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Full text of "Viaggio nella Liguria marittima"

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Sflmo f«rM. 






8 

sotto dì se il «burrone in cui mugge il torrente di 
GdTdssòlb. Le grandi mass^ delle circosiaoti mon* 
tagne'non fsminuis^cono punto il signoreggerole a- 
spetto di quest'opera^ le cui dimensioni sono al* 
r avvenante della colossale natura che le circonda. 
Se potessi unircene il disegno^ forse non esitereste 
a paragonar ijuesto ponte colle famose costruzioni 
de' Romani^ benché fossero gli acquidotti^ al dir di 
Dionigi di Aficamasso y una delle tre cose in cm 
la màgtiificenza di que' signori del mondo più sin- 
golarmente spiccava (i). 



(i) II piede romano, secondo ti modello Capitolino, è dì io pollici, 
IO linee, 6 punti, misura di Francia, piede del re. 
..ili palmo ai Géttota,. secondo l'Eacicloptdift, è di 9 pollici, g lìnee, 
m^f^ soddettav 

. . L' acquidotto deli' Acqua Marcia ha 70 piedi romani d' altezza. 
QtiVlló deirAcqna Claudia e 1' altro di Herone ira hanno 7». L'scqoi* 
dotto di Sègoirù be ha ioa« 

Polendo- -che -questi ragguagli , tratti dall*Enciclopedia e dal Milizia , 
sieno esatti, ne risulta che V acquidotto di Genova al ponte di Ca^ 
•tasvèlo ^«irairi alàieno in altezza al più allo ««qoidotto romano. Non» 
dimeno i Romani Y avrebbero fabbricato a più ordini di arcate ) pcf 
Ij^more.che la grande elevazione di una sola arcata nonne facesse mea 
s<&idà' la constr azione. Spetta agli architetti il defsidere se g)2 enormi 
tj^tfastti; in ipielcB^. del .ponte di Cavassoio non si^o quèsi.^uali in so-^ 
]idità s^lep^^ere. antiche. Quat)to alla bellezza propria a tal genere dì 
fabbriche, c.hi può argomentarsi di contendere là- corona agli sBiichi?' 



O' 



V- 



ì\ 



Lettera XCVII. 



Gita aW Antola. 



Sorge il monte Antda tra le fonti della Trebbia 
e delk' Seri via ^ e ne divide le valli. Il suo vertice 
sì leva 1 585- metri sopra il livello del mare^ ed è 
quindi il più eminente dèlia gìogaja Kga^tica^^ dal 
Moogioja che domina le scaturìgini del Tanaro^ ;^ino 
al monte Penna che guarda 1' urna della Nm^a e 
del Geno cadente nel Taro. Le sue diramazioni 
si prolungano a Bobbio. Tutto il suo dorso è ce- 
lebre fra i botanici per la bèlla ricolta che vi fanno 
di fiori dalP aprile alla metà di luglio^ tempo in 
cui segate vengono le sue erbe fragranti. Il breve 
racconto del mio peregrinàggio all' Antola non può 
quindi riuscirvi discaro. 

Talvolta avviene che mentre arido è il letto del 

■ 

BisagDO^ anzi tutto velato di tele che le donne vi 
stendono ad imbiancare od asciugare , s' odano voce 
di terrore e di salutare avviso in lontano. Le quali^ 
ripetute sòHecitamente da chi le ascolta e prolun- 
gate dall' eco^ fan risuonare tutta T alta valle del 
Bisagno ne' flessuosi suoi giri^ e portano lo sbigot- 
timento sino sui securi colli all' agricoltore che 
trema per la moglie scesa al basso e pe' figliuoletti 
eh' ella ha con seco. Annunziano quelle voci • che il 
fiume vieti già. Un improvviso disfarsi di nuvole 
in sulle superiori montagne dà nascenzpi a queste 



13 

frapposto alle scarne rapi che ì^ accigliano ad 
occidente. ... 

S' adergono sopra Torri^^ìa i rovinosi ma' fieri* 
àyanzi del castello cbe in de' Fieschi e poscia dei 
Doria. Me stanno in piedi tuttora i bastioni ccrcon- 
danti la rocca* La costnittura n'era forte e rozza 
come gli uomini de' tempi di mezzo. Ma si dispicca 
da loro^ come un ceótnrione romano^ una '«torre 
Àbbricata di mattoni con molt^ cemento 'is^futta 
rivestita di pietre diiigentemènte fiquadrtljbS;.'' <Le 
maniche dimpinardno la rocca feodale^ dbbero in 
rispetto questa torre forse dell- tA òonsblaM «e 
dalla quale è fama prendesse ndme la tén^;^'- 

La chiesft parrocchiale di Torriglia ; il' snò cam^ 
panile posato àopra.un aroo> il recinto 4^tt ^à« 
drata piazza, i secolari lecci che le fiinno ombria^ 
<)ompongono una romantica scetoa. Gli sfondi a guisa 
di cappelle nel muro in temo di cinta ^ servono a 
raccogliere j. dóni che i' contadini portano alta 
chiesa y a norma degli anliohissimi usi. Questi offe- 
risce un fascio di legne , quegli un cacio^ un agnello^ 
un capretto. Le donne arrecano in .tributo i lavori 
delle lor mani, e si spogliano taldtta de' loro orna- * 
menti. Pare che dicano a Iddio 

— — Assistez-nous\ - ; 

Acc^ptez les présens peu dignes 
Qù!hwnblement nous wnons offrir à s/os -genoux f 
Bériissez nos champs et nos- mgnes (i). 

{\) La Fave^ trad. di Tibullo i.a Ekg* 



i3 
Bope . i . àm'mì ufli<^ , tutti ^que- dmn tengono pffiti 
successivamente all'iocantoL I compratori mal non 
mancano'/ iracandosi ognuno a dovere ..di' fare ^ se* 
còndo le* sue facoltà^ alcuno' di quiegU acrjuisti. 
Il prodotto . deUa vendita va in. kenefifsio- della 
chiesa '(:i). • 

Le boi^higiaDe e le' agiate contadine. di TorrtgUa 
gioiscono a liuon diritto nome di fresca avvenenza. 
' La scioltezza de' lor modi tien più della città che 
de' mqpti. Le villanelle di Bavastri , intervenute alla 
festa ^ con le vezzose lor forme e la dilicata lor 
carnagione facean comparir più aspra la rozzezza 
de' loro amanti o mariti (a). 

In questi luoghi al rìpwo delia feudale impunità 
si ricovràvano-gli: sbandeggiati d' altri paesi. B con- 
trabbando si conducea - dietro il treno di tutti i 
vizj*. Al '^coltèllo era a£Bidala la vendetta della più 
lieve oiflésa^ e lo sfogo della gdosia. anche più ca-* 
priceiosa. .Qaal manviglia che inferocissero gli a- 
nimil (3) 

Le leggi severamente ora tengono a freno ì de- 
litti. Mansueta è nello stato di calma V indole degli 
abitatóri ; ma èssi giacciono sepolti nell' ignoranza. 



(i) Ho notato qaeit' oso perchè generale negli Apennini liguri a 
traiaontana.' 

(9) PifpolasUcne^ — Torrìglia — 4i<^ " 

(3) Salb- strada «he mena a Tortiglia, .tì additaiio il marp di una casa 
disfatta per ordine del tribonale. - In espa un! fratello ammazzò un fra- 
tdloy e diveltogli li fegato ^ mangiosselo arrostito in sulle brace. Hàr- 
reieo r^rent* • v- 



14 

X}ù papolo di «nontaniiri^ .itob^ii>db nscinbili^l idi 
(animo intrepido, avveezi; b- ocn oueairer.fsteàii'' fe^ 
riler' periooli, tovha in un snbieo'Jilf'jnriticadGnrofiia, 
sé ce^a il: tmor'>deHa fQuce^ ^:'d'llopo^bhe!Jl'*m- 
!file^amelltO!'flfé tempri ed ingentilisci» i cEMtunè (i). 
Come la notte ebbe oltrepassato dt'^niì'.'anB/la 
metà del buo oorsoy ti mett»nmi»kÌ!yULjteri aQi|ai- 
stare la tetta dell' ÀotoU tu tèmpii^ <ia veéeci di 



♦ r 



' ••. •■., •:: r: 



a n ministro maggior delia màun vt 



:< 



levarsi^ come è il giudieio idjBgit ocòht^' fiiW'^ diil- 
V onde marine. Gitanti padeslreiilii^nfeè ad m balzo 
eminente assai , xofi pnlre :SB£aierè, a (iqntl. veloce ^ 
ci Armammo a ieepiretre <e guondaré^ Biaìm' nt>n 
aveva ancora ceduto à flebo tLjreaiiiL^tdel eieliié II 
-poetico 8uo>>ra^^ . ililbkinacifa; t cahén^jii: ìAé gioghi 
sotto i nestvi piedi; '£ ritt agiBvdo: eUrepasfiMidoli 



■ '■»'.< 



(i) Trascrivo quasi, letteralmente le parole di un 'JiUigislràto del 
paese. Ed egli d^glrtigèrannl t ^ fìisir Cgìlwiin^ di Mtttfro ^ prÀ^n il 

andarne a lavorare ne' piani della Lombardia, donde riportaoo le febbri 
delle risaje ed uno scarso profitto. Abbondando d'acque e di ' soleggiate 
falde, essi traggono da Genova le frutta e gli ortaggi. Instruzione e 
c-oiiiin«r€tO) eopo oiòdi cb'eidifieltaaé^fufsti mónkKO^vi, Do» ttruda car- 
reggiabile da Genova a Piacenza per Torrìglia sarebbe d' iottflMMbUe 
alililà. La freschezza di cur qui* ìa -godìi iàctite, il^ ^pJUtorMQA aspetto 
di questa vallea lii< ^isofiéta foaidistaaiaidfijiMC^cliat^.iiiOtfiiildihero per 
avventura coi.iirol|^i}'dèli tenpo tim. •liiogo;<di:'KilkfgiaUifa<feilm pei 
ricchi cittadim. ilar f inesonAik «traftcgU vÙBto'cb^tf^li^iiiili^ i ribolli 
accessi ai monti che'b' attergano a Genova. » 



k .) • > t 



i5 
tiftti^ errava sopra lontane pianure 'in fondo alle 
cpiali sorgeva un recinto che non ben tlistìnguevàsì 
se fermato . dalle nobi o dair alpi. H firmamento 
mostravÉsi sparso di nuvolette, ma pure sereno. 
Se non che sul nostro capo adunarsi parea la 
tempesta. . . 

Proseguimmo a saiire, e T aurora intanto appa- 
riva. Ma non già 

« Con la frónte di rosa e coi pie d oro 
Spargendo i fior raccolti in paradiso. » 

Era un* aurora preceduta da gagliardo e* fred- 
dissimo vento 9 ed accompagnata d£| nebbia traiida 
e densa. 

Così ci. conducemmo alla cima suprema del- 
l' Antola. In su tjuelF ajpice era una specie di pira- 
mide fiftta con saést saldamente rattenuti da pali. 
La fecero innalzare i regj ufficiali del Genio, men- 
tre attendevano ai lavori delle misurazioni. Ci ran^- 
nicchiammo intorno a questa piramide dat lato 
contrario al vento. Ma benché fesse la mattina del 
dì i6 agosto, si pungente era H-fiiéddo lassù che 
le nostre mani intirizzite ne' guanti mal valevano à 
rompere it pabe della colezione. 

Fra tanto 9' sole veniva acquistando forza ed 
altezza; ma 3 venta sempre più imperversando por- 
tava ^ levante e cacciava dinàna^i a se con indictbil 
iiirià grossi^stmt volumi di nebbia, isimiglianti a moo- 



l'i 

Ih» popolo <ft BMitHHKi^ Dobssd di watmlui, 
■nbrM ifit rf i J o, avvezzi a ihm ^cneaaer^atvat 
rito jNruwli, toma in va subito «tt'antìcaii 
un ASm il timor 'delta «cure. £ d'aopo -kV 
iHiifn»ttima» nt tempri ed ingentilìBch i «Motti 
Comn It notte ebbe oltrepassato di ' n^ 
tttHlA d«l iiuo cono, ci aietteiiun«in;TUi'pei 
Htiirfr la retta dell' Antola «i tcmpa> 4» v« * 
liiflHUitO i . : 

Il 21 miniitro maggior dalia nàkum 

Invaiti, ootno ò il (jiudìciD idogU ociéi^i! 
V nn(l« marina. GikMti f^sIrenAiBoi* ad « 
mntiieiUe atsoi, ma |inro itoferiere »^fm9^-^ 
il ftrmnmmo a r«8pérai<e « gnardaroj 1 
AVRVa aiiMra cadano « Febo ireoiià:!-^ ^ 
pnotioQ fuo {"ag^ ìBÉafciiiMa. oatilin*^-.^ 
Mita ì iVMUì piatii. £ io I 



^l'' Ti-»»»»!»* t»!"», I»tt«f«li»c«lt k firole Ai «■, ^^ 



i6 

Uigue messe ia foga da altre moatagae. Lo sph^ko 

delle burrasche cavalcava sugli aerei Ipr fianchi. 

Ma il vento che recava e spingeva quelle nebbie^ 
per la sua furia istessa tratto tratto ne squarciava 
il velame. Qual favella pu^ pingere il «portento della 
scena che in que' fuggitivi istanti ai nostri sguardi 
si palesava! Le nevi delle Alpi colorate in rosa dal 
sole nascente^ ci mostravano gran parte di quel 
naturale schermo d' Italia. Le pianure della Lom- 
bardia ci si svelavano . innanzi , ed un pensiero di 
affetto volava verso Milano ove dicono che dal- 
r Antola giunga lo sguardo^ ajutato da buon tele- 
scopio. Anche a nordeste sovente apparivano le 
icresite de' iponti d' Aveto ed altri gioghi dell' Apen- 
nino sino alle Alpi apuane. Discemevasi a sudo- 
3re$te la linea delle mura di Genova salir serpeg- 
giante pei cqUì^ ^ piì^ oltre il. m^re rilucere sia 
verso la grotta di. Noli. Ma UQn disgombrossi mai 
l'orizzonte ad austro per allietarci cqI ^prospetto 
della Corsica, che da quell'altezza sì manifesta 
evidente a teinpo serena* 

In quel mezzo un fenongteiiio^ né da' miei compagni 
:nè da me mai veduto 4> . letta, venne a colmarci 
r animo di maraviglia. Il Vf^utp s' era .d^to . a sospi- 
gner le nebbie all' ingiù, e se tal volta avevamo 
tutta sgombra la scena a settentrioTO , tal altra ni- 
tido era il cielo ad oriente • ed a settentrione ci si 
stendeva di sotto un mare di nebbia. In uno di 
.questi tratti mentre dinanzi a noi, ma quindici o 



'7 
Tenti metri pia in basso ^ tutta ia un nebbioso 

caos ravTolta parea la natura^ ed> al nostro tergo 
il sola quasi Ubero sfolgoreggiava/ ecco improvvi- 
samente sulla densa soprafiaooia della nebbia com- 
parire dipiota una piralnide circondata da un lu- 
minoso cerchio splendente di tutti i colori del- 
r arcobaleno. Intorno alla dipinta piramide si scor- 
gevano alcuni uomini muoversi e gesticolare. 

Ceu levi in speculo solet apparare figura. 

VlEG, 

Appena potevamo. prestar fede ai nostri sensi per 
lo stupore di sì nuova apparizione. 

Voi potete di. leggieri argomentarne le nattirali 
cause. La quasi palpabile superficie della nebbia 
ribatteva indietro i raggi del sole^ in cambio di 
dar loro passaggio. Quindi essa formava un miraglio 
in cui dipingevasi l' immagine della piramide e di 
noi che a questa davamo le spalle. Ed i raggi del 
sole rifrangendosi diagonalmente nella piramide che 
ne intercettava il corso ^ prodocevàno sopra la nebbia 
quel luminoso circolo avvivato dai colori dell' iride, 
Qmndi nasceva lo strano fenomeno /prodotto dalla 
riflessione e dalla refrazione ad un tempo me- 
desimo. 

Gli abitatori deli' estrema Calabria conoscono un 
fenomeno ottico che tiene affinità col narratovi. Essi 
veggono al. levarsi del sole dipinte ne' vapori del- 
l' aere le piagge e le castella dell' opposta Sicilia. 

III. . 2 



i8 

£ questo fenomeno eh' essi chiamano Fata Mot-* 
gana^ ha dato orìgine a strane superstizioni nei 
paesi ove prima non era stato veduto. 

Il colmo deir Antola tien molta somiglianza con 
quello della Falterona^ da' cui fianchi nascono l'Amo 
ed il Tevere^ come da questo la Scrivia e la Treb- 
bia. Il giogo è gentilmente declive^ e tutto sparso 
di poggi inferiori al cucuzzolo. Una folta ed odo^ 
rata erbetta ammanta tutto quel giogo, ed inter- 
rotto è il prato da graziose macchie di faggi. Nelle 
alte valli pascolano gregge ed armenti. Molti vil- 
laggi siedono in sulle balze minori ; tra' quali è no- 
tevole quel di Propata che all'intorno ha dovizia 
di coltivati poderi (i). Raccontano quei del paese 
che nella primavera abbondano in sulla vetta del- 
l' Antola le serpi e le vipere. Ma sopravvengono a 
stormi con querulo strido le grue, che in quella 
stagione 

<( Tornando alle fredde alpi, 
Scriwn per t aere liquido e tranquillo 
La biforcata lettera de Greci » (a). 

Esse a piombo si calano, sulle piagge del monte ^ 
mescono le orride battaglie, e deli' anguigena gio* 
ventù fanno illagrimato sterminio. 



(i) Popótazione -^ Propata — i3oa. 
(a^ jRucgllaij le Api, 



Lettera XGVIII. 



^9 



Gaffi Jt Albaro — San Fruttuoso — Madonna 
del Monte. 



È la pximaTera ;^ ed il sole piega al tramonto. 
Andiamo Terso i edili d' Albaro. Mirate quante gio- 
vanette ne ritornano con le mani piene di odoros- 
sissimt fiorii In ogni villa ve n' offriranno ben con- 
testi mazzetti. -*- Nell'autunno ciascun angolo della 
coUioa xiiiocca di villeggiantt. Ve li trae 

<( //' mura leggiera sotto azzurro cielo. ^ 
Ed eziandio gli arder della state vi son temprati 
da venticeUi soavi» 

(( — In grembo al sì famoso Albaro 
Brignole ne trapassi i dì gelati 
Or che piìt ferve il gran leon Neinéo. 
Ivi son folte de palagi altieri 
Le regie motij e <f odorate selve 

' Spargesì intorno dUettevol ombra 
Di Driadi festose amato albergo. 
Ed indi scorgi ne' Nettunii campi 
Moper leggiadramente i pie d argento 
Ninfe compagne dell instabil Dori, 
Oh per { animo tuo sian fette eterne 
SI care viste ! « ( i ). 

(i) Chiabrera. 



20 

Se non che la mokitudine delle ville , latte ri- 
cinte d' alte mura che contendono ogni varco allo 
sguardo, non lascia quasi luogo ai campestri pas- 
seggi tra le siepi vive^ 

(( M monte y al prato e sult erboso margine • 
Di fonti e di ruscelli^ al lieto al placido 
Mormorar à! acque e* susurrar degli albeti; . » 

^ • -1 

passeggi si cari alla dolce malinconia e di- amore. 
Da lungi ^ la collina d' Àlbaro «ppaiisce il HèeSXt 
dorso di un monte *che spiccandosi - da moìid più 
alti si stenda a metter piede nel mare. Ma da presso 
la scorgete composta di più coUi; db-e^ ne' loro in* 
tervalli danno spazio, a^piacevolisttme vf^iceUe* 

« E qui ^a trascorrendo aikra^ serena , k 
Le verdi foglie y e ^uoi sospiri urna . 
Zeffiro vago alla diletta' ^Cloi^i:» (ji). > ^ h. 

Delle tante ville d' Albaro alcune ^ole^vì^coatmo: 
la Brignole di magnificenza imperiolp; J^ Giusti- 
niana ( ora Cambiaso ) - fasciatali ^di*? travep||ni e 
disposta in bella simmetria.iL L ha ìinnsAih ' nel -iS^'j 
Galeaz^zo Alessi col* disegna/ dioono^ijdel suq^ mae- 
stro il gran Michelangelo: Pchìnb del Vaga vi pinse 
a fresco la notte ed il ^orno. ,JUa SìdN^o^ 4etta 
per eccellenza il Paradisoi Con che letizia dàlie 



■»<^ 



(i) Chìabr^ra, 



Sii 

aetee.sue logge erra lo sguardo sulla parte orien* 
tale della cittì ^ sulla valle del Bisagno^ sul mare! 
Ma più la fanno ammirabile i suoi dipinti a buon 
fresco. Rantmientatevi V istòria di Fiandra del car- 
dinal Bentivoglio e V egregia descrizione eh' egli & 
del grande assedio e della presa di. {Anversa per 
opera di Alessandro Farnese^ prìncipe di Parma* 
£ riducetevi segnatamente a memoria quel passo : 
« Entrò poi il Principe solennemente in Anversa , 
e r entrata nonfii solo da vincitore^ ma insieme da 
trionfante» Comparve egli in superba , vista armato 
a cavallo. Precedevagll gran gente pur anche in 
armi a cavallo ed a piedi,, e mpltf i^tra nel!' istessa 
maniera lo seguitava. Ne' lati si distendevano lun^ 
ghissime file di .soldati a. piedi^ ma poco innanzi 
alla sua persona particolarmente vedevasi a cavallo 
il fiore della nobiltà^ .... Così entrò a cavallo per 
la porta Cesarea. Quindi lo ricevè il magistrato con 
tutti i capì^ degli opdini .cittadineschi^ e con un nu- 
mero infinito di popolo. Trovò eretti molti archi '^ 
moiUe statuif"/ e molte colonne in diverse parti , 
eou' tuttp quel, più di festeggianti apparenze che 
in siìniie > occasione , per segno d'onore e di gioja^ 
avevano potuto fare tali vinti con tal vincitore. » 

Ora innottr-ate il piede pelle sale del Paradiso^ e 
^'tairate il trionfo del Farnese dipìntovi dal Tavarone. 
Rapito dalla magìa dell' arte^ voi più non siete 
su' colli -d' Albaro^ ma bensì sulle rive della Schelda 
dinanzi alla porta Cesarea / in mezzo a quella pompa 
guerriera: ed ammirando le imprese dell' eroe Par- 



'/ 



22 

mense ; .vi punge il cuore un rammarico che ado-- 
perato egli non abbia a prò dell' Italia la sua in^ 
vincibile spada (i). 

Questi freschi sono il capolavoro del Tavarone. 
Trapassiamo ora a vedére la più eccellente o|>era 
di Luca Cambiaso. Essa' è neila villa detta F Albero 
d' oro a San ' Fluttuoso^ borgata tra Àlbaro e la 
Madonna del Monte ^ e rappresenta il Ratto delle 
Sabine; a Tutto piace in queir opera ^ la sontuosità 
delle fàbbriche , la bellezza de' cavalli^ la ritrosìa 
ddle giovani^ la passione de' predatori^ le altre 
minori istorie che in varj comparti firn corooa al 
prindpal sogg/etto^ e ne continuano quasi il rac- 
conto; Narrasi che Meogs^ dopo aver considerato 
questa- pittura /dicesse: (c Non mai fiior di Roma 
Tni è parruto di v-eder le logge Vaticane meglio che 
oggi» (2). 



(t) Intorno al trionfo stanno dipinti in yarj compartimenti i prin- 
cipali fatti di qaeL cekbre assedio d'Anversa, a In queste Teramente 
ntaraviglio^e pitture il.Taytirone si lasciò indietro ogni altro pittore a 
fr^'sco, e parve avesse del più che umano. >> Cosi il Soprani, eia lode 
non sembra eccessiva a chi le contempla. Ed è vero atich\i oggi quanto 
ioiggiunge il Ratti : « questi lavori si consewano^ taUavia cosi freschi 
e brillanti,, come se di poco fossero etati coloriti, n 

Il Tavarone dipiósc pure in quella villa 1' arrivo del Colombo all' 
Indie e V imbasceria di Giacomo Saluszò aH' imperator Mattia. Ber- 
nardo Ca8tello^ vi rapprese&tò i Genovesi rìportanti dall' oriente le 
ceneri dei P'fecursor^, e la' battaglia di Alessandro nell'India. 

(1) Lanzi, Sion. Piti, nella scuota Gen. — Egli caratterizza pure in 
questa guisa Luca' Cam biaso : a Disegnaftor prónto, fiero ^ grandioso e 
perciò addotto- dal Boschini ad esempio .de' bei contorni ^e pregiatis- 
simp ne' gabinetti de' dilettanti , eseguiva le sue id^e con tanta cele- 
rltà e sicbr'ezza che l'Armenini afferma averlo yeduto a dipingere con 



33 

Ancora duìe paròle mtemo ai coUt d' Albaro. 

Sopra lo .scoglio Terso il mare stanno le nude 
pareti di un tempio cui la volta più non difende 
dalle ingiurie degli elementi. £ra sacro a' Ss. Na- 
zario e Gelso* e rifabbricato^ or saranno due se- 
coli^ sopra gli avanzi di una chiesa^ detta già dal 
Giustiniano antichissima^ della quale rimane an- 
cora il campanile a guisa di torre merlata. Le più 
Solenni memorie si destano all' aspetto di tali ro- 
vine^ credute la culla del cristianesimo in queste 
contado e il primo luogo d'Italia in cui si cele- 
brasse pubblicamente il divin sacrifizio (i). 

E pia tradizione che nello scoglio sotto la chiesa 
si conservasse impresso il vestigio di un piede dei 
Santi y e, che miracolosamente essi avessero fatto 
scaturire un fonte limpidissimo S acqua dolce ^ che 
Sgorgava ancora Y altr ^erì in suU' orlo del mare. 

Ora la chiesa cade in isfasciume; le mine fran- 
cesi han rotto lo scoglio per trame pietre a co- 
sttture il forte vicino; il terremoto del 1828 ha 
fatto dirupare certi ubassi sotto cui passava l' acqua 
del fonte. Di tal guisa si dileguano^ qualunque ne 
sia r autenticità , i vetusti monumenti dell' introdu- 
zione del cristianesimo nella Liguria. 

due pennelli, e dì uà tocfio non men franco e anche più sicuro del 
Tintoretto ». — Kigu»rdeYole è parimente la Battaglia de' Maccabei , 
dipinta a fresco, nella villa Franzoni pressp all'Albero d'oro. 

(1) Gìustin.y Descriz. delle Ligurie. — Per la leggenda de' Ss. Na- 
lario e Celso Tedi l' hlot. Ecclesiaste della lig, di Pietro Paganetti , 
Gc/i. 1765. 



34 

Keir aatichissitno cunpafule di qaella chiesa era 
incastrata una lapide, ora posta nell' atrio dell' Uni- 
versità. Essa dice 

Intra consaepUan 

Maceria locus 

Deis mambits 

Consacratus. 

Bai che argomeiUaDo ivi fosse, un wMloo cidùterio 
e forse pii^ atiticantiente aocora un ^tempietto (i). 

Di là dal forte di S. Naaarìo sceaicameate è as- 
sisa la chiesa di S. Bernardo, alla qualfi si ascoide 
di Terso la Foqe per una triplice scala, fatta ad 
imitazione della scala santa di Roma,^ e dipinta da 
G. B. Cartone. Foco -sotto, le caverne marine for- 
mano jl campo santo de' Genovesi. 

La costiera della colliaa di Albano che risguarda 
sopra il mare, è quasi tutta teatrallrovinee scogli 
biancheggianti della spuma . che vi fanno frangendosi 
r onde. Bello è di colà verso la Foce osservare i 
costiuni de' pescatorì lungo la spiaggia, ed il tre- 
scare de'Ior ragazzi in mezzo alle reti stese ad 
asciugar sull' arena , od il lavorare delle lor donne, 
sedute a gruppi sul limitare delle povere case. 



(i) H Lg parole intra eontaeptum maceria indicano eiisre ìtì alato 
qualche icrraglìo di muro secco, o per dii meglio, una siepe di pietre 
negiioDc di calce, che dinotane rorini, e fbfse comi an 
i fabbrica roTinata, n 

piaceri della FiUeggiatura di AlharOt UtUra di Giacoma 
U tìemto. Geo. 1810. 



Qaello era V osato mio passeggio nelF ora che il 
[: sole inchina Terso il capo delle Mele il disfavillante 
sao carro. La solitudine del luogo ^ le antiche me-* 
morìe ^ quel cimìterio de' Gentili^ quelT ondosa se- 
poltura de' moderni , que' monumenti della Fede 
recata sin dal primo secolo a queste rive y il 
vasto aspetto del mare ed il i^gor de' suoi flutti ^ 
le nuvolette tinte in porpora ed oro^ le faccende 
^ d^la pesca ed il continuo passar de' navigli d' ogni 
bandiera^ muof evano il mìo animo a pensieri tutti 
i varj e poetici tutti^ Poscia togliendomi da quei 
t sassi e àtei quelle' rovine ^ allo svoltare di un viottolo 
i mi rivedeva tra i palagi delT opulenza e gli orti 
del lussa. £ scendendo dai colli di Albaro mi si 
faceva innanzi con ineffabile pompa la superba città^ 
ove il primo raggio della luna inargentava la ter* 
reggiante. cupola di Garignano. Beate piaggie di Ge- 
nova^ soggiorni) di un popolo veracemente italiano^ 
chi può avervi abitate e non conservarne cara ed 
incancellabil memoria! (i) 

(i} Pei colli di Albaro e tutti i poggi all' intorno , aggiungo questo 
passo dello Svczzese Graberg: 

» Un mondo , per cosi dire , di superbissime fabbriche e di bellis- 
sime ville forma in questa parte un teatro di cui non ha pari l'Europa, 
e si può dir V Universo, n Leu. 9opra cs'ft 



I? 



V 



k 



Lettera X€IX. 

Lazzeretti -*- Lazzereiio alla Foce — * Fabbricazione 
delle jumda guerra — Madòtma detManie {^\y 



, L' anticluteimo orditte di 'S# hsaia», diwi 
Bulttare e i^elifieda nd)a prima Gdraeiata, si divìse 
m tré dalsi, mia delle quali atieod^a mieameBle 
a carimi i leU^roai. PaaMti d'Oriente ia Enropn ì 
éaf alien, di S. latsuato, eootionarooa a tenere aaehe 
ìa Europa t loro ipedaU; pèrcioe^è fira i tristi 
fratti delle Crociate ir^ ebbe.eaandib il trai^rto deBa 
lebbra urite contrade occidentale Da ciò prèsero 
il nome di Lazs^etti gli edifial instilmli di pM per 
hrn la quarantina^ ▼eoe che significa qorilo spacìe 
di quaranta giorni pei quali si tengono . in Int^ 
separato le persone e le rdbc che tengono da paesi 
sospetti di pestilenza. 

Alquanto prima del i55o Vemie fondato il Las- 
zeretto di Geno?a (2). 



(1) La ipiafgU oftf ba^lbce otm calva ia mare il Bisagoo, cbìa- 
m;ii»i come per eccellenza la Foce^ e questo è pore il Done del fil- 
laggfo che ri giace a sintitra. 

(3) Jg, GiusUn, De$eriz. dette Ligurie» — Ma ne^ Fasti di GeiMi^ 
MS, eit. è fcritto che la terrìbilistima peatilenza del i347 ▼«^ne re* 
cata di Leraate io Italia dalle galee genorefi nel precedente anno, e 
eh' effendo poi yenota a cesaare, il popolo rimasto in TÌta, cominciò 
ad nsar qualche diligenza ( il che non Cicerano prima ) per guardant 
é» questo morbo distroggitore delle città. « Perciò fa £ibbricato in 
Genoya il Lazzeretto per allontanare coir ajato di Dio ia terribile 



27 
£ nel i5fl4 ^ magistrato degli Edili déereUra 
una statua alla memoria di Niccolò' Paolo Spinola 
ia segno di pubblica gratitudine per le cospicue 
somme di denaro ddl' ottimo cittadino largite a 
ri&bbricario e ampliarlo (i)« 

Il mare fronteggia il Lazzeretto di Genera eh' è 
posto alla fiice del Bisagno sulla rira sinistra. Fu 
ridotto nella presente sua forma Fanno 1820, e 
seguenti. Vi sono ben ordinati e divisi gli appar-^ 
tamenti pei sani che vi &n quarantina e quelli per 
gli ammabU, ed i magazzini per dUtenderri ed 
esporvi alla venttbzione dissipatrice dei miasmi le 
mercanzie sospette , o, come dicono^ di contumacia^ 
Evvi la sala de' profumi ^ 1' alloggio degl' impiegati , 
una larga piazza^ ecc. L' amministrazione del Laz*» 
zeretto è fidata al magistrato di saniti che risiede 
in Genova e dipende dal ministro della Marina (3). 



(ferza él quel malore. » Uoa cosa è aduoque V instìtuzione del Laz- 
zeretio in GreBo^a, ed un'aUra la fabbrica del Lazzeretto alla Foce» 
E «e queir ioatituziofiie appartane alla metà del QuaUroceoto, convien 
salutarla per la prima cbe abbia %ftiìfl l'Eujr.opa a s<;bermo delle pe- 
stilenze recate d' Orieote dalla navigazione marittima ; impercioccbè I 
lazzeretti ài Venezia, comunemente reputati i primi , non apparteogono 
cbe alla metà del Cinquecento. 

(1) Evvi nel Lazzeretto anche la atatua di Ettore Vernazza cbe ne 
fu benefattore. 

(2) Far la contamacia o atar in eoDtumacia aisoiftca lo ateaso cbe 
ki la quarantina , star in quarantina* 

GP impiegati addetti al Lazzeretto aoDO : Un commi aaario , un me» 
dico» «n cappellattOy un cuatode, un capo della Carovana oasia com« 
Mftia de' UetkÀuì , e 4o tèiuhiok purgaiori^ cioè deputati allo apHr* 
gaioento e trasporto delle mercanzia. Uà drappello di soldati veterani 
Te{;lia a guardia del luogo. 



Questo LaE^èrettonon ricére die le pmone e 
le mercanzie soggette alla Contumacia di patente 
netta e tocca , sbarcate da^ bastimenti che &ii la 
quarantina al Molo NnòTO nei porto di Genova (i). 

Un altro Lazzeretto Vasto è grandioso siede a 
cataliere di diie sicurissimi seni di mare nel golfo 
della Spezia , e prende il nome di Yarìgnano. Colà 
sono mandate à far la contumacia le nan di /'a* 
tenta brutta e iospetta. 

Per togliere il dtsconcto del viag^o al golfo della 
Spezia^ e sollevar le mercanzie dalle spese delf im- 
barco e del nuovo sbarco, si sta presentemente 
maturando il disegno di edificare apprèsso a Ge- 
nova un altro Lazzeretto che faccia l'ufficiò che ora fa 
quello di Yarìgnano. ' • 

Alla Foce in suHà destra del- Lazzeretto ^ febbri- 
cano i vatcetli da guerra , che grandi sovra gH altri 

^ De t adirato mar quando pvUfer^e 
Temono appena le minaece- e'iriséó »'(2)» 

V arte che forma i navigli, o ^ 

« j4 questi immense v, • ^^^ .^ 

Tesse te membra sì che ne le selve 

(r) Le ipese tmpoite alle mercainiein co|itom^f ia » tono %*^ Hre ìv. 5<^ 
P^r ogni gioroaNi ai facchini fmrgaiori; a.** il diritto di oateìlaggio 
d^aloto *a11a eoMa M ttaglatrato ; il goale per ^ogiif 'òollo, caita, far- 
dello, eco. è di lire i. ao cent OTTcro di 5o cent, a noraia del loro 
peto e yolnne« 

(a) B, Baldi , ta Nautica. 



39 

Mattia a le graruP ossa il fabbro suole 
Impor sudando a le stridenti ruote 
Robustissimi pini e /aggi intìerL 
• ,. . . I^oi e ffavrà^l fabbro insien^e accolto 
Materia ^Uta a dar fine al suo lavoro j 
Prima base > dell opra illu^ngo légno 
Del fondo adatterà , Qhe da l^ prora 
. Corre -alla poppa y e 7 rilevato ventre 
Del gran concavo vaso in due divide; 
A cui.^GWfve cost^ ordine certo 

^(^ggerà, 4 ^h^ ^ mirarlo sembri \ 
Di viqrittìma belva al lido spinta 
Il ^contesto deli qssa ignudo e scarno . . • • 
ftoichè U legno è perfetto ^ e H fabbro gode 
\ De la lode e del premio y e Usto fnira 
H oprqi,4^. le ^ue Tncfn tratta, in {disparte: 
Mentre ancor soffra il Udo in sujfe ti^vi, - 
Che sostegno gli fanno , altiero siede: 
Suol movendo il nocohier dal porto al stempio 
Sacerdote ohianum, che % bianco e puro 
Vestir y dopo cantar di caste note, 
Dopo avergU et intorbo - il fianco asperso - 
Con verde ramuscel di sacre linfe ^ 

Certo gt imponga y onde $' appelli, il nome )> (i). 

■ • "^ ■ ■ ' 

All'imposizione del nome tosto segue T azione 
di varare dssia Ifcntrare ilelF acqua |a nave. Il giorno 
in* cui ciq succede^ syingolarissi^i» scena appresenta 



3d 

6 terzÀ festa di Pasqua^ mesta Genova concorre 
alla Madonna del Monte. È questa la prima fiera 
campestre dell' anno ^ come qaeUa di San Michele 
air Incoxt>nata n' è l' idtima pei cittadini di Genova. 
La • primaTera giovinetta ha già vestito d' erbe il 
pjpfito e di fronde il bosco. Ttitt!Q.^este laltnre ^ino 
air abbandonato Eremo sono allor$i i^perte di pe- 
però. Cento bandiere naviiti con le^ avme di qualsi* 
vc^Ua nazione indiqano le temporaniee osterie;^ pian- 
'tate a cielo scoperto. I desinari e W merende sul 
tappeto della novella verzura^ lanno giocondi gli 
animi e i volti. Le leggiadre forme e >embiaiize 
delle genovesi fimcioUe s' aooQ]?dano col sosriso defila 
rinascente natura. / 



f • 



j .-.. 



^ •• * i 



P»O0<}«^pM 



I . 



"■ - * 



35 
'Opra Voltri di tanto che il 
e delle acque appena è di- 
llo , ritirasi di quinci indietro 
I Bocchetta, come per dare 
:l1e che dal corso della Pol- 
onie. Poi piegando a sodeste 
s' invogli di contemplare ! 
del Bi^agno. Ma tosto di 
i vol§e a nordeste, né molto ' 
LO il' mar ligustico per an- 
iatico. Già inolio distante 
ce the a settentrione di 
ileir Avéto cadenti nel Po 
e della Starla che per 1' En- 
). Ma lontanissima n'è la 
le della Parma da quelle 
pertanto dalla centrale 
. dal mare, sempre più 
ti rami sì dispiccano e 
"a sull' onda. Essi termi- 
'a, al Capo del Corvo. 
lue grandi archi delia 
la Genova a Sestri o- 
'lesto tratto di spiaggia 
catena dell' Apennìno^ 



34 

Al primo arco della spiaggia ^ collocato tra la 
punta di San Giuliano le la punta della Chiappa , 
succede y ad orìoute di Capo di Monte y il secondo^ 
più curvo ^ che forma il golfo Tigulio degli antichi. 
Esso^ dalle rupi che coprono Portofino^ s' allunga 
sino a Sestri di Letànte. Chiavari locata nel olezzo 
ti è la capitale ; Lavagna al fianco sinistro di Chia- 
vari; Rapallo ; assisa mA pi& intemo del golfo ^ e 
Sestri, posta in penisola all'altra estremità, ne sono 
1q più riguardevoli terre marine (t). 

Questo secondo arco della spiaggia è tutto pitto- 
resco air. estremo. Esso è mopiituoso sino a Chiavari^ 
benché ornato di lietissime valli a Santa Margherita 
ed a Rapallo. A. Chiavari ^^ i monti si raunano in-* 
dietro e fràno un anfiteatro di colli e di piano ; 
mài ritomant) siil ' dinanzi per tosto . slontanarsi di 
poi y e rallegrar^ i dintorni di Sestri con ubertosa 
e gioconda pianura. Tutto il paese è abitato da un 
popolo tranquillo frugalissìmo mite y dato alla na- 
vigazione all' agricoltura all' industria. 

La giogaja centrale dell' Apennino orditasi alle 
Alpi marittime verso le fontane del Tanaro, poi 



àk adomsmenti U riccbezBi» gcbotcàt per quan tre gccoli di pace e di 
ti*aftcbi, e ai vi fiirà concetto del wro. Imperciocché soltanto dal mare 
può lo sguardo vagheggiare contempovaaetDiCBte i* inarrivabile scena 

I 

che dal Capo di Arenzano sino al Capo di BIfmte stendendosi , riem- 
pie di dolcissimo' stupore f animo ^ navìganlt. 

(t) La profincia di Chiavari va Aat confine di $. FVnttnoso net 
promemtoriQ di l^cM'lofino Mn di M dal confine di flf oneglia. GK spar- 
ti menti geografici q^tit sndicivti noni eofvispon/doiio eiittamente agli am- 
fliiftiatralivi, « di: eie butti aver fifit» neniM. 



35 
•accostatasi al mare s»opra Veltri di tanto che il 
punto della separazione, delle acque appena è di- 
stante tre miglia dal lidò^ ritirasi di quinci indietro 
a settentriotìe sino alla Bocchetta^ come per dare 
spazio air ammirabil valle che dal corso della Poi- 
cererà prende il suo tiT)me. Poi piegando a sudeste 
pare che nuòvamente s' invogli di contemplare i 
flutti sopra le sorgènti del Bi^agno. Ma tosto di 
poi^ rimutando corso^^ si vol§e a nordeste^ né molto 
Bla che abbandona aflfattò il' mar ligustico per an- 
dare in traccia delT Adriatico. Già molto distante 
dal mare è il suo vèrtice 'òhe a settentrione di 
Chiavari parte' le acqife dkìV A vèto cadenti nel Po 
per la Trebbia, da quelle Ideila Sturla che per l' En- 
Iella vengono al mare (^i ); Ma lontanissima n' è la 
linea suprema che le dèquè della Parma da quelle 
della Magra divide. Non ' pertanto dalla centrale 
giogaja, che, slontanàndosiMal mare, sempre più 
s' innalza, grandi e possènti rami si dispiccano e 
vengono a sporgersi in fuora suH' onda. Essi termi- 
nano, nella Liguria marittrmdt; al Capo del Corvo. 

Ciò iletto, ritonlfamo ai due grandi archi della 
spiaggia che v'ho descritti da Genova a Sestri o- 
rientale. Tra i monti chc^ a questo tratto di spiaggia 
fanno ghirlanda, e la centrale catena dell' Apennino, 
siedono tre valli, i cui t9rrenti cadono a formare 



(i) Non sì confonda la Sturla. che sgorga in mare poco lontano da 
Genova, con quella clic si mescè all' Entella nella proTÌncia di Ghia- 



36 

r Entella che tra Chiavar! e Lavagna Uà fa foce.* 
L'orientale di queste valli ^ addimandata di Fonia- 
nabuona, nasce poco distante da Genova, ed è la . 
più lunga ; Gìcagna tC è la terra prìncipàie. La set- 
tentrionale prende nome dalla Sturla^ ed ha iBor- 
zonasca per capo/L^ orientale è' d^tta di GravegUa 
ed ha Né per suo' luogo maggiore. Queste' valli 
montuose^ povere^ aspre^ danno tuttavia incetto a 
circa 4^|m. abitanti^ generazione dura al pafi delle 
Scoscese lor balze ^ pazientissima delle fatiche^ ro- 
busta^ e svegliata d' ingégno. Gli antiquarj credono 
dì scorgere in essi i discendenti 'degli Eircati^ fld 
Lapicini, de' Garuli, mentre ritrovano la progchiie 
de' Tigulj negli abitatori del lido. 

n terzo grand.^ arco delta spiaggia orientale "co- 
mincia alla punta di Manarà dopo'Sestfi^* e finisce 
alla punta del Mesco. È un arco interrotto da grandi 
sporti di rupe i quali tormanro al loro nanco i seni 
-in cui giacciono Riva^^ Monegua e Bonassola al 
Udo, Deiva. e Framura al colle: ma la più con* 
spicua sua terra e Levanto^ felicemente posta alla 
spiaggia col corredo di una valle al tergo e di ' al- 
legri colli all' intorno. 

Il quarto arco coire dalla punta del Mesco al 
promontorio di Portovenere. Siedono in esso le Cin- 
que Terre ^ già celebri per la l)ontà de'lor*vini: 
ammirano ì naviganti la coltivazione de' lor vigneti^ 
sospesi a dir cosi^ sopra l'onde. Monterosso^ terra 
ibarittima^ n' e la' principale. 

Viene in ultimo il golfo della Spezia che chiude 



^7 
la Liguria marittima con un complesso di mille 

naturali bellezze. 

Tra la linea verticale della giogaja Apenninà^ed 
i suoi rami secondar] die spiccandosi dal monte 
Zatta coprono il terzo e quarto arco della spiaggia^ 
stendesi la lunga valle della Vara e de' suoi influenti. 
È il più malinconico ed infertile angolo della Li- 
guria y . nelle ime sue parti. In suU' alto ha Varese^ 
picco!(a e^ non ingrata città ^ quasi a' confini, dello 
stato di Parma. La catapecchia di Brugnato, posta 
ove più trista è là valle ^ ha titplo di città perchè 
gj^ deco^^ta di vescovado. 

J^^ Ma^ che corre ad oinehte del golfo della 
Spezia^ segna da' tempi di Augusto, i confini della 
lii^ria verso la Toscana^ così come il Varo li se- 
gna verso la Francia. Tuttavia di là della Magra si 
aggiunge politicamente alla Liguria una parte della 
Lunigiana. Quiv,i sorge la piccola ma non inelegante 
città di Sarzana^ nata o^ cresciuta dalle propinque 
rovine di Luni. 

Questa rassegna generale mi concederà di con- 
durvi per la Liguria orientale più rapidamente che 
non feci per F occidentale^ non tenendo anche ra- 
gione della minore lunghezza. £ per levarmi ezian- 
dio, m[i impedimento al più celere corso ^ vi dirò 
in brevi parole tutta la sua istoria. 
. La repubblica di Genova ebbe molto a trava- 
gliarsi per rendersi e tenersi sog'getti i popoli della 
Riviera orientale^ ne vi riuscì sempre o del tutto^ 
quantunque non risparmiasse aitai e tesori, e lar- 



. I 



38 

gheggìasse negli accordi sino a contentarsi di ade- 
renze ineguali che appena tenevano nn colore di 
sudditanza. Ma la. sua dominaaionf nella Riviera 
orientale è quasi antica quanto la regolare e sin-* 
cera sua istoria. Sino dal 1 1 1 3 Genova edifica il 
castello di Portoven^ré , ut vi maoi^ ^m»a colonia. 
Nel II 33 essa distrugge ICi/castellftì^QÌ o«é|^H di La- 
vagna e questi costringe <a giurarle oU>edìeMa conàe 
suoi sudditi, fissà^caccia quindi . i Pisani dii Lerìcr^ 
e compra dai^^manehed della Lunigiana' le lors terre 
di qudi dallato Magraii'Sarzana' è' r ultimo e pia mo- 
derno suo acquislo. Stettero i popoli* ilella Riviera 
di Levante fedelLad un Gommie che dolcemente 
K reggeva e eh' era il centro de' loro traffichi. Essi 
corsero con Genova una «medesima fortuna. Nessuna 
loro sollevazione ^'lalmeno di qualche importanza^ 
ci racconta l' istoria. Né molte e di gr(in colise^ 
guenza furono in quelle parti le fazioni delle guerre 
straniere. Nondimeno iia' doppia pendice deir Apeó- 
nino era tutta coperta di feudi; ma questi appar- 
tenevano ai patrìzj di Genova ^ che governavano 
la repubblica (i). 

Ciò detto prendilimd a scorrere con rapidi pàssi 
questa Riviera (2).* 



* « 

(i) « I monti Liguri pon furono Teramente fatti membri della Ke- 
pabMica Ligare che ne! 1797. ^ M^sm. sur Chiavari, 

(a) Per la popolazione' delle Provinole di. ChiaTan e della Spezia, 
Tedi due tayole nell' Appaffoios. 



3d 

Da Gèntmi a Rapatto* 



La via orientale che da Genova porta in Toscana^ 
non è manchevole di f>oati ed imperfetta come Too^ 
oidentale, la cpale sembra non sussistere che per 
tolleranza. Cpndotta con tutti gli argomenti dd- 
r arte > es^à è tenuta con diligentissima cura (i)« 

Spiccasi la via orientale dalla porta della Pf!a^ 
valica il Bisagaoy acquista l'erta^ e giunta a S^n 
Martino d' Albaro^ scopre il mare con prospetti di 
tutta dolcezza. Chinandosi poscia alla spiaggia e 
radendola^ passa il torrente Starla sopra nobil pente^ 
e s' affila lungo i ridenti ed adomi villaggi di Quarto 
e di Quinto (a). 

È Quinto uno, de'Gomnnt tAit si contendono 
il vanto di aver dato i natali a Cristoforo Co- 
lombo (3). 



(i).La slrada orientale corre in tallo, noverane» gli ^vrolgimeati , 
metri i36|in. -^ 11 suo pendio d'ordinari<> non eccede il 7 per 0(0 j 
soltanto in alcuni tratti gincge al 9 per ofO. I Franceii non aveano 
fatto che il 5.** de' lavori; gli altri 4l^ *ono opera del H. governo. 

(a) « Sestri a ponente ( Sextum ) ^ Fontedoeìnio ii> Polcevera ^ 
Quarto e Quinto all' oriente di Genova ne ricordarlo 1' uso romano 
di segnar le miglia lungo la via ood colonne miliarìe; dicendosi per 
tal cagione ad aextum iitftèdem ^ ad decimum , ad ^ftutrtUm , ad quiit" 
tum , ab urbe. Star. Létt, dMa Ug. ' 

(5) il Casoni favoreggia ^Mtf opinione , evé icrive: « Gli ascen- 
denti di Cristoforo, per quello si lia da fotillilftt pulibtfehe^ abitavano 



4p 

Un mislo indistiato idi tutte, le più grate fragranze 
annunzia la vicinanza de^i orti di Nervi ^ la cedraja 
delkurlagurìa^ fau tei)ra^.f9lt$9^Ga ddle*civeìe inveraaliy 

^ «i f « 02 

• • • 

un Ìaog.b^6l{p Terra Rossa, poco distante da Nervi, mediante una 
ftlda àéì iftontfe l^sòe fiosta ti4r IKton^pnesi e ^lUiìa Buona, cti« da 



il noqpei apa Vfk^., ove sta ancora utia.tMrre daiU de' (MfUpihi. ,!SUo 
avolo fu Giovanni di Quinto, il quale viveva nel i44o* Il padre si 
chiamò Domenico, eli era cittauino genovese, abitante nella parrocc|yia 
di S- Ste&aoi Jbtt |iiaJ9lè';Bi]sàìina Fawtaaa Roaaa/^tia^qiie itf'SftiiÀ>; 
luogo in..vi(»i|an2^ di l^ei^^^^ Ed aga^f^ge^che J)onenioo.«^yea «ff»- 
servato le possessioni di Quinto. — Àbbiam veduto sopra (^NoUtftW 
itrf. Cógòteto ) che quel GrioVanni, avolo di Cristoforo, era di Ptaqsa- 
iji^o, velie d' Diiegliaf a viyeva ascoca nel i447* Altri tMcovdi le «jli^ 
ferenze, se ne ha- il potere;. e qui ne giovi rjccare, a fine d'amenità , 
due passi intorno al trovatore del Nuovo Mondo, che son nella Nau- 
'*^1 aoltianolò^ Berhàkitno "Baldi : 

f f Zefiro abbia l'Occaso, e spiri sopra. , «. ' 

Quelfe remote 'e sconosciute parti 
f. 1 ^ €liei4iaB9Ì ^per^ * il tonovesé iMidaltte. 

* * *r-. Io feig^io^ t»ari^, (Qui parla tì^otéo vatidnando) 

Anzi pur veggio , ancor che '1 veglio idAto ^ 

y Debba , ^ria che tant' opra egli riveli , 
Mòlli lustri adunar, pura colomba, 
t 'Che ne' Liguri monti avrà^auò nido', .< • • 

. ^ Con tfl^trepi^o:cc|c^^B guisa Tale - ^ , , 

V4)oci dispiegar péc dubbio cielo, 
Che nÓn^teineWdo ft*emito di veiifo, 
Non lunghezza di volo, o. fame , o quale 
Più. vecl^i. -altrui spavento alto periglio, 
I I due ftegni d' Alcide- anguste e tìIÌmì, ^ 

Me|a.;Q|iman^q,Uasfefe|^8Ì a. tergK» • • mi> 9»>^d 

L' isole ohe, ooipò l'antica ;«tU(e •.,{<,.. 

Or sacre ed or felici , or di fdrtnaa. 

Segui pur for^e il glorioso yolo, «... 

Seguii noftipa?enUry lecc. :!, . ^ . , 



4v 

delle fratta p^imatiace^ U Tempe de' fiori ^ uaa 
specie di i^uato Bìdeaae (i). 

Haiam^fieo a'.gìacdÌDÌ^paragoaati<a que'd'Alciooo, 
il viaadaììte altro ooti mira se noa le angurie dei 
borgo che a fatica concedono il passo alla strada. 
Quel paese di Nervi che yeduto.in qualche distanza 
daV mare, riqorda^.griacacital^ soggiorni ìSt^alerina 
e di Àiviuda^ non v* apprese nta. di dentro che per- 
pelai muri di cinta o case di.poc^ paruta accanto 
a ,f|iy^lqhe palagio., dipipto. Chi non possiede o non 
ti«» a pilone una villa ^. nemméno trova dove pò- 
sàm^Jà'notte^ e fahen d'uopo che nello stomaco 
Iq :ponti la fame se ^può rassegnarsi à' cibi che gli 
imbandiscono nell' unica e'sconcia taverna. La strada 
maestra fatta calare al lido e ^bellamente per esso 
tirata^ opererebbe^ io credo ^ una magica trasforma- 
zione neir aspetto di Nervi. Essa condurrebbe seco 
per avventura un nitido albergo. Ed allora franca- 
mente io potrei dirvi; u.., Volete voi ridervi del- 
l'inverno, e godere T aprii nel gennajo? Venite a 
Nervi, ed anteponetelo senza tema d'errare al Pau- 
silipo. La vicinissima Genova vi porgerà i diverti- 
menti cittadineschi, da avvicendare 'co' rurali riposi 
di Nervi. » - È mestieri che in Nervi lo straniero entri 



(i) Le petit Heu de Nervi a le meilleur air et le plas tempere qii'on 
pnisse désirer; tant de divenea fleofrs qu'il est impossible de Toìr rien 
poor contenter' de plus la vile ; ta4t de frdìts que ce lieo senble «in 
paradis terrestre ; et ce roéme lieu ne connoit point d' autres saisooa 
qae le prìntemps et l'automne, qui ne rabandonnentjamais. Les EtaU^ 
Emp, Prmfip, du Mwide, Ginevra^ i6f$. 



4a 

nelle ville Sem o Gneeco., o megKo che Mcetula 

alla Fravega. Ivi beandosi i sensi egfi ammira H^ome 
senza (f uopo «di muraglia o letto che fiM^eia coper- 
chio al soffiar d' aquilone^ robusta alligni e gene- 
rosa i fruttifichi' • V ' 

L abnaj verde j odorata e vaga pianta 
Che fu trovata in cielj che ^l pome doro 
Produsse^ onde fu poi t antica lite 
Tra le celesti Dee, cK al terren d! Argo 
Partorì mille affanni, e morte a Troja. 
Quella cK entro ai gìardin lieti e felici 
Fra le ninfe d! Esperia in^ guardia uvea 
L^ omicidial serpente j ona a Perseo 
Fu tanto avaro al fn t antico Atlante ^ 
Ch^ ei divenne del del sostegno etemo. 
Vico il giallo limon j gli aranci e i cedri, 
CK entr a i fini smeraldi al caldo al gielo 
f Che primavera e loro ovunque sagUa, 
Ovunque scenda il sol ) pendenti e freschi 
Ed acerbi e maturi han sempre i pomi; 
E insieme ifior che 7 gelsomino e 7 gigUo 
Avanzan di color , t odor è tede 

4 

Che t alma Citeréa se ri empie il seno. 
Se ri inghirlanda il crin qualor pile brama 
Al suo fero amator mostrarse adoma (i). 

Risplende per .dorature ed arredi la chiesa di S« 
Siro in Nervi ^ ed il quadro del santo titolare mo- 

(i) Luigi Alamanni y detta. Cakit^amone^ Uh. K 



4^ 

sita quali alle &{>eraaz6 di $e^ porgesse il Banobìort 
che lo diptiìse (<)» 

Ora salendo^ ora discenAendo > non ardua corre 
quindi la stradartra coQtùawi ¥iUa^ e piagge hen 
degne de' canti di qpiel magnanimo esulB di ^Firenze 
ch^ emulò Virilio nella stia nuova Geòrgie^. Fev 
esse il passe^gierò osserva tra continui casini qual 
cara patria y' abbianq le piante che più arriccbiscoof 
le mense: .. 






y'ede H dofce arkoscel che" Baccq adombra , 
Vede { a^'bor gentil da P^L^a jmuUOj • 
Ed il caldq aveflanj t aurato c^tro; 
Vede il mirto adorato y U.moUeJicOj 
Il giocondo susinj t aspiro reale 
Nespol nodoso j, il tardo pero e\l melo; 
Vede il granato pio che dentro asconde 
Sì soa^i ruhiriy la pianta vede- 
Che Tisbe e 7 suo signor vermiglia fero ; 
Vede il màndorlo aprico > e 'Z grato pesco ; 
. V abn/o driegio che da^ lunge mastra 
I fiammeggianti frutti e ride al cielo* 

- • « • 

Così passando per . Bogliasco ov' è T amena Tilla: 
del marchese Girolamo Serra, nome d'istorico' grido, 
e varcan^io il bel poriÉe di Sori giùnge a Reccó la 
strada'^ sempre avendo a destra il fnai'e che nel 

(i) Il quadro lalersle airalUr maggiore, r;Bppreeen(ante la funzione . 
fatta al corpo di S. jSiro , è opera di Carlo Gioseppe Ratli, autore 
della Guida di Gtnova^ qui ^etto. filata. $no'p«ré'ò raffresco. 



44 

lueido suo specchio riflette qae' colli rìdenli (i). Ma 
r incianipo de' monti che spigoendosi assai innanzi 
ne^Suttì, fatino lo soogUoio promontorio di Porto- 
fino^ qiii costrìnsero V architetto a dipartirla dal 
lido per condurla entro . terra s^l giogo. L* innatove 
de' bei pilaspòttii e (delle, nakirali bellezjsesa grado 
aU' erta ed alla china^ del monte della Ruta per la 
perogrìffa dovizia dip,gV)eDndi prospetti che gli 
presentano e, che Tincona. qgiii arte, del dire. Non 
però la stradji valica il sommo giogo, che trop|>o 
ai4uo sarebl>e^; .^nzi ne, schiva l'asprezza maggiore 
eoi peoetra^?^ den^Q .la traforata rupe mercè , di 
una lunga e spaziosa < grotta che. le. mine e io spal- 
pell^^ scavacono in linea • diritta* Rivestite di > mura 
sono le umid^ pareti^ 4^ u^sso. Questa grotta piglia 
il nome vdi^ Ruta daL< nome della ipontagna in cui è 
cavata ,(»3). *r .. 

Chi air uscire dall' orientale bocca dell'antro ar- 
tefatto n^n , si ( ritolge a guardare, perde una dilet- 
tazipne visual/i' di cui -forsQ nessun luogo al mondo 
può rendergliene pei> ristoro una consimile. Imper- 
^ ciocché daOó smisurato cannocchiale di qu^^a ret- 
tilinea spelonca, torna infinitamente dilettoso il mi- 
rara in gran distanza «^ » da grande, altezza i cerulei 

(i) n ponte huì torrente Sori è di un «reo solo di metri iS; qael 
di Neryi è pure di un arco di metri 16. lì ponte sulla Sturla ha tre 
archi di metri la. 5o ciascuno, 
(a) La galleria Ruta ha « ..,;, ■,^ 

di larghezza 6 metri 
di altezza 'media 6 Pietri e i|a 
^ di lunghezza' 74 ft^tii 



45 

campi del mare^ e T antica reina del Mediterràneo 
sedente in arco sul lido^ e molta parte d^tf orien- 
tale rivièra^ simile ad nn e^pifliiluata sobbor^ dblla 
superba ' metropoli. Egli 'è questo, starei pep* diite^ 
uà portento dell' o^ca, àj^pKcfltd AMl'^uH portento 
della ^natura e dell' indttMtiaPBd-ìivveiixté ''«èi^ mentii 
otunque altrove ^!àlla"beltezza de' progetti di GetSoim 
e deHe'^ Riviere detraggoiio lalcnn che la nild^tà>^d 
aridezza ^detle soprane parti de'' mónti, nell'ammi-^ 
rabil diorama ondf lo vi ^ parla non si scorge che 
quella porziofì^del paeMe'- che- pei*' Vivaci j»iélà vege- 
tazione, tramezzata da villaggi 4e da palagi, rido 
bellissima v^amente'é fortunata. - ì 

^PercH^o lo ^ngegHo^% t arte e t uso 'chkoni 
Sì noi direi vhe mèi ì^'Un^na^iàe^SB : 
Ma creder puossij e'dt*'veMéh W^hraiki (i)» 
Scende la strada per facili ravvolgimenti dall' alto, 
rasenta la ^clAeéa*'^f San L6ìrènko delta Costa, ove 
è un' trittico di Luca ' d' Olanda^ «KJopire'fl fioren- 
ti^siufo golfo di Sànfta Margherita e' k villa Centu- 
rione che' magh^à impèta * ^ra tfìià' tranquilla ^ 
verdisslina, piaeéVoU&fl^à valle, e giù si dichina a 
Rapall6, dntick e popolosa terra in riva del mare (s). 
Ma converrà clie -mèco torniate a^ReckSt), per ri-' 
venire a Rapallo, solcando la cheta marina. 



. » M 



(i) DanU Par, e, X. 

(2) U prezioso trìttìoo citato come di Luca d'Okiida , rappresenta 
le Nozze di Cana , il Martirio di Sant' Andrea , la Risurrezione di 
Lazzaro. 11 Martirio del Santo titolare di quella chiesa è opera di 
Luca Canabiaso. . . 



46 

Lettbbà . CI. 



ir 



Da Recco a RapaUo per mare -*»* Parte prima. 



r» 



Becco, la I^cin% della tavola PeiitirigberiaDa, è 
terra coospicua e loercalanteaca. Qualche buonidi^ 
pinto ha la nobil su% chiesa<^ i > • 

Da B.QCCO una bt^yei.gita i^i conduce a Camo^ 
eh' è quel borgo iche da^Geaoy*^ acorgeie biancheg'^ 
giar .ultimo sul Kdo .orientale a èttlialra delle rapi 
di Portofino, cewleeMn lontano. Camogli rende 
r immagine di ^iò ah' ^m, la ì JLiignria ne' floridi suoi 
di del Dugeato , allora quando nel modo stesso che 
già tanto fii dire un Romano e dire un guer- 
riero, tanto èra' dire un Ligure e dire un uomo di 
jaaare (:i). 

Tutti gli nomini indistintaiiiente qui sono mari- 
na], e ^no agripo|tQ!i:i al cessare delle faccende 
marinaresche (a). Geoto grossi iMSlimenIt da oarico 
fippartengono ad un porto che n^ri ne può ricevere 
dieci (3). Gli arditi loro capitani afirontano le tem- 

(i) Ob. Foglietta y ElogjA 

(a) i4oo marina] sono inscritti nella matricola sopra una popolazione 
di 5400 anime* '^ -^ ^- 

(3) Dicesi ehe un bastimento appartiene ad un porto , quando ne 
SODO di quel porto il capitano ed i marina). Nob marncano in Camogli 
i trafficanti agiati. Ma in genefale i capitalisti ed i grandi negozianti 
hanno ledè inGeBovtf. Quindi* luil»'lil eommensio dèlie Riviere, tranne 
quiilche parte dell' occidentale , si • dee tempre f ifoiire à Genova cbe 
n* è il centro. 

Oltre le 100 e più navi da carico di Camogli, 5o barche de' saoi 



j 



. 47 

peste^ dell' Apatico e varcano gf immensi spazj del 
Pacifico y con la stessa intrepidezza ed accortezza 
con cke samio evitare gli scogli del Mediterraneo. 
Ma spezialmente e' rivolgon ora le prore a quei 
lidi ove il éanto Cavaliere in atto di trafiggere il 
mosti^ macino, e Y Agnelb con lo stendardo, sim- 
bolica figura del gran protettore dt Genova^ eran^i^ 
scolpiti sulle torri di Sòldaja e di Gaffa a testimo-^ 
niaoza ddla Ligure dominazione netta terra de'Tar^ 
tari. Perchè la croee bianca in campo azzurro , anri 
tica impresa de' reali Sabaudi, è* bandiera rispet- 
tata in tutta r immensa estensione de' mari^ e te- 
nuta per amicissima dal signore ddU'Eilesponto e dei 
Bosforo (i). 

pescatori si spargono pel mar Tirreno a far la pesca delle acciughe 
che salano in quelle marine pel minor prezzo del sale. 

(i) L* Oderìco correéB le sue Lettere Ligustiche con i6 tavole iu-^ 
cise de' monumenti genovesi nella Taurica, 1 dis^ni. de' quali furono 
presentati a Caterina II, nel solenne ingresso che questa imperatrice 
delle Russie fece in Gaffa , poscia eh' ella eBbe ottenuto colla pace 1» 
sovranità della Crimea^ opoqiiistata dall« sue armi. Sono qaeftti mo- 
numenii per lo più marmi rappresentanti la Croce rossa in campo 
d'argento , TagncIIo con lo stendardo sormontato dalla Croce, simbolo 
di S. Gio. Batista patrono di Genova , San Giorgio a cavallo , e le 
armi gentilizie, de* Consoli , Maisaari e Capitani genovesi nell'impero 
di Gusaria, che queato nome davano alla Taurioa. II. più antico ha la 
data del v35:». . 

La colonia di Caffa non f« ceduta dalla Repubblica ali* ufficio di 
S. Giorgio che nel i453. Tuttavia 1' immagine del vittorioso Cavaliere 
scolpita 84ii fiVHiuiiieiiti' Tauro^Ligari dee riputarsi anteriore a qvel 
tempo. Impercioccbè i Geoovcsi avcano oonalituito {San Giorgio per 
Gonfaloniere ( Fe^iUifw ) della .loco città bioUq piiaia dell' inatitu- 
«one del Banco di San Giorgio < qviodi le tante immagini di questo 
Santo cbe ai v«ggptto intagliate sulle porte o. nelle aiura delle case di 
Genova. ... 



48 

Il villaggio di Camog^ è fiindato sopra nii nudo 
ed angusto scoglio^ lile^rato di poclu metri dal 
mare. Le strettezze del luogo han fiitto innalzare 
le case a sette od otto palchi H porto è angnsUs- 
Stmo; tuttavìa ben pno dirsi che in esso fervei opus. 
Il martello del fiJegname e del fid>bro fiers^o rim- 
bomba, del conUnno sidle tavaie deHe nari^ racoon- 
eiate al ritorno de^^iaggu Qoa uno rìmpakna «ila 
pece i legni mal sani , là «n altro atxmde snlla p^pps 
la verde vernice^ annunziatricecdelia partenza vicina. 

Uoa scalea di marmo bianco aaette alla piazzetta 



ombreggiata da on antichissim' ohno dinanzi, alla 
chiesa ( r). Dicono che questa chiesa sia fidibrìcata 
sui fondamenti d' una antichissima che già soE^eva 
in Camogli prima del 409* Essa rispiendo di pre- 
ziosi marmi ^ di sontuósi ^hredi^ di profuse dorature^ 
di dipinti a fresco e ad olio ^ d'inagm «colture (2). 
' L'aspetto di questa chiesa^ indofie a meditazione 
più ancora che a. maraviglia. La doviziosissima Pa- 
rigi non ne vanta una pari in rìcdiezza d' ornati ^ 
se non m' è la paragonante ' memoria infedele. I 

(1) Se r Autore errasse talvolta nel none degli- alberi di oi^ro or- 
nameato, egli spera che nessuno Torrà dargliene carico. La mente può 
ritenere la differenza tra un cipresso ed un tiglio, ma per gli alberi 
di figura consimile sarebbe chiedere troppo ,' ove non si citano che per 
figurar le vedute. 

(a) Mei Batistcrio mirasi 5. Giovanni in atto di versar 1* acqua sul 
capo del Redentore. Un leggiadro angiolo sta riguardando. Questo 
gruppo fu scolpito dal Ravaschino in bcllisrimo marnilo di -Carrara. 
Bernardo e Francesco Schiaffino, vaV>rosi benché ammanierati seol- 
tóri, natii di Camogli, vi fecero la Madonna del ^sario con varie 
altre statue, li lastrico della chiesa è tutto in marmo a scacchi. 



49 
doni de' poveri marini^ la.fecèro.cosìsOQtHMa. Una 

sesta-spante* del profitto de' viaggi navali vien daloro 
consacrata ' alia ^chiesa. La "^chiesa del sno villaggio 
è pel marinajo\ . iiiguctf la rappresentazione d'ogni 
suo aflfetéo;. DaUe oa^é^dellaf California o, tra le neb- 
bie 4el. MsPii.Nero,. egli &o»piiàr il.vgiorno in cui 
p«trà ringrazi atre 1» /'Vergine e cui s' è raccoman- 
dat» partendo^ in . ijndlar ehìesa ove< riposano le 
m^ de' suoi maggiiiri^ia^ ia vecchia aua madre 
stà:>frejg£aìdó peL^jttoifiditce ritorno y o've il sacer* 
^te ^bcDéUisse la sua . anione con la>- sposa .che 
IV.ama un.feder.e «he 4'ili»;&[|(io^ipadre di cari 

figliuoli. I ( ih i^ì Oli*. it. - > 

ii Otarissima in fatto e piena di continui pericoli è 
ia^ vifò del* dbf rinato. Egli i . 

^Ltisciatm ^mèogUéràìe i Jigii^ion .< > nii . .. 
EfTne peméti'w e sconosaiute aréney^ '- 
ly ogni naie pavtentayiemai non dorme 
' jy àltìssimlv'pauFa 'U peUo\ carico. , . <* 

j^rde a t estwo tempo y e ^benché W acque 
Sia d ogni intomo cinto j indamo brama 
Fresco rimedio "a la focosa sete. 
Dd colpi de la mòrte un piccioli legno 
Gli èJrale^acudo,e'jfuel eh! è via più grave ^ 
Rare fiate awien cK ei ne riporte 

. Merce che sembri al gran trgmaglio eguale » ( i ). 

•iiif. f • ti*'. • '» 



{i) ^. Baldi, la Nautica. 
III. 



5p 

E però più d' ogni altro ^ eg^ 

a La merde inchina^ e gli occhi e ìe parole 
Umilmente fwolge ai sacri mani 
H cui sommo potere a i vmUiaHonde 
iVe' *Viirj moti tor legge prescrive.^ (i). 

Le donne qui non portano eoocmi pesi 8«ilcapo, 
uè dnrano asprisstme fatiche oome in altri luoghi 
di questa Riviera. Qjégna anzi i» talli i> volti quella 
serenità eh' è il prodotto di una modesta agidtezi^ay 
procacciata dall' economia e dai lavoro che Iro^a 
mercede. 

Il colle che sorge piegato in conca di sopra a 
Gamogli^ è un immenso frutteto^ tutto sperso di 
pinti casini^ non meno che di rusticani abituri, 

A Gamogli noleggiai una bardietta che mi tra- 
sportasse per mare alla badia di San Fruttuoso^ 
ove troppo disagevole è il condursi dalla vetta del 
monte. 

(I) luL 



m ■ f ^i^»^— ^^ 



5£ 



Lbtteba. cu. 



Da Reeca a Rapallo per mare -^ Paile seconda^ 



Ppeae la bacebeitai a costeggiale il monte ^ che 
tutto ha Qome di PortdSno. Da pri<Bicìpto la rupe ^ 
per lo piùi starile e soabr»^ tratto traAto allegrasi 
diJidScbetti di ulivi e di castagni ^ e verso la sua 
punta ocGidentale siede ancora a mezza pendice una 
villa ^ le cui mura dipinte risateaiM>di mezzù ai lecci^ 
ai pini ed ai cipressi che la circondano (i). Tosto 
di poi comincia ad apparir nuda e fovniidabile la 
breccia ( poudìngue poligenico ) che forma il noc^ 
GÌolo priacipale del moote. 

Dico formidabile perchè questa durissima pietra 
coo4ra la quale sembra ehe invano il mare cruc^ 
cioso combatta, si aderge di quinci in acuti ed or- 
rendi scogli I ora incarrati in isp^lonche degno asilo 
degl' informi armenti marini , ora protesi con 
aspra fronte io sali' onda. £ quando le sabe s^cpi^ 
si posai9bO placidisaime nel Seno dir Sasita Margh^ 
lìta o sul lido di Rocco, rauchi ancora fremono i 
fittttl inlomo' A Capo di Monte,, terrò r del noe-* 
ekierò-^ Chi è vago di ricopiare dal vero gli scogli'^ 
mal troverebbe altrove esemplari cbe meglio umi>^ 
scaho la maestà e lo spavento. Ed al pie di quei 



(i) Quella punta è detta deUa Chiappa. Il monte di Porjtofino, ove 
più' 31 sporge in mare chiamaù Codimoote o Capo di monie. 



52 

grigi ^ ora torreggìanti ora squarciati e sempre di- 
rotti balzi ^ ed alla bocca appunto di quelle tetre 
ed immense cayerne in cui spumeggiando ingol&si 
il fiotto, egli può^ senza togliersi dal vero^ collo- 
care un navicello attaccato con funi aMue opposti 
lati dello scoglio^ e dentro al battello dipingere due 
o tre ragazzi in atto di pescare^ mentre un altro 
di loro y ignudo e nell' acqua sino alla cintola , sta 
cercando i frutti marini ^ ove fa rabbrividire il pen- 
siero che un uomo possa mettervi il piede ed 
osare di tenersi in eqvulibrio sopra' lo sdrucciolevole 
masso. 

Nel bel mezzo del promontorio di Portofino^ o 
a dir più ; veramente nel mezzo della sua fronte ri- 
guardante a meriggio^ apresi 'un piccipl seno y ove 
il monte ^ non così ripida come ì circostanti di- 
rupi y soi&e . r ornamento di ' qualche coltivazione . 
Ivi è la' badìa di S. FinittUaso^ posta certamente 
nel più. romito luogo che l'nom possa ideare. Essa 
non appresentasi di bòtto allo sguardo; ma una 
torre quadra che vagamente si leva sulla pendice , 
dinunzia che quel luogo è abitato. Approda final- 
mente . la barchetta al breve lido ove un nvo di 
limpidis^im' acqtia esce romoreggiando da una vasta 
sala sotterranea^ e si perde nel mare^ ricordando 
il verso ovidiano 

Fons erat iUimi?^ nweis argenteus undis. 

La badìa di San Fruttuoso è da secoli vedova 



53 
de' monaci di San Benedetto che questo rupinoso 
deserto aveano trasmutato in ridente giardino. Forse 
dalle mani lóro furono già piantata le palme ( Phoe- 
nix dactjrlifera ) che abbarbicate tra gli scogli vin* 
cono in grossezza ed altezza quante ne vanta da 
San Remo in poi la doppia Riviera. Questa colti* 
vazione in mezzo agli orrori solinghi ^ F arte con 
cui 1' acqua è ^ raccolta e distribuita in fontane y e 
l'antica forma del non vasto chiostro^ sono tutto 
quanto ci ridice la pacifica loro dimora tra queste rupi 
chela natura avea voluto serbare inospiti ^ infecon- 
de^ inaccesse (i). 

La chiesa ristorata dal principe Andrea Doria 
nel i6.^ secolo^ poi da un altro Doria commenda- 
tario più tardi, non esibisce che mura squallida- 
mente intonicaté e mute all' immaginazione. Nel 
17.^ e nel i8.^ secolo la smania di coprire con 
calcina ogni vestigio dell' antica veneranda architet- 
tura^ prevalse sì fattamente, che i moderni atterra- 



. (i)« Ebbe i saoi principi questo sacro luogo daU' anno aSg perla 
miracolosa traslazione quivi seguita delle reliquie de' Ss. Fruttuoso, Au- 
gurio ed Eulogio, martirizzati quell'anno stesso in Tarragona : errando 
apertamente chi pose questa fondazione quasi mille anni dopo, cioè il 
Giustiniano e il Foglietta, come si proya per molte scritture in forma 
autentica. L'ebbero in appresso i Monaci Benedittini, ma passato poi 
in commenda , fu da essi col tempo abbandonato , e finalmente dalla 
Sede Apostolica concesso in /lire - pa£ronato al principe D6tia. » 
S<iggi Cronologi di Gen. 

Tuttavia il Paganetti , miglior critico , dubita di quell' anticbissima 
portentosa traslazione, e propende per collocarla nel ia56. Siùr. EccL 
della lÀg, 



54 ' 

tori de' templi assai men danno apportarono ai mo- 
namenti sacri (i). 

In faccia air ingresso della torre qoadra^ cade 
un filo d' ac^a dentro una specie d' fMifTeratojo. 
Potreste voi immaginarvi qoest' abbe vento jo che 
sia ? Egli è un sarcofiigo di marmo^ scolpito ìa alto 
rilievo, lavoro greco-romano. Non se ne vede che 
un lato, ed a questo eziandio fanno velo U sedi- 
mento che vi lascia 1' acqua , ed il musckio* Ma lo 
scalpello ne ha foggiato tutto il. contomo, ed è 
opera diligentemente finita, doveste anche chia- 
marla una copia. 

Ma insigne per gli avelli de' Dona è spezialmente 
la badia di San Fruttuoso. Più bel sepolcreto dei 
tempi di mezzo non è giunto insino a' di nostri. 
Una camera bislunga nella parte inferiore del chio- 
stro, contiene le marmoree arche in cui riposano 
le ceneri de' prodi di questa famiglia appartenenti 
al secolo decimoterzo. 

Sopra i sarcofagi regna una serie di archi acuti^ 
fatti di marmo a fasce biacche e nere, e ciascun 
arco è impostato sopra dodici colonnette di maimo 
bianco. Le inscrizioni in gotico carattere hanno la 
Sjen^pliqità di quel a^qplp (a). 



(i) Sotto gli aorpstomciiH di molle case di Gcfeova si ▼eggono le 
belle pietre scalpellate e talora anche i marmi ohe fasciayaao rediflzio. 
Ciò avviene anche in alcune antiche chiese di Locphardi», ansi di 
tutta Italia. 

(a) P. E. — I. S. Gailielmi Auria et e)U8 «xoris atque hereduni. 



j 



n 






Questo magnifico sepolcreto è lasciato ire in ro^ 

vina. Troppo severo però sdirebbe il ripetere in qtie- . 

Sto proposito la greca sentenza: « Chi trascura la 

gloria degK antenati^ tacitamente confessa di non 

esser nato per enralarlL x> 
Il risnscitatore de' monuménti del medio evo^ 
i f incomparabile Migliara^ ha disegnato il sepolcreto 
h de'Dorìa oellà badìa di San Fruttuoso. Speriamo 
l che il ^tto opcfiaello ) operatore di portenti^ farà co-^ 
t nmcece alP Italia cpiesto asilo delle ceneri di una 
« famiglia che per più secoli fu madx^ d'eroi^ mail 

cui astro parv^e tramontare colia mdrte del maia- 
lini nioM Andnea (i)« 

La ' stessa barchetta mi condusse a Porto£iio « 

alia Genrara ^ a Santa Margherita > a San Michele^ 

a Rapallo. 
Il promontorio di $. Fmttaoóo^ ossia Capo di 
Qf Monte ^ accoglie tiel naaiscino suo lato dentro an-^ 

gusto fauci le onde^ ed a questa maniera fa un 
i^ porto. Il <]uale addimandasi Portofino^ nome derì- 
d Veto per corruzione da Portus Delpfdmt che cosi 
I lo chiamavan gli antichi ^ perchè qui 

^ Mostrano ad or ad or guizzandoci cmvo 
Dorso i\ lievi de^n^ 

(0 Gli stotiol «oAtMaporanm o poco ^poèteriori ODOrjna aii£orA à\ 
altÌMÌeie ed^ a mio citeder« , toterehie lodi il principe ijrio- Atidr.ea ^ 
« auo ende^ dicono.^ bob tantp del princifato, degli Stati e à^\U 
foriitita «ttritiiau , «pianU| àtHV eraicbe virtù « della cariU yer&d U 
Hlvn,iingi>laiie.j... M«rt« duii laanpò nella «aaa de' Ihm il sapr<eit)<^ 
impero delle cose marittinei » CMpricti^^ ìst<fr*0* 



56 

Le tresche ' del vispo delfino , ' ' 

• ••il 

é 

— ' a cui ilei vàm nembo 

Fama non dubbiò accorgimento diede • 

E pietà quasi umana e ' sensa aè caMo^ n (i); 



< / 



e piacevole scena a chi per là prima! volta .naviga 
ne' nostri mari (3). Gnizzabo purè ì tonnt^ ma in 
fòggia ^ diversa. £ delfini ' e tenni mag^nnenite - ab- 
bon davano in queste acque ; dtre vokel ifesta almeno 
memoria che te due tonnare^ che aeno una 'di qua 
l'altra di là da. Capo di Monte; s'allegravano di 
assai più copiosa pescagione in tempi non ancora 
lon^tani* ^^ Vedute di 'dolce bellezza si schierano 
innanzi agli occhi ' dall' alto fde' monti, di Porto- 
fino (3). 

La Cervani^ .già Sfl^aria i^ic lekipàche sue selve, 
antico ed ora deserto moonstero de' Benedittiui j 






,' (i) JL/. Mascheroni y Invita >a. heshia.Qidonia. .... 
(a) Undique dant saltu?, multaqjiQ i^spergine rorant-, 

EmerguDtqrie iterom , redeoiìtque sub aeqcióra Torsov : 
Inqoe chori ludunt speciein, lascivaque jactant 
Colora , et: acqeptviip tumi^^^. n^are nai:U>|]i efi^ant. 
(3) Portofino fu già dipendenza della Badia di S. Fruttuoso. Giusi. 
Tra i molti fatti d' arme avvenuti d'I^o^tofino,- v^dt^ncgli Annali di 
Genova quello seguitovi nel i5a7 , dal quale si chiarisce come le fa- 
zic^ni si spoglino d' ogni carità doliti patria. •— A'Cafpodi Monte, di- 
nanzi alla chiesa di S. Frutlaodb^ i Yeneziaoi nel s43i-i'app«H> Tar- 
mata' genovese prendendone ii gaie« , insième xson là' Capitana.' «E 
Pietro Loredatio usò ib questa vitton»> grandiasim» '• knodtstia ,- ono- 
rando e trattando umanaMéttteit cApiUiiè |^M)fe8e cgH-ftUrìprìgioBÌ) 
e liberò le ciurme seìiza prezzò alenilo? ìt^M» < 



^7 

rammenta qq' illustre sventura (f). Francesco I.** 
rotto a Pavia, dallu ròcca idi Pizzighettone • ove èra 
statò ckiuso vennie icòittlotto- a Genova dal viceré La* 
noja cui erasi arreso e * da Genova trasportato nel 
monastero della Gérvara^ ore stette alcuni ' giorni 
aspettando Ae proprie galee che vuote di Francesi 
ed armate dagli Spagnuolidoveano trasferirlo nei 
porti della Catalogna. Chi può dìpigneré i sensi 
che agitavano in questa devota solitudine il petto 
del real prigioniero, il quale perdeva la libertà 
secretamente ofTertaàli dal duca di Borbone e dal 
Pescara^ per la chimerica speranza di trovare in 
Carlo V un vincitor generoso? (2) 

Nella .chiesa di San' Michele^ tra Santa ' Marghe- 
rita e Rapallo , eravi -un quadro rappresentante, il 
Crocifisso con tre Santi^ opera insigne del Vandìk. 
Eravi, perchè volendo ristorarlo^ 1' hanno sì guasto 
che ormai poco di pregio più serba. 

(1) Fondò' qnel monastero nel t3^4'G"'^^ Scetten, arcivescovo di 
Genova. ' . 

(2) Nella rotta di Pavia il re di Francia Francesco !,"« dopo avere 
combattato molto, ammazzatogli il cavallo, ed egli, benché leggier- 
mente, ferito nel volto e nella mano, caduto in terra, fu preso da 
cinque soldati che non lo conoscevano : ma , sopravvenendo il Viceré 
( Lanoja ) , dandosi a conoscere,' ed egli baciatogli con molla rive- 
renza la mano, lo ricevè prigione in nome dell'Imperatore. » Guicc. 
— La spada che il Re rimise al Lanoja in quell' otta, fu portata a 
Madrid e serbata fra le cose di maggior valute. Nelle nozze di Corlo 
Emanuele T. duca di Savoja con Caterina di Spagna, Filippo II diede 
in dono al Duca suo genero quell' istorica spada. Essa passava , con- 
vien dirlo, a mani non men valorose, e guidate da mente più vastii. 
Ma parve in quell' età presagio d' infauste venture , e gli ultimi giorni 
del Daca videro tristamente avverato il presagio. 



58 

Santa Margherita, col idjbtno San Gtaeomo, e 
Tillaggto giocondametite collocato e con dintorni 
di tanta piacevolezza che a tatti i titlaggi della Li- 
guria forse lo anteporreste per fismarn T alloggio 
ne' bei giorni delf anno. I mariùaj di questo paese 
attendono di preferenza alla pesca de' condii^ onde 
ornate di votive oflBenrte di coralli si ikiìrano le lor 
nitide chiese 

« Dove colui che scampo 

Trovò da t onde irate ^ i sacri voti 
In memoria sospende ^ e la tabella 
Chi è t istoria del passato danno. » 

Di questa pesca mi giova darri contezza^ 
ormai ricondotto a Rapallo per mare^ eoi 
V avea guidato per terra (i ). 



(i) L'Aatore della Storia LHter. della Liguria ffcceima « 1' urmr 
cineraria di S. Bfargherita, OTe sono scolpiti gli emblemi e gli a Uri- 
bali dì Mitra e di Apollo ; e il basso riUevo .in narmo con greca epi- 
grafe che si conser?a in Rapallo presso il signor Francesco Molfino, » 
e promette d'illostrark* 



59 
Lkttteba CnL 

Pesca de^ CcralU (i). 



La più bella e la più preziosa di tutte le so-* 
stanze che impropriamente si chiamano Piante ma- 
rine^ è il corallo. Il nome greco di questo zoofito 
significa adornamento del mare. Finsero i poeti che 
nascesse il corallo dalle stille di sangue che gron- 
darono sopra alcuni virgulti marini dal teschio della 
Gorgone tenuto in mano da Pers^o^ nell'atto che 
qaesto eroe liberava la bella £glia di Cefeo legata 
allo scoglio.. 
<< Così nacque il corallo ^ e ancor ritiene 
SimU natura che nel mar pia basso 
È tenero virgulto ^ e come "viene 
A taridy s^ indurisce e si fa sasso » (2). 
Neil' istoria di Medusa gli antichi adombrarono 
il sistema delle pietrificazioni. 

L' arte^ col dare al corallo il lustro e la foggia ^ 
Io trasforma in vaghi fregi donneschi. 
•— Onde pulito e terso 
Quinci adoma U corallo a le donzelle 
I bianchi polsi e gli odorati colli (3). 



(i) « Corallo, materia pietrosa formata a guisa ài pianta, « prò* 
dotta da animali , la quale nasce nel fondo del mare. » 
(a) Oyùlj Melamorf, trad. dalP AnguiUara. 
(3) Cea»re Ajrici, del quale sono questi fersi^ descrìve poeticaneiite 



6o 
Non ignude dd lucente, .corallo sono le rocce 

del mar ligustico ove il lor piede piJL inaoltran 
nell' onda (i). Ma la natura ivi: lo pose come pe- 
si, ma non meno esaltameote del fi^co Donati, la natura, del corallo: 

' Co^e dell', api è il fiiTo opera e nido , 
Opra è cosi de' polipi il corallo. 
£ se in chimico vase. o^e ribolla 
Fumante nitro' tu l' immolli e affondi 
£ su vi sparga e mesca onda natfa , 
Tutto in .lui che si aduna estranio corpo 
' Calcareo si dissolve, e insiem conteste 

liC cellette parranno e i tubi, sede 
Già dell' insetto abitatore. Occulto 
lyi s' innesta il primo , a cui dà vita 
Visibil uovo che fecondan 1' onde ; 
Ivi pri^nde alimento, e fuor tra«oda 
Dal diafano corpo un rubicondo 
Umor, che di sue forme anco s' impronta 
£ cettetta addivien; che abbandonata 
Poscia dal mdrto polipo a' impietra. 
Nascon altri, e su quella impongon nuove 
Saldissime magioni ; e il tronco ingrossa , 
£ si partono i rami: o che talento 
Naturalmente il polipo conduci^ 
Lungo l' impreso arbusto , o che gli svolga 
Altro caso per fianco \ e s' ammassiccia 
L' un sopra l'altro e crea. Quindi ai spegne 
Cosi l' insetto interior, cui reca 
Impedimento al cibo il verme opposto: 
O fuor si spinge a la corteccia, e sporge 
Le stelliformi sue branche natanti, 
£ le contrae , se cibo alcun ne apporta 
L' incostante onda. Pei deserti tetti 
Cosi Aracne sua fine opoa colloca j eoe. 

Del Corallo, Poema. 
•' (i) A' promontori delle Mcfle, di Portofino, del Mesco, ecc. 



6i 
regrioità, non come esca al pescatore (i)< ■ 

— r « Eeeo' atto sguardo innanzi :\ ,. 
DeUà barbara Orano e di. Bisefta 
Le turrite apparir fronti^ e le piagge : 
Doi^e al rogo se: stessa un dì prcferse . 
La . sconsolata Vida; eoco o^e sorse 
La combattuta Birsa^ ^e.la difesa 
Dal pUrdcQ Escuiapio infausta rocca. . . \.. w 

', . ' ' . . . ■ ^ .» • '« ■ • • 
In su que' )idi dell' A&ic9> vanno a pescare il 

coraUo i marinaj -del seno di Santa Margherita (a). 
Lo cercano altresì , sulle costiere della Sardegna: 
meno, abbondante, tua più pregiato esseiido il co- 
rallo del mare Sardòo pel suo; colore più porporino, 
I più sperti competitori che i Liguri s' abbiaAo ia 
questa pesca sono i Napolitani. 

Cento a cencinquanta barchette dette C^oralline, 
si spiccano ogni anno in sul . finir del marzo dai 
vai^ paesetti dd: golfo di Rapallo. Ha. s^tte mari* 
na) p^i battello che va in Sardegna ; noye quel che 
va in Africa. La navigazumee la. pesca li tengono 
fiior di patria sei, ed otto me^i talora. 

{i) Sembra tulUvia che altre volte più abbondassero i coralli ih 
qaeste. aoqiie \ peroìctechè il finto Qop I^uigi de Qongora che^taoipayk 
nel i665 a Madrid la sua Real Grandeza de Genova^ cosi , ne favella : 

Ni es menor la mucbedumbre precìosa.de sus coralesj que se cogen 
de encendido color, y estraordioaria grandeza', parto nobilissimo destas 
aqiias, apetecido de las naiiones estranas, y provincias mas remotas. 

(a) Specialmente ne* tratti di mare tra Bona e Bisestri. Essi pagano 
alle Reggenze per Qgni battello un tributo da loo sino' a i5o' pezzi ;di 
Spagna, ed inoltre io o ii libbre di corallo scelto. 



62 

La felice od infelice Ventura ha grati parte nel 
prodotto della pesca del corallo^ benché l'abilità 
la governi. La praticano generalmente nella pro- 
fondità di 4^ o 5ò melrì^ e netta f#rma che 
segue: 

Ogni battelk> ha ub ordigno fallo di due panconi 
lunghi 4 o ^ metri ciascuno^ inchiodaci mi saU' al- 
tro a forma di croce. I bracci della croce dono ar- 

» - 

mali alle quattro loro estremità di un ferro grande 
uncmato. Sotto gli uncini s' apre una borsa di tela^ 
6 sopra air intorno gira una rete di cordicèlla. Una 
groissa fiine regge questf ordigno nel centro. Il na- 
vicellaio cala la macchina ove crede abbondante il 
corallo; la speriena^ gli è guida e maestra. €ome 
r or^gno ha preso il ifbndo^ egli attacca (a fune 
al battello e senza troppo . seostarsv dal sito, si ri- 
gira vagando qua e là per ogni rerso, accrocchè 
g)i uncini recidano e schiantino i corallr aderenti 
ftUo scoglio. La borsa riceve i vigenti rami cosi di- 
reìd; e la rete, allargando i lembi per Taoqtraj 
raccoglie gli altri non caduti dentm la borsa. Quindi 
il pescatore ritira a se la macchina, e si consola 
al vedere la ricca preda , o s' attrista trovando te 
sucs speranze ite a male. Egli ricomincia il suo la* 
VOTO intomo a quella scoglio se tornò bnona hr 
pesca, ovvero muta luogo se nulla ha fruttato (i). 
La maniera con che vien condotta la parte eco- 



(i) Talvolta la niaeehÌBa porta sopra sino ad ud rubba di coralli , 
tal altra nulla. 



63 
Qomicadi questa pesca è un antico vestigio dei 
metodi mercantili de^ Genoyesi. Lo spìrito di asso*^ 
ciaziòne e la buona fede ne fan 1' elemento. Il ca- 
pitale d' ogni battello è composto di quattro o cin- 
que mila lire, e diviso in quattro o cinque azioni, 
prese da altreUamti azionarj. Intera è la loro fiducia 
nel capo naviceUajo e ne' suoi inarinaj. Accade taU 
volta che il profitto della pesca addoppi il capitale; 
ma la reputano già ben fortunata quando frutta 
dal 20 al 3o per 0{0. Vendono il corallo ove più 
lor torna, in Genova o in Livorno o in Mar* 
sigila (i). 



(i) Si computa ohe la pesca de! corallo occupi circa mille individui; 
e che il suo prodotto sia di circa 4oo|in' Iìk'<^ > da cui s' ha da togliere 
i tre quarti per le spese. 

Le forme , i colori, gli usi del corallo cosi Tengono descritti dal- 
l'Ariel : 

Né del vago corallo una è la forma, 

Me d' UD purpureo sol lucido ammanto 

Ride. Ma qual di spicciolata rosa 

U dolce imita colorito, o il verde 

Smeraldo, o il croco pallido; dipinge 

Altro V azzurro, altro qual pario marmo; 

Or di eretico splende ebano , or finge 

Deir avorio il candor nitido e bello; 

£ qual, pia eh' altro ancor pregialo e raro , 

Diversa iri colora; e il perso e il giallo , 

£ il roseo delle mammole pallore 

Nelle ruote concentriche assimiglia. 

Quindi air Indo si reca ; e al molle Perso 

Ne' gelosi ricinti le trapunte 

Pareti e le gemmate ampie cortine 

Fregiando abbetla, e il grave della spada 

Forbito pomo, e la fumante canna. 



64 

Oltre a venti fabbrìchè d&.corajilo swo^in Ge*^i 

noTa^ qual inaggiore ii]aal : mitiòife. La..caifaidi c^rn. 
u£ve^ tagliane >; ràdere^ fiiegarà^. rappiahare^: luci^ 
dare^ assortire , [ infilzare i coralli ^ dà impijegò.a buon 
numero di opera] iOelTcìlta volte !. del Jftisagno; .1 fla-> 
npri di maggior fiaim^nto noa SL;&ima.che ia Ge- 
nova^ Si riduce a moUe vaiie ^gajse di fiieg ii co-. 



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1 1 1 



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• t ^ • 



Dall' opt>osto candor risalto e luce 
J ^j Bella acqobU il Cò^àild, onde' 'alle 'ainaée 

j / 3fcl «rtQ»P. riierbo: ia Vener . e«i» 
L' incoronato orientai tiranno ' 
Sovente il reca, e i femmiuili ingegni 

Tenia 1' invidia di quel dono 

. . O beata colei cui il des'iaW 

Monìl si .cinse , e piacque al ano signore 

Incoronar tra le rivali ! Indarno 

Mon sorgerà la notte, e Amor con vane 
Lusinghe e vane larve a la fanciulla 
Ardente il cor non turberà ;, che pegno , . 
D amorose dolcezze ivi è il corallo , 
£ della scelta sposa. • — ^ Ai Blaui caro 
Fra gli Ars^bi sepolcri, ùltimo dono, , ,. 
Accompagni. ,^li estinti ; e a la rapita 
Vergine cruda dall' inferno Dite 
Aureo ramo novello il core, invogli. 
Che non si V^sto a morte i luipi chiude 
Ivi 1' uom tra il compianto la donzella , 
Che d[ mirra amarissjma 1' amato 
Corpo ugnendo, lo stuol delle pietose 
Donne in fasce lo avvolge, e lo inghirlanda 
Del pregiato corallo, e nella tomba , 
Ultimo dono, coli' estinto è chiuso (i). 






(i) Cesare Arici ^ Poema del Corallo. 



I, 



». * '•*« 



.» 



65 

• • • • 

rallo: ma la più usitata per lo smercio alF estero 
è la collana a grani tondi.* E così lo mandano in 
lunghe file per tutto; e specialmente in Levante e 
nelle Indie 

tt flotte al nascente solj volte al cadente, » 

ma più nelle prime. 

Ed antico appresso i Genovesi è il lavorìo del 
corallo ^ e il loro smercio de' coralli lavorati nelle 
parti orientali. Essi li recavano nel medio evo alla 
Tana dove li compravano i mercatanti persiani per 
trasportarli e diffonderli nell' Asia centrale (i). 
Quando i Portoghesi primi di tutti arrivarono per 
mare all' Indostan^ il re di Calicut dimandò loro 
che gli portasser coralli (2). Di quindi in poi i co- 
ralli lavorati di Genova passarono a Lisbona donde 
trapassavano a Goa (3). Dopo il 181 4 la spedi- 
zione di questa ricca e bella merce si fa principal- 
mente per r Inghilterra^ molto acquistandone i reami 
britannici^ molto rivendendone nella penisola del 
Gange i privilegiati lor trafficanti. 

Il negozio de' coralli lavorati soggiace alle vicende 
comuni a tutti gli ornamenti il cui prezzo è deter- 
minato dall^ dimando che seguon la moda. Pochi 



(1) Depping, Hist. du Comm, du Léuant, 
(a) Na^ig. di fiasco dì Gama, 

(3) E quesC articolo , scriveTa il Galanti nel 1795, sì fa a conto 
de Q^novesi, 

III. 5 



66 

anni h era assai prosper^vole^j si ^omput^va . che 
le f^bbrù^he di Geuoya ne . producessero per due 
miliom di lijrc. 

Presentemente il difetto delle vendite fxuiove a 
dolorosa querela i fabbricanti. 



i» 



67 
Letteiu. CIV. 

RapcUlo. 



La felice giaqibira ia capo ad un golfo ^ con una 
▼alle bea irrigata alle spalle^ sei migliaja di abi- 
latori; molti legni mercantili^ strade larghe e fre- 
menti di popolo^ una bella Collegiata e varie altre 
chiese ^ qualche vivezza di traffico e nloUa di navi- 
gazione y gentilezza di costumi ed una solerte indu- 
stria meritano il titolo di città di terz' ordine a Ra- 
pallo che alcuni sostengono essere Stata anticamente 
la capitale de' Liguri Tigulii. 

Gli uomini di Rapallo si diedero all' obbedienza 
di Genova Tanno laig; nà più sen dipartirono.; 
aQzi più. volte giovarono la repubblica con le armi 
loro. Cosi avvenne durante la guerra Pisana ^ in cui 
quattro galee Rapalline gloriosamente combattettero. 
£ nel 149S ^^^i ejutarono i Genovesi a scacciar 
di Rapallo i soldati di Francia. Egli è il vero che 
r anno precedente gli Svizzeri al soldo del re Fran-^ 
cese aveano spietatamente posto a ruba ed a sangue 
r infelice lor tetra (iy 



(i) « I Tincilori Svizzeri con gli alLri Barbari, misero a sacco il 
borgo di Rapallo. La furia loro fu tanlo grande che aniniazzarono 
cinquanta uomini ammalati, i quali erano in un Oipitale. E fa tanta 
la ruberìa loro che ai provcoarono inimici , non lolo i Genovesi , ma 
tutti gl'Italiani. » Giustin, Ann. 

In una lola notte i Genovesi V irnno dopo ruppero Tarmata navale 



68 

Altra più grave calamità cadde sopra a loro nel 
secolo decimosesto. 

Di lagrìmevol ricordo è per Rapallo tuttora la 
notte del 6 luglio i549* ^^^^ discese oltre l'usato 
ammantata di estiva bellezza. Il cielo pareva un' im- 
mensa volta di zaffiro ^ tempestata di diamanti. Leni 
aurette spiravan su dal mare ^ ed apportavano grata 
frescura. I terrazzani diedero le membra al sonno 
nella securtà più profonda^ ed un placidissimo si- 
lenzio occupò le pubbliche vie^ le magioni private. 
Ma vegliava nel largo mare un crudele nenitco. 
Dragutte y nome terribile in quel secolo alle marine 
delle due grandi penisole^ tacitamente navigando 
approda a Rapallo poco innanzi che aggiorni. £gli 
m^tte in terra le sue piratiche ciurme^ e le avventa 
ai guasti^ alle abbominazioni^ alle prede. Balzano 
esterrefatti i Rapallini dai lor letti all' udire le sel- 
vagge grida onde rimbomba la terra. Essi abban- 
donano ogni loro avere alle mani rapaci per evi- 
tare, ma in vano, le dure catene. Qual miserabil 
piangere e supplicare e fiiggire fosse da un lato, 
qual atroce bestemmiare ed oltraggiare e percuotere 
dall' altro, qual orribile pigliar gli uomini a costn^ 
ma di pecore, ognuno può venirselo immaginando 
xon raccapriccio. In questa fatta i Corsari nello 
spazio di un' ora, oltre a grandissimo bottino, ca- 



c il campo de' Franoesi , e ricuperaron Rapallo. Per ricordanza di 
questa vittoria « Frapcesco Spinola , detto il Moro , fece fabbricare 
coi denari della preda la yitriata maggiore della chiesa dell' Ann un- 
siala. » /m. 



Hcarono ne' lor navilj e menarono a crudo servag- 
gio più di cento RàpalUni^ tra' quali ^ dice il Bon^ 
fadio, erano alcune vergini belle. — Seguì, mentre 
ardeva il trambusto^ un'avventura di amore che la 
severa istoria non ha sdegnato di registrare. — Uq 
grazioso giovane di Rapallo , per nome Bartolomeo 
Magiocco^ scosso dal sonno al suono dell' urla e 
del luttuoso lamento^ s'alza e subitamente la ca^ 
gione ne intende* La positura della sua casa che 
guarda alla campagna gli porgerebbe agevolezza al 
(uggire* Ma che gli cale della conservazione di se 
stesso mentre.rimane [esposta al pericolo la bellis-? 
sima ed onestissima fanciulla per la quale da più 
mesi è trasportato di vivissimo amore? Egli vestesi 
a gran fretta , attraversa la via maggior della terra 
e volando arriva alla casa della giovine amata. Ab- ' 
bandonsfta è quella casa^ e sola giace nel lettici 
ciucio la fanciulla, tramortita' dallo spavento. Im- 
mautineùte egli se la reca in braccio, e nuli' altro 
vedendo od udendo a se intorno, fende la calca ^ 
urta rapitori e rapiti, prende l'erta, ed acquista il 
dirupo. Quel caro peso in cambio di torgli lena , 
più gUel' accresce. Egli corre nel salire, perchè 
amore gli ministra le forze. Finalmente giunge nei 
monti vicini, ove in salvo ripone la dolce giovi- 
netta e la richiama alla vita. « Così , scrive àncora 
il Bonfadio, la bellissima vergine mercè di amore 
scampa dalla furia che addosso a' miseri Rapallini 
cacciava la malvagia fortuna (i). )) 

(i) Ita polcbcirinia Tfirgo iropetam, qaem in miseios Rapalletisea 



Una lapide romana si conserra da immemoraibil 
tempo^ dicono ^ nella collegiata di RàpdHo(i). Altro 
monumento è un marmo con varie figurò di basso 
rilievo^ ed un' iscrizione ^ giudicata ora greca ora 
orientale ora di qualche ignota e. smarrita faveHa^ 
e tenuta sempre per inintelligibile aflbtio. E non pet^ 
tanto essa è semplicemente un* epigrafe in oaratterì 
latini- barbari^ stranamente collocati^ intrecciati e 
sconToltf^ con foggia inusitata A ma pure non 
senza esempj. Ragionetolmente k potete leggere 
nel modo che segue e concedermi il meschino vanto 
di essere stato il primo ad interpretaria; 

Luis Augustus dicare tócumficii, o meglio Jan* 
cera dedit locutn fieri anno 856 (5). Per Lodovico 
o Ltds^ come scriTcvasi ancora nel Dugento, in* 
tendete Lodovico II imperatore e t^ à* Italia^ « il 
quale fu il primo e il tero arbitro di ragione e di 
fatto , di tutte le terre d* Italia. » 

Ha la collegiata di Rapallo un bel quadro rap- 
presentante S. Biagio che dalie inferriate delia sua 
prigione stende la mano a benedire la gola di un 
fanciullo. Veneranda è la testa del santo veglio dal 



fortuna eonrertit, «mcrh benefieid «obtefrftigìt. Bonfod. , ^/tif. t,. V. 
— Vedi inoltre GiunnOf Disseri, sofra gli I/om. HL di H^pmiio. ^ 
Relazioni di Rapallo , M, S, 

(i) Manibus DUs mense sextili Imp» Augusti Caesaris LPl anno. — 
Ganducio - Giusino. 

(3) La linea sotto 1« lettere in^egva da qù^X parie si debbano kg- 
gè re, in mezzo al loro bizzarro intrecciamenlo e sconvolgimento. 
L* iscrizione, così letta, dice Luis Augu» d. ìo. f, a, otto C LyL 



7^ 
«ai labbM «eiidmitto tBcire le parole della bene- 

dìetmie (i).* 

Le domii èi ì^èffrtHHò atCeiiddtio tutte e sin da* 
])rimbsiini atitìi à fiir pk^i o meiiettl iffi ilo di 
{latMÌra« E^se lamMuo in si^Ie so^ie dette proprie 
case o sedute hta^ù il xttoro tidle pnbbliehe rie. 
Il ipA a$pettt> rfttmiieiita i tiUaggi della Toscana 
ote ianiM le treeee pei ea|)pelli di pa^ia. E cpii 
nrm metio efae m Toscana lo straniero nota la. pù- 
^tttzsL tldi irestìre e la ta^hei^^a delle mani anche 
nelle lavoratrici ddf infima plebe. Ma il lavoro dei 
fitti etie altre volte faee^i fiorite fi paese da Por* 
tofino ^ Zoagli^ tannai '^ non reea profittò pel 
gf ditd' uso in onl 'Sono venuti 1 mei*letti di cotone 
di iseta fabbricati con le macchine^ e Tendati a 
bassissimi preafzi. Onde un' «ibile e spedita lavora- 
trite di pitti, iEatieatido 12* ed -anche i4 ^^ ^^^ 
gitmio, mal aitivi adesso il guadagno di 5o ccrt- 
tesitm, mentre :prfma in 10 uro lo triplicava. 

La ^sta deHa Madonna che ^i ^ebra in Rapallo 
i dì t. n. 3. di In^io^ ti attira gran lòoncorso di 
gerite da <5ettOVa e da hrtta la Riviera. E^sa addi- 
mànda-mi ijenno, perAè iìngoilaBe. — ' La proces- 
sione cómintSa a sera, e dura -iitiù alle 3 della 
natte. Ttrtto 'tS paese e t^isiSriaratò da migliaia di 
ittmijfiitn, e le strade sii adomano ^i altari eretti ed 



(1) Vedi i?i4uQUe ]^ IKhdoDda liei Polori; p n^lla ohiesji de' Fraa- 
ccscani il Sani' Antonio che risitscila un morto in Icislimonianza 
àeW innotìemi paterna; ed ntii Sacra l^amìgTìa, òpera abtSca. 



7^ 

addobbali con pompa grandis^una. Le due chiese ia 

cui entra e soffermasi la processione , rimbombang 
di scelta musica , non perdonandosi a spesa per far 
Tenire suonatori e cantori de' pia valenti dalia Car 
pitale. Tratto tratto s'odono spari di centinaia di 
mortaletti che ne salutano il p^saggio. Le capp^ 
di velluto ricamate in oro. e le steniiinate croci <£ 
argento sostenute in equilibrio con rara destrezza, 
s'accordano allo stile di tutta la Liguria, contrada 
che vince ogni paraggio quanto allo sfoggio della 
ricchezza nelle cerimonie del culto. 

Fin qui nulla di peregrino; è una processione, 
poco più poco meno, come per tutto il Genovesato. 
Ma finite le funzioni religiose, comincia uno spet- 
tacolo che non ha il simile. Tutto 11 popolo corre 
alla spiaggia , ohe tutta è illuminata in linee rette , 
a tal che assaissimi dì que' lumi stanno sopra pali 
conficcati all' altezza di più metri nel mare. C tutta 
la faccia del mare, quando è tranquilla, risplende 
di lumicini galleggianti a fior d' acqua dentro tuni- 
che di cipolle o in cortecce di più maniere. Co- 
minciano allora le scariche delle batterie; che cosi 
'chiamano le migliaja di mortaletti, disposti, ia va- 
rie distanze ^opra una linea di forse tre miglia. 
Immaginatevi il rimbombo che manda lo scoppio 
di quindici o venti mila colpi sparati a. brevi in^ 
tervalli, e la maraviglia dell' eco che li ripete per 
le pendici e per le valli vicine, e 1' effetto dell' ab- 
bagliante luce di tanta polvere incendiaria col ri- 
verbero che ne &nno le onde. Àgli spari succedono 



73 
ì razasi che or s^ attaffan neU' acqua, ora ne risor- 
gono per disfaTillare più yivi: artifizio di fuochi > 
non ignoto altrove, ma che induce stupore in chi 
per la prima volta lo mira. Aggiungete a tu(to ciò 
Don meno di dieci mila persone rannicchiate in 
cima agli scogli, sedenti in sull' arena, s^rrampicate 
su per gli alberi, od aggruppate sul battuto delle 
casje» Tanta consumazione , d' olio e di polvere parr 
torisce gravissima spesa. Ebbene, v'ideereste voi 
mai chi ne porti lietamente il peso? Sono i poveri 
contadini. Essi non ricusano di talora soffrir la fame 
nel verno anzi qhe non dare alcune scodelle di fichi 
secchi in volontaria; offerta per la celebrazione di 
una festa che a' loro occhi è un sacro debito non 
mena che una gloria e un diletto (i). 

Si reca a pregio Rapallo i natali dati a tre illu- 
stri coltivatori della scienza alleviatrice delle umane 
miserie. 

Fiorì Maestro Batista da Rapallo nel secolo XV 
e fece maraviglie nell' arte di estrarre col taglio i 
calcoli dimoranti' nella vescica, e di frangere e 
tor via dal corpo que' che ne' lombi si stanziano (2), 
Abilità che dai Senarega lo fece paragonare ad 
Esculapio. 



(i) Nella provìncia di Chiavari i fichi secchi sono il principale a]L- 
inenlo de^ contadini nell' inverno. 

(i) Parole del diploma datogli l'anno 1476 da Lodovico II marchese 
di Saluzzo, il quale aggiunge : nos ìpsi salutari experieniia ^ Deo an- 
fiuente^ mundo certificare non erubescimus. Maestro Batista visse ip 
corte di quel principe , e morì nel i5io. 



> 



74 

Giovanni da Vigo^ o iiaAo od originano di Rsl" 
palio^ fii caro a quel severo 6 Mtlile cOQ^scìCore 
degli uomini^ Giulio 11^ ed acq|«list& gran fMaa 
con la sua opera intitolata Pratica dMf arte chi- 
rurgica (i). 

Fortnnio Liceti ^ filosofo t Inedico ed antii{cMriè^ 
nacque in Rapallo 1^ anno lijjy vtoA vudl i656. 
Compose da 70 opere. I suoi conteéipefianet U 
chiamarono la Fenice degli ingegni (^i). 

Agostino Giustiniano^ vescovo di Nebbie^ scrit- 
tore degli AmtaU di Getvo^a^ tiasceva da pmrenti 
originar) di Rapallo. Accuratissinio coflapendiatore 
degli antichi anmafi ^ fornitissimo di dottrina o sperto 
ne' civili negoz)^ egli scrisse la sua istoria Hel più 
desiderabile raodo^ so troppo non riguardi aUo^^é 
L'amore che lo accende per la patria^ non Io tira a 
nascondere o travisare il vero. Parteggia pei popola- 
ni^ ma il color nobile non può incolparlo d'ufia sola 
lode taciuta. Fu per bii grande sventura che 1' edi- 



(1) « Fn il Da Vigo il primo che xagiionaodo del cervello abbia 
fatto l' osservazione esser questo viscere neU' uomo, più voluminoso di 
quel di qualunqvM altro jiiiìmale, ^opogricwata mgnle pttÀ ^ll'ioUto VfH 
lume del corpo. £ comeccbè questo grande ritrovato, desunto da na 
fatto di anatomia comparativa, non manchi di qualche eccezione se a 
casi particolari si discenda , pure è penoso il vedere che oltremontani 
scrittori di alta fama, venuti assai dopo il Ligure notomista, piansi 
appropriati tale riflessione senza far motto di lui. Ma noi ItaKani fttamo 
da gran tempo pur troppo avvezzi nà esser vittima di taii rabamenti. 
E piacesse a Dio che a sole piraterie scientifiche si limitassero le no- 
stre perdite! « Elogio di Già. Da FigOy scritto dai dòU» B, Mcjon, 
nelle Vite d^ Liguri ilhistti. Genova^ xS^q. 

(a) Vedine i?i V elogio, scritto esso pure dal dott, B, Mojon. 



: , , , 75 

zione de suoi, Anoali^ fetta dopo la sua morte , 

riuscisse r obbrobrio dell'arte della stampa^ perla 
mancanza tf ogni specie rf ortograHa. E fu grave 
dimenticanza de' suoi concittadini il non aver ripa- 
rato a questo fallo con una ristampa degna del 
migliore de' loro istorici (i). 



(i) 11 Bayle {Diction, ) avverte che alcuni troncamenti goastano gli 
Annali del Ginstfniatio che abbiamo alle stampe. Qacste nutilazioni, 
facilmenle discemibiii dall'occhio crìtico, cadono dall'anno 1^99 sino a 
tatto il i5'jS con cui finisce 1' opera. 



7<5 

Lettera; ,CV!. 

■ e • • 

Montall^Oé 



Il santaario della Madonna, di Moptaliegf'o levasi, 
ad un' ora di cammino da Rapallo^ 

(c Sopra d! un colle faticoso ed erto 

Che fa ponzare a gùvi^ e mózza il fiato 
A cui non fosse a rampicare esperto » ( i ). 

Circondato di antiche piante^ in solitaria eminenza^ 
inspira questo santuario il raccoglimento ed un'af-* 
fettuosa devozione. Da una vetta alquanto oltre il 
santuaino^ lo sguardo erra piacevolmente sopra 
tutte le sinuosità del Golfo dagli antichi nomato 
Tigulio ; e con delizia si riposa sopra T amenissimo 
Seno di santa Margherita. I tre gioghi ^ T uu sul- 
r altro sorgenti, che signoreggiano Portofino, chiu- 
dono a ponente la scena in ammirabil maniera. 
Il mare e le spiaggie di sotto e in lontano, i monti 
e le selve alU intorno, la viva e salutifer' aria, l'az- 
zurro cielo , rendono increscevole il partirsi da quel 
belvedere. 

Il santuario di Montallegro venne innalzato F anno 
iSS^ dalla pietà de' popoli di Rapallo e de' suoi 
dintorni, pel ritrovamento di un dipinto in legno, 

(i) //i. Ncri^ Presa di Saminiaio. 



77 

' ' , r . . ... . 

raccolto^ elicono ^ dal Naufragio di una nave i*a- 
gusea. La tavola ; opera di greco pean^liò^ i^ppre-^ 
senta il ti*ansito della Vergine (f). 

Dal tempo deJla sua 'fondazione in poi^ questo 
santuario noa cessò mai d' essere in grande vene-* 
razione per ttitta la provincia. I marìna| invocano 
. la Madonna di Montaliegro ^ come sicura àncora nelle 
più scure fortune di mare. Prima di partire pei 
viaggi lontani^ essi la pregarlo • di benedire il lor 
corso. . 

Continuo è il salire dei' devoti ài santuario. Gli 
infermi vi si fanno portare in seggiola^ od anche 
sopra una bara a guisa di letto ^ quando la gravezza 
della malattia non concede di fare altramente. 

In qùest' ultima foggia io avea veduto portar sa 
per r erta una donna ^ il giorno eh' io salii al san» 
taario di Montaliegro. Era una donna di niezzana 
età^ colle spoglie delta ricchezza intorno /ed il pal- 
lore della vicina morte sul volto. Io la incontrai 
nuovamente nel salotto dell' ospizio ov' ella pren* 
deva riposo (2). 



(1) Sopsà il letto delfa Madonna è effigiata la SS. Triade, colle tre 
dÌTine teète in profilo. La chiesa latina non ammette questa rapprei^ 
seotazione, e prescrìve che la terza Persona venga sempre effigiata 
sella forma di colomba, sotto la quale le piacque apparire. Bla i mi» 
racoli , attribuiti a questa immagine , - la fecero approvare dalla santa 
sede. 

(3) Si é accennato dianzi , che i principali santuari della Ligorisi 
marittiffla hanno un ospizio , vale a dire una casa attigua con certo 
numero di stanze fornite di letti , ove il peregrino può non solamente 
reitaurarsi della fatica durata nel cammino, ma alloggiare anche più 



7® 

La cortesia e' impose gli scambievoli saluti. Tor- 
nava inutile il dimandarle che la traesse lassuso. 
La sua estenuazione^ la sua sparutezza lo palesa- 
vano anche di soverchio. Tuttavia le feci questa di- 
manda. Ed ella rispose: « Vengo a pregar la Ma- 
donna di farmi vivere ancora sei mmu » 

Questa pia ingenuità mi parve mi atto sublime 
di fede (i)« Ma diversamente opinò un giovane càe 
mi si ^a fatto compagno in quella salita. Era e^ 
di piacevole natura, ed anche colto d'ingegno^ ma 
ignorava che nel mondo vi ha di cose sì serie che 
il farle bersaglio a' motteggi è sconvenevolezza 
colpevole. 

Il gran poeta che pose sulla comica scena il TVir- 
tuffò ^ avrebbe inorridito al pensiero di far ridere 
alle spatte di iiu vero devoto. 

Il giovane dimandò alla donna donde venisse? 
<c Sino da Chiavari^ 'à ella rispose. « £ perchè ^ 
sdamò egli^ non pregar piuttosto la vostra Ma- 
donna deir Orto , eh' è miracolosa ella pure ^ senza 
esporvi alla fatica del viaggio ed al rìschio di 



giorm, tenif altra apesa che quella del vitto. Ed essendo questi san- 
iuar j perloppiù collocati in sulla cima de' monti , in luoghi di pu- 
rissim' aria e di estesa. veduta, ne segue che uu uomo il.qual desideri 
passar alcuni giorni in solitudine contemplativa , od anche solaments 
respirar il salubre aere de' monti , andar a caccia di farfalle , in cerca 
di fiori, di sassi, o darsi a qualche profondo lavoro intellettuale , non 
può scegliere migliore ricetto. 
(i) « Fede è sustanzia di cose sperate , 

« Ed argomento delle non parventi. 

Dante Par. e. XXIK, 



79 
sogfire, pel disagio^ pel ftole^ per 1' aria troppo 

sottile? )^ . • 

Queste parale erano per lo tneno iotempedlive : 
dm seiiM obe il giovine punto ci pensasse j eran 
e^g^ Otiid^U perocché onidele è il togliere ad 
uà Ìi^ic0 il €oti£»f lo deUa aperaoaa. Ma in itti^ 
4oaaa^ (»he leiri]iiaiiìe0te crode^ le parole degl' riiidif- 
fi^fwtì {Mmo come le stille d' acqua ohe afiiggcmo 
siilT iocUoatH aiiperfìcie di un cristallo^ seuza la- 
saimi puf: aegno del Uwo passaggio. Ella non ri- 
SfQf^ a coluti ma voltatasi ver^ di me , con bella 
fidacia loggiunae: a La Madonna di Moatallegra 
noli Dai hit mai iJ>bandotiala« i^ 

£ fteorgendo che amorevolteieoU) io V asookayigi , 
faoe un ootal riao in cui parve Iraluceadé un ràggio 
della aaa giovenile avvenenza > e così riprese a 
parlare: 

^ Io ar^a. sedici «uni , e Giorgio ^ un marinalo 
ài Rapallo^ era il mio innamorato^ Se noi sapete 
come forostiei*o >^ aggiungerò che tra noi V innamo- 
rato d' una ragazaa è quegli che intende pigliarla 
in isposa. Giorgio andò alla peso» del corallo sulle 
coste della Sardegna. I Barbareschi^ così iniesti 
allora ai noltri lidi ^ predarono la barca in. cui era, 
e Io otondttaaero in ischìavitii^ Air udire la dolorosa 
novali^ io non mi smarrii , ma chiesi a mia madre 
e ne ottenni di venire a questo santuario, accom- 
pagnata da un mìo fratellino. Il fiinciullo^ dette tre 
^s^e Maria y andò sotto gli alberi che otnbreggian 
la piazza a trastullarsi con altri della sua età. Io 



rimasi soia soletta in chiesa'^ e mi prostrai dinanzi 
air immagine della Madonna miraqplosa. Gli sguardi 
di Giorgio ed ì miei s' erano per la prima volta 
incontrati con simpatia in questo santuario. Per 
la prima volta noi e' eravamo qui parlati alF uscir 
àektsL chiesa. Onde mi pareva che i nostri puri à* 
mori nati sotto F auspizio della Vergine^ avesisero 
ifl suo consentimento divino. Voi potete immdginani 
s' io pregassi e piangessi di cuore. Nel fervore della 
mia orazione e mentre i miei occhi erano <fi caldis- 
sime lagrime ripieni^ mi rammento che cosi presi 
a sclamare : Santissima Vergine! per quet dolore 
che provaste nello smarrimento del vostro • «Svino 
figliuolo^ deh fate che il povero 'mio Giorgio ri- 
tomi! '— Giorgio ritornerà. -^ Io udii queste pa- 
role, e ben distintamente le udii. Mi rivolsi a guar- 
dare da chi e donde venissero: ma in chiesa non 
ci era persona. La consolatrice degli afflitti aveva 
esaudito la mia preghiera ( i ). 

(c Io discesi a Rapallo col cuore affatto tranquillo. 
Ne y quantunque per due lunghi anni aspettassi in- 
vana, mai venne meno in me la certezza che Giorgio 
sàrel^e liberato. Finalmente i religiosi della Mer- 
cede lo riscattarono. Giorgio ritornò in patria, e 
ci maritammo. Ma prima di sposarlo, volti che sa- 
lisse meco a questo sanluario per ringraziarvi la 
benedetta sua liberatrice. I due cuori d' argento da 
noi offerti in vóto alla sacrosanta immagine, vi stanno 
appesi tuttora. 

(i) Senza tsomenti , FA. qui riferisce ciò che gU fu raccontato. 



8r 
Noi eraVafDO poveri, in quel tempo* Io. mi gua- 
dagnava il vitto col far pizzi di filo di fiandra^ come 
usano le donne dei mio paese. Giorgio non era che 
UQ semplice marinajp. Egli fece una picciola eredità^ 
la convertì in. denaro^ si diede a trafficare ed en- 
trò a parte di un appalto per la pesca de* tonni. 
Iddio diede favore a' suoi negozj ; e noi diventammo 
assai ricchi per la nostra condizione. Allora pas- 
sammo ad abitare in Chiavari^ ove mio marito com- 
prò una casa in città ed una villa in sul poggio. 
La nostra vita scorreva beata* Ma il luogo dell' u- 
mana felicità non 4 ^esta terra. Giorgio morì nel 
vigor de* suoi anni , ed io rimasi vedova e tutrice 
di una fanciulla, unico frutto della nostra unione. 
Ora questa figlia è in età da marito , ed io V ho 
promessa in isposa ad un giovane men ricco di 
lei^ ma d'ottimi costumi^ che le conviene per ogni 
verso. Essi teneramente si amano. Ma il giovane ^ 
per certe ragioni di famiglia , non può sposarla che 
di qua a sei mesi. Perciò son venuta a pregar la 
Madonna di faraii vivere sino a quel tempo ^ affin- 
chè io possa condurre la mia Teresa all' altare. Do- 
vrei io abbandonarla solitaria sopra la terra nel 
fiore de' suoi anni circondata da pericoli e da se- 
duzioni! Ah son certissima che la Madonna mi farà 
questa grazia! » 

Le parole di costei erano inspirate da una ce- 
leste credenza. Tra una donnicciuola ^ disfatta e quasi 
agonizzante., e la gloriosa reina degli Angioh^ quale 

IH. 6 



82 

intei-vàlio ^ immeii8o , mikiitò ! Eppure lo eotmflTaoo 
h fede , U »peran»i , l' Amore. 

Io ne ini eofmnosso tuskio al foùàò dcK* anima 
e striosi la smorta itfaìio =delr ibC^raié -i^Mte ^^ér 
la ioHti di proflbrìr pm^e «ti ^^ck^tO». Cibi ni tor- 
nava al pensiero ia memoria éèìla, inin hnótÉst ìiki- 
dre^ che nel rivedermi dopò aóftii di lèto%ànftato%a, 
dtoevami: « Sapevo dtit Attila ti saprebbe accaéiito 
di sinistro , perchè ogni giélmio io pl'ègàv^ , hi Ma- 
donna di averli nella sua s^t» «tastòdiir. o 

a Avete latto bene a lasciarm t(Ai , » «dissi al 
mio compagni^ die ritrovai ^la pialzà iti atto é 
infestahre una lattina icontadinella. 

Tomai a Chiavari l' snno 'seguénfje, è di^tómifai 
della donna. I suoi voti erano stati adeinprti. Ella 
avea maritato la sua ca%*a Teresa , poi s' era ad- 
dormentata nel non^ di Lei toh* è Porta del Cielo (il 



(i) L* A< ha già puLbiìcato c^ucsto raccoutu iu un Giornale di Mi- 
Uno. 



»m.d^mm^^»i^1^^meam^^l^ 



83 
Lettera CVI. 

t 

Da Rapallo a Chias^arL 



La strada esce di Rapallo^ passa per X erta costa 
del monte ^ e lascia sotto di se a destra il borgo di 
Zoagli eh* è al mare^ e sopra di se a sinistra Ro« 
?ereto ed altri - viUaggi. In questi luoghi il conta- 
dino alterna il lavoro deUa vanga. con quel della 
spola ^ e tesse il dilicato velluto con la mano istessa 
che dirompe le glebe* 

Attraversate quindi due grotte artefatte^ arriva 
la strada ad una chiesuola^ sacra alla Madonna delle 
Grazie. Essa è tutto dipinta a storie del vecchio e 
nuovo testamento da Teramo Piaggia^ oriondo di 
Zoagli (i). La composizione sa dell' antico^ ma le 
figure sono vivaci y graziose y parlanti ed anche ben 
mosse. Per mala ventura dell' arte queste opere di 
uno de' fondatori della scuola genovese piiì non sono 
ormai che reliquie. Tuttavia^ avvegnaché guaste 
assai 9 non possono ancora dirsi perdute. Ci sarebbe 
almeno il tempo di levaiTie i disegni; ne in To- 
scana od in Lombardia si trascurerebbe di farlo. Chi 
rifrugasse in tutte le chiese, cappelle e sagrestie de' vil- 
laggi e casali della provincia di Chiavari, forse vi 
troverebbe angora alcune delle tavole di questo in- 



(i) V è scritto in un angolo Theramiis de Plasio opus fecit ed in 
^n altro angolo hoc opus factum fuìi iSSp. 



N 



84 

slgne pittore^ le quali v' erano al tempo che il So- 
prani scriveva. 

Scende poscia rapidamente la strada^ e rallegra 
il viandante coli' aspetto del vaghissimo naturale 
anfiteatro di Chiavari. 

Tutto il tratto da Rapallo a Chiavari è un con- 
tinuo . oliveto ^ non interrotto che da alcune foreste 
di pini. Ma non è un tristo oliveto , solitario sopra 
il nudo terreno. Perchè i Liguri orientali^ tirati 
dalle angustie del coltivabile suolo ^ non lasciano che 
r ulivo ^ tirannicamente insocievole, occupi solo il 
luogo, checche richieggano le leggi della buona 
georgica. Onde sotto l' ulivo piantano essi la vite , 
-e tra i filari deHa vite, seminano il fruménto 
e la. segale; né trascurano il ciliegio, il man- 
dorlo, il pesco, ma specialmente il fico, i cui 
frutti seccati al sole, porgono ad essi 1' inver- 
nale alimento. Di che ' nasce una quadruplice 
coltivazione sopra un solo terreno, e questa con 
assiduo ed amoroso studio condotta. Cresce poi 
l'ammirazione per. chi considera che in que' solchi 
aperti tra vigneti che stanno dentro un oliveto essi 
stessi, si raccolgono . due prodotti di cereali in uà 
anno (i). 



(i) I contadini della Riviera di Levante seminano il grano torco 
dentro i solchi, priroa che sia il tempo di miètere il frumento. Giunto 
il di delle mossi, egU non troncano con la falce le spiche , ma schian- 
tano affatto la pianta , poi raffazzonano il terreno a servigio della pian- 
ticella di gran turco che fra tanto è nata ne' solchi. Ciò tuttavia non 
fanno che doye possono irrl^ar^. : 



85 
Bellissime viste .e da varie altezze ha pure questo 
tratto di paese in sul mare y sì che talvolta appena 
scemete se sia torbido o pacato^ cotanto s'erge 
la strada^ e tal altra udite che al vostro fianco le 
spinose spiagge rimbombano al muggito de' flutti 
commossi ^ ovvero le onde con dolce mormorio fie- 
dono . r uimdo lido. 



aif* goffrar 



86 

Lettera GVII. 

Chiavari 



Savona a ponente e Chiavari a levante sono le 
due più riguardevoli città marìttìme deir antieo 
stato di Genova. Col titolo pi& modesto di ca- 
stello si citava Chiavari per bellezza nel i6.^ 
secolo (i). 

Giocondo è F aspetto di Chiavari a chi^ venendo 
da Genova^ lo sguarda dalla china del monte. Più 
giocondo a chi stando in sulla spiaggia^ contempla 
la città dalla più linda sua parte ed i suoi vistosi 
dintorhL 

Dal lato del mare le paurose roccie di Portofino, 
tanto prolungate' nelFonde^ ed a levante quelle 
più modeste di Sestri formano il golfo che altri 
chiama di Rapallo ed altri di Chiavari. Verso ii 
centro dell' arco siede Chiavari in un piano coro- 
nato in mezzo cerchio da colli ^ ammantati di oli?i 
di viti^ ed abbelliti da quella diligente coltivazione 
che teste v' ho descritta. L' orgoglioso monte Zatta 
sul cui dorso settentrionale scaturisce il Taro^ s'erge 
di là da questi colli che pajono chinarsi onde me- 
glio lasciarlo piramideggiare. Sulle vette del Zatta^ 



(i) « Monpellieri in Francia, Barletta in Puglia , Fabriano nella 
Marca, Prato in Toscana e Chiavari nella Riviera sono i belli ca- 
stelli che si sogliono nominarer » Giusan. Descriz, 



8.7 

tprreggiaji^ male ^U, fC^^^ .<^«atii'de Apemiì^ ^^, 
veggono qv^'di Ghi^vai^i ^ianoli^ìarfj per iboIu mesi 
la neve^ dalU quale la dolcezza del lor clima li 
$alv^ 9(iqtii^ n^\ fi^p dej y^«0. Il mo«te $uj>aipen- 
W<^ dì S^n Gia^omq cfce j^wr^ggia 1^ ptbpìnqua 
liaysig^^^ m^nìi^^^ w' t«ntl «u^ campiipili, ohe si 
di$^giitaq«^ ?i4 v^rdfi W ^n<Wj U «uTOwaso popolo 
a wi pQr^e r^pe^fQ, Jj' or^f^rìp delle Grazie e il 
rialtp 9n cqi po^g^w tt tel?g?#ffti d^» riposo ^Up 
^gftfffdp nel @rQ di questo »mflnissimq circo. 

I4C rovine di W» t^wr^ e di yecchi t^ftfiitìoiii a 
rìdossQ di (Jhi^^^l^^ 91 69yn^ei'v?np pA^i^pria dell^ 
antiche opere di d\i^$^, f^tt^yi da^ QeiiQVc^i. £ le 
na?ì^ tkafe ppu le f^m sulTarepa del lido ^. ne in- 
docoiiQ 4 dolerci che qiiegtq ìiìdvsti'e e fa^iqante 
popplp sifr ppWo di m pflrtq* 

Sopp^i l$i spi^ggid , pye giastn il primp coiatoetto 
dpyea ppsgfire 1^ sjtr^da^ gifiqe un recante e non 
^»eJ«gf^ntfi spbbpFgp (i)* Lo edificwoBp in pochi 
anni co' subiti guadagi^i gli additi nayìgaliori di Ghia- 
vajFi fih^ al t^Q^pp del blofi^o continentale tra- 
sportav^np gli plj dell^ Caloria ne' portai creila 
PrpvejD^sit 

l4a pianura sp^^icirpplar^ in c^i $ie4< C^iay^ri e 
che pltre a quattro miglia si esjtefi^^^ .4. }l '^to 
prodotto delle alluvioni dell* Entella e del ritirarsi 
del mare* 



(i) Detto delle Saline. 



yìdi ego qUod fuerat quondam soUiSssma tellus. 
Esse JrètìiMj vidifactas oh aequore terras^ 
' ' Ovidio. 

- Alcune piazze adomano Gldavari^ tra le qaaG 
spicca lieta quella di S. Francesco^ adornata dalla 
facciata della chiesa el di un palazzo^ dal prospetto 
di un giarcKno ascendente a terrazzini con corona 
di pini e cipressi ^ e dal principio del largo passeg- 
gio che riesce al mare. Magnifica poi avrebbe a 
chiamarsi quella innan:^i al nobilissimo santuario 
deir Òrto , se fosse tutta circondata di case. Rego- 
lari e ben lastricate sono le vie principali della 
città ^ e fiààcheggiate da portici (i). 

Contendono ora i filologi del paese se Chiavari 
Ghiaveri scriver si debba. Il testo di Dante nel 
codice Bartoliniano ha la prima ortografia eh' è pur 
la comune dell'uso. La ^cdnda si legge in quasi 
tutti i testi a stampa. La conteiSa è di poco mo- 

- mento; se' non che pitetendono che questa lezione 
meglio concòrdi con T etimologia (3). 

Edificarono i consoli di,Genota il castellò di Ghia- 
Vari l'anno 116^ (3); forse per farne uti antemu- 
rale contra i conti di Lavagna^ che suU' opposta 
riva dell' Entelht dominavano inquieti vicini ^ benché 
*già ridotti ' con le armi a giufar fede alla repub- 

(i) II santuario di N. S*. dell'Orto ha le colonne di marnap yerde 
di Polcevera*. Carlo Baratta vi dipinse il coro.^ -^ Andrea Carloni fece 
le pitture del coro della chiesa di S. Gio. Batista , insigne collegiata 
di Chiavari. / 

(2) Chiave di Rio. 

(3) Ag, Giuttin^ Ann, 






89 
Uica« Le case che prima cedravano il luògo ^ pren- 

deyan nome di Bórgo Lungo (i). 

Pacifici chiama il Della -Torre gli annali della 
sua patria. Docilmente obbediente al mite fréno di 
Genova che vi mandava un capitano^ Chiavari ne 
segui tutte le sorti. 

Grandissimo è il traffico che qui si & delle tde» 
Essi traggono il lino dai fertili campi di^l Cremo* 
nese; a filarlo ed a tesserne il filo si adopera l'in* 
dustria della città e del contado. £d era altre volte 
industria apportatrice di larghi profitti (2). 

(i) Racconta il Federici che Tedisio ed Alberto Fieschi , fratelli , * 
cooli di Lavagna , vennero a danni della Repubblica e saccheggiarono 
Chiavari ni^l ia38. ' 

Libri intorno a Chiavari e Lavagna, veduti dall' Autore. 

Istoria della miracolosa immagine di N, S. delV Orto, Gen, 1759. 

La verità ventilata intornò alla Rit^iera di Levante, MS. rica" 
vaio da wC opera a stampa, di G. F. Cattagnola, 

I meriti del Pont. Innocenzo JK, ecc, dello stesso, Roma, i683. 

Alcune scritture pubbliche concern. Lasagna, dello stesso, Genoua, 
1661. 

Leges nmnicip, Comun, Lavaniae, Genova, i656. 

Mémoire sur les amntages de la ville de Chiavari, Gen, , 1807. 

Discorsi letti nelle adunanze déUa Società Econom, di Chiavari, 
Chiavari dal 1806 in poi. 

Guida del viaggiatore alle Cave delle Lavagne, presso Chiavari, . 
Iviy 1828; del doti. Niccolò della Torre, con tavole litografiche. 

Trattato deUa famiglia Fiesca di Fed, Federici — 

Genealogia famiUae Scortiae, ecc. ecc* 
Di Chiavari scrìveva il Bracelli ( Orae Ligust, Descript, ) verso la 
metà del 14.^ secolo: Oppidum ob alia magis quam vetustate clarum, 
quippe quód ante centum et quChquaginta annos nondum moenibus 
cinctumfuìsset, 

(2) Questa fabbricazione, scrive il Della Torre, occupa laim. per- 
sone, produce 6[m. pezze di tela ogni anno, e fa circolare oltre a un 
milione di lire. Da 5o anni a questa parte, ei soggiunge, è cresciuta 



9<> 

Di cfQ^' dì ChiaTarì sì pub dfi^ in generale. coik 

parole del Malespini; VivoAo sobq e di grosse Vu 

vande è con poche spese e con buoni Gostumi » . . 

e delle pompe del cullo si x^g^ ^^ superbia di 

questo popolo. 

La chiesa di S. Francesco possiede il miglior 
qoadro di Chiavari. Rappresenta il santo titolare in 
atto di far un miracolo. Un angioletto fa scatorìr 
acqua dalla rupe. E dipintura grave , pietosa e di 
buona maniera (i)% 

Cogorqo^ villaggio che soprawede \ colli a ri* 
dosso di Lavagna^ in felice eminenza alquanto di- 
Stante da Chiavari^ ha n^lV ab^id^ dell^ chiesa par- 
rocchiale una tavola con la data i^oi, io luglio , 
senza nóme ;d^ autore* V ancona messa in oro con 
certi spa;»} a^zairri^. seminati di stellette d' or»^ è 
di gentile disegno moresco. In sette compartimenti 
con fregi laterali e gr^do; è distinta la tavola. 
Rappresenta varj misterj. I nimbi e le trine sono 
in oro. C è secchezza nelle forme ; ma certi volti 
hanno tutta la leggiadria de' tempi deli' arte ancora 
innocente e divota. 



assai , « se minore d' un tempo è il profitto de' fabbricanti , gli è per- 
chè viene ad essere ripartito. » 

Nel distretto di Chiavari, egli dice, i poderi sono sommamente di* 
visi, con vantaggio della. popolazione. Di cereali non si ricava che il 
quarto del necessario al consumo. L' olio frutta 5 o 6[m. barili espor- 
tabili 1' un anno sull' altro. I vigneti si vanno sempre più mpltipli' 
cando. Viaggio alle Cave op, s, e, 

(i) Questo quadro , già trasportato nel museo di Parigi , è opera 
del Velasquez. 



Lettera CVIII. 
Società ecoTUmUea di Chiavari. 



Ke' giorni più fortuntiti di Roma godeva la terra 

di essére smossa da xin aratro incotonato d^ alloro^ 

e tornava lieto a' suoi bovi 1' agrìooltor trionfale (r); 

In più d' una repubblica italiana del medio evo non 

era concesso di ambire i. magistrati a chi non fosse 

aggregato all' arte della lana o della seta. Due 

reine di Francia uscirono dalla casa dei Medici che 

per la via rde' traffichi era salita al principato della 

Toscana. L'Augusto Carlo V faceva innalzare un 

suntuoso mausoleo a Guglielmo Buerem^ inventore 

del modo di acconciare le aringhe. Yarj monarchi 

de' nostri tempi hanno conferito le equestri inse^ 

gne a' più ingegnosi artefici del loro reame. NeU 

r impero Austriaco chiunque ha instituito o man* 

tieue in fiore una £d>brica^ di riguardevole utilità 

al paese ^ ha il. diritto di chiedere ed ottiene il 

diploma di nobiltà. 

a Dove r opinione pubblica^ dice il Gioja^ onora 
gli artisti^ le arti divengono eccellenti: la fama della 
loro eccellenza eccita la brama e diffonde nello 
stato e fuori T abitudine di fame uso ; così 1' onore 
diviene fonte di ricchezze , perchè stimolo della 



(i) Gaudebat tcllus vomere laureato. Plinio, Rediìt ad boves trium- 
phalis agricola. Floro» 



9^ 

volontà^ dal primo grado dell' iaciviliaiento sino 

air estremo. » 

Sia gloriosa adunque la laeiiioria dell* ottimo pa- 
trìzio Stefano Rivarola^ institutore della Società eco* 
nomica di Chiayarì^ la quale ha per finé^ applicato 
alla patria^. di moltiplicar. le. invenzioni^ di accre- 
scere i prodotti deir agricoliura e dell' industria col 
miglioramento de' metodi^ . e di crear Buotericchezze 
introducendo nuovi prodotti. 

Udite in che sentenza U generoso e dotto filan- 
tropo . ragionasse a' suoi . colleghi nel 1806. 

i( . Un tenuissimo annual . tributo in comune cassa 
ridotto e da voi medesimi amministrato y '. il qnale 
vi fornisca il modo di conoscere e d' ottenere tutto 
ciò che fa. d'uopo perchè uno stesso prato produca 
triplicato foraggio; perchè si abbia da.ua campo 
con minor semente duplicata messe ; perchè si mol- 
tiplichi la quantità e I' effetto del eoncimé ne' ter- 
rito]q che ne scarseggiano; perchè più celere e di- 
ligente sia r opera di un tessitore fornito di uà 
miglior telajo; perchè la .chimica somministri al tin- 
tore que' lumi pe' quali il tessuto aon si corroda 
dalle tinte ^ e queste dall'aria e dalla luce non ven* 
gano alterate ; perchè in fine le arti tutte , nuova 
vita e favore . ricevano da più regolari e gustati di- 
segni^ dalle macchine ed istrumenti che dì maggicH* 
economìa ed effetto sono da più sicura esperienza 
dimostrati : ecco ciò eh' io vi chieggo y e qualche 
raro periodo di tempo per assistere alle nostre 
adunanze. » 



93 
Egir avea fondato questa Soet^ nel 1791; avendo 

per compaio il P» Giuseppe Solari, nome caro 
alle, muse détte due' lingue d'Italia. Per due* lustri essa 
poi giacqtie sommersa dalle tempeste politiche. Ri- 
nacque nel 1806 pet cura del suo primo fondatóre^ 
il qaàle^fitichè visse ^ le consacrò tutti i suoi pen- 
sieri ed affetti. 

I sòcj' sonò partiti in contribuenti ^ corrispondenti^ 
ausiliarj^ e filomàti. I contribuenti pagano io lire 
Fanno. Gli ausiliaij vengono scelti per lo più fra 
i parrochi del contado^ idea felicissima. I filomati^ 
specie di accademici uniti alla Società^ pagano 5 
lire r anno^ e d' ordinàrio si fanno pure inscrivere, 

* * < ■ 

tra i contribuenti. 

La Società economica mantiene un orfanotrofio^ 
ossia ricovero' di 20 fanciulle orfane che vengono 
ammaesttate a filar il cotone ed a vai^ lavori don- 
neschi. Essa ha instituito una pubblica libreria^ cui 
soprantendono i soc) filomati; acquali è in oltre 
commessa la cura di raccoglier materiali per la 
storia patria. Essa ha fondato una ' scuola di archi* 
lettura ed una di ornato > aperte anche nelle lun- 
ghe sere invernali ^ con infinito profitto de' giovani^ 
Essa finalmente procaccia lo smercio de' più inge- 
gaosi prodotti degli opera) del paese; mercè di un 
lotto y avvedutissimamente immaginato ; e le migliòri 
invenzioni ricompensa con medaglie di argento e 
^i rame. 

Ogni anno ricorrendo la festa della Madonna 
dell' Orto ( 3 luglio ) , festa che pomposamente si 



94 

celebra io Chiavari ^ la Società eeonomiea dmene 

alla distrìbazìoiie delle loedaglie ed all' estra^toae 
de' lotti, n pr^ìdente, p ehi oe & le Teci, fegge 
un discorso^ che poi wìen consegnuato aUe stampe. 
Interviene alla solennità il fiore di Chiavari e delle 
terre vicine; molti ìUastrì ^ si rendono espressa- 
mente da Genova. La musica rallegra de' shih con- 
centi la nobil funzione j ornata dalla pres^sa del 
sesso che tutto abbeliisce. Né qoesto è escluso dal- 
r accademica digmti; ansi molte gentildonne di 
Genova fregano l'ekaico de'socj» 

Due cardinali pon giudicarono che la porpora 
r.omana avesse a ricevere disdoro dalle arti che 
sono la vita dei popoli. Uno di esBi ( V emineatiss. 
Spina ) fu presidente della Società ; l' altro ( V e- 
minentiss. Rivarola ) n' è proteggitore indefesso, e 
de' suoi doni specialmente s' ò anicchita la biblio- 
teca di Ghiavari. 

Le medaglie delta Società rappi^seotano Cerere, 
Mercurio e Yuleano, come simboli ddl' agricoltura, 
del commercio e delle arti, con laleggei^da Vitam 
excoluere per artes* Nel roy^cìo è seritto ; Socie- 
t&s Clasfarensis rei agr^riae commerciis- ^ opi- 
ficìis promwendk* Immagina questa medaglia il 
sommd £noio Quirino Visooiitì: il vnLeoto Patti- 
nati ne fece il conio in Milano. 

Come la Società siasi s<^bata fedlele all' impresa 
trasceltasi, e qual incremento abbian per essa pi- 
gliato le aiti in questa provincia, può leggersi in 
que' discwsi solenuemente recital;! ogni anno da per- 



95 
sonaggi gravissimi. La colttTasione delle patate in- 
trodotta^ r arte di far 1' olio liberata da vieti me- 
todi^ la '&bI»rì)caxion€ dette tele, de' merletti^ dei 
drappi di seta^ de'rosol}^ immegliata^ accresciuta^ 
la còstruzipne delle seggiole innalzata al grado di 
meritare gli elogi del gran Canova e le dimande 
di UMh V Earopia , i faivort in fiarsia e là ottura 
dèlie feUegMSti suppieìlettili pit>aixxsvi e recati in fiore, 
sono ^arbintt ed ìirepugiuabìti prov>e de'beneficj re* 
ctfti à Chiavari daff economica sua Società. Lode 
all' Mtmid oìl£adino <;he U mstituì, lode ai generosi 
ebe la tengono in fiore. 



»«e«4 



96 

Lettebà CIX. 

Gita alle cave di Ardesia y detta Pietra 

di Lavagna: 



I monti sopra Lavagna, cospicuo borgo distante 
2 miglia da Chiayari e 3o da Genova^ sono formati 
quasi interamente d' argilla schistosa^ è sen cavano 
le migliori ardeste che forse si conoscano pel ser- 
vigio estemo ed intemo dette case. Quest' ardesia 
* tegolare è nota col nome di Pietra o Chiappa di 
lavagna. 

Quasi tutta la Liguria marittima ha le abitazioni 
ricoperte con lastre sottili di pietra di Lavagna, 
dette jébbaìni. Esse fanno una copertura leggiera, 
soda, impermeabile all'acqua, vittoriosa de' geli. 
Per Tefietto di questa copertura i tetti ligustici^ si 
de' grandi palagi signorili che de' rarali tuguq, 
presentano 1' aspetto di un piano molto inclinato^ 
del color detta cenere, e liscio, se non in quanto pel 
lineare soprapponimento del lembo superiore d' una 
lastra al lembo inferiore deU' altra ne risaltano 
regolari scaglioncini di pochi mUlimetru 

Con le lastre di Lavagna si rivestono le mura più 
esposte ^Ua tramontana, atte piogge, ed all'umido; 
si &nno i battuti, i pavimenti, si coprono i gra- 
di , s' ammantano le pareti de' serbato) d' olio ecc. 
La pietra di Lavagna è in somma di sì generale e 
profittevole uso eh' essa forma nella Liguria essen- 



zialissimo materiale dell* architettura ; ed è dcI 
tempo stesso Don dispiegevol ramo di asportazione 
in contrade straniere. 

La descrizione delle cave di quest' ardesia dee 
quindi riuscirvi gradevole. Io la collegherò col ri- 
tratto del paese all' intorno , racchiudendo il tutto 
nel racconto della scorsa che feci alle cave in com* 
pagnia d'un mio coltissimo amico (i). 

Allo spuntar del giorno prendemmo le mosse da 
Chiavari. La piacevolissima selva che dal pubblico 
passeggio della città va sino all' Entella^ e si pro- 
lunga sulle sue rive , consola di fresche ombre la strada 
e pare che inviti l' affaticato peregrino a riposare 
sotto il loro coperchio* J raggi del sole nascente ne^ 
facevano .più splendere il verde. È 1' ospizio degli 
usignuoli , {>oco frequenti nelle spiaggie marine. Essi 
pel doppio rivaggio del fiume manifestavano con 
dolce cantamento i loro amorì. 

Entelta è il nome che l' antico Tolommeo e i 
moderni geografi danno alla fiumana che parte Chia- 
vari da Lavagna. Volgarmente la chiamano il La- 
vagnaro o il fiume di Lavagna da quel borgo vicino. 
Dante le dà l' epiteto che le si addice in que' versi 
da lui posti in bocca ad Adriano V , de' Fiesohi , 
conti di Lavagna, 

<c Intra Sìestrì e Chi0,vari s' adima 

(i) U «ignor Rolando GoU«| ingegnere del Corpo Reale del Genio 
oifile. EgUcorteMmente diede all' A. le migUori notisie che .qui si 
trovioo intotno alle Provincie di Chiafarì • della Spezia. 

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99 
. ' iù oltre sì leva con rozza magnificenza la basi- 

^ ^ di S. Salvatore. L' iscrizione latina collocata sotto 

resco che sovrasta alla porta maggiore , e in- 

^ «oa che « papa Innocenzo IV de' conti di La* 

^ ^la fendo questa Basilica^ ed il cardinale Ot- 

. .r^ono^ sao nipote^ la condusse a Imon termine 

j^no ia52 » (i). 
1 :xl^^^^^^ cardinate Ottobono Fiesco è quel desso 
' yv>' col nome, di Adriano V tenne per soli quaranta 
,^ rni la cattedra di San Pietro , laonde così canta 
lui la divina Commedia: 






« Un -mese o poco pia ptowù io come 
Pesa il gran marito^ chi dal fango U guarda, » 



^ .Racconta il Castagnola che il cardinale Ottobono 

r liupose quella iscrizione egli stesso y ^ si fece di* 

' ' ingere ih abito cardinalizio nelF affresco sopra 

iscrizioiie, come in fatto si ved^^ e finalmente 

he anche la chiesa già mentovata in capo al ponte^ 

j foi»dazvone di papa Innocenzo IV (a). La<^nde 

tvremmo uno certamente e forse anche due dipinti 

'".ì fresco appartenenti alla metà del secolo decimo- 

lerzo, cosa notevolissima per T istoria dell'arte. 

il'.' ' 

(i) a Idejitre Innocenzio fece dimora in Genova ( yx^l^) àosav^o 
porsi in cammino per la Francia , ordinò cbe s* ediQcas.se nel contado 
di Lavagna ia chiesa di S. Salvatore.... La medesima col suo prepo- 
)»ito e canonici volle che fossero immediaUmente sottoposti alla Sede 
Apostolica. » Genealogia della famiglia Scortia, 

(2) Castagnola, Op.^ €Ìt, sopra. — Innocenso IV fu il primo che 
diede il manto rosso ai Cardinali^ 



> 



•■'-S 
*»'^ 



lOO 

La basilica di S. Saldatore ha gli arda di terzo 
acuto; è rivestita^ anche neir interno, di marmi 
bianchi e di pietra di Lavagna a fasce alternate , e 
nel luogo ove nelle moderne chiese s' innalza la 
cupola^ sorge in essa un enorme campanile; sin- 
golarità che in pochissime chiese e tutte di quel 
secolo vien avvertila dagli scrittori d' arclùtettnra. 
Insigne monumento delle arti nel Dugento, la basilica 
^i S. Salvatore avrebbe meritato un posto nella grande 
ma difettiva opera del D' AgincourL 

Quasi di contro a questo solenne edifizio si os- 
servano certi grandiosi archi con gli archivolti or- 
nati, ora fiitti sostegni di case volgari e fiior di. 
dubbio avanzi di un antico, palagio de' Fieschi (i). 

È fama che il luogo di S. Salvatore, ora si ad- 
dentro terra , fosse antichissimamente porto o spiag- 
gia di mare, benché non ne rimanga vestigio. Le 
grandi alluvioni dell* Entella mostrano probabile il 
fatto; ed il nome di ponte di Mare tuttor dato al 
ponte di S. Maddalena, benché ora discosto oltre a 
un buon miglio dal lido, aggiunge peso alla tra- 
dizionale memoria (a). 



(i) A qucsli avanzi forse alludeva Beraardo Ferrari ove dice: Fix 
sexcenti passus a mari super oppidum Lat^arUae^ quo se pance plerius 
extenditur ^ intra véteres ruinas multa adhuc monumenta magnifi- 
centiae et pietatis Innocentii ly ^ atque aliorum Comìtum visuntur ^ 
guùe ab ipsis in deUciis haberentur. 

(a) Lo stesso raccontasi di una Badia di S. Salvatore in Ispagna. 
Ecco il passo del Fejoo. « Getta il mare nel tumulto delle code molto 
stagno ed arena alle spiagge; il che si vede chiaramente in alcune 
pai ti donde il mare si è ritirato per molto tratto dagli antichi termini. 



lOt 

Visitata là basìlióa, poggiamoìo al.monte.»Ne di* 
scendevano stuoli di donne ^ portanti lastre d' arde- 
sia sul. capo. E sopra le lastre aveanò la ròcca ed 
il fuso, perchè filano nell' andar alle cave^ filano 
appena deposto il lor carico: un solo momento di 
ozio lor parrebbe un delitto. Questo trasporto dalle 
cave ai magazzini delle lastre in Lavagna esse fanno 
la mattina e la séra y attendendo nel resto del giorno 
alle faccende campestri o domestiche. Non minore 
di 'j o4 ! 8 rabbi è il peso eh' esse reggono sulla 
eolonina vertebrale. I portatori sono in men nximero 
delle portatrici, ma sostengono pure sul capo assai 
più gravi pesi;' e pare che cerchino 1' equilibrio coi 
passi affrettati quasi a modo di corso. 

La cava a cui pervenimmo è detta Chiappajone 
dall'immensa sua vastità e dall' inesausta miniera. 
Innanzi alla, sua bocca stanno ammonticchiati al- 
l' altezza di un palazzo i rottami dell' ardesia tratti 
fiiori della cava , e disutili. Il terreno che ricopre 
le chiappaje è coltivato a viti ed ulivi (i). 

L'ingresso» del chiappatone: corrisponde all' in « 
terna sua . ampiezza. Noi pigliammo a girarne i 



Nel nostro monastero di S Salvatore di Castellana nel Principato di 
Asturies vi sono e?identi testimoni che colà approdarono i vascelli , 
«d in oggi più di due leghe abbasso ai fermano. » Teatro Critico. 

(i) Chiappe qui son denominate le lastre di pietra di Lavagna* 
Chiappaja ne significa la cava; Chiappajone, cava grande. Dante cbtf 
a^ea visitato la Liguria, e che spesso ne divisa i luoghi, forse qui prese 
ilTOcabolo chiappa in significato assoluto di pietra, ove dice 

« Poteyara sa raontaY\di chiappa in chiappa. » 



102 

ciechi fiinditi con la scorta di due guide ^ e muniti 
ciascuno di un lumipino. Il cammino n' è disagevole 
sopra continui frantumi di chiappe; stillanti sono le 
pareti de^ corride). In capo a 3oo passi troppo an- 
gusto si fece il varco. Le guide vi misero dentro il 
capo^ e con forte ed allungata voce chiamarono gli 
opera) che lavoravano 5 o 600 passi pia addeutro. 
Due di costoro^ dopo lungo spazio di tempo ^ sbu- 
carono da quel cupo forame, e pareano le ombre 
che la maga di Endor facea comparire al re d'I- 
sraele. Essi ci condussero in un salone non minore 
in grandezza della famosa Loggia de' Banchi. Ed as- 
sai la vincerebbe in altezza^ se del continuo non 
rinnalzassero il pavimento per lavorare intorno alla 
volta (i). • 

Gli opera) si diedero allora a dispiccare un gran 
masso nel cielo della sala. Il che ottennero assai fa- 
cilmente col percuotere verticalmente intomo alla 
periferia del masso co' loro picconi e farvi un inta- 
glio; in cima al quale continuarono a battere ma 
con colpi orizzontali: né guari andò che staccossì 
il masso tutto ad un tratto ^ come sensa fatica^ e 
cadde sopra gli strati di rottami a bella posta alzati 
per addolcirne la caduta. 

Di sì fatti massi essi ne spiccano de' si larghi da 
farne, spaccandoli in fostre^ un pavimento di un 

(1) Il Franzonì parla di uoa cava in cai il vuoto è lungo 5oo palmi 
genoTesi, largo 3oo. DeUa Pietra detta Cavagna ^ Memoria, Roma^ 1830. 
Esso avrebbe di sola larghezza quanto ha di lunghezza il duomo di 
Genova. r 



ro3 
sol pezzo per una camera mollo spaziosa. Ma 1 uso 
è di fenderli in lastre delle misure usate in com* 
mercio^ ne queste mai eccedono in lunghezza me^ 
tri I. 75^ in larghezza metri i. .5o. 

La maniera di fendere il masso in lastre di varia 
sottigliezza e perfino di 4 millimetri y è parimente 
curiosa, ma ci piacque vederne F esperimento ,fiioii 
di quella tetra caverna (i). 

Essi adoperano una specie di scarpèllo piatto a 
guisa di cuneo, che successivamente applicano a 
tutto il contorno della pietra, gentilmente battendo 
cojQ un martello sopra la costa non aguzza dello 
stromento. In brevissimo spazio di tempo la pietra 
si risente, come essi dicono, e spaccasi interamente 
per la sua grossezza ad un tratto (2). 

Lo smercio principale di queste ardeste si fa nella 
Liguria; ma ne mandano anche a Napoli, in To- 
scana, a Gibilterra, in Portogallo, in Francia ^ in 
Corsica, in Sardegna, a Trieste, in Odessa. Il loro 
scavaùiento mette in giro da 4oo|m. lire ogni anno; 
il che fa ben popolato e pieno di vita questo 
distretto (3). 



(1) Il mercurio, nelle cave di Lavagna, si sostiene invariabilmenle 
s IO, '^S sopra ofO, termometro di R. Soltanto nelle cave più di loo 
piedi profonde esso cala a io** sopra o|o , né più discende. Questa 
temperatura sembra molto fredda a chi internasi nelle chiappaje ri- 
scaldato dal sole e dalla fatica del salir 1' erta. Però giova farsi por- 
tare dalle gaide il mantello. 

(3) Da questo modo di fender le chiappe sembra venuta la voce 
•chiappare. 

(3) Tre quarti del prodotto in denaro vanno per le spese degli scaE- 



io4 

I lavoranti nelle cave invecchiano ansi tempo, o 
per la polvere ardesiaca che aspirando adsorbiscono, 
o per la privazione della Ince solare in cai passano 
i giorni^ o per F aria umida del sotterraneo ^ o me*- 
glio per r effetto di tutte queste cagioni insieme 
accolte. Di rado essi giungono ai sessant' anni , e 
muQJono per lo più idropici. In questa guisa lo scavo 
delle viscere della terra riesce sempre^ ave pia ove 
meno^ funesto alla salute degli uomini. Perciò i La- 
tini chiamavano i baìratr», sacri alla regina del 
Tartaro (i). 

pellini , de' ^ortaWri , de* magazziateri , eoe. I padroni delle csTe ne 
rìtraggoDo VuUfA qatrta parie , eh' equNalft al prodotto della véndita 
ali' estero. 

11 peso deir ardesia annualmente Scavata, può valutarti looim. chi* 
logrammi. Si è £ilfco'}| cotnpulo cheper 4iib. eàni almeno vi sia ma- 
teria da estrarre in slmile .quantità.^ Di fatto ìf^ peuiice del monte 
S^ Giacomo verso il mare è tutta composta di quest'ardesia da oapo a 
fondo. ; ^ ■ i' 

.. (i,) Per Jo staU> igifA^ ^dffgii operai jnelh cave di Lavagna vedi ìt 
Memoria aopra, f «teste Ardesie* di G( A. Mongiardini negli Atti M' 
PJccad. Tmp. di Ùen.f T. Ili. 



io5 



Lbttbaa GX. 



Lavagna* 



Fiorente per lo seaTO e pel traffico delle. ardesie 
né scevro d'altri commercj^ H borgo dì Lavagna 
è decorato di un tempio' che vince tutti quelli della 
Hiviera orientale nella beUezza e ricchezza dei 
marmi: grandiosamente architettato, esso ha gli or* 
nati di gusto corrotto. 

Ignoto giace ir come e il quando nascesse La* 
vagna^ e donde pigliasse il suo nome. Ma I' antica 
esistenza dì una città alla foce dell' Entetla la quale 
era assai più déntro terra che non è ài presente , 
parroi del tutto probabile cosa. Vi esporrò le mie 
coiighietture ; tenetele in quel conto che più vi ta* 
lenta. Ma prima giova dirvi che se dello scavo delle 
pietre di Lavagna non ci restano memorie autentiche 
anteriori al decimo secolo^ molti argomenti però 
concórrono a farci credere immemorabile nelb Li- 
goria r uso di coprir i tetti* con lastre di que^ 
st' ardesia. 

Un popolo Ligure all' oriente di Portofino por- 
tava nome di Tigulio o Tegulio. Esso aveva dWe 
città o castella^ l' una marittima detta TeguUa , 
r altra entro .terra detta Segesta Teguliorum. Ciò 
si raccoglie da Plinio*^ 

L' itinerario di Antonino segna tra Bodetìa e il 
monte di Portofino ( Delphinis ) una mansione cqI 



io6 

nome di Tegolata', ia lavola Peulingheriana segna 
la stessa mansione C3l nome ad Salaria y indi- 
candola tra Moneglia ( ad Monilia ) e Recco 
(Ricina ). 

Tito Livio nomina fra i popoli Liguri i Lapicini^ 
che coi Garuli e con ^i Ercati vengono da' migliori 
critici collocati nella valli dell' Entella. 

Tutto ciò considentto, non vi par egli che i nomi 
di Tegulia, Tegolaia y ad Solarla ^ Lapicini, ricór- 
dioo t ardesia tegularis^ il lapis fictilis ossia la ^pietra 
di Lavagna eh' era scavata da' Lapicini e con la quale 
per la leggerezza e impermeabilità de' suoi strati 
\ Solar j erano ricoperti? (i) 

E poiché la tradizione ci ha Conservato memoria 
di un porto eh' era alla foce dell' Eiitella y prima 
che le materie trasportate da questa fiumana lo col- 
massero e prolungassero di un buon miglio la spiag- 
gia y non possiam noi collocare l' antica capitale dei 
Tegulj sopra Lavagna, e sotto San Salvatore, luogo 
certamente non ancora tanto discosto dal mare 
allor quando Innocenfio IV e gli altri Fieschi l'or- 
narono di stupendi èdtfizj? 

Ma queste^ come ho detto ^ son conghietture tutte 
mie proprie, che duederebberó àhneno più ma- 
turo esame. 
. L' origine de' conti di Lavagna si smarrisce nelle 

(i) Ett solarium locus apricus in èumma.aedium pariie 90ÌU calore 
fruendo accommodatus. Calepino. 

Il solarium de' Latini, è l^eliocamino dei Greci ^ il terrazzo degFIt»- 
liani. ' ' 



107 
tenebre de' secoli anteriori al Mille (i). Onde molte 
cose sognarono di loro ì genealogisti (2). Auenia*» 
moci all' istoria autentica. Essa ci dice che avendo 
i conti di Lavagna nel ii3a rotte le capitolazioni 
che aveano col popolo genovese / questo mosse le 
armi contro di loro^ e nel 11 33 prese ed abbattè 
le loro castelb^ e furono i conti costretti a giurare 
obbedienza ai consoli ed al comune- dì Geuova (3). 
Nel 1 1 39 fecero la fedeltà ad esso Comune, il quale 
concedette loro a^ tavole di terra per fabbricar la 
lor casa nella città. Nel 1166 essi vennero ricevuti 
per cittadini geAoYesi> con franchigie, e nel 1198 
rìnunziarono il contado di Lavagna al comune di 
Genova (4). 

Questi conti di Lavagna erano molti, e sino a dodi- 
ci contemporaneamente (5). Da essi nacquero vari% 
illustri famiglie (6). Tra le quali la* famosissima è 
quella de' Fieschi che riconosce per suo ceppo iste- 
rico il conte Robaldo , nominato in una carta au-: 

(i) « Tcdìsio q.m Oberto, Ariberto, Alberico, GoUifredo, Lan- 
franco, BamcDgo e Guiberto, conti di Lavagna soa nominali in una 
scrittura antica dell' abbazia di S. Fruttuoso 1' anno 994» » Fasti di 
Genova MS, 

(a) CooTsen eccettuarne il Federici. . 

(3) CaffarOf Ann, — Nella Genealogia delle famiglie illustri di 
Genova leggesi che la prima convenzione de' Conti di Lavagna col 
Comune di Genova è del 1128. Ma ne' Fasti succitati è scritto: « M- 
^rto, Opizo , e Guglielmo 6glio di Armano conti di Lavagna paga- 
vano certa decima al vescovo di Genova nel 1127 come in archivio 
srchiepiscopale. » 

(4) Fasti jBOpra citati. 

(5) Nella convenzione del iiaS. Genealogia ut sa 

(6) Fieschi, Scorza, Ravaschieri, Secchi, l'enelli, Bianchi, ecc. 



io8 

tétitica del 1 1 3o ( r). Questa f>rosapia che poi unì 
il suo sangue alle schiatte regali e dÌTcane una 
delle più principesche d'Italia e celeberrima net 
r istoria j andò principalmente tenuta della sua gran- 
dezza a' due Papi che diede aUa Chiesa (3); e so- 
prattutto al primo di loro Innocenzo lY ^ dotto e 
risolutissimò Pontefice che si acremente contese con 
Federigo 11^ egli vietò di signoreggiar la Chiesa , 
e con essa i Comuni ^élfi in Italia (3). 



(1) Fed. Federici. 

(9) Innovemo IV ereato Pontefiee nel ia43. * 
Adriano V creato Pontefice nel ia76. 

(3) Diyini humanique juris consultiisìmum .... qui inter liberales 
diiaciplinas ]ari potissimom operam dederat, ob idque- Pater joris ap- 
pella ba tur» Cioipeonio» 

Di questo Papa, .« portato, dice il Muratori, a mane^ar con 
grande imperio le chiavi e la spada, » sentenze assai contrarie fra 
loro, recarono ^ li acrittori Guelfi e GbibelKni del suo secolo e del 
seguente. E perchè queste aette si trasformarono bensì ma non mai si 
spensero , la contesa dura tuttora. Vedi un' erudita difesa di Fede- 
rigo II nelle Dueertauoni Pieone di Flaminio Dal Borgo. 



Lettera CXI. 



Da Lavagna alla Spe&a per teiTa. 



Senza dilangarsi più dui lido marino ne più mon« 
tare o calare ^ trascorre da Lavagna a Sestrt tutta 
piana e quasi a filò la strada , per luoghi dove im« 
mani scogli già pendevano a piombo sui rauchi 
flutti, o questi s' ingolfavano dentro a tenebrose 
voragini. E veramente il tratto fra Chiavari e Sestri 
di Ponente è di gran lunga il più bello della strada 
Ligustica , e il solo in cui siasi recato ad esecuzione 
r originale concetto di condurla sempre in piano ed 
a riva il mare , abbattendo con gli argomenti del- 
l' arte le mtUe e superbissime difEcoltà che ad ogni 
passo opponea. la natura. Lo aprirono con gran dir 
spendio i Francesi^ lo trassero a perfezione gli 
ingegneri reali. 

Sestri di Ponente era nel dodicesimo secolo feudo 
de' conti di Lavagna, i quali lo cedettero al comune 
di Genova. Col nome di Sesto, ( e Sestri ne par 
corruzione ) s' incontrano villaggi in ogni parte 
d' Italia ; perchè ad sextum lapiderà era sempre, la 
prima stazione delle strade romaae. La distanza di 
sei miglia romane dalf antica foce delf Entella a 
Sestri, avvalora T ipotesi che là sorgesse Tigulia ^ 
suo capo luogo. Ma qual sia T odierna borgata che 
vantar possa la sua origine dalia Segesta de' Tigulj 



113 

, A Sestri la straiia yùì^ le spalle al mare^ per 
àoa più affroolario che alla Spezia^ dopo una gior- 
nata di cammiDo. Essa nttraversa una spaziosa e 
feracissima pianura^ latta sparsa di ville ^ cavalcs 
il torrent"^ Petnmia che scende da piacevole valle, 
e salendo con giri e rigiri , . diviene in sol gioga dei 
monte Bracco (i). A chi .sale riesce increscevole 
r aridezza de' (firupì; benché bello sia nell' a|Hrilee 
nel maggio mirare t oro delle ^nestre spiccare tra 
cento fioreUtni^ bianchi azzurri e purpurei. Ma cU 
scende dal Bracco a ponente ^rallegrasi per dolcis- 
sima vista:, imperai ch'egli ha sempre sotto gli oc- 
chi da ogni altezza il mare^ ed osserva i villaggi 
che in fondo a', piccioli suoi seni s'innalzano^ e gode 
l'aspetto de' colli che succedendo ai monti si di- 
gradano al lido con infiniti pae^etti sul dorso e 
molte pittoresche piegature di valli ed un orizzonte 
senza confine. 

Dal ' villaggio del Bracco sino alla casa di ricovero 
ov' è U più alto punto della strada^. ora vi aittidera 



ih Sestrì- redi nella chiesa della Natività lo Spirito creatore cbe n 
diffónde sopra gli Apostoli, insigae fattore del Fiaaella; ed amS. Luigi» 
quadretto del Cigoaroli. Vedi pure nella chiesa di S. Retro odi 
Sacra Famiglia, raffaellesca, e creduta opera di Pieriao del Vaga : poi 
nella chiesa, or solitaria, delF Anountiata all'antica tarila a più 
cattpartimenti nello stile del Francis, ma zotica nieii te ridipinta, ed uà 
S. Pietro martire, por del Sarzana. 

E indicato a' viaggiatori per rarità un vecchio e grosso albero del 
pepe in piena terra, nel giardino Piccone. 

(i) U Denina ( Fableau de la HauU Italie ) , parlando d' un altro 
lilonte Bracco ( Moni Brac ) M è un braccio del Monviso , dice che 
Brac iti Kttguà celtica o teatonica lignifica mcoUo^ imaeeeno. 



1 13 
un freddo ed impetuoso vento ^ ora vi cuoce V ar* 
dente raggio del sole y riverberato dalle ignude rupi!, 
né vi conforta che il lontano prospetto del mare , 
queUo della non incolta ^valle di Deiva che si 
schiude di sotto. 

Alla Baracca dileguasi finalmente ogni veduta di 
mare e discendesi al meschino villaggio di Mattarana. 
In questo spazio sono i larghi tagli fatti nella roc* 
eia serpentinosa per aprire la strada: Segue una 
valle verdeggiante a cui i monti vestiti idi castagni 
fanno ampia cintura; né privo èditealral vaghezza^ 
se lo miri per fianco dalf alto^ il ponte imposto al 
torrente nell'imo, ed appoggiante le curve spalle a 
due altissimi argini in forma di strada. 

Dopo molta vicenda di erta e di china ^ si giunge 
finalmente al Borghetto, di trista rimembranza ai 
viaggiatori per la tetraggine del luogo e pel suci- 
dume de' suoi abitatori. Nondimeno è questa F or- 
dinaria fermata 9 perchè stazione di mezzo tra Se- 
stri e la Spezia. .. 

Accanto al Borghetto volge le sue acque la Vara, 
sulla cui riva destra siede mestamente Brugnato , 
mucchio di casipole decorato del nome di città. 
Era un antico cenobio di Benedittini; k convertito 
in vescovado nel ii33 da papa Innocenzo II per 
qualche urgente causa, » dice' il Giustiniano. Tut- 
tavia taluno vorrebbe trovarvi la capitale di un an- 
tico popolo Ligure (i). 

(O'L'aoDO di Roma 565 due Consoli mossero 1^ esercito contra due 
diversi popoli Liguri, appellati ugualmente' Primati. Quesk^ononomià 

ni. 8 



i«4 

Nasce la Vara dal dorso del monie Zatta sopra 
ì) luogo detto Codevara per indicame il princi- 
pio (i). Scende tra ComiDeglia e Valetti, bagna 
Varese, si cala a S. Pietro di Vara, corre tra 
Brugnato e il Borghetto, segna in qaalche punto 
il confine tra gli stati dei re di Sardegna e quelli 
di Modena e di Toscana, e finalmente perde il nome 
e le acque nella Magra a Vezzano (a). 

La valle della Vara, ricetto di 3o|m. abitatori (3), 
fa mostra di bella coltivazione nelle sue pendici 
rivolte al sole, molte delle quali si veston d' alivi 
Ma la vite n è il maggiore prodotto. Vi seminano 
anche il canape. Tuttavia gran parte de' suoi con- 



diede luogo al Sigouio, al Gronovio e ad altri critici dì leggere nel 
l«8to di Tito LÌTIO qui FrìniaieM e là BrinùUeM; e quelli applicare a 
Frignano ne* monti modenesi , questi a Brugnato , detto Brìgnate dal 
Giustiniano in Val di Vara. Contra i Briniati adunque, ossia centra 
ì popoli di questa lunga e popolosa valle nvrebbc combattuto M. Emilio 
console, yedi il Giorn, lÀgust. an i^ fa$c, i. 
(i) Co' o Capo di Vara. 

(2) Varese, comune di 6000 abitatori, ha qualche aspetto dì città. 
£ come diyiso in due; il vecchio e il nuovo. Il vecchio è di forma 
rotonda , «ra anticamente fortificato : serve ad uso di prigione il suo 
vecchio castello. Il nuovo ( o i sobborghi ) ha qualche bella casa e 
una piazza. È abitato da gente agiata e civile. Sopra un' eminenza 
lungi tre miglia stanno le rovine di una rocca che forse difendeva il 
passo di Cento Croci, onde^ si scende nella Valle del Taro. Al tempo 
del celebre Tillot si trattò d' aprire una strada fra Parma e S'astri. 
Una parte n' era già fatta tra Varese e S. Pietro di Vara , ed anche 
più sotto. I migliori funghi secchi che .dai Genovesato si spediscano 
alF estero e sino in America, vengono apparecchiati dalle monache Ji 
Varese. 

(3) 95,000 negli Siati del Re, 5,ooo ne' Modeueti e 



I to 
tadìni li'apassa ia Lombardia a far i lavori cam- 
pestri nella buona stagione. Le donne di questa 
valle chiudono i capegli in una rete di neta^che 
lor cade a fiocchi dietro le spalle^ poi sopra alla 
rete or rossa or nera, pongono un largo pezzo di 
tela bianca» piagata a più doppj, e lo acconciano 
nella foggia cbo usavano i sacerdoti d'Iside nel- 
r antico Egitto. Una larga manica di bianca tela ^ 
ravvolta all' insù non senza artifìcio» copre sola il 
lor bracciOi ed il busto di siofFa». vistosa per colore, 
è annodato dietro in guisa che si scorga una lista 
della bianca camicia. Se accade al viaggiatore di 
abbattersi in una qualcl^e vaga giovanetta così ve- 
stita nella lindezza de' giorni festivi , %gli confes- 
serà che questa portatura non è sfavorevole al- 
l' avvenenza. 

La strada esce- dal Borghetto, conteggia la Vara , 
poi improvvisamente^ senza che quasi ve n' avveg- 
giate» si trasporta, sulla manpa riva del torrente 
Ricco» ch'essa attraversa per trasferirsi sulla riva 
diritta. Pieno di tristaggine anzi d'orridezza è questo 
tratto se alla natura del paese si miri ^ ma le opere 
della strada luùgo la Vara chieggono riguardo ed 
encomio. Ne lieve impresa era il condurla a pie di 
una rupe che senza posa divalla e mina. Nobilmente 
architettato sorge il ponte che cavalca il burraio , 
Oy come e' dicono» canal del Pignone. 

Lontano a due miglia dal canale del Pignone si 
apre la grotta di Gassana in cui stavano le ossa 



ii6 

fossili di uà orso antidiluviano, dal prof. Savi de- 
scritte in una Memoria alle stampe (i). 

Dal territorio di Ricco ^ villaggio a cui non tocca 
la strada , poggia questa in cima del monte , e quinci 
scendendo con perenne varietà di prospetti, per 
amenissimi poggi ed allegre pianure si dichina sino 
al celebre golfo della Spezia, dove natura formò 
fidi luoghi da ricovrare a migliaja le navi, senza 
che 1' arte avesse bisogno di spingere in seno al- 
l' acqua moli altere di pietre, ed a' quali agitata 
sabbia non turba le fauci, ne alcun vento può rapire 
le paci» 



(i) Nel Nuovo Giornale dei Letterati, Pisa ìSaS. — « Due altre 
maestose spelonchfi si yedono in faccia al paese di Pignone , e la loro 
esteriore apertura è ?astÌ8sima, onde non sembra improbaliile che ser- 
vissero un tempo di covile e di tomba a feroci animali. » Guidoni , 
Ossero, geognost. e nUneralog, sopra i monti che circondano il Goffo 
delia Spezia» Gen , 1827. 



m^i^>-m^$mm 



'^^atm^OOQ^m 



LEttERA CXIL 

Da Sestpi alla Spezia per mare* 



<c FeUce te, se navigare allora 

Sapessi j o mio nocchier , che di Citerà ^ 
jy Amatmtta e di Pafo i sacri templi 
Lascia Ciprigna ^ ^ fro, le spume scende 
De le salse campagne ^ ove pria nacque. 
Perchè mentr^ ella in aurea conca assisa 
Col mx>Ue a\forio de la bianca mano 
Allenta e stringe a le colombe il morso ^ 
Lietissimo le Jan plauso e corona 
Le vezzose del mar candide Ninfe. 
Ivi mentre Galene acqueta tonde, 
Cimodoce danzando in giro mena 
Erato, Galatea, Primo, Pelori, 
Di rose il volto colorite , e ^nsieme 
Glauco, Tetij Cidippe, Opi e Lige'a, 
Cui ricca gernma il ventilante velo 
Su t omero sinistro in nodo accoglie. 
E così baldanzose , altra di loro 
Di coralli a la Dea vermiglio ramo 
Cortese porge, ed altra a piene palme f 
JticckeZfZa orientai,, lapillo e perle. 
Folgora ella da gU occhi, e mille intorno 
Fiamme assentando, i pesci in mezzo tacque , 
E t acque accende, e col celeste riso 
f^estir fa liete in disusata foggia 



• 4 



ii8 

Di smeraldi le piagge ^ e 'n dolce coro 
Doppiar non finto a le Sirene il canto. 
Tutti vedresti attor gli umidi numi 
Scherzar lasciai e Ueti\ il re superbo ^ 
Deposto il fasto e t alterezza , in grembo 
Sedersi ad Anfitrìte^ e MeUcerta 
f^ezzeggiar dolcemente il suo Portunno. 
Vedresti U vecchio Proteo , in vie più vago 
Aspetto che non suol, regger t armento 
De veloci delfin^ de le balene. 
Porco e Glauco vedresti U verde manto 
Di limo asperso e d alga, e 7 lieto arringo 
De cerulei Trìton y che innanzi vanno 
Spargendo il suon de le canore conche , 
A cui i acqueta sìj che ne rassembra 
Il mar y non marj ma liquido zaffiro; 
Zaffiro innamorato che bramando 
Di baciar de la Dea t ignudo piede , 
S alza spumoso y e ne dU^ien d argento. » 

Con questi Tersi ^ ingemmati di mitologici fiori; 
Bernardino Baldi ^ non men elegante poeta che va- 
loroso matematico^ descriveva la dolcezza della na- 
vigazione marittima nella stagione felice^ 

Che gli uomini j gU armenti e quanta vive 
Muto in onda ^ ermo in sei^a j o pùUo^in ramo, 
Dolcemente ad amar nmove ed instila. 

II mare^ la primavera 6 le aure ci arridono. La 



»'9 
navicella alza le vele. Mettetevi meco nella concava 

poppa. Noi solcheremo l* umido suolo sì vicini alle 

rive che le .coiYtempleremo ognora. lì nostro legoo^ 

rigando il mare sempre al fianco detta propinqua 

sponda ^ ci condurrà dal sinistro seno di Sestri sino 

al pubblico giarditio eh' è la piazza e la piaggia 

della Spezia. Sa>rà tnia cura appagare il vostro desio 

di sapere che tioìite porti questo» o quel lido^ e 

che contengano di più nota4D>ile i luotghi che ver^ 

remo scorgendo. 

Non vi sgomenti questa scogliosa costiera che 
mestamele solitaria or vi sì para dinanzi: essa 
non durerà gran fette ; è come l' ombra ne' quadri- 

Ecco farsi arco il Kdo^ é sotto ameni e fruttiferi 
colli adagiarvisi Monegtia^ rivolta al giocondo Fa^ 
vonio. Chiamarono MoniUa questa terra gli antichi / 
ed un autore det Cinquecento interpretando dalia 
vaghezza quel nome , disse che cosi f avean . addi- 
mandata per dinotare un giojello (i). 

Qaegifi altri villaggi che diseernete di poi parte sai 
colle e parte sol tido, sono Lomiglia^ Deiva, Fra- 
mura, Bonassola, abftali da un popolo che alla 
coltivazione de' vigneti ed alta marineria dà opera 
nel tempo islesso^ 



(i) N«l 1477 la levRa. di Mniieglia £é d«la crudelmente al sacco dalle 
^ttti iìfbratMke. — Ckttenie Dollen età Juogo di MottegYia , fu da 
l'aolo IV crealo cardtiude ; aenne uà' oper» teologica lodata a' sdoì 
tempi. ( Compttid. Càthalic. iasékl JRonuu i/566) — DLMoneglia scrive 
il BfacelU^ If^MiidVi... in du9ts vitos dwisuy nihUquod refiras praelef 
vili/eros coUes haheni. 



120 

« Per abito pevMHe e per natura » (i). 

, Ma ii vento gonfia le vele; celeremente conxle 
acque il nostro naviglio. Mirate quel felice seno 
tutto riparato da' venti orientali. Colà siede Levante, 
la più illustre terra fra Sestri e la Spezia. Direste 
che la natura avesse ideato di farne un porto e 
quindi si fosse pentita. La sua vasta ed ombreg- 
giata piazza si confonde con la spiaggia ove tirate 
vengono in secco le navi. De' monti che le fan mezzo 
cerchio di sopra ^ alcuni si mostrano in cima aridi 
e tristi ; ma ridenti ed api^ichi ne sono i poggi; bea 
coltivata^ irrigua e lieta d' ombre la valle. I casali 
e le villette che a dovizia ivi spuntano^ rendono 
fede della ricompensa che vi trovano le rurali fa- 
tiche. Una vecchia rocca che .ora serve di car- 
cere^ corona bizzarramente il sinistro corno del 
seno (2); 

La chiesa maggiore di Levanto fu consacrata nel 
1 463 da Alberto Fenello^ vescovo di Nebbio. La sua fac- 
ciata^ nello stile di queir età, è incrostata di marmo 
bianco di Carrara e di bel serpentino a fasce al- 
terne. £ questa verde pietra , se avvicendata col 
bianco^ appaga l'occhio meglio del marmo nero^ 



(1) Di Frftmara, dianzi Framula, scrive Io stesso \ Framula occuv* 
rit , quam oè lapidosos et asperos ■ callet quasi Ferrantulam dictam 
futoi ea in aliquot pan^os vic9a dUtincta vinetis undique ambitur. 

(a) Nel territorio di Levanto raccolgono da loim. some di vino , e 
loira. barili d' olio. — > Il BraccUi chiama Levanto municipium nt^iU 
magis quam velusium. 



121 

«I quale V azion della luce sempre deteriora la tinta. 
La chiesa indentro^ quantunque angusta^ è partita 
in cinque navate. L'inesorabile intonaco e i soliti 
raffazzonamenti moderni, ogni altro vestigio ' vi lian 
latto sparir dell' antico. 

Di serpentino sono le vecchie colonne che in un' 
altra piazza reggono gli archi de' portici sotto ai 
quali varie lapidi contengono memòrie del muni- 
cipio (i). 

Di serpentino finalmente son rivestite parecchie 
case y ove si scorge un resto di antica ma ruvida 
grandiosità. Né F abbondanza di questa bella pie- 
tra dee recar maraviglia^ perchè la roccia serpen- 
linosa qui s' addentra sin nel mare , e gira per tutto 
il promontorio vicino. 

La chiesa de'PP. Minori Riformati in Levanto 
ha per esimio suo adornamento un quadro il cui 
pregio non vkene ben sentito che dai dotti nel- 
r arte. Ciò chiede chiarimento. — Voi sapete di 
che contese sia stato argomento la scoperta del 
metodo di dipingere ad olio. Ma senza entrar nella 
lìte^ ecco le parole con cui la scioglie il Lanzi. 
« Innanzi a Yan Eych si conosceva qualche metodo 
di dipingere a olio; ma imperfettissimo e noiosis- 
simo a praticarsi in quadri di figure; e questo pra- 
ticavasi oltramonti^ ne si sa se fosse ben cognito 
in Italia. Giovanni trovò la perfezione di quest' 
arte. La quale si diffuse poi per 1' Europa e al- 

(i) La più antica è del 1:275. 



133 

r Italia si rese nota per mezzo Ai AntoneBo da 
Messina » (i)* 

Ora quest' Antonello^ che imparato aveva it se-* 
greto in Fiandra dall'inventore, lo comumcò la 
Venezia ad un suo intimo per nome Domenico. 
Il quale, dopo aver molto operato in patria ed al* 
trove, passò in Firenze, dove Andrea del Castagno 
lo indusse a partecipargli il segreto, e poscia coq 
barbaro tradimento lo uccise per non aver rivale 
in queir arte, a U assassino seppe anche ben celare 
il suo misfatto ; onde ne' processi caddero in so- 
spetto varj innocenti, fintantoché, venuta a morte^ 
spontaneamente palesò il suo delitto, m 

Ma ciò che il Lanzi ed altri ignorarono^ è che 
Andrea del Castagno, fuggiasco dalla patria^ sirì-^ 
coverò in Levante, visse gran tempo in questo 
chiostro di Francescani^ e vi dipinse il quadro che 
ha dato materia a questo discorso: ^adro già tra^ 
sportato ' nel museo di Parigi del quale serba il 
n.^ 33, e di là ritornato con ottimo restauro e ricca 
cornice. Esso rappresenta San Giorgio. Il cavaliere 
ha già spezzato la lancia nella gola del mostro, ed 
il ferro v' è rimasto confitto. Tuttavia il drago freme 
ancora e minaccia. Il cristiano Perseo con la nuda 



(i) Gioyaimi Eyk o Abeyk, pittore di Bruges in Fiandra, invealò 
o fece rÌDascere la pittura ad «lio B6l t^io\ tecomla il Vasari, com- 
bàttuto djil Le«aing t da.' seguaci di guesto^ dòtto tedesco, sostenuto da 
altri. C è una mezza biblioteca da leggere sopra questo argomento ; 
né manca chi fa portare d' Italia in Germania la pittura ad olio , oc 
chi la ritrovi usata dagli antichi. 



133 

spada è in atto di spacciarlo. La donzella liberata 
s' è posila in salvo. ^ Intorno al quadro sono espressi 
vani Santi in più riparti , né manca di pitture il 
fastigio. Si nelle figure, che nell' architettura e nel 
paese questa tavola giustifica le lodi di cui fu scopo 
come pittore Andrea del Castagno, la cui memoria 
come traditoresco assassino di un amico dee ri- 
manere contaminata d'infamia (.). 

Ora ci converrebbe con tediosa navigazione cir- 
cuire il gran promontorio del Mesco che ad oriente 
dì Levante steude lungamente nel mare IMncotta 
sua punta, ed oJE&e molta materia di studio ai na- 
turalisti. Rimandiamo per le sue faccende la bat*ca; 
uè troveremo un'altra a Monterosso , ove giova 
condurci per ten^a, onde visitare il santuario di 
N. D. di Soviore, famoso in tutta la Riviera o- 
rientale. 

Sopra il giogo di un monte, ed in purissim' aria 
imbalsamata dall' erbe aromatiche, sorge questo 
santuario di cui dicono remota l'origine (a). 

Il tempio ha tre navate, e tra i quadri un Pre- 
sepe, coperto di polvere, ma d'ottima scuola. La 



(i) Andrea del Castagno « è contato fra' primi della sua età (mori 
nel 1477 ) V^^ ^^ TÌTftOÌtà, pel disegno, per la prospettiva, avendo 
anco perfezìpnata l'arte dello scortare. » Star, piuor* 

(a) Nella storia del santuario di N. S. dì Soviore, stampala in Ge- 
nova nel 1741 1 si dice, i.® che la statua della Madonna col Salvatore 
che morto gli giace in grembo , la quale ivi ti venera , aveva già oif^re 
di culto neU'anlica terra di Albereto distrutta da Rotari. 2.^ Che un 
miracolo la fece «ritrovare neir H.*^ aecolo , ed altri miracoli le fecero 
innalzare una cappella, poi il presente bel tempio sull'eiti del monto. 



124 

festa dd luogo darà dal i4 al 1 6 agosto, con fiera 
campestre. Sette od otto mila persone popolano al- 
lora quest' eminenze romite , dalle quali ad occhio 
nudo scorgi distintamente la Corsica, la Gapraja; 
la Gorgona, mentre a settentrione vedi sorgere i 
monti d'Aveto, la Svizzera della Liguria, i quali 
mandano sulF altra pendice le loro acque nel Taro* 
I fuochi d'artifizio fanno risplendere nella sera 
della festa tutte le romantiche vette all' intomo ; 
ed il navigante li contempla giojosamente dal mare 
lontano (i). 

Dal santuario si discende in mezz' ora, a Monte* 
rosso , la principale delle Cinque Terre. Han questo 
nome Monterosso, Vernazza, Comiglia, Manarola, 
Rio maggiore, villaggi posti intomo al seno di mare 
che per la lunghezza di cinque miglia fanno la 
punta del Mesco ed il capo di Montenero. 

Siede Monterosso parte. in un piccolo rìentramertto 
di mare, parte nella gola di un monte, eh' è una 
srpecie di burrone. Varie torri e rovine di vecchie 
fortificazioni aggiungono , pittoresco effetto a questo 
strano situamento. La sua chiesa parrocchiale, edi- 
ficata nel i3o7, ha la facciata in marmo di Car- 
rara ed in serpentino a zone alternate; quasi can- 
dido è il primo e quasi nero il secondo con sin- 
golare vaghezza. Il grand' occhio della facciata e 

(i) L' opera o sacra fabbrica ha 3|ni. lire di rendita. Sia custode al 
santuario un sacerdote con 700 lire d'assegnamento annuo. Accanto 
al santuario è 1' ospizio , ove trova ristoro e notturno ricetto il visi' 
latore devoto. 



125 

lavorato ia intagli con beli' artifizio. La Chiesa è 
dentro distinta in tre navi^ formate da colonne a 
strati di due colori ; ha un' antica tavola rappre- 
sentante la Sacra Famiglia^ con buone istoriette 
ne' fregi. 

Abbondantissima è in Mònterossò la pescagione. 
Evtì pure una tonnara che ne' buoni anni frutta da 
25\m. lire. £ sopra la tonnara e la comoda spiaggia 
s' erge in bell'aria la chiesa de' Cappuccini. In essa 
è un quadro eh' esprime il Salvatore in' croce ^ con 
la divina Madre e il prediletto Discepolo che si 
sciogliono in lagrime al pie del legno di vita. La 
perfezione delle mani e de' piedi ^ il bel nudo^ le 
giuste proporzioni delle membra^ le movenze na- 
turali^ gli atti spiranti pietà ma senza smania^ mo- 
strano in questa tela l' opera di un valoroso pen- 
nello (i). 

Sono gli uomini di Monterosso arditi navigatori^ 
e coltivatori diligentissimi. Da Nervi in poi nessun 
territorio produce in sì gran copia i limoni (2). 
Squisitissimi e di grand' eccellenza fanno certi lor 
vini scelti, e profiisamente li mescono agli ospiti 
loro. — r Imperciocché 1' ospitalità regna fra loro 

(i) Dicono sia del Waadik; e sembra vero. Vedi pure in quella 
chiesa un Presepio, lì quadro dell' aitar maggiore è del Badaracco , 
pittore ammanierato ma che in quest'opera fece certi angioletti askai 
vezzosi. 

(3) Tié* buoni anni ne spacciano per 8o|m. lire, o almeno essi cosi 
dicono y parendo assai. — Allignano anche nelle Cinque Terre il fico 
d' India ( Cactus opuntia ) , la palma ( Phoenix dactfUfera ) e quasi 
intte le altre piante comuni ai più meridionali climi d' Italia. 



136 ( 

come a' tempi di Ornerò^ ed io ne feci la più ama- 
bile prova. Soletto ^ nell' arnese di chi da più giorni 
erra pei monti ^ privo di accomandigia^ senza pur 
nno che mi conoscesse di presenza, o cui avessi 
a dire il mio nome, yì trovai le più oneste acco- 
glienza e il più lieto ricovero nella casa d' ano dei 
£tcoltosi lor terrazzani. Ed era quella casa un' im- 
magine da idilio , e la sede della giovenile avve- 
nenza. Possa la meritata felicità di cui godevano 
que' miei dolci ospiti prolungarsi anche di là dagli 
anni che avranno fatto illanguidir le rose sulle guancie 
delle leggiadre loro fanciulle! (i) 

Mon mi fermerò a dipingervi le altre Terre mi- 
nori. Qualche picciol seno alquanto al riparo cki 
venti^ una breve spiaggia da tender le reti o ti- 
rar suir arena le barche , ecco quanto basta a qoe- 
sti Liguri industriosi. Coltivano con sudori le ripide 
e scoscese lor balze ; il mane loro apre la vìa a 
cambiare i lor vini^ i lor olj^ col grano di che man- 
cano. La pesca fornisce agli altri loro bisogni Sve- 
gliati generalmente cT in^gno, essi van gloriosi à 
aver dato origioe ad Ennio Qnsniio Visconti ^ il 
prìncipe degli antiquarj e il creatore della buona 
critica archeologica. 

Chi è vago di amnurare un portento dell'industria 
neir arte di tenere le viti e di far la vendemmiai 
navighi dinanzi alle Cinque Terre. Una pendicei 



(i) Vedi iMii' AlmaMooo intitoial» iLeeiw4e, MìImìo i833, ia> 
ria di Mmitt Ai MmHm^two^ MiìtU dall' A, 



127 

arida^ discoscesa e quasi talora a perpendicolo è 

trasformata in ubertoso vigneto. Le più stagliate 

balze, le più ripide pendici non rattengono il loro 

ardire. Spesso una frana trascina in mare la fatica 

di dieci anni, ed il giorno dopo, ricominciano, a 

rompere il masso co' picconi, a farvi i muricciuoli 

di sostegno^ a piantare le viti.* Lavorano, in certi 

scogli, sospesi a corde sopra orridi precipizj , e così 

potano le viti e così vendemmiano (i). 

Il vino detto amabile delle Cinque Terre è 
tuttora un prezioso liquore. Ma degne delle mense , 



(i) « Nel tratto di paese occupato dalle Cinque Terre, verifìcasi che 
^uod natura negavii industria peperit: perohè non eAendo egli altro 
che monti sassosi e dirupati in modo che neppure vi posson montare 
le capre, nientedimeno abbonda di vigne, dette vignali, al sommo 
fruttifere , per coltivare le quali è necessario che gli uomini si calino 
dalle rupi legati nel mezzo del corpo con una corda, siccome anche 
per vendemmiare le uve dalle quali si ricava il tanto eccellente li- 
quore, chiamato Vino amabile delle Cinque terre, gratissimo fino in 
Francia ed Inghilterra. La coltivazione delle vigne di questo paese è 
veramente singolare e sesnplicissima ; poiché senza confondersi a fare 
fosse e divelti nel terreno, che non vi è, i maglioli delle viti si fic- 
cano ne' suoli? della poca terra che resta fra i filoni e le commettiture 
delle pietre dì cui sono formate le dirupate pendici di quei monti, e 
non si fa loro altra carezza , né si dà governo, e non vi é bisogno di 
pali o altri sostégni. Nienlediraeno le viti in quelle fessure, tra masso 
e masso , a guisa de' capperi , spandono le loro radici , e succiano la 
poca umidità che si trova raccolta per le pioggie , e con tale alimento 
e la poca umidità dell'atmosfera che possono assorbire per i pori delle 
loro foglie vegetano a maiwiglia, e spandono ciondoloni giù per le 
balze i loro lunghi tralci, rigogliosi quanto sarebbero se le medesime 
viti fossero coltivate in campi ubertosi. » Targioni^ f^ioggi in Tose, 

Vedi pure h Mem» sulla File ed i Fini delle Cinque Terre, Gen, , 
i8a5 : oye si corregge quanto il TargHMU dice intorno al non darsi go- 
vcruo alle viti, che pur vengono coltivate eoa grandissima cura. 



138 

regie ofaiamava altre volte il Bi*ecelli le veùdeohnie 
ili questi paesi, e molto se he mandava non solo 
per tutta Italia, ma eziaadlo in Francia ^ in loghil- 
terra , e nella Belgiea. Ed il Giustiniano scrìveva : 
a Non è barone, principe, ne re alcuno, il qusj 
non si reputi a grande onore quando alla sua ta- 
vola si porge vino delle dinque Terre; e da qui 
viene che la fama di questo territorio è celebre 
non solamente in Italia, ma quasi per tutto il 
mondo » (i). Ora si contentano di porre in ven- 
dita i soli vini comuni. 

Non è ancora tempo di prender riposo; poiché 
nuovamente siamo in sul navigare. Oltrepassate le 
Cinque Terre ed il promontorio di Montenero che 
sostien sul dorso un santuario, luogo d' estesa ve- 
duta, ecco i dirupi di Biassa, ecco le marmoree 
rocce di Portovenere. 

Il capo di Portovenere, l'isola Palmarìa^ T iso- 
letta del Tino, e lo scoglio d^l Tinotto appajonO) 
a chi li guarda di fianco, essere stati altre volte 
congiunti. Queste isole sono stagliate e dirotte verso 
ponente, a levante scendono con facile china. Mal 



(i) Descriz. delle Ligurie, Credasi che Plinio parlasse di que&li viui 
ove dice Hetruriae Luna paUnam habeL Credesi parimente che la 
Vernaccia de' toscani prendesse nome da Vernazza, paese che ne faceva 
il commercio. Di fatto il Boccaccio per citare un vino eccellente, dice 
che Chino di Tacco portò all' abate di Clugnì un gran bicchiere di 
Vernaccia di Corniglia^ eh' è un' altra delle Cinfque Terre. £ cosi an* 
che il Sacchetti , appellandolo nobile vino straniero. Il Bracelli chiama 
le Cinque Terre , non in Italiani tantum, sed apud GaUos Britannos- 
que ob vini nobilitatem celebria. 



"9 
il comprende . come in vicinanza, di si faticosa e 

diligente coltivatone ia Palmaria rimanga quasi 

negletta; 

Le antiche tórri 9 ia chiesa in sugli scogli, i-fan- 
tastici balzi di Portovenere, e T orientale punta 
della triangolare Palmaria formano gli ornamenti 
al vestibolo del gran golfo della Spezia (i). Vali- 
cato lo strettoi dilatiasi> ad ogni tratto più magni- 
fica , r inenarrabile scena. Il forte della Scuola si 
leva dall' onde mezzo in rovina , e par accostarsi 
alla Palmaria. Quindici terre o paesetti siedono a 
varie altezze intorno del golfo. Le fortificazioni qua 
racconciate I là cadenti, i colli vestiti di ulivi o di 
pini , r ondulazione sì vaga e si varia di poggi si- 
gnoreggiati da monti, dietro ai quali sorgono an- 
cora come un secondo muro in grande altezza a 
levante le Alpi Apuane, le tante vastissime cale 
laterali, la grande estensione di mare che placido ri- 
posa infra le terre, ogni cosa suscita neU' animo il 
diletto e la maraviglia. 

« Quest'immensa conca, formata da due braccia 
dell' Apennino , accoppia tutti i vantaggi di situazione 
marittima^ tutti i sicuri, comodi e spaziosi ancoraggi 
che ne' più celebri porti dell' Europa l' arte sola ed 
il tempo hanno potuto ed imperfettamente creare* 
Qui la natura fece ogni cosa, e sembra aìspettare , 
vergine ancora, il concorso degli umani sforzi per 
produrre il più bello stabilimento marittimo cui 

(f) Intendi da questa parte, perchè il Golfo lia ffuattro tiocche. 
ut. C) 



i3o 

possa vedere il Mediterraneo. I dotti delle cose di 
mare concordano unanimi in qnesta sentenza; essi 
risguardano il golfo delia Spezia come un aggre^ 
gato di porti non meno vasti che pienamente 
jsicuri^ ed atti a contenere molte possen^ annate 
navali » (i). 

(^) Chahrol^ Notte e sur te Golfi de la Spezia* 



>&0«4 



/ 



i3'i 
Lettera GXIII. • 

Idea generale del golfo della Spezia, 

li ramo dell' Apennìno che dispiccandosi dalla 
giogaja centrale al N. di Sestri ^ corre lungo il mare 
ad E. E. S.; giunto sopra la Spezia^ sp^^^g^ ^^^ 
sterminate braccia ver S. E. a raccogliere i Qutti 
dentro amplissimo concavo seno. Portovenere ad occi- 
dente^ il promontorio del Corvo ad oriente ne sono 
le due punte estreme, se non che tre isolette pro- 
lungano di 3ooo metri il capo di Portovenere in 
mare. La bocca maggiore del golfo ha di fronte il & 
S. E., corre 7100 metri dal Tinotto al Telaro: la latitu- 
dine di questa bocca , secondo il computo adottato 
dal barone di Zach , è di ^ i' 36" 48 e la lon • 
gitudine di 27® 87' Sa" 29 (r). 



(i) Nuovissima ed esattissima tavola delle Dimensioni 

, del Golfo della Spezia, 

Larghezza all'entrata tra Pisola Tinotto ed il Telaro Metri 7100 
Togolfatura da detta linea d' entrata sino alla spiaggia 

presso San Cipriano tra la Rocca de* Cappuccini. _ 9000 

Minor larghezza ai 3[5 d' ingolfatura partendo dalla sud- 
detta entrata o linea retta del Tinotto e Telaro. lf\oo 
Lunghezza dei Monti occidentali rapporto alla Spezia 
che chiudono il Golfo dalla parte del mare partendo 
dal monte di Fahbiano o N. S. dell' Olmo , comprese 
le , Isole. 9000 
Idem partendo dal Canale di Biassa. 1000 
Da Portovenere al Tinotto. 3ooo 
Lunghezza de' Monti Oiientuli cioè da Roschetli presat 
gli Stagnoni e terminando alia Punta del Corvo. i4oo» 



i3a 

La storia di ^esto golfo noa'è lunga ^ per ehi 
vuol torae via i litigi di vana erudizione^ già dì* 
sciolti dal consentimento de' dotti. 

Egli è adunque 1' antico porto Lunese o di Luna^ 
del quale cantò ^ilìo Italico ( L. 8 ). 

Tunc quos a nweis exegU Luna metalUs 
Insignis portUy quo non spcttìosior alter j 
Innumeras cepisse rates et claudere pontum^ stc. 

Prima di Silio lo aveva egregiamente descritto 
Strabene , dicendo ( JLi. V ) : 
. Qc Luna è una città ed un porto. La città non è 
grande; ma il porto grandissimo e ad uu tempo 
bellissimo j come quello che inchiude molti porti ^ 
tutti profondi appresso il lido; è in somma del 
tutto tal quale si conviene che sia il ricettacolo di 
uomini che per tanto tempo ottennero di tanto 
mare il dominio. (!!ingono il porto alti monti donde 
puoi scernere i mari; la Sardegna^ e gran parte 
dell' una e dell' altra spiaggia. )) 

Aulo Persio ^ natio delle rive di questo mare che 
egli chiama suOy poco dopo Strabone così pur ne 
scriveva ( ijaif. J^I)\ 

Mihi nunc Ligus ora 
Intepet ^ hibernatque meum mare , qua Lotus ingem 

Stagnoni nel Golfo della Spezia. 
Lunghezza m^dia dal nord al sud. Metri tooo ( Sapierficte 

Larjjhezza id. dall' est all'ouest. » 3oo ( 3o ettari. 



i 33 

toarìt se opliti y et multa Uttus se valle receptat. 

« Lunai poriunt est operae cognoscere ^ cwes » ( i ). 

L' antico porto di Luni ., da cinque o sei sècoli 
a (pesta parte detto golfo della Spezia, fii anche 
nominato porto di Erice, porto Venere, porto Ve- 
nerio (2). Il che avveniva al modo stesso che Capo 
di Monte appellasi anche promontorio di Portofino, 
perchè questo gli giace nel fianco sinistro, e pii\ . 
anticamente chiamossi pure di S. Fruttuoso per la 
Badia che gli siede in fronte. A Venere Ericina , 
ossia adorata in Erice monte della Sicilia, sorgeva 
un tempio in qualche eminenza soprastante all' in- 



(t) Persio per avvalorar la sentenza qui ricopia le parole di Ennio 
il quale negli Annali scrivcTa 

Est opefae pretium, o cives, cognoscere portoni — Ludac. 

Pers. Sai. Ed. ad ui. Delph. 

E cosi torreggi questo paaso, errato a facce l55 del Q.° volume. 

Per maggiori particolarità intorno al porto di Luni ed alla patria di 
Persio che vetamenle, ad onta di Eusebio, sembra -da se stesso in 
que' versi ed in altri seguenti dirsi natio delfa Spezia , vedi il CIu- 
verio hai. Aniiq. cap. Il pag, l\S^ ; le Osseruazioni di Òaspare; 
Massa, Genova 1667; la Dissertazione di Lodovico Aptosiof Genova 
1664,* la Lezione de* Marmi Lunesi del- cav. Corderò di S. Quin- 
tino, nelle Mem. della R. Accad. di Torino; la 6kor. Leu. della Li^ y 
Ge/t. i8a49 ® ^^ P'^ brami, gli antori citati in quelle opere. -^ Vedi 
pure il Landii^elli, Mem. di Sarzàna MS. c'be si trova iq molte biblio- 
teche , e le Cosie deUa Lunigiana , descritte dal De^ Rossi, grosso co- 
dice di cui norr credo che sussìstano più di due copie, una delle qua-li 
mi fu gentilmente comunicata. Questa lunga nota mi dispensa dà ul' 
tcriori citazioni per le co«e che seguono. 

(a) Porta di Erice, in Tolommeo. — ■ Porto di Venere in Aiin^ne^ 
presso il Clttverio. — Vedi pure il Fogfliett». 



i34 

gressò del golfo. « Il quale tempio in onore della 
Dea Venere, poi a tempo de' Cristiani fii conse- 
orato in onore di S. Venerio » (i). Portovenere 
conserva il nome della Dea, Lerici quello del suo 
titolo* Se poi sorgesse un tempio a Venere senza 
epiteto in cima air estrema rupe di Portovenere 
ed un altro a lei col titolo di £ricina sul colle che 
signoreggia Lerici ; o veramente se del tempio della 
Dea s' adomasse l' isola Palmaria , ed il tempio di 
Lerici fosse sacro ad Erice figliuolo di Venere uc- 
ciso da Ercole, sono quistioni d'arduo scioglimento 
che a nulla in sostanza rilevarlo (a). 

Nel 1 1 1 3 i Pisani dominavano in Lerici , i Ge- 
novesi mandavano una gagliarda colonia a fabbri- 
care il castello di Portovenere^ ed i conti di Lava- 
gna padroneggiavano le terre interne del golfo* Le 
vittorie riportate sopra i Pisani e la compra fatta 
dei diritti de^ Conti, diedero quindi a Genova V intera 
signoria del golfo. Onde troviamo che nel 1290 Car- 
pena, sotto cui verisimilmente era la Spezia, som- 
ministrava 100 uomini alla leva marittima che Ge- 
nova faeeva per dieci galee, Portovenere 25, Vez- 
zano 18, Arcola 10^ Trebbiano 3, Lerici 3, dal 
qual confronto si argomenta quanto Lerici fosse 
minore di Portovenere in quell'età (3). I Genovesi 



(1) Giustin. , Descriz. — Per queste ewe e per S. Vcncrìo vedi il 
Paganelli Stor. Eccl. d^tta Liguria, e ^li autori eh' ci cita. 

(a) In Portovenere sussistono gti aT»ini di imi tempio antico : ect» 
il tatto. 

(3^) Giustiniano y Ann. 



i3à 
che ayeatì di Portovetiere fatto uùa ì<obùstà rocca sin 
da principio ^ fortificarono Lerici e la Spezia df 
poi (i> 

« li vantaggio di ima posizione si fattà^ consi^ 
derata nel duplice aspetto de' traffichi e degli sta^ 
bilimenti marittimi che vi si poteano formate^ non 
s'ascondeva certamente a qaesto popolo /industrey 
solerte ed avveduto; ma la savia politica del suo 
governo tenne mai sempre studiosamente lontano 
ogni pensiero di creazione sopra questo punto ^ la 
quale avesse potuto recar detrimento alla supre- 
mazia commerciale eh' egli voleva esclusivamente 
riserbare per la metropoli » (3). 

L' imperiale dominator de' Francesi^ fattosi arbi-^ 
tro di tutta l'Italia^ immaginò di collocare nel golfo 
della Spezia la stanza delle principali sue forze 
mariitime nel Mediterraneo. Venti milioni di franchi 
doveano costare i soti lavori pefr difendere la costa 
orientale e 1' occidentale; cinque milioni la fonda- 
zione di JitiB, nuova città; più di un milione la fab- 
brica di sei cantieri. Ma i ministri francesi ^ * te- 
mendo non ne scapitasse Tolone^ contrariarono sotto 
mano i disegni del loro signore. Onde nei i8i4 
molto erasi già speso^ eT pochissimo fatto. Di quei 
lavori altro noti rimane che la strada IHtorea , quella' 



(i) Oiusùn. Ann. 

(a) Chabroly iW. — Forse è meglio dire che mi piccolo St;*la \ì 
quale fa grandi stabilimenti in sul suo confine , invita lo straniero ad 
itiipadronirsenc. È assioma cbe quanto men poderoto è uób Stalo, tanlcy*. 
più àce raeeogliere le stie forze nel centra; 



l3<9 

dalla Spezia a Portovenere'^ ed il priDcipio di ima 
fortezza sol m«nte della Castellana. Se mai col vol- 
ger de' secoli tornasse a rÌ6ortr in Italia no regno 
come quello di Teodòrìco , il golfo della S|>ezia di- 
verrebbe senza dubbio attera il grande arsenale 
marittimo ed il fido ricovero delle annate navali 
d' Italia (i> 



(f ) Le golfe et let porlt de It Spezi*, Ie« pKis beaax, les plus grand», 
les plus tara de tonte la MdiHtekraiiée , oo pourroil jNreaque dire aan» 
rìsqoer un dementi, de tonte l'Europe, ont touioars fixé l'attention 
det grande» puissancet maritimes. B. de Zaehf Cvmspond. astron. 



j37 
Lèttera.. CXIV. 

Bsriplo del golfo delia Spezia '. -r- Parte prima* . ^ 



Vi ho delineato con largo tratteggio il golfo della 
Spezia nel 3uo tutt' insieme : ora mi tocca mostrar- 
yene^ almeno abbozzate^ le singole parti. A questo 
efietto vi narrerò senz' ornamenti il giro che navi- 
gafiìlo io ne feci in compagnia di un antico allievo 
della scuola Politecnica. 

Spargea di rosea luce le vette de' monti V aurora 
sorgeiU^e^ ed appena un ventoUno leggiermente in-^ 
"crespava il sommo del mare. Lasciandoci dietro il 
giardino della spiaggia e le case della Spezia^ co- 
ronate dalla bruna cittadella e dall' accigliato tor- 
rione ove la biscia de' Visconti vive tuttora scol- 
pita^ ci dirizzammo ver MarMa nel cui porto sta- 
vano caricando und smisurato masso di marmo di 
Carrara per trasportarlo a Londra sopra un basti- 
mento di quel villaggio. In distanza di 82 metri 
dalla punta del forte di Maròla sgorga in mezzo al 
mare la famosissima Polla ^ primo argomento della 
nostra curiosità. 

Un circolo^ girante 8 metri, di superficie acquea, 
impressionata da un moto diverso dalla circostante, 
e ad essa alquanto superiore in livello, ivi trae a 
se lo sguardo maravigliato. Questo circolo o spec- 
chio d' acqua gorgoglia e fa bolle e sonagli or più 
or men follemente, ed ha il moto espansivo delle 



f38 

fontane in pianura (i). L'onda del ms(re giùnge 
sino air orlo del circolo^ e n'è disfatta. Il navi'cello 
non può fermarvisi jopra^ ma vìen respinto alla 
periferia (2). La sua profondità è di i5 metri ^- 
r incirca (3). — Voi già ben intendete eh' ella è 
questa una gran sorgente d'^acqua dolce che sca- 
turisce nel fondo del mare e lanciasi all' insù eoa 
tanta abbondanza e tanto impeto ds manifestarsi 
visibile alla superficie di esso. L' acqua ^ attinta nel 
mezzo del circolo, non è àncora salsa quanto la 
marina, ma tanto però da non potersi usar per he* 
Vanda. Tutti i cimenti fatti per estrarre dalia Polla 
r acqua perfettamente potabile , cioè non mista dì 
muria , tornarono vani finora. Non pertanto lo Spal- 
lanzani afferma che « mercè di una macchinetta fé* 
licemente inventata egli potè avere 1' sfcqna fontana 
nello stato medesimo in cui è quando sgorga da 
quel fondo, e di averla trovata torbidissima, anzi 
fangosa, ma dolce. » Giovami rimandarvi alla de- 
scrizione di quel sommo fisico, tanto più che il 

(i) Chi ha veduto \ fontanili di Lombardia, cioè le sorgenti riciote 
da una botte per rialzare il livello dell'acqua che ne zampilla e forma 
il capo del canale d' irrigasene , può farii un qualche concetto dell' 
appareaza della Polla del Golfo , magnificando d'assai le- proporzioni. 

(2) Non sì vince la forza di ripulsione che col gettar due ancore e 
tonneggiarsi sopra. J, Rossi , Lettere. 

(3) Profondità a ponente Itletri t4. 7S 

a tramontana i5. 37 

a levante i5. 25 

a riiezzogiorno i& 55 

del centro perquAntp 
fu possibile misorare i5. »i 



naturalista Guidoni ora ci asserisce chef natia si 
potrebbe dii^ di meglio (i). — Al tempo deMa do- 
minazione francese nacque il divisamento di cingere 
mediante una cassa e murare intorno la Polla, onde 
ottenere una fontana et' acqua dolce usabile in mezzo 
air onde salse, e di là condurla alla spiaggia. Il che 
giovevolissimo sarebbe tornato ai bisogni della ma- 
rineria e della costa occidentale che d' acqua patisce 
difetto. *lVta il gravissimo dispendio e la sómma in- 
certezza deP buon riuscimento. impedirono che si 
mettesse ad esecuzione il pensiero; se pure questo 
stesso pensiero non era, cpme taluno sostiene^ altro 
che un ingegnoso romanzo dell' arte (2). 

(i) lì viaggialóre non dee porger fede ai racconti dei barc^juoli i 
quali gli diranno^che l'acqua potabile ne fu ■ eslratta or dagli uoi or 
dagli altri. — ' Lo Spallanzani visitò il golfo della Spezia nel 1784, e 
Io descrìsse in due . Lettere a Carlo Bonnet , poste negli Opuscoli 
sechi di Scienze ed jérti, cbe uscivano a luce in Milano. Il barone 
Luigi Isengarde, n-ato alla Spezia, e uorao dotti&gìaio, accompagnò lo 
Spallanzani nelle sue gite intorno al Golfo, ripetè con esso lui molte 
sperienze sopra la Polla, « e fu dì sua costruzione la niaccbinelta di 
cni quegli parla per attignere T acqua ad ogni profondità. » Guidoni , 
Osservaz.' s. e. 

Lo Spallanzani soggiunge : a Quest' acqua dolce in agguaglio di 
quella del marfe è freddissima, il che nasce per venire sotterra : la 
raaccbinetta che era di latta , r^stò una volta , quando toccava .il fiondo, 
schiacciala in un lato; la'* qual cosa a mio avviso non potè accadere 
che dal violento urto dell'acqua dolce sboccante dal fondo , cbe cacciò 
la macchinetta contro qualche pietra o pezzo di scoglio. » 

(a) V ingegnere in capo Lepère mandò nel ^808 una Memoria a 
Parigi, indicante i modi di eseguire cotesta Acqoala. — Un'altra Polla 
scaturisce sulla spiuggìa di Maròla ed affatto accanto al mare colla cui 
acqua salsa confondesi l'acqua dolca delta sorgente. Con poca spesa se 
ne potrebbe cavar buon pro&lto , tanto più che uu* armata navalc,| la 
quale si volesse rifurnir d'acqua nel golfo della Spezia, duvet ebbe 
>ion poca fatica. 



i4o 

Non v^ ha dulìbio chi questa Polla non derhri 
da una di queUe spelonche in cui si giitano le acq[ue 
nell'allo^ e che debbo ' altrove descrivervi» Ma da 
quale di esse abbia origine, nessuno può con cer- 
tezza asseverarlo. Tuttavia avvisano i più eh' essa 
venga dàlia caverna di San Benedetto; opinione a 
cui contraddice il conoscersi tin' altra uscita del- 
r acque di quella voragine. Se avvengono pioggia 
dirotte, spande la Polla le sue acque torbide e co- 
lorate. Raccontano che il mostrarsi maggiore o mi- 
nore il bollimento nella superficie della Polla ^ sia 
pronostico sicuro del tempo, e se ne Rovino i 
navigatori. 

Esaminata con tutta diligenza la naturai rarità^ 
ordinammo a' navicellai di dar nuovamente nei remi. 
— II grande sporto che fa nell' onde il promonto- 
rio onde Maròla e separata da Cadimare ( casa di 
mare ) , è cinto da un muro sopra il quale gira 
un continuo pergolato di viti, sorretto da pitastrelli 
di pietra.* Questo verde perticale, la chiesa che so- 
vrasta al paesetto. di Cadimare e la giacitura del 
paesetto sul lido che ritirasi in arco , costitui- 
scono in certa lontananza un quadro a veder gra- 
ziosissimo. 

Al picciolo porto di Cadimare, sulla cui ala me- 
ridionale siede Fezzano , s' attacca il grandissimo 
seno di Ponìgaglia, ove Napoleone avea divisato dì 
collocare un immenso arsenale marittimo. È il seno 
di Ponìgaglia uno de' cinque vastissimi e sicurissimi 
porti della costa occidentale del golfo; 



*J.l^- fc. 



i4t 

ritirati seni 
Di mar, che placidissime e tranquille 
Dolcemente increspate abbraccian tonde: 
Ampli ed umidi ospizj ove sicuro 
Dormir puote U noccMer. le intere notti; 
Anche attor quando fuori atra tempesta 
Muove e concita t onde^ e per t immenso 
Grembo del mar le navi urta e disperge* 

Sopra quel di Ponigaglia levasi il monte della Ga^ 
stellana^ in cima al quale aveano gì' ingegneri di 
Francia condotto molto innanzi i lavori di una for* 
tezza che inespugnabile doveva riuscire. Il largo 
fosso ond' è circondata la fortezza rimasa imper* 
fetta y venne tutto intagliato nel vivo marmo col* 
r opera dello scalpello. 

Dal vertice della Castellana^ alto 261 tesa sopra 
il livello del mare^ io vidi altra volta ed in altra 
compagnia il levarsi di un giorno di aprile^ 

(( Dal primo rosseggiar delt orizzonte » 

insino a che il disco del sole ebbe pieni il cielo 
i monti ed il mare de' rutilanti suoi r^gì> dissi- 
pando vittorioso i vapori che a guisa di bianclycci 
viluppi prima velavano sotto i nostri piedi la faccia 
deir onde. Dalle maremme della Toscana trasvola* 
vano i nostri sguardi ai monti littorali della Francia^ 
osservavano le isole che il mar Ligustico abbraccia 
o lambisce, e sopra le is4>lette della Tirrena Dori 



i4a 

scorrevano sin dove la convessità del globo lor con< 

cedeva di stendersi. Chi è vago di contemplare 
geograficamente io ogni sua forma e rinvoitura il 
principe de' golfi europei^ ascenda sol monte , delia 
Castellana. £ chi brama ricrearsi e sublimarsi 1' a* 
nimo colla magnificenza de' naturali spettacoli , vada 
a salutare in su quel balzo i primi splendori del 
sole^ uscente dalle «Alpi Apuane. Quelle interrotte 
opere di ciclopica fortificazione entro il marmoreo 
scoglio per le quali ora strisciano i rettili ed a 
stento crescono poche pianticelle selvaticbe, gli 
susciteranno istoriicbe sensazioni^ contemporanee si 
ma solenni al pari delle antichissime, come quelle 
che ci rammentano imprese e conati che neMeati 
riposi della pace già quasi ne sembrano appartenere 
alla favola (i). 

Le rovine del forte Pezzino che gl'Inglesi diroc- 



(i) Una patrizia genovese, nella quale l'ayTenenza, la grazia, l'io- 
gegno ed il generoso sentire mirabilmente s*accoppiano , ebbe la me- 
morevole gentilezza di condurre successivamente la sua brigata a gio- 
conde refezioni ne' più singolari punti del contorno del Golfo , e ciò 
unicamente a fine di fare più ameno V esame de' luoghi all' autore di 
queste Let^sre. Si peregrina cortesia non dee per altro recare stupore 
a chi consideri che Tiene da una dama la quale al sangue dei Durazzo 
si celebri per munificenza , congiunge il nome dei Dona cui ogni 
istonca illustrazione circonda. 

Ma se i'A. dovesse pur solamente accennare tutte le Gnezze ed amo- 
revolezze che ottenne in Liguria , e specialmente da quelF inclito pa- 
triziato di Genova, gli toccherebbe sciivere la più lunga di queste 
postille. Gii basti per migliori cncomj rimandare il lettore alla Pre- 
fazione della Latori a di Casti uccio Bonamici De Bello Italico ; e qui 
iolo soggiugnerr femori mihi suM tiaec condita carde. 



i 



.1.43 
caroDO^ partono la cal^ di Foaigaglia dal seoo delle 

Grazie ; cosi detto da un. tempk) sacro a Nostra 

Donua^ adorata eoo. cjQesto coosolativo titolo nel viU 

leggio ehe giace in fondo. JS no seno amplissimo^ un 

porto perfezionatissimo * dalla Natura^ sua unica fab-^ 

bricatrice. 

Il Lazzeretto di Varignano s' innalza sull'estremità 
del braccio meridionale del seno delle Grazie. Le 
lunghe e regolari sue linee contentano gli occhi 
dell' osservatore. Lo fabbricarono i Genovesi, ora è 
un secolo. I Francesi '. lo trasmutarono in un bagno 
nel senso di luogo riserrato ove alloggia la torma 
de' forzati. Laonde i molti lavori che intorno ad 
esso operarono^ più di detrimento che di utile tor- 
narono al rinnovato suo uso di Lazzeretto. D' allora 
in poi il magistrato di Sanità vi spese oltre a 6oo[ui. 
lire per raccoticiarlo e migliorarlo. È largapaente 
provveduto di alloggiamenti ^ d' infermerie , di ma- 
gazzini. Ma giacché Genova è il centrai seggio del 
commercio nella Liguria marittima^ quanto più presso 
a Genova potrà farsi il Lazzeretto anche per le 
navi più sospette, tanto minore riuscirà la spesa 
delle mercanzie sottoposte alla contumacia. Ed ogni 
risparmio in fatto di spese è cosa di gran consé-* 
guens^a per un porto che dee reggere la compe* 
tenza con tre minacciosi rivali. 

Giace il La;2zeretto a cavaliere del seno delle 
Grazie e del porto di Varignano^ il qual è tutto 
circondato di mura sul lido. SulF altro corno del 
porto di Varignano sorge il forte di S, Maria, edi- 



V 



t44 

ficaio da' Genovesi nel i74^^<^i'<^caio versoci! mare 
dagl' Inglesi nel i8oa^ restauralo e meglio ^ mamto 
<lai Francesi dappoi ^ e come ponenlosament^ sosm* 
palo dalla rovina che nuovamente ^i minacGktvano 
gl'Inglesi nel i8i4 (i)- U forte di S. Maria ^ in- 
crociando quasi i suoi colpi con quelli delle batte- 
rie di S. Teresa sulla costa prienlale, proibisce sino 
ad un certo segno il goUb della Spezia alle navi 
nemiche* Ma in sostanza questo golfo nella sua 
condizione presente non è troppo difendevole con- 
Ira un' armata navale che F. assaltasse con ostile 
bandiera. 

Al forte di S. Maria succede la cala de' Corsi, 
vasto ed ottimo porto, in fondo, al quale oravi dì* 
segno di collocar la nuova città che il dommator 
della Francia aveva ideato di fondare sopra le rive 
del golfo (2). 

Fiaalinente, superata la punta delle Castagne, ci 



(i) Nel 1800, dopo il blocco di Genova , gì' Inglesi che s'erano im- 
padroniti del golfo della Spezia , feccio saltare in aria un lato del forte 
di S. Maria ver«o il mare e la torre delia Scoola. Nel 1614 essi sman- 
tellarono il forte Pessino e fecero qualche altro guasto, che più non 
fu risarcito. 

(a) Cioè nell' alto rispianato che siede tra il Seno delle Grazie e la 
Cala de' Corsi, la quale sarebbe stata il porto della nuova ciUst. Nulla 
però s'era ancora statuito intorno a questo collocamento. £ , di fatto, 
donde avrebbero attinto 1' acqua dolce i suoi cittadini ? L' ingegnere 
Lepére proponeva di portarvela con un condotto dall' Acquata che 
rolea fare della Polla sopra deticritta, 9 sino, a quel Jivello inoalzar«. 
Altri consigliava che le acque della Vara, prese al Borghctto, vi sire- 
cassero per un canale tirato a traverso de' monti. Questo secondo di' 
segno ^ra praticabile e di sicuro effetto , ma enoripemcatc eoatoso. 



i45 
s^apm'se dioanzì la cala dell' Oliva ^ ossia il seno 
di Portovenere ^ cui s' erge di fronte l' isola Pal- 
m^ria la quale ^ 

« Rompendo il vento avverso. 
In guisa il chiuso mot agende e copre 
Che 7 nocchier baldanzoso il cwvo pino 
Fidar gli puote in sen, benché non ponga 
O ferro o fune a sua licenza il freno. » 

Portovenere serba tuttora il monumento della sua 
origine nella marmorea lapide che ha sulla porta 
d'ingresso. Essa dice Colonia Januensium anno 1 1 13. 
E narrano le istorie che i consoli di Genova man- 
dassero ad abitar Portovenere quattro illustri fami- 
glie della loro città ^ o per governare la tèrra o 
per crescere ad essa splendore (i). Nel 1160-61 
circondata fu la terra di mura e di torri ^ alcune 
ielle quali si coronano degli antichi lor merli con 
romantico aspetto (2). 

Un' altra lapide^ posta nel muro della prima di 
jueste torri ^ ricorda il fatto seguente. « Nell'anno 
[202 sopravvenne lo stuolo imperiale non che i Pi- 



(i) Interùioa, Di-Negro, Demarini, Defornari. 

(2) Nel 1171 Papa AlesianJro III tolse il Castrum Portus Veneri s 
alla giurisdizione del vescovo di Luni, e soUo quella dell'arcivescovo 
li Genova pose la terra e il suo suhurhano. Se ne conserva la bolla 
»riginale. 

I terrazzani di Portovenere parlano lo schielto dialetto genovese ,- 
leotre c|ae' di Leriei siili' opposto lido ne Jianncl lin loro proprio. 

III. ro 



^46 

saai eoa lo stuolo di Pelavicino all' isola di Tino , 
e sì aracciavano di andar a Genova per terra e per 
mare. Ma i Genovesi gli affrontarono e posero in 
fuga )). Intorno a quel tempo gli animosi abitatori 
di Porloveuere recarono lo sjpavento sin nel porto 
stesso di Pisa^ onde il comune di Genova gf inti- 
tolò Uomini forti e robusti. £ cosi continuarono a 
giovar Genova nella guerra Pisana che rinnovò 
nel medio evo X esempio della Punica guerra. 

Tra le offese che mossero Genova a togliersi 
xlalla signoria di Filippo Maria Visconte^ assai grave 
fu quella di aver il Duca dato in pegno al re Al- 
fonso d^ Aragona le fortezze di Portovenere e di 
Lferici (i). Non pare che gli Aragonesi restituissero 
rì tosto la terra occupata^ poiché nel i444 ^^' 
di Portovenere cacciarono i malgraditi custodi^ e 
tQmarono volonterosi ali* obbedienza della repub- 
blica. Contuttociò Portovenere^ già importantissima 
stazione navale mentre Lerici era in mano ai Pisani) 
mai più non risorse a floridezza^ dacché^ sconfitta 
Pisa nel declino del i3.^ secolo ^ tutto il golfo passò 
iair obbedienza di Genova^ Esso divenne un nido di 
pescatori j ne la recente comodissima strada del lido 
valse a richiamare il traffico in questo borgo le 
cui rovine attestano il passato splendore. 

Sopra r alto scoglio di marmo nero con macchie 
giallo - dorate che forma la punta di Portovenere 
4al ia(o del mare ^ siedono le rovìpe del suo teinpio 

{}) >4'^6 Annali di ffei^ 



i47 
doppiamente antico. Dico doppiamente antico per- 
chè ivi era il tempio di Venere nelf età de' Ro- 
mani^ suUe cui fondamenta^ anzi tra' cut archi ^ 
▼enne eretta nel m.^ secolo la chiesa dedicata à 
San Pietro^ ora mezzo diroccata essa pure. Il tem- 
pio romano avea gli archi di tutto sesto > era fab- 
bricato col marmo nero di Porto^enere^ rivestito 
di marmo bianco di Luni, che or dicram di Car- 
rara^ nell' esterno suo giro. La chiesa del medio 
evo ebbe gli archi a terzo acuto ^ e fu rivestita 
dentro e fuori dell' un marmo e dell' altro con fasce 
regolarmenlie alternate^ di stupendo effetto per la 
bellezza de' mai^mi. L'architettura volgarmente detta 
gotica e quasi contemporanea alla sua introduzione 
in Italia^ podta a confronto dell'antica architettura 
romana; una chiesa consacrata at capo degli Apo- 
stoli sopra e dentro un teijppto della favolosa Diva 
d'amore; la mirabile arditezza delle fondamenta 
sul ciglione di uno scoglio quasi tutto di prezioso 
marmo e verticalmente aggettante sul mare : il fra- 
gore dell' onde che dirittamente dal fondii del golfo 
di Lione vengono a frangersi al pie dello scoglio e 
lanciano i loro spruzzi sino a quell' eminente cima 
quando le travagliano i venti; l'estesissima veduta 
di spiagge, d'isole^ di superficie marina che s'ha 
4al belvedere intorno al tempio ; ogni cosa infine 
chianGui sul colmo del promontorio di Porto venere 
V archeologo^ il naturalista^ il paesista^ lo storico 



i48 

dell^ arti belle ^ il peregrino che ama i sabUmi 

prospetti (i). 

Un' altra chiesa del medio evo^ dedicata a SaQ 
Lorenzo^ è da vedersi in Portovenere. Sono in essa 
bellissime colonne del marmo di questo paese: ed 
evvi in una cappella à man destra una tavola di- 
pinta sopra un fondo d'oro^ distinta ili tre com- 
partimenti col grado pure dipinto. Le minale fi^ 
gure del grado mi sembrano condotte con molto 
umore (a). • 



(i) « Questo e non altro e il locale del tempio eretto da Lucio il 
/culto di Venere Ericioa. Fu di poi dedicato a $• Pietro da papa Qt- 
lasio II il 19 luglio II 18 e quitfdi consacrato da InnoceDzo II nel 
Ii32, secondo lo Schiaffino. » jì. Rossi, Leu, sul ^oljò della Spetk. 

Se il Dagincoort avesse avuto notizia del tempio di PortoTcneref 
egli lo avrebbe certamente illustrato nella sua Sioria deWArie , open 
cui toglie molto pregio 1' aver egli quasi affatto ignorato i monumenti 
della Lombardia e della Liguria. 

(a) Conservano in questa chiesa una croce d'oro gemmata ed alcmi 
scrignetti d'avorio scolpito contenenti reliquie, il tutto laroro greco 
de' bassi tempi , ed avanzo di un naufragio. L'A. ciò racconta per ri- 
ferta altrui , non avendone egli avuto contezza nelle tre tae gite 1 
Porlpvenere. 



i49 

LfitTBRA CXV. 

- periplo del golfo della Spezia. — Parte second)i. 

Dirimpetto a Portovenere ed al suo seno marino la 
Palmaria si leva dairooila. È un monte triangolare che 
gira forse quattro miglia* La poca distanza di que^ 
st' isoletta dal continente ( io5 metri )y isuoisitrati 
Calcarei perfettamente simili nella natura > neir in-* 
clinazione^ nella corrispondenza a quelli del lido 
di contro^ inducono à credere che in remota età 
ne facesse parte > ed un tremuoto ne la disgiun^ 
gcsse (i): 

« E forse è ver cK una continua sponda 
V^ era cK alta ruina in due distinse. » 

Lo stesso credesi avvenuto alle altre due minori 
isolette ^ addimandate il Tino e il Tinotto, che si 
prolungano ad austro; quella ha quasi un mìglio^ 
e questa un quarto di miglio in circuito. 

Nella ^ sola casa abitabile della^ Palmaria sul lido, 
I tramontana stava passando la state un colto stra- 
niero che ci rendemmo a visitare : suir uscio della 
ma stanza si leggevano questi versi del Venosi no ^ 

» 

Mitte civiles super, urbe curas .... 
Dona praesentis cape laetus horae et 

Linque ses^era, 

{t) SpaUantani f Guidone , op, eit. 



i5.o 

u Gli storici genoTesi^ egli disse^ dopo i primi 
saluti^ al mio compagno, fan ricordo del borgo di 
Saa Giovanni^ cV era in sul corno orientale di que- 
st^ isoletta y presentemente quasi solinga e poco meno 
che incolla. Non avanzano di quel borgo nemmeno 
i vestigi . Ai guasti de' Pisani nel [3.^ secolo^ e 
degli Aragonesi nel i5.^ s^ attribuisce la rovina 
dell' isola. Ma in tre o quattrocento anni eravi 
ben il tempo di riparare allo strazio. » — ^ 

« I corsari Barbareschi^ rispose il compagno^ in- 
festavano questi tratti di mare. Non troppo sicuro 
era quindi il fermar la stanza in un isolotto senza 
difesa y ove poteano que' ladroni calarsi in tempo 
di notte e rapir le persone e le robe^ come fecero 
ancora a' nostri giorni nell' isola di San Pietro in 
Sardegna. » — 

« Questo pericolo è cessato ^ replicò lo straniero^ 
e, giova sperare^ per sempre. Ma ad ogni modo 
la Palmaria^ ora soltanto inaccessibile a mezzogiorno, 
si potrebbe ridarre a non accostevole che dal solo lato 
guardante f intemo del golfo. Il suo nome indicante 
che anticamente vi prosperavan le palme ^ rende 
fede della dolcezza del suo clima; ù più veramente 
la dolcezza del suo dima ci testifica che dalla col- 
tivazione delle palme essa può aver tratto il suo 
nome. Posta a' confini del mar Ligustico e del Ti^ 
reno^ nel centro dell' arco che fanno le coste de( 
Genovesato e della Toscana^ con la Corsica^ ia 
Sardegna^ la Gorgona^ la Gapraja^ Pisola d' £lba; 
di fronte o dallato^ e lo stupendo golfo della Spezia 



ityi 



diretro, gtdisce LaPftlmaria pfmp^iùve gràziosissimcf 
da ogni suo canto, e massimamente dalla vaga pia* 
tiara che fa coi sao dorso supremo. Pescoso è nei 
SUOI dintorni il mare; cotesti scogli sono al lor 
piede un alveare di datteri. Qui le starne ed anche 
le quaglie al loro ritorno dalle parti ove son ile si 
svefmare, fanno ì dolci nidi in tanta copia che i 
fanciulli di PortovMére vengono a ricoglierne 
largamente le uova. Questi pochi ulivi , quelle 
languide viti potrebbero moltiplicare e prosperare 
mercè del diligente coltivamente. Agevole sarebbe 
il farla atta ai carri per ogni sua parte; e trasmu" 
tarla in una sola villa col parco atf inglese. Da Fi- 
renze e da Genova ci si vien quasi in coéchio , 
perchè carrozzabile è la strada sii!io a Portóvenere ^ 
6 di quinci non evvi che un tragitto di 5 minuti 
per uo mare che si può in ogni tempo varcare* 
Ho computato che con noopnf; lire sen otterrebbe 
f acc(nis^to. Altre 3ao]m. lire basterebbero ad edi- 
ficarvi un palazzo tutto quanto del suo bellissimo 
marmo y a condurvi la coltivazione, anzi a foggiare 
il paese a mo'di giardino, concedendo molto spazio 
ai pini cbe pittorescamente scuotéfi(o il frondoso 
capo suir Otide. Che tkii luogo di delizia , che 
signoresca anzi principesca villa essa verrebbe a 
riuscire ! >y — • 

« Quattro centa mila lire! esse non erano grani 
cosa a un Adamo' Centurione , a un Franco Lercpro;^ 
àgf Imperiali, ai Cambiasi. .... » — 

(( Non crediate ch'io intenda che si getti per 



lS2 

mero fasto si gran quantità d' oro. Ma gU olhreti 
e 1 vigneti coltivati da otto o dieci famiglie 
qui trasportate di qaegl' indostriosi contadini delle 
Cinque Terre sì poco distanti, renderebbero cera- 
tamente bnon fratto. Non pertanto ciò sarebbe il 
meno ancora. Quest' isola ha un^ inesausta miniera 
di riecke9sza sotterrànea nel marmo di cui piene 
son le sue viscere , da cui anzi interamente è for- 
mata. Il qual marmo notissimo col nome diPorlovenere 
e dai Naturalisti chiamato Fortore ( Porta oro ) , dal 
presentare che fa bellissime venature gialle sopra 
un fondo nero cupo, è pregiato in tutta V Europa, 
come potete scorgere neir opera del Brard. Delle 
tre cave da cui ora lo traggono, due sono qui 
nella Palmaria , e quella a bòrea dell' isola è di 
tutte tre la migliore; essa somministra il marmo 
più stimato, perchè più regolari e più vive ha le 
macchie d' oro (i). Un secolo ia non s'usava die 
per decorame le chiese , e quelle di Genova e ddle 
Riviere ne vennero arricchite con prodiga mano. 
Oggigiorno gli stessi Francesi e insegnano che di 
tutti i marmi coloriti è il più degno di spiccare 
nelle suppellettili sontuose e negli alberghi del lusso 
elegante (2). Ma se aspettate che un Lord dal fondo 



(i) La terza è sul monte della Crocetta, nella Talle delle Grazie. 

(a) Ce marbré célèbre par la richesse de ses veinei jaunes d'or, et 
par rifileoBÌté de son fond noir, est goddu de tout le monde. Apre» 
le marbré Mane, le Portor est celui qai est die corame etani le plus 
digne de figurer dans les amenblemens les plas sompluenx et lèa pio» 
rechercbéft. Brard ^ Mineralogie apf^iquie aux arti. 



i53 
della sua contea vi commetta colonne e tavole t)i 
Portoro ^ non avrà mai fine V indugio. E poi perchè 
venderlo tutto nello stato greggio^ e non imitar 
r esempio della vicina Carrara colf introdurre qui 
fabbriche per ridurlo in lastre e per dargli il lu- 
cido? Gol moltiplicare le scavazioni^ col failo la- 
vorar qui sul luogo ^ col tenerne abbondevolmente 
forniti i principali empor) di Europa , col mandar 
viaggiatori a ricercarne a promuoverne la vendita^ 
si arriverebbe a farne dieci volte maggiore lo spac- 
cio^ e da !io|m. lire di prodotto netto dalle spese 
che or rende ^ portarlo a aooim. È vero che tutto 
ciò richiede V impiego di grandi capitali , ma il 
nuovo signore della Palmaria non dovrebbe es- 
seme avaro ^ trattandosi di ricavarne si lucroso 
profitto. » — 

Dopo var} altri ragionamenti ci accomiatammo 
dal Progettista che negli orti d' Amatunta anzi in un 
Eldorado vorrebbe trasformar la Palmaria. 

L'isolotto del Tino^ a cui poscia approdammo ^ 
^ pure tutto del marmo istesso. Ivi trovammo 

« In un Uioghetto soUtario e bello » 

posato un pranzo fattoci cortesemente imbandir da 
una Grazia , venuta anch' ella a rallegrarlo col beante 
suo aspetto. L' erbe ed i fiori ci porgevano il desco 
ed il seggio. Un pino ed un elee facevano ombrello 
alla mensa. In altri tempi io v' avrei con ben altri 



\ 



i54 

colorì dipinto questo desinare (id più cnpticciosa 

degli eremi. 

a Intorno al chiuso loco 
Naturcdmente e senza coltura 
Lieta fioriva t odorata persa ^ 
E t appio verde j e t umile serpillo 
Che con mille radici attorte e crespe 
Sen va carpon vestendo il terren d erba , 
E la melissa cK odor sempre esala ; 
La mammola^ f origano j ed il timo 
Che natura creò per fare il mele (i). » 

Due soli abitatori ha l' isoletta del Tino ^ ed e 
loro ufficio aver cura del Faro che accendesi per 
servigio de' naviganti sopra una vecchia torre dei 
Genovesi nella punta deli' isola. Il Tinotto ^ ter2s 
ed ultima isola a mezzogiorno del golfo ^ non e che 
un breve scoglio^ coronato da rovine di mi antica 
edifizio. Reca la tradizione che v' albergassero al- 
eune pie solitarie. 

Farmi aver dimenticato dirvi dianzi che uà altra 
scoglietto presso alla punta N. £. della Palmarìa, 
sostiene un forte o torrione in rovina. È il forte 
della Scuola^ spaccato dalle mine de' gelosi Britanni. 

Io v' ho descritto il golfo della Spesata dallff 
parte , 

« Là dove il sol percuote quando prima 
Si leva, che ad oriente è contt^apposta ^ ^r 

(i) AuceUai , ^épi. 



i55 

t da qo^tla 

« Che il sol guitta^ 
Quand è nel mezzo giorno ^ a fronte a fronte (i)- 

Passiamo ora alla costa orientale attraversando 
tutta la gran bocca del golfo, e quasi vedendo ad 
occhio nudo il suo gran banco d' arena (2). 

Sporge in sul mare all' estremità di quella costa 
il monte Corvo, chiamato dal Bracelli promontorio 
Lunese: al sinistro suo piede la Magra si spande 
nel mare (3). 

Io vidi uscir la Magra dalle fasce 
Del giogo d^Apennin ruvido e fosco 
Che delX acque di lui par che si pasce 4 

Non vo\y disse Solino , che passi orbo: 
Da questo fiume Toscana incomincia 
Che volve in mar al monte dello Corbo^ 

DlTTÀMONDO e. VI. 

Il Capo Corvo, luogo di sommo interesse pel 
geologo, è come la chiave, dic€ il Guidoni, della 

(1) Boccaccio, Ninf. Fiesd, 

(a) tt II gran banco di mezzo oh' è nella direzione N. E. ii4 N. non 
deve far timore neppure a' groui vascelli, perchè il luogo men basso 
ba 16 ttetri di profondità. La latitudine del suo centro è di 44*^ 3' 33'' i& 
e la longitudine 27^^ 35' 54" 86. » A. Rossi, LeU. 

(3) La Punta del Corvo dà fine al (xolfo della Spezia ad oriente. 
Voltata quella Punta trovi la bocca della Magra, divisa da uno sco- 
glio e da uti banco di arena , e risalendo su pel fiume arrivi allo t^àW 
di Ameglia , villaggio che riguarda sopra le rovine di Lunk* 



i56 

formazione delle montagne del golfo. Ma concedete 
che per la geologia de' dintorni di questo magnifico 
seno di mare io yì rimandi al sno libro ^ bastan- 
domi il dir?i che hawi in essi di che tenere occu- 
pato molti anni il naturalista (i). Ne saprei bene 
spieganri donde abbia detto il Petrarca che dal 
colore avea questo promontorio sortito il sno nome^ 
perchè veramente assai più biancheggiante che ne- 
reggiante esso mostrasi (a). 

Il casale di San Marcello siede sulF alto del 
monte. Vien poscia ( ritornando dal Capo del Corro 
alla Spezia e radendo la spiaggia orientale ) Telaro 
sul lido^ e Maralunga, ove una batterìa s' accom- 
pagna a un convento. Di qua da Maralunga s' apre 
il largo ma non lungo seno in cui stanno ai due 
estremi lati Lerici e Santerenzo. Alla punta del 
seno verso Lerici fa difesa un castello. 

L' origine che gli scrittori della Lunigiana at^ 

(i) Ed all'articolo Cotifàiis. geoiogiea ddCApennino cKe è nell' Ap- 
i»BHDicB. — Per le produsiooi marine, di cui al dovisioso è il Golfo, 
yedi lo Specimen 2éOophjrtorum Pòrtus iMnae del prof. Bertoloni di 
Sarzana. 

(a) Non procul habelna contra exkremot Januenaef fines Goi^om fa- 
mosam scopulum et nomen a colore aortitam , ac paalalum progreasiu 
Macrae amnis ostia qui maritimoB Ligurei ab Hetrascb dirìmit. Nel- 
r liiner. Sinaco^ Op, omn, p, 558 ed, BomU. 1571. — 

Se queito nome di Corvo venne al Capo dal ano colore, ciò non 
potè essere che per la 6gura de' Greci eh' esprime il contrario , onde 
chiamarono ospitale il Mar Nero , per dirlo burrascoso e pìen di pe- 
rìcoli. Evvi in fiitts all' estremità orieoUle del Capo Corvo un luogo 
detto la Bianca dal biancheggiare ohe vi fa sino all'altezza di ao metri 
dal mare il calcareo taeearaùU o primitiva f che poco diversifica dal 
marmo di Carrara. 



i57 
tribuiscoDO a Lerici^ è mitologica^ ed in fatto di 
istoria là mitologia ha il sapore delle sorbe acerbe. 
Ercole, e* dicono, per placar Venere, impose a 
questa terra il nome del figliuolo della Dea,!Erice 
cb' egli aveva ucciso. La poesia per cjnesti favolosi 
racconti vai meglio che non la prosa, amatrice 
della verità. Onde vi trascrìvo i versi co' quali il 
Visdomini cantava 1' origine di Lerici e di Por- 
tovenere. 

Surgit in accUsH) procul jércula condita colle 

Amphiirionades nobile JorUis opus. 
Multa procelloso qui passus in aequore placai 

Iratam nati Cjprida caede sui. 
Oppida sic statuens spatio distantia paìvo 

PersoMt Paphiae debita vota Deae. 
Huic Hericis nomen, Venerisque imposuit itlij 

Partus et egregio gurgite nomen idem. 

Questi versi consuonano coli' opinione del Paga- 
netti intorno ai due differenti templi, l'uno consa- 
crato a Venere, l' altro ad Erice suo figliuolo (i). 

Lerici nel 12.^ e i3.^ secolo era compreso nello 
stato dei Pisani. I quali appresso il castello aveaqo 
edificato un borgo, e circondatolo di fossi e mu- 
raglie. In. capo del borgo vi er^i la porta con due 



(i) iSSror. EccL detta Ug. ~ Eryx moos esi StciKae dictus ab Eryce 
Veoeria et Burae filio , i|ui ab Herculc intcrfectni eat, quod hospiréì 
necaret. lo hoo cDonle Veouf babult lemplum sibi'dicatum. Jo. Bà^ 
risii Teilorii Epifh» 



i58 

torri; e fra Tana torre e I* altra aveano affisso oq' 
iscrizione ingiuriosa a' loro nemici. Queslf bcrizìone, 
notabile per essere stata una delle prime che si 
sappia essere state incise nel marmo in lingua vol- 
gare^ diceva I 

Scopa baca al Zenoese : 
Crepacuor al Portovenerese: 
Streppa borsello al Lucchese (i). 

Così sconciamente poetava la toscana Pisa a quel 
tempo. Ma ben si può perdonare T informe ver- 
seggiamento ad una città che tepea fondachi in 
tutto r oriente, fondava la torre Pisana alla foce 
del iTanai, contendeva a Genova il dominio della 
Corsica e della Sardegna e l' imperio del mare, avea 
cento cittadini in grado ciascuno di fornire al Co- 
mune una galea per la guerra marittima, e facea 
sorgere tra le sue mura le maraviglie della Metro- 
politana, della Torre pendente e del Campo Santo. 

Neil' anno ia56 i Genovesi facilmente occupa- 
rono il borgo di Lerici, lasciato da' Pisani con 
poco presidio , e portarono in trionfo a Genova 
quel monumento di contumelia Forse era meglio 
che la vendetta avesse qui fine. Ma i nostri ante- 
nati non chetavano sì facilmente gli sdegni. Genova 

(i) Queste parole eraao incise fopra un farilello o collo di mer* 
iHiDziai, fatto tu rilievo sul marmo. Ag. Giusttn, Egli riporta alquanto 
diversamente V iscrizioae che «ibbiam recato secondo^ Bartolomraca 
Scriba, continuator drl Cafiaro, 



j59 
pose io quella vece un* altra iscrizione pungente si 
pei Pisani^ ma pia grave e più degna di un pav 
deroso e guerriero Gómane (i). 

Levici rimase di quinci in poi con poche vieende 
in mano de Genovesi. E nel suo castello avvenne 
}a celebre passata di Andrea Doria dai servìgj di 
Francesco I. a quelli di Carlo V. Una lapide, poe- 
sia in un orto di Lerici, conserva memoria del 
fatto (a). 

Queir avvenimento di , cui l' Italia y fatta per esso 
soggetta a Cario V, sentì si gravi e diuturni gli 
effetti, commuove a profondi pensieri chi legge que^^ 
Sto marmo con piena contezza deVt istoria* 

Lerici è paese interamente marinaresco. Sperti ed 
audactnesono inavigatori. Le donne di Lèricie di San- 
terenzo portano al mercato di Sarzana i prodotti della 
pescagione e le mercanzie di che abbisogna la Luni- 
giana'^ e ne riportano il burro, i legumi e gli ortaggi 
con che provvedono il Lazzeretto, le navi straniere ed 



(i) MiDe ducenteDO quinquageau quoque seno 
Janu» me certe pugnando cepit aperte 
Undique securii me cinxit postea muris. 
Sic vigili cura salvat quae sunt sua iura. 
Indigeat vere qui liaquit castra tenere. 
Sic DuBÌet flendo qui me negtexit habei'e. 

Ricopio questa lapide dalle Dissertazioni Pisane di Flaminio dat 
Borgo, ma parmi che sia ancora in Lcrici in una torre del oaatello. 
li) Sssa dice: 

P. O. M. 

Andteas ab Auria hujus domus bospis 
H^c e Gallp factus Ilispauiis. 



i6o 

i lìdi Ticìai. Qaesti trasportamenti esse fanno a ptedij 
ral proprio capo, a stuoli ^ eoo aspra, fiitìca, e 
spesso guadando la Magra colf acqua sino alb cintola. 

Sopra Santerenzo eh' è nelf opposta parte del 
curvo senOj sorge la Marigola, villa del marchese 
Olandìni. Là selva veramente opaca e segreta di 
questa villa e le sublimi sue vedute sul golfo in- 
spiravano un robusto poeta, amico di Lord By* 
ron y il quale trovò la morte in questi tratti di mare. 

Da Santerenzo venimmo 'alla punta di Santa -Te- 
resa^ munita di una batterìa; ìndi passammo di- 
nanzi alla piccola cala del Pertuso, alla punta di 
Mnzzano , alla batteria di San Bart(Jommeo. E fi- 
nalmente costeggiando luoghi yerdi e solinghi per- 
chè Taria n'è al basso insalubre a cagione do' tri- 
sti Stagnoni, scorgemmo Pitelti in suU' alto. Nel 
suo territorio sono poco distanti dal mare due fonti 
d' acque medicinali, di scarsa virtù per se stesse 
e di nessun servigio per la malsana aria del luogo 
ove sgorgano (i). 

Il convento de' Cappuccini e la strada maestra ci 
additano che siamo di ritorno alla Spezia ^ della 
quale ho indugiato a darvi ragguaglio per descri- 
vervi senza interrompimento le altre parti del no- 
bilissimo golfo. 



(i) Inlorno all' ■sciogcniento delle paludi d* Arcola, dette gli Sta- 
gnoirì, acriasc una Memoria francete ( stampata alla Spezia nel 1810} 
l' ingegnere in capo Lepère. Essa è non meno ingegooaa che dotta ; 
ma il metodo de* mulini a vento ohe propone affine di ayer una fona 
operali va, è impraticabile per Varie cagioni locali. 



Lettera CXVI, 
La Spezia. 



Le prime cuse delia Spezia vennero fabbricate 
sulle &)de c|i una rupe alla quale V ónda marina 
bagnava le piante. Crebbe ed alluAgossi oltre a 
200 metri il lido^ e il borgo dilatossi in pianura. 
La gri^n piazza della spiaggia altro non è che un 
abbandono di materie recate al mare dai torrenti 
noini. ' 

- Un torrione y parte in rovina , fatto alzare da Fi- 
lippo Maria Visconti al tempo che teneva la signo- 
ria di Genova ^ ed una cittadella , ora deserta^ opera 
de^ Genovesi^ occupano le spalle e la vetta di un 
monte che sovrasta alla Spezia. Le vecchie ed an- 
nerite lor mura ed i merli che le incoronano^ 
spiccatìO felicemente sopra un fondo di verdi 
colline (i). 

Inco^ita è T origioe della Spezia e del suo nome. 
Pretendesi ohe anche prima del lo.^ secolo qui 
fosse un villaggio , addimandato Bagno antico, forse 
dall' antro delle Ninfe che Virgilio descrive e sembra 
qui collocare. 

Il comune di Genova nel i ^s^G comprò la Spezia^ 
ed un buon terzo della provincia, da Niccolò Fie- 

(i) E fauna che que' baluardi nella parte che fronteggia meriggio ^ 
funsero edi6cali in riva al mare che già se n' è dilungato coUnlo. 

III. II 



j62 

sco^ conte di Lavagna. Vuoisi che il golfo non pi- 
gliasse che allora il nome che or porta (i). 

Non doveva ^ ai giorni della compra y essere la 
Spezia che un meschino villaggio; imperocché sol- 
tanto un secolo dappoi la repubblica lo fece cin- 
ger di mura e lo ridusse a forma di castellò (rx). 

Grandemente profittò la Spezia degf immensi 
lavori che vi' cominciarono i Francesi in un tempo, 
diqe il Cbabrol ^ fecondo d' insolite imprese. Ma 
la crescente sua floridezza deriva dalla strada 0- 
rieiitnle -Ligustica^ aperta o terminata da' reali Sa- 
baudi. La strada di Pontremoli alla quale tre o 
quattro potenti volontà dovrebber concorrere, ri- 
marrà per lungo tempo - ancora nell' elenco delle 
desiderabili. 

Fanno rìguardevòl la Spezia il suo giacimento 
in fondo al gran golfo cui ella dà il nome; Tanfi- 
teatro de' ridenti colli che largamente la circondano, 
ia gran piazza o pianura che fu spiaggia ed è pub- 
blio» giardino piantato d'alberi d'allegra ombra 
ne' viali ^ e di cedri e di odorosi arbusti ne' eam- 
picelli di mezzo. Sostenuta viene la piazza ia verso 
Il mare da un lungo argine che ad un tempo è la 

(i) a £ del mese di novembre 1276 Nicolao de FHscOy conte di 
Lavagna, veodcite al ConitiiiQ V«3^ai|o, Carpane, l' isola di Vesìgna, 
il^^ròla, la Spezia, Tivegna , Volastra, Moatoiiegro , Amalia, Casti- 
gliooe, Zignaculo {Zignago) e Ripunta per prezzo di 'jS^m. . lire, 
4clle quali fu ben pagato come per istrumcoto^ Giustin , An. — 25,ooo 
lire di Genova a que^ tempo sarebbero pari a ^So^ooo franchi <iell< 
pcesentjB moneta. 

(a) Giustin,, fUscpiz. . 



i63 
slaradt maestra^ gigantesco lavoro; e aino a Porto- 
?€Qere conduce un' altra strania agevole ai carri che 
esibisce il ptà gemale «iìporto* 

Ls dkiésa di S* Maria delia Spezia edificata nel 
i55o e diktiQta in ire navi, ha fra' «noi dipifiti tin^ 
Moktpltca^ione de' pani ^ pinato lavoro di G. B* 
Gasane^ natio della Spe&ia^ discepolo e cognato del 
Fiaselìa^ che foiose lo sopranne del suo franco pen- 
nella È cbuiposisuoiie grandina e feJioe, con più 
di cenilo figure^ xaolfeo aataralmeote effigiate, (i)» 

1539 Antànùiis Carpeninus spediensis pingebai- 
Coà sta scritlK> sopra una tavola che già spettava 
alla chiesa degli Agostiniani^ ed ora è nel collegio 
delle Scuole. I tarli ne han guasto la sonunità* 
Certi chiodi od anelli di ferro con6tti nella tavola 

# 

per attaccarvi quaJebe fMo od ornato ^ ne scon* 
ciano il mtzzD. E se 1' occhio educato al b^^Uo di 
m sacerdote «HenisÀa non V aves^ sottratta all' ce- 
cidio ^ la tavola iuttà Sniffa consegnata alle fiamjGa^ 
come ìBtttile ingombro. £ dipintiàra di molto pre^o^ 
se il mio .gittdteìo e la mia «neadorìa «kns errano^ ed 
in ogni . hmmIò i cittadini della Spezia dovrebbero 
§eloftamente gitardare <ques4iO i»oimmento di un loro 
pitbMpe del Ginqueceato ^ ignorato dal Lanzi ^ dal 
Soprani e dal Ratti (a). 

É 

(0 AiUi fanno U Caapae natio di Sar^ana. N« manca chi a qucAla 
gtJii tela vorrebbe torr^ il pregio éi origioale. Vedi pure ÌQ (jualla 
chicM ,uii 4|uadro fatto «o» quattro divertì dipiaU, iàiiiejue mcoozimìi. 

(3) fraocetco S|»cj»i(u>, tcolirro di Luca Cambiamo, e del Bexì!»' 
nasco, • lodato pittore, fu pure • natio od originario della Spctàa. 



'i64 

Abltdno nella piccola città della ' 'Spetta ^uòe 

'antiche e doviziose famiglie; tuttaviai U'inodo' ^dei 
vivervi non v' è troppo cittadibesco , xl\ eérlaiàéhte 
piacevole^ se non fosse la bellezza de' dnitonu. I 
^oUi viaggififtori vi fanno qa^dclie' brève* fermata per 
visitare le naturali carìo^ità del gólfo. ' Ma quantan- 
que il maraviglioso del' golfo sia alle quattm sue 
bocche d' ingresso^ 6 -quindi fiiori del dominio dello 
sguardo dalla spiaggia della Spezia^ nohdimeaa 
coihune de' viaggiatori si contenta di guarirlo di 
quinci^ e passare. Quasi soli gF Inglesi non sono 
colpevoli di questa tràscuranza y da chiamarsi quasi 
ignominiosa s' egli è vero ohe sciocchezza volontaria 
•sia ignominia- - i» ' 

Mancano affatto alla Spazia le grandi case di ne- 
gozio; ed i traffichi tearioareschi $i riducono a tra- 
sportar olio^ vino ed alti*i prodotti agrìcoli del paese^ 
marmi di Carrara e il* lAatiganese tratto dal comune 
della Rocca' neir Estense/ 6 Genova, a Livorno, a 
Marsiglia. Gioverebbe grandemente alla Spezia dal 
lato de' traffichi \ apertura della strada di Locnbar- 
dia per Pontremoli; ma ai già divisati inciampi; 
gravi riguardi s' aggiungono. Discesero per quella 
Strada al Taro l'esercito di Carlo Vili sul finire del 



», 



\j9l famosa tavola del Martirio di Santo Stefano dipinta da Giulio Ro- 
mano la quale è in Genova, era stata traforata* da una palla di archibiigio, 
sparata per qualche disordine sulla piàzaa viclùa. Lo Spezzino risarcì 
cosi bene quel foro che niun occhio, • quantunque finissimo, è msi 
ponto a discernere dove sia stato fatto il restàuro. Soprani ^ Vite dei 
Più. Gèn. • ' 



I 



i65 
i5.^ secolo^ quello di Mac4oDal4 in sul finire del 1 8.^^ 
venendo amendue dall' impresa di Napoli. L'applica- 
zione de' piroscafi al rimurchio delle navi potrebbe 
rimenarveae un altro ^ venuto d'occidente nelle cale 
di Venere Ericina. 

Rare voile .^It agrumi qui. 3o{&pno p<sl freddo 
invernale^ benché nell' iaverno i nìonti rapiscano. 
r aspetto del sole per tre quarti d\ora prima. 

et' jBgU 

— cada sotto 
lì mar dt Iberia oltre Marocco ^ Calpe^ jì 

• 

Il pro&petlo de* dintorni del golCb^ lieti della ver- 
zura degli ulivi e di molte piante sempreverdi , fa 
in quella stagione bel contrapposto, alle nevi che 
imbiancano le montagne della Lunigiana e del Car- 
rarese^ .delle quali la più alta ha nome Picco d'uc- 
cello* 

Va gloriosa la Spezia di . aver dato i natali a Bar- 
tolomeo Fazio ^ storico insigne (i). 



(i) Bartolomeo Ptftio •egreiario dii Àlfoùso d'Aragona 1. rje di Na- 
poli soprannominato il Magnifico | scrìsse i fatti di questo Jle, e narrò 
la guerra di Cbioggia ( de Bello Veneto Clodìano ). Di lui disse il 
Gesserò che addperaTasi A ritrarre la purezza e T eleganza di Cesare^ 

Marcantonio Monteflorio , pur della Spezia , e fatto tcscovo dì Neb- 
bio nel 1678, anno delle sua mor^e^ stampò De pugna navali CursU- 
laria Comment. Oen.^ iS^a. 



i66 

Lttruuk CXVIL 

Dintorni della Spezia, 



Fuori della terra > silqnanio verso il moale ^ siede 
una chieda detta S. Francesco grande. Ivi iietr a- 
bside di un' aitila chiesa o vast^i cappella attigua è 
collocato un gran quadro in terra cotta e colpitala 
-a rilievo. Esso rappresenta l' incoronazione della 
Vergine con Vai^ Santi . di sotto ed AngeU alF in- 
tomo. Una gran cornice^ pure in terra cotta e co- 
lorata a rilievo ^ contorna il quadro y .e rappresenta 
foglie e frutta con si vaga veritl^ che mal non ti 
Sazia il guardarle. È opera di Luca della Robbia; 
ili mandata al Museo di t^arigi^ poi restituita^ 

Sopra un poggio che scopre iqolta parte del 
golfo ^ anzi in gran parte ha di prospetto la sua 
bella costiera orientale, e signoreggia la strada di 
Toscana^ in mezzo ad oltveti e irigneti e fichi e 
castagni e cipressi sorge la chiesetta de' Cappuccini 
nitida > modesta^ gentile» Dinanzi alla balaustrata 
dell' aitar maggiore un bianco marmò nel lastricato 
del pavimento ha l'amorosa iscrizione: 

Di Carlotta 

amabile Janciuìlina 
nata al mondo il giorno i6 agosto 1817 

da 



UU •mài, 

conjugiì 
' rinata al cielo il giorno S/eò. i8ai 

(fui dorme la spoglia 
' dolce pena de genitori* 

Una ghirlanda di rose emblema della gioventù ^ 
una ghirlanda di papaveri^ simbolo del sonno etet*no^ 
adornano scolpite la funebre lapide : 

» 
Et rose, ette a vécu ce que ^vi^ent le& roses^ 

V espàce dt un matiìi. 

Molti critici portati sekìten^a che Virgilio per 
dipmgere il porto in Libia ove fa ricoverare Enea 
dopo la gran tempesta snscitatagli dall' ira di Giù* 
none^ descrivesse al naturale il golfo della Spezia. 
E veramente a questo golfo assaissimo si attaglia 
il ritratto (i). 



(i) Est in secessir longo focus. Insula portiiitr 

Efficit objectu lalerum , quibus omnìs ab alto 
Fratigitnr inqué iioué sdndit étae nuda reductos. 
Hinc atqu^ hmc Tuatae rupea geminìque minantur 
In coelum scopuli, quornm sub vertice late . 
Aequora tuta silent: tnm silvia scena coruscis 
Deanper, horréntiqoe iiiruni ilemus imminet umbra. 
FrOate anb adversl acopulis pendentibiis antrutn ; 
Intus aquae dulccs, vivoque sedilia saxo , 
Njrmpharum domu$i bic fessds-nort vincufa navea 
UHa ltn«nt, mteo non >1Hgat aiychora roorifi. 

Aèn. L. \. 



i68 

Sarebbe egli mai vero che la casa delle Ninfe ^ 
ricordata dalF Epico latino^ sussistesse tuttora ^ cerne 
a' suoi tempi ^ quantunque ormai remota, dai mare 
per r accrescimento della spiaggia ? Senza nulla de- 
cidere^ ecco quanto ho trovato. 

Un mìglio al N. O. della Spezia ed alle falde 
del monte giace un mulino, al quale arrivasi sa•^ 
lendò per la via di Genova, poi piegando •pochi 
passi a mancina. Alquanto sopra il mulino ^ incon- 
trasi una specie di tempietto o recinto antico^ o che 
almeno ha forma di. antico. Sullo stìpite della porta 
è una lapide col virgiliano emistichio Npnpharum 
domus. Dentro il recinto che ha le mura azzurrine 
è l'antro nel vivo scoglio, vi sono le dolci acque, 
ed artefice dello speco e del fonte fu la sòia na^ 
tura. Sopra la rupe che fa tetto all' antro più non 
distende orrid' ombra un atro bosco , ma verdeggia 
Un gruppo di giovani lecci. Alcuni ulivi che mal 
celano un erto e biancheggiante scoglio, si lutano 
a destra; spiega a sinistra i suoi pampini una pie- 
ciola vigna; dietro si addensa una macchia di lauro 
e di piante selvatiche. Tutto il luogo è per tre 
quarti fasciato da una chiostra di monti, coperti 
da capò a pied^ di verdissiini castagni e di pal- 
lidi ulivi. 

Tutto il luogo, si nell'insieme che. nelle sue partii 
concorda perfettamente con la pittura che ne por- 
gono i versi dell' Eneide , e la presente sua di- 
stanza dal mare vieppiù conferma eh' ci sia quei 
desso davvero. Ad ogni modo le amabili scene del 



j6g 
romanzò pastoriJè di: Loogo rìvivdoo w\V imntntgi- 
nazione all' aspetto, di questa grotta fe'] ài ^e8t% 
fonte y cui la lapide tuttora coasaera alle j^ìnfe ^ 
custodi delle selvé^ dell'acque e de' moati. 

Una Tasta caverna^ scavata dalU natura nel massai 
calcareo^ si dischiude due centinaja di passi più ììx 
alto di là dal mulino. L'acqua^ benché . non molla , 
ch'esce dall'angusta sua bocca ^ ae & maUgevole 
alquanto l'ingresso. Deatro è larga da ip a i5- 
metri ^ luBga 5o ed alta 4* ^oq manca di cQucre? 
zioni staialtitiche ^ e fonse a chi seguisse penpsa-^ 
mente il corso dell'acque^ potrebbe dar accessQ 
in più interne spelonche; ciò almeno riferiscono i 
contadini. Chi vuol raffigurarsi al vivo l' imppagìna 
di quelle caverne illuminate dal fuoco a cui si ri-i 
scaldano ora crudeli masnadieri ora esuli illustri 
nelle poesie e ne' romanzi^ faccia accendere alcuni 
fasci Jii arida paglia nelle cièche latebre di questa 
grotta. 'La sola fantasia può idearne 1' eOettp. M^ 
ben tosto i pipistrelli) turbati dalla luce e dal fumQ 
in quella tetra ed antica loro dimora, svolazzano a 
centinaja disordinatamente per essa, e pajono le 
ombre de' malvagi nelle fiamme del Tartaro. Finalr 
mente e' gittansi fuori dalla boqca dell' antro ove 
egli è stato rannicchiato a guardare ^ e gli è d'uopo 
ritrarsene per evitare il ribrezzo di mentirsi far 
vento al viso dalie cartilaginose ale di questi retr 
tili- augelli, 

w Nemici al lume 
Che "volano di notte s^enza ^piume. « 



Di opache spelonche, di orrènde voragini, d'ini-! 
mense cavità sotterranee sono, a dir così, trafo^ 
rati da capo a fendo i monti che circniscon la 
Spezia. Ed in alcune di esse s' inabissano -tutte le 
acque di certe conche o chiostre di monti, prive 
d' ogni altro esito e sfogo. 

Precipitano queste acque in caliginosi baratri, 
formano immani serbato) che la mente solo divi- 
nando argomentai e per occulti anditi ed anfratti 
vengono ad emanare e fluire nel basso ide' monti , 
copiose per tal sorte e perenni che una deUe sca-> 
turigini loro fa girare tre mulini d' inverno ed mio 
di estate, senza mai venir meno anche dopo tre 
mesi di siccità. >$/:(rii^o&ar nel linguaggio del paese 
son dette tanto le caverne che ricevono Y acqua 
neir alto > quanto le polle e i fiumicelli che sgor- 
gano al basso. Regina delle Sprugoìe recipienti è 
quella di Zegori, addimandata in nobil favella la 
caverna di San Beniedetto. Giace tre miglia dietro 
alla Spezia ed ingoj^ i torrenti precipitanti dai 
monti che col girar ttftt' intorno fanno di quel 
luogo una rinchiusa concavità. La vince in gran- 
dezza ed agguaglia in orridezza \ altra di Gampo- 
strìno; ma solo, ifn meschino rigagnolo a questa 
reca tributo. Raccontano che quando per le stra- 
bocchevoli pioggie si profonda grandissima copia 
d' acque nella cavenia di San Benedetto, urr ga- 
gliardo vento , accompagnato da strano frastuono , 
sbocchi e prorompa da quella di GampostriBo che 
non n' è gran fatto lontana. Il che proverebbe che 



.i7^ 
r aria , caeciaU dalle acqiue fuor eie' torti . avvolgi^ 
menti d^U' una^ per lo sfiaiatoja dell' altra si dcitr 
pestra e fa impeto; 

Tra le Sprugoìe scaiurienti primeg^^ lei aotto- 
marina cbe nel periodo del golfd bò descrìtta e che 
per eccellenza vien distìnta coir unico aottiè di Polla. 
Mea fefiee di Aretnaa, la saa Najade nm hji potuto 
Valicare i salsi iatti; m quésti ella. p§rde. le. sue. 
acqae non allegrate da molli ombre, che . Ae pro^ 
teggaiìo H corso, àensa dar bagào.a pastorelle , 
senza udire canzoni d' amore. -11 gorgoglio eh' esse 
mandano nelV apparire snlla faccia del . mare , è il 
singhiozzo della Ninfa cui vietato è di spandere la 
saa urna sótto il vivificante sguardo del sole. 

Sprugola di Maggiola appellasi la scaturieiite 
ael più occidentale angolo delia pianura della Spe«^ 
; tx^y ed egli è quella di cui v'ho celebralo T abbona 
, danza ed incessanza dell'acque. Ma non crediato 
già eh' ella spicci impetuosa, superba, sonante. Al 
òontrario, quantunque pel suo volume ella potesse 
subito devolversi in furioso torrente, non di manco 
sta eontenta ad alimentare uno stagno che non gira 
pia di ao braccia e donde f acqua viene con*' 
dotta a far gore. Non romoreggia nelF uscire dalie 
sotterranee sue stanze; ma solo mette un gemito 
che a fatica giunge elF orecchio di chi tacito a- 
scolta. Se non che talvolta essa prende a sdegna 
quella pace soverchia, e fa vedere come in ebul- 
lizione le acque, od anco in forma di colonna le 
^ avventa all' insù. Colorate sempre in fango questa 



$ì mostrelaoi allora, e le.foglie che seeo. recano; 
sona quelle istesse ohe la caTema di Sian Bene^ 
dello da primieri aveva inghiottite. 

Tra le oataraK singolarità queste Spnigete reci- 
pienti e scaturienU tengono ragguardevole lu0go. 
Il fisico vi trosra la confiilazione della teor^, ormai 
aiKticata, che attribuiva, al mare T orìgine delle 
fontane. Iligeologo vi studia gli*.aiccidenti tlel ter- 
reno calicareo nelle cui cavità diacorron qu^lL' aeque. 
£ se la ' cabalistica mitologia de'Genj eletti .a go- 
vernare le profondità .della terra, godesao ancora 
di qualche ficeschezza, potrebbe .il *poela 

collocare l'inviolata lor reggia in que' vastissimi ed 
innumerèvoU antri, posti 1' un sopra 1' altro, ed in 
comunione tra loro mercè d' inestricabili vie e di 

m 

latebrosi condotti pe' quali dell! onde giù cadenti 
rimbomba il formidabile, suono. Colui finaknente 
che di peregripe vedute e di' scenici orrori va io 
traccia, appaga il suo desiderio contemplando i sel- 
vaggi vestiboli di queste- caverne e le spalancate 
lor gole 
( « ove la negra 

Notte col, sol combatte , o\^ è la luce 
Dubbia i e d incèrte tenebre commista » {i). 



(i) Per le caverne e fontane della Spezia vedi lo Spallanzani , il 
'tìuidoni ed Ani. Rossi, opert citate^ il ValUsnieri Lezione Alce ad., U 



173 

Targioni Tozzettl ì^iagjio iti To$cana^ ,lo SpadToDi Leu, Odeporiche ^ 
il Ferber Lettere sulla Mineralogia , il Cordier Statiti, minerai, del 
Dipart, degli Apen. ed il Pareto Costiluz. Geolog. dell' Apen. nelVAp- 

P£KDICB 

il Guidoni desorife con oolU etatteiza, fra le altre, la «orgenta 
che scaturisce da un serbatoio, egli dice, sottomarino cbe non ha 
veruna comunicazioue col mare , a 100 metri di distanza dalla Spezia , 
uioeiidd dàlia (porta di Biaisa* 



♦ . 



.■4 I 

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V 



lA- 



»»ee^ 



. ( 



'7^ 

; LKrrEBA CX.Vni. 

Dalla Spezia a Sarzana. 



Un marittimo non tango né periglioso tragitto, 
ìndi una gioconda Camminata tra vitiferi ed oleiferi 
poggi mena dalla Spezia al passo della Magra per 
Lerici. La via maestra corre una più lunga e al tutto 
opposta lincea ^ facendo un gran gomito a tramon- 
tana per superare non sentita 'F altura^ e condu- 
cesi sin quasi sotto Vezzano %ve nella Magra de- 
china la Vara. Quindi ripiegando a sndeste e la- 
sciandosi Àrcola a destra^ giunge sotto i pampi- 
nosi colli di Trebbiano a cui la Magra yìen ro- 
dendo il fertile piede. Ivi travalica quest' insidiosa 
fiumara 

— (( che per camndn corto 
Là Genovese parte dal Toscano » ( i ). 

Perciocché la Lunigiana vien da' geografi posta fra 
le Provincie della Toscana^ benché divisa fra tre 
potentati (3). 



(1) Uante^ Farad, e. IK. 

IKce fwr cammin corto ^ a significare il brcye corso della Magra. 

(a) Il Re di Sardegna, il Granduca di Totcàna , il Dnca di Modcea 
Eran quaUro prima che gli stati di Massa e Carrara passaaacro per 
materno retaggio nel Duca di Aloden^ ^ che ora è il signore della nag- 
fior parie della Lunigiana. 



175 

GoQviea traghettare in batda la Magray a cui 
nella .bas^a valle mai nOn venne imposto il frena 
di un polite (i)« 

« NeU? pendice di inonte Orsajo ed ai lliogo detto 

r Orione^ ha là prima sua fonte la Magra che* si 

vien accrescendo, dopo un breve fratto mercè di 

varie polle che da alcune pèndici dette Magi^si^ 

veggoQsi scaturire*» I dirupi pei quali j(|ue5(o fiumi^ 

si fa la strada òffi*irebbe«o graziosi è frequenti sogr 

getti alla calda &ntasìa di un pittore. Non men 

bello spettacolo della celebre cascata di Tivoli/ k 

l'ultima caduta deUa Ma^'a., superante f altezza di 

qualunque elevata torre: e nel vitotód^lhi toglierà 

da cui precipita^ v^ha.un ampio rioetto» 4^nti.'o 

cui ognuno può agevolmente starsi al riparo delle 

acque cadenti* Cresce ancor più d .suo bello, nei 

freddo inverno 9 quando agghiacciandosi da ambo i 

lati una porzione d^H'ónda^ questa fox*ma quasi 

una doppia tela 'm varie iogge piegata, e ia sopraV* 



(i) La spe&a di un ponte in legno »opra la Magra monterebbe a 
circa 5oo|ni. lire. 

La presente tasta di io cent, pel traifìtto di un^ p^rvona ia barca 
{coti almeno era nel iS3i ), àggrbva soverohiamente i poveri oonta- 
dini della riva destra del fiume, pei qbali Sarzana è il mercato.' W, 
perciò si mirano le donne di Leriei ohe à stuoli vanno a Sariaha o 
ne tornano ogni mattino , passar la Magf^ a» guado con l'acqua talora 
sino sotto le ascelle; e non sempre il ^fiuioe ò guadabile. — Un giorno 
io vidi una povera contadina d'Arcola che- con un gran fasoio di fieno 
sul capo entrava meco- neUa barca. Quanlo rioavereU di quel fieno 11 
Sariana ? io le diibaiirfai. £lla mi rispose: a Cinque , sei ^ sette mMi 
al pitty.« quattro ne debbo apendeM nel passare e ripassare il fiume. 
Vegga «Ha che mi rimane per comprare del p#ne a* miei figliuoli, » • 



venìeo(6 «equa fluvda^ nel cadere precipif osa ^ 
Va'gametite satnpiHa^ ed in mille gnise si frange 
per li diversi seni e le volute del ghiaccio » (t). 

Passa la Magra , già cresciuta di molte acqnC; 
a PontremoU , dove riceve net suo letto il Verde ^ 
Dato nelle Alpi dette i Roncacei. Scende poscia ad 
Anita , entra negli stati del Re presso S* Sce&no , 
accoglie il tiirgo tributo clie le reca la Vara^ pre- 
cide e spesso interdice 1» strada di Sarzana^ e fi- 
nalmente trascorra a* gittarsi nel mare sotto il fianco 
orientate del monte - del Corvo» Colle materie che 
^eco devolve^ essa/accresce la spiaggia^ e forse ali- 
menta i banchi^d^' arena che còli' andar * de'seeoli 
ristrìgnetannoràngresso' del golfo (a). 
' Sa per Id riva simsU'a delia Magra sino a Fon- 
iremolì * dovea ^Ure la strada di Parma; indi a Pon- 
ìi^moU 6pì(i(;Brsi ver settentrione ^ superare il giogo 
della Cisa^ e scendere alta Hva destra del Taro. 
Alcupi bellissimi tratti ne verniero aperti sutf alto , 
e rimangono come monumenti di un' età già lontana. 

La spiaggia che la Magra ha formato alla aini- 

r (i) Viaggio p^Uorico.in^Timcana. 

- (a) « Se c^li è vero » oonc psetencip . jl BloDfcsnari « che un . motp 
littorale radiL iuUo il JSed^traneo, a ohelikngo l* Italia » mabUnga 
tdìtìV £.« 411^ O. -eoo luna vclooità di tre nngUa per giosQOiyLai potrebbe 
con tutta prolt^HÌiià aitàhyire a «i vii forza di trai f a ia aiope i due 
■banchi d'arena' della gran bocoa e di 8w Francesco di Portovenere. » 
• M.ll fìum^ Alagray le cui foci sono di là del Corvo, somministra le 
«Daterie etc^ogenoe .alraacioaie nel Golfo, le qu«li o vengono deposte 
.liella spiaggia della Spezia,, ove in fatti per molto tratto evvi basso 
fondo , o abbandonate all' imbocco tra la Palmaria e Maralunga nel 
luogo ili dui ricevono V urto del filone di ritorno, n A. Rossi ^ Leu, 



177 
stra della sua foce con le materie da lei tras(;iiìate 

al mare e dal mar rigettate^ si addimanda la Ma- 
rinella. Era poco meno che un ricettacolo di acque 
stagaanti; incolta giaceva la maggior parte del suolo^ 
da cui rispingeva i contadini l'aria grave e malvagia. 
Un valente agi^onomo ^ fattosene fittajuolo per 35 anni^ 
la trasformò in una bellissima cascina alla maniera 
lombarda. Grandi fossati ne rectisero il terreno e 
diedero scolo alle acque.. Ove imputridiva il suolo, 
sorgono ora le pingui messi ^ o verdeggiano prate- 
rìe che alimentano un grosso branco di negre gio- 
venche venate sin da' monti della Svizzera al per 
loro incognito mare e più belle per avventura, 
di quelle che Caco rubava ad Ercole sotto il monte 
Aventino. Piantagioni senza numero^ filari di viti 
per ogni parte, il cacio fiibbricato alla foggia del 
Lodigiano^ V aria bonificata sino a' dintorni di Sar- 
zana ove s'estendevano i miasmi, le produzioni più 
che triplicate^ un esemplare di buona agricoltura 
messo sotto gli occhi ai vicini, ecco la Marinella 
presente (i). 

(i) Vaisi alla MarioéRa dalle ro? ine di Lutti ; ma ne hd pvit» qui 
i cenili » perchè aUinenti alla descrizione della Magra. 



< • 



UT. 



13 



78 

Lkttsha CXIX* 

Sarzana» ^ 



Siede la città di Saraana iti amena pianura al pie 
«lei oollt che si digradano dai monti della Luni- 
gìaoa. La rìcingono grosse mura con fossaggi, o- 
pera del secolo' XV* Ma le mura più non servono 
alta difesa; e nei fossi, messi a coltivazione^ vedi 
'i pioppi e gli ontani sostener a festoni le viti^ e 
F arancio, tenuto a spalliera , ostentare le felici sue 
poma. Verso la cittadella ove le merlate mura e le 
t&xvi fanno il cigliare de- fossi, questa veduta sem- 
bra una romanzesca pittura.- 

Sarzana è di dentro una linda città, lastricata al 
modo di Toscana^ ma soltanto nella sua strada 
maggiore. £ ^e^ta strada, dalla piazza .alia Cat- 
tedrale, pe' suoi palagi e pel magnifico suo tetnpio 
e pel pulito vestire de^ dittàdial che vi si adunano 
a passeggio ne' giorni festivi, fa rammentare Prato 
e Pistoja. Imperciocché non so qual aria di Toscana 
dÌ8 lingue questa città dalle Ligustiche. 

Il basso suolo sul quale è fondata Sarzaua , la 
tien soggetta ai guasti del torrente che le scorre 
ad occaso. E durano tuttora i vestigj dei danni re- 
cati dalla rottura di un argine. Mancavano due ore 
al mattino. Un grido, un femminil lamento empie 
la città. Le acque del torrente, abbattuto il rite- 
gno, s'erano gittate da questa parte. Licenziose 



'19 
«ssd Tagavano . per le' strade^ ed inoa<ilaTaQo i sot- 
terranei delle case. 

Sanaoa^ aiddcmandata la ooireUa o la redittva 
Lnni perchè snnla dall' eceidio dì qoesla città ve- 
tasta ^ è sede vescovile (i). Nel suo archivio capi- 
tolare M cuatodiscf gelosamente il famoso eodice 
Pallavicino. 

Un' iscrivane segòa all' atmo i355 la fondatioQe 
del duomo di Saczana (a). Un secolo dipoi il car- 
diaale Filippo Calaadrini^ fratello dì papa Niccolò V^ 



(i) Fescovalo dì Sarzana e B^'ugnato. « L* antica chiesa di Bi*u- 
patoé rtat» preceduta da da «csoImo di FP. B(fnedittÌDÌ , il ^uaie 
«taendo stato Mpjpresao net ii$3 da papa Jlonjocenzo 11^ iia dalp ori- 
gine all' episcopio, stato eretto da questo l^iitcfice , il. quale lo sotto- 
pone aMa chiesa di Geaova , eh' era stata innalzata alla digfillà di me- 
tropoli. » . ) 

« Arendo quindi il pontefice Gregorio IX riunita la chiesa di Bru- 
gDuto a quella di Noli, ne la separò e disgiunse papa Alessandro IV 
nel.ia4S.. w - 

« Cresta fUpceai>« qiti^j stata riwiita « quella di Siaizaoa in modo 
che vi sono tuttora nella medesima due curie vescovili come parimente 
àiìe chiese cattedrali. » 

« Fino dal iao4 Innocenzo III trasferi la cattedrale Lunese sotto il 
titolo di S. Malia e di S. Basilio alla chiesa di S. Andrea apostolo di 
Sarzana; e Paolo. II, 4300 •<«• bolla «del (ti .loglio «4^5,, traslbi con 
tutti i prÌTÌJ«gi la. sodo vrscorHt di.Luiii «lU ;cl|lesa. di S* iM<>na di 
SarsMia.^ etigemtoU in c«m«éF»U.cQ|i tjulto le J^si^^ie, delle ^Uie csat- 
tedraii. ...... , , .... 

« Sarzana si gloria di essere stata ki-.p«tria del pqnUfìce f^ioc^^ó.V 
e di parecchi oandiiiiali» Fra.^i ottanta vcAoovi (she «nooil^ra averla 
fovcatnaté, . molli si veAeraoo sugli alla^i^ e jnu>|ti.|^r9>i»o prpmo^at 
alla ^-p9c«i e ad ooooffolÌMimo jkgazioai« a QaL gfri» c/ef,./^^. Sut^*, 

ef>ttitto de f^ivafd^i' . . ^ 



i8o 

rifece^ la fdoei&tB^ e condusse a perfeeioae i\ tem- 
pio (i). 

' La facòiala è di marina bianco, liscia^, eoa un 
finestronead iotagli, e sopra il oomicione sorgono 
tre statue di santi ò papi Sarzanesi. Alcune Ideile 
scoltm^e adornano i dintoiTli di qnesla £aicciàta, mae- 
stosa nella sua semplicità. 

Di dentro, la cattedrale è diTÌsa ia tre navi so- 
stenute da pilastri di marino con capiteUi variamente 
ornati. Il soffitto è di le^no intagliato^ 

Abbondano i marmi, gli stucchi, i dipinti in que- 
sto duomo. Ma principalmente s'attraggono iu esso lo 
sguardo le grandiose scoltùre delle due ultime cap- 
peUe delle due navi. In quella a sinistra, detta di S. To- 
maso, dove è sepolta Andreola de' Calandrìni, madre 
del dotto ed eroico papa Niccolò V , e del cardinal Fi- 
lippo, le scolture sono opere dell'età loro; cioè della 
metà del secolo XV^ sapendosi che le fece fare il 
detto cardinale^ fondatore della cappella (2)* Spe- 
cialmente nerbassi rilievi inferiori isono esse degne 
del fratello di un Papa proteggltorè delle arti (3). 



(i) 0ae lserìzi(MiiFH^ii^lin)llcàiio,>«ii4 étì vifio^ l'alira dei 14^^. 
' («a) il sepolcro di'Aodrèob «^dbl 1 1)5 1. • L' iscrizióne dice oh' eUa 
satutd in Roma it Poàt0&tì« «U 11* GétftaaKfc suoi ' figliuoli , e mori a 
Spoleto , donde il Cardinale la fece trasportare in patria : Humiii koc 
iuìnuh fetix''iantai ppifle ^ùins6k.**' •.•".•'. «.j 
'(3) ftlldi'S di' ttiarM^^f 447 i'^ÀrdiUB li 'elessero (papa Tomoiaso da 
Sai^àtia, tbsc^d'Ui'^BdlogiNi'l . .'Dì^bslsSa-iiAsieita era egli; ma questo 
inJài^giflarió'' difètto ^ira^ sen^a ^^iir^one •eottkpeaaato dalle niiriilnlì sue 
Ijèhe'doti sì d'tfUiriiò ìM^ d'ingegno, e'dìd' (uònniversal sapere^ di 
modo cbe persona^io non si potea scegliere più dei^no e più alto al 



i8t 
Ma ie mòUe e grandiose scolture dttUjì cappella 
di contib^aeeafifo: la. sagrestìa^ sarebbero lavori di 
gran xsoritp se fosse vera la tcadizìotie che Tennero 
trasportate da Luni , il che x^ek ritirerebbe T anti- 
chità; itmauzi. al. risorgiméoto delle airti in Italia (i). 
Noodimenodainiafioscritli delDe'Rossi e del Laii- 
diaelli si raccoglie che il cardiojailà Filippo aveà. 
pnr 'fatto fare la* graodie macciiijDa' delle soolture 
all' aitar maggiore ^'jC che questa macchida fti t^a-r. 
sportata nella cappella accanto la sacrestia jd oq- 
casiooe che si ristaurò o guastò con brutU ornaii 
il predmiteroù. Ma ie raf&oati qpesti n^rmi cop iixvblìi 
della cappella ' di S. Tommaso, .vi /scorgi di radot 
uno ^ile coùtemporaneo.. Di * vantaggio :, nelle tante; 
statue e ne' tanti intagli di quella smisurata mae-. 
china appajono maniere di :divc)r$0 . età ^ e carU-* 
mente tra i bassi rilievi del firegl^ inferiore a, quelli 
della zona superiore, vi è corso uno spazio di 
secoli. 

Quanto a' dipinti è memorabile una strage degli 
Innocenti del Fiasella, detto il Sarzana perchè na- 
tio di questa città, per la quale fece molte' opere 
che si veggono nelle varie sue chiese. 

pontificato di lui. Prese egli il nome di Niccolò V. Murator., Ann. e 
vedi ìtì il 8VO ek»gio come Papà diranno tifiri. 

Morì VUceòlò ¥ nel t455 ) kisciatido heXU mernloria di 9e per in siuf 
▼irta, per la pace d'Italia €h*«ra aaa opera, e pei t»nli abbeìlinaenU 
cbe diede a Roma. Raccontasi ohe morisse dal dolore di Teder. press 
dai Turchi Costantinopoli , alla cui difesa ayeva invano cooilata tutta 
la Cristianità. ' 

(i) Avverti che il qaadro di mezzo in quel gran rivestimento di 
Bcotture è d'altra età e di gusto inFelice. 



' Nel|ff chiesii di San Fraobeicv^ de'PP...Miè.;:X)s- 
servanti, stantio ckie sep{Àcnìnmìmn(>dA^teo\Q 
XIV. Uno di'^easi è l'^avélky <K un- Mabapìmr, 'W- 
scovo^ pàvwiy ^ Liini. L' allrò : 'ekivde le. iosa? dt 
Guaraérìo figikioh» natorale del ceiobré Gtftrucicio 
degU Ifitennirtetti 9 sigabr di Lnoca e f^anseategoo 
delta parte ghìbdUìoa in Italia (i). 

Castrucoio avea tolte Saraana e. moke akre ten*e 
della Lunigiana ai ìnai'dietii Malaspiiia^ antielai« si- 
gnori di qu^ta contrada. Tiitlo perderono 1>sdoì 
successori. 

Net t^oj gli aomini della città dì Senain^ ot- 
tenutane facoltà da Gabriello Visconte lor sìgoore^ 
impotenie a difenderìlf dai toro nemici^ si 'diedero 
con tutte le lor terre alla repubblica di Geoova, 
eli' era governata pel re di Francia (s). 

La tolsero i FioreMìni ai Genovesi V anno t^^jy 



(i) h* iscrizione dice: 

Princìpis est natus Guarnerius immaculatus 
E}us fn hoc pulchro clattduotur membm sepoUbto. 
Ca^lruciua gieniloj: fuit a e ad aiogula victor 
Qui Dux LacaD4i8 Tixilque Comes Latcranus 
Atque triuinphalis vezillifer imperralis. 
Et pater et natus quaeso sit uterque beatus. 

Castr uccio d^gl' in termi Belli aopfanBMttiiMlo Caat g acaai sji^awrt dì 
Lucca ne fu creato I>u«a dà Lodovico ii Bavako^ l'aMno i^9i7> ? conte 
del Sacro Patazao, cavaliere e gonfalonicve delf impero , 1* «ano «e- 
guente.''£gH mori nel i328 « coUa (glorio d'es«ere stato il piò ftocorto, 
prode e beliiooao princìpi de' anoi tempi, e tale clie se la noirtti nos 
gli troncava il volo , pericolo v' era che Firenze e la Toscan» tatù 
succambeuero alla di lui sonnmr sagacità e bravura. » i^rai, jttiH. 

(2) Giuatin.y Jitn^ 



h tokéra ai Fiorenlini i Francesi' 4' àhiio i494- '^ 
ricomprarono ì Genovesi dal castellano francese ranno 
1496, pel pre;&za di 35|ai. ducati d' ovo (1)4 > 

Si glorifica Safóatfa di aver daliy i nàtali ai Gìa- 
copò Bracetli^ ad Agostino Mascardi^ a Domenico 
FtaseUa; cbiari nelle, leitere: i. due. prìnaly ed il 
terzo valoroso pittot-e (2). 

(t) hi ed Acciìtellt\ Còntp. -—Là llepubbliéa fieM)e'Sdf2an.l per 
rUffido d?S. Giorgio; {perchè Safxina, Sarta néliòi/C^steliiovo, Oi in- 
novò faroflo i |>ntni luoghi itr tcfk'afefmlt iW quhli la Rc^ubbìic k 
trasferisse il dominio ne' Protettori del Baiico d^S òi'óVgio. E ciòTii 
rteì 1484. Nel 1453 atcar tóù fatto dè^fl* ì^old eli 'Corsica ; n^l i5i2 , 
cosi fttìé della Pfevc dèi Teeco coii tulfe/ k tèrre dtfllà vrfìlc Aróda'f 
Del i5ta f ài Veniimi^Ha co' luoghi 8d}acòiiti ; net i5i5, di Levatilo 
con tutte le sue pertinenze. — Nel i56q il Banco di S. Giorgio 'fe<ìu 
retrocessione alla Repubblica dei dominio della Corsica , della Ca- 
praja e di tatti quc' luoghi di terraferma. Memorie della Banca di 
S. Giorgio. Genoway iSSa. 

(3) Giacopo Bracelli fiori verso )a metà del secolo XIV.; scrisse 
cinque libri de Bello quod inter Hispanos et Genuenses secalo suo 
gestum esl\ un breve ritratto delle Riviere, Orae Ligusticae Descript. ^ 
ed un libro de' Genovesi illustri, De claris Genuens, I suoi biografi 
rammentano altre sue opere: le citate sono nel Thesaur. aniiqiiit. ci 
histor. hai, Georg. Graevii. Quest' elegante ed ancbe eloquente scrit- 
tore era segretario della Repubblica. X*}e' Genove$:i illustri egli rac* 
conta tra gli altri questo memorevole aneddoto: n Mentre L»mba 
Dori a , combattendo rrei golfo Adriatico , scorgeva ormai sconfìtta e 
Tinta la Veneta armata, vennero ad annunciargli che il suo figliuolo , 
dopo grandi prove di valore, era stato ucciso nella navale battaglia. 
— Commettete alle onde il suo corpo, rispose Lamba , e nobilissima' 
avrà sepoltura f conserveranno i mari colui die per la patria forte- 
mente pugnando e già vincitore è morto in sul mare. » 

Agostino Mascardi fiori nel Secento; le più rinomato sue opere sono' 
un discorso sopra t' Arte Istorica, e il racconto della Congiura dei 
Fieschi. Sì nella teoria che nella pratica egli dimostra aver fjtto più- 
stima dell' adornexza dello stile die non della critica indagatrice det 
vei'o. Quindi ripete intorno a Gian Luigi d-cl Fiesco le relazioni Co-' 
sarce -Doriesche. 



i84 ^ 

DooiciiMp fittclk 0ae«|iie in Stimnik. V$am9 1^89 1 * ^^ «ose 
della patria fu dello il Sanana o il Sarzaneac. 

Studiò in Genoya sotto Giambatiita Paggi , uno de* migliori pea- 
nelli della «eaola geaoTeie, ed antere di un* opera intitolata Djfftm*. 
# Diyitione dàUa piUitra (6e#i. 1607 ). indi Irnaportoan n Roma, ove 
i dipinti dell' unico Raffaello 1' accesero di tanto amore che mai noa 
rifiniva dal contemplarli ed attendere ad imitarli. 

Rilomò a Genova, dove apri atndio, leee lodati di«eepo1i ed assai 
dipinse tanto a fresco , quanto sulla tela. I simiì affreschi nel palaxza 
Lomellini , una Venere colta da Vulcano , un Ero che piange la morte 
di Leandro, on San Paolo Sremita, ed il Sant^ Andrea eh' è nelh 
chìi;sa di Sant^Anna in Genova, vengono (jgiodicati i suoi aaii^orì di- 
pinti. Il molto e frettoloso comporre lo fece talvolta minor di se 
stesso. Mori in Genova nel 1669. 

«Fu il Fiasella un egregio imitatore della natura. Feliae fa bcII' in- 
ventare,, ed espressivo nell' es^oir Y inventalo: or soave or veemente 
nel colorire, seoondochè richtedevan gli oggetti. » B, Soprani y Vit£ 
Jé^ùì. Gtn. 



r 
i ■ 



t85 
IxTxmà' GXX.- • 

«'-II'. 

SépzahéUGr e M .£m^aggmQ. : ì ; 

« . . • » • 

Sopra A SarzAfia .è«,pioèta la róboa di SamMielb^ 
fabbricata da Càsiroceiò per tener a firenp I^: eiM& 
e rompere le speranze d^' Malas^ioa ohe spo^ltaiÀ 
egli avea del domimo^ Ella h duffdvple.nìtotmiaritQ 
dell' arokitettura militare nel- pridcipiQ del qnaontot. 
decimo secolo (i). 

Nel . itfii'j i Ftorentim^ esclusi da Sarzanà per 
agostino F:regosio> teaéain» arioo^- forte. QcUa rocoà 
di SarÈaneUo ^ e ae^retàmeoite si accingevano a rir 
imperar la cittì. Per non. darne l^ir tempo i;G^* 
dovesi mandarono tre» mila &nti per mare ^i epo&ie 
le artiglierie alla rocca posseduta d^' Fiorenliini , 
{della tM>n ogni soUecitiidmer combaiAevaoQ, I Fio^ 
rentini^ a <£i(to mi -girando esercito^ soito.a,Jacop<> 
Guicciardino e Piero ^Vettori ^ conlrd al nimico k 
maadarooo; i quali fecero uno' alloggià^aento sopra 
il fiume della Magra. In qucil mezz&o Serezanallo er^ 
stretto forte dai Genovesi^ i quali eoa cave^ ed 0gi|ii 
altra forza- X' espugnavano. Talché i commessar) 
deliberarono soceorrefrlo^ né i nimici'ricusarcfn^K la 
zuffa. E venuti alle mani, furono i Genovesi rotti, 
dove rimase prigione messer Luigi dal Fiesco con 
molti altri capi del nimico esercito. Questa vittoria 

r 

(i) Gli ttorici fiorentini scriyono Serezana e SerezaneUiK 



i86 

non sbigottì in moda i Sevezanesi che si folessero 
arrenderei anzi ostinatamente si preparavano alla 
difesa^ ed i oomoiessai^ fioredèini alf offesa; tanto 
che la fu gagliardamente combattuta e difesa. £ 
andando questa espugnazione in lungo, parve xi 
LoreARKO dei Medici tf andMein eampo. ':Dove ar- 
rivato ^ presero inoitri- animo y ed'i Sèreasanesi lo 
perderotio; Perchè Veduta;- 1' osiioaKiooe -. dei Fio- 
rentini ad oSendevgKy e ia firéddezia diéi Aenovesi 
a soccorrergli, libèramèiite 'e iene' altre KiimcbzioQi 
nelle braccia di Lorenzo si- rimisero 4l^(^)i -m-^ . 

^ Per la ricup^t&rdne.di'qaeUa: dittò somma fu 
la consoiagtidcie de-' FioreMìni e^ noo minore la glo- 
ria di' Lot^edzo èe'MeUt^ Bev Ai^ contràrìoi m Gè- 
noVa una tal di^vventìtra^v e il: HinÙH^è che i Fio- 
rènti)!'! pen^assrerq fr ualaggiori' {^rogressL^ ^ fm-(»o ca- 
gione che 'iJ^aolò-^Ftego^o y cardìrlftie ' é . dó^ delia 
fepubblicb; ^ -^rese la risoluzione* di ì; rimettale Ge- 
tìovd sotto l'alto domitiio' del 'duea di M[ilano^> con 
ritenerne egli il governo. Pertanto ^ alzate in Ge- 
nova le batidiere deV duca Gt*n G^sAtazz^^ i Fio- 
rentini fion pensanono da 11 innanzi' a molestare 
li Genovesato » (^). ■ 

Pòcoi discbsto da- SarsiiAìa* lungo là via maestra 

amoiirMó* i passeggieri la villa del ma^rchese Gae* 

' * . ■ . .' . 

(i) Machiav. hr Fiorent. L. 8. — « E così <fhbe fliré, dice it Giu- 
tstiniano, \A.%isctt9 di S^ré^nna^ ki <|Uft)e fu di maggior molestia e 
spesa alla Repubblica che non era 1' importanza della città, essendo 
di tal sorta che dona poca o niiuia utiJi-tà ai signori di quella. » Ann. 

(u) lliurat.y Ann. 



187 

tnno Olandtnì y addiiaandats il .Gmi^ino. Questa 

piacevolissima dimora campestre adornerebbe i colli 

di Fiesole e di Poggio .Imperiale. Elegante e ben 

decorata è la casa. Una baona biblioteca^ collocata 

nei più romito angolo del giardino , v' invoglia alla 

stuèiossf ' ^iet«: Àibietni: $6Mlàrr Ib: ohe mai- non. pér- 

donfo'^f 0nOr dlAta ^hicmifl^ iforpoano il- bosco, frAm-i 

misti a migttàfsi' di gi«Wùi oarbàstty vl>e|li p<anfibri«% 

tura d d^ o^e^zo^'^kissimoi E'tpoi pei* ogni dare/ 

nel giar^ina, net ì^^<>y f^v ')fkUy' a'> canqcttt^ rose 

d'ogni mftniérdry rM^ i» tatìtà quantità '.ohe iiid di^ 

sgradfrna i &m^sv l'os^arj di Pesto egK orti delle soU 

tane cantai dà* Permiani poeti# 



I 



M QuésM di nienti gemme i incappella; 
QuèttA si móstra alto ^partel veizosa) 
V altra che 'n dolce foco ardea pur ^ra > 
Lànguida cade eU Jbel pratello infiata, » (1). 



(•) Poliziano. 



• ■ i n mmÈmm99tt 



t88 

tttvnkk CXXI feo OLTiifi. 

4 

Lum. 



Lnoa f ¥olganiieiìte LoMii^ ràtichissiaiil: dttà del- 
l' Etnirìa^ licòinosoe^ . dicono , XncnotioQe p^er suo 
fonchtore (i). Dìtoiììsso.o non dttenisse Cii^oma ro* 
mana^ del che contèndono i dotti (a)^ e&sa fiorì 
f^n tempo; o lama giurifidisionie doveva laica- 
mente esAendérsi^ potehè l^inesi eraQ appallati i 
marmi' che ora dìciam dt Carrara, e porto, Lunese 
il golfo della Spezia,. Erano que'niat*mi pregiatis- 
simi in Roma, e per lodare la ricchezza e l'ele- 
ganza delle case iti Mamurra^ diceitasl ch'egli non 
avea che* .colonne di marmo greca o lonense (3). 
£ Virgilio^, al dir. di Servio^ Il paragonava alla neve 
e li dava per soglia al. tempio^ di Febo, il cui si- 
mulacro era dello stesso marmo (4)- D^l vedere il 



(i) Vedi la lapide appresso. Quest' opioìone è almeno più plausibii 
di quella che le dà per fondatore Giano , aggiungendo che le impo- 
nesse H nome di Luna, sua moglie. 

(a) Vedi Oderico , Lettere LigusL 

(3) Adjecit idem Nepos, Mamurraro tolis aedibus nuUam nisì e mar- 
more Golnmnam habuisse, oiwws^ao i i da s e Garistio aut Ltunensi. PUn. 
Ub, XXXn, cap, 6. 

(4) Ipse sedens nivco candentis limine Phoebi 

Dona recognoscit populorum , aptatque superbis 
Postibos. Eneid. FIIL 

Servio cementando questi versi, dice: Candentis limine Phoebi : in 
tempio ApolUms in palatio, raarmore effecto, qnod aUatnm fuerìt de 



*89 
nndiero dei fregi a^chtiétlofiieì e delle statue che 

in marmo lunense ossia di Carrara ci ha «tramali* 

dato r antichità^ s'arguisce quanto dovesse èsser 

grande lo smereiq de' «assi Ligustici, «ome* per 

poetica maniera Giovenale appella qne' marmi (i). 

Anzi da un'r iscrizione, si Tilraecbe l'ufficio di com* 

putista de' marmi di Luni ( Tahutarìus marmorum 

Limensium ) fesse impiego di gran conseguenza ; 



portu 'Lunae qui est iti cdafitiìo Tmoìae.et' Ligiiriae, ideo ait eaiidenliif. 
Silio Italico usa l' istesso epiteto a niyeis exegit Luna metallis, 

(i) Nam 8Ì procubuit qui saxa Ligustica portat, ecc. 

« Al dire di Tarj accreditali scrittori furono in Roma , sotto il regno 
di Augusto, dei Flavii, degli Antonini e di Valentiniano II, tenuti 
10 gran pregio i marmi Lunesi, facendo di ciò incontrastabile fede la 
porta e i capitelli interni del Panteon di M. Agrippa, gli avanzi vi- 
stosi del teatro di Gubbio dei tempi di Augusto , 1' imago clipeata di 
Cicerone nel museo Borgia, l'Apollo di Belvedere scavato nella villa 
di Nerone, l'ara sepolcrale di quest' imperatore, il palazzo imperiale 
di Domiziano, l'Antinoo del CampidogUo, alcune statue del gruppo 
di Niobe , le terme di Caracalla e tanti altri monumenti che si verifi- 
cano essere di questo marmo , i} quale , come dice il signor Brard 
{Traile des pierres eie. Paris^ i8o8) è 4i una gran bella qualità e fu 
spesse volte preferito dagli scultori al Pario ed al Pentelico. » Costa. 

Vedi per maggiori notizie la Lezione de' Marmi Lunési già citata. 

Dante fa cenno di questi marmi ove dice, parlando di Arunte, in- 
dovino di Luni , citato da Lucano , diee ' ' 

Arpnte è quei qbe al ventre gli s'atterga : 
Cbe ne', inonti di Luni .( dove ronpa .... 

Lo Cfirrarese, cbe di sotto alberga ) 

* 

Ebbe tra bianchi nj^rmi la j^pelonca ,. 

Per sua. dimora^ Off de; a g4)ar(i|ar le «1^1^ ,. f 
£ '1 mar nqi^ gli era la veduta tronca. 



truvandon afikUia* ad n» UMcto di un Augusto <yb 
getrto Flarla. (i> 

Oltre cpuista jricoo {mi4otto deUe viscere della 
wa terra V asportava LmH ita prodotto forse pA 
ricco delia aiia indasiria 'riimb> i tbrasaggi. £ra il 
eaoio; Xiimeoae. d'itmniftoa ^^Adema^ si che tal- 
volta UQA sua foftna^ se «ero è lo Mrtito^ pesava 
uà mtgliajo di libbre (a). /£d avea per marchio 
r immagine di una mezza luna che dicono pur fosse 
impressa sulle monete di questa città di origine 
eftmsoa^ ma posfca lud aiisto confine dell' £triirìa e 
della Liguria (3). 

(i) Stor. LeUer, della Lig, Convien però notare che dopo il tabu- 
btrtus havyi nella h(Adt una lacunn : ' 

Dì/i Manibus 
Ti - Flavii Foelicis 

T. Flavi 11$ 

Successus Aug L. 

Tabularius ...... 

MariDprìi Luoeusium 
Liberto Karissiino 
. . . AQDqs .... 

; ; Mensibus VV diebos XXtlI 

' Ip F. P. X;X' io Ag. P. xxxxv 

Itu. Ambitu acquae Praes 



1 and 



andae . • 



La riporlo come' sta nel Piigisiiietli,. ..e&ven^omi t(iin(uiUcalo di co- 
piarla nel più sicuro MS. del De' • Rossi. 

('j) Mìxtum HeirurìatK at^tié Liguriae 'cotiniiium Luocnsem mittit, 
magnitttdiae oonspicdum / qùTp'pé et ik lingula millia pondo premitur. 

' ' '^Plik.'L: n càp. 4*. 

(3) Ca^eu»^ Httritscae sigttatiis iViifttgine Lutile 
Praeltabit ptiérié^ihiDtaià ttHlie \iih. 

' MaYi: L. 14.' 

Da questo passo seaibr^ ùhk fosse cacio ordinario , e tale pur riesce 



*9« 
Gontiittcrciò non èra Lubi /grani . città nd lempo 

romatìo^ poicHè Plinio non lachiaiiota ahe itasteilo 
nobile pel suo porto !(i). E Lucano no dice 4^jserte 
cioè spopolate 4eimura (a). La quale . scarsezza di 
popolazione aveva ad esser . X eifetto dell' aria insa-* 
lubce ohe allora forso più ancor che al piresente vi 
doveano spargere le allagazioni delb Magra vi^ 
ciua (3)i Ed. a: questa insalubrità dell'aria più che^ 
uon al ferna ed al fiiooo. oemìico è eoa molta veri- 
siiniglianza dovuto il lento distruggersi di Luni ed 
il suo tras portamento in Sarzana posta in aria mi- 
gliore. Xmpévciocchè le città situate opportunamente 
per essere la capitale di una provincia non si can- 
cellano dal novero delle viventi se non ^i distrugge 
il popolò di quella provincia: ed esse tornano a 
rialzarsi^ spesso anche rapidissimamente^ come fece 
Milano dopo 1' eccidio di Federigo I^ tosto che quel 



id unta di ogni diiigfttZB quello che or fuaao alla ]|larineUa, presto 
le rovine di Lupi. 

Quanto aUe monete dell'antica Luni , il De^RoMÌ nella ColUctaa^a 
MS. ne riferisoe e delinca una, nella- qnale dà una parte c'è la lesta di 
Idrisinu, dì^ll' altra* > una mezza iuna con una stella.- Intorno' allU possi- 
n\t autentiéìtàidi queste monete' vedi ancora la SUfr, £ett. iniUiitata/ 

(i) Primum (ad oeddetH*) Hetri«riae op|>ìdiun L|ina, .pqrtunor 
Mlam. Pim. HI, n,^'9* • .i . -. . < i:.. i. 

[2) Uaec propter placuit Tuscys de. more vclustos 

Accin vates, quorum qui uiaxiuius aevo 
AruQS incohiil desertae moenia Luxise, 
FulmiDU edoctus molusi, veoasque cal/cnlcs 
Fibrarucn, et molibus VuliUutibus iu d^tà p^nuae, 

[l) .*- 3ÌMÌàaM|ue vado qmi Macni' nuH'tttils ' 

' Alaon., TÌcinjie pevqunil in aequora LUaae. 






popolò torna a fiorire, i Ad ogm« modo tra le sveo- 
iure di Limi s' annovera «n sacaco datole daNor- 
tnanaiy ed un altro dai Yandeli, accennati da Wi- 
s^rtztoae (i). Venne dipoi la roTÌna Longobarda; 
per opera di Rotari (a). Malti guasti d>be pìàiar^ 
Ludi dai* Sfaracim stanziati* nella Sardegna, nelh 
Corsica, ed al Fraasinelo; Una. di queste ealainiti 
narra- il Mm-atorì^ att'atmoi «of6^ traendo il &tlo 
dalla Cronaca di Ditmaro^ È un curioso rac 
conto (3), ' 

(•) Viator ut^m qii«j» -«trtii^ pr^str^Um Luna IbU a Lucumov 
coudita. Diu floruit. P. R. Socia, a Norregia duce Liejrio , mos a Vìa- 
dali& Genserico Irop. Iiodie C agitur aoo. eversa. Disce rerum tìcìuì* 
tttdibém. Aby.iB.UH. 

Q.ueata Ja|»ide« è ft^i iBOftila M {(raiv)' ^Ibfl^o dinamu U' cìiUedrak 
di Sarzana. ... 

(i) Ao. ^)i»^ '«èbb«iAo ^-lÀoratorì/ l'are tiiUavia qfac còi'Looio- 
bari^ ai ànitcìaMe: lo ^ni. q. la' già crescente. Saneapa. Almeno nntb- 
pido riferita nel MS. del Beisi coai dice : Vire9 Longobardorum vt 
incolae Lunentium sibi tfideanl adéutriees t^nu hoc municipium tjuoi 
iSeiyws eHfmupdti. D^ideniàs aduuaat. A. DCC il, 7. 

(3) « Kell'anno 1016 vennero i Saracini con un grande atvoki ^ 
Mvialiìi'^Utà di Limi. .oh4 allpsa era della provi neia. della Tesciai, 
V ,\^.*^im%Avnf yt$^9XiàQnfi fàggi to il jv.cacqvo.. Quivi a* Amudbffvao scor* 
rendflj ptti luMOiìAì vimnato^ ci svergognilndot. lei donno 4& qi»e' conionl 
CìÀ'itdièt papa BeAedetto. (Vili), non perde Unpo a. melierc io arai 
40M1U .pqpyli.^pétèi.per. iecra e. yer iinare, a fin di «aoaiarli. Sf^'^ 
un'armata navale dinanzi a Luni , affinchè quegi' infedeli wm pob:»* 
aero scappare con i loro legni. Ebbe nondimeno la fortuna di talTar» 
a tempo in una Barchetta 11 Bc loro , che probabilmente era Munito, 
occupator dell' isola di Sardegna. Gran difesa , grande strage de' Cn- 
atiani fecero per tre' di qùe' Barbari , uia finalmente rimasero rotti,' 
fu sì ben compiuta la festa che né pur uno di essi restò' che la po- 
tesse conlare. 'Af la loro regina che fiì ivi presa, uepplire si perdoHÀ 
La sua couciatura da. tosta y. ricca, (f «irò e di gemme ^ «he ben vakn 
mille libre, fu iamU iiiudqiiA dall' imperatone Arrigo al Papa. » - 



Gfi st6i:iei delta Lttfìigiària ' riferìsoOQO all' anno 
fo58 ta prim^r migraasione de' oittadint di Lilni che 
passarono a fermare i lor seggi ià Siarsumà. 

£ nel i2o4 la sede vescovile ia/ materiaiàieiite 
e non di solo titolo^ t3?asportala in Sarzana (i). 
Per colai guisa giacque' affatto abbandonata ed a 
poco a poco del lutto si spense la città che un^ 
coionia di Etruschi aveva fondata, o forse solo ri- 
popolata in tempi remoti. 

Intera adunque ed in piedi era Lunì quando per 
Tana malsana, non per altra cagione, sen dipartirono 
i suoi abitatori. 

Poteano bensì le genti nemiche aver altre volte 
diroccato ì migliori suoi edifizj e disfatto i monu*- 
mènti della sua prisca ricchezza. Né mancato avranno 
i suoi cittadini di traisferire in Sarzaua quanto di 
buono e di bello avessero nelle lor case di Lunì. 
Ma finalmdnle essi non avran durato la fatica di 
smantellarne e sfasciarne le mura, le abitazioni, le 
torri. Onde nasce pertanto che di una città, ab- 
3andonata solo e non demolita, più non rimangano 
^he scarsissimi e quasi impercettibili avanzi? Ciò 
leriva dal doppio effetto della coltivazione a grano 



u II Re de* Mori, irritato per la perdita suddetta , inviò al Papa un 
jacco di caslague , volendo significare che altrettanti soldati ( sareb- 
>ono stati ben pocbi ) nella state ventura avrebbe spedito contra dei 
Cristiani, li Pontefice in - ccmtraccaìtDbi ^ gli mandò un sacchetto di 
nigUo per -fargli- CDnosqei*e che •'fioii> era .figliuol di fVinr n. *» '-^ J/tàali 

(i) Que&ta ti[Ml«zioDe*è uà fatto autentieo, non soggetto' a co nfCesa. 

III. i3 



le 



«94* 

e del mal aere cke ne tien ioataae te «Utasioai. 

Per MOAioerQ il lecreoo a poco a poeo abbatterono 
gli edìfiu^ ed iDcredibile è la rapidiiii con cui 
r ara&ro la dUegiiarei s^fgoi delle antiche &bbrìch 
ne' luoghi ote è adoperalo a svoler la terra. Le 
reliquie deH' antichilà laor de' vecinti digitati, si ytt 
gUono ricercare ne' mentii ne^ collie ne' boschi. Li 
pianura che porta le messi ^ iogoya in breve, tempo 
le più sode opere de' popoli antichi (r). 

Per esaminare il più che rimane, da' ruderi In- 
censi conviene che il viaggtalore rintracci il podere 
appellato la città di Luni. La casa di campagna vi 
è tutta formata di avanai antichi , ansi molta parte 
4eUa. fabbrica è antica. TuUa^iauna bellissima yoIu 
ed a^ttui BMoabri di architettura d' ordine dorico 
Compoi3^no tutto quanto egli vi troverà di note- 
tolc. Abbondano poi quinci e quin<h i mucchi e 
rottami di aottcke muraglie , ma non valgono il pre- 
gio di girne alla, cerca (2). 



(i) Che Laoi nel |)riaci'pio de! Treoento fosse in ruina sì ma noe 
(jiKcbra. JirttttlU atfaU«b^ 9* tte^mmemU da' ^utoti versi d> Dante} 

. 64 ti» ngitaiirdt Umi ed Uf^iiaglia 
Come son ite^ e come se àe vanno 
Diretro ad esse Chiusi e Sinìgaglia , 

Udir come le schiatte si disfanno 
"Non ti parrà cosa nuova né fqrke 
Poscia che le cittadi termine hanno. 

^3) I.oonUd&ni tuevftlio, kforuido !• tefcsfi, molte menete die pei 
vendono ai viaggiatori \ ma sono tutte del tempo dell* iopero* : dbDi 
di più axitio9 •«pffMtuMa nslU di . etf ww ù è M»pei«e ae" roden 



193 



I più jiiggoftrdevoli ruderi di Luni sono quelli del 
SUD aiifites^o. Le gradinate erano sostenute da volte 
per dar più leggerezza. Le mura sono fatte di pietre 
noQ laverai»^ unite con forte cemento. Rimane in 
piede uno de' grandi archi. Il recinto sussiste in* 
teró^ ma poco sollevato da terra. Havviperò da 
una parte quanto forse basta perchè un abile ar- 
chitetto possa restituire tutto Fedifizio in disegno. 
L' area è seminata a grano e circondata interamente 
da alberi che portano in giro attorno alF a^ena una 
ghirlanda di rami di vite (r). 

È opinione del De' Rossi che Lucio Svezio liberto 
di LttOio fiicesse fere quest' anfiteatro , od arena 
che ha di diametro 200 palmi (2)^ Esso giace duie 
corte miglia in distanza dal mare. 

Molte lapidi cavate dalle rovine di Luni si eon- 
servano orile case signorili di Sar^aua^ in OrtODo^d^ 
iQ Castelnovo. Esse sono diligentemente trascritte 
le maaosccilti d' Ippolito Landtnellt^ ma piA di Bo- 



^uiiesi finora. È vero che non si fecero scavi, tilt contadino recente- 
nenie h* Uòvalo tM yttsiù di stmdft, formato ili l«i^iÌHÌme ìàitte di 
ìk\xà calc4t«a. 

(i) Nel nuin. 7 del nuot^o Poligrafo (Genova 1839) leggesi una 
arfgnifica detcrixtone disìVjirenarium di Luni. Forte l'A. di quell'ar- 
icolo era dolalo di miglfor faoolU vùivii. 

(2) Egli cita (|uet»la lapide Ifalla dalle rovine di Luqi « |>05U in 
Castiglione, e mal riportata d^l Paganelli: 

L» Svtftiu» 

« k»*mjt Al0pD« V. 

f n. 8. L* M. 



.naventura De' Rossi j beaemerìtt raecoglitori delle 
memorie storiche della Lunigiciaa^ lor pafttia (i). 

Vicino alTurena sorge un torrione o maschio^ opera 
iiodissima> obesi le?a 1 5 o. ao piedi da temu Direste 
che r antico genio di Limi . abbia campato dalia di- 
struzione qaeslf edifizio^ affinchè lo sguardo degli 
sperti potesse dalla sua cima raffigurare la, posi- 
zione che già ebbe questa città ^ e contemplarne i 
dintorni* Di là scernete i villaggi di Vezzano^ di 
Trebbiano^ di Ameglia coronare i colli che isigno- 
reggiano il corso della Magra; contemplate Sar* 
zana con V alta mole della sua cattednde , e la rocca 
di Sarzanello che le sorge a ridosso. I paesetti di 
Gastelnovo, di Ortinovo, di Nicola, abbelliscono gli 
allegri poggi della Luoigiana* I monti Apuani chiu- 
dono l' orizzonte da un lato , mentre dall' altro fiigge 
lo sguardo sopra gf illimitati spazj del mare. 

All' esame de' prospetti succede la frequenza dei 
pensieri. Sopra questi campi soUnghi ove il silenzio 
non è interrotto che dal cantar degli augelli tra le 
amate frasche o dal sibilo del vento marino che& 
muover le spiche a guisa de' flutti e dondolare i 
festoni de' pampini peqdenti dagli alni , quante na- 
zioni passarono, quante generazioni, quante vicende! 



(i) Di quelle iscrbioai citerò questa sola perchè riguarda i' Imp 
Antonino Pio , del quale ho recato altrove le colonne miiiarie .- 

Divo Antonino Pio 
Principi foelicissimo 

Patrea Lanènaes 
Tempi um dicarunt. 



*9r 

Tutta quètatia pianura chMo veggo/da principio ersi 
dei mare. Foi^ollà U fiuine con la secolare rapina 
delle spoglie de' monti. Qui calavano da principio 
i Ligart^ pritair^enj abitatori deHe Alpi dalle germa- 
alche fonti del 'Rodano sino alla sua gallica foce ; 
i Liguri contrastanti il varco alpino al remotissiino 
Ercole; signori delF Apennino sino ai colli ove poi 
'egnò' r arcade Evandro^ e coltivatori della gran' 
^alle circumpadana ' assai prima degU tJinbrÌ4 Da 
juesta sede li cacciavan gli Etruschi^ popolo che 
!o' misteriosi suoi ikionnmenti usciti fuor da' sepolcri 
ittesta una civiltà^ di molti secoli anteriore alF isto- 
ìa. Qui gii Etruschi, senza far perìglio dell' armi ^ 
lassavano dall' aderenza alla sudditanza de' Ratnàni 
he beneficavano con le instituzioni ed i monumenti 
mondo conquistato con Tarmi; checche ne dicano 
ra i moderni discendenti de' Barbari che bestem* 
iiano Roma per purgare dai lor avi l' infamia di 
irer ricacciata la terra nella. caligine della primitiva 
[Qoranza. Qui scendeva la fiera gente del Norte 
tie sullo scudo per impresa porta scritto Rovina, 
ui da' rosa) di Damasco e da' mirteti di Cordova 
3niva r Arabo fatto guerrier entusiasta dalla reli^ 
iosa sua legge ^ e conducea seco le sue reine^ re- 
mite il capo d' oro e dr gemme. E nel fugavano 
i' inermi Pontefici con quella voce sì possente tra 
battezzati quando intima le giuste guerre. Qui fi- 
ilmente combattevano Genova, Pisa, Lucca^ Fi* 
^nze, ì Malaspina, Castruccio ; le ire ghibelline con^ 
a le guelfe; il segnacolo di Cristo centra 1' aquila 



19» 

deli' Imperio» E contaminati dal furor dalie parti 4 

dimeaUcaraEio i nostri prodi prend ck' era connine 

lor patria V Italia. 

Poco discosto da^ rovine di Ludi la strada orien- 
tale esee dagli stati del Re ^ e si mette negli £• 
sterisi. 

Io V attenni ciò che vi promisi col diinostranl 
UUto il convenente de'RR. domiój in terra ferma 
rìsguardanti sopra il Mediternineo 

a Quani è sutó possibile al mio ingégno n (1). 

Óra eoncedetemi eh' io deponga' il bastone del pelle- 
/ grino e preghi alle muse co' versi di Orazio^ 

Vestrìi anUcum fonUbus et choris 
Finire quaerentem labores 
Plefio recrèatis antro. 

(i) Boceateio^ Ninfide». 



i 



mvVSXOlClfi 



301 



AVVERTIMENTO 



Per evitare ogni errore od equivoco t Autore 
dichiara che le notizie statistiche, sia sparse in tutto 
U corpo deU Opera y sia quiraunate, benché attìnte 
alle fonti migliori y non sono tuttavia autentiche j o, 
come si suol dire^ dt ufficio; ma bensì quelle che 
può procacciarsi qualunque viaggiatore mettendo 
a profitto quelle parole di Tacito , usate dal Gioja 
per epigrafe alla sua Filosofia della Statistica , 

Noscere proviacias discere a peritis , sequi 

optimos. — Convien pure avvertire cK esse furono 
raccolte gU qnrd i83o^ i83i, e nelle cose economi- 
che il tempo è un continuo ed instancabile opera- 
tare di trasformazioni. 



^o4 



Altre elevazioni deUe Alpi Marittime e degli Apennini Liguri, 
dedotte da un picciol inumerò di osservazioni barometriche 
e calcolate sulla supposizione della temperatura media al 
Uvello del Mediterraneo. 



MòDgiòja, sopra le sorgenti del Tana'ro ; 

Piede del Segnale. ^654 metri 

Monte Carmo, in capo alla valle del Bardi- 
netto; Piede del Segnale* i3o3 

CoUa di MelognO) passaggio che da Finale, 
mena a GaUzzano nella valle della Bor- 
mida: ( l' Htferiore de^ due sentieri.^ ed id v / . . 
sud dell' cotica /torce in tovina che vi; si 
trova )• < 933. 

Monte Setitepani, sopra iL«olle .jii>«Mdogno, 
e presso la. punta de' Tre Vescovi : Piede 
del Segnale. 1387 . 

Monte San Giorgio, all'O. del colle di Mon- 1 ' 

tenotte: idem. 74^ 

Afonie ErnHAta, sopra le sorgenti dell' Erro 

che si versa nella Bormida : idem. 1 3o3 

Monte Antdla 9 la punta sopreminente AA . > . 
contrafforte che divide le valli ddla'Trebi- j ; » 
bia e ddlajScrivia: idem. > i585 

Monte Ramazeo, presso la fonte dell' Aveto 

torrente che cade nella Trebbia: id^m< i34B 

Monte Penna ^ spprg S. 3tefenOi^> A^^l^^i e . .. j 
presso le fonti della Nura e. dd .C^PP: 
affluente del Taro: idem. 1701 



A 



aoS 



Monte GoUero (ò Gottoro), punto di divi- 
sione tra i Ducati di Oeaofa^ di- Parma y 
e il Gran Ducato di* Toscana : idem. 
Monte deir E^o sopra b 'Bocchetta* 
Monte Vittoria ò Pesa-lupo sopra la strada 
de' Giovi. 



i663 metri 
830 

693 



«1 



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WObOGIA. . 

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Costituzione Geologica étètt^ 'Apénnino* Ligure. 

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Ponendo T orìgine dell' Apennino al colle di Pouriac presso 
r Argentiera , là dove la catena dell' Alpi dopo aver cono 
gran tratto nella diresione di M.-N.-E. al S.-S.*0« si biforca 
e da una parte manda un breve contraffòrte inverso Pro- 
venza e dall'altra la lunga giogaja di monti clie va a partire 
l' Italia e che versa quindi le sue acque neli' Adriatico e 
quinci nel Mediterraneo: ponendo quivi P orìgine dell' Apeo- 
nìno, diversi sistemi di roccie concorrono a formare quelle 
montagne, che ad epoche diverse nella lunga serìe geolo^ 
han veduto accumularsi i materiali che ora le costituiscono. 
— • Se lo stato più o meno cristallino delle differenti specie di 
terreno, argomento fosse della maggiore o minore aatirhità di 
questo, non sarebbe difficile il classificare per date le roccie 
che s' incontrano, nelle vjirie regioni della Liguria : ma le 
nuove idee sulla probabile eruzione o sollevamento recente 
di molte di queste roccie cristalline rendon dubbiosa questa 
classificazione. Nondimeno trovandosi sovisnte questi terreni 
cristallini in. una posizione inferiore agli altri, couEiincierenio 
da loro, senza che nulla possa dedursene rìguardo alla loro 
origine e antichità , e tra loro dal granito ebe più d' ogni 
altro presenta un simile aspetto. — Il granito composto come 
ognun sa di tre elementi il feldspato, il cpiarzoed il mica, a 
cui spesso si sostituisce il talco , regna principaliueute negli 
alti monti che estendonsi a ponente del colle di Tenda, 
aH' orìgine della Gordolasca, della Vesubia, e lungo una parte 
del corso della Tinea: quivi associato ad una gran massa di 
gneis e a dei micaschisti in mezzo ai quali trovasi o in filoni 
in ammassi, forma un nocciolo considerabile che costituisce 



W7 
le alle aaaiitagiie eli aìiptftto olfinoyMc» quali «ocUe' lord .'diiNloc^ 
perte di sempiterne nevi giganteggiano aUe..AQff|eoj£ldei:^prer 
detti fimni .e a ifiielle delij^uol'e della^.&lim^' À jqtiùsio 
nocciolo si addossano contonutfidQlo doUe atoooiie'idi qiiamO;> 
dei schisti talco^ et al disopra dèi cdlcaDéi «ora di aspetto 
marmorto: ora pìÀ terriei-e discolori OBOuri'^ ohe piiniii'iiQi 
loro strati iasc&«i vedere, traccia > degli- «Manti ■4cll''lmtÌQ0 
mare nel fui fondo r loaghi - anni ' ' soéumiilavano ; lo • spogli^ 
dei testacei osMoie ai vottami'di Tòcciepieesistdntii Gli sUnili 
di questi calcarei, orizzontali uii^tempo^ isórgoaor om'o^ivec^ 
ticali a alneao nioho indinati^' ettstto .probdUiodsicHftsoli- 
levamenti» e dell' appariaionei alla .superficie dtellav terra àA 
noccioio cristallino di cui finvelliantno , io^tajcui.f direzione 
è all'ineìrea^ prefa >sq1 suo grande asse'^^ daiS^^fi^'lal. N>0:, 
non dissimile da quella 'cbe liaUo iin inoite>'fM»ti -^t strafi 
calcarei e' schiusi «he -lo cèrcondano* •^') ììti e^ii lóas* 
•iecio prìhioiiéialò >o più', emttttn^te pairloindo di^roòèie cri<- 
staUìnq granito gnctr Measebista»). mostrasi più a legante ma 
non lontano dal frocedenliOy vi fomui té alture dy^Ovmeaya 
monti che s' innalzano alle sorgenti-dei f^iaj "deU^ìfiUem-'e 
delia ^Gorsagflia) pnsm quindìf alle «orgenti: cMla '-Bomfidb 
vafiaìre revsiaiVniare non laagìf da Savona. £i conserva una 
ditvziooe aaaloigai/a'qùellil del maisso preoedenle «d é come 
Ini contornato da^sohiati, da roccia di quarzi»^ da calcarei ora 
più o mano compatti o di grana più criatallina e apparte- 
nenti ad una fortnazione più onieno recènte^ ¥1 ài associano 
inoltre dei porfidi, come nella valfe «del *rianaro,< o«dei gnefs 
e graniti di aspetto por€rioo, iBonoe a ' Moiftenotte' e terso 
Albizzola e il Riabasóo. Alla par<;e sna più óHentale v^ s^ in- 
nestano inoltre le serpentine «he- predominano in segnito itm 
in uaasi isolati e in altre porzioni nelle montagne a ponente 
di Geno^rao pev lungo: tratto defila Rvviera orientrfe. ^ 1 
gneis da.qo^dbiep gruppi eonfteógòno qualche pi K«i e dcffe 
mine di^jnoaibotzcdfoitetoar^ntiléiio nelle victnanze di Tènda, 
e malte tnicce delio stello iniaerale terso Cìiresiio, nèll^ 



»8 

iwlb:iMfa^'Boiiiiidft^. Il GftUoe ipbn' Itugi da Ftnak e m vayj 
|Miqti' licite' nomaasBc dì SsYOluié. , 

< Olire i diKi.Édassi eiìstalliiiì^i'Mpra descritti, pare che 
qualche (pAinto '«debba pui« oaittere, ma ricoperto -da atorì 
<teiri^,meUe valli: dell' Aveto ideila Trebbia ^ DOlk cbe nei 
leeHi'idcl {Yo^eratoo iaversò Za^atarèUo, a giudicaroe dai fire- 
tpifenli'iaaaML.cbe.sc kiMncontraitt>, •« cbe scnbniÉio svelti <fi 
:pouo, loalai» tn qnest' idtìini • laégbi, e ehe nei prtott fenno 
.patAie.di eérte breoòe 'cfae .aocompagdaiioi. le serpantiae ^ le 
tfEKili >sbo«caMlfi. dal seno della terra faanoo staccati ì detti 
•iiiassè. jdalla iroccla* apalngi «b^ aadafanà traversando^ . Di più 
àndubiiabili traceté disgneis: con schifi talcost e roocie di 
.quaoo ' ipresettÉinti .nelle, .vicinana» della Spezia e ad capo 
Qervio j. àonàer^.ykà, poi a legarsi con ipielli che sono ^tto- 
.pofifti àl)e maqnorfae' rupi idei Canmrose.i < • 
- Se iiigranilo' e-il gneit- sanò le.jroecle crìtftalltne. della Ri- 
viera, di ponente^ le serpentine ;e/le euCòlàdi vi si -soslì- 
ftuiscooo àeUa •Risièra. di. Iev^nte e nelle, montagne a ponente 
tdi'Genota»>j Ivejnudci isoomìiità .che sorjnwtano a Varagine, 
;Aren$ftti6., ¥oUn.r^ daUeijqualt nasce VOlba^.che d. dirigono 
poli neraOtlei.totgenti.deUa Pòlce^era^ sono composte di questa 
iroecìa .detta gabbro iorToicaiia la quale è associata alKettfotide 
«chiaiti^tH graaitàne^'EfSB $i mostra poi in levante lungo il lìMo- 
ralc/al. .MescO) al.Ki'accoy e nelV interno si estende nelle valli 
.dt^Vbk. Trebbia., deli Taro, dell' Aveto^ ore aa ae vedono dei 
ri|i9$sicei copsiderabili'j che : giungono a riguardevole, altezaa. 
^Quest^ |vo^^*iii/Qlui.46Uep^ti sue. piai teneoce steatitose fornisce 
,4ei,fn%tev)aU:p0r iilolti.utieniiili domestici detti Lavezai , presenta 
.y^r^^^ll^il9P<Jl6caizioni adoprate ad uso di marmo per le decora- 
,zioi>i^>:a^i iAfb^lfintirmo.jdetta.verde:di PoJceteva òhe. sopra un 
£cu^^(^.sc|^ropjì<AeAia o d^1)f:)iMQcbie bianche, o. delle filunieuta 
ideilo stesso tplore (rbe.InMt^taodoai fomano qualeberara volta 
. un ^is^e^iar^ti^W^,^ (estratto <di| un mas^o.dfr serpentina presso 
^et|*f jLa ve^zara /sv\\' anii^d . .^tci^ta > dellft' v Boeckèkta z • cosi il 
.^c^^e 4^ .Corica, a (bmle:;Ahiytio .e.a midscbie sparse, di un 



209 

ytiàe pistacchio , trottasi nall'eufetidi delle Giovare e delle 
victsaBie di Vohri. 

La serpenliBa fornisce inoltre delle piriti che dietro una 
adattata maaipolazione colla loro 'ganga danno del solfato 
di magnesia- al monte Ramazzo presso Sestri aPonen«ie, £or« 
nisce iquivi puf e qualche traccia di rame^ né e r^ro anche il 
ritrovare detto- minei'ale assieme a massi più considerabili di 
ferro pssidulaìo , come accade a Ferriere nella valle della 
Nura, ove il ferro è assai abbondante per* essere^ estratto con 
Ufi certo ifHtioifitto. • Il maionese pure, minerale di molta utilità 
io vmenaanifatture, trovasi presso di* lei -sovetite nei 'diaspri 
che 1' avvicinano e che- non. sonori forse che una modifi^zione* 
degli scfaistò argillosi o 4lm macigm che ha traversato. 
• Le knrmazioni di sedimento > eke circondalo leroccie cri-» 
stalline sopra descrlttB sono, comedi già abbiamo accennato^ 
degli schisti o steatiftosi o argillosi , delle roccie di quarzo, dei 
calcarei ora a tessitura compatta óra granulari, delle arena- 
rie o macini. ' Gli .steabchisti ai mostrano, principalmente- verso 
Finale^ .'ii^Ua valle del Tananro, in quetta della Roja, e sono fre»* 
quentemente. associati alle roccie di quarzo, colle quali* fanno 
un certo paesaggio* I cakasai , orai^ granulaci' ora compatti a 
frattura concorde^ loro sovrastano iinmediadamente e foranàno 
ÌDtorno a loilo una zona. Questi calcarei nuindano pure delle 
ramificazioni fin. verso .?fizza. In certi punti il calcareo di 
questa iorùiazione ,è dolomitico^ come. presso Tenda; tale anche 
si mostra alVav vicinarsi delle serpentine nei monti di Sestri e 
d'Isoverde, e «in analogo se ne vede al golfo della Spezia; il maiyno 
nero di Portovenere e quelli di variati colori che si cavano 
presso Gares^io sono tratti ^tla questa.' forandone: ini esse sono 
state ritrovate delle conchiglie mairine ; quelle riuvenute al gWo 
della Spezia dal signpr Guidoni' e quelle • vedute presao .Iq 
Viosenne e in altri .punti della .valle del Tanaro. Canno. icvef 
dere che 1! epoca di f^rmazipne* di questi calcarei corrisponda 
a quella' incui.furotio depositati moUi}degjl:i sfrati del Giutleu^ 
coi quali certi 4ei •nos.tii monti hav^P Mna tal qusA idmM 

HI. l/\ 



^liaoza. Non pare che questa fomwùooe si mosiri pia a le- 
vante di Sestri di ponente, se se ne eccettuino le masse calcaree 
del golfo della Speciachesi riattaccano ai colossi delle alpicaira- 
resi» Collegate pure con questi calcarei e spesso inCeriorir^seoi- 
braao molte masse di gesso che s' incontrano nel contado di 
Nizsa ed andbe a IsoYeide in Polcevera : ma questi noD sono 
forse che accidenti locali dovuti a soblsuiaaioni che sì sono 
fatte in mezzo ai banchi di detti calcarei mercé della prossi- 
mità di roec%« di origine ignea o plutoniana. 

Una formazione più estesa e composta di schisti ac^iUosi 
e. calcarei , di macigni e di calcarei, marnosi , si è quella 
che riposa sulla formazione calcanea precedente; essa oc- 
cupa, meno qualche spazio m coi sorgono moata^De di 
serpentina , tutta la Riviera di levante , estendeadosi da 
Genova alla Spezia lungo il mare , e nell' interno mostrandosi 
nella valle di Scrivia ove predomina il calcareo e in quella 
di Trebbia e. Taro* È nella serie di roccie componenti qoeìla 
formazicme che trovansi le belle ardesie di Lavagna e qodle 
di Prementone dentro la cinta stessa della città di Genova: 
foraifioe essa pure- le lastre di duro macigno che servono al 
lasti*icato di detta città e che provengono dalle TÌcinanse 
della Spezia, ove però potrebbei*o anche essere delle arenarie 
appartenenti al sistema precedente. Un terreno della stessa e- 
j^ooa m della stessa struttura e perciò con questo identico, ri- 
trovasi poi« in Riviera di ponente : esso occupa il littorkle da 
Alassìxì fin presso VintimigKa, e colia ferma all' incirca di uo 
triangolo, ciie abbia la base al mare e il vertice sopra i 
ffsontt della Pieve di Albenga e dèlie sorgenti del Tanaro, 
arava- al colle di Teada e in qualche punto perfino delia 
valle della Vermeghansi. Vedesi quivi associato a dei banchi 
i^^iem di nUitimslilt; Gii altri coipi organici che tì si soa 
potull TÌavénifts* appàt^tengono al regno vegcrtabile e sono dei 
Ikohiidi» diverse specie,' Nel contado di lìizea verso il corso 
infetiole della Vesubia e della Tinea s'incontrano pure dei 
)«nibì di calcfireo intti*noso che appartengono forse ad uas 



•p«ciale BiodifiGaitone dì questo terreno, e che èonteDgono 
dtre certi banchi- di glauconia, dei numerosi resti di con- 
chiglie marine dell' epoca all' incirca della creta o del green- 
sand. Questa forniaatone presenta iti generale poche sostanae 
metelliche sparse nei suoi strati: vi si vedono però qualche 
piriti e talora delle traccie di rame nativo , conte pure del 
masganese, là dove non ftono lontane certe masse di ser- 
pentina. Pare ugualmente che non »a in gran lontananza da 
queste che Irovansì le sorgenti salate del Bobbìese e di 
Salto maggiore, le quali sgorgano però dalla formazione di 
sedimento nella quale pure probabilmente hanno origine te 
sorgenti di petrolio che vedoosi ai limiti di essa e del ter- 
reno terziario. 
Ad una formazione superiore alle precedenti e di loro as- 

: «ai più recente appartiene quella serie di colline che dall' e- 
ttremo fondo del Piemonte costeggiano &ul pendio settentrio- 
nale e si adagiano Idi piedi dell' alta catena dell' Apennino , 
staccandocene anche non poco nelT Astigiano : il terreno ter- 

i siario che le compone consta di puddinghe e arenarie in 
qualche parte, ma più frequentemente di marne torchine e 
di salvie gialle più o meno ' indurite ed agglutinate che ne 

: formano i banchi superiori. Questa formazione distinguesi per 

• l' immensa quantità di conchiglie fossili che contiene , e gli 
analoghi delle quali vivono in parte ancora nei nostri mari. 

. Sono celebri le vioinanie di Castell 'Arcuato nel Piacentino e 
la vai d'Andona nelV Astigiano come luoghi ', che hanno for- 
nito la maggior oopia di questi restì. Nel Piacentino sono 
6tati ritrovati inoltre uno scheletro di balena ^ un altro di 

: delfino e delle ossa di grandi quadrupedi, tra gli altri di ri- 
noceronte. Il mastodonte é stato ritrovata neirAstigiano , ed i 
ligniti di Cadibona, situati in mezzo a del legare no rie e pud- 
dinghe della parte inferiore ddla formazione ' terziaria in 
•al pendio meridionale della catena, contengono tra gli altri 
frequenti resti di un animale perduto della razza dei pachi- 
dermi, al quale Cuvier ha assegnato il nome di Antbriìcoteriuiu. 



ali 

Oltre le roccie sovra indicate fauno* pur parte di questa f or- 
inazione non rari imnchi o ammassi di gesso che spesso però 
trovansi in una posizione difficile a determinarsi, potendo 
anche far parte degli strati superiori della formazione secon- 
daria immediatamente sottoposta. Que' massi però di gesso 
che sono presso Stradellsii e che contengono delle moltiplici 
impressioni di foglie di piante dicotiledoni , e altri massi di 
gesso- del Tortonese e del Monferrato pajono indubitatamente 
terziarj. Sembrano anzi collegate a questi massi gessosi molte 
sorgenti minerali , ora fredde come quelle di Godiasco , - Tab- 
bìano , ora calde come quelle di Acqui. 

Questo terreno terziario cosi esteso verso le pianure Lom- 
barde, non lascia anche di mostrarsi frequentemente lungo le 
rive del mare, ma in lembi di piccola estensione: si trovano 
infatti delle marne turchine con conchiglie e assieme a loro 
delle sabbie gialle a Genova , Albaro, Sestri di ponente. Area- 
zano, Albizzola, Savona, ove forniscono la materia alle nu- 
merose stoviglie che vi si fabbricano. Continuano pure a ve- 
dersene delle traccie a Taggia , S. Remo , Vintimig^ia e so- 
prattutto nelle vicinanze di IN izza. Ve ne è un bacino consi- 
derabile e riguardevole pel gran numero di conchiglie al 
Ceriale presso Albenga , ove gli strati superiori sono com- 
posti di una pietra molare che viene adoprata per tale og- 
getto. E ne esiste un altro presso Finale , ove predominano le 
sabbie gialle superiori, le quali molto indurite e ripiene di 
una gran quantità di pettini formano la cosi detta pietra del 
Finale del color giallognolo, che ben si marita nelle gran- 
diose fabbriche dì Genova col bianco marmo di Carrara e 
colla scura calcarea della Lanterna. I bacini terziarj fin qui 
enumerati pajono appartenere alla parte- più recente di que- 
sto terreno. Ma invece il monte di Portofino che colle ru- 
vide sue forme chiude a levante la vista che gòdesi da Ge- 
nova sulle amene campagne di Nervi e di Recco e che consta 
di strati inclinati di : una puddinga poligeoiéa, deve easere si- 
c;l4r^l>lente riportato aliai parte inferiore e più antica della 






3f3 

formazione a cui egualmente appartengono le mollasse e pud- 
dinghe di Celle e il terreno analogo a ligniti di Cadtbona ; 
come ancbe sul versante settentrionale i numerosi banchi di 
tali rocde che ìnnalzansi talora ad una considerabile eleva-' 
zione a • Croce de' Fieschi , Roccaforte ecc. Pare che da un, 
terreno di questa natura, a menò che non venga dalla ser-^ 
pentìna, derivino le pagliuzze d' oro che si pescano in varj 
rivi delle vicinanze di Ovada e Lerma. 

Le differenti serie di roccie dell' epoca terziaria ctie sue- 
cintainente abbiamo passato in rivista, mostransi principal*' 
mente sulle colline. Le vaste pianure del Tortonese, del Yo^ 
gherasco e del Piacentino che si estendono ai piedi di quelle, 
SODO ricoperte tutte da un terreno di alluvione , gli elementi 
del quale variano secondo le località, ma il quale spesso pur 
anche lascia vedere dei ciottoli che per la loi>o natura sem- 
brano esser venuti dalFAlpi piuttosto che dal vicino Apen- 

\ nino. 

II fenomeno delle caverne ossifere potendo dipendere in 

! parte da certe alluvioni, egli é in seguito di questo terreno che 
le menzioneremo. Non conosco finora in Liguria che la sola 

:. caverna di Cassana presso il Borghetto che contenga delle 
ossa di animali perduti ; quellie dell' ursus spoeleus sono 
le più abbondanti. Le altre caverne assai frequenti nella ^ 
prima formazione calcarea non mi hanno ancora presentato 
questo fenomeno ; le più notevoli sono la grotta di Santa 

; Lucia a Toirano, quella di Berzezi, e alcune nei monti di 
Isoverde presso le sorgenti della Polcevera. 
Accennate cosi le diverse formazioni che trovansi nell'Apen- 

, nino Ligure, sarebbe da ricercarsi a qual epoca presso poco 
ed in qual senso siano stati rialzati i monti che lo compon- 
gono. Ma questo solo esigerebbe una lunga discussione che 

^oltrepasserebbe di troppo i limiti di questo capitolo. Quel 
che pare più probabile, almeno per le vicinanze di Genova, 

;SÌ é che in gran parte già erano sollevati i nostri monti se 

pCondari quando vennero depositate le marne e sabbie ter^ 



ai4 

ziarie che troTansi in banchi orifezonUK rerto la ^amir» 
di Lombardia e in certe valli sul pendio meridiiMiale s e 
che in quanto alla direzione degli strati , cioè a quella nel 
cui senso sono stati fatti i solleramenti , in cambio di essere 
paralella, come in molti altri sistemi di montagne , alla 
direzione della catena centrale, tì i invece perpendicolare^ od 
almeno fis sovente con lei un angolo considerabile. 



L. P. 



POPOLAZIONE. 

Lt\^a Marittima di Genova per Vattmamentù di io galea 

ìlfil I'290 (i)> 

Nomi de* paesi* Uomini presi* 

Roccabruna % 

Mentone 3 

VeDt'aoìglia 5o . 

Poggio Rainaldo 3 

San Remo con Geriana 60 

Tabia ( ora Taggìa^ ) * iH 

Porto' Maurizio So 

S. Stefano 5 

Perrala soprana e sottaiia iQ 
l Conti Enrico, Filippo e^ Alberto di Venti miglia 33 

Lingueggia e il Gastellaro i5 , 

La Podesteria di Triora So 

Totale 3o6 



(1) Si reca questo specchio, i." perchè de risulta che le Riviere e 
il Distretto pol:eiino nel 1290 somministrare circa iO,ooo uomini klia 
Marina nilitare di Genova, non compresa la città stessa «he «la^ii ar- 
mamenti Alti poco di poi apparisce averne fornito più chf aotanti : 
a.** perchè porge relativamente un' idea dello stato cTella popolazione 
die' yarj Luoghi della Liguria sul finire del i3.^ secolo. 

n Giustiniano , da- cui è tolto questo specchio ^ lo accompagna con 
qaeste parole : « L' ufficio della Credenza fece nel 1290 descriverai 
tutte le Riviere e tutto il Distretto. E trovarono che si pptevii armare 
120 galere : delle quali subito ne armarono io, e pigliarono ^^li nomini 
delle injfrascrìtte terre . . . sono in somma uomini i543 ( euvi un lieve 
diìforio in meno nelle cifre , che pare doversi supplire aW art. Vara* 
gine e Celle da una frase poco chiara delPA, ) E quando avessero 
volato armare 20 galere sària duplicato il numero^ e quando 3o tri- 
plicato, e cosi auecessivamente alia rata. » 



f46 

sani eoa lo stuolo di Pelavictno all' isola di Tìcm , 

e si avacciavano di andar a Genova per terra e per 
mare. Ma i Genovesi gii affrontarono e posero io 
fuga )). Intorno a quel tempo gli animosi abilatorì 
di Portovenere recarono lo spavento sin nel porto 
stesso di Pisa^ onde il comune di Genova gì' inti- 
tolò Uomini forti e robustL £ cosi coutinoaroao a 
giovar Genova nella guerra Pisana che rinnovò 
nel medio evo l esempio della Punica guerra. 

Tra le ofiese che mossero Genova a togliersi 
dalla signoria di Filippo Maria Visconte^ assai grave 
fu quella di aver il Duca dato in pegno al re Al- 
fonso d* Aragona le fortezze di Portovenere e di 
Ljerici (i). Non pare che gli Aragonesi restituissero 
A tosto la terra occupata ^ poiché nel l444 T^^' 
di Portovenere cacciarono i malgraditi custodi^ e 
tpmarono volonterosi ali* obbedienza della repob* 
folica. Contuttociò Portovenere^ già importantissima 
stazione navale mentre Lerici era in mano ai Pisani; 
mai più non risorse a floridezza^ dacché^ sconfitta 
Pisa nel declino del i3.^ secolo ^ tutto il golfo passò 
i^ir obbedienza di Genova^ Esso divenne un nido di 
pescatori y ne la recente comodissima strada del lido 
valse a richiamare il traffico in questo borgo le 
cui rovine attestano il passato splendore. 

Sopra r alto scoglio di marmo nero con macchie 
giallo -dorate che forma la punts^ di Portovenere 
4al lato del mare ^ siedono le rovipe del suo tempio 

{}) .i4i6 AnnaU éU ffen. 



i47 
doppiamente antico. Dico doppiamente antico per- 
chè ivi era il tempio di Venere nelf età de* Ro- 
mani^ saile cui fondamenta^ anzi tra' cai archi ^ 
venne eretta nel la.^ secolo la chiesa dedicata à 
San Pietro^ ora mezzo diroccata essa pure. Il tem^ 
pio romano avea gli archi di tutto sesto ^ era fab- 
bricato col marmo nero di Portovenere^ rivestito 
di marmo bianco di Luni, che or dicram di Car- 
rara^ neir esterno suo giro. La chiesa del medio 
evo ebbe gli archi a terzo acuto, e fìi rivestita 
dentro e fuori dell' un marmo e dell' altro con fasce 
regolarmenUs alternate^ di stupendo efTetto per la 
bellezza de' marmi. L'architettura volgarmente detta 
gotica e quasi contemporanea alla sua introduzione 
in Italia^ posta a confronto dell'antica architettura 
romana; una chiesa consacrata a! capo degli Apo- 
stoli sopra e dentro un teippio della favolosa Diva 
d'amore; la mirabile arditezza delle fondamenta 
sul ciglione di uno scoglio quasi tutto di prezioso 
marmo e vertlcalmenle aggettante sul mare : il fra- 
gore dell' onde che dirittamente dal fondo del golfo 
di Lione vengono a frangersi al pie dello scoglio e 
lanciano i loro spruzzi sino a quel!' eminente cima 
quando le travagliano i venti; l'estesissima veduta 
di spiagge, d'isole^ di superficie marina che s'ha 
^al belvedere intorno al tempio ; ogni cosa infine 
chiama sul colmo del promontorio di Po.rtovenere 
l'archeologo, il naturalista, il paesista^ lo storico 



i46 

delle arti belle ^ il peregriao che ama i sublioit 

prospetti (i). 

Un' altra chiesa del medio evo^ dedicata a Saa 
Loredzo^ è da vedersi in Portoveuere^ Sono in essa 
bellissime colonne del marmo di questo paese: ed 
evvi in una cappella a man destra una tavola di- 
pinta sopra un fondo d'oro^ distinta iù tre com- 
partimenti col grado pure dipinto. Le minate E- 
gure del grado mi sembrano condotte con molto 
umore (a). ' 



(i) « Qaesto e non altro è il locale del tempio erttto da Luci^ al 
/culto di Venere Ericina. Fu dì poi dedicato a S. Pietro da papa Qf- 
lasio II il 19 luglio II 18 e quinfdi consacrato da Innocenzo II nel 
li 33, secondo lo Schiaffino. » J. Rossi, Ceti, sul ^olfò della Spezia- 

Se il Dagìnconrt avesse avuto notizia del tempio di PortOTCDcrCf 
egli lo avrebbe certamente illustrato nella sua Storia deWJrte , opera 
cui toglie molto pregio V aver egli quasi affatto ignorato i monumenti 
della Lombardia e della Liguria. 

(a) Conservano in questa chiesa una croce d'oro gemmata ed «Iguiiì 
scrignetti d'avorio scolpito contenenti reliquie, il tutto lavoro greco 
de' bassi tempi , ed avanzo di un naufragio. L' A. ciò racconta per ri* 
ferta altrui , non avendone egli avuto contezza nelle tre sue gite a 
Porlpvenere. 



i49 

LfitTBRA CXV. 

• Periplo del golfo della Spezia. — Parte secondai. 

Dirimpetto a Portovenere ed al suo seno marino la 
Palmaria si leva dalfonila. È un monte triangolare che 
gira forse qttattro miglia. La poca distanza di qne-* 
st' isoletta dal continente ( io5 metri ), i suoi strati 
Calcarei perfettamente simili nella natura ^ neli' in-* 
clinasione^ nella corrispondenza a quelli del lido 
di contro^ inducono a credere che in remota età 
ne facesse parte > ed un tremuoto ne la disgiun- 
gesse (i): 

« E forse è ver cK una contìnua sponda 
f^ era cH alta ruma in due distìnse, d 

Lo stesso credesi avvenuto alle altre due minori 
isolette ^ addimandate il Tino e il Tinotto, che si 
prolungano ad austro; quella ha quasi un miglio^ 
e questa un quarto di miglio in circuito. 

Isella ^ sola casa abitabile della^ Palmaria sul lido 
a tramontana stava passando la state un colto stra- 
niero che ci rendemmo a visitare : sulF uscio della 
sua stanza si leggevano questi versi del Venosino^ 

Mitte civiles super, urbe curas .... 
Dona praesentis cape laetus horae et 

Linque severa, 

(i) SfkiOlantani f Guidone^ op, eit 



i5.o 

« Gli storici genovesi^ egli disse, dopo i primi 
saluti^ al mio compagno, fan ricordo del horgo di 
San Giovanni^ eh' era in sul corno orientale di que- 
st' isoletta , presentemente quasi solinga e poco meno 
che incoita. Non avanzano di quel borgo nemmeno 
i Testigj. Ai guasti de' Pisani nel i3.^ secolo, e 
degli Aragonesi nel i5.^ s' attribuisce la rovina 
dell' isola. Ma in tre o quattrocento anni eravi 
ben il tempo di riparare allo strazio. » — r* 

« \ corsari Barbareschi^ rispose il compagno, in- 
festavano questi tratti di mare. Non troppo sicuro 
era quindi il fermar la stanza in un isolotto senza 
difesa y ove poteano que' ladroni calarsi in tempo 
di notte e rapir le persone e le robe , come fecero 
ancora a' nostri giorni nell' isola di San Pietro in 
Sardegna. » — 

« Questo pericolo è cessato , replicò Io straniero^ 
e, giova sperare^ per sempre. Ma ad ogni modo 
la Patmaria, ora soltanto inaccessibile a mezzogiorno, 
si potrebbe ridurre a non accostevole che dal solo lato 
guardante Y interno del golfo. Il suo nome indicante 
che anticamente vi prosperavan le palme ^ rende 
fede della dolcì&zza del suo clima ; o più veramente 
la dolcezza del suo clima ci testifica che dalla col- 
tivazione delle palme essa può aver tratto il suo 
nome. Posta a' confini del mar Ligustico e del Tir* 
reno, nel centro dell' arco che fanno le coste del 
Genovesato e della Toscana^ con la Corsica, la 
Sardegna, la Gorgona, la Capraja, f isola d'Elba^ 
di fronte o dallato, e lo stupendo golfo delta Spezia 



itii 



diretto y gicNsce LaPalmaria jiì^mpetùve gràziosissimcf 
da ogni suo canto, e massimamente dalla vaga pia- 
nura che fa coi sao dorso supremo. Pescoso è nei 
suoi dintorni il mare; cotesti scogli sono al lor 
piede tin alveare di datteri. Qui le starne ed anche 
le quaglie al loro ritorno dalle parti ove son ite à 
scemare, fanno ì dolci nidi in tanta copia cne i 
(anciulli di Portovl^éte vengono a rìcoglierne 
largamente le uova. Questi pochi uliVi ^ quelle 
languide viti potrebbero moltiplicare e prosperare 
mercè del diligetUe coltivamente. Agevole sarebbe 
il farla atta ai carri per ogni sua parte; e trasmu^ 
tarla in una sola villa col parco atf inglese. Da Fi- 
renze e da Genova ci si vien quasi in cocchio , 
perchè carrozzabile è la strada situo a Portòvenere ^ 
6 di quinci non evvi che un tragitto di 5 minuti 
per uo mare che si può in ogni tempo varcare. 
Ho computato che coti 200^01^. lire sen otterrebbe 
f acquieto. Altre 3ao]m. lire basterebbero ad edi- 
ficarvi un palazzo tutto quanto del suo bellissimo 
marmo y a condurvi la coltivazione, anzi a foggiare 
H paese a mo'di giardino, concedendo molto spazio 
oi pini che pittorescamente scuotófvo il frondoso 
capo suir dììde. Che heì luogo di delizia , che 
signoresca anzi principesca villa essa verrebbe a' 
riuscire ! >y — • 

u Quattro cento mila lire! esse non erano gran 
<^osa a un Adamo' Centurione y a un Franco Lerc^ro^ 
^gP Imperiali^ ai Cambiasi » — 

« No» crediate ch'io intenda che si getti per 



tS2 

mero fasto si gran qaanfeilà d* oro. Ha gli olrveti 
e i vigneti coltivati da otto o dieci famiglie 
qui trasportate di <{oegl' industriosi contadini delle 
Cinque Terre si poco distanti, renderebbero cer- 
tamente buon fratto. Non pertanto ciò sarebbe il 
meno ancora. Quest' isola ha un' inesausta miniera 
di ricchezza sdtterrànea nel marmo di cui piene 
son le sue viscere, da cui anzi interamente è for- 
mata. Il qual marmo notissimo col nome dtPortovenere 
e dai Naturalisti chiamato Porterò ( Porta oro ) , dal 
presentare che fa bellissime venature gialle sopra 
un fondo nero cupo, è pregiato in tutta V Europa, 
come potete scorgere nell' opera del Brard. Delle 
tre cave da cui ora lo traggono, due sono qui 
nella Palmaria , e quella a borea dell' isola è di 
tutte tre la migliore; essa somministra il marmo 
più stimato, perchè più regolari e più vive ha le 
macchie d' oro (i). Un secolo la non s'usava c^e 
per decorame le chiese , e quelle di Genova e delle 
Riviere ne vennero «ricchite con prodiga mano. 
Oggigiorno gli stessi Francesi e' insegnano che di 
tutti i marmi coloriti è il più degno di spiccare 
nelle suppellettili sontuose e negli alberghi del lusso 
elegante (3). Ma se aspettate che un Lord dal fondo 



(i) La terza è sul monte della Cffocelta, nella yalle delle Grazie. 

(a) Ce marbré célèbre par la richesse de ses veinet iaunes d'or, et 
par l'intensité de soo food npir, est connu de tout le monde. Après 
le marbré blanc, le Portor est celui qui est cité comme étant le plus 
dìgne de figurer dans les amenblemens les plas sompluenx et Ics pia» 
rcehercbés. Brard^ Mineralogie appliquée aux art$. 



i53 
della sua contea vi commetta colonne e tavole tii 
Portoro y non avrà mai fine \ indugio, E poi perchè 
venderlo tutto nello stato greggio^ e non imitar 
r esempio della vicina CaiTara coll^ introdurre qui 
fabbriche per ridurlo in lastre e per dsìrgli il lu- 
cido? Gol moltiplicare le scavazioni^ col farlo la- 
vorar qui sul luogo ^ col tenerne abbondevolmente 
forniti i principali emporj di Europa , col mandar 
viaggiatori a ricercarne a promuoverne la vendita^ 
si arriverebbe a farne dieci volte maggiore lo spac- 
cio^ e da !io(m. lire di prodotto nétto dalle spese 
che or rende ^ portarlo a 300{m. È vero che tutto 
ciò richiede F impiego di grandi capitali, ma il 
nuovo signore della Palmaria non dovrebbe es- 
seme avaro, trattandosi di ricavarne si lucroso 
profitto. » — 

D^o varj altri ragionamenti ci accomiatammo 
dal Progettista che negli orti d' Amatunta anzi in un 
Eldorado vorrebbe trasformar la Palmaria. 

L'isolotto del Tino, a cui poscia approdammo, 
% pure tutto del marmo istesso. Ivi trovammo 

« In un luogheUo soUiario e bello » 

posato un pranzo fattoci cortesemente imbandir da 
una Grazia , venuta anch' ella a rallegrarlo col beante 
suo aspetto. L' erbe ed i fiori ci porgevano il desco 
ed il seggio. Un pino ed un elee dicevano ombrello 
alla mensa. In altri tempi io v' avrei con ben altri 



\ 



i54 

colorì dipinto quello desinare nei pia caprìccioso 

degli eremi. 

« Intorno al chiuso loco 
Naturalmente e senza coltura 
Lieta fioriva t odorata persa j 
E t appio verde ^ e t umile serpillo 
Che con mille radici attorte e crespe 
Sen "va carpon vestendo il terren d erba, 
E la melissa cK odor sempre esala ; 
La mammola j t origano, ed il timo 
Che natura creò per fare il mele (i). » 

Due soli abitatori ha l' isoletta del Tiao^ ed e 
loro ufficio aver cura del Faro che accendesi per 
servigio de' naviganti sopra una vecchia torre dei 
Genovesi nella punta ddl' isola. Il Tinotto ^ terzi 
ed ultima isola a mezzogiorno del golfo ^ non e che 
un breve scoglio^ coronato da rovine di mi antica 
edifizio. Reca la tradizione che v' albergassero ai- 
enne pie solitarie. 

Farmi aver dimenticata dirvi dianzi che un altra 
scoglietto presso alla punta N. E. della Palmarìa, 
sostiene un forte o torrione in rovina. È il forte 
della Scuola^ spaccato dalle mine de' gelosi Britanni. 

Io v' ho descrìtto il golfo della Spezia dallar 
parte , 

« Là dove il sol percuote quando pròna 
Si leva, che ad oriente è coMf apposta -, )r 

(i) Bueellai , ^ipi. 



5:> 



K. 



t (la quélifl 



« Che il sol guata , 
Quando nel mezzo giorno ^ a fronte a fronte (i). 

Passiamo ora alla costa orientale attraversandd 
tutta la grau bocca del golfo, e quasi vedendo ad 
occhio nudo il suo gran banco d' arena (2). 

Sporge in sul mare all' estremità di quella costa 
il monte Corvo, chiamato dal Bracelli promontorio 
Lunese: al sinistro suo piede la Magra si spande 
nel mare (3). 

Io vidi uscir la Magra dalle fasce 
. Del giogo d^Apennin ruvido e fosco 

Che deU acaue di lui par che si pascCé 
Non vo\y disse Solino, che passi orbo: 
Da questo fiume Toscana incomincia 
Che volve in mar al monte dello Corbo^ 

DlTTÀMONDO e. VI. 

n Capo Corvo, luogo di sommo interesse pel 
geologo, è come la chiave, dice il Guidoni, della 

(i) Boccaccio^ Nìnf, Fiesole 

(a) « Il graQ banco di mezzo eh' è nella direzione N. £. ii4 N. non 
deve far timore neppure a' groBii vascelli, pei-cbè il luogo nien ba«»o 
ba 16 metri di profondità. La latitudine del tuo centro è di 44^ 3' 33" i8^ 
e la longitudine a;*» 35» 54" 86. » A. Aossi^ LeU. 

(3) La Punta del Corvo dà &at al Golfo della Spezia ad oriente. 
Voltata quella Punta trovi la bocca della Magra, divisa da uno tco- 
glio e da un banco di arena, e risalendo su pel fi-umc arrivi allo acalir 
di Ameglia , villaggio che rigiM»pd.i sopra le rovine di Lunik' 



i56 

formazioae delle montagne del golfo. Ma concedete 
cbe per la geologia de^ dintorni di questo magnifico 
seno di mare io vi rimandi al suo libro ^ bastan- 
domi il dirvi che hawi in essi di die tenere occu- 
pato molti anni il naturalista (i). Ne saprei bene 
spiegarvi donde abbia detto il Petrarca che dal 
colore avea questo promontorio sortito il suo nome, 
perchè veramente assai pii\ biancheggiante che ne- 
reggiante esso mostrasi (a). 

Il casale di San Marcello siede sulF alto del 
monte. Vien poscia ( ritornando dal Capo del Corvo 
alla Spezia e radendo la spiaggia orientale ) Telaro 
sul lido^ e Maralunga, ove una batterìa s' accom- 
pagna a un convento. Di qua da Maralunga s' apre 
il largo ma non lungo seno in cui stanno ai due 
estremi lati Lerici e Santerenzo. Alla punta del 
seno verso Lerici fa difesa un castello. 

L' origine che gli scrittori della Lunigiana at^ 

(i) Ed aU'artidolo Cartài, geologica ddCApennina cKe è nell' Ap- 
nwDicB. — Per le produsiooi marine, di cui si dovÌEioto è il Golfo, 
▼edi lo Specimen Zoophjrtorum PùrUu iMitae del prof. Bertoloni di 
Sanana. 

(a) NoD procal habebù contra ezbremos Januenaes finea Cordoni 6- 
mosam scopulum et nomen a colore aortitam , ac paolulum progressns 
Blaerae amnis ostia qui maritimos Ligures ab Hetrotcis dirìmit. Nel- 
V liincr» Siriaco f Op, omn, p, 558 ed. Basii, 1571. — 

Se questo none di Corvo venne al Capo d»l ano colore, dò non 
potè essere che per la Bgura de' Greci eh' esprime il contrario , onde 
chiamarono ospitale il Mar Mero , per dirlo burrascoso e pìen di pe- 
ricoli. Evvi in fatti all' estremità orientale del Capo Corvo un luogo 
detto la Bianca dal biancheggiare ohe vi fa sino all'altesza di 30 metti 
dal mare il calcareo saecaroidc o primiiitfOf cbe poco diversifica dal 
marmo di Carrara. 



i57 
trìbiiiscoQO a Lerìci^ è mitologica^ ed in fatto di 
istoria là mitologia ha il sapore delle sorbe acerbe. 
Ercole^ e' dicono^ per placar Venere, impose a 
questa terra il nome del figliuolo della Dea, Erice 
eh* egli aveva uccìso. La poesia per questi favolosi 
racconti vai meglio che non la prosa, amatrice 
della verità. Onde vi trascrivo i versi co' quali il 
Visdomioi cantava 1' origine di Lerici e di Por- 
tovenere. 

Surgit in iWclisK} procul Arcula condita colle 

jÉmphiùionades nobile JonUs opus. 
Multa procelloso qui passus in aequore placai 

Iratam nati Cjrprida caede suL 
Oppida sic stàtuens spatio distantia paivo 

Persohfit Paphiae debita vota Deae. 
Huic Hericis nomen, Venerisque imposuit itlij 

Partus et egregio gurgite nomen idem. 

Questi versi consuonano coli' opinione del Paga- 
netti intorno ai due differenti templi , V uno consa- 
crato a Venere, l'altro ad Erice suo figliuolo (i). 

Lerici nel la.^ e i3.^ secolo era compreso nello 
stato dei Pisani. I quali appresso il castello aveaqo 
edificato un borgo, e circondatolo di fossi e mu- 
raglie. In. capo del borgo vi era la porta con due 

(i) Stor, EccL detta Lig. — Eryx moas est SiciKae dìctus ab Erjce 
Veperis et Burae tìlio , qui ab Herculc intcrfectns eity quod bospitei 
necaret. lo hoc monte Venui habuit ieiupluin sibi dicatum. Jo. Uà*' 
vitii TeiiorU Efnik* 



i58 

torri ; e fra 1* una torre e V altra aveano affisso mi 
iscrizione ingiuriosa a' loro nemici. Qaestf iscrizione, 
notabile per essere stata una delle prime che si 
sappia essere state incise nel marmo in lingua vol- 
gare^ diceva^ 

Scopa baca al Zenoese : 
Crepacuor al Portovenerese\ 
Streppa borsello al Lucchese (t). 

Cosi sconciamente poetava la tosqana Pisa a quel 
tempo. Ma ben si può perdonare T informe ver* 
seggiamento ad una città che tenea fondachi in 
tutto r oriente, fondava la torre Pisana alla foce 
del l'anai^ contendeva a Genova il dominio della 
Corsica e della Sardegna e T imperio del mare^ avea 
cento cittadini in grado ciascuno di fornire al Co- 
mune una gulea per la guerra maritticna^ e facea 
sorgere tra le sue mura le maraviglie della Metro- 
politana^ della Torre pendente e del Campo Santo. 

Nell'anno ia56 i Genovesi facilmente occupa- 
rono il borgo di Lerici^ lasciato da' Pisani con 
poco presidio, e portarono in trionfo a Genova 
quel monumento di contumelia Forse era meglio 
che la vendetta avesse qui fine. Ma i nostri ante- 
nati non chetavano sì facilmente gli sdegni* Genova 

(i) Que$ie parole erano incise «opra un fariJello o collo dì mer^ 
l^Dzia, fatto in rilievo sul marmo. Ag, Giustin. Egli riporta alquanto 
jdiversamentc r iscrizioAe che «ibbiam recato seconda Bartoiommc* 
Scriba , continuator del Caflafo, 



j59 
po5e in quella veee uu* altra iscrizioDe pungente si 
pei Pisani^ ma più grave e più degna di un po^ 
deroso e guerriero Comune (i). 

Lerici rimase di quinci in poi con poche vieende 
in mano de" Genovesi. E nel suo castello avvenne 
la celebre passata di Andrea Doria dai servigj di 
Francesco I. a quelli di Carlo V. Una lapide, po- 
sta in un orto di Lerici, conserva memoria del 
fatto (a)- 

Queir avvenimento di cui l' Italia , fatta per esso 
soggetta a Carlo V, sentì sì gravi e diuturni gli 
effetti, commuove a profondi pensieri chi legge que-^ 
sto marmo con piena contezza dell^ istoria* 

Lerici è paese interamente marinaresco. Sperti ed 
audactnesono inavigatori. Le donne diLèricie diSan- 
terenzo portano al mercato di Ssu*zana i prodotti della 
pescagione e le mercanzie di che abbisogna la Luni^ 
giana\, e ne riportano il burro, i legumi e gli ortaggi 
con che provvedono il Lazzeretto , le navi straniere ed 



(i) MiUe ducenteno quinquageno quoque seno 
Janu» me certe pugnando cepit aperte 
Undique securU me cinxit postea muris. 
Sic vigili cura salvat quae sunt sua jura. 
Indigeat vere qui iinquit castra tenere. 
Sic ffutitt Oendo qui me neglexit habei'e. 

Ricopio questa lapide dalle Dissertazioni Pisane di Flaminio dat 
Borgo, ma parmi che sia ancora in Lerici in una torre del caatello. 
li) Essa dice: 

p. O. M. 

Andicas ab Auria hujus domus. bospis 

H^c e GallQ faolus Ilispauiis. 



l6o 

i lidi vicini. Qaesti trAsportameoti esse fanno o (Hedì, 
ràl proprio capo, a stuoli^ con aspra. &tica, e 
spesso guadando la Magra coli' acqua sino alla cintola. 

Sopra Santerenzo . eh' è nelf opposta parte del 
curvo seno, a<»ige la Marigola, villa del marchese 
Olandini. Là selva veramente opaca e segreta di 
questa villa e le sublimi sue vedute sul golfo in- 
spiravano un robusto poeta, amico di Lord By* 
ron , il quale trovò la morte in questi tratti di mare. 

Da Santerenzo venimmo 'alla punta di Santa Te- 
resa^ munita di una batteria; ìndi passammo di- 
nanzi alla piccola cala del Pertnso, alla punte di 
Mozzano , alla batteria di San Bartolommeo. E fi- 
nalmente costeggiando luoghi verdi e soltnghi per- 
chè Taria n*è al basso insalubre a cagione do' tri- 
sti Stagnoni, scorgemmo Pitelli in suir alto. Nel 
suo territorio sono poco distanti dal mare due fonti 
d'acque medicinali, di scarsa virtù per se stesse 
e di nessun servigio per la malsana aria del luogo 
ove sgorgano (i). 

Il convento de' Cappuccini e la strada maestra ci 
additano che siamo di ritorno alla Spezia , della 
quale ho indugiato a darvi ragguaglio per descri- 
vervi senza interrompimento le altre parti del no- 
bilissimo golfo. 



(i) Intorno alF asdiiiganiento delle paludi d* Arcola, dette gli Sta- 
gnoni, acrbse una Memoria francete ( ftanpata alla Spezia nel iSio) 
V ingegnere in capo Lepère . Essa è non meno ingegnosa che dotta .* 
ma il metodo de* muUni a vento <ohe propone affine di aver una font 
operativa, è impraticabile per varie cagioni locali. 



.i6i 
Lett£ai CXVI. 

La Spezia, 



Le prime case della Spezia vennero fabbricate 
sulle fi4de di una rupe alla quale V onda marina 
bagnava le piante. Crebbe ed alluAgossi oltre a 
:2oo metri il lido^ e il borgo dilatossi in pianura. 
La gran piazza della spiaggia altro non è che un 
abbandono di materie recate al mare dai torrenti 
yiciDÌ. ' 

Uò torrione , parte in rovina , fatto alzare da Fi- 
lippo Maria Visconti al tempo che teneva la signo- 
ria di Genova ^ ed una cittadella ^ ora deserta^ opera 
de' Genovesi^ ocóupano le spalle e la vetta di un 
monte che sovrasta alla Spezia. Le vecchie ed an- 
nerite lor mura ed i merli <ìhe le incoronano^ 
spiccatio felicemente sopra un fondo di verdi 
colline (i). 

Incognita e 1' origine delia Spezia e del suo nome. 
Pretendesi che anche prima del lo.^ secolo qui 
fosse un villaggio , addimandato Bagno antico^ forse 
dall' antro delle Ninfe che Virgilio descrive e sembra 
qui collocare. 

U comune di Genova nel i 'a^jò comprò la Spezia^ 
ed un buon terzo della provìncia, da Niccolò Fie- 



4 

(i) £ fama che que' baluardi nella parte che fronteggia meriggio ^ 

fu&sero edificati in riva al mare che già se n* è diluogalo coUnlo. 

III. II 



i62 

sco^ conte di Lavagna. Vuoisi che il golfo non pi- 
gliasse che allora il nome che or porta (i). 

Non doveva , ai giorni della compra ^ essere la 
Spezia che un meschino villaggio; imperocché sol- 
tanto un secolo dappoi la repubblica lo fece cin- 
ger di mura e lo ridusse a forma di castello (s). 

Grandemente profitta la Spezia degl' immensi 
lavori che vi* cominciarono i Francesi in un tempo, 
diqe il Chabrol ^ fecondo d^ insolite imprese. Ma 
la crescente sua floridezza deriva dalla strada 0* 
rientale -Ligustica^ aperta o terminata da' reali Sa- 
baudi. La strada di Pontremoli alla quale tre o 
quattro potenti volontà dovrebber concorrere, ri- 
marrà per lungo tempo ' ancora nell' elenco delle 
desiderabili. 

Fanno rìguardevòl la Spezia il suo giacimento 
in fondo al gran golfo cui ella dà il nome; Tanfi- 
teatro de' ridenti colli che largamente la circondano, 
la gran piazza o pianura che fu spiaggia ed è pub- 
blio» giardino piantato d'alberi d'allegra Ofnbra 
ne' viali ^ e di cedri e di odorosi arbusti ne' eam- 
picelli di mezzo. Sostenuta viene la piazza ia verso 
Il mare da un lungo argine che ad un tempo è la 

(i) tf £ del mese dì novembre 1276 Nicolao de FHsco , conte 4i 
Lavagna, YCodetU al Contioe Venaiio, Carpane, l' isola di Vedgna, 
Djaròla, la Spezila, Ti vegn a , Volastra^ Mootonegro , Am«lia, Casti- 
glione, ZigQaculo ( Z/^/ta^o ) e Ripunta per prezzo di a5[m. . lire, 
litWt quali fu ben pagato come per istrumcnto^ Giustin , An. — 25,ooo 
lire di Genova a quel iempQ sarebbero pari a ^5o,ooo franchi delU 
pceseutu moneta. 

(a) Giustin, , fiescf'ìp^ 



i63 
strada miestra^ gigantesco lavoro; e ainp a Porto- 
venere conduce un' altra ^traila agevole ai carri che 
esihiace tt pia gemale ijiìporto* 

Ia eUésa di S« Maria della Spezia edificata nel 
x55o e distinta in ir^ nav^ì, ha fra'woi dipifiti Una 
Moltipltcazìone de' pani ^ prìe^ato lavoro di G: B* 
Gasane^ natio della Speeia^ discepolo e cognato del 
flasella^ che forse lo sovvenne del &uo franco pen- 
nella JÈI cboiposizione grandina e felice , con più 
di cento figure^ xoelto naturalmente effigiate, (i). 

i539 -^TitóniUs CarperUnus spediensis pingebat- 
Coà stmscritlK) sopra una tavola «che già spettava 
alla chiesa degli Agostiniafli^ ed ora è nel collegio 
delle Scuole. I tarli ne han guasto la sommità. 
Certi chiodi od anelli di ferro confitti nella tavola 
per attaccarvi quaJebe j^o od <^nato^ ne scon- 
ciano SI meszo. £ se 1' oceiùo educato al beUo di 
un sacerdote «HenisÀa non T avesise sottratta air eo- 
cidio ^ la tavola iutta ^niva consegnata alle fiamme 
come iatitile ingombro. È dipintila di ii^oUo pre^o^ 
se il noao giudieìo e la loìa «aesooria «lon errano^ ed 
in ogni < nnodò i cittadini della Spezia dovrebbero 
gelosamente guardare questo oftaimmento di un loro 
fM4;tove del Giaqueeen^fco I ignorato dal Lanzi, dal 
Soprani e dal Ratti (a). 

• 

{i) Altri fanno U Caapae natio di S^r^atu. N« maj(i«« chi» ^ufi»ia 
gi'jji tda vorrebbe tarr« il pregio ex origÌQale* Vedi pure ìq ijMeJla 
chicM .uà quadro fatto «p» quattro di veni diptuti, iuiiiejne Accozzati. 

(aj Frawceaco S|>exxiiu>, icolaro di Luca Cambiaso, e del Beri»- 
nasco, « lodato pittore, fu pure • natio od originario della Spes«a. 



'i64 

Abitdno netta ptccold città della ' 'Spetta niimt^ 

anticlie e doviziose famìglie ; tutt&viai U^inodo «del 

vivervi non v' è troppo cittadinésco^ np èertaméhte 

piacevole^ se non fosse la bellezza de' dnatonu. I 

>colti viaggiaftori vi fanno qualche brève' fermata per 

visitare le naturali curiosità del gólfo.' Ha qùeìiìtan- 

que il maravigtioso del' golfo sia alle quattri^ sue 

bocche d' ingresso^ '6 quindi fiìori del dominio dello 

sguardo dalla spiaggia della Spezia^ nohdimeiiói 

coihune de' viaggiatori si contenta di guaix&irlo di 

quinci , e passare. Quasi soli gU Inglesi non sono 

colpevoli di questa tràscuranza , da chiamarsi quasi 

'ignominiosa s'egli è vérc^ ohe sciocchezza volontaria 

•sia ignominia. i r :. i j» * 

Mancano atfatto alla Spèlzia le grandi case di ne- 
gozio; ed i traffichi ìnarìtiareschi $i riducono a tra- 
sportar olio / vino ed alti*i pi^odotti agricoli del paese^ 
marmi di Carrata e il* manganese tratto dal comune 
della Rocca" nelF Esfetì86^ S Genova, a Livorno, a 
Marsiglia. Gioverebbe gràndemen^te alla Spezia dal 
lato de' traffichi V apertura deli» 'stradai di liOmbar- 
dia per Pontremoli; ma ai già divisati inciampi; 
gravi riguardi s' aggiungono. Discesero per quella 
strada al Taro l'esercito di Garl^ Vili sul finire del 






Xia famosa tavola del Marlirio di Santo Stefano dipinta da Giulio Ro* 
mano la quale è in Genova, era stata traforata* da una palla di archibugio, 
sparata per qualche disordine sulla piazza ticitla. Lo Spelzino risarcì 
cosi bene quel foro che nian occhio, • quantunque finissimo , è m» 
Igiunto a discernere dove sia stato fktto il reatanro. Soprani^ yite dei 
Più. Gén. .}.-.- 



i65 
1 5.° secolo^ quello di J4^c.do9al4 i^ sul finire del 1 8.^^ 
venendo ameudue dall' impresa di Napoli. L'applica- 
zione de' piroscafi al rimurchio delle navi potrebbe 
rimenarveae un altro ^ venuto d'occidente nelle cale 
di Venere Ericina. 

Rare Toke gli agrumi qui. 3oi&'qno pel freddo 
invernale^ benché nell' iavjerno i monti rapiscano. 
l'aspetto, del sole per tre quarti d'ora prima 
ck' jegU 

— cada sotto 
lì mar d Iberia oltre Marocco 0- Calpcm » 

• 
Il pro&petto de' dintorni del goKo^ lieti della ver- 

zura degli ulivi e di molte piante sempreverdi , fa 
in quella stagione bel contrapposto, alle nevi che 
imbiancano le montagne della Lunigiana e del Car- 
rarese^ .delle quali la più alta ha nome Picco d'uc-^ 
cello*. 

Va ^oriosa la Spezia di , aver dato i natali a Bar- 
tolomeo Fazio ^ storico itisigne (i). 



(i) Bartolomeo Pflfcid segreUcìo di ÀlfoùBo d'Aragona 1. re 6x Na- 
poli sopraonominato il Magnifico ^ scrisse i fatti di questo Jle^ e narrò 
la guerra di Ghioggia ( de Bello Veneto Clodiano ). Di lui disse il 
Gesnero che adoperatasi a ritrarre la pure^a'e 1* eleganza di Cesare< 

Marcanlonio Monteflorio , pur della Spezia , e fallo Tescovo dì Neb- 
bio nel 1678, anno delle sua nior\e^ stampò De pugna navali CursU- 
laria Comment. Oen., iS^a. 



i66 

LttTEKA GXVII. 

Dintorni detta Spezia. 



Fuori della lerra^ alquanto terso il monte ^ stede 
una chieda detta S. Francesco grande. Ivi iicir a- 
bside di un' aitila chiesa o tastai cappella attìgua e 
collocato un gran quadro in terra cotta e cotonata 
n rilievo. Esso rappresenta V incoronazione della 
Vergine con tarj Santi . di sotto ed AngeK ali' in- 
torno. Una gran cornice^ pure in terra cotta e co- 
lorata a rilievo , contorna il quadro ^ .e rappresenta 
foglie e frutta con si vaga verità che mai non vi 
àazia il guardarle. È opera di Luca della Robbia; 
fu mandata al Museo di t^arigi^ poi resUuuta« 

Sopra un poggio che scopre u^olta parte del 
golfo ^ anzi in gran parte ha di prospetto la sua 
bella costiera orientale, e signoreggia la strada di 
Toscana^ in mezzo ad oUveti e vigneti e fichr e 
castagni e cipressi sorge la chiesetta de' Cappuccini 
nitida 9 modesta, gentile» Dinanzi alla balaustrata 
dell' aitar maggiore un bianco marmo nel lastricato 
del pavimento ha F amorosa iscrizione: 

Di Carlotta 

amabile JanciuìUna 

nata al mondo il giorno i6 agosto 1817 

da 



ì6^ 
da ••44. 
conjugi; 
' .rinata al cielo il giorno Sfeò. 182 1 

qui dorme la spoglia 

* dolce pena de genitori* 

» 

Uaa ghirlanda di rose emblema della gioventù ^ 
ana gliirladda di papaveri^ simbolo del sonno etek*no, 
adornano scolpite la funebi^e lapide : 

Et rose^ elle a ^vécu ce que vivent les roses^ 

V espàce d un matin. 

• • • • « 

Mt^ti critici portan sentenza che Virgilio per 
dipingere il porto in Libia ove fa ricoverare Enea 
dopo la gran tempesta suscitatagli dall' ira di Giu- 
none^ descrivesse al naturale il golfo della Spezia. 
£ veramente a questo golfo assaissimo si attaglia 
il ritratto (i). 



(1) Est in secessv longo locus. Insula portiim 

Efficit Objectu lalerum , quibus omnis ab alto 
Frangi tnr iftqiié iìianit sdndit «ese iitida reductos. 
Hinc atqae hmc vaatae rnpes geminique minantur 
In coelum scopuli, quornm sub vertice late . 
Acquerà tuta silent: tom silvis scena coruscis 
Desuper, borréntìqoe iifrum Aemus imitiinet umbra. 
Fronte anb adveraà scopu1i$ pendentibirs antrum ; 
Intus aquae dulccs, vivoque sedilia saxo ^ 
Nympharum dóntusi Isic fessds-fioA vìncufa navet 
Ulla lenent, xMtù non »lHgat avcbora roorsif. 

Jèn. t. f. 



i68 

Sarebbe egli mai vero che la casa delle Ninfe, 
ricordata dalF Epico latino^ sussistesse tuttora, come 
a' suoi tempi, quantunque ormai remota, dal mare 
per r accrescimento della spiaggia ? Senza nulla de- 
cidere, ecco quanto ho trovato. 

Un miglio al N. O. della Spezia ed alle falde 
del iuonte giace un mulino, al quale arrivasi sa^ 
lendò per la via di Genova, poi piegando «pochi 
passi a mancina. Alquanto sopra il oiulino, incon-r 
trasi una specie di tempietto o recinto antico , o che 
almeno ha fbrma di. antico. Sullo stìpite della porta 
è una lapide col virgiliano emistichio Nympharwn 
domus. Dentro il recinto che ha le mura azzurrine 
è r antro nel vivo scoglio, vi sono le dolci acque, 
ed artefice dello speco e del fonte fu la sola na^ 
tura. Sopra la rupe che fa tetto all' antro più non 
distende orrid' ombra un atro bosco , ma verdeggia 
un gruppo di giovani lecci. Alcuni ulivi che mal 
celano un erto e biancheggifeinte scoglio, si ledano 
a destra; spiega a sinistra i suoi pampini una pic- 
ciola vigna; dietro si addensa una macchia di lauro 
e di piante selvatiche. Tutto il luogo è per tre 
quarti fasciato da una chiostra di monti, coperti 
da capò a pied^ di verdissimi castagni e di pal- 
lidi ulivi. 

Tutto il luogo, sì nell'insieme che. nelle sue partii 
concorda perfettamente con la pittura che ne por- 
gono i versi dell' Eneide , e la presente sua di- 
stanza dal mare vieppiù conferma eh' ei sia quel 
desso davvero. Ad ogni modo le amabili scene del 



ì6g 
romanzò pastorale di Loogo rìvivdno ndf ìmnifligi- 
nazione . all' aspeUo, dt questa girotta f. di ^est$i 
fonte, cui ia lapide tuttora, consacra alle j^ìnfe ^ 
custodi delle selve, dell'acque e de' nftOQjti* 

Uns^ Tasta caverna, scavata dalU natura nel masso; 
calcareo, si dischiude due centinaja di passi più ìtx 
alto di là dal nmlino. L'acqua, benché non molta, 
ch'esce dall'angusta sua bocca, ne & malagevole 
alquanto l'ingresso* Dentro è larga da ip a i5* 
metri > lumga 5o ed alta 4* ^^n manca di concre? 
zioni stalattitiche , e forse a ehi seguisse penpsa-^ 
mente il corso dell'acque, potrebbe dar accessQ 
in pia interne spelonche; ciò almeno riferiscono i 
contadini. Chi vuol raffigurarsi al vivo l' imipagine 
di quelle caverne illuminate dal fuoco . a cui sì ri^ 
scaldano ora crudeli masnadieri ora esuli illustri 
nelle poesie e ne' romanzi, faccia accendere alcuni 
fasci idi arida paglia nelle cièóhe latebre di questui 
grotta. 'La sola fantasìa può idearne 1' eOettp. M4 
ben tosto i pipistrelli 3 turbati dalla luce e dal fump 
in quella tetra ed antica loro dimora, svolazzano a 
centinaja disordinatamente per essa, e pajono le 
ombre de' malvagi nelle fiamme del Tartaro, Finalr 
mente e' gìttansi fuori dalla boQca dell' antro ove 
egli è stato rannicchiato a guardare , e gli è d'uopo 
ritrarsene per evitare il ribrezzo di mentirsi far 
vento al viso dalle cartilaginose ale di questi ret- 
tili-augelli, 

« Nemici al lume 
Che ^volano di notte sfinza ^piume* » 



Di opache spelonche^ di mréndè voragini^ d* im-i 
mense eavili sotterranee sono^ a dir così, trafo- 
rati da capo a fondo i monti che cìrcniscmi la 
Spezia. Eìd in alcune di esse sMnabissano^ tutte le 
acque di certe conche o chiostre di monti ^ prive 
d' ogni altro esito e rfogo. 

Precipitano queste acque in caliginosi baratri, 
formano immani serbatoj che la mente solo divi- 
nando afgomenta, e per occulti anditi ed anfratti 
tengono ad emanare e fluire nel basso ide' moutì , 
copiose per tal sorte e perenni che una deUe sca-^ 
turiginf lóro fa girare tre mulini d' inverno ed mao 
di estate, senza mai venir meno anche dopo tre 
mesi di $ìccìih. Sprugola nel linguaggio del paese 
soQ dette tanto le caverne che ricevono V acqua 
nell'alto^ quanto le polle e i fiumicelli che sgor- 
gano al basso. Regina delle Sprugole recipienti è 
quella di Zegori, addimandata in nobil favella la 
caverna di Saìi Benedetto. Giace tre miglia dietro 
alla Spezia ed ingoja i torrenti precipitanti dai 
monti che col girar ttitt' intomo fanno di quel 
luogo una rinchiusa concavità. La rince in gran- 
dezzst ed agguaglia in orridezza \ altra di Gampo- 
strino; ma solo, tfn meschino rigagnolo a questa 
reca tributo. Raccontano che quando per le stra- 
bocchevoli pioggie si profonda grandissima copia 
d' acque nella cavei*na di San Benedetto, un ga- 
gliardo vento , accompagnato da strano frastuono , 
sbocchi e prorompa da quella di Gampostriao che 
non n'è gran fatto lontana. It che proverebbe che 



r feria y cACciaU dalie acque fuor eie' torli . avvolgi^ 
menti dell' una^ per lo sfiatatoja dell' altra si doar 
pestra e fa impeto; 

Tra le Sprugole scaiurienii primcg|^ là aotto- 
marìna che nel periplo < del golfo, faò descrìtta e che 
per eccellenza vlen diatinla colf unico nome di Polla. 
Men febee di Aretnaa., la saa Najade nén ha potuto 
valicare i salsi flutti; ih quésti ella |^tde. le. sue 
a<!qae non allegrate da molli. ombre, che jde pro«^ 
teggano H corso, àensa dar hagdo. a pastorelle , 
seU2a udire canzoni d' amore. II gorgoglio eh' esse 
mandano nell' apparire sulla faccia dei. mare, è il 
singhiozzo della Ninfii cui vietato è di spandere la 
saa urna sótto il vivificante sguardo del sole. 

Sprugola di Maggiola appellasi la scaturiente 
nel più occlldentald angolo delia pianura delia Spe^ 
2ia, ed egli è quella di cui v'ho celebrato. V abbona 
danza ed incessanza dell'acque. Ma iion crediate 
già eh' ella spicci impetuosa, superba, sonante. At 
Contrario, quantunque pel suo volume ella potesse 
subito devolversi in furioso torrente > non di manco 
sta contenta ad alimentare uno stagno che non gira 
pia di 30 braccia e donde ì acqua viene con*" 
dotta a far gore. Non romoreggia nelF uscire dalie 
sotterranee sue stanze; ma solo mette un gemito 
che a fatica giunge air orecchio di chi tacito a- 
scotta* Se non che talvolta essa prende a sdegno 
quella pace soverchia, e fa vedere come in ebuU 
lizione le acque, od anco in foi^ma di colonna le 
avventa all' insù. Colorate sempre in fango questa 



17^ 

Lki-teha CXVIII. 

Dalla Spezia a Sarzana. 



Un marUtimo non lungo ne perìgttoso tragUlo, 
indi una gioconda Camminata tra vitiferi ed oleiferi 
poggi mena dalla Spezia al passo delia Magra per 
Lerici. La via maestra corre una più lunga e al tatto 
opposta U^ea, facendo un gran gomito a tramon- 
tana per superare non sentita * F altura^ e condu- 
cesi sin quasi sotto Vezzano tve nella Magra de- 
china la Vara. Quindi ripiegando a sadeste e la- 
sciandosi Àrcola a destra^ g^^og^ sotto i pampi- 
nosi colli di Trebbiano a cui la Magra vien ro- 
dendo il fertile piede. Ivi travalica qnest' insidiosa 
fiumara 

— « che per cammin corto 
Lo Genovese parte dal Toscano » ( i ). 

Perciocché la Lunigiana vien da' geografi posta fì*a 
le Provincie della Toscana^ benché divisa fra tre 
potentati (a). 



(i) iTante, Farad, e. IX. 

Dice per cammin corto, a significare il breve corso della Magra. 

(a) Il Re di Sardegna, il Granduca di TotcAoa , il Duca di Modent- 
Enuft quattro prima che gli stati dì Massa e Carrara passaasero per 
materno retaggio nel Duca di Modena , che ora è il signore della nag- 
fior parte della Lunigiana. 



175 

Gonviea tragUèttaré in barda la Magray a cui 
nella 'i)assa valle mai non veone imposta il frena 
di un polite (0* 

« Nella pendice di monte Orsajo ed al liioga detto 
r Orione^ ha là prima sua fonte la Magra che* si 
vieu accrescendo, dopo un breve tratto mercè di 
varie polle che da alcune pieudici détte Magc^si^ 
veggoosi scaturire^ I dirupi pei quali. cfuestofiumi^ 
si fa la strada òffi*irebbeao graziosi e fi?e<}uenti s^ogr 
getti aUa calda faatasia di un pitibore. .Nqn meu 
bello spettacolo della celebre cascata di Tivoli^ è 
l'ultima caduta deUa !VIa^*a, superante, f altézza di 
quahinqbe elevata tori^: e uel vuotò d^elU toglierà 
da cui precipita^ v'ha. un ampio rioeltov déntri 
cui ognuno può agevolmente slàrst al riparo delle 
acque cadenti. Cresce imcor pia il suo bello nt^l 
freddo inverno y quando agghiacciandosi d# dmbo i 
lati una porEione dell'onda^ questa forma quasi 
una doppia tela in vat4e fogge piegala^ é la sóprav- 



{i) La spesa di un ponte in' legno «opra la Magra monterebbe a 
circa 5oo|m. lire. 

La presente tassa di io cent, pel tragitto di una p^rfona in barca 
(cosi almeno era nel z83i ), «ggriiva soverohiamente i poveri oonta« 
diai della riva destra del fiume, pei qùaK Saneana è' il mercatoi € 
perciò si mirano le donne di Leriei ohe a stuoli vanno a Sariaha o 
ne tornano ogni mattino, passar la Itfagii» a* guado eòa l'apqua talora 
sino sotto le ascelle; e non sempre il -fiaine ò guadabile. — Un gicrno 
io Tidi una povera contadina d'Arcola cbe oon- un gran fascio di fieno 
sul capo entrava meco nella barca. Quanto ricaverete di quel fierio. » 
Sarzana ? io le «diitiaadai. £lla mi rispose : , a Gi|ique , sei ^ setile mMi 
al più, e (|uattro ne «debba apendere nel passare « ripassare -il fiume« 
Vegga ella cbe mi rimane per comprare del p#ne a' miei figliuoli, » • 



veniiente acqua flurda, nel cadere precipifosa ^ 
vagamente zampilla^ ed in mille gn'tóe si frange 
per li diversi seni e le volute del ghiaccio » (t). 

Passa la Magra ^ già cresciuta di molte acqne^ 
a Pentiamoli ^ dove riceve nel suo letto il Verde , 
nato tielle Alpi deCte \ Roncacci. Scende poscia ad 
Autta y entra negli stati del Re presso S. Stefiatno , 
accoglie 11 largo tribuio che le reca la Vara^ pre- 
cide e spesso interdice la» strada di Sarzana^ e fi- 
nalmente trascorrcf a- gittarsinal mare sotto il fianco 
orientale del monte del Corvo» Colle materie che 
^eco devolve*, essa accresce la spiagge forse ali- 
tnenta i batichi^d^ arena che còli' andbr de' "seeoti 
ristrìgneraimo lVin|p*6S8o del golfo (a). 
• Sa per la riva sinistri delia Magra sino a Poo- 
tremoli dovea ^Ure la strada di Parma; indi a Poh- 
ti^moU spiccarsi ver settentrione^ superare il giogo 
della Cisa, e scendere alla riva destra del Taro. 
Alcupi bellissimi tratti ne vennero aperti sulf aito^ 
e rimangono come monumenti di un' età già lontana. 

Iva spiaggia che la Magra ha formato alla sini- 

t. (i) Fiaggia fnUomco'insTmcatia^ 

- (ti) « Se egli é vero, conc pDetendf irMootanarì ^ che un moU 
iittoraie rada Uitio il JledHerraneci, p ohe lungo 1* Italia » manUnga 
rdali' £.' M O* -con iuna vclooilà di tre miglia per giomo^ ai potrebbe 
coti tutta prohalHÌitè attàliyire a «inil forza di tra m a ta lione i due 
I banchi d'arena- delia gran booca e di & France«co di PortoTenere. * 
M.ll fiuni<x Magra,' le cui foci sono di là del Corvo, somministrale 
«naterie eterogenee atrascinate nel Golfo, le quali o vengono deposte 
.iiella apiaggia della Spezia, ove in fatti per stolto tratto evvi basso 
fondo , o abbandonate all', imbocco tra la Palmaria e Maralunga oel 
luogo in cui riflCVonQ T urlo del filone di ritorno. » A, Rotti ^ IteU. 



177 
stra della sua foce eoa le materie da lei trasqiùate 

al mare e dal mar rigettate^ si addimanda la Ma- 
riaelbu Era poco meoo che un ricettacolo di acque 
stagaanti; incolta giaceva la maggior parte del suolo^ 
da cui rispingeva i contadini l'aria grave e malvagia. 
Un valente agronomo , fittosene fittajuolo per 35 anni^ 
la trasformò in una bellissima cascina alla maniera 
lombarda. Grandi fossati ne recsisero il terreno e 
diedero socio alle acque. Ove imputridiva il suolo, 
sorgono ora le pingui messi j o verdeggiano prato* 
rie che alimentano un grosso branco di negre gio- 
venche venute sin da' monti della Svizzera al per 
loro incognito mare e più belle per avventura, 
di quelle che Caco rubava ad Ercole sotto il monte 
Aventino. Piantagioni senza numero^ filari di viti 
per ogni parte ^ il cacio fabbricato alla foggia del 
Lodigiano, V aria bonificata sino a' dintorni di Sar- 
zana ove s'estendevano i miasmi^ le produzioni pia 
che triplicate^ un esemplare di buona agricoltura 
messo sotto gli occhi ai vicini^ ecco la Marinella 
presente (i). 



(i) Vasti aUa M«rio€na dalle rovine di Latii; ma ne hd poit» qui 
i cenni f perchè attinenti alla descrizione della Magra. 



UT. 



13 



78 

LVTVKIIA GXIX. 

Sarzana» r 



. Siede la città di Sar^ana ia amena pianura al pie 
dei. oolli cbe- ai digradano dai monti della Luni- 
giaoa. La rìcingono grosse mUra con fossag^^ o- 
pera del secolo': XV. Ma le mura -più non servono 
albi difesa; e nei fossi, messi a coltivazione, vedi 
'i pioppi e gli ontani sostener a festoni le viti, e 
F arancio, tenuto a spalliera , ostentare le felici sue 
poma. Verso la cittadella ove le merlate mnra e le 
tixrri fanno il cigliare de- fossi, questa veduta sem- 
bra una romanzesca pittura^ 

Sarzana è di dentro una linda città, lastricata al 
modo di Toscana^ ma soltanto nella sua strada 
maggiore. £ questa strada, dalla piazza .alla Cat- 
tedrale, pe' suoi pialagi e pel magnifico suo tempio 
e pel pulito vestire de^ cittadini cbe vi si adunano 
a passeggio ne' giorni festivi , fa rammentare Prato 
e Pistoja. Imperciocché non so qual aria di Toscana 
tilt» lingue questa città dalle Ligustiche. ' 

Il basso suolo sul quale è 'fondata Sarzaua , la 
tien soggetta ai guasti del torrente che le scorre 
ad occaso. E durano tuttora i vestigj dei danni re- 
cati dalla rottura di un argine. Mancavano due ore 
al mattino. Un grido, un femminil lamento empie 
la città. Le acque del torrente, abbattuto il rite- 
gno, s'erano gittate da questa parte. Licenziose 



'19 
«8S6 Tagajraiio . per le strade.^ ed inoodaTaDO i sot- 
terranei delle case. 

Sanaoa^ addimandata la eovelta o la rediriva 
Limi pecohè saito dall' eceidio di questa citiià ve- 
tustà^ è sede vesooTtle (i). Hieà suo archivio capi- 
tolare si cuatodiace gelosamente il famoso eodice 
Pallavicino. 

Un'ìscrÌ2?iané'segóa all' oimo [355 la fondatiòne 
del daomo di Sarzana (a). Un secolo dipoi il car- 
dinale Filippo Calandrini^ irétello di papa Niccolò V^ 



(i) P'escovalo di Sarutna e Bt'Ugnato. n L* antica chiesa di Bru- 
maio, i rtata pre««dtita da oa «cboImo di ^P. Btfnediltini ^ ii ^uale 
«Sdendo, stfijto sqpi^resso net ii$3 da .papa {nnocenzo ll^, ha daip ori" 
giiie all' episcopio . stato cretto da questo Pontefice, il quale Io sotto- 
pose alla chiesa di Geaova , eh' era stata innalzata aTla dìgivtt4 di ine'- 
tropoli. » \ . '- 

f( Arendo q<iindi il pontefice Gregorio IX riunita la chiesa di Bru* 
gnuto a c|uella di Noli , ne la separò e disgiunse papa Alessandro IV 
nel .1^45.. M 

n Quesla «UpoeMié qul^j sCàka ri«iiiU -a quella di Saizana io modo 
che vi sono tuttora nella medesima due curie vescuvili come parimente 
d4ie chiese cattedrali. » 

u Fino dal iao4 Innocenzo III trasferi la cattedrale Lunese sotto il 
titolo di S. Malia e di S. Basilio alla chiesa di S. Andrea apostolo di 
Sarzaaa ; e Paolo. 11^ lO^ii «««i h^la <del dr. lilgliQ «4^5., traslti con 
tutti i |>rÌTÌi«gi la.»od4) vjpscofHf dii.Luoi allA./chiesa. di.S* Maria di 
Sarsa^a.» ^ettgeo^la in GfflteAraU.fi<}a.l«ilt« le.4iM^0Qe. delle #}tiv cai- 
ledraU. v • . . r. 

«r Sarzana si gloria di essere stata ia patoia dei pontefice 9(ÌQ0(dò^V 

e di parecchi caodiiiAli. Fra.^H «Aiaqta M«0ovl ph« j^^no^ra aferla 

^FccoaU, molti si ycAeraoo stigli aJliMriv e jmolti.l^rs^oo piv»mo4si 

»il<i iMA-fMffii e ìàà, aoooefalÀMÀmo iegaziptti*: n QoL fer«. fjfef,.ij[,^. Sut^*, 

(a) MX^CCLV ^fH0sis^.piutn/o miia qtà. soft* h fQrid i^p^'oi'P Mi" 



i8o 

rifece* Id fàceiata^ e coàdusse - a perfezione H tem- 
pio(i). 

' La facòiata e di marma bianco^ liscia ,. con un 
finestvone ad intagli ^ e sopra il cormctoue sorgono 
tre statue di santi ù papi Sarzanesi. Alcune belle 
scoltui^e adornano i dintonii di questa acciaia, mae- 
stosa nella sua semplicità. 

Di dentro^ la cattedrale è dÌTisa ia tre navi so* 
stenute da pilastri di marino eoa capitèlli variamente 
ornati. Il soffitto è di legno intagliato^ 

Abbondano i marmi ^ gli stucchi^ i dipinti in que- 
sto duomo. Ma principalmente s'attraggono iu esso lo 
sguardo le grandiose scoltùre delle due ultime cap- 
pelie delle* due navi. In quella a sinistra; detta di S. To- 
maso, dove 'è sepolta Aridreola de' Calandrini, madre 
del dotto ed eroico papa Niccolò V , e del cardìaal Fi- 
lippo, le scolture sono opere dell'età loro; cioè della 
metà del secolo XV^ sapendosi che le fece fere il 
detto cardinale^ fondatore della cappella (2)* Spe* 
cialmente nerbassi rilievi inferiori' sono esse degne 
del fratello di un Papa proteggitorè delle arti (3). 



f • 



' (i) Dae iseriztoDÌr'tèiè>lin)Acàtio,'>«m4 àtì vifio,, raUradel i4t^* 

(d) i\ sepokrò di'AndrtoItt é^dtel i)|5t. • L' iscrizióne dice oh' eli* 
satutòin Roma il PoiitefìfHe «ed IP • Qévtfliiàk suoi ' Égliuoli , e aiorì a 
Spoleto , donde il Cirdinale la fece trasportare in patria : Ihumii hoc 

'(3) « n di ft dì' mar£0>i'y447 i- ^«fdi'uali '<éless«nitpapa Tommaso da 
Battiàisi , f tesCfoVd < ldl)«i BdlogHtf l- . . > Di^'-baiasa < UAiéita età • e§li ; ma questo 
iiiji!ii^gifiaì4ó' difètto ^^à^ seoaià -^^r^one^^otlipeflaato daUe mfrMnli sue 
-bè^le ' doti 1 sì d'tfUirtiò tett^ d'ivig^gtiò , 'e' Aìì' luò* iiniversal sapere : di 
modo cbe persona^io aon si potea scegliere più de^^no e p)ò. atto al 



18f 

' Male indUe e grandiose soolture delljì cappcflla 
di coott^^accflolo: la. sagrestia, sarebbero lavori di 
gran .oontp ie fosse :Tera la .tfiadizÀoiie che Tennero 
trasportate da Luni , il ohe i^e^ ritirei^ebbe 1' anti- 
chità ìHBaii^iieil risoìrgiménto delle airti In Italia (i). 
Nondimenordai * manoscritti dei De'Rà'ssi e del < Lan ^ 
dìnelli si raccoglie che il cardiale Filippo area, 
por 'fatto fare la-graodie notabchiiia' delle scolture 
air aitar maggiorenne che <iaeata maqohida fii tt*at 
sportata nella cappella accanto la saqristìa jm oc- 
casione che si rtstaurò o guastò con brutti ovna4i 
il presbitero.. Ma Se raf&onti ({uesti marmi cop ^lelli 
della cappella di S. Tommaso , .vi^ scorai di radot 
uno ^ile contemporaneo.. Disvantaggio ..nelle taiitei 
statue e nettanti intagli di quella smisurata mae-. 
china appajono maniere di idi^qrs^ .età^ e .c^^te-* 
mente tra i bassi rilievi del i^egi^ inferiore a quelli 
della zona superiore^ vi è corso uno spazio di 
secoli. 

Quanto a' dipinti è memorabile una strage degli 
Innocenti del Fiasella^ detto il Sarzana perchè na- 
tio di questa città ^ per la quale fece molte' opere 
che si veggono nelle varie sue chiese. 

pontificato di lui. Prese egli il nome di Niccolò V- Murator. , Ann. e 
vedi Ì¥Ì il suo elogio come Ptipd all'anno tifi^. 

Morì KtccOlÒ V nel i455 $ lasciatido bella mcm/oria di se per le ai»! 
TÌrtà, per lar pace d'Italia ^'era aoa opera, e pei t»nli abbellimenli 
che diede a Roma. Raccontasi ohe morisse da) dolore di Teder. press 
dai' Tarchi Costantinopoli , alla cui difesa aveva invano cooilata lutt^ 
la Cristianità. ' 

(i) Avverti che il quadro di mezzo iti quel gran- riveslrmento di 
scolture è d'altra età e di gusto inrelice. 



tolsero- ai Ftorenlìm i Franoesi' '1' Anno i494' '» 
comprarono ì Genovesi dal castélfanofraiicese l'amm 
,96^ pel prezza ili a5|Hi. ducati U' oro. ({). : 
Si glorifica Sarzana di aver daW i tiataU a' Gìa- 
.po Bracelli, ad Agostino Mascardi , a Domenico 
■sella; ctàart nelle. Ietterei i- due. pHnal, ed i! 
rao valoroso pittot'e (a), 

(i) ivi ed Acchtelli, Camp. — L» BspubUica rielfKc -Sarzan.i jirr 
Jfflcfo* 3. Giorgio; (Wrchè Safiina, 8aM4oéli4,Cast(flno»o, Orin- 
ivi rufano i primi luoghi In Icrrnfefnffl ile'qudli la RcJ^ubbli.i 
iifcriije il dominio ne' Prolftlori del Haileo dfS ■ tìioig-io. E ciùT. 
1 11(84. Nel 1^53 atp» coli f.lto dril'iid» di Corsica; n?l .Sia, 
il ftc* della Pte/e dtfl Tfceo con \Mt U UiYe tl«lli title ArociV; 
:? iSm , di Vcntimiglia co' luoghi adJaccMli ; nel l5i5, di Levatilo 
>D luUe U sue pcrtiocnzc. — Nel iSftì il Banco Ji S. Gicrsio-fccu 
Iroceiiione alla Repubblica del dominio deltn Corsica, della Ca- 
«ja e di tutti quc' luoghi di terraferma. Memoria della Banca di 
Giorgio. Genova, iSSa. 

(1) Giacomo Bracelli Gorl veria la metà del secolo 'WS.; scrisse 
inque- libri de Bello quad inttr Mitpanoi et Genuentet teciUo tuo 
nCuM eit^ UD breve ritratto delle Bivierc, Orae Ligiisticae Deicripi., 
i uu libro de' Genovesi illustri, De claris Geiiueiii. 1 suoi liiograli 
■mmentaiio altre sue opere: le citale sono nel Thesaur. anliquit. ci 
ìslor. lini. Georg, Graevii, Quest'elegante ed anche eloquente scrii' 
are era legretiirio della Repubblica. Ne' Gcnove<ii illustri egli rac- 
.onta Ira gli altri questo mvianrevola aneddoto: •• Mentre L^mba 
Joria, combattendo net golfo Adriatico, scorgeva ormai tcunfìtla e 
'ÌDli la veneta armata, vennero ad annunciargli cbe il suo figliuolo , 
iopo grandi prove di valore, era stalo ucciso nella navale battaglia. 
— Commettete alle onde il tuo corpo, rispose Lpmbi, e nobilissima 
•vrà aepoltunii conserveranno i mari caini die per la patria forte- 
Agostino Maacardi fiorì nel SecenLoi le più rinomata.' sue opere sono' 
un discorso aopra t' Arie istorio, e il nccoiilo drlla Congiur:i dei 
Fiocbi. Si nella teoria che nella pratica egli dimostra aver fjtto |<iù 
•tii— deU' adnrnezza dello alile die non della ci' ' ' - ' ' 

vci Quindi ripete intorno a Gian L<iigi del Fie 
iri ^riescbe. 



i84 ^ 

Dom^OMp fi»f^ liaèqM in SftrviiiÀ. TtmuQ i58g, e dal' momc 
della patria fu deUo il Saraana o il Sirzaneta. 

Studiò in Genova sotto Già roba tista Paggi , uno de* migliori pea- 
ncUi della «ooola gesoTeae, ed autore di nn* opera intstolata Djffini*. 
# Divisione dMa jnUura (Gei». 1607 ). iodi lra«portoMÌ a Roma, ove 
i dipinti dell' unico Raffaello 1' acceaero di tanto amore che mai non 
rìilniTa dal contemplarli ed attendere ad imitarli. 

Ritornò a Genova, dova apfl itodio, iMse lodali diMepoii ad «aaai 
dipinse tanto a fresco, quanto sulla tela. I suoi affreschi nel paiazxo 
Lomellini , nna Venere colta da Vulcano , un Ero che piange la morte 
di Lcjindr», on San Paolo Bremita, ed il Sant' Andrea cb' è naIU 
cbii;sii di Sant'Anna in Genova, vengano^jgiodicati i suoi aìgiiori di- 
pinti. Il molto e frettoloso comporre lo fece talvolta minor di se 
stesso. Mori in Genova nel 1669. 

«Fa il Fiafella un egregio imitatore della natura. Feliae fa ncll' in- 
ventare,, ed espressivo nell' es^uir Y inrentalo: or soave or veomaote 
nel colorire, secondochè richiede van gli oggetti. » B, Soprani , Vìu 
dt^Pin, Gtn, 



-«M» 



185 



SarzanéMa e \U \ Gmfoggmo. 



i •» 



' . 



. ' \J/- •■ . ' • . . .:, 



Sopra a Sarzafia iè-pi^ta la jróboa di Saipi^umlb^ 
fabbricata^ da Càatraoeiò per tener a frenQ I^. ciuà 
e rompere le speranze, da- Malas|ìioa che spoglfiai« 
egli avea del domioìar Ella ^ dwdvote.n^iùMntQ 
delT arokitettam mililare .nel* pxniicìpiQ ddi quaortot, 
decimo secolo (i). , . . * • 

Nel r4d7 i Fiomitiiii^ esclusi da Sa^^zana per 
Agostino Frégoso^ t^oaani» arioor forte nella rocoà 
di SarèaneUn^ e ac^retàmeoite si accingevano a rvr 
cnperìar la città» Per non darne lor tempo i; Q^^ 
novesi mandarono tre^ mila fenti per miare^ e poste 
le artiglierìe alla rocca posseduta da' Fiorentini , 
quella con ogni sollecttttdta& combattevano. I Fio^ 
rentini^ a dfeito mi •gi'ande' esercito^ sotto a.Jacopo 
Gnicciardino e Piero ^Nifttori ^ contro al nimi^^o lo 
mandarono; i quali fecero uno' alloggiàiiaeiitQ sopra 
il fiume della Magra. In quel messo Serezanellp ei^a 
stretto forte dai Genovesi^ i quali eoa cay^. ed ogiù 
altra forza- T- espugnavano. Talché ì commessarj 
deliberarono sooeori^rlo^ né inimioi'- ricusarono la 
zuflfa. E venuti alle mani, &rono i Genovesi rotti, 
dove rimase prigione messer Luigi dal Fiesco con 
molti altri capi del nimico esercito. Questa vittoria 

■ 

(i) Gli «torici fiorentini scriyono Serezana e Sers^aneU<K 



t86 

non sbigottì in mod0 i Serezanesi che si volessero 
arrenderei anzi ostinatamente si preparavano alla 
difesa^ ed i oommestfarj £oredttnt all'offesa; tanto 
che la fu gagliardamente combattuta e difesa. E 
andando questa espugnazione in lungo, parve a 
Loretifto dei Afedici «f andate 'in campo. 'i Dove ar- 
rivato y presero i nostri' animo y ed'i Sereasanesi lo 
perderoiio; ' Perchè Vediitai' T XMUinasioae :; dei Fio- 
réntìiif ad offèndergli y e 'la fréddedb diéi <ffeaove5Ì 
a à^(K9Cd r retagli , . Ubèraméiite 'e iene' altre dòn^ioni 
nelle braccia di Lorenzo si- rimisero 4>*>(ri)£ -m-^-. 

«e Per la ricupémb^i'<me. di quella: citta somma fu 
la consola&cidtie de-' f ioreMinle^ non; miiioreJà glo- 
ria 'di' hov^M 4e':Mediei^'9er4o^ contrìirìor in Ge- 
nova ^una^tal di^vtetltor»^^ e li 'lunuil^è che. i Fio* 
t*èifti}i'} pen^assren) à tntaggtori progressi^ ^ forono ca- 
gione' che I^aolò^^Ftego|o y cardiniìde-édóg^ della 
repubblicb^ ''prese la rÌ6oliiséionè< diiirimetcore Ge- 
nova sdtto l'alto dominio' del duca di Milana^ con 
ritenerne egli il governo. Pertanto - alzate in Ge- 
ttona le baìi^i^e del duca Gtàn Qaleazzo^^ i Fio- 
rentini fion pensamno da lì innaiizl a ^notestare 
li Oenovesato » (ir). • 

Pòc6 discosto da Sars&tttm* lungo la via maestra 
BmmAtMò i passeggieri la- villa- del marrchese Gae- 

• • • 

(i) Machiatf. ìst ' FhìénL L. 8. — « É così chbe fiiie, dice il Oiu- 
'>stiniaiio; ki.*gu<rri» di Sttttum f U quale fa di maggior molesLìa e 
spesa alla Repubblica che non era 1' importanza della citta, essenti^ 
di tal sorta che dona poca o niiuia titili-tà ai signori di quella. » ^é4M 



187 

Inno Olandìni;^ addimandata il .Ga,Ta^ino. Questa 
piacevolissima dimora campestre adornerebbe i colti 
di Fiesole e di Poggio /loB^inale. Elegante e ben 
decorata è la casa. Una baona biblioteca^ collocata 
nel più romito angolo del giardino , v'invoglia alla 
studiosa ' ^iete. Àlbié&i: StèoMàrr. is: ohe mai* noa per- 
dono 'fonor delta ^hioma^ ifiorpuoio. il' bosco, fratti-.' 
misti a mig)fa|si^ dì gi6»mtii' barbasti ybe}li per -fiori*- 
tura (^ dt ote^O'-'^kissimo; :E-rpoi pei* ogm dnve^*^ 
lei grar^itìo/ nel bd^co»y fi^ì ')fklf y' a^> canqdèt^ rose 
r ogni maniera , rès^ in tanta quainift&r.ofae u^ di^- 
igradèmo i'&m'osi. ros^arj di Pesto e gli orti delle sal-< 
a»e canfah^ dà* Pei^iaHi poeti« 



• . j > » / 



« Quésia di sverai gèmme $^ incappeUa; 
Quéltu si mùstm alio 9p€^el *vè!ZXOsaì 
V olirà che 'n diòici foco ardea pur ^rvz ^ 
Lànguida cade e'ijbelpratelto infiota, » (1). 



(1) Poliziano. 



; ..«f M i » 



. « 



» 1 



t88 

Lettoìa CXXI Ito vvrmi. 

« 

Luni. 



i 



Lniia 9 volgarmente Lmi, aolichissiaiil. città del- 
l' Etruria^ rtcòsiosce^ . dicono , Xncniboqe per suo 
fondatore (i)» Diyenìsse o non divenisse colonia ro- 
mana^ del che contèndono i dotti (a)^ essa fion 
gran tempo; e. lasna gkiriBdiKionìe doveva larga- 
mente eslendérai, poìehè Lunesi eran appellati 
marmi' che ora dìciam di Carrara, e porto Lunese 
il golfo della Spezia,. Erano que'mafmi pregiatis- 
simi in Roma^ e per lodare la ricchezza e 1' ele- 
ganza delle case di Mamurra^ dice vasi eh' egli non 
avea che- colonne dì marmo greco- o Innense (3). 
E Virgilio^, al dir. di Servio^ Upai^gonava alla neve 
e li dava per soglia al. tempio di Febo il cui si- 
mulacro era dello stesso marmo (4). Dal vedere 'Ì\ 



(i) Vedi la lapide appresso. Quest' opinione è almeno più plausibii 
di quella che le dà per fondatore Giano , aggiungendo che le impo< 
nesse H nome di Luna, sua moglie. 

(a) Vedi Oderico , LeUere Ligust, 

(3) Adjecit idem Nepos, Mamurraro tolis aedibns nuUam nisi e mar 
more columnam habuisse, omuM-toMbre Ctristio aut Lunensi. PUm 
Ub. XXXn, cap. 6. 

(4) Ipse sedens niveo candentis limine Phoebi 

Dona recognoscit populonim, apUtque superbis 
Postibns. Eneid. FIIL 

Servio comentando questi Tersi, dice: Candentis limine Phoebi : I 
tempio ApoUinis in palatio, raarmore effecto, quod altatum fuerit i 



i89 
nidiero dei fregi architettonici e delle statue cbe 

in marino lunense ossia di Carrara ci ha' traman- 
(iato r antichità^ s'arguisce quanto dovesse esser 
grande lo smercio de' sassi Ligustici , come per 
poetica maniera Giovenale appella qne' marmi (i). 
Anzi da un'iscrizione sì ritrae che l'ufficio di com- 
putista de' marmi dì Luni ( Tabuktrius marmorum 
Lunensium ) • fosse impiego di gran conseguenza , 



portu LuDae qui èst in confidio Tnsoiae.et Ligiirìae, ideo ait oindentìs. 
Sìlio Italico asa F istesso epiteto a mt^eis exegit Luna mHallis, 

(i) liaiii si procubuit qui saxa Ligustica portat, ecc. 

« Al dire di yar) accreditali scrittori furono in Roma , sotto il regno 
di Augusto, dei Flayii, degli Antonini e di Valentiniano II, tenuti 
io gran pregio i marmi Lunesi , facendo di ciò incontrastabile fede la 
porta e i capitelli interni del Panteon di M. Agrippa, gli avanzi vi- 
stosi del teatro di Gubbio dei tempi di Augusto , V imago clipeata di 
Cicerone nel museo Borgia, l'Apollo di Belvedere scavato nella villa 
di Nerone, l'ara sepolcrale di quest' imperatore, il palazzo imperiale 
di Domiziano, l'Antinoo del Campidoglio, alcune statue del gruppo 
di Niobe , le terme di Caracalla e tanti altri monumenti cbe si verifi- 
cano essere di questo marmo , il quale , come dice il signor Brard 
(Traile des pierres etc. Paris, 1808) è di una gran bella qualità e fu 
spesse volte preferito dagli scultori al Pario ed al Pentelico. » Costa. 

Vedi per maggiori notizie la Lezione de Marmi Lunési già citata. 

Dante fa cenno di questi marmi ove dice, parlando di Arunte, in- 
devino di Luni , citato da Lucano , dice ' ' 

■ 

Aronte è quei qhe al ventre g|i s'atterga: 
Cbe ne' monti di Luni .( dove ronpa 
Lo Carrarese cbe di sotto alberga ) 

Ebbe tra bianchi marmi, la spelonca,, 

Per sua. dimoia j Offde.a guardar le siel^ ; 
£ '1 mar non gli era la veduta tronca. 



o/. €. 



190 

Uuvatìdo»! afiSlLÌIio> ad. un Uhévh9 dì un Ain^asto detta 

gettto Fluirla, (i). 

Oltre qniista neoo pmflotto delle viscere della 
i«a leri?itv asportava Lmu ito prodotto forse più 
ricco della sua indaHria 'i'umla> i formaggi. Era il 
cacio: Lamwe. d'iuometea g^^adeeza, sì che tal 
volla ttoa «uà foftna^ se Retro è lo s^tto^ pesava 
im migiiaio di libl^re (a). /£d- avea per marchio 
V immagine di una mezza luna che dicono pur fosse 
impressa sulle monete di questa città di origine 
€lrusca^ ma posta iu»l mi^to confine dell' £Urm*ia e 
della Liguria (3). 

(i) Stor. LeUer, della Lig. Convien però notare che dopo il tabu- 
btrnu ha?YÌ nella laj^ide una lacuali: 

Dì» Manibus 
Ti -r Flavii Foelicis 

T. Flaviìis 
Successus Au^ L. 

Tabularius 

MarioprìJ Luaeiisium 
Liberto K.arÌ83Ìmo 
. . . AQQQS .... 

]]" Mensibus VV (liebusiCXtlI 

Ip F. P. X:X'ia Ag. P. XXXXV 
Itu. Avbitu acqùae Praes 



Tana 



ae 



• t 



La riporto cou»e sta nel PjAg;a;ìetU», .e&fen^omi t|inipnlicalo di co- 
piarla nel più sicuro MS. del De' • Rossi. 

(ti) Mìxtum Hetraria«H fft^Uè LiguHae '^tfohfi'tfitini L^rncnsem mittit, 
magnitudine conspiciVuni ^ qciTp'pè et Jtd élngula taRlia pdndo premitur. 

• ' ' '^Pfin.'L. ri càp. \i. 

(3) Ca»ett» Ifatffiiscae sigàatus iWagiire Lun^e 
Praeftabit puérté ytìiniaia'iirìlfé ^ds. 

• Mcùn: L:t%: 

Da (lucslo passo scvbni 4sbfe fosse cacio ordinario , e tale pur riesce 



ContiÀtaciò uoD' èra Lufai . ^ani . città nel ttoipo 
iM)mauo^ potbhè Plinio uoii lachiaióa ohe ic^ast^UQ 
Hobtle pel suo porta !( i ). E Lucano n^ dice deserte 
cioè spopolate lei mura (a). La quale .scar«ez%a di 
popolazione aveva ad esser T effetto dell' aria ins»* 
lubre ohe. allora forse più ancor ^he al piretente vi 
tloreano spargere le allagazioni della Magra vi^ 
cina (3)i £d. a: questa insalubrità dell' aria più che^ 
uon al {ervù ed al fiiooo. uemuco è eoa molta veri*» 
siiniglianza dovuto il lento distruggersi di Luni ed 
il suo tras portamento in Sarzana posta in aria mi- 
gliore. Imùèvcioecbè le città situate opportunamente 
per essere la capitale di una provincia non si can- 
cellano dal novero delle vìventi se non sì distrugge 
il popolo di quella provincia: ed esse tornano a 
rialzarsi^ spesso anche rapidissimamente^ come fece 
Milano dopo 1' eccidio di Federigo I^ tosto che quel 



ad Olita di ogni dii^g«nza quello che or filano alia Mann^Ua i presso 
le rovine di Lupi. 

Quanto «Ile monete dell'antica Limi , ii De^Rossi nella ' CotUctan^a 
MS. ne riferisoe e delinea una, Della> quale da una parte c'è la testa di 
Adriano,' d^l' altra*' una mezza iuna ix>nana stella.- intorno' dlle possi* 
bile auteatiéità idi qneste monete' vedi ancora la Sior* L^U^ sui^oitata/ 

(i) Ihim^UB (ad oetìideiìte) HeUnmne op|>idiim Liinii, .pprtunor 
bilem. Pim, ìli. ìk,**'^- . .. s . - i :i. i. • • . . * . < 

[^) Haec proptcr placuit Tuscqs dti.more vetustos 

Acciri vates, qUorum qMi maxinius aevo 
Aruns incoluil descrtac moenia Luuae, 
Fiilniinis edoctu» molus, veoasque caUnUs 
Fibrarum, et wolibus vuli^atibus iu a^ra p^auae, 

[l) *«- diui&aeque vado q«i MsmciI' n^M'OitUft •' 

^AInas.^ TÌcinjn perqurril in tequur» Lunee. 



t .1. 



popolo torna a fiorire. Ad ogm modo tara' le syeo- 
lare di Lùni s' abnover» im sacco datole da'Nor- 
ms^naiy ed un ahro dai VaodaVi, accenaati da-#i' i- 
Siiìrff2st4me (i). Venne dipoi la rovina Longobarda ^ 
per op«ra di -Rotarì (3). Molti guasti ebbe pia lardi 
Luni dai Saracini stanziati' nella Sardegna, nella 
Corsica, ed al Frassineto. Una. di queste calamità 
narra- il Muratori, aiF annoi so 16, traendo il fatto 
dalU Cronaca di Ditosaro^ È un cnioso rac- 
conto, (y^- * - . 

• t * r 

(1) Vifttor aitffai qii>j» •Mrnif prosUftam Lima fiiU a Lucumoae 
condita. Diu floruit. P.. R. Socia, a Noryegia duce Lierìo', moz a Van- 
dalU Genserico loip. hodik C agitar ano. everaa. Diace rerum viciaai- 
ttiditiém. Aby. : B. Uk.' ' 

. Quota la|ride. è n^l ktOftiUi M $ru^^ jt\hpi$Q dìaaPKi la CA|le<lra)e 
di Sarzaua. 

' (1) Atf. '6^s<^ '«ébinido ^- Giuratori.- Pare ttittaria i;be 'cói'Loiifo- 
Irariàt m imic^iH.]f> )iiiii.p,la!già crcsceàte. S^neapa. Almeno una U- 
pide riferita nel MS. del ^oasì coìì dice : F'ires Longobardorum ut 
ìncolae Lunen$iutn sibi videant adkUrices t^erus hoc municipium ijuod 
Stvgms, eirfimml^ DM^erim aduUalit. A. J)CC il, 7. 

(3) « Nell'anno 1016 vennero i Saracini con un grande atuolo di 
navi aU^tittà di Lunl cthé alinea era della .provinioia. della .Xascaaa, 
c.la.<pne«lraV «(s<i>!<^OD<! fàggi to il Rcscqro. Quivi s' aaoidafépo scor- 
r4&dfl( pui. liiUOiiii vicinato^ e svcngognjltdft. lei donjae ^i que' «^qIotdì. 
Gà iidièQ pigiai Benedetto. (VILI )> non .pacdé tempii a ra«tier« ia arcui 
i|oaDti .pqpvli...p4tèi. pei: tara e, fer (mare, a Ha di caociarii. bipedi 
un'armata navale dinanzi a Lunì , affinchè quegi' inledeU bqd ficAe»- 
aero scappare con i loro legni. Ebbe nondinieno la fortuna di salvar&i 
a tempo in una Barchetta il Kc loro , che probabilmente' era Mugello, 
occupator dell* isola di Sardegna. Gran difesa , grande strage de' Ori- 
tliani fecero per tre' di qùe' Barbari , ma finalmente rimasero rotiti , e 
fu sì ben compiala la festa che he pur uno di essi restò' che Ia po- 
tesse contare. 'Alla loro regina che fu ivi presa, neppure si perdonò. 
La sua conciatura da ^ teista y. ricca, d' oro e di goname ^ ^he ben 'valcfi 
mille libre, fu iiu/aaia iimdqnA dall' impcvatoKe Arrige al Papa. » _ 



Gfi stwìùì della Ltifìigiàna ' riferìi$€Oaó all' anno 
io58 la prima migrazione de' cittadini di Luni che 
passarono a fermare i lorr seggi in Sarzana. 

E nel iao4 la sede vescovile fa, materialmente 
e non di solo titolo^ trasportala in Sarzana (i). 
Per cotal guisa giacque' affatto abbandonata ed a 
poco a poco del tutto si spense la città che unì 
colonia di Etimschi aveva (ondata, o forse solo ri- 
popolata in tempi remoti. 

Intera adunque ed in piedi era Luni quando per 
l'aria malsana, non per altra cagione, sen dipartirono 
i suoi abitatori. 

Poteano ben^ le genti nemiche aver altre volte 
diroccato i migliori suoi edifizj e disfatto ì monu*- 
mènti della sua prisca ricchezza. Né mancato avranno 
i suoi ^cittadini di trasferire in Sarzana quanto di 
buono 6' di beilo avessero nelle lor case di Luni. 
Ma finalmente essi non avran durato' la fatica di 
smantellarne e sfasciarne le mura, le abitazioni, le 
torri. Onde nasce pertanto che di una città, ab- 
bandonata solo e nop demolita, più non rimangano 
che scarsissimi e quasi impercettibili avanzi? Ciò 
deriva dal doppio effetto della coltivazione a grano 



« Il Re de* Morì, irritato per la perdita suddetta , inviò al Papa un 
sacco di castague , volendo significare che altrettanti «oldati ( sareb- 
bono stati ben pochi ) nella state ventura avrebbe spedito contra dei 
Cristiani. 11 Pontefice in - cótitraccatDbì » gli mandò un sacchetto di 
miglio per faRgli- conoscere cht "non'Cra .figlinol di paura, s» '" Aèikali 
(P Italia r ; . - ' 

(i) Questa ti(MiLa^onfiè un fatto autentieo, noA soggetto' à còNfesa. 

III. i3 



e del mal aere che ne tìen loatane le «Uu^ìodi. 
Per «emioarQ il teweiK> a poco a poco abbatterono 
gli edì&xif^ ed incredibik è la rapidità con cui 
V araJbro la dUegiiarei segni delle autiobe &bbrìche 
ne' larghi we è adoperato a svòlger la terra. Le 
reliquie dell' anttchtià foor de' recinti abiuU, si v(h 
gUono ricercare ne'mottti^ ne' collie ne' boschi. L» 
piannni cbe porta le messia '^S^^ ^^ breve tempo 
le più sode opere de' popoli antichi (r). 

Per esaminare il più che rivaa^ de' ruderi In- 
censi conviene che il viaggtalore rintracci il podere 
appellato la città di Luni. La casa di campala vi 
è tutta formata di avanai antichi , ansi molta parte 
4ella. fabbrica è antica. Tuttavia una bfOlìssima volu 
ed alcuni BMmbri di architettura d' ordine dorico 
^ompoftMnp^ lutto quanto egli vi troverà di note- 
tole* Abbondano poi quinci e quindi i mucchi e 
rottami di antieke muraglie^ ma non valgono il pre- 
gio di girne alla, cerea (2). 



' (i) Cbe LttQÌ tiel j^triacipio dei Trecento fosse in mina si ma non 
^ivi^ra.^ttftCìilbi atfatU^, «^argcwHttU da' ^oMiti iterai d» Dante; 

. 4^ tu cigitaffdt I4111Ì ed Ur^t8«|^lia 
Come son ite., e come se ne vanno 
Diretro ad esse Chiusi e Sinìgaglia , 

Udir come le schiatte si disfanno 
Non ti parrà cosa nuova né fqrte 
Poscia che le cittadi termine. hanno.. 

(») I^oontadÀni trovano, lavorando \m toiv^, mohe monete che pò 
vendono ai viaggiatori ^ ma sono tutte del tempo dell* impero : nolh 
4i pia aAtioa a s^piraHutta aalhi di . letsMooNN è swaperto ne'rtKkn 



195 



I più rqiggiiffrdevolt ruderi di Luni scmo quelli del 
soo aiifitetttro« Le gradinate erano sostenute da volte 
per dar più leggerezza. Le mura $ono fatte di pietre 
noa kvorafee^ unite con forte cemento. Rimane in 
piede ano de' grandi archi. Il recinto sussiste in- 
tero^ ma poco sollevato da terra. Hafviperò da 
una parte quanto* forse basta perchè un abile ar- 
chitetto possa restituire tutto V edìfizio in disegno. 
L' area è seminata a grano e circondata interamente 
da alberi che portano in giro attorno air arena una 
ghirlanda di rami di vite (r). 

È opinione del De' Rossi che Lucio Svezio liberto 
di Lucio fiicesse fere ^est' anfiteatro , od arena 
che ha di diametro 200 patmi (2). Esso giace due 
corte miglb in distanza dal mare. 

Molte lapidi cavate dalle rovine di Luni si con^ 
servano «elle case signorili di Sar2aua^ in Ort^tìo^, 
io CastelnoYo. Esse sono diligentemente trascritte 
ae manoscniti d'Ippolito Landinellt^ ma più di Bo- 



Luiiesi finora. E vero che non 8Ì fecero scavi. Uit contadino recente- 
Beole ha U6vald tM yttxù' dì 9lMdft| formato ili l*iisbÌMÌme ìàéite di 
pietra calcarea. 

(i) Nel nuin. 7' del nuovo Poligrafo ( Genova 1829 ) leggesi una 
magnifica de$criaione dell'^i^/tariiim di Luni. For^c l'A. di quell'ar- 
ticolo era doUto di migljor facoltà visiva. 

(3) Egli cita questa lapide Ijratta dalle rovine dì Luqi « l>aska in 
Castiglione, e mal riportata d^l Paganelli : 

L» 5 veti u» 
. JLiL. Aiiiph^ P. 
■ Vn, 8. L« M. 



196 

naventura De' Rossi j benemeriti raecoglitoii delle 
meoiorìe storiche delia Laaigiana^ lor pallia (i)« 

Vicino all'arena sorge un torrione o masdito^ opera 
sodissima» obesi leva 1 5 o. ao piedi da terra* Direste 
che r antico genio di Limi . abbia campato dalla di- 
strazione questa edificio j affinchè lo sguardo degli 
sperti potesse dalla sua cima raffigurare la posi- 
HÀoae che gii ebbe questa città , e contemplarne i 
dintorni* Di là scernete i villaggi di Vezzano, di 
Trebbiano^ di Ameglia coronare i colli che signo- 
reggiano il corso della Magra; contemplate Sar- 
zana con V altn mole della sua cattedrale ^ e la rocca 
di Sarzanello che le sorge a ridosso. I paesetti di 
Gastelnovo, di Ortinovo^ di Nicola, abbelliscono gli 
allegri poggi della Lunigiana. I monti Apuani chio- 
dpno l'orizzonte da un lato, mentre dall'altro fugge 
lo sguardo sopra gì' illimitati spazj del mare. 

All' esame de' prospetti succede la frequenza dei 
pensieri. Sopra questi campi solinghi ove il silenzio 
non è interrotto che dal cantar degli augelli tra le 
amate frasche o dal sibilo del vento marino che & 
muover le spiche a guisa de' flutti e dondolare i 
festoni de' pampini pendenti dagli dbi , quante na- 
zioni passarono, quante generazioni, quante vicende! 



(i) Di quelle iscrizioai citerò questa sola perchè riguarda V lop 
AnM>niiio Pio, del quale ho recato altrove le colonne miliarìe : 

Divo Antonino Pio 
Principi foelicissimo 

Patres Lanènaes 
Tempi um dicarunt. 



^97 

Tutta qnèMa pianura ch^ io veggo^ da principio era ^ 
dei mare. Formolià il fiume con la secolare rapina 
delle spoglie de' monti. Qui calavano da prìncipi o 
i Ligar»^ pritai^enj abitatori deHe Alpi dalle germa- 
niche fonti' del ^Rodano sino alla sua gallica foce ; 
Liguri contrastanti il varco alpino al remotissimo 
Brcole; signori dell' Apennino sino ai colli ove poi 
'cgnò l'arcade Evandro^ e coltivatori della gran' 
^aile circumpadaiìft ' assai prima degU UmbrÌ4 Da 
|aesta sede li cacciavan gli Etruschi^ popolo che 
io' misteriosi suoi ihonamenti usciti fuor da' sepolcri 
ittesta una civiltà^ di molti secoli anteriore all' isto- 
ìa. Qui gli Etruschi, sen^à far periglio dell' armi , 
lassavano dafU' aderenza alla sudditanza de'Rcrmani 
he beneficavano con le instituzioni ed i monumenti 
i mondo conquistato con Tarmi; checche ne dicano 
ra i moderni discendenti de' Barbari che bestem- 
liano Roma per purgare dai lor avi V infamia di 
ver ricacciata la terra nella caligine della primitiva 
{Doranza. Qui scendeva la fiera gente del Notte 
he sullo scudo per impresa porta scritto Rovina* 
[ni da' rosaj di Damasco e da' mirteti di Cordova 
eniva V Arabo fatto guerrier entusiasta dalla reli^ 
iosa sua legge, e conducea seco le sue reine^re- 
imite il capo d' oro e -di' gemme. E nel fugavano 
r inermi Pontefici con quella voce si possente tra 
battezzati quando intima le giuste guerre. Qui fì- 
almente combattevano Genova, Pisa, Lucca^ Fi^ 
snze, i Malaspina, Gastruccio ; le ire ghibelline con^ 
*a le guelfe; il segnacolo di Cristo centra l' aquila 



198 

dell' Imperio» E coateminatl dal furor delle partii 
dimeiiticaTaiio i nostri prodi parend eh' era cenane 
lor palxÌA r Italia. 

Poco discosto dalle rovine di Ludi 4a strada orien- 
tale esee dagli stati del Re ^ e si inette negli £• 
stensi. 

Io V attenni ciò che vi promisi col diìBostcanl 
liuto il convénente de'RR. domió) in terra ferma 
rìsguardanti sopra il Medifterrsineo 

a Quan£ è sutó possibile al mio ingegno n (1). 

> • • • 

Ora concedetemi eh' io deponga il bastone del pelle- 
/ grino e preghi alle muse co' versi di Orazio, 

Vestrià anUcim fontìbua et choris 
finire quaerentem ìabores 
Pferio recrèaUs antro. 



(t) A>ccaccio, Ninfale^ 



mCCCKOlClfi 



30 1 



AVVERTIMENTO 



Per evitare ogni errore od equivoco t Autore 
dichiara che le notizie statistiche j sia sparse in tutto 
il corpo deli Opera, sia quiraunate^ benché attìnte 
alle fonti migliori, non sono tuttavia autentiche _, o, 
come si suol dire, d ufficio; ma bensì quelle che 
può procacciarsi qualunque viaggiatore mettendo 
a profitto quelle parole di Tacito, usate dal Gioja 
per epigrafe alla sua Filosofia detta Statistica, 

Noscere proviacias discere a peritis ^ sequi 

optimos. — Convien pure avvertire cK esse furono 
raccolte gli anta i83o^ i83i, e nelle cose economi- 
che il tempo è un continuo ed instancabile opera- 
tare di trasformazioni. 



^©4 

•il . • 

Altre ekvasùom delle Alpi MarUtime e degli Apemùni Liguri^ 
dedotte da un picciol numero di osservazioìf^i barometriche 
e calcolale sulla supposizione della temperatura media al 
Ugello del Mediterraneo, 



»)< 



Mongiòja , sopra le dorgenfi ' del Tana'ro ; 

Piede del Segnale. ^654 metri 

Monte Carmo, in capo alla valle del Bardi- 
netto; Piede del Segnale. i3o3 

CoUe di Melogno, passaggio che da Finale, 
noena a Galiizano nella valle della Bor- 
mida : ( V ififeriore de^ due sentìtri ^ ed id w . . 
sud dell' antica /tosGè in tfovina che ti. si 
trova ). < 933. 

Monte Settepani, sopra iLoolle .diL4iielogno, 
e presso la punta de' Tre Vescovi: Piede 
del SegniEile. 1387 . 

Monte San Giorgio, all'O. del colle di Mon- « 

tenotte: idem. 74^ 

Sfonte Ermetta, sopra le sorgenti dell' Erro 
che si versa nella Bormida : idem. i3o3 

Monte AntbU , la punta sopreminente del . > . 
contrafforte che divide le valli della :.Treb^ > 
bia e;d^a:jScrivia: idem. • i585 

Monte Ramazeo, presso la fonte dell' Aveto 

torrente che cade nella Trebbia: id^m* 9348 

Monte Penna, sopra S. $te£aiio, di Aveto, e . . 
presso le fonti della Nura e 4d .C^AP: 
affluente del Taro: idem. 1701 



MoQte Gottero (o Gottoro), punto di divi- 
sione tra i Ducati di OonoTa^- di- Parma , 
e il Gran Ducato di- Toscana : idem. 
Monte dell' E^o sopra la 'Bocchetta* 
Monte Vittoria ò Pesa-lupo sopra la strada 
de' Giovi. 



ao5 



i663 metri 
830 

692 



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i • 

GEOLOGIAi . . ; i 

' • • ' ' ' 

Costituzione Geoiogic'a étètV 'Apthnino^ Ligure. 



Ponendo T orìgiDe dell' ApeDaino al colle di Pourìac presso 
r Argentiera , là dove la catena dell' Alpi dopo aver corso 
gran tratto nella direzione di M.-N.-E. al S.-S.-O. si biforca 
e da una pairte manda un breve contrafforte inverso Pro- 
venza e dall'altra la lunga giogaja di monti che va a partire 
l' Italia e che versa quindi le sue acque nell' Adriatico e 
quinci nel Mediterraneo: ponendo quivi F origine dell' Apeo- 
nino, diversi sistemi di roccie concorrono a formare quelle 
montagne, che ad epoche diverse nella lunga 'sefie geologia 
ban veduto accumularsi i materiali che ora le costituiscono. 
— « Se lo stato più o meno cristallino delle differenti specie di 
ten*eno, argomento fosse della maggiore o minore antichità dì 
questo, non sarebbe difficile il classificare per date le roccie 
che s' incontrano, nc;Ue . vftrie r^gìpni della Liguria : ma le 
nuove idee sulla probabile eruzione o sollevamento recente 
di molte di queste roccie cristalline rendon dubbiosa questa 
classificazione. Nondimeno trovi^ndosi sovente questi terreiÀ 
crìstaHini in. una posizione inferiore agli altri, comincieremo 
da loro, senza che nulla possa dedursene riguardo alla loro 
origine e antichità, e tra loro dal granito ebe più d' ogni 
altro presenta un simile aspetto. -— Il granito composto come 
ognun sa di tre elementi il feldspato, il quarzo, ed il mica, a 
cui spesso si sostituisce il talco , regna principalmente negli 
alti monti che estendonsi a ponente del colle di Tenda, 
air origine della Gordolasca, della Vesubia, e lungo una parti; 
del corso della Tinea: quivi associato ad una gran massa dv 
gneis e a dei micaschisti in mezzo ai quali trovasi o in 61om 
in animassi, forma un nocciolo considerabile che costituisce 



le alle monlagiie dì aspi^tto aif ìooy le cpjaU^oclklbcd.-ckndlso^ 
perle di sempiterne nevi gigsMntoggianò alle. BCtifieiilfil dei « prcf- 
dettifimiii .e m cpielle idel.'^Mo"e. deIki<.SiluNu)> kt^qUósio 
nocciolo sa addossaso coirtortoàndolo 4oUe tfoookndi qiiainoj> 
dei schisti talco^ e: al * disopra dèi calcarci .ora di anpelti» 
marraorao: ora più terriei-e di. cokiri- «Boari') iib«pKóii:'MÌ 
loro strati JaKfiaa vedere . traccia > degli* 4ibi<anlì^/d«U'<lmtina 
mare «el fui fondo r Inagbi anni " àoéuinv|la vànoi ; le ' «poglip 
dei teitaecì osmom ai vottami'di vòociepueesist^tii Gli'Sìl»a|i 
di quesli calcarei, orizzoolali unitempo^, «sérgfOMy omo ^iTec**- 
ticall a aloMBO atoha mcUnati;' eicstta pnobdbiiedtluésot- 
ievament» e dell' appanaione^ alla superficie dtellà sterra del 
nocciolo cristallina di euà fisveUianhio , io^ht jcniudirasioiie 
è all' inórea^ prefa >sid sua grande asas*^' dBl'*&^'E.>lal. NwOi, 
non dissimile da quella ohe liakdo iin inolte/|Ni«ti t^l^ sly«|i 
calcarei e- schi^losì «he "lo- ciroondano. «^n Uli a^rit lóas- 
siecb prìmondMlè o più', ewttam^te pairlainde di ^roòèle( cri^- 
staUinq granito gncis^ tteaseliisb»)- mostrasi ^4Ì levante ma 
non lonliano ^lal pcocedeolio, vi forma kf^altuid dv'Oymea^ >i 
monti che sManaIxanO alle sorgeirti'-del Besià^ "delVxfiliera'e 
della X^orsag^ia, pasaat quindr alle «olenti della ^-Bomiida e 
vafiaère rersioiVniare noo bngv da' Savona. >£ì conserva una 
direzione aaalogw/a'cpàella del masso preoedeale ed é come 
lui contorniito da'sdiisti, da roccia di quarzo^ da calcarei ora 
più o meno coaipatti o di grana pù. cristallina e ajpparté- 
nenti ad una formazione più o meno recènte^ Vi si associano 
inoltre dei porfidi, come isella vaUe idei Tanaro,* edei gneìs 
e graniti di aspetto por€rioo, come^ a Moittenotte e terso 
Albiazola e il Riabasco. Alla pari;e sna più ótrientAle t^ ^ in- 
nestano ivdtrr le serpentine die- predominano in seguito tnà 
in maasi iaoWiti e in altre posizioni' nelle montagne a pònenìé 
di Genosra e pea lungo tratto cMte Rvviera orientarle, «^'l 
3neis da-cp^-dhicr grappi' contengono qualche- piriti 'e dette 
naina di (iSomb»t zcdfeKato argéntiléi»^ nelle vicinanze di Tènda, 
9 molte- tn|cce delio steCKsd- ininerate terso Gi^resiio, n^l^ 



9«B 

-valki^tHaiBotiindà^. n Calice i^' liNig* àtk Finak e hi Tarj 
•partii lielfai vìcmaat^ 'ì &ivoMi«. ^ 

< «-Olfrci diiei.lÉtassi etisUiIlfiit ^«^i Isopra 4c8c»itii, pare che 
.qoalchp {[lanìio '«debba piweeaistere, ma ricoperto da ailn 
<t£h:i^ , (delie vaUi:. dell' Avete ^ ^ dèlia .Trebbia , non che nei 
ìOoiVviàèì {Vo^eratoo •iaversb Zatraitarèllo, a gnidkanie dai fre- 
^pifernli' ÌttiÌMaL. che .se > bMocentraHD, 'e efae scnbraiiò svelti di 
:póco^ loi»taiìft in quest' ultiini laégln^' e ebe ti^ prlni fanno 
ipattedi iserte breocte 'Cfac aocompu^iiana. le serpentine ^ le 
tpiali «sboacaodo dal seno della . tema hanno ..staccati i d^ 
•ibassaijdàlla.lrQccia' apalngà cl^e and«fanà traversando» Di (ià 
indubitabili traoeiè di:gneis. pon. scfaisti talcosi e roccie di 
:quacso ' )pre9eiilbnsi .nelle, .'vicinanze della Spezia e al capo 
,Qor]KO,.donde<vkn poi a le^rs^ aon quelli che sono sotlo- 
.pfOfifti àl)e maqnorknrupiidal Cannresé..r i 

Se iiigranita' e^ ^eis- sano laiTOocie én^talltne . delia Ri- 
derà, di. ponente^ 'le serpentine > e;'' le euCdftidi vi si sosti^ 
ituisQOoo della òR|yièKa di ilev^kote e neUe' montagne a ponenb 
idiGfinataku Le.nudd ;MMnihità .die sofxsstano a.Yaragioe 
tArenràUó»^ .¥oU«i f et daHeiJqnal» nasce l'Olba ^.che si . dirì^ooc 
poi) «erfiQile;.^0!(genti.deUa Pdlcef^ara, sono composte di quest^ 
iroccìa .detta gabbro iorToscaiia la quale À;assooiata aireuColi^ 
tchiainat4 graaiiàne»' E^sa ìà mostra poi in levante lungo il littoj 
ralc/ al. Mesco, aV.B»raccoy a nelV interno si estende nelle vai 
-dQ^fei Trebbiai, ddiTaro, dell' Aveto^ 0?e se ne vedono ài 
finsi^icei con^iderabìK'i efae rginni^onoa nguandevole. altezij 
; Questa Do«^*iax)biii.i)èUe paultisue.piiit teoeoe.e steatitose forois^ 
(4eifn%tci^i«U.pefr.«iloUi. utensili doniesticideftti Lavezs&i ^ presenj 
.^ji^rfi4^1l^^lp4JI4ficsizioni adn^robe ad uso di nìarmò.per le deco 
,zioi>i^ (o^i iJl(bi3l.(indrino.4ett<H:iAeirde:di PeJceirera cète, sopra 
£o^4Q.sci;ro.pi;c^e^U Ci 4^1 |m -Uriaocfaie bianche. o. delle iVIame 
.dello stesso tpJoiie cb^:inM(^iand9si f ornano qualeiie rara voi 
.nn!(^is^e^aiH^tÌ4;0lai:e,,é «estratto ida Mn tna^^o. di' serpentina pre 
Vì\ety^ jLave^^zara; ^\V antifca • ; 3tfMsk. > detlk» vRaecheftta ^ cosi 
^i^e^flejd^ .Corsica, a CondQ.obtl^ro .e a tnafecbie «parse di < 



Terde pistacchio , trovasi nell' eiilbti^i àiMe Giovare e delle 
TÌctiiaaze di Vohrì. 

La serpeilIXDa foraiace inoltre delle piriti cbe dietro una 
adattata unaaipolaxione colla loro • ganga danno del zolfato 
di magnesia' al monte Ratnazao presso Sestri a Ponente,- for- 
nisce 'quivi p«fe qualche traecia di rameynè è i^ro anche il 
ritrovare detto < minerale aiisieoie a massi più considerabili di 
ferro pssidulaio , come accade a Ferriere nella valle della 
Nura, ove il ferro è assai abbondante per' etssere^eatradto con 
UB certo >proifitto. Il maiqpmese pcnre, minerale dt molta utilità 
in varie • manifatture, trovasi presso dù lei sovente nei > diaspri 
che r avvicinano e che» non. sonoi* forse che una modificazione* 
degli schisti argillosi o idei inaeigm che ha traversato. 

Le foraaaziorni di sedÌRBentot tlfee circondano le . roccie crì<* 
italline sopra descritte sono, corneggia abbiamo accennato^ 
iegli schisti o steatiftosi o argillosi, delle roocie di quarzo, dei 
calcarei ora a tessitura compatta ora granulari, delle aréna^ 
rie o macigni; ' Gli .steakcfaisli si mostrano principalmente, verso 
i'inale, /neUa vatte del Tana»o, in qudla della Roja,. e sono fre*>* 
[ueotemente associati alle roccie di quarzo, colle quali •fanno 
in cei*to paesaggio. I cakatoi , ora^.. granulasi, ora conapatti a 
rattura concorde, loro sovrastano iinmedi«laHiente e formano 
Dtorno a loriQ una zona. Questi calcarei mandano pure delle 
Mniflcapsioni fin, verso JNixza. In certi punti il calcareo di 
nesta iCortnazione .è dolomitico come pressM» Tenda; tale anche 
: mostra all'avvicinarsi delle serpentine nei monti di Sestri e 
'Isoverde, e uà analogo se ne vede al golfo della Spezia-, 41 mamno 
ero di Portovenere e quelli di variati colori che si cavano 
ressa Gures^io sono tratti ^ questa.' fortfiafitione: ini esse «ano 
;ate ritrovate delle conchiglie m«<rine ; quelle «iiivenute ài gólfo 
slla Spezia dal signor Guidoni' e quelle vedute: presao. le 
io Senne e in altri .punti d<^lla «valle del Tanaro>.{anno.ere| 
ere che 1! epoca di formazione^ di questi calcarei corylspònflb 
quella in<:ni.fai:pliò depositati moUijdegli sjtrati del Giutìsu^ 
lì quali <;eirti 4«i' nostri monti haiM)o una.tal qulA iómi'i 
in. i/\ 



Ile 

gliaoza* Non pare che questa formarioae si luosui |h«i a le 
vante di Sestri di ponente, se se ne eccettuino le masse calcaic 
del golfo della Spezia che si riattaccano ai colossi delle alpicam 
resi* CoUegate pure con questi calcarei e spesso inCenori sen 
braao moUe luasse di gesso che s' incontrano nel contado i 
Nizza ed aoohe a Isoreide in Polcevera: ma questi nonsoi 
(orse che accidenti locali do?uli a sabliftnasioni che si sor 
fatte in mezzo ai banchi di detti calcarei mercè della pross 
niità di roccie di origine ignea o plutoniana. 

Una formazione più estesa e composta di schtsti argilli 
e. calcarei» di nacigoi e di calcarei, marnosi , si è que 
che riposa sulla formazione calcarea precedente •, essa < 
cupa, meno qualche spazio in cui sorgono montagne 
serpentina , tutta la Riviera di levante , estendendosi 
Genova alla Spezia lungo il mare , e nelV interno mostrand 
nella valle di Skrivia ove predomina il calcareo e in qu( 
di Trebbia e . Taro. E nella serie di roccie componenti qo 
formazione che trovansi le belle ardesie di Lavagna e qai 
di Prementone dentro la cinta stessa della città di Geno 
fornisce .essa pure le lastre di duro macigno che servonc 
lastricato di detta città e che provengono dalle vicìiu 
della Spezia, ove però potrebbero anche essere delle areii 
appartenenti al sistema precedente. Un terreno della stes$ 
j^oca le della stessa struttura e perciò con questo identici) 
trovasi pui-e in Riviera di ponente : esso occupa il iictorst 
Alasslti fin presso Yintimiglia, e colla forma all' incirca i 
(ciangolo, che abbia la base al mare e il vertice sol 
monti ddla Piev« di Albenga e delle sorgenti del Ta^ 
arriva al colle di Tenda e in qualche punto perfino | 
vaile della Yermeghanp. Vedesi quivi associato a dei 1^ 
ripieni di nuinmaliti. Gli altri corpi organici che vi 
potuti rinvenn-e appat^engono al regno vegetabile e «< 
fischi di diverse specie. Nel contado di Nizza verso i 
inferiore della Vesubla e della Tinca s" incontraTio p 
Nmbf 4i caìcureo marnoso ch« appartengono forse 



^1 1 
tpeciale vodificaiione dt questo terreno, e che contengono 
oltre certi banchi di glauconia, dei numerosi restì di con- 
chiglie marine dell' epoca all' incirca della creta o del green- 
sand. Quatta formaaione presenta iti generale poche sostanae 
metvlliche sparse nei suoi strati: vi sì vedono però qualche 
pu'ìti e talora delle traccie di rame nativo , come pure del 
manganese, là dove non 8ono lontane certe masse di ler- 
pentina. Pare ugualmente che non sta in gran lontananza da 
ijueste che trova n si le sorgenti salate del Bobbi e se e di 
i Salso maggiore, le quali sgorgano però dalla formazione di 
sedimento nella quale pure probabilmente hanno origine le 
> sorgenti dì petrolio che vedonsi ai lìtniti dì essa e del ter- 
; reno terziario. 

Ad una formazione superiore alle preeedenti e di loro as- 
olai più recente appartiene quella serie di colline che dall' e- 
^stremo fondo del Piemonte costeggiano sul pendio settentrio- 
:Bale e si adagiano lai piedi dell' alta catena dell' Apennino , 
3 staccandocene anche non poco nell' Astigiano : il terreno ter- 
^lìario che le compone consta di puddinghe e arenarie in 
^vadche parte, ma più frequentemente di marne torchine e 
[|i sabbie gialle più o meno' indurite ed agglutinate che ne 
I; annaso i banchi superiori. Questa formazione distinguesi per 
1^' imoEi€nta quantità di conchiglie fossili che contiene , e gli 
^j^naloghi delle quali vivono in parte ancora nei nostri mari. 
ji^BO calebri le vicinanze di Castel^ Arcuato nel Piacentino e 
^,1 vai d'Andona neiV Astigiano conte luoghi , che hanno for- 
..ko la maggior oopia di questi i*esti. Nel Piacentino sono 
1 'Ati ritrovati inoltre uno scheletro di balena^ un altro di 
jrffino e delle ossa di grandi quadrupedi , tra gli altri dì ri- 
vKeronte. Il mastodonte é stato ritrovato nell'Abiti giano , ed ì 
|niti di Cadibona, situati in nu^zzo a delld^arenarie e pud- 
ligbc della parte inferiore della formazione ' terziariu in 
1 pendio meridionale della catena, contengono tru gli altri 
;qu#tttt rentì di un animale perduto dèlia razza dei pachi- 
' armi, al quale Cuvier ha assegnato il nome di Anthracoterìiini. 



aia 

Oltre le roccie sovra indicate fanno* pur parte di cfuesta for« 
inazione non rari banchi o ammassi di gesso che spesso però 
trovansi in una posinone difficile a determinarsi, potendo 
anche far parte degli strati superiori della formazione secon- 
daria immediatamente sottoposta. Que' massi però di gesso 
che sono presso Stradellsi e che contengono delle moltiplìci 
impressioni di foglie di piante dicotiledoni, e altri massi di 
gesso- del Tortonese e del Monferrato pajono indubitatamente 
terzi arj. Sembrano anzi collegate a questi massi gessosi molte 
sorgenti minerali, ora fredde come quelle di Godiasco ,- Tab- 
biano , ora calde come quelle di Acqui. 

Questo terreno terziario cosi esteso verso le pianure Lom- 
barde, non lascia anche di mostrarsi frequentemente lungo le 
rive del mare, ma in lembi di piccola estensione: si trovano 
infatti delle marne turchine con conchiglie e assieme a loro 
delle sabbie gialle a Genova , Albaro, Sestri di ponente, Aren- 
zano, Albizzola, Savona, ove forniscono la materia alle nu* 
merose stoviglie che vi si fabbricano. Continuano pure a ve- 
dersene delle traccie a Taggia , S. Remo , Vintimiglia e so- 
prattutto nelle vicinanze di INizza. Ve ne è un bacino consi- 
derabile e riguardevole pel gran numero di conchiglie ai 
Ceriale presso Albenga , ove gli strati superiori sono com- 
posti di una pietra molare che viene adoprata per tale og- 
getto. E ne esiste un altro presso Finale , ove predominano le 
sabbie gialle 9uperiori, le quali molto indurite e rijnene di 
una gran quantità di pettini formano la cosi detta pietra del 
Finale del cplpr giallognolo, che ben si marita nelle gran- 
diose fabbriche di Genova col bianco marmo di Carrara e 
colla scura calcarea della Lanterna. I bacini terziar] fin qui 
enumerati pajono appartenere alla parte* più recente di que- 
sto terreno. Ma invece il monte di Portofino che colle ru- 
vide sue forme chiude a levante la vista che gòdesi da Ge- 
nova sulle amene campagne di Nervi e. di Recco e che consta 
di strati inclinati, di : una puddinga poligenièd, deve essere si- 
fiiiv^inente riportato ali^ì parte infeiipre e più antica della 



•2l3 

formàziane a cui egital mente appartengono le mollasse e pud^ 
dìnghfr di €eUe e il terreno analogo a ligniti di Gadtbona ) 
come anche sul versante settentrionale i numerosi banchi di 
taliroccie che innalzansi talora ad una considerabile eleva-' 
zione a Croce de' Zieschi, Roccaforte ecc. Pare che da un, 
terreno di questa natura, a menò che non venga dalla ser-^ 
peotìna, derivino le pagliuzze d' oro che si pescano in varj 
rivi delle vicinanze di Ovada e Lerma. 

Le differenti serie di roccie dell' epoca terziaria clie suc- 
cintamente abbiamo passato in rivista, mostransi principal-' 
mente sulle colline. Le vaste pianure del Tortonese, del Yo" 
gberasco e del Piacentino che si estendono ai piedi di quelle, 
sono ricoperte tutte da un terreno di alluvione , gli elementi 
del quale variano secondo le località, ma il quale spesso pui' 
anche lascia vedere dei ciottoli che per la loi>o natura sem- 
brano esser venuti dall'Alpi piuttosto che dal vicino Apen- 
nino. 

II fenoineno delle caverne ossifere potendo dipendere in 
parte da certe alluvioni, egli è in seguito di questo terreno che 
le menzioneremo. Non conosco finora in Liguria che la sola 
caverna di Cassana presso il Borghetto che contenga delle 
)ssa di animali perduti ; quelhe dell' ursus spoeleus sono 
e più abbondanti. Le altre caverne assai frequenti nella 
)rima formazione calcarea non mi hanno ancora presentato 
[uesto fenomeno -, le più notevoli sono la grotta di Santa 
liucia a Toirano, quella di Berzezi , e alcune nei monti di 
soverde presso le sorgenti della Polceveraé 

Accennate cosi le diverse formazioni che trovansi nell'Apen- 
ino Ligure, sarebbe da ricercarsi a qual epoca presso poco 
d in qual senso siano stati rialzati i monti che lo compon-^ 
ono. Ma questo solo esìgerebbe una lunga discussione che 
Itrepasserebbe di troppo i limiti di questo capitolo. Quel 
he pare più probabile, almeno per le vicinanze di Genova, 
é che in gran parte già erano sollevati i nostri monti se-* 
ondar] quando vennero depositate le marne e sabbie ter^ 



zisirie che trorann in banchi orìkzoDtali Terso U ^amim 
di Lombardia e in certe valli sul pendio meridionale; t 
ehe in quanto alla diresiooe degli strati , cioè a quella nel 
cui senso sono stati fatti i sollevamenti , in cambio di essere 
paraleila , come in molti altri sistemi di montagne , all« 
direEione delta catena centrale, vi i invece perpendicolare, od 
almeno & sovente con lei un angolo considerabile. 

L. P. ^ 



tmà tsù 



3lf5 



POPOLAZIONE. 



Leva MaritUma di Genova per l* affinamento di io gale^ 

nfil 1*290 (i)> 

Nomi de* paesi* Uomini presi» 

Roccabruua % 

Mentone è 

Ventuaiglia ' 5o . 

Poggio Rainaldo ò 

San Remo con Cerìana 60 

Tabia ( ora Taggia ) * 'xS 

Porto' Maurizio So 

S. Stefano 5 

Perrala sopratia e sottana ip 

I Conti Enrico, Filippo e4 Alberto di Ventimiglia 33 

Lingue^ia e il Castellaro i5 . 

La Podesteria di Triora 5o 

Totale 3o6 



(1) Si reca questo specchio, i.^ perché de risulta che le Riviere e 
I Distretto poteano nel 1290 somministrare circa 16,000 uomini hi la 
farina ■ailitare di Genova , non oompresa la eittà stessa «he «la«li ar- 
lamenti Jhiii poco di poi apparisce averne fornito più che «otaati : 
.'* perchè porge relativamente un' idea dello stato della popolazione 
e' yarj Luoghi della Liguria sul 6nire del i3.^ secolo. 

Il Giustiniano , da cui è tolto questo specchio , lo accompagna con 
ueste parole : « L' ufficio della Credenza fece nel 1290 descriver^ 
itle le Riviere e tutto il Distretto. E trovarono che si ppteva armare 
20 galere : delle quali subito ne armarono io, e pigliarono gli uomini 
elle infeascrìtte terre . . . sono in somma uomini i543 ( evyi un Uevt 
itfario in meno nelle cifre ^ che pare doversi supplire aW art. Vara- 
ne e Celle da una frase poco chiara deWA. ) £ quando avessero 
»Joto armare ao galere sarta duplicato il numero, e quando 3o Iri- 
icato y e coti aueceMÌvamente alla rata. » 



21& . 

Di riporto 3o6 

Diano 4^ 

U Cervo i5 

Andora 3o 

Albenga &k 

Il Vescovato di Albenga 4^ 

Il Marchese di Clavesana 4^ 

Cosi e Potnasi 8 

Finaro fe 

Noli «5 

Il Vescovato di Noli 3 

Cugliano IO 

Savona 62 

Albizzola € 

Varagiae e Celle 5o 

Voltri 100 

Folce vera 'jS 

Bisagno 100 

Recco id 

Rapallo 3o 

Chiavari 100 

Sestri 75 

Levaoto 20 

Passano e Lagnoro 3 

. Matarana con i due Carodaai 5 

Corvara 100 

Carpena 75 

Portovenere 2 5 

Vezzano 18 

Arcola IO 

rrebbiano 3 

Y erici 3 

Sono in somma Uomini i543 



a 17 



Secchio della Popolazione ne* paesi più o meno litlorei 
della Liguria marittima y secondo il Gi^stìmano^ verso 
l'anno i53o. 



Nome de* paesi. 

* 


Fuochi (i). 


Nizza Marittima 


3ooo. e più 


Yillafranca 


4oo 


Monaco loo case 


, 


Mentone villa non molto grande. 


' 


Ventimiglia 


600 


Bordìgliera 


1 

100 


San Remo 


1000 


• Taggia alla marina 


100 


Taggia fra terra 


600 


S. Stefano 


80 


S. Lorenzo 


20 . . • 


Portomorizio 


3oo 


Oni^glia 


45o 


Diano Castello . . 


200 


Diano Marina 


60 


Cervo 


125 


Valle di Aodora 


.600 


Laìgueglia 


i4o 


Ala3,sio 


Soo 


Albenga 


1000 e più 


Ceriale 


1 

^ 100 


Borglietto 


f4o 


Lioano 


iSo 


Pietra 


i5o 



(i) Uà faòco, nel sifiiificAto d'uM intem &DÌglìa, tool compotarai 
i 5 o 'GÌBdÌTÌdai. 



2i8 

Nome dt^ paesi, FuoclU 

Finale boffo . ^om 

Finale Marina %ù9 

Noli aoo 

Spotorno i5o 

Berzesi 60 

Vado 5o 

Savona 1000 

Albizzola ( amendue i borghi ) 3oo 

Celle i5o 

Yaragine ( amendue i borghi ) 4o^ 

Cogoleto ia5 

Arenzano 'x5o 

Voltri j4o 

Parma i5 

Prà So 

Pcgli a5o 

Sestri 800 

Cornigliano 66 

San Pier d'Arena 3^5 
Genova 6:198 case , « una graa parte delle quali , cioè 

» quelle della plebe minuta , contengono tre . 

» quattro, cinque e sei fuochi, e di quelle 

» più (i). » 

Storia (Rettorìa di) *io6 case 

Quarto 81 casa 

Quinto 84 fuochi 

Nervi 36 1 casa 

S. Ilario di Colonga i54 fuochi 

(1) Tutto «io nella vecchia cerchia. Nello ipaxio poi tfm eiia e I' 

nuova che veano faita un secolo dopo, egli annovera 3oo •« fkk cik 
Io tatto 6600 case. 
. Compatando ogni «aia per 4 falchi Abbiamo fl64x» faoobi^ 

Computando ogni fdoco per 5 iodi ridai abbiamo xSaoco indivisi 



Nome dé^ paesi ^ 



%i^ 



Fuochi 



f Da Genova insino a Recco, cbe vi sono dieci miglia, la 
regiooe è abitata ili palmo in palmo. » 



Portofino 


aoQ 


S. Margarita 


lOO 


Rapallo 


3oo 


Zoaglio 


5o 


Chiavari 


358 case, con 83 case nel borgo. 


Lavagna 


i36 case 


Sestili di levante 


900 fuochi. 


Moneglia 


4oo 


De iva 


20 


Framula 


100 


Levanto 


lo chiama luogo molto civile ed 




annovera 4oo fuochi nelle vili etto 


• 


che ne dipendono. 


Monterosso 


Ilo 


Yeroazza 


i3o 


Corniglia 


5ó 


Manarola 


5o 


Riomaggiore 


lao 


P ortovenere 


200 


Spezia 


400 


Lerici 


3oo 



aao 



Popolazione della Repubblica Ligure (o Democratica} 

nel 1797. 

( Dal supplimento alia Gazzetta Nazionale Genovese del 9 
dicembre 1797* Questo specclùo pare £Btto stampare 
d' ufficio dal Governo Provvisorio d' allora ). 



Distreui 



Capo luogo 



Genova, nuove e 


vecchie 


\' 


mura 




Genova 


Delle Palme^ 


» 


San Remo 


Capo Verde 




Diano 


Maremola 




Pietra 


Letìmbro 




Savona 


Cerusa 




Voltri 


Polcevera 




Rivarolo 


Lemo 




Gavi 


Monti Liguri occid. 


Rocchetta 


Detti orientali 




Ottone 


Bisagno 




San Martino 


Golfo Tigulio 




Rapallo 


Entella • 




Chiavari ' 


Tara 




Levanto 


Golfo della Spezia 


Spezia 



Pòpolàaàùne 

8o2o5 
3864 1 
40120 
40659 
à^67 
39735 
33658 
26800 
35820 
25280 
40390 
4o43o 
40570 
401 53 
40210 

6o345o 



Quest'addizione é falsa, ma il numero totale vien detto 
giusto nel seguente foglio , ove s' asserisce che « 1' errore 
vien dalla stampa perchè la popolazione ^ Genova non è 
già di 8oim. circa, ma oltrepassa le 89{m. » 



aaa 



Specchio Statistico per la 



CAPI 
MANDAMENTO 



BOKZOHÀSCA, 



CaiivAai 



ClCAGHA * 



Lataava 



RjbPALLO 



S. Stbf.* d'Avito 



Sbstri 



Yakvsb 



COMUNITÀ' 



Bononasca 
Mciiancgo 

Carasco 

Chiavari 

S. Colombano 

S. RuiBuo di Peivi 

Cicagoa 

Correglia 

Lorsica 

Lumarxo 

MocoDcii 

Neirone 

Orerò 

S. Viac. di Favate 

Cogorno 
Lavagna 

Né * 

Portofino 

Rapallo 

Sitota Margherita 

Zo<4glio 

S. Stef.'' d'Avelo 

Casarza 

Cjaligliuue 

Moneglia 

Sestri 

Mai«Mpa 
Vareie 



«DPBBriClI 

in 

BTTAEI 



79» 1 
956 



ii6i 



I3( 

ai 

i5aa 

1693 

016 

k 

343 
3i3o 

739 



13970 



«494 



5o4i 



15573 ) 15573 
3540 

33a5 

5665 \ ^i. 
13785 j '»4^ 

TòUle 87021 



POPOLAZIOBB 

deir 

anno 1816 



1740 

4456^ 

1920 \ 
1012 

i5o8j 

a3i5r 

ao6o 

laag; 

2773] 

"J 10873 



5335 
2765) 

12481 

8880 

5390 

3223 



18741 



5731) 5731 



2l5f ) 

16621 

22541 

6623/ 



12690 



5970 1 ^^ 

ToUU 93333 



9i3 



Prwmcia di Ghiavabt. 




PopoLAZiOHE tìeìV anno iStit* 

TOTALE 



Maschi Femm 




u337 
9S0 



!i365 
ii5o 



717 

894 
985 

1401 

8o3 

6o5 



63o 
4633 
3007 
i589 



ii36 

988 
3335 

1 161 
3804 



delle I dei 
Com.tà IMand.i 



'°» } 6831 
[3o ì 




1740 
9828 
4107 
i5a4 



«7»99 



64o 
4656 

5003 

161$ 



13989 



2793 
5358 
3o86 

1370 
9^89 
6009 
3ao4 



ija36 



19773 



2867 2919 5786 ) 6786 



«>47 
•a8>4 



3307 t 
i66a I oa 

.974 '"'«» 
6945 ' 

5658 I M^ 
Totale 90568 



Filatare e tessiture di lana per coperte 
grossolane, e mezze' lane e fruslagiii. 

Tessiture di telerìe di lino e mischi di 
cotone, mobilie particolarmente seggiole 
leggierecbe si mandano per tutta l' Itti iia, 
in Francia, io Germania, ed Inghilterra 
Si fanno dello sioSf di seta, dei merletti 
l^aste da vermicellajo al modo di Cagliari 



Tessiture di seta. Stoffe di lino e co- 
tone. Frustagoi. 



Estrazione delle pietre di Lavagna o ar- 
desia, poche tessiture di tele, stoffe miste 
di cotone, mobili e seggiole leggiere, come 
quelle di CliiavHri : pa«te da vermicellajo 

Tessiture di seta in velluti principal- 
mente, merletti, pesca de' coralli e cor- 
derie per uso della pesca. Una filanda 
per le sete. 



Alici salate* Corderie per uso della pe- 
sca. Paste da vermicellafo. Un filatojo 
per le sete. 



Tessiture di nezsa lana. Remi per la 
larina. 



\ 



«24 



Specchio Statistico ptr la 




I ;^ GODIHO 



2.^ Ledici 



3'** Lktakto 



4*^ Saazama 



5.^ lA Si^ixu 



6.** 'Vkzzàko 



BH» 



COMUNITÀ* 



BrugD«U> 
Carro 
Godano 
Zigoago 

L'AroegUa 

Larici 

Trebiano 

Bonassola 

Borghetio 

Carodano 

D«ÌTa 

Framura 

Levanto 

Monterosto 

Pignone 

Vemazta 

Bollano 
Castel novo 
OrtonoYO 
Santo Stefano 
Sarzana 



Beverino 
Pòrto vene re 
Ricco 

Rio Maggiore 
La Spezia 

Arcola 
Follo 
Vezzana . 



SOPSaFlClB 

in 

BTTAal 



85al 

3460) 

i6ao2 

fioo> 3aao 
5ooJ 

1400 

ano] 

rGool 

i35o>i5885 

4aoo| 

95o| 
aòSo 

930, 



1700 

i56o| 

1400 

i38o| 

3aoo 



9040 



ano 
690I 
a8oo>io3io 
i35or 
336o 

i3a5l 

a^aoS 5545 
i6oo) 

Tot. 58aao 



POeOLAZlOVE 

nèll' 
anno 181 5 



9^1 

3a53 ( ^'^ 
1170I 

i6i3| 

3799 > 6189 

■7771 

1026 

85b 

io33 

Lai4 

io38>ia537 

4049 

i55 
76. 



1478 
1988 
1880 
aSai 
7671 



i5338 



1390 \ 
3048 
ao89^ » 
aoii 
7349 



ai651 

ao5a> 6780 
a563i 

Tot. 6a6o5 



5125 



Pros^incia di Levaì«tb. 



^ > - 



POPOLAZIOBB 

nell' ^ 
aODO 1827 



MANIFATTURE 



690 

S> ^459 

1173 
4089^ 7003 



946 
99S 

1144I 
io3o) 1^879 

4337 
ioo3 

Ì763 

946 

1977, 
2Ì70J 

ao70>i5g88 

19001 

7671 



.764^ 

1986I 

ai57>i738i 

2568^ 

8817 

«9^0 1 
2067 J 6787 

3780 s 

664^ 



Qualche leisìtura di grasse tele e mezze laoe. 
iNeisuoa manifattura. 

Qualche te»«itura di grosse tele di canapa. 
Nessuna manifattura. 

Nessuna minifattura. 

Cantiere di conatr. naT. pel comm. e concie di pelli. Pesca 

Nessuna manifattura. (delle bilancicHe. 

Nessuna manifattura. 
Idem 
Idem 
Idem 
Idem 
Idem 

idem 
Qualche tessitore e varj forni di calcina* 
Nessuna manifattura* 

Nessuna mtnifiittura. 

Alcune tess, di grosse tele di linoec^nApa^edi m^za lana 
Idem ( pei; uso degli agricoltori. 

Nessuna manifattura. 

Fabb. di cera per uso loca, concie ed una sapon. cappelli 
di paglia che si fiinno dai carcerati , mobili e seggiole 
Siede il tribunale di prefettura della provincia. 

Nessnna manifuttnra. 
Pescherie diverse. 

Tessiture di tela, di linp e mezza lana. 
Acciughe salale. 
Varie concie, una fabb.di cappelli ord. e yar) lavoraggi di 
mobili e segg iole. Vi sono tre lavor. da pietre per lastr. 
Nessuna manifattura. 

Idem 
Alcuni tessiture ad uso locale. 



III. 



l5 



926 



Miro Specchio Statistico 

compilato 



POPOLAZIONE 


Maschi 


Femmivb 


Totale 


Nati Del 


«827 


ia3o 


1088 


a3i8 


VacciDati 


id. 


598 


588 


1186 


Morti 


id. 


707 


696 


i4o3 


Matrinionj 

• 


id. 


1» 


» 


480 


Sotto li 5 


anni 


1 

4496 

4070 


A591 
4190 


9087 


dai 5 


ai IO 


8a6o 


dai IO 


ai ao 


5465 


55a8 


l'jgoS 


dai ao 


ai 3o 


%% 


5i49 


99^' 


dai 3o 


ai 4^ 


4608 


9'27 


dai 4° 


ai 5o 


365^ 


• 7301 


7860 


dai 5o 


ai 60 


3oQÌ 


;}oo5 


6098 


dai 60 


ai 70 


i865 


38o6 


diii 70 


agli 80 


^ 


846 


j8io 


dagli 80 


ai 90 


ao4 


469 


dai 90 


91 100 


16 


8 


a4 


Sopra i 

• 


too 


• 


» 

• 


D 




Totali 


33^70 


33695 


66965 



per la Pros^incia di Levante 
neltanno 1828. 



227 



POPOLAZIONE 



Celibi j *T' .' ^ """• 
f Bollo 1 3o anm 

Maritali 

Vedovi 



Maschi 



46.4 

12934 
1600 



Femmirb 



4833 
13691 
12737 

2434 



Totale 



9447 
27813 

25671 

4034 



Totali 



33270 



33695 



Propriet^r) vìventi di sola 

entrata 
Naviganti 
Commercianti 
fìivenditori 
Fabbricanti 
Osti 

Macella] 
Artigiani 
Mulattieri 
Agi:icQ]tori 
Gioinalieri 
Domestici 
Mendicanti 
Ecclesiastici Secolari 
id. Regolari 



Totali 



2271 

^758 

380 

748 
160 
188 
io3 
1822 
280 
20782 

3447 

541 
241 

449 
78 



34148 



63a 



» 



80 
*^ 

38 
88 

29 
1004 
» 

13913 
2673 

694 

a39 



W 



19875 



66965 



2923 
2758 

36o 

1207 

.gè 

276 

l32 

2826 
280 

34695 

6120 

1235 

480 

44 

8 



54023 



228 



PRODUZIONI 

f^egetali 



NATURA 


QUANTITÀ' 

raccolta' 


PBEZZO MEDIO 


QUANTITÀ' 

che si coosuma 


DELLE 

PRODUZIONI 


nelFanno 1837 
quiat oietr. 


per ogniqniDt 
1. n. di Piem. 


aDDualmeiilc 
nella Provincia 


Gramo 


20986 


a8,oo 


49'73 


Segale 


2931 


f7,a5 
i5,oo 


4*^' 


Orzo 


4160 


8167 


Graiioiie 


18496 


'4,75 


3a45i 


Legumi 


53o6 


IJ^OO 

5,00 


863i 


Patate 


8869 


8439 


Riso 


» 


38,oo 


980 


Fieuo 
Vino 


3997^ 
145019 


3,90 
ta,oo 


46282 


Olio 


i5aoi 


73,00 


8419 


Castagne 


11629 
100 1 


i5,5o 


14382 


Foglie di gè Ilo 


6.40 


1339 


Noci 


25a 


17,00 
35,00 


377 


Nocciuole 


1663^ 


i3 1 


Frutta 


4,5o 


15393 


Ortaglia 


204^0 


3,40 


27229 


Limoni 


453 


40,00 


106 


Aranci 


9355 


a3,5o 


2o56 


Fichi secchi 


'fa? 


a5,oo 


i356 


Fave 


18,00 


280 


Miglio 


ao 


IO, 00 


20 


Lino 


i53 


i5o,oo 


456 


Canape 


aa 


60,00 


i36 








■ 



PRODUZIONI 

Anintuli 



%'i^ 



NATURA 

DELLE 1 

PRODUZIONI 




PIBZZO ^BDIO 

à\ caduno 
1. n.'di Piem. 


. NUMRRO 

esi stente 
nella Provincia 


Bestie Cavalli 

da Muli 
Soma Asini 




vGo 
100 

40 


4^2 

1019 
437 




NUMERO 

esistente 
nella Provincia 


• 


CONSUMO 

annuale 
nttlla Provincia 


Vacche 

Buoi 
1 Vitelli 

Montoni 
. Capre 

Agnelli 

Pecore 


123o 

990 

1J29 
1060 

9668 
]4ii5 


80,00 

200,00 

40,00 

8,00 

C,oo 
2,00 
5,00 


333 

232 

1162 
7212 
25e 
5364 
3i5o 


. 


QUANTITÀ* 

in quintali 

metrici 




CONSUMO 

▲NUDALE 


Pescheria 
Tonno 


3390 


60,00 
^0,00 


3i34 

7 


Bozzoli 

Lana 

Pelli 

Miele 

Cera 

Formaggio 


7« 

469 
33| 

114 

'j8 

696 


• 210,00 

70 

160 

60 
340 

80 


8 
663 

443 
8 

1709 



%io 



PRODUZIONI 

Minerali 



SATURA 

BBLLC 

PRODUZIONI 



QUANTITÀ' 

raoo«lta 
nell'anno 1817 



PBB2Z0 MBBIO 

lire nuove 
di Piemonte 



QUANTITÀ' 

che si consuma 

annualmente 

nella Provincia 



Ardesie 

Pietra da calcina 

Marmo 

Rame 

Sale catartico 

Pietra tagliata 

Id. per lastrico 



tSoo m . . 
aooo 



5o m. cub. 
1000 m. qaad.| 



i,5o 

1,^5 

4,00 

a5i,oo 

» 

80,00 

8,00 



I 



i6eo 

167 17 

100 

I 
)» 

a5o 



i-ìt 



Sunto di Statistica medicài 



L^afìa che si respii^a ia (^eniova è eosi'purd e temperaU da 
toa infidiare qualunque altro clima che vantar possa la no- 
stra Italia; I Venti marìni e sciroccali per altro si fanno sen-^' 
tire spiacevolmente sulle persone fornite d' un sistema ner->- 
voso molto delicato , in ispecie sopra le donne e sugli ipo- 
condriaci. Dall' insieme di molte osservazioni meteorologiche 
risulta che il clima di Genova è assai incostante: nella state 
dominano i venti N.-O. S.-^O. e S.-E. , ne'mesl di settembre, ot- 
tobre , e novembre l' atmosfera è scossa di preferenza dai 
venti di N. di S. e di S.-E. , in gennaio e febbrajo sofBa il 
N.-E^ il ^. e il S., e finalmente nella primavera degnano i 
venti di E. S.-E. e O. Da più anni il termometro non è 
sceso oltre i 3 gradi R, sotto lo zero^ né asceso al disopra 
del 25. Il barometro posto al livello del mare suol tenersi 
tra i l'j pollici e 1 1 linee ed i !z8 e 4* ^^ stato del cielo è 
variabile^ La quantità Inedia della pioggia in Genova calco-^ 
lata su 9 anni, è di 4? pollici e 8 lìnee non compresa Izt 
neve e la grandine. 

La costituzione fisica de' Genovesi è robusta, il loro tem- 
peramento ordinariamente bilioso, il colore degli uomini 
alquanto abbronzato; capelli ed occhi neri , viso oblungo, 
statura mediocre, corporatura svelta e muscolosa. Le donne 
hanno un bel colorito, occhi gtandi vivaci ^ fisionomia animata, 
forme ben pronunciate, ecc. . 

I Genovesi sono attivi^ sobrj, capaci di sopportare ogni fa- 
tica e privazione^ 

Le malattie che tegnano più particolarmente tra noi sono 
le emottisi e la tise pulmodare. I reumi di petto sono fre- 
[|uenti ed ostinati) ne' mesi di gennajo, marzo e aprile so- 
;lioao dominare le peripneutnonie. Le febbri a tipo inter-' 



mittente sono assai rare, e sono di pronta guarigione; e se 
ne può presumere la ragione dal non aver noi ne paludi , 
né nebbie: le nostre acque sono buone e salubri; respiriamo 
continuamente un' aria purissima-, i venti che dominano da 
noi la cangiano di continuo nelle case e ne' luoghi pubblìn. 
Raro è pure lo scorbuto, tare le febbri cosi dette perniciose^ 
e per ultimo la vita sobria ed attiva che conducono i Ge- 
novesi rende assai rara in loro la gotta , ed i mali del tubo 
gastrico. 

L' incostanza del nostro clima, cioè il rapido passaggio dal 
caldo al freddo e dall' umido al secco, e la cagione princi- 
pale delie affezioni reumatiche e catarrali d' ogni genere che 
come dissi sono commi tra noi. Ne è raro il vedere de' mo- 
vimenti termometrici di molti gradi in uno stesso ^orno , ed uà 
notabilissimo mutare di più venti dalla mattina alla sera^ dal 
che ne emergono poi arresti di traspirazione e successivi 
reumi, catarri, peripneumonie , diarree ecc. 

La mortalità delle partorienti é in Genova rarìssioia, e rare 
sono pure in esse quelle lunghe e dolorose infermità che suc- 
cedono comunemente ai parti laboriosi e difiiciru 

I mali cutanei , tuttoché sieno qui assai miti , noa sono 
però infrequenti*, si conoscono dal- popolo col nome dì Salso 
o acrimonia salina. Ho avuto più volte occasione dj tro- 
vare tali affezioni della pelle associate a ostranoai , e a 
lente epotiti* 



B. m. 



^33 



Migrazioni LipiH ^ cónsidenUe sptciulmente col stissidio 

ìfeir Istoria, 



La ìnigrazione , abbiatn detto altrove, é ne' Liguri mari iti mi 
una seconda natura, generata dalla soprabbondahza della 
popolazione in legione inversa dei modi di darle alimento. 

Gli uomini qui si ammogliano giovanissimi e tutti , in guisa 
eh' è raro il trovare nel popolo minute un uomo di trent'annl 
che sia ancor celibe. La stessa povertà è stimolo, anzi che 
impedimento al matrimonio , perchè co! matrimonio essa 
temporaneamente vien sollevata. Ed ecco il come. Quando 
una ragazza di basso stato è in procinto di unirsi ad un gio- 
vane di pari fortuna , i parenti di lei si procacciano dal par* 
roco una carta , nella quale egli attesta i buoni costumi e la 
miserabilità della giovane, ne indica i vicini sponsali e la 
faccomantla alla carità de' fedeli. Muniti di questa carta i 
parenti tlella sposa ricorrono ai facoltosi coi quali hanno di- 
)endenza od anche semplice conoscenza , o che godono pub- 
blica famia di bontà e di generosità. La misericordiosa con- 
suetudine fa sì che quasi ognuno de' pregati soscriva per unni 
)icco1a quantità di denaro (i). Ciò continua insino a tanto 
:fae le parziali soscrìzioni ammontino ad una somma di qual- 
he rilievo, la quale talvolta ascende sino ad un mìgliajo,e 
pessis:simo giunge a due o tre centina ja di lire. Col pro- 
lotto di questa colletta che palesa ad un tempo e la pietà 
le' Genovesi, ed il felice foro applicamento del principio di 
issociazione alle opere pie, i parenti delta sposa la forniscono 



(i) La famt^ia Caiubiaso, si conspioua per le sue opere di muiii- 
cenza e di pietà, loìcva 6Fraarsi per uno scudo in ^tilfiiH|iie di 
aeste fedi le venisse preaeotata; e raccontasi non fossero mai meno 
ì uQ miglialo per anao. Esse fedi hanw» una Ibrmola coiimne. 



^34 

del corredo, e le fanno la casa (i). Al che aggiungi i inol-^ 
tissimi lanciti per doli. Le coloane del Banco di S« Giorgio 
n' erano piene. 

Se poco meno che universali sono i matrìmonj nella Li- 
guria marittima, poco meno che universale v* è la fecondità 
delle donne*. La facilità de' loro parti era celebre sin dai 
tempi di Aristotele e di Diodoro Siculo y e Y esempio che ri- 
feriscono come straordinarissimo , non é qui straordinario 
nemmeno a' di nostri. Il computo di quattro 6gliuoK per ogni 
moglie è de' più moderati. La salubrità e. la dolcezza del dima 
fan crescere facilmente i fanciulli, e la mortalità loro è mi- 
nore che ne' paesi oltrapennini. L' innesto del vaccino, prov- 
vidamente promosso dal Governo ed ormai universale , scampa 
dalla morte del vajuolo quella nona parte de' ragazzi che ne 
perivano prima. 

A questo rapido moltiplicarsi della popolazione non può 
andar compagno il moltiplicarsi de' prodotti del suolo e del- 
l' industria che forniscono gli alimenti. Il poco terreno colti- 
vabile della Liguria marittima é da immemoràbil tempo col- 
tivato con si gran diligenza che n'erano già ammirati ì più 
antichi scrittori. Le manifatture gradatamente decrescono e 
vengono meno in. tutto il continente europeo « ed a stento 
può reggerle in piedi il sistema proibitivo che tanti danni 
mena pur seco. Imperocché il risparmio di quaranta milioni 
di braccia, o per dir più veramente di mani, che fanno le 
màcchine inglesi , equivale a tutto il lavoro delle manifatture 

(i) Abbiamo narrato disUsamente quest'uso^ perchè seonoscioto, a 
nostro credere , nelle altre parti d' Italia, la Piemonte ed in Lombar- 
dia i padroni de' poderi , quando son ricchi e caritatevoli , danno U 
dote alle figliuole de' lor contadini. Ma , sapposto anche sempre il 
buon volere, un solo non può comodamente e sempre far ciò che 
air unione di molli è si agevole fare^ In Piemoorte evvi poi V uso 
fra' contadini ohe la aposa dona una rosa di nastri che chiama ta sua 
livrea ai suoi padroni , e la presenta ai più agiati del paese. Chi ac* 
cetta 1' offerta, retribaisce una mancia. 



^Ì5 
europee dì trent^ antiì iàiumti. Scorrendo b gfetmiiW' Riviéia 
tu incontri molto spesso una popolazione numerosa , soÌMna-^ 
frugale^ amante delle fatiche anche più limghe e più dure, 
che dimanda, che- invoca. e che non ritrova' lavoro (i). • 
• Cosi stando le cose, la migrazióne diventa una necessita^ 
né ehi conosce a fondò la Riviera occidentale ci accaserà di 
usare troppo risoluta- parola. Ma ci resta a contemplare 
le migrazioni e le colonie dei Liguri dal' lato deU' aali-* 



(i) Notano gli Statisti che 1' Siiropa si viea sempre più coprendo 
di poveri, e che per tutto cresce la popolazione e diiqinuisce.il li* 
Toro. Che sarà quando tutte le nazioni avranno adottato le macchine 
inglesi ? Eppure esse debbon farlo, affinchè la sola Inghilterra non ne 
abbia il vantaggio, e gli altri il danno. Dicono taluni, « col crescere 
della produzione ne scema il prezzo e ne creace il consumo., » Sin* 
ad un certo segno sì, ma non alP infinito. Soggiungono: «si volgano 
Ad altre arti. » Ma le macchine tutte le invadono , eccetto le liberali 
che anch^ esse languiscono per mancanza di commissioni. Replicante 
ancora, mostrandoci i bisogni e le ricompense dell'agricoltura. Ma è 
assioma economico che non havvi nazione cosi ricca in fatto .di ool^ 
tivazione, che baati a mantenere i suoi poveri senka le manifatture* 
Ed avverti che in ogni stato anche più agricola havvi un decimo al- 
meno della popolazione^ il quale, non ha per guadagnai*si il vitto se 
non se il lavoro delle mani, e che per V età, pel sesso, per le im- 
perfezioni del corpo, per l'inesperienza ed altre cagioni, non può 
applicare alla coltivazione questo lavoro. 

L'argomento delle macchitie e della rivoluzione industriale eh' esae 
han già cominciata, meriterebbe d' essere gravemente considerato ia 
tutte le sue parti , buone e ree, da qualche insigne economista. In- 
dietreggiare non è possibile; è forza avanzare; ed avanzare di fronte 
agli altri , perchè chi vien dopo , trova i frutti già colti da chi precede. 
Ma in che forma s' ha da sopperire ai difetti? Ecco lo scopo a cbé 
debbono tendere le speculazioni de' migliori ingegni. Quei che finota 
toccarono quest'argomento, si lasciarono traviare dallo spirito di parte, 
;li ani non veggendo nelle macchine si smisuratamente estese ed ap* 
>Hcate f che una maniera di progresso civile , e gli altri detestandole 
ppunto per questo. Oramai esso è divenuto f argomento vitale delle 
ocietà europee. È tempo di esaminarlo da una sfera ove non giunga 
a nebbia della parzialità. 



*3/4 

ae» corredo, e le fanno U casa (i^ 
tìsM<nm latiti per dot». Le coloane 
n' «K-aiio piene. 

Se po^" meno che univeisall . 
gurla marittima, poco meno cti 
delle donne! La faciliU de' ' 
temrtp» ^' Aristotele e di Dio'l 
feriscono come straordinnr' 
nenrmiijeno a' di Dostrj. Il e- " 

moglie è de' pia moderati ' 
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.3, 
tm^lits.. » producono le colooie 

(DHiitn. madre patiiu. E quanto 

(rHlr. i. iiiO) vegga»! I' lugbilterru 

tkàa. - hn alUa legge che. quetl» 

[(h <i>i civili non sono.cormtti. 

K .,<jvunte erano vccom pugnate dalla 

\.. lite quelle per le anni de' Turchi, 

. Europa più umili, ma tuttavia ben 

.ihbìunio un esempio in quelle di Na- 

ubuate da i5 o aopn. Liguii ciascuna, 

-si compravano od ottenevano privilegi dai 

iilronì di que' paesi. I proprj loro consoli It 

i repubblica li proteggeva. Il banco di S. Gior- 

< luio ajuto. La chiesa di S. Gioigio de' Genovesi 

i':i mantenuta d& questo banco di Genova (i). 

Dtiovu maniera di colonie è tutta Genovese. I Gì- 

.1 imitaron dappoi, e per essa una picciola città al 

It'llc Alpi potè crescere ^ disiuistiratamenle in ricchezze. 

)iet' fortifìcarsij ecco tutto il secreto. Mille Lombardi 

i>, a cagion d' esempio , in Palermo , senza che )' uno 

dell' filtro ; cento Liguri vi formano una colooia. A 

■s Ayres Iiavvi al presente il sobborgo genovese i le co- 

geiiuvesi, senz' ordine , seuui palruciiiio, si fondano sulle 

TaruaUaDticbe per mero istinto patrio e per comuetu- 

atttica. 

« Chi vorrà hta coutiderarc i Eiltadini geouveii , i quali goiio 
nuamente in tulle le parti del inondo , Irovirà che fanno gran- 
ino numero. >> Jg. Gtiuiin. vena il i53a. 

i il Fcirari nelU siiti Liguria Irionfantt dice : <• È copi olissi ma di 
e, né ruvelliamo del numero innumeriibile de' Gè Dovei! , che Ito- 
li ■' negozi per tutte le yai\X del mondo, imperciaccbè motte città 
'iine ci (onu, nelle quali e>ii formano altre città di quindici e più 
» uomini, come r(a|>oJÌ, e Mi 



^36 

cUt^ e lUftttilìlà lóro; non prendendo le inos$e die àA 
medio evo. 

, l tre eeeolt e nezso che scorsero tra il {wìneipio delle 
Crociate e la caduta di Costantinopoli vono i tempi eroici di 
Genova ed iatieme i tempi delle sue colonie di cai suooa 
tuttora si chiara la fama. Bsae si dilataiN>no dai confini del- 
l' Egitto sino io fondo al mare di Asof ; e potentissime e ric- 
cbissiàie furono tra loro quelle di Caffa e di Pera. Quanto 
fossero popolate e fiorenti si raccoglie dal gran numero di 
galee che armavano e di combattenti che mettevano in campo. 
E non pertanto Io Stato di Genova mai non si mantenne si 
popoloso. In queir età 4^1^* combattenti Liguri salivano 
sopra |65 galee per un' impresa meramente di onore guer- 
riero, e dieci mila balestrieri Liguri andavano alle guerre dì 
Francia contro gì' inglesi. Tanta popolazione , tanta ricchezza 
•de' Genovesi in que' secoli era 1' effetto delle loro colonie. 
« Quest' ordine solo, dice il Machiavelli , è quello che fa 
gli Imperj più sicuri , ed i paesi mantiene copiosamente 
abitali. » 

L' idea che le colonie spopolino la metropoli è un errore 
moderno. I paesi troppo pieni si debbono alleggerire , ed al- 
lora , abitandosi in una provincia più comodamente , ne nasce 
che gli uomini più vi moltiplicano. La Spagna non venne io 
basso per le sue colonie, ma per l'effetto de' mutamenti che 
vi fece Carlo L negli ordini civili. Nelle colonie anci rinno- 
vava la sua giovinezza. Esse si staccarono da lei come dal- 
l' albero un pomo maturo. Ma la separazione loro avrebbe 
fatto la ricchezza della Spagna senza il pertinace disegno di 
volerle restituire nell' obbedienza (i). Perché gli Àinericaiù 
di origine spagnuola preferiscono tuttora le manifatture spa- 
gnuole a tutte le allrfì; come gli Americani d'orìgine inglese 

(i) Ciò sia detto ecoineiaicaHiente e noti poUticanicnte. La .jpolilica 
è seinpre fuori dalle nostre osservazioni, e ciò ci giovi avvertire un» 
volta per talte. 



prefeiiscon le ingìesl. E questo vantaggio producono le colonie 
che, anche separate, giovano alla luadre patria. E quanto 
alla spopolazione del paese originario, veggasi V Inghilterra 
e r Olanda. La popolazione non ha altra . legge che, quella 
delle sussistenze, dove gli ordini civili ndo.5oi!io. corrotti. 

Le colonnie genovesi in Levante erano accompagnate dalla 
potenza e dalle armi. Cadute quelle per le armi de' Turchi, 
i Genovesi fondarono in Europa più umili, ma tuttavia ben 
fruttuose colonie. Ne abbiamo un ««empio in quelle di Na- 
poli e di MeS'ina, abitate da i5 o :ìo|in. . Liguri ciascuna, 
ael i^.^ secolo. Essi compravano od ottenevano privilegi dai 
re di Spagna 9 padroni di que' paesi. I proprj loro consoli li 
giudicavano. La repubblica li proteggeva. Il banco di S. Gior- 
no veniva in loro ajuto. La chiesa di S. Gioigio de' Genovesi 
n Napoli era mantenuta da questo banco, di Genova (i). 

Questa nuova maniera di colonie è tutta Genovese. I GÌ- 
levrini la imitaron dappoi, e per essa una picciola città al 
'iede delle Alpi potè crescere si dismisurataniente in ricchezze, 
birsi per fortificarsi^ ecco tutto il secreto. Mille Lombardi 
iranno, a cagion d' esempio , in Palevmo , senza che V uno ' 
ippia dell' altro \ cento Liguri vi formano una colonia. A 
uenos Ayres havvi al presente il sobborgo genovese: le co- 
mie genovesi, senz' ordine , senza patrocinio, si fondano sulle 
ve transatlantiche per mero istinto patrio e per consuetu- 
ine antica. 

(i) u Chi vorrà ben considerare i ciltadini genovesi, i quali sono 
ntinuamente in tutte le parti del mondo , troverà' che fanno gran- 
ssimo numero. » Ag. Giusiin, verso il j53o. 

Ed il Ferrari nella sua Liguria trionfante dice: «£ copiosissima di 
nte, né favelliamo del numero innumerabile de' Genovesi, che tre- 
asi a' negozj per tutte le parti del mondo , imperciocché molte città 
lUne ci sono, nelle quali essi formano altre città di quindici e più 
la uomini , come Napoji^ e Messina. » 



a38 



• I 



STOinA NATURALE 



Cataioga* dalie principali piante che vegtUmé 
nel Coilt di Tenda,. e suoi contorni^ 



RlKxiodendrou FerriigiiMMiVi | 


Aodmsace 


Alpina 

Villosa 


Tiolaus 


Euiopxiis 




Aueiiione 


Alpina 




tameà 


• 


Sulfurea 


• 


Gamaejasnie 


• 


Baldeosis 


Prinml» 


Farinosa 


Qfiùiiajik^ 


Lut^a 




Longiflora 




Puuctata 




Auricula 




Cruciata 




Crenata 


t 


Acaulis 


• • 


Viscosa 


• 


Verna 




Hirsuta 




Camp^strìs 




VitaUaa 


Astiantla 


Major 


Soldanella 


Alpina 




Minor 


Polygala 


Amara 


LiTium 


Maitagòn 


Veronica 


Urticifolia 


Leucojuìn 


Vernili» 




Montana 


Oicbis 


Globosa 




Prostrata 




Pallens 




Ali ioni 


Liiiiodoi'uni 


Epipogium 




Apbylla 


Tbesium 


Alpinum 


■ 


Saxatilis 


Bapbne 


. Alpina 


• 


Alpina 


Passe l'ina 


Dioica ^ 


Euplirasia 


Alpina 


Polygonutn 


Bistorta 


m 


Minima 




Viviparum 


Bartsia 


Alpina 




Alpinum 


Rliinantbus 


Glabra 


Rhumex 


Alpinus 


Pedicularis 


Verticillata 




Ari foli US 




Rostrata 


Hernìaria 


Alpina 




Rosea 


PlantagQ 


Alpina 




Tuberosa 


Statice 


Armeria 




Coniosa 


GIobuTaria 


Cordifogìia 


Hyssopus 


Officinalis 




Nudicaulis 


Syderitls 


Romana 


. Androsace 


Pubescens 




Hjssopifolia 




Imbricata 


Mellucella 


Frutescens 



Tbymus 

Scutellaria 

Piogutcula 



Lioaria 
Digitalis 

Atropa 

Mjosotis 

Azalea 

Erica 

Ai'butu8 

Campanula 



Phyteuma 



lieiacium 



^ontodoa 

agopogon 

ii'duus 



Al pio US 

Alpina 

Yulgaris 

Grandiflora 

Alpina 

Alpina 

Grandiflora 

Parviflora 

Belladona 

Nana 

Procumbens 

Herbacea 

Alpina 

Uvaursi 

Lìnifolia 

Patula 

Rotundifolia 

Pyramidalis 

Rnomboidaliii 

Allioni 

Orbicularis 

Scbeucba^erì 

CharmelU 

Betonicifolia 

Erigeron 
Scorzoper^efoiia 

Spicata 
. Halleri 

Aureuni 

Aurantiaciitn 

Alpìnum 

Villosuia 

lianatum 

Andryaloides 

Saxatile 

Pilosella 

GlaucuQfi 

Albidum 

Grandifloruin 

MontaDuin 

Crocifolium 

Defloratus 

Carlinoides 



Carduus 

Serratala 

Centauiea 



Girtium 



3^9 

Porsonata 

Rbaponticuin 

Alpina 

Uniflora 

Montana 

Spinosissiniuin 

Tataricum 

Triupalod^s 

Ambiguum 

Heterophyllum 
Alpina 
Petasites 
Leucopbylla 
Supinum 
Alpìnum 
Leontopodiuin 
Alpìnum 
Villarsi 
Alpìnus 
Virga aurea . 
Alpina 
Alba 
Mivea 
Squallidus 
Abrotanifolius 
Aurantiaca 
Longìfolia 
Scorpioìdes 
Montana 
Scorpioìdes 
Bellidiastiiim 

CbrysantemuniGeratopbyloìdis 

Pyretlirum Halleri 

Alpìnum 
Inodorum 

Artbeinisia Absìntìum 

Glacìalis 
Hupestrìs 
Spiccata 
Pontica 
Tanacetifglìa 
Campestris 

AnUieuùs Discoìdea 



Gacalia 



Gnaphalium 



Erigeron 

Ajter 

Solidago 

Tussilago 



Senecio 

Gìneraria 

Doronicum 
Arnica 



a4^ 
Acbillea 



Scabiosa 



Valeriana 



Asperiila 
Gallium 



Viburnum 



Piinpinneìla 
Cheropbylluni 



Ligusticum 

Heraoleuiii 
Bupleurum 

Eryngiuin 
Seduin 

Saxifraga 



Herba rota 
Naua 
Moschata 
Taoacetifolia 
Alpina 
CcDtoroides • 
Graiuinifolia 
Ofiicinalis 
Trypteris 
Montana 
Hexapfajlla 
Leve 
Bocconi 
Salatile 
Boreale 
Tinus 
Lantana 
Opulus 
Dioica 
Alpinum 
Aureuin. 
Hirsutuui 
Odoratum 
Poloponnense 
Ferulaceuin 
Pyi eneuui 
Alpinuin 

Stellatum 
Graininifolium 
■ RanuQCuloides 
Alpinum 
Planum 

Rhadiola 

Anacainpseros 

Atratum 

Longifolia 

Pyramidalis 

Aizzoon 

Aspera 

Oppositifolia 

Bifiora 

Aizoides 

Rotundìfolia 



Saxifraga 



Seuipervtrutn 

Alcbemilla 
Potentina 



Geum 

Dryas 

Spirea 

Ononis 

Trifoliutn 



Medicago 
Phaca 

Orobus 

Hedysarum 

Rhamnus 

Epimedium 

Papaver 

Brassica 



Hetpheris 
Sysimbrium 



Granulata 
Bulbil«ra 
Tridactyles 
Pedemontana 
Hyppoides 
EuncifoBa 
Stellaris 
Autumnalis 
Tectorum 
Montanum 
Arachioideum 
Alpina 

PentaphjUea 
Sabauda 
Aurea 
Argentea 
Yalderia 
Nivalis 

Alchemiloides 
Montanum 
Puptans 
Octopetala 
Aruncus 
Parviflora 
Cenisia 
Alpinuin 
Alpestre 
Pannonicum 
Glomerata 
Glabi^ 
Astragalioa 
Luteus 
Obscurum 
Alpinus 
Alpinum 
Alpinum 
Alpina 
Ricberi 
Moatana 
Laciniata 
Pyrenaicuui 
T^nacetifoliun 
Pinnatìfiduin 



- 






24« 


Syiimbriua 


Aculangulum 


Ctierleria 


, Stdoides 


Arabis 


Alpina 


Arenaria 


Tetraquetra 




Alliooi 


w 


Biflora 




BeUtdifolia 


• 


CiliaU 




Scabra 




Gerardi 


CardamÌDe 


AlpiQa 




Verna 




Resedifolia 




Recurva 




Asarifolia 




Stellarìa 


BUcutella 


Auriculata 




Aquatica 




LaeVtgata 




Cerastoides 


ilyssutn 


AI pestile. 


Linuig. 


Alpinum 




MoDtanutn 


Viola 


Hirta 


Draba 


Aizoides 


<•. 


Palustris 




Ciliaris 




^ummuialifolia 




Pyrenaica 




Valderia 




Stellata 




Montana 


Lepidium 
Thiaspi 


Alpiouin 
Alìiaceum 




Biflota 


1 


Tricolor 


Paroassia 


Palustris 




Lutea 


Dianthus 


Sylirestris 


i 


Calcarata 




Furcatus 


Helianthemon 


Aelandicum 




Alpinus 


Ranunculus 


Pyrenaeus 


Silene 


Rupestris 




Parnassifoliùs 




Acauli s 




AconitifoUus 




Cordifolia 




Alpestris 


Ljchus 


Alpina • 




Montanus 


Maehringia 


Muscosa 


Aquilegia 


Viscosa 


Cerastium 


Latifolium 




Alpina 




Lanatum 


Delphinium 


Elatum 




Alpinara 


Acqnitum 


Anthora 


• 


Strietum 




Napellus* 



\ 



ITI. 



i6 



t»4^ 



M ' » 



C(ttMs)^,o delle piante principali che si trovano ne* còntorfù 
fii Nizza y € generatmer^e del(e ^^rp ; terre mariliimt 



delUi Ugiiriiu 



I * 



Julip^ Oculus Solis 

Gesnerìand 
Botryoides 
Fistulosus 
ÀutumDalis 
Marltana 
Tazetta 
Morio 

Qdoratìssìnia 
Myodes 
Arachìtes 
Spiralis 
Maritimi 
Dindroides 
Nicaeensis 
et vi gin ti 
quatuor$pecie$ 
aliae * 

)\umex Bucepbalophoms 

Tuberosus 

Atriplef Halimus 

« Portul^coìde^ 

Clietìopodiiiiii Scoparla 

Maritimum 

Salsola Soda 

Tragus 

Campliorosma Monspeliaca 



Mu scari 

Aspliodeluji 

Mia 

Narrlssu^ 
Orcliis 

Oplirys 

Neqtifi 

Ambrosia 

Euphorbi^ 






Plumb^go 
Eupbrasia 
Bastria 
Ditex 
Salvi? . 

Scrofulatiii 



Europaea 

Viscosa 

Versicolor 

Agnuscastus 
Horminun> 
Viridi» 
Canina 



CoDvolvuluf 


ArgenteuS 


Neriuoi 


Oleander 


Styrax 


Officioalis 


Arbutus 


Uredo 


Prenantlies 


Viminesi 




Pulchra 


Andryala 


Integrìforia 


Hyoscrift 


' Scabra 


T 


Ediporis 


Pieris 


Pauci flora 


TragQpogoa 


Hirsutuni 


Sthaebelina 


Dubia 


CirsiuH) 


Bulbosum 


Carlina 


Lanata 




Corymbosa 


Conyz2| 


Saxatilis 




Sordida 


Astèr 


Ar.rU 


Crysantheuiuip Myconis 




Coronaria 


Balsamita 


Annua 


Artbeiiii$Ì£| 


Caerulescens 


Micropus 


Pigmeus 




Supinus 


Antbeiuis 


Maritinia 




Valentina 


Acbilleil 


Ageratum 


Faodia 


Cornucopiae 


Rubia 


Tinctorum 


Scandi]^ 


Auslralts 


Slum 


Falcarla 




Ainomuin 


Caucalii 


Nodosa 


Ferula 


J^odiflorsi 



PoupleuruDi 


Semicoinpositu m 




Gerardi « 


Mjrtus 


Cominuiiìs 


Genista 


likpanÌGa 




Sagittata 


OnoDÌf 


Antiquomni 




Minutissima 




Cberleri 




Ramosissima 


Aathylis. 


Barbajovis 


Medioagù- 


Radiata . 


r 


Circinnata 




Turbinata 




Echinus 


t 


Maculata 


Trigonella 


Polliscerata 


Lotus 


Tetragònolobus 


« 


Citisoidfljp. i 


Astragalus 


Hamosus 




Narbonensis 


»- 


Monspessulanus 


Scarpi urus 


Verrniculata 




Murieata 


. , 


Subrillosà 


)rD\thopu0 


Compressus 


Coronilla 


Juncea 


- • t 


Glauca 


)nobrycbìs 


Saxatilis 




Crista^galli 


ihrus 


Coriaria 


^ìstacia 


Terebiirtbus - 


, . 


Lentiscus * 


rassica 


Peruca 



Brassica 

Chéiràtttbus 

• • •* 

Alyssum 
Iberis 

Cakile 

IPeganam 
Silene - 



I 



. Verna 

Maritlma 
Ti*icHspidatUs 
Littoreus 
Maritiiniim 
Halimifolium 
Sempervirens 
JLilnifolia 
Maritima 
Harmala-' 
Inapefta > : 
Nicaeensis 
Noctiflora 
Anglica 
Maritimum 
^ Campanulatum 
Strictum 
Crispus 
Incanus 
'' Albidus 
. . Salviaefolius 

' Monspeliensis 
Eliancthemum Levìpes 

Tuberaria 
Laedilolium^ 
Roseam ; i • " 
'NicaeeBsif « ' 
Rosea ' 

Olbia . 
Arborea 
Punctata. I/: 
• Tomentosum 



Linura 



Cistus 



Malva 

Altbea 

Lavatera 



Hipericùm 



PiaiUc caratteristiche di Nizza' e generalmente 
dèlia spiaggia Ligustica^'. 



t; 't*' 



AnagiiPÌfl 



^avae • Americana 

IH I Bulbocodium I Zizypluu. f 

.eri$ eretica 1 Cerotboikik. 

jam^rops . '( Humili» •. I Arbutus /« 

iciiaa* • Upuntia ... « | t, \'. i . m 



Foetida < n,. . 
Yulgaris 
Sìliqua 
Ureda 



.1 



«44 



Uccelli particolari che si trovano in iVi»za o di passavia 
• nt' $¥oi dintorni j e così nel rimanenU della liguria 
litiarea. « 



Chathartes 
Falò 



ico 



Strìx 



Corvus 

Muoifniga . 

PyrrocluNraz 

Coraeias 

Lanius 

Turdus 

Sylvia' 

fu 't ..:' 



Saxicola. 

< 

Motacìlla 
Antus 
Parus ' • 



fi . . . .• 



') 



Emberiz» 
Prìngilla 



Perenoptenii 

Barbatus 

Peregrìnus 

Rufipes^ 

Fulvus 

Naevius • 
' Brachidactiltu 

Haliaetus 

Buteo 

Aluco 

Passerina 

Tenymalmi 

Bubo 

Scops 

Omnes species 

Caryoclitactes 
' Omnes species 

Garrula 
• Omnes species 

Cianus 

Saxatilis etc. 

Ceti 
V Cisticola 

Melanocepbola 

Subalpina etc. 

Caelcìpnans 

Stapazina etc. 

Omnes species 

Richardi 
1 CristatoiS) • 
/ Bìarmieiis 

CaudàtQsi 
. i Nivalis' )i 1/ 

Omnes spvcìes 



Picus 

Cortfaia 

Ticodronw 

Upupa 

Merops 

Hirundo 

Gypsellus 

Caprimulgus 

Tethrao 

■ Perdriz 



Glareola 

Otis Tarda 

Edienemus 

Calidris 

Hurontopus 

Haematopus 

Strepsilos 

Grus 

Ciconià 

Ardea 
Ardea Yerany 



:l 



1 > 



Nartiuf 
Familiaris 
Phaenìcoptert 
Epops 
Apiaster 
Omnes species 
Alpinus 
Europaeus 
Tethrix 
Lagopus 
Saxatilis 
Rubra 
Cinerea 
Torquata 
Rarissima 
Crepitaas 
Arenaria 
Melanopterus 
Ostrolugus 
Colaris 
Cineria 
Alba 
Migra 

Omnes species 

( Roux) Homi' 

totogie de Provenct, 

Phaehicopterus Ruber rarus 



Ibis 

Tringa 

lyjniìosa 

Poi^rio' 
Berna i> 



PH. 



Falcinellus 

Fere omnes 

Totanus 

Rufa 

Melanura 

HyaciothÌBtts 

Leucoptera 









i»4S 


Herni 


Kigra 


Abas 


Aascrférus 




Minuta . 


Anas Olor 


Rarìssimus 


Larus 


MarÌDus 




Rufina etc. 




Argentati» 


Mergus 


Omnes species 




Fuscos 


Curbo 


Gormoniniié 




Ridibandus 


Coljinbas 


Articus 


Lestris 


Pomarinus 


Alca 


Torda 


Procellaria 


Pufinus 







Tutti questi uccelli fan parte della ricca collezione d' uc- 
celli d'Europa che possiede il signor Verani figlio, nella 
quale trovansi alcuni uccelli inediti. 



Miniere y Cave^ Fonti medicinali. 



Molto travagliarsi dovrebbe il Naturalista a strignere que- 
sto argomentò in un Ubro di mole discreta , grandissima eér 
Bendo a'snoi occhi la copia delle ricchexse mineralogiche e 
litologiche delle montagne Ligustiche /i). Ma lo Slàtistày il 

(i) Vedi le segaenti opere che taiUyia ne lasciano desiderare una 
;enerale ed intera e cQnfprme allo stato presente d^lla scieina* 

Spadoni, Lettere odeporiche sulle ooptagne ligustiche. 

Spallanzani, Osservazioni sul li^o Ligustico, nelle Memorie, della 
ocìetà italiapa; e nef^i Opusooli soditi ^ stampati a Milano. 

Targioni Tozxetti, Viaggi. 

ValUsttiici, intorno all' orìgine delle fontane. 

Ferber, Lettere sulla mineralogia, in franoese. 

Gina. Mojon , Descrizione minfralQgi<;a delU Liguria; } 

Cav. Viviani, Viaggio in alcune parti della Liguria orientale , in 
ranceae. 

Goidier, Statiatiea mineralogica del dipurlimeato degli Apeqniai, 
> francese e nel Giornale delle Miniere. 

Guidoni, Osservatioui geognostiohe e mineralogiche soprai moiiti 
ella Spexia. 

£ finalmeate gran numero di dissertazioni e di articoli nella Cor* 
spondensa Astronomitoa del bar. di Zaoh e nel Giornale Ligustico», 



^46 

quale ii<Mi cèD8Ìdera cbe i prodotti, Im fhìnor uffizio cb 
sostenere. 

A maggior chiarezza ordineremo i. cenni per provincia^ 
avanzando da ponente a levante* 



Provincia di Nizza* 

Coltivate da tempo inimemorabile sono le miniere di Tenda/ 
Si va ad esse da S. Dalmazzo, piegando a diritta della strada 
maestra, per un ripido cammino di due ore. L' ammasso de^ 
gli edifizj per servigio degli scavi ha 1' aspetto di un villag- 
gio. Tre gallerie mettono alle miniere, una nel vallone^ T al- 
tra accanto aUe case, la terza alcuni metri sopra, ^ella gal- 
leria di mezzo y poco lungi dall' ingresso, ti s' affaccia un la- 
berinto di riottoti salente , scendenti , erranti per ogni verso ; 
da' quali tarpassi in certe ' sale sorrette da colonne -, quindi 
ascendi nella gallerìa superiore , ove - sono gli aMicbi scafi 
detti dei Saracini (i), 

(i) I Stradili che net g^ e io.* ftecolo fermaroflfo la stanca ne^coii' 
fiat deir luKa e della Provenza, andavano «ti per W valli, salendo « 
^roso de' Borni: natio ostacolo rattencia i lor pasai. Qtiiaicii avvieo^ 
che per ttftte le Alpi aeff trova memoria. Ideile 'roimere della Mo^ 
rìenna parimenle vi additano gli scavi dei Saracini. £ cbe i Saraciaii 
annidati in Frassineto , eofreasero e rubassero tutte le ▼aiti alpine , I 
ineluttabilmente provaCd MKi&loria, la quale If moatra de{>redanti ) 
lontane badie della Savoja e del Viiltese, e veglianti a' principali pa.'i 
delie A1^ per ttettèrfe a' trtbtito i pellegrini cbe andavano a Koist 
Ma eh' casi avessero agio o volontà dì attendere alla langa e pene» 
<yper» dfetlo «cavar le miniera, sembra cosa ifiyprobabile aì tolto. Bevi 
considerando come nella vj^lbs di Ao^ta le ^npende fabbriche de' fa 
mani' ébe ivi tono, vengono dall' inBraa f^léKe chiamate opere de'S^ 
racini , siam condotti a credere che , cancellata nelle nienti de' ix>^ 
alpigiani la memoria' diìgli antichi dominatori dei mondo, non ct,^ 
sertassw» che >^««Ìk dtf' batrban Muaulmatti ■ quali «veafi porlalal 



' A ^àmté' AtMà gtfiieria di mièteiò iti' qùéOa di «Opj-a dìHU 
tamente, ci'ttiolQ mesi' ora* Due efte si speadoiòo ne) «Bliref 
dalla gaUei<la iotttinff «ì«lla meztaua é quinci «élla . sopvnit»/ 
Ma chi volesse scorrerle per^ogn^ banda ^ mal rfuscirebtn?' u 
farlo in un giórno. Questi innumerevoli andirivieni che tutti 
indicano e seguitano i divagamenH del filone, et palesano» 
V antichità e la quantità degli s<:avi^ 

La miniera è Qtitt galena argentifera déntro al gtieifl. I fi- 
loni scoperti insino ad ora sono in tanta dovizia ebe baste-* 
rebbero a dar lavoro a eento minatori in nn tempd< Da quaiiitd 
si può raccogliere sembra cbe rétldà il ^pet^ mille d'argento. 
Pel soKtfi il minerale é venduto nello stato di Ittargirio. Di 
rado lo riducono id piombò. Tenticinque aiini fa 240 opera^ 
lavoravano a questa miniera. Ora ( i83o ) son ridotti a isi 
minatori. Questo scadimento proviene da ostacoli independenti 
dall' abbondanza e dalla qualità del minerale. 

Non si conoscono tieJla provincia di Nizza iliiniere d' ora 
3 d' argento. 01tr€! queillst di piombo argefntii'ero or ora de-> 



erro ed il fiioèo ilelfó (jaCifìclM! tato Irallec, é clìé^indi ogni ani ici 
kI antiahisstaria d|i«rii . {frdndessd nclkf Itocele loro il come 4i vp^r^ 
le' Saraci ni. 

Tuttavia iKm SQiiO- dtt i^aMndare dUd 4ltrq cóogkiettuif«. 
i.^ I àaraeidi. di f^raasinetcl erano i Mo^ di Spagnti, ed & holti 
he qtieséì còltitarono U miniere. Noa k qiiifidi im^^Mj^ile cho nel 
ungo spialo di^li irbni io cui dominai rono , ai più or «eiio , per 14 
iìpìi essi |>tétidei8ero a scavarne. jk oiidierfi^ Oas» a regolarqe g^ 
cavi , ÙLééitàù «otMffUrt^ alle piò, dorè dtiche. gli abiUoti ridotti in 
ervtfggio. * .; 

H." l Sdfraciaì^ fatti prigionieri dcIK espugna2Ìone di frassineto, 
jronO ttiùta séhiatì condannati ai 'penosi lavori. Forse tra questi la^ 
}ri ersivi lo ttàTjlméntò delle miniere ^ e <|u]ndi in esse rimase il lor 
ome. 

Di Quéste tré illazioni il lettore «celga qual piti gli (alenta! noi ci 
.ieniamio alla prima, anche per altre ragioni cbe tralasciamo per noÉi 
lunga re/ Ad ogni modo egli è singolare il rinvenire il nome de' Sa^' 
icioì assai pia conservato ne' popoli delle Alpi che quel de' R4lffl4iiÌ.- 



94» 

Kritta , bwrrene dkre dà pì«mi»o , dì rame, dì ferro, ih lungo 
sarebbe 1! indicare il luogQ di tutte y'taiilo più che giacciono 
incolte (!}• Quelle di ferro, abbondanti e poste micino alle 
foreste I premierebberòi a quanto par^, 1' opera degli sca- 
vatori (9). 

Non mancano nella profincia di Nina le fonti medicinali. 
Havvene di termali a Roccabigliera , a San Salvatore; faa?^ 
vene di ferruginee fredde in più d' un luogo. Ma di nesAtna 
si fa, o forse può farsi buon uso, o per la qualità del luogo 
o per altre ragioni. Si soo dette le maraviglie di quelle dì 
Rocèabigliera ossia di Bertamoot 4?^ metri discosto da Roc- 
cabìgliera. Un più diligente esame ha palesato essere impas- 
sàbile lo. stabilirvi de' bagni (3). 



(i) La mMiera di piombo ■ Peona venne ooUWata per doe anni , 
non è gran tempo , indi abbandonata perchè la spesa superava il pro- 
fitto. 

(a) La miniera di ferro dì Miltefuont è abbondantissima ; il minerale 
tì si rinviene allo scoperto} ed ha una foresta vicina. « INelle mie 
corse botaniche , dice il signor G. B. Verani , ho trovato in questa 
fe^retta vealig) di fornelli e pesti di ferro foto, onde ti chiariace die 
la miniera tenne altre volte sbavata. ' Tattavia né la tradizione né la 
storia del paese ne han conservato rioo^o. » 

(S) Analisi delle acque di Bertemont, le qaali ai manleneono sem- 
pre alla temperatura di f^ - ao gradi T- R. sopra due litri d* acqaa. 
Un quinto del volume in gaz idrogeno sulfiirato 17011000.101 é\ 
gramma in 'sale eh' é solfato di oalce , idiHMslorato di calce, idrpelorat^ 
di soda , e 9^itìt. Alquanto di allume. 

' Quest'analisi' é del signor G. B. Verini, gentile fCÌen»alo <^e coi^ 
tesamente oi fornì di molte aotisie intCM'no alla provincia di Nìj 



•» ■ 



I t 



Provmcia di San Remo (i). 

La proviacia di San Remo noa ha metalli ^ né sali, né 
maiiBi, uè tene ( toltane V argilla ) che «omministvino' ma- 
teria a lavorìi, od il poco che ce n' è non dà luogo a> 
ragguagli. 

I colli di Montalto 9ono fomnifet in gran parte di avdei^ia. 
Se ne valgono gli abitatori per ricoprirne i lor tetti e per 
varj usi domestici; ma non ne asportano. Scernesi qualche 
traccia di carbon fossile sopra Camporosso. U P, Mojon af* 
ferma che c' è dell' argento nel monte di Triora (3). 

Due sorgenti d' acqua minerale ha la Provincia. La prima, 
accosto a Pigna, é leggiermente termale, e intensamente sol* 
forosa. Scaturisce con impeto ed abbondanza da una rupe di 
schisto calcare nerìccio, in riva alla Nervia. Ne prescrive 
r uso nelle malattie cutanee il medico del luogo. Non la fre- 
quentano i forestieri , né v' ha casamento o comodità pei ha* 
pi. Lo stesso avviene della. seconda*, la quale sgorga in ro* 
mantico ma angusto sito tra palme e limoni ^ appiè del Monte 
Nero, non lungi dalla campentre chiesa della Madonna della 
Eloota, e sopra un seno di mare ove può con sicuresza ai)" 

rorarsi ilnoccbierb (3). 

. .. •• 

(i) Si oonelte il prineipato di Mantone, non essendovi in euc» di 
lotabile che qualche ca|a di pietra da taglio, di gasso, di calce. 

(a) a Dal lato lettentrionale n' eatrasaero, con qualche successo^ » 
Oeicriz, ut »>a 
(t) Analisi dell^acqua delli Ruota f^tta dal prOf. Mojon. 
Idro solfato di calce ooooS 

Muriato di calce 0000 1 

Miirìato di soda 00004 

Carbonato solfato di calce oooo3 
Acqu* <99^ 

■ I ■ !■■■ 

loooO» 



Provincia di'V/ìégiiaé 



Nella provincia di Onègiia « il notevole trapatso dalla ci* 
iena delle Alpi inaritiiiaìe alla caténa degli Apenninioffirirebbe 
tasto campo di ossetvaaiom al geologo il quale volesse pr<H 
fondarsi a studiare le cagioni de' grandi avvenimenti dalla na- 
tura che hanno determinato la £a(ccia del glòbo. Ma finora non 
vi si è scoperto alcun indizio di nàtnerali') tuttavia dall' esa* 
me de' luojghi attigui si argomenta non dover esseme scevra 
del tutto » (i). 

L' Amoretti y natio di Onegha, scrive: « Tornerei a visi- 
tare i nostri monti che meritano d' essere esaminati, o?tf 
presso al Testico fra sassi argillosi stratificati, v^gOBsi in co- 
pia immensa le impronte de* zoòfiti chiamati da' naturalisti 
Ventaglio di mare (Helmiiitalithut Gorgoni» Flabello, Bom.)^ 
petrificazidne assai rara: ove in vetta de' monti sopra il borgo 
del Maro, v' ha, oltre infinite cristallizzazioni spatose intatto 
il . paese comunissime , de' brillantissimi cristalli di ndonte for- 
mati nel quarzo, che staccatisi poi rendono Inoiccante il 
coltivato piano e il letto dell' Impero; presso al quale fiume, 
vicino all' indicato borgo , v' ha un'acqua epatica che analiz- 
zata depone terra calcare e zolfo: ove sopra Villatella è un' 
ampia caverna di belF alabastro iocrostratas e ove V irrego- 
larità dejgU strati che frequentemente vèdesi, e la corrispon^ 
denzà degli strati medesimi fra due mAtl divisi dal mento- 
vato fiume, indizi sono di antiche rivoluzioni che solo iudo- 
vina chi esamina i segnali lasciati di tempo in , tempo dalla 



(i) Chabrol^ Statitii^ue ut #.a, de t ^neiém tliparumetu de Monte' 
notte. I nomi diverM «li Alpi o dii Apcnaiai , dati ad una sola conti- 
uuata giogaja, non importano per ae stetti differ«qBa nettuoa; ma ì\ 
aotabìlittimo e quaai subito abbattamento della gtogaja che quivi vat- 
ftede^ è certamente drgn* de'. geologici ttadj. 



iiatara nètto Ispano iraéGfstfno de^ sedolt, e cife invailo tentami 
ipiegaie colle nottcte ìstorìclie che ci trasmisero 'gli avi n {t\ 
Ad ogni modo, « ta profincia di OnegUa non ha metalli, 
né inarini, né aiAi^ né terre [ tranne l'aifitUa ) che dian 
luogo a manifattura} né fonti medicinali di evi ti faccia 

oso (l). » 



Provincia di Atbengd^ 

Lo stesso all^ incitcfl convieii fiftefere per ta provinéiH di 
Albenga (3). Se' non cbe tra i coifnuni di Cissano e di -Salea 
trovansi montagne di macigno^ del qtiale fanno mole ossia 
pietre per uso di macinare^ Considerevole é il commerctó di 
quelle macine , ^ ne mandano aiiébe fuori di Stato. La for-» 
nace di Yarigotti arde qua» del controuo a far calcina. 

« Al Finale vi è delV arena qualcosa as^ai buona per fab-* 
briear cristalli. Quel distretto presenta in molti luoghi dei 
marmi coloriti^ alenai de'qnali sotnfgliano al Saravezza (4). ^ 

A Rialto, presso le fonti del torrente che scende al Pi-* 
naie, si estras^e già dell' argento^ come ci attestano le cave 



(i) Fiaggto da Milano a Ni%ta di Carta amoretti. 

(a) Statistica di Oneglia pel i8a3. Presso Nava, alla sponcla del 
Tanaro ( cioè fuoirì della Liguria marittima ) tì sono abbondanti cave 
di jnarlBO, arnsi ia: nMaritìo ti' è fabbri c«to il pbnfte. Ma la spet* del 
trasporto ne impedisce lo scavamento, li^i, 

(3) Le Provincie del Genovesato si stendono ^ qoa! più qual fnenOy 
giù pei' la pendice seU^fitrion irte. Nel far qualche uso dette loror^ttat'* 
tisticfae non af>bfàmo tolto obe quanto «^attiene afta Liguria niaritHaaa 
ne' termini scgAati a prineiffio. 

(4) Oius. Mofony DescriMone mineralògica della Liguria^ Vedi iti 

. . . . • • 

pmra peir l'àUbastro della Pivtra, ikome cne dantfo in commercio a 
certe grandi e belle stalattiti di carbonato di calce cbc riducono lii 
varj lavorìi. 



che tnftor •iiasistèno , ed ì iscrt- arradt deUà. paroccfaia ^ Catit 
di aigeato di ftialfe». MarraftichecohifàMéro quéita màaien 
^U' abtiehi maNlieti deb Ficaie (i). 

i II promontorio dt Finale i tutto formato dì pietra -cal- 
care testacea, porosa, di nn colore giaUo-' rossiccio, chiaro ^ 
composto di tritumi appena distinguibili di conchiglie marine. 
Di più, spaccando i massi di questa pietra, vi si scorge gran 
quantità d' una specie di conchiglie chiamate Pèttini^ ben con- 
servate, e disposte nello stesso senso; di modo che da no 
lato rimangono tutti gì' impronti concavi , e dall' altro \ 
convessi. 

Si (k molto uso di questa* pietra specialmeate per le e- 
stèrne decorastoni delle fabbriche e pei lavori rustici. Le 
porte di^ Genova sono ornate con essa-, ed è nota c<^ nome 
Pietra di Finale. Dopo molti anni si scompone in parte; e 
distrutta, dirò cosi, la matrice, rtm«igono i pettioi, come 
più duri , distintamente conservati alla superficie. L' esame di 
questa pietra dimostra essersi* formata in due e[loche ben di- 
stanti fra loro : cioi in una dalle conchiglie infrante e smi- 
nuszate, si compose la matrice ; oelP altra vi furono awilnp- 
pati i pettini intieri » (a). 



Provincia di Savona» 



I 

Non miniere d' oro , non miniere d^ argento nella pioviucis 
di Savona. Una miniera di ferro a Noli rimane incolta, per- 



(i) bri. fi Chabrol^ Sia$itiiquf. Questi «gginoyi;.: JLa gaième fmrmt 
étre disséminée en t^ein^s danf une gangue dt quarta. -^^ A Hakstrino 
sont deus ezcavalions, ...aUrìbiiées à une exploiUtioa qu' od assorr 
avoir eu lieu en .i4cx> et a?oir produitdu feraraéoisal argeatrfi^; maù 
Jes ^l>Qatem9nU dea galenea u'oòt paa pesmit d*jr reisoeiilir dea éch^a- 

iillODSl 

(a) Mof^nf ui t.a 



i53- 
che non àk gutctagno a scavala.' Le molte efemere di.qxief 
tta pvoviticta, e la niioTa fabbrica, di bonbeià €ogdlet& si 
alimentano col ferro dell' isola d'Elba che ,yieiìe<a jbassis-i 
fimo prezsBo. ^ , 

Nessuna cava dì naarme ; qualche cava di ai)eoaria dolce 
di cui usano per £eu: Je case* Molte cave di calce da &{h>- 
toroo a. Vado, ed a Cogoleto. L'abbondanza della legna vi 
maotiene da 3o fornaci. 

La zona da Celle a Quìgliano è terreno di sedimealo^ in* 
teiTotto da un nocciolo di schisto» L' «rgilla cbe se ne tra^ 
vien lavorata lungo la marina da Celle sino al confine Qqci- 
dentale del corauue di Savona. Quest' argilla . eh' è di varie 
specie ti6n vive cinque &bbrfcb^ di oiajolica biacca , ad u^ 
d'Inghilterra, e trentadue di stoviglie e vasellame in teri^^i 
aera. Albizzola era altre volte ricca per la fabbricazione delle 
fitaviglie. Ma lo stabilimento di somiglianti fabbriche in Pro-» 
i^eDza ove andavano , e i gravi dazi onde uè fu percossa in 
Francia 1' entrata , han fatto, molto languire questo ramò 
r industria. 

ha cava di combustibile fòssile di Cadibona è diveiitHii 
elebre per la scoperta , ivi fatta parecchi anni addietro nello 
trato stesso del carbone, dì ossa fossili appartenenti ad un 
laimale il cui genere é sparito dalla terra, ed a cui il Cu- 
ier, in celta guisa ricreandolo , assegnò il noii^e di i^n*- 
hracoihetiumi 

Giace ìa cava del* combustibile fossile sul pendio meridió-* 
lale deir A pennino , a venti minuti dal villaggio di Cadibona, 
oUocato in sulla strada maestra che da Savona guida in Pie- 
noote. £ distanjte dal mare due ore di cammino, si leva so- 
ra il ìtvdilò del ma«e metri 3oo.. Il sommo giogo della ca<- 
?na ceitftrale délP Apennino n' è poco discosto. Alte mo^ta-^ 
ne signoreggiano e circondano questo luògo dandogli form^ 
i conca ove si uniscono le acque che scórrendo poi nel 
etinibro vfmno a, gittarsi nel mave presso a Savona. Tre 
u'ta di terreno si possono distinguere in que' contorci .j i.f'il 



m54 

terreno antico cbe serve di baiet %,^ il ierreno io euì ti 
trova /il combutlilev 3." il terreno di trasporto cbe ricopri 
i due priim - ( i*)> 

il cooibustibile (ossile di Cadibona è una voa %iiifte, 
«anca dt<toUb« CenrerreiBibe , dicono, riduria tosto in cokc^ 
iMima che 'SÌ scoinponesise, come ia ad. contatto coll'ana (a), 
E abbondantissima; « ina il suo cattivo odore ^ la tro|(^ 
forza neir ardere, il prezzo non tecue e forse andie T abitu* 
dine impediscono rbe venga sostituito al carbone di legna , 
€opiosissimo in questa Provincia » (3)* 
' • Per- lo addietro «e ne spediva gran quantità in Francia, a 
Napoli e 'altrove; ma i pesanti dazi imposti sui combostibile 
focile' da altri Governi, ne ha* fatto cessar ie rìcbiéste stra- 
niere (4)» 



•> 



(i) Vedine la descrizione geogaosticii nel Giornale Ligustico^ gen* 
jia)o 1027. 

' Dicono che que&la rav«i tonte scoperta nel 1796. Di là sale iida quasi 
alU sommità ' dell' Apennino , incontrasi nn' altra caTa dello . ttetw 
coitibitetibile cbe credcsi im filone 4i ^ocilU 4> Cadibona ^ n* t quasi 
abbandonato lo acayo. 

(2) « Il combustibile ohe «1 trac d^lla cava di Cadibona è impre- 
gnato di notabil qaantilà di solfori, i quali al contattò dell' aria ul 
convertono in solfati, cosa utilissima agli ufti economici. Ma ne risulta ^ 
lo sconcio cbe , sraporando l'acqua che vi ai còntien« , e perciò di* j 
aeccando, si riduce in minutissimi pezzi. Questo, a d^ereasa di altii 
cerboni lòaaiU, non. si rismalgama biuciaudo, ma arde separatamente, | 
e quindi i pezzetti passano per la graticola del fornello. » N. C. 

(3) « Auguriamo che ae ne accresca il consumo perchè, sebbene 
non il piiji atto a tutti gli usi, questo combustibile oltre i Vantaggi 
sgommi che presenta nell*' adoperarlo alla cottura delle stoviglie e nelk 
fabbriche d» vetr^, farebbe risparmiare un'eiMrme.q^aiitilè dB &s«ìdc 
coittpQste di gio.vani trinchi di alberi , de' quali (i Tanfio ^apoglìauJfi 
le nostre montagna, che già rattristano pel loro arido aspetto. » Giorn 
t,i§usl. ut 4<a 

(A) Non si può valutarne lo smercio annuo , perchè cangia a nonni 
delle richieste. Nei' i83i lo computavano, tonnine medio , di 3|ai 
^uiolali metrici. -^ . - ^ • • t . . 



Provincia di Genova^ 



EccQ finalmeiMA ialcuoi iiulìtj 4i ^uel benedetto tnetailo 
fh'é il rappreseatante d' pgoì :?alore.6l ol vero, che al •figiii> 
iato. Ne' monti di Cese^ oca Icmgi 4f^e.6C«liirigim del Ya<- 
reaaa cbe cade a Pegli ael iiHire , .appajcuio segai di mmiere 
cJ' oro. £ pagliiiole d' oro giù volge fpialisb& torrente melP alla 
Polcevera. Ma la p*i'e»enva del metallo; qbe -desta la sacra 
fame si potente ne' petti mortali,, nea è qai che per mem 
forma. Ben altre vere ed inipiense ed- ìnttsaoste niniere d'oro 
baniio i Genovesi ne'lor ticchi. tutto nbhmcetenti , e DegH 
assidui loro visparnij (i). 

Alle falde del rooóte' deila Guardia si' spiccano molti filoni 
ii schisti piritosi di £effro e di moley dai quali traggono sol-, 
fato di magnesia, i^ame e solfato di rame. 

La selenite d'. Isoverde nell'alta Polceveca,- cotta ne' ro«> 
venti forni y produce il gegso- detto di . presa» £ ■ gesso bian» 
:hissimo^ pnro^ «he bagnato con ac<|ua, proiUannente e for.-^ 
ement^ s' assoda* Le fabbriche d' Isoverde ne forniscono la 
provincia e i piiesi vicini. Ne mandano anche - ali' esf:ero ove 
' ottima sua quaUta lo fa pregiare* 

Il n|<||ite del Gai^zoxhe f^ramideggia dì^'o Sestti a po^ 
ente , è tutto calcareo ; e la valle che gli siede allato sem^ 
ra iui> vasto laboratorio per ridurre in calcina le pietre cacate 



(i) Della miniera eli Gese ti tentò lo scavo, ina il prodotto di 
oppo sotlbstaTa alla spesa. Le pagliuole d' oro sono in più copia 
Mcioate da'' torrenti dèlia pendice settentrionale , presso Rossiglione 
luogo la Stura. 1 contadini ]« ruccolgpno mediante uni. scaletta di 
^no rinchiusa all'intorno da tavole, la «|uale riceve l'oro «nitame^tp 
I' arena : la forza dell* acqna trasporta seco l'arena , lasciando V oro 
fondo. Mojon^ ivi. È una racccolta si scarsa, chi> ora 1' hanno quasi 
I tulio dìsmess». Nel parlare d«f «antuario di N. D. di Savona si h 
Bennato come credasi che contengan oro le circostanti montagne. "* 



%56 

dai fUnch'i àA monte *Aé k mine fatn lat^y m w nt e e pro- 
fondamente tqnaf^MCi;' Varj altri monti son nella valle delh 
Polceyera che ferniicono 4ìl ^iCelienti pietre da calcina gran 
quantità di fornaci, 

. I cUrapanieiitl kvnruati nel monte del Gatto per V estra- 
sione di quellepietm, fa»n coperto, ingombrato, otturato, non 
è guari 9 la bocen di mia lielliuWDa grotta, piena di stalattiti 
prodotte dal carbonaio di calce separatoii dalle acqne stil- 
lanti. La- materìn «talalflitica , ivi adunata a grandi ammassi 
fottervanel, ed indorata dai secoli, ferma la pietra nota col 
nome di Alabastro» del €azco; di color gialliccio fnWo, pia 
o' meno carico, semkvaaparente, ondata a strisce d'ogni ina* 
niera.' Essa rtcem im bel lucido, e seti Iftimo tavole ^ or- 
nati domestici, e sen tagliarono anche grandi colonne' che 
ornano la; chiesa dell' Annuuiata ed altri templi di Genova (i). 

11 marmo verde di Polcevera prende nel commercio que- 
sto nome, perchè scavasi ove questa valle comincia, presso 
il cesale di Pietra* La vezsara, appiè dell'ardua Boedietta. 
La base del suo colore è il verde, or chiaro ora fosco, 
spesso marezaato di rosso, e sempre traversato da vene di spato 
calcareo bianco cristallino. È di tessitura fina, 'compatta ; acqui- 
sta col pulimentò un bel lucido cristallino; lavorata, riesce 
di molta vaghezza , ma iperboleggia chi lo ragguaglia al Terde 
ai^co. I sontuosi palagi di Genova > ne sono adorni ^ ed in 
ispeeie quel del Governo. Altre volte ne spedivano nelle isok 
Britanniche e in Russia. Rallentata or n' è V estraùone» 

Merita pure ricordo il verde di Pegli (i), È un marmo 
colorito in verde da una specie di serpentino qhe vi si trova 
frammisto. Le macchie verdi di serpentino, sqo tramezzaU 
dallo spato, cristallino^ esse come più dure, preiidona mag- 
gior lucentezza che il rimanente del marmo. Sen veggono i> 
Genova ' tavole , colonnétte ed altri lavori. ' - 

(i) Mojon , iV». 

(3) Trovasi sotto il monte Ji 5ao Carlo di Ce»e, die irò a Pegii 
]pres$o I«. fonti del torreufe Yarisnn^. 



Le rocche di lerpeotiao che circondano Pegli, abbondano 
si fattamente dì amianto che nella state in yarj siti talvolta 
presentano T illusione della neve, o di una bianca efflore- 
scenza che sorga a velare il serpentino. Il dotto chimico 
Mojon che elegantemente descrisse que^stò asbesto od anfiianlo, 
ottenne con esso una carta bianca della quale ihandò i saggi 
a* suoi colleghi di Londr^i e Parigi. 

Dieci .miglia a ponente di Genova, e dove il borgo di 
Voltii, pieno di popolo, d'industria e di traffichi, siede nel 
più intimo seno del mare Ligustico, s'apre una valle dijscors^ 
dal Leira. Le acque cadenti dalle doccie a servigio di varie 
fabbriche, le frequenti ombre, e le amene ville che adornano 
' poggi , fanno piacevole il cammino di tre quarti d' ora che 
conduce, in cima di questa valle, al santuario della Ma- 
donna dell' Acqua Santa. Sotto il patrocinio della Vergine 
ùhe gode di esser intitolata Stalute degV infermi, è posta la 
tonte medicinale, che unica nella Liguria marittima può ri- 
iursi ed è già in parte ridotta ad uso di pubblici bagni. Il 
uogo dilettoso in amenissima conca; la strada aperta ai carri, 
i la comodezza dell' ospizio attiguo alla chiesa , già comin- 
ciano a trarre con qualche frequenza i cittadini di Genova a 
'perimentare . la virtù dell' Acqua Santa , assai giovevole nelle 
nalattie della cute, come è provato eia molte guarigioni. 
'i' Aequa Santa ossia 1' acqua solforea di Yoltri , sgorga sotto 
l santuario , chiara, perenne, abbondantissima. La sua tempe- 
atura si sostiene ai i8 gradi T. R. Non ha colore. Epatico n'é 
1 sapore; più risentito, più permanente del suo odore. JN'é 
[uesta r analisi : 

Idrosolfato di calce o,ooo4,5 

Idroclorato di calce 0,0000,2 

di magnesia 0,0000,6 

Acqua o,9994>7 

Miriagramma 1,0000,0 (i). 

(i) Vedi la Descrizione deW Acqua Sqlfbreay detta Acqua Santa , 
esso yoUrì, del doU. Gio. Palmas ini. Genowt^ i833. 

HI. 17 



ali* 

Provincia di Chiax^arL 



La ricchezza sotterranea della proTÌncìa di Chiavari giace 
Delle cave dell' ardesia tegolare , nota col nome di Pietra o 
Chiappa di Lavagna. Perché i monti sopra Lavagna, paese 
9 miglia distante da Chiavari e 3o da Genova , sono formati 
quasi interamente d' argilla schistosa , e sen cavano le mi- 
t^liori ardesie che forse si conoscano pel serrlglif estemo ed 
interno delle case (i). 



Provincia di Levante (:»). 

La provincia di Levante, della quale il gran cratere della 
Spezia forma principalissima parte, è un paese classico per 
la geologia, la zoologia, la mineralogia (3). 

Nondimeno per quanto è de' prodotti da' quali si trae buon 
utile, le sue dovizie sotterra si riducono al marnio di Porlo 

(i) « La pietra di Lavagna è un* ardesia e schisto argilloso d* ud 
grigio cenerino poco lucido, di telatura fina, lamellare, morbida >■ 
IftltQ , ohe si latoia separare con facilità in strati o Uttre soltili. 
piatte y di mediocre durezza, fucilo a 9pezzarsi ed ipfasibile a fuoco.! 
essa é composta di allumine, di silioe, di calce, di magnesia eà 
ferro. » G. Mojot\, ivi. 

La descrizione di queste cave e de' loro prodotti è nel V1A.OG10. 

(a) Nella proviuci» di Levante, dal monte Gottero in poi, i sooso^i 
gioghi che separano le acque cadenti nel mar superiore dalle cadco^ 
nell' inferìare, più non segnano precisaroeoU i cqn&iii Ligustici; ^; 
meno per quanto è del politico. Laonde non intendiamo per essa c^: 
quella parte la quale è del Re di Sardegna , comprendendovi anche 1 
tratto della Lunigiana che spetta al Ducato di Genova. 

(3) Oltre le opere già citate in principio di questo Capìtolo vedi ìj 
seguenti 

Hausman, Co^titiuione geognosMca degli Ap^nniiii. 
£m. Repelti^ Cenni sull'Alpi Api»»«e, 



Venere , detto anche Portoro, che forse gli auticbi RoinaDÌ 
conobbero, ed ebbe anch'egìi Dome di marmo Lunense. 

« 11 marmo di Porto venere , dice lo Spallanzani , e nomi- 
nato con lode in Italia ed anche fuori* E ciò meritamente; 
non tanto pel nobile lustro che dal pulimento riceve , quanto « 
per le vaghe dorate macchie ^ che spiccano mirabilmente su 
di un fondo tnorato. Cotal inariao si cava presentemente in 
due iQOgbiy all'esterno canto della Palmaria a levante, e in 
terraferma, poco lungi dal Golfo , nella valle delle Grazie. Del 
rimanente non s0no questi i due siti unici dove si può e- 
»trarre un tal marmo. Moltissimi altri luoghi di quest' isola 
)e abbondano^ Lo stesso è pure di più parti del vicino con- 
ioente, e. il medesimo borgo di Portovenere, piantato tutto 
le] nudo scoglio, può dire di averlo dentro al suo seno. Di- 
atti , molti strati dello scoglio non sono che di un tal marmo, 
on questo solo divario ch'é privo di quelle macchie gialle 
lorate, o che non è tanto ricco di esse. Generalmente poi il 
aanno di Portovenere non è come tanti altri marmi che 
)ruianò monti intieri o pezzi di monte, senza che mescolati 
adano a materia straniera. Quello di cui parlo trovasi per 
) più in compagnia di una rozza pietra calcarea, più dura 
i lui e d' un cenerognolo oscuro, per liberarlo della quale 

cosi poterlo aver puro ., fa sovente d' uopo di molta 
}e$a » (4). 



Brocchi, Conchiologia fos9Ìi« Stibapennina. 

Bertoloni , $p€ciin«n Zoopbytorum Portus Lunae. 

Lcpère , Mezzi di prosciugare le paludi di Areola. 

Corderò di S. Quiotino, Marmi LaneiMi. 

Brogniart, Sar le gi^sement ou potttioB relative dts Opbialitei , 
Eupbodìlei, Jaspea daas quelques partiet dea ApesaÌDs. 

Lorenzo Parrete , Eeiazioai tra la cottitozione <Ìell' ApeDmno Li- 
gare e qttcftka Mia Alpi di Savoja. 

Savi , bopra ia caverna ostiicra di Casale mtì Golfo della Spezia. 
j) Molte cose intorno al marmo di Portovenere «ono pk dette nel 
LGGio , e qui tornerebbe vano ripeterle. 



36o 

BellUsime colonne dì marmo di Portovenere adornano più di 
uaa chieta di Genova-, le più notabili per mole e valeva, 
stanno all'aitar maggiore di Sant'Ambrogio, Ma la maiggior 
parte delle cave da cui e»e vennero tratte , rimase abban- 
donata, per essere cessata la vena, o mancato il bel colore 
e le Riaccliie che aveano i banchi superiori (i). 

Del marmo di Portovenere si fo smercio ne' porti dell'In- ' 
ghilterra e dell' America settentrionale. Dalla quantità delle 
dimande dipende la quantità del marmo scavato ^ onde va- 1 
riabile n'è 1' annuo prodotto. Terimne medio può valutani j 
di 3 , o 4|<>i- quintali metrici a 4 lire il quintale. Nella Pro- 1 
vincia non se ne consuma la cinquantesima parte (3). 

Oltre il marmo di Portovenere, vi sono nella Provincia ì; 
seguenti marmi : 

n Brecciato rosso della Castellana e di Biassa. ' 

11 Bianco venato di Biassa. 

Il Nero assoluto. 

Il Giallo di Santerenzo, bello per le intarsiature. 

Il Mischio sulla punta dei Corvo. 

Il Verdastro di Pignone, adoperato negli ornati delia sak| 
del gran Consiglio in Genova (3}. 

Rosso con macchie verdognole nel canale di Campiglio' ' 

11 Brecciato rosso, di Carr odano. 

11 Macchiato rosso, di cui sono le colonne della Ch>< 
di Trebbiano. 

(i) RaccoDtasi cbe le groiK coIoddc in Saot' Ambrogio e in S. Siri 
« (ienova siano lUte tratte da una uva oia abbaDdonati nel caoik 
della Fredaoa , a a miglia da Lerici. 

(1} Avvitii che ti veaàe gre^io, né v'ha fabbrica in paese pS 
ddfgli il lacido col pulimento. 
Le venature gialle loao attribuite *d un leggiero oiiido di ferro. 
(3) « Non è cbe un tenuluinio etrato di carbonato calcareo cotf 
jìspoito a zone roisigue e verdoline chiarej xone che dìfticrÌMiH 
irò durezza onde in grao maiM noo pnà ricevere bel put 
u Guidoni , ut t.a 
10 cbe li trovi eziandio nel canale di Trebbiano. 



a6I 
Un dotto autore, natio di que' paesi, porta opioione che 
pel marmo di Portovenere non che per gli altri si potrebbe 
aumentar lo smercio e quindi il guadagno, e sarebbe facile 
introdurre fabbriche per lavorarli. Aggiungi il serpentino al 
promontorio del Mesco, e nel canale del Pignone. 

« Quanto sono ricche le montagne del golfo della Spezia* 
in marmi, altrettanto sembrano essere meschine o prive af« 
fatto di sostanze tinetalliche » (i). 

Si estrae del manganese nelle comunità di Pign>)ne; ma 
assai più dalla Rocca, stato Estense presso Brugnato , e si 
imbarca alla Spezia. , 

A Gastelnuovo nella Lunigiana Ligure havvi grandissima 
c|uantità di legno bituminoso ; è men fragile del carbon fos- 
nle, esala men fumo, arde con viva fiamma, e con intenso 
calore (2). 

Nel golfo 3700 metri a sinistra della Spezia, e 3o metri 
listanti dal mare, sono le acque minerali di Pitelli, sco- 
>erte, dicono, da tempo antichissimo. Sgorgano copiose, ma 
n luogo malsano per la vicinanza degli Stagaoni, Una delle 
ònti é solforo^, V altra ferruginea e leggiermente solforea. 
»'usa della prima per bagno a rimedio delle malattie cuta- 
lee; la seconda in bevanda a rimedio delle ostruzioni. I soli 
ontadini del luogo ne usano. Per trarne profitto converrebbe 
rima togliere la mal' aria col prosciugar le paludi all' in- 
)mo, stabilirvi case pei bagni, ecc. (3). £ contutto ciò le 
3nti medicinali di Pitelli forse nmarrebbero sempre ne- 
;lette (4). 

(i) Il itolo tenuissimo banco rii serpentino del Pi'omontorio del 
fesco è il luogo ove si rinvengono i maggiori indizj . metallici che 
otrebbero un giorno diventare materia di scavazione importante ; » 
ce. Guidoni y ut sm Vedi ivi l'enumerazione delle altre sostanze me- 
ilHche ne' monti del Golfo. 

(3) Vedi la Memoria sul legno bituminoso di Castelnuovo , scritta 
a Gius. Mojon ; negli Atti delP Instituto Ligure. 

(3) Nota comunicata da un medico de' dintorni della Spezia. 

(4) Sostiene il Guidoni che « le vantate proprietà mediche^ delle 



a62 

Ai quali cenni convien aggiiignere il patgo seguente. 

« Sopra la spiaggia di Moltedo , fra Peglì , e Sestri di Po- 
nente, ritrovasi una minutissima arena nera brillante, fenu- 
ginosa, attirabile dalla calamità, infusibile al fuoco, ed ÌDal- 
taccabile dagli acidi. Queste proprietà eccitarono in tutti i 
tempi r attenzione d' alcuni celebri Naturalisti ; e vi fu per- 
sino chi pretese che 1' ammiraglio Hanck, passando a poca 
distanza dalla detta spiaggia, osservasse uno sconcerto nella 
Bussola, prodotto dalV astone di quest'arena-, sconcerto, che 
può aver avuto luogo unicamente nel capo d' un tale osser- 
vatore. S' ignora tutt' ora ov' abbia la sua origine; si è solo 
osservato che la stessa viene trasportata da un ruscello poco 
distante , e rigurgitata sul lido dai flutti del mare *, perciò % 
ne ritrova una maggior quantità in seguito delle forti tem- 
peste. Non é questo il solo luogo che presenti tale arena ; se 
ne ritrova ugualmente nei due torrenti Stura, ed Olba che 
scorrono vicino ad Ovada, ove si raccoglie in grandissinu 
abbondanza , e della stessa qualità. 

« Dietro le proprietà fisiche , e l' analisi chimica di que 
st' arena mi sono assicurato che la stessa è analoga alla Me* 
nakanite ritrovata a Menakàn in Cornovailles : ed e compo^ 
sta d'ossido di titano, e di ferro quasi a parti eguali, e: 
impiega pvtncipalmente per uso di sabbia negli scrkttoj. (i)-| 



acque, di Pitelli, non sodo «lovuta ehe ad una picciola quantità d^ 
cido carbonico cbe acquistali forse dall' attraversa re qualche banco 
fncbì m.irìni o altre sostanze cbe s'accumularono in quel luogo, pnt 
ehe la .spiaggia separasse queste fonti dal mare, nel quale dovcvaac 
non è gran tempo, scaturire. » 

(i) Gius. Mojon^ Detcriz. ut sm Vedi pure ciò eh' egli scrÌTe 
legno bituminoso di Castelnuovo nella LuiùgiaBa e del PretoUo 
Amiano. 



\ 



2ti3 

AGRICOLTURA. 
Prodotti dell* agricoltura lÀgure. 

Uo dotto agi'onomo ordina in questo modo i prodotti del 
suolo nella Liguria marittima. 

Legname da costruzione e legna da fuoco. — - Le £mtiche 
e famose foreste de' Liguri da gran tèmpo scomparvero, ffel 
princìpio dì questo secolo si fece grande straziò di (Quelle cbf^ 
rimane vano. Infiniti furono i danni arrecati a) clima ed al 
teriìtorìo dal diboscamento de' monti e de* poggi. Le nuove 
leggi per la riproduzione della boscaglia di vetta già cómin- 
:iano a produrre benefici effetti. 

Olio, *— E il prìncipalissimo prodotto della Liguria marit- 
ima, e massimamente della Riviera di Ponente. Senza T a- 
portazione degli olj gli abitatori di quella costa petìfebbero 
niseramente di fame. It denaro die ne ricavano , lo spèndono 
iella compra de' grani. Ma sventuratamente esso non é sem- 
»re bastevole; e Io sbilancio, in certi anni, tra i valori' del - 
' introduzione e dell' asportazione è si fattamente in dtsvan^ 
iggio di que' popoli cbe l' immaginazione se ne atterrisce , e 
ìcusa di porgervi fede. Tuttavia come ciò dipende dall' in- 
ostanza delle ricolte e dal variabilissimo prezzo della der^ 
ita, il quale dalF uno ora trabalza ai due e sino ai tre , ora 
'n ritorna alPuno , incertissima diviene ta base de' computì. 
Non é facile valutare , nemmeno per approssimazione , la 
uantità dell' olio cbe si coglie nella Liguria marittima oc-* 
dentale 9 tralasciando V orientale clie non ne asporta gran 
>pia. Ud^ estimazione fatta negli anni 1827 ^t^S per le prò- 
ncie di Nizza, San Remo, òneglia ed Albenga ne reca la 
tale quantità annua prodotta a 22opn. bafili (t). 
La raccolta delle olive si alterna in buona e in cattiva, è. 
lora in dieci anni non succedono che due buone raccolte. 

^1) Vedi appreno l'articolo Cohi%*a%ione degli Ulitfi. 



t»64 

La riccbexza dell' oliveto in quella Riviera è si paiicle cbe 
negli anni di abbondanza , te il prezxo deirolio si regge 
alto, un jugero piantato di grossi olivi rende di frutto 
ciò cbe costerebbe altrove la compra di altrettanto spazio 
di terra. 

Vino* — La recente moltiplicazione de' vigneti ba fatto 
la Liguria marittima men tributaria cbe prima noi fosse di 
altii paesi pel vino. Tuttavia grandissima è la quantità che 
ne trae dall' interno dello Stato ed ancbe dalla Francia a 
malgrado de' dazj. 

Molto vino si smercia per l' Italia col nome di vino di 
Nizza; non pertanto nella Statistica dì quella provincia V e- 
strazione del vino é portata per sole a4im« lire , mentre V in- 
troduzione v' è per 675,000. 

Il vino della provincia di Genova, la quale assai ne pro- 
duce, è generalmente bianco, leggiero, acidetto, di poca du- 
rata *, giova temperarlo con acqua. Il forestiero a prima giunta 
lo trova ingrato, ma in breve tetppo s' avvezza al suo sapore 
e sen compiace. 

Le Cinque Terre cbe tra i Promontorj del Mesco e di 
Montenero pigliano lo spazio di cinque miglia , sommimstraQO 
ottanta mila barili di vino. Quello sceltissimo che là fanao 
ma in poca quantità e chiamano Amabile, tien soauglianza 
col vin Santo del lago di Garda e forse lo avanza m bontà. 
Costa assai anche in paese , né fuori ne mandano se non per 
regalo. La Vernaccia di Corntglia, celebrata nelle novelle del 
Boccaccio e del Sacchetti, sembra fosse vino delle Cinque 
Ten*e. Ed il Baccio racconta che di questo vino se ne por- 
tava in Francia, nella Belgica e neir Inghilterra. Presente- 
mente quel che recano a Genova non è troppo pregiato. 

Nella Liguria , non meno che in quasi tutta V Italia , s*" 0- 
dono contìnue lagnanze sui metodi imperfetti di far il vino, 
e quegli stessi da cui son mosse, o non cangiano o poc» 
cangiano i metodi ne' loro poderi. Il cbe nasce per avves- 
tura dal maggior guadagno che ha il padrone de' vigneti ve 



^65 
fare il vino all' uso comune. Ckò almeno sembra provato dalla 
esperienza largamente qui fatta nd vino LigusUeo; nome ap- 
plicato ad un vino della provincia dt Genova, che non. male 
imitava lo spumante Sciampagna , e del quale é cessata la, 
fabbricazione. 

Le Castagne soimninistrano 1' alimento a gran parte della 
popolazione nell'alto de' monti. * 

Il Fieno è scarso e costa il doppio che in Lombardia. 

Il Gelso alligna bene ove non è sbattuto dal vento del 
mare; i vecdii e frondeggianti e spaziosissimi gelsi che si 
incontrano hi queste valli sarebbero teniiti in mdlto pregio 
sulle rive dell' Adda. I contadini qui poco si curano dell' edu- 
cazione de' bachi da seta ; il prodotto totale delle sete non 
arriva in tutta la Liguria marittima a 5oo,ooo lire, com- 
prendendovi anche la provincia di Nizza per 200,000. 

Uno scrittore di Georgica esagerando dice che nella Li- 
garia marittima più della coltivazione de' Cereali stima van- 
taggiosa quella deliri. Sommandone insieme tutte le qua- 
lità, grano, segale, orzo, avena, farro, gran turco, patate, ecc. 
non producono i cereali di che alimentare l' intera popolazione 
per due mesi dell' anno , benché in alcune valli la semente 
renda otto e sino a dieci per uno (i). 

Gli agrumi, ossia le varie qualità del dirusy sono grande 



(1) L' annua quantità de' grani arrivati per mare ed introdotti per 
contumazione in Genova, donde poi si diffondono neUe Riviere , sta , 
termine medio , fra le 5oo o 600 mila mine. ( La mina di Genova 
equivale in misura di capaciti a decalitri 11,457, e si computa in peso 
pari a a cantara o la robbi. ) Ne arrivano per terra circa soo mila 
quintali. Nizza ne introduce pel valore di due milioni di lire. 
Nel i83o il grano entrato nel porlo di Genova sommò a 
Con bandiera estera Mine 74)^4^ 
Con bandiera nazionale » 881,640 



ToUle Mine 956,^83 



366 

adornamento di '^nte eoibaré' maritlims. Ma I' eitraiioae 

de' lor fratti non (conduce Forse 3 o ^(mxmIo lireió p*e«e (i)- 

11 mele, la canapa, il .lino ^ui non danno prodotti degni 
di qualche ricordo (a). 

Ma di sommaiinportaDza sonale frutta, gli ortaggi , i fuoghi 
0d i fiori. NelUi Riviera di Levante i 6cbi aecchi fanno il villo 
gioinaliero de' contadini. Di 1k del Cupodsile Mele ignòti son 
quasi gltotta^i, nu cóltìvatiisinii sono da q«el Capò ripiegando 
sino a'confini degli stati di Mane. Ed essi formano un ragguarde- 
volissinDo ailicolo dt «tportaztene. La ricca e lauta H'dano ami 
tutta la Lombardia i fornita dalla Liguria degli ortaggi prima- 
ticci ed invernali. Notabile eitraiioDe *i fa pure da'fungbi tecclii 
e ne riceve sino Y' America. Ha graadiuimo e itraordioario n'é 
il consumo dtt' freichi. I ftinglii degli. Apennini Liguri vincono 
ogni paragone in bontà , e le specie velenose vi giacciono 
quasi ignorate. Reputasi che il valore di questa prodmione 
ascenda ad un mezzo inilion* di lire. — Celebri tono in tutta 
Italia ed in Francia i fiori di Genova. Essi nell' inverno vanuo 
a mostrare la dolcesza di questo clima alle città dentro terra, 
intristite dalle nevi e da' ghiacci. Oltre la varietà , la va- 



. (i} HancaDO , per dir il Taro , affatto i ra^aigli. La provincia di 
Nizza è computata aiportarne prr ^5]m. lire — 

E da notarci che in San Keuiu evvj un piugUtrato speciale cbc ba 
la cui'a di lopravvedcre la Tendila e il commercio de' liinooi , pro- 
dotto prindpale di quella terra. 

' 1 limnoì si Tendono 35 lire il migliajo e gli «ranci ao , termine 
medio. — La roagginr ealraziooe (i fa di linitni, — Vi sduo in S. Remo 
certi niosti-i di cedro cbc vengono pagati gran prezio dagli Ebrei del 
hoite per la festa d«' Tabernacoli. 
(i) Prodotto annuo à^l mele nella ptovinda di Nizza 73 qiiÌRt. mete. 
N. B. Nelle altre proviiicic è carne nullo. 

della lana, ivi ri4a id. 

B. Idem. 



provincia di Albengi >i rBCcolgodo e 
canapa e 3o di lino. 



gliezza, r olezzo 4e' fiori, e 'mirabile aiKora V arte del giaiv 
dioiere ligure nel coinporne ed ordinarn<i i inaici)' faceadolì' 
rasi ed àvvìcendiaDdone coti si titolar buon gusto 'i cplori. 

Anche i fasci delle palme onde s' adorano Bordigliiera s 
San Remo baurio da • porsi nel novero • degli utili prodotti. 
Essi, nel numero* di 600, rendono per l'estrazione da i5 a 
20 miglìaja di lire. . •» 

Sarebbe facile T'ordire queste ed altrettali notizie in ta-» 
belle, ed aggiungervi lunghissime coionue di numeri', anzi- 
questo lavoro è già fatto, iié chiede che l' opera del tordi io. 
E Teramente le tabelle statistiche meritano tutte le lodi che 
il Gioja loro concede. Ma conviene ch^ esse ' sieno veritiere 
ed esatte; altrimente b«in da chiamarsi una gherminella scien- 
tifica. E quanto esatte sieno per V ordinario si fatte tabelle 
che vanno sXìe stampe , lo 'dicano i loro compilatori , anzi le 
opere stesse di quell'illustre Economista. Quanto a me ho 
aoleposto di lasciar giacere inedito il mio lavoro, anzi che 
indurre il pubbHco in errore. £ nondimeno eran tabelle tratte 
dalle più autorevoli fonti. Un decennio di continue* ed accu-» 
rate osservazioni può solo produrre un termine medio che 
sia degno di fede. E ciò sìa detto -per tutta qnest'^/i^^eni^'ce. 



Coltivazione degli ulivi (i). 



Tutta 1* statistica della Jiigurìa maiìttima ad occidente del 
Capo di Noli può ridursi ad un solo articolo ; V Olivo. Que^* 
sta piaota è verMiiente sacra pei popoli di quella Riviera, 
perchè ad essi l'albero di Pallade ti^n luogo di tutti i doni 



(i) Questo capitolo è ricavato da varj trattateli! manoscritti, dati » 
eggere all' Autore in Nizza, in San Bemo e in Oneglia; e riguarda 
a classica coltivazione degli ulivi in que' paesi sì rinomati per V ee- 
«Uenza degli olj che prodacoao. 



di Cecere, ed il loro commercio d' ogni >|>ecie rìdaceli per 
liove decimi agU olj. 

Soiteogono alcuni che l'iUivo non aia pianta indigeni dcU> 
Liguria, perchè ne' paesi ov' è indigena, la ricolta Mepin- 
gui bacche riesce «nnua e non biennale. Altri aSemuno cb« 
i Foceii, (taoiiatìtl a Marai^Jia, ti trovaucro indigeiMma dod 
coltivato l'olivo, e vi trapiantassero le specie che loe^vi 
prosperavano in Grecia. E cori spiegano la preseina delle 
differenti qualità che qui si scorgono in questa famiglis; qua- 
lità varie dt foglie e di Erutti , de' quali gli uni danno l' olio 
più abbondante e gli altri più tqaùiito e gentile. So^un- 
gono finalmente che le specie introdotte nella ProvenzB e 
nella Liguria marittima sono, con tenuissime deviaiioù, si- 
mili a quelle che |Ì coltivano nelle isole dell' Arcipelago, e 
massimamente sui colli dell' Attica , a Hitileno ed in Cuidia, 
dai quai luoghi, secondo altri, vennero trasferite nella Ugn- 
ria al tempo delle Crociate, o sul finire di esse. 

A Ventamiglia ed a Bordighiera le piante d' ulivo uno db 
innesto di Razzola ( Olea Europaia ) sull' oleastro od alito 
selvatico. 

A San Remo, a Tag(^a, ad Ooeglia si coltiva la specie 
Preruipe o Previxe di Toscana, qui chiamata Taf^itKca;i 
sen v^ono inunenù oliveti, 

È questa la specie che dà V olio migliore ; ma è pure U 
più dilicata e che più patisce le vicende atmosferiche. Dicbe 
forse nasce che da Savona alla Magra quasi più non colli- 
vano che la Colombano o Colombara, specie di minor houli 
ma più robusta, 

I<a Pignola o Pignolina sì trova , ma non frequente , nei 
paesi più degli altri esposti al freddo. 

L' oleastro alligna ne' luoghi montuosi o appresso ai boschi, 
j' innesto di Razzola o di Previxe sull' o)ea»tro prodoce l< 
nte che più resistono al gelo, e che crescono ad alto fusti) 
i meravigliosa ramificazione. 
Luta l'ulivo i pog^ minori, le pendici apriche, in lepida 



clima, ove Borea non tignoreggì. Una zona, larga otto miglia 
a prender le mosse dal lido, la quale non si levi più di 
i5oo piedi sopra il livello del mare, qui ne circoscrive al- 
l' iocirca !a vegetazione* 

L' oliva non gela che a. 3 gradi sotto 0[0, né 1* ulivo che 
a 9, se il tempo è asciutto: ma se il freddò soprapprende 
il frutto o 1' albero mentre regna l' umidità , basta a £airli ge- 
lare un grado minore. 

Si riproduce 1' ulivo col piantarne la coccola, ovvero i 
virgulti che nascono intorno al pedale , ovvero i ramoscelli 
ben vegeti e di monda corteccia. I due ultimi metodi ven- 
gono anteposti alla seminagione, perchè più spediti e più 
certi. La riproduzione co' vii^ulti è la migliore e più usata (i)^ 
Gli antichi coltivatori di S. Remo piantavano gli ulivi a 
scacchi , in distanza di dieci metri 1' un dall' altro. L' aria ri- 
girava più libera in quegli oliveli ; la terra somministrava più 
alimento alle piante. Ma il bisogno di porre a profitto lo 
scarso terreno, vinse la regola, ed i poggi si coprirono di 
vicinissimi ulivi. 

Ci ha de' luoghi in cui una superficie di io,ooo metri qua- 
drati contiene da i5o a 200 uUvi che ne' buoni anni ren- 
dono sino a 3o o 5o barili d' olio (2). 

(i) Che più? dovuto a lunga età Io stenso 

De' duri imperi recusante ulivo 
Al suo vivajo per talea commesso 
Talor non ebbe il propagarsi a schivo. 
Ma se dal pie di tal che mostra spesso 
Di virgulti sottil cespuglio vivo, 
La vecchia barbi caja a veder vai 
Di uovoli migliori i semi avrai. 

Lorenzi^ CoUiv. <fe' Monti. 
(3) Un barile d'olio vien computato in peso circa rubbi 7. 17 di 
Genova ( 7. xp in commercio)^ equivalenti a litri 65,48o. 

Il prezzo d' un barile d'olio di 6ne qualità Ligure-occidentale varia 
dalle 3o alle 80 lire, a tenore delle ricolte e delle dimande. Il medio 
termine di lire 5o si scosta di poco dal prezzo ordinario. Per lire si 
intende sempre lire nuove di Piemonte, pari ai franchi. 



^70 



L' ulivo, <b 'Ni»a al Finale, cresce iu grossezza ecl altezza 
quasi al pari delle più belle roseti. ' 

Una pianticella, clje abbia nles^o radice, frutta in capo a 
20 anni la metà del prodotto a cui può pervenire. Ma qoe- 
ftf albero, dice iu2o scrittore, è Fiinuiaf;ÌDe dell' eternità: im- 
perciocché vive più secoli, ed allor quaudo vi credete che il 
freddo r%abbii| spento |.s0 oe recidete il tronco allivello del 
suolo, caccia virgulti più rigogliosi che dianzi* 

Da JSìzza ad Alheoga il viaggiatore incontra luogo la strada 
ulivi che' due e talora tre uomini non bastano a circondare 
delle lor braccia. Akuni, a Villafraoca, a Meotone, girano 
a^ e 33 piedi. A San Renio, a Tagjgia,a Porto Maurizio , ed 
Onegha evvi quakhe pianta d'ulivo che nelle ubertose rìcolte 
fornisce sino a tre barili d' olio, 

L' ulivo ammantasi tutto di fiorellini gialletti , monopetali, 
a grappoli, che mandauo lievissima ma pur soave fragranza. 
«Esso fiorisce nel maggio , toccando ora l' aprile ora il giugno. 
Ma la ricolta de' frutti non comincia veramente che nel di- 
cembre, e dura ove sino al maggio ove sino al giugno ed 
anche al luglio dell' anno seguente. Mei qual anno la pianti 
rimane senza vigore per dar nutrimento ai fiori che nascono 
accanto ai frutti, e ne segue scarso e meschino il prodotto. 
Tuttavia mal si appone chi crede biennale la buona ricolta 
delle olive. L' incostanza delle stagioni spesso non concede 
che due buone ricolte in un decennio. 

L' ulivo abborrisce la compagnia di altre piante. Laonde in 
quelle parti della Riviera scrupolosamente si astengono dal 
seminare i terreni sotto gli ulivi, e dal frammischiarvi altri 
alberi. 

Esso é avido d' ingrassi. INel territorio di Nizza adoperano 
di preferenza il concime animale , o a dirla più schiettamente 
le fecce umane, osMa il bottino de' Fiorentini. A Mentone, 
a San Remo, ad Oneglia usano gli stracci di lana ed i cenci; 
gli escrementi di colombo, i ritagli di pelle, detti li in bellocci 
dai Toscani , e la raspatura di corno. E questa un eccellente 



ingrassò cl^ non rinnovano i^he'cU' trje iti. tee fanùi;' Il letame 
bovino ed equino ^i|iaaca> generai mente in epe' luoghi pcivi 
di prati'« di paseoli (i). i . ' • 

Ogni, due anni conviene smuovei«, stolgece, tritare' il ter^- 
reoo sotto gli ulivi , .acctocelié il tl'ooco 

— 'isi bea per U radki / ' ; • . > - 

Stùco vilàt che a lui viendiUle piote • . . ' 
Onet' ^ arricchito al basso y e risarcisca 
: j4 Se- meéksrtw ciò oke^ dalla scor%ii: ' . . ; 

E dotte fogUe evaportindo esala (2). > 

È d' uopo pariinenté rimondar gli olivi , liberarli dai rami 
secchi od intristiti, e scevrare dalla piànta i meiabri offesi p 
tabefatti. • . . . 

V oliva è infestata d^ un velarne che taloi^a ne. guasta e 
strugge l'intera ricolta. I Nizzardi lo appellano Gcyiron, i San 
Remesi Verme di San Giacomo* Pat-e che una piccola 
mosca {Stomasis Keironii) deponga le sue- uova- sull'oliva, e 
à?L èsse fiasca quel* verme. l'piu sperti agronomi del paese 
portano opinione che ad esth'parló farebbe di noestieii una 
legge la qual ordinasse che tutta la ricolta fosse terminata 
al comparire della primavera. Essi dicono che se il frutto 
noQ restasse sull' alberò si lungo tempo e nel caldd ^ -si estin* 
guerebbe il germe del funestò insetto, il quale* si forma nel 
fermento naturale della bacca, lasciata in sulla pianta oltre 
il suo grado- di maturità. -, 

Ne' dintorni di Aìx in Provenza, ove si faniio gli olj più 
pregiati a Parigi , si usa di cogliere colle mani le olive , e 



(i) L'ulivo cresce e fruUi6ca anche .in fiiez2o alle altre coltivazioni, 
come si scorge nella Liguria orientale ^ ed anche senzsi ingrassi. Ma 
Uittocìò che si guadagnalo si risparmia da questo lato, si perde i\ 
doppio dal lato del prodotto. 

{2) Arici , Coltivazione degli Ulivi. 



a7* 

noft ancor ben nftaUire* GtJà tengono basse le piante. Ma 

nella Rivìara occMentale ove* queste |nraoiid^|;ianOy .6 si 
lancia cadere al molo la bacca matura, o sì scuotono e gen- 
tilmente andie si sbattono i ramis le olive cascano sopra len- 
zuola tese a tal uopo (i)* Questa ricolta, come abbiam detto, 
si fa lentissimamente. 

Le olive raccolte vengono poste in un recipiente circolare 
di pietra, ove una mola verticalmente girando le frange. Ne 
resulta una pasta che mettesi in cestelli tessuti di erba. Questi 
cestelli, accatastati in pila, son Catti soggiacere alla pressione 
dello strettolo. Meucè della pressione e deirac<|ua fredda con 
cui vengono bagnati i cestelli, l'olio si separa dalla polpa, e 
sgocciola in un secchio, donde con una mestola lo' sfiorano 
per metterlo in una botte (a). 

La quiete d' alcuni 4;iomi fa si die l'olio mandi al fondo l« 
morchia ; di tal modo esso rimane purgato , né più abUsogna 
d'altro lavorio* 

I noccioli, le pellicole,, la polpa legi;iosa, si fan fenaen- 
tai*e in un vasto recipiente, da cui le traggono neli' estate e 
le assoggettano al lavamento dell'acqua fredda, la quale di- 
stacca il residuo delle materie oleose. E finalmoEita le pon- 



(i) Le olive che cadono tpoaUnee noa fanno mai l'olio <li priaa'or- 
dine, prendendo facilmaote il gotto della terra so cai^niaccipiio. 

(a) Mei metodo di fubbrìcar V olio a fuoco quella pasta vieii posti 
in nna grande caldaja di rame sotto la quale arde il fuoco. Quivi ci 
lascia riscaldar qualche tempo, e si vien rivoltolandola con una pala. 
Altri bagnano i cestelli con acqua bollente. 

Da questo pernicioso metodo, dalla qualità meo buona della pianta, 
e dal pessimo uso di tener le olive lungamente ammucchiate prima di 
frangerle , deriva la grande inferiorità degli olj della Riviera orientale, 
paragonati con quelli dell' occidentale , ossia oltre - occident^e , per> 
che il confine degli olj eccellenti è la fiumara d'Andora , almeno a 
un di presso. 

Ciò sia però deUo in generale , perchè i buoni georgici si trovano 
in ogni luogo. 



273 
gdno a bollifc in una gran caldaja con c&e «i viene a for* 
inare quella pasta dalla quale coir acqua bollente si ncava 
Tolto lavato ad uso delle fabbriche di sapone. 

I Doctìoli mondi che ne avàncano,- riescono utili per ali- 
mentar ir fuoco nel verno; la stessa' fogna che si forma in 
£oodo a' lavato] y porge un. ottimo ingrasso agli ulivi. Nulla 
in somma va perduto del prezioso frutto. -^ Le olive verdi 
condite ornane generalmente le mense: ma non tutti conoscono 
k olive y fatte seccare mature. L'arie* del cuoco sa trarne 
gustoso profitto. ' ) ' 

Yentieinque rid>bi di olive mature danno un barile di olio 
di 7 rubbì e mezzo. Da cinquecento rùbbi di noccioli e pelli- 
cole sì ricavano due barili d'dTio da fabbrica del peso anzidetto. 
Il legno dell'olivo è gialliccio, venato, marezzato; riceve 
un bel lucido; lo ricercano gli ebanisti e gP intarsiatori'. È 
pure ottimo ad ardere. 

Ci rimarrebbero assai cose a dire intorno agli olj; ma ci 
basti' toccarne due. prìocìpali. '^ 

^ ' DegU Olj. 

Nelle (cose de' sensi per distinguere i varj gradi di bouta, 
conviene che quelli abbiano ricevuto . l' educaaione che vien 
dalTesame e^al confronto. I Luculli moderni ben sanno con 
}ual differenza di dilettazione i diCferenti loro commensali a8.sa- 
porino i preziosi vini ch^essi fan mescere alle lor mense. 
[Questi odora il profumo di un bicchierino di Tokai, lo beve 
1 centellini , ne gusta e discerne lo squisito sapore.' Quegli lo 
Tacatiaa come se fosse vino di barca. Ond'é che per non dare 

tralci alle capre, è* venuto l'uso che lo scalco nomini i vini. 

Quanto agli olj X educazione de' palati è ancora imperfet- 
issima. Quasi tutti di^inguono il reo dal buono, ma pochis- 
imi distinguono il buono dal migliore e il migliore dalVot- 
ùuo. lu assuefazione è pure grandissima corrompitrice del 
;usto. 11 Veneziano , avvezzo all' olio forte di Corfù , trova 
nsipido come, l'acqua l'olio di Lucca , mentre il Lucchese é 
• III. 18 



274 

itiotso a Dauim «U telo odolre de' nigUori fletei dell' Adiia- 
lieo fritti m-quelVolkK In Genove , dove pnre ha b maggior 
>ua sede il trafico all' estero dq^U sqtusiti olj della Riviera 
olire Ponétite,' non è nuro il trovare anche sid désco de' ric- 
chi 41 9^ve olente oKo Ligure-Orienlale. 

' Gb tehga ih tnente il lettore* perchè torneremo 6r ora a 
cpie>«to argomento. 

Nella Riviera oltre Ponente le proprietà tono nioko di* 
vise;* divisione gehefalmeote felice come quella che sottrae le 
campagne al servaggio delle grandi città. Ma mi gravissimo 
flìlgello' Jierduote qoe' piccoli proprìetar)* Essendo costosissima 
la 'coltivézione degli ulivi per gì' ingrassi e pei molti lavori , 
nò rìtiscendo. che biennale, ed anche non «empre, la buona 
raccerta y ne aiwiene eh' essi nell' intervallo, per mancanza di 
capitali, sono costretti a procacciarsi a credito od a prestilo 
somministrazioni di vettovaglie o di denari. Ognuno può im- 
maginarsi sé ciò dia luogo «11' usura. Ma omettendo anche 
questa , che quando non è soverchia torna «più utile che no- 
civa, il rimborso del credito o del prestito ha sempre la 
ricolta per assegnato suo termine. Ed ecco che appena Catti 
gK'di), i quattro quinti dei proprìetar j cercano ansiosameote 
di fenderli. Se la ricolta è stata scarsa, non mancano icom- 
praton , ed i prezzi si sorreggono. Ma se ella è stata copiosa, 
più nòft si trovano che bassissime offerte. £ non pertanto, 
sicteonib èssa necessariamente sarà scarsa nell'anno venturo e 
l'olio è derrata che si conserva incorrotta più anni, il suo prezzo 
non dovrebbe andar soggetto ad oscillazioni del cento per cento, 
pel solo effetto dell' abbondanza o della scarsezza delle ricolte 
che s' equilibrano V una coli' altra nelle periodiche loro di- 
versità. Ma i piccoli proprietarj debbono Tendere a qualun- 
que prezzò e sottostare alla legge de^ compratori ; laonde 
quelli rìcadoho nel bisogno appena uscitine fuom^ e questi 
ritraggono soli tutti i bénefizj dell' abbondanza. 

Il tema antecedentemente esposto ed U presente, poi]gono 
origine ad un quesito: « sai^bbe egli utile il fondare una 



^> 



Conipagoìa (iBclh-Uta a iqoe^ti.fini: i.^ Aoniia&tfire e dilatare 
sopra igli es^ri mercati, la vendita deir<Qliò Ligustico-Ocd- 
dentale: 3.^ Vepii^ al soccorso de' piroprietarj minori tanto 
neir inteirv^llp d^Ue .ricolte, cpianto al tempo della vendita?» 
— Il secondo scopo non ha d'uopo di comenti. Quanto al 
primo chi ha molto viag^ato e sa in quanti paesi Tolio fino 
appena,. sia conosciuto. di nóme, non troverà romauzesca l'im^ 
presa. Basterebbe che la Compagnia tenesse in tutte le pria* 
cipali città dell'Europa ed anche transadantiche un foudaco 
di ol) fini, divisi in primissima qualità e.. in qualità mercan- 
tili, con prezzi giusti, regolati sulle spett dì trasporto, ecc. 
In brevissimo tempo forse il consumd se ne addoppierebbe 
e triplicherebbe, si per la 'preferenza che quegli squisiti olj 
conseguirebbero sopra gli olj di forte sapore , si per l' intro* 
duzione dell' uso dell'olio in molte vivande che in que' paesi 
si condiscono con lo strutto. Ora che gli agj della vita di- 
scendono da . per tutto alle classi inferiori , l' accrescimento 
dello smercio di una derrata sì cara alle mense, potrebbe 
salire ad una proporzione fuor d'ogni computo. 

Ad ogni modo la proposta è degnissima certamente di e- 
same. Nondimeno essa ha una parte difettiva da non passare 
in silenzio. Una Compagnia mal può sussistere senza privi- 
legi; ed al. solo, nome di privilegio tutta la moderna scuola 
economica si dibatte come la Pizia in sul tripode, e grida*. 
« Non s*^ immischi l' autorità se non dove lo importi la ne- 
cessità (i). » Notisi pero che I' autore della proposta, avendo 
in rispetto questa massima fondamentale del largo governo , 
lon intende addirizzarsi che allo spirito di associazione, si 
>en simboleggiato dagli antichi nel fascio di verghe col motto 
^is unita fcriior. 
Rimangono alcune cose a dirsi che forse avrebbero tro-^ 

ato miglior luogo più innanzi. > 

ì 

' i) GioJH « Romagnosi. 



i']6 

Gli olj Ligustici dal capo delle Mele al Varo, cooosciati 
in commercio co' nomi di olj di Nizza , di Oaeglia , di Diano, 
jlono'di perfetta qualità e tenuti i più dilicati e squisiti del 
mondo per -la leggerezza loro , la somma dolcena ed il gu- 
sto dell' oliva , il quale * lusinga in grato modo il palato e 
noi picca. Non evvi che l'olio verdognolo di Aix che ot- 
tenga sopra di essi la preferenza appresso i buoni gusta] di 
Parigi e di Londra. L'olio di Lucca , sebben ottimo, è men 
soporito. Quanto agli olj della Calabria, della Spagna , delle 
isole Ionie e dell' Arcipelago , la fabbricazione loro è si ne- 
gletta che i palati avvezzi agli olj Ligustici - occidentali , Pro- 
venzali o Lucchesi, mal possono sopportarne il sapore, e ne 
fastidiscono lo stesso odore. 

Non pertanto se la gastronomia ricercasse negli olj, come fa nei 
vini,.i sommi gradi dell'eccellenza, ella troverebbe diche con- 
tentarsi in certi olj finissimi che- fanno per proprio uso o per 
regali alcuni ricchi padroni di óliveti a Nizza, a San Remo, 
ed in altri luoghi di quella Riviera. I quali potrebbero fab- 
bricarne maggior quantità e porla in commercio ove il prezzo 
corrispondesse alla diligenza ed alla fatica. 

Dn oliveto , dice un dotto autore , sarebbe la più dovi- 
ziosa possessione rurale, se questa dovizia non andasse sog' 
getta a tante venture. E veramente è proverbiale in quei 
luoghi il dire: « Chi non possiede che ulivi è sempre po- 
vero : \l paese più ricco , è il più povero. » Dispendiosissimo 
é il metodo della coltivazione , eccessiva la spesa - de' concimi 
e quella' delle giornate di lavoro per cogliere le olive e far 
r olio-, incerto il prodotto-, non- sempre biennale la buona 
ricolta. ET olio,, già gravato dall'imposta prediale, e dal 
dazio di estrazione , soggiace tosto al piùpesante dazio di 
introduzione ne' porti della Francia ov' è il suo massimo 
smercio. 

In somma V agricola ricchezza degli ulivi è più apparente 
che reale , od almeno i paesi Liguri dell' occidentale marina 



17.7 
non confg^'tatio ora certamente gjiii sguardi del viaggiatori col 

prospetto deir agiatezza e della comune letizia. 

Coltivazione delle palme. 

Due sono le qualità di palme che si coltivano a Bordi- 
ghiera e a S. Remo-, VaffriCana (Phoenix dàctylifera) che 
cresce ad alto stelo , e V Europea ( Camerops humilis ) che 
cresce a basso fusto. 

La seconda non produce alcun frutto; ma la prima porta 
spesso i datteri a maturità, lasciandoli due anni sulla pianta 
e col benefizio di due inverni assai miti. 

Ma non pei frutti si coltivano colà queste piante-, la ren- 
dita loro sta ne^ palmizj. E palmizio in questo senso signi- 
fica , « Ramo di palma lavorato che si benedice la Domenica 
dell' ulivo y e dassi ai popoli per divozione. » 

La cura principale del coltivatore sta nel legare i rami 
delle sommità , e preservare il getto dall' azione diretta dei 
raggi solari , onde privarlo del color verde e fargli acquistare 
quella bianchezza che tanto si pregia. Si annodano i rami , 
nel giugno e nel luglio , e si snodano nel dicembre. Si ri- 
pone allora il cimo in una stanza priva di luce (i). E si 
pedisce in sul finir del carnovale a Roma*, ove per decreto 
li papa Sisto Y ne fu dato perpetuo ed esclusivo privilegio 
li vendita ad un capitano Bresca e suoi eredi di S. Remo (2). 

(i) CimOy ampio fascio di foglie nella sommità della pianta le quali 
ono della lunghezza di più braccia , pennate , con molte foglioline 
padiformi , acute , ripiegate. 

(a) Raccontano eh* essendo il Bresca presente ali* innalzamento del- 

obeliaco di S. Pietro , e vedendo che per la massima tensione delle 
orde non era più possibile sollevarlo a maggior altezza, egli gridasse 
ignate le corde. Consiglio utilissimo che , tosto messo in pratica, le 
ce raccorciare , onde quell' immensa mole fu collocata al suo luogo, 
ravi pena di morte a chi parlasse durante quell' innalzamento. Sisto 

premiò con tal privilegio il consigliere animoso. 



278 

Ctiiamano PalmoreUo ud palmÌMo più grande e più co- 
stoso, il PalmoreUo sciolto j cbe serre ad uso delle primafie 
Chiese di Roma , e quindi è detto iUla Romana , si vende dal 
Magistrato stabilito in San Remo per^ la vendita deMimom 
e con gli ordini stessi, a fiisci di 60 getti ciascuno, piccoli 
e grandi. Il presso d' ogni fascio sta tra, le ao e le 3o lire. 

Si lasciano poi i ram) della pianta per un anno nd natu- 
rale loro stato j affinchè Talbero abbia più forza a riprodurre 
il nuovo cimo, 

n dmOj rimasto verde perché non previamente lega|o, 
Vendesi da^iù poveri coltivatori ogni anno agi' lai^a^iti che 
lo pagano meno. Ma questo metodo indebolisce Qgni fnpo h 
pianta, e la insterilisce , si che per più anni più non pro^pce 
il pallone, . . ) , 

. Un insetto {dalanUra scaba) che si appiatta tr^ gì in- 
terstizi de' rami, non radie volte dannifica il getto. . 






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«79 
ARTI s MESTIERI. 






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PtodbtU def(ì6 gfuinyalture nem provùteie ^It oriente 

\del Capo di Noli. 



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Provincia di Savona, 

Le cinquanta fabbriche di majolica bianca e nera e di 
mattoni scill^ dpiag^ia dr 'manca ed a destra di Savona, dàtmo 
lavoro ad un migliajo d' iùdividuié Altri cento lavorano a faè 
seggiole di jrc^o j>refzzo (i). * ' ' * • 

Le ferfitere adoperano il nhiìneTale trattò Aall'isohi d'Elba. 
E cosi pure la fabbrica di bombe eh^é prèsso Ibi Gogoleto ("2). 

Di mólta conseguenza è la fabbrìcsizione tiayale: ria 'suiff 
sede principale è in Varasse. Qgni anno vede uscirne rik-ca 
20 bastimenti mercantili di grossa portata , e 20 altri mi- 
Dori. Il legname di fasciamento vien dal Sassello, quello di 
ossatura dai monti a settentrione di Albeng'a. Cinque fabbri- 
•he d^lle quali tre ^ Varasse, e due a. Savona, li forniscono 
li ancore* • E, li pKqvveggoiio (dit^gomene e .d'atri condami due 
li tre fabbriche a Varasse che usano la canapa idd? Fiemonte} 
escono que' basti m^ti di (uttp punto finiti, e. prónti a dar 
e vele anche per l'Oceano: essendovi in paese grandi ma- 



r 



(i) estrazione nel i328 - 3o 

Mattoni Lire 4<^)0^ 

Stoviglie ordinarie e majolica aoo,ooo 

Seggiole 80,000 

(a) Di ferriere non havvene che iina 'o^ du^' silìla * pendieeineridio- 
ile. OofDputando con queste le altre molte dèli* pendice -éetlentric^ 
ile «i ha un prodotto annuo di ferro in barre per L. i, 900,000.' > 



280 

gaziini di tutto il bisogiKTole. Gli arte6ci addetti alla costru- 
zione natale a Taraste a Vìtio a Savona , stanno fra i 3oo 
e i ^00, 

Undici cartiere pur sono nel eoorane di Tarasse che danno 
impiego a più di idO^ laToranti: esse traggono i cenci Inù 
dal Piemonte: parte della lor carta va inori Stato. 

Tralasciamo altre bbbrìcazioni di minor conto (1). 



Prasmeia di Genova. 

Havvi , dicono , un d^reto del Parlamento Brìtannico il 
quale ordina di valersi della carta di Voltri pei registri degli) 
archi?]. DiCatti osservasi da lontani tepn]^ in questa carta la 
singoiar proprietà ch'essa meno di qualunque altra va sog- 
getta al tarlo; il che probabilmente dipende, scrìve il Pal- 
marini, dalla presenza del zolfo nelle acque di Voltrì (2). 
Prima che Carlo lU avesse stabilito le fabbriche di carta io 



(1) Il metodo dt no^ usato di non descrìvere che la parte marìttima ci 
fieta dì parìare delle fabbriche di vetri e cristalli ,' e di qoelle per 
filar la seta ed altre che sono a Settentrione della provincia. - Diremo 
soltanto eh' essa asporta all' incirca ogni mano queite quantità medie, 
oltre le già citate. 

' Vitriolo per Lire i8>ooo 

Calcina 90,000 

Cotonine per vele iao,ooo 

Bottiglie dell* Altare 80,000 

Cremor di tartaro ào,doo 

Cerchiami di botti 35,ooo 

Séta greggia Soo^ooo 

(3). Credasi che le> oaiii«re del Qenovesalo . sieno le più sntidie 
d' Italia^ Cinqaaut'anai fa la. sola carta di Olanda gareggiava ia con* 
meroio colla genovese, superandoU però di mollo in bellezza. 



28 1 

Ispagna, i ^^ewnfèsk facevano ^randbàmo smerdo della carta 
lorp QOQ solo in quel reame^ na anche colle sue colonie di. 
America, ove passava da Cadice per. meKxo de'ncf^anti 
spagnuoli. Qjiesto traffico, ^ notabilmente scemato nd 1795, 
scadde- quasi affiitto nelle guerre, e rivoluiioni die poi segui*. 
roDO (i). Ma ne' primi anni di pace dopo il .1814 accadde 
che qualdbie nave genovese comiiiciò a volger le prore verso 
l'America yye ad annodare per la prima volta un commercio 
dirètto colle ricche colonie , levatesi dall' obbediensa della 
Spagna. Tra le merci colà portate avvenne che la carta ebbe 
lo spaccio più pronto e più lucrativo. Ciò fece rivivere e ri- 
fiorire le cartiere del Genovesato. Intieri carichi di carta pas- 
saron 1' Atlantico , ed i fabbricanti e negozianti di Voltri co- 
nobbero la nuova ricchezza ed i subiti guadagni. Essi avreb- 
bero dovuto giovarsene per migliorare e perfezionare la carta 
loro y a£Einchè sostenesse il gareggiaitiento con quella d' altri 
paesi; tanto più che l'America inglese introducea le cartiere. 
Raccontasi che facessero per l'appunto il rovescio... Certo egli 
è almeno che la carta da lettere di Yoltri lascia trapelar 
r inchiostro ; onde in Genova istessa si la grande uso di carta 
di Francia, ed ora il Piemonte qui ne manda di pia bella 
ancora dèlia francese (2). Ad ogni modo in Yoltri, in Mele , 
in Arenzano , sono in continuo moto le numerose cartiere. I 
cenci lini che macerati e ridotti in foglia sottilissima asso- 
data con colla - fanno la carta , vengono nella massima parte 
dall' inferiore Italia (3). 

(1) Stabilite le cartiere in Ispagna, venne esclusa la carta di Ge- 
nova. Tuttavia ne continuava, lo spaccio per contrabbando. 

(i) La carta da lettere della fabbrica Avondo non teme certamente 

paragone cpn quella di Francia.. Ma quanto alla carta comune du 
•crivere, l'azzurrognola di Voltri è la migliore che tuttor ai conosca 
in Italia. 

(3) La Statistica della provincia di Genova nell'anno iSaS, contiene 
i tegnenti r^ggnaglì. 

. Vi sono i5a fabbriche, parte, dì carta fina, parte di carta straccio, 
cartoni, ecc. . 



Il prineifMliMMiio prodotto ^^iBdofU^^ genOTèse ad le- 
colo toorto erano le mercaiMiie diceu ^d'ogni rnmkf» ti). 
Genofa ìmaodava le sue seterìe ia Russia, m Ismìa, in Di. 
ninittrcay in Olanda, in Germania, nel lèraftle ed b FiaiH 
eia (a). Bla il massimo loro smercio succederà nella Spagna e 
nel Portogallo, donde trapassanrano que'tes$Mti ndle vastissime 
ed opulente colonie di quelle Coione. 

1 regbtri del PortoAranco dell'anno 1^771 notano eod Vt- 
stmàone: 

VeHnti spediti per mare L. 3499,000 . 

per terra 922,000 

li spediti per mare 148,800 

per tenra. 27,900 

Lire di Genova 49^97,700 (3). 



-/,. I» 



L'annua loro, fabbrtcasiooe può produrre da 4o[m. canianr Ài carta 
d'ogni qualità. 

Per oktejpere 276 canUra di carU fina ( piodottp all' incirca annoo 
ài una cartiera ) si chieggono 400 cantara di materia' prima , e a5 li 
coita. .. / 

La tpeia del lavorio è di lire 25 per ogni canUro. 

Un^ fabbrJbBa di carta bianca fa rigirare a un di preaso aS .0 3o||i. 
lire.dr 9l^itale ogni anno, e ne ha di profitto il la per o|o apaodo 
Io smercio è pronto e continuo. Basta il capitale di 3[m. lire ad una 
febbrica di carta straccio , ma giunge talvolta a pareggiarsi al capitale 
il profittò, per la riproduzione piìk pronta e quindi maggiore. 

Lo. smercio sen & ia Ispagiu per contrabbando, in Sicilia , in Por- 
togallo e nell'America* — Cola pur vanno da 40 a 5o|m.. dozw 
l'anno di carte da giuoco, altre volte notabilissimo ramo dell' inda- 
stria genovese. 

(e) Spesialmente i velluti, i dommaschi, i rafsi, i'rasetti, i tabi, 
le cahe di seta, le sete da cucire, i nastri, le berrette , i fazzoletti. 

(a) « La Francia ritrae da Genova velluti neri le' cremisi , calze di 
seta , di fioretto e di filo che da Marsiglia passano in America. 1 ne^ 
goziaoti di Marsiglia spacciano a conto de' Genovesi nella 'Scagna 
nastri di seta di diverse qualità. » Galanti , nJtl ^795. 

(3) Convien notare che in quc' Registri per l'anno 1772 reitrazione 
non è più che di 3,.5o9,45o. Generalmente però computavasi ìli 4 ■»■' 
lioni e meyxo, l'un anno sall'altro, kino alla guerra della Rtvol""o°^' 



d83 
Si computava ol^e it numero àe^ tela) pei teÀnttt di afta 
ascendesse a dieci mila. « Ed era notevole che- Ije migliaia 
di'fafniglie le quali di gie^erazione in generazione telavano 
iO' ìpetaggio queHei ^macchine , non appàrteùèvdtió' .che alla 
classe agricoké Contadini e contadine in>piegan4oHmetà della 
loro giornata al lavoro de' campi e metà al lavóro de' tei?), 
producevano questa manifattura con poca ineroede; onde al 
negoziante la inano d* opera cogitava mena ^ the ovupque al-^^ 
trove. Tutti . i villaggi che ni «tendono per 1 5 e ]Siù miglia a 
levante di Geno^ya, 'erano co^^i ^i qué;8li tdaj (i). ^ 

L'arte, d^ttaiin Qenev!»^ 4i^ì Stroppieri, che ridiicevain 
varj lavorìi la y?%e//a.d'v^>»^ta (2), era dal 1794 al 179701^1 
suo massìmovfii^e., £&sa^rpocu|^a;grandisshno nu1nf^^o di la- 
voranti (3)* - " 

Questo .,$p|<rjndid9tpisBltanieol»/'d^ tnodificazione della 
seta, materii^^ ppiiia,i|^*éèv del -lavoro ajutatò d3Ì capitali e 
dagli strumentai appena più rimane che come articolo della 

8^n<\?fi^f..y«!Wfe i4^0Hk Sta})4Wie«»te »di^,uw rcjgia, pnwifattwa 
di seterìe nel Portogallo. I trambusti della Rivoluzione e Tu» 
nionedelln* Liguria all'impero francese, ne* condussero la ro« 
vina (4)* K^ valse la * pace e 1' universale comm^ercio . a. far 
rifioiire nel Genovesato il setificio. Qi^s^f i ;tu^§^ \^ ^zloui 

^Y??^f?jiW fl4^1o.^P^»9t>^!^Ì^WP9> dfito,, opera a qv^sti9(i:icqa 
&ttnra>y ed.i feonoesLe, gl'inglesi. escludevano ogni emula** 
zìofie.< Sopravvennero di aggiunta 'le proibizioni ed i gravis- 
ùmì dazj. Laonde; ijj^. commercio genovese dQvette rislrigp^rsi 

(O'De Carini, StatUu'ea, 

ì \ fr fi' * 

(3) Cioè berrette, fettucce, stoffe di vario *^ colore , calze' e faZ' 
wleHi. -^ ' .j >•*.»» 

(3); Lo scritto ibr^o) prendiamo questa notizia, ne porta il numero 
a aopn. 

(4) «Migliaja di lavoratiti, o cangiarono mestiere ^ b passarono ìb 
^Hri paesi, » Ivi, 



a84 

a spedire* alcuna pdcbe mercanzie dì Ma di oazionale lavoro 

neir Europa seUen^rìonale , oel Levante e neirAinerìca (^i). 

U lanificio ha per lo converso preso vigore. La bella fab- 
brica di panni lani del signor De-Albertìs a ,Toltri , forniU 
di eccellenti macchine . moderne , messe in moto dalla forza 
dell'acqua, non ha ne'regj Stati che una sola rivale (2). 
Dall' Albergo de' Poveri escono molti e diversi lavorìi di lana, 
pregiati per la loro bontà ragguagliata. al moderato lor prezzo. 
Queste ed altre Cabbriche. minori, consumano ogni anno da 
cinque a. dieci mila cantara di lana che vendono dalla Ro- 
magna, da Tunisi, dalla Sicilia, ed in qualche quantità dalla 
Spagna (3). 

La filatura a mano del cotone è misero lavoro dopo l' in- 
venzione delle grandi macchine mosse dal vapore, vera ric- 
chezza deir Inghilterra. Tuttavia essa Jporge impiego ad una 
parte della popolazione femminea lungo la sjnaggia. 



(i) II numero de' telaj che ancora lavorano si computa essere di 
3oo pei velluti, di i5o pei dom maschi , di 100 per altri tessuti; ni 
forse il computo è maggiore del vero. Il maggior numero dì que' telaj 
di velluto è nel comune di Zoagli, provincia di Chiavari. IcootadiDÌ 
lavorano ad essi nel 'modo sopra descrìtto. - 

(a) Nel 18^ essa impiegava a68 persone. 

(3) La lana fina di Spagna vien adoperata nella fiibhrìca De-AIbertis 
specialmente per far berrette, tinte in cocciniglia, che vanno in Le- 
vante. £ lavorio antichissimo in Genova , sostenutosi • con esclusivo 
credito. Berrette di lana d'ogni colore si fanno nella altre Lbbrìche: 
se ne asporta all' estero più di 100 migliaia. 

Pei lanificj nel ducato di Genova vedi una Notizia ben pariicob- 
rizzata nel Calendario d^ RK. Stati an. i8a8. Questo n' è il sunto : 

Lavoranti nelle fabbriche, non comprese le filatrici N.^ 3888 

Pezze che fabbrìeano annualmente Panni fini 44 

mezzo fini 4^^ 

ordinari 3961 

Tricou 400 

Berrette alla turca — Numero di dozzin^e 17,000 

Feltrì num.^ di pezzi SgS 



285 
' Le maglie di cotone mettono in moto gran quantità di 
tela], dentro GenoVa. L' arido e sassoso letto della Polceverà 
è ricoperto presso a GornigKano di tele di cotone, stampate, 
stèse ad asciugare, che si dipingono nella fabbrica del . borgo 
vicino. 

I letti .c(i ferro inverniciati, da pochi anni a questa parte, 
son . divenuti* lavorio di molto riguardo. Genova ne fabbrica 
uno o due migliaja V anno , a norma delle richieste. N^ è 
vqrìo il prezzo, secondo la grandezza , gli ornati, le dorature. 
Sen fabbricarono per la casa del Bei di Tunisi dei valore di 
3 eoo lire ciascuno. I popoli che noi chiamiam Barbari, 
adottano le usanze giovevoli più facilmente degV inciviliti. 
Quante volte nelle terre inteme, il viandante al vedere quei 
vecchi e sterminati letti di legno sopraccarichi di pagliericci 
e di materassi, e tristo nido di molesti insetti, non sospira 
un semplice letto di ferro, ove tranquillamente dormire! (i) 

Le seggiole di ferro , recentemente immaginate , mal com- 
pensano colla loro solidità, V incomodo della lor pesantezza. 

Chi non conosce i. vermicelli di Genova, tenuti pei migliori 
d' Italia , e rinomati dovunque (a) ? Dugento cinquanta fab- 
briche ne ha la provincia di Genova che ne manda per mare 
a Costantinopoli, a Cipro, in Egitto, in Francia, in Inghil- 
terra, in Ispagna e nelle due Americhe, non che per terra 
nella Lombardia, nella Toscana, nella Svizzera, nella Ger- 
mania (3). 



(i) Due terzi de' letti di ferro fabbricati in Genova van fuori dello stalo. 

(a) « Vermicelli si dicono certe Bla di pasta fatta con fior di farina 
di grano, a somiglianza de' piccoli vermi e si mangiano cotte. » 

(3) All' universalità dello smercio non corrisgonde troppo la sua 
quantità; se egli è vero che questa non ascenda a più di 5 o 6[m. 
cuntara, apportanti un guadagno che non arriva a looim. lire. Av- 
verti però che in tutti questi computi di estrazione, non abbiam te- 
nuto né potuto tener conto di ciò che va nell' interno dello Stato. 
Ora, il Piemonte fa grauti consumo delle paste di Genova. 



186 

1/ arte 4el confettiere '6arii$ee kn Ceaova da antkbittinio 
tein^'; ie nOD'son molti anni che quasi tutti i {aibbricatori 
di confetti fini nelle varie città dell' Italia erano Genovesi I 
principali prodotti di quest' arte che trapassano ali* estero^ 
sono le frutte candite, e tra queste principalmente i cedrati, 
gliiaranoini dellaf China, le mandorle. L'Olandaè il paes^ che 
ricava più confettare da Genova, e le sparge pél Morte' (i). 

L' oreficeria in Genova non ha di notabile che i lavori ài 
filigrana , he* iquab questi ocafi sono valentisidnii da tempo 
antico. (a). Per questi lavori di cui le domie del popolo e 
del tontado s'adornano vagamente a dovizia, le ricche Joro 
botteghe fermano la sguardo delle viaggiatrici straniere, e 
partiflolarmenle delle- Inglesi M:he sogliono fame acquisto. 
Quanto a' lavori di cittadinesco lusso , essi pagano tributo a 
Parigi ed a Ginevra. I pochi oggetti di oreficeria che si tra- 



(f) Anche r arie del coofeltiere darebbe materia ad un* istoria, 
dulia ^uale li scorgerebbe che i gusti sqoo più diversi ancor d«' co- 
stumi.. Per non uscir dell' Italia , diremo che le città classiche per le 
confezioni sono Genova, Napoli e Torino : cioè Napoli. per le eoo- 
fetture di particolare maniera, condite colle spezierì.e, e Torino pei 
confetti elegautissìmi , di mille forme e colori e di gentilissimi sa- 
pori., air uttu di Parigi. Le frutta candite di Genova non hanno al 
mondo rivali. In Milano V atte dell' offellaio regge ad ogni paragone, 
ma quella del confettiere è quasi bambina o negletta. I confetti fini 
che in quella lautissima capitale si mangiano, vi passano quasi tulli 
da Torino o da Genova, a malgrado degli impedimenti. 

Immenso è il consumo che si fa di confetture nella Liguria. Quaolo 
all' estrazione per 1' estero , si valuta che questa possa ascendere aii 
8ooim. lire. In questa produzione industriale, la materia prima è in 
parie nazionale , cioè le frutta j ed in parte presa dall' estero , cioè lo 
zucchero/ eh' eccede di gran lunga l'altra in valore. Per agerolare l' 
manifattura de' coufetli in quanto che sono articolo di esportazione, 
il governo restituisce pei confetti asportati il dazio pagato all' uscir di 
Portofrauco per quella quantità di zucchero eh' essi contengono , e 
eh' è determinata con . un regolamento di proporzione. 
(•2) Vedi la Pratica della Mercatura di Balducci Pegololti. 



q»Qitai|o all' Avana e nell' Auierka inecidioiiale-^ noo forran- 
^aoo ]a vallila. 4i ioo|iii. lire. 

. L' af^. dell'ebanista conserva in Genova V antico suo lur 
$^,{{j, Cosi piare quella di lavorare i fiori arléfatU, che or 
si fanao anche in pinme; e l'altra di fabbricar le Scatole da 
tabacco, le tane da caffè, ecc., in legno leggiero e -iQtlile, 
al quale danno ona Teri|ÌGe di color nero lucidissimo, ov- 
vero di rosso carico, marezzato di nero. 

Il lavorio de' coralli, antichissimo in Genova, soffire le vi- 
cende dell'instabile moda (2). Le fabbriche di guanti, da 
gran tempo note, si van migliorando, merce delle macchine, 
e sono prosperevoli (3). 

La costruzione navale per servilo della marina mercan- 
tile, si nazionale che estera, è argcunénla gravissimo, perché 
ne|^^ anni eh' é nollo operosa , essa impiega ti -capitale di un 
milione, di lire, e la miglior parte de' materiali provìen dallo 
Stato (4)« Ma essa dipende del tutto dai bisogni del com* 
meróo marittimo 9 dalle dimamfa dello straniero. 



(i) Quella fra lotte le arti meecaniche io cui hanno forte ì Ge- 
novesi laUo miglior riuscita , è il lavorio d'ebano. Essi fanno in questo 
genere cose molto delicate e solide; ed ancorché non siano perloppiù 
che buoni imitatori, mostrano tuttavia moitissioio gusto. » Gaianti^ 
Descrvt. dello Siato di Genova y nel 179S. 

(a) Vedi nel Viagcìo l'articolo Pesca d^ Coralli. 

(3) Esse adoperano annualmente circa 5oo|m. pelli di agnelli , ca- 
pretti, ecc. Quelle che conciano le cuoja per calzamcnto adoperano 
«la 100 a i5o|m. pelli di bufolo e di bue. 

(4) Il Icgoaine da costruzione è tratto dal Piemonte , da Savona, da 
^Ibeoga. ( La magnifica foresta di Loppega eh' e alle fonti del Ta- 
xi aro, potrebbe esser recata ad utile mercè di una alrada. Essa sten- 
<leid per 1800 ettari , e contiene circa 3oo|m. larici. ) Il ferramento 
•viea dalle fucine della Liguria settentrionale. Genova somministra il 
ca«me,le viti, )c carrucole. Varasse, Sectria ponente e S. Pier d'Arena 
^LuiBO il cordame, Savona provvede in parte le vele. 



t»B8 

Queste sono, per quanto eie avviso, le principali arti che 
modificano nella provincia di Genova le -materie pittne. A 
specificarle tutte, ci mancbereU>e la spazio. Non è però da 
passarsi in sileflzio la bella e copiósa fonderìa. in caratteri da 
fctampà di Antonio Poattieoier ,' che provvede molte tipo- 
grafie in varie parti d' Italia, e la sua litografia die setepn 
jHÙ si va condocefido a perfetione. 



Provincia di Chiavari, 



Chi scendendo per la «bina -orientale del pittoresco monte 
della Ruta arriva a Rapdlo o scorre il* vicino borgo di Santa 
Margherita, uno de' più dilettoci luoghi della gèmina Riviera, 
rimane piacevolmente ammirato al vedere tlitte le donne 
dalla tenera alla provetta età sedere lungo k vie suMe soglie 



Per un baatimento della porlaU di mille mine questa all' incirca è 
la spesa : 

Legname L. SooÒ 

Ferramento i^ooo 

Manifattura looo 

Calafato 600 

£ cosi quasi in ragione proporcionale diretta la spesa per quelli di 
maggior portata. A costruire un bastimento di mille mine si spendono 
quattro mesi coli' opera di 12 maestri, e 9 mesi con 3o maestri p«r 
una nave di 4(m. mine. I maestri hanno lire a. 5o di giornaliera mer- 
cede. 1 principali cantieri «ono a Veltri ^ Prà, Sestri a ponente^ Sori, 
Recco. , . . 

La fabbricazione de' legni mercantili che prendono, secondo ia 
portata e fórma loro, i nomi di Brigantini, Bori,- Bombarde, Bilsncelie, 
ecc. sì fa pure in altre spiagge della Liguria. Abbiamo già cicerdito 
Varaeze,. luogo di viris^ma costruzione. Ai fabbricatoli di Alassio, 
Laigueglia^ Loano, Chiavari, ecc., non mancano cUc le commissiopi- 



!i89 
<!ene proprie case, intente al gentile layoto de' merletti di filo. 

La materia priina vien dalle Fiandre , e non eccede il valore 

di 5\m, lire; il quale yién recato a ioo[m., mediante cpiel 

llivorlo ; cioè venti volte aumentato. L' uso delle trìne fatte 

di finissimo cotone o di seta , ha invilito i prezzi de' merletti 

di Rapallo. 

A Rapallo succede Zoajgli , comune riguardevole per la fab<* 
bricazione de' velluti di seta nelle casucce de' contadini , che 
sono agricoltori ad un tempo e manifattori come s' è accen- 
nato di sopra (i). * 

I registri del principale fabbricatore di seggiole in Chiavari, 
ridondano di commissioni ricevute per ordine di sovrani, di 
principi, di lórdi; cotanto' è salita in credito la fattura di 
quelle seggiole di recente invenzione,' che ottennero le lodi 
del sommo Canova. * Leggierissime e sode , semplici ed eie- 
^anfti, lucide e perfettamente, commesse, le seggiole di Cbia- 
vari sono' ormai una suppellettile di moda nel gran mondo 
enropeo. -• 

Tutti gli arnesi di casa vengono egregiamente fabbricati 
in Chiavari , e danno materia ad asportazioni. Questi progressi 
delle arti, nuovi in quel paese ^ sono il fruttò degl'incorag- 
giamenti dati dalla Società Economica. 

Le telerie di lino, massima produzione industriale della pro- 
vincia di Chiavari, n'eran già la ricchezza. A filare i lini , im- 
biancarli, prepararli j a tesserle tele e bianchirle, adopera vasi grao 
parte della popolazione, e con largo profitto. L'introduzione 
in commercio di altre tele di lino che trovano compratori 
pel loro bassissimo prezzo , benché di durata molto minore, 
l'uso ormai generale delle tele di cotone , e soprattutto i gravi 
dazj imposti sopra la merce ne' paesi stranièì*i ove trovava 
più spaccio , han percosso ne^e vitali sue parti questa popo- 

(0 Altri teìàj pei velluti di seta sono in Chiavari, si questi che 
quelli di Zoagli per conto de' negozianti di Genova. Ne' comuni di 
Favate e di Lorsica lavoravasi allre volte assai a yar) tessuti di seta : 
«ra manca, non la volontà, ma la commisiionc del lavoro. 

111. 19 



ago 

Uxe maoifattiira. Ei^ ^ tuttoii^a impìegot a aoiop tesùtori, fd 
a più migUaìa di ^li^ìci, si in quelfn provincia che nelle 
vicine. Il meglio a4 pj^rvafs^ è c^ pè U^yoraiAi i^ l^Tiura* 
trV?i nof^ $óì\i^ Tl^4mati e ^qf|e iiiiprijioii|a^ i^ vfist^ fabbri- 
che ed ocpMpa^i ^ q^e<l' p|i|en^ m>^« I fOi^U|4ÌQÌ h^mioi^ i tela j 
nelle lor case del monte e del poggio. Essi e le donne loro 
spendonp n^ljia^ (abtiriirai^De de^le tele i]| tenipo cb^ Vo 
«ppi:avanzfl da^e faspp^triì frUcb^. Afcoppm^ ftello ^tew 
ipd.'^vid.uo V i^^t^^^n^^ W^<^^ ^ Vi .m^nì^ttr^re ^ i} più Me- 
vole ma il più difficile scopo delF economia poli^^^ (i). 

In4M$triosissiq[ii in, sfìu^m^ e j(ni^lii^im^ ^9^9 gl^ aintatorì 
della piavinc^L d^ {^^ìSLsari. '^ìS^ìq ciò pf^^ò. noi| )^sU ad 
arricc^idi. AnvMBuccIvat^ ^P^ V" i^ngusto e ppvero suolo, 
essi repujtansj^ (oi^tu^a^i di troya)'^. un'onorata su^Vstenza col-», 
r assidilo impiego d\ tutt^ le forze loro. I^ modierop sistema 
de' da^j in E.uropa eh' escluda q^9^^ a&ltp di| un p{|e$ìje i pro- 
dotti ^ell'si^roiy é mor^tfei^o. per le contrade cl^ non bani^a 
un vasto campo di smercio , o che producono mercyi^ie i 
cui ^sito è ^4ppunto negli stranieri paesi (2), 



(1) Il ]ino, ossia la materia prtina, si trae dalla LomWrdia , ov- 
vero da' magas^zipi di Q^nova. Il aoo imporiQ. «nnao, qvaslitè ne- 
liia ^ è di lire 5oo,ooo , e si computa essere d' u%uii Boo;un« y io^j^to 
della man d'opera soopmato co^ euad^gn^o. 

È pure da ricordare la grandiosa • fabbrica di rosolj , «^\)ìlita in 
Chiavari dai signori- Baccicalupo , e destinata priftcipftlmente per le 
esarazioni di mare. 

(2) Le introduzioni della provincia di Ghì^Vafi si compoiigono di olj 
tifatiti, da Popoli e dal Levante ; di gr2)i^i|glÌQ tratte di^ qae' pae^^ dalla 
Romagna, e dalla Lombardia, di YÌni di Francia, e di Spagna, di lini 
cremonesi, e di , panni francasi, fian^poinghi , tedeschi. 

Le estrazioni sono composte dalle tele di lino e dai merletti per la 
Spagna, la Toscana, 1,' isole di Coi^sica e c^ Sijcilia , i^ ^eTaAte; di 
ardesie, coralli e rosolj p^r qiic' paesj;^, q di 9^ per la F^^n^ia e la 
)Lion^b:irdia. 

Tutto ciò forma 1,^ i;ela;)ioni iJ.ipUa pj^*ovip/cia ^oU'ej^lero: guanto 



291 



L» coB6gu|azioQe detta pratiocia della Spezia ( amminH 
strativameate delta di Levaate forse come mezzo termine per. 
noB offieadeve l'amor propvia de' Savzaaefti e non violare le 
l'^gi della geografia ) è si &^a oh- essa abitua i suoi popoli 
in tre diverse maqiere. LMoSueaia degli elementi topografici 
sì palesa apertamente sopra di loro. * 

U popolo segregato dal mare, il qual abita i dirupi onde le 
acque scendono nella Vara, fiumana che lungamente scorrendo a 
levante st versa nella Magra che impetuosa vien da meriggio, 
tìen veramente « del monte e del macigno. » É povero ^ su- 
cido , rofifzp ^ ^ produrre lilValpestre «uq suolq graqp, seg.a|e, 
patate, non molto vino, pochissimo olio. Non conosce altra 
manifattura che la fabbricazione di alcune grossolane tele di 
canapa, e di qualche panno contadinesco. Esso, nella buona 
stagioiie, trasmigra in parte e va ne' piani Lombardi ad at- 
tendere a' lavori de' campi , per riportare nell' autjui^nq \vl pa- 
tria i suoi pochi risparmi . 

Il popolo aderente al mare, il quale abita la spiaggia so- 
praggiudicata dà' monti e da' colli tra la Punta di Manara ed 
il Capo del Corvo, e gepieralmen^e svegliato d' ì^gj^gnp , e 
gppjilg 4i costami, Co^iva V W^PP» le pi^njtc ,di agrumi, e 
parlicolarmeate la vite. Grossi carichi di vino navigano a Ge- 
nova dalle Cinque Terre e dalla Spezia. L' industria agricola 
e la pesca assorbiscono tutte le fisiche sue facoltà \ perché il 
pescqso suo mar.e gli fornisce parte degli alimenti, e Porto- 
Yien^rf VÀye dia' pfo4pt|ti <)^1 wx^ , e ne ^pprta. La Spezia 
ba varie concie dà pelli, alcune fahbvidie di mas&erizie e 

all'interno )e prìi^ip^i ^^^ ÌQ^jrpdifzi,ODÌ ^9^ i ^rai^j, le d^rjMe co- 
loniali , il ferro , i cuoi ed altre mercanzie di varie sorta che trae d^ 
Genova. Le telerìe, gli olj, le ardesie e i conili sono i principali 
tuoi articoli di estrazione. 



seggiole ad uso di Pisa. Lerìci ha un cantiere di costnuione 
Diercantile-naTale, ed è animato da qualche commercio ma- 
rittimo. 

Il popolo che abita in sulla riva sinistra della Magra, ossia 
nella Luaìgiana, è mite , benaccostamato, e gik mostra di 
appartenere geograficamente alla Toscana. Eicoglie in abbon- 
danza i doni di Cerere, di Pomona e di Bacco, Non fabbrica 
che alcuni grossi tessuti di canapa, di lino, di lana per gli 
agricoltorì, e cappelli di paglia rotonda per le VBfjàe sue 
contadine, ed alcune masaerisie pei cittadini (i). 



(i) Sia o noB sia qui il luogo, ci giova qui porgere migliori rag- 
guagli intomo al ponte di Comigliano, di cai a! è parlato nel primo 
tomo di quest'opera. 

Sussisteva quel Ponte nel t^tt , e le rendite de* fondi depntati i 
mantenerlo, erano amministrati da uno o più p9ssidenti, eletti dai 
villeggianti in quel Comune. 

Per decreto del a3 dicembre i^Bg degli agenti della Repubblica di 
Genova, furono assegnati Luoghi loo delle compere di S. Giorgio 
all'Opera ossia fabbrica di detto Ponte, per ispendersi in rìparsziooe 
e manutenzione del medesimo. 

Il marchese Benedetto Gentile nel suo testamento del sto geamìo 
i55o fece a favore di detta Opera, un legato di lire ao,ooo di Genon 
da spendersi nella costruzione di quella parte di esso Ponte sili cai 
riparazione erasi già dato principio. 

Continuò l'amministrazione delle rendite del Ponte nelle mani della 
«osi detta Camperìa sino alla Rivoluzione del 1797. I capitali di tsst 
rendite ascendevano a lire a8o,ooo fuori banco, oltre ad unpoderetto 
fruttante annue lire 3oo fuori banco. 

Lungo sarebbe il p^rtìcolarizzare ciò che avvenne in quel proposito 
durante la Rivoluzione e dappoi. Basti 11 dire che al march. Msrcello 
Durazzo s'addice la lode ed il merito di aver salvato le rendite d'esso 
Ponte , le quali , a malgrado di fortissime spese accadute per essi di 
guerra , ed allargamenti e rinforzamenti , ascendono ora annualmente 
a circa lire nuove 9700. Ne sono amministratori i signori mirchesi 
Marcello Durazzo, Vincenzo Serra, Gerolamo Serra N. C. 



COMMERCIO. 

Tavola de' bastimenti entrati nel Parto di Genova 

ranno 1820 (i). 



Navi N.^ 49 

Vele quadre a due alberi , brik, polacche, ecc. 953. 

Tele latine, capaci del gran cabottag^o 954 

Gozzi e feluche 982 



Totale 2888 



293 



Bandiere 


m 




Luoghi 




da cui erano 


coperti. 




da cui venivano. 




Americana 




N.* 


IO 


America N.® 


33 


Austriaca 






55 


Baltico e mare delMord 


i5 


Danese 






'4 


Barbaria e Marocco 


32 


Francese 






271 


Corsica 


149 


Inglese 






146 


Francia' 


326 


Lucchese 






36 


Gibilterra 


3o 


di Monaco 






14 


Golfo Adriatico 


28 


Napolitana 






58 


Indie orientali 


3 


Olandese 






9 


Inghilterra 


7« 



N.» 6i3 



I 



N." 692 



(i) Non si reca questo Specchio se non se per dar qualche idea della 
qualità e quantità delle derrate introdotte nel porto di Genova; ma 
le cose dal i8ao in poi sono di molto cangiate. L'arrìyo delle navi 
dall'America è cresciuto oltre misura ; altri arrivi sono scemati d'assai. 
L'A. è dolente di non poter presentare un simile specchio per gli 
anni 18S0 - 3i - 3a - 33. — Pei nomi delle merci e derrate , si sono 
conservati quei d' uso nel porto di Genova. 









«7 

2 16 

9 
4o 

i63 

216 

■5i 

»9J 
833 

IL* 38W 




16 

4589 
5ii5 

5,788 

•49^ 
7.664 
t^ 

345.5 



Cedri 



«9? 



CaiiipcccM CB aitai 



Ferro caHtan 38.-:^ 

Giano 



Zé 






é é 



Ged wkmt ^^32 

i[)ìto mmt *-7'7 







3.1-0 



s.-;» 



>>^ 



io.?75 






5x1 
Si 



agB 




Garofani 


•porti 


Pepe 


balle 


Salsaparìglia 


fardi 




balle 


Tè 


cassette 


Vaniglia 


cassetta 


Lana 

• 


balle 


Lino 


balle 


Limoni 


casse 


Legname da costruzione 


carichi 


Legna e carbone 


carichi 


Manifatture 


fusti 


/ 


casse 




balle 


Droghe 


fusti 




casse 




balle 


Marmi 


carichi 


NancUni 


pezze 


Olio di oliva 


fusti 


01] diversi 


fusU 


Ossi balena 


fasci 


Pelo di Camello 


balle 


Piombo 


pani 


Pelli 


baUe 


Pistacchi 


fusti 


Pece catrame 


barili 


Rame 


cantara 


Aringhe 


fusti 


Acciughe salate 


barili 


Stok-fish, Baccalà 


cantara 


Formaggio 


cantara 


Tonno 


barili 


Tonnina 


barili 


Salacche 


barili 



2 

6,83 1 
i3i 

I 13 

363 
36 

3i5 
ia,755 

47 
5oi 

1,533 

6^959 
14,980 

a,i84 

a,527 

4,163 

46 

274>3oo 

1,535 

436 

5o 

l32 

I2,8a6 
5,i64 

2,066 
2,1 15 

74 

5,i3i 
61,260 
6,994 
7,235 
1,745 
1,181 



Sapone 
Seta 


casse 
balle 


Soda 


sacchi 


Somacco 


sacchi 


Scope 
Telerie 


numero 
colli 


Tabacco 


botti y rolli 


Terraglie 

• 

Yino ordinario 


ceste 
fusti 


Yino prezioso 
Spiriti ed essenze 
Zebibbo e frutta secche 


fusti 

fusti e stagnoni 

ceste e colli 


Zolfo 


cantara 



^97 

457 

684 

9,464 
3,819 

53,59 ( 

5,oo3 

«^j997 
2,854 

1,047 

11,171 

6,196 



Numero de' bastimenti mercantili liguri nelV anno i832. 



Da 1 


a 3 Tonnellate 


832 


Da 4 


a 3o 


1162 


Da 3t 


a 60 ^ 


169 


Da 6t 


a 1 00 ■ 


209 


Da 101 


a 200 


44^ 


Da 101 


al disopra 


2l5 



3029 

Numero della gente di mare inscritta 
alt ammiragliato nel i832. 



Naviganti 



Capitani di i.a classe 

id. di 2.a 
Padroni 
Marinaj 
Mozzi 



106 
i,5ii 
1,923 

17,586 
io,i8i 



3 1,307 



1 Maestri d'awkl i368 

Calafati 596 

Velieri e cank^ 68 

ao3a 

Due cagioni hanno pricci{iàÌ niente mntato V aspetto det^e 
importazioni nel porto di GéiiòVa sopra navi con fNiD<ìie)3 
bazionale o con bandiera estera, e sono: i.® il de(ci*etò di 
$. M. il re di Sardina del ^o dicembre i8i4 « còl quale 
fu stabilita ne' dazj la differedzà di un terzo di ìtiébò pei- li 
cereali, vini ed aUH liquóri clié legni nazionali tràs^rlassero 
da esteri paesi nei regj Stati , ad uso dell* ihtéfriia còbs^ìbà' 
zione; sottomettendo quelli tras|;)ortati da legni esteri alV io- 
tero pagamento della gabella:» a.® Il commercio diretto col- 
TAmerìca. 

Quanto alla prima scrive il Solari: « Se si vuol conoscere 
quali sieno stati per la prosperità della nostra navigazione 
gli effetti della legge del 1824 sulla differenza delle bandiere, 
basta rammentare che neir anno 182S fra 4^4 bastimenti 
entrati carichi di grano nel nostro porto , vB ìie furono ap- 
pena i^i nazionali; che nel 1825 invece sbalcarono a 4^^) 
nel 1827 a 536, e quindi si manlentfero fra i 3ooe i 4^0, 
mentre dal 1827 fino al 1882 inclusivo, gli esteri non pas- 
sarono mai il numero di 20 , e nel 1826 erano già ridotti 
a 43. » 

Deir utilità di proleggere con la differenza delle imposi^ 
zioni il naviglio mercantile sardo ^ Memoria deW avvocato 
Domenico Solari. — Da (questa Memoria' son tratte le due 
precedenti tabelle. 



/■ 



t»99 
MONETE , PESI £ MISURE. 

la moneta in corso negli Siati dèi ré di Sardegna è de^ 
ciihàìe , e la lira nuora è pari del tutto al jfrànco ; onde tanto 
vai dire pezzo dà ao frànclii , quante doppia da 20 lire nuove 
di Piemonte (i). 

Ciò non toglie che nel Genovesato l'uso comune non con* 
tinui a mercanteggiare in lire antiche di Genova riducendole 
poi a lire nuove ossia a franchi ne' contratti autentici: 100 
di quelle sono pari a 82 di queste ; 1' antica doppia di Ge- 
nova in oro dà 96, Vale in tàriSk ^g| lik^e nuoVé, è V antico 
scudo in argento da lite 8, Vàie 6. 5l ^^ 

TARIFVi IÌBÌLÈ ttÓNETE. 

MoHèté àuós^è decimati ^èttg Stato. 



• 

Oro Pezzo da li. 


Peso decimale. } 


^aloi 


iòò 


32 258o 


100 


Id. da » 


80 


25 8064 


60 


Id. da » 


So 


16 1290 


5o 


Id. da » 


40 


12 9082 


40 


Id. da » 


20 


6 45i6 


20 


id. da » 


iO 


3 i2<iS8 


iv 


gento Scudo nuovo 


da 11. 5 


25 » 


5 


Monete antiche. 








Milligr.^ 




Oro Doppia di Savaja 


9 "6 


18 


Quadruplo di Genova 


25 2l4 


39 



45 



(1^ ^ì éìce lira iiuovk eli F^èmonle, pereti^ U tiVa ahtìc^ di lt>ie' 



3oo 

» 

Quanto alle misure ed ai pesi ogni provincia , ogni distretto, 
e quasi ogni comune nella Liguria segue il proprio suo stile. 
Per darne piena contezza converrebbe far un libro. Bla, con- 
siderato che le misure ed i pesi di Genova sono lo stile più 
in uso e di gran lunga più importante ; staremo contenti a 
recar la seguente 



Tavola delle Misure e dei Pssi di Genova j 
colla riduzione loro in misure decimali. 



DI LmXGHEZZA 

miglio ordinario composto di 6000 palmi. Metri 1^89. 
// palmo dividesi in 1% oncie^ V oncia in dodld punii* 

DI SUPBILFICIB 

f 

Cannella quadr. di i44p^o^ì quadrali. Metri quadr. 8,862. 

ÀGEABIB 

Cannella quadrata di i44 palmi quadriti. Are 0,089. 



DI SOLmiTA* O CUBI 

Cannella cuba di 1728 palmi cubi. Metri cubi 26,3827. 



PER LSGHA B CALCDIA 

Peso di 5 cantara per legna da ardere. Stara o^^g. 
Moggio di 96 palmi cubi per la calcina 1,466. 

Ìai calcina si vende coniunemente a peso^ computando il 
moggio per 96 rubbi. 



3oi 



> 



DI CAPACITA FEI LIQUIDI 



llezzarola di vino di due barili. Litri iSg^ooo. 

Barile d'olio di 128 quarteroni. 65,48o. 

n barile di vino j eh* equivale a 79,5oo litri ^ si divide in 
a mezzi barili; il mezzo barile si divide in 4$ Amole , fa- 
mola in 4 quarti. Il quarterone si divide in sei misurette, la 
misuretta in 3 oncie. Si vende pure il vino e V olio a peso, 
computando la mezzarola per 20 rubbij e il barile d! olio 
per 7 rubbi 17 libbre. L'uso del peso è generalmente il più 
praticato nelle Riviere, 



DI capacita' pei GAAin 



Mina di frumento di 4 s^ra o quartini. Decalitri 1 1,457. 
Xo stafo si divide in a quarte, la quarta in 12 gombette. 
Si vende pure il frumento a peso computando la mina per 
a cantari o 13 rubbi. 



PESI 



Cantaro di 6 rubbi pe»o grosso. Grammi 476499600. 

Rubbo di a5 libbre idem. 7941,600. 

Rubbo di a5 libbre peso sottile 7918,750. 

La libbra si divide in la oncie. Fonda ino quarti. Il peso 
sottile non è in uso che per gli Speziali, Droghieri, Orefici, 
e Mercanti di seta. V oncia nel peso sottik si divide in a4 
denari. 



JWE DIL TOMO TERZO BD ULTIMO. 



3o4 

Lettera cix. Gita Me cave di Ardesia ^ detta 

Pietra di Lavagna» pag. 96 

ex. Lavagna. io5 

CXI. Da Lavagna alla Spezia per terra, i og| 

cxii. Da Sestri alla Spezia per mare. 1 1^ 
cxiii. Idea generale del golfo detta 

Spezia. i3jÌ 
cxiy. Persio del golfo . della Spezia - 

Parte prima. i3^ 
cv. Periplo del golfo detta Spezia - 

Parte seconda. ilj^ 

cxyi. La Spezia. 16^' 

ex VII. Dintorni della Spezia. i6|,, 

cxYUi. Dalla Spezia a Sarzana. i'^\^ 

cxix. Sarzana. i-jj^ 

cxx. Sarzanello e il Cavaggino. 18SL 

cxxi ed ultima. Luni. 1 8fr 

Appendice. i 

Avvertimento^ 20 

Topografia. 2 

Geologia. 2 

Popolazione. 21 

Sunto di statistica medica. 2Ì 
Migrazioni Liguri j considerate specialmente 

col sussidio dell Istoria. 233 

Storia naturale. 388 

Agricoltura, 263 

Arti e mestieri. 279 

Commercio. 293 

Monete , pesi e misure. 3oo 



n 




L