .^  d*  infanteria ,  non  che  da  altri  corpi ,  s*  inol- 
tra fino  appiedi  del  ridotto  senza  tirar  un  colpo  di  fucile  ;  di  lì 
comanda  F  assalto.  Lo  difendono  con  vigore  i  Prussiani,  ma  i  no- 
stri vi  penetrano ,  ne  inchiodano  i  cannoni,  demoliscono  le  opere, 
facendo  prigionieri  80  de'  difensori  superstiti. 

In  questo  mezzo  il  presidio  di  Colberg  opera  una  sortita  sugli 
Italiani  che  vanno  loro  incontro.  Allora  s' impegna  vivissimo  com- 
battimento, dacché  il  nemico  è  protetto  dalle  batterie  della  piazza 
ed  i  nostri  sono  senza  cannone.  Cionnonostante  imperturbabili  so- 
stengono r  urto  nemico ,  e  costringono  i  contrari  a  ritirarsi  nella 
piazza.  Perdettero  gli  Italiani  in  queste  azioni  33  uomini  uccisi , 
e  78  furono  feriti.  Fra  i  primi  ebbero  a  compiangere  il  capobat- 
taglione  AudiflTred ,  il  capitano  Angelot ,  i  sottotenenti  Pallavicini 
Adalberto  e  Rivier  del  i  .<>  d' infanteria ,  spenti  nel  ridotto ,  e  del 
a.*  leggero  il  capitano  Ferrante  Giuseppe  ed  Alberici  sottotenente, 
e  tra  i  feriti  Valeri  capobattaglione  ^  Poise,  Rusconi,  Ferante  Al- 
berico e  Sacchini  capitani  ^  Neri  tenente,  e  Ragazzoni  chirurgo. 

Per  rendere  un  meritato  tributo  alla  memoria  de'  prodi  che  a 
prezzo  della  loro  vita  conquistarono  i  ridotti ,  Teulié  diede  a 
questi  i  nomi  di  Audif&ed,  Angelot,  Pallavicini  ed  Alberici 
(Noi.  18). 

Napoleone  sollecitò  F  invio  delle  grosse  artiglierie  e  munizioni 
necessarie.  Teulié,  adoperandosi  a  farne  armare  tutti  i  ridotti ,  si 
affrettò  con  ardore  all'espugnazione  della  piazza.  Incominciò  il 
fuoco  il  16  maggio.  Disposto  l'assalto  del  Wolkesberg,  la  co- 
lonna de'  volteggiatori  italiani  vi  si  accinse  nella   notte.  Grande 


i 


^- 


—  40  — 

fu  la  strage ,  ma  il  fitirte  fu  preso ,  se  non  che  per  fatale  equi* 
VOGO  i  Wùrtembergliesi,  che  facevano  parte  degli  assedianti,  igno- 
rando che  il  hhkhaus  era  già  in  possesso  degli  Italiani,  fecer  fuoco 
sopra  di  essi,  credendoli  Prussiani,  e  questi  ripostando,  ebbero  per 
alcun  tempo  ad  uccidersi  fra  di  k»t).  I  Prussiani  allora,  profittando 
della  confusione,  ripigliarono  il  Wolkesberg.  U  1 3  giugno,  portati 
a  termine  i  preparativi  per  un  nuovo  assalto  al  Wolkesbei^ , 
rinimico,  spaventato  dalle  fazioni  antecedenti,  si  determinò  a 
cederlo.  In  questo  giorno  fu  consentita  una  tregua  di  ventiquattro 
ore,  ma  scorgendo  i  Prussiani  continuarsi  dai  nostri  gli  scavi  del 
cammino  coperto,  le  batterie  di  G)lberg  sul  far  dell^  alba  del  1 4 
rincominciarono  il  fuoco.  Loison  inviò  tosto  agP  avamposti  per  co- 
noscere la  causa  della  rottura  della  tregua.  Teulié,  che  era  volato 
là  dove  lavoravano  i  suoi  soldati ,  colpito  in  una  coscia  da  palla 
di  cannone  uscita  dalla  piazza ,  cadde,  e  fu  trasportato  a  Tramm, 
e  sebbene  ridotto  agli  estremi ,  continuò  per  tre  giorni  ad  ema- 
nare i  suoi  ordini  al  campo,  ed  il  sesto  spirò.  Il  lutto  dell^  eser- 
cito, non  die  della  Pomerania  prussiana,  di  cui  avea  avuto  per  quat- 
tro mesi  il  governo,  fu  pari  alla  grave  perdita  fatta.  U  generale  ne- 
mico istesso ,  quando  si  seppellivano  i  resti  del  prode  guerriero , 
concorse  ad  onorarlo  con  replicate  salve  d^  artiglieria  (Not.  19).  li 
generale  Severoli,  per  diritto  d^ anzianità,  assunse  il  comando  della 
divisione  italiana. 

Molti  furono  i  fatti  d^  armi  accaduti  in  questi  giorni ,  e  ba- 
sterà indicare  i  nomi  di  quelli  che  vi  si  distinsero ,  da  che  si 
tratta  di  semplici  azioni  di  valore.  Il  capitano  Bonelli  con  3o 
volteggiatori  resistè  ad  uno  squadrone  di  cavalli  prussiani ,  e 
lo  obbligò  a  ritirarsi  con  perdita.  Il  tenente  Araldi  Gaetano  ed 
il  sottotenente  Cosraacendi  con  86  uomini  del  a."  leggero  de- 
stinati alla  difesa  del  Wolkesberg,  attaccati  da  un  corpo  di  Prus- 
siani ,  resistettero  valorosamente  intanto  che  il  capitano  Pianta- 
nida  del  4«  '  ^  infanteria  vola  in  loro  soccorso  con  due  compagnie  ^ 
allora  V  azione  si  fa  più  viva,  e  succede  un  vero  macello  dei  nemici, 
j)oichè  rimasero  quasi  intieramente  distrutti.  Un  battaglione  prus- 
siano ed  un  corpo  di  partigiani  di  Sellili  entrano  in  Selnow,  sor- 
prendono e  tagliano  a  pezzi  la  guaidia  comandata  dal  capitano  Ga- 
sparini  del  i.*  leggero.  I  soldati  di  questo  reggimento,  svegliati, 
accorrono  guidati  dal  generale  Bonfanti ,  dal  colonnello  Rougier, 
dai  capobattaglioni  Scotti  e  Pcraldi ,  dal  tenente  Soave  ed  alcuni 


i   ì 


—  il  — 

altri  utiìziali.  Essi  diedero  belle  prove  di  Vidore,  attaccando  il  Qe- 
mico,  che  in  breve  venne  rotto  e  fìigato,  lasciando  non  pochi  morti 
sul  terreno.  Indi  sopraggiunsero  anche  due  compagnie  del  a."* 
leggero,  che  incalzarono  vivamente  F  infanteria  prussiana,  e  la  fe- 
cero quasi  tutta  prigioniera.  La  sola  cavalleria  si  salvò  colla  fuga. 
Oltre  i  soprannominati  ufiiziali  si  distinsero  in  questo  fatto  anche 
il  capitano  Bassi,  i  sergenti  Sassi  e  Cairati  ed  il  caporale  Tozzi,  e 
molti  altri. 

Disertato  nella  notte  del  26  giugno  dal  ridotto  Angelot  il  ser- 
gente Vailati,  portò  al  nemico  la  parola  d^ordine  del  campo  asse- 
diante  (  che  era  in  quel  giorno  Das^id^  Danzig^  Ductorow).  Que^ 
sto  se  ne  giovò  tosto  per  sorprendere  il  Wolkesberg  e  far  prigio- 
niero il  presidio  composto  di  uffìziali  e  soldati  del  4*'*  d^  infanteria*^ 
ma  accorsi  Severoli,  Bonfanti  e  Mazzucchelli,  seguitati  dalle  loro 
schiere ,  per  ben  venti  volte  assalgono  il  forte ,  e  finalmente  al- 
r  alba  vi  piantano  la  bandiera  italiana.  Questo  fatto  riuscì  oltre 
ogni  credere  micidiale  ai  due  partiti  f  dacché  non  rimase  pal- 
mo di  terreno  scoperto  da  cadavere  prussiano  od  italiane.  Fu 
il  combattimento  più  ostinato  di  tutto  V  assedio  ;  costò  agli  Ita- 
liani 37  ufHziali  morti  e  feriti^  e  fra  i  primi  il  capitano  Salomoni 
del  4-*'  d'infanteria  e  Cardinali  del  i.**  leggero.  In  tale  fazione 
furono  rammentati  come  prodi  i  capitani  Perrin  e  Rossi ,  i 
tenenti  Bonelli ,  Corona  ,  Garelli  e  Cesati ,  del  i  ^  (T  infanteria  ^ 
Piella ,  Fioravanti  e  Dalstain  del  4-**  h  Papazzoni ,  Marinetti ,  Cu- 
gnato ,  De-Michelis  ed  il  sergente  Tozzi  de'  reggimenti  leggeri. 
Gli  uffìziali  di  salute  Ragazzoni  e  De-Filippi  ebbero  pur  troppo 
ad  impiegare  V  abilità  e  la  fdantropia  loro  nel  soccorrere  tanti 
feriti. 

Air  alba  del  primo  luglio  gli  assedianti  aprirono  il  fuoco  ^ 
il  I."  leggero  attaccò  le  saline  di  Colberg',  il  combattimento  fu 
lungo,  ostinato  e  sanguinoso.  Vi  perì  Baccarini  Francesco ,  capi- 
tano del  i.°  leggero  che  non  aveva  in  tutta  la  divisione  chi  lo 
superasse  in  valore  ;  vi  perì  pure  il  tenente  Belluzzi.  La  piazza 
era  ridotta  a  mal  partito,  quando  il  2  luglio  giunse  la  notizia  del- 
l' armistizio  di  Tilsitt,  ed  il  fuoco  cessò  tosto  da  ambe  le  parti. 

Il  reggimento  cacciatori  italiani  (colonnello  Zanetti  Alberto), 
che  era  nella  divisione  Lasalle ,  si  disthise  all'  afiàre  di  Lemitten 
(il  5  giugno).  Il  giorno  8,  essendo  stata  inviluppata  la  brigata  del 
generale  (jruyot,  di  cui  questo  corpo  faceva  parte,  dovette  per  re- 

T,  IL  6 


1 


—  42  — 

trocedere ,  aprirsi  la  strada  con  cariche  reiterate  ;  Zauetti ,  ten- 
tando di  raggiungere  la  divisione  francese  comandata  da  Legrand, 
neir  impeto  della  carica  incontrò  co^  suoi  ^cciatori  una  palude, 
la  quale  peggiorò  anche  di  pia  la  condizione  dei  nostri.  Libe- 
raronsi  coloro  che  poterono  da  quel  nuovo  impaccio ,  e  guidati 
dal  comandante  Arici  e  dal  capitano  Smorzi  retrocessero  sul 
grosso  della  brigata  ^  grave  fu  la  perdita  degli  Italiani,  poiché  ol« 
tre  il  colonnello  Zanetti,  il  caposquadrone  Soffìetti  Michele  e  molti 
uffiziali  subalterni ,  rimasero  uccisi  60  soldati ,  1 00  air  incirca  fe- 
riti, ed  altrettanti  caddero  prigionieri.  Napoleone  informato  di  que- 
sta sventura,  per  ricompensare  il  coraggioso  e  Cermo  contegno  dèi 
cacciatori  italiani  oltre  aver  prodigate  ricompense  ai  valorosi  supera 
siiti  (fra  i  quali  il  tenente  Visconti  Francesco  di  Lodi,  che  fregiò 
della  Legion  d^ onore,  indi  della  Corona  di  ferro),  chiamò  quei  cac- 
ciatori al  quartiere  imperiale,  ed  associatili  alla  sua  guardia,  ordinò 
che  facessero  con  essa  il  rimanente  della  campagna,  e  vi  restarono 
ùiì  dopo  Parmistizio  \  onorificenza  dal  monarca  non  mai  accordata 
ad  alcun  coi*po  di  linea  francese.  I  cacciatori  ritcnmarono  poi  (par- 
tita la  guardia  )  alla  divisione  Lasalle. 


POìIEKANIA   SVEDESE. 


Le  schiere  italiane,  cessate  le  ostilità,  stettero  due  giorni  an- 
cora sotto  Colberg.  Il  10  luglio  furou  passate  in  rassegna  dal  ma- 
resciallo Brune,  qual  comandante  V  esercito  della  Pomerania  sve- 
dese. Ivi  la  divisione  ebbe  la  soddisOaLzione  di  ricevere  gli  encomi 
del  nuovo  suo  capo,  e  mosse  col  resto  dclF  esercito  alla  volta  di 
Dammin.  Collocata  al  centro  passò  la  Pecne,  e  giunse  a  Grimm 
il  1 4.  Il  giorno  appresso  fu  investita  Stralsunda,  e  la  divisione  ita- 
liana venne  collocata  alla  destra  di  tutta  la  linea.  Sopravvenne  frat- 
tanto a  Milzou  il  general  Pino  col  reggimento  dragoni  Napoleone 
forte  di  5oo  uomini,  comandato  dal  colonnello  Palombini  e  dal  ca- 
posquadrone Schiazzetti  Fortunato.  Il  25  Pino  assunse  il  comando 
delle  schiere  italiane  :^  Berlhicr  ne  passò  la  rassegna,  e  rivoltosi  alle 
squadre  disse  loro  che  proseguissero  a  mostrare  lo  stesso  zelo,  la 
bravura  medesima  fin  allora  adoperata,  essendo  questi  i  veri  mezzi 
di  far  conoscere  di  quanto  fosse  capace  la  brava  nazione  italiana. 
Tutti  i  corpi  italiani,  che  eran  distaccati  dal  grande  esercito,  vennero 
a  poco  a  poco  a  connettcì-si  alla  divisione  Pino  (Doc.  XT),  e  fra  quc- 


—  43  — 

Sii  il  rimanente  delF artiglieria,  degli  zappatori,  il  reggimento  dra- 
goni Regina  e  quello  dei  cacciatori  a  cavallo,  il  quale,  quando 
parti  poi  dalla  divisione  Lasalle ,  fu  da  quel  generale  accommia- 
tato con  lettera  che  faceva  grandi  encomi  della  sua  bravura.  L' e- 
logio  di  uno  de'  più  distinti  generali  di  cavalleria  dell'  Europa 
fu  certo  beli'  attestato  del  merito  singolare  di  questo  reggimento 

(Doc.  xn). 

La  divisione  italiana,  colla  riunione  di  tutti  questi  corpi,  ebbe 
una  forza  efiettiva  di  circa  ia,ooo  uomini  e  aooo  cavalli  gl'aiutante 
comandante  Balabio  fu  destinato  al  quartier  generale  dell'  esercito 
della  Pomerania.  I  lavori  d'  assedio  sotto  Stralsunda  furono  spinti 
con  grande  attività,  e  l'apertura  della  trincera  venne  stabilita  per 
il  i5  agosto,  festa  dell'imperatore. 

Il  i6,  mentre  Gustavo,  re  di  Svezia,  alla  testa  del  suo  stato 
maggiore  visitava  i  posti,  un  giovane  soldato  del  4-**  d' infante- 
ria italiana ,  prendendolo  di  mira ,  gli  scaricò  un  colpo  di  mo- 
schetto, cosicché  la  palla  gli  fischiò  alle  orecchie.  Il  re  pregò  il 
maresciallo  Brune ,  per  mezzo  di  un  suo  aiutante ,  di  far  conse- 
gnare a  questo  bravo  bersagliere  quattro  federici  d'oro.  Era  '  già 
intrapreso  il  bombardamento,  quando  Gustavo  si  ritirò  alP  isola 
di  Riigen  con  una  gran  parte  del  presidio,  ed  il  generale  sve- 
dese Peyron  capitolò  il  20  agosto  consegnando  la  piazza.  Tra  gli 
Italiani  il  solo  tenente  Tressini  ebbe  a  perirvi. 

Per  assicurare  la  sua  conquista.  Brune  doveva  impadronirsi  delle 
isole  di  Danholm  e  di  Rùgen,  le  cui  batterie  vennero  smontate  dai 
nostri  artiglieri.  I  granatieri  e  volteggiatori  italiani  furono  fra  i 
primi  a  penetrare  nell'  isola  di  Danholm,  e  fra  quelli  che  si  no- 
tarono come  distinti  furono  il  capobattaglione  Cotti  ed  il  sottote- 
nente Marinetti  del  2.°  leggero,  nonché  Rivaira  Luigi,  aiutante  di 
campo  del  general  Pino. 

L'isola  di  Rùgen  capitola  (8  settembre).  Dipoi  la  divisione  ita- 
liana venne  ripartita  a  Rostock  e  luoghi  adiacenti,  ove  rimase  fino 
al  principio  di  dicembre,  ed  indi  partì  per  l' Italia.  Il  a8  febbraio 
1808  fece  il  suo  ingresso  in  Milano,  ove  se  ne  celebrò  il  ritorno 
con  pubbliche  feste,  ciò  che  si  era  fatto  anche  in  tutte  le  centrali 
de' dipartimenti  da  lei  attraversati.  Furono  accordate  molte  ricom- 
pense ai  militari  italiani.  Severoli  fu  creato  generale  di  divisione. 
Viani,  Mazzuchelli  e  Fontane,  generali  di  brigata;  Zucchi,  colon- 
nello, e  moltissime  decorazioni  vennero  assegnate  a  questi  bravi. 


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—  44  — 

Chiusa  la  campagna,  la  divisione  era  anccr  forte  di  ii,ooo  uo- 
mini e  1800  cavalli. 

REGNO   DI   NAPOLI. 

La  divisione  Lechi  nel  regno  di  Napoli ,  dalla  quale  al  princi- 
pio delFanno  erano  stati  distaccati  il  4*°  <li  linea,  i  dragoni  Na- 
poleone e  Regina,  ed  i  cacciatori  reali  che  abbiamo  veduti  in  Po- 
merania,  venne  disciolta  (ottobre),  ed  i  corpi  che  la  componevano, 
in  prte  rientrarono  nel  regno ,  in  parte  furono  disseminati.  Il 
5.^  reggimento  d' infanteria  s' imbarca  ad  Otranto  per  Corfù  ; 
le  compagnie  scelte  del  a.°  d^  infanteria  passano  a  Napoli  \  un 
battaglione  del  3.**  si  trasferisce  a  Civita-Vecchia  5  uno  del  a.** 
d'infanteria  è  nelle  Calabrie*^  uno  rientra  nelF  interno:  uno  del 
S.^'d^ infanteria  occupa  la  costa  dell'Adriatico  ad  Ancona,  Pescara 
e  Bari ,  ed  un  altro  di  questo  reggimento  passa  a  Livorno.  Pcyri 
era  nelle  Calabrie ,  ove  ebbe  merito  nella  presa  di  Maratea  alla 
lesta  del  battaglione  del  a.®  d' infanteria  e  dell'  artiglieria  ita- 
liana. Ei  fu  creato  commendatore  dell'ordine  delle  Due  Sicilie. 
Il  capo  dello  stato  maggiore  generale  encomia  (Doc.  XIII)  la 
condotta  degV  Italiani.  Nelle  fazioni  di  Maratea  ed  altre  nelle  Cala- 
brie, l' artiglieria  italiana  rese  importanti  servizi,  e  si  segnalarono 
prlicolarmcnte  gli  uffìziall  Donegana,  01o(',  Magri,  Ceracchi,  Li- 
relli,  non  che  i  sott' ufllziali  e  soldati  Borei,, Piastri,  Nussani,  Pa- 
nusca,  Padovani,  Novi,  Turetto,  Sposigo,  Gambi,  Berturioni,  Bravo, 
Magnacavalli.  Beflani,  Fieri,  Fiamberti,  Carli,  Tampieri,  Delfini , 
Ajasso,  Ciadelli,  Tibaldi,  Bonfatti,  Cemaschi,  Strada,  Borgnio,  Barli, 
Sinifaldi,  Paselinì,  Avalaschi,  Mantovani,  Bonfanti,  Ravisa,  Atc- 
nesi ,  Cliiani. 

Il  generale  francese  Lamarquc  (grande  oratore  nella  camera  dei 
deputati  in  Francia  dopo  il  i83o)  rese  piena  giustizia  agi'  Italiani 
da  lui  comandati  nel  rinomato  assalto  di  Maratea. 

Fiorella  (  dicembre  )  è  inviato  in  Toscana  a  reggervi  le  squa- 
dre italiane  e  franccsL 

Napoleone  da  Milano  ordina  la  formazione  di  una  divisione  ita- 
liana che  Lechi  deve  condurre  ai  Pirenei  Orientali  (Doc.  XIV). 


—  45  — 


DALMAZIA. 


I  Russi  ed  i  Montenegrini  sbarcano  sulle  coste  di  Polgizze  (giu- 
gno). Lechi  Teodoro  coi  due  battaglioni  della  guardia  reale  li 
attacca,  e  dopo  ostinata  e  feroce  i*esistenza  li  sconfigge.  Unito  ad 
un  corpo  francese,  batte  i  nemici  a  Clobac  (  i4  giugno),  4oo  ne 
restano  uccisi,  55  prigionieri  e  3  cannoni  in  poter  nostro.  A  Gro- 
cov  (i6  giugno)  si  rinnova  la  pugna  e  ad  Almissa,  e  qui  pure 
Russi,  Montenegrini  e  Bocchesi  sono  sbaragliati. 

U  commissario  aggiunto  Giambelli,  inviato  in  missione  ad  An- 
tivari ,  vi  è  trucidato  dagli  abitanti. 

Guerra  terribile  fu  questa.  I  Montenegrini  uccidevano  i  pri- 
gionieri e  gettavano  le  loro  teste  fra  le  file  de'  compagni  inor- 
riditi. I  Franco-Itali  li  inseguivano  sui  monti  e  nelle  loro  tane, 
e  quando  non  li  potevano  pigliare,  per  essersi  in  queste  troppo 
addentrati ,  ve  li  facevano  morire  soffocati  a  guisa  di  éerc,  met- 
tendovi il  fuoco.  La  notizia  della  pace  di  Tilsitt  (luglio)  e  la 
cessazione  delle  ostilità  coi  Russi  fecero  rientrare  i  Montenegrini 
ed  i  Bocchesi  nell'ordine. 

II  ministro  della  guerra  Cafarelli  andò  a  Parigi  deputato  del  re- 
gno per  felicitare  Napoleone  sulla  pace  di  Tilsitt.  Accolto  in  pub- 
Mica  udienza,  il  monarca  gli  disse  : 

u  Io  ho  provato  un'  esultanza  particolare  nel  corso  dell'  ulti- 
«  ma  campagna  ,  osservando  la  condotta  con  cui  si  distinsero 
u  Je  mie  truppe  italiane.  Per  la  prima  volta  dopo  molti  secoli  gli 
Ci  Italiani  si  sono  mostrati  con  onore  sul  gran  teatro  del  mondo. 
«  Spero  che  un  sì  felice  principio  ecciterà  l'emulazione  nazionale. 
«  Fate  conoscere  queste  mie  parole  all'esercito  ed  alla  nazione,  w 

Il  gran  sultano  chiede  a  Napoleone  d' inviargli  a  Costantinopoli 
Goo  cannonieri.  Se  ne  trascelgono  200  dall'artiglieria  italiana  fra  i 
più  robusti  e  di  bella  presenza.  S' inviano  pure  a  Costantinopoli  ufli- 
ziali  del  genio,  comandati  dal  colonnello  d'artiglieria  Foy  (poi  cele- 
bre oratore  nella  camera  dei  deputati  in  Francia),  da  Sorbier  co- 
lonnello del  genio  (morto  all'afiare  d'Illasi  nel  1809),  ed  a  loro  si 
uniscono  pure  alcuni  uffiziali  italiani  d'ambe  le  armi. 


ij" 


—  4(5  — 

In  qucst^  anno  vi  erano  soldatcsclie  italiane  alle  coste  del  Baltico, 
nella  Palmazia,  in  Turchia,  nelle  Isole  Jonie,  nel  regno  di  Na- 
poli, in  Toscana,  negli  Stali  Pontificii  ed  ai  Pirenei  Orientali,  oltre 
i  presidii  neìV  interno  del  regno. 

1808 

CATALOGNA. 


La  divisione  Lechi  associata  alF  esercito  francese  comandato  da 
Duhesme  nei  Pirenei  Orientali,  si  riunisce  al  principio  di  febbraio 
sul  colle  di  Pertus.  Precedendo  di  un  giorno  il  corpo  principale 
per  la  via  di  Bellegarde,  discende  nella  Catalogna  e  giunge  a  Bar- 
cellona (19). 

Lechi  occupa  per  sorpresa  (129)  col  battaglione  di  Veliti  reali  la 
cittadella.  Milossewitz,  designato  ad  entrare  nel  M ontjotii,  dapprima 
non  vi  riesce,  opponendovisi  il  comandante  Alvarez;  ma  il  capitano 
generale  spagnuolo  D^Ezpeleta,  dopo  lunghi  dibattimenti,  ordina  ad 
Alvarez  di  cedere  il  forte  al  generale  italiano. 

AUa  porta  di  mare  in  Barcellona  era  un  corpo  di  guardia  oc- 
cupato dagli  Spagnuoli  e  dagli  Italiani  promiscuamente.  Il  capi- 
tano spagnuolo  Tivallar  ricusa  di  rendere  gli  onori  militari  al 
generale  italiano.  L^ufGziale  Provana  de' Veliti  reali  alla  sua  volta 
usa  di  rappresaglia  verso  il  generale  spagnuolo  (9  aprile).  Le  due 
guardie  si  motteggiano  e  vengono  alle  prese:  il  popolo  vi  accorri», 
e  s'impegna  un  istantaneo  combattimento,  nel  quale  parecchi  ri- 
mangono feriti  ed  uccisi.  I  generali  italiani  e  spagnuoli  riescono  a 
far  cessare  la  mischia*^  i  due  uffiziali  sono  feriti;^  i  veliti  Maistrini, 
Giulianini,  Montanari  e  Seressa,  meritarono  onorevole  ricordanza 
per  la  loro  imperturbabilità.  In  altra  zufià  (27  maggio)  e  morto 
dagli  Spagnuoli  Gclmi,  caporale  degli  zappatori  dei  velili,  ed  il  fra- 
tello dell' estinto  con  alcuni  compagni  menarono  le  mani  per  modo 
che  dileguata  in  un  baleno  la  calca,  tirarono  aspra  vendetta  del- 
l' uccisione. 

Ai  4  di  giugno  Duhesme  commise  alle  sue  schiere  di  marciare 
contro  le  città  che  erano  insorte.  Una  colonna  d' infanteria  con 
due  compagnie ,  comandata  da  ScrbcUoni  Ferdinando  e  Rossi,  fa- 
cente parte  della  brigata  Schwarz,  si  avviò  al  Bruck,  ove  fu  attac- 
cata, e  dovette  retrocedere  a  Barcellona  essendo  stata  battuta  ad 


—  47  — 

Esparaguere  ed  a  Martorell  -,  i  scittotcnenti  Calamini  ed  il  maresciallo 
d^  alloggio  Romiti  si  distinsero.  Prendendo  piede  F  insurrezione , 
Duhesme  richiamò  in  Barcellona  le  sue  genti  e  fece  dapprima  di- 
rigere i  Veliti  alle  rive  del ,  Llobregat  per  allontanare  i  rivoltosi 
dal  ponte  di  Molinos  de  Bey ,  ma  bisognò  poi  clie  '  lo  stesso 
Lechi  marciasse  con  tutta  la  sua  divisione  per  riprendere  le  al- 
ture della  città.  Egli ,  nella  notte  deir  1 1  al  12  giugno ,  coi 
Veliti  comandati  dal  capobattaglione  Cotti  Vincenzo ,  un  batta- 
glione del  2.''  dMnfanteria,  uno  squadrone  di  cacciatori  coman- 
dato da  Lorenzi  Celso  e  4  P^^^i  d^  artiglieria,  attaccò  il  nemico, 
lo  snidò  dalle  sue  posizioni,  lo  forzò  a  ripassare  il  Llobregat,  ed 
occupò  coi  Veliti  San  Vincente.  Il  valoroso  colonnello  Foresti 
Pietro,  varcato  il^  villaggio  di  Pallejo  attraverso  grandissimi  osta- 
coli y  sbaragliò  il  nemico ,  e  per  tal  modo  liberò  le  alture  e  le 
campagne  che  circondano  Barcellona^  furono  100  i  feriti  italiani^ 
questo  era  il  primo  fatto  d^  armi  nel  quale  si  versava  sangue  ita- 
liano sul  suolo  spagnuolo.  I  Veliti  ebbero  feriti  il  caporale  Al- 
bini ed  il  soldato  Ceresa.  Si  distinsero ,  nel  2.°  d^  infanteria ,  gli 
uffiziali  Piccioli ,  Magistrclli ,  Maranesi ,  Dondini ,  e  fra  i  Veliti 
gli  uffiziali  Bolognini  e  Busi. 

Gli  Spagnuoli  avendo  intercettata  la  linea  di  operazione  colla 
Francia,  Lechi  nel  giorno  16  si  avvia  a  Matarò,  respinge  il  nemico 
fino  a  Mongat,  che  vien  preso  d'assalto  colla  perdita  di  3  morti 
e  6  feriti.  Indi  retrocede  a  Matarò,  rioccupato  dagli  Spagnuoli,  e  lo 
piglia.  Vi  periscono  a  uffiziali  e  18  soldati.  La  città  è  saccheg- 
giata. Sono  particolarmente  encomiati  il  generale  Milossewitz,  il 
colonnello  Foresti,  i  capitani  Bianchi,  Vincenzi,  Grassi,  Crovi,  Busi 
e  Bolognini  ed  il  tenente  Germain.  Anche  Colella  è  presa  e  Du- 
hesme si  decide  ad  assaltare  Gerona.  Lechi  gli  fa  osservazioni 
sensate  per  distornarlo  dall^  impresa  ^  nonostante  il  colpo  è  tentato 
il  giorno  ao,  e  fallisce  con  grave  danno  dell'  esercito.  Gli  Italiani, 
condotti  dal  capobattaglione  Rossi  Carlo,  perdono  3oo  uomini  -,  tra 
i  feriti  è  il  velite  Laugier. 

U  tentativo  di  prender  questa  piazza  con  un  colpo  di  mano  per 
non  dar  tempo  di  ristorarne  le  fortificazioni,  può  essere  stato  con- 
sigliato a  Duhesme  dall'  esperienza  di  quanto  era  ivi  avvenuto  in 
altri  tempi.  Nel  ia85,  Filippo  III  di  Francia  penetrò  nella  Ca- 
talogna con  un  esercito  che  oltrepassava  i  100,000  uomini,  segui- 
tati da  80,000  carri  (come  asserisce  lo  storico  D' Escolt,  testimonio 


—  48  — 

oculare),  ed  assistito  da  una  flottiglia  composta  da  1 5o  galee,  ciie 
portavano  gli  approvigionamcnti,  ma  fu  arrestato  nella  sua  mar- 
cia durante  V  estate  sotto  le  mura  di  Gerona.  Dopo  inutili  assalti, 
rinnovati  giornalmente,  i  Francesi  vennero  scompigliati,  e  consunti 
dai  disagi  e  dallWia  malsana  al  punto,  che  levatisi  poi  i  Catalani 
in  armi  dalla  parte  di  Besalù  e  Ilostalrich,  recarono  ai  Francesi 
gravi  molestie  e  costrinsero  il  re  Filippo  a  ritornarsene  in  Francia, 
perdendo  in  Catalogna  60,000  uomini  nella  fuga  e  la  stessa  sua 
vita  per  malattia ,  smentendo  anciic  (  come  disse  un  riputato  sto- 
rico dei  nostri  giorni  )  il  nome  di  Ardito  colF  esito  miserando 
della  sua  impresa,  e  fu  di  lui  che  Dante  scrisse  : 

tt  Morì  fuggendo  e  disfiorando  il  giglio.  « 

Il  21  r esercito  si  dii*ige  verso  Barcellona.  Lechi  vi  arriva  il  25 
dopo  di  esser  stato  in  posizione  a  Matarò  ^  il  3o  i  cacciatori  a  cavallo, 
comandati  da  Bambourgt,  custodiscono  il  Llobragat,  fanno  una  ses- 
santina di  prigionieri  e  fugano  più  di  5oo  paesani.  Lechi  sbocca  sulla 
strada  di  San  Feliu,  prende  il  ponte  e  le  batterie  di  Molinos  de  Rcy 
coi  Veliti ,  comandati  dal  generale  Milossewitz.  La  rotta  divien 
completa,  periscono  i  tre  Veliti  De-Montalvi,  Vecchi  e  Bossi.  Le- 
chi si  rivolge  a  Martorell,  che  piglia  e  maltratta^  indi  ritorna  a 
Barcellona,  di  cui  Duhesme  gli  lascia  il  comando,  intanto  che  (  1 3 
luglio)  egli  si  avvia  di  nuovo  verso  Gerona ,  conducendo  con  se 
j>arte  degli  Italiani.  Si  hanno  piccoli  scontri  cogli  Spagnuoli  che 
cii'condano  Barcellona,  ma  quello  del  1 2  agosto  è  degno  di  ricordo. 

Mentre  la  5.*  compagnia  de'  Veliti  rendeva  gli  ultimi  onori  al 
suo  capitano  Collini ,  gli  insorti,  indotti  in  erroi-e  dallo  strepito 
delle  salve,  immaginandosi  scoppiala  una  sommossa  in  città  ,  cor- 
rono verso  le  portc^  Lechi  interrompe  la  cerimonia  funebre,  accorre 
con  100  Veliti  dalla  cittadella,  investe  gli  Spagnuoli,  li  scompi- 
glia, li  incalza,  prende  d'assalto  il  convento  di  San  Geronimo, 
ove  si  erano  ricoverati,  e  ben  pochi  si  salvano. 

Informato  il  generale  italiano  che  Duhesme  abbandona  l'assedio 
di  Gerona,  e  che  nel  retrocedere  verso  Barcellona  gli  Spagrmoli 
gli  contendono  con  risolutezza  il  passo,  si  spinge  coi  Veliti  e  po- 
chi cacciatori  a  cavallo  sulle  alture  di  Mongat,  ove  opera  la  sua 
riunione  colP  esercito. 

Se  gli  storici ,  per  non  tradire  la  loro  missione,  hanno  dovuto 


I 


I 


—  49  — 

registrare  parecchi  atti  di  barbarie  che  appongono  taccia  indelebile 
alla  riputazione  di  molti  partigiani  spagnuoli  durante  la  guerra  na- 
poleonica, equità  vuole  che  non  si  passino  sotto  silenzio  le  azioni 
dei  generosi  che  onorano  il  carattere  di  questa  nazione.  U  soldato 
Grossi  della  3.'  compagnia  dei  Veliti,  comandata  dal  capitano  Busi, 
essendosi  addormentato  in  una  casa  che  i  suoi  compagni  avevano 
salvata  dal  saccheggio,  scoperto,  dopo  la  partenza  de^  nostri ,  dai 
padroni  di  quella  abitazione,  lo  svegliarono  e  condussero  in  salvo 
dicendogli  :  w  Voi  appartenete  ad  un  corpo  valoroso  che  si  è  ben 
«<  condotto,  ed  al  quale  abbiamo  particolari  obbligazioni  ^  godiamo 
«  ora  di  darvene  prova  salvando  voi  che  ne  fate  parte.  » 

Duhesme,  soddisfatto  della  divisione  Lec)ii,  nel  suo  ordine  del 
giorno  si  espresse  nei  seguenti  termini  :  u  Io  adempierò  ad  un 
u  ben  grato  dovere  nel  far  conoscere  all'imperatore  quanto  avete 
u  operato  a  favor  delF  esercito,  e  per  V  onore  delle  sue  bandiere. 
M  Io  garantisco  delle  ricompense  che  da  lui  si  accorderanno  a 
u  que'  soldati  italiani  che  più  si  mostrarono  degni  discendenti 
u  de'  soldati  di  Roma,  yy 

Questo  generale,  scrivendo  al  viceré  il  io  agosto,  fra  le  altre 
cose  diceva  :  w  II  capobatlaglione  Viviand  si  è  sempre  distinto^  Vau- 
u  trin,  aiutante  dei  cacciatori,  si  ò  segnalato  nella  bellissima  carica 
u  che  uno  squadrone  di  questo  corpo  fece  sul  Llobregat,  ove  scia- 
u  bolo  5oo  briganti  e  fece  loo  prigionieri.  Non  posso  dispen- 
«  sarmi  dal  domandare  la  Corona  di  ferro  \)er  il  capitano  Ponsl , 
a  che  non  ha  mai  cessato  di  dare  prove  di  bravura,  di  attività 
u  e  talenti  militari  in  più  di  venti  combattimenti  sostenuti  dal 
u  suo  battaglione.  Il  capitano  Bonfdi  de'granatieri,  è  altresì  estre- 
u  mamente  commendabile  !  y> 

Il  capobattaglione  Cotti,  incaricato  di  assegnare  una  decorazione 
della  Legion  d'  onore  a  quello  dei  sott'  uffiziali  e  soldati  del  reggi- 
mento di  Veliti  che  più  V  avesse  meritata,  raccoltisi  intorno  i  suoi 
bravi,  disse  :  w  Io  non  so  chi  preferire-,  tutti  la  meritaste:  la  sorte 
«  decida  !  ^>  Gettati  nelF  urna  i  nomi  ne  uscì  Manzotti ,  foriere  alla 
3.'  compagnia. 

Rinchiuso  il  presidio  in  Barcellona,  ebl)ero  luogo  [Kirecchie  sor- 
tite per  procacciare  vittovaglie.  Nella  notte  del  primo  al  a  set- 
tembre gli  Italiani  si  diressero  a  San  Boy  5  giunti  alle  falde  delle 
montagne  attaccarono  l'inimico  -,  questi  si  ripiegò  mentre  una 
numerosa  colonna  de'  suoi  s' imboscava.  Quando  gì'  Italiani ,  in- 
T.  II.  7 


—  50  — 

seguendo  gli  altri  Spagnuoli,  giunsero  a  loro  portata^  gV  imboscati 
fecero  una  scarica  violenta  e  micidiale  :  1 3  uffiziali  de^  nostri,  molti 
sott^  uffiziali  e  soldati  toccaron  ferite  più  o  meno  gravi.  Il  capi- 
tano Milanesi,  i  tenenti  Nobili,  Dcpetris  e  Bruyére  caddero  morti. 
Foresti ,  Cotti ,  Rossi ,  precedendo  i  soldati ,  gridarono  :  —  Viva 
Italia  !  avanti  !  —  A  questo  grido  gf  Italiani  si  slanciarono  a  baio- 
netta spianata.  Bianchi  Gaetano ,  die  era  distaccato  con  tre  com- 
pagnie ,  veduto  il  pericolo ,  opera  un  cangiamento  di  fronte ,  e 
corre  minaccioso  contro  il  lato  sinistro  degli  avversari.  I  due  as- 
salti procedendo  contemporanei,  urtano  V  inimico  e  lo  rovesciano. 
GÌ'  Italiani  superano  i  trinceramenti,  entrano  nel  campo,  e  3  can- 
noni e  molti  prigionieri  restano  in  loro  potere.  Costò  cara  la  vit- 
toria, ma  V  Italia  rammenterà  con  orgoglio  i  nomi  degli  uffiziali 
Foresti,  Cotti,  Bossi,  Bianchi,  Bolognini,  Busi,  Romani ,  Albini, 
Moscati,  Piccioli,  Magistrelli,  Benciolini,  Pavesi  Carlo,  Ceroni, 
Brugnani,  Brunetti,  Nogarina,  Clerici  Paolo,  Brescia  e  Vitaliani. 

In  questo  mezzo  Lechi  con  due  battaglioni  italiani ,  confina  il 
nemico  sulle  alture  di  Moncada.  Il  1 3  settembre,  coi  Veliti  ed  il 
5.°  d'infanteria  (che  prima  era  il  a.**),  si  dirige  a  San  Boy, 'e  vi 
libera  il  generale  Schwarz  ivi  circuito.  Il  9  ottobre  gì'  Italiani, 
attaccati  nel  ridotto  cretto  sulla  vetta  del  monte  che  sovrasta  al 
villaggio  di  Sorria,  respinsero  gli  Spagnuoli  e  li  sbaragliarono^ 
Chabran  coi  Napoletani  scacciò  il  nemico  dai  colli  di  Valvi- 
drera.  Il  lO  i  Veliti  con  altri  corpi,  assalirono  il  campo  di  Mi- 
lans  al  passo  di  carica  e  lo  presero  ,  obbligando  il  partigiano  a 
salvarsi  nella  valle  di  Congart  :  4oo  uomini  fra  morti  e  prigionieri, 
numerosa  quantità  d'armi  e  di  munizioni,  6  cannoni  da  montagna, 
molti  effetti,  la  cassa  militare,  ec,  furono  i  trofei  di  questa  spe- 
dizione consumata  con  altrettanta  sagacità  che  ardire. 

Mentre  succedeva  tale  fazione,  la  squadra  inglese,  comandata  da 
lord  Cochrane,  volle  tentare  una  diversione  sbarcando  alcune  cen- 
tinaia d'  uomini.  Cotti  inviò  loro  incontro  la  1  .*  compagnia  dei 
Veliti  comandata  da  Tinti ,  che  si  uni  ai  corazzieri  francesi,  retti 
dal  colonnello  Guercy.  Il  desiderio  e  la  gara  di  misurarsi  cogli 
Inglesi,  pose  le  ali  ai  piedi  degl'Italiani;  essi,  malgrado  il  fuoco 
delle  navi,  precipitaronsi  con  tale  impeto  contro  i  Britanni,  che 
mal  potendo  sostenerlo ,  si  rimbarcarono.  Per  altro  non  tutti , 
dacché  rimase  prigioniero  il  loro  capitano  con  parecclii  soldati.  I 
Veliti  in  questa  ardita  fazione  avanzarono  nel  mare  coli'  acqua  fino 
al  petto. 


—  51  -~ 

Intanto  Milans  aveva  raccozzato  i  suoi  a  Grannolercs,  ma  il 
giorno  1 1  i  nostri  assieme  ai  Francesi  presero  la  città  e  la  sac- 
cheggiarono, perchè  gli  abitanti  avevano  fatto  resistenza.  U  12  i 
Veliti  si  riunirono  a  Milossewitz ,  e  marciarono  sopra  San  Cugat, 
deserto  paese,  che  fu  traversato  dalla  vanguardia  italiana  comandata 
dal  caposquadrone  Lorenzi  Celso  con  80  cacciatori  Principe  Reale. 
A  pochi  passi  dal  borgo  si  scopre  il  nemico  5  Lorenzi  si  mette  in 
posizione,  e  chiede  ordini  a  Milossevritz,  che  gP  ingiunge  d' avan- 
zarsi per  esplorare ,  mentre  invia  alla  sinistra  del  villaggio  alcune 
compagnie.  Lorenzi  s' inoltra,  ma  perde  molti  uomini  ;  giunge  co^ 
suoi  sconnessi  sotto  la  posizione,  vi  è  ricevuto  da  una  salva  d^  arti- 
glieria a  mitraglia,  e  caricato  dalla  cavalleria  nemica.  È  ferito  e 
preso  con  due  uffiziali  ed  alcuni  soldati  ;  gli  avanzi  sono  incalzati 
dai  cavalieri  spagnuoli.  Milossewitz  manda  a  rinforzo  le  compagnie 
centrali  del  battaglione  del  5.^  d^  infanteria,  ma  anche  queste  sono 
scompigliate  ^  ne  fa  inoltrare  due  altre  di  Veliti  guidate  da  Busi  e 
Bolognini,  colla  scelta  di  cacciatori  a  cavallo  e  coi  granatieri  del  5.° 
condotti  da  Magistrelli  per  attaccare  le  batterie  ;  un'  altra  dei  Veliti 
con  Tinti,  assieme  a  quella  dei  volteggiatori  del  .5.°  comandata  da 
Dondini  marciano  sul  lato  sinistro.  Cotti,  Bianchi  e  Gahizzi  col  re- 
stante del  battaglione  sostengono  il  movimento;  gli  Spagnuoli  sma- 
scherano due  batterie:  la  fazione  si  anima,  ma  intanto  un  corpo  di 
cavalleria  nemica  si  precipita  contro  gP  Italiani.  La  mischia  si 
converte  in  duello  corpo  a  corpo ,  i  nostri  piegano,  poi  di  imovo 
si  avanzano,  e  dopo  un'ostinata  resistenza  si  raccolgono  tutti  nella 
spianata  di  San  Cugat^  e  Milossewitz  retrocede  a  Barcellona.  Noi 
avemmo  65  morti,  5  ufjGziali  e  180  soldati  feriti  e  prigionieri. 
Tutti  diedero  saggio  di  costanza,  ma  particolarmente  Foresti  (por- 
tando alla  testa  della  colonna  V  aquila  del  battaglione),  Magistrelli, 
Dondini,  Cotti,  Bianchi,  Bolognini,  Tinti,  Busi,  Pavesi,  BencioHui, 
Galuzzi,  Crovi,  Contri,  Carnevali,  Araldi,  Rambosio,  Lanzani,  Per- 
sonali \  i  marescialli  d' alloggio  Romiti  e  Tomba  -,  i  sergenti  Reina, 
Dell'Agata,  Cervi,  Manzotti  foriere;  il  caporale  Giulianini,  ed  i 
Veliti  Bargigli  e  Carotti.  L'ordine  del  giorno  dell'esercito  an- 
nunziava: i(  I  Veliti  hanno  manovrato  ne'  giorni  io,  1 1  e  12  ot- 
u  tobre,  sotto  il  fuoco  del  nemico  come  se  fossero  alla  parata.  >» 

Alla  metà  di  settembre  si  riunisce  a  Perpignago  un'  altra  divi- 
sione comandata  da  Pino,  numerosa  di  10,000  uomini,  i5oo  ca- 
valli e  16  cannoni, compresi  i  due  battaglioni  del  6.°  di  linea  prò- 


—  152  — 

cedenti  dalF isola  d'Elba  (Doc.  XV  e  Noi.  20).  E  per  tal  modo 
colla  divisione  Leciii  di  3ooo  uomini  e  5oo  cavalli  le  milizie  ila- 
liane  nella  Catalogna  ascendevano  alla  fine  del  1808  a  !3,ooo  uo- 
mini e  aooo  cavalli  con  due  batterie  d'  artiglieria  da  campo.  Il 
ai  settembre  Mazzuchelli,  colla  sua  brigala  com{)Osta  dal  a.**  leg- 
gero e  4-**  d' infanteria  ,  per  la  Junqucra  entrò  in  Lspagna  ^  di- 
rigendosi a  Figueras^  il  resto  della  divisione  gli  tenne  dieti-o.  Il 
a5 ,  al  ponte  di  Campmany  400^  Spagnuoli  sono  rotti  da  Maz- 
zucchelli.  Il  la  ottobre  tutla  la  divisione  Pino  si  raccolse  nel- 
l'alto Ampourdan  ed  eblje  a  scortare  grande  treno  di  carriaggi 
pel  trasporto  sotto  Rosas  degli  oggetti  necessari  per  espugnare 
quella  piazza  prima  d' inoltrarsi  nella  Catalogna.  Il  6  novembre 
furono  espulsi  gli  avamposti  spagnuoli  da  Palau,  ed  all'  indomani 
si  compi  l' investimento  della  piazza.  In  quel  giorno  vennero  da 
quattro  sole  compagnie  del  2.^  leggero  comandate  dal  capitano 
Pianlanida  occupati  i  villaggi  di  Selva  di  Mar  e  Llansa.  Ivi  (gli  8  ) 
attaccate  da  forze  superiori,  furono  costrette  ad  arrendersi  ;  ma  il 
general  Fontane,  accorso  col  i  .^  leggero  e  con  un  battaglione  del  7.° 
d'infanteria,  riprese  subito  quell'importante  posizione  disperdendo 
gli  Spagnuoli  ed  obbligando  gl'Inglesi  a  rimbarcarsi.  Intanto  il  pre- 
sidio di  Rosas  volle  trar  partito  da  questa  diversione.  Mazzucclielli 
bravamente  respinse  le  sortite,  e  approfittò  del  disordine  che  Fon- 
tane aveva  messo  nelle  file  nemiche  avanzandosi  nel  terreno  frap- 
posto alla  città  e  al  Bottone,  onde  molestare  le  comunicazioni  del  ne- 
mico, aprire  la  strada  all'acquisto  della  città  e  tracciare  cosila  via 
più  giusta  all'attacco  decisivo  della  piazza.  Il  capobattaglione  Pelis- 
sier  fu  ferito.  11  i5  il  generale  Fontane  colle  compagnie  scelte  del 
2.**  leggero  e  quelle  del  6  ®  d' infanteria  assieme  al  capobattaglione 
Casella ,  prese  le  prime  case  della  città  sul  rovescio  del  camjx) 
trincerato ,  mentre  il  ca])()l)attaglione  I^nge  assaliva  il  forte  del 
Bottone,  ma  1'  attacco  (nel  quale  perì  il  tenente  Imbert)  andò  fal- 
lito '^  molli  furono  altresì  feriti ,  fra  i  quali  i  tenenti  Giorgi  e 
Mainoni.  Il  generale  Pino ,  nella  sua  relazione  al  ministro  della 
guerra,  fa  i  più  grandi  elogi  dei  generali  di  brigata  Fontane  e 
Mazzucclielli,  dei  colonnelli  Castaldini  e  Renard,  dei  capobattaglioni 
Pelissier,  Santandrea  Vetter,  Perseval ,  Lange,  Peraldi  e  Casella^ 
dei  capitani  Della  Torre,  Fioroni,  Ferriroli,  Trolli,  Sannazzari, 
Ferrante  Punsert  e  Wasart;  dei  tenenti  Migliori,  Robert  e  Le- 
Gros:  dei  sottotenenti  Mainoni,  Giorgi,  Garganico,  e  dall'aiutante 
soli'  uffiziale  Rubini. 


-53  — 

Dal  20  al  26  gP  Italiani  presero  di  viva  forza  la  città  ed  il  cam- 
po trincerato  :  TroUi,  capitano  del  a.®  leggero  rese  nulle  le  sortite 
dal  Bottone  ^  il  capobattaglione  Cornetti  (con  alcune  compagnie  del 
I.®  leggero)  s"*  impadronì  del  ridotto^  i  granatieri  e  volteggiatori 
del  I ."  leggero  e  6,^  d'infanteria,  comandati  dal  capobattaglione Per- 
ccval,  respinsero  gli  Spagnuolie  ne  uccisero  5oo-,  questa  ardimen- 
tosa e  decisiva  spedizione  fece  cambiare  il  punto  d'attacco^  il  ne- 
mico cercò  di  riprendere  la  città,  ma  il  colonnello  Rougier  col  i." 
leggero  lo  rigettò  con  sommo  vigore.  Il  3o  fu  tentato  un  secondo 
assalto  del  Bottone  dal  capobattaglione  Cometti  colle  compagnie 
scelte  del  i.**  leggero  e  6.°  d'infanteria,  ma  fu  respinto.  Il  capi- 
tano Sabatier  venne  ucciso,  il  tenente  Piccolotti  ed  il  sottotenente 
De  Breme  Filiberto  feriti;  i  tenenti  Baccarini  Sebastiano  ed  Hazesi 
distinsero.  Il  a  dicembre  V  ufficiale  d' artiglieria  Lirelli  fu  ferito, 
il  tenente  Bagutti  ucciso.  Il  cannoniere  a  cavallo  Martin  ed  il 
trombettiere  dello  stesso  corpo  Petronio,  trovandosi  al  posto  della 
batteria  contro  il  forte,  ebbero  il  coi'aggìo  di  gettarsi  sopra  una 
bomba  e  di  strascinarla  lontana  dal  magazzino  della  batteria  presso 
cui  andava  a  scoppiare.  Il  capitano  d' artiglieria  a  cavallo  Neri 
Francesco,  difendendo  la  sua  batteria,  ha  di  propria  mano  ucciso 
tre  soldati  nemici.  Gauvin,  capitano  del  i.**  leggero,  e  Clement, 
caposquadrone  d'artiglieria  a  cavallo,  rimasero  feriti.  Il  5  una 
breccia  capace  per  più  uomini  di  fronte  era  aperta ,  i  fuochi 
della  piazza  spenti;  il  governatore  0-Daly  chiese  di  arrendersi,  e  la 
capitolazione  fu  sottoscritta  dall'aiutante  comandante  Dombrowski, 
capo  dello  stato  maggiore  della  divisione  italiana.  Mentre  le  osti- 
lità stavano  sospese,  il  presidio  del  forte  della  Trinità  proseguì  il  suo 
fuoco,  poi  si  rifugiò  sulla  flotta  inglese.  Quest'assedio  costò  agli 
Italiani  3o  uffiziali  e  4^0  soldati  tra  morti  e  feriti.  Il  i.®  leggero 
si  segnalò  fra  tutti. 

Non  appena  presa  Rosas,  Pino  assieme  all'  esercito  di  Gouvion- 
Saint-Cyr  si  avviò  per  sbloccare  Barcellona;  la  brigata  Mazzucchelli 
era  alla  vanguardia;  il  io  dicembre  la  divisione  si  mise  in  marcia 
e  riuscì  intorno  ad  Hostalrich ,  ma  il  nemico  potè  portarsi  alla  di- 
fesa del  ponte  di  San  Selony.  Quivi  però  nella  mattina  del  i5  la 
divisione  Pino  lo  raggiunse  e  lo  attaccò;  il  capitano  TroUi  coi  ca- 
rabinieri del  2.°  leggero,  superato  il  guado  della  Tordcra,  obbligò 
r  ala  destra  degli  Spagnuoli  a  ritirarsi  ;  Mazzucchelli,  fatto  sbaraz- 
zare il  cammino  dagli  zappatori  del   capitano   Ronzelli ,  ruppe  il 


—  54  — 

il  centro  nemico,  che  fu  incalzato  di  fronte  e  di  fianco  da  Pino^ 
la  rapida  marcia  e  Fazione  risoluta  degFItaliani  ,  disperdendo 
la  vanguardia  degli  Spagnuoli ,  aprì  il  passaggio  alla  colonna ,  e 
contribuì  assaissimo  aU^  esito  della  battaglia  data  alF  indomani  (ra 
Cardedeu  e  Llinas.  Il  generale  spagnuolo  Vives  che  bloccava  Bar- 
cellona, veduta  F  impossibilità  d^  impadronirsene  coUa  forza,  tentò 
il  generale  Lechi  colla  promessa  di  ricchissimo  premio,  ma  F  of- 
ferta fu  ributtata.  Allora  Vives  raccolse  (il  i6)  a  Cardedeu  i  suoi 
corpi  principali  per  presentare  battaglia  a  Gouvion-Saint-Cyr.  Pino, 
che  era  al  colle  Trentapassos,  ne  fece  discendere  all^alba  il  i."  bat- 
taglione del  a.°  leggero  ed  alcuni  cacciatori  sotto  gli  ordini  del  ca- 
pobattaglione  Lange,  il  quale  si  scontrò  subito  col  nemico  appena 
fuori  di  Llinas.  Per  soccorrerlo,  s' inviarono  alla  sua  destra  il  gene- 
rale Fontane,  e  sopra  il  punto  più  vicino  sulla  sinistra  il  generale 
Mazzucchelli  col  a.**  leggero  e  4-**  d' infanteria.  Gli  Spagnuoli  assali- 
rono all'improvviso  le  due  prime  colorine  italiane,  e  F  ebbero  poste 
senza  pili  in  iscompiglio.  Il  capobattaglione  Bozzolini  rimase  prigio- 
niero e  pochi  de'  suoi  si  salvarono  sotto  la  protezione  del  4*°  d' in- 
fanteria sopravvenuto.  Il  capobattaglione  Cometti,  diretto  da  Fontane 
sulla  destra ,  si  sottrasse  ad  un'  egual  sorte  collocandosi  dietro  il 
battaglione  del  7.^  d'infanteria  comandato  da  Sausse.  I  capitani  Trolli 
ed  Olini,  penetrati  audacemente  col  1  .^  battaglione  del  a.°  leggero 
nel  bosco  di  Cardedeu,  avrebbero  soggiaciuto  allo  stesso  destino, 
se  il  centro  e  la  sinistra  non  avessero  con  isforzi  di  valore  ripa- 
rato alla  precipitazione  delle  prime  mosse. 

Sopraggiunse  Gouvion-Saint-Cyr  con  rinforzi  francesi.  Intanto 
Pino  spinse  il  1.**  leggero,  diretto  dal  colonnello  Rougier,  all'at- 
tacco della  sinistra,  ed  ordinò  a  Fontane  di  urtare  quel  fianco  coi 
due  battaglioni  del  7."  d' infanteria  e  del  2.**  leggero,  mentre  Maz- 
zucchelli colle  riserve  rompeva  il  centro  e  sgominava  la  sinistra  del 
nemico,  aprendo  ai  dragoni  Napoleone  ed  ai  cacciatori  reali  F  adito 
ad  una  carica.  A  tanto  impeto  gli  Spagnuoli  non  resistettero  e  si 
sconnessero.  Balabio  fece  dai  dragoni  assalire  le  batterie  centrali,  ed 
i  cacciatori  avvilupparono  quelle  di  fianco.  Gli  uffiziali  Lonati  Gia- 
cinto, Erculei  Ercolano,  Barberi  Scipione,  Litta  (Pompeo  duca),  Col- 
leoni Vincenzo  e  Bonesi  vennero  annoverati  fra  i  valenti  che  ope- 
rarono le  cariche.  Bovio  e  Scanagatti  Giovanni  furono  i  primi  a 
slanciarsi  sopra  due  pezzi  d' artiglieria.  Il  tutto  in  un  solo  istante  lu 
preso  agli  Spagnuoli,   che  turono  completamente  disfatti.  Questa 


-58  — 

è  la  battaglia  principale  die  si  combattè  nella  Catalogna  dalle 
squadre  regolari  spagnuole.  L'ardore  trasportò  gli  squadroni  di 
Scliiazzetti  e  Gagliardi  ben  oltre  sulle  tracce  del  nemico^  che  la- 
sciò molti  morti  e  feriti,  e  1 4oo  uomini  prigioni ,  fra  i  quali  4o 
ufHziali  ed  il  generale  brigadiere  Gamboa.  Due  bandiere,  io  can- 
noni ,  at  obizzi  e  più  cassoni  caddero  in  mano  degP  Italiani ,  che 
numerarono  in  questa  giornata  700  combattenti  feriti,  uccisi  o 
prigionieri. 

Le  genti  di  Pino  seguitarono  la  marcia  (17  dicembre)  sopra 
RìpoUet.  Quivi  fra  i  trasporti  di  una  verace  reciproca  allegrezza 
accadde  V  unione  delle  due  divisioni  italiane  Lechi  e  Pino,  V  una 
delle  quali  per  la  difesa,  l'altra  per  lo  sblocco  di  Barcellona,  ave- 
vano a  più  riprese  (non  senza  molti  sacrifizi)  battuto  l'inimico. 

Tosto  che  Gouvion-Saint-Cyr  ebbe  provveduto  il  suo  esercito  in 
Barcellona  di  munizioni,  andò  ad  attaccare  gli  Spagnuoli  oltre  il 
Llobregat,  e  fu  il  19  a  Molinos  de  Bey.  La  divisione  Pino,  che  an- 
noverava sotto  le  armi  8000  fanti,  1 200  cavalli  e  6  pezzi  d' arti- 
glieria, accampò  nel  centro  a  San  Feliu  e  San  Giovanni  d'Espi^ 
quella  di  Lechi ,  forte  di  3ooo  uomini  e  5oo  cavalli ,  fu  lasciata 
parte  di  presidio  a  Barcellona,  parte  alla  custodia  de'  posti  esteriori, 
ed  anche  a  sussidio  dell'  attacco  del  Llobregat^  così  l' esercito  di 
Gouvion-Saint-Cyr  trova  vasi  a  fronte  di  16,000  soldati  regolari  e 
di  7000  micheletti  comandati  da  Vives  in  bella  posizione  fra  Pel- 
leja  e  Santa  Coloma. 

U  21,  il  dragone  Ottoni  varcò  da  solo  il  fiume  per  esplorare. 
Pino,  fatto  certo  delle  posizioni  del  nemico,  passò  il  Llobregat,  oc- 
cupò le  alture  colla  brigata  Fontane ,  non  che  la  strada  di  San 
Vincente  con  quella  di  Mazzucchelli.  Lechi,  coi  Veliti  ed  il  5.*^ 
d'infanteria  (superato  il  fiume)  salì  il  monte  di  Santa  Coloma. 
La  brigata  Mazzucchelli  cominciò  F  attacco  contemporaneamente 
alla  divisione  Souham,  ma  gli  Spagnuoli,  vedendosi  a  mal  partito, 
s'abbandonarono  celeremente  alla  fuga.  Gouvion-Saint-Cyr  li  in- 
calzò fino  ad  Ordal,  pigliando  loro  1'  artiglieria,  cioè  aS  pezzi  di 
assedio  e  i  aoo  prigionieri,  assieme  al  generale  Caldagues,  a  4  co- 
lonnelli ed  una  bandiera. 

Napoleone,  nell'  8.®  bollettino  del  grand'  esercito,  diceva  :  w  II  6 
u  novembre  la  piazza  di  Bosas  è  stata  investita  dai  generali  Beille 
i€  e  Pino.  Le  alture  di  San  Pedro  sono  state  prese  dagl'  Italiani 
u  con  quell'impeto  valoroso  di  cui  le  milizie  del  regno  d' Italia 


f- 


—  50  — 

u  hanno  date  tante  prove  ncirultinia  campagna  di  Germania.  Un 
i<  gran  numero  di  miclielctti  e  di  Inglesi  sbarcati  occupavano  il 
u  posto  di  Selva.  U  generale  Fontane  alla  testa  di  3  battaglioni 
»  dUnfanteria  leggera  italiana  e  dei  granatieri  e  volt«^ggiatorì  del 
M  y°  Sì  portò  sopra  Selva  ingombra  di  michclctti  ed  Inglesi,  e  si 
M  impadronì  di  lO  pezzi  da  24.  Agli  8  il  presidio  di  Rosas  fece 
u  sortire  tre  colonne  protette  dall^artiglieriade^  vascelli  inglesi.  Il 
u  general  Mazzucchelli  le  ricevette  di  pie  fermo,  ed  uccise  loro  più 
u  di  600  uomini.  Ai  12  i  nemici  tentarono  ancora  una  sortita,  ma 
ic  trovarono  i  medesimi  valorosi,  ed  il  generale  Mazzucchelli  ne 
u  coperse  le  trincerei  dopo  questo  momento  il  presidio  parve 
a  costernato  e  non  si  attentò  più  di  sortire.  In  Barcellona  il  ge- 
u  nerale  Duhesme  fa  i  più  grandi  elogi  dei  Veliti  e  delle  milizie 
it  d'Italia  sotto  i  suoi  ordini!  » 

E  con  successivo  ordine  del  giorno  del  a6  novembre ,  inca- 
ricò il  generale  in  capo  di  testificare  alle  schiere  italiane  della  di- 
visione Pino  la  sua  soddisfazione  per  la  loro  buona  condotta  a  Rosas. 

I  soldati  delle  divisioni  Lechi  e  Pino  in  Catalogna,  associate 
all'esercito  di  Gouvion-Saint-Cyr ,  si  stabiliscono  nei  contorni  di 
Barcellona,  Villafranca,  Villanova  (dicembre). 

Peyri  occupa  le  Calabrie  coti  una  brigata  francese  e  con  un  bat- 
taglione del  2.®  d'infanteria. 

II  17  ottobre  le  compagnie  scelte  del  2.°  reggimento  d'infanteria 
partecipano  e  si  segnalano  all'  espugnazione  dell'  isola  di  Capri , 
sotto  gli  ordini  del  generale  Lamarf[ue ,  ed  il  capitano  Tesini  ri- 
ceve la  decorazione  dell'ordine  delle  Due  Sicilie  in  premio  del 
suo  valore  (Noi.  21). 

I  due  battaglioni  della  guardia  reale,  che  erano  nella  Dalma- 
zia, rientrano  a  Milano,  ed  i  loro  commilitoni  ivi  di  presidio  ne 
onorano  con  feste  il  ritorno  a  congratulazione  de'  brillanti  successi 
per  essi  ottenuti  nelle  fazioni  di  guerra  contro  i  Russi  e  Monte- 
negrini. 

La  milizia  italiana  in  Corfù  si  componeva  di  due  battaglioni 
del  a.""  d'infanteria  comandati  da  Cappi,  e  di  uno  del  7.**-,  della  4-' 
compagnia  d'artiglieria  comandata  da  Donegani;  di  una  compagnia 
di  zappatori   comandata   dall'  ullìziale  del  genio  Bianchi  D'  Adda 


—  57  — 

Carlo  ;  di  un  distaccamento  d^  operai  e  d^  artiglieria,  ed  in  totale 
di  3ooo  uomini. 

ADRIATICO. 

Stava  neir  Adriatico  una  flottiglia  comandata  da  Dandolo. 

Piccole  (azioni  ebbero  i  nostri  nelle  Isole  Jonie  per  difenderle 
dagli  approdi  nemici. 

Il  tenente  di  vascello  Matteo  Bolognini  Attendolo  parte  da  Ve- 
nezia diretto  a  Zara  (4  aprile)  con  4  cannoniere  air  effetto  di  rin- 
forzare la  flottiglia,  colà  comandata  dal  capitano  di  fregata  Costan- 
zi  \  Bolognini  montava  il  trabaccolo  Napoleone^  di  6  cannoni  del 
calibro  da  6. 

Il  capitano  Passano  (quello  che  si  segnalò  nel  1799  durante 
r  assedio  d'  Ancona) ,  ed  il  capitano  Bavastro  (  che  concorse  nel 
i83o  alla  spedizione  francese  d^ Algeri),  aumentarono  i  loro  legni 
armati  in  corso  nell'Adriatico  e  nel  Mediterraneo,  e  fecero  tuttodì 
prede  considerevoli. 

Dandolo,  capitano  di  fregata,  conduce  a  Corfu  una  flottiglia,  com- 
}K)sta  della  corvetta  la  Carolina^  di  18  cannoni,  con  i3o  uomini 
d'equipggio,  comandata  da  Rosio;  di  8  grandi  cannoniere  go- 
vernate da  Pelotti,  armate  di  un  cannone  da  24  ;  di  4  spingarde 
da  '2,  con  4o  uomini  d'  equipggio  per  ciascuna ,  e  di  a  corriere 
munite  di  un  cannone  da  3,  con  3o  uomini  d' equipaggio. 

Il  capitano  di  vascello  Paolucci  Amilcare  era  a  Corfù,  ove  aveva 
scortato  un  convoglio  di  provvigionamenti  partito  da  Ancona 
(fino  dall'ottobre  1807);  egli  comandava  la  divisione  destinata  a 
tener  il  mare,  composta  dei  brik  il  Jena^  la  Principessa  Augusta 
ed  il  Friedland,  Uscito  da  Corfii  (i  aprile)  h  sopraffatto  da  forte 
burrasca  5  la  Principessa  Augusta  ed  il  Jena  retrocessero  nel 
porto.  Non  così  il  F'riedland^  che  vicn  preso  dagP  Inglesi  col  ca- 
pitano, e  condotto  prigioniero  in  Inghilterra  (Noi.  22), 

L' armatore  capitano  Passano  con  4  legni  in  corso,  la  Carlotta^ 
la  Fortunata^  il  Traiano  e  V Italia,  condusse  undici  prede  ad 
Ancona.  I  legni  in  corso  resero  importanti  servigi ,  e  ben  a  ra- 
gione si  riguardano  come  forza  ausiliaria  della  marma  di  guerra. 

Alla  goletta  italiana  V  Ortensia^  comandata  dal   tenente  di  va- 
scello Stalimini,  è  data  la  caccia  da  una  fregata  inglese.  Si  ripara 
r  Italiano  nel  piccolo  porto  di  Cittanova.  Il  nemico   lo   attacca  -^ 
T.  II.  8 


-k« 


—  58  — 

ma  dojK)  quattro  ore  d' ostinato  combattimento  è  costretto  a  riti- 
rarsi. I  nostri  ebbero  un  morto  e  due  feriti  '^  i  capitani  Pacis , 
comandante  di  Cittanova,  Toreda  del  battaglione  d'Istria,  Do- 
milos,  d' artiglieria,  ed  il  sergente  Taroni  fecero  onorata  resistenza. 
Alla  fine  del  1 808  vennero  armate  le  piazze  forti,  ed  approvi- 
gionate  di  viveri  e  munizioni  per  lo  stato  d'assedio. 


! 


CAPITOLO  X. 


FAZIONI  DI  GUERRA  NEL  4809  NELLA  CATALOGNA,  IN  ITALIA 

ED   IN  GERMANIA. 


1809 


Altrove  accennai  i  personaggi  francesi,  ai  nomi  dei  quali  furono 
nel  regno  dMtalia  aggiunti  titoli  di  onoranza.  Ora  trovo  oppor-» 
tuno  di  ricordare  anco  coloro  che  ne  furono  rimunerati  in  altre 
parti  d^  Europa,  dachè  avendoli  io  in  questi  cenni  esclusivamente 
designati  coi  cognomi  originari,  mentre  altri  scrittori  li  denomina- 
rono soltanto  coi  titoli  onorevoli  loro  conferiti,  potrebbe  accadere 
equivoco. 

Principe  di  Pontecorvo  —  Bernadotte. 
«         di  Benevento  —  Talleyrand. 
yy        di  Venezia  —  Beauliarnais  Eugenio. 
»         di  Neufchàtel  e  Wagram  —  Berthier  Alessandro. 
»        di  Essiing  e  duca  di  Rivoli  —  Massena. 
n         della  Moskowa  e  duca  di  Elcbingen  —  Ney. 
99         di  Elckmulk  e  duca  di  Averstaedt  —  Davoust. 
Duca  di  Lodi  —  Melzi  D' Eril  Francesco. 
99    di  Parma  —  Cambacères. 


Duca  di  Piacenza  —  Lebrun. 

di  Valmy  —  Kellermann. 

di  Massa  —  Rcgnier. 

di  Gaeta  —  Gaudin. 

d'Otranto  —  Fouch^. 

di  Danzica  —  Lcfebvre. 

d'  Abranlès  —  Junot. 

d'Albufcra  —-  Suchet. 

di  Montebello  —  Lannes. 

di  Roggio  —  Oudinot. 

di  Ragusi  —  Marmont. 

di  Taranto  —  Macdonald. 
Duca  senza  predicato  —  Dècres. 
Conte        M         d' Erlon  —  Drouvet. 

di  Lobeau  —  Mouton. 
di  Cessac  —  Lacuée. 


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In  quest'  anno  Tesercito  italiano  della  forza  dianzi  accennata,  si 
trovò  scompartito  in  cinque  divisioni  attive  in  campagna,  in  un 
corpo  sotto  gli  ordini  di  Cappi  distaccato  a  Coriu,  ed  in  depositi 
rimasti  nei  prcsidii. 

Le  cinque  divisioni  erano  comandate:  due  nella  Catalogna  da 
Lechi  e  Pino ,  tre  nelP  esercito  d' Italia  da  Fontanelli,  Severoli  e 
Leclìi  Teodoro  (la  guardia  reale).  I  depositi  poi  stavano  nell'  inter- 
no, e  li  reggeva  il  divisionario  Fiorella. 


CATALOGNA. 


Napoleone,  nel  26.**  bollettino  dell'  esercito  di  Spagna,  fece  an- 
nunziare :  «  Le  milizie  del  regno  d' Italia  si  sono  coperte  di  glo- 
u  ria  :  la  loro  eccellente  condotta  ha  sensibilmente  commosso  il 
«  mio  cuore.  Elleno  sono  composte  per  la  maggior  parte  di 
«  corpi  formati  da  me,  durante  la  camjìagna  dell'  anno  V.  I  Ve- 
u  liti  italiani  sono  disciplinati  quanto  prodi ,  non  hanno  dato 
M  motivo  ad  alcuna  lagnanza,  ed  hanno  mostrato  il  più  grande 
w  coraggio.  Dopo  i  Romani ,  i  popoli  d' Italia  non  avevano  mai 
M  fatto  la  guerra  in  Ispgna^  dopo  i  Romani  nessun'  epoca  è  mai 
«<  stata  SI  gloriosa  [)er  le  armi  italiane.  L'esercito  del  regno  d'I- 
<tf  talia  avrà  80,000  soldati,  e  buoni  soldati.   Ecco    i  mallevadori 


—  Gì  — 

u  che  ha  questa  bella  contrada,  per  non  esser  più  il  teatro  della 
u  guerra  !  >> 

Lechi ,  riassumendo  le  azioni  alle  quali  gli  uffiziali ,  sott'  uffi- 
ziali  e  soldati  della  sua  divisione  eransi  trovati,  dava  al  ministro 
della  guerra  le  seguenti  note  onorevoli  sul  conto  degli  individui 
che  riputava  più  particolarmente  meritevoli  deir  attenzione  so- 
vrana per  i  loro  servigi: 

Il  generale  Milossewitz  per  talenti  e  fermezza. 

L'aiutante  comandante  Lechi,  per  coraggio  ed  esattezza. 

Il  caposquadrone  Lanfranchi,  primo  aiutante,  per  attività  e  co- 
raggio. 

Il  capitano  Boully,  aiutante,  per  aver  preso  3  cannoni  al  nemico. 

Il  capitano  del  genio  Grassi ,  per  talenti  dimostrati  in  tutta  la 
campagna  e  per  grave  ferita. 

Il  capitano  dWtiglieria  Yitaliani,  ufifìziale  distintissimo. 

Infanteria. 

Il  capoLattaglione  Cotti,  dei  Veliti,  militare  pieno  di  talenti  e 
bravura. 

I  capitani  Crovi ,  Bolognini ,  Busi  e  Tinti ,  ed  i  sottotenenti 
Rossi  Carlo  e  De-Micheli  Pietro,  dei  Veliti,  in  ogni  circostanza 
si  sono  distinti  particolarmente. 

II  colonnello  Foresti,  del  5.**,  ufllziale  intrepido,  esempio  del 
suo  reggimento  che  ha  formato  egli  stesso. 

Distinti  per  bravura  ed  intelligenza  :  I  capobattaglioni  Pousset  e 
Rossi,  del  5.^^  i  capitani  Romani,  mortalmente  ferito.  Albini, 
Chiatti ,  Nogarina ,  Soffietti  e  Clerici  Paolo  ;  i  tenenti  Moscati , 
Brescia,  Foresti,  Massonnieri,  Ghillini^  il  sergente  Molossi^  i  gra- 
natieri Balazzo  e  Biscardi  ^  il  volteggiatore  Lodi  secondo,  tutti  del 
5.^  di  linea. 

Cai^alleria. 

Il  maggiore  Rambourgt,  distintissimo  per  bravura  e  talenti. 

Il  capitano  Serbelloni  Ferdinando,  uffiziale  bravo  ed  intelligente. 

I  tenenti  Cavalletti,  Ramini,  Calamini ,  Zuccoli ,  tutti  del  reg- 
gimento cacciatori  a  cavallo  Principe  Reale ,  uffiziali  della  mag- 
gior bravura. 


—  ca- 
li soldato  del  treno  d^ artiglieria  della  guardia  reale,  Giuseppe 
Rosselli  secondo ,   rimasto   con  un  solo  cavallo   del  treno ,  stra- 
scinò a  salvamento  un  cannone  sotto  il  fuoco  del  nemico. 

Air  esercito  di  Catalogna,  le  divisioni  Leclii  e  Pino  erano  riu- 
nite nei  contorni  di  Barcellona  ai  Francesi  di  Gouvion-Saint-Gyr. 
Il  a  gennaio,  il  7.°  dMnfanteria  era  a  Rodona,  sulla  strada  di  Valls, 
il  G.^  alla  Bisbal,  e  respinti  dagli  Spagnuoli  ripiegarono  a  Brancras. 
MazzucchcUi  colla  sua  brigata  si  avviò  il  3  a  Slacuna,  incalzò  (il  4) 
r  inimico  a  San  Quinto,  ma  dovette  retrocedere,  essendo  mancato 
r  attacco  del  generale  Cliabot.  Nella  ritirata  ebbe  vari  sanguino- 
sissimi scontri,  in  cui  fra  i  molli  ebbe  lode  il  capobattaglione  San« 
tandrea.  Mazzucchelli  si  ridusse  al  suo  campo  di  Torella.  Quivi, 
per  sostenersi,  ebbe  ogni  giorno  a  combattere. 

La  brigata  Fontane  era  a  Braneras  ;  Pino  lungo  il  mare  e  sulla 
strada  di  Molinos  de  Rey^  Lechi  occupava  Matarò^  dal  9  al  i3 
il  4-**  d'infanteria,  accampato  tra  Torella  e  Pontons,  ebbe  istan- 
tanei vantaggi,  assieme  a  perdite  continue^  il  7."  prese  il  i3  il 
campo  nemico  alla  Bisbal,  fu  poi  costretto  ad  abbandonarlo.  Il  a.° 
leggero  salvò  un  convoglio.  Il  i .°  leggero  custodi  la  costa  fino  al 
Llobregat.  Il  giorno  20  il  nemico  attaccò  Sitias  difeso  da  due 
compagnie  italiane ,  e  s*  impossessò  di  una  deUe  due  batterie. 
Riavutisi  gF  Italiani  dalla  sorpresa ,  assalirono  gli  Spagnuoli,  e 
condotti  alla  carica  dal  bravo  capitano  Chauvin  ,  li  sl^ragliarono 
e  posero  in  fuga.  A  Fontrubi  il  capitano  Benedettini,  uscito  con 
due  sole  compagnie  del  4-**  ?  venne  vigorosamente  investito  da 
600  Spagnuoli,  ma  dopo  lunga  pugna  furono  battuti  e  fugati.  Il 
4.^',  animato  dalP  esito  di  questa  difesa,  molestò  il  nemico  fino  nei 
suoi  campi.  E  fu  soprattutto  dopo  questi  fatti  d'armi  che  gli  Spa- 
gnuoli ,  disperando  di  superare  gV  Italiani  in  ardore,  tentarono  di 
indurli  ad  abbandonare  le  proprie  bandiere,  facendo  loix)  sedu- 
contissime  promesse  anche  in  nome  della  Giunta  suprema  di  go- 
verno, che  inviò  loro  proclamazioni. 

Sordi  gl'Italiani  a  queste  seduzioni,  lacerarono  i  proclami,  e  si 
mostrarono  impazienti  di  battersi  contro  un  nemico  che  li  offen- 
deva nel  loro  onore ,  giudicandoli  capaci  di  discendere  al  tradi- 
mento. 

Il  9  di  febbraio  Pino  attaccò  di  fronte  le  schiei-e  di  Reding 
verso  Santa  Fé  e  lo  obbligò  a  ritii-arsi.  Il  4*'  d'infanteria  ed  i  dra- 
goni Napoleone  (condotti da  Mazzucchelli)  impedirono  ai  contrari 


—  63  — 

di  portarsi  alle  spalle  dciresercito  di  Gouvion-Sainl-Cyr.  Il  1 7  Pino 
si  avviò  alla  volta  di  Igualada.  Peraldi  con  un  battaglione  del 
i.^  leggero,  e  Vcttcr  con  uno  del  4•^  fiancheggiarono  il  movi- 
mento. Nella  marcia  Pino  e  lo  stesso  Gouvion-Saint-Cyr  essendosi 
avanzati  di  troppo,  caddero  in  un'  imboscata ,  né  sì  sottrassero  a 
perdita  imminente  che  esponendosi  a  vivissimo  fuoco,  dal  quale 
fu  colpito  il  capitano  Visconti  (ufGziale  di  stato  maggiore  rino- 
matissimo nella  guerra  di  Spagna).  Raggiunsero  però  i  generali  a 
gran  carriera  la  testa  delle  colonne  che  avevano  lasciate  indietro , 
le  quali,  accelerando  la  marcia,  arrivarono  in  tempo  di  snidare  gli 
Spagnuoli  dal  loro  agguato  e  farli  prigioni. 

Intanto  Mazzucchelli ,  che  giungeva  ad  Oi-pi  col  primo  batta- 
glione del  I  .**  leggero  ed  uno  del  4-*  d' infanteria,  fece  vacillare 
il  corpo  di  battaglia  nemico  comandato  da  De  Castro,  e  V  esercito 
nostro,  inoltrandosi  a  Pobla,  vi  respinse  i  difensori,  fece  vari  pri- 
gionieri, fra  i  quali  un  colonnello,  indi  volse  ad  Igualada. 

Propostosi  e  consentito,  ebbe  luogo  in  quei  giorni  il  cambio  dei 
prigionieri  ^  quadro  lugubre ,  inaudito  fra  nemici  e  spaventevole 
anche  ai  barbari.  I  prigionieri  italiani  lo  tratteggiavano  dipingendo 
r  inumano  trattamento  stato  loro  usato  dagli  abitanti  spagnuoli , 
uomini,'  donne,  ragazzi,  preti,  frati,  insomma  da  tutti  tranne  i  sol* 
dati,  che  per  quanto  era  in  loro  cercavano  opporvisi.  Avventavansi 
gli  abitanti  spagnuoli  contro  i  poveri  nostri  prigioni,  colmandoli 
d' improperi  ed  oltraggi,  gettando  loro  colpi  di  pietre,  atterrendoli 
cogli  stili  alla  mano,  baionette,  forbici,  rasoi,  e  ruggendo  a  guisa  di 
tigri.  Le  donne,  più  crudeli  ancora,  in  mancanza  d' arme  ghermi- 
vano a  quegP  inermi  le  basette,  strappandole  rabbiose  dal  labbro 
degli  sciagurati. 

11  18  r  intiera  divisione  italiana  volse  a  San  Magi:  apriva  la 
marcia  il  4-**  d' infanteria,  che  era  condotto  dall'  intrepido  Santan- 
drea  di  passo  franco  all'attacco^  raggiunto  dal  1."  leggero  e  dal 
6."  d' infanteria ,  assalì  il  nemico  con  piglio  sì  risoluto  e  de- 
cisivo, che  fu  rovesciato  e  completamente  distrutto  :,  il  campo  di 
battaglia  era  coperto  di  Spagnuoli  estinti  ^  gì'  Italiani  ebl^ero  a 
compiangere  la  perdita  dòl  bravo  capitano  La  Mothe  del  4-'*  d' in- 
iaDtcria« 

Milossewitz  era  suUa  costa  a  Villanova.  Pino  diresse  la  brigata 
Mazzucchelli  sopra  Sarreal,  ed  il  a3  il  i.**  leggero  ebbe  uno  3C011- 
Iro  colla  retroguardia  spagnuola,  che  fu  messa  in  disordine  ed  iii- 


«  ^ 


—  64  — 

calzata  da  Villata,  nel  qual  fatto  ebbe  parte  gloriosa  Zuccoli.  Pino 
era  a  Pia  e  le  sue  schiere  disseminate  nei  contorni  (a5).  Elgli  aveva 
spediti  a  Mazzuccbelli  due  ordini  :  nel  primo  dicevagli  di  rima- 
nere nella  sua  posizione  ^  nel  secondo  di  partire  immediatamente 
a  soccorso  di  lui.  Ricevette  il  secondo  pel  primo,  e  marciò^  ma 
giuntogli  in  appresso  il  primo,  torna  alla  posizione.  Pino  spedì  in- 
tanto a  Valls  il  reggimento  dragoni  Napoleone ,  e  vedendo  che 
Mazzuccbelli  non  arrivava,  gli  inviò  un  uffiziale  per  sollecitarlo. 
Intanto  egli  colla  brigata  Fontane  si  mise  in  marcia.  I  dragoni 
Napoleone  con  quelli  del  ^^^  francese  contennero  gli  Spagnuoli, 
che  s^  inoltravano  nelle  pianure.  La  brigata  Fontane  giunse  in 
tempo  per  fermare  il  nemico  nclPatto  che  Mazzuccbelli,  raddop- 
piando di  celerità,  da  Combra  giunse  a  Valls  abbastanza  oppor- 
tunamente per  appiccare  zuffa  impetuosa.  Raccoltisi  i  corpi  ita- 
liani sopra  il  campo  di  battaglia,  furono  diretti  al  ponte  della  Gaya* 
Il  I .°  leggero^  comandato  da  Rougier,  ed  il  4-*  ^  6.®  d' infanteria 
al  passo  di  corsa  avventaronsi  con  successo  sul  centro  nemico, 
lo  ruppero  e  sbaragliarono.  La  cavalleria  di  Balabio ,  V  artiglie- 
ria ed  il  2.°  leggero  appoggiarono  Y  attacco.  La  sconfitta  fu  com- 
pleta. La  cavalleria  fece  i8oo  prigionieri,  tra  i  quali  ii5  uffiziali 
ed  un  generale.  Molti  furono  feriti,  e  fra  questi  il  generale  in  capo 
spagnuolo  Reding,  il  quale  con  pochi  de^  suoi  si  salvò  nella  notte 
in  Tarragona.  L' energia  con  che  gì'  Italiani  assalirono  risparmiò 
loro  molte  perdite.  Oltre  i  generali  si  distinsero  particolarmente 
r  aiutante  comandante  Dombowski  :^  i  capitani  Del  Fante,  Lonati, 
Ceccopieri  ;  il  tenente  Cavalletti  ^  i  colonnelli  Eugène  Orsatelli , 
Palombini,  Villata,  Rougier^  i  capobattaglioni  Casella,  Santandrea, 
Cometti  :  il  caposquadrone  Schiazzetti  ^  i  capitani  Gagliardi,  Sala, 
Baio,  Ambrogio,  Felici,  Boccalari,  Bonfanti ,  Litta  (duca  Pompeo), 
Palombini  Luigi,  Pellisson^  i  tenenti  Piccoletti,  Lissoni ,  Mala- 
crida,  Scanagatti  ^  i  marescialli  d' alloggio  Bertarelli,  Morandi,  Ales- 
sandri, Porro. 

Pino  collocatosi  F  indomani  a  Valls,  inviò  Mazzucchelli  a  Mom- 
blanch  per  vedere  se  fosse  possibile  mettersi  in  comunicazione  col- 
Fesercito  d'Aragona.  Contemporaneamente  incaricò  Fontane  di  tener 
aperto  dalla  parte  della  Gaya  il  passo  con  Villafranca.  Il  a  marzo 
Mazzucchelli  ritornò  alla  divisione  avendo  riconosciuto  impossibile 
raggiungere  lo  scopo  della  spedizione.  Pino  raccoglieva  a  Valls 
r  artiglieria,  la  quale  ebbe  a  sostenere  (  il  3  marzo)  a  Santa  Cri- 


—  65  — 

stina  una  fazione  contro  il  nemico ,  che  sebbene  supcrioi*e  di 
forze  fa  respinto.  Egli  sarebbcsi  (se  riusciva)  impadronito  di 
un  convoglio  prezioso  di  munizioni  destinato  per  l'esercito.  Gli 
Spagnuoli  investiti  di  fronte  e  di  fianco,  si  ritraggono  a  Molinos 
de  Rcy. 

Intanto  il  capitano  Mascheroni,  che  comandava  il  quarto  batta-> 
glione  del  5.®  d'infanteria  (di  390  uomini),  giunto  al  Llobregat, 
non  curando  la  superiorità  del  nemico,  corre  alia  pugna,  prende  il 
ponte,  raa  circondato  da  un  numero  immenso  di  Spagnuoli,  è  ob- 
bligato di  formarsi  in  quadrato  per  ritirarsi,  e  dopo  ostinata  re- 
sistenza sboccò  e  giunse  al  colle  di  Ordal.  La  perdita  nostra  fu  di 
4a  morti  e  a8  prigionieri,  di  un  pezzo  di  cannone  e  8a  feriti,  fra 
i  quali  i  tenenti  Ghilini  e  Leduc.  Testimoni  di  un'azione  sì  vi- 
vace ,  Noaillcs  e  Gouvion,  uffìziali  d'  ordinanza  di  Najìoleone,  al- 
zarono al  cielo  la  disciplina  e  la  bravura,  l' avvedutezza  e  l' imper- 
turbabile costanza  dei  capitani  Mascheroni,  Piccoli,  Provana,  e  del 
tenente  Ghilini.  Il  i3  Milossewitz  viene  al  colle  d' Ordal,  e  con 
quello  stesso  battaglione  per  antiguardia  affronta  il  nemico  al  Llo- 
bregat 5  i  capitani  Chiatti  e  Manerba  ed  il  sergente  RufHni  per 
questo  intrepido  attacco  dell'  inimico  meritano  onorata  ricordanza  : 
il  ponte  fu  preso  e  gli  Spagnuoli  messi  in  fuga.  Si  fece  ima  per- 
lustrazione sopra  Albiol  da  200  soldati  del  i  °  leggero,  che  sopraf- 
fatti^ da  massa  maggiore  d' avversari ,  operarono  prodigi  di  valore 
riguadagnando  le   loro  posizioni. 

Il  18  marzo  Gouvion-Saint-Cyr  ordinò  la  ritirata  dell'esercito 
dal  Llobregat,  e  lo  diresse  verso  l' alta  Catalogna.  Il  ao  Pino  at-, 
traversò  la  Gaya  ;  il  2 3  volgendosi  a  Tarraxa ,  si  scontrò  colle 
schiere  di  Wimpffen  sulle  alture  di  Rubi,  che  fece  caricare  dai 
cacciatori  di  Villata,  sostenuti  dal  i.®  leggero,  4-^  ^  6."  d'infan- 
teria comandati  da  Mazzucclielli.  GÌ'  Italiani  formanti  l' antiguardia, 
divisi  sotto  gli  ordini  di  Lechi  a  GranoUeres,  e  di  Pino  a  Taraxa, 
si  sostennero  in  questi  villaggi  sino  al  a8  vivamente  attaccati  da- 
gli Spagnuoli,  che  pur  vennero  sempre  respinti.  Rafforzato  l' ini- 
mico, rinnovò  i  suoi  attacchi  il  3o,  e  nei  due  giorni  successivi  con  fu- 
Tore  raddoppiato,  ma  fu  di  bel  nuovo  ributtato  oltre  Villa  di  Cavals 
con  tali  perdite,  che  rinunciò  ad  ulteriori  tentativi  su  quelle  alture. 
L' esercito  italiano  ebbe  a  soffrire  gravemente  da  questi  giornalieri 
combattimenti.  Assai  furono  i  prigionieri  nemici  fra  i  quali  non 
pochi  Svizzeri  ^  f u  a  -quest'  ultimi  proposto  di  militare  nelle 
T.  IL  9 


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—  66  — 

scluere  ilalìaiie ,  e  vcntic  accettata  T  oiTerta  da  pai*ecclùe  centinaia 
di  loro. 

Mazzuccbelli  fu  il  3  aprile  spedito  a  Senimanat  ed  a  Caldas,  ove 
fu  attaccato ^ . il  i.°  leggero  accorse  in  soccorso  degli  avamposti,  e 
s^  impanò  una  caldissima  fazione,  ma  nella  susseguente  notte  Maz- 
zucdieUi  (avvedutosi  di  non  poter  contendere  con  forze  tanto 
superiori  ) ,  ordinò  la  ritirata  a  Semmanat.  Il  9  Pino  era  a  San 
Feliu  ,  da  dove  partì  il  i  .^  leggero  comandato  da  Rougier,  il  quale 
battè  il  nemico,  e  passò  a  Cantellas  per  riconoscere  il  terreno  e 
le  strade  di  Viquc. 

L^  1 1  la  brigala  Mazzuccbelli  ebbe  a  sostenere  V  urto  di  tutti  i 
corpi  spagnuoli.  Accumulati  questi  in  massa  sulle  alture  di  San 
Feliu,  scesero  ad  aggredire  un  battaglione  del  1.^  leggero  ed  uno 
del  4*°  ^^  infanteria,  comandati  dai  capobattaglioni  Peraldi  e  San- 
tandrea.  GV  Italiani  si  lanciarono  nelle  file  del  nemico,  e  colà  rin- 
novando in  risoluta  maniera  il  vci*o  combattere  degli  antichi,  deci- 
sero air  arma  bianca  il  vantaggio  della  giornata.  Questo  attacco  fu 
rinnovato  il  dì  seguente.  Anche  i  corpi  di  WimpfTen ,  raccoltisi 
a  Moya  in  numero  di  6000  uomini,  parteciparono  al  rinnovato  ten- 
tativo di  scacciare  la  brigata  di  Mazzuccbelli  di  soli  aSoo  uomini 
dair  infelice  posizione  di  San  Feliu.  Pure  F  attitudine  ferma  nella 
quale  gP  Italiani  si  mostrarono,  serrando  le  masse,  facendo  fronte 
da  ogni  lato  ed  irrompendo  colF  arma  bianca  contro  V  inimico , 
valse  a  ridurlo  nuovamente  in  piena  ritirata  in  direzione  delle  al- 
ture vicine  a  Uxol  e  San  Quircc.  La  perdita  dei  nostri  salì  a  4^0 
tra  soldati  ed  uffiziali.  Del  numero  di  questi  era  caduto  a  terra 
gravemente  ferito  e  in  arbitrio  degli  Spagnuoli  P  onorevole  capi- 
tano Visconti  Orlando,  milanese,  comandante  una  compagnia  del 

I  .**  leggero  (del  quale  V  esercito  ebbe  pochi  giorni  dopo  a  lagri- 
mare  la  morte).  Rilevante  fu  la  perdita  dei  vinti ,  che  desistet- 
tero per  qualche  giorno  dagli  insulti. 

Il  restante  della  divisione  Pino  si  riunì  al  campo  di  San  Feliu. 

II  14  Mazzuccbelli  andò  a  sfidare  il  nemico  di  fronte,  secondato 
da  Fontane  sul  fianco  sinistro.  11  6.^  d' infanteria  raggiunse  au- 
dacemente r  altezza  del  monte  ove  stavano  immobili  gli  Spagnuoli. 
Fontane  toccò  leggera  ferita.  Il  nemico  fu  costretto  alla  ritirata , 
ed  il  dì  dopo  venne  incalzato  sopra  San  Quirce. 

Mentre  T  avanguardia  di  Gouvion-Saint-Cyr  (comandata  da  Le- 
chi)  si  era  indirizzala  verso  Vique,  Pino  occupava  Moya. 


•  .» 


—  07  — 

11  17  Leclii  co'  suoi  3ooo  combattenli  (di  cui  a5o  a  cavallo) 
entrò  in  Centellas,  indi  a  Viquc.  Il  1 8  gli  Italiani  marciarono  a 
Roda  ed  a  Monleu,  indi  a  Figueras. 

II  ^4  incontratosi  a  Rupit  il  nemico,  venne  investito  dai  Veliti, 
dai  cacciatori  a  cavallo  del  colonnello  Banco  e  dal  5.®  reggimento 
d'infanteria  di  Foresti.  La  marcia  non  fu  discontimiata,  e  la  divi- 
sione giunse  il  'k6  al  forte  di  Figueras.  Pino  co'  suoi  era  accam- 
pato a  Tona  e  adiacenze. 

Il  a6  gli  Spagnuoli  attaccarono  il  4-*^  d'infanteria  a  Callespina, 
ma  furono  ributtati  con  qualche  sacrifìcio,  ed  ebbero  ferite  i  capi- 
tani Maranesi  e  Ronccdi. 

Il  3o  aprile  6ooo  Spagnuoli  sulle  alture  di  Callespina  e  Montan- 
nola,  appiccarono  zuffa  col  4-^  e  7."  d'infanteria  e  la  sostennero  con 
valore  ^  e  quando  giunsero  Mazzucchelli  e  Fontane ,  la  difesa  dei 
nostri  era  già  stata  coronata  da  buon  successo.  L'esercito  ebbe  a 
deplorare  la  perdita  del  capitano  Ponti  e  del  tenente  Bernard,  en- 
trambi riputatissimi  uffiziali  del  4-^  d'  infanteria.  Le  molestie  che 
davano  ai  nostri  gli  Spagnuoli  erano  incessanti,  e  tale  era  il  destino 
della  divisione  Pino  da  essere  costantemente  da  loro  presa  di  mira, 
e  travagliata  ovunque  si  presentasse.  Il  7  maggio,  ritornata  la  di- 
visione Lechi  da  Figueras ,  ebbe  ad  occupare  tutti  i  posti  tenuti 
prima  dal  genei*ale  Chabot ,  partito  per  Barcellona. 

Il  la  il  4***  d'infanteria  fu  sopraffatto  a  Callespina.  Giunsero 
opportunamente  a  suo  soccoi*so  il  7.^  d'infanteria  ed  il  2.^  leg- 
gero, ed  allora  il  nemico  si  ritirò. 

Il*  19  Mazzucchelli  fu  assalito  al  suo  campo  di  Santa  Eukria, 
ma  il  I.®  leggero  tenne  in  rispetto  gli  assalitori,  che  abbandona- 
rono l' implosa. 

Gli  Spagnuoli,  occupando  in  forza  il  monte  di  San  Bartolomeo 
del  Gran,  dominavano  la  pianura  di  Vique. 

Nei  successivi  giorni  la  divisione  Pino  fu  attaccata  sopra  diversi 
punti,  ma  ovunque  il  nemico  fu  respinto. 

Mazzucchelli  con  una  colonna  di  1  aoo  uomini  percorse  le  mon- 
tagne adiacenti  alla  vallata  di  Vique  per  raccogliere  vittovaglie, 
ma  n'ebbe  poco  frutto,  e  nella  marcia  si  dispersero  circa  atoo 
uomini.  Il  capitano  Oli  ni  si  diede  cura  di  raccogliere  i  soldati 
smarriti. 

La  divisione  Lechi  era  avviata  a  Salt  per  coadiuvare  all'  assedio 
di  Gerona.   II  2  giugno  Pino ,  uscito  da'  suoi  accampamenti  di 


i^ 


—  68  — 

Tona  e  Callcspiiia  alla  volta  di  Moya,  vi  fece  prigionieri  3  ufliziali 
ed  alcuni  soldati,  fugando  il  restante  del  corpo  di  Wimpflen  e  rac- 
cogliendo vittovaglic.  Agli  1 1  r  inimico  si  portò  a  Callespina,  ma 
prevenuto  da  Palombini,  potè  appena  salvarsi  colla  fuga.  Il  i4  rin- 
novò r  attacco,  ma  il  generale  Pino,  portatosi  sul  luogo,  animò  le 
sue  schiere ,  e  il  nemico  fu  scacciato  ^  Fontane  venne  inviato  a 
GranoUeres. 

U  17  avendo  Gouvion-Saiut-Cyr  deciso  di  sortire  dalla  pianura 
di  Vique,  l'intera  divisione  si  riunì  a  Tona.  Il  18  egli  era  a 
Santa  Julia  :  gF  Italiani  formavano  il  centro  e  la  retroguardia 
deir  esercito  ^  i|  ao  giunsero  a  Sils  de  Vidimerà  e  davano  mano 
alla  divisione  Leclii.  Il  a  i  Pino  entrò  in  Llagostcra,  divise  le  sue 
genti  in  ti-e  brigate  :  Mazzucckelli  col  i.°  leggero,  col  7.^  dMn- 
fànteria  e  con  a  squadroni  di  cacciatori  occupava  Sils  e  dintorni  ^ 
Fontane  col  a.^  leggero ,  col  6.**  d'  in£ainteria ,  coi  dragoni  Napo- 
leone e  coli  un  drappello  d'  artiglieria,  era  a  San  Feliu  de  Guixols; 
Palombini  (fatto  generale  di  brigata)  col  4«**  d' infanteria,  coir  ar- 
tiglieria e  col  treno,  era  a  Llagostcra  ove  veime  stabilito  il  quar- 
tier  generale  di  Pino. 

Fontane  incontra  il  nemico  sulle  difese  a  San  Fcliu  trincerato 
nel  piccolo  fortino  di  Sant^Elmo  e  nella  città  bassa.  Lo  attaccò 
in  colonna  serrata,  prese  il  castello  e  mise  in  rotta  il  nemico  verso 
Tosa.  Si  trovarono  sette  pezzi  di  cannone,  che  i  capitani  d'  arti- 
glieria Henry  e  Neri  fecero  schiodare  per  giovarsene  a  tener  lon- 
tani gl'Inglesi  dalla  spiaggia. 

L'esercito  di  Gouvion-Saint-Cyr  prese  la  posizione  di  Gel  uà  nella 
parte  meridionale  di  Gerona  e  verso  il  mare,  per  proteggere  V  inve- 
stimento e  r  assedio  di  questa  piazza.  La  divisione  Lcchi  colla  bri- 
gata Milossewitz  (composta  com'  era  a  Barcellona ,  meno  j)erò  un 
battaglione  del  5.®  d' infanteria  rimasto  in  quella  città  col  capobafta- 
glione  Rossi  Carlo),  incominciò  le  sue  fazioni  sotto  Gerona  il  29 
maggio,  occupando  di  viva  foraa  il  villaggio  di  Sant'  Eugenia,  il 
cui  possesso  fu  assicurato  con  lavori  fatti  dagli  zap{)atori  italiani  dei 
capitano  Ronzelli,  diretti  dal  capitano  del  genio  Vincenzi.  Il  i4  giu- 
gno il  capitano  Bonfili  sulle  alture  di  Bascara  con  alcune  compa- 
gnie italiane  respinse  un  attacco  in  cui  rimasero  uccisi  piii  sol- 
dati, come  pure  il  tenente  Lotti,  e  feriti  molti  altri,  tra  i  quali  il 
tenente  Floris. 

Verdier,  generale  francese,  comandante  superiore  l'assedio  di 


—  69  — 

Gerona ,  fece  erigere  in  punti  diversi  batterie  o  d^  infilata,  o  di 
rovescio ,  o  di  mortai ,  o  di  breccia  contro  i  l>astioiii  del  forte 
San  Luigi ,  ed  il  aS  giugno  incominciò  il  bombardamento.  Que- 
sto fuoco  ben  nudrito  produsse  il  suo  effetto.  La  grossa  artiglieria 
del  forte  Montjoui  fu  smontata  innanzi  sera-,  continuato  il  fuoco 
dai  nostri,  il  4  luglio  si  fece  una  perlustrazione  per  assicurarsi  se 
la  breccia  fosse  praticabile,  ma  giudicata  non  esserlo,  si  protrasse 
per  tre  giorni  il  fuoco,  ed  il  dì  8  luglio  prima  delF  alba  fu  dato 
il  segnale  delF  assalto. 

I  Veliti  italiani  precedevano  :  seguitavano  i  granatieri  ed  i  vol- 
teggiatori del  5.^  d' infanteria ,  giustificando  col  loro  contegno 
esser  ben  fondata  V  opinione  che  si  aveva  del  sorprendente  loro  co- 
raggio, ma  il  numero  era  piccolo,  alcuni  furono  feriti  alFarma 
bianca,  e  P  assalto  respinto.  I  capitani  Tinti,  Magistrelli,  Cliiatti, 
Bonfìli,  Bougier  ^  i  tenenti  Bcnciolini,  Pedrotti  animavano  la  colon- 
na, ed  alla  loro  voce,  a  dispetto  di  un  fuoco  infernale,  gV  Italiani 
superavano  lo  spalto  e  si  affannarono  a  scalare  la  breccia:  gli  osta- 
coli erano  insormontabili,  ed  ogni  loro  sforzo  riuscì  inutile.  L^  im- 
plosa ei*a  fallita  ad  onta  del  massimo  valore  degli  aggressori.  Solo 
alcuni  riuscirono  ad  arrampicarsi,  e  fra  questi  Corner  di  Bergamo, 
ma  cadde  egli  pure  sotto  i  colpi  del  nemico:^  pochi  aggressori 
ti^ovansi  a  fronte  dei  difensori,  e  vedendosi  abbandonati,  riescono 
a  discendere.  Il  capitano  del  genio  Grassi  viene  ferito ,  e  per 
colmo  di  sciagura  lo  sono  quasi  tutti  gli  ufliziali, .  ed  i  pochi  sot- 
t^  ufGziali  e  soldati  (già  decimati)  fanno  inutili  tentativi.  Fra  i 
Veliti  morì  il  sergente  Collini  ;  furono  feriti  i  tenenti  Benciolini 
e  Pedrotti^  i  sergenti  Fraudi  (che  morì  in  seguito  delle  sue  ferite) 
e  Guidotti  Alessandro  \  i  caporali  De  Andreis,  De  Laugier,  Bandi, 
Sabatlini,  Biglietti,  Fumagalli,  Giulianini  ^  i  Veliti  Canoti,  Fossati, 
Lodi,  Grassi,  ecc.,  ecc.  Del  5.^  d^  infanteria  furono  feriti  i  capitani 
Magistrelli,  Bonfili,  Piccioli,  Dondini^  i  tenenti  Vittoni,  Fassi  e 
Tonelli. 

II  capitano  del  genio  Vincenzi  Antonio,  che  guidava  P attacco 
della  mezzaluna,  era  già  pervenuto  coir  opera  degli  zappatori  ita- 
liani, comandati  da  Bonzelli ,  a  fare  applicar  le  scale  ed  a  salirvi 
co^  suoi,  quando  dovette  aver  luogo  la  ritirata. 

Il  5  luglio  la  brigata  Fontane  uscì  da  San  Feliu  avviandosi  a  Pa- 
lamos  ;  di  là  questo  generale,  assecondato  dalla  sagacità  del  suo  aiu* 
tante  di  campo  Ccccopieri ,  dispose  tutto  saviamente  per  V  attacco 


<'t 


1«. 


—  70  — 

in  modo  di  non  temer  disastro^  invesà  V  inimico  protetto  dal  can- 
none delle  navi  inglesi,  lo  sconfisse  e  respinse  *,  molti  Spagnuoli 
perirono  tentando  di  raggiungere  le  navi  inglesi  ;  4oo  furono  gli 
uccisi,  fra  i  quali  il  comandante  Cabrerà  ;  pochi  riuscirono  a  fug- 
gire^'^gs  eran  prigionieri  e  molti  feriti.  Conquistata  Palamos,  si  ri* 
pararono  le  batterie  di  mare.  Più  di  tutti  si  segnalarono  Cotti, 
Trolli,  Feriroli,  Fasoli,  Badini,  Carcanico  e  Serra  del  a.^  leggero. 
Sclìiazzetti,  Solerà ,  Leggi ,  Baldassari ,  dei  dragoni  Napoleone  ^ 
Clemcnt  Ossengo  e  Pavoni  dell^  artiglieria  \  Balabio  e  V  aiutante 
Ceccopicri,  dello  stato  maggiore. 

Il  IO  una  colonna  spagnuola  di  i5oo  uomini,  comandata  dal  co- 
lonnello irlandese  Marshall,  partita  dalla  valle  di  Hostalrich,  tentò 
di  gettarsi  in  Geroua  :  Pino,  col  6.**  d^  infanteria  e  con  uno  squar 
drone  di  cacciatori  comandato  da  Serron,  fecendosi  coadiuvare  da 
Fontane ,  che  era  a  Palamos ,  e  dal  4-'*  ^^  infanteria  stanziato  a 
Llagostera,  le  diede  la  caccia.  Raggiuntala  sulla  sommità  del 
monte  di  Romana,  Marshall  si  diede  alla  fuga  abbandonando  le 
sue  schiere ,  le  quali  si  arresero  prigioniere.  Si  encomiarono  Re- 
nard, colonnello  del  4-^  d^  infanteria  ^  Casella  ed  Eugène  Orsatelli 
del  6.°  ^  Del  Fante,  aiutante  di  campo,  De-Azarta ,  ufHciale  dello 
stato  maggiore.  Quindi  è  che  senza  alcuna  perdita  e  solo  colla  ce- 
lerità della  marcia,  Y  intelligenza  e  V  arditezza  Pino  fece  sì  che  un 
corpo  di  scelte  truppe  regolari  forte  di  870  uomini  e  4o  uffiziali 
deponesse  le  armi  in  campo  aperto. 

Il  1  a  luglio  il  I  ."*  leggero  condotto  dal  colonnello  Rougier  as- 
sali e  sgominò  al  posto  di  Tosa  il  nemico,  che  schivò  di  venire 
air  arma  bianca.  Il  capitano  Guidetti  e  con  esso  pochi  Italiani  ri" 
rimasero  feriti  :  i  nostri  presero  un  ufflzialc,  inchiodarono  i  cannoni 
dei  contrari  e  li  rovesciarono  in  mare.  Indi  il  1 .°  leggero  andò  a 
Yidreras ,  dove  Mazzucchelli  aveva  pure  espulso  un  corpo  di 
Spagnuoli.  Questi  diressero  le  offese  (sulla  strada  di  Figueras  alle 
alture  di  Bascara  )  contro  un  battaglione  comandato  da  Manerba, 
il  quale ,  aiutato  da   Magistrclli ,  li  respinse. 

Il  a6  luglio  Cotti,  col  'aJ^  leggero,  partì  da  Palamos  assieme  ad 
alcuni  battaglioni  italiani,  andò  a  Palaforgell  nell^atto  che  il  capo- 
battaglione  Santandrea  (partito  da  Llagostera)  scorreva  i  monti  di 
Romana,  ed  il  capobattaglionc  Casella  con  una  parte  del  6."  d' in- 
fanteria toglievasi  da  Casa  de  la  Selva,  e  campeggiava  intorno  alIaBi- 
sbal.  Tornò  assai  grave  il  danno  cagionato  dalle  fatiche  dell"  assedio 


—  71  — 

e  dalle  malattie  ne^  vari  campi  di  Gei*ona.  La  già  debole  divisione 
comandata  da  Lecbi  era  ridotta  alla  metà  d^agosto  a  meno  di  looo 
combattenti,  non  computato  il  battaglione  del  5.^  distaccato  a  Bar- 
cellona, cbe  anch^esso  ogni  giorno  diminuiva,  cosicché  la  forza 
era  appena  bastevole  a  custodire  i  campi  intorno  a  Salt  e  Santa 
Eugenia.  Lo  stesso  Lechi,  conturbato  dalla  falsa  direzione  im- 
pressa alle  opere  d^  assedio,  non  meno  che  dalle  irriparabili  per- 
dite,  e  in  forse  di  potersi  degnamente  sostenere  per  lo  stato 
cagionevole  della  sua  salute,  potè  finalmente  recarsi  in  Francia, 
nello  scopo  di  riaversi  più  presto.  Lecbi,  come  si  è  altrove  accen- 
nato, aveva  rigettate  con  indegnazione  le  proposizioni  fattegli  dal 
generale  spagnuolo  Yives,  di  consegnargli  il  forte  di  Montjoui 
a  Barcellona  contro  considerevoli  somme,  ma  io  altre  occasioni  poi 
abusò  del  suo  posto  per  viste  d^  interesse,  in  modo  cbe  Napoleone 
in  appresso  lo  fece  arrestare.  L^onor  militare  può  dunque  associarsi 
nel  cuore  dell^uomo  con  basse  passioni  1  È  doloroso  vedere  cosi 
macchiata  la  memoria  di  un  guerriero,  che  si  è  coperto  di  tanta 
gloriai  Se  i  biografi  palesarono  esattamente  questi  fatti,  non  fu- 
rono però  veritieri  quando  (alcuni  di  loro)  attribuirono  vagamente 
al  di  lui  fratello  Teodoro  di  as^ere  acquistato  militarmente  in 
gran  parte  la  magnìfica  galleria  di  quadri  che  possedeva.  Tale 
calunniosa  asserzione  oQende  questo  bravo  generale  e  la  guardia 
reale  italiana  di  cui  era  uno  dei  comandanti.  Teodoro  Lecbi,  ben 
conosciuto  dai  suoi  compagni  d^  arme,  fu  sempre  incapace  di  com- 
mettere azioni  meno  cbe  delicate.  I  dipinti  da  lui  posseduti  pro- 
venivano in  parte  dalla  propria  famiglia,  cbe  fin  dal  secolo  pas- 
sato aveva  una  delle  primarie  gallerie  dcU^  Italia  settentrionale , 
ed  in  parte  li  acquistò  e  pagò  regolarmente  come  ogn^  altro  ricco 
privato  amatore  di  belle  arti. 

n  divisionario  Lecbi  cesse  al  generale  Milossewitz  il  comando 
delle  sue  genti,  riunite  a  Salt.  Questo  punto  tanto  debole  fu  quello 
che  il  nemico  prese  poi  di  mira. 

Il  3  agosto  un  battaglione  del  6.°  ed  un  altro  del  7.^  d^  infan- 
teria si  rivolsero  alla  BisbaI  per  combattere  un  corpo  spagnuolo 
sbarcato  a  Bagur.  Fecero  diversi  prigionieri,  ma  il  battaglione 
del  6.^  poco  dopo  corse  rischio  di  essere  circondato,  e  si  salvò 
a  grande  stento;  allora  gli  avversari  vennero  alle  mani  col  a.^ 
leggero  a  Santa  Cristina  de  Aro.  Mazzuccbelli  intanto,  investito 
verso  Yidreras  dal  nemico,  lo  incalza  sopra  Tosa  col  i  .^  leggero 


.JJ^ 


—  72  — 

e  coi  cacciatori,  indi  rafforzato  da  un  battaglione  del  6.°  si  dirige 
a  Blanes.  Cotti  col  2.°  leggero  il  a5  agosto  occupò  Bagur.  U  ca- 
pitano Ceroni  fece  un  tratto  ai*dito ,  gettandosi  a  nuoto  coUa  sua 
compagnia ,  prese  un  corsaro  armato  di  due  cannoni ,  ed  alcune 
barche  cariche  di  merci  colle  quali  veleggiò  sino  a  Palamos.  Si 
distrussero  a8  legni  che  non  potevano  conservarsi.  Casella ,  col 
battaglione  del  6.^,  venne  affrontato  dagli  Spagnuoli  alla  Bisbal,  e 
patì  grave  danno.  Fontane  fu  pure  assalito,  ma  represse  il  nemico. 

Il  a8  agosto  Mazzucchelli  occupò  le  alture  di  Caldas,  e  Fontane 
marciò  lungo  la  costa  di  San  Feliu. 

Blake,  generale  degli  Spagnuoli,  volendo  introdurre  un  convo- 
glio in  Gerona ,  molestò  sopra  vari  punti  l' esercito  di  Gouvion- 
Saìnt-Cyr.  U  3o  agosto  Fontane  e  Mazzucchelli  furono  inquietati 
nelle  loro  posizioni.  Il  1 J'  settembre  Pino  raccolse  la  sua  divisione 
a  Ilostalnov.  Il  generale  Garcia-Conde  (mentre  Blake  teneva  altrove 
in  faccende  Gouvion-Saint-Cyr  e  Verdicr)  piombò  improvviso  so- 
pra il  debole  corpo  di  Milossewitz  a  Salt^  Grarcia-Conde  con- 
duceva un  corpo  di  4^70  fanti  e  875  cavalli  divisi  in  tre  colon- 
ne, e  scortava  un  convoglio  di  salmeric  destinate  a  vettovagliare 
la  piazza.  Frattanto  le  artiglierie  di  Gerona  infuriavano,  il  presidio 
sortiva,  e  i  pochi  Italiani  rimasti  in  quel  lembo  della  pianura  a  cur 
stodia  del  campo  e  del  ponte  si  trovarono  esposti  a  quattro  con- 
temporanei attacchi.  In  questo  stato  di  cose  Milossewitz  con  soli 
i3oo  uomini,  vedutesi  a  fronte  le  squadre  di  Garcia-Conde  che  di- 
scendevano dai  colli  di  Bascano  alP  imperversare  di  un  turbine,  pi- 
gliò in  gran  fretta  le  armi  per  opporsi  al  quadruplice  attacco.  Con- 
temporaneamente circondato  il  campo  de'  Westfaliani,  cadde  que- 
sti in  mano  dell'  inimico.  Come  meglio  poterono  le  diradate  nostre 
schiere  sostcìmcro  il  primo  urto ,  ripararono  a  Salt,  né  qui  osa- 
rono tener  testa  ai  contrari  trovandosi  minacciate  da  tutti  i  lati. 
Milossewitz  stava  irresoluto,  allorché  Banco,  Foresti  ed  altri  lo 
determinarono  a  ritirarsi  verso  i  colli  di  Palau.  Intanto,  non  senza 
perdita  sfilò  il  convoglio  nella  piazza ,  e  quando  Gouvion-Saint- 
Cyr  ne  conobbe  T apparizione  ,  mandò  il  6.^  d'infanteria  italiana 
per  impedirne  l'entrata  in  Gerona,  ma  non  giunse  in  tempo. 
Per  altro  questo  corpo  ricuperò  Salt  e  Sant'Eugenia,  accamjx) 
sulle  alture  di  Palau ,  e  Milossewitz  ripigliò  allora  le  sue  po- 
sizioni. Mazzucchelli,  il  4  settembre,  col  i.**  leggero,  il  6.^  d'infan- 
teria ed  i  cacciatori  reali  riempì  l'intervallo  tra  il  Montelivio  e  Salt, 


—  73  — 
ove  si  unì  alle  genti  di  Milossewilz.  Pino  colla  brigata  Palombini 
si  stabilì  a  Casa  della  Selva  col  4-*'  dMnfanterìa  ed  i  dragoni  Napo- 
leone, mentre  Fontane  si  era  inoltrato  fino  a  Caldas  colla  sua  bri- 
gata per  coadiuvare  il  7.^  d' infanteria  disteso  sulle  alture  di  Castellar. 
La  retroguardia  di  Garcia-Conde ,  uscita  di  nuovo  da  Gerona  dopo 
la  consegna  del  convoglio,  fu  perseguitata  dagli  Italiani  che  presero 
alcuni  Spagnuoli,  altri  si  dispersero,  ed  il  rimanente  guadagnò  il 
suo  campo  dietro  Hostalrich.  Da  quest^  epoca  Pino  prese  parte  al- 
r  investimento  di  Gerona.  Il  6.^  d^  infanteria  sfidò  il  5  alla  Bisbal 
gli  Spagnuoli ,  prese  loro  il  posto  e  a5  prigionieri ,  fra  i  quali 
il  colonnello  Fitz-Gerald.  Mazzucclielli  (  il  6)  assaltò  col  6.°  d' in- 
finteria  il  ridotto  degli  Angeli  coadiuvato  dalla  diversione  sui  lati 
operata  dalle  compagnie  scelte  del  4*^  ^  6.^  d^  infanteria  (coman- 
date dal  capitano  Bocchet  e  dal  capobattaglione  Favalelli ,  e  di- 
rette dagli  aiutanti  di  campo  Re  e  Ijoubers  ).  Il  ridotto  fu  preso,  ed 
i  difensori  passati  a  fil  di  spada.  Gli  ufTiziali  De-Lorenzi,  Catafava, 
Ceroni  s^introdussero  i  primi  co^  soldati  Cilloni ,  Gaspari ,  Garba- 
gnati.  Conti  e  GenaGni  nel  ridotto,  ed  in  un  baleno  furono  segui* 
tati  dal  restante  del  corpo  assalitore.  Tre  uffiziali  rimasero  uccisi: 
Tirzoni  capitano,  Battaglini  e  Montmouton ,  altri  quattro  feriti  e 
tra  questi  il  capitano  Conti  ^  a5  soldati  furono  morti  e  43  feriti.  Il 
capitano  aiutante  di  campo  Re  Giovanni  ebbe  in  quest^  incontro  a 
dar  prova  di  singolare  bravura  e  di  talenti  militari^  che  fin  d^  al- 
lora presagirono  sarebbe  pervenuto  ai  primi  gradi  della  milizia. 

Deciso  r  assalto  generale  di  Gerona  il  1  g  settembre  il  colon- 
neUo  MoufT  comandava  la  prima  colonna  ov'  erano  gli  zappatori 
italiani  condotti  dal  valente  capitano  del  genio  Vincenzi  Antonio  \ 
il  colonnello  Foresti  guidava  la  seconda  composta  di  Veliti  e  di  gra- 
natieri del  5."  dMnfanteria^  le  altre  erano  francesi  e  napoletane. 
Vincenzi  fu  ferito.  Foresti,  affacciatosi  alla  parte  superiore  della 
breccia  per  misurarne  coir  occhio  V  altezza,  toccò  mortale  ferita. 
Verdier,  scorgendo  impossibile  la  riuscita,  ordinò  la  ritirata.  Rile- 
vante fu  la  perdita  ;  soggiacquero  alcuni  Veliti,  g  ufliziali  e  go  sol- 
dati del  corpo  degli  zappatori  e  del  5.^  d^  infanteria,  il  quale  ebbe 
coll^  esercito  tutto  a  deplorare  la  morte  del  valoroso  colonnello 
Foresti,  rapito  nel  fior  delP  età  e  nel  più  bel  momento  della  sua 
brillante  carriera  militare. 

L' assedio  di  Gerona  fu  allora  convertito  in  blocco.  U  ao  set- 
tembre vennero  trasferiti  agli  accampamenti  di  Pino  a  Casa  della 


T.  il. 


10 


% 


I 

I 


--74  — 

Selva  i  pochi  resti  della  divisione  Lccki  comandati  da  Milosse- 
witz ,  e  menomati  a  a4  Veliti  con  un  solo  ufHziale,  1 58  soldati 
del  5.*  d'infanteria  compresi  6  uffiziali,  e  i35  cacciatori  del  r^- 
gimento  Principe  Reale  con  5  udiziali,  e  così  in  tutto  317  uo- 
mini. Da  questo  momento  la  linea  del  blocco  di  Gerona  com- 
ponevasi  delle  sole  divisioni  Pino  e  Suham.  Era  a  quest'epoca 
la  forza  efièttiva  della  divisione  Pino  di  9765  uomini  e  1184 
cavalli,  ma  sotto  le  armi  soltanto  7000.  Il  primo  reggimento  leg- 
gero, forte  di  40  uffiziali  e  1 145  soldati,  copriva  la  Casa  Quadrata:  il 
a.i  leggero,  forte  di  i^g  uiliziali  e  i544  combattenti,  era  sui  colli 
di  Domeny  e  Sarria*^  il  reggimento  cacciatori  reali,  di  a8  ufiiciali 
e  4^3  cavalieri,  era  tra  Sant'Eugenia  e  Salt.  Gli  zappatori  avevano 
3  uffiziali  e  60  soldati,  ed  i  cannonieri  sì  a  piedi  che  a  cavallo  7 
uffiziali  e  203  soldati  a  Casa  della  Selva. 

Il  6.^  forte  di  3a  uffiziali  e  1259  soldati,  era  sui  monti  d^An- 
geles;  il  7.**  (entrambi  d'infanteria),  forte  di  io  uffiziali  e  392 
soldati,  era  a  Castellar^  il  4-^  d'infanteria,  forte  di  4^  uffiziali  e 
i554  soldati^  il  reggimento  dragoni  Napoleone,  composto  di  aa 
uffiziali  e  38a  soldati;  i  cacciatori  Principe  reale,  i  Veliti  ed  il 
5."^.  d' infanteria,  iu  tutto  di  la  uffiziali  e  3o5  soldati,  erano  a  Casa 
della  Selva,  ove  Pino  teneva  il  suo  quartier  generale. 

Come  si  è  indicato,  alla  fine  del  180B  la  forza  effettiva  delle 
due  divisioni  Lechi  e  Pino  in  Catalogna  ascendeva  a  i3,ooo  uo- 
mini e  2000  cavalli ,  ed  al  principio  di  ottobre  si  riduceva  a 
9765  uomini  e  816  cavalli.  Quindi  nello  spazio  di  nove  mesi 
questa  disastrosissima  guerra  aveva  divorato  3235  uomini  e  1 184 
cavalli.  Neil'  effettivo  sono  compresi  5g  prigionieri  all'  inimico,  e 
questo  pìccolo  numero  servirà  a  provare  con  qual  valore  si  bat- 
tessero i  soldati  italiani  anche  in  Ispagna. 

Blake  aveva  al  25  settembre  radunato  al  forte  di  Hostalrich  un 
ricco  convoglio  di  viveri  trasportato  da  i5oo  muli,  oltre  3ooo 
buoi  e  montoni ,  confidato  alla  scorta  di  4^>oo  scelti  combattenti 
retti  daWimpffèn,  e  preceduti  da  altri  2000  comandati  dal  gene- 
rale O-DoncU.  Il  convoglio  era  diretto  alla  Bisbal  ;  di  qui ,  ma- 
scherando egli  stesso  la  marcia  notturna  con  altri  10,000  uo- 
mini appostati  ai  monti  di  Monegére ,  doveva  poi  entrare  in 
Gerona.  Nella  notte  0-Donell  affionta  il  7.**  e  gli  avamposti  del 
()."  d' infanteria  che  sgominò,  prendendo  prigioniero  il  capobatta- 
glione  Casella  con  diversi  uffiziali  e  soldati.  Quest'improvviso  ac- 


—  75  — 

cidente  fece  muovere  Mazzucclielli  alla  testa  del  i.""  leggero  da 
Montelivio^  egli  riascì  a  separare  0-Donell  dal  suo  convoglio. 
Pino  intanto  colla  brigata  Paloinbini  (composta  dal  4*^  d' infante- 
ria e  dai  dragoni  Napoleone)  raccolse  i  dispersi  ed  assalì  audace- 
mente il  corpo  principale  comandato  da  Blake  collocato  sopra  i 
monti  sovrastanti  a  Castellar. 

II  26  incominciava  la  testa  del  convoglio  a  scendere  dai  monti 
ed  a  presentarsi  alla  vista  della  piazza,  dalla  quale  il  presidio  inco- 
raggiava facendo  agire  le  batterie  contro  gli  Italiani ,  allorquando 
Mazzucclielli  preceduto  dai  carabinieri  di  Sala,  salendo  a  ])asso  ac- 
celerato col  I  .*  leggero  all'incontro  di  0-Donell,  raggiunse  il  colmo 
del  monte  tenuto  dagli  Spagnuoli.  Fatte  formare  dal    cok)nnello 
Rougier  le  colonne  in  masse,  proruppe  sulla  linea  nemica.  0-Do- 
Tìell  è  costretto  a    scostarsi  da  WimpDèn ,  addossandosi  ai   forti 
della  piazza.  Le  schiere  di  Wimpflèn  si  sciolgono  in  drappelli , 
volgendo  parte  al  grosso  deir  esercito  di  Blake  e  parte  cercando 
salvamento   in    Cerone.   Il  4-**  <^d  il  6.^  d^  infanteria  coi  dragoni 
sopravvengono    in   questo   da    Casa  della   Selva    a   Castellar,   e 
Pino,   raccolte  le  sue    genti ,  slancia  sulla  destra  del  nemico  il 
battaglione  di   Santandrea  (  preceduto  dai  granatieri  del  capitano 
Bonfanti),  dirige  sul  centro  il  battaglione  di  Pclissier  (col  capi- 
tano Benedettini  alla   vanguardia),  e  fa  appoggiare  gli  attacchi 
dalle  compagnie  scelte  del  'j^  Òl  infanteria  e  da  uno  squadrone 
de^  di'agoni  Napoleone.  Questa  prudente   operazione,  consumala 
senza  lentezza  contro  una  forza  per  tal  modo  soverchiante,  viene 
condotta  a  compimento  dalFenergia  del  generale  Palombini,  il  qua- 
le, avvezzo  a  reggere  imperturbato  i  suoi  intrepidi  dragoni,  postosi 
a  capo  di  loro  (  assecondato  dal  colonnello  Scliiazzetti  ),   precede 
per  sassoso  ed  angustissimo  terreno  le  masse  di  fanteria,  ed  assalta 
air  arma  bianca  le  genti  di  Blake,  che  stavano  schierate  sulFerta. 
Le  quali,  dopo  ripetute  scariche  di  moschetteria,  quasi  maravigliate 
della  temerità  degF  Italiani,  non  serbano  più  gli  ordini,  si  sban- 
dano ed  isolate  del  tutto  dal  convoglio,  lo  lasciano  in  balia  di  Pino 
e  di  Mazzucclielli.  Alcuni  degli  Spagnuoli,  discendendo  disordina- 
tamente nella  valle  del  Gallegan,  cercarono  salvezza  o  in  Gerona  o 
verso  il  mare  o  fra  le  montagne.  Gli  Italiani  Oainno  prigionieri  3 a 
ufiiziali,  ebrea  1000  soldati,  oltre  1000  altri  feriti.  0-Douell  fu  co- 
stretto a  rinserrarsi  nella  piazza  co^  suoi  battaglioni.  Questi  brillanti 
successi  costarono  alla  divisione  Pino  200  uomini  feriti  od  uccisi. 


—  Te- 
lici qual  numero  diversi  uflìziali.  La  brigala  Fontane  era  in  posi- 
zione sulle  alture  di  Domeny  col  a.**  leggero  e  con  uno  squadrone 
dragoni  Napoleone  per  tenere  in  freno  il  presidio,  unitamente  ai 
corpi  francesi  che  formavano  il  blocco  di  Gerona.  Blake,  dopo  essere 
stato  sconfitto,  si  pose  in  salvo  dietro  Hostalricli.  Villata  co'  cac- 
ciatori reali  perseguita  Wimpffen  e  gli  fa  molti  prigioni.  La  divi- 
sione Pino  si  raccoglie  intorno  a  Fornells  e  Gerona  il  giorno  6  ot- 
tobre. 

Il  a8  settembre  partirono  dalla  Catalogna  i  Veliti  per  trasfe- 
rirsi in  Francia.  Il  capitano  Galuzzi ,  il  sei^ente  Laugier ,  i 
caporali  Randi ,  Sabatini ,  Basilio  \  i  veliti  Garetti ,  Bozzola , 
Biglietti ,  e  dieci  altri ,  erano  il  residuo  di  cpiel  battaglione  non 
ha  guari  terribile  e  florido.  Giunti  a  Narbonne  ,  il  capobatta- 
glione  Bianchi  Gaetano  riunì  i  pochi  uiYiziali  e  soldati  che  erano 
negli  ospedali,  e  così  il  numero  totale,  all'atto  della  partenza  per 
Milano,  fu  di  ii5.  Il  prefetto  dell'Olona  ed  una  deputazione  del 
presidio  incontrano  quei  nobili  avanzi  alle  parte  della  capitale,  che 
festeggiò  il  loro  ritorno. 

Il  1 3  ottobre  Gouvion-Saint-Cyr  cesse  il  comando  al  maresciallo 
Augereau.  Nella  notte  dello  stesso  giorno  0-Donell  riusd  ad  uscire 
da  Gerona  sorprendendo  ed  uccidendo  le  prime  vedette  italiane  e 
francesi.  Incamminato  a  Brunola,  raggiunse  ivi  Y  esercito  di  Blake. 

Il  i4  Mazzucchelli  ultimò  Tallcstimento  delle  sue  batterie^  una 
mano  di  Spagnuoli  fu  agli  avamposti  malmenata  e  dispersa.  Il 
presidio,  sussidiato  dalla  guardia  civica  di  Gerona,  mandò  a  vuoto 
un  attacco  degli  Italiani. 

Blake  ricomparve  il  17,  si  azzuffò  col  6.^  e  7.°  d'infanteria  sulle 
alture  d'Angeles ,  indi  si  ritirò.  H  a  i  la  brigata  Mazzucchelli  era 
al  Montelivio,  quella  di  Fontane  a  Fornells,  e  l'altra  di  Palombinia 
Castellar.  Furono  inviati  3ooo  uomini  verso  la  Bisbal  per  raccogliere 
vittovaglie.  Spogliarono  i  magazzini  nemici  e  ritornarono  nelU 
giornata  ai  rispettivi  campi. 

Il  26  il  a.**  leggero  ebbe  una  piccola  scaramuccia  co' posti  avan- 
zati di  Blake,  il  quale  al  a8  si  presentò  sul  fronte  della  linea  di 
Fontane  minacciando  di  romperla  ,  ma  impedito  dalle  dimo- 
strazioni fatte  da  Augereau ,  si  ritrasse.  Il  i  .**  novembre  la  bri- 
gata Fontane ,  unita  alla  divisione  Souham ,  assalì  Blake  a  Santa 
Coloma,  che  fu  presa  colla  perdita  di  looo  Spagnuoli  fra  feriti, 
uccisi    e    prigionieri.  Il  a  novembre  l'aiutante  comandante  Dom- 


—  77  — 

bowskì  ed  il  capitano  Dc-Azarta  furono  inviali  parlamentari  a 
Gerona,  ma  nel  mentre  clie  si  avanzavano ,  i  cannonieri  francesi, 
ignoì*ando  questa  missione,  continuarono  a  gettar  bombe  sui  ba- 
stioni della  fortezza,  ciò  che  irritò  gli  Spagnuoli  in  modo  che  ri- 
postarono colla  mitraglia  contro  gV  inviati  a  parlamento,  sospet^ 
taodo  un^  insidia. 

U  7  la  divisione  Pino  colle  sue  tre  brigate  provvedute  di 
buon  numero  di  artiglierie  (dirette  dal  capobattaglione  Clement) 
lasciò  a  guardia  de'  suoi  campi  due  soli  battaglioni  e  due  squa- 
droni comandati  dall' aiutante  comandante  Balabio,  e  si  diresse 
per  Mallorquinas  a  Hostalrich,  posizione  protetta  da  torri  e  ca- 
stello. Sulla  spianata  stavano  aooo  Spagnuoli  in  colonna^  questi 
vennero  attaccati  con  ardore  da  Mazzucchelli  (alla  testa  del  i.** 
leggero,  di  uno  squadrone  di  cacciatori  e  delle  artiglierie).  Mentre 
erano  qui  battuti  gli  Spagnuoli,  il  resto  della  divisione  procedeva 
per  la  strada  principale  onde  dare  V  assalto  alla  città  ,  e  Pino 
faceva  avanzare  la  propria  artiglieria  per  ripostare  a  quella  delle 
torri  nemiche  ed  abbatterne  le  porte.  Tutto  fu  inutile:  la  pertinacia 
della  difesa  uguagliava  V  ardire  e  la  costanza  degli  assalitori  ^  in 
]X)cbi  minuti  oltre  a  34  soldati,  il  tenente  Anelli  del  G.""  ed  il  ca- 
pitano Moysan  del  7.°  caddero  uccisi,  altri  5o  combattenti  furono 
feriti.  Durava  troppo  lungamente  questa  lotta  quando  Mazzucchelli 
(  dopo  di  aver  fìigato  il  generale  Quadrado  verso  Grions  )  ac- 
crorse  col  1.*^  leggero  in  aiuto  di  quelli  che  assalivano  la  città.  Ivi 
il  granatiere  Bianchini  Domenico  e  il  capitano  Roncaglia,  arram- 
picandosi ai  muri  ed  alle  inferriate  de^  balconi  sovrastanti  alla  porta, 
])ervennero  a  saltare  al  di  dentro  della  città,  atterrirvi  i  difensori  e 
dar  b  mano  ai  commilitoni  che  stavano  fuori  aprendo  loro  la  porta. 
Spalancata  questa,  penetrarono  neir  intemo  tutti  assieme  i  batta- 
glioni del  4•^  6.**,  7.**  d'infanteria,  e  del  1.*  e  a.*  leggero,  ed  a  tanto 
impeto  nessuno  potendo  resistere,  in  breve  la  città  fu  manomessa. 

Pino  volle  tentare  la  fermezza  del  comandante  del  castello  di  Ho- 
stalrich don  Giuliano  de  Elstrado  ,  dandogli  avviso  die  non  aveva 
col  resistere  più  via  di  salvezza  perchè  Gerona  era  presa  e  Blake 
battuto^  ma  quello,  che  ben  sapeva  essere  inesatta  la  notizia  della 
resa  di  questa  piazza,  non  rispose  che  raddoppiando  il  suo  fuoco. 
Riconosciuta  da  Pino  P  impossibilità  di  prendere  il  forte  per  as- 
salto, il  giorno  dopo  ritornò  ne'  suoi  campi  sotto  Gerona.  Il  ma- 
resciallo Augcrcau,  con  suo  ordine  del  giorno  9  novembre ,  ren- 
dendo giustizia  al  valore  italiano,  così  si  espresse  : 


—  78  — 

u  Italiani!  io  sono  contento  di  voi^  prendeste  d^ assalto  una  citta 
u  murata,  difesa  da  oltre  duemila  uomini,  da  un  castello  e  una 
u  torre^  da  voi  furono  distrutti  gli  adunamenti  nemici  e  spogliati 
u  i  magazzini  con  tanto  sudore  da  loro  raccolti  :  voi  adempiste 
M  adunque  Fardua  e  pericolosa  meta  assegnatavi.  Possa  il  castigo 
u  intlitto  a  questa  citta  ribelle  avvertire  tutte  le  altre  della  pro- 
u  vincia,  che  niun  ostacolo  può  opporsi  al  vostro  valore  e  che 
i€  asprissima  vendetta  attender  devono  da  voi  coloro  i  quali  ose- 
ic  ranno  disputarvi  il  passaggio  e  persistere  nello  stato  di  ribellione 
a  al  potere  della  Francia,  n  Nel  rapporto  ufficiale  egli  poi  dice  : 
«  Gr Italiani  attaccarono  con  un  vigore,  un  sanguefreddo  supe- 
a  riori  ad  ogni  elogio,  n 

Mazzucchelli  colla  sua  brigata  fu  stabilito  a  Palau.  Palonibini 
il  1 2  novembre  va  alla  Bisbal,  e  non  molto  stante  richiamato,  viene 
spedito  nuovamente  verso  Hostalrich ,  poi  (il  214  )  a  Casa  della 
Selva,  ed  il  28  di  nuovo  alla  Bisbal  per  raccogliere  viveri,  nonché 
vegliare  agli  andamenti  del  nemico.  Mazzucchelli  sorprese  il  ^6  il 
posto  delle  polveriere  prèsso  Gerona.  Il  capitano  del  genio  Rougier 
costruì  una  batteria  a  fianco  di  Montelivio  per  agevolare  V  attacco 
del  sobborgo  della  Marina ,  mentre  il  caposquadrone  Clement  ergeva 
batterie  di  rimbalzo.  Riesciti  inutili  i  tentativi  &tti  col  mezzo  del- 
r  aiutante  comandante  Balabio  di  aprire  accordi  col  governatore  Al- 
varez,  nella  notte  del  2  al  3  dicembre  fu  formata  una  colonna  di 
600  uomini  delle  sei  scelte  compagnie  del  i.®  e  a.®  leggero  ita- 
liano sotto  gli  ordini  di  Balabio,  e  dalle  alture  della  Casa  Quadrata, 
avendo  alla  testa  il  capobattaglione  Perceval ,  si  diresse  alla  pi*esa 
del  sobborgo  della  Marina.  Le  guardie  spagnuole  furono  fugate,  ma 
il  fuoco  dei  forti  fu  si  terribile,  che  poco  mancò  non  si  desistesse 
dall'impresa.  U  tenente  Curti  ed  il  capitano  D'Oldcr  furono  feriti, 
e  con  essi  ao  combattenti  ^  il  .H  i  fuochi  furono  raddoppiati  e 
meglio  diretti  e  le  sortite  che  tentò  il  presidio  furono  respinte.  Nella 
notte  del  6  al  7  dicembre  gli  Italiani  attaccarono  il  ridotto  della 
Città,  alcuni  zappatori  e  fucilieri  con  scuri  e  scale  precedettero  i 
carabinieri  del  i.®  leggero  e  granatieri  del  6.°  d'infanteria^  quindi  un 
drappello  di  cannonieri  guidato  dal  capitano  d'  artiglieria  Befia  si 
condusse  alla  porta  per  applicarvi  petardi  ed  aprire  V  ingresso 
principale  alla  colonna  assalitrice.  Questa ,  sotto  il  comando  di 
Mazzucchelli,  fu  divisa  in  tre  parti:  la  prima,  composta  de'  carabi- 
nieri del  a.°  leggero  comandali  da  Trolli,  si  volse  a  destra;  la  se- 


-.79  — 

conda,  consLslcnlc  nelle  compagnie  de' carabinieri  del  i.*  leggero, 
de'  granatieri  del  6.**  d'infanteria  guidate  dai  capitano  di  stato  mag- 
giore Olini,  andò  a  dritta  (ino  al  ridotto  della  Citta  e  lo  scalò-,  la 
terza,  aimposta  de*  granatieri  del  4-**  e  7-°  d'infanteria  sotto  gli  or- 
dini del  capobattaglione  Sausse,  prese  a  sinistra  verso  la  città,  e  si 
volse  di  poi  sopra  il  ridotto  dal  lato  della  porta. 

I  difensori,  attaccati  colla  baionetta  spianata,  non  poterono  soste- 
nersi. 1  vincitori  assicuraronsi  il  possesso  del  ridotto  col  far  man 
bassa  sul  nemico.  Un  generale  allarme  si  desiò  a  questo  assalto  inaspet- 
tato nella  città  e  nei  forti  ^  dopo  breve  silenzio  tutte  le  batterie 
di  Geroua  volsero  il  loro  fuoco  contro  il  sobborgo ,  e  gì'  Italiani 
vi  risposero  essi  pure  colla  mosclietteria.  Intanto  i  soldati  francesi 
attaccarono  sopra  altri  punti  per  richiamarvi  l'attenzione  del  nemico. 
Pino  affidò  a  due  compagnie  del  6."  d'infanteria  il  presidio  del  ri- 
dotto, e  richiamò  tutte  le  altre  al  sobborgo  della  Marina.  Il  7  gli 
Spagoooli  tentarono  riprendere  il  ridotto  della  Città  :;  i  difensori  fu- 
rono sussidiati  dalle  riserve  italiane  condotte  dai  capitani  Ambrogio 
eXroUi  (amenduc  valorosi  fra  quanti  altri  uffiziali  delFesercito  )  ed 
impegnarono  vivissima  la  znflfk  cogli  Spagnuoli  all'arma  bianca  a 
piedi  del  ridotto  stesso,  tra  la  città  ed  il  forte  Contestabile.  Ivi  il 
tenente  Pisner  trovò  una  morte  onorata^  i  capitani  Giorgi  e  Testa 
rimasero  feriti ,  come  pure  i  tenenti  M azzucchelli  e  Spinola,  e  1 5o 
carabinieri  del  i.''  e  a.°  leggero.  Ma  gli  Spagnuoli  per  le  perdite 
soHèrte  essendo  diradati,  il  tenente  Giustiniani  Pasquale  penetrò  per 
gli  intervalli  nel  ridotto,  ove  alla  testa  di  tutti  i  granatieri  Bianchini 
Doiiieuico  da  lungo  tempo  combatteva  per  impedire  al  nemico  d'in- 
trodurvisi.  La  lotta  non  fu  si  tosto  terminata  e  riuscì  accanita.  In- 
tanto il  6."*  d' infanteria  sotto  gli  ordini  di  Favalclli  si  presentò  al 
piede  del  ridotto  del  Calvario ,  e  vi  penetrò  per  la  breccia.  Tra  i 
primi  il  capitano  Roncaglia  si  diresse  al  ridotto  del  Capitolo  e  lo 
occupò.  Così  con  una  audacissima  operosità  gì'  Italiani  sotto  gli  oc- 
chi di  tutto  r  esercito  e  dello  stesso  maresciallo  Augereau  soc- 
correvano un  ridotto  da  ambo  i  lati,  prendevano  gli  altri  due  e 
toglievano  ai  presidii  la  speranza  di  più  oltre  ricongiungersi. 

II  maresciallo  Augereau  fece  conoscere  agli  Italiani  quanto  si 
pregiassero  i  loro  servizi  col  seguente  ordine  del  giorno  :  it  I  piìi 
«  grandi  elogi  sono  resi  ai  granatieri  del  6.**  reggimento  d'infanteria 
«  e  del  I."  e  %.^  leggero  italiani  che  difesero  e  soccorsero  il  ridotto 
u  della  Città  contro  gli  attacchi  ripetuti  del  nemico,  il  quale  per 


1 


—  80  —       \^ 


u  alquanto  tempo  lo  ha  investito  per  ogni  lato  dopo  di  aver  tentato 
u  di  distruggerlo  con  molte  ore  di  fuoco  della  sua  artiglieria. 
u  Questo  contegno  è  proprio  di  sì  prodi  granatieri,  ed  il  generale 
c(  Pino  è  particolarmente  incaricato  di  felicitarli,  e  mostrar  loro^ 
u  come  pure  al  colonnello  Eugène  Orsatelli,  tutta  la  soddis&zione 
u  del  generale  comandante  in  capo  delPesercito  per  la  buona  di- 
te sposizione  e  pel  vigore  con  che  inoltre  attaccarono  e  presero  ad 
u  un  tempo  stesso  gli  altri  due  ridotti,  il  Calvario  ed  il  Capi- 
te tolo.  » 

Finalmente  il  giorno  io  dicembre  Gerona  capitolò,  ed  il  pre- 
sidio, prigioniero  di  guerra,  andò  in  Francia  scortato  da  Palombini. 

Dopo  la  presa  di  Gerona  il  i4  dicembre,  la  divisione  Pino  era  in 
parte  accampata  a  Fornells  ed  alla  Bisbal  sotto  Mazzucclielli,  ed  in 
parte  con  Fontane  diretta  a  Caldas  verso  Hostalrich.  Tutti  però  que- 
sti corpi  o  si  scontrarono  con  milizie  risolute  di  combattere  o  si  av- 
vennero in  paesi  abbandonati,  oppure  abitati  da  gente  indignata 
ed  inferocita,  sempre  pronta  a  trar  profitto  dalla  debolezza  dei  no- 
stri per  nuocer  loro. 

Il  18  dicembre  ritornando  Palombini  da  Perpignano  con  un 
convoglio ,  incontrò  a  Montagnancra  il  rinomato  colonnello  delle 
guerilla  Rovira,  clie  tentò  d^  impedirgli  il  passo;  questi,  affrontato 
dall'  intrepido  capitano  Bonfanti  e  da  Falcon,  dovette  ripiegare  ab- 
benciiè  fosse  alla  testa  di  2000  uomini.  Intanto  la  colonna  passò, 
e  Bonfauti ,  rimasto  alla  retroguardia  ,  impedì  sempre  il  nemico 
di  avvicinare  il  convoglio. 

U  uo  Palombini  fu  inviato  contro  i  corpi  spagnuoli  che  ra- 
dunavansi  al  di  là  di  Gerona. 

Il  general  Pino  andò  a  Parigi  per  deporre  ai  piedi  del  sovrano 
i  trofei  della  vittoria,  dei  quali  il  maresciallo  Augereau  aveva  fatto 
dono  agP  Italiani  onde  testificare  F  ammirazione  ispiratagli  dal 
loro  valore,  e  fra  questi  figurava  la  fascia  di  san  Narciso,  patrono 
di  Gerona. 

Pino  fu  da  Napoleone  onorevolmente  ed  affettuosamente  accolto, 
accordandogli  tutto  quello  eh'  ei  domandò  per  la  sua  divisione. 
Quindi  lo  spedì  in  Italia  per  ristabilire  la  danneggiala  sua  salute, 
e  concorrere  al  sollecito  invio  de'  rinforai  in  Catalogna.  Il  gene- 
rale Mazzucclielli,  più  anziano  fra  i  generali  di  brigata  della  divi- 
sione, ne  assunse  il  comando.  Fontane  andò  verso  Besala,  restando 
Mazzucchelli  con  pochissime  genti  a  Fornells ^Villata  co'  cacciatori 
reali  alla  Bisbal  ;  Palombini  colla  sua  brigata  a  Casa  della  Selva. 


—  81  — 

Fontane  scacciò  da  Besala  lo  spagnuolo  Claros  col  corpo  da 
lui  comandato,  allontanò  il  nemico  dalla  valle  della  Pluvia,  rac- 
colse bottino,  prigionieri  e  viveri,  e  schiudendosi  quindi  la  via  a 
viva  forza  per  quegli  asprissimi  gioghi,  pervenne  il  a8  dicembre 
sotto  il  monte  di  Gran,  da  dove  era  incaricato  di  procedere  nella 
direzione  della  vallata  di  Vique.  L^  acquisto  di  Gran ,  validamente 
difeso,  non  riuscì  per  F  opposizione  dei  numerosi  abitanti  in  armi, 
sostenuti  da  molte  truppe  d' infanteria.  I  nostri  dovettero  riti* 
i*arsi,  e  giunsero  a  notte  in  buon  ordine  sino  a  Olot,  protetti  dal 
a.*  leggero  condotto  da  Cotti.  Fra  le  molte  e  gravi  perdite  di  que- 
sto giorno  annoveraronsi  quelle  del  capitano  Vozan  e  chirurgo 
Moretti  ^  il  capitano  Fioroni  fu  gravemente  ferito. 

Raccoltasi  una  banda  di  giovani  volontari  spagnuoli  risoluti  di 
penetrare  in  Gerona ,  Palombini  vi  si  oppose  colla  sua  brigata 
sulla  via  per  cui  si  erano  diretti.  E^i  osarono  intimare  agli  Ita* 
liani  di  arrendersi,  e  questi  andarono  subito  ad  incontrarli  a  Lla- 
gostera.  Esaminata  la  loro  posizione ,  Palombini  divise  le  sue 
genti  in  tre  colonne,  il  capitano  Bonfanti  alla  sinistra,  il  capobat- 
taglione  Favalelli  alla  destra,  riserbandosi  esso  il  centro.  Non  av- 
vedutisi del  movimento  che  accadeva  sui  loro  fianchi ,  orgogliosi 
levaronsi  i  giovani  audaci  e  si  scagliarono  contro  Palombini.  Ma 
operato  da  questi  una  finta  ritirata ,  li  lasciò  avanzare ,  finche  le 
due  ale  li  presero  in  mezzo,  e  trovandosi  da  ogni  lato  avviluppati 
furono  in  un  momento  distrutti  da  uno  squadrone  di  dragoni  Na- 
poleone ;  5oo  morti  o  feriti,  4o  prigionieri ,  fra  i  quali  il  tenente 
colonnello  che  li  comandava,  una  bandiera,  molti  carri ,  bagagli , 
vesti  ed  equipaggi  caddero  in  potere  del  vincitore.  La  lunghezza 
e  la  velocita  della  marcia  avendo  spossato  i  nostri,  poterono 
soltanto  lasciare  scampo  ai  disseminati  resti  di  5ooo  Spagnuoli , 
e  nondimeno  la  vittoria  non  costò  tampoco  un  ferito  ai  vincitori. 
Di  tal  maniera  nel  medesimo  giorno  compensava  Palombini  a 
Llagostera  Y  infelice  successo  di  Fontane  a  Gran. 

Con  questi  fatti  si  chiuse  la  campagna  del  1809  degli  Italiani 
in  Catalogna.  U  battaglione  del  5.°  d' infanteria ,  comandato  da 
Rossi,  restò  di  presidio  a  Barcellona,  ove  ebbe  fazioni  di  poco  ri- 
lievo. 


T,  II. 


il 


-^i-ir 

—  82  — 


ITÀUA. 


All^  aurora  del  dì  1 1  aprile,  un  parlamentario  austriaco  conse- 
gnò agli  avamposti  francesi  alF  Isonzo  la  dicliiarazione  u  che  T  e- 
u  sercito  austriaco  aveva  ordine  d^  avanzarsi  e  di  trattare  come 
ic  nemici  tutti  quelli  che  farebbero  resistenza.  ^  E  mezz^ora  dopo 
questo  annunzio  i  posti  francesi  furono  attaccati. 

L^  esercito  italiano  non  fu  colto  alla  sprovvista  «  dacché  erano 
in  pronto  tre  divisioni  attive  comandate  da  Fontanelli ,  Severoli , 
Lechi  Teodoro,  oltre  un  corpo  distaccato  ed  anche  un  altro  di  ri- 
serva comandato  da  Fiorella. 

La  divisione  Fontanelli ,  destinata  ad  agire  nel  Tirolo,  contava 
63oo  uomini,  600  cavalli  e  8  pezzi  d^  artiglieria  (Doc.  XVI). 

La  divisione  Severoli,  inviata  nel  Friuli,  aveva  9000  uomini,  700 
cavalli  ed  8  pezzi  d^  artiglieria  (Doc.  XVII). 

Ija  divisione  Lechi,  composta,  della  guardia  reale  raccolta  in- 
torno al  quartier  generale  del  viceré  ascendeva  a  a6oo  uomini , 
900  cavalli  ed  aveva  8  pezzi  d' artiglieria  (Doc.  XVIII), 

Il  corpo  distaccato  era  di  3 1 00  uomini  e  900  cavalli  (Doc.  XEX). 

Una  divisione  di  riserva,  comandata  da  Fiorella,  formava  i  pre- 
sidii  deir  interno  sulla  dritta  deir Adige ,  e  contava  coi  depositi 
dei  corpi  che  erano  in  linea  3ooo  uomini,  5oo  cavalli  con  8  pezzi 
d'artiglieria  (Doc.  XX). 

In  tal  modo  V  esercito  nazionale  aveva  in  Italia  al  principio 
della  campagna  34)OOo  uomini ,  36oo  cavalli  e  3  2  cannoni  da 
campo. 

Il  i3  aprile  la  divisione  Fontanelli  lasciò  il  campo  di  Monte- 
chiaro  e  si  diresse  a  marce  forzate  a  Trento  ^  in  passando  pose 
3oo  uomini  di  presidio  nella  Rocca  d'Anfb. 

Bertolctti  era  il  17  innanzi  Lavis,  e  Julhien  verso  Malveno  e 
Zambano;  in  quel  giorno  e  nel  successivo  Bertoletti  provocato 
dai  Tirolesi  della  valle  di  Avisio  (sostenuti  da  un  battaglione 
austriaco)  accettò  il  combattimento,  li  malmenò  e  disperse.  Julhien 
investito  dai  Tirolesi  della  valle  di  Non  e  di  Passeyer  (rafforzati 
da  due  battaglioni  regolari  ) ,  dopo  vana  resistenza  fu  astretto  a 
ritirarsi  sopra  Vela  e  Cadino.  Ivi  nuovamente  investito  nel  giorno 
successivo  e  dopo  sanguinosissima  zuffa  dovette  ripiegarsi  sui  su- 
burbani di  Trento  e  fortificare  l'entrata  della  città.  Il  19  Julhien  ne 


—  83  — 

lisci,  si  portò  con  maravigliosa  celerità  contro  i  Tìi-olesi,  li  assaU, 
li  ruppe  e  riprese  loro  Cadino.  Guillaume  con  3  battaglioni  e  a 
squadroni  si  recò  a  Ravazzone,  e  vi  gettò  un  ponte  al  fine  di  occu- 
pare Mori  e  Torbole.  Prima  della  sera  del  2'i  Cliasteler  aOrontò 
i  corpi  francesi,  e  la  divisione  Fontanelli,  non  tenendosi  sicura 
nella  posizione  in  cui  era  contro  forze  tanto  superiori,  si  ritirò 
sopra  Roveredo.  Julhien,  posto  in  retroguardia,  dovette  aprirsi  il 
passo  attraverso  la  colonna  austriaca  del  generale  Erte]. 

Il  battaglione  d^  Istria  e  quello  del  1  .^  leggero  furono  assaliti  a 
Noviglio,  ma  fugarono  il  nemico ,  ed  i  cacciatori  à  cavallo  asse- 
condati dairartiglieria  lo  caricarono  con  sommo  vantaggio.  I  Tiro- 
lesi rovesciati  abbandonano  i  loro  feriti  e  i36  prigionieri^  il 
combattimento  costò  agli  Austriaci  ano  morti,  3oo  feriti  e  i5a 
prigionieri.  La  perdita  de^  Franco-Itali  fu  di  55  morti  e  a5o  fe- 
riti. Questo  fatto  onorò  sommamente  il  generale  FontancUi  ed 
anche  gli  ufKiziali  Salvatori,  Maifei,  Millo,  Tita,  Yiani,  Buccina  , 
Agazzini,  De-Simoni,  Serron  e  Carrara. 

Il  aa  la  fanteria  della  guardia  reale  vemie  (come  riserva)  ad 
occupare  il  posto  di  Rivoli.  Nella  notte  del  23  al  24  un  mezzo 
battaglione  del  2.^  leggero  fu  sorpreso  a  Nago  e  Torbole,  e 
sgominato  vicino  a  Mori.  All^  alba  sooo  Tirolesi  assalirono  que- 
sto villaggio^  Guillaume  ve  li  lasciò  penetrare,  quindi  li  fece  at- 
taccare colla  baionetta,  e  ne  li  discacciò,  cagionando  loro  la  per- 
dita di  80  morti:  Julhien,  ferito  al  ponte  di  Ravazzone,  fu  sur- 
rogato nel  comando  dal  maggiore  Peri.  FontancUi  si  ripiegò  a 
Rivoli ,  ed  occupò  questa  posizione  rimandando  la  fant^ia  della 
guardia  reale  a  raggiungere  Y  esercito  a  Caldiero. 

Il  colonnello  Giflenga,  aiutante  di  campo  del  viceré,  rimase  sulla 
destra  delP Adige  con  3  battaglioni,  26  cavalieri  ed  un  cannone. 
La  mattina  del  26 ,  tr^  battaglioni  austriaci  e  200  cavalli  con  6 
pezzi  d^artiglioria  si  schierarono  dinanzi  a  Pilcante^  Guillaume  ac- 
cettò di  pie  fermo  il  combattimento,  che  durò  due  ore,  e  li  mise  in 
fuga  facendo  loro  un  centinaio  di  prigionieri.  I  volteggiatori  si 
rivolsero  contro  la  destra  degli  Austriaci,  che  incalzati  contempora- 
neamente di  fronte,  furono  rotti  e  costretti  a  percorrere  un  miglio 
in  ritirata.  Consumate  queste  fazioni,  le  schiere  italiane  die  erano 
nel  Tirolo  si  appostarono  a  Rivoli  :  Fontanelli  con  Guillaume  rag- 
giunsero il  viceré  a  Caldiero.  Il  generale  Rusca  (al  servizio  fraii- 
cese)  prese  il  comando  della  divisione  italiana,  della  quale  V  aiu- 


* 


—  Si- 
tante comandante  Payni  continuò   ad   essere  capo   di  sialo  mag- 
giore. 

Il  12  aprile  Severoli  arrivò  a  Conegliano  per  unirsi  al  viceré; 
aSoo  uomini  di  questa  divisione,  cioè  un  battaglione  del  2.*^,  e  tre 
del  3.^  d^  infanteria,  più  un  altro  del  3.^  leggero  di  700  uomini, 
fecero  parte  del  presidio  di  Palmanova,comandato  dal  generale  fran- 
cese Scliilt. 

La  fortezza  possedeva  i3a  bocdie  da  fuoco  con  analogo  appro- 
vigionamento  per  tre  mesi.  Il  1 3  Severoli  avanzò  a  Bilbano,  fece  de^ 
distaccamenti  alla  Motta  e  Porto  Bufole,  clie  rientrarono  il  i5. 

Il  16  ebbe  luogo  la  battaglia  detta  di  Sacile  o  della  Livenza; 
Severoli  era  alPala  destra  e  marciò  da  Brugnera  a  Tamai  in 
prima  linea.  L^  attacco  cominciò  per  iscaglioni  alla  destra ,  alle 
nove  della  mattina.  Sevei*oli  alla  sinistra  di  Serras  con  uno  squa- 
drone di  cacciatori  nelP  intervallo,  procede  verso  Palu  ;  vi  penetra 
di  viva  forza  dopo  un  fiero  combattimento.  Gli  Austriaci  attac- 
cano di  fronte  Severoli,  e  lo  minacciano  sul  destro  lato  colla  ca- 
valleria. GV  Italiani  sostengono  dapprima  V  urto  con  fermezza,  poi 
sono  obbligati  a  ceder  terreno  ;  sopraggiunto  Serras ,  il  nemico  e 
contenuto  :  Barbou  manda  3  de^  suoi  battaglioni  in  sussidio  di  Se- 
veroli e  Serras,  che  riescono  a  rovesciare  i  6  battaglioni  austriaci 
fino  al  di  là  di  Porzia.  Severoli,  formando  la  vanguardia  di  Serras,  si 
spinge  in  avanti  verso  Pordenone.  Gli  Austriaci,  riunita  una  massa 
considerevole  di  combattenti,  vogliono  riprendere  Porzia.  U  impeto 
della  colonna  si  fa  terribile  ;  Severoli  ferito  è  surrogato  da  Bon- 
fanti',  Porzia  è  presa  e  ripresa 5  il  i.°  reggimento  d'  infanteria  vi 
opera  prodigi  di  valore  ;  la  battaglia  sembra  concentrarsi  in  quel 
punto  ;  il  nemico  ripiglia  per  la  terza  volta  Porzia.  Il  viceré  or- 
dina la  ritirata ,  e  la  riserva  della  divisione  Barbou  la  prolegge, 
operando  questo  movimento  a  scacchiere.  I  cacciatori  a  cavallo 
Rcal  Italiano,  comandati  da  Gasparinetti ,  ed  il  4-''  squadrone  dei 
dragoni  Napoleone,  condotto  da  Gisbert,  fecero  brillantissime  ca- 
riche, e  respinsero  i  reiterati  attacchi  del  nemico. 

Bonfanti  in  retroguardo  alla  destra  copre  la  marcia  delle  divisioni 
Serras  e  Barbou.  Gli  Italiani ,  pervenuti  la  sera  sulla  Livenza, 
contengono  il  nemico  con  un  fuoco  di  fila  vivissimo ,  e  compiuto 
il  passaggio  di  tutti  i  corpi  e  del  bagaglio  dell'  esercito,  rompono 
il  ponte  di  Bugnera,  fino  a  questo  istante  conservato  da  Bonfanti 
malgrado  gli  ordini  contrari  di  Barbou.  Gli  Italiani  alle  due  del 


-  8S  — 

mattino  (17)  s' avviarono  per  Conegliano,  ed  accamparono  la  sera 
ad  un  miglio  a  destra  della  Piave.  Le  perdite  furono  gravissi- 
me: il  1/  d'infanteria  ebbe  87  morti,  e  tra  essi  i  capitani  Du- 
plessis  e  Rivet ,  200  feriti ,  e  del  loro  numero  i  capobattaglioni 
Barbieri  e  Ferrù ,  V  aiutante  Zampa ,  i  capitani  Bertolio  e  La- 
grange  ,  i  tenenti  Bonservi  ed  Orlandi  5  yS  bersaglieri  intercisi 
caddero  prigioni.  L' aiutante  comandante  Martel,  capo  dello  stato 
maggiore,  fu  pure  ferito.  Il  18,  la  divisione  italiana  s^  incamminò 
per  Treviso. 

La  cavalleria  della  guardia  reale  raggiunse  il  quartier  gene- 
rale. Tre  battaglioni  del  7.**  d' infanteria ,  e  tre  del  reggimento 
dalmato  andarono  di  presidio  a  Venezia*,  la  piazza  era  in  istato 
di  difesa,  e  posta  sotto  la  protezione  di  otto  forti  distaccati  0 
novantasette  ridotti.  La  marina  aveva  molti  legni  armati  per  vi- 
gilare la  laguna.  Il  generale  francese  Vial  fu  designato  governa- 
tore della  città.  Al  19  la  divisione  italiana,  assai  mutilata,  sia  pei 
distaccamenti  lasciati  a  presidio  di  Palmanova  e  di  Venezia ,  sia 
per  le  perdite  sofferte  nella  giornata  campale  di  Sacile,  non  meno 
che  pei  disagi  della  ritirata,  fu  riordinata  in  una  sola  brigata  sotto 
gli  ordini  di  Bonfanti,  che  per  la  via  di  Padova  arrivò  il  2 1  a  Vi- 
cenza. Egli  al  22  col  i.""  d'infanteria  prese  posizione  a  cavaliere 
delle  strade  di  Marostica  e  di  Bassauo  \  il  24  si  diresse  a  Ta- 
vernelle. 

Fin  dal  23  aprile  gli  Austriaci  avevano  assalito  il  forte  di  Mal- 
ghera ,  a  capo  della  laguna  di  Venezia ,  e  quantunque  non  fos- 
sero ultimati  in  essa  i  lavori  di  difesa ,  e  che  il  rivestimento 
in  terra  fosse  accessibile  da  varie  parti ,  pure  il  7.^  d' infanteria 
italiano  salvò  valorosamente  il  forte,  e  ne  allontanò  il  nemico  dopo 
sanguinosa  lotta  da  ambe  le  parti. 

Il  24  9  due  squadroni  di  dragoni  del  28.'*  reggimento  fran- 
cese con  un  drappello  di  gendarmi  italiani,  comandati  quest'  ultimi 
da  Angelini  Luigi,  capitano  della  compagnia  del  dipartimento  della 
Brenta,  rientrarono  di  notte  in  Padova  nel  mentre  istesso  che  per 
la  porta  opposta  vi  giungeva  pure  scortato  da  usseri  tedeschi,  V  in- 
tendente generale  dell'esercito  austriaco  conte  di  Goess;  circon- 
dato, cadde  in  potere  dei  nostri  insieme  a'  suoi  impiegati  e  can- 
celleria. I  prigionieri  vennero  inviati  a  Mantova,  e  più  tardi  resti- 
tuiti. 

Il  25  Bonfanti  s'appostò  a  due  miglia  in  avanti   di  Vicenza. 


—  86  — 

Nella  mattina  del  si6  i  posti  avanzati  italiani ,  assaliti  dai  con- 
trari si  ritrassero  coml)attendo  e  disputando  il  terreno  palmo  a 
palmo  fino  a  Montebello.  El)beit)  6  uomini  morti  e  i5  (enti;  la 
sera  si  raccolsero  a  Villanova,  ed  il  battaglione  del  i  .^  d' infanteria 
comandato  da  Porro  fu  distaccato  a  Monteforte. 

L' esercito  del  viceré  ^i  riduce  (a6  aprile)  a  Caldiero  ed  a  Verona. 
Il  a8  Bonfanti  col  i  .^  d^  in&nteria  ad  lUasi,  manda  nella  notte  i 
volteggiatori  di  questo  reggimento  ad  attaccar  Cassano,  ma  il 
colpo  fallisce.  Il  29,  il  4-^  battaglione  comandato  da  Tardieu,  oc- 
cupa Calieri;  un  battaglione  di  Veliti  e  due  della  guardia  reale 
d^  infanteria  sono  inviati  ad  Illasi ,  sotto  la  direzione  di  Lecbi,  e 
danno  la  mano  al  i  .^  d^  infanteria.  Il  viceré  pone  il  suo  aiutante  di 
campo  Sorbier  ,  generale  di  brigata,  a  capo  superiore  di  queste 
squadre.  Le  posizioni  di  Cassano  e  Monte  Bastia  sono  assalite  dalla 
guardia  reale,  e  Castel  Cerino  dal  1 ."  d^  infanteria.  Il  3o  V  inimico 
investe  con  forze  superiori  Bonfanti  a  Castel  Cerino,  e  il  1 .°  d^  in- 
fanteria ribatte  V  attacco  incalzando  gli  aggressori  sino  a  Montefo- 
scarino  facendo  loro  parecchi  prigioni.  Se  non  che  ringrossati 
gli  Austriaci  da  compatte  colonne  sul  monte,  questi  è  preso  e  ri- 
preso. Sopraggiunto  per  altro  Porro  col  suo  battaglione,  il  posto 
rimane  agli  Italiani.  Qui  s^  impegna  ostinata  difesa  e  ne  conseguita 
la  conquista  della  posizione  per  parte  degli  avversari.  Bon&nti  si 
ripiega  allora  sopra  Illasi  colla  perdita  di  60  prigioni.  Intanto  Sor- 
bier, visto  il  movimento  del  nemico,  si  avviò  coi  due  battaglioni 
della  guardia  reale  d' infanteria  per  ripigliare  Castel  Cerino ,  la- 
sciando Lechi  in  riserva  col  battaglione  dei  Veliti  reali.  Sorbier 
spinge  i  due  battaglioni  in  salita  al  passo  di  corsa;  pervengono 
spossati,  ansanti  sopra  alti  piani  già  in  possesso  de'  contrari.  Ten- 
tano di  unirsi  e  schierarsi,  ma  si  trovano  esposti  a  tre  fuochi,  dac- 
ché il  generale  nemico  dal  suo  posto  distacca  dei  battaglioni  nei 
boschi  che  lo  fiancheggiano.  Tempestati  i  nostri  dalle  palle ,  ca- 
dono morti  in  gran  numero,  e  molti  uffiziali  rimangono  feriti;  lo 
stesso  general  Sorbier  mortalmente,  e  leggermente  il  capobatta- 
glione  Dubois.  Dopo  un'  ora  di  lotta  acerrima  e  terribile  per 
tanta  sproporzione  di  forze ,  Lechi  fa  avanzare  i  Veliti.  U  batta- 
glione, costretto  a  salire  lungo  angusto  sentiero,  che  dà  adito  a|v 
pena  ad  un  uomo,  arriva  alla  spicciolata  in  faccia  al  nemico.  E 
accolto  da  fuoco  micidiale:  ogni  colpo  dei  contrari  fa  una  vittima: 
Schedoni  Domenico,  capobattaglione ,  è  ferito  a  morte.  Sono  pure 


—  87-- 

feriti  molti  ufficiali:  Olivazzi,  Guillemet,  Schedoni  (fratello),  Mengal- 
do,  Lanciai,  Raffaglia,  Piacentini  (mortalmente),  Garelli,  Burzio,  e 
fra  i  sott'  uffizialic  soldati  Zucciii,  Germani,  Danesi,  Prina,  Magellì, 
Sarti,  Zambelli,  Foglia,  Valnegri.  Dopo  infiniti  sforai,  i  Veliti  colla 
baionetta  spianata  si  fanno  strada  e  si  uniscono  agli  altri  due  batta- 
glioni della  guardia^  raddoppia  la  furia  del  combattimento,  ma  il 
nemico  soverchiante  di  forza,  li  incalza  sino  ad  lUasi.  Allora  Porro, 
(ufficiale  meritevolissimo  ed  operoso  per  tutta  questa  calamitosa 
giornata)  vedendo  dalla  sua  posizione  le  masse  austriache  incalzanti 
la  guardia ,  cala  nella  valle  col  suo  battaglione ,  le  affronta  con 
piglio  risoluto,  le  contiene ,  poi  le  stringe  a  ripiegarsi  lasciando- 
gli a5o  prigionieri  con  3  ufficiali.il  i.^d^ infanteria, aggiuntosi  alla 
guardia  reale,  teneva  la  posizione  d^  lilasi ,  quando  alle  sette  della 
sera  gli  Austriaci  ritentavano  di  ripigliare  le  offensive,  ma  trovando 
i  nostri  pronti  a  riceverli,  desistettero. 

Gli  Italiani  ebbero  in  questo  fatto  morti,  feriti  e  prigionieri  più 
di  4^>o  individui,  de' quali  -268  della  guardia  reale.  Il  5^.^  l'aggi* 
mento  d^  infanteria  francese,  inviato  a  soccorso,  giunse  a  dramma 
finito.  Sorbier  e  Schedoni,  tratti  dal  campo  di  battaglia  e  traspor- 
tati a  Verona,  vi  morirono  pochi  giorni  dopo.  Oltre  gli  uffiziali 
indicati  vi  furono  feriti  il  capobattaglione  Ferrù,  il  capitano  Ron- 
zier  ed  il  sottotenente  Kabbu.  Il  generale  Pelet ,  giudice  compe- 
tente nelle  cose  di  guerra ,  così  si  esprime  nella  sua  Storia  della 
campagna  del  1809:  ««  U  azione  fu  viva*,  ciascuno  de^  molti  corpi 
u  nemici  quivi  inviati ,  furono  successivamente  impiegati ,  ma 
a  accorgendosi  finalmente  che  essi  avevano  che  fare  con  tre  soli 
u  battaglioni,  li  attaccarono  di  fronte  e  sui  due  fianchi.  Questi  Ita- 
tf  liani  opposero  una  resistenza  degna  dell^  immortale  guardia  im- 
tf  periale,  alla  quale  Napoleone  li  aveva  associati.  Schiacciati  dal 
u  numero  disputarono  con  un  ordine  ed  una  costanza  ammirabile 
u  il  poggio  ^  vedendosi  finalmente  circondati,  cominciarono  la  loro 
«  ritirata  sopra  Cassano.  >^ 

Il  3o  aprile  Fontanelli  prende  il  comando  della  divisione  Severoli 
(rientrato  nell^  interno  per  curare  le  sue  ferite).  Guillaume  è  sosti- 
tuito come  capo  dello  stato  maggiore  a  Martel,  che  già  accennammo 
ferito  a  Sacile. 

U  reggimento  dragoni  Regina  si  collega  alla  brigata  francese  del 
generale  Guerin  d'  Etocquigny. 

Fanno  parte  della  divisione  Fontanelli  il  1  .^  d^  infanteria  italiano 


—  88  — 

ed  il  i  la.**  reggimento  francese  composto  di  Famminglii  e  Toscani, 
subordinato  al  bravo  colonnello  Penne  (  morto  poi  generale  a  Wa- 
terloo). 

Le  vittorie  di  Napoleone  in  Germania  obbligarono  V  arciduca 
Giovanni  a  fermare  la  sua  marcia .  vittoriosa  ed  a  ritirarsi  dietro 
le  Alpi  Giulie .  per  difendere  gli  stati  ereditari.  Cominciò  questo 
movimento  sopra  tre  colonne,  il  i.**  di  maggio. 

Gifflenga,  con  due  squadroni  de^  dragoni  Regina,  fu  il  primo  a 
varcare  la  Brenta  la  sera  del  4»  ^  guado  della  Nave.  Attacca  im- 
provvisamente il  nemico,  e  gli  prende  circa  looo  uomini.  Vene- 
zia, Palmanova,  Osopo,  sbloccate,  ne  escono  le  schiere  italiane  che 
vi  slavano  di  presidio^  il  2.^,  3.^  e  7.^  d^  infanteria,  i  Dalmati  rag- 
giungono la  divisione  Fontanelli^  il  3.^  leggero  vi  rimane.  U  i."* 
reggimento  d^  infanteria  h  ridotto  a  3  battaglioni.  Fontanelli  co- 
inanda  9  battaglioni  italiani,  compresi  i  Dalmati  (Doc.  XXI). 
La  guardia  reale  e  la  divisione  Fontanelli  sono  il  6  maggio  a 
Sanf  Artiano  nei  sobborghi  di  Treviso. 

Rusca  marcia  nella  valle  deir  Adige  per  ispingere  il  nemico 
verso  r  alto  Tirolo ,  quindi  si  dirige  a  Feltre ,  risale  la  Piave , 
minacciando  di  passare  nella  valle  del  Gail,  ma  è  contenuto^  co- 
sicché sostando  forma  T  estremità  della  sinistra  delP  esercito  del 
viceré. 

Il  giorno  8  maggio,  V  esercito  franco-italo  passa  la  Piave  al  di 
là  di  Lovadina.  I  dragoni  Regina  incalzano  con  successo  il  nemico: 
lo  squadrone  de'  dragoni  Napoleone  fa  una  brillantissima  carica  ^ 
e  prende  3oo  prigionieri.  Si  sorprende  dai  dragoni  italiani  un 
convoglio  di  viveri  eh'  erano  stati  preparati  per  6000  Austriaci. 
Grande  aiuto  fu  questa  preda  nelP  istante  che  tante  genti  tra- 
versavano un  paese  già  vessato  dal  quinto  passaggio  dei  due 
eserciti  e  dalle  richieste  forzose  fattevi  per  gU  approvigionamenti 
d' assedio  di  Venezia,  Palmanova  ed  Osopo  ^  imperocché  a  mal- 
grado de'  zelanti  servigi  resi  dal  consigliere  di  Stato  Scopoli , 
commissario  generale  dell'  esercito,  e  dal  suo  aggiunto  assistente 
al  consiglio  di  Stato  Re  Antonio ,  per  ammassar  vittovaglie , 
se  ne  penuriava  estremamente  :,  e  fu  ancora  ventura  che  mentre 
si  perlustrava  su  tutti  i  lati  il  paese  per  raccoglierle,  io,  qual 
commissario  di  guerra  della  guardia  reale ,  scortato  dal  6.°  reg- 
gimento usseri  francesi,  comandato  (in  assenza  del  colonnello  Val- 
lin  ferito)  dal  caposquadrone  Frain,  riuscissi  nel  giorno  10  mag- 


—  89  — 

gio  a  prendere  al  di  là  di  Cordoato  sul  Tagiiamento  altro  convoglio 
di  100  carri,  con  60,000  razioni  di  pane  e  biscotto,  col  quale  si 
potè  sopperire  ai  bisogni  delF  esercito,  finché  avanzandosi  si  giovò 
degli  approvigionamenti  di  Palmanova  ed  Osopo. 

Mentre  dalla  sponda  destra  della  Piave  il  viceré  asservava  i 
movimenti  die  Macdonald  dirigeva  sulla  sinistra,  occorse  al  prin- 
cipe di  spedire  ordini,  ma  tutti  i  suoi  aiutanti  erano  in, missione 
al  di  là  del  fiume,  ne  potevano  ripassarlo,  perchè  gonfiato  a  dismi- 
sura. Chiama  quindi  lo  scudiero  Alemagna  Carlo,  e  propostogli 
di  tentare  il  passaggio ,  lo  incarica  de^  suoi  ordini.  Egli  parte  ri- 
solutamente ,  e  sebbene  il  suo  cavallo  fosse  dall^  impetuosa  cor- 
rente strascinato  per  ben  lungo  tratto ,  pure ,  dopo  molto  trava- 
glio, approda  alla  sponda  sinistra  con  grande  soddisfazione  del 
viceré  e  degli  astanti,  che  bui  plauso  al  coraggio  di  quesf  ufiiziale 
della  casa  reale ,  il  quale  per  un  momento  si  temette  perduto. 
Battuto  da  Macdonald  il  nemico  verso  Conegliano,  il  resto  delF  e- 
sercito,  condotto  dal  viceré,  varcò  la  Piave  il  9  maggio.  La  divi- 
sione Fontanelli  piegò  verso  Odezzo,  ove  ebbe  piccola  fazione  con 
una  retroguardia  avversaria,  la  quale  perdette  una  ventina  di  morti 
e  lasciò  lao  prigionieri. 

L^nimico  era  in  posizione  a  San  Daniele  (11  maggio)^  il  gene- 
rale Dessaix,  comandante  la  vanguardia  dell^  esercito,  composta  di 
volteggiatori  de^  diversi  reggimenti,  lo  attacca  alla  testa  di  un  bat- 
taglione di  volteggiatori  italiani  sostenuto  dallo  squadrone  deMra- 
goni  Napoleone,  nonché  da  altri  corpi  francesi,  supera  la  posizione, 
rintuzzando  i  contrari,  ed  obbligandoli  ad  una  precipitosa  ritirata, 
nella  quale  perdono  i960  prigioni,  e  fra  essi  34  uffiziali,  e  la- 
sciano 800  uomini  fra  morti  e  feriti  sul  campo. 

Gifflcnga  coi  dragoni  Regina^  sbloccato  Osopo,  prende  a  Gemona 
(  la)  700  prigionieri,  tra  i  quali  un  colonnello,  11  uffiziali,  una 
bandiera,  rovesciando  la  retroguardia  dell*  esercito  contrario.  Fon- 
tanelli, venuto  a  Sacilc,  passò  il  Tagiiamento,  ed  andò  a  Dignano 
il  1  a  :  intanto  la  guardia  era  a  San  Daniele  ^  questi  due  corpi,  il 
i3,  giunsero  a  Venzone. 

Rusca,  passato  da  Cardevole ,  occupò  il  10  Pararolo,  ove  trovò 
in  posizione  1 5oo  nemici  comandati  da  Zuccari ,  che  occupava  le 
alture  fortificate  di  Zucco.  Egli  fece  attaccare  dalla  brigata  Bertoletti 
audacemente  il  nemico,  e  dopo  una  vivissima  pugna,  ove  Zuccari 
rimase  gravemente  ferito^  lo  costrinse  a  ritirarsi,  ma  non  potendo  in 
T.  ir.  t2 


—  90  — 

maacanza  di  ponti  dirigersi  a  Villach  per  Monteale,  come  porta- 
vano le  sue  istruzioni ,  discese  invece  a  Pordenone,  ove  giunse  il 

giorno  i4« 

La  divisione  Fontanelli  lasciò  a  Venzone  il  7."  d'  in&nterìa  a 
custodia  deir  artiglieria,  e  riunitasi  il  14  a  Dogna,  ebbe  ordine  di 
marciare  in  due  colonne  sopra  Tarvis;  la  brigata  Bonfanti,  col  1/ 
e  a.*"  d^  infanteria  e  Dalmati,  si  diresse  alla  volta  di  Maul  e  Hit- 
schei,  mentre  Fontanelli,  col  resto  della  sua  divisione,  il  3.**  d' in- 
fanteria italiana  ed  il  ira."  francese,  si  avviò  per  la  valle  di  De- 
gna sopra  Wolfsbacli  e  sboccò  a  Saffritz.  La  brigata  Bon&nti , 
giunta  il  16  a  Raibil,  due  ore  dopo  si  diresse  a  Tarvis. 

Fontanelli  incontrò  massime  difficoltà  nel  suo  viaggio,  dovendo 
percorrere  un  sentiero  che  i  soli  pastori  avevano  osato  finora  tra- 
versare, ed  obbligato  di  £aire  delle  fermate  per  riunire  le  sue 
schiere,  giunse  la  sera  del  1 5  a  due  miglia  dal  colle  di  Soma  Do- 
gna  *,  di  là  inviò  distaccamenti  che  raccolsero  i  due  battaglioni  del 
aa.**  leggero.  Il  16  prese  posizione  a  Saffi'itz.  Il  generale  Dessaix, 
comandante  la  vanguardia  delF  esercito ,  precedeva  la  divisione 
Fontanelli,  ma  si  trovò  arrestato  nella  sua  marcia  dai  trinceramenti 
ciie  il  nemico  aveva  sugli  alti  gioghi  di  Tarvis,  per  cui  dopo  al- 
cuni inutili  tentativi  per  girarne  la  destra,  fece  prender  posizione 
alle  sue  squadre  alla  sinistra  di  Tarvis  ^  Fontanelli,  arrivato  poco 
dopo,  spiegò  le  sue  schiere  alla  destra  e  si  riunì  a  Bonfanti.  In- 
cominciò il  fuoco,  ciie  si  estese  su  tutta  la  linea:  Bonfanti  fece  at- 
taccare il  ridotto  della  sinistra  e  lo  prese,  ma  sopravvenuta  la  notte 
furono  rimesse  all'  indomani  le  ulteriori  fazioni. 

Il  17  la  divisione  Fontanelli  si  dispose  all'attacco  de'  ridotti; 
il  i."*  e  S.**  reggimento  d' infanteria  sotto  la  mitraglia  di  due  pezzi 
Sì  spiegano  in  faccia  al  ridotto,  che  forma  la  sinistra  del  nemico  : 
il  a.**  d' infanteria  ed  i  Dalmati  più  a  destra.  Il  segnale  dell'  at- 
tacco è  dato:  il  1.°  e  il  3.**  dMnfanteria  si  avanzano  a  passo  di  ca- 
rica ;  arrivati  ad  un  breve  tiro  di  moschetto  dal  ridotto,  due  bat- 
taglioni dei  due  reggimenti  si  slanciano  e  lo  prendono.  L'  at- 
tacco fu  così  rapido  che  non  costò  che  6  uomini;  un  battaglione 
croato  fu  abbattuto  ;  tutti  gli  altri,  assaliti  al  rovescio,  caddero  in 
poter  nostro;  il  generale  nemico,  temendo  di  essere  interciso  al 
{X)nte  di  Maglern,  abbandonò  i  trinceramenti  posti  alla  sua  dritta, 
ma  un  corpo  francese ,  avvicinandosi  a  Weissenbach ,  le  schiere 
nemiche  furono  messe  in  piena  rotta  e  fuggirono  sbandate  verso 


—  Ul  — 

Weissenfels  ^  esse  ebbero  4^o  uomini  morti  e  lasciarono  2000 
prigionieri,  fra  cui  un  colonnello,  un  tenente  colonnello,  due 
maggiori,  56  uffiziali,  12  cannoni,  dei.  quali  6  in  batteria,  e  40 
cassoni.  Lt  nostra  perdita  ne^  giorni  16  e  17  fu  di  a 8  morti  e 
pressoché  89  feriti^  gli  Italiani  si  batterono  con  tanto  ardore, 
che  non  pensarono  nemmeno  a  raccogliere  i  cannoni  presi  al  ne- 
mico. Fontanelli  era  alla  testa  della  divisione  :  il  suo  aspetto  im- 
ponente animava  i  soldati  ^  egli  si  coprì  di  gloria  in  questa  bril- 
lante giornata,  dirigendo  con  valore  un  attacco  che  aveva  sì  ben 
ideato.  Bon&nti  rese  importanti  servigi  conducendo  le  colonne 
air  assalto^  Gifflenga  vi  prese  valida  parte,  e  si  distinsero  parti- 
colarmente i  colonnelli  Zucchi  e  Moroni,  i  maggiori  Boretti  e  Og- 
geri,  i  capobattaglioni  Porro,  Ferrù,  Barbieri ,  Ventura ,  Lonati , 
Tracol  \  i  capitani  San  Giorgio,  Rebioglio,  Fedrigo,  Sessa,  Saluzzo 
La  Manta  ^  l' aiutante  maggiore  Testi,  i  tenenti  Le-Blanc,  Grandi 
di  Forlì,  Gaspari,  CoUiva  e  Marsilio  i  sergenti  Brandi  e  Struc- 
chi ;  i  caporali  Taffi,  Sardo  e  Longo.  Il  viceré,  nella  sua  relazione 
da  Tarvis  (17  maggio),  così  si  esprimeva: 

tf  Questo  giorno  terminò  con  ima  seconda  vittoria.  L^  inimico 
u  occupava  al  di  là  di  Tarvis,  chiave  de^  due  passaggi  dal  Friuli 
u  in  Carinzia,  una  vantaggiosa  posizione  fortifìcata  già  da  gran 
M  tempo  ^  egli  aveva  più  di  sei  reggimenti  d^nfanteria  ed  un^  arti- 
ci glieria  numerosa.  Il  viceré,  accortosi  che  il  nemico  voleva  at- 
u  taccarlo,  lo  prevenne.  La  divisione  Fontanelli ,  situata  al  fianco 
tf  sinistro  degli  Austriaci,  si  avanzò  contro  di  essi  ^  ciò  non  per- 
u  tanto  Fartiglieria  nemica  non  la  arrestò:  essa  non  vi  rispose  che 
u  battendo  la  carica,  e  pose  in  disordine  con  tanta  prontezza  le 
u  file  de^  nemici,  che  gli  altri  corpi,  i  quali  dovevano  attaccare 
u  neir  istesso  momento,  non  giunsero  a  tempo  che  per  inseguire 
u  il  nemico,  che  era  già  in  piena  rotta.  I  risultati  di  questa  bella 
u  azione  sono  la  presa  di  i  «j  pezzi  d^  artiglieria  e  di  3ooo  uomini, 
u  tra  i  quali  trovavasi  un  gran  numero  d^  uffiziali.  La  perdita 
M  degli  Austriaci  in  morti  e  feriti  è  considerabilissima.  La  rapi- 
ci dita  della  divisione  Fontanelli,  il  sanguefreddo  ed  il  valore 
Ci  che  ha  spiegato  in  questa  giornata,  e  superiore  ad  ogni  elogio^ 
c(  i  generali  Fontanelli  e  Bonfanti  si  sono  distinti  ;  il  colonnello 
tt  Zucchi  si  e  pure  segnalato.  >9 

Fu  in  quest'  occasione  che  il  viceré,  circondato  dallo  stato  mag- 
giore generale  francese,  esclamò,  vedendo  lo  slancio  degF  Italiani  : 


—  92  — 

u  Voycz  mes  Italiens  !  si  je  n^avais  cu  qu'cux  a  Sacile,  je  n^ 
tx  aurais  pas  essuyé  riiumiliation  d^unc  d^faitc.  n 

Il  1 8  la  divisione  italiaha  arrivò  al  fiume  Gail,  ove  prese  posi- 
zione avendo  trovato  il  ponte  tagliato  ^  il  1 9  fu  a  Villach ,  il  ao 
a  Klagenfurt  ed  il  aa  a  San  Ycit.  Qui  Fòntanelli  fìi  surrogato 
da  Sevcroli  (sanato  della  sua  ferita),  e  prese  il  comando  della  di- 
visione della  guardia  reale. 

Rusca  colla  brigata  Bertoletti  era  a  Spital  osservando  la  strada 
del  Tirolo  e  di  Salzburg.  L^artiglieria  e  gli  equipaggi  che  non 
avevano  potuto  seguire  V  esercito  alla  Ponteba,  la  raggiunsero  per 
la  strada  di  Canale  e  Pletz.  Le  divisioni  della  guardia  reale  e  di 
Severoli  seguitarono  il  movimento  dell'esercito;  il  27  erano  a 
Brucli  e  si  fermarono  in  quei  contorni  fino  al  3 1 .  Fin  dal  giorno 
26  la  vanguardia  del  viceré  si  era  messa  al  Semering  in  comunica- 
zione col  grand'  esercito,  e  le  divisioni  italiane  ebbero  la  consola- 
zione di  sentirsi  leggere  gli  elogi  che  Napoleone  lor  dirigeva  il 
giorno  a8  col  suo  bollettino  così  concepito  :  u  I  reggimenti  del  re- 
u  gno  d' Italia  che  si  erano  distinti  in  Polonia,  e  clic  avevano  ri  va- 
te lizzato  d' intrepidezza  nella  campagna  di  Catalogna  coi  veterani 
it  francesi,  si  sono  coperti  di  gloria  in  tutti  gli  scontri.  I  popoli  d'I- 
M  talia  marciano  a  gran  passi  verso  l'ultimo  termine  di  un  felice 
M  cangiamento.  Questa  bella  parte  del  continente,  alla  quale  sono 
u  unite  tante  grandi  ed  illustri  memorie,  ricomparirà  con  gloria 
a  sulla  gran  scena  del  mondo.  " 

Il  a8  l'aiutante  comandante  Guillaume,  assieme  all'  aggiunto  allo 
stato  maggiore  francese  Mathieu,  si  recò  a  Dorf-ini-Walde  con  40 
dragoni  ed  una  compagnia  di  granatieri  del  3.**  d' infanteria  con- 
tro un  battaglione  di  soldati  irregolari  colà  stabilito.  Egli  invi- 
luppò la  vanguardia,  slanciossi  nel  villaggio,  s'impadronì  dell'ar- 
tiglieria, fece  prigioniero  Y  intiero  battaglione  comandato  da  Fitz- 
Gcrald,  indi  si  diresse  a  Rotcnmann ,  ove  fece  pur  prigionieri  il 
comandante  e  gli  uRlziali  di  lui,  disperdendo  un  corpo  di  Landwer 
di  i5oo  uomini,  che  ritornarono  alle  loro  case,  deponendo  le  armi. 
Per  tal  modo  condusse  a  Leobcn  60  uf  Pizia  li,  fra  i  quali  2  mag- 
giori, 235o  fucili,  2  cannoni  e  2  cassoni. 

Vennero  dalla  Dalmazia  (col  maresciallo  Marmont)  vari  drappelli 
di  cannonieri  italiani  che  erano  colà  distaccati. 

Il  4  giugno  la  divisione  della  guardia  reale,  quella  di  Severoli 


—  93  — 

ed  il  reggimento  dragoni  Regina  erano  a  Neustadt,  sommando  a 
12,000  uomini  e  i5oo  caValli. 

Il  generale  Rusca  si  trova  a  Lienz  da  dove  viene  respinto  verso 
Villach  dagli  Austriaci  e  Tirolesi  che  assalgono  il  battaglione  d'I- 
stria, comandato  da  Salvatori,  e  lo  scacciano  dal  ponte  della  Moli. 
Rusca  ebbe  varie  fazioni  nei  primi  di  giugno.  La  brigata  Berto- 
letti  ,  investita  a  Klagenfurt  alP  alba  del  6,  fa  una  vigorosa  sortita 
con  3  battaglioni  italiani,  sorprende  il  nemico,  lo  res*pinge  dai  sob- 
borghi, e  gli  prende  5oo  prigionieri,  fra  i  quali  ao  ufHziali.  Maflfei 
col  battaglione  del  1 ."  leggero,  Peri  maggiore  ed  Agazzini  capo- 
battaglione  coi  a  battaglioni  del  4•^  ed  il  maggiore  Arese  col  bat- 
taglione del  1  .^  si  segnalarono.  Dopo  questa  fazione  Bertoletti  corre 
per  occupare  il  ponte  di  Gian,  ma  il  nemico,  che  era  sulla  sponda 
opposta,  lo  aveva  già  bruciato  ritirandosi  con  grande  celerità.  Gli 
Italiani  guadano  il  fiume  ed  affrontano  il  nemico,  che  era  in  po- 
sizione sul  Calvario,  lo  battono  e  lo  obbligano  a  fuggire  sulla 
strada  di  Villach.  La  ritirata  riesce  talmente  precipitosa ,  che  si 
raccolgono  3ooo  fucili  e  i3oo  prigionieri,  fra  i  quali  34  uffiziali. 
Ferretti  e  Millo'  anche  in  quest'  incontro  ebbero  a  segnalarsi  per 
non  comune  bravura.  La  rottura  dei  ponti  sulla  Drava  impedisce  a 
Rusca  d' inseguire  il  nemico  oltre  Vòlkermarkt. 

Rusca  retrocede  a  Klageniurt,  lascia  Bertoletti  con  a  battaglioni  a 
Villach.  Quivi  il  generale,  riputatissimo  per  valore,  con  poca  gente 
si  mantiene  fino  alla  fine  di  giugno,  combattendo  giornalmente  i 
Tirolesi,  che  assai  maggiori  di  numero  lo  molestano  incessante- 
mente. In  tutti  questi  fatti  d^  arme  ebbero  lode  Bertoletti,  i  mag- 
giori Peri  del  4-**  ^^  Arese  del  1  .**  d' infanteria ,  il  comandante 
Millo,  i  capobattaglioni  Mafièi  ed  Agazzini,  il  capitano  Ferretti, 
ed  altri  uffiziali  e  soldati. 

Il  5  l'esercito  del  viceré  partì  da  Neustadt  diretto  all'Ungheria; 
a  Karako,  sulla  Marczal,  accade  un  breve  combattimento  nel  quale 
pi'endono  parte  i  dragoni  Regina. 

n  1 2  r  esercito  ha  un  affare  a  Papa  piuttosto  vivo  ;  la  guardia 
vi  arriva,  ma  il  nemico  è  già  stato  fugato.  Il  1 3  un  corpo  di  ca- 
valleria francese,  inoltrato  verso  il  campo  trincerato  di  Raab,  si 
^ trova  in  grave  pericolo.  È  soccorso  dall'artiglieria  a  cavallo  delle 
regie  guardie,  la  quale  con  fuoco  incessante  arresta  l' inimico  e 
lo  obbliga  a  retrocedere.  I  dragoni  Regina  caddero  sopra  un  bat- 
taglione dell'  insurrezione  ungarica,  e  fecero  5oo  soldati   prigioni 


v^ 


—  94- 

e  3  uffiziali.  Il  i4  giugno  il  viceré  txovossi  a  fronte  dell'esercito 
nemico  raccolto  e  trincerato  presso  Raab. 

Severoli  era  alla  sinistra.  La  divisione  della  guardia  stava  in  ri- 
serva sulle  alture  di  Csanak.  Severoli  ^i  spiegò  di  faccia  al  ponte 
fortificato  sulla  strada  di  Veszprim,  contro  il  quale  lanciò  il  3.^  d^ in- 
fanteria in  colonna  serrata^  gli  Austriaci  postati  dietro  gli  argini 
del  fiumiciattolo  (munito  di  cannoni  reggimentari  e  di  una  batte- 
ria di  1 2  pezzi)  lasciarono  accostare  gli  assalitori,  e  quando  furono 
prossimi  aUa  testa  del  ponte ,  trassero  sopra  di  loro  a  mitraglia. 
Tenaci  i  soldati  nel  proposito  di  seguitare  V  impresa,  a  malgrado 
delle  morti  avanzano  audacemente  divergendo  dal  ponte,  e  tentano 
traversare  il  padule,  il  quale,  cedendo  sotto  i  loro  piedi,  ne  invi- 
schia non  pochi  sino  alla  cintura. 

Finalmente  il  3.^  reggimento,  condotto  dal  maggiore  Oggero , 
s**  inoltra  verso  il  ponte  ^  nuova  improvvisa  scarica  a  mitraglia , 
accompagnata  da  fuoco  di  battaglione,  distende  la  terza  parte  dei 
combattenti  a  terra  morti  o  feriti.  La  sola  compagnia  de^  grana- 
tieri del  I."  battaglione  perde  6o  uomini  e  i  suoi  uffiziali:  oltre 
200  uomini  per  battaglione  furono  abbattuti.  I  superstiti  ripara- 
rono dietro  alla  loro  divisione  ^  allora  Severoli  e  Bon&nti  si  po- 
sero alla  testa  del  i.°  d'in&nteria  (guidato  da  Zucchi),  e  col  ri- 
manente della  divisione  assaltarono  il  ponte.  U  nemico  resiste 
valorosamente  e  fece  uso  tenibile  de^  suoi  cannoni.  Bonfanti  coi 
granatieri  di  Zucchi  si  precipita  sul  ponte  a  cavallo.  Il  destriero, 
rovesciato  ed  ucciso,  ingombra  il  passaggio^  i  soldati  si  tolgono 
dinanzi  quest'  inciampo  ;  il  generale ,  balzato  in  piedi ,  e  segui- 
tato dal  suo  aiutante  Sessa,  da  Zucchi,  da  Destre  capobattaglione, 
dal  capitano  Bonservi,  dai  lenenti  Bonelli  e  Lacat,  e  dai  granatieri, 
si  slanciano  nel  terribile  stretto,  lo  superano  e  giungono  alla  per- 
fine a  porre  il  piede  suU'  opposta  sponda  ;;  senonchè  appena  s'  af- 
faccendano per  distendersi  quivi  in  battaglia,  molti  di  quegli  uf- 
fiziali e  soldati  sono  colpiti  da  una  violente  scarica. 

I  capobattaglioni  Porro,  Barbieri;  i  capitani  Zampa,  Panigo, 
Rossi,  Vittori,  Albanesi,  Bcrtolio  ;  i  tenenti  Camossi,  Zampieri,  Riz- 
zoli e  tant'  altri,  s'  afFrcttano  a  prendere  il  posto  degli  estinti  e  si 
inoltrano  alla  destra  della  Pancza,  assalgono  il  villaggio  di  Szta- 
badhegy  e  se  ne  impossessano;  gli  Austriaci  lo  ripigliano,  ma 
dopo  micidialissimo  combattimento  ne  sono  espulsi  :  per  la  terza 
volta  ritornano  i  nostri  alla  carica,  e   ricuperano   nuovamente   il 


—  95  - 

contrastato  villaggio.  Porro  col  suo  batlagUone  appostato  alle  pri- 
me case,  si  fortifica  e  ticn  fermo. 

Bonfanti,  che  ha  già  avuto  tre  cavalli  uccisi  sotto  di  sé,  e  Severoli, 
incurante  delle  ferite  riportate  in  questo  combattimento,  rimangono 
sempre  alla  testa  della  divisione  ^  Zucchi .  Moroni ,  Boretti ,  Bei- 
lotti,  Oggeio,  Lonati  e  Ventura  incitano  i  loro  soldati  ad, ultimo 
sforzo.  Dessi  vi  si  apprestano  con  tale  un  ardore,  che  alla  fine  gli 
Austriaci  perdono  ciò  che  avevano  acquistato  a  costo  di  enormi 
sagrifizi. 

Porro,  che  dalle  case  adiacenti  aveva  fatto  un  fuoco  infernale,  si 
rannoda  alle  divisioni  Durutte  e  Pachtod  ivi  sopraggiunte. 

La  lotta  durò  quattr^ore,  ed  il  campo  di  battaglia  era  coperto  di 
cadaveri,  di  feriti  e  di  armi.  Il  capobattaglione  Destre  fu  ucciso 
con  aoo  altri  Italiani,  e  si  numerarono  800  feriti,  fra  i  quali  i  capo- 
battaglioni  Lonati  e  Dei*oi  del  i.**  d^nfanteria.  Sessa,  capitano  aiu^ 
tante  di  campo,  e  40  altri  uffiziali.  Le  guardie  reali  stettero  in  riserva: 
quelle  d' onore  ed  i  dragoni  della  linea,  condotti  da  Fontanelli,  agi- 
rono sul  campo  di  battaglia  ^  F  infanteria  rimase  in  posizione  a  Kis- 
Barati  ^  i  drappelli  delle  guardie  d'onore  e  de^  dragoni,  che  forma- 
vano in  quel  giorno  la  scorta  del  viceré,  vessarono ,  perseguitan- 
dolo, un  distaccamento  d^  usseri  uscito  in  esplorazione  da  Raab,  e 
Io  obbligarono  a  ripiegarsi.  GV  Italiani  della  casa  reale,  che  il  vi- 
ceré aveva  presso  di  lui ,  tesero  servizi  rilevanti ,  come  uffiziali 
d^  ordinanza  i  ciambellani  Cicogna  Carlo  e  De-Breme  ,  Sartirana 
Filippo  (che  fu  ferito),  ed  il  tenente  delle  cacce  Rota  Gerolamo  ^ 
e  come  scudieri  Cavalletti  Giuseppe,  Alemagna  Carlo,  Ciani  Gae- 
tano e  Bellisomi  Carlo.  E^i  lasciarono  nelF  esercito  ben  meritata 
riputazione  di  bravura.  Fra  le  morti  fu  deplorata  quella  del  te- 
nente Carlo  Medici  di  Marignano  (Not.  23),  di  Fontana  (milanese, 
nipote  del  generale  Pino)  e  di  Roberti.  Bonfanti  fu  promosso  a 
generale  di  divisione,  Zucchi  a  generale  di  brigata,  e  molte  furono 
le  ricompense  che  Napoleone  accordò  agP  Italiani  segnalatisi  in 
questa  battaglia. 

La  divisione  Severoli  (  cui  erano  affidati  i  lavori  d' assedio  verso 
la  strada  di  Papa),  concorse  alla  presa  di  Raab,  che  il  24  si  arrese 
per  capitolazione. 

Intanto  Paravicini  e  Juvalta  (4  maggio),  coi  partigiani  inimici 
sparsi  nelle  montagne  della  Valtellina,  del  Bresciano ,  del  Vicen- 
tino, del  Bassancse  e  di  Cadore,  si  rianimarono  dachè  videro  i  Ti- 


—  96  — 

rolesi  discendere  in  Valtellina,  a  Caflro,  a  Bassano,  a  Belluno  e 
nelle  vicinanze  di  Verona.  L^  intemo  del  regno  d^  Italia  era  pres- 
soché sprovveduto  di  combattenti^  Fiorella,  generale  di  divisione, 
fu  collocato  a  Verona  ^  ed  i  generali  di  brigata  Polfranceschi  nella 
Valtellina ,  e  Peyri  sulla  sinistra  delF Adige.  ELssi  raccolsero  gen- 
darmeria, volontari,  veterani,  invalidi,  guardie  nazionali,  e  persino 
guardaboschi,  e  così  poterono  opporsi  agli  incessanti  tentativi  dei 
Tirolesi  e  partigiani.  Gli  attacchi  simultanei  diretti  (il  3  giugno) 
sopra  Belluno,  Bassano,  Ponte  di  Cafiro,  e  fin  sotto  le  mura  di 
Vicenza  furono  respinti. 

Il  generale  Caffarelli ,  ministro  della"  guerra  ,^  che  ti'ovavasi 
air  esercito  col  viceré,  informato  di  questi  tentativi,  retrocesse  in 
Italia  a  porvi  riparo.  Formò  una  colonna,  che  diresse  verso  Ro- 
veredo  sotto  gli  ordini  del  colonnello  italiano  Levié,  il  quale  riu- 
sci a  sbandar  gli  avversari  ed  attaccò  il  castello  di  Trento.  Si  so- 
stenne in  questa  posizione  sino  a  che  rafforzato  il  nemico  da  due 
battaglioni,  uno  squadrone  e  6000  bersaglieri  tirolesi,  fu  il  Levié 
alla  sua  volta  incalzato  (9  giugno)  fino  a  Dolce.  Il  tenente  colon- 
nello avversario  De-Linanges  (a  giugno)  si  recò  dal  Tirolo  sopra 
Bassano,  ma  vedendosi  minacciato  ripiegò  sopra  Trento.  U  capo- 
squadrone  austriaco  Benizza  (  1 3  giugno)  occupò  Belluno  per  soli 
due  giorni.  Macchi,  maresciallo  d^alloggio  della  gendarmeria,  me- 
ritò elogi  per  aver  fatto  prigioni  degli*  esploratori  contrari. 

La  divisione  Severoli,  accampatasi  intorno  a  Raab,  vi  rimase  fino 
al  primo  luglio,  poi  si  avviò  a  Kittsee  e  all'  isola  in  faccia  a  Pres- 
burgo  sulla  dritta  del  Danubio  per  occupare  le  posizioni  tenute  pri- 
ma dal  corpo  del  maresciallo  Davoust,  partito  per  V  isola  di  Lobau. 
Guillaume,  con  due  battaglioni  del  3.^  italiano,  restò  di  presidio 
a  Raab.  Severoli,  forte  di  sei  battaglioni  italiani  ed  uno  francese, 
giunse  il  2  a  Kittsee ,  collocò  il  battaglione  di  Ferrò  nelF  isola 
di  Altenau,  interpose  quello  di  Barbieri  tra  Y  isola  ed  il  campo , 
spedì  r  altro  di  Porro  ad  Haimburg  con  tre  compagnie  distac- 
cate per  tener  d'occhio  V  isola  di  Thcben.  Gli  altri,  quattro  batta- 
glioni di  questa  divisione  restarono  accampati  a  Kittsee.  Il  posto 
affidato  a  Severoli  era  di  grande  rilievo  per  rafTrenare  da  quel 
punto  le  escursioni  del  presidio  di  Presburgo  (forte  di  1 8,000  uo- 
mini) e  per  coprire  il  lato  destn)  del  grand'  esercito,  che  operava 
evoluzioni  nelle  pianure  di  Wagram.  Aveva  inoltre  per  iscopo 
d' impedire  all'  arciduca  Giovanni  il  passo  sulla  sponda  destra  del 


—  97  — 

Danubio  per  dar  la  mano  a  Giulay,  che  essendo  allora  a  Leobeu, 
avrebbe  potuto  collegarsi  ai  Tirolesi ,  cui  tentava  poi  di  riunirsi 
r  altro  corpo  die  trovavasi  a  Berajuth,  nel  qual  caso  Napoleone 
sarebbe  stato  interciso  e  circondato  nel  suo  campo  di  Wagram. 

La  guardia  reale  andò  a  Gogny  (i6  giugno)  posto  sul  Danubio 
d^onde  operò  scorrerìe  ad  Acs  e  fino  in  faccia  a  Comorn.  Il  cannone 
di  questa  fortezza  fece  fuoco  sulla  scorta  del  viceré  ito  a  perlustrai 
le  vicinanze  della  piazza.  Il  19  e  ai  giugno  il  nemico  con  due 
batterie  fece  da  Nema,  sulla  sinistra  del  Danubio,  scariche  continue 
sopra  Gogny  e  sopra  i  battelli  a  mulini.  L^  artiglieria  della  guardia 
reale  riposto  con  assoluta  superiorità,  in  guisa  che  fece  tacere  il 
fuoco  del  nemico.  Dapprima  si  era  tentato  da^  nostri  di  pigliare 
i  mulini  che  erano  sul  Danubio,  e  600  uomini  di  buona  volontà, 
fra  i  quali  alcuni  della  guardia  reale ,  si  erano  gettati  a  nuoto , 
ma  impediti  dal  cannone  nemico,  fallì  F  impresa. 

Il  a4,  Raab  si  diede  a  noi  per  capitolazione.  L' austriaco  Pechy 
ne  era  comandante^  la  guardia  reale  venne  a  quartiere  ne"*  sob- 
borghi sulla  strada  di  Vienna,  e  il  primo  luglio  partì  per  V  isola 
Lobau.  Il  5  traversò  i  grandi  ponti  risarciti  sul  Danubio  (Not.  24). 
La  sua  infanteria  fu  riunita  nelP  isola  alla  guardia  imperiale,  cosic- 
ché Fontanelli  conservò  alla  propria  divisione  la  sola  cavalleria  ed 
artiglieria.  Nella  notte  del  4  al  5  9  mentre  un  fiero  uragano  rove- 
sciava suir  esercito  torrenti  di  pioggia  e  folgori ,  al  rimbombo  di 
aoo  pezzi  d^ artiglieria  di  grosso  calibro  e  de^  tuoni,  fu  gettato  un 
ponte  lungo  ottanta  tese,  e  sopra  di  esso  passarono  primi  i  ber- 
saglieri corsi  e  del  Po  (che  precedevano  sempre  V  esercito  allorché 
le  imprese  erano  arrischiose,  e  venivano  denominati  le  chiavi  del- 
r  esercito  j  i  Córsi  poi  anche  les  cotisins  de  Fen^ereur).  Alla  sera 
del  5  dopo  Taccanita  fazione  avvenuta  sul  poggio  di  Wagram,  la 
guardia  reale  d^  infanteria  (congiunta  alla  imperiale)  occupò  parte 
di  un  lato  del  quadrato  entro  cui  sorgeva  la  tenda  di  Napoleone. 
La  cavalleria  col  viceré  era  al  centix>  delU  esercito. 

U  6,  nella  pianura  tra  il  Danubio  e  Markgrafen-Ncusidel,  fu 
combattuta  la  celebre  battaglia  di  Wagram.  Tra  i  corpi  italiani 
che  vi  presero  parte  sono  da  nominarsi  il  reggimento  cacciatori 
Reale  Italiano,  congiunto  alla  divisione  Sahuc^  il  reggimento  dra- 
goni Regina,  annesso  alla  divisione  Grouchy,  e  Tartiglieria  a  cavallo 
della  guardia  reale  comandata  dal  capitano  Mussi  Antonio.  L^  in- 
fanteria e  la  cavalleria  della  guardia  reale  stettero  in  riserva.  Nel 
T.  Il,  13 


I.MJk. 


—  98  — 

momento  che  Napoleone,  per  determinare  la  vittoria,  avviò  Lau- 
riston  con  80  pezzi  di  cannone  contro  il  centro  della  linea  con- 
traria, r  artiglieria  della  guardia  italiana  ebbe  essa  pure  a  co- 
gliere un  alloro.  Costò  per  altro  caro  al  comandante  Mussi,  che 
ferito  gravemente  spirò  pochi  giorni  dopo.  Era  fra  gli  uffiziali  di 
quest^  arma  Litta-Biumi  Pompeo,  che  assieme  a^  suoi  commilitoni 
benemerito  dall^  esercito.  Il  reggimento  dragoni  Regina,  sostenuto 
dal  7.°  francese,  caricò  i  due  reggimenti  di  cavalli  di  HohenzoUem 
e  Riesch.  Comandato  dal  colonnelloJacquet,  dal  maggiore  Galim- 
berti e  dal  caposquadrone  Olivieri,  fece  tate  impeto  nell'  inimico, 
che  rovesciato  al  primo  urlo  perde  aoo  morti  e  lasciò  oltre  400 
prigionieri.  Grouchy,  provetto  generale  di  cavalleria,  applaudi  al 
merito  degF  Italiani ,  e  riferì  u  che  non  gli  uscirebbe  mai  di 
«  mente  l' impressione  cagionatagli  dalla  gloriosa  carica  de'^  dra- 
u  goni  Regina  a  Wagram.  »  Questi  ebbero  à5  morti.  Napo- 
leone concesse  diciassette  decorazioni  della  Legion  d^  onore  al 
reggimento  italiano  in  ricompensa  di  tanto  valore.  I  cacciatori 
Reale  Italiano  caricarono  pure  con  successo,  ma  cadde  ferito  il 
tenente  Giuli  e  prigioniero  il  caposquadrone  Gasparinetti  clie  lo 
comandava. 

Vinta  la  battaglia,  furono  piantate  le  tende  di  Napoleone  tra 
Aderkiau  e  Roschdorf  ;  la  guardia  reale  assieme  all'  imperiale  vi 
stavano  accampate  all'  intorno ,  quando  ad  un  tratto  battè  la 
generale  e  si  udirono  repentinamente  alcune  grida  d' allarme  5 
erano  circa  le  otto  ore  della  sera.  La  fanteria  si  forma  tosto  per 
battaglioni  in  quadrati  ^  tutti  chiedono  la  cagione  del  trambusto  ^ 
nessuno  la  conosce^  Napoleone  stesso,  maraviglialo,  slanciasi  sul 
suo  cavallo ,  e  questa  volta  senza  cappello.  Regna  in  sommo 
grado  la  confusione;  gli  equipaggi  e  quello  sciame  di  parassiti  che 
seguono  pur  troppo  gli  eserciti ,  corre  in  direzione  dei  ponti 
dell'  isola  di  Lobau ,  e  tale  è  la  calca  che  parecchi  annegano  nel 
Danubio.  Intanto  gli  uffiziali ,  che  Napoleone  aveva  mandato  in 
esplorazione,  ritornano  e  riferiscono  che  un' avanguaixlia  dell'eser- 
cito austriaco,  proveniente  da  Prcsburgo,  si  è  mostrata  verso  Obcrs- 
ùbcnbrun ,  ove  Francesi  inermi  foraggiavano.  Costoro ,  spaven- 
tati, si  erano  dati  alla  fuga,  e  giunti  al  campo  vi  avevano  levato 
l'allarme.  Ma  verificato  che  questa  mano  di  nemici  era  retroce- 
duta a  Marcheck  (  apjKìna  istruita  eh'  era  slata  perduta  da'  suoi  la 
battaglia  di  Wagram)  il   cami>o  francese    rientrò   nell'ordine.  Il 


—  99  — 

viceré  spedi  a  MiJano,  nunzio  della  vittoria ,  il  ciambellano  Cico- 
gna Carlo,  suo  uftiziale  d' ordinanza,  per  dargli  un  attestato  della 
sua  soddisfazione. 

Durante  la  battaglia  di  Wagrani  la  divisione  Severoli,  che  la- 
sciammo appostata  rimpetto  a  Presburgo,  con  un  battaglione 
del  7.**  d'  infanteria  ,  si  era  impadronita  dell'  isola  di  Theben,  ed 
aveva  più  tardi  respinto  rinimico,  fattogli  cinquanta  prigionieri 
(  tra  i  quali  un  colonnello),  ed  inchiodati  e  gettati  nel  Danubio  i 
cannoni.  Un  battaglione  di  Dalmati ,  condotto  da  Morani ,  prese 
un  ridotto  principale  e  fece  una  ventina  di  prigionieri.  Il  nemico 
sgomberò  le  opere  dell'  isola  di  Engerau ,  che  gì'  Italiani  occupa- 
rono applicandosi  alla  ricostruzione  del  ponte. 

L' infanteria  della  guardia  reale  seguitò  Napoleone  a  Znaym.  La 
cavalleria,  comandata  da  Fontanelli,  andò  a  Wolkersdorf,  indi  re- 
trocedette ad  Obersubenbrìin.  I  dragoni  Regina  restarono  uniti  alla 
divisione  Grouchy.  Il  1 4  pervenne  la  notizia  dell'  armistizio  con- 
chiuso a  Znaym. 

Severoli  entrò  in  Presburgo ,  indi  il  17  si  diresse  a  Klagenfurt 
per  unirsi  alla  divisione  Busca.  Bertoletti,  appartenente  a  questa 
ultima,  marciò  ai  primi  di  luglio  con  tre  l)attaglioni  a  Tarvis  per 
aprirvi  le  comunicazioni.  Egli  obbligò  il  nemico  a  ritirarsi  in  Ti- 
rolo  y  poi  prese  posizione  a  Klagenfurt.  Rusca ,  assieme  al  capo 
dello  stato  maggiore  Payni  ed  al  resto  della  divisione,  si  mise  in 
marcia  verso  la  Stiria  ^  il  5  era  a  Judenburg ,  e  la  sei^a  del  6  a 
dieci  ore  an-ivò  in  faccia  al  ponte  di  Leoben  ;  ivi  sorprese  gì'  ini- 
mici nel  momento  che  gli  ufficiali  erano  ad  un  ballo,  fece  loro 
alquanti  prigionieri ,  mise  un  contributo  sulla  città,  ed  avvistosi 
della  sproporzione  delle  forze  che  aveva  a  fronte ,  si  gettò  tra  le 
montagne,  dirigendosi  verso  Salzburg,  ove  giunse  il  i3,  molestato 
nella  marcia  dai  paesani  armati,  che  però  non  riuscirono  a  togliergli 
i  prigionieri  che  conduceva. 

Dopo  l'armistizio,  la  fanteria  della  guardia  reale  andò  colla  im- 
periale a  Schònbrunn  e  dintorni,  e  la  cavalleria  a  Presburgo,  indi 
ad  Eisenstadt  in  Ungheria  \  i  dragoni  Regina  ad  Altenburg ,  ove 
si  riunirono  dapprima  i  plenipotenziari  per  trattar  della  jiace. 

Nel  ag.®  bollettino  in  data  di  Schònbrunn ,  Napoleone  diceva  : 
u  I  Veliti  ed  i  granatieri  a  piedi  della  guardia  reale  italiana  si 
a  fanno  rimarcare  pel  loro  eccellente  aspetto.  ?> 

La  vanguardia  di  Severoli  arrivò  a  Klagenfurt  il   29  luglio:  il 


—  100  — 

suo  quarticr  generale  era  in  quel  giorno  a  Laybach.  Sebbene  Vsit* 
nsistizio  di  Znaym  ingiungesse  ai  belligeranti  la  cessazione  delle 
ostilità,  pure  i  Tirolesi  non  vi  aderivano.  Mentre  Napoleone  ed- 
mandava  P  attacco  di  questo  paese  dalla  parte  della  Baviera,  com* 
metteva  alle  schiere  italiane  di  penetrarvi  dalla  valle  della  Ora- 
va ,  da  Verona  e  dalla  Valtellina.  Pertanto  le  divisioni  SevcnJi 
e  Rusca  (  quest^  ultima  rinforzata  dal  i  .^  reggimento  d^  infante- 
ria )  partirono  da  Villach  •,  Fiorella  da  Verona  ,  ed  il  generala 
Polfranceschi  in  Valtellina  doveva  coprire  il  paese  dalle  incùrsiorfi, 
e  confìnare  V  insurrezione  sulla  cima  delle  montagne.  Rusca ,  il 
primo  agosto,  ricevette  dai  generali  austriaci  il  forte  Sachsen- 
burg,  che  i  Tirolesi  tentarono  invano  di  ripigliare.  U  3  entrò  id 
Lienz,  ove  in  un  primo  fatto  ributtò  gli  aggressori  ^  ma  più  tardi^ 
ingrossatisi  oltremodo,  dovette  far  uscir  contro  di  loro  due  bat- 
taglioni del  1.°  dMnfanteria  comandati  dal  maggiore  Arese,  clié 
li  incalzò  per  quattro  miglia.  Stabilitisi  dappòi  i  due  battaglioni 
a  Leisach,  vennero  nelle  ore  pomeridiane  assaliti  da  sempre  cre^ 
scenti  turbe  d^  armati.  Nello  spazio  di  tre  ore  d^  intenso  ftioco  es- 
sendosi consumati  tutti  i  cartocci  dagP  Italiarii ,  furono  dessi 
a  vicenda  costretti  a  ripiegate  sopra  Lienz,  lasciando  sul  campo 
4  morti  e  la  feriti.  Rusca  tenne  fermo  a  Lienz  sino  al  giorno 
1 1  ,  nel  quale ,  avuto  ordine  di  concentrare  la  sua  divisione 
fra  Villach  e  Sachsenburg,  partì  immediatamente ,  giunse  a  Kla- 
genfurt  il  i4,  ed  inviò  il  i.®  d' infanteria  a  Laybach,  ove  arrivò  il 
19  per   raggiungere  la  divisione  Sevcroli. 

Mentre  gli  Austriaci  uscivano  dal  Tirolo  meridionale ,  vi  en- 
trava Fiorella  dalla  parte  di  Rovercdo  il  primo  agosto.  La  ritirata 
del  maresciallo  Lefebvrc  dal  Vorarlberg  e  quella  di  Rusca  dalF  aitar 
Drava,  lasciò  solo  nel  Tirolo  italiano  il  debole  corpo  di  Fiorella  ^ 
che  avviluppato  da  foi-ze  sovcrchianti ,  ebbe  egli  pure  a  ritirarsi, 
incalzato  fino  alle  porte  di  Verona. 

I  vantaggi  ottenuti  dai  Tirolesi  e  la  ritirata  di  tutte  le  squadi-c 
nostre,  rialzarono  l'animo  loro  in  modo  che  riputaronsi  invin-< 
cibili.  Napoleone  allora  diede  incarico  a  Rusca  di  aprire  pratiche 
coi  capi,  onde  conoscere  se  vi  fosse  mezzo  d'intendersi  a  rispar- 
mio d'ulteriore  spargimento  di  sangue,  soggiungendo  di  non  porre 
nulla  in  iscritto  per  non  ledere  la  dignità  della  Baviera  e  della 
Francia.  I  Tirolesi  tennero  a  bada  1'  ufficiale  inviato  da  Rusca,  e 
misero  a  guadagno  il  tempo  delle  conferenze  per  aflforzarsi. 


—  101  — 

Quando  la  tìicnte  di  Napoleone  era  concentrata  nelle  ti*attatiVe 
di  pace  coli' Austria,  che  incontravano  ({ualche  difficoltà,  non  {iensaVa 
per  certo  a  tentare  la  sorte  delP  armi  in  Tirolo,  persuaso  che  una 
volta  racconciatosi  con  quella  potenza,  tutto  sarebbe  rientrato  nel- 
l' ordine  senza  sacrifizi  ^  ma  sul  finire  di  settembre,  allorché  vide  che 
gli  accordi  erano  pressoché  terminati,  ordinò  a  Lefebvre  di  mettersi 
m  cammino^  e  contemporaneamente  fece  partire  da  Verona  il  ge-> 
nerale  Peyri  con  quattro  battaglioni,  un  distaccamento  di  cacciatori 
a  cavallo  del  reggimento  Principe  Reale  e  g  bocche  da  fuoco  (circa 
3ooo  Italiani) ,  seguitati  da  iiooo  Francesi.  Questo  corpo  battè  il 
nemico  e  penetrò  ad  Avio.  Alla  Fersina  gì'  insorti  si  prepararono  a 
difesa^  il  3.^  d' infanteria  italiano  uccise  loro  3oo  uomini,  e  il  re- 
sto si  salvò  in  fretta  sopra  Tretìto ,  oVe  entrarono  promiscui  fug-» 
gitivi  ed  incalzanti.  Questi  non  perdettero  che  a  sergenti  uccisi  e 
7  soldati,  al  Buco  di  Velo  ed  a  Vezzano.  Pochi  Tedeschi  rimasti 
m  Tirolo  all'atto  della  partenza  dei  loro  reggimenti,  dopo  l'ar^ 
mistizio  di  Znaym,  tentarono  resistere,  ma  il  maggior  numero  fu 
sconfitto,  e  quelli  che  restarono  vennero  passati  a  fil  di  spada. 
Peyri  prese  posizione  alla  Pietra,  ove  raggiunto  da  un  rinforzo 
di  ^00  uomini  provenienti  da  Bassano ,  il  a  attaccò  il  nemico 
ilei  formidabile  posto  di  Latis.  Il  combattimento  si  protrasse  tre 
ore  senza  posa,  finché  i  nemici ,  minacciati  alle  spalle,  si  misero 
in  ritirata  abbandonando  nèo  morti,  4o  prigionieri  ed  un  cannone 
tolto  loro  dai  graiìatieri.  I  cacciatori  Principe  Reale,  comandati  dal 
caposquadrone  Buccina,  pei^seguitarono  i  fuggenti  sino  a  San  Mi- 
chele. 

U  6,  i  Tirolesi^  rannodatisi  a  freschi  rinforzi,  provocarono  Peyri 
circuendolo  da  Buco  di  Velo  fino  a  Lavis,  ma  vennero  ribut- 
tati. Raccozzatisi ,  tornarono  alle  ofièse  suU'  albeggiare  del  6.  Il 
enerale  italiano ,  misurato  coli'  occhio  il  numero  considerevole 
i  nemici  che  aveva  a  combattere,  ripiegò  sopra  Trento.  Ivi 
fu  bloccato ,  ma  avendo  nella  notte  ricevuto  il  soccorso  di  due 
battaglioni  e  due  squadroni  napoletani ,  il  i  o  fece  uscire  &oo  uò- 
mini scelti^  i  quali  alla  baionetta  s' impadronirono  del  posto  (ove 
il  nemico  aveva  deviato  le  acque  di  un  mulino) ,  e  fatta  assalire 
contemporaneamente  la  posizione  di  Gardolo,  questa  fu  presa,  ed 
il  nemico  forzato  a  ripassare  il  Lavis.  Il  1 3  il  general  Vial  assunse 
il  comando  della  divisione  col  generale  di  brigata  Digonet.  Peyrt 
m  trasferì  a  Belluno  per  riunirvi  un  corpo  di  milizie  ed  entrare* 


—  102  — 

nel  Tirolo  da  quel  lato.  Vial  non  fece  alcun  movimento  in  aspet- 
tazione di  nuovo  rinforzo. 

I  Tirolesi  si  fortificarono  a  Lavis,  Cembra  e  Salurno.  Il  ai, 
Vial ,  potendo  giovarsi  di  circa  8000  uomini  ,  anrix)ntò  il  n?- 
mico  dalla  parte  delP  Adige ,  ma  Digonet  non  essendo  riuscito 
a  varcare  la  Nos,  tornò  a  Trento  il  aii  ove  ebbe  ordine  dal  vi- 
ceré di  fermarsi  e  far  occupare  con  ti-e  battaglioni  la  Valsugana. 
Il  4  ottobre  due  colonne  tirolesi  si  diressero  sopra  Lienz  e  Sacli- 
senburg,  che  investirono,  ma  venuto  da  Villach  il  generale  Berto- 
letti,  coadiuvò  a  fugarli.  Elgli  poi  retrocedendo  a  Villach  per  non  la- 
sciare sco{)erto  quel  posto,  collocò  a  Spital  due  battaglioni  dalmati 
comandati  da  Moroni  ed  un  battaglione  del  i  J*  leggero  da  Peraldi. 
Frattanto  Sachsenburg,  presidiato  da  un  l)attaglione  del  2«^  leg« 
gero  italiano,  era  assediato  da  alcune  migliaia  di  Tirolesi,  che  ave- 
vano  già.  dato  due  assalti  al  forte,  e  quantunque  respinti  con  vigo- 
ria, si  preparavano  al  terzo. 

Peraldi  stava  sulle  alture  vicine  a  Spital  con  un  mezzo  batta- 
glione, quando  venne  investito  da  una  forte  colonna  tirolese  prov- 
veduta di  artiglieria.  Egli  ricliiama  da  Spital  V  altro  mezzo  batta- 
glione, e  senza  inquietarsi  della  maggioranza  delle  forze  contrarie, 
le  piomba  addosso ,  la  sgomina  e  le  prende  due  pezzi  da  campa- 
gna ;  questo  tratto  d^  ardire ,  tentato  con  sole  quattro  compagnie 
balestrate  da  tanta  moschetteria  e  dal  cannone  nemico ,  mise  in 
pensiero  i  Tirolesi,  i  quali,  scorgendo  due  battaglioni  dalmati,  che 
sopravvenivano  di  rinforzo  a  Peraldi  ,  si  ritirano  velocemente , 
ed  i  nostri  loro  stanno  alle  spalle  sino  a  Sachsenburg,  ove  enti'a 
Peraldi  ad  ingrossarne  il  presidio.  Si  trattiene  quivi  alcuni  giorni 
secondo  le  sue  istruzioni,  poi,  comandato  di  uscirne  e  trasferirsi 
a  Laybach ,  si  avvede  d'  essere  circondato  dai  Tirolesi.  Inteso  a 
farsi  largo  ,  sebbene  fosse  disagevole,  dovendo  anche  scortare  fe- 
riti e  prigionieri,  egli  si  spinge  contro  il  nemico,  che  lo  tempesta 
di  palle,  ma  riesce  ad  aprirsi  la  via  e  raggiungere  la  meta. 

Le  escursioni  nemiche,  che  tuttodì  accadevano  lungo  le  strade 
che  dal  Tirolo  sboccano  nelle  valli  attinenti ,  costrinsero  la  bri- 
gata Zucchi  ad  uscire  da  Laybach.  Questa  poi  ebbe  ordine  di  re- 
trocedere e  (lenctrare  tra  i  monti  della  Croazia ,  nei  quali  le 
masse  armate  avevano  preso  5o  uomini  del  2.°  d'infanteria  ed  uc- 
ciso il  tenente  Gurlani.  Zucchi,  lasciati  a  Ncustadt  circa  aoo  uo- 
mini (  sotto  il  comando  del   capitano   Tarducci) ,  s'  inoltra    nelle 


—  103  — 

montagne,  ma  appena  allontanato,  una  torma  di  armati  (forse  3ooo) 
Sì  riunisce  alP  intorno  della  città,  e  colF  aiuto  dei  terrazzani  sor- 
prende nella  notte  del  16  ottobre  la  guardia  d^  una  porta  e  vi  pe- 
netra. La  prima  sorpresa  è  fatale  agF  Italiani,  che  perdono  5o  uo- 
mini, ma  r  aiutante  maggiore  Sercognani  ed  il  capitano  Tarducci, 
alla  testa  dei  loro  soldati,  piombano  con  tanto  furore  addosso  agli 
insorti,  che  ne  uccidono  oltre  i5o,  scacciando  il  resto  dalla  piazza, 
che  rimase  bloccata  ancora  dai  paesani  sempre  crescenti  in  numero 
fino  al  ritorno  di  Zucchi  dalla  sua  spedizione. 

Sottoscritta  il  i4  ottobre  la  pace  in  Vienna,  Napoleone  onliuò 
al  viceré  di  sottomettere  il  Tirolo.  Il  generale  Baraguey-d'  Hilliers 
andò  a  comandare  il  corpo  d^  esercito  destinato  a  questa  impresa 
dalla  parte  della  Puslerthal.  Le  schiere  italiane  che  vi  dovevano 
prender  jxirte,  appartenevano  alla  divisione  Severoli  composta  dalle 
brigate  Julhien,  Bertoletti  e  Zucchi,  forte  di  9000  uomini  e  900 
cavalli,  e  due  batterie  di  16  pezzi,  più  una  reggimentaria  di  4 
pezzi.  Paini  era  capo  dello  stato  maggiore. 

Peyrì  fu  distaccato  a  Belluno  con  circa  1000  uomini^  a5oo 
fanti, oltre  100  cacciatori  a  cavallo  e  9  pezzi  d'artiglieria,  erano 
con  Vial  dalla  parte  di  Trento^  la  guardia  reale  con  aooo  pedoni 
(disgiuntisi  dalla  guardia  imperiale)  ed  800  cavalli  stava  a  Villach 
in  riserva;  ivi  erano  pure  il  reggimento  dragoni  Regina  di  600 
uomini  e  600  cavalli,  ed  il  gran  parco  d'artiglieria  in  allora  co- 
mandato da  Millo,  di  800  uomini  e  5oo  cavalli. 

U  29  ottobre,  il  viceré  aveva  il  suo  quartier  generale  a  Villach. 
Il  general  Peyri ,  il  primo  novembre ,  colle  sue  genti  parte  da 
Belluno ,  il  a  disperde  nu  drappello  di  Tirolesi  a  Caprile ,  il 
3  all'ingresso  della  valle  di  Gredner  incontra  un  grosso  corpo 
nemico  che  gì'  intima  di  arrendersi;  divide  le  sue  squadre  in  tre 
colonne,  simula  di  voler  cedere,  intanto  lo  circonda,  rinvia  i 
prlamentari,  lo  attacca  furiosamente  e  lo  perseguita  fino  a  Sant'Ul- 
rich. Quivi  ode  suonar  a  stormo;  sosta  alquanto;  poi  ripiglia  la 
marcia.  Il  4  giunge  a  jìoca  distanza  da  Bruch,  prende  d'  assalto  il 
villaggio,  ma  quivi  è  stretto  ad  arrestarsi  per  essere  tagliato  il 
ponte  sul  tori'ente.  Peyri  finge  timore  e  volontà  di  scendere  ad 
accordo  ;  allora  i  Tirolesi  si  ailrettano  a  gettar  tavole  sulle  sponde 
del  torrente,  ed  i  loro  capi  si  avanzano  per  ricevere  le  armi  dalle 
mani  di^P  Italiani  già  riputati  loro  prigionieri.  Quando  ad  un 
tratto  questi  s^  inoltrano  a  passo  di  carica ,   afirontano   T  inimico 


^  —  104  — 

ed  arrivano  al  ponte  di  Eysacli,  che  occupano  militarmente.  Pro- 
grediscono e  raggiungono  Bolzano^  Peyri  non  vi  ritrova  Vial, 
che  ha  ritardato  il  suo  movimento  di  due  giorni  senza  avver- 
tirlo. Il  5  i  Tirolesi  tentano  una  sorpresa,  che  va  loro  fallita^  as* 
Saigon  di  nuovo  di  viva  forza,  ma  senza  successo  migliore,  quan- 
tunque i  nostri ,  in  penuria  di  munizioni  (  per  essersi  smarriti 
i  loro  carriaggi  nella  marcia),  siano  costretti  a  rispondere  al  fuoco 
nemico  coi  sassi  e  colle  baionette.  Suonano  le  cinque  della  sera  : 
sopraggiunge  a  soccorso  il  generale  Digonet  (con  due  squadroni 
e  due  cassoni   di   cartocci  )  e  fa  cessare  quella  stranissima  zuffa. 

Appena  distribuite  le  munizioni,  gP  Italiani  si  avventano  sui  ne- 
mici, e  li  forzano  alla  ritirata. 

Il  7  Vial  arriva  colla  divisione  a  Bolzano. 

Questa  rapida  spedizione  di  Peyri,  che  onora  assai  la  sua  pre* 
senza  di  spirito  ed  intelligenza ,  non  meno  che  la  bravura  delle 
poche  sue  genti,  costò  47  morti,  7 3  feriti  e  9  prigionieri. 

Il  a8  Scveroli  (Doc.  XXII)  si  avanzò  per  la  Pustertlul  a  Prune- 
cken.  Il  5  novembre  un  battaglione  a  Gais  viene  attaccato  e  re- 
spinto a  Prunecken  \  il  6,  due  battaglioni  sono  inviati  a  questa 
volta. 

I  Tirolesi  vennero  forzati  e  scacciati  fino  al  castello  di  Taufers^ 
il  7  la  vallata  si  sottomise,  rendendo  700  prigionieri.  Il  giorno  8 
si  avanzarono  a  Miihlbach  un  battaglione  del  i.^  leggero  ed  uno 
del  4"  d'infanteria,  comandati  da  Peraldi^  il  1.**  d'infanteria  co- 
mandato da  Rossi  ed  i  Dalmati  comandati  da  Moroni.  Pigliata  la 
via  dei  monti ,  si  abbatterono  in  una  vanguardia  nemica  che  fu 
dispersa.  Giunti  alla  sommità,  vennero  accolti  da  colpi  di  moschet- 
tcria  che  partirono  dal  forte.  I  bersaglieri  tirolesi  (che  s'incontrano 
dappertutto)  recarono  gran  daimo  ai  nostri,  che  appuntarono  due 
pezzi  d'artiglieria  contro  il  ponte  levatoio. 

Rusca  toccò  una  ferita.  I  cannonieri,  inabili  a  più  combattere, 
si  surrogarono  con  soldati  d' infanteria  non  ignari  dell'  uso  del 
cannone.  La  colonna  do'  nostri  vacilla.  Pcraldi ,  preceduto  dagli 
zapjMitori ,  che  a  colpi  di  scure  abbattono  ogni  ostacolo  sotto  la 
miu-aglia,  si  scaglia  coi  suoi  due  battaglioni  nell'  interno  del  for- 
te ,  e  quivi  e  ferito.  Il  combattimento  continua  :  il  forte  si  ar- 
rende. Al  sopravvenire  di  Moroni  e  Rossi  si  spaventano  i  Tirolesi, 
si  sbandano  e  fuggono  gli  uni  verso  Sterzhig ,  gli  altri  verso 
Brixen,  e  Bertolclti  dà  loro  la  caccia.  In  questa  giornata  ebbero 


grilaliani  3i  morii  e  i34  rcrili,  tra  i  quali  i8  uffiziali.  11  pBcr- 
toletti.si  avanzò  a  Clauscii. 

Il  6  il'  viceré,  acquartieralo  a  Villach,  avendo  ricevuto  la  som- 
missione dei  capi  tirolesi,  fece  partire  la  guardia  reale  die  era  in 
riserva  per  Milano ,  credendo  finita  la  guerra.  Alla  divisione  Se- 
vcroli  furono  ajggregati  gritaliarii  che  erano  am  Vial  e  quelli  di 
Peyri ,  e  così  venne  ripartita  nella  valle  di  Meran ,  Bolzano  e 
Clausen,  e  nelle  vallate  di  Non;  di  Sol  e  di  Babbi. 

Calmossi  momentaneamente  T  eOèrvescenza  nel  Tìrolo,  ma  non 
andò  guari  che  si  riaccese  più  violento  T  incendio.  GV  Italiani  ven- 
nero improwisaii^eilte  as(saliti  a  Bolzano^  altri  combattimenti  ac- 
caddero a  Mpran  ed  altrove,  ma  sempre  còlla  peggio  de'  Tirolesi^ 
La  divisione  Severoli  il  5  dicembre  ripi^sc  Clausen  d^  assalto,  ed 
il  6  ]il)erò  Brixen  ,  già  circuito,  e  respinse  il  nemico  sino  a  Pru- 
necken  ove  giunse  in  gran  disordine.  Verso  la  metà  di  dicembre 
le  ostilità  terminarono,  i  capi  rimasero  abbandonati,  ed  alcuni  cad- 
dero nelle  mani  delle  autorità  militari. 

I  Bavaresi  occuparono  il  Tirolo    tedesco ,  gF  Italiani  il  Tirolo 
meridionale. 

La  guardia  reale  si  era  riunita  il  i8  ottobre  a  Neustadt  in  Au- 
stria. La  fanteria  vi  giunse  da  Scliònbrunn ,  e  la  cavalleria  da- 
Eisenstadt  in  Ungheria.  Il  19  proseguì  le  màrce  giornaliere  a 
Schottevein,  Krihlag,  Brugg,  Leoben,  Knittenfeld ,  Hundmarch, 
Freisach,  San  Weit  e  Villach,  passando  per  Feldkirchen,  ed  evitando 
]ìer  tal  modo  la  via  di  Klagenfurt,  accorciò  della  metà  il  cammino 
da  San  Weit  a  Villach,  ove  giunse  il  29  ottobre.  Il  6  novembre  si 
i^ecò  a  Tai-vis,  dove  la  cavalleria  prese  la  strada  di  Pletz,  Caporetto, 
Gorizia,  Pai  mano  va  e  Codroipo,  e  la  fanteria  quella  della  Ponteba, 
Venzone  e  San  Daniele,  e  così  il  1 3  si  riunì  di  nuovo  a  Pordenone. 
Da  c{ui  mosse  per  Concgliano  e  Castelfranco ,  schivando  Treviso 
onde  risparmiare  una  giornata  di  marcia.  Arrivò  a  Vicenza  il 
17^  ivi  cominciarono  le  dimostrazioni  di  giubilo  per  pnrte  delle 
autorità  e  delle  popolazioni  pei  successi  ed  il  ritorno  di  lei.  Giun- 
se a  Verona  il  18,  il  a5  a  Brescia,  ove  rimase  fino  al  a8  no- 
vembre, ed  il  primo  dicembre  pervenne  a  Milano.  Di  tal  guisa 
la  guardia  reale  dal  18  ottobre  al  primo  dicembre  percorse  venti- 
quattro marce  di  circa  venti  miglia  geografiche  Tuna  per  Tallra, 
ebbe  sei  giorni  di  riposo,  e  ne  rimase  quattordici  in  posizione  a  Vil- 
lach e  Verona  per  aspettare  la  risoluzione  degli  affari  del  Tirolo.  Fu 


—  106  — 

ricevuta  alle  porte  dalie  autorità  pubbliche  civili  e  militari.  A 
Milano  il  prefetto  ed  il  podeslik  arringarono  il  generale  Fonta- 
nelli,  che  loro  rispose  in  nome  de'  suoi  valorosi.  Tutta  la  popo- 
lazione era  in  moto  ;  la  viceregina  volle  vedere  a  sfilare  le 
schiere.  Pompose  feste  e  spettacoli  si  celebrarono;  il  a  fu  illu- 
minato il  teatro  della  Scala  ^  ed  in  questa  fausta  circostanza  ogni 
ordine  di  persone  fé'  manifesto  che  teneva  in  gran  pregio  i  ser- 
vìgi deir  esercito ,  e  che  era  grato  ai  suoi  concittadini  di  avere 
illustrato  celle  loro  gesta  il  nome  italiano. 

Nel  settembre  era  stata  stampata  in  Milano  una  relazione  della 
campagna  del  1809,  intitolata:  u  Histoire  de  la  campagne  de 
S.  J.I.  le  prince  Enghne  da  1809,  w  Ma  questo  libro  d'autore 
anoniiio  (clic  si  vociferò  essere  qualcuno  addetto  alla  casa  dei 
paggi  ),  essendosi  trovato  esageratamente  adulatorio ,  per  ordine 
dello  stesso  viceré  fu  soppresso. 

In  quest'  anno,  quando  T  esercito  di  Marmont  uscì  dalla  Dalma- 
zia, Zara  fu  dichiarata  in  islato  d' assedio,  e  fu  colà  nominato  dal 
generale  Maurillon  un  commissario  straordinario  militare,  incari- 
cato anche  della  polizia  generale  nella  persona  del  commissario  di 
guerra  italiano  Psalidi  Francesco,  il  quale  eb1)e  particolarmente  a 
distinguersi. 

Dopo  la  battaglia  di  Sacile,  Venezia  fu  bloccata  anche  dalla 
parte  délPAdriatico.  La  marina  italiana  armò  molti  piccoli  legni 
ed  alcune  barche  cannoniere,  ma  dei  provvedimenti  di  difesa  ma- 
rittima se  ne  parlò  a  suo  luogo. 

Pietro  Stalimini,  tenente  di  vascello,  comandante  la  goletta  VOr^ 
tensia^  e  Simone  Abeilla  furono  condannati  alla  pena  di  morte  per 
aver  abbandonato  il  loro  posto  lasciando  la  goletta  in  potere  del 
nemico. 


CAPITOI-0  \1. 


FAZIONI  DI  GUERRA  DFL  1810 
NELLA  SPAGNA,  NELLA  SVIZZERA  E  NELL'ADRIATICO. 


SPAGNA. 


Il  maresciallo  Augereau,  dopo  la  pi'csa  di  Orrona ,  ordinò  alla 
divisicmc  italiana,  a)mandata  intcriiialmente  da  Mazzucclielli,  di  ri- 
pigliare le  operazioni.  Il  io  gennaio  Fontane  attaccò  con  2000  uomini 
Gran  di  fronte,  Palombini  con  3ooo  a  tergo,  Mazzucchelli  con  altri 
3ooo  si  rivolse  ad  Hostalrich.  Palomhiiù  fu  il  primo  ad  assalire,  e 
fece  ritirare  il  nemico,  occupando  le  alture  sulle  quali  fu  raggiunto 
da  Fontane.  Gli  Spagnuoli  si  raccolsero  in  una  posizione  centrale. 
Palombini  li  investì  con  vigore  e  li  costrinse  a  fuggire  incalzati 
dai  dragoni  Napoleone,  che  ne  fecero  scempio.  Il  dì  vegnente  si 
mise  sulle  tracce  dei  resti  rifuggiti  nei  dintoitii  di  Ronda,  li  dis- 
sipò ed  aprì  la  strada  per  Vique.  Il  generale  Souliam,  avendogli 
ordinato  di  fermarsi  por  far  passare  innanzi  ima  vanguardia  fran- 
cese, esitò  a  dar  retta  ad  un  comando  sì  strano  :  nìa  allorché  il 
generale  gli  assegnò  il  primo  posto  più  a  sinistra  ,  sul  quale  vi 
erano  allori  da  cogliere,  acconsentiva  alla  richiesta.  Fontane  intanto^ 
occupato  Vique,  proseguiva  verso  Centellas  tenuta  dal  nemico,  e 
vi  giunse  opportuno  p(»r  salvare  il  1."  leggero  francese,  che  era 
malmenato  da  forze   maggiori  ,  avvalorate   dal  vantaggio  di  mia 


—  108  — 

buona  ])Osizioiie.  Avendo  jicrò  il  2.**  leggero  italiano  minacciato 
gli  Spagnuoli  e  richiamata  a  se  la  loro  attenzione,  Cotti,  arrivato 
colle  sue  genti ,  venne  con  essi  alle  mani.  II  capitano  Bcntivoglio 
Domenico  intromise  i  suoi  volteggiatori  alle  (ile  degli  avversari , 
che  abbandonarono  il  combattimento,  cosicché  il  reggimento  fran- 
cese fu  liberato,  ma  Bentivoglio  rimase  egli  stesso  con  alcuni  de' 
suoi  e  ferito  e  prigioniero. 

Palombini,  chiamato  a  riunirsi  alla  colonna,  chetamente  levato 
il  campo,  annunziò  di  lontano  (al  nemico  che  lo  teneva  d'oc- 
chio) la  sua  marcia  con  allegra  sinfonia,  e  giunse  alP apparir 
dcir alila  (i3)  a  Tona.  Preso  breve  riposo,  si  mosse  contro  gli 
Spagnuoli  di  fianco  ed  a  tergo ,  e  li  sloggiò  dalle  alture  di  Cen- 
tellas.  I  contrari  si  ritrassero  a  Moya.  Unitosi  a  Palombini  an- 
che Fontane ,  incalzarono  il  nemico  ,  che  andò  a  riordinarsi  al 
di  là  del  Llobregat  a  difesa  di  Manresa.  Gli  Italiani  uniti  passa- 
rono a  Moya ,  e  all'  indomani  non  trovando  ivi  di  che  vivere , 
andarono  nella  valle  di  Vique  ed  accamparono^  a  Tona ,  indi  a 
Centellas.  Mazzuccheili  (il  i3)  intanto  colla  sua  brigata  si  era 
recato  sulle  alture  di  JVlasanes,  ove  faceva  praticare  nuova  strada 
carreggiabile  atta  ad  agevolare  il  passaggio  del  convoglio  a  Bar- 
cellona ,  scortato  dalla  colonna  centrale  comandata  dallo  stesso 
Augereau.  Al  presentarsi  dei  Aostri  sulle  alture  che  hanno  vista 
dal  forte  di  Hostalrich  ,  il  cannone  nemico  tuonò  per  avvertire 
le  popolazioni  vicine  della  marcia  dei  Franco-Itali.  Mazzuccheili 
fece  accelerare  dai  soldati  i  lavori  della  strada,  ed  il  16,  quando 
giunsero  le  brigate  Palombini  e  Fontane ,  potè  compiere  l' inve- 
stimento del  forte  di  Hostalrich  ,  ma  il  generale  O-Donnel  so- 
praggiunse a  frastornarlo,  obbligando  Mazzuccheili  a  distrarre  le 
forze  che  vi  erano  destinate.  Risoluto  Augereau  di  prendere  il  forte 
non  più  per  assedio,  ma  bloccandolo,  Mazzuccheili,  riunita  tutta  la 
divisione  italiana,  assalì  la  citta  nella  notte  elei  18  al  19.  I  cara- 
binieri del  I.**  e  2.**  leggeri  ed  i  granatieri  del  6.*^  d'infanteria  co- 
mandati dai  capobattaglioni  Perceval,  Ferriroli  e  Favalelli  sotto  gli  j  1 
ordini  di  Fontane  ,  mossero  all'  attacco  e  pervennero  inosservati 
alla  meta  divisata ,  occupando  il  sobborgo.  Furono  abbattute  le  i  ; 
p)rle  della  citta,  che  trovarono  vuota  di  abitanti  e  difensori,  sali- 
rono alle  ultime  case  vicine  al  forte,  e  là  solo  furono  trattenuti  dal 
fuoco  nemico.  I  capitani  del  genio  Vacani  e  Ronzelli  con  Alietto, 
dogli  zappatori,  fecero  sbairare  inmiantinente  ogni  sbocco  di  via. 


—  109  — 

Furono  allora  feriti  9  zappatori,  27  soldati  ed  alenai  minatori  clic 
lavoravano  al  fornello  della  mina  clic  doveva  far  saltare  la  torre.  Il 
ao,  il  presidio  del  forte  fece  una  sortita  clic  riuscì  vana  non  meno 
per  i  solidi  spalleggiamenti  innalzati  nelle  contrade  che  per  la 
fermezza  con  cui  furono  difesi  dai  capitani  Maranesi  e  Marogna 
del  4-^  d^  infanteria.  Intanto  il  presidio  della  toiTC  si  arrese.  Fu 
fatta  un^  intimazione  anche  al  comandante  del  forte,  ma  venne  ri- 
gettata. Ei  fece  altra  sortita  inefficace,  benché  violenta,  che  ca- 
gionò la  perdita  di  28  individui  ai  nostri. 

Palombini  con  due  reggimenti  d^  infanteria  e  coi  dragoni  Napo- 
leone accompagnò  il  23  Augereau  a  Barcellona,  lasciando  a  Maz« 
zucchelli  distaccamenti  di  rinforzo  ed  i  cacciatori  reali  per  ri- 
durre  il  forte,  tirare  viveri  e  munizioni  da  Gerona  ed  aprire  le 
comunicazioni  con  Yique  per  la  via  di  Yiladrau,  nonché  costruire 
spalleggiamenti  ed  un  ponte  sul  fiume. 

Il  20,  il  battaglione  del  5.""  d'infanteria  italiana  che  faceva  parte 
del  presidio  di  Barcellona,  fu  malmenato  tra  Granollers  e  Monca- 
da,  e  si  rifugiò  nella  città,  lasciando  in  un  convento  trincerato  il 
capitano  Deli  vanì,  il  quale  vi  si  sostenne  fino  alF  arrivo  di  Souham. 
che  lo  liberò  dal  blocco  nel  quale  lo  tenevano  gli  SpagnuoU.  Pa- 
lombini giunse  a  Barcellona  la  sera  del  23  e  ritornò  poi  il  primo 
fcbbi^io  ad  Ilostalrich,  da  dove  i  cacciatori  reali  andarono  a  Gerona. 

Dal  22  al  26  il  battaglione  del  7.^  d' infanteria  respinse  le  sor- 
tite del  nemico  dal  forte  di  Hostalrich,  sMmpadronì  della  chiesa 
a  quello  aderente,  ed  unitamente  agli  zappatori  di  Ronzelli  gua- 
dagnò terreno.  Il  5.®  ed  il  6.*  d' infanteria  lo  coadiuvarono. 

Piogge  a  rovescio  ingrossarono  i  torrenti,  ed  erano  interrotte 
le  comunicazioni  per  la  mancanza  dei  ponti  ai  quali  non  si  poteva 
lavorare  tranne  a  quello  di  Santa  Coloma,  di  cui  aveva  la  direzione 
il  capitano  Rougier.  Il  capobattaglione  Favalelli  rimase  per  que- 
sta cagione  isolato  tre  giorni,  e  dovette  risalire  il  fiume  colP  in« 
tiero  battaglione,  passare  il  ponte  di  San  Siloni  e  raggiungere 
|)ei  monti  i  campi  di  Grions.  Il  3 1  ,  cessate  le  piogge ,  ricomin- 
ciarono i  lavori.  Mazzucchelli  co' suoi  3ooo  valorosi  stringeva 
dappresso  il  blocco  ed  allestiva  una  batteria  di  mortai.  Fece 
una  nuova  intimazione,  che  non  venne  ascoltata.  Interrotte  le  co- 
municazioni tra  Gerona,  Viquc  e  Hostalrich,  si  spedì  la  brigata 
Palombini  per  riaprirle,  ciò  che  ritardò  le  operazioni  del  blocco. 
11  18  Mazzucchelli  mandò  a  Viladrau  un  Ixitlaglione  del  1.®  log- 


\ 


\ 


gero,  comandati)  da  Pei-ceval,  e  con  questo  rinforzo  potè  scac- 
ciarne il  nemico,  e  recarsi  colla  sua  brigata  ad  Àrbucias,  come 
ne  aveva  ricevuto  l'ordine  da  Augereau.  Il  ao  i  dragoni  Napo- 
leone, che  erano  a  Yique  con  Souham  sostenuti  da  poca  arti- 
glieria, attaccarono  la  cavalleria  spagnuola  di  0-Donnel ,  la  mi- 
sero in  iscompiglio  e  s'  internarono  nell'  ala  destra  dell^  infan- 
teria nemica  facendola  vacillare.  I  capitani  Lonati  e  Palombini ,  i 
tenenti  Ck)lleoni,  Pavesi,  Boncsi  e  Solerà ,  ed  i  sott^  uffiziali  Cam- 
bielli ,  Leggi)  Sensi,  Giovanetti  presero  parte  onorevole  in  un  col 
caposcpiadrone  Bouchard  (romano)  a  questo  fatto  che  sgominò  Inaili 
destra  di  0-Donnel,  la  quale ^  ripiegando  disordinatamente,  rese 
pure  ondeggiante  il  resto  della  linea. 

La  cavalleria  spagnuola,  riordinatasi  sotto  h  protezione  di  un 
numeroso  corpo  di  Svizzeri ,  fu  di  nuovo  attaccata  dai  dragoni 
francesi  del  colonnello  Delort  assistito  dai  dragoni  Napoleone.  Il 
dragone  italiano  Barateli i  Francesco  fu  il  primo  a  slanciarsi  nel 
mezzo  della  fanteria  togliendole  una  bandiera.  I  dragoni  persegui- 
tarono il  nemico  e  raccolsero  un  migliaio  di  prigionieri.  Ebbero 
i  nostri  5  ufficiali,  tra  i  quali  il  tenente  Gheltof,  e  ai  soldati 
uccisi  o  feriti,  e  meritarono  encomi  il  capitano  Gualdi  ed  i  dra- 
goni De  Micheli  e  Monetti  ;  questi  per  aver  ricuperato  un  pezzo 
d'artiglieria  già  preso  dagli  Spagnuoli,  quegli  per  aver  date  ottime 
direzioni  agli  squadroni  nelle  cariche  impetuose  fatte  in  un  terre- 
no difficile.  Il  ai  febbraio  Palombini  andò  nella  valle  di  Viquc 
per  rinforzare  Souham. 

Il  ao  Mazzucchelli  avendo  affrettate  le  sue  operazioni  sotto  Ho- 
stalrich ,  potè  far  agire  le  batterie  di  mortai  regolate  dal  capo- 
squadrone  Clement  sotto  la  direzione  di  Vacani.  Ma  conosciuto 
il  pericolo  della  divisione  Souham ,  Mazzucchelli  avviò  in  soc- 
corso  di  lei  i  due  battaglioni  del  i.**  leggero  comandati  da  Co- 
rnetti. Il  ai  gli  Spagnuoli  venendo  da  Matarò  piombarono  sugli 
avamposti  del  6.**  d^  infanteria  che  si  scompigliarono.  Favalclli,  ve- 
dendo il  disordine,  raccolse  le  sue  genti  in  una  posizione  inattac- 
cabile, ma  con  ciò  lasciò  libero  il  passo  al  nemico.  Questi  dalle 
mui-a  della  piazza  osservando  V  intervallo  vacuo ,  fece  una  sortita 
per  occuparlo  5  il  tenente  Tizzoni  tentò  di  opporvisi,  ma  dovette 
esso  pure  co'  suoi  abbandonare  il  posto  e  ritirarsi  verso  i  campi  di 
Grions.  Quivi  trovavasi  Y  aiutante  comandante  Balabio ,  che  non 
potè  por  riparo  a  tanta  confusione.  Per  un  felicissimo  accidente 


■■■* 


—  411  — 

giunsero  di  passaggio  i  due  battaglioni  del  i  .^  leggero  avviati  poa> 
prima  deir attacco  verso  Yique.  Tuttavia  Balabio  non  osava  prender 
sopra  di  se  raffrontar  T  inimico^  il  fece  pero  quando  il  capo  dello 
slato  maggiore  Dorabowski  gliene  recò  Tordinc  per  parte  di  Maz- 
zucchelli.  Casella  del  6.^  si  mise  tosto  in  cammino  per  lo  sbocco  di 
Arbucias,  ed  al  suo  apparire  il  presidio  si  ritirò  nel  forte ,  e  gli 
altri  Spagnuoli  sulle  alture  di  Orsavina. 

Il  maresciallo  Augereau  nel  suo  rapporto  al  ministro  della 
guerra,  dice  che  gV  Italiani  in  quest^  occasione  furono  assaliti  da 
oltre  5ooo  Spagnuoli,  ì  cui  sforzi  riuscir<3no  inutili  mercè  le  buone 
disposizioni  date  dal  generale  Mazzucclielli  secondate  dal  valore  dei 
soldati  ^  soggiungendo  che  gli  Spagnuoli  furono  dispersi  con  gran 
perdita. 

n  a5  Mazzucclielli  parti  per  Vique  e  lasciò  Balabio  con  soli  800 
uomini  e  coi  cannonieri  per  bloccare  Hostalrich  ;  il  battaglione 
Favalelli  fu  ri|iartito  fi*a  la  destra  e  la  sinistra  riva  della  Tordera. 
Mazzucchelli,  precedendo  Palombini  di  un  giorno,  giunse  a  Yique 
nella  notte  del  a6  al  27.  Questa  marcia  si  protrasse  per  ventisei 
ore  a  special  danno  della  cavalleria  di  Villata  ^  quivi  mancavasi 
di  tolto  siccome  in  un  deserto. 

Il  4  marzo  gli  Spagonoli  appiccarono  zuffa  con  Favalelli,  che 
si  ritirò  dalla  sua  posizione  ;  tutti  gli  altri  posti  si  sbandarono  ^  nel 
primo  bollore  della  pugna  gF  Italiani  ebbero  alcuni  uccisi ,  altri 
feriti  e  pochi  prigionieri,  e  gli  Spagnuoli  che  intendevano  a  vitto- 
vagliare  il  forte,  y^  introdussero  il  convoglio  e  ne  uscirono  tosto. 

11  IO  marzo  il  battaglione  del  7.°  d^  infanteria  nelle  alture  di 
Viladrera  surrogò  quello  del  1.^  leggero,  che  doveva  riunirsi  al 
suo  reggimento  a  Yique.  Il  i4  Palombini  si  recò  innanzi  Tona, 
fece  di  1^  piii  spedizioni  su  Centellas  ed  intimorì  il  nemico.  Il  1 5 
Mazzucclielli,  percorrendo  ardui  sentieri,  arrivò  ad  Estan  e  discese 
per  Artes  al  ponte  di  Cabriana  sul  Llobregat,  ed  il  16  a  Manresa 
dopo  ventidue  ore  di  cammino.  Il  1 7  si  mosse  sopra  Martorell  \ 
la  marcia  durò  trent^ore  per  giungere  a  Molinos  de  Rey;  per- 
venne al  piede  della  merlata  rócca  di  Monserrat,  dalla  quale  gli 
Spagnuoli  fecero  ben  ordinato  fuoco  sugP  Italiani,  e  discendendone 
li  molestarono  nella  marcia  (ino  a  Molinos  de  Bey. 

Il  18  Augereau,  trasferito  da  Gerona  a  Barcellona  il  suo  quar- 
tier  generale,  disseminò  il  suo  esercito  dai  Pirenei  air  Ebro.  Il  ao 
Mazzucclielli  si  trasportò  a  Yillafranca  sulla  Gaya  e  verso  il  Fran- 


—  Ma- 
coli, e  lasciati  piccoli  distaccamenti  alle  sue  spalle,  si  diresse  airEr- 
bro  per  poter  dar  la  mano  alP  esercito  di  Sucliet  ^  il  aa  occupò 
il  ponte  di  Villarodona. 

Severoli  (proveniente  d'Italia  con  un  rinforzo)  era  riuscito  a 
farsi  strada  dai  Pirenei  a  Figueras,  di  là  a  Gcrona,  ad  Hostairich 
e  Barcellona.  Quivi  Augereau  gli  ordinò  di  recarsi  a  Viiiafranca 
e  procedere  verso  V  Ebro.  11  26  prese  il  comando  della  divisione 
italiana  a  Saint-Creus.  Gli  Spagnuoli  intanto  avevano  attaccato  il 
posto  di  Alio ,  ma  furono  respinti  dal  6.°  d^  infanteria  e  da  uno 
squadrone  dei  cacciatori  reali  comandati  da  Eugène  Orsatelli.  Il  27 
Severoli  si  avanzò  sopra  Valls  ^  in  quel  momento  la  sua  divisione 
componevasi  di  6ga8  fanti  e  gSa  cavalli  sulParmi-,  si  battè  per 
impossessarsi  di  Valls,  fece  vari  prigionieri ,  tra  i  quali  tre  uffi- 
ziali  ;  il  2^  passò  il  Francoli,  occupò  Alcover,  Mila  e  Selva^  ed  il 
3o  si  presentò  nella  pianura  di  Reus  ed  entrò  nella  città.  Ma  ri- 
masta scoperta  Viiiafranca,  il  nemico  attaccò  il  capobattaglione  Pc- 
lissier  che  ivi  comandava  900  uomini  di  corpi  diversi ,  e  vi  pe- 
netrò sorprendendone  il  presidio.  Questi,  riavutosi  dalla  sorpresa, 
oppose  resistenza,  ma  intimoritosi  si  arrese  con  faci i ita. incscìisa- 
bile^  rimasero  così  prigionieri  65o  Italiani,  fra  i  quali  la  ufii- 
zìali,  e  vi  si  perdettero  molte  provvigioni. 

Intanto  0-Donnel  da  Tarragona  teneva  a  bada  il  corpo  di  Se- 
veroli. Villata  fu  inviato  a  Mora  de  Ebro,  a  quattordici  ore  di  di- 
stanza. Partito  il  4  aprile  con  un  battaglione  del  5.°  italiano,  uno 
francese  del  gS."  ed  uno  squadrone  di  cacciatori  reali  italiani,  il  5 
scese  fino  a  Masos,  dirimpetto  a  Mora,  ove  incontrò  gli  avamposti 
di  Suchet,  dai  quali  fu  festosamente  ricevuto.  Ritornò  la  sera  a  Saint 
le  cui  alture  erano  coperte  da  folta  massa  di  montanari  armati  che 
lo  affrontarono  ^  rintuzzò  i  loro  attacchi  secondato  valorosamente 
dai  tenenti  Vittoni  del  5.*^  d' infanteria  e  (irimonville  dei  cacciatori, 
nonché  dal  maresciallo  d'alloggio  Porro  Giacomo.  Si  fece  strada  in 
mezzo  ai  nemici,  e  quantunque  egU  ed  alcuni  de'  suoi  toccassero 
ferite,  seguitò  placidamente  il  suo  cammino  e  giunse  a  Reus -sulla 
sera  del  6.  In  questo  giorno  Severoli  mosse  con  tutta  la  divisione 
per  Barcellona  a  Hostairich.  Palombini  precedeva,  Mazzucchelli  ve- 
niva appresso,  ed  il  9  ebbe  a  Villafranc:a  un  affare  di  retroguardia, 
nel  quale  prese  un  centinaio  di  uomini;  ai  12  si  trovò  davanti  a 
Hostairich.  Un  battaglione  del  5."  d'infanteria  fu  lasciato  di  presi- 
dio in  Barcellona.  Severoli  pose  il  quartier  generale  a  Masanes,  e 


w  I- 


—  Ilo- 
distese  lungo  la  linea  di  blocco  le  sue  genti.  Cominciarono  le  sor- 
tite sin  dal  a6  aprile,  ma  furono  tutte  di  poco  rilievo.  Accortosi 
per  altro  Severoli  che  i  rinchiusi  difettavano  d'  acqua  e  che  per 
provvedersene  dovevano  attingerla  a  certe  fonti  che  scaturivano  a 
cento  tese  dal  ciglio  dello  spalto,  fece  (per  savio  suggerimento 
e  cura  del  capitano  Vacani)  erigere  nella  notte  un  ampio  spal- 
leggiamento sul  contrafforte  che  discende  al  Monteverde ,  ed  ivi 
collocò  a  custodia  ao  zappatori  coi  capitani  Rougier  e  Guara- 
gnoni ,  ed  altri  aoo  uomini  coi  tenenti  Canot  e  Traversari.  Il 
nemico,  contrariato  dalla  costruzione  di  quelP  opera  ,  prese  a  bat- 
terla col  cannone,. ed  uscì  dalla  piazza  formato  in  tre  colonne  per 
allontanare  gli  Italiani  ;  questi,  quantunque  inferiori  di  numero , 
lo  ricevettero  con  risolutezza  ;  ma  investiti  cor»  forore  stavano  per 
ripiegarsi,  quando  accorso  il  capobattaglione  Felici, colle  riserve, 
costrinse  gli  Spagnuoli  a  fuggire.  Essi  perdettero  3o  uomini  :  gli 
Italiani  ebbero  due  morti  e  i5  feriti. 

Nella  notte  del  3o  il  colonnello  Cotti  ed  il  capitano  Vacani,  con 
una  compgnia  di  volteggiatori  comandati  dal  capitano  Garcanico, 
si  recarono  verso  le  fonti   per  distruggerle ,  del  che   avvedutosi 
r  inimico,  fece  vivissimo  fuoco  dal  quale  restarono  feriti  ed  uc- 
cisi non  pochi  Italiani,  e  tra  quest^  ultimi  F  intrepido  capitano  Gar- 
canico, deplorato  dai 'nostri.  Guastate  le  fonti.  Cotti  si  ritirò.  Ri- 
dotto il  presidio  a  mal  partito  per  la  privazione  dell'  acqua,  0-Don- 
nel   spedì  il   a  maggio  un   corpo  a  provocare  il  6.**  d' infanteria 
sulle  allure  di  Grions,  tenne  a  bada  egli  stesso  Palombini,  e  pose 
in  movimento,  sotto  la  scorta  di  3ooo  uomini,  il  convoglio  di 
vittovaglie  radunato  a  Matarò  per  soccorrere  il  forte.  Il  6."  d' in- 
fanteria fu  attaccato  nella  valle  di  Arbuccas,  ma  Eugene  Orsatelli 
appiattò  •  nella  foresta  un  corpo  de' suoi  e  comandato  dal  capitano 
Ceracchi,  lasciò  correre  innanzi  la  vanguardia  avversaria,  poi  uscì 
improvviso  dal  bosco,  la  inviluppò  e  sconfisse.  Il  capitano  Cerac- 
chi ebbe  salva  la  vita  pel  valore  del  sergente  Bernardini,  che  ri- 
mase egli  stesso  ferito  da  uno  Spagnuolo,  che  fu  poi  da  lui  ucciso. 
Il  3,  il  6.**  ribattuto  un  nuovo  attacco  sulla  direzione  di  Vique, 
Palombini  col  4-'*  d' infanteria  ed  i  dragoni*  Napoleone  impedì   il 
nemico  di  avanzarsi *sulla  strada  di  San  Seloni.  Quando  la  colonna 
principale  dei  contrari  scese  dal  monte  di  Orsavina,  trovò  un  bat- 
taglione italiano  in    |)osizione  sulla  strada  della   Tordera.  Venne 
con  esso  alle  manlj,  ed  in  mezzo  a  tumultuoso   conflitto  alcuni 
T.  il.  "  4» 


1 


Hi 


—  ili- 
dei  nostri  rimasero  uccisi,  altri  feriti;  condusse  seco  3y  prij^io- 
nieri,  fra  i  quali  il  capitano  aiutante  ma(j[giore  Pinòn,  e  volgendo 
in  precipitosa  ritirata  il  resto  del  battaglione,  s^  inoltrò  arditamente 
nel  fondo  della  valle.  Si  sperava  che  gli  Spagnuoli  fossero  tratte- 
nuti dalle  nostre  schiere  colà  appostate  e  sostenute  in  ischiena  dal 
a.**  leggero,  ma  per  avere  chi  le  reggeva  mal  interpretato  V  or- 
dine avuto,  il  terreno  fu  abbandonato  da  Percevat,  che  lasciò  per 
tal  modo  scof)erti  tutti  i  posti  che  guarnivano  la  linea  contro  i 
forti,  ed  il  2.^  leggero  comandato  da  G)tti  fu  il  più  compromesso, 
(^otti  colla  sua  calma  e  freddo  coraggio  si  pose  in  tripla  linea  ira 
il  molino  ed  il  Montevcrde,  e  quivi  ricevette  il  nemico;  fu  vio- 
lenta la  pugna.  TI  fuoco  più  vivo  non  ritenne  gli  assalitori  dall' a- 
vanzarsi,  nh  gli«assaliti  dal  sostenersi,  cosicché  la  mischia  si  pro- 
lungò accanita.  Il  presidio  tentò  una  sortita  che  mancò  di  suc- 
cesso. Il  a.^  d^  infanteria  conservò  la  sua  posizione,  e  dopo  un  di- 
sperato battagliare  costrinse  gli  Spagnuoli  a  ritirarsi  fra  i  monti 
d' Orsavina,  d'onde  erano  discesi.  Il  2.**  leggero  perdette  i5  uo- 
mini ed  ebl)e  i46  feriti,  nel  cui  numero  5  ufficiali.  Lo  stesso  co- 
lonnello G)tti  (già  ferito  due  volle)  rimase  tranquillamente  a  dar 
ordini  ed  incoraggiamento  a'  suoi  promovendo  sul  campo  a  ser- 
genti e  caporali  parecchi  soldati  che  avevano  dimostrato  maggior 
ardire,  finché  cadde  a  terra  trafitto  da  un  terzo  colpo,  che  lo  con* 
dusse  di  lì  a  non  molto  alla  tomba.  Questa  perdita  fu  vivamente 
compianta  neìV  esercito,  nel  quale  nessuno  poteva  contendergli  un 
primo  posto  fra  i  valorosi. 

Cotti  Vincenzo  perì  nel  fiore  dell'  età  e  nel  più  bello  della  sua 
carriera  militare.  I  talenti  di  lui,  associati  ad  esimio  valore ,  gli 
avevano  meritato  il  grado  di  colonnello  :  |K)ssedeva  nei  più  gravi 
pericoli  inalterabile  imperturbabilità  d'  animo  e  grande  risolutezza 
per  far  fronte  a  tutti  gli  ostacoli.  Aveva  il  dono  raro  di  elettrizzare 
i  soldati  con  laconiche  sparlane  parole.  Soleva  con  flemma  ammi- 
rabile ripetere  nel  bollore  delF  azione  :  u  Avanti ,  seguitemi  5  se 
«  m'  arretro,  uccidetemi  ;  se  muoio,  vendicatemi.  >» 

Napoleone,  cui  non  erano  ignoti  i  meriti  di  questo  ufficiale,  con 
decreto  del  primo  luglio  1810,  assegnò  una  pensione  di  franchi 
1200  annui  alla  madre  di  lui  Teresa  Riboli  vedova  Colli  di  Cre- 
ma. Gli  ufficiali  italiani  di  presidio  in  Crema  ove  abitava  questa 
signora  si  fecero  dovere  di  allcslajle  il  loro  rammarico  per  la  per- 
dita di  un  uomo  che  si  onoravano  di  avere  a  compagno.  Le  ce- 
neri di  questo  illustre  riposano  in  pace  nella  cattedrale  di  Gerona. 


—  US- 
La  resistenza  di  Coti!  aveva  dato  tempo  a  Mazzucchclli  di  ar- 
rivare per  la  via  di  Masanes  sulle  alture  alla  destra  del  nemico , 
ed  a  Palombini  di  {lercorrere  un  lungo  circuito  per  minacciare 
d' interciderlo  da  Orsavina.  Gli  S|)agiiu()Ii,  veduto  il  pericolo,  fe- 
cero retrocedere  il  convoglio  e  si  collocarono  sulla  cresta  più  alta 
del  monte. 

Ferriroli,  succeduto  nel  comando  del  2.**  leggero,  inseguì  al  di 
Id  del  fiume  il  nemico,  si  unì  alla  destra  di  Palombini  ed  alla  si- 
nistra di  Mazzucclielli ,  e  tutti  assieme  si  alTacciarono  alla  nuova 
posizione  degli  Spagnuoli  per  investirla,  ma  la  stanchezza  del  sol- 
dato e  la  notte  che  si  avvicinava  imposero  di  differire  le  0|K»ra- 
zioni.  11  nemico  perdette  i5oo  uomini  tra  morti ,  feriti  e  prigio- 
nieri. Oltre  gli  uffiziali  che  diressero  le  fazioni  e  che  fun)no  ram- 
mentati nella  i-elazione^  onorevolissima  testimonianza  ebbero  il 
capitano  del  genio  Rougier  ed  il  tenente  Centenari. 

11  4?  Mazzucclielli  col  1."  leggero  e  })ochi  cacciatori  a  cavallo 
assalì  il  nemico  sulla  montagna  di  Monegre  ,  la  scaramuccia  fu 
animata  e  gli  Italiani  vi  ebbero  7  uccisi  e  aa  feriti,  e  nel  numero 
di  qucsf  ultimi  il  capitano  Prini  ed  il  tenente  Bianconi^  l'agilità 
con  cui  i  carabinieri  del  tenente  Piglietti  si  arrampicarono  sul 
monte  al  fianco  destro ,  mentre  una  parte  del  4-^  d' infanteria  at- 
taccava sul  sinistro,  fece  sì  che  Furto  di  fronte  }K)nesse  in  disordine 
i  contrari  che  si  trovarono  addossati  al  mare.  Il  convoglio  era  stato 
messo  in  salvo  dagli  Spagnuoli.  he  genti  italiane  ripi-escro  le  loro 
posizioni  al  blocco  del  forte. 

Olini,  capitano  dello  stato  maggiore,  comandava  la  città.  Il  giorno 
8  uno  straordinario  incremento  de^  fiumi,  prodotto  da  piogge  di- 
rotte^ disgiunse  i  campi  e  mise  in  foi-se  T  esito  del  blocco.  Gli  Spa- 
gnuoli approfittarono  di  questa  circostanza  correndo  sopra  gli  ac- 
campamenti italiani,  ma  la  difesa  che  questi  opposero,  diede  tempo 
ai  Francesi  di  accorrere  ed  obbligarli  a  ritirarsi.  Il  io  Severoli 
intimò  la  resa,  ma  non  venne  consentita.  Intanto  0-Donnel  faceva 
dimostrazioni  per  distrarre  dal  presidio  Tattenzione  degli  avversari: 
da  un  lato  il  colonnello  Villamil,  dall'altro  il  colonnello  Andrcani 
(milanese  al  servizio  spagnuolo),  minacciavano  il  6."*  reggimento 
d' infanteria  a  Grions ,  ma  furono  contenuti.  Severoli,  il  i  a,  sul 
dubbio  che  il  presidio  del  forte  potesse  tentare  di  evadersi  (per 
consiglio  del  capitano  Vacani),  fece  stabilire  a  San  Giacinto  un 
battaglione  del   i."*  leggero  coperto  dai  piegamenti  del  terreno,  ma 


—  iiC  — 

per  isveutura ,  non  essendo  stato  prescrìtto  al  battaglione  di  ap- 
piattarsi, accese  i  suoi  fuociii,  e  mandò  fallita  senza  sua  colpa  di- 
retta la  sagace  antiveggenza  del  generale. 

Nella  notte  del  i  a  al  1 3,  il  presidio  sortì  sopra  tre  colonne  forti 
di  looo  combattenti,  lasciando  gli  ammalati  nel  forte ^  durante 
la  notte  dovevansi  fare  le  solile  chiamate  di  alP  erta  !  come  se  il 
presidio  fosse  tuttora  presente ,  nelP  intento  d'  illudere  il  nemico 
e  dar  tempo  alle  colonne  di  allontanarsi.  Lie  sentinelle  italiane  del  a.^ 
leggero  e  i.*"  dMufauteria  furono  sopratiatte  ad  un  tempo  in  tre 
punti,  quelle  salvatesi  portarono  V  allarme  nei  campi.  Nacque  al- 
lora un  subitaneo  ed  accelerato  movimento  de'  nostri  corpi  sulle 
ti*acce  degli  Spagnuoli  fuggenti ,  nelF  atto  che  alcune  compagnie 
avvicinandosi  divisavano  di  saltare  i  fossi  del  castello  ed  impos- 
sessarsene. Intanto  però  gli  Spagnuoli  si  allontanavano^  il  primo 
che  li  raggiunse  fu  U  capitano  Olmi,  il  quale  ne  scompose  la  retro- 
guardia, togliendole  diversi  prigionieri.  Sopraggiuuto  il  battaglione 
di  Bianchi ,  attaccò  il  centro  e  lo  separò  dalla  vanguardia ,  che 
piegando  a  sinistra  cadde  inavvedutamente  sopra  il  ti."*  d'infan- 
teria. Arrivarono  anche  sulla  destra  degli  S|)agnuoli  alcuni  corpi 
di  riserva  da  Masanes.  11  capitano  de'  volteggiatori  Ceracela  con 
soli  17  de'  suoi  fece  prigioni  4  ufiiziali  e  5o  soldati.  Lo  scompi- 
glio si  mise  allora  nella  colonna  spagnuola^  il  governatore  Kstrado 
fu  preso  con  B  uftiziali,  4^0  uomini  ed  uno  stendardo  ^  pochi  fu- 
lono  uccisi,  altri  linalinente  dispersi.  Il  i3,  Mazzucclielli  entrò 
nel  Torte  e  diede  ordine  a  tutto.  Le  fazioni  intorno  a  llostalrich 
posero  tra  uffiziali  e  soldati  600  Italiani  Inori  di  combattimento. 
Il  6."  d* infanteria  fu  lasciato  solo  a  llostalrich. 

Sevcroli  andò  il  16  a  lilaiies,  indi  tutta  la  divisione,  il  aa,  fu 
j accolta  intorno  a  Gcrona.  In  questo  giorno  il  maresciallo  Mac- 
donald  surrogò  Augereau  nel  comando  deirescrcito  della  Catalogna. 
Jl  29,  egli  passò  in  mostra  gl'Italiani  sulla  spianata  di  Fornells, 
ed  esternò  la  sua  soddisfazione  vedendone  il  marziale  contegno. 

Determinato  il  sn^.remo  capitano  di  dirigere  il  suo  movimento 
sopra  Barcellona,  collocò  il  (i."  d' infanteria  che  era  a  Uostalrich 
sulle  alture  di  Gasarans,  perchè  aprisse  la  strada  in  direzione  dello 
stretto  di  San  Seloni  e  Granollers.  La  forza  etl'ettiva  delle  due 
brigate  Mazzucclielli  e  Palombini  era  di  9681  uomini  e  ^yo  ca- 
valli (compreso  il  battaglione  del  5.*'  d' inlanteria  distaccato  a  Bar- 
cellona) ma  sotto  le  armi  non  vi  erano  che  61 38  soldati   e    189 


—  117  — 

ufTiziali,  uè  più  di  4^9  cavalli  \  per  altro  il  brìo  delle  genti  ag- 
guen'ite  in  tanti  gloriosi  fatti,  piacque  al  maresciallo  e  gli  diede 
speranza  di  riuscir  vittorioso  nelP  impresa  che  meditava  di  com- 
pire.  11  IO  giugno,  l'esercito  si  pose  in  marcia  verso  Barcellona 
jx^r  iscoitarvi  un  convoglio  di  vittovaglie ,  la  divisione  Severoli 
stava  alla  vanguardia  ed  al  centro.  I  coi*pi  lasciarono  i  bagagli  a 
Gerona  ove  rimase  comandante  di  piazza  il  capobattaglione  del  i  .** 
leggero  Bozzolini.  Coi  nuclei  poi  dei  corpi  francesi  ed  italiani ,  e 
le  genti  giunte  allora  dalF  Italia  o  uscite  dagli  spedali  formossi 
sotto  gli  ordini  del  capobattaglione  Viviand  il  presidio  di  Fi- 
gueras. 

Severoli,  cogli  altri  corpi,  era  il  io  giugno  a  Ilostalricli.  Palom- 
bini  lo  pi'ecedette  a  Trentapassos  ;  il  capitano  Vacani  si  teneva 
alla  vanguardia  cogli  zappatori  di  Ronzelli,  per  vincere  le  diflìcoltà 
del  terreno,  dirigendo  i  lavori  a  tal  fine  necessari  \  proseguì  lenta 
la  marcia  contrariata  dalle  intemperie,  e  soltanto  nella  notte  delFi  i 
la  divisione  giunse  a  Cardedeu  e  la  sera  del  i  a  a  Granollers.  Quivi, 
per  le  pioggie  ablx)ndanti  cadute  in  quei  giorni,  si  ti'ovò  disagevo- 
lissimo il  passaggio  del  fiume  Congost,  ma  interessando  di  non  ri- 
tardare la  marcia,  fu  superato  e  così  il  i3  si  eflTettuò  ne'  contorni 
di  Moncada  la  congiunzione  de'  nostri  colle  schiere  di  Barcellona. 
Fu  consegnato  il  convoglio  in  citta  e  lasciato  \\  6.^  d'infanteria 
per  rinforzare  il  presidio,  ed  il  i4  la  divisione  italiana  si  mise  in 
viaggio  per  ritornare  a  Gerona,  avendo  alla  vanguardia  Mazzuc- 
chelli  ed  alla  retroguardia  Palombini.  Giunse  nella  sera  a  Gra- 
nollers, e  il  i6  rientrò  ne'  suoi  campi  di  Fornells,  Ruivellots, 
Llambillas  e  Aquaviva ,  lasciando  il  4*°  ^'  infanteria  a  Gasarans  e 
collocando  alla  JVIallorquina  il  7.*'  d' infanteria.  In  queste  posizioni 
le  squadre  italiane  rimasero  tranquille  ben  quattit)  settimane. 

Il  i4  luglio,  0-Donnel,  rianimando  la  guerra  nell' Ampourdan 
ed  intorno  alle  frontiere  della  Francia,  inviò  un  corpo  a  Santa  Co- 
loma  ed  a  Brunola,  ma  gì'  Italiani  (comandati  dal  capobattaglione 
Olini  )  lo  fecero  sgombrare.  Intanto  il  4-"  d' infanteria ,  condotto 
da  Renard,  liberava  Gasarans,  in  guisa  che  gli  Spagnuoli  non  po- 
terono propriamente  raccogliersi  che  all'  uscire  dallo  stretto  di 
Congost  per  aii  doveva  passare  un  nuovo  convoglio  destinato 
per  Barcellona.  Partito  irrfatti  questo  da  Gerona  sotto  il  comando 
immediato  di  Macdonald,  nella  sera  del  16  arrivò  colla  divisione 
Severoli  ed  altre  milizie  al  campo  d'IIostalrich,  e  passò  lo  stretto 


• 


4a 


—  118  — 

di  Trciitapassos  il  17.  Quando  la  mattina  del  18,  T  esercito  scen- 
deva da  Cardtdcu  al  piano  di  GranoIIers ,  sbucava  appunto  una 
colonna  di  3ooo  SpagnuoK  dallo  stretto  di  Garriga  su  quel  piano. 
Ivi  amvando  i  2000  Italiani  della  brigata  Fontane  che  formava  la 
vanguardia,  si  composero  tosto  in  oitline  di  battaglia  ^  il  capitano 
Giorgi  con  una  compagnia  di  volteggiatori  del  a.**  leggero  costrinse 
gli  Spagnuoli  a  spiegare  le  loro  forze,  e  smascherai^  il  disegno  clic 
avevano  di  scagliarsi  sulla  destra  del  convoglio.  Allora  Macdonald 
fece  serrare  le  sue  genti  in  massa  intorno  ai  carri  e  proseguire  il 
cammino;  Severoli  soltanto  distaccò  dai  corpi  italiani  il  colonnello 
Peri  ed  il  capobaltaglione  Rossi,  perchè  sostenessero  il  combatti- 
mento di  fianco.  I  primi  ad  avventurarsi  contro  il  nerbo  principale 
degli  Spagnuoli  colle  compagnie  de^  granatieri  furono  i  capitani 
Bianchelli  e  Nogarina,  ambidue  uffiziali  dei  meglio  riputati  \  la  zuflà 
fecesi  assai  più  calda  che  non  avrebbesi  voluto;  in  breve  si  eb- 
bero So  feriti  ed  uccisi  del  5.^  reggimento  d^nfanteria,  ma  la 
colonna  passò  libera  a  Gngiollers;  e  giunse  intatta  sulla  sera  ai 
campi  di  Moncada.  U  esito  felice  di  una  carica  di  cavalleria,  fatta 
opportunamente  da  Palornbini  ^  ed  altre  circostanze  tennero  in 
rispetto  gli  Spagnuoli  e  li  fecero  piegare  sopra  Caldas,  ed  il  convo- 
glio giunse  a  Barcellona  ove  l'esercito  sostò  tre  giorni.  Si  ebbero 
particolarmente  a  rammentare  in  queste  fazioni  i  capobattaglioni 
Casella  e  Rossi  ;  i  capitani  Alari ,  Badini  e  Testa  ;  i  tenenti  Col- 
leoni, Baccarini  e  Alletto,  ed  i  sott' uffiziali  Morandi,  Leggi  e  Bal- 
dassari. 

11  colonnello  Engcnc  Orsatelli  ,  nominato  generale  di  brigata , 
ebbe  il  comando  delle  genti  italiane  lasciate  a  Barcellona  ;  Fontane 
posto  alla  vanguardia  nel  ritorno,  giunse  la  sera  del  12  a  GranoI- 
Iers seguitalo  dal  convoglio  alleggerito,  e  fiancheggialo  a  sinistra 
della  strada  da  latta  la  brigata  Palornbini.  Il  24  Tesercito  arrivò 
a  Gerona,  e  le  schiere  italiane,  ripigliale  le  loro  primitive  posizioni, 
vi  rimasero  per  ristorarsi,  dacché  tante  fatiche  sostenute  nella  scorta 
de'  convogli  avevano  lasciato  traccia  funesta  di  languore  febbrile 
nella  soldatesca.  I  nostri  ricevettero  prima  della  fine  di  luglio  rin- 
forai  dall'  Italia,  e  benché  pochi  fossero,  bastarono  a  sopperire  alle 
perdite  sofferte. 

Macdonald ,  volendosi  rivolgere  al  campo  di  Tarragona,  lasciò 
ncirAinjx)urdan  ,  sotto  gli  ordini  del  generale  Baraguey-d'  Hil- 
liers ,  oltre  il   reggimento   de'    cacciatori   comandato   da   V^illala  . 


-"-      '  -  ^ 


-H9- 

alcunc  compagnie  coslilucnti  un  battaglione  italiano  in  Figueras  e 
Gerona  ^  quindi  condusse  a  Barcellona  (ove  era  gii  il  6."*  d' infan- 
teria) il  resto  della  divisione  Severoli,  forte  allora  di  5ooo  fanti  e 
3oo  cavalli,  scompartita  in  due  brigate  sotto  gli  ordini  di  Fontane 
e  Palombini.  Il  colonnello  Villata  fu  postato  contro  il  nemico  nella 
valle  di  Pluvia.  Macdonald  partito  da  Gerona  il  9  agosto,  con  un  terzo 
convoglio  di  vittovaglie  era  giunto  colla  divisione  Severoli  a  Bar- 
cellona senza  incontri.  Il  1 4  si  diresse  verso  Tarragona,  preceduto 
da  Eugene,  che  ebbe  il  comando  di  una  brigata  italiana  :  giunse  il 
i5  a  Villafranca,  non  avendo  sostenuto  che  breve  scaramuccia  al 
colle  di  Ordal  contro  soldati  armati  alla  leggera.  Il  16  i  nostri 
furono  spediti  sulle  alture  di  Albinyana,  il  17  giunsevo.a  Valls  e 
r  radomaoi  a  Reus. 

Il  a5  Macdonald  j^r  lo  scabroso  psso  di  Rilm  e  Momblanch 
partì  per  andare  a  lìerìda  ^  in  questo  giorno  gV  Italiani  rimasti  a 
retroguardia  a  Villalunga  ed  Alcover  furono  inseguiti  dagli  Spa- 
gnuoli,  ma  quando  videro  che  erano  pronti  a  respingerli  essi  y(rf« 
tarono  faccia.  Il  maresciallo  Suchet ,  nel  primo  volume  delle  sue 
memorie,  parlando  di  questo  movimento  dice  :  a  U  infanteria  ita- 
M  liana  ebbe  una  brillante  occasione  in  questo  giorno  di  provare 
u  la  sua  rara  intrepidezza.  ^9 

Il  a6  r  infanteria  italiana  safì  il  monte  a  desti*a.  Palombini 
continuò  a  contenere  (con  opportune  cariche  operate  da^  suoi  dra- 
goni )  il  nemico  in  retroguardia  che  lo  incalzava  dappresso.  Il  te- 
nente Ronchi,  clf  era  alla  vanguardia,  fu  spesso  attaccato,  vinto  non 
mai.  Assalire  gli  Spagnuoli  sul  fianco  e  sopra  monti  quasi  inaccessi 
fu  veramente  impresa  difficile  e  micidiale  quanto  im|)ortante.  I 
granatieri  del  7.**  d' infanteria  ,  i  volteggiatori  del  i  .**  leggero  e 
mezzo  l)attaglione  del  5.°,  in  tutto  5oo  combattenti,  si  tolsero  dalla 
strada  sotto  gli  ordini  del  generale  Eugène  Orsatelli,  e  si  arram- 
picarono a  gran  stento  facendosi  sostegno  V  uno  alPaltro  per  rag- 
giungere la  sommità ,  occupata  da  2000  Spagnuoli.  A  vista  delFe- 
sercito  intero  fu  operata  dagf  Italiani  queir  audace  salita  che  co- 
stò loro  100  combattenti,  tra  i  quali  5  uffiziali  feriti,  oltre  il  capi- 
tano Nogarina  ed  il  tenente  Simolini,  parimenti  feriti  e  prigio- 
nieri, ma  per  essa  il  nemico  fu  costretto  alla  ritirata,  e  Macdonald 
potè  innanzi  sera  giungere  a  Momblanch. 

Ben  meritarono  inoltre  in  quest^  occasione  i  capitani  Dondini, 
Albini,  Bianchelli  e  Piccioli;  i  tenenti  Bianchi,  Lavignole,  Galim- 


.  » 


berli  e  Coltafava.  Il  27  rcscrcito  giunse  a  Viiubocli,  il  a8  a  Bor- 
jas  e  il  29  a  Lcrida ,  ove  M acdonald  si  trovò  con  Suchet  comaa- 
dante  Tescrcito  di  Aragona. 

Il  4  settembre,  Severoli,  che  aveva  il  comando  intemo  di  Ba- 
laguer ,  eseguì  una  spedizione  di  là  dal  Segre  sopra  Tremp  e 
Talaran,  nella  valle  della  Noguem  Pallarcsa.  Lasciò  pertanto 
Palombini  ad  Agramunt,  e  preceduto  da  una  vanguardia  di  ca- 
valieri e  fanti ,  comandata  dal  capitano  Erculei  dei  dragoni ,  e 
dai  capitani  Frangipane  e  Baccarini  (ufHziali  di  stato  maggio- 
i*e  ) ,  si  avviò  per  Artesa  al  colle  di  Montcsecco  ,  e  scese  a 
Tremp  con  i^ooo  combattenti.  La  scaramuccia  che  ebbe  luogo 
al  passaggio  del  ponte  ^  ove  zappatori  italiani  spezzarono  le  bar- 
riere mentre  altri  a  nuoto  attraversarono  il  torrente ,  tornò  a 
danno  gravissimo  degli  Spagnuoli  ^  molti  di  essi  caddero  uccisi,  al- 
tri furono  presi,  e  ti-a  questi  il  tenente  Angel^  i  villaggi  di  Tremp 
.e  Talarau  furono  subito  occupati.  L^  1 1  settembre,  Severoli  ritornò 
ad  Agramunt,  il  i3  spedì  colonne  mobili  per  raccogliere  vitto  ^ 
il  generale  Eugène  Orsatelli  ed  il  capobattaglione  Olini,  ebbero 
insperati  successi^  Palombini  ed  il  capitano  Migliori  perlustra- 
rono pure  le  montagne  per  raccogliere  derrate ,  le  quali ,  come 
tutte  furono  riunite  da  Severoli  in  Agramunt,  vennero  nel  giorno 
19  da  lui  consegnate  esattamente  nei  magazzini  di  Balaguer  e 
Lerida  a  benefizio  dclP  esercito  intero. 

Intanto  0-Donnel  recatosi  nell'Ampourdan  ebbe  importanti  suc- 
cessi. U  colonnello  Villata  co'  suoi  cacciatori,  al  principio  di  set- 
tembre, salvò  con  grande  industria  un  convoglio  che  da  Perpi- 
gnano  dirigevasi  a  Gerona. 

Il  1 8  ottobre,  tutto  Tesercito  di  Macdonald  si  raccolse  a  Sananja 
preceduto  dalla  brigata  del  generale  Eugcne  Orsatelli.  11  19  s'in- 
camminò al  colle  di  Portella:  gl'Italiani  formarono  la  vanguardia 
e  giunsero  la  sera  in  Salsona,  li  21  Severoli,  recatosi  sotto  il  forte 
di  Gardena,  intorno  al  quale  eran  già  riuniti  gli  altri  corpi  delTe- 
sercito ,  ebbe  ad  accendcrvisi  fiero  combattimento.  GFItaliani  vi 
sopportarono  perdite  non  lievi  a  cagione  delF  imprudente  ardire  del 
generale  Eugène  Orsatelli,  il  quale  senz'ordine  salì  il  colle  e  v'im- 
pegnò un  conflitto  cui  dovette  prender  parte  lo  stesso  Macdonald  al 
solo  fine  di  tirare  Eugène  d' imbarazzo.  Gostò  agi' Italiani  Bo  morti 
0  feriti,  tra  i  quali  gravissimamente  il  tenente  Ferrari,  e  legger- 
mente il  colonnello  Renard  ed  il  capitano  Boye.  Il  a3  Macdonald 
[K^rveune  a  Salsona  avendo  al  retroguardo  Palombini.  Ne  partì  il  a6. 


>■ 


9- 


—  vii  — 

Il  generale  Piuo   in  tanto  con  rinforzi  italiani  era  ginnto  il  ag 
a  Gerona-,  Baraguey-d' Hilliers  si  avvantaggiò  di  questo  aiuto. 

Mentre  Macdonald  veniva  nelPAmpourdan,  Campoverde,  surro- 
gato a  0-Donnel  (  ritiratosi  per  curare  le  sue  ferite  ),  prese  posi- 
zione sulla  strada  da  Lerida  a  Manrese ,  laddove  doveva  Spassare 
l'esercito,  ma  quando  poi  si  presentò,  gli  Spagnuoli  non  osarono 
opporglisi.  Il  4  ^^vembre  la  divisione  Severoli  era  a  Calaf,  e 
sempre  di  retroguardia  giunse  il  lO  a  Gerona  senza  alcun  ^contro 
col  nemico,  che  si  teneva  ognora  in  distanza.  Fu  accantonata  a  For- 
nells,  Aquaviva,  Lambillas,  Rindellots  e  Sant'Andres,  e  distaccò 
600  uomini  e  5o  cavalli  a  Tordera.  Lo  stato  di  difesa  rispettabile 
in  cui  trovavasi  Figueras  e  la  fiducia  che  il  nemico  non  tenterebbe 
mai  di  sorprenderla,  fecero  sì  che  in  luogo  di  un  presidio  con- 
veniente, tutti  i  convalescenti  dell'  esercito  ed  alcuni  deboli  drap- 
pelli italiani  vi  fossero  collocati,  quelli  per  custodire  propriamente 
la  fortezza,  sotto  gli  ordini  del  generale  Guillot,  questi  per  tener 
piede  anche  nella  sottoposta  città ,  e  percorrerne  i  dintorni  sotto 
gli  ordini  di  Faina,  aiutante  comandante.  Il  «o  novembre,  Severoli 
rassegnò  a  Pino  il  comando  della  divisione,  ed  egli,  Mazzucchelli  e 
Dombowski  ritornarono  in  Italia. 

La  forza  effettiva  della  divisione  in  quell'  epoca  (compresi  a36 
uomini  d' infanteria  e  289  di  cavalleria  teste  venuti  d' Italia)  era 
di  10,060  uomini  e  696  cavalli,  dalla  quale  sono  da  dedursi  SSg 
prigionieri  di  gueira  e  33 11  feriti,  ammalati  o  convalescenti  gia- 
centi negli  ospedali  o  nei  depositi,  non  che  i3o  cavalli  perduti;; 
e  perciò  Pino,  al  suo  ritorno  in  Catalogna,  potè  contare  solo  sopra 
56^4  Èmti  e  566  uomini  a  cavallo ,  compreso  il  6."  reggimento 
dMnfanteria  stanziato  a  Barcellona.  A  Gerona  vi  era  un  deposito 
di  640  Italiani  comandati  dal  capobattaglione  Mazzoni. 

Il  ai  novembre  Macdonald,  unito  a  Baraguey-d'Hilliers ,  partì 
da  Gerona  per  recarsi  a  Barcellona  con  un  voluminoso  convoglio. 
La  divisione  Pino  era  seco.  Giunto  1'  esercito  il  atj  a  San  Selony, 
si  trovò  rotto  V  antico  ponte  di  pietra  sulla  Tordera  ed  ingom- 
brato lo  stretto  che  conduce  a  Trcntapassos,  cosicché  non  si  po- 
teva procfedere  con  carra,  se  non  sbarazzando  quella  via  o  prati- 
candone un'  altra  a  lato  ^  il  capitano  Vacani ,  incaricato  di  rico- 
noscere sul  sito  quel  che  meglio  convenisse,  propose  saviamente 
di  aprire  un  nuovo  passo.  Fu  tosto  messo  mano  all'  opera  dagli 
zappatori  italiani  e  francesi,  e  da 600  soldati  tratti  dai  diversi  reg- 
T.  ir.  46 


4 . 


•5r 


—  422  — 

{pimenti  deir  esercito,  e  nelle  prime  sei  ore  del  ^3  fu  compito  il 
lavoro  ed  il  convoglio  potè  sfilare.  Il  24,  all'  uscire  di  Cardedeu, 
Balatliier ,  aiutante  comandante  italiano ,  essendosi  portato  molto 
innanzi  con  un  solo  battaglione  del  5.°  d' infanteria  ed  uno  squa- 
drone di  dragoni  Napoleone,  incontrò  un  drappello  di  aoo  fucilieri 
spagnuoli,  sostenuto  da  5o  cavalieri:  questi  fece  qualche  scarica  di 
nioschetteria,  ma  respinto  andò  a  raggiungere  il  corpo  principale, 
die  fu  poi  caricato  dal  colonnello  Scliiazzetti  co'  suoi  dragoni.  Pino, 
nella  sua  relazione  al  ministro  della  guerra ,  dice  che  Balatliier, 
Schiazzetti  ed  il  suo  aiutante  di  campo  Ragani  si  erano  condotti 
con  particolare  bravura. 

Pino,  vedendo  il  nemico  in  posizione,  si  avanzò  per  attaccarlo 
a  Mombuy  ed  a  San  Feliu  di  Codinas,  ma  Macdonald,  che  mi- 
rava unicamente  a  passare,  lo  rattenne  autorevolmente.  Il  ^4  Mac- 
donald col  convoglio  giunse  a  Barcellona  e  ripartì  le  sue  forze  in 
quartieri  di  riposo. 

Il  ^7  r  esercito  ripigliò  il  cammino  verso  il  Llobregat,  e  Fon- 
tane assunse  il  comatido  interinale  della  divisione  italiana  in  luogo 
di  Pino ,  che  rimase  in  Barcellona  per  motivi  di  alterata  salute 
ed  anche  disgustato  dal  vedersi  contrariato  ne^  suoi  disegni  dalla 
prudenza  misurata  di  Macdonald  (Not.  25).  Eugène  Orsatelli  e  Pa- 
lombini  comandarono  le  due  brigate  della  divisione  italiana. 

Il  26  era  partito  da  Barcellona  Baraguey-d'HilIiers  col  traino 
vuoto  per  ritornare  a  Gerona ,  ove  giunse  il  28  senza  scontri 
ostili. 

Nella  marcia  dell'  esercito  a  Villafranca  la  divisione  italiana  era 
di  retroguardia,  il  29  passò  alla  vanguardia  e  pernottò  sul  colle 
di  Masarbenes  :  all'  indomani  andò  a  Brafim  sulla  destra  della 
Gaya ,  piegò  ])cr  Aliò  alla  volta  di  Pia  e  di  Cabra  ,  ed  il  primo 
dicembre  si  stabilì  alla  Conca  di  Barbera  e  Momblanch.  Do[K) 
dieci  giorni  Macdonald  si  avvicinò  all'Ebro,  trasportò  una  parte 
delle  schiere  italiane  sulla  strada  principale  di  Tarragona  e  pre- 
stò mano  a  Suchet  j)er  Tassodio  di  Tortosa.  L'  1 1  dicembre  i  ge- 
nerali Fontane  e  Palomhini  partirono  per  la  via  di  Villano- 
va  a  Granadolla ,  Kiigène  Orsatelli  per  quella  di  Vinaxa  a  Ca- 
gull ,  il  capobattaglione  Ferrari  per  T  altra  di  Lerida  a  Borias- 
blancas  ;  tre  giorni  gì'  Italiani  rimasero  in  queste  adiacenze. 
11  i3  Palonìbirii  era  a  Granadella  ed  l'.ugène  Orsatelli  a  Llarde- 
cans,  e  l'indomani  discesero  fino  all'Ebro  e  giunsero  da  una  |>arte 


—  i23  — 

alle  falde  del  mónte  Manco  e  dalF  altra  vicino  aFlix;  il  j5  Palom- 
bini,  avendo  radunato  aoo  muli  e  400  tra  pecore  e  buoi  pel  ser- 
vizio della  soldatesca,  si  pose  di  nuovo  in  cammino  per  Vinebre, 
indi  si  posò  il  quartier  generale  della  divisione  a  Garcia.  Eugcne 
Orsatelli  andò  al  di  li  dello  stretto  di  Vinebre,  e  Villata  con  tutta  la 
cavallerìa  dragoni  e  caccialori  si  avviò  per  la  via  di  Llardecans  a 
Lerida.  11  22  dicembre  Palombini  con  due  reggimenti  dMnfanteria 
si  mosse  in  appoggio  dell'esercito  di  Sucliet.  Un  battaglione  del 
4.*"  d' infanteria  fu  posto  a  campo  sulla  cima  del  colle  di  Nostra 
Signom  d'Alba  ;  gli  altri  battaglioni  di  questo  reggimento  e  del  a/' 
leggero  furono  collocati  all'  avamposto  della  Torre  ^  le  rive  supe- 
riori dell'  Ebro  erano  occupate  dalla  brigata  di  Eugcnc  Orsatelli. 
Le  schiere  italiane  per  tal  modo  scompartite  fra  i  due  eserciti  d'A- 
i-agona  e  Catalogna,  rendevano  servigio  di  non  poco  momento  ad 
entrambi.  Il  capobat taglione  Olini  a  Miravet  custodiva  Garcia  ed  il 
ridotto  ivi  eretto  dal  capitano  Guaragnoni  allo  sbocco  della  valle 
di  Giurano  suU'  Ebro.  La  cavalleria  italiana  distaccata  a  Lerida 
era  stata  distribuita  nella  piaimradi  Urgel  verso  i  collidi  Cervera, 
e  doveva  coprire  un  ampio  tratto  di  paese  e  far  servizio  anche  di 
fanteria.  U  generale  Henriot,  governatore  di  Lerida,  che  aveva  av- 
venturati gl'Italiani,  non  poneva  confini  alle  strane  sue  esigenze 
e  richiedeva  da  essi  cose  impossibili. 

Il  20  dicembre  il  caposquadrone  Erculei  ebbe  col  nemico,  di 
molto  superiore  in  forze,  uno  scontro  presso  Boriasblancas,  nel  quale 
si  fecero  onore  tanto  egli  che  il  sottotenente  Viali  -,  altro  scontro 
ebbe  pur  luogo  tra  Tarega  e  Momblanch,  e  là  parimenti  fé'  valida 
resistenza.  Volle  il  colonnello  Villata  tentare  un  nuovo  attacco,  ma 
sopraggiunto  un  corpo  spagnuolo  di  i5oo  uomini  ed  800  cavalli, 
i  suoi  avamposti  furono  maltrattati,  per  cui  dovette  ritirarsi  \  que- 
sto partito  dispiacque  all'  audacissimo  colonnello  Schiazzetti ,  che 
seppe  ralfrenare  F  impeto  dei  nemici  e  dar  tempo  agli  altri  di  riu- 
nirsi. Il  tenente  Malacrida,  25  dragoni  e  24  cacciatori  andarono 
perduti.  Schiazzetti  non  potè  piegarsi  all'  umiliazione  di  essere 
cacciato  dal  nemico,  e  sulla  strada  che  conduce  a  Tarega  irruppe 
furiosamente  contro  la  vanguardia  spagnuola.  Questa  ebbe  api>ena 
ravvisato  l'ardore  col  quale  gl'Italiani  (che  si  supponevano  in  riti- 
rata) tornavano  all'assalto,  fece  contro  essi  una  scarica  di  moschet- 
teria  e  si  disciolse ,  aprendo  loro  passaggio  sulla  strada ,  talché 
giunti  i  nostri  al  centro  della  colonna  spagntiola,  in  un  momento 


la  scompigliarono.  Per  tal  maniera  Scliiazzotti,  coadti)vato  da  Vii- 
lata  e  dai  cacciatori  francesi,  ricuperò  il  villaggio  battendo  un  ne- 
mico tanto  superiore  di.  numero  e  facendogli  260  prigionieri.  Eb- 
bero gF Italiani  94  combattenti  uccisi  o  feriti,  tra  quest'ultimi  i  te- 
nenti Cecchetti,  Rappi,  Serrapica  e  Chini,  ed  il  chirurgo  Taroni, 
ed  inoltre  64  cavalli  uccisi.  Assieme  ai  summenzionati  fu  lodato 
grandemente  il  maresciallo  d' alloggio  Morandi  Francesco  di  Mila- 
no, il  quale  gridando  a'  suoi  compagni  di  seguirlo,  si  slanciò  nelle 
file  nemiche,  uccise  tre  Spagnuoli,  liberò  tre  suoi  compagni  ed  a 
visiera  calata  menò  colpi  disperati. 

Questa  separazione  e  sparpagliamento  delle  forze  italiane,  men- 
tre le  francesi  erano  unite ,  sarà  forse  giudicato  riprovevole  in 
Macdonald  perchb  apparentemente  cagionato  da  dispetto  provato  per 
r  allontanamento  di  Pino  che  si  era  sottratto  dalla  dipendenza  di 
lui.  Sarebbe  una  delle  circostanze  nelle  quali  pur  troppo  le  gait; 
personali  dei  capi  riverberano  sui  dipendenti!  Saputosi  per  altro 
da  Macdonald  a  qual  dura  prova  il  generale  Henriot  aveva  posta 
la  cavalleria  italiana ,  e  dolente  deìV  accaduto,  gli  ordinò  di  tosto 
appoggiarla  coir  infanteria ,  e  poco  dopo  richiamò  a  se  questo 
corpo  raccogliendolo  sul  Francoli,  e  così  Fontane  potè  riunire  le 
brigate  Palombini  ed  Eugène  Orsalelli,  nonché  Olini  col  5.°  reg- 
gimento d' infanteria,  ed  invadere  assieme  i  campi  di  Tarragona  e 
j)iìi  tardi  trasferirsi  all'esercì  lo  di  Aragona  e  prender  parte  a  quel 
nieinorabilc  assedio. 


I      ! 

SVIZZKRA. 


Fu  spedita  in  novembre  ncJla  Svizzera  ad  occupare  il  cantone 
Ticino  ed  il  Valiese  una  divisione  sotto  il  governo  del  generale 
r^ontancUi,  forte  di  5ooo  uomini,  composta  di  7  battaglioni  d^  in- 
fanteria, di  uno  squadrone  di  dragoni,  di  4  P^^'-^i  d'artiglieria,  di 
3o  gendarmi  con  un  uffiziale,  di  un  commissario  di  guerra,  di  un 
soU' ispettco'e  alle  rassegne ,  d' impiegali  d'amministrazione  e  di 
guardie  di  finanza.  Dombowski  andò  con  una  brigata  ad  occu- 
pare il  Valiese,  ma  fu  tosto  surrogalo  da  forze  francesi,  e  ritornò 
a  raggiungere  Fontanelli. 


I 


I 


—  i2S  — 


INTERNO. 


Neir  interno  i  corpi  ed  i  loro  nuclei  erano  ripartiti  nelle  sei  di- 
visioni territoriali  del  regno  e  nei  Tirolo  meridionale  ove  coman- 
dava Bonfanti. 


ADRIATICO. 


Uscite  dal  porto  di  Tolone  (marzo)  le  due  fregate  francesi  la 
Flora  e  la  Danae^  sotto  il  comando  del  capitano  di  vascello  Du- 
bourdieu,  vennero  a  rinforzare  la  squadra  franco-itala  dell'Adria- 
tico. 

GF  Inglesi  occu[)avano  Lissa ,  emporio  delle  mercanzie  che  vo- 
levano introdurre  per  contrabbando  nelF  Italia.  Napoleone ,  ve- 
dendo r  importanza  di  ripigliare  guest'  isola ,  ordinò  al  viceré  di 
allestire  una  divisione  navale  con  genti  da  sbarco  per  tentarne,  ove 
fosse  possibile,  con  probabilità  di  successo,  la  riconquista  e  la  con- 
servazione. 

La  divisione  navale  era  comandata  dal  capitano  di  vascello  Du- 
lx)urdieu,  e  si  comjK)neva  dalle  fregate  francesi  la  Favorita  e  l'C/- 
rania  (capitani  di  vascello  Meillerie  e  Margollé),  della  fregata 
italiana  la  Corona  (capitano  di  fregata  Pasqualigo),  dalla  corvetta 
la  Bellona  e  dai  brik  Mercurio  e  Iena  (tenenti  di  vascello  Duodo 
e  Rodriguez,  coi  tenenti  di  fregata  Palicuccia  e  Baratovich),  e  come 
genti  da  sbarco  da  un  battaglione  del  3.**  reggimento  di  fanteria 
sotto  gli  ordini  del  colonnello  Gifflenga,  aiutante  di  campo  del  vice- 
re.  Uscita  la  divisione  da  Ancona  il  ao  ottobre  incontrò  un  brik 
inglese  al  quale  diede  inutilmente  la  caccia,  ed  il  21  avanti  Lissa 
scoprì  un  altro  brik  nemico,  che  si  allontanò  ;  un  battello  al  vento 
prese  un  pescatore,  dal  quale  si  seppe  che  tre  fregate  inglesi  erano 
in  crocerà,  che  si  trovavano  nel  porto  dodici  corsari  e  più  di  ses- 
santa bastimenti  predati  sotto  la  sorveglianza  di  un  uffiziale,  con 
un  aspirante  e  circa  200  uomini  provenienti  dalle  prede. 

Il  22  approdarono  al  porto  di  San  Giorgio,  nelF  isola  di  Lissa, 
le  fregate  la  Favorita  e  la  Corona  colla  corvetta  la  Bellona  , 
restando  gli  altri  legni  in  crocerà.  La  Favorita  inalberò  ban- 
diera inglese:  i  bastimenti  nemici  fecero  lo  stesso,  ed  un  corsale 
che  ora  sotto  vela  rientrò  insieme  colla   divisiono.  Le  genti  snar- 


i 


f^* 


carono  con  Gifflenga  e  Labedoyère  (quello  che  fu  moschettato  a 
Parigi  nella  seconda  ristaurazione  ) ,  altro  aiutante  di  campo  del 
viceré.  Meillerie  comandò  le  navi  da  sbarco  coli'  ordine  d' incen- 
diare e  colare  a  fondo  tutti  i  bastimenti  eccettuati  quelli  atti  ad 
essere  amarinati  e  spediti  senza  ritardo.  Si  portarono  via  trenta 
bastimenti,  tra  i  quali  dieci  superbi  corsari  armati  di  loo  can- 
noni. La  soldatesca  s'impadronì  dell'isola;  furono  incendiati  62 
bastimenti  carichi  di  merci  inglesi,  liberate  1 4  navi  cariche  ,  che 
erano  state  predate  a  danno  de'  sudditi  franco-itali  ;  si  presero  molte 
armi  e  si  fecero  100  prigionieri.  Due  ufficiali  inglesi  e  200  uomini 
circa  si  salvarono  nelle  montagne  dell'isola.  Il  colonnello  Gifflenga 
riconobbe  Y  impossibilità  di  potersi  stabilire  a  Lissa  coi  soli  mezzi 
che  aveva  la  divisione  spedita  in  esplorazione,  dachc  sarebbero  oc- 
corsi modi  di'difesa  più  considerevoli,  e  che  perciò  conveniva  pen- 
sare ad  una  seconda  spedizione.  La  divisione  rientrò  in  Ancona  (il 
26  ottobre),  conducendo  seco  sette  prede  assai  ricche  e  tre  dei  mi- 
gliori corsali;  si  calcolò  (forse  con  qualche  esagerazione)  a  venti 
milioni  di  franchi  la  perdita  del  commercio  inglese  in  questa  cir- 
costanza. 

Le  flottiglie  leggere  nell'Adriatico  conservarono  le  loro  stazioni 
di  Dalmazia,  Corfù  ed  Ancona. 

Il  comandante  la  divisione  marittima  d'Ancona  (20  giugno) 
fece  uscire  tre  lance  cannoniere  assieme  ad  alcune  barcacce  per 
cannoneggiare  un  vascello  ,  una  fregata  ed  un  brik  inglesi ,  che 
erano  in  calma  a  due  leghe  dalla  rada.  I  legni  nemici  presero 
il  largo.  Il  giorno  susseguente  essendo  poi  ricomparsi ,  si  poseix) 
in  panna  ad  una  sola  lega  dalla  rada,  ed  in  allora  sortì  dal  porlo 
d'/Vncona  la  divisione  navale  CDinposta  della  fregata  francese  la 
Urania^  comandata  da  Margollé,  la  Carolina^  fregata  italiana  co- 
mandata da  Rodrigiic'/,  ed  il  brik  la  Principessa  Augusta  pure 
italiano,  comandato  da  Stalamini  Michele,  con  alcune  cannoniere , 
e  dopo  varie  bordate  i  nenìici  furono  forzali  a  prendere  il  largo. 

L'ufficiale  della  marina  Dinelli,  comandante  la  Teti^  scortando 
un  convoglio  nelle  vicinanze  di  Arbe,  preso  un  brik  corsale  di  16 
cannoni  e   100  uomini  d'equipaggio,  e  liberò  due  prede. 

Le  due  corriere  italiane  (3  settembre)  che  da  Ancona  salpavano 
per  Corfìi,  presero  all'abbordaggio  un  legno  inglese  armalo  in  corso 
di  sei  cannoni  e  f\o  uomini  di  equipaggio. 


CAPITOLO  XII. 


FAZIONI  DI  GUERRA  DLL  1811  NELLA  SPAGNA  E  NELL'ADRIATICO. 


1811 


SPAGNA 


Conquistata  la  piazza  di  Tortosa ,  Macdoaald  doveva  sc{)ararsi 
da  Suchct,  e  col  suo  esercito,  in  cui  era  la  divisione  italiana,  rivol- 
gersi verso  Tarragona.  Il  io  gennaio  la  brigata  Palombini  faceva 
parte  del F  antiguardo ,  il  5.^  regginneuto  d^  infanteria  era  alla 
guardia  del  quartier  generale^  la' brigata  Eugène  Orsatelli  mar- 
ciava di  fianco;  queste  schiere  giunsero  da  Garcia  in  veduta  di 
Tarragona  attraversando  il  colle  di  Argenterà.  Tutta  la  divisione 
comandata  da  Fontane  con  Balathier,  capo  dello  stato  maggio- 
re, ascendeva  a  5ooo  combattenti:  la  brigata  Eugcne  Orsatelli  fece 
una  scorreria  sopra  Reus ,  ne  avendo  ti'ovato  ostacoli ,  lo  occu- 
pò air  indomani.  Gli  Spagnuoli  avevano  fatto  di  Tarragona  una 
fortezza  formidabile  :  Campoverde  ne  era  il  comandante,  e  Saars- 
field  con  forze  considerevoli  era  accampato  a  Valss.  Nella  notte 
del  i4  al  i5  Palombini  mosse  da  Reus,  e  si  diresse  a  Villalunga, 
e  colà  postosi  in  linea  di  battaglia  protesse  la  marcia  di  tutto  F  e- 
sercito  sopra  Milo  e  il  Francoli  ,  mentre  V  altra  brigata  italiana 
doveva  aprire  la  via  al  posscvsso  di  Valss.  Avvedutosi  il  nemico 
di  questo  movimento,  si  ripiegò  all'ingresso  dello  stretto  di  Cabra 
e  vi  si  collocò  in  imboscata.  Eugène  Orsatelli  attraversò  la  citta , 


♦ 


—  i28  — 

fece  correre  innanzi  3o  uomini  di  cavalleria,  con  tutta  T  infanteria  si 
inoltrò  verso  Pia,  e  a  malgrado  degli  ordini  precisi  che  aveva  di 
non  avventurarsi ,  si  spinse  tant'  oltre  che  riuscì  lontano  quasi  tre 
miglia  dal  restante  dell'  esercito  e  trovossi  pressoché  circondato 
dal  nemico.  Riflettendo  egli  alla  dura  condizione  in  che  si  era 
posto,  ordinò  uno  spiegamento  in  battaglia,  la  dritta  di  pie  fermo 
sulla  strada,  e  la  sinistra  sulle  alture^  indi  audacemente  attaccò 
nel  centro  quelle  masse  numerose  di  nemici  con  2  battaglioni , 
uno  del  i  .**  leggero ,  e  V  altro  del  6.®  d' infanteria.  Nel  primo 
urto  fatto  con  somma  gagliardia  in  colonna ,  cadde  ucxriso  il  ca- 
pobattaglione  Bianchi  (Giovanni?),  e  tra  molti  altri  rimase  ferito 
mortalmente  lo  stesso  generale.  Perirono  inoltre  il  capitano  Ban- 
chet  ed  il  tenente  Ramoletti  ^  fu  ferito  da  più  colpi  e  preso  il 
capitano  Bajo  e  furono  feriti  altri  5  udiziali.  Balsami,  Beccliio , 
Filippini,  Pailet  e  Bertolotti,  ed  oltre  a  80  soldati,  dei  quali  io 
morirono.  Il  6."  d'infanteria  ebbe  feriti  il  suo  capobattaglione  Grotti, 
il  capitano  Roncaglia ,  i  tenenti  Romely ,  Malkoner ,  Sorniani  e 
Diedo,  oltre  7  uccisi   e  76  feriti. 

Intanto  tutto  l' esercito  era  giunto  a  Valss.  Palombini  e  Fon- 
tane prendevano  quartiere  quando  udirono  il  fuoco.  Palombini 
si  mosse  in  soccorso  dell'altra  brigata  italiana  per  la  dritta  strada 
di  Pia ,  sulla  quale  con  ordine  maraviglioso  già  ritiravasi  il  bravo 
colonnello  Rougier,  che  assunto  aveva  il  comando,  e  presto  pre- 
ceduto dal  capobattaglione  Trolli  del  2.°  leggero  e  da  un  drap- 
pello di  cavalleria,  lo  raggiunse^  altri  corpi  francesi  erano  impa- 
zienti di  volare  in  aiuto  degli  Italiani,  e  soprattutto  ila^"  de' dra- 
goni comandato  dal  colonnello  Delort,  alle  di  cui  istanze  Macdonald 
non  potè  resistere,  e  gli  accordò  d'inviare  i5o  uomini  unicamente 
per  proteggere  la  ritirata.  Giunto  Palombini  ammirò  il  bell'ordine 
con  cui  il  colonnello  Rougier  scaglionava  i  battaglioni,  movendosi 
indietro  ora  a  dritta  sotto  la  prolezione  della  sinistra,  ora  a  sini- 
stra sotto  la  protezione  della  destra,  piegando  verso  Valss,  facendo 
fronte  a  tre  lati  dell'  infanteria  spagnuola ,  sventando  l' impeto 
della  cavalleria,  si  che  si  ridusse  a  salvamento  la  coloiuia  ,  ed  in 
mezzo  di  essa  i  feriti,  fra  i  quali  il  generale.  In  questa  marcia  retro- 
grada si  ebbe,  come  è  naturale,  a  patire  alcune  perdite,  dacché  il 
capo  battaglione  FerriroU  ed  il  capitano  Felici  rimasero  feriti  as- 
sieme a  47  sott'uflìziali  e  soldati,  dei  quali  4  morirono  5  i4  poi 
(nel  cui  numero  r  intrepido  Bianchini  che  era  all'estrema  retro- 


—  1 4';)  — 

guardia),  furono  presi  e  malmenali  dagli  Spagnuoli.  Trolli  sì  tosto 
arrivato  fu  pure  colpito  da  ferita  che  lo  privò  di  una  gamba , 
ma  Tattitudine  della  sua  gente  in  battaglia  contribuì  a  rallentare 
la  marcia  del  nemico.  Palombini,  vedendo  che  la  ritirata  procedeva 
così  ordinata  sotto  la  direzione  di  Rougier  si  astenne  dal  solle- 
vargliene r  incarico ,  bastandogli  di  appoggiarla  colla  sua  brigata 
alla  sinistra  mentre  Delort  stava  alla  destra.  Saarsfield  sdegnato  di 
vedersi  sfuggire  una  preda  quasi  sicura ,  ardì  per  ultimo  tentare 
un  nuovo  sforzo  con  tre  reggimenti  di  cavalleria,  ed  un  batta- 
glione d'infanteria,  slanciandoli  contro  la  cavalleria  francese,  ma 
Rougier  e  Palombini  lo  contennero.  U  colonnello  DcIort  toccò  una 
ferita  d'arma  bianca;  gli  Spagnuoli  desistettero  dai  loro  attac- 
chi, quando  s'accorsero  che  si  avvicinavano  al  grosso  dell'eser- 
cito di  Macdonald.  La  perdita  totale  in  queste  fazioni  fu  di  ao 
uccisi,  dei  quali  3  uffiziali  ai6  feriti,  oltre  il  generale  e  i3  uffi- 
ziali,  e  di  ao  prigionieri.  Gli  Spagnuoli  perdettero  160  combattenti, 
ed  e  fuor  di  dubbio  che  il  nemico  sarebbe  slato  esterminato  in  quel 
punto,  se  Macdonald  avesse  permesso  ad  altri  corpi  del  suo  esercito 
di  prender  parte  a  questi  fazione. 

Il  16  gli  Spagnuoli  rinforzati  da  6000  uomini,  condotti  da 
Campoverde ,  incominciarono  a  bersagliare  i  campi  di  Palom- 
bini immediati  alla  città;  questi,  sortendone,  si  portò  sull'ini- 
mico e  lo  respinse  dalle  prese  posizioni ,  ciò  che  gli  costò  a 
uffiziali  e  34  soldati  feriti.  Palombini  e  Balathier  stettero  in  po- 
sizione per  tenere  a  bada  Campoverde ,  intanto  che  Macdonald 
deciso  di  sortire  da  Valls ,  per  dirigersi  per  Momblanch  a  Le- 
rida  faceva  i  suoi  preparativi,  onde  regolare  la  partenza  in  modo 
che  r  inimico  non  se  ne  accorgesse.  Egli,  non  potendo  trasportare 
i  feriti ,  più  gravi ,  senza  esporre  la  loro  vita ,  prese  gli  oppor- 
tuni accordi  coi  pochi  abitanti  rimasti  in  Valls  per  essere  sicuro 
che  verrebbero  trattati  umanamente.  Stavangli  a  cuore  il  generale 
Eugène  Orsalelli,  i  capobattaglioni  Trolli  e  Grotti;  i  tenenti  Diedo 
e  Pailet,  oltre  a  5o  sott'uffiziali  e  soldati  affidati  alle  cure  dclFaiutante 
di  campo  Albinoni,  del  commissario  di  guerra  Boissonet  e  del  chirur- 
go maggiore  Muzzarelli.  Quindi,  come  il  buio  della  notte  sopraggiun- 
se, Macdonald  radunò  nel  più  grande  silenzio  gli  Italiani  ed  i  Fran- 
cesi che  erano  appostati  sulla  strada  di  Tarragona  e  cominciò  il 
suo  movimento  per  Momblanch  ,  ponendo  le  brigate  italiane  al 
rctroguardo,  ed  il  ig  giunse  a  Lerida.  Dopo  tre  giorni  di  riposo 


T.   //. 


47 


—  iso- 
la divisione  Italiana  andò  a  Balaguer,  e  la  cavalleria  con  Viliata  a 
Borjasblancas,  e  questi  corpi  fecero  delle  escursioni  nei  paesi  vicini 
onde  raccogliere  vitto  e  danaro  per  i  bisogni  dell^  esercito.  Li  4 
mai'zo  Fontane  era  a  Balaguer,  e  Palombini  nei  contorni  di  Lia- 
nolas  \  questi  passò  il  i  a  a  Cervera,  poi  a  Balaguer ,  ove  era  Bala- 
tliier  ed  il  colonnello  Ordioni  coi  6.*^  d^  infanteria. 

Cosi  fra  minuziose  e  spezzate  operazioni  trascorreva  il  tempo  in- 
torno a  Lerida  fino  al  a5  di  marzo,  quando  Napoleone  ordinò  che  Su- 
chet  dovesse  da  solo  pensare  air  assedio  di  Tarragona,  e  che  la  di- 
visione italiana  passar  dovesse  a  far  parte  deir  esercito  di  lui.  Mac- 
donald,  nel  lasciar  il  coniando  delle  truppe  italiane,  così  scriveva  il 
a6  marzo  al  generale  Fontane  :  cf  Io  sono  fortunato  di  poter  ren- 
if  dere  una  piena  testimonianza  del  bel  contegno  della  divisione 
i(  italiana,  segnatamente  negli  affari  del  i5  e  i6  gennaio.  Io  non 
tf  lascerò  certo  di  farlo  valere  presso  il  governo,  sollecitando  la 
u  conferma  dei  gradi  e  delle  decorazioni  che  mi  proponete,  e  che 
ic  si  giustamente  furono  meritati.  »>  Macdonald  dovendo  rendersi  a 
Barcellona,  mostrò  brama  di  esservi  scortato,  non  che  da  due  bri- 
gate fi*ancesi,  dalle  due  italiane.  Quindi  il  generale  Harispc  assunse 
il  comando  della  divisione  italiana  e  di  due  brigate  francesi.  Inco- 
minciata la  marcia  di  questo  corpo  non  pochi  ostacoli  ebbero  a  sor- 
montarsi ,  quando  V  incendio  di  Monrcsa  (appiccatovi  dai  nostri  in 
vendetta  delle  atrocità  commesse  dagli  abitanti ,  che  avevano  rin- 
chiusi dei  prigionieri  entro  forni  infuocati)  indicò  agli  Spagnuoli  il 
punto  in  cui  era  il  corpo  di  Macdonald.  Vi  si  recarono  con  8000 
uomini  di  fanteria   e  6i)o  di  cavalleria.  Allo  spuntar  del   giorno , 
allorché   si   raccoglievano  i  campi ,   e  ponevasi  in  marcia  la  sol- 
datesca,  accadde  sopra    il  ponte   di  Vilamara   fierissimo  scontro^ 
le  schiere  italiane  in  retroguardia ,    in  numero  non  maggiore  di 
4000  uomini,  si  videro  assalite  ad  un   tratto  da  una  forza  pili  nu- 
merosa^  ma  spiegarono  una  calma  si  dignitosa,  ed  un  valore  si  de- 
tcrminato, clic  lo  stesso  maresciallo  clic  le  comandava  di  persona  le 
dovette  animi  rare.  Egli  dispose  diversi  battaijlioni  a  scacchiere  sul  ri- 
dosso del  colle,  ed  ordinò  a  Palombini  di  liberare  il  fronte  facendo 
caricare  impetuosamente  il  nemico  dai  dragoni  Napoleone,  appog- 
giati  dal   4"    reggimento  d' infanteria.  Questa  carica  fu  condotta 
con  vigore  dal  caposquadronc  Ercidei ,  e  coronata  da  pieno   suc- 
cesso. Gli  Spagnuoli  si  sbandarono  verso  la  città  ^  intanto  Palom- 
bini fece  suonare  a  raccolta,  e  lasciò  a  sostegno  della  ritirata  i  due 


—  431  — 

soli  balUiglioni  del  4-°  d' infanteria.  Discese  coi  dragoni  in  tutta 
fretta  al  Llobregat,  ciò  che  fu  ben  tosto  eseguito,  e  così  il  6."  d' in- 
fanteria che  era  seriamente  impegnato  col  nemico  potò  scioglier- 
sene :  ma  fu  dura ,  difficile  e  micidiale  questa  impresa  ^  perchè  il 
capitano  Tiberio  con  molti  altri  valenti  del  6.®  erano  già  rimasti 
uccisi,  ed  il  4-"i  sostenendo  la  ritirata,  ebbe  a  soffrire  assai,  avendo 
avuto  3o  soldati  uccisi,  6  prigionieri  e  i53  feriti,  fra  i /|uali 
i  capitani  Maranesi ,  Co! land  e  Oletta.  Gli  Spagnuoli  occupa- 
rono le  alture  dominanti  il  ponte ,  ed  impedirono  all'  estrema 
retroguardia  di  passarlo,  cosicché  dovette,  nonostante  T altezza  delle 
acque,  attraversare  il  fiume  a  guado  per  giungere  a  grande  stento  a 
San  James.  I  feriti  furono  posti  in  salvo,  e  qui  un  granatiere  del 
4-*  d' infanteria  (Sebastiano  Cavallari  di  Vicenza)  diede  sul  fine  di 
sua  vita  prova  di  quella  pietà  che  è  naturale  ne'  soldati  verso  i  loro 
camerati.  Colpito  nella  retroguardia  prima  di  giungere  al  ponto 
di  Vilamara ,  alcuni  de'  suoi  caricandolo  alla  meglio  sulle  loro 
braccia  volevano  sottrarlo  ai  mali  trattamenti  del  nemico,  ma  egli 
sentendosi  vicino  a  morte  li  pregò  di  deporlo  uri  solo  istante  sul 
terreno,  e  là  su  quel  declivio  appoggiando  una  mano  al  fucile,  com- 
primendo con  l'altra  la  ferita  dolcemente ,  li  eccitò  a  lasciarlo  al 
suo  destino,  salvar  so  stessi,  ed  essere  utili  a  quelli  per  cui  restava 
speranza  di  vita.  Scorgendolo  in  quell'atto  Palombini  sentì  pietà 
di  lui,  e  il  voleva  ad  ogni  costo  condurre  a  salvamento,  ma  qu(?l 
prode,  raccogliendo  il  proprio  vigore  e  studiando  nascondere  i  suoi 
spasimi,  ripeto  con  rara  serenità  :  i(  Mi  lascino  in  pace,  altri  servigi 
u  clìiaman  loro  altrove,  io  non  debbo  qui  trattenerli  :  pochi  istanti 
tf  a  me  restano  di  vita,  uh  mi  curo  del  genere  di  morte  che  dai  ne- 
u  mici  mi  si  serba,  purché  abbia  io  pure  in  questo  giorno  ben  me- 
cf  ritato  della  patria.  «  Ciò  detto  posò  il  suo  capo  alla  destra  e  in 
quella  solenne  calma  si  moriva.  Il  granatiere  Cavallari  del  2.®  bat- 
glione  del  4-*  d' infanteria  ,  giovò  con  questo  nobilissimo  tratto 
di  fermezza  al  proprio  genitore,  a  cui  la  virtuosa  generosità  di  Na- 
poleone accordò  una  pensione  vitalizia  di  1000  franchi  all'anno. 
Ordioni  colonnello  del  GJ"  e  Lissoni  uffiziale  dei  dragoni  Napoleone 
furono  applauditi  per  essere  restati  a  porre  in  salvo  i  feriti  ^  e  gli 
uffìziali  Erculei  e  Sensi ,  il  sergente  Alessandri,  ed  il  foriere  Gio- 
vanetti qjjbero  lodi.  L' esercito  sfilò  senza  prendere  ulteriore  riposo 
sopra  angusto  e  scosceso  sentiero ,  bersagliato  da  nemici  nascosti 
fra  i  boschi.  Giunse  a  Sabadell  verso  la  mezzanotte  non  più   per 


"T- 


~  132  — 


reggimenti ,  battaglioni  o  compagnie ,  ma  per  drappelli  e  ad  in- 
tervalli ,  come  gente  sconfitta.  AlF  indomani  furono  confidati  agii 
Italiani  in  retroguardia  i  posti  di  Ripollet,  Moncada  e  Sanf  Andrea 
per  accampamenti.  Tutta  la  giornata  del  primo  aprile  fu  consu- 
mata iiel  raccogliere  i  dispersi,  ed  il  3  Palombini  coi  Francesi  si 
mosse  per  ritornare  a  Lerida  unitamente  al  battaglione  del  5.^  d^  in- 
fanteria, ed  alla  compagnia  d^  artiglieria  italiana  già  di  presidio  a 
Barcellona.  Il  7  giunse  senza  scontri  intorno  a  Balaguer. 

In  questo  (alli  g  di  aprile)  Rovira  (una  yolta  canonico  teologo 
della  cattedrale  di  Gerona,  trasmutato  ora  in  generale  delle  masse 
armate  dei  partigiani,  feroce  e  crudele  più  d^ogni  altro ,  noto  per 
le  barbarie  da  esso  esercitate  sui  prigionieri  di  guerra,  ma  in  pari 
tempo  intraprendente  ed  avveduto) ,  riusci  per  tradimento  ad  in- 
trodursi in  Figueras  nella  notte  del  9  per  un  acquedotto.  £gli,  con 
oltre  3ooo  uomini,  sorprese  il  debole  presidio,  che  fece  onorevole 
resistenza  ed  impegnò  una  zuSa  breve  si,  ma  altrettanto  accanita, 
nella  quale  gli  Italiani,  che  non  erano  più  di  1 5o ,  retti  dal  capo- 
battaglione  Mozzoni,  ebbero  35  soldati  tra  uccisi  e  feriti.  Parte  di 
essi  si  batterono  in  camicia  dai  balconi,  parte  da  un  bastione 
viso  a  viso ,  molestando  gli  assalitori  nella  loro  impresa.  Senon- 
chè,  cinti  da  ogni  lato,  i  superstiti  furono  bXìi  prigionieri,  li 
colonnello  Sant'Andrea  del  4-"*  d^  infanteria  italiano,  il  capi- 
tano Lornia  del  5°^  ferito  da  molti  colpi  di  baionetta,  ed  i 
sergenti  Porro,  Sangalli ,  Reggiani  ed  il  caporale  Sarti,  diedero 
prove  di  coraggio  inflessibile  ^  i  sergenti  ed  il  caporale  morirono 
vittime  di  un  valore  disperato.  Il  generale  Guyot,  comandante  del 
forte,  coi  restante  del  presìdio  essendo  stati  presi ,  furono  rin- 
chiusi nei  sotterranei.  Gli  Spagnuoli  dappoi  occuparono  tutti  i 
posti  della  fortezza.  Il  presidio  della  città  di  Figueras  era  ai  suoi 
quartieri  sotto  gli  ordini  del  comandante  francese  Jan.  Ivi  per  caso 
si  trovava  in  quella  notte  il  generale  di  divisione  italiano  Peyri , 
che  addestrato  alla  guerra  di  montagna  nelle  campagne  da  lui 
fatte  in  Calabria  e  nel  Tirolo,  era  stato  spedito  dall'  Italia  in  Ca- 
talogna ad  assumervi  il  comando  della  divisione  italiana.  Egli  aveva 
ricevuto  da  MacdonalJ  ordine  di  riunire  i  depositi  italiani  (circa 
tìSo  uomini)  e  trasferirsi  con  essi  all'  esercito  di  Suchet.  Quest'  or- 
dine era  così  concepito  :  u  La  invito  a  recarsi  subito  a  Sarragozza, 
a  traendo  seco  per  la  via  di  Jaca  tutti  gli  uomini ,  cavalli ,  equi- 
"  Pgg'  e  nuclei  appartenenti  alla  sua  divisione ,  di  cui  mi  duole 


—  433  — 

u  rallontanamcnto  non  meno,  che  dei  dragoni  Napoleone,  i  quali 
a  non  ha  guari  in  faccia  di  ]!9auresa  ebbero  nuova  occasione  di  so- 
t€  gnalarsi.  99 

Recato  F  allarme  nella  citta  dai  pochi  soldati  fuggili  dalla  for- 
tezza, Peyri,  assunta  autorità  di  comando ,  raccolse  in  massa  ciò 
che  potè  di  forza  sulla  strada  di  Gerona.  Inviò  il  comandante  Jean, 
r aiutante  comandante  Paini  con  altri  uffiziali  verso  il  forte, 
con  missione  di  verificare  lo  stato  delle  cose ,  ma  quando  giun- 
sero non  lungi  dal  cammino  coperto  j  videro  che  pur  troppo  la 
piazza  era  stata  sorpresa  dal  nemico,  e  dovettero  retrocedere  ac- 
compagnati da  alcuni  colpi  di  mosclietteria  spagnuola.  Allora 
Peyri  si  trasferì  sulla  Pluvia  per  avvicinarsi  al  corpo  di  Baraguey- 
d^Hilliers,  e  verso  il  mezzogiorno  del  i  o  operò  la  sua  ritirata  so- 
pra Bascara  ,  ove  pervenne  senza  essere  molestato.  Il  giorno  1 1 
Peyri  rioccupò  la  città  di  Figueras,  ma  coi  1000  uomini  che 
aveva  non  giudicò  possibile  tener  ciiiuso  il  nemico  nel  forte,  tanto 
più  che  alcune  delle  guardie  nazionali  francesi,  che  erano  seco,  non 
sembravano  rassegnate  ad  un  pericolo  die  non  era  inerente  al  loro 
dovere ,  ne  comandato  dal  bisogno  di  difendere  le  frontiere  della 
Francia.  Due  giorni  adunque  stette  concentrato  in  posizione  per 
aspettare  rinforzi  suQicieuti  a  intraprendere  il  blocco.  Intanto  gli 
Spagnuoli ,  avendo  intieramente  liberi  i  due  terzi  del  circuito 
della  piazza,  poterono  corrispondere  al  di  fuori,  e  procurarsi  vitto 
ed  approvvigionarsi  di  munizioni  da  guerra.  Baraguey-d'Hil- 
liers  raccolse  più  schiere  che  potè,  compì  il  blocco,  rese  nulli 
gli  sbarchi  nemici  nel  golfo  d^  Rosas ,  battè  Rovira ,  e  lo  stesso 
Gampoverde,  che  all'oggetto  di  distrarre  Suchet  da  Tarragona  cer- 
cava di  trasportare  altrove  il  teatro  della  guerra.  Peyri  aveva  dato  il 
comando  dei  3oo  Italiani  die  gli  restavano  all'aiutante  comandante 
Paini,  ed  egli  si  era  diretto  verso  la  sua  destinazione.  Ciò  accadde 
dal  I  a  aprile  al  4  'Jf^aggio,  ed  il  forte  di  Figueras  si  trovò  stret- 
tamente bloccato,  e  Baraguey-d'Hilliers  sicuro  che  nessun  esercito 
spagnuolo  potesse  offenderlo.  Il  generale  Guyot  fu  da  un  consiglio 
di  guerra  condannato  a  morte,  ma  la  sentenza  non  venne  mandata 
ad  etletto.  Gli  altri  uffiziali  poi  vennero  assolti. 

L^aiutante  comandante  Paini  cui  erano  subordinati  i  depositi 
nei  forte,  fu  pure  messo  in  istato  d'arresto  a  Perpignano.  Cola  ri- 
mase molti  mesi  per  non  essersi  trovato  nella  fortezza  nella  notte 
in  cui  avvenne  la  sorpresa  del  nemico.  Giudicato   da    un    consi- 


1 ■  IJ. 

—  134  — 


glio  di  guerra  fu  pieiiamcnlc  assolto  avendo  egli  comprovato  di 
essere  stato  legittimamente  assente,  producendo  un  ordine  supremo 
che  lo  aveva  chiamato  a  servizio  altrove.  Quest'uffiziale  superiore 
ebbe  a  coglier  lode  più  volte ,  e  allorché  fu  ripreso  il  forte  di 
Figueras,  fu  inviato  verso  Lerida-,  egli  rese  in  Ispagna  utili  servigi 
con  assiduo  zelo  ed  attività  nelle  moltiplici  missioni  che  gli  fu- 
rono affidate. 

La  divisione  italiana  passata  nelP  esercito  d^  Aragona  sotto   gli 
ordini  di  Suchet,  appostata  intorno  al  Segre,  agli  ii  d^  aprile  era 
forte  di  53oo  combattenti.  Balathier,  aiutante  comandante,  con  una 
colonna  si  recò  a  Fobia  in  traccia  di  vittovaglie.  Il  id  si  scontrò 
col  nemico,  ma  con  belle   evoluzioni   seppe    schivarlo  per   non 
arrischiare  il  considerevole  suo  convoglio,  e  giunse  il  a4  a  Bala- 
guer  e  Lerida,   avendo  anche  battuto  gli  Spagnuoli  al  ponte  di 
Montanana  sul  fine  di  questa  scabrosa  spedizione.  Il  a5  fu  formato 
colle  diverse  compagnie  dei  granatieri  italiani  un    battaglione  di 
riserva  sotto  gli  ordini  del  maggiore  Felici,  e  l'intiera  divisioae 
italiana  con  Sucliet  stesso  si  diresse  a  Tarragona.  Il  a6  essa  era 
raccolta  a  Lerida  sotto  il  comando  di  Palombini ,  e  Suchet  la  en- 
comiò e  le  disse  :  ic  che  i  sentimenti  in  lui  destati  dal  valore  mo- 
i<  strato  da  essa  in  diversi  fatti  d'arme  egualmente  onorevoli  che 
u  difficili  dal  principio  di  questa  guerra  nelFesercito  di  Catalogna, 
u  gli  erano  un  sicuro  garante  del  suo  coraggio ,   e    della   ferma 
«  sua  disciplina  per  i  successi  avvenire,  y^ 

In  allora  la  divisione  italiana  aveva  sotto  Farmi  i86  uffiztali, 
5082  sott'uffiziali  e  soldati,  e  472  cavalli,  tutto  che  la  sua  foi-za 
effettiva  salisse  a  8690  uomini  e  666  cavalli. 

I  dragoni  Napoleone  seguitarono  la  divisione,  i  cacciatori  a  ca- 
vallo restarono  a  Lerida  ed  i  cannonieri  a  Mequiucnza.  Il  28 
aprile  la  divisione  italiana  formò  la  vanguardia  nella  marcia  sopra 
Hcus.  11  3  niasfijio  s'  inoltrò  a  Codon  accanto  al  Francolì  a  sole 
tre  miglia  da  Tarragona  (lasciando  il  battaglione  di  Felici  a  Reus  in 
riserva).  Il  4  si  recò  sopra  i  monti  di  Loreto  appoggiando  la  sini- 
stra al  mare,  la  dritta  ai  colli  dclT  Olivo,  il  di  cui  forte  tormentò 
coi  fuochi  delle  sue  batterie  gF Italiani  che  vi  scorrevano  vicini 
per  prendere  le  posizioni  loro  assegnate,  cosicché  ebbero  a  patire 
la  perdita  di  20  uomini ,  fra  ì  quali  il  tenente  Dionisio.  Il  5  la 
divisione  fu  ripartita  metà  a  I^orcto  e  l'altra  metà  sulle  strade  di 
Valls  ed  alla  Ga va ,  stabilendo   sottil  cordone   lungo  il  mare,  e 


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questi  posti  furono  conservati  per   più  giorni.    Vacani    e  Guar- 
nasconi  riconoscevano  il  terreno  della  linea  tra  TOlivo  ed  il  mare, 
e  compivano  lo  stato  di  difesa  dei  ridotti  di  Loreto.  Mentre  V  e- 
scrcito  assediante  stava  sotto  un  fuoco  di  linea  continuato  giorno 
e  notte  si  dalla  piazza  che  dalla  flotta ,  respingendo  sortite ,  ma- 
turando disegni  d' attacco ,   ed  ultimando  gli  approcci  per  aprire 
le  trincere  e  stabilire  batterie ,  Campoverde  sbarcava  in  Tarragona 
con  4ooo  combattenti  il  giorno  la.  Peyri  comandava  la  divisione, 
con  S.  Paul,  aiutante  comandante  capo  dello  stato  maggiore  ^  Oggero 
sottMspettore  alle  riviste,  Favini  commissario  di  guerra,  Sanvito  pa- 
gatore. Questa  divisione,  esposta  come  era  alle  oifèse  della  piazza 
ugualmente  che  agli  attacchi  del  nemico  esteriore,  ancorché  quivi 
la  sua  forza  non  eccedesse  i  4 1 70  combattenti,  dei  quali  a5o  di  ca- 
valleria (il  restante  agli  8690  trovavasi  di  presidio  lungo  FEbro 
ed  ai  depositi)  compiva  co^  suoi  lavoratori  lo  stato  di  difesa  dei 
ridotti  di  Loreto.  Gli  zappatori  tagliavano  la  via  che  costeggia  il 
mare,  ad  onta  che  fossero  bene  spesso  obbligati  dai  corpi  spagnuoli 
che  battevano  la  campagna,  a  fare  scorrerie  sulle  strade  di  Valls  e 
di  Vendrell,  per  sorvegliarli  e  tenerli  lontani.  Nella  notte  dal  i3  al 
i4  furono  prese  le  opere  esteriori  del  forte  Olivo  da  800  uomini, 
dei  quali  4^^  Italiani.  Il  ao  sortì  dalla  città  una  forte  colonna,  che 
fu  respinta  dai  nostri  sotto  gli  ordini  dei  tenenti  Torlomliani  e  Lear- 
di, appoggiati  dal  capitano  Collaud  da  una  parte,  e  dalPaltra  dal  ca- 
pitano Curioni.  Intanto  Palombini  sosteneva  con  brio  un  attacco  este- 
riore sulla  strada  di  Valls  coi  dragoni  Napoleone.  Il  2 1  ei  ricacciò 
al  di  là  della  Gaya  un  corpo  di  Spagnuoli  comandato  da  Manso. 
Il  24  il  ridotto  di  Loreto   fu  assalito  da  3oo   Spagnuoli,   ma 
40  granatieri  del  4*''  d^  infanteria,  comandati  dal  tenente  Pavesi  Carlo 
da  un  lato,  ed  un  drappello  coi  tenenti  Ademur  e  Modena  diretti 
dal  capitano  Oletta  dalP  altro,  li  respinsero  vigorosamente.  Il  26 
uscirono  200  uomini  contro  gli  accampamenti  del  capitano  Olini 
lungo  il  mare ,  e  nelP  istesso  punto  altri  3oo  assalirono  gF  Italiani 
suir  altura  della  Casaquadrata  (ove  comandavano  i  capitani  Bcntivo- 
glio  e  Gattinara)ma  in  tutti  i  punti  gli  Spagnuoli  ebbero  la  peggio. 
Altrove  il  capitano  del  i .°  leggero  Zugni,  assieme  ad  un  drappello 
di  dragoni  Napoleone,  liberava  la  strada  di  Falsct.  Nella  notte  del  29  al 
3o  maggio  Suchet  (ultimate  le  batterie  contro  il  forte  Olivo)  ne  ordinò 
Tassalto.  Il  colonnello  italiano  Rossi  Carlo  era  alla  guardia  di  trincea^ 
i  Francesi  formarono  le  colonne  d^attacco  \  Peyri  inquietò  con  falsi 


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aliarmi  (durante  Tassalto  dalle  alture  di  Loreto)  il  presidio  della 
piazza.  Il  capitano  Vacani  che  guidava  la  seconda  colonna  al  punto 
di  fronte,  uscì  cogli  zappatori  italiani  divisi  in  doppia  squadra  (di 
cui  erano  capi  i  sergenti  Gandolfi  e  Grattaroli  )  e  seguitato  dai 
granatieri  e  volteggiatori  del  7.**  francese  (comandati  da  Miocque), 
arrivò  di  gran  passo  avanti  alla  controscarpa  del  saliente,  intomo 
al  quale  V  acquedotto  faceva  ponte  al  passaggio  del  fossato.   Ma 
gli  Spagnuoli  eransi  qui  accumulati  e  fecero  un    fuoco    terribile 
Dei  zappatori  che  tagliavano  le  sbarre  7  furono  feriti  (e  tra  essi 
il  sergente  Gandolfi)  ma  i  loro  compagni  non  rallentarono  il  lavoro,  e 
sopra  ogn'altri  meritava  encomio  il  caporale  Dei-Prato.  Vacani,  frat- 
tanto che  si  ultimava  l'adito  all'acquedotto,  scelse  un  punto  con- 
venevole alla  discesa,  si  lasciò  sdrucciolare  (imitato  dai  zappatori 
De-Paoli  e  Bacchelli ,  persuaso  che  gli  altri  lo  avrebbero  segui- 
tato) per  poter  col  mezzo  delle  scale  facilmente  risalire  la  scarpa 
e  guadagnare  il  parapetto,  facendo  così  diversione  al  passaggio 
dell'acquedotto.  Non  però  tutti  giudicarono  questo  il  migliore  spe- 
diente  per  riuscire  prontamente  vittoriosi;  e  Vacani  con    quelli 
che  lo  avevano  seguitato  fu  per  più  minuti  balestrato  nel   fosso 
senza  che  alcuno  lo  raggiungesse,  ma  alla  voce  di  avanti^  avanti^ 
parecchi  soldati  gettarono  le  scale  nel  fossato  e  vi  si  precipitarono. 
Un  volteggiatore  francese  disceso,  volle  il  primo  montare  il  pa- 
rapetto, Vacani  e  i  suoi  zappatori  gli  teimero  dietro  per  la  scala 
medesima  e  riuscirono  sul  parapetto  dell'angolo    rientrante  ,  ap- 
punto nel  momento  in  cui  i  difensori   dell'  acquedotto,  intimoriti 
dal  doppio    attacco  ,  abbandonarono  quel  saliente ,  nel  quale    più 
non  credcvansi  sicuri.  Per  tal  modo  fu  libera  tutta  la  colonna  di 
penetrare  per  esso  di  sopra  l'acquedotto  dentro  al  forte.  Allorché 
Vacani  colle    sue  genti    giunse    in  quest' angolo  saliente,  incalzò 
per  lungo  tratto  gli  Spagnuoli  fuggitivi,  e  guidò  i  suoi  per  la  si- 
nistra nel   ridotto,  approfittando  del  primo  disordine  dei  difensori 
a  fine  di  toglier   loro  il  centro  di  difesa.  Salita  la  scarpa  del  ri- 
dotto ,  ove  una  breccia  (  ancorché  angusta  )   agevolava  1'  attacco , 
senza  scala  ne  fu  toccata  la  cima^  il  nemico  spaventato  per  l'attacco 
di  fronte,  non  che  della  gola,  erasi  ripiegato  tra  questa  ed  il  ca- 
valiere. Non   senza  ostacolo  discesi  allora  ncU'  interno   del  ridotto 
4o  combattenti  si  ebbe   a  riconoscere  che   la  prima   colonna   era 
in  dietro,  e  che  gli  Spagnuoli  erano  in  gran  forza.  Vedendo  essi 
però  di  non  essere  inseguiti  nella  parte  inferiore  del  forte,  volge- 


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yaQsi  nuovamente  aU'acx[ucdotto  per  impedire  il  passaggio  dei  rin- 
forzi alla  colonna,  e  si  affollarono  per  ricuperare  il  ridotto.  Ma 
Faiutante  comandante  Melscop,  alla  testa  di  5oo  granatieri  italiani, 
s"  avanzò,  passò  di  sopra  alFacquedotto,  e  sotto  il  fuoco  della  mi- 
traglia raggiunse  Yacani  al  piede  del  cavaliere,  e  sventò  le  minacce 
del  nemico.  Il  capitano  Crebassan ,  del  4*^  ^^  infanteria  italiano 
(diretto  da  Yacani  al  cavaliere),  vi  condusse  cosi  rapido  V  assalto 
di  fronte  e  di  fianco,  clic  in  un  momento  i  suoi  granatieri,  col  Fai  u- 
to  delle  scale,  giunsero  alla  cima  e  fecero  strage  degli  Spagnuoli. 
In  questo  200  carabinieri  italiani  (guidati  dalF aiutante  maggiore 
Salvini)  rompevano  gli  steccati  ed  esicr  mina  vano  i  più  ostinati  tra 
i  difensori.  Così  non  rimaneva  agli  Spagnuoli  clic  la  parte  infe- 
riore. Ivi  il  capobattaglione  Marogna  ed  il  colonnello  Rossi  si 
volsero  furiosamente  nel  mezzo  delle  masse  nemiche ,  che  sosten- 
nero il  primo  urto  con  grande  accanimento ,  e  vendettero  a  caro 
prezzo  la  vita.  Suchet  avendo  mandato  quanti  soldati  si  trovavano 
nelle  trincee  a  rinforzo,  questi  appena  giunti,  gli  Spagnuoli  soccom- 
bettero air  assalto  generale,  simultaneo  ed  imiietuoso.  Si  fecero  salire 
a  laoo  le  vittime  sacrifìcate  alFarma  bianca^  altri  1000  (dei  quali 
%o  uHiziali)  furono  con  gran  pena  salvati  e  condotti  prigionieri. 
Molli  Spagnuoli  avendo  nelFestremo  pericolo  saltate  le  mura  della 
gola  del  fortc^  eransi  ritij-ali  verso  la  città,  ed  avvenne  tra  la 
fuga  di  molti  che  il  granatiere  Bianchini  Domenico  (  di  pa- 
tria bolognese,  ferito  sette  volte  in  questa  guerra,  e  pur  sem- 
pre il  primo  negli  assalti,  V  ultimo  sempre  nella  ritirala  ),  cor- 
rendo ai*ditamente  sui  fuggitivi,  inspirò  loro  tale  sjiavento,  che 
alla  sola  sua  voce  4  uffiziali  e  5  soldati,  gettate  le  armi,  lo  segui- 
tarono prigionieri.  Palombini  avendo  udito  dagli  Spagnuoli  stessi 
che  Bianchini  solo ,  e  non  lontano  dalla  città ,  li  aveva  ridotti  a 
deporre  le  armi  facendosi  credere  secondato  da  numerose  forze,  lo 
presentò  assieme  ai  prigioni  al  maresciallo,  il  quale,  di  lui  soddisfat- 
to, gli  chiese  qual  ricompensa  egli  bramasse,  al  che  subito  rispose: 
M  L'onore,  generale,  di  montare  il  primo  alFassalto  di  Tarragona.  >> 
Ciò  parve  ai  molti  che  l'udirono,  qual  era  infatti,  franchezza  eroi- 
ca. N'  ebbe  per  tanto  i  meritati  elogi,  ed  il  chiesto  privilegio  gli 
venne  al  cospetto  di  tutti  assicurato.  Il  generale  Rogniat,  coman- 
dante in  capo  del  genio,  percorrendo  il  conquistato  forte  delFOlivo, 
ripeteva  al  capitano  Yacani  :  u  Non  si  possono  avere  migliori  sol- 
u  dati  di  questi.  »  Etl  il  capo  dello  stato  maggiore  generale  Sainl- 

T.  il.  i» 


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Cyr  Nugues,  così  esprimevasi  col  generale  Peyri:  u  È  impossibile 
u  trovare  soldati  più  bravi  dei  vostri;  essi  sono  degni  discendenti 
u  dei  padroni  del  .mondo,  n  E  lo  stesso  maresciallo  Sucliet  scriveva 
al  loro  generale:  u  Io  fui  testimonio  della  bella  condotta  delle  truppe 
M  italiane  al  forte  Olivo;  questa  aggiunge  certamente  un  nuovo 
M  lustro  al  valore  italiano,  ed  accresce  per  esse  la  mia  stima.  Io 
u  la  porrò  a  cognizione  delP  imperatore  e  re ,  e  soUedterò  con 
M  impegno  e  con  vera  soddisfazione  le  ricompense  di  cui  la  vo- 
M  stra  brava  divisione  si  è  resa  meritevole,  n 

La  perdita  degli  Spagnuoli  in  questa  notte  di  battaglia  fu  di 
aoo  cannonieri ,  6  battaglioni  di  vecchia  infanteria ,  tre  bandiere 
(una  delle  quali  presa  da  Merial  volteggiatore  del  a.''  leggero  ) , 
47  bocche  da  fuoco,  io  migliaia  di  libbre  di  polvere,  i3o,ooo 
cartocci  d^  infanteria  ed  artiglieria,  4o?<>oo  porzioni  di  biscotto  ed 
altrettante  di  legumi.  La  perdita  degli  assedianti  si  fece  salire  a 
3^5  combattenti ,  compresi  70  feriti  od  uccisi  Italiani ,  di  cui  8 
zappatori,  tra  i  quali  gli  intrepidi  Morzani,  Villa  e  Franchini  col- 
piti  a  morte. 

Quelli  che  più  si  segnalarono  furono  il  capitano  Vacani  ed  il 
sergente  Gandolfi  del  genio  ;  i  capitani  Sacchini  e  Fagioli ,  i 
tenenti  Tresoldi ,  Seroni  e  Lucini ,  i  sergenti  Grippa ,  Nicolini  e 
Puppi ,  e  il  volteggiatore  Marial  sopraccitato  del  2.''  leggero  ;  il 
colonnello  Rossi,  il  capobattaglione  Marogna,  i  capitani  Boccalari  e 
Caprini,  il  tenente  Pavesi ,  il  sergente  maggiore  Zanetti ,  il  ser- 
gente Tamburini  ed  il  caporale  Fabri  del  4-"  d'infanteria;  il  capi- 
tano Bianchelli ,  i  tenenti  Derla  ,  Galimberti  e  Pczzana ,  il  ser- 
gente Sansoni ,  il  tamburo  Bosio  ed  il  caporale  Camigio ,  del 
5.®  d' infanteria.  Tutti  questi  furono  proposti  per  avanzamento 
di  grado  e  per  decorazioni.  Per  alcuni  soldati  poi  che  pur  si  erano 
segnalati,  non  istimando  il  generale  Peyri  per  privati  riguardi  che 
si  dì'sse  loro  decorazione ,  ne  promozioni ,  li  gratificò  di  200 
franchi  per  cadauno  ,  onde  mostrar  loro  che  non  se  ne  scorda- 
vano i  buoni  servigi. 

Come  furonolc  ore  due  dopo  la  mezzanotte  del  3o  maggio  incomin- 
ciò un  vivo  bombardamento  dalla  piazza  sopra  il  forte:  eran  molte  le 
bombe  die  lanciavansi  ad  una  volta  da  più  mortai,  ma  le  perdite  furo- 
no assai  minori  di  quello  che  sarcbbesi  pensato,  e  dopo  che  il  capobat- 
taglione Chelliot  ebbe  fatto  praticare  due  ponti  sul  fossato  (anche 
ammassandovi    sopra   i    cadaveri    in    esso   giacenti    si   agevolò   il 


I    I 


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passaggio  dei  rinforai  ),  la  soldatesca  si  pose  possibilmente  al  co- 
perto, cosicché  si  lasciarono  poi   5oo   granatieri  con  3oo  uomini 
di  riserva  al  di  fuori  nei  primi  trinceramenti.  Il  capitano  Spinelli 
rimase  per  comandare  rartiglieria,  Gnaragnoni  capitano  del  genio 
con  Vacani  si    era  adoperato   per  cambiare  nel   corso  della  notte? 
(alla  testa  di  looo  lavoratori)  la  faccia  del  forte,   ed  allorquan- 
do gli   Spagnuoli  alle  ore  9  del  mattino  dopo  un  vivissimo  can- 
noneggiamento, fecero    un    tentativo   per  riprenderlo,    trovarono 
cliiuso   ogni    accesso.   Sortirono   allora   2000  uomini   dalla  piaz- 
za, ma  sì  tosto  furono  visti  sì  raccolsero  i  lavoratori ,  comandati 
dal  capitano  Rouzelli,  si  rinforzarono  i  posti  minacciati  e  vennero 
mosse  le  riserve  italiane,   ^attacco  degli  Spagnuoli    fu    lento    in 
sulla  prima ,  si  animò  quando  si  avvicinarono  alla  gola  del  forte, 
ma  avendo  dovuto  cessare  il  fuoco  delle  batterie  della  piazza,  i  di- 
fensori deirOlivo  (  rimasti  fino  a  quel  punto  appiattati  )  si  scopri- 
rono. Si  scagliarono  contro  gli  Spagnuoli,  i  quali  in  |)ari  tem|K) 
furono  investiti   da  sinistra  dalle  riserve  italiane   ed  obbligati   a 
precipitare  con  loro  grave  danno  la  ritirata  nella  piazza ,   e   tutte 
le  volte  che  itentarono  di  riprendere  questo  forte  si  ebbero  sem- 
pre la  peggio. 

Intanto  i  lavori  d^  assedio  proseguivano  con  grande  attività,  e 
gFItaliani  erano  ovunque  impiegati^  gli  artiglieri  (al  10  giugno) 
ebbero  T  incarico  di  stabilire  la  l)atteria  XVI,  ed  i  loro  lavori  fu- 
rono lodati  dal  maresciallo. 

Il  la  gli  Spagnuoli  tentarono  una  sortita  sopra  il  forte  opp')- 
sto  di  Loreto  ^  più  soldati  italiani  in  queste  alture  rimasero  vit^ 
lima  nelPopporvisi:  i  tenenti  Franciosini  e  Petrignani,  ed  il  capi- 
tano Gattinara  (  uHiziali  distinti  )  rimasero  feriti  gravemente  alla 
Casaquadrata.  Dupont  e  Bonvicini  oltre  a  vari  granatieri  riporta- 
rono gravi  ferite  nel  sostenere  i  ridotti  di  Loreto.  Il  1 3  si  fece 
una  violenta  sortita  dalla  piazza  contro  i  corpi  italiani  lungo  il 
mare  e  sopra  i  colli  di  Loreto ,  allorché  Palombini  da  una  prtc 
e  Balathier  dalP  altra  con  pronte  provvidenze  pervennero  ad  allon- 
tanare il  nemico  ;  fu  vivo  e  ripetuto  Tattacco  degli  Spagnuoli,  ma 
il  capobattaglione  Olini,  i  capitani  Romani  e  Curioni,  ed  i  tenenti 
Derla  ed  Avesanì  li  respinsero  e  li  batterono.  Il  i5  Ronzelli  coi 
suoi  zappatori  fece  eseguire  uno  spalleggiamento  e  tagliate  d^ al- 
beri nel  sito  detto  Sepolcro  dei  Scipioni,  per  togliere  al  nemico  la 
faciliti  di  aprirsi  lungo  il  mare  la  strada  delle  sue  comunicazioni 
di  terra  colla  piazza.  


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]J  i6  giugno  incominciò  il  fuoco  delle  nove  batterie  erette  da- 
gli assedianti,  gli  Spagnuoli  risposero  con  pari  ardore  ^  il  capitano 
italiano  d^ artiglieria  Lirelli  fu  ferito^  gravi  furono  le  perdite  de- 
gli assedianti,  ma  sul  finire  del  giorno  la  ])atteria  XVI  detta  del 
re  di  Roma,  che  era  quella  che  avevano  costruito  gli  artiglieri  ita- 
liani e  da  loro  servita,  pervenne  ad  aprire  una  breccia  accessibile 
nel  Forte  Principe.  Nella  notte  del  i6  al  17,  ebbe  luogo  rattacco 
e  la  presa  di  questo  forte  ;  ivi  venne  ucciso  il  capitano  del  ge- 
nio Salimbeni  Giovanni^  egli  sostituiva  nel  comando  F  ufHzialc 
del  genio  francese  die  dirigeva  i  lavori  per  stabilirsi  in  quel  forte, 
e  mentre  incoraggiava  gli  zappatori  venne  mortalmente  ferito  da 
un  colpo  di  fucile.  U  maresciallo  Sucbet  nelle  sue  memorie  ono- 
rò, come  ben  lo  meritava,  la  memoria  di  un  prode,  esprimendosi 
nei  seguenti  termini  :  u  Interessante  uffiziale ,  avido  di  seguire 
<<  le  tracce  del  padre,  distinto  generale  del  genio,  n 

In  questo  forte  fu  costrutta  la  batteria  XX.  GV  italiani  capi- 
tani Beffa  e  Spinelli  ne  ebbero  P  incarico,  e  nel  giorno  a  1  inco- 
minciò a  far  fuoco ,  ma  il  nemico  accortosi  del  grave  danno  che 
poteva  cagionargli ,  prese  a  fulminarla  colla  sua  artiglieria  e  mo- 
schctteria.  Avvenne  che  un  obizzo  scoppiato  accanto  al  magaz- 
zino'della  polvere,  che  giaceva  nel  fosso,  lo  incendiò  con  guasto 
spaventevole  che  produsse  gravi  perdite,  perchè  gli  Spagnuoli 
imperversarono  maggiormente  col  loi-o  fuoco  contro  le  guardie  e 
caiuionicri  che  tentavano  riparare  i  danni,  e  qui  perirono  5o  can- 
nouicri  e  soldati  italiani,  ed  il  bravo  capitano  Spinelli.  In  allom 
ritornato  al  comando  della  batteria  il  capitano  Beffa,  si  adoperò 
con  sì  grande  attività ,  coraggio  ed  intelligenza,  che  in  due  oix; 
sotto  un  fuoco  dei  ])iii  nudriti  fu  rifatto  il  rivestimento  della 
batteria .  che  era  crollato ,  e  rimessa  la  batteria  in  istato  di  far 
fuoco,  controbattere  le  difese  del  bastione  San  Carlo,  e  riuscire  ad 
aprire  innanzi  sera  nella  faccia  destra  una  breccia  larga  ed  acces- 
sibile a  20  uomini  di  fronte.  Impresa  veramente  importante,  che 
decise  dcirassalto  immediato  del  sobborgo,  e  rese  facile  l'acquisto 
di  altri  bastioni  dello  stesso  Forte  R(»ale,  essendosi  per  questa 
parte  operata  una  diversione  sì  efficace,  che  nel  fatto  divenne  l'at- 
tacco principale.  11  21  ebbe  luogo  per  parte  di  soli  Fiancesi  Tas- 
sai to  generale  del  forte  della  iMarina  e  del  sobborgo  di  Tarragona 
sotto  r  immediato  comando  di  Palombini  ed  ebbe  esito  felice,  dac- 
ché le  posizioni  furono  prese.  11  36  gli  Spagnuoli  fecero  una  vi- 


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gorosa  sortita  contro  gritaliani  comandati  da  Balatliier,  ma  furono 
con  pari  yigore  respinti ,  e  maltrattati  dai  cannoni   di   campagna 
che  i  tenenti  Sana  e  Avesani  seppero  destramente  maneggiare  su 
(fuelle  alture;  come  pure  avvennero  altre  scaramucce  tra  la  caval- 
leria spagnuola  e  gfltaliani  sulla  strada  di  Valls,  a  cui  i  capitani  Del 
Finto  e  •  Bcntivoglio  parteciparono  valorosamcnte.il  a8  allo  spun- 
tar del  mattino  venne  aperto    il  fuoco   di   più   batterie;  Sucliet 
avendo  osservato  la  breccia  egli  stesso  da  un'  altra  torre  del  sol)- 
lx)rgo  la  giudicò  praticabile;  riunì  allora  le  sue  schiere  per  dar  Fassal- 
to,  celandone  con  cautela  i  movimenti  al  nemico  onde  non  avesse 
a  penetrare  le  sue  intenzioni.  Ravvisò  quindi  non  solo  inutile,  ma 
nd  suo  caso  perniciosa  qualunque  intimazione  di   resa,  e    se    ne 
astenne.  E  tale  era  l'entusiasmo  degli  asscdianti  di  segnalarsi  nel- 
Fassalto,  che  tutti  i  reggimenti  domandavano  di  concorrervi;  gli 
stessi  dragoni  Napoleone  per  voce  del  loro  colonnello  Schiazzetti 
si  othrirono  di  montare  alla  breccia,  ma  il  maresciallo  moderando 
r  anlore  degli  uni,  accogliendo  i  voti  degli  altri ,  prepose  alcuni 
all'attacco  di  fronte,  altri  destinò  a  operare  diversioni  di  fianco, 
molti  costituì  4n  colonna  di  riserva,  finalmente  rinnovò  l'incarico 
alla    fanteria    italiana  di  far  barriera  al  presidio  qualora  tentasse 
lo  scampo  pei  colli  di  Loreto,  mentre  l'infanteria    fi^ancese,  asse- 
condata per  la  breccia  dai  dragoni  Napoleone  a  cavallo  si  sarebbe 
•lanciata  nella  piazza.  Furono  laoo  i  granatieri  e  volteggiatori  de- 
stinati per  l'assalto,  vennero  divisi  in  tre  colonne  di  egual  forza 
tutte  comandate  da  ufTiziali  italiani   sotto  gli  ordini  del    generale 
francese  Habert ,  la  prima  dall'  aiutante  comandante    italiano  S. 
Paul,  la  seconda  dal  maggiore  Felici  e  la  terza  dal  coloimello  Or- 
dioni  ;  vi  si  aggiunsero  due    uiTiziali    di  stato  maggiore   italiani 
Frangipane  e  De-Azarta. 

EIrano  le  due  ore  innanzi  notte  (  del  !i8  ).  Gli  Spagnuoli,  che 
contavano  ancora  83oo  aggueriti  soldati,  speravano  di  poter  respin- 
gere l'assalto.  Bianchini  Domenico  di  cui  si  è  riferita  la  generosa 
inchiesta  fatta  a  Suchet,  se  gli  presentò  ricoi*daudogli  in  tuono  di- 
gnitoso la  promessa  da  lui  avuta  «  di  essei-e  il  primo  all'assalto 
u  della  città,  n  Ebbe  tosto  il  comando  di  3o  granatieri  francesi 
incaricati  di  precedere  gli  altri  sulla  breccia.  Ammirato  da  tanti  va- 
lorosi o  testimoni,  o  parte  nell'azione,  quel  granatiere  italiano,  il 
solo  in  veste  bianca  tra  le  turchino,  segnava  intrepido  a  tutti  il 
sentiero  della  vittoria. 


Non  appena  si  dà  il  seguo  deirassalto  con  quattro  colpi  simul- 
tanei di  mortai,  che  Biancliini  salta  il  parapetto,  si  slancia  dall^ul- 
tima  trincea  alla  testa  del  suo  drappello,  e  seguito  con  eguale  ar- 
dore da  ufQziali  e  soldati  francesi  della  prima  colonna,  oltrepassa 
rapidamente  80  tese  di  cammino  discoperto ,  e  giunge  al  piede 
della  breccia,  la  di  cui  sommità  era  custodita  dagli  Spagnuoli  riso- 
luti alla  difesa.  Grande  era  Fansietà  sulPesito  delFassalto,  mentre 
il  nemico  non  essendo  sorpreso  aveva  tutto  in  suo  favore.  Ai  primi 
fuochi  alcuni  assalitori  caddero  feriti,  altri  uccisi.  Non  si  perde 
d^ animo  il  Bianchini,  e  con  quella  sicurezza  che  è  propria  di  chi 
sente  Tonor  nazionale  s^  inoltra  in  mezzo  alle  spade  sotto  una  graiH 
dine  di  sassi ,  il  primo  sulla  breccia,  seguitato  a  pochi  passi  dai 
granatieri ,  cui  tien  dietro  il  resto  della  prima  colonna.  Gli  Spa- 
gnuoli  lo  feriscono  nel  petto ,  nel  volto  e  nella  gola  sopra  quel 
terreno  arrendevole ,  nel  quale  isolato  e  ritto  si  i*egge ,  mentre 
gli  altri  sdrucciolano  alP  indietro  lungo  la  faccia  del  bastione. 
Tutti  guardavano  queir  Italiano  rimasto  solo  sulla  breccia ,  e  da 
esso  facevasi  dipendere  la  sorte  delF  assalto ,  giacché  gli  altri  lo 
avrebbero  seguitato,- se  guadagnava  terreno.  Quando  tatto  ad  un 
ti-atto  si  vide  Bianchini  sollevarsi  alFalto,  gettarsi  nelle  file  nemi- 
che, e  V  intera  colonna  imitare  il  suo  esempio.  Gli  Spagnuoli  si 
sbandano,  alcuni  sono  uccisi,  Bianchini  li  insegue  avido  di  nuova 
gloria,  e  lordo  del  sangue  che  esce  da  sette  ferite,  ma  è  tratto  di  11 
a  poco  a  dura  morte  a  malgrado  le  cure  che  gli  sono  prodigate. 
Suchet  nella  sua  relazione  disse  :  «  Invocare  il  primo  posto  nel- 
«  l'assalto,  lanciarsi  innanzi  piii  volte,  ferito,  sulla  breccia,  ascen- 
u  dere  con  calma  invitando  gli  altri  a  seguirlo ,  è  tratto  degno 
u  di  figurare  fra  le  più  eroiche  rimembranze.  « 

Il  generale  Habcrt  penetrato  per  la  breccia  riuscì  a  metter  ordine 
airattacco,  ma  furono  vani  i  tentativi  di  aprire  prontamente  le 
porte  della  città,  essendo  state  murate,  ed  il  grosso  della  solda- 
tesca aspettava  con  impazienza  che  fossero  atterrati  i  ripari  per 
prender  parte  all'attacco.  I  di-agoni  Napoleone,  guidati  dal  loro 
colonnello  Schiazzetti,  intolleranti  di  ritardo  salirono  per  la  breccia, 
e  formando  neir  interno  uno  squadrone,  il  quale  rianimò  il  corag- 
gio degli  altri  assalitori,  sgominò  il  nemico,  che  credette  atterrate 
le  porte,  ed  entrato  nella  città  tutto  V  esercito  assediarne.  Inutili 
furono  gli  sforzi  degli  uffiziali  spagnuoli  per  indurre  i  loro  sol- 
dati a  tener  testa:  un  solo  pensiero  li  dominava,  quello  di  salvarsi 


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colia  fuga  ;  molti  vi  si  abbandonarono  per  la  porta  di  Sanf  An- 
tonio ,  e  lo  stesso  governatore  Contreras  usd  alla  volta  di  San 
Giorgio ,  ma  fu  raggiunto ,  ferito  e  preso  prigioniero.  Restavano 
Gol  grosso  del  presidio  gli  altri  generali,  i  quali  andavan  racco- 
gliendo i  fuggenti  sullo  spalto  di  Sanf  Antonio;  allorché  V  infante- 
ria italiana  (che  era  stata  da  Suchet  messa  in  posizione  a  Loreto, 
precisamente  allo  scopo  d^ impedire  al  presidio  di  salvarsi),  di- 
scese in  buon  ordine  dalle  alture ,  e  li  affrontò  impetuosamente  ; 
Balathier  incominciò  ad  inviare  contro  di  essi  Olini  con  un  batta- 
glione che  assalì  la  vanguardia  nemica  e  la  fermò *^  discese  egli  poi 
col  4-^  ^^  infanteria,  comandato  da  Rossi,  e  col  S."*  da  Peri ,  accer- 
chiò la  divisione  del  generale  Courten,  la  disordinò.  In  quest^  in- 
contro gareggiarono  di  ardire  i  capitani  Romani ,  Bianchelli  e 
Durand,  prendendo  prigionieri  i  generali  Courten,  Cabrer  e  Mccina. 
La  cavalleria  francese  giunse  opportuna  per  decidere  la  rotta  degli 
Spagnuoli;  7800  soldati  e  4oo  uffiziali  furono  obbligati  ad  arren- 
dersi. Tarragona  venne  condannata  al  più  terribile  saccheggio.  Gli 
Italiani  perdettero  in  quesf  assedio  600  fra  morti  e  feriti ,  e  fra 
i  primi  gli  ufHziali  Oletta,  Salimbeni  e  Spinelli,  aa  zappatori  e  27 
cannonieri  -,  e  fra  feriti  vi  eranq  il  maggiore  Felici,  i  capitani  Fran-» 
gipane ,  De-Azarta  e  Ceroni.  La  perdita  degli  Spagnuoli  fu  valu- 
tata a  210,000  fra  morti,  feriti  e  prigionieri,  e  quella  dei  Francesi 
a  oltre  5ooo. 

Si  accordarono  promozioni  per  rimunei-are  i  servigi  resi,  e  ven- 
nero nominati  fra  gli  altri  Palombini ,  generale  di  divisione,  Ba- 
lathier, S.  Paul  e  Martel,  generali  di  brigata ,  Galimberti ,  Cave- 
doni,  Montebruno ,  aiutanti  comandanti ,  Erculei  colonnello ,  Mo- 
rogna  maggiore.  Ebbero  la  Corona  di  ferro  Vacani  capitano,  Cec- 
chetti  tenente ,  Benesi  sottotenente ,  Cappelli  e  Alissa  marescialli 
d^alloggio  e  Bianchini  caporale. 

Si  proclamarono  benemeriti  gli  ufRziali  Rodella,  Scotti,  Moli- 
nari,  Saluzzo  la  Manta,  Lotti,  De-Azarta,  Frangipane,  Felici, 
S.  Paul,  Potier,  Beix)aldi,  Filippini,  Brambilla ,  Sana ,  Ferrari, 
Barbieri,  Ferriroli,  Guagliumi,  Osio,  De  Marini,  Crebassen,  Billon, 
Avesami,  Bevilacqua,  Vagnon,  Romani,  Pierleoni,  Rossi ,  Albini , 
Georget,  Bianchelli,  Tornello,  Bianchi ,  Viltoni,  Morelli  e  Gussoni, 
Lorenzi,  Matteucci,  Puglieri,  Roncaglia,  Sterzel,  Faletti,  Mantegazza, 
Schiazzetti,  Erculei,  Palombini  Luigi,  Pellison,  Cecchetti,Bonesi, 
Pavesi,  Rocchi,  Rappi ,  Morandi  5  fra  i  sott'uffiziali  Vandoni ,  Al- 


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bcrlirii,  Giovanetti,  Scusi,  Ualilassari ,  Leggi  e  Caiubielli,  e  ika  i 
soldati  Galvani,  Rovetta,  Oggeit),  Neri,  Dolci,  Carlini  e  Marco  Tel. 
Appena  conquistata  Tarragona  la  divisione  Peyri  si  recò  a  Vii- 
lauova  il  29  giugno ,  indi  a  Villafranca  e  poi  a  Barcellona.  Il  4 
luglio  la  divisione  italiana  fu  rijiartita:  Tarliglieria  a  Tarngona, 
i  dragoni  Napoleone  e  le  compagnie  scelte  del  1.^  leggero  a  Mon- 
blancli,  il  i.""  leggero  a  Lcrida,  e  la  brigata  Palombini  distribuita 
tra  Villanova  e  Valls,  col  a.**  reggimento  leggero  e  col  4-*  J' in- 
fanteria, ed  il  resto  delle  squadre  italiane,  S!*  e  6.°  rcggimeuto  d^u- 
fanteria  sotto  gli  ordini  immediati  dello  stesso  Peyri  teneva  aperta 
p(*r  la  via  di  Mora  la  comunicazione  con  Saragozza  e  per  Jaca  fino 
in  Francia.  Laonde  divise  per  tal  modo  le  truppe  italiane  in  aita 
linea  estesissima  ,  non  poterono  per  qualche  tempo  operare  fiitti 
di  qualche  rilievo,  sibbene  deboli  fazioni  che  non  si  potrebbero 
({ui  riassumere. 

11  a4  luglio  Palombini  occupò  i  colli  della  Guardia ,  concorse 
colle  schiere  francesi  all'attacco  di  Monserat ,  presa  la  quale  po« 
sizione  il  3o  luglio ,  \tìA^  di  nuovo  ad  Ingualada.  Intanto  Peyri 
dal  6  al  1 4  luglio  aveva  marciato  per  rendersi  nelFAragona  scor- 
tando 3ooo  prigionieri  spagnuoli.  Questuerà  la  prima  volta,  du- 
rante la  guerra,  che  gU  Italiani  comparivano  in  quel  regno.  Sucliet 
frattanto  erasi  egli  pure  recato  a  Saragozza.  11  6  agosto  Peyri  asci 
da  questa  città  (  per  incontrare  gli  Spagnuoli  comandati  da  Vii- 
lacamjK))  con  il  5."  e  6."  d' infanteria  comandati  da  Baiathier  ,  e 
con  altri  due  battaglioni  condotti  dall'  Italia  dal  capobattaglione 
Ferri ,  con  70  dragoni  italiani  e  ^'jo  fra  dragoni  e  corazzieri 
francesi,  guidali  dal  caposquadronc  San  Giorgc,  e  pervenne  ad  Al- 
valatc.  Il  7  andò  a  Calanda,  e  T  8  a  Calpe  per  riunirsi  alle  genti 
italiane  in  Catalogna^  ma  per  i  movimenti  fatti  da  Villacampo 
coi  suoi  Spagnuoli  dovette  risalire  a  Calandre  il  giorno  10.  Riem- 
piuto lo  sco|K)  della  sua  sj)cdizione  in  Aragona,  Peyri  il  uà  si  ri- 
congiungeva in  Lcrida  alFartiglicria  italiana  ed  al  1.®  leggero  colà 
rimasti,  mentre  Palombini  e  Villa ta  col  restante  guarnivano  gli  altri 
punti  di  Cervera  e  Monserat.  11  27  Palombini  ebl>e  al  Monserat 
una  fazione  vigorosa  (assai  più  delle  precedenti)  presso  Monistrol, 
alla  quale  partecipi)  con  quattro  compagnie  il  capobattaglione  Re. 
Quivi  rimase  ferito  il  capitano  lìcntivoglio,  e  dopo  di  quest^affki'e 
Palombini  si  concentrò  sui  monti  presso  Guardia. 

Macdonald  chiede  a  Suclict  che  gli  sia  rimandata  la  divisione  ita- 


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♦    -« 


lUna  distaccata  dal  suo  esercito  temporariamente  per  Fassedio  di 
Tarragona,  e  Suchet  domanda  a  Napoleone  di  conservarla  :  fu  allora 
che  il  monarca  disse  al  ministro  Aldini,  presenti  gli  altri  ministri 
francesi  :  u  Due  miei  marescialli  gareggiano  per  ritenere  sotto  i 
M  propri  oi*dini  la  divisione  italiana  ^  io  la  lascio  a  Suchet  che  lia 
ti  molto  più  grandi  cose  a  fare  che  Macdonald.  GF  Italiani  tor- 
ci neranno  un  giorno  a  divenire  i  primi  soldati  delP  Europa.  Dite 
«  al  viceré  che  sono  molto  contento  del  mio  bi-avo  esercito  ita- 
u  liano.  n 

Balathier  surr(^ò  Palombuii  nelle  sue  posizioni,  e  questi  av- 
viato a  Barcellona,  vi  giunse  il  3o  agosto. 

Al  principio  di  settembre  Suchet,  volendo  efieltuare  la  spedi- 
zione  nel  regno  di  Valenza ,  riunì  di  nuovo  la  divisione  italiana , 
e  sebbene  Macdonald  ripetesse  la  domanda  che  questi  Italiani  do- 
vessero ritornare  al  suo  esercito ,  pure  Suchet  rispondeva  a  che 
«  soddis&tto  del  valore  e  delP  emulazione  che  trovò  in  essi,  aveva 
M  desiderato  di  conservarli,  e  che  il  governo  aveva  assecondato  il 
«  suo  voto,  sino  alla  presa  di  Valenza.  » 

La  concorrenza  di  due  marescialli  di  tanta  rinomanza,  per  con- 
lervare  gli  Italiani  nel  loro  esercito,  era  onorevole  tributo  di  sti- 
ma, e  premio  ai  loro  servigi. 

U  IO  settembre ,  un  battaglione  del  5.^  d' infanteria ,  comandato 
dal  suo  capo  Olini ,  battè  gli  Spagimoli  sui  colli  di  Cervera ,  e  il 
capitano  Romani  rimase  ferito  in  quest'incontro*^  sopraggiunti  i 
dragoni  Napoleone,  il  nemico  fu  caricato  bruscamente,  e  fece  nuove 
perdite. 

I  depositi  italiani  che  erano  a  Gerona  e  dintorni,  arrivarono  per 
la  via  di  Jaca  e  Saragozza,  forti  di  4^0  uomini,  di  guisa  che  il  17 
settembre,  alFatto  in  cui  Peyri,  per  salute  cagionevole,  cedeva 
il  comando  della  divisione  italiana  a  Palombini ,  questa  aveva  in 
armi  4)65o  soldati  e  aa4  cavalli ,  tuttoché  Teflèttivo  fosse  di  8,3oo 
uomini  e  63o  cavalli.  Il  complemento  però  di  questa  forza  era  a 
Saragozza  o  a  Tarragona,  e  tranne  a3a  prigionieri,  tutto  il  resto 
stava  negli  spedali  di  Catalogna  o  d'Aragona.  Oltremodo  rilevante 
riusciva  la  seguita  diminuzione  di  forze  ove  si  consideri,  che  dal 
principio  della  guerra  erano  venuti  dall'Italia  colle  due  prime  di- 
visioni ai,!i88  ufTiziali  e  soldati,  1,905  cavalli,  e  non  erano  rien- 
trati nel  regno  che  i,a3i ,  in  parte  traslocati  alla  guardia  reale,  in 
jNirto  inabili  al  scTvizio  di  guerra ,  tuttavia  la  divisione  Palom- 
T.   li.  19 


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}jiiti  ,    riuiiita  al  iH  settembre ,  \Kt  la  S|x:(lizione  del  regno  di  Va- 
lenza non  aveva  che  una  forza  attiva  di  5,ooo  uomini. 

Formatasi  nel  mese  dì  luglio  in  Italia,  una  nuova  divisione  da 
mandarsi  in  Ispagna  ,  ne  venne  allìdato  il  comando  a  Severoli^ 
avente  per  capo  dello  stato  maggiore,  Montelw-uno  (  Doc.  XXIIl  ). 
Componcvasi  essa  di  8.g55  uomini,  733  cavalli,  e  12  L^iinotit  ^ 
ti  tenne  la  via  de!  Cenisio  ,  Grenoble ,  Valenza  sul  Rodano  var- 
candone il  ponte  a  S.  Esprit,  Nisnies,  Montpellier,  Tolosa,  Aucli, 
Tarbes,  Pau.  Ripartila  a  Pau  in  tre  colonne,  entrò  in  Ispagna, 
per  lo  stretto  di  Roucesvalles,  mentre  l'artiglieria,  gli  zappatori  e 
le  grosse  liagaglìc,  collocate  in  scjiarata  colonna,  vennero  di- 
K-tti ,  sotto  gli  ordini  dell'  ajutante  comandante  Montebruno ,  a 
Uajoiia,  e  per  la  via  di  Einauy  a  Pamplona.  Quivi  tutta  la  divi- 
sione si  trovò  riunita  il  16  settembre,  meno  i  tre  battaglìoai 
del  i."  e  a."  leggero  ,  e  4-"  d'infanteria,  Ì  quali  per  Tudela  sì 
erano  incamminati  a  Saragozza  ed  Alcanitz,  per  raggiungere  t 
loro  reggimenti  alla  divisione  Palombinì. 

Ripartite  le  schiere  di  Sevcroli  a  Pamplona,  allo  stretto  di  Ron- 
cesvallcs,  alle  falde  del  monte  San  Jean  Pie  di  Porto,  ed  Elizon- 
do  ,  perseguitò  il  rinomato  Es[K)z-y-Mina ,  il  quale  fu  cuistretto 
di  ripassare  sulla  destra  dell'  Ebro ,  accostandosi  alle  falde  del 
Moncajo. 

Cessato  il  bisogno  di  lasciare  nella  Navarra  la  divisione  Se- 
vcroli, fu  spedita  neir  Aragona  ,  per  coadjuvare  V  altra  di  Pa- 
lombinì nella  spedizione  di  Valenza.  Pochi,  e  non  di  rilievo,  fu- 
ron  gli  scontri  ch'ebbe  Severoli  nella  Navarra.  II  3."  battaglione 
del  1."  d'infanteria  battè  gli  Spagnuuli  a  Ai-zuelo  Ìl  a(j  settembre  , 
libei'ò  dalle  mani  del  nemico  alcuni  dei  nostri  che  teneva  prigio- 
nieri. Il  a  ottobre  il  capobattaglione  Sercognani,  a  Iruzum,  prese 
un  uffiziale  e  qualclie  cavallo  alla  banda  di  Campoverde.  Il  3 
ottobre  Severoli  si  diresse  a  Tudela  per  riuscire  nell'  Aragona. 
Per  tal  modo,  le  due  divisioni  Palombinì  e  Severoli  si  trovarono 
riunite  sotto  gli  ordini  di  Suchet. 

Il  19  settembre  Palombìiii  fu  a  Cabanes,  il  %i  a  Nielles  sopra 
Murviedro,  il  a/j  a  Petres,  ed  il  a5  accampò  sui  colli  di  Gilel  vicino 
alla  strada  di  Segorbe ,  concorrendo  a  circonvallare  i  l'orli  di  Sa- 
gunto  d'immortale  celebrità.  Il  capitano  Vacani,  con  alli'i  ulEziali 
del  genio  francese,  ne  riconosceva  intanto  il  circuito,  e  trovò  clic 
essendo  crollata  un'  antica  muraglia,  riusciva  in  qualche  parte  pra- 


ticabilc  la  salita  al  forte,  e  che  le  pìoggie  avevano  ivi  aperta  una 
breccia.  Suchel,  di  ciò  informato,  ne  commise  Pasialto.  Nella  notte 
del  ^7  al  a8,  il  capo  liatt^glionc  Ferrìroli  condusse  sei  compagnie 
ad  un  sito  designatogli  per  far  diversione  alPattacco  principale.  I! 
capitano  del  genio  Guaragnoni  con  i5  zappatori  italiani,  muniti  di 
scala,  lo  accompagnarono.  I!  colonnello  Peri  lo  seguitava  con  un 
altro  battaglione;  sul  vero  punto  d^ attacco  agivano  i  Francesi ,  al- 
lorquando un  colpo  di  moschetto  (sparato  da  uno  di  essi  che  stava 
a  guardia  presso  la  breccia)  motivato  dall' appressarsi  di  alcuni 
Spagnuoli,  diede  T  allarme  air  inimico.  Questo  colpo  fu  segnale 
alle  nostre  colonne,  predisposte  per  l'assalto,  e  fece  inoltre  che  il 
generale  Habert  movesse  prima  dell'ora  stabilita.  Parte  degli  assa- 
litori si  portò  sulla  breccia  poco  innanzi  che.  l'altra  parte  intra- 
pren.lesse  il  falso  attacco,  ed  attirasse  a  sé  l'attenzione  del  nemi- 
co, cosicché  l'impresa  andò  fallita.  Gli  Spagnuoli  si  schierarono 
sulla  breccia,  e  respinsero  i  granatieri  francesi;  frattanto  gli  Ita- 
liani fecero  il  finto  attacco  ,  audacemente  salirono  sulT  erta,  nù  si 
arrestarono  se  non  giunti  al  piede  della  mura ,  ove  stava  la  batte- 
ria di  San  Pietro.  Colà  ,  bcncliè  troppo  tardi  ,  richiamarono  eglino 
la  vigilanza  del  presidio,  che  si  distese  lungo  i  parapetti;  la 
resistenza  allora,  sul  punto  veramente  minacciato,  scemò,  ed  i 
granatieri  francesi  ritornarono  all'assalto,  ma  il  governatore  An- 
dreani  (  lasciata  ad  altri  la  cura  del  punto  inaccessìbile  dal  quale 
gli  Italiani  dirigevano  il  falso  attacco  )  si  recò  egli  stesso  a  difen- 
dere il  punto  principale  e  respinse  i  Francesi.  Questi,  per  altro, 
sul  far  del  giorno  furono  ricondotti  dallo  stesso  generale  Habert  a 
nuovo  assalto,  ma  vennero  per  la  terza  volta  respiali.  In  tale  fa- 
zione i  capitani  Guidetti,  Calaud,  Cantoni,  Tagliab(>,  Lampo,  Ì 
tenenti  Tresoldi ,  Bartoli  e  Gussoni,  diedero  prove  di  risolutezza 
e  dì  ardimento.  Il  tentativo,  riuscito  infruttuoso  ,  obbligò  Sucliet 
ad  occuparsi  dell'  assedio  di  Sagunto. 

I!  generale  spagnuolo  Blake  raccoglieva  intanto  un  corpo  di  20,000 
uomini  per  liberare  la  piazza.  11  29,  Palombini  fece  riconoscere  da 
uno  squadrone  dei  dragoni  Napoleone,  comandato  dal  capitano  Bar- 
beri, un  corpo  spagnuolo  che  era  in  bella  jx).sizione  a  Seneza,  e  veri- 
ficò essere  la  divisione  Ohispo,  forte  di  ^noo  uomini  e  3oo  cavalli. 
Balattiier  mosse  il  3o  ad  attaccarla  coi  suoi  Italiani,  sostenuti  dalla 
brigata  francese  di  Robert,  e  da  tutto  il  reggimento  dragoni  Napo- 
leone; oltrepassata  un'orda  di  paesani  armati ,  Scbiaizelli,  (che  Sucliet 


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^  148  - 
clianjava  brillante  uffizialc  di  guerra)  assalì  gli  avamposti  nemici, 
li  ruppe  ,  continuò  la  carica  ed  obbligò  Obispo  a  ripiegare  la  sua 
linea  a  Massana  Monterà.  Airarrivo  dell' infanteria,  seguitata  da  due 
pezzi  d'  artiglieria ,  Schiazzetli  incominciò  subito  la  lotta ,  ì  Fran- 
cesi ia  coadiuvavano  di  lìanco  ed  agevolarono  i'  attacco  al  centro. 
Quivi  Palombini  .  formati  in  colonna  serrala  per  compagnie  il  2.* 
Icggen»  od  il  6°  d'infanteria,  senza  attendere  le  colonne  clic  mar- 
ciavano ai  tati,  investì  e  sconfisse  il  nemico;  questi,  incalzato  a 
Si'gorl>c  dai  dragoni  Napoleone  lungo  le  vie  dtlla  città,  fu  tal- 
mente maltrattato  che  andò  intieramente  disperso  nei  monti  dì  Ly- 
ria.  11  maresciallo  Sucbet  scrisse  al  ministra  della  guerra  :  »  I 
«  generali  Palombini,  Robert  e  Balalhier ,  ed  il  colonnello  Scbiaz- 
u  zetti  lianno  messa  la  divisione  spagnuola  di  Obispo  in  piena 
«  mtta  a  Scneza ,  hanno  uccisi  3oo  uomini  e  90  cavalli,  presa  una 
«  bandiera  e  fatti  molti  prigionieri.  I  dragoni  Najxilcon'!  penelra- 
•(  rono  in  Segorbe  alla  rinfusa  col  nemico ,  mettendo  a  fil  di 
"  .sciabola  tutto  ciò  che  si  parava  loro  dinanzi ,  ed  inseguendo  il 
»  nemico  a  due  leghe  fuori  della  città.  »  Oltre  Srliiazzelti  si  ten- 
nero in  pregio,  per  la  parie  che  vi  presero,  il  capo  sijnadionf 
Bouchard ,  i  capitani  Pcllison,  Liberati,  Barberi,  il  tenente  Vor- 
nelli ,  i  sottotenenti  Sensi,  Morandi,  Bartoll  ed  Alari,  Y  aiutante 
Martelli,  i  sntt' uffiiiali  Giovanetti ,  Ciambdli,  Baldassari ,  Fer- 
rari, Pellizzari  e  Scabrini,  ed  i  dragoni  Pasti  e  Cantoni. 

Palombini .  trovando  sconvenevole  dividere  i  suoi  corpi  per 
molestare  i  fuggenti,  accampò,  Ìl  3o  settembre,  intorno  a  .Segorbe, 
ed  assicuratosi  che  Tinimico  era  da  ogni  parte  allontanato  ritornò, 
il  2  ottobre,  sotto  Sagunto  conduccndo  i  prigionieri,  fra  ì  quali 
tre  uffiiiali,  e  vigilò  la  piazza  intanto  che  Suchct  andò  ad  attac- 
care il  generale   Villacampa. 

Il  5  ottobre  ,  si  po.se  mano  agli  attacchi  regolari  di  Oropesa  e 
Sagunto,  ed  i  capitani  Vacani,  Bella  ed  Alessandri,  cogli  zappatori 
e  cannonieri  italiani,  parteciparono  aì  lavori  contro  quella  prima 
piazza,  che  fu  presa  per  capitolazione  il  1  a.  11  16  ottobre,  giunta 
r  artiglieria  d'as.sedio,  furono  spinti  i  lavori  con  indicibile  alacrilì, 
per  l'assedio  di  Sagunto  armate  tosto  le  haltcrie  I,  Il  e  IV,  e 
nella  notte  del  17  al  18,  fu  aperta  la  breccia,  non  senza  me- 
rito del  capitano  BelTa.  Il  18,  fu  tentato  l'assedio  dei  forti  da 
una  colonna  di  600  scelti  granatieri,  4<^  ^I^'  quali  Italiani,  co- 
mandali da  Oliiii ,  ma  tulli  gli  sforzi  degli   as.scdianti  riuscimno 


u 


a  nulla ,  ilactlit  la  breccia  min  era  praticabili;  ed  i  soldati  spa- 
finnoli .  comandali  dall"  intrepido  Andrcani ,  op|>osero  ostinata  di- 
fesa. Gli  Italiani  ebbero  tra  uccisi  e  feriti  60  uomini.  I  tenenti 
Turno,  Cotanceau  e  Giardin  furono  uccisi  sulla  breccia,  i  capitani 
Lamezan  e  Gallinara,  ed  il  lenente  Adliemar  vi  furono  feriti. 

Intanto  accadevano  nell'Arragona  fazioni  che  obbligarono  il  ge- 
nerale Musnicr  a  trattenere  i  tre  battaglioni  venuti  colla  divisione 
Severoli,  per  rinforzare  quella  di  Palombini,  Il  battaglione  del  a." 
leggero,  comandato  dal  maggiore  Pasqualis,  era  ad  Alcanilze  Mo- 
rella, e  quello  del  6.°,  retto  dal  cipobatlaglione  Favalelli ,  col 
colonnello  Pisa  a  Calatayud.  Pasqualrs  iKittè  Ìl  nemico,  e  Suchct 
neir  ordine  del  giorno  dell'  esercito  del  l'i  ottobre,  ne  rese  conto 
in  questo  modo:  «Il  generale  spagnuolo  Canipillo,  con  1000  fanti 
u  e  170 cavalli,  osò  appressarsi  a  Samper  de  Calenda  e  intimare  la 
«  resa  del  trinceramento  al  suo  comandante.  Il  capitano  Roveroni 
"  del  3."  battaglione  del  a. °  leggero  italiano,  rispose  da  bravo  qual 
"  egli  era,  a  colpi  di  fucile,  facendo  eziandio  una  sortita  die  obbli- 
u  gò  il  nemico  a  ritirarsi.  Il  17 ,  vi  accorse  Campillo  con  tutta  la 
u  sua  banda,  e  circondò  la  piazza  per  attaccarla,  i  volteggialnri 
Il  fecero  cosi  a  proposito  una  vigorosa  sortita  ,  che  pose  Io  scom- 
«  piglio  fra  gli  Spagnuoli  ;  i  quali  dopo  aver  sofferto  una  grave 
«perdita,  furono  eo,stretli  a  ritirarsi  vergognosamente  verso  La- 
ti reca.  Noi  non  abbiamo  avuto  clie  due  uomini  feriti.  La  con- 
u  dotta  degli  uflìziali  e  soldati  del  a,"  reggimento  italiano,  in  que- 
u  st' occasione  fa  loro  grandissimo  onore,  e  prova  che  una  nobile 
«  risoluzione  è  sempre  compensala  dalla  vittoria.  L'  attività  del 
«  maggiore  Fasqualis  merita  degli  elogi.  Nello  stesso  giorno  il 
•>  capobattaglione  Marin  assaliva  3oo  Spagnuoli  ,  li  scacciava  ad 
«  Abvalata  ,  e  si  impadroniva  della  città  e  del  forte.  " 

Il  battaglione  del  6."  d'infanteria  italiano,  comandato  dal  co- 
lonnello Pisa  a  Calatayud ,  venne  assalito  dai  corpi  di  Durand  ed 
I^mpicinado,  che  aveva  riuniti  nell' .dragona  ben  8,000  uomi- 
ni ,  800  dei  quali ,  di  cavalleria.  Attaccarono  essi  gli  avamposti 
italiani  ad  Ateca  e  li  re.spinsem  a  Calatavud.  Penetrarono  nella 
città ,  il  26  settembre ,  vi  fecero  prigionieri  parecchi  del  presidio 
nostro,  altri  ne  ferirono,  tra  i  quali  il  tenente  Barnschi  e  Sa- 
grcda,  nel  mentre  che  Ìl  resto  de' soldati,  assieme  al  capitano  Ce- 
racclii  ed  ai  tenenti  Boniotti,  Romei  e  Donadeo  dopo  quatlr'ore 
di  fuoco  continuo  .si  ritiravano  nel  convento  della  Mercede  {.wello 


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—  IRÒ  — 
a  ridotto  di  diicsa  per  il  presidio).  GII  Spagnuoli  accercbiarono 
il  convento,  aprirono  trio  cere ,  rovesciarono  i  tetti,  lanciarono 
travi  e  materie  combustibili  nelle  sottojioste  opere  scoperte, 
e  praticarono  una  galleria  di  mina  al  disotto  della  contrada, 
lusirjgandosi  di  far  scoscendere  una  parte  delle  mura,  e  conse- 
guire dal  suo  crollo  la  resa  del  presidio.  I  loro  campi  sì  esten- 
devano sino  ad  Epila,  dal  qual  puntoli  tenente  GiovancUi  dopo 
lunga  resistenza  era  stato  costi-etto  a  ritirarsi  a  Saragozza.  Il  capo 
l>attaglione  FavalelH ,  aveva  il  comando  degli  Italiani  destinati 
alla  difesa  del  tempio ,  cbe  fece  sgombrare  da  tutte  le  materie 
accensibili  ed  approvigionare  di  munizioni.  Vi  apri  una  coatro- 
galleria  di  mina,  per  isventare  quella  del  nemico,  ma  non  ebbe 
esito  felice  ;  tentò  anche  di  ricuperare  le  opere  esteriori ,  ma  3o 
Italiani ,  tra  i  quali  il  tenente  RoscÌo  ,  vi  rimasero  feriti  seoza 
riuscirvi.  Gli  .Spagnuoli,  ultimati  i  Inro  pre[>aratLvi  d'attacco, 
intimarono  al  comandante  italiano  la  resa;  ma  questi,  loro  ri- 
spose «  che  facessero  pur  eglino  ciò  cbe  meglio  loro  sembrava , 
ti  poiché  altrettanto  fatto  avrebbe  d  presidio.  "  Gli  Spagnuoli  al- 
lora misero  tosto  mano  all'attacco,  appiccarono  il  fuoco  ad  una 
mina  e  fecero  crollare,  se  non  tutta,  una  parte  del  tianco  della 
chiesa.  In  tal  guisa ,  si  aperse  un  foro ,  più  proprio  ad  intro- 
durvi  materie  incendiarie  che  genti.  Non  appena  la  mina  nemica  fu 
scoppiata,  che  vedutosene  il  debole  ellètto  dai  soldati  nostri  »  bef- 
faronsi  dello  sforzo  infruttuoso  degli  avversari ,  acquistarono  leua 
alla  difesa,  otturarono  con  sacchi  ripieni  di  terra  l'apertura  e  si 
apprestarono  a  più  vigorosa  resistenza. Fa valelli  fece  innalzare  intorno 
all'altare  principale  un  parapetto,  seguitando  l'arco  dell'ampia 
balaustra,  capace  di  servire  di  ridotto  in  caso  di  bi.sogno ,  vi 
pose  il  presidio  in  atto  di  resistere  sinché  gli  giuguesse  soccorso. 
Gli  Spagnuoli  procedevano  all'aprimento  di  due  nuove  gallerie 
non  lungi  dalla  prima,  e  la  mattina  del  3  ottobre  appiccarono  il 
fuoco  alle  mine.  Lo  scoppio  pressoché  simultaneo  di  esse  fu  spaven- 
tevole; si  sollevò  la  parete  di  slancio  squarciandosi  in  rottami, 
e  basse  seco  i  sostegni  della  vòlta ,  die  con  orribile  scroscio  in 
parte  precipitò  essa  pure  nell"  interno  del  tempio,  spalancandone 
i  sepolcri,  dai  quali  esalò  nauseoso  fetore.  Gli  Italiani  superstiti 
al  disastro  non  si  smarrirono,  ma  accorsero  ad  otturare  i  passaggi 
più  accessibili  e  si  ristrinsero  alla  difesa  dell'interna  balaustra, 
là  ,  ove  il  danno  era  stato  men  grande  che  altrove,  li^st  da  quel- 


-  131  — 

r  artifiziale  riparo  gridavano  alP  iairnico  :  m  Fate  pure  scoppiare  le 
M  vostre  mine,  ma  non  ci  vincerete,  perchè  vogliamo  difenderci 
«  fino  alla  morte,  n  Tentarono  invano  gli  SpagDUoli  d^  intimorire 
^iiei  prodi  con  nuovi  tentativi  d' assalto ,  col  far  battere  ai  tam- 
burini il  passo  di  carica,  e  raddoppiare  i  fuochi  ili  moschetteria.' 
Ma  Favalclli  vedeva  ancor  lontano  il  momento  di  ritirarsi  nella 
parte  meno  guasta  del  convento^  pure  il  rovinar  dei  muri,  Pes- 
sersi  fatte  praticabili  due  brecce,  il  puzzo  insopportabile  de^  cadave- 
ri, che  emanava  dai  sepolcri  spalancati  e  dalle  materie  che  arde- 
vano in  quel  recinto ,  e  la  turba ,  ognor  ci'escente ,  degli  assa- 
litori, avevano  ridotto  a- mal  partite^  gli  Italiani,  senza  scemarne 
il  coraggio.  Nel  mattino  del  4  9  ^^^  scoppio  di  una  nuova 
mina,  si  a^randirono  le  spaccature  dei  muri,  rovesciossi  un 
an^o,  e  sprofondossi  la  restante  volta.  Allora  Favaklli  volle 
teotare  una  sortita  con  una  mano  de'  suoi  prodi,  ma  verso  il  sito 
pifa  aperto  venne  ferito  gravemente,  ed  i  pochi  che  erano  con 
fui  si  ripiegarono.  Visto  lo  stato  delle  cose,  la  perdita  di  a3o 
combattenti  (  fra  i  quali  parecchi  uffiziali  ) ,  lo  sfinimento  dei  su- 
perstiti in  armi,  e  l'assoluta  mancanza  di  vettovaglie  (essendo 
da  nove  giorni  scarsissimo  il  cibo  ) ,  malgrado  la  ripugnanza  ad 
arrendersi  di  Favalelli,  dei  capitani  Totti ,  Ceracchi ,  Baroschi  ed 
Albini ,  e  del  sargente  De-Giuli ,  e  sulla  certezza  che  il  batta- 
glione, inviato  in  soccorso  da  Saragozza ,  era  stato  battuto  a  Fra- 
ano,  i  capi  proposero  al  nemico  una  tregua  e  ne  discussero  i 
patti. 

Fatalmente  fu  disgiunta  dalla  loro  la  sorte  dei  sott' uffiziali  e 
soldati ,  e  stipulata  la  libertà  dei  soli  ufflziali.  Uscivano  prigio- 
nieri di  guerra  566  soldati,  dei  quali  335  Italiani,  e  deponevano  le 
armi  ai  piedi  di  6000  Spagnuoli.  Mentre  i  loro  uffiziali  andavano 
liberi ,  con  armi  e  bagagli  a  Saragozza ,  in  cammino  incontrarono 
un  battaglione  del  4*°  d^  infanteria  italiano,  destinato  a  soccorrerli 
a  Calatayud ,  ma  che  ne  fu  impedito  da  forza  ragguardevole  del 
nemico.  Il  maresciallo  Suchet  nominò  un  consiglio  di  uffiziali 
per  esaminare  P  adàre  di  Calatuyud,  e  fu  posto  all'  ordine  del 
giorno  deir  esercito  :  u  Essersi  la  truppa  guidata  con  valore,  es- 
u  sere  stata  brillante  e  vigorosa  la  difesa ,  perchè  durante  un  at- 
w  tacco  di  nove  giorni,  essa  aveva  con  dispetto  rigettato  tre  inti- 
M  mazioni  di  resa,  sostenuto  quattro  esplosioni  di  mine,  sofferto 
^  &tiche,  privazioni,  incendi   e  perdite  continue  ,  e  doversi  sol- 


ii  tanto  citare  con  biasimo  la  capitolazione,  siccome  un  griTe 
u  fallo  dei  capi ,  i  quali  in  onta  delle  leggi  di  guerra ,  avevano 
u  separato  gli  interessi  loro  propri  da  quelli  dei  soldati,  n 

Il  1  a  ottobre ,  Severoli  era  partito  da  Saragozza ,  riunitosi  a 
'lui  il  battaglione  del  4*'\  entrò  colla  brigata  Bertoletti  in  Calatu- 
yud,  ove  non  iscontrò  che  pochi  abitanti^  il  i3  andò  in  Aieca. 
In  questo  giorno  FEmpicinado  fece  restituire  a  Daroca  gli  iufli- 
ziali  presi  a  Calatayud.  Intanto  Mazzucchelli  a  sinistra  disoendeva 
a  Daroca. 

Mentre  si  facevano  queste  spedizioni ,  £spoz-y-Mina,  eoa  4^100 
fanti  e  700  cavalli,  invadeva  T  Aragona  superiore  per  dirigersi 
ad  Ayerbe ,  e  minacciare  Gurrea  e  Jaca.  Una  parte  del  7.^  r^- 
gimeiito  d' infanteria,  comandato  dal  colonnello  Bellotti,  era  rima- 
sta a  Saragozza.  U  primo  battaglione ,  con  una  compagnia  del 
a.**  di  questo  reggimento,  e  con  5o  cacciatori  a  cavallo,  ebbe 
ordine  di  battere  la  campagna  per  appoggiare  i  drappelli  in- 
caricati di  proteggere  le  comunicazioni  colla  Francia.  11  capo  di 
battaglione  Ceccopieri,  ufGziale  non  meno  prode,  che  sagace, 
ebbe  il  comando  della  gente  destinata  a  sì  difficile  e  scabrosa 
missione.  La  sua  piccola  colonna  contava  817  combattenti,  com- 
presi 20  uffiziali  e  5o  uomini  a  cavallo.  Si  diresse ,  il  1 4»  ^  ^<^ 
per  sottrarvi  il  presidio  a  prigionia ,  ma  scontratolo  in  via ,  lo 
raccolse ,  ed  il  1 5  andò  a  Zuera.  Il  1 6  ebbe  ordine  di  risalire  il 
( iallcgo,  soccorrere  Ayerbe  e  Jaca,  e  render  libera  la  strada  di  Fi-an- 
cia. Egli  si  aprì  il  passo  dopo  lieve  scaramuccia,  attraverso  la 
linea  spagnuola ,  e  pervenuto  a  congiuugersi  col  presidio  di 
Ayerbe ,  voleva  associarselo ,  convinto  che  correva  grave  peri- 
colo di  essere  preso.  Egli  pigliò  posizione  nei  dintorni,  proteg- 
gendo così  i  granatieri  di  vanguardia,  comandati  dal  capitano  Pni- 
vana ,  che  furono  inviati  in  quel  villaggio  ^  ma  il  caposquadrone 
Luce  ed  il  tenente  Cotez,  che  avevano  sino  a  quel  punto  ricu- 
sate le  proposizioni  di  arrendersi  a  Espoz-y-Mina ,  rifiutarono  del 
pari  di  porsi  in  aperta  campagna ,  ed  accrescere  per  tal  modo 
le  forze  di  Ceccopieri,  onde  mettersi  in  salvo  con  esse  sopra  Hue- 
sca  e  Saragozza:  fu  dunque  costretta  la  colonna  italiana  (il  17) 
ad  allontanarsi  sola  da  quel  punto ,  ove  era  minacciata  la  sua  di- 
mora, deporre  il  pensiero  di  giungere  sino  a  Jaca,  nonché  quello 
di  rivolgersi  direttamente  a  Saragozza.  Intanto  Elspoz-y-Mina  co- 
noscendo la  tenuità  della  forze  nostro,  fece  disegno  di  avvolgerle, 


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cosa  die  a  lui  doveva  riuscire  non  difTicile ,  avendo  una  forza 
quintupla  d^ infanterìa ,  e  tredici  volte  maggiore  di  cavalleria, 
oltre  r  appoggio  degli  abitanti. 

Sì  tosto  die  il  capitano  Pro  vana  fu  di  ritorno  co' suoi  da  Ayerbe 
e  si  riunì  alla  colonna  italiana  sopra  il  vicino  colle,  Ceccopieri  si 
mise  in  movimento  alla  volta  di  lluesca.  Egli  di  fronte  si  aprivala 
via  fra  le  truppe  di  Espoz-y-Mina,  la  sua  retroguardia  era  avvolta 
e  l)crstgltata,  e  vi  perivano  molti  granatieri,  fra  i  quali  l'intrepido 
Provana.  In  breve  istante  rimasero  uccisi  il  prode  capitano  Spineda 
Marco  ed  il  tenente  Bregoli.  11  comandante  italiano,  imperturbabile 
in  sì  tcrribil  frangente,  formò  un  quadrato,  vi  pose  i  feriti  nel  mez- 
zo, animò  le  sue  truppe,  e  non  desistendo  mai  dal  combattere  su 
tutti  i  lati,  frenò  il  nemico,  e  si  fece  strada  fino  a  tre  miglia  di  là 
da  Ayerbe.  In  questa  marcia  arditissima,  eseguita  colla  più  grande 
imperturbabilità  fra  tanti  pericoli,  si  ebbero  dopo  dieci  ore  di  fuo- 
co 2108  uccisi ,  dei  quali  4  uffiziali  e  3o4  feriti ,  del  cui  numero 
i  capitani  Ruggeri  e  Contri,  ed  i  tenenti  Gallino  e  Pidiiotini.  Pure 
i  superstiti  3o5  tra  ufilziali  e  soldati ,  rinserrandosi  in  massa , 
proponevansi  di  giungere  alla  meta  contrastala,  quando  i  colpi 
di  fucile,  indirizzati  nel  centro  del  quadrato,  ferirono  4^  com- 
battenti, fra  i  quali  lo  stc^sso  Ceccopieri  nella  testa ,  uccidendogli 
il  cavallo ,  sì  clic  i  soldati  lo  credettero  perito.  Allora  questa 
schiera,  esaurite  le  munizioni  ed  estenuata,  non  potè  più  oltre  re- 
sistere agli  incessanti  sforzi  del  nemico.  Sostò ,  ed  avendo  pietà 
dei  feriti,  dopo  il  sacrifìcio  di  11  uffiziali  e  549  soldati,  pose 
tregua  alla  pugna  e  si  arrese  conservando  illeso  V  onore  della 
milizia  italiana,  e  meritossi  la  stima  del  nemico,  il  quale  alla  sua 
volta  ,  enumerando  le  gravi  perdite  sofFerle  in  un  combattimento 
in  cui  era  tanto  superiore  di  forze  ,  dovette  pur  convincersi  che 
ritaliano  non  gli  era  punto  inferiore  ne  in  coraggio,  ne  in  valore. 

Suchet  j  parlando  di  questa  fazione ,  dichiarò  che  a  mai  nessun 
M  corjx)  nella  guerra  attuale  aveva  con  più  gloria  combattuto  del 
u  battaglione  italiano  sotto  gli  ordini  di  Ceccopieri.  sy  Volle  che 
questo  distinto  uffiziale  fosse  subito  riscattato,  e  biasimò  la  con- 
dotta dcgP  altri  capi  francesi  che  non  si  unirono  a  lui. 

Conosciutosi  il  disastro  in  Saragozza,  fu  spedito  Bellotti  con  5 
compagnie  del  suo  reggimento ,  assieme  ad  una  colonna  coman- 
data dal  colonnello  Clinski  ^  incontrarono  essi  il  tenente  Lotti , 
proveniente  da  Gurrea ,   il  quale  annunziò  loro   V  avvenuto  ,    ma 


T.  11. 


iO 


—  154  — 

Kspoz-y-Miaa  tiou  aspctlc)  gli  avversari,  e  dopo  aver  diretti  i  suoi 
prigionieri  alla  Coruna,  si  restituì  nella  Navarra. 

Il  maresciallo  Suchet  accorato  per  gli  eventi  d'Aragona  si  de- 
terminò a  lasciarvi  T  intiera  divisione  Severoli,  addossando  alla  bri- 
irata  Mazzucchelli  la  difesa  della  destra  delFEbro,  ed  alF  altra  di 
Bertoletti  quella  della  sinistra,  onde  coprire  la  capitale  dell  Aragona 
da  qualunque  insulto  nemico.  Severoli  aveva  il  suo  quartier  géberale 
a  Saragozza,  ove  stava  il  i ."  battaglione  del  a.^  leggero ,  mentre  altre 
genti  francesi  tenevano  aperte  le  comunicazioni  colla  Francia  da 
una  parte,  e  dall'altra  col  maresciallo  a  Sagunto.  Mazzucciicllì 
aveva  una  compagnia  di  zappatori,  3  battaglioni  del  i.^  di  (ante- 
ria  ,  ed  uno  squadrone  di  cacciatori  a  cavallo ,  ed  era  accampato 
fra  Calatayud  e  Daroca.  Bertoletti,  che  aveva  3  battaglioni  del  i.* 
leggero  e    3  altri  del  7."  d'infanteria,  occupò  le  Cinco-Villas. 

Intanto  il  maresciallo  Suchet  faceva  proseguire  i  lavori  contro 
i  forti  di  Sagunto ,  e  la  divisione  Palombini ,  che  aveva  rioccu- 
pate le  sue  posizioni ,  partì  il  ao  ottobi*e  salendo  il  Murviedro  per 
respingere  nuovamente  Obispo  da  Segorbe.  Schiazzetti  riconobbe 
la  linea  spgnuola  a  Torrestorres  ^  Palombini  comandava  due  reg- 
gimenti ed  i  dragoni  Napoleone  italiani,  uno  polacco,  ed  il  114.* 
con  uno  squadrone  di  corazzieri  francesi,  ed  aveva  a  pezzi  d'arti- 
glieria. L*  inimico  non  lo  attese  a  TonestoiTes ,  ed  andò  ad  ac- 
camparsi sulle  alture  di  Segorbe ,  ove  venne  incalzato.  Il  aa  i 
dragoni  Napoleone  incontrarono  due  battaglioni  spagnuoli  sulle 
alture  di  Xerica,  contro  i  quali  i  nostri  disposer  l'attacco.  La 
cavalleria  si  spiegò  sulla  sinistra ,  un  battaglione  del  a.""  leggero 
preceduto  dalla  compagnia  dei  volteggiatori  del  capitano  Scotti , 
s'  innoltrò  francamente  sul  ponte  contro  il  centro,  e  pose  in  fu- 
ga il  nemico  assalito  conteniporanoamente  all'  ala  destra  dai  dra- 
goni, che  ebbero  ferito  il  loro  capitano  Pellison.  Gli  Spagnuoli  si 
ritirarono  fra  le  strette  di  Las  Baracas.  Palombini  stette  a  campo 
quella  notte  sul  Murviedro.  Il  2 3  salì  a  Las  Baracas,  e  vi  si  tenne 
in  posizione,  e  quando  seppe  clic  Obispo  si  era  ritirato  sopra 
Lyra,  gli  fece  tener  dietro  a  non  molta  distanza  dal  colonnello 
Barbieri.  Quivi ,  avvisato  che  Temei  era  stato  soccorso  da  .Maz- 
zucchelli, retrocesse  a  Sao[unto,  ove  giunse  il  24  ottobre.  11  a5 
111  1  .  .0  ^ 

ebbe  luogo  la   battaglia  di  Sagunto  :  i  dragoni  Napoleone  corsero 

sull'inimico,  gli  zappatori  a  cavallo  di  questo  reggimento,  quando 
videro  allo  stretto  del  colle  di  Santo  Spirito  l'avanguardia  spagnuola 


(seguitata   dair.inliero    corpo  di  Villacampa),   se  le  lanciarono 
contro  scomponendola,  le   presero  un  uffìziale,  e  io  soldati,  de- 
stando grande  allarme  nella  colonna^  Schiazzetti,  lasciato  libero  di 
agire   co' suoi  dragoni  (sussidiati   dalla  brigata    francese    Robert 
sopra  le  colline  fino  a  Herminell)  non  istette  lungo  tempo  ino- 
peroso, raccolse  i  suoi    squadroni,    rammentò  loro   quanta    fede 
riponesse    in   essi  e  caricò    il   centro  delle  schiere  nemiche,  tal 
che  in  un  baleno  le  mise  in. disordinata  fuga.  Quando  la  mischia 
più  ferveva ,  Palombini   sbucò  colle  sue    fanterie ,   spiegate    per 
battaglione   V  uno  dietro    alF  altro ,  dai  boschi  a  passo   grave ,  e 
quando  la  cavalleria  spagnuola  gli  passava  avanti  di  carriera,  fece 
eseguire  dalle    sue    genti  scariche  di  moschetteria  sopra  di  essa, 
a  più  riprese.  Questa,  credutasi  vincitrice,  mentre  al  contrario  era 
intercisa,  presa  da  subito   terrore,  gridò:  «  Ognuno  si  salvi!  «  e 
di  fatto ,  cessando  essa  di  caricare  gli   ussari  francesi ,  si  gettò  a 
guazzo  per  entro  il  torrente,  raggiunse  l'opposta  sponda  e  si  ap- 
poggiò alla  propria  fanteria ,  la  quale,  compresa  essa  pure  da  spa- 
vento, ruppe  gli  ordini  e  sbandata,  fuggì  in  direzione  della  Cer- 
tosa. Lo  scompiglio  avvenuto   al  centro  si   propagò  lungo   tutta 
la  linea ^  molti  Spagnuoli  vi  perdettero  la  vita,  altri  gettarono  le 
armi,  molti  furon  presi,   e  da  quell'istante  la  vittoria  dei  nostri 
fu  completa.  Il  maresciallo  trionfava  contemporaneamente  del  ne- 
mico  sopra  due  lati ,   colla   cavalleria  e  coi   dragoni  Napoleone 
(  che  dapprima  avevano  battuta  la  vanguardia  e  dipoi  sconfissero 
anche  la  retroguardia),  cosicché  ò  dimostrato  essere  stata  la  bat- 
taglia di  Sagunto  una  delle  più    luminose  imprese  di  guerra  con- 
sumate dagli  Italiani  in  Ispagtia. 

Il  maresciallo  Suchet  nella  sua  relazione  al  ministero  della  guerra, 
disse  :  w  Palombini,  alla  testa  di  quattro  battaglioni,  riceve  il  ne- 
t  mico  colla  niassima  calma;  il  a.°  leggero  ed  il  4."  d'infanteria ita- 
c#  iiani  con  un  fuoco  dei  più  sostenuti ,  respinsero  la  carica  e  co- 
«  persero  il  campo  di  battaglia  di  morti;  i  dragoni  Napoleone  pre- 
ti sero  gloriosa  parte  ai  prosperi  successi  del  centi'o ,  il  colon- 
u  nello  dei  dragoni ,  Schiazzetti ,  alla  testa  del  suo  prode  reggi- 
u  mento,  rompe  tre  battaglioni  nemici  e  fa  800  prigionieri,  da  que- 
u  sto  momento  gli  usseri,  coi  corazzieri  francesi  ed  i  dragoni  Napo- 
w  leone  trovansi  sul  medesimo  campo  di  battaglia,  sbaragliano  tutti  i 
«  corpi  di  cavalleria,  che  si  presentano ,  rompono  tutti  i  quadrati, 
«  che  il  nemico  cercava   di  formare ,  e  pel   tratto  di  due  leghe 


a  coprono  il  terreno  cibarmi,  e  di  morti  e  raccolgono  21,000  pri- 
u  gionieri ,  tra  i  quali  1 5o  uffizìali.  >> 

Dopo  qualche  riposo,  Palombini  coi  suoi  Italiani  sopravanzava 
nella  pianura  il  villaggio  e  le  alture  di  el  Peucli,  difese  da  Blake 
medesimo.  Furono  accennati  per  essersi  segnalati  oltre  Schiazzetti 
anche  gli  uffiziali  Bouchard,  Raul,  Sensi,  Barberi,  Pavesi,  Benesi, 
Araldi,  Galli ,  Marchetti  ;  i  sott'  uffizioli  Corovani,  Riccbinì,  Ccc- 
clietti,  Vailati:,  ed  i  dragoni  Parrà,  Barra,  Leida,  Treccioni,  Gam- 
bcroni,  Angiolini  e  Salis.  Giovanetti,  maresciallo  d^ alloggio,  alla 
testa  del  suo  drappello ,  fece  prigioniera  un^  intera  compagnia  ne- 
mica. 

Battuto  Blake  al  centro  ed  alla  sinistra ,  cercò  di  sostenersi 
sulla  dritta  in  Puzol ,  ma  dopo  una  ostinata  resistenza ,  fu  co* 
stretto  a  ceder  terreno  e  ritirarsi  sulla  spiaggia.  I  Fi*anco*Itali  oc- 
cupano  la  Certosa  \  i  battaglioni  italiani  ed  i  dragoni  francesi  rag* 
giungono  le  alture  di  el  Peuch.  Quivi  stavano  schierati  tuttora  3ooo 
Spagnuoli ,  vengono  assaliti  di  fronte  dai  Francesi ,  ed  alle  spalle 
verso  il  colle  di  Castello  dal  colonnello  Bossi  con  due  battaglioni 
del  4*^dMufanteria  italiano.  Rossi  penetra  nel  villaggio  di  el  Peuch, 
rende  vana  la  difesa,  prendendo  assieme  ai  Francesi  quasi  tutto  il 
retroguardo  e  5  pezzi  d' artiglieria.  La  perdita  degli  Spagnuoli 
fu  valutata  di  5,6oo  uomini  tra  uccisi  e  feriti,  nel  qual  nume* 
ro  a 20  ufiiziali  e  a  generali.  Caddero  in  poter  dei  nostri  ao  pez- 
zi d'  artiglieria ,  più  cassoni  e  3  bandiere.  I  Francesi  ebbero  800 
uomini,  di  cui  4^  ulfiziali ,  tra  morti  e  feriti,  e  tra  questi  ultimi 
i  generali  Paris  e  Montmarie ,  non  che  lo  stesso  maresciallo  Su- 
chet^  gr  Italiani  non  ebbero  più  di  60  uomini  tra  uccisi  e  feriti. 

Il  26,  giorno  successivo  alla  battaglia,  il  generale  Andreani 
rese  la  piazza  per  capitolazione  e  il  presidio  uscì  prigioniero  di 
guerra  per  la  breccia  cogli  onori  militari.  Suchet  palesò  la  sua 
soddisfazione  agli  Italiani ,  scrivendo  in  questi  termini  al  generalo 
Palombini:  «  Desidero  che  per  lei  si  promuovano  domande  di 
Ci  compensi  in  favore  della  brava  divisione  italiana.  Io  fui  assai 
«  soddisfatto  della  brigata  che  ebbe  parte  alla  battaglia  di  Sa- 
«  gunto.  I  dragoni  Napoleone  hanno  fatti  prodigi ,  e  desidero 
«  che  i  favori  sovrani  ricompensino  nel  coloimcllo  Schiazzetti  un 
u  degno  capo,  che  alla  testa  del  suo  prode  reggimento  ha  preso 
M  una  parte  gloriosa  ai  prosperi  successi  dell'armata,  sfondò  tre 
«  battaglioni ,  e  fece  800  prigionieri.  Si  segnalarono  inoltre  i  ca- 


-157  — 

«  posquadroni   Bouchard    e    Barberi,    i    capitani   Raul,    Pavesi 
«  (  Gaspare  )  e  Liberati ,  ed  alla  vanguardia  il  tenente  Sensi.  >> 

11  3  novembre  ,  Tesercito  si  avviò  a  Valeiiza,  Palombini  s'in- 
noltrò  nel  borgo  di  Serranos  scacciandone,  con  lieve  scaramuccia, 
i  posti  nemici  ;  poi  occupale  Moncada  e  Taberna  sulla  destra  del 
Carruychet  in  seconda  hnea,  mandò  presidio  sulla  sinistra  di  quel 
torrente  ad  Albalat,  alla  Venta  Puig,  alla  Certosa  ed  el  Puzol,  pvv 
mantenere  libere  le  comunicazioni  con  Morviedro,  ove  raccoglic- 
vansi  il  quartier  generale,  le  artiglierie,  i  magazzini  e  le  ambu- 
lanze. Nelle  posizioni  sopra  descritte  i  corpi  rimasero  due  mesi  , 
sinché  tutto  fosse  preparato  per  por  mano  alPinvestimento  di  Va- 
lenza. 

Mentre  gli  eserciti  stavano  a  fronte  nel  regno  di  Valenza,  la  di-  * 
visione  Severoli,  che  era  rimasta  nell'Aragona,  vi  combatteva  le 
forze  di  Durand,  di  l'Empicinado  e  di  Espoz-y-Mina.  Gli  Spagnuoli, 
il  a3  ottobre,  vennero  alle  mani  in  Albalat,  colle  compagnie  ita- 
liane di  riserva,  comandate  da  Marìn  e  Rovcroni,  ma  furono  ribut- 
tati. Il  a4?  Mazzucchelli  sortì  da  Daroca  per  scacciare  il  corpo 
deir  Empicinado  dalla  spianata  di  Hused  ed  aprirsi  la  via  fino  al 
forte  di  Molina,  conducendo  seco  i6oo  fanti  del  i.®  reggimento 
dMnfanteria  (retto  dal  colonnello  Arese)  una  compagnia  di  zappatori, 
ed  una  d'artiglieria  reggimentaria  con  due  pezzi  montati  alla  leg- 
gera, e  soli  70  cacciatori  a  cavallo  comandati  da  Gagliardi.  Al  suo 
comparire,  gli  Spagnuoli  indietreggiavano  verso  Hused,  accostan- 
dosi al  grosso  della  loro  fanteria,  e  là  si  mostrarono  determi- 
nati a  difesa.  L'  Empicinado  nascose  in  parte  le  sue  genti  (  che 
ascendevano  a  4000  uomini  ) ,  lasciò  arrivare  sul  piano  gì'  Ita- 
liani, non  più  forti  di  1,900  combattenti,  e  collocò  la  sua  caval- 
leria non  lungi  dalla  strada,  in  modo  che  se  i  nostri  si  fossero 
sconsidei-atamente  innollrati  non  avrebbero  trovato  scampo.  Maz- 
zucchelli ,  passando  in  buon  ordine  lo  stretto  di  Daroca ,  rico- 
nobbe i  vantaggi  della  posizione  dei  contrari ,  e  sventò  le  insidie 
che  gli  si  tendevano  dividendo  le  sue  schiere  in  due  colonne. 
Nell'atto  che  l'una  scendeva  a  Molina,  l'altra  sloggiava  la  caval- 
leria spagnuola  imboscata  a  destra.  Vietò  che  s' incalzasse  su  que- 
st'  ultimo  punto  l' inimico ,  che  era  però  tenuto  d' occhio  dai  vol- 
teggiatori e  dalla  retroguardia  ,  composta  di  sceltissimi  fanti , 
non  che  da  un  drappello  di  cacciatori  a  cavallo.  Mediante  que- 
ste   precauzioni ,    arrivò    senza    scontro    alla  Yunta ,    dalla  quale 


■>^ 


—  158  — 

scacciò  una  mano  di  Spaguuoli  che  vegliavano  la  strada  di  Ma- 
drid. 

Il  25,  Mazzucchelli  sconipartì  le  sue  schiere  in  tre  colonne 
ed  irruppe,  egli  medesimo,  contro  le  file  nemiche ,  che  stavangli 
a  petto  sulle  alture  di  CiviUajo  della  Sierra,  protette  da  cinque 
battaglioni  di  800  uomini  cadauno,  assistiti  da  4^^  cavalli.  Il  1.^ 
d'infanteria  attaccò  il  nemico  nel  fianco  sinistro  ,  e  contemporanea- 
mente  di  fronte ,  circondandolo  sulla  dritta,  rafforzato  dai  cacciatori 
a  cavallo.  Si  tenne  in  riserva  un  mezzo  battaglione,  e  la  i  .*  com- 
pagnia dei  granatieri ,  per  appoggiare  V  artiglieria  che  seguitava 
il  movimento.  Il  capo  battaglione  D'Older  (militare  abituato  a  prove 
ardite  )  guidò,  pel  primo,  un  battaglione  contro  V  ala  destra  degli 
Spagnuoli.  Quivi  cominciò  un  fuoco  di  moschetteria  da  ambo  le 
parli  vivissimo.  Gagliardo  fu  V  urto  degli  Italiani ,  ma  essendo 
insufficiente  il  loro  numero  furono  respinti.  Si  raccolsero  alPi- 
stante  e  ritornarono  alP  assalto.  In  questo  nuovo  tentativo  ven- 
nero feriti,  in  })ocbi  minuti,  8  uffiziali,  cioè  l'aiutante  maggiore 
Baynaud ,  il  capitano  Moreau,  i  tenenti  Brugnoli,  Ferrari  (ri- 
masto prigioniero  ) ,  PoUidoro ,  ed  i  sottotenenti  Poch  e  Trois  y 
e  la  soldati  morti,  61  feriti,  lì  bravo  D^Older  rimase  avanti  tutti 
ucciso.  Vennero  ricordati  con  onore  il  colonnello  Arese ,  i  capo 
battaglioni  Sala  e  Sercognani,  gli  aiutanti  maggiori  Baynaud  ed 
Amelin ,  il  capitano  Deba ,  i  tenenti  Benedetti ,  Mattei  e  PoUi- 
doro, ed  il  sottotenente  Martinelli.  Sopraggiunto  poi  a  soccorso  di 
quel  battaglione  altro  diretto  da  Sala ,  furono  equilibrate  le  forze 
dei  combattenti,  e  le  masse  nemiche  oscillarono.  Frattanto  Maz- 
zucchelli operava  sul  centro  ed  alla  destra  lo  spezzamento  della 
linea  nemica ,  e  costringeva  lo  stesso  Empicinado  a  rapida  riti- 
rata sopra  Torlucra.  Allora  V  ala  destra ,  rimasta  isolata ,  cesse 
terreno.  Mazzucchelli  raccolse,  senza  porre  dimora,  le  sue  tre  co- 
lonne, risoluto  di  aprirsi  il  passo,  assalì  T inimico  nella  nuova 
sua  posizione  sul  vcrsaiiLe  del  Tago,  e  dopo  lungo  combattere  di 
fronte ,  di  fianco  ed  a  tergo  ,  pervenne  a  liberare  dalF  assedio  il 
presidio  di  Molina ,  ove  erano  70  conibaltenli  col  capitano  Bro- 
chet,  ed  accampò  Ì!i  quei  dintorni.  Intanto  che  i  zappatori  atten- 
devano alla  demolizione  di  questo  torte ,  i  soldati  nostri  percor- 
revano le  adiacenze  al  fine  di  raccogliere  carri  pel  trasporlo  dei 
feriti,  e  provvigioni  trovate  nel  forte.  Il  27  il  capitano  Panico, 
uscito  a  perlustrare  le  attinenze  di  Molina  con  100  uomini,  venne 


I 


1    I 


circondato  da  diic  squadroni  tioinicì.  Non  si  sconfortò^  srclst.'  una 
tmona  posizione  ,  e  si  fc'  giuoco  delle  loro  minafcc  i  iii'lln  spazio 
di  mezz'ora  ki\  3  uomini  e  g  cavalli,  indi  veiinu  socooiso  l- 
sblocca  to. 

Il  98,  Mazz'uccliclli  comjiiuta  la  demolizione  del  forte  di  Molina, 
ne  l'inni  alla  sua  brigata  il  presidio  ed  un  pezzo  da  4»  l'^v'alo  da 
(juelle  forlificazioni ,  ed  alle  ore  1 1  antiniendiane  inaiminciò  il 
movimento  retrogrado  verso  Daroca.  L' PJnpiciiiado  (tocco  sul 
vivo  per  la  sconfìtta  ricevuta  dagli  Italiani,  iiiferiori  di  tre  quarti 
ai  suoi  Spagnuoli  )  si  allbrcendava  intanto  per  riordinarli  e  collo- 
carli ai  passi  più  difllcili  tra  Molina  e  Daroca,  e  col  sussidio  della 
banda  di  Durand,  aveva  a"  suoi  ordini  6,noo  uomini  d'infanteria 
e  900  cavalli.  Accortosi  Mazzucclielli  degli  ostacoli  che  V  inimico 
gli  preparava  pel  suo  ritorno,  abliandotiò  il  ]>ensìero  di  condurre 
am  si  i  carri,  e  riprtì  le  provvigioni  alle  sue  schiere,  collocò 
ne!  mozzo  di  esse  i  feriti,  e  tenne  il  cammino  che  aveva  percorso 
venendo ,  e  colla  celerilà  del  suo  arrivo  sulla  cresta  principale  del 
monte,  confidò  di  poter  prevenire  l'inimico  al  punto  della  disce- 
sa verso  l'Eltro.  L'  Rmpicinado  crasi  accamplo  accanto  alla  Yunta, 
lungo  lo  stretto  di  (^ivillajo  ;  MazzuccliclH  Io  i-aggiiinsc  ,  e  lo 
fece  attaccare  dalla  sua  vanguardia ,  la  quale,  sotto  gli  ordini 
del  ca polla Itagl ione  Sala  ,  si  era  scostata  dal  cammino  all'  entrare 
nello  stretto  per  cui  eblw  a  sostenere  sola  tutto  1'  urto  dfgli  Spa- 
gnuoli.  li  i."  d'infanteria  ebbe  ffriti  4  nflliiali ,  il  capitano  Ca- 
sati,  il  tenente  Poirre,  ed  i  sottotenenti  Mai-cliiiiiii  e  Martinelli, 
con  4^  soldati,  a  prigionieri  e  7  uccisi,  di  cui  Ìl  capohatCaglione 
Sala,  ma  salvò  il  resto  della  colonna  italiana,  perchè  mentre  Sala 
era  alle  piTSC  potè  essa  attraversare  lo  strétto ,  facendo  del  cen- 
tro lesta,  della  retroguaitlia  centro,  e  della  vanguardia  coda, 
sì  clic  il  disegno  dell' Kinpiciuado  andò  fallilo.  Questo  passaggio 
costò  inoltre  3  zappatori  morti  e  17  feriti,  e  tra  gli  idtiini  i  te- 
nenti Bonalumi  e  Bastasini.  Uscita  la  colonna  da  quel  terribile  passo, 
sostò  per  pigliar  lena  e  darsi  cura  dei  feriti.  Mazzuccliclli  formava 
(piindi  un  quadrato  dei  battaglioni  di  Arcsc,  ed  in  mezzo  a  quelli 
procedeva  coi  suoi  due  pezzi  d' artiglieria  sino  a  Hused  e  discen- 
deva a  Daroca,  schermendosi  dall' inimico  di  fronte,  di  fianco  e 
difendendosi  alle  s|>alle.  Il  colonnello  Aresc  apriva  il  cammino 
fra  un  nembo  di  Spagnuoii  che  lo  bersagliavano:  il  caposqua* 
drone  Gagliardi  proteggeva  la  retroguardia  coi  suoi  cacciatori,  e 


^»i 


conteneva  la  cavalleria  degli  avversari.  Dopo  due  oi-e  di  riposo, 
Mazzucclielli  rimise  in  cammino  le  schiere  ed  attraversò,  senza 
danno  di  rilievo,  in  ordinanza  serrata,  colF artiglieria,  i  feriti  e  le 
bagaglie  nel  mezzo ,  la  piatiura  di  Jlused.  Tra  le  tenebre  della 
notte  giunse  a  Sated,  poi  allo  spuntar  del  mattino,  ag  ottobre,  in 
Daroca. 

Aveva  percorso,  con  soli  1,860  uomini,  60  miglia  di  paese 
sconosciuto ,  marciando  senza  guide  per  ben  venti  ore ,  circuito 
da  6,900  nemici ,  dei  quali  900  di  cavalleria.  Aveva  però  perdu- 
to a  i  morti ,  tra  i  quali ,  3  capi  di  battaglione ,  e  1 20  feriti ,  di 
cui  1 3  ufQziali ,  non  che  3  prigionieri  compreso  un  udGziale.  Bre- 
ve e  gloriosa  spedizione,  che  pose  in  evidenza  i  talenti,  Tardire 
e  la  costanza  del  generale  Mazzucclielli ,  e  che  tanto  onora  il  co- 
lonnello Arese  e  la     soldatesca  da  lui  comandata. 

Mentre  succedevano  questi  fatti ,  Durand  avpva  rioccupata  Gi- 
latayud,  ed  investita  con  4)Ooo  Spagnuoli  Almunia.  Perciò  fu 
subito  spedito  il  capobatlaglìone  Busot  alla  volta  di  quella  piai^ 
za.  Non  fu  poco  che  quel  battaglione  schivasse  la  trista  sorte 
incontrata  poco  prima  dalla  compagnia  del  capitano  Siron ,  im- 
perciocché Busot ,  soltanto  in  una  imboscata  tesagli  dagli  Spa- 
gnuoli, perdette   170  uomini,  ed  ebbe  a  piegare  sopra  Saragozza. 

Mazzucclielli  si  trasferì  a  Carincna,  e  diede  oomljattimen- 
to  a  Durand  e  alP  Empicinado  che  avevano  congiunte  le  loro 
genti  nei  dintorni  di  Almunia.  Nel  giorno  7  novembre  avan- 
zatosi verso  quella  piazza  non  udì  alcuno  sparo ,  che  indicasse 
essere  tuttavia  presidiata,  S' ignorava  anche  ove  fosse  ito  il  ne- 
mico ,  dopo  che  il  presidio  era  uscito  dalla  piazza,  quando  i  ber- 
saglieri italiani,  perlustrando  i  boschi,  smascherarono  ivi  gli  Spa- 
gnuoli appiattati.  Sulle  prime  ebbe  luogo  una  scaramuccia  tra 
le  due  vanguardie  ,  poi  dalT  uno  e  dalF  altro  corpo  di  battaglia 
si  spedirono  rinforzi.  Allora  la  mischia  s'impegnò  seriamente.  Due 
battaglioni ,  condotti  dal  colonnello  Arcsc  assieme  a  Sercognani , 
penetrarono  nel  bosco  di  San  Cristoforo ,  e  con  egual  vigore  vi 
furono  ricevuti  da  quattro  battaglioni  spagnuoli.  Il  colonnello 
Aresc  si  spinse  contro  il  centro  ,  il  capo  di  battaglione  Serco- 
gnani sulla  sinistra,  ed  il  capitano  Conche  sulla  destra.  La  mar- 
cia contro  il  nemico  fu  contraddistinta  dal  miglior  ordine,  e  l'im- 
peto dei  nostri  lo  pose  in  piena  rotta.  Abbattuto  T Empicinado, 
si  presentò,  sulla  diritta  della  nostra  prima  linea,  la  divisione  di 


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Durand ,  che  Mazzucclielli  fece  tosto  investire.  Scrcogoani  si  di- 
resse sulla  destra  del  nemico,  Guelfucci  sulla  sinistra ,  ed  il  ge- 
nerale assieqfie  al  colonnello  Arese  contro  il  centro ,  seguitato  da 
un  battaglione  in  quadrato,  che  minacciava  di  oltrepassare  T  ini- 
mico per  contendergli  la  ritirata  sopra  i  fianchi.  La  sconfìtta  di 
lui  fu  compiuta,  forzato  consecutivamente  in  sette  posizioni,  quasi 
inespugnabili ,  si  diede  a  precipitosa  e  disordinata  fuga.  Furono 
presi  dai  nostri  o  spezzati  più  di  3oo  moschetti.  Si  segnalarono  par- 
ticolarmente in  questa  giornata  (7  novembre)  il  colonnello  Aresc, 
il  capo  di  battaglione  Sercognani,  i  capitani  Piccioli  Gio.  Battista, 
Panico ,  Micheli ,  Perrini  e  Camussi ,  i  tenenti  Petrucci ,  Bene- 
detti, Polidoro  ed  i  sottotenenti  Trois  e  Ferro..  Rimasero  feriti  il 
colonnello  Arese  ed  i  capitani  Rossi,  Neri  e  Trentini,  i  tenenti 
Dc-Gerra,  Trois,  Grandi  ed  il  chirurgo  Ragazzoni;  fra  i  sott' uf- 
fiziali  si  distinsero,  ])er  somma  bravura,  i  sargenti  G)atti,  Boschetti, 
Bergonzi  e  Motti.  11  i.°  reggimento  d' infanteria  ebbe  3o  morti  e 
ii3  feriti.  Il  combattimento  petto  a  petto  e  air  arma  bianca  era 
accanito ,  nessuno  voleva  cedere  terreno  ^  fu  duopo  che  Mazzuc- 
clielli ,  con  una  parte  della  riserva ,  minacciasse  di  fianco  V  ini- 
mico e  lo  facesse  piegare,  ma  il  vantaggio  non  fu  di  lunga  du- 
rata, essendo  sopraggiunti  agli  Spagnuoli  3  altri  battaglioni,  e 
tre  squadroni  di  cavalli,  i  quali,  collocatisi  in  buon  posto,  op|K)- 
sero  una  linea  quasi  inespugnabile  ai  '  pochi  Italiani  che  quivi 
combattevano.  Mazzucchelli  fece  allora  appuntare  contro  di  essa 
tre  pezzi  d'  artiglieria  che  la  fulminò ,  e  contemporaneamente  si 
spinse  con  una  colonna  di  fanti  contro  il  centro  degli  Spagnuoli 
che,  a  malgrado  del  numero  soverchiante ,  si  disordinarono,  e 
fuggendo ,  guadagnarono  le  alture.  Gli  Italiani  li  seguitarono 
senza  por  mente  né  al  vantaggio  della  posizione ,  né  ai  nu- 
mero dei  difensori,  e  li  assalirono  con  tanta  veemenza  che  si 
sconnessero  le  file ,  confusero  gli  ordini ,  e  rifuggironsi  sban* 
datamente  sopra  il  Frasno  vicino  a  Calatayud.  11  colonnello 
Arese ,  quantunque  ferito ,  continuò  a  reggere  le  sue  schiere ,  né 
volle  abbandonare  il  campo  di  battaglia.  Non  fu  possibile  in- 
calzare più  lungi  d' Almunia  i  pedoni  spagnuoli ,  né  tampoco 
colla  cavalleria ,  giacché  raggiunti  in  un  punto  volgevansi  ad  un 
altro ,  e  d' altronde  penuriavano  i  nostri  di  munizioni.  In  guisa 
che  Mazzucchelli  passò  la  notte  del  7  al  8  novembre  sul  campo, 
ed  all^  indomani   si  portò  verso   Romera  e   Muel.   (ili  Spagnuoli 


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sgomentati  dalla  vigoria  colla  quale  erano  stati  più  volte  battuti 
da  Mazzucclielli,  non  osavano  uscire  dalle  loro  posizioni,  ed  egli  si 
contentò  di  stare  sul  loro  fianco,  occupando  le  alture  di  Longares. 
Informato  il  maresciallo  Sucliet  delle  belle  evoluzioni  di  Mazzuc- 
clielli ,  e  della  fermezza  de^  cacciatori  a  cavallo ,  nonché  dei  fanti 
del  I  .**  reggimento  di  linea  italiano,  che  aveva  già  avuti  4oo  uomi- 
ni compitesi  ao  uffiziali,  tra  morti  e  feriti;  nelP ordine  del  giorno 
diceva  all'  esercito  :  «  Che  al  valore  dei  prodi  di  questo  primo 
u  re£r<rimcnto  d' infanteria  e  dei  cacciatori  reali  italiani ,  nessuna 
u  forza  nemica  aveva  saputo  resistere  nelle  molte  azioni  gloriose 
c«  per  essi  sostenuti  in  Aragona,  w 

Gli  Spagnuoli  malmenati  in  ogni  scontro  nelPAragona,  non  si 
opposero  agli  Italiani  che  condussero  a  Jaca  i  7000  prigionieri 
di  Sagunto ,  ne  ostarono  alla  loro  marcia  sopra  Valenza.  Berto- 
letti  ,  che  aveva  fin  allora  tenuto  a  bada  il  corpo  di  Espox-y- 
Miua  sulle  frontiere  della  Navarm  (  piuttosto  colla  celerità  dei  mo- 
vimenti ben  combinati  che  usando  ofiese  )  continuò  a  mantener 
libera  la  strada  dei  Pirenei.  Si  tolse  poi  dalla  riva  sinistra  delPElbro 
alla  metà  di  novembre  e  per  la  via  di  Saragozza  si  portò  a  Carinéna 
col  resto  della  divisione  italiana,  e  di  là  si  trasferì  nella  valle  del 
Guadala viar.  Un  piccolo  corpo  di  avventurieri  comandato  da  Mon- 
co osò  frapporsi  nello  spazio  che  divideva  gli  Italiani  a  Carinéna 
dalla  brigata  Bruck,  ma  fu  battuto  e  perdette  a8  uomini  e  più  cavalli, 
e  si  inleriiò  nei  monti  di  Monlalvan.  La  marcia  dei  convogli  tra 
Daroca  e  Saragozza  fu  meglio  assicurata,  e  quando  tutte  le  provvi- 
gioni da  bocca  e  da  guerra  furono  pronte,  Severoli  si  fece  pi-cce- 
dere  a  Valenza  dalla  brigata  Mazzucchelli ,  lasciò  a  Saragozza  gli 
inabili  al  servizio  di  campagna,  ed  intorno  ad  Alcaniz  il  maggiore 
Pasqualis  coi  nuclei  dei  reggimenti  italiani.  Egli  medesimo,  Seve- 
roli ,  partì  il  26  di  novembi-e  dai  campi  di  Longares  colla  bri- 
gata Bertoletti,  e  riunì  tutta  la  sua  divisione  il  i.°  dicembre  a 
Terrucl  per  far  parte  del  corpo  d'esercito  comandato  dal  gene- 
rale Rcille  ,  il  quale  aveva  altre  volte  comandato  agi'  Italiani  e 
dimostrò  sempre  per  loro  un'affettuosa  stima.  Il  a5  dicembre 
sotto  Valenza  si  riunirono  le  due  divisioni  Severoli  e  Palombini,la 
prima  si  diresse  fra  Benimamet  ed  il  Guadalaviar,  e  la  seconda  in 
faccia  a  Ribarroya  :  e  stettero  la  notte  in  queste  posizioni ,  finché 
spuntato  il  giorno  fecero  agire  i  loro  cannoni  posti  in  batteria 
sulle  guardie  e  sui  campi  di  là  dal  fiume,  e  riunirono  i  mezzi  per 


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r  istantanea  costruzione  dei  ponti.  Il  a6  le  divisioni  francesi  pas- 
sarono il  fiume  assieme  aSeveroli,  ed  investirono  Valenza.  La  di- 
visione Musnier   doveva  urtar    di   fronte   il  campo   trincerato   di 
Manisès,  e  Palombini  aveva  ricevuto  l'ordine  di  operare  il  suo 
passaggio  alle  ore  9  del  mattino ,   ma  quando  si  accorse  che  gli 
Spagnuoli  appostati  a  Quarte,  e  nel  campo  trincerato  di  Manises, 
prendevano  le  armi    senz'altro   indugio,  appiccò    battaglia   colla 
divisione  nemica  di  Zayas ,  e  quindi ,  come  disse  nella  sua  rela- 
zione il  maresciallo  Sucliet ,  u  è  avvenuto  che  l' attacco  di  Palom- 
u  bini ,  di   secondario   qual  doveva  essei'e    divenne   il    principa- 
u  le ,  sì  che  sembrava  stabilito  doversi  il  buon  successo  di  quc- 
«  sta   giornata   specialmente   agli    intrepidi    soldati   dell'esercito 
u  italiano.  99    Poco    innanzi   V  attacco ,   Palombini    aveva   ripar- 
tita la  sua  truppa  accanto  il  fiume  fra  il  canale  di  Tormos   e  Ra- 
scana  in  colonna  per  battaglioni.  Aveva  fatto  occupare  sulla  sua 
destra  i  passi  di  Favara   e  di  Rascana ,  e  alla  sinistra  le   case  di 
Povet  e  di  Campanas  da   4  compagnie    del  5.^  reggimento  d' in- 
fanteria; aveva  collocato  alle  spalle   un   battaglione   di   riserva, 
ed  al  suo  fronte  più  compagnie  di   volteggiatori    per  controbat- 
tere  co'  fuochi  di   moschctteria   e   di   artiglieria   quelli    delle    li- 
nee spagnuole  lungo   il  fiume.   Allorché    decise   di   eseguire    il 
passaggio  spedi    la  prima  delle   sue  brigate  sotto  gli  ordini  del 
generale  Balathier   alla  destra ,   la   seconda   comandata  dal  gene- 
rale   S.   Paul    alla   sinistra.    Agevolava   il  passaggio   alla    prima 
quel  sostegno  delle  acque ,  che  si   estende  obliquamente  dall'  una 
all'altra  riva  ,  e  dà  origine  al  canale  di  Rascana  ;  di  fatto  fu  so- 
vt'  esso  prestamente    guazzato  il  fiume  dal   2.°   leggero.  Il  capi- 
tano Matteucci  guidò  i  primi  all'opposta  riva ,  e  vi   fu  ferito  :  lo 
seguitava  fra  i  volteggiatori  di  vanguardia  lo  stesso  generale  Bala- 
thier, indi  il  colonnello  Barbieri  con  tutto  il  reggimento  per  file 
di  tre  uomini  di  fronte  ;  un  drappello  spedito  di  là  dal  canale  di 
Favara  mise  in  fuga  le  guardie  avanzate,  e  vi  protesse  la    costru- 
zione di  un  piccolo  ponte  a  cavalletto   eh'  ergevano  gì'  Italiani 
(diretti  dal  tenente  Giustiniani  Pasquale  in  mezzo  al    fuoco  vivo 
della  mitraglia).  Il  capitano   Vacani  e  gì'  ingegneri  francesi  in- 
tanto spingevano  il  lavoro  degli  zappatori  (  governati  dai  capitani 
Ronzelli  e  Guaragnoni)  per  la  erezione  di  un  gran   ponte  desti- 
nato al  passaggio  dell'  intiera  colonna.  Il  2.**  reggimento  leggero 
in  seguito  valicato  anche  il  canale  di  Favara  in  parte  sopra  il  ponte 


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costruito  da  Vacani,  in  parte  entro  le  acque,  saB  al  piano  di  Mi- 
data  e  si  spiegò  in  battaglia.  Il  4-**  à^  in&nteria  oontemporaneameate 
scendeva  la  riva  sinistra  in  oÀònna  serrata  per  divisioDi.  Sotto 
uno  spaventevole  fuoco  attraversò  il  fiume  colle  acque  fino  «1  fian- 
co^ scese  nel  canale  di  Fa  vara,  s^arrampicò  suU^  altra  riva,  e  pie- 
sentavasi  in  atteggiamento  imponente  in  faccia  alla  linea  nemioa 
app(^giando  la  destra  alla  sinistra  del  %,^  le^|ero.  Gli  Spagnnoli 
riunirono  su  tjuesto  punto  forze  considerevoli  e  fecero  grande  resi- 
stenzav  il  5.**  e  6.**  reggimento  d^infiinteria  si  tolsero  dai  dintamt 
del  mulino  de  los  Frayles,  discesero  al  fiume»  lo  guadarono,  e  pie- 
sentaronsi  al  canale  di  Favara  per  salire  alla  spianata  difesa  dagli  Spa« 
gnuoli  ;  però  la  furia  con  che  gP  Italiani  correvano  per  aflSnonturli  11 
rese  meno  capaci  di  uno  sfogo  decisivo ,  oosiccU  una  gran  parte 
di  quella  brigata  fu  veduta  spandersi  di  nuovo  dentro  al  finnie  e 
traversarìo  a  nuoto  per  retrocedere ,  abbandonando  in  meno  a 
quella  confusione  i  feriti.  Accorse  Fàlombmi  su  qud'^nto,  ed 
assecondato  dal  generale  S.  P&ul ,  dal  odonoello  Peri,  e  da .  moki 
altri  ufficiali ,  e  particolarmente  dal  capitano  dello  stalo  maggiore 
fiaccarini,  arrestò  la  marcia  retrograda  dell*  ala  sinistra  ddla 
propria  divisione,  e  riordinandola  rinnovò  il  tentativo  di  ptssag^ 
gio,  varcò  il  canale  nonostante  la  sua  proftindità  ed  a  malgrado 
che  fracassasse  il  ponte  costrutto  dal  capitano  del  genio  Ordi- 
nari, che  vi  perdette  la  vita  assieme  a  molti 'zappatori  e  fucilieri 
italiani .  Salita  allom  la  brigata  sul  piano  di  Mislata,  preceduta  dai 
volteggiatori  di  Bernardini,  si  distese  in  battagh'a  accanto  alle  altre 
schiere  italiane,  e  da  quel  punto  assicurò  il  trionfo  della  giornata.  Al 
rassodarsi  di  questa  linea  sulla  destia  del  Guadalaviar  gli  Spagnnoli 
credettero  impossibile  di  poter  resistette  di  fronte,  e  pensarono  di 
ritirarsi  verso  Alicante,  ma  ne  furono  impediti  da  Palombini,  il  che 
rese  sì  bello  Tesito  della  battaglia  e  luminosa  la  presa  di  Valenza: 
difatti  coir  aver  egli  ordinate  le  sue  genti  in  colonne  a  grosse 
masse  ridusse  gli  Spaguuoli ,  dopo  replicati  sanguinosi  attacchi  ^ 
alla  dura  necessità  di  dovei*si  rijiarare  nel  campo  trincerato  sotto 
Valenza.  In  uno  scontro  5o  dragoni  Napoleone,  retti  da  Vemetti, 
si  segnalarono ,  e  come  lo  diceva  Io  stesso  maresciallo ,  u  non 
«  ascoltando  che  il  coraggio,  e  sprezzando  gli  ostacoli  del  terreno 
M  operarono  una  carica  maravigliosa.  fi 

Gravi  furono  le  perdite  in  questa  giornata  ^  rimasero  uccisi  8 
ufìfiziaU  e  4^  soldati ,  e  furono   feriti  si6  uffiziali  e  333  soldati. 


Il  colonnello  Barbini  del  a.**  reggimento  leggero  toccò  colpo 
mortale  e  spirò  poco  dopo  la  vittoria.  Vi  perirono  pure  il  ca- 
pobattaglione  Lorenzi  del  6.° ,  i  capitani  Marianinì  del  4-"  d'  in- 
fanteria ed  Ordinari  del  genio ,  ed  il  tenente  Gussoni  del  5.*' 
d^  infanteria ,  e  furono  feriti  gravemente  i  colonnelli  Santandrea 
e  Peri,  i  capobattaglioni  Re  Domenico  e  Ferriroli,  non  che  altri 
distinti  ufTìziali ,  fra  i  quali  l' aiutante  maggiore  del  2."  leggero 
capitano  Guidotti.  In  mezzo  però  a  tante  perdite  gli  Italiani 
non  delusero  V  aspettazione  delP  esercito ,  dacché  tutti  rinserrati 
di  fianco  verso  il  fiume,  si  tennero  preparati  a  ripigliare  le  of- 
fese. Per  tal  modo  Valenza  era  investita  alla  distanza  di  laoo 
tese  circa,  e  Blake  ristretto  nel  campo  trincerato,  tenuto  in  freno 
dalla  intera  divisione  Palombini,  che  occupc)  Mìslata,  facendo  pri- 
gionieri 3  uffiziali  e  5o  soldati  spagnuoli ,  col  sagrificio  di  altri 
3  uffiziali  e  70  soldati  nostri.  Il  maresciallo  Suchet  informò  il 
ministro  della  guerra  del  regno  d' Italia  della  parte  gloriosa  avula 
dai  nostri  in  questa  giornata  nei  seguenti  termini  : 

«  La  seconda  brigata  italiana  di  S.  Paul,  impaziente  di  giungere 
u  sul  campo  di  battaglia ,  si  slanciò  nel  fiume ,  avendo  acqua 
«  fino  alla  cintura ,  e  marciò  rapida  ai  trinceramenti  di  Mislata  ^ 
«  essa  fu  arrestata  dal  canale ,  la  cui  profondità  e  malagevolezza 
«  delle  sponde  erano  considerevoli.  Ivi  il  capitano  Ordinari  intra- 
u  prese  pure  la  costruzione  di  un  jM)nte,  ma  il  nemico  diresse 
u  un  fuoco  sì  vivo  sulla  colonna,  prima  che  essa  potesse  spiegarsi, 
u  che  il  disordine  vi  si  introdusse  per  un  momento,  e  la  fé'  retro- 
i<  cedere  sino  al  Guadalaviar.  Il  generale  Palombini  rannodò  la 
u  truppa,  e  pervenne  a  ricondurla  nel  momento  in  cui  Zayas  por- 
M  tava  tutti  i  suoi  sfoi*zi  contro  la  brigata  di  Balatliier.  Il  5.°  ed 
«il  6.*  d'infanteria  italiani,  animati  dalF esempio  dei  loro  capi, 
«  e  dal  pericolo  dei  loro  camerati,  superano  il  canale  con  prodi - 
u  giosa  intrepidità,  e  si  schierano  in  battaglia  alla  sinistra  del  4*'' 
M  d' infanteria  e  del  2."  leggero,  y^ 

Nel  rapporto  poi  diretto  a  Napoleone  il  29  dicembre,  soggiun- 
geva il  maresciallo: 

.  tf  Era  stabilito,  che  il  buon  successo  di  questa  giornata  sarebbe 
«  dovuto  specialmente  agli  Italiani.  Questi  intrepidi  soldati  attra- 
«  versarono  il  fiume  immersi  nell'acqua  sino  alla  cintura,  e  cari- 
ti carono  il  nemico  fra  le  grida  continuate  di  viva  il  re  !  viva 
«  Italia  !  Il  generale  Balalhier  alla  testa  del  2."  leggero  e  del  4-"  di 


— 166  - 

tf  in&Dteria-  italiani,  superò  parecchi  trìnccramenli,  varoò  molti  ci- 
u  nali,  si  sostenne  coatro  forze  triplicate,  e  diede  tempo  alla  9/  bri- 
M  gata^composta  del  5.^  e  6.**  d^infiinteria  italiani  di  venire  a  rag- 
u  ginngeiio.  Il  coraggio  italiano  non  si  è  mai  mostrato  con  mag^ 
a  giore  intrepidezza*  Duolmi  assaissimo  di  aver  perduto  il  bnvo 
a  colonnello  Barbieri  Angelo  del  a.**  leggero  italiano  ed  il  capitano  del 
M  genio  Ordinari.  Peri  è  pure  malamente  ferito,  io  domanderò  ri- 
u  compense  per  i'  bravi  che  si  distinsero.  Adempb  pure  im  do- 
tf  vere  facendo  conoscere  a  Vostra  Maestà  i  servigi  resi  dai  sol- 
u  dati  italiani ,  i  quali  mostransr  degni  di  datare  V  epoca  delk 
u  loro  formazione  dalle  immortali  campagne  della  prima  armala 
tfd^  Italia.  » 

Lo  stesso  maresciallo  Sucliet  mise  pai  alFordine  del  giorno  del* 
r  esercito  : 

u  La  divisione  Palombini  ha  spiato  un  valore  eroico  ed  una  000» 
«tf  revole  perseveranza^  Essa  nel  suo  attacco  ha  dovttto  piangete  la 
M  perdita  di  molti  bravi.  Fra  i  feriti  si  annovera  il  ooloiinello  Sant- 
«  andrea ,  non  che  i  capobattagUoni  Lorenzi  e  Feniroli  che  si  se- 
a  gnalarono.  Fra  quelli  che  si  sono  fiitti  rimarcare,  il  maresciallo  ai 
u  compiace  di  citare  particolarmente,  fra  gFItaliani,  il  capobattagtio- 
u  ne  Visconti  addetto  allo  stato  maggiore  generateci  capitani  Vacani, 
tf  Ronzelli,  ed  i  tenenti  Lirelli,  F^ierotti  e  Seroognani,  il  capo* 
u  squadrone  Palombini  Luigi  capo  dello  stato  maggiore,  i  capitani 
u  Mattoucci,  Saluzzo  la  Manta,  Baccarini,  i  tenenti  Bernardini,  Ver- 
u  netti,  il  sotto  tenente  Moscati,  il  volteggiatore  Tosi,  i  chirui^hi 
u  Agliati ,  Cajmi ,  Casabianca  e  Toscani.  ^ 

Questo  maresciallo,  che  non  trascurava  alcuna  circostanza  per  pro- 
clamare il  valore  degl'Italiani,  così  si  espresse  anche  il  29  dicem- 
bre 1 8 1 1  nella  sua  relazione  storica  sul  passaggio  dal  Guadalaviar 
diretta  ai  maggior  generale  Berlhier:  «  Les  insurgés  faisaient  ce- 
u  ]ìendant  bonne  contenance  dans  les  camps  retranchés  de  Mani- 
«sès  et  de  Quarte.  Le  general  Musnier  marcila  droit  sur  le  camp 
w  de  Manisès.  J^avais  ordonné  à  la  division  Palombini  de  se  por- 
«  ter  sur  le  flanc  droit  de  Tennemi  entre  Valence  et  le  camp  re- 
u  trancile  :  cette  attaque  était  secondaire  \  elle  devint  principale, 
a  II  était  dit  que  le  succès  de  cette  journec  serait  diì  spécialement 
u  aux  soldats  dTtalie.  Les  intrépides  Italiens  traversèrent  la  riviere 
^  ayant  de  Teau  juscfu'à  la  ceinture,  et  chargèrent  Tenncmi  avcc  l?s 
u  cris  de  —  viva  \  imperatore  e  re  !  —  Le  general  Balathier  a  la 


-  167  - 

u  lète  du  a.*  léger  et  du  4«'  de  ligne  italiens  forga  plusieurs  retran- 
t(  chements,  franchit  plusieurs  canaux,  se  soutint  conlre  des  forces 
atriples,  et  donna  le  temps  a  la  2.*  brigadc  compose'e  des  5/ 
a  et  6.'  de  ligne  de  venir  le  joindre.  Jamais  le  courage  italien 
u  ne  s'est  raontró  avec  plus  d'intre'piditó  !  5o  dragons  Napoléon, 
u  nVcoulant  que  leur  courage ,  bravant  les  difGcuUés  du  terrain, 
«firent  une  cliarge  exlrémement  brillante.  Pendant  ce  temps  le 
u  colonel  du  genie  Henry  fai^it  (^tablir  un  pont  et  tracer  des  ou- 
«  vrages  pour  Tappuyer.  Le  combat  se  soutenait  lorsque  le  g^né- 
ural  Robert,  dont  j^ai  déyd  eu  tant  à  me  loucr,  arriva  a  la  lete  du 
«  1 17.*  et  du  I."  régimcnt  dela  Vistule.  Les  camps  retranchés  de 
a  Manisès  et  de  Quarte  furent  forcés  :  canons ,  }>agages ,  caissons, 
«  tout  fut  pris.  Dans  ce  moment  le  ge'n^ral  Reille  arrivant  sur  Al- 
u  dayay  tournait  enticrement  Tennemi.  Le  9/  liussards  coupa  la 
«^route  de  Murcie:  Blakc  fut  rcjeté  dans  Valencc.  Notre  perte  a 
u  porte  principalement  sur  la  division  Palombini.  Je  regrette  bcau- 
ucoup  le  colonel  Barbieri  du  2/  l^ger,  et  le  capitaine  du  gduie 
uOrdinari.il  y  a  eu  tioofficicrs  et  200  soldats  iués  ou  bless(fs.  Le 
creste  du  corps  d'arm^e  n'a  j>erdu  que  i5o  liommes.  Pai  deman- 
a  de  des  récompenses  pour  les  braves  qui  se  sont  distinguds.  Je 
«  remplis  mon  devoir  en  faisant  valoir  les  services  rendus  par  les 
u  soldats  d^Italie,  qui  se  montrent  dignes  de  dater  Tépoque  de  leur 
u  formation,  des  campagnes  immortclles  de  la  première  ai'méc  d'I- 
«  talie.  w 

In  tal  modo  rinserravansi  in  Valenza  20,000  Spagnuoli,  toglien- 
dosi loro  molti  carri,  1 2  pezzi  d'artiglieria,  2  bandiere,  e  ponevasi 
Fesercito  di  Suchet  in  istato  di  intraprendere  V  assedio  della  piaz- 
za. Nel  giorno  successivo,  27,  Taccampamento  fu  meglio  stabilito; 
i  10,000  Italiani  delle  divisioni  Palombini  e  Severoli  eransi  con 
iscambievole  giubilo  congiunti  sullo  stesso  campo  di  battaglia.  Il 
28  alle  tre  ore  della  sera  Blake,  che  aveva  deciso  di  evadersi  dalla 
piazza  coir  esercito  (lasciandovi  un  sufficiente  presidio)  spedì  un 
drappello  a  riconoscere  il  terreno  e  l'attitudine  nemica;  il  capo 
battaglione  Ceroni  fece  uscire  contro  di  lui  l' intiera  compagnia 
dei  granatieri  (comandata  dal  capitano  Piccioli)  che  rioccupò  i  po- 
sti jK)Co  prima  perduti,  vide  gli  Spagnuoli  retrocedere  nel  campo 
trincerato,  e  stette  sulle  guardie  onde  impedire  il  rinnovamento 
delPattacco.  Il  capitano  Vacani  scorgendo  l'accaduto  ne  rese  con- 
to a  Palombi[ii  a  Mislata^  soggiungendogli  che  la  mossa  del  ncmi- 


I 


—  i68  — 

CO  dava  fondamento  di  credere  ad  iiu  disegno  di  evasione  dal  lato 
fra  il  convento  la  Speranza  ed  il  piccolo  villaggio  di  Campanar. 
Non  si  credette  il  pericolo  sì  imminente  da  non  potersi  differire  fino 
air  indomani  il  ravvicinamento  delle  divisioni  MiiÉnier  e  Palom- 
bini.  Frattanto  Blake,  inchiodate  le  artiglierie  del  campo  trincera- 
to, raccolti  i  ia,ooo  uomini  destinati  ad  evadere^  poco  dopo  la 
mezzanotte  intraprese  il  movimento.  La  vanguardia  fra  Tendetas 
e  Campanar,  schivando  i  posti  italiani ,  avvenutasi  al  mulino  di 
Mestalla  in  una  guardia  avanzata  ,  le  fu  chiesto  chi  va  là  !  e  fu  ri- 
sposto in  idioma  francese:  usseri  del  ^.^  reggimento,  q  passò  innanzi 
arditamente,  ferendo  di  punta,  e  menando  prigionieri  quei  pochi 
che  dispersi  sulla  strada  de^  Beniferri  si  opponevano  alla  sua  mar- 
cia \  in  questo  villaggio,  alcuni  soldati  dell^artiglieria  italiana,  avve- 
dutisi che  era  forza  spagnuola  ^  si  chiusero  nelle  case  e  fatto  fuo- 
co dai  tetti  e  dalle  finestre  ,  risvegliarono  Tallarme  nei  campi  ^  frat- 
tanto le  compagnie  italiane  stabilite  a  Campanar,  tropi>o  deboli 
per  uscire  alF  aperto  ,  mandarono  grida  d^  allarme  ,  e  si  avanzaro- 
no fra  i  vicini  oliveti  sparando  colpi  di  moschetto  alla  ventura.  In 
(|uella  che  i  Polacchi  uscirono  dal  sobborgo  di  Serranos  assieme 
con  gli  Italiani ,  scontratisi  con  una  divisione  spagnuola  condotta 
da  Lardi'zabal ,  la  bersagliar(»no  a  sinistra  e  di  fronte  per  guisa , 
che  si  perdette  d' animo ,  si  divise  ,  e  si  riparò  dietro  alle  ca- 
se di  Tcudetas.  Blake  allora  pensò  di  ritornare  nel  campo  trince- 
rato ])cr  tentare  piìi  tardi  la  sortita  in  altro  punto;  intanto  la  van- 
guardia spagnuola  era  riuscita  a  sottrarsi. 

Solamente  dopo  questo  tentativo  il  4°  reggimento  d'  infanteria 
italiano  fu  collocato  sulla  sinistra  del  Guadalaviar  ncirintcrvallo  delle 
divisioni  Musnier  e  Palombini;  quest'ultima,  separata  in  due  parti  dal 
lluine  ebbe  deboli  i  punti  di  contatto  colla  divisione  Scveroli.  Il  dì 
oppressogli  Sj)agnuoli  fecero  un  imovo  tentativo  di  sortita  nelF  in- 
tervallo delle  due  divisioni  italiane,  ma  queste  in  armi  fecero  unione 
della  destra  dell'una  colla  sinistra  dell'altra,  e  respinsero  con  perdita 
la  testa  dell'esercito  nemico.  Andata  a  vuoto  anche  quest'altra  uscita, 
si  volle  per  ultimo  ritentarla  il  domani  3i  dicembre  in  ora  im- 
preveduta. Un  battaglione  del  i.°  reggimento  (guidato  contro  gli 
Spagnuoli  dal  caposquadrone  Provasi,  aiutante  di  campo  del  mi- 
nistro Fontanelli)  prontamente  intervenne  su  quel  punto*,  Mazzuc- 
clielli,  per  la  via  di  Patraix,  minacciò  di  tagliare  al  nemico  la  ritirata. 
Palombini  intanto  operò  una  efficace  diversione  sulla  parte  del  cam- 


—  iC9  — 

pò  triacerato  die  copriva  il  sobborgo  di  Quarte.  Questi  movimenti 
ebbero  per  iscopo  di  contrariare  il  disegno  che  Blake  aveva  di  far 
sortire  a  piccoli  drappelli  il  suo  esercito  che  non  era  riuscito  a  far 
passare  in  massa.  Blake  allora  attaccò  i  nostri  vivamente  sopra  va* 
ri  punti ,  ma  fu  respinto.  Gli  Italiani  numerarono  in  questi  fatti 
70  tra  uffìziali  e  soldati  uccisi  o  feriti,  fra  i  quali  gravemente  il  capo 
squadrone^Bouilly,  che  fra  poco  spirò. 

U  maresciallo  Suchet  nella  sua  relazione  accennò  con  distinzione 
i  capobattaglioni  Ponti,  Sercognani,  Busi  e  Provasi,  ed  il  capitano 
Be  Giovanni  aiutante  di  camix)  di  Mazzucchelli,  e  soggiunse:  u  H  1 ." 
tf  battaglione  del  1.^  reggimento  italiano  dUn  fanteria  sostenne  so- 
u  lo  gli  sforzi  della  colonna  principale,  e  sotto  la  mitraglia  Fab- 
u  bordò  francamente,  la  rovesciò  e  la  costrinse  a  rientrare^  Fintre- 
u  pidità  degli  uffìziali  e  dei  soldati  in  quesf  occasione  merita  i 
u  maggiori  elogi.  »  Oltre  i  succitati  furono  pure  nominati  con  lode 
gli  ufficiali  Bernard  Omero,  Guelfucci,  Ronzier,  iMassari,  Polidoro, 
Pistoni,  Francioli  e  Germani,  e  f ra  i  sott^ uffìziali  gli  aiutanti  Fieri  e 
Basville,  i  sergenti  Sigaud,  Riatti,  Canella  e  Sabbioni  tutti  del  i." 
reggimento  d' infanteria ,  il  quale  ebl^e  in  questa  fazione  9  morti 
e  5^  feriti,  e  fra  quest^ultimi  il  tenente  CoujoUe,  ed  il  sottotenente 
Rizzoli. 

Fu  stanziato  un  deposito  generale  dei  corpi  italiani ,  che  erano 
in  Ispagna  prima  a  Perpignano,  indi  a  Tolosa,  e  vi  erano  addetti  il 
sott^  ispettore  alle  rassegne  Ravizza  Giuseppe  ed  il  pagatore  Come- 
rio  Giuseppe.  Giunse  all'esercito  il  colonnello  Odier  Claudio  per 
comandare  i  cacciatori  a  cavallo  invece  di  Villata  Giovanni  nomi- 
pato  generale  di  brigata  e  ritornato  in  Italia. 

K  SVIZZERA. 

La  divisione  Fontanelli  che  era  nel  cantone  del  Ticino  e  che 
aveva  già  ritirati  i  suoi  posti  dai  Grigioni  (  Doc.  XXIV  )  fu  di- 
sciolta, e  rimasero  in  Isvizzera  alcuni  battaglioni,  la  di  cui  missio- 
ne fu  limitata  ad  impedire  il  contrabbando  e  che  vi  si  rifugias- 
sero coscritti  refrattari  del  regno. 


T,  II,  a 5 


• . 


l* 


-p^ 


—  170~ 


ADRUTIGO. 


.  Agli  1 1  di  marso  una  diTisione  naTale  oompoiW  -di  kgni  ibK 
liani  e  frtnoesi  mise  tlla  vela  da  Ancona  sotto  gli  ordini  del  oqpi^ 
tano  di  vascèllo  Dabourdieu  (allora  comandante  le  ione  hunoBà 
ed  italiane  neir Adriatico)  nello  scopo  d' impossessarsi  dell*  ink  A 
lissa,  emporio  delle  mercancie  inglesi,  e  staaione  di  deposito  per 
la  loro  marina.  Questa  divisione  aveva  a  bordo  nn  battaglione 
del  3.**  reggimento  di  infiinteria  italiano ,  grande  quantità  di  nm» 
iiixioni  da  guerra,  d*armi  e  di  attreiu  militari  nella  vista  di  met^ 
tere  Pisola  in  istato  di  difesa.  Il  colonnello  GiflElenga,  aiutante  di 
campo  del  viceré,  governava  le  genti  da  amico  e  vdeggiavm  soDai 
fregata  la  Fawriia ,  che  portava  bandiera  di  OMiMUido.  La  dhri-^ 
sione  navale  si  componeva  : 

Bandiera  francese:  Nnm.  3  fregate  di  44  cannoni  cadauna,  ciok:. 
la  Favorita  ca]Htano  di  vascello  Dubourdieu  \  la  Flora  cajpilBiio 
Peridier ,  e  la  Danae  capitano  Yillon. 

Bandiera  italiana:  Num.  8  vele,  doè:  la  Corona^  ^^t^  ^  44 
cannoni ,  capitano  di  fregata  Pasquatigo';  due  corvette  di  3«  can- 
noni cadauna,  la  Bellona^  capitano  di  fregata  Duodo,  e  la  Caro^ 
linaj  tenente  di  vascello  Buratovich ,  un  brich  di  i8  cannoni  la 
Principessa  Augusta  ^  tenente  di  vascello  Bolognini,  due  gidette 
da  I  a  cannoni  cadauno  la  Principessa  di  Bologna  e  V Aurora , 
uno  sciabecco  di  i8  cannoni  il  Principe  Eugenio^  T  avviso  da  8 
cannoni  la  Lodala ,  in  tutto  cannoni  398. 

All^alba  del  1 3  questa  divisione  si  trovò  sotto  il  porto  di  Lissa, 
e  scoprì  il  nemico,  la  di  cui  forza  consisteva  nelle  tre  fregate  di 
44  cannoni  VAmphion^  il  Cerberus^  VActive  ed  una  da  3  a  la  ^o- 
lage^  totale  cannoni  numero  164  sotto  gli  ordini  del  comodoro 
Host.  Gli  Inglesi,  accortisi  della  inferiorità  delle  loro  forze,  si  mi- 
sero in  ritirata,  ed  in  allora  Dubourdieu  diede  un  primo  se- 
gnale d^  inseguirli  ^  il  secondo,  fatto  dicci  minuti  dopo,  era  di  for- 
zare di  vele,  e  ciò  contribuì  a  rompere  affatto  1^  ordinanza  franco- 
itala,  giacché  i  bastimenti  più  velieri  si  separarono  sempre  più 
dagli  altri,  che  non  potevano  raggiungere  il  nemico  con  cgual  pron- 
tezza. Il  comodoro  inglese,  avvedutosi  di  questo  inconveniente,  so- 
spese la  ritirata  che  stava  operando  nel  massimo  ordine,  e  ad  un 
tratto  virando  di  bordo  presentò  una  linea  di  battaglia  serrata  ai 


—  ni  — 

bistimenti  franco-itali  che  si  accostavano  in  pieno  disordine  e  sepa- 
rati in  ragione  delle  rispettive  celerità.  Prime  a  giuguere  a  tiro  di 
cannone  furono  le  due  fregate  francesi  la  Favorita  e  la  Flora^  più 
veloci  delle  altre  ;  ma  non  risposero  alle  quattro  bordate  dei  legni 
inglesi  avanti  di  essere  a  tiro  di  pistola.  Dubourdieu^  strascinato 
da  audace  e  sconsigliato  ardimento,  non  tenne  conto  della  spropor- 
zione delle  sue  forze  in  confronto  di  quelle  del  nemico  che  erano 
il  doppio,  attaccò  alFabbordaggio  la  fregata  che  portava  bandiera  di 
comando^  credendo  che  le  soldatesche  da  sbarco  potessero  impa- 
dronirsene combattendo  air  arma  bianca.  Sennonché  tali  e  tanti 
erano  i  guasti  recati  alla  Favorita  dal  primo  fuoco  dei  contrari, 
che  ebbe,  oltre  Falberatura  rovinata ,  il  timone  perduto,  il  ponte 
ingombro  di  morti  e  feriti  per  cui  dovette  salvarsi  prima  di  aver 
fatto  un  sol  tiro.  Fu  in  questo  primo  fuoco,  che  rimase  ucciso 
Dubourdieu.  La  Flora^  meno  danneggiata  della  Favorita^  si  battè 
con  vigore  contro  i  legni  inglesi ,  intanto  che  sopraggiungevano 
la  Danae  e  la  Bellona^  poi  la  Corona  e  per  ultimo  la  Carolina.  I 
bastimenti  minori  non  potendo  tenersi  in  linea  si  allontanarono. 
Riunite  le  forze  della  divisione  ogni  legno  franco-italo  ne  attac- 
cò uno  inglese,  e  la  Bellona  in  meno  di  un'  ora  obbligò  la  /^o- 
lage  ad  arrendersi  :  ma  la  Flora  alla  sua  volta  veniva  presa  dagli 
avversari ,  e  la  Favorita  (  sopra  la  quale ,  quasi  tutto  lo  stato 
maggiore  fu  ucciso  )  priva  del  timone ,  venne  portata  dal  mare 
sopra  una  punta  dell'isola,  ove  T inimico  tentò  d'investirla.  Al- 
lora il  colonnello  Gifflenga  ordinò  lo  sbarco  delle  schiere ,  s' im- 
padronì di  parecclii  bastimenti,  sui  quali  collocò  i  marinai  della  fre- 
gata, e  la  fece  saltare  in  aria^  indi  esci  dal  porto.  Bentosto  la  Bel" 
Iona  e  la  Danae  abbandonarono  il  combattimento:  la  Carolina  si 
salvò  nella  vicina  rada  di  Lesina  ,  e  la  sola  Corona  rimase  cir- 
cuita fra  tre  fregate  inglesi.  Qui  fu  che  l'italiano  capitano  Pasqualigo 
diede  prova  di  sommo  valore  (non  fiducioso  di  rivendicare  l'onore 
della  giornata,  ma  ncU'  intendimento  di  salvare  il  decoro  della  ban- 
diera), affrontò  egli  solo  colla  Corona  per  due  ore  il  fuoco  di  tutti 
i  legni  nemici,  e  soltanto  quando  il  suo  equipaggio  fu  diminuito 
di  due  terzi  e  la  sua  artiglieria  ridotta  a  due  soli  pezzi,  si  arrese 
prigioniero  agli  Inglesi ,  i  quali  resero  omaggio  al  valore  disgra- 
ziato e  lo  trattarono  da  vincitore.  La  difesa  del  capitano  Pasqualigo 
suggerì  a  lord  Byron  l'idea  di  chiamarlo  l'ultimo  figlio  della  re- 
pubblica. Non  vi  volle  difatti  meno  del  coraggio  di  quel  prode  per- 


•**• 


r 


—  I7S  — 

cbè  gli  logleai  fimnassèro  un  giudtsio  adegiuto  Mk  BMMwih 
italiana,  manime  dopo  i  &cili  ancoesK^  por  mìì  olleimtt  in  al* 
tra  fxreciBdrate  Imone:  JMentre  le  tra  fregale  inimicai  uìmlt&mm 
colla  CoroiM^  ai  eiuo  arreae  hJBaUoim  ift  kilKm^t^^  «in- 
vano ooodotte  a  lian^  e  la  Fòlàge^  che  aveva  cablo  buadiBn», 
ai  aottnaae  a  fiiria  di  ré^^  e  ai  rifiagiè  eaaa  jinn » 
^aell^ iatanle  che  la  JFUrd,  lìmaata  aema  «iflBbnIi  e^ooà 
Ini  loariiiàl,  imitando  la  FòU^^  acampò  in  Leaioa.  A 
giorno  tatto  era  finito.  Qneita  fagUagUa  non  atrdribe  rnsitAù 
cosi  diaaMroio,  ae  il  comandante,  Dàbounlien  non  nvcaae  i 
di  temerlA,  e  ae  dc^  i  dne.  {Mriott  regnali  at  fesaeto  dati  aliai 
ordini  durante  «il  conJiattinìento}  ma,  morto  Dnbowdiea,  mBaaoim 
calò  la  bandiera  dd  comando,  e  perciò  il  capitano  di  TaaoeHoFe- 
ridier,  cui  era  desolato,  non  jiolè  aaaniuiicwi  la  àismòm  deUa  bat- 
taglia; ognnno'agi  a  aeccNida  ddla  pvoprVvokmtà  e  aenn^aocor* 
.do.  Gli  CNpiipaggi  franco-itali  moatiwoiio  gran  valore. 

I  legni  ingled,  dopo  la  haUaglia ,  lenimmo  nel  porto  di  San 
Giorgio  a  linìa  in  cattiviamo  atatp,  ed  appiccarono  il  fooóò  alla 
Canna  e  anclie  ad  una  delle  loro  fregale.  Altro  dei  legni  in|^eai 
diede  in  aecbo  angli  aoogli  dell^iaola.  La.  perdita  ed  baatimenti  fii 
ugnale,  due  fregato  da  ognmm  ddle^nrti  combattenti.  Le fre§rte 
la  Danae  e  la  fibra,  e  k  corvetta  la  CaroUmàj  entrarono  in  L^ 
Sina  nella  notte;  il  brik  la  Principessa  Augusta  (comandato  dal 
tenente  di  vascello  Bolognini  ) ,  P  avviso  la  Lodala ,  lo  sciabecco 
V Eugenio ,  si  riunirono  a  Zara ,  e  GifHenga  colle  soldatesche  da 
sbarco  rientrò  nel  porto  di  Ancona. 

Nel  corso  delP  anno  seguirono  nelF Adriatico  le  seguenti  fazioni  : 

La  goletta  V Intrepida  (  comandata  dal  tenente  Goard  )  prese 
nelle  vicinanze  di  Melida  una  lancia  inglese  con  molti  uomini  di 
equipaggio. 

Lo  sciabecco  V Eugenio  (comandato  dal  tenente  di  vascello  Ro- 
senquest)  e  la  paranza  N.**  i ,  ebbero,  il  19  maggio,  un  combat- 
timento nel  canale  di  Zara ,  e  fecero  fuggire  uno  sciabecco  ed  una 
paranza  inglese,  alla  vista  di  una  loro  fregata  e  di  tre  armatori. 

Due  bastimenti  inglesi  armati  in  corso ,  tentarono  d' impadro- 
nirsi a  Grottamare  di  tre  bastimenti  mercantili,  ma  il  capo  della 
batteria,  Romano,  li  respinse,  recando  loro  gran  danno,  e  la  per- 
dita di  parecchi  marinai. 

La  goletta  italiana  la  Gloria  e  la  felucca  la  Proserpina ,  con- 


s. 


—  173  — 

dusscro,  il  la  dicembre,  a  JRovigno  un  corsale  da  esse  catturato 
con  due   prede ,  che  gli  ritolsero. 

Nel  mese  di  novembre  il  tenente  di  vascello  Bolognini  da  Zara 
condusse  a  Venezia  il  brik  la  Principessa  Augusta^  di  i8  can- 
noni da   i'2  ,  e   i3o  uomini  di  equipggio,  e  fu  disarmato. 

Continuarono  a  tener  stazione  nelFAdriatico ,  nelle  acque  della 
Dalmazia,  d^Ancona  e  Corfii,  le  tre  divisioni  preesistenti  di  legni 
leggeri. 

A  Venezia  fu  lanciato  in  acqua  il  vascello  il  Rigeneratore  di 
74  cannoni. 


CAPITOLO  XIII. 


FAZIONI  DI  GUERRA  DEL  4813 
NELLA  SPAGNA,  RUSSIA,  GERMANIA  E  NELL'ADRIATICO. 


L'esercito  italiano  aveva,  al  principio  di  quest'anno,  a  Corfu 
il  a."  reggimento  d' infanteria  di  linea ,  con  alcuni  distaccamenti 
e  compagnie  d'  artiglieria ,  zappatori  ed  operai ,  sotto  gli  ordini 
dei  capitani  Donegani  e  Bianchi  d'  Adda. 


SPAGNA. 


In  Ispagna  le  due  divisioni  Palombini  e  Severoli  erano  sotto  Va* 
lenza.  11  primo  gcimaio,  al  cader  del  giorno,  si  raccolsero  intor- 
no al  qiiarticr  generale  di  Severoli,  per  F attacco  principale  di 
([uella  piazza,  i,3oo  lavoratori  tratti  dai  vari  reggimenti,  e  nella 
notte  (sebbene  un  triste  incidente  cagionasse  la  perdita  del  colon- 
nello del  genio  francese  Heury,  direttore  dei  lavori)  questi  continua- 
rono con  tanta  rapidità,  che  allo  spuntar  dell'  alba  le  guardie  pote- 
rono ricovrarsi  sicure.  Il  5,  Blake  abbandonò  il  campo  trincerato  e 
ritirò  tutte  le  sue  schiere  nella  città.  Avvedutosi  di  ciò  ircolonnello 
Beloni  si  spinse  col  7.°  d' infanteria  alF Olivetto;  quivi  il  i.°  leg- 
gero, condotto  dal  suo  colonnello  Rougier,  ed  il  i.**  d^nfanteria, 


—  173  — 

dal  colonnello  Arcse ,  '  penetrarono  sino  alle  ultime  case  a  po- 
che tese  dalla  muraglia  della  città  e  misero  solido  piede  nel  cam- 
po trincerato  ^  Palombini  occupò  le  case  del  sobborgo  di  Quarte 
paralellamente  a  poche  tese  della  muraglia  di  Valenza.  Sopra  que- 
sti punti  il  nemico  diresse  un  fuoco  vivacissimo ,  dal  quale  il  ca- 
pitano del  genio  Psalidi  restò  ferito.  Il  generale  Rogniat  fece  tra- 
forare tutte  le  case  per  trasmutarle  in  gallerie  coperte,  ed  il  ma- 
resciallo ebbe  ad  ammirare  il  freddo  coraggio  dc^  soldati  italiani, 
i  quali,  sdegnando  porsi  al  coperto  in  quelle  gallerie,  rimasero  alla 
serena  a  schiodare  i  cannoni  abbandonati  dal  nemico,  e  li  rivolsero 
e  spararono  contro  la  città.  U  giorno  5  gennaio  cominciò  il  bom- 
bardamento; Suchet  propose  a  Blake  di  rendere  la  piazza,  questi 
ributtò  la  proposta.  Il  bombardamento  ricominciò  il  giorno  8 , 
Blake  propose  alla  sua  volta  di  sgomberare  Valenza,  qualora  il 
presidio  fosse  lasciato  libero  di  andare  ove  volesse:  non  fu  ac- 
cettata r offerta.  U  7  f u  morto,  agli  avamposti,  il  capitano  RaflTetti 
del  i.^  d^  infanteria. 

Il  9  però  fu  convenuta  la  resa  della  piazza ,  il  disarmamento 
del  presidio,  ed  il  cambio  di  parte  dei  prigionieri  francesi  e 
loro  alleati. 

Il  giorno  IO  Suchet  prese  possesso  di  Valenza,  ed  inviò  pri- 
gionieri in  Francia  16,14 1  soldati  spagnuoli^  8g3  uffiziali,  e  aa 
capi  e  generali,  mentre  200  uffiziali  e  a,ooo  soldati,  furono  trat- 
tenuti per  il  cambio  convenuto  ;  ma  non  avendo  voluto  la  Giunta 
di  Majorica  annuire ,  anche  questi  andarono  a  raggiungere  gli  al- 
tri prigionieri  a  Perpignano.  L'esercito  francese  trovò  in  Valenza 
a,ooo  cavalli  e  i3o  pezzi  di  cannone  da  campo,  oltre  P artiglie- 
ria d'assedio,  magazzini  e  provvigioni. 

Suchet  fu  elevato  alla  dignità  titolare  di  duca  d'Albufera  e  do- 
tato d'una  rendita  assicurata  sopra  terre.  Duecento  milioni  sui 
beni  del  regno  di  Valenza  furono  assegnati  agli  eserciti  di  Spagna 
e  specialmente  a  quello  d'  Aragona. 

La  divisione  Severoli  ebbe  missione  di  concorrere  all'  assedio 
di  Peniscola.  Palombini  restò  a  Valenza  e  nei  dintorni. 

Giunse  all'  esercito  F  aiutante  comandante  Mazzucchelli  Giovan- 
ni ,  come  capo  dello  stato  maggiore  della  divisione  Palombini.  I 
dragoni  Napoleone,  assieme  ad  un  drappello  d'artiglieri  a  cavallo 
italiani  (sotto  gli  ordini  del  tenente  Cazzotti)  con  due  cannoni, 
andarono  col  generale  Musnier  ad  assalire  (il  27  gennaio)  gli 
Spagnuoli  nelle  vicinanze  di  Tortosa. 


—  17(i  — 

Uu  decreto  ordinò  che  il  5."  d^  infaDlcria  fosse  amalgamato 
nel  4-°  ^  ^■"i  ^  5'  rimandassero  i  quadri  degli  uffiziali  e  soU'  uf- 
fiziali  soprannumerari  in  Italia.  I  soldati  incorporati  nel  4°  fu- 
rono aao ,  e  nei  6."  Sgg-  li  colonnello  Peri  rientrò  quintU 
con  1-]  uffìziali  e  3og  solt' ufiìziali  e  soldati,  più  71  soldati 
di  altri  corpi,  da  distribuirsi  nella  gendarmeria  e  nella  guardia 
Reale. 

Severoli,  investita  Peniscola  col  1."  reggimento  d' infanteria  (co- 
mandato dal  colonnello  Arese)  fece  aprire  la  trincera  (sotto  la  di- 
rezione dei  capitani  Vacani  e  Guaragnoni),  costruire  batterie  e 
bombardare  la  piazza.  A  malgrado  della  valorosa  difesa  fatta  da 
mille  Spagnuoli  comandati  da  Garcia-Navano .  cbe  la  fortezza 
fosse  sopra  uno  scoglio  circondalo  per  ogni  prte  dal  mare  con 
una  sola  lingua  di  terra  die  la  unisse  al  continente ,  che  G6 
pezzi  dì  artiglieria  ne  guarnissero  le  batterie ,  che  le  fortÌfì(.a- 
zioni  fossero  in  buono  stato ,  e  che  una  squadra  dal  mare  bersa- 
gliasse gli  assediantì,  pure  gP  Italiani  in  soli  otto  giorni  ne  com- 
pirono l' assedio,  la  bombardarono,  respinsero  molte  sortite ,  ed 
erano  al  momento  di  correre  all'assalto.  Ridotto  il  presidio  a 
mal  partito,  questa  piazza  si  arrese  per  capitolazione  il  4  ^'^^• 
braio  agFItalianì.  L^  assedio  costò  loro  14  uccisi  e  58  feriti.  Su- 
ctiel ,  encomiando  il  valore  dei  nostri ,  scriveva  a  Severoli  :  «  Io 
«  con  voi  mi  rallegro  per  la  resa  di  Peniscoia,  e  v'incarica  di 
•I  attfslarc  l'intiera  mia  soddisfazione  alle  vostre  truppe,  por 
u  la  costanza  da  esse  spiegala  nei  lavori  e  pel  loro  valore  negli 
H  attacchi  che  ebbero  luogo;  affidate  il  forte  a  soldati  scelti,  e 
u  ditemi  il  nome  dei  prodi  che  più  contribuirono  ad  accelerare 
u  un  sì  importante  avvenimento.  » 

Severoli ,  lasciato  il  capobattaglione  Rcnaud  con  3oo  Italiani  a 
l'eniscola,  parti  per  Valenza,  e  di  là  a  Lerida,  ove  giunse  il  4 
marzo  ;  il  7."  d' infanteria  italiano  attaccò  (  il  giorno  8)  il  corpo 
nemico  retto  da  Ejoles  a  Lascuar,  collocato  dietro  precipitosi 
torrenti.  Molti  prodi  furono  sagrificati  nel  solo  tentativo  di  var- 
carli; 57  furono  feriti,  tra  i  quali  i  capitani  Varese  e  Racchi  ed 
il  capo  battaglione  Busi,  e  i5  uccìsi,  fra  i  quali  il  capitano  Te- 
stoni ed  il  tenente  Bianchi  d'Adda  Luigi,  cosicché  essendo  loro 
mancato  T  appoggio  del  6."  d' inranteria  francese  ,  gì'  Italiani  eb- 
bero a  retrocedci'e  e  furono  assai  molestati  al  relroguardo,  che  vi 
patì  nuove  perdite.  Senonchè  Severoli  sopravvenne  sul  cammino 


l 


—  177  — 

d' Estadilla ,  ed  iacoatrata  la  colonna  dei  nostri ,  che  si  ritirava , 
fece  avanzare  gli  usseri  francesi ,  non  che  i  cacciatori  italiani  di 
Gagliardi,  i  quali,  sostenuti  ancjie  dair  infanterie  nostre,  ratten- 
nero  D^  Eroles  dalP  incalzare  la  colonna.  Indi  Severoli  al  di  là  di 
(Castro,  ripigliò  Poflènsiva.  Salì  poi,  il  i6  marzo,  a  Benavarre,  e 
dopo  molte  faticosissime  marce ,  scacciò  D'^rolcs  dall'Aragona,  e 
lo  costrinse  a  gettarsi  in  Catalogna. 

La  divisione  Palombini  sorti  da  Valenza  il  i5  febbraio,  fu 
il  16  a  Segorbc ,  ed  il  19  a  Terruel;  ivi  lasciò  un  corpo  (sotto 
il  comando  di  Pasqualis),  proseguì  a  Daroca,  ove  giunse  il  %i 
febbraio,  ed  il  a5  era  sulle  alture  di  Torralva,  nei  cui  dint(H*m 
gli  Spagnuoli  avevano  2,000  fanti  e  3oo  cavalli.  Palombini  mar* 
ciò  verso  di  loro,  ma  non  avendolo  aspettato  spinse  una  perlu- 
strazione sopra  Molina,  che  si  trovò  sgomberata^  retrocedette  e 
giunse  a  Calatayud  il  29  febbraio.  U  incarico  di  Palombini  era  di 
raccogliere  grani  per  la  sussistenza  delle  sue  genti  non  solo ,  ma 
anche  di  provvederne  i  magazzini  dell'  esercito ,  e  perciò  dovette 
ripartire  la  sua  divisione  in  piccoli  drappelli  per  iscorrere  il  paese 
e  conservare  le  communicazioni  con  Valenza  e  Saragozza.  Questo 
generale  trovò  conveniente  di  fortificarsi  in  Calatayud,  e  Vacani 
designò  il  convento  di  Nostra  Signora  della  Pina,  e  colFopera  dei 
zappatori  di  Honzelli ,  non  che  degli  abitanti  accelerò  il  lavoro. 
Intanto  Palombini ,  affidato  il  comando  della  posizione  a  Favalelli 
(che  aveva  fatto  così  bella  resistenza  in  questo  luogo),  il  4  niarzo 
spqdì  il  colonnello  Mazzucchelli  a  Torijo,  ciò  che  determinò  Vil- 
lacampa  a  ritirarsi  verso  Deza ,  indi  verso  Hused.  Il  5 ,  spedì  alla 
volta  di  Campi  Ilo  il  capitano  Masi. 

Il  7  marzo  Villacampa  attaccò  a  Rubierda  il  colonnello  Ordionr, 
che  vi  comandava  un  drappello  del  6.^  d' infanteria  e  di  dragoni 
Napoleone,  ma  fu  vigorosamente  respinto.  Il  io  il  capitano  Masi, 
comandante  due  compagnie  del  4-^  reggimento  d'  infanteria,  venne 
attaccato  a  Campillo,  ma  quest'  uffiziale,  avendo  trascurato  le  pre- 
cauzioni indicate  nelle  istruzioni  dategli  dal  suo  generale ,  si  ab- 
bandonò imprudentemente  alla  fede  degli  abitanti,  e  venne  sor- 
preso senza  che  i  suoi  soldati  avessero  neppur  tempo  di  prendere 
le  armi,  e  Villacampa  li  condusse  tutti  prigionieri. 

Il  17,  il  terzo  battaglione  del  2.*^  leggero,  comandato  da  Sva- 
nini  Domenico,  venne  assalito  nelle  vicinanze  di  Villa  Felice  dalla 
numerosa   banda  di  Gajen.  GV  Italiani  lottarono  tre  ore  intere  a 
r.   //.  23 


.♦ 


^:  ? 


pie  fermo  contro  V  esuberante  forza  nemica.  Ma  stAochi  i  soldati 
dì  un  combattimento  così  micidiale,  ottennero  dì  pugnare  all'ar- 
ma bianca,  e  così  si  fecero  strada  por  giungere  a  Cabtayud.  Que- 
sta zufTa  costò  33  morti,  fra  Ì  quali  il  tenente  Frigcrìo,  e  a3  fe- 
riti, nel  cui  numero  i  capitani  Valerio,  Peclus,  Seiclcr  e  Guidoli , 
ed  i  tenenti  Visconti  e  Vismara. 

Il  ai  il  colonnello  Pisa,  postato  ad  Ateca  con  cinque  compa- 
gnie del  6."  d' infanteria,  venne  sorpreso  dall'  intera  banda  di  Vii- 
]ac3m[)a,  e  gP  Italiani  perdettero  lao  uomini  con  3  ufHziati.  Pisa 
(morto  gloriosamente  nell'anno  successivo  alla  battaglia  della  Katz- 
liacb)  si  salvò  con  alcuni  poclii ,  170  circa,  mentre  ìt  capitano 
Bianchi  Giorgio  (di  Milano)  colla  sua  compagnia  si  ritirò  in  buon 
ordine,  e  prese  posizione  sulle  alture,  facendo  fronte  al  nemico  e 
prendendo  prigionieri  sei  Spagnuoli  con  un  uOìziaJe. 

Palorabini  aveva  intanto  il  qiiartier  generale  a  Villaroya  ,  e  le 
sue  schiere  erano  riprtite  sulla  riva  sinistra  dello  Xalon  alla  falda 
meridionale  dei  Moncajo,  a  Torijo,  a  Beza,  a  Villaliinga  ed  a  Ca- 
nnena,  scorrendo  le  adiacenze  con  colonne  mobili  dirette  dal  ge- 
nerale Schiazzetti  che  era  a  Villalunga,  e  del  colonnello  Mazzuc- 
chclli  Giovanili  postalo  a  Deza.  Quando  Palombini  ebbe  notim  del 
disastro  di  Ateca ,  si  mise  tosto  in  movimento  sopra  Moros  onde 
raggiungere  Villacainpa ,  ma  questi  seppe  schivare  ogni  incontro 
portandosi  velocemente  a  Poshondón  (a8) ,  ove  sorprese  il  batta- 
gliune  di  Marin  senza  che  i  soldati  avessero  tampoco  il  tempo  di 
sciogliere  i  fasci  d'  armi  sulla  piazza.  Per  questa  fatale  sorpresa  il 
bravo  a.*  leggero  ebbe  5oo  uomini  prigioni ,  fra  i  quali  gli  uflì- 
zìali  seguenti-,  il  capo  di  battaglione  Marin;  aiutante  maggiore 
IVIaglioli  ;  chirurgo  Cajmi  ^  capitani  Faggiuli ,  Brandi ,  Scolli , 
Cosmeccndi,  Chalet,  Sereni;  tenenti  Trouvant,  Molinari ,  Gap- 
poli  ,  Dalla  Balla  ,  Mantovani ,  Grippa  ,  Franceschi ,  Giuliani ,  e 
Ferrari  aiutante  di  campo.  Palombini,  nella  sua  relazione  al  mini- 
stero della  guerra,  deplorò  qucst'  avvenimento ,  e  ^tarlando  della 
bravura  dei  soldati  caduti  prigionieri ,  disse  che  erano  il  fiore 
della  milizia  ,  e  che  se  fossero  stati  posti  sotto  le  anni  erano 
in  caso  d' incutere  timore  e  di  sbaragliare  due  divisioni  di  Vil- 
lacampa  ,  e  soggiunge:  u  Si  dice  che  il  capobattagUone  Marin 
<■!  si  è  fatto  saltar  le  cervella.  Egli  si  è  punito  come  meritava.  » 
Il  solo  capitano  Scotìi  Amato  aveva  fatto  una  vigorosa  resistenza, 
ma  soverchiato  da  forze  superiori  dovette  pure   airendersi.  Inor- 


—  i79  — 

gogliix)  il  condottiero  spagnuolo  da  questo  trionfo,  si  volse  rapi- 
damente contro  il  battaglione  postato  a  Monterdc  (  comandato  da 
Svanini)  ma  quivi  trovò  soldatesca  ben  ordinata,  la  quale,  non 
ignara  dell'avvenuto  altrove,  si  concentrò  ad  Albarracin.  Indi 
col  battaglione  ivi  trovato  andò  a  Teruel,  perdendo  soltanto 
un  ulHziale  e  1 7  soldati  \  questa  ritirata  non  avrebbe  potuto  ope- 
rarsi con  così  pìccolo  sagrificio ,  se  Palombini  non  fosse  giunto 
ad  AUustante,  e  non  vi  avesse  disfatto  un  corpo  spagnuolo  (spe- 
ditovi da  Villacampa)  che  incalzò,  sperando  di  riprendergli  i  pri- 
gionieri diretti  sopra  Cuenca.  I  dragoni  Napoleone  ebbero  in  queste 
marce  forzate  a3  cavalli  morti  di  Jatica.  Convinto  il  generale  italiano 
della  necessità  di  riunire  la  sua  gente  per  evitare  le  perdite  a  cui 
andavano  soggetti  i  corpi  distaccati,  le  raccolse  in  massa  sul  piano 
di  Hused  al  confine  della  Castiglia. 

Il  23  aprile  i  tre  squadroni  del  reggimento  dragoni  Napoleone 
furono  ridotti  a  due,  e  rinviato  in  Francia  il  quadro  del  terzo ^ 
anche  il  4*°  ^^  infanteria  fu  riordinato  in  due  battaglioni. 

I  disastri  accaduti  in  questa  parte  dell'Aragona  avevan  richia- 
mata r  attenzione  di  Suchet,  che  volle  stabilire  un  movimento 
simultaneo  per  accerchiare  Villacampa.  Perciò  Palombini  venne 
a  Tordesilo ,  indi  unito  ai  dragoni  ed  all'  artiglieria  per  la  via 
di  Origuela ,  salì  alla  sorgente  del  Guadalaviar ,  mentre  M illiet, 
con  due  battaglioni ,  ascendeva  da  Taruel  ad  Albarracin  \  Villa- 
campa però,  non  si  lasciò  rinchiudere  tra  due  nemici  »  use)  dalla 
valle,  e  si  pose  sulla  falda  meridionale  dell' Albarracin ,  ma  le  no- 
stre colonne,  difettando  di  vittovaglie ,  non  poterono  incalzarlo,  e 
ritornarono  alle  loro  posizioni.  Palombini  si  recò  per  Ojos  Negros 
a  Hused  e  Milliet  ad  Alventosa. 

Per  decreto  imperiale ,  Palombini  colla  sua  divisione ,  ebbe  or- 
dine di  lasciare  l'esercito  d'Aragona  e  trasferirsi  a  quello  del  Nord 
della  Spagna  ,  ma  il  maresciallo  Suchet,  nel  parteciparglielo,  sog- 
giungeva ,  che  era  tanto  dolente  di  un  tal  cambiamento ,  che 
inviava  un  suo  aiutante  di  campo  all'  imperatore  per  sollecitare  la 
revoca  di  un  tale  ordine,  e  che  non  dimenticherebbe  mai  i  fatti 
d^arme  gloriosi  di  questa  divisione. 

Nel  ng  di  aprile,  il  capo  banda  Gajan,  comparve  alla  porta 
di  Soria  a  Calatayud,  e  contemporaneamente  uscirono,  dagli  antri 
più  oscuri  della  città ,  molti  uomini  armati ,  che  piombarono  sui 
dispersi ,  e  sorpresero  le  guardie ,  mentre  una  parte  degli  uffiziali 


^ 


Jt 


del  presìdio  era  stata  raccolta  a  lauta  mensa  dal  pimo  tnigtstr^ 
del  paese.  I  disseminati  per  la  citlA  erano  stati  presi  oà  uccisi. 
11  comandante  Favalelli ,  il  capitano  Albrizzi,  60  soldati  e  i« 
zappatori,  trovavansi  fra  i  prigionieri.  La  gran  guardia  delta 
piazza  (ridotta  a  soli  9  uomini)  crasi  chiusa  in  una  vicina  casa, 
sotto  il  comando  dell'  intrepido  sergente  Magintelli,  e  si  difese  fin- 
cliè  ebbe  consumate  le  munizioni.  Vacani  si  trovò  nella  necessità 
di  dover  difendere  il  forte^  Gajan  incominciò  lo  .scavo  di  uti 
fornello  di  mina  sotterraneo.  Il  presidio  uscì ,  ma  non  riuscì  ad 
allontanare  quelli  che  erano  disotto,  né  si  potè  ottenere  di  (arli 
desistere  dai  bvori  ,  neppui-e  gettando  dalt^  atto  obizzi  ,  gra- 
nate ,  grosse  pietre  e  materie  invischiate  di  catrame.  Gli  Sps- 
gtiuoli  stettero  saldi;  fu  mestieri  di  opporre  un  attacco  di  contro* 
mina  ;  se  non  che  sopravveniva  il  giorno  e  conveniva  aspettare  la 
notte  |jer  mettere  in  opera  questo  modo  di  difesa.  Gajan  ricorse  al 
tentativo  degli  accordi,  ma  Vacani  (  in  cui  il  valore  non  la  cesse 
mai  ai  talenti)  decise,  col  consenso  degli  altri  ulTiziali ,  di  non 
ascoltare  qualunque  fosse  la  proposta  del  nemico.  lu  allora  si  ri- 
pigliarono con  operosità  i  lavori  dell"  attacco  ,  e  soprattutto  co! 
fiivor  della  notte.  Gf  Italiani,  giunti  a  contatto  del  luogo  nii- 
□ato ,  perforavano  la  roccia  per  mandare  a  vuoto  la  mina^  il  ne- 
mico mise  il  fuoco  alle  polveri,  comunque  non  fosse  compiuto  Ìl 
necessario  intassamento:  lo  scoppio  così  accelerato  non  produsse  al- 
cun effetto.  Ne  conseguitò  lo  scherno  ]>er  parte  de'  soldati  nostri,  i 
quali  ridus.sero  il  nemico  a  depone  il  pensiero  di  ripigliare  un  simile 
lavoro,  e  limitarsi  al  solo  investimento.  PalomLini ,  che  era  ao- 
campto  nel  piano  di  Huscd,  avvisato  dell'evento  da  uno  zap- 
patore sfuggito  dalla  città,  spedì  il  generale  S.  Pani  con  io  com- 
pagnie del  6"  dMnfanteria,  altra  d'artiglieria  ed  il  primo  squa- 
drone di  dragoni ,  mentre  il  generale  Schiazzetti  moveva  del 
pari  per  la  via  di  Daroca  con  altre  10  compagnie  del  2."  reg- 
gimento leggero;  queste  masse  marciarono  rapidamente,  ed  al 
loro  avvicinarsi  gli  Spgnuoli  levarono  (sulla  sera  del  primo 
maggio)  i  loro  campi,  e  si  diressero  pei  colli  di  Viliaroya; 
Schiazzetti  voleva  inseguirli,  punire  i  magistrali  complici  dell'av- 
nuta  sorpresa;  S.  Paul  invece  si  mostrò  alieno  dall' aderirvi ,  e 
vinse  fra  Ì  due  partiti  la  lentezza.  11  4  '^^ggi'^)  queste  squadre 
unite  s' incamminarono  ad  Aranda  e  Villaroya ,  quando  già  gU 
Spagnuoli  erano  di  ti-e  marce  lontani.  Schiazzetti  venne  anzi  ri- 


—  181  — 

chiamato  da  Paloinbini  presso  Hused  e  spedito  a  Mociiales  per 
disperdervi  la  Giunta  d^ Aragona,  e  quando  il  dì  7  non  ne  fu  più 
lungi  di  un  tiro  di  moschetto  ,  spedì  un  drappello  di  dra- 
goni (  comandato  dal  brigadiere  G)lonna  )  per  riconoscere  il  vil- 
laggio. Quivi  interpellato  il  primo  magistrato  sullo  stato  del 
paese  e  sulla  vicinanza  del  nemico ,  ne  fu  assicurato  esser 
quello  tranquillo,  questo  lontano.  U  drappello  si  pose  allora 
giù  delle  guardie ,  ma  poco  stante  un  branco  d^  armati  lo  as- 
salì, ferì  5  uomini,  altri  ne  prese,  e  mandò  tutti  in  fuga  di- 
sordinata. Schiazzetti  sopraggiunse  in  questo  istante ,  e  si  lanciò 
di  carriera  sopra  coloro  che  avevano  operato  la  sorpresa ,  e  non 
potendoli  raggiungere,  si  tolse  immediata  vendetta  delP insulto 
ricevuto  mettendo  a  morte  V  alcade ,  ed  a  scompiglio  e  fuoco 
la  sua  casa. 

Gli  Spagnuoli  perciò  irritati ,  vollero  vendicare  V  uccisione 
dell' alcade,  moschettando  due  uffìziali  che  avevano  presi  nel- 
Tattacco  di  Célatayud,  così  gli  sfortunati  Favalelli  Lorenzo, 
rapo  di  battaglione ,  ed  Albrici  Alessandro ,  capitano ,  ebbero  a 
soccombere  miseramente ,  dopo  di  avere  le  tante  volte  sfidata 
la  morte  sul  campo  dell'  onore.  Schiazzetti  fece  incalzare  i  fug- 
gitivi da  Mochales  sino  al  colle  di  Maranchon ,  prese  un  uiHziale 
e  a3  soldati,  coi  quali  ritornò  ai  suoi  campi  di  Torralva.  S.  Paul 
si  recò  alla  falda  del  Moncajo  (  il  1  o  maggio  ),  ed  il  1 5  fu  richia- 
mato da  Palombini  a  Tarralva. 

Tra  Used  e  Daroca  si  raggruppò  tutta  la  divisione  italiana  , 
non  lasciando  più  isolato  alcun  drappello,  ne  fece  ulteriori  spedi- 
zioni se  non  con  colonne  guidate  dai  generali. 

n  a6  maggio,  Palombini  tenne  dietro  a  Durand  e  Villacampa,  e 
li  scacciò,  con  marce  ardimentose,  dal  suolo  aragonese  verso  Soria 
o  verso  Albarracin ,  né  di  ciò  soddisfatto,  attraversò  il  confine  per 
far  man  bassa  sul  corpo  delF  Empicinado,  acquartierato  sui  monti 
di  Siguenza  e  Medina-Geli.  Difatti,  assecondato  per  la  via  di  Al- 
munia,  Calatayud  e  Gampillo,  dal  i .°  leggero  italiano,  raccolse  4000 
combattenti,  VS  giugno  arrivò  a  Maranchon,  il  10  a  Medina-Geli,  ed 
il  i3  a  Siguenza,  togliendo  alFEmpicinado  un  uffiziale,  i3  soldati 
ed  un  convoglio  di  oltre  200  buoi,  aSoo  pecore  e  molte  munizioni. 
L'  arrivo  imprevedulo  di  Palombini  fece  sciogliere  il  corpo  del- 
r  Empicinado,  il  quale  non  potè  ricomporsi  se  non  versò  Palta 
Somosierra. 


—  182  — 

Divulgatasi  la  bnia  della  discesa  in  Castìglìa  di  alcuni  corpi 
italiaai ,  il  re  Giuseppe  dispose  di  richiamarli  alT  <.>sercito  del 
centro^  ma  Palombini  ,  ignaro  di  ciò,  ubbcdiva  al  comaiida- 
mento  avuto  da  Sudici,  e  dopo  di  avere  allontanato  dall' A  ra<ro(i.i 
le  truppe  dell'  Empicinado,  rcstituivasi  da  Siguenza  a  M(?diria-C«'li, 
e  per  le  alpestri  vie  di  Deza,  VÌIlaroya  e  Brea,  sulla  falda  meri- 
dionale del  Moncajo  ;  ed  al  finire  di  giugno  dirigevasi  all'eserciti! 
di  Navana  dopo  d'  aver  raccolto  i  presidii  italiani  dell'  Aragona. 
Arrivò  (  Ì1  primo  luglio  )  a  Tudela.  lu  quest'  incontro  Suclict 
scrisse  a  Palombini:  «  Dite,  vi  prego,  alla  prode  vostra  divisione, 
w  che  io  provo  un  vero  dolore  di  vederla  allontanarsi  dall' esci^ 
«  cito ,  clw  il  mio  Interesse  la  seguirà  dovunque ,  clie  io  sono  si* 
M  curo  eh'  ella  servirà  con  distinzione  in  tutti  I  luoglii  ove  il 
u  bene  del  servigio  la  dirìga;  ditele  finalmente  clic  io  non  iscor- 
M  derò' giammai  la  gloriosa  manici-a  colla  quale  ha  essa  servilo 
M  sotto  I  miei  occbi  a  Tarragona,  a  Sagunto  e  nella  giornata  me- 
M  morabile  per  essa  del  a6  dicembre,  sotto  le  mura  di  Valenza.  « 
Gl'Italiani  diiatti  non  stettero  inoperosi  al  loro  giungere  nella  Na- 
varra ,  perche  avendo  saputo  essere  accaduto  un  disastro  al  pre- 
sidio di  Tudela ,  non  proseguirono  per  Lt^rono  prima  di  averlo 
riparato.  Palombini  inseguì  Durand ,  riprese  ì  6  pezzi  di  canoone 
portati  via  da  Tudela,  e  ciie  erano  stati  Interrati  nei  diatomi  di 
Agrida,  e  li  riconsegnò  al  presidio  francese. 

Ma  r  ordine  del  re  Giuseppe  alla  divisione  Palombini  di  volgere 
a  grandi  marce  sopra  Madrid,  fu  finalmente  da  un  segreto  messag- 
gero recato  al  generale  italiano  (il  la  luglio);  cosicché  partì  im- 
mediatamente, rimandando  i  carri  e  gli  ammalati  a  Tudela.  Pernottò 
il  i3  a  Trebago,  il  i4  a  Soria  (  ove  lasciò  gli  artiglieri  a  piedi  )  si 
approvigionò  e  scese  il  i5  a  Almazan;  salì  il  i6i  colli  di  Villaroyas, 
ed  accampti  a  Paradrs,  poi  il  19  fu  a  Guadalaxara  ed  il  ai  a  Ma- 
drid ,  dopo  una  marcia  dì  i5o  miglia  senza  alcuno  scontro  col  ne- 
mico. Il  a3  luglio  si  trovava  col  re  a  Guadarama  cGalampagar,  e 
riceveva  da  esso  elogi  per  l'aspetto  suo  marziale,  per  la  bella  fa- 
ma che  lo  precedeva,  e  la  diligenza  impiegata  nella  marcia  da«Tu- 
dela ,  mantenendo  severa  disciplina  nei  suoi  soldati.  Il  94  andò  a 
Blasco  Sancio,  e  di  là  poi  sì  recò  nuovamente  a  Madrid  il  3 
agosto. 

La  divisione  Sevci-oli,  postala  nc'contorni  di  Barbastro  e  di  Le- 
rida ,  al  primo  aprile  avea  respinto  D' Eralcs  da  quelle  alture,  bat- 


J 


i 


-  183-^ 

tendo  le  sue  schiere  sulla  Noguera ,  a  Tremp ,  a  Talaran  ed  a 
Pobla;  essa  era  ordinata  in  due  brigate;  una  formata  da  tre  bat- 
taglioni del  60.*  e  del  ao.^  d^  infanteria  francese,  e  dai  cacciatori  a 
cavallo  italiani ,  comandata  da  Esnard  colonnello  del  ao.*"  reggi- 
mento. L^  altra  composta  da  3^  battaglioni  del  i  .* ,  e  da  3  com- 
pagnie 7.°  d^ infanteria  italiani ,  assieme  ad  un  drappello  del  4.^ 
reggimento  di  usseri  francesi  era  sotto  il  comando  del  colon- 
nello Arese.  La  divisione  Severoli ,  costretta  dalla  penuria  dei 
viveri  e  per  ordine  di  Napoleone,  dovette  lasciare  le  rive  del 
Segre,  e  suddividersi  in  parti  eguali  fra  i  due  eserciti  d'Aragona  e 
Catalogna. 

Questa  divisione  era  (PS  aprile  )  a   Fobia.  Andò  a   stanziare 
nella  capitale  delP  Aragona  e  dintorni  per  conservare  le  comuni- 
cazioni colla  Francia,  e  tenere  in  freno  £spoz-y-Mina.  A  Huesca 
il  -}  luglio,  una  compagnia  del  i.°  battaglione  del  i.^  d'infanteria, 
fu  attaccata  da  200  fanti  e  40  cavalli  spagnuoli.  Vi  fu  ferito  il  tenente 
Marcbioni  mentre  incalzava  l'inimico  nella  sua  ritirata.  11 3.°  batta- 
glione dello  stesso  reggimento,  il  9  agosto,  dii*igendosi  da  Anzanigo 
sopra  Nuens,  per  riunirsi  alla  brigata  Rougier,  fu  assalito  dal  ne- 
mico nelle  strette  di  Arguis  e  Nuens.  A  malgrado  però  del  fuoco 
assai  vivo,  e  delle  difficoltà  del  terreno,  gli  Italiani  riuscirono  a 
.sorpassare  le  gole  ed  a  raggiungere  il  generale  Rougier,  il  quale, 
avendo  fatto  occupare  tutte  le  alture ,  rivarcò  lo  stretto  al  passo 
di  carica  ed  andò  a  stabilirsi  a  Arguis.  Il  i  .^  d' infanteria  ebbe  in 
questa  fazione  6  morti,  1 1  feriti  e  aa  dispersi  o  prigionieri.  Fra 
i  feriti  si  annoverarono  il  capitano  Petrucci  ed  il  tenente  Belen- 
tauì.  Ben   meritarono  gli    uffìziali  Sercognani ,  Ponti ,  Petrucci , 
(Jouche ,  Belcntani ,  ed  i  sargenti  G)ati ,  Biancaski  e  Motti. 

11  generale  Bertoletti  in  Tarragona  (ridotta  all'ultimo  recinto  dopo 
che  si  erano  smantellate  le  opere  esteriori  )  venne  attaccato  il  %  1 
aprile  da  un  corpo  spagnuolo  di  4000  fanti  e  3oo  cavalli,  secondato 
per  mare  dagli  Inglesi  ^  il  generale  italiano  comandava  una  schiera 
poco[numerosa  composta  in  parte  di  Francesi.  Un  ficrissimo  scon- 
tro ebbe  a  sostenere  alla  testa  del  ponte  sul  Francoli',  il  tenente 
Cottafava  vi  rimase  vittima  con  allri  Italiani.  Bertoletti  vi  fu  leg- 
germente ferito ,  e  gli  Spagnuoli,  malmenati  quivi  e  sulle  alture 
deir  Olivo ,  dovettero  scostarsi  dalla  piazza,  lasciando  1 00  prigioni 
e  35  morti.  Il  29  il  generale  De-Caen,  comandante  in  capo  l'e- 
sercito francese  di  Catalogna,  accorse  da  Barcellona  con  dei  ria- 


-184- 


fom  sulle  alture  di  Tan-agona ,  ma  il  prode  generale  Bertolèti^' 
aveva  resi  vani  ì  tentativi  del  nemico  da  s&  e  senza  soccorsi. 

Il  giorno  1 1  giugno  ,  Berlolelli  attaccò  a  Valss  il  capobanda 
Vigli,  cli'ebbe  parecclii  morti,  o  feriti,  e  tg  prigionieri. 

BellotU,  colonnello  del  7.°  d'infanteria  italiano,  che  era  di  pre&idio 
a  Barcellona,  sortì  da  quella  piazza  ed  inseguì  Ìl  nemico  Un  olire 
Martorel, 

All'  1 1  luglio  gli  Spagnuolt  ordirono  tradimento  |>cr  procurare 
nel  castello  di  I^erida  lo  scoppio  di  un  intiero  magazzino  di  put- 
Tcrc ,  coli'  o[)era  di  uno  dei  loro  che  aveva  la  confidenza  del 
comandante  dcir  artiglieria  francese. 

Nella  notte  la  miccia  applicata  produsse  Y  ciletto  divisato  ;  lo 
scoppio  fu  spaventevole  :  m'jlte  case  vennero  rovesciate,  e  lo  sco- 
scendimento del  bastione  e  di  una  parte  del  recinto  della  città  fu 
ottenuto.  Il  presidio  comandato  dal  generale  llenriol,  tuttoché  di- 
sordinato per  la  gravezza  dei  caso  e  la  perdila  di  oltre  i5o  uo- 
mini, si  raccolse  pronlamcntt:  sulle  brecce  a[ierte,  e  soccorsa  la 
prima  volta  ia  questa  guerra  dalla  stessa  popolazione  (irritata  per 
r  incendio  che  aveva  solfocati  fra  le  rovine  oltre  a  aoo  cittadini  ) 
jKitì:  render  nullo  qualunque  attacco  ed  inviare  a  Meqaincuza  un 
battaglione  italiano  per  provvedere  munizioni.  Spedì  pure  il  capi- 
tano Eoutai-  col  tenente  Pallavicini  a  riconoscere  Ìl  nemico  sulla 
strada  di  Balaguar,  ove  Ìl  raggiunsero  e  gli  presero  un  ufilziale 
e  a5  soldati. 

Paiombiai  era  il  3  di  agosto  a  Rozas  nei  contorni  di  Madrid. 
Maranesi  (  colonnello  dei  dragoni  Napoleone)  stava  con  100  ca- 
valli e  5oo  fanti  agli  avamposti  deircsei-cito ,  il  y  agosto,  intorno 
al  piccolo  vdlaggio  di  Guadarama.  Quivi,  attaccato  vivamente  op- 
pose breve  resistenza ,  ma  ravvicinatosi  a  Galanpagar  e  sostenuto 
dall'  intiera  divisione  Palombini  schierata  .iu  buon  ordine  di  bat- 
taglia, avanzò,  raccolse  alcuni  prigionieri  inglesi,  e  respinse  quelli 
die  poco  fa  lo  inseguivano. 

Questa  perlustrazione  diede  d  primo  indizio  che  Wcllingtóu 
marciava  sopra  Madrid.  Il  giorno  8  Palotnhiiii  era  a  Majahonda  , 
Maraticsi  a  Torrclodones ,  Beroaldi  al  Pardillo,  e  Barberi  a  Ro- 
zas. Iti  quel  giorno  si  scontiaruno  le  vanguardie  inglesi ,  unite 
ai  Portoghesi  loro  alleati ,  colle  truppe  italiane  non  lungi  da  Ro- 
zas. L'  esercito  francese  si  ripiegò,  lasciando  la  vanguardia  italiana 
a  Bondilla  ed  al  ponte  di  Hctamar,  ma  il  giorno  1 1    fu  costretta 


4 


—  185  — 

i  ritirarsi  a  Majahonda.  Quivi  ii  j^jeneralc  Schiazzctti  coi  dragoni 
Napoleone  ed  altra  cavalloria,  recò  soccorso  a  quelli  che  si  riti- 
ravano, ricuperò  più  prigionieri  e  reintegrò  il  combattimento. 
Palombini  lasciò  Bondilla .  ed  andò  a  Alcoi-on.  TI  generale  Trei- 
lliard,  comandante  la  cavalleria  francese,  dopo  di  aver  malmenala 
quella  dei  portoghesi ,  prendendole  3  cannoni ,  venne  alla  sua 
volta  assalito  da  forze  maggiori,  e  fu  costretto  a  ritrarsi;  ma 
Schiazzetti ,  ponendosi  alla  testa  dei  dragoni  Napoleone  e  dei  lan- 
ceri  di  Bcrg,  e  spronando  il  loro  coraggio,  caricò  i  nemici,  fece 
strage  di  3oo ,  ne  prese  5o ,  fra  i  quali  alcuni  ufficiali ,  nel  cui 
noven)  i  tenenti  colonnelli  In<juieres  e  Barbacena. 

Si  lodarono  Maranesi  colonnello,  Bouchard  capo  squadrone;  Raul 
e  Liberati,  capitani;  Mosti,  Araldi,  Giovanetti,  Morandi,  Zaf- 
fanelli,  Gionet,  Ciambelli,  Marchetti,  tenenti;  Reale  e  Coraucci, 
marescialli  d'alloggio;  i  capitani  dei  lanceri  di  Berg ,  il  tenente 
Erba  ed  il  sott'uffiziale  Cavicchi  delF  artiglieria  italiana. 

La  perdita  dei  dragoni  Napoleone  fu  dì  5  uomini  morti  e  5 
feriti ,  fra  i  quali  il  tenente  Araldi ,  ed  8  cavalli  feriti  ed  uno 
morto. 

La  vanguardia  inglese  fu  costretta  di  ritornare  alla  destra  del 
Guadai*ama ,  e  Wellington  rallentò  la  sua  marcia  per  attendere 
nuove  divisioni  da  Segovia.  Il  la  agosto,  sgombrata  dai  Francesi 
Madrid  ed  entrativi  gì'  Inglesi ,  Palombini  si  diresse  verso  Va- 
lenza: il  i3  egli  andò  a  Ypes,  e  Schiazzetti  coi  dragoni  Napoleone 
a  Villàmayor.  11  17  Palombini  era  a  Corral-de-Almaguer,  il  iB  a 
Pcdroneras,  il  21  a  Fernando  \lonso,  il  aa  a  Fuente  Santa,  il  a3 
a  Albacete. 

Intanto  che  l'esercito  del  re  Giuseppe  si  avvicinava  a  Valen- 
za, Suchet,  lasciato  al  comando  di  questa  piazza  il  generale 
Mazzucchelli ,  riuniva  il  i.**  reggimento  d'infanteria  leggero  ita- 
liano da  Carinena,  non  che  il  i.®  dei  cacciatori  a  cavallo  italiani 
da  Lerida,  per  opporsi  agli  sbarchi  degriiiglesi  ad  AKcanle, 
come  pure  alle  mosse  di  Villacampa.  Il  27  agosto  l'esercito  del 
centro  si  trovò  unito  a  quello  d'Aragona.  Palombini  venne  sta- 
bilito sui  colli  di  San  Filippo,  ed  ebbe  il  piacere  di  leggei-c 
sul  volto  del  maresciallo  Suclict  l'esultanza  sincera  che  provava 
per  il  ritorno  della  sua  divisione  alP  esercito  d*  Aragona.  Kra 
però-  ridotta  a  2797  fanti  e  200  cavalieri  ;  pure  questi  avanzi  di 
un  coqx)  che  nel  giro  di  pochi  mesi  aveva  percorso  tanto  s[>a- 
T.  II.  »24 


«M 


4 


^ 


zio  (li  teircno,  e  supcraU;  tante  conlrairctà ,  ottcfiiili  taiilì  sue- 
eessì,  erano  a  quest'epoca  rguaimciile  ricercati  dal  re.  da  Sudici 
e  da  CalTarcllì. 

Tn  questo  frattempo  V  Aragona  rimase  aperta  alle  scorrerie  di 
Es|»oz-3'-Mina  e  Lasry,  Severoli  raccolse  3ooo  uomini ,  4*"'  cavalli 
e  due  [lezzi  di  campagna,  ed  usc\  da  Saragozza,  ed  il  a5  settembre 
si  portò  in  soccorso  di  Calalaynd,  ma  jx-r  difendei  e  Saragozza  fu 
obbligato  di  retrocedere,  il  i5  ottobre,  dopo  di  aver  ritirato  i 
prrsidii  da  Santa  Fc,  Palomar  e  Calatavud ,  e  smanU-Ilatc  le  fori!- 
fìcazioni  ivi  erette. 

II  fi  ottobre,  compiuta  l'unione  dei  tre  eserciti  francesi  del 
'f»<Alro  dell'  Andalusia  e  dell'  Aragona ,  Ì  marescialli  Jourdan , 
Soult  e  Sncliet  combinarono  che  rannodato  il  cor|)0  di  Soubam 
a  quello  di  Soult ,  T  esercito  del  centro  dovesse  dirigersi  a  Ma- 
drid. La  divisione  Palombini ,  il  la  otUibre,  fu  avviata  alle  Ca- 
brilla.<i  ed  il  i4  a  Rcquena  .  formando  la  vanguardia  dell' esercito 
del  centro.  II  ai  era  ad  Almodovar.  od  il  24  a  Cuenca ,  ove  il 
genei-ale  Orouet  (conte  d'Erlon)  venne  nominato  comandante  in 
capo  dell'esercito  del  centro.  Il  3i  ottobre  Sniilt  e  Drouet  si  av- 
vicinarono a  Madrid  ,  clic  fu  sgombrata  dagl'Inglesi.  Il  a  novem- 
bre vi  entrarono  le  armi  frane4»<i.  II  3  ,  Palombini  lasciato  ìn  re- 
troguardia ,  doveva  coprire  Tarancon  e  Aranfuez  stilla  sinistra 
del  Tagn  :  questa  posizione  era  difficile  a  difendersi  colle  poclie 
genti  che  vi  erano  destinate.  Il  4  1  si  inviò  un  piccol  drappello 
in  perlustrazione  ;  ^afanelli .  che  lo  comandava,  s' innoltro  ardi- 
tamente in  uno  stretto:  gli  Spagnuoli  lo  videro  e  si  nascosero, 
ma  quando  egli  fu  giunto  in  mezzo  a  loro ,  lo  assalirono  e 
scompigliarono.  Pem  quest'uffiziale  non  si  lasciò  sgomentare 
dal  neniico.  fece  man  bassa  sopra  quelli  che  abbarravano  le  strade, 
0  sacrificando  38  nomini  ed  altrettanti  cavalli,  traversò  col  rima- 
nente valorosamente  le  file  dell' inimico  e  si  restituì  a  Tarancon. 
Il  6  novembre  gli  Italiani  .si  riunirono  a  Retamar.  Il  gior- 
no Il  Palombini  era  ad  Alba,  ed  il  i4  a  Galisancbo.  I  dra- 
goni Napoleone  stavano  colla  cavalleria  francese  di  Soult.  II  19 
novembre  l' esercito  inglese  di  Wellington  erasi  ridotto  alte 
frontiere  del  Portogallo,  ed  Ìl  francese  non  s' innnllm  per  in- 
calzarlo;, invece  una  parli?  di  esso  retrocedette  per  ricondurre  Ìl 
re  a  Madrid,  ove  lo  seguitò  la  divisione  Palombini  il  'A  dirom- 
bre.  Il  6  Palombini  fu  mandato  sulle  tracce  dell'  EJnpicinado  td 


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—  187  — 
Àlcala,  ove  dovette  ti*incerarsi.  Ebbero  qui  luogo  aiciint  scontri 
di  poco  momento  e  di  lievi  conseguenze,  in  uno  dei  quali  fu  fe- 
rito il  brigadiere  De-Micheli.  Palonibini,  al  io  dicembre,  domandò 
al  re  Giuseppe  di  poter  raggiungere  a  Saragozza,  sulFEbro,  i 
drappelli  di  rinforzo  destinali  alla  sua  divisione,  e  ne  ebbe  questa 
risposta  :  m  Io  so  bene ,  e  stimo  assai  i  moltiplici  servigi  ren- 
u  duti  dalla  divisione  italiana  dopo  il  suo  ingresso  nelle  Spagne, 
u  e  conosco  quanto  abbisogni  di  sollievo.  Per  aderire  adunque  ai 
u  desiderii  di  lei^  ella  si  recherà  a  Guadalaxara,  e  di*  là  a  Sara- 
u  gozza.  n 

Palombini  fece  varie  spedi^oni  per  procurarsi  viveri,  scortar 
convogli  pecMadrid,  ed  allontanare  le  scoirerie  dell' Empicinado. 
Quindi  raccolse  la  sua  divisione  a  Guadalaxara,  il  3o  dicembre,  e 
cambiando  strada  non  più  per  Seguenza,  ma  per  Burgos  e  Bilbao 
si  dii'csse  verso  V  Aragona. 

Frattanto  Severoli  con  una  divisione  non  più  numerosa  di  6700 
Italiani,  di  cui  229  uffiziali,  presidiava  sulle  due  rive  dell' EKro 
in  iVi'agona  le  piazze  di  Ayerbe,  Barbastro,  Sai*agozza,  Alagon, 
Almuuia  ed  Alcanilz,  somministrava  battaglioni  di  rinforzo  al- 
r  esercito  di  Sucliet  a  Valenza ,  ed  a'  presidii  di  Lerida ,  Tarra- 
gona  e  Barcellona.  Ai  a4  settembre,  per  ordine  del  generale  Reille, 
comandante  superiore  nell'Aragona,  Severoli  si  dirigeva  ad  Almu- 
nia  col  i.*"  reggimento  d'infanteria,  lasciando  tre  compagnie  di 
presidio  a  Saragozza.  AlF  indomani  il  nemico  *il  ritrasse  precipi- 
tosamente dal  blocco  del  forte.  Il  generale  Rougier  con  un  bat- 
taglione di  questo  reggimento  e  due  compagnie  scelte  del  u^  leg- 
gero, con  mi  battaglione  dell' 8.^  d'infanteria  ed  uno  s([uadrone 
del  4-''  reggimento  d'usseri  francesi,  si  condusse  a  Cariìiena,  indi  il 
I.*  ottobre  a  Calatayud,  per  proteggere  lo  sgombramento  del  forte 
e  salvare  le  artiglierie,  munizioni  e  viveri.  Raggiunse  Almunia  il  3, 
e  vi  rinforzò  il  presidio  nel!'  atto  che  ^veroli  colF  intera  sua  co- 
lonna perveniva  il  5  a  Saragozza.  Il  1 3  seguitato  da  3  battaglioni 
(due  italiani  ed  uno  francese  assieme  ad  UOQ  squadrone  del  4**^ 
reggimento  d' usseri  pure  francese  )  si  portò  contro  Durand ,  che 
aveva  recinto  di  blocco  Almunia,  e  lo  obbligò  a  ritirarsi.  Si  di- 
stinsero ivi  con  intrepidezza  i  capitani  Petrucci  e  Coudie  del  1." 
d' iafismteria. 

Il  16  Severoli,  con  due  battaglioni  del  1.^  d' infanteria,  uno  del 
i."*  leggeix)  italiani,  due  battaglioni  dell' 81.''  e  due  squadroni  del 


'^ 


—  t8S  — 
/|,"  roggiiiicnlo  ct'usscri  iraiK^csi  e  dui;  (K7.zì  frarlìglicria.  aii<!<i  sopra 
Alagoii  fI{or}3,  itp  (.-.spulsc  Duranti,  clic  di  le!  nuovo  si  pose  frcl- 
udusaint'uLi;  in  salvo.  Kiguadagnù  Saragozza  il  ai,  e  da  «pii  sortito 
pLT  coQiljatlcrc  Gajanc  Villucaiapa  fra  il  Xaloo  e  Uaroca,  impedì 
la  perdita  di  t)U(.-s[.u  po^sto,  favorì  la  ricostruzione  di  un  Torte  in 
Almuilia  e  pruLciise  i  prciiidii  francesi  di  Santa  Fu  ,  Muela  ,  (^rì- 
ituiia  ,  Mediana,  Baldiìta  ,  Casueada  ,  Agaarron  e  Longs ns  ,  da 
du\<;  Stanza»!  scacciò  millo  Spagnunli. 

A  qucsl'  epura  infatti  gli  Spagnuolt ,  provveduti  d'  artiglierie  , 
aprivano  un  attacco  regolare  contro  il  forte  di  Darora  (difeso 
dal  teucnte  l'crrot  )  e  ne  battevano  in  lirecnia  it  recinto;  So- 
veruli  uscì  da  Aliuunia  col  i.°  d'tnfanlcria  e  con  soldati  fran- 
cesi, ricuperò  colle  baionette  il  colle  di  (Jariuena  ,  protetto  dal 
colonnello  Torres ,  cagionandogli  una  jjcrdila  di  aoo  uotnioì 
fatti  prigionieri,  Ira  i  quali  un  ulliiiale  (  17  dicembre  J;  la  nostra 
perdita  l'u  di  2  inortì  e  (i  feriti.  Meritarono  elogio  gli  uflìziali 
Siahiani,  Sercognani,  Jìrunelli,  l'intJrd,  Allaid,  Louclie  e  J^otrlic, 
tutti  del  I."  reggimento  d' infaulerìa:  iuninlrò  a  l'uerto  lutto  le 
forze  riunite  di  Villacainpa,  Durami  e  Gagati  che  gli  di.sputavaiio 
il  {lasso,  ma  seppe  sujK>rarlo  a  111  intanando  i  tre  partigiani  tra  le 
aspi^zzc  del  canmiino  e  ir.  itiulcstic  di  lianco^  «gli  un  sortì  il- 
leso pel  coraggio  inuslralo  dalle  scliicre  di  Slaiiisaui ,  Brngricdli  e 
'rerrico. 

Severoli  il  18  dicembre  giuiisea  Mayar. Soccorse  Daroca  ,  e  da 
quivi  attraverso  a  non  minori  ostacoli  recossi  a  Ratascon,  il  ao, 
(.■on  due  battagUoui  del  1."  d'infanteria,  fiaucUeggiati  sulle  mon- 
tagne da  un  altro  fiancese  dell'  8 1 ."  Alla  V eiita  di  San  Martino  si 
imbatterono  gl'Italiani  in   un  corpo  di  4000   SpagEiuoli,  e  dovel- 


ripiegare  sopra 


,  che  raggiunsero  quantunque  im 


!  calcati 


dappreijso  dal  nemico ,  clic  ributtarono  valorosamente.  Le  nostre 
perdite  furono  di  4  morti  e  aj  feriti,  e  tra  quest'ultimi  grave- 
mente il  bravo  sottotenente  Irancioli ,  e  leggermente  il  capitano 
Camozzi.  Dopo  alti-e  coulrarietii  per  la  via  di  Longaris ,  Mucla, 
Carifiena,  Alucì  ed  Epila,  fu  astietU»  ravvicinarsi  a  Saragozza , 
sia  |»r'lrariic  viveri  die  jier  procurarsi  niunizioEii  da  guerra.  Ivi 
giunto  il  Ja,  amalgamò  il  terzo  battaglione  del  1."  d'infanteria 
ui  primi  altri  due  ,  sceiaati.  molto  di  forza  ili  causa  dei  giornalieri 
cumliattimenti  sostenuti^  ' 

Atrallonlanarsi  di  lui,  gli  Spgnuolt  riattaccarono  llaroca  ed  il 


i   i 


♦    ' 


—  ^89  - 
nuovo  forlc  (l^Almunia.  li  25  dicembre  Severoli  da  Saragozza  si 
portò  a  Mucla  e  Epila,  dando  a  credere  di  volervisi  trincerare 
e  di  temere  di  scontrarsi  cogli  Spagnnoli  comandati  da  Villacam- 
pa,  che  conduceva  9  battaglioni  di  fanti  e  6  squadrom  di  mista 
cavalleria. 

Credendo  V  inimico  al  simulato  timore  di  Severoli ,  cadde  nel 
laccio.  Il  a5  dicembre,  solennità  del  Natale,  mentre  si  fa  correr  voce 
che  gli  Italiani  assistono  alle  sacre  funzioni  della  chiesa,  rinforzali 
essi  dai  corpi  francesi  escono  in  buon  ordine  da  Epila,  ed  avendo 
alla  testa  il  pi-ode  cajK)  di  battaglione  Sercoguani,  risalgono  a  passo 
celere  la  riva  destra  dello  Xalon.  Giungono  inaspettati  sui  colli  di 
Alinunia,  vi  sorprendono  una  parte  dei  nemici,  e  colla  baionetta 
in  canna  astringono  T  altra  a  combattere  in  malagevole  {)osizione 
prima  che  possa  riordinarsi.  Severoli,  che  quivi  aveva  riunite  tutte 
le  sue  soldatesciie ,  fece  appuntare  3  pezzi  di  cannone,  formò  in 
colonna  un  battaglione  del  1."  d'infanteria,  preceduto  dai  bers|^ 
glieri,  e  Ibigendo  di  voler  attaccare  a  destra,  si  spinse  invece  in- 
nanzi a  manca,  si  fece  largo  sino  ad  Almuuia,  sbaragliò  e  mise  il 
nemico  iu  fuga.  La  resistenza  fu  vìva,  ed  un  recinto  in  cui  erano 
praticate  delle  feritoie  servi  ad  arrestare  lungamente  gli  sforzi  de- 
gr  Italiani.  Ma  il  comandante  Sercoguani,  sempre  ardito  e  risoluto, 
vi  condusse  il  suo  battaglione  ad  attaccarlo  a  malgrado  d^un  vivis- 
simo fuoco.  I  tenenti  Pistoni  e  Trois,  il  caporale  cl^i  graìiatieri  Con- 
tini, il  sargente  dei  fucilieri  Picardi  furono  i  primi  a  penetrare  d'as- 
salto nel  recinto  d^l  giardino  murato,  ove  uccisero  una  parte  dei 
difensori,  Taltra  presero  prigioniera.  Questo  successo  mise  in  disor- 
dine tutta  la  linea  avversaria,  e  la  rotta  divenne  generale.  Il  nemico 
sino  a  notte  venne  perseguitato  e  disperso  in  più  direzioni.  Torna 
conveniente  iar  conoscete  i  particolari  di  questo  brillante  fatto, 
narrato  nella  relazione  che  couobbi  (juand'  era  al  ministero  della 
guerra,  dacché  ridonda  a  inerito  principale  degF  Italiani. 

La  colonna  partì  da  Epila  il  26  dicembre  alle  ore  9  antimeri- 
diane dirigendosi  verso  Almiinia.  Dopo  un'ora  di  marcia,  gli  us- 
seri del  4'*'  reggimento  francese  di  vanguardia  s' inconlraioop  con 
un  avamposto  di  cavalleria  spagnuola.  Questo,  assistito  da  tre 
di-appelli ,  che  lo  seguitavano ,  cominciò  a  far  fuoco  rijpiegando 
sopra  Calatrao.  Quivi  passò  il  ponte  sullo  Xalou  inoltiandosi  verso 
Kiela.  Giunto  Severoli  sopra  le  alture  di  Calatrao,  scoprì  il  ne- 
mico, in  ordine  di  battaglia,  davanti  Almunia.  \isso  appoggiava  la 


** 


sua  (Iiilta  alla  [Mirta  di  Saragozza,  e  coi>riia  f[iiclla  di  liitla  e 
Taltra  di  Calalaymt.  Aveva  la  sua  sinisli-a  accanto  al  Ixjscn  degli 
ulivi.  Occupava  inoltre  un  giardino,  con  due  battaglioni  numan- 
liiii  e  con  due  altri  di  Tavucnca  Carifiena  (  subonlinali  alla  divi- 
sione Durand  )  in  una  sola  linea.  Il  general»;  Villacaiupa  culla 
sua  divisione,  un  nuovo  ]»tIagtÌone ,  detto  della  riutiionc ,  e 
la  cavalleria  di  Amor  era  in  riserva  sul  poggio  dietro  il  bosco 
degli  ulivi.  La  cavalleria  di  Villacampa  ,  ripassato  il  ponte  di  tj- 
ktrao ,  ci  era  già  alle  spalle,  vjgiIaU  [jerà  da  uno  stpiadi-oiic 
del  4-"  d'usseri  francesi.  Arrivati- i  nostri  iu  presenza  di  (|ui?sla 
linea,  distesavi  l'artiglieria,  Ìl  capo  di  battaglione  Avit  fece  nn 
fuoco  ben  diretto.  Il  coloiiiieil'»  Terriere  con  un  battaglione 
dell' 8 1,°  francese  ed  ìl  cajwballaglione  Sercognaiii  con  un  altro 
del  1."  italiano  incominciarono  il  movimento.  Il  primo,  che  luar- 
cijiva  in  testa ,  sì  ferma  un  istante ,  poi  cambiando  fallaccineulc 
direzione  a  sinistra ,  si  abbatte  in  ccrle  paludi  nelle  t|iiali  il  sol- 
dato immergendosi  sino  alla  cintura,  riesce  iiiopero.so.  11  nemico, 
cbc  so  II' è  avveduto,  sorte  dal  bosco  e  si  avanza.  S;-rcogiiani , 
impazientato,  si  slancia  col  suo  battaglione,  fa  Ijattcrc  la  carica. 
e  a  baionetta  spiegata,  s'  impadronisce  del  giardino  ,  uccìde 
molta  gente,  fa  loo  e  più  prigionieri,  e  inette  in  rotta  la  dritta 
del  nemico,  obbligandola  a  ripiegare  con  dìsordiue  nel  bosco  degli 
ulivi.  L^ artiglieria,  continuando  il  suo  fuoco,  faceva  gran  daunn 
al  nemico.  Seicento  e  più  Spagruicdi,  sortendo  dal  paese,  si  erano 
stabiliti  fi-a  le  rovine  del  veccliio  castello.  Sercogiiaui  li  scaccia 
aoclie  da  questa  jtosizionc ,  e  raggiunto  opptjrtunaiiientu  dal  bat- 
taglione deli'Bi."  ti-ancese,  marciano  (juesti  due  corpi  sopra  Ìl 
bosco  degl'ulivi,  ne  scacciano  gli  avversari,  salgono  il  l»oggio  e 
se  uè  fanno  pdroni.  Gli  Spagnuoli ,  intanto,  andavano  a  raccoz- 
zarsi alla  meglio  sopm  la  montagna  che  copre  (Jalatayud  ,  ove  si 
ritirano  nella  notte.  Il  a."  iNittaglione  del  i."  d' inlauleria  rimase 
iu  riserva  durante  l'azione.  La  nostra  pepita  fu  di  io  morti  (ira 
i  quali  il  bravo  tenente  Trots)  e  di  44  leriti.  Si  distinsero  parti- 
colarmente gli  utìiziaii  Sercognani,  FeiTarì  Giuseppe,  Pistoni, 
Kizzuli  (ferito),  Massari  (che  ebbe  due  palle  clic  gli  attravei'sarono 
il  sliakos),  Amelin  (ferito),  Cazenova  e  Polidoro,  e  Ira  ì  sott' ulUztali 
Walvanga  (ferito),  Miller,  Coatti  (ferito),  Ganella  (ferito).  Molli,  Pi- 
card, Vicclii,  Miloui  (ferito);  il  caporale  Coutini  ed  U  granatiere 
Ciocchi  (feriti).  La  {xrdila  del  nemico  fra  morti,  feriti  e  prigionieri 


—  101  — 
(u  computata  a  Goo  combattenti.  Per  tal  guisa  2000  uomini  ne 
batterono  7000  compiutamente,  e  Iihei*arono  il  castello,  la  difesa 
del  quale  era  stata  affidata  al  capitano  Piccioli,  che  si  comportò  va* 
lorasamente  anche  in  questa  difficile  ciitx)stanza  ^  la  sera  tutta  la 
colopna  entrò  in  Almunia. 

I  capobattaglioni  Pelici  e  Staiti ,  eoo  corpi  francesi ,  ripiglia- 
vano r  otFensiva  intorno  a  Zuera,  e  liberavano  Huesca,  Barbastra 
e  la  strada  di  Francia  dalla  presenza  dei  corpi  guidati  da  Espoz- 
y-Mina.  ^ 

In  novembre  Bertoletti  più  volte  uscì  da  Tarragopa,  disperse 
gli  Spagnuoli  che  lo  serravano  d^  appresso,  ed  inseguendoli ,  per- 
corse il  paese  circostante  andando  fino  a  Reus  per  raccogliere 
provvigioni. 

II  colonnello  YiUamil  (d^  accordo  col  capitano  Codrington  in- 
glese) tentò  sorprendere  il  forte  di  Balaguer,  fece  prima  ves^rc 
abiti  bianchi  a^  suoi  soldati  onde  fossero  creduti  italiani,  e  lo  ^as- 
salì a  notte  oscura ,  ma  Bertoletti  da .  un  lato ,  ed  i  Francesi 
dair  altro ,  apprestando  soccorso  agF  intrepidi  difensori ,  sventa- 
rono i  disegni  del  nemico.  Il  geneitile  Maurice  Mathieu ,  gover- 
natore di  Barcellona  ^  iece  la  seguente  relazione  al  ministro  della 
gueiTa: 

u  II  generale  Bertoletti,  comandante  di  Tarragona,  ha  aumcn- 
tt  tato  le  opere  della  piazza  ;  que^t^  uRiziale  gimerale  serve  otti- 
ca mamente ,  e  merita  grandi  elogi  pel  suo  zelo ,  pel  suo  inge- 
tt  gno  e  per  la  sua  attività.  9> 

Il  generale  in  capò  deir  esercito  di  Catalogna ,  fece ,  il  3o  di- 
cembre, il  seguente  ordine  del  giorno:  u  II  generale  Bertoletti, 
(«governatore  di  Tarragona,  è  sortito  il  ai  con  600  uomini  ed 
u  -un  distaccamento  dei  cacciatori  reali  italiani ,  a  Reus  ha  assa- 
tf  liti,  disfatti  e  dispersi  1000  e  più  Spagnuoli,  comandati  da  Fa- 
ce bregas  che  lasciò  sul  campo  60  morti,  con  4  ufQziali,  perdette 
u  5o  prigionieri ,  fra  i  quali  un  uffiziale,  ed  il  resto  si  disperse  ; 
u  Mauro  sottotenente ,  il  capobattaglione  Soldati  del  7.^  d'infante- 
u  ria,  ed  il  capitano  Vassalli,  aiutante  di  campo,  si  segnalarono,  m 

Il  maresciallo  Suchet  nella  sua  relazione  del  27  dicembre,  dice: 
«(  Questa  sortita  è  una  prova  novella  del  vigore  con  cui  ti  ge- 
u  nerale  Bertoletti  sa  ognora  ed  opportuosmente  allontanare  il 
i(  nemico  dalla  sua  piazza,  ed  assicurarne  la  difesa  e  le  provvi- 
if  gioni  colle  sue  buone  dis{X)sizoni.  99 


Nei  primi  giorni  di  fjucst'aano,  Naj)riIeo[ic,  appi-eccliiandosi  alla 
guerra  colla  Hussìa,  ordinò  a  Fonlanclli,  minislrn  della  guerra 
del  reno  d'Italia,  di  riiinirc  un  coqMi  d'esercito  di  aS.ooo  po- 
mini  e  7700  cavalli,  un  parco  di  5B  cannoni,  la  alTusti  di  ri- 
cambio, Sgt  cassoni  con  trono  pfir  muni/.iotii  di  guerra  ed  uten- 
sili ,  e  7oa  carriaggi  per  tr;  iiiìlilari. 

Queste  milizie ,  non  elio  11  1  riale  di  guerra,  furono  ncceille 
prima  della  fine  di  gennaio,  i-il        18  di  l'cbbraio  (  Tav.  E,    Io- 


nio T.);  il   vicert  (  accompagr 
passò  a  rassegna    sulla    pi.ix/.a 
accantonati  nella  diirannc  del  '1 
e  primo   capitano  della  j^iiardi; 
delle  schiere  italiano .  destinai     a 
d'esercito,  sotto  gli  ordini  dei  ■ 


dal  ministro  della  guerra)  le 
rrni  di  Milano,  tranne  i  corpi 
ilo.  Pino ,  generalo  di  divisione 
ale ,  l'u  designalo  al  comaodo 
ar  parie  del  4-°  corpo  del  gnn- 
■er^.  e  vennero  dislrihuitc  in  una 


divisione  d'infanteria  denominata  i5.':  forte  di  iS,i(J.l  uomini. 
1076  cavalli,  in  nna  brigala  cavalleria  leggera  di  i((8i(  >«>- 
mini  e  di    i56o  cavalli,    in  divistone    della    guardia    mie 

di  5a5a  uomini  e  \6Sy  cavalli,  nel  reggimento  dragoni  Regina 
di  66G  uomini  e  7^4  cavalli,  in  un  gran  («reo  d'arlif;liei'ia  com- 
jmsto  di  un  corpo  d'  artiglieria  del  genio  e  treno ,  io  rltie  lutla- 
glioni  di  trasporti  militari,  in  compagnie  di  zappatori,  ed  operai 
della  marina,  della  forza  completiva  di  ^^55  uomini  e  dì  1873 
cavalli.  A  qnesto  corpo  d'  esercito  furono  uniti  i  cannoni,  ossoni 
e  carriaggi  disopra  indicati.  Nel  corso  di  aprile  ed  agosto  furono 
inviati  altri  ^'Ì07  "omini,  7^0  buoi  da  tiro  e  600  cavalli.  Totale 
delle  forze  spedite  in  Russia,  uomini  27.397  e  cavalli  9040  com- 
presi i  74"  '"'"'    •'''  ''■■"  (  l^oc.  XXV  V 

Questo  corpo  d'esercito  si  diresse  pelTiroIo  e  la  Baviera  in  Russia. 
giunse  aSoldau  (  il  6  giugno),  indi  a  Raltemburg  (aa),  ed  a  Kal- 
wary  (il  29),  e  dopo  di  essere  rimasto  in  osstTvazionc  dietro  il  Nic- 
men».firrivò  a  Pìlony,  luogo  destinato  per  il  passaggio  del  fìumc.  La 
scarsezza  delle  vittovaglie  (  rimaste  indietro)  pregiudicò  di  molto 
la  salute  dei  soldati,  e  recò  grave  danno  ai  cavalli,  )  quali  inoltre 
passando  lo  notti  alla  serena  riuscirono  abbattuti  di  forze  a  segno 


—  IJ5  — 

clic  molti  ebbero  a  soccoinl)cre  iiclie  prime  marce  disastrose  per 
b  malagevolezza  delle  strade.  Era  la  fìnc  di  giugno ,  ed  il  freddo 
incomodava  digià  per  F  efTetto  della  pioggia  incessante.  GP  Italiani 
(il  primo  luglio)  avevano  di  già  passato  il  Niemen,  ed  il  viceré 
provò  grande  soddisfazione  vedendo  questa  schiera  da  Ini  creata 
entrare  sul  territorio  nemico  a  600  leghe  dal  proprio  paese ,  os* 
servando  il  medesimo  ordine  e  la  medesima  disciplina  come  se 
operasse  evoluzioni  sulla  piazza  davanti  al  regio  psdazzo  della  ca- 
pitale. Il  'j ,  Pino  restò  colla  sua  divisione  a  Zismori  e  1^  guardia 
ivale  a  Melangani.  Il  7  fu  occupato  Ruduiki  \  la  stracia  era  in 
così  cattivo  stato,  che  la  cavalleria  della  guardia  i*eale  fu  obbli- 
gata di  cercarne  una  meno  rovinata.  Seguitarono  ad  avanzarsi  per 
sorprendere  i  Cosacchi,  ma  riconosciuta  F  impossibilità  di  riescir- 
vi,  fu  abbandonato  il  pensiero,  ed  il  giorno  1 2  andarono  a  Smor- 
ghogni.  Il  17  gli  Italiani  erano  a  Dolghinow,  il  ao  a  Bercsino, 
il  22  a  Kamen    ed  al  ponte  di  Botscheiskvo. 

Duecento  cacciatori  italiani  a  cavallo ,  comandati  da  Lorenzi , 
caposquadrone.  affrontarono  due  squadroni  russi,  li  l^atterono  , 
uccisero  loro  e  presero  12  uomini,  fra  i  quali  un  ufliziale.  In  que- 
sto fatto  si  procacciarono  lode  i  capitani  Rossi  e  Ferrari. 

Il  24  i  marinai  della  guardia  reale ,  comandati  da  Tempii , 
gettarono  un  ponte,  sul  quale  Napoleone  passò  la  Dwina.  Un 
]XMX)  al  di  là  di  Karpowieze  a  due  leghe  e  mezza  da  Ostrowno 
si  incontrò  il  nemico  forte  di  20,000  fanti  e  G^xhì  cavalli.  Il  bat- 
taglione del  i."*  leggero  italiano  con  un  corpo  francese,  era  schie- 
rato di  fronte  alla  linea  nemica^  la  guardia  reale  si  trovava  alla 
destra  della  strada  in  riserva ,  per  formare  colle  truppe  francesi  la 
seconda  linea.  L'artiglieria  della  guardia  reale  fu  la  prima  a  fulmi* 
Ilare  quella  del  nemico.  Questo  combattimento,  a  cui  prese  parte  Murat 
con  corpi  francesi ,  oltre  quelli  comandati  dal  viceré,  cominciò  con 
grandmi m peto.  11  liattaglione  del  i."*  leggero  italiano  comandato  da 
Delia-Torre  Scipione  dovendo  penetrare  nella  foresta  trovò  da  prima 
grande  opposizione,  alla  fine  fu  superata.  Nella  sua  relazione  il  viceré 
diceva:  u  Ci  voleva  il  valor  delle  truppe  e  l'ostinazione  del  capo 
M  per  riuscire  in  un  attacco  così  difficile.  ^  1  Russi,  tempestando 
i  corpi  francesi  colla  loro  artiglieria,  obbligarono  i  corazzieri  a 
indietreggiare^  allora  si  risvegliò  un'inquietudine  generale.  Fu  in 
quel  momento  che  s' intese  il  viceré  esclamare  :  a  Ora  confido  nella 
u  mia  brava  gnanlia.  «   Queste  prole  furono  accolte  con  grida  di 

T.    II.  25 


plauso  e  di  gioia,  l'tr  sostenere  il  battaglimi^  del  i.*  leggero,  si 
inantlù  il  coluniicllo  Peraldi  coi  due  battaglioni  dei  roRcrìtti 
dL'Ila  guardia  reale,  i  «juali  scacciarono  dal  bosco  quei  Russi  clic 
ci-ano  nella  loro  dii-czioiic;  i  Francesi  incalzai-rino  il  nemico  e  lo 
(jbbligai-ono  a  rì|)ararsi  non  senza  disordine  a  Komarki ,  ove  si 
unirono  ad  altro  cori».  G'""'"  Napoleoni;  sul  campo  di  battaglia, 
ordinò  di  spinger  T  attacco  ,  ma  i  Kussi  piagarono,  e  fiimnn  in- 
seguiti fino  in  vista  di  Witepsk.  1  nostri  cannonieri  si  co[irin>DO 
di  gloria  egnatnicnte  clic  la  brigata  di  cavalleria  leggera  it^iliana, 
comandata  ds  Villata.  SÌ  segnalarono  anclie  gli  uftiziali  italiani 
Iknco,  Lorenzi,  Buccbia,  Chizzola ,  Giulìni  (  Antonio),  Itossi, 
Malici,  Giovio  (ll<!ncdctto),  Millo,  Conti,  Marcastell  ,  ForUs; 
Allari,  soiulicre  del  viceré.  Questo  hi  tenne  sempre  ai  fianchi  del 
l'rincipc  durante  il  combat linicnto. 

Di  |ioi  il  4.°  corjH)  andò  colla  truppa  italiana  ad  Ostrowuo,  U 
99  a  Sourai  ove  Guillaume  si  impadronì  dì  un  convoglio  :  ivi 
iiinaw  sino  al  9  agosto. 

I  dragoni  della  guanlia  presero  un  ufJGzialc ,  ,^0  uomini  e  aoo 


Da  Sourai ,  il  colonnello  Banco  (  comandante  il  a."  '"cggi- 
mento  de^  cacciatori  )  ain  un  distaccameuto  di  300  uomtiù  scelti 
inseguì  un  convoglio  riuso  bene  scartato,  e  dopo  di  aver  latto  una 
marcia  di  nove  leghe  arrivò  a  Viliz  nel  mumenlo  iu  ciii  Ìl  con- 
voglio usciva  dalla  città  per  passare  il  [lontc  della  Dwina^  i  cac- 
ciatori italiani  caricarono  la  scoria,  jKr  cinque  volte,  e  ne  furono 
respinti  dall'infaittcria  0  dalla  cavalleria  russa ,  ma  infine  il  valore 
dei  nostri  trionlu  della  resistenza  del  nemico,  SÌ  presero  tutti  i  baga- 
gli e  si  fecero  5ou  Russi  prigionieri.  La  vittoria  costò  qualclic  ferito, 
fra  i  quali  uno  morì.  Questo  fatto  determinò  il  viceré  a  mandai-ea 
Vilix  la  brigata  di  cavalleria  leggera  di  Villala  col  a."  reggimento 
d' infanteria  italiana^  ì\  i  Cosacchi  lo  attaccarono:  il  generale  che  lo 
prevedeva  aveva  messo  rinfanlcria  in  imboscata,  e  quando  il  nemico 
si  presentò,  fu  ricevuto  a  colpi  di  masclietto,  ed  obbligato  a  sal- 
varsi colla  fuga.  Si  fecero  onore  gli  uffiziali  Ebdinger,  Brambilla, 
Grassini,  Ramini,  Montesi,  Rossi,  Tomba,  Bernai-di,  Tila  Viaai, 
Giovio,  chij  fu  ferito  da  tre  colpi  di  baionetta  ed  ebbe  il  cavallo 
morto  sotto  di  .sé.  Questi  due  falli  d'arme  della  cavalleria  leggera 
italiana ,  furono  encomiati  da  Napoleone  in  un  ordine  del  gi(»uo 
airesemto-,  ed  il  principe  Eugenio  in  una  lettera  del  9  agosto  iSia 


(diretta  alla  viceregina,  che  ebbe  la  bontà  Ài  comunicarla  al 
padre  di  Giovio),  si  esprimeva  in  questi  termini:  «  Fra  i  mili- 
t€  tari  che  si  sono  distinti,  i  due  fidateli!  Giovio  (Benedetto  te- 
M  nente  nei  cacciatori  italiani,  e  Paolo  militante  nel  9.**  reggimento 
*€  dMnfanteria  francese)  hanno  un  diritto  particolare  alla  mia  consi- 
<c  derazione.  Ho  nominato  il  primo  capitano  sul  campo  di  battaglia, 
a  ed  ho  proposto  l'altro  a  cavaliere  della  Legion  d'  onore,  n  Be- 
nedetto poi  morì  di  stenti  a  Gubingen  jLiy  dicembre  nella  riti- 
rata. 

Napoleone  faceva  conoscere  a  Schwarzenberg  con  dispaccio  del 
3  agosto  ,  essere  sua  intenzione  che  attaccasse  TomasotF^  e  sog- 
giungeva che  200  cacciatori  a  cavallo  italiani,  avendo  incontrato 
quattro  battaglioni  di  questo  corpo,  li  avevano  rotti  e  scompigliati 
con  una  sola  carica. 

U  g  agosto  Pino  prese  la  strada  di  Janovitschi,  e  fu  il  i3  a 
Liouvavitschi.  Il  i4  &  Rosasna,  ove  erano  preparati  ponti  per  il 
passaggio  del  Dniept-r,  il  i5  a  Siniaki,  il  16,  alle  sci  ore  della 
sera ,  partì  la  divisione  italiana  por  andare  a  Krasnoe ,  passando  il 
piccolo  fìume  vicino  a  Katova.  Il  17  andò  al  di  là  di  Korouituia, 
il  18  a  Novoidewor.  Presa  Smolensk,  gl'Italiani  vi  arrivarono  il 
19  e  varcato  il  Dnieper,  s'accamparono  sulle  alture  che  domi- 
nano la  città.  Pino,  colla  divisione  d' infanteria  (lasciata  la  guar- 
dia reale  col  viceré)  fu  diretto  a  Visepsk  (il  ai)  per  opporsi  a 
Platow  e  Vinzingerode  che   intercettavano   la  strada. 

Il  4*°  corpo  arrivò  a  Dorogobui  il  'i5^  il  26  il  reggimento  dragoni 
Regina  lasciò  un  picchetto  in  vedetta  sul  cammino  percorso  dal  viceré 
per  dare  una  direzione  ai  soldati  rimasti  indietro.  11  a8,  il  3.°  reg- 
gimento cacciatori  italiani,  sostenuto  dall' artiglieria  leggera  di 
Millo ,  scacciò  di  posizione  in  posizione  i  nemici.  Proseguì ,  ed 
il  primo  settembre  colle  guardie  d'onore  e  coi  dragoni  reali  italiani 
nella  marcia  da  De-Pokrowa  a  Paulova,  scacciò  una  divisione  con- 
siderevole che  voleva  ritardare  la  marcia  del  4**  corpo ,  col  quale 
giunse  a  Paulova  nello  stesso  giorno ,  prendendo  posizione  ad 
una  mezza  lega  da  Ghiat,  ove  era  Napoleone.  Quivi  restò  il  a  e  3 
settembre.  Il  4  vicinoaLouzos,  presentatosi  un  corpo  di  Cosacchi, 
il  viceré  si  pose  in  ordine  di  battaglia  ,  collocò  1'  infanteria 
della  guardia  reale  italiana  in  riserva ,  e  mettendosi  egli  stesso 
alla  t(ìsta  della  cavalleria,  andò  contro  il  nemico,  il  quale  veden- 
dolo risoluto,  non   credette  di  doverlo  aspettare  e  battè  in  riti- 


•  rata.  Più  avanti  i  Cuiìacclii  ri-ano  in  pisìzioiic,  ed  il  vJcrrò  prr 
rpspingfrii  lì  fece  attaccare  dal  3,"  reggimento  dei  c»ccÌalori  ita- 
liani (  comaiKlati  dal  culnnnrltu  Rambonrgt  )  \  i  Cosacclit  non  si 
mossero,  ma  quando  videro  che  i  cacciatori  orano  a  tiro  dì 
moscliclto ,  fecero  uscire  dai  Imsclii  un  corjK)  che  vi  era  ap- 
piattato, e  colle  grida  di  '<  lionrra,  liourra!  ><  si  slanciarono  con- 
tro gF Italiani,  Ì  quali  li  ricevettero  senza  scomporsi.  La  mlscliia 
fu  vivissima,  ma  di  l>reve  durata,  e  si  fecero  alcuni  prigionieri.  Il 
colonnello  Rainltourgt,  comandante  il  3."  reggimento  de' caccia- 
tori,  ed  i  caposqnadroni  Cliizzola  e  Giulini,  furono  applauditi 
per  aver  regolate  maestrevolmente  le  cariche  contro  i  Cosacchi 
comandati  dallo  stesso  Platow.  Questi,  ricevuti  soccorsi ,  rinnovò 
egli  stesso  l'attacco,  ma  rinforzati  anche  i  nostri  dal  a."  reggi- 
mento cacciatori  italiani,  dai  dragoni  della  guardia  reale  e  dai  drago- 
ni Regina,  il  3."  reggimento  ritornò  alla  carica  da  solo,  e  rimase 
padrone  del  ciimpn  di  liattaglia  fugando  i  ucmìci.  Molti  si  segua- 
larono.  ma  Giulini  fece  prodigi  di  valore. 

Il  4-"  corpo  o])ei-ù  la  sua  unione  col  resto  del  grand'csercito,  e  pas- 
sò la  notte  a  Lou7.ns,  villaggio  miserabile  e  devastato.  Il  campo  era 
sen7a  viveri,  esei  Russi  avessero  potuto  trattenere  in  questa  posizione 
l'esercito  fiancese,  è  certo  che  lo  avrebbero  vinto  colla  faine  senza 
bisogno  di  dar  liattaglia.  11  5  settembre  la  guardia  reale  era  in 
riserva  sulle  altm-e  di  Bcnmlino,  ove  rimase  anche  il  6,  non  poco 
molestala  dall'artiglieria  russa.  La  guardia  chiese  ed  ottenne  di 
andar  la  prima  all'attacco,  ed  era  giù  in  movimento,  quando  il 
viceré  accortosi  che  i  Russi  minacciavano  la  sua  ala  sinistra  or- 
dinò alla  guardia  di  retrocedere  e  di  seguitarlo  alla  corsa.  Arrivala 
nel  punto  ove  era  la  divisione  Delzons,  l'inimico  fu  attaccato, 
respinto  ed  incalzato  dalla  cavalleria  leggera  di  ViUata,  da  quella 
della  guardia  reale  e  dragoni  Regina.  Lasciata  questa  cavalleria  sulla 
Woiua,ìl  viceré  colla  fanteria  della  guardia  reale  tornò  rapidamente 
sul  campo  di  battaglia  testé  abbandonato.  Nell'assalto  dei  ridotti,  il 
colonnello  De!  Fante  italiano,  uffiziale  d'ordinanza  del  viceré,  con- 
dusse una  colonna  france.se,  girò  il  gi-an  ridotto  per  la  sinistra  e 
VI  penetrò  pel  primo.  Sulle  alture  dì  Borodìno  fu  assiso  il  quartier 
generale  dei  viceré  ;  la  cavalleria  italiana  passò  il  torrente,  ma  Boro- 
dino,  posto  sopra  luogo  eminente,  era  difeso  da  un  corpo  con- 
siderevole di  Russi ,  che  coli'  artiglieria  dei  loro  ridotti  domina- 
vano la  pianura  sottoposta. 


.,-8. 


—  197  — 

Alla  seri  del  6,  Napoleone  diramò  ai  capi  elei  corpi  un  ordine 
del  giorno,  cbe  doveva  esser  letto  Pindomani  mattina,  nella  suppo- 
sizione che  il  nemico  accettasse  la  battaglia.  Prima  delFalba  del 
giorno  7,  i  tamburi  Iiatterono  alFarmi,  e  gli  ufllziali  e  soldati  le 
impugnavano,  e  non  si  aspettava  che  il  segnale  della  battaglia*, 
allora  i  colonnelli,  in  mezzo  ai  loro  reggimenti,  lessero  il  proclama 
deir imperatore,  che  fu  accolto  con  vivaci  ed  energici  applausi^  fi- 
nalmente alle  sei  ore  del  mattino  un  colpo  di  cannone  diede  il  so- 
spirato segnale  della  battaglia.  Intanto  che  il  viceré  attaccava  Bo- 
rodino,  la  guardia  reale  italiana  era  in  riserva.  Lo  scudiere  Bel- 
lisomi,  che  accompagnava  il  viceré,  ebbe  un  cavallo  ucciso  sotto 
di  lui.  Della  gran  battaglia  della  Moskwa  non  è  da  parlarne  diffusa- 
mente ,  essendo  stata  di  poco  momento  la  parte  che  vi  presero  le 
schiere  italiane ,  stante  la  prolungata  assenza  della  divisione  Pino. 
Il  giorno  8  il  viceré  col  quarto  corpo  (al  quale  solo  in 
quel  giorno  si  riunì  la  divisione  Pino  ) ,  si  diresse  a  Mosca.  Egli 
presentò  a  Napoleone  il  rapporto  delle  operazioni  del  quarto 
corpo  e  della  parte  gloriosa  che  aveva  preso  alla  battaglia  della 
Moskwa.  Non  ommise  di  far  presente  u  che  la  divisione  ita- 
«  liana  non  era  meno  meritevole  delle  altre  de^  suoi  riguardi  e 
u  delle  sue  ricompense,  per  gV  importanti  servigi  resi  nella  spe- 
u  dizione  di  Witepsk ,  mentre  se  era  stata  privata  delP  onore  di 
a  combattere  alla  Moskv?a ,  aveva  ben  meritato  tenendo  in  freno 
u  il  nemico ,  nel  punto  importante  che  le  era  stato  affidato ,  ed 
u  aveva  sofferto  nella  sua  spedizione  privazioni  grandissime,  mar- 
ie ciando  per  venti  giorni  in  teiTeni  paludosi ,  in  paesi  deserti  o 
u  saccheggiati  dai  corpi  che  T  avevano  preceduta^  che  era  sempre 
tf  stata  accampata,  facendo  marce  penosissime,  senza  viveri,  per 
it  incalzare  il  nemico,  che  si  era  sempre  ritirato  al  suo  apparire, 
u  e  che  i  disagi ,  la  fame ,  le  malattie  e  gli  sforzi  fatti  per  rag- 
u  giungere  al  più  presto  V  esercito  onde  prender  parte  alle  sue 
u  grandi  azioni,  erano  cose  da  valutarsi  come  se  avesse  combat- 
tf  tuto  cogli  altri  alla  Moskwa.  m 

Il  4-"  corpo  giunse  a  Mosca  il  1 5  settembre.  L^  incendio  di  que- 
sta città  r obbligò  ad  uscirne,  e  le  squadre  italiane  andarono, 
il  17,  ad  accamparsi  vicino  a  Peterskov,  e  la  divisione  Pino,  che 
al  principio  della  campagna  oltrepassava  i  14^000  fanti  e  1000 
cavalli ,  era  in  quel  punto  ridotta  a  4^00  combattenti.  I  corpi 
poi  della  guardia  reale,  dragoni  Regina  e  il  parco  delF  artiglieria 


A   t 


—  108  — 
avevano  soggiaciulo    a  jx^rdito  sì  vistose ,  erano  peW»  ili 
r  lodelinlìli.  Solo  la  compagnia  Avi  veliti  nniiandata  tUl  ca- 
ro Ferretti  Crisloloro  era  quasi  al  suo  compk'to.  Il  ai  settem- 

.-,  cstiaU)  l'incendio  di  Mosca,  più  dalla  dirolla  pioggia  clic  per 
gli  sforzi  usali  dai  soldati,  TesPicito  livulrù  nella  città.  Il  4-''  cor- 
po stan7,tó  nel  sobborgo  di  Pietroburgo. 

Fra  Mo)aìsck  e  Mosca  ì  Cosacchi  attaccarono  e  presero  un  con- 
voglio d^ artiglieria  italiana,  comandato  dal  maggiore  Vìves,  ma 
informatone  il  generale  Ornano,  caricò  personalmente  i  Cosacchi, 
e  glielo  riprese.  Vives  fece  quant'era  in  luì  |K'r  difendci-si;  i  suoi 
artiglieri  mostrarono  coraggio  ammirabile,  fra  gli  altri  il  capo- 
rale Franchini,  ed  i  cannonieri  dì  scorta,  ch'erano  con  lui. 
piuttosto  che  arrendersi  ai  Cosacchi ,  diedero  il  fuoco  ad  un  cas- 
sone di  polvere ,  e  con  loro  fecero  perire  la  maggior  parte  degli 
aggressori. 

E  da  rilevarsi  che  al  io  di  ottobre  partirono  da  Mosca  i  de- 
positi di  alcuni  corpi  italiani  (Doc.  XJCVI  ),  e  con  osi  il  capitaun 
Berizzi ,  assieme  agi'  inabili  della  guardia  reale.  Giunse  egli  al 
Nicmen  senza  soffrire  i  rigori  del  fi-oddo  e  senza  ostacoli  di  veruna 
sorte.  So  tutto  l'esercito  fosse  partito  in  quel  tempo,  è  evidente, 
che  non  sarebbe  perito  vittima  del  gelo;  dieci  giorni  di  ritardo 
alla  partenza  decisero  della  sua  esistenza.... 

11  19  le  schiere  italiane  si  misera  in  movimento,  il  as  erano  a 
Fominkfii'.  Passala  la  Nara,  si  diressero  il  a3  a  Borowk,  e  la  di- 
visione francese  Delzons  del  4-''  coi"po  coi  cacciatori  a  cavallo  di 
Villata  occupò  Malo^aroslawelz^  all'indomani  i  Russi  vennero  ad 
attaccarla,  il  viceré  accorse  ai  rumore  del  cannone  con  tutti  gl'Ita- 
liani che  erano  secoliii,  e  trovò  che  i  nemici  avevano  pre^o  le  al- 
ture respingendone  i  Francesi.  Ei  vide  l'importanza  di  questa  jwr- 
dita,  e  voleva  subito  ripai-arla,  ma  Dclznns  fu  ucciso  e  le  sue  ti'iippc 
ribntlate.  Allora  si  fece  avanzare  la  divisione  Pino ,  impaziente 
di  adrontarsi  col  nemico.  Essa,  che  aveva  sempre  cercalo  1'  occa- 
sione di  dimostrare  l'ardore  clic  l'animava,  colse  con  entusiasmo 
questa  circostanza  ;  diretta  da  un  uffiziale  di  sialo  maggiore,  si  av- 
viò a  passo  di  arica  sulle  alture,  e  mettendo  grida  di  gioia,  per- 
venne a  rioccupare  tulle  le  posizioni  che  erano  stale  superate  dai 
Russi.  Questo  brillante  successo  costò  caro  agi'  Italiani ,  perciiè 
molti  furono  vittime  dell'  ardente  desiderio  di  gareggiare  di  va- 
lore coi   Francesi.  1  coscritti  della  guardia  reale,  comandali  dal 


i»;' 


—  199  — 

a)lonnello  Pcraldi,  tennero  dietro  a  questo  movimento.  11  resto 
della  guardia  stette  in  riserva.  I  coscritti  presero  posizione  vicino 
ad  una  chiesa  dietro  un  sobborgo,  ove  furono  raggiunti  dalla  a.* 
brigata  della  divisione  Pino.  Peraldi  s'avanzò  col  i."  battaglione 
dei  coscritti  contro  i  Russi,  che  s' innoltravano  verso  il  ponte  sulla 
Louja^  il  viceré,  approvando  questo  movimento  ,  gl'invio  anche 
il  suo  a.**  battaglione  ^  con  tale  rinforzo  egli  attaccò  subito  i  Russi, 
e  li  cacciò  fino  al  fiume ,  ma  il  fuoco  della  loro  artiglieria  e  la 
superiorità  delle  forze  gli  impedirono  di  mantenervisi ,  e  do- 
vette ripiegarsi  sulla  sua  posizione.  Un  secondo  attacco  ebbe  mi- 
glior esito,  e  Peraldi  potè  arrivare  ad  un  piccolo  bosco  ove  si  ap- 
poggiò e  sostenne.  Napoleone  intanto  inviò  sopra  Malo-Jaroslawetz 
il  corpo  del  maresciallo  Davoust,  il  quale  costrinse  il  generale  in 
capo  Kutusow,  che  comandava  in  persona  l'esercito  nemico,  a 
retrogradare  per  dieci  leghe  sino  a  Gonezarovo,  ove  giunse  il  a6. 

La  perdita  degl'Italiani  fu  rilevante.  Vennero  feriti  i  generali  Pino 
e  Fontane-,  i  colonnelli  Varese,  Casella,  Lorot,  Lachaise,  Dubois, 
Omodeo;  i  capobattaglioni  Perrin,  Goulet,  fioretti,  Zampa,  Bolo- 
gnini: gli  ufiìziali  Fontana,  aiutante  di  campo,  e  Croci,  Contri,  Bena- 
go.  Grotta,  Prampolini,  Contini,  Gianorini,  Casanova,  Zanoni  ed 
altri.  Restarono  uccisi  il  generale  Levié,  il  caposquadi-^ne  Pino  (Gia- 
como); i  capobattaglioni  Ncgrisoli  e  Maffei  ;  gli  uffiziali  Radoani , 
Giorgio  e  suo  fratello,  Gio vannini  ed  altri.  Furono  particolarmente 
additati  per  valore  gli  uffiziali  Peraldi,  Olivieri ,  Raibau,  Lucchi, 
Brusati ,  Ponti ,  Tibaldi ,  Palanque  ,  Colonna  ,  Ferni ,  Serafini , 
Bogand,  Catalinich  ,  Zampa,  Omodeo ,  fioretti,  Poize ,  Montalle- 
gri,  Leonardi,  Varese ,  Bekly ,  Albini ,  Casella,  Tracol ,  Molinari, 
Majana,  Bajo,  Ferrerò,  Donati,  Caturitz,  Piccoletti,  Rossi,  Bevilacqua, 
Tadini,  Faraboli,  Forcioli ,  Airoldi ,  Pulliani,  Paper,  Grassi, 
Mantegazza,  Resich ,  Goulet,  Renassi,  Manzieri,  Millo,  Fortis  , 
Alberganti ,  Miscrocchi ,  Ferrari ,  Gorio  ,  Caprioli ,  Nobili ,  Piro- 
vani ,  Ricci ,  Gubernatis  ,  Della  Tela ,  Colombani ,  Agazzini , 
Piombini ,  Guerra  ,  Grandi ,  Bottignani,  Dragoni ,  Gaspari,  Zap- 
pa, Conti,  Ubaldini,  Baldi,  Pindelli ,  Tavola,  Giraldi,  Marchesi, 
Maggi,  Ceneri,  Sabaini,  Jacoli ,  Luraschi:  gli  aiutanti  di  campo 
Fontana  ,  Zanellato  e  Bossi-Lampugnani  Carlo  ,  ed  i  sott'  uffiziali 
e  soldati  Elli ,  Capitani  e  Moravi. 

11  corpo  dei  coscritti,  in  ricompensa  del  valore  spiegato  in  que^ 
st'  occasione,  ottenne  la  denominazione  di  cacciatori  della  guardia. 


—  5'>0  — 

È  riinarclicvolc  la  combinazione  clic ,  fra  gli  utBztati  periti  ìa 
così  terribile  giornata,  vi  fumno  i  due  IrateUi  Radoani  di  An- 
cona, die  erano  gemelli,  entrati  nello  stesso  giorno  nella  guardia 
d'  onore ,  passati  ulTiziali  ,  ed  assieme  spenti  con  pari  gloria  «ili 
medesimo  «ampo  di  battaglia. 

In  questa  giornata  il  ^.°  corpo  (  ovVraiio  gF  Italiani,  clic  fo- 
llino i  più  impegnali),  ebbe  il  vanto  di  battere,  con  17,000  no- 
mini, sci  divisioni  nemiche,  della  forza  di  90,000,  dei  quali 
6n,ooo  in  azione,  al  detto  del  generale  russo  Jomìnì.  Il  vicei-fc  rese 
giustizia  al  valore  dei  nostri ,  e  con  suo  dis|>accio  de!  a»  otto- 
bre scrisse  al  ministro  della  gueri-a  : 

Il  Che  il  a4  i  Russi  lo  avevano  assalito ,  che  erano  stati  re- 
"  spinti  otto  attacclii,  che  la  divisione  Pino  aveva  mostrata  molto 
u  coraggio  ed  intrepidezza  ,  la  guardia  molto  sangue  freddo  •,  cbc 
li  i  due  battaglioni  dei  cacciatori  della  guardia  si  erano  molto  distinti, 
t<  che  erano  slati  feriti  tre  generali  italiani,  ed  uccisi  tre  uflÌKiali  supc- 
t(  riori,  e  clic  facesse  annunziare  dal  foglio  ufficiale  che  gl'Italiani  ave- 
»  vano  avuto,  il  a4  ottobre,  un  atlàre  molto  brillanlc  contro  i  Russi, 
<i  clic  si  erano  molto  he»  condotti ,  che  la  guardia  reale  xi  era 
11  fatta  rimarcare ,  e  che  tosto  giunto  il  rapporto  del  capo  dello 
«  stalo  maggioro,  si  sarebbero  fatti  conoscere  ì  particolari  dì  quc- 
i<  sta  battaglia  (Doc.  XXVIT  ).  n 

Il  a5  il  4  "  corjv)  soggioinò  sul  campo  di  battaglia  :  il  a6  si 
mise  in  movimento  verso  Smolensk. 

Il)  questo  giorno  incominciarono  le  infmitc  sciagure  eirebbe  a 
soUì-ire  fcscrcito.  I  cavalli  spossati  ed  inabili  (  per  difetto  assoluto 
di  foraggio)  a  sostenersi  e  vincere  le  diffìcnttà  delle  strade  |>alu- 
dose,  cadevano  morti  successivamente  per  via  ^  fu  d'  uopo  abbru- 
ciare i  furgoni  ed  i  cassoni,  abbandonare  le  artiglierie.  La  penu- 
ria di  vittovaglie  in  quei  deserti  devastati  obbligando  i  saldati 
a  sbandarsi ,  erano  presi  tuttogiorno  dai  (xjsacchi.  La  sera  del 
a-,  che  il  4"  corpo  bivaccò  in  Alfereva,  il  termometro  scese  a 
quattro  gradi  sotto  zero ,  e  continuò  sempre  a  discendere.  Il  a 
novembre  il  quartier  generale  era  a  Foedémvskoéi  la  divistone 
l*ino  a  Viasma.  11  3  Platow  con  venti  reggimenti  di  Cosacchi  « 
quattro  battaglioni  di  cacciatori  incalzava  V  esercito.  Kutiisow 
era  una  marcia  indietro.  .\l  villaggio  distrutto  di  Gzarevo-Sai- 
miclii  i  Cosacchi  attaccarono  e  misero  in  iscompiglio  la  colonna 
degli  equipiggi  del  4-°  corpo,  ma  sopraggiunta  P  infanteria,  que- 


—  SKM  — 

^sta  li  respinse  a  Viasma.  Il»vicère  riunì  tutte  le  sue  forze-,  la  guar- 
dia reale  e  la  divisione  Pino  stettero  in  riserva  •,  V  inimico  s'avanzò 
t  P  azione  si   fece  calda.  Fu   in  quest'  incontro  che  una  palla  di 

•  V^NlhGne  porlo  via  la  testa  al  colonnello  Banco,  comandante  il  ^.^ 
-  reggimento  dei  cacciatori  a  cavallo,  uno  dei  più  distinti  ufGziali  della 

ilOpfra  cavalleria.  Il  4*  corpo,  a  malgrado  la  sua  inferiorità  di  forze, 

*  ^Idsteiine  la  posizione  per  tutto  il  tempo  necessario  a  lasciar  sfilare 
i-  Bagagli,  indi  attraversò  Viasma ,  e  prese  posizione  in  un  bosco. 
La  guardia  reale  custodiva  il  bivacco  del  viceré  5  la  divisione  Pino, 

'  (Toantunque  di  molto  diminuita,  formava  la  retroguardia.  I  dragoni 
della  guardia  reale  e  quei  della  regina  ebbero  il  merito  principale 
di  quest'azione,  in  cui  si  segnalarono  il  colonnello  Narboni,  e  gli 
uQiziali  Laurent,  Brasa,  i  due  fratelli  Cima,  Merilld,  Bernieri,  Bac- 
celieri,  Rebaulin,  Lanzani,  Beceni,  Chiesi,  ed  i  sott'  uffiziali  e  sol- 
dati Obis,  Francesconi,  Girardi,  Lanci  ed  il  sargcnte  degli  zappatori 
Ratta  (che  prese  prigioniero  il  generale  russo  Sweczin).  Furono  de- 
gni d'elogio  nei  cacciatori  a  cavallo  i  caposquadroni  Bucchia  e  Lo- 
renzi. Il  4?  col  favor  delle  tenebre,  il  viceré  effettuò  la  ritirata,  ed 
ottenne  così  qualche  ora  d'avanzo  sopra  i  RussrrEra  appena  giorno, 
quando  giunse  avanti  al  villaggio  di  Polianovo ,  vicino  al  quale 
scorre  il  fiumicello  d'Osma.  Il  ponte  era  molto  angusto  ed  in  cattivo 
stato,  e  come  tutti  volevano  porsi  in  salvo  ad  un  tratto,  furono  de- 
signati uffiziali  di  stato  maggiore  per  mantenere  P  ordine  durante 
questo  difficile  passaggio  e  fare  sfilare  l'artiglieria  nello  stretto.  Na- 
poleone che  precedeva  di  una  giornata,  avendo  inteso  che  la  sua 
retroguardia  era  attaccata ,  si  fermò  a  Doroghoboui,  ma  istruito 
poi  che  il  passaggio  era  slato  superato,  continuò  il  viaggio.  La  divi- 
sione italiana  seguitò  la  marcia,  sempre  disturbata  dai  Cosacchi  che 
la  fiancheggiavano,  e  giunse  lo  stesso  giorno  a  Rouibki,  il  6  a  Doro- 
glìoboui.  Qui  l'esercito  perdette  ogni  ordine  e  la  sua  attitudine  mi- 
litare^ la  fame,  il  freddo  e  la  stanchezza  sciolsero  i  reggimenti:  il 
soldato  non  obbediva  più  all'  uffiziale ,  e  questi  si  allontanava  dal 
suo  generale  5  gli  uomini  sbandatasi  sparsero  sulla  pianura  per  cer- 
care vitto ,  ed  i  paesani  armati  col  sussidio  dei  Oisacchi  ne  face- 
vano strage.  11 4.**  corpo  fu  il  7  a  Zazelé,  l'S  a  Sloboda,  ma  le  strade 
erano  rovinate ,  i  cavalli  indeboliti ,  per  cui  i  carriaggi  rimasero 
io  ritardo,  e  nella  notte  vennerb"  saccheggiati.  Il  9,  di  buon  mat- 
tino ,  arriva  alla  sponda  del  fiume  Vop ,  ove  era  stato  rotto  il 
ponte  daU' escrescenza  dell'acque,  nb  vi   era   mezzo  di  ripararlo 


r.  //. 


20 


(ad  onta  (Irgli  sforzi  fatti  dal  culonnillo  Zaiiar.Iiiti  ):  i  Cnsactlii 
sovrastavano  in  gran  uihiktq  :  il  pcmolo  era  iintnìiiciiU:  :  si 
collocarono  sui  fianclii  alcuni  soldati.  Jl  colonnello  Dt^l-panlc  SÌ  tuisc 
alla  testa  dtlla  guardia  ifale,  e  passò  il  Vnp  a  piiado,  facen- 
dosi largo  Ira  i  giiiacci,  colTacqua  fino  al  petto;  doj»)  st^fjuì  il 
passaggio  dogli  altri  ed  iiìcoiliinciarono  a  sliinrc  gli  ccjuipaggi 
ed  i  cannoni.  A  malgrado  degli  sforai  inauditi  del  Itravo  colon- 
nello Millo  e  del  capitano  degli  zappatori  Ferrarin  ,  n'>n  si  riii- 
sd  a  lras|>ortarIi  sulla  riva  oppnsta  e  bisognò  aliltandoiiarli ,  per- 
dendo ino  cannoni,  che  seguitavano  questo  corpo,  LWi  si  ab- 
liandnnarono  lutti  gli  equipaggi ,  che.  furono  in  »n  inoiiiroto 
sa  echeggia  ti  dalla  soldatesca;  in  fine  verso  sera  si  parli  da  que- 
sto campo  di  dnsola/.ione ,  e  gP  iLiliani  si  formarono  in  un  vil- 
laggio, mezza  lega  al  di  tjua  del  Vop.  Fu  notte  d'oirorc  !  Accam- 
pati i  soldati  Sidla  ncvi^,  mal  vestiti,  senza  vitto,  incalzali  da  un 
avversario  salito  ìn  orgoglio ,  senza  che  formassero  un  corpo 
ordinato  per  contenerlo,  privi  di  cavallerìa  f  di  artiglieria,  non 
erano  più  un  esercito,  ma  avanzi  estenuali  dalla  miseria,  jiei'- 
segnitati  dagli  uomini  e  dagli  elementi. 

Il  tenente  Tei7,i,  iif.l/.ialc  dello  sLato  maggiore.  |)arlila  dal  Vop 
per  recare  un  dispaccio  a  IVapoleonc  a  Stnolensk,  fu  preso  dai  f.'o- 
saeclii.  A  Ducliowszeyna,  il  caporale  dei  velili  reali  (ìticTrini  di  Fori*, 
sorpreso  nel  suo  posto,  eliltc  tempo  di  gridare  all'armi  !  prima  di 
radi  r  vittima  dei  ccdpi  del  nemico ,  il  quale  gli  aveva  piomcsaa 
salva  lavila,  se  si  arrendeva  tacendo. 

Dopo  inauditi  stenti,  fmalmenlc  gP  Italiani  poterono  strascinarsi, 
il  i3,  a  Smolensk.  Qui  si  sperava  di  ritrovare  sollievo  a  laiilc 
privazioni,  ma  lo  concepite  speranze  svanii-ono.  Allora  tutti  si  al>- 
handonarono  alla  disjierazione,  e  ciascuno  pensò  alla  propria  con- 
servazione,  ol)b1ian<lo  il  dovere.  I  magazzini  destinali  [ter  le  di- 
slrilinzioni  dei  biscotto  furono  mossi  a    ruba. 

Passando  Napoleone  a  Juvocva  il  i3,  ed  avendo  udito  un  fuoco 
ben  nudrilo  di  mosclielteiia,  diresse  a  quella  volta  la  divisione  Cla- 
parede,  che  arrivò  in  soccorso  di  un  battaglione  del  3."  reggimento 
leggero  italiano,  il  quale  battcvasi  fm  dall'alba  del  giorno  con- 
tea Ozarowski ,  coli  venuto  allo  scopo  d"  impedir  il  passaggio  allo 
stesso  Napoleone.  Anche  in  quest'  occasione  egli  encomiò  il  valore 
degl'Italiani  che  contribuirono  ad  assicurargli  la  ritirata  in  così 
dillìcile  momento. 


—  203  — 

Il  i4i  J^  divisione  francese  comandata  dal  generale  Brouscicr 
era  alle  prese  coi  Russi;  il  viceré  si  mise  alla  tesla  della  guardia 
reale  italiana:  trentadue  granatieri  caddero  gelati  nel  mettersi  in 
linea  (  il  freddo  era  giunto  a  1 8  gradi  sotto  zero)  ;  dopo  di  aver 
conti'apposto  al  nemico  due  cannoni  ed  un  obice  ,  spedì  5o  sol- 
dati, rappresentanti  due  compagnie,  ad  attaccarlo,  e  in  egual  tem- 
po pochi  cavalieri  condotti  da  Narboni^  Brusa,  Buccbia,  Lorenzi, 
Cliizzola ,  Giulini  ed  altri  uffìziali  assaltarono  i  Cosacchi  e  li  re- 
spinsero. 

Il  i5  novembre,  dopo  aver  preso  i  pochi  viveri  che  erano  ri- 
masti dal  saccheggio,  gF  Italiani  lasciarono  Smolensk  e  bivac- 
carono a  tre  leghe  più  in  qua  :  il  16  continuarono  a  mai-ciare 
abbandonando  il  resto  dei  cannoni  (  meno  due  )  che  fino  allora 
avevano  potuto  salvare,  non  potendo  più  essere  strascinati  per  la 
perdita  cpiasi  totale  dei  cavalli.  Due  ore  prima  di  arrivare  a  Krasnoè 
fu  condotto  un  parlamentario  nemico,  che  intimava  al  4-*'  corpo  di 
arrendersi  prigioniero,  essendo  circondato  da  20,000  Russi;  il  par- 
lamentario fu  rimandato  con  rifiuto  di  risentimento  per  roltraggianle 
proposta;  allora  il  viceré  conoscendo  la  gravita  della  triste  sua  posi- 
zione ,  pensò  ai  mezzi  di  uscirne ,  deciso  piuttosto  a  soccombere 
Con  onore,  che  arrendersi.  Tosto  fé'/ puntare  i  soli  due  cannoni 
che  gli  rimanevano,  e  meditò  di  forare  la  linea  nemica  e  di  por- 
tarsi avanti.  I  Russi  si  ripiegarono,  facendo  fuoco,  e  si  fermarono 
in  una  posizione  favorevole ,  ove  furono  attaccati  dal  colonnello 
Dei-Fante,  che  con  un  pugno  di  gente  (erano  200  uomini  circa) 
si  slanciò  sul  nemico ,  ma  colpito  da  due  gravi  ferite ,  dovette 
sortire  dalle  file,. e  mentre  era  ricondotto  sul  di  dietro,  una 
palla  di  cannone  gli  fracassò  la  spalla  e  lo  uccise.  La  perdita 
di  questo  valoroso  fu  generalmente  compianta  :  Napoleone  fece 
assegnamento  ai  genitori  di  Del-Fanle  di  una  generosa  pensione. 
I  soldati  eh'  egli  aveva  guidati  vennero  cai  icati  dalla  cavalleria 
russa  e  distrutti.  11  viceré,  vedendo  la  persistenza  dei  Mosco- 
vili  a  volergli  impedire  il  passo ,  finse  con  movimento  abile  di 
voler  continuare  il  combattimento  sulla  sinistra ,  ed  intanto  che 
i  Russi  concentravano  sopra  questo  punto  la  maggior  parte  delle 
loro  forze  per  inviluppare  i  pochi  avanzi  che  avevano  a  fronte , 
ordinò  alla  guai-dia  reale ,  ed  a  tutti  quelli  che  erano  rimasti ,  di 
stilare  per  la  destra ,  e  così  riuscì  a  salvarsi  ed  a  raggiungere  il 
quartiere  generale  di  Napoleone.  Il    17  il  viceré  si  avviò  a  Lb- 


i 


me.  È  inutile  paibrc  dd  cavalli:   qtipsli   orano  pelili,   mono  ben 
potili  spettanti  agli  ullìziali,  e  pochissimi  ai  scildati. 

Le  penlili'  patita  dalf  e-si-rctto  ilattano  [H>r  la  spedixione  di 
Rus:>ia  possono  riiissiinici-si  come  segue:- 

Uomini,  partiti     «7,397 

Ritornati  circa 1,000 

Periti  o  rimagli  prigioiiicri     26,3j)7 

(divalli   parlili   (con  ;^n  l)-,ioi  ) 9,'^-fo 

Tutti  periti. 

Caiinriiii  cundotli  in    Itilssia 58 

Cussiitji  (la  iiiiinizioiii 'it)i 

Carriaggi  tla  Irasjjorto 704 

Tutti  jierduli. 

Scbiii'ric  In  (jiicsli  cenni  si  disegni  {vtrtitaniciUe  la  fnru  tifile 
uiilizii-  italiane  inviate  in  Itu^sia,  pure  stini»  non  fuor  di  pro- 
posito di  fjr  conoscere  ancoia  la  tjiiota  d'ogni  iiaxioiK',  che  Torinti 
(pteslo  iinpoiitnte  esercita  (  Dot".  \X.VI1I  ).  Si  riicveri  clic  In 
(jui  sto  quadro  e  ipielii  pubblicati  da  altri  scrittori,  erni'rgc  lina  dillè- 
renza  di  {grande  rilievo  intorno  alla  sua  fori,!.  La  mia  opinione  prò- 
[>e[ide  a  riguardare  atteiidibde  più  d'ogn'allro  ciò  che  scrissi;  La- 
banine,  nonostante  eh'  v^Vi  acceiiiiaNse  ail  uua  forza  molto  supe- 
riore a  (pieila  rilerita  dagli  altri,  da  che  mi  consta  aver  egli  miinUi 
i  snoi  lujui  alili  stato  maggiore  generale  ;  oltiechfc  conosco  quan- 
to ;jia  ciiscicMzioso  ed  esatto  "quelito  distinto  uriizialu ,  che  fece 
parte  per  lungo  tetr.|io  delPesei-cilo  italiano  (  autoR'  anche  H' una 
storia  [iregevole  di  Venezia).  Ma  nessuno  poi  vorri  impugiiai-e 
il  giudizio  che  Napoleone  diede  del  libro  di  lui ,  allorché  disse: 
K  Un  histoj'ien  y  pix-ndra  des  Lonnrs  choses.  »  (  Mi-'moriai  de 
Sainte-llélìne,   19  jum   iSitì.) 

Per  chiudere  la  narrazione  di  tanta  catastrofe  credo  dover  qui 
rilerii-e  le  significanti  parole  del  rinomato  canonico  Contruccì, 
s'criUe  a  gloria  delle  nostre  schiere: 


—  207  - 

A  lUCORDAKt:  NEI  POSTERI 

IL  VALOR  SOVRUMANO 

CON  CHE  I  GUERRIERI  DEL  RECANO  D^  ITALIA 

UNICI 

fra  quanti  collegati  e  sogcietti 

si:gijitarono  l\  Russia  nafoleqni: 

a  confortare  il  duolo  e  i;orgoglto  della  patria 

riportarono  intatte  li:  aquile  nazionali. 

Il  ministro  della  gnoira  vd  i  reggimenti  avevano  inviali  in 
Rnssia  sotto  la  custodia  dei  guardamagazzini  Francesco  Crespi  e 
Francesco  Giambelli  (il  ^4  g*"o'^^  ^^'  *'  '^  ^g^^sto),  convogli 
considerevoli  d'  oggetti  di  vestiario  del  valore  di  circa  mezzo 
mil'onc  ,  per  sopperire  ai  bisogni  delF  esercito  in  quel  rigido  cli- 
ma, ma  questi  giunsero  verso  il  Niemen  al  momento  della  riti- 
rata, ed  andarono  in  gran  parte  dispersi.  Però  gli  oggetti  spedili 
dai  corpi,  confidati  alle  lispettivc  scorte,  furono  deposti  in  Glo- 
gau  (  Doc.  XXIX  ). 

Anche  prima  che  avvenissero  i  disastri  della  ritirata  dell'*  eser- 
cito da  M(vsca  ,  il  ministro  della  guerra  era  slato  incaricato  di 
spedire  riuforzi  alla  divisione  Pino ,  ed  infatti  alla  fìne  di  novem- 
bre mosse  da  Verona  una  brigata  comandata  dal  generale  Zucchi, 
forte  in  totale  di  yy^i  uomini,  di  i8{i  cavalli,  i8  cannoni,  69 
cassoni  da  munizione  e  86  carriaggi  di  trasporto  (  Doc.  XXX  ). 

In  questa  campagna  servirono  in  qualità  di  uftlziali  d^  ordinanza 
presso  il  vicerè  gli  ufllzìali  italiani  Fei  retti ,  Corner,  Dcl-Fante , 
come  pure  gli  scudieri  Bellisomi  ed  Allari,  ed  ebbero  tutti  a  ri- 
portare meritati  encomi. 

ADRlATiCO. 

Dopo  l'infelice  tentativo  fatto  nell'anno  scorso  per  ripigliare 
l'isola  di  Lissa  agl'Inglesi,  se  ne  ordinò  un  altro.  11  vascello 
di  74  cannoni  il  Rivoli ,  costrutto  per  conto  della  Francia  nel- 
r arsenale  di  Venezia,  salpò  da  quel  porlo  il  aa  febbraio,  mon- 
tato dal  capitano  di  vascello  Barre ,  surrogato  a  Dubourdieu  nel 
comando  delle  foi-ze  navali  nell'Adriatico.  Aveva  808  uomini  di 
equipaggi  Illirici  e  Dalmati,  e  sei  mesi  di  viveri;  erano  con  que- 
sto legno  tre  brick ,  uno  con  bandiera  francese ,  il  Mammalucco 


ì' 


—  208- 
da  8  cannoni,  comandalo  dal  lenente  di  vasct-Ilo  AIlM-rt,  due 
italiai)i,  il  Mercurio  di  ìS  cannoni,  rclto  dal  tciiciittr  di  vasrelln 
Palicuccliia ,  e  l'altro  Y  Eridano  di  i6  cannoni,  governato  dal 
tcQcnle  di  vascello  Coconij>ergI)cr.  Queste  divisione  doveva  racco- 
elitTc  a  Trieste  le  foi-ze  ivi  preparate  dalla  marina  fraiux-sc,  pur 
ritentare  mia  ttrza  spedizione  sopra  Lissa. 

Nel  giorno  a3,  alle  2  antcìneridiane,  lo  velo  inglesi  il  P^eisel, 
brick  di  aa  cannoni,  attaccò  il  Mercurio,  ed  il  vascello  il  f^tt- 
torioso,  comandato  da  lord  Talliol,  seguitò  il  Rivoli.  Barra  inco- 
minciò il  fuoco  ,  e  la  Itordata  jmssando  fra  gli  alltcri  del  Vit- 
torioso., gli  tagliò  solo  qualche  cordaggio ,  ina  questo  rispose  con 
una  bordata  dirella  al  coii»  del  Rivoli,  clic  per  essere  cosi  vi- 
cino, peixìì:  molta  gente.  Barrì:  tentò  di  rimettersi,  e  léce  dimi- 
nuire le  vele  ,  ma  il  f^ittorioao,  che  camminava  più  veloce,  passii 
da  prua  scaricando  una  seconda  bordata  d' infilata ,  che  pi-odusse 
un  grandissimo  danno  al  Rivoli ,  e  poi  si  ritirò  per  riparare 
i  guasti  avuti  nella  sua  allicratura  ,  e  non  ricomprve  die  tre 
quaiti  d'  ora  dopo.  Allora  il  Rivoli  accoslandolosl  dappi'esso  che  le 
anteuue  maggiori  sì  toccavano  ,  incominciò  uno  dei  più  sangui- 
nosi combattimenti  che  siano  mai  accaduti.  I  cannoni  da  36  sca- 
ricavano palle  e  mitraglia  sopra  gente  distante  qualche  volta  meno 
di  dicci  passi.  Intanto  faceva  giorno ,  ed  il  Mercurio  cbe  si  b«I- 
leva  valorosamente  contro  il  f^eisel,  ad  un  tratto  saltò  in  aria,  nh 
si  sa  come  si  accendessero  le  sue  polveri.  Per  tal  modo  il  brick 
inglese  liberato  dall'inimico  si  rivolse  verso  i  brick  VEridano  ed  il 
Mammalucco  che  rifiutarono  il  combattimento,  fuggendo  verso 
Trieste,  perseguitati  dal  f^eisel.  Il  Rivoli  perdette  l'albero  di 
mezzana  ed  il  pennouc  di  gabbia  ,  ma  grandi  erano  anche  i  danni 
del  Fittorioso  e  tali ,  che  vedendo  la  resistenza  del  Rivoli  e  la 
poca  probabilità  di  vincerlo  ,  chiamò  con  un  segnale  il  f^eisel,  il 
quale  retrocedette  senza  essere  investito  dai  due  brick  T  Eridano 
ed  il  Mammalucco,  che  ,  riuniti,  avrebbero  vinto  sicuramente 
il  brick  inglese,  e  decisa  la  sorte  della  giornata  a  danno  dei  contrari. 
11  Feisel,  giunto  sotto  alla  prua  del  Rivoli  gii  ridotto  agli  esli-emi, 
batteva,  senza  essere  oRèso,  la  parte  sempre  vulnerabile  di  ogni  le- 
gno ed  allora  affatto  inerme  del  Rivoli  per  la  mancanza  di  gente 
e  per  la  rovina  dell'artiglieria,  il  f^ìttorioso,  quantunque  ridotto 
a  poter  appena  rispondere  ai  vari  colpi  nemici,  pure  non  cedeva, 
confidando  nell'aiuto  del  brick.  Fu  allora  che  Barre,  chiamati  intorno 


—  29  — 

a  se  gli  ufTizialì  superstiti  .^  domandò  loto  qtial  fosse  lo  slato  del 
vascello ,  e  risultò  che  di  808  persone ,  5o2  erano  inabili  al  com- 
liattimento ,  die  non  vi  erano  che  sei  pezzi  di  cannone  montati , 
che  r acqua  saliva  a  sei  piedi  nella  stiva,  che  erano  stati  aperti  nel 
corpo  del  vascello  4^  fori  più  vicini  di  un  piede  al  mare,  che  Tar- 
boratura  era  divenuta  inutile  per  le  grosse  avarie^  che  il  corfiolo 
Caccompergher,  ed  il  francese  Albert  eran  fuggiti  coi  loro  due  brik, 
e  che  il  Mercurio  col  bravo  Palincucchia  era  saltato  in  aria.  Esau- 
riti pertanto  tutti  i  mezzi  di  difesa,  e  nella  convinzione  di  aver  so- 
stenuto con  onore  la  bandiera,  fu  determinato  arrendersi,  ed  alle  9 
ore  mattina  cessò  il  fuoco  e  si  ritirò  la  bandiera.  La  storia  impar* 
ziale  assegnerà  ai  tenenti  Caccompergher  ed  Albert  quel  grado  di 
responsabilità  die  pesa  sopra  di  loro  per  la  perdita  del  Rivoli^  es- 
sendo certo  che  se  avessero  almeno  trattenuto  il  Plsìsel^  non  solo 
non  si  sarebbe  arreso  il  Rivoli^  ma  avrebbe  invece  preso  il  fritto- 
rioso.  Il  Rivoli  fu  poi  condotto  a  Lissa ,  e  porta  lo  stesso  nome 
anche  attualmente  nella  flotta  inglese. 


INTKINO. 


Nell'interno  del  regno  ebbe  nell'autunno  di  quest'anno  a  suc- 
cedere fanesto  avvenimento,  che  privò  l'esercito  di  uno  de' suoi 
più  dUilìiìti  ufllziali  superiori  della  gendarmeria ,  il  capo  di  squa- 
drone tiuigi  Bignami.  Faceva  egli  il  consueto  giro  semestrale  di 
perlustrazione  nel  dipartimento  del  Mctauro.  Partiva  da  Fabriano 
avviato  a  Iesi ,  seguilo  da  un  solo  gendarme  d' ordinanza  a  ca- 
vallo, quando  a  tre  miglia  dalla  città  s'imbattè  nella  banda  di  bri- 
ganti che  numerava  a  venti  uomini,  e  che  avfeva  a  capo  il  fami- 
gerato Trovarello,  e  ne  venne  circondato.  Era  nuli' ostante  riuscito 
a  sottrarsele  ed  a  campare  dalla  scarica  di  moschelteria  che  gli 
fu  fatta  alle  spalle ,  quando  tre  individui  appartenenti  alla  stessa, 
uscenti  da  una  cascina,  gli  fecero  fuoco  addosso  e  lo  stesero  morto 
al  suolo.  Abbandonato  cadavere,  fu  raccolto  da' suoi  commilitoni 
di  Iesi,  avvisati  dall'ordinanza  di  quest'assassinio,  e  fu  sepolto 
nella  cattedrale  di  quella  città,  coi  più  grandi  onori  militari.  Il 
capo  di  squadrone  Cazzola  fu  destinato  surrogarlo  nel  comando. 

L'infelice  Bignami  doveva,  rientrato  ad  Ancona  sua  residenza, 
recarsi  in  quei  giorni  a  Forlì ,  ove  aveva  ad  incontrare  un'  av- 
venente giovine  bresciana  a  lui  fidanzata.  Il  destino  volle  che  que- 
sta infelice  restasse  vedova  prima  d'essere  maritata. 

T.  IL  27 


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;l.    r'',v..--'.ì-V  h>"/     U 

-'^    ^"^VéHidni  DI  GOERRA  NEIiil^SIS  REU.A«PAGNA,  aEnMANIA, 

'J-      1.^'      -  ILUniA   E  ITALIA. 

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".•i  ■'  I 


Al  principio  dell'anno  le  schiere  iblìanc  erano  riprlitc  come 
segue: 

La  divisione  SevcroH  nell'Aragona,  quella  di  Paluriibini  a 
marcia  da  Madrid  alla  Biscaglia:  la  hiigata  Zucclii  attravcnan 
la  SaNsonia  ptr  raggiungere  il  viixi'è  a  Ma  lieti  wei-der  ove  si  rac- 
coglievano gli  avanzi  della  spedizione  di  Mosca.  Erano  sempre  a 
Corfù  due  battaglioni  del  a.°ed  uno  del  j."  l'infaiiti-ria  coli' arti- 
glierìa e  zap^ialuri    come  nell'anno  precedente. 


La  divisIoDc  l'aloniLitii  parli  il  giorno  8  gennaio  «la  Madrid 
per  recarsi  nella  Discaglia.  11  freddo  era  casi  intenso,  che  non 
lungi  da  Madrid  iuconlrù  sul  cammino  oltre  i5o  soldati  fran- 
cesi assiderali^  via  facendo  raccolse  gran  numero  d'aroieali  che 
servirono  alla  sussistenza  dell' escicilo  di  Marmout  e  della  pro- 
pria divisione.  Senza  scutilri  giunse  il  3   febbnio  a  Posa    nella 


%^ 


—  211  — 

Bureba,  ove  prese  |ìOsizìone  ^  il  9  Palombini  fece  sortire  dal  cani[)o 
il  generale  S.  Paul  col  4*'^  reggimento  d^  iurauteria  ed  il  i.°  squa- 
drone di  dragoni  Napoleone  alla  volta  di  Roxas,  per  procurarsi 
viveri^  indi  avviò  pure  il  a.^  leggero,  comandato  dal  colonnello 
Salvatori,  e  T  artiglieria  a  cavallo  a  Hermosilla.  In  Posa  non  erano 
rimasti  più  di  iioo  uomini  zappatori ,  artiglieri  e  bersaglieri  del 
6.**  d^  infanteria  ^  ed  alcuni  drappelli  collocati  ai  posti  avanzati 
a  custodia  dei  principali  accessi.  I  corpi  usciti  eransi  già  allonta- 
nati più  di  5  e  7  miglia,  quando  i  partigiani  Mendizabal  e  Longa 
attaccarono  le  squadre  poste  sulle  alture  di  Posa  con  4000  Spa- 
gnnoli,  ed  obbligavanle  a  ripiegarsi.  Allo  strepilo  dei  cannone  Pa- 
lombini fece  battere  la  generale ,  raccolse  le  sue  schiere  e  vi  ac- 
corse, nella  direzione  in  che  stavano  i  soldati  di  S.  Paul  e  Sal- 
vatori. IL  nemico  penetrò  nel  villaggio  quando  gP  Italiani  ne  usci- 
vano alla  rinfusa,  approfittò  del  disordine  per  sorprendere  al- 
cuni uomini,  ed  impadionirsi  di  qualche  cavallo,  di  un  cannoiie  e 
di  piccolo  bagaglio.  Palombini,  che  si  era  collocato  in  mezzo  alla 
pianura,  vi  stette  immobile  aspettando  il  giorno,  per  potere  sco- 
prire V  attitudine  e  la  forza  del  nemico  ^  e  frattanto,  assistito  dai 
capitani  Ronzelli  e  Del-Pinto,  diede  opera  a  raccogliere  i  soldati 
sparsi  nel  paese.  Fattosi  giorno ,  vedendo  egli  concentrarsi  gli 
Spagnuoli,  ed  assicurato  delFimminente  arrivo  di  Salvatoli,  de- 
liberò di  attacourli ,  sopravanzarli  da  un  lato ,  e  costringerli  a 
ritirarsi.  Animati  i  suoi  a  non  contare  i  nemici ,  ma  ad  avanzar- 
si,  ed  a  visiera  calata  dar  loro  addosso ,  guidò  egli  stesso  il  bat- 
taglione Mateucci  all'attacco,  secondato  da  jBerchet,  Baccarini,  Ron- 
zelli e  Boccalari  con  altre  minori  forze.  In  quel  punto  fu  an- 
che raggiunto  dalla  colonna  di  Salvatori.  Assalito  il  nemico  sulle 
alture,  questi  fece  un  fuoco  assai  nudrito,  cagionò  gravi  per- 
dite soprattutto  negli  utfìziali,  tra  i  quali  restò  morto  Aftrici  e  ven- 
nero feriti  Mateucci,  Abati,  Del-Pinto ,  Bernardini  e  Ferrari ,  ma 
nulla  potè  contro  la  fermezza  dei  superstiti ,  i  quali  batterono  il 
nemico  e  lo  obbligarono  a  fuggire  abbandonando  il  cannone  che 
aveva  preso ,  il  convoglio ,  più  soldati  e  tre  uffiziali  \  la  fazioue 
non  era  finita  e  già  tornava  S.  Paul ,  il  quale  concorse  ad  in- 
calzarlo. Si  segnalarono,  oltre  i  nominati,  gli  uffiziali  Boccalari, 
Ronzelli ,  Berchet ,  Baccaiìni  e  Rasi. 

Palombini  di  poi,  raccolte  le  sue  genti,  si  diresse,  il  1 3  febbraio, 
a  San  Domingo,  senza  che  gli  Spagnuoli  osassero  seguitarlo  ^  il  1 7 


> 


fece  ritirare  da  Noiara  un  corpo  nemico,  il  i8  prese  cani[Ki 
intorno  a  Haro,  il  19  giunse  a  Vittoria,  da  dove,  il  giorno  »(►- 
presso,  si  recò  sulle  coste  dell'Oceano,  ed  11  ai  giunse  a  Bilbao, 
ove  erette  alcune  rortidcazinni  coli'opcra  degli  zappatori  italiani, 
covcmati  da  Vacani,  ottenne  l' intento  di  sostenersi  con  poche  forze. 

11  10  marzo  Palombini  mosse  verso  Portiigalftte  e  di  li  .sotto 
("astro,  iuviando  Vacani,  colla  brigata  S.  Paul  ,  a  Santnllmi  e 
dintorni  per  riconoscere  il  forte  ;  distaccò  il  capitana  Pavesi  colle 
comiMgnie  scelte  sopra  i  monti  di  sinistra  al  colle  S.  Pelava,  re- 
spinse alcuni  posti  esteriori  e  potè  pienamente  elletttiarc  la  voluta 
esplorazione.  11  aa  Vacani  i'u  incaricato,  con  poclii  zappatori  ita- 
liani e  20  scelti  granatieri  francesi,  di  avvicinarsi  a  Castro  per 
impaurire  il  nemico;  tutto  intanto  veniva  premuralo  per  l'as- 
salto ,  <jnando  la  sera  del  a3  arrivò  di  sorpresa  lo  spagnuolo 
Campilln,  che  rovesciò  i  jxisti  principali  del  a,°  leggero  italiano. 
Palombini  rigettò  il  nemico  esterno,  e  all'  indomani  24  si  opjKKic 
pure  ad  una  sortita  de!  presidio  del  forte,  sali  sul  colle  di  S.  l'c- 
tsya  ,  e  colà  guidò  di  fronte  il  4°  e  6."  dMnfanteria  italiani,  coi 
dragoni  Napoleone,  per  la  cresta  più  alta  ad  irrompere  sulla  linea 
di  battaglia  del  nemico. 

Palombini  quantunque  inferiore  di  forze,  e  a  malgrado  degli  osta- 
coli del  terreno,  giunse  ad  alì'rontarc  alla  baionetta  la  massa  prin- 
cipale comandata  dallo  stesso  Mendizabal  i,  allora  il  battaglione  Ma- 
gistrelli,  fatta  a  pochi  passi  di  distanza  una  scarica  ,  si  slanciò  al- 
l'attacco, ruppe  la  prima  e  la  seconda  linea  di  nemici  ed  impedi 
la  loro  unione  col  presidio,  costringendoli  a  fuggire  vei-so  Tni- 
cios.  In  quest'incontro  si  ebbe  la  perdila  di  110  Italiani,  tra  i 
quali  rimase  ucciso  il  tenente  Ponti,  e  furono  feriti  il  caposqua- 
drone  lìarheri  e  gli  uflìziali  Mosti,  Pavesi,  Ceracclii,  Ferrari,  San- 
girolami,  Bassi,  Bentivoglio  e  lìaroschi. 

Menti-e  Palombini  incalzava  Mendizabal,  il  2.°  leggei-o  vigoro- 
samente attaccato  da  Campillo ,  fu  castreltn  alla  ritiraLa.  Paloni- 
bini  i-etrocesse  per  soccorrerlo  ;  il  26  egli  tentò  di  sorprendere 
Mendizabal  sulle  alture  di  Olanes;  gli  SpagnuoH  riuscirono  a 
riunirsi  ed  op|)orre  resistenza  all'attacco  degl'Italiani,  rinforzati 
da  due  liattaglioni  francesi  condotti  dai  generale  Itoget.  Lo  scon- 
tro fu  livo,  e  si  protrasse  lino  a  notte,  allorché  gli  Spagnuoli 
piegarono  nei  colli  di  Bareina  ed  i  Fi'anco-Italiaui   sulle  alture  di 

Oj.lKl. 


•^ 

~ 


■^r 


—  213  — 


II  21  aprile ,  Palombini  assalì  il  nemico  nelle  vicinanze  di 
Guemica  col  4-°  ^  6.°  d^  infanteria,  formati  in  colonna  serrata  per 
divisioni ,  e  forzò  V  ingresso  del  villaggio ,  secondato  a  destra  da 
due  compagnie  del  2.°  leggero ,  ed  a  sinistra  dai  dragoni  Napo- 
leone. La  maggior  forza  degli  Spagnuoli  era  sui  monti  di  Na- 
varnis; essi,  accortisi  della  loro  preponderanza,  attaccarono  i  no- 
stri vigorosamente ,  occuparono  Gucrnica  e  lo  forzarono  a  ri- 
piegarsi. Palombini,  giunto  in  opportuna  posizione,  si  fermò,  e 
trasmutando  I4  ritirata  in  attacco,  si  rivolse  contro  il  nemico ,  lo 
attraversò ,  e  si  mise  a  cavallo  delle  strade  di  Navarnis  e  Guer- 
nicaf.  La  perdita  degF  Italiani  fu  di  80  uccisi  e  feriti ,  e  fra 
<{uest' ultimi  il  capitano  Cabrini,  uffìziale  distinto,  il  capitano 
Bonzi ,  i  tenenti  Lana  e  Bettinelli  ^  ed  il  granatiere  Torri  del  4*** 
d' in&nteria ,  il  quale  caricatosi  sulle  spalle  il  capitano  Cabrini 
ferito,  lo  portò  alP  ambulanza  ^  in  cammino ,  serrato  da  vicino 
dal  nemico,  lo  pose  in  terra,  urtò  di  punta,  ferì  di  fuoco,  e 
pose  in  fuga  quelli  che  ,lo  minacciavano ,  indi  ferito  egli  pure 
e  barcollante ,  riprese  il  carico  e  lo  pose  tra  le  (Ile  dc^  suoi  a  sal- 
vamento. I  combattenti  restarono  nelle  loro  posizioni^  il  4  aprile 
gP Italiani,  per  bisogno  di  provvigioni  di  guerra,  piegarono  a 
Mendata.  Ivi  riunironsi  al  ^0°  d*  infanteria  francese. 

Palombini,  il  5,  affrontò  gli  Spagnuoli  nella  forte  loro  posizione  di 
Navarnis,  attaccando  egli  da  un  lato,  mentre  il  capobat taglione  Bocca- 
lari  entrava  nel  villaggio  e  faceva  man  bassa  ^  in  questo  fatto  rimase 
ucciso  il  capitano  Gonfalonieri.  Il  6  gP  Italiani  erano  a  Laqueysio 
e  Motrico ,  ed  il  9  verso  Azcoytia ,  assalirono  gli  Spagnuoli  e  li 
cacciarono  dalle  loro  posizioni  ^  discesi  essi  al  piano,  e  rannoda- 
tisi, assalirono  Palombini  in  maniera  cli^  egli  stesso  dovette  lottare 
di  persona  coir  arma  bianca  e  sciogliersi  dai  nemici ,  riuscendo 
con  isforzi  vigorosi  a  riordinare  le  sue  squadre  e  vincere  gli  as- 
salitori. 

Il  10  Palombini  fu  a  Villareal  e  Bergara,  ove  avvisato  che  gli 
Spagnuoli  erano  andati  ad  attaccare  Bilbao,  vi  si  avvicinò^  P in- 
domani era  a  Mondragon,  ed  il  i4  a  Guemica,  ove  trovò  ac- 
campati due  battaglioni  spagnuoli  comandanti  da  Quintana,  che  fu- 
rono dispersi  colla  perdita  dei  bagagli  *,  Baccarini  si  distinse  ed 
il  16  Palombini  rientrò  in  Bilbao. 

Severoli  era  sempre  nelF  Aragona  ^  il  capobattaglione  Seit:o- 
gnani  occupava  la  posizione  di  Riela,  sulla  sponda  sinistra  dello 


^i^TT^^^ 


—  314  — 
Xainn  con  inoo  Italiani  e   lan  ussari  francesL  Lo  spagnuolo  Du- 
rane si  presontò  in  gennaio  sopra  la  Sierra  di  Almonajol,  ciò  clic 
obbligò  Scvci-oli  a  tenerlo  d' occhio  a  Carióena  n   Inoliti  vicini, 
ma  tidn  riuscì  mai  ad  indurre  il  nemico  a  giornata. 

In  febbraio  furono  ultimati  i  lavori  del  Torte  à'  AlmuiiÌB  e  vi  si 
posero  i5o uomini  del  i."  d'iuranlcrta,  comambli  eia)  capitana  Pic- 
cinli ,  ctl  otto  zappatori  sotto  gli  oi-dini  del  tenente  Bonalumì;  l' 1 1 
fclibraio  3oo  fanti  e  ^n  cacciatori  a  cavallo  vennero  spedili  a  Puerio. 
1  cacciatori  s' imliatteroiio  in  una  landa  spagnuola  di  loo  vava- 
lieri  clic  furono  subilo  caricati,  5  uomini  e  ly  cavalli  rimasero 
in  potere  degl'Italiani.  Il  13  questa  colonna  si  diresse  a  Villa- 
franca  i  allo  shocco  dello  stretto  scopei-se  la  lauda  di  Fraylcs,  di 
circa  5oo  uomini .  che  riprarono  in  un  Imìsco.  1  4°  caccìalori 
italiani  li  inseguirono  e  le  uccìsero  ^o  uomini  e  fecero  lOO  pri- 
gionieri, -fra  i  ([uali  il  maggiore  Tliein  ed  il  teticiite  (^ml)o,  an» 
lieo  frate.  Frayles  fuggì  a  stento  scavalcando  un  muro  e  si  pre- 
servò dalla  prigionia.  Alla  Hne  di  mai*»)  Montcbruno  co' suoi  Ita- 
liani, marciando  da  Alcaniz  sopra  Mora  d'Ebro,  obbligò  D'Epo- 
Jcs  a  levare  l'assedio  di  quel  castello. 

Impegnato  seriamente  Suclict  nel  regno  di  Valenza  a  tenere  in 
freno  e  SpagnuoH  ed  Inglesi,  richiamò  presso  di  lui  la  divisione 
di  Severoli  dall'  Aragona.  Questa  jartì  immediatamente ,  ed  il  a 
maggia  era  di  già  a  Moncada  ,  ove  fu  ricevuta  dallo  stesso  ma- 
resciallo con  soddislazione ,  vedendo  accorrere  alla  difesa  del  re- 
gno di  Valenza  una  delle  due  divisioni  italiane  che  avevauo  in 
gran  parte  contribuito  all'acquisto  di  quel  regno,  li  i."  reggi- 
nierrlo  d' infanteria  ed  i  cacciatori  italiani  furunti  acquartierati  in 
Valenza,  sotto  gli  ordini  di  Mazzucchelli,  clic  ne  era  il  governa- 
tole; il  I."  leggero  fu  posto  a  Lvra,  .sotto  Q  comando  di  Monte- 
bnjLio,  capo  dello  stato  maggiore,  e  ciò  accadeva  il  4  "isgg'O- 

Il  17  aprile  era  giunto  l'ordine  all'esercito  di  Discaglia  d' io- 
corporare  la  divisione  Palombini  in  quella  comandata  da  Scveroli , 
per  non  formare  più  che  una  sola  divisione  italiana  all'eser- 
cito d'Aragona,  sotto  gii  ordini  dil  maresciallo  Sucbet,  e  che  Pa- 
lombini col  suo  stato  maggiore  dovesse  trasferirsi  in  Italia^  l'ese- 
cuzione di  quest'  ordine  fu  diìlcrita,  ad  istanza  del  generale  ita- 
liano e  delle  sue  genti,  fino  a  che  fosse  preso  Castro  ed  alloala- 
iiato  il  nemico. 

Il  37  aprile  i  Francesi ,   comandati  da  Foix ,  di  notte  si  arni- 


—  215  — 

zaronodai  campi  di  Colindi*cs  verso  Ampucro,  ma  sia  che  la  guida 
perdesse  la  traccia  del  cammino  per  combinazione  fortuita  o  a  di- 
segno, fatto  è  elle  invece  di  giungere  alla  sua  meta  avanti  Talba 
dò  non  avvenne  che  a  pieno  giorno  •,  fu  così  celere  allora  il  ftio- 
rimento  del  nemico  che  la  mischia  venne  subito  impegnata,  e  gli 
Spagnuoli  respinti. 

Intanto  si  aflfrettaron  i  preparativi  delF  assedio  di  Castro,  e  il  4 
maggio  era  intieramente  -investila  la  piazza^  Peruzzo,  Erba  e 
Pacchierotti  coi  loro  cannonieri  eseguivano  i  lavori  delle  batterie 
sulle  tracce  date  da  Vacani.  Il  generale  Foix  (  uno  dei  più  distinti 
uffiziali  d'artiglieria)  rendeva  all'esimio  Vacani  quei  tributi  di  stima 
die  seppe  sempre  da  tutti  meritare ,  dicendo  nel  suo  rapporto  :  <<  I 
tf  lavori  deir  assedio  non  che  le  principali  idee  della  direzione  che 
u  lianno  prodotto  i  migliori  risultati,  furono  fatti  e  stabiliti  dal  bravo 
u  signor  capitano  del  genio  italiano  Vacani,  perfettamente  secon- 
ti  dato  dall'altro  capitano  del  genio  Guaragnoni.  Gli  zappatori  ita- 
u  liani,  formati  dall'esperienza  degli  assedi  di  Catalogna,  si  mo- 
*t  strarono  non  meno  abili,  che  intrepidi,  n 

Si  riferisce  da  riputato  storico  che  il  generale  Foix ,  in  una  rela- 
zione esistente  negli  archivi  del  ministero  della  guerra  francese , 
adoprasse  le  seguenti  espressioni:  ulo  non  ho  mai  veduto  soldati 
u  coisi  avidi  di  battersi  come  gì'  Italiani  della  divisione  Palombini; 
u  questi  non  sono  uomini  in  mezzo  al  fuoco,  ma  leoni  che  rug- 
a  giscono.  La  parola  r/£/rato li  irrita^  essi  non  sanno  che  vincere 
«  e  non  contano  mai  il  numero  dei  loro  nemici;  con  simili 
a  truppe  si  può  intraprendere  tutto,  e  si  è  sicuri  di  riuscire.  '9 

Era  S.  Paul  colla  sua  brigata  a  Samano  il  5  maggio ,  e  Pa- 
lombini  a  Portugalctte  per  coprire  T  assedio ,  e  gli  zappatori  ita- 
liani, diretti  da  Vacani,  aprivano  una  strada  fra  la  Casa  Quadrata 
e  il  piede  della  breccia. 

Si  adoperarono  in  questo  lavoro,  altrettanto  didicile  che  impor- 
tante,  i  sargenti  Oreglia,  Bresciani  e  Albarelli.  Il  la  maggio, 
destinato  alla  presa  della  città ,  il  capol)attaglione  Magistrelli , 
colle  coippagnie  scelte  del  a."  leggero,  4-°  ^  6.**  d'infanteria  co- 
mandava una  delle  colonne  destinate  all'assalto;  i  capobattaglioni 
Svanini  e  Mateucci  avevano  sotto  i  loro  ordini  le  altre  genti  di 
riserva.  GÌ'  Italiani  hirono  i  primi  ad  applicare  le  scale,  e  quando 
batteva  l' ora  dell'  assalto ,  3oo  erano  già  sulle  mura  e  condotti 
dal  tenente  Toiiombani ,  volgevansi  a  ridosso  della  breccia,  men- 


—  aie  — 

Ire  MaeislrclU  s' inoltrava  verso  il  xnv/.zn  AvWa  jicnzxa  ;  Oiiara- 
cnoiii  intanto  cogli  zappatori  ed  altri  pigliava  la  fcoiilc  della  br-ec- 
cia.  Ma  se  ottcniiesi  con  lievo  perdila  l'acquisto  della  città  ,  così 
non  accadde  nel  forte;  valida  ne  fu  la  dìTcsa  contro  gli  attacchi 
ripetuti  dai  capitani  Berard ,  Georgi,  Caprini,  Ceroni,  Leardi  e 
dal  lenente  Villaia;  perù  venne  alla  fitte  foi-ialo  l'ingresso  del  ca- 
stello dai  volteggiatori  italiani  guidati  dagli  nffiziali  (ìuingrct  e 
Cestari;  i  rinchiusi  preferendo  alla  pi-igioiiia  la  morte  geltaron'»Ì 
sulle  spade  degli  assalitori ,  e  i  superstiti  raggiunsero  a  nuoto  la 
flottiglia,  cosiccliÈ  non  fu  dato  di  prenderne  neppur  uno  prigio- 
niere. Il  generale  Foix  cosi  si  espresse  nel  suo  rapporto  :  «  Io 
"  non  posso  lodare  baste  voi  niente  la  costanza  spiegata  dagf  Ita- 
ti liani  in  (piest' assedio ,  e  l'allegrezza  e  l'entusiasmo  con  cui  si 
H  sono  piTcipilati  all'assalto.  Gli  artiglieri  erano  insuFficenìi,  ma 
«  hanno  supplito  al  numero  colla  loro  abilità  u  coraggio.  Deblxi 
a  particolari  elugi  ai  signori  tenenti  Pacchiamlti,  Erlia  e  Pcruzzo, 
«  ai  capitani  de!  genio  Vacani  e  Guaraguoni ,  al  generale  S.  Paul . 
«  al  capobattaglionc  Magistrelli ,  ed  al  tenente  Ce-*tari  del  fi."  dì 
«  infanteria.  » 

Palombini ,  conquistato  che  fu  Castro  ,  lasciò  il  coraaado  della 
sua  divisione  riordinata  in  una  brigata  sotto  gli  ordini  del  gene- 
rale S.  Paul,  e  si  diresse  all'Italia  prendendo  congedo  dalle  sue 
scliicrc  con  un  ordine  del  giorno  nel  quale  risaltava  ralFczione  che 
provava  per  esse.  Egli  giunse  a  Milano  il  3o  giugno. 

Il  3  giugno  una  flotta  coinandaLi  dall'  ammiraglio  inglese 
llallowcl  con  18,000  uomini  di  truppe  da  sbarco,  comandate  dal 
generale  Murray,  gettò  l'incora  a  aooo  tese  dal  porto  di  Tarra- 
gona  e  vi  sbarcò  con  tutti  gli  apparecchi  per  l'assedio.  Le  genti 
sliarcatc  si  recarono  al  Francoli  per  chiudere  Tarragona;  ivi  era 
governatore  il  generale  Bertolelti  civn  700  Francesi  ed  altrettanti 
Italiani  di  presidio.  Egli,  che  era  uomo  da  non  sgomentarsi,  non 
solo  decise  di  difeudei'si  nella  piazm  ,  ma  pensò  di  occnjiarc  le 
informi  mura  del  Forte  Reale,  e  quelle  del  bastione  San  Carlo, 
sole  opere  altre  volte  capaci  d'interdire  al  nemico  l'accesso  al 
porlo ,  al  sobborgo  ed  alla  parto  di  recinto  reputata  la  più  debole. 
Bcrtoletti  seppe  ridestare  nel  picsidio  quello  spirilo  e  quell' entu- 
siasmo che  rendono  V  uomo  capace  di  tutti  gli  sforai  che  il  peri- 
colo della  posizione  può  mai  esigere,  I  tenenti  Diego,  Mattia  e 
Buontempi  del  7."  d' infanteria  proseguirono  in  mezzo  a  mille  pe- 


—  917  — 

riooli  a  dirigere  i  differenti  lavori  del  genio,  e  diedero  prova  del 
massimo  zelo.  U  presidio  fece  delle  sortite  per  ritardare  la  marcia 
degli  assalitori  otto  volte  più  numerosi  ^  i  tre  navigli  corsari  italiani 
ancorati  nel  porto  furono  tirati  a  terra,  disarmati,  e  gli  equipaggi  di 
60  uomini  sotto  gli  ordini  dei  capitani  Caracciolo,  Grauthier  e  Liberati 
vennero  a  rinforzare  il  presidio  ;  si  protesse  la  sortita  degli  abitanti, 
e  tre  quarti  della  popolazione  lasciò  i  suoi  viveri  ai  difensori , 
tutti  i  magazzini  furono  posti  in  salvo  dal  pericolo  delle  bombe, 
si  riattarono  alla  meglio  le  opere  di  difesa,  si  turarono  due  porte, 
ed  il  presidio  sempre  in  moto  si  mostrava  su  tutti  i  punti  riso- 
luto di  voler  fere  un^ostinata  difesa.  Tale  era  il  procedere  drì  no- 
stri, quando  gUInglesi,  ripartiti  in  quattro  divisioni,  cingevano 
Tarragona. 

Bertoletti  fece  una  sortita  nella  notte  del  3  al  4  giugno  sui 
colli  che  occupava  il  nemico  per  dargli  Y  allarme  e  scanda- 
gliarne r  attitudine.  Il  capitano  Lavillion,  il  tenente  Vidiella 
con  i5o  &nti  e  6  cacciatori  a  cavallo  (condotti  dal  maresciallo 
d^  alloggio  Melzi  )  si  slanciarono  in  mezzo  ai  posti  avanzati  nemici , 
lì  respinsero  e  presero  la  posizione  dell'  Olivo.  Vidiella  fii  ferito, 
e  Melzi  ebbe  il  cavallo  ucciso  ^  vi  furono  5  morti  e  1  a  feriti  dei 
nostri,  ed  il  nemico  perdette  1 5o  uomini.  Air  indomani  altra  sortita 
con  20  cacciatori  italiani,  guidati  verso  'A  piano  dal  capitano  Bevi- 
lacqua, per  dissipare  i  bersaglieri  nemici. 

Nella  notte  del  i  9I  S^  una  parte  della  flotta  inglese  venne  a 
battere  col  cannone  le  opere  esteriori ,  per  proteggere  la  costru- 
zione di  una  batteria  alia  foce  del  Francoli  ^  nella  notte  successiva 
rinnovatosi  P attacco  della  flotta,  fu  pure  armata  un'altra  batteria. 
Sul  far  del  giorno,  la  flotta  cessò  il  fuoco ,  ma  le  batterie  nemiche 
cominciarono  il  loro  e  dei  moschettieri  inglesi  furono  mandati  a 
bersagliare  i  difensori,  ma  questi  vennero  dissipati  dalle  sortite  del 
presidio  giacché  il  generale  ne  faceva  frequentemente  ora  su  un  punto 
ed  ora  su  un  altro  per  tribolare  il  nemico  e  turbare  i  suoi  lavori.  In 
tal  modo  Bertoletti  con  un  pugno  di  gente,  rinchiuso  in  una  fortezza 
quasi  smantellata,  con  pressoché  tutte  le  opere  esteriori  distrutte  ,  si 
copriva  di  gloria  ed  illustrava  il  nome  italiano.  Suchet  a  Valenza 
e  Maurice  Mathieu  a  Barcellona,  radunarono  truppe  per  accórrere 
in  soccorso  di  Tarragona^  ma  T  inglese  Murray  intanto  prose- 
guiva i  suoi  lavori  d'assedio,  sbarcava  altre  grosse  artiglierie,  ed 
il  9  giugno  la  flotta  e  le  batterie  fecero  un  fuoco  terribile  lan- 
T.  II.  ^8 


—  218  — 
ciaiido  qualche  migliaio  di  boiiibi-  clic  produssero  guasto  enorme 
nelle  case  e  nelle  ojK-re  di  difesa.  Il  io  Ìl  geucraie  iqglcse  inriò  a 
Berlolclli  il  suo  rapo  dello  stalo  maggiore  oii  proposmoni  di  resa, 
m*  ci  rls|)0se  vhv  lo  sialo  della  piazza  da  lui  comandata  n'ni  lo  au- 
torizzava a  riceverne  alcuna.  Il  la  Sudici  e  Maurice  Malbieus'»- 
van7Jvano,  e  Murra)'  sul  dubbio  d' esser  rinserralo  da  corpi  dciuì- 
ci,  doim  un  fuoco  dei  [nh  vivi,  ripetuto  da  tulle  le  Ijalterie  di  terra 
e  dalla  flolla,  sgonibi-ò  i  campi,  nbliandonò  quasi  tutta  la  sua  grossa 
artiglieria  e  rapidamcalc  si  rimbarcò.  II  presidio  di  Tarragona  rac- 
colse 5  mortai,  5  obizzi,  8  pezzi  da  a4'  ^3  piattef'orme ,  6i4 
bombe,  8^0  granai*!  e  molte  altre  munizioni.  Si  distinsero  Ìl  capo- 
battaglione  Soldati,  r  aiutarne  di  canapo  Vassalli,  Ì  capìlaai  Ituggi, 
Mcneslon.  il  lenente  Mai-otti,  ed  i  chirnrglii  Cerini  e  Meri i ni ,  e 
si  rammentò  n)n  lode  il  sott'ufGziale  dei  cacciatori  a  cavallo  Mclzi. 
Il  maresciallo  Sucliet  così  scriveva,  il  si  giugno,  al  ministro  della 
guerra  francese:  «  Con  premura  io  imploro  le  grazie  di  S.  M.  I.  R. 
H  sul  r."  battaglione  del  ao."  di  linea  francese,  e  sul  i.'  battaglione 
**  del  j."  d'infanteria  italiano,  e  più  particolarmente  sul  generate  lìcr- 
»  tfdetti,  cbe  si  ì^  in  quest'occasione  coperto  di  gloria,  do[K)  di 
m  aver  mostralo  col  suo  vigore  e  colla  sua  perseveranza  nel  supc- 
M  rare  tutti  gli  ostacoli ,  esser  egli  degno  di  tutta  la  benevolenza 
«  dcir impci-atorc.  "  E  il  a8  giugno  aggiungeva:  ^  La  neccs- 
«  sita  di  tener  dietro  ai  movimenti  della  flotta  inglese  mi  lu 
H  sfoiTialo  a  sacrificare  il  piacere  clic  avrei  avuto  di  rallegrarmi 
«  col  governatore  Bertoletti  e  colla  brava  guarnigione  di  Tar- 
•■  lagona  per  la  sua  bella  e  vigorosa  difesa.  "  Nelle  sue  memorie 
Sucliet  cliiama  Bertoletti  «  Uomo  fermo,  di  mente  fredda  ed 
attivo.  » 
Il  a5  giugno Sevcroli  contribuiva  coiFranccsi  a  rioccu|>arePedraIva, 
S.  Paul,  richiamato  il  capitano  Carli,  che  era  distaccato  sulla 
costa,  si  avviò  colla  sua  brigata  da  Bilbao  e  Ourango,  ove 
si  riunì  alle  divisioni  francesi  e  prese  parte  alla  fazione  che  il 
generale  Foix  ebbe  cogP  Inglesi  alla  sua  sortila  da  Bergara, 
indi  formò  la  rclioguardia ,  ove  i  dragoni  Napoleone  contennero 
lungamente  la  cavalleria  nemica;  ([uando  il  aG  verso  Seguera  gli 
Inglesi  discesero  per  invUupparlo,  S.  Paul  li  ruppe,  e  li  fugò 
verso  i  monti ,  poi  proseguì  la  sua  marcia  verso  Tolosa  colla 
pei-dita  di  a6  uccìsi  e  54  feriti.  Si  distinsero  il  capitano  Carli,  i 
lenenti  Guagliumi,  Leardi,  Fabris,  Dooadeo  e  Baldassari.  Il  26 


—  219  — 

giugno  S.  Paul ,  assieme   ad  una  brigata  francese ,  ebbe  scontro 
vivissimo  cogF  Inglesi. 

L'  8  ottobre  la  divisione  Maucune ,  colla  quale  allora  si  Ir^ii 
la  brigata  S.  Paul ,  fu  sorpresa  dagl'  Inglesi  ;  gV  Italiani  '{(SSceati 
una  vigorosa  resistenza.  Il  ao  ottobre ,  si  distinsero  nuovamente 
riprendendo  al  nemico  il  ridotto  di  Santa  Barbara,  ed  il  io  no- 
vembre penetrarono  con  Foix  fino  a  Maya.  U  1 1 ,  al  ponte  di 
Gambo,  attaccarono  e  respinsero  Tinimico  con  perdita. 

Montebruno  nell'  Aragona  raccolse  a  Terruel  i  presidii  staccati, 
e  raggiunse  l'esercito  nella  valle  del  Francoli  fra  Valls  e  Tar- 
ragona.  Furono  messi  1 5o  Italiani  sotto  il  comando  del  capitano 
Mussi  in  Saragozza ,  e  1 1 5  soldati  e  zappatori  in  Almunia  sotto 
gli  ordini  del  tenente  Bonalumi. 

Severoli  e  Montebruno  avviaronsi,  il  i8  luglio,  per  Lerida,  ove , 
restarono  di  presidio    i5o  Italiani,  indi  raggiunsero  l'esercito  a 
Yillafranca  con  3ooo  uomini. 

Il  22  luglio  lord  Bcntink  si  disponeva  all'assalto  di  Tarragona, 
ma  (u  respinto  valorosamente  per  tre  volte  da  Bertoletti  e  vedendo 
rifiutata  l'intimazione  della  resa  della  piazza,  fatta  il  3i  luglio,  si 
limitò  a  lasciare  un  corpo  ragguardevole  per  bloccarla. 

U  7  agosto  gì'  Italiani  perdettero  alcuni  uomini  nella  valle  di 
Noya  ^  ed  un  battaglione  poetato  a  Satf  Sadurni  riuscì  a  salvarsi 
dalla  prigionia  col  sagrifizio  di  3€k:l  ^tnbattenti ,  fra  i  quali  il 
prode  capobattaglione  Ferrante. 

Il  19  agosto  Bertoletti,  approfittando  dell'allargamento  del 
blocco,  lasciò  Tarragona  conducendo  con  lui  600  Italiani  dopo  di 
avere  smantellata  la  piazza. 

U  capitano  Ceroni  Nicolò,  rimasto  con  un  distaccamento  di  aSo 
uomini  nella  Biscaglia  per  concorrere  alla  difesa  di  Lareda,  respinse 
il  6  agosto  il  tentativo  fatto  dagli  S|>agnuoli  per  occupare  questa 
posizione:  il  ai  agosto  i5o  Italiani  fecero  una  sortita  e  respinsero 
aooo  Spagnuoli.  Nella  notte  del  ai  al  aa  febbraio  18 14?  una  co- 
lonna di  4000  Spagnuoli  fece  un  nuovo  attacco,  montò  sette  volte 
all'assalto  del  forte  e  fu  sempre  respinta:  rimasto  prigioniero  in 
una  sortita  il  comandante  del  forte  con  due  uifiziali  italiani.  Ceroni 
prese  il  comando,  e  proseguì  a  difendersi  ed  a  combattere  col  mas- 
simo eroismo.  La  difesa  aveva  durato  sette  mesi,  quando  jicr  tradi- 
mento furono  aperte  di  notte  tempo  le  porte  al  nemico  che  vi  pe- 
netrò numeroso  5  pochi,  e  con  loro  il  capitano  Ceroni ,  furono  in 


*^ 


tempo  a  dar  di  mano  alle  armi,  e  ad  aprirsi  la  strada  con  doU-r- 
minala  ed  intrepida  risoluzione  pcv  dirigersi  a  Sanlonna,  Quivi 
giansero  laceri,  dolenti  e  malmenati,  e  vi  rimasero  fino  alla  resa 
della  fortezza  seguita  dopo  il  trattato  di  pace  del  3o  maggio  i8i4- 

II  14  settembre  Severoli  andò  da  San  Sadurni  a  Villafranca,  indi 
fu  destinato  ad  essere  intermediario  fra  Gcrona  e  Barcellona.  Egli 
aveva  un  campo  trincerato  a  San  Selony,  fatto  preparare  dall' inge- 
gnere italiano  Colella. 

In  dicembre  Severoli  e  S.  Paul  partirono  [ler  l'Italia  colla  di- 
visione che  annoverava  5778  uomini. 

Il  maresciallo  Sucliet  accommiatò  Severoli  colla  seguente  lette- 
ra :  u  Se  Ilo  finora  ritardato  e  palesato  dispiacere  nel  vedermi 
«  privare  delle  brave  ed  agguerrite  truppe  italiane,  fin  <pii  rima- 
M-stc  nel  mio  esercito ,  fu  meglio  per  un  sentimento  di  stima  di 
u  cui  io  era  contento  di  dar  loro  la  prova,  che  nella  lusinga  che  mi 
«  fossero  pili  lungamente  lasciate.  »  E  nelle  sue  memorie  :  «  H  ma- 
tt  resciallo  si  separò  con  pena  dalle  brave  truppe  italiane  che  i  pe- 
li ricoli  della  loro  patria  richiamavano  al  dì  là  delle  Alpi.  » 

Ebbero  i  pochi  superstiti  al  loro  ritorno  in  patria  il  compenso 
degli  elogi  loro  compartiti  per  via  dai  popoli,  dalle  autorità  e  dal- 
l'amorevole accoglienza  ricevuta  dai  concittadini,  e  soprattutto 
nella  capitale  del  regno.  Iti  il  presidio,  gli  abitanti  e  le  autoriti, 
correndo  in  folla  ad  incontrarli,  non  saziavansi  di  manifestare  la 
gioia  e  l'orgoglio  die  ispirava  alla  patria  la  loro  vista. 

Ne!  corso  di  sei  anni,  nei  quali  gl'Italiani  combatterono  nella 
Spagna,  vi  furono  spediti  dal  regno  in  totale,    uomini  di  diverse 

anni 3o,  i83 

ed  essendone  ritornati 8,c)58 


la  perdila  in  uomini  fu  di  . 


3a,aa5 


I  cavalli  inviativi  numerando  a 2,6x7 

e  non  essendone   ritornati  che 3oo 


i   perduti   risultarono ^i^ay 

Quanto  alle  bocche  da  fuoco  non  vi  furono  perdite  di   gran  mo- 
mento. 


P  


—  221  — 


GERMANIA. 


Ridottosi  a  Marienwerder,  il  viceré  potè  raccogliere,  col  tempo, 
un  migliaio  d^ Italiani,  che  andarono  successivamente  riunendosi, 
ma  in  qual  miserabile  stato  si  trovavano  mai  ! 

Il  i6  gennaio  i  Cosacciii  penetrarono  a  Marienwerder  e  giun- 
sero inosservati  sino  alla  porta  dell'  alloggio  del  viceré.  Il  velite 
italiano  Bettarini  di  sentinella,  è  il  primo  ad  accorgersi  del  ne- 
mico^ uccide  sui  gradini  medesimi  il  più  audace  dei  Cosacchi 
e  risveglia  l'allarme;  accorrono  Ferretti,  Mengaldo  e  Delstein.  Le 
guardie  prendono  le  armi  ed  affrontano  gli  assalitori,  e  mentre 
per  altra  parte  escono  a  difesa  i  pochi  avanzi  dei  corpi  italiani , 
spaventati  i  Cosacchi  fuggono  lasciando  i  loro  morti  e  feriti  sul 
terreno.  Il  viceré,  postosi  alla  testa  de'  suoi  bravi  difensori,  si  av- 
via seco  loro  a  Neuburg,  e  quivi  ricomparsi  i  Cosacchi,  il  prode 
capobattaglione  Bonfanti  Filippo  (  uno  degli  uffiziali  di  distinzione 
dell'esercito  italiano),  tien  testa  con  pochi  della  guardia  reale  al  ne- 
mico e  lo  respinge.  Il  viceré  prosegue  la  sua  ritirata  per  Schwetz 
ed  arriva  a  Posen  (  1 3  gennaio  ). 

Ivi  egli  (partito  Murat)  assume  interinalmente  il  supremo  co- 
mando dell'esercito. 

Napoleone  ordina  al  ministro  della  guerra  del  regno  d'Italia  di 
formare  una  divisione  destinata  per  il  grand'esercito  in  Germania. 
Viene  tosto  riunita ,  e  dopo  ordina  inoltre  di  rinforzarla ,  e  di  al- 
lestirne una  pure  di  cavalleria ,  riunendo  così  una  forza  totale  di 
i9,4^a  uomini,  58aa  cavalli  con  28  cannoni,  per  portare  il  corpo 
d' esercito  italiano  in  Germania  (  la  brigata  Zucchi  compresa  )  a 
218,444  uomini,  8908  cavalli,  46  cannoni,  i48  cassoni  di  muni- 
zioni e  116  carriaggi  (Doc.  XXXI). 

Il  viceré  rimanda  in  Italia  gli  avanzi  dei  corpi  italiani  reduci 
dalla  Russia,  consei*vando  presso  di  sé  alcuni  drappelli  di  uomini 
ancora  in  istato  di  combattere,  cioè  venticinque  guardie  d' onore 
comandate  dal  tenente  Sommariva  Carlo  ;  alcuni  veliti  retti  dai  te- 
nenti Prina  Giuseppe  e  Mengaldo  Angelo  ;  pochi  granatieri  della 
guardia  dal  capitano  Vercellon  Luigi  ;  i  dragoni  della  guardia  dal 
capitano  Cima  Giuseppe ,  dai  tenenti  Speroni  Luigi  e  Baistrocchi 
Ferdinando  ^  i  dragoni  Regina  dal  caposquadrone  Laurent  France- 
sco, ed  i  cacciatori  a  cavallo  del  %.^  reggimento  dal  caposquadrone 


Rossi  Luigi.  Pei'  lai  modo  il  principe  riunì  circa  5oo  Italiani  e  aoo 
cavalli  coi  eguali  si  ritrasse  sull'Elba. 

La  brigata  Zucclii  giunse  a  Berlino  il  i3  gennaio.  Il  i4  feb- 
braio il  4-°  reggimento  dei  cacciatori  a  cavallo  italiani  (coman- 
dalo da  Erculei)  fu  sorpreso  ed  assalito  da  quattro  reggimenti 
russi,  due  dei  quali  di  cavalleria  comandati  da  lìcnkendorf,  fra  bo- 
schi e  paludi  vicino  a  Stanbcrg,  e  fu  quasi  completamente  scouQtto 
dopo  di  aver  fallo  prodigi  di  valore.  A  stento  il  colonnello  Erculei 
potè  salvarsi  con  poclii  più  risoluti,  e  700  rimasero  sul  campo  morti, 
l'enti  o  prigionieri.  Il  caposquadroac  Re  Giovanni,  fermatosi  vicino 
al  campo  di  l)attaglia  colla  compagnia  .scelta,  protesse  il  libero  pas- 
saggio di  4o  cani  di  feriti  clic  da  Francforl  andavano  a  Berlino, 
dopo  di  cbe  si  ripiegò  sulla  brigata  Zucclii  che  faceva  parte 
della  divisione  Gerard.  Si  distinsero  particolarmente  gli  ufGziali 
Beccaria  Francesco,  Bordogni  Andi-ea,  Pranzi  Stefano.  Il  viccn\  a 
testificare  la  sua  soddisfazione  al  caposquadrone  Re  pei  servigi  se- 
gnalati resi  in  questa  disgraziata  giornata,  lo  nominò  coinandaule 
le  guardie  d'onore, 

li  6  marzo  gli  zappatori  italiani,  comandati  dal  capitano  Alleilo, 
furono  impiegati  a  fortificare  Witteinberg  suU'  Ella, 

La  Prussia,  gettata  la  masciiera,  si  unisce  alla  Russia  ed  abban- 
dona Napoleone ,  il  quale  esclama:  «  Non  è  la  prima  volta  clte  in 
«  politica  la  generosità  fu  pessimo  consiglio!  " 

Il  5  aprile,  nelle  vicinanze  di  Magdehurg  ,  allorché  i  Russi  at- 
taccarono i  due  batbglioni  del  2.°  leggero  italiano  che  erano  a 
Mocheru,  il  cajKìbattaglione  Ceccopien  formò  la  sua  gente  in  qua- 
drato, ma  investito  da  masse  oltremodo  soverchianti  e  fulminato 
da  una  batteria  di  sei  cannoni,  si  rìlirò  passo  passo  ordinalameute, 
resistendo  alte  carielic  della  cavalleria  nemica  e  raggiunse  Zuc- 
chi.  Questi  fece  formare  i  due  battaglioni  in  tre  piccoli  quadrati, 
e  quando  furono  in  marcia  nella  direzione  di  Nedlitz ,  il  ne- 
mico li  circondò  con  venticinque  squadroni  di  cavalleria  (  circa 
6000  uomini  ) ,  e  cagionò  loro  grave  danno.  Per  due  volte  in- 
timò al  generale  Zucclii  di  arrendersi,  ed  ci  rispose  "  che  gì' I- 
«  taliani  erano  assuefatti  a  capitolare  a  colpi  di  baionetta  e  cbe  Io 
'.-  attendevano  per  discuterne  i  patti  in  tal  guisa.  »  Intanto  su- 
perati gli  ostacoli  frapposti  alla  maicia  da  frequenti  passaggi  di 
acque  e  dalla  molestia  continua  di  un  nemico  orgoglioso,  Zuccln 
si  riunì  la  sera  al  resto  della  sua  brigata  a  Nedlitz.  Questo  fatto 


—  225  -. 

costò  la  perdita  di  53  morti ,  fra  i  quali  il  capitano  Borroni , 
di  stato  maggiore,  e  di  1 6  feriti  e  di  un  cassone  da  munizioni  ab- 
bandonato per  essere  stati  uccisi  due  carrettieri  e  tre  cavalli. 
La  bella  difesa  degritaliani  fu  sommamente  apprezzata  dal  vi- 
ceré, il  quale  andando  loro  incontro ,  disse  :  u  Voi  siete  bravis- 
<*  sima  gente  ;  non  potevasi  più  degnamente  sostenere,  di  quel 
M  che  faceste ,  V  onore  delle  armi  italiane.  Renderò  conto  all'  im- 
u  peratore  della  vostra  distinta  condotta ,  che  mi  rende  vera- 
u  mente  orgoglioso,  n  Ed  in  così  dire  strinse  aOettuosamente  la 
mano  a  Zucchi,  esternandogli  la  piena  sua  soddisfazione.  Fra  quelli 
che  meritarono  plauso  venne  ricordato  il  capobattaglione  Cecco- 
pieri ,  che  tenne  sempre  fronte  al  nemico  e  mandò  vana  la  carica 
di  Uu  reggimento  \  i  capitani  Jacques,  Visconti  e  Bassi  ^  il  tenente 
Giardini  ed  il  caporale  Elsi  5  Taverna  Gaetano,  che  per  la  prima 
volta  trovavasi  alFcsercito  in  qualità  di  scudiere  presso  il  viceré, 
recò  ordini  sul  campo  di  battaglia ,  ed  ebbe  per  la  sua  alacrità  e 
destrezza  a  meritare  gli  elogi  del  principe. 

Il  39  aprile  la  brigata  Zucciii  superò  la  testa  del  ponte  di  Hall 
preceduta  dagli  zappatori  (comandati  da  Alietto),  abbattè  le  porte 
della  città ,  ne  scacciò  i  Prussiani  di  York  (  che  aveva  il  primo 
disertato  pochi  mesi  addietro  V  esercito  alleato  francese  ).  Essi  la- 
sciarono in  questa  fazione  un  ufficiai  maggiore  e  200  prigionieri. 

Intanto  il  viceré  inviava  al  ministro  della  guerra  istruzioni 
incalzanti  per  riordinare  nuovi  corpi  italiani  (Doc.  XXXII).  Pre- 
scrisse poi  di  dare  ad  un  nuovo  reggimento  il  numero  ottavo 
(Doc.  XXXIII). 

Il  a."  reggimento  cacciatori  italiani  Principe  Reale  fu  dopo  la  ri- 
tirata di  Russia  ridotto  ad  un  drappello  comandato  dal  capo  di  squa- 
drone Rossi  Luigi,  e  durante  V  inverno  rimase  suir  Elba  ove  rese 
servigi  ben  meritamente  encomiati  dal  viceré.  Fu  riordinato  coi 
rinfoi*zi  condotti  dal  colonnello  Lavai ,  che  ne  assunse  il  comando 
al  principio  di  maggio  ^  venne  ricordato  con  lode  Sebastiano  Ar- 
vedi,  addetto  al  reggimento,  per  aver  di  molto  contribuito  a  far 
ristabilire  in  salute  tanti  soldati  rotti  dai  disagi  mediante  le  sue  co- 
gnizioni e  cure  spontanee  ed  indefesse. 

Il  viceré  in  mezzo  alle  gravi  occupazioni  dell'esercito  non  di- 
menticava gli  affari  dell'  interno  del  regno,  dava  ordini  al  ministro 
della  guerra  per  la  difesa  marittima  di  Venezia  (Doc.  XXXIV). 

Sceglieva   il  caposquadrone  SerbcUoni   per  suo  uffiziale  d'or- 


dinanza,  chiedeva  che  gli  si  proponessero  altri  dal  ministro,  e  si 
occupava  di  ottenere  dall'  imperatore  avanzanicnti  di  grado  e 
decorazioni  per  gl'individui  proposti  dal  ministro  della  guerra 
(Doc.  XXXV). 

Il  a  maggio  si  combatti:  la  battaglia  di  Lutzen ,  nella  quale  la 
brigata  Zuccbi  ebbe  pure  a  fronte  le  truppe  prussiane  di  York 
che  respinse  sino  a  Eisdorf,  Verso  le  ore  dicci  della  sera  (vinta  dai 
nostri  la  giornata  )  gli  ulani  di  Prussia  ed  un  coi-po  di  Cosacchi 
tentano  di  sorprendere  il  campo  di  Napoleone.  Le  soldatesche  si 
formano  per  quadrali,  e  l'oscurità  produce  disgraziati  equivoci; 
accorre  il  distaccamento  della  guardia  reale  italiana  a  cavallo  (com- 
posta di  guardie  d'onore  e  dragoni  reduci  dalla  Russia),  e  indignati 
quei  prodi  dì  tanta  petulanza,  si  avventano  sugli  aggressori  e  li 
fugano.  Grande  coraggio  spiegarono  in  questo  trambusto  Cima 
capitano  dei  dragoni,  Ì  tenenti  Speroni  e  Baistrocchi,  il  brigadiere 
Franceschini,  ed  i  dragoni  Girardi  e  Calcatcrra,  l'ultimo  dei  quaU 
rimase  anche  ferito.  Il  drappello  dei  dragoni  Regina  condotto  da 
Laurent  ebbe  pure  a  distìnguersi  in  qucst'  incontro. 

Al  dì  vegnente  la  brigata  Zucchi  incalza  col  resto  dell'esercito 
i  Prusso-Russi  sulla  strada  di  Dresda. 

La  divisione  Pcyri ,  associata  al  4-''  coi-po ,  stette  in  riserra  a 
Lutzen.  Gli  zappatori  italiani  risarcirono  il  ponte  sull'EJster. 

Il  5  maggio  la  brigata  Zucchi  attaccò  a  Scffersdorf  sei  batta- 
gUoni  di  granatieri  russi,  piotctti  da  numerosa  artiglieria  e  caval- 
leria. Ceccopieri  si  avanzò  il  primo  con  un  battaglione  de!  a.' 
leggero,  e  solo  ostò  all'urto  di  quelle  masse.  E  quando  poi  si 
vide  appoggiato  alla  sinistra  da  due  battaglioni  del  5."  d^inlan- 
leria  italiano,  si  slanciò  con  nuovo  ai-dore  sul  nemico,  pervenne 
a  scacciarlo  ed  incalzarlo  colla  baionetta  alle  reni  molto  avanti 
sulla  strada  di  Dresda.  Questo  fatto  che  onora  il  capobattaglionc 
Ceccopieri  e  Peri ,  colonnello  del  5.",  costò  34o  feriti,  di  cui  1 1 
ufiìcìali,  e  i5o  uccisi,  compreso  un  nflìciale.  Oltre  i  sopra  nomi- 
nati meritanosbella  lode  Pisa  colonnello ,  Olini  e  Dondini  capobat- 
taglioni,  Tonelli  aiutante  maggiore,  Gattinara,  Maralla,  Brugnani, 
Brunetti,  Raffi  e  Dnpassi;  il  tenente  Benvenuti,  il  sottotenente 
Dericci  Giuseppe  ed  il  sargente  Buselti.  Il  bollettino  dell'esercito 
diceva:  «  L'attacco  fu  vivo  :  i  nostri  valorosi  si  precipitarono  sui 
«  Russi,  li  ruppem,  e  li  ributtarono  sopra  Marta.  La  perdita  del 
u  nemico  fu  di  aooo  uomini.  » 


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n  7  maggio  1  due  battaglioni  del  a.^  leggero  (preceduti  dal  a.* 
e  4-^  <l€Ì  cacciatori  a  cavallo  italiani)  scontrarono  i  Russi  nella  for^ 
tissima  posizione  di  Lienbach,  li  investirono  e  ributtarono,  e  dopo 
tenace  opposizione,  riuscirono  ad  impedir  loro  di  tagliare  il  ponte. 
Sopravvenuto  il  S.^if^Unfanteria,  il  nemico  progredì  nella  sua  ritirata. 
Gli  Italiani  presero  *posizione  nel  bosco  suir  altura  e  nelle  vici- 
nanze di  Dresda.  Il  a.^  l^gg<^ro  ebbe  in  questa  circostanza  ao  morti 
ed  89  feriti,  tra  i  quali  tre  ufficiali.  Si  segnalarono  gli  ufficiali  Be- 
senzi,  Benvenuti,  Ceracela,  Roberti  e  Belotti,  non  meno  che  il 
sargcnte  Bfìisetti  (ferito). 

Il  giorno  8  gli  zappatori  italiani  costruirono  per  ordine  imme- 
diato di  Napoleone  un  ponte  al  villaggio  di  Priesznitz.  % 

II  9  due  battaglioni  del  a.°  leggero  italiano  si  trasferirono 
alla  sponda  destra  deW  Elba  come  esploratori.  Essi  furono  assaliti 
da  diversi  battaglioni  nemici,  ma  essendo  stati  collocati  80  can- 
noni sulle  alture  di  Priesznitz,  i  Russi  si  volsero  in  fuga. 

Il  5.^  d^  inGmleria  italiano  passò  sul  ponte  di  Dresda  il  10,  in* 
terponendo  scale  fra  le  due  pile ,  e  così  superò  V  arco  rotto  dai 
Russi.  Ristabilito  poi  il  ponte,  lo  attraversò  pure  la  divisione  Peyri. 

Gli  zappatori  italiani  per  garantire  il  nuovo  ponte  eressero 
presso  Priesznitz  opere  di  campagna  a  malgrado  del  fuoco  di  mo- 
schettcria  del  nemico  che  ferì  loro  7  uomini  ed  il  capitano  Alietto 
nel  petto. 

Il  giorno  II  il  viceré  lasciò  il  grande  esercito  e  traversò  Mo- 
nade, ove  riuscì  a  ritardare  di  alcuni  mesi  la  defezione  della  Baviera. 

Il  la  maggio  r imperatore  passò  in  rassegna  il  i.^  e  a.°  i*^ggi- 
mento  cacdaton  italiani  ed  il  reggimento  dragoni.  Napoleone  ne 
espresse  la  sua  soddisfazione  nel  bollettino  in  questi  termini: 
tt  U  imperatore  ha  passato  in  rivista  la  divisione  di  cavalleria  ita- 
a  liana  del  genei*alc  Fresia  composto  di  3ooo  camalli  provenienti 
ce  dall^  Italia.  S.  M.  è  stata  estremamente  soddisfittU  di  questa  ca« 
«  valleria,  la  cui  bella  tenuta  debbesi  alle  cure  ed  dU'  attività  del 
ce  ministro  della  guerra  d^  Italia  Fontanelli ,  il  quale  nulla  ha  ri- 
M  sparmiato  per  metterla  in  buono  stato.  ^  ' 

Nello  stesso  giorno  la  divisione  Peyri  si  avviò  a  Koenigsbruk. 
La  brigata  Zucchi  diretta  a'  Bischosfwerda  col  corpo  di  Macdonald 
scontrò  il  nemico  ed  insieme  agli  altri  corpi  delPesercito  lo  at- 
taccò e  lo  battè  ^  e  Macdonald  ne  rimeritò  di  elogi  sul  campo  di 
battaglia  tutti  i  reggimenti,,  ed  in  particolare  la  brigata  Zucchi^  la 
T.  //.  29 


> 


—  226- 
quale  fonnava  la  vanguardia.  Il  i5  presso  Goedau,  questa  brigata 
trovò  il  nemico  in  posizione  e  ne  fu  espulso  da  un  ballaglione  del 
5."  d'infanteria.  La  compagnia  che  precedeva  fu  inviluppala  tlalla 
cavalleria  e  fu  rolla:  il  nemico  assalì  pure  il  battaglione  Olini  che 
aspettò  la  carica  di  piede  l'ermo  e  la  respinse  energicamente  ,  e 
riuscì  anclie  a  batterlo  e  sloggiarlo  dalle  colline.  Prosegui  dappoi 
a  destra  la  marcia  sopra  BautzeQ.  La  [lerdita  degli  Italiani  fu  di 
97  feriti,  36  prigionieri  e  35  morti,  fra  i  (juali  il  capitano  Bru- 
netti ,  che  fu  ucciso  dalla  cavalleria  per  non  aver  voluto  arren- 
dersi. 

La  divisione  Fresia,  composta  di  3  i-cggìmenti  di  cavalleria  ita- 
liani, era  sulla  strada  di  Bautzen.  La  divisione  Peyri  è  staccala  dal 
campo  di  Biscliosfwerda  e  si  dirige  a  Kòntgzwartlia  ove  perviene 
il  19.  Quivi  si  riposa,  ed  attesa  Tannuncialalc  vicinanza  del  corpo 
di  Ney  si  crede  in  piena  sicurezza  ed  ommette  di  perlustrare  i 
boschi  dei  dintorni.  I  Rus^i  che  erano  ivi  appiattali  si  accorgono 
della  inconcepibile  sicui'ezza  nella  eguale  Peyri  vive  in  mezzo  ai 
nemici.  Il  genei'ale  Barklay  non  mette  dimora,  e  ne  approBtta, 
sbocca  improvviso  dal  lato  dì  Ratibor  e  piomba  furiosamente 
e  di  sorpresa  sugli  Italiani  disarmati.  Tentano  (juesli  di  giun- 
gere ai  loro  fasci  d'  armi,  e  impugnatele  tumultuariamente  sotto 
grandine  incessante  di  moschetteria ,  mitraglia  e  colpi  di  lan- 
cia, ciascuno  cerca  difendersi.  Intanto  i  Prussiani  comandati  da 
York  si  collegano  al  corpo  russo.  I  generali  italiani  Peyri,  Sau- 
f  Andrea  e  Balatliicr,  i  colonnelli  Rossi,  Fenìi  e  Armandì  ,  ed  al- 
cuni altri  ufiìziali  raccozzano  alla  meglio  te  schiere.  Armandi 
riesce  a  pone  airapcrto  4  cjinnoni,  e  Guidetti  ne  colloca  pure  a 
altri  reggimenlari.  I  soldati  sì  battono  spicciolatamente  alla  rin- 
fusa. Varese,  col  battaglione  della  guardia  di  Milano  che  ritorna 
da  una  spedizione  colla  sua  gente  in  armi,  di  agio  ai  reggimenti 
disarmati  di  rannodarsi,  e  intanto  tien  fronte  al  nemico.  Balathier 
ferito  cade  prigioncro  con  600  soldati  isolali  ed  inermi,  molti  ca- 
valli e  cannonieri  sono  uccisi,  Peyri  ordina  la  ritirala,  die  si  fa  col 
minor  disordine  possibile.  I  cannoni  italiani  rispondono  alla  nume- 
rosa artiglieria  nemica:  si  formano  i  quadrati,  non  vieil  fatto  alla 
cavalleria  nemica  di  romperli.  Gli  Italiani  alta  pcrGne  giungono 
ad  un  bosco  dal  quale  il  generale  Sant'  Andrea  si  ostina  a  non 
volerne  uscire  che  morto;  la  zullà  continua  accanila  due  ore; 
Kellerman  si  avanza  ,  York  gli   va  incontro ,    ma   sopi-aggìunta 


Lauiiston  lo  batte  ^  Kellerman  si  mostra  alla  destra  dei  Bussi 
e  li  fa  vacillare ,  s^  innoltra ,  e  gli  Italiani  a  lui  si  uniscono ,  ed 
assalgono  i  nemici  che  si  ritirano  ^  Kònigzwartha  h  ricuperata  ^ 
ma  il  nemico  avea  di  già  posto  in  salvo  una  gran  parte  de^  suoi 
trofei.  Gli  Italiani  ebbero  6òo  uomini  morti  o  feriti,  perdettero 
3  cannoni  e  5  cassdbi,  oltre  i  prigionieri  indicati. 

11  1  o  maggio  la  brigata  Zneclii,  di  vanguardia  al  corpo  di  Mac- 
donald  superò  il  ponte  della  Sprce  sulla  strada  di  Bautzen ,  e  si 
impadronì  dei  monticelli  posti  fra  questo  villaggio  ed  i  bosclii. 

La  divisione  italiana  prima  comandata  da  Feysi  chiese  ed  ot- 
tenne  di  formare  la  vanguardia  di  Ney.  Il  ao  e  ai  maggio  ebbe 
lupgo  la  gran  battaglia  di  Bautzen  e  Wurtschen.  La  divisione  ita- 
liana condotta  da  San t^ Andrea  rovesciò  i  trinceramenti  dell'ala 
destra  russa.  H  aa  maggio  la  reti'oguardia  nemica  fu  raggiunta  a 
Reicbenbach,  e  battuta  da  un  corpo  di  cui  facevano  parte  i  reggi- 
menti di  cavalleria  italiana  comandati  da  Fresia.  La  lotta  fu  san- 
guinosa. 

Il  2i6  la  brigata  Zucchi  passò  la  prima  la  Quciss ,  e  il  giorno 
appresso  valicò  il  Bober,  ove  soprattutto  gli  zappatori  di  AUctto  fe- 
cero prove  di  coraggio. 

Glogau  fu  liberata  dal  blocco  dopo  quattro  mesi  d'investimento. 
Ivi  era  governatore  Taiutante  comandante  Durrieu,  sottocapo  dello 
slato  maggiore  delPesercito  francese  in  Italia ,  ufficiale  generale 
reputatissimo  e  di  cara  memoria  agli  Italiani ,  riconoscenti  ai  ri- 
guardi ed  alla  imparzialità  colla  quale  seppe  apprezzare  i  loro 
servigi.  Erano  in  Glogau  parecchi  Italiani,  e  Durrieu  non  trala- 
sciò di  rendere  loro  giustizia,  e  fra  gli  altri  al  capobattaglionc  del 
3.^  d^  in&nteria  Olivazzi ,  del  quale  così  parlò  nella  sua  relazione 
del  ^9  maggio  i8i3:  «  Neirattacco  di  una  batterìa  degli  assedianti 
u  Olivazzi  entrò  il  primo  alla  trincea.  I  bravi  Italiani  sono  arri- 
u  vati  alla  corsa,  e  ne  hanno  scacciati  4^^  Prussiani.  >» 

Il  3 1  maggio  partirono  da  Dresda  per  V  Italia  i  distaccamenti 
della  guardia  reale  italiana  (residui  della  spedizione  di  Mosca)  che 
raggiunsero  poi  la  guardia  in  Verona. 

U  4  giugno  fu  sottoscritto  l'armistizio  fra  Napoleone,  l'impe- 
ratore delle  Bussie  ed  il  re  di  Prussia  a  Pleisswitz. 

Durante  T armistizio  la  divisione  della  cavalleria  italiana,  co- 
mandata  da  Fresia,  fu  disciolta:  i  tre  reggimenti  che  la  compo- 
nevano furono  destinati  a  &r  parte  di  brigate  francesi. 


—  298  — 

All'atto  (Iella  rottura  deirarmistizio  l'Aiisli'ia  si  dichiarò  nemica 
di  Napoleone.  Questi  col  suo  esercito  occupava  in  quei  momento 
la  linea  che  dal  Baltico  si  dirìge  all'  Adriatico  (da  Amburgo  a 
Fiume  )  lunga  non  mono  di  mille  miglia  gcografìche  (di  6s  al 
grado)  (Tav.  B).  1  corpi  degli  eserciti  alleati  sommavano  a  circa 
Soo.oiKt  nomini  con  i5o,o(in  cavalli,  e  quelli  di  Napoleone  a 
3oo,ono  uomini  con  60,000  cavalli ,  ed  erano  disposti  come 
segue  : 

SiilPF.Iha  bassa  ed  a  Magdeburg.  Davoust  conti-n  Walmodeo. 

A  WittoniliOTg,  Ondiuol  contro  Ìl  principe  di  Svezia  e  Boii- 
low. 

Nella  Slesia,  lungo  le  frontiere  della  Prussia  e  della  Sassonia 
da  Witlemhcrg  sul!'  Ellia  a  Muhlrose  suIP  Oder,  il  corso  di  que- 
sto fmmo  sino  a  Aiiflial  ;  dalla  foce  della  Katzbach  a  Ncukirch  ^  il 
Bolwr  da  Lamm  iìno  a  Berteldorf  allo  sbocco  di  un  piccolo  fiu- 
me, e  lunghesso  per  Rirnniz  e  Schreibersau  al  confine  boemo 
colla  Slesia,  Ney  contro  Blucher. 

A  Zittein  Victor,  a  Pirna  Gouvion  Sainl-Cyr  contro  Schwwt- 
zcnibcrg  comandante  gli  Austro-Russi. 

Agli  shocchi  della  Boemia  verso  la  Baviera  fino  al  Danubio , 
Augcreau  conlro  Klenau. 

Sulla  dritta  del  Danubio  Wredc  contro  Rcuss. 

Itimonlando  V  Inn  nel  Tirolo  e  la  Salza  nel  Salisburghesc  fino 
a  Willacli,  corpi  slaccati  bavaresi  contro  Anslriaci. 

Neirilliria,  il  viceré  contro  HìIUt. 

Dresda  ei-a  il  punto  rilevante  di  questa  immensa  linea,  e  qualora 
si  fosse  vinta  da  Nnpolconc  una  gran  battaglia  campale,  sarebbe 
tornata  facile  l'occupazione  di  Praga  distante  sole  scssantaqualli-o 
miglia. 

Wittomlierg  poi  a  sole  quarantotto  miglia  da  Berlino  era  po- 
sizione così  favorevole  da  agevolarne  la  immediata  occupazione  in 
caso  di  felici  successi. 

Durante  l'armistizio  gp  Italiani  furono  accampali  nella  Slcsia- 

Blnclicr,  generale  prussiano,  anticipò  co' suoi  movimenti  l'epoca 
determinata  per  la  ripresa  delle  ostilità.  Egli  il  t4  agosto  le  inco- 
minciò in  Islesia  contro  Ney.  La  brigata  Zucchì  ruppe  i  ponti 
sul  Bober;  un  battaglione  del  a."  leggero  assieme  a  aoo  Na- 
politani respinse  i  corridori  prussiani  che  tentai-ono  di  sorpren- 
dere il  posto  napolitano.  Questa  brigata  (il   iB  agosto)  si  mosse 


—  SH9  — 

per  occufare  Laiia  ;  incontrò  4oo  Cosacchi  e  li  sgominò ,  indi  si 
trovò  a  fronte  dei  còrpo  russo  comandato  da  Langeron  forte  di 
9000  fanti  e  i5oo  cavalli  con  isi  cannoni.  Gli  Italiani  avevano  4 
battaglioni  e  4o  cavalli  napolitani ,  con  a  cannoni  comandati  da 
Neri  :  Zucclii  non  conta  i  nemici,  arringa  i  suoi  soldati ,  e  que- 
sti al  grido  -^  Viva  Italia  !  —  vanno  avanti ,  e  pieni  d^  ardore 
in  mezzo  ad  una  tempesta  di  fuoco  giungono  fino  alP  ingresso 
della  città  che  il  nemico  difende  accanitamente.  Pisa,  colonnello,  ò 
ucciso.  Pavoni,  capobattaglione,  è  ferito.  Peri,  colonnello,  e  Cecco* 
pieri  capobattaglione  rimangono  alla  testa  dei  soldati  e  incalzano 
vivamente  i  Russi.  Qui  la  mischia  diviene  terribilissima:  muoiono 
il  capitano  Georgesi,  i  tenenti  Guagnini,  Dominicotti  e  Galuzzi^ 
cadono  feriti  gli  aiutanti  maggiori  Torelli  e  Citonio,  il  capitano 
Sarti  ed  i  tenenti  Tadini,  Siripoldi  e  Forciani.  Si  sceglie  da  Neri 
ottima,  quantunque  pericolosa  posizione,  né  tarda  con  due  canno- 
ni a  scagliare  grandine  di  mitraglia  sulle  loro  colonne:  finalmente 
il  valore  intelligente  e  costante  delP  Italiano  superò  e  vinse  la  re- 
sistenza del  Russo.  La  città  fu  invasa  dalle  differenti  piccole  nostre 
colonne  die  incalzavano  alla  baionetta  i  nemici.  I  cacciatori  na- 
politani la  percorsero  in  ogni  senso;  i  Russi  vennero  di  tal  maniera 
perseguitati  fino  al  ponte  del  Bober ,  ove  cercando  passaggio  al- 
r  opposta  riva  molti  si  annegarono.  Otto  cannoni  e  grossa  massa 
d^  infanteria,  die  non  avea  preso  parte  alPazione  precedente,  custo- 
diva il  ponte.  Lasciò  passare  i  fuggiaschi  e  li  protesse  con  ben 
diretto  fuoco,  poi  cercò  essa  stessa  di  ripassare  il  fiume ,  e  ri- 
acquistare il  perduto  terreno.  Invano  Langeron  si  pone  alla  testa 
de^suoi.  Zucchi  ha  collocato  le  sue  genti  in  modo  che  sfida  ogni 
assalto,  e  lo  respinge;  Langeron  fa  scagliare  obizzi  e  incendia  la 
città,  die  in  gran  parte  rimane  distrutta.  I  Russi  tentarono  di  so- 
stenersi sul  fiume,  ma  furono  ributtati;  gli  Italiani  conservarono 
la  loro  conquista ,  ma  V  ebbero  pagata  ad  alto  prezzo  dacché 
numerarono  log  morti,  fra  i  quali  un  capitano  e  a  ufficiali;  ^00 
feriti,  nel  cui  numero  8  ufGciali  subalterai;  il  sottotenente  De-Ricci 
che  comandava  i  bersaglieri  (e  fu  creduto  morto),  si  segnalò  e 
venne  promosso  a  tenente.  La  perdita  del  nemico  fu  considerevole: 
gli  si  fecero  loo  prigionieri;  Langeron  nella  notte  abbandonò  la 
sua  posizione;  Zucchi  rimase  il  19  a  Laha.  Il  bollettino  delFe- 
serdto  si  espresse  in  questi  termini: 

<f  II   18  il  generale   Zucchi  ebbe  ordine  di  prendere  la  pie- 


—  S30  — 

»  cola  città  di  Lalla;  egli  visi  portò  con  una  brigata  italiana,  csc- 
«  guì  bravamente  l'ordine,  e  fece  perdere  al  aemico  più  di  5oo 
u  uomini.  Il  generale  Zucclii  è  tm  ufficiale  distinto,  le  truppe  ita- 
a  liane  hanno  attaccato  colla  baionetta  i  Russi  die  erano  in  nu- 
li mero  assai  superiore,  » 

Tre  compagnie  del  5."  di  infanteria  rimaste  in  posizione  a  Lcitl- 
benlieicben  furono  attaccate,  ed  assieme  ai  Francesi  costrinsero  il 
nemico  a  ripassare  il  Bober;  questo  fatto  glorioso  per  gli  Ita- 
liani fu  contrassegnato  dalla  morte  di  due  ufficiali,  Dessi  e  Sai^ 
soni,  e  di  otto  sott^  ufficiali  e  soldati,  oltre  G8  feriti. 

Intanto  Napoleone  si  recò  alT esercito  della  Slesia,  comaodatn 
da  Ney ,  dopo  di  aver  l'atta  e.seguirc  una  forte  scoperta  nella  Boe- 
mia air  oggetto  di  minacciare  le  comunicazioni  fra  l'esercito  di 
Blucher  e  quello  di  Scjiwartzenberg,  e  per  procurarsi  cognizioni 
precise  sulla  forza  e  posizione  dei  nemici.  Conobbe  per  tal  modo  clic 
vi  era  in  prima  linea  una  divisione  austriaca  comandala  da  Bubna. 
e  clie  i  corpi  russi  di  Barklay  e  di  Wittgenstein  ,  colle  riserve 
della  guardia  dell'imperatore  Alessandro,  erano  a  Praga,  ove  si 
trovavano  riuniti  i  tre  sovrani  alleati.  Era  facile  supjiorre  che 
questo  cortsidcrcvole  concorso  di  forze  a\'Csse  per  iscopo  una  irru- 
zione sopra  Dresda,  al  Tuie  d'intercidere  le  comunicazioni  dircUe  del- 
Tesercito  francese  col  Keno^  ma  simile  operazione  esigeva  tale  una 
prontezza  di  movimenti,  di  cui  Napoleone  non  riputava  capaci  i 
suoi  nemici ,  e  j)erciò  risolse  di  recarsi  contro  Bliiclicr  prima 
di  ritornare  a  Dresda.  Lasciato  Victor  a  Zittau  con  un  corpo 
sufficiente  per  guardare  gli  sboccili  della  Boemia ,  Napoleone 
andò  nella  Slesia ,  ove  trovò  che  Noy  si  era  ritirato  al  Bobcr. 
11  ai  l'esercito  francese  riprese  le  ofR-nsive;  si  costrussero  ponti 
sul  Boiler  a  Lowenberg  colla  più  grande  attiviti^ ,  ed  a  mezzo 
giorno  passò  1'  undecimo  corpo  alla  di  cui  vanguardia  si  trovava 
la  brigata  Zucchi.  Il  corpo  prussiano  di  York  venne  vigorosamente 
attaccato ,  e  respinto  sulla  strada  di  Goldlierg.  Il  aa  Bluclier  ve- 
dendosi incalzato  sopra  tutti  i  punti ,  si  ritirò  dietro  la  Katzbach, 
lasciando  un  forte  distaccamento  russo-prussiano  sulla  riva  sioisti-a 
di  questo  fiume  nei  villaggi  di  Ober  e  di  Nicdcr-Au. 

Intanto  il  a."  reggimento  dei  cacciatori  a  cavallo  italiani  prin- 
cipe Beale,  che  faceva  parte  della  divisione  Pajol  presso  Marien- 
licrg,  fu  circondalo  da  numerosa  cavalleria  prussiana,  la  quale 
sboccò  contro  di  lui  per  Sayda,  e  lo  inseguì  fino  a  Frcyl>ei^. 


—  J51  — 

In  quel  meatre  Napoleone,  istruito  dei  movimenti  dell^  eser- 
cito di  Schwartzenberg  sopra  Dresda,  partì  in  tutta  fretta  colla 
sua  guardia  ed  altri  corpi,  conducendo  con  lui  Ney,  e  destinando 
Macdonald   al   comando  delF  esercito  della  Slesia. 

11  a3  volendosi  occupare  la  posizione  di  Goldberg,  la  brigata 
Zocchi,  sempre  di  vanguardia  alF undicesimo  corpo,  appoggiata 
dalle  schiere  francesi,  attaccò  il  posto  di  Nieder-Au,  difeso  vigo* 
rosameote  dai  Prussiani  comandati  dal  principe  di  Mecklenbourg. 
n  nemico  venne  forzato  a  passare  la  Katzbacii  dopo  che  i  suoi 
battaglioni  furono  battuti  dal  5.^  d^  infanteria  e  dal  2.^  leggero» 
e  le  sue  batterie  smontate  dalla  nostra  artiglieria  comandata  da 
Neri.  Brillante  ed  eroico  combattimento  per  gP  Italiani,  encomiato 
dugli  stessi  nemici. 

Blucher  incoraggito  dalla  partenza  di  Napoleone ,  e  conoscendo 
il  movimento  di  Schwartzenberg  sopra  Dresda,  pensò  a  ripren- 
dere le  oflfese  a  seconda  del  piano  combinato  cogli  altri  alleati 
di  agire  tutti  simultaneamente ,  e  nei  giorni  a4  e  a5  ricompose 
le  sue  schiere.  Intanto  Macdonald  (  quantunque  alcuni  storici  pre- 
laMkno  che  avesse  ordine  di  non  prendere  Tiniziativa  delFattacco) 
metteva  i  suoi  corpi  in  movimento  per  respingere  dalle  loro  posi- 
zioni i  Prusso-Ru5SÌ.  Il  26  Blucher  mise  pure  in  marcia  tutto'  il 
suo  esercito  per  passare  la  Katz])ach  tra  Liegnitz  e  Goldberg , 
mentre  Macdonald  contemporaneamente  si  portava  verso  Jauer. 
Le  dirotte  piogge  cadute  nei  giorni  precedenti  avevano  ingrossati 
i  ruscelli ,  formandone  dei  torrenti ,  e  ciò  impedì  ai  due  generali 
di  conoscere  i  movimenti  che  si  operavano.  Appena  che  gli  alleati 
si  accorsero  che  il  nemico  aveva  passata  la  Katzbach ,  non  tarda- 
rono ad  incontrarlo.  Blucher  fece  tosto  i  suoi  apparecchi  d^at* 
tacco.  La  divisione  Gerard  delP undicesimo  corpo,  di  cui  faceva 
parte  la  brigata  Zucchi,  si  spiegò  in  battaglia  tra  Weinberg  e 
Klein/Tintz.  La  attaccarono  di  fronte  Wassilczikow ,  de  Sacken  e 
d^York,  mentre  due  reggimenti  di  cavalleria  irrompendo  fra  Eicholz 
e  Hochkirch  si  portavano  sul  fianco ,  ed  un  corpo  considerevole 
di  Cosacchi  alle  spalle  oltrepassando  Klein-Tintz. 

Per  tal  modo  la  brigata  Zucchi  si  trovò  in  un  terribile  fran- 
gente, e  per  salvarsi  non  le  restava  che  tentare  una  disperata 
difesa  opponendo  valorosa  barriera  di  baionette  ai  numerosi  ne- 
mici che  la  circondavano.  Sebastiani  accorre  colla  cavalleria , 
ma  è  ritardato  dagU  intoppi  che  frappone  T  artiglieria  nello  stretto 


T 


da  Kroitscli  a  Nietler-Kraya,  ed  una  brigata  del  3."  corpo  in- 
viata  a  soccorso  vcHiie  pure  ruspìiita.  L'inimico  pivixle  lutto 
il  parco  deli'  uudcciino  corpo.  Zucchi  co'  suoi  due  intrepidi  r^- 
gimenti  5."  d' inranterìa  e  2."  leggero  ,  ridotto  a  [KkIiì  combal- 
teutì ,  ma  riuuìti,  lenta  di  aprirsi  la  ritirata,  protetta  dairìntrc- 
pidissimo  Neri.  Questi  co'  suoi  cannoni  fa  prodigi  di  valore. 
Serve  pertìno  egli  stesso,  assieme  ai  pochi  soldati  che  restavano, 
quei  cannoni  ciie  Gno  allora  aveva  potuto  salvare,  ma  che  fu  poi 
costretto  a  gettare  nella  Wuthende-Neis«  assieme  ai  cassoni  per 
impedirne  la  conquista  al  nemico.  La  ritirata  fu  disastiosa;  a  gran- 
de stento  i  fuggenti  poterono  scainpare  all'inimico,  e  salvarsi 
dal  diluvio  die  cadeva  dal  cielo  e  dai  torrenti  ingrossati  che  ave- 
vano rotti  tulli  i  ponti.  Momctilo  terribile  !  Macdonald  mise  in 
retroguardia  la  brigata  Zucchi,  ridotta  a  ben  piccola  forza,  e  Del- 
l'affidarle  quest'incarico  tanto  onori  fìco ,  quanto  pericoloso  per 
la  spi'opomione  delle  foi-ze  ,  si  esternò  in  modo  lusiughicro  di- 
cendo ,  che  aveva  le  tante  volle  conosciuto  Ìl  valore  0  la  fermezza 
degl'  Italiani ,  e  che  per  questo  confidava  in  loro .  ma  che'  tosto 
cessalo  il  pericolo,  li  avrebbe  collocati  iu  seconda  linea.  DuranU' 
la  notte  Macdonald  ripassò  la  Katzbach,  e  prese  posizione  a  Buntz- 
ku ,  da  dove  continuò  lentamente  la  sua  ritirata,  ed  il  4  settem- 
bre si  trovò  a  Hoclikirch ,  mentre  Bluclicr  occupava  Laubau.  Na- 
poleone,  tosto  che  fu  informato  dei  tristi  risultamenli  della  bat- 
taglia delia  Katzbach,  [lensù  ad  allontanare  il  nemico  clic  Ja  scon- 
Htla  di  Macdonald  attirava  verso  Dresda.  Uccatosi  egli  culla  sua 
guardia,  il  4  settembre,  a  Ilochkirch,  fece  attaccare  dall'undice- 
simo cor|>o ,  che  aveva  sempre  la  brigata  Zucchi  in  prima  linea , 
l'avanguardia  di  Bluchor,  comandata  dal  generale  Wassilczitow, 
che  fu  respinta  dietro  la  Leobaner-Wasscr.  Il  6,  l'esercito  fran- 
cese essendosi  diretto  verso  Rclchcnbach ,  il  generale  Bluclier  ri- 
{lassò  il  Neiss  ed  il  Queiss.  All'indomani  Napoleone,  credendo  di 
avere  così  ripristinato  Ìl  morale  abbattuto  dell'esercito  di  Macdo- 
nald, ritornò  a  Dresda. 

In  tulle  queste  fazioni  la  brigata  Zucclii  ebbe  a  sopportare  per- 
dite tali  che  i  corpi  rimasero  di  molto  scemati ,  e  troppo  lungo 
sarebbe  l'enumerare  le  dolorose  [wrdite  nostre,  e  ricordare  i 
nomi  tutti  di  quelli  che  si  segnalarono  ,  anche  iu  questo  in- 
(»ntro ,  bencliÈ  sfortunato.  L'onore  italiano  ebbe  a  risplcodere 
di  nuova  gloria.  Zucchi,  Peri,  Jabìu ,  Ceccopieri,  Oboi,  Dou- 
diai  sopra  lutti  si  dislinsoro. 


f 


—  833  — 

Intanto  che  si  consumavano  nella  Slesia  queste  disgraziate  fa- 
zioni ,  gli  altri  Italiani,  che  formavano  una  divisione  unita  al  4-^ 
corpo  comandato  da  Bertrand ,  ebbero  pure  ad  acquistarsi  gloria 
di  valorosi,  ma  pur  troppo  non  quella  di  vincitori. 

Fontanelli,  generale  di  divisione  e  ministro  della  guerra  e  ma- 
nna, partito  da  Milano  il  a4  ^^gg'^)  aveva  il  1 8  giugno  preso  il 
comando  della  divisione  prima  retta  da  Peyri.  E^li,  durante 
V  armislizio  di  Pleiswitz ,  attese  con  grande  solerzia  a  riordi- 
naik,  ricomponendola  coi  corpi  venuti  dalFItalia  a  riparare  le 
perdite  sofferte.  Assecondato  dal  generale  Bertrand ,  chiese  al- 
r  imperatore  di  poter  riunire  tutti  i  corpi  italiani  che  erano  in 
Prussia ,  ma  Macdonald  rappresentò  che  teneva  in  sì  alto  pregio 
gP  Italiani ,  i  quali  seco  lui  avevano  militato  con  tanto  valore  in 
Italia ,  Spagna  e  Prussia ,  che  gli  sarebbe  riuscito  molto  penoso 
il  doversene  separare.  Ottenne  pertanto  dal  sovrano  di  conservare 
presso  di  lui  la  brigata  Zucchi. 

Air  atto  della  cessazióne  deìV  armistizio  la  divisione,  Fontanelli 
partì  dai  suoi  accantonamenti  di  Sagan  nella  Slesia  il  1 9  agosto , 
col  4*^  corpo ,  destinato  a  far  parte  delF  esercito  detto  del  Nord , 
di  cui  Oudinot  era  il  generale  supremo.  Questi  aveva  ordine  pre- 
ciso di  marciare  verso  Berlino,  difeso  dalf  esercito  prusso-russo- 
svedese,  dipendente  dal  principe  reale  di  Svezia  (  Bernadotte  ). 
Bagnara,  alla  vanguardia,  con  un  battaglione  del  4-°  à^  infanteria, 
occupò  nello  stesso  giorno  Pa|)etiz.  Il  a  a  Oudinot  incominciò  le 
ostilità,  respingendo  gli  avamposti  nemici.  Il  giorno  dopo ,  la  di- 
visione Fontanelli,  di  avanguardia  al  4-*  corpo,  prese  lo  stretto  di 
luhndorf ,  protetto  da  un  ridotto  eretto  nella  gola  di  Tliyrow,  di- 
feso da  1 5,000  uomini,  appostativi  con  trenta  bocche  da  fuoco. 
Il  tenente  del  corpo  topografico  Muggiasca  Venanzio,  esaminò  la 
posizione,  e  Fontanelli  ne  ordinò  1^ assalto  inviando  sul  luogo 
Taiutante  di  campo  Brusati  per  comunicare  i  suoi  ordini.  In  me- 
no di  due  ore  consumate  nel  più  ostinato  combattimento  il  for- 
tino fu  preso  e  la  gola  superata.  Il  4*^  reggimento  d^infanteria 
fece  sforzi  veramente  eroici.  In  questa  gloriosa  giornata,  in  cui 
tutta  la  divisione  ebl^e  tanto  a  segnalarsi  (  riservandomi  ad  indi- 
care in  appresso  i  nomi  degP  individui  che  si  distinsero  ),  gF  Ita- 
liani ebbero  19  uffiziali ,  e  J95  sott^  uffiziali  e  soldati  tra  morti  e 
feriti. 

Il  a3 ,  poco  in  avanti  del  bosco  di  Glatovtr,  la  divisione  italiana 
T.   II,  30 


V 

*  ■ 


—  23*  — 

iiicmitrò  i  l'russiaiii  comandati  da  Taueazìen,  e  quantunque  forti  di 
più  del  doppio  vennero  subito  attaccati.  Bulow  volò  in  soccorso 
di  Tauenzien  verso  Liclitenrade,  e  se  i  nostri  non  riuscirono  ad 
avanzarsi,  non  cedettero  però  uà  sol  palmo  lU  tcneno.  La  divi- 
sione Fontanclli,  in  prima  linea,  sostenne  j>er  tutto  il  giorno  la  sua 
posizione  con  forze  di  molto  inferiori  a  quelle  del  nemico.  Se- 
noncbè  essendo  stato  battuto  il  7.°  corpo  presso  Gross-Becru, 
ebbe  ordine  di  ritirai'si  venendo  destinata  a  formare  la  retroguar- 
dia. Incarico  molto  scal)roso,  percbè  il  nemico,  numei-osissimo  in 
cavalleria  ,  incalzava  dawicino ,  rinnovando  vigorose  caiuche. 
La  divisione  italiana  riuscì  nonostante  (  dopo  cinque  giorni  di 
continui  combattimenti  nei  quali  dimostrò  somma  fermezza  e  co> 
stanza)  a  giungere  a  Zuterbogk  distante  solo  dieci  leglie  dal  cam|>o 
di  battaglia  di  Gross-Bccrn ,  ed  il  3  settembre  perveone  davaatì 
la  piazza  forte  di  Wittcnbcrg,  ove  prese  posizione. 

Questi  avvenimenti  distruggevano  le  speranze  concepite  da 
Napoleone,  che  il  movimento  di  Oudinot  dovesse  procurargli  Poc- 
cui>azionc  di  Berlino,  e  mandare  ad  olTetto  i  suoi  grandiosi  di- 
segni. Non  riputando  però  disperato  il  caso  di  riuscire  ad  ot- 
tenere questo  intento  con  un  secondo  tentativo  meglio  diret- 
to del  primo,  mandò  subito  Ney  a  comandare  P  e.sercito  del 
nord.  Giunto  questi  il  4  a  Wittenberg,  vi  trova  riunito  nei 
contorni  tutto  l'esercito,  lo  passa  in  rassegna,  ed  all'indomani 
lo  inette  iu  movimento,  il  4''  corpo  fu  Ìl  5  a  Naundorf.  Il  6  la 
divisione  italiana ,  ctie  forma  l' avanguardia ,  si  |X)nc  iu  marcia 
verso  Dcnnewitz.  Alle  9  del  mattino  si  scontra  in  un  corpo 
di  Tauenzien  nei  contorni  di  Nieder-Gersdorf,  lo  respinge  sino 
alla  posizione  occujiata  da  30,000  Prussiani  sulle  alture  dì  Gcrs- 
dorf,  al  mulino  e  a  Nieder-Gersdorf,  Alle  ore  undici  Fonta- 
nelli  attacca  queste  posizioni,  e  supera  qnella  di  Gersdorf,  ma 
allorché  ferve  più  viva  la  lotta ,  compare  improvvisamente  verso 
Nieder-Gersdorf  un  coi-po  di  38,ooo  Prussiani,  condotti  da  lìulow, 
che  distendendosi  sul  fianco  e  quasi  alle  spalle  del  4-"  corpo, 
costringono  Bertrand  ad  arrestare  il  suo  movimento. 

Fontanclli,  vedendosi  pure  minaccialo  dal  coi-jx)  di  Bulow,  oc- 
cupa repentinamente  tutte  le  posizioni  che  coprono  la  sua  sinistra. 
Ivi  incomincia  un  Hero  combattimento ,  che  è  prolungato  per 
qualtr'ore  consecutive  con  [lertinace  fierezza  e  costanza  da.  lutti  i 
corpi  della  divisione  contro  un    sovcrchìante    numero  di    nemici 


—  239  — 

senza  perdere  uq  palmo  di  terreno ,  ma  con  inaudito  sagrifizio  di 
prodi. 

Alle  quattro  pomeridiane  Fanivo  sul  campo  di  battaglia  della 
brigata  «prussiana  di  Borstel  forte  di  6,000  uomini,  decise  Tesito  del- 
Fostinatissima  mischia  odi  contorni  di  Gersdorf.  Alle  cinque  po- 
meridiane, alF  affacciarsi  di  altre  colonne  di  Russo^vedesi  che  ve- 
nivano in  sussidio  dei  Prussiani  contro  il  1  a.^  corpo,  la  ritirata  si  fa 
generale.  Il  4-°  corpo  si  rivolge  sopra  Dahme,  e  la  divisione  italiana 
forma  il  retroguardo.  In  mezzo  al  suo  quadrato  vennero  a  rifugiarsi 
i  marescialli  Ney  ed  Oudinot,  coi  generali  Bertrand  ed  Ariglii. 

E  qui  cade  in  acconcio  di  osservare ,  che  ove  questa  battaglia 
fosse  stata  vinta  dai  Franco-Itali,  a  la  era  finita  per  Berlino  "  (come 
si  espressero  gli  stessi  Prussiani  ).  Tale  vittoria,  per  la  sua  impor- 
tanza più  politica  che  militare ,  avrebbe  potuto  in  quel  momento 
imprimere  ben  altra  direzione  ai  destini  delF  Europa,  ciò  che  spe- 
rava Napoleone  come  lo  si  è  altrove  indicato.  Per  mero  accidente  la 
giornata  fu  guadagnata  dai  Russo-Prusso-Svedesi.  Difatti  F  arrivo 
impreveduto  del  generale  prussiano  Borstel  sul  campo  di  battaglia 
da  Kroppstadt  contrariamente  agli  ordini  di  Bernadotte,  che  gli 
aveva  espressamente  ingiunto  di  restare  in  quella  posizione ,  non 
che  F  abbandono  fatto  dai  Sassoni  delF  importante  loro  posto  nel 
bollore  delibazione ,  contribuirono  possentemente  a  fare  di  Bulow 
invece  di  Ney  F  eroe  di  Dennewitz. 

Nella  ritirata  gF Italiani  sono  circondati^  i  due  battaglioni  del 
I.*  reggimento  d^infanteria,  condotti  da  Jacopctti  e  Ponti  (Ferri- 
roli  essendo  già  stato  ferito),  si  formano  in  quadrato ,  e  resistono 
a  replicate  cariche  della  numerosa  cavalleria  nemica ,  ma  questi 
due  ufBziali  superiori  sono  feriti ,  e  il  primo  gravemente,  e  preso 
prigioniero.  U  4-°  ed  il  7.**  reggimento  dMn&nteria,  ed  il  batta- 
glione della  guardia  di  Milano  (  retto  da  Varese  Pietro  ),  formansi 
essi  pure  in  quadrato  per  sostenere  la  ritirata^  il  capobattaglionc 
Bagnara  del  4-^  d'infanteria  (non  ben  sanato  dalla  ferita  riportata 
a  Bautzen  )  venne  di  nuovo  gravemente  ferito,  e  rimase  prigionie- 
ro. Il  7  la  divisione  italiana  si  trattiene  a  Dahme ,  ove  ha  uno 
scontro  colle  truppe  del  generale  Wobescr,  che  da  Luliau  si  era 
avanzato  con  4<^oo  uomini  onde  abbarrare  la  strada ,  ma  fu  re- 
spinto. L'  8,  proseguendo  la  sua  ritirata,  Fontanclli,  sempre  incal- 
zato dalF  inimico,  giunse  la  sera  a  Torgau. 

Dopo  queste  sanguinosissime    fazioni,   la  divisione   italiana  si 


iv^ 


•li 


—  256  — 
trovò  sensibilmente  diminuita ,  ed  i  corpi  erano  come  decimati. 
Non  ^  possibile  di  enumerare  le  pcitlilc  parzialmente  soRèrle ,  e 
d'altronde,  come  pur  troppo  lo  si  vedri  dopo  il  combattimento 
di  Hanau  ,  questa  divisione  rimase  pressoctic  distrutta  dal  i'erro 
nemico.  Per  assegnare  poi  a  ciascuno  la  {>arte  di  gloria  die  « 
acquistò  in  queste  giornate  di  lutto,  ma  gloriose  per  l'onore 
italiano.,  bisognerebbe  rammentare  tutti  gì'  indivìdui  che  vi  com* 
batterono.  Generali,  uffiziali  e  soldati,  ognuno  rivalizzù  di  bn- 
viii'8,  ma  se  non  m^  è  dato  di  {loter  entrare  in  più  minuti  par- 
ticolari, non  ommetterò  |ieraltro  di  riportare  i  nomi  di  qucgl'  in- 
dividui, elle  il  generale  Fontanclli  designò  come  più  particolar- 
mente meritevoli  o  di  avanzamento  rii  grado,  o  di  decorazioni,  o  di 
annotazioni  onorevoli  e  meritorie. 

Stato  maggiore. 

Generali:  Moioni.  Martcl  e  Sant'Andrea.  UfTiziali:  IVovasi,  la- 
valelte  ,  Brusati  ,  Dc-Azarta.',  Muggiasca  ,  Arrivatane  Francesco, 
Aiioldi,  Rognoni  e  Steccliinì. 

Primo  reggimento  ti  infanteria. 

Uffiziali  superiori:  Ferrirob ,  Ponti  e  Jacopclli  (al  quale  fu 
data  la  decorazione  della  Corona  di  ferro,  che  aveva  digià  ).  Uffi- 
ziali:  Bianchi,  Donadeo  Francesco,  Fedrazzoni,  Menogio,  Furcì, 
Sourniiì ,  Besozzi ,  Paivid  ,  Ballotta  ,  Stanzani ,  Poletti ,  Cavaiooi , 
Menazzini,  Bevilacqua,  Parisot,  Sironì  e  Prussia.  Sott'ufllzìali  C 
soldati:  Fontana,  Carnevali,  Scanlorii ,  (>asteIla7KÌ ,  Ampollini, 
Brcva,  Belgeri ,  Amici,  IV1a.ssenga  e  Zai-zoli. 

Quarto  reggimento  d' infanteria- 

IJfHziali  superiori:  Ceccopieri ,  RondiI,  Bagnara  e  liutlbn.  TJfiì' 
ziali  :  Chenut,  Fournean,  D'Autanne,  Langlade,  Cervi,  Amendola, 
ì\lolinari  Andrea,  Ganl)fiUli  Angelo,  Trezzini,  Fossati,  Monzanì, 
Oldofiedi ,  Stampa,  Pistocchi,  Massini  e  Belloni.  Sott^  uffìzìali  e 
soldati:  Borghi,  ScandelU,  Lena,  Della  Porta,  Rebisoui.  Bellini, 
(À'ilini ,  Bareggia  e  Piolenlo. 


—  837- 

Sesto  reggimento  d  infanteria. 

Ufikùdi  superiori:  Ferrù.  UfBziali:  Testa,  Carafla,  Bianchi 
Giorgio ,  Long-pré ,  Guarnieri ,  M antegazza ,  Concori'eggio ,  Va- 
cis ,  Contieri ,  Marini ,  Bonara ,  Cavalli ,  Bolterini ,  Grotta.  Sot- 
f  uffiziali  e  soldati  :  Boccoli ,  Pellagelli ,  M iserazi ,  Adami ,  No- 
vara, Ruscctti,  Calvi  e  Griffon. 

Settimo  reggimento  d' infanteria, 

Uiliziali  superiori  :  Rossi  e  Vittori.  UfBziali  :  Vandoni ,  Civelli, 
Cagnoni ,  Guadagnini ,  Provasi  Guido.  Sott^  uffiziali  e  soldati  : 
Crespi  e  Vilzen. 

Primo  reggimento  leggero. 

Uffiziali  superiori:  Moretti,  Ambrogio  e  Sonza.  Uffiziali:  Ha- 
yal ,  Guidetti ,  Pioselli ,  Badini ,  Parmegiani ,  Piccoletti ,  Ferrari , 
Franchi,  De-Porzia,  Meseoli,  Salvatori,  Fioravanti,  Menossi, 
Prandini ,  Ottani ,  Tempini ,  Venturin\^  Ferrari ,  Grisetti  e  Fio- 
rentini. Sott^  uffiziali  e  soldati  :  Reggiani ,  Baldi ,  Muzzucatelli , 
Pirlo  e  Facchini. 

Guardia  di  Milano. 


Uffixiali  superiori  :  Varese  Pietro.  Uffiziali  :  Solla ,  Tino ,  Pon- 
feggìt ,  Azzanelli ,  Cicogna  Marco ,  De  Andrea ,  Gerii ,  Cairo  e 
IiMÌIii<  Sott' uffiziali  :  Braglia,  Monfrini  e  Brebilowich. 

Artiglierìa. 


.  *  * 


T7£Gziali  superiori:  Armandi  e  Verna.  Uffiziali:  Giordano,  Van- 
ii, Migliorini  Andrea  e  Zoboli.  Sott^  uffiziali  :  Bensi,  Massara  e 
Sabattini. 


Treno  d  artiglieria. 


Uffiziale:  Annoui. 


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Zappiitori. 
SoU'  uffiziali  :  Della  Pazza  e  VUla. 

Operai  di  marina. 
Uffiziale  :  Gambillo.  Sott'uflìziale  :  Lione. 

L^  importanza  delle  battaglie  comltaltutc  a  Juli-rbogk  e  Denne- 
witz,  la  parte  gloriosa  presavi  dagritaliani ,  ed  il  modo  dìrerso 
coìi  cui  la  descrissero  vincitori  e  vinti,  m^  inducono  a  riportare 
la  relazione  clic  ne  fecero  degli  storici  tedcscUi.  Così  il  lettore  po- 
trà essere  meglio  illuminato.  Rilevcri  per  altro ,  non  vi  ha  dub- 
bio, la  diversità  die  passa  intorno  alla  condotta  dei  Sassoni  (ai 
(juali  gli  storici  francesi  attribuiscono  in  gran  parte  Ìl  disastro 
delta  giornata  di  Dennewitz  per  avere  abbandonato  il  loro  posto), 
mentre  questa  relazione  dice  solo  »  cbe  due  divisioni  sassoni  si 
t<  ritirarono  in  buon    ordine.  » 


Battaglia  data  presAO  Dennewitz  e  Julerbogk 
il  6  settembre  i8i3. 

(Tradtuìone  lolleralo  dal  tedesco.) 

Dennewit?,  h  una  borgata  al  sud-ovest  di  Julerbogk  distante 
un'ora  da  coli,  e  dodici  ore  circa  da  Berlino,  sulla  strada  tra- 
sversale che  da  Wiltcnhcrg  sull'Elba  mette  alla  detta  capitale. 

Dei  tre  principali  corpi  d'esercito  organizzati  dalle  potenze  al- 
leate in  Germania  l'anno  i8i3  per   comtiatterc  Napoleone,  etav 


—  859  — 

appostare  ao.ooo  uomini  contro  Amburgo  e  Liibeck,  radunare  le 
altre  truppe  presso  Treuenbritzen,  marciare  verso  F Eliba,  varcare 
il  fiume  fra  Magdeburgo  e  Torgau,  e  quindi  avviarsi  diretta- 
mente a  Lipsia. 

Si  riuniva  in  pari  tempo  presso  Dahme  V  esercito  francese  sotto 
gli  ordini  del  maresciallo  Oudinot  per  quindi  operare  sopra  Ber- 
lino, e  questo  compone  vasi:  del  4-^  corpo  (Francesi,  Italiani, 
Wurtenbergliesi ),  comandato  da  Bertrand;  del  7.**  corpo  (Fran- 
cesi, Sassoni),  comandati  da  Reynier;  del  ia.°  corpo  (Francesi , 
Bavaresi,  Westfalesi  ed  Hessen-Dannstadt ) ,  sotto  Oudinot;  e  del 
3.*  corpo  di  cavalleria  del  duca  di  Padova  ;  in  totale  74,000  uo- 
mini e  340  pezzi  d^  artiglieria. 

Il  a3  agosto  r  esercito  francese  era  stato  battuto  presso  Gross- 
Beeni,  tre  ore  lontano  da  Berlino,  sulla  strada  che  mette  a  Ju- 
terbogk,  e  costretto  a  ritirarsi  sopra  Wittenberg,  ove  giunse  il  3 
settembre ,  e  vi  prese  posizione. 

In  tal  modo  egli  trovavasi  concentrato  avanti  quella  fortezza, 
con  a  fronte ,  in  linea  semicircolare  (dell^  estensione  di  ore  dieci 
circa),  quello  degli  alleati,  disposto  il  4  settembre  come  segue: 

Sull'  estremità  dell^  ala  dritta  stavA  il  corpo  del  generale  Hirscli- 
feld  a  Gòritz ,  gli  Svedesi  a  Babenstein  ;  il  corpo  russo  (Winzinge- 
rode)  a  Hohen  Werbig,  ed  il  corpo  prussiano  a  Marzalme;  e  nel- 
Testremo  delPala  manca  il  corpo  di  Tauenzien  presso  Sayda  e  Zabne. 

In  questo  frattempo  era  giunto  a  Wittenberg  il  maresciallo  Ney 
per  surrogare  Oudinot  nel  supremo  comando,  giacché  Napoleone 
era  stato  assai  malcontento  delle  di  lui  operazioni.  Ney  riprese  to- 
sto r offensiva  per  secondare  le  viste  del  suo  sovrano;  lasciò  la 
divisione  Dombrowski  avanti  Wittenberg,  ed  alle  ore  dieci  anti- 
meridiane del  5  si  diresse  col  resto  dell^  esercito  verso  Zahne.  Il 
la.**  corpo  fu  il  primo  a  scontrarsi  vicino  a  questa  picciola  città 
colla  brigata  prussiana  Dobschiitz,  che  a  fronte  di  una  vsjorosa 
difesa  dovette  però  indietreggiare  mercè  la  superiorità  delle  forze 
francesi,  ed  unita  al  corpo  Tauenzien  (incamminatosi  da  Seyda 
a  Zalmsdorf  onde  venirle  in  soccorso) ,  marciò  F  istessa  notte  sino 
a  Juterbogk. 

Il  4*°  corpo  francese  si  diresse  Tistesso  giorno  a  Zalmsdorf, 
il  7.^  fra  Zalmsdorf  e  Letza,  ed  il  la.**  a  Seyda. 

Tosto  che  Bulow  ebbe  relazione  dei  suddetti  movimenti  dell'  ini- 
mico ,  prese  la  risoluzione  di  portare  immediatamente  ed  ancora  V  i- 


stessa  sera,  giorno  5,  le  sue  truppe  in  una  {losizioae  d'onde  poter 
piombare  sul  fianco  ed  alle  spalle  dei  Francesi,  tosto  che  si  avanzas- 
sero verso  Jutcrbogk.  Giunsero  in  falli  suU' incominciar  della  notte 
la  3,',  4'  e  'a  6.'  brigate  prussiane  colla  riserva  della  caralleria 
e  rispettiva  artiglieria  fra  Kui-z  Lipsdorf  e  Kaltenborn,  dove  bivac- 
carono nel  maggior  silenzio  senza  neppur  fuochi  di  campo.  La  5.' 
brigata  (  Borstel  ),  che  apparteneva  pm-c  allo  stesso  corpo ,  ebbe 
frattanto  l'ordine  di  guardare  i  passaggi  tU  KÒpeuik,  Woltersdorf, 
Wiirstermark  e  Wergzahnc,  coliVspresso  incaiico  pem  di  seguirlo, 
tostocitè  venisse  rilevata  da  altre  truppe  svedesi  o  russe,  d' impedire 
al  nemico  ogni  operazione  da  tjucl  lato,  non  che  mantenere  sempre 
colle  truppe  svedesi ,  russe  e  prussiane  la  debita  comunicazione. 

In  seguito  all'avanzarsi  dei  Francesi,  e  forse  pii!i  probabilmente 
in  vista  delle  già  prese  determinazioni  del  generale  Bulow,  venne 
dal  supremo  comando  in  Babenstein  emanalo  nella  sera  del  giorno  5, 
per  le  ore  sei  della  mattina  successiva,  la  seguente  disposizione:  die 
ad  esclusione  degli  avamposti  russi,  dovessero  le  truppe  svedesi  e 
russe  collegarsi  col  corpo  di  llirschfeld  a  Lobesen,  e  così  pui-e  che 
il  generale  Bulow,  tenendo  guardalo  il  passaggio  degli  stretti  di 
Kroiistadt  e  Kòpenik,  dovesse  piombare  nel  fianco  dei  Francesi, 
tosto  clic  ì  medesimi  si  approssimassero  a  Julerbogk;  infìno  che 
il  generale  Tauenzien  si  avesse  ad  avvicinare  al  genci'ate  Bulow. 

L'esercito  francese,  dalle  giìi  indicate  j>osizÌoni ,  si  pose  aneli' esso 
nuovamente  in  marcia  nel  giorno  S  alle  ore  otto  del  maltino.  11  4* 
curpo,  di  ai,ooo  uomini,  diede  principio  al  generale  movimento 
dirigendosi  su  DeiincwiU:  una  mezz'ora  dopo  seguiva  alla  dritla 
verso  Hotu'bek  il  7.°  corpo  forle  di  a4,ooo  combattenti^  ed  infine 
dopo  un'altra  ora  II  la."  corpo  con  a4,ooo  uomini,  con  in  coda 
alle  suddette  colonne  la  cavalleria  del  duca  dì  Padova,  Il  parco  di 
artiglieria  ed  altio  Ircno  marciava  nel  centro  dei  rispettivi  loro 
corpi.. 

Il  generale  Bulow  avea  fraltanto  fallo  spiare  sempre  ogni  mo- 
vimento dell'  inimico,  e  supponendo  da  principio  che  l'allacco  fosse 
diretto  sul  cor|io  comandato  da  lui,  pensò  ad  occupare  una  più  fa- 
vorevole posizione  dietro  Ekmaunsdorf,  ove  restò  poi  in  agguato 
sintantoché  l'esercito  francese,  co//a  sua  inconcepibile  marcia  di 
fianco,  gli  ebbe  aperto  il  campo  alla  sua  prima  gloriosa  impresa. 

Il  4-°  corpo,  che  faceva  testa  dell' esercito,  s'incontrò  alle  ore 
undici  nei  contorni  di  Nieder-Gcrsdorf  aelT  avanguardia  del  corjHj 


—  241  — 

Tauenzien,  appostato  al  sud-ovest  delle  alture  presso  Juterbogk. 
Bertrand,  dopo  aver  varcato  il  ruscello  Abe  yicino  a  Dennewitz, 
attaccò  Tauenzien  forte  di  1 4*000  uomini ,  tuttoché  le  posizioni 
fossero  assai  favorevoli  ai  Prussiani.  Nel  mentre  che  ivi  si  svilup- 
pava il  combattimento,  avea  il  7.^  corpo  continuata  la  sua  marcia 
sopra  Rohrbek,  mezz^ora  a  dritta  di  Dennewitz  sullWhe,  ed  era  ap- 
pena un  quarto  d^  ora  lontano  da  questo  villaggio ,  quando  ad  un^ 
ora  pomeridiana  comparve  improvvisamente  verso  Nieder  Gòrsdorf 
il  corpo  di  Bulovr  di  3o,ooo  uomini,  proveniente  da  Elkmannsdorf 
e  Kaltenborn,  e  portandosi  al  fianco  e  quasi  alle  spalle  del  4-°  corpo 
francese, 'lo  costrinse  ad  aiTetrare  la  sua  ala  sinistra. 

Il  generale  Reynier  per  la  via  di  Dennewitz  fece  tosto  avanzare  la 
divisione  Durutte  per  sostenere  il  4-^  corpo  sì  fortemente  incalzato, 
dietro  l'improvviso  apparire  di  Bulow,  ed  in  seguito  fece  venire 
anche  le  due  divisioni  sassoni,  prolungando  a  sinistra  la  lineai  di 
battaglia  sulla  destra  riva  del  ruscello  A  he  verso  Gòrsdorf,  subito 
che  si  avvide  che  i  Prussiani  si  avvidnavano  al  detto  paese. 

Queste  due  divisioni  sassoni  si  avanzarono  intrepidamente  a 
traverso  la  fuggente  cavalleria  e  treno  del  4-"  corpo ,  e  ripresero 
^Gòrsdorf,  già  occupato  dalle  truppe  prussiane ,  ed  in  tal  modo 
costrinsero  in  quel  punto  gli  alleati  a  retrocedere  ancora.  Intanto 
quella  parte  del  corpo  di  Bulow  clie  progrediva  sulla  riva  sinistra 
del  ruscello  Ahe,  collegata  a  quello  di  Tauenzien,  assalì  di  bel 
nuovo  i  francesi ,  e  dopo  un  ostinato  combattimento ,  cui  presero 
parte  attiva  quattro  squadroni  prussiani ,  li  respinse  dalle  emi-> 
nenze  nei  villaggi  di  Dennewitz  e  Rohrbek;  impedi  *  medUnte  il 
fortunato  attacco  di  un  reggimento  di  cavalleria  Landwehr  ed  il 
fuocGMdi  una  batteria  diretta  sopra  i  Wurtemberghesi  (incaricati 
del  movimento)  che  fosse  girata  Tala  manca  degli  alleati  ^  distrusse 
il  progetto  ad  una  massa  di  cavalleria  francese  di  volersi  fare 
strada  attraverso  *,  ed  attaccò  infine  Rohrbek  quindi  Dennewitz , 
per  modo  tale  che  Y  ala  destra  dei  Francesi  venne  battuta.  Dalla 
parte  di  Wòlmsdorf  e  Nieder  Gòrsdorf  eransi  pure  inoltrate  alcune 
colonne  prussiane  (di  Bulow)  ed  avevano  costretti  i  Sassoni  ad 
abbandonare  le  alture  di  Gòrsdorf,  ed  anche  il  villaggio  istesso, 
alle  ore  quattro  pomeridiane  (abbenchè  ripreso  due  volte  dai  va- 
lorosi Sassoni),  stante  V  inattesa  apparizione  della  brigata  prussiana 
Borstel,  forte  di  6,000  combattenti. 

La  detta  brigata  Borstel,  che  alle  ore  undici  antimeridiane  aveva 

T.  II.  51 


lasciata  la  sua  posizione  di  Wergzaliiic,  crasi  sol  lecitamente  e  senia 
riposare  diretta  attraverso  Kui-z  Lijisdorf  e  Dalìcli  sul  campo  ili 
battaglia,  ove  col  suo  giungere  decise  T esito  dell'ostinato  com- 
battimento  presso  Gòrsdorf  in  favore  dei  Prussiani-  Il  la."  corpo 
francese  perdette  in  (jucll'  incontro  T  unico  decisivo  momento, 
poiché  in  vece  di  correre  in  sostegno  del  7.°  coqjo ,  battuto  l- 
girato  da  ambi  i  fianchi  dopo  la  presa  di  Dennowitz,  si  portava 
all'incoulro  de!  ^.''  corpo  già  in  piena  fuga,  per  ivi  ristxibitirc , 
ma  indarno,  mi  nuovo  combattimento. 

Gli  attacchi  della  cavalleria  francese  su  i|uella  di  riserva  prus- 
siana fallirono  pienamente^  dcssa ,  respinta  sulla  propria  fanterìa, 
non  potè  coprire  nemmeno  la  ritirala  resa  generale  alle  ore  ciò- 
(]ue  pomeridiane  dagli  attacchi  incessanti  degli  eserciti  russo-sve- 
desi. 

Una  piccola  parte  solunto  del  13.°  corpo  francese,  composto 
dai  Bavaresi  e  due  divisioni  sassoni ,  fu  T  unica  che  si  ritirasse 
ancora  in  buon  ordine,  e  sebbene  la  cavalleria  degli  alleati  incsl- 
Kasse  col  maggior  calore  ed  accanimento  l'esercito  francese  fuggi- 
tivo ,  ciò  nullameno  non  le  riuscì  di  rompere  un  r[uadrato  cbe  pro- 
teggeva la  ritirata. 

Il  4-''  colpo,  guidato  dal  maresciallo  Ney,  si  ritirò  sopra  Dahme; 
il  j."  e  la.",  condotti  da  Oudinot,  marciarono  per  la  via  di  Scliwei- 
nitz  alla  volta  della  fortezza  di  Torgau ,  punto  di  riunione  per 
tutto  l'esercito  francese.  La  ritirata  sino  all' lilba  dlveiine  tanto  più 
lunga  e  perigliosa,  in  quanto  che  quasi  del  lutto  tagliali  fuori  della 
linea  di  operazione  (  Wittenberg )  e  di  continuo  incalzato  resercito 
francese  dalla  nemica  cavalleria  leggera  russa  ,  si  era  posta  in  quasi 
totale  fuga,  nel  qual  incontro,  compresa  la  battaglia,  perdette  1 5,000 
uomini,  80  pezzi  d'artiglieria,  4  bandiere,  400  cassoni  e  quasi  lutto 
il  bagaglio. 

L'instancabile  e  distinto  valore  delle  truppe  prussiane,  unito 
alla  fermezza  e  risolutezza  tiei  loro  prodi  generali  (Bulmv  e  Tauen- 
zien),  lianno  per  tale  vittoria  brillato  fra  i  più  distinti  fatti  d'armi 
accaduti  in  quella  campagna.  Se  nella  rimembranza  di  quella  bat- 
taglia, ci  sentiamo  destato  m  cuore  perenne  e  gloriosa  memoria 
delle  armi  prussiane,  non  per  questo  però  era  meno  il  valore 
delle  armi  fi-ancesi  e  de' suoi  alleati,  uè  a  quella  truppa  dcvesi 
accagionare  il  rovescio  della  battaglia  di  Dennewitz,  ma  bensì  alla 
sola  fallace  direzione  dei  loro  supremi  comandanti  Ney  e  Oudinot 


—  243  — 

Resterà  sempre  biasimata  la  marcia  di  fianco  tenuta  dalF  eser- 
cito francese  in  queir  incontro ,  e  maggiormente  il  modo  con  cui 
venne  eseguita.  Quest'esercito,  camminava  con  tutto  il  suo  treno 
e  parchi  d'artiglieria  in  una  vasta  pianura  dove,  circondato  quasi 
d'ogni  lato  dal  nemico,  non  poteva  a  meno  di  farne  l'incon- 
tro da  un  istante  all'altro^  ma  invece  lasciò  la  numerosa  sua 
cavalleria  alla  coda  di  tutta  l'armata  senza  servirsene  opportuna- 
mente nelle  indispensabili  esplorazioni^  bivaccò  soltanto  due  oro 
lontano  dal  nemico,  senza  neppur  presumerlo  sì  da  presso,  e  nem- 
meno ancora  di  averlo  al  fianco  ^  ed  errò  infine  imperdonabilmente 
lasciandosi  indurre  ad  un  attacco  di  fianco,  che  lo  separò  dalla 
propria  linea  di  operazione  in  Wittenberg  e  lo  rese  soccombente. 

A  tali  e  tanti  errori  convien  quindi  senza  dubbio  attribuire  la 
perdita  di  quel  memorando  fatto  d'armi,  cui  Napoleone  istesso  non 
può  andar  esente  dalla  taccia  di  uno  sbaglio  commesso,  coli' aver 
surrogato  Ney  a  Oudinot,  lasciando  a  questi  un  comando  su- 
balterno in  quello  stesso  esercito,  dove  giorni  prima  ne  teneva  il 
supremo.  Sotto  tali  circostanze  era  ben  facile  prevedere  che  non 
spettava  del  certo  al  maresciallo  Oudinot  l'accrescere  gli  allori 
della  vittoria  al  maresciallo  Ney  (  Tav.  C  ). 

Mentre  Napoleone  si  era  portato  nella  Slesia  (ai)  per  affrontare 
Blucber ,  aveva  pure  ordinato  ad  Oudinot  di  attaccare  (  come  si 
è  riferito  )  i  Russo-Prussi-Svedesi  che  difendevano  Berlino ,  lu- 
singandosi che  ove  egli  fosse  sortito  vincitore  in  queste  due  fa- 
zioni ,  avrebbe  poi  potuto  venire  ad  assalire  il  grand'  esercito 
austro-russo  comandato  da  Schwartzenberg  in  Boemia,  prima  che 
fosse  in  misura  di  penetrare  in  Sassonia.  Ma  queste  previsioni  nou 
si  verificarono ,  e  perchè  Oudinot  fu  respinto  nel  suo  attacco ,  e 
perchè  Schwartzenberg  venne  sotto  Dresda  più  presto  dì  quello 
ch'egli  credeva,  ciò  che  l'obbligò  a  ritornare  indietro  frettolo- 
samente ,  senza  aver  avuto  il  tempo  di  tentare  di  battere  Blu- 
cber. Per  tal  modo ,  il  27,  ebbe  luogo  la  battaglia  campale  sotto 
Dresda  che  fu  coronata  da  una  compiuta  vittoria. 

Degli  italiani  vi  fu  solo  il  reggimento  cacciatori  Principe  Reale 
unito  alla  divisione  Pajol ,  ed  era  con  M urat  quando  fece  1 5,ooo 
prigionieri. 

I  (rutti  di  sì  segnalata  vittoria  riuscirono  per  altro  sterili , 
dacché  in  quel  mentre  Macdonald  soccombeva    in  Islesia,  ed   il 


—  Sii  — 
corpo  di  Vamlatnine  veniva  ÌatÌL-raiiiciito  distrutto  poco  dopo  a 
Kulm.  Quivi  si  trovava  ti  i."  reggimento  cacciatori  Reale  Italia- 
no, nella  brigala  di  (xirhincau.  Tonilo  alP  8."  e  9.°  dei  lanceri  po- 
lacclii ,  formanti  la  biigala  del  generale  Montmaiie  ,  si  precipìlò 
sulle  pi-inic  colonne  nemiclie  per  farsi  largo.  Orribile  confusione  e 
sommo  scompiglio  conseguitò  a  (\»cìV  atto  di  furore  disperato.  Cia- 
scuno coinliatlf;  coi-po  a  corpo,  non  gii  per  vincere,  ina  per  pxs- 
saro  avanti,  slancili  di  menar  colpi  a  destra  ed  a  sinistra,  gron- 
danti dell' altrui  e  proprio  sangue;  jh)cIiì  riuscirono  a  traforare  il 
corpo  (n'UKsiano  di  Kleisl ,  e  giunsero  salvi  a  Pirna.  Fra  i  primi 
arrivati  erano  i  capitani  Galcazzi  e  Mocclietti ,  il  tenente  BuBuli , 
il  brigadiere  (^iori,  i  cacciatori  Pastinari,  Garzolini  e  Fanficclii.  Il 
colonnello  Gasparinelii  con  motti  altri  uffiziali  fu  fatto  prigioni<>ro. 
Il  i-eggimento  venne  così  renasi  intieramente  distrutto. 

Il  a."  cacciatori  a  cavallo  (.sempre  con  Pajol)  fece  lì  8  setteraJire 
una  bella  carica  comandala  dal  maresciallo  Saint-Cyr  presso  Pima. 

In  questo  stesso  giorno  Jìlnclier  tentò  dì  circondare  e  prendere 
la  brigata  Zuccbi  clic,  |Jer  salvarsi,  sì  ritirò  a  Reichenhack  ed  a 
Hoclikirch  penlendo  3  morti  e  16  feriti,  fra  i  quali  ì  tenenti  Tam- 
burini e  Seripoldi. 

11  aa  settembre  NajHtleonc  si  recò  ai  campì  di  Macdonald,  ma  a! 
primo  movimento  ofiènsivo  die  svelò  la  presenza  dell'imperalorv, 
Bluclier  sì  ritirò,  incalzato  dai  Francesi  e  dalla  brigala  Znccliisinoa 
Rudiewiez.  Indi  Napoleone  condusse  l'esercito  di  Macdonald  nella 
posizione  di  Weisig    due  legiie  da  Dresda. 

La  divisione  Fontanelli  mo,sse  verso  Barieinbaum,  e  col  4-"  corpo 
e  gli  altri  comandati  da  Ney  impegnò  un  combattimento  contro  il 
principe  di  Svezia  che  fu  costretto  a  piegare. 

Il  aB  settembre  Na[)olcone  passando  in  rivista  sulle  alture  di 
Weisig  la  brigata  Zuccbi  :  disse  a  q  kìsIo  generale  :  "  Zucclii,  fui 
«  mollo  contento  di  voi  e  della  vostra  bravi.ssima  truppa,  chiedetemi 
«  pure  per  essa  ciò  che  volete,  nulla  posso  rifiutarvi  ;  allontinati 
"  all'armi  da  tanto  tempo  sono  veramente  prodigiosi  i  rapidi  progres- 
«  si  clic  gì'  Italiani  fecero  ;  hanno  fatto  conoscere  V  antico  stipite  da 
«  cui  derivano.  Costanza,  unione,  é  disciplina,  il  resto  ò  conse- 
"  gucnza,  Zucchi,  vì  nomino  generale  di  divisione;  al  bravo  Neri 
u  do  il  grado  di  colonnello  come  attestato  intanto  della  stima  ìn  cui 
"  tengo  questa  brava  brigata.  Le  vostre  proposizioni,  generale  Zuc- 
«  chi ,  mi  faranno  rendere  ugual  giustizia  agli  alti-i  prodi   vostri 


—  845  — 

ti  sottoposti.  >>  Questo  discorso  pronunciato  ad  alta  voce  in  mezzo 
ad  un  campo  francese,  fece  innalzare  agli  Italiani  grida  assordanti 
di  giubilo. 

Recatosi  poi  Napoleone  al  campo  dì  Torgau,  passò  in  rassegna 
la  divisione  italiana  comandata  da  Fontanelli ,  al  quale  indirizzò 
queste  parole:  a  Con  centomila  uomini  pari  ai  vostri,  Eugenio 
it  sarebbe  già  sul  Danubio.  99 

Nella  notte  del  i  al  a  ottobre  Bertrand  va  a  Vartenburg  col  suo 
corpo,  attaccato  dai  prussiani  di  York  li  respinge  valorosamente , 
ma  i  nemici  rinnovano,  e  protraggono  T  attacco,  finché  circuita  la 
destra  francese  la  obbligano  a  ritirarsi  a  Duben.  La  divisione  ita- 
liana nel  sostenere  questa  ritirata  perde  5oo  uomini  tra  morti 
e  feriti ,  indi  mosse  ad  occupare  Kemberg  ,  Duben  e  Delisten. 

n  5,  dopo  un  lungo  combattimento  Zucchi  alla  vanguardia  di 
Gerard  occupa  Stolpen,    respingendo   la    divisione  di  Bubna. 

Intanto  Blucher  ed  il  Principe  di  Svezia  stabilironsi  sulla  riva 
dritta  delFEIba,  ed  il  6  ottobre  il  primo  era  a  Duben,  T  altro  a 
Dessau,  mentre  Schwartzenberg,  comandante  supremo  del  grande 
esercito  austro-russo^  dalla  Boemia  si  dirigeva  a  Marìcnberg  in  Sas-* 
Sonia.  Per  tal  modo  gli  alleati  prendevano  Tinizialiva  dei  movi- 
menti con  un  apparecchio  imponente,  e  Napoleone  era  assai  imba- 
razzato per  farvi  fronte,  da  che  la  vittoria  di  Dresda  sopra  gli  Austro- 
Russi  era  per  lui  riuscita  vana.  Diflatti  aveva  dovuto  desistere  dal- 
r  incalzare  il  nemico  in  Boemia  onde  opporsi  a  Blucher,  il  quale 
battuto  Macdonald  sulla  Katzbach  si  inoltrava  in  Sassonia^  il 
corpo  di  Vandamme  rimasto  solo  a  Kulm  vi  venne  intieramente 
distrutto,  ed  Oudinot  dapprima,  indi  Ney  erano  stati  alla  lor  volta 
malmenati  dai  Prusso-Svedesi  a  Gross-Beem ,  a  luterborgk,  e  a 
Dennewitz. 

Gli  alleati  formavano  in  allora  tre  grossi  eserciti,  V  austr*orusso 
in  Boemia,  il  prusso-russo  in  Slesia,  ed  il  prusso-svedese-russo 
nelle  Marche.  La  Baviera  mutava  fede,  e  la  riunione  del  suo  eser- 
cito alPaustriaco,  che  aveva  a  fronte,  aumentava  di  oltre  ottantamila 
uomini  la  forza  dei  coalizzati,  i  quali  senza  contrasto  potevano  inter- 
cidere a  Napoleone  le  comun(Càzioni  colla  Francia.  Il  corpo  russo 
comandato  in  capo  dal  generale  Walmoden  sotto  Amburgo  faceva 
testa  a  Davoust,  conquistava  Brema,  ed  otteneva  altri  rilevanti 
successi  sulla  bassa  Elba. 

Nell^  lUiria  Hiller ,  che  non  più  incontrava  ostacoli  da   parte 


dei  Bavaresi  si  trasferiva  (i4  oltoltit')  per  la  Pustcrlal  tic!  Titolo, 
ed  obbligava  con  abili  evoluzioni  il  viceré  ad  una  pronta  ritinit& 
sull'Adige. 

Erano  in  questo  stalo  le  cose ,  e  Napoleone  non  illudendosi 
sulla  loro  gravila^  si  applicò  a  supplire  col  suo  genio  all'  ìnsuffì» 
ccnza  dei  mezzi  niateiialt. 

Si  determinò  pertanto  ad  attaccare  separatamente  gli  eserciti 
nemici,  come  unico  espediente  per  rendere  possibile  la  vittoria.  Qualr 
poi  fosse  la  perplessità  del  monarca  in  questo  critico  momento,  lo  sì 
puòargaire  dalPavere  egli  inviato  al  maggior  generale  Berlbier  (  i ."  ot- 
tobiT,  al  mezzo  giorno)  un  ordine  gravemente  ponderato  (coinè  lo 
rileva  il  generale  Felet)  nel  quale  la  sottoscrizione  fu  cancellata 
due  volte,  e  rinnovata  una  terza  (Tav.  D,  6).  Assorto  in  questi 
pensieri  si  avviò  per  combattere  Bluclier  ed  i  Svedesi,  lasciando  a 
Dresda  Gouvion  Saint-Cyr,  a  Fijlìcrg  Murat,  ed  Augcrau  in  mar- 
cia per  accorrere  a  loro  rinforzo,  onde  difendere  gli  sboccili  della 
fioemia.  Il  9,  egli  trovossi  a  Eillemburg  con  ia5,ooo  uomini  (di 
cui  facevano  parte  la  divisione  FouEaiielli  e  la  brigata  Zuccbi),  iiu 
in  questo  stesso  giorno  Bluclier  con  una  evoluzione  altrettanto 
pronta  quanto  ardita  varcò  la  Mulda,  e  sì  riunì  al  principe  di 
Svezia  a  Zorbig. 

Il  IO,  Napoleone  era  a  Duben;  egli  poteva  scegliere  due  linee 
d'operazione,  o  quella  di  Driisda^  o  quella  di  Lipsia.  Alloi'cliè  vide 
die  i  tre  grandi  eserciti  coalizzati  invece  di  dirigersi  contro  tìi  lui  si 
avanzavano  verso  Lipsia  per  tagliai-e  la  sua  prima  linea  d'operazioni, 
concepì  il  disegno  di  una  contro  evoluzione,  il  di  cui  successo  avrebbe 
dovuto  far  perdere  ai  suoi  nemici  tutti  i  vantaggi  della  campagna, 
e  rimettere  le  cose  nella  condizione  in  che  trovavansi  avanti  la 
cessazione  dell'armistizio.  Magdeburg  ,  Wittenberg,  Torgau ,  e 
Dresda  difendevano  la  linea  dell'Elba,  die  scoiTendo  per  mezzo 
al  paese  nemico  presentava  e  fletti  varo  ente  una  doppia  fronte.  L'e- 
sercito francese  aveva  prima  occupato  la  linea,  die  colla  dritta  si 
appoggia  a  Dresda,  e  colla  sinistra  a  Magdeburg.  Ora  doveva  oc- 
cuparne l'altra  in  direzione  inversa.  Oltre  il  vantaggio  die  la  piazza 
di  Magdeburg, abbondantemente  approvvigionata,  olTriva  all'esercito, 
trovavasi  essa  poi  anclie  in  contatto  con  provincie  state  precedeii- 
tcmentc  poco  aggravale  dalla  guerra.  In  tal  guisa  ,  mentre  Napo- 
leone avrebbe  operato  sui  centro  della  nuova  linea  prescelta,  coiill- 
dava  ia  Davoust  per  la  difesa  della  bassa  Elba,  (unico  punto  clic 


—  847  — 

jgìì  rimanesse  per  comuriicare  colla  Francia) ,  in  Latnarois  a  Mag- 
deburg ,  in  Gouvion  Saint-Cyr  a  Dresda  ed  in  Marat  e  Augereau 
opposti  a  Schwartzenberg.  Per  F  esecuzione  però  di  questo  dise- 
gno era  indispensabile  di  passare  tosto  sulla  dritta  delFEUba 
onde  minacciare  Berlino  che  restava  scoperto ,  dacché  per  difen* 
derlo  i  Prusso-Bussi-Svedesi  avrebbero  dovuto  ripassare  quel  fiume 
ed  accettare  battaglia.  Se  non  che  in  tale  ipotesi  si  avrebbe 
dovuto  combattere  contro  forze  maggiori  del  doppio  delle  proprie, 
a  meno  che  non  si  avesse  richiamato  a  marcia  forzata  parte  delP  eser- 
cito di  M urat.  Per  tal  modo  si  avrebbe  potuto  attaccare  F  esercito 
di  Bernadotte  con  forze  proporzionate,  prima  che  Schwartzenberg 
(  lontano  dieci  giornate)  lo  avesse  raggiunto.  Così  si  sarebbe  ripe- 
tuta la  evoluzione  che  erasi  eseguita  da  Massena  dopo  la  battaglia 
di  Rivoli  nel  1797  quando  andò  a  combattere  Provera  alla  Favo- 
rita^ ma  mentre  si  operavano  i  movimenti  per  mandare  ad  effetto 
im  piano  sì  vasto,  il  grand'  esercito  austro-russo  sorte  dalla  Boemia 
respingendo  M urat ,  e  corre  verso  Lipsia.  Contemporaneamente 
il  re  di  Wiirtemberg  dà  avviso  che  i  Bavaresi  riunitisi  agli  Au- 
striaci marciavano  verso  il  Reno,  e  che  perciò  egli  cogli  altri  prin- 
cipi della  confederazione  renana  dovevano  pure  abbandonare  la 
causa  della  Francia. 

Accumulandosi  contrarietà  tanto  gravi,  e  di  natura  sì  strana 
sul  capo  deir  imperatore  ,  gli  fu  forza  rinunciare  al  piano  di  ope- 
razioni ideato  sulla  dritta  delFElba  per  avvicinarsi  rapidamente 
a  Lipsia  primache  il  nemico  soprafacesse  colà  i  corpi  di  Marat 
e  di  Augereau,  non  potendo  inviare  a  loro  soccorso  i  3o,ooo  uo- 
mini che  erano  a  Dresda  perchè  intercisi  dal  corpo  di  Kleneau. 

Nei  giorni  11,  1  a  e  1 3  ottobre  il  4-**  corpo  fece  invano  delle  di- 
mostrazioni sopra  Wittenberg  onde  liberare  questa  piazza  dalP  as- 
sedio. La  divisione  italiana  che  era  di  vanguardia  bruciò  i  ponti 
sull'Elba,  che  Bluclicr  si  era  lasciati  alle  spalle. 

Il  a.^  reggimento  cacciatori  a  cavallo  restò  a  Dresda  con  Gouvion 
Saint-Cyr  ed  ebbe  frequenti  scontri  col  nemico.  I  resti  del  1.^ 
(annientato  aKulm),  il  4-**  reggimento  dei  cacciatori  a  cavallo,  e 
quello  dei  dragoni  Napoleone  riuniti  a  Duben  coi  corpi  di  caval- 
leria francese,  seguitarono  i  suoi  movimenti  assieme  alla  brigata 
Zucchi  ed  alla  divisione  Fontanelli,  ed  al  i5  si  recarono  con  Na- 
poleone a  Lipsia.  Il  16  Zucchi  assalì  e  prese  il  colle  di  Gross- 
Possna,  Fontanelli  colla  brigata  Sant'Andrea  si  mantenne  nel  villag- 


—  2*8  — 
gio  (li  TsulioUer  e  T  altra  brigata  difese  Lindenu;  attaccata  ptìi 
volte,  respinse  il  nemico  e  conservò  la  posizione  sulla  strada  ili  LuIzcd 
a  Erfurt;  il  generale  Sant'Andrea  fu  ferito,  l'arlifjlieria  ÌLaltana  era 
collocata  al  di  là  dell'  Elster.  La  divisione  Fontanclli  couser- 
rando  libera  la  strada  di  Francia  assicurò  la  ritii-ata  all' ciierdln  : 
questa  nuova  fu  sprsa  tosto  nel  campo;  il  nome  del  4.°  corno  e  decli 
Italiani  andarono  per  ogni  bocca.  Il  17  i  nostri  stettero  nelle  loro 
posizioni.  Il  iti,  il  4-°  corpo  colla  divisione  Fontanclli,  rimasto  alla 
sinistra  detrRlstcra  fine  di  tenere  a|)erla  la  vìa  di  Naumliurg,  rese 
vani  i  tentativi  fatti  dal  nemico  durante  tutta  la  giornata  iter  im- 
padronirsi della  posizione.  II  19  Blucher  mandò  il  corpo  di  York 
sulla  sti-ada  di  Halle  onde  precedere  l'esercito  francese  sulla  sini- 
stra della  Saaie,  ma  le  divisioni  Foutauelli  e  Gnitliminot  lu  pre- 
vennero. 

Il  battaglione  della  guardia  di  Milano  comandato  da  Varese  Pietnt, 
die  occupava  un  posto  sulla  destra  dell' lilsler,  fu  coli  dimen- 
ticato, ed  ebbe  il  tg  ad  unirsi  alla  retmguardia  comafidat^  dal 
maresciallo  Morticr,  dopo  di  avere  per  tre  giorni  sostrnuli  vari 
allaccili,  nei  quali  perdette  11  morti  e  69  feriti,  e  fra  gli  ul- 
timi 3  ufiìciali. 

La  brigata  Zucclu  nel  sobborgo  di  Mark-Randstadt  a  Lipsia 
formò  Tcstrema  retroguardia  di  Macdonald  al  momento  cbe  si  fece 
intendere  il  grido  d^allarme:  ì  ponti  son  rotti,  la  brigata  seguì 
l'impulso  dato  dagli  altri,  e  fu  abbastanza  fortunata  di  jiotcr  at- 
traversai'e  TEIster.  Frattanto  quelli  che  si  salvarono  da  tanto  di- 
sastro, si  avviarono  sparpigliati ,  dolenti  ed  allamati  alla  volta  di 
Erfurt,  distante  tre  lunghi  giorni,  incalzati  dagli  alleati  per  ogni 
lato.  In  una  carica  i  dragoni  Napoleone  solFrirono  gravi  perdite, 
e  fra  gli  uccisi  vi  fu  l'ufTiziale  Fontana  Zaccaria. 

Il  4-°  corpo,  colla  divisione  Fontaiielli,  è  il  solo  ancora  riunito 
ed  apre  la  strada,  tutti  gli  altri  (  meno  la  guardia  imperiale), 
sono  sgominati.  I  soldati  por  camminar  più  lesti  avevano  in  gran 
parte  gettati  i  raosclictli ,  e  non  vi  erano  meno  di  60,000  sban- 
dati. 

Bertrand  occupò  l'importante  posizione  di  Koesen  a  dispetto 
degli  sforai  nemici;  gì'  Italiani  vi  ebl>ero  singoiar  merito. 

11  Principe  Reale  di  Svezia  nel  forte  della  miscliia  a  PauusdorfI 
fece  lanciare  un  nembo  di  razzi  alla  CuiigrJve  dagli  artificieri  iu- 
glesi  cornaTidati   dal   capitano  Bugne,  Questi  infernali  proiettili  ca- 


«^>. 


**» 


—  S49  — 

*  ^isfiarono  nei  qiiadratt  grande  scompiglio ,  aumentato  ben  anco 
dallo  stupore ,  Clie  necessariamente  doveva  produrre  un  mezzo  di 
distrokiolie  così  terribile  non  conosciuto  dai  Francesi,  da  che  era  la 
prima  Tolta  che  veniva  praticato  in  campo  aperto. 

Air  alba  del  ao  Napoleone  {)assa  la  pianura  di  Lutzen;  quivi  la 
divisione  italiana  di  retroguardo  fermasi  due  giorni  per  rannodare 
i  fuggiaschi  che  arrivano  in  folla  e  a  malgrado  la  vicinanza  del 
nemico,  il  disordine  diminuisce,  dacché  molti   sbandati   l'aggiun- 
gono i  loro  corpi.  La  Saale  che  si  frappone ,   ratticne   gli   av- 
versari dair  incalzare  r  esercito  francese  che  per  la  via  di  Freyburg 
prosegue  la  ritirata^  quando  si  ode  improvvisonm  vivissimo  can- 
nonamento  a  sinistra.  Era  il  4*  corpo  che  mediante  rapidissima 
contromarcia  si  era  recato  agli  stretti  di  Naumburg  per  impedire 
al  nemico  di  sbucare  sui  fianchi  di  Napoleone^  per  quanto  reite- 
rassero essi  gli  attacchi,  non  riuscirono  a  guadagnare  un  palmo 
di  terreno,  e  le  divisioni  Fontanellì,  Guilleminot  e  Morand  si  può 
dire  che  salvarono  T  esercito  da  una  compiuta  mina.  La  notte  se- 
parò i  combattenti,  ed  il  4-*  corpo  potè  senza  pericolo  seguitare  il 
movimento  generale  di  ritirata.  Il  24,  il  4-"  corpo  era  a  Erfurt. 
Qui  le  cose  presero  una  piega  anche  più  spaventevole  per  l'an- 
nunzio che  De-Wrede  con  60,000  Austro-Bavari  si  era  recato  verso 
Hanau^  onde  sbarrare  ai  nostri  la  strada.  Si  raccozzano  i  corpi  fran- 
cesi, vi  si  riunisce  Zucchi  con  una  colonna  italiana  rinforzata  dai 
resti  dei  i  .**  e  4-*  reggimenti  dei  cacciatori  a  cavallo  e  dai  dragoni 
Napoleone.  La  guardia  imperiale  ed  il  4***  corpo,  sempre  uniti,  for- 
mano il  nerbo  dell'esercito,  che  marciò  rapidamente  per^allonta- 
narsi  dalle  grosse  masse  condotte  dagli  alleati,  e  per  evitare  il  pe- 
ricolo di  trovarsi  fra  due  fuochi  quando  fosse  stato  raggiunto  da  De- 
Wrede.  Il  29  Napoleone,  proseguendo  il  suo  viaggio  da  Schlutern 
a  Hanau,  incontra  dei  soldati  che  lo  assicurano  essere  i  Bavaresi  ad 
Hanau,  né  si  tardò  molto  ad  incontrare  la  loro  vanguardia,  che  venne 
tosto  respinta  al  villaggio  di  Ruchingen.  Napoleone  battè  De-Wrede 
e  gli  Austinaci  che  erano  con  lui,  la  strada  di  Francfort  restò  li- 
bera, ed  egli  passò. 

La  colonna  di  Zucchi  prese  nobile  parte  all'  azione,  e  con  essa 
i  colonnelli  Peri  e  Neri,  il  capobattaglione  Ccccopieri,  i  capitani 
Ceracchi,  Tonelli,  CStonio,  Sarti j  i  tenenti  Tadini,  Siripoldi,  Tar- 
chini,  ec. 

Napoleone  era  in  salvo ^  Marmont  occupò  Hanau,  ed  il  4-^  corpo, 

T.  IL  5Ì 


—  250  — 
spguilBDdo  lentamente  e  con  ordine  il  movimento, subeiilrù  a  Mar-' 
moiit,  e  ivi  si  fermò  fincliè  tutti  gli  sbandati  fossero  [lassati. 

Bertrand  colloca  Fontanelli  nel  sobborgo  e  nella  ciui,  e  Mo- 
raiid  in  riserva.  De-Wrede,  vedendo  che  l'esercito  francese  aveva 
più  fretta  di  arrivare  al  Keno  clie  di  riattaccarlo,  ripi'ese  coraggio,  o 
bramoso  di  vendicare  la  precedente  sconfitta,  si  jjose  alla  lesta  di 
una  colonna  di  granatieri  ed  assalì  furiosamente  la  porta  di  N'u- 
remberg.  De-Wrede  entra  in  città,  nella  quale  si  trovano  appiat- 
tate soldatesche  bavaresi  salvatesi  dall'  assalta  di  Marmont  \  cjue- 
ste  cominciano  a  sparare  dalle  fuiestre  sopra  gl'Italiani  cbe  oelle 
contrade  si  battono  ostinatamente,  e  che  sov<?rchiati  dal  numero 
sempre  crescente,  sono  costretti  a  retrocedere  dietro  al  ponte  della 
Kintzìg.  Sopraggiiinto  Fontanelli  in  questo  sito,  Io  accolsero  i  suui 
soldati  con  grida  di  giubilo,  e  gli  promisero  di  larsi  tagliare  a 
pezzi  anziché  cedere  il  passo  al  nemico.  De-Wrede,  poco  curando 
le  loi-o  gi'ida  e  minacce,  esortò  i  suoi  ad  un  ultimo  sforzo,  e 
colla  spada  alla  mano  li  condusse  egli  stesso:  ma  non  è  appena 
a  cinquanta  passi  dal  ponte,  che  una  palla  di  fucile  traversan- 
dogli il  bassovenlre  lo  costringe  a  ritirarsi  dal  combattimento. 
Scoraggiaronsi  gli  assalitori,  e  ripresero  invece  nuovo  ai-dire  gli 
Italiani,  e  guidati  da  Fontanelli,  Moroni',  Rossi,  Ferrù,  Varese 
ed  altri  capi,  si  precipitarono  colla  baionetta  addosso  ai  granatieri 
nemici:  IÌ  incalzarono,  li  respinsero,  e  scacciarono  con  grave 
perdita  dalla  città.  Si  segnalarono  i  generali  Martcl,  Moi-oni;  il 
caposquadrone  Provasi:  i  capitani  Brusati  e  Lavallettc  aiutanti  di 
campo,  e  gli  altri  qui  sopra  nominati.  Il  generale  Sant'Andrea  fe- 
rito a  Lindenau  era  stato  fatto  prigioniero  dì  guerra  dai  Bavaresi 
al  loro  ingresso  in  Hanan;  il  bollettino  dell'  annata  bavarese  rese 
giustizia  at  valore  degli  Italiani   dicendo: 

«  Quest'attacco  fu  eseguito  con  istraordinario  coraggio:  la  no- 
«  stra  perdila  è  stata  grande,  rna  quella  del  nemico  più  graodc 
«  del  doppio.  j> 

Reso  più  circospetto  da  questi  reiterati  e  disgraziati  tentativi,  il 
generale  austriaco  Fresncl,  che  sostituì  De-Wrede,  sospese  gli  as- 
salti rimettendoli  air  indomani.  Bertrand,  informato  intanto  che  non 
restava  indietro  più  alcun  corpo,  e  che  .erano  sfilati  gli  sbandati, 
ritirossi  tranquillamente  senza  essere  molestato  a  Francfort.  da  dove 
jN'ajMileone  era  partito  il  i.°  novembre  recandosi  a  Magonza,  la- 
sciato solo  il  4.°  corpo  sulla  destra  del  Reno  per  occupare  Cassel  ed 
Hocheim. 


In  Torgau  erano  molti  Italiani  feriti  ed  ammalali;  ivi  ma- 
nifestatosi il  tifo  petecchiale,  quasi  tutti  perirono ,  e  soli  1 5o  fu- 
rono in  caso  di  prestar  servigio  col  presidio;  cpiesti  stavano  il 
27  novembre  nel  ridotto  di  Zinna  quando  il  nemico  aprì  una  pa- 
ralella;  non  èssendovi  più  probabilità  di  difenderlo ,  si  pose  al  forte 
una  mina,  che  rovinò  la  metà  d'un  mezzo  bastione.  Tale  operazione 
diede  luogo  ad  un  tratto  d'animo  irritato  che  raccolse  la  storia.  Pa- 
voni (Giovanni  Battista?)  sargente  delFartiglieria  italiana,  contristato 
per  i  rimproveri  diretti  ai  suoi  compagni,  che  erano  incaricati  di 
dare  la  mina,  slanciasi  solo  come  un  fulmine,  e  con  miccia  accesa 
alla  mano.  Cinque  minuti  dopo  il  bastione  saltò  in  aria,  ma  Pa- 
voni era  rimasto  vittima  del  suo  entusiasmo  per  V  onor  nazionale. 

In  Dresda  vi  era  il  a.**  reggimento  cacciatori  Principe  Reale, 
e  qualche  drappello  di  altri  Italiani  feriti  ed  ammalati  negli  spe- 
dali. Il  detto  reggimento  fece,  V  8  novembre,  una  scorreria  fino 
a  Wilsdrof ,  e  condusse  prigionieri  ao  cannonieri  russi.  In  altra 
sortita  fatta  dal  presidio  di  Dresda  fu  applaudito  il  capo  di  squa- 
drone d'artiglieria  a  cavallo  Ferrari  Francesco  (poi  colonnello  al 
servizio  francese).  Gouvion  Saint-Cyr  disse  nel  suo  rapporto  storico 
che  la  diserzione  era  grande  nei  corpi  stranieri  da  lui  comandati, 
eisdusi  i  soli  Italiani.  Dresda  capitolò  li  11  novembre,  ed  il  pre- 
sidio, posate  le  armi,  doveva  rendersi  in  Francia  e  non  servire 
fino  ad  un  perfetto  scambio ,  ma  giunto  ad  Altembourg,  fu  signi- 
ficato al  maresciallo  Gouvion  Saint-Cyr,  che  il  generalissimo  degli 
alleati  rifiutavasi  a  ratificare  la  capitolazione.  Non  giovò  l'osservare, 
che  dopo  la  consegna  della  piazza  non  vi  era  bisogno  di  ratifica 
per  l'esecuzione  dei  patti  correspettivi,  inerenti  e  conseguenti  alla  ces- 
sione di  già  efièttuata,  tutto  però  fu  vano,  e  solo  si  rispose  che  se  si 
voleva  si  sarebbe  ricondotto  il  presidio  a  Dresda,  ove  gli  si  sa- 
rebbero rese  le  armi.  Gouvion  Saint-Cyr  crollò  il  capo  e  protestò, 
indi  andò  prigioniero  <^bn  tutti  i  suoi  sul  di  dietro  dell'esercito 
degli  alleati.  Il  caposquadrone  Ferrari  sopraccennato  riuscì  a  sot- 
trarsi colla  fuga  alla  prigionia ,  e  portò  al  ministro  della  guerra  a 
Milano  la  trista   notizia  dell'accaduto. 

Bertbìer > ordina  a  Fontanelli  di  riunire  gl'Italiani,  di  diri- 
gerli a  Milano  e  di  consegnare  i  suoi  cannoni  al  parco  francese. 
Napoleone  restò  sei  giorni  a  Magonza,  e  frattanto  chiamato  a  sé  il 
generale  Fontanelli,  gli  testificò  la  sua  soddisfazione  per  il  valore 
dimostrato  dalle  schiei*e  italiane  anche  nell'ultima  campagna,  gli 


—  -rs'ì  — 

ordinò  di  partire  siiijilo  per  Plulia  oikIc  riunirvi  nuovi  mezzi 
di  difesa,  e  gli  partecipò  clic  aveva  accordale  tutte  le  promozioni  e 
ricompense  richieste,  persuaso  come  era ,  che  erano  ben  meritate, 
e  clic  liinandava  in  Italia  tulli  i  corpi  italiani  clic  erano  al  Beno 
e  nella  Spagna  per  essere  messi  a  numero.  Infatti  il  6  novembre 
uarlirtjno  i  pochi  resti  del  corpo  d'esercito  italiano  che  era  entrato 
in  campagna  con  28,444  uomini,  e  8908  cavalli,  4^  ^annoili. 
i48  cassoni  da  munizione,  i  16  carri,  e  dpi  quali  non  si  numera- 
vano allora  che  3000  uomini  e  5oo  cavalli  circa  (Hoc.  XXXVl). 
Di  tal  guisa  ebbe  fine  la  mcmoral)Ìle  campagna  del  181 3  Ìti  Ger- 
mania. 

Perchè  il  lettore  abbia  a  formarsi  un'idea  adequata  degli  immemi 
sacrifizi  clic  costò  quesU  sanguinosa  campagna,  indicherò  le  (Rrac  ri- 
spellive  degli  eserciti  clic  vi  prcserri  parie.  I  Francesi  avevano  in  linea 
a  Lutzcn  166,000  uomini  e  4000  cavalli.  Alla  ripresa  delle  oslilìlà, 
dopo  la  cessazione  dell'armistizio  (  i4  agosto)  questa  forza  si  elevò 
a  a6o,ooo  uomini  e  4a,ooo  cavalli.  Alla  battaglia  di  Lipùa  (  iti  ot- 
tobre) si  opposero  i56,ooo  combattenti  con  a3,0(io  cavalli,  agli 
alleati  che  avevano  349^000  uomini  e  S4.ooo  cavalli.  .\!  Reno 
(a  novembre)  Napoleone  aveva  soltanto  5r,noo  uomini  dopo  ilt 
averne  lasciali  nelle  piazze  forti  sulP  Ella  da  Drestla  a  Amburgo 
94.000,  altri  6000  a  Èrfurt  e  a  Wiiraburg;  ai  quali  sono  da  ag- 
giungersi altri  61,000  lasciati  nell'anno  precedente  a  Danzica ,  Mo- 
dlin,  Zamos,  Stellino  ,  Cuslrino  e  Glogau  (non  com[»icsi  i  pre- 
sidii  di  Tliorn,  di  Czcntoschau  e  Spandan  già  presi  dal  nemico). 

Per  tal  modo  restarono  in  Germania  i6r,ooo*soldati  che  avreb- 
bero potuto  coprire  la  Hnea  del  Ueno,  e  tale  circostanza  agevolò 
di  molto  i  successi  degli  alleali  per  P  invasione  della  Francia.  Le 
reliquie  dell'esercito  scompaginato  a  LÌ[)sia  non  jwtevano  di  certo 
bastare  alla  difesa  dell' Ì]ii|)oro,  e  ciò  si  manifesta  tanto  piìi  evi- 
dente, se  si  tenga  conio  delle  dure  fatiche ,  delle  malattie  con- 
tagiose,  del  difetto  di  vitto  e  dello  scoraggianienlo  del  soldato 
divenuto  quasi  insensibile.  Na|)otconc  ben  s'avvide  che  gli  falli- 
vano i  mezzi  per  resistere  in  quell'istante  a  tanti  disastri^  fidando 
però  nella  neutralità  (Iella  Svizzera,  restrinse  la  lincq  del  Reno 
da  Basilea  alle  foci  di  ijucl  duine ,  e  la  guarnì  con  80,000  uo- 
mini e  10,000  cavalli,  che  distribuì  nel  modo  seguente; 


\ 


—  255  — 

Comandanti  Uomini      Cavalli 

Da  Basilea  a  Strasburgo  .  .  Victor  maresciallo  8,5oo  36oo 

A  Magonza Marmont  idem  10,000  1200 

Dalla  Mosella  al  confluente 

della  Lippa Sebastiani  generale  5,ooo  1200 

A  Coblentz Morand  idem  i8,5oo 

Da  Crevent  a  Nimega  ...  Macdonald  maresciallo  9,000  i5oo 

M«i  -a  i«:^  S  Mortier  idem  )  e» 

^'^  ^'g'" \  De-Cacn  generale  ]       *9'~»     =»^°° 

Totale         80,000  10,090 

I  coalizzati  all'opposto  avevano  in  prima  linea  lungo  il  Reno 
ed  in  Olanda  283,000  uomini ,  oltre  i  corpi  che  bloccavano  le  for- 
teiaé  tra  il  Reno  e  la  Vistola ,  e  le  riserve  di  tanti  eserciti ,  che 
BOB  erano  meno   di  275,000  uomini. 

U  artiglieria  francese  da  campo  ammontò,  durante  la  campagna, 
1  laSo  pezzi;  quella  degli  alleati  a  numero  anche  maggiore. 

À  Wagram  i  due  eserciti  combattenti  (6  luglio  1809)  avevano 
insieme  tutto  al  più  i5oo  pezzi. 

Nei  cinque  giorni  dal  1 4  al  19  di  ottobre,  V  artiglieria  francese, 
che  a  Lipsia  numerava  ancora  600  bocche  a  fuoco  ,  consumò 
s5o,ooo  cariche  di  cannone,  delle  quali  95,000  nel  solo  giorno  18, 
cosicché  non  restavano  che  16.000  cariche  circa,  bastanti  appena 
per  sostenere  il  fuoco  durante  due  ore. 

Napoleone  aveva  potuto  ristorare  l'artiglieria  da  campo  coi  can* 
nonieri  della  marina,  tutti  vecchi  soldati.  Egli  pensò  che  avendo 
nn  esercito  di  coscritti,  e  quasi  mancante  di  cavalli,  convenisse 
sussidiarlo  di  molti  cannoni,  e  bastargli  che  i  soldati  sapessero 
comporsi  in  quadrati,  e  formare  masse  per  bilanciare  i  successi 
contro  schiere  vecchie  e  {aù  humerose. 

ILLIIUA. 

Neir Adriatico  gl'Inglesi  spiegarono  nuova  attività  (Doc.  XXXVII). 
L' Austria  J^uni va  soldatesche  alle  sue  frontiere. 

Arrivato  Napoleone  a  Dresda  V  8  maggio,  dopo  di  aver  vinto 
i  Russo-Prossiani  nella  giornata  campale  di  Lutzen,  si  accingeva 
ad  attaccarli  di  nuovo  ne'  loro  trinceramenti  di  Bautzen.  L' Au- 
stria rioflrendosi  allora  mediatrice,  era  agevole  di  prevedere,  che 


questa  grande  potenza,  dopo  di  aver  ritirato  la  sua  (juola  di  forza 
qual  alleata  della  Francia,  non  sarchiasi  limitata  ad  una  mcdia- 
zioDO  puramente  ofHciosa,  ma  potendo  mettere  in  camjtagna  oltre 
3oo,ooo  soldati,  avrebbe  fatto  piegare  le  sorti  della  gueri-a  a  favore 
di  (juella  parte  a  cui  si  fosse  unita.  Questa  considerazione  con- 
dusse Napoleone  a  premimirsi  contro  le  probabili  eventualità.  In- 
fatti riconobbe  bentosto  il  bisogno  di  coprire  le  frontiere  dell'Italia 
intieramente  sguarnite  di  soldatesca,  e  perciò  commise  al  viceré 
di  partir  subito  per  Milano  (  io  maggio),  e  gli  diede  istruzione 
di  sventare,  passando  per  Monaco,  i  disegni  di  De-Wrede,  clic  si 
adoperava  per  insinuare  al  re  Ma:>sÌmiliano  di  separare  i  suoi  iah> 
ressi  da  quelli  della  Francia. 

I  grandi  talenti  strategici  ed  amministrativi  di  che  aveva  dato 
jmiva  il  principe  Eugenio,  gli  avevano  cattivata  la  piena  confi- 
denza del  monarca,  che  gli  deferì  illimitato  potere,  sia  pel  go- 
verno del  regno  d' Italia ,  sia  pel  comando  dell'  esercito  die  do- 
veva creare.  Napoleone,  fondandosi  sui  fatti  di  clie  l'Europa  era 
slata  testimone,  giustificava  la  scelta  del  viceré.  É  fuor  di  dubbio, 
che  la  condotta  di  questo  principe  nella  disastrosa  ritirata  dalla 
Russia,  bastava  per  sé  sola  a  collocarlo  fra  i  piiì  chiari  generali 
dell'epoca,  e  lo  stesso  Napoleone  glielo  dldiiarò  a  Lutzcn  al  co- 
spetto dei  marescialli  francesi  dicendogli  :  w  Durante  la  campagna 
«  di  Mosca  tutti  abbiamo  commessi  dei  falli.  Non  vi  è  che  Eu- 
«  genio,  il  quale  ne  è  immune,  « 

II  priiici[)e  di  fatto  alta  testa  dei  misei-andi  avanzi  di  un  eser- 
cito perseguitato  dall'  ira  degli  elementi,  riesci  a  semiuare  ostacoli 
sul  cammino  del  vìndtore,  poderoso  di  oltre  ioo,oou  baionette  ;  egli 
gettò  presidii  nelle  piazze  forti  tra  la  Vistola  e  l'Elba  ^  egli  (enne 
fronte  con  9000  uomini,  non  solo  al  nemico,  ma  benanche  a  po- 
jMjIazioni  avverse  (  gennaio)  ;  egli  riordinò  il  suo  piccolo  esereito 
portandolo  a  26,000  fanti  e  tooo  cavalli  (febbraio)^  egli  si  recò  e  si 
mantenne  sull'Odcr  dopo  l'abbandono  dei  Prussiani^  egli  s'avviò 
all'  Elba  ,  e  con  soli  4O1OOO  uomini  e  pressoché  senza  cavalli  tenne 
a  bada  aoo,ooo  Russo-Prussiani  (marzo).  Quando  poi  gli  tornò 
impossibile  di  difendere  con  forze  di  tanto  inferiori  la  linea  da 
Dresda  a  Magdebourg,  andò  a  collocarsi  sulla  via  che  gli  alleati 
potevano  percorrere  per  raggiimgere  le  sponde  del  Reno,  e  cosi 
intercidergli  il  passo  alla  Francia,  E^li  con  abiti  ed  incessanti 
evoluzioni,  seguitato  da  una  mano   di  prodi,  ottenne  in  diversi 


^ 


—  256  — 

iaoontri  rilevaati  successi ,  e  segnatamente  a  Moekern  (4  aprile). 
Impedito  per  tal  modo  al  nemico  d^  avanzarsi ,  diede  tempo  a 
Napoleone  di  arrivare  sui  campi  di  Lutzen ,  ove  venne  combat- 
tuta quella  battaglia  coronata  da  splendido  trionfo,  cui  il  valoroso 
principe  ebbe  a  prender  parte  assai  gloriosa  (  2  maggio  ). 

n  viceré  (18  maggio)  arriva  a  Milano,  e  si  dà  sollecita  cura 
di  riordinarvi  V  esercito.  Dopo  la  partenza  della  divisione  italiana 
comandata  da  Peyri ,  e  dopo  V  invio  di  un  considerevole  rinforzo 
partito  pochi  giorni   avanti,  i  depositi  italiani   non  avevano   un 
solo  sott^  uffiziale  valido  nei  presidii  deir  interno.  Tosto  si  riuni- 
remo i  coscritti  della  leva  del  1814,  quelli   offerti  dal  patriotti- 
smo, non  che  i  refrattari  riammessi  con  grazia,  a  cui  si  aggiunsero 
uiBciali  e  soldati  delle  compagnie  dipartimentali^  intanto  giunsero 
pure  dalla  Spagna  gli  avanzi ,  o  quadri  incompiuti  di   una  delle 
brigate  di  Palombini,  non  che  ufBziali   e  sott^  ufliziali  dal  depo- 
sito generale  di  Tolosa,  e  finalmente  i  scarsi  resti  dei  reggimenti 
italiani  reduci  dalla  Russ'ia.  Con  questi  clementi  collettizi  si  pose 
mano  a  comporre  nuovi  corpi,  i  quali  pigliarono  il  numero  bis 
dei  già  esistenti  in  Ispagna    ed  in  Germania.  Il  nuovo  riordina- 
mento della  guardia  reale  era  già  stato  intrapreso  fino  dal  mese 
di  febbraio ,  e  si  erano  aumentati  due   battaglioni  al  reggimento 
dei  cacciatori.  Siccome  nclF  anno  questa  divisione  non  aveva  in- 
viato alcun  corpo  nella  Germania,  così  si  trovò  di  molto  inoltrato 
il  suo  assestamento.  Allestiti  prontamente  e  alla  meglio  i  nuovi 
reggimenti ,  furono  vestiti  ed  armati ,  e  per  sopperire  alla  man- 
canza di   fucili  se  ne   ricercarono   parecchie   migliaia  agli   arse- 
nali francesi  di  Torino  e  Grenoble.  Si  esercitarono  nei  loro  depo- 
siti i  coscritti  con  persever^jiza ,  si  fecero  acquisti  di  cavalli ,  che 
si  addestrai*ono  con  grande  attività  al  deposito  generale  della  ca- 
valleria a  Lodi,  sotto  gli  ordini  del  zelantissimo  generale  Balabio^ 
si  disposero  nelF  arsenale  di  Pavia  le  batterie  di  campagna,  si 
costruirono  i  cassoni  delle  munizioni  da  guerra,  si  allestirono  i 
carriaggi  per  gli  equipaggi  militari,  si   pi*epararono   quelli  dei 
ponti,  si  diede  opera  a  fare   confezionare  vestiti  e  bardature,  e 
per  la  fine  di  luglio  si  riuscì  a  riunire  un  corpo  di  nuove   mi- 
lizie italiane.  Si  pose  cura  altresì  a  rimettere  la  marina  reale  in 
istato  di  poter  difendere  Venezia  (  Doc.  XXX Vili  ). 

Formata  la  terza  luogotenenza  dell^esercito  delle  province  illiriche 
(Doc.  XXXIX),  il  viceré  passò  in  rassegna  la  guardia  reale  a  Brescia 


il  1 7  liiglio,  e  si  dichiarò  pago  e  coutcnto  del  contegno  e  dell' islm- 
lione  dì  essa,  ed  ordinò  al  generale  Pino  di  attcstarlo  con  appo- 
sito ordine  del  giorno.  Visitò  il  princljic  le  fortezze  del  regno  [ler 
assicurarsi  del  loro  compiuto  armamento,  e  clic  gli  approvigiona- 
menti  d'assedio  non  mancassero*,  riscontrò  lutto  in  ordine,  fece 
pure  una  visita  alla  costa  dell'  Adriatico  da  Venezia  a  Trieste,  e 
riconolibe  ess*vi  le  baitene    in   perfettissimo  slato. 

Le  squadre  italiane  penetravano  nei  conGni  dell' Uiiria,  quando  ÌI 
viceré  fece  diramar  il  proclama  (20  agosto)  col  quale  annunziava  al- 
l'esercito  elle  incominciava  una  nuova  guerra  coll'Austria.  Il  ai  la 
guardia  reale  risali  l'Isonzo  per  Plclz,  avviala  a  Vitlacti.  Quivi 
il  viceré  trasferì  il  suo  quartier  generale,  dopo  alcuni  scoiilri  avuti 
col  nemico,  die  prese,  riprese  e  poi  alihandonò  questa  cittì  il  %g 
agosto.  Fu  in  queste  fazioni  clic  la  compagnia  delle  guardie  d'onore, 
recentemente  riordinata,  fu  collocala  in  prima  linea  ,  sotto  il  co- 
mando del  caposqiiadrone  Re  suo  capitano,  ed  ebbe  a  distin- 
guersi. 

La  divisione  Palombiiii  si  avanzò  verso  Laybach  per  unirsi  alla 
brigata  Belloui  ;  i  due  reggimenti  3.°  e  4  " ''e' cacciatori  a  cavallo 
italiani  presero  quella  direzione. 

Il  divisionario  Bonfanli  ed  il  generale  di  brigala  Maxzucchclli 
stavano  nel  Tirolo  con  una  divisione  di  riserva ,  della  quale  però 
facevano  parte  solo  alcuni  drappelli  Ilaliani.  Essa  era  forte  dì  ^'ii^ 
uomini  con  16  cannoni,  f^apo  dello  stato  maggiore  di  essa  tii 
Baccarini.  Aveva  una  compagnia  d"  artiglieria  a  cavallo,  comandala 
da  Fortìs,  ed  un'altra  del  treno,  della  forza  totale  di  200;  uomini 
e  3oo  cavalli. 

Un  Ijattaglione  del  3.°  leggero  si  era  ritirato  da  Fiume  a  Lf|>pa, 
ed  ii  27  sì  appostò  a  Scbiapane.  Quivi  il  di  vegnente  fu  altac- 
calo  dal  nemico,  e  perdette  circa  100  prigionieri.  Anche  que- 
sto reggimento  era  ìnlieramentc  composto  dì  gente  di  fresca  leva, 
dacché  dei  4'"'''  uomini,  che  numerava  nell'anno  precedente, 
e  che  partirono  per  la  Russia,  non  se  ne  enno  salvali  che  i5o,  e 
non  tuUi  abili  a  nuova  guerra. 

Gli  Austriaci  avevano  eretti  alcuni  fortini  sulla  cima  det^Leo- 
bcl,  ed  il  possesso  di  questo  monte  dando  loro  agio  dì  varcare  la 
Drava  in  qualunque  punto  inferiormente  ,  a  Willach  avrebl>ero 
potuto  minacciare  Krainburg,  compromettere  la  posizione  di  Tar- 
vis,  s|wzKire  la  nostra  linea  appoggiata  alla  Sava ,  e  fors'  anche 


—  257  — 

obbligarci  ad  iadietreggiare  sino  all'  Isonzo.  Il  viceré ,  la  perspi- 
cacia del  quale  indovinò  il  disegno  dellMnimico,  ordinò,  per  man- 
darlo fallito,  al  generale  Bcllotti  di  attaccare  il  Leobel,  e  di  espu- 
gnarne i  fortini.  Pertanto  Bellotti,  con  tre  battaglioni  del  3.*  leg- 
gero italiano ,  mosse  il  a6  da  Laybacli ,  ed  il  28  prese  la  via  di 
Leobel,  ed  incontrati  (  oltrepassato  Neumarck  )  i  posti  nemici ,  si 
fermò  alla  distanza  di  una  lega  dal  villaggio  di  fimnt' Anna,  indi, 
cambiati  alcuni  colpi  di  moschetteria,  retrocesse,  e  si  collocò  con 
vantaggio  sopra  un'altura  vicina  a  Na-Lusa,  riputando  imprudente 
intraprendere  un  attacco  notturno  con  soldati  di  nuova  leva,  che 
avevano  in  quel  giorno  sopportata  una  marcia  disastrosa  di  ventisei 
miglia  di  montagna. 

All'alba  del  ^9,  Bellotti  divise  la  sua  gente  in  due  colonne.^ 
Fece  avanzare  il  colonnello  Bianchi  Gaetano  e  il  capobattaglione 
Rossi ,  con  a5o  combattenti ,  lungo  la  strada  maestra  verso  la 
vetta  del  monte  ove  erano  i  trinceramenti  nemici.  Colla  seconda 
colonna,  di  egual  forza,  il  capobattaglione  Albini  si  portò  verso 
la  destra  per  vie  trasversali  nello  scopo  di  andare  alle  spalle  degli 
avversari.  Bellotti  seguitava  la  prima  colonna.  La  marcia  del  capo- 
battaglione  fu  ritardata  dalle  difficoltà  del  terreno,  ed  il  generale 
senza  attenderlo,  fece  attaccare  l' inimico  dalla  sola  colonna  di  Bian- 
clti;  ma  dopo  quattro  ore  di  un  combattimento  micidiale  ed 
inutile ,  ordinòdi  desistere ,  e  si  ritirò  (ino  al  di  là  di  Sant'Anna, 
ove  poi  lo  raggiunse  Albini.  Il  malaugurato  tentativo  costò  3a 
morti ,  fra  i  quali  i  tenenti  Camazzoni  e  Casteldardo ,  e  54  feriti 
compreso  il  capitano  Fiori. 

n  3 1  i  contrari  si  inoltrarono  per  cacciare  gV  Italiani  da  Krain- 
burg,  ma  questi,  benché  di  forze  inferiori,  li  affrontarono.  Per  tre 
volte  fu  rinnovato  con  furia  l'attacco ,  e  per  tre  volte  vigorosa- 
mente respinto  a  malgrado  che  le  forze  nemiche  raggiungessero 
il  doppio  delle  nostre.  La  notte  pose  fine  alla  lotta ,  e  gì'  Italiani 
rientrarono  nella  città  ^  4^  furono  i  morti,  100  i  feriti,  e  tra 
questi  il  capitano  Pallanque  ed  il  tenente  Bonaville.  Ivi  Bellotti, 
ingannato  dagli  abitanti  (che  gli  asserirono  esservi  nelle  vicinanze 
un  grosso  corpo  di  Austriaci),  si  determinò  ad  uscirne  alle  due 
della  notte  ed  abbruciato  il  ponte  sulla  Sa  va  si  volse  a  Zwischen- 
wasser.  Per  questa  retrocessione  di  Bellotti,  Pino  credette  troppo 
avventurato  il  corpo  che  aveva  presa  posizione  a  Weiselburg,  e 
lo  richiamò  intorno  a  Laybach  ove  concentrò  tutta  la  sua  luogo- 
r.  //.  33 


—  258  — 
tenenza.  Inviali  a5  caccJalori  a  cavallo  dv\  3."  reggimento  a  rag- 
eiungcre  ncllolU,  gli  ordinò  di  occupare  ÌI  ponte  di  TscliertiBtz 
sulla  Sava  e    ili  internarsi  sino  a  Salocli.  Questi  movimenti  — 
trariavano  Ì  disegni  del  vìccrì:. 

Un  Lallaglionc  di'l  4-°  leggero,  cIh?  nella  notte  del  3  settembre 
marciava  da  Foia  a  Trieste,  fu  avviluppalo  e  preso. 

II  nrificipp,  volendo  riprendere  Kraiuburg,  incaricò  Pino  dì  farlo 
assalire  da  Bcllotli  e  in  pari  lemj>o  occupai-c  da  tre  Itóltaglìoni 
Lohitscli  all'ctTelto  di  perlustrare  la  via  di  Layliacli  a  Fiume.  U 
a.°  l>atlaglione  del  3."  leggero  assieme  ai  -aS  cacciatori  a  cavallo 
del  3.°  reggimcuto,  recatasi  da  Zwisclienwasser  a  Krainl>urg  (s^ 
guilo  |X)i  dagli  altri  suoi  due  battaglioni),  attaccò  e  scacciò  vìltorioM- 
mente  il  nemico  da  (jnest'  ultima  città;  il  giorno  4  t«ulò  egli  ili  ri- 
prenderla, ma  fu  vigorosamente  rilmttato.  In  tale  incontro  si  segnala* 
rono  il  ca polla Itagl ione  Olivieri,  Ìl  capitino  Scici,  Ì  lenenti  Cattalìnidi 
e  Fiori,  e  T  aiutante  sott'uHiciate  (^nali:,  il  tenente  Galli  dei  cacds- 
tori  cbl>e  un  cavallo  ucciso  sotto  di  lui  caricando  gli  ulani. 

Il  3  settembre  l'inlanleria  della  guardia  reale  era  a  Wurlaen. 
La  brigata  Rongier  il  giorno  j  ad  Adelsbei^  caricò  colla  massima 
iiitrcpidexza  la  cavalleria.  Galimberti  era  verso  S.  Marcio.  II  gior- 
Qu  8  Bctlotti,  partilo  col  3."  reggimento  leggero  da  Krainburg  alle 
ore  dodici  meridiane  per  rendersi  al  ponte  di  Tscliernutz,  mal  dt 
retto  dalle  guide,  prese  la  vìa  clic  lo  conduceva  verso  le  [losiziom 
centrali  del  nemico,  trascurando  le  precauzioni  opportune  per  assi- 
curare i  (lancili  della  sua  colonna.  Imbattutosi  a  Kuplavass  negli 
avamposti  degli  avversari  {clic  erano  a  campo  a  Stein  e  Stol), 
il  loro  corpo  principale  si  mosse  contro  di  lui.  I  poclti  soldati 
italiani  tennero  testa  alla  ibrza  sovercliiantc  inimica  puntando  due 
cannoni  rcggimenlari,  distendendosi  in  battaglia  per  iscaglionì,  e 
aiudotti  dall'ardilo  colonnello  Gaetano  Bianclii  si  porlarano  in 
avanti  combattendo  con  vigore,  e  ributtarono  a  più  riprese  gli  at- 
tacchi dei  nemici.  Rimasto  ferito  e  prigioniero  il  generale  BclloUi, 
ed  assuntosi  dal  colonnello  BiancUi  il  comando  della  colonna,  cott- 
tinuò  egli  ad  avan:iarsi  piegando  alquanto  a  dcsLi-a  coli'  intendi- 
mento di  occupare  alcune  colline ,  e  così  sottraisi  alle  cariche 
della  cavalleria  ed  avvicinarsi  ad  una  strada  laterale  die  coiidu- 
ceva  direttamente  al  ponte  di  Tsclicrniitz  ;  ma  poi,  ravvisando  l' inu- 
tilità di  nuovi  sforzi  si  volse  in  ritirata  conservando  l'ordine  per 
quanto  le    diflìcili  circostanze  lo  conseutii-ono,  e   guadagnata   la 


strada  di  Dulie  pervenne  iL  giorno  9  al  ponte  di  Tschcrnutz.  Ol- 
tre la  perdita  del  generale  Bellotti  e  dei  due  cannoni  reggimen- 
tari,  si  ebbero  a  compiangere  in  questa  spedizione  100  morti  e  200 
feriti,  e  fra  quest^  ultimi  lo  stesso  colonnello  Bianchi  ed  il  capobat* 
taglione  Albini. 

U  3.^  leggero  si  uni  alla  divisione  Palombini  (che  marciò 
sopra  Lippa  )  lasciando  un  battaglione  a  S.  Marcin.  Il  viceré  colla 
guardia  reale  venne  a  Laybach  ^  i  veliti  che  erano  a  Sisca  il  gior- 
no la,  si  riunirono  al  battaglione  del  3.^  leggero  a  S.  Marcin,  as- 
sieme ai  quattro  dei  cacciatori  della  guardia  reale  e  ad  una  batteria 
d^  artiglierìa  a  cavallo. 

Il  nemico  aveva  pestato  jooo  uomini  sulle  alture  boschereccc 
io  faccia  ai  nostri.  Un  battaglione  della  brigata  Galimberti ,  che 
era  andato  al  poggio  di  Lanìsze  ad  occupare  il  bosco,  assalito  da 
forze  superiori,  fu  rovesciato.  Volò  in  suo  soccorso  un  battaglione 
dei  cacciatori  della  guardia  reale  (  retto  da  Suberville)  e  riuscì  a 
toccare  la  sommità^  senonchè  questi  due  battaglioni,  non  potendosi 
sostenere  da  soli,  fu  inviato  per  la  via  postale  altro  mezzo  batta- 
glione dei  cacciatori  della  guardia  di  rinforzo.  L^  inimico  tentò  di 
invilupparlo,  e  ad  impedirlo  si  dovette  spedire  T  artiglieria  assieme 
al  battaglione  dei  granatieri  della  guardia  di  linea.  Il  combatti- 
mento da  queir  istante  si  fece  ostinato  sulla  sinistra  ed  al  cen- 
tro^ accortosi  il  generale  avversario  della  scarsezza  delle  forze 
italiane,  fece  avanzare  da  Smercia  quattro  battaglioni  per  inter- 
cidere la  via  di  Laybach  alle  schiere  del  viceré.  Questi  fece  accor- 
rere frettolosamente  sul  poggio  di  S.  IVtarcin  il  battaglione  dei 
veliti;  due  compagnie  eransi  appena  colà  schierate  sulla  sinistra 
quando  vennero  vivamente  investite ,  ma  le  altre ,  divise  in  due 
colonne  ,  occuparono  le  posizioni  alla  destra  ed  al  centro.  Per 
quanto  fossero  bersagliati  questi  pochi  veliti  da  un  fuoco  vio- 
lento, pure  rimasero  ferrai,  e  risposero  con  egual  impetuosità  al- 
rinimico  che  tcnevasi  riparato  nella  selva.  Al  capitano  Cometti, 
gravemente  ferito,  subentrò  nel  comando  della  colonna  il  capitano 
Clermont,  il  quale,  mal  dirigendosi  in  così  grave  frangente,  fii  ca- 
gione che  i  veliti  incominciarono  ad  oscillare  e  rompere  gli  or- 
dini. Accortosi  il  .generale  Lechi  dell'  inconveniente  ,  inviò  colà 
l'aiutante  maggiore  Laugier,  il  quale,  riconosciuta  la  falsa  dire- 
zione presa  dal  capitano  Clermont,  lo  consigliò  di  ripiegare  alcun 
poco  onde  mettersi  al  coperto  del  fuoco.  Intanto  Laugier  con  quei 


pochi  clic  vollero  spgiiitavlo.  preceduto  da  un  Uniburino  che  Ì>at- 
teva  la  carica,  si  slaiicìù  nel  bosco.  Altra  compagtiia  di  veliti 
(condotta  dal  ca|>itano  Pesci)  in  questo  frattempo  Fa  una  diver- 
sione elle  inetti!  in  sos|x>ttu  V  inimico.  L'ingresso  del  Iwscn  i  oc- 
cupalo, ma  Clorniont  essendosi  multo  allontanalo  ,  Ìl  ueinico  as- 
sale I^^ngicr,  e  gli  uccide  n  ferisce  la  pnc^  genie  clic  aveva  seco. 
Kgli  «il  sargente  Battarini  riesce  a  collocarsi  dietro  un  muricddolo 
ed  al  aìjicrio  batte  la  cirica,  dando  air  altro,  die  tirava  sugli  av- 
versari, voci  altissime  di  comando:  il  nemico,  ingannato,  non  à 
avanza  e  dà  tcinjio  al  capitano  Raflaglia  di  giungere  (colla  sua  com- 
pgnia  ctl  i  velili  di  Cleimont)  a  sostegno  della  posizione,  clic  dif- 
fatti  vien  conservata  fino  al  giorno  successivo.  Anche  alla  destra  il 
nemico  era  slato  arrestato  dai  pochi  veliti  e  cacciatori  ivi  comandali 
da  Pesci  e  dai  tenenti  Rambosio,  Lanzani  e  Banriii.  Vcnlicìnquc  ve- 
liti pagarono  rolla  vita  la  conservazione  dei  posti  tanto  disputati, 
99  vi  l'imasi'ro  feriti,  fra  questi  gli  ullìciali  Contetti  jUcssaodro, 
Zambelli  e  Laugicr.  Comctli  fu  amputato  del  braccio  destro  e  poi 
morì.  Si  segnalarono  gli  ulTìziali  Cambini,  Marabclli,  Caprotti;  i 
sargenti  Battarini  e  Care  Iti;  i  caporali  Dario,  Orsi,  Gazi,  Mino,  De 
Lazzan  ed  i  granatieii  Rizzotto  e  Peroni.  All'alba  del  i3  la  guar- 
dia reale  si  ritirò  a  Rudnich. 

Il  i4  i  veliti  ritornarono  al  campo  di  Scisa  e  tre  compagnie  a 
Layhach^  non  rimase  a  Rudnich  die  la  metà  del  battaglione  dei 
gnnaticri .  due  battaglioni  dd  cacciatori,  due  compagnie  di  dra- 
goni e  due  cannoni  col  generale  Ledii ,  il  colonnello  Peraldì  ed 
il  maggiore  Clement.  H  viceré,  oltre  di  aver  largheggiato  in  ri- 
compense ,  fece  mettere  all'  ordine  del  giorno  della  guardia  reale 
che  era  compiuta  la  sua  soddisfazione  per  la  bella  condotta  dd 
battaglione  dei  velili  e  delle  due  compgnie  dei  cacciatori  e  per 
il  loi-o  valore ,  ed  impari  elogi  al  colonnello  Cornetti ,  all'  aiu- 
tante maggiore  Laugier,  ed  agli  altri  ufilciali  tutti  die  si  tro» 
varoiio  presenti  in  qiiest' aliare.  Furono  pure,  oltre  i  già  no- 
minati ,  degni  di  ricordanza  onorevole  i  capitani  Pesci ,  Raf- 
faglia  e  Germain  ;  i  tenenti  Burzio ,  Maifrini ,  Prina ,  Bazzi. 
Oalciirio,  Danesi,  i  sott' ufilciali  Cremasco,  Castellani,  MaiTei, 
Innocenti,  Forni,  Romagnoli,  Farina,  Fumagalli,  Vallola  ,  Fio- 
retti, Garzadori,  Destro,  Fiorcstani,  Cattaneo:  i  caporali  Cartosio, 
Beccali,  Butti,  Lombardi,  Conventi,  Agoslinetti,  Mini,  Caccia, 
Lenzi,  Pini,  Zane,  Carnevali,  Faggiani,  Bellardiui,  De  Capitani, 
Perotto,  Boninr,  Sinìhaldi,  Alliertari  e  Ticozzi. 


.* 


—  261  — 

Il  dì  i5  Pcraldi  con  due  battaglioni  di  cacciatori  della  guardia 
fu  collocato  a  Weickselburg.  Il  generale  lacchi  cogli  altri  due  bat- 
taglioni di  questo  reggimento,  uno  squadrone  di  dragoni  ed  una 
'  batteria  a  mezza  lega  indietro  di  Peraldi  ;  queste  due  linee,  separate 
da  una  catena  di  colline,  non  potevano  vedersi,  né  comunicare  fra 
loro  se  non  se  per  la  strada  postale  che  scorre  in  una  gola.  Il  nemico 
fece  scendere  il  16  sul  fianco  sinistro,  ed  alle  spalle  della  seconda 
linea,  una  brigata,  e  contemporaneamente  altro  corpo  assalì  di  fronte 
la  prima  linea;  aflTatto  sorpresa  la  seconda  linea  si  disordinò  la- 
sciando in  mano  alP inimico  due  cannoni  e  diversi  prigionieri,  fra 
i  quali  il  comandante  deir  artiglieria  Clement ,  che  aveva  presso 
di  sé  il  foriere  delF  artiglieria  della  guardia  reale  Minola  Andrea, 
il  quale  operò  vani  sforzi  di  valore  per  salvarlo.  I  dragoni  della 
guardia  coprirono  la  ritirata  dei  cacciatori  impedendo  aÌF  inimico 
di  progredire.  In  questa  fazione  gV  Italiani   perdettero  aoo  uomini. 
Più  vigilante  la  prima  linea  fu  in  tempo  di  correre  allearmi,  e 
quando  Peraldi  s'accorse  che  i  suoi  i5oo  uomini  ne  avevano  a 
fronte  5ooo,  spedì  a  chiedere  istruzioni  al  suo  generale,  e  frattanto 
prese  posizione  alla  destra  di  Weickselburg ,  e  tentò  di  gettarsi 
sulla  strada  postale  ppr  mettersi  in  comunicazione  colla  seconda 
linea  ^  avvedutosi  poi  che  la  posizione  era  stata  occupata  dal  ne- 
mico, elesse  un  sentiero  di  traverso  e  si  pose  in  movimento;  via 
facendo  incontrò  un  drappello  di  i5o  nemici,  lo  attaccò  e  lo  prese, 
indi  giunse  a  S.  Marcin  ove  incontrò  Lechi  coi  dragoni  intento  a 
rannodare  i  cacciatori  dispersi  che  per  la  massima  parte  raggiunsero 
col  favore  dei  boschi. 

Il  nemico  si  era  appostato  a  Gros-Luso.  I  dragoni  Regina  colla 
divisione  Quesnel  fecero  una  perlustrazione.  In  questo  mezzo.  Pino 
aveva  compiuto  il  suo  niovimento  colla  divisione  Palombini;  un 
corpo  avversario  si  era  avanzato  verso  Adelsberg  prendendo  posi- 
zione a  Jelszane  a  qualche  distanza  dinanzi  a  Lippa. 

U  nemico  tentò  invano  di  prendere  la  posizione  di  Mannitz. 
Il  capobattaglione  Cristoforo  FeiTctti,  ciie  a  buon  diritto  godeva 
fama  di  intrepido  nclP esercito  italiano,  respinse  gagliardamente 
Fattacco  e  conservò  la  posizione.  L^  ordine  del  giorno  del  i  a  set- 
tembre della  terza  luogotenenza  così  si  espresse:  u  L'importante 
M  posizione  di  Mannitz  fu  sostenuta  col  più  grande  valore.  11  ca- 
u  pobattaglione  del  a.^  reggimento  d'infanteria  Ferretti,  ributtò  il 
u  primo  r  attacco  del  nemico  gettandosi  fra  le  sue  file  alla  testa 


•i.^ 


II  di  pochi  granatieri:  molti  feriti  i;  morii,  oltre  preccUi  attrezzi 
u  militari,  sono  il  pegno  della  bella  difesa  fatta  da  questo  capobat- 
"  taglione  contro  tre  forti  attacchi.  In  imo  di  questi  il  capolnt- 
M  taglione  Ferretti  fu  ferito  da  parecchi  colpi  di  baionetta,  ed  Ìl 
>(  capitano  dei  granatieri  lìondrcaii  riportò  un  colpo  d'arma  bianca 
Il  alla  testa,  ec.  » 

Il  i4  Palonibini,  trovato  il  nemico  in  posÌ£Ìoi)p  dinanzi  a  Lippa,  lo 
attacc-ù  ;  dopo  vivissimo  combattimento,  gì' Italiani  lo  rovesciarono 
cagtoiiandogli  la  perdita,  tra  uccisi  e  feriti,  di  3oo  uomini  e  aon 
prigionieri;  la  nostra  fu  di  aoo  tra  morti  e  feriti,  compresi  negli 
ultimi  l'aiutante  comandante  Paolucci,  e  Dubois  colonnello  del 
a.°d' infanteria.  Il  iSPalomhini,  preceduto  dalla  brigata  Hougier. 
alla  quale  era  unito  il  3."  reggimento  d'infanteria  leggera,  e  dal  3,' 
cacciatoli  a  cavallo,  discese  le  montagne^  Rougicr  atlaca'i  il  nemico 
e  Io  inseguì  col  3."  dei  cacciatori  fino  a  Fiume;  quivi  furinsa* 
mente  lo  investì  e  lo  costrinse  a  ritirarsi  col  sacrillcio  di  icw 
uomini  e  di  due  cannoni.  Federigo,  alla  testa  di  mi  hatlaglionc 
del  3."  d'infanteria  leggera,  cbl>c  particolarmente  a  distinguersi,  e 
vi  riportò  grave  forila  di  moschetto  al  collo. 

GÌ'  Inglesi  che  trovavansi  a  Fiume  si  rifugiarono  sul  vascello 
dell'ammiraglio  Fremantlc.  Pino,  lasciato  un  piccolo  presidio  a 
Fiume,  ed  inviato  un  battaglione  del  3."  d'infanteria  a  Tiicstc  per 
difendere  quella  città,  si  recò  ad  Adelslwrg,  indi  al)l>andonà  il  co- 
mando della  terza  luogotenenza,  die  fu  soppressa  per  debolezza  nu- 
merica cagionata  dal  disastro  avvenuto  a  Bellotti,  non  die  per  la 
continuata  assenza  di  tre  Ijattaglioni  del  4 ■'  l'^gg^ro,  trattenuti  in 
Dalmazia.  Pino  palesò  quivi  il  suo  malumore  come  lo  aveva  fatto 
a  Barcellona  quando  era  con  Macdonald,  ed  esponendo  cause  dì  sa- 
lute, si  ritirò:  a  malgrado  de!  posto  distintissimo  che  aveva  tenuto 
nell'esercito  italiano,  sembravagli  di  non  esser  stato  mai  abbastanza 
considerato:  astrazione  per  altro  fatta  dalle  cose  dubbiose,  riiwr- 
tate  da  alcuni  scrittori  intorno  al  suo  scontento  col  viceré,  è  di- 
mostralo che  questo  principe  tenne  sempre  in  gmn  conto  il  gene- 
rale italiano  per  il  suo  personale  coraggio  e  valore,  sebbene  non 
manifestasse  di  avere  uguale  opinione  sulla  elevatezza  de' suoi  ta- 
lenti militari.  Chi  era  in  contatto  con  questi  due  personaggi  poti 
convincersi ,  che  1'  amor  proprio  oQcso  fu  la  causa  principale  del 
risentimento  del  generale  verso  ìl  viceré. 

L'ordine  del  giorno  dell'esercito,  emanato  dal  capo  dello  fAa.ìo 


I 


—  203  — 

maggiore  Yignolle  rese  conto  dell^  affare  di  Lippa  in  questi  ter- 
mini: 

u  S.  A.  I.  esterna  la  sua  soddisfazione  alle  brave  truppe  che  hanno 
-u  preso  parte  a  quest^  affare  battendo  un  nemico  di  loro  assai  più 
u  numeroso  e  collocato  in  vantaggiosa  posizione.  Il  generale  Pa- 
u  lombini  in  questo  giorno,  per  la  sua  avvedutezza,  sostenne  Ja 
(c  riputazione  che  erasi  fatta  nella  guerra  di  Spagna.  Il  colonnello 
u  Paolucci  (meritò  più  tardi  il  grado  di  generale  di  brigata),  il 
t€  generale  Rougier,  e  (sotto  i  suoi  ordini)  i  capobattaglioni  Berizzi 
u  e  Federigo  attaccarono  la  posizione  di  Lippa  con  wdl  intrepi- 
u  dezza  ed  una  intelligenza  degna  del  maggiore  elogio.  >» 

Palombini  nel  ritirarsi  ad  Adelsberg  lasciò  in  posizione  a  Lippa 
il  a.^  dMnfanteria. 

Un  drappello  del  3."  reggimento  d^  infanteria  leggera  ebbe  a  so- 
stenere un  vivo  attacco  degli  usseri  Radetzky  presso  il  lago  di 
Crimitz.  Il  capobattaglione  Federigo  vi  fu  nuovamente  ferito,  e 
rimase  prigioniero. 

11  generale  Bonfanti  trovavasi,  come  si  disse,  con  M azzucchelli  nel 
Tirolo,  ma  siccome  colà  non  vi  erano  soldati  italiani,  tranne  Tar- 
tiglieria,  cosi  ùon  si  riportano  le  loro  operazioni  come  estranee 
al  mio  assunto  ^  non  essendo  d**  altronde  accadute  in  questo  mo- 
mento &zioni  d'alta  importanza  che  possano  contribuire  ad  au- 
mentare la  rinomanza  di  quei  due  generali ,  dirò  solo  che  ebbero 
ad  encomiarsi  gli  aiutanti  di  campo  Sessa  e  Tasca  Ottavio  per  la 
loro  bravura  in  vari  incontri  dimostrata. 

n  ^5  il  nemico  attaccò  la  piccola  vanguardia  di  Palombini  a 
Gros-Laschitz^  questa  sostenne  lunga  tenzone,  ma  il  soverchio  nu" 
mero  la  costrinse  a  ripiegarsi  colla  perdita  di  aoo  uomini  del  a.^ 
dMnfanteria  sopra  Zirknitz  ove  i  nostri  si  concentrarono  :  in  questa 
(azione  ben  meritarono  il  generale  Galimberti ,  il  caposquadrone 
Molinari  ed  i  capobattaglioni  Olivieri  o  Rossi  del  3.*"  leggero. 

G)ntemporaneamcnte  un  battaglione  del  3."*  d^infanteria  e  loo  cac- 
ciatori della  guardia,  con  un  battaglione  francese,  comandati  dal  ge- 
nerale Fontane,  furono  attaccati  alla  testa  del  ponte  di  Techcnutz, 
e  tennero  fronte  con  gran  valore  a  tre  attacchi  di  forze  esuberanta- 
mente  superiori*^  vi  furono  la  uccisi  e  76  feriti.  Il  viceré,  udito  il  ru- 
more, si  recò  sul  luogo  colla  guardia  reale  L'ordine  del  giorno 
dell'esercito  testificò  ai  corpi  che  presero  parte  a  questo  scontro  la 
particolare  sua  soddisfazione.  Fontane  indicò  meritevoli  di  lode  i 


—  204  — 
capitani  della,  Gobbis  e  Stella,  il  tenente  Valcsiai,  i  sottotenenti 
Saccani,  Cliinsoni,  Reina,  Brasile  e  Luigctti,  od  i  volteggiatori  Pa- 
sciuti e  Sella. 

Il  97  il  nemico  attaccò  le  alture  di  Zirknitz  a  cui  appoggiarasi 
la  sinistra  della  divisione  Palombini;  i  battaglioni  del  4"  't^ggc"» 
(allora  giunti  all' esercito  dalla  Dalmazia)  non  opposero  quella  re- 
sistenza che  dovevano,  e  perdettero  la  posizione.  Palombini,  quantun- 
que non  contasse  clie  5ooo  uomini  contro  forze  quadruple,  volle 
ostare,  ma  dopo  sette  ore  di  lotta  dovette  ritirarsi.  II  battaglione 
del  a."  leggero,  comandato  dal  colonnello  Salvatori,  rimasto  alla 
i-ctroguardia ,  fu  caricato  da  un  reggimento  d'ussari  e  quasi  totil- 
meatc  distrutto;  Salvatori  cadde  prigioniero;  il  tenente  Vicerfe  co- 
mandante un  picchetto  di  cacciatori  a  cavallo  ,  caricò  vigorosa- 
mente, e  costantemente  aRi-onlò  il  nemico  con  eroico  valore^  il 
i.°  e  3."  d'infanteria  si  segnalarono,  il  4-"  leggero  meritò  dei 
rimproveri;  il  i."  leggero  pei-deltc  60  uomini,  e  fra  essi  t  capi- 
tani Tibaldi,  Schelle  e  Grascenni;  furono  4»  i  feriti  e  fra  questi  il 
capobattaglione  Rossi,  il  capitano  Manara,  ed  i  sottotenenti  Fai- 
ciaa  e  Bruni.  Il  generale  Palombini,  terminata  l'azione,  si  congra- 
tulò col  colonnello  Bianchi  Gaetano  dell' eccellente  spìrito,  del- 
l'energia e  del  valore  di  cui  il  3.°  leggero  aveva  dato  prova.  Il 
generale  Galimberti,  i  capobattaglioni  Olivieri  e  Rossi  furono  no- 
minati vantaggiosamente. 

Palombini  si  ritii-ò  a  Mannitz,  ove  prese  posizione,  e  sostenne  uu 
vivo  combattimento  di  artiglieria  e  gli  attacchi  del  nemico;  egli 
disput(]  il  terreno  in  modo  che  in  questa  ritirata  si  fecero  tutf  al 
pili  tre  leghe  al  giorno,  ed  Ìl  iS  prese  posizione  in  avanti  d'Adds- 
berg.  La  perdita  nostra  riuscì  di  circa  3oo  prigionieri- 
La  divisione  Palombini,  lasciato  Adelsbcrg,  si  avviò  a  Pi-eswalt 
Alla  fine  di  settembre  il  viceré,  informato  di  quello  che  acca- 
deva in  Baviera,  e  della  riuscita  dei  piani  del  generale  De-Wfede 
clie  erasi  messo  alla  testa  del  partito  nemico  a  Napoleone,  vide 
r  impossibilità  di  più  oltre  conservarsi  nelle  provincie  illiriche  in 
presenza  di  un  esercito  pressoché  doppio  in  numeio  e  comandalo 
da  un  generale  di  grido  qiial  era  Killer ,  che  condusse  la  csm- 
pagna  del  i8i3  (senza  dubbio  diflìcile)  da  generale  esperimcD- 
tato  e  da  abile  strategico,  e  perciò  Pesercito  si  ritirò  verso  l'I- 
sonzo. Il  98  la  guardia  reale  era  a  Obcr-Laybach  ;  Palombini 
da  Pre«valt  si  recò  il  primo  ottobre  a  Sesanne,  il  a  a  Opschina, 


^^••^  # 


—  2C!t — 
vd  il  5  a  Gradusca,  irI  qual  giorno  la  guardia  reale  giunse  pure 
a  Gorizia. 

Ivi  il  vicfi-è  portò  pure  il  «[uartier  generale  e  [tentìì}  a  ricom- 
porre Tesercilo  die  aveva  palilo  danai  considerevoli  nei  replicati 
-  com  halli  menti  di  questa  campagna.  Egli  però  non  jioteva  aspet- 
tarsi l'inforzi  dalla  Francia  tranne  una  piccola  colonna  di  3ooo  uo- 
mini avviati  per  Tltalia.  Per  sopperire  ai  pressanti  bisogni  di  forze 
ordinò  dt  riunire  a  Verona  un  corpo  di  riserva  italiano  di  6  bat- 
taglioni di  fanti  e  a  squadroni  di  cavalli,  tracndoli  dalle  compagnie 
dipartimentali  di  riserva,  dalla  gendarmeria  a  piedi  ed  a  cavallo, 
ed  in  fme  da  tulli  i  depositi  deirinterno,  e  di  riunirvi  una  liat- 
teria  di  6  cannoni.  Come  pure  questo  coi-po  riuscirebbe  insuffi- 
ciente, 1'  Il  ottobre  ordinò  clic  sì  levassero  i5,ood  coscritti  nel 
regno  d'Italia  sulle  classi  del  i8o8  al  itìiB  inclusive,  e  prescrisse 
che  r  estrazione  si  facesse  entro  i5  giorni. 

11  viceré,  prevedendo  l'impressione  che  doveva  fare  la  sua  ri- 
tirata sullo  spirito  pubblico,  cercò  di  tnoderarne  reliètto,  scrivendo 
a  Melzi ,  presidente  del  consiglio  dei  ministri ,  clic  le  cose  non 
erano  disperate  ;  che  egli  era  tuttavia  in  caso  di  coprire  la  Lom- 
bardia col  suo  esercito;  e  clic  quindi  non  erano  a  temersi  die 
scorrerie  inevitabili  nello  stato  di  guerra;  soggiungeva  per  altro 
che  tutt'al  più  (quando  peggioras-sera  le  circoslanze)  si  potrebbe, 
per  viste  di  prudenza,  tiasportare  tcmiioi-ariamente  la  sede  del  go- 
verno da   Milano  a  Bfdogna  (Doc.  \L). 

la  questo  frattempo  surrogalo  nel  Tipolo  Gifflenga  aBonfanti,  e 
rimasto  Mazzucdielli  con  pocliissin^a  gente  ed  in  caspetto  a  nume- 
roso esercito  avversario,  si  difese  nulladìmeno  assai  valorosamente, 
e  si  acquistò  grandissimo  onore  per  avere  ritardato  i  progressi 
del  nemico,  il  quale  ove  si  fosse  avanzato  da  quella  parte,  avrebbe 
preso  di  fianco  V  esercito  del  viceré  e  sarebbe  arrivato  a  Vemna 
prima  di  lui.  Gifflenga  prese  posizione  a  Volano  il  i6  ottobre, 
ove  ridiiamò  anche  MazzucclielU. 

U  vicerò,  vedendo  che  non  poteva  differire  più  oltre  la  concen- 
trazione delle  sue  mibzic  sull'  Adige,  fece  giungere  il  dì  ao  Palom- 
bini  colla  brigata  Galimberti  a  Conegliaiio,  e  la  brigata  Rougier 
al  di  qua  di  Palmanova,  lasciando  colà  un  Laltaglione.  Il  prin- 
cipe si  recò  il  a3  colla  guardia  reale  a  Udine,  la  brigata  Rou- 
gìer  fu  il  24  a  Godroipo,  e  la  ritirala  si  fece  con  ordine  e  senza 
scontri    coll'inimico.  Mazzucchclli  ricevette  a  Volano  rinforzo  di 


—  atifi  — 

un  liallaylione  di  coscritti  italiani  e  d'un  distaccamento  di  dragoni 
Napoleone,  il  a8  ollobrc  occupò  la  Chiusa  e  Rivoli,  scinpi-e  com- 
battendo. L'inimico,  assai  più  forte,  gli  prese  oltre  loo  uomini  e 
disfece  Ìl  battaglione  dei  coscritti:  si  distinsero  nei  divci-si  scoulrì 
il  capolxittaglionc  dei  Dalmati  Rcsìcli ,  il  capitano  dell' artiglie- 
ria Furtis  ,  ed  il  tenente  Giovanetti  dei  dragoni  Napoleone  , 
che  operarono  una  carica  brillantissima.  Colla  occupazione  della 
Chiusa  e  di  Rivoli,  difesa  da  un  doppio  trinceramento  aiiticijtata- 
mente  costrutto,  Verona  veniva  coperta,  ma  siccome  le  masse  del 
nemico  quivi  erano  considerevoli,  cosi  bisognava  assicurarsi  ta  con- 
servazione di  ([uesto  punto,  e  fu  a  tal  fine  clic  nello  stesso  gior- 
no a8  vi  giunse  Palombini  colla  brigata  Galimberti.  Il  ag  il  4-' 
caccialorì  a  cavallo  ebbe  uno  sconti'o  fra  S.  Zenone  e  Rossano,  e 
l'inimico  fu  respinto. 

U  3i  ottobre  la  guardia  reale  era  in  faccia  a  Bassaao  in  rtsem 
durante  l'attacco,  ed  in  grande  uniforme,  come  si  praticava  nei 
giorni  di  liattaglia,  e  battuti  gli  avversari  dalle  schiere  fraacesi, 
entrò  la  sera  nella  città. 

Intanto  il  generale  di  divisione  Serras  (governatore  di  Venezia) 
vi  riceveva  una  brigata  destinata  a  rinfoi-zarne  il  presidio ,  ed  Ìl 
conlr' ammiraglio  Duperéc  veniva  investito  del  comando  superiore 
della  marina. 

II  3i  ottobre  il  castello  di  Trento  si  arrende  con  i3o  uomùii 
falli  prigioniei'i. 

Il  4  novembre  il  viceré  era  a  Verona  colla  guardia  reale,  e 
nessun  corpo  d' infanteria  si  trovava  più  sulla  sinistra  dell'  Adige. 
Quivi  il  generale  Pino  riuniva  alla  meglio  la  piccola  divisione  di 
riserva  già  Indicata,  e  la  aumentò  coi  gendarmi  die  ritiravansi 
dai  dipartimenti  veneti,  non  che  coi  guardaboschi.  Per  tal  modo 
formò  una  colonna  composta  di  circa  3ooo  fanti ,  divisi  in  due 
reggimenti  (sotto  la  denominazione  di  i."  e  a."  provvisori)  e  di 
UDO  squadrone  di  gendarmi  con  200  cavalli  e  6  cannoni.  Con  que- 
ste forze  si  ]ìoterono  rinforzare  i  posti  della  Corona  e  Rivoli  a  di- 
fesa di  Verona,  e  proteggere  Broscia  dalle  scorrerie  nemiche  di- 
scendenti dal  Tirolo  per  Je  vallate.  Il  corpo  riunito  a  Verona  ri- 
mediò in  parte  al  vuoto  che  tuttogiorno  cagionava  la  diserzione , 
segnatamente  dei  nativi  dei  {Kiesi  in  allora  occupati  dal  nemico. 

11  6  novembre  a  Verona  il  viceré  rìoi-dinò  il  corpo  d'  esercito 
italiano  come  segue  : 


—  207r- 

Divisione  Palombini,  brigata  Rougicr:  sci  battaglioni,  tre  del  2." 
(colonnello  Dubois)  e  tre  del  3."  reggimenti  d'infanteria  (colon- 
nello Rossi).  Brigata  Galimberti  :  Due  battaglioni  del  3.®  reggi- 
mento leggero  ( colonnello  Bianchi  )  ;  due  battaglioni  del  i.^  e  due 
del  a."  reggimenti  provvisorii  d'infanteria.  Uno  squadrone  di  dra* 
goni  Napoleone. 

Artiglieria:  due  compagnie,  una  a  cavallo  e  P altra  a  piedi,  e 
due  del  treno,  con  la  cannoni. 

Totale  della  forza  della  divisione,  combattenti  665g,  con  600  ca- 
valli. 

Corpo  distaccato.  Un  battaglione  del  6.°  reggimento  d'infan- 
teria ,  ed  un  altro  di  gendarmi  a  piedi ,  ed  uno  squadrone  di  gen- 
darmi a  cavallo,  in  totale  uomini  i3oo,  con  100  cavalli. 

Guardia  reale.  Leclii  generale  di  brigata  comandante,  un  bat- 
taglione di  veliti,  uno  di  granatieri  della  linea,  due  di  cacciatori, 
una  compagnia  di  guardie  d'onore,  comandante  Re,  uno  squadrone 
di  dragoni,  colonnello  Maranesi,  una  compagnia  d'artiglieria  a  ca- 
vallo, una  a  piedi,  e  due  del  treno  con  la  bocche  a  fuoco,  in 
totale,  combattenti  a6oo  con  600  cavalli. 

Cavalleria.  Quattro  squadroni  del  reggimento  dragoni  Regina., 
colonnello  Narboni.  Quattro  del  3.°  reggimento  di  cacciatori,  co- 
lonnello Provasi,  due  del  4-"  suddetto,  colonnello  Erculei,  una 
compagnia  d'artiglieria  a  cavallo,  ed  una  del  treno,  colonnello 
Millo,  della  forza  complessiva  di  uomini  i4oo  e  1700  cavalli  con 
sei  cannoni. 

Il  gran  parco  diretto  dal  maggiore  Beroaldi,  contava  600  uo- 
mini e  1 000  cavalli .  con  cassoni  da  munizioni  e  ricambio. 

Forza  totale  delle  milizie  combattenti  1 1,559,  cavalli  /^oqo^  boc- 
che da  fuoco  3o. 

Due  battaglioni  del  4-**  reggimento  leggero,  quello  del  i ."  d' in- 
fanterìa ed  i  Dalmati  presidiavano  Venezia,  Palmanova  ed  Osopo^ 
quello  del  a.°  leggero  era  stato  amalgamato  negli  altri  corpi. 

Riordinato  l'esercito,  Palombini  restò  nelle  sue  posizioni  di  Ri- 
voli e  Corona;  il  corpo  distaccato  era  a  Desenzano  ed  a  Salò. 
Il  3.^  reggimento  dei  cacciatori  a  cavallo ,  e  quello  dei  dragoni 
Regina  si  stabilirono  a  Isola  Porcarizza,  il  4*°  ^^^  cacciatori,  a 
Vago  sulla  sinistra  dell'Adige,  la  guardia  reale  a  Villa  Franca, 
ed  il  gran  parco  a  Valcggio. 

Ridotto  il  viceré  alla  difesa  della  linea  dell'Adige,  continuò  a  pre- 


—  208  — 
disporre  le  cose  per  una  rilìrala  nel  caso  clic  il  nemico  ve  lo  ob- 
bligassp.  Scrisse  di  nuovo  a  Melzi,  presidente  del  consiglio  dei  mi- 
nistri, dandtigli  le  opportune  istruzioni  jier  trasportare  la  sede  del 
governo  (quando  ]k.tò  Ìl  bisof^no  Io  esigesse  in  appresso)  non  già 
a  Bologna,  ma  a  Torino,  do[H)  clic  gli  si  era  fatto  presente  essere 
più  conveiiienle  dirigerlo  in  Piemonte,  e  che  conobiw  le  inten- 
zioni dcir  imperatore  a  ipiesto  rignardo.  Melai  doveva  inolli-e  com- 
binare perchù  si  ritirasse  da  Monza  la  Corona  di  ferro,  ma  la  cosa 
riusciva  assai  difficile  (Doc.  XLI). 

•  Ritiratosi  il  viceré  all'Adige ,  aveva  prescritto  di  raccogliere 
mediante  ricliiesle  fortose  (  [«gallili  con  boni  del  tesoro  a  di- 
verse non  remote  scadente),  provvigionamcnti  di  vittovaglie  a 
titolo  di  riserva ,  clic  non  dovevano  essere  toccati  se  non  alla 
evidenza  de!  caso.  Egli,  non  ben  certo  di  poter  tenere  la  linea  del- 
l'Adige per  mollo  tempo,  nt-  di  riuscire  a  condurre  al  di  là  delle  Alpi 
un  esercito  in  gran  parte  composto  d' Italiani,  pensò  di  ritirarsi  in 
ogni  caso  ne!  Serraglio  vicino  a  Mantova  (come  !o  aveva  fatto  al  prin- 
cipio dello  scorso  secolo  il  principe  Eugenio  di  Savoia).  Per  ul 
modo  egli  conscrvavasi  ii  corso  de!  Po  e  la  libera  comunicazione 
coi  dipartimenti  sulla  dritta  di  quel  (lume,  e  di  là  anche  colla  Fran- 
cia per  la  riviera  di  Genova.  I  provvigìonamenti  di  riserva  avreb- 
bero supplito  per  il  mantenimento  delPcsercito  riunito  nel  Serra- 
glio. Questo  piano  pcm  era  in  certo  modo  ineseguibile  quando 
Murat  si  fosse  alleato  coll'Auslrìa,  e  perciò  Napolfone  (che  forse 
fin  d"  allora  ne  prevedeva  la  probabilità)  non  lo  approvò ,  e  su- 
bito col  mezzo  del  leIegi"afo  ordinò  al  ministro  della  guerra  di 
non  cooperare  alia  sua  esecuzione,  avvertendolo  che  ne  scriveva  al 
viceré  per  fargli  conoscere  le  sue  intenzioni. 

Fallito  lo  scopo  di  questi  approvvigionamenti  di  riserva,  essi 
servirono  poi  in  prtc  a  far  sussistere  l'esercito  sull'Adige  e  sul 
Mincio,  ed  il  restante  venne  conservato  in  Mantova. 

Un'  escursione  del  nemico  fatta  nella  Val  Trompia  ininacdò 
nuovamente  Brescia.  Gilllenga  e  Mazzucclielli ,  con  poi-zione  del 
corpo  distaccato,  lo  ricacciarono  a!  di  là  dei  monti  (g  novembre). 

In  questo  slesso  giorno  il  viceré,  formale  coi  Francesi  e  gl'Ita- 
liani di  Palombìni  due  colonne,  marciò  colla  prima  lungo  la  de- 
stra dell'Adige  per  la  via  maestra  dirigendosi  a  Brentino,  e  colla 
seconda  SL'guciido  la  cresta  delle  montagne  per  la  Corona  si 
avanzò  a  Belluno  (  veronese  )  die  fu  attaccato  e  difeso  con  valore. 


—  969  — 

Il  3.**  reggimento  leggero  condotto  dal  capobattaglione  Albini,  con 
looo uomini,  respinto  la  prima  volta,  ritornò  più  furioso  al  se- 
condo assalto;  quantunque  il  valente  Albini  fosse  anche  qui  ferito 
assieme  al  capitano  Giussani ,  ai  tenenti  Faustini ,  Toschi  e  Casali , 
non  che  ^o  dei  loro ,  pure  non  vi  fu  ostacolo  che  non  superassero, 
ed  il  nemico  fu  ricacciato. 

Palombini  aveva  similmente  avuto  uno  scontro  ad  Avio  cogli 
avversari  (  il  dì  innanzi  )  che  costrinse  a  ritirarsi.  Si  mostrarono 
degnamente  in  questa  fazione  i  volteggiatori  del  3.**  dMntanteria,  e 
in  particolar  modo  lo  squadrone  dei  dragoni  Napoleone  ;  il  tenente 
Giovanotti,  che  conduceva  la  vanguardia,  rimase  ferito  da  un  col- 
po di  fuoco.  Ottenuto  dal  viceré  lo  scopo  di  richiamare  T atten- 
zione del  nemico  sopra  Roveredo,  e  di  obbligarlo  così  a  ritirare 
i  scorridori  da  esso  diretti  su  Brescia,  ripigliò  il  giorno  1 1  le  sue 
posizioni. 

Arrivava  intanto  dal  Reno  il  generale  Fontanelli  ministro  della 
guerra  e  marina ,  e  lo  seguitavano  gli  avanzi  delle  truppe  ita- 
liane salvatesi  dalla  disastrosa  campagna  di  Germania,  e  si  atten- 
devano anche  quelle  in  cammino  dalla  Spagna,  dacché  Napoleone 
aveva  (come  altrove  si  accennò)  dato  V  ordine  che  tutti  gì'  Italiani 
fossero  riuniti,  soggiungendo:  «  La  condotta  che  hanno  sempre 
a  tenute  queste  truppe,  le  rende  degne  di  essere  chiamate  le  prime 
u  alla  difesa  del  loro  paese,  ^j 

Il  i4  novembre  il  viceré  attaccò  il  nemico  nelle  sue  posizioni 
di  Caldiero ,  cui  prese  parte  onorevole  anche  la  cavalleria  e  l' ar- 
tiglieria italiana  ;  e  singolarmente  il  maggiore  Dubois ,  i  capitani 
Camberai  e  Richet,  il  tenente  Sorelli,  il  sottotenente  Mazza,  il  ma- 
resciallo d' alloggi  Menussi  ed  il  brigadiere  Lavini  del  4»°  cacciato- 
ri, non  che  il  colonnello  Millo  col  tenente  Bechi,  dell'  artiglieria. 

Il  reggimento  ungherese  num.  53,  che  portava  il  nome  di  Jel- 
lachich,  che  fu  poi  Killer,  indi  Ridossevich  de  Rados,  ed  ora  ar- 
ciduca Leopoldo  (figlio  dell'arciduca  Raineri)  difese  con  gran  va- 
lore il  poggio  di  Caldiero,  e  meritò  fino  dai  nemici  il  nome  di 
bravo. 

Il  aa  novembre  il  viceré  ricevette  l'avviso  che  un  parlamen- 
tario nemico  si  era  presentato  agli  avamposti  per  fargli  dirette 
comunicazioni.  Recatovisi,  ritrovò  il  principe  Augusto  Taxis  (aiu- 
tante di  campo  del  re  di  Baviera)*,  la  comunicazione  che  doveva 
fare  l' inviato  al  viceré   consisteva  nella  consegna  di  una    lettera 


del  monarc»  ,  nella  quale  lo  consigliava  ad  ascoltare  ed  accogliere 
le  proposizioni  che  il  principe  Taxis  gli  avrcLbe  fallo  per  parli; 
dei  sovrani  alleati.  Taxis  gli  projjosc  dì  abbandonare  la  causa  d( 
Napoleone,  die  già  riguardavasi  dagli  alleati  inevilabilnienlc  per- 
duta. A  questo  palio  gli  si  prometteva  un  Irono  in  Italia.  \cl 
consegnare  la  lettera ,  e  nel  ripetere  la  sua  ambasciala,  il  priodpe 
Taxis  soggiunse  tutte  le  considerazioni  e  promesse  clic  credette 
alte  a  determinare  il  viceré,  sia  solleticandone  T ambizione,  sìa 
movendone  1'  airetto  coniugale  e  paterno.  Ma  il  principe  Eugenio , 
che  non  seppe  mai  mettere  in  bilancio  i  suoi  doveri  ed  il  suo 
onore  coi  vantaggi  personali ,  rispose  con  rifiuto  assoluto  .,  e  la 
sola  cosa  che  domandò  all'augusta  suocero,  fu  di  ottenere  dai 
suoi  alleati  un  armistizio ,  persuaso  che  ciò  non  si  sarebbe  negalo 
a  tale  intercessore,  il  quale  in  quel  momento  aveva  reso  loro  s^  se- 
gnalato servigio.  Ma  nh  anche  questo  fu  poi  accordato  (Doc.XLlI). 

Quando  il  principe  (fine  di  novembre)  vide  l' inijKissibilitì  dì 
combinare  un  armistizio,  e  la  probabilità  di  esser  foi-zaln  nelle  sue 
linee  dell'  Adige  e  del  Mincio ,  deve  o  aver  preso  degli  accordi 
col  generale  avversario,  o  aver  -saputo  che  il  re  di  Jtaviera  li  pren- 
deva direttamente  coi  suoi  alleali,  per  ottenere  clic  la  viceregitia 
(  che  era  già  nel  quinto  mese  di  gravidanza  )  potesse  restare  nel 
palazzo  reìje  di  Monza  fin  dopo  il  suo  puerperio,  dicbìaraudolo 
]K)sto  neutrale,  custodito  da  un  cor|X)  della  guardia  reale  italiana. 

Una  tale  siip|)0.sizione  è  fondata  sulT  avere  il  viccrì-  dato  segre- 
tamente ordini  in  proposito  per  il  servizio  di  Corte  al  colonnello 
Corradini  Ottavio,  facente  funzione  di  prefetto  di  palazzo,  ed  a  me 
slesso  per  la  parte  militare.  La  viccregina  si  recò  difatti  a  Monza 
colla  si'a  Corte,  ma  essendosi  [loi  prolungala  la  permanenza  del- 
Tcscrcilo  suirAdige,  ella  si  restituì  a  Milano,  e  vi  rimase  fmo  alla 
sua  partenza  per  Mantova  (marzo   i8i4)- 

Nè  qui  devo  tacere  clic  quando  poi  seguì  questa  partenza ,  fu 
cagione  di  grandissimo  dispiacere  ad  ogni  ordine  di  j)crsone  che 
avevano  avuta  la  sorte  di  avvicinarla.  Soprattutto  poi  i  tanti  in- 
felici ,  che  provavano  i  continui  ciretti  della  sua  Iiencficenza,  ed  in 
ispecie  i  soldati  uscenti  dagli  spedali ,  ai  quali  ella  col  mezzo 
dell'abate  Castiglion  Giovanni  Francesco,  cappellano  militare  (uno 
dei  dispensieri  delle  sue  beneficenze),  sovveniva  danaro  per  pro- 
curar loro  un  migliore  alimento  ed  abbreviarne  la  convalescenza. 
Questa  augusta  principessa  mi  perdonerà  se  io  qui  paleso  un  se- 
greto che  ella  aveva  cura  di  nascondere  con  tanta  gelosia. 


•  I  * 


—  271  — 

Il  viceré  raccomanda  al  ministro  FontancUi  (che  aveva  assunto 
la  presidenza  del  consiglio  dei  ministri  )  di  eccitare  lo  spirito  pub- 
blico alla  difesa  del  regno  (  Doc.  XLIU  ). 

Non  cessa  d^  inculcargli  la  riunione  di  nuove  forze  iu  una  di- 
visione di  riserva  (Doc.  XLIV). 

n  IO  novembre  un  vascello  inglese  aveva  sbarcato  alF imbocca- 
tura deUa  Piave  5oo  uomini,  che  presero  il  forte  di  Castellazzo, 
ed  il  giorno  dopo  il  ridotto  di  Cavallino.  Il  1 5  del  detto  mese  era 
pure  stato  sbarcato  dalla  flotta  inglese  un  corpo  di  3ooo  uomini 
all'  imboccatura  del  Po  di  Volano,  ove  una  compagnia  di  veterani 
italiani,  che  cercò  d' opporsi,  fu  presa 5  il  piccol  forte  di  Primaro 
sostenne  tre  assalti,  che  la  bravura  del  comandante  Galuzzi  seppe 
respingere.  Sopraggiunto  in  suo  soccorso  il  colonnello  della  gen- 
darmeria Scotti  con  una  piccola  colonna  italiana ,  gli  Austriaci  si 
ritirarono.  Il  nemico  si  diresse  verso  Ferrara  -,  tutti  i  depositi  che 
ivi  esistevano  si  ripiegarono  sopra  Bologna,  ove  era  andato  il  ge- 
nerile Pino. 

II  viceré  per  opporsi  ai  progressi  degli  avversari  da  questa  parte, , 
vi  inviò  alcuni  battaglioni  francesi  ed  il  3.^  reggimento  dei  cac- 
ciatori a  cavallo  italiani.  Pino  si  avanzò  verso  Malalbergo  con 
pochi  soldati  raccolti  a  Bologna,  e  riunitisi  gli  altri  corpi  desti- 
nati a  questa  spedizione  egli  entrò  in  Ferrara  il  27  novembre 
(Doc.  XLV  ). 

Nel  medesimo  giorno  il  viceré ,  uscito  da  Legnago  alla  testa 
di  un  drappello  dei  dragoni  della  guardia  reale,  comandato  dal  te- 
nente Brambilla  ,  rimase  leggermente  colpito  in  una  coscia  da 
palla  morta  di  fucile ,  ciò  non  ostante  s' innoltrò  fino  a  Be  vii  la- 
equa  facendosi  dalla  sua  scorta  75  prigionieri,  e  poi  rientrò  a  Le- 
gnago. 

II  ministro  della  guerra  propone  di  formare  otto  nuovi  batta^ 
glioni  (  Doc.  XLVI  ). 

Alla  fine  di  novembre  informato  il  viceré  che  le  soldatesche  di 
Murat  incominciavano  ad  attraversare  i  dipartimenti  romani ,  in- 
caricò il  ministro  della  guerra  di  mandar  loro  incontro  un  ufii- 
ciale  superiore  per  accompagnarle  nella  marcia  e  scandagliare 
quelle  mosse  ^  fu  destinato  per  una  commissione  così  delicata  il 
caposquadrone  Zanzi  Giacomo,  aiutante  di  campo  del  generale  Ba- 
labio,  ufficiale  tanto  riputato  pel  suo  valore,  quanto  stimato  per 
la  sua  sagacità  e  delicatezza.  Egli  difatti  adempì  V  affidatogli  inca- 
rico ,  con  piena  soddisfazione  del  viceré  (Doc.  XLVII). 


—  372  — 

11  oiramtssarto  di  guerra  Scveroli  Pietro,  fratello  del  generala  di 
questo  nome,  ebbe  comniissìoQc  di  accompagnare  sul  territono  dd 
regno  d' Italia  1'  esercito  napolitano,  e  regolare  il  servizio  dclUi  su>- 
siÀenzti. 

11  vicei-t  aveva  mandato  pnnia  il  generale  Gifllcnga ,  indi  il  «a- 
posquadruiie  Mojcaa,  suoi  aiutanti  di  campo,  a  Najioli,  [wv  iscru- 
tinare  l'animo  di  Murat,  e  quantunque  vi  fosse  luogo  a  sos[)cllare 
U  prossimo  suo  mutamento  di  fede,  pure  non  si  osò  ricusargli  al- 
cuna domanda,  e  [>erfìiio  i{uella  di  somministrazioni  d'armi,  sul 
timore  di  dar  pretesti  a  discussioni  e  rotture.  Per  modo  die 
Murat,  il  quale  crasi  già  segictameute  alleato  contro  Napoleone, 
levava  dai  magazzini  di  questo  le  provigioni  die  sarebbero  stati: 
tanto  utili  ai  suoi.  Primo  a  dar  sentore  delle  trattative  di  Mu* 
rat  coi  contrarli  fu  il  colonnello  Armandi  (comandante  a  Forlì  ), 
il  quale  ebbe  ad  accorgersi  che  un  corriere  naiwlitano,  sotto  pretesto 
di  recarsi  presso  il  viccit,  era  riuscito  passare  a  Comaccbio,  tacen- 
dosi condm're  da  un  pescatore  a  bordo  di  un  legno  inglese  cbe 
stava  a  vista  sulla  costa  di  G.'senatico. 

Frattanto  il  generale  francese  Uarliou  die  comandava  la  divi* 
sionc  territoriale  d'Ancona,  diffidando  dei  Napolitani,  sì  rìndiiusc 
nella  cittadella  con  i5oo  uomini,  ma  ommise  di  richiamare  i  de- 
positi di  egual  forza  clic  ci-ano  a  Fermo  e  '  Macerata,  clic  poi  sì 
perdettero. 

11  i  dicembre  a  lìoveidicia,  vicino  a  Rovigo,  Il  3."  cacciatori  ita- 
liani con  due  battaglioni  francesi  sorprese  e  battè  II  nemico,  e  gU 
fece  molti  prigionieri.  Questi,  rinforzato,  ritornò  In  posizione,  ma  dì 
nuovo  imjKtuosainentc  incalzato  dai  cacciatori  sino  a  Boara,  lasciò 
prigioniero  un  intiero  battaglione.  In  appresso  venne  attaccata  andie 
la  riserva  avversaria.  Il  capitano  Scanagalti  rup|X!  egli  primo  un 
quadrato,  e  quantunque  ferito  da  più  colpi  di  baionetta,  proseguì  va- 
lorosamente a  combattere.  Il  colonnello  Kambourgt,  il  c3[>osiiua* 
drone  Buttarel,  i  capitani  Scanagalti,  Batlaillc  e  Martini,  i  tenenti 
Venturini,  Polvcrani,  Pini,  Colli  e  Degl'Azzl,  il  tenente  Castelli  de- 
gli zappatori,  i  marescialli  d'alloggio  Gnudi  e  Benctti,  i  brigadieri 
lìoglietli  e  Badoski ,  il  trombetta  maggiore  Giroldi  ed  ÌI  caccia- 
tore Aro,  furono  lodati  per  i  successi  ottenuti  in  questa  giomatn, 
nella  quale  colla  sola  perdita  di  ^o  morti  e  i34  feriti,  si  presero 
goo  prigionieri,  un  maggiore  e  la  ufficiali,  oltie  4^0  uomini  resi 
inabili  a  coinbatlcre. 


1 


ifa  ^ 


5< 


—  273  — 

15  8  dicembre  il  colonnello  della  gendarmerìa  Scotìi,  con  un 
drappello  di  3oo  uomini  d'infanteria,  dovette  da  Primaro  ripiegarsi 
sopra  Ravenna,  minacciato  da  forze  superiori,  che  lo  incalzarono 
fino  a  Cervia.  L'inimico  raccolse  a  Ravenna  circa  6ooo  uomini, 
oltre  un  corpo  franco  di  malcontenti  comandato  da  Finetti. 

Il  viceré  sollecita  il  ministro  della  guerra  ad  inviare  a  Manto- 
va i  battaglioni  che  si  formano  (Doc.  XLVIII),  destina  Maz- 
zucchelli  al  comando  di  Bologna,  dubitando  seriamente  delle  inten- 
zioili  di  Murat  (Doc.  XUX),  provvede  ai  modi  di  difendere  le 
spalle  dell'  esercito ,  mediante  V  armamento  di  barche  cannoniere 
sui  laghi,  e  V  invio  di  sufficeuti  forze  per  la  custodia  degli  sbocchi 
del  San  Gottardo  e  della  Spinga  (  Boc.  L  ). 

L'esercito  napolitano  resta  immobile,  e  lascia  che  gli  Austriaci 
occupino  la  Romagna  (  Doc.  LI  ).  Prima  prova  della  defezione 
cU  Murat. 

In  questi  giorni  una  mano  di  nemici  infuriava  nelle  valli  bre- 
lidltrie;  GifQenga  inviò  contro  di  loro  un  battaglione. 

II  colonnello  Neri,  comandante  nella  Valtellina,  con  3oo  uomini 
raccolti  alla  rinfusa  e  postati  al  colle  d'Aprica  (  7  dicembre  ) 
non  esitò  ad  attaccare  i  nemici ,  che  ributtò  di  là  del  monte  To- 
nale: ne  uccise  molti  e  fece  100  prigionieri,  prese  bagagli  e  mu- 
nizioni. Nella  notte  del  27  al  a8  dicembre  il  nemico  assaltò  il 
ponte  di  legno  a  piedi  del  Tonale,  e  fu  battuto  e  costretto  a  riti- 
rarsi. Neri  rimase  fento  da  palla  in  una  coscia. 

La  persuasione  in  che  era  entrato  il  viceré  di  non  poter  conser- 
vare la  linea  dell'Adige,  procedeva  dai  movimenti  che  facevano  i 
contrari,  dall'  incertezza  sui  disegni  di  Murat,  e  dall'  avere  avuto 
notizia  da  Augusta  che  due  divisioni  nemiche,  comandate  da  Kle- 
nau,  si  dirigevano  per  il  Biii^er  in  Italia.  Questo  avviso  era  per- 
venuto col  mezzo  di  segnali  a  cifre ,  portati  da  pedoni  collocati 
per  cura  del  ministro  della  guerra  lungo  lo  stradale  da  Coirà  a 
quella  città ,  e  diretti  dal  prefetto  Rezia  Carlo ,  che  risiedeva  a 
Sondrio. 

D  ai  dicembre  il  ministro  della  guerra  Fontanelli,  essendo  an- 
dato a  passare  in  mostra  i  diversi  corpi  italiani  che  erano  all'  e- 
sercito,  fece  collocare  il  3.**  leggero  a  Caprino  ed  a  Lumini  per 
coprire  la  posizione  di  Rivoli,  non  trovando  sufficenti  a  difenderla 
le  poche  forze  che  vi  erano  state  destinate. 


T,  IL 


5» 


-274- 
In  questi  giorni  la  divisione  Paloiiihini  eil  il  corpo  distaccato 
ebbero  piccoli  sconlri  col  nemico,  die  polpette  3j  prigionieri- 
Mentre  gli  Austriaci  da  Ravenna  erano  andati  ad  occupare  Forlì 
e  Cervia,  il  colonnello  Scotti,  ripetutamente  attaccato,  perdette  loo 
uomini  morti,  4oo  prigionieri,  %  cannoni  ed  un  cassone  di  muni- 
zione. I  residui  di  queste  sconfìtte  si  riunirono  il  3o  dicembre  a 
Bologna,  da  dove  i  generali  Pino,  Fontane  e  Paolucci  ebbero  Por- 
dine  di  partire  essendovi  giunti  i  Napolitani.  1  nostri  .soldati,  clic 
in  iscarso  numero  si  erano  colà  raccolti,  furono  quasi  tutti  incor- 
jwrali  nei  due  battaglioni  di  volontari  clie  ivi  si  composero,  e 
vennero  indirizzati  a  Milano. 

Il  generale  napolitano  Macdonald  chiese  in  Ancona  di  occupare 
la  cittadella,  ma  il  genei'ale  Barbou  vi  si  oppose,  e  seguitò  a  met- 
terla in  istato  di  difesa. 

Davanti  Venezia  il  nemico  consumò  il  me^e  di  dicembre  a  re- 
stringere il  blocco  dalla  parte  di  terra,  tentò  sorprendere  il  ridotto 
di  Tn'porti,  ma  fu  respinto;,  da  Cliioggia  sortirono  due  compagnie 
della  guardia  di  Venezia  con  4*1  doganieri  e  6o  marinai  sotto 
gli  ordini  del  tenente  italiano  S.  Pricst.  I  contrari  furono  ribut- 
tati colia  perdita  di  6o  uomini.  H  presìdio  di  Cavanella  fece  pure 
una  sortita,  distrusse  i  trinceramenti  nemici ,  e  prese  un  ufiìciale 
eoa  8  'uomini  ;  sussidiato  in  questo  (atto  ti*  armi  da  due  onno- 
niere  italiane. 

Da  questo  momento  il  blocco  di  Venezia  fu  ristretto  in'modo 
da  rendere  difficilissima  ogni  comunicazione  col  continente. 

In  Dalmazia  ì  soldati  italiani  clic  erano  a  Zara  capitolarono  e 
furono  scortali  ai  nostri  avamposti. 

L'esercito  italiano  combattente  sulPAdige  al  finire  del  i8i3  Eii 
ordinato  in  tre  divisioni  d' infanteria  oltre  una  quarta  dì  guardie 
reali,  una  quinta  di  cavaileria,  ed  in  parecchi  corpi  distaccati-  La 
forza  complessiva  del  medesimo  giungeva  a  19,438  comlìattenti. 
4,100  cavalli  e  5i  cannoni. 

Avevano  concorso  a  comporlo;  i."  I  nobili  resti  delle  milizie 
reduci  dalla  gneira  della  Germania:  -ì."  la  leva  di  i5,ooo  coscrìlli 
In  minima  parte,  dacché  i  venuti  alle  bandiere  riuscirono  pochissi- 
mi dojMi  la  perdita  del  paese  sulla  sinistra  dell'Adige  e  P  invasione 
nemica  del  territorio  sulla  destra  del  Po;  3,"  due  reggimenti  a  due 
battaglioni  ciascuno  di  volontari  di  nuova  formazione^  4*''  "^t  cor|» 
di  bersaglieri  bresciani   allestito  dal  colonnello  Gamliara,  e  final- 


ì 


—  275  — 

mente,  per  la  cavalleria,  gli  acquisti  di  cavalli  a  titolo  di  nuova 
rimonta  (Doc.  HI). 


ADRIATICO. 


Gli  Inglesi  rinforzano  la  loro  crociera  nell'Adriatico,  la  quale 
numera  oltre  i  tre  vascelli  a  tre  ponti  altri  piccoli  legni.  Aumen- 
tano i  presidii  delF  isole  di  Lissa  e  di  Curzola ,  e  fanno  molte 
prede. 

Nell'aprile  la  parandola  Superiore  montata  in  gran  parte  dagli 
aUievi  del  battaglione  della  flottiglia  che  per  la  prima  volta  affron- 
tano il  nemico,  nella  spiagga  di  Castellazzo  si  batte  con  molta  in- 
trepidezza, e  l'alunno  Colombo,  quantunque  rimasto  tramortito  da 
un  colpo,  ripiglia  tosto  la  sua  energia  e  cogli  altri  obbliga  il  le- 
gno nemico  a  prendere  il  largo. 

Negli  ultimi  giorni  di  maggio  un  brik  inglese  nel  porto  di 
San  Giorgio  di  Giupana  in  Dalmazia  intimò  la  resa  dell'  isola  dopo 
un  bombardamento  di  due  ore ,  ma  il  presidio ,  composto  di  un 
distaccamento  del  4-**  leggero  italiano  comandato  dal  tenente  Ca- 
sartelli  (rimasto  ferito),  discacciò  il  nemico.  Il  generale  Montri- 
cbard  lodò  molto  la  condotta  del  capitano  Bianchi  d' Adda  coman- 
dante dell'  isola,  e  di  Casartelli  comandante  il  presidio. 


CMMTOLO  XV. 


FAZIOM  DI  GUEUltA  ItF.l.  I8U  IN  ITALIA. 


It  viceré  eccita  il  ministro  della  guerra  a  veriQcare  i  movimenti 
di  tnipiie  nemiclie  dalla  parie  del  Tìrolo  (Doc.  LIII  ).  Fa  eo- 
struire un  ponte  sul  Po  a  Borgoforle,  ordina  dì  tosto  ristaurare 
k  forti ficazioni  di  Pizziglictlonc.  e  di  armare  il  castello  di  Pia- 
cenza per  garantirsi  da  un  colpo  di  mano  (  Doc.  LIV),  e  dispone 
di  difendere  gli  shocchi  del  San  Gottardo  e  del  Sempione  (Doc.  LV). 

L'esercito  franco-ilalo  continuava  ad  essere  collocato  dietro 
l'Adige.  Le  milizie  italiane  si  trovavano  ripartite  come  .segue:  Ia 
divisione  Zucclii  era  a  Mantova,  Legnago  e  Peschiera  \  quella  di 
Palomliini  a  Rivoli,  Madonna  della  Corona,  Caprino  e  Bussolengo; 
la  cavalleria  a  San  Giovanni  Lnpatolo  ^  la  guardia  reale  a  Verona  e 
Villafranca;  la  divisione  Sevcroli  destinata  a  recarsi  alla  linea  de! 
Taro;  il  i."  reggimento  volontari  a  Domodossola,  il  jjattaglione  dei 
gendarmi  nelle  vallale  hergamasclie  ,  la  gendarmeria  a  cavallo  a 
Brescia  e  dintorni,  i  bersaglieri  hresciani  a  Brescia,  il  jiarco  di  ri- 
serva a  Valleggio,  e  Neri  con  vari  distaccamenti  in  Valtellina: 
queste  posizioni  erano  tenute  dalle  forze  già  indicate  di  19,4^^ 
comhallcnti,  con  ^'OO  cavalli  e  5a  cannoni.  Olire  i  soldati  in  li- 
nea ve  ne  erano  10,000  nei  depositi  e  .spedali  neil' iateriio.  Final* 


—  277  — 

mente  si  contavano  come  forza  (perchè  non  cancellati  dai  ruoli)  i 
prigionieri  di  guerra,  i  rimasti  nelle  fortezze  al  di  là  dell'Adige,  in 
Ispagna,  Russia  e  Germania,  ed  agli  spedali  esterni,  valutati  circa 
3a,ooo  uomini  e  8,5oo  cavalli.  Così  l'effettivo  dell'esercito  italiano, 
al  principio  del  181 3,  sommava  61, 438  uomini,  ia,6oo  cavalli  e  5a 
cannoni  da  campo  (non  compresi  quelli  esistenti  negli  arsenali  ),  ma 
come  si  vide,  appena  un  terzo  di  questa  forza  era  in  linea. 

Il  corpo  di  Bonfanti,  distaccato  nelle  valli  bresciane,  sommini- 
strava i  presidii  a  Rocca  d'Anto,  i  veterani  ed  i  nuclei  dei  reggi- 
menti tenevano  guarnigione  a  Pizzighettone. 

La  guardia  realc^  composta  di  quattro  battaglioni,  di  due  squa- 
droni e  dell'  artiglieria,  della  forza  complessiva  di  2,900  uomini 
e  450  cavalli,  formò  il  corpo  di  riserva  dell'  esercito. 

U  viceré,  nell' affidare  agi'  Italiani  la  difesa  delle  piazze  forti,  si 
espresse  in  termini  molto  significanti  per  l'onor  nazionale,  e  fu  in 
questa  occasione  che  dichiarò  il  suo  emblema  —  Honneur  et  Fi- 
deli  té  —  (Boc.  LVI). 

Il^icerè,  inquieto  pei  movimenti  di  Murat,if* quale  si  avanzava 
a  Reggio,  e  temeva  che  arrivasse  a  Piacenza,  prende  le  sue  dispo- 
sizioni onde  potere  da  un  momento  all'  altro  ritirarsi  dal  Mincio. 
Colloca  uu  presidio  nel  Castel  Vecchio  di  Verona,  invia  Rougier  a 
Legnago  con  un  corpo  di  2000  combattenti,  composto  di  due  bat- 
taglioni del  3."  e  7."  reggimenti  d'infanteria,  di  cinque  compa- 
gnie, cioè  due  della  guardia  di  Milano,  due  di  veterani  ed  una  di 
zappatori  italiani,  oltre  200  artiglieri  francesi,  e  destina  al  comando 
dei  corpi  ed  al  servizio  della  piazza  il  colonnello  Marguery,  i  ca- 
pobattaglioni  Barbieri  e  Ferrari  Giuseppe  Andrea,  ed  il  commis- 
sario di  guerra  Schor  Federico, 

Dopo  queste  provvidenze  il  viceré  informò  il  generale  nemico, 
che  soltanto  le  sopravvenute  circostanze  politiche  lo  obbligavano  ad 
evacuare  Verona,  pronto  però  sempre  ad  accettare  battaglia  se  fosse 
incalzato,  e  che  gli  proponeva  di  risparmiare  la  città.  L'  umanis- 
simo avversario  non  esitò  a  corrispondere  con  altrettanta  lealtà 
conseotendo  al  pacifico  sgombramento  di  quella  piazza. 

Eira  iniatti  impossibile  al  viceré  di  restare  sull'Adige  più  a  lungo 
senzai  esporsi  a  certa  sconfitta.  Imperocché  egli  avea  di  fronte  78 
Ì)attMÌioPÌ  d' infanteria  secondati  da  66  squadroni  di  cavalli.  Sul 
fiaii^siiiistro  una  divisione  nemica  verso  Toscolano ,  sul  destro 
un  òorpo  volante  a  Badia,  che  comunicava  colla  divisione  pene- 


Irata  di  già  nella  Romagna.  Nelle  province  venete  alla  siuistra 
dell'Adige  un  grosso  corpo  nemico  bloccava  le  piazze  forti.  Sulb 
destra  del  Po  erano  diste.si  ventotto  batt^iglioni  di  fanti  eoo  ven- 
tuno .squadroui  di  cavalli  napolitani.  Ih  line  un  corpo  conside- 
revole anglo-siculo  si  teneva  in  anni  tra  Livorno  e  Genova.  Al 
cospetto  di  masse  tanto  imponenti  non  potevano  i  jwclii  Franco- 
Italiani  custodire  la  linea  alquanto  estesa  dell'Adige,  e  far  fronte 
alla  difesa  degli  altri  punti  minacciati  dal  nemico.  Quella  de! 
Mincio  riusciva  pertanto  meglio  appropriata  alle  circostanze,  qua- 
lora fosse  prolungata  lungo  il  Po  fino  al  Taro,  indi  all'Appennino, 
appoggiandosi  a  questo  colla  destra ,  e  colla  sinistra  alle  Alpi 
Reticlie  bresciane. 

Il  4  febbraio  la  divisione  Palombini  ripassò  il  Mincio  ,  ed  ebbe 
l' incarico  della  difesa  di  Peschiera  e  della  testa  del  ponte  di  Mon- 
zambano  ,  ove  fu  collocato  il  3.'  reggimento  leggero,  Bcrtoletli 
venne  nominato  comandante  supcriore  di  Peschiera. 

La  fanteria  deUs  guardia  reale  si  stabilì  a  Mantova  assieme  ad 
una  parte  della  cavalleria  di  cui  altra  pai-te  a  Goito.  « 

In  Mantova  era  la  divisione  del  generale  Zucchi,  che  uè  venne 
nominato  governatore  con   lettere  patenti. 

I  6oo  Italiani  del  4°  leggero  e  del  corpo  d'artiglieria,  che 
erano  rimasti  di  presidio  a  Uagusi  ed  a  Cattaro,  vennero  consegnati 
ai  nostri  avamposti  in  forza  delle  capitolazioni  di  quelle  piazze. 

La  difesa  di  Venezia  durante  il  mese  dì  gennaio  offrì  una  se- 
rie di  combattimenti  onorevoli  al  presidio.  I  trinceramenti  nemici 
di  Treporti  vennero  a.ssalili,  presi  e  distrutti;  fu  allargata  per 
opera  del  presidio  di  Cavanclla  la  linea  del  blocco  :  ebbe  luogo 
un  infruttuoso  attacco  degli  assedianti  contro  la  torre  di  Bebbc. 
Rientrarono  in  Venezia  i  difensori  dì  Grado,  essendosi  abbandonato 
quel  forte  per  mancanze  di  vittovaglie ,  e  rientraronvi  pure  le 
barche  armate  che  erano  su  quel  punto.  Da  Malghera  gli  assediati 
assalirono  i  trinceramenti  che  si  stavano  costruendo  dal  nemico, 
il  quale  fu  respinto  fino  a  Mestre,  Altra  sortita  fatta  da  Cliioggia 
procurò  carni  bovine  al  presidio.  Ci'  incrociatori  condussero  a 
Venezia  varie  barche  cariche  di  grani  e  di  vittovaglie.  La  flottiglia 
italiana,  che  era  ad  Ancona,  rientrò  a  Venezia. 

Palmanova  ed  Osopo  continuarono  a  difendersi.  L' esercito 
nemico  aveva  allungata  la  sua  fronte  fino  a  Toscolano  sulla  ri- 
viera del  lago  di  Garda,  ove  aveva  6oo  cacciatori,  li  generale  Bon- 


• 


—  279  — 

fanti  (  8  gennaio  ) ,  comandante  nel  bresciano  due  battaglioni  e 
i5o  gendarmi  a  cavallo,  li  affrontò,  e  li  cacciò  nell'alto  della 
valle.  In  quest'  incontro  venne  particolarmente  lodala  1'  intelli- 
genza delFaiutante  comandante  Rivaira,  non  che  degli  uQiziali  Vi- 
smara  e  Betti. 

Nelk  notte  del  i8  al  19  il  battello  armato  in  istazione  a  Tori 
fu  sorpreso  da  una  compagnia  di  cacciatori  tirolesi,  e  pigliato  as- 
sieme a  due  cannoni  ed  alPequipaggio. 

Legnago  viene  investito  dal  nemico  (5  febbraio). 

Il  viceré  si  occupa  per  quanto  è  in  lui  di  premunirsi  contro  gli 
attacchi  degli  Austriaci  postati  sul  Sempione,  e  di  difendere  il  passo 
del  San  Gottardo. 

Era  appena  stabilito  l' esercito  del  viceré  sulla  linea  del  Mincio, 
quando  ivi  ebbe  luogo  una  battaglia,  che  è  delle  più  singolari  che 
rammentano  gli  annali  militari. 

Il  giorno  8  alPalba  il  viceré  mise  in  movimento  il  suo  esercito 
nelle  seguenti  direzioni  :  Verdicr  coUa  divisione  Freyssinet  ed  il 
4.^  icggimento  dei  cacciatori  a  cavallo  italiani  da  Monzambano  a 
Villafranca^  la  vanguardia  colla  divisione  Quesnel  da  Goito  a 
Roverbella,  Grenicr  colle  divisioni  Rouyer  e  Marcognet  assieme 
alla  guardia  reale  ed  alla  divisione  di  cavalleria  da  Mantova  a  Ro- 
verbella, Palombini  colla  sua  divisione  formando  V  estrema  sini- 
stra da  Peschiera  sulle  alture  di  Salionze  e  Cavalcaselle,  e  Zucchi 
colla  sua  divisione  ed  il  3.°  reggimento  dei  cacciatori  a  cavallo  da 
Mantova  ad  Isola  della  Scala  e  sul  Tartaro.  Il  punto  di  direzione 
era  Roverbella.  Intanto  che  si  eseguivano  questi  movimenti  l' ini- 
mico passò  il  Mincio  a  Borghctto  (posizione  non  difesa)  senza 
alcun  ostacolo.  Per  tal  modo  i  due  eserciti  cambiavano  simulta- 
neamente le  loro  posizioni  movendosi  in  senso  opposto,  senza  che 
V  uno  conoscesse   le   mosse  dell'  altro. 

Accortosi  Verdicr  delle  evoluzioni  degli  Austriaci ,  retrocesse 
colla  divisione  Freyssinet,  e  la  collocò  sulla  sponda  dritta  del- 
l'Olsino  per  coprire  così  le  sue  spalle.  Intanto  il  viceré  dalle  alture 
di  Mazinboua  veduto  il  movimento  del  nemico,  fece  tosto  un  cambia- 
mento di  fronte,  e  variò  le  sue  disposizioni  d'attacco.  Grenier  coUa 
sola  divisione  Marcognet  seguitò  a  marciare  sopra  Roverbella ,  il 
principe  colle  divisioni  Quesnel  e  Rouyer,  la  cavalleria  e  la  guardia 
reale,  si  rivolse  verso  Valeggio.  Inquieto  sulla  sicurezza  del  ponte 
di  Goito,  vi  inviò  tosto  la  compagnia  delle  guardie  d'onoi-e  inca- 


I 


I 


> 


il  comandante  Re  di  spedire  il  tenente  Bonacossi  «>q  un 
P]  ->  alla  scoperta  verso  Volta;  Ile,  giunto  al  ponte,  3pe<fi  U 
mares  Ilo  S  alloggi  Sebrcgondi  Giuseppe  ad  informare  Ìl  priti- 
cipe  e  il  ponte  di  Goilo  era  senza  difesa,  die  un  cori»o  dì  ulaui  . 
era  a  -rtungo,  e  clic  egli  si  era  messo  in  posizione  ad  ^Vrco.  H 
viceré ,  conOpScendo  l' importanza  di  <]uesto  posto ,  segnatamcnlc 
nel  (  di  una  ritirata,  vi  inviò  subito  l'infanteria  della  guardia 
per  I  irvi  in  riserva,  e  riciiiaraò  presso  di  luì  le  guardie,  d'onore 
die  lo  aggiunsero  a  Mareiigliello,  ove  si  unirono  al  restante  della 
cavalleria  della  guardia. 


U 


Allora  ' 
sìzioni  : 

l 
cav 

di  rViajL-i     jreiiie. 
il  corpi  ne  -t 

Rouycr 

PozEolo  e  1 

net  ed  il  ^."  ca>  i  cav 

bini  addossalo  a  l'esci     ra 
guardia  reale  in  riserva  ad  Arce 

Per  tal    modo  gì'  Italiani    er; 
OTf  seguiva  la  battaglia.  Zucdii, 


tutti  i  punti  nelle  seguenti  pò* 

;io!ie  ed  il  3."  dei  cacciatori  a 
contro  due  brigate  del  corpo 
larcognct  a  Roverbella,  contro 
icei-E;  colle  divisioni  Qucsnel , 
e  la  divisione  di  cavalleria  tn 
Vcrdier  colla  divisione  Freyssi- 
ontro  lUdiwojcwilJidi,  Pakim- 
lYIastisdì,  e  T  infiintem  della 
a  Gutto, 

distribuiti  sopra  tutti  ì  ponti 
luto  alle  prese  col  nemico,  lo 
scacciò  da  (Pastiglio»  Mantovano  e  da  Due  Castelli,  lo  fece  inse- 
guire sul  Taitai-o  da  Hambourgt  col  3."  di  cacciatori  a  cavallo,  e 
gli  prese  a6o  prigionieri.  Il  colonnello  d'artiglieria  Millo,  puntati 
4  cannoni  sopra  di  una  collina,  portò  grave  scompiglio  nelle  file 
ncmicbc,  ma  ferito  egli  stesso  questo  prode  da  tre  colpi  di  fuoco, 
cade  morto.  Zucclii,  udendo  il  cannonamcnto  dalla  parte  di  Ro- 
verbella, si  volge  coli  con  una  colonna,  la  [[uale  decide  il  nemica 
(già  investito  dalla  divisione  francese  di  Marcognet  )  a  ritirarsi  a 
Colmo  Ferroni  e  più  oltre  fmo  a  Mozzacane. 

Alla  sinistra  Palombini,  uscito  da  Peschiera,  rovesciò  i  po.sli  av- 
versari iiioltraudosi  sino  alle  alture  di  Cavalcaselle  e  Salienze.  In- 
contrato il  nemico  in  forze ,  sostò ,  e  prese  posizione.  Assalito  da 
masse  numerose  si  sostenne  vigorosamente.  11  generalo  Dcrtoletti 
prende  gli  ordini  di  Palombini ,  ed  il  capo  dello  stato  maggiore 
Jìcccarinì,  nonclie  gli  aiutanti  di  campo  Molinari  e  Solerà,  lì  recano 
ai  posti  in  mezzo  al  fuoco  il  più  vivo.  Del  Pmto,  comandante  del 


!  , 


—  MI  — 


noni,  Volpini,  Gamorri  sono  i  primi  a  slanciarsi,  e  sorprendono  il 
nemico  colla  loro  celcrili.  In  questo  mezzo  Palombini  riceve  Tordinc 
di  retrocedere  a  Peschiera,  e  spedire  il  suo  parco  di  riserva  a  Mon- 
zambano.  Ivi  un  corpo  nemico  occupi  alcune  case  vicine  al  ponte. 
Bianchi  alla  testa  del  3.'  reggimento  leggero,  è  inviato  ad  attac- 
carlo. Im])etuoso  è  V  assalto ,  ma  altrettanto  è  salda  la  difesa.  Fi- 
nalmente le  case  sono  prese  coi  loro  difensori.  Erculei  intanto  aJ 
4«'  reggimento  cacciatori  difendeva  i  fianchi  degli  aggressori. 

Allora  V  artiglieria  nemica,  postatasi  sopra  una'eminenza  in  faccia 
al  ponte  di  Monzambano,  fa  vivissimo  fuoco  contro  il  3."  leggero,  e 
contemporaneamente  un  corpo  di  cacciatori  assale  la  testa  del  ponte. 
Se  non  che  tempestati  quei  cacciatori  dalle  batterie  italiane,  sond 
forzati  a  ripiegarsi  a  Porto  Piri.  In  questo  mentre  il  capitano  Bas- 
signani  del  3."  leggero  im|)edi  la  costruzione  di  un  ponte  tra  Mon- 
zambano e  Salionze,  vicino  ad  un'  ìsoletta,  fra  Pozzolo  e  Valeggio. 
Il  reggimento  dragoni  Regina  (condotto  dal  colonnello  Narboni 
assieme  ai  capi  di  squadrone  Cima  Giuseppe  e  Paguen)  carica  i 
dragoni  Hohenlohe,  Savoia  e  gli  ulani  Mcerfeldt,  li  rovescia,  e  ripi- 
glia cinque  cannoni  della  batteria  del  capitano  Camurri,  slati  presi 
dal  nemico  in  uno  scontro  col  i.**  reggimento  d'ussari  francesi.  Ca- 
murri pose  di  nuovo  in  batteria  i  pezzi  riacquistati,  né  tardò  a  ven- 
dicare r  ingiuria  ricevuta  senza  sua  colpa.  Fra  Pozzolo  e  Ramelli,  il 
capitano  dell'  artiglieria  a  cavallo  italiana  Mussita,  fece  prodigi  di 
valore  colla  sua  batteria  addetta  alla  cavalleria ,  scompigliando  i 
dragoni  nemici  preparati  all'attacco. 

11  4-'  dei  cacciatori  a  cavallo  fece  una  vigorosa  carica  che  scom- 
pose le  file  dei  contrari^  il  capo  di  squadrone  Gingia  Bassano,  i  ca- 
{         pitani  Migliorini,  Zaffanelli,  Bianchi  e  Gamberai;  i  tenenti  Ceretti, 
j         Bonacina,  Zambonelli,  Bastidc  e  Ciciorini,  i  marescialli  d'alloggio 
Sacchi  e  Bonvari,  e  vari  altri  furono  rimeritati  di  lode. 

Quando  venne  respinta  la  prima  carica  dal  3i.*  cacciatori  a  ca- 
vallo francesi,  le  guardie  d'onore  protessero  quattro  bocche  a 
fuoco  della  brigata  Bonnemaius  contro  gli  attacchi  del  nemico.  Esse, 
assieme  ai  dragoni  della  guardia  reale,  accorsero  sui  punti  minacciati. 
La  notte  mise  fine  al  comliattimento,  e  l'esercito  franco-italo 
bivacco  sul  campo  di  battaglia. 
!     !  T.  IL  5« 


L'ordine  del  giorno  jiHV'Scrcilo,  tcsùfìcando  la  soddisfazione  dt'I 
vicprì^  a  luUi  i  cor|>i  clic  clìlH^ro  ad  agire,  soggiunge:  «  La  guardia 
H  reale  ha  preso  parte  in  qtiest'  affare  sopra  un  altro  punto  del 
«  Mincio  ove  il  nemico  aveva  gii  compiuto  Ìl  passaggio,  e  fu  rc- 
«  spinto  alla  sponda  opposta.  Olire  questo  successo  noi  abbiamo 
«  fatto  al  nemico  a.Soo  prigionieri,  e  posto  fuori  di  comliatli- 
M  mento  7  in  8.000  uomini.  Il  suo  movimento  di  ritirata  i  stalo 
u  tale,  che  incalzato  dalla  cavalleria  ha  lasciato  in  nostro  [)otere 
«  gran  parte  de' suoi  legagli  ,  più  gli  equipaggi  di  parecchi  ge- 
«  nerali.  Io  che  ha  procacciato  iwllissimi  cavalli  ai  nostri  uffìziali. 


«  Abltencliè  tutti  i  r 

K  alcun  si  I       T:irin;olarni 


i  condotti  col  massimo  valon-, 
distinti.  Tali  sono  il  4-"  caccia- 
ividui  poi  che  pii!i  si  scgiiala- 
i  nominati)  Erculei,  Camurri, 
li  (  che  perdette  una  gamba  ), 
rini,  Solci-a,  Caprini.  Nardini 


ale  a  Volta,  raccogliendovi  U 

rghetto,    la  cavalleria    italisu 
ì  perdita   di  ai  morii    e    i5o 

si  recò  a  Mantova  per  far  parte 


rotjo  luitino,  fra  { 
Dubois,  Richè  ,  Bon      i»ei 
Audinot,  Del-Pinlo,        re 
e  De-Gi»li. 

Il  viceré  poso  il  quartier 
guardia  reale. 

Il  giorno  II,  nei  contorni 
ebbe  una  fazione  che  le  cag 
feriti. 

Il  i4  il  3.*  reggimento  leggi 
della  brigata  Galimberti, 

Rocca  d'Anfo  venne  bloccata  il    i4  febbraio. 

Bonfanti,  con  un  battaglione  francese,  uno  del  6."  d'infanteria 
italiano  e  i5o  gendarmi  a  cavallo,  attaccò  gli  Austriaci  a  Ponte 
Sareno,  li  batto,  occupò  il  jMesc,  indi  si  diresse  a  Gardone,  incal- 
zandoli fino  a  Vcstoiie.  In  questa  fazione,  nella  quale  si  distinse  ÌI 
capobatlaglione  Gillot ,  il  nemico  ebbe  loo  morti  e  357  prigio- 
nieri, e  noi  i5  uomini   uccisi  e  io5   feriti. 

Il  16  il  viceré,  colla  fanteria  della  guardia  reale  comandata  da 
Leclii,  attaccò  il  nemico  a  Salò  ove  si  era  trincerato.  I  cacciatori  a 
piedi  della  guardia  reale,  condoni  da  Peraldi,  diedero  Fassalto,  Ìl 
resto  della  guardia  rimase  in  posizione  nel  rocolo  dinanzi  a  Salò. 
Il  i."  battaglione  marciò  in  colonna,  lo  seguì  a  poca  distanza  il 
■ì."  I  cacciatori,  giunti  a  tiro  di  moschetto  dalla  porta,  vi  sono  ac- 
colti da  un  vivissimo  fuoco.  La  strada  è  lunga  e  stretta ,  il  ne- 
mico al  coperto,  il  fuoco  micidiale,  ed  i  corpi  degli  estinti  e  dei 


—  28^  — 

fcrìti  ingombrano  la  via.  In  questo  critico  istante,  Peraltli  grida 
—  Viva  Italia  !  cacciatori  della  guardia ,  avanti  1  —  Alacremente 
si  avanzano  questi  prodi.  Gli  uffiziali  Prampolini,  Guerra  e  Litta 
slanciansi  i  primi  verso  la  porta,  e  sono  uccisi^  altri  subentrano  e 
subiscono  la  medesima  sorte.  Cadaveri  misti  ai  feriti  si  accata- 
stano su  quel  passo  angustissimo.  Il  nemico,  tirando  dalle  finestre, 
non  perde  neppure  un  soldato. 

Finalmente,  infiammati  da  nobile  sdegno  il  capitano  Gubematis, 
il  tenente  Sabatini,  i  sottotenenti  Alberti,  Giordani,  Filiberti,  Lotti, 
Luigetti,  gli  aiutanti  Martelli  e  Budini ,  i  sargenti  Pallavicini  e 
(^astagnardi  precedono  gli  zappatori  e,  disprezzando  ogni  periglio, 
corrono  fino  alla  porta.  Quivi  a  colpi  d^ascia  rabbattono,  sgombrano 
gli  impacci,  e  alla  testa  del  battaglione  procedono  fino  alla  piazza, 
assalgono  il  nemico,  lo  incalzano  colle  baionette  e  lo  costringono 
ad  uscire  precipitoso  da  Salò  rivolgendosi  a  Toscolano.  La  flot* 
tiglia  italiana  sul  4ago,  comandata  da  Tempie^,  fulmina  contempo- 
raneamente co'  suoi  cannoni  i  fuggenti,  per  modo  che  5oo,  gettate 
le  armi,  si  disperdono  nelle  montagne.  Alcune  guardie  d' onore, 
condotte  dal  tenente  Prina,  recano  anch'esse  assai  danno  al  ne- 
mico ,  il  quale  rifugiatosi  a  Maderno  si  abbattè  nel  resto  della 
guardia  reale  e  nei  cacciatori,  da  cui  al  passo  di  carica  viene  in- 
vestito; accorse  allora  un  battaglione  per  assicurare  la  ritirala.  Ma 
il  foriere  Fattori,  il  brigadiere  Bartoli  e  le  guardie  d'onore  Bel- 
leguardi,  Onofrio,  Zerboni  ed  altii ,  slanciansi  furiosi  sopra  quel 
battaglione  nemico,  e  lo  rompono  e  disperdono.  La  perdita  degli 
avversari  consiste,  oltre  i  morti  e  feriti,  in  36o  prigionieri;  la 
guardia  contò  ^%  morti,  fra  i  quali  4  ufHziali  ed  821  feriti.  L'or- 
dine del  giorno  dell'esercito  accennò  fra  i  più  valorosi  (  oltre  i 
sunnominati)  i  capitani  Casali  e  Gubernatis,  gli  uffìziali  Vitali, 
Prina,  Sabatini,  Giordani,  la  guardia  d'onore  Foscari ,  il  sargente 
Gastagnardi  ed  il  dragone  Picinetti.  La  guardia  ritornò  il  18  a 
Desenzano,  e  vi  dimorò  (ino  al  26;  di  là  andò  a  Volta,  indi  a 
Mantova. 

Bonfanti  ebbe  uno  scontro  il  24  col  nemico  a  Gavardo. 

Frattanto  Murat  si  preparava  ad  agire  in  concorso  de'  nuovi  suoi 
alleati ,  ed  il  viceré  dovette  premunirsi  contro  di  lui ,  e  mentre 
cercava  colle  trattative  e  coi  movimenti  delle  sue  squadre  di  gua- 
dagnar tempo,  pensò  essere  prudente  inviare  ad  Alessandria  le 
carte  ed  oggetti  importanti  (Doc.  LVII), 


—  284  — 

Il  36  Tcbbraio  il  3.*  leggero,  coinarxlalo  dal  coIuaiii'Ho  BUnclii, 
uscito  da  Mantova  dirigendosi  vcrKO  (^slcltaro,  incontrò  due  bat- 
taglioni proUitli  da  un  ridotto  eretto  sulla  strada.  Il  comandante 
Rossi  lo  assalì  (il  capitano  Giiissani  rimase  ucciso);  i  suoi  lo  pre- 
sero e  lo  K|)Ì3narinio  col  sacrilicio  di  [incili  feriti ,  mentre  il  i-csto 
del  reggimento  diede  la  caccia  al  nemico. 

Napoleone  avvisò  jicr  lettera  il  viceré ,  avere  ingiunto  ad  Aii- 
gcreau  (clic  era  a  Lione)  di  avanzarsi  verso  Ginevra  ed  il  can- 
tone di  Vand,  per  operare  colle  sue  genti  contro  lìubna,  daclit  que- 
.tti  noti  aveva  più  di  dieciitiìla  nomini  da  opporgli^  ma  clic  per 
fare  una  diversione  favorevole  0  s'onccrtai-e  l'iiiimico,  conveniva 
a  Hill  ola  ito  contemporaneamente  sul  Sempìone,  al  (jualc  clIi.ilo  era 
necessario  di  inviai^;  suljito  un  dn>p])ello  suflicieiite  clic  simu- 
lasse r  attacco. 

fi  vicei-ì-  in  conseguenza  ordinò  al  ministro  della  guerra  di 
far  passare  il  Scmpionc  al  piccolo  corpo  che  età  a  Doniodossob 
(Doc.  LVIII  ).  Quindi  il  a»  febbraio,  niciitn:  Augcrcau  espugnava 
il  forte  l'Ecìuse,  dietro  ordine  del  ministro  della  guerra,  recato  dal 
capitano  dei  veliti  Laugier,  U  colonnello  Ponti,  del  a."  reggimento 
dì  volontari,  mosse  da  Domndassola  per  raggiungere  la  sommità  del 
monte  coti  due  battaglioni,  rlic  non  ollrepssavaiio  la  forza  di  35o 
volontari  aj))ieiia  istruiti  al  Pianeggio  delle  armi.  Questi  avevano 
istruzione  di  annunziarsi  per  una  vangnai-dia  di  10,000  uomini. 
Ponti,  giunto  a  Goiido,  mandò  in  peilnstrazionc  duv-  conipagnit-  cui 
capitano  Kallànelli,  die  scontratesi  col  nemico  e  coi  montanari  in- 
sorti, furono  avviluppate  e  Irattutc;  aa  uomini  caddero  prigionieri, 
il  resto  fu  morto  o  ferito,  e  solo  il  capitano  con  quattro  uomini 
poterono  salvarsi.  Il  i."  marzo  Ponti  si  avanzò j  le  valanghe  fe- 
cero perire  alcuni  uomini,  cosicché  i  presenti  non  eccedevano  aSo. 
Arrivò  la  sera  alla  gallerìa  situala  al  piede  del  piccolo  Sempìone, 
e  vide  due  compagnie  di  cacciatori  austriaci  appostate  sulle  al- 
ture presso  il  villaggio.  Egli  dispose  il  suo  piccolo  corpo  iu  tre 
colonne,  e  marciò;  la  prima  diretta  da  lui  per  la  strada  posUie, 
i  volteggiatori  pel  sentiero  perpendicolare  al  villaggio,  la  terza  col 
capitano  Salvatori  i-estò  alla  guardia  del  ponte,  e  come  riserva  in 
caso  di  rovescio.  Il  nemico,  dopo  una  prima  scarica,  sì  ritirò,  e  fu 
mcalzato  fino  ali  Ospizio  veccliio,  perdendo  due  prigionieri  \  3oo  ne- 
mici attaccarono  la  compagnia  dei  volteggiatori ,  ma  accorsero  gli 
altri  e  vennero  respinti.  Ponti,  colla  sua  colonna,  prosi^ni  il  cani- 


—  285  — 

mino ,  ed  erano  le  ore  sei  circa  pomeridiane  quando  giunse  al  tei^o 
rifugio,  distante  circa  due  ore  da  Brigai  egli,  dopo  di  aver  guer- 
nito  due  posti,  uno  sulla  fronte,  comandato  dal  tenente  dei  f^ra- 
natieri  Tamburini,  e  Paltro  alle  spalle,  alloggiò  assieme  agli  uffl- 
ziali  e  a5  granatieri  nella  casa  di  rifugio ,  il  resto  dei  soldati  in 
alcune  capanne  lungi  circa  aoo  passi.  Nella  notte,  alle  quattro  an- 
timeridiane del  a  marzo,  i  colpi  di  moschetto,  penetrati  nelle  stanze 
degli  uffiziali,  indicarono  una  sorpresa.  Ponti,  col  capitano  Pavesi 
Carlo,  comandante  i  granatieri,  per  i  primi  si  precipitano  sul  ne- 
mico^ il  sargente  Massalunga  stende  al  suolo  con  un  colpo  di  baio- 
netta il  capitano  Finkel,  comandante  i  cacciatori  austriaci^  in  una 
carica  fatta  dai  granatieri  italiani,  ove  ognuno  dei  corpi  combat- 
tenti ha  5  o  6  morti  o  feriti,  questo  pugno  di  gente  contenne  gli 
assalitori,  e  li  fece  ripiegare;  Ponti  cercò  di  guadagnare  Paltò  della 
strada,  ma  quivi  s^ incontra  con  un'altra  colonna  nemica,  che  lo 
fa  prigioniero  assieme  a  Laugier. 

Pavesi,  che  era  con  essi,  dojx)  di  aver  ])erduti  i  pochi  suoi  gra- 
natieri ,  cadde  nel  discendere  un  piccolo  promontorio  coperto  di 
ghiaccio ,  ed  i  nemici  lo  prendono ,  lo  maltrattano ,  lo  spogliano 
e  lo  feriscono  nella  testa  con  un  co1]k>  di  baionetta.  In  questo 
mentre  giunge  il  tenente  Tamburini,  che  libera  Pavesi,  il  quale 
ritorna  coi  suoi  al  rifugio,  e  vi  forma  delle  barricate;  all'appa- 
rire del  giorno  egli  si  vede  circondato  da  uno  stuolo  di  oltre  4^oo 
Valesiani.  Questi  vengono  all'attacco,  e  sono  res|>inli  colla  perdita 
di  alcuni  morti  e  feriti.  Il  nemico  conduce  il  colonnello  Ponti,  che 
era  prigioniero,  per  persuadere  Pavesi  ad  arrendersi:  questi  per- 
siste nella  difesa  ;  si  rinnova  V  assalto^  si  dà  il  fuoco  al  rifugio,  che 
va  in  fiamme ,  ed  allora  gli  assediati  si  arrendono  a  discrezione. 

U  capobattaglione  Colombani  fu,  con  tutti  gli  altri,  fatto  prigio- 
niero 5  la  maggior  parte  dei  soldati  erano  o  morti  o  feriti  ;  otto 
erano  gli  ufllziali  feriti ,  fra  i  quali  il  capitano  Pavesi  ed  i  tenenti 
Migliavacca  e  Laugier;  tutti  gli  altri  furono  successivamente  presi, 
derubati  e  denudati  dai  paesani  insorti.  I^  barbarie  commesse  dai 
Valesiani  non  sono  da  ripetersi  ;  gli  uffiziali  prigionieri  furono  poi 
in  gran  parte  inviati  a  Berna. 

A  Briga  gli  uffìziali  e  soldati  furono  con  molta  umanità  curati 
delle  loro  ferite,  e  ristorati  di  cibo  dalle  suore  del  monastero  di 
quel  paese. 

A  Vcvay,  quei  buoni  abitanti  trattarono  a  laute  mense  i  no- 


—  28(5  — 
stri ,  e  fecero  una  generosa  colk'lta  ili   danaro,  rlir  fu  lom  distri- 
buito. 

11  generale  (li  brigata  S.  Patii  fu  siibito  invintn  a  DomoclossoU, 
rnn  altro  piccolo  corpn  di  soldati  ilatiatii,  [Hir  custodire  rjucllo 
sIhkoj  d'onde  eia  minacciata  la  capitale. 

La  cittadella  dWncona,  bomlnirdata  dai  Napolitani,  fu  costretta 
a  capitolare  il  i5  lirbbraio,  ottenendo  il  presidio  libero  ritorno 
airescrcilo,  colla  promessa  di  non  servire  contm  gli  alleali  p<-r 
un  anno.  Il  generale  Barbou  segnalò  al  ministi-u  della  guerra.  Ira 
gli  alU'i,  il  sott'  ispettore  alle  rassegne  Paribelli  Cesare,  ed  il  com* 
missario  di  guerra,  facente  veci  di  ordinatore,  Psalidi  Francesco,  per 
ì  loro  distinti  servigi  durante  il  blocco. 

Un  coi'|io  dì  tao»  Napolitani,  con  una  compagnia  di  marinai, 
fu  inviato  alla  Sacta,  dirimpetto  a  t^salinaggiore,  ]ier  costruirvi  un 
ponte^  soo  cavalieri  rnprivann  la  destra  verso  GuaslsUa^  il  ^4  il 
nemico,  forte  di  4"t>  uomini,  [ussò  il  Po,  e  fece  prigionici-o  il  capo* 
squadnine  Frangi[iane  ed  alcuni  gendarmi. 

li  vicei^  sjiedl  una  mano  di  soldati  comandati  dal  maggiorr 
Sa»  Fermo  Marco  Antoaio,  e  la  com]»agnia  dell'artiglieria  leggera 
italiana  del  capitano  Mussila,  e  successi vauiea te  la  brigata  Bonne- 
main,  die  batterono  il  nemico,  io  iTSpinsero,  e  demolirono  il  |iontc. 
conduceado  quasi  tutti  Ì  battelli  a  Cosalmaggtnre.  Il  maggiore  Sait 
Fermo  si  distinse  per  la  sua  estrema  bravura  ed  intelligenza,  come 

10  diceva  il  rapporto  ullieiale  (Doc.  LIX). 

Il  maresciallo  Augereau  da  Lione,  coi  a5,ooo  uomirn  posti  sotto  Ìl 
suo  comando,  doveva,  giusta  il  piano  dell'impei-atore,  minacciare  l'ala 
sinistra  degli  alleati^  ma  essendosi  limitato  alla  difensiva,  <]iieslì 
spinsero  le  loro  forze  ad  occu|xtrc  Ginevra,  minacciando  Besanc,-on 
e  Macon,  e  liinasero  i[uindi  intercise  le  coniunicazioni  tra  Francia 
e  Italia  dalla  parte  del  Monte  Cenisio  edel  Scmpione,  e  soltanto 
ldx;re  le  vie  del  Dellìnalo  e  della  Provenza. 

Tali  erano  le  condizioni  delle  cose  quando  Napoleone,  vedendo 
imminente  la  defezione  di  Mui-at,  scrisse  al  viceré  da  Parigi,  il  17 
gennaio,  la  seguente  lettera  : 

i(  Le  (lue  d'Otrante  vous  atira  ìnstriiit  que  le  roi  de  Xaples  se 
«  met  avcc  iios  ennemis.  AussitiJt  que  vous  en  aurcz  la  nouvelle 
«  oflicielle,  il  me  semble  important  que  vous  gagniez  les  Alpes 
M  avcc   toutc  Parint'c.  Le  cas  arrivant,  vous  laisserez  des  Italìen^ 

11  pour  la    gartiisoii   de    Manlouc,  et  autrcs  placcs ,  ayant  soiii 


*♦ 


-387  — 

«  d'amener  rargeiiterie  et  autrcs  cOèts  de  la  maison,  ci  cais- 
«  ses^  etc.  99 

'  Il  viceré  misurò  a  prima  giunta  nel  suo  pensiero  le  gravi  dif- 
ficolti che  avrebbe  incontrate  abbracciando  questo  consiglio  nel 
caso  che  venisse  tradotto  in  comando.  Si  ad'retlò  pertanto  a  far 
conoscere  air  imperatore  quali  fossero  le  circostan?^  in  die  si  tro- 
vava, sottomettendogli  le  sefjuenti  considerazioni  con  sua  relazione 
del  a6  gennaio. 

L' impossibilità  di  eseguire  un  movimento  retrogrado  cosi 
esteso  in  faccia  ad  un  nemico  pressoché  più  forte  del  doppio,  senza 
compromettere  l'esistenza  dell'esercito  a  meno  che  non  si  otte- 
nesse un  armistizio. 

La  costanza  messa  dal  generale  avversario  nel  rifiutarsi  alla 
tregua,  anche  di  soli  quindici  giorni ,  e  contro  la  cessione  delle 
piazze  forti  di  Osopo  e  Palmanova. 

La  quasi  certezza  che,  gritàliani  dei  dipartimenti  riuniti  alla 
Francia,  e  che  costituivano  il  nerbo  principale  dell'esercito  (non 
restando  di  Francesi  che  i  nuclei  dei  reggimenti,  sommanti  cir- 
ca 6000  uomini),  non  essendo  naturalmente  inclinevoli  ad  uscire 
di  buona  voglia  dalla  loro  patria ,  si  disperderebbero  prima  di  ar- 
rivare alle  Alpi. 

Spedita  a  Napoleone  questa  relazione,  il  viceré  si  concentrò  sul 
Mincio  (4  febbraio)  e  sul  Taro,  occupando  virilmente  i  posti  in- 
termedi tra  le  foci  dei  due  (lumi,  da  Goveruolo  a  Casalmaggiore, 
lungo  la  sinisti*a  del  Po ,  e  formò  per  tal  guisa  una  sola  linea  al- 
quanto prolungata.  Quando  la  relazione  sopraccennata  jierveniva 
al  suo  destino,  al  momento  delle  battaglie  della  Rothiére  e  Brienne, 
(  I  e  a  febbraio)  quantunque  Napoleone  lottasse  contro  forze  im- 
mense ora  mai  col  solo  suo  genio,  giunto  al  tramonto  nell'opinione 
nazionale ,  pure  deve  aver  pensato ,  come  lo  comprovano  i  fatti , 
alla  possibilità  di  conservare  una  parte  dell'Italia,  quando  riscon- 
trò la  relazione  del  viceré. 

In  fatti  ne'  sdoi  comentari  accenna  ad  una  sua  lettera  ricevutasi 
dal  viceré  il  7  febbraio.  Essa  non  può  essere  sicuramente  quella 
di  già  accennata  del  17  gennaio,  giacché  era  giunta  a  Verona  il 
successivo  giorno  2 3  colle  altre  venute  da  Parigi,  Una  tale  cir- 
costanza, a  mio  credere,  concorre  evidentemente  a  provare,  che  la 
lettera  suaccennata,  di  cui  non  si  conobbe  il  contenuto,  era  poste- 
riore. In  mancanza  di  quest'atto  bisogna  dunque  limitarsi  ad  in- 


—  ihH  — 

ferire  ciò  the  essa  coiileiieva,  dai  iatli  avvenuti  nel  momento  in 
cut  perveimc,  non  clic  d.i  quanti)  espone  lo  storiografo  del  vici-rì-, 
Guillaume  Vaudoncouit,  elle  così  si  esprime: 

«  Naixddod  approuva  les  r^llcxions  dti  priacc  Eiigène ,  et  dans 
1  Si  repoiisc,  lui  i-ecummarida  de  contcnir  renncmi,  et  surtoul 
«  de  iniJnagcr  tant  qu'il  pourraìt  Murai,  dont  la  tItìectroD  n'c'tait 
H  pas  encorc  oflìdclle,  afìu  de  tdclier  de  sauver  l'Italie.  »• 

A  voce  pii,  Napolennc  fece  dire  anelic  dopa  al  principe  Eugenio, 
dall'aiutante  di  campo  Tacher  de  la  Pagcrìe  (vivente)  :  u  jt  suis  cnn- 
u  tent.  Dites  ù  Kugì-ne  de  coiitinucr  i  diJfeudi'e  l'Italie  coinine  il  l'a 
u  fait.  ■'  Il  viccrò  eblie  dunque  il  dispaccio  iiulieato  Dei  comentart,  Ìl 
7  felilti-aio.  Il  di  seguente  atlaccò  il  nemico,  ctie  alla  sua  volta  era 
in  movimento  per  passare  egli  stesso  il  Mincio,  senza  clie  il  prin- 
cipe ne  avesse  avuto  preventivo  indizio. 

Tulio  ciò  premesso,  è  naturale  di  suppori-e,  clic  Napoleone  avesse 
indicato  al  viceré  di  tener  fermo  all'Adige,  ed  in  ogni  caso,  di  ten- 
tar la  sorte  dell'anni  prima  di  operare  una  ritirata,  per  pur  vcdcru 
se  vi  fosse  possibilità  di  contenere  il  nemico,  e  fors^auclie  di  rv- 
spingcrlo.  A  corroborare  tale  iudiizioiie  concorie  anche  V  i:iipiY>- 
liabilità  che  il  viceré  abbia  agito  di  propria  volontà  attaccando  U 
nemico  il  giorno  8,  imperocché  non  essendo  avvenuto  alcun  cambia- 
mento favorevole  di  circostanze,  non  era  da  aspettarsi  buon  sac- 
cesso aflrontando  un  nemico  troppo  più  forte.  Per  altra  parie 
non  è  da  supporre,  clic  il  principe  spoiUan caini; n le  tentasse  di  ri- 
tornare air  Adige  per  rij>igliarc  quelle  istesse  ])Osizioni  che,  non 
forzato,  aveva  abbandonalo  quattro  giorni  prima.  È  fuori  di  dul>- 
bio  che  una  liattaglla  guadagnata  assicurava  vie  più  la  conservazione 
della  linea  del  Mincio,  rimontava  io  spirito  dell'esercito,  e  poteva 
influire  sulle  risoluzioni  di  Murai,  che  si  mostrava  sempre  per- 
plesso, come  puro  ofTriva  la  facilità  di  poter  disporre  di  un  corp 
da  spedire  al  Taro  per  impedire  ai  Napolitani  di  avanzarsi.  Fi- 
nalmente il  viceré,  previdente  qnal  era,  non  doveva  assumersi  la 
responsabilità  di  un  attacco  non  necessario,  che  lo  avrebbe  ridotto 
a  mal  partilo  ove  fosse  slato  soccnmlientc.  Tutte  queste  considera- 
zioni collimano  a  provare,  che  la  battaglia  dell'8  febbraio  (unica 
per  la  sua  singolarità  negli  annali  della  guerra)  fu  data  per  ordine 
espresso  di  iS'apolcone,  il  quale  voleva  sperimenlaix;  se  jHJleva  o  no 
conservare  questo  resto  d'Italia,  e  che  la  lettera  citata  oe^  suoi  co- 
mentavi  era  a  ciò  relativa.  E  qui  vediamo  ciò  che  narrano  questi 
comenlari  a  tale  riguardo: 


u  lì  principe  Eugenio,  contento  dell^  esito  della  battaglia,  rispose 
u  al  dispaccio  deir imperatore  (ricevuto  il  giorno  antecedente,  7  feb- 
u  braio),  che  gli  sembrava  non  disperato  il  caso  di  conservare  V I- 
u  talia,  che  la  sua  linea  era  forte  perchè  concentrata  e  difesa  da  due 
u  fortezze,  e  tale  da  permettergli  di  poter  mandare  un  corpo  alla 
u  destra  del  Po,  onde  opporsi  a  Murat,  che  non  poteva  esporre  la 
t€  viceregina  al  viaggio  di  Parigi  essendo  nelP ottavo  mese  di  sua 
ti  gravidanza,  e  che  i  popoli  della  Lombardia  erano  attaccatissimi 
«  a  Napoleone^  infine  che  T  abbandonare  T  Italia  avrebbe  attirato  in 
M  Francia  70,000  uomini  di  schiere  nemiche,  ec.  f» 

È  vero  che  i  comentari  non  fanno  espressamente  cenno  del  ri- 
scontro dato  alla  prima  relazione  del  viceré,  ma  il  seguente  estratto 
del  dispaccio  scritto  il  18  febbraio  dopo  la  vittoria  ottenuta  in  quel 
giorno  a  Montei^au,  nel  quale  è  detto  che  era  responsivo  alla  seoòfida 
relazione  del  9  febbraio,  lascia  apertamente  travedere  che  in  essa 
punto  non  si  deve  aver  parlato  di  abbandonare  T  Italia. 

ti  Pai  refu  votre  lettre  du  9  février.  J'ai  vu  avec  plaisir  les 
«  avantagesque  vóus  avez  obtenus.  S^ils  avaient  été  un  peuplus 
ti  décisifs,,et  que  Tenncmi  se  fut  plus  compromis,  nous  aurions 
ti  pu  garder  Tltalie.  Tacher  vous  fera  connaltre  la  situation  des 
u  choses. 

M  Pai  détruit  Tarmée  de  Silvie,  etc. 

M  II  est  donc  possiblc,  si  la  fortune  continue  à  nous  sourire, 
ti  que  Tennemi  soit  rejeté  eu  grand  désordre  hors  de  nos  frontières, 
«  et  que  nous  puLssions  alors  conserver  l'Italie  ^  dans  cette  suppo- 
ti  sition  le  roi  de  Naples  changerait  probablement  de  parti,  etc. 
ti  A  Nangis,  le  18  fiévrier  i8i4«  »» 

Queste  espressioni  fanno  senza  dubbio  conoscere  die  il  viceru 
conservando  le  sue  posizioni  secondava  le  mire,  e  mandava  ad  e(* 
fetto  gli  ordini  dell'  imperatore.  1  due  dispacci  ed  il  sunto  dei  co- 
mentari qui  sopra  trascritti  dissipano  ogni  incertezza.  Io  li  ebbi 
sott' occhio,  e  posso  asseverare  la  loro  veracità:  d'altronde  gli  ori- 
ginali  dei  dispacci  esistono  n^li  archivi  del  duca  di  Leuchtenberg* 
Che  poi  fosse  mente  di  Napoleone  che  Àugereau  dovesse  da  solo 
e  senza  cooperazioue  del  viceré  compiere  la  diversione  da  lui  or- 
dinata nella  Svizzera,  lo  si  riscontra  palesemente  nei  due  dispacci 
diretti  a  questo  maresciallo  dal  ministro  della  guerra  Clarke,  Fui- 
timo  dei  quali  è  datato  23  febbraio,  e  dice: 

ti  Le  comte  Bubna  n'a  pas  plus  de  dix  mille  hommes  Ìl  vous 
T.  II.  57 


u  op|]UM:r  ....  La  Frunce  c-t  la  Suisse  oiit  les  yeux  sur  toos  .  .  . 
u  Les  Vauclois  et  les  Argovtcns  oiit  scize  lutailloos  de  milices 
«  tout  jHt'ts  à  se  ranger  de  votre  còte;  Ics  cantoos  de  Saint-Gali, 
u  de  Solcure,  et  riicme  une  parile  de  cclui  de  Zurich,  n^attcndctit 
«  que  volre  prt^sence  pour  se  ddctarer  en  faveur  des  Fj-an^ais  .  .  . 

w  L'emiicreur  vous  somme  d'ouljlivr  vos  cinquaiile-si\  ans,  et 
u  de  Tous  souvenir  des  bcaus  jom's  de  Castiglione  ....  L'cmpe* 
n  reurn'est  {raìnt  salislkit  de  vosdispositious^  eu  poussant  aitisi  <tcs 
u  détaclieinetis  daiis  diifóreotes  direclions,  vous  alien  chcrclurr  tnus 
ir  les  tK>iats  oùsont  les  forccs  dìsséininées  de  IVnneini,  au  lieu  de 
«  Trapper  au  coeur,  seloii  Tcxpression  de  Sa  Majesl<;.  EJk:  m''or- 
«  donne,  en  consc'quence,  de  vous  niiràrcr  ce  ijue  je  vous  ai  man- 
.<  àé  tmis  fois  par  ses  ordrcs.  Vous  devcz,  monsieur  le  martellai, 
«  rtfunir  vos  Iroupes  en  une  seule  colonne,  vous  mellrc  à  la  téle, 
«  et  marclier,  soit  sur  le  pajs  de  Vaud,  soit  sur  le  Jura,  au  cas 
«  que  renncmi  s'y  trouve  rassemblé  ....  Cesi  pr  h  reunioa 
u  de»  masscs  qu^on  obtient  de  grands  succès.  Jc  puis  d'ailleurs 
u  vous  doniier  l'assurance  que  Sa  Majest^  a  des  motifs  très-positib 
11  de  penser  que  renaeini  est  d'avance  très-efiraj^  des  mouvcmens 
u  qu'il  suppose  que  vous  devcz  faii-c ,  et  auxquels  il  doÌt  en  cflèl 
u  s'atlendre;  il  serali  bienlól  rassur^,  si  vous  vous  borniez  ì  (aire 
u  faire  des  courses  à  des  detacliemeiis,  en  reslant  tranquillemeot 
u  de  votre  personne  i  Lyon.  C'est  en  vous  mettant  à  la  lète  de  vos 
u  troupes,  comme  rcnipercur  le  vcut,  cu  agissant  vigoureuscmcnl, 
H  que  vous  parviendrez  h.  faire  une  grande  et  utile  diversìon.  L'em- 
u  pereur  pcnse  qu'il  est  tr^s-indifTérent  que  les  l>alaiIlons  de  la  ré' 
u  serve  de  Nimes  soicnt  mal  liabill^s  et  équiptfs,  dès  qu'ils  cut  des 
u  fusils.  Sa  Majesté  me  cliarge  de  vous  dire  que  le  corps  du  general 
u  Gerard,  qui  a  fait  de  si  bcUes  clioses  sous  ses  yeux,  n'est  com- 
«  posrf  <jue  de  conscriLs  à  demi-uus.  Il  a  en  ce  moment  une  di- 
u  vision  de  quatre  mille  gaidcs  nalionaux  en  cliapeaux  ronds,  ea 
u  habits  et  vestes  de  jaysans,  et  sans  gilwrnes,  vmés  de  toutes 
u  sortes  de  fusils,  dont  il  fait  le  plus  grand  cas  ^  et  il  voudrait 
«  en  avoir  trentc  mille.  « 

Questo  dispaccio  basterebbe  jier  sé  solo  a  provare,  die  Au- 
gereau  doveva  agire  senza  la  cooperazione  del  viceré ,  mentre 
se  fosse  stato  diversamente  ne  avrebbe  fatto  cenno.  Ma  come  si 
h  detto  altrove ,  Napoleone  [lensava  che  questo  maresciallo  non 
avesse  bisogno  di  rinforzi  per  riuscire    aeì  suo  intento,  e  il  fatto 


—  «91  -. 

dimostro  poi  che  la  supposizione  era  giusta.  Augereau  postosi  in 
moyimeoto  ottenne  rilevanti  vantaggi  a  San  Giuliano,  occupò  Ca* 
rouge,  il  5  marzo,  penetrò  a  Saint  Cei^ue  nel  cantone  di  Vaud, 
ed  era  alle  porte  di  Ginevia,  quando  ad  un  tratto,  e  senta  hi- 
sogno,  corse  sconsigliatamente  contro  un  corpo  nemico  a  Besànfon, 
mancando  così  allo  scopo  che  si  era  prefisso  Napoleone.  Questo 
maresciallo,  conducendosi  a  capriccio ,  ed  ommettendo  di  formare 
corpi  franchi,  non  che  di  porre  le  armi  in  mano  agli  abitanti  del 
Jura,  dell^Àin,  della  Saone-Loira  e  del  Mont  Blanc,  come  gli  era 
stato  ingiunto,  commise  gravi  falli  die  furono  poi  espiati  dalla 
Francia. 

Ho  trovato  conveniente  di  tener  conto  di  tutte  queste  circo- 
stanze ,  che  si  riferiscono  al  supposto  comandamento  dato  al  viceré 
di  ritirarsi  alle  Alpi,  dachè  alcuni  scrittori,  cui  erano  ignoti  i  do- 
cumenti da  me  posti  sotto  gli  occhi  del  pubblico,  ammettendo  la 
stt[^x)sizione  come  fatto  positivo,  ne  trassero  conseguenze  contrarie 
alla  verità ,  ed  opinarono  persino  che  il  viceré»  continuando  a  fer- 
marsi in  Italia  a  malgrado  degli  ordini  in  contrario  dell'impera* 
dorè,  avesse  così  potuto  compromettere  gr  interessi  della  Francia. 

Chiarìtò  questo  punto  istorìco  aggiungerò  (attenendomi  sempre 
al  mio  proponimento  di  narrare,  e  non  di  giudicare)  che  quand'an- 
che si  dovesse  riguardare  la  lettera  del  1 7  gennaio  qual  ordine 
imperativo  (cui  per  altro  non  risponde  la  frase  U  me  senMe  im^ 
portoni)  avrebbe  esso  dovuto  recarsi  ad  efiètto  soltanto  quando 
Murat  avesse  pfficialmente  dichiarata  la  gueita.  Ma  ciò  essendo  av- 
venuto il  1 5  febbraio,  cioè  quando  le  circostanze  erano  di  molto 
cambiate,  ne  conseguita  che  il  viceré  prima  di  moversi  doveva  ne- 
cessariamente attendere  il  riscontro  alla  sua  relazione  del  9  feb- 
bffiio,  che  esso  ha  la  data  del  18,  e  clie  pervenne  il  25  di  detto  me- 
se. Ora  quésto  dispaccio,  in  luogo  di  parlare  di  ritirata,  annunziava 
speranze  di  conservare  F  Italia.  Se  dalle  cose  premesse  toma  evi- 
dente che  r  inèsecuzione  d^li  ordini  dati  da  Napoleone  ad  Auge- 
reau agevolò  i  progressi  degli  alleati  verso  Parigi,  è  in  pari  tempo 
dimostrato,  che  il  viceré  non  vi  ebbe  parte,  e  le  supposizioni  in 
contrario  di  alcuni  scrittori  rimangono  del  tutto  distrutte  dai  do- 
cumenti riportati,  non  che  dal  dispaccio  di  Clarke.  Augereau  solo 
deve  rispondere  del  suo  operato,  e  la  storia  lo  ha  di  già  giudicato. 

Murat  al  i5  febbraio  fece  conoscere  al  quartier  generale  del 
viceré  la  sua  dichiarazione  di  guerra.  Sino  a  quel  momento  aveva 


—  asfa- 


inostrala  grande  uidecisionc.  Itigli  cercava  cvìdcnlemontc  ili  gaa- 
daffiiar  tempo.  Diceva  ai  Francesi  non  avere  per  anco  Nnpnlcoac 
decìso  se  egli,  od  il  principe  Eugenio  dovesse  comandare  gli  eser- 
citi riuniti  napolitano  e  franco-italico,  e  clic  per  riupsto  egli  n- 
stava  inoperoso.  Rispondeva  in  pari  tempo  ai  coalÌMsti  (dai  quali 
si  riprometteva  il  possesso  delle  Marche)  non  essere  peranco  ìvu't- 
ficaio  dalle  altre  potenze  il  suo  trattato  coli' Au:*tria,  e  r|uiii{)i  do- 
vere necessariamente  attcndei-c  <|Hesta  rettificazione.  Ma  pressalo  dal 
maresciallo  Bcllegarde  ad  agire,  ni  potendo  più  oltre  lernjujreg- 
giare  senza  cadere  in  sospetto,  tenne  con  esso  conferenza  a  IJolo- 
ena,  ed  ivi  stabilirono  il  piano  delle  operazioni,  in  conseguenza 
delle  quali  una  divisione  di  Napolitani  congiunta  ad  altra  austriaci 
si  avanzerebbe  lungo  la  dritta  del  Po  a  l*iacenza,  e  portandosi  per  tal 
guisa  alle  spalle  dell'esercito  de!  viceré  lo  obbligherebbero  ad  al»- 
liandonarc  la  linea  del  Mincio.  U  i6  Ì  Franco-luli  furono  obbli- 
gati a  ripiegare  dal  Taro  airavanzarsi  degli  AHstrt>-Na|joIitani. 
Severoli  fu  attaccato  il  17  a  Fiorenzuola.  11  viceré  cercò  di  gua- 
dagnar tem|K)pcr  poter  spedire  un  corpo  a  Piacenia.  ed  inviò  iJ  18 
a  Murat  un  ufGtiale  di  reciproca  confidenza  per  interessarlo  a  ri- 
tardare la  sua  marcia,  come  lo  comprova  Ìl  documento  LVll  già 
citato.  Convicn  credere  die  Murat  assentisse  alta  domanda,  dacliÈ 
non  ispinsc  le  sue  operazioni  al  puatodi  inoltrarsi  fino  aPiaocDza. 
In  questo  mentre  il  viceré  spedì  Greuier  a  Pbcenza  con  un  corpo 
al  quale  si  riunirono  le  altre  truppe  die  erano  nel  Parmigiano.  Il  36 
Severoli  marciò  in  avanti  verso  San  Paolo  e  San  Giorgio  facendosi 
seguitare  da  aoo  cacciatori  a  cavallo;  la  brigata  Rambourgt  andò 
verso  Poiitermia.  Murat  era  coi  Napolitani  in  seconda  linea  al 
Taro ,  Severoli  oecu|K)  Borgo  San  Donnino. 

Il  3  marzo  Ìl  generale  Villata  da  lìorgnforte  si  portò  nelh 
direzione  di  Guastalla,  ed  il  vicen\  per  dare  maggior  valore  a  que- 
sta diversione  in  favore  di  Greuier,  vi  si  recò  personalmente,  fa- 
cendo credere  che  vi  fosse  una  massa  considerevole  da  quella  |»rte. 
Villata  conduceva  un  liattaglionc  del  5."  d'infanteria,  lo  scheletro 
di  un  altro  reggimento,  aoo  cavalli  e  4  cannoni.  Gon  queste  forze 
si  presentò  avanti  Guastalla,  ed  i  200  Napolitani  ivi  collocati,  ve- 
dendo che  erano  Italiani,  rifiutarono  di  coniliattcì-c,  e  si  ritrassero 
a  Reggio,  ove  il  hu-o  comandante  fu  sottoposto  al  giudizio  d'un 
consiglio  di  guerra  che  per  altro  Io  assolvette.  Il  corpo  franco  di 
Finetli  tentò  di  fare  resistenza,   ma  attaccato  vigorosamente  non 


—  J»5  — 

tenne  ferma  e  fu  rovesciato  in  disordine  gettando  le  armi  per  age- 
votarsi  la  fuga.  ViUata  prese  90  prigionieri,  fra  i  quali  due  utfì- 
ziali  subalterni,  ed  un  maggiore.  U  colonnello  Olini,  i  capitani 
Rossi,  Rondina  e  Yittoni,  F aiutante  di  campo  Scanagatti,  ed  il 
tenente  Viceré  furono  nominati  con  lode  al  pari  dei  volteggiatori 
del  5."  d^  infanteria.  Il  a  marzo  questi  ultimi  comandati  dal  capi- 
tano Rossi,  seguitati  da  iin  drappello  del  3.*  di  cacciatori,  guidati 
dal  tenente  Varese  furono  spinti  in  ricognizione  sulla  strada  di  Mo- 
dena, e  giunti  a  Brescello  assalirono  senza  esitanza  uno  squadrone, 
e  lo  rintuzzarono  prendendogli  3o  uomini. 
.  Intanto  che  si  eseguivano  questi  movimenti  dal  viceré  e  dà  Gre- 
nier,  il  nemico  non  fece  alcuna  dimostrazione  sulla  linea  del  Mincio. 
E  da  supporsi  che  il  generale  avversario,  persuaso  che  non  si  avrebbe 
potuto  forzarla  senza  avventurarsi  a  gravi  sacrifizi,  rinunziasse  ad 
(Igni  progetto  d^ attacco,  riputandolo  inutile,  dacliè  la  decisione 
della  grande  contesa  era  per  risolversi  sotto  le  mura  di  Parigi, 
e  die  non  ne  riguardasse  molto  dubbioso  F  esito,  avendo  in  quel 
momento  Napoleone  fidata  la  sua  sorte  ad  un  pugno  di  bravi,  men- 
tre la  nazione  si  sottraeva  al  suo  potere. 

Grenier  passò  il  Taro  il  a  marzo  ;  Rambourgt  era  al  centro  sul 
ponte,  Sevcroli  in  marcia  da  Borgo  San  Donnino,  ed  i  dragoni  Na- 
}M>leone  in  direzione  di  Parma,  preceduti  dal  capitano  Serapica  con 
un  drappello  del  i.**  cacciatori  italiani  destinato  a  percorrere  gli 
spolti  della  città.  Le  porte  di  Parma  stavano  cliiuse.  ed  il  nemico  at- 
t^giato  a  resistenza.  Serapica  cavalcò  rapido  vei*so  Porta  Nuova,  var- 
cò la  Parma,  ed  arrivò  a  quella  di  San  Michele^  ove  si  accalcavano  i 
nemici;  quando  un  abitante  della  città  apre  la  porta  adiacente  al  pa- 
lazzo detto  del  Giardino,  ed  invita  gF  Italiani  a  penetrare  da  quel 
lato.  Sulla  destra  tre  compagnie  italiane  (dirette  dal  capitano  Boniotti, 
aiutante  di  campo  di  Severoli)  avevano  già  scalate  le  mura,  quando 
tutte  le  colonne  sbucate  per  diiièrenti  lati  nella  citta,  attaccarono  il 
nemico.  Alla  porta  San  Micliele  si  fece  piò  ostinata  la  zufià  :  con- 
temporaneamente la  brigata  Rambourgt  si  trovò  a  fronte  di  una 
colonna^  che  venne  tosto  assalita  dal  i  .^  e  3.*  cacciatori  a  cavallo^ 
sgominata  e  dispei-sa,  lasciando  ai  nostri  5oo  prigioni,  due  cannoni 
col  loro  treno;  al  di  là  dl-Colorno  la  cavalleria  italiana  rovesciò 
nelF  Enza  gli  avversari  che  le  si  opponevano,  traversò  il  fiume  e  li 
inseguì  fino  a  S.  Ilario;  la  perdita  totale  dei  contrari  fu  grave,  cioò 
di  a^oo  prigioni,  due  cannoni  col  loro  treno,  molti  morti  e  fé- 


—  201  — 
riti.  Fu  in  questo  scontro  fallo  carico  a  Murat  di  avere  Irata» 
sciato  d'appoggiare  i  suoi  alleati,  e  fece  senso  clic  t  Napoiilani 
presi  prigionieri  venissero  rìinaodali.  Furono  proclamati  neir  or- 
dine del  giorno  dal  viceré  i  gloriosi  successi  ottenuti,  e  vconero  oiio- 
i-evolmente  ricordati  i  colonnelli  Provasi  e  Villata  Francesco»  i  ca- 
posquadroni  Saluzzo-La-Manta  e  Spini;  i  capitani  Corner^  Boniotli, 
Serapica,  Rogncrai,  Grimonville,  Scliafargt-s,  Ituggi:  i  tenenti  Bon- 
veccbiato ,  Scolari,  Sacelli,  Bellini,  Degli  Azzi.  il  sottotenente 
Sartorio  e  lo  zappatore  Seniontachi  fecero  deporre  le  anni  a  a5 
uomini  con  un  ufiiziale. 

Il  3  marzo  la  brigata  Rambourgt  inseguì  Ìl  nemico,  die  erasi 
ritirato  dietro  la  Secchia,  lasciando  uno  squadrone  di  cavalleria 
dinanzi  a  Reggio.  Dei  contrari  60  circa  furono  feriti  e  presi  dal  1 ." 
cacciatori ,  il  resto  fugato. 

Severoli  entrò  in  Reggio  e  collocò  a  Rubicra  in  ivaaguardia 
uno  squadrone  del  1.*  cacciatori  a  cavallo  italiani  e  due  compa- 
gnie di  volteggiatori.  Egli  prese  posizione  colla  sua  infanteria,  co- 
mandata dal  colonnello  Porro,  composta  di  tre  battaglioni  di  pe- 
doni nostri ,  di  due  altri  di  coscritli  italiani  incorporati  nei  corpi 
francesi  della  brigata  Soulier ,  die  aveva  gli  altri  tre  suoi  lat- 
taglioni  a  Reggia.  La  brigata  di  cavalleria  di  Rambourgt  era  di- 
nanzi alla  cittik. 

La  mattina  del  5  Ìl  generale  Paolucci  con  600  uomini  del  •.' 
reggimento  leggero,  comandali  dal  colonnello  Varese  Pietro,  fece 
una  perlustrazione  sulla  sponda  sinistra  del  Po:  i  posti  avanzati  degli 
avversarii  furono  respinti  sino  in  prossimità  di  Osliglia:  ivi  Ìl  nemi- 
co custodiva  un  ponte  sul  Po,  per  le  comunicazioni  coirosercìto  na- 
politano. Assaliti  da  Varese,  i  trinceramenti  diSustinentc  furono  espu- 
gnati e  dcmoUti^  il  nemico  oltre  i  morti  e  i  feriti  perdette  5 1  prigio- 
nieri, fra  i  quali  un  ufTiziale;  gl'Italiani  ebliero  8  soldati  e  3  uf- 
ziab  feriti ,  e  fra  questi  il  sottotenente  lìagolini.  L' ordine  del 
giorno  dell'  esercito  rese  conto  di  t[uesto  successo  ed  additò  sic- 
come benemeriti  i  tenenti  Rizzardi,  Malaspina  e  Bagotini,  Ìl  quale, 
^antunquc  ferito,  non  volle  abbandonare  Ìl  suo  posto  durante 
razione. 

In  questo  mentre  la  guardia  reale  entrò  in  Mantova:  i  dragoni 
Regina  erano  a  Cereto;  il  maggiore  San  Fermo  venne  inviato  a 
Viadana  per  osservare  la  sponda  del  Po.  Paolucci  col  a."  leggero  si 
tenne  sempre  a  Govcrnolo.  Villala  col  5."  d' inlànteria  ed  un  distac- 


wé^^ 


■«■l 


—  MS--. 

cimento  di  cacciatori  a  cavallo  era  a  Borgoforte.  Pklombini  a  Pe- 
sduefi  e  Zucchi  a  Mantova. 

Ài  4  marzo,  Murat  avendo  ricevuto  la  rettifica  del  trattato  dalle 
potenze  alleate ,  non  che  le  tristi  notizie  sullo  stato  delP  esercito 
di  Napoleone,  deliberò  di  agire,  e  prevenne  il  viceré  di  non  po- 
tere ulteriormente  temporeggiare ,  perchè  ragioni  politiche  V  ob- 
bligavano a  condursi  senza  riguardi.  Egli  aveva  tenuto  un  con- 
tegno eoa.  misurato  nel  movimento  operato  verso  Piacenza,  il  1 7 
fdblnraio,  da  non  obbligare  il  viceré  a  lasciare  la  linea  del  Mincio, 
e  successivamente  alle  fazioni  di  Grenier  si  era  appostato  a  Mo« 
dena.  Ivi  ebbe  serie  discussioni  con  lord  Bentinck.  La  prima  di- 
visione anglo-siciliana  era  sbarcata  a  Livorno,  il  a8  febbraio.  Com- 
parve in  quell'occasione  un  manifesto  del  principe  ereditario  di 
Sicilia,  col  quale  rivendicava  altamente  i  suoi  diritti  al  trono  di 
Napoli.  Ne  conseguitò  oltre  un  disaccordo  tra  i  Siciliani  ed  i  Na- 
politani (occupanti  la  Toscana,  sotto  gli  ordini  di  Lechi  Giuseppe, 
dianzi  passato  alle  insegne  di  Murat),  che  Gioachimo  pigliò  mo- 
tivo da  questa  manifestazione  di  concentrare  il  suo  esercito  a  Mo- 
dena ,  dichiarando  di  volervi  restare  immobile.  Bentinck  si  lagnò 
assai  di  una  simile  risoluzione ,  e  minacciò  di  £ire  attaccare  Na- 
poli per  mare.  Murat  alla  sua  volta  producendo  V  atto  del  prin- 
cipe siciliano ,  rimproverava  amaramente  di  essere  stato  tradito,  e 
protestò  di  non  voler  operare  contro  V  esercito  comandato  dal  vi* 
ceiè.  Tale  dissidio  avrebbe  sicuramente  cagionata  una  rottura,  se 
r  Inglese,  che  voleva  ad  ogni  costo  evitarla,  non  si  fosse  affrettato 
a  dichiarare  di  aver  ricevuto  in  quel  mentre  dal  suo  governo 
r  incarico  di  dichiarare  che  V  Inghilterra  accettava  il  trattato  con- 
chiuso coli'  Austria ,  e  che  perciò  egli  faceva  disapprovare  la  di- 
chiarazione sopraccitata.  Dopo  di  ciò ,  Murat ,  che  non  ebbe  più 
nulla  a  pretestare ,  si  acchetò. 

U  6  marzo  gli  alleati  passavan  la  Secchia.  La  vanguardia  ita-^ 
liana  attaccata  da  forze  esuberanti  (  cui  non  ebbe  che  3oo  uomini 
da  (^pporre  )  fece  una  resistenza  eroica.  Respinse  le  cariche  della 
cavalleria,  soffrì  imperturbabilmente  il  fuoco  delle  artiglierie  e  della 
moschetterìa,  e  rigettò  F  intimazione  di  arrendersi.  Murat  istesso , 
ammirato  di  questo  raro  valore ,  corse  per  preservarla  dall'  estera 
minio  della  cavalleria  alleata  che  combatteva  venti  contro  uno  \  le 
due  compagnie,  comandate  dal  capobattaglione  Amelin,  furono 
distrutte,  un  solo  uffiziale  ed  11   soldati  rimasero  prigionieri  ^  i 


—  29C  — 
cacciatori  a  cavallo  si  salvarooo,  nia  solTerscro  essi  pure  grave  per- 
dita. Il  7,  Murai  col  grosso  del  suo  esercito  tratti-ncvasi  a  Modena,  e 
voleva  pur  dar  teiin»o  a  Saveroli  di  ritirarsi;  ina  intanto  gli  Austriaci 
i.on  dei  Na|>olitaiiÌ  (18,000  uomini  circa)  si  avanzarono  vei-so  Rcg' 
^io^  SevLTuli  !>l£tte  in  posizioae  coi  tre  liatta^lìnni  italiani  e  i  due 
francesi,  seguitati  in  sccooda  linea  da  («k-Iiì  drappelli  del  i."  e  3.° 
cacciatori  a  cavallo  ed  uno  squadrone  di  dragoni  Napoleone  (  in 
tutto  appena  3ix)o  uomini,  cioè  un  sesto  della  forra  nemica  ).  Si 
collocò  a  cavallo  d<'lla  strada  postale ,  immediatamente  dietro  al 
ponte  Sa»  Maurizio,  sul  piccolo  ton-ente  detto  it  Rodano,  e  mal- 
grado r  immensa  sproporzione  dello  fonte,  la  pugna  si  appiccò  con 
estremo  vigore.  La  rcsisttinza  dei  ti^j  Ijattaglioni  italiani  contro 
gli  alleati  fu  superiore  ad  ogni  elogio.  Il  colonnello  Porro ,  co- 
mandante la  prima  brigata  ,  ebt>e  due  cavalli  i>osti  fucH-i  ili  com- 
battimento, fu  egli  slesso  gravemente  ferito,  e  venne  surrogalo 
ne!  cornando  dui  1."  reggimento  dal  capoballaglione  Couclie.  Ad 
onta  clic  il  generale  Severoti ,  quasi  al  principio  deir  azione , 
avesse  una  coscia  asportata  da  colpo  di  cannone,  pure  le  sue  scliicrr, 
senza  scomporsi,  sostennero  tnttt  gli  attacchi  del  nemico.  I^li . 
mutilato,  fa  chiamare  il  grnei-ale  RamlMurgt,  imjwrturbatu  gli 
disse  :  «  La  mia  ferita  è  cosa  di  poca  entità  per  un  comlnttimento  sì 
glorioso,  surrogatemi ,  tenete  fermo,  e  continuate  a  fare  cuore  alle 
armi  italiane.  »  È  singolare  fatalitìk  che  Sevcrolt  ogni  volta  die  si 
mostrava  al  nemico  fosse  forilo,  e  v  enisse  poi  anclie  cólto  dall'ulumn 
colpo  di  cannone  italiano  sparato  in  Italia!  Il  generale  Kambourgt, 
assunto  il  comando,  ostò  per  lungo  tempo  al  nemico,  iìnalmente 
.soprafl'atlo  fu  costretto  a  rientrare  in  Reggio,  ed  unirsi  agli  altri 
Ire  battaglioni  francesi ,  colìk  comandali  dal  generale  Soulier.  Gli 
alleati  attaccarono  Reggio,  ma  1'  opposizione  divenne  sì  viva  ,  clic 
Murat  mandò  a  Rambourgt  il  suo  aiutante  (generale  Livrou)  per 
proporgli  che  avesse  a  cessare  il  fuoco  e  sgoiiibrare  la  città  ;  que- 
sti assentì,  e  si  recò  sull'Enza.  11  capo  dello  stato  maggiore  ge- 
nerale VignoHe,  dice  nella  sua  relazione:  «  Quantunque  costrette 
"  a  questo  movimento  retrogrado  ,  le  squadre  italiane  che  coni- 
li batterono  nella  giornata  del  j  si  coprirono  di  gloria,  opponen- 
■  do  (visto  lo  scarso  lor  numero)  una  cosi  vigorosa  resistenza 
«  a  tutto  l'e-sercito  alleato,  e  facendogli  provare  gravi  perdite.  » 
Segnatamente  nelF  istante  in  che  Tinimìco  sulla  strada  di  Scan- 
diano raddoppiava  i  suoi  sfoi-zi ,    il  generale  Rambourgt  lo  fece 


I 


—  2U7  — 

caricare  alla  baionetta  da  un  battaglione  d^  infanteria  francese  sor- 
tito da  Reggio,  e  da  uno  squadrone  del  ».^  reggimento  di  caccia- 
tori a  cavallo,  ed  in  questa  carica  più  di  60  granatieri  nemici  furono 
uccisi.  Si  esaltarono  nella  relazione  il  colonnello  Cavedoni ,  capo 
dello  stato  maggiore,  T  aiutante  di  campo  Brambilla,  e  nel  1.^  dMn- 
fanteria  il  colonnello  Porro,  il  capitano  Massari,  che  ebbe  una 
gamba  amputata ,  i  tenenti  Brugnelli  e  Franzioli ,  i  sottotenenti 
Canelli  e  Vandelli^  nel  7.*  dMnfantoria  il  capobattaglionè  Mene- 
selon,  i  capitani  Braco  e  MaroUi,  e  nella  cavalleria  il  caposquadrone 
Bottard.  GV  Italiani  perdettero  4ao  uomini,  uccisi,  feriti  e  prigio- 
nieri. U  generale  Rambourgt  si  ritirò  al  Taro.  Gli  alleati  rioccupa- 
rono Parma,  coprendo  la  dritta  del  Taro,  prolungarono  la  linea  verso 
Bosco  di  sotto  e  verso  Guastalla  per  tener  d'occhio  i  nostri  che 
erano  a  Borgoforte  ed  a  Viadana,  e  spinsero  perlustrazioni  al  di  là 
del  Po  XBTSO  Sacca.  Murat  limitò  pel  momento  i  suoi  progressi 
sino  a  Firma. 

Le  relazioni  dei  posti  avanzati ,  portando  che  il  nemico  faceva 
diversi  movimenti  sulla  sinistra  del  Mincio,  il  viceré  ordinò,  il 
IO  marzo,  delle  esplorazioni  lungo  tutta  la  linea  nella  direzione 
di  Castelnovo ,  Valeggio,  Boverbella,  Castellaro  ed  Ostiglia  ;  Ber- 
toletti  uscito  da  Peschiera,  incontrò  il  nemico,  forte  di  diciotto 
battaglioni  con  cavalleria  sulle  alture  di  Cavalcaselle^  ma  veduta 
la  eccessiva  sproporzione  delle  forze ,  scaramucciò  e  retrocesse 
nella  fortezza.  Gli  esploratori  usciti  da  Monzambano  e  da  Goito 
corsero  la  stessa  sorte  ^  la  colonna  sortita  da  Mantova  per  la  cit- 
tadella di  Porto,  composta  di  due  battaglioni  del  3.*"  leggero,  co- 
mandati dal  colonnello  Bianchi,  incontrò  il  nemico,  clie  venne 
affrontato  con  intrepidezza  dal  capobattaglionè  Vassalli,  e  respinto 
a)  di  là  di  Castiglione  Mantovano,  il  di.  cui  castello  ben  munito 
di  artiglieria  trattenne  gì'  Italiani.  Perì  in  questa  fazione  il  bravo 
capobattaglionè  Vassalli,  giovine  uffìziale  di  alte  speranze,  formato 
alla  scuola  del  generale  Bertolctti ,  di  cui  era  stato  aiutante  di 
campo  a  Tarragona. 

Il  colonnello  Ccccopieri ,  uscito  pure  da  Mantova  col  4-**  reggi- 
mento d'infanteria,  si  diresse  a  Castellaro  cacciando  arditamente  da 
tutti  i  posti  il  nemico,  al  quale  sopraggiunta  una  brigata  in  aiuto, 
s'appiccò  una  zufla  micidialissima  ad  entrambi  le  {)arti  ;  Cecco- 
pieri  però  tenne  fermo  ed  ebbe  due  cavalli  uccisi  sotto  di  so ,  e 
quantunque  con  forze  inferiori  mantenne  la  posizione  acquistata. 
T,  ir.  58 


Gli  c.s|>ioralori  siirlili  da  Goveniolo  e  rcUi  dal  geiieralc  Plwv 
lucci,  incalaimiH)  il  nemico  e  lo  adilossarono  ad  Osliglb  prmdcn- 
dogli  loo  prigionieri;  gl'Italiani  tbbero  ao  morii  e  86    fiTÌti. 

L\'silo  di  tulle  (jucstc  mosse  fu  d'imprimere  timore  nfl  ne- 
mico ,  facendogli  credere  die  il  viceré  mirasse  a  riijassarc^il 
Mincio  ed  obbligarlo  a  stare  in  forze  su  questo  punto.  L*  iiiimio) 
suppose,  die  si  voU-sse  dar  battaglia,  e  die  fosse  non  falso  atLimi 
(come  lo  era  infalli),  ma  bensì  un  tentativo  per  correre  sopra  Lc- 
gnago ,  e  COSI  st'[iararlo  dall'esercito  napolitano.  Per  ([ucslc  eotj- 
siderazioni  si  tenne  .sulla  difensiva  e  si  concentni  (lascrìata  un'a- 
vanguardia sul  Mincio)  a  Salionze,  Valcggio  e  Palazzuolo,  e  si  sla- 
hill  in  dietro  sopra  due  lince,  la  prima  a  Castclnovo  e  la  .sccronda 
a  Verona,  facendovi  passare  gli  equipaggi  sulla  sinistra  dt-ll'Adigc. 
Li  prudente  riserva  del  generale  avversario  anche  in  qn^f  oc- 
casione, siccome  nella  precedente,  giii  rilevala,  movcv»  al  certo 
dalla  persua.sionc  eli'  era  inutile  fare  sacrifizi ,  onde  ottenere  oggi 
ciò  clic  non  gli  poteva  mancare  in  appresso  per  li  preveduta  ca- 
duta di  Napoleone.  In  quesle  posizioni  del  Mincio  e  de!  Taro,  va- 
tidamentc  stabilitosi  il  vtccrò  polt  contrastare  il  progresso  ai  cnn- 
irari  (assicurato  d'altronde  da  nuovo  recente  avviso  di  Miirat,  die 
non  sì  sarcblx!  avanzalo  oltre  Parma).  Intanto  mandò  a  Ptzzigbet- 
louG  (dì  cui  nominò  comandante  il  colonnello  Bozzotiiii  )  gli  no- 
mini incapci  di  sostenere  le  faliclie  della  campagna,  ordinandoli 
ili  liatlaglione ,  di  cui  diede  il  comando  a  Braschi. 

Il  i4  marzo  le  due  nuLli^lio  che  gli  eserciti  l)ellìgeranti  avevano 
sul  lago  di  Gartla  sostennero  un  combattimento  assai  vivo;  t'ita* 
liana,  composta  di  selle  barche  cannoniere  (comandate  dal  capitano 
Tempie)  l)atlè  la  nemica,  che  ebbe  tre  legni  afTondati,  e  fu  co- 
stretta ricoverarsi  sotto  la  protezione  ddta  batteria  di  Torri.  Tem- 
pii fu  gravemente  ferito. 

11  tenente  ili  fregata  Alberti,  sortito  (il  i."  aprile)  dall'isola  di 
Sermione,  cannonò  il  nemico  e  lo  obbligò  a  ritirarsi  verso  Garda: 
l'oidiue  del  giorno  dell'esercito  attestò  alla  marina  italiana  l'alta 
soddisfazione  del  viceré. 

Nella  notte  del  3o  a!  3 1  marzo  il  generale  Vìllata  partì  da 
Borgofortc  con  poiiionc  del  a,°  leggero  ed  un  distaccamento  del 
S."  cacciatori  a  cavallo  ed  assali  vivamente  il  nemico  a  Tolcìno; 
altrettanto  valorosa  fu  lu  difesa ,  ma  il  nemico  vi  pcrdcllc  4^ 
prigionieri,  fra  ì  quali  un  maggiore  e  due  uilìzìali,  e  veunc  spìnto 


sopra  Guastalla.  Furouo  proclamali  degni  di  lode  il  capolKittaglionc 
Ambrogio,  i  capitani  Zaffiro  e  Scanagalti,  aiutante  di  campo  del  ge- 
nerale Yillata,  a  cui  era  stato  affidato  il  comando  della  vanguardia. 
Il  blocco  di  Venezia  progrediva  attivamente  \  il  forte  di  Cava- 
nella  fu  nel  mese  di  marzo  assalito  per  tre  volte ,  ma  sempre  in- 
vano. Però  il  generale  Serras  vedendo  che  ne  costava  troppo  cara , 
la  difesa,  lo  abbandonò  ritirandone  F  artiglieria,  e  mentre  il  pre- 
sidio si  allontanava,  si  tentò  d^  interciderlo,  ma  ei  si  aprì  la  via  at- 
traversando il  nemico  a  colpi  di  baionetta.  Una  sortita  del  presidio 
di  Treporti  fece  allargare  alquanto  il  blocco  da  questa  parte.  L'av- 
versario s^  impadronì  del  forte  di  Sant^  Anna ,  uccidendo  e  facen- 
done prigioniero  il  presidio.  Le  due  fregate  italiane  la  Principessa 
di  Bologna  e  la  Piave^  che  erano  nella  rada  di  Ghioggia,  sfug- 
gendo la  crociera  inglese  rientrarono  in  Venezia.  Gli  Inglesi  re- 
strinsero il  blocco  marittimo  coi  tre  vascelli  Y  Aquila^  il  Lezard 
ed  il  Terribile^  comandati  dal  contrammiraglio  sir  John  Gover, 
subordinato  all'ammiraglio  Frimenthel. 

Palmanova,  Osopo  e  Legnago  inquietarono  il  nemico  con  fre- 
quenti sortite  durante  il  mese  di  marzo. 

Il  viceré  passò  in  rassegna  a  Mantova  6000  Italiani,  e  fu  soddi- 
sfatto del  loro  contegno  (Doc.  LX). 

Sulla  linea  del  Taro ,  il  generale  Rambourgt  aveva  due  l)atta- 
glioni,  uno  del  1 .®  d' infanteria  ,  comandato  da  Sercognani ,  V  al- 
tro del  7.°,  da  Busi^  tre  reggimenti  di  cacciatori^  cavallo,  il  1.** 
da  Villata ,  il  ì!"  da  Provasi,  il  4."  da  Erculei ,  ed  i  dragoni  Na- 
poleone da  Gualdi;  in  tutto  della  forza  di  2600  uomini  e  1600 
cavalli,  e  faceva  parte  del  corpo  d'esercito  francese,  retto  dal  ge- 
nerale di  divisione  Maucune.  Il  battaglione  del  7.®  d' infanteria 
partì  poi  per  Milano  al  fine  di  riordinarsi  (Doc.  LXI). 

Il  7  aprile  fu  convenuto  tra  Murat,  Bentinck  ed  il  maresciallo 
Bellegarde  che  gli  Anglo-Siciliani  uscirebbero  dalla  Toscana,  men- 
tre l'esercito  napolitano  passerebbe  il  Taro,  si  avanzerebbe  a  Pia- 
cenza, e  cercherebbe  di  portarsi  sulla  sinistra  del  Po  j^er  entrare 
nella  Lombardia.  Giò  non  pertanto  Murat  indugiò  ancora  sei  giorni 
prima  di  moversi. 

Il  1 3,  il  corpo  del  Taro  fu  attaccato  da  tutto  V  esercito  di  Mu- 
rat ,  unito  ad  una  divisione  de'  suoi  alleati ,  e  dopo  lunga  resi- 
stenza retrocesse  alla  Nura,  il  i4,  e  l'indomani  a  Piacenza.  Agli 
Italiani  fu  resa  testimonianza  di  valore  nell'ordine  del  giorno  del- 


l'esercito    die  proclamò  «  avere  questi  corpi    lirillaiitcmcnie  so- 
li stenuta  la  loro  antica  fama.  « 

Il  contrammiraglio  Diiperrc,  cofnnndante  la  marina  di  Venezia, 
aveva  ordinatf  le  sue  forze  come  segue: 

I  ^  iscello   francese,  Ì]  Castiglione  .  ita  j4=  ofiiiipaggìo   ySfi. 

jperrti,  bandiera  di  comando, 
I       iscelio.  Moni  Saint- Bernard    ■  'la  7^;        iticiii         ySo. 

(    pitaiio  Marlincng. 
I  >  iscello  italiano,  Rigeneratore  .  .  di  y/f  :        idem         ySu. 

Il  J'a; 

I   A  il  .  ,  .  di  j.j  ;        idem         7*5o. 

(_:  I  Mvllius. 

i  \  ,  lo  Slengel    .  .  ,  .  .  di  y/f;        idem         ySo. 


5  Vascelli  da  7^. 

I  Fregata  italiana 

Capitano 
I  Fregata,  'ave 

Capitano 
I  ¥Tvgiì\a,hI^rincipessa  di  Bologna  .  di  44 

Capitano .... 

3  Fregale. 

I  Sciabecco  italiano,  V  Eugenio .  .  .  .  di  12 
Comandante  Francesclii, 


di  3fi;  equipaggio    a(K». 

di  44  ì        idem        3oo. 

idem         3oo. 


i  equipaggio      70. 


I  Bricli ,  Y  Eridano da  16 

1     id,       il  Manialucco di  8 

I     id.       il  Lepanto di  8 

I  id.       la  Principessa  Augusta  .  .di  16 


equipaggio  100. 

idem  60. 

idem  6n. 

idem  100. 


4  Brich. 

I  Goletta,  la  Gloria di  io;     equipaggio    70. 


—  301  — 

I  Prama  ,  il  fìucintoro di   i  a  :  equipaggio  80. 

I  id.        r  Idra di    6  :        idem       ^{). 

a  Pratile. 

i3o  Bastimcnli  tra  cannoniere,  peniclic,  piroghe  e  passi,  ogni 
uno  dei  quali  con  un  grosso  cannone,  et!  in  totale  i4oo 
uomini  d'equipaggio. 

In  tal  modo  vi  erano  5a8  cannoni,  e  5ooo  uomini  d'equipag- 
gio sui  soli  legni  italiani  ;  esclusi  1 58  cannoni  e  1 5oo  uomini 
d' equipaggio  sui  vascelli  francesi. 

II  contrammiraglio  Du|ìerr(?  comandava  inoltre  una  divisione 
di  dodici  mosclie ,  quattix)  barche  cannoniere ,  ed  alcuni  piccoli 
legni  distaccati  nella  Dalmazia. 

Il  16  aprile  il  vicerò  mandò  i  corpi  della  guardia  reale  nelle 
seguenti  posizioni:  i  veliti  a  Gazzoldo  suU'Oglio,  i  granatieri  a 
Bozzolo,  ed  i  cacciatori  a  Casal  maggiore. 

Nel  suddetto  giorno  V  ammiraglio  inglese  John  Gover ,  inviò 
col  mezzo  di  parlamentario  al  generale  Serras,  governatore  di  Ve- 
nezia la  notizia  dell'  ingresso  degli  alleati  in  Parigi.  Questo  messo 
era  in  pari  tempo  incaricalo  di  fargli  proposizioni  vantaggiose  per 
la  consegna  della  piazza  alla  flotta  inglese.  I  vascelli  e  l'arsenale 
della  marina  gli  stavano  a  cuore  per  l' interesse  della  sua  nazione, 
pel  proprio,  e  per  quello  de'  suoi  equipaggi.  Il  corpo  della  mari- 
na, in  virtù  delle  leggi  inglesi,  condivide  il  valore  delle  prede,  come 
di  fatto  avvenne  a  Genova  quando,  il  ai  aprile,  fu  occupata  da 
lord  Bentinck,  a  malgrado  delle  pompose  promesse  del  proclama 
del  16  marzo  precedente,  non  che  della  ristaurazione  effimera 
del  governo  dell'antica  repubblica.  Per  quanto  potessero  essere 
onorifiche  e  vantaggiose  lo  proposizioni ,  il  generale  Serras  non 
poteva  però  darvi  ascolto ,  avendo  un  ordine  diretto  dal  viceré , 
non  che  dal  ministro  della  guerra  'e  marina  italiana  (  del  quale 
aveva  accusata  la  ricevuta  )  di  non  concludere  mai  trattato  di  ca- 
pitolazione cogl'  Inglesi  senza  la  clausola  imprescindibile  della  ra- 
tifica del  principe.  Questa  saggia  previdenza  aveva  per  iscopo  di 
giovarsi  (all'evenienza  del  caso)  dell'importanza  che  aver  doveva 
la  cessione  di  Venezia  in  una  trattativa  col  generale  comandante 
r  esercito  nemico,  come  corrispettivo  delle  condizioni  che  si  aspi- 
rava ad  ottenere  sul  coutiuenle. 


—  302  — 

Dolio  i  successi  Jcyli  alkali  in  Francia,  il  virciv  restando  sul  Min- 
cio era  scriuiiK-ntc  iiiiiiactiato,  Dacdiì-  yli  eserciti  <!'  Europa  tutu 
(  varcato  ì)  Reno,  non  tenuto  conto  della  ncnlralìli  svi/Jtcra,  e  p- 
rnliTj^ta  l'eroica  resistenza  di  Najwlfone,  clic  altcriiava  i  niovimctitì 
delle  scarse  sue  sdiierc,  da  un  jmilto  all' altro  della  rirconfereina 
in  cui  era  presso  che  rinserrato),  approfittarono  abilmente  della 
luntananxa  di  lui,  quando  crasi  avvialo  a  Saint-Di/.ier,  \tci'  attac- 
care Parigi,  e  costringere  Marmont  a  stipularne  la  resa:  dopo  dir 
Angereau  cIiLe  consegnalo  Lione,  il  viceré  era  nell"  imjK>ssÌl>iliti 
d"  inipedii-c  più  oltre  a  Murai  d'inoltrarsi  a  Piacenza,  e  quindi  air- 
reva  pericolo  dì  essere  bloccato  in  MaiTtova.  Infni-malo  egli  d' al- 
ti-onde die  il  senato  francese  aveva  ricliiainato  i  lìorboiii,  e  temendo 
i-agioncvol mente  die  Napoleone  potesse  essere  andie  spigliato  ^cl 
trono  d'Italia,  vide  clic  il  prolungare  la  resistenza  gli  avrcblK  btto 
|)erderc  dì  neccssi|.\  i  vauU^gi  della  attuale  sua  pa^izionc  It^alc  di 
viceré  e  di  erede  presutilivu,  laddove  un  accorilo  a  palli  onore- 
voli cogli  alleati  lasciava  intatti  i  suoi  e  gli  altrui  diritti.  Pene- 
trato da  considerazioni  di  tanta  rilevanza,  il  viceré  apri  delle  trat- 
tative, die  fm-ono  seguite  dalla  convenzione  fatta  al  castello  Sdna- 
rino-Rixzino,  il  16-Ì7  aprde,  col  generale  in  rapo  degli  eserciti 
alleati  in  Italia. 

Per  tal  modo  venne  stipulata  la  cessione  agli  alkati  delle  piaxSD 
finti  sulla  sinistra  dell'Adige;  assentita' la  conservazione  della  lì- 
nea del  Mincio  pur  parte  delle  sdiicre  italiane^  convenuta  la  par- 
tenza dall'  Italia  dei  Francesi  ,  e  la  continuazione  del  governo  del 
regno  d'Italia,  dal  quale  si  sarebbe  inviata  a  Parigi  una  deputa- 
zione presso  i  sovrani  alleati,  sotto  la  condizione  che,  ove  non  ne 
riportasse  risposta  soddisfacente  per  tutte  le  parti ,  le  ostilità  non 
avessero  a  ricominciare  che  quindici  giorni  dopo  le  relative  dìdiia- 
razioni. 

Il  ig  P  esercito  francese  abbandonò  la  linea  del  Mincio  e  del 
Po  per  nentrare  in  Francia. 

In  questo  stesso  giorno,  il  generale  Rougicr,  dopo  di  aver  di- 
fesa la  piazza  di  Legnago  col  più  distinto  valore,  ebbe  a  cousc- 
gnarla  agli  Austriaci,  conci ucendonc  il  presidio  sulla  linea  del  Min- 
ciò  per  riunirsi  airesercito  italiano  ivi  di  gii  stabilito  (  Doc.  LXII  ). 
Lo  stesso  doveva  pure  accadere  dei  presidii  italiani  di  Venezia, 
Palnianova  ed  Osopo,  e  per  tal  modo  1' esercito  coiiiaudato  dal 
vicerfc  sarebbe  stato    grandemente    rinforzato,'  ma  si    vcdrì  die 


—  303  — 
era  nei   destini   delle  cose  future ,    clie  ciò    non  avesse  a  verifi- 


carsi. 


11  ao  aprile  le  truppe  austriache  entrarono  nella  laguna  di  Ve- 
nezia ed  occuparono  i  porli. 

Il  contr'  ammiraglio  inglese  Gover,  subordinato  alPammiraglio 
Fresmantele,  comandante  superiore  delle  forze  inglesi  nell' Adria- 
lieo  e  Mediterraneo  (nominato  poi  barone  deir impero  austriaco), 
chiese  nuovamente  la  consegna  di  Venezia.  Questa  stravagante 
pretesa  venne  rifiutata.  Però  il  contrammiraglio  Duperre ,  osser- 
vando che  nella  convenzione  cogli  Austriaci  non  era  stato  fatto  di- 
stintamente parola  della  marina,  richiese  schiarimenti,  ed  ebbe  per 
risposta,  il  aa,  un  articolo  addizionale  della  convenzione  che  di- 
chiarava doversi  consegnare  agli  Austriaci  anche  tutto  il  materiale 
della  marina  francese  ed  italiana  (Noi.  26). 

D  generale  S.  Paul,  attaccato  sul  Sempione ,  si  ritirò  al  ponte 
di  Creola,  e  lo  abbandonò  senza  minarlo  ,  avendo  il  ministro 
della  guerra  ordinato  di  risparmiare  questa  bell'opera,  non  con- 
venendo di  distruggerla  nel!'  unico  scopo  di  ritardare  per  poco 
tempo  i  progressi  del  nemico.  S.  Paul  venne  a  Domodossola,  indi 
ad  Arona. 

Il  1 7  aprile,  giorno  in  cui  si  conobbe  il  tenore  della  conclusa  con- 
venzione, si  seppe  pure  a  Mantova  che  Parigi  era  stato  occu|)ato  da- 
gli alleati.  Quivi  erano  di  già  accorsi  emissari  provenienti  da  Mi- 
lano, ed  altri  inviati  da  Murat,  da  Bentinck,  dal  cardinale  Albani, 
per  sovvertire  le  milizie  italiane.  Essi  sparsero  vociferazioni  odiose 
contro  la  convenzione  ,  le  quali  acceselo  il  mal  umore ,  e  susci- 
tarono sospetti  che  scoppiarono  quasi  in  aperta  rivolta.  Quando 
il  i8  rientrarono  dai  contorni  in  città  la  guardia  reale  ed  altri 
corpi,  essi  tacciarono  l'armistizio  di  vergognoso  accordo,  ed  ac- 
cusarono il  viceré  ed  il  generale  Zucchi  di  averli  venduti.  Il  buon 
senso  peraltro  dei  generali  e  degli  ufilziali  venne  a  capo  di  con- 
vincere il  presidio,  facendolo  accorto  che  i  nemici  tentavano  di 
farlo  strumento  di  perfide  insinuazioni,  mirando  a  distruggere  l'e- 
sercito italiano,  e  lasciare  il  regno  senza  difesa,  e  preda  del  pri- 
mo occupante.  Soggiunsero  inoltre,  che  la  convenzione  del  16-17 
stipulava  la  continuazione  del  regno  d'Italia  come  potenza,  por- 
tando air  articolo  6."^  che  le  milizie  italiane  comandale  dal  vicerò 
ne  occuperebbero  tutta  la  parte  non  ancora  invasa  dal  nemico , 
assieme  alle   piazze  forti  che  vi  si    trovavano,  che  gli  Austoiaci 


—  30*  — 
[lotrcbbcro  tnusìLii'C  por  questi  paesi  (In  Ìl  Mincio  e  la  Sesia) 
accompagnati  però  dai  commissari  ilalianì,  e  per  uno  stradale-  de- 
signato ,  senza  passare  per  la  capitale.  In  tal  guisa  i  soldati  ita- 
liaiii  dovettero  convincersi  non  essersi  punto  cangiata  la  posixionc 
politica  del  loro  paosc  colla  convenzioiic  stipulata  dal   viccrù. 

II  ministro  generale  FontinelU  (die  era  giunto  da  poco  ia  Maii- 
t(jva),  ed  i  generali  PalomUtii ,  Bcrlolutti  e  Lcclii  Teodoro,  elle 
erano  di  preferenta  amali  e  considerati  dali'est'rcilo,  contribuirono 
possente  mento  a  ricondurre  gli  animi  alla  calma,  a  reintegrare 
I'  ordine,  ed  a  ibr  rinascere  la  primitiva  confidenza  (  Doc.  LX.III). 
Per  (juanlo  sì  fossero  adoperati  gli  avversi  al  pnnci()e  Eugenio  jier 
alienargli  l'animo  dei  soldati ,  pure  la  fede  e  la  costanza  non  ven- 
nero mai  meno  in  un  esmcito  disciplinata  ed  agguerrito  qual  era 
l'italiano.  Esso  onorava  un  duce  clic  lo  avea  condotto  alla  vittoria, 
e  che  avea  partecipalo  alla  gloria  ed  alle  faticlie  delle  campagne, 
ed  un  principe  che  rendeva  giustìzia  al  merito.  Dìfalto  sarcbl>c 
superfluo  di  annoverare  le  laute  ricompense  per  esso  dircltarnente 
concedute  o  provocate  dall'imperatore  a  favore  degl' Italiani,  come 
cose  notorie  alla  nazione,  senza  parlare  delle  graliflcazioni  di  som- 
me generose  largite  anche  ut  questi  ultimi  momenti  a  pareedii 
benemeriti,  fra  i  quali  una,  clic  si  disse  di  cinquantamila  traudii, 
al  generale  Pino,  da  lui  falla  riscuotei-e  appunto  od  memoraliilc 
giorno  20  aprile.  Alle  vociferazioni  poi  del  preteso  disprezzo  del 
principe  per  gì' Italiani  ripetuta  mente  divulgale  da' suoi  iietnio, 
sono  da  contrapporre  i  fatti,  perdio  abbia  a  giudicarsi  con  impar- 
zialili  del  valore  di  tali  imputazioni. 

Numerosi  ordini  del  giorno  in  questi  cenni  riferiti  encomiano 
altamente  il  valore  italiano.  L'accoglienza  significante  ed  adettuosa, 
fatta  alla  brigata  Zucchi  sul  campo  di  battaglia  alPKIba,  al  co- 
spetto ddl'esercito  francese ,  attesta  della  fiducia  clic  egli  aveva 
nel  valore  dogi'  Italiani.  Le  seguenti  solenni  parole ,  che  il  prin- 
cipe diresse  a  Matborglictto  ai  generali  fi-anccsi:  "  Voycz  mcs  Ila- 
»  licnsl  si  je  n'avais  cu  qu'eux  à  Sacìie ,  je  n'y  aurais  pas  cs- 
»  sayé  Thumiliation  d'une  defaite;  »  testificano  dell'  onore  in  clic 
ei  teneva  gl'Italiani,  e  come  fosse  sollecito  di  proclamarlo  in  lenti 
incontri. 

Se  nella  sua  qualità  di  comandante  supremo  dell'  esercito  fran- 
cese in  Italia,  il  viceré  ebbe  in  varie  riprese  successi vamcate  presso 
di  se  nove  aiutanti  di  campo  di  questa  nazione,  cioè  Danthoiìard, 


« 


—  305  — 

Triaii-Oi,  De-Lx  Croix,  Battaille,  Taclicr  de  la  Pagcric,  Labcdoyer, 
l)e-Sayves,  Derché  e  Sorbier^  ebbe  poi  neiristesso  tempo  dician- 
nove Italiani  tra  aiutanti  ed  uflìziali  d'ordinanza,  e  furono:  Gifllenga 
Alessandro,  Banco  Antonio,  Villata  Giovanni ,  Ferretti  Cristoforo, 
ScdbcUoni  Ferdinando,  Mejean  Maurizio  (nffìziale  italiano).  Mosti, 
Trotti  Eixiole,  Del  Fante  Cosimo,  Frangipane  Bernardo,  Cicogna 
Carlo,  Araldi  Luigi,  De-Breme  Sartirana  Filippo  Arborio,  San 
^rmo  Marco  Antonio,  Rota  Gerolamo,  Corner  Andrea,  Valvasone 
Ei*asmo,  Faglia  Gioacliimo ,  e  due  suoi  parenti  (uffiziali  italiani  ) 
Siiuoi,  e  S.  Rose  Taclier  de  la  Pagerie,  oltre  i  sette  scudieri  ita- 
liani che  condusse  con  lui  all'esercito,  cioò:  AUcmagna  Carlo, Bel- 
lisomi  Carlo,  Pino  Giacomo,  Alari  Saule,  Ciani  Gaetano,  Calini  An- 
tonio e  Taverna  Gaetano,  non  comprendendo  FaltiK)  scudiere  Ca- 
valletti Giuseppe  percliè  rimase  molto  tempo  presso  V  imperatore, 
il  quale  in  vari  incontri  diede  a  divedere  di  avere  per  lui  una 
particolare  predilezione,  tenendo  in  gran  pregio  i  distinti  servigi 
che  gli  rese,  particolarmente  nelle  campagne  di  Spagna  e  di  Ger- 
mania. 

Prendendo  in  considerazione  le  cose  premesse,  ognuno  potrà 
formarsi  giudizio  se  sia  verosimile,  che  un  principe  il  quale  avea 
tanto  interesse  a  farsi  amare,  abbia  potuto  trattare  con  dispregio 
gente  che  si  bene  lo  serviva,  ed  alla  quale  in  pubblico  e  col  fatUi 
testimoniava  in  ogni  occasione  la  propria  stima. 

E  vero  peraltro  die,  a  malgrado  di  questi  fatti  positivi,  i  suoi 
nemici  avevano  malignamente  accreditato  Topinione  (forse  non  del 
tutto  sradicala  )  che  il  generale  Danthoiiard  Carlo  Nicolò,  qual 
primo  aiutante  di  campo,  e  Mejean  Stefano,  qual  segretario  degli 
ordini,  esercitassero  un  grande  ascendente  presso  il  loro  ca|K) ,  il 
primo  negli  affari  militari,  ed  il  secondo  in  quelli  delf  ammini- 
strazione generale  del  regno ,  come  lo  disse  Corracini  alle  pa- 
gine 64  e  82  : 

tf  Danthoiiard  si  mostrò  spesse  volte  poco  favorevole  ai  militari 
(<  italiani  coi  quali,  per  ragione  della  sua  carica,  si  trovava  in  rela- 
is zione,  carica  che  consisteva  in  una  specie  di  controministru 
u  della  guerra  e  relativo  spionaggio.  Egli  fu  quindi  cagione,  che 
«  Todio  ricadesse  sul  viceré,  che  aveva  per  lui  la  maggiore  de- 
u  ferenza. 

«  Mejean,  segretario  degli  ordini  del  viceré,  ebbe  una  grande 
u  influenza  nell'amministrazione  del  regno.  Funzionario  integer- 


T.  tr. 


59 


% 


—  50fl  — 
»  riiiio,  uomo  aFIaliilc-   o  pioti»  di  Ihihiic  nitcnz,Ì<iiiì.  Mancava  dì 
«  aii-aggio  pt'i'  ascoltare  la  verili  e  [kv  dirla.  » 

Ma  nel  mio  jarticolan;,  a  i-cndcrc  omaggi»  alla  vcrili.  devo  t[ui 
(lirliiararo  fnrmalraeiite,  t;  Milza  tema  di  ossero  stiionlito,  die  rispclh) 
air  influenza  di  Daiitlioiiard  negli  alhri  militari,  ogii  non  ne  elilw 
alcuna  durante  il  niinisU'ro  FoiilancDi,  e  che  pur  anelli',  rapporto 
a  Mejc-an,  si  può  per  lo  nioiin  ritenere  esai^crata  l'asserzione.  Difatti, 
tutti  (piolli  che  ebiiti-o  l'oiioi-o  di  cMnoscerc  da  vicino  come  Ìl 
principe  Kiigc'iiio  trattala  ^W  affari  di  Slato,  |H)5sonn  meco  asvicn- 
rare  chi-  egli,  dotato  conio  er.i  di  uno  spirito  perspicace  e  di  non 
comuni  cognizioni  {H>litico>a'nniìnisLrativo-niilitan  ,  ac(|ni.state  alla 
scuola  del  suo  gran  padre  adottivo,  era  attii«siino  a  risolvere  da  sé 
.sopra  le  relazioni  do'  suoi  mititJitri,  qualsiasi  aliare  della  ptìi  alta 
importanza. 

Può  aver  dato  ninlivn  nll'opiiosta  opinione  PiniKiativi  assonb 
dal  viceré  |>cr  far  nominare  Dantlioiianl  ministro  della  guerra,  e 
Mcjean  consigliere,  segretario  di  Slato.  Proposte  clic  naturalmente 
dovevano  risvegliare  delle  suscettibilità  nazionali.  f|uantuni[uc  sì 
trattasse  di  personaggi  ai  ([iinli  nessuno  contendeva  un  merito  di- 
stìnto. Ma  l'imperatore  Najwdeone,  alieno  come  era,  dal  rollncare 
dei  Francesi  alla  testa  dolt'amniinistrationc  italiana,  non  aj;gradi  la 
proposizione.  K  di  fatti,  cpiando  nel  1809  era  vacante  la  carica 
di  segretario  di  Stato,  trovandomi  io  a  Vienna  presso  rintoiidcntc 
generale  del  grande  esercito  Dai'u,  (pieslì,  a  richiesta  de!  ministro 
Marct,  mi  incaricò  d'  informartni  nel  modo  Ìl  piii  riservato  del  co- 
gnome di  un  avvocato  milanese,  che  nei  comizi  di  Lione  fu  rela- 
tore del  comitato  di  costituzione,  il  dì  cui  cognome  l'imperatore 
si  ricordava  cominciare  per  S.  Io  oii  rivolsi  per  avere  i[uesta  no- 
tizia, al  maggiore  (ìalìmberlì,  che  era  stato  uno  dei  deputati  mili- 
tari a  quella  assemblea,  0  seppi  che  era  StrigcUi.  Diedi  un  tale 
riscontro,  e  dopo  pochi  giorni  conobbi  che  Slrigetli  era  stato  no- 
ininalf)  consigliere,  segretario  di  Stato,  ad  esclusione  (come  si  di- 
ceva) degli  altri  candidati  del  vicert. 

Mejean  fu  eletto  consigliere  di  Stato,  ma  dopo  di  avere  ottenuta 
la  naturalizzazione  italiana  ed  esser  stalo  scelto  elettore  nel  colle- 
gio dei  dotti. 

Il  viceré  aveva  inoltre  presso  di  sé,  come  segretario  del  [Kirtafo- 
glio  privato,  Darnaj  Antonio,  francese,  che  nel  succitato  libro  viene 
qnalilìcato  <.-  uomo  grave  e  freddo,  clic  area  poca  ìafluenza  negli  af- 


I 


^ 


—  507  — 

u  fari.  >)  Elgii  era  stato  uno  elei  più  clislinli  impiegali  (lilla  direzione 
generale  delle  poste  francesi  a  Parigi.  II  viceré,  riconosciuto  il  biso- 
gno di  riordinare  il  servizio  postale  del  regno,  ne  lo  nominò,  negli 
ultimi  tempi,  direttore  generale.  Si  commentò  malignamente  questa 
scelta,  e  si  pretese  che  fosse  motivata  dal  voler  avere  una  persona 
di  confidenza  alla  testa  del  così  detto  gabinetto  nero  per  Papnmento 
delle  lettere.  Si  declamò  con  esagerazione,  particolarmente  da  alcuni 
commercianti,  come  se  una  tale  pratica,  usata  in  tempi  di  guerra, 
fosse  stalo  un  esuberante  ed  inaudito  abuso  di  potere  senza  pensar 
d'altronde  che  avea  luogo  anche  in  tempo  di  pace,  in  un  paese  che 
si  vanta  il  più  libero,  come  V  Inghilterra.  Ad  ogni  modo ,  risulta 
che  erano  poi  due  soli  i  Francesi  nel  i8i3  ai  quali  il  viceré  aveva 
procurato  cariche  amministrative  superiori  nel  regno,  cioò  Mejean 
in  un  corpo  collegiale,  e  quando  poi  si  rifletta  che  egli  era  natu- 
ralizzato ed  elettore  italiano,  resterà  il  solo  Darnay ,  e  per  esser 
giusto  bisogna  convenire,  che  non  aveva  fra  noi  chi  lo  superasse 
nelle  qualità  richieste  per  coprire  degnamente  quest'  ufficio. 

Il  ministro  della  guerra  Fontanclli  riordinò  il  19  aprile  in  Man- 
tova l'esercito  italiano  nel  modo  seguente: 

Infanteria.  Prima  divisione  Zucchi,  seconda  Bonfanti,  terza  Fon- 
tane \  cavalleria ,  Palombini  :  guardia  reale.  I^chi  Teodoro.  (]apo 
dello  stato  maggiore  generale,  Mazzucchel  li  Luigi ,  capi  degli 
Stati  maggiori  per  il  genio,  Vacani  Camillo,  e  per  Tartiglieria 
Beroaldi  Natale.  Ispettore  in  capo  alle  rassegne.  Brunetti  Ugo,  e 
commissario  ordinatore  in  capo,  Tordorò  Giovanni. 

La  forza  di  queste  divisioni  sulla  linea  del  Mincio  può  appros- 
simativamente ragguagliarsi  a  1 5,000  uomini,  a.Soo  cavalli,  e  36 
pezzi  d' artiglieria  da  campo  :  jwleva  però  essere  portata  in  breve 
tempo  a  a5,ooo  uomini,  4.000  cavalli  e  4^  pezzi  d'artiglieria  da 
campo  coi  presidii  di  Legnago,  Venezia,  Osopo  e  Palmanova,  non 
che  cogli  uomiui  é  cavalli  esistenti  nei  depositi  ed  ospedali. 

In  conseguenza  della  convenzione  del  16-17  aprile  doveva  es- 
sere spedita  a  Parigi  presso  i  sovrani  alleati  una  deputazione  del 
regno  d' Italia,  come  si  accennò,  e  siccome  in  essa  doveva  pur  es- 
sere rappresentato  1'  esercito,  così  furono  scelti  a  farne  parte  i  ge- 
nerali Fontanelli  e  Bertoletti.  Essi  partirono  il  ao  aprile  da  Man- 
tova perla  via  di  Inspruck  e  Monaco,  e  dovevano  essere  raggiunti 
dagli  altri  deputati  nominati  del  senato,  Guicciardi  Diego  e  Casti- 
glioni  Luigi.  Ma  al  %o  aprile  accaddero  in  Milano  eccessi  popolari 


I    \ 


—  303  — 
cIk'  pur  li-uppo  la  storia  non  può  coprire  di  un  vt'lo  ablaslaiiza  den- 
so, (lacchè  le  conseguenze  furono  così  gravi  da  b.tciai'ne  Iraccia  in- 
dc-lebilo.  In  conseguenza  ili  ([ucsti  disordini  i  due  senatori,  ciic 
orano  partiti  piT  Mantova  ,  vennero  ricliiainati,  e  i  duo  generali, 
giunti  a  Parigi,  HcevcHem  una  lettera  del  princijie  Eugenio  daUia 
da  Verona  li  27  aprile,  colla  fjnalc  contramandava  la  loro  mis- 
sione. 

Io  otnmctlcrei  dì  buon  gi-ado  di  far  parola  di  (juanlo  accadde  in 
Milano  nel  deplorabile  giorno  30  aprile,  se  non  mi  corresse 
Toiililigo  di  riferire  le  provvideuM  militari  clic  veimei-o  adottate 
iier  reprimere  quella  sedizione. 

Al  primo  annuncio  delle  tur)Hilen7.e  suscitate  nel  palazzo  del 
senato  da  una  massa  di  tutnnlluanti,  e  dietni  Tawiso  clic  una  [lat- 
tuglia  della  guardia  civica  aveva  bruscamente  cacciati  dai  loro  imis-Iì 
i  soldati  d'infanteria  che  vi  emnodi  guardia  sotto  il  comando  del- 
l'aiutante  di  piazza,  capitano  Marini  Giuseppe  (vivente),  il  prefetto 
di  jiolìzia  (Villa  Giovanni,  vivente)  si  recò  a!  ministero  della  guf rra 
|>er  ottenere  sussidio  di  forza  militare,  che  dovesse  impedire  pi» 
gravi  disordini.  In  (piel  momento  fu  da  me  ordinato  preliminar- 
mente di  raccogliere  all'  istante  due  dìstaccaménti,  uno  di  fanleiia 
e  l'altro  di  cavalleria,  e  dì  metterli  agli  ordini  del  prefetto  sud- 
detto. Venne  in  pari  tempo  commesso  al  colonnello  Patroai  di  cor- 
rere con  parte  della  guartli.i  levala  dal  palazzo  del  ministero  a 
presidiare  larmcria,  per  togliere  ai  faziosi  Tadito  dì  impadronirsi 
In  (jualnnijue  evento  dei  fucili  e  delle  munizioni  colà  esìstenti. 
Si  rinforzò  la  guardia  del  palazzo  reale  per  tutelarlo  dall'invasione, 
assieme  alla  caiìsa  della  corona,  nella  (piale  stava  d  danaro  della 
lista  civile  (Hot.  27),  e  se  ne  diede  il  comando  al  cajmbat taglione 
Berizzi.  Scrìssi  al  generale  Pino ,  qual  comandante  sui>crÌore  dì 
tulle  le  poche  forze  esìslenti  in  Milano ,  invitandolo  a  secondare 
possentemente  ì  provvedimenti  do!  prefetto  di  polizia. 

Per  l'esecuzione  dì  tutto  ciò  avviai  il  capo  dì  battaglione  dei 
veliti  reati,  Verccllou  Luigi ,  ed  il  maggiore  De-Fclicì  Giuseppe 
alle  diverse  (Caserma  e  sale  di  convales(xnza,  collordìne  dì  riunire 
uomini  e  cavalli,  (juanto  mai  si  potesse,  in  istato  dì  operare.  Vero 
è  pur  troppo,  che  liuscìronu  di  numero  assai  scarso,  dacché  nella 
stessa  mattina,  cedendo  a  gravi  apprensioni  (clic  si  trovarono  poi 
esagerate)  manifestate  dal  direttore  generale  di  polizia,  Luiui  Gia- 
como, erano  siali  spedili  due  drappelli  di  soldali,  Tuno  a  Vai-ese, 


^ 


—  ^03  — 

ove  dicevansi  insorti  movimenti  sediziosi,  e  Tallro  a  Sesto  Ca- 
lende  per  difendere  il  passaggio  del  Ticino.  A  malgrado  però  di 
cpiesta  sottrazione  di  forze  non  si  aveva  allora  inquietudine  jx^r 
la  conservazione  dell^ordine  pubblico  nella  capitale,  fidandosi  sulla 
guardia  civica.  Vercellon  raccolse  due  drappelli,  uno  di  4^  gra- 
natieri veliti  e  deir  infanteria  della  guardia  reale,  e  Talti'o  di  38 
dragoni  a  cavallo  sotto  il  comando  del  capitano  Bosisio  Giuseppe 
(vivente),  e  li  condusse  alla  prefettura  di  polizia  nella  contrada  di 
Santa  Margherita.  Ivi  giunto,  si  presentò  poco  dopo  Cima  Luigi, 
aiutante  di  Pino,  per  ordinare  a  Bosisio  in  nome  del  di  lui  generale 
di  rienti*are  nella  caserma  coi  suoi  soldati,  e  quest^  ordine  venne 
pure  replicato  dal  maggiore  Bastide,  qual  comandante  i  depositi  della 
guardia  reale,  e  come  tale,  superiore  immediato  di  Bosisio,  il  quale 
dovette  obbedire.  Per  tal  guisa  il  prefetto  Villa  si  trovò  senza  mezzi 
onde  impedire  la  luttuosa  catastrofe  che  si  compiva  nella  vicina 
conti*ada  del  Marino.  E  indubitato  che  se  in  quel  momento  i  gra- 
natieri ed  1  dragoni,  condotti  da  Bosisio,  fossero  giunti  nel  luogo 
d<;l  tumollo^  si  sarebbero  risparmiati,  colla  solo  loro  presenza, 
gli  orrori  ed  i  misfatti  che  pur  troppo  ivi  accaddero,  senza  op- 
posizione. De-Felici  condusse  un  drappello  di  rinfoi-zo  al  palazzo 
reale,  ed  un  altro  alla  prefettura  di  polizia,  ma  troppo  tardi. 

Ciò  che  avvenne  dappoi  e  estraneo  ai  presenti  cenni,  puramente 
militari ,  ed  entra  nel  dominio  della  storia,  cui  solo  compete  di 
giudicare  quanto  questa  sedizione  (alimentata  da  tante  cause  fra 
di  loro  divergenti)  abbia  potuto  influire  in  quel  momento  sulla 
caduta  di  un  regno,  il  quale  figurava  tuttora  come  potenza  co- 
stituita e  riconosciuta.  Imperocché  sebbene  vacante  di  sovrano  per 
effetto  della  abdicazione  di  Fontainebleau  ,  e  quantun([ue  ridotto 
dalle  vicende  delia  guerra  al  solo  possesso  del  ])aese  tra  il  Mincio 
e  la  Sesia ,  pure  il  regno  d' Italia  aVeva  ìuìÌV  ostante  conservala 
la  sua  .primitiva  posizione  politica,  ed  in  tale  qualità  dianzi  (16-17 
aprile  )avea  stipulato  cogli  alleati  un  trattato,  in  virtù  del  quale 
il  suo  esercito  conservava  la  linea  del  Mincio ,  mentre  una  sua 
deputazione  di  generali  e  membri  del  governo  incavasi  con  pas- 
saporti a  Parigi  per  trattare  degP  intei-essi  dello  Slato ,  che  essa 
legalmente  rappresentava. 

È  singolare  la  coincidenza,  che  nel  momento  istesso  in  che  Na- 
poleone partiva  da  Fontainebleau  ,  accadevano  questi  tumulti  in 
Milano  (Noi.  28). 


1  vici'id  ebbe  il  primo  sentore  del  lunmllo  <li  Milano  nclid 
stesso  giorno  col  iiicz/.o  (Iti  tflcgialo,  ma  poi  questi  cessò  di  agire, 
ed  il  piirno  ragguaglio  in  isciitto  Io  ricevette  dal  ministero  delb 
guerra,  avendo  io  spedito  in  ixtsta  la  sera  istessa  de!  ao  il  colon- 
nello Gavazza  Antonio  solt' ispettore  alle  rassegne,  die  giunse  a 
Mantova  nella  mattina  susseguente,  avendo  tenuta  la  via  di  Brescia 
onde  non  esser  preso  di  mira.  Nella  giornata  del  ai  giunsero  pure 
a  Mantova  il  ministro  dell' interno  \accari,  ed  il  segretario  degli 
ordini  Mejcan,  e  da  essi  ebbe  il  principe  ad  udire  quali  aiiìrnuj^ità 
^'i  erano  succitate  a  Milano  contro  dì  lui,  e  come  gli  si  erano  jia> 
lesati  avversi  alcuni  individui  addetti  alla  stessa  sua  (xirte,  ed  allfi 
impiegati  dello  Stato. 

Accorato  da  queste  dimostrazioni,  egli  si  decìse  allora  a  rìnun- 
ziare  ali^  idea  di  conseguire  un  dominio  in  Italia.  Quantunque  io 
quel  momento  avesse  cognizione  del  trattato  di  ranlaìncldpau 
deir  1 1  aprile,  che  gli  assicurava  uno  stabilimento  fuori  dì  Fi-ancìa, 
pure  si  determinò  a  ritirarsi  in  Baviera  colla  sua  lainiglia. 

Quando  l'esercito  italiano  conobbe,  nella  mattina  del  si,  i  fallì 
accaduti  a  Milano,  tutti  i  capi  dei  torpidi  conmiie  accordo  riunirò* 
noi  loro  reggimenti  per  invitarli  a  giurar  fedeltà  al  principe  Kugc- 
iiio,  che  nel  giorno  successivo  divisavano  proclamare  sovrano.  Gè- 
neialc  e  sincera  si  mostrò  l'adesiuue,  e  tal  voto  tu  dai  colonnelli 
riuniti  portato  al  principe.  Egli  non  accettò,  e  rese  grazie  rispon- 
dendo, clic  non  voleva  esser  soggetto  di  alcun  dis:iÌdio  per  un  paese 
clie  amava,  e  chi;  compiangeva  in  quel  momento  per  la  falsa  di- 
rezione die  prendeva.  Hinnovò  ai  capi  dei  corpi  dell'  esercito  le 
più  affettuose  e  lusinghiere  proLestc  di  stima  e  di  attaccamento 
per  loro,  e  per  la  prode  milìzia  italiana ,  assicurandoli  che  questi 
sentimenti  del  di  lui  cuore  non  sarebbero  mai  venuti  meno  per  tutta 
la  sua  vita.  Soggiunse  veder  con  dolore,  che  la  sedizione  di  Milano 
annullasse  ìl  trattato  del  giorno  16-17,  *-''^  ^  ^"'  ^^'^  acconsentiva 
il  comando  dell'  esercito  e  la  direzione  del  governo  del  rt-gno , 
ma  che  ora  non  era  più  in  suo  potere  di  contendere  agli  alleati 
ìl  diritto  di  occupare  un  paese,  che  aveva  distrutto  il  governo  col 
quale  essi  avevano  trattato.  l'roinisc  però  che,  prima  dì  cedere  ìl 
comando,  avrebbe  cercato  dì  assicurare,  per  quanto  poteva,  la  sorlo 
deHesercilo.  Invano  i  generali  e  gli  ulìiziali  lo  pregarono  di  de- 
sistere da  tale  risoluzione,  consigliandolo  a  guidarli  a  Milano  onde 
sedarvi  il  disordine    e  rovesciare  l'anarchia. 


""^ 


Fermo  nel  suo  proposilo,  vi  si  rifiutò  formalmente,  e  continuò 
le  pratiche  per  una  nuova  convenzione ,  che  venne  sottoscritta 
dal  suo  plenipotenziario  Zucchi  nel  giorno  a3,  e  ratificata  il  a4' 
Fu  regolata  con  essa  l'occupazione  per  parte  degli  alleati  di  tutto 
il  resto  del  regno  d'Italia,  annullandosi  così  tutto  quello  che 
ci-a  stato  assentito  pi-ccedcntemente. 

U  rifiuto  del  viceré  di  aderire  alle  istanze  degli  ufYìziali,  il  ve- 
dere un  incessante  entrare  e  sortire  di  generali  e  militari  au- 
striaci, recò  nei  soldati  dapprima  stupore,  che  poi  si  cambiò  in 
agitazione  e  sospetto^  fu  vociferato  essersi  fatta  colFopera  di  Zuc- 
chi una  nuova  convenzione  ;  essersi  vendute  le  piazze  forti  e  Te* 
sercito^  non  doversi  dunque  tollerare  tanto  misfatto,  ma  in  que- 
sto mentre ,  sopraggiunto  un  proclama  della  reggenza  di  Milano 
alFesei-cito  ,  si  calmò  Y  agitazione  ,  e  le  furono  spediti  deputati 
dei  quali,  con  calma  ammii*abile ,  si  attese  il  ritorno.  La  nuova 
convenzione  non  fu  pubblicata  in  Mantova,  che  la  sera  del  a6,  ed 
in  allora  la  guardia  reale  era  già  partita  per  Milano,  chiamatavi 
dalla  reggenza.  Si  fece  entrare  in  Mantova  un  numeroso  corpo 
austriaco.  In  questo  giorno  il  principe  Eugenio ,  col  mezzo  del 
custode  del  palazzo  reale  di  Mantova,  aveva  fatto  rimettere  al 
])refetto  Vismara  lo  scettro  e  la  corona ,  oggetti  di  rilevante  va- 
lore, che  erano  stati  a  lui  consegnati  dal  ministro  del  tesoro  pub- 
blico. 

Alle  ore  tre  della  mattina  del  27 ,  il  principe  Eugenio  scese  dal 
palazzo, dando  braccio  alla  sua  sposa  (appena  inoltrata  di  quindici 
giorni  nel  puerperio),  ne  potè  trattenere  le  lagrime  ai  commo- 
venti addio,  che  gli  ufllziali  ed  i  soldati  italiani  le  fecero.  La  dama 
d'onore  Litta  Barbara,  nata  Belgioioso,  ed  altre  di  palazzo,  accom- 
ugnarono  la  principessa,  il  ciam]>ellano  Friuli  I^odo vico  e  Tuffiziale 
d'ordinanza  Corner  Andrea,  con  altri  pochi,  furono  i  soli  che  po- 
terono ottenere,  fra  i  tanti  che  lo  chiedevano,  di  accompagnarli. 
Gli  udìziali  a  cavallo  erano  al  seguito^  oltrepassate  le  fortificazioni 
si  presentò  uno  squadrone  di  ussari  ungaresi  destinato  per  la  scorta, 
ed  in  allora  il  principe  Eugenio  chiamò  i  generali,  gli  uffiziali  co- 
mandanti le  guardie  d'  onore  ed  i  dragoni ,  li  ringraziò ,  strinse 
loro  affettuosamente  la  mano ,  e  visibilmente  commosso ,  disse  : 
"  Addio,  mici  bravi  e  buoni  Italiani  (Noi.  29).  n 

G)uosciutasi  a  Milano  la  convenzione  del  !à3-a4  aprile,  si  decla- 
mò da  alcuni  ad  alta   voce  contro  F  abuso  di  potere  del  principe 


—  512  — 
lìugeiiio  [«r  la  consegna  agli  sUcati  delle  piazze  forti  di  Mantova, 
Peschiera,  Hocca  d'Anfo,  e  ilt'l  i>aese  tra  il  Mincio  e  la  Sesia. 

Per  convalidare  simili  lagnanze,  Ì  suoi  avversari  pretendevano 
sosleiiire,  che  cessati  in  lui  gli  atlributi  di  vicei-è  ed  i  dii-ilti  di 
crede  presuntivo  della  corona  per  efl'etto  del  trattato  dì  Fonlaiiic- 
liclenti  (i  r  aprile),  iion  avesse  più  facoltà  di  devenire  a  simili  tran- 
sazioiii,  e  che  de  fare  lo  dovesse  surrogare  la  reggenza  di  Milano. 
Altri  poi  (d'altronde  irnjKir/ialì  )  trovarono  iiurfeltament*!  h-galo 
r  ()pci'alo  da  lui,  daccliì;  col  succitato  trattato  vcnivagli  assicurata 
una  sovranità  fuori  di  Francia,  che  prcsuniihiltnenle  sarebbe  slata 
fissata  in  quel  paese  nel  ([uale  egli  giil  ne  esercitava  il  potere, 
cunseotitogii  dagli  stessi  alleati  colla  convenzione  testi  sottoscritta. 
Perciò  asserivano  che  non  doveva,  nt  poteva  rimettere  1'  autorità 
suprema  se  non  se  nelle  mani  di  quelli  che  gliela  avevano  con- 
fermata ,  anche  qnai  cessionari  del  sovrano,  che  ne  era  investito. 
Sostenevano  inoltre,  non  essere  in  facoltà  di  lui  di  riconoscere 
come  primaria  autorità  del  regno  una  magistratura  eletta  da  una 
nutorità  iriunici[>ale  in  momenti  d'  anarchia,  clic  aveva  distrutto  un 
potere  costituito  per  sostituirgli  un  governo  di  fatto. 

Giunse  intanto  a  Milano  (a6  aprile)  il  generale  austriaco  Som- 
inariva  Annibale,  qual  commissario  imperiale,  a  prender  [losscsso 
del  paese  a  nome  delle  alte  potenze  coalizzale ,  e  si  installava 
nel  palazzo  del  ministero  della  guerra.  Io  fui  dalla  reggenza  de- 
stinato a  fargli  la  consegna  degli  atti  risguardanti  l'esercito  ita- 
liano. In  questa  guisa  elibero  a  passare  in  sua  mano  tutti  i  ruoli 
e  gì'  inventari  già  predisposti  dei  magazzini,  casse  e  proprietà 
militari. 

11  a8  la  vanguardia  delf  esercito  austriaco,  comandata  dal  ge- 
nerale Neipcrg,  (ipcrò  il  suo  ingresso  in  Milano,  facendogli  ala  tre 
reggimenti  di  cacciatori  a  cavallo  italiani,  chiamati  a  quest'og- 
getto da  lyidi. 

La  guardia  reale  era  in  accantonamento  a  Bergamo  e  Vimer- 
cale.  Pino  conservò  veste  di  comandante  in  capo,  autorità  consen- 
titagli anche  dagli  elettori  che  si  erano  riuniti  in  quc' giorni ,  ma 
non  aveva  facoltà  di  ordinare  movimenti  di  soldatesca  (  Not,  30  ). 
Venne  pure  da  Genova  il  biogotencnte  generale  inglese  Mac-Fer- 
land,  non  essendosi  allora  dipartito  da  Verona,  ove  era  il  quartier 
generale  austriaco,  il  colonnello  Wilson  ,  die  vi  risiedeva  qual 
commissario  inglese. 


*• 


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JH  Hi#i 


^x. 


>«Ni^ 


—  313-. 

Il  colonnello  Neri,  comandante  nella  Valteilifln,  dm  poterà  piìi 
impedirne  P  occupazione  per  parte  dei  GrìgioBi,  riunitisi  in  forza 
sulla  Spinga,  onde  riprendere  aa  {Mete  che  altra  volta  aveva  loro  ap- 
jxirtcDuUx  <]hie9e  quindi  soccorsi  al  ministero  della  guerra,  che  prò- 
{X)sc  al  generale  Sommariva  dMnviarvi  frettolosamente  un  battaglio- 
ne austriaco,  come  avvenne,  e  cosi  i  Grigioni  non  si  avanzarono. 
Nel  chiudere  questi  cenni,  non  sembra  fuor  di   luogo  annove- 
rare i  nomi  delle  notabilità  militari  francesi  che  ebbero  comando 
sugr  Italiani ,  sia    per  gloriarci   degli  attestati  di  considerazione 
che  risultano  dalle  loro  i*clazioni ,  sia  inoltre  per  manifestare  in 
qual  conto  si  tiene  il  loro  giudizio.  Farò  precedere  le  ultime  espres- 
sioni  (quasi   estremo  addio)    uscite  dal    labbro  di  Napoleone, 
sullo  scoglio  ove  l' Inghilterra  lo  tenne  prigioniero ,  ed  ove  fra  i 
ceppi  si  mostrò  non  men  grande  che  su  quel  trono ,  che  il  genio 
e  il  valore  fecero  primo  in  Europa  (Nat.  51).  «  La  bravoure  des 
u  troupes  italiennes  ne  peut  élre  mise  en  doute  à  aucune  epoque. 
«*  11  sufiit   de  nommcr  Rome ,  et  tous  les  condottieri  du  moyen 
«  àge;  et  de  nos  jours  les  troupes  de  la  rc^publique  Cisalpine^  et 
«  du  royaume  d'Italie,  w  (Mrfmorial  de  Sainte-TIélène ,  tom.  VI, 
pag.  aaS).  Troppo  prolisso  poi  riuscirebbe  il  riassumere  tutti  i  nomi 
dei  generali  francesi  commilitanti  cogF  Italiani,  e  che  per  iscritto 
resero  giustizia  al  loro  valore^  basti  indicai^e  alcuni  fra  i  più  noti 
per  giudicare   degli  atlrì.   Il  principe  Eugenio,  i  re  Giuseppe  e 
Gioachino,  i  marescialli  Berthier,  Lannes,  Brune,  Oudinot,  Mon- 
c/»y,  Massena ,  Augereau,  Suchet,  Gouvion  Saiut*Cyr ,  Macdonald, 
Ney,  Mortier,  Marmont,-  Soult,  Grouchy,  e  fra  i  generali,  Loisson, 
Maurice  Mathieu,  Lasallcs,  Decaen,  Bey,  Reillc,  CafTarelIi,  Foy,Ctau- 
scl,  Lefevre-Desnouettes,  Gi-enicr,  Vignolle ,  Guilleminol,  Miollis, 
De-Lort,  Durrieu,  Colbert,  Lamarque,  Mermet,  Lauriston,  Verdier, 
Souham,  Gerard,  Girai-d,  ec. 

Il  maresciallo  Suchet  (  duca  d' Albufera  )  nette  sue  memorie 
rende  agP  Italiani  da  lui  comandati  nella  Spagna  le  più  luminose 
testimonianze  di  considerazione.  Gouvion  Saint-Cyr  (  maresciallo) 
nelle  sue  memorie ,  comparte  agi'  Italiani  distinti  encomi  per  il 
valore  da  loro  mostrato  quando  li  comandò  alla  battaglia  di  Novi 
nel  1799,  nella  Puglia  nel  i8o3,  alla  battaglia  di  Castel-Franco 
nel  i8o5,  nella  Catalogna  nel  1808  e  1809,  ed  a  Dresda  nel  18 1 3. 

I  fasti  militari  francesi  stampati  in  un  quadro,  comprendono  pure 
i  nomi  degl'  Italiani,  colle  seguenti  inscrizioni  : 

T.  //.  «0 


i 


i9o9- 


—  3U  — 
i-gg,  — ao  Giugno.  —  Difesa  della  utUdcUa  di  Torino.  — 

Fiobella. 
,800.  —  a;  Maggio.  — Varallo.  — Comlatti mento. —  Leghi. 
1807.  —  19  Febbraio.    —  Neugardt.    —   Combattirocnto.   — 
Teulié. 
alaggio.  —  Tarvis.  —  ConibalU mento.  —  u.  vi- 
czkP.  (il  comaDilantc  la  dÌvÌ:jÌone  era  Fon- 
tauclli  ). 
,Sog.  —  9  Novembn'.  — Hostalricli.  —  Presa.  —  Pmo. 
,8,1,  —  3o  Settembre.  —  Scncza  in    Ispagna.  —    Comliatti- 

incnto.  —  Paiombim. 
,Si3.  —  /J  Febbraio,  —  Pciiiscola.  —  Presa.  —  SErEROLi. 
181  a.  —  7  Aprile.  —  Noguera.  —  Combattimento.  — SEVEnou. 
i8i3.  —  16  Settembre.  —  Fiume.  —  Combattimento. — •  Piw. 
(  Uovreblje  dii-e  Pino  a  IJppa  ed  a  Fiume  Hougier). 

Sull'arco  dell'  Étoile  a  Parigi  vi  sono  inseriti  i  nomi  dei  gene- 
rali italiani  Tenliif,  Fiorella,  ScvcroH  e  Berloletti. 

Fra  i  vari  autori  francesi  ette  commendarono  nei  loi-o  scritti  il 
valore  italiano,  mi  piace  di  ripetere  il  »egncnte  succinto  brano  die 
s'incontra  nell'oliera  di  una  società  di  uftizìali  francesi  intitolala: 
yìctoires,  conifuétci,  désastrcs ,  eie..,  des  Francis ,  voi.  IV, 
]>ag.  1 4u  j  (fdiUon  Panckouke. 

u  Par  celle  manine  de  confìancc  qtfil  teur  dunnaìt,  Bonaparte 
«  augmoiita  l'ericrgif  et  l'cntlionsiasmc  de  cos  Italiens  qui  dcvinreut 
«  bìentòt  les  émules  de  la  valeur  fran^aise,  et  (xirLagì'nrnt  plus  (ard 
"  la  gioire  et  les  daiigers  des  guerres  qui  avaicnt  fonde'  leur  in- 
ii  dépcndancc.  » 

Doveva  pure  erigersi  un  gran  monumento  a  testimonio  anclic  del 
valore  italiano,  e  della  gi-atitudine  die  il  loro  sovrano  le  professa- 
va, assieme  ai  fi-ancesi  coi  quali  avevano  divi.Na  la  gloria,  se  sì  fosse 
inalzato  il  colossale  edificio  .sid  monte  Cenisio,  decretalo  il  giorno 
susseguente  alla  battaglia  d!  Wurtsclicn  (3?  giugno  i8i3),  [>el  quale 
tiovevano  essere  allogali  a5, 000, 000  di  franchi.  Un  disegno  pre- 
sentato dall'  insigne  arcbitetlo  Luigi  Cagnola  (  gii  celebre  per  il 
grand' arco  di  Milano)  comprendeva  i44  colonne  del  diametro 
ili  IO  piedi  parigini. 

li  conto  in  cui  Napoleone  tenne  i  servigi  resi  dall'esercito  ita- 
liano, h  convalidato  anche  dalle  molte  decorazioni  delFordine  na- 
zionale ,  della  legione  d' onore   (  colla    pensione  annessavi  per    i 


FraDcest,  beneficio  non  esteso  ad  altrì  stranieri),  dalle  insegne  di 
nobiltà  italiana  e  francese ,  dai  larghi  assegnamenti  di  dotazioni, 
sia  sulFAnnover ,  non  die  di  900,000  franchi  di  reddito  annuo  in 
Italia  a  favore  unicamente  dei  benemeriti  militari  italiani ,  e  dai 
maggioraschi  (Doc.  LXIV,  LXV,  LXVI,  e  Noi.  32). 

Nello  scopo  di  far  conoscere  compiutamente  le  ricompense  re- 
tribuite al  merito,  mi  sono  studiato  di  riunire  anche  i  nomi  di 
tutti  gP  individui  che  ebbero  grado  d^  uffiziale  nel  nostro  esercito, 
ma  ben  m^  avvidi  che  colle  sole  mie  note  sussidiate  anche  da  ciò 
che  pubblicarono  le  stampe,  non  mi  riusciva  fatto  di  condurre  a 
compimento  un  lavoro  così  complicato  e  minuzioso.  Diedi  i  qua- 
dri nominativi  degli  udizialt  alle  epoche  le  più  importanti,  accen- 
nai nel  testo  i  loro  nomi  coi  nuovi  gradi  di  mano  in  mano  che 
so  ne  presentava  F  occasione,  ed  ora  aggiungo  (Doc.  LXVII)  un 
elenco  delle  nomine  e  promoisioni  che  ebbero  luogo  negli  ultimi 
tempi.  Per  tal  modo  mi  giova  sperare  che  tutt^  al  più  riuscii*anno 
ommessi  pochissimi  nomi  di  quei  valorosi  che  ottennero  onorifi- 
cenze. Che  se  a  malgrado  di  tutte  le  diligenze  se  ne  palesasse  per 
avventura  maggior  numero  ,  ragion  vuole  che  il  disci*eto  lettore 
attribuisca  questa  lacuna  ad  ostacoli  e  circostanze  che  a  me  non 
fu  dato  superare. 

Nel  suddetto  elenco  ho  lasciato  correre  le  ripetizioni  dei  nomi 
di  coloro  che  nei  breve  periodo  di  pochi  mesi  percorsero  vari 
gl'adi,  e  lo  feci  perchè  cosi  abbia  ad  essere  manifesta  non  solo  la 
rapidità  colla  quale  si  rendevano  vacanti  i  posti  di  uffiziale ,  ma 
ben  %nco  nclP  intendimento  di  segnalare  il  merito  dei  promossi. 

Ho  creduto  non  inopportuno  di  ri})orlare  i  fac-simili  delle  sotto- 
scrizioni di  Napoleone  nei  diversi  periodi  della  sua  carriera ,  non 
che  di  altri  personaggi  principali  indicati  in  questo  libro  (  Tav. 
De  E). 

L'esercito  italiano  ebbe  pure  le  sue  notabilità  letterarie  (Noi.  33), 
e  sarebbe  sconoscere  il  loro  merito  se  si  passassero  sotto  silenzio. 

Excomi  giunto  alla  fine  della  mia  narrazione ,  e  mi  riputerò 
l)en  felice,  se  col  rammemorare  i  gloriosi  fasti  dei  miei  compagni 
d' arme,  sarò  riuscito  a  soddisfare  al  desiderio  vivissimo  che  ho  di 
offrire  così  a  quelFcsercito,  a  cui  ebbi  Tonore  e  la  fortuna  di  appar- 
tenere, un  omaggio  di  riconoscenza  e  di  risjxjtto. 

L' esposizione  genuina  e  veritiera  delle  gesta  degP  Italiani  nel 
periodo  di  quasi  diciotto  anni,  farà  conoscere  qual  grado  di  ine- 


1 


rito  ili'liliasi  alliiinùrc,  sia  a  (jiiflli  clic  ne  elibfrn  il  comando,  sia 
a  clii  vi  conciirsG  col  valcii-  prsoriale.  K  iodulntato  cUv.  fra  I  j^o- 
iicrali  italiaui ,  la  fitorln  arrorfWà  un  postri  luminoso  a  molli  di 
loro  p<^i-  taliMili  militari,  ed  airosercito  {ter  bravura,  e  giudicando 
dalle  loro  opere  ,  ognuno  potrà  disccrncre  qtial  posto  avrclibcro 
|Hii  occupato  quando  avcs^ifro  rapprc-sentalo  separatamente  un  csit- 
citn  naKÌcitialo  vd  iiidìpendcnlo. 

Singolare  cointiinazionc  !  Kta  gli  uflizialì  di  questo  esercito,  il 
j)rinio  e  1'  uiliino  i-bl«Tn  il  nome  di  Pielro  ;  milanese  1'  uno,  Tculié, 
e  l'aititi  Ijrt'sciano,  Benedetti. 


DOCUMENTI 


\ 


I.  —  Pag.  \. 

Rtratto  della  relazione  del  capo  della  terza  coorte  lombarda  Ferrand , 
al  comitato  militare  di  Milano,  dell*  8  febbraio  i797. 

e  Devo  compiangere,  fra  quelli  del  baltaglione  che  comando,  e  che  presero 
parte  alla  fazione  del  Senio,  il  bravo  capitano  polacco  ucciso,  e  7  uffiziuli, 
ed  una  ventina  di  feriti,  tra  i  quali  trovasi  il  luogotenente  Vivan.  Il  nostro 
bravo  capo  La-IIoz  fu  egli  pure  ferito,  ma  non  abbandonò  mai  il  suo  posto. 
Dopo  r  affare  di  Faenza  ci  siamo  avanzati  fino  ad  Ancona.  Ieri,  9  febbraio^ 
il  nemico  fu  raggiunto  sotto  a  quella  città  sulle  alture  di  Olmo,  ma  allorché 
ci  vide  vicini  spedi  parlamentari;  le  disposizioni  d'attacco  erano  di  già  fatte, 
le  cose  andavano  in  lungo,  la  generale  fu  battuta,  noi  ci  portammo  in  avanti^ 
ed  al  nostro  avvicinarsi  i200  uomini  deposero  le  armi,  e  si  resero  prigio" 
nieri  con  i2  cannoni  ed  il  treno  competente.  Entrammo  in  seguito  in  An- 
cona. 9 


À. 


Estratto  del  bollettino  deli  febbraio  1797,  del  capo  dello  stato  maggiore 
generale  Berthier. 

e  11  nemico,  circondato  dalle  truppe  che  avevano  passato  il  Senio  al  guado, 
è  assalito  nello  stesso  tempo  di  fronte  sopra  il  ponte.  Il  momento  dell'at- 
tacco fu  quello  dcU.9  rotta.  I  granatieri  lombardi  s' impadronirono  alla  baio- 
T.  IL  41 


—  3i8  — 
tiulln  dei  li  peni  di  cannoDC  cbc  erano  in  batlcrìu,  e  si  sodo  caperli  di 


gloriu.  La  rotta  fu  completa,  i 


Eatrallo  della    relazione  del   ^entrale  supremo    Bonaparle  ,  ai    direltoriu 
eneetitivo  francese,  del  3  febbraio  1797. 

t  L'armala  pnpale  aveva  lugliutì  i  ponti,  ed  erasi  diligentemente  trince- 
rala sul  fiume  Senio  cui  aveva  cinto  di  cannoni.  Il  generale  Lanucs,  coiiiun- 
dante  la  vanguardia,  vide  da  lungi,  die  i  nemici  intraprendevano  di  caniiv- 
ncggiarlo.  Egli  ordinò  subila  agli  esploratori  della  legione  lombarda  dì  att;ic- 
carli.  Il  capo  di  brigata  La-IIoz ,  comandante  questa  legione,  riunì  i  suoi 
granatieri,  quali  fece  formare  in  colonna  serrata  per  togliere  n  forza  alla 
baionetta  le  batterie  nemicbc.  Questa  legione,  che  vede  il  fuoco  per  la  prima 
volta  (essa  contava  soli  tre  mesi  dalla  sua  formazione),  sì  è  coperta  di  glo- 
ria;  essa  s'  impadronì  di  H  pezzi  di  cannone  sotto  il  fuoco  scagliato  da  Ire 
0  quattromila  nemici  trincerati.  Durante  il  fuoco  parecchi  preti ,  con  un 
crocilisso  in  mano,  predicavano  a  quelle  truppe  sgraziate.  Noi  abbiamo  preso 
al  nemico  14  cannoni,  8  bandiere,  mille  prigionieri,  ed  uccìsi  circa  SOO  uo- 
mini. U  capo  di  brigata  La-lloz  è  stato  leggermente  ferito.  ■ 

C. 

Metsaga  da  dirxeloire  exécttUf  aa  conietl  dea  cìnq-cetilx,  du  23  pluviate^ 
an  V  (1 1  /?un'er  17D7}.  — Journal  miliiaire,  VIIF  annóc,  1."  partie,  pag.StO, 

<  L'avant-garilc  de  la  division  Victor,  coinmandee  par  le  gi'ni5rul  de  bri- 

■  gadc  Lannes,  et  dans  laqucllc  étoìcnt  les  grenadicrs  du  la  Icgion  lombarde, 

■  attaqua  l'armée  du  pape  sur  le  Sènio,  la  lourna  en  passant  la  riviere  aii 
€  guc,  et  le  moment  du  choc  fut  criui  de  la  déroute  de  l'cnncnii^  les  grena- 
1  diers  lombarJs  enlcvcrcnt  Ics  batlcries  k  la  baìonnetle,  et  se  sont  cuu- 
«  verls  de  gioire.  » 

II.  —  Pag.  6. 

RÉPDBLIQL'E  t-'IlANgAISE. 
LiuEnifi,  Égalité. 

Au  qiii«-lier  general  de  Milan  le  13  friniaire,  an  V 
de  la  républiquc  une  et  indivisilile. 
Bonaparle,  general  ea  chef  de  l'année  d'Italie ,  à  San  Altesic  Itoi/ate  le 
due  de  Panie,  eie. 

«  J"ai  regu  la  lettre  quo  V.  A.  R.  m'a  cerile  pour  m'annonccr  la  paìi, 
«  qui  vient  d'ctre  concluc  li  Paris,  Jc  suis  charme  que  cel  lieureux  évcncmeut 


—  319  — 

e  me  inette  encore  plus  à  méme  de  témoigner  dans  toutes  les  circonstanees  k 
e  Voire  Altessc  Royale  les  seotimens  d'eslimc  et  de  considération  avcc  les- 
e  qiiels  je  suis 

e  De  Voire  Allesse  Royale 

Le  general  en  chef 

Sìgné   t  BONAPARTE,  ■ 


HI.  —  Pag.  22. 

Composizione  della  divistone  destinata  a  far  parte  dell'  esercito  coman" 
dato  da  Gouvion  Saint-Cyr. 

Generale  di  divisione ,  Leclii  Giuseppe. 
Generali  di  brigata:  Severoli ,  Ottavi. 

€apo  dello  stato  maggiore,  P aiutante  comandante  Lechi  Angelo. 
Aiutanti  di  campo,  aggiunti  allo  stato  maggiore  :  Lanfranclii ,  Gasparinettl, 
Scotti,  Rossi  Carlo,  Salvi,  Tavera,  Omodeo,  Salvatori,  Ferri. 
Sott^  ispettore  alle  rasiegne ,  Balathicr. 
Commissari  di  guerra:  Guizzardi,  Severoli  Pietro. 
Pagatore  di  guerra ,  Zanoli  Alessandro.  —  Gìni  Cesare,  aggiunto. 
Un  battaglione  della  2.'  mezza  brigata  d'infanteria,  capobaltagUone  Belfort. 
Uno  idem  della  4.*  idem  ;  capobattaglione^  Levié. 
Uno  idem  della  1/  mezsa  brigata  leggera;  idem  Palombini. 
Due  idem  delia  i.*  mezza  brigata  polacca;  capobrigata,  Grabinscki. 
Due  squadroni  del  i.*  reggimento  d'ussari  ;  caposquadrone,  Massou. 
Due  idem  dei  lanceri  a  cavallo  polacchi  ;  idem ,  Zeyolitz. 

Una  compagnia  d^ artiglieria  a  piedi  p       .         „  , 

wT      -A       A  i  é    ^^  A*     ••  il    '        J  capitano,  Tela. 
Una  idem  del  treno  d  artiglieria      )     '         ' 

Forza  totale:  4500  uomini,  800  cavalli^  6  cannoni. 

IV.  —  Pag.  22. 
Composizione  della  divisione  destinata  per  le  coste  della  Manica. 

Generale  di  divisione.  Pino. 

Generali  di  brigata  :  Teulié ,  Bonfanti. 

Capo  dello  stato  maggiore,  1* aiutante  comandante,  Mazzucchelli  Luigi. 

Aiutanti  di  campo,  aggiunti  allo  stato  maggiore,  ufGziali  del  genio:  Pino 
Giacomo,  Banco,  Rivaira,  Jacopetti,  Teulié  Giuseppe ,  Bianchi  D'Adda  Mar- 
ziale, Bonfanti  Filippo,  Federico  Ermolao,  De-la-Vcrgne ,  Nava,  Pas,  Mal- 
tutinovich  ,  Maffei  SeraGno ,  Foscolo  Ugo ,  altro  Maffei  ,  Costanzo ,  Bianchi 
D*  Adda*  Carlo,  Lanzetta  e  Beltrami. 

Sott'  ispettore  alle  rassegne ,  Rougicr. 


_  390  — 

Commissari  di  guerra:  Ferrari,  Galbiali  a(;glunto. 

Pugalore  rii  guerra,  Uarinelli  Francesco. 

Cliìnirgo  [irincijiale,  Solcnghi. 

Due  batliiglioni  della  i.'  mt/za  brigala  Icggrra;  capobri^nta  ,  FcrranJ. 
Capobaltnglioni ;  Scotti,  Palombini. 

Due  baitnglioni  della  2/  idem  ;  capobrìgala,  Bcrlolelti  ì,  cajiobaltagliu- 
iii:  Vureso  Salvatore,  Colli. 

Due  battaglioni  della  1.*  idem  d'infanteria:  capobrìgala,  Fonlanc;  capo* 
battaglioni:  Moroni,  Audrifred. 

Quattro  squadroni  del  ì."  reggimento  d'ussari,  capobrigala,  Italubio;  cajin* 
squadroni  :  Plgnntelli,  Narboni  e  Oivcrlei. 

Un  eorpo  d'artiglieria  a  cavallo  con  treno;  caposqoadrone,  Dekofcel. 

Una  compagnia  di  zappatori. 

Forza  totale:  6975  uomini ,  U5ti  eavalli,  6  cannoni. 

V.  —  Pag.  23. 
Compoiiziorie  della  dirisìone  per  t  prettiUi. 


Geacrnlc  di  divisione,  Fiorella. 

Generati  di  brigala  :  Jutliien,  Campagnola,  Peyri. 

Capo  dello  stalo  maggiore,  aiutante  comandante,  Qertolosi. 

Aiutanti  di  campo,  aggiunli  allo  stalo  maggiore:  Odìer,  Martel,  Anioreut, 
Soldati,  Lotti,  Viviand,  Coecopicri,  Gillot,  Rigo,  Vigado,  Ponte. 

Ispettore  alle  rasscgiM,  Dc-Mccster. 

Sott'  ispellori  :  Panna,  Cortese  ;  aggiunto.  Regi*. 

Commissario  ordinatore ,  Tordorò. 

Commissari  di  guerra  :  ncbuffi  ,  Caldarìni,  Dall'Oglio,  Gherardt,  Prnn- 
dina,  Localclli,  Ricci. 

Pagatori  di  gnerra  ccnlrali:  Cajmo  Barnaba  a  Milano;  Zanoli  Carlo  a  Bo- 
logna. 

Un   balliiglìonc   della  2.°  mezza  brigata  d'infanteria;   capobrigata ,  Fo- 
rasti ,  Pisa  capobatlaglionc. 

Due  battaglioni  della  5."  idem  ;  capobrìgala,  Sant'Andrea   Paolo;  opo- 
ballaglioni:  Itobiltard,  Lorol. 

Un  ijalluglione  della   4."  idem;    capobrìgala,  Eugènc  Orsatelli;  capoliat- 
tnglione,  Ferrami. 

Due  bnllKglionj  della  S.'  idem;  capobnltnglia&i:   Corte,  Millcvilli'. 

Due  squadroni  del  i.°   ussori  ^  capobrigata,  Viani  ;  coposquadroni,  Mar- 
ifhengo,  Galimberij. 

.Quattro  squadroni  del  1.°  reggimento  caccialori   a  cavallo;  c^ipobrìgnla, 
Caracciolo;  caposqundronì:  Jacquei,  Cliarprnlier. 


V    , 


—  521  — 

Due  squadroni  del  reggimento  lanceri  polacchi  ;  capobrigata ,  RosnieAi  ; 
caposquadroui:  Konopa^  Jablonowski. 

Forza  totale:  6200  uomini,  1500  cavalli. 

VI.  —  Pag.  24. 
Au  general  Fontanelli,  qui  en  donnera  connaissance  au  general  Soulès. 

ff  A  compter  de  mardi  à  midi  il  y  aura  au  palais  royal: 

«  Poste  fran^is:  un  officici*  >  un  sergente  un  caperai,  quiiize  soldats , 
e  un  tambour. 

€  Poste  ilalien^  móme  force. 

e  Ghasseurs  italiens;  escorte:  un  ofGcier,  un  maréchal  de  logis,  un  bri* 
e  gadier,  six  chasseurs. 

e  Grenadiers  italiens,'  vedette  :  un  maréchal  de  logis ,  un  brigadier,  sis 
t  grenadiers. 

e  6  mai  1805. 

Signé  t  Le  prince  Eugénb  Bbauharnais.  ■ 

VII.  —  Pag.  24. 


e  Monsienr  Fontanelli  !  Le  bataillon  de  chasseurs  royaux  sera  relevé  de 
son  service  domain  lundi  à  huit  heures  du  matin.  Vous  compléterez  cinq 
compagnies  à  100  bommes,  et  vous  donnercz  Pordre  au  colonel  de  par- 
tir avec  ce  bataillon  mardi  matin  pour  se  rendre  à  Paris.  Vous  passerez 
également  la  revue  des  chasseurs  et  grenadiers  à  clieval.  Vous  compléte- 
rez trob  compagnies  à  120hommes  de  chaque  corps,  dont  60  à  cheval  et 
60  à  picd.  Vous  ics  fercz  partir  mardi  pour  Paris ,  sous  les  ordres  du 
colonel  ;  les  hommes  à  pied  avec  1* infanterie;  ics  hoiiimcs  ù  cheval  mar- 
chcront  derrière,  et  formcront  des  patrouilies  pour  cmpécher  la  première 
disertion.  La  route  sera  tracée  de  manière  à  ce  qu*ils  mcltcnt  quarante 
jours  a  la  faire.  Le  conseil  d'adminislration  cxpcdiera  un  officier  a  Paris 
pour  faire  acheter  du  drap  et  confcclionner  les  habits,  de  manière  que 
Ics  corps  puissent  élrc  habillés  aussilól  aprcs  Icur  arrivée  à  Paris.  Les  trois 
compagnies  seront  rccrutées  conformémeat  aux  dispositions  que  je  pren* 
drai  ultórieuremcnt.  Vous  passerez  mardi  le  deuxième  de  grenadiers  en 
revue.  Vous  compléterez  chaque  bataillon  à  100  hommes  par  compagnie, 
et  le  fcrez  diriger  également  sur  Paris  en  tra^ant  saroule  de  manière  qu^il 
y  arrivo  en  quarante  jours. 
<  Nilan,  le  2  juin. 

Signé  e  NiPOLÉoif  > . 


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vili.  —  Pag.  50. 
Quadro  di  composizione  della  divisione  inpiata  net  regno  di  Napoli. 

Generale  di  divisione,  leclii. 

Geuerali  di  brignia:  Scveroli,  Oliavi,  Peyri. 

Capo  dello  stalo  mugliare,  aiiiianlc  comandante,  Dombowski  Giovanni. 

Aìulanli  di  campo,  nggìuntì  allo  slato  maggiore  ,  uriìziaU  del  genio  ,  gli 
stessi  della  precedente  divisione  Lcclii. 

Soli'  ispettore  alle  rassegne.  Cortese. 

Commissari  di  guerra;  Guizznrdi,  Scveroli  Pietro. 

Pagatori  di  guerra:  Giuì,  Zanolì  Carlo  ;  Varonì,  aggiunto. 

Tre  batlaglioni  del  2.°  reggimento  d^  iufanlcria ,  colonnello,  Foresti. 

Due        idem         5.°  idem  idem  Snnt'Aodrea  Paolo. 

Due        idem         4."  idem  idem   Eugène  Orsatelli. 

Quattro  battaglioni  del  1."  reggimento  polacco;  colonnello,  GrabinscLl. 

Quattro  squadroni  del  reggimento  dragoni  Napoleone;  colonnello,  Palombiai. 

Quattro  squadroni  dei  reg^cimento  dragoni  Regina  ;  colonnello,  Jacquct. 

Quattro  squadroni  del  1.°  reggimento  cacciatori  a  cavallo  ;  colonnella  , 
Caracciolo. 

Quattro  squadroni  del  reggimento  Unceri  polaccbi;  colonnella,  Hosriieskì. 

Due  compagnie  d'artiglieria  a  cavallo-,  caposquadra  ne,  Millo. 

Una  compagnia  d'artiglieria  a  piedi;  capitana,  Lirelli. 

Due  compagnie  del  treno  d'artiglieria. 

Due  compagnie  di  zuppalori. 

Totali:  di'llu  forza,  10,^00  uomini,  3000  cavalli,  16  cannoni. 

La  cavalleria  passò  in  diverse  divisioni  francesi. 

Pcyrì  coi  Polacchi  andò  alla  divisione  Itegnicr. 


!X.  -  Pag. 


ni  ddV  Italia  eoUa 


Strada  militare  nei  paesi  austriaci  per  le  coti 
Dalmazia. 

Monralcone  Opschina,  Materia,  Lì|)pa,  Draga,  liriLis,  Segna  ,  Complic, 
Luschic,  Perusiisch,  Rìbuibich,  Gratsschaz,  Urcllo,  Knin. 

Distanza  totale,  il  ij'ì  miglia  tedesche  (170  comuni  lombarde). 

X.  —  Pag.  38. 

Riordinamento  delta  divisione  Teulié. 
Lo  stato  maggiore,  come  precedentemente  alle  coste  della  Manica,  meno 
Fino  Giacomo,  Banco,  Rivaira  e  Rougier  soli'  ispettore.  Fu  poi  aumentata  da 


—  393  — 

SeYcroli  generale  di  brigata,  da  Saluzzo  La-Manta,  Boully,  Pas,  Re,  Ceeco- 
picri,  Cestari^  Laubcrt  e  Rossi,  aiutanti  di  campo  ed  aggiunti  allo  stato  mag- 
giore; da  Parma  e  Fantuzzi,  sott* ispettori  alle  rassegne. 

Due  battaglioni  del  1/  reggimento  dMnranteria  *,  colonnello,  Fontane, 
idem  del  4.**  idem  idem       Renard, 

idem  del  i  .**  leggero  ;  colonnello,  Rougier,  capobattaglioni:  Po- 

midi  e  Scotti. 
Due  battaglioni  del  2."*    idem        idem         Gastaldini. 
Quattro  squadroni  del  reggimento  dragoni  Napoleone;  colonnello,  Palom- 
bini. 
Una  compagnia  zappatori. 

idem       d'  artiglieria  a  cavallo 

idem  idem       a  piedi      [  caposquadrone  Montebruno 

Due  compagnie  del  treno  d^ 


la  a  cavallo  ^ 

a  piedi      > 

r  artiglieria  ^ 


XI.  —  Pag.  42. 

Composizione  della  divisione  nella  Pomerania  svedese. 

Generale  di  divisione,  Pino. 

Aiutante  comandante,  Balabio. 

Aiutanti  di  campo  :  Pino  Giacomo,  Rivaira  e  Duplcssis. 

Quattro  squadroni  dragoni  Regina  ;  colonnello^  Jacquet. 

idem  i.**  cacciatori  a  cavallo;  colonnello,  Zanetti. 

Questi  due  reggimenti  fecero  per  un  tempo  parte  di  divisioni  di  cavalleria 
francese. 
I  corpi  della  divisione  Teulié  (Doc.  X). 

XII.  —  Pag.  43. 

Traduzione, 

Il  generale  di  divisione  Lasalle,  al  caposquadrone  Arici ,  comandante  il  1/ 
reggimento  cacciatori  Reali  italiani. 

e  Li  14  settembre  1807.  » 

t  Devo  pregarvi,  signor  comandante,  di  essere  presso  il  valoroso  reggimento 

e  che  comandate  1*  interprete  del  rammarico  che  io  provo  di  non  avere  più 

e  sotto  i  miei  ordini  un  corpo  cosi  distinto  come  il  vostro  ;  egli  ha  dispu- 

€  tato  la  gloria  ai  vecchi  reggimenti  francesi  di  truppe  leggeri.  Fortunati 

e  saranno  gli  ufGziali  generali  che  avranno  1*  onore  di  comandarlo.  Il  suo 

e  attaccamento  e  la  sua  luminosa  intrepidezza  guarentiscono  la  vittoria.  E 

«  voi,  signor  caposquadrone,  compiacetevi  di  ricevere  la  testimonianza  della 


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*        ^ 


—  324  — 
r  mia  soddisfazione  pel  modo  con  cui  avclc  condotto  il  vostro  rcggimcnlo, 
I  manlenuia  lu  disciplina,  e  siale  cerio  della  mia  dislinta  considerazione. 
SoUOscrìllo  *  Làsillb.  * 


jVfl.  QuRSla  leltern  vchii 
i!il  giorno  di-lln  divisioin". 


iradoltn  in  italiaito  per  esser  postii  all'urdim- 


Pag.  U. 


Il  fapo  dello  slato  maggiore  generale  iteircsercito  franeeM  nul  restio  diNupati, 
comandato  dal  re  Ginteppe,  al  mgnùr  colonnello  del  2,°  reggimento  d'in- 
fanteria italiano,  Foresti. 

I  Nnpnli,  IC  novembre  1800. 
■  S.  H.  m' Incarica  di  attcstarvi  lu  sua  soddisfazione  per  la  condoli»  del 

*  vostro  rcggimcnlo  all'attacco  di  Marntcn ,  ove  ha  soitrnuto  con  onore  la 

*  ripulnxionc  di  cui  gode.  S.  M.  d)irù  provu  di  suu  benevolenza  a  (jiielN 
>  che  si  sono  distinti;  vogliale  darne  loro  cognizione.  Avrò  1* onore  di  r^o- 
■  der  conto  a  S.  A.  I.  il  viceré  dello  zHo  col  quale  il  vostro  rcggimcnld 

*  continua  a  servire. 

e  Ho  l'onore  di  salutarvi  con  distinta  considerazione. 

Sottoscritto  «  BEitTuien.  i 
JVB.  È  il  fratello  del  maresciallo  Berlliicr. 

XIV.  —  Png.   44. 

Quadro  di  composizione  dulia  dicisionc  all'  esercito  dei  Pirenei  ori«i.'.i/i. 

Generale  di  divisione,  l-celii. 
idem     di  brigata,  Milossewitz. 

Copo  dello  stato  ma^iorc,  aiutante  comandante,  Lcchi  Angelo. 

Aiutanti  di  campo,  uggiunti  allo  s(;ito  maggiore,  uflizieli  del  genio:  Lan- 
franchi,  Omodeo,  Zorze'tlo,  Grassi,  Vincenzi,  Guaragnoni. 

Sott"  ispettore  alle  rassegne,  Caveiloni. 

Commissario  di  guerra,  Ginì. 

Pagatore  di  guerra,  Magrclti. 

Unizialc  di  saluti'  principale,  Sunrdi. 

Un  battaglione  di  velili  reali;  comandarne,  capitano  Bolognini;  indi  il  ci- 
jiobatluglione  Cotti. 

Due  baLlaglioni  del  2.°  d'infanteria;  colonnello,  Foresti. 

Un  baltaglioac  del  4.°  d' inranterìa;  capobattuglionc,  Viviund. 

Due  squadroni  cacciatori  reali  italiani;  maggiore,  Rambonrgt. 
idem  idem       Principe  Reale;  culonnello,  Banco. 


—  325  — 

Una  compagnia  d'artiglieria  a  piedi;  capitano.  Forni. 
Una  compagnia  del  treno  d^ artiglieria  della  guardia  reale;  caposquadro- 
ne»  Clement. 
Forza:  3000  uomini,  iOOO  cavalli  ed  8  cannoni. 
A  questa  divisione  fu  unito  un  corpo  di  truppe  napolitane. 

XV.  —  Pag.  52. 

f 

Composizione  della  divisione  in  Calalogna, 

Generale  di  divisione.  Pino. 

Generali  di  brigata:  Mazzucchelli  e  Fontane. 

Aiutante  comandante  per  il  comando  della  cavalleria,  Balabio. 

Capo  dello  stato  maggiore,  aiutante  comandante,  Dombowski. 

Aiutanti  di  campo,  aggiunti  allo  stato  maggiore,  ufGziali  del  genio:  Pino 
Giacomo,  Lonati,  Ragani^  Duplessis,  Dei-Fante,  Fontana,  Re,  Loubers,  Cecco- 
pieri.  Rossi,  Visconti,  Olini,  Pas,  De-Asarta,  Vacani,  Salvaterra,  Raggi  Luigi, 
Rougier  Tito,  Salimbeni  Giovanni,  Rcffa. 

Sott*  ispettore  alle  rassegna,  Ravizza. 

Commissario  di  guerra,  Paribelli;  aggiunto,  Favini. 

Pagatore  di  guerra,  Barinedi  Francesco.  >s^ 

Due  battaglioni  del  4.*"  d^  infanlena  ;  colonnello,  Renard. 

idem        del  G.*"        idem  idem      Eugènc  Orsatclli.  ^ 

Uno    idem        del  7/        idem  capobattaglione,  Saussc. 

Due    idem        del  1  .**  leggero  ;  colonnello  ,  Rougier. 
idem        del  2/     idem  idem        Castaldini. 

Quattro  squadroni  dragoni  Na|.oleone;  colonnello,  Palombini. 

Tre  idem    cacciatori  reali  ,         idem        Villala. 

Una  compagnia  d'  artiglieria  a  cavallo  ;  capitano,  Neri. 

Due  compagnie        idem       a  piedi  ^       .^^^. .  ^.^^^.  ^^„^  ^^  „^„ 
idem         treno  d  artiglieria     ^ 

Una    idem        zappatori;  capitano,  Ronzelli.- 

Distaccamento  dei  veliti,  del  k.*  e  5.°  d'inranteìla  della  divisione  Lechi, 
comandati  dal  capitano  Ferri. 

XVI.  —  Pag.  82. 

Quadro  di  composizione  della  divisione  del  Titolo. 

Generale  di  divisione ,  Fontanelli. 

Generali  di  brigata:  Bertoletli  e  Julhien. 

Capo  dello  stato  maggiore,  aiutante  comandante,  Paini. 


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Aiulsnti  di  campo,  aggiunti  allo  slnlo  mnggìot;;,  u[[Ì£Ì-ili  dui  gcu 
vasi.  Dodici,  Sangiorgio,  CurvoUicr,  Poldt,  GanduUi,  Borgnzzi. 

Solt' Ispeltorc  alle  russcgnc,  GlicrarJi  i  aggiunto,  Ferraris. 

Commissario  di  gucira,  Giili. 

Due  baliai^ioiii  del  1.*  legjstrro;  capobuttagligni  :  Jiibin  u  MafTci. 

idem         del  2."     idem  idem  Marin  e  Varese  Pietro. 

Uno     idem  cni-cialori  d' Istria,     idem  Sulvaturi. 

Due     idum  del  3.°  d'iuranlcria;  maggiore,   Oggc^ro;  capobatlaglioni: 

Ventura  e  Lonoli. 

Due  ballaghoni  del   4."  idem;  maggiore,  Perì;  eapuhal taglione,  Mitrogn*. 

Due  squadroni  caceiniori  Principe  Reale  ;  caposijuadrunc,  Siie^lija. 

Due  compagnie  il'ariiglieria  a  piedi  ;  „      .         . 

.r  .  I  .  ì  HiHo,  maiiciore,  e  Zorzi,  capitano. 

Una       idem       del  treno  '  '        ce       >  i      j 

idem  zappatori;  lenente  del  genio,  Colella  ;  nn  distaccamenta 
di  cifuipaggì  militari  pei  servigi  riuniti,  eon  6  cassoni  e  37  cavalli;  on  tU- 
■taccamcnto  di  21  gendarmi  a  eavallo,  ciiposqiiadrone  Masi,  comandanle. 
Foru  lolale:  6300  uomini,  600  eavallt  ed  8  pezzi  d' arlijjlieria. 
Questa  divisione,  al  2'J  aprile,  passò  sotto  il  eomanilo  del  generale  Itusca, 
e  si  coDcentrò  nella  brigala  Bcrlolclti;  l'ultra  brigata  venne  composta  da 
curpi.irsncesi. 

XVII.  —  Pag.  8J. 
Quadro  di  compotUtone  della  divisione  inviata  alC  t*onso. 

Generale  di  divisione,  Scvcroli. 

Generali  di  brigata:  Bonruiiti  e  Pcyri  (elie  non  aggiunse  la  divisione}. 

Capo  dello  stalo  maggiore  ,  biulanle  comandante,  Marlel. 

Aiutanti  dì  campo,  aggiunii  allo  stalo  mujtgiore,  ulliziali  del  genio:  S.  Paul, 
Saluzzo  La-Mania,  Dc-Crisloforis ,  Rodellu,  Federigo  Almorù,  Sessa,  Casti- 
glìonì  Pompeo  e  Marieni. 

Solt' ispettore  alle  rassegne,  Parma. 

Commissario  dì  guerra,  Lampaio;  aggiunto,  Michel. 

Pagatore  di  guerra,  Bonraiili. 

Quattro  iialtaglionì  del  t."  d' inraiilcria  ;  colonnello,  Zuccbi;  maggior^ 
Aresc;  capobultaglioni  :  Porro,  Dubois,  Ferri,  Barbieri. 

Tre  battaglioni  del  7."  d'infaDicria  ;  coluimcllo,  UellottJ;  capoballaglionì: 
Tracol,  Duparc  e  Soldati. 

Tre  battaglioni  reggimento  dalmata  ;  colonnello,  Moronì  ;  capubattaglìoni: 
Perrin  e  Xiseousieb. 

Un  ballaglione  del  2."  d'infantcriH  ;  maggiore,  Borelli. 

Uno  squadrone  cacciatori  reali  a  cavallo;  eaposquudrone,  Gasparinettì. 

idem     dragoni  Napoleone;  maggiore,  Odicr;  capo»|uadroDC,  Gisbrrt. 


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—  527  — 

Una  compagnia  d'artiglieria  a  cavallo  \       ,         ^     . 

idem  del  (reno  d' artiglieria  ^  «•?"»""'  '^"•'*'»- 

Fu  riunito  a  questa  divisione  il  112."  reggimento  d'infanteria  francese  di 
(re  battaglioni,  comandato  dal  colonnello  PcnnCé 

XVIII.  —  Pag.  82. 

Quadro  di  composizione  della  divisione  della  guardia  rmle. 

Comandante  V  infanteria  ;  generale  di  brigata,  Lechi  Teodoro. 

Idem  la  cavalleria;  idem  Viani. 

Aiutanti  di  campo ,  aggiunti  allo  stato  maggiore  :    Migliorini ,  Paquin  e 

Molinari» 

Sott*  ispettore  alle  rassegne,  facente  le   veci  }  ^      ....         , 
^  _    .       .     ,.  "  <  Zanoli  Alessandro. 

Commissario  di  guerra  ^ 

Due  squadroni  di  guardie  d*  onore  ;  capitano  comandante  colonnello^  Ikit* 
teglia;  capitani  colonnelli  delle  compagnie:  Martinengo,  Widiman  Rezzo^ 
nico. 

Un  battaglione  di  veliti  reali  ;  capobattaglione,  Schedoni. 

Due  idem  della  fanteria  della  guardia  reale;  capobaltaglioni:  Monetti 
e  Rossi  Floriano. 

Due,  squadroni  di  dragoni  della  guardia  reale  ;  caposquadrone,  Narboni. 

Una  compagnia  d'artiglieria  a  cavallo  della  guardia  reale;  capitano^  Mussic 

Una  compagnia  del  treno  d'artiglieria;  tenente,  Champigny. 

XIX.  -   Pag.  89. 

Quadro  di  composizione  del  etrpo  distaccalo. 

Tre  imttaglioni  del  3.**  leggero;  colonnello,  Varese  Salvatore;  miiggiorC) 
Pasqualis;  capobattaglione,  Omodeo. 

Quattro  squadroni  dragoni  Regina;  colonnello,  Jacquet^  maggiore,  Galim- 
berti ;  caposquadrone^  Charpcntier. 

Commissario  di  guerra,  SeverolL 

Commissario  aggiunto,  Dei-Pino. 

XX.  —  Pag.  iì. 

Quadrò  di  composisfione  delia  divisione  di  riserva. 

Generale  di  divisione,  Fiorella* 

idem    di  brigata,  Peyri* 
Capo  dello  stato  maggiore,  aiutante  comandante,  Balathicr. 
Aiutanti  di  campo,  aggiunti  allo  stato  ìnnggioret  Bajo  ,  Balathier  Nicola  e 
Battaille. 


-j 


\ 


—  528  — 
Solt'  ìspL'IIorc  alle  rassp|;ne,  Purìbelli. 
Commissario  di  guerra,  UeirOglio. 
PagalorQ  di  guerra,  Rancatti. 

Tre  buUaglioni  del  5,"  il'infuincria;  colonnello,  Levii'. 
Uno     idem       del  4."         idem        ^  I  capoballaglioni  suppliti  daì  due  ca- 

idem       del  7."        idem         *      pilani  più  anziani. 
Uno  squadrone  cacciulori  a  cavallo  Principe  Reale;  maggiore,  Ilivaira. 
Una  compagnia  d' arliglicria  a  piedi, 
idem  del  treno  d^  artiglieria. 

XXL  —  Pag.  88. 

Riduzioni  dei  ballaglioni  della  diviitone  FonlanclU,  in  causa  ittlle 
perdite  tofferlt. 

Un  lialtaglione  del  1.°  d'inrnnteria,  residuato  n  (ro  battaglioni. 

Uno      idem      del  2."       idem  idem  a  due       idem 

Due     idem      del  7."       ideili  idem  a  uno       idem 

Uno      idem      dalmati      Idem  idem  a  due        idem 

XXIl.   —  Pag.  104. 

Quadro  di  coviiàosizione  dtlta  diviuioiie  nella  Carinsia. 

Generale  di  divistone,  Severoli. 

Gcnprali  Ji  brigala:  Dertolt'lli,  Zucchi,  Julliìen. 
Capo  dello  stalo  maggiore,  aiuianlt!  comandante.  Paini. 
Il  ri!slo  dello  sialo  maggiore  come  nella  precedente  organizzazione,  più 
Morosi,  Cavalletti,  Vassalli  e  Pavoni. 

Tre  Laltuglioni  del  1."  d'infanieria;   mQfgioie.Arcse;  capohalingtioni:  Itar- 
bieri,  Fenù  e  Porro. 

Un  battaglione  dei  2."  d'infanlerìa;  maggiore.  Borsiti. 

idem         del  4."        idem         eapoballaglionc,  De-La-Vorgnc. 
Due  iriom         del  7."         idem         colonnello,  liellotd;  capobaliaglione, 
Cavedoni. 
Due  battaglioni  del  1."  leggero;  capobai giglioni,  Jabin  e  Biancbi. 

idilli  del  2."     idem  idem  Marin  e  VaiTse  Pietro. 

idem  dalmati;  colonnello,  Moroni;  capobatlaglione ,  Crisliano- 

poli. 
Uno  squadrone  eaceialon  a  eavallo  Principe  Reale;  maggiore,  Arici. 

idem  idem  Reali;  capitano,  MaQei. 

Una  compagnia  d'artiglieria  a  piedi      ,  colonnello, Bidasio;  capitano,  For- 
Tre      idem  idem       a  cavallo    >       tis,  ed  nitri  treiiriiziali  coman- 

Una     idem  idem        del  treno    '      danti  le  compagnie. 


—  3i9  — 


Una  compagnia  di  zappatori. 

idem  d'equipaggi  militari;  comandante,  Castelli. 

Forza  totale:  9000  nomini,  900  cavalli,  26  cannoni,  comprese  due  com- 
pagnie d'artiglieria  reggimentaria  del  i.^  d'infanteria  e  reggimento  dal- 
mata. 

XXIII.  —  Pag.  i4ri. 
Quadro  di  composizione  della  divisione  inviata  nelV Aragona, 

Generale  di  divisione,  Severoli. 

Generali  di  brigata:  Bertoletti  e  Mazzucchelli. 

Capo  dello  stato  maggiore,  aiutante  comandante^  Montebruno. 

Aiutanti  di  campo,  aggiunti  allo  stato  maggiore,  uffiziali  del  genio:  Rouly, 
Saluzzo  La-Manta ,  De-Cristoforis,  Re,  Loubers  e  Vassalli. 

Sott' ispettore  alle  rassegne. 

Commissario  di  guerra,  Severoli. 

Pagatore  di  guerra. 

Tre  battaglioni  del  1.®  d'infanteria;  colopnello.  Arese;  capobaitnglioni  : 
D'Older,  Sala  e  Scrcognani. 


cnpoballaglione,  Gillot. 

colonnello,  Pisa. 

colonnello,  Bellotti  ;  capobattiìgiioni: 


Un  battaglipne  del  4."         idem 
idem  del  5."        idem 

Tre  idem  del  7.°        idem 

Busi,  Soldati  e  Ceccopieri. 

Un  battaglione  del  1.^  lesgero. 

idem  del  2.^     idem  ^ 

Una  compagnia  di  zappatori. 
Due  idem  d^ artiglieria  a  piedi. 

idem  del  treno  d^  artiglieria. 

Uno  squadrone  cacciatori  a  cavallo  reali  italiani;  caposquadrone.  Gagliardi. 

idem  dragoni  Napoleone;  caposquadrone,  Boucliard. 

I  battaglioni  del  i.""  e  S.""  leggero  del  4.°  e  5.""  d'infanteria^  ed  i  dragoni 
Napoleone  erano  destinati  alla  divisione  Parlombioi. 

XXIV.  -  Pag.  i69. 

«  D'après  les  nouvelles  instructions  quc  j*ai  re^ues ,  vous  voudrez  bien, 
«  monsieur  le  general  Fonlanelli ,  retirer  vos  troupes  des  pays  qu'elles  oc- 
<  cupent  appartenants  au  canton  des  Grisons.  Vous  les  rapprocherez  en  coii- 
«  séquence  de  Bellinzona.  Ce  mouvement  devra  se  faire  comme  s'il  vcnail 
«  de  vous-méme,  et  qu'il  eùt  seulement  pour  objet  de  concentrer  vos  trou- 
«  pes  et  de  les  retirer  des  lieux  où  elles  pourraient  étre  mal  pendant  l'hi- 


—  350  — 
•  ver.  Vuus  (ercz  etisuìto  occupcr  por  vos  ilouBiiirrs  la  Hgne  des  rrontltn.^ 
(  du  canton  du  Tessiti  avcc  le  cnnlon  de»  Giisons.  Sur  ce,  }c.  prie  Dira,  ne. 
•  Milan,  le  2S  novembre  1810. 

Sigilo    <   El'GKHE    NaPOLCON.    ■ 

I  Cu  mouvemcnl  aura  lieti  de  suite , 
■  mais  Eiins  bruit.  > 

XXV.  —  png.  laa. 

Quadro  di  composizioni:  del  corpo  d'  csercilo  ilatìano  detlinalo  per  fa 
spedizione  di  Hiiuia. 

Gracralo  di  divisione  comandante.  Pino. 

Divisione  d' infanteria  1 5,*  del  grande  escreilo,  *."  corpo. 

Capo  dello  slato  maggiore,  aitilanle  comandante,  Galimberti. 

Generali  di  brigata:  Fonlnne,  Guillaume  e  Deiiibowski. 

Soli'  ispettore  alle  rassegne,  Faniuizi  ;  Viscardi.  aggiunto. 

Commissari  di  guerr»  :  Barss,  Fontiina  e  Dei-Pino. 

Pagalorc  dì  guerra,  Magrelit. 

Aiutanti  di  campo,  aggiualì  ullo stalo  maggiore,  ed  udìziali  del  genio:  Pina 
tìincuiuo,  Duplcssls,  Ragani,  Fontana,  Bossi,  Vie,  Negri,  Cavallelli ,  Testi, 
De-lu-Vergne,  Brentini,  Nicolini,  Bernard,  Zanardini,  Bcllrami,  Bassani,  Ha- 
rieni,  Araldi,  Belcredi,  Cavedoiii. 

l'n  bailiiglionc  del    1,°  leggero;  Ciipoballaglio'nc,  Dcllu-Torre. 

Tre  idem  del    reggimento  dalmata;   colonnello,  Lorol  ;  colonnello  in 

secondo,  Lacliaizc;  e.ipobaltngltoni:  Perrin,  Catlurilz,  Goidcl. 

Quattro  battaglioni  del  2.°  reggimento  d' infanleria;  colonnello,  Dnbats; 
colonnello  in  secondo,  Omodeo^  capubaltaglìoni:  Barelli,  Bolognini,  Zampa 
e  Poi  re, 

Quallro  ballnglioni  del  3."  leggero;  colonnello,  Varese  Salvatore;  capo- 
baiti>glioni:  Bckly,  Olivier,  Lorini  e  Albini. 

Quattro  baliaglionidel  3.*d'  inrunlerìa  ;  colonnello,  Levié;  colonnello  ìn  secon* 
do,  Casella;  eapobuUaglioni :  Roussier,  Tracol,  Negrisoli  e Molinari  Giuseppe- 
Quattro  compagnie  ó'  artiglieria  reggìmentaria. 

Una         idem  idem        n  piedi  \  colonnello,  Millo;  capitano, 

Un  dislaccamenlo  d' operai  ì      Ferrari. 

l'na  compagnia  d'  arliglìeria  a  cavallo  ;  capitano,  Forlis. 

Due    idem        del  treno  d'artiglieria;  tenenti:  Calori  e  Vaecari. 

Una     idem         di  zappatori;  capitano,  Belluni. 

l'n  battaglione  d'equipaggi  militari  con  cavalli;  comandante,  Caslclli. 

Ambulanza,  seruzi  riuniti,  poste. 


—  351  — 


Brigata  di  cavalleria  leggera. 

Generale  di  brigata  comandante,  Villata. 

Aiutanti  di  campo  :  Frattini  e  Scanagatti. 

Commissario  di  guerra,  Mantegazza. 

Quattro  squadroni  dei  2/  reggimento  cacciatori  a  eavallo  ;  colonnello , 
Banco;  caposquadroni  :  Bucchia,  Lorenzi  e  Vaùtriu. 

Quattro  squadroni  del  Z.^  reggimento  cacciatori  a  cavallo  j  colonnello , 
Rambourgt  ;  caposquadroni  :  Chizzola  e  Giulini. 

Servizi  riuniti. 

Divisone  della  guardia  reale. 

Generale  di  brigata  comandante ,  Lechi. 

Capo  dello  stato  maggiore ,  capitano^  Badalassi  ;  aggiunto,  De-Marini  ;  ca- 
pitano del  genio,  Rougier  Tito. 

Sott'  ispettore  alle  rassegne,  Belfort. 

Commissari  di  guerra  :  Cini  e  Fortis. 

Cinque  compagnie  di  guardie  d* onore;  capitani  colonnelli:  Battaglia,  Arici, 
Widiman-Rezzonico. 

Due  battaglioni  di  veliti  reali;  colonnello,  Moroni;  capobattaglioni :  MafTei 
e  Bastide. 

Due  battaglioni  di  Tanteria  della  guardia  ;  colonnello,  Lechi ,  generale  di 
brigata  ;  maggiore,  colonnello  Crovi;  capobattaglioni:  Sacchiui  e  Bonfanti. 

Due  squadroni  dragoni  della  guardia;  colonnello,  Jacquet;  caposquadrone, 
Charpentier. 

Due  compagnie  d'artiglieria  a  piedi    ^  caposquadrone,  Clement;  capitani. 

Una      idem  idem      a  cavallo  ^      Miscrocchi,  Conti  e  Marcastcl. 

Due      idem    del  treno  d'  artiglieria  ;  capitano,  Corbetta. 

Tre      idem    d' artiglierìa  reggimentaria. 

Due  battaglioqi  del  reggimento  coscritti  della  guardia  reale  ;  colonnello , 
Peraldi  ;  capobattaglioni  :  Dei-Fante  e  Suberville. 

Una  compagnia  di  marinai  ;  tenente  di  vascello,  Tempie, 
idem  d'equipaggi  militari  con  cavalli. 

Ambulanza,  servizi  riuniti,  poste. 

Reggimento  dragoni  Regina. 
Quattro  squadroni;  colonnello,  Narboni^  caposquadroni:  Brasa  e  Laurent. 

Gran  parco. 

Comandante  maggiore,  Vives;  capobattaglione,  Colli. 
Due  compagnie  d'artiglieria  a  piedi;  capitani:  Capriol  e  Pirovano. 
Cinque  idem      del  treno  d'  artiglieria  ;  tenenti  :  Brugere,  Chepy,  Noschi, 
Moretti  e  Mariani. 


—  332  — 
Uaa  compagnia  di  zappatori;  capitano.  Liberali. 
Due      idem      dì  ponlontcr!:   idem       Pirra  e  Bonifaix. 
Un  distiiccamcnto  d'  operai. 
Tre  compagnie  d^  equipaggi  militari  con  cavalli. 
Sci     idem  idem  cou  buoi  ;  enpilant),  HalTei. 

Parco  del  genio. 

Capoba  tingi  ione,  Rolando. 

Una  compagnia  del  treno. 

Biiltaglione  di  marcia  partilo  Ìl  primo  sprilo,  uomini  9^A  per  ì  diOcrcnti 
corpi. 
Partili  IMI  aprile  col  maggiore  Gasparìnctli,  copilaDO  Liiadenma^-tr ,  e 

soli' ingegnere  Spadoni  : 

UrriEÌati  di  diversi  corpi tS 

Soti'  unimlì,  soldati  ed  opoinii  dì  marìita 5'JI 

Cavalli  di  diverse  armi , ZÌI 

Partili  il  10  maggia  col  sollulcnenic  lierioll,  oomini SI 

Parlili  il  2'^  grugno,  uomini 79 

Parliti  il  tS  agosto  sotto  gli  ordini  del  maggiore  Pulombini  e  capìtanj 

Piccioli: 

tTlìziali  di  diversi  gradi  e  corpi ti 

Soli"  ufliiiali  e  soldati 751 

Cavalli 2911 

XXVI.  —  p.i^.  l'.ia. 

•  J'expédic  cn  Italie ,  mons leu r   le  ministre  ie  In  guerre  du  royaume, 

•  votre  aidc  de  camp  le  chur  d'escadrun  Provas\j'ai  élè  satisfait  de  un 

■  service  pendant  toni  le  lemjjs  (|u'il  est  rcsif!  avcc  moÌ ,  et  je  saisirai  la 

•  première  occasion  de  le  Ini  lémoigner. 

I  J'ai  déjà  parli:  à  l'empereur  de  Tarlicle  qui  vons  concerne,  le  ne  mels 
I  plus  en  doulc  aiijourd'hui  quc   vous  ne  veniez  nous  rejaindrc  pour  la 

•  campagne  projljainc. 

<  Ce  mal  in  sont  parlis,  pour  rclourner  cn  Italie,  Ics  cadrcs'  des  quatrièmes 

■  baliiillons  du  2.'  et  5.'  de  ligne,  et  3.'  l(?ger,  Sur  ce,  je  prie  Dieu,  etc. 

•  Mojcou,  le  10  oclobre  1812. 

Signé  •  EtTGÉNF.  Napoléok.  > 

XXVII.  —Pag.  200. 

•  Jc  m'cmpresse  de  vous  annoncer ,  monsieur  le  miriislrc  de  In  guerre, 

•  que  le  24  du  cuurant  le  qualrìèmc  corps  que  je  commande  a  soulena  un 

•  brillaot  combat  conlre  Penncml. 


—  333  — 

e  II  s'agissait  d'enlevcr  anc  position,  et  de  la  conscrvcr  toute  la  journéc. 
C'cst  ce  qui  a  été  fait  par  le  scul  quatrièine  corps,  malgré  la  difficulté  du 
terrain,  et  en  dépit  de  liuit  attaques  succcssives,  que  Parmée  canemic  a  di- 
rige contre  nous.  Les  forccs  des  Russes  étaicnt  plus  que  doubics  des  ndtres. 
€  La  division  italicnnc  a  déployé  beaucoup  de  courage  et  d*intrépidilé; 
la  garde  royale  a  monlré  beaucoup  de  sang-froid.  Les  deux  bataillons  de 
chasseurs  (ci-devant  conscrìls)  onl  eu  occasion  de  se  distinguer. 
€  Les  cliers  d*état-major  \ous  feront  connailrc  les  délails  de  J'afTairc  et 
des  perles  que  nous  avons  failes.  En  officiers  supérieurs  nous  n'avons  à 
regrettcr  que  le  chef  d*escadron  Pino  et  les  chefs  de  bataillon  Negrisoli 
et  Maflei.  Dans  la  division»  les  trois  généraux  ont  été  blessés,  ainsi  que 
deux  colonels.  Je  vous  autorise,  si  vous  recevcz  cette  lettre  avant  les  nou- 
velles  ofOcielles  qui  seront  iinprimées  dans  les  journaux  fran^is,  è  faire 
inettre  une  seule  phrase  dans  le  journal,  rédigée  è  peu  près  de  la  manière 
suivante  :  —  Nous  apprenons  è  l'instant  que  le  quatrième  corps  de  la 
grande  armée  a  eu  le  24  octobre,  à  la  position  de  Maloyaroslawitz,  une  af- 
faire Irès-brillante.  Nous  annon^ns  avec  plaisirque  les  troupes  italienncs 
s*y  soni  bien  conduites.  La  garde  royale  y  a  méme  eu  occasion  de  se  faire 
remarquer.  Nous  nous  empresserons  de  pubiier  les  détails,  dès  qu*ils  nous 
seront  parvenus.  —  Jc  vous  rcnouvelle,  monsieur  le  ministre,  l'assurance 
de  mes  sentimens,  et  sur  ce,  je  prie  Dieu,  eie. 
«  Du  camp  près  Gborodok-Borisow,  le  28  octobre  Ì8I2. 

Signé  e  EuGÉif  E  Napoléon.  • 

XXVIII.  --  Pag.  206. 
Quadro  dei  corpi  componenti  il  grande  esercito  andato  in  Russia  nel  ÌB12. 


Còrpi 


Stalo 
inagg. 
1.* 
2.' 
3/ 
4.* 
»•• 
€.• 
7.* 

y.* 

IO." 
il.* 


e 
o 


ì 

n 

3 

3 

3 

3 

2 

2 

2 

3 

2 

4 


T.  IL 


Comandanti 


Berthier,  maggiore  generale    .  .  . 

Davoust,  maresciallo 

Oudinot,  idem 

Ney  idem 

Principe  Eugenio,  viceré 

Poniatowski,  generale  di  divisione 
Gouvion  Saint-Cyr,  maresciallo  .  . 
Rcynier,  generale  di  divisione  .  . 
Jimot  idem  idem     .  .  . 

Victor,  maresciallo 

Macdonald,  idem       

Augcrcau,    idem        


Uomini 


Cavalti 


4,000 

1,150 

83,000 

H,503 

44,100 

7,000 

43,800 

8,700 

32,000 

10,500 

39.500 

9,iOO 

27,400 

3,800 

18,900 

5,500 

\  8,700 

4,300 

52,500 

4,lfOO 

31,400 

5,500 

55,100 

2,500 

450,400  I     73,850 
43 


4 


Somma  relro  .  . 

Corpo  austrìaco.  Prìncipe  di  Schwnrlzeiibens  ■  ■ 

Giianlia  imperiuk-.  Horlicr,  marcsciollo    ■  ■  ■  ■ 

Grun  parco.  Luriboisaièrc ,  gciHTiitu  fli  tlivUionc 

Prpsidii  (li  Magdebourg,  Unnzita,  Kociiigslierg , 
Aiiiliiirga 

Divisione  dei  principi  del  Reno 

Ndpolilani  comanduti  do  D'Eslri'es,  generale  di 
divisione • 

Duncsi  idem       daEsw;ilil    .... 

Corpi  in  marcia 

Deponilo  gchcralu  della  cavallcriu,  conni ndalo  da 

fiojrcier,  geuerale  di  divisione 

Cav.illerìa  coniandntn  dai  gviier»!!  di  divisione: 

1.*  corpo  di  Ire   divisioni,  da  Tfansouly 

2.°  corpo  di  Ire     idem      dii  Monlelirun  .... 

3.'  corpo  di  ire     idem       da  Groucliy 

4,"  corpo  di  dui;     idem       da  Latour  Mauliour); . 


50,000 
31.300 

7S,8S0 

G.OOO 

I(;,:ìoo 

22,t(H) 

i5,oyo 

U,fi00 
7,300 

1,20!» 
500 

8,000 
If.ftOO 
43,000 

1,000 

2,000 
16,500 

1,^00 

600 

15,400 
tn,40U 
lO.fiOO 

T.won 

13,800 
lO.GOO 

11,000 

8,:ìo(i 

«ao.iiou 

17M50 

specchio  Homiiiariij  dei  l'fjyi" 


i  fonnanli  le  tUcixioui. 


Mornnd, 
Friunt, 
Gudin, 

Dciìiaix, 
Compan, 
Lcgrand, 
Verdier, 
Merle, 
,  Ledru, 
nazout, 

Marvliand, 

Deljons, 

Broussier, 

Pino, 

Zaionsliecli, 

Otiubrowski, 

Kaminii'cki, 

Deroy, 

Wrciie, 


Inriinicriii. 
reggimetUi  15."  leggero,  17,"  e  50."  d' inrantcria  e  Bad»!. 
idem        55."     idem     35."  e  44,"  idctii  e  Spaguuoli. 
idem         7."     idem     13.%  SI.",  e  37."  idem  eeorpo  di 
Slrelitz. 
idem     ti'j."  e  ÌOè."  idem  ed  As^iaiii. 

—  -rò.",  S7.",  ei.'e  JU."  idem, 
idem     l'J.",bG."e  12à.''idcmcPortogli*!si. 
idem     2.",  37."  e  124."  idem, 

—  iiS."  idem  Svizzeri  e  Croali. 
idem     40.°;  72."  e  129.",  e  Portoghesi. 

—  4.°,  18."  e  95."  ed  Illirici  e  Porto- 


iilem  "ì. 

ilici»  — 

idem  26. 

idem  1 1 . 

idem  — 

idem  24 

i  ile  in  — 


idem 

idem  11 
llnliani  (Doc. 
Polacchi. 

idem 

idem 
B&varcsi. 

idem 


—       ^.",  1  $."  e  U3."  e  Wiirlemberghesi. 
."     idem     Wl.",  92."  e  10«."  e  Croali. 
."     idem     y.",  5!i."  e  33."  idem  e  Siingniioli. 
XXV,  lom.  11.) 


I 


I 


I 


! 


—  335  — 

Lccoq,  Sassoni. 

Funck^  idem 

Tharreau,       Vcslfuliani. 

Ochs,  idem 

Parlouneaux,  reggimenti  10.",  ao.**  leggeri,  3C/',  44.^  5l.%  55.",  125.*' 
e  120."  d'infanteria. 

Daendels,       fiadcsi,  Assiani,  Berg  e  Gleves. 

Girard,  Polacciii. 

Grandjean,      Vestfuliani. 

D'Yorek,        Prussiani. 

Ueudelet,  reggimenti  2.^  4.",  P.",  8.",  16.",  17.",  18.",  21.^  e  28."  leg- 
geri, 14."  e  28."  d*  infanteria  e  Vestfaliani. 

Lagrangc,  reggimento  27."  leggero,  27."  e  03."  d' infanteria. 

Durutte,  reggimento  de  Rhè,  Walchcren,  Belle-Isle  e  del  Mediterraneo. 

Morand,  reggimenti  5."  e  29."  d*  infanteria  ed  Assiani  e  Sassoni. 

Carra  Saint-Cyr,  conlingentc  dei  piccoli  principi  della  confederazione  del 
Reno. 

D'^Estrées,      Napolitani. 

Claparcde,      Polacchi. 

Eswald,  Danesi. 

Siegental        Austriaci. 

Bianchi,  idem. 

Lefebvre^  maresciallo  :  guardia  imperiale. 

Mortier,  idem  idem 

Lechi  Teodoro,  guardia  reale  italiana. 

Cavalleria:  diviaiom  distaccale. 

Gerardin,       reggimenti  1.",  2.°  e  3.°  caccialori  a  cavallo,  elanccrì  po- 
lacchi. 
Caslex,  idem       7.",  20.",  24."  e  28."  idem,  ed  8."  cavalli  leggeri. 

Woelwarlh,        idem       4."  e  28."  idem,  G."  cavalli  leggeri,  11.*"  ussari  e 

Wiirtemberghesi. 
Guyon,  idem       9."  e  19."  idem,  2."  e  oO.*"  caccialori  italiani. 

Kaminski,  Polacchi. 

De-Seydewilz,  Bavaresi. 
Polenz,  Sassoni 

Chaberl,  Vestfaliani. 

Fo      *  '     ^     reggimenti  di  Berg  e  Gleves,  Assiani,  Badcsi. 

Massemback,  Prussiani. 

Cavaignac,  dragoni  e  cacciatori  francesi  di  diversi  reggimenti. 


nrggiiiienli  formanti  le  ilicìsioni  riunite  in  corpi  di  cavalleria. 

BruyÌTCS,  rvt;ijiinenli  Ifi."  ilfi  rncciulori,  7.",  8."  A'  ussniì,  e  Pru5siAnt  e 
Polncclii. 

Suini- Germain,  rcgg™™''  2.",  3.°,  9."  corauieri,  i.°  cavalli  leggrrì. 

Volcncc  idem         6.",  11.",  i2."  idem,    b."  idem, 

Pojol  idrm         II.",  19."  caccintoH,  S.",  9."  ussari. 

Walhier  Uhm         S.",  H.",  10."  coruziirri,  2."  cavnili  It^gcri. 

De  Franco  iiitiii         1.",  3."  carabinieri,  i.",   i."      idem, 

Clinslrl  iiicm         C",  8",,  25."  Mcciolitri,  li,"'  tituurì. 

Dflumrn:  iilcm         4.",  7.",  14."  cornziicri,  S."  cavalli  ti'ggeri. 

LaliouiMayP  iitcm         ",'■,  SS.",  S6.",  50,"  dragoni. 

Rosnicski,  Polncciii. 

Lorgc,  Sassoni  i>  Wt-sirnllani, 

Traukiiilierg,  Austriaci. 

Bfssi^rcs,  maresciallo,  guardia  imperiale. 

."   "''.*    ì    ciiardia  reale  ilalisna. 
Jacqnet      $     " 

Quota  in  uomini  souiminÌ*lratn  dalle  rarie  polenze  d' Eiiroiin 
all'  etncilo  di  lìtMÌo. 

Francia  e  diparlimcnci  riunilivi    .  .  .  ,  37(,000 

Ktgno  d' Italia S7,000 

ConrederazioRO  del  Reno 120,001) 

Grnmlucalo  di  Viirsnvia 70,0(Kl 

Spngna 4,000 

Portogallo 4,000 

Province  iiliriclic  e  Croati S.OIM» 

Svizzera,  reggimenti  cnpilolnii 4.000 

Danimarca 10,000 

Napoli 8,000 

Prussia 90,000 

Austria 50,000 

Totale  .  .  .     «80,000 
Corpi  che  non  soggiacquero  alla  calaslrofe  della 
rilirala  da  Moica,  al  passaggio  della  lìereginu 
ed  alla  ritirala  da   Vilna. 

PresidJi  di  Amburgo  e  Ma^dc- 

bourg 6,600  > 

Danesi     10,000  (        ^.,  ,.„ 

Prussiani -^^  »""  '"       ^"'"''^ 

Austriaei 


Restane 


.  ,     613,400 


—  557  — 

Cadaveri  e  cavalli  morti  stati  abbruciali  per  ordine  del  governo  rtisso 

nelle  seguenti  province: 

Uomini  Cavalli 

Mosca 49,754  27,649 

Kaluga 4,017               4,834 

Smolensk 71,735  51,4r.O 

Contorni  della  Bcrcsina 30,106  27,316 

Minsk 18,797              2,746 

Wilna     72,303               9,407 

Totale  .  .  .  243,712  123,382 

£  da  osservarsi  che  un  gran  numero  di  morti  era  stato  abbruciato  avanti 
r  arrivo  deirordine  del  governo  di  Pietroburgo,  senza  tenor  conto  della  quan- 
tità, come  lo  dice  un  articolo  datato  di  Wilna  e  reso  pubblico  colle  stampe. 

Riassunto. 

Forze  che  presero  parte  alla  spedizione  di  Mosca 615,400 

Cadaveri  abbruciati 243,712 

Periti  neir  andata  n  Mosca  ed  uccisi  in  bat- 
taglia (calcolo  presuntivo) 139,688     ^    519,400 

Prigionieri  di  guerra  ed  annegati  nella  Be- 

resina,  compresi  quasi  6000  tiffiziali  .  .     136,000 

Restano  uomini  .  .     94,000 

Presidìi  lasciati  nelle  seguenti  fortezze: 

Thorn uomini  5,000 

Modlin «  3,000 

Zaroosc «  4,000 

Spandau <  3,000 

Czentoschau t  1,000 

Danzica t  36,000     )      85,000 

Torgau «  10,000 

Stellino «  9,000 

Wiltemberg «  5,000 

Custrino «  3,000 

Glogau «  6,000 

Resti  dell'esercito  condotti  dal  viceré  dietro  la  Saale    .  uomini    9,000 


—  338  — 

Du  queste  jinUilc  sarebbero  Ja  deduisi  i  pn'ijionicn  ili  Riiorra  ricRlmll 
nei  rispettivi  paesi  dopu  \a  conclusione  della  pace,  nvii  clic  quelli  che  sono 
rimnsii  in  Russia  {ed  è  opinioni:  che  non  siano  pochi),  ma  per  operare  que- 
sta deduzione  non  è  possibile  rinvenire  alcun  dato  ,  neanche  approssioiativo, 
da  tante  diverse  nazioni. 

11  materiale  di  guerra  luscìato  in  Russia  consìsLcvu  in  OUO  cannoni  da 
campo  e  :2S,UnO  curri,  cassoni  e  vetture. 

Dei  170,830  cavalli  che  andarono  in  Russia  si  può  ritenere  cbe  no  sia  ri- 
tornalo un  iqìkIìuo  tutl^al  più. 


«  Je  vous  ndresse  conlìdenlieUement,  monsicur  le  ministre  de  la  guerre,  un 
I  ctnt  de  reiiillc  d'appel,  (juc  j'aì  fiiil  Taire  a  Ileiisberg,  àes  Iroupes  ilalicn- 

■  nes.  Jc  \aus  Tenvoie  direciement  parceque  la  division  ne  sr  iroiivi;  ram- 
I  mandée  en  ce  momenl  qne  par  Galimberti,  qui  est  lui-mi^me  malade.  J'ai 
[  trouv<!  ici,  à  raon  arrivéc,  une  vingiuinc  d'orficiers  et  de  saldats  qui  m'y 
1  Bvaient  deviinré.  Jc  puis  siipposcr  quc  IHO  ou  SOO  au  plus  auroiil  pris 

■  une  autrc  roule,  et  m'arriveronlsuccessivcment.  Vous  pouvez  juger,  p.ir 

■  cet  npcr^u,  qu'on  sera  hien  tieureux  tic  fornier  |uir  régimcnt  le  cadre 
I  d'un  bataitlon,  et  l'on  aura  bicn  de  la  peine  h  te  trouver  en  orficìers  et 
I  soiis-otiìciers  disponiblcs.  ie  ne  couiptc  i^nrder,  de  la  gardc  royale,  qu*uDo 

■  compagnie  par  baliiillon,  et  j'ai  proposti  à  S.  M.  de  rcnroyer  le  reste  des 
1  eadres  il  Hilan.  Quanl  au  surplus  des  cadres  de  la  j  S.*  division,  j'^i  prò- 
I  pose  de  ne  les  renvoyer  qu'ù  Gloguu,  oii  ils  pourraieot  Tacilcment  recetoir 
I  dcs  conscrils,  aiusi  que  je  >ous  l'ai  déjii  écrit.  Le  colonel  Moroui  ii'iil 

■  point  mori,  comme  on  l'avait  annoncé,  il  est  seulcnient  Ircs-maladc. 

e  On  vn  s'occuper  ces  jours-ci  à  réformer  les  individua  susceplibics  de 

■  l'i^tre ,  à  réarmer  ccu\  qui  sont  sans  arrnes;  cnOn  Ics  réparations  suÌ- 
;  vronl,  etc. 

(  Sur  ce,  je  prie  Dieu,  eie. 
«  Le  28  déccmbre  1812. 

Signé  •  EiT.ÈKE  Napoléon,  • 


—  339  — 

QUÀTRIÈME  CORPS  DE  LA  GRANDE.ARMÉE. 
ExtraiU  d'un  appel  fail  à  Heilsberg  le  24  décembre  1812. 


DÉSIGNATION    DES  CORPS 


Carde  royale 


Quìnzìèmc 
division 


Grenadicrs    

Cliasseurs 

Vélites    

2.'  régiinciìt  de  ligne    .... 
3.*  idem  .... 

1.*'  léger 

3.'  idem    

Règimcnt  dalmate 

Artillcrie  &  cbcval ........ 

idem      ò  pied 

i  /'  balailloiì  du  Irain    .... 


Total  gdnéral  .  .  .  . 


KOMBRE 

OfQcicrs 

S  ous-officicrs 

fì|.,ct  soidats 

28 

47 

.     M 

2 

27 

i5 

U 

4 

li 

8 

7 

0 

5 

12 

7 

11 

3 

4 

3 

3 

2 

— 

121 


112 


233 


XXIX. —  Pag.  1i07. 

Slato  itegli  effetU  di  vestiario  per  uomini  e  bardatura  per  eavallt  spedili 
in  Russia  dopo  la  partenza  del  corpo  d'*  esercito. 

Abili  per  diversi  reggimenti  ....  num.    7,802 

Giubbe €       D,483 

Calzoni  di  panno,  daino  e  fustagno.  paia  22,050 

Cappotti  e  mantelli num.     5,700 

Scbakos,  berrettoni «       6,000 

Giberne «       2,400 

Camicie «     20,000 

Scarpe paia     51,500 

Stivali €         8,000 

Stivaletti  neri  di  panno «        6,400 

Mociglie «         2,550 

Calze  di  lana  e  refe «        2,000 

Furono  inoltre  spediti  molti  altri  efTetti  di  minor  rilievo  sì  dal  ministero 
della  guerra  che  dai  reggimenti. 




^^  fr 


XXX.  —  Pag.  207. 
Quadro  di  coiiiiwsizioiiv  della  brigata  inviata  in  Gerutunia. 


CcniTulc  comandante,  Ziicclii. 

Ciipo  ilello  s<ulo  m.iggiore,  iMipulinttngltonc  Pavoni. 

Soli'  ìsptìltoi-e  lille  nisscgni',  Cumlolfi. 

Commissario  di  guerra,  Sevcroli  i*ielPO. 

Pagniorc  di  guerra,  Cujina  Carlo. 

Due  liallaglioni  del  2."  leggero  ;  maggiore,  Jabiu;  capobaltaglionc,  Cecco- 
jii.ri. 

Qunltro  idum  dd  a."  iV  infuntcria  ;  colonnello  in  primo,  Peri;  in  sa- 
condo,  Pisa. 

Quattro  squadroni  del  K."  re^imrnlo  cacciatori  a  cavallo;  colonnello,  Er- 
culei. 

Due  compagnie  d' artiglieria  e  (reno,  caposquadronc  Neri. 

Una  compagnia  zappalori,  capitano  Alictlo. 

Una  compagnia  operai  di  marina. 

Una      iilem       equipaggi  niililnri. 

Ambulanza  e  servizi  riimiti. 

Una  compagnia  ponlonìcri  j 

Una       idem      treno  d'arliglie 


per  lu  divisione  (Irtnicr. 


XXXI. —  Pag.  a-il. 

Quadro  di  cotnpoiizioiie  detta  divisione  parlila  per  la    Vrtiuia 
[compresi  i  rinforzi  inviali  posleriormenle). 

Generali  di  divisione:  PeyrJ,  indi  Fontanelli. 
idem     di  brigala:  Sant'Andrea  Pietro,  Balalhicr,  Horoni. 

Cnpo  delio  Stalo  maggiore,  generale  di  brìgotn,  Mnrtcl. 

Aiutanti  di  campo,  aggiiinli  allo  stato  maggiore,  ufiiziali  del  genio:  II»- 
(li'lla.  Lotti,  Scotti,  Provasi,  Brusali,  Lavalelte,  Pas,  Paletti,  Stcccliini,  Mu;;- 
ginsca,  Airoliti,  Uè  A5arla. 

Ispettore  alle  rassegne,  Localelli. 

Soli'  ispcllore     idem      Persi;mi. 

Commissario  di  guerra,  Colombnnì. 

Pagatore  di  guerra,  Mazz-j. 

Due  battaglioni  del  1."  rcjfgimcnlo  il"  infanteria;  maggiore,  Fcrriroli;  cu- 
]ioi)atlaglioni  :  Jacopciti,  l'onli. 

Quattro  ballagliuni  del  4."  idem  colonnello,  Bozzolini,  poi  Cccco- 
pieri. 


** 


'#f 


1-  ' 


* 


—  341  — 

Due  battaglioni  del  6.*^  reggimento  d'infanteria;  colonnello,  Ferrù. 
Quattro  idem      del  7.^  idem  idem      Rossi. 

Uno  idem      guardia  di  Milano;  capobattaglione^  Varese  Pietro. 

Tre  idem      del  i.^  leggero;  colonnello,  Moretti. 

Uno  idem      di  diversi  corpi  ;  capobattaglione^  Tordo. 

Due  compagnie  d^  artiglieria  a  piedi   ^    Armandì,  maggiore;  Gorio,  capo- 
Due    idem    del  treno  d*  artiglieria  5        battaglione. 
Una    idem    zappatori. 
Una    idem    operai  di  marina. 
Una    idem    marinai. 
Una     idem    equipaggi  militari. 
Ambulanze,  servizi  riuniti,  posta. 

Cavalleria  comandala  dal  generale  Fresia,  indi  da  La  Bruyères. 

Quattro  squadroni  del  reggimento  cacciatori  reali  i.*^  ;  colonnello,  Caspa- 
rinelti. 
Quattro    idem    dei  cacciatori  Principe  Reale  2.^;  colonnello^  Lavai. 
Quattro    idem    del  reggimento  dragoni  Napoleone;  colonnello,  Olivieri. 
Una  compagnia  d^  artiglieria  a  cavallo. 
Una      idem      del  treno  d'artiglieria. 

XXXll.  —  Pag.  225. 


e  J^ai  recu^  monsieur  le  ministre  de  la  guerre,  volre  longue  lettre  du  16 
janvier.  Je  vois  avcc  plaisir  Tactivité  que  vous  imprimez  à  la  réorgani- 
sation  des  corps.  Je  crois  vous  avoir  déjà  mandd  qu*exccpté  le  cadre  d^in 
bataillon  par  régiment,  tous  Ics  officiers  et  sous-officiers  restants  étaient 
partis  pour  ritalie.  Mais  comme  jc  vois  qu'exc^té  quelques  ofGciers  su- 
périeurs  à  peine  reste-t-il  assez  d'ofOciers  pour  compléter  le  cadre  d'un 
bataillon,  jc  prends  le  parli  de  ne  conserver  que  le  cadre  de  deux  coni- 
pagnies  par  régiment,  et  j'enverrai  tout  le  reste  à  leurs  dépóts  respec- 
tifs.  Vous  aurez  donc  à  rcformer  tous  Ics  bataillons  qui  étaient  à  la  grande 
armée^  savoir^  trois  dalmatcs,  quatre  du  ^,^  léger,  quatre  du  5.'  de  ligne, 
et  quatre  du  2.'  de  ligne.  Vous  aurez  soin  cependant  de  laisser  un  de 
ces  bataillons  manquant  d^autant  de  compagnics  qu'il  en  sera  reste  è 
Parmée.  Sur  ce,  je  prie  Dieu,  etc. 
<  Posen,  ce  28  janvier  1813. 

Signé  <  Ei'GÈNE  Napoléon.  » 

XXXlll.  —  Pag.  223. 


V 


*< 


<  Monsieur  le  ministre  de  la  guerre  du   royaume  d'Italie  !  Vous  avez 
€  sans  doute  recu  le  décret  de  Sa  Majeslé  du  10  fcvricr  sur  Ics  avance- 
T.  IL  hh 


_:;V2_ 

■  mens.  C'usi   par  crrciir  qu'on  a   pone  le   culum-l  Suint-Andrii   coiiime 

•  éUnt  tlu  II.'  puisqii'il  est  du  4.*  Ainsi  le  mnjnr  UuzkoIìdÌ,  nomnMi  colo- 

•  nel  du  K.*,  se  Irouvc  reni^ilaccr  li;  culonel  Saint -And  ré  au,4.*,  ce  dcrnier 
1  (?loni  nommé  g(Snér«l. 

<  Tacile^  Ji'  lirrr  d'Espagne  le  general  Sclii.iuelii,  qai  pourra  nous  ùlre 
1  utile  en  urrivanl  ù  i'urméc,  aussi  qu'un  iJcs  deus  gtincraux  d'infanterie 
I  nouvellciiK'nt  noinmcs. 

€  L'empcieur  a  dii  vous  fairc  dimander  le  nom  d'un  major  pour  nom- 
I  mcr  cotoncl  au  nouveau  ré[;iment  que  l'on  runnerail,  compose  de  touics 
.  lei  compagnie*  de  réserve.  Je  pense  que  ce  que  vous  avez  de  mcilteur  è 
1  préstnt  cn  Ualie  doit  élru  le  major  Ferru,  Si  vous  tormez  ce  n^imeni,  il 

■  seni  bien  de  luì  donner  le  N.°  8  de  ligne,  en  le  laissant   toutcfoU,  ]its- 
I  qu'à  SDII  rcnouvcllemeDl  d'IiobillcineDl,  user  Ics  liubits  qu'il  doit   avoir. 

•  Sur  ce,  je  prie  Dicu,  etc, 
.  20  Kvrier  1815. 

Sigtié  »  Elgéne  NiPOLÉio.  • 

XXXIV.  —  Pag.  223. 


<  Di-puis  quelqiK^  juurs  que  nous  somnit's  arrivcs  ici,  monsieur  le  mi- 
4  nistre  de  la  guerre,  la  IS.'  division  et  In  gordc  ri>yalc  ont  un  peu  nu^- 

•  incnlé.  La  pntmière,  dont  le  g<iaéral  Fontane  a  pris  le  commandemi-nt , 

•  uvnil  déjù  390  liommes,  doni  88  ollieiers,  ci  la  garde  cn  avait  590,  doni 

•  11^  officicrs.  J'ai  prcscril  bux  généraux  Fontane  el  Lrclii  de  rcjirendrc 
<  Icur  correspondancc  avcc  vous.  Ccs  dciix  divisiuns  seroul  bienldt  rcnfur- 
.  tccs  de  200  huiiimcs  de  lo  garde  et  d'un  botalllon  de  marcile  de  10(J0 
1  liommcs,  que  vous  dvl'e  fuil  partir  au  inuis  d'aoùl  et  qui  vont  arriver 
I  incessammcnl,  Je  vous  rccommandc  de  jclcr  beaucoup  d'hommes  daos  Ics 

•  dcpóts  de  ce;  quatrc  régiuiens-ci,  car  Irés  probablcnienl  l'cmi>ereur  vous 

•  demanderà  bicntòl  un  balaillon  de  marche.  Allendez   cependanl  de  rece> 

•  VDÌr  des  ordres  à  cel  cgard ,  ci  quand   vous  serex  dans  rìinposstbililé 

•  d'e\éculer  les  ordres  que  vous  rcccvrez,  soii  pour  la  force  des  bataillons, 

>  soit  pour  ic  nombre,  vous  complélcrez  avec  les  dépóts  de  Mantoue.  Je  re- 

•  commande  à  toule  volre  sollìeitude  les  poinls  d'Aucóne  et  de  Venisc.  Ce 

■  dernicr  pori  surlout ,  qui  va  biculùl  conlcnir  cinq  vaisscaux  de   guerre 

•  urmé:«,  allirera  loule  l'attcnliun  des  Augluis.  Il  faut  que  les  dcux  forts  qui 

•  dércndcnl  Malomocco  soicnt  cn  bon  élat,  et  qu'il  y  ait  loujours  une  gar- 

•  nison  sufGsanlc.  Rccommandcz  ù  l'ainiral  Duperré  d'avoir  toujours  mouil- 
'  lés,  hors  des  passcs,  quclqucs  avisos  ou  pénicbes  bien  nrmés,  qtiì  ne  ile- 

>  vraicul  rentrer  dans  le  pori  que  lorsqu'iìi  aeraienl  dans  l'impossibili  le  de 

■  lenir  la  mcr,  el  alors  celle  impossibilìlé  cxisternit  aussi  pour  Ics  leniaii- 

•  ves  de  l'cnn^nii.  Ces  avisos  cmpócberaienl  les  Anglais  de  projclcr  des  coups 

■  de  main  ni  sur  les  foris,  ni  sur  Ics  viiisseaux,  ni  sur  les  passcs,  comuie 
1  on  suppose  qu'ils  pcuvent  en  avoir  le  dcsscin. 


% 


e  Je  vous  ai  déjà  écril  pour  vous  auloriser  à  faire  former  an  sixièmc 
bataìlloQ  au  4/  léger.  Je  vous  autorise  aussi  à  changer  de  régimenl  Ics 
deux  colonels  Rossi  et  Vandoni  si  vous  le  trouviez  nécessaire.  Peut-étrc  ce 
dernier  sufflra-t-il  pour  la  garde  sédcniaire  de  Venise  ^  et  probablemcnt 
Tautre  sera  nieilleur  à  la  lète  dcs  balaillons  de  guerre  en  Dalmatie. 

<  Je  vous  préviens  que  j*ai  déstitué  le  ...  .  Get  officier  s'est  permis  d'a- 
bandonner  son  corps  depuìs  Vilna  ;  il  n*y  a  point  encore  paru  depuis  que 
nous  sommes  ici^  et  Fon  m'assure  méme  qu'il  a  gagnc  jusqu^à  Berlin, 
e  Je  vais  demander  à  Sa  Majesté  son  remplacement^  et  soit  pour  ce  corps- 
là,  soit  pour  un  autre,  je  n*oublierai  pas  le  major  des  vélites  Bianchi. 

<  Je  ne  presume  pas  que  S.  M.  vous  donne  les  ordres  de  faire  partir  de 
la  garde  pour  Tarmée.  Mais  si  cela  était,  je  vous  autorise  à  garder  tou- 
jours  au  moins  iOO  hommes  disponibles  par  corps,  pour  la  garde  de  la 
vice-reine  et  le  service  dcs'palais. 

e  Ne  faites  point  non  plus  partir  dans  tous  les  cas  des  gardcs  d'honneur , 
car  j*ai  soumis  pour  eux  une  nouvelle  organisation  à  Sa  Majesté. 

<  Je  vous  renouvelle,  monsieur  le  ministre  de  la  guerre ,  Tassurance  de 

mes  sentimens,  et  sur  ce  je  prie  Dieu,  etc. 

e  Marienwerder,  181 3, 

Signé  <  EuGè?(B  Napoléon.  > 

XXXV.  --  Pag.  2^24. 

e  Monsieur  le  ministre  de  la  guerre  du  royaume  d*Italie  !  Je  désircrais 
e  employer  auprès  de  moi,  pendant  la  campagne  qui  va  s'ouvrir^  quelques 
e  ofGciers  italiens.  Présentez-moi  quelques  capitaines  qui  seraient  de  bonncs 
e  familles  du  pays,  et  qui  auraient  des  moyens  et  de  Tactivité.  Donnez  Por- 
e  dre  au  chef  dVscadron  Serbelloni  de  se  rendre  en  poste  auprès  de  moi 
€  pour  étre  employé  à  mon  état-major.  Sur  ce,  ]e  prie  Dieu,  etc. 

Fifc-simile.  Signé  e  Eugène  Napoléon.  > 

e  P.  S.  Je  vous  annonce  avec  plaisir  que  dans  une  petite  affaire  d'avant- 
e  garde,  qui  a  eu  lieu  les  jours  derniers ,  deux  batailions  du  2.'  léger  ita- 
e  lien ,  sous  les  ordres  du  general  Zucchi,  se  sont  tròs-bien  conduits. 

<  Strasfurtte,  le  9  avrii  1815. 

A. 

Rapporto  del  ministro  della  guerra  e  marina  al  viceré. 

Vi  sono  Individui  che  per  la  loro  posizione  non  possono  meritarsi  ricom» 
pense  agli  eserciti,  ma  che  però  con  distinti  servigi  acquistano  titoli  alla  so- 
vrana contemplazione.  Qualche  premio  accordato  ai  servigi  resi  da  alcuni 
militari  nell*  interno,  animerebbe  lo  zelo  e  1*  attività  di  ognuno. 


*• 


Egli  è  per  lalì  considerazioni  che  mi  do  l'onore  di  sullopurre  a  V.  A.  I. 
le  seguenti  proposizioni  di  ricompense,  supplicandola  vivauienle  a  degoarM  ili 
prenderle  in  considerazione, 

Polfrancesclii,  gencrnle  di  brigala,  e  CaccianiDo,  colonnello,  commcndalori 

della  Corona  dì  Terrò. 
Bnlnbin,  generale  di  brigala,  liiolo  di  barone   con  JolozioDe  di  duL-mili 

franchi. 
Dii|icrré,  contrammiraglio,  cavaliere  della  Corona  di  Terrò  (  per  poterlo  jmiì 

nominare  commenda  (orci, 
Localclli,  ispettore  alle  rassegne,  lleroaldi,  maggiore,  Psalidi  e  Lampalo, 

commissari  di  guerra,  covalieri  della  Corona  di  Terre, 
Zanoli,  ordinalorc  e  segretario  generale,  cavaliere  della  Legioo  d'onore. 
Maillol,  commissario  generale  della  marina,  cnvulìere  della  Corona  di  femi 

e  litolo  di  barone. 
1  tiloli  di  merito  di  questi  individui  risultano  dal  mio  rapporto  umiliato 
a  V.  A.  1.  il  primo  di  questo  mese  in  cui  sono  riassunte  le  operuzioiii  esegui- 
tesi nel  primo  Irimeslre  dell'  anno  corrente. 
Milano,  li  U  aprile  1813. 

Solloscrìllo  Fo^TA^El.l.l. 

■  Je  prolilerai  de  la  première  circonslance  pour  mcttrc  ccs  noms  sous  les 

•  yeux  de  Sa  Majesld. 

«  Aschersleben,  SSiivril  ìaìTi. 

Signé  ■  EioÈNE.  » 

XXXVI.  —  Pag.  2H2. 

«  Maycnce,  le  2  novembre  181^, 
«  A  monsieur  le  general  Fonlanelli  ! 

■  1,'empereur  ordonne,  monsicur  le  general  Fontanclli,  qnc  vous  rcunissiei 

•  à  Kaiscrslaulcrn  lous  Ics  llaliens  qui  soni  à  Tarmée,  inTanLeric,  cavatene 

•  et  arlillerie,  el  qiie  voua  parlici  avce  eux  pour  vous  rendre  à  Milan  en  pas- 

•  sani  par  le  SJoiplon. 

•  L'intcnlion  de  Sa  Majesté  esl  que  vous  Tussiez  partir  en  poste  ics  gené- 
1  raiiJt  et  ofliciers  doni  vous  jngcrez  la  prompte  arrivee  plus  ulile  en  Hallo, 

■  ci  que  vous  vous  y  rendiez  vnus-mfinie  en  poste. 

«  Prenez,  general,  loutes  les  mesures  les  plus  promptes  pour  la  réuninn 

•  de  lous  k'S  llaliens  à  Kaiserslautern  ainsi  que  le  prescrii  S.  M.,  et  Tailcs- 
«  moi  coiinaiire  l'epoque  de  leur  déparl  pour  Milaa.  Jc  préviens  de  ccs  dis- 

■  posilions  S.  A.  I.  le  prince  vice-roi  d'Italie. 

•  Le  prince  vicc-coniitìlablc  major  general 
Signé  «  Alexandhe.  « 


—  34»  — 
À. 

€  Maycnce,  le  5  novembre  1813. 

e  Monsicar  le  general  Fonlanclli!  Jc  recois  la  lettre  quc  vous  m'avez  adres- 
e  «^e  par  M.  radjutanl  commandant  Marion. 

e  Je  donne  Pordre  que  les  Ilaliens  qui  peuvenl  se  trouver  attachds  aux 
e  autres  corps  de  Tarmce,  vous  rejoignent. 

e  Faites  remettro  au  general  Sorbier,  commandant  rartillcrie  de  Parmce, 
e  les  deux  obusiers  de  2i,  et  les  deux  canons  de  6. 

e  J*écris  à  rintendant  de  Parmée  pour  les  souliers  doni  vous  avez  besoin. 

e  Quant  aux  GOmille  francs  que  vous  demandez,  je  vais  prendrc  les  or- 
c  dres  de  l'empereur. 

«  Les  officiers  seulement  doivent  ótre  envoyés  en  poste  en  Italie. 

e  L'adjutant  commandant  Marion  resterà  ò  l'état-major  generai. 

e  Le  prince  vice-connétable  major  general 

Fac-simile.  Signé  <  Alexandre.  > 

XXXVn.  —  Pag.  253. 

Rapporto  del  ministro  della  guerra  e  marina  aW  imperatore  e  re. 

Ho  Tonore  di  rassegnare  a  V.  M.  il  riassunto  delle  notizie  contenute  negli 
ultimi  rapporti  di  mare.  Il  nemico  ha  spiegato  in  questi  giorni  un*  attività 
straordinaria  a  danno  del  cabotaggio.  Tale  è  però  il  sistema  ch^  egli  segue 
ogni  anno  ali* aprirsi  della  buona  stagione,  né  si  ha  Cuora  alcun  dato,  che 
abbia  progetti  contro  le  coste  del  regno. 

La  crociera  avanti  Venezia  è  costantemente  di  due  vascelli,  una  fregata  ed 
un  brik. 

Milano,  6  aprile  Ì8i3.  Sottoscritto  Fontanelli. 

Forze  inglesi  nell* Adriatico  : 

Vascelli  3:  Il  Milford,  contrammiraglio,  Fresmantele;  capitano,  Blailland. 

V Aquila:  capitano,  Rouley. 

VAchille      idem         Ilolle. 
Fregale,  4;  corvette,  1  ;  brik,  3;  corsari,  15. 

Prede  fatte  dagV  Inglesi  nella  seconda  quindicina  di  marzo  : 

Trabaccoli,  pieleghi  e  caicchi,  num.  14. 

Guarnigioni  inglesi: 

Lissa:  soldati  siciliani,  1000  ;  lavoratori^  1000. 

Curzola         idem  50. 

Malta  idem  1 500. 

Vi  sono  altresì  molli  prigionieri  di  guerra,  che  hanno  preso  servizio 
presso  il  nemico  a  condizione  di  non  servire  contro  la  Francia.  Le  truppe 
sono  comandate  dal  colonnello  Rivarollo,  córso. 


XXXVIIl.  —  Pag.  253. 


QUADAO  DI  COMPOSIZIUNE  DELL"  ESEllCITO  DI  TERRA. 
NB,  Si  sono  nminrssi  i  nomi  di  coloro  per  1  i|auii  fu  allruvc  iiiilical". 


Generali  dì  divisione:  Pino,  Lechi,  Seve- 
roli,  Fontantllij  Bonfunti,  Pcyri,  Paloinbini, 
Fiorella  (scoalorti) 

GL'nernlìdi  brigala:  Polfranceschi, Bianchi 
D'Adda,  Lechi,  Balabio,  Mazzucchelli,  Fuma- 
ne, Berlokllì,  Zucchì,  Villsla ,  Renard,  Bala- 
thier,  Martel,  Rougicr,  Schinzzclti,  Moroni, 
Jacquet ,  Sant'Andrea,  Bellolti,  Julhien  , 
Campagnola,  Milossewitz ,  Bcrlolosi,  Gii- 
limberli,  S.  Paul  Verbigier 

Aiuiunlicomandanli:  Lechi,  Paini,  Cave- 
doni,  Monlcbruno,  Mazzucchelli ,  Rivaira , 
Casella 

Aiutanti  di  campo,  aggiunti  allo  stato  mag- 
giore    


Divisioni  territoriali. 
Coniami  jinii  generali:!. 'Bcrlolosi,  2.' Bon- 
fanti,  3.'  Fonlane. 

Dipartinifuti. 

Comandanti  generali:  Renard,  Balabio, 
Villala. 

Comandanti  d'armi  nelle  piazze,  ufGziali 
superiori:  Ruffìni,  Benvenuti,  Sala,  Buon- 
vicini.  Vertalo,  Piella,  Cappi,  Baltaille,  Gui- 
niel,  Galiizzi  Domenico,  Bonelli,  Langc,  Ga- 
vazzi, Curioni  Filippo,  Friess,  Roussior  Ho- 
inano,  Ferreml,  Pllugbcil,  Thomas,  llaiiin- 
ger,  Straiaikowski,  Robillard  Francesco,  Vi- 
ves  Giovanni,  Sausse,  Suuvagc,  Cristianopoli, 
Dr-Angeli,  Tavera  Paolo,  Uuparc,  ZorzeltOj 
Wetler,  Alliuzzi,  Amorclli,  Piacenza,  Coii- 
bcrt  Giovanni  Ballista 

Aitilanli,  segretari  ed  ordinanze  di  piazza. 


—  547  — 


Retro 


COMPLETO 


Uffi- 
zi ali 


238 


Ispezione  alle  rassegne. 

Ispettori:  De-Meester,  Cortese  France- 
sco, Brunetti,  Locatelli. 

Sott' ispettori:  Belfort,  Fantuzzi,  Rebuf- 
fi, Paribelli,  Gavazza,  Ravizza,  Charles,  Des- 
forges,  Gandolfi  Emilio,  Boissonin,  Persiani, 
Regis  Carlo,  Vesin  Francesco,  Pastori. 

Aggiunti  :  Mauro,  Desplaces,  Gelmi,  Manto- 
vani^ Lion,  Bianchi  Federico,  Calori,  Bistcn- 
ghi,  Valentin i  Gaetano,  Dono  Harry,  Dejovi, 
Gayon,  Yiscardi,  Ciotti,  Veglezzi,  Marchetti . 

Commissarialo  di  guerra. 

Ordinatori  :  Tordorò,  Destrani ,  Ferreri, 
Guizzardi,  Zanoli,  Tassoni  Estense  (onorario) 

Commissari:  DalPOglio,  Gilli,  Psalidi, 
Barss,  Gini,  Caldarini ,  Severoli,  Lampato, 
Galbiati,  Fontana,  Radigo,  Giunone,  Manto- 
vani, Roussilon,  Schor,  Biagi,  Lironcurti,  Na- 
scivera.  Castelli,  Mantegazza,  Sora,  Imbert, 
Colombani,  Medici,  Michel,  Fortis^  Brocchi 
Ferdinando,  De  Capitani  Saverio. 

Aggiunti  :  Testi,  Agucchi,  Collier,  Dertal, 
Delpino,  Galbusera  Antonio,  Raybaud  Giu- 
seppe, Cuttoli ,  Pagès  Francesco,  Campora, 
Maggioni,  Favini,  Reggìanini,  Luce,  Chiarie, 
Coppa  Febo,  Cima  Gaetano,  Quadri  Alessan- 
dro, Voltolini  Nicolò,  Mancini  Francesco,  Ca- 
valieri Francesco,  Arnaud  Giuseppe,  Barnabé 
Maturino,  Panigadi  Flaminio 

GUARDIA  REALE. 

Sialo  maggiore. 

NB,  GV  individui  ì  cui  corpi  fanno  parte  dello 
stato  maggior  generale  dell'  esercito,  cioè  Pino 
primo  capitano,  gli  amministratori  Belfort,  Gi- 
ni,  Ciotti  e  Maggioni,  e  gli  aiutanti  di  campo, 
non  sono  compresi. 

Capobattaglione ,  Badalassi  ;  sottotenente 
aggiunto.  Bianchi  ;  chirurgo  in  capo,  Solen- 
gbi  :  cappellano,  Nazzari 


KFFKTTIVU 


Truppa!  Cavalli 


50 


412 


Uomini 

"288" 


54 


iOO 


Cavalli 


412 


34 


iOO 


1)8 


i20 


58 


120 


334 


G 


50  l  058  ,1  584 


Cajiilano  comandante  caposqiiadrone,  Re 
Giovanni;  quartiermastro  Iciii'iile,  Ciivulli- 
ni;  aiulanle  sotlolcncnte,Lampugnani; chi- 
rurgo maggiore,  Mantovani  Vincenzo  ;  Ic- 
iicnli  in  primo  rango  di  ciipitano  :  Bonacossi 
e  Sommariva  ;  lenenti  in  secondo  rango  di 
lenente:  Prina  Giuseppe  e  Durio  Sigismondo 

Talarrenieri 


nEccmEnTO  veliti  ubali. 
Stalo  maggiore. 

Colonnello,  Cornetti,  maggiore,  Dnslidc; 
copobuttoglinni:  Lorìnì  e  Vereellon;  quar- 
tiermastro capitano,  Rusca;  aiutanti  mag- 
giori capittiDi:  Delslain  ed  Erculei  Ippolito; 
soli'  aiutanti  maggiori:  Mcngaldo,  Laugicr  ; 
cliirurgo  maggiore,  Montebruni  ;  cliirurgu 
soli'  aiutante  maggiore,  Haronio. 

BallaglionI  duc^  compagnie  dieci  ;  capi- 
tani: Cornetti, Rossi,  Blanc,  Pesci,  Clermonl, 
RalTaglia,  Gcrmain,  Bosisio-,  tenerli  in  pri- 
mo: Miiii^rini,  Buclilcr,  Boiiazzi,  Tonfisi,  G.i- 
relli,  Rejna,  Dell'Agata,  Danesi,  Bur/.io;  te- 
ìienlì  in  secondo:  Prina  Giuseppe,  Foglia, 
Zimbelli,  Pedrezzoni,  Bazzi ,  Cremonini , 
Mangelli,  Lucini  ;  sollotenenli  :  Bonatclli , 
Lanzanì,  Rogorinf  Filippo,  Ganibiiiì,Caprot- 
li,  Del  Curio,  Marabello  Antonio,  Sarti    .  . 

REGG]HE^TO  &n.iN.lTIEHI. 

Slnlo  maggiore. 
Colonnello,  Leclii,  generile  di  brigala; 
maggiore,  Crovl  (colonnello);  rapobutlaglio- 
nì:  Slanzani,  Ambrogio;  quarlicrniastro ca- 
pitano, Caslanedi;  capitani  aiulaiili  maggio- 
ri: Corona  e  Bajo  Marco;  soli' aiutante 
maggiore  sotlotenente,  Arnaud  ;  portaquila 
sottotenente,  Ravajoli  ;  cliirurgo  maggiore. 
De  Filippi;  chirurgo  aiutante  maggiore,  Mon- 
donico. 


•   Carnlli 


3'Jj    iGìl  I   »»4 


—  5i0  — 


Reiro  .  .  . 
BaUaglioni  due  ;  compagnie  dieci  ;  capi- 
tani: Piccioli  Luigi,  Papazzoni,  Villa,  Zac- 
chieri,  Ferraris  Luigia  Barbieri,  Ajroldi,  Bua 
Basilio^  tenenti  in  primo:  Pisani  Giovanni 
Battista,  Garetti  Angelo^  Boldrini,  Viscardi^ 
Blajnoni,  Mariani,  Gazzotti,  Casali;  tenenti 
in  setondo  :  Tromboni,  Vitali,  Beluschi,  Gi- 
rando Grossi,  Paladini  ;  sottotenenti  :  Rab- 
boni,  Pratesi,  Barinetti 

REGGIMENTO  DEI  CACCIATORI. 

Sialo  maggiore. 

Colonnello,  Peraldi  ;  maggiore  ^  Margue- 
ry;  ca|)obattaglioni  :  Subervillc,  Bolognini, 
Della  Torre,  Tracol;  capitani  aiutanti  mag- 
giori :  Prampolini ,  Marinetti ,  Zappa  ;  te- 
nente aiutante  maggiore ,  Berchet  Ambro- 
gio; quartiermastro  tesoriere,  Garroni;  chi- 
rurgo maggiore  ,  Zambclli  ;  chirurghi  aiu- 
tanti maggiori  :  Casablanca,  Ragazzoni. 

BattaglioniquaUro;compagnieventi;  capi- 
tani: Gubernatis,  Zucchi  Vincenzo,  Colomba- 
ni,  Majna,Venini,Della  Tela,  Maina,  Gaspari 
Paolo,  Liberati  Enrico,  Dupré  Giovanni,  Fer- 
rari, Vintani,  Avisani,  Guerra,  Cacchi,  Pele- 
quia,  Benciolini,  Grandi,  Reissich,  Rossignoli. 

Tenenti:  Ceneri,  Picchiini,  Litta,  Maggi, 
Calza,  Baldi  Gaetano,  Zennoni,  Coiffìer,  Ja- 
cob', Vian J,  Ponti,  Gru,  Parmcggiani^  Pasi* 
ni,  Ponzoni. 

Sottotenenti:  Pavesi,  Alberti, Tarini,  Sab- 
batini,  Muscita,  Donati,  Baronio,  Tosi,  Lutti 
Gerolamo,  Luigetti,  Paggi,  Buzzoni,  Tarlari- 
ni.  Giordani,  Farinella,  Rambosio,  Gorla,  Ter- 
zi, Gallerini,  Conter,  Sabaini  Carlo,  Fabri, 
Scalamonti,Tignani,Rusconi,  De  Angeli,  Ven- 
dramini  Giovanni,  Ballanti,  Fiori,  Casanova. 

conpo  d'artiglieria. 
Sialo  maggiore. 

Maggiore  comandante,  Clement  ;  capitano 
quartiermastro  tesoriere,  Piazza;  capitano 

r.  IL 


CUMPLUTO 


Uffi.   U 

.  ,.    Truppa 


f»  j»  »• 


53 


1G!25 


Cavalli 


1397 


884 


88 


EFFETTIVO 


Uomini 


ll)7G 


53! 


1)7 


545 


Cavalli 


8i0 


33 


27C5 


5785 


81 


1055 


2489 


459(3 


8Gi 


45 


Retro  .  .  . 
comandanle  il  treno ,  Corbella  ;  aiutarne 
maggiore  tenente  in  primo.  Alberganti;  chi- 
rurgo maggiore,  Mantovaui  Angelo. 

Compsgniu  a  piedi.  Capitoni:  MÌsevoa:lii 
FìlìpjH),  Riviil;  tenente  in  primo.  Stampa; 
tenenti  in  secondo:  Vitaliani  Antonio,  Mon- 
tanari. 

Compognia  a  cavallo.  Capitani  in  primo, 
Itezta  Alfredo,  in  secondo  Rezìa  Francesco; 
lenenti  in  primo,  Ca  magna  ;  in  secondo, 
Camuzzi. 

Compagnie  del  treno.  Tenenti  in  secondo: 
Harchi,  Brivio;  soltoicncnti  :  Zamonli,  Acerbi 

nBGGIHENTO    DnAGONI. 

Sialo  maggiore. 

Colonnello  ,  Marancsi  ;  caposquadrone, 
Cbarpentier;  capitano  quartiermastro,  Rac- 
caguì  ;  cnpitauD  aiutante  ma^iore,  Smorzi  ; 
istruttore  sottotenente,  Pilion  ;  cbirurgu 
maggiore.  Cimba  ;  cbirui^o  aiutante  mag- 
giore, Cervi. 

Squadroni  due  ;  compagnie  qnaLIro:  ca- 
pitani: Corner  Andren,  LoniUi,  Cima,  Col- 
leoni  Vincenzo. 

Tenenti:  Piilludoro,  Reboulìn,  lìcrteux, 
Speroni,  Baistroccbi ,  Lanzoni ,  Brambilla 
Isinaeie,  Cari. 

Sotlolcnenti  :  Mulatcsla,  Nava,  Scarsclii, 
lleau. 

Suddivisione  di  gendarmeria  scelta.  Te- 
ndile comandanle,  Frìgerio     


CEKDikRMEHU  REALE. 

Sialo  maggiore. 
NB.  Non  compresi  Pulfi'nncusrlii,  is|iRlton;,  cR[- 
vflira,  cupa  dello  sialo  maggiore,  percliÈ  porLili 
nllo  stalo  mnggiorc  gcoerale  dell'  cscrcilo. 
Aiutante  di  campo  capitano,  Zamara  Pao- 
lo; capitano  aggiunto.  Corbella  Carlo. 

Legioni   tre,  squadroni   sei,  compagnie 
ventitré,  ed  una  deposito. 


51)2    (iU5U     l'J4^    K2G'J     1531 


3»!  — 


co  MELETO 


Uffi. 
ziali 


Retro  •  .  .  .    51)2 

Colonnelli  :  Scotti  Francesco,  Rossi;  ca- 1 
posquadroni  :  Masi,  Ruinctti,  Borsotti,  Caz- 
zola,  Seguini,  Rivara. 

Capitani:  Barié«  Casto,  Longhena,  Con- 
falonieri.  Benedetti,  Marzani,  Calatroni,  Sac^ 
chi,  Magnoni,  Selleri,  CrofB,  Bramanì,  Avi- 
co,  Guarnieri^  Mcllini,  Angelini,  Romani, 
Dollara,  Forghieri,  Savj,  Dc-Capitani. 

Tenenti  :  Bravi,  Agliati,  Berrettini,  Gu- 
glielmi, Cilla,Marchioni,  Campagnola,  Chiap- 
pa, Rapa,  Carnovali,  Mora,  Fantina,  Zam- 
paiocca.  Della  Croce,  Ammaglianì,  Pereira, 
Fabbri,  Testi,  Berta,  Riccia  Bulgarelli,  Lu- 
cidi, Rizzoli,  Cavallotti,  Nelli. 

Sottotenenti:  Lambertini,  Cottomboni, 
Mattioli,  Lonati,  Fracchia,  Laboulaye,  Grif- 
fini,  Filippini,  Bonomi,  Parfati,  Arrigoni, 
Busi,  Rowi,  Paganelli ,  Cremonini ,  Miglia- 
▼aoea,  Parmegiani,  Majocchi^  Colla,  Leo- 
nardi, Covi,  Caravà,  Sampieri.  Civati,  Peru- 
gini, Corradini,  Lazzaroni,  Perscgati,  Zucchi . 

AaTIGLIERIA. 

Colonnelli  direttori  :  Triquenot,  Patroni, 
Cuc  ;  maggiori  :  Beroaldi,  Bianchini. 

Capobattaglioni  sottodirettori  :  Donegani 
Giuseppe,  Sassetti,  Rancon,  Henrion,  Del- 
fini Luigi. 

Manifattura  d^  armi  in  Brescia  ed  arme- 
ria in  Milano  ;  direttore  capobattaglione , 
Blondel;  sottodirettore,  capitano  Desmazis. 

Reggimento  d'artiglieria  a  piedi  di  tre 
battaglioni;  compagnie  vcntotto. 

Colonnello,  Bidasio;  maggiore,  Gìacosa 
Vincenzo  ;  capobattaglioni  :  Gorio,  Grisetti 
Ajazza,  Avit,  Verna,  Riva  Daniele. 

Reggimento  d'artiglieria  a  cavallo;  com- 
pagnie cinque. 

Colonnello ,  Millo  ;  maggiore ,  Armandi  ; 
caposquadroni  :  Ferrari  e  Neri. 

Treno  d' artiglieria  \  comandante  capo- 
battaglione,  Santy  ;  capitani  :  Lanfrancliini 
e  Annoni. 


Truppa 


G959 


Cavalli 


4942 


SFPETtlVO 


Uomini  ICavallI 


52G9 


91 


1985 


1147 


1551 


2074 


793 


685 


8922  I  5089  { 


7545 


2123 


i 


CniinoniiTi  giinriJacosU' :  oìulitiilì 
Kilt:  LiKu-Uiumi  PonijH-ii  e  l.iigo  .  . 


Stalo  maggiore. 

NB.  Ollrr  l'ispottorc  generale  Biunrlii  D'Adda. 
porbilD  ullo  sialo  maggior  geucrnle  dcHVsercilii. 

AìulanU'  di  compo  capitauo,  Biunclii  O'AU- 
do  Marrialc. 

Colonnelli  dircllori  ;  Coccianino,  Gnlutuo  : 
copoliallniilioni  soltodircltori:  Mollu,  Ber- 
nardi, MatTei,  Itodrigucz,  Feroggio,  Ro- 
lando. 

Ca)ii(Bn!:  Deltronii,  Gianclii  D'Adda  Car- 
lo, Zuppellari,  Mnslrsca,  Artico,  Viii»n2i, 
Vaiani,  Comi,  Culcllu,  Curondìiiì ,  Gras- 
si, Stecchini,  GUe-ui  Paolo,  Psalidi  Du- 
Dicniro,  GuaniBiioni  GiovauDi,  Ferrari,  Blu- 
rari,  Araldi,  LcRoi;  Miutti,  Ferri. 

Tenenti:  Poirovtdi.Marlinolti,  Mozzincl- 
li,  TuboDÌ,  Palcooipn,  Lorenzoni,  Sereni, 
Campitanzi  Lodovico.  Lorrnzoni,  PeMoni,  Po- 
leliì,  Milani  Ciu\unrn,  Cuiiipìluiizi  Emilio, 
Le  Roi  Domenico,  >Iiutti  Filippo,  Della  Noce. 

Ragionieri  di  rurlilicazioni:  cupo,  Merli; 
(li  primo  e  seconda  classe:  Miizza,  Vigtezzi, 
Braniliilla,  Orleri,  nizzardi, 

llallugliotie  degli  Kajipalori  ;   compagnie 

Cupoballaglione  comandarne  ,  Tognolt  ; 
uìuiiinlo  maggiore  lenente,  Albertini^  quar- 
iieriiiu5lro  teneule,  Torriani. 

Capitani:  Negri,  Gasson,  Ronzetli,  Bella- 
ni,  Bonulunii,  Baglionì,  Villani,  Alìelto. 

Tenenti;  Spinelli,  Gandolli,  Liberali,  Tnr- 
coni,  Brambilla,  Salimbeni,  De-Veecbi, 
stasini.  Castani  Antonio,  Gcntilii7.zi,Meri 
tri,  Giajipicont,  Majocclii. 

Ingegneri  geografi;  direltoredel  deposito 
della  guerra,  e^posquadroui!  niinandanie 
Canip:ii)a  Anlotiìo. 


—  555  — 


Rclro  .  .  . 

Capitani:  Dcnaix,  Yisconlì,  Pagani,  La- 
baumc,  Riccio. 

Tenenti  :  Strzcicki,  Brenna^  Caniani,  Pam- 
paniyMarieniGiacomOyPrina  Ignazio,  Lilla- 
Biumi  Antonio,  Soldani  Pietro,  Ciiiandi, 
Audc,  Muggiasca,  Beupachcr,  Brioschi,  Rolla. 

Sottotenenti  :  Ronzi  Domenico,  Litta  Al- 
berto   

Fanteria, 

Reggimenti  dodici  di  cui  quattro  leggera 
ed  uno  dalmata,  ciascuno  a  cinque  batta- 
glioni, ed  una  compagnia  d'artiglieria  reg- 
gimenlaria. 

Colonnelli:  Porro,  Dubois,  Bozzolini, Ros- 
si Carlo,  Peri,  Pisa^  Chauvenet,  Ordioni, 
Ferrù,  Rossi  Floriano,  Moretti,  Salvatori, 
Bianchi,  Vandoni,  Lorol. 

Maggiori  :  Fcrriroli,  Barbieri,  Busi,  Ma- 
rogna,  Sacchini,  Collin,  Felici,  Jabin,  Bon- 
fanti,  Viviand,  Gheltof 

Reggimento  coloniale  :  battaglioni  due , 
compagnie  dodici. 

Comandante  maggiore.  Ferri  Giovanni; 
capobaltaglioni  :  Lazzarini  Giovanni,  Paoli 
Carlo 

Cavalleria. 

Deposito  generale:  colonnello,  Grojean  . 

Cacciatori  a  cavallo  :  quattro  reggimenti 
a  cinque  squadroni  e  nove  compagnie. 

Colonnelli:  Gasparinetti ,  Lavai,  Ram- 
bourgl,  Erculei. 

Maggiore  ,  Sordiaux . 

Dragoni  :  due  reggimenti  a  cinque  squa- 
droni e  nove  compagnie. 

Colonnelli  :  Narboiii,  Olivieri;  maggiore, 
Seron 

Veterani  ed  invalidi. 

Battaglioni  tre;  compagnie  diciannove^ 
con  una  di  artiglieri  :  comandante.  Rama* 
roni 


C0M1>L£T0 

EFFETTIVO 

UfG- 

ziali 

Truppa 

Cavalli 

Uomini 

Cavalli 

909 

15507 

5797  15015 

4547 

40 

1009 

248 

942 

10 

15-20 

4725-2 

692 

45054 

eoo 

1)2 

1400 

G 

IGOO 

6 

Vò 

100 

150 

115 

150 

164 

421 G 

5888 

4149 

5700 

i 

82 

2108 

1944 

1 066 

1050 

78 

1049 

1600 

:>GGO 

7:>ìill 

1-J705 

'65541 

•9823 

I 


Rflro  .  .  . 

Guanlie  delle  ciltù  dì  Milano  e  Veticsia. 

Colonnello,  Omodeo  Vincenzo;  mn^- 
gion-,  Tonduli  Giovanni;  cnpohallnglìono, 
Varese. 

Cùmpognic  dipartinientali  di  rilerva. 

Compagnie  vcnlìdue.  —  Capitoni  :  Itu- 
sconi,  Lanfranciiini ,  lìarbuvura  ,  Miillcr, 
Craucicli  Lasinio,  Martinelli,  Mnrelti,  Pe- 
Irobelli,  Camolini,  Orlandi,  Bonsignori,  Cn- 
Imrdi,  Serre,  S.  Maurin,  Bernardi,  Ca- 
inuri,  Bertucini,  Caddi,  Zcbaiidrngo,  Sur- 
mani,  Pugncllo 

Equipaggi  militari  :  battaglioni  duo,  com- 
pagnie dodici;  comandante,  Donca    .  .  . 

Sanità  militarej  infermieri,  ambulanze. 

Sfriigi  riuniti  d' ammiuistrazioix!  ,  .  , 

Com  andi  dì  pìtizzc 

Totale  .  .  . 

Totale  completo  . 

Krfctli\o  . 


Manca  al  completo. 
À. 
QUADRO  DI    COMPOSIZIONE  DELLA  MARINERIA. 

SB.  Si  sono  ommcssi  i  nomi  dì  coloro  pei  quelli  (u  allrcvc  indicata. 

Coniplclo    Errrltii-a 
rfjìzkili  della   ,m,-me,-ù,. 

Commissario  generale,  Mnillot 1  ì 

Capitani  di  vn.scello:  Paulucci,  Pusqtialigo,  Miiius    .  .  .  .     C  5 

Capitani  di  Trcgala:  Coslanzi,  Armeni,  Rodrigucz,    Bura- 
tovich,  Aycard,  Dandolo,  S.  Pricsl. 


-  355  — 

Com-      EfTct* 
plcto       Ilvo 

Retro  ...  7  4 

Tenenti  di  vascello:  Ulloa,  Montanaro,  Tipaldo,  Corner, 
Taromasi,  Staliìnini,  Rosenquest,  Franceschi,  Lachenais,  Tem- 
pie, Daboville,  L'Espine,  Carbone,  Veronese,  Marsicb,  Pappa, 
Dabadie,  Dumanoiz,  Scordili,  Ragiot,  Matlicola,  Bronza,  Estou- 

pan,  Zambclli  ...  - 50        25 

Alfieri  di  vascello  :  Rensovicb,  Fisscr,  Collet,  Bon,  Fadinelll, 
Boratovich,  Bidauli  du  Margat,  Tiozzo,  Matticola,  Basilisco, 
Rossi,  Goard,  Alberti  Giovanni,  Rouxel  Felice,  Bandiera,  So- 
leillet,  Schelìni,  Niochc,  Penon^  Gergoticb,  Ghcga,  Villeneuve, 
De  Crozc^  Bonncvie,  Boccari ,  Buratovich,  Landry^  Marsich, 
Lissa^  Attajan^  Fugairon,  Paita  Andrea,  Cottas^  Zczevich,  Caf- 
fiero, Violet,  Cassani,  RafTacli,  Gnoato,  Rocco,  Rizzardi,  Gra- 
ziani,  Turga,  Chabert,  Dona,  Vecchietti,  Cruvellier,  Lombar- 
do, MiegeviUe,  Massagcot,  Gelich ,  Scassi,  Carlotta,  Morandi, 
Merari,  Bordini,  Aube,  Bernard,  Gelich  Andrea,  Foscolo  Gio- 
vanni Battista,  Malgrani  Davide 70        61 

Artiglieria  di  marina  :  direttore  colonnello,  Trounchon  .  .  1  i 
Costruzioni  navali:  direttore.  Salvini;  ingegneri:  Coccon 
Francesco,  Biga,  Moro ,  Paresi ,  Battistella  ;  sott'  ingegneri  : 
Coocon,  D'Alvise,  Tadolini,  Spadon  Ottavio  e  Luigi,  Filippini, 
Gambillo,  Bevilacqua,  Parozzi^  Paresi,  Novello,  Coccon  ;  allievi 
ingegneri  :  Petito  Giuseppe,  Paresi,  Lazzarini.  -—  Per  le  co- 
struzioni francesi  :  Tupinicr  e  Dunionteil  Giovanni 23        23 

Lavori  idraulici  e  fabbriche  :  ingegnere  in  capo,  De  Lessan  ; 
ingegneri  :  Partioi,  Dor  Lazzaro,  Borgnis  ;  sott'  ingegneri  ed 
aspiranti  :  Laytheau,  Capelli ^  ^ 

j4mminÌ8tr(isione  della  marina. 

Commissari:  Orsini,  Ccccopieri,  Zanetti,  Pclissier;  sottocom- 
missari: Casalmaggiore,  Costanzi,  Calvi,  Botto,  De  Heureux, 
Daniel  Giacinto,  Cornelio,  Martin,  Esmenard,  Marini,  Cavatorta        i5         15 

Guardamagazzini,  Gautier i  ^ 

Ispezione  della  marina  :  ispettore,  Cruvelier i  ^ 

Cassa  della  marina  :  pagatore,  Zanoli  ;  tesoriere  degl'  in- 
validi, Violet 2  2 

Manifatture  delle  tele  per  le  vele  :  direttore,  Dofosse  ...  i  ^ 

Sanità;  —  medici  :  La  Rouzic  Giacomo  Maria,  Combcs-Bras- 
sard,  Stae;  chirurghi:  Gervasoni,  Valcntini, Montcsanto,  Cu- 

157       140 


—  33C  — 

|i1cU) 
Retro  ...  la? 
rumoln,  nrìmi,  Tonon,  Lanl^cllotli,  AIMnoni',  Daixiran,  lin- 
lirico,  Rossi,  Tofrnnino,  Murcliesi^  cliirurglii  solC  iiiut8otÌ  inng- 
j^iori:  Aniii^ni,  Zanclli,  Corleila,  Lucinl,  CliincUi,  Gallio,  Zu- 
liani,  Longinn,  Feltcr,  Crainpcs,  Frigo,  Canclh,  Donni!,  Pi- 
roDQ,  Boiidini,  Ilcn,  Bianciii,  Pastori,  Donuli,  Niculicb,  Crr- 
ralo.  Visoria  Luigi;  rarmacislì  :  ltobt;ccli},  BiunclicUi,  Sarlo- 
rclH,  Franc(^cliìni ,  Fracassa;  soll'aUilonti  maggiori:  Dìan, 

BcUromi,  Parodi,  Pisani,  Udii  Luigi 55 

Sìniliiei  mariltiiui  :  Trevisani,  GroKamani,  Sibille,  in  An- 
cona -,  Picciiliiga  Giovanni  in  5iniga);lia  ;  Oslojn  in  Pesaro  ; 
flelmonle  in  Riminl^Caltelani  Piclro  in  Ferrara;  BonarrJc  in 
Comaccbio;  Balliclo  in  Cliiozzn;  Pisani  in  Vcneiia;  Cassclti 
in  Grado;  Tosini  in  Padova^  Rossi  in  Gruaro ;  Castellani  se- 
condo a  Lago  Scuro 15 

Porlo  di  Venezia:  capitano  del  porto  ,  capitano  di  fregata 

Giflxicb;  tenente,  Pelrina ì 

Equipaggio  (lei  marinai  della  guardia  reale  :  comandante, 
eapilano  di  fregata  Aycard;  tenenti:  Tcmpiù ,  Alfieri,  Zam< 
bi'lli,  Alberti,  Rouxd  Felici;  (già  portati  nel  quadro  degli  iif- 

limli  di  marina)     100 

Cannonieri  marinai:  comandante  capuballaglione.  Delfini  ; 
quurlicrmastro  lenente,  Vut^nasco;  capitani:  Bondioli,  Giorgi, 
Nogareni,  Jouy,  Siron,  Munii,  Bevilacqua,  Vanzì ,  Bos,  Ba- 
roni, Ronconi,  Gìaiinu,  Germani,  M;in£ani,  Bustini ,  Lancetta 
Fraacesco,  Longo,  Lancetta  Carlo,  Carapotli,  Lancetta  Giro- 
lamo, Tourneur,  Sanlolini;  tenenti:  Giorgi  Giovanni  Battista, 
Vilaliani,  Barerà,  BelTa,  Foniaiiic,  Barbarici!,  Lauro,  Podestà, 

Arena,  Camusio,  Coeflicr,  Favotli  Fioravanti 1104 

Ballaglionc  di  (lolliglia  :  comandante  capitano  di   fregata  , 

IJiindolo S35 

Compagnie  d'operai:  comandanti  ingegneri  :  Spadon ,  Fi- 
lippini, Cambino 5H 

Tribuniili  marittimi  :  commissari  relatori  :  Foscarini,  Cam- 

piiclli  ;  cancellieri:  Pasqualigo,  Cinti i 

Collegio  di  marina:  comandante  capitano  di  vascello,   Ful- 

eonis;  direttore  capitano  di  fregala,  Tiziani 

Compagnia  di  ironibicri    

InfiTmieri  militari 

Guardaciurmc 


308 


181 

<0l 

40 

40 

83 

75 

230 

ISC, 

118 

28H 

—  557  — 

Cora-  EfTct- 

plcto  livo 

Retro  ...     3118  2844 

Zappatori  pompieri 80  74 

Corpo  semaforico 1G2  16i2 

Pensionati 498  497 

Equipaggi  dei  legni  armali  e  da  armarsi 3886  3986 

NB.  Non  compresi  gli  operai                                        Totale  .  7744  7563 

alla  giornata 1 700  EfTettiYO  7563 

Ed  i  condannati  al  bagno      026  


Manca  al  completo    1 8 1 


Totale  .  .  .     2626 

B. 
QUADRO  DELLE  FORZE  NAVALI  IN  CROCIERA 

SOTTO    IL    (COVANDO    SUPBEVO   DEL   C0!ITRAM|I1RAGLI0    DUPERRÉ. 

Stazione  d* Ancona,  —  Prima  divisione. 


Unavfregata,  P Urania;  capitano  di  vascello,  Harzolli.  .  . 

Cinque  mosche:  la  Gazzella,  il  Topazzo,  la  Creola,  la 

Stella  ed  il  Vigilante,  comi/ndate  da  capitani  mercantili. 

Una  cannoniera,  la  Comacchiese 

Una  feluca,  la  Curiosa 

Due  peniche:  la  Tartara^  la  Rionda 

Due  trabaccoli 

Due  peniche  in  crociera  al  Tronto  :  la  Rianca>  la  Forte  . 
Un  avviso>  la  Lodola 

Stazione  di  Venezia  e  suo  littorale,  -^  Seconda  divisione. 

Un  vascello^  il  Rigeneratore  ;  capitano,  Pasqualigo  Nicolò 

capitano  di  vascello     

Una  fregata,  la  Principessa  di  Rologna  ' 

Due  golette  :  la  Gloria,  la  Fenice 

Un  brik,  l' Iena 

Uno  sciabecco ,  V  Eugenio 

Tre  cannoniere 

Tre  paranze  :  la  Superiore,  la  Vendetta,  la  Bcllc-Poule  . 
Due  cannoniere  in  crociera  a  Lido 


T,  IL 


Cannoni 

Ciurma 

44 

324 

15 

99 

3 

40 

6 

36 

i3 

76 

6 

80 

la 

81 

1 

20 

74 

644 

44 

324 

20 

151 

16 

106 

8 

91 

9 

99 

9 

96 

6 

76 

285 

2343 

46 

558- 


Cannonì     Cinnmt 
Reno  ...       283       93W 


Due  piroghe 

Due  feluche  :  la  Principessa,  la  Volpe 

Due  cannoniere  in  crociera  a  Grado:  1'  Egida  e  i' Eretica 
Una  mosca,  la  Tcr=icorc 


1  penici); 


la  Fiamma 


Va  vascello,  lo  Slengel ,  clic  serve  di  deposito  (!VB.  Sì 
suppone  essere  il  cognome  del  generale  eomundanle  la 
cavalleria  morto  sul  campo  il  22  aprile  17'JG  a  Hondovì)         18  IS 

Due  vascelli  francesi  :  il  Castiglione,  di  80  cannoni,  ed  il 
San  Bernardo,  di  78^  il  brik  il  Mammalucco,  di  8;  il 
caicco  l'Avventuriere,  di  I,  monlatida  ciurma  francese. 

Stazione  di  Corfù.  —  Terza  divìàont. 

Dieci  cannoniere:  la  Coraggiosa,  la  Trevigiano,  la  Capric- 
ciosa, la  Diana,  la  Bolognese,  la  Bella  Venezia,  In  Bre- 
sciana, lo  Veronese,  V  Olimpia,  la  Staffetta  ;  comandate 
dal  capitano  di  fregola  Armeni 4i         290 

Totale  ...       305       8S8« 

QUADRO  DEI  LEU!<II  ITi  ARMAHENTO. 

Sette  brik  :  il  Phenix,  l'Alessandro,  il  Kcrsnn,  il  Lepanto, 

il  Lwase,  1'  Eridano,  la  Principessa  Augusta 94  750 

Due  corvette:  la  Stella,  la  Carolina Mi  4liO 

Due  prame:  il  Bucìnloro,  l'Idra 29  200 

Due  golette:  l'Aurora,  l'Aretusa     l'J  120 

Uno  jaclit,  il  Volteggiatore 4  50 

UuB  polacche:  il  Giorgiano,  la  Leggera 4  SO 

Cinque  trabaccoli  :  1'  Ulisse,  il  Mentore,  l' Intrepido  ed  i 

numeri  3  e  4 15  100 

Sei  cannoniere:  lu  Francese,  la  Milanese,  la  Folgore,  la 

Prodigiosa,  la  Sovrana,  la  Mantovana 30  230 

Due  caicchi  sotto  i  numeri  \  e  ì 10  100 

Totale  .  ■  .       tì'2-2       4S8b 


—  550  — 

QUADRO  DEI  PICCOLI  LEGNI  DI  USO. 

Undici  bragozzi.  Due  pontoni. 

Sessantaquattro  battelli  piatii.  Uno  chalon. 

Venti  passi.  Trenta  battelli  di  soccorso. 

Due  gabarre.  Sei  battelloni. 

Nove  pegoliere.  Due  barcacce. 

Sei  peote.  Un  burchio  a  polvere. 

Sei  burchielli.  Uno  chalon  dn  cassero. 

Oltre  quesii  legni  vi  erano  quelli  in  costruzione  indicati  a  pag.  137  del 
tomo  primo. 


Riassunto  della  forza  dell*  esercUo  di  lerra  e  di  mare. 

Uomini  Cavalli 

1,899 
di  mare 7,744 


Completo   \     ^^"'''^^  ^'  ^^^^^ ^''^^^  ^^'^^^ 


89,643 

Effettivo     \     Esercito  di  terra    ..  72,132     ^    -^  .^.o  .-296 

*'"^"*^^    i  di  mare   .  .     7,563    5        '  *  ' 

Mancano  al  completo  .  .  .      9,948  3,462 

XXXIX.  ^  Pag.  255. 
QUADRO  DI  COMPOSIZIONE   DELLA  LUOGOTENENZA  ITALIANA. 

Slato  maggiore  generale. 

Luogotenente  generale.  Pino,  generale  di  divisione. 
Generale  di  brigata.  Fontane. 

Capo  dello  stato  maggiore,  l' aiutante  comandante  Paolucci. 
Aiutanti  di  campo,  aggiunti  allo  stato  maggiore  :  Pasqualis,  Lonali,  Cima, 
Fontana,  Sanfermo,  Dodici,  Caccia. 

Ispettore  alle  rassegne,  Brunetti  ;  sotl'  ispettore  aggiunto.  Mauro. 
Commissario  ordinatore,  Tordorò. 

Commissari  di  guerra  :  DalP  Olio,  Boissonin,  Fontana,  Cavalieri. 
Pagatore  di  guerra. 

^  Prima  divisione. 

Generale  di  divisione,  Palombini. 
Generali  di  brigata  :  Rougier,  Galimberti. 


—  360  — 

Capo  dello  sialo  mog^iore,  l'  aiutante  comandante  Casella. 

Aiutanti  di  cmnpo,  aggiunti  allo  stalo  maggiore:  Molinurì,  Crolli,  Ferrari, 
Frangipane,  Maestro^  ich. 

Un  baUaglione  de!  2.'  rcggimcnlo  leggero  ;  colonnello,  Salvalori- 

Uno    idem       del  I."  d' iuranlen'a. 

Quattro  idem    del  2."         idem  colonnello,  Dubois. 

Quattro  idem    del  3.°         idem  idem        Rossi. 

Due        idem  reggimento   dalmata  idem        Lorol. 

Tre   compagnie  d'  artiglieria  e  treno        idem        Millo. 

Due      idem        equipaggi  militari,  ambulanze,  servizi  riuDÌti. 

Forza  totale  :  9^65  uomini,  GtiO  cavalli  e  16  cannoni,  dei  quali  2  reggi- 
mtntari. 


Divis 


E  delta  guardia  reale. 


Generale  comandante,  Leciti,  generale  di  brigata, 
idem     di  brigata,  Beilotlì. 

Capo  dello  stato  maggiore,  capubattaglione  Badalassi, 

Alutanti  di  campo,  aggiunti  allo  slato  maggiore:  Migliorini,  Dogtioni,  Dal- 
mos.  Bianchì. 

Commissario  di  guerra,  Cini  ;  aggiunto,  Maggioni. 

Aggiunto  dell'  ispezione  alle  rassegne.  Ciotti. 

Un  balloglione  velili  reali  ;  colonnello,  Comelti. 

Uno     idem        granatieri  d' infautcrìa  ;  colonnello,  Crovì. 

Quattro  battaglioni  eaccialori  a  piedi  della  guardia  ;  colonnello,  PcraUIi. 

Una  compagnia  d'  arliglicria  a  cavallo  ;  capitano ,  Rczia  Alfredo  ,   Mise- 
roccbi. 

Una     idem  a  piedi  ;      idem        Rczia  Francesco. 

Due     idem        del  treno  d'artiglierìa;  capitano,  Corbella;  lenenti:  Mar- 
chi, Bovio. 

Quattro  battaglioni  del  3."  reggimento  leggero  ;  colonnello,  Bianchi. 

Tre  idem        del  4.°  idem  idem  Vandoni. 

Forza  :  7891  uomini,  700  cavalli,  IG  cannoni. 


Cavalleria. 


Una  compagnia  di  guardie  d'onore:  caposquadrone,  Bc  ;  aiutanlc,  Lam- 
pugnanì  ;  lenenti  :  Bonacossa,  Sommariva,  Prini,  Durio. 

Due   squadroni  dragoni  della  guardia  di   linea  :  colonnello ,  Marancsi. 

Quattro  idtm     del  3.°  reggimento  cacciatori  a  cavallo,  idem  Rambourgl. 

Due         idem     del  4."  idem  idem  Erculei, 

Quattro  idem     del  rcggimcnlo  dragoni  Regina  idem  Narboni. 

Uno         idem     dragoni  Napoleone. 


—  561  — 

Uno  squadrone  del  i.*  reggimento  cacciatori  reali. 

Una  compagnia  d**  artiglieria  a  cavallo  :  capitano,  Mussila. 

Una    idem        del  treno. 

Forea  :  2i50  uomini^  2000  cavalli^  8  cannoni. 

Riserva  d*  artiglieria  e  gran  parco. 

Bocche  da  fuoco  i6. 
Uomini  ....  59G. 
CavalU 000. 


Batteria  d*  artiglieria  a  eavallo  distaccata  nel  Tirolo  sotto  gli  ordini 

del  generale  Bonfanti. 

Una  compagnia  d*  artiglieria  a  cavallo. 
Una      idem      del  treno. 
Otto  cannoni. 

Totale  forza  delle  truppe  italiane  riunite  ali*  esercito  francese  d' Italia  : 
20,000  uomini,  4200  cavalli  e  56  cannoni. 

XL.  —  Pag.  265. 

e  Monsieur  le  due  de  Lodi  !  Je  suis  informe  de  tonte  part  des  alarmes  qui 
e  sont  répandues  à  Milan.  Ces  alarmes  sont  naturelles  sous  beaucoup  de 
e  rapports^  mais  elles  sont  aussi  trés-exagérc^es,  et  nul  doute  que  si  on  ne 
e  prend  aucune  mesure  pour  Ics  calmer ,  elles  nuiront  essenliellement  à  la 
e  cause  que  nous  avons  à  défendre,  et  nous  raviront  la  plus  grande  parlie 
e  des  ressources  dont  nous  avons  besoin. 

e  Je  vais  essayer  de  vous  foire  connaìtre  notre  situation  tonte  entière  ;  si 
«  vous  trouvez  dans  notre  exposé  quelques  metifs  d'inquiétude,  vous  y  trou- 
«  verez  aussi,  je  l'espére,  beaucoup  de  motifs  diètro  calmes  et  confians. 

e  La  tigne  que  j^occupe  sur  Tlsonzo  est  bonne  et  forte  :  l'ennemi  u*a  pas 
e  encore  tenté  de  la  forcer,  et  il  y  a  quelquos  raisons  de  croire  qu'il  ne  le 
e  tenterà  pas,  au  moins  tout  de  suite. 

«  Ces  raisons  les  voici  : 

«  i^  Il  n'y  a  pas  de  doute  que  Tarmée  qui  est  en  face  de  moi  n*cst  pas 
€  forte  en  nombre. 

e  2"  En  supposant  qu^elle  pùt  me  forcer  à  abandonner  l'Isonzo,  je  doute 
e  qu'elle  ait  autant  de  monde  quMl  lui  en  faudrail  pour  laisser  successive- 
<  ment  devant  Osopo,  Palma  et  enfin  Venise  toutes  les  forces  qu'elle  serait 
«  obligée  d'y  laisser. 

e  y  L'ennemi  ne  veut  pas  se  battre,  au  moins  il  ne  Va  pas  voulu  jus- 


—  5G2  — 
(  t^tt'l^  prtfscnt.  Il  a  pu  cvìler  lons  Ics  eoml>sls  dsns  un  pays  de  tnonUgnK 

•  et  sur  une  ligne  si  <Steni]ue,  quii  m'élait  Ìaiiio»sible  d*cn  couvrJr  6  la  (ni^    \ 
t  tous  Ics  points.  11  n'ignorc  pas  quc  s'il  se  présenlait  en  Act^ii  Ac  l'Isonzo 

<  il  foudruit  iiu'il  se  batllt,  et  jc  croia  que  c'csl  encore  là  un  des  molirs  qui 
«  l'ont  relcnu,  et  qui  le  rcliennenl  encore  imniobik-  UD-d<-là  de  l'Isonzo. 

1  Ainsi  toulcs  CC9  coa&iddralìons  me  purlenl  à  croirc  que  nuiis  puurrons 

•  (>lrc  Imnqnillcs  au  moins  pour  plusicurs  jimrs  sur  lu  posilion  tics  pays  cx- 
t  vcniticns  que  couvrc  nion  brmée.  Donc  pour  ce  premier  point  Ics  iniiaii-- 

<  tudt's  qnc  l'on  exprime  ù  Milan  mxA  à  In  fois  prcmaturdes  et  exa^t^r^c^. 
<  Rpsle  B  cxaniiucr  nolre  sllualion  dans  le  Tyrol,  et  k  jiarli  qoe  l'cnni'- 

•  mi  pourratt  cti  (irer  dans  louli-s  les  hypothùsca. 

I  Snns  doutc  aous  sommes  moìiis  Torta  da  còle  dit  Tyrol,  que  nous  ni-  le    ' 

•  sonimes  sur  l'Isonzo;  mais  l'ennemi  aussi  n'y  est  pas  Ifès-rorl.  J'espcrr 
«  donc  que  les  forces  qui  sont  déjà  it  tu  diiipositìon  du  general  GiHIenga, 
«  ajics  que  r»!SPnd)le  cu  ce  moineol  le  géuéral  Pino,  et  un  eorps  soiis  l^s 

■  ordi'cs  du  general  Palombìni,  i^ue  ju  dirige  aujourd'hui  méme  aur  Bassann, 

■  siidiront  pour  arrdtcr  les  tenUlJve^  de  IVnneml,  et  pour  le  tixcr  aa  tnoins 

•  h.  Trcnte  oii  l'obliger  fi  y  retourner. 

•  Cette  espéranue  est  d'aulant  plus  foD<t«Ìs:  t"  ipie  le  general  Fponrr  a 

•  bcaucouj)  plus  du  pnysans  que  de  soldpts;  !2"  qae  j'ai  la  cerlitudi^  que  U 

•  diifcclion  de  la  Salière  ne  laissc  disponìtile  contro  nous  qu'unc  lrès-)>elile 

•  parile  dcs  forces  aulrìchiennrs  qui  se  Irouvnicnt  en  face  de  l'amtée  lu- 

■  varoise. 

«  En  supposant  qoc  ccltc  petite  partre  de  ['arméesulricliiennc  se  joìgne 

•  an  corps  da  general  Penoir,  et  que  siasi  nos  forces  en  face  do  Tyrol  de- 

•  vieiinenl  insiiffisanles  pour  Ics  nrrèler  iong-lemps,  nul  òoule  qu'eiirs  le  sp- 

•  ront  loujours  assez  cependunt  pour  lenir  l'cnncmì  en  éclier  jusqu'n  ce  que 
I  moi-mdme  je  sois  dcscendu  avec  toule  mon  armc'e  sur  le  derrièrc  de  VtOr 
t  nnui, 

•  Dans  cet  étal  de  cliose^,  qa'il  mI  imposéible  ijiie   t'ennemi  ne  préroie 
t  pas,  il  est  certain  que  à  mon  approche  Ics  corps  qui  se  scraicnt  évacuéj 

<  en  deca  du  Tyrol  rcmonlcrnienl  à  la  Ldlc  vcrs  Trenle,  et  y  seraicnt  ar- 
I  rtttiis  au  moins  pendant  plusieurs  jaurs. 

■  Donc  jusquc  là  rien,  absolumcnt  rien  à  craJnJrc  pour  \es  pays  aa-delà 

■  de  l'Adige. 

u  Quand  je  dis  rien  à  ciairidre,  je  n'enlenils  pas  dire  que  quelques  par- 
«  tis  enneniis  ne  pussent  étre  jelés  par  les  monlagncs,  et  ménte  arrjver  jus- 

•  qiie  dans  lu  Bressan.  Mais  des  partis  ne  font  pas  des  coaquétei.  lls  io- 
li quiétent  et  puis  c'est  toul.  Il  suflil  do  quelques  pnysens  bien  animés  (et 

■  c'est  l'ouvrage  des  autorilés  munìcipales)  pour  les  repousser  et  l&i  forcer 

<  à  preniire  la  fuite.  Ensuìlc  il  fuut  observcr  que  ces  partis ,  pour  arrivar 

•  cn  Lonibnrdie,  seraicnt  oblijjcj  de  passcr  l'Adda.  Unnii  le  cas  où  ils  arrive- 

<  raJent  jusque  là  il  sufGra  que  vous  doniiici  ordrc  au  general  Polfrance- 


.I* 


—  363  — 

8chi  de  garder  l'Adda  poar  que  Milan  soit  encore,  pendant  long-temps,  à 
|!abri  de  voir  lirriver  chez  lui  les  partis. 

•  Des  bonnes  disposilions  sur  le  pont  de  Lodi  el  de  Cassano  sufBsenl  pour 
convrir  Milan  contro  toos  les  partis  possibles.  Ainsi  cncore  jusque  là  rien, 
absolument  rien  de  sérieux  à  craindre  pour  Milau. 
e  Si  donc  ritalie  mei  ù  profil  le  temps  qui  lui  reste  pour  répondre  à 
l'appel  qoe  je  loi  ai  fait,  vous  voyez  que  mes  forces  s'augmentant  nous 
arri?erons  a  nona  troover  en  mesare  de  repousser  des  dangers  plus  scrieux. 
Maintcnant  supposons  les  événemens  les  plus  facheux ,  car  il  est  bon  de 
toul  préroir. 

e  J*ai  prouvé  qu'il  n'y  avail  rien  à  craindre  aujonrd^hui  pour  les  pays 
vénitiens,  et  qu*il  n*y  aurait  rien  à  craindre  pour  Milan ,  quand  méme 
des  partis  auraienl  pcnétré  jusqu^à  PAdda. 

«  Voyons  les  mes^ures  que  nous  aurions  à  prendre  par  des  circonstances 
que  je  ne  redoute>  ni  ne  prévois,  je  ^ota  en  donne  ma  parole  d*lionncur  ; 
supposons,  dis-je,  que  l'ennemi  rasieAh|é  non  en  partis ,  mais  cn  corps 
d'armée,  me  for^t  à  m^appuyer  sur  Manioue  ou  Vcnise,  et  que  dés  lors 
il  pùt  occuper  un  moment  la  Iiombardie. 

«  Qoe  faudrait-il  faire  ?  Ètra  d^abord  calmes,  prudenls  et  Termos.  Alors 
le  gouvemement,  informe  de  l'approche  de  l'ennemi  en  corps  d^armée , 
poblierait  une  proclaroation  dans  laquelle  il  annoncerait  que  la  fidélité  à 
son  sou^erain  lui  fait  une  loi  de  ne  pas  compromettre  la  dignilé  des  hom- 
mes  qu^il  a  honorés  de  sa  confiancc,  cn  les  laìssant  exposés  aux  insuitcs 
de  Tcnnemi,  que  en  conséquence  il  se  relire  un  moment  au*delà  du  Pò , 
mais  qa'en  se  retirant  il  exhorte  le  peuplc  à  dcmeurer  calme  et  ferme , 
et  à  ne  jamais  oubiier  les  sentiments  de  reconnaissancc  ci  de  fldclìté  qu*ii 
doit  à  son  souverain. 

e  Celle  proclamation  serait  faite  par  vous,  ci  un  peu  avant  ou  toul  de 
suite  après  la  publication  Ics  grands  officicrs  de  la  conronnc  du  royaumc 
d'Italie,  les  ministres,  le  sénat  et  le  conseil  d'Élat  passeraient  le  Pò ,  et 
se  dirigeraient  vers  Bologne,  où  ils  attendraienl  d*autres  événemens  pour 
prendre  un  autre  parti,  si  les  circonstances  devenaient  plus  fortes. 
«  Je  dis  de  se  retirer  d'abord  au-dela  du  Pò  parce  que  dans  mon  opinion 
le  royaume  d'Italie  est  sérieusement  compromis  le  jour  où  il  est  enliére- 
ment  abandonné  par  les  fonclionnaires,  d'où  il  suit  que  ceux-ci  ne  doivent 
en  sortir  qu'à  la  dernière  extrémité ,  et  je  le  répéte,  celle  dernière  exlré- 
mite  est  plus  quUmpossibie. 

«  Que  ferons  nous  en  effet  si  à  celle  heure  une  victoire  de  i'empereur 
n^a  pas  sufQ  pour  changer  nos  destinées? 

<  Dans  le  cas  où  le  gouvemement  passerail  le  Pò,  jc  n'ai  pas  bcsoin  de 
\ous  dire  que  les  aulorités  judiciaires  el  municipales  doivent  étre  invitécs 
ù  dcmeurer  à  leurs  poslcs ,  et  à  s'y  contenir  pendant  la  durée  de  Toragc 
avec  fidélité,  noblesse  et  dignilé. 


—  3r.4  — 

.  Je  me  resumé.  Il  n'y  a  quanl  à  préicnl  rien  h  craindre  [loar  la  Lom- 

•  bnrdic.  II  n'y  auru  rien  à  craindre  poiir  Milan  tant  que  des  |iarlÌ3  n'au- 

•  raienl  {las  passe  l'Adda,  ou  an  corps  d'artnée  lo  Mincio. 

t  Jusquc  là  que  Taul-il  fuire  t  Avoir  canliance  et  cn  inspirar  aux  aulres. 

•  Mellre  le  plus  grand  lèlc  à  raniiner  l'esprit  public  ci  la  plus  f^rundc  acli- 
<  vite  aux  nouTelles  Imes. 

■  Toul  cela  ne  vcul  pas  dire  quc  Ics  ìndividits  qui  tìcnncnl  (!c  pliw  prts 
«  au  gouvcrnement  ne  puissenl  fnire,  s'ils  le  jugeiit  convenabfc,  ()uclquFS  di*- 
(  positions  pour  mettrc  k  couvi^rl  Icurs  elTels  Ics  plirs  précicux;  mais,  je 

•  le  n-péle,  je  crois  que  ccs  précauliona  scront  inuliles  et  j'sjoule  quc  dnns 

•  tous  les  cas  elles  doiveni  £lre  rulles  dnns  le  plus  grand  silcnre.  Si  cWa 

•  étuient  fuitcs  avcc  publiciti',  elles  scraient  coupablos,  carelk-s  nous  feraicnt 
■  HD  grand  mal. 

•  J'ai  tout  dìt,  nionsieiir  le  due  de  Lodi  ;  je  yous  ai  pariti  dans  loulc  la 
«  sincerile  de  nion  coeur,  jc  in'tn  rapporte  donc  it  yous  pour  IVxi^utjan  de 
e  toutcs  Ics  inesures  qae  jc  vìens  d'ìadiquer  et  que  les  rirconstances  pour- 
«  raienl  exiger, 

•  Jc  diisìre  qu'aprcs  avoir  lu  la  prdsenlc  lettre  vous  rassemblicz  Ics  mi- 

•  nistrcii  et  le  direcleur  g<fni^ral  de  la  policc,  et  que  vous  lenr  en  donnici 

•  Icclure.  Je  suis  sur  qii'il  n'est  aucun  d'eiix  qui  dans  celle  circonsiance 

•  ne  se  montrtì  digne  de  la  confianre  dont  il  a  die  bonoré  par  S.  M.  Sur 

•  ce,  monsieuf  le  due,  je  vons  renouvclle  l'ussurance  de  mcs  sentiinents  par- 

•  liciillers,  el  jc  prie  I)icu,  eie. 

•  Kcrit  il  notrc  qunrlier  general  de  Gradisca,  le  13  oclobro  1813. 

Signd    (    EUSKKE   Nll'OLtON.    ■ 


•  Monsicur  le  due  de  Lodi  !  J'ai  rcflucbi  sur  l'arlicle  du  25  oii  vous  me 

•  paricz  du  llcu  que  dcvraicnt  occuper,  cn  cas  de  translation  du  gourcrnc- 
I  mcnt.  Ics  difTércns  corps  de  l'Étut.  Je  pense  que  lous  Ics  grands  officiers 

•  de  la  maison  royale  doìvenl  résider  dans  l'endroil  méme  où  la  vice-reine 

■  aura  lixt^  son  si'jour,  ou  du  moins,  en  cas  de  dilìGculté  locale,  dans  le  licu 

■  qui  cn  serait  le  plus  à  proximilc.  Ce  que  je  défends  surlout  expresscmenl, 
«  parco  que  je  connuis  là-dessus  l'inlenlion  de  S.  M.  ,  c'esl  qu 'aucun  di'S 

•  onicicrs  de  la  maison  royale,  liamme  ou  femme,  ne  resm  dans  un  des  lieui 

•  occupés  par  l'ennemi.  Je  vous  invile  à  Taire  connailrc  cettc  décision  à 
<  ceu\  qu'clle  concerne. 

1  Au  moment  de  fcrmer  celle  lettre,  je  rc^flis  volrc  dernièrc ,  dans  la- 

•  quelle  vous  in'exprimcz  des  crainlcs  sur  le  st^jour  de  Rologne.  Vous  sup- 

•  posez  que  l'armée  est  sur  le  Mincio,  mais  alors  dans  ce  cas  Milan  est  cou- 

■  veri,  ci  n'a  rien  à  craindre.  Sur  ce,  ctc. 
I  Sacilc,  le  28  oclobre  1815. 

Si^nc  I  EuGÈ.NB  N*POLÉo^.  • 


—  365  — 


/?. 


«  Monsiear  le  due  de  Lodi!  En  vous  Scrivani  ma  lettre  au  sujet  du  dé- 
placement  éventuel  des  grands  ofBciers  de  la  maison  royale,  j*ai  sealemeiU 
entendu  que  les  grands  ofSciers  établiraient  leurs  séjoars  dans  le  liea  cu 
à  portée  du  lieu  où  la  vice-reine  aurait  le  sien.  Mon  intcntion  n^a  puiut 
éié  d'ustreindre  lès  officfers  et  les  dames  à  un  aussi  grand  mouvement.  Ne 
pouvast  pn^volr  que  le  cas  d'une  invasion  partielle  du  territoire,  j'ai  cx- 
primé  qu*ils  ne  devaient  pas  rester  sur  les  points  partiellemcnl  et  momcn- 
tanément  cnvahis,  et  il  ne  m'a  point  sembld  qu*il  fùt  ni  très-pdniblc,  ni 
irès-embarrassanl  pour  ces  personnes  d'aller  se  fixer  momentan^ment  dans 
ces  pays  libres,  les  plus  voisins  des  pays  envahis  et  où  il  est  probable  que 
chacun  d*eux  aurait  ou  des  propriétés  ou  des  amis.  Àu  surplus  ce  soni- là 
de  ces  choscs  qui  se  règleot  plus  par  le  sentiment  des  convenances  que  par 
des  ordres  précis,  et  je  suis  sur  d'avance  quMI  nVst  pas  un  officicr  de  la 
maison  royale  qui  ne  sache  honorer  la  couronne,  et  s'honorcr  aussi  lui* 
méme  par  sa  conduite  dans  les  circonstances  où  nous  nous  trouvons. 
e  Sur  ce,  etc. 

e  Vicence,  le  2  novembre  i815. 

Signé  «  EuGèNE  Napoléo^t.  » 

XLI.  —  Pag.  968. 

«  Monsieur  lo  due  de  Lodi  !  Jc  r(5ponds  aux  demières  qucslions  que  vous 
«  m^avez  soumises  sur  ce  qui  devrait  élre  fail  dans  le  cas,  toujours  improba- 
<  ble,où  le  gouvernement  serail  obligé  à  s'cloigner  un  moment  de  la  capitale. 

«  i*  J'approuve  que  la  route  de  Turin  fut  préférée  à  celle  de  Bologne. 

«  2*  Il  serail  inutile  d'appeler  les  assistants  au  conseil  d'É(at. 

e  S"*  Il  serail  <^galemenl  inutile  de  faire  voyager  les  pages  ;  il  serali  tou- 
«  jours  plus  d<^cenl  et  plus  convenable  de  laisscr  dans  le  college  ceux  qui 
«  voudraient  y  rester,  et  de  restituer  pour  un  moment  a  leurs  familles  ceux 
«  qui  scr&ient  rdclanics  par  elles. 

e  4*  Et  enfin  mes  ordres  relalifs  aux  officicrs  et  dames  de  la  maison  royulc 
«  ont  élé  mal  lus  et  mal  interprétcs.  Je  desire  sans  doute  pour  la  dignité 
«  du  gouvernement  et  pour  leur  proprc  dignité ,  que  si  les  circonstances 
•  Texìgent,  tous  les  offlciers  de  la  maison  puissent  suivre  la  marche  de  la 
«  cour^  mais  je  sens  que  pour  des  raisons  de  sante  ou  d'autres  raisons  égale- 
«  meni  puissantes  quelques-uns  pourraient  sVlolgner  du  royaume ,  et  voilà 
«  pourquoi  je  me  suis  bornc  à  ordonner  que  tous  demeurassent  éloignés  des 
«  lieux  où  se  trouverait  l'ennemi.  Il  me  scmble  que  ccl  onlre  est  clair,  pré- 
«  cis,  qu*il  indique  à  chacun  son  devoir ,  et  n*e]^ige  d^aucun  aa-ddà  de  ce 
«  qu*il  peut. 

T.  il.  hi 


—  otìfi  — 
>  Je  (tésirc  (lunt,  M.  le  due,  qtic  vam  Tussiez  conaallre  k  loos  Ics  offi- 

•  cicn  de  la  maison,  par  le  moypn  de  la  damo  d'Iionoeur  et  des  graadj  t>t- 

•  ficiers,  li'B  cxplicolioiis  qu'une  Taussc  inlerprt^lalioii  de  nos  prcmiers  or- 

•  drcs  u\uit  ri'ndu  Décessaires,  et  que  je  me  suis  ^il  un  plaUir  de  vous  doaocr. 

•  Quant  aux  sénaleurs  et  conseillers  d'ElPl  qui  croiraicni  aiissi  avoìr  dei 

•  iiitfUfs  (luisMtits  de  ne  pas  s'éloigner  du  royaume,  Je  ne  vois  nitcun  incon- 

•  i(.'nient  n  ce  que  Ics  inierprt-'imiuns,  qui  Tunl   le  prÌRcijul  oLJet  de  uelte 

•  lettre,  Icur  soìent  appliquécs,  et  je  voiLi  auturisc  cn  Goas(!qucoce  a  fairc 

•  conualtTQ  ces  ioterpràaiioQS,  et  d'une  muni^rc  inofficitlte,  au  {)r0^>!ul  du 

•  sénat  et  aux  pn-sidcnts  du  conscii  d'Élal.  Sur  ce,  etc. 

•  Vi;rgne,  le  fi  novembre  I6i3. 

^■ 

•  Monsicur  le  due  de  Lodi  I  J^ai  regii  votrc  dqx^clic  du  S  coiir-iol.  Elle  nra 

•  fuit  de  la  peinc  Bous  plus  d'un  rapport.  Je  vois  que  le  public  et  vous-mómc 

■  aussi  vous  exagérez  voire  silunlion.  Jc  suis  par  cxemplc  autorisi-  A  cniire 

•  qu'il  n'y  a  pus  un  mot  de  vrai  dans  la  surprìse  fuite  il  ce  qu^on  vous  a 

•  dit  sur  Francfort  par  trois  eorps  d'armée  cnocmic.  Au  T<*ste,  ce  qui  est 
«  certain  d'aprf'S  les  nouvelles  que  jc  re^flis,  c'esl  que  le  25  l'cmpcpcur  l'taii 

•  encore  fi  la  Iòle  d'une  arm(^c  de  140,000  hommes:  140,000  homincs  dans 

•  les  mains  de  l'cmpcrcur  ne  pcuvenl  pus  étre  inutiics  ù  la  cuuse  de  U 

•  France,  et  mi^mc  un  peu  ù  la  mitro.  11  faul  danc  atlendrc  Ics  nouvelles' 

•  du  Rbìn,  et  tk^arler  d'ìci-ià  loutes  les  conjeclufes  irop  fàchtusM. 

(  Quant  i!i  nou3,  je  voqs  le  répùte,  la  ligni;  que  je  liens  est  honne,  et  elle 

I  pcut  lenir  encore  quclquc  temps.  Assez  long-temps  du  uioins  pour  que  je 

<  recoivc  des  nouvelles  du  Riiin.  D'iei-lfi  nona  sitors  bien  pcul-élrc  tour- 

•  incnK:^  par  quclqucs  purtis,  mais  si  l'ou  ne  perd  pas  la  téle  à  Milan,  OQ 

•  n'en  sera  pas  Irés-nlarmé,  et  on  penserà  bien  que  j'ai  les  ycux  sur  leurs 
I  mouvemenls,  et  que  je  suis  ea  mesurc  de  prevenir  tous  ceux  qui  pouf 

•  raienl  avoir  des  résullats  un  peu  svrieux. 

1  Jc  n'ai  plus  rien  à  répoiidre   relalìvcment  aux  ofQciers  do  la  maison , 

•  sénaleurs  et  conseillers  d'Élat  qui,  dans  le  cas  d'une  enlièrc  invasion  du 

■  l'oyaume,  se  croiraieot  oliligés  ù  ne  pus  sortir  du  pays.  Sia  lettre  d'bier 

•  aura  salisruit,  je  pcnsc,  à  loutes  les  réclumalions  de  ce  genre. 

•  J'ai  satiffail  aussi  à  la  demande  relative  à  la  direction  que  devronl  sui- 

■  vrc  ceux  qui  parliront,  mais,  jc  Tavoue,  ce  n'est  pas  sans  regrct  qiie  j'ai 

■  tonsenlì  à  ce  que  le  chemin  de  Turin  fùt  prt^réré  à  cclui  de  Bologne. 

■  Hcstc  à  m'oeciiper  :  1°  de  la  demande  qui  vous  est  pcrsonnclle;  'ì'  de 
>  ridée  que  vous  me  sujigt  rez  puiir  i'or^anisiition  d'un  gouverneincnt  pro- 

■  viso  ire. 

•  Je  commcncc  par  vous. 


—  367  — 

«  ie  con^is  très^bien^  que  dans  le  cas  où  (ous  les  individus  qui  compo" 
sent  le  gouverneroent  se  porteraient  hors  du  royaumc,  il  ne  s*erisuivrail  pas 
de  là  qu^ii  ne  pùt  subsisler  un  gouverncmc^t  ilalien,  méme  dans  le  temps 
que  le  territoire  demeurerait  occupé  par  l'ennemi.  Je  con^oìs  d*aiUcurs 
l*é(at  de  votrc  sant<^,  les  soins  et  ies  mcnagemenls  qu'elle  exìge;  en  con- 
scquence  j^approuve  que  vous  choisìssiez  ie  lieu  qui  vous  convìendra  le 
plus^  en  ayant  soin  de  me  le  faire  connattre.  Dans  lous  Ies  cas  vous  vou* 
drez  bien  conserver  jiisqu'à  Turin  la  direclion  de  lout  ce  qui  s'y  sera 
renda  avant  ou  après  vous.  Lorsque  vous  vous  séparerez,  vous  vous  ferez 
remplacer  par  le  ministre  le  plus  ancien  nommc.  Quant  ù  Pid^^e  du  gouver*^ 
nement  provisoire,  je  ne  la  rcjette  pas,  et  je  m'^cn  occuperai  en  temps  et  lieu. 
e  II  me  reste  à  vous  parler  d*une  chose  bien  importante,  mais  qui  doft 
demeurer  trés-secréte  jusqu'au  moment  de  Tex^^cution. 
e  Dans  le  cas  où  Tévacualìon  du  territoire  scrait  définitivement  arrétée , 
vous  appellerez  .auprès  de  vous  le  general  Pino,  et  vous  lui  ordonnerez  de 
réclamér  à  Monza,  et  de  faire  emporter  sous  escorte  et  avec  les  insignes 
de  la  couronne,  la  covronne  de  fer,  Cet  enièvement  devra  étre  fait  se- 
crètement,  avec  les  plus  grands  égards  pour  les  prótros  de  Monza,  et  en 
exprimant  le  désir  que  deux  ou  au  moins  un  d'entr*eux  marche  avec  la 
couronne. 

1  Si  vous  penslez  qu'il  y  aurait  quelques  nc^gociations  h  faire  pour  arriver 
à  ce  résultat  sans  aucun  éclat,  je  m'en  rapporte  cntièromcnt  à  votre  sa* 
gesse  pour  le  choix  et  Pemploi  des  moyens.  Sur  ce,  etc. 
t  Vdrone,  le  7  novembre  1815. 

Signe    e   EUGèiHE  NAPOLÉOIf.  » 


XLII.  —  Pag.  270. 


A  S.  M,  Vetìipereur  Napoléon, 

«  Sire  !  J*ai  Thonneur  de  rendre  compte  à  V.  M.  quii  sVst  pr^enld  h 
«  nos  avant 'postcs  un  major  autrichien  ayant  des  lettres  à  mon  adresse , 
«  qu*il  demaridait  à  ne  remettre  qu*à  moi. 

«  J'étais  alors  è  cheval,  visitant  les  postes  de  la  Valpentana  ;  je  me  suis 
«  porte  sur  la  grande  route,  et  j'ai  vu  avec  surprise  que  ce  major  autri- 

<  chien  n^était  autre  que  le  prince  Auguste  Taxis,  aide  de  camp  dn  roi  de 
e  Bavière,  lime  rcmit  une  lettre  de  mon  beau-père,  purement  d'amilié, 
e  dans  laquelie  il  me  priait  d'entendre  la  personne  qu'il  m'envoyait.  Je  me 
e  suis  promené  environ  une  heure  à  hauleur  de  notre  grand*garde,  et  s'il 
e  m'est  difficile  de  rendre  à  V.  M.  tonte  notre  conversation  ,  je  vais  du 
«  moins  tàcher  de  lui  en  faire  connattre  la  substance. 

«  i^  Assurance  d*estime  et  d*amitié  du  roi  de  Bavière. 

«  2°  Assurance  que  les  alliés  consentiraient  à  tout  arrangement  que  je 

<  pourrais  faire  avec  le  roi  pour  assurer  à  ma  famille  un  sort  avaotageux 
«  cn  Italie. 


—  308  — 

•  3°  Priére  du  roi  de  ne  coDsidérer,  dans  cettc  d^msrcbe,  que  le  vìr  ài- 

•  sir  de  voir  assurcr  dans  ccs  circonslances  le  sari  de  sa  lille  et  de  ses  cn- 

•  fanls. 

t  V  Enfin  la  proposition  Je  un;  faii'e  di'clarcr  roi  du  |iajs  qui  serait  con- 

•  venu. 

4  Si  V.  M.  connnit  Ificn  mon  cocur,  elle  pcul  d'avnnce  savoir  tout  ce  qar 
(  j'ai  ri'pondii.  Les  phrases  du  tnument  utuienL  cortes  plus  tncrgiqueB,  quc 

•  loiil  ce  que  je  paurrais  aclucUcmcnt  n:péif.r.  Il  ne  m'a  pas  fullu  grande 

■  n'IlL'xJon  pour  faìre  assurer  au  roi  de  Bavière  que  so»  guiidre  clail  trup 

•  lionnétc  homnie  pour  comnicllrc  une  ItkelieU';  quc  je  tiendrais  jusqu'à  mon 

•  demìer  soupir  le  scrmenl  quc  j'avais  fuil,  el  quc  je  répclais,  de  vous  ser- 
'  vir  fidèkment  ;  quc  le  sort  de  ma  famillc  est  et  serail  loujoiirs  enlre  vos 

•  mains,  et  quVnIin,  si  le  mallieui'  pcsaii  jamais  sur  nos  tèies,  j'estiniBn 
.  Icllcmcut  le  roi  de  Baiiére,  que  j'clais  sur  d'avance  qu'il  prcKrcrait  re- 

•  (rouver  son  gendre  pariiculicr,  mais  honaéle  honime,  que  roi  et  iraiirr; 
(  qu'enlin  la  vicc-rciiic  parlugeail  eiilièremenl  mcs  scnlimens  à  cct  égard. 

■  Le  jeunc  prince  de  Taxis  m'a  demandé  sì  pourlant  il  n'y  aurait  pns  inoyen 
«  d'allicr  mes  inlf^riils  avcc  ceus  de  V.  M.  A  cela  j'ai  répondu  que  la  scuk 
«  cliose  que  je  ne  trouvais  point  conlraire  aux  ìnti'r^ls  de  V.  M.  serait  un 
(  armislicc  de  six  scmaincs  ou  dcux  mols,  qui  d^signerait  la  ligiie  qae  j'oc- 

•  cupe  en  ce  moment,  ne  voulant  paa  perdre  un  pouce  de  (errain,  el  bien 
t  enlendu  quc  les  placcs,  métoe  cclles  de  Dalmalie,  scraient  respeclées  pcn- 

•  dant  sa  durt-c. 

•  V.  M.  comprcnd  racilemenL  qu^en  faisanl  une  scmblablc  proposition  jc 
(  n'ai_eu  en  vae  que  son  propre  evantage,  puisque  le  Lieti  qui  rcsulteruìi 
I  de  ccs  ilcQ\  moi,;  gaifni's  n'csL  poinl  à  ilisculer. 

•  Le  phncc  Ta\is  m'u  quiui*  en  m'assunini  quii  ne  doulail  pas  qu'avaol 

■  liuit  jours  le  gt'nérul  Uiller  ne  re^ùl  l'ordrc  de  trailer  avec  moi  sur  les 
«  bases  ci-des£us. 

«  J'ai  tcril  à  ccl  effet  à  V.  M,  par  le  tólégraphe,  afin  de  conuaitre  d'avance 

•  sì  cela  ne  d^rangcruìl  aucun  de  scs  projels. 

<  La  situalion  uctuclle  des  choses  en  lialic,  la  niauvaise  direction  (d'une 

•  pelile  panie)  de  l'esprit  public,  et  plus  quc  tout  cela,  le  Icmps  necessaire 

•  ù  l'arrivL'e,  comme  è  l'orgaiiisation  des  renforls  pour  l'arméc,  me  font  vi- 

•  vemcnt  dcsircr  quc  V.M.  approuve  mes  proposilions. 
(  J'ai  l'bonneur,  eie. 

«  Vi'rone,  22  novembre  1813,  à  otiie  licures  du  soir. 

Sign^   *  EuGÈNE  Napoléon.  ■ 


■  Je  l'enìoie,  ma  benne  Auguste,  une  lettre  que  j'ai  rei;u  hier  du  roi  de 
I  Bavière  par  un  oHicìer  parie  meni  aire.   Cet  ofliciir   n'i^tail   autrc  que  le 


—  309  — 

e  prince  Auguste  de  Taxis.  J*ai  cause  plus  d*une  licurc  avcc  lui^  et  je  Tas- 
e  sure  que  je  n'ai  dil  que  ce  que  je  devais  dire.  En  deux  mols,  il  in*a  ap- 
c  porte  la  proposition,  de  la  part  de  tous  les  alliés ,  pour  me  faire  quiller 
e  la  cause  de  Tempercur,  de  me  reconnailre  roi  dllalie. 

«  J'ai  répondu  tout  ce  que  toi-méme  aurais  répondu,  et  il  est  parti  ému 
e  et  admirateur  de  ma  manière  de  penser.  Gomme  il  a  vu  que  je  ne  voulais 
e  entendre  à  rien  qu'à  un  armisiice ,  il  m*a  assuré  que  le  roi  de  Bavière 
e  l'obtiendrait  d*au(ant  plus  que  les  alliés  admiraient  mon  caraclère  et  ma 
e  conduite.  C'est  déjà  une  bien  belle  récompensc  que  de  commander  ainsi 
€  Testime  de  ses  ennemis. 

«  Ne  parie  de  rien  de  tout  cela  ;  dans  Tarmée  on  ne  sait  qu'il  est  \enu 
«  un  parlementaire  comme  offlcier  autrichien.  Adieu^  etc. 

•  Verone,  23  novembre  i813. 

«  Ton  Gdèle  époux 
Signé  «  EuGàNE.  » 

•  B. 


e  Ma  benne  soeur  Ilortense  ! 
«  Dcpuis  huil  jours  j'ai  le  projet  de  t*écrire,  et  chaque  jour  une  nouvelle 
occupation  vieni  me  dérangcr.  J'^avais  pourlanl  bcsoin  de  (e  mander  ce 
qui  m*cst  arrivé  la  semaine  dernière. 

e  Un  parlementaire  autrichien  demanda  avec  instance,  a  nos  avant-postes, 
de  pouvoir  me  remettre  lui-méme  des  papiers  très-importanls.  J*étais  jus- 
tement  à  cbeval  ;  je  m*y  rends ,  et  je  trouve  un  aide  de  camp  du  roi  de 
Bavière,  qui  avait  été  sous  mes  ordrcs  pendant  la  campagne  dernière.  11 
était  chargé,  de  la  part  du  roi,  de  me  faire  les  plus  belles  propositions  pour 
moi  et  pour  ma  famille  ,  et  assurail  d'avance  que  les  souverains  coalisés 
approuvaient  que  je  m*entendisse  avec  le  roi,  pour  m'assurer  la  couronne 
d'Italie.  Il  y  avjait  aussi  un  grand  assaisonncment  de  protestations  d'es- 
lime,  eie.  Tout  cela  est  bien  séduisant,  pour  lout  aulre  que  pour  moi. 
e  J'ai  répondu  à  toutes  ces  propositions  comme  je  le  devais,  et  le  jeune 
cnvoyc  est  parli  rempli,  m'a-t-il  dil,  d'admiralion  pour  mon  caractère. 
e  J'ai  CTu  devoir  rendre  compie  de  lout  à  Tempereur,  en  omettant  toule- 
fois  les  complimens  qui  ne  s'adressaicnt  qu*à  moi. 
«  J'aime  a  penser,  ma  benne  soeur j  que  tu  aurais  approuvé  tonte  ma 
conversation^  si  tu  avais  pu  Tenlendre.  Ce  qui  pour  moi  est  la  plus  bello 
récompense,  c'est  de  voir  que  si  ceux  que  je  sers  ne  peuvent  me  refuser 
leur  conGance  et  leur  estime,  ma  conduite  a  pu  gagner  celle  de  mes  en- 
nemis. 

e  Adieu,  ma  bonne  soeur  ;  ton  frère  sera  dans  tous  les  temps  digne  de 
toi  et  de  sa  famille,  et  je  ne  saurais  assez  te  dire  combien  je  suis  heu- 
reux  des  scnlimens  de  ma  femme  en  celle  circonslance.  Elle  a  tout-à-fait 


—  STO  — 

■  suspeixln  tcs  relalìnns  dircctcs  avec  sa  rainillc,  ilcpuie  la  déclnralioa  de 

■  la  Baviere  conlrc  la  France,  ol  clic  s'cst  n'cllumnil  conduilc  dìvioemenl 
t  pour  l'enipereurl  Adieu,  je  remliras&c,  niiisi  qup  Im  ciirans,  et  sui»  poiip 
»  loujours  lori  frére  et  raeilleiir  nmi. 

•  He  monlrc  cello  lettre  qii"è  Lavaletlo,  car  jo  d^sire  i*vilcr  qii'on  ne 
•  Tassi!  des  bavardugcs  à  mon  sujct. 
«  Verone,  le  2!^  novembre  1813. 

Signé   I  Eocène.  > 


t  II  parali,  ma  botine  Augu&lr,  qu'il  sera  impossikle  de  s'enlendre  ivec 
«  l'cnncmi  pour  une  su^tpension  d'armes.  Ah !  Le  croirais-lu?  Ik  ne 

<  consenlent  ù  trailer  quc  sur  la  mémc  ijiieslion  qui  m'«\att  déjà  faite  le 

<  princc  Taxis;  atjsd  u-t-on  de  suite  rotnpu  le  discours.  Uans  qticl  lemp« 
(  virons-nous  !  et  comiiic  on da  iròne  cn  exigpnnt,   pour  y  mon- 

<  ter  ...  .  ingratitudc  et  Irahlson.  Va,  je  ne  semi  JHmiiis  roi. 
•  Ailieu,  ma  bonnc  Auguste,  ile. 

«  Verone,  le  1 7  junvier  1  ^1  i. 

•  Ton  lidL-te  éponx 
Signd  e  EroéSE.  • 

Ali.  Nel  tomo  Xlll  dei  fasti  e  vicende  di  giicmi  dt-i  popoli  il.iliani  dal 
1801  si  18iQ|  pag.  aHi  (nppendìee) ,  Matnpalo  a  Firenze  (1838),  è  ripor- 
tala la  risposla  del  principe  Eugenio  ad  una  lettera  doli' Imperatore  Alea^n- 

dro  relalivu  alle  |ii'0|)ostL-  falle  dai  sovrnni  alleali.  Ma  qiic^lu  leTleiii.  olire  ni- 
l'esser  priva  di  dola,  Dccenna  all' asserzione  seguente  :  <  Allorché  ho  hvliIo 
«  l'onore  di  vederla,  ce.;  >  circosianKa  di  fallo  che  si  crede  inesatta,  da- 
che  consta  che  questi  due  personaggi  non  si  sono  mai  trovali  nel  caso  di 
conoscersi  pcrsonahnenlc  prima  della  caduta  di  Napoleone.  Per  questo  nio- 
livo  si  reputa  dì  dover  tralasciare  la  produzione  di  quest'  atto  come  una 
nuova  prova. 

XLlll.  —  Pag.  271. 

■  Monsicur  le  gémerai  comle  Fonianelli!  Je  recois  à  l'inslant  roftìcìrrqiie 
«  voua  m'avez  expcdié.  Ne  eonnaissunl  pas  encore  Ics  drsposilions  quc  vous 
«  aviez  priscs,  j"a\aÌ5  Cait  écrire  par  le  generai  Vignolle  au  general  Pino  que 

•  je  n'appruuvaìs  point  qu'il  aliai  à  Bologne,  mais  qu'au  eonlraire  j'y  cn- 

•  voyais  le  general  Zucchi.  Je  vais  faire  rcvoqner  cet  ordre,  et  j'npproatc 

■  loules  les  dispositions  que  vous  avez  prises.  Je  craìns  fort  que  vos  hatail- 
I  lons  de  volonlaircs  ne  vous  fournisscut  que  des  offìciers,  et  poinl  de  sol- 

■  dals.  Failcs  du  reste  pour  le  mieux.  Je  m'en  rapporle  à  vous  parcc  que 


w 

^ 


—  371  — 

jc  cònnais  et  votre  zèlc  et  volre  attachement.  N'épargnez  rien  pour  rele- 
ver  surtout  l'opinion  publique.  Vous  avez  à  cet  cfTet  une  bonne  occasion 
dans  la  très-procbaine  rentrée  en  Italie  de  toutes  les  troupes  italiennes , 
qui  étaient  en  Espagne  et  en  Allemagne.  Cela  doit  laisser  entrevoir  aux 
\rais  Italiens  la  très-prochaine  epoque  de  Tindépendance  de  Tltalie.  C^esl 
un  leifier  qu'il  faut  faire  mouvoir  pour  obtcnir  de  nouveaux  sacrifices.  Il 
est  urgenl  surtout  de  réunir  sur  quelques  points ,  et  particulièreinent  à 
Mantoue,  des  bommes  à  pouvoir  piacer  dans  Ics  cadres  précìeux  qui  nous 
rentrent  d'Espagne  et  d*Allemagne.   Entendcz-vous  avec   le   ministre  de 
fintérieur  pour  empécher  les  dilapidations  et  les  dcsordres  quc  Ton  me 
dénonce  dans  la  reception  des  denrées  requises  dans  les  départements.  il 
serait  urgent  de  faire  quelques  exemples  de  ces  fripons. 
e  Pour  arriver  au  complément  de  la  conscriplion  que  Fon  a  demandé, 
ne  pourriez-vous  pas  par  décision  speciale  auloriser  les  conscrits  à  se  Taire 
remplacer,  s'ils  ne  veulent  marcber  eux-mémes,  par  des  conscrits  de  1815? 
«  Quant  à  la  question  du  lieu  où  pourrait  se  transporter  le  gouverne- 
ment,  je  pense  qu'il  faut  la  laisser  tomber  :  trop  prévoir  des  semblables 
évènements  c*est  peut-étre  hàter  leur  arrivéc.  Il  est  peut-^tre  préférablc 
qa*un  ptfa  de  désordre  s*ensuive,  plutòt  que  de  gàter  d*avance  l'opinion, 
e  D'ailleurs,  sauf  les  petits  partis  qui  pourraient  pénétrer  en  Valteline, 
nous  sommes  en  mesure  sur  tous  les  autres  points.  Proposez-moi  un  pro- 
jet  de  décret  pour  Torganisation  d^un  corpsde  réserve  à  Milan.  Ce  corps 
serait  compose  de  toul  ce  qui  nous  revient  d^Espagne  et  d'Allcmagne,  et 
de  tous  les  conscrits  qu*on  pourrait  amalgamer  dans   les  régimens.  Les 
généraux  Zucchi,  fiertoletti,  Mazzucchelli,  S.  Paul  peuvent  y  étre  em- 
ployés  soiis  votre  surveillance  particulière.  Chaque  brigade  pourrait  étre 
placéc  et  s*organiser  sur  les  points  principaux  de  l'Adda, 
e  Quant  à   la  garde  royale  ,  tout  ce  qui  est  vélites  et  grcnadicrs  devra 
étre  réservé  pour  le  service  particulicr  de  la  vico-reine  ainsi  que  les  dra- 
gons  et  gardes  d'honneur.  Pour  les  cbasseurs  on  pourra  s*en  servir  au 
besoin^  en  ayant  soin  qu^ii  n*y  ait  que  de  bons  cadres.  Les  quatre  com- 
pagnies  qui  sont  rcstées  en  dépót  peuvent  former  le  troisièmc  balaillon  quc 
vous  tàcherez  de  porler  à  6  ou  700  hommes.  Donncz  des  ordrcs  très-sc- 
vères  à  Manloue,  Crémone,  Brescia,  ainsi  qu^à  Milan,  pour  que  tous  Ics 
hommes  isolés  sortant  des  hópitaux,  ctc,  ne  soicnt  point  retenus  inutile- 
ment ,  mais  pour  qu'au  contraire  formés  en  détachements  ils  rejoignent 
leurs  corps  respectifs. 

e  J'aurais  eu  beaucoup  de  plaisir  à  vous  voir  près  de  moi  ;  mais  je  re- 
garde  votre  prcsence  à  Milan  comroe  très-nécessaire  en  ce  moment  :  il  faut 
donc  attendre  un  instant  plus  favorable.  Je  vous  renouvelle  Tassurancc 
de  mes  sentiments,  et  sur  ce  je  prie  Dieu,  monsieur  le  general  comte  Fon- 
tanelli,  qu'il  vous  ait  en  sa  sainte  garde. 
<  Verone^  le  ì^  novembre  1813. 

Signé    e  EUGÉNE  NàPOLÉON.  » 


XLIV.  —  Png.  271. 

*  Monsiciir  le  general  comle  Fonlunelli  !  Se  vous  ai  insndé  de  me  propo- 

•  ^r  une  organìsolìon  d'un  corps  oii  division  de  reserve  &  Milan.  Je  vob 

■  dutis  TéUl  des  dótachcmcns  parlis  de  Moycnce  pour  Milan  qu'il  y  uura 

■  enlrc  oDicrcrs,  sous-oriicicrs  el  aoldais  près  de  dciix  crnls  hommes  par 
1  corps,  exwpté  le  5'  de  ligne_  qui  aura  presque  SOO  homincs.  On  potimil 

■  donc  rucìIcruKnt  n-rornier  un  baiaìilon  pour  chucun  des  régimens  1"  et  9* 
1  Icgcr,  1'',  4',  G'  el  7'  de  lign«.  Le  5*  de  ligne  pourraìl  fornier  devx  ba- 
.  laillons.  Je  pense  que  si  vous  passci  dans  ces  cadrei  4000  conscrir*:,  cela 

■  fera  unc^bonne  diviaion  de  6000  hommes.  En  ajouianl  3  ou  5000  coni- 
I  crils  à  ce  qui  revicnt  d'Espagnc,  cela  Teniit  une  excellentc  djvision  de  la 

>  móme  force  que  la  précédente.  Comme  il  scrait  bien  que  chaque  régì- 
I  mcnt  flit  réiiui,  on  pourrail  mellro  ensemble  le  i"de  lìgne,  le  i'  de  ligne, 

■  ci  le  S'  d'infanterie  légère.  Le  i"  d'infanlerie  légère  el  lo  fi'  el  7*  de 
I  tigne  foniicraient  la  deunièmc  divisìon.  On  làcherall,  raoyennBnl  le  dé|)6t 

>  general  des  cbasscurs  el   lo  dépòl  des  dragona  Napoléon,  de  former  un 

■  cscailron  de  200  cbevaax  poiir  chacun  de  ees  régimens.  Quant  jr  l'arlìlle- 

■  rie  il  suflìrait  d'svoj'r  une  balicric  pour  clincunc  de  ccs  divisions.  Toui 
«  ce  qui  excéderait  en  officiers  el  sous-officicrs  le  nombrc  des  bataillons 
t  qu'on  pourruit  former,  serali  envoyd  au  dépót  general.  Sur  ce  ,  je  prie 

•  Dieu,  monsleur  le  general  comic  Fontanili ,  qu'il  vous  sii  cn  sa  sointc 
.  gnrde. 

I  Viirone,  le  24  novembre  1813. 

Sigile   •  EcuÈ.\E  Napoi.éos.  • 

1  11  serali  peul-élru  encore  mieux  de  mcllrc  a  la  dtvision  Palombini  fon 
1  des  régimcnls  venanl  d'Espagne,  et  d'y  fondre  ces  régimenis  provisoìres 
.  qui  stmt  mal  tomposés  en  officiers,  et  dont  il  n'alicnd  aucun  bon  service.  • 

XLV.   —  Pag.  271, 


I  Monseiyneur! 

«  Ferrare,  ce  50  novembre. 
■  La  marche  sur  Trcccnla  que  monsleur  le  general  Decombe?  a   jugc   à 

■  propos  de  faire  ayaril  appris  qiiu  l'ennemi  vennil  d'enlrer  cn  force  à  Ho- 

■  vigo,  c'est  le  molif  qui  m^a  fan  ajourner  mon  niouvcmenl  sur  le  còlè  que 

■  j'avais  déjà  combine  avec  le  major  Merdier. 

.  11  m'esl  lrès-p<?nible,  monscìgneur,  d'éire  contrainl  de  parler  souTcnl 

■  de  mei  à  V,  A.  1.,  niais  mcs  cireonslances  critiques  du  moment  l'exìgenl. 
'  Mes  tiiianccs  élaìent  obérées  avanl  la  campagne  de  Russie  qui  m'a  aussi 

L  entrain^  daus  des  dcpcn.<ie9  consid^rables. 


I 

I 


—  373  — 

«  J'ignore  si  V.  A.  I.  m^accordc  toujoiirs  le  (raitemcnt  cxlraordlnairc  de 
€  3000  francs  par  mois  ;  Je  dois  cepcndunl  avouor  que  In  guerre  me  coiìlc 
«  ^iminens^^ment,  el  parliculiéremenl  depuis  mon  s^jour  à  Verone,  el  aprcs 
«  mon  arrivile  à  Bologne  mes  dépenses  onl  augmentées,   ayanl  fait  cesscr 

rinsurreclion  du  Rubicon  sans  le  moyen  des  armes,  et  faisant  continuellc- 
«  ment  voyager  des  oflQciers  en  poste  indépendaniment  des  estufelles  extra- 
«  ordinaires  que  j'envoie  presque  journellement  pour  mon  comptc. 

<  J^ai  Thonneur  d^étrc  avec  la  plus  profonde  vénération 

€  De  V.  A.  1. 

e  Le  très-lìumble  et  très-obéissaiil  scrvitcur 
Signé  e  Le  general  Pino.  > 

<  Renvoyé  au  ministre  de  la  guerre^  qui  fera  connattre  au  general  Pino 
«  que  le  traitement  extraordinaire  lui  est  conserve,  ainsi  que  je  l'ai  déja 
«  écrit.^Quant  aux  d^penses  dVstafetles  elles  ne  doivent  point  étre  à  sa 
«  charge,  et  il  peut  faire  un  état  de  la  dépense  de  ses  ofGcìers  en  mission, 
«  et  le  présenler  au  ministero  de  la  guerre.  Voiià  donc  ses  cnormes  d^pen- 
«  ses  reduites  à  pcu  de  chosc. 

«  T^rone,  le  i  décembre  1813. 

Sigm*  e  EuGÈXE  Napoi.éon.  » 

NB.  Il  generale  Pino  aveva  dal  governo  nel  1813  : 

Competenze  di  primo  capitano  della  guardia   reale   .  frandii  48,126.00 

Soldo  di  generale  di  divisione  con  supplimento  di  guerra    <  18,750.  00 

Trattamento  straordinario «  36,000.  00 

Dotazione  sul  Monte <  20,000.  00 

Dotazione  sulla  Corona  di  Ferro «  17,624.  00 


Totale  franchi  ...     1 40,500.  m 
Oltre  franchi  5000  annui  pagati  dalla  Francia  come  grand'  ufGzialc  della 
Lcgion  d^onorc. 

XLVl.  —  Pag.  271 . 

Altezza  imperiale  ! 
Non  essendosi  ancora  messi  in  movimento  da  Ancona  i  3000  coscritti  die 
orano  là  radunati,  ho  spedito,  giorni  sono,  un  aiutante  di  campo  per  farli 
partire  per  Milano.  Coi  corpi  che  rientrano  dalla  grande  armata ,  coi  sud- 
detti coscritti,  e  cogli  nomini  provenienti  dai  battaglioni  coloniali   penso  di 
organizzare,  qualora  V.  A.  L  non  abbia  cosa  in  contrario,  i  seguenti  corpi: 
Due  battaglioni  al  l.""  leggero  comandati  dal  colonnello  Ambrogi. 
Due  al  2.*  leggero  comandati  dal  colonnello  Varese. 

T.  //.  ^^ 


—  :;7V  — 

Uuc-  al  i.'  tl'ìnCanlcrJa  comaniJuti  dai  colonnello  Ccecopìeri.  Questo  corpo 
ricpverù  gli  uomini  ilvl  lì."  e  7.°,  ciie  rientrano  dalla  grande  armala. 

Due  al  ìi.°  d' inrunlcrìa  comoiidiiti  dal  colonnello  Olini. 

li  coloniielio  Fcrrù  spera  di  polcr  dare  due  bultaglioni  dì  volonlari,  nei 
cjuaii  colloclicrA  gli  ufGziuli  esuberanti. 

Quusli  ItatlHglioni  Torinfrcblicro  una  divisione:  le  ultioie  colonne  prove- 
nienli  dulia  grande  armata  arriveranno  entro  il  tO  dicembre.  Per  il  18  o 
SO  riti'ngn  dun<)ue  dUponihili  i  suddetti  lialta^ioni. 

Vi  saranno  inullru  due  boltrrie  d'  artiglieria,  una  di  otto  pezzi,  serrila 
da  una  compagnia  di  cannonieri  a  piedi,  ed  una  di  sci,  serbila  duir  arti- 
glierìa leggera.  Quelle  compagnie,  come  quelle  del  rispettivo  treno,  saranno 
composte  metà  dì  vecdii  e  mela  di  nuovi  soldati. 

Quanto  alla  i-avalleria,  di  cui  ncnlrano  4bO  dragoni  Napoleone  ed  allret- 
l.mti  eaccifllori  a  cavallo  del  1.*,  ora  non  posso  ancora  precisare  a  V.  A.  I. 
quanti  cavalli  potranno  essere  in  pronto,  e  lui  riservo  a  farle  su  ciò  un 
altro  rapporto. 

I  bullagliont,  vista  la  prossimità  delle  linee  d'operazione,  potranno  essere 
di  GOO  nomini  ciusclieduno.  Se  V.  A.  I.  approva  la  proposta  organizzazione 
dei  suddetti  ballaglìonl,  avrò  1'  onore  di  presentarle  il  quadro  completo  di 
orgauizzuzione  di  una  divisione,  giacché  per  ora  non  ho  sperania  di  \odcro 
rientrerò  con  solleciludine  lu  divisione  <li  Spagna. 

Ho  l'onore  di  dirmi  con  profondo  rispetto 
Di  V.  A.  I. 

Cmiliss.°,  deTOtiss.",  ubbid.**  servo 

SollOSCrillO  FOMTAKBLLI. 

Milano,  li  óO  novembre  1813. 

t  Approuvé  loutes  les  propositjons  contcnues  dans  le  présent  rapport.  Il 

•  siirilrn  pourlant  dnns  le  moment  d'une  batterie  à  cheval. 

t  VéronL-,  1"  decembre  1813. 

Signé  .  E.  N.  . 

XLVJI.  —  Pag.  271. 

■  Monsiciir  le  luinislrc  de  la  guerre  dii  royaumc!  ie  désire  que-vous  co- 
t  voyicz  un  de  vos  aides  de  camp  au-devant  de  la  colonne  destroupcs  napo- 

•  iitaincs,  qui  déboucbe  par  le  Tronto;  cet  oDicier  se  presenterà  au  general 

•  commandanl  cette  colonne  :  il  lui  Tera  Ics  olTi-cs  de  servier  quo  Ics  ciri-ons- 

•  tances  indiquent  :    il   s'assurera  que   Ics  Iroupes  suieut  conveoublement 
■  iraitées  sous  le  rapport  des  subsisiances  et  du  logcment  :  il  pourra  niar- 

•  eher  avec  la  colonne,  ou  la  devancer  d'un  jour,  et  il  se  mcltrtt  cn  corres- 
«  pondance  avec  vous  pour  vous  tenir  au  couront  des  nouvelles.  Sur  «',  eie. 

•  Verone,  5  di'cembrc  1815. 

Signé  >  Eegé.ne  Napol^on.  » 


—  575  - 

XLVIII.  —  Pag.  275. 

«  Monsìcur  le  general  comte  Fonlanelli  !  Je  vous  annonce  quc  Tcnnemi 
paraissant  se  renforcer  sur  sa  gauclic,  sans  pourtanl  d^garnir  loulc  la  lignc 
qu*il  a  devant  moi,  et  sur  le  premier  avis  que  le  general  De  Coucliy  avait 
cru  devoir  quitter  Rovigo,  j'ai  dirige  de  suite  la  divìsion  Marcogncl  avec 
ordre  de  reprendre  cette  ville,  et  de  détruire  tous  les  moyens  de  passagc 
que  Fennemi  pouvait  avoir  à  la  Bovara. 

«  Le  8,  au  matin,  l'ennemi  fut  attaqué;  nos  troupes  sVmparérent  de  Ro* 
Vigo,  repoussèrent  Fennemi  jusqu*à  la  Bovara  :  on  avait  fait  bon  nombrc 
de  prisonniers  et  pris  deux  pièces  de  canon ,  lorsque  dans  raprès-midi 
l'ennemi  déboucha  en  force  par  le  pont  et  les  ouvrages  auxquels  il  tra- 
vaillait  depuis  deux  jours,  et  obligea  nos  troupes  à  se  retircr.  Il  est  dono 
probable  que  d^ici  è  peu  de  jours  il  se  passera  qaelque  évènemeat  majeur. 
Je  dt'sirerais  en  conséquence,  monsieur  le  ministre  de  la  gnerre,  que  vous 
pussiez  diriger  sur  Mantoue  ,  à  mesure  que  les  bataillons  seront  formrs, 
ceux  de  ces  bataillons  qui  doivent  composer  la  division  du  gc-néral  Zucchi. 
Si  j*avais  ces  jours-ci  trois  ou  quatre  mille  hommes  de  plus  à  Mantoue , 
j^aurais  de  moins  Tinqui^tude  que  Tennemi ,  se  renfor^ant  è  Rovigo ,  ne 
marche  sur  cette  communication,  et  dans  ce  moment-ci  j*ai  à  peine  2000 
hommes  pour  Taire  le  service  de  cette  place,  encore  le  gviH^ral  Peyri  rend-il 
compte  qu*il  en  deserte  beaucoup.  Il  est  bicn  entendu  que  vous  gardiez 
è  Milan  tous  les  conscrits  qui  seraicnt  destinés  à  ótre  versés  dans  les  ba- 
taillons revenants  d'Espagne,  et  qui  doivent  former  la  division  du  g<^nóral 
Severoli. 

«  Dites-moi  ce  qu*il  vous  sera  possible  da  Taire  au  sujet  de  cette  demandi*. 
Sur  ce,  etc. 

t  Verone,  10  dicembre  1813. 

Sigm^  •  EcGÀNB  Napoléon.  » 

XLIX.  —  Pag.  973. 

«  Monsieur  le  ministre  de  la  guerre  du  royaume  !  J'ai  Tintention  de  Taire 
venir  auprès  de  moi  ces  jours-ei  le  general  comte  Pino.  L^adjutant  com- 
mandant  Paoiucci,  qui  vient  d*étrc  nommé  general  de  brigade ,  doit  re- 
joindre  la  division  du  general  Zucchi.  Ainsi  il  ne  va  plus  rester  d^olTicier 
general  dans  la  quatricme  divbion  militaire,  et  cepcndant  il  est  necessaire 
qu*il  s'y  en  trouve  un  bon  dans  ce  moment,  quelque  satisTait  que  je  sois 
d^ailleurs  du  Colone!  qui  commande  à  Ferrare.  Le  gén<5ral  Mazzucchelli 
(5tant  disponible,  j^ai  jeté  ^es  ycux  sur  lui  pour  Tenvoyer  dans  cette  di- 
vision  ;  je  désire  donc  que  vous  lui  donniez  Tordre  de  s^y  rendre.  Il  ré- 
sidera  selon  les  circonstances  à  Ferrare  ou  a  Bologne.  .4vant  soii  dópart 


i 


—  376  — 

■  V0U9  l'Bppclcrcz  aiiprès  de  vous,  et  vous  lui  dircz  de  ma  part  qae  s'il 
I  rcmplit  la  mission  importonlc  et  dt'lkatc  qiie  je  lui  coDlie  cornine  j'ai 

■  litri!  tle  rallcndrc  de  lui,  mon  ìntcntion  est  de  lui  en  procurer  la  récoio- 

•  pcnw  en  olilenant  po«r  lui  le  grnde  de  gt'ikTal  de  divUìon.  Snr  ce,  eie, 

«  Verone,  le  35  décembre   1813. 

Si^né  *  Ei'GÉNE  Nahjléor.  > 

l.  —  Pag.  275. 

■  Monsicur  le  miiii^lrc de  la  guerre!  Je  veux  toiu  rappeler  Icsordres  qne 
(  je  vous  ai  di^jà  donn(<  pour  l'urnienient  dqs  lacs  principaux  du  rayaume, 

•  et  je  destre  que  vous  vous  cn  occupiez  prouiptemenl.  Ln  violalìon  de  la 

■  oeutralid^  de  la  Suisse  par  les  alliés  doit  iious  rcudrc  moins  scrupuleiix 

■  sur  la  crnìnle  que  nous  ations  de  lui  porler  onibroge  par  l'armeiDcnl  du 

■  lac  de  Lugano  ;  mon  intention  est  cependant  de  monlrer  le  mème  respeci 

•  pour  celle  neuiruliU',  mais  oii  peut  sana  la  lilesser  t'iablir  des  dialuujtes 

■  aiitit-^es  sur  la  partii'  de  ce  loc  qui  apparlieut  au  royaume,  ali»  au  moins 
I  de  ne  pas  étrc  pri^enu  en  cela  par  rentienii  dans  le  cas  oii  il  s'avanceraìt 

■  dL>  ce  cdti'.  Il  ne  fiiut  poinl  ajnuter  foi  à  lous  les  bruils  qui  se  sont  n'pau- 

■  dus  k  Milun  sur  i'inducncc  que  l'ìRvasion  du  lerritoire  suissv  pourra  avuir 

>  sur  le  sorl  de  l'Ilalie;  ju^qu'à  pn'wnt  aueunc  colonne  ennemie  ne  sV^l 

■  avancée  dnns  l'intiTieur  de  ce  pays;  le  32  11  n'L-tail  encore  enlró  |tersannc 

■  A  Zuricli,  et  loulcs  les  iroupes  qui  avaicnt  passio  li;  Rliìn  psroi&sBionl  se 
I  diriger  sur  la  Prance.  Il  est  (.'(^Icment  hors  de  douie  quo,  surlout  dans 
I  la  saison  actuolle,  il  ne  pourrn  y  avoir  que  quelqoes  parlis  enncmts  qui 

■  iin'nacrni  de  pém'lror  en  Ilalie.  Mnis  on  nVn  doii  piis  moins  prrndrc  toutcs 

>  Ics  prt'cautions  possiblcs  d'abord  pour  èlru  instruit  des  mouvcincnls  des 

■  ennemis,  et  ensuile  pour  s'y  opposer.  Il  sera  donc  convcnoble  que  pour 

>  nvoir  des  nouvcllcs  promptes  et  sùres  Ìndt!pendammcnt  de  celles  que  nous 

>  reccvons  naturellcmcnt  par  le  baron  Tassoni,  vous  ayez  des  ngens  intelli- 
'  gens  et  affìd<-'S  à  plusieurs  jouriiées  au-delà  du  Simplon,  du  Saint-Goibard 

•  et  du  Kplugen  de  manière  à  pouvoir  étre  inslriiit  bicn  à  l'avance  des 
'  niouvcmons  qtic  l'ennemì  pourniit  Taire  vers  ces  divers  dt'boucbt's.  Il  sc- 
1  rait  necessaire  alors  de  porler  du  monde  aux  passages  des  déJìIt^s  pour  les 
I  diTendrs,  et  vous  ne  uianqiieriez  pas  de  nioyens  pour  cela ,  car  mon  ìn- 
'  Icntion  est  de  laìsser  à  Mflan  In  division  Severolì,  qui  va  s'y  Turmer  dans 

■  le  courunl  du  moìs  proeljuìn,  el  le  n-giment  des  dragons  Napok'on. 


«  Sur  ce,  rie. 

.  ÉL-rit  à  V.-rtine  le  37  iK'a'inbre  \6\Ti 


Siiini-'   •  Ei-GÉNE  Sii 


—  377  — 


LI.  —  Pag.  273. 
Note  particulière, 

«  L'ennemi  s*élan(  porte  de  Ravenne  sur  Porli,  a  penetra  avant-kier  dans 
celte  ville.  Le  colonel  Aroiandi  a  du  replicr  Ics  forccs  doni  il  pouvait  dis- 
poscr  devant  des  forces  qui  se  trouvaienl  élrc  supéricures.  Ainsi ,  voilà 
les  Napolilaìns  élablis  depuis  vingt-deux  jours  dans  les  déparlcmens  voi- 
sìns  des  lieux  où  se  Irouve  Tennemi,  et  qui  n*ont  pas  mémc  daigne  Taire 
avancer  un  bataillon  pour  sauver  du  pillage  les  villes  de  Porli,  Ravenne, 
Paenza  et  Cesena  !  Le  beau  pays  d^  la  Romagne  va  étre  envahi ,  et  les 
Napolitain.s  ccs  prétendus  libérateui*s  de  l'Italie,  voient  cela  d*un  ocii  in- 
diflérent  !  Car  c'esl  sous  leurs  yeux  que  tout  cela  se  passe  ! 
e  Le  premier  sentiment  que  la  prise  de  Porli  doit  nalurellement  exciter, 
peut-il  étre  autre  ckosc  qu'un  sentiment  d'indignation  contro  Tinactlon 
de  ces  troupes  qui  discnt  s*étre  avancées  pour  délivrer  la  commune  pa- 
trie, et  qui  en  attendant  la  laisscnt  froidcment  désoler?  Ce  sentiment  ne 
peut  inauquer  de  diriger  aujourd*hui  Topinion  generale.  Chacun  doit  sen- 
tir, aprcs  ces  perfides  lentcurs ,  que  plus  que  jamais  il  n'y  a  pour  Ics 
bons  citoyens  d'appui^  de  ressources,  d'honneur  et  de  salut  que  dans  leur 
union  entr'cux,  que  dans  leur  fidclité  et  leur  attacbcment  à  leur  souvc- 
rain,  dont  le  coeur  se  partage  pour  Ics  aimer,  comme  la  puissance  pour 
les  défendre. 

e  28  déccmbre.  » 


LII.  —  Pag.  271). 

QUADRO  DI  COMPOSIZIONE  DELL'  ESERCITO  ITALIANO 

all'adige  ed  al  taro. 


Infima  divisione. 


Generale  di  divisione,  Zucchi. 
Generali  di  brigata  :  S.  Paul>  Paolucci. 


Capo  dello  stato  maggiore,  capobattaglionc  Pavoni. 
Aiutanti  di  campo,  aggiunti  allo  slato  maggiore,  ufdziali  del  genio: 
cliet,  Guicciardì,  Vacani,  Mastrovich. 
Sott^  ispettore  alle  rassegne,  Gandolfl. 
Commissario  di  guerra,  Rudigo. 
Pagatore  di  guerra^  Cajmo  Carlo. 
Due  battaglioni  del  L'aleggerò:  colonnello,  Moretti. 
Due     idem        dei  2."     irlem        idem         Varese. 


Bor- 


—  378  — 
Due  battnglioni  del  4."  d'infanteria:  colonnello,  Ceceopicri. 
nac    idem        del  S,°         idem  idem        Olini. 

Due     idem        del  2.°  volontari. 

Un.  compnjma  d'  Drlinlieri»  o  «..Ilo      )    „|„„„j||„_  „i|,„. 
Loa     idem        del  treno  a  Hrti^lieria       ' 

Seconda   dioiaionc. 

Generale  di  divisione,  PalombinL 
Generali  ài  brigala:  Rougier,  Culimtterli.  Berlolelti. 
Cnpo  dello  filalo  maggiore,  eupobatlaglìotic  Uucuirini. 
Aiulunli  di  campo,  aggiunti  allo  slato  maggiore,  urfìziali  del  genio  :  M«- 
inari,  Solerà,  Ferrari,  Vassalli. 
Solt'  ispullorc  alle  rassegne,  Boissonin. 
Commissario  di  guerra,  Favini  aggiunto. 
Pagalore  di  guerra,  San  Vilo. 

Tre  battaglioni  del  3,"  reggimenlo  d'inranlerìa  :  euloTinello,  Diibois. 
Tre     idem         del  3."  idem  idem       Ito&si. 

Uno    idem        del  6."  idem  idem       Femì. 

Uno     idem        del  7.'  idem  cnpoballaglionc,   l-Vrrarì. 

Tre     idem         del  3.°  leggero:  eolonndlo,  Biaiielii, 
Uno    idem        della  guardia  di  Milano. 
tMoomp.eniaa'.rliglim.«  mallo     >         i,.„„,  f„,ì.. 
Una        idem    del  treno  '        ' 

Diiiaione  dì  cavalleria. 

Generale  di  divisione  .  .  . 

Generali  di  brigata  :  Villala  Giovanni,  Rambcurgl. 

Aiutante  di  campo,  Scaeagatta. 

Tre  squadroni  reggimento  dragoni  Regina  :  colonnello,  Narboni. 

Uno     idem  idem  ffapoleone     idem         Gualdi. 

Quattro  squadroni  3.°  cacciatori  a  cavalla  :         idem         Provasi. 

Ulte  idem       4.°  idem  idem  Erculei. 

Una  compagnia  d' arliiilieria  a  cavallo         j  .,  „ 

,..'",.*'  <     capitano.  Mussila. 

Lnu     idem        del  treno  ì 

Dìvìsìiìiie  iletla  guardia  reale. 

Generale  comandante,  generale  di  brigala  Lcctii. 

Capo  dello  stalo  maggiore,  cnpoliatiaglione  liadalassi. 

Aiutami  dì  cam[)0  :  Pulladiiii,  Dianeijì. 

Commi$.sario  di  guerra  e  faceiile  riiniiuni  di  soli'  ispettore,  Gìni. 


—  379  — 

Utia  compagnia  guardie  d'onore  ;  comandante  caposqaadrone,  Re. 

Un  battaglione  velili  reali  :  colonnello,  Cornetti. 

Uno    idem        granatieri  della  linea  ;  colonnello ,  Crovi. 

Due    idem        cacciatori  idem        Peraldi. 

Due  squadroni  dragoni  della  linea  idem        Maraneni. 

Una  compagnia  d'artiglieria  a  cavallo;  capitani  :  Rezia  Alfredo  e  Francesco. 

Una    idem        a  piedi:  capitano,  Miserocclii. 

Due    idem        del  treno;  tenenti:  Marchi  e  Rrivio. 

Dna  sezione  di  gendarmeria  scelta  ;  tenente,  Frigerio. 

Divisione  distaccala  al  Taro. 

Generale  di  divisione,  Severoli. 

Capo  dello  stato  maggiore,  aiutante  comandante  Cavedoni. 
Aiutanti  di  campo:  Brambilla,  Boniotti,  De  Cristoforis. 
Due  battaglioni  del  i  ."^  d' infanteria  :  colonnello.  Porro. 
Uno    idem         del  7.*        i<lem         maggiore,  Collin. 
Due  squadroni  del  i.^  reggimento  cacciatori  a  cavallo  Reali  Italiani;  co- 
lonnello^ Villala  Francesco. 

Una  compagnia  d' artiglieria  a  piedi. 
Una    idem        del  treno. 

Corpi  dislaccali. 

Due  battaglioni  del  i.^  reggimento  volontari;  colonnello.  Ponti,  a  Do- 
modossola. 

Un  battaglione  collettizio  in  Valtellina  :  colonnello.  Neri. 
Uno    idem        bersaglieri  bresciani  a  Brescia:  colonnello,  Gambara  Fran- 
cesco. 
Due  squadroni  di  gendarmeria  a  cavallo  nelle  valli  bresciane. 
Sei  compagnie  d'artiglieria  a  piedi    7    Gran  parco:  comandante  maggio- 
Tré    idem        del  treno  ^        re»  Beroaidi. 

Generali  dislaccali. 

Generale  di  divisione,  Bonfanti,  a  Brescia. 

idem    di  brigata,  Mazzucchelli,  allo  sbocco  del  Sempione. 


LUI.  —  Pag.  276. 

e  MoDsieur  le  ministre  de  la  guerre  I  Je  vois  par  votre  rapport  du  5 
t  janvier  que  vous  avez  des  inquietudes  sur  la  Valteliiie;  je  penso  que  le 
ft  bataillon  de  volontaires,  que  d'après  mes  ordres  vous  avez  à  Cliiavenna , 


—  380  — 

•  siiflirB  |iour  vous  Ira  mini  lliscr  de  w  crttd-Iù:  cu  aKcndunt  l'arriviV  J<s 
>  Iroiipcs  qui  ri'viciincnl  d'Espagiic.  Qunnl  à  ves  Ironpcs  jo  suis   bicu  «ìse 

•  (le  vous  apprcndro  que  d'après  1^  rrpréseniatìons  taties  pur  les  oflìcien 
«  qui^les  corrmandcnt  sur  rimporlance  d'exi^culcr  l'optlrc  de   l'einpeiTiir 

•  qui  les  cnvoie  6  la  di^rense  de  leiir  palrie,  clles  onl  olitenu  de  conIJmier 
e  leur  routc  sur  l'Ilalte.  La  noie  du  rhef  d'escadroii  Boltìer  sur  la  rnarrbe 
I  des  troupe;,  qui  par  Ausbourg  sont  entrccs  dans  le  Tyrol  à  la  (in  du  inois 

•  deriiier,  u'esl  poiiil  entièretnent  d'uccord  avecce  que  publienl  les  gaieliea 

■  élrangèrcs  à  cet  ^gard;  ceB  Iroupes  apparttenneiit  en  effel  it  la   divinai] 

•  Meyt-r;  mais  ìi  piiruil  qn'ìl  n'y  a  qu'uiic  pnrlie  ()ui  a  pris  la  roiilc  d*!' 

•  lalic,  et  que  le  reste  s'est  dirig<<  vers  le  baut  Rhin.  Au  resic,  comme  il 

■  est  inl^^rrssonl  de  aavoir  à  quoi  s'en  tcnJr  là-dessus,  je  d<5sire  (|uc  vous 
1  me  iranamfUÌM  lous  les  rcnscigtjcnicns  quo  vous  pourriez  recevoir  à  ce 
I  sujet.  Sur  vf,  eie. 

•  Ècrìl  ix  Verune  le  0  jiinvier  (914. 

Signé   I  EcGÉNE  Nii'OLio».  > 


LIV.  —  Pag.  270. 

•  Mousieur  le  ministre  du  la  guerre  I   II  est  necessaire  que  la   ftlacc  de 

•  Pizzighellone  soit  ò  l'ubri  d'un  parli;  cn  cons('qu''nce  vous  y  piacerci  un 

■  dépól  de  cotivnlcscencc  avoc  un  officier  sur  pour  y  commander,   ci  tous 

■  Terez  melire  quatre  à  cioq  placca  en  ballerie  pour  arréler  ce  qui  serail 

•  dans  le  cas  de  se  pr^eutcr  surtoul  vcnunl  de  la  rive  droite.  Il  serail  boa 
1  d'y  nvoir  quelques  mrlliers  de  ralions  de  biscuit  en  riserve.  Sor  ce,  eie 

.  Vi-'roiic,  m  juiniic  Itfl'i. 

Signé   t  Eir.ÉSB  Napoliìos.  • 

LV.  —  Pag.  270. 

■  Monsicur  le  ministre  de   la  guerre  du  royaumet  D'après   la  nouvellc 
s  de  la  Suisse,  il  pnrnit  que  nous  n'avons  rien  à  craindrc  du 


■  cólti  des  monlognes.  Vous  pouvez  m'anraoins  emjiloyer  les  Tolontaircs  à 
1  gjider  et  observcr  les  di'bouebcs  du  Saint-Gotbard  et  du  Simplan ,  aìnsi 
I  que  cela  a  élé  pi-écédemment  convenu. 

•  Toutes  les  nuuvclles  que  je  rccois  du  midi  de  l'Ilalie  me  porlent  à 
I  pciiser  qne  c'est  acluellement  vers  Plaisance  qn'il  faut  tourner  Ics  ycux, 
i  I.a  divisioti  ilalieniic  ne  larderà  |ias  Ì\  urriver.  Vous  la  réunircz  à  Milan, 
'  uii^elle  se  rcposcra  et  pourra  ùlre  cnsuilc  <'irigi.'c  selon  les  circonstaiiees. 
L  Sur  ee,  eie. 

€  Verone,  le  15  janvìer  1814. 

Signé   •  Elcène  N.vpot.ÉON.  > 


—  381  — 

LVI.  —  Pag.  277. 

<  Ualiens  ! 

e  Je  troave  une  occasion  de  vous  convaincre  que  je  vous  connais  òie», 
«  et  c'est  avec  einprcsscmcnt  que  je  la  saisis. 

«  Vous  savez  l*importaDce  des  placcs  forlcs  de  votre  patrie.  Vous  èlcs 
«  hommes  d'honneur,  vous  ctes  soldats. 

e  Je  vous  confie  la  garde  de  vos  places,  et  j^ai  U  ccrtitude  que  je  ne 
e  pouvais  les  confler  h  de  meilleures  maios.  Vous  attcndez  toui  du  sort 
e  des  armes  de  Tempereur  ou  du  résultat  des  négociations  dcjà  ouvertes 

<  cntre  lui  et  les  puissauccs  allides.  Daas  aucnn  cas  vous  n^ouvrirez  Ics 
€  portes  de  vos  places  que  sur  les  ordres  de  votre  Icgitime  souverain. 

<  Italiens^  je  compte  sur  vous!  Je  réponds  de  vous  à  votre  patrie  et  a 
e  l'empereur.  Vous  ne  tromperez  pas  ma  conGaDce.  Honneur  et  Fidélité , 

<  telle  est  ma  devise  et  la  votre  ;  vous  ne  Toublierez  pas. 

«  Donne  à  notre  quartier  general  à  Verone,  le  3  févricr  1814. 

Signé  e  EuGà.NB  Napoléo?!.  » 

LVII.  —  Pag.  283. 


e  Monsieur  le  ministre  de  la  guerre  du  royaume  I  Malgru  les  avantagcs 
que  nous  obtenons  successivement  depuis  quclques  jours,  je  dois  prévoir 
que  je  vais  élre  bientòt  obligé  de  quilter  la  ligne  du  Mincio.  Ce  ne  scront 
poini  Ics  Autrichicns  qui  m*y  forceront ,  mais  les  Napolitains,  qui  parais- 
seni  déGnitivement  vouloir  agir  contro  nous.  lis  se  sont  avancés  sur  Reg- 
gio^ et  je  n'attendsque  Tannonce  de  leur  arrivéc  à  Parme  pour  me  met- 
tre  moi-méme  en  route  sur  Plaisance.  J'ai  cnvoyé  un  officicr  au  roi  pour 
savoir  déGnitivement  ù  quei  m'en  tenir  ;  j*attends  son  retour  dcmain  : 
mais  en  attendant  une  posìtion  positive  il  faut  vous  occuper  de  faire 
évacuer  sur  Alexandrie  ce  qui  doit  y  élre  transporté ,  et  principalemcnt 
ainsi  que  je  vous  l'ai  déjà  mandé ,  les  papiers  et  cartes  du  dépòt  topo- 
graphique  de  la  guerre.  Sur  ce,  etc. 
«  Écrit  à  VoUa,  le  18  février  1814. 

Signe   <  E(JGé?(G  Napoléon.  » 

LVIII.  —  Pa«.  284. 


e  Monsieur  le  ministre  de  la  guerre  du  royaume!  J'apprcnds  que  le  ma- 
«  róchal  due  de  Castiglione  a  commencé  avec  succès  ses  opérations  sur  le 
«  flanc  gauche  des  armées  allices,  et  qu'il  se  dirige  sur  Genève  que  Tenne- 
«  mi  n'a  point  Tintention  de  défendre ,  puisqu'il  evacue  déjà  rarlillcrie  ; 
<  mon  intention  est  dono  que  paur  secouder  le  mouvemcnt  du  due  de  Ca« 
T.  II.  49 


-  3S3  — 

•  stiglioDL'  et  pour  Ìnr)itiiiler  l'cnncmi  vous  dunnerct  l'ordre  è  la  colonne  qui 

•  est  (111  e(>l6  (lu  Simplon,  de  prcndrc  des  vivrcs  pour  qualre  joiirs,  de 

•  passcr  ccUc  monln^ne  et  de  se  porlcr  à  Brìgg,  où  elle  prendra  posìlrun; 

•  (le  là  cctle  colontiu  dtwra  diri)(cr  des  parlis  dans  le  Vullais  m^mc  jiisqu'à 

•  SiiiPi,  pour  ppdcipiUT  la  pctmite  de  l'enni'ini  ci  pour  ovQÌr  cics  noiivdlcs. 

•  li.'  coiiiiiirindiint  de  celle  colonn(>  Tcra  publier  qii'dle  n'esl   ijiie  l'avant- 

•  prdc  d'un  corps  de  sìk  btilai Iloti»  i)ui  doit  h  suivre  promplcincnt.'On 

■  peul  (^tif  san;  suiuitc  inquicludtt  sur  Ics  mouvcniL'DS  que  devrail   faire 
I  cclte  colonne  dans   lo  suppoeilion  que   l'ernK'e  dùt  qulltcr  la   liune  du 

■  Mincio  et  se  pnrtcr  sur  Alenaiidrie,  car  dans  ce  cas  lea  Iroupos  qui  st- 
I  ruient  b   Brigg   pourmirnl  conliiiuer  Iranquilleincnl   Icur   roulc  par   le 

•  Vnllais  jiour  rcjoindrc  le  man'chal   Augercau,  el  dam  celle  sup|>osiiìon 

•  je  d(^Ìr<Tai«  qne  ta  colonne  du  colonel  Neri  passiU  égnlement  par  le  Sirn* 

•  plon ,  et  se  njoigttU  atissi  à  Io  colonne  qui  va  se  diriger  sur  Rrigg.  Il 

•  n'en  faut  pas  moins  qiic  vous  Ta^iez  conlìnuer  les  prtSparatifs  qttc  ji^  tuos 

■  ui  urdonni^  pour  fairc  saiiler,  si  besoin  en  ikait ,  plusicui-ti  |)onLa  de   h 

•  route  du  Simplon,  afìn  qu'une  fois  quc  Ics  iroupes,  que  nons  nurions  cn- 

■  voyi^  de  ce  cdié-là,  y  seraient  pasiées,  la  route  Sin  aussìtòl  rcndue  altso- 

■  lunient  iiiipralicabic.  I!  csl  necessaire  que  la  colonne  du  Val  d'Ossola,  qui 

■  va  se  portcr  sur  Brigg,  soit  au  moins  de  sJx  ccats  hommes.  Sur  ce,  eie. 
.  Écrit  à  Volla  le  2b  Tévricr  I8U. 

Signe'  •  EtcÉNE  Niiroi-tOK.  > 

•  Il  csl,  j'espère,  probalite  quc  nous  ne  srrons  point   rcduits   ik  la  duro 
i  fxtri^mité  de  faire  d'nutres  mouvcments  rétrogrades. 

Signu  .  Ei-cÈNE  N.  . 


LIX. 


-  Pag.  28r.. 


•  Monsieur  le  ministre  de  la  guerre  du  royaume  !  Je  vous  pr<!viens  qu'ayanl 
r  itppris  que  l'enncroi  avait  jclii  des  pariis  sur  la  rive  gaucbc  du  Pò ,  qiiì 
1  «vaient  rcpandu  l'alarme  et  inlcrrompu  raomentanémcnt  Ics  coniniunica- 
I  lions  (le  Mimloiie  l'i  Creinone,  el  qu'il  Iravaillail  à  l'élablissemcnt  d'un 
I  [lont  prés  de  Casal-Maggiore,  j'ai  dirige  sur  ce  poinl  le  major  San  Fer- 

•  mo  avec  une  compagnie  d'inranteric  ci  cinquanle  cbcvaux.  Jc  l'ai  Tali  ap- 

■  puycr  par  la  brigadc  de  cavalerie  b'gére  du  gt'nérat  Bonnemain,  en  voyunt 
I  surloul  le  general  Grenier  avancer  Irop  lenlemcnt  sur  Parme  par  la  rive 
1  tlroilc.  L'expédilion  du  major  San  Fermo  a  parrailemenl  n^us^i.  I.c  gi'né- 

■  rnl  Bonnemain  me  niandc  que  IVnncmi  a  totalemenl  repassé  sur  la  rive 

•  droitc,  ci  qn'après  IVcliangc  ile  quelques  coups  de  fusi!  il  a  rompu  ses 

•  ponis,  On  doil  celle  nuit  mcmc  cn  uclievcr  la  deslruclion.  Je  présitine 
»  quc  le  general  Grenier  aura  (-lu  ce  suir  sur  le  Taro,  et  sii  exécute  bica 
>  mc^  ordrcs,   il   bullra  demain  Tennemi   à  Panne.   Vous   pourrcz  donc 


—  385  — 

«  trnnquilliscr  tous  ccq\  qai  pourraient  croire  l*cnneini  à  Creinone.  Sur 
€  co,  eie. 

«  Volta,  le  27  révricr  1814,  au  soir. 

Signé   e  EUGÀNE  Napoléon.  » 

LX.  —  Pag.  299. 


e  Honsieur  le  ministre  de  la  guerre  du  royaume!  J*aì  passe  hier  la  revue 
de  toutes  les  troupes  qui  sont  &  Mantoue.  II  y  avaii  cnviron  6000  liom* 
mes,  et  tous  italiens.  J*ai  éte  très-satisfait ,  et  je  n*ai  fait  que  quelques 
remarqucs  sur  lesquelles  il  est  pourtant  bon  de  pourvoir.  Les  corps 
revenants  d'Espagne  et  de  la  grande  armée  n*ont  point  encore  d*ha< 
bits,  et  je  sais  Teffet  que  fait  panni  les  troupes  la  difTercnce  qu'ìl  y  a 
entr*elles  et  les  corps  nouvellement  formés  à  qui  il  ne  manque  rien.  Vous 
vous  occuperez  donc  de  leur  Taire  avoir  le  drap  pour  les  liabils.  J'ai  re- 
marqué  sur  plusieurs  officiers  de  cavalerie ,  et  móme  parnii  les  officiers 
généraux,  un  nouvel  usagc  introduit  de  porter  des  portions  d'Iinbillement 
hors  de  leur  uniforme,  et  particulièrcment  dcs  panlalons  cramoisis.  Vous 
defeodrez^  par  un  nouvel  ordre  du  jour,  aux  troupes  italiennes  tout  chan- 
gement  dans  Tuniforme  qui  ne  sorait  point  autorisé  par  lo  gouvernement, 
on  leur  faìsaut  sentir  combien  une  nation  doit  tenir  ò  ses  couleurs^  sur- 
tout  quand  elles  ont  vie  reconnues  avontagcusement  sur  plusieurs  thói\trcs 
de  la  guerre.  Il  est  aussi  bien  urgent  quo  vous  vous  occupiez  de  renforcer 
les  corps  italiens  qui  s'affa  ibi  isscnt  journcllement.  Gomme  je  pense  que  Ics 
circonstances  actuolics  ne  nous  pcrmettent  pas  d*employer  la  conscription, 
je  vous  engagé  à  ne  rien  m^Kliger  pour  augmenter  le  nombre  des  volon- 
laires ,  soit  en  donnant  tacitoment  une  prime  dVncouragomcnt  «  soit  cu 
laissant  le  cboix  de  Turme,  etc.  Sur  co,  etc. 
«  Mantoue,  le  21   mars  4814. 

Signó  «  EuGÈNE  Napoléon.  » 

LXI.  —  Pag,  299. 


e  Monsieur  le  ministre  de  la  guerre  !  Je  vous  préviens  que  je  fais  donnor 
«  ordre  an  general  Maucune,  commandant  sur  la  rive  droite  du  Pò ,  dVn- 

<  \oyer  de  suite  à  Milan  ce  qui  lui  reste  du  7.*  régiment  de  ligne  italicn. 

<  Vous  en  ferez  le  fond  d'un  bon  balaillon  dans  lequel  vous  incorporerò/. 
«  tout  ce  que  vous  pourrez,  commc  par  exemple  les  isolés,  les  détacbement^ 
«  provenants  d^Ancóne,  quelques  gardes  départementales  ou  quelques  enga- 

<  gemens  qu'on  pourra  faire.  Vous  dirigerez  ce  balaillon  sur  Domodossola  , 
«  et  vous  ferez  prendre  les  mesurcs  pour  qu'on  chasse  Tennomi  de  la  vallee, 
«  qu'on  le  repousse  jusqu'au-dela  des  galeries  et  qu'on  rélablisse  les  postes 


1  If  plus  avartageusei 
I  calion.  Sur  ce,  eie 

<  Manloue,  le  2i  mnrs  18 ti. 


—  584  — 
possible,  de  maniÌTc  ù  Jrfcndre  colte  communi- 


Signi:   «  EroÉNE  Napoléob. 


LXII.  —  Pug.  502. 

•  Moiisicur  Iv  gt'ut'r.nl  fìougìcr  '.  J'ai  rei;u  votrc  lettre  de  ce  jour  qni  ma 

■  l'té  apporli^c  par  le  eliofile  balaillon  Ferrari:  lo  nouvcau  lémoignage  quelle 

■  conlient  ite  volrc  St'vère  allacLemcnl  à  vos  devoirs  ne  m'a  point  étonné  : 
I  je  savais,  cn  tous  cburgcartt  du  soÌn  de  di-retiitre  la  place  de  Legnago.  que 

>  vDUS  justìfierez  parraitcìneiil  ma  cotifianGC.  11  est  vrai  quc   Ics  dernieri 

•  (^véncmcns  qui  se  sont  passés  en  France  m^onl  décide,  au  moment  od  Far- 

•  inéc  francaise  aliali  rcnlrer  duns  scsfoyei-s,  h  rollier  nutour  de  inoi  luales 

■  les  ti'oupes  iialienocs  pour  attcndre  au  milieu  d'ellcs  que  les  desiim'cs  de 

>  ce  beau  pays,  qui  ne  m'csi  pas  moìns  clicr  qu'à  fous  lous,  soicnt  lixóes. 

•  Elles  le  seront  saiis  doule  d'une  manière  digne  du  caractèrc  f^aércax  ci 
(  Mèle  que  Ics  peupics  et  l'aniiL'u  du  ruyauroe  ont  montré  dans  Ics  circon^ 

•  lances  acluelles:  allendons  ed  beurcux  momenl  cn  m^ritant  cbaqne  jour 
(  davaiilage  le  bonlicur  qu'il  nous  promcl  :  je  uuinple  sur  votrc  zà\ii  éclairc 
<  et  sur  Ics  seniimens  qui  vous  animenl,  et  je  me  plais  ii  vous  sssurcr  quc 

•  je  n'oublierai  paini  ce  quc  vous  aurez  fuit  pour  voire  patrie  et  pour  niuì. 
«  Sur  ce,  monsicur  le  general  Hougier ,  jc  prie  Dieii  qu'il  vous  ait  cn  sa 

•  salile  gardc. 

•  Écril  6  Manlouc  ce  {fi  avrii   1811,  ù  minuil. 

Signé   a  Edgéke.  • 


I.XIII. 


Pag.  504. 


Ordine  del  giorno  della  guardia  reale  del  19  aprile  1814. 

Soldali  della  guardia!  Una  sospensione  d'armi  e  slata  conclusa  il  17  cor- 
rente Ira  S.  A.  1.  il  prìncipe  vicerò  e  le  potenze  atlualnicnlc  in  guerra  con 
noi.  In  conseguenza  di  siffalto  ormislizio,  quella  parie  del  regno  d' llalia  che 
non  è  invasa  dal  nemico,  è  nltresi  sgombrala  dalle  troppe  straniere.  Il  no- 
stro suolo,  il  sacro  suolo  della  patria,  è  adunque  aHìdato  alla  nostra  diTcsa. 
Ecco  periamo  adempito  il  nostro  volo  e  le  promesse  del  noslro  principe  vi- 
ceré. Questo  invillo  capitano,  lincile  saggio  nmmìnìslratore ,  ci  Iia  per  ben 
dicci  anni  governali  con  clemenza,  saviezza  e  rcltiludine.  Egli  ci  ha  pìii  volle 
condotti  sul  campo  dell'onore,  ove  seguendo  le  di  lui  gloriose  vestigia,  ab- 
biamo eòlie  palme  non  vili,  e  die,  malgrado  l' invidia  straniera,  non  appas- 
siranno giammai.  Ora  vuol  egli  coronare  un'opera  sì  bella,  consumando  lutti 
i  suoi  giorni  atlu  nostra  rclitilù.  Egli  rimane  Ira  noi ,  e  ci  affida  sé  stesso 


—  385  — 

e  la  di  lui  augusta  famiglia,  quella  famiglia  nata  e  cresciuta  nel  nostro  seno, 
e  che  è  divenuta  altrettanto  nostra  quanto  le  nostre  spose,  i  nostri  figli,  i 
nostri  fratelli.  Soldati  della  guardia!  Quest*atto  magnanimo  di  fiducia  deve 
risvegliare  in  voi  tutta  la  confidenza  che  merita,  tutta  quella  di  cui  possono 
essere  e  sono  capaci  dei  cuori  italiani.  Amici ,  solleviamo  i  nostri  pensieri 
alle  più  alte  speranze.  Noi  indipendenti ,  noi  guidati  da  Eugenio,  saremo 
grandi,  onorati,  felici,  rispettati ,  ed  all'  ombra  di  un  trono  illustre  e  di 
una  pace  sicura  e  durevole  godrcmo  di  quei  benefizi  ai  quali  hanno  dato 
diritto  quindici  anni  di  non  interrotte  fatiche. 

Il  comandante  la  guardia  reale 
Sottoscritto  Leghi. 

LXIV.  —  Pag.  315. 

Quadro  degV  individui  che  ottennero  dalV  imperatore  e  re  Napoleone  titoli 
di  nobiltày  dotazioni,  maggior aschi,  gradi  superiori  negli  ordini  della 
Corona  di  ferro  e  della  Legion  d'onore  di  Francia,  o  che  furono  nomi* 
nati  cavalieri  di  entrambi  questi  ordini. 

NE.  I  gradi  indicati  sono  quelli  delPepoca  della  nomina.  L'asterisco  * 
denota  la  qualità  di  solt*  uffiziale  o  soldato  :  gli  altri  senza  questo  segno 
sono  uffiziali. 

Nella  Legion  d' onore  si  retribuivano  annualmente  dalla  Francia  ai  grandi 
uffiziali  franchi  5000.  00,  ai  comandanti  franchi  2000.  00,  agli  uffiziali 
franchi  iOOO.  00  ed  ai  cavalieri  franchi  250.  00. 

Per  la  Corona  di  /erro  erano  assegnati  annualmente  ai  grandi  dignitari 
franchi  2300.  00 ,  ai  commendatori  franchi  527.  00  ed  ai  cavalieri  fran- 
chi 230.  00. 


Arici  Vincenzo,  cav.  dei  due  ordini. 
Armandi  Domenico 
Ambrogio  Marco  Maria 
Arduini  Luigi 
Abati  Angelo  * 
Ambrosini  Luigi 
Agricola  Antonio 
Albini  Carlo 
Assalini  Paolo 
Arese  Francesco 

barone  del  regno. 
Boccalari  Giuseppe  id. 

Bortolosi  Giovanni  Battista   id. 
Busi  Giovanni  id. 


id. 

id. 

id 

id. 

id. 

id. 

id. 

id. 

id.  titolo  di 


fioretti  FrancescOy-cav.  dei  due  ordini. 
Bonfanti  Filippo  id. 

Bcroaldi  Luigi  id. 

Bucchia  Tommaso  id. 

Bianchi  D'Adda  Carlo  id.cava- 

liere  dell'ordine  del  Sole  di  Persia. 
Berizzi  Giuseppe,  cav.  dei  due  ordini. 
Baccarini  Sebastiano  id. 

Battaille  Giovanni  id. 

Bouchard  Tommaso  id. 

Bianchini  Domenico  (morto 

a  Tarragona)  *  id. 

Bevilacqua  Gerolamo  id. 

Beretta  Pietro  *  id. 


—  380 

_ 

1 

Beccnria  Francesco,  cav.  dei  due  ordini. 

d' onore,  dolaidonc  di  franchi  due-    j 

BorJogni  Fninctsco              ìd. 

mila. 

Uojo  Marco                           ìd. 

Banco  Antonio,  colonnello 

coinincn> 

Burhiori  AngHo                    id. 

dature  della  Corona  di 

ferro,  cn- 

Uuy  CBtiiilb                         id. 

valierc  della  Lcgìon  il' 

inore,  li- 

Baralelli  Francesco  *           id. 

tolo  di  barone  e  tlutozione  dì  Cran-    [ 

Barl)iuri  Maurizio                 id.  dota- 

chi  duemila. 

tìotie  di  annui  franchi  QUO.  00. 

Ilurrun  Cesare,  capobottag 

ione,  cam- 

Bernard  Omero,  cav.  dei  due  oi'dini. 

mendalorc  dellu  CoroDH  di  frnv>,    1 

Buffon  Cesare                     id. 

cavaliere  della  Legion  d 

oDon-. 

Barberi  Scipione                 id. 

Bianchi  Guelaiio,  coloiint. 

Ilo,  come 

Eottard  Giuseppa                 id. 

sopra. 

Ronelli  Francesco                 id. 

Bcllolli  Gaspare,  generale  dì  hrigni». 

Brundoni  Anloiiio                 Ìd. 

come  sopra. 

BcrcliFl  Ambri^io                 id. 

UalUglia  GacUno  ,  colonnello  drllr 

Drcizi  Antonio                      id. 

guurdied'onorc,  cavaliere  lielluCo- 

ElHIuiit  Domenico                 id. 

rona  di  ferro  e  delta  Lcgìon  d'ono- 

I   Borclli  Orazio                       id. 

re,  titolo  dì  conte. 

Bcrloiazzi  Domenico             id. 

Colti  Vincenzo,  cav.  dei  due  ordini.     | 

Bri'Mini  '  di'!  3."  reg^iinonlo  cacciatori 

Caalaldini  Paolo 

id. 

a  cavallo,  cavaliere  dei  due  ordini. 

Chalambcrt  Giovanni  Ball. 

ij. 

Brusconi  Domenico  '           id. 

Cima  Uiuseppc 

ij. 

Bonaventura  Francesco  *      id. 

Cavalli  Daniele  Francesco 

id. 

Bonranti  Antonio,  eeaeralc  di  bri|{u(ti, 

Cavcdoni  Bariolnineo 

id. 

commendatore  della  Corona  di  ferro, 

Ceccopicri  Ferdinando 

ili. 

ciivnliere  delibi  I.cgion  d'onore,  dolii- 

Ciiarpanlìer  Luigi 

id. 

zronc  di  Trancili  seimila  annui,  lilolo 

Camussi  Giovanni 

id. 

di  linrone  dell'  impero. 

Caluud  Francesco 

id. 

Biauclii  D'Adda  Gioviiniii  Ballisla,  com- 

Corner Giuseppe 

id. 

mendatore  della  Coruna  dì  ferro,  ca- 

Colombo Giosuè  * 

id. 

valiere  della  Legiun  d'onore,  dotazio- 

Crebassiin Giovanni 

id. 

ne  di  rruiiclii  duemila. 

Comi  Gioachìmo 

id. 

Balabio  Carlo,  generale  di  brigala,  come 

Ceroni  Giulio  Giuseppe 

id. 

sopra. 

Ceroni  Nicola 

id. 

Berluletti  Antonio,  generale  ili  ljrii;ala, 

Cirol  Francesco 

id. 

commendatore  della  Corona  di  ferro, 

Caprini  Antonio 

id. 

urCziule  della  Legion  d'onore,  lilolo 

Clement  Cristoforo 

id. 

ili  barone  dell'  impero. 

Cattaneo  Pietro  * 

id. 

Balatbier  Carlo,  generale  di  bHgola, 

Costa  Giuseppe  ' 

id. 

commendatore  della  Corona  di  ferro, 

Carino  Giovanni  ' 

id. 

covaliere  della  Legion  d'  onore. 

Castelli  Francesco  * 

id. 

liidasio  Buggero,  colonnello,  cavaliere 

Cappellina  Giuseppe  ' 

id. 

della  Corona  dì  ferro  e  deilu  Legion 

Cappelli  ' 

id. 

^387  — 


Casazza  Giuseppe,  cav.  dei  due  ordini. 

Casse  Giovanni  id. 

Cappi  Nicola,  colonnello,  cavaliere  della 
Corona  di  ferro,  dotazione  di  franchi 
duemila. 

Cicogna  Carlo ,  ufOziale  d' ordinanza, 
cavaliere  della  Corona  di  ferro ,  ti- 
tolo di  barone. 

Cornetti  Giovanni,  colonnello,  commen- 
datore della  Corona  di  ferro ,  cava- 
liere della  Legion  d*onore. 

Crovi  Clemente,  colonnello,  come  sopra. 

Corradini  Ottavio ,  cavaliere  della  Co- 
rona di  ferro,  ufSziale  della  Legion 
d*onore,  titolo  di  barone. 

Cortese  Francesco,  cavaliere  della  Co^ 
rona  di  ferro,  titolo  di  barone. 

Diibois  Pietro  Luigi,  cav.  dei  due  ordini. 

Diirand  Renato  id. 

De  La  Vergne  Francesco      id. 

Dei-Fante  Cosimo  id. 

Dodici  Vincenio  id. 

Dc-Asarta  Giacomo  id. 

D*  OIdcr  Giovanni  id. 

Dogl'Azzi  Cosimo  id. 

De-Meester  Filippo,  cavaliere  della  Co- 
rona di  ferro,  titolo  di  barone. 

Danna  Giuseppe,  generale  di  divisione, 
consigliere  di  Stato  uditore,  cavaliere 
della  Corona  di  ferro,  titolo  di  conte. 

Dombrowski  Giovanni  Enrico,  commen- 
datore della  Corona  di  ferro,  coman- 
dante della  Legion  d' onore. 

Dembowski,  generale  di  brigata,  com- 
mendatore della  Corona  di  ferro,  uf- 
fiziale  della  Legion  d'onore. 

Erculei  Ercolano,  colonnello,  commen- 
datore della  Corona  di  ferro,  ufilxiale 
della  Legion  d*onore ,  dotazione  di 
annui  franchi  duemila. 

Fantuzzi  Luigi,  cav.  dei  due  ordini. 

Ferrari  Giuseppe  Andrea  id. 

Ferraris  Luigi  id. 


Ferretti  Cristoforo,  cav.dei  due  ordini. 

Felici  Giuseppe  id. 

Ferriroli  Giuseppe  Antonio  id. 

Ferrù  Antonio  id. 

Ferrante  Alberto  id. 

Forestieri  Francesco  id. 

Ferretti  Giuseppe  *  id. 

Fontanelli  Achille,  generale  di  divi- 
sione ,  aiutante  di  campo  del  re, 
consigliere  di  Stato  uditore,  gran 
dignitario  della  Corona  di^ferro^ 
grand' ufIBzìale  della  Legion  d'ono- 
re, dotazione  di  maggiorasco  ere- 
ditario di  annui  franchi  diecimila 
col  titolo  di  conte  del  regno,  e  di 
annui  franchi  quattromila  col  ti- 
tolo di  conte  dell*  impero  francese. 

Fontane  Giacomo,  generale  di  brigata, 
commendatore  della  Corona  di  fer- 
ro, ufGziale  della  Legion  d'onore, 
dotazione  di  annui  franchi  quat- 
tromila, titolo  di  barone. 

Faconda  Luigi,  dotazione  di  annui 
franchi  cinquecento. 

Fiorella  Pasquale,  generale  di  divisio- 
ne, commendatore  della  Corona  di 
ferro,  comandante  della  Legion  d'o- 
nore, senatore  del  regno,  titolo  di 
conte. 

Frangipane  Bernardo ,  cav.  dei  due 
ordini,  titolo  di  barone,  scudiere. 

Gagliardi  Carlo,  cav.  dei  due  ordini. 

Gaudin  Carlo  id. 

Grabinski  Giuseppe  id. 

Gattinara  Arborio  id. 

Guaidì  Francesco  id. 

Giacomelli  Giuseppe         id. 

Gianini  *  (cavalleria)        id. 

Grolla  Stefano  id. 

Gaietti  Bartolomeo  id. 

Gazzoldo  Francesco,  titolo  di  barone, 
ciambellano. 

Galimberti  Livio,  generale  di  bri- 


.  ìl 


gnlD,  comm  di  datore  della  Corona  di 
ferro  e  cavaliere  della  Lcgioti  d'onore. 

llercolunì  Aìiiorre,  colonacllo,  espilano 
delle  guardie  d'onore,  cavaliere  della 
Corona  di  Terrò,  titolo  di  conte. 

Jabin  Claudio,  cavaliere  dei  due  ordini. 

Jucqucl  Giuseppe,  generale  dì  brigala, 
cavaliere  della  Corona  di  ferro  e 
della  Legion  d'  onore,  dotazione  di 
annui  franctii  duemila. 

Lange{GiovaiinÌ,  cavaliere  deidue  ordini. 

Lccbi  Angelo        id.  scudiere 

Lorenzi  Celso,  cavaliere  dei  due  ordini. 

Lonali  Cisciiilo  id. 

Laurent  Francesco  id. 

Lerici  Paolo  Pietro  id. 

Lechi  Teodoro  ,  generale  di  briijala , 
commendatore  della  Corona  di  ferro, 
comandante  della  Legion  d'onore,  ti- 
tolo di  barone  dell' impero  con  quat- 
tromila Trancili  di  dotazione  ncU'An- 

Lendenco  Antonio,  dotazione  di  annui 

frnnclii  cinquecento. 
Locutelli  Luigi  Annibab^,  cavaliert  della 

Corona  di  ferro,  lilolu  di  l>:irone. 

Lechi  Giuseppe,  generale  di  divisione, 
commendatore  della  Corona  di  Terrò 
comandante  della  Legion  d'onore  o 
cavaliere  dell'ordine  delle  Due  Sicilie. 

Magistrelli  Giuseppe,  cav,  dei  due  ordini. 

Mazzuccbelli  Giovanni  id, 

Slonlebruno  Andrea  id. 

Marin  l'ielro  id. 

Miari  Antonio  id. 

Manzoni  *  (vcl.  reali)         id. 

McriUi  Giovanni  iii. 

Mellini  Gaetano  id. 

ALirtnetti  Giovanni  Battista     id. 

M:irogna  Barlolonieo  id. 

Malte!  Marco  id. 

Mincio  Marco  id. 

Mosti  Traili  Ercole  id. 


Muuarelli  Atberio,  cav. dei  due  ordini. 

Menegliini  Giuseppe  *       id. 

Monetti  *  id. 

Menuzii  Francesco  *         iJ. 

Marcbetlì  Francesco  *        ii). 

Maranesi  Francesco  id. 

Mazza  Giovanni  id. 

Mogello  *  id. 

Maztuccbelli  Luigi,  generale  di  bri- 
gala, commendatore  della  Corona 
di  Terrò,  uTliziu le  della  Legion  d*o- 
nore,  duluztonc  di  annui  franchi 
qualtromila,  lilolo  dì  barone  del- 
l' impero. 

Miiossewilz  Andrea,  generale  ili  bri- 
gala, cavaliere  della  Corona  di  fer- 
ro 0  della  Legion  d'onore,  dota- 
zione di  quattromila  franchi,  tì- 
tolo di  barone  dell*  impero. 

Moroni  Pietro,  colunncllo,  comiDcn- 
dalorc  della  Corona  dì  ferro,  uf- 
Itziale  della  Legion  d'onore ,  do- 
tazione di  annui  franchi  quattro' 
mila,  titolo  di  barone  dell'  impero. 

Manara  Luigi,  *  cavaliere  della  Co- 
runa ili  ferro,  dotazione  dì  annui 
franchi  cinquecento. 

Marlel  Filippo  Andrea,  generale  dì 
brigata,  commendatore  della  Co- 
rona dì  ferro,  ufiizialc  della  Legion 
d'onore,  tìtolo  di  barone  dell'im- 
pero. 

Martineugu  Culeoni  Giovanni  Cslorc, 
colonnello,  cavaliere  della  Corona 
di  ferro,  senatore,  titolo  di  conte. 

Haraneai  Pietro,  colon  nello,  cammeo- 
datore  della  Corona  di  ferro,  ca- 
valiere della  Legion  d'onore. 

Nardinì  Antonio,  cavaliere  dei  due 
ordini. 

Neri  Francesco,  colonnello,  eommen- 
dalorc  della  Corona  dì  ferro,  uT- 
fÌ2Ìalc  della  Legion  d'  onoro. 


T3» 


—  88»  - 


Narboni  Giovaonì  Maria ,  còloDDello , 
commendatore  della  Corona  di  ferro, 
uffiziale  della  Legion  d'onore. 

Orsalelli  Emanuele,  cav.  dei  due  ordini. 

Olivieri  Alessandro  ìd. 

Orsalelli  Eugéne,  colonnello ,  cavaliere 
della  Corona  di  ferro  e  della  Legion 
d' onore,  dotazione  di  annui  franchi 
duemila,  con  maggiorasco  trasmissi- 
bile alla  successione. 

Ordioni  Alessandro,  colonnello,  come 
sopra. 

Olini  Paolo,  commendatore  della  Co- 
rona di  ferro  e  cavaliere  della  Legion 
d' onore. 

Odier  Claudio,  colonnello,  come  sopra. 

Paini  Giulio,  cavaliere  dei  due  ordini. 

Provasi  Aurelio  ìd. 

Porro  Luigi  id. 

Perrin  Giovanni  Battista  id. 

Perceval  Vincenzo  id. 

Palombini  Luigi  id. 

Pavoni  Pietro  id. 

Pelisson  Luigi  id. 

Piccoli  Giacomo  id. 

Panciroli  Carlo  *  id. 

Pirovano  Paolo  id.' 

Pozzi  Giovanni  *  id. 

Poldi  Giuseppe  id. 

Pelissier  Gerardo  id. 

Panico  Pietro  id. 

Piccioli  Giovanni  Battista  id. 

Panzieri  Giuseppe  *         id. 

Pini  Giovanni  *  id. 

Peroni  Carlo  *  id. 

Passerini  *  (artiglieria)    id. 

Pino  Domenico,  generale  di  divisione, 
primo  capitano  della  guardia  reale, 
grand*  uffiziale  del  regno,  gran  di- 
gnitario della  Corona  di  ferro,  gran- 
de uffiziale  della  Legion  d'onore,  do- 
tazione con  maggiorasco  trasmissibile 
di  annui  franchi  ventimila,  e  dota- 

T.IL 


ilone  di  franchi  annui  diciassette- 
mila e  seicento  sull'ordine  della  Co- 
ronadi  Terrò,  tìtolo  di  conte  del  re- 
gno e  dell'  impero  francese» 

Peyri  Luigi,  generale  di  brigata,  com- 
mendatore della  Corona  di  ferro  (e 
dell'  ordine  delle  Due  Sicilie,  no- 
minalo dal  re  di  Napoli),  cavaliere 
della  Legion  d'onore,  dotazione  di 
annui  franchi  quattromila,  titolo 
di  barone  dell'  impero. 

Palombini  Giuseppe,  generale  di  dì- 
visione,  commendatore  della  Coro- 
na di  ferro,  uffiziale  della  Legion 
d'onore,  dotazione  di  annui  fran- 
chi duemila,  titolo  di  barone  del- 
l' impero. 

Peri  Bernardo,  generale  di  brigata, 
commendatore  della  Corona  di  fer- 
ro, cavaliere  della  Legion  d'onore, 
dotazione  di  annui  franchi  duemila. 

Peraldi  Oliviero,  colonnello,  commen- 
datore della  Corona  di  ferro,  ca- 
valiere della  Legion  d'onore,  dota- 
zione di  annui  franchi  duemila. 

PolfrancesclU  Pietro,  generale  di  bri- 
gata, consigliere  di  Stato  legisla- 
tivo, cavaliere  della  Corona  di  ferro 
e  della  Legion  d' onore,  dotazione 
di  annui  franchi  quattromila,  con 
maggiorasco  trasmissibile  col  titolo 
di  conte. 

Pino  Giacomo,  caposquadrone ,  scu- 
diere, cavaliere  dei  due  ordini  e 
tìtolo  di  barone. 

Pelissier  Martino  Gerardo,  commen- 
datore della  Corona  di  ferro  e  ca- 
valiere della  Legion  d'onore. 

Pozzina  Paolo,  *  dotazione  di  annui 
franchi  cinquecento. 

Quadri  Giovanni,  cav.  dei  due  ordini. 

Be  Domenico  id. 

Bougier  Tito  id- 

SO 


•». 


Re  Giovanni,  cavaliere  dei  due  ordini. 
Rambourgt  l'iclro  Gabriele  id. 
Regnier  Luigi  fd, 

Ronzelli  Giuseppe  id. 

Rizzoli  Francesco  *  id. 

Rossi  Fiorano  id. 

Rossi  Luigi  id. 

Rcsjch  Nicolò  id. 

Rossi  *  (cacciatori)  id. 

Rossi  Giovanni  Aurelio        id. 
Rossi  Carlo,  colonnello,  commcndalore 
della  Corona  di  ferro  e  ruvalicre  della 
Legion  d' onore,  (tolazione  di  annui 
franchi  duemila. 
Renard  Brizio  Giovanni  Battista  ,  co- 
lonnello, come  sopra. 
Rougrer  Gillo,  generaledi  brigata,  coin- 
niendalore  della  Corona  di  ferro,  uf- 
/izialc  della  Legion  d'onore,  dola- 
zione  di  annui  franchi  duemila,  tì- 
tolo di  barone. 
Bcvcrdini  Giovanni,  dolazione  di  aii' 

Diii  franchi  cinqurccnto. 
Rotta  Gerobmo,  ufllzialc  d'ordinanza, 
cavaliere  della  Corona  di  ferro ,  ti- 
tolo di  liarunc. 
Soicnglii  Vineen/o,  cav.  dei  due  ordini. 
Sant'Andrea  Paolo  iil. 

Severoli  Pietro  id. 

Soldati  Gaetano  id. 

Serhelloni  Ferdinando  id. 

S,  Paul   Verbigier  id. 

Sahizzo  La-Man(a  id. 

Seron  Luigi  id. 

Saussc  Simone  id. 

Seroni  Camillo  id. 

Songrn  Antonio   '  id. 

Sensi  Filippo  id. 

Smorzi  Tommaso  id. 

Saechini-'Giuseppc  id. 

Severoli  Filippo,  generale  di  dÌNÌsionc, 
commendatore  della  Corona  di  l'er- 
ro, uHìziale  della  Legion  d'onore. 


Scotti  Francesco,  colonnello,  cavaliere 
della  Corona  di  ferro,  titolo  di  ba- 
rone. 
Sarlirana  De  Dreme  Filippo  Arbo- 
rio,  ufllziiile  d'ordinanza,  caTalicre 
della  Corona  di  ferro  e  della  Le- 
gion d'onore,  (itolo  di  barone. 

Sant'Andrea  Pietro,  gcneralrr  di  bri- 
gala, coinmcniiuiurc  della  Corona 
di  ferro  ,  «nixiale  dcllu  Legion 
d^onore,  titolo  di  barone  dell' im- 
pero. 

Schiazzctli  Foriimnlo  ,  generale  di 
brigata,  cavaliere  dell»  Corona  di 
ferro,  nritzìulc  della  Lcgioo  d^o- 
II  ore. 

Sacco,  cavaliere  della  Corona  di  fer- 
ro, dotazione  dì  annui  franchi  cin- 
quecento. 

Tognoli  Crislino,av.  fleì  due  ordini. 

Turdicu  Luigi  id. 

Triquenol  Giovanni  Bau.  id. 

Teulié  Giuseppe  id. 

Trolli  Odoardo  id. 

Tarduccì  Luigi 


seppe 


id. 


To^zi  ■  (fanteria)  id. 

Tarullìni  Carlo  id. 

Taddei  Francesco  td. 

Truffi  Giovanni  Pietro       id. 

Tabiolo  Domenico  id. 

Tioli  Giuseppe  id. 

Tordoró  Giovanni,  commissario  ordi- 
natore, cavaliere  della  Coroua  di 
ferro,  lilob  di  barone. 

Tassoni  Estense  Giulio  Cesare,  come 
sopra. 

Teulié  Pietro,  generale  di  divisione, 
commondalore della  Corona  di  fer- 
ro e  coniandunle  della  Legion  do- 


t'autriii  Quirico  ,   i 
ordini. 


valierc  dei  due 


—  59i  - 


Villa  Pietro,  cavaliere  dei  due  ordini. 

Visconti  Antonio  id. 

Visconti  Francesco  id. 

Vittori  Pietro  id. 

Ventura  Giuseppe  id. 

Vassalli  Benedetto  id. 

Vacani  Camillo  id. 

Venturini  Pietro  *  id. 

Vinciguerra  Giovanni  Batt."  id. 

Varese  Domenico  id. 

Verga  Mauro,  dotazione  di  annui  fran- 
chi cinquecento. 

Varese  Salvatore,  colonnello,  cavaliere 
della  Corona  di  fcrro^  dotazione  di 
annui  franchi  duemila. 

Viani  Pietro,  generale  di  brigata,  ca- 
valiere della  Corona  di  ferro  e  della 
Legion  d'onore,  dotazione  dì  annui 
franchi  quattromila  trasmissibile  co- 
me maggiorasco,  col  titolo  di  ba- 
rone. 

Villata  Giovanni,  generale  di  brigata, 
aiutante  di  bampo  del  viceré,  com- 
mendatore della   Corona  di    ferro , 


cavaliere  della  Legion  d*onore,  do- 
tazione di  annui  franchi  duemila, 
(itolo  di  barone. 

Valvasonc  Erasmo,  uffiziale  d'ordi- 
nanza, titolo  di  barone. 

Wetter  Luigi,  cav.  dei  due  ordini. 

Widiman  Rezzonico  Lodovico,  colon- 
nello, capitano  delle  guardie  d'o- 
nore, cavaliere  della  Corona  di  fer- 
ro e  della  Legion  d'onore. 

Zamboni  Paolo,  cav.  dei  due  ordini. 

Zucchi  Cario,  generale  di  brigata,  ca* 
valierc della  Corona  di  ferro,  uf- 
fiziale della  Legion  d'onore,  dota- 
zione di  annui  franchi  duemila, 
(itolo  di  barone. 

Zanini  Daniele,  colonnello,  cavaliere 
della  Corona  di  ferro,  titolo  di  ba- 
rone. 

Zanoli  Alessandro,  commissario  or- 
dinatore, segretario  generale  del 
ministero  della  guerra  e  marina, 
cavaliere  della  Corona  di  ferro,  ti- 
tolo di  barone. 


LXV.  —  Pag.  515. 
Slato  degV  individui  delC  eserciio  nominali  cavalieri  della  Corona  di  ferro. 

NB.  L'asterisco  *  indica  i  sott' ufGziali  e  soldati;  gli  altri  sono  uffiziali. 


Albini  Francesco  * 

Assandri 

Alievi  Giuseppe  * 

Ajroldi  Luigi 

Alion  Giuseppe  * 

Arure  * 

Albertinotti  Giuseppe  * 

Allari  Giovanni 

Alietto  Vincenzo 

Albertini  *  (7.°  regg.  in- 
fanteria) 

Alessandri  * 


Albarelli  *  (zappatore) 

Aj ioidi  Francesco 

Arceri  Raimondo 

Arno  Francesco 

Acerbi  Francesco  Anto- 
nio * 

Ambrosetti  *  (dragoni 
guardia  reale) 

Agliati  Antonio 

Alberganti  Giacomo 

Agazzini  Ignazio 

Alberti  Giovanni 


Albiati  * 

Arrivabene  Francesco 
Avril  (artiglieria  legg.) 
Amendola  Salvatore 
Amelin  Celestino 
Agnelli  (sottoten.  cac- 
ciatori ) 
Ajassa  Giuseppe 
Abati  Pietro 
Armand  Ilario 
Araldi  Luigi 
Arnaud  Ilario 


Allicrii  Giuvanni 
Av^isoni  Giuseppe 

Audifred  Giacomo,  decora- 
to (la))0  la  mone  onde 
onorarne  la  memori». 

Daccaritii  Francesco,  comr 
sopra. 

Deirorc  Ferdinando 

Brunelli  Ugo 

Ralolta  Antonio  * 

ilarbnTarn  Alfonso 

Bach  GioTonni 

Bozzolini  Enrico 

Bonacali  Amos 

Bastide  ' 

Bassi  Luigi 

Brusconi  Domenico  * 

Balazzo  Carlo  ' 

Bicordi 

Brugnani  Francesco 

Barbieri  Domenico 

Bolognini  Halleo 

Bnnvenuli  Leopoldo 

Bodo  (ruciliefe)  * 

B ressa  Mario 

Bullura  Giovanni  Halli.sla 

BoUacini  Bortolo  ' 

Balziirini  Faustino  ' 

Barbieri  Vincenzo 

BenediUinì  Anlonio 

Branzola  Amudco 

Darinclli  Luigi   ' 

Bossi  Giovanni  ' 

Borsani  Francesco  ' 

Bonvicìni  Gaetano  ' 

Beffa  Antonio 

Berliu  Giuseppe 

Biffi  Giuseppe 

Bìanclielli  (9.°  reggimenlo 
fanteria) 

BadJnì  Francesco 

Bonvicìni  Michele 


—  592  — 
Barinelli  Francesco 

Baslide  Giuseppe 

Bolognini  Vincenzo 

Bigtiami  Santo 

Boncsi  Luigi 

Brianca  *  (fuc.  4.°  fant.) 

Bckly  Francesco 

Boissonin  Luigi 

Badiali  *  (drag.  Napol.) 

Bfgliinì 

Brandi  Giuseppe 

Bonioiti  Luigi 

Briisuti  Ercole 

Bajo  Antonio 

Bcrualdi  Natale 

Bonalumi  Francesco 

iiriignoli  Giuseppe 

Buratowich  Vincenzo 

Brugnelli  Giuseppe 

Boccoli  '  (6.°  reggini. 
fanteria) 

Brebilowiub  (guardia  di 
Milano) 

Duosi  *  (artiglieria) 

Bognalastra   (5."  rcgg. 
Hinteria) 

Boueliet  (1  ."reggimento 
fanteria  leggera) 

Bona  Giovanni  * 

Bontimajo  Felice 

Baccuglini  Egidio 

Bìsanzi 

Botta  " 

Bcrloglio 

Botincinì 

Barbieri  *  (2.*  reggiin. 
legfiero) 

Bondi  '  {•2°  regg.  legg.) 

Barbieri  Vincenzo  (aiu- 
tante) 

Baldini  Clemente  Ant. 

Brunelli  Vincenzo 

Boularel  Antonio 


Brivio  Ferdinanda 
Boccanera  Giovanni 
Baldi  Gaetano 
Benassi  Ballista 

Sossi  Lsmpugnani  Carlo 

Brambilla  Ismaele 
Brambilla  Giosuè 

Baldassari   Francesco  * 

Bozzi  Anlonio  * 

Bcluscbi  Battista 

Baccellieri  Domenico 

Becceni  Luigi 

Badalossi  Vincenzo 

Berettini  Antonio 

Bovio  Luigi  " 

Bertazzoni  "   («eliti) 

Braglia  Pietro  * 

Boccacia  Pietro  * 

Beriola  *  (dragoni  guar- 
dia reale) 

Berìola  Giovanni  * 

Berelta  *  (granat.  guar- 
dia reale) 

Borrì  Giovanni  Battista 

Boldrini  Cesare 

Bassi   Pietro 

Bianchi 

Bianchi 

Bandinì  Francesco 

Brandolini  Matteo 

Bassìgnani  Giovanili 
Battista 

Baila  Pietro 

Bottigella 

Brunelli  Vincenzo 

fiouUy  Agostino  Dome- 
nico 

Bignanii  Giuseppe  Pietro 

Bellucci  Luigi 

Bondi  *  {2.°  regg.  fanl.) 

Benigni 

Bellotti  Ippolito 

Bagni  Giulio 


Bareggia  * 

Bassetti  Angelo  '^ 

Borghi  * 

Boccoli  *  {hf.^  regg.  fant.) 

Bonfi  Francesco  * 

Bevilacqua  Lodovico 

Bisi  Antonio  * 

Brusa    (artiglieria  a  cav.) 

Belletti  Francesco  * 

Barratowich  * 

Bagnara  Giovanni 

Billion  Stefano 

Brìanzi  * 

Bodi  (5.^  regg.  fanteria) 

Bratti  Lorenzo  * 

Brasa  Paolo 

Battacini  Bortolo  * 

Borra 

Belcredi  Goffredo 

Blanc  Cipriano 

Bonamico  " 

Bacler  Luigi 

Bassani  * 

Berner  Antonio 

Beccali  * 

Bogard  Enrico 

Brambilla  Giovanni 

Brambilla  (soUoten.  fant.) 

Bianchi  Giovanni 

Bosisio  Giuseppe 

Bonacina  Giovanni  Battista 

Baglioni 

Baccini  Luigi 

Balsami  Francesco 

Benciolini  Ignazio 

Bentivoglio  Domenico 

Bianchi  Giorgio. 

Caccia  Pietro  Antonio  * 

(3.°  regg.  fanteria) 
Calamini  Fabio 
Cambiotti  Spiridione 
Campagnola  Luigi 
Camuri  Giovanni 


—  393  — 

Camuri  Luigi 

Camuri  Sigismondo 

Casolari  Giuseppe 

Cassani  Antonio  *  (zap- 
patori) 

Casto  Alessandro 

Catalinich  Spiridione 

Cestarì  Lorenzo 

Cimba  Michele 

Chiatti  Vincenzo 

Chizzola  Enrico 

Chizzola  Cesare 

Clerici  Paolo 

Colleoni  Vincenzo 

Colonne  Luigi 

Contini  Luigi 

Corona  Luigi 

erotti  Pietro  Francesco 

Cuc  Alessio 

Carbonari  Luigi 

Cavalca  Francesco 

Cardani  Antonio  * 

Ciriani  *  (dragoni  Na- 
poleone) 

Capetti  Ugo  ^ 

Curioni  Filippo 

Citterico  Giuseppe 

Cagnari  Lorenzo  * 

Costanzo  Giovanni  Bat- 
tista 

Cecchetti  Alessandro 

Cavalero  Vincenzo  * 

Caturitz  Serafino 

Corbetta  Francesco  An- 
tonio 

Colombani  Giuseppe 

Cima  Luigi 

Casella  Giovanni  Battista 

Calori  Giovanni  Paolo 

Covelli  Filippo 

Casali  Giuseppe 

Capitanovich  *  (reggi- 
mento dalmata) 


Cantoni  Luigi 

Cottafava  Francesco 

Caccianino  Antonio 

CaraccioloGiovanniBat- 
tista 

Colombo  Gaetano  * 

Cecchini  *  (zappatori) 

Colonne  Luigi 

Chenut  Lorenzo 

Caraffa  Luigi 

Citterico  Giuseppe  ^ 

Cardinali  Giovanni,  de- 
corato dopo  morte 
per  onorare  la  sua 
memoria. 

Cassani  Antonio  * 

Casto 

Cordicr 

Calini  Antonio 

Chiesi  Giuseppe 

Cogo  Antonio  * 

Cremona 

Cometti  Alessandro 

Collin  Giulio 

Cerri  Giacomo 

Concorreggio  Bartolo- 
meo 

Conca  Giacomo 

Castel  Alessandro 

Cremasco  Antonio  * 

Carotti  * 

Castagnari  * 

Cozzi  * 

Cantoni  Luigi 

Corno  * 

Camosso  * 

Ceretti  Angelo 

Colmana 

Corradini 

Castelli  Francesco  * 

Contini  Federico 

Corner  Andrea 

Gingia  Bassano. 


Dal  Pinlo 
D'Aulanne  Carlo 
Delenzi 

Dii-Angeli  Giovunni  Ball. 
Dc-AngolU  Loreuzo  ' 
De-Bremo  Fìlìberlo 
Do-Fillpiii  Giuseppe 
Della  Torre  Scipione 
Doiubrowskì  Giovanni 
DoiiJiiii  Giacomo 
Dragoni  Angelo 
Duband  Giovanni 
DubuJsson  Maurizio 
Durcgolli  Girolamo 
Duvul  Luigi 
Diiponl  Agostino 
Dugoni  Antonio  ' 
De-Gremonville  Felice 

De  Mnrìoi  Giust^ppe 
Del  Prulo  '  (aippulorì) 

Della  Noce  Giovanni  {guar- 
tlìc  nazionali  ) 

De-Slefani    '    (granalicri 
guardia  reale) 

Della  Tela  Gcrolonio 

Dupré  Luigi  Giovanni 

Donali  Francesco  ' 

Duparc  Leonardo 

De-Antonii  Vincistao 

DuoJo  Gaspare 

Don  a  ileo  Francesco 

Della  Marie 

Dubois  Lnìgi 

Dilla  Pazza  ' 

Diiplessis  Luigi 

Dcrla  Giuscpjie 

DelsU'ìn  Giovanni 

De  Lucca  Pietro  " 

Deiinas 

Durio  Luigi 

Del  Curio 

Dcvillu  Giovanni 

Dessi 


—  594  — 
Dechamps 
Dunioni  Domenico 
Donali  *. 
Euilel  Isidoro 
Ebenilinger   Micliele 
Echli 

Erculei  Ippolito. 
Forlls  Giuseppe 
Foresti  Pietro 
Ferroggio  Angelo 
Federigo  Ermolao 
Fioroni  Giusi'ppe 
Falzacappa  Carlo 
Fornari  Lazaro 
Ferne 

Falavigna  Luigi  * 
Foresti  Giorgio 
Filidoro  Giovanni  Bstt.* 
Foglia  Giovanni  Pietro 
Fabbri  Giuseppe 
Furaboli  Paolo 
FriessGìovanni  Samuele 
Forcioli  Antonio 
Falcon  Giovanni  Ball. 
Foreiali 

ruviilelli  Lorenzo 
Ferrari  Costanzo 
Filine  Antonio 
Ferrari  Vincenzo 
Ferrari  Vincenzo 
Ferrari  Luigi 
Ferri'ri  Ottavio 
Franciosiiii  *  (G."  rcgg. 

fanteria) 
Fourneau  Luigi 
Flayol  Federico 
Franchini 
Forni  Fabio 
Fontana  Carlo 
Ferrerò  Filippo 
Francesconi  Antonio 
Femi  Giuseppe 
Pedrazzoni  Gio.  Batl. 


Ferrera 
Furci  Gnpon 
Prezzi  Geroltti 
Fabbro 
Fnustini  Giat 
Pornazzi   Girolamo 
Fcrnei  * 

Ferrari  Fruncesco 
Puntiigalli  * 
Fak-lli  ■ 
Pecchi  " 

Fabbri  Gio.  Anlonio  " 
Franzoni  Felice  " 
Pilìbertì 
Franzinetti 
Fabbri  * 

Faglia  Gionrhtmo 
Ferrari  Giuseppe 
Franzoni   Domenico  '. 
Galateo  Antonio 
Gorganìco    {2,°   reggi- 
mento fanteria  Icgg.] 
Gilloi  AnloDÌo 
Guarnicri  Scipione 
Guglielmi  Lanfranco  * 
Galuzzì  Domenico 
Grassi  Steruno 
Gliìlini  Emilio 
Germani  Cesare  * 
Grimelli  Domenico  ' 
Gibelli  Antonio 
Giorgi  Btirtolomco 
Giustiniani  Pasquale 
Gavazzi  Giovanni  Batl. 
Gualtieri  Francesco 
Glierardini  Giovanni  * 
Guidìcclli  Luigi 
Giorgi  Paolo 
Galimberti  Giacomo 
Gìblen  Alessio  ' 
(ihezzi  Paolo 
Gazzolu  Giacomo 
Galbiati  Angelo 


»' 


Guidottì  Benedetto 
Gaussini  *  (cavalleria) 
Girardi  *  (dragoni  guardia 

reale) 
Guillon  Nicola 
Gubernalis  Francesco 
Guidotti  Alessandro 
Giorgi  Ferdinando 
Gualtieri  Tommaso 
Guibert  Pietro 
Grandi  fialdassare 
Guimet  Francesco 
Guerra  Luigi 
Gaspari  Paolo  * 
Grossi  Giacomo 
Gussoni  (tenente) 
Giova  *  (sargente  4.°  fant.) 
Giovanetti  Giuseppe  * 
Guelfucci  Antonio 
Gaspari  *  (dragone  reale 

amputato) 
Gariboldi  Angelo 
Guaragnoni  Giovanni 
Guarnieri  Francesco 

Giraud  Stefano 

Guidetti  Giovanni 

Goulet  Pietro 

Gambiilo  Giacomo 

Giussani  Gaetano 

Guvcrani 

Ghirlanda  * 

Giaccone  Lorenzo  * 

Ghelli  (sargente) 

Girardi  Antonio  * 

GarofTali  * 

Gambara  Francesco 

Guillaume  de  Vaudoncourt 
Federico 

Gibelli  Francesco 

Giusti  Giovanni  Battista 

Giropoldi 

Grossi  Vincenzo 

Gatti 


—  sor,  — 

Giordani 

Germain 

Gambini 

Gini  Cesare 

Guagliumi 

Ganassa 

Germain 

Giroldi. 

Haitinger  Antonio 

Haze  f 

Henri  Lorenzo. 

Jacopetti  Giuseppe 

Jacoli  Giovanni 

Jacques  Gio.  Battista 

Josserand  Giuseppe 

Julhien  Gio.  Francesco. 

Karis  Francesco. 

Lanfranchi  Giuseppe 

Lanzoni  Pietro  * 

Leonarduzzi  Antonio 

Litta  Visconti  Arese 

Pompeo 
Longo  Antonio 
Lirelli  Giovanni 
Leonardi  Antonio 
Larini  Giuseppe  * 
Lazzarini  Giovanni 
Langlade  Giovanni 
Longré  Antonio 
Lotti  Carlo 
Lanci  Domenico  * 
Lachaise  Giovanni 
Lucchi  Bernardo 
Lanzani  Estore 
Levié  Giuseppe  Maria 
Lanfranchi  Pietro  * 
Lamotte  Pietro 
Luigini  *  (drag.  Begina) 
Lutti  Gerolamo 
Lorini  Nicola 
Lasini  * 
Lorot  Martino 
Lenardini  * 


Lazari  * 

Lanci  Domenico  * 
Lodi  Giovanni  * 
Lacatte 

Lavallette  Gaspare 
La  Cart  Alfredo 
Laugier  Cesare 
Longiscbi 

Lorenzi  Giovanni  Bat- 
tista 
Laurenziani 
Lingctti  Antonio  * 
Latini 

Lampo  Giuseppe 
Letlis 

Loubers  Pietro 
La  Baume  Eugenio 
Leduc  Francesco  *. 
Malagoli  Gio.  Andrea 
Milzctti  Francesco 
Mazzoleni  Francesco 
Milanesio  Giuseppe 
Maffei  Tommaso 
Millo  Gaetano 
Mainoni  Stefano 
Moscati  Carlo 
Mazzoni  Filippo 
Mazzucchelli  Antonio 
Maillot  Stefano 
Michicli  Pietro 
Musi  *  (guardia  reale 

treno) 
Montanari  Luigi 
Morosi  Vincenzo 
Moretti  Spiridione  * 
Marovich  *  (reggimento 

dalmata) 
Migliorini  Marco 
Marzanì  Antonio 
Molinari  Carlo 
Migliori  Giuseppe 
Marabello  Antonio  * 
Miari  Antonio 


t  f 


Migliorini  Andrea 
Mejean  Mauri£i» 
Molinari  Andrea 
Miissonierì  (^.''rpgg,  fanl,} 
Hoìqbsì  *  idcMk 

Noreuu  Pietro  Simone 
Monti   '  (dragoni   Napo- 
leone) 
Morelli  Silvio 
Mantovani  Angelo 
Mantovani  Vincenzo 
Montarini  Giovanni 
Manzoni   Giuseppe  Anto- 
nio ' 
Milani  Giovanni  " 
Maineri Giovanni  Battista* 
Mazzoni  FiiÌ|i)io  Pietro 
Marguery  Paolo 
Moiolini  *  (arliglioriu) 
Masobrio  Giovanni 
Mateucci  Paolo 
Maggi  Francesco 
Hiserocclii  Filippo 
Mujaa  Giovanni 
Masi  Angelo 
ManziiTÌ  Pietro 

Mazzulini  '  (velile) 

Mangilli  AnLoQÌo 

Mantegazza  Giovanni  An- 
tonio 

Mareseolti   Luigi 

Mongardi  Natale 

Monlalk'gri  Sebastiano 

Mclgara  Antonio  ' 

Marabelli  Antonio  ' 

Montlonico  Agostino 

Mursìcli  Giuseppe 

Marnila  Carlo 

Molinari  Giuseppe 

Mangilli  Antonio 

Mcngaiilo  Angelo 

Maslrclclti  Giuseppe 

Menazio  Miclielc 


—  396  — 
MantegazzB  Giovanni 
Montarini  Giovanni 
Massuga  Lorenzo 
Massara  Giuseppe  * 
Maroni  Francesco  " 
Maddalena  Giuseppe  * 
Molta  " 
Muffei  ■ 
Miguani  ' 

Marzaro  Giovanni  * 
Mariani 
Marcili 
Montanari  *  (3."   regg. 

leggero) 
Majolini  Giovanni  * 
Mussilo    Giovanni  Bat- 
tisi a 
Marinctti 
Muceliini. 
Noè  Antonio 

Nogarina  Giovanni 

Negri  soli  Bernardo 

Nicolini  Antonio 

Noci  Giovanni  ' 

Nava  Giovanai  Baltiela  * 

Nardi  Andrea 

Nanelli  Vincenzo  ' 

Neri  Angelo 

Nieolelto 

Noaillus  Pietro 

Nuschi. 

Obis  Luigi  ■ 

Oletlu  Costante 

Olivazzi  Francesco 

Olivier  Pietro 

Ollicli  Paolo  * 

Omodeo  Vincenzo 

Ottavi  Giacomo  Filippo 

Ottini  * 

OiLoni  '  (dragoni  Nap.) 

Puoi  ucci  Amilcare 

Puniia  Giacomo 

Pjcllu  Agostino 


Piombini  Orazio 
Pedroui  Giuseppe  * 
Pizzamiglio    Giovanni 

Battista  * 
Pctrobellt  Luigi 
Patroni  Giuseppe 
Ponti  Ermenegildo 
Pnnella  Luigi  * 
Pissini  Lodovico  * 
Pok  Giovanni  ' 
Pernetli  Pietro 
Papaizoni  Leonida 
Pacini  Luigi 
Pavio  Luigi  ' 
Preveraud  (artiglierìa) 
Pasoili  Francesco 
Pia  Carla 
Prielli  Alessandro 
Pari  bel  li  Cesare 
Pinon  Enrico 
Pò  Francesco 

Pierleoni  Domenico 

Perlo  Giovanni  Battista 

Pasqualigo  Nicolò 

PalanquG  Natale 

Pclizzari  '  (teliti) 

Pavani  Agostino  ' 

Pelrowiteh  Filippo  ' 

Psalìdi  Filippo 

Psalìdi  Giovanni 

Polidoro  detto   Cablati 
Giovanni 

Pellequia  Alessandro 

Piccoletti  Gio.  Battista 

Pinon  Francesco 

Ponzi  ■  (zappatori) 

Patini* 

PJnlardì  * 

Piacentini  (veliti) 

Peridier 

Ponti  Giovanni 

Pument  (2."  regg.  faiii. 
leggero) 


Ponti  Camillo 

Pas  Giovanili  Battista 

Pavia  Giuseppe 

PerbaI  *  (dragoni  Nap.) 

Pullfani  Ferdinando 

Pighetti  Francesco 

Pisani  Giovanni  Battista 

Pflugbeil  icario 

Pavoni  Giovanni  Battista  * 

Picoletti  Giuseppe 

Paguin  Stefano 

Pasquali  Luigi 

Prina  Giuseppe 

Persico  (guardia  d^onore 
veronese) 

Papei  Vincenzo 

Pizzoni  *  (veliti) 

Pajola  Giovanni  * 

Pretesi  (granatieri  guardia 
reale) 

Prampolini  Alessandro 

Pavesi  *  (della  marina) 

Piazza  Pietro 

Provasi  Guido 
Pierleoni  Domenico 
Pioselli  Francesco 
Pontiggia  Giuseppe 
Piantanida  Paolo 
Palladini  Giovanni 
Pavan 
Pisa  Pietro 
Prina  Ignazio 
Piccoletti  Pietro 
Piccioli  Luigi  * 
Parodi 

Peroni  Carlo  * 
Pozzi  Giovanni  * 
Pietragrillo  Giovanni 
Persiani  Pietro 
Pandini 
Pavani  * 

Peretti  Francesco  * 
Pasottl  * 

T.IL 


—  397  — 

Peccinetti  * 

Padovani  * 

Ponzoni  Francesco 

Pacerotti 

Palladoro  Valentino 

Pottier 

Prina  Giuseppe 

Pertml 

Peluschi 

Pelicucchia  Giovanni 

Pesci  Francesco 

Ponti  * 

Possuet 

Porro  Giacomo. 

Ragnard 

Ravenni 

Rivaira  Luigi 

Ramponi  Antonio  * 

Ragazzoni  Giuseppe 

Ravizza  Giuseppe 

Remolclti  Gerolamo  * 

Rossi  Bernardo 

Rossi  Giovanni  Battista  * 

Rossi  * 

Rossi  Gerolamo 
Rossi  Ferdinando 
Rossi  Carlo 
Rossi  Pietro 
Rossi  Ottavio 
Ronzoni  Luigi  * 
Rusi  Domenico 
Riva  Rolando 
Rezia  Giacomo 
Rezia  Alfredo 
Rezia  Francesco 
Raoul  Francesco 
Rovere  Giuseppe  * 
Roncaglia  Antonio 
Redolati  Francesco  * 
Reitzenstein  Giovanni 
Ragni  Giulio 
Rossini  Gio.  Battista* 
Rovini  Gio.  Battista  * 


Romani  Giovanni 
Ramini  Gerolamo 
Ragani  Cesare 
Reghini  Paolo  * 
Rondina  Luigi 
Rocchi  Pompeo 
Ronzier  Roberto 
Rodella  Alberto 
Rodrigiiez  Francesco 
Reboulin  Matteo 
Ridolfi  Giacomo 
RafTaglia  Bartolomeo 
Rampicini  Florio  * 
Ratta  *  (dragoni  Regina) 
Rogorini  Filippo  * 
Robbiati  Antonio  " 
Roveroni 

Raibeau  Francesco 
Rignoni  Giacomo 
Rubcrti 
Reale  Federico 
Reggioni  *  (i.®  reggi- 
mento fant.  leggera) 
Rondelli  " 

Radich  * 

Riscordi  * 

Rizzetto  * 

Rusconi  Francesco 

Rocca 

Rosniescki  Alessandro 

Roudil  Francesco 

Rossetti  Giuseppe  * 

Richiadei  Pietro 

Rossi  (sargente) 

Rivais 

Rivolli  \ 

Sampieri  Antonio 

Sacchini  Giuseppe  * 

Seguini  Pietro 

Savi  Fedele 

Saluces  (aiutante  di  Pa- 
lombìni?) 

Souza  (i  .*"  regg.  leggero) 


Sala  (l.^regg.  tatti.  Icgg) 
Soffìeiti  Domenico 
Sanazzari  Giacomo 
Sauvage  Francesco 
Sisli  '  (caccialori  a  cavalla) 
ScaglìarJni  Paolo 
Scotìi  Bartolomeo 
ScaDQgalIi  Gio.  Battista 
SaTiolli  Vincenzo  ' 
Solerà  Rinaldo 
Safnrgcs  Giovanni 
Secchi  '  (volteggia  Io  re) 
Sola  Giuseppe 
Sana  Giovanni 
Sensi  Camillo 
Scolli  Amato 
Subcrvillc  Constant 
Schedo  ni   Domenico 
Schcdoni  Vincenzo 
Sa  pei  Vincenzo 
Spini  Celestino 
Sordieu  Carlo  Zaverio 
Speroni  Lnigi 
Seraltni  Luigi 
Stella  *  {granatieri  guar- 
dia rcnir) 
Sandri  '  idem 

Salvigni 

Solerà  Francesco 
Stecchini  Pietro 
Salea  ' 

Singarini  Domenico 
Sessi  * 

Sebregondi  Giuseppe 
Spngiari  Francesco 
Scaroni  (tenente  S.'legg.) 
Scarabclli  Pcdoca   Angelo 
Spangaro 
Stampa 
Sala 
Scarsclli 
Surdon 
Sarti 


Scappi 
Svanini 

Songra  Antonio 
Suina  (volteggiatore) 
Sorni  Francesco 
Scandclli  *  {4."  reggi- 
mento fanteria) 
Scortalojo  Luigi  ' 

Stanzani  Giuseppe 
San  Fermo  Giuseppe 
Stranieri. 
Tinti  Giacomo 
laverà  Paolo  Gerolamo 


Tommasi  Gaetano 
Testa  Giuseppe 
Toscani  Camillo 
Tattini  (guardie  nazio- 
nali) 
Taglia 
Tolti  Guido 
Tadini  Antonio 
Tibaldi  Carlo 
Trezzini  Giacomo 
Tino  GiovLinni 
Tnruli  Giovanni 
Tobancili  Domenico 
Tiigliabò  Giuseppe 
Tonclli  Antonio 
Torrazzo  Eugenio 
Tiz/.iana  Giovanni 
Tempie  Giacomo 
Tailella 

Tuncsi  Giuseppe 
Tosi  * 

Testi  Uarino 
Terne 
Tarn  pieci 
Torchiani 
Tulotnbanì 
Tracol  Marcello. 
Vcrlalo  Francesco 


Vandoni  Carlo 
Valeri  Giuseppe 
Vanolli  Pietro  * 
Vitali  Domenico 
Valnegri  Giovanni  ' 
Vannini  Pietro  * 
Vedani  Luigi 
Vassalli  Carlo 
Vittoni  Gio.    Battista 
Vautrìn  Quirico 
Vozard 

Verccllon  Luigi 
Vagnoni  Luigi 
Varìslo  Antonio  ' 
Vuelfuci  Antonio 
Vernctti  Ippolito 
Viseardi  Giovanni 
Vignuli  Giuseppe  * 
Visconti  Orlando 
Vercellesi  Giuseppe  * 
ViloniGiovanni  Battista 
Vaudoni  Carlo  (tìglio) 
Vagnoni  Luigi 
Vandoni  Mureollo 
Vii  lata  Francesco 
Viircsi  Pieiro 
Vaccis  '  (li.''  regg.  fanl.) 
Vandelli  Eugenio 
Vurnall 

Verna  Giuseppe 
Verunich  Multco 
Veni  ni  Francesco 
Viola  ■ 

Vignali  Giuseppe 
Vilalianì  Giuseppe 
Valcntini 

Villa  "  (zappatori) 
Vitali  "  (lamburiiio) 
Viutani 
Viand. 

Zucebieri  Luigi 
Zanardini  Giovanni 
Zanetti  Alleno 


Zugni  Giuseppe 
Zaffiro  Andrea 
Zambeili  Gaetano 
Zanetti  *  (artigl.  a  cav.) 
Zuccari  Marino  * 


—  399  — 

Zanatta  Giovanni 
Zanelluto  Giacomo 
Zucciìi  Vincenzo 
Zuccoli  Gaetano 
Zamara 

LXVI.  —  Pag.  3i  5. 


Zoboli  Gaetano  Gius. 
ZafTariui  * 
Zorzoia  Pietro  * 
Zambeili  Francesco 
ZafTanelIi  Luigi. 


Stato  degli  individui  dell'  esercito  nominati  cavalieri  della  Legione  d'onore 

di  Francia. 

w 

NB.  V  asterisco  *  indica  i  sott'  uffiziali  e  soldati,  quelli  che  ne  man- 
cano erano  ufGziali  all'  atto  della  nomina. 


Albanesi  Luigi 
Antonini  Angelo 
Ansaldi  Guglielmo 
Andreotti  Giuseppe 
Aldano  *  (artiglieria) 
Ahiset  Desiderio. 
Bertoglio  Angelo 
Bongc  (cacciatori) 
BonJbi 

Bonthard  Giuseppe 
Bernardi  Ottavio 
Beltrami  Luigi  Felice 
Bernasconi  Giuseppe 
Borgazzi  Francesco 
Berteaux  Gaspare 
Bafo 

Bini  *      (infanteria) 
Bellarosa  *    idem 
Bonella  *       idem 
Bellot  *  (cavalleria) 
Biscioni  Carlo 
Bussier 
BufTarelli  *  (tamburino 

maggiore) 
Belati  Faustino 
Bratti  Lorenzo  * 
Barbieri  Luigi 
Boudreau  Silvio 
Besenzi  Cosimo 


Bourjally  Guglielmo 

Bonacossi  Alessandro 

Bonacasa 

Burnaich  Gregorio  * 

Bajo  Giacomo 

Brati  * 

Bruner  Gaetano 

Bonsergent  Giovanni 
Battista. 

Cotti  Michele 

Carbonari  Luigi 

Camagni  Pietro  Fran- 
cesco 

Centenari  *  . 

Colombi  Giulio 

Colli  Angelo 

Casoretti  Giuseppe 

Caramentrent 

Calzolari  *  (artiglicrid) 

Campari  * 

Cocucemberger  Antonio 

Cambiotti  Spiridione. 

Delai  Giuseppe  * 

Desimoni  Carlo 

Dabovich  Gregorio 

Delfini  Luigi. 

Ebendegen 

Emiliani  Giuseppe 

Escande. 


Filipponot  * 

Frangiulli 

Fedeli  Gaetano 

Finestri  * 

Fospano 

Feri*ari  Andrea 

Ferrini  Federico 

Ferrcnt  Giacomo 

Fredisch 

Ferrante  Scipione 

Ferretti  Giuseppe. 

Giulini  Antonio 

Goden  Curio 

Gasparinetti  Antonio 

Giocosa  Giovanni  Vin- 
cenzo 

Garciu  Cesare  France- 
sco. 

Hubert  Luigi 

Ilaon  Giovanni. 

Jacquemin 

Jaquin. 

Knapitz  Gio.  Battista. 

Laforegay  Pietro  Ant. 

Lagrance  Pietro 

Lorenzi  *  (cavalleria) 

Lecatte 

Litta  Biumi  Pompeo 

Liberati  Enrico 


—  400  — 

Ufònd 

Pavesi  Gaspare 

Sambuco  Antonio 

Lenoblc  Francesco 

Porchez  Francesco 

Saint-Vincent  Slanislao 

Lcrici  Pietro. 

Pecora  Pielro 

Spineda  Marco 

Mariaoi  Angelo  Domenico     Peroni  Pietro  ' 

Salimbcni  Leonardo 

Mclii  Giuseppe 

Pasini  • 

Savini  Giuseppe  * 

Mcrlandi  ' 

Paradisi  Giovanni 

Salvigni  Emilio 

Mussi  Al) Ionio 

Poite  Savino. 

Sereognani  Giuseppe. 

Musei 

Quadri  •. 

Tcstori  Luigi 

Masi  Alessandro 

Ilieci  • 

Tela  Giuseppe 

Ilouttsier  Romano 

Trevisani  * 

Micheli  Giovanni  Battìslii     Wi-mud  ^mneesco 

Tordo  Giuseppe 

Ho  li  in  Alesdo 

Hossi  • 

Tumpieri  Gerolamo 

Moroni  Francesco  * 

Rongiol  Teodoro 

Trezii  Gerolamo 

Milosscwitz  Piclro 

Itogcr  Giacomo 

Torras  Ferdinando. 

Marzarò  Giovanni  * 

Riniildi  Luigi 

Viviand  Antonio 

MalTei  Serafino  Angelo 

Raspai!  Viiiorc 

Verini  Giacomo 

Marinelli  Giovanni  Buttisi 

Ruga  Gaetano 

Vati»  Nicola 

Neri  Luigi 

Ridici  Antonio 

Villeili  Gius.-ppc* 

Nourry  Giovanni  Pietro. 

RcviBl 

Valerio  Giulio 

Oggero  Giovanni  B^tli'sla 

Roberti  Carlo. 

Vendiianiti 

Oldini. 

Sinistri  Antonio 

Viani    Giovanni    Balli- 

Pisteili  • 

Somraariva  Cario 

sta  (Tito). 

Periolasi 

Senanl  ' 

Ziimpicri  Camillo 

Pintard  Enrico  * 

Sessa  Giacomo 

Zampa  Giovanni. 

Pnrineggiani  GiuAepiie 

Salvatori  Alessandro 

,-.  • 

L.wii.  —  Pug.  si:;. 

QUADRO  NOMINATIVO 

degli  uffiziali  min  iiul 

co(r  colV  ultimo  loro  grado  nei  quadri  precederli       [    | 

0  noniinati  dopo. 

NB.  Si  sono  ommessi  i  nomi  di  coloro  pei  quo 

i  fu  di  giàjporlato  pri- 

ma.  Possono  raclhnentc  esservi  alcune  ommissioni  per  le  nomine  e  prò-     | 

mozioni  seguile  all' 

esercito  in  campagna,  non 

sscndo  stale  comunicale 

tutte  regolarmente. 

Generati  di  divisione 

Zucchi,  Fontane,  Mazzucchclli.                                         \    \ 

idem     di  brigata  ; 

Rambourgl,  Paini,  Paolucc 

,  Renard,  Peri.  (NB.  U        ' 

generale  Serras,  governatore  di  Venezia,  durante 

1  blocco  nominò  generali 

di  brigala  Triqucnot  e 

Omodco.) 

Casella. 

—  404  — 

Colonnelli  :  Ccccopieri  Ferdinando,  Gualdi,  Villata  Francesco,  Varese  Pie- 
tro, Serbellonì  Ferdinando,  Jabin,  Provasi,  Ponti  Giovanni,  Ambrogio^  Neri> 
Margaery,  Olini  Paolo,  Cbarpentier,  Tela. 

Maggiori  :  Campana  Antonio,  Crotti,  Olivier,  Sorretti ,  Pinon ,  Soldati 
Gaetano,  Tarducci,  Dondìni,  San  Fermo  Marco  Antonio,  Sercognani  Giù- 
seppe>  Magistrelli  Giuseppe,  Gagliardi  Carlo,  Ranson,  Pavoni  Pietro,  Duboy, 
Badalassi  Vincenzo,  Catturitz,  Ferrari  Francesco,  Beckly  Francesco,  Lonati 
Giacinto,  Colli,  Buccbia^  Visconti  Antonio,  Cima  Giuseppe. 

UflBziali  passati  nei  corpi  della  guardia  reale  :  —  Capobattaglioni  :  Beret- 
tini  e  Berizzi  ;  —  capitani  :  Del  Maino,  Benciolini,  Avvisani^  Rezia  Alfredo 
e  Francesco,  Miseroccbi,  Rivais,  Ronconi,  Colombo,  Camozzi,  Bianchi,  Do- 
gliani,  Delmas  ;  —  tenenti  :  Liberati,  Litta,  Ponti,  Pasini,  CoifTer ,  Cama- 
gna>  Camozzi,  Stampa,  Montanari,  Vitaliani,  Calza,  Viand,  Rizzoli,  Valne- 
grì,  Bernardi  ;  —  sottotenenti  :  Gorla,  Rusconi ,  Terzi  Pietro,  Vendramini, 
Fiori  Giacinto,  Conti,  Rambosio,  Molinari,  Sardor,  Fabbri,  Cotosk,  Bonfico, 
Falcina  ;  —  marescialli  d^  alloggio  e  brigadieri  delle  guardie  d*  onore  col 
rango  di  sottotenente  :  Piccinini,  Pio,  Fattori,  Carini,  Benedetti,  Tunesi,  Lo- 
catelli,  Tornielli,  MabiI,  Rugeri,  MafTei,  Sebregondi,  Cauriani. 

Ispezione  alle  rassegne  :  Gandolfi,  sotl**  ispettore  di  prima  classe  ;  Canetti 
Egidio,  aggiunto  di  prima  classe;  Asti,  di  terza. 

Commissari  di  guerra  :  Lampato,  ordinatore  ;  Parca  Paolo,  commissario  di 
prima  classe  ;  Maggioni,  di  seconda. 

Uffiziali  di  salute  :  Casazza  e  Ferrini,  chirurghi  aiutanti  maggiori. 

Pagatori  di  guerra  :  Magretti,  pagatore  della  marina. 

Capobattaglioni  o  squadroni  :  Paguin,  Ferreri,  Boutarel,  Berettini,  Fer* 
retti.  Agazzini,  Olivazzi,  Zanzi,  Chalembert,  Buffon,  Falcon,  Damai,  Pìnou, 
Zonza,  Fontana  Galeazzo,  Foscolo  Ugo,  Cima  Luigi,  Pavoni  Pietro,  Somma<* 
riva  Carlo,  Gingia  Bassano,  Ruinetti,  Piacenza,  Cobert  Giovanni,  Donegani, 
Verna,  Riva  Daniele,  Santy,  Vacani,  Jannin  Giuseppe,  Visconti  Ferdinando, 
Speckberger,  Saluzzo  La-Manta,  Bos,  Molinari  Carlo,  Rossi  Carlo ,  Reisich 
Nicola,  Casse,  Albanesi,  Karis,  Durand,  Derla  Giuseppe,  Vagnon,  Pottier  Ni- 
cola, Frangipane  Bernardo,  Legros ,  Galeazzi  Angelo  ,  Gattinara  Arborio , 
Scotti  Bartolomeo,  Creila,  Barbieri  Vincenzo,  Delstaìn,  Colombani  Giu- 
seppe, Niezabitowski,  Piccioli,  Berizzi,  Fortis  Giuseppe,  Ansaldi,  Cheneau, 
Guidiceli!,  Ferrari  Giuseppe  Andrea,  Corner  Andrea,  Tarella  Pietro,  Sca- 
nagatti ,  Bay ,  Brambilla ,  Lavalette ,  De-Asarta ,  Brusati  Ercole,  Stecchini 
Pietro,  RoudiI,  Testa,  Parmigiani,  Piccoletti,  Annoni,  Menesclon  Luigi,  Vas- 
salli Benedetto,  Forcioli,  Billard  Carlo,  Lafforguy  Pietro  Antonio ,  Ferrerò 
Filippo,  Pierleoni,  Bressa,  Manilla,  AvriI,  San-Giorgio  Angelo,  Beffa  Antonio, 
Conche  Agostino,  Micheli  Giovanni  Battista,  Crebassan  Giovanni ,  Regnier 
Luigi,  Del-Pinto  Luigi,  Mazzucchelli  Antonio,  Maina ,  Giorgi  Paolo ,  Spini 
Celestino,  Bottard  Giuseppe,  Liberali  Enrico,  Migliorini,  Mérillié,  Zuppel- 
lari,  Salvigni  Guido,  Boniotti,  Tempie,  Camurri  Luigi ,  Leonardi  Antonio , 
Velasco  Cesare,  Billion,  Donea. 


—  402  — 
Capilani:  Vinnt  tiiovanni,  Grnndi,  BL-nodetti,  Rampindli,  Musson,  Bellen- 
timi  Giuseppe.  Grimaiid ,  Cermasi,  lìossi  Marcello,  Ocridictli,  DevtUen, 
S.  Vineenl,  Gariboldi  Angelo,  Curnevall  Diedo,  Pagliuechi,  At'vezatii,  Boa- 
vicini,  PiisoCli,  ItodoluUi,  Piccarelli,  (Jnudia,  Berlini,  Ecuycr ,  Vrrluani, 
TrcEzi,  Salmi,  Mnrtelli,  Gulanlcra,  Lacliize,  Della  Casn,  Itcìiaudìn  ,  ZaaoH 
VinccnEO,  Lnlìnì,  Miinzoni,  Gonfalonieri,  De  Paasn,  Bobini,  Gaiidois,  Croufi- 
sier,  Zamboni  Giovanni  Ballista,  Bonveccliialo,  Brundsi-n  Carlo  Luigi ,  Vi- 
sconti Bonifacio,  Gainlicray,  Muslrovicli,  Sana,  Perrelli  Caio ,  Ferrari  Co- 
starne, Mattoni,  Zoboli,  Beccaria,  Bort'lli,  Calini  Antonio,  Tonelli  AnIOHÌo, 
Baìslrocchi,  Barosclii  Giuseppe,  Pò  Francesco,  Dulot  Pìelro,  Bernez  Candido. 
Ruga  Gaetano,  Giustiniani  Pasquale,  Balsami  Francesco,  All>er(ì,  Belucci 
Luigi,  Piazza  Giuseppe,  Giucosa,  Araldi  Luigi,  Pacchiarotli,  Gabrielli,  Mul- 
tei,  Murconali  Vincenzo,  Scanagaltì,  Colleoni,  Marino,  Gaspari ,  Miijnn, 
Lanci,  Poldi ,  Zaflìro,  Sorelli,  Foscolo  Giulio,  Cecchelii ,  Bonlìoli ,  Mosti- 
Trotti,  Zarfaiiellì,  Traversar!,  Caqueran,  Gliilini  Luigi,  Itarfugliii,  Zucchi 
Vincenzo,  Papuzzoui,  Prampolinì,  VenUmi,  Ganassn,  Campiglio,  Baroni,  Du- 
ranti, Viindoui  Carlo,  Salvatori  Pietro,  Rocchi ,  Solerà  Rinaldo,  Rinncbi . 
Grandi,  Guerra,  Venìnì,  Amniiani,  Burelini  Lazuro,  Ricci  Domenico,  Sacchi 
Giovanni  Battista,  Paletti,  Bivorosn,  Ferrari  L'Idrico,  Arrivabeiic  Frnnce«:o, 
Cararfu,  Zanoni  Giuseppe,  Terzaghi,  Bassaglio  Paolo,  Guullìcri  Tomaso, 
Coppini  Frunecsco,  Rernardelli  Francesco,  Martini,  Sambucco ,  Bevilaciiiia 
Lodovica,  Bonuldi  Vincenzo,  Pighelli,  Cakpi  Orazio,  Elron,  Forc&tii-rì, 
BufToli,  Hocchelli,  Rubbini  Carlo,  Vitali  Francesco,  Bij^oti,  Scusi,  Urouzct, 
Solerà  Francesco,  Frattini,  Chiesi  Giuseppe,  Batalhier  Nicola,  Levìé  Lni|;i. 
Colellit,  Carandifli,  Ferrari  Sigismondo,  Murari,  Araldi  Antonio,  Le  Roi 
Luigi,  Morano,  Miotto,  Cavedoni ,  Ferri  Alessandro,  Lelissifr  ,  Erba.  Mau- 
ri,  Lampnrelli,  Cuomo  Domenico,  Garjet ,  Churpanticr  Stefano,  Vecchi, 
Rosa,  Camurri  Giovanni,  Rossi,  Vendeintali,  Giorgie,  Negri  Sebastiano,  Bo- 
nalume,  Rossìgnoli,  Boncsi,  Fontana,  Zaccaria,  Franzini  Pietro  Antonio, 
Marti,  Rocca,  Delachnise,  Garelli  Giacomo,  Viaud  Giovanni,  Alberganti  Gia- 
como, Bernardini  Vitale,  Monlin,  Crassi  Gaetano,  Cicca  Giovanni,  Gelmi 
Lorenzo,  Andreani  Paolo,  Bon,  Sargent.  Nuschi  Giuseppe ,  Pescina  France- 
sco, Grifini  Carlo,  Vinciguerra  Giovanni,  Parca  Bernardo,  Jouy  Filippo, 
Combali  Francesco,  Testi  Ferdinando,  Bulgarellì  Giuseppe,  Tliiebaud  Alfonso, 
Carbonori  Luigi,  Cavalli,  Reina,  Bachler,  Fedrazzoni ,  Baldani ,  Moda,  Ve- 
lata, Monara,  Donadeo  Francesco,  Gcnnillc,  Trezini,  Piccolino,  Serra,  Cervi, 
Bazzi,  Freddi,  Mottone,  Vimercaii,  Riva,  Farge,  Gcllich,  Pontiggia,  Solla, 
Tino,  Saldato,  Eudcl,  MoreHi,  Vercelli,  Dessi,  Valli,  Canepari,  Portbet, 
Tontini,  Mangili!,  Petrovich,  Serra,  Cervi  Filippo,  Cavalli  Gaetano,  Catta- 
neo Luigi,  Concumpergher  Giuseppe,  Fracca  Luigi,  Grossi  Giovanni ,  Monti 
Antonio,  Mantegazza  Antonio,  Cavallotti,  Novarese,  Groppi,  Lcnoble,  Mante- 
gazza,  Mestralelli)  Grillini,  Ceslart,  Caltalinich,  Fiori,  Lanzani,  Ranibosio , 
MagcUi,   Maggi ,  Fabris,  BoiligcUa,  Toveschi,   Terelfi,  Ferrante ,  Vìgorelli, 


—  403  — 

Rognoni  Nicola,  Campagnola^  Capetti,  Mattiazzi,  Vcrgnasco,  Paravicini,  Nozza 
Giuseppe,  Montallegri,  Manzìeri,  Benossi,  Boni,  Canipioli,  Lucini  Luigi,  Scar- 
daoni,  Morelli,  Piccinini  Luigi,  Richiadei  Pietro,  Zunelato ,  Casali ,  Zanetti 
Francesco,  Zaccaria  Domenico,  Guagliumi,  Romei,  Taddei,  Besenzi,  Origo, 
Bagnalastru,  Blugiasca  Venanzio»  Airoldi ,  Bclozzi,  Poirré,  Ballota»  To- 
sato, Monzani,  Oldofredi,  Stampa,  Pistocchi ,  Conticri»  Marini,  Lirelli, 
Provasi  Guido»  Azanelli,  Cicogna  Marco,  Ferrari,  Reggiani»  Giordano»  Mat- 
tia, Marotti,  Palladoro,  Mattei,  Bassignani,  Molinari,  Biisidrio  Antonio,  Lo- 
renzini  Giovanni,  Larsali  Domenico,  Duval  Luigi»  Bastellica  Pietro,  Viltoni, 
Ridolfi,  Baracchini»  Degl'Azzi  Casimiro»  Berchet»  Venchiaruti,  Brioschi,  Baratta 
Lodovico,  Mongardi  Natale,  Calvi,  Mattei  Lorenzo,  Ferrara  Antonio»  Bompani» 
Gilli  Gaetano,  Serapica,  Colti  Michele,  Greraonville,  Leardi»  Berleux,  Garron 
Pietro. 

Tenenti:  Albinoni  Luigi,  Volpini  Giovanni  Battista»  Mironneau  Pietro, 
Moda,  Zacchia,  Frontelli,  Carrara,  Brioschi  Mauro,  Amici,  Valle,  Malaspina, 
Godei,  Leitemberg,  Dureau  Luigi»  Trentini  Francesco ,  Recalcati  Giuseppe» 
Covicchi»  Vallaperta»  Lana  Vincenzo,  Clos,  RidolO  Santo,  Carozzi,  Toriceni, 
Malatcsta,  Sensi,  Alberti»  Lutti»  Luigetti,  Oslo»  DalP  Uomo  Emidio,  Sartori, 
Pietra-Grua,  Granata»  Vespa,  Fillion»  Polel  Dionigio,  Germani  Francesco, 
Casali  Luigi,  Storari  Giuseppe,  Caponi  Giovanni,  Comola  Francesco,  Gotti 
Antonio,  Coatti  Rinaldo»  Roveri,  Zerbini»  Bonacati,  Cavalli»  Varisco»  Scar- 
selli,  Dell'Ai,  Minio,  Belli,  Pinzo,  Leonelli»  Lazzari,  Pezzotta ,  Ribes,  Tor- 
naghi»  Venini  Giacomo,  De-Porzia»  Mescoli,  Prandinì,  Ottani,  Zempini,  Ven* 
turini»  Ferrari,  Grisetti,  Fiorentino»  Sabatini,  Sossai»  Rebisoni,  Bonora,  Ca- 
valli» Botlarini,  Grotta,  Pagnoni»  Guadagnini,  De-Andrea,  Geoli,  Cairo,  Lu- 
cini, Franchini,  De-Cristoforis  Tomaso,  Stanzani,  Polletli»  Cavagoni,  Menaz- 
zini.  Bevilacqua,  Parisot»  Pironi»  Marini,  Belloni,  Bertolelli,  Borsarelli»  Mo» 
nari,  Donadeo,  Bergamini,  Galeazzi,  Rizzardi,  Franzoni,  Zanoncini»  Danlzer» 
Prussia,  Levraga,  Dudreuil,  Gennari  Giovanni»  Piovani  Giuseppe,  Marchi- 
gnoli  Vincenzo,  Venturini,  Salvarani,  Ramponi»  Grassi,  Siro,  Preatoni  Gae- 
tano, De-Marchi,  Gìovanelli,  Marcello,  Dei-Giudice,  Rocchi,  Carini^  Bordo- 
gni»  Galimberti,  Sormani,  Lerici»  Ronzo,  Previdi,  Ziani»  Cavallari,  Ventura, 
Saccanì,  Brasil,  Menant»  Craveri,  Scolari»  Piccinini  Giuseppe,  Bourjolly,  Sar- 
tori Giuseppe ,  Viglezzi  Cesare,  Cristofori,  Sarti,  Sellini,  Destri,  Torni, 
Sainte-Rose,  Tacher  de  la  Pagerie,  Bratti,  Jok,  Gandelli»  Ferrari,  Salani 
Antonio,  Rfarchioni ,  Colli,  Francioli,  Rizzoli»  Ferrari  Giuseppe,  Ferrari 
Giovanni  Battista,  Pintard,  Maire,  Graziani»  Malagoli  Giacomo,  Ceccarini, 
Novaresi ,  Bertelli  »  Sacchini  Giuseppe ,  Saviotti ,  Pedrìnelli ,  San  Fermo 
Andrea,  Monzano,  Drìsaldi,  Zunza,  Finetli,  Berteux,  Reboulin,  Micheli, 
Ricchi»  Bigotti,  Pessina,  Kugele,  Marlin  ,  Guidetti»  Foglia  »  Bazzi,  Maggi, 
Mombelli  Siro ,  Bonacina  ,  Prina ,  Simonetti  »  Sartorio  ,  Gaspari  Paolo , 
Morandi,  Bertarelli,  Fontana  Zaccaria,  JofToli  Ferdinando  Andrea,  Valle  Se- 
reno, Bastasini,  Genliluzzi»  Pozzolo,  Dall*  Agata»  Monfrini,  Temasi,  Prina , 


r. 


—  404  — 
Lucini ,  Cremotiìni,  Mungcili,  Lntigier,  Mcngaldo,  Bajo,  Mnrtani ,  Pisnni 
Giovanni  Battista  ,  Tromboni ,  Pulndiiii ,  Rt'iii^i'Iii ,  Speroni ,  Brambilla  , 
Cari,  Chiesi.  Pagani,  Lavos(5e,  Signorili,  Pascucci,  Borgazzi  Gaetano, 
Buccio  Alberto,  I.cgnani  Carlo,  Circlli  Camillo,  Lancellotli  Vincenzo ,  Bembo 
Giovanni,  Finardi,  Gcllich,  Targa,  Zenuni,  Lavi,  Ponsoni,  Antuldi,  Cercliì, 
Curcano,  Castoni,  Meschini,  Introvrni,  Ballanti,  Zuccbi  Pietro,  Fon^lie- 
ri,  A  Trigoni ,  Lonali  Anlonio  ,  Parlali,  Civali,  FraccUia ,  Chiaro  Luigi, 
Sampieri,  Paganelli,  Macdonald  Stefano,  Vacis,  Cinotti,  Magctti,  Maroccfai, 
Provasi  Guido,  Baila  Pietro,  Pussinierì,  Carnevali  Antonio,  Guiezardi,  Giorgi, 
Emilio,  Pnvun,  Villctli,  Baculìeri,  Gaietti,  Sandrini,  Magnani,  Lataada,  Bn- 
gnoni,  Leali,  Vigorelli,  Frassini,  Maestri,  Pasquali,  Porta,  Lorcnzonì  Fran- 
cesco, Peloni  Giovanni  Battista,  Polctii  Gcminìano,  Milani  Giovanni,  Campi- 
lanzi  Emilio,  Lc-Rol  Domenica,  Miotti  Filippo,  Delia-Noce  Luigi,  Pezzoh 
Carlo,  Campi  Giuseppe,  Roggia  Giovanni  Ballista,  Malagoli  Gaetano,  Beccaria 
Carlo,  Uevìlocqua  Antonio,  Ricciardelli,  FranKÌnclli,  Puglioli ,  Crassi,  Veo- 
turclli,  Tamburini,  Zanetti,  Galli  Giovanni,  Foico  Bartolomeo,  Borsani  Pi- 
squalo,  Beriaccbi  Nicolò,  Cornalbii  Giovanni,  Band  Giulio,  Sala  Antonio,  An> 
saloni  Giovanui ,  Vencliiarulli  Domenico  ,  Salvatici  Pietro,  Muino  Sforza. 
Monltischi,  Agricola  Antonio,  Escund,  Bassani,  Berciti  Vincenzo,  Timi  Luigi, 
Bargilì  Vincenzo  ,  Roberti  Giuseppe  ,  Spagnoli  Giovanni  Baltlsln  ,  Gerani! 
Andrea,  Ricardi  Paolo,  Tomini  Leonardo,  Rallarini  Domenico.  Forti  Gabrie- 
le, Porta  Filippo,  Alti  Camillo,  Manganoni  Cotlo,  Boccolari  Giovanni,  Para- 
vicini, Bonvcccblato,  Guerrin,  Stragessi  Pietro,  Botturi  Paolo,  Rossi  Sperin- 
dìo,  Bruschini  Francesco,  Lodi  Carlo,  Agostini  Antonio,  Dclloro  Andrea. 
Soldan,  Chiandì ,  Malocchi  Giuseppe,  Ferrarlo  Clemente,  Spinelli  Cesare, 
Devccclii  Carlo.  Lilicrnti  CrUtoforo,  Roggia  Pietro,  Gozzotli ,  Miinri  Ales- 
sandro ,  Bassolini  ,  Vigo  Gaclano ,  Della  Morte ,  Fredazzoni ,  Zambeilì , 
Pnrmegiani,  Garonl,  Lanzani,  Capetti  Tgo  ,  Vcrdesini ,  Silvestri,  Brocca, 
Grianla,  Pollini,  Descowich  Giuseppe,  Irico  Vcnceslao,  Pansieri  Anlonio, 
Brunetti  Francesco,  Porro  Giacomo,  Zanoli  Santo,  Finocchi,  Bagnalaslra, 
Bclluzzì,  llofrman,  Masirowìcb  Nicola,  Valor,  Morcal ,  Bonalelll,  Lanzani, 
Barinelti  Luigi,  Arno  Francesco,  Ravaioli  Giacomo,  Terzi  Pietro  Luigi, 
Loria  Teodosio,  Triiicr,  San  Gcrolnmi  Giuseppe,  Fiori  Giacinto,  Castel- 
dardo  Andrea,  Cassio  Michelangelo,  Beretlini  Sebastiano,  Busicchio  An- 
tonio, Edi,  BorL-lli  Orazio,  Garaberay,  William  Bourgalty,  Viceré  Costan- 
tino, Lundrinni  Ferdinando,  Gnoli  Giovanni  Baltlsia  ,  Fagendinì  Benedetto  . 
Piumati  Brambilla  Stefano,  Gatti  Giovanni,  Lindrì  Carlo,  Florio  Vint^nzo, 
Ferrari  Ambrogio,  Damani  Uomenico,  Brambilla  Ezechiele,  Cnbrini  France- 
sco, Coinbali  Bernardo,  Sommuriva  Giacomo,  Carisio,  Coiman,  Soncicli  An- 
tonio, Leonardi  Gluscjipe,  Cotloniboni  Marco,  Derìscl  ScraGno,  Gagliardi , 
Bontempì,  Spargluri  Giovanni  Battista,  Journci-,  Menazzi,  Ballclla,  Besozzi, 
Dotti,  Canloni,  Sironi,  Minghini,  Tolomosì,  Cucchi,  Chiarini,  Murliani,  Maz- 
Eolcni,  Marchclli,  Pozzi,  Belvedere,  Alti,  Tacconi,  Borri ,  Bruni ,   Pasinclli, 


—  405  — 

De-Martines,  Degatti,  Becchelii,  Corona ,  Stoppani ,  Gilli ,  De  Francesciii , 
Grillo,  Tassoni,  Simeoni,  Lcrosìé,  Scarlatta ,  Angelini  ,  Zugliani,  Cicogna 
Marco,  Yielli»  Bizzozero  Giovanni  Battista,  Spini,  Ghinelli,  Farufini,  Asnago, 
Anibrosini,Bagnardi^Vacani,Poli,  Camoletti,  Giropoldi,  Tudini^  Nicolctli,  Ca- 
ravaggi  Gaetano,  Vandoni,  Torre,  Osen  ga,Bianciii,  De-Ségur,  Maffioli,  Corra- 
dini,  Pichioni,  Michelick,  Balxi,  Pasini,  Venturi  Giuseppe,  Gagliardi  Giovanni, 
Censurini  Vincenzo,  Odovard  Enrico,  BonGglioli,  Trezzi  Giuseppe,  Visconti 
Giuseppe,  Mascheroni  Battista,  Mincio  Marco,  Miavi  Antonio,  Belloni,  Puerari, 
Brandom,  Francioli,  Maffi,  Beningher,  Molin,  Piccioli,  Tavoni,  Antonmarchi, 
Eckii,  Brocchi,  Grumaldi  Pietro,  Tosati  Pietro,  Casoni,  De-Ricci  Giuseppe, 
Piroyano,  Giappiconi,  Boni,  Vismara  Carlo,  Musner,  Casartelli,  Cola,  Giraud, 
Binaghi,  Sacchi,  Deltorsa  Carlo,  Guinardi,  Beghini,  Fiore  Vincenzo ,  Ponta 
Ferdinando,  Ghamar  Domenico,  Mosti  Nicola,  Laugier  Andrea,  Parodi,  Licini 
Carlo,  Ricchini,  Pasquali,  Ferrandi,  Sansoni,  Valtellina,  Villa  Giovanni  Bat- 
tista, Boni,  Campioli,  Gallini,  De-Martincz,  Riva,  Boretti,  Mazotti,  Tamber- 
lìck,  Leoni,  Clair,  Veglio,  Ferrari  Luigi,  Nonetti,  Muzzarelli,  Rinaldi ,  Ter* 
renghi,  Besenzi. 

Sottotenenti  :  Malatesta,  Guini,  Premoli,  Spagnoli,  Borar,  Rogorini,  Tosi, 
Donati,  Alberti,  Rusconi,  Puerari,  Cristoforì,  Miari,  Vendramini,  Belli  Pie- 
tro, Pellegrini  Francesco,  Zaccarì ,  Contcr,  Cestari ,  Roth  Tomaso ,  Mazza 
Giovanni,  Portelli  Giuseppe,  Polini  Agostino,  Sacchi  Antonio,  Salverani  Gae- 
tano, Grianta  Felice,  Zambonelli  Giuseppe,  Olivieri  Stefano  ,  Maestri  Giu- 
seppe, De-Simoni  Francesco,  Deltorao  Antonio ,  Bovio  Luigi ,  Bettoli  Fran- 
cesco, Albonieo  Giacomo,  Zuanni  Domenico,  Ricchini  Stefano,  Silvestri  Gia- 
«into,  Giovanetti  Giuseppe,  Reale  Federico,  Cherubini  Giacinto,  Gatti  Gae- 
tano, Tibaldi  Flavio,  Villa  Luigi,  Silletti  Giovanni ,  Spini  Giovanni  Battista, 
Rriosehi  Carlo,  Lacroìx,  Gallarini,  Radichi,  Borghi,  Cavichini,  Lagnon  Oronte, 
Bonatelli,  Marabelli,  Lanzani,  Delverto,  Sessai,  Pratesi,  Gaveri,  Farinella, 
Escande,  Benvenuti,  Frubni,  Beau,  Scarselli,  Curti,  Tromboni,  Pini,  Debry, 
Merlini  Rafaello,  Bompani  Angelo ,  Galli  Cesare ,  Viglezzi  Cesare ,  Scudier 
Bernardo,  Bonsignori  Agostino,  Stanzani  Prospero,  Prussia  Antonio ,  Ca- 
voiani  Antonio,  Sironi  Desiderio,  Hernandes  Giovanni,  Mazzucchclli  Luigi, 
Bciloni  Gaudenzio,  Castiglioni  Carlo,  Monti  Luigi ,  Angelini  Carlo ,  Festa 
Pietro,  Luciani  Francesco,  Costa  Baldassare,  Lenti  Pietro,  Rebisoni  Fran- 
cesco, Dasso  Giovanni  Battista,  Signorini  Ignazio,  Bossi  Remigio,  Colom- 
bani  Giovanni  Battista,  Bambini  Santo,  Argine  Angelo,  Sarchi  Pietro, 
Mnsini  Giovanni,  Ruinetti  Camillo,  Zorzi  Giovanni,  Ferrari  Giovanni,  Ber- 
toli  Dionigio  ,  Juliani  Nicolò,  Orgiazzi  Gaspare ,  Soncini  Francesco ,  Boc- 
calari  Pietro,  Conti  Giuseppe,  Lissoni  Giovanni  Battista,  Bolognini  Gae- 
tano, Malaspina  Francesco,  Verdi  Giacx)mo,  Barbou  Agostino,  Marglieritis 
Giuseppe,  Guarnieri  Giovanni  Battista,  LeRousich  Francesco,  Jallovich  Do- 
menico, Ferri  Cristoforo,  Viesenegg  Pietro,  Salina  Natale,  Leonardi  Giovan- 
ni, Tampini  Antonio,  Ortcotti  Antonio,  Lucini  Luigi,  Bossi  Giovanni  Battista, 
T.  IL  5a 


l 


—  400  — 
Gaiiicllì  Slcruno,  Deiiniireu  Giuseppe,  Spidi  Gìu»n|ipn,  Uni^nolì  ^^ttTiino,  Crot 
l'erilitianda,  Durgi  Doracuico,  liiccluiii  Giovanni  BiitlistH,  Mundula  Giuseppe, 
ChiavcroUi  Pieli-o,  PetfoHiii,  Bcvilacqiiu,  Tasca,  ScalamotUi,  Paggi.  Mu- 
sciala,  Buzzoni,  Turlarinì,  liaronìo,  Baiami,  Zomonli  Pietro,  Acerbi  Fran- 
cpsuo,  Zanolfio,  Sai  (orlo,  Cogrossi,  Chlriaglia  Luigi,  Bossi  Goelano ,  Deilìni 
Giusciipe,  Pni'oni  FaiUlino,  Botta-Bassont  Francesco,  nanzclU  Giuseppe,  Itu- 
bini  Giovunni,  Martinelli  Domenico  ,  Concoenolli  Luigi ,  Venlurinì  Angelo  , 
Sorgini  Pielro,  Lozary  Fabrizio,  Botti  Ugo,  Coilcliò  Guglielmo,  Destro  Luì^i, 
Galimberti  Giuseppe,  Valsccclii  Giovanni  Battista,  Sormani  Giovanni,  Lanzi 
Giuseppe,  Maffei  Enrico,  Perseguiti  Prospero,  Kalten-Kaiisser  Giuseppe,  Gire 
Casimiro,  Bonlempelli  Paolo,  Delia-Vita  Gaetano,  Bongilio  Luigi,  Bussi  Fc- 
lice,  Buggia  Giuseppe,  Spelzani  Lorenzo,  Guuilagnini  Giorgio  ,  Manducchi 
Giovanni,  Dc-Vecclii  Paolo,  Broglio  Giuseppe  ,  Costa  Nicola,  Charpanlier 
Pietro,  Havclini  Pietro,  Ferrari  Quirino,  Venturini  Gioacbìmo,  Pedrini  Mi- 
cbele.  Merenda  Antonio,  Capra  Giovanni,  Fucini  Francesco,  Vigili  Rodolb, 
Grisetti  Domenico,  Bolognini  Gian  Giacomo,  Marchi  Antonio,  Jouy  GioTanni, 
Rosselli  Adolfo,  Bonarelii  Federico,  Arrigoni  Ferdinando,  Massaglia  Giovanni, 
Malgrani  Camillo,  Zola  Francosco,  Merlotti  Abramo,  Berteli  Marco,  (ìondullì 
Giuseppe,  Binagbi  Giuseppe,  Lungo  Giuseppe,  Maroni  Mckliiorre  ,  Salvini 
Giacomo,  Mosca  Giuseppe,  Pcdroni  Giovanni  fialiisla,  Andcrlonì  Etja,  An- 
(Ireasi  Luigi,  Saibanti  Giovanni,  Sensi  Filippo,  Crespi  Francesco,  Fiorentini 
Luigi,  Bcmida  Cipriano,  Martinelli  Giovanni,  Verzini  Domenico,  Melloni  Ni- 
cola, Pola  Giovanni,  Ceriani  Antonio ,  Bossi  Carlo  ,  Magnucuvallo  Albf fio , 
Sloppani  Giovanni,  Orsoni  Francesco,  Rolla  Enrico,  BuKft  Harcvllìno,  Gui- 
bal  Giacomo,  Marcseotti  Domenico,  Lancellottì  Leopoldo,  Casorelti,  Merenda 
Carlo,  Giardini  \MÌf.i,  Zabbaroiii  Antonio,  Bhilleoni,  Pappini  Vincenzo.  Ferri 
Alessandro,  Cortcllini  Francesco,  Pruigoni  Carlo,  Viviani  Antonio,  Calzolaio 
Giuseppe,  Lerici  Giovanni,  Zagbcn  Giacomo,  Cruccìani  Domenico,  Vitali 
Carlo,  Pinzo  Giovanni,  Biccordi  Francesco, .Bedoili  Angelo,  Salamoili  Giu- 
seppe, Clinrrois  Luigi,  Bonafede  Marco,  Durio  Cesare,  Hennnt  Pietro,  Brii- 
iiazi  Giovanni,  Pezzotta  Luigi,  Brasil  Giuseppe,  Ziaiù  Gaetano,  Previdi  Luigi, 
Zaccaria  Emanuele,  Cimadcro  Angelo,  Laccbani  Giuseppe,  Grassi  Siro,  Cbin- 
scra  Giacomo,  Buina  Giuseppe,  Fcrrarin  Antonio,  Cavaglicri  Basilio ,  Lanza 
Giovanni,  Bcuingbcr  Giovanni,  Scmolin  Francesco,  Asineli  Carlo,  Fonlini 
SlernuD,  Calcgaris  Giovanni  Battista,  Squassi  Carlo,  Tornaghi  Ferdinando, 
Fausiiiii  Giacomo,  Grimaldi  Pietro,  Maret  Giovanni,  Talcina  Pielro,  Ta- 
gliani  Giacomo,  Liberati  Antonio,  BulTani  Giovanni,  Bruni  Luigi  ,  Bernardi 
Giovanni,  Bosali  Pielro,  Casali  Giuseppe,  Paravicini  Pielro,  Caselli  Antonio, 
Porro  Francesco,  Zuccardi  Quirino,  Ralla  Luigi,  Berlini  Pietro,  Vacilli  Gio- 
vanni Ballista,  Domenìcliini  Francesco,  Cambini,  Caproni,  Rabbonì,  Fariui, 
Sabatini,  Giordani,  Gulerini,  Tìgnani,  Dcangeli,  Bava,  CuccticUi  Raraoilo , 
Franzini  Luigi,  Pìerazzoli  Domenico,  Poli  Francesco,  MarcotiìJAmadeo,  Ta- 
vasi  Lorenzo,  Bondiinay  Felice,  Galli  Lorenzo,  Lorcnzini  Angelo  ,  Bolzoni 


—  407  — 

Carlo,  Bua  Giorgio,  Pizzamano  Nicola,  Gambillo  Francesco,  Pasqualigo  Luigi, 
Duodo  Luigi,  Favercti  Luigi,  Lodena  Giacomo,  Licudi  Giorgio,  Dadoer  Ma- 
rino, Mattiuzzi  Giacomo,  Massuti  Giuseppe,  Gatti  Francesco,  Cassini  Alessan- 
dro, Parma  Faustino,   Galauresi  Giuseppe ,  Ordini    Francesco ,  Four-Scron 
Giovanni,  Piccinini  Francesco,  Zanella  Tomaso,  Girardi  Antonio,  Donatoni, 
Contucci  Timoteo,  Chinetti,  Bognini  ,   Bortolini ,   Boeri  Augusto,  Madalena 
Pietro,  Basilio  Giovanni,  Beltrami  Giuseppe  Antonio,  Piatii  Carlo,  Bombich 
Francesco,  Sanguini  Faustino,  Genari  Leonardo^  Bracich  Antonio^  Valla  Luca, 
Mantelli  Ippolito,  Bastide  Nicola^  Clerici  Pietro^  Paramati  Giovanni,  Borto- 
loni  Bartolomeo,  Rossi  Antonio,  Castelli  Valentino,  Perego  Giuseppe,  Ven- 
tura Antonio^  Tondi  Damiano^  Domeniziani  (detto  Gottaroll)  Giacinto,  Nani 
Domenico,  Virgili  Pacifico,  Seneca  Gerolamo,  Radecca   Giacomo,  Ramiach 
Gregorio,  Menegazzi  Giovanni  Antonio,  Brigati  Luigi,  Polyente  d'Heureux, 
Bosslni  Matteo,  Zanardi  Giacomo,  Venini  Giovanni  Battista,  Ruscheili ,  Ca- 
nobbio  Francesco,  Penazzi  Giovanni,  Raduich  Antonio,  Gelmi  Domenico,  Va- 
risco  Giuseppe,  Pontiggia,  Cimbardi,  Gerlis,  Balossi,  Cairo,  Tagliani,  Rovi- 
gnati,  Merighi,  Piccinelli,  Guagnini,  Brighenti,  Benvenuti,  Raimondi ,  Lom- 
bardi, Bertuccini,  Mariani,  Riva,  Torchiani,  Galino,  Metelli  Angelo,  Menclozzi 
Paolo,  Cassani  Giuseppe,  San  Giorgio  Domenico,  Tonolo,  Borghi,  Neri,  Vc- 
moni,  Vaibré  Giuseppe,  Francia  Carlo,  Julhien,  Bonflco,  Montellini,  Inver- 
nizzi,  Claura,  Minarelli,  Ginnasi,  Benetti,  Jouy,  De-Antoni,  Battìnich  ,  Lo- 
gotetti  Pietro,  Soardo  Angelo,  Canali  Giovanni,  Ferrari  Giuseppe,  Lucasetti, 
Fogaccia,  Zanoni,  Moretti,  Palmieri,  Martini  Angelo,  Avoni  Giovanni,  Rizzi 
Paolo,  Toussaint,  Lanfranchi,  Bertolotti  Giovanni  Battista,  Spagnoli  Agostino, 
BerluechI  Giuseppe,  Moretti  Luigi,  Berthold  Teodoro,  Berri  Giovanni,  Cot- 
tini  Quintiliano,  Villa  Luigi,  Moroni,  Broggi,  Barbarigo  Gaspare ,  8.  Rose 
Tacher  de  la  Pagerie,  Raggi  Francesco,  De-Leytemburg  Federico,   Cardini 
Spiridione,  Maillard  Daniele,  Zauli  Marco,  Moroni  Giovanni  Battista,  Zan- 
noni  Luigi,  Fivizani  Ignazio,  Todeschini  Paolo,  Maffl  Antonio,  Tasana,  Scot- 
toni.  Maggi,  Alessandri  Giovanni  Battista,  Zanetti  Stefano,  Ghidini  Santo, 
Romano  Giovanni  Battista ,  Figoni   Giovanni ,  Capelli  Antonio ,  Albalustro 
Giuseppe,  Bourgery  Lodovico,  Rossi  Ferdinando,  Bellentani  Giuseppe,  Bram- 
billa Francesco,  Frediani  Stefano,  Malocchi  Lorenzo,  Azzahni  Antonio,  Bram- 
billa Giacomo,  Praigoni  Gaetano,  Laudi  Gkiseppe,  Piazzoni  Gaspare,  Gattia 
Domenico,  Aporti  Alberto,  Canestrari  Lorenzo,  Pclegrini  Giuseppe  ,  Guerci 
Giovanni  Battista,  Della  Porta  Benedetto,  Papà  Leone,  Rivolta  Eugenio,  Ba- 
gliacca  Agostino,  Somini  Raimondo,  Cornaro  Francesco,  Laudi  Pietro,  Lupi 
Bondalmierc,  Ficarelli  Federico,  Gherardini  Giovanni,  Rovelli  Carlo,  Bira- 
ghi  Carlo,  Guidi  Alessandro,  Sighicelli  Cesare,  Torciti  Francesco,  Mascheroni 
Lorenzo,  Monticelli  Gcrvaso,  Zannini  Giovanni,  Becoulle  Augusto ,  Castelli , 
Pini,  Nicolini,  Lanzoni,  Pinaroli,  Cordarlly,  Piani ,  Gottardi,  Dc-Giugli,  Al- 
bertini,  Fontana,  Carnevali,  Scardovi,  Caslellazzi,  Amici,  Ampollini,  Boera, 
Belgeri,  Lena,  Piolauti,  Della  Porla,  Celini,  Bareggia,  Bellini,4\iagalli,  Mi- 


—  408  — 
serali.  Adami,  No?ara,  Ruscelli,  Calvi,  SoifTor,  Crespi,  Velicii ,  Broglia, 
Manfrini,  Baldi,  MszzucolcUi,  Pirlo,  Franchini,  Della  Pazza,  Leoni,  Preteai 
Antonio,  Cogo,  Chiari,  Comucci,  Moretti,  Biaggioli,  Torres,  Rossi  Antonio, 
Rocchi  Domenico,  Fraoceschetli  Antonio,  Este,  Menghini  Francesco,  Morini, 
Nicolicz,  Graziani,  Ilonelli,  Salvigni,  Villa,  Slochelli,  Grotto,  Fstli,  Ram- 
perti,  Berger  Enrico,  Poinslri  Nicola,  Scrrachìolì  Gaetano,  Idrenoble  Fran- 
cesco, Vandelli  Benedetto,  Cancerìs  Stefano,  Toreaud  Stefano,  Tonaoi  Ste- 
fano, Garzta  Francesco,  Radelli  Giuseppe,  Cagnacci  Luigi,  Brusa  Cassiana, 
Camissecra  Michele,  Friggieri  Giuseppe,  Ponzini  Ercolano,  Horiggi  Gerolamo, 
Scarella  Giacomo,  Fontana  Francesco,  Ohedini  Giovanni,  Maffezonì  Giuseppe, 
Prcdieri  Lon-nzo,  Galvagni  Matteo,  Astori  Giuseppe,  Arduìni  Giovanni,  Bot- 
tesini  Giuseppe,  Nolari  Francesco,  Rinaldi  Anselmo,  Ugololti  Pietro,  Da- 
miani Gaetano,  Bagniini  Antonio,  Vìglezzi  Gaetano,  Magnanini  Emilio,  Bian- 
chini Federico,  Anderlini  Marco,  Bodoni,  Catzavara,  Rosa,  Martinelli,  Cal- 
zolari, Thiery  Giovanni  Giacomo,  Berloktti,  Guicciardi  Gerolamo,  Arnaboldi 
Cristoforo,  Nocetli,  Martelli  Giuseppe,  Budini  Innocente,  Palavicinì  Luigi, 
Foscari  Filippo,  Ferrari  Filippo,  Gherini  Carlo  Ambrogio,  Fattori  Domenico, 
Zaglio,  Thiebeaut  Giuseppe,  Montanari  Andrea  ,  La-Riviere,  Canali,  Gaio, 
Trabucco,  Riva,  Dellola  Pietro,  AJbnzio  Federico ,  Benedetti  Michele ,  Ca- 
slrodardo  Luigi,  Coralba  Pietro.  Cavagnarì  Federico,  Boldrini  Vincenzo,  Ci< 
cognara  Francesco,  Zoppiui  Giuseppe,  Visconti  Alberto,  Sala  Lodovico,  Pe- 
regalli  Gerolamo,  Bldasio  Antonio,  Cavalieri  Giovanni,  Morana  Giacoma, 
Zorzi  Francesco,  Del-Maino,  Sforza  Luigi,  Bozzi  Ferdinando,  Mezzabarha 
Alberto,  Anelli  Alberto,  Vigano  Guido,  Allodi  Francesco,  Ragazzi  Gaetano, 
Longhena  Luigi,  Fontana  Antonio,  Zuccoli  Giuseppe,  Gilard  Giovanni  Balli- 
sta, Benedetti  Pietro. 


NOTE. 


Not.  1.  —  Pag.  4. 

A  San  Leo  fu  detenuto  il  famigerato  Giuseppe  Bakamo,  detto  Ga]io6ti*o,  e 
vi  morì  nell'agosto  1790. 

Noi.  2.  —  Pag.  4. 

Questo  fu  il  primo  documento  ufficiale  che  testificò  della  bravura  delle 
nuove  legioni  lombarda  e  cispadana.  Fondavasi  sulle  relazioni  inoltrate  al 
dii^ttorio  esecutivo  dal  generale  supremo  in  Italia,  Bonaparte.  Non  andò 
guari  (giugno)  che  questi  affidò  ad  una  legione  cispadana  l'incarico  di  im- 
possessarsi dell'isola  di  G>rfìi,  e  ciò  prova  di  certo  il  conto  in  cui  il  gran 
capitano  teneva  i  nuovi  soldati  italiani. 

Il  N.  d4  del  giornale,  il  Termometro  Politico  della  Lombardia ,  riportò 
il  iS  settembre  1707,  come  relazione  di  un  testimonio  oculare  in  data  di 
Udine  Ì0  settembre  quanto  segue  :  «  Abbiamo  qui  seimila  Cisalpini,  che  si 
e  esercitano  nelle  evoluzioni  militari.  Era  un  bel  vedere  nei  giorni  addietro 
e  gli  spettatori  rimanere  estatici  alla  loro  vista,  ec.  »  Quantunque  questo 
articolo  non  abbia  apparentemente  un  carattei*e  ufficiale,  e  che  pei-ciò  non 
si  possa  comprovare  essere  sortito  dal  gabinetto  del  generale  Bonapaite,  pure 
per  chi  conosce  che  egli  fin  d'allora  si  prevaleva  di  certi  giornali ,  e  fi*a  gli 
altri  del  succitato,  per  diffondere  le  notizie,  e  le  idee  che  servivano  alle  sue 


p 


A 


* 


—  419  — 

I  Bi-csciani  si  accinsero  di  poi  ad  una  spedizione  sopi-a  Salò,  flii-etta  da 
Faiitum  Giuseppe, seguito  da  circa  1000  uomini  e  <|uattro  cannoni,  all'og- 
getto di  soffocare  r  insurreiione  controrivoluzionaria  di  quegli  abitanti,  se- 
condati dai  vicini  montanari  della  Val  Sabbia.  Fantuui,  giunto  ohe  fii  a 
Gavardo ,  prescelse  invano  i  mezzi  dtlla  persuasione.  Impadronitosi  a  \Ì¥a 
fona  della  posizione  dì  Tormini,  il  51  marzo  giunse  alle  porle  di  Salò. 

Arrigo  venne  a  chiedere  una  sospensione  d'armi.  Si  inviò  Cavallini  con 
un  ti'ombetticre  a  pailamentare,  ma  fu  ricevuto  con  una  scarica  di  funliite, 
che  ferii-ono  il  trombettiere  e  gli  uccisero  i!  cavallo.  Successivamente  gli  abi- 
tanti deputarono  parlamenlarì  a  Fantuzzi  l'abate  Bondi  (Clemente  poeta) 
ed  Arrigo  (  fralello  del  soprannominato),  quali  npoitarouo  gli  «ilicoli  della 
resa,  in  forza  della  quale  Gambara  Francesco  entrò  nel  paese,  ma  tutt'ad  un 
tratto  la  truppa,  che  in  buona  fede  si  ei-a  abbandonata  al  riposo  nel  sob- 
borgo, venne  circondata  da  una  massa  sterminata  di  paesani,  guidata  dal 
prete  Filippi  e  da  Arrigo  (il  primo  citato,  e  t^i  poco  dopo  rimase  uc- 
ciso), i  quali,  piombati  improvvisamente  loro  addosso,  ne  tructdai-ono  al- 
cuni, presero  i  cannoni,  e  dispersero  tutta  la  colonna,  In  quest'incontro 
caddero  prigionieri  291  Bresciani  e  Bergamaschi,  e  987  Polacchi,  e  fra  i 
primi  vi  erano  Fantuzzi    ferito  ,  Gambara  ,    Lechì   Bernardo  ,  Mauucdtetli 


Giovanni,  Beltramelli,  Arici,  Caprioli  ,    Ì   quali 
Cattaneo  e  Sant'Andina  riuscirono  a  salvarsi. 

11  senato  veneto  istruito  di  questi 
non  che  soldatesche  a  Salò  per  appoggiare 
e   fu    acclamato    Fioravanti    qual  general 


»  inviati    a  Veneiio. 


iimenti,  invio  emissan  e  comme 

il  movimento  popolare  nelle  vai 

idantc.  Questi    si  diresse 


Santa  Eufemia,  a  due  miglia  da  Bi-escia.  I  Bresciani  misero  la  loro  città  in 
istato  di  difesa.  Il  4  aprile  resistettero  ad  un  fuoco  vivissimo  d'ailiglieria,  e 
i-espinsero  il  nemico.  Il  H  i  Bresciani  fanno  una  vigorosa  soitila ,  uccidono 
iO  paesani  ,  e  molti  ne  conducono  con  loro  prigionieri  nella  città  ;  il  fl 
con  una  colonna  d'infanteria  francese  sortono  nuovamente,e  battono  i  too- 
trari  a  Rezzato,  e  quantunque  Fioravanti  fosse  gagliardamente  raffoi'sato  da 
nuove  milizie  inviategli  dal  brigadiere  Mall'ei,  che  era  postato  sul  Mincio, 
lo   inseguirono  iin  verso  Lonato,  disperdendo  i  suoi  paesani. 

Al  primo  annunzio  della  srx^nlitta  patita  dai  Bresciani  e  Bergamascbì  a 
Salò,  il  generale  La-Hoz,  l'aiutante  generale  Teulìc,  e  Balabio ,  oomandaiite 
la  compagnia  dei  cacciatori  a  cavalla  lombardi  (montati  a  proprie  spese), 
riuniti  dei  soldati  lombardi,  fmncesi,  polacchi  e  guardie  nazionali,  arrìva- 
no  a  fii'escia  dopo  dì  aver  concorso  a  disperdere  i  rivoltosi  delle  valiale 
bergamasche,  ed  un  assembramento  dei  paesani   □  (Chiari. 

Il  y  I,a-lloz  va  a  Bninina,  ed  i  Bi'cscinni  con  Londrieus  si  recano  a  Cur- 
sina.nvo  raccolgono  i  resti  della  colonna  disfatta  a  S<i)ò,  e  tutti  riuDiii  (9000 
uomiui  cii-ca),  marciano  contro  Sarezzo,  che  prendono  dopo  lungo  canno- 
neggiamento, uccidendo  e  ferendo  pili  centinaia  di  nemici,  e  prendendo  loro 
iOO  prigionicn,  dei  quali  70  di  cavallerìa,  tre  cannoni  con  molle  inuuÌMonL 
Monti,  utiìztale  veneto  d'artiglieria,  vi  fu  fl-rìlo. 

Li  11  aprile  i  Bresciani  roi  loro  ausiliarì  andando  Terio Nave  per  portaru 


•^#^ 


—  415  — 
di  ]a  a  Salò,  trovano  i  contrari  in  posizione,  i  quali  alla  piima  intimazione 
fingendo  di  deporre  le  ormi,  £inno  invece  un  fuoco  terribile.  Allora  il  ri- 
sentimento non  ha  più  freno,  si  fa  strage  immensa  dei  traditori,  ai  dà  il 
lacco  ed  il  fuoco  al  paese.  Sopraggiunta  la  notte,  i  Bresciani  coi  loro  ausi- 
liari si  rìlii'ano,  non  essendo  <{uella  strada  opportuna  per  condurre  1'  arti' 
glieria  verso  Salù.  All'indomani  il,  La-Ho«  e  Landrieuii,  riunite  le  forie 
composte  di  legionari  lombardi,  di  Polacchi,  di  un  drappello  di  cavalleria 
francese  ,  di  circa  1000  volontari  lombardi  ed  altrì  bresciani,  si  dirigono 
verso  Salii.  Il  IB  la  flotlìglia  francese  comandata  da  Colombo,  batte  questo 
borgo  dal  Iago.  Ln-Hoz  vi  penetra  dalla  palle  di  terra,  ma  lo  trova  deserto 
d'abitanti.  11  rappresentante  veneto  Cicogna  si  era  ritirato  ad  Idro. 

11  generale  Kilmaine  riunì  nelle  vicinanze  di  Crema  un  diuppello  di  ca- 
valleria francese,  il  quale  il  97  marzo  si  presentò  alle  porle  della  città,  ed 
aliati  ì  ponti  gli  viene  negato  l' ingresso,  ma  suH'assicuiaiione  data  che  n 
farebbe  ohe  transitare  per  rendersi  a  Soncino  ,  venne  poi  inliodolla.  Al- 
l'indomani  un'altra  mano  di  FrAncesi  condotti  da  Battenach,  chiese  pure 
l' ingresso  in  città  ;  e  venendogli  negalo,  scalfì  le  mura,  indi  occupò  le  ca- 
serme, prendendo  prigionieri  i  soldati  veneti  del  presidio. 

Intanlo  gìunsei'Ei'VIa  Bergamo,  Asporti,  Localelli,  Luigi  Annibale  eToniini 
Francese,  ai  quali  si  riunirono  il  loro  compatriota  Longaretti ,  arrivato 
poco  prima  coi  Francesi,  e  Lhermite.  Essi,  assieme  ad  alcuni  pochi  Creraa- 
sclii,  fra  i  quali  Gambazzocca  Foiiunato,  eletto  capo  del  municipio,  indus- 
sero il  rapprese ntan (e  veneto  Contarini  a  partire   per  Cremona,  e   cambia- 

Nel  mentre  che  I^-Hoz  occupava  Salò  (t»  aprile),  i  pochi  Francesi  che 
guarnivano  Desenxano,  venivano  attaccati  dai  Veneti,  i  quali  furono  vigorosa- 
mente respinti  colla  jierdita  di  30  uomini  prigionieri,  e  HO  fra  morti  e  feriti. 

Dopo  queste  fazioni ,  La-Hoz  e  Landrieux  si  avviarono  verso  Verona 
coi  corpi  assoldati  da  loro  comandali,  ed  i  volontari  bresMani  e  lombardi 
ritornarono  alle  loro  case,  dopo  che  furono  dispersi  gl'insorti,  e  puniti  due 
dei  loro  capi  colla  fucilazione,  cioè  il  curato  di  Gordone  Antonio  Ussolì,  e 
Aniouio  Albani  ricco  proprietario  di  Gavardo. 

Gli  avvenimenti  di  &tlò  e  le  pei-dite  dei  nuovi  repubblicani  cagionaroi 
grande  fermento  in  Verona. 

il  generale  Balland  che  vi  comandava,  aveva  circ^  IBOO  Francesi.  Si  rio- 
chiuse  con  essi  nel  (ostello  di  San  Felice,  presidiando  anche  gh  altri  di  San 
Pietro  e  del  Castel  Vecchio.  Fosse  per  un  oblio  inconciliabile  con  tanta 
precauzione,  fosse  per  assoluta  impossibilità  di  operare  altrimenti,  egli  lasciò 
&00  cii'ca  ammalali  negli  ospeduL  ,  non  che  gli  an 
le  donne  nella  città. 

Il  senato  veneto,  sulla  notiiiaìche  avanzavasi  di 
un  corpo  austriaco  comandato  dal  generale  Laudoo  ,  credette  opportuno 
il  momento  di  portare  un  colpo  decisivo  a  danno  dell' csere ilo  fra 
che  aveva  già  scavalcale  le  Alpi  Giulie.  Fece  quindi 
quanti  soldati  e  paesani  armati  mai  poteva  ,  ed  ordinò  una  sollevazione 
T.  II.  S3 


ainisli'alorì  militari  e 


1  Tirolo  1 


1 


fi 


Pi.» 


—  '.14  — 
^cn^rdle  (che  divisava  partare  a  30,000  pacsnni  nei  soli  conlorni  di  Vt- 
roiia),  nellu  lerra  feima ,  e  ciò  uoit  aperta  ine  nU*,  ma  colle  pi'ccauzioiii  di 
un  «egi'Pto  complotto.  Riunì  □  Verona  t  suoi  generali  brigadieri  Etcì-ettini , 
MafTci,  Bevilacqua  ,  Maniscalclii ,  Fioravanti  e  Montanari ,  e  ccelsc  il  conle 
Nogarola ,  veronese  {>er  oascita  ,  ma  in  allora  al  servizio  dfU' eletto  l'è  dì 
Baviei-n  qual  generale,  alìidandogli  la  direzioDC,  appai'en temente  coDiultivn. 
delle  opeiazioni  inililari. 

Venne  a  notizia  di  Biilland  in  quel  mezeo  avere  i  contadini  nella  mattina 
<I7)  arrestato  alcuni  Francesi  provenienti  da  Ca&telnovo,  tentato  ili  farne  prì- 
gioaiero  un  ilrtippello  reduce  da  Pctcitiera,  insultato  e  Teiito  il  capobatl»» 
f;lione  lombai'dn  Pino,  che  fu  costretto,  assieme  ad  altii  uEtiziali,  u  rìfufi- 
girsi  nel  castello  San  Felice  ,  e  finalmente  che  un  eccidio  incorni  nei  a  vati 
nella  città. 

Erano  le  quattro  ore  del  lunedì,  17  apiile,  seconda  festa  di  Pasqun,  dopa 
i  vespri,  quando  Iklbnd  ,  irritato  da  ciò  die  vedeva  e  udiva ,  fece  speraiv 
alcuni  colpi  di  cannone.  1  Veronesi,  scossi  dnl  rimbombo,  coiniaciaroiio  a 
gridare  vendetta  coutro  i  Francesi ,  ed  a  suonare  a  stormo,  la  un  iultcr 
d'occiio  l'eccidio  si  estendeva  sopra  quanti  s'incontrarono  i»er  le  vie, 
sopra  gì' infermi  negli  spedali,  non  che  sulle  donne  e  i  loro  (i^li  spir^ 
uelle  case.  Le  campane  a  stormo  richiamavano  a  migliaia  i  paesani  dei  ron- 
torni  nella  città,  nella  quale,  oltre  alla  milizia  urbana,  s'erano  introdolti 
9000  Schlavani  e  (000  Veneti.  Intanto  un  corpo  dì  8,000  soldati  e  oouUi- 
dini  armati,  interdiceva  fuoii  delle  mura  i  soccorsi  che  da  Peschiera  e  Man- 
tova potessero  arrivare  ai  Fi-ancesi. 

Il  provveditore  Emili  tentò  invano  d'impadronirsi  dei  castelli,  le  di  cui 
batterie  e  mortai  appiccarono  il  fuoco  al  palazzo  pubblico,  non  che  ud  altri 
edilìzi  della  citl^. 

Seicento  Schi.ivuai  e  S.QOl)  couUidini,  con  due  cannoni,  sì  ptvcipìtarono 
sopra  la  porta  di  San  Zeno,  attaccando  ISD  Francesi  che  la  custodivano  ,  e 
costringe  vanii  a  capitolai'e.  In  quelito  mentre  il  capitano  Coldogno  con  40 
dragoni  pigliò  la  poi'ta  del  Vescovo,  facendovi  prigionieri  70  Francesi. 

I  cittadini  insorti  s'  impossessano  della  porta  di  San  Giorgio,  col  suici- 
dio dei  paesani  al  di  fuori,  il  combattimento  fu  lungo,  e  molto  il  sangue 
sparso  prima  che  il  drappello  francese  che  la  difendeva  posasse  le  armi. 
Se  non  che  alle  ore  otto  i  Veronesi  avendo  innalzato  bandiei-a  bianca  ,  i 
forti  pSan  Pietro  e  San  Felice  sospesero  il  fuoco,  mentre  il  Castel  Vecchio 
solo  lo  continuava.  Si  venne  a  pnrlamento  col  di  lui  comandante  BeaupoiI,  il 
quale,  incontrato  dal  popolo  infuriato,  fu  assalilo  alle  scialle,  pigliato  pei  c^ape- 
gli,  disarmato  assieme  a  Carrer,  comandante  della  piazza,  ed  ai  suoi  aiutanti, 
ed  a.  stento  salvalo  da  altri  ulFiziali  accoiTenti.  I  magistrati  affrettandosi  ad 
entrare  in  trattative  con  esso,  gli  chiesero  di  far  cessare  il  fuoco  di  tutti  Ì  ca- 
stelli, proposta,  cui  il  francese  acconsentì,  dacché  ne  lo  determinavano  le  mi- 
serande grida  di  HOO  de'  suoi,  che  cadevano  vittima  del  furore  popolare. 

Gincordatu  la  sospensione  del  fuoco  (ler  parte  dei  Francesi,  e  dell' eccidio 
per  parte  dei  Verone:ii,  si  addomandò   a  Dalland  di   sancirla,  e  gli  si  inviò 


—  415  — 

Nogarola  per  trattai*e.  ÌVIa  volendosi  aggiungere  alle  condizioni  proposte  an- 
che il  suraultaneo  disarmamento  degli  abitanti  ed  il  licenziamento  dei  con- 
tadini, non  vi  assentirono  i  magistrati  e  furono  ripigliate  le  ofTese  da  ambe 
le  parti.  Balland  ti*attcnne  con  lui  Nogarola. 

L'eccidio  del  giorno  fu  di  pressoché  tutti  gli  ammalati  negli  ospedali, 
dei  soldati  isolati ,  delle  donne  e  fanciulli  francesi  :  in  tutto  circa  400  ;  dei 
Veronesi  soltanto  ^8  perdettero  la  vita,  fi*a  i  quali  il  capitano  veneto  Rubbi. 
Durante  la  notte,  il  popolo  s'abbandonò  al  saccheggio  delle  proprietà J pub- 
bliche e  private,  ed  il  ghetto  ebbe  molto  a  soffrire  per  parte  degli  Schiavoni. 
Il  18,  il  proveditoi*e  Giovanelli  ed  il  podestà  Contarini  si  ritirarono  a  Vi- 
cenza. Laudon,  che  stava  sulle  allure  di  Verona,  avendo  ricevuta  la  notizia 
officiale  dell'  armistizio  di  Leoben,  ebbe  a  rimaner  ti'anquillo  spettatore  di 
quanto  accadeva,  indi  i^trocesse  nel  Tirolo. 

L' investimento  e  gli  attacchi  contro  i  castelli  continuarono.  Furono  poi 
sospesi,  nella  speranza  che  i  Francesi  assediati  si  an^ndessero  per  difètto  di 
vettovaglie,  e  che  cessando  gli  assalti  desistessero  le  difese. 

Nella  notte  del  40  al  20  dagli  assedianti  fu  impigliato  il  fuoco  con  vigore. 
Costanti  i  Francesi  nel  riix)staro  le  loro  bombe,  appiccarono  V  incendio  in 
tre  punti  della  città  ;  il  palazzo  pubblico,  la  gran  tori-e,  la  casa  dei  mercanti, 
e  la  gran  guardia,  furono  i  punti  più  bersagliati  dal  fuoco  dei  castelli.  Il 
senato  veneto  inviò,  come  provveditela  sti*aoixlinario  a  Verona,  il  senatore 
Erizzo,  col  sargenie  generale  Statico. 

In  questo  intervallo,  Kilmaine  liunì  intorno  a  Verona  5000  combattenti. 

Il  generale  Chabran  si  pose  a  campo  alla  Croce  Bianca.  Il  ii  richiese  di 
entrai*e  in  Verona,  e  mentre  riceveva  rìsposte  evasive,  gli  avamposti  del- 
l'ala destra  francese  vennero  risolutamente  assaliti  dai  Veneziani  alle  0  del 
mattino.  Contemporaneamente  Fioravanti  operò  una  sortita  da  Verona ,  e 
per  tal  modo  Chabran  viene  preso  in  mezzo  dai  nemici.  Gli  Schiavoni,  con 
8  pezzi  di  cannone,  incominciarono  l'attacco  e  divennero  padroni  dell'  in- 
gresso del  villaggio  della  Croce  Bianca,  ed  ivi  si  stabilirono.  Chabran  colla 
cavalleria  di  Landrieux,  e  La-Hoz  coi  Lombardi  piombarono  sopra  il  corpo 
dei  Veneziani  usciti  da  Verona,  e  ve  li  ricacciarono  dentro.  Allora  un  com- 
battimento s' impegnò  fortemente  contilo  i  Scliiavoni  al  di  fuori  della  città. 
Ma  500  cavalieri  francesi  avendo  carìcata  la  sinistra  del  nemico,  la  separa- 
rono dal  suo  corpo  di  l>attaglia.  Quest'ala  venne  dispersa.  I  paesani  alla  lor 
volta  affrontarono  i  Francesi  e  ne  furono  respinti.  L'aiutante  generale  De- 
veaux,  alla  testa  dei  Polacchi,  si  avventò  contro  gli  Schiavoni,  prese  loro  5 
cannoni^  e  li  strinse  a  ritirata  entro  una  casa  merlata.  Appuntalo  un  obizzo 
contro  di  essti,  ai  primi  colpi  saltò  in  aria  con  fracasso  spaventevole,  dac- 
ché le  polveri  che  i  Veneziani  vi  avevano  appostate  pigliarono  fuoco.  Cin- 
quecento Schiavoni,  cavalli,  carriaggi^  tutto  in  somma  fu  manomesso  e  di- 
sperso. Il  terreno  era  seminato  di  moiti  e  feriti  :  150  pngioni  ed  una  ban- 
diera vennero  in  mano  dei  Francesi,  i  pochi  resti  si  ripararono  con  disor- 
dine nella  città.  11  colonnello  polacco  Librawski  rimase  feiito.  Dai  foiii 
frattanto  si  lanciavano  sulla  città  palle  infuocate. 


—  410  — 

Il  ìì,  dall'alto  del  oaatdlo  di  San  Felice  si  tcorgeva  la  maixùa  una  coloaiia 
di  1200  Lombardi  retti  da  La-lloi,  che  valicato  l'Adigea  X^escantinn,  ai  «a 
futlo  liiigo  in  mezzo  ai  paesani.  Quella  coloona  veniva  in  soccoi-»o  dei  OB- 
slolli,  «M'onando  le  alture  dominanti  il  folle,  e  si  mise  in  comunicazione  con 
BaHand.  Per  tal  guisa  Verona  era  iuveslita  lanlo  sulla  riva  destra  dell'Adige, 
quanto  sulla  sinistra  verso  il  Tirolo.  Questi  successi,  e  la  noticia  »o[tmggiunl3 
d'essersi  soltosisrilti  tra  la  Francia  e  l'Austria  i  preliminari  di  pace  a  I^enben 
scoraggiarono  i  Veronesi,  i  quali  avendo  ancora  per  Vicenza  una  slra<U 
nperla  onde  ritirarsi  a  Veneria,  preferirono  nulladimeno  di  abbandonarsi  alla 
gcnernsilà  del  vincitore  trattando  una  capitolazione.  Il  45  aprile  Kilniaine 
pi'ese  possesso  di  Vei-ona  facendovi  prigionieri  Ì  generali  e  5000  Veiietiani, 
il  i-eslo  si  era  sbandato.  Sorvienc  in  questo  la  divisione  Victor,  e  cost  le  forte 
riunite  de' Francesi  sommarono  a  (B,000  combattenti.  Ì*er  piecauiionc  sedici 
statici  si  custodirono  nei  forti.  Venne  imposta  una  tassa  di  guerra  uiicen- 
dente  a  «0,000  ducati.  Gli  effetti  esistenti  nel  monte  di  Pietà,  quelli  al  di- 
sotto del  valore  di  80  francbì,  furano  resi  ai  depositanti  gi-atuitanienle,  e  git 
altj-i  di  maggior  valoi-c  fui-ono  confiscati.  Veonei-o  ricliicsti  i  cavalli  ila  Uro 
e  da  sella,  per  servizio  dell'esercito,  non  che  molti  oggetti  di  vestiario  e  bar- 
da tu  l'è. 

Disarmata  la  popolasione  e  ritornali  i  contadini  alle  loro  oa«e,  tiitto  ricu- 
trò  nell'ordine.  Deplorando  questi  furari  popolai!  e  ie  luttuose  conseguenze, 
Ì!  giusto  dì  acccnuai'c,  che  il  vincitore  si  condusse  con  molta  umanità  verM 
i  vinti,  e  che  non  pochi  abitanti  di  Verana  ebbera  la  generosità  e  la  for- 
tuna di  salvare,  a  risdiio  della  propria,  la  vita  di  un  piccolo  numero-di 
Francesi.  Alessandro  Callotti  e  Mogarola ,  sono  fra  quelli  cui  la  storia  deve 
pih  partieolar mente  questa  onoi'evole  testimoniamo.  Soltanto  tre  deì  prìn- 
cipiili  abitanti,  dei  i  canti  Emili  Francesco,  Verità  Augusto  e  Malciua  Gio- 
vanni Battista,  furono  giudicati  da  una  commissione  militale  e  tiicilali,  rome 
autori  della  rivolta  e  dell'eccidio  de'Fiancesi.  Furono  assolti  il  brigadieic 
Antonio  MalVei,  Antonio  Padovani,  Vincenzo  Aureggio  e  Giulio  Giona,  non 
convinti  di  aver  avuta  parte  alla  sti-uge. 

Augereau,  subenli-dlo  a  Rilmalne  nel  comando,  fece  condurre  sulla  piazza 
gli  altri  arrestati,  e  lì  rimandò  alle  loro  case.  Dopo  però  vennero  arrestati, 
giudicali  e  fucilali  un  frate  eippuccino  per  avere  eccitato  1'  eccidio  dei 
Francesi,  ed  un  oste  di  Verona,  chiamato  Della  Ross,  per  aver  uccisa  una 
donna  lìnincese  che  trovavasi  incinta,  ed  il  di  cui  cadavere  fu  da  lui  ti*»- 
scinuto  nell'Adige.  Sommessa  Verona,  Victor  passò  (iH)  a  Vicenza,  Padova 
e  Treviso.  Il  senato  veneto  attendeva  con  ansietà  l'esito  di  queste  vicende, 
e  paventava  il  risentimento  del  vincitore,  in  conseguenza  delle  minacce  che 
Bona|Kirte  gli  aveva  latte  col  dispaccio  presentatogli  da  Junot  (  9  aprile). 
Intanto,  ad  istanza  dell'ambasciatore  francese  Lallemeiit ,  lece  rilasciare  e 
conduii-e  al  confine  ferrarese  tutti  i  prigionieri  fatti  a  Salò,  compresi  i  suoi 
sudditi,  qualificati  come  addetti  all' esereilo  francese  dalle  patenti  dì  cui 
erano  stali  muniti  da  Laudrieui. 

Soltoscritti  i  preliminari  di  Leoben,llonBparte  si  recò  a  Mestre  (3  maggio^. 


—  417  — 

Intimò  al  senato  veneto  in  via  prcliminai-e,  di  dover  fare  arrestare  gì*  in- 
quisitori ili  Stato  Barbarìgo  Agostino,  Gabrielli  Angelo  Maria  e  Corner  Ca- 
tarÌDO,  assieme  al  comandante  del  lido ,  Pizzamano  Domenico.  Dovevano 
pure  arrestarsi  il  procuratore  Pesaro  Francesco,  Erizzo  e  Morosini,  ma  que- 
sti si  salvarono  colla  fuga.  Il  senato  veneto  sperò  in  vano  di  scongiurai^  il 
pericolo  della  sua  caduta,  aderendo  alle  domande  di  Bonapaite.  Era  fin  d'al- 
lora decisa,  se  non  la  caduta  della  repubblica  Veneta,  almeno  il  passaggio 
del  suo  governo  a  forme  democratiche,  nonché  lo  smembramento  delle  sue 
migliori  province  di  terra  ferma ,  e  di  quesii  mutamenti  faceva  cenno  una 
relazione  di' Bonapaite  al  direttorio  francese  (13  maggio  1797).  In  essa  si 
legge  che  il  territorio  di  quella  repubblica  (ridotto  a  governo  democratico), 
poteva  essere  costituito,  da  Venezia  popolata  di  4K0,000  abitanti,  Dogado 
(100,000),  Ti-evisano  (200,000),  Isole  del  Levante  (200,000),  Polesine  di  Ro- 
vigo ed  Adria  (80,000),  Legazioni  di  Bologna,  Ferrara  e  Romagna  (000,000), 
e  così  avere  una  popolazione  totale  di  1,630,000  abitanti.  L'altra  repubblica, 
detta  Lombarda,  doveva  compoi*si  dei  paesi  tra  il  Ticino,  il  Po  e  l'Olio,  del 
Modonese  e  del  golfo  della  Spezia,  della  popolazione  totale  di  due  milioni 
d'abitanti. 

U  senato  veneto  riuscì  a  conchiudere  trattato  con  Bonaparte,  ma  a  mal- 
grado di  questo,  regnava  confusione  estrema  in  Venezia^  e  indizi  precursori 
di  un. rivolgimento  politico  si  andavano  tutto  giorno  manifestando.  Li  ti 
maggio  il  senato  rassegnò  i  suoi  poteri  ad  un  comitato  di  trenta  senatori,  il 
quale  decretò  il  ristabilimento  della  forma  democratica  sancita  nel  1200.  Bo- 
napaite lasciava  libero  corso  a  questi  mutamenti.  11  giorno  12  maggio  si  pale- 
sarono moti  sediziosi  per  parte  degli  Schiavoni,e  manifestandosi  perìcolo  nelle 
vite  e  proprietà,  furono  sollecitati  i  Francesi  ad  occupai^e  Venezia,  ciò  che 
seguì  il  IG  maggio.  La  tranquillità  venne  tosto  ristabilita;  si  consumò  la 
trasformazione  democratica,  cui  Bonaparte  si  astenne  dal  prendere  parte,  e 
non  volle  nemmeno  entrare  in  Venezia,  previdente  com'era  della  instabi- 
lita di  quel  cambiamento. 

L'arsenale  fu  preda  dei  Francesi.  La  flotta  veneta  componevasi,  compresi 
i  legni  elle  erano  nelle  isole  di  Levante ,  di  7  vascelli  di  linea*  da  74  can- 
noni, di  Q  da  64,  di  I  da  58,  di  6  fregate,  di  4  bricks  e  37  feluche  o  gal- 
lere,  e  168  barche  cannonici^,  con  alcuni  legni  di  traspoilo.  Tra  i  legni  da 
guerra,  quelli  mimati  poitavano  7B0  cannoni  e  8B00  uomini  di  ciurma.  Bo- 
napaite diede  a  questi  legni  i  nomi  dei  generali  francesi  morti  nelle  bat- 
taglie vinte  in  Italia,  e  dei  luoghi  delle  stesse  battaglie ,  disponendo  clic 
fosse  celebrata  una  festa  al  loro  bordo,  nei  rispettivi  giorni  anniversari.  La 
flotta  veneta  si  riunì  a  Gìrfii,  ove  condusse  una  divisione  di  soldatesche  co- 
mandata dai  generali  Gentili  e  Collaud-La-Salcelte,  assieme  alla  terza  legione 
cisalpina,  capitanata  da  Fontanelli.  A  Corfìi  la  flotta  suddetta  era  coman- 
data da  Bourdé,  e  si  riunì  alla  francese,  testé  uscita  da  Tolone  coll'ammira- 
glio  BiHieys  (morto  poi  alla  battaglia  d'Aboukir  ). 

11  trattato  di  pace  di  Campo-Formio  (17  ottobre),  stipulò  la  cessione  al- 
l'Austria dei  paesi  posti  sulla  sinistra  dell'Adige,  con  un  raggio  olti*e  Verona 


—  418  — 
e  Porto  Legnaia,  il  possesso  delle  isole  del  Levatile  alla  Fi-itnciu,  a  l'uniatiB 
dei  paesi  sulla  diilta  tlcU'Adige  alln  Cisalpina.  '     j 

Ilo  dovuto  eiiti-ai^  io  discorso  sulle  vicende  che  pi-ecesscio  la  (Riluta  drilli 
repubblica  Veueta,  daochè  si  collegana  con  operazioni  mìlitnri,  alle  i|ualf 
iKu'Icci parano  i  nustii  saldati.  Mi  asltn^o  per  nitro  dal  parlare  d'altre  *oni- 
tnossn,  <li  the  tnoi)ui  iii  ijucsto  libro,  cioè  dell'atlruppafnento  di  Milano,  {ker 
cui  lu  fnciluto  Piicchievini  ;  sommosse  di  Binasco  e  Pavia  (maggio  tìOn\ 
Lugli  (lufjlio  170<ì),  Gasaltnaggiore  (I  agosto  17SU),  diretta  da  Cui4>oni  Alira- 
nio  di  GuSMila,  di  Crispino  (I80!t),  del  l'atte  u  tato  del  pi-ete  Passevini  selle  vulli 
Gitinasclie,  a  di  ijuelle  delle  vallate  bergamasche  (1814)  di  disei-torì  armati, 
per  essere  esse  dì  naturu  assai  dìSei-eute  dalla  narrata  disopra,  vlie  fu  <:tiiiM 
principale  della  caduta  di  un  governo  stabilito  da  i)uatt«itlici  ^'coli ,  e  die 
eiu  iu  alloi'B  il  più  aiiticu  d'  Europa. 

Sol.  4.— Piig.  H. 

Girarti  (morto  alla  battaglia  dì  Ligny  id  giugno  IBIS),  in  allora  capo 
dello  stalo  maggiore  di  Mounier,  fu  reputatissimo  genei'ale  nell'c^i'cito  fran* 
ccse.  Scrisse  la  l'ela^ione  del  memorabite  assedio  d'Ancona.  Questo  atto 
ufficiale,  ti-adolto  ancora  in  itiliano  da  P.  C  nel  1800  colle  stampe  di  San 
Mattia  alla  Moneta,  di^  risalto  alla  parie  gloriosa  che  presero  i  Cisalpini ,  « 
particolarmente  il  generale  Pino  nella  difesa  di  Ancona,  e  chiarisce  alcuni 
fatti  che  la  voce  pubblica  aveva  svisati  in  i{uei  tempi ,  per  Ìl  elle  &i  reputa 
opportuno  di  qui  riportarne  alcuni  estratti,  • 

Si  nomina  con  lode  il  tamburo  maggiore  Castan,  per  essersi  oondoUo  n> 
lorosamente  ad  Ascoli  tiella  fazione  del  K  giugno  1799.  ' 

11  jjf  nc-iile  Pino  iill'  atliiccn  di  Pc,aio  nel  glonin  0  suddetto  mesi-  W,  pro- 
digi di  valpre,  l:^li  eei-ea  la  morte;  ma  il  genio  della  gloria  lo  oonsorvò  a 
nuovi  trionfi.  Il  suo  cuore  era  lacei-oto  ,  essendo  stato  il  compagno  d'  armi 
di  I^-iln£,  generale  cisalpino,  che  aveva  poc'anzi  fa-adtta  la  causa  della  re- 
pubblica riunendosi  ai  rivoltosi  degli  Abbi-uzd.  Ma  il  generale  Monnier,  col- 
r  associarlo  alle  gloriose  fatidie  della  divisione  di  Ancona,  ben  sapeva  che 
la  sua  anima  virtuosa  non  aveva  partecipati,  né  conosciuti  i  disegni  del  tra- 
ditore ed  ambizioso  La-!Iuz.  Pino,  compagno  a  Mounier,  non  lasciò  giam- 
mai la  prima  linea  dell'attacco,  ebbe  il  cavallo  uccìso  sotto  di  lui.  Il  19  giu- 
gno Pino  coi  Cisalpini  attaccò  Loreto  e  Gas tel-Fì dardo,  e  si  condusse  audii- 
ccmcote  ;  il  capitano  Hossier  si  segnalò  tanto  in  questa  giornata  quanto  in 
quella  del  37  di  detto  mese  a  Fabriano,  ove  slanciandosi  sui  bastioni  fu  (v- 
l'iLo  con  un  colpo  di  fuoco  alla  testi,  e  venne  promosso  sul  cam|>o  di  bat- 
taglia al  grado  di  capo  di  battaglione.  Fu  in  quest'incontro  che  il  tamburo 
maggiore  Castan  ebbe  il  grado  di  sottotenente,  e  che  si  distinse  il  capitano 
Coste,  aiutante  di  Pino. 

Il  12  settembre  Pino  respinse  il  nemico  a  Moute-Gardetto,  ed  i  suoi  aiu- 
tanti furono  promossi,  Coste  a  capo  di  battaglione,  e  Banco  a  quello  di  ca- 
pitano, [<er  la  braviu'a  da  essi  dimostrata.  Banco,  clie  lu  l(.'rìtu,  viene  qualiti- 
cato  nella  i-cluzione  col  nome  di  prode. 


—  419  — 

Il  i  ottobre  il  pi*esidio  d'Ancona  fa  una  sortita.  Pino  guida  la  colonna  di 
sinistra,  e  senza  sparare  un  colpo  di  fucile  supera  colla  baionetta  il  primo 
ridotto,  marcia  sopra  un  altro,  che  era  difeso  da  La-Hoz.  I  bravi  Cisalpini 
vi  si  precipitano;  le  truppe  nemiche  si  danno  alla  fuga.  La-Hoz  è  abban- 
donato, ma  la  sua  anima  non  si  avvilisce,  e  cerca  una  morte  gloriosa.  Dal 
ridotto  si  slancia  a  cavallo ,  sorpassa  le  fosse ,  tira  due  colpi  di  pistola  e  si 
scaglia  sui  nemici.  Questo  tratto  di  disperazione  li  sorprende  dapprima,  ma 
si  rianimano  alla  voce  di  Pino.  Balbi,  granatiere  cisalpino,  riconosce  il  tra- 
ditore, gli  spara  contro,  e  lo  ferisce  moitalmente  ;  egli  cade,  sta  per  spirai^, 
e  travedendo  Pino,  lo  chiama  suo  amico.  L'anima  nobile  di  Pino  fu  dap- 
prima commossa  :  con  difBcoltà  si  resiste  al  commovente  spettacolo  dell'  u- 
maiiità  che  soffre ,  massime  di  un  uomo  di  cui  si  fu  amico  per  sì  lungo 
tempo.  Ma  l' indignazione  succede  ben  tosto  alla  sensibilità.  Pino  non  vede 
più  che  un  traditore,  l' assassino  del  suo  paese,  lo  respinge  ed  ordina  che  si 
finisca.  La-Hoz  termina  nei  rimorsi  una  vita  disonorata  dal  tradimento.  Balbi 
è  promosso  al  grado  di  sargente  ;  egli ,  dopo  di  avere  ucciso  La-Hoz ,  gli 
tolse  la  sciabola  ed  il  pennacchio.  In  questa  fazione ,  una  delle  piìi  impor- 
tanti ,  Pino  nel  suo  rapporto  parla  vantaggiosamente  della  bravura  dimo- 
strata dal  capo  di  battaglione  Fontanelli  e  dagli  uffiziali  cisalpini  Bonelli , 
Bursony  e  Le  Busson.  Sì  fecero  sul  campo  di  battaglia  le  seguenti  promo- 
zioni :  a  capitani  Bonelli,  Rivara  e  Loricelli  3  a  tenenti  Ghiacci  e  Baron  ;  a 
sottotenente  Ribi,  caporale. 

Ancona  capitola.  Il  generale  austriaco  entratovi  per  prendere  in  consegna 
le  munizioni,  non  avendo  trovato  che  mine  o  poca  polvere  y  disse  :  «  Voi 
non  avete  conservato  che  la  gloria,  e  le  nostre  ricevute  nulla  vi  aggiunge- 
rebbero. » 

Girard  chiude  la  sua  relazione  dicendo  : 

«  Il  tradimento  di  La-Hoz  non  avendo  potuto  sedurre  il  generale  Pino , 
quest'  uillziale,  amico  sincero  della  sua  patria,  venne  a  gettatasi  in  mezzo  della 
divisione  di  Ancona  a  partecipare  alla  sorte  dei  Francesi.  Bravura  accompa- 
gnati da  talenti  e  da  patriottismo  illustiato  dalle  più  onorevoli  virlìi,  tutto- 
ciò  che  fa  amare  e  rispettare  V  uomo ,  tali  sono  i  tratti  ai  quali  si  ricono- 
scerà r  abbozzo  del  general  Pino.  » 

Net.  5.  —  Pag.  i3. 

Per  non  lasciare  il  lettore  all'  oscuro  di  quello  che  fecero  i  Cisalpini  a 
Genova,  credo  di  dover  riassumere  in  questa  nota  i  fatti  che  riguardano  i 
nostri  connazionali,  se  non  altro  in  via  sommaria  e  complessiva,  o  per  me- 
glio dire  come  un  giornale. 

Ritiratosi  dalla  Lombardia  l' esercito  francese  (maggio  1799),  parecchi  mi- 
litari cisalpini  ripararono  nella  Liguria.  A  Genova  si  ridusse  pure  la  scuola 
del  genio  e  dell'  artiglieria  da  Modena,  comandata  dal  capo  di  brigata  Sa- 
limbeni.  Ivi  era  accreditato  come  inviato  straordinario  del  direttorio  cisal- 
pino Bossi  Luigi.  Gli  aiutanti  generali  cisalpini  Fantuzzi ,  JuUiien  ,  Ottavi  e 


■  • 


—  420  — 
Calori  ebbero  altiviUl  dì  servizio  sia  allo  stato  maggiore  generale  francra* . 
sia  presso  le  divisioni.  La  prima  mezza  brigata  d' infaiiteiia,  comandata  da 
Severoli.  fece  [«irte  del  presidio  di  Genova  (otlobre).  Venuto  Champìciooct 
a  comandare  l'esercito,  ncoetta  al  suo  stalo  maggiore  gli  uflÌKiali  cisalpini 
Poiri-ancesclit,  Cavcdoni,  ed  i  due  allievi  uilìziali  della  scuoU  del  genio  Bcl- 
tiiimi  e  Biancbi  D'Addit  CmvÌo  ;  destina  come  aggiunti  del  comandante  della 
piazza  di  Genov»  Balathicr,  Rampini  e  Bucdiia.  Lecfai  Giuseppe,  designato 
quul  generale  a  tbrmiire  a  Tolone  una  legione  italica ,  viene  a  Genova  per 
raccogliere  i  militari  isolati  cisalpini  e  quelli  fi'a  i  rifuggiti  politici  che  aspi- 
rano a  servire  lidia  milixiu ,  e  ne  inocoglie  circa  duecento.  I  Polandiì  co- 
mandati da  Dombi-owski,  <]uantun<{ue  essi  stessi  a  mal  partito,  pei^bè  ritar- 
dato il  pagamento  dei  loit>  stipendi  dalle  cnsse  francesi ,  pui-e  mossi  da  no- 
bile sentimento  di  attestare  ni  (Jisulpiui  la  loro  liconoscenza  per  1'  ospitabU 
avuta  in  Italia,  aprirono  uDa  sotbwcrÌEione  e  raccolsero  parecchie  centinaia 
di  lire,  che  consegnarono  iti  mitiistvo  Bossi  {lerciiè  k  ripai  tisse  a  quei  rifug- 
giti politici  in  aumento  di  ciò  che  loro  contribuiva  il  governo  francese.  L» 
scuola  del  genio  andò  a  Savona.  La  prima  mezza  brigala  d' infanterìa  cisal- 
pina si  trovò  in  Genova  quando  le  trup|)c  francesi  con  bandiere  e  cannoni 
«mmutiuarono  e  protestarono  di  partire  se  non  veniva  loro  pagato  u  n  acconto 
sugli  stipendi  arretrali,  ciò  che  venne  ucoonsenlilo  non  solo  ad  e&sc,  ma  ben 
anche  ai  Cisalpini,  i  quali  per  altro  non  avevano  piesa  parte  alla  sommossa. 
Questa  mena  brigata  paiti  per  la  Francia  {U  dicembre)  onde  làr  paitc  della 
legione  italica, 

11  presidio  di  Ancona  giunse  a  Genova  (6  gennaio  1800).  e  conlava  SOO 
Cisalpini,  gloriosi  avanu  di  una  eroica  difesa;  essi  si  avviarono  tosto  in  Fran- 
cia. Si  raccolsero  i  militari  cisalpini  esciti  dagli  gpedah ,  e  se  ne  formò  • 
San  Pier  d'Arena  un  de|>ositn  di  circa  duecento  comiindali  dagli  uirìziali  Ga- 
gliaiJi  e  Eilloii,  indi  vi  si  riunirono  akuni  rifuggili  politici,  i  quali  poi  fu- 
rono agglomerati  ad  una  legione  ausiliaria  polacca  reclutata  fra  i  prigionieri 
di  guerra  ;  Rossignolì  ne  fu  il  capo  di  brigata  sotto  gli  oiylini  dì  Faotuui, 
che  ebbe  a  comandare  tutti  i  corpi  collettizi. 

Calori  diresse  le  batterie  di  ponente  ;  egli  venne  inviato  parlamentario 
presso  gì'  insorti  di  Fontanabona,  e  corse  gravi  pericoli.  L' aiutante  generale 
Trivnizìo  si  recò  da  Nizza  a  Genova  (marzo)  per  comandarvi  le  guardie  na- 
zionali 1  egli  dilèse  lu  lanterna  e  la  poita  di  San  Tommaso.  Dc-Mccsier  (che 
era  prima  comandante  delle  guaidie  nazionali  di  Milano),  noinìoato  ufTizialc 
superiore  nelle  milizie  cisalpine  dal  direttorio  sempre  residente  a  Chambery, 
eblte  comando  sotto  a  Trivulzio.  ^iopraggiunto  il  generale  Massena  qual  co- 
mandante supremo  dell'  esercito,  cbinmù  qual  suo  aiutante  di  campo  il  capo 
dì  squadrone  cisalpiiio  Balabio  C^rlo.  Genova  scarseggia  di  viveri,  e  manca 
di  mulini  per  macinare  il  grano  e  le  altre  derrate  clie  vi  si  surrogano,  il 
commissario  di  guerra  Beccaria  Annibale  (fratello,  come  si  disse  altrove,  del 
rinomato  autore  del  Trattato  dei  Delitti  e  delle  Pene),  professore  di  mecca- 
nica pressa  la  nostra  scuola  del  genio,  sopperrsre  alta  insullìcenza  dei  mulini 
a  mano  con  macchinismi  ingegnosissimi  da  lui  inventati. 


—  421  — 

Balabio  d  distingue  nella  difesa  del  forte  di  Ratti;  a  Fantuzzi  è  dovuta 
r  occupazione  di  quello  dei  Due  Fratelli  ;  egli  condusse  la  sua  colonna  al- 
l'assalto con  intrepidezza  singolare.  Massena  fa  una  sortita  il  primo  mag- 
gio ,  ed  è  in  questo  incontro  eh'  ebbe  a  perire  Fantuzzi ,  come  si  è  al- 
trove indicato,  ed  i  suoi  aiutanti  Gasparinetti  Antonio  e  Foscolo  Ugo  sono 
pure  feriti  in  quell'  incontro. 

L'epidemia  propagatasi  da  Nizza  fa  strage  dei  podii  militari  cisalpini 
l'accolti  a  Genova  ;  fra  questi  fu  attaccato  il  capitano  Brugnoligo ,  aiutante 
della  scuola  del  genio;  egli  preso  dal  delirio  si  gettò  da  un  balcone  e  perì.  Il 
^0  maggio  un  vigoroso  attacco  degli  Anglo-Napolitani  ,  sballati  a  Cone- 
gliano,  venne  respinto  dagli  allievi  della  scuola  del  genio  ritornati  da  Savo- 
na; dessi,  posti  alla  batteria  della  lanterna,  vi  resero  pure  importanti  servizi.  ^ 

Si  osservò  che  tra  i  morti  di  fame  vi  erano  pih  giovani  che  vecchi. 
Sottoscrìtta  la  capitolazione  di  Genova,  i  pochi  Cisalpini  superstiti  passarono  ad 
Antibo,  da  dove  vennero  diretti  a  Milano  dopo  la  battaglia  di  Marengo. 

Net.  6.  —  Pag.  16. 


4  '. 

1  ■ 


n  capo  di  brigata  Viani,  venendo  col  suo  reggimento  da  Trento  a  Treviso, 
passa  per  un  viilaggio  ove  aveva  poderi  suoi,  e  vede  che  gli  era  stata  incen- 
diata la  casa.  Non  si  altera  per  questo  accidente,  non  raro  durante  la  guer- 
ra. Brune,  generale  supremo  dell'esercito,  trovandosi  in  quel  momento  a 
Ti^viso,  crede  doverlo  compensare  del  danno  sofferto ,  e  gli  rilascia  sponta- 
neamente il  permesso  di  far  tagliare  nel  bosco  del  Mantello  tante  piante 
quante  egli  può  riputar  necessarie  per  equiparare  il  valore  del  danno  patito. 
Ma  Viani,  delicato  di  sentimenti  e  riguardando  (come  buon  Veneziano)  sa- 
cri ed  intangibili  i  boschi  destinati  per  la  marineria ,  ringrazia  il  generale 
e  ricusa  1'  offerta,  soggiungendo  che  la  perdita  delia  sua  casa  era  pur  troppo 
uno  di  quegli  accidenti  di  guerra  ai  quali  bisogna  rassegnarsi. 


Not.7.  —  Pag.  18. 

Il  generale  Sommariva  si  trovò  in  posizione  molto  difficile ,  avendo  un 
picciolo  corpo  di  truppe  regolari  sotto  i  suoi  ordini.  Spannocchi  teneva  due 
battaglioni  di  soldati  toscani  uniti  agli  Aretini,  che  difendevano  la  loro  città, 
ove  ebbe  a  segnalarsi  anche  una  novella  Amazzone  (la  Mari),  oonducendo  le 
patrie  schiere  al  combattimento.  Sommariva,  temporeggiando,  tentò  almeno 
di  ritardare  il  movimento  di  Dupont,  diretto  in  Toscana  con  tre  divisioni  ; 
non  rispose  per  iscritto  all'  invito  fattogli  di  disarmare  gli  abitanti,  ed  inviò 
invece  a  Bologna  il  G  ottobre  4  800  un  uffiziale  (il  maggiore  Saint-Ambroise) 
per  dare  spiegazioni  verbali,  ma  queste ,  a  malgrado  della  sagadtà  del  mes- 
saggero, non  riuscirono  soddisfacenti  ,  e  fu  prescritto  il  termine  a  tutto  il 
giorno  I  i  per  il  disarmamento.  Sommariva,  colle  piccolissime  sue  forze,  non 
volle  arrischiare  una  resistenza  che,  d'altra  parte,  avrebbe  rotto  l' armistizio 
in  vigore  fra  gli  eserciti  austriaci  e  francesi  su  tutti  i  punti  del  teatro  della 

T.  IL  »a 


I 


—  W9  — 
l^ici'i'ii.  Egli  saviamente  avvìossi  ad  Ancona  ,  e  lasciù  die  S[Hinno«diì  e  gli 
Anilìiii  si  conducessero  come  luegLo  riputavano.  Ssmmariva,  durante  il  suo 
comando  nella  Toscana,  diedi^  pixiva  di  cspciienza  miljtai'c,  e  si  oondliò 
Bolla  savìexia  della  sua  condolla  lu  stima  universale,  evilò,  per  quanto  era 
in  lui,  di  (gravitare  sul  paese  occupato,  e  trovaodoM  in  Listano  di  danaro 
[ler  tal-  Tvonte  alle  spese  di  guerra,  pifferi  dì  rivolgersi  ad  un  riccliissimn 
signore  wo  congiunto,  dimorante  allora  in  Firenze  (C...  S....  G....).  il  <juale 
gli  sovvenne  circa  quai-antamila  fi-aiicesconi. 


Noi. 


-  Pag.  18. 


Fotilanelli  era  prigioniei'o  di  guerra  sulla  parola  per  la  capitolazione  d'An- 
cona :  il  governo,  per  avvantaggiarsi  de'  suoi  talenti,  lo  nomina  sott' iapetlorc 
alle  rassegne,  carica  corrispondente  al  grado  di  capo  di  brigata  e  puramente 
amministrativa,  cosiccliè  que(;li  che  la  copriva  non  era  consideralo  cornimi- 
tenie  all'  esercita.  MV  atto  che  fu  preso  allegò  queste  cii'costanze,  ma  uon  fu 
ascoltato,  e  venne  spedito  prigioniero  dì  gunra  in  Germania.  Dopo  la  pace 
di  Lunevìlle,  quando 'Footanelli  stava  per  ricatrare,  1' uflìziale  austriaco  Du- 
Mont,  incaricato  dei  registri  dei  prigionieri  a  GorÌKÌa ,  lo  ritenne,  *uppo- 
nendo  die  avesse  mancato  alla  parola  ;  inutili  furono  le  spiegazioni  date  a 
perenaderlo  che  un  sott'  ispettore  alle  ras&cgne  non  era  combattente ,  e  elle 
egli,  l-'ontanelli  ,  era  stalo  preso  viaggiando  per  una  missione  e  non  sul 
campo  ;  Du-Mont  lo  sottopose  ad  un  csnsiglio  di  guerra  ,  ed  era  per  e»ere 
condannato,  quando  il  generale  Bmnc,  informalo  dell'  avvenuto  (col  mejuo 
di  un  ullìiiale  che  corse  le  poste  per  giungere  in  tempo  a  Milano) ,  spedi 
1'  aiutante  comandante  Lecat  pi'esso  il  generale  Bcllegarde  in  Verona ,  ii 
quale,  iiniinL'ssc  le  spicgyziooi  dille,  fece  Mibito  mettere  in  libertà  Fontiinclli. 

Nol.'J.  — l';ig.  ?:>. 


Tculié  comandava,  in  assenza  di  Pino,  la  divisione  al  campo  di  lloulogne- 
sur-Mer,  e  non  la  legione  italiana;  e  fu  per  equivoco  clic  niella  tavola  del 
Précis  des  éoènemens  mifiIaiVei,  il  rinomato  generale  Malhieu  Dumas  in- 
dicò Leclii  qual  ctimandanlc  alle  coste. 

Il  giorno  16  agosto  fu  scelto  per  questa  solennità  ;  dcssa  venne  celebrata 
con  pompa  imponente ,  e  siccome  le  sehìei'c  italiane  vi  presero  parte,  non 
sarà  fuor  di  luogo  di  darne  succinta  relazione. 

Raccolgonsì  a  Terlinclhun  presso  Doulogne  40  reggimenti  d'infanteria  ri- 
parlili in  14  brigate  formanti  7  divisioni  fi-incesì  eil  una  italiana,  e  20  reggi- 
menti di  cavalleria,  iu  totale  della  foi'^a  di  10l>,000  uomini  e  1»,000  cavalli, 
sotto  il  comando  di  30  generali.  Al  rimbombo  delle  batterie  die  annunnavano 
la  fèsta,  Tinfanterìa  si  move  in  colonna  serrala  per  brigate  che  presentano  una 
divisione  di  fronte  composta  di  una  compagniadi  ciascun  reggimento.  La  cii- 
vallcria  viene  scliieraLi  in  colonne  dietro  f  infanteria.  In  avanti  del  r.impo 
della  divisione  Saint-liiluire,  alla  dritta  del  porto,  al  disotto  della  torre  d'ordì- 


ne,  un'ondulazione  del  terreno  formava  vasto  anfiteatro  die  s'innalzava  sopra 
un  declivio  dolce  sino  al  poggio  del  campo.  Quest'  anfiteatro  semicircolare 
si  apriva  dal  lato  del  mare  fino  alla  estremità  della  spiaggia  alla,  ove  il  trono 
imperiale,  colla  sedia  antica  del  re  Dagoberto,  ergevasi  nel  centro  sopra  un 
dado  ornato  di  trofei  d'  armi  colle  bandierc  prese  nelle  battaglie  dì  Monte- 
notte,  di  Lodi,  di  Arcole,  di  Rivoli,  di  Castiglione,  delle  Piramidi,  del  Monte 
Tabor,  di  Aboukir,  di  Marengo.  In  mezzo  di  questo  gruppo  vi  era  in  piedi 
l'armatura  degli  elettori  d'Annover,  il  tutto  sormontato  da  una  immensa 
corona  d'  alloro  in  oro,  sopra  la  quale  si  agitavano  le  code  porporine  degli 
stendardi  dei  bey  d' Egitto.  Ogni  testa  di  colonna  ti*ova  il  suo  posto  tracciato 
in  modo  clie  ciascuna  di  essa  figura  un  raggio  diretto  verso  il  trono:  la  cìì- 
valleria  si  mette  in  battaglia  di  dietro  all'estremità  dell' ai*co,  formando  esat- 
tamente un  mezzo  circolo  :  la  guardia  imperiale  sta  dì  dietro  del  trono  ; 
l'anfiteatro  naturale,  che  s'innalza  posteriormente  a  questa  arena,  era  co- 
perto di  spettatori  accorsi  dalle  città  e  campagne  vicine.  I  membri  della  Le- 
gion  d'onoi*e  di  ogni  brigata  formavano  un  drappello  in  testa  delle  colonne 
dalle  quali  erano  divisi  per  gmppi  ;  ^000  tamburi,  KOO  trombe  e  ^0  musi- 
che reggimentarie  di  tutto  l'esercito  erano  collocati  a  dritta  ed  a  sinistra  del 
trono  sopra  il  diametro  del  semicircolo. 

A  mezzogiorno  tutto  essendo  così  predisposto,  ed  i  generali  alla  testa  della 
loro  brigate  e  divisioni ,  l' imperatore  patte  dalla  torre  d' ordine ,  e  la  sua 
mossa  è  annunziata  da  una  salva  ;  al  suono  delle  trombe  e  delle  acclamazioni 
sale  il  ti'ono  avendo  alla  sua  dritta  ed  alla  sua  sinistra  i  suoi  fratelli,  divenuti 
principi  francesi.  Il  brillante  corteggio  dei  ministri,  marescialli  dell'impero, 
colonnelli  generali,  stato  maggioi-e,  senatori,  consiglieri  di  Stato^  che  si  tro- 
vavano a  Boulogne,  prende  posto  per  gradazione  sul  palco  inferioi'e  ed  in- 
torno al  trono. 

Al  segnale  di  una  salva  tirata  dalla  torre  d'ordine  si  fa  profondo  silenzio, 
ed  il  grdii  cancelliere  dell'  ordine  della  Legion  d'  onore  pronuncia  un  di- 
scorso. Il  battere  contemporaneo  di  tutti  i  tamburi  annuncia  la  prestazione 
del  giuramento  dei  legionari,  che  per  drappelli,  a  bandiere  spiegate,  si  {mr- 
tano  nel  mezzo  dell'  arena.  L' imperatore  pronunzia  egli  stesso  la  formola 
del  giuramento,  ed  appena  i  legionari  hanno  risposto:  «  Noi  lo  giuriamo;  » 
egli,  elevando  fortemente  la  voce,  soggiunse  :  «  Voi  duncjue,  o  soldati ,  giu- 
rate di  difendere  a  costo  della  vostra  vita  T  onore  del  nome  francese,  la  vo- 
stra patria,  il  vostro  imperatore.  »  Egli  fa  dopo  di  ciò  la  distribuzione  delle 
decorazioni  riposte  nell'  elmo  di  Duguesclin,  posto  sopra  lo  scudo  del  cava- 
liere De  Bayard,  portato  da  colonnelli  dello  stato  maggiore.  I  grandi  ufìiziali 
sono  condotti  a  piedi  del  trono  dal  ministro  della  guerra  niarcsciallo  Ber- 
thier  ;  gli  uffiziali  e  legionari  sono  presentati  dal  gran  cancelliere  Lacepede. 
Sono  decorati  fra  gf  Italiani  i  generali  Teulié,  l'aiutante  Fontanelli  ed  altri. 

La  festa  termina  a  sera  con  una  scarica  di  caitocci  a  stelle  fatta  da  it$,OuO 
uomini  schierati  in  battaglia  sull'  alta  spiaggia  dell'  Oceano. 


Noi.  IO. 


-  Pag.  S3. 


Il  generalo  Alessnndro  Teodoro  Trivuliìo  apparlen(.*va  od  tina  delle  piìi  il- 
lustri Tainiglie  di  Milano,  ed  ei-a  dello  »li[iite  del  Magno  Trìulzio.  Egli  co- 
mandò nel  Ivicnnio,  dapprima  la  guai-dtii  nazionale,  che  tanto  contritiuì  alln 
conservazione  dell' online  in  tempi  diflicili  ;  poi  prese  cervino  nelle  militic 
cisalpine  in  qualità  di  aiutante  generale,  e  fu  impiegato  nella  dilesa  di  Ca- 
nova. Non  molto  stante  salì  al  gnido  di  generale  di  brigata ,  e  pi-psc  parte 
alla  fazione  di  Siena  contio  i  NapoliUini;  fu  il  primo  ispettore  generale  della 
gendarmerìa  nazionale,  andò  ai  comizi  di  Lione  come  nolabilc  del  mio 
paese,  e  là  Bonaparte  lo  accolse  con  particolare  rìguardo,  indi  Io  scelse  mi- 
nistro della  guerra.  In  questa  cai-ica  eminente  diede  per  trenta  mesi  prove 
di  zelo.  All'  esercito  delle  coste  della  Manica  si  fece  amare  dal  soldato.  Non 
ebbe  incontri  per  dur  m.iggi or  saggio  de'  suoi  talenti  militari.  Recatoci  a  Pa- 
rigi per  assistere  all'  incoronazione,  Napoleone  ve  lo  trattenne  qualche  nicfc, 
ed  ai  3  mai'zo  (80H,  dopo  breve  mulaitid,  ctssò  di  vivei-e.  L' imperatore  ordinò 
^li  fossero  resi  i  grandi  onori,  ciò  che  l'u  Kitlo  con  quella  maggior  pompa 
e  decoro  che  ii  poteva.  Tutta  la  guarnigione  di  Parigi  prese  le  ai-uii  pe'  luni 
funerali  ;  quattio  generati  di  divisione  francesi  sorreggevano  i  lembi  dcllu 
ttrato  mortuario-.  Miollis,  Duplewis,  Michsud  e  Morlot.  Il  cai'dioale  Oprara, 
legato  pontiGcio  ed  arcivescovo  di  Milano,  recitò  le  esequie.  Benemerìtn 
dello  Slato  pei  servigi  da  lui  resi,  e  caro  a  tutti  per  la  dolcezza  del  suo  cj- 
rattere,  fu  compianto  ]iel  suo  fine  immaturo  nel  liore  dell' etìk.  Ld  divisionn 
che  comandò  ebbe  a  celebrare  i  suoi  tìinenili  nel  campo.  Foscolo  Ugo  ,  ad- 
detto al  suo  stato  maggiore  qual  capitano,  facendosi  interprete  dei  sentiaicilti 
de'  suoi  coQimililoiii,  dtltù  qucst' epitalfLo  : 

ALEXA>DRO  TRIVIÌI.TIO 

AlIXILIORUn      tTALICtm      LECITO 

GiLLie  EXTinCTO  i 

nILITES 

adouam  freti  nniTinnici 

GiLLICA     CnllORTE     COWlTiTl 
LKVEa  TEIIKl» 
.«TER^ilH   PAGE» 
gi£ST[S.-illll    1 


Noi.   H. 


-  Pog.  23. 


Alessandra  Malaspina  di  Fosdinovo  era  uffiziate  distintissimo  di  marina. 
Aveva  militato  in  Ispiignn.  Sono  note  le  peripezie  per  esso  avute  coirutiicio 
d' inquisizione  di  quel  reame.  iUcntrc  eia  nelle  eatceri  di  essa ,  il  vicepresi- 
dente Melzi  impegnò  il  primo  console  Bona|>arte  ad  ottenere  che  fosse  libe- 
rato questo  individuo,  nativo  di  un  paese  che  faceva  parte  della  repubblica 


—  425  — 

Noi.  1 2.  —  Pag.  24. 

Sembrerà  anacronismo  il  dare  come  già  esìstente  nell'anno  1805  il  fab- 
bricato del  campo  di  Montechiaro,  essendosene  solo  allora  ordinata  l'cdifi' 
cazione.  Ma  si  è  mirato  con  ciò  a  riunire  due  cose  in  un  punto  solo. 

Fu  in  occasione  di  questa  rassegna,  che  Napoleone  (richiamandosi  alla  me- 
roorìa  i  prodigiosi  successi  ottenuti  nel  1796  nella  giornata  campale  di  Casti- 
glione) pensò  alla  costiiizione  di  un  campo  in  questa  vasta  pianura.  Forse  egli 
ideò  di  associala*  le  rimembranze  del  suo  trionfo  all'utilità  del  servizio  pub- 
blico con  un  edilìzio  così  gi'andioso,  che  era  ben  pi*efcribile  ad  un  semplice 
monumento  architettonico. 

Il  campo  era  disposto  secondo  le  regole  militari  degli  accampamenti ,  se 
non  che  doveva  essei^  stabile  ed  edificato  in  pietre. 

L' ordinanza  militare  in  allora  vigente  per  la  composizione  di  un  batta- 
glione d'infanteria  lo  pollava  a  nove  compagnie  ognuna,  divisa  in  quattix) 
sezioni.  Successivamente  poi  (97  giugno  ì  808)  il  battaglione  di  guen^  venne 
ridotto  a  sei  compagnie  con  insignificante  differenza  nel  numero  degli  uo- 
mini. 

Questo  edilìzio  venne  stabilito  nella  così  detta  campagna  dì  Montechia- 
ro (Tav.  F),  a  destra  della  postale  da  Brescia  a  Mantova,  in  quasi  contiguità 
della  postale  suddetta,  a  miglia  8  1/9  geografiche  da  Brescia,  a  miglia  5  4/3 
da  Castenedolo,  a  miglia  3  51%  da  Montechiaix),  ed  a  miglia  98  da  Mantova. 
La  figura  assegnata  al  campo  (Tav.  G)  è  i^ettangola,  prossima  al  quadrato, 
avente  la  lunghezza  di  metii  1055  nella  direzione  da  levante  a  ponente  , 
quasi  paralella  alla  suindicata  postale,  e  la  larghezza  di  metri  1000  nella  di- 
i-ezione  da  tramontana  a  mezzodì  ,  abbracciando  così  la  superfice  di  metri 
1,035,000,  pari  a  4035  pertiche  nuove  censuarie  di  mille  metri  cadauna. 

Il  perimetro  era  chiuso  da  muro  foggiato  a  curva,  e  propriamente  a  quarto 
di  circolo  nei  quattro  angoli  in  cui  vennero  lasciati  otto  ingressi  euritmici 
per  comunicare  al  campo,  quattro  dei  quali  in  precisa  con*ispondenza  della 
mezzaria  di  ciascun  lato,  e  gli  altri  quatti'o,  uno  per  angolo,  nella  mezzaria 
dei  tratti  in  curva. 

Le  baracche  in  mui'atura,  per  l'alloggio  dei  militari,  erano  di  egual  forma 
e  misura^  cioè  lunghe  metri  40.  65,  larghe  5.  50,  alte  in  gronda  9.  60,  co- 
pciie  da  tetto  e  costituite  di  un  sol  piano  precingevano  il  campo,  rimanen- 
dovi uno  spazio  libero  tutto  all'  ingiro  tra  le  baracche  suddette  ed  il  muro 
di  circuito  della  larghezza  di  metri  80,  difeso  da  trinceramento  con  fossato 
esterno. 

Il  campo  dovendo  servire  per  lo  stazionamento  di  ventiquattro  battaglioni 
di  sei  compagnie  cadauno,  in  ogni  lato  del  rettangolo  erano  stabilite  le  ba- 
racche per  l'alloggio  di. sei  battaglioni. 

Le  baracche  suddette  in  ciascun  lato  erano  divise  in  quattro  eguali  ri- 
partimenti  euritmici ,  comprendendone  ogni  rìpartimeiito  cinquanta  tra 
loro  staccate  e  disposte  in  sei  filari ,  i  primi  quattro  costituiti  da  nove  ba- 


I 


—  426  — 
racfihc  cadauno  p«r  l'alloggio  dei  soldati  (tra  il  quailo  eJ  il  quinto  vi  erann 
le  cucine},  il  quinto  da  cloquc  tid  uso  dei  sott' uiliziali,  ed  il  sesto  da  nove 
|ict'  l'allnggiodi-^li  uffiuali. 

Vi  craDo  iiioiti-e  sei  baracche  di  maggior  capacità  difitiibuile  io  corpi 
avanzali  vei'so  l' interno  del  campo,  luogo  i  tre  lati  di  ponente  ,  levante  e 
tramontana,  in  ragione  di  due  per  ogni  lato  ,  destinate  per  l'alloggio  di 
due  generali  di  divisione  e  di  qiinttro  genemli  di  brigata. 

£  nel  quarto  lato  ver&o  hiczukII  vi  erano  pure  due  baracche  in  corrispon* 
denza  degli  altrì  avancorpi,  destinate,  una  per  il  capo  dello  stato  maggiore 
generale,  e  l'altra  per  il  seguito  del  re, 

l'inaltDcntc  al  detto  lato  di  inczKodi,  e  nella  precisa  mcuarin  del  medai- 
mo,  vi  era  come  altro  avancorpo  la  baracca  piii  grande  ])er  il  i-e  ,  situata 
fra  i  suddetti  due  ultimi  alloggi  ,  dietro  la  quale  erano  stibilile  le  guardie 
d'onore  in  dicci  baracche,  formanti  iMta  ai  fdari  di  quelle  destinate  per  l'al- 
loggio della  truppa. 

A  separazione  del  ennipo  dagli  ulloggiamcutl  erano  proposte  delle  {ù;iiit)i> 
gioni  di»trìbuite  in  tei  lilari  circondanti  il  campo  stesso  nello  spauo  inter- 
posto tra  l'alloggio  degli  uflìeiuli  e  quello  dei  generali,  ed  ultra  pianljigione 
doveva  esservi  nei  quatti-o  angoli  tn  testa  ai  bracci  di  fabbricato,  divise  in 
cinque  fdari  foggiati  a  quadralo. 

Ogni  battaglione  èva  «ervito  da  due  fotti  di  acqua  potabile  situati  eurìtmi- 
camente fra  le  baracche  degli  utKmli  e  quelle  della  tiuppu,  e  vi  erano  pure 
le  oi«orrevoli  laU'ine  praticate  nel  muro  di  circuito. 

All'oggetto  di  fornire  al  campo  l'acqua  necessaria  pel  servizio  del  mede- 
simo, non  bastando  all'uopo  ì  trentaduc  designati  pozzi ,  si  combinò  di  de- 
rivarla dal  naviglio  di  Brescia,  alimentato  dal  Gume  Chiese,  coli'  estraùooe 
che  nevien  falla  a  Gavardo  col  meizo  del  gran  partitore  l^cbi.  E  la  deri- 
vfl/-ioue  :.i  è  in  fatti  praticata  a  .inibirà  a  cor^a  d'  acciua  di  e»o  naviglio  uclU 
località  detta  dei  Tre  Ponti,  in  fregio  della  postale  veneta,  nello  st!d>ililo 
quantitativo  di  un  quadretto  bi'csciano  (Tav.  (1). 

L' acqua  derivala  come  sopra  venne  primieramente  introdotta  nella  Se- 
riola Lupa,  di  ragione  privata,  indi  scorreva  in  altro  canale  privato  detto  il 
Vaso  Hasica,  sino  al  sito  denominato  Albera,  da  dove,  mediante  condotto 
appoaitamentc  scavato,  giungeva  al  campo  in  angolo  di  [mnente  a  ti-amoii- 
tana.  Suddivisa  l'acqua  in  detto  punto  in  due  canali,  uuo  maggiore  e  l'altro 
minore,  il  primo  cingeva  esternamente  il  campo  in  aderenza  al  muro  di 
circuito,  e  serviva  per  la  polizia  delle  latrine,  il  secondo  girava  internamente 
tra  gli  alloggiamenti  e  le  piantagioni  per  servizio  delLi  tiuppa. Riunita  poi 
di  nuovo  in  un  canale  unico  in  angolo  di  levante  e  me72ogiorno,  tuttii  l'ac- 
qua convogliata  dai  detti  due  canali  serviva  ancora  (x.-r  l' irngazìone  dei  fondi. 

L'  aci{ua  derivala  dal  naviglio  giungeva  al  camjx)  dopo  un  viaggio  di  me- 
tri 9200,  così  divisi  :  per  nietri  3100  scori'cva  nel  condotto  della  Seriola 
Lupa,  per  altri  metri  2M00  scorreva  nel  Vaso  Rasici,  e  pei  residui  metri  3301) 
scorreva  nel  canale  appositamente  scavalo  per  la  condotta  dell'acqua  sud- 
detta. 


—  427  — 

Lungo  il  canale  interno  erano  stabilite  le  occorrevoli  coperture  in  corri- 
s^ìondenza  degli  accessi  ai  risi)ettivi  alloggiamenti. 

La  gran  piazza  interna  del  campo  per  la  manovra  d'istruzione  della  truppa 
riusciva  lunga  metrì  60S  e  larga  metri  K70,  e  quindi  della  superfice  di  me- 
tri quadrati  34),8ttO. 

Del  suddetto  campo  vennero  col  fatto  unicamente  eseguiti,  sotto  il  cessato 
governo  italiano,  due  bracci  di  alloggiamenti  a  levante  e  tramontana,  oltre 
una.  piccola  po^^ione  del  braccio  di  ponente  in  angolo  verso  tramontana , 
dove  risiedeva  V  uffizialità  in  genere. 

La  capacità  del  campo  dovendo  orìginariamente  essere  per  sedici  batta- 
glioni a  nove  compagnie  (ossia  per  1(4  compagnie),  ne  conseguitò  che  que- 
ste formarono  poi  ventiquattro  battaglioni  a  sei  compagnie. 

Ognuno  dei  quattro  lati  si  divideva ,  come  si  disse ,  in  egual  numero  di 
ripailimenti,  questi  in  altrettanti  ordini,  ognuno  di  nove  baracche,  e  perciò 
per  nove  compagnie  cadauna  a  quattro  sezioni,  cioè  una  baracca  per  sezione. 

Lo  spazio  assegnato  dall'ordinanza  ad  una  fila  (uomo)  era  di  mezzo  metro. 

Per  r  edificazione  di  quest'  opera,  che  per  il  suo  complesso  merita  di  stare 
a  lato  dogli  edifici  dell'  antica  Roma,  era  stata  allogata  la  somma  di  fran- 
chi i,^5Sl,000.  00,  riparabile  in  dodici  anni  a  datare  dal  1807 ,  in  modo 
che  per  il  IBIS  tutto  doveva  essere  ultimato. 

Nei  sei  primi  anni  si  erogarono  franchi  576,000.  00 ,  ed  i  restanti  fran- 
chi 580,000.  00  a  compimento,  venivano  accordati  annualmente,  e  già  nel 
1813  se  ne  erano  assegnati  franchi  100,000.  00. 

La  perizia  era  dettagliata  come  segue  : 

Baracche  800  a  franchi  1060.  00  per  cadauna  .  franchi  848,000.  00 

Pozzi  32  a  franchi  1300.  00                      »                   »  48,000.  00 

Latrine  62  a  franchi  14».  00                    »                   »  8,990.  00 

Trinceramento  per  chiudere  il  campo »  36,000.  00 

Canale  per  condurre  le  acque  (non  compreso  il  va- 
lore dell'  acqua »  44,000.  00 

Baracca  reale    »  72,000.  00 

Baracche  12  per  la  guardia  reale «  12,720.  00 

idem     8  per  il  ministro  della  guerra,  per  il  capo 
dello  stato  maggiore,  per  due  generali  di  divisione 

e  per  quattro  di  brigata »  76,000.  00 

Piantagioni  d' alberi »  71,000.  00 

Spese  d'  azienda  ed  imprevedute    »  53,290.  00 

ToUle  fianchi     1,252,000.  00 
Per  i  letti  da  campo,  panche,  tavoli,  rastelliere  d'ar- 
mi, assi  per  i  sacchi  (mociglie)  per  i  sott'  ufBziali 
e  soldati,  non  che  per  i  letti  e  mobilia  degli  uf- 
fiziali,si  riteneva  poter  essere  la  spesa  .  .  .  franchi       248,000.  00 

Totale  complessivo  franchi     1,500,000.  00 


—  428  — 

Compiuta  la  deKriùone  del  campa  di  Montccliinro  in  modo,  almeno  ine 
ne  lusÌDgo,  da  lasciar  poco  più  da  dcsiderai'e  a\  lettoi'e,  ben  mi  avveggo  dte 
ù  troverà  essci'i?  piuttosto  laconiche  che  no  le  notizie  da  me  dale  sugli  altri 
principali  ctobilimenti  militari.  Ma  se  si  porWi  mente,  cbe  Tui  a  ciò  indotto 
dalla  circostaoM  di  non  avcrc  tutti  i  dati  neci»sari  per  oiTrii-e  un  lavoro 
perfetto,  mi  si  avrà  per  iscusato.  Ora  però,  meglio  rillettcndo,  vegga  che 
potrà  riuscite  non  disaggradevole  di  conoscere  quello  che  è  a  mia  cognizione 
e  perciò  mi  accingerò  a  dire  almeno  tutto  quello  che  io  ne  so. 

A  Cajonvico  ,  poco  al  di  fuori  di  Brescia,  sulla  strada  checooduce  a  Ve- 
rona, era  in  costruzione  fino  dal  ltt07,  un  gi'andioso  edificio  pur  la  foo- 
deiia  e  foreria  dei  cannoni  di  terrò  (onde  sottrarsi  alla  necessiià  di  com- 
perarli dalia  maniftittui'a  francese  di  Ruct  ],  ed  un  laborarorio  delle  ancoiv. 
L'edilìzio  aveva  forma  rettangolare,  ed  il  lato  che  prospettavasi  dalla  strada 
postale,  conteneva  il  corpo  delle  abilaiioni  degli  operai  e  direttori  dello  sta- 
bilimento. Quello  opposto,  che  formava  la  parte  posteriore  del  detto  retta»- 
golo,  conteneva  la  fooderia  e  foi'eiia  dei  cannoni,  ed  era  l'opifìcio  propria- 
mente detto.  Due  portici  a  colonne  doriche,  fiancbcggiavano  i  lati  del  fab- 
bricato, e  tiervivano  a  congiungere  fra  loix)  i  due  corpi  meuxionatì.  In  meixa 
cravi  un  vasto  cortile,  e  fra  la  strada  e  l'edtGzio  scorreva  il  naviglio,  di  cui 
una  {larte  delle  acijuc  diveitivasi  con  apposito  canale  per  animare  le  mac- 
chine. 

Nel  1814  la  fabbrica  era  prossima  al  suo  compimento.  Non  mancavano 
che  i  serramenti,  gì' intonachi  e  le  macchine,  ed  ci-ansì  spesi  più  di  cinque 
centomila  franchi. 

Per  alimentare  questo  grande  opifìcio,  si  avevano  dì  mira  le  possibili  ri- 
soi-se  del  combustibile  fossile,  alla  di  cui  ricerca  si  làcevano  le  pratiche  pi& 
assidue  ne' nostri  monti.  Il  colonnello  Trouchou  dell'artiglierìa  della  mai-ina 
italiana  credette  po^.iibile  di  rinveuirne  nei  dipartimenti  dell'Adige  e  del  llac- 
cbiglione,  ove  si  tacevano  operare  degli  scavi,  quando  sopravvenne  la  guerra 
n(]l  t8l3.  Ed  altronde  il  governo  del  regno  d'Italia  aveva  già  raccolto,  sulla 
possibilità  di  rinvenire  del  carbone  fossile,  le  seguenti  indicazioni. 

Adige.  —  Dolca,  Giazza,  Vestena  nuova,  Zago,  Campotaiano  (  ?  ) 

Alto  Àdiijii.  —  Bientnnico,  presso  e  sotto  &)ini  alla  Cambrac,  Pergine,  Susà, 
frazione  di  Iloncagna,  alla  Ceiva,  Borgo  di  Vdisugana ,  sul  monte  Civeron 
alla  desti-.i  del  Bjenta  in  faccia  a  Castelnovo,  M.idrano  al  Pisson,  Castel-Ti- 
sino  nella  valle  d'Arso  a  Tavesie,  e  nel  monte  Prapccù,  Egna ,  frauone  di 
Aldein  a  Taiibenlech. 

Bacchiglionc.  —  Arzignano,  alla  Cantra  della  Calvarina  fondo  Congari, 
e  Periae,  Recoaro  e  Chiampo,  alle  Conti-j  del  Pugnello,  e  del  Moto  Rondi, 
e  Valdagno  alla  Centra  Bevilacqua,  San  Giovanni  Uarione  nel  monte  di 
Levati  i. 

Cros(o/o.  —  Monte  Zibio,  presso  alla  Salsa  alle  Vigne. 

/jario.  —  Curando,  distielto  di  Varese,  nel  bosro  i'im[>ctto  a  Cliirla,  Me- 
scnzana  presso  al  villaggio,  Garmignago,  sulla  strada  di  Porto  di  Val-Tra- 
vaglia,  Gana,  sulla  via  di  Indono  in  vetta  al  colle,  Moltrasio  alle   Pi  ode ,  e 


—  429  — 

# 

^ncl  monte  di  Blevio,  che  gli  sta  dirìmpetto.  Sotto  Gastel-Baradello  vi  sono 
delle  ve n uzze. 

Mella.  —  Vallio  al  fosso  Fraino. 

MeiatifO.  —  Poggio  cupo,  frazione  di  Maiolete,  Pergola  alle  fontanelle, 
Pesaro,  nella  collina  verso  la  Gittolica. 

Musane,  —  Fiorenzola  ,  Urbino,  Ancona,  San  Severino  ai  forni ,  fra- 
zione di  Palazzate. 

Panaro,  —  Sassuolo  al  fosso  della  valle. 

Rubicone,  —  Sogliano  sotto  il  castello. 

Meno.  —  Civitella  alla  Vallona,  e  Mortalizzo,  Sette  fonti. 

Serio.  —  JefTe  (  lignite  ). 

Tronto.  —  Scannello,  Mon falcone,  frazione  di  Santa  Vittoria,  Marano  e 
Sun  Benedetto,  Sant'Angelo. 

I  punti  che  a  preferenza  si  volevano  esplorai^  profondamente,  erano  Solca, 
Pug nello.  Monte  dei  Lovatti. 

Fu  destinata  l'area  del  soppi^esso  e  demolito  convento  di  San  Francesco  in 
Milano,  per  edificarvi  una  grandiosa  caserma  per  i  veliti  i^ali,  e  furono  acqui- 
state le  case  adiacenti,  di  proprietà  Cominetti^  Pellegrini,  Gemetti,  Visconti 
d'Aragona  e  Crivelli  Olgiati.ll  colonnello  del  genio.  Rossi  Gerolamo,  ne  fece  il 
disegno.  Era  un  perfetto  quadrato,  e  la  sua  gran  corte  dividevasi  da  un  al- 
tro braccio.  Nel  1807  incominciarono  i  lavori,  e  nel  1815  erano  ultimati 
due  lati,  ed  incominciatone  un  altro.  La  spesa  incontrata  fino  al  4810,  epoca 
in  cui  i  lavori  cessarono  d'essere  eseguiti  dall'appaltatore  Giuseppe  Ramelli, 
fu  di  circa  quattroccnt  orni  la  franchi.  1  lavori  dal  i811  in  avanti,  furono  fatti 
per  economia  sotto  lu  direzione  del  suddetto  colonnello,  e  devono  aver  im- 
portato circa  settecentomila  franchi.  Questo  magnifico  edifìzio,  la  cui  spesa 
venne  calcolata  in  franchi  1,970,000.  00,  doveva  essere  terminato  nel  1817. 

La  fonderia  e  foreria  dei  cannoni  di  bronzo  in  Pavia,  esisteva  nel  locale 
detto  il  Salone.  Nel  1805  (8  settembre)  fu  appaltata  al  fenditoio  Bianchi, 
che  incominciò  le  sue  fondite  nel  180tt  (maggio)  e  continuò  fino  al  1809, 
indi,  dal  1810  in  avanti,  fu  retta  per  economia.  In  essa  si  fondevano  ogni 
specie  di  bocche  a  fuoco. 

Non  mi  è  dato  di  conoscere  il  numero  di  tutte  le  bocche  a  fuoco  colate,  ma 
mi  consta  solo,  che  negli  ultimi  cinque  anni  furono  trecento,  né  posso  indi- 
care ((uale  sia  poi  quella  degli  altri  quattro  anni  precedenti,  dacché  si  può 
ritenere,  che  la  fonderia  abbia  esistito  per  nove  anni;  ma  per  mettere  il  let- 
tore in  grado  di  congetturare  presso  a  poco  l'entità  delle  fusioni  fatte,  reputo 
opportuno  di  sottoporgli  la  seguente  osservazione. 

Il  primo  console  Bonapartc,  con  decreto  del  30  agosto  1802  ,  ordinò  la 
cessione  alla  repubblica  italiana ,  delle  artiglierie  delle  sue  piazze  forti 
(vedasi  Voi.  I,  pag.  119).  In  conseguenza  di  ciò,  il  capo  di  brigata  dell'ar- 
tiglieria francese  Claudio  Giuseppe  Saint  Vincent,  consegnò  il  2  aprile 
1805  al  capo  di  brigata  dell'artiglieria  italiana,  Fedenco  Guillaume,    957 

T.  IL  h» 


—  450  — 

Ixkccfac  a  fuoco,  ed  nitri  oggclli  uttiiienti,  |)er  il  viiloi-e  peiiiiile    tli 

»,01 8,880.  00. 

Fra  le  boccile  a  fuoco,  ve  ne  erano 40i     in  ferro 

Di  calibri  da    ih,  \ 6,  lì    e  0 3H3     io  bronr/t 

Di  viiri  calibri  non  d"  ordinania 185  idem 


357 


,  uiaicmc  iid  hIuì 
[:'i]UiiH  pure  non  i 


Questi  ullioii  vennero  colati  nclU  foiid 
pervennero  poi  dalle  piunie  forti  venete  i 
conosciuta  la  quantità. 


Oltre  questi  considerevoli  LtlifiEi  lultiUirì,  si  efUllnaroito  |Hii  per  la  ina- 
rinu  lavori  idraulici  di  inoltn  cntiti^,  a\  porto  di  Mtilauioccn  a  VcncAin,  e  l'n- 
dattumento  del  porto  di  Aiicana  per  iiiettere  al  ucuiu  mia  flotlji,  e  di  iiue- 
iti  si  h  già  tenuto  disoorao  a  suo  luogo. 

Se  alcuni  degli  stabilimenti  goprii  menzionati  sono  ritnaslì  iiicoiupìuti , 
vuoisi  nttiibuii'c  la  causa  alle  gi-avou;  t]Wiie  che  «ovrailavaiio  al  tcMvro,  per 
opera  dipendenti  da  altri  ministeri,  come  l'uieiia  di  Milano,  la  strada  del 
Seinpione,  l'immissione  elei  Reno  nel  Po,  lu  balte  della  Borauu,  il  (filiale  di 
Pavia,  il  parco  di  Monza  (pei'tidie  10,408,  valuUte  frandii  9,353,000.  00), 
lo  stradone  da  Monza  a  Sesto,  la  strada  di  ciix^avollaiionc  di  Milano  colla 
Porla  Nuova,  il  ponte  dì  BofTalorn  sul  Ticino,  la  diga  Chasseloup  a  Man- 
tova, il  fabbricato  nella  contrada  Larga  in  Milano,  per  ampliare  il  palauo 
reale  ed  altre  ininoi'i,  cbe  assorbivano  rilevantissime  somme. 


N0U4S.— Pag.  16. 

L'esercito  italiano  occupava  ne!  IBOH  le  seguenti  posizioni 
Diviiioiie  TeuUé  alle  coste  deìta  lUanìca. 

artiglieii 


1."  reggimento  d'infanteria,  t."  e  5."  leggeri. 
e  zappatori     


ììivisione  Lechi  nel  regno  di  jV(q>o(i. 

3."  4.°  e  S."  reggimenti  d' infanteria  italiani,  1."  d'in- 
fanteria e  di  cavalleria  polaccbi,  artiglieri  e  zappatori 

All'esercito  dall' Jdige,  e  (ielle  piasse  /brfi. 

9."  reggimento  d'infanteria,  (."battaglione  di  bersa- 
glieri bresciani,  due  reggimenti  di  di-agnui,  1,"  reggi- 
mento  di  cacciatori  a  cavallo,  ailìglieria  e  zappatori  . 


Cjvnlli 
200 


7000 
Ì9,000 


SUOI) 

?i*00 


—  431  — 

Uomini        Cavalli 

Somma  retro  .  .  .     23,000         5100 
Guardia  reale  a  Pan'gi  ed  a  Milano 3000  600 

Divisione  dell  interno. 

I  depositi  di  8  reggimenti  d'infanteria,  di  h  di  caval- 
leria (  i  pohicchi  compresi  ),  i  veterani ,  invalidi ,  la 
gendarmeria,  ed  i  depositi  dei  corpi  dell'artiglieria 
e  del  genio 6400         IStOO 


Totale         3U00         5200 

JVB,  La  divisione  Lechi  si  riunì  poi  all'esercito  dell'Adige.  Il  reggimento 
di  cavallerìa  polacco,  passò  alla  divisione  Elspague,  surrogato  dal  1.^  caccia- 
tori italiani.  I  due  rcggimenti  dragoni  furono  riuniti  alla  divisione  Mermet. 

Due  compagnie  di  volteggiatori  del  i,**  reggimento  d'infanteria,  e  due 
squadroni  di  gendarmeria,  fecero  parte  della  divisione  Gardanne ,  e  due 
compagnie  di  granatieri   di  questo  reggimento  della  divisione  Partonneaux. 

I^  guardia  reale  andò  coli'  imperiale  in  Germania. 

Nell'interno  si  formò  coi  depositi  una  divisione  di  quatti*o  battaglioni  di 
infanteria,  di  un  reggimento  di  cavalleria,  ed  una  batteria  d'artiglieria,  e 
si  nunì  per  tal  modo  una  divisione,  che  Fiorella  condusse  a  Trento. 

Le  guardie  d'  onore  ,  i  veliti  reali ,  ed  i  depositi  degli  alu*i  corpi  della 
guardia,  erano  a  Milano. 

I  cannonieri  guardacoste  restarono  sulle  coste  dell'Adriatico  nella  Ro- 
magna. 

Not.  i4.  —  Pag.  30. 

La  guardia  reale  che  si  ti'ovò  sotto  Ulma,  si  componeva  di  : 

Un  battaglione  di  granatieri:  colonnello,  Lechi;  capobattaglione,  Van- 
doni. 

Uno  idem  di  cacciatori:  colonnello,  Contadini;  capobattaglione, 
Gistaldini. 

Due  squadroni  di  dragoni  :  colonnello,  Viani  ;  caposquadrone  ;  Nar- 
boni  e  Villata. 

Una  compagnia  d'artiglieria  a  cavallo  ;  capitani  :  Raspi  e  Pecchio. 

Una      idem       del  treno  d'artiglieria  :  comandante,  Champigny. 

Noi.  15.— Pag.  34. 

II  viceré  andò  a  Monaco  per  unirsi  in  matrimonio  colla  principessa  Au- 
gusta Amalia  di  Baviera ,  Gglia  del  re  Massimiliano ,  principessa  dotata  nel 
grado  più  eminente  di  tutte  le  qualità  che  cai^atterìzzano  l'  elevatezza  dei 


—  452  — 
centimcnti,  la  bontà  e  la  beneficenza.  La  celebrazione  del  malrimonio  cM» 
luogo  colli  mnggior  pompa  il  (4  gennaio  1800  in  Monaco.  Gli  sposi  fecero 
il  loi'o  ingresso  in  Milano  il  giorno  H  febbraio ,  ed  in  qiiesl'  occasione  fu 
eretto  arliGcialmentf  un  arco  di  trionfò  a  Porta  Oiienlnle  sul  disegno  dì 
Gagnola.  In  appresso  il  con&iglio  comunale  di  Milano  decretò  dovciiì  ese- 
guire quello  slesso  disegno  in  marmo  nella  Piazza  d'Armi  per  etcìnai-e  la 
memoria  delle  gloriose  gesta  di  Napoleone. 

Not.  Ifi.  —  Pag.  34. 

La  composizione  della  divisione  Teulic  non  soffrì  cambiamento;  il  5," 
reggimento  leggero  trovandosi  a  Qjjona ,  dovette  i-aggiungerla  a  Berlino,  e 
coi  due  corpi  francesi  ad  essa  uniti  sommava  a  l|700  i 


Mot.  17.  —  Pag.  54. 


Questo  era  un   corpo  di  nuova  fon 
dello  scopo  delta  sua  creazione,  si  riporti 
francese  Emilc  Mare  de  Sainl-Hilaire. 


e  per  avei'e  un'  idea  precisa 
rtìcolo  del  nuontuto  scrittore 


fSoiwenirs  itilintes  dit  tempt  rie  l'empirc.J 

a  Avant  la  campagne  de  Tilsitt  (1807)  l'empereur  avuit  rtfiiola  dans  sa 
K  pensée  de  rapprocber  de  son  tròne  les  débrit  de  l'ancienne  aristocratis  ; 
«  les  gendarmes  d'ordonnance  furent  créés  par  un  décret  imperiai.  Seton 
•  toutet  les  probabilité»  ce  corpi  d'elite  étnit  dertioé  à  devcnir  dans  la  suite 

■  plus  privili'gé  fjiie  ceni  de  la  vieiile  gardi-,  On  le  cnit  du  moirts,  cai-  bcau- 

■  coup  de  jcunes  gens  riibes  apparlenaiit  unx  premièrts  lainillea  de  IVance, 

■  s'enrolèrent  et  aVquipSrent  à  leurs  frais  pour  en  faire  partie. 

a  Cbaque  simplc  soldat  uvait  un  doniestii|Uc  pour  panser  ses  chevaux.  Ce 

■  corps  si  lavorisi  inspira  natui-ellement  une  assez  vive  jaloutie  h  beaucoup 
>  d'olliclers  distingue»,  qui  soilis  des  rangs  plébtitens,  n'ambitionnaient  rien 

■  tant  que  d'entrcr  dans  la  gaide ,  méme  en  abandonnant  un  grade  ;  ils 
n  crurent  avoir  devine  les  inteutìons  de  l'empereur  dans  le  choiv  qii'll  lil 

■  dn  vieux  géndi'al  de  Moni morency-La vai  pour  coloncl  dcs  gendarmes  d'or- 

■  dounancc.  Dès  que  la  grande  armée  cut  commeucées  ses  opéi-.itions  en 
a  Pru«se,  les  domestiqiies  tlii-enl  suppriniés  dans  ce  corps  dVlite.  Il  ei)  lùsullti 
«  que  bjen  que  compose  d'iiommes  très-bmvcs  sans  aurun  doute,  mais  lia- 

■  bitués  à  toutes  Ics  aisances  de  la  vie  opulente,  il  iùt  assez  mal  tenu.  Auire 
a  cbose  est  de  marther  courageusement  a  l'ennemi,  ou  d'clre  le  palafrenier 
«  de  son  cltcval,  quaiid  on  n'en  a  pas  riiabilude.  Caix  des  mililaires  que  la 

■  création  des  gendarmes  d'ordonnance  nvaient  le  plus  oHusqui's  ,  finìrcnt 

■  par  l'empoiter  anprèa  de  Nnpoléon.  G;  corps  fut  liceiicié  après  la  tamp.i- 

■  gne  ,  et  la  plnpaii  de  ceux  ([ui  en  avaicnt  fait  partie  i-egui'cnt  leur  brevet 

■  dans  des  irgimens  de  cuvalerie.  ■ 


-  433  - 

Noi.  i8.  —  Pag.  39. 

II  sottotenente  Pallavicini  Adalberto  aveva  appartenuto  alle  guardie  d'o- 
nore, nelle  quali  si  era  fatto  nome  chiaro  per  coltura  di  spirito  e  pei  grandi 
progressi  fatti  nella  scienza  militare  ;  è  certo  che  egli  avrebbe  percoi'sa  una 
brillante  carriera  se  avesse  sopravvissuto  alla  campagna  di  Prussia,  imperoc- 
ché era  giovine  di  grande  speranza.  L' esercito  italiano  pianse  la  morte  di 
lui.  Egli  apparteneva  ad  una  delle  più  ragguardevoli  famiglie  di  Milano  e 
dell'Italia  (Pallavicini  dello  Stato),  aveva  un  fratello  (Giuseppe)  prefetto  di 
uno  dei  dipartimenti  del  regno,  e  poi  presidente  del  consiglio  di  Stato  degli 
uditori,  ed  a  giusto  titolo  riputato  come  uno  dei  più  distinti  magistrati  del- 
l' epoca. 

Not.  ^9.  —  Pag.  40. 

Il  generale  prussiano  Gueissenau  fece  innalzare  (intorno  alla  piramide 
eretta  dagl'  Italiani  sul  sito  ove  i  visceri  di  Teulie  furono  sotterrati  )  un 
muro,  tuttora  esistente ,  che  dovesse  far  fede  ai  posteri,  che  un  inimico  ge- 
neroso intendeva  a  preservare  (|uel  deposito  da  ogni  insulto  profano.  Im- 
balsamate e  distese  entro  cassa  di  piombo  (controdifesa  da  due  altre)  le  spo- 
glie mortali  del  valoroso  Tculié,  yyev  cura  dell'ufììziale  di  salute  De-Filippi 
e  del  commissario  di  guerra  Ferreri,  furono  trasportate  a  Milano,  e  deposte 
in  San  Luca  nei  sotterranei  di  quel  collegio  degli  orfani  militari,  che  pochi 
anni  prima  il  generale  aveva  fondato.  Per  rendere  omaggio  alla  memorìa 
di  lui,  un  brick  della  marina  reale  italiana  fu  fregiato  del  suo  nome,  e  l'im- 
peratore Napoleone  decretò  (30  giugno  1809)  a  quelle  spoglie  mortali,  gli 
onori  del  Panteon,  nella  rotonda  al  Foppone,  Mancata  l'erezione  di  quel 
monumento,  per  la  caduta  del  regno  d'Italia,  fu  qualche  tempo  dopo  tras- 
portato il  deposito  di  Teulie  nell'oratorio  attiguo  al  tempio  di  S.  Gelso,  dal 
quale  finalmente  (1838)  Giuseppe  Teulie,  tenente  colonnello  agli  stipendi 
di  Francia  (  fratello  del  trapassato)  e  le  sorelle,  lo  fecero  trasferire  al  Gen- 
tili no^  cimitero  fuori  di  porta  Lodovica,  e  vi  eressero  modesto  monumento 
con  iscrizione  dettata  dall'epigrafista  Labus,  e  che  tralascio  di  riportare,  dac- 
ché non  guari  fu  stampata  nella  biografia  di  Teulie,  scritta  da  lacopetti. 

Not.  20.  —  Pag.  52. 

Le  soldatesche  italiane  inviate  nelle  Spagne  impiegavano ,  per  giugncre 
a  Perpignano,  43  giorni  (compresi  IO  di  riposo,  cioè  uno  sopra  tre  di  mar- 
cia), e  per  giugnere  a  Pau  B7  (compresi  14  di  riposo). 

L'itinerario  era  il  seguente,  partendo  da  Milano: 

Miigenta^  Novara,  Vercelli,  Cigliano,  Chivasco,  Torino,  Avigliano,  Susa, 
Oulx,  Brian^on,  Mourlion,  Embmn,  Qiorges,  Gap,  Ventaron,  Sisteron,  Pey- 
ruis,  Manos(|ue,  Perluis,  Aix,  Lambese,  Cavillion,  Avignon,  Foux  ,  Nismes, 
Lanci,  Montpellier,  Mege,  Pczenas,  Rezier,  Narbouue. 


—  *3i—  I 

Per  Pcrpigiiaiio  :  Sigiiin,  Fi'vpigiiono, 

Per  Pan;  1-esignaii,  Cai-oaMoiine,  Caste l-Noud ma,  \'Ìlle-Frandic,  Touloiuc, 
Isle-eii-Joiiidiiii,  Giuiont,  Aiich,  Miranda,  Rabcuslciiit,  Taibes  e  Pau, 

Quando  fu  stella  b  oitlìi  di  Toulouse  come  punto  cenliiilu  pei'  i  dcpoàti 
dei  coriji  italiani  che  erano  in  Catalogna  e  Hell'Ai-ai^ona,  ìii  tiliumM  tenne 
il  tegueote  stradale,  impiegando  87  giorni  con  11  di  riposo: 

Da  Milano  a  Susa  (come  sopra),  Lendcbourg,  BrunmnI,  Modunc.  Suini-Mi- 
clwl,  Suini-Jean  de  Maurienne,  Chamhie,  Aiguelwlle,  Moni  mei  Ila  n,  Touvet, 
Gi-cnoble,  Moiran,  Sii int-Mu reciti n,  Homan,  Valance  (imlmiro  «iil  RocUnu). 
Pont  Saiut-Espi-it,  Uier,  Kikiitcs,  indi  Touloiise  pei-  lo  stradalu  »iiin<ltcaln. 

Not.  31.  —  Pag.  S6. 

Reggeva  il  pic&idio  di  C-ipii  sii-  Hudson  Lowe,  più  tardi  govenialoiv  del- 
l' isola  di  Sani*  Elcnn,  la  rinomuiiw  del  .pialo  si  aswm  al  noioe  dì  Wuf<»- 
leone,  eoinc  quella  di  Erostrnto  al  tempio  di  l'.iu.io. 

Quando  gl'Inglesi  abbandonarono  l'isola  di  Oiprì,  pochi  Itnliiini  dtc  erano 
tt-ii  le  loi-o  file,  si  appiattarono  per  non  estere  coltivili  a  seguirli.  Essi  emiio 
prima  stati  ritenuti  sopra  Ì  [tontoni  nei  poili  britannici,  ove  in  .quc*  tcuipt 
gl'Inglesi  i-elegavano  i  nostià  che  facevano  prigionieri  di  guerra.  La  rìispe- 
r.i>ioiie  aveva  i-idotti  cjucst' inrelici  a  pigliar  servisio  nelle  loro  scliiei«,  solo 
meiio  di  sotlravsi  agli  oiTorì  di  ìnsudlta  miseria.  Respiravano  es«i  un  aciv 
cui  soldati  di  terra,  non  avveui  ni  mare,  riusciva  pestilenziale.  Non  avr.vmio 
altro  l'ipai-o  oontra  le  iotcmperìc  atinosfericbe,  tranne  uua  Tela,  cbe  serviva 
loro  di  tetto 

Noi.  22.  —  Pag.  57. 

Non  constandomi,  cbe  sia  siala  sottoposta  ad  una  commissione  d'^nqitrtr 
la  cognizione  di  questo  a tTare,  mi  limilo  scmpliccmcnle  ad  indicarlo  per  non 
ti'rtdii-e  la  missione  d' islorico. 

Pdoliirri,  tenuto  prigioniero  di  guerra  sui  pontoni  a  Londra,  riuscì  desli-a- 
menle  ad  evadersi  (1813).  Venne  a  Milano,  e  rimase  come  uiTìziale  d'oi-di- 
naiiza  presso  il  ministero  di  guerra  e  marina,  Ìndi  cambialo  contro  alcuni 
niiirinai  inglesi,  entrò  nell'esercito  di  terra,  qual  ctipo  dello  stato  maggioi-e 
della  luogotenenza  comandala  da  Pino  (1013).  Sì  distinse  a  Lippa,  e  vi  tu 
ferito,  come  è  riportato  dal  generale  Vignolle,  capo  dello  slato  niaggioi-c 
generale  dell'eacrcito,  nel  suo  Précit  kystorique:  ■  A  l'oidre  de  Tarinée  l'ut 
m  cité  le  uiloncl  Pdolucx:i  donila  conduile  dialinguéc  lui  merita  le  gi-ade  de 
«  general  de  brigade  ;  il  fui  grièvement  blessé.  > 


Not.  25. 


Pag.  'J3. 


i'ra  le  molte  perdite  t'.ilte  dagl'  Italiani  in  questa  giornata,  fu  deploutla 
c[uella  del  tenente  Gnlo  Mediai  di  Alek'gnano,  giovine  delle  più  belle  spc- 
rdOEe,  commendevole  per  coraggio  e  cugnÌ£Ìoiii  militari. 


—  455  — 

Usciva  dalle  guardie  d'onore,  ove  si  era  fallo  nome.  Apparteneva  ad  una 
distinta  famiglia  milanese,  che  ebbe  personaggi  rinomati  nella  storia  d'Italia, 
e  fìimosi  per  valore  e  i>otenza  nelle  guerre  della  penisola  e  nel  pontificato. 

Mentre  fervea  la  pugna  al  ponte  della  Paneza,  un  forte  drappello  di  vol- 
teggiatori del  I."  d'infanteria,  riuscì  sulla  sinistra  a  passare  il  fiume,  ma 
colpito  da  una  grandine  di  palle  fu  intieramente  distrutto,  essendosi  salvato 
solo  il  voheggiatorc  Ripamonti  Giuseppe,  che  però  riportò  grave  ferita. 

Il  ciipobattaglione  Porro,  si  rannodò  ,  come  si  disse ,  a  Sztabadhegy  alle 
divisioni  Dumlte  e  Pachtod,  dopo  però  di  aver  i^spinto  im  attacco  del  ne- 
mico, e  mentre  lo  inseguiva,  si  accorse  che  un  corpo  di  ussari  ungaresi  si 
avanzava  pei  attaccarlo.  Allora  forma  il  suo  battaglione  in  quadrato ,  re- 
spinge l'assalto,  cagionando  agli  avversari  la  })erdita  di  un  ufBzialc,  di  di- 
versi soldati,  e  13  cavalli,  poi  riprende  l' inseguimento  dell'infanteria,  ha 
il  suo  cavallo  messo  fuori  di  servizio  da  due  colpi  di  fuoco,  indi  all'esterna 
sortita  attende  di  piò  fermo  l'arrivo  delle  due  divisioni  francesi.  Per  ricom- 
pensare tanta  bravura,  l'imperatore  ordinò  a!  principe  Beilhier  di  testifì- 
cai*c  a  Porro  la  sua  soddisfazione,  ed  inviargli  la  decorazione  della  legion 
d'onoi^,  in  attenzione  del    brevetto  della  cancelleria  dell'ordine. 

Dopo  la  battaglia  di  Raab,  il  viceré  si  portò  da  Gogni  (il  48)  a  Acs, 
avanzandosi  fino  a  Szòny  per  esaminare  la  testa  del  ponte  sul  Danubio  in 
faccia  a  Coniora.  Fu  in  questa  scorreria,  che  un  corpo  nemico  gli  tese  un'im- 
boscata, ma  il  principe,  coi  generali  Danthoiiard  e  Gifflenga  suoi  aiutanti, 
e  colla  sua  scortai  mise  in  fuga  il  nemico.  Meritarono  somme  lodi  in  questo 
gravissimo  scontro  le  guardie  d'onore  Giovio,  Gani ,  Gioia  ,  Bossi-Lampu- 
gnani.  Gingia,  Bianchi,  Balbiano,  Clerici,  Galderini,  Grassi,  Botta,  Vidari  e 
Bianchetti  (  Giovanni  Antonio  ) ,  il  quale  fu  ferito  assieme  ad  altre  tre 
guardie. 

Net.  24.  —  Pag.  97. 

L'isola  di  Lobau  era  congiunta  alla  sponda  destra  del  Danubio  da  tre  ponti, 
ciascuno  lungo  BOO  tese,  costrutti  sotto  la  dii*ezione  del  generale  Beitrand 
(quello  che  seguì  Napoleone  a  Sant'  Elena).  I  due  ponti  superiori  erano  so- 
stenuti da  palizzate  ;  il  terzo,  situato  nella  parte  inferiore  del  6ume,  era  di 
battelli. 

Raddoppiate  linee  di  steccali  e  palizzate,  opposte  al  corso  superiore  delle 
acque,  li  difendevano  dalle  barche  cariche  di  materie  gravi,  dai  brulotti  e 
da  altre  macchine  che  il  nemico  lanciar  poteva  per  distruggerli. 

Vegliavano  inoltre  sul  6ume,  barche  aventi  a  bordo  marinai  della  guar- 
dia imperiale,  muniti  di  lunghe  pertiche  armate  all'estremità  di  forti  uncini, 
colle  quali  afferrare  le  barche  che  il  nemico  faceva  discendere,  e  divergerne 
il  corso.  Era  stata  tirata  da  una  sponda  alTaltra  del  Danubio,  dalla  parte  del- 
l' isola,  la  gran   catena,  detta  turca,  che  custodivasi  nell'arsenale  di  Vienna. 

Il  passaggio  poi  dall'isola  Lobau  alla  sponda  sinisU'a  del  Danubio,  si  fece 
sopra  un  ponte  lungo  80  tese,  di  un  sol  corpo,  sostenuto  da  cinque  gros- 


faina  di  f|ui?sl(!  ed  ultie  buone  arit 
a  lode  del  gciienile  ilaliiino  e  delle  sue  ^ 
gara  di  alti  geaei'osi;  ijuindi  avendo  il  ea 
dato  in  mare  gli  eijiiipagg'  di  Pino,  sco 
campo,  e  nipote,  ['ontaiia  GalcaLzo,  noti  : 
guerra  coi   djvi;r>i  uiriciali  italiani  feriti, 


—  infi- 
dissime scaRe  (il  primo  di  que&ta  specie,  clic  fino  allora  fosse  stalo  costrnlto). 
e  che  venne  meìK)  in  opeva  in  meno  di  cinque  minuti  dnl  rapobuttnglìtAie 
Dessalet,  direttore  degli  ei]uipag(;i  dcì  ponti.  Alti'i  due  pouli  (jetluti  diti  ca- 
pitani Barelle  e  I*iiyrÌntoi1',  uno  di  battelli  e  l'altm  di  zallcre,  lo  fuiono  il 
priinoi  nello  spozio  di  un'ora  e  Tnexio,  ed  il  secondo,  di  due.  Il  posuggio 
dei  ponti  fu  i-egnluto  dal  maggior  geDeiiile  dell'esercito,  con  un  aixliuc,  con  i 
tale  uno  pi-ecisione,  olle  nessun  coi'po  dell'esercito  ebbe  ad  attendore  oltre 
il  tempo  a  lui  delcrmìnnto.  GeneruU  scortati  dalla  gendarmeria  della  guar- 
dia imperiale  dirigevuno  il  pas»Bggio.  I  ponti  superiorì  erano  muuìti  di  tur- 
nere  Inleraltneute,  ed  illuminati  nella  notte  ;  il  ponte  baiMO  delle  enttere  era 
partinolarmente  destinato  per  qtielli  die  rcli'occdcvano  dall'isola  di  l^bau. 

Diversi  corpi  dell'ettraito  furono  passati  in  mostra  nell'  isola  dall' impe- 
l'atoi'c,  che  fere  speciale  attenzione  n  che  Ift  armi  fossci-o  in  buono  stato,  e  i 
sotdiiti  portassero  il  numero  delle  ruzioni  di  pane  l^he  aveva  ordinato.  Vol- 
gendosi [Wi  ad  un  veodiio  granatiere,  cha  gli  pareva  dovesse  predilifSRre  il 
vino  al  pnnc,  gli  diocva  :  «  Eb  bien,  comment  trouvra-voos  le  vin  t  —  Il  ne 
•  nous  grisera  pas,  Sire,  r^pondit  le  grenadier,  en  moutrant  le  Danuhe, 
a  voilit  nolre  cnve.  »  L' impcratoi'e  sorrise,  e  diede  degli  ordini  perchè  Ut 
distri l>ur.ione  del  viuo  tòlse  fatta  con  i-^cd^ritiV. 

Noi.  25.  —  Pug.  IM. 

Pino  rienti-ò  in  Italia  dalla  Spagna.  Vi  lasciò  rinomanza  di  pi-odcua. 
Erano  conosciuti  molti  tratti  della  sua  onctlà,  e  tra  i  quali  questi  due. 

Quando  era  a  Villa  Franca  sul  Gnire  del  IH08,  rinvenne  nel  suo  alloggio 
càroB  trenta  bauli  di  oggetti  preiìosi,  appartenenti  «1  padrone  della  •»»,  ul 
quale,  nellit  freltn  di  fuggire,  mancò  ìl  tempo  di  traspoitarli.  Accortosi  il 
generali-"  <IÌ  quel  Icsom,  lo  Tii.iiiilù  snllo  buouu  scorta  di  un  pirclielto  di 
dragoni  agli  avamposti  nemici  ,  percliè  fosse  consegnato  al  legittimo  pro- 
prietario. 

Nell'aprile  1800,  i  famigliari  di  Pino  rinvennero  in  un  pano  muralo 
lulte  le  argenterie,  gemme  e  paramenti  della  cattedrale  di  Vique,  ed  atti- 
nenze, costituenti  un  tesoro  di  inestimabit  valore. 

Pino,  regalati  i  fumigliari,  ritirò  questi  oggetti,  ne  fece  redigere  esatto  in- 
ventario, ed  inviò  Ìl  tutto  al  vescovo  di  Vique,  accuinpdgnandolo  du  lettera 
che  spirava  pace  e 


ni,  si  divulgò  per  tutta  Catalogna, 
enti,  or  Inglwi  vollero  allora  far 
filano  deU'l^uriido,  sir  Dundus,  pre- 
lati dal  jiregiato  suo  aiutante  di 
olo  non  ritenne  esso  prigioniero  di 
a  bordo  del  legno  pre- 


ando  ìl  Fontana  di  riguardi,  io  auconipngnò  nel  porto  di  Geno- 
,  e  Io  lisciò  libero  in  un  co'  suoi  e  cogli  eifelti  loro  e  del  generale. 
Anche  il  generali!  Rougier  Gillo  ebbf,  dur.-intc    b    guerra  di  Spugna,    a 


—  437  — 

fiirsi  apprezzare  dagli  stessi  nemici  per  la  sua  leale  ed  onorata  condotta. 
Preso  dagl*  insorti  Spagnuoli  il  capitano  del  genio,  Tito  Rougier,  e  ricono- 
sciuto esser  fratello  del  generale,  lo  trattarono  con  infiniti  riguaixli,  scortan- 
dolo agli  avamposti  ;  e  consegnandolo  al  fratello,  gli  dichiararono  esser  essi 
ben  contenti  di  potergli  in  tal  modo  attestai'e  la  loro  riconoscenza  per  il 
jsuo  nobile  procedere. 

Mi  diffonderei  di  troppo,  se  volessi  qui  riferire  i  tratti  tutti  di  delica- 
tezza e  di  onestà,  con  che  si  distinsero  anche  Palombini ,  Severoli,  Mazzuc- 
chelli,  altri  generali  italiani,  e  la  nostra  milizia  in  Ispagna;dai  sopraccennati 
potrà  però  il  lettore  giudicare  degli  altri. 

Noi.  26.  —  Pag.  303. 

Il  commissario  generale  della  marina,  Maillot,  diramò  il  seguente  ordine  del 
giorno  li  37  aprìle,  all'atto  della  cessazione  del  suo  uffizio: 

«  Grandi  cambiamenti  avvenuti  nel  vostro  governo  mi  costringono  ad  ab- 
bandonarvi. 

«  La  Francia  richiama  i  suoi  difensori,  ed  impone  loro  nuovi  doveri.  Ma 
prima  di  staccarmi  da  voi,  non  posso  trascurare  di  attestarvi  la  mia  palli- 
colare  soddisfazione^  per  lo  zelo  che  avete  messo  nel  secondarmi  nei  penosi 
kvori  che  abbiamo  intrapresi,  e  nei  quali  eravamo  già  di  molto  avanzati. 

«  Il  miglioramento  del  poilo,  l'ingrandimento  dell'arsenale,  l'istituzione  di 
un  collegio  marittimo,  lo  stabilimento  di  un  battaglione  di  giovani  alunni, 
tali  sono  i  risultati  di  otto  anni  di  sudori  e  di  fatiche.  Quante  speranze 
vi  lascio  !  .  .  .  . 

«  Mi  abbandono  al  pensiero  di  vedere  un  giorno  la  vostra  marina  ricu- 
perare quella  pi^ponderanza  della  quale  godeva  una  volta.  Quanto  a  me,  io 
m'onorerò  in  ogni  tempo  di  aver  concorso  a  procUrai^e  con  nuove  istituzioni, 
nuove  sorgenti  di  felicità  e  di  gloria  per  la  nazione  italiana.  Ringrazio  cia- 
scheduno dei  sentimenti  di  attaccamento  che  mi  ha  dimostrato.  Io  ne  con- 
serverò nel  cuore  un'eterna  memoria. 

Sottoscrìtto  «  Maillot.  » 

Noi.  27.  —  Pag.  308. 

La  lista  civile  del  re  era  costituita  da  franchi  4,00tt,tll.  ii  annui,  in  con- 
tante, pagabili  per  bimestre  dal  tesoro  del  regno.  Le  proprietà  della  corona 
usufinittuate  dal  re  (terzo  statuto  costituzionale  del  0  giugno  i80B),  erano: 

I  palazzi  di  Milano,  della  villa  Bonaparte,  di  Monza  e  sue  dipendenze,  di 
Mantova  con  quello  del  The  e  di  Modena.  Era  destinato  un  capitale  di  fran» 
chi  7,675,185.  19  in  beni  nazionali  per  l'acquisto  di  due  palazzi  nei  contorni 
di  Brescia  e  di  Bologna^  per  la  formazione  dei  parchi  di  Monza  e  delle  cacce 
riservate  nei  boschi  di  Ticino.  A  Bologna  fu  comprato  il  palazzo  Caprara. 

L'appanaggio  dell'erede  presuntivo  col  titolo  di  principe  di  Venezia,  era 
formato  dalla  rendita  netta  di  un  milione  di  franchi  annui  in  beni  stabili, 
T.  IL  56 


■il.^ 


•  ■ 


e  del  pulatEO  della  villa  Bonuparle  in  Milano  (  ili  staccato  dalla  lista  civile 
del  re),  U  quarto  statuto  costituii  oliale  del  IO  Ibjjbiaio  180B,  pollavo  l'ado- 
eìorc  dui  jii'indpe  Eugenio,  e  lo  disegnava  successore  alla  corona  d' Italia, 
in  muiicaiiui  di  lìgli  moschi,  legittiaii  e  naturali  dell'  impcraloiie.  Il  primo 
statuto  costitutionale  del  17  mai-£0  1808  disponeva,  clie  i  su'-cesson  al  d'ano 
non  potessero  mai  riunii^  le  due  corone,  di  Francia  e  d' Italia.  Napoleone, 
noH  avendo  che  un  figlio  maschio,  rimaneva  wmpre  vigente  1'  adotione 
del  principe  Eugenio  per  la  iuocessione  al  trono  d'Italia.  Un  decreto  oiga- 
nico  del  It  dicembi-e  1807,  accordava  il  titolo  di  piincipessa  di  Bologna 
alla  figlia  primogenita  (  Giuseppina,  ora  i-egina  di  Svezia)  dei  viceré,  colb 
dotazione  del  ducato  della  Galliera,  comporto  del  palaz»>  di  Bologna  (distaccalo 
dalla  lista  civile  del  re)  e  di  beni  stabili,  del  valore  di  fi-anchi  l.SVfi.SSO.TO, 
stati  venduti  da  Aldini  Antonio,  e  pagati  coi  Iniidi  della  lista  civile.  Il  pa- 
dre era  usufruttuario  dei  redditi  lino  all'utto  del  collocamento  della  lìglia. 

La  gestione  della  lista  civile  del  re  era  affidata  all'  intendente  dei  beni 
■Iella  corona,  Costabili  Continui  Gio.  Battista  (senatore),  e  fjuella  dell'appa- 
naggio,  e  del  ducato  della  Gallici'ii,  all'  intendente  Re  Antonio  (  consigliere 
di  Stato). 

Erano  pure  assegnati  annualmente  iillu  lista  civile,  lì'ancbi  l,t(S!(,037.  0% 
perii  mantenimento  della  gunrdia  rcule,  ma  questa  somma  non  venne  poi 
inai  pagata,  dacché  le  spese  della  guardia  erano  compenetrate  con  quelle 
dell'esercito,  e  poiialc  nel  budget  del  ministero  della  gucii-a. 

Successi  va  ni  ente  alla  promulgazione  del  terto  statuto  costituzionale,  dianti 
citato,  essendosi  ampliato  il  regno  d'Italia,  venne  pure  aumentata  la  lista 
civile,  portandone  l'asucgnamento  annuale  n  sei  milioni  di  franchi  in  danaro, 
ed  a  un  oltro  milione  di  rendita  sopra  beni  slabili,  assegnati  in    dote  alla 


U=omi 
lutto  il  pri 


pagjlo.  in  danaro  alla  li>ta  civile  dal  tesoro  del  regno,  dal  IHOH  a 
cpiadriuiestre del  IBlfl, ascesero  cirRia  franchi  B5,75)  ,'JOI.  33.  (. 

Si  ritenne  che  alla  fine  del  Iai3,  la  lista  civile  avesse  fatti  una  econo- 
mia di  cii'ca  sei  milioni  di  franchi,  e  sopm  quoto  fondo  Napoleone  ne 
prestò  due  al  tesoro  francese,  per  sopperire  all'  urgenia  di  veslii*  i  coscritti 
raccolti  in  Alessandria,  e  per  rinnovare  a  Piacenza  il  parco  dell'artiglieria 
dell'esercito.  Il  residuo  era  in  gran  parte  depositalo  nel  tesoi'o  pubblico,  die 
si  trovava  in  angustie. 

Dal  fui  qui  detto  conseguita  evidentemente,  che  taulo  l'assegnamento  della 
lista  civile  e  della  dote  della  corona,  quanto  quello  deil'appanaggio  del  prin- 
cipe reale  e  del  duciito  della  Galliera,  erano  di  esclusiva  proprietà  personale.e 
die  le  economie  fjtte  sopra  questi  l'edditi,  appaile  ne  va  no  di  diritto  alle  per- 
sone cui  erano  asseguali.  Infitti  l'azienda  di  tali  rendite  ei-a  affidata  a  degli 
intendenti,  ad  appositi  amministratori,  che  non  rendevano  conto  die  ai  loro 
mittenti.  Laddove  Ìl  danaro  dello  Stato  era  alFidato  al  ministro  del  tesoro, 
il  quale  non  ne  poteva  disporre  che  in  forza  di  mandati,  sottoscritti  dai  sin- 
goli miniati'!,  nel  limite  degli  assegnamenti  loro  fatti  col  budget,  approvato 
dal  re  ;  e  la  corte  dei  conti  verificava  successivamente  la  regolarità  delle 
spese  fatte  dai  inÌL<istcri,  e  ne  riferiva  al  senato. 


<U« 


—  439  — 

Al  princìpio  d'aprile  I8U,  il  viceré  chiese  al  consiglio  dei  ministri  (pre- 
sieduto in  nllorn  da  quello  della  guerra)  il  pagamento  di  un  milione  da  im- 
putarsi suir  assegnamento  della  lista  civile  del  secondo  bimestre  già  inol- 
trato^ e  ciò  all'oggetto  di  saldare  i  conti  coiTenti,  in  caso  di  avvenimenti  di 
guerra.  Ciò  fu  assentito,  ed  io  era  in  c^so  di  saperlo,  essendo  al  ministero 
della  guerra. 

Il  viceré  incaricò  Corradini  Ottavio,  facente  le  veci  di  prefetto  di  palazzo^ 
di  pagare  con  parte  di  questa  somma  i  conti  della  corte  (più  di  ti'ecento* 
mila  franchi),  ed  il  restante  fu  spedito  a  Mantova  al  principe,  per  le  spese 
colà  occorrenti. 

Napoleone  ricordandosi,  a  Sant' E  lena,  delle  rimanenze  della  lista  civile 
del  regno  d' Italia,  e  dei  crediti  che  il  suo  demanio  privato  aveva  verso  il 
tesoro  (risultanti  da  boni),  disse  nel  suo  testamento  e  codicillo  del  21  aprile 
I82f,  datato  da  Longevood  (Histoire  de  ISapoléoiiy  par  Norvins)  :  «  Sur  la 
«  liquidation  de  ma  liste  civile  d'Italie  telle  que  argent,  etc,  la  liquidation  et 
«  compte  en  seront  donnés  par  le  prince  Eugène  et  l'intendant  de  la  cou- 
«  ronne  Oompagnoni  (qui  dovrebbe  dire  Oostabili  (x)ntaini).  »  Ciò  non  potè 
per  altro  veriiìcarsi,  dacché  il  principe  Eugenio  non  aveva  più  alcuna  inge- 
renza sopra  queste  partite,  non  essendo  più  a  sua  disposizione  né  danait),  né 
alcuna  altra  cosa  della  lista  civile. 

Quando  il  principe  Eugenio  nel  4HO0  e  1844  comandò  in  capo  l'eser- 
cito d' Italia,  il  ministro  del  tesoro  mise  ai  suoi  ordini  alcune  centinaia  di 
mila  fi-anchi  in  oro,  destinati  per  le  spese  straoi'd inarie  di  guerra,  come  si 
era  sempre  praticato  verso  i  generali  supremi  francesi.  Questo  danaro  fu,  nel 
4809,  ailldato  dal  viceré  alla  cassa  del  demanio  in  Verona,  sotto  la  dipen- 
denza dell'  in  allora  direttore  Marchesini ,  il  quale  faceva  pagare  i  relativi 
mandati  direttamente  alle  persone,  a  favore  di  cui  erano  rilasciali.  Ed  io 
lo  so  di  scienza  certa,  perché  ebbi  a  riscuotere  una  somma  accordata  dalla 
munificenza  del  principe  a  sollievo  dei  feriti  della  guardia  reale.  Nel  4814 
è  stato  tenuto  lo  stesso  metodo  per  i  pagamenti,  fatti  dal  pagatore  di  guerra 
Sanvito  Antonio  (  vivente  ).  Inolti^,  dai  rappoiti  di  quell'  epoca  mi  rìsultò, 
che  il  viceré  fece  pure  anticipare  delle  somme  al  direttore  dei  viveri  Du- 
morey,  in  alcuni  momenti  d' imbarazzo  di  sussistenze. 

A  Mantova,  da  dove  paii:\  il  principe  Eugenio,  essendo  la  piazza  dichia» 
rata  in  istato  d'assedio,  quel  governatore  Zucchi  faceva  versare  nella  cassa  di 
guerra,  affidata  al  pagatore  militare  Caimi  Carlo  (vivente),  tutti  i  fondi  che 
si  riscuotevano  (  dedotte  le  spese  locali  ),  né  il  principe  Eugenio  ebbe  mai  a 
dar  ordini  a  quel  pagatore,  né  a  riscuotere  da  lui  alcuna  somma. 

£  quindi  evidente,  che  il  principe  Eugenio  né  poteva  disporre,  né  dispose 
di  certo  del  danaro  pubblico,  limitandosi  la  facoltà  di  lui,  ed  il  suo  operato, 
ad  usare  solo  di  paile  della  lista  civile,  qual  rappresentante  il  sovrano,  e 
di  quello  dell'appanaggio  e  ducato  della  Gallicra,  che  erano  assolutamente 
proprietà  sue  personali. 


i\nt.  28.  —  Pug.  S09. 

La  sedìdone  tli  Miluno  avvenne  nello  stci>m  giorno  in  cui  Napoleone  partì 
per  l' iioln  d'Elbn  da  Fontaineblenu.  A<]iiel  memorabile  nddio  non  assistette 
alcun  Itiili/mo,  tranne  (eos\  «e  corse  la  voce)  certo  Toili  <non  però  del  re- 
gno d' Italia),  portabandiera  nella  guin'dia  imperiale.  Vernut  tèoe  dì  cjudl' ad- 
dio &n  dipinto,  cbc  Fain  illustrò  nel  modo  segitente: 

«  ÌjB  30  avrii,  à  midi,  tous  Ics  pii* paratili  ponr  le  dupart  étant  faits,  let 

■  voitiircs  de  vovage  vieunent  se  ranger  dans  ki  cour  du  Chevdl-Biaiic  (c'ed 
•  le  surnom  de  la  cour  ptinclpale).  La  garde  impéi'iide  prend  les  arines,  et 
a  forme  l;i  baie.  A  une  heuie  Napolt'on  sort  de  son  apparlement,  i)  trouve 

■  rangd  sur  son  pas-iuge  ce  (|ui  reste  aulour  de  lui  de  la  cour  la  plus  nom- 

■  breuse  et  la  più»  brillante  de  l'Europe:  c'eU  le  due  de  Bastano,  le  gi'ru^ral 
e  Belliart,  le  colonel  De  nutsv,  le  colonel  Anatole  de  Montesquieu,  le  comte 
<■  de  Turenne,  le  généinl  Fouler,  le  baron  Mesgrigny,  le  colonel  Gourgiiud, 
«  le  baron  Fain,  le  lieutcnant  colonel  Athalin,  le  baion  De  la  Place,  le  hn- 
«  iitn  Lelorgne  d'idcville,  le  cbevalier  Jouanne,  le  gémerai  Kosakwski,  et  le 
B  colonel  Vonsowitcb  (oes  deui  Polonais):  le  due  de  VJcence  et  le  general 
«  cninte  Flab»ul  se  trouvaient  ulors  eii  mission. 

«  Na|)ol(!on  tend  la  main  a  chacun,  desoend  vivement  l'escalier,  et  dt^pns* 

■  sant  le  rang  des  voituivs ,  s'avance  vers   la  garde.  11  fait  «igne  qu'ìl  veat 

■  parler  ;  tout  le  monde  se  tait,  et  dans  le  silence  le  plus  religieux  on  Jcoule 

■  ses  dei'uièi'es  paroles: 

■  —  Soldats  de  ma  vieille  garde  ,  \e  vous  fais  roes  edieux.  Depuìs  vingt 

■  nns  jc  vous  di  trouv&  oonstamment  sur  le  cbemin  de  l'honneur  et  de  la 
s  gioire.  D.ms  ces  dernìcrs  temps,  commc dans  ceux  de  noti-e  prospi'iili-,  voiij 

■  n'avcE  cesse  d"i'tie  des  modèles  de  bravouro  et  de  fidi-liti'.   Avec  dcs  liora- 

■  mes  tels  que  vous  notre  cause  n'était  pas  perdue;  mais  Li  giicri-c  viah  in- 
a  terminable  ;  e  eut  été  la  guerre  civile,  et  la  France  n'en  Krail  devenuc  que 
«  plus  mallieureuse.  J'ai  donc  sacrifié  tou(  nos  intéi-éts  à  ceux  de  la  patrie: 
a  je  pai's;  vous,  mes  amis,  continnet  de  servir  la  France.  Son  bonneur  t'iuit 
a  mon  unique  pensée  :  il  sera  toujoui-s  l'objet  de  mes  voeu».  Ne  platgne* 
(  pas  mon  sorl  j  si  j'ai  conseuli  ìi  me  survivrc,  ce  l'ut  pour  servir  cncore  à 

■  votre  gioire.  Je  veux  l'crrrc  les  grandes  choses  que  nous  avotis   (ìiiles  eti- 

■  semblcl...  Adieu,  mes  cnfans  t  Je  voudrais  vous  presser  tous  sur  mon 
a  cocur  ;  que  j'embrassc  au  moìos  votre  di'apcau  '.  — 

a  A  ces  mots  le  géue'ral  Petit,  saisissant  l'aigle ,  s'avance.  Napoléon  rccoit 
«  le  généifd  dans  fes  bras,  et  baise  le  di'apcau.  Le  sileuec  d'adiniratiun  que 
a  cette  grande  scène  inspìrc  n'esl  inteirompu  que  par  Ics  sanglots  des  soldati 

■  Napoléon,  dout  l'éiuotioii  e^t  visible,  Tait  un  eilbrt,  et  reprend  d'une  voìx 
a  ferme  :  —  Adieu  cueoie  une  fois,  mes  vieux  eompagnous  !  Que  ce  dernìer 
a  baiser  passe  dans  vos  cocurs  I  —  11  dil,  et  s'arracluint  au  groupe  qui  l'en- 
a  toiiir,  il  s'élanre  dans  sa  vuitui'e  ,  au  lund  de  laquelle  est  diijìt  le  génci-.il 
a  Bertrand,  Aussitòt  les  voiluies  parlent  ;  des  tioupcs  fran^aises  les  escorte nt, 
a  et  l'ou  pieiid  la  roule  de  Lyon.  > 


—  441  — 

Noi.  21).  -  Pag.  514. 

Dopo  la  stipulazione  del  trattato  di  Fontainebicau  li  4  \  aprile  deve  esser 
stato  incaricato  il  conte  Luigi  De  Seibelsdorf,  nflìzialc  bavarese,  di  l'ecarsi 
in  Italia  presso  il  viceré  onde  fargli  conoscere  quello  che  lo  riguardava,  cioè 
die  gli  èva  riservata  una  sovranità  fuori  di  Francia.  Quest' uffiziale  non  riu- 
scì a  compire  la  sua  missione  in  causa  di  ostacoli  incontrati  nel  suo  viaggio. 

La  mattina  del  27  aprile  mi  si  presentò  ,  al  ministero  della  guerra ,  un 
capo  di  battaglione  francese,  il  quale  mi  disse  di  provenite  da  Parigi,  e  di 
essere  latore  di  una  lettera  dell'imperatrice  Giuseppina  a  suo  fìglio,  e  me 
ne  rese  ostensibile  Tindiiìzzo.  Soggiunse  di  aver  perinteso  che  il  principe 
[>otesse  esM^r  partito  da  Mantova,  e  mi  chiedeva  di  dargli  una  dilazione  per 
poterlo  raggiungere.  Io  gli  risposi  che  infatti  il  principe  Eugenio  non  do- 
veva più  essere  a  Mantova,  ma  in  cammino  per  Monaco,  e  che,  a  mio  cre- 
dere, egli  (ruiììziale  francese)  poteva  colà  recarsi  \)ev  la  Svizzera,  ove  certo 
non  avrebbe  incontrato  diflìcoltà  al  suo  passaggio.  Non  so  poi  cosa  sia  ac- 
caduto: quello  che  mi  ricordo  si  òche  il  generale  Fontanelli,  ritornando  da 
Parigi  nel  successivo  mese  di  maggio,  mi  disse  die  il  principe  Eugenio,  che 
era  colà,  aveva  aggradito  il  consiglio  da  me  dato  al  suddetto  ufTiziale. 

Noi.  50.  —  Pag.  542. 

Molte  cose  si  sono  ripetute  sul  conto  del  generale  Pino ,  che  era  coman- 
dante superiore  delia  capitale  nel  giorno  20  aprile,  e  che  ebbe  poi  a  far  patte 
della  reggenza  creata  in  Milano  tra  gli  eccessi  impuniti  che  precorseti)  la 
cessazione  del  regno  d' Italia.  Una  relazione  storica  stampata  (e  che  nel  libit) 
intitolato  Milmw  e  suo  territorìOj  i844,  voi.  I,  pag.  375,  s'indica  con  data 
supposta  di  Parigi,  e  si  attiibuisce  al  fu  senatore  Diego  Guicciardi  ,  ma  che 
però  io  ho  dati  per  credere  che  sia  invece  del  di  lui  collega  Leopoldo  Àr- 
maroli  )  riferisce  (|uale  sia  la  patte  che  Pino  ed  altri  presero  nella  sedizione. 
Confalonieti  Federico,  in  una  sua  lettera  pubblicata  nel  4815,  e  Foscolo  Ugo 
in  altra  apologetica,  entrano  in  minuti  paiticolari  su  questo  proposito.  Simili 
scrìtti  sono  di  pubblica  ragione ,  e  servirono  di  testo  alla  storia.  Pino  fere 
stampare  nel  Ì8i7  alcune  sue  note  giustificative,  e  fece  pure  dipingere  in 
quadt*i  (die  si  videro  nella  sua  casa  di  villeggiatura  a  Elio)  le  scene  prin- 
ci  pali  di  quella  infausta  giornata.  Per  mettere  il  lettore  in  situazione  di  giu- 
dicare con  piena  cognizione,  riporterò  le  stesse  paix)le  colle  quali  egli  espone 
il  suo  operato. 

Pagina  407.  —  Diclaraiion  délivrée  sur  la  demande  du  baron  Pergami 
(quello  che  fu  scudiere  della  principessa  dì  Galles). 

«  Je  dcclare  quo  le  20  avril  I8t^  >  jour  mcmorable  de  la  revolution  d<! 
«  Milan,  vous  n'avez  pas  hésité  un  seul  instant  à  me  suivre,  lorsque  les  pre- 
u  inici's  jnagibtrats  et  Ics  premiers  notables  de  la  ville  de  Milan  m'ont  en- 
a  gagé  à  soitir  de  ma  solitude  pour  apaiser  une  populace  mutince ,  apròs 
«  que  fon  avait  déjà  pillé  le  palais  du  sénat. 


■  Le  30  nvi-il  ISU  \e.  siiÌs  tl-iIi'  puisiblf  il  la  mui^on  jusqu'à  deux  heum 
«  nprès  midi,  igiioniiiL  tntalemciit  toul  ce  qui  se  puisait  en  ville.  Mais  a-wsi- 

■  lòt  iju(^  j'ai  L-tc  instriiil  par  le  mìiiislL'i'i;  de  la  gut^i'iv  des  mouvenients  in- 
«  rani:otionntil*,  et  sur  d'ualifs  iavilHlìoiis,  je  «lis  sorti  ù  jiied  malgn'  mon 
<■  6\Al  |)hv«it|ue  et  une  ptuic  a«er»e ,  accompagni-  dtt  mes  iiides  de  camp  et 
«  de  VOI»,  leu  Kiils  qui  pndant  troit  hcures  m'ont  aidi;  ìk  i-epoiis»er  une  po- 

■  piilace  cfVnfniie,  vt  \e  dois  i  la  vérHé  q»e  vnu«  m'avrà,  suivi  jusquc  sur  lex 

■  eKulicra  du  minìtlre  Prìua,  oìi  l'aurais  été  énrim^  pur  la  foule  qui  dcso^n- 
s  et  rue»  oides  de    r^inp  ne  m'eutsier.  pas  oiivcrt    uà  passagc. 

■  Voui  Hvex  auui  empéclic  tgue  des  iigures  patibulaii'es  insultassenlà  u 

■  coi-ations.  et  si  le  doinestique  du  miniitie  Prina  u'avuil  pas  cache  «jue  *on 

■  maitre  étnit  £11001%  dans  la  maison,  vous  eu^sies  sans  dotile  contiìbué  à  le 
m  suuvcr,  commc  vous  avez  fait  aveo  le  general  Peyii,  lorsqu'avec  ma  aìóa 
m  de  camp  et  le  chef  de  balaillon  Foscolo,  vous  ro'oven,  precède  pour  òter 
a  des  mains  rles  faclicux  saiiguinaii'es  le  ministi'e  Piina,  la  seconde  Tois  ijue 
•  de  la  wuiiioi puliti'  je  me  buÌs  a-iidu  à  là   maison  du  dit  niìnislre.  Si  on 

■  n'nvait  pus  étoufl'é  dans  la  nuissancr  une  ii^volution ,  dnnt  le  d(;but  était 

■  si  ciTravant,  <]tiel  iM>i't  devuienl-ili  utieudi'e  oe>  proxu'its  doiiton  làUaitcìi'- 

■  fìulcr  le»  listes  le  %U  et  31  aviil!  Je  dMui'c  doiic  q uè  vous  avei  aiusi  ron- 
«  ti'ibué  à  me  inettic  eo  ^fal  de  termiiier  une  K-volution  que,  j'ose  etirore 

■  l'avancer,  aans  moi  aui-ait  entiaìni!  Icb  suitcs  les  plus  di'sasLreu&es  pour  la 
«  ville  de  Milau  et  pouf  toule  la  Lombardie.  > 

Pagina  lOt.  —  «  Si  ìa  pn5ti!rité  voudra  rendic  juitice  au  gén<5ral    Pino, 
<■  on  sera  foi'cé  de  convenir  que  les  jours  de  la  ivvolutioii  de  Milan  sont  le* 

■  plus  belles  page»  de  soii  histoire,  et  qu'à  celte  epoque  la  ville  de  Milan 
«  doit  au  general  Pino  le  rétablissement  de  l'ordre,  la  sùi'Cté  de  »es  couci- 


L't  de 


i  piopru'tt 


fàii 


■  dcs  opinion»  et  le  elio::  inéviluble  d'un  inleri'ègiie. 

«  L'étut  doit  au  general  Pino  d'avoìr  sniivi;  [oiites  Ics  caisses  et  les  établis. 

Pagina  109.  —  >  Dans  la  nuit  du  30  au  31  avril  le  gèi 
a  transporter  au  palais  rovai  une  mauvaise  piÈce  de  t,  la  s 

■  tèe  à  la  citadelle.  G;tte  picce,  qui  devait  étic  placée  dans  Is  rour    du  ci»' 
«  tcau,  on  l'a  mise  en  batterìe  sur  la  place  devant  la  porte  du  palais. 

«  Le  91  ,  dès  la  pointe  du  jow  ,  huil  à  dix-mille  personnes  étaicnt  deji 
«  réunies  sur  la  pince  du  palais  rovai,  et  mena^aient  d'enlcver  la  pièce,  qu 

■  élait  défendue  par  cinquante  hommcs  du  dépÓL  de  la    garde.  Le   gì 

■  Pino,  qui  s'était  retiré  du  palais  fort  tard  dnns  la  nuit,  et  qui  veoait  d'eli 

■  pivveriu  des  mcnaces  pogiulali'es ,  s'est  rendu  sur  le  rhamp  au  palais  ,  i 
a  après  avoir  somme  le  pcuple  à  la  retraite,  et  dissipò  les  attroupcmi 
a  i'ait  retirer  la  pièce  dans  la  cour  du  pali 
H  et  pi-i*te  a  l'aire  feu, 

a  Les  insui'gés,  api 
«  le  pillagc. 

■  Le  general  Pino  avec  sei  aides  de  camp  se  rend 


^ule  qui  était  r 


mjours  mèdie  e 
r  reti'aitc,  se  sont  rendus  à  la  donane,  mena< 


lédiatement  s 


•ili 


—  4«  — 

«  lieu,  et  par  vie  nt  a  sauver  Tenti^epòt  des  rìchesses  du  coiniiiei*ce  de  Milan. 
«  A  la  suite  de  ces  attaques  renouvcllcs  Ics  propriétaires  et  les  commercans 
«  bc  levaient  cn  masse  ;  le  general  Pino  leur  fait  distribuer  des  armes,  et  en* 
«  fin  la  garde  nationale,  comraandée  par  son  chef  le  general  Visconti ,  se 
«  multiplie  et  s'organise  dans  un  instante  ari*ete  deux  ou  trois  rents  instiga- 
«  teurs  de  Tinsurrection,  met  un  teitne  aux  vexations  populaires,  et  Tordre 
«  se  itltablit.  » 

Pagina  434.  —  Observation  generale,  —  «  On  attribue  au  general  Pino 
«  la  revolution  de  Milan^  comme  si  on  pouvait  encore  ìgnorer  que  les  mo- 
«  biles  des  opérations  humaines  sont  généralement  l'or,  Tambition  et  l'amour 
«  de  la  patrie. 

a  Le  general  Pino  a  donne  des  pi^uves  non  équivoques  d'avoir  toujours, 
«  méme  trop,  méprisé  les  richesses ,  et  d'ailleurs  qui  aurait  empecbe  le  gè- 
«  nevai  Pino,  le  20  et  Sii  avrii,  de  s'emparer  des  cai&ses  de  l'état  et  des  ti^- 
«  sors  de  la  couronne?  Le  voeu  du  peuple  etait  assez  prononce  à  cette  épo- 
«  que  dans  la  capitale  et.au  dehors,  et  il  ne  tenait  qu'au  general  Pino  de 
«  s'emparer  au.<(si  du  pouvoir  suprème,  quoique  momentanément. 

«  Si  le  general  Pino  aurait  éìé  pousse  par  une  ambition  déréglée,  dans  ce- 
«  cas  bien  loin  de  faire  tous  ces  eflbrts  pour  comprimer  les  esprìts,  iiétablir 
«  l'ordre  et  combiner  avec  le  maii-e  et  la  municipalité  de  Milao  pour  la 
«  nomination  des  hommes  les  plus  i-espectables  pour  régir  l'état,  le  general 
«  Pino  aurait  donne  une  plus  forte  et  differente  impulsion  aux  mouvemens 
«  populaii'es,  dont  le  résullat  n'aurait  pas  éié  douteux.  Le  maire  et  la  muni* 
«  cipalité  oiit  nommé  le  généi*al  Pino  prósident  de  la  i^gence,  mais,  lui  con- 
te naissant  l'insufTlsance  de  ses  moyens,  propose  a  laii^genceet  obtient  d'étre 
«  rem  place.  Les  coiléges  électoraux  l'ont  nommé  généitil  en  chef  de  l'armée 
«  italienne,  et  lui  il  demande  à  la  rógence  officiellement  laquelle  des  deux 
«  places  il  doit  occuper ,  ne  pouvant  pas  rester  membre  du  corps  exécutif 
«  et  commandant  la  force  armée.  Si  l'égoisme  et  une  ambition  maleotendue 
«  auraient  dii  igé  ses  opérations,  le  general  aurait,  dans  sa  qualité  de  general 
«  en  chef,  liviti  la  ville  de  Milan,  le  %tt  avril,  à  de  nouveaux  troubles,  se 
«  rendant  à  Mantoue  où  il  aurait  sùrement  obtenu  des  grands  avantages 
«  personnels  en  exécutant  la  convention  pour  la  reddition  des  places  de  Man- 
«  toue  et  Peschiera,  ou  en  voulant  encore  les  disputer.  L'amour  de  la  pati*ie 
«  et  la  ti*anquillité  publique  ont  donc  exclusivement  sci*vi  de  guide  au  gé- 
«  néral  Pino,  n'ayant  pas  manqué  d'instixiire  jusqu'à  une  ceitaine  epoque 
«  le  vice-roi  des  mouvemens  de  la  capitale,  et  ensuite  les  généraux  en  chef 
«  des  armées  alliées. 

«  A  l'arrivée  à  Milan  de  S.  E.  le  feld-maréchal  Bellegarde ,  le  general 
«  Pino  avait  déjà  pourvu  aux  établissements  des  armées  autrichienne  et  ita» 
«  lienne ,  et  api'ès  avoir  rendu  les  honneui*s  dùs  à  S.  E.  et  avoir  pris  les 
«  mesui^s  nécessaires  pour  le  bien-eti^  des  armées,  le  general  Pino  se  i^tii-a 
«  à  la  campagne  sans  avoir  obtenu  le  moindre  avantage  personnel,  ni  méme 
«  le  remboursement  des  dépenses  inséparables  du  gl'ade  de  general  en  chef 
«  et  des  circonstances  du  moment. 


.  U4- 


\fe  itiilicnne  rcncantrant  quelqne  difTicult^,  \e  gr- 
li-ais  il  Vienne  poui-  plaider  pour  scs  compagnoni 


o  Lii  i-odaetion  de  I': 
a  ni^i-ul  Pino  se  i-end  à 
a  (IVines. 

m  Tou&  les  olliciei's  itnliens,  depuis  le  general  jusqii'au  snus-liputenant,  sont 
«  conserva»  dan»  leuis  grades,  el  le  gi^ntial  Pino  obticDt  lu  relraile  tleman- 

■  d^e.  Il  «erait  plus  (àcile  ait  general  Pino  d'individuer  se^  déii'acteurs  t-t 

■  ceux  qui  les  stipeodient,  quc  de  pouvoir  les  titleindi'e. 

Sign(5  «  Le  L,  G,  Pitto,  ■ 

I)o[io  di  avpre  Ielle lal mente  e^iwsto  quello  che  il  generale  Pino  stxrssc  per 
giustilicai'e  la  &iia  condolta  ,  manchei'eL  al  doveiv  di  storico  cosctenuoso  *e 
non  soggiungessi  poi  anche  quello  che  a  me  è  parlicolarmente  noto. 

Quando  Mantova  era  in  istato  d'assedio  {inarco  1841)  l'ispettore  alle  ras- 
segne Brunetti  Ugo  ivi  esercitava  la  polizia.  Pervenne  in  sua  mano  un  di- 
spaccio di  Maral  diretto  a  Pino.  Comunicatolo  al  governatore  Zucchi,  qnesti 
differì  d'informarne  il  viceré,  senza  perù  ommetlere  gli  opportuni  pi-ovve- 
dimenti  di  precausione.  Il  prinrijie  lu  di  oiù  infarmalo  soltanto  dopo  gli  av- 
venimenti del  90  aprile,  ed  allora  egli  rispose  :  ■  Se  lo  aversi  saputo  prima 
avrei  incaricato  Pino  di  un'apparente  missione  importante  presso  l'impera- 
tore, ed  allontanandolo  per  lal  modo  dall'  Italia,  avrei  sventalo  ogni  maneg- 
gio. Pazienza,  ora  tutto  è  finito.  Compiendo  pei'ó  che  il  rilai-do  frapposto  ad 
istruirmene  è  proveniente  solo  da  un  nobile  sentimento  d'onore  nazionale, 
die  devo  encomiare.  *  Lo  stesso  Brunetti  mi  ba  riferite  queste  idenliclie  pa- 
role al  suo  ritorno  da  Mantova. 

Un'  altra  circostanEa  non  ripoitata  dal  generale  Pino,  e  eli?  a  me  consta 
essere  positiva,  si  è  pure  la  sdente  : 

11  22  aprilo  l'Ino  .-oinnii^e  in  nome  delia  reggenza  al  generale  Paini  di 
tar  mettere  in  libi.'il?i  gl'inilividui  arrestili!  (come  è  qni  sopra  indicalo)  nel 
giorno  pi-ecedente.  Questa  misura  era  una  conseguenza  della  massima  adot- 
tata dalla  reggenza  (coutc  lo  indica  la  lettera  da  essa  diretta  Yé  maggio  a  (ìuic- 
ciardi,e  già  stampata)  o  di  non  voler  far  rivivei-e  animosità  che  vogliono  es- 
sere sopite,  e  sì  urlei'ebbe  col  principio  adottato  e  proclamato  dalla  reggenza, 
di  coprire  di  un  velo  le  cose  avvenute.  ■  Paini  si  rivolse  a  me,  per  essei-e 
i  detenuti  nelle  prigioni  della  Rocchetta  del  castello,  lo  risposi  che  il  mivii- 
stei'o  della  guerra  non  poteva  intervenire  in  un  afTai'e  eh' 0*3  dì  speltan&'i 
del  prefetto  di  polizia,  trattandosi  in  gran  parte  d'individui  imputati  di 
gravi  delitti  estranei  alla  politica,  e  che  la  giustizia  criminale  già  da  gr-<in 
tempo  si  adoperava  per  avere  in  sua  mano  queati  delinquenti.  Ciunnonper- 
lanto  se  non  tutti  ben  molti  furono  messi  in  ìilwrlà,  ed  il  prefetto  di  jmlizia, 
Villa  Giovanni  ,  che  aveva  sottoposto  ad  esame  anche  molti  stipendiati  si- 
cari, venne  bentosto  destituito. 

Il  generale  Pino  con  tutta  ragione  asserisce  ch'egli  ed  i  suoi  aiutanti  di 
campo  coutribuirono  possentemente  a  far  isventare  i  tentativi  dei  saccheg- 
giatori che  volevano  imp.idroiiirsi  della  dogana  nel  giorno  21  ,  e  cita  la 
bella  condotta  delb  guardia  civica  di  Mikno, alche  è  da  aggiungersi  che  in 


I 


—  445  — 

tale  inconti'o  ebbero  onorevole  menzione  per  aver  ben  met*itato  anche  i 
capi  di  battaglione  Alari  Saule,  Arrigoni  Decio,  Gistiglia  Carlo  e  Qìvelli  Me- 
smer  Giuseppe  ;  e  fra  gli  ufBziali  subalterni  Ottolini  Bernardo,  Lugani  An- 
tonio, Incisa  Leopoldo,  Monticelli  Giovanni,  Ghirlanda  Gerolamo,  Longhi  ed 
altri.  Olti%  queste  cii*oostanze  ve  ne  fu  inoltre  un'  altra  che  contribuì  a  far 
{sciogliere  l'assembramento  del  li.  Il  generale  Polfranoeschi  destramente  si 
avvisò  di  far  correre  la  voce  di  un  supposto  avvenimento  di  gra\e  rilievo,  che 
fece  accorrere  molti  dei  curiosi  fuorì  di  Porta  Romana,  e  coei  diradatasi  la 
folla  si  rese  pib  agevole  l' an^sto  dei  malfattori. 

È  pure  da  avveitirsi  che  quando  il  generale  Peyri  fu  attaccato  dai  faziosi, 
era  in  abito  borghese,  e  non  in  uniforme,  e  che  i  suoi  aggressori  gli  levarono 
le  fibbie  d'oro  ohe  aveva  alle  scarpe.  Peyri ,  che  aveva  un  comando  in  Mi- 
la uo  9  avrebbe  dovuto  essere  in  uniforme  alla  testa  de'  suoi  soldati ,  e  non 
come  privato  in  mezzo  alla  folla. 

Not.  SI.  —  Pag.  513. 

Dachè  r  occasione  mi  ha  condotto  a  parlare  della  prigionia  dell'  impera* 
tore  Napoleone  a  Sant'  Elena,  mi  cadrebbe  in  acconcio  di  risalire  all'  avve- 
nimento dal  quale  essa  dipende.  Riconoscendolo  però  estraneo  a  questi  cenni, 
mi  limiterò  a  ripoitare  sulla  battaglia  di  Waterloo  breve  brano  storico  di 
autore  francese,  che  può  meritare  di  essere  conosciuto  perla  sua  singolarità, 
ed  anche  perehè  rende  la  meritata  giustizia  al  valore  alemanno. 

«  Au  commencement  de  la  bataille  de  Waterloo  le  due  de  Wellington 
«  avait  95,000  combattans,  Napoléon  05,000.  A  deux  heures  ks  Anglais,  les 
«  Belges  et  Ics  autres  confédérés  étaient  dans  un  état  de  demi-déroute.  Bou- 
«  low  arriva  avec  50,000  hommes.  A  six  heures  Wellington  avait  de  nouveau 
«  perdu  la  bataille^  et  cette  fois  avec  125,000  oonti-e  65,000.  Blucher  débou- 
«  chant  vers  sept  heures  sur  la  ferme  de  la  Belle-Alliance  donna  la  victoire 
«  à  Wellington.  Ce  n'est  pas  la  moitié  du  pont  de  Waterloo  de  Londres 
«  qui  devrait  étre  à  Berlin ,  comme  Fa  dit  quelqu'un  ,  c'est  le  pont  tout 
«  entier.  » 


Not.  33.  —  Pag.  315. 

I  tre  quadri  presentati  per  far  conoscere  gì'  individui  dell'esereito  italiano 
che  ottennero  ricompense  d'onore  per  azioni  segnalate,  furono  compilati 
colle  notizie  che  mi  fu  dato  di  raccogliere.  L' impossibilità  assoluta  iu  cui  mi 
sono  trovato  di  confrontarli  coi  registri  ufllciali^e  la  circostanza  die  le  no- 
mine il  pili  delle  volte  pollavano  il  solo  cognome,  m'impone  il  dovere  di 
avveitire  che  vi  poti'cbisero  essere  ommissioni ,  come  pur  anche  equivoco 
neir  applicazione  di  nomi  ad  alcuni  cognomi.  Ad  ogni  modo  nutro  lusinga 
che  questo  intricato  lavoro  isia  per  essere  riuscito  possibilmente  esatto. 

Per  le  nomine  duplicate,  che  furono  vane,  e  fra  le  alti'e  degli  uifiziuli  Bo- 
nesi,  Jacopetti,  Ver  netti  ed  altri,  ho  creduto  di  non  farmene  carico. 
T.  IL  57 


K 


—  446  — 
Ver  gì'  insigniti  di  uidiuì  sli-anieii  poi  )i  bo  ciUti  all' oppoitun ita,  e  tooo 
ila  agKÌ"i)6c''^>  <  cai*itani  Luigi  Tesiiii,  die   eia  cavaliere  ddl'oidiitr  delle 
""      ".  —  .     .     „     ^  della  Spada  di  Svciin. 


OvB  Sicilie,  ctl  Awiiiellì  Pìeti-o,  che  lo  fu  ddl'oi 


Noi.  33.  —  Piig.  313. 

l'i'u  i  militai  UQiionali  die  pubblicarono  fosti  del  Doslro  esercito  pos- 
tiamo gtoi'iarci  di  imnovcroi'e  il  gi;nci'ale  Ciimillo  Vacarli,  aiitoi^  applaudilo 
della  Storili  delle  niim|»gne  e  degli  auedi  dcgl' lliiliaiii  in  Ispagna ,  e  della 
bingiitfìii  del  colonuellu  Caocianino. 

Al  tenente  colonnello  Do  Langicr  (toicaiio)  In  pubblica  voce  atU-ibuisce  le 
ofteiv  ben  a  lagione  lìpulaCe  :  lìV  Itiiliiiiii  in  Russia ,  non  die  i  Fasti  e  vi- 
cende dcgl'ltitliu  ni  dal  IHO<  al  18ID. 

Lì.'iboni  Antonio  (imlico  uffìxiale  di  i-uvallcri<j}  scrisse  fasti  stori  co- m  ili  turi 
dell'età  nostra,  che  godono  del  pubblico  favoit.  K  sono  pur  (voule  di  lui 
le  Lettei-e  sugl'Italiani  in  Caulogna.  contvassegnnte  A.  L. 

Due  medici  chimigbì  mililjiri  dì  bella  fama,  i  dottori  De  Filippi  Gitueppe 
e  PalaEnini  Giovanni,  [Hibblicaroiio  le  molto  encomiate  orazioni  ilmebii  da 
loro  recitale  sullo  tombe,  it  primo  di  Foulanelli,  ed  il  secondo  di  Saul'An- 
Atea  PieUO. 

L'  esimio  maggioie  Jucojwtli  Giiisepiic  pniiblicò  le  biografie  di  Fontanelli. 
Teuli^  ed  Aivse,  etl  i  giornali  letterari  d' Italia  resero  conto  con  molta  lode 
di  queirti  pregevoli  lavori. 

Aiicbe  cittadini  esii-anei  nll'eseieito,  per  lìvei-enza  ben  meritata  da  ]ii-udi 
(wnoauonali  spenti  in  guerra,  concorsero  ad  ononre  la  loro  memoria. 

Il  conte  Faustino  Sanseverino  scrìsse  applaudita  necrologia  del  suo  oompa- 
Iriotln  p''neriile  Olili ml>ei lì  Livio.  Pucrliio  Giuseppe  fece  un'  orazione  fiine- 
bre  per  gli  olinli  nllu  l^iUagli^i  di  bacilo  il  1»  aprili;  1S09.  Giacomo  l«iu- 
,  pubblici  sotto  titolo  di  Galliiia   Militare  le   biografK 


ventisene  ìnilìvidiii  cbe  appartennero  a 
molto  rirci-cate  dal  pubblico. 


n 

i nomato  autore  Adriano 

Balbi 

ilei 

&|iinlo  gent 

le  t  eguaglialo  dalLi 

profoiidità  del  gapei-e,  e  che  n 

Oli    tifi 

scui-a 

mai  alcun'  o 

XMisione  per  r 

vendi- 

ciré 

(Itoli  die  i  suoi  connaz 

onnli 

lannc 

^>1la  pubblica  coniiidemzio 

ne,   si 

espri 

levii  in   ipie^li  termini: 

-L'È 

ìro[,;i 

ha  uucora   ni 

olii  uomini,  i 

quali. 

dopo 

essersi  tli.ilinli  come  gue 

rieri  1 

etl'ev 

n.iiioleonieo 

lasciate  le  ar 

ni  (ler 

deilic 

UH  ai  piiclfieì   studi  .  si 

segna 

.irono 

nel    novello 

agone,  accoppiando 

eo^ì  s 

ul  loro  cullilo  Cline  un 

coro 

la   d' 

ulivo  a  .juell 

1  d-  alloro.  Di 

questi 

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.  ,.e  liu  non  pochi  ;  .p,i 

aot,  J 

jjojuincj'ejjio.  »  io,  nel  (jojgcj^e 

ah'  il- 

bi>ii(. 

l'Olio» 

ceiiza 

sono  ben  cl 

Ilo  die  i  mie 

cuni- 

payi. 

iiiicorii  »uiier=titi  ii^prail 

die 

li    faceia  pm 

e  pi.-^o  di  U, 

fiu. 

Ieri  11 

te  .lei  loro  senliiiii'iili. 

Au 

muto  d.i    eii;i   ri.siwlt.ibi 

e  t;i<i 

liiio  , 

io    mi    nirò 

aJ    iiulii-are 

ilcuif 

iiuul 

lit^i    scieiilifi.o-lLUeiiirie 

die 

piMil 

i^Li.icu.    all'e= 

uniLu  ihilijiii) 

e  die 

ercito  del  icgno  d' Italia,  e  iiiixiuo 


>  dei    loro  scrini  dati  alle  stauqie  ,  di^iieu: 


ti' 


—  447  — 

domi  di  ripetere  i  nomi  di  quegli  individui  che  ebbi  già  occasione  di  com- 
mentare nel  corso  di  questi  cenni. 

Giccianino  Antonio,  Beroaldi  Natale,  Armandi  Domenico,  MafTei  Giuseppe, 
Zanardini  Giovanni,  Bidasio  Ruggero,  Nobili  Leopoldo,  Foscolo  Ugo,  Gaspa- 
rinetti  Antonio,  Zanoli  Cai*lo,  Lampato  Francesco,  Tasca  Ottavio,  Mantovani 
Vincenzo,  De  Filippi  Giuseppe,  Solenghi  Vincenzo,  Rasori  Giovanni ,  Fede- 
rigo Ermolao ,  Rezia  Giacomo ,  Rima  Tommaso ,  Ceroni  Giulio  Giuseppe , 
Litca  Diurni  Pompeo  ed  Antonio ,  Beaupacher  Giuseppe  ,  Malagoli ,  Vecchi 
Marco,  Barbieri  Gaetano,  Brioschi  Carlo  astronomo,  ed  alti'i. 


FhiE  DEL  Secondo  ed  ultimo  volume. 


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^\i'.-htsiìt7.it   àeììi  rriullCica  Itaìiaaa 


A.  STKIGKLLI 

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CORTESE 

SefrcUrtc  Icnrale  diHAùiln-i  ìeUiiwTt 


A.     ZA^iOLI 

Se^[c-Ò  ^eitrù  uUfiBÙtcri  ct'iiiuerri  fdiìk 
r.arcu. 


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> tanti  uutiniSi  htiilab  le]là  tanauoia!  mfitjt* 
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