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Sflmo f«rM.
8
sotto dì se il «burrone in cui mugge il torrente di
GdTdssòlb. Le grandi mass^ delle circosiaoti mon*
tagne'non fsminuis^cono punto il signoreggerole a-
spetto di quest'opera^ le cui dimensioni sono al*
r avvenante della colossale natura che le circonda.
Se potessi unircene il disegno^ forse non esitereste
a paragonar ijuesto ponte colle famose costruzioni
de' Romani^ benché fossero gli acquidotti^ al dir di
Dionigi di Aficamasso y una delle tre cose in cm
la màgtiificenza di que' signori del mondo più sin-
golarmente spiccava (i).
(i) II piede romano, secondo ti modello Capitolino, è dì io pollici,
IO linee, 6 punti, misura di Francia, piede del re.
..ili palmo ai Géttota,. secondo l'Eacicloptdift, è di 9 pollici, g lìnee,
m^f^ soddettav
. . L' acquidotto deli' Acqua Marcia ha 70 piedi romani d' altezza.
QtiVlló deirAcqna Claudia e 1' altro di Herone ira hanno 7». L'scqoi*
dotto di Sègoirù be ha ioa«
Polendo- -che -questi ragguagli , tratti dall*Enciclopedia e dal Milizia ,
sieno esatti, ne risulta che V acquidotto di Genova al ponte di Ca^
•tasvèlo ^«irairi alàieno in altezza al più allo ««qoidotto romano. Non»
dimeno i Romani Y avrebbero fabbricato a più ordini di arcate ) pcf
Ij^more.che la grande elevazione di una sola arcata nonne facesse mea
s<&idà' la constr azione. Spetta agli architetti il defsidere se g)2 enormi
tj^tfastti; in ipielcB^. del .ponte di Cavassoio non si^o quèsi.^uali in so-^
]idità s^lep^^ere. antiche. Quat)to alla bellezza propria a tal genere dì
fabbriche, c.hi può argomentarsi di contendere là- corona agli sBiichi?'
O'
V-
ì\
Lettera XCVII.
Gita aW Antola.
Sorge il monte Antda tra le fonti della Trebbia
e delk' Seri via ^ e ne divide le valli. Il suo vertice
sì leva 1 585- metri sopra il livello del mare^ ed è
quindi il più eminente dèlia gìogaja Kga^tica^^ dal
Moogioja che domina le scaturìgini del Tanaro^ ;^ino
al monte Penna che guarda 1' urna della Nm^a e
del Geno cadente nel Taro. Le sue diramazioni
si prolungano a Bobbio. Tutto il suo dorso è ce-
lebre fra i botanici per la bèlla ricolta che vi fanno
di fiori dalP aprile alla metà di luglio^ tempo in
cui segate vengono le sue erbe fragranti. Il breve
racconto del mio peregrinàggio all' Antola non può
quindi riuscirvi discaro.
Talvolta avviene che mentre arido è il letto del
■
BisagDO^ anzi tutto velato di tele che le donne vi
stendono ad imbiancare od asciugare , s' odano voce
di terrore e di salutare avviso in lontano. Le quali^
ripetute sòHecitamente da chi le ascolta e prolun-
gate dall' eco^ fan risuonare tutta T alta valle del
Bisagno ne' flessuosi suoi giri^ e portano lo sbigot-
timento sino sui securi colli all' agricoltore che
trema per la moglie scesa al basso e pe' figliuoletti
eh' ella ha con seco. Annunziano quelle voci • che il
fiume vieti già. Un improvviso disfarsi di nuvole
in sulle superiori montagne dà nascenzpi a queste
13
frapposto alle scarne rapi che ì^ accigliano ad
occidente. ...
S' adergono sopra Torri^^ìa i rovinosi ma' fieri*
àyanzi del castello cbe in de' Fieschi e poscia dei
Doria. Me stanno in piedi tuttora i bastioni ccrcon-
danti la rocca* La costnittura n'era forte e rozza
come gli uomini de' tempi di mezzo. Ma si dispicca
da loro^ come un ceótnrione romano^ una '«torre
Àbbricata di mattoni con molt^ cemento 'is^futta
rivestita di pietre diiigentemènte fiquadrtljbS;.'' <Le
maniche dimpinardno la rocca feodale^ dbbero in
rispetto questa torre forse dell- tA òonsblaM «e
dalla quale è fama prendesse ndme la tén^;^'-
La chiesft parrocchiale di Torriglia ; il' snò cam^
panile posato àopra.un aroo> il recinto 4^tt ^à«
drata piazza, i secolari lecci che le fiinno ombria^
<)ompongono una romantica scetoa. Gli sfondi a guisa
di cappelle nel muro in temo di cinta ^ servono a
raccogliere j. dóni che i' contadini portano alta
chiesa y a norma degli anliohissimi usi. Questi offe-
risce un fascio di legne , quegli un cacio^ un agnello^
un capretto. Le donne arrecano in .tributo i lavori
delle lor mani, e si spogliano taldtta de' loro orna- *
menti. Pare che dicano a Iddio
— — Assistez-nous\ - ;
Acc^ptez les présens peu dignes
Qù!hwnblement nous wnons offrir à s/os -genoux f
Bériissez nos champs et nos- mgnes (i).
{\) La Fave^ trad. di Tibullo i.a Ekg*
i3
Bope . i . àm'mì ufli<^ , tutti ^que- dmn tengono pffiti
successivamente all'iocantoL I compratori mal non
mancano'/ iracandosi ognuno a dovere ..di' fare ^ se*
còndo le* sue facoltà^ alcuno' di quiegU acrjuisti.
Il prodotto . deUa vendita va in. kenefifsio- della
chiesa '(:i). •
Le boi^higiaDe e le' agiate contadine. di TorrtgUa
gioiscono a liuon diritto nome di fresca avvenenza.
' La scioltezza de' lor modi tien più della città che
de' mqpti. Le villanelle di Bavastri , intervenute alla
festa ^ con le vezzose lor forme e la dilicata lor
carnagione facean comparir più aspra la rozzezza
de' loro amanti o mariti (a).
In questi luoghi al rìpwo delia feudale impunità
si ricovràvano-gli: sbandeggiati d' altri paesi. B con-
trabbando si conducea - dietro il treno di tutti i
vizj*. Al '^coltèllo era a£Bidala la vendetta della più
lieve oiflésa^ e lo sfogo della gdosia. anche più ca-*
priceiosa. .Qaal manviglia che inferocissero gli a-
nimil (3)
Le leggi severamente ora tengono a freno ì de-
litti. Mansueta è nello stato di calma V indole degli
abitatóri ; ma èssi giacciono sepolti nell' ignoranza.
(i) Ho notato qaeit' oso perchè generale negli Apennini liguri a
traiaontana.'
(9) PifpolasUcne^ — Torrìglia — 4i<^ "
(3) Salb- strada «he mena a Tortiglia, .tì additaiio il marp di una casa
disfatta per ordine del tribonale. - In espa un! fratello ammazzò un fra-
tdloy e diveltogli li fegato ^ mangiosselo arrostito in sulle brace. Hàr-
reieo r^rent* • v-
14
X}ù papolo di «nontaniiri^ .itob^ii>db nscinbili^l idi
(animo intrepido, avveezi; b- ocn oueairer.fsteàii'' fe^
riler' periooli, tovha in un snbieo'Jilf'jnriticadGnrofiia,
sé ce^a il: tmor'>deHa fQuce^ ^:'d'llopo^bhe!Jl'*m-
!file^amelltO!'flfé tempri ed ingentilisci» i cEMtunè (i).
Come la notte ebbe oltrepassato dt'^niì'.'anB/la
metà del buo oorsoy ti mett»nmi»kÌ!yULjteri aQi|ai-
stare la tetta dell' ÀotoU tu tèmpii^ <ia veéeci di
♦ r
' ••. •■., •:: r:
a n ministro maggior delia màun vt
:<
levarsi^ come è il giudieio idjBgit ocòht^' fiiW'^ diil-
V onde marine. Gitanti padeslreiilii^nfeè ad m balzo
eminente assai , xofi pnlre :SB£aierè, a (iqntl. veloce ^
ci Armammo a ieepiretre <e guondaré^ Biaìm' nt>n
aveva ancora ceduto à flebo tLjreaiiiL^tdel eieliié II
-poetico 8uo>>ra^^ . ililbkinacifa; t cahén^jii: ìAé gioghi
sotto i nestvi piedi; '£ ritt agiBvdo: eUrepasfiMidoli
■ '■»'.<
(i) Trascrivo quasi, letteralmente le parole di un 'JiUigislràto del
paese. Ed egli d^glrtigèrannl t ^ fìisir Cgìlwiin^ di Mtttfro ^ prÀ^n il
andarne a lavorare ne' piani della Lombardia, donde riportaoo le febbri
delle risaje ed uno scarso profitto. Abbondando d'acque e di ' soleggiate
falde, essi traggono da Genova le frutta e gli ortaggi. Instruzione e
c-oiiiin«r€tO) eopo oiòdi cb'eidifieltaaé^fufsti mónkKO^vi, Do» ttruda car-
reggiabile da Genova a Piacenza per Torrìglia sarebbe d' iottflMMbUe
alililà. La freschezza di cur qui* ìa -godìi iàctite, il^ ^pJUtorMQA aspetto
di questa vallea lii< ^isofiéta foaidistaaiaidfijiMC^cliat^.iiiOtfiiildihero per
avventura coi.iirol|^i}'dèli tenpo tim. •liiogo;<di:'KilkfgiaUifa<feilm pei
ricchi cittadim. ilar f inesonAik «traftcgU vÙBto'cb^tf^li^iiiili^ i ribolli
accessi ai monti che'b' attergano a Genova. »
k .) • > t
i5
tiftti^ errava sopra lontane pianure 'in fondo alle
cpiali sorgeva un recinto che non ben tlistìnguevàsì
se fermato . dalle nobi o dair alpi. H firmamento
mostravÉsi sparso di nuvolette, ma pure sereno.
Se non che sul nostro capo adunarsi parea la
tempesta. . .
Proseguimmo a saiire, e T aurora intanto appa-
riva. Ma non già
« Con la frónte di rosa e coi pie d oro
Spargendo i fior raccolti in paradiso. »
Era un* aurora preceduta da gagliardo e* fred-
dissimo vento 9 ed accompagnata d£| nebbia traiida
e densa.
Così ci. conducemmo alla cima suprema del-
l' Antola. In su tjuelF ajpice era una specie di pira-
mide fiftta con saést saldamente rattenuti da pali.
La fecero innalzare i regj ufficiali del Genio, men-
tre attendevano ai lavori delle misurazioni. Ci ran^-
nicchiammo intorno a questa piramide dat lato
contrario al vento. Ma benché fesse la mattina del
dì i6 agosto, si pungente era H-fiiéddo lassù che
le nostre mani intirizzite ne' guanti mal valevano à
rompere it pabe della colezione.
Fra tanto 9' sole veniva acquistando forza ed
altezza; ma 3 venta sempre più imperversando por-
tava ^ levante e cacciava dinàna^i a se con indictbil
iiirià grossi^stmt volumi di nebbia, isimiglianti a moo-
l'i
Ih» popolo <ft BMitHHKi^ Dobssd di watmlui,
■nbrM ifit rf i J o, avvezzi a ihm ^cneaaer^atvat
rito jNruwli, toma in va subito «tt'antìcaii
un ASm il timor 'delta «cure. £ d'aopo -kV
iHiifn»ttima» nt tempri ed ingentilìBch i «Motti
Comn It notte ebbe oltrepassato di ' n^
tttHlA d«l iiuo cono, ci aietteiiun«in;TUi'pei
Htiirfr la retta dell' Antola «i tcmpa> 4» v« *
liiflHUitO i . :
Il 21 miniitro maggior dalia nàkum
Invaiti, ootno ò il (jiudìciD idogU ociéi^i!
V nn(l« marina. GikMti f^sIrenAiBoi* ad «
mntiieiUe atsoi, ma |inro itoferiere »^fm9^-^
il ftrmnmmo a r«8pérai<e « gnardaroj 1
AVRVa aiiMra cadano « Febo ireoiià:!-^ ^
pnotioQ fuo {"ag^ ìBÉafciiiMa. oatilin*^-.^
Mita ì iVMUì piatii. £ io I
^l'' Ti-»»»»!»* t»!"», I»tt«f«li»c«lt k firole Ai «■, ^^
i6
Uigue messe ia foga da altre moatagae. Lo sph^ko
delle burrasche cavalcava sugli aerei Ipr fianchi.
Ma il vento che recava e spingeva quelle nebbie^
per la sua furia istessa tratto tratto ne squarciava
il velame. Qual favella pu^ pingere il «portento della
scena che in que' fuggitivi istanti ai nostri sguardi
si palesava! Le nevi delle Alpi colorate in rosa dal
sole nascente^ ci mostravano gran parte di quel
naturale schermo d' Italia. Le pianure della Lom-
bardia ci si svelavano . innanzi , ed un pensiero di
affetto volava verso Milano ove dicono che dal-
r Antola giunga lo sguardo^ ajutato da buon tele-
scopio. Anche a nordeste sovente apparivano le
icresite de' iponti d' Aveto ed altri gioghi dell' Apen-
nino sino alle Alpi apuane. Discemevasi a sudo-
3re$te la linea delle mura di Genova salir serpeg-
giante pei cqUì^ ^ piì^ oltre il. m^re rilucere sia
verso la grotta di. Noli. Ma UQn disgombrossi mai
l'orizzonte ad austro per allietarci cqI ^prospetto
della Corsica, che da quell'altezza sì manifesta
evidente a teinpo serena*
In quel mezzo un fenongteiiio^ né da' miei compagni
:nè da me mai veduto 4> . letta, venne a colmarci
r animo di maraviglia. Il Vf^utp s' era .d^to . a sospi-
gner le nebbie all' ingiù, e se tal volta avevamo
tutta sgombra la scena a settentrioTO , tal altra ni-
tido era il cielo ad oriente • ed a settentrione ci si
stendeva di sotto un mare di nebbia. In uno di
.questi tratti mentre dinanzi a noi, ma quindici o
'7
Tenti metri pia in basso ^ tutta ia un nebbioso
caos ravTolta parea la natura^ ed> al nostro tergo
il sola quasi Ubero sfolgoreggiava/ ecco improvvi-
samente sulla densa soprafiaooia della nebbia com-
parire dipiota una piralnide circondata da un lu-
minoso cerchio splendente di tutti i colori del-
r arcobaleno. Intorno alla dipinta piramide si scor-
gevano alcuni uomini muoversi e gesticolare.
Ceu levi in speculo solet apparare figura.
VlEG,
Appena potevamo. prestar fede ai nostri sensi per
lo stupore di sì nuova apparizione.
Voi potete di. leggieri argomentarne le nattirali
cause. La quasi palpabile superficie della nebbia
ribatteva indietro i raggi del sole^ in cambio di
dar loro passaggio. Quindi essa formava un miraglio
in cui dipingevasi l' immagine della piramide e di
noi che a questa davamo le spalle. Ed i raggi del
sole rifrangendosi diagonalmente nella piramide che
ne intercettava il corso ^ prodocevàno sopra la nebbia
quel luminoso circolo avvivato dai colori dell' iride,
Qmndi nasceva lo strano fenomeno /prodotto dalla
riflessione e dalla refrazione ad un tempo me-
desimo.
Gli abitatori deli' estrema Calabria conoscono un
fenomeno ottico che tiene affinità col narratovi. Essi
veggono al. levarsi del sole dipinte ne' vapori del-
l' aere le piagge e le castella dell' opposta Sicilia.
III. . 2
i8
£ questo fenomeno eh' essi chiamano Fata Mot-*
gana^ ha dato orìgine a strane superstizioni nei
paesi ove prima non era stato veduto.
Il colmo deir Antola tien molta somiglianza con
quello della Falterona^ da' cui fianchi nascono l'Amo
ed il Tevere^ come da questo la Scrivia e la Treb-
bia. Il giogo è gentilmente declive^ e tutto sparso
di poggi inferiori al cucuzzolo. Una folta ed odo^
rata erbetta ammanta tutto quel giogo, ed inter-
rotto è il prato da graziose macchie di faggi. Nelle
alte valli pascolano gregge ed armenti. Molti vil-
laggi siedono in sulle balze minori ; tra' quali è no-
tevole quel di Propata che all'intorno ha dovizia
di coltivati poderi (i). Raccontano quei del paese
che nella primavera abbondano in sulla vetta del-
l' Antola le serpi e le vipere. Ma sopravvengono a
stormi con querulo strido le grue, che in quella
stagione
<( Tornando alle fredde alpi,
Scriwn per t aere liquido e tranquillo
La biforcata lettera de Greci » (a).
Esse a piombo si calano, sulle piagge del monte ^
mescono le orride battaglie, e deli' anguigena gio*
ventù fanno illagrimato sterminio.
(i) Popótazione -^ Propata — i3oa.
(a^ jRucgllaij le Api,
Lettera XGVIII.
^9
Gaffi Jt Albaro — San Fruttuoso — Madonna
del Monte.
È la pximaTera ;^ ed il sole piega al tramonto.
Andiamo Terso i edili d' Albaro. Mirate quante gio-
vanette ne ritornano con le mani piene di odoros-
sissimt fiorii In ogni villa ve n' offriranno ben con-
testi mazzetti. -*- Nell'autunno ciascun angolo della
coUioa xiiiocca di villeggiantt. Ve li trae
<( //' mura leggiera sotto azzurro cielo. ^
Ed eziandio gli arder della state vi son temprati
da venticeUi soavi»
(( — In grembo al sì famoso Albaro
Brignole ne trapassi i dì gelati
Or che piìt ferve il gran leon Neinéo.
Ivi son folte de palagi altieri
Le regie motij e <f odorate selve
' Spargesì intorno dUettevol ombra
Di Driadi festose amato albergo.
Ed indi scorgi ne' Nettunii campi
Moper leggiadramente i pie d argento
Ninfe compagne dell instabil Dori,
Oh per { animo tuo sian fette eterne
SI care viste ! « ( i ).
(i) Chiabrera.
20
Se non che la mokitudine delle ville , latte ri-
cinte d' alte mura che contendono ogni varco allo
sguardo, non lascia quasi luogo ai campestri pas-
seggi tra le siepi vive^
(( M monte y al prato e sult erboso margine •
Di fonti e di ruscelli^ al lieto al placido
Mormorar à! acque e* susurrar degli albeti; . »
^ • -1
passeggi si cari alla dolce malinconia e di- amore.
Da lungi ^ la collina d' Àlbaro «ppaiisce il HèeSXt
dorso di un monte *che spiccandosi - da moìid più
alti si stenda a metter piede nel mare. Ma da presso
la scorgete composta di più coUi; db-e^ ne' loro in*
tervalli danno spazio, a^piacevolisttme vf^iceUe*
« E qui ^a trascorrendo aikra^ serena , k
Le verdi foglie y e ^uoi sospiri urna .
Zeffiro vago alla diletta' ^Cloi^i:» (ji). > ^ h.
Delle tante ville d' Albaro alcune ^ole^vì^coatmo:
la Brignole di magnificenza imperiolp; J^ Giusti-
niana ( ora Cambiaso ) - fasciatali ^di*? travep||ni e
disposta in bella simmetria.iL L ha ìinnsAih ' nel -iS^'j
Galeaz^zo Alessi col* disegna/ dioono^ijdel suq^ mae-
stro il gran Michelangelo: Pchìnb del Vaga vi pinse
a fresco la notte ed il ^orno. ,JUa SìdN^o^ 4etta
per eccellenza il Paradisoi Con che letizia dàlie
■»<^
(i) Chìabr^ra,
Sii
aetee.sue logge erra lo sguardo sulla parte orien*
tale della cittì ^ sulla valle del Bisagno^ sul mare!
Ma più la fanno ammirabile i suoi dipinti a buon
fresco. Rantmientatevi V istòria di Fiandra del car-
dinal Bentivoglio e V egregia descrizione eh' egli &
del grande assedio e della presa di. {Anversa per
opera di Alessandro Farnese^ prìncipe di Parma*
£ riducetevi segnatamente a memoria quel passo :
« Entrò poi il Principe solennemente in Anversa ,
e r entrata nonfii solo da vincitore^ ma insieme da
trionfante» Comparve egli in superba , vista armato
a cavallo. Precedevagll gran gente pur anche in
armi a cavallo ed a piedi,, e mpltf i^tra nel!' istessa
maniera lo seguitava. Ne' lati si distendevano lun^
ghissime file di .soldati a. piedi^ ma poco innanzi
alla sua persona particolarmente vedevasi a cavallo
il fiore della nobiltà^ .... Così entrò a cavallo per
la porta Cesarea. Quindi lo ricevè il magistrato con
tutti i capì^ degli opdini .cittadineschi^ e con un nu-
mero infinito di popolo. Trovò eretti molti archi '^
moiUe statuif"/ e molte colonne in diverse parti ,
eou' tuttp quel, più di festeggianti apparenze che
in siìniie > occasione , per segno d'onore e di gioja^
avevano potuto fare tali vinti con tal vincitore. »
Ora innottr-ate il piede pelle sale del Paradiso^ e
^'tairate il trionfo del Farnese dipìntovi dal Tavarone.
Rapito dalla magìa dell' arte^ voi più non siete
su' colli -d' Albaro^ ma bensì sulle rive della Schelda
dinanzi alla porta Cesarea / in mezzo a quella pompa
guerriera: ed ammirando le imprese dell' eroe Par-
'/
22
mense ; .vi punge il cuore un rammarico che ado--
perato egli non abbia a prò dell' Italia la sua in^
vincibile spada (i).
Questi freschi sono il capolavoro del Tavarone.
Trapassiamo ora a vedére la più eccellente o|>era
di Luca Cambiaso. Essa' è neila villa detta F Albero
d' oro a San ' Fluttuoso^ borgata tra Àlbaro e la
Madonna del Monte ^ e rappresenta il Ratto delle
Sabine; a Tutto piace in queir opera ^ la sontuosità
delle fàbbriche , la bellezza de' cavalli^ la ritrosìa
ddle giovani^ la passione de' predatori^ le altre
minori istorie che in varj comparti firn corooa al
prindpal sogg/etto^ e ne continuano quasi il rac-
conto; Narrasi che Meogs^ dopo aver considerato
questa- pittura /dicesse: (c Non mai fiior di Roma
Tni è parruto di v-eder le logge Vaticane meglio che
oggi» (2).
(t) Intorno al trionfo stanno dipinti in yarj compartimenti i prin-
cipali fatti di qaeL cekbre assedio d'Anversa, a In queste Teramente
ntaraviglio^e pitture il.Taytirone si lasciò indietro ogni altro pittore a
fr^'sco, e parve avesse del più che umano. >> Cosi il Soprani, eia lode
non sembra eccessiva a chi le contempla. Ed è vero atich\i oggi quanto
ioiggiunge il Ratti : « questi lavori si consewano^ taUavia cosi freschi
e brillanti,, come se di poco fossero etati coloriti, n
Il Tavarone dipiósc pure in quella villa 1' arrivo del Colombo all'
Indie e V imbasceria di Giacomo Saluszò aH' imperator Mattia. Ber-
nardo Ca8tello^ vi rapprese&tò i Genovesi rìportanti dall' oriente le
ceneri dei P'fecursor^, e la' battaglia di Alessandro nell'India.
(1) Lanzi, Sion. Piti, nella scuota Gen. — Egli caratterizza pure in
questa guisa Luca' Cam biaso : a Disegnaftor prónto, fiero ^ grandioso e
perciò addotto- dal Boschini ad esempio .de' bei contorni ^e pregiatis-
simp ne' gabinetti de' dilettanti , eseguiva le sue id^e con tanta cele-
rltà e sicbr'ezza che l'Armenini afferma averlo yeduto a dipingere con
33
Ancora duìe paròle mtemo ai coUt d' Albaro.
Sopra lo .scoglio Terso il mare stanno le nude
pareti di un tempio cui la volta più non difende
dalle ingiurie degli elementi. £ra sacro a' Ss. Na-
zario e Gelso* e rifabbricato^ or saranno due se-
coli^ sopra gli avanzi di una chiesa^ detta già dal
Giustiniano antichissima^ della quale rimane an-
cora il campanile a guisa di torre merlata. Le più
Solenni memorie si destano all' aspetto di tali ro-
vine^ credute la culla del cristianesimo in queste
contado e il primo luogo d'Italia in cui si cele-
brasse pubblicamente il divin sacrifizio (i).
E pia tradizione che nello scoglio sotto la chiesa
si conservasse impresso il vestigio di un piede dei
Santi y e, che miracolosamente essi avessero fatto
scaturire un fonte limpidissimo S acqua dolce ^ che
Sgorgava ancora Y altr ^erì in suU' orlo del mare.
Ora la chiesa cade in isfasciume; le mine fran-
cesi han rotto lo scoglio per trame pietre a co-
sttture il forte vicino; il terremoto del 1828 ha
fatto dirupare certi ubassi sotto cui passava l' acqua
del fonte. Di tal guisa si dileguano^ qualunque ne
sia r autenticità , i vetusti monumenti dell' introdu-
zione del cristianesimo nella Liguria.
due pennelli, e dì uà tocfio non men franco e anche più sicuro del
Tintoretto ». — Kigu»rdeYole è parimente la Battaglia de' Maccabei ,
dipinta a fresco, nella villa Franzoni pressp all'Albero d'oro.
(1) Gìustin.y Descriz. delle Ligurie. — Per la leggenda de' Ss. Na-
lario e Celso Tedi l' hlot. Ecclesiaste della lig, di Pietro Paganetti ,
Gc/i. 1765.
34
Keir aatichissitno cunpafule di qaella chiesa era
incastrata una lapide, ora posta nell' atrio dell' Uni-
versità. Essa dice
Intra consaepUan
Maceria locus
Deis mambits
Consacratus.
Bai che argomeiUaDo ivi fosse, un wMloo cidùterio
e forse pii^ atiticantiente aocora un ^tempietto (i).
Di là dal forte di S. Naaarìo sceaicameate è as-
sisa la chiesa di S. Bernardo, alla qualfi si ascoide
di Terso la Foqe per una triplice scala, fatta ad
imitazione della scala santa di Roma,^ e dipinta da
G. B. Cartone. Foco -sotto, le caverne marine for-
mano jl campo santo de' Genovesi.
La costiera della colliaa di Albano che risguarda
sopra il mare, è quasi tutta teatrallrovinee scogli
biancheggianti della spuma . che vi fanno frangendosi
r onde. Bello è di colà verso la Foce osservare i
costiuni de' pescatorì lungo la spiaggia, ed il tre-
scare de'Ior ragazzi in mezzo alle reti stese ad
asciugar sull' arena , od il lavorare delle lor donne,
sedute a gruppi sul limitare delle povere case.
(i) H Lg parole intra eontaeptum maceria indicano eiisre ìtì alato
qualche icrraglìo di muro secco, o per dii meglio, una siepe di pietre
negiioDc di calce, che dinotane rorini, e fbfse comi an
i fabbrica roTinata, n
piaceri della FiUeggiatura di AlharOt UtUra di Giacoma
U tìemto. Geo. 1810.
Qaello era V osato mio passeggio nelF ora che il
[: sole inchina Terso il capo delle Mele il disfavillante
sao carro. La solitudine del luogo ^ le antiche me-*
morìe ^ quel cimìterio de' Gentili^ quelT ondosa se-
poltura de' moderni , que' monumenti della Fede
recata sin dal primo secolo a queste rive y il
vasto aspetto del mare ed il i^gor de' suoi flutti ^
le nuvolette tinte in porpora ed oro^ le faccende
^ d^la pesca ed il continuo passar de' navigli d' ogni
bandiera^ muof evano il mìo animo a pensieri tutti
i varj e poetici tutti^ Poscia togliendomi da quei
t sassi e àtei quelle' rovine ^ allo svoltare di un viottolo
i mi rivedeva tra i palagi delT opulenza e gli orti
del lussa. £ scendendo dai colli di Albaro mi si
faceva innanzi con ineffabile pompa la superba città^
ove il primo raggio della luna inargentava la ter*
reggiante. cupola di Garignano. Beate piaggie di Ge-
nova^ soggiorni) di un popolo veracemente italiano^
chi può avervi abitate e non conservarne cara ed
incancellabil memoria! (i)
(i} Pei colli di Albaro e tutti i poggi all' intorno , aggiungo questo
passo dello Svczzese Graberg:
» Un mondo , per cosi dire , di superbissime fabbriche e di bellis-
sime ville forma in questa parte un teatro di cui non ha pari l'Europa,
e si può dir V Universo, n Leu. 9opra cs'ft
I?
V
k
Lettera X€IX.
Lazzeretti -*- Lazzereiio alla Foce — * Fabbricazione
delle jumda guerra — Madòtma detManie {^\y
, L' anticluteimo orditte di 'S# hsaia», diwi
Bulttare e i^elifieda nd)a prima Gdraeiata, si divìse
m tré dalsi, mia delle quali atieod^a mieameBle
a carimi i leU^roai. PaaMti d'Oriente ia Enropn ì
éaf alien, di S. latsuato, eootionarooa a tenere aaehe
ìa Europa t loro ipedaU; pèrcioe^è fira i tristi
fratti delle Crociate ir^ ebbe.eaandib il trai^rto deBa
lebbra urite contrade occidentale Da ciò prèsero
il nome di Lazs^etti gli edifial instilmli di pM per
hrn la quarantina^ ▼eoe che significa qorilo spacìe
di quaranta giorni pei quali si tengono . in Int^
separato le persone e le rdbc che tengono da paesi
sospetti di pestilenza.
Alquanto prima del i55o Vemie fondato il Las-
zeretto di Geno?a (2).
(1) La ipiafgU oftf ba^lbce otm calva ia mare il Bisagoo, cbìa-
m;ii»i come per eccellenza la Foce^ e questo è pore il Done del fil-
laggfo che ri giace a sintitra.
(3) Jg, GiusUn, De$eriz. dette Ligurie» — Ma ne^ Fasti di GeiMi^
MS, eit. è fcritto che la terrìbilistima peatilenza del i347 ▼«^ne re*
cata di Leraate io Italia dalle galee genorefi nel precedente anno, e
eh' effendo poi yenota a cesaare, il popolo rimasto in TÌta, cominciò
ad nsar qualche diligenza ( il che non Cicerano prima ) per guardant
é» questo morbo distroggitore delle città. « Perciò fa £ibbricato in
Genoya il Lazzeretto per allontanare coir ajato di Dio ia terribile
27
£ nel i5fl4 ^ magistrato degli Edili déereUra
una statua alla memoria di Niccolò' Paolo Spinola
ia segno di pubblica gratitudine per le cospicue
somme di denaro ddl' ottimo cittadino largite a
ri&bbricario e ampliarlo (i)«
Il mare fronteggia il Lazzeretto di Genera eh' è
posto alla fiice del Bisagno sulla rira sinistra. Fu
ridotto nella presente sua forma Fanno 1820, e
seguenti. Vi sono ben ordinati e divisi gli appar-^
tamenti pei sani che vi &n quarantina e quelli per
gli ammabU, ed i magazzini per dUtenderri ed
esporvi alla venttbzione dissipatrice dei miasmi le
mercanzie sospette , o, come dicono^ di contumacia^
Evvi la sala de' profumi ^ 1' alloggio degl' impiegati ,
una larga piazza^ ecc. L' amministrazione del Laz*»
zeretto è fidata al magistrato di saniti che risiede
in Genova e dipende dal ministro della Marina (3).
(ferza él quel malore. » Uoa cosa è aduoque V instìtuzione del Laz-
zeretio in GreBo^a, ed un'aUra la fabbrica del Lazzeretto alla Foce»
E «e queir ioatituziofiie appartane alla metà del QuaUroceoto, convien
salutarla per la prima cbe abbia %ftiìfl l'Eujr.opa a s<;bermo delle pe-
stilenze recate d' Orieote dalla navigazione marittima ; impercioccbè I
lazzeretti ài Venezia, comunemente reputati i primi , non apparteogono
cbe alla metà del Cinquecento.
(1) Evvi nel Lazzeretto anche la atatua di Ettore Vernazza cbe ne
fu benefattore.
(2) Far la contamacia o atar in eoDtumacia aisoiftca lo ateaso cbe
ki la quarantina , star in quarantina*
GP impiegati addetti al Lazzeretto aoDO : Un commi aaario , un me»
dico» «n cappellattOy un cuatode, un capo della Carovana oasia com«
Mftia de' UetkÀuì , e 4o tèiuhiok purgaiori^ cioè deputati allo apHr*
gaioento e trasporto delle mercanzia. Uà drappello di soldati veterani
Te{;lia a guardia del luogo.
Questo LaE^èrettonon ricére die le pmone e
le mercanzie soggette alla Contumacia di patente
netta e tocca , sbarcate da^ bastimenti che &ii la
quarantina al Molo NnòTO nei porto di Genova (i).
Un altro Lazzeretto Vasto è grandioso siede a
cataliere di diie sicurissimi seni di mare nel golfo
della Spezia , e prende il nome di Yarìgnano. Colà
sono mandate à far la contumacia le nan di /'a*
tenta brutta e iospetta.
Per togliere il dtsconcto del viag^o al golfo della
Spezia^ e sollevar le mercanzie dalle spese delf im-
barco e del nuovo sbarco, si sta presentemente
maturando il disegno di edificare apprèsso a Ge-
nova un altro Lazzeretto che faccia l'ufficiò che ora fa
quello di Yarìgnano. ' •
Alla Foce in suHà destra del- Lazzeretto ^ febbri-
cano i vatcetli da guerra , che grandi sovra gH altri
^ De t adirato mar quando pvUfer^e
Temono appena le minaece- e'iriséó »'(2)»
V arte che forma i navigli, o ^
« j4 questi immense v, • ^^^ .^
Tesse te membra sì che ne le selve
(r) Le ipese tmpoite alle mercainiein co|itom^f ia » tono %*^ Hre ìv. 5<^
P^r ogni gioroaNi ai facchini fmrgaiori; a.** il diritto di oateìlaggio
d^aloto *a11a eoMa M ttaglatrato ; il goale per ^ogiif 'òollo, caita, far-
dello, eco. è di lire i. ao cent OTTcro di 5o cent, a noraia del loro
peto e yolnne«
(a) B, Baldi , ta Nautica.
39
Mattia a le graruP ossa il fabbro suole
Impor sudando a le stridenti ruote
Robustissimi pini e /aggi intìerL
• ,. . . I^oi e ffavrà^l fabbro insien^e accolto
Materia ^Uta a dar fine al suo lavoro j
Prima base > dell opra illu^ngo légno
Del fondo adatterà , Qhe da l^ prora
. Corre -alla poppa y e 7 rilevato ventre
Del gran concavo vaso in due divide;
A cui.^GWfve cost^ ordine certo
^(^ggerà, 4 ^h^ ^ mirarlo sembri \
Di viqrittìma belva al lido spinta
Il ^contesto deli qssa ignudo e scarno . . • •
ftoichè U legno è perfetto ^ e H fabbro gode
\ De la lode e del premio y e Usto fnira
H oprqi,4^. le ^ue Tncfn tratta, in {disparte:
Mentre ancor soffra il Udo in sujfe ti^vi, -
Che sostegno gli fanno , altiero siede:
Suol movendo il nocohier dal porto al stempio
Sacerdote ohianum, che % bianco e puro
Vestir y dopo cantar di caste note,
Dopo avergU et intorbo - il fianco asperso -
Con verde ramuscel di sacre linfe ^
Certo gt imponga y onde $' appelli, il nome )> (i).
■ • "^ ■ ■ '
All'imposizione del nome tosto segue T azione
di varare dssia Ifcntrare ilelF acqua |a nave. Il giorno
in* cui ciq succede^ syingolarissi^i» scena appresenta
3d
6 terzÀ festa di Pasqua^ mesta Genova concorre
alla Madonna del Monte. È questa la prima fiera
campestre dell' anno ^ come qaeUa di San Michele
air Incoxt>nata n' è l' idtima pei cittadini di Genova.
La • primaTera giovinetta ha già vestito d' erbe il
pjpfito e di fronde il bosco. Ttitt!Q.^este laltnre ^ino
air abbandonato Eremo sono allor$i i^perte di pe-
però. Cento bandiere naviiti con le^ avme di qualsi*
vc^Ua nazione indiqano le temporaniee osterie;^ pian-
'tate a cielo scoperto. I desinari e W merende sul
tappeto della novella verzura^ lanno giocondi gli
animi e i volti. Le leggiadre forme e >embiaiize
delle genovesi fimcioUe s' aooQ]?dano col sosriso defila
rinascente natura. /
f •
j .-..
^ •• * i
P»O0<}«^pM
I .
"■ - *
35
'Opra Voltri di tanto che il
e delle acque appena è di-
llo , ritirasi di quinci indietro
I Bocchetta, come per dare
:l1e che dal corso della Pol-
onie. Poi piegando a sodeste
s' invogli di contemplare !
del Bi^agno. Ma tosto di
i vol§e a nordeste, né molto '
LO il' mar ligustico per an-
iatico. Già inolio distante
ce the a settentrione di
ileir Avéto cadenti nel Po
e della Starla che per 1' En-
). Ma lontanissima n'è la
le della Parma da quelle
pertanto dalla centrale
. dal mare, sempre più
ti rami sì dispiccano e
"a sull' onda. Essi termi-
'a, al Capo del Corvo.
lue grandi archi delia
la Genova a Sestri o-
'lesto tratto di spiaggia
catena dell' Apennìno^
34
Al primo arco della spiaggia ^ collocato tra la
punta di San Giuliano le la punta della Chiappa ,
succede y ad orìoute di Capo di Monte y il secondo^
più curvo ^ che forma il golfo Tigulio degli antichi.
Esso^ dalle rupi che coprono Portofino^ s' allunga
sino a Sestri di Letànte. Chiavari locata nel olezzo
ti è la capitale ; Lavagna al fianco sinistro di Chia-
vari; Rapallo ; assisa mA pi& intemo del golfo ^ e
Sestri, posta in penisola all'altra estremità, ne sono
1q più riguardevoli terre marine (t).
Questo secondo arco della spiaggia è tutto pitto-
resco air. estremo. Esso è mopiituoso sino a Chiavari^
benché ornato di lietissime valli a Santa Margherita
ed a Rapallo. A. Chiavari ^^ i monti si raunano in-*
dietro e fràno un anfiteatro di colli e di piano ;
mài ritomant) siil ' dinanzi per tosto . slontanarsi di
poi y e rallegrar^ i dintorni di Sestri con ubertosa
e gioconda pianura. Tutto il paese è abitato da un
popolo tranquillo frugalissìmo mite y dato alla na-
vigazione all' agricoltura all' industria.
La giogaja centrale dell' Apennino orditasi alle
Alpi marittime verso le fontane del Tanaro, poi
àk adomsmenti U riccbezBi» gcbotcàt per quan tre gccoli di pace e di
ti*aftcbi, e ai vi fiirà concetto del wro. Imperciocché soltanto dal mare
può lo sguardo vagheggiare contempovaaetDiCBte i* inarrivabile scena
I
che dal Capo di Arenzano sino al Capo di BIfmte stendendosi , riem-
pie di dolcissimo' stupore f animo ^ navìganlt.
(t) La profincia di Chiavari va Aat confine di $. FVnttnoso net
promemtoriQ di l^cM'lofino Mn di M dal confine di flf oneglia. GK spar-
ti menti geografici q^tit sndicivti noni eofvispon/doiio eiittamente agli am-
fliiftiatralivi, « di: eie butti aver fifit» neniM.
35
•accostatasi al mare s»opra Veltri di tanto che il
punto della separazione, delle acque appena è di-
stante tre miglia dal lidò^ ritirasi di quinci indietro
a settentriotìe sino alla Bocchetta^ come per dare
spazio air ammirabil valle che dal corso della Poi-
cererà prende il suo tiT)me. Poi piegando a sudeste
pare che nuòvamente s' invogli di contemplare i
flutti sopra le sorgènti del Bi^agno. Ma tosto di
poi^ rimutando corso^^ si vol§e a nordeste^ né molto
Bla che abbandona aflfattò il' mar ligustico per an-
dare in traccia delT Adriatico. Già molto distante
dal mare è il suo vèrtice 'òhe a settentrione di
Chiavari parte' le acqife dkìV A vèto cadenti nel Po
per la Trebbia, da quelle Ideila Sturla che per l' En-
Iella vengono al mare (^i ); Ma lontanissima n' è la
linea suprema che le dèquè della Parma da quelle
della Magra divide. Non ' pertanto dalla centrale
giogaja, che, slontanàndosiMal mare, sempre più
s' innalza, grandi e possènti rami si dispiccano e
vengono a sporgersi in fuora suH' onda. Essi termi-
nano, nella Liguria marittrmdt; al Capo del Corvo.
Ciò iletto, ritonlfamo ai due grandi archi della
spiaggia che v'ho descritti da Genova a Sestri o-
rientale. Tra i monti chc^ a questo tratto di spiaggia
fanno ghirlanda, e la centrale catena dell' Apennino,
siedono tre valli, i cui t9rrenti cadono a formare
(i) Non sì confonda la Sturla. che sgorga in mare poco lontano da
Genova, con quella clic si mescè all' Entella nella proTÌncia di Ghia-
36
r Entella che tra Chiavar! e Lavagna Uà fa foce.*
L'orientale di queste valli ^ addimandata di Fonia-
nabuona, nasce poco distante da Genova, ed è la .
più lunga ; Gìcagna tC è la terra prìncipàie. La set-
tentrionale prende nome dalla Sturla^ ed ha iBor-
zonasca per capo/L^ orientale è' d^tta di GravegUa
ed ha Né per suo' luogo maggiore. Queste' valli
montuose^ povere^ aspre^ danno tuttavia incetto a
circa 4^|m. abitanti^ generazione dura al pafi delle
Scoscese lor balze ^ pazientissima delle fatiche^ ro-
busta^ e svegliata d' ingégno. Gli antiquarj credono
dì scorgere in essi i discendenti 'degli Eircati^ fld
Lapicini, de' Garuli, mentre ritrovano la progchiie
de' Tigulj negli abitatori del lido.
n terzo grand.^ arco delta spiaggia orientale "co-
mincia alla punta di Manarà dopo'Sestfi^* e finisce
alla punta del Mesco. È un arco interrotto da grandi
sporti di rupe i quali tormanro al loro nanco i seni
-in cui giacciono Riva^^ Monegua e Bonassola al
Udo, Deiva. e Framura al colle: ma la più con*
spicua sua terra e Levanto^ felicemente posta alla
spiaggia col corredo di una valle al tergo e di ' al-
legri colli all' intorno.
Il quarto arco coire dalla punta del Mesco al
promontorio di Portovenere. Siedono in esso le Cin-
que Terre ^ già celebri per la l)ontà de'lor*vini:
ammirano ì naviganti la coltivazione de' lor vigneti^
sospesi a dir cosi^ sopra l'onde. Monterosso^ terra
ibarittima^ n' e la' principale.
Viene in ultimo il golfo della Spezia che chiude
^7
la Liguria marittima con un complesso di mille
naturali bellezze.
Tra la linea verticale della giogaja Apenninà^ed
i suoi rami secondar] die spiccandosi dal monte
Zatta coprono il terzo e quarto arco della spiaggia^
stendesi la lunga valle della Vara e de' suoi influenti.
È il più malinconico ed infertile angolo della Li-
guria y . nelle ime sue parti. In suU' alto ha Varese^
picco!(a e^ non ingrata città ^ quasi a' confini, dello
stato di Parma. La catapecchia di Brugnato, posta
ove più trista è là valle ^ ha titplo di città perchè
gj^ deco^^ta di vescovado.
J^^ Ma^ che corre ad oinehte del golfo della
Spezia^ segna da' tempi di Augusto, i confini della
lii^ria verso la Toscana^ così come il Varo li se-
gna verso la Francia. Tuttavia di là della Magra si
aggiunge politicamente alla Liguria una parte della
Lunigiana. Quiv,i sorge la piccola ma non inelegante
città di Sarzana^ nata o^ cresciuta dalle propinque
rovine di Luni.
Questa rassegna generale mi concederà di con-
durvi per la Liguria orientale più rapidamente che
non feci per F occidentale^ non tenendo anche ra-
gione della minore lunghezza. £ per levarmi ezian-
dio, m[i impedimento al più celere corso ^ vi dirò
in brevi parole tutta la sua istoria.
. La repubblica di Genova ebbe molto a trava-
gliarsi per rendersi e tenersi sog'getti i popoli della
Riviera orientale^ ne vi riuscì sempre o del tutto^
quantunque non risparmiasse aitai e tesori, e lar-
. I
38
gheggìasse negli accordi sino a contentarsi di ade-
renze ineguali che appena tenevano nn colore di
sudditanza. Ma la. sua dominaaionf nella Riviera
orientale è quasi antica quanto la regolare e sin-*
cera sua istoria. Sino dal 1 1 1 3 Genova edifica il
castello di Portoven^ré , ut vi maoi^ ^m»a colonia.
Nel II 33 essa distrugge ICi/castellftì^QÌ o«é|^H di La-
vagna e questi costringe <a giurarle oU>edìeMa conàe
suoi sudditi, fissà^caccia quindi . i Pisani dii Lerìcr^
e compra dai^^manehed della Lunigiana' le lors terre
di qudi dallato Magraii'Sarzana' è' r ultimo e pia mo-
derno suo acquislo. Stettero i popoli* ilella Riviera
di Levante fedelLad un Gommie che dolcemente
K reggeva e eh' era il centro de' loro traffichi. Essi
corsero con Genova una «medesima fortuna. Nessuna
loro sollevazione ^'lalmeno di qualche importanza^
ci racconta l' istoria. Né molte e di gr(in colise^
guenza furono in quelle parti le fazioni delle guerre
straniere. Nondimeno iia' doppia pendice deir Apeó-
nino era tutta coperta di feudi; ma questi appar-
tenevano ai patrìzj di Genova ^ che governavano
la repubblica (i).
Ciò detto prendilimd a scorrere con rapidi pàssi
questa Riviera (2).*
* «
(i) « I monti Liguri pon furono Teramente fatti membri della Ke-
pabMica Ligare che ne! 1797. ^ M^sm. sur Chiavari,
(a) Per la popolazione' delle Provinole di. ChiaTan e della Spezia,
Tedi due tayole nell' Appaffoios.
3d
Da Gèntmi a Rapatto*
La via orientale che da Genova porta in Toscana^
non è manchevole di f>oati ed imperfetta come Too^
oidentale, la cpale sembra non sussistere che per
tolleranza. Cpndotta con tutti gli argomenti dd-
r arte > es^à è tenuta con diligentissima cura (i)«
Spiccasi la via orientale dalla porta della Pf!a^
valica il Bisagaoy acquista l'erta^ e giunta a S^n
Martino d' Albaro^ scopre il mare con prospetti di
tutta dolcezza. Chinandosi poscia alla spiaggia e
radendola^ passa il torrente Starla sopra nobil pente^
e s' affila lungo i ridenti ed adomi villaggi di Quarto
e di Quinto (a).
È Quinto uno, de'Gomnnt tAit si contendono
il vanto di aver dato i natali a Cristoforo Co-
lombo (3).
(i).La slrada orientale corre in tallo, noverane» gli ^vrolgimeati ,
metri i36|in. -^ 11 suo pendio d'ordinari<> non eccede il 7 per 0(0 j
soltanto in alcuni tratti gincge al 9 per ofO. I Franceii non aveano
fatto che il 5.** de' lavori; gli altri 4l^ *ono opera del H. governo.
(a) « Sestri a ponente ( Sextum ) ^ Fontedoeìnio ii> Polcevera ^
Quarto e Quinto all' oriente di Genova ne ricordarlo 1' uso romano
di segnar le miglia lungo la via ood colonne miliarìe; dicendosi per
tal cagione ad aextum iitftèdem ^ ad decimum , ad ^ftutrtUm , ad quiit"
tum , ab urbe. Star. Létt, dMa Ug. '
(5) il Casoni favoreggia ^Mtf opinione , evé icrive: « Gli ascen-
denti di Cristoforo, per quello si lia da fotillilftt pulibtfehe^ abitavano
4p
Un mislo indistiato idi tutte, le più grate fragranze
annunzia la vicinanza de^i orti di Nervi ^ la cedraja
delkurlagurìa^ fau tei)ra^.f9lt$9^Ga ddle*civeìe inveraaliy
^ «i f « 02
• • •
un Ìaog.b^6l{p Terra Rossa, poco distante da Nervi, mediante una
ftlda àéì iftontfe l^sòe fiosta ti4r IKton^pnesi e ^lUiìa Buona, cti« da
il noqpei apa Vfk^., ove sta ancora utia.tMrre daiU de' (MfUpihi. ,!SUo
avolo fu Giovanni di Quinto, il quale viveva nel i44o* Il padre si
chiamò Domenico, eli era cittauino genovese, abitante nella parrocc|yia
di S- Ste&aoi Jbtt |iiaJ9lè';Bi]sàìina Fawtaaa Roaaa/^tia^qiie itf'SftiiÀ>;
luogo in..vi(»i|an2^ di l^ei^^^^ Ed aga^f^ge^che J)onenioo.«^yea «ff»-
servato le possessioni di Quinto. — Àbbiam veduto sopra (^NoUtftW
itrf. Cógòteto ) che quel GrioVanni, avolo di Cristoforo, era di Ptaqsa-
iji^o, velie d' Diiegliaf a viyeva ascoca nel i447* Altri tMcovdi le «jli^
ferenze, se ne ha- il potere;. e qui ne giovi rjccare, a fine d'amenità ,
due passi intorno al trovatore del Nuovo Mondo, che son nella Nau-
'*^1 aoltianolò^ Berhàkitno "Baldi :
f f Zefiro abbia l'Occaso, e spiri sopra. , «. '
Quelfe remote 'e sconosciute parti
f. 1 ^ €liei4iaB9Ì ^per^ * il tonovesé iMidaltte.
* * *r-. Io feig^io^ t»ari^, (Qui parla tì^otéo vatidnando)
Anzi pur veggio , ancor che '1 veglio idAto ^
y Debba , ^ria che tant' opra egli riveli ,
Mòlli lustri adunar, pura colomba,
t 'Che ne' Liguri monti avrà^auò nido', .< • •
. ^ Con tfl^trepi^o:cc|c^^B guisa Tale - ^ , ,
V4)oci dispiegar péc dubbio cielo,
Che nÓn^teineWdo ft*emito di veiifo,
Non lunghezza di volo, o. fame , o quale
Più. vecl^i. -altrui spavento alto periglio,
I I due ftegni d' Alcide- anguste e tìIÌmì, ^
Me|a.;Q|iman^q,Uasfefe|^8Ì a. tergK» • • mi> 9»>^d
L' isole ohe, ooipò l'antica ;«tU(e •.,{<,..
Or sacre ed or felici , or di fdrtnaa.
Segui pur for^e il glorioso yolo, «...
Seguii noftipa?enUry lecc. :!, . ^ . ,
4v
delle fratta p^imatiace^ U Tempe de' fiori ^ uaa
specie di i^uato Bìdeaae (i).
Haiam^fieo a'.gìacdÌDÌ^paragoaati<a que'd'Alciooo,
il viaadaììte altro ooti mira se noa le angurie dei
borgo che a fatica concedono il passo alla strada.
Quel paese di Nervi che yeduto.in qualche distanza
daV mare, riqorda^.griacacital^ soggiorni ìSt^alerina
e di Àiviuda^ non v* apprese nta. di dentro che per-
pelai muri di cinta o case di.poc^ paruta accanto
a ,f|iy^lqhe palagio., dipipto. Chi non possiede o non
ti«» a pilone una villa ^. nemméno trova dove pò-
sàm^Jà'notte^ e fahen d'uopo che nello stomaco
Iq :ponti la fame se ^può rassegnarsi à' cibi che gli
imbandiscono nell' unica e'sconcia taverna. La strada
maestra fatta calare al lido e ^bellamente per esso
tirata^ opererebbe^ io credo ^ una magica trasforma-
zione neir aspetto di Nervi. Essa condurrebbe seco
per avventura un nitido albergo. Ed allora franca-
mente io potrei dirvi; u.., Volete voi ridervi del-
l'inverno, e godere T aprii nel gennajo? Venite a
Nervi, ed anteponetelo senza tema d'errare al Pau-
silipo. La vicinissima Genova vi porgerà i diverti-
menti cittadineschi, da avvicendare 'co' rurali riposi
di Nervi. » - È mestieri che in Nervi lo straniero entri
(i) Le petit Heu de Nervi a le meilleur air et le plas tempere qii'on
pnisse désirer; tant de divenea fleofrs qu'il est impossible de Toìr rien
poor contenter' de plus la vile ; ta4t de frdìts que ce lieo senble «in
paradis terrestre ; et ce roéme lieu ne connoit point d' autres saisooa
qae le prìntemps et l'automne, qui ne rabandonnentjamais. Les EtaU^
Emp, Prmfip, du Mwide, Ginevra^ i6f$.
4a
nelle ville Sem o Gneeco., o megKo che Mcetula
alla Fravega. Ivi beandosi i sensi egfi ammira H^ome
senza (f uopo «di muraglia o letto che fiM^eia coper-
chio al soffiar d' aquilone^ robusta alligni e gene-
rosa i fruttifichi' • V '
L abnaj verde j odorata e vaga pianta
Che fu trovata in cielj che ^l pome doro
Produsse^ onde fu poi t antica lite
Tra le celesti Dee, cK al terren d! Argo
Partorì mille affanni, e morte a Troja.
Quella cK entro ai gìardin lieti e felici
Fra le ninfe d! Esperia in^ guardia uvea
L^ omicidial serpente j ona a Perseo
Fu tanto avaro al fn t antico Atlante ^
Ch^ ei divenne del del sostegno etemo.
Vico il giallo limon j gli aranci e i cedri,
CK entr a i fini smeraldi al caldo al gielo
f Che primavera e loro ovunque sagUa,
Ovunque scenda il sol ) pendenti e freschi
Ed acerbi e maturi han sempre i pomi;
E insieme ifior che 7 gelsomino e 7 gigUo
Avanzan di color , t odor è tede
4
Che t alma Citeréa se ri empie il seno.
Se ri inghirlanda il crin qualor pile brama
Al suo fero amator mostrarse adoma (i).
Risplende per .dorature ed arredi la chiesa di S«
Siro in Nervi ^ ed il quadro del santo titolare mo-
(i) Luigi Alamanni y detta. Cakit^amone^ Uh. K
4^
sita quali alle &{>eraaz6 di $e^ porgesse il Banobìort
che lo diptiìse (<)»
Ora salendo^ ora discenAendo > non ardua corre
quindi la stradartra coQtùawi ¥iUa^ e piagge hen
degne de' canti di qpiel magnanimo esulB di ^Firenze
ch^ emulò Virilio nella stia nuova Geòrgie^. Fev
esse il passe^gierò osserva tra continui casini qual
cara patria y' abbianq le piante che più arriccbiscoof
le mense: ..
y'ede H dofce arkoscel che" Baccq adombra ,
Vede { a^'bor gentil da P^L^a jmuUOj •
Ed il caldq aveflanj t aurato c^tro;
Vede il mirto adorato y U.moUeJicOj
Il giocondo susinj t aspiro reale
Nespol nodoso j, il tardo pero e\l melo;
Vede il granato pio che dentro asconde
Sì soa^i ruhiriy la pianta vede-
Che Tisbe e 7 suo signor vermiglia fero ;
Vede il màndorlo aprico > e 'Z grato pesco ;
. V abn/o driegio che da^ lunge mastra
I fiammeggianti frutti e ride al cielo*
- • « •
Così passando per . Bogliasco ov' è T amena Tilla:
del marchese Girolamo Serra, nome d'istorico' grido,
e varcan^io il bel poriÉe di Sori giùnge a Reccó la
strada'^ sempre avendo a destra il fnai'e che nel
(i) Il quadro lalersle airalUr maggiore, r;Bppreeen(ante la funzione .
fatta al corpo di S. jSiro , è opera di Carlo Gioseppe Ratli, autore
della Guida di Gtnova^ qui ^etto. filata. $no'p«ré'ò raffresco.
44
lueido suo specchio riflette qae' colli rìdenli (i). Ma
r incianipo de' monti che spigoendosi assai innanzi
ne^Suttì, fatino lo soogUoio promontorio di Porto-
fino^ qiii costrìnsero V architetto a dipartirla dal
lido per condurla entro . terra s^l giogo. L* innatove
de' bei pilaspòttii e (delle, nakirali bellezjsesa grado
aU' erta ed alla china^ del monte della Ruta per la
perogrìffa dovizia dip,gV)eDndi prospetti che gli
presentano e, che Tincona. qgiii arte, del dire. Non
però la stradji valica il sommo giogo, che trop|>o
ai4uo sarebl>e^; .^nzi ne, schiva l'asprezza maggiore
eoi peoetra^?^ den^Q .la traforata rupe mercè , di
una lunga e spaziosa < grotta che. le. mine e io spal-
pell^^ scavacono in linea • diritta* Rivestite di > mura
sono le umid^ pareti^ 4^ u^sso. Questa grotta piglia
il nome vdi^ Ruta daL< nome della ipontagna in cui è
cavata ,(»3). *r ..
Chi air uscire dall' orientale bocca dell'antro ar-
tefatto n^n , si ( ritolge a guardare, perde una dilet-
tazipne visual/i' di cui -forsQ nessun luogo al mondo
può rendergliene pei> ristoro una consimile. Imper-
^ ciocché daOó smisurato cannocchiale di qu^^a ret-
tilinea spelonca, torna infinitamente dilettoso il mi-
rara in gran distanza «^ » da grande, altezza i cerulei
(i) n ponte huì torrente Sori è di un «reo solo di metri iS; qael
di Neryi è pure di un arco di metri 16. lì ponte sulla Sturla ha tre
archi di metri la. 5o ciascuno,
(a) La galleria Ruta ha « ..,;, ■,^
di larghezza 6 metri
di altezza 'media 6 Pietri e i|a
^ di lunghezza' 74 ft^tii
45
campi del mare^ e T antica reina del Mediterràneo
sedente in arco sul lido^ e molta parte d^tf orien-
tale rivièra^ simile ad nn e^pifliiluata sobbor^ dblla
superba ' metropoli. Egli 'è questo, starei pep* diite^
uà portento dell' o^ca, àj^pKcfltd AMl'^uH portento
della ^natura e dell' indttMtiaPBd-ìivveiixté ''«èi^ mentii
otunque altrove ^!àlla"beltezza de' progetti di GetSoim
e deHe'^ Riviere detraggoiio lalcnn che la nild^tà>^d
aridezza ^detle soprane parti de'' mónti, nell'ammi-^
rabil diorama ondf lo vi ^ parla non si scorge che
quella porziofì^del paeMe'- che- pei*' Vivaci j»iélà vege-
tazione, tramezzata da villaggi 4e da palagi, rido
bellissima v^amente'é fortunata. - ì
^PercH^o lo ^ngegHo^% t arte e t uso 'chkoni
Sì noi direi vhe mèi ì^'Un^na^iàe^SB :
Ma creder puossij e'dt*'veMéh W^hraiki (i)»
Scende la strada per facili ravvolgimenti dall' alto,
rasenta la ^clAeéa*'^f San L6ìrènko delta Costa, ove
è un' trittico di Luca ' d' Olanda^ «KJopire'fl fioren-
ti^siufo golfo di Sànfta Margherita e' k villa Centu-
rione che' magh^à impèta * ^ra tfìià' tranquilla ^
verdisslina, piaeéVoU&fl^à valle, e giù si dichina a
Rapall6, dntick e popolosa terra in riva del mare (s).
Ma converrà clie -mèco torniate a^ReckSt), per ri-'
venire a Rapallo, solcando la cheta marina.
. » M
(i) DanU Par, e, X.
(2) U prezioso trìttìoo citato come di Luca d'Okiida , rappresenta
le Nozze di Cana , il Martirio di Sant' Andrea , la Risurrezione di
Lazzaro. 11 Martirio del Santo titolare di quella chiesa è opera di
Luca Canabiaso. . .
46
Lettbbà . CI.
ir
Da Recco a RapaUo per mare -*»* Parte prima.
r»
Becco, la I^cin% della tavola PeiitirigberiaDa, è
terra coospicua e loercalanteaca. Qualche buonidi^
pinto ha la nobil su% chiesa<^ i > •
Da B.QCCO una bt^yei.gita i^i conduce a Camo^
eh' è quel borgo iche da^Geaoy*^ acorgeie biancheg'^
giar .ultimo sul Kdo .orientale a èttlialra delle rapi
di Portofino, cewleeMn lontano. Camogli rende
r immagine di ^iò ah' ^m, la ì JLiignria ne' floridi suoi
di del Dugeato , allora quando nel modo stesso che
già tanto fii dire un Romano e dire un guer-
riero, tanto èra' dire un Ligure e dire un uomo di
jaaare (:i).
Tutti gli nomini indistintaiiiente qui sono mari-
na], e ^no agripo|tQ!i:i al cessare delle faccende
marinaresche (a). Geoto grossi iMSlimenIt da oarico
fippartengono ad un porto che n^ri ne può ricevere
dieci (3). Gli arditi loro capitani afirontano le tem-
(i) Ob. Foglietta y ElogjA
(a) i4oo marina] sono inscritti nella matricola sopra una popolazione
di 5400 anime* '^ -^ ^-
(3) Dicesi ehe un bastimento appartiene ad un porto , quando ne
SODO di quel porto il capitano ed i marina). Nob marncano in Camogli
i trafficanti agiati. Ma in genefale i capitalisti ed i grandi negozianti
hanno ledè inGeBovtf. Quindi* luil»'lil eommensio dèlie Riviere, tranne
quiilche parte dell' occidentale , si • dee tempre f ifoiire à Genova cbe
n* è il centro.
Oltre le 100 e più navi da carico di Camogli, 5o barche de' saoi
j
. 47
peste^ dell' Apatico e varcano gf immensi spazj del
Pacifico y con la stessa intrepidezza ed accortezza
con cke samio evitare gli scogli del Mediterraneo.
Ma spezialmente e' rivolgon ora le prore a quei
lidi ove il éanto Cavaliere in atto di trafiggere il
mosti^ macino, e Y Agnelb con lo stendardo, sim-
bolica figura del gran protettore dt Genova^ eran^i^
scolpiti sulle torri di Sòldaja e di Gaffa a testimo-^
niaoza ddla Ligure dominazione netta terra de'Tar^
tari. Perchè la croee bianca in campo azzurro , anri
tica impresa de' reali Sabaudi, è* bandiera rispet-
tata in tutta r immensa estensione de' mari^ e te-
nuta per amicissima dal signore ddU'Eilesponto e dei
Bosforo (i).
pescatori si spargono pel mar Tirreno a far la pesca delle acciughe
che salano in quelle marine pel minor prezzo del sale.
(i) L* Oderìco correéB le sue Lettere Ligustiche con i6 tavole iu-^
cise de' monumenti genovesi nella Taurica, 1 dis^ni. de' quali furono
presentati a Caterina II, nel solenne ingresso che questa imperatrice
delle Russie fece in Gaffa , poscia eh' ella eBbe ottenuto colla pace 1»
sovranità della Crimea^ opoqiiistata dall« sue armi. Sono qaeftti mo-
numenii per lo più marmi rappresentanti la Croce rossa in campo
d'argento , TagncIIo con lo stendardo sormontato dalla Croce, simbolo
di S. Gio. Batista patrono di Genova , San Giorgio a cavallo , e le
armi gentilizie, de* Consoli , Maisaari e Capitani genovesi nell'impero
di Gusaria, che queato nome davano alla Taurioa. II. più antico ha la
data del v35:». .
La colonia di Caffa non f« ceduta dalla Repubblica ali* ufficio di
S. Giorgio che nel i453. Tuttavia 1' immagine del vittorioso Cavaliere
scolpita 84ii fiVHiuiiieiiti' Tauro^Ligari dee riputarsi anteriore a qvel
tempo. Impercioccbè i Geoovcsi avcano oonalituito {San Giorgio per
Gonfaloniere ( Fe^iUifw ) della .loco città bioUq piiaia dell' inatitu-
«one del Banco di San Giorgio < qviodi le tante immagini di questo
Santo cbe ai v«ggptto intagliate sulle porte o. nelle aiura delle case di
Genova. ...
48
Il villaggio di Camog^ è fiindato sopra nii nudo
ed angusto scoglio^ lile^rato di poclu metri dal
mare. Le strettezze del luogo han fiitto innalzare
le case a sette od otto palchi H porto è angnsUs-
Stmo; tuttavìa ben pno dirsi che in esso fervei opus.
Il martello del fiJegname e del fid>bro fiers^o rim-
bomba, del conUnno sidle tavaie deHe nari^ racoon-
eiate al ritorno de^^iaggu Qoa uno rìmpakna «ila
pece i legni mal sani , là «n altro atxmde snlla p^pps
la verde vernice^ annunziatricecdelia partenza vicina.
Uoa scalea di marmo bianco aaette alla piazzetta
ombreggiata da on antichissim' ohno dinanzi, alla
chiesa ( r). Dicono che questa chiesa sia fidibrìcata
sui fondamenti d' una antichissima che già soE^eva
in Camogli prima del 409* Essa rispiendo di pre-
ziosi marmi ^ di sontuósi ^hredi^ di profuse dorature^
di dipinti a fresco e ad olio ^ d'inagm «colture (2).
' L'aspetto di questa chiesa^ indofie a meditazione
più ancora che a. maraviglia. La doviziosissima Pa-
rigi non ne vanta una pari in rìcdiezza d' ornati ^
se non m' è la paragonante ' memoria infedele. I
(1) Se r Autore errasse talvolta nel none degli- alberi di oi^ro or-
nameato, egli spera che nessuno Torrà dargliene carico. La mente può
ritenere la differenza tra un cipresso ed un tiglio, ma per gli alberi
di figura consimile sarebbe chiedere troppo ,' ove non si citano che per
figurar le vedute.
(a) Mei Batistcrio mirasi 5. Giovanni in atto di versar 1* acqua sul
capo del Redentore. Un leggiadro angiolo sta riguardando. Questo
gruppo fu scolpito dal Ravaschino in bcllisrimo marnilo di -Carrara.
Bernardo e Francesco Schiaffino, vaV>rosi benché ammanierati seol-
tóri, natii di Camogli, vi fecero la Madonna del ^sario con varie
altre statue, li lastrico della chiesa è tutto in marmo a scacchi.
49
doni de' poveri marini^ la.fecèro.cosìsOQtHMa. Una
sesta-spante* del profitto de' viaggi navali vien daloro
consacrata ' alia ^chiesa. La "^chiesa del sno villaggio
è pel marinajo\ . iiiguctf la rappresentazione d'ogni
suo aflfetéo;. DaUe oa^é^dellaf California o, tra le neb-
bie 4el. MsPii.Nero,. egli &o»piiàr il.vgiorno in cui
p«trà ringrazi atre 1» /'Vergine e cui s' è raccoman-
dat» partendo^ in . ijndlar ehìesa ove< riposano le
m^ de' suoi maggiiiri^ia^ ia vecchia aua madre
stà:>frejg£aìdó peL^jttoifiditce ritorno y o've il sacer*
^te ^bcDéUisse la sua . anione con la>- sposa .che
IV.ama un.feder.e «he 4'ili»;&[|(io^ipadre di cari
figliuoli. I ( ih i^ì Oli*. it. - >
ii Otarissima in fatto e piena di continui pericoli è
ia^ vifò del* dbf rinato. Egli i .
^Ltisciatm ^mèogUéràìe i Jigii^ion .< > nii . ..
EfTne peméti'w e sconosaiute aréney^ '-
ly ogni naie pavtentayiemai non dorme
' jy àltìssimlv'pauFa 'U peUo\ carico. , . <*
j^rde a t estwo tempo y e ^benché W acque
Sia d ogni intomo cinto j indamo brama
Fresco rimedio "a la focosa sete.
Dd colpi de la mòrte un piccioli legno
Gli èJrale^acudo,e'jfuel eh! è via più grave ^
Rare fiate awien cK ei ne riporte
. Merce che sembri al gran trgmaglio eguale » ( i ).
•iiif. f • ti*'. • '»
{i) ^. Baldi, la Nautica.
III.
5p
E però più d' ogni altro ^ eg^
a La merde inchina^ e gli occhi e ìe parole
Umilmente fwolge ai sacri mani
H cui sommo potere a i vmUiaHonde
iVe' *Viirj moti tor legge prescrive.^ (i).
Le donne qui non portano eoocmi pesi 8«ilcapo,
uè dnrano asprisstme fatiche oome in altri luoghi
di questa Riviera. Qjégna anzi i» talli i> volti quella
serenità eh' è il prodotto di una modesta agidtezi^ay
procacciata dall' economia e dai lavoro che Iro^a
mercede.
Il colle che sorge piegato in conca di sopra a
Gamogli^ è un immenso frutteto^ tutto sperso di
pinti casini^ non meno che di rusticani abituri,
A Gamogli noleggiai una bardietta che mi tra-
sportasse per mare alla badia di San Fruttuoso^
ove troppo disagevole è il condursi dalla vetta del
monte.
(I) luL
m ■ f ^i^»^— ^^
5£
Lbtteba. cu.
Da Reeca a Rapallo per mare -^ Paile seconda^
Ppeae la bacebeitai a costeggiale il monte ^ che
tutto ha Qome di PortdSno. Da pri<Bicìpto la rupe ^
per lo piùi starile e soabr»^ tratto traAto allegrasi
diJidScbetti di ulivi e di castagni ^ e verso la sua
punta ocGidentale siede ancora a mezza pendice una
villa ^ le cui mura dipinte risateaiM>di mezzù ai lecci^
ai pini ed ai cipressi che la circondano (i). Tosto
di poi comincia ad apparir nuda e fovniidabile la
breccia ( poudìngue poligenico ) che forma il noc^
GÌolo priacipale del moote.
Dico formidabile perchè questa durissima pietra
coo4ra la quale sembra ehe invano il mare cruc^
cioso combatta, si aderge di quinci in acuti ed or-
rendi scogli I ora incarrati in isp^lonche degno asilo
degl' informi armenti marini , ora protesi con
aspra fronte io sali' onda. £ quando le sabe s^cpi^
si posai9bO placidisaime nel Seno dir Sasita Margh^
lìta o sul lido di Rocco, rauchi ancora fremono i
fittttl inlomo' A Capo di Monte,, terrò r del noe-*
ekierò-^ Chi è vago di ricopiare dal vero gli scogli'^
mal troverebbe altrove esemplari cbe meglio umi>^
scaho la maestà e lo spavento. Ed al pie di quei
(i) Quella punta è detta deUa Chiappa. Il monte di Porjtofino, ove
più' 31 sporge in mare chiamaù Codimoote o Capo di monie.
52
grigi ^ ora torreggìanti ora squarciati e sempre di-
rotti balzi ^ ed alla bocca appunto di quelle tetre
ed immense cayerne in cui spumeggiando ingol&si
il fiotto, egli può^ senza togliersi dal vero^ collo-
care un navicello attaccato con funi aMue opposti
lati dello scoglio^ e dentro al battello dipingere due
o tre ragazzi in atto di pescare^ mentre un altro
di loro y ignudo e nell' acqua sino alla cintola , sta
cercando i frutti marini ^ ove fa rabbrividire il pen-
siero che un uomo possa mettervi il piede ed
osare di tenersi in eqvulibrio sopra' lo sdrucciolevole
masso.
Nel bel mezzo del promontorio di Portofino^ o
a dir più ; veramente nel mezzo della sua fronte ri-
guardante a meriggio^ apresi 'un piccipl seno y ove
il monte ^ non così ripida come ì circostanti di-
rupi y soi&e . r ornamento di ' qualche coltivazione .
Ivi è la' badìa di S. FinittUaso^ posta certamente
nel più. romito luogo che l'nom possa ideare. Essa
non appresentasi di bòtto allo sguardo; ma una
torre quadra che vagamente si leva sulla pendice ,
dinunzia che quel luogo è abitato. Approda final-
mente . la barchetta al breve lido ove un nvo di
limpidis^im' acqtia esce romoreggiando da una vasta
sala sotterranea^ e si perde nel mare^ ricordando
il verso ovidiano
Fons erat iUimi?^ nweis argenteus undis.
La badìa di San Fruttuoso è da secoli vedova
53
de' monaci di San Benedetto che questo rupinoso
deserto aveano trasmutato in ridente giardino. Forse
dalle mani lóro furono già piantata le palme ( Phoe-
nix dactjrlifera ) che abbarbicate tra gli scogli vin*
cono in grossezza ed altezza quante ne vanta da
San Remo in poi la doppia Riviera. Questa colti*
vazione in mezzo agli orrori solinghi ^ F arte con
cui 1' acqua è ^ raccolta e distribuita in fontane y e
l'antica forma del non vasto chiostro^ sono tutto
quanto ci ridice la pacifica loro dimora tra queste rupi
chela natura avea voluto serbare inospiti ^ infecon-
de^ inaccesse (i).
La chiesa ristorata dal principe Andrea Doria
nel i6.^ secolo^ poi da un altro Doria commenda-
tario più tardi, non esibisce che mura squallida-
mente intonicaté e mute all' immaginazione. Nel
17.^ e nel i8.^ secolo la smania di coprire con
calcina ogni vestigio dell' antica veneranda architet-
tura^ prevalse sì fattamente, che i moderni atterra-
. (i)« Ebbe i saoi principi questo sacro luogo daU' anno aSg perla
miracolosa traslazione quivi seguita delle reliquie de' Ss. Fruttuoso, Au-
gurio ed Eulogio, martirizzati quell'anno stesso in Tarragona : errando
apertamente chi pose questa fondazione quasi mille anni dopo, cioè il
Giustiniano e il Foglietta, come si proya per molte scritture in forma
autentica. L'ebbero in appresso i Monaci Benedittini, ma passato poi
in commenda , fu da essi col tempo abbandonato , e finalmente dalla
Sede Apostolica concesso in /lire - pa£ronato al principe D6tia. »
S<iggi Cronologi di Gen.
Tuttavia il Paganetti , miglior critico , dubita di quell' anticbissima
portentosa traslazione, e propende per collocarla nel ia56. Siùr. EccL
della lÀg,
54 '
tori de' templi assai men danno apportarono ai mo-
namenti sacri (i).
In faccia air ingresso della torre qoadra^ cade
un filo d' ac^a dentro una specie d' fMifTeratojo.
Potreste voi immaginarvi qoest' abbe vento jo che
sia ? Egli è un sarcofiigo di marmo^ scolpito ìa alto
rilievo, lavoro greco-romano. Non se ne vede che
un lato, ed a questo eziandio fanno velo U sedi-
mento che vi lascia 1' acqua , ed il musckio* Ma lo
scalpello ne ha foggiato tutto il. contomo, ed è
opera diligentemente finita, doveste anche chia-
marla una copia.
Ma insigne per gli avelli de' Dona è spezialmente
la badia di San Fruttuoso. Più bel sepolcreto dei
tempi di mezzo non è giunto insino a' di nostri.
Una camera bislunga nella parte inferiore del chio-
stro, contiene le marmoree arche in cui riposano
le ceneri de' prodi di questa famiglia appartenenti
al secolo decimoterzo.
Sopra i sarcofagi regna una serie di archi acuti^
fatti di marmo a fasce biacche e nere, e ciascun
arco è impostato sopra dodici colonnette di maimo
bianco. Le inscrizioni in gotico carattere hanno la
Sjen^pliqità di quel a^qplp (a).
(i) Sotto gli aorpstomciiH di molle case di Gcfeova si ▼eggono le
belle pietre scalpellate e talora anche i marmi ohe fasciayaao rediflzio.
Ciò avviene anche in alcune antiche chiese di Locphardi», ansi di
tutta Italia.
(a) P. E. — I. S. Gailielmi Auria et e)U8 «xoris atque hereduni.
j
n
Questo magnifico sepolcreto è lasciato ire in ro^
vina. Troppo severo però sdirebbe il ripetere in qtie- .
Sto proposito la greca sentenza: « Chi trascura la
gloria degK antenati^ tacitamente confessa di non
esser nato per enralarlL x>
Il risnscitatore de' monuménti del medio evo^
i f incomparabile Migliara^ ha disegnato il sepolcreto
h de'Dorìa oellà badìa di San Fruttuoso. Speriamo
l che il ^tto opcfiaello ) operatore di portenti^ farà co-^
t nmcece alP Italia cpiesto asilo delle ceneri di una
« famiglia che per più secoli fu madx^ d'eroi^ mail
cui astro parv^e tramontare colia mdrte del maia-
lini nioM Andnea (i)«
La ' stessa barchetta mi condusse a Porto£iio «
alia Genrara ^ a Santa Margherita > a San Michele^
a Rapallo.
Il promontorio di $. Fmttaoóo^ ossia Capo di
Qf Monte ^ accoglie tiel naaiscino suo lato dentro an-^
gusto fauci le onde^ ed a questa maniera fa un
i^ porto. Il <]uale addimandasi Portofino^ nome derì-
d Veto per corruzione da Portus Delpfdmt che cosi
I lo chiamavan gli antichi ^ perchè qui
^ Mostrano ad or ad or guizzandoci cmvo
Dorso i\ lievi de^n^
(0 Gli stotiol «oAtMaporanm o poco ^poèteriori ODOrjna aii£orA à\
altÌMÌeie ed^ a mio citeder« , toterehie lodi il principe ijrio- Atidr.ea ^
« auo ende^ dicono.^ bob tantp del princifato, degli Stati e à^\U
foriitita «ttritiiau , «pianU| àtHV eraicbe virtù « della cariU yer&d U
Hlvn,iingi>laiie.j... M«rt« duii laanpò nella «aaa de' Ihm il sapr<eit)<^
impero delle cose marittinei » CMpricti^^ ìst<fr*0*
56
Le tresche ' del vispo delfino , ' '
• ••il
é
— ' a cui ilei vàm nembo
Fama non dubbiò accorgimento diede •
E pietà quasi umana e ' sensa aè caMo^ n (i);
< /
e piacevole scena a chi per là prima! volta .naviga
ne' nostri mari (3). Gnizzabo purè ì tonnt^ ma in
fòggia ^ diversa. £ delfini ' e tenni mag^nnenite - ab-
bon davano in queste acque ; dtre vokel ifesta almeno
memoria che te due tonnare^ che aeno una 'di qua
l'altra di là da. Capo di Monte; s'allegravano di
assai più copiosa pescagione in tempi non ancora
lon^tani* ^^ Vedute di 'dolce bellezza si schierano
innanzi agli occhi ' dall' alto fde' monti, di Porto-
fino (3).
La Cervani^ .già Sfl^aria i^ic lekipàche sue selve,
antico ed ora deserto moonstero de' Benedittiui j
,' (i) JL/. Mascheroni y Invita >a. heshia.Qidonia. ....
(a) Undique dant saltu?, multaqjiQ i^spergine rorant-,
EmerguDtqrie iterom , redeoiìtque sub aeqcióra Torsov :
Inqoe chori ludunt speciein, lascivaque jactant
Colora , et: acqeptviip tumi^^^. n^are nai:U>|]i efi^ant.
(3) Portofino fu già dipendenza della Badia di S. Fruttuoso. Giusi.
Tra i molti fatti d' arme avvenuti d'I^o^tofino,- v^dt^ncgli Annali di
Genova quello seguitovi nel i5a7 , dal quale si chiarisce come le fa-
zic^ni si spoglino d' ogni carità doliti patria. •— A'Cafpodi Monte, di-
nanzi alla chiesa di S. Frutlaodb^ i Yeneziaoi nel s43i-i'app«H> Tar-
mata' genovese prendendone ii gaie« , insième xson là' Capitana.' «E
Pietro Loredatio usò ib questa vitton»> grandiasim» '• knodtstia ,- ono-
rando e trattando umanaMéttteit cApiUiiè |^M)fe8e cgH-ftUrìprìgioBÌ)
e liberò le ciurme seìiza prezzò alenilo? ìt^M» <
^7
rammenta qq' illustre sventura (f). Francesco I.**
rotto a Pavia, dallu ròcca idi Pizzighettone • ove èra
statò ckiuso vennie icòittlotto- a Genova dal viceré La*
noja cui erasi arreso e * da Genova trasportato nel
monastero della Gérvara^ ore stette alcuni ' giorni
aspettando Ae proprie galee che vuote di Francesi
ed armate dagli Spagnuolidoveano trasferirlo nei
porti della Catalogna. Chi può dìpigneré i sensi
che agitavano in questa devota solitudine il petto
del real prigioniero, il quale perdeva la libertà
secretamente ofTertaàli dal duca di Borbone e dal
Pescara^ per la chimerica speranza di trovare in
Carlo V un vincitor generoso? (2)
Nella .chiesa di San' Michele^ tra Santa ' Marghe-
rita e Rapallo , eravi -un quadro rappresentante, il
Crocifisso con tre Santi^ opera insigne del Vandìk.
Eravi, perchè volendo ristorarlo^ 1' hanno sì guasto
che ormai poco di pregio più serba.
(1) Fondò' qnel monastero nel t3^4'G"'^^ Scetten, arcivescovo di
Genova. ' .
(2) Nella rotta di Pavia il re di Francia Francesco !,"« dopo avere
combattato molto, ammazzatogli il cavallo, ed egli, benché leggier-
mente, ferito nel volto e nella mano, caduto in terra, fu preso da
cinque soldati che non lo conoscevano : ma , sopravvenendo il Viceré
( Lanoja ) , dandosi a conoscere,' ed egli baciatogli con molla rive-
renza la mano, lo ricevè prigione in nome dell'Imperatore. » Guicc.
— La spada che il Re rimise al Lanoja in quell' otta, fu portata a
Madrid e serbata fra le cose di maggior valute. Nelle nozze di Corlo
Emanuele T. duca di Savoja con Caterina di Spagna, Filippo II diede
in dono al Duca suo genero quell' istorica spada. Essa passava , con-
vien dirlo, a mani non men valorose, e guidate da mente più vastii.
Ma parve in quell' età presagio d' infauste venture , e gli ultimi giorni
del Daca videro tristamente avverato il presagio.
58
Santa Margherita, col idjbtno San Gtaeomo, e
Tillaggto giocondametite collocato e con dintorni
di tanta piacevolezza che a tatti i titlaggi della Li-
guria forse lo anteporreste per fismarn T alloggio
ne' bei giorni delf anno. I mariùaj di questo paese
attendono di preferenza alla pesca de' condii^ onde
ornate di votive oflBenrte di coralli si ikiìrano le lor
nitide chiese
« Dove colui che scampo
Trovò da t onde irate ^ i sacri voti
In memoria sospende ^ e la tabella
Chi è t istoria del passato danno. »
Di questa pesca mi giova darri contezza^
ormai ricondotto a Rapallo per mare^ eoi
V avea guidato per terra (i ).
(i) L'Aatore della Storia LHter. della Liguria ffcceima « 1' urmr
cineraria di S. Bfargherita, OTe sono scolpiti gli emblemi e gli a Uri-
bali dì Mitra e di Apollo ; e il basso riUevo .in narmo con greca epi-
grafe che si conser?a in Rapallo presso il signor Francesco Molfino, »
e promette d'illostrark*
59
Lkttteba CnL
Pesca de^ CcralU (i).
La più bella e la più preziosa di tutte le so-*
stanze che impropriamente si chiamano Piante ma-
rine^ è il corallo. Il nome greco di questo zoofito
significa adornamento del mare. Finsero i poeti che
nascesse il corallo dalle stille di sangue che gron-
darono sopra alcuni virgulti marini dal teschio della
Gorgone tenuto in mano da Pers^o^ nell'atto che
qaesto eroe liberava la bella £glia di Cefeo legata
allo scoglio..
<< Così nacque il corallo ^ e ancor ritiene
SimU natura che nel mar pia basso
È tenero virgulto ^ e come "viene
A taridy s^ indurisce e si fa sasso » (2).
Neil' istoria di Medusa gli antichi adombrarono
il sistema delle pietrificazioni.
L' arte^ col dare al corallo il lustro e la foggia ^
Io trasforma in vaghi fregi donneschi.
•— Onde pulito e terso
Quinci adoma U corallo a le donzelle
I bianchi polsi e gli odorati colli (3).
(i) « Corallo, materia pietrosa formata a guisa ài pianta, « prò*
dotta da animali , la quale nasce nel fondo del mare. »
(a) Oyùlj Melamorf, trad. dalP AnguiUara.
(3) Cea»re Ajrici, del quale sono questi fersi^ descrìve poeticaneiite
6o
Non ignude dd lucente, .corallo sono le rocce
del mar ligustico ove il lor piede piJL inaoltran
nell' onda (i). Ma la natura ivi: lo pose come pe-
si, ma non meno esaltameote del fi^co Donati, la natura, del corallo:
' Co^e dell', api è il fiiTo opera e nido ,
Opra è cosi de' polipi il corallo.
£ se in chimico vase. o^e ribolla
Fumante nitro' tu l' immolli e affondi
£ su vi sparga e mesca onda natfa ,
Tutto in .lui che si aduna estranio corpo
' Calcareo si dissolve, e insiem conteste
liC cellette parranno e i tubi, sede
Già dell' insetto abitatore. Occulto
lyi s' innesta il primo , a cui dà vita
Visibil uovo che fecondan 1' onde ;
Ivi pri^nde alimento, e fuor tra«oda
Dal diafano corpo un rubicondo
Umor, che di sue forme anco s' impronta
£ cettetta addivien; che abbandonata
Poscia dal mdrto polipo a' impietra.
Nascon altri, e su quella impongon nuove
Saldissime magioni ; e il tronco ingrossa ,
£ si partono i rami: o che talento
Naturalmente il polipo conduci^
Lungo l' impreso arbusto , o che gli svolga
Altro caso per fianco \ e s' ammassiccia
L' un sopra l'altro e crea. Quindi ai spegne
Cosi l' insetto interior, cui reca
Impedimento al cibo il verme opposto:
O fuor si spinge a la corteccia, e sporge
Le stelliformi sue branche natanti,
£ le contrae , se cibo alcun ne apporta
L' incostante onda. Pei deserti tetti
Cosi Aracne sua fine opoa colloca j eoe.
Del Corallo, Poema.
•' (i) A' promontori delle Mcfle, di Portofino, del Mesco, ecc.
6i
regrioità, non come esca al pescatore (i)< ■
— r « Eeeo' atto sguardo innanzi :\ ,.
DeUà barbara Orano e di. Bisefta
Le turrite apparir fronti^ e le piagge :
Doi^e al rogo se: stessa un dì prcferse .
La . sconsolata Vida; eoco o^e sorse
La combattuta Birsa^ ^e.la difesa
Dal pUrdcQ Escuiapio infausta rocca. . . \.. w
', . ' ' . . . ■ ^ .» • '« ■ • •
In su que' )idi dell' A&ic9> vanno a pescare il
coraUo i marinaj -del seno di Santa Margherita (a).
Lo cercano altresì , sulle costiere della Sardegna:
meno, abbondante, tua più pregiato esseiido il co-
rallo del mare Sardòo pel suo; colore più porporino,
I più sperti competitori che i Liguri s' abbiaAo ia
questa pesca sono i Napolitani.
Cento a cencinquanta barchette dette C^oralline,
si spiccano ogni anno in sul . finir del marzo dai
vai^ paesetti dd: golfo di Rapallo. Ha. s^tte mari*
na) p^i battello che va in Sardegna ; noye quel che
va in Africa. La navigazumee la. pesca li tengono
fiior di patria sei, ed otto me^i talora.
{i) Sembra tulUvia che altre volte più abbondassero i coralli ih
qaeste. aoqiie \ peroìctechè il finto Qop I^uigi de Qongora che^taoipayk
nel i665 a Madrid la sua Real Grandeza de Genova^ cosi , ne favella :
Ni es menor la mucbedumbre precìosa.de sus coralesj que se cogen
de encendido color, y estraordioaria grandeza', parto nobilissimo destas
aqiias, apetecido de las naiiones estranas, y provincias mas remotas.
(a) Specialmente ne* tratti di mare tra Bona e Bisestri. Essi pagano
alle Reggenze per Qgni battello un tributo da loo sino' a i5o' pezzi ;di
Spagna, ed inoltre io o ii libbre di corallo scelto.
62
La felice od infelice Ventura ha grati parte nel
prodotto della pesca del corallo^ benché l'abilità
la governi. La praticano generalmente nella pro-
fondità di 4^ o 5ò melrì^ e netta f#rma che
segue:
Ogni battelk> ha ub ordigno fallo di due panconi
lunghi 4 o ^ metri ciascuno^ inchiodaci mi saU' al-
tro a forma di croce. I bracci della croce dono ar-
» -
mali alle quattro loro estremità di un ferro grande
uncmato. Sotto gli uncini s' apre una borsa di tela^
6 sopra air intorno gira una rete di cordicèlla. Una
groissa fiine regge questf ordigno nel centro. Il na-
vicellaio cala la macchina ove crede abbondante il
corallo; la speriena^ gli è guida e maestra. €ome
r or^gno ha preso il ifbndo^ egli attacca (a fune
al battello e senza troppo . seostarsv dal sito, si ri-
gira vagando qua e là per ogni rerso, accrocchè
g)i uncini recidano e schiantino i corallr aderenti
ftUo scoglio. La borsa riceve i vigenti rami cosi di-
reìd; e la rete, allargando i lembi per Taoqtraj
raccoglie gli altri non caduti dentm la borsa. Quindi
il pescatore ritira a se la macchina, e si consola
al vedere la ricca preda , o s' attrista trovando te
sucs speranze ite a male. Egli ricomincia il suo la*
VOTO intomo a quella scoglio se tornò bnona hr
pesca, ovvero muta luogo se nulla ha fruttato (i).
La maniera con che vien condotta la parte eco-
(i) Talvolta la niaeehÌBa porta sopra sino ad ud rubba di coralli ,
tal altra nulla.
63
Qomicadi questa pesca è un antico vestigio dei
metodi mercantili de^ Genoyesi. Lo spìrito di asso*^
ciaziòne e la buona fede ne fan 1' elemento. Il ca-
pitale d' ogni battello è composto di quattro o cin-
que mila lire, e diviso in quattro o cinque azioni,
prese da altreUamti azionarj. Intera è la loro fiducia
nel capo naviceUajo e ne' suoi inarinaj. Accade taU
volta che il profitto della pesca addoppi il capitale;
ma la reputano già ben fortunata quando frutta
dal 20 al 3o per 0{0. Vendono il corallo ove più
lor torna, in Genova o in Livorno o in Mar*
sigila (i).
(i) Si computa ohe la pesca de! corallo occupi circa mille individui;
e che il suo prodotto sia di circa 4oo|in' Iìk'<^ > da cui s' ha da togliere
i tre quarti per le spese.
Le forme , i colori, gli usi del corallo cosi Tengono descritti dal-
l'Ariel :
Né del vago corallo una è la forma,
Me d' UD purpureo sol lucido ammanto
Ride. Ma qual di spicciolata rosa
U dolce imita colorito, o il verde
Smeraldo, o il croco pallido; dipinge
Altro V azzurro, altro qual pario marmo;
Or di eretico splende ebano , or finge
Deir avorio il candor nitido e bello;
£ qual, pia eh' altro ancor pregialo e raro ,
Diversa iri colora; e il perso e il giallo ,
£ il roseo delle mammole pallore
Nelle ruote concentriche assimiglia.
Quindi air Indo si reca ; e al molle Perso
Ne' gelosi ricinti le trapunte
Pareti e le gemmate ampie cortine
Fregiando abbetla, e il grave della spada
Forbito pomo, e la fumante canna.
64
Oltre a venti fabbrìchè d&.corajilo swo^in Ge*^i
noTa^ qual inaggiore ii]aal : mitiòife. La..caifaidi c^rn.
u£ve^ tagliane >; ràdere^ fiiegarà^. rappiahare^: luci^
dare^ assortire , [ infilzare i coralli ^ dà impijegò.a buon
numero di opera] iOelTcìlta volte !. del Jftisagno; .1 fla->
npri di maggior fiaim^nto noa SL;&ima.che ia Ge-
nova^ Si riduce a moUe vaiie ^gajse di fiieg ii co-.
t
1 1 1
'Ì> I
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• t ^ •
Dall' opt>osto candor risalto e luce
J ^j Bella acqobU il Cò^àild, onde' 'alle 'ainaée
j / 3fcl «rtQ»P. riierbo: ia Vener . e«i»
L' incoronato orientai tiranno '
Sovente il reca, e i femmiuili ingegni
Tenia 1' invidia di quel dono
. . O beata colei cui il des'iaW
Monìl si .cinse , e piacque al ano signore
Incoronar tra le rivali ! Indarno
Mon sorgerà la notte, e Amor con vane
Lusinghe e vane larve a la fanciulla
Ardente il cor non turberà ;, che pegno , .
D amorose dolcezze ivi è il corallo ,
£ della scelta sposa. • — ^ Ai Blaui caro
Fra gli Ars^bi sepolcri, ùltimo dono, , ,.
Accompagni. ,^li estinti ; e a la rapita
Vergine cruda dall' inferno Dite
Aureo ramo novello il core, invogli.
Che non si V^sto a morte i luipi chiude
Ivi 1' uom tra il compianto la donzella ,
Che d[ mirra amarissjma 1' amato
Corpo ugnendo, lo stuol delle pietose
Donne in fasce lo avvolge, e lo inghirlanda
Del pregiato corallo, e nella tomba ,
Ultimo dono, coli' estinto è chiuso (i).
(i) Cesare Arici ^ Poema del Corallo.
I,
». * '•*«
.»
65
• • • •
rallo: ma la più usitata per lo smercio alF estero
è la collana a grani tondi.* E così lo mandano in
lunghe file per tutto; e specialmente in Levante e
nelle Indie
tt flotte al nascente solj volte al cadente, »
ma più nelle prime.
Ed antico appresso i Genovesi è il lavorìo del
corallo ^ e il loro smercio de' coralli lavorati nelle
parti orientali. Essi li recavano nel medio evo alla
Tana dove li compravano i mercatanti persiani per
trasportarli e diffonderli nell' Asia centrale (i).
Quando i Portoghesi primi di tutti arrivarono per
mare all' Indostan^ il re di Calicut dimandò loro
che gli portasser coralli (2). Di quindi in poi i co-
ralli lavorati di Genova passarono a Lisbona donde
trapassavano a Goa (3). Dopo il 181 4 la spedi-
zione di questa ricca e bella merce si fa principal-
mente per r Inghilterra^ molto acquistandone i reami
britannici^ molto rivendendone nella penisola del
Gange i privilegiati lor trafficanti.
Il negozio de' coralli lavorati soggiace alle vicende
comuni a tutti gli ornamenti il cui prezzo è deter-
minato dall^ dimando che seguon la moda. Pochi
(1) Depping, Hist. du Comm, du Léuant,
(a) Na^ig. di fiasco dì Gama,
(3) E quesC articolo , scriveTa il Galanti nel 1795, sì fa a conto
de Q^novesi,
III. 5
66
anni h era assai prosper^vole^j si ^omput^va . che
le f^bbrù^he di Geuoya ne . producessero per due
miliom di lijrc.
Presentemente il difetto delle vendite fxuiove a
dolorosa querela i fabbricanti.
i»
67
Letteiu. CIV.
RapcUlo.
La felice giaqibira ia capo ad un golfo ^ con una
▼alle bea irrigata alle spalle^ sei migliaja di abi-
latori; molti legni mercantili^ strade larghe e fre-
menti di popolo^ una bella Collegiata e varie altre
chiese ^ qualche vivezza di traffico e nloUa di navi-
gazione y gentilezza di costumi ed una solerte indu-
stria meritano il titolo di città di terz' ordine a Ra-
pallo che alcuni sostengono essere Stata anticamente
la capitale de' Liguri Tigulii.
Gli uomini di Rapallo si diedero all' obbedienza
di Genova Tanno laig; nà più sen dipartirono.;
aQzi più. volte giovarono la repubblica con le armi
loro. Cosi avvenne durante la guerra Pisana ^ in cui
quattro galee Rapalline gloriosamente combattettero.
£ nel 149S ^^^i ejutarono i Genovesi a scacciar
di Rapallo i soldati di Francia. Egli è il vero che
r anno precedente gli Svizzeri al soldo del re Fran-^
cese aveano spietatamente posto a ruba ed a sangue
r infelice lor tetra (iy
(i) « I Tincilori Svizzeri con gli alLri Barbari, misero a sacco il
borgo di Rapallo. La furia loro fu tanlo grande che aniniazzarono
cinquanta uomini ammalati, i quali erano in un Oipitale. E fa tanta
la ruberìa loro che ai provcoarono inimici , non lolo i Genovesi , ma
tutti gl'Italiani. » Giustin, Ann.
In una lola notte i Genovesi V irnno dopo ruppero Tarmata navale
68
Altra più grave calamità cadde sopra a loro nel
secolo decimosesto.
Di lagrìmevol ricordo è per Rapallo tuttora la
notte del 6 luglio i549* ^^^^ discese oltre l'usato
ammantata di estiva bellezza. Il cielo pareva un' im-
mensa volta di zaffiro ^ tempestata di diamanti. Leni
aurette spiravan su dal mare ^ ed apportavano grata
frescura. I terrazzani diedero le membra al sonno
nella securtà più profonda^ ed un placidissimo si-
lenzio occupò le pubbliche vie^ le magioni private.
Ma vegliava nel largo mare un crudele nenitco.
Dragutte y nome terribile in quel secolo alle marine
delle due grandi penisole^ tacitamente navigando
approda a Rapallo poco innanzi che aggiorni. £gli
m^tte in terra le sue piratiche ciurme^ e le avventa
ai guasti^ alle abbominazioni^ alle prede. Balzano
esterrefatti i Rapallini dai lor letti all' udire le sel-
vagge grida onde rimbomba la terra. Essi abban-
donano ogni loro avere alle mani rapaci per evi-
tare, ma in vano, le dure catene. Qual miserabil
piangere e supplicare e fiiggire fosse da un lato,
qual atroce bestemmiare ed oltraggiare e percuotere
dall' altro, qual orribile pigliar gli uomini a costn^
ma di pecore, ognuno può venirselo immaginando
xon raccapriccio. In questa fatta i Corsari nello
spazio di un' ora, oltre a grandissimo bottino, ca-
c il campo de' Franoesi , e ricuperaron Rapallo. Per ricordanza di
questa vittoria « Frapcesco Spinola , detto il Moro , fece fabbricare
coi denari della preda la yitriata maggiore della chiesa dell' Ann un-
siala. » /m.
Hcarono ne' lor navilj e menarono a crudo servag-
gio più di cento RàpalUni^ tra' quali ^ dice il Bon^
fadio, erano alcune vergini belle. — Seguì, mentre
ardeva il trambusto^ un'avventura di amore che la
severa istoria non ha sdegnato di registrare. — Uq
grazioso giovane di Rapallo , per nome Bartolomeo
Magiocco^ scosso dal sonno al suono dell' urla e
del luttuoso lamento^ s'alza e subitamente la ca^
gione ne intende* La positura della sua casa che
guarda alla campagna gli porgerebbe agevolezza al
(uggire* Ma che gli cale della conservazione di se
stesso mentre.rimane [esposta al pericolo la bellis-?
sima ed onestissima fanciulla per la quale da più
mesi è trasportato di vivissimo amore? Egli vestesi
a gran fretta , attraversa la via maggior della terra
e volando arriva alla casa della giovine amata. Ab- '
bandonsfta è quella casa^ e sola giace nel lettici
ciucio la fanciulla, tramortita' dallo spavento. Im-
mautineùte egli se la reca in braccio, e nuli' altro
vedendo od udendo a se intorno, fende la calca ^
urta rapitori e rapiti, prende l'erta, ed acquista il
dirupo. Quel caro peso in cambio di torgli lena ,
più gUel' accresce. Egli corre nel salire, perchè
amore gli ministra le forze. Finalmente giunge nei
monti vicini, ove in salvo ripone la dolce giovi-
netta e la richiama alla vita. « Così , scrive àncora
il Bonfadio, la bellissima vergine mercè di amore
scampa dalla furia che addosso a' miseri Rapallini
cacciava la malvagia fortuna (i). ))
(i) Ita polcbcirinia Tfirgo iropetam, qaem in miseios Rapalletisea
Una lapide romana si conserra da immemoraibil
tempo^ dicono ^ nella collegiata di RàpdHo(i). Altro
monumento è un marmo con varie figurò di basso
rilievo^ ed un' iscrizione ^ giudicata ora greca ora
orientale ora di qualche ignota e. smarrita faveHa^
e tenuta sempre per inintelligibile aflbtio. E non pet^
tanto essa è semplicemente un* epigrafe in oaratterì
latini- barbari^ stranamente collocati^ intrecciati e
sconToltf^ con foggia inusitata A ma pure non
senza esempj. Ragionetolmente k potete leggere
nel modo che segue e concedermi il meschino vanto
di essere stato il primo ad interpretaria;
Luis Augustus dicare tócumficii, o meglio Jan*
cera dedit locutn fieri anno 856 (5). Per Lodovico
o Ltds^ come scriTcvasi ancora nel Dugento, in*
tendete Lodovico II imperatore e t^ à* Italia^ « il
quale fu il primo e il tero arbitro di ragione e di
fatto , di tutte le terre d* Italia. »
Ha la collegiata di Rapallo un bel quadro rap-
presentante S. Biagio che dalie inferriate delia sua
prigione stende la mano a benedire la gola di un
fanciullo. Veneranda è la testa del santo veglio dal
fortuna eonrertit, «mcrh benefieid «obtefrftigìt. Bonfod. , ^/tif. t,. V.
— Vedi inoltre GiunnOf Disseri, sofra gli I/om. HL di H^pmiio. ^
Relazioni di Rapallo , M, S,
(i) Manibus DUs mense sextili Imp» Augusti Caesaris LPl anno. —
Ganducio - Giusino.
(3) La linea sotto 1« lettere in^egva da qù^X parie si debbano kg-
gè re, in mezzo al loro bizzarro intrecciamenlo e sconvolgimento.
L* iscrizione, così letta, dice Luis Augu» d. ìo. f, a, otto C LyL
7^
«ai labbM «eiidmitto tBcire le parole della bene-
dìetmie (i).*
Le domii èi ì^èffrtHHò atCeiiddtio tutte e sin da*
])rimbsiini atitìi à fiir pk^i o meiiettl iffi ilo di
{latMÌra« E^se lamMuo in si^Ie so^ie dette proprie
case o sedute hta^ù il xttoro tidle pnbbliehe rie.
Il ipA a$pettt> rfttmiieiita i tiUaggi della Toscana
ote ianiM le treeee pei ea|)pelli di pa^ia. E cpii
nrm metio efae m Toscana lo straniero nota la. pù-
^tttzsL tldi irestìre e la ta^hei^^a delle mani anche
nelle lavoratrici ddf infima plebe. Ma il lavoro dei
fitti etie altre volte faee^i fiorite fi paese da Por*
tofino ^ Zoagli^ tannai '^ non reea profittò pel
gf ditd' uso in onl 'Sono venuti 1 mei*letti di cotone
di iseta fabbricati con le macchine^ e Tendati a
bassissimi preafzi. Onde un' «ibile e spedita lavora-
trite di pitti, iEatieatido 12* ed -anche i4 ^^ ^^^
gitmio, mal aitivi adesso il guadagno di 5o ccrt-
tesitm, mentre :prfma in 10 uro lo triplicava.
La ^sta deHa Madonna che ^i ^ebra in Rapallo
i dì t. n. 3. di In^io^ ti attira gran lòoncorso di
gerite da <5ettOVa e da hrtta la Riviera. E^sa addi-
mànda-mi ijenno, perAè iìngoilaBe. — ' La proces-
sione cómintSa a sera, e dura -iitiù alle 3 della
natte. Ttrtto 'tS paese e t^isiSriaratò da migliaia di
ittmijfiitn, e le strade sii adomano ^i altari eretti ed
(1) Vedi i?i4uQUe ]^ IKhdoDda liei Polori; p n^lla ohiesji de' Fraa-
ccscani il Sani' Antonio che risitscila un morto in Icislimonianza
àeW innotìemi paterna; ed ntii Sacra l^amìgTìa, òpera abtSca.
7^
addobbali con pompa grandis^una. Le due chiese ia
cui entra e soffermasi la processione , rimbombang
di scelta musica , non perdonandosi a spesa per far
Tenire suonatori e cantori de' pia valenti dalia Car
pitale. Tratto tratto s'odono spari di centinaia di
mortaletti che ne salutano il p^saggio. Le capp^
di velluto ricamate in oro. e le steniiinate croci <£
argento sostenute in equilibrio con rara destrezza,
s'accordano allo stile di tutta la Liguria, contrada
che vince ogni paraggio quanto allo sfoggio della
ricchezza nelle cerimonie del culto.
Fin qui nulla di peregrino; è una processione,
poco più poco meno, come per tutto il Genovesato.
Ma finite le funzioni religiose, comincia uno spet-
tacolo che non ha il simile. Tutto 11 popolo corre
alla spiaggia , ohe tutta è illuminata in linee rette ,
a tal che assaissimi dì que' lumi stanno sopra pali
conficcati all' altezza di più metri nel mare. C tutta
la faccia del mare, quando è tranquilla, risplende
di lumicini galleggianti a fior d' acqua dentro tuni-
che di cipolle o in cortecce di più maniere. Co-
minciano allora le scariche delle batterie; che cosi
'chiamano le migliaja di mortaletti, disposti, ia va-
rie distanze ^opra una linea di forse tre miglia.
Immaginatevi il rimbombo che manda lo scoppio
di quindici o venti mila colpi sparati a. brevi in^
tervalli, e la maraviglia dell' eco che li ripete per
le pendici e per le valli vicine, e 1' effetto dell' ab-
bagliante luce di tanta polvere incendiaria col ri-
verbero che ne &nno le onde. Àgli spari succedono
73
ì razasi che or s^ attaffan neU' acqua, ora ne risor-
gono per disfaTillare più yivi: artifizio di fuochi >
non ignoto altrove, ma che induce stupore in chi
per la prima volta lo mira. Aggiungete a tu(to ciò
Don meno di dieci mila persone rannicchiate in
cima agli scogli, sedenti in sull' arena, s^rrampicate
su per gli alberi, od aggruppate sul battuto delle
casje» Tanta consumazione , d' olio e di polvere parr
torisce gravissima spesa. Ebbene, v'ideereste voi
mai chi ne porti lietamente il peso? Sono i poveri
contadini. Essi non ricusano di talora soffrir la fame
nel verno anzi qhe non dare alcune scodelle di fichi
secchi in volontaria; offerta per la celebrazione di
una festa che a' loro occhi è un sacro debito non
mena che una gloria e un diletto (i).
Si reca a pregio Rapallo i natali dati a tre illu-
stri coltivatori della scienza alleviatrice delle umane
miserie.
Fiorì Maestro Batista da Rapallo nel secolo XV
e fece maraviglie nell' arte di estrarre col taglio i
calcoli dimoranti' nella vescica, e di frangere e
tor via dal corpo que' che ne' lombi si stanziano (2),
Abilità che dai Senarega lo fece paragonare ad
Esculapio.
(i) Nella provìncia di Chiavari i fichi secchi sono il principale a]L-
inenlo de^ contadini nell' inverno.
(i) Parole del diploma datogli l'anno 1476 da Lodovico II marchese
di Saluzzo, il quale aggiunge : nos ìpsi salutari experieniia ^ Deo an-
fiuente^ mundo certificare non erubescimus. Maestro Batista visse ip
corte di quel principe , e morì nel i5io.
>
74
Giovanni da Vigo^ o iiaAo od originano di Rsl"
palio^ fii caro a quel severo 6 Mtlile cOQ^scìCore
degli uomini^ Giulio 11^ ed acq|«list& gran fMaa
con la sua opera intitolata Pratica dMf arte chi-
rurgica (i).
Fortnnio Liceti ^ filosofo t Inedico ed antii{cMriè^
nacque in Rapallo 1^ anno lijjy vtoA vudl i656.
Compose da 70 opere. I suoi conteéipefianet U
chiamarono la Fenice degli ingegni (^i).
Agostino Giustiniano^ vescovo di Nebbie^ scrit-
tore degli AmtaU di Getvo^a^ tiasceva da pmrenti
originar) di Rapallo. Accuratissinio coflapendiatore
degli antichi anmafi ^ fornitissimo di dottrina o sperto
ne' civili negoz)^ egli scrisse la sua istoria Hel più
desiderabile raodo^ so troppo non riguardi aUo^^é
L'amore che lo accende per la patria^ non Io tira a
nascondere o travisare il vero. Parteggia pei popola-
ni^ ma il color nobile non può incolparlo d'ufia sola
lode taciuta. Fu per bii grande sventura che 1' edi-
(1) « Fn il Da Vigo il primo che xagiionaodo del cervello abbia
fatto l' osservazione esser questo viscere neU' uomo, più voluminoso di
quel di qualunqvM altro jiiiìmale, ^opogricwata mgnle pttÀ ^ll'ioUto VfH
lume del corpo. £ comeccbè questo grande ritrovato, desunto da na
fatto di anatomia comparativa, non manchi di qualche eccezione se a
casi particolari si discenda , pure è penoso il vedere che oltremontani
scrittori di alta fama, venuti assai dopo il Ligure notomista, piansi
appropriati tale riflessione senza far motto di lui. Ma noi ItaKani fttamo
da gran tempo pur troppo avvezzi nà esser vittima di taii rabamenti.
E piacesse a Dio che a sole piraterie scientifiche si limitassero le no-
stre perdite! « Elogio di Già. Da FigOy scritto dai dòU» B, Mcjon,
nelle Vite d^ Liguri ilhistti. Genova^ xS^q.
(a) Vedine i?i V elogio, scritto esso pure dal dott, B, Mojon.
: , , , 75
zione de suoi, Anoali^ fetta dopo la sua morte ,
riuscisse r obbrobrio dell'arte della stampa^ perla
mancanza tf ogni specie rf ortograHa. E fu grave
dimenticanza de' suoi concittadini il non aver ripa-
rato a questo fallo con una ristampa degna del
migliore de' loro istorici (i).
(i) 11 Bayle {Diction, ) avverte che alcuni troncamenti goastano gli
Annali del Ginstfniatio che abbiamo alle stampe. Qacste nutilazioni,
facilmenle discemibiii dall'occhio crìtico, cadono dall'anno 1^99 sino a
tatto il i5'jS con cui finisce 1' opera.
7<5
Lettera; ,CV!.
■ e • •
Montall^Oé
Il santaario della Madonna, di Moptaliegf'o levasi,
ad un' ora di cammino da Rapallo^
(c Sopra d! un colle faticoso ed erto
Che fa ponzare a gùvi^ e mózza il fiato
A cui non fosse a rampicare esperto » ( i ).
Circondato di antiche piante^ in solitaria eminenza^
inspira questo santuario il raccoglimento ed un'af-*
fettuosa devozione. Da una vetta alquanto oltre il
santuaino^ lo sguardo erra piacevolmente sopra
tutte le sinuosità del Golfo dagli antichi nomato
Tigulio ; e con delizia si riposa sopra T amenissimo
Seno di santa Margherita. I tre gioghi ^ T uu sul-
r altro sorgenti, che signoreggiano Portofino, chiu-
dono a ponente la scena in ammirabil maniera.
Il mare e le spiaggie di sotto e in lontano, i monti
e le selve alU intorno, la viva e salutifer' aria, l'az-
zurro cielo , rendono increscevole il partirsi da quel
belvedere.
Il santuario di Montallegro venne innalzato F anno
iSS^ dalla pietà de' popoli di Rapallo e de' suoi
dintorni, pel ritrovamento di un dipinto in legno,
(i) //i. Ncri^ Presa di Saminiaio.
77
' ' , r . . ... .
raccolto^ elicono ^ dal Naufragio di una nave i*a-
gusea. La tavola ; opera di greco pean^liò^ i^ppre-^
senta il ti*ansito della Vergine (f).
Dal tempo deJla sua 'fondazione in poi^ questo
santuario noa cessò mai d' essere in grande vene-*
razione per ttitta la provincia. I marìna| invocano
. la Madonna di Montaliegro ^ come sicura àncora nelle
più scure fortune di mare. Prima di partire pei
viaggi lontani^ essi la pregarlo • di benedire il lor
corso. .
Continuo è il salire dei' devoti ài santuario. Gli
infermi vi si fanno portare in seggiola^ od anche
sopra una bara a guisa di letto ^ quando la gravezza
della malattia non concede di fare altramente.
In qùest' ultima foggia io avea veduto portar sa
per r erta una donna ^ il giorno eh' io salii al san»
taario di Montaliegro. Era una donna di niezzana
età^ colle spoglie delta ricchezza intorno /ed il pal-
lore della vicina morte sul volto. Io la incontrai
nuovamente nel salotto dell' ospizio ov' ella pren*
deva riposo (2).
(1) Sopsà il letto delfa Madonna è effigiata la SS. Triade, colle tre
dÌTine teète in profilo. La chiesa latina non ammette questa rapprei^
seotazione, e prescrìve che la terza Persona venga sempre effigiata
sella forma di colomba, sotto la quale le piacque apparire. Bla i mi»
racoli , attribuiti a questa immagine , - la fecero approvare dalla santa
sede.
(3) Si é accennato dianzi , che i principali santuari della Ligorisi
marittiffla hanno un ospizio , vale a dire una casa attigua con certo
numero di stanze fornite di letti , ove il peregrino può non solamente
reitaurarsi della fatica durata nel cammino, ma alloggiare anche più
7®
La cortesia e' impose gli scambievoli saluti. Tor-
nava inutile il dimandarle che la traesse lassuso.
La sua estenuazione^ la sua sparutezza lo palesa-
vano anche di soverchio. Tuttavia le feci questa di-
manda. Ed ella rispose: « Vengo a pregar la Ma-
donna di farmi vivere ancora sei mmu »
Questa pia ingenuità mi parve mi atto sublime
di fede (i)« Ma diversamente opinò un giovane càe
mi si ^a fatto compagno in quella salita. Era e^
di piacevole natura, ed anche colto d'ingegno^ ma
ignorava che nel mondo vi ha di cose sì serie che
il farle bersaglio a' motteggi è sconvenevolezza
colpevole.
Il gran poeta che pose sulla comica scena il TVir-
tuffò ^ avrebbe inorridito al pensiero di far ridere
alle spatte di iiu vero devoto.
Il giovane dimandò alla donna donde venisse?
<c Sino da Chiavari^ 'à ella rispose. « £ perchè ^
sdamò egli^ non pregar piuttosto la vostra Ma-
donna deir Orto , eh' è miracolosa ella pure ^ senza
esporvi alla fatica del viaggio ed al rìschio di
giorm, tenif altra apesa che quella del vitto. Ed essendo questi san-
iuar j perloppiù collocati in sulla cima de' monti , in luoghi di pu-
rissim' aria e di estesa. veduta, ne segue che uu uomo il.qual desideri
passar alcuni giorni in solitudine contemplativa , od anche solaments
respirar il salubre aere de' monti , andar a caccia di farfalle , in cerca
di fiori, di sassi, o darsi a qualche profondo lavoro intellettuale , non
può scegliere migliore ricetto.
(i) « Fede è sustanzia di cose sperate ,
« Ed argomento delle non parventi.
Dante Par. e. XXIK,
79
sogfire, pel disagio^ pel ftole^ per 1' aria troppo
sottile? )^ . •
Queste parale erano per lo tneno iotempedlive :
dm seiiM obe il giovine punto ci pensasse j eran
e^g^ Otiid^U perocché onidele è il togliere ad
uà Ìi^ic0 il €oti£»f lo deUa aperaoaa. Ma in itti^
4oaaa^ (»he leiri]iiaiiìe0te crode^ le parole degl' riiidif-
fi^fwtì {Mmo come le stille d' acqua ohe afiiggcmo
siilT iocUoatH aiiperfìcie di un cristallo^ seuza la-
saimi puf: aegno del Uwo passaggio. Ella non ri-
SfQf^ a coluti ma voltatasi ver^ di me , con bella
fidacia loggiunae: a La Madonna di Moatallegra
noli Dai hit mai iJ>bandotiala« i^
£ fteorgendo che amorevolteieoU) io V asookayigi ,
faoe un ootal riao in cui parve Iraluceadé un ràggio
della aaa giovenile avvenenza > e così riprese a
parlare:
^ Io ar^a. sedici «uni , e Giorgio ^ un marinalo
ài Rapallo^ era il mio innamorato^ Se noi sapete
come forostiei*o >^ aggiungerò che tra noi V innamo-
rato d' una ragazaa è quegli che intende pigliarla
in isposa. Giorgio andò alla peso» del corallo sulle
coste della Sardegna. I Barbareschi^ così iniesti
allora ai noltri lidi ^ predarono la barca in. cui era,
e Io otondttaaero in ischìavitii^ Air udire la dolorosa
novali^ io non mi smarrii , ma chiesi a mia madre
e ne ottenni di venire a questo santuario, accom-
pagnata da un mìo fratellino. Il fiinciullo^ dette tre
^s^e Maria y andò sotto gli alberi che otnbreggian
la piazza a trastullarsi con altri della sua età. Io
rimasi soia soletta in chiesa'^ e mi prostrai dinanzi
air immagine della Madonna miraqplosa. Gli sguardi
di Giorgio ed ì miei s' erano per la prima volta
incontrati con simpatia in questo santuario. Per
la prima volta noi e' eravamo qui parlati alF uscir
àektsL chiesa. Onde mi pareva che i nostri puri à*
mori nati sotto F auspizio della Vergine^ avesisero
ifl suo consentimento divino. Voi potete immdginani
s' io pregassi e piangessi di cuore. Nel fervore della
mia orazione e mentre i miei occhi erano <fi caldis-
sime lagrime ripieni^ mi rammento che cosi presi
a sclamare : Santissima Vergine! per quet dolore
che provaste nello smarrimento del vostro • «Svino
figliuolo^ deh fate che il povero 'mio Giorgio ri-
tomi! '— Giorgio ritornerà. -^ Io udii queste pa-
role, e ben distintamente le udii. Mi rivolsi a guar-
dare da chi e donde venissero: ma in chiesa non
ci era persona. La consolatrice degli afflitti aveva
esaudito la mia preghiera ( i ).
(c Io discesi a Rapallo col cuore affatto tranquillo.
Ne y quantunque per due lunghi anni aspettassi in-
vana, mai venne meno in me la certezza che Giorgio
sàrel^e liberato. Finalmente i religiosi della Mer-
cede lo riscattarono. Giorgio ritornò in patria, e
ci maritammo. Ma prima di sposarlo, volti che sa-
lisse meco a questo sanluario per ringraziarvi la
benedetta sua liberatrice. I due cuori d' argento da
noi offerti in vóto alla sacrosanta immagine, vi stanno
appesi tuttora.
(i) Senza tsomenti , FA. qui riferisce ciò che gU fu raccontato.
8r
Noi eraVafDO poveri, in quel tempo* Io. mi gua-
dagnava il vitto col far pizzi di filo di fiandra^ come
usano le donne dei mio paese. Giorgio non era che
UQ semplice marinajp. Egli fece una picciola eredità^
la convertì in. denaro^ si diede a trafficare ed en-
trò a parte di un appalto per la pesca de* tonni.
Iddio diede favore a' suoi negozj ; e noi diventammo
assai ricchi per la nostra condizione. Allora pas-
sammo ad abitare in Chiavari^ ove mio marito com-
prò una casa in città ed una villa in sul poggio.
La nostra vita scorreva beata* Ma il luogo dell' u-
mana felicità non 4 ^esta terra. Giorgio morì nel
vigor de* suoi anni , ed io rimasi vedova e tutrice
di una fanciulla, unico frutto della nostra unione.
Ora questa figlia è in età da marito , ed io V ho
promessa in isposa ad un giovane men ricco di
lei^ ma d'ottimi costumi^ che le conviene per ogni
verso. Essi teneramente si amano. Ma il giovane ^
per certe ragioni di famiglia , non può sposarla che
di qua a sei mesi. Perciò son venuta a pregar la
Madonna di faraii vivere sino a quel tempo ^ affin-
chè io possa condurre la mia Teresa all' altare. Do-
vrei io abbandonarla solitaria sopra la terra nel
fiore de' suoi anni circondata da pericoli e da se-
duzioni! Ah son certissima che la Madonna mi farà
questa grazia! »
Le parole di costei erano inspirate da una ce-
leste credenza. Tra una donnicciuola ^ disfatta e quasi
agonizzante., e la gloriosa reina degli Angioh^ quale
IH. 6
82
intei-vàlio ^ immeii8o , mikiitò ! Eppure lo eotmflTaoo
h fede , U »peran»i , l' Amore.
Io ne ini eofmnosso tuskio al foùàò dcK* anima
e striosi la smorta itfaìio =delr ibC^raié -i^Mte ^^ér
la ioHti di proflbrìr pm^e «ti ^^ck^tO». Cibi ni tor-
nava al pensiero ia memoria éèìla, inin hnótÉst ìiki-
dre^ che nel rivedermi dopò aóftii di lèto%ànftato%a,
dtoevami: « Sapevo dtit Attila ti saprebbe accaéiito
di sinistro , perchè ogni giélmio io pl'ègàv^ , hi Ma-
donna di averli nella sua s^t» «tastòdiir. o
a Avete latto bene a lasciarm t(Ai , » «dissi al
mio compagni^ die ritrovai ^la pialzà iti atto é
infestahre una lattina icontadinella.
Tomai a Chiavari l' snno 'seguénfje, è di^tómifai
della donna. I suoi voti erano stati adeinprti. Ella
avea maritato la sua ca%*a Teresa , poi s' era ad-
dormentata nel non^ di Lei toh* è Porta del Cielo (il
(i) L* A< ha già puLbiìcato c^ucsto raccoutu iu un Giornale di Mi-
Uno.
»m.d^mm^^»i^1^^meam^^l^
83
Lettera CVI.
t
Da Rapallo a Chias^arL
La strada esce di Rapallo^ passa per X erta costa
del monte ^ e lascia sotto di se a destra il borgo di
Zoagli eh* è al mare^ e sopra di se a sinistra Ro«
?ereto ed altri - viUaggi. In questi luoghi il conta-
dino alterna il lavoro deUa vanga. con quel della
spola ^ e tesse il dilicato velluto con la mano istessa
che dirompe le glebe*
Attraversate quindi due grotte artefatte^ arriva
la strada ad una chiesuola^ sacra alla Madonna delle
Grazie. Essa è tutto dipinta a storie del vecchio e
nuovo testamento da Teramo Piaggia^ oriondo di
Zoagli (i). La composizione sa dell' antico^ ma le
figure sono vivaci y graziose y parlanti ed anche ben
mosse. Per mala ventura dell' arte queste opere di
uno de' fondatori della scuola genovese piiì non sono
ormai che reliquie. Tuttavia^ avvegnaché guaste
assai 9 non possono ancora dirsi perdute. Ci sarebbe
almeno il tempo di levaiTie i disegni; ne in To-
scana od in Lombardia si trascurerebbe di farlo. Chi
rifrugasse in tutte le chiese, cappelle e sagrestie de' vil-
laggi e casali della provincia di Chiavari, forse vi
troverebbe angora alcune delle tavole di questo in-
(i) V è scritto in un angolo Theramiis de Plasio opus fecit ed in
^n altro angolo hoc opus factum fuìi iSSp.
N
84
slgne pittore^ le quali v' erano al tempo che il So-
prani scriveva.
Scende poscia rapidamente la strada^ e rallegra
il viandante coli' aspetto del vaghissimo naturale
anfiteatro di Chiavari.
Tutto il tratto da Rapallo a Chiavari è un con-
tinuo . oliveto ^ non interrotto che da alcune foreste
di pini. Ma non è un tristo oliveto , solitario sopra
il nudo terreno. Perchè i Liguri orientali^ tirati
dalle angustie del coltivabile suolo ^ non lasciano che
r ulivo ^ tirannicamente insocievole, occupi solo il
luogo, checche richieggano le leggi della buona
georgica. Onde sotto l' ulivo piantano essi la vite ,
-e tra i filari deHa vite, seminano il fruménto
e la. segale; né trascurano il ciliegio, il man-
dorlo, il pesco, ma specialmente il fico, i cui
frutti seccati al sole, porgono ad essi 1' inver-
nale alimento. Di che ' nasce una quadruplice
coltivazione sopra un solo terreno, e questa con
assiduo ed amoroso studio condotta. Cresce poi
l'ammirazione per. chi considera che in que' solchi
aperti tra vigneti che stanno dentro un oliveto essi
stessi, si raccolgono . due prodotti di cereali in uà
anno (i).
(i) I contadini della Riviera di Levante seminano il grano torco
dentro i solchi, priroa che sia il tempo di miètere il frumento. Giunto
il di delle mossi, egU non troncano con la falce le spiche , ma schian-
tano affatto la pianta , poi raffazzonano il terreno a servigio della pian-
ticella di gran turco che fra tanto è nata ne' solchi. Ciò tuttavia non
fanno che doye possono irrl^ar^. :
85
Bellissime viste .e da varie altezze ha pure questo
tratto di paese in sul mare y sì che talvolta appena
scemete se sia torbido o pacato^ cotanto s'erge
la strada^ e tal altra udite che al vostro fianco le
spinose spiagge rimbombano al muggito de' flutti
commossi ^ ovvero le onde con dolce mormorio fie-
dono . r uimdo lido.
aif* goffrar
86
Lettera GVII.
Chiavari
Savona a ponente e Chiavari a levante sono le
due più riguardevoli città marìttìme deir antieo
stato di Genova. Col titolo pi& modesto di ca-
stello si citava Chiavari per bellezza nel i6.^
secolo (i).
Giocondo è F aspetto di Chiavari a chi^ venendo
da Genova^ lo sguarda dalla china del monte. Più
giocondo a chi stando in sulla spiaggia^ contempla
la città dalla più linda sua parte ed i suoi vistosi
dintorhL
Dal lato del mare le paurose roccie di Portofino,
tanto prolungate' nelFonde^ ed a levante quelle
più modeste di Sestri formano il golfo che altri
chiama di Rapallo ed altri di Chiavari. Verso ii
centro dell' arco siede Chiavari in un piano coro-
nato in mezzo cerchio da colli ^ ammantati di oli?i
di viti^ ed abbelliti da quella diligente coltivazione
che teste v' ho descritta. L' orgoglioso monte Zatta
sul cui dorso settentrionale scaturisce il Taro^ s'erge
di là da questi colli che pajono chinarsi onde me-
glio lasciarlo piramideggiare. Sulle vette del Zatta^
(i) « Monpellieri in Francia, Barletta in Puglia , Fabriano nella
Marca, Prato in Toscana e Chiavari nella Riviera sono i belli ca-
stelli che si sogliono nominarer » Giusan. Descriz,
8.7
tprreggiaji^ male ^U, fC^^^ .<^«atii'de Apemiì^ ^^,
veggono qv^'di Ghi^vai^i ^ianoli^ìarfj per iboIu mesi
la neve^ dalU quale la dolcezza del lor clima li
$alv^ 9(iqtii^ n^\ fi^p dej y^«0. Il mo«te $uj>aipen-
W<^ dì S^n Gia^omq cfce j^wr^ggia 1^ ptbpìnqua
liaysig^^^ m^nìi^^^ w' t«ntl «u^ campiipili, ohe si
di$^giitaq«^ ?i4 v^rdfi W ^n<Wj U «uTOwaso popolo
a wi pQr^e r^pe^fQ, Jj' or^f^rìp delle Grazie e il
rialtp 9n cqi po^g^w tt tel?g?#ffti d^» riposo ^Up
^gftfffdp nel @rQ di questo »mflnissimq circo.
I4C rovine di W» t^wr^ e di yecchi t^ftfiitìoiii a
rìdossQ di (Jhi^^^l^^ 91 69yn^ei'v?np pA^i^pria dell^
antiche opere di d\i^$^, f^tt^yi da^ QeiiQVc^i. £ le
na?ì^ tkafe ppu le f^m sulTarepa del lido ^. ne in-
docoiiQ 4 dolerci che qiiegtq ìiìdvsti'e e fa^iqante
popplp sifr ppWo di m pflrtq*
Sopp^i l$i spi^ggid , pye giastn il primp coiatoetto
dpyea ppsgfire 1^ sjtr^da^ gifiqe un recante e non
^»eJ«gf^ntfi spbbpFgp (i)* Lo edificwoBp in pochi
anni co' subiti guadagi^i gli additi nayìgaliori di Ghia-
vajFi fih^ al t^Q^pp del blofi^o continentale tra-
sportav^np gli plj dell^ Caloria ne' portai creila
PrpvejD^sit
l4a pianura sp^^icirpplar^ in c^i $ie4< C^iay^ri e
che pltre a quattro miglia si esjtefi^^^ .4. }l '^to
prodotto delle alluvioni dell* Entella e del ritirarsi
del mare*
(i) Detto delle Saline.
yìdi ego qUod fuerat quondam soUiSssma tellus.
Esse JrètìiMj vidifactas oh aequore terras^
' ' Ovidio.
- Alcune piazze adomano Gldavari^ tra le qaaG
spicca lieta quella di S. Francesco^ adornata dalla
facciata della chiesa el di un palazzo^ dal prospetto
di un giarcKno ascendente a terrazzini con corona
di pini e cipressi ^ e dal principio del largo passeg-
gio che riesce al mare. Magnifica poi avrebbe a
chiamarsi quella innan:^i al nobilissimo santuario
deir Òrto , se fosse tutta circondata di case. Rego-
lari e ben lastricate sono le vie principali della
città ^ e fiààcheggiate da portici (i).
Contendono ora i filologi del paese se Chiavari
Ghiaveri scriver si debba. Il testo di Dante nel
codice Bartoliniano ha la prima ortografia eh' è pur
la comune dell'uso. La ^cdnda si legge in quasi
tutti i testi a stampa. La conteiSa è di poco mo-
- mento; se' non che pitetendono che questa lezione
meglio concòrdi con T etimologia (3).
Edificarono i consoli di,Genota il castellò di Ghia-
Vari l'anno 116^ (3); forse per farne uti antemu-
rale contra i conti di Lavagna^ che suU' opposta
riva dell' Entelht dominavano inquieti vicini ^ benché
*già ridotti ' con le armi a giufar fede alla repub-
(i) II santuario di N. S*. dell'Orto ha le colonne di marnap yerde
di Polcevera*. Carlo Baratta vi dipinse il coro.^ -^ Andrea Carloni fece
le pitture del coro della chiesa di S. Gio. Batista , insigne collegiata
di Chiavari. /
(2) Chiave di Rio.
(3) Ag, Giuttin^ Ann,
89
Uica« Le case che prima cedravano il luògo ^ pren-
deyan nome di Bórgo Lungo (i).
Pacifici chiama il Della -Torre gli annali della
sua patria. Docilmente obbediente al mite fréno di
Genova che vi mandava un capitano^ Chiavari ne
segui tutte le sorti.
Grandissimo è il traffico che qui si & delle tde»
Essi traggono il lino dai fertili campi di^l Cremo*
nese; a filarlo ed a tesserne il filo si adopera l'in*
dustria della città e del contado. £d era altre volte
industria apportatrice di larghi profitti (2).
(i) Racconta il Federici che Tedisio ed Alberto Fieschi , fratelli , *
cooli di Lavagna , vennero a danni della Repubblica e saccheggiarono
Chiavari ni^l ia38. '
Libri intorno a Chiavari e Lavagna, veduti dall' Autore.
Istoria della miracolosa immagine di N, S. delV Orto, Gen, 1759.
La verità ventilata intornò alla Rit^iera di Levante, MS. rica"
vaio da wC opera a stampa, di G. F. Cattagnola,
I meriti del Pont. Innocenzo JK, ecc, dello stesso, Roma, i683.
Alcune scritture pubbliche concern. Lasagna, dello stesso, Genoua,
1661.
Leges nmnicip, Comun, Lavaniae, Genova, i656.
Mémoire sur les amntages de la ville de Chiavari, Gen, , 1807.
Discorsi letti nelle adunanze déUa Società Econom, di Chiavari,
Chiavari dal 1806 in poi.
Guida del viaggiatore alle Cave delle Lavagne, presso Chiavari, .
Iviy 1828; del doti. Niccolò della Torre, con tavole litografiche.
Trattato deUa famiglia Fiesca di Fed, Federici —
Genealogia famiUae Scortiae, ecc. ecc*
Di Chiavari scrìveva il Bracelli ( Orae Ligust, Descript, ) verso la
metà del 14.^ secolo: Oppidum ob alia magis quam vetustate clarum,
quippe quód ante centum et quChquaginta annos nondum moenibus
cinctumfuìsset,
(2) Questa fabbricazione, scrive il Della Torre, occupa laim. per-
sone, produce 6[m. pezze di tela ogni anno, e fa circolare oltre a un
milione di lire. Da 5o anni a questa parte, ei soggiunge, è cresciuta
9<>
Di cfQ^' dì ChiaTarì sì pub dfi^ in generale. coik
parole del Malespini; VivoAo sobq e di grosse Vu
vande è con poche spese e con buoni Gostumi » . .
e delle pompe del cullo si x^g^ ^^ superbia di
questo popolo.
La chiesa di S. Francesco possiede il miglior
qoadro di Chiavari. Rappresenta il santo titolare in
atto di far un miracolo. Un angioletto fa scatorìr
acqua dalla rupe. E dipintura grave , pietosa e di
buona maniera (i)%
Cogorqo^ villaggio che soprawede \ colli a ri*
dosso di Lavagna^ in felice eminenza alquanto di-
Stante da Chiavari^ ha n^lV ab^id^ dell^ chiesa par-
rocchiale una tavola con la data i^oi, io luglio ,
senza nóme ;d^ autore* V ancona messa in oro con
certi spa;»} a^zairri^. seminati di stellette d' or»^ è
di gentile disegno moresco. In sette compartimenti
con fregi laterali e gr^do; è distinta la tavola.
Rappresenta varj misterj. I nimbi e le trine sono
in oro. C è secchezza nelle forme ; ma certi volti
hanno tutta la leggiadria de' tempi deli' arte ancora
innocente e divota.
assai , « se minore d' un tempo è il profitto de' fabbricanti , gli è per-
chè viene ad essere ripartito. »
Nel distretto di Chiavari, egli dice, i poderi sono sommamente di*
visi, con vantaggio della. popolazione. Di cereali non si ricava che il
quarto del necessario al consumo. L' olio frutta 5 o 6[m. barili espor-
tabili 1' un anno sull' altro. I vigneti si vanno sempre più mpltipli'
cando. Viaggio alle Cave op, s, e,
(i) Questo quadro , già trasportato nel museo di Parigi , è opera
del Velasquez.
Lettera CVIII.
Società ecoTUmUea di Chiavari.
Ke' giorni più fortuntiti di Roma godeva la terra
di essére smossa da xin aratro incotonato d^ alloro^
e tornava lieto a' suoi bovi 1' agrìooltor trionfale (r);
In più d' una repubblica italiana del medio evo non
era concesso di ambire i. magistrati a chi non fosse
aggregato all' arte della lana o della seta. Due
reine di Francia uscirono dalla casa dei Medici che
per la via rde' traffichi era salita al principato della
Toscana. L'Augusto Carlo V faceva innalzare un
suntuoso mausoleo a Guglielmo Buerem^ inventore
del modo di acconciare le aringhe. Yarj monarchi
de' nostri tempi hanno conferito le equestri inse^
gne a' più ingegnosi artefici del loro reame. NeU
r impero Austriaco chiunque ha instituito o man*
tieue in fiore una £d>brica^ di riguardevole utilità
al paese ^ ha il. diritto di chiedere ed ottiene il
diploma di nobiltà.
a Dove r opinione pubblica^ dice il Gioja^ onora
gli artisti^ le arti divengono eccellenti: la fama della
loro eccellenza eccita la brama e diffonde nello
stato e fuori T abitudine di fame uso ; così 1' onore
diviene fonte di ricchezze , perchè stimolo della
(i) Gaudebat tcllus vomere laureato. Plinio, Rediìt ad boves trium-
phalis agricola. Floro»
9^
volontà^ dal primo grado dell' iaciviliaiento sino
air estremo. »
Sia gloriosa adunque la laeiiioria dell* ottimo pa-
trìzio Stefano Rivarola^ institutore della Società eco*
nomica di Chiayarì^ la quale ha per finé^ applicato
alla patria^. di moltiplicar. le. invenzioni^ di accre-
scere i prodotti deir agricoliura e dell' industria col
miglioramento de' metodi^ . e di crear Buotericchezze
introducendo nuovi prodotti.
Udite in che sentenza U generoso e dotto filan-
tropo . ragionasse a' suoi . colleghi nel 1806.
i( . Un tenuissimo annual . tributo in comune cassa
ridotto e da voi medesimi amministrato y '. il qnale
vi fornisca il modo di conoscere e d' ottenere tutto
ciò che fa. d'uopo perchè uno stesso prato produca
triplicato foraggio; perchè si abbia da.ua campo
con minor semente duplicata messe ; perchè si mol-
tiplichi la quantità e I' effetto del eoncimé ne' ter-
rito]q che ne scarseggiano; perchè più celere e di-
ligente sia r opera di un tessitore fornito di uà
miglior telajo; perchè la .chimica somministri al tin-
tore que' lumi pe' quali il tessuto aon si corroda
dalle tinte ^ e queste dall'aria e dalla luce non ven*
gano alterate ; perchè in fine le arti tutte , nuova
vita e favore . ricevano da più regolari e gustati di-
segni^ dalle macchine ed istrumenti che dì maggicH*
economìa ed effetto sono da più sicura esperienza
dimostrati : ecco ciò eh' io vi chieggo y e qualche
raro periodo di tempo per assistere alle nostre
adunanze. »
93
Egir avea fondato questa Soet^ nel 1791; avendo
per compaio il P» Giuseppe Solari, nome caro
alle, muse détte due' lingue d'Italia. Per due* lustri essa
poi giacqtie sommersa dalle tempeste politiche. Ri-
nacque nel 1806 pet cura del suo primo fondatóre^
il qaàle^fitichè visse ^ le consacrò tutti i suoi pen-
sieri ed affetti.
I sòcj' sonò partiti in contribuenti ^ corrispondenti^
ausiliarj^ e filomàti. I contribuenti pagano io lire
Fanno. Gli ausiliaij vengono scelti per lo più fra
i parrochi del contado^ idea felicissima. I filomati^
specie di accademici uniti alla Società^ pagano 5
lire r anno^ e d' ordinàrio si fanno pure inscrivere,
* * < ■
tra i contribuenti.
La Società economica mantiene un orfanotrofio^
ossia ricovero' di 20 fanciulle orfane che vengono
ammaesttate a filar il cotone ed a vai^ lavori don-
neschi. Essa ha instituito una pubblica libreria^ cui
soprantendono i soc) filomati; acquali è in oltre
commessa la cura di raccoglier materiali per la
storia patria. Essa ha fondato una ' scuola di archi*
lettura ed una di ornato > aperte anche nelle lun-
ghe sere invernali ^ con infinito profitto de' giovani^
Essa finalmente procaccia lo smercio de' più inge-
gaosi prodotti degli opera) del paese; mercè di un
lotto y avvedutissimamente immaginato ; e le migliòri
invenzioni ricompensa con medaglie di argento e
^i rame.
Ogni anno ricorrendo la festa della Madonna
dell' Orto ( 3 luglio ) , festa che pomposamente si
94
celebra io Chiavari ^ la Società eeonomiea dmene
alla distrìbazìoiie delle loedaglie ed all' estra^toae
de' lotti, n pr^ìdente, p ehi oe & le Teci, fegge
un discorso^ che poi wìen consegnuato aUe stampe.
Interviene alla solennità il fiore di Chiavari e delle
terre vicine; molti ìUastrì ^ si rendono espressa-
mente da Genova. La musica rallegra de' shih con-
centi la nobil funzione j ornata dalla pres^sa del
sesso che tutto abbeliisce. Né qoesto è escluso dal-
r accademica digmti; ansi molte gentildonne di
Genova fregano l'ekaico de'socj»
Due cardinali pon giudicarono che la porpora
r.omana avesse a ricevere disdoro dalle arti che
sono la vita dei popoli. Uno di esBi ( V emineatiss.
Spina ) fu presidente della Società ; l' altro ( V e-
minentiss. Rivarola ) n' è proteggitore indefesso, e
de' suoi doni specialmente s' ò anicchita la biblio-
teca di Ghiavari.
Le medaglie delta Società rappi^seotano Cerere,
Mercurio e Yuleano, come simboli ddl' agricoltura,
del commercio e delle arti, con laleggei^da Vitam
excoluere per artes* Nel roy^cìo è seritto ; Socie-
t&s Clasfarensis rei agr^riae commerciis- ^ opi-
ficìis promwendk* Immagina questa medaglia il
sommd £noio Quirino Visooiitì: il vnLeoto Patti-
nati ne fece il conio in Milano.
Come la Società siasi s<^bata fedlele all' impresa
trasceltasi, e qual incremento abbian per essa pi-
gliato le aiti in questa provincia, può leggersi in
que' discwsi solenuemente recital;! ogni anno da per-
95
sonaggi gravissimi. La colttTasione delle patate in-
trodotta^ r arte di far 1' olio liberata da vieti me-
todi^ la '&bI»rì)caxion€ dette tele, de' merletti^ dei
drappi di seta^ de'rosol}^ immegliata^ accresciuta^
la còstruzipne delle seggiole innalzata al grado di
meritare gli elogi del gran Canova e le dimande
di UMh V Earopia , i faivort in fiarsia e là ottura
dèlie feUegMSti suppieìlettili pit>aixxsvi e recati in fiore,
sono ^arbintt ed ìirepugiuabìti prov>e de'beneficj re*
ctfti à Chiavari daff economica sua Società. Lode
all' Mtmid oìl£adino <;he U mstituì, lode ai generosi
ebe la tengono in fiore.
»«e«4
96
Lettebà CIX.
Gita alle cave di Ardesia y detta Pietra
di Lavagna:
I monti sopra Lavagna, cospicuo borgo distante
2 miglia da Chiayari e 3o da Genova^ sono formati
quasi interamente d' argilla schistosa^ è sen cavano
le migliori ardeste che forse si conoscano pel ser-
vigio estemo ed intemo dette case. Quest' ardesia
* tegolare è nota col nome di Pietra o Chiappa di
lavagna.
Quasi tutta la Liguria marittima ha le abitazioni
ricoperte con lastre sottili di pietra di Lavagna,
dette jébbaìni. Esse fanno una copertura leggiera,
soda, impermeabile all'acqua, vittoriosa de' geli.
Per Tefietto di questa copertura i tetti ligustici^ si
de' grandi palagi signorili che de' rarali tuguq,
presentano 1' aspetto di un piano molto inclinato^
del color detta cenere, e liscio, se non in quanto pel
lineare soprapponimento del lembo superiore d' una
lastra al lembo inferiore deU' altra ne risaltano
regolari scaglioncini di pochi mUlimetru
Con le lastre di Lavagna si rivestono le mura più
esposte ^Ua tramontana, atte piogge, ed all'umido;
si &nno i battuti, i pavimenti, si coprono i gra-
di , s' ammantano le pareti de' serbato) d' olio ecc.
La pietra di Lavagna è in somma di sì generale e
profittevole uso eh' essa forma nella Liguria essen-
zialissimo materiale dell* architettura ; ed è dcI
tempo stesso Don dispiegevol ramo di asportazione
in contrade straniere.
La descrizione delle cave di quest' ardesia dee
quindi riuscirvi gradevole. Io la collegherò col ri-
tratto del paese all' intorno , racchiudendo il tutto
nel racconto della scorsa che feci alle cave in com*
pagnia d'un mio coltissimo amico (i).
Allo spuntar del giorno prendemmo le mosse da
Chiavari. La piacevolissima selva che dal pubblico
passeggio della città va sino all' Entella^ e si pro-
lunga sulle sue rive , consola di fresche ombre la strada
e pare che inviti l' affaticato peregrino a riposare
sotto il loro coperchio* J raggi del sole nascente ne^
facevano .più splendere il verde. È 1' ospizio degli
usignuoli , {>oco frequenti nelle spiaggie marine. Essi
pel doppio rivaggio del fiume manifestavano con
dolce cantamento i loro amorì.
Entelta è il nome che l' antico Tolommeo e i
moderni geografi danno alla fiumana che parte Chia-
vari da Lavagna. Volgarmente la chiamano il La-
vagnaro o il fiume di Lavagna da quel borgo vicino.
Dante le dà l' epiteto che le si addice in que' versi
da lui posti in bocca ad Adriano V , de' Fiesohi ,
conti di Lavagna,
<c Intra Sìestrì e Chi0,vari s' adima
(i) U «ignor Rolando GoU«| ingegnere del Corpo Reale del Genio
oifile. EgUcorteMmente diede all' A. le migUori notisie che .qui si
trovioo intotno alle Provincie di Chiafarì • della Spezia.
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99
. ' iù oltre sì leva con rozza magnificenza la basi-
^ ^ di S. Salvatore. L' iscrizione latina collocata sotto
resco che sovrasta alla porta maggiore , e in-
^ «oa che « papa Innocenzo IV de' conti di La*
^ ^la fendo questa Basilica^ ed il cardinale Ot-
. .r^ono^ sao nipote^ la condusse a Imon termine
j^no ia52 » (i).
1 :xl^^^^^^ cardinate Ottobono Fiesco è quel desso
' yv>' col nome, di Adriano V tenne per soli quaranta
,^ rni la cattedra di San Pietro , laonde così canta
lui la divina Commedia:
« Un -mese o poco pia ptowù io come
Pesa il gran marito^ chi dal fango U guarda, »
^ .Racconta il Castagnola che il cardinale Ottobono
r liupose quella iscrizione egli stesso y ^ si fece di*
' ' ingere ih abito cardinalizio nelF affresco sopra
iscrizioiie, come in fatto si ved^^ e finalmente
he anche la chiesa già mentovata in capo al ponte^
j foi»dazvone di papa Innocenzo IV (a). La<^nde
tvremmo uno certamente e forse anche due dipinti
'".ì fresco appartenenti alla metà del secolo decimo-
lerzo, cosa notevolissima per T istoria dell'arte.
il'.' '
(i) a Idejitre Innocenzio fece dimora in Genova ( yx^l^) àosav^o
porsi in cammino per la Francia , ordinò cbe s* ediQcas.se nel contado
di Lavagna ia chiesa di S. Salvatore.... La medesima col suo prepo-
)»ito e canonici volle che fossero immediaUmente sottoposti alla Sede
Apostolica. » Genealogia della famiglia Scortia,
(2) Castagnola, Op.^ €Ìt, sopra. — Innocenso IV fu il primo che
diede il manto rosso ai Cardinali^
>
•■'-S
*»'^
lOO
La basilica di S. Saldatore ha gli arda di terzo
acuto; è rivestita^ anche neir interno, di marmi
bianchi e di pietra di Lavagna a fasce alternate , e
nel luogo ove nelle moderne chiese s' innalza la
cupola^ sorge in essa un enorme campanile; sin-
golarità che in pochissime chiese e tutte di quel
secolo vien avvertila dagli scrittori d' arclùtettnra.
Insigne monumento delle arti nel Dugento, la basilica
^i S. Salvatore avrebbe meritato un posto nella grande
ma difettiva opera del D' AgincourL
Quasi di contro a questo solenne edifizio si os-
servano certi grandiosi archi con gli archivolti or-
nati, ora fiitti sostegni di case volgari e fiior di.
dubbio avanzi di un antico, palagio de' Fieschi (i).
È fama che il luogo di S. Salvatore, ora si ad-
dentro terra , fosse antichissimamente porto o spiag-
gia di mare, benché non ne rimanga vestigio. Le
grandi alluvioni dell* Entella mostrano probabile il
fatto; ed il nome di ponte di Mare tuttor dato al
ponte di S. Maddalena, benché ora discosto oltre a
un buon miglio dal lido, aggiunge peso alla tra-
dizionale memoria (a).
(i) A qucsli avanzi forse alludeva Beraardo Ferrari ove dice: Fix
sexcenti passus a mari super oppidum Lat^arUae^ quo se pance plerius
extenditur ^ intra véteres ruinas multa adhuc monumenta magnifi-
centiae et pietatis Innocentii ly ^ atque aliorum Comìtum visuntur ^
guùe ab ipsis in deUciis haberentur.
(a) Lo stesso raccontasi di una Badia di S. Salvatore in Ispagna.
Ecco il passo del Fejoo. « Getta il mare nel tumulto delle code molto
stagno ed arena alle spiagge; il che si vede chiaramente in alcune
pai ti donde il mare si è ritirato per molto tratto dagli antichi termini.
lOt
Visitata là basìlióa, poggiamoìo al.monte.»Ne di*
scendevano stuoli di donne ^ portanti lastre d' arde-
sia sul. capo. E sopra le lastre aveanò la ròcca ed
il fuso, perchè filano nell' andar alle cave^ filano
appena deposto il lor carico: un solo momento di
ozio lor parrebbe un delitto. Questo trasporto dalle
cave ai magazzini delle lastre in Lavagna esse fanno
la mattina e la séra y attendendo nel resto del giorno
alle faccende campestri o domestiche. Non minore
di 'j o4 ! 8 rabbi è il peso eh' esse reggono sulla
eolonina vertebrale. I portatori sono in men nximero
delle portatrici, ma sostengono pure sul capo assai
più gravi pesi;' e pare che cerchino 1' equilibrio coi
passi affrettati quasi a modo di corso.
La cava a cui pervenimmo è detta Chiappajone
dall'immensa sua vastità e dall' inesausta miniera.
Innanzi alla, sua bocca stanno ammonticchiati al-
l' altezza di un palazzo i rottami dell' ardesia tratti
fiiori della cava , e disutili. Il terreno che ricopre
le chiappaje è coltivato a viti ed ulivi (i).
L'ingresso» del chiappatone: corrisponde all' in «
terna sua . ampiezza. Noi pigliammo a girarne i
Nel nostro monastero di S Salvatore di Castellana nel Principato di
Asturies vi sono e?identi testimoni che colà approdarono i vascelli ,
«d in oggi più di due leghe abbasso ai fermano. » Teatro Critico.
(i) Chiappe qui son denominate le lastre di pietra di Lavagna*
Chiappaja ne significa la cava; Chiappajone, cava grande. Dante cbtf
a^ea visitato la Liguria, e che spesso ne divisa i luoghi, forse qui prese
ilTOcabolo chiappa in significato assoluto di pietra, ove dice
« Poteyara sa raontaY\di chiappa in chiappa. »
102
ciechi fiinditi con la scorta di due guide ^ e muniti
ciascuno di un lumipino. Il cammino n' è disagevole
sopra continui frantumi di chiappe; stillanti sono le
pareti de^ corride). In capo a 3oo passi troppo an-
gusto si fece il varco. Le guide vi misero dentro il
capo^ e con forte ed allungata voce chiamarono gli
opera) che lavoravano 5 o 600 passi pia addeutro.
Due di costoro^ dopo lungo spazio di tempo ^ sbu-
carono da quel cupo forame, e pareano le ombre
che la maga di Endor facea comparire al re d'I-
sraele. Essi ci condussero in un salone non minore
in grandezza della famosa Loggia de' Banchi. Ed as-
sai la vincerebbe in altezza^ se del continuo non
rinnalzassero il pavimento per lavorare intorno alla
volta (i). •
Gli opera) si diedero allora a dispiccare un gran
masso nel cielo della sala. Il che ottennero assai fa-
cilmente col percuotere verticalmente intomo alla
periferia del masso co' loro picconi e farvi un inta-
glio; in cima al quale continuarono a battere ma
con colpi orizzontali: né guari andò che staccossì
il masso tutto ad un tratto ^ come sensa fatica^ e
cadde sopra gli strati di rottami a bella posta alzati
per addolcirne la caduta.
Di sì fatti massi essi ne spiccano de' si larghi da
farne, spaccandoli in fostre^ un pavimento di un
(1) Il Franzonì parla di uoa cava in cai il vuoto è lungo 5oo palmi
genoTesi, largo 3oo. DeUa Pietra detta Cavagna ^ Memoria, Roma^ 1830.
Esso avrebbe di sola larghezza quanto ha di lunghezza il duomo di
Genova. r
ro3
sol pezzo per una camera mollo spaziosa. Ma 1 uso
è di fenderli in lastre delle misure usate in com*
mercio^ ne queste mai eccedono in lunghezza me^
tri I. 75^ in larghezza metri i. .5o.
La maniera di fendere il masso in lastre di varia
sottigliezza e perfino di 4 millimetri y è parimente
curiosa, ma ci piacque vederne F esperimento ,fiioii
di quella tetra caverna (i).
Essi adoperano una specie di scarpèllo piatto a
guisa di cuneo, che successivamente applicano a
tutto il contorno della pietra, gentilmente battendo
cojQ un martello sopra la costa non aguzza dello
stromento. In brevissimo spazio di tempo la pietra
si risente, come essi dicono, e spaccasi interamente
per la sua grossezza ad un tratto (2).
Lo smercio principale di queste ardeste si fa nella
Liguria; ma ne mandano anche a Napoli, in To-
scana, a Gibilterra, in Portogallo, in Francia ^ in
Corsica, in Sardegna, a Trieste, in Odessa. Il loro
scavaùiento mette in giro da 4oo|m. lire ogni anno;
il che fa ben popolato e pieno di vita questo
distretto (3).
(1) Il mercurio, nelle cave di Lavagna, si sostiene invariabilmenle
s IO, '^S sopra ofO, termometro di R. Soltanto nelle cave più di loo
piedi profonde esso cala a io** sopra o|o , né più discende. Questa
temperatura sembra molto fredda a chi internasi nelle chiappaje ri-
scaldato dal sole e dalla fatica del salir 1' erta. Però giova farsi por-
tare dalle gaide il mantello.
(3) Da questo modo di fender le chiappe sembra venuta la voce
•chiappare.
(3) Tre quarti del prodotto in denaro vanno per le spese degli scaE-
io4
I lavoranti nelle cave invecchiano ansi tempo, o
per la polvere ardesiaca che aspirando adsorbiscono,
o per la privazione della Ince solare in cai passano
i giorni^ o per F aria umida del sotterraneo ^ o me*-
glio per r effetto di tutte queste cagioni insieme
accolte. Di rado essi giungono ai sessant' anni , e
muQJono per lo più idropici. In questa guisa lo scavo
delle viscere della terra riesce sempre^ ave pia ove
meno^ funesto alla salute degli uomini. Perciò i La-
tini chiamavano i baìratr», sacri alla regina del
Tartaro (i).
pellini , de' ^ortaWri , de* magazziateri , eoe. I padroni delle csTe ne
rìtraggoDo VuUfA qatrta parie , eh' equNalft al prodotto della véndita
ali' estero.
11 peso deir ardesia annualmente Scavata, può valutarti looim. chi*
logrammi. Si è £ilfco'}| cotnpulo cheper 4iib. eàni almeno vi sia ma-
teria da estrarre in slmile .quantità.^ Di fatto ìf^ peuiice del monte
S^ Giacomo verso il mare è tutta composta di quest'ardesia da oapo a
fondo. ; ^ ■ i'
.. (i,) Per Jo staU> igifA^ ^dffgii operai jnelh cave di Lavagna vedi ìt
Memoria aopra, f «teste Ardesie* di G( A. Mongiardini negli Atti M'
PJccad. Tmp. di Ùen.f T. Ili.
io5
Lbttbaa GX.
Lavagna*
Fiorente per lo seaTO e pel traffico delle. ardesie
né scevro d'altri commercj^ H borgo dì Lavagna
è decorato di un tempio' che vince tutti quelli della
Hiviera orientale nella beUezza e ricchezza dei
marmi: grandiosamente architettato, esso ha gli or*
nati di gusto corrotto.
Ignoto giace ir come e il quando nascesse La*
vagna^ e donde pigliasse il suo nome. Ma I' antica
esistenza dì una città alla foce dell' Entetla la quale
era assai più déntro terra che non è ài presente ,
parroi del tutto probabile cosa. Vi esporrò le mie
coiighietture ; tenetele in quel conto che più vi ta*
lenta. Ma prima giova dirvi che se dello scavo delle
pietre di Lavagna non ci restano memorie autentiche
anteriori al decimo secolo^ molti argomenti però
concórrono a farci credere immemorabile nelb Li-
goria r uso di coprir i tetti* con lastre di que^
st' ardesia.
Un popolo Ligure all' oriente di Portofino por-
tava nome di Tigulio o Tegulio. Esso aveva dWe
città o castella^ l' una marittima detta TeguUa ,
r altra entro .terra detta Segesta Teguliorum. Ciò
si raccoglie da Plinio*^
L' itinerario di Antonino segna tra Bodetìa e il
monte di Portofino ( Delphinis ) una mansione cqI
io6
nome di Tegolata', ia lavola Peulingheriana segna
la stessa mansione C3l nome ad Salaria y indi-
candola tra Moneglia ( ad Monilia ) e Recco
(Ricina ).
Tito Livio nomina fra i popoli Liguri i Lapicini^
che coi Garuli e con ^i Ercati vengono da' migliori
critici collocati nella valli dell' Entella.
Tutto ciò considentto, non vi par egli che i nomi
di Tegulia, Tegolaia y ad Solarla ^ Lapicini, ricór-
dioo t ardesia tegularis^ il lapis fictilis ossia la ^pietra
di Lavagna eh' era scavata da' Lapicini e con la quale
per la leggerezza e impermeabilità de' suoi strati
\ Solar j erano ricoperti? (i)
E poiché la tradizione ci ha Conservato memoria
di un porto eh' era alla foce dell' Eiitella y prima
che le materie trasportate da questa fiumana lo col-
massero e prolungassero di un buon miglio la spiag-
gia y non possiam noi collocare l' antica capitale dei
Tegulj sopra Lavagna, e sotto San Salvatore, luogo
certamente non ancora tanto discosto dal mare
allor quando Innocenfio IV e gli altri Fieschi l'or-
narono di stupendi èdtfizj?
Ma queste^ come ho detto ^ son conghietture tutte
mie proprie, che duederebberó àhneno più ma-
turo esame.
. L' origine de' conti di Lavagna si smarrisce nelle
(i) Ett solarium locus apricus in èumma.aedium pariie 90ÌU calore
fruendo accommodatus. Calepino.
Il solarium de' Latini, è l^eliocamino dei Greci ^ il terrazzo degFIt»-
liani. ' '
107
tenebre de' secoli anteriori al Mille (i). Onde molte
cose sognarono di loro ì genealogisti (2). Auenia*»
moci all' istoria autentica. Essa ci dice che avendo
i conti di Lavagna nel ii3a rotte le capitolazioni
che aveano col popolo genovese / questo mosse le
armi contro di loro^ e nel 11 33 prese ed abbattè
le loro castelb^ e furono i conti costretti a giurare
obbedienza ai consoli ed al comune- dì Geuova (3).
Nel 1 1 39 fecero la fedeltà ad esso Comune, il quale
concedette loro a^ tavole di terra per fabbricar la
lor casa nella città. Nel 1166 essi vennero ricevuti
per cittadini geAoYesi> con franchigie, e nel 1198
rìnunziarono il contado di Lavagna al comune di
Genova (4).
Questi conti di Lavagna erano molti, e sino a dodi-
ci contemporaneamente (5). Da essi nacquero vari%
illustri famiglie (6). Tra le quali la* famosissima è
quella de' Fieschi che riconosce per suo ceppo iste-
rico il conte Robaldo , nominato in una carta au-:
(i) « Tcdìsio q.m Oberto, Ariberto, Alberico, GoUifredo, Lan-
franco, BamcDgo e Guiberto, conti di Lavagna soa nominali in una
scrittura antica dell' abbazia di S. Fruttuoso 1' anno 994» » Fasti di
Genova MS,
(a) CooTsen eccettuarne il Federici. .
(3) CaffarOf Ann, — Nella Genealogia delle famiglie illustri di
Genova leggesi che la prima convenzione de' Conti di Lavagna col
Comune di Genova è del 1128. Ma ne' Fasti succitati è scritto: « M-
^rto, Opizo , e Guglielmo 6glio di Armano conti di Lavagna paga-
vano certa decima al vescovo di Genova nel 1127 come in archivio
srchiepiscopale. »
(4) Fasti jBOpra citati.
(5) Nella convenzione del iiaS. Genealogia ut sa
(6) Fieschi, Scorza, Ravaschieri, Secchi, l'enelli, Bianchi, ecc.
io8
tétitica del 1 1 3o ( r). Questa f>rosapia che poi unì
il suo sangue alle schiatte regali e dÌTcane una
delle più principesche d'Italia e celeberrima net
r istoria j andò principalmente tenuta della sua gran-
dezza a' due Papi che diede aUa Chiesa (3); e so-
prattutto al primo di loro Innocenzo lY ^ dotto e
risolutissimò Pontefice che si acremente contese con
Federigo 11^ egli vietò di signoreggiar la Chiesa ,
e con essa i Comuni ^élfi in Italia (3).
(1) Fed. Federici.
(9) Innovemo IV ereato Pontefiee nel ia43. *
Adriano V creato Pontefice nel ia76.
(3) Diyini humanique juris consultiisìmum .... qui inter liberales
diiaciplinas ]ari potissimom operam dederat, ob idque- Pater joris ap-
pella ba tur» Cioipeonio»
Di questo Papa, .« portato, dice il Muratori, a mane^ar con
grande imperio le chiavi e la spada, » sentenze assai contrarie fra
loro, recarono ^ li acrittori Guelfi e GbibelKni del suo secolo e del
seguente. E perchè queste aette si trasformarono bensì ma non mai si
spensero , la contesa dura tuttora. Vedi un' erudita difesa di Fede-
rigo II nelle Dueertauoni Pieone di Flaminio Dal Borgo.
Lettera CXI.
Da Lavagna alla Spe&a per teiTa.
Senza dilangarsi più dui lido marino ne più mon«
tare o calare ^ trascorre da Lavagna a Sestrt tutta
piana e quasi a filò la strada , per luoghi dove im«
mani scogli già pendevano a piombo sui rauchi
flutti, o questi s' ingolfavano dentro a tenebrose
voragini. E veramente il tratto fra Chiavari e Sestri
di Ponente è di gran lunga il più bello della strada
Ligustica , e il solo in cui siasi recato ad esecuzione
r originale concetto di condurla sempre in piano ed
a riva il mare , abbattendo con gli argomenti del-
l' arte le mtUe e superbissime difEcoltà che ad ogni
passo opponea. la natura. Lo aprirono con gran dir
spendio i Francesi^ lo trassero a perfezione gli
ingegneri reali.
Sestri di Ponente era nel dodicesimo secolo feudo
de' conti di Lavagna, i quali lo cedettero al comune
di Genova. Col nome di Sesto, ( e Sestri ne par
corruzione ) s' incontrano villaggi in ogni parte
d' Italia ; perchè ad sextum lapiderà era sempre, la
prima stazione delle strade romaae. La distanza di
sei miglia romane dalf antica foce delf Entella a
Sestri, avvalora T ipotesi che là sorgesse Tigulia ^
suo capo luogo. Ma qual sia T odierna borgata che
vantar possa la sua origine dalia Segesta de' Tigulj
113
, A Sestri la straiia yùì^ le spalle al mare^ per
àoa più affroolario che alla Spezia^ dopo una gior-
nata di cammiDo. Essa nttraversa una spaziosa e
feracissima pianura^ latta sparsa di ville ^ cavalcs
il torrent"^ Petnmia che scende da piacevole valle,
e salendo con giri e rigiri , . diviene in sol gioga dei
monte Bracco (i). A chi .sale riesce increscevole
r aridezza de' (firupì; benché bello sia nell' a|Hrilee
nel maggio mirare t oro delle ^nestre spiccare tra
cento fioreUtni^ bianchi azzurri e purpurei. Ma cU
scende dal Bracco a ponente ^rallegrasi per dolcis-
sima vista:, imperai ch'egli ha sempre sotto gli oc-
chi da ogni altezza il mare^ ed osserva i villaggi
che in fondo a', piccioli suoi seni s'innalzano^ e gode
l'aspetto de' colli che succedendo ai monti si di-
gradano al lido con infiniti pae^etti sul dorso e
molte pittoresche piegature di valli ed un orizzonte
senza confine.
Dal ' villaggio del Bracco sino alla casa di ricovero
ov' è U più alto punto della strada^. ora vi aittidera
ih Sestrì- redi nella chiesa della Natività lo Spirito creatore cbe n
diffónde sopra gli Apostoli, insigae fattore del Fiaaella; ed amS. Luigi»
quadretto del Cigoaroli. Vedi pure nella chiesa di S. Retro odi
Sacra Famiglia, raffaellesca, e creduta opera di Pieriao del Vaga : poi
nella chiesa, or solitaria, delF Anountiata all'antica tarila a più
cattpartimenti nello stile del Francis, ma zotica nieii te ridipinta, ed uà
S. Pietro martire, por del Sarzana.
E indicato a' viaggiatori per rarità un vecchio e grosso albero del
pepe in piena terra, nel giardino Piccone.
(i) U Denina ( Fableau de la HauU Italie ) , parlando d' un altro
lilonte Bracco ( Moni Brac ) M è un braccio del Monviso , dice che
Brac iti Kttguà celtica o teatonica lignifica mcoUo^ imaeeeno.
1 13
un freddo ed impetuoso vento ^ ora vi cuoce V ar*
dente raggio del sole y riverberato dalle ignude rupi!,
né vi conforta che il lontano prospetto del mare ,
queUo della non incolta ^valle di Deiva che si
schiude di sotto.
Alla Baracca dileguasi finalmente ogni veduta di
mare e discendesi al meschino villaggio di Mattarana.
In questo spazio sono i larghi tagli fatti nella roc*
eia serpentinosa per aprire la strada: Segue una
valle verdeggiante a cui i monti vestiti idi castagni
fanno ampia cintura; né privo èditealral vaghezza^
se lo miri per fianco dalf alto^ il ponte imposto al
torrente nell'imo, ed appoggiante le curve spalle a
due altissimi argini in forma di strada.
Dopo molta vicenda di erta e di china ^ si giunge
finalmente al Borghetto, di trista rimembranza ai
viaggiatori per la tetraggine del luogo e pel suci-
dume de' suoi abitatori. Nondimeno è questa F or-
dinaria fermata 9 perchè stazione di mezzo tra Se-
stri e la Spezia. ..
Accanto al Borghetto volge le sue acque la Vara,
sulla cui riva destra siede mestamente Brugnato ,
mucchio di casipole decorato del nome di città.
Era un antico cenobio di Benedittini; k convertito
in vescovado nel ii33 da papa Innocenzo II per
qualche urgente causa, » dice' il Giustiniano. Tut-
tavia taluno vorrebbe trovarvi la capitale di un an-
tico popolo Ligure (i).
(O'L'aoDO di Roma 565 due Consoli mossero 1^ esercito contra due
diversi popoli Liguri, appellati ugualmente' Primati. Quesk^ononomià
ni. 8
i«4
Nasce la Vara dal dorso del monie Zatta sopra
ì) luogo detto Codevara per indicame il princi-
pio (i). Scende tra ComiDeglia e Valetti, bagna
Varese, si cala a S. Pietro di Vara, corre tra
Brugnato e il Borghetto, segna in qaalche punto
il confine tra gli stati dei re di Sardegna e quelli
di Modena e di Toscana, e finalmente perde il nome
e le acque nella Magra a Vezzano (a).
La valle della Vara, ricetto di 3o|m. abitatori (3),
fa mostra di bella coltivazione nelle sue pendici
rivolte al sole, molte delle quali si veston d' alivi
Ma la vite n è il maggiore prodotto. Vi seminano
anche il canape. Tuttavia gran parte de' suoi con-
diede luogo al Sigouio, al Gronovio e ad altri critici dì leggere nel
l«8to di Tito LÌTIO qui FrìniaieM e là BrinùUeM; e quelli applicare a
Frignano ne* monti modenesi , questi a Brugnato , detto Brìgnate dal
Giustiniano in Val di Vara. Contra i Briniati adunque, ossia centra
ì popoli di questa lunga e popolosa valle nvrebbc combattuto M. Emilio
console, yedi il Giorn, lÀgust. an i^ fa$c, i.
(i) Co' o Capo di Vara.
(2) Varese, comune di 6000 abitatori, ha qualche aspetto dì città.
£ come diyiso in due; il vecchio e il nuovo. Il vecchio è di forma
rotonda , «ra anticamente fortificato : serve ad uso di prigione il suo
vecchio castello. Il nuovo ( o i sobborghi ) ha qualche bella casa e
una piazza. È abitato da gente agiata e civile. Sopra un' eminenza
lungi tre miglia stanno le rovine di una rocca che forse difendeva il
passo di Cento Croci, onde^ si scende nella Valle del Taro. Al tempo
del celebre Tillot si trattò d' aprire una strada fra Parma e S'astri.
Una parte n' era già fatta tra Varese e S. Pietro di Vara , ed anche
più sotto. I migliori funghi secchi che .dai Genovesato si spediscano
alF estero e sino in America, vengono apparecchiati dalle monache Ji
Varese.
(3) 95,000 negli Siati del Re, 5,ooo ne' Modeueti e
I to
tadìni li'apassa ia Lombardia a far i lavori cam-
pestri nella buona stagione. Le donne di questa
valle chiudono i capegli in una rete di neta^che
lor cade a fiocchi dietro le spalle^ poi sopra alla
rete or rossa or nera, pongono un largo pezzo di
tela bianca» piagata a più doppj, e lo acconciano
nella foggia cbo usavano i sacerdoti d'Iside nel-
r antico Egitto. Una larga manica di bianca tela ^
ravvolta all' insù non senza artifìcio» copre sola il
lor bracciOi ed il busto di siofFa». vistosa per colore,
è annodato dietro in guisa che si scorga una lista
della bianca camicia. Se accade al viaggiatore di
abbattersi in una qualcl^e vaga giovanetta così ve-
stita nella lindezza de' giorni festivi , %gli confes-
serà che questa portatura non è sfavorevole al-
l' avvenenza.
La strada esce- dal Borghetto, conteggia la Vara ,
poi improvvisamente^ senza che quasi ve n' avveg-
giate» si trasporta, sulla manpa riva del torrente
Ricco» ch'essa attraversa per trasferirsi sulla riva
diritta. Pieno di tristaggine anzi d'orridezza è questo
tratto se alla natura del paese si miri ^ ma le opere
della strada luùgo la Vara chieggono riguardo ed
encomio. Ne lieve impresa era il condurla a pie di
una rupe che senza posa divalla e mina. Nobilmente
architettato sorge il ponte che cavalca il burraio ,
Oy come e' dicono» canal del Pignone.
Lontano a due miglia dal canale del Pignone si
apre la grotta di Gassana in cui stavano le ossa
ii6
fossili di uà orso antidiluviano, dal prof. Savi de-
scritte in una Memoria alle stampe (i).
Dal territorio di Ricco ^ villaggio a cui non tocca
la strada , poggia questa in cima del monte , e quinci
scendendo con perenne varietà di prospetti, per
amenissimi poggi ed allegre pianure si dichina sino
al celebre golfo della Spezia, dove natura formò
fidi luoghi da ricovrare a migliaja le navi, senza
che 1' arte avesse bisogno di spingere in seno al-
l' acqua moli altere di pietre, ed a' quali agitata
sabbia non turba le fauci, ne alcun vento può rapire
le paci»
(i) Nel Nuovo Giornale dei Letterati, Pisa ìSaS. — « Due altre
maestose spelonchfi si yedono in faccia al paese di Pignone , e la loro
esteriore apertura è ?astÌ8sima, onde non sembra improbaliile che ser-
vissero un tempo di covile e di tomba a feroci animali. » Guidoni ,
Ossero, geognost. e nUneralog, sopra i monti che circondano il Goffo
delia Spezia» Gen , 1827.
m^i^>-m^$mm
'^^atm^OOQ^m
LEttERA CXIL
Da Sestpi alla Spezia per mare*
<c FeUce te, se navigare allora
Sapessi j o mio nocchier , che di Citerà ^
jy Amatmtta e di Pafo i sacri templi
Lascia Ciprigna ^ ^ fro, le spume scende
De le salse campagne ^ ove pria nacque.
Perchè mentr^ ella in aurea conca assisa
Col mx>Ue a\forio de la bianca mano
Allenta e stringe a le colombe il morso ^
Lietissimo le Jan plauso e corona
Le vezzose del mar candide Ninfe.
Ivi mentre Galene acqueta tonde,
Cimodoce danzando in giro mena
Erato, Galatea, Primo, Pelori,
Di rose il volto colorite , e ^nsieme
Glauco, Tetij Cidippe, Opi e Lige'a,
Cui ricca gernma il ventilante velo
Su t omero sinistro in nodo accoglie.
E così baldanzose , altra di loro
Di coralli a la Dea vermiglio ramo
Cortese porge, ed altra a piene palme f
JticckeZfZa orientai,, lapillo e perle.
Folgora ella da gU occhi, e mille intorno
Fiamme assentando, i pesci in mezzo tacque ,
E t acque accende, e col celeste riso
f^estir fa liete in disusata foggia
• 4
ii8
Di smeraldi le piagge ^ e 'n dolce coro
Doppiar non finto a le Sirene il canto.
Tutti vedresti attor gli umidi numi
Scherzar lasciai e Ueti\ il re superbo ^
Deposto il fasto e t alterezza , in grembo
Sedersi ad Anfitrìte^ e MeUcerta
f^ezzeggiar dolcemente il suo Portunno.
Vedresti U vecchio Proteo , in vie più vago
Aspetto che non suol, regger t armento
De veloci delfin^ de le balene.
Porco e Glauco vedresti U verde manto
Di limo asperso e d alga, e 7 lieto arringo
De cerulei Trìton y che innanzi vanno
Spargendo il suon de le canore conche ,
A cui i acqueta sìj che ne rassembra
Il mar y non marj ma liquido zaffiro;
Zaffiro innamorato che bramando
Di baciar de la Dea t ignudo piede ,
S alza spumoso y e ne dU^ien d argento. »
Con questi Tersi ^ ingemmati di mitologici fiori;
Bernardino Baldi ^ non men elegante poeta che va-
loroso matematico^ descriveva la dolcezza della na-
vigazione marittima nella stagione felice^
Che gli uomini j gU armenti e quanta vive
Muto in onda ^ ermo in sei^a j o pùUo^in ramo,
Dolcemente ad amar nmove ed instila.
II mare^ la primavera 6 le aure ci arridono. La
»'9
navicella alza le vele. Mettetevi meco nella concava
poppa. Noi solcheremo l* umido suolo sì vicini alle
rive che le .coiYtempleremo ognora. lì nostro legoo^
rigando il mare sempre al fianco detta propinqua
sponda ^ ci condurrà dal sinistro seno di Sestri sino
al pubblico giarditio eh' è la piazza e la piaggia
della Spezia. Sa>rà tnia cura appagare il vostro desio
di sapere che tioìite porti questo» o quel lido^ e
che contengano di più nota4D>ile i luotghi che ver^
remo scorgendo.
Non vi sgomenti questa scogliosa costiera che
mestamele solitaria or vi sì para dinanzi: essa
non durerà gran fette ; è come l' ombra ne' quadri-
Ecco farsi arco il Kdo^ é sotto ameni e fruttiferi
colli adagiarvisi Monegtia^ rivolta al giocondo Fa^
vonio. Chiamarono MoniUa questa terra gli antichi /
ed un autore det Cinquecento interpretando dalia
vaghezza quel nome , disse che cosi f avean . addi-
mandata per dinotare un giojello (i).
Qaegifi altri villaggi che diseernete di poi parte sai
colle e parte sol tido, sono Lomiglia^ Deiva, Fra-
mura, Bonassola, abftali da un popolo che alla
coltivazione de' vigneti ed alta marineria dà opera
nel tempo islesso^
(i) N«l 1477 la levRa. di Mniieglia £é d«la crudelmente al sacco dalle
^ttti iìfbratMke. — Ckttenie Dollen età Juogo di MottegYia , fu da
l'aolo IV crealo cardtiude ; aenne uà' oper» teologica lodata a' sdoì
tempi. ( Compttid. Càthalic. iasékl JRonuu i/566) — DLMoneglia scrive
il BfacelU^ If^MiidVi... in du9ts vitos dwisuy nihUquod refiras praelef
vili/eros coUes haheni.
120
« Per abito pevMHe e per natura » (i).
, Ma ii vento gonfia le vele; celeremente conxle
acque il nostro naviglio. Mirate quel felice seno
tutto riparato da' venti orientali. Colà siede Levante,
la più illustre terra fra Sestri e la Spezia. Direste
che la natura avesse ideato di farne un porto e
quindi si fosse pentita. La sua vasta ed ombreg-
giata piazza si confonde con la spiaggia ove tirate
vengono in secco le navi. De' monti che le fan mezzo
cerchio di sopra ^ alcuni si mostrano in cima aridi
e tristi ; ma ridenti ed api^ichi ne sono i poggi; bea
coltivata^ irrigua e lieta d' ombre la valle. I casali
e le villette che a dovizia ivi spuntano^ rendono
fede della ricompensa che vi trovano le rurali fa-
tiche. Una vecchia rocca che .ora serve di car-
cere^ corona bizzarramente il sinistro corno del
seno (2);
La chiesa maggiore di Levanto fu consacrata nel
1 463 da Alberto Fenello^ vescovo di Nebbio. La sua fac-
ciata^ nello stile di queir età, è incrostata di marmo
bianco di Carrara e di bel serpentino a fasce al-
terne. £ questa verde pietra , se avvicendata col
bianco^ appaga l'occhio meglio del marmo nero^
(1) Di Frftmara, dianzi Framula, scrive Io stesso \ Framula occuv*
rit , quam oè lapidosos et asperos ■ callet quasi Ferrantulam dictam
futoi ea in aliquot pan^os vic9a dUtincta vinetis undique ambitur.
(a) Nel territorio di Levanto raccolgono da loim. some di vino , e
loira. barili d' olio. — > Il BraccUi chiama Levanto municipium nt^iU
magis quam velusium.
121
«I quale V azion della luce sempre deteriora la tinta.
La chiesa indentro^ quantunque angusta^ è partita
in cinque navate. L'inesorabile intonaco e i soliti
raffazzonamenti moderni, ogni altro vestigio ' vi lian
latto sparir dell' antico.
Di serpentino sono le vecchie colonne che in un'
altra piazza reggono gli archi de' portici sotto ai
quali varie lapidi contengono memòrie del muni-
cipio (i).
Di serpentino finalmente son rivestite parecchie
case y ove si scorge un resto di antica ma ruvida
grandiosità. Né F abbondanza di questa bella pie-
tra dee recar maraviglia^ perchè la roccia serpen-
linosa qui s' addentra sin nel mare , e gira per tutto
il promontorio vicino.
La chiesa de'PP. Minori Riformati in Levanto
ha per esimio suo adornamento un quadro il cui
pregio non vkene ben sentito che dai dotti nel-
r arte. Ciò chiede chiarimento. — Voi sapete di
che contese sia stato argomento la scoperta del
metodo di dipingere ad olio. Ma senza entrar nella
lìte^ ecco le parole con cui la scioglie il Lanzi.
« Innanzi a Yan Eych si conosceva qualche metodo
di dipingere a olio; ma imperfettissimo e noiosis-
simo a praticarsi in quadri di figure; e questo pra-
ticavasi oltramonti^ ne si sa se fosse ben cognito
in Italia. Giovanni trovò la perfezione di quest'
arte. La quale si diffuse poi per 1' Europa e al-
(i) La più antica è del 1:275.
133
r Italia si rese nota per mezzo Ai AntoneBo da
Messina » (i)*
Ora quest' Antonello^ che imparato aveva it se-*
greto in Fiandra dall'inventore, lo comumcò la
Venezia ad un suo intimo per nome Domenico.
Il quale, dopo aver molto operato in patria ed al*
trove, passò in Firenze, dove Andrea del Castagno
lo indusse a partecipargli il segreto, e poscia coq
barbaro tradimento lo uccise per non aver rivale
in queir arte, a U assassino seppe anche ben celare
il suo misfatto ; onde ne' processi caddero in so-
spetto varj innocenti, fintantoché, venuta a morte^
spontaneamente palesò il suo delitto, m
Ma ciò che il Lanzi ed altri ignorarono^ è che
Andrea del Castagno, fuggiasco dalla patria^ sirì-^
coverò in Levante, visse gran tempo in questo
chiostro di Francescani^ e vi dipinse il quadro che
ha dato materia a questo discorso: ^adro già tra^
sportato ' nel museo di Parigi del quale serba il
n.^ 33, e di là ritornato con ottimo restauro e ricca
cornice. Esso rappresenta San Giorgio. Il cavaliere
ha già spezzato la lancia nella gola del mostro, ed
il ferro v' è rimasto confitto. Tuttavia il drago freme
ancora e minaccia. Il cristiano Perseo con la nuda
(i) Gioyaimi Eyk o Abeyk, pittore di Bruges in Fiandra, invealò
o fece rÌDascere la pittura ad «lio B6l t^io\ tecomla il Vasari, com-
bàttuto djil Le«aing t da.' seguaci di guesto^ dòtto tedesco, sostenuto da
altri. C è una mezza biblioteca da leggere sopra questo argomento ;
né manca chi fa portare d' Italia in Germania la pittura ad olio , oc
chi la ritrovi usata dagli antichi.
133
spada è in atto di spacciarlo. La donzella liberata
s' è posila in salvo. ^ Intorno al quadro sono espressi
vani Santi in più riparti , né manca di pitture il
fastigio. Si nelle figure, che nell' architettura e nel
paese questa tavola giustifica le lodi di cui fu scopo
come pittore Andrea del Castagno, la cui memoria
come traditoresco assassino di un amico dee ri-
manere contaminata d'infamia (.).
Ora ci converrebbe con tediosa navigazione cir-
cuire il gran promontorio del Mesco che ad oriente
dì Levante steude lungamente nel mare IMncotta
sua punta, ed oJE&e molta materia di studio ai na-
turalisti. Rimandiamo per le sue faccende la bat*ca;
uè troveremo un'altra a Monterosso , ove giova
condurci per ten^a, onde visitare il santuario di
N. D. di Soviore, famoso in tutta la Riviera o-
rientale.
Sopra il giogo di un monte, ed in purissim' aria
imbalsamata dall' erbe aromatiche, sorge questo
santuario di cui dicono remota l'origine (a).
Il tempio ha tre navate, e tra i quadri un Pre-
sepe, coperto di polvere, ma d'ottima scuola. La
(i) Andrea del Castagno « è contato fra' primi della sua età (mori
nel 1477 ) V^^ ^^ TÌTftOÌtà, pel disegno, per la prospettiva, avendo
anco perfezìpnata l'arte dello scortare. » Star, piuor*
(a) Nella storia del santuario di N. S. dì Soviore, stampala in Ge-
nova nel 1741 1 si dice, i.® che la statua della Madonna col Salvatore
che morto gli giace in grembo , la quale ivi ti venera , aveva già oif^re
di culto neU'anlica terra di Albereto distrutta da Rotari. 2.^ Che un
miracolo la fece «ritrovare neir H.*^ aecolo , ed altri miracoli le fecero
innalzare una cappella, poi il presente bel tempio sull'eiti del monto.
124
festa dd luogo darà dal i4 al 1 6 agosto, con fiera
campestre. Sette od otto mila persone popolano al-
lora quest' eminenze romite , dalle quali ad occhio
nudo scorgi distintamente la Corsica, la Gapraja;
la Gorgona, mentre a settentrione vedi sorgere i
monti d'Aveto, la Svizzera della Liguria, i quali
mandano sulF altra pendice le loro acque nel Taro*
I fuochi d'artifizio fanno risplendere nella sera
della festa tutte le romantiche vette all' intomo ;
ed il navigante li contempla giojosamente dal mare
lontano (i).
Dal santuario si discende in mezz' ora, a Monte*
rosso , la principale delle Cinque Terre. Han questo
nome Monterosso, Vernazza, Comiglia, Manarola,
Rio maggiore, villaggi posti intomo al seno di mare
che per la lunghezza di cinque miglia fanno la
punta del Mesco ed il capo di Montenero.
Siede Monterosso parte. in un piccolo rìentramertto
di mare, parte nella gola di un monte, eh' è una
srpecie di burrone. Varie torri e rovine di vecchie
fortificazioni aggiungono , pittoresco effetto a questo
strano situamento. La sua chiesa parrocchiale, edi-
ficata nel i3o7, ha la facciata in marmo di Car-
rara ed in serpentino a zone alternate; quasi can-
dido è il primo e quasi nero il secondo con sin-
golare vaghezza. Il grand' occhio della facciata e
(i) L' opera o sacra fabbrica ha 3|ni. lire di rendita. Sia custode al
santuario un sacerdote con 700 lire d'assegnamento annuo. Accanto
al santuario è 1' ospizio , ove trova ristoro e notturno ricetto il visi'
latore devoto.
125
lavorato ia intagli con beli' artifizio. La Chiesa è
dentro distinta in tre navi^ formate da colonne a
strati di due colori ; ha un' antica tavola rappre-
sentante la Sacra Famiglia^ con buone istoriette
ne' fregi.
Abbondantissima è in Mònterossò la pescagione.
Evtì pure una tonnara che ne' buoni anni frutta da
25\m. lire. £ sopra la tonnara e la comoda spiaggia
s' erge in bell'aria la chiesa de' Cappuccini. In essa
è un quadro eh' esprime il Salvatore in' croce ^ con
la divina Madre e il prediletto Discepolo che si
sciogliono in lagrime al pie del legno di vita. La
perfezione delle mani e de' piedi ^ il bel nudo^ le
giuste proporzioni delle membra^ le movenze na-
turali^ gli atti spiranti pietà ma senza smania^ mo-
strano in questa tela l' opera di un valoroso pen-
nello (i).
Sono gli uomini di Monterosso arditi navigatori^
e coltivatori diligentissimi. Da Nervi in poi nessun
territorio produce in sì gran copia i limoni (2).
Squisitissimi e di grand' eccellenza fanno certi lor
vini scelti, e profiisamente li mescono agli ospiti
loro. — r Imperciocché 1' ospitalità regna fra loro
(i) Dicono sia del Waadik; e sembra vero. Vedi pure in quella
chiesa un Presepio, lì quadro dell' aitar maggiore è del Badaracco ,
pittore ammanierato ma che in quest'opera fece certi angioletti askai
vezzosi.
(3) Tié* buoni anni ne spacciano per 8o|m. lire, o almeno essi cosi
dicono y parendo assai. — Allignano anche nelle Cinque Terre il fico
d' India ( Cactus opuntia ) , la palma ( Phoenix dactfUfera ) e quasi
intte le altre piante comuni ai più meridionali climi d' Italia.
136 (
come a' tempi di Ornerò^ ed io ne feci la più ama-
bile prova. Soletto ^ nell' arnese di chi da più giorni
erra pei monti ^ privo di accomandigia^ senza pur
nno che mi conoscesse di presenza, o cui avessi
a dire il mio nome, yì trovai le più oneste acco-
glienza e il più lieto ricovero nella casa d' ano dei
£tcoltosi lor terrazzani. Ed era quella casa un' im-
magine da idilio , e la sede della giovenile avve-
nenza. Possa la meritata felicità di cui godevano
que' miei dolci ospiti prolungarsi anche di là dagli
anni che avranno fatto illanguidir le rose sulle guancie
delle leggiadre loro fanciulle! (i)
Mon mi fermerò a dipingervi le altre Terre mi-
nori. Qualche picciol seno alquanto al riparo cki
venti^ una breve spiaggia da tender le reti o ti-
rar suir arena le barche , ecco quanto basta a qoe-
sti Liguri industriosi. Coltivano con sudori le ripide
e scoscese lor balze ; il mane loro apre la vìa a
cambiare i lor vini^ i lor olj^ col grano di che man-
cano. La pesca fornisce agli altri loro bisogni Sve-
gliati generalmente cT in^gno, essi van gloriosi à
aver dato origioe ad Ennio Qnsniio Visconti ^ il
prìncipe degli antiquarj e il creatore della buona
critica archeologica.
Chi è vago di amnurare un portento dell'industria
neir arte di tenere le viti e di far la vendemmiai
navighi dinanzi alle Cinque Terre. Una pendicei
(i) Vedi iMii' AlmaMooo intitoial» iLeeiw4e, MìImìo i833, ia>
ria di Mmitt Ai MmHm^two^ MiìtU dall' A,
127
arida^ discoscesa e quasi talora a perpendicolo è
trasformata in ubertoso vigneto. Le più stagliate
balze, le più ripide pendici non rattengono il loro
ardire. Spesso una frana trascina in mare la fatica
di dieci anni, ed il giorno dopo, ricominciano, a
rompere il masso co' picconi, a farvi i muricciuoli
di sostegno^ a piantare le viti.* Lavorano, in certi
scogli, sospesi a corde sopra orridi precipizj , e così
potano le viti e così vendemmiano (i).
Il vino detto amabile delle Cinque Terre è
tuttora un prezioso liquore. Ma degne delle mense ,
(i) « Nel tratto di paese occupato dalle Cinque Terre, verifìcasi che
^uod natura negavii industria peperit: perohè non eAendo egli altro
che monti sassosi e dirupati in modo che neppure vi posson montare
le capre, nientedimeno abbonda di vigne, dette vignali, al sommo
fruttifere , per coltivare le quali è necessario che gli uomini si calino
dalle rupi legati nel mezzo del corpo con una corda, siccome anche
per vendemmiare le uve dalle quali si ricava il tanto eccellente li-
quore, chiamato Vino amabile delle Cinque terre, gratissimo fino in
Francia ed Inghilterra. La coltivazione delle vigne di questo paese è
veramente singolare e sesnplicissima ; poiché senza confondersi a fare
fosse e divelti nel terreno, che non vi è, i maglioli delle viti si fic-
cano ne' suoli? della poca terra che resta fra i filoni e le commettiture
delle pietre dì cui sono formate le dirupate pendici di quei monti, e
non si fa loro altra carezza , né si dà governo, e non vi é bisogno di
pali o altri sostégni. Nienlediraeno le viti in quelle fessure, tra masso
e masso , a guisa de' capperi , spandono le loro radici , e succiano la
poca umidità che si trova raccolta per le pioggie , e con tale alimento
e la poca umidità dell'atmosfera che possono assorbire per i pori delle
loro foglie vegetano a maiwiglia, e spandono ciondoloni giù per le
balze i loro lunghi tralci, rigogliosi quanto sarebbero se le medesime
viti fossero coltivate in campi ubertosi. » Targioni^ f^ioggi in Tose,
Vedi pure h Mem» sulla File ed i Fini delle Cinque Terre, Gen, ,
i8a5 : oye si corregge quanto il TargHMU dice intorno al non darsi go-
vcruo alle viti, che pur vengono coltivate eoa grandissima cura.
138
regie ofaiamava altre volte il Bi*ecelli le veùdeohnie
ili questi paesi, e molto se he mandava non solo
per tutta Italia, ma eziaadlo in Francia ^ in loghil-
terra , e nella Belgiea. Ed il Giustiniano scrìveva :
a Non è barone, principe, ne re alcuno, il qusj
non si reputi a grande onore quando alla sua ta-
vola si porge vino delle dinque Terre; e da qui
viene che la fama di questo territorio è celebre
non solamente in Italia, ma quasi per tutto il
mondo » (i). Ora si contentano di porre in ven-
dita i soli vini comuni.
Non è ancora tempo di prender riposo; poiché
nuovamente siamo in sul navigare. Oltrepassate le
Cinque Terre ed il promontorio di Montenero che
sostien sul dorso un santuario, luogo d' estesa ve-
duta, ecco i dirupi di Biassa, ecco le marmoree
rocce di Portovenere.
Il capo di Portovenere, l'isola Palmarìa^ T iso-
letta del Tino, e lo scoglio d^l Tinotto appajonO)
a chi li guarda di fianco, essere stati altre volte
congiunti. Queste isole sono stagliate e dirotte verso
ponente, a levante scendono con facile china. Mal
(i) Descriz. delle Ligurie, Credasi che Plinio parlasse di que&li viui
ove dice Hetruriae Luna paUnam habeL Credesi parimente che la
Vernaccia de' toscani prendesse nome da Vernazza, paese che ne faceva
il commercio. Di fatto il Boccaccio per citare un vino eccellente, dice
che Chino di Tacco portò all' abate di Clugnì un gran bicchiere di
Vernaccia di Corniglia^ eh' è un' altra delle Cinfque Terre. £ cosi an*
che il Sacchetti , appellandolo nobile vino straniero. Il Bracelli chiama
le Cinque Terre , non in Italiani tantum, sed apud GaUos Britannos-
que ob vini nobilitatem celebria.
"9
il comprende . come in vicinanza, di si faticosa e
diligente coltivatone ia Palmaria rimanga quasi
negletta;
Le antiche tórri 9 ia chiesa in sugli scogli, i-fan-
tastici balzi di Portovenere, e T orientale punta
della triangolare Palmaria formano gli ornamenti
al vestibolo del gran golfo della Spezia (i). Vali-
cato lo strettoi dilatiasi> ad ogni tratto più magni-
fica , r inenarrabile scena. Il forte della Scuola si
leva dall' onde mezzo in rovina , e par accostarsi
alla Palmaria. Quindici terre o paesetti siedono a
varie altezze intorno del golfo. Le fortificazioni qua
racconciate I là cadenti, i colli vestiti di ulivi o di
pini , r ondulazione sì vaga e si varia di poggi si-
gnoreggiati da monti, dietro ai quali sorgono an-
cora come un secondo muro in grande altezza a
levante le Alpi Apuane, le tante vastissime cale
laterali, la grande estensione di mare che placido ri-
posa infra le terre, ogni cosa suscita neU' animo il
diletto e la maraviglia.
« Quest'immensa conca, formata da due braccia
dell' Apennino , accoppia tutti i vantaggi di situazione
marittima^ tutti i sicuri, comodi e spaziosi ancoraggi
che ne' più celebri porti dell' Europa l' arte sola ed
il tempo hanno potuto ed imperfettamente creare*
Qui la natura fece ogni cosa, e sembra aìspettare ,
vergine ancora, il concorso degli umani sforzi per
produrre il più bello stabilimento marittimo cui
(f) Intendi da questa parte, perchè il Golfo lia ffuattro tiocche.
ut. C)
i3o
possa vedere il Mediterraneo. I dotti delle cose di
mare concordano unanimi in qnesta sentenza; essi
risguardano il golfo delia Spezia come un aggre^
gato di porti non meno vasti che pienamente
jsicuri^ ed atti a contenere molte possen^ annate
navali » (i).
(^) Chahrol^ Notte e sur te Golfi de la Spezia*
>&0«4
/
i3'i
Lettera GXIII. •
Idea generale del golfo della Spezia,
li ramo dell' Apennìno che dispiccandosi dalla
giogaja centrale al N. di Sestri ^ corre lungo il mare
ad E. E. S.; giunto sopra la Spezia^ sp^^^g^ ^^^
sterminate braccia ver S. E. a raccogliere i Qutti
dentro amplissimo concavo seno. Portovenere ad occi-
dente^ il promontorio del Corvo ad oriente ne sono
le due punte estreme, se non che tre isolette pro-
lungano di 3ooo metri il capo di Portovenere in
mare. La bocca maggiore del golfo ha di fronte il &
S. E., corre 7100 metri dal Tinotto al Telaro: la latitu-
dine di questa bocca , secondo il computo adottato
dal barone di Zach , è di ^ i' 36" 48 e la lon •
gitudine di 27® 87' Sa" 29 (r).
(i) Nuovissima ed esattissima tavola delle Dimensioni
, del Golfo della Spezia,
Larghezza all'entrata tra Pisola Tinotto ed il Telaro Metri 7100
Togolfatura da detta linea d' entrata sino alla spiaggia
presso San Cipriano tra la Rocca de* Cappuccini. _ 9000
Minor larghezza ai 3[5 d' ingolfatura partendo dalla sud-
detta entrata o linea retta del Tinotto e Telaro. lf\oo
Lunghezza dei Monti occidentali rapporto alla Spezia
che chiudono il Golfo dalla parte del mare partendo
dal monte di Fahbiano o N. S. dell' Olmo , comprese
le , Isole. 9000
Idem partendo dal Canale di Biassa. 1000
Da Portovenere al Tinotto. 3ooo
Lunghezza de' Monti Oiientuli cioè da Roschetli presat
gli Stagnoni e terminando alia Punta del Corvo. i4oo»
i3a
La storia di ^esto golfo noa'è lunga ^ per ehi
vuol torae via i litigi di vana erudizione^ già dì*
sciolti dal consentimento de' dotti.
Egli è adunque 1' antico porto Lunese o di Luna^
del quale cantò ^ilìo Italico ( L. 8 ).
Tunc quos a nweis exegU Luna metalUs
Insignis portUy quo non spcttìosior alter j
Innumeras cepisse rates et claudere pontum^ stc.
Prima di Silio lo aveva egregiamente descritto
Strabene , dicendo ( JLi. V ) :
. Qc Luna è una città ed un porto. La città non è
grande; ma il porto grandissimo e ad uu tempo
bellissimo j come quello che inchiude molti porti ^
tutti profondi appresso il lido; è in somma del
tutto tal quale si conviene che sia il ricettacolo di
uomini che per tanto tempo ottennero di tanto
mare il dominio. (!!ingono il porto alti monti donde
puoi scernere i mari; la Sardegna^ e gran parte
dell' una e dell' altra spiaggia. ))
Aulo Persio ^ natio delle rive di questo mare che
egli chiama suOy poco dopo Strabone così pur ne
scriveva ( ijaif. J^I)\
Mihi nunc Ligus ora
Intepet ^ hibernatque meum mare , qua Lotus ingem
Stagnoni nel Golfo della Spezia.
Lunghezza m^dia dal nord al sud. Metri tooo ( Sapierficte
Larjjhezza id. dall' est all'ouest. » 3oo ( 3o ettari.
i 33
toarìt se opliti y et multa Uttus se valle receptat.
« Lunai poriunt est operae cognoscere ^ cwes » ( i ).
L' antico porto di Luni ., da cinque o sei sècoli
a (pesta parte detto golfo della Spezia, fii anche
nominato porto di Erice, porto Venere, porto Ve-
nerio (2). Il che avveniva al modo stesso che Capo
di Monte appellasi anche promontorio di Portofino,
perchè questo gli giace nel fianco sinistro, e pii\ .
anticamente chiamossi pure di S. Fruttuoso per la
Badia che gli siede in fronte. A Venere Ericina ,
ossia adorata in Erice monte della Sicilia, sorgeva
un tempio in qualche eminenza soprastante all' in-
(t) Persio per avvalorar la sentenza qui ricopia le parole di Ennio
il quale negli Annali scrivcTa
Est opefae pretium, o cives, cognoscere portoni — Ludac.
Pers. Sai. Ed. ad ui. Delph.
E cosi torreggi questo paaso, errato a facce l55 del Q.° volume.
Per maggiori particolarità intorno al porto di Luni ed alla patria di
Persio che vetamenle, ad onta di Eusebio, sembra -da se stesso in
que' versi ed in altri seguenti dirsi natio delfa Spezia , vedi il CIu-
verio hai. Aniiq. cap. Il pag, l\S^ ; le Osseruazioni di Òaspare;
Massa, Genova 1667; la Dissertazione di Lodovico Aptosiof Genova
1664,* la Lezione de* Marmi Lunesi del- cav. Corderò di S. Quin-
tino, nelle Mem. della R. Accad. di Torino; la 6kor. Leu. della Li^ y
Ge/t. i8a49 ® ^^ P'^ brami, gli antori citati in quelle opere. -^ Vedi
pure il Landii^elli, Mem. di Sarzàna MS. c'be si trova iq molte biblio-
teche , e le Cosie deUa Lunigiana , descritte dal De^ Rossi, grosso co-
dice di cui norr credo che sussìstano più di due copie, una delle qua-li
mi fu gentilmente comunicata. Questa lunga nota mi dispensa dà ul'
tcriori citazioni per le co«e che seguono.
(a) Porta di Erice, in Tolommeo. — ■ Porto di Venere in Aiin^ne^
presso il Clttverio. — Vedi pure il Fogfliett».
i34
gressò del golfo. « Il quale tempio in onore della
Dea Venere, poi a tempo de' Cristiani fii conse-
orato in onore di S. Venerio » (i). Portovenere
conserva il nome della Dea, Lerici quello del suo
titolo* Se poi sorgesse un tempio a Venere senza
epiteto in cima air estrema rupe di Portovenere
ed un altro a lei col titolo di £ricina sul colle che
signoreggia Lerici ; o veramente se del tempio della
Dea s' adomasse l' isola Palmaria , ed il tempio di
Lerici fosse sacro ad Erice figliuolo di Venere uc-
ciso da Ercole, sono quistioni d'arduo scioglimento
che a nulla in sostanza rilevarlo (a).
Nel 1 1 1 3 i Pisani dominavano in Lerici , i Ge-
novesi mandavano una gagliarda colonia a fabbri-
care il castello di Portovenere^ ed i conti di Lava-
gna padroneggiavano le terre interne del golfo* Le
vittorie riportate sopra i Pisani e la compra fatta
dei diritti de^ Conti, diedero quindi a Genova V intera
signoria del golfo. Onde troviamo che nel 1290 Car-
pena, sotto cui verisimilmente era la Spezia, som-
ministrava 100 uomini alla leva marittima che Ge-
nova faeeva per dieci galee, Portovenere 25, Vez-
zano 18, Arcola 10^ Trebbiano 3, Lerici 3, dal
qual confronto si argomenta quanto Lerici fosse
minore di Portovenere in quell'età (3). I Genovesi
(1) Giustin. , Descriz. — Per queste ewe e per S. Vcncrìo vedi il
Paganelli Stor. Eccl. d^tta Liguria, e ^li autori eh' ci cita.
(a) In Portovenere sussistono gti aT»ini di imi tempio antico : ect»
il tatto.
(3^) Giustiniano y Ann.
i3à
che ayeatì di Portovetiere fatto uùa ì<obùstà rocca sin
da principio ^ fortificarono Lerici e la Spezia df
poi (i>
« li vantaggio di ima posizione si fattà^ consi^
derata nel duplice aspetto de' traffichi e degli sta^
bilimenti marittimi che vi si poteano formate^ non
s'ascondeva certamente a qaesto popolo /industrey
solerte ed avveduto; ma la savia politica del suo
governo tenne mai sempre studiosamente lontano
ogni pensiero di creazione sopra questo punto ^ la
quale avesse potuto recar detrimento alla supre-
mazia commerciale eh' egli voleva esclusivamente
riserbare per la metropoli » (3).
L' imperiale dominator de' Francesi^ fattosi arbi-^
tro di tutta l'Italia^ immaginò di collocare nel golfo
della Spezia la stanza delle principali sue forze
mariitime nel Mediterraneo. Venti milioni di franchi
doveano costare i soti lavori pefr difendere la costa
orientale e 1' occidentale; cinque milioni la fonda-
zione di JitiB, nuova città; più di un milione la fab-
brica di sei cantieri. Ma i ministri francesi ^ * te-
mendo non ne scapitasse Tolone^ contrariarono sotto
mano i disegni del loro signore. Onde nei i8i4
molto erasi già speso^ eT pochissimo fatto. Di quei
lavori altro noti rimane che la strada IHtorea , quella'
(i) Oiusùn. Ann.
(a) Chabroly iW. — Forse è meglio dire che mi piccolo St;*la \ì
quale fa grandi stabilimenti in sul suo confine , invita lo straniero ad
itiipadronirsenc. È assioma cbe quanto men poderoto è uób Stalo, tanlcy*.
più àce raeeogliere le stie forze nel centra;
l3<9
dalla Spezia a Portovenere'^ ed il priDcipio di ima
fortezza sol m«nte della Castellana. Se mai col vol-
ger de' secoli tornasse a rÌ6ortr in Italia no regno
come quello di Teodòrìco , il golfo della S|>ezia di-
verrebbe senza dubbio attera il grande arsenale
marittimo ed il fido ricovero delle annate navali
d' Italia (i>
(f ) Le golfe et let porlt de It Spezi*, Ie« pKis beaax, les plus grand»,
les plus tara de tonte la MdiHtekraiiée , oo pourroil jNreaque dire aan»
rìsqoer un dementi, de tonte l'Europe, ont touioars fixé l'attention
det grande» puissancet maritimes. B. de Zaehf Cvmspond. astron.
j37
Lèttera.. CXIV.
Bsriplo del golfo delia Spezia '. -r- Parte prima* . ^
Vi ho delineato con largo tratteggio il golfo della
Spezia nel 3uo tutt' insieme : ora mi tocca mostrar-
yene^ almeno abbozzate^ le singole parti. A questo
efietto vi narrerò senz' ornamenti il giro che navi-
gafiìlo io ne feci in compagnia di un antico allievo
della scuola Politecnica.
Spargea di rosea luce le vette de' monti V aurora
sorgeiU^e^ ed appena un ventoUno leggiermente in-^
"crespava il sommo del mare. Lasciandoci dietro il
giardino della spiaggia e le case della Spezia^ co-
ronate dalla bruna cittadella e dall' accigliato tor-
rione ove la biscia de' Visconti vive tuttora scol-
pita^ ci dirizzammo ver MarMa nel cui porto sta-
vano caricando und smisurato masso di marmo di
Carrara per trasportarlo a Londra sopra un basti-
mento di quel villaggio. In distanza di 82 metri
dalla punta del forte di Maròla sgorga in mezzo al
mare la famosissima Polla ^ primo argomento della
nostra curiosità.
Un circolo^ girante 8 metri, di superficie acquea,
impressionata da un moto diverso dalla circostante,
e ad essa alquanto superiore in livello, ivi trae a
se lo sguardo maravigliato. Questo circolo o spec-
chio d' acqua gorgoglia e fa bolle e sonagli or più
or men follemente, ed ha il moto espansivo delle
f38
fontane in pianura (i). L'onda del ms(re giùnge
sino air orlo del circolo^ e n'è disfatta. Il navi'cello
non può fermarvisi jopra^ ma vìen respinto alla
periferia (2). La sua profondità è di i5 metri ^-
r incirca (3). — Voi già ben intendete eh' ella è
questa una gran sorgente d'^acqua dolce che sca-
turisce nel fondo del mare e lanciasi all' insù eoa
tanta abbondanza e tanto impeto ds manifestarsi
visibile alla superficie di esso. L' acqua ^ attinta nel
mezzo del circolo, non è àncora salsa quanto la
marina, ma tanto però da non potersi usar per he*
Vanda. Tutti i cimenti fatti per estrarre dalia Polla
r acqua perfettamente potabile , cioè non mista dì
muria , tornarono vani finora. Non pertanto lo Spal-
lanzani afferma che « mercè di una macchinetta fé*
licemente inventata egli potè avere 1' sfcqna fontana
nello stato medesimo in cui è quando sgorga da
quel fondo, e di averla trovata torbidissima, anzi
fangosa, ma dolce. » Giovami rimandarvi alla de-
scrizione di quel sommo fisico, tanto più che il
(i) Chi ha veduto \ fontanili di Lombardia, cioè le sorgenti riciote
da una botte per rialzare il livello dell'acqua che ne zampilla e forma
il capo del canale d' irrigasene , può farii un qualche concetto dell'
appareaza della Polla del Golfo , magnificando d'assai le- proporzioni.
(2) Non sì vince la forza di ripulsione che col gettar due ancore e
tonneggiarsi sopra. J, Rossi , Lettere.
(3) Profondità a ponente Itletri t4. 7S
a tramontana i5. 37
a levante i5. 25
a riiezzogiorno i& 55
del centro perquAntp
fu possibile misorare i5. »i
naturalista Guidoni ora ci asserisce chef natia si
potrebbe dii^ di meglio (i). — Al tempo deMa do-
minazione francese nacque il divisamento di cingere
mediante una cassa e murare intorno la Polla, onde
ottenere una fontana et' acqua dolce usabile in mezzo
air onde salse, e di là condurla alla spiaggia. Il che
giovevolissimo sarebbe tornato ai bisogni della ma-
rineria e della costa occidentale che d' acqua patisce
difetto. *lVta il gravissimo dispendio e la sómma in-
certezza deP buon riuscimento. impedirono che si
mettesse ad esecuzione il pensiero; se pure questo
stesso pensiero non era, cpme taluno sostiene^ altro
che un ingegnoso romanzo dell' arte (2).
(i) lì viaggialóre non dee porger fede ai racconti dei barc^juoli i
quali gli diranno^che l'acqua potabile ne fu ■ eslratta or dagli uoi or
dagli altri. — ' Lo Spallanzani visitò il golfo della Spezia nel 1784, e
Io descrìsse in due . Lettere a Carlo Bonnet , poste negli Opuscoli
sechi di Scienze ed jérti, cbe uscivano a luce in Milano. Il barone
Luigi Isengarde, n-ato alla Spezia, e uorao dotti&gìaio, accompagnò lo
Spallanzani nelle sue gite intorno al Golfo, ripetè con esso lui molte
sperienze sopra la Polla, « e fu dì sua costruzione la niaccbinelta di
cni quegli parla per attignere T acqua ad ogni profondità. » Guidoni ,
Osservaz.' s. e.
Lo Spallanzani soggiunge : a Quest' acqua dolce in agguaglio di
quella del marfe è freddissima, il che nasce per venire sotterra : la
raaccbinetta che era di latta , r^stò una volta , quando toccava .il fiondo,
schiacciala in un lato; la'* qual cosa a mio avviso non potè accadere
che dal violento urto dell'acqua dolce sboccante dal fondo , cbe cacciò
la macchinetta contro qualche pietra o pezzo di scoglio. »
(a) V ingegnere in capo Lepère mandò nel ^808 una Memoria a
Parigi, indicante i modi di eseguire cotesta Acqoala. — Un'altra Polla
scaturisce sulla spiuggìa di Maròla ed affatto accanto al mare colla cui
acqua salsa confondesi l'acqua dolca delta sorgente. Con poca spesa se
ne potrebbe cavar buon pro<o , tanto più che uu* armata navalc,| la
quale si volesse rifurnir d'acqua nel golfo della Spezia, duvet ebbe
>ion poca fatica.
i4o
Non v^ ha dulìbio chi questa Polla non derhri
da una di queUe spelonche in cui si giitano le acq[ue
nell'allo^ e che debbo ' altrove descrivervi» Ma da
quale di esse abbia origine, nessuno può con cer-
tezza asseverarlo. Tuttavia avvisano i più eh' essa
venga dàlia caverna di San Benedetto; opinione a
cui contraddice il conoscersi tin' altra uscita del-
r acque di quella voragine. Se avvengono pioggia
dirotte, spande la Polla le sue acque torbide e co-
lorate. Raccontano che il mostrarsi maggiore o mi-
nore il bollimento nella superficie della Polla ^ sia
pronostico sicuro del tempo, e se ne Rovino i
navigatori.
Esaminata con tutta diligenza la naturai rarità^
ordinammo a' navicellai di dar nuovamente nei remi.
— II grande sporto che fa nell' onde il promonto-
rio onde Maròla e separata da Cadimare ( casa di
mare ) , è cinto da un muro sopra il quale gira
un continuo pergolato di viti, sorretto da pitastrelli
di pietra.* Questo verde perticale, la chiesa che so-
vrasta al paesetto. di Cadimare e la giacitura del
paesetto sul lido che ritirasi in arco , costitui-
scono in certa lontananza un quadro a veder gra-
ziosissimo.
Al picciolo porto di Cadimare, sulla cui ala me-
ridionale siede Fezzano , s' attacca il grandissimo
seno di Ponìgaglia, ove Napoleone avea divisato dì
collocare un immenso arsenale marittimo. È il seno
di Ponìgaglia uno de' cinque vastissimi e sicurissimi
porti della costa occidentale del golfo;
*J.l^- fc.
i4t
ritirati seni
Di mar, che placidissime e tranquille
Dolcemente increspate abbraccian tonde:
Ampli ed umidi ospizj ove sicuro
Dormir puote U noccMer. le intere notti;
Anche attor quando fuori atra tempesta
Muove e concita t onde^ e per t immenso
Grembo del mar le navi urta e disperge*
Sopra quel di Ponigaglia levasi il monte della Ga^
stellana^ in cima al quale aveano gì' ingegneri di
Francia condotto molto innanzi i lavori di una for*
tezza che inespugnabile doveva riuscire. Il largo
fosso ond' è circondata la fortezza rimasa imper*
fetta y venne tutto intagliato nel vivo marmo col*
r opera dello scalpello.
Dal vertice della Castellana^ alto 261 tesa sopra
il livello del mare^ io vidi altra volta ed in altra
compagnia il levarsi di un giorno di aprile^
(( Dal primo rosseggiar delt orizzonte »
insino a che il disco del sole ebbe pieni il cielo
i monti ed il mare de' rutilanti suoi r^gì> dissi-
pando vittorioso i vapori che a guisa di bianclycci
viluppi prima velavano sotto i nostri piedi la faccia
deir onde. Dalle maremme della Toscana trasvola*
vano i nostri sguardi ai monti littorali della Francia^
osservavano le isole che il mar Ligustico abbraccia
o lambisce, e sopra le is4>lette della Tirrena Dori
i4a
scorrevano sin dove la convessità del globo lor con<
cedeva di stendersi. Chi è vago di contemplare
geograficamente io ogni sua forma e rinvoitura il
principe de' golfi europei^ ascenda sol monte , delia
Castellana. £ chi brama ricrearsi e sublimarsi 1' a*
nimo colla magnificenza de' naturali spettacoli , vada
a salutare in su quel balzo i primi splendori del
sole^ uscente dalle «Alpi Apuane. Quelle interrotte
opere di ciclopica fortificazione entro il marmoreo
scoglio per le quali ora strisciano i rettili ed a
stento crescono poche pianticelle selvaticbe, gli
susciteranno istoriicbe sensazioni^ contemporanee si
ma solenni al pari delle antichissime, come quelle
che ci rammentano imprese e conati che neMeati
riposi della pace già quasi ne sembrano appartenere
alla favola (i).
Le rovine del forte Pezzino che gl'Inglesi diroc-
(i) Una patrizia genovese, nella quale l'ayTenenza, la grazia, l'io-
gegno ed il generoso sentire mirabilmente s*accoppiano , ebbe la me-
morevole gentilezza di condurre successivamente la sua brigata a gio-
conde refezioni ne' più singolari punti del contorno del Golfo , e ciò
unicamente a fine di fare più ameno V esame de' luoghi all' autore di
queste Let^sre. Si peregrina cortesia non dee per altro recare stupore
a chi consideri che Tiene da una dama la quale al sangue dei Durazzo
si celebri per munificenza , congiunge il nome dei Dona cui ogni
istonca illustrazione circonda.
Ma se i'A. dovesse pur solamente accennare tutte le Gnezze ed amo-
revolezze che ottenne in Liguria , e specialmente da quelF inclito pa-
triziato di Genova, gli toccherebbe sciivere la più lunga di queste
postille. Gii basti per migliori cncomj rimandare il lettore alla Pre-
fazione della Latori a di Casti uccio Bonamici De Bello Italico ; e qui
iolo soggiugnerr femori mihi suM tiaec condita carde.
i
.1.43
caroDO^ partono la cal^ di Foaigaglia dal seoo delle
Grazie ; cosi detto da un. tempk) sacro a Nostra
Donua^ adorata eoo. cjQesto coosolativo titolo nel viU
leggio ehe giace in fondo. JS no seno amplissimo^ un
porto perfezionatissimo * dalla Natura^ sua unica fab-^
bricatrice.
Il Lazzeretto di Varignano s' innalza sull'estremità
del braccio meridionale del seno delle Grazie. Le
lunghe e regolari sue linee contentano gli occhi
dell' osservatore. Lo fabbricarono i Genovesi, ora è
un secolo. I Francesi '. lo trasmutarono in un bagno
nel senso di luogo riserrato ove alloggia la torma
de' forzati. Laonde i molti lavori che intorno ad
esso operarono^ più di detrimento che di utile tor-
narono al rinnovato suo uso di Lazzeretto. D' allora
in poi il magistrato di Sanità vi spese oltre a 6oo[ui.
lire per raccoticiarlo e migliorarlo. È largapaente
provveduto di alloggiamenti ^ d' infermerie , di ma-
gazzini. Ma giacché Genova è il centrai seggio del
commercio nella Liguria marittima^ quanto più presso
a Genova potrà farsi il Lazzeretto anche per le
navi più sospette, tanto minore riuscirà la spesa
delle mercanzie sottoposte alla contumacia. Ed ogni
risparmio in fatto di spese è cosa di gran consé-*
guens^a per un porto che dee reggere la compe*
tenza con tre minacciosi rivali.
Giace il La;2zeretto a cavaliere del seno delle
Grazie e del porto di Varignano^ il qual è tutto
circondato di mura sul lido. SulF altro corno del
porto di Varignano sorge il forte di S, Maria, edi-
V
t44
ficaio da' Genovesi nel i74^^<^i'<^caio versoci! mare
dagl' Inglesi nel i8oa^ restauralo e meglio ^ mamto
<lai Francesi dappoi ^ e come ponenlosament^ sosm*
palo dalla rovina che nuovamente ^i minacGktvano
gl'Inglesi nel i8i4 (i)- U forte di S. Maria ^ in-
crociando quasi i suoi colpi con quelli delle batte-
rie di S. Teresa sulla costa prienlale, proibisce sino
ad un certo segno il goUb della Spezia alle navi
nemiche* Ma in sostanza questo golfo nella sua
condizione presente non è troppo difendevole con-
Ira un' armata navale che F. assaltasse con ostile
bandiera.
Al forte di S. Maria succede la cala de' Corsi,
vasto ed ottimo porto, in fondo, al quale oravi dì*
segno di collocar la nuova città che il dommator
della Francia aveva ideato di fondare sopra le rive
del golfo (2).
Fiaalinente, superata la punta delle Castagne, ci
(i) Nel 1800, dopo il blocco di Genova , gì' Inglesi che s'erano im-
padroniti del golfo della Spezia , feccio saltare in aria un lato del forte
di S. Maria ver«o il mare e la torre delia Scoola. Nel 1614 essi sman-
tellarono il forte Pessino e fecero qualche altro guasto, che più non
fu risarcito.
(a) Cioè nell' alto rispianato che siede tra il Seno delle Grazie e la
Cala de' Corsi, la quale sarebbe stata il porto della nuova ciUst. Nulla
però s'era ancora statuito intorno a questo collocamento. £ , di fatto,
donde avrebbero attinto 1' acqua dolce i suoi cittadini ? L' ingegnere
Lepére proponeva di portarvela con un condotto dall' Acquata che
rolea fare della Polla sopra deticritta, 9 sino, a quel Jivello inoalzar«.
Altri consigliava che le acque della Vara, prese al Borghctto, vi sire-
cassero per un canale tirato a traverso de' monti. Questo secondo di'
segno ^ra praticabile e di sicuro effetto , ma enoripemcatc eoatoso.
i45
s^apm'se dioanzì la cala dell' Oliva ^ ossia il seno
di Portovenere ^ cui s' erge di fronte l' isola Pal-
m^ria la quale ^
« Rompendo il vento avverso.
In guisa il chiuso mot agende e copre
Che 7 nocchier baldanzoso il cwvo pino
Fidar gli puote in sen, benché non ponga
O ferro o fune a sua licenza il freno. »
Portovenere serba tuttora il monumento della sua
origine nella marmorea lapide che ha sulla porta
d'ingresso. Essa dice Colonia Januensium anno 1 1 13.
E narrano le istorie che i consoli di Genova man-
dassero ad abitar Portovenere quattro illustri fami-
glie della loro città ^ o per governare la tèrra o
per crescere ad essa splendore (i). Nel 1160-61
circondata fu la terra di mura e di torri ^ alcune
ielle quali si coronano degli antichi lor merli con
romantico aspetto (2).
Un' altra lapide^ posta nel muro della prima di
jueste torri ^ ricorda il fatto seguente. « Nell'anno
[202 sopravvenne lo stuolo imperiale non che i Pi-
(i) Interùioa, Di-Negro, Demarini, Defornari.
(2) Nel 1171 Papa AlesianJro III tolse il Castrum Portus Veneri s
alla giurisdizione del vescovo di Luni, e soUo quella dell'arcivescovo
li Genova pose la terra e il suo suhurhano. Se ne conserva la bolla
»riginale.
I terrazzani di Portovenere parlano lo schielto dialetto genovese ,-
leotre c|ae' di Leriei siili' opposto lido ne Jianncl lin loro proprio.
III. ro
^46
saai eoa lo stuolo di Pelavicino all' isola di Tino ,
e sì aracciavano di andar a Genova per terra e per
mare. Ma i Genovesi gli affrontarono e posero in
fuga )). Intorno a quel tempo gli animosi abitatori
di Porloveuere recarono lo sjpavento sin nel porto
stesso di Pisa^ onde il comune di Genova gf inti-
tolò Uomini forti e robusti. £ cosi continuarono a
giovar Genova nella guerra Pisana che rinnovò
nel medio evo X esempio della Punica guerra.
Tra le offese che mossero Genova a togliersi
xlalla signoria di Filippo Maria Visconte^ assai grave
fu quella di aver il Duca dato in pegno al re Al-
fonso d^ Aragona le fortezze di Portovenere e di
Lferici (i). Non pare che gli Aragonesi restituissero
rì tosto la terra occupata^ poiché nel i444 ^^'
di Portovenere cacciarono i malgraditi custodi^ e
tQmarono volonterosi ali* obbedienza della repub-
blica. Contuttociò Portovenere^ già importantissima
stazione navale mentre Lerici era in mano ai Pisani)
mai più non risorse a floridezza^ dacché^ sconfitta
Pisa nel declino del i3.^ secolo ^ tutto il golfo passò
iair obbedienza di Genova^ Esso divenne un nido di
pescatori j ne la recente comodissima strada del lido
valse a richiamare il traffico in questo borgo le
cui rovine attestano il passato splendore.
Sopra r alto scoglio di marmo nero con macchie
giallo - dorate che forma la punta di Portovenere
4al ia(o del mare ^ siedono le rovìpe del suo teinpio
{}) >4'^6 Annali di ffei^
i47
doppiamente antico. Dico doppiamente antico per-
chè ivi era il tempio di Venere nelf età de' Ro-
mani^ suUe cui fondamenta^ anzi tra' cut archi ^
▼enne eretta nel m.^ secolo la chiesa dedicata à
San Pietro^ ora mezzo diroccata essa pure. Il tem-
pio romano avea gli archi di tutto sesto > era fab-
bricato col marmo nero di Porto^enere^ rivestito
di marmo bianco di Luni, che or dicram di Car-
rara^ nell' esterno suo giro. La chiesa del medio
evo ebbe gli archi a terzo acuto ^ e fu rivestita
dentro e fuori dell' un marmo e dell' altro con fasce
regolarmenlie alternate^ di stupendo effetto per la
bellezza de' mai^mi. L'architettura volgarmente detta
gotica e quasi contemporanea alla sua introduzione
in Italia^ podta a confronto dell'antica architettura
romana; una chiesa consacrata at capo degli Apo-
stoli sopra e dentro un teijppto della favolosa Diva
d'amore; la mirabile arditezza delle fondamenta
sul ciglione di uno scoglio quasi tutto di prezioso
marmo e verticalmente aggettante sul mare : il fra-
gore dell' onde che dirittamente dal fondii del golfo
di Lione vengono a frangersi al pie dello scoglio e
lanciano i loro spruzzi sino a quell' eminente cima
quando le travagliano i venti; l'estesissima veduta
di spiagge, d'isole^ di superficie marina che s'ha
4al belvedere intorno al tempio ; ogni cosa infine
chianGui sul colmo del promontorio di Porto venere
V archeologo^ il naturalista^ il paesista^ lo storico
i48
dell^ arti belle ^ il peregrino che ama i sabUmi
prospetti (i).
Un' altra chiesa del medio evo^ dedicata a SaQ
Lorenzo^ è da vedersi in Portovenere. Sono in essa
bellissime colonne del marmo di questo paese: ed
evvi in una cappella à man destra una tavola di-
pinta sopra un fondo d'oro^ distinta ili tre com-
partimenti col grado pure dipinto. Le minale fi^
gure del grado mi sembrano condotte con molto
umore (a). •
(i) « Questo e non altro e il locale del tempio eretto da Lucio il
/culto di Venere Ericioa. Fu di poi dedicato a $• Pietro da papa Qt-
lasio II il 19 luglio II 18 e quitfdi consacrato da InnoceDzo II nel
Ii32, secondo lo Schiaffino. » jì. Rossi, Leu, sul ^oljò della Spetk.
Se il Dagincoort avesse avuto notizia del tempio di PortoTcneref
egli lo avrebbe certamente illustrato nella sua Sioria deWArie , open
cui toglie molto pregio 1' aver egli quasi affatto ignorato i monumenti
della Lombardia e della Liguria.
(a) Conservano in questa chiesa una croce d'oro gemmata ed alcmi
scrignetti d'avorio scolpito contenenti reliquie, il tutto laroro greco
de' bassi tempi , ed avanzo di un naufragio. L'A. ciò racconta per ri-
ferta altrui , non avendone egli avuto contezza nelle tre tae gite 1
Porlpvenere.
i49
LfitTBRA CXV.
- periplo del golfo della Spezia. — Parte second)i.
Dirimpetto a Portovenere ed al suo seno marino la
Palmaria si leva dairooila. È un monte triangolare che
gira forse quattro miglia* La poca distanza di que^
st' isoletta dal continente ( io5 metri )y isuoisitrati
Calcarei perfettamente simili nella natura > neir in-*
clinazione^ nella corrispondenza a quelli del lido
di contro^ inducono à credere che in remota età
ne facesse parte > ed un tremuoto ne la disgiun^
gcsse (i):
« E forse è ver cK una continua sponda
V^ era cK alta ruina in due distinse. »
Lo stesso credesi avvenuto alle altre due minori
isolette ^ addimandate il Tino e il Tinotto, che si
prolungano ad austro; quella ha quasi un mìglio^
e questa un quarto di miglio in circuito.
Nella ^ sola casa abitabile della^ Palmaria sul lido,
I tramontana stava passando la state un colto stra-
niero che ci rendemmo a visitare : suir uscio della
ma stanza si leggevano questi versi del Venosi no ^
»
Mitte civiles super, urbe curas ....
Dona praesentis cape laetus horae et
Linque ses^era,
{t) SpaUantani f Guidone , op, eit.
i5.o
u Gli storici genoTesi^ egli disse^ dopo i primi
saluti^ al mio compagno, fan ricordo del borgo di
Saa Giovanni^ cV era in sul corno orientale di que-
st^ isoletta y presentemente quasi solinga e poco meno
che incolla. Non avanzano di quel borgo nemmeno
i vestigi . Ai guasti de' Pisani nel [3.^ secolo^ e
degli Aragonesi nel i5.^ s^ attribuisce la rovina
dell' isola. Ma in tre o quattrocento anni eravi
ben il tempo di riparare allo strazio. » — ^
« I corsari Barbareschi^ rispose il compagno^ in-
festavano questi tratti di mare. Non troppo sicuro
era quindi il fermar la stanza in un isolotto senza
difesa y ove poteano que' ladroni calarsi in tempo
di notte e rapir le persone e le robe^ come fecero
ancora a' nostri giorni nell' isola di San Pietro in
Sardegna. » —
« Questo pericolo è cessato ^ replicò lo straniero^
e, giova sperare^ per sempre. Ma ad ogni modo
la Palmaria^ ora soltanto inaccessibile a mezzogiorno,
si potrebbe ridarre a non accostevole che dal solo lato
guardante f intemo del golfo. Il suo nome indicante
che anticamente vi prosperavan le palme ^ rende
fede della dolcezza del suo clima; ù più veramente
la dolcezza del suo dima ci testifica che dalla col-
tivazione delle palme essa può aver tratto il suo
nome. Posta a' confini del mar Ligustico e del Ti^
reno^ nel centro dell' arco che fanno le coste de(
Genovesato e della Toscana^ con la Corsica^ ia
Sardegna^ la Gorgona^ la Gapraja^ Pisola d' £lba;
di fronte o dallato^ e lo stupendo golfo della Spezia
ityi
diretro, gtdisce LaPftlmaria pfmp^iùve gràziosissimcf
da ogni suo canto, e massimamente dalla vaga pia*
tiara che fa coi sao dorso supremo. Pescoso è nei
SUOI dintorni il mare; cotesti scogli sono al lor
piede un alveare di datteri. Qui le starne ed anche
le quaglie al loro ritorno dalle parti ove son ile si
svefmare, fanno ì dolci nidi in tanta copia che i
fanciulli di PortovMére vengono a ricoglierne
largamente le uova. Questi pochi ulivi , quelle
languide viti potrebbero moltiplicare e prosperare
mercè del diligente coltivamente. Agevole sarebbe
il farla atta ai carri per ogni sua parte; e trasmu"
tarla in una sola villa col parco atf inglese. Da Fi-
renze e da Genova ci si vien quasi in coéchio ,
perchè carrozzabile è la strada sii!io a Portóvenere ^
6 di quinci non evvi che un tragitto di 5 minuti
per uo mare che si può in ogni tempo varcare*
Ho computato che con noopnf; lire sen otterrebbe
f acc(nis^to. Altre 3ao]m. lire basterebbero ad edi-
ficarvi un palazzo tutto quanto del suo bellissimo
marmo y a condurvi la coltivazione, anzi a foggiare
il paese a mo'di giardino, concedendo molto spazio
ai pini cbe pittorescamente scuotéfi(o il frondoso
capo suir Otide. Che tkii luogo di delizia , che
signoresca anzi principesca villa essa verrebbe a
riuscire ! >y — •
« Quattro centa mila lire! esse non erano grani
cosa a un Adamo' Centurione , a un Franco Lercpro;^
àgf Imperiali, ai Cambiasi. .... » —
(( Non crediate ch'io intenda che si getti per
lS2
mero fasto si gran quantità d' oro. Ma gU olhreti
e 1 vigneti coltivati da otto o dieci famiglie
qui trasportate di qaegl' indostriosi contadini delle
Cinque Terre sì poco distanti, renderebbero cera-
tamente bnon fratto. Non pertanto ciò sarebbe il
meno ancora. Quest' isola ha un^ inesausta miniera
di riecke9sza sotterrànea nel marmo di cui piene
son le sue viscere , da cui anzi interamente è for-
mata. Il qual marmo notissimo col nome diPorlovenere
e dai Naturalisti chiamato Fortore ( Porta oro ) , dal
presentare che fa bellissime venature gialle sopra
un fondo nero cupo, è pregiato in tutta V Europa,
come potete scorgere neir opera del Brard. Delle
tre cave da cui ora lo traggono, due sono qui
nella Palmaria , e quella a bòrea dell' isola è di
tutte tre la migliore; essa somministra il marmo
più stimato, perchè più regolari e più vive ha le
macchie d' oro (i). Un secolo ia non s'usava die
per decorame le chiese , e quelle di Genova e ddle
Riviere ne vennero arricchite con prodiga mano.
Oggigiorno gli stessi Francesi e insegnano che di
tutti i marmi coloriti è il più degno di spiccare
nelle suppellettili sontuose e negli alberghi del lusso
elegante (2). Ma se aspettate che un Lord dal fondo
(i) La terza è sul monte della Crocetta, nella Talle delle Grazie.
(a) Ce marbré célèbre par la richesse de ses veinei jaunes d'or, et
par rifileoBÌté de son fond noir, est goddu de tout le monde. Apre»
le marbré Mane, le Portor est celui qai est die corame etani le plus
digne de figurer dans les amenblemens les plas sompluenx et lèa pio»
rechercbéft. Brard ^ Mineralogie apf^iquie aux arti.
i53
della sua contea vi commetta colonne e tavole t)i
Portoro ^ non avrà mai fine V indugio. E poi perchè
venderlo tutto nello stato greggio^ e non imitar
r esempio della vicina Carrara colf introdurre qui
fabbriche per ridurlo in lastre e per dargli il lu-
cido? Gol moltiplicare le scavazioni^ col failo la-
vorar qui sul luogo ^ col tenerne abbondevolmente
forniti i principali empor) di Europa , col mandar
viaggiatori a ricercarne a promuoverne la vendita^
si arriverebbe a farne dieci volte maggiore lo spac-
cio^ e da !io|m. lire di prodotto netto dalle spese
che or rende ^ portarlo a aooim. È vero che tutto
ciò richiede V impiego di grandi capitali , ma il
nuovo signore della Palmaria non dovrebbe es-
seme avaro ^ trattandosi di ricavarne si lucroso
profitto. » —
Dopo var} altri ragionamenti ci accomiatammo
dal Progettista che negli orti d' Amatunta anzi in un
Eldorado vorrebbe trasformar la Palmaria.
L'isolotto del Tino^ a cui poscia approdammo ^
^ pure tutto del marmo istesso. Ivi trovammo
« In un Uioghetto soUtario e bello »
posato un pranzo fattoci cortesemente imbandir da
una Grazia , venuta anch' ella a rallegrarlo col beante
suo aspetto. L' erbe ed i fiori ci porgevano il desco
ed il seggio. Un pino ed un elee facevano ombrello
alla mensa. In altri tempi io v' avrei con ben altri
\
i54
colorì dipinto questo desinare (id più cnpticciosa
degli eremi.
a Intorno al chiuso loco
Naturcdmente e senza coltura
Lieta fioriva t odorata persa ^
E t appio verde j e t umile serpillo
Che con mille radici attorte e crespe
Sen va carpon vestendo il terren d erba ,
E la melissa cK odor sempre esala ;
La mammola^ f origano j ed il timo
Che natura creò per fare il mele (i). »
Due soli abitatori ha l' isoletta del Tino ^ ed e
loro ufficio aver cura del Faro che accendesi per
servigio de' naviganti sopra una vecchia torre dei
Genovesi nella punta deli' isola. Il Tinotto ^ ter2s
ed ultima isola a mezzogiorno del golfo ^ non e che
un breve scoglio^ coronato da rovine di mi antica
edifizio. Reca la tradizione che v' albergassero al-
eune pie solitarie.
Farmi aver dimenticato dirvi dianzi che uà altra
scoglietto presso alla punta N. £. della Palmarìa,
sostiene un forte o torrione in rovina. È il forte
della Scuola^ spaccato dalle mine de' gelosi Britanni.
Io v' ho descritto il golfo della Spesata dallff
parte ,
« Là dove il sol percuote quando prima
Si leva, che ad oriente è contt^apposta ^ ^r
(i) AuceUai , ^épi.
i55
t da qo^tla
« Che il sol guitta^
Quand è nel mezzo giorno ^ a fronte a fronte (i)-
Passiamo ora alla costa orientale attraversando
tutta la gran bocca del golfo, e quasi vedendo ad
occhio nudo il suo gran banco d' arena (2).
Sporge in sul mare all' estremità di quella costa
il monte Corvo, chiamato dal Bracelli promontorio
Lunese: al sinistro suo piede la Magra si spande
nel mare (3).
Io vidi uscir la Magra dalle fasce
Del giogo d^Apennin ruvido e fosco
Che delX acque di lui par che si pasce 4
Non vo\y disse Solino , che passi orbo:
Da questo fiume Toscana incomincia
Che volve in mar al monte dello Corbo^
DlTTÀMONDO e. VI.
Il Capo Corvo, luogo di sommo interesse pel
geologo, è come la chiave, dic€ il Guidoni, della
(1) Boccaccio, Ninf. Fiesd,
(a) tt II gran banco di mezzo oh' è nella direzione N. E. ii4 N. non
deve far timore neppure a' groui vascelli, perchè il luogo men basso
ba 16 ttetri di profondità. La latitudine del suo centro è di 44*^ 3' 33'' i&
e la longitudine 27^^ 35' 54" 86. » A. Rossi, LeU.
(3) La Punta del Corvo dà fine al (xolfo della Spezia ad oriente.
Voltata quella Punta trovi la bocca della Magra, divisa da uno sco-
glio e da uti banco di arena , e risalendo su pel fiume arrivi allo t^àW
di Ameglia , villaggio che riguarda sopra le rovine di Lunk*
i56
formazione delle montagne del golfo. Ma concedete
che per la geologia de' dintorni di questo magnifico
seno di mare io yì rimandi al sno libro ^ bastan-
domi il dir?i che hawi in essi di che tenere occu-
pato molti anni il naturalista (i). Ne saprei bene
spieganri donde abbia detto il Petrarca che dal
colore avea questo promontorio sortito il sno nome^
perchè veramente assai più biancheggiante che ne-
reggiante esso mostrasi (a).
Il casale di San Marcello siede sulF alto del
monte. Vien poscia ( ritornando dal Capo del Corro
alla Spezia e radendo la spiaggia orientale ) Telaro
sul lido^ e Maralunga, ove una batterìa s' accom-
pagna a un convento. Di qua da Maralunga s' apre
il largo ma non lungo seno in cui stanno ai due
estremi lati Lerici e Santerenzo. Alla punta del
seno verso Lerici fa difesa un castello.
L' origine che gli scrittori della Lunigiana at^
(i) Ed all'articolo Cotifàiis. geoiogiea ddCApennino cKe è nell' Ap-
i»BHDicB. — Per le produsiooi marine, di cui al dovisioso è il Golfo,
yedi lo Specimen 2éOophjrtorum Pòrtus iMnae del prof. Bertoloni di
Sarzana.
(a) Non procul habelna contra exkremot Januenaef fines Goi^om fa-
mosam scopulum et nomen a colore aortitam , ac paalalum progreasiu
Macrae amnis ostia qui maritimoB Ligurei ab Hetrascb dirìmit. Nel-
r liiner. Sinaco^ Op, omn, p, 558 ed, BomU. 1571. —
Se queito nome di Corvo venne al Capo dal ano colore, ciò non
potè essere che per la 6gura de' Greci eh' esprime il contrario , onde
chiamarono ospitale il Mar Nero , per dirlo burrascoso e pìen di pe-
rìcoli. Evvi in fiitts all' estremità orieoUle del Capo Corvo un luogo
detto la Bianca dal biancheggiare ohe vi fa sino all'altezza di ao metri
dal mare il calcareo taeearaùU o primitiva f che poco diversifica dal
marmo di Carrara.
i57
tribuiscoDO a Lerici^ è mitologica^ ed in fatto di
istoria là mitologia ha il sapore delle sorbe acerbe.
Ercole, e* dicono, per placar Venere, impose a
questa terra il nome del figliuolo della Dea,!Erice
cb' egli aveva ucciso. La poesia per cjnesti favolosi
racconti vai meglio che non la prosa, amatrice
della verità. Onde vi trascrìvo i versi co' quali il
Visdomini cantava 1' origine di Lerici e di Por-
tovenere.
Surgit in accUsH) procul jércula condita colle
Amphiirionades nobile JorUis opus.
Multa procelloso qui passus in aequore placai
Iratam nati Cjprida caede sui.
Oppida sic statuens spatio distantia paìvo
PersoMt Paphiae debita vota Deae.
Huic Hericis nomen, Venerisque imposuit itlij
Partus et egregio gurgite nomen idem.
Questi versi consuonano coli' opinione del Paga-
netti intorno ai due differenti templi, l'uno consa-
crato a Venere, l' altro ad Erice suo figliuolo (i).
Lerici nel 12.^ e i3.^ secolo era compreso nello
stato dei Pisani. I quali appresso il castello aveaqo
edificato un borgo, e circondatolo di fossi e mu-
raglie. In. capo del borgo vi er^i la porta con due
(i) iSSror. EccL detta Ug. ~ Eryx moos esi StciKae dictus ab Eryce
Veoeria et Burae filio , i|ui ab Herculc intcrfectni eat, quod hospiréì
necaret. lo hoo cDonle Veouf babult lemplum sibi'dicatum. Jo. Bà^
risii Teilorii Epifh»
i58
torri; e fra Tana torre e I* altra aveano affisso oq'
iscrizione ingiuriosa a' loro nemici. Queslf bcrizìone,
notabile per essere stata una delle prime che si
sappia essere state incise nel marmo in lingua vol-
gare^ diceva I
Scopa baca al Zenoese :
Crepacuor al Portovenerese:
Streppa borsello al Lucchese (i).
Così sconciamente poetava la toscana Pisa a quel
tempo. Ma ben si può perdonare T informe ver-
seggiamento ad una città che tepea fondachi in
tutto r oriente, fondava la torre Pisana alla foce
del iTanai, contendeva a Genova il dominio della
Corsica e della Sardegna e l' imperio del mare, avea
cento cittadini in grado ciascuno di fornire al Co-
mune una galea per la guerra marittima, e facea
sorgere tra le sue mura le maraviglie della Metro-
politana, della Torre pendente e del Campo Santo.
Neil' anno ia56 i Genovesi facilmente occupa-
rono il borgo di Lerici, lasciato da' Pisani con
poco presidio , e portarono in trionfo a Genova
quel monumento di contumelia Forse era meglio
che la vendetta avesse qui fine. Ma i nostri ante-
nati non chetavano sì facilmente gli sdegni. Genova
(i) Queste parole eraao incise fopra un farilello o collo di mer*
iHiDziai, fatto tu rilievo sul marmo. Ag. Giusttn, Egli riporta alquanto
diversamente V iscrizioae che «ibbiam recato secondo^ Bartolomraca
Scriba, continuator drl Cafiaro,
j59
pose io quella vece un* altra iscrizione pungente si
pei Pisani^ ma pia grave e più degna di un pav
deroso e guerriero Gómane (i).
Levici rimase di quinci in poi con poche vieende
in mano de Genovesi. E nel suo castello avvenne
}a celebre passata di Andrea Doria dai servìgj di
Francesco I. a quelli di Carlo V. Una lapide, poe-
sia in un orto di Lerici, conserva memoria del
fatto (a).
Queir avvenimento di , cui l' Italia y fatta per esso
soggetta a Cario V, sentì si gravi e diuturni gli
effetti, commuove a profondi pensieri chi legge que^^
Sto marmo con piena contezza deVt istoria*
Lerici è paese interamente marinaresco. Sperti ed
audactnesono inavigatori. Le donne di Lèricie di San-
terenzo portano al mercato di Sarzana i prodotti della
pescagione e le mercanzie di che abbisogna la Luni-
giana'^ e ne riportano il burro, i legumi e gli ortaggi
con che provvedono il Lazzeretto, le navi straniere ed
(i) MiDe ducenteDO quinquageau quoque seno
Janu» me certe pugnando cepit aperte
Undique securii me cinxit postea muris.
Sic vigili cura salvat quae sunt sua iura.
Indigeat vere qui liaquit castra tenere.
Sic DuBÌet flendo qui me negtexit habei'e.
Ricopio questa lapide dalle Dissertazioni Pisane di Flaminio dat
Borgo, ma parmi che sia ancora in Lcrici in una torre del oaatello.
li) Sssa dice:
P. O. M.
Andteas ab Auria hujus domus bospis
H^c e Gallp factus Ilispauiis.
i6o
i lìdi Ticìai. Qaesti trasportamenti esse fanno a ptedij
ral proprio capo, a stuoli ^ eoo aspra, fiitìca, e
spesso guadando la Magra colf acqua sino alb cintola.
Sopra Santerenzo eh' è nelf opposta parte del
curvo senOj sorge la Marigola, villa del marchese
Olandìni. Là selva veramente opaca e segreta di
questa villa e le sublimi sue vedute sul golfo in-
spiravano un robusto poeta, amico di Lord By*
ron y il quale trovò la morte in questi tratti di mare.
Da Santerenzo venimmo 'alla punta di Santa -Te-
resa^ munita di una batterìa; ìndi passammo di-
nanzi alla piccola cala del Pertuso, alla punta di
Mnzzano , alla batteria di San Bart(Jommeo. E fi-
nalmente costeggiando luoghi yerdi e solinghi per-
chè Taria n'è al basso insalubre a cagione do' tri-
sti Stagnoni, scorgemmo Pitelti in suU' alto. Nel
suo territorio sono poco distanti dal mare due fonti
d' acque medicinali, di scarsa virtù per se stesse
e di nessun servigio per la malsana aria del luogo
ove sgorgano (i).
Il convento de' Cappuccini e la strada maestra ci
additano che siamo di ritorno alla Spezia ^ della
quale ho indugiato a darvi ragguaglio per descri-
vervi senza interrompimento le altre parti del no-
bilissimo golfo.
(i) Inlorno all' ■sciogcniento delle paludi d* Arcola, dette gli Sta-
gnoirì, acriasc una Memoria francete ( stampata alla Spezia nel 1810}
l' ingegnere in capo Lepère. Essa è non meno ingegooaa che dotta ;
ma il metodo de* mulini a vento ohe propone affine di ayer una fona
operali va, è impraticabile per Varie cagioni locali.
Lettera CXVI,
La Spezia.
Le prime cuse delia Spezia vennero fabbricate
sulle &)de c|i una rupe alla quale V ónda marina
bagnava le piante. Crebbe ed alluAgossi oltre a
200 metri il lido^ e il borgo dilatossi in pianura.
La gri^n piazza della spiaggia altro non è che un
abbandono di materie recate al mare dai torrenti
noini. '
- Un torrione y parte in rovina , fatto alzare da Fi-
lippo Maria Visconti al tempo che teneva la signo-
ria di Genova ^ ed una cittadella , ora deserta^ opera
de^ Genovesi^ occupano le spalle e la vetta di un
monte che sovrasta alla Spezia. Le vecchie ed an-
nerite lor mura ed i merli che le incoronano^
spiccatìO felicemente sopra un fondo di verdi
colline (i).
Inco^ita è T origioe della Spezia e del suo nome.
Pretendesi ohe anche prima del lo.^ secolo qui
fosse un villaggio , addimandato Bagno antico, forse
dall' antro delle Ninfe che Virgilio descrive e sembra
qui collocare.
Il comune di Genova nel i ^s^G comprò la Spezia^
ed un buon terzo della provincia, da Niccolò Fie-
(i) E fauna che que' baluardi nella parte che fronteggia meriggio ^
funsero edi6cali in riva al mare che già se n' è dilungato coUnlo.
III. II
j62
sco^ conte di Lavagna. Vuoisi che il golfo non pi-
gliasse che allora il nome che or porta (i).
Non doveva ^ ai giorni della compra y essere la
Spezia che un meschino villaggio; imperocché sol-
tanto un secolo dappoi la repubblica lo fece cin-
ger di mura e lo ridusse a forma di castellò (rx).
Grandemente profittò la Spezia degf immensi
lavori che vi' cominciarono i Francesi in un tempo,
diqe il Cbabrol ^ fecondo d' insolite imprese. Ma
la crescente sua floridezza deriva dalla strada 0-
rieiitnle -Ligustica^ aperta o terminata da' reali Sa-
baudi. La strada di Pontremoli alla quale tre o
quattro potenti volontà dovrebber concorrere, ri-
marrà per lungo tempo - ancora nell' elenco delle
desiderabili.
Fanno rìguardevòl la Spezia il suo giacimento
in fondo al gran golfo cui ella dà il nome; Tanfi-
teatro de' ridenti colli che largamente la circondano,
ia gran piazza o pianura che fu spiaggia ed è pub-
blio» giardino piantato d'alberi d'allegra ombra
ne' viali ^ e di cedri e di odorosi arbusti ne' eam-
picelli di mezzo. Sostenuta viene la piazza ia verso
Il mare da un lungo argine che ad un tempo è la
(i) a £ del mese di novembre 1276 Nicolao de FHscOy conte di
Lavagna, veodcite al ConitiiiQ V«3^ai|o, Carpane, l' isola di Vesìgna,
il^^ròla, la Spezia, Tivegna , Volastra, Moatoiiegro , Amalia, Casti-
gliooe, Zignaculo {Zignago) e Ripunta per prezzo di 'jS^m. . lire,
4clle quali fu ben pagato come per istrumcoto^ Giustin , An. — 25,ooo
lire di Genova a que^ tempo sarebbero pari a ^So^ooo franchi <iell<
pcesentjB moneta.
(a) Giustin,, fUscpiz. .
i63
slaradt maestra^ gigantesco lavoro; e aino a Porto-
?€Qere conduce un' altra strania agevole ai carri che
esibisce il ptà gemale «iìporto*
Ls dkiésa di S* Maria delia Spezia edificata nel
i55o e diktiQta in ire navi, ha fra' «noi dipifiti tin^
Moktpltca^ione de' pani ^ pinato lavoro di G. B*
Gasane^ natio della Spe&ia^ discepolo e cognato del
Fiaselìa^ che foiose lo sopranne del suo franco pen-
nella È cbuiposisuoiie grandina e feJioe, con più
di cenilo figure^ xaolfeo aataralmeote effigiate, (i)»
1539 Antànùiis Carpeninus spediensis pingebai-
Coà sta scritlK> sopra una tavola che già spettava
alla chiesa degli Agostiniani^ ed ora è nel collegio
delle Scuole. I tarli ne han guasto la sonunità*
Certi chiodi od anelli di ferro con6tti nella tavola
#
per attaccarvi quaJebe fMo od ornato ^ ne scon*
ciano il mtzzD. E se 1' occhio educato al b^^Uo di
m sacerdote «HenisÀa non V aves^ sottratta all' ce-
cidio ^ la tavola iuttà Sniffa consegnata alle fiamjGa^
come ìBtttile ingombro. £ dipintiàra di molto pre^o^
se il mio .gittdteìo e la mia «neadorìa «kns errano^ ed
in ogni . hmmIò i cittadini della Spezia dovrebbero
§eloftamente gitardare <ques4iO i»oimmento di un loro
pitbMpe del Ginqueceato ^ ignorato dal Lanzi ^ dal
Soprani e dal Ratti (a).
É
(0 AiUi fanno U Caapae natio di Sar^ana. N« manca chi a qucAla
gtJii tela vorrebbe torr^ il pregio éi origioale. Vedi pure ÌQ (jualla
chicM ,uii 4|uadro fatto «o» quattro divertì dipiaU, iàiiiejue mcoozimìi.
(3) fraocetco S|»cj»i(u>, tcolirro di Luca Cambiamo, e del Bexì!»'
nasco, • lodato pittore, fu pure • natio od originario della Spctàa.
'i64
Abltdno nella piccola città della ' 'Spetta ^uòe
'antiche e doviziose famiglie; tuttaviai U'inodo' ^dei
vivervi non v' è troppo cittadibesco , xl\ eérlaiàéhte
piacevole^ se non fosse la bellezza de' dnitonu. I
^oUi viaggififtori vi fanno qa^dclie' brève* fermata per
visitare le naturali carìo^ità del gólfo. ' Ma quantan-
que il maraviglioso del' golfo sia alle quattm sue
bocche d' ingresso^ 6 -quindi fiiori del dominio dello
sguardo dalla spiaggia della Spezia^ nohdimeaa
coihune de' viaggiatori si contenta di guarirlo di
quinci^ e passare. Quasi soli gF Inglesi non sono
colpevoli di questa tràscuranza y da chiamarsi quasi
ignominiosa s' egli è vero ohe sciocchezza volontaria
•sia ignominia- - i» '
Mancano affatto alla Spazia le grandi case di ne-
gozio; ed i traffichi tearioareschi $i riducono a tra-
sportar olio^ vino ed alti*i prodotti agrìcoli del paese^
marmi di Carrara e il* lAatiganese tratto dal comune
della Rocca' neir Estense/ 6 Genova, a Livorno, a
Marsiglia. Gioverebbe grandemente alla Spezia dal
lato de' traffichi \ apertura della strada di Locnbar-
dia per Pontremoli; ma ai già divisati inciampi;
gravi riguardi s' aggiungono. Discesero per quella
Strada al Taro l'esercito di Carlo Vili sul finire del
»,
\j9l famosa tavola del Martirio di Santo Stefano dipinta da Giulio Ro-
mano la quale è in Genova, era stata traforata* da una palla di archibiigio,
sparata per qualche disordine sulla piàzaa viclùa. Lo Spezzino risarcì
cosi bene quel foro che niun occhio, • quantunque finissimo, è msi
ponto a discernere dove sia stato fatto il restàuro. Soprani ^ Vite dei
Più. Gèn. • '
I
i65
i5.^ secolo^ quello di Mac4oDal4 in sul finire del 1 8.^^
venendo amendue dall' impresa di Napoli. L'applica-
zione de' piroscafi al rimurchio delle navi potrebbe
rimenarveae un altro ^ venuto d'occidente nelle cale
di Venere Ericina.
Rare voile .^It agrumi qui. 3o{&pno p<sl freddo
invernale^ benché nell' iaverno i nìonti rapiscano.
r aspetto del sole per tre quarti d\ora prima.
et' jBgU
— cada sotto
lì mar dt Iberia oltre Marocco ^ Calpe^ jì
•
Il pro&petlo de* dintorni del golCb^ lieti della ver-
zura degli ulivi e di molte piante sempreverdi , fa
in quella stagione bel contrapposto, alle nevi che
imbiancano le montagne della Lunigiana e del Car-
rarese^ .delle quali la più alta ha nome Picco d'uc-
cello*
Va gloriosa la Spezia di . aver dato i natali a Bar-
tolomeo Fazio ^ storico insigne (i).
(i) Bartolomeo Ptftio •egreiario dii Àlfoùso d'Aragona 1. rje di Na-
poli soprannominato il Magnifico | scrìsse i fatti di questo Jle, e narrò
la guerra di Cbioggia ( de Bello Veneto Clodìano ). Di lui disse il
Gesserò che addperaTasi A ritrarre la purezza e T eleganza di Cesare^
Marcantonio Monteflorio , pur della Spezia , e fatto tcscovo dì Neb-
bio nel 1678, anno delle sua mor^e^ stampò De pugna navali CursU-
laria Comment. Oen.^ iS^a.
i66
Lttruuk CXVIL
Dintorni della Spezia,
Fuori della terra > silqnanio verso il moale ^ siede
una chieda detta S. Francesco grande. Ivi iietr a-
bside di un' aitila chiesa o vast^i cappella attigua è
collocato un gran quadro in terra cotta e colpitala
-a rilievo. Esso rappresenta l' incoronazione della
Vergine con Vai^ Santi . di sotto ed AngeU alF in-
tomo. Una gran cornice^ pure in terra cotta e co-
lorata a rilievo ^ contorna il quadro y .e rappresenta
foglie e frutta con si vaga veritl^ che mal non ti
Sazia il guardarle. È opera di Luca della Robbia;
ili mandata al Museo di t^arigi^ poi restituita^
Sopra un poggio che scopre iqolta parte del
golfo ^ anzi in gran parte ha di prospetto la sua
bella costiera orientale, e signoreggia la strada di
Toscana^ in mezzo ad oltveti e irigneti e fichi e
castagni e cipressi sorge la chiesetta de' Cappuccini
nitida > modesta^ gentile» Dinanzi alla balaustrata
dell' aitar maggiore un bianco marmò nel lastricato
del pavimento ha l'amorosa iscrizione:
Di Carlotta
amabile Janciuìlina
nata al mondo il giorno i6 agosto 1817
da
UU •mài,
conjugiì
' rinata al cielo il giorno S/eò. i8ai
(fui dorme la spoglia
' dolce pena de genitori*
Una ghirlanda di rose emblema della gioventù ^
una ghirlanda di papaveri^ simbolo del sonno etet*no^
adornano scolpite la funebre lapide :
»
Et rose, ette a vécu ce que ^vi^ent le& roses^
V espàce dt un matiìi.
Molti critici portati sekìten^a che Virgilio per
dipmgere il porto in Libia ove fa ricoverare Enea
dopo la gran tempesta snscitatagli dall' ira di Giù*
none^ descrivesse al naturale il golfo della Spezia.
E veramente a questo golfo assaissimo si attaglia
il ritratto (i).
(i) Est in secessir longo focus. Insula portiiitr
Efficit objectu lalerum , quibus omnìs ab alto
Fratigitnr inqué iioué sdndit étae nuda reductos.
Hinc atqu^ hmc Tuatae rupea geminìque minantur
In coelum scopuli, quornm sub vertice late .
Aequora tuta silent: tnm silvia scena coruscis
Deanper, horréntiqoe iiiruni ilemus imminet umbra.
FrOate anb adversl acopulis pendentibiis antrutn ;
Intus aquae dulccs, vivoque sedilia saxo ,
Njrmpharum domu$i bic fessds-nort vincufa navea
UHa ltn«nt, mteo non >1Hgat aiychora roorifi.
Aèn. L. \.
i68
Sarebbe egli mai vero che la casa delle Ninfe ^
ricordata dalF Epico latino^ sussistesse tuttora ^ cerne
a' suoi tempi ^ quantunque ormai remota, dai mare
per r accrescimento della spiaggia ? Senza nulla de-
cidere^ ecco quanto ho trovato.
Un mìglio al N. O. della Spezia ed alle falde
del monte giace un mulino, al quale arrivasi sa•^
lendò per la via di Genova, poi piegando •pochi
passi a mancina. Alquanto sopra il mulino ^ incon-
trasi una specie di tempietto o recinto antico^ o che
almeno ha forma di. antico. Sullo stìpite della porta
è una lapide col virgiliano emistichio Npnpharum
domus. Dentro il recinto che ha le mura azzurrine
è l'antro nel vivo scoglio, vi sono le dolci acque,
ed artefice dello speco e del fonte fu la sòia na^
tura. Sopra la rupe che fa tetto all' antro più non
distende orrid' ombra un atro bosco , ma verdeggia
Un gruppo di giovani lecci. Alcuni ulivi che mal
celano un erto e biancheggiante scoglio, si lutano
a destra; spiega a sinistra i suoi pampini una pie-
ciola vigna; dietro si addensa una macchia di lauro
e di piante selvatiche. Tutto il luogo è per tre
quarti fasciato da una chiostra di monti, coperti
da capò a pied^ di verdissiini castagni e di pal-
lidi ulivi.
Tutto il luogo, si nell'insieme che. nelle sue partii
concorda perfettamente con la pittura che ne por-
gono i versi dell' Eneide , e la presente sua di-
stanza dal mare vieppiù conferma eh' ci sia quei
desso davvero. Ad ogni modo le amabili scene del
j6g
romanzò pastoriJè di: Loogo rìvivdoo w\V imntntgi-
nazione all' aspetto, di questa grotta fe'] ài ^e8t%
fonte y cui la lapide tuttora coasaera alle j^ìnfe ^
custodi delle selvé^ dell'acque e de' moati.
Una Tasta caverna^ scavata dalU natura nel massai
calcareo^ si dischiude due centinaja di passi più ììx
alto di là dal mulino. L'acqua^ benché . non molla ,
ch'esce dall'angusta sua bocca ^ ae & maUgevole
alquanto l'ingresso. Deatro è larga da ip a i5-
metri ^ luBga 5o ed alta 4* ^oq manca di cQucre?
zioni staialtitiche ^ e fonse a chi seguisse penpsa-^
mente il corso dell'acque^ potrebbe dar accessQ
in più interne spelonche; ciò almeno riferiscono i
contadini. Chi vuol raffigurarsi al vivo l' imppagìna
di quelle caverne illuminate dal fuoco a cui si ri-i
scaldano ora crudeli masnadieri ora esuli illustri
nelle poesie e ne' romanzi^ faccia accendere alcuni
fasci Jii arida paglia nelle cièche latebre di questa
grotta. 'La sola fantasia può idearne 1' eOettp. M^
ben tosto i pipistrelli) turbati dalla luce e dal fumQ
in quella tetra ed antica loro dimora, svolazzano a
centinaja disordinatamente per essa, e pajono le
ombre de' malvagi nelle fiamme del Tartaro. Finalr
mente e' gittansi fuori dalla boqca dell' antro ove
egli è stato rannicchiato a guardare ^ e gli è d'uopo
ritrarsene per evitare il ribrezzo di mentirsi far
vento al viso dalie cartilaginose ale di questi retr
tili- augelli,
w Nemici al lume
Che "volano di notte s^enza ^piume. «
Di opache spelonche, di orrènde voragini, d'ini-!
mense cavità sotterranee sono, a dir così, trafo^
rati da capo a fendo i monti che circniscon la
Spezia. Ed in alcune di esse s' inabissano -tutte le
acque di certe conche o chiostre di monti, prive
d' ogni altro esito e sfogo.
Precipitano queste acque in caliginosi baratri,
formano immani serbato) che la mente solo divi-
nando argomentai e per occulti anditi ed anfratti
vengono ad emanare e fluire nel basso ide' monti ,
copiose per tal sorte e perenni che una deUe sca->
turigini loro fa girare tre mulini d' inverno ed mio
di estate, senza mai venir meno anche dopo tre
mesi di siccità. >$/:(rii^o&ar nel linguaggio del paese
son dette tanto le caverne che ricevono Y acqua
neir alto > quanto le polle e i fiumicelli che sgor-
gano al basso. Regina delle Sprugoìe recipienti è
quella di Zegori, addimandata in nobil favella la
caverna di San Beniedetto. Giace tre miglia dietro
alla Spezia ed ingoj^ i torrenti precipitanti dai
monti che col girar ttftt' intorno fanno di quel
luogo una rinchiusa concavità. La vince in gran-
dezza ed agguaglia in orridezza \ altra di Gampo-
strìno; ma solo, ifn meschino rigagnolo a questa
reca tributo. Raccontano che quando per le stra-
bocchevoli pioggie si profonda grandissima copia
d' acque nella cavenia di San Benedetto, urr ga-
gliardo vento , accompagnato da strano frastuono ,
sbocchi e prorompa da quella di GampostriBo che
non n' è gran fatto lontana. Il che proverebbe che
.i7^
r aria , caeciaU dalle acqiue fuor eie' torti . avvolgi^
menti d^U' una^ per lo sfiaiatoja dell' altra si dcitr
pestra e fa impeto;
Tra le Sprugoìe scaiurienti primeg^^ lei aotto-
marina cbe nel periodo del golfd bò descrìtta e che
per eccellenza vien distìnta coir unico aottiè di Polla.
Mea fefiee di Aretnaa, la saa Najade nm hji potuto
Valicare i salsi iatti; m quésti ella. p§rde. le. sue.
acqae non allegrate da molli ombre, che . Ae pro^
teggaiìo H corso, àensa dar bagào.a pastorelle ,
senza udire canzoni d' amore. -11 gorgoglio eh' esse
mandano nelV apparire snlla faccia del . mare , è il
singhiozzo della Ninfa cui vietato è di spandere la
saa urna sótto il vivificante sguardo del sole.
Sprugola di Maggiola appellasi la scaturieiite
ael più occidentale angolo delia pianura della Spe«^
; tx^y ed egli è quella di cui v'ho celebralo T abbona
, danza ed incessanza dell'acque. Ma non crediato
già eh' ella spicci impetuosa, superba, sonante. Al
òontrario, quantunque pel suo volume ella potesse
subito devolversi in furioso torrente, non di manco
sta eontenta ad alimentare uno stagno che non gira
pia di ao braccia e donde f acqua viene con*'
dotta a far gore. Non romoreggia nelF uscire dalie
sotterranee sue stanze; ma solo mette un gemito
che a fatica giunge elF orecchio di chi tacito a-
scolta. Se non che talvolta essa prende a sdegna
quella pace soverchia, e fa vedere come in ebul-
lizione le acque, od anco in forma di colonna le
^ avventa all' insù. Colorate sempre in fango questa
$ì mostrelaoi allora, e le.foglie che seeo. recano;
sona quelle istesse ohe la caTema di Sian Bene^
dello da primieri aveva inghiottite.
Tra le oataraK singolarità queste Spnigete reci-
pienti e scaturienU tengono ragguardevole lu0go.
Il fisico vi trosra la confiilazione della teor^, ormai
aiKticata, che attribuiva, al mare T orìgine delle
fontane. Iligeologo vi studia gli*.aiccidenti tlel ter-
reno calicareo nelle cui cavità diacorron qu^lL' aeque.
£ se la ' cabalistica mitologia de'Genj eletti .a go-
vernare le profondità .della terra, godesao ancora
di qualche ficeschezza, potrebbe .il *poela
collocare l'inviolata lor reggia in que' vastissimi ed
innumerèvoU antri, posti 1' un sopra 1' altro, ed in
comunione tra loro mercè d' inestricabili vie e di
m
latebrosi condotti pe' quali dell! onde giù cadenti
rimbomba il formidabile, suono. Colui finaknente
che di peregripe vedute e di' scenici orrori va io
traccia, appaga il suo desiderio contemplando i sel-
vaggi vestiboli di queste- caverne e le spalancate
lor gole
( « ove la negra
Notte col, sol combatte , o\^ è la luce
Dubbia i e d incèrte tenebre commista » {i).
(i) Per le caverne e fontane della Spezia vedi lo Spallanzani , il
'tìuidoni ed Ani. Rossi, opert citate^ il ValUsnieri Lezione Alce ad., U
173
Targioni Tozzettl ì^iagjio iti To$cana^ ,lo SpadToDi Leu, Odeporiche ^
il Ferber Lettere sulla Mineralogia , il Cordier Statiti, minerai, del
Dipart, degli Apen. ed il Pareto Costiluz. Geolog. dell' Apen. nelVAp-
P£KDICB
il Guidoni desorife con oolU etatteiza, fra le altre, la «orgenta
che scaturisce da un serbatoio, egli dice, sottomarino cbe non ha
veruna comunicazioue col mare , a 100 metri di distanza dalla Spezia ,
uioeiidd dàlia (porta di Biaisa*
♦ .
.■4 I
)V
V
lA-
»»ee^
. (
'7^
; LKrrEBA CX.Vni.
Dalla Spezia a Sarzana.
Un marittimo non tango né periglioso tragitto,
ìndi una gioconda Camminata tra vitiferi ed oleiferi
poggi mena dalla Spezia al passo della Magra per
Lerici. La via maestra corre una più lunga e al tutto
opposta lincea ^ facendo un gran gomito a tramon-
tana per superare non sentita 'F altura^ e condu-
cesi sin quasi sotto Vezzano %ve nella Magra de-
china la Vara. Quindi ripiegando a sndeste e la-
sciandosi Àrcola a destra^ giunge sotto i pampi-
nosi colli di Trebbiano a cui la Magra yìen ro-
dendo il fertile piede. Ivi travalica quest' insidiosa
fiumara
— (( che per camndn corto
Là Genovese parte dal Toscano » ( i ).
Perciocché la Lunigiana vien da' geografi posta fra
le Provincie della Toscana^ benché divisa fra tre
potentati (3).
(1) Uante^ Farad, e. IK.
IKce fwr cammin corto ^ a significare il brcye corso della Magra.
(a) Il Re di Sardegna, il Granduca di Totcàna , il Dnca di Modcea
Eran quaUro prima che gli stati di Massa e Carrara passaaacro per
materno retaggio nel Duca di Aloden^ ^ che ora è il signore della nag-
fior parie della Lunigiana.
175
GoQviea traghettare in batda la Magray a cui
nella .bas^a valle mai nOn venne imposto il frena
di un polite (i)«
« NeU? pendice di inonte Orsajo ed ai lliogo detto
r Orione^ ha là prima sua fonte la Magra che* si
vien accrescendo, dopo un breve fratto mercè di
varie polle che da alcune pèndici dette Magi^si^
veggoQsi scaturire*» I dirupi pei quali j(|ue5(o fiumi^
si fa la strada òffi*irebbe«o graziosi è frequenti sogr
getti alla calda &ntasìa di un pittore. Non men
bello spettacolo della celebre cascata di Tivoli/ k
l'ultima caduta deUa Ma^'a., superante f altezza di
qualunque elevata torre: e nel vitotód^lhi toglierà
da cui precipita^ v^ha.un ampio rioetto» 4^nti.'o
cui ognuno può agevolmente starsi al riparo delle
acque cadenti* Cresce ancor più d .suo bello, nei
freddo inverno 9 quando agghiacciandosi da ambo i
lati una porzione d^H'ónda^ questa fox*ma quasi
una doppia tela 'm varie iogge piegata, e ia sopraV*
(i) La spe&a di un ponte in legno »opra la Magra monterebbe a
circa 5oo|ni. lire.
La presente tasta di io cent, pel traifìtto di un^ p^rvona ia barca
{coti almeno era nel iS3i ), àggrbva soverohiamente i poveri oonta-
dini della riva destra del fiume, pei qbali Sarzana è il mercato.' W,
perciò si mirano le donne di Leriei ohe à stuoli vanno a Sariaha o
ne tornano ogni mattino , passar la Magf^ a» guado con l'acqua talora
sino sotto le ascelle; e non sempre il ^fiuioe ò guadabile. — Un giorno
io vidi una povera contadina d'Arcola che- con un gran fasoio di fieno
sul capo entrava meco- neUa barca. Quanlo rioavereU di quel fieno 11
Sariana ? io le diibaiirfai. £lla mi rispose: a Cinque , sei ^ sette mMi
al pitty.« quattro ne debbo apendeM nel passare e ripassare il fiume.
Vegga «Ha che mi rimane per comprare del p#ne a* miei figliuoli, » •
venìeo(6 «equa fluvda^ nel cadere precipif osa ^
Va'gametite satnpiHa^ ed in mille gnise si frange
per li diversi seni e le volute del ghiaccio » (t).
Passa la Magra , già cresciuta di molte acqnC;
a PontremoU , dove riceve net suo letto il Verde ^
Dato nelle Alpi dette i Roncacei. Scende poscia ad
Anita , entra negli stati del Re presso S* Sce&no ,
accoglie il tiirgo tributo clie le reca la Vara^ pre-
cide e spesso interdice 1» strada di Sarzana^ e fi-
nalmente trascorra a* gittarsi nel mare sotto il fianco
orientate del monte - del Corvo» Colle materie che
^eco devolve^ essa/accresce la spiaggia^ e forse ali-
menta i banchi^d^' arena che còli' andar * de'seeoli
ristrìgnetannoràngresso' del golfo (a).
' Sa per Id riva simsU'a delia Magra sino a Fon-
iremolì * dovea ^Ure la strada di Parma; indi a Pon-
ìi^moU 6pì(i(;Brsi ver settentrione ^ superare il giogo
della Cisa^ e scendere alta Hva destra del Taro.
Alcupi bellissimi tratti ne verniero aperti sutf alto ,
e rimangono come monumenti di un' età già lontana.
La spiaggia che la Magra ha formato alla aini-
r (i) Viaggio p^Uorico.in^Timcana.
- (a) « Se c^li è vero » oonc psetencip . jl BloDfcsnari « che un . motp
littorale radiL iuUo il JSed^traneo, a ohelikngo l* Italia » mabUnga
tdìtìV £.« 411^ O. -eoo luna vclooità di tre nngUa per giosQOiyLai potrebbe
con tutta prolt^HÌiià aitàhyire a «i vii forza di trai f a ia aiope i due
■banchi d'arena' della gran bocoa e di 8w Francesco di Portovenere. »
• M.ll fìum^ Alagray le cui foci sono di là del Corvo, somministra le
«Daterie etc^ogenoe .alraacioaie nel Golfo, le qu«li o vengono deposte
.liella spiaggia della Spezia,, ove in fatti per molto tratto evvi basso
fondo , o abbandonate all' imbocco tra la Palmaria e Maralunga nel
luogo ili dui ricevono V urto del filone di ritorno, n A. Rossi ^ Leu,
177
stra della sua foce con le materie da lei tras(;iiìate
al mare e dal mar rigettate^ si addimanda la Ma-
rinella. Era poco meno che un ricettacolo di acque
stagaanti; incolta giaceva la maggior parte del suolo^
da cui rispingeva i contadini l'aria grave e malvagia.
Un valente agi^onomo ^ fattosene fittajuolo per 35 anni^
la trasformò in una bellissima cascina alla maniera
lombarda. Grandi fossati ne rectisero il terreno e
diedero scolo alle acque.. Ove imputridiva il suolo,
sorgono ora le pingui messi ^ o verdeggiano prate-
rìe che alimentano un grosso branco di negre gio-
venche venate sin da' monti della Svizzera al per
loro incognito mare e più belle per avventura,
di quelle che Caco rubava ad Ercole sotto il monte
Aventino. Piantagioni senza numero^ filari di viti
per ogni parte, il cacio fiibbricato alla foggia del
Lodigiano^ V aria bonificata sino a' dintorni di Sar-
zana ove s'estendevano i miasmi, le produzioni più
che triplicate^ un esemplare di buona agricoltura
messo sotto gli occhi ai vicini, ecco la Marinella
presente (i).
(i) Vaisi alla MarioéRa dalle ro? ine di Lutti ; ma ne hd pvit» qui
i cenili » perchè aUinenti alla descrizione della Magra.
< •
UT.
13
78
Lkttsha CXIX*
Sarzana» ^
Siede la città di Saraana iti amena pianura al pie
«lei oollt che si digradano dai monti della Luni-
gìaoa. La rìcingono grosse mura con fossaggi, o-
pera del secolo' XV* Ma le mura più non servono
alta difesa; e nei fossi, messi a coltivazione^ vedi
'i pioppi e gli ontani sostener a festoni le viti^ e
F arancio, tenuto a spalliera , ostentare le felici sue
poma. Verso la cittadella ove le merlate mura e le
t&xvi fanno il cigliare de- fossi, questa veduta sem-
bra una romanzesca pittura.-
Sarzana è di dentro una linda città, lastricata al
modo di Toscana^ ma soltanto nella sua strada
maggiore. £ ^e^ta strada, dalla piazza .alia Cat-
tedrale, pe' suoi palagi e pel magnifico suo tetnpio
e pel pulito vestire de^ dittàdial che vi si adunano
a passeggio ne' giorni festivi, fa rammentare Prato
e Pistoja. Imperciocché non so qual aria di Toscana
dÌ8 lingue questa città dalle Ligustiche.
Il basso suolo sul quale è fondata Sarzaua , la
tien soggetta ai guasti del torrente che le scorre
ad occaso. E durano tuttora i vestigj dei danni re-
cati dalla rottura di un argine. Mancavano due ore
al mattino. Un grido, un femminil lamento empie
la città. Le acque del torrente, abbattuto il rite-
gno, s'erano gittate da questa parte. Licenziose
'19
«ssd Tagavano . per le' strade^ ed inoa<ilaTaQo i sot-
terranei delle case.
Sanaoa^ aiddcmandata la ooireUa o la redittva
Lnni perchè snnla dall' eceidio dì qoesla città ve-
tasta ^ è sede vescovile (i). Nel suo archivio capi-
tolare M cuatodiscf gelosamente il famoso eodice
Pallavicino.
Un' iscrivane segòa all' atmo i355 la fondatioQe
del duomo di Saczana (a). Un secolo dipoi il car-
diaale Filippo Calaadrini^ fratello dì papa Niccolò V^
(i) Fescovalo dì Sarzana e B^'ugnato. « L* antica chiesa di Bi*u-
patoé rtat» preceduta da da «csoImo di FP. B(fnedittÌDÌ , il ^uaie
«taendo stato Mpjpresao net ii$3 da papa Jlonjocenzo 11^ iia dalp ori-
gine all' episcopio, stato eretto da questo l^iitcfice , il. quale lo sotto-
pone aMa chiesa di Geaova , eh' era stata innalzata alla digfillà di me-
tropoli. » . )
« Arendo quindi il pontefice Gregorio IX riunita la chiesa di Bru-
gDuto a quella di Noli, ne la separò e disgiunse papa Alessandro IV
nel.ia4S.. w -
« Cresta fUpceai>« qiti^j stata riwiita « quella di Siaizaoa in modo
che vi sono tuttora nella medesima due curie vescovili come parimente
àiìe chiese cattedrali. »
« Fino dal iao4 Innocenzo III trasferi la cattedrale Lunese sotto il
titolo di S. Malia e di S. Basilio alla chiesa di S. Andrea apostolo di
Sarzana; e Paolo. II, 4300 •<«• bolla «del (ti .loglio «4^5,, traslbi con
tutti i prÌTÌJ«gi la. sodo vrscorHt di.Luiii «lU ;cl|lesa. di S* iM<>na di
SarsMia.^ etigemtoU in c«m«éF»U.cQ|i tjulto le J^si^^ie, delle ^Uie csat-
tedraii. ...... , , ....
« Sarzana si gloria di essere stata ki-.p«tria del pqnUfìce f^ioc^^ó.V
e di parecchi oandiiiiali» Fra.^i ottanta vcAoovi (she «nooil^ra averla
fovcatnaté, . molli si veAeraoo sugli alla^i^ e jnu>|ti.|^r9>i»o prpmo^at
alla ^-p9c«i e ad ooooffolÌMimo jkgazioai« a QaL gfri» c/ef,./^^. Sut^*,
ef>ttitto de f^ivafd^i' . . ^
i8o
rifece^ la fdoei&tB^ e condusse a perfeeioae i\ tem-
pio (i).
' La facòiala è di marina bianco, liscia^, eoa un
finestronead iotagli, e sopra il oomicione sorgono
tre statue di santi ò papi Sarzanesi. Alcune Ideile
scoltm^e adornano i dintoiTli di qnesla £aicciàta, mae-
stosa nella sua semplicità.
Di dentro, la cattedrale è diTÌsa ia tre navi so-
stenute da pilastri di marino con capiteUi variamente
ornati. Il soffitto è di le^no intagliato^
Abbondano i marmi, gli stucchi, i dipinti in que-
sto duomo. Ma principalmente s'attraggono iu esso lo
sguardo le grandiose scoltùre delle due ultime cap-
peUe delle due navi. In quella a sinistra, detta di S. To-
maso, dove è sepolta Andreola de' Calandrìni, madre
del dotto ed eroico papa Niccolò V , e del cardinal Fi-
lippo, le scolture sono opere dell'età loro; cioè della
metà del secolo XV^ sapendosi che le fece fare il
detto cardinale^ fondatore della cappella (2)* Spe-
cialmente nerbassi rilievi inferiori isono esse degne
del fratello di un Papa proteggltorè delle arti (3).
(i) 0ae lserìzi(MiiFH^ii^lin)llcàiio,>«ii4 étì vifio^ l'alira dei 14^^.
' («a) il sepolcro di'Aodrèob «^dbl 1 1)5 1. • L' iscrizióne dice oh' eUa
satutd in Roma it Poàt0&tì« «U 11* GétftaaKfc suoi ' figliuoli , e mori a
Spoleto , donde il Cardinale la fece trasportare in patria : Humiii koc
iuìnuh fetix''iantai ppifle ^ùins6k.**' •.•".•'. «.j
'(3) ftlldi'S di' ttiarM^^f 447 i'^ÀrdiUB li 'elessero (papa Tomoiaso da
Sai^àtia, tbsc^d'Ui'^BdlogiNi'l . .'Dì^bslsSa-iiAsieita era egli; ma questo
inJài^giflarió'' difètto ^ira^ sen^a ^^iir^one •eottkpeaaato dalle niiriilnlì sue
Ijèhe'doti sì d'tfUiriiò ìM^ d'ingegno, e'dìd' (uònniversal sapere^ di
modo cbe persona^io non si potea scegliere più dei^no e più alto al
i8t
Ma ie mòUe e grandiose scolture dttUjì cappella
di contib^aeeafifo: la. sagrestìa^ sarebbero lavori di
gran xsoritp se fosse vera la tcadizìotie che Tennero
trasportate da Luni , il che x^ek ritirerebbe T anti-
chità; itmauzi. al. risorgiméoto delle airti in Italia (i).
Noodimenodainiafioscritli delDe'Rossi e del Laii-
diaelli si raccoglie che il cardiojailà Filippo aveà.
pnr 'fatto fare la* graodie macciiijDa' delle soolture
all' aitar maggiore ^'jC che questa macchida fti t^a-r.
sportata nella cappella accanto la sacrestia jd oq-
casiooe che si ristaurò o guastò con brutU ornaii
il predmiteroù. Ma ie raf&oati qpesti n^rmi cop iixvblìi
della cappella ' di S. Tommaso, .vi /scorgi di radot
uno ^ile coùtemporaneo.. Di * vantaggio :, nelle tante;
statue e ne' tanti intagli di quella smisurata mae-.
china appajono maniere di :divc)r$0 . età ^ e carU-*
mente tra i bassi rilievi del firegl^ inferiore a, quelli
della zona superiore, vi è corso uno spazio di
secoli.
Quanto a' dipinti è memorabile una strage degli
Innocenti del Fiasella, detto il Sarzana perchè na-
tio di questa città, per la quale fece molte' opere
che si veggono nelle varie sue chiese.
pontificato di lui. Prese egli il nome di Niccolò V. Murator., Ann. e
vedi ìtì il 8VO ek»gio come Papà diranno tifiri.
Morì VUceòlò ¥ nel t455 ) kisciatido heXU mernloria di 9e per in siuf
▼irta, per la pace d'Italia €h*«ra aaa opera, e pei t»nli abbeìlinaenU
cbe diede a Roma. Raccontasi ohe morisse dal dolore di Teder. press
dai Turchi Costantinopoli , alla cui difesa ayeva invano cooilata tutta
la Cristianità. '
(i) Avverti che il qaadro di mezzo in quel gran rivestimento di
Bcotture è d'altra età e di gusto inFelice.
' Nel|ff chiesii di San Fraobeicv^ de'PP...Miè.;:X)s-
servanti, stantio ckie sep{Àcnìnmìmn(>dA^teo\Q
XIV. Uno di'^easi è l'^avélky <K un- Mabapìmr, 'W-
scovo^ pàvwiy ^ Liini. L' allrò : 'ekivde le. iosa? dt
Guaraérìo figikioh» natorale del ceiobré Gtftrucicio
degU Ifitennirtetti 9 sigabr di Lnoca e f^anseategoo
delta parte ghìbdUìoa in Italia (i).
Castrucoio avea tolte Saraana e. moke akre ten*e
della Lunigiana ai ìnai'dietii Malaspiiia^ antielai« si-
gnori di qu^ta contrada. Tiitlo perderono 1>sdoì
successori.
Net t^oj gli aomini della città dì Senain^ ot-
tenutane facoltà da Gabriello Visconte lor sìgoore^
impotenie a difenderìlf dai toro nemici^ si 'diedero
con tutte le lor terre alla repubblica di Geoova,
eli' era governata pel re di Francia (s).
La tolsero i FioreMìni ai Genovesi V anno t^^jy
(i) h* iscrizione dice:
Princìpis est natus Guarnerius immaculatus
E}us fn hoc pulchro clattduotur membm sepoUbto.
Ca^lruciua gieniloj: fuit a e ad aiogula victor
Qui Dux LacaD4i8 Tixilque Comes Latcranus
Atque triuinphalis vezillifer imperralis.
Et pater et natus quaeso sit uterque beatus.
Castr uccio d^gl' in termi Belli aopfanBMttiiMlo Caat g acaai sji^awrt dì
Lucca ne fu creato I>u«a dà Lodovico ii Bavako^ l'aMno i^9i7> ? conte
del Sacro Patazao, cavaliere e gonfalonicve delf impero , 1* «ano «e-
guente.''£gH mori nel i328 « coUa (glorio d'es«ere stato il piò ftocorto,
prode e beliiooao princìpi de' anoi tempi, e tale clie se la noirtti nos
gli troncava il volo , pericolo v' era che Firenze e la Toscan» tatù
succambeuero alla di lui sonnmr sagacità e bravura. » i^rai, jttiH.
(2) Giuatin.y Jitn^
h tokéra ai Fiorenlini i Francesi' 4' àhiio i494- '^
ricomprarono ì Genovesi dal castellano francese ranno
1496, pel pre;&za di 35|ai. ducati d' ovo (1)4 >
Si glorifica Safóatfa di aver daliy i nàtali ai Gìa-
copò Bracetli^ ad Agostino Mascardi^ a Domenico
FtaseUa; cbiari nelle, leitere: i. due. prìnaly ed il
terzo valoroso pittot-e (2).
(t) hi ed Acciìtellt\ Còntp. -—Là llepubbliéa fieM)e'Sdf2an.l per
rUffido d?S. Giorgio; {perchè Safxina, Sarta néliòi/C^steliiovo, Oi in-
novò faroflo i |>ntni luoghi itr tcfk'afefmlt iW quhli la Rc^ubbìic k
trasferisse il dominio ne' Protettori del Baiico d^S òi'óVgio. E ciòTii
rteì 1484. Nel 1453 atcar tóù fatto dè^fl* ì^old eli 'Corsica ; n^l i5i2 ,
cosi fttìé della Pfevc dèi Teeco coii tulfe/ k tèrre dtfllà vrfìlc Aróda'f
Del i5ta f ài Veniimi^Ha co' luoghi 8d}acòiiti ; net i5i5, di Levatilo
con tutte le sue pertinenze. — Nel i56q il Banco di S. Giorgio 'fe<ìu
retrocessione alla Repubblica dei dominio della Corsica , della Ca-
praja e di tatti quc' luoghi di terraferma. Memorie della Banca di
S. Giorgio. Genoway iSSa.
(3) Giacopo Bracelli fiori verso )a metà del secolo XIV.; scrisse
cinque libri de Bello quod inter Hispanos et Genuenses secalo suo
gestum esl\ un breve ritratto delle Riviere, Orae Ligusticae Descript. ^
ed un libro de' Genovesi illustri, De claris Genuens, I suoi biografi
rammentano altre sue opere: le citate sono nel Thesaur. aniiqiiit. ci
histor. hai, Georg. Graevii. Quest' elegante ed ancbe eloquente scrit-
tore era segretario della Repubblica. X*}e' Genove$:i illustri egli rac*
conta tra gli altri questo memorevole aneddoto: n Mentre L»mba
Dori a , combattendo rrei golfo Adriatico , scorgeva ormai sconfìtta e
Tinta la Veneta armata, vennero ad annunciargli che il suo figliuolo ,
dopo grandi prove di valore, era stato ucciso nella navale battaglia.
— Commettete alle onde il suo corpo, rispose Lamba , e nobilissima'
avrà sepoltura f conserveranno i mari colui die per la patria forte-
mente pugnando e già vincitore è morto in sul mare. »
Agostino Mascardi fiori nel Secento; le più rinomato sue opere sono'
un discorso sopra t' Arte Istorica, e il racconto della Congiura dei
Fieschi. Sì nella teoria che nella pratica egli dimostra aver fjtto più-
stima dell' adornexza dello stile die non della critica indagatrice det
vei'o. Quindi ripete intorno a Gian Luigi d-cl Fiesco le relazioni Co-'
sarce -Doriesche.
i84 ^
DooiciiMp fittclk 0ae«|iie in Stimnik. V$am9 1^89 1 * ^^ «ose
della patria fu dello il Sanana o il Sarzaneac.
Studiò in Genoya sotto Giambatiita Paggi , uno de* migliori pea-
nelli della «eaola geaoTeie, ed antere di un* opera intitolata Djfftm*.
# Diyitione dàUa piUitra (6e#i. 1607 ). indi Irnaportoan n Roma, ove
i dipinti dell' unico Raffaello 1' accesero di tanto amore che mai noa
rifiniva dal contemplarli ed attendere ad imitarli.
Rilomò a Genova, dove apri atndio, leee lodati di«eepo1i ed assai
dipinse tanto a fresco , quanto sulla tela. I simiì affreschi nel palaxza
Lomellini , una Venere colta da Vulcano , un Ero che piange la morte
di Leandro, on San Paolo Sremita, ed il Sant^ Andrea eh' è nelh
chìi;sa di Sant^Anna in Genova, vengono (jgiodicati i suoi aaii^orì di-
pinti. Il molto e frettoloso comporre lo fece talvolta minor di se
stesso. Mori in Genova nel 1669.
«Fu il Fiasella un egregio imitatore della natura. Feliae fa bcII' in-
ventare,, ed espressivo nell' es^oir Y inventalo: or soave or veemente
nel colorire, seoondochè richtedevan gli oggetti. » B, Soprani y Vit£
Jé^ùì. Gtn.
r
i ■
t85
IxTxmà' GXX.- •
«'-II'.
SépzahéUGr e M .£m^aggmQ. : ì ;
« . . • » •
Sopra A SarzAfia .è«,pioèta la róboa di SamMielb^
fabbricata da Càsiroceiò per tener a firenp I^: eiM&
e rompere le speranze d^' Malas^ioa ohe spo^ltaiÀ
egli avea del domimo^ Ella h duffdvple.nìtotmiaritQ
dell' arokitettura militare nel- pridcipiQ del qnaontot.
decimo secolo (i).
Nel . itfii'j i Ftorentim^ esclusi da Sarzanà per
agostino F:regosio> teaéain» arioo^- forte. QcUa rocoà
di SarÈaneUo ^ e ae^retàmeoite si accingevano a rir
imperar la cittì. Per non. darne l^ir tempo i;G^*
dovesi mandarono tre» mila &nti per mare ^i epo&ie
le artiglierie alla rocca posseduta d^' Fiorenliini ,
{della tM>n ogni soUecitiidmer combaiAevaoQ, I Fio^
rentini^ a <£i(to mi -girando esercito^ soito.a,Jacop<>
Guicciardino e Piero ^Vettori ^ conlrd al nimico k
maadarooo; i quali fecero uno' alloggià^aento sopra
il fiume della Magra. In qucil mezz&o Serezanallo er^
stretto forte dai Genovesi^ i quali eoa cave^ ed 0gi|ii
altra forza- X' espugnavano. Talché i commessar)
deliberarono soceorrefrlo^ né i nimici'ricusarcfn^K la
zuffa. E venuti alle mani, furono i Genovesi rotti,
dove rimase prigione messer Luigi dal Fiesco con
molti altri capi del nimico esercito. Questa vittoria
r
(i) Gli ttorici fiorentini scriyono Serezana e SerezaneUiK
i86
non sbigottì in moda i Sevezanesi che si folessero
arrenderei anzi ostinatamente si preparavano alla
difesa^ ed i oomoiessai^ fioredèini alf offesa; tanto
che la fu gagliardamente combattuta e difesa. £
andando questa espugnazione in lungo, parve xi
LoreARKO dei Medici tf andMein eampo. ':Dove ar-
rivato ^ presero inoitri- animo y ed'i Sèreasanesi lo
perderotio; Perchè Veduta;- 1' osiioaKiooe -. dei Fio-
rentini ad oSendevgKy e ia firéddezia diéi Aenovesi
a soccorrergli, libèramèiite 'e iene' altre KiimcbzioQi
nelle braccia di Lorenzo si- rimisero 4l^(^)i -m-^ .
^ Per la ricup^t&rdne.di'qaeUa: dittò somma fu
la consoiagtidcie de-' FioreMìni e^ noo minore la glo-
ria di' Lot^edzo èe'MeUt^ Bev Ai^ contràrìoi m Gè-
noVa una tal di^vventìtra^v e il: HinÙH^è che i Fio-
rènti)!'! pen^assrerq fr ualaggiori' {^rogressL^ ^ fm-(»o ca-
gione che 'iJ^aolò-^Ftego^o y cardìrlftie ' é . dó^ delia
fepubblicb; ^ -^rese la risoluzione* di ì; rimettale Ge-
tìovd sotto l'alto domitiio' del 'duea di M[ilano^> con
ritenerne egli il governo. Pertanto ^ alzate in Ge-
nova le batidiere deV duca Gt*n G^sAtazz^^ i Fio-
rentini fion pensanono da 11 innanzi' a molestare
li Genovesato » (^). ■
Pòcoi discbsto da- SarsiiAìa* lungo là via maestra
amoiirMó* i passeggieri la villa del ma^rchese Gae*
' * . ■ . .' .
(i) Machiav. hr Fiorent. L. 8. — « E così <fhbe fliré, dice it Giu-
tstiniano, \A.%isctt9 di S^ré^nna^ ki <|Uft)e fu di maggior molestia e
spesa alla Repubblica che non era 1' importanza della città, essendo
di tal sorta che dona poca o niiuia utiJi-tà ai signori di quella. » Ann.
(u) lliurat.y Ann.
187
tnno Olandtnì y addiiaandats il .Gmi^ino. Questa
piacevolissima dimora campestre adornerebbe i colli
di Fiesole e di Poggio .Imperiale. Elegante e ben
decorata è la casa. Una baona biblioteca^ collocata
nei più romito angolo del giardino , v' invoglia alla
stuèiossf ' ^iet«: Àibietni: $6Mlàrr Ib: ohe mai- non. pér-
donfo'^f 0nOr dlAta ^hicmifl^ iforpoano il- bosco, frAm-i
misti a migttàfsi' di gi«Wùi oarbàstty vl>e|li p<anfibri«%
tura d d^ o^e^zo^'^kissimoi E'tpoi pei* ogni dare/
nel giar^ina, net ì^^<>y f^v ')fkUy' a'> canqcttt^ rose
d'ogni mftniérdry rM^ i» tatìtà quantità '.ohe iiid di^
sgradfrna i &m^sv l'os^arj di Pesto egK orti delle soU
tane cantai dà* Permiani poeti#
I
M QuésM di nienti gemme i incappella;
QuèttA si móstra alto ^partel veizosa)
V altra che 'n dolce foco ardea pur ^ra >
Lànguida cade eU Jbel pratello infiata, » (1).
(•) Poliziano.
• ■ i n mmÈmm99tt
t88
tttvnkk CXXI feo OLTiifi.
4
Lum.
Lnoa f ¥olganiieiìte LoMii^ ràtichissiaiil: dttà del-
l' Etnirìa^ licòinosoe^ . dicono , XncnotioQe p^er suo
fonchtore (i). Dìtoiììsso.o non dttenisse Cii^oma ro*
mana^ del che contèndono i dotti (a)^ e&sa fiorì
f^n tempo; o lama giurifidisionie doveva laica-
mente esAendérsi^ potehè l^inesi eraQ appallati i
marmi' che ora dìciam dt Carrara, e porto, Lunese
il golfo della Spezia,. Erano que'niat*mi pregiatis-
simi in Roma, e per lodare la ricchezza e l'ele-
ganza delle case iti Mamurra^ diceitasl ch'egli non
avea che* .colonne di marmo greca o lonense (3).
£ Virgilio^, al dir. di Servio^ Il paragonava alla neve
e li dava per soglia al. tempio^ di Febo, il cui si-
mulacro era dello stesso marmo (4)- D^l vedere il
(i) Vedi la lapide appresso. Quest' opioìone è almeno più plausibii
di quella che le dà per fondatore Giano , aggiungendo che le impo-
nesse H nome di Luna, sua moglie.
(a) Vedi Oderico , Lettere LigusL
(3) Adjecit idem Nepos, Mamurraro tolis aedibus nuUam nisì e mar-
more Golnmnam habuisse, oiwws^ao i i da s e Garistio aut Ltunensi. PUn.
Ub, XXXn, cap, 6.
(4) Ipse sedens nivco candentis limine Phoebi
Dona recognoscit populorum , aptatque superbis
Postibos. Eneid. FIIL
Servio cementando questi versi, dice: Candentis limine Phoebi : in
tempio ApolUms in palatio, raarmore effecto, qnod aUatnm fuerìt de
*89
nndiero dei fregi a^chtiétlofiieì e delle statue che
in marmo lunense ossia di Carrara ci ha «tramali*
dato r antichità^ s'arguisce quanto dovesse èsser
grande lo smereiq de' «assi Ligustici, «ome* per
poetica maniera Giovenale appella qne' marmi (i).
Anzi da un'r iscrizione, si Tilraecbe l'ufficio di com*
putista de' marmi di Luni ( Tahutarìus marmorum
Limensium ) fesse impiego di gran conseguenza ;
portu 'Lunae qui est iti cdafitiìo Tmoìae.et' Ligiiriae, ideo ait eaiidenliif.
Silio Italico usa l' istesso epiteto a niyeis exegit Luna metallis,
(i) Nam 8Ì procubuit qui saxa Ligustica portat, ecc.
« Al dire di Tarj accreditali scrittori furono in Roma , sotto il regno
di Augusto, dei Flavii, degli Antonini e di Valentiniano II, tenuti
10 gran pregio i marmi Lunesi, facendo di ciò incontrastabile fede la
porta e i capitelli interni del Panteon di M. Agrippa, gli avanzi vi-
stosi del teatro di Gubbio dei tempi di Augusto , 1' imago clipeata di
Cicerone nel museo Borgia, l'Apollo di Belvedere scavato nella villa
di Nerone, l'ara sepolcrale di quest' imperatore, il palazzo imperiale
di Domiziano, l'Antinoo del CampidogUo, alcune statue del gruppo
di Niobe , le terme di Caracalla e tanti altri monumenti che si verifi-
cano essere di questo marmo , i} quale , come dice il signor Brard
{Traile des pierres eie. Paris^ i8o8) è 4i una gran bella qualità e fu
spesse volte preferito dagli scultori al Pario ed al Pentelico. » Costa.
Vedi per maggiori notizie la Lezione de' Marmi Lunési già citata.
Dante fa cenno di questi marmi ove dice, parlando di Arunte, in-
dovino di Luni , citato da Lucano , diee ' '
Arpnte è quei qbe al ventre gli s'atterga :
Cbe ne', inonti di Luni .( dove ronpa ....
Lo Cfirrarese, cbe di sotto alberga )
*
Ebbe tra bianchi nj^rmi la j^pelonca ,.
Per sua. dimora^ Off de; a g4)ar(i|ar le «1^1^ ,. f
£ '1 mar nqi^ gli era la veduta tronca.
truvandon afikUia* ad n» UMcto di un Augusto <yb
getrto Flarla. (i>
Oltre cpuista jricoo {mi4otto deUe viscere della
wa terra V asportava LmH ita prodotto forse pA
ricco delia aiia indasiria 'riimb> i tbrasaggi. £ra il
eaoio; Xiimeoae. d'itmniftoa ^^Adema^ si che tal-
volta UQA sua foftna^ se «ero è lo Mrtito^ pesava
uà mtgliajo di libbre (a). /£d avea per marchio
r immagine di una mezza luna che dicono pur fosse
impressa sulle monete di questa città di origine
eftmsoa^ ma posfca lud aiisto confine dell' £triirìa e
della Liguria (3).
(i) Stor. LeUer, della Lig, Convien però notare che dopo il tabu-
btrtus havyi nella h(Adt una lacunn : '
Dì/i Manibus
Ti - Flavii Foelicis
T. Flavi 11$
Successus Aug L.
Tabularius ......
MariDprìi Luoeusium
Liberto Karissiino
. . . AQDqs ....
; ; Mensibus VV diebos XXtlI
' Ip F. P. X;X' io Ag. P. xxxxv
Itu. Ambitu acquae Praes
1 and
andae . •
La riporlo come' sta nel Piigisiiietli,. ..e&ven^omi t(iin(uiUcalo di co-
piarla nel più sicuro MS. del De' • Rossi.
('j) Mìxtum HeirurìatK at^tié Liguriae 'cotiniiium Luocnsem mittit,
magnitttdiae oonspicdum / qùTp'pé et ik lingula millia pondo premitur.
' ' '^Plik.'L: n càp. 4*.
(3) Ca^eu»^ Httritscae sigttatiis iViifttgine Lutile
Praeltabit ptiérié^ihiDtaià ttHlie \iih.
' MaYi: L. 14.'
Da questo passo seaibr^ ùhk fosse cacio ordinario , e tale pur riesce
*9«
Gontiittcrciò non èra Lubi /grani . città nd lempo
romatìo^ poicHè Plinio non lachiaiiota ahe itasteilo
nobile pel suo porto !(i). E Lucano no dice 4^jserte
cioè spopolate 4eimura (a). La quale . scarsezza di
popolazione aveva ad esser . X eifetto dell' aria insa-*
lubce ohe allora forso più ancor che al piresente vi
doveano spargere le allagazioni delb Magra vi^
ciua (3)i Ed. a: questa insalubrità dell'aria più che^
uon al ferna ed al fiiooo. oemìico è eoa molta veri-
siiniglianza dovuto il lento distruggersi di Luni ed
il suo tras portamento in Sarzana posta in aria mi-
gliore. Xmpévciocchè le città situate opportunamente
per essere la capitale di una provincia non si can-
cellano dal novero delle viventi se non ^i distrugge
il popolò di quella provincia: ed esse tornano a
rialzarsi^ spesso anche rapidissimamente^ come fece
Milano dopo 1' eccidio di Federigo I^ tosto che quel
id unta di ogni diiigfttZB quello che or fuaao alla ]|larineUa, presto
le rovine di Lupi.
Quanto aUe monete dell'antica Luni , il De^RoMÌ nella ColUctaa^a
MS. ne riferisoe e delinca una, nella- qnale dà una parte c'è la lesta di
Idrisinu, dì^ll' altra* > una mezza iuna con una stella.- Intorno' allU possi-
n\t autentiéìtàidi queste monete' vedi ancora la SUfr, £ett. iniUiitata/
(i) Primum (ad oeddetH*) Hetri«riae op|>ìdiun L|ina, .pqrtunor
Mlam. Pim. HI, n,^'9* • .i . -. . < i:.. i.
[2) Uaec propter placuit Tuscys de. more vclustos
Accin vates, quorum qui uiaxiuius aevo
AruQS incohiil desertae moenia Luxise,
FulmiDU edoctus molusi, veoasque cal/cnlcs
Fibrarucn, et molibus VuliUutibus iu d^tà p^nuae,
[l) .*- 3ÌMÌàaM|ue vado qmi Macni' nuH'tttils '
' Alaon., TÌcinjie pevqunil in aequora LUaae.
popolò torna a fiorire, i Ad ogm« modo tra le sveo-
iure di Limi s' annovera «n sacaco datole daNor-
tnanaiy ed un altro dai Yandeli, accennati da Wi-
s^rtztoae (i). Venne dipoi la roTÌna Longobarda;
per opera di Rotari (a). Malti guasti d>be pìàiar^
Ludi dai* Sfaracim stanziati* nella Sardegna, nelh
Corsica, ed al Fraasinelo; Una. di queste ealainiti
narra- il Mm-atorì^ att'atmoi «of6^ traendo il &tlo
dalla Cronaca di Ditmaro^ È un curioso rac
conto (3), '
(•) Viator ut^m qii«j» -«trtii^ pr^str^Um Luna IbU a Lucumov
coudita. Diu floruit. P. R. Socia, a Norregia duce Liejrio , mos a Vìa-
dali& Genserico Irop. Iiodie C agitur aoo. eversa. Disce rerum tìcìuì*
tttdibém. Aby.iB.UH.
Q.ueata Ja|»ide« è ft^i iBOftila M {(raiv)' ^Ibfl^o dinamu U' cìiUedrak
di Sarzana. ...
(i) Ao. ^)i»^ '«èbb«iAo ^-lÀoratorì/ l'are tiiUavia qfac còi'Looio-
bari^ ai ànitcìaMe: lo ^ni. q. la' già crescente. Saneapa. Almeno nntb-
pido riferita nel MS. del Beisi coai dice : Vire9 Longobardorum vt
incolae Lunentium sibi tfideanl adéutriees t^nu hoc municipium tjuoi
iSeiyws eHfmupdti. D^ideniàs aduuaat. A. DCC il, 7.
(3) « Kell'anno 1016 vennero i Saracini con un grande atvoki ^
Mvialiìi'^Utà di Limi. .oh4 allpsa era della provi neia. della Tesciai,
V ,\^.*^im%Avnf yt$^9XiàQnfi fàggi to il jv.cacqvo.. Quivi a* Amudbffvao scor*
rendflj ptti luMOiìAì vimnato^ ci svergognilndot. lei donno 4& qi»e' conionl
CìÀ'itdièt papa BeAedetto. (Vili), non perde Unpo a. melierc io arai
40M1U .pqpyli.^pétèi.per. iecra e. yer iinare, a fin di «aoaiarli. Sf^'^
un'armata navale dinanzi a Luni , affinchè quegi' infedeli wm pob:»*
aero scappare con i loro legni. Ebbe nondimeno la fortuna di talTar»
a tempo in una Barchetta 11 Bc loro , che probabilmente era Munito,
occupator dell' isola di Sardegna. Gran difesa , grande strage de' Cn-
atiani fecero per tre' di qùe' Barbari , uia finalmente rimasero rotti,'
fu sì ben compiuta la festa che né pur uno di essi restò' che la po-
tesse conlare. 'Af la loro regina che fiì ivi presa, uepplire si perdoHÀ
La sua couciatura da. tosta y. ricca, (f «irò e di gemme ^ «he ben vakn
mille libre, fu iamU iiiudqiiA dall' imperatone Arrigo al Papa. » -
Gfi st6i:iei delta Lttfìigiària ' riferìsoOQO all' anno
fo58 ta prim^r migraasione de' oittadint di Lilni che
passarono a fermare i lor seggi ià Siarsumà.
£ nel i2o4 la sede vescovile ia/ materiaiàieiite
e non di solo titolo^ t3?asportala in Sarzana (i).
Per colai guisa giacque' affatto abbandonata ed a
poco a poco del lutto si spense la città che un^
coionia di Etruschi aveva fondata, o forse solo ri-
popolata in tempi remoti.
Intera adunque ed in piedi era Lunì quando per
Tana malsana, non per altra cagione, sen dipartirono
i suoi abitatori.
Poteano bensì le genti nemiche aver altre volte
diroccato ì migliori suoi edifizj e disfatto i monu*-
mènti della sua prisca ricchezza. Né mancato avranno
i suoi cittadini di traisferire in Sarzaua quanto di
buono e di bello avessero nelle lor case di Lunì.
Ma finalmdnle essi non avran durato la fatica di
smantellarne e sfasciarne le mura, le abitazioni, le
torri. Onde nasce pertanto che di una città, ab-
3andonata solo e non demolita, più non rimangano
^he scarsissimi e quasi impercettibili avanzi? Ciò
leriva dal doppio effetto della coltivazione a grano
u II Re de* Mori, irritato per la perdita suddetta , inviò al Papa un
jacco di caslague , volendo significare che altrettanti soldati ( sareb-
>ono stati ben pocbi ) nella state ventura avrebbe spedito contra dei
Cristiani, li Pontefice in - ccmtraccaìtDbi ^ gli mandò un sacchetto di
nigUo per -fargli- CDnosqei*e che •'fioii> era .figliuol di fVinr n. *» '-^ J/tàali
(i) Que&ta ti[Ml«zioDe*è uà fatto autentieo, non soggetto' a co nfCesa.
III. i3
le
«94*
e del mal aere cke ne tien ioataae te «Utasioai.
Per MOAioerQ il lecreoo a poco a poeo abbatterono
gli edìfiu^ ed iDcredibile è la rapidiiii con cui
r ara&ro la dUegiiarei s^fgoi delle antiche &bbrìch
ne' luoghi ote è adoperalo a svoler la terra. Le
reliquie deH' antichilà laor de' vecinti digitati, si ytt
gUono ricercare ne' mentii ne^ collie ne' boschi. Li
pianura che porta le messi ^ iogoya in breve, tempo
le più sode opere de' popoli antichi (r).
Per esaminare il più che rimane, da' ruderi In-
censi conviene che il viaggtalore rintracci il podere
appellato la città di Luni. La casa di campagna vi
è tutta formata di avanai antichi , ansi molta parte
4eUa. fabbrica è antica. TuUa^iauna bellissima yoIu
ed a^ttui BMoabri di architettura d' ordine dorico
Compoi3^no tutto quanto egli vi troverà di note-
tolc. Abbondano poi quinci e quin<h i mucchi e
rottami di aottcke muraglie , ma non valgono il pre-
gio di girne alla, cerca (2).
(i) Che Laoi nel |)riaci'pio de! Treoento fosse in ruina sì ma noe
(jiKcbra. JirttttlU atfaU«b^ 9* tte^mmemU da' ^utoti versi d> Dante}
. 64 ti» ngitaiirdt Umi ed Uf^iiaglia
Come son ite^ e come se àe vanno
Diretro ad esse Chiusi e Sinìgaglia ,
Udir come le schiatte si disfanno
"Non ti parrà cosa nuova né fqrke
Poscia che le cittadi termine hanno.
^3) I.oonUd&ni tuevftlio, kforuido !• tefcsfi, molte menete die pei
vendono ai viaggiatori \ ma sono tutte del tempo dell* iopero* : dbDi
di più axitio9 •«pffMtuMa nslU di . etf ww ù è M»pei«e ae" roden
193
I più jiiggoftrdevoli ruderi di Luni sono quelli del
SUD aiifites^o. Le gradinate erano sostenute da volte
per dar più leggerezza. Le mura sono fatte di pietre
noQ laverai»^ unite con forte cemento. Rimane in
piede uno de' grandi archi. Il recinto sussiste in*
teró^ ma poco sollevato da terra. Havviperò da
una parte quanto forse basta perchè un abile ar-
chitetto possa restituire tutto Fedifizio in disegno.
L' area è seminata a grano e circondata interamente
da alberi che portano in giro attorno alF a^ena una
ghirlanda di rami di vite (r).
È opinione del De' Rossi che Lucio Svezio liberto
di LttOio fiicesse fere quest' anfiteatro , od arena
che ha di diametro 200 palmi (2)^ Esso giace duie
corte miglia in distanza dal mare.
Molte lapidi cavate dalle rovine di Luni si eon-
servano orile case signorili di Sar^aua^ in OrtODo^d^
iQ Castelnovo. Esse sono diligentemente trascritte
le maaosccilti d' Ippolito Landtnellt^ ma piA di Bo-
^uiiesi finora. È vero che non si fecero scavi, tilt contadino recente-
nenie h* Uòvalo tM yttsiù di stmdft, formato ili l«i^iÌHÌme ìàitte di
ìk\xà calc4t«a.
(i) Nel nuin. 7 del nuot^o Poligrafo (Genova 1839) leggesi una
arfgnifica detcrixtone disìVjirenarium di Luni. Forte l'A. di quell'ar-
icolo era dolalo di miglfor faoolU vùivii.
(2) Egli cita (|uet»la lapide Ifalla dalle rovine di Luqi « |>05U in
Castiglione, e mal riportata d^l Paganelli:
L» Svtftiu»
« k»*mjt Al0pD« V.
f n. 8. L* M.
.naventura De' Rossi j beaemerìtt raecoglitori delle
memorie storiche della Lunigiciaa^ lor pafttia (i).
Vicino alTurena sorge un torrione o maschio^ opera
iiodissima> obesi le?a 1 5 o. ao piedi da temu Direste
che r antico genio di Limi . abbia campato dalia di-
struzione qaeslf edifizio^ affinchè lo sguardo degli
sperti potesse dalla sua cima raffigurare la, posi-
zione che già ebbe questa città ^ e contemplarne i
dintorni* Di là scernete i villaggi di Vezzano^ di
Trebbiano^ di Ameglia coronare i colli che isigno-
reggiano il corso della Magra; contemplate Sar*
zana con V alta mole della sua cattednde , e la rocca
di Sarzanello che le sorge a ridosso. I paesetti di
Gastelnovo, di Ortinovo, di Nicola, abbelliscono gli
allegri poggi della Luoigiana* I monti Apuani chiu-
dono l' orizzonte da un lato , mentre dall' altro fiigge
lo sguardo sopra gf illimitati spazj del mare.
All' esame de' prospetti succede la frequenza dei
pensieri. Sopra questi campi soUnghi ove il silenzio
non è interrotto che dal cantar degli augelli tra le
amate frasche o dal sibilo del vento marino che&
muover le spiche a guisa de' flutti e dondolare i
festoni de' pampini peqdenti dagli alni , quante na-
zioni passarono, quante generazioni, quante vicende!
(i) Di quelle iscrbioai citerò questa sola perchè riguarda i' Imp
Antonino Pio , del quale ho recato altrove le colonne miiiarie .-
Divo Antonino Pio
Principi foelicissimo
Patrea Lanènaes
Tempi um dicarunt.
*9r
Tutta quètatia pianura chMo veggo/da principio ersi
dei mare. Foi^ollà U fiuine con la secolare rapina
delle spoglie de' monti. Qui calavano da principio
i Ligart^ pritair^enj abitatori deHe Alpi dalle germa-
alche fonti del 'Rodano sino alla sua gallica foce ;
i Liguri contrastanti il varco alpino al remotissiino
Ercole; signori delF Apennino sino ai colli ove poi
'egnò' r arcade Evandro^ e coltivatori della gran'
^alle circumpadana ' assai prima degU tJinbrÌ4 Da
juesta sede li cacciavan gli Etruschi^ popolo che
!o' misteriosi suoi ikionnmenti usciti fuor da' sepolcri
ittesta una civiltà^ di molti secoli anteriore alF isto-
ìa. Qui gii Etruschi, senza far perìglio dell' armi ^
lassavano dall' aderenza alla sudditanza de' Ratnàni
he beneficavano con le instituzioni ed i monumenti
mondo conquistato con Tarmi; checche ne dicano
ra i moderni discendenti de' Barbari che bestem*
iiano Roma per purgare dai lor avi l' infamia di
irer ricacciata la terra nella. caligine della primitiva
[Qoranza. Qui scendeva la fiera gente del Norte
tie sullo scudo per impresa porta scritto Rovina,
ui da' rosa) di Damasco e da' mirteti di Cordova
3niva r Arabo fatto guerrier entusiasta dalla reli^
iosa sua legge ^ e conducea seco le sue reine^ re-
mite il capo d' oro e dr gemme. E nel fugavano
i' inermi Pontefici con quella voce sì possente tra
battezzati quando intima le giuste guerre. Qui fi-
ilmente combattevano Genova, Pisa, Lucca^ Fi*
^nze, ì Malaspina, Castruccio ; le ire ghibelline con^
a le guelfe; il segnacolo di Cristo centra 1' aquila
19»
deli' Imperio» E contaminati dal furor dalie parti 4
dimeaUcaraEio i nostri prodi prend ck' era connine
lor patria V Italia.
Poco discosto da^ rovine di Ludi la strada orien-
tale esee dagli stati del Re ^ e si mette negli £•
sterisi.
Io V attenni ciò che vi promisi col diinostranl
UUto il convenente de'RR. domiój in terra ferma
rìsguardanti sopra il Mediternineo
a Quani è sutó possibile al mio ingégno n (1).
Óra eoncedetemi eh' io deponga' il bastone del pelle-
/ grino e preghi alle muse co' versi di Orazio^
Vestrìi anUcum fonUbus et choris
Finire quaerentem labores
Plefio recrèatis antro.
(i) Boceateio^ Ninfide».
i
mvVSXOlClfi
301
AVVERTIMENTO
Per evitare ogni errore od equivoco t Autore
dichiara che le notizie statistiche, sia sparse in tutto
U corpo deU Opera y sia quiraunate, benché attìnte
alle fonti migliori y non sono tuttavia autentiche j o,
come si suol dire^ dt ufficio; ma bensì quelle che
può procacciarsi qualunque viaggiatore mettendo
a profitto quelle parole di Tacito , usate dal Gioja
per epigrafe alla sua Filosofia della Statistica ,
Noscere proviacias discere a peritis , sequi
optimos. — Convien pure avvertire cK esse furono
raccolte gU qnrd i83o^ i83i, e nelle cose economi-
che il tempo è un continuo ed instancabile opera-
tare di trasformazioni.
^o4
Altre elevazioni deUe Alpi Marittime e degli Apennini Liguri,
dedotte da un picciol inumerò di osservazioni barometriche
e calcolate sulla supposizione della temperatura media al
Uvello del Mediterraneo.
MòDgiòja, sopra le sorgenti del Tana'ro ;
Piede del Segnale. ^654 metri
Monte Carmo, in capo alla valle del Bardi-
netto; Piede del Segnale* i3o3
CoUa di MelognO) passaggio che da Finale,
mena a GaUzzano nella valle della Bor-
mida: ( l' Htferiore de^ due sentieri.^ ed id v / . .
sud dell' cotica /torce in tovina che vi; si
trova )• < 933.
Monte Setitepani, sopra iL«olle .jii>«Mdogno,
e presso la. punta de' Tre Vescovi : Piede
del Segnale. 1387 .
Monte San Giorgio, all'O. del colle di Mon- 1 '
tenotte: idem. 74^
Afonie ErnHAta, sopra le sorgenti dell' Erro
che si versa nella Bormida : idem. 1 3o3
Monte Antdla 9 la punta sopreminente AA . > .
contrafforte che divide le valli ddla'Trebi- j ; »
bia e ddlajScrivia: idem. > i585
Monte Ramazeo, presso la fonte dell' Aveto
torrente che cade nella Trebbia: id^m< i34B
Monte Penna ^ spprg S. 3tefenOi^> A^^l^^i e . .. j
presso le fonti della Nura e. dd .C^PP:
affluente del Taro: idem. 1701
A
aoS
Monte GoUero (ò Gottoro), punto di divi-
sione tra i Ducati di Oeaofa^ di- Parma y
e il Gran Ducato di* Toscana : idem.
Monte deir E^o sopra b 'Bocchetta*
Monte Vittoria ò Pesa-lupo sopra la strada
de' Giovi.
i663 metri
830
693
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WObOGIA. .
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Costituzione Geologica étètt^ 'Apénnino* Ligure.
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: . - • . J .
Ponendo T orìgine dell' Apennino al colle di Pouriac presso
r Argentiera , là dove la catena dell' Alpi dopo aver cono
gran tratto nella diresione di M.-N.-E. al S.-S.*0« si biforca
e da una parte manda un breve contraffòrte inverso Pro-
venza e dall'altra la lunga giogaja di monti clie va a partire
l' Italia e che versa quindi le sue acque neli' Adriatico e
quinci nel Mediterraneo: ponendo quivi P orìgine dell' Apeo-
nìno, diversi sistemi di roccie concorrono a formare quelle
montagne, che ad epoche diverse nella lunga serìe geolo^
han veduto accumularsi i materiali che ora le costituiscono.
— • Se lo stato più o meno cristallino delle differenti specie di
terreno, argomento fosse della maggiore o minore aatirhità di
questo, non sarebbe difficile il classificare per date le roccie
che s' incontrano, nelle vjirie regioni della Liguria : ma le
nuove idee sulla probabile eruzione o sollevamento recente
di molte di queste roccie cristalline rendon dubbiosa questa
classificazione. Nondimeno trovandosi sovisnte questi terreni
cristallini in. una posizione inferiore agli altri, couEiincierenio
da loro, senza che nulla possa dedursene rìguardo alla loro
origine e antichità , e tra loro dal granito ebe più d' ogni
altro presenta un simile aspetto. — Il granito composto come
ognun sa di tre elementi il feldspato, il cpiarzoed il mica, a
cui spesso si sostituisce il talco , regna principaliueute negli
alti monti che estendonsi a ponente del colle di Tenda,
aH' orìgine della Gordolasca, della Vesubia, e lungo una parte
del corso della Tinea: quivi associato ad una gran massa di
gneis e a dei micaschisti in mezzo ai quali trovasi o in filoni
in ammassi, forma un nocciolo considerabile che costituisce
W7
le alle aaaiitagiie eli aìiptftto olfinoyMc» quali «ocUe' lord .'diiNloc^
perte di sempiterne nevi giganteggiano aUe..AQff|eoj£ldei:^prer
detti fimni .e a ifiielle delij^uol'e della^.&lim^' À jqtiùsio
nocciolo si addossano contonutfidQlo doUe atoooiie'idi qiiamO;>
dei schisti talco^ et al disopra dèi cdlcaDéi «ora di aspetto
marmorto: ora pìÀ terriei-e discolori OBOuri'^ ohe piiniii'iiQi
loro strati iasc&«i vedere, traccia > degli- «Manti ■4cll''lmtÌQ0
mare nel fui fondo r loaghi - anni ' ' soéumiilavano ; lo • spogli^
dei testacei osMoie ai vottami'di Tòcciepieesistdntii Gli sUnili
di questi calcarei, orizzontali uii^tempo^ isórgoaor om'o^ivec^
ticali a alneao nioho indinati^' ettstto .probdUiodsicHftsoli-
levamenti» e dell' appariaionei alla .superficie dtellav terra àA
noccioio cristallino di cui finvelliantno , io^tajcui.f direzione
è all'ineìrea^ prefa >sq1 suo grande asse'^^ daiS^^fi^'lal. N>0:,
non dissimile da quella 'cbe liaUo iin inoite>'fM»ti -^t strafi
calcarei e' schiusi «he -lo cèrcondano* •^') ììti e^ii lóas*
•iecio prìhioiiéialò >o più', emttttn^te pairloindo di^roòèie cri<-
staUìnq granito gnctr Measebista»). mostrasi più a legante ma
non lontano dal frocedenliOy vi fomui té alture dy^Ovmeaya
monti che s' innalzano alle sorgenti-dei f^iaj "deU^ìfiUem-'e
delia ^Gorsagflia) pnsm quindìf alle «orgenti: cMla '-Bomfidb
vafiaìre revsiaiVniare non laagìf da Savona. £i conserva una
ditvziooe aaaloigai/a'qùellil del maisso preoedenle «d é come
Ini contornato da^sohiati, da roccia di quarzi»^ da calcarei ora
più o mano compatti o di grana più criatallina e apparte-
nenti ad una fortnazione più onieno recènte^ ¥1 ài associano
inoltre dei porfidi, come nella valfe «del *rianaro,< o«dei gnefs
e graniti di aspetto por€rioo, iBonoe a ' Moiftenotte' e terso
Albizzola e il Riabasóo. Alla par<;e sna più óHentale v^ s^ in-
nestano inoltre le serpentine «he- predominano in segnito itm
in uaasi isolati e in altre porzioni nelle montagne a ponente
di Geno^rao pev lungo: tratto defila Rvviera orientrfe. ^ 1
gneis da.qo^dbiep gruppi eonfteógòno qualche pi K«i e dcffe
mine di^jnoaibotzcdfoitetoar^ntiléiio nelle victnanze di Tènda,
e malte tnicce delio stello iniaerale terso Cìiresiio, nèll^
»8
iwlb:iMfa^'Boiiiiidft^. Il GftUoe ipbn' Itugi da Ftnak e m vayj
|Miqti' licite' nomaasBc dì SsYOluié. ,
< Olire i diKi.Édassi eiìstalliiiì^i'Mpra descritti, pare che
qualche (pAinto '«debba pui« oaittere, ma ricoperto -da atorì
<teiri^,meUe valli: dell' Aveto ideila Trebbia ^ DOlk cbe nei
leeHi'idcl {Yo^eratoo iaversò Za^atarèUo, a giudicaroe dai fire-
tpifenli'iaaaML.cbe.sc kiMncontraitt>, •« cbe scnbniÉio svelti <fi
:pouo, loalai» tn qnest' idtìini • laégbi, e ehe nei prtott fenno
.patAie.di eérte breoòe 'cfae .aocompagdaiioi. le serpantiae ^ le
tfEKili >sbo«caMlfi. dal seno della terra faanoo staccati ì detti
•iiiassè. jdalla iroccla* apalngi «b^ aadafanà traversando^ . Di più
àndubiiabili traceté disgneis: con schifi talcost e roocie di
.quaoo ' ipresettÉinti .nelle, .vicinana» della Spezia e ad capo
Qervio j. àonàer^.ykà, poi a legarsi con ipielli che sono ^tto-
.pofifti àl)e maqnorfae' rupi idei Canmrose.i < •
- Se iiigranilo' e-il gneit- sanò le.jroecle crìtftalltne. della Ri-
viera, di ponente^ le serpentine ;e/le euCòlàdi vi si -soslì-
ftuiscooo àeUa •Risièra. di. Iev^nte e nelle, montagne a ponente
tdi'Genota»>j Ivejnudci isoomìiità .che sorjnwtano a Varagine,
;Aren$ftti6., ¥oUn.r^ daUeijqualt nasce VOlba^.che d. dirigono
poli neraOtlei.totgenti.deUa Pòlce^era^ sono composte di questa
iroecìa .detta gabbro iorToicaiia la quale è associata alKettfotide
«chiaiti^tH graaitàne^'EfSB $i mostra poi in levante lungo il lìMo-
ralc/al. .MescO) al.Ki'accoy e nelV interno si estende nelle valli
.dt^Vbk. Trebbia., deli Taro, dell' Aveto^ ore aa ae vedono dei
ri|i9$sicei copsiderabili'j che : giungono a riguardevole, altezaa.
^Quest^ |vo^^*iii/Qlui.46Uep^ti sue. piai teneoce steatitose fornisce
,4ei,fn%tev)aU:p0r iilolti.utieniiili domestici detti Lavezai , presenta
.y^r^^^ll^il9P<Jl6caizioni adoprate ad uso di marmo per le decora-
,zioi>i^>:a^i iAfb^lfintirmo.jdetta.verde:di PoJceteva òhe. sopra un
£cu^^(^.sc|^ropjì<AeAia o d^1)f:)iMQcbie bianche, o. delle filunieuta
ideilo stesso tplore (rbe.InMt^taodoai fomano qualeberara volta
. un ^is^e^iar^ti^W^,^ (estratto <di| un mas^o.dfr serpentina presso
^et|*f jLa ve^zara /sv\\' anii^d . .^tci^ta > dellft' v Boeckèkta z • cosi il
.^c^^e 4^ .Corica, a (bmle:;Ahiytio .e.a midscbie sparse, di un
209
ytiàe pistacchio , trottasi nall'eufetidi delle Giovare e delle
victsaBie di Vohri.
La serpenliBa fornisce inoltre delle piriti che dietro una
adattata maaipolazione colla loro 'ganga danno del solfato
di magnesia- al monte Ramazzo presso Sestri aPonen«ie, £or«
nisce iquivi puf e qualche traccia di rame^ né e r^ro anche il
ritrovare detto- minei'ale assieme a massi più considerabili di
ferro pssidulaìo , come accade a Ferriere nella valle della
Nura, ove il ferro è assai abbondante per* essere^ estratto con
Ufi certo ifHtioifitto. • Il maionese pure, minerale di molta utilità
io vmenaanifatture, trovasi presso di* lei -sovetite nei 'diaspri
che 1' avvicinano e che- non. sonori forse che una modifi^zione*
degli scfaistò argillosi o 4lm macigm che ha traversato.
• Le knrmazioni di sedimento > eke circondalo leroccie cri-»
stalline sopra descrlttB sono, comedi già abbiamo accennato^
degli schisti o steatiftosi o argillosi , delle roccie di quarzo, dei
calcarei ora a tessitura compatta óra granulari, delle arena-
rie o macini. ' Gli .steabchisti ai mostrano, principalmente- verso
Finale^ .'ii^Ua valle del Tananro, in quetta della Roja, e sono fre»*
quentemente. associati alle roccie di quarzo, colle quali* fanno
un certo paesaggio* I cakasai , orai^ granulaci' ora compatti a
frattura concorde^ loro sovrastano iinmediadamente e foranàno
ÌDtorno a loilo una zona. Questi calcarei nuindano pure delle
ramificazioni fin. verso .?fizza. In certi punti il calcareo di
questa iorùiazione ,è dolomitico^ come. presso Tenda; tale anche
si mostra alVav vicinarsi delle serpentine nei monti di Sestri e
d'Isoverde, e «in analogo se ne vede al golfo della Spezia; il maiyno
nero di Portovenere e quelli di variati colori che si cavano
presso Gares^io sono tratti ^tla questa.' forandone: ini esse sono
state ritrovate delle conchiglie mairine ; quelle riuvenute al gWo
della Spezia dal signpr Guidoni' e quelle • vedute presao .Iq
Viosenne e in altri .punti della .valle del Tanaro. Canno. icvef
dere che 1! epoca di f^rmazipne* di questi calcarei corrisponda
a quella' incui.furotio depositati moUi}degjl:i sfrati del Giutleu^
coi quali certi 4ei •nos.tii monti hav^P Mna tal qusA idmM
HI. l/\
^liaoza. Non pare che questa fomwùooe si mosiri pia a le-
vante di Sestri di ponente, se se ne eccettuino le masse calcaree
del golfo della Speciachesi riattaccano ai colossi delle alpicaira-
resi» Collegate pure con questi calcarei e spesso inCeriorir^seoi-
braao molte masse di gesso che s' incontrano nel contado di
Nizsa ed andbe a IsoYeide in Polcevera : ma questi noD sono
forse che accidenti locali dovuti a soblsuiaaioni che sì sono
fatte in mezzo ai banchi di detti calcarei mercé della prossi-
mità di roec%« di origine ignea o plutoniana.
Una formazione più estesa e composta di schisti ac^iUosi
e. calcarei , di macigni e di calcarei, marnosi , si è quella
che riposa sulla formazione calcanea precedente; essa oc-
cupa, meno qualche spazio m coi sorgono moata^De di
serpentina , tutta la Riviera di levante , estendeadosi da
Genova alla Spezia lungo il mare , e nell' interno mostrandosi
nella valle di Scrivia ove predomina il calcareo e in quella
di Trebbia e. Taro* È nella serie di roccie componenti qoeìla
formazicme che trovansi le belle ardesie di Lavagna e qodle
di Prementone dentro la cinta stessa della città di Genova:
foraifioe essa pure- le lastre di duro macigno che servono al
lasti*icato di detta città e che provengono dalle TÌcinanse
della Spezia, ove però potrebbei*o anche essere delle arenarie
appartenenti al sistema precedente. Un terreno della stessa e-
j^ooa m della stessa struttura e perciò con questo identico, ri-
trovasi poi« in Riviera di ponente : esso occupa il littorkle da
Alassìxì fin presso VintimigKa, e colia ferma all' incirca di uo
triangolo, ciie abbia la base al mare e il vertice sopra i
ffsontt della Pieve di Albenga e dèlie sorgenti del Tanaro,
arava- al colle di Teada e in qualche punto perfino delia
valle della Vermeghansi. Vedesi quivi associato a dei banchi
i^^iem di nUitimslilt; Gii altri coipi organici che tì si soa
potull TÌavénifts* appàt^tengono al regno vegcrtabile e sono dei
Ikohiidi» diverse specie,' Nel contado di lìizea verso il corso
infetiole della Vesubia e della Tinea s'incontrano pure dei
)«nibì di calcfireo intti*noso che appartengono forse ad uas
•p«ciale BiodifiGaitone dì questo terreno, e che èonteDgono
dtre certi banchi- di glauconia, dei numerosi resti di con-
chiglie marine dell' epoca all' incirca della creta o del green-
sand. Questa forniaatone presenta iti generale poche sostanae
metelliche sparse nei suoi strati: vi si vedono però qualche
piriti e talora delle traccie di rame nativo , conte pure del
masganese, là dove non ftono lontane certe masse di ser-
pentina. Pare ugualmente che non »a in gran lontananza da
queste che Irovansì le sorgenti salate del Bobbìese e di
Salto maggiore, le quali sgorgano però dalla formazione di
sedimento nella quale pure probabilmente hanno origine te
sorgenti di petrolio che vedoosi ai limiti di essa e del ter-
reno terziario.
Ad una formazione superiore alle precedenti e di loro as-
: «ai più recente appartiene quella serie di colline che dall' e-
ttremo fondo del Piemonte costeggiano &ul pendio settentrio-
nale e si adagiano Idi piedi dell' alta catena dell' Apennino ,
staccandocene anche non poco nelT Astigiano : il terreno ter-
i siario che le compone consta di puddinghe e arenarie in
qualche parte, ma più frequentemente di marne torchine e
di salvie gialle più o meno ' indurite ed agglutinate che ne
: formano i banchi superiori. Questa formazione distinguesi per
• l' immensa quantità di conchiglie fossili che contiene , e gli
analoghi delle quali vivono in parte ancora nei nostri mari.
. Sono celebri le vioinanie di Castell 'Arcuato nel Piacentino e
la vai d'Andona nelV Astigiano come luoghi ', che hanno for-
nito la maggior oopia di questi restì. Nel Piacentino sono
6tati ritrovati inoltre uno scheletro di balena ^ un altro di
: delfino e delle ossa di grandi quadrupedi, tra gli altri di ri-
noceronte. Il mastodonte é stato ritrovata neirAstigiano , ed i
ligniti di Cadibona, situati in mezzo a del legare no rie e pud-
dinghe della parte inferiore ddla formazione ' terziaria in
•al pendio meridionale della catena, contengono tra gli altri
frequenti resti di un animale perduto della razza dei pachi-
dermi, al quale Cuvier ha assegnato il nome di Antbriìcoteriuiu.
ali
Oltre le roccie sovra indicate fauno* pur parte di questa f or-
inazione non rari imnchi o ammassi di gesso che spesso però
trovansi in una posizione difficile a determinarsi, potendo
anche far parte degli strati superiori della formazione secon-
daria immediatamente sottoposta. Que' massi però di gesso
che sono presso Stradellsii e che contengono delle moltiplici
impressioni di foglie di piante dicotiledoni , e altri massi di
gesso- del Tortonese e del Monferrato pajono indubitatamente
terziarj. Sembrano anzi collegate a questi massi gessosi molte
sorgenti minerali , ora fredde come quelle di Godiasco , - Tab-
bìano , ora calde come quelle di Acqui.
Questo terreno terziario cosi esteso verso le pianure Lom-
barde, non lascia anche di mostrarsi frequentemente lungo le
rive del mare, ma in lembi di piccola estensione: si trovano
infatti delle marne turchine con conchiglie e assieme a loro
delle sabbie gialle a Genova , Albaro, Sestri di ponente. Area-
zano, Albizzola, Savona, ove forniscono la materia alle nu-
merose stoviglie che vi si fabbricano. Continuano pure a ve-
dersene delle traccie a Taggia , S. Remo , Vintimig^ia e so-
prattutto nelle vicinanze di IN izza. Ve ne è un bacino consi-
derabile e riguardevole pel gran numero di conchiglie al
Ceriale presso Albenga , ove gli strati superiori sono com-
posti di una pietra molare che viene adoprata per tale og-
getto. E ne esiste un altro presso Finale , ove predominano le
sabbie gialle superiori, le quali molto indurite e ripiene di
una gran quantità di pettini formano la cosi detta pietra del
Finale del color giallognolo, che ben si marita nelle gran-
diose fabbriche dì Genova col bianco marmo di Carrara e
colla scura calcarea della Lanterna. I bacini terziarj fin qui
enumerati pajono appartenere alla parte- più recente di que-
sto terreno. Ma invece il monte di Portofino che colle ru-
vide sue forme chiude a levante la vista che gòdesi da Ge-
nova sulle amene campagne di Nervi e di Recco e che consta
di strati inclinati di : una puddinga poligeoiéa, deve easere si-
c;l4r^l>lente riportato aliai parte inferiore e più antica della
3f3
formazione a cui egualmente appartengono le mollasse e pud-
dinghe di Celle e il terreno analogo a ligniti di Cadtbona ;
come ancbe sul versante settentrionale i numerosi banchi di
tali rocde che ìnnalzansi talora ad una considerabile eleva-'
zione a • Croce de' Fieschi , Roccaforte ecc. Pare che da un,
terreno di questa natura, a menò che non venga dalla ser-^
pentìna, derivino le pagliuzze d' oro che si pescano in varj
rivi delle vicinanze di Ovada e Lerma.
Le differenti serie di roccie dell' epoca terziaria ctie sue-
cintainente abbiamo passato in rivista, mostransi principal*'
mente sulle colline. Le vaste pianure del Tortonese, del Yo^
gherasco e del Piacentino che si estendono ai piedi di quelle,
SODO ricoperte tutte da un terreno di alluvione , gli elementi
del quale variano secondo le località, ma il quale spesso pur
anche lascia vedere dei ciottoli che per la loi>o natura sem-
brano esser venuti dalFAlpi piuttosto che dal vicino Apen-
\ nino.
II fenomeno delle caverne ossifere potendo dipendere in
! parte da certe alluvioni, egli é in seguito di questo terreno che
le menzioneremo. Non conosco finora in Liguria che la sola
:. caverna di Cassana presso il Borghetto che contenga delle
ossa di animali perduti ; quellie dell' ursus spoeleus sono
le più abbondanti. Le altre caverne assai frequenti nella ^
prima formazione calcarea non mi hanno ancora presentato
questo fenomeno ; le più notevoli sono la grotta di Santa
; Lucia a Toirano, quella di Berzezi, e alcune nei monti di
Isoverde presso le sorgenti della Polcevera.
Accennate cosi le diverse formazioni che trovansi nell'Apen-
, nino Ligure, sarebbe da ricercarsi a qual epoca presso poco
ed in qual senso siano stati rialzati i monti che lo compon-
gono. Ma questo solo esigerebbe una lunga discussione che
^oltrepasserebbe di troppo i limiti di questo capitolo. Quel
che pare più probabile, almeno per le vicinanze di Genova,
;SÌ é che in gran parte già erano sollevati i nostri monti se
pCondari quando vennero depositate le marne e sabbie ter^
ai4
ziarie che troTansi in banchi orifezonUK rerto la ^amir»
di Lombardia e in certe valli sul pendio meridiiMiale s e
che in quanto alla direzione degli strati , cioè a quella nel
cui senso sono stati fatti i solleramenti , in cambio di essere
paralella, come in molti altri sistemi di montagne , alla
direzione della catena centrale, tì i invece perpendicolare^ od
almeno fis sovente con lei un angolo considerabile.
L. P.
POPOLAZIONE.
Lt\^a Marittima di Genova per Vattmamentù di io galea
ìlfil I'290 (i)>
Nomi de* paesi* Uomini presi*
Roccabruna %
Mentone 3
VeDt'aoìglia 5o .
Poggio Rainaldo 3
San Remo con Geriana 60
Tabia ( ora Taggìa^ ) * iH
Porto' Maurizio So
S. Stefano 5
Perrala soprana e sottaiia iQ
l Conti Enrico, Filippo e^ Alberto di Venti miglia 33
Lingueggia e il Gastellaro i5 ,
La Podesteria di Triora So
Totale 3o6
(1) Si reca questo specchio, i." perchè de risulta che le Riviere e
il Distretto pol:eiino nel 1290 somministrare circa iO,ooo uomini klia
Marina nilitare di Genova, non compresa la città stessa «he «la^ii ar-
mamenti Alti poco di poi apparisce averne fornito più chf aotanti :
a.** perchè porge relativamente un' idea dello stato cTella popolazione
die' yarj Luoghi della Liguria sul finire del i3.^ secolo.
n Giustiniano , da- cui è tolto questo specchio ^ lo accompagna con
qaeste parole : « L' ufficio della Credenza fece nel 1290 descriverai
tutte le Riviere e tutto il Distretto. E trovarono che si pptevii armare
120 galere : delle quali subito ne armarono io, e pigliarono ^^li nomini
delle injfrascrìtte terre . . . sono in somma uomini i543 ( euvi un lieve
diìforio in meno nelle cifre , che pare doversi supplire aW art. Vara*
gine e Celle da una frase poco chiara delPA, ) E quando avessero
volato armare 20 galere sària duplicato il numero^ e quando 3o tri-
plicato, e cosi auecessivamente alia rata. »
f46
sani eoa lo stuolo di Pelavictno all' isola di Tìcm ,
e si avacciavano di andar a Genova per terra e per
mare. Ma i Genovesi gii affrontarono e posero io
fuga )). Intorno a quel tempo gli animosi abilatorì
di Portovenere recarono lo spavento sin nel porto
stesso di Pisa^ onde il comune di Genova gì' inti-
tolò Uomini forti e robustL £ cosi coutinoaroao a
giovar Genova nella guerra Pisana che rinnovò
nel medio evo l esempio della Punica guerra.
Tra le ofiese che mossero Genova a togliersi
dalla signoria di Filippo Maria Visconte^ assai grave
fu quella di aver il Duca dato in pegno al re Al-
fonso d* Aragona le fortezze di Portovenere e di
Ljerici (i). Non pare che gli Aragonesi restituissero
A tosto la terra occupata ^ poiché nel l444 T^^'
di Portovenere cacciarono i malgraditi custodi^ e
tpmarono volonterosi ali* obbedienza della repob*
folica. Contuttociò Portovenere^ già importantissima
stazione navale mentre Lerici era in mano ai Pisani;
mai più non risorse a floridezza^ dacché^ sconfitta
Pisa nel declino del i3.^ secolo ^ tutto il golfo passò
i^ir obbedienza di Genova^ Esso divenne un nido di
pescatori y ne la recente comodissima strada del lido
valse a richiamare il traffico in questo borgo le
cui rovine attestano il passato splendore.
Sopra r alto scoglio di marmo nero con macchie
giallo -dorate che forma la punts^ di Portovenere
4al lato del mare ^ siedono le rovipe del suo tempio
{}) .i4i6 AnnaU éU ffen.
i47
doppiamente antico. Dico doppiamente antico per-
chè ivi era il tempio di Venere nelf età de* Ro-
mani^ saile cui fondamenta^ anzi tra' cai archi ^
venne eretta nel la.^ secolo la chiesa dedicata à
San Pietro^ ora mezzo diroccata essa pure. Il tem^
pio romano avea gli archi di tutto sesto ^ era fab-
bricato col marmo nero di Portovenere^ rivestito
di marmo bianco di Luni, che or dicram di Car-
rara^ neir esterno suo giro. La chiesa del medio
evo ebbe gli archi a terzo acuto, e fìi rivestita
dentro e fuori dell' un marmo e dell' altro con fasce
regolarmenUs alternate^ di stupendo efTetto per la
bellezza de' marmi. L'architettura volgarmente detta
gotica e quasi contemporanea alla sua introduzione
in Italia^ posta a confronto dell'antica architettura
romana; una chiesa consacrata a! capo degli Apo-
stoli sopra e dentro un teippio della favolosa Diva
d'amore; la mirabile arditezza delle fondamenta
sul ciglione di uno scoglio quasi tutto di prezioso
marmo e vertlcalmenle aggettante sul mare : il fra-
gore dell' onde che dirittamente dal fondo del golfo
di Lione vengono a frangersi al pie dello scoglio e
lanciano i loro spruzzi sino a quel!' eminente cima
quando le travagliano i venti; l'estesissima veduta
di spiagge, d'isole^ di superficie marina che s'ha
^al belvedere intorno al tempio ; ogni cosa infine
chiama sul colmo del promontorio di Po.rtovenere
l'archeologo, il naturalista, il paesista^ lo storico
i46
delle arti belle ^ il peregriao che ama i sublioit
prospetti (i).
Un' altra chiesa del medio evo^ dedicata a Saa
Loredzo^ è da vedersi in Portoveuere^ Sono in essa
bellissime colonne del marmo di questo paese: ed
evvi in una cappella a man destra una tavola di-
pinta sopra un fondo d'oro^ distinta iù tre com-
partimenti col grado pure dipinto. Le minate E-
gure del grado mi sembrano condotte con molto
umore (a). '
(i) « Qaesto e non altro è il locale del tempio erttto da Luci^ al
/culto di Venere Ericina. Fu dì poi dedicato a S. Pietro da papa Qf-
lasio II il 19 luglio II 18 e quinfdi consacrato da Innocenzo II nel
li 33, secondo lo Schiaffino. » J. Rossi, Ceti, sul ^olfò della Spezia-
Se il Dagìnconrt avesse avuto notizia del tempio di PortOTCDcrCf
egli lo avrebbe certamente illustrato nella sua Storia deWJrte , opera
cui toglie molto pregio V aver egli quasi affatto ignorato i monumenti
della Lombardia e della Liguria.
(a) Conservano in questa chiesa una croce d'oro gemmata ed «Iguiiì
scrignetti d'avorio scolpito contenenti reliquie, il tutto lavoro greco
de' bassi tempi , ed avanzo di un naufragio. L' A. ciò racconta per ri*
ferta altrui , non avendone egli avuto contezza nelle tre sue gite a
Porlpvenere.
i49
LfitTBRA CXV.
• Periplo del golfo della Spezia. — Parte secondai.
Dirimpetto a Portovenere ed al suo seno marino la
Palmaria si leva dalfonila. È un monte triangolare che
gira forse qttattro miglia. La poca distanza di qne-*
st' isoletta dal continente ( io5 metri ), i suoi strati
Calcarei perfettamente simili nella natura ^ neli' in-*
clinasione^ nella corrispondenza a quelli del lido
di contro^ inducono a credere che in remota età
ne facesse parte > ed un tremuoto ne la disgiun-
gesse (i):
« E forse è ver cK una contìnua sponda
f^ era cH alta ruma in due distìnse, d
Lo stesso credesi avvenuto alle altre due minori
isolette ^ addimandate il Tino e il Tinotto, che si
prolungano ad austro; quella ha quasi un miglio^
e questa un quarto di miglio in circuito.
Isella ^ sola casa abitabile della^ Palmaria sul lido
a tramontana stava passando la state un colto stra-
niero che ci rendemmo a visitare : sulF uscio della
sua stanza si leggevano questi versi del Venosino^
Mitte civiles super, urbe curas ....
Dona praesentis cape laetus horae et
Linque severa,
(i) SfkiOlantani f Guidone^ op, eit
i5.o
« Gli storici genovesi^ egli disse, dopo i primi
saluti^ al mio compagno, fan ricordo del horgo di
San Giovanni^ eh' era in sul corno orientale di que-
st' isoletta , presentemente quasi solinga e poco meno
che incoita. Non avanzano di quel borgo nemmeno
i Testigj. Ai guasti de' Pisani nel i3.^ secolo, e
degli Aragonesi nel i5.^ s' attribuisce la rovina
dell' isola. Ma in tre o quattrocento anni eravi
ben il tempo di riparare allo strazio. » — r*
« \ corsari Barbareschi^ rispose il compagno, in-
festavano questi tratti di mare. Non troppo sicuro
era quindi il fermar la stanza in un isolotto senza
difesa y ove poteano que' ladroni calarsi in tempo
di notte e rapir le persone e le robe , come fecero
ancora a' nostri giorni nell' isola di San Pietro in
Sardegna. » —
« Questo pericolo è cessato , replicò Io straniero^
e, giova sperare^ per sempre. Ma ad ogni modo
la Patmaria, ora soltanto inaccessibile a mezzogiorno,
si potrebbe ridurre a non accostevole che dal solo lato
guardante Y interno del golfo. Il suo nome indicante
che anticamente vi prosperavan le palme ^ rende
fede della dolcì&zza del suo clima ; o più veramente
la dolcezza del suo clima ci testifica che dalla col-
tivazione delle palme essa può aver tratto il suo
nome. Posta a' confini del mar Ligustico e del Tir*
reno, nel centro dell' arco che fanno le coste del
Genovesato e della Toscana^ con la Corsica, la
Sardegna, la Gorgona, la Capraja, f isola d'Elba^
di fronte o dallato, e lo stupendo golfo delta Spezia
itii
diretto y gicNsce LaPalmaria jiì^mpetùve gràziosissimcf
da ogni suo canto, e massimamente dalla vaga pia-
nura che fa coi sao dorso supremo. Pescoso è nei
suoi dintorni il mare; cotesti scogli sono al lor
piede tin alveare di datteri. Qui le starne ed anche
le quaglie al loro ritorno dalle parti ove son ite à
scemare, fanno ì dolci nidi in tanta copia cne i
(anciulli di Portovl^éte vengono a rìcoglierne
largamente le uova. Questi pochi uliVi ^ quelle
languide viti potrebbero moltiplicare e prosperare
mercè del diligetUe coltivamente. Agevole sarebbe
il farla atta ai carri per ogni sua parte; e trasmu^
tarla in una sola villa col parco atf inglese. Da Fi-
renze e da Genova ci si vien quasi in cocchio ,
perchè carrozzabile è la strada situo a Portòvenere ^
6 di quinci non evvi che un tragitto di 5 minuti
per uo mare che si può in ogni tempo varcare.
Ho computato che coti 200^01^. lire sen otterrebbe
f acquieto. Altre 3ao]m. lire basterebbero ad edi-
ficarvi un palazzo tutto quanto del suo bellissimo
marmo y a condurvi la coltivazione, anzi a foggiare
H paese a mo'di giardino, concedendo molto spazio
oi pini che pittorescamente scuotófvo il frondoso
capo suir dììde. Che heì luogo di delizia , che
signoresca anzi principesca villa essa verrebbe a'
riuscire ! >y — •
u Quattro cento mila lire! esse non erano gran
<^osa a un Adamo' Centurione y a un Franco Lerc^ro^
^gP Imperiali^ ai Cambiasi » —
« No» crediate ch'io intenda che si getti per
tS2
mero fasto si gran qaanfeilà d* oro. Ha gli olrveti
e i vigneti coltivati da otto o dieci famiglie
qui trasportate di <{oegl' industriosi contadini delle
Cinque Terre si poco distanti, renderebbero cer-
tamente buon fratto. Non pertanto ciò sarebbe il
meno ancora. Quest' isola ha un' inesausta miniera
di ricchezza sdtterrànea nel marmo di cui piene
son le sue viscere, da cui anzi interamente è for-
mata. Il qual marmo notissimo col nome dtPortovenere
e dai Naturalisti chiamato Porterò ( Porta oro ) , dal
presentare che fa bellissime venature gialle sopra
un fondo nero cupo, è pregiato in tutta V Europa,
come potete scorgere nell' opera del Brard. Delle
tre cave da cui ora lo traggono, due sono qui
nella Palmaria , e quella a borea dell' isola è di
tutte tre la migliore; essa somministra il marmo
più stimato, perchè più regolari e più vive ha le
macchie d' oro (i). Un secolo la non s'usava c^e
per decorame le chiese , e quelle di Genova e delle
Riviere ne vennero «ricchite con prodiga mano.
Oggigiorno gli stessi Francesi e' insegnano che di
tutti i marmi coloriti è il più degno di spiccare
nelle suppellettili sontuose e negli alberghi del lusso
elegante (3). Ma se aspettate che un Lord dal fondo
(i) La terza è sul monte della Cffocelta, nella yalle delle Grazie.
(a) Ce marbré célèbre par la richesse de ses veinet iaunes d'or, et
par l'intensité de soo food npir, est connu de tout le monde. Après
le marbré blanc, le Portor est celui qui est cité comme étant le plus
dìgne de figurer dans les amenblemens les plas sompluenx et Ics pia»
rcehercbés. Brard^ Mineralogie appliquée aux art$.
i53
della sua contea vi commetta colonne e tavole tii
Portoro y non avrà mai fine \ indugio, E poi perchè
venderlo tutto nello stato greggio^ e non imitar
r esempio della vicina CaiTara coll^ introdurre qui
fabbriche per ridurlo in lastre e per dsìrgli il lu-
cido? Gol moltiplicare le scavazioni^ col farlo la-
vorar qui sul luogo ^ col tenerne abbondevolmente
forniti i principali emporj di Europa , col mandar
viaggiatori a ricercarne a promuoverne la vendita^
si arriverebbe a farne dieci volte maggiore lo spac-
cio^ e da !io(m. lire di prodotto nétto dalle spese
che or rende ^ portarlo a 300{m. È vero che tutto
ciò richiede F impiego di grandi capitali, ma il
nuovo signore della Palmaria non dovrebbe es-
seme avaro, trattandosi di ricavarne si lucroso
profitto. » —
D^o varj altri ragionamenti ci accomiatammo
dal Progettista che negli orti d' Amatunta anzi in un
Eldorado vorrebbe trasformar la Palmaria.
L'isolotto del Tino, a cui poscia approdammo,
% pure tutto del marmo istesso. Ivi trovammo
« In un luogheUo soUiario e bello »
posato un pranzo fattoci cortesemente imbandir da
una Grazia , venuta anch' ella a rallegrarlo col beante
suo aspetto. L' erbe ed i fiori ci porgevano il desco
ed il seggio. Un pino ed un elee dicevano ombrello
alla mensa. In altri tempi io v' avrei con ben altri
\
i54
colorì dipinto quello desinare nei pia caprìccioso
degli eremi.
« Intorno al chiuso loco
Naturalmente e senza coltura
Lieta fioriva t odorata persa j
E t appio verde ^ e t umile serpillo
Che con mille radici attorte e crespe
Sen "va carpon vestendo il terren d erba,
E la melissa cK odor sempre esala ;
La mammola j t origano, ed il timo
Che natura creò per fare il mele (i). »
Due soli abitatori ha l' isoletta del Tiao^ ed e
loro ufficio aver cura del Faro che accendesi per
servigio de' naviganti sopra una vecchia torre dei
Genovesi nella punta ddl' isola. Il Tinotto ^ terzi
ed ultima isola a mezzogiorno del golfo ^ non e che
un breve scoglio^ coronato da rovine di mi antica
edifizio. Reca la tradizione che v' albergassero ai-
enne pie solitarie.
Farmi aver dimenticata dirvi dianzi che un altra
scoglietto presso alla punta N. E. della Palmarìa,
sostiene un forte o torrione in rovina. È il forte
della Scuola^ spaccato dalle mine de' gelosi Britanni.
Io v' ho descrìtto il golfo della Spezia dallar
parte ,
« Là dove il sol percuote quando pròna
Si leva, che ad oriente è coMf apposta -, )r
(i) Bueellai , ^ipi.
5:>
K.
t (la quélifl
« Che il sol guata ,
Quando nel mezzo giorno ^ a fronte a fronte (i).
Passiamo ora alla costa orientale attraversandd
tutta la grau bocca del golfo, e quasi vedendo ad
occhio nudo il suo gran banco d' arena (2).
Sporge in sul mare all' estremità di quella costa
il monte Corvo, chiamato dal Bracelli promontorio
Lunese: al sinistro suo piede la Magra si spande
nel mare (3).
Io vidi uscir la Magra dalle fasce
. Del giogo d^Apennin ruvido e fosco
Che deU acaue di lui par che si pascCé
Non vo\y disse Solino, che passi orbo:
Da questo fiume Toscana incomincia
Che volve in mar al monte dello Corbo^
DlTTÀMONDO e. VI.
n Capo Corvo, luogo di sommo interesse pel
geologo, è come la chiave, dice il Guidoni, della
(i) Boccaccio^ Nìnf, Fiesole
(a) « Il graQ banco di mezzo eh' è nella direzione N. £. ii4 N. non
deve far timore neppure a' groBii vascelli, pei-cbè il luogo nien ba«»o
ba 16 metri di profondità. La latitudine del tuo centro è di 44^ 3' 33" i8^
e la longitudine a;*» 35» 54" 86. » A. Aossi^ LeU.
(3) La Punta del Corvo dà &at al Golfo della Spezia ad oriente.
Voltata quella Punta trovi la bocca della Magra, divisa da uno tco-
glio e da un banco di arena, e risalendo su pel fi-umc arrivi allo acalir
di Ameglia , villaggio che rigiM»pd.i sopra le rovine di Lunik'
i56
formazioae delle montagne del golfo. Ma concedete
cbe per la geologia de^ dintorni di questo magnifico
seno di mare io vi rimandi al suo libro ^ bastan-
domi il dirvi che hawi in essi di die tenere occu-
pato molti anni il naturalista (i). Ne saprei bene
spiegarvi donde abbia detto il Petrarca che dal
colore avea questo promontorio sortito il suo nome,
perchè veramente assai pii\ biancheggiante che ne-
reggiante esso mostrasi (a).
Il casale di San Marcello siede sulF alto del
monte. Vien poscia ( ritornando dal Capo del Corvo
alla Spezia e radendo la spiaggia orientale ) Telaro
sul lido^ e Maralunga, ove una batterìa s' accom-
pagna a un convento. Di qua da Maralunga s' apre
il largo ma non lungo seno in cui stanno ai due
estremi lati Lerici e Santerenzo. Alla punta del
seno verso Lerici fa difesa un castello.
L' origine che gli scrittori della Lunigiana at^
(i) Ed aU'artidolo Cartài, geologica ddCApennina cKe è nell' Ap-
nwDicB. — Per le produsiooi marine, di cui si dovÌEioto è il Golfo,
▼edi lo Specimen Zoophjrtorum PùrUu iMitae del prof. Bertoloni di
Sanana.
(a) NoD procal habebù contra ezbremos Januenaes finea Cordoni 6-
mosam scopulum et nomen a colore aortitam , ac paolulum progressns
Blaerae amnis ostia qui maritimos Ligures ab Hetrotcis dirìmit. Nel-
V liincr» Siriaco f Op, omn, p, 558 ed. Basii, 1571. —
Se questo none di Corvo venne al Capo d»l ano colore, dò non
potè essere che per la Bgura de' Greci eh' esprime il contrario , onde
chiamarono ospitale il Mar Mero , per dirlo burrascoso e pìen di pe-
ricoli. Evvi in fatti all' estremità orientale del Capo Corvo un luogo
detto la Bianca dal biancheggiare ohe vi fa sino all'altesza di 30 metti
dal mare il calcareo saecaroidc o primiiitfOf cbe poco diversifica dal
marmo di Carrara.
i57
trìbiiiscoQO a Lerìci^ è mitologica^ ed in fatto di
istoria là mitologia ha il sapore delle sorbe acerbe.
Ercole^ e' dicono^ per placar Venere, impose a
questa terra il nome del figliuolo della Dea, Erice
eh* egli aveva uccìso. La poesia per questi favolosi
racconti vai meglio che non la prosa, amatrice
della verità. Onde vi trascrivo i versi co' quali il
Visdomioi cantava 1' origine di Lerici e di Por-
tovenere.
Surgit in iWclisK} procul Arcula condita colle
jÉmphiùionades nobile JonUs opus.
Multa procelloso qui passus in aequore placai
Iratam nati Cjrprida caede suL
Oppida sic stàtuens spatio distantia paivo
Persohfit Paphiae debita vota Deae.
Huic Hericis nomen, Venerisque imposuit itlij
Partus et egregio gurgite nomen idem.
Questi versi consuonano coli' opinione del Paga-
netti intorno ai due differenti templi , V uno consa-
crato a Venere, l'altro ad Erice suo figliuolo (i).
Lerici nel la.^ e i3.^ secolo era compreso nello
stato dei Pisani. I quali appresso il castello aveaqo
edificato un borgo, e circondatolo di fossi e mu-
raglie. In. capo del borgo vi era la porta con due
(i) Stor, EccL detta Lig. — Eryx moas est SiciKae dìctus ab Erjce
Veperis et Burae tìlio , qui ab Herculc intcrfectns eity quod bospitei
necaret. lo hoc monte Venui habuit ieiupluin sibi dicatum. Jo. Uà*'
vitii TeiiorU Efnik*
i58
torri ; e fra 1* una torre e V altra aveano affisso mi
iscrizione ingiuriosa a' loro nemici. Qaestf iscrizione,
notabile per essere stata una delle prime che si
sappia essere state incise nel marmo in lingua vol-
gare^ diceva^
Scopa baca al Zenoese :
Crepacuor al Portovenerese\
Streppa borsello al Lucchese (t).
Cosi sconciamente poetava la tosqana Pisa a quel
tempo. Ma ben si può perdonare T informe ver*
seggiamento ad una città che tenea fondachi in
tutto r oriente, fondava la torre Pisana alla foce
del l'anai^ contendeva a Genova il dominio della
Corsica e della Sardegna e T imperio del mare^ avea
cento cittadini in grado ciascuno di fornire al Co-
mune una gulea per la guerra maritticna^ e facea
sorgere tra le sue mura le maraviglie della Metro-
politana^ della Torre pendente e del Campo Santo.
Nell'anno ia56 i Genovesi facilmente occupa-
rono il borgo di Lerici^ lasciato da' Pisani con
poco presidio, e portarono in trionfo a Genova
quel monumento di contumelia Forse era meglio
che la vendetta avesse qui fine. Ma i nostri ante-
nati non chetavano sì facilmente gli sdegni* Genova
(i) Que$ie parole erano incise «opra un fariJello o collo dì mer^
l^Dzia, fatto in rilievo sul marmo. Ag, Giustin. Egli riporta alquanto
jdiversamentc r iscrizioAe che «ibbiam recato seconda Bartoiommc*
Scriba , continuator del Caflafo,
j59
po5e in quella veee uu* altra iscrizioDe pungente si
pei Pisani^ ma più grave e più degna di un po^
deroso e guerriero Comune (i).
Lerici rimase di quinci in poi con poche vieende
in mano de" Genovesi. E nel suo castello avvenne
la celebre passata di Andrea Doria dai servigj di
Francesco I. a quelli di Carlo V. Una lapide, po-
sta in un orto di Lerici, conserva memoria del
fatto (a)-
Queir avvenimento di cui l' Italia , fatta per esso
soggetta a Carlo V, sentì sì gravi e diuturni gli
effetti, commuove a profondi pensieri chi legge que-^
sto marmo con piena contezza dell^ istoria*
Lerici è paese interamente marinaresco. Sperti ed
audactnesono inavigatori. Le donne diLèricie diSan-
terenzo portano al mercato di Ssu*zana i prodotti della
pescagione e le mercanzie di che abbisogna la Luni^
giana\, e ne riportano il burro, i legumi e gli ortaggi
con che provvedono il Lazzeretto , le navi straniere ed
(i) MiUe ducenteno quinquageno quoque seno
Janu» me certe pugnando cepit aperte
Undique securU me cinxit postea muris.
Sic vigili cura salvat quae sunt sua jura.
Indigeat vere qui iinquit castra tenere.
Sic ffutitt Oendo qui me neglexit habei'e.
Ricopio questa lapide dalle Dissertazioni Pisane di Flaminio dat
Borgo, ma parmi che sia ancora in Lerici in una torre del caatello.
li) Essa dice:
p. O. M.
Andicas ab Auria hujus domus. bospis
H^c e GallQ faolus Ilispauiis.
l6o
i lidi vicini. Qaesti trAsportameoti esse fanno o (Hedì,
ràl proprio capo, a stuoli^ con aspra. &tica, e
spesso guadando la Magra coli' acqua sino alla cintola.
Sopra Santerenzo . eh' è nelf opposta parte del
curvo seno, a<»ige la Marigola, villa del marchese
Olandini. Là selva veramente opaca e segreta di
questa villa e le sublimi sue vedute sul golfo in-
spiravano un robusto poeta, amico di Lord By*
ron , il quale trovò la morte in questi tratti di mare.
Da Santerenzo venimmo 'alla punta di Santa Te-
resa^ munita di una batteria; ìndi passammo di-
nanzi alla piccola cala del Pertnso, alla punte di
Mozzano , alla batteria di San Bartolommeo. E fi-
nalmente costeggiando luoghi verdi e soltnghi per-
chè Taria n*è al basso insalubre a cagione do' tri-
sti Stagnoni, scorgemmo Pitelli in suir alto. Nel
suo territorio sono poco distanti dal mare due fonti
d'acque medicinali, di scarsa virtù per se stesse
e di nessun servigio per la malsana aria del luogo
ove sgorgano (i).
Il convento de' Cappuccini e la strada maestra ci
additano che siamo di ritorno alla Spezia , della
quale ho indugiato a darvi ragguaglio per descri-
vervi senza interrompimento le altre parti del no-
bilissimo golfo.
(i) Intorno alF asdiiiganiento delle paludi d* Arcola, dette gli Sta-
gnoni, acrbse una Memoria francete ( ftanpata alla Spezia nel iSio)
V ingegnere in capo Lepère . Essa è non meno ingegnosa che dotta .*
ma il metodo de* muUni a vento <ohe propone affine di aver una font
operativa, è impraticabile per varie cagioni locali.
.i6i
Lett£ai CXVI.
La Spezia,
Le prime case della Spezia vennero fabbricate
sulle fi4de di una rupe alla quale V onda marina
bagnava le piante. Crebbe ed alluAgossi oltre a
:2oo metri il lido^ e il borgo dilatossi in pianura.
La gran piazza della spiaggia altro non è che un
abbandono di materie recate al mare dai torrenti
yiciDÌ. '
Uò torrione , parte in rovina , fatto alzare da Fi-
lippo Maria Visconti al tempo che teneva la signo-
ria di Genova ^ ed una cittadella ^ ora deserta^ opera
de' Genovesi^ ocóupano le spalle e la vetta di un
monte che sovrasta alla Spezia. Le vecchie ed an-
nerite lor mura ed i merli <ìhe le incoronano^
spiccatio felicemente sopra un fondo di verdi
colline (i).
Incognita e 1' origine delia Spezia e del suo nome.
Pretendesi che anche prima del lo.^ secolo qui
fosse un villaggio , addimandato Bagno antico^ forse
dall' antro delle Ninfe che Virgilio descrive e sembra
qui collocare.
U comune di Genova nel i 'a^jò comprò la Spezia^
ed un buon terzo della provìncia, da Niccolò Fie-
4
(i) £ fama che que' baluardi nella parte che fronteggia meriggio ^
fu&sero edificati in riva al mare che già se n* è diluogalo coUnlo.
III. II
i62
sco^ conte di Lavagna. Vuoisi che il golfo non pi-
gliasse che allora il nome che or porta (i).
Non doveva , ai giorni della compra ^ essere la
Spezia che un meschino villaggio; imperocché sol-
tanto un secolo dappoi la repubblica lo fece cin-
ger di mura e lo ridusse a forma di castello (s).
Grandemente profitta la Spezia degl' immensi
lavori che vi* cominciarono i Francesi in un tempo,
diqe il Chabrol ^ fecondo d^ insolite imprese. Ma
la crescente sua floridezza deriva dalla strada 0*
rientale -Ligustica^ aperta o terminata da' reali Sa-
baudi. La strada di Pontremoli alla quale tre o
quattro potenti volontà dovrebber concorrere, ri-
marrà per lungo tempo ' ancora nell' elenco delle
desiderabili.
Fanno rìguardevòl la Spezia il suo giacimento
in fondo al gran golfo cui ella dà il nome; Tanfi-
teatro de' ridenti colli che largamente la circondano,
la gran piazza o pianura che fu spiaggia ed è pub-
blio» giardino piantato d'alberi d'allegra Ofnbra
ne' viali ^ e di cedri e di odorosi arbusti ne' eam-
picelli di mezzo. Sostenuta viene la piazza ia verso
Il mare da un lungo argine che ad un tempo è la
(i) tf £ del mese dì novembre 1276 Nicolao de FHsco , conte 4i
Lavagna, YCodetU al Contioe Venaiio, Carpane, l' isola di Vedgna,
Djaròla, la Spezila, Ti vegn a , Volastra^ Mootonegro , Am«lia, Casti-
glione, ZigQaculo ( Z/^/ta^o ) e Ripunta per prezzo di a5[m. . lire,
litWt quali fu ben pagato come per istrumcnto^ Giustin , An. — 25,ooo
lire di Genova a quel iempQ sarebbero pari a ^5o,ooo franchi delU
pceseutu moneta.
(a) Giustin, , fiescf'ìp^
i63
strada miestra^ gigantesco lavoro; e ainp a Porto-
venere conduce un' altra ^traila agevole ai carri che
esihiace tt pia gemale ijiìporto*
Ia eUésa di S« Maria della Spezia edificata nel
x55o e distinta in ir^ nav^ì, ha fra'woi dipifiti Una
Moltipltcazìone de' pani ^ prìe^ato lavoro di G: B*
Gasane^ natio della Speeia^ discepolo e cognato del
flasella^ che forse lo sovvenne del &uo franco pen-
nella JÈI cboiposizione grandina e felice , con più
di cento figure^ xoelto naturalmente effigiate, (i).
i539 -^TitóniUs CarperUnus spediensis pingebat-
Coà stmscritlK) sopra una tavola «che già spettava
alla chiesa degli Agostiniafli^ ed ora è nel collegio
delle Scuole. I tarli ne han guasto la sommità.
Certi chiodi od anelli di ferro confitti nella tavola
per attaccarvi quaJebe j^o od <^nato^ ne scon-
ciano SI meszo. £ se 1' oceiùo educato al beUo di
un sacerdote «HenisÀa non T avesise sottratta air eo-
cidio ^ la tavola iutta ^niva consegnata alle fiamme
come iatitile ingombro. È dipintila di ii^oUo pre^o^
se il noao giudieìo e la loìa «aesooria «lon errano^ ed
in ogni < nnodò i cittadini della Spezia dovrebbero
gelosamente guardare questo oftaimmento di un loro
fM4;tove del Giaqueeen^fco I ignorato dal Lanzi, dal
Soprani e dal Ratti (a).
•
{i) Altri fanno U Caapae natio di S^r^atu. N« maj(i«« chi» ^ufi»ia
gi'jji tda vorrebbe tarr« il pregio ex origÌQale* Vedi pure ìq ijMeJla
chicM .uà quadro fatto «p» quattro di veni diptuti, iuiiiejne Accozzati.
(aj Frawceaco S|>exxiiu>, icolaro di Luca Cambiaso, e del Beri»-
nasco, « lodato pittore, fu pure • natio od originario della Spes«a.
'i64
Abitdno netta ptccold città della ' 'Spetta niimt^
anticlie e doviziose famìglie ; tutt&viai U^inodo «del
vivervi non v' è troppo cittadinésco^ np èertaméhte
piacevole^ se non fosse la bellezza de' dnatonu. I
>colti viaggiaftori vi fanno qualche brève' fermata per
visitare le naturali curiosità del gólfo.' Ha qùeìiìtan-
que il maravigtioso del' golfo sia alle quattri^ sue
bocche d' ingresso^ '6 quindi fiìori del dominio dello
sguardo dalla spiaggia della Spezia^ nohdimeiiói
coihune de' viaggiatori si contenta di guaix&irlo di
quinci , e passare. Quasi soli gU Inglesi non sono
colpevoli di questa tràscuranza , da chiamarsi quasi
'ignominiosa s'egli è vérc^ ohe sciocchezza volontaria
•sia ignominia. i r :. i j» *
Mancano atfatto alla Spèlzia le grandi case di ne-
gozio; ed i traffichi ìnarìtiareschi $i riducono a tra-
sportar olio / vino ed alti*i pi^odotti agricoli del paese^
marmi di Carrata e il* manganese tratto dal comune
della Rocca" nelF Esfetì86^ S Genova, a Livorno, a
Marsiglia. Gioverebbe gràndemen^te alla Spezia dal
lato de' traffichi V apertura deli» 'stradai di liOmbar-
dia per Pontremoli; ma ai già divisati inciampi;
gravi riguardi s' aggiungono. Discesero per quella
strada al Taro l'esercito di Garl^ Vili sul finire del
Xia famosa tavola del Marlirio di Santo Stefano dipinta da Giulio Ro*
mano la quale è in Genova, era stata traforata* da una palla di archibugio,
sparata per qualche disordine sulla piazza ticitla. Lo Spelzino risarcì
cosi bene quel foro che nian occhio, • quantunque finissimo , è m»
Igiunto a discernere dove sia stato fktto il reatanro. Soprani^ yite dei
Più. Gén. .}.-.-
i65
1 5.° secolo^ quello di J4^c.do9al4 i^ sul finire del 1 8.^^
venendo ameudue dall' impresa di Napoli. L'applica-
zione de' piroscafi al rimurchio delle navi potrebbe
rimenarveae un altro ^ venuto d'occidente nelle cale
di Venere Ericina.
Rare Toke gli agrumi qui. 3oi&'qno pel freddo
invernale^ benché nell' iavjerno i monti rapiscano.
l'aspetto, del sole per tre quarti d'ora prima
ck' jegU
— cada sotto
lì mar d Iberia oltre Marocco 0- Calpcm »
•
Il pro&petto de' dintorni del goKo^ lieti della ver-
zura degli ulivi e di molte piante sempreverdi , fa
in quella stagione bel contrapposto, alle nevi che
imbiancano le montagne della Lunigiana e del Car-
rarese^ .delle quali la più alta ha nome Picco d'uc-^
cello*.
Va ^oriosa la Spezia di , aver dato i natali a Bar-
tolomeo Fazio ^ storico itisigne (i).
(i) Bartolomeo Pflfcid segreUcìo di ÀlfoùBo d'Aragona 1. re 6x Na-
poli sopraonominato il Magnifico ^ scrisse i fatti di questo Jle^ e narrò
la guerra di Ghioggia ( de Bello Veneto Clodiano ). Di lui disse il
Gesnero che adoperatasi a ritrarre la pure^a'e 1* eleganza di Cesare<
Marcanlonio Monteflorio , pur della Spezia , e fallo Tescovo dì Neb-
bio nel 1678, anno delle sua nior\e^ stampò De pugna navali CursU-
laria Comment. Oen., iS^a.
i66
LttTEKA GXVII.
Dintorni detta Spezia.
Fuori della lerra^ alquanto terso il monte ^ stede
una chieda detta S. Francesco grande. Ivi iicir a-
bside di un' aitila chiesa o tastai cappella attìgua e
collocato un gran quadro in terra cotta e cotonata
n rilievo. Esso rappresenta V incoronazione della
Vergine con tarj Santi . di sotto ed AngeK ali' in-
torno. Una gran cornice^ pure in terra cotta e co-
lorata a rilievo , contorna il quadro ^ .e rappresenta
foglie e frutta con si vaga verità che mai non vi
àazia il guardarle. È opera di Luca della Robbia;
fu mandata al Museo di t^arigi^ poi resUuuta«
Sopra un poggio che scopre u^olta parte del
golfo ^ anzi in gran parte ha di prospetto la sua
bella costiera orientale, e signoreggia la strada di
Toscana^ in mezzo ad oUveti e vigneti e fichr e
castagni e cipressi sorge la chiesetta de' Cappuccini
nitida 9 modesta, gentile» Dinanzi alla balaustrata
dell' aitar maggiore un bianco marmo nel lastricato
del pavimento ha F amorosa iscrizione:
Di Carlotta
amabile JanciuìUna
nata al mondo il giorno i6 agosto 1817
da
ì6^
da ••44.
conjugi;
' .rinata al cielo il giorno Sfeò. 182 1
qui dorme la spoglia
* dolce pena de genitori*
»
Uaa ghirlanda di rose emblema della gioventù ^
ana gliirladda di papaveri^ simbolo del sonno etek*no,
adornano scolpite la funebi^e lapide :
Et rose^ elle a ^vécu ce que vivent les roses^
V espàce d un matin.
• • • • «
Mt^ti critici portan sentenza che Virgilio per
dipingere il porto in Libia ove fa ricoverare Enea
dopo la gran tempesta suscitatagli dall' ira di Giu-
none^ descrivesse al naturale il golfo della Spezia.
£ veramente a questo golfo assaissimo si attaglia
il ritratto (i).
(1) Est in secessv longo locus. Insula portiim
Efficit Objectu lalerum , quibus omnis ab alto
Frangi tnr iftqiié iìianit sdndit «ese iitida reductos.
Hinc atqae hmc vaatae rnpes geminique minantur
In coelum scopuli, quornm sub vertice late .
Acquerà tuta silent: tom silvis scena coruscis
Desuper, borréntìqoe iifrum Aemus imitiinet umbra.
Fronte anb adveraà scopu1i$ pendentibirs antrum ;
Intus aquae dulccs, vivoque sedilia saxo ^
Nympharum dóntusi Isic fessds-fioA vìncufa navet
Ulla lenent, xMtù non »lHgat avcbora roorsif.
Jèn. t. f.
i68
Sarebbe egli mai vero che la casa delle Ninfe,
ricordata dalF Epico latino^ sussistesse tuttora, come
a' suoi tempi, quantunque ormai remota, dal mare
per r accrescimento della spiaggia ? Senza nulla de-
cidere, ecco quanto ho trovato.
Un miglio al N. O. della Spezia ed alle falde
del iuonte giace un mulino, al quale arrivasi sa^
lendò per la via di Genova, poi piegando «pochi
passi a mancina. Alquanto sopra il oiulino, incon-r
trasi una specie di tempietto o recinto antico , o che
almeno ha fbrma di. antico. Sullo stìpite della porta
è una lapide col virgiliano emistichio Nympharwn
domus. Dentro il recinto che ha le mura azzurrine
è r antro nel vivo scoglio, vi sono le dolci acque,
ed artefice dello speco e del fonte fu la sola na^
tura. Sopra la rupe che fa tetto all' antro più non
distende orrid' ombra un atro bosco , ma verdeggia
un gruppo di giovani lecci. Alcuni ulivi che mal
celano un erto e biancheggifeinte scoglio, si ledano
a destra; spiega a sinistra i suoi pampini una pic-
ciola vigna; dietro si addensa una macchia di lauro
e di piante selvatiche. Tutto il luogo è per tre
quarti fasciato da una chiostra di monti, coperti
da capò a pied^ di verdissimi castagni e di pal-
lidi ulivi.
Tutto il luogo, sì nell'insieme che. nelle sue partii
concorda perfettamente con la pittura che ne por-
gono i versi dell' Eneide , e la presente sua di-
stanza dal mare vieppiù conferma eh' ei sia quel
desso davvero. Ad ogni modo le amabili scene del
ì6g
romanzò pastorale di Loogo rìvivdno ndf ìmnifligi-
nazione . all' aspeUo, dt questa girotta f. di ^est$i
fonte, cui ia lapide tuttora, consacra alle j^ìnfe ^
custodi delle selve, dell'acque e de' nftOQjti*
Uns^ Tasta caverna, scavata dalU natura nel masso;
calcareo, si dischiude due centinaja di passi più ìtx
alto di là dal nmlino. L'acqua, benché non molta,
ch'esce dall'angusta sua bocca, ne & malagevole
alquanto l'ingresso* Dentro è larga da ip a i5*
metri > lumga 5o ed alta 4* ^^n manca di concre?
zioni stalattitiche , e forse a ehi seguisse penpsa-^
mente il corso dell'acque, potrebbe dar accessQ
in pia interne spelonche; ciò almeno riferiscono i
contadini. Chi vuol raffigurarsi al vivo l' imipagine
di quelle caverne illuminate dal fuoco . a cui sì ri^
scaldano ora crudeli masnadieri ora esuli illustri
nelle poesie e ne' romanzi, faccia accendere alcuni
fasci idi arida paglia nelle cièóhe latebre di questui
grotta. 'La sola fantasìa può idearne 1' eOettp. M4
ben tosto i pipistrelli 3 turbati dalla luce e dal fump
in quella tetra ed antica loro dimora, svolazzano a
centinaja disordinatamente per essa, e pajono le
ombre de' malvagi nelle fiamme del Tartaro, Finalr
mente e' gìttansi fuori dalla boQca dell' antro ove
egli è stato rannicchiato a guardare , e gli è d'uopo
ritrarsene per evitare il ribrezzo di mentirsi far
vento al viso dalle cartilaginose ale di questi ret-
tili-augelli,
« Nemici al lume
Che ^volano di notte sfinza ^piume* »
Di opache spelonche^ di mréndè voragini^ d* im-i
mense eavili sotterranee sono^ a dir così, trafo-
rati da capo a fondo i monti che cìrcniscmi la
Spezia. Eìd in alcune di esse sMnabissano^ tutte le
acque di certe conche o chiostre di monti ^ prive
d' ogni altro esito e rfogo.
Precipitano queste acque in caliginosi baratri,
formano immani serbatoj che la mente solo divi-
nando afgomenta, e per occulti anditi ed anfratti
tengono ad emanare e fluire nel basso ide' moutì ,
copiose per tal sorte e perenni che una deUe sca-^
turiginf lóro fa girare tre mulini d' inverno ed mao
di estate, senza mai venir meno anche dopo tre
mesi di $ìccìih. Sprugola nel linguaggio del paese
soQ dette tanto le caverne che ricevono V acqua
nell'alto^ quanto le polle e i fiumicelli che sgor-
gano al basso. Regina delle Sprugole recipienti è
quella di Zegori, addimandata in nobil favella la
caverna di Saìi Benedetto. Giace tre miglia dietro
alla Spezia ed ingoja i torrenti precipitanti dai
monti che col girar ttitt' intomo fanno di quel
luogo una rinchiusa concavità. La rince in gran-
dezzst ed agguaglia in orridezza \ altra di Gampo-
strino; ma solo, tfn meschino rigagnolo a questa
reca tributo. Raccontano che quando per le stra-
bocchevoli pioggie si profonda grandissima copia
d' acque nella cavei*na di San Benedetto, un ga-
gliardo vento , accompagnato da strano frastuono ,
sbocchi e prorompa da quella di Gampostriao che
non n'è gran fatto lontana. It che proverebbe che
r feria y cACciaU dalie acque fuor eie' torli . avvolgi^
menti dell' una^ per lo sfiatatoja dell' altra si doar
pestra e fa impeto;
Tra le Sprugole scaiurienii primcg|^ là aotto-
marìna che nel periplo < del golfo, faò descrìtta e che
per eccellenza vlen diatinla colf unico nome di Polla.
Men febee di Aretnaa., la saa Najade nén ha potuto
valicare i salsi flutti; ih quésti ella |^tde. le. sue
a<!qae non allegrate da molli. ombre, che jde pro«^
teggano H corso, àensa dar hagdo. a pastorelle ,
seU2a udire canzoni d' amore. II gorgoglio eh' esse
mandano nell' apparire sulla faccia dei. mare, è il
singhiozzo della Ninfii cui vietato è di spandere la
saa urna sótto il vivificante sguardo del sole.
Sprugola di Maggiola appellasi la scaturiente
nel più occlldentald angolo delia pianura delia Spe^
2ia, ed egli è quella di cui v'ho celebrato. V abbona
danza ed incessanza dell'acque. Ma iion crediate
già eh' ella spicci impetuosa, superba, sonante. At
Contrario, quantunque pel suo volume ella potesse
subito devolversi in furioso torrente > non di manco
sta contenta ad alimentare uno stagno che non gira
pia di 30 braccia e donde ì acqua viene con*"
dotta a far gore. Non romoreggia nelF uscire dalie
sotterranee sue stanze; ma solo mette un gemito
che a fatica giunge air orecchio di chi tacito a-
scotta* Se non che talvolta essa prende a sdegno
quella pace soverchia, e fa vedere come in ebuU
lizione le acque, od anco in foi^ma di colonna le
avventa all' insù. Colorate sempre in fango questa
17^
Lki-teha CXVIII.
Dalla Spezia a Sarzana.
Un marUtimo non lungo ne perìgttoso tragUlo,
indi una gioconda Camminata tra vitiferi ed oleiferi
poggi mena dalla Spezia al passo delia Magra per
Lerici. La via maestra corre una più lunga e al tatto
opposta U^ea, facendo un gran gomito a tramon-
tana per superare non sentita * F altura^ e condu-
cesi sin quasi sotto Vezzano tve nella Magra de-
china la Vara. Quindi ripiegando a sadeste e la-
sciandosi Àrcola a destra^ g^^og^ sotto i pampi-
nosi colli di Trebbiano a cui la Magra vien ro-
dendo il fertile piede. Ivi travalica qnest' insidiosa
fiumara
— « che per cammin corto
Lo Genovese parte dal Toscano » ( i ).
Perciocché la Lunigiana vien da' geografi posta fì*a
le Provincie della Toscana^ benché divisa fra tre
potentati (a).
(i) iTante, Farad, e. IX.
Dice per cammin corto, a significare il breve corso della Magra.
(a) Il Re di Sardegna, il Granduca di TotcAoa , il Duca di Modent-
Enuft quattro prima che gli stati dì Massa e Carrara passaasero per
materno retaggio nel Duca di Modena , che ora è il signore della nag-
fior parte della Lunigiana.
175
Gonviea tragUèttaré in barda la Magray a cui
nella 'i)assa valle mai non veone imposta il frena
di un polite (0*
« Nella pendice di monte Orsajo ed al liioga detto
r Orione^ ha là prima sua fonte la Magra che* si
vieu accrescendo, dopo un breve tratto mercè di
varie polle che da alcune pieudici détte Magc^si^
veggoosi scaturire^ I dirupi pei quali. cfuestofiumi^
si fa la strada òffi*irebbeao graziosi e fi?e<}uenti s^ogr
getti aUa calda faatasia di un pitibore. .Nqn meu
bello spettacolo della celebre cascata di Tivoli^ è
l'ultima caduta deUa !VIa^*a, superante, f altézza di
quahinqbe elevata tori^: e uel vuotò d^elU toglierà
da cui precipita^ v'ha. un ampio rioeltov déntri
cui ognuno può agevolmente slàrst al riparo delle
acque cadenti. Cresce imcor pia il suo bello nt^l
freddo inverno y quando agghiacciandosi d# dmbo i
lati una porEione dell'onda^ questa forma quasi
una doppia tela in vat4e fogge piegala^ é la sóprav-
{i) La spesa di un ponte in' legno «opra la Magra monterebbe a
circa 5oo|m. lire.
La presente tassa di io cent, pel tragitto di una p^rfona in barca
(cosi almeno era nel z83i ), «ggriiva soverohiamente i poveri oonta«
diai della riva destra del fiume, pei qùaK Saneana è' il mercatoi €
perciò si mirano le donne di Leriei ohe a stuoli vanno a Sariaha o
ne tornano ogni mattino, passar la Itfagii» a* guado eòa l'apqua talora
sino sotto le ascelle; e non sempre il -fiaine ò guadabile. — Un gicrno
io Tidi una povera contadina d'Arcola cbe oon- un gran fascio di fieno
sul capo entrava meco nella barca. Quanto ricaverete di quel fierio. »
Sarzana ? io le «diitiaadai. £lla mi rispose : , a Gi|ique , sei ^ setile mMi
al più, e (|uattro ne «debba apendere nel passare « ripassare -il fiume«
Vegga ella cbe mi rimane per comprare del p#ne a' miei figliuoli, » •
veniiente acqua flurda, nel cadere precipifosa ^
vagamente zampilla^ ed in mille gn'tóe si frange
per li diversi seni e le volute del ghiaccio » (t).
Passa la Magra ^ già cresciuta di molte acqne^
a Pentiamoli ^ dove riceve nel suo letto il Verde ,
nato tielle Alpi deCte \ Roncacci. Scende poscia ad
Autta y entra negli stati del Re presso S. Stefiatno ,
accoglie 11 largo tribuio che le reca la Vara^ pre-
cide e spesso interdice la» strada di Sarzana^ e fi-
nalmente trascorrcf a- gittarsinal mare sotto il fianco
orientale del monte del Corvo» Colle materie che
^eco devolve*, essa accresce la spiagge forse ali-
tnenta i batichi^d^ arena che còli' andbr de' "seeoti
ristrìgneraimo lVin|p*6S8o del golfo (a).
• Sa per la riva sinistri delia Magra sino a Poo-
tremoli dovea ^Ure la strada di Parma; indi a Poh-
ti^moU spiccarsi ver settentrione^ superare il giogo
della Cisa, e scendere alla riva destra del Taro.
Alcupi bellissimi tratti ne vennero aperti sulf aito^
e rimangono come monumenti di un' età già lontana.
Iva spiaggia che la Magra ha formato alla sini-
t. (i) Fiaggia fnUomco'insTmcatia^
- (ti) « Se egli é vero, conc pDetendf irMootanarì ^ che un moU
iittoraie rada Uitio il JledHerraneci, p ohe lungo 1* Italia » manUnga
rdali' £.' M O* -con iuna vclooilà di tre miglia per giomo^ ai potrebbe
coti tutta prohalHÌitè attàliyire a «inil forza di tra m a ta lione i due
I banchi d'arena- delia gran booca e di & France«co di PortoTenere. *
M.ll fiuni<x Magra,' le cui foci sono di là del Corvo, somministrale
«naterie eterogenee atrascinate nel Golfo, le quali o vengono deposte
.iiella apiaggia della Spezia, ove in fatti per stolto tratto evvi basso
fondo , o abbandonate all', imbocco tra la Palmaria e Maralunga oel
luogo in cui riflCVonQ T urlo del filone di ritorno. » A, Rotti ^ IteU.
177
stra della sua foce eoa le materie da lei trasqiùate
al mare e dal mar rigettate^ si addimanda la Ma-
riaelbu Era poco meoo che un ricettacolo di acque
stagaanti; incolta giaceva la maggior parte del suolo^
da cui rispingeva i contadini l'aria grave e malvagia.
Un valente agronomo , fittosene fittajuolo per 35 anni^
la trasformò in una bellissima cascina alla maniera
lombarda. Grandi fossati ne recsisero il terreno e
diedero socio alle acque. Ove imputridiva il suolo,
sorgono ora le pingui messi j o verdeggiano prato*
rie che alimentano un grosso branco di negre gio-
venche venute sin da' monti della Svizzera al per
loro incognito mare e più belle per avventura,
di quelle che Caco rubava ad Ercole sotto il monte
Aventino. Piantagioni senza numero^ filari di viti
per ogni parte ^ il cacio fabbricato alla foggia del
Lodigiano, V aria bonificata sino a' dintorni di Sar-
zana ove s'estendevano i miasmi^ le produzioni pia
che triplicate^ un esemplare di buona agricoltura
messo sotto gli occhi ai vicini^ ecco la Marinella
presente (i).
(i) Vasti aUa M«rio€na dalle rovine di Latii; ma ne hd poit» qui
i cenni f perchè attinenti alla descrizione della Magra.
UT.
13
78
LVTVKIIA GXIX.
Sarzana» r
. Siede la città di Sar^ana ia amena pianura al pie
dei. oolli cbe- ai digradano dai monti della Luni-
giaoa. La rìcingono grosse mUra con fossag^^ o-
pera del secolo': XV. Ma le mura -più non servono
albi difesa; e nei fossi, messi a coltivazione, vedi
'i pioppi e gli ontani sostener a festoni le viti, e
F arancio, tenuto a spalliera , ostentare le felici sue
poma. Verso la cittadella ove le merlate mnra e le
tixrri fanno il cigliare de- fossi, questa veduta sem-
bra una romanzesca pittura^
Sarzana è di dentro una linda città, lastricata al
modo di Toscana^ ma soltanto nella sua strada
maggiore. £ questa strada, dalla piazza .alla Cat-
tedrale, pe' suoi pialagi e pel magnifico suo tempio
e pel pulito vestire de^ cittadini cbe vi si adunano
a passeggio ne' giorni festivi , fa rammentare Prato
e Pistoja. Imperciocché non so qual aria di Toscana
tilt» lingue questa città dalle Ligustiche. '
Il basso suolo sul quale è 'fondata Sarzaua , la
tien soggetta ai guasti del torrente che le scorre
ad occaso. E durano tuttora i vestigj dei danni re-
cati dalla rottura di un argine. Mancavano due ore
al mattino. Un grido, un femminil lamento empie
la città. Le acque del torrente, abbattuto il rite-
gno, s'erano gittate da questa parte. Licenziose
'19
«8S6 Tagajraiio . per le strade.^ ed inoodaTaDO i sot-
terranei delle case.
Sanaoa^ addimandata la eovelta o la rediriva
Limi pecohè saito dall' eceidio di questa citiià ve-
tustà^ è sede vesooTtle (i). Hieà suo archivio capi-
tolare si cuatodiace gelosamente il famoso eodice
Pallavicino.
Un'ìscrÌ2?iané'segóa all' oimo [355 la fondatiòne
del daomo di Sarzana (a). Un secolo dipoi il car-
dinale Filippo Calandrini^ irétello di papa Niccolò V^
(i) P'escovalo di Sarutna e Bt'Ugnato. n L* antica chiesa di Bru-
maio, i rtata pre««dtita da oa «cboImo di ^P. Btfnediltini ^ ii ^uale
«Sdendo, stfijto sqpi^resso net ii$3 da .papa {nnocenzo ll^, ha daip ori"
giiie all' episcopio . stato cretto da questo Pontefice, il quale Io sotto-
pose alla chiesa di Geaova , eh' era stata innalzata aTla dìgivtt4 di ine'-
tropoli. » \ . '-
f( Arendo q<iindi il pontefice Gregorio IX riunita la chiesa di Bru*
gnuto a c|uella di Noli , ne la separò e disgiunse papa Alessandro IV
nel .1^45.. M
n Quesla «UpoeMié qul^j sCàka ri«iiiU -a quella di Saizana io modo
che vi sono tuttora nella medesima due curie vescuvili come parimente
d4ie chiese cattedrali. »
u Fino dal iao4 Innocenzo III trasferi la cattedrale Lunese sotto il
titolo di S. Malia e di S. Basilio alla chiesa di S. Andrea apostolo di
Sarzaaa ; e Paolo. 11^ lO^ii «««i h^la <del dr. lilgliQ «4^5., traslti con
tutti i |>rÌTÌi«gi la.»od4) vjpscofHf dii.Luoi allA./chiesa. di.S* Maria di
Sarsa^a.» ^ettgeo^la in GfflteAraU.fi<}a.l«ilt« le.4iM^0Qe. delle #}tiv cai-
ledraU. v • . . r.
«r Sarzana si gloria di essere stata ia patoia dei pontefice 9(ÌQ0(dò^V
e di parecchi caodiiiAli. Fra.^H «Aiaqta M«0ovl ph« j^^no^ra aferla
^FccoaU, molti si ycAeraoo stigli aJliMriv e jmolti.l^rs^oo piv»mo4si
»il<i iMA-fMffii e ìàà, aoooefalÀMÀmo iegaziptti*: n QoL fer«. fjfef,.ij[,^. Sut^*,
(a) MX^CCLV ^fH0sis^.piutn/o miia qtà. soft* h fQrid i^p^'oi'P Mi"
i8o
rifece* Id fàceiata^ e coàdusse - a perfezione H tem-
pio(i).
' La facòiata e di marma bianco^ liscia ,. con un
finestvone ad intagli ^ e sopra il cormctoue sorgono
tre statue di santi ù papi Sarzanesi. Alcune belle
scoltui^e adornano i dintonii di questa acciaia, mae-
stosa nella sua semplicità.
Di dentro^ la cattedrale è dÌTisa ia tre navi so*
stenute da pilastri di marino eoa capitèlli variamente
ornati. Il soffitto è di legno intagliato^
Abbondano i marmi ^ gli stucchi^ i dipinti in que-
sto duomo. Ma principalmente s'attraggono iu esso lo
sguardo le grandiose scoltùre delle due ultime cap-
pelie delle* due navi. In quella a sinistra; detta di S. To-
maso, dove 'è sepolta Aridreola de' Calandrini, madre
del dotto ed eroico papa Niccolò V , e del cardìaal Fi-
lippo, le scolture sono opere dell'età loro; cioè della
metà del secolo XV^ sapendosi che le fece fere il
detto cardinale^ fondatore della cappella (2)* Spe*
cialmente nerbassi rilievi inferiori' sono esse degne
del fratello di un Papa proteggitorè delle arti (3).
f •
' (i) Dae iseriztoDÌr'tèiè>lin)Acàtio,'>«m4 àtì vifio,, raUradel i4t^*
(d) i\ sepokrò di'AndrtoItt é^dtel i)|5t. • L' iscrizióne dice oh' eli*
satutòin Roma il PoiitefìfHe «ed IP • Qévtfliiàk suoi ' Égliuoli , e aiorì a
Spoleto , donde il Cirdinale la fece trasportare in patria : Ihumii hoc
'(3) « n di ft dì' mar£0>i'y447 i- ^«fdi'uali '<éless«nitpapa Tommaso da
Battiàisi , f tesCfoVd < ldl)«i BdlogHtf l- . . > Di^'-baiasa < UAiéita età • e§li ; ma questo
iiiji!ii^gifiaì4ó' difètto ^^à^ seoaià -^^r^one^^otlipeflaato daUe mfrMnli sue
-bè^le ' doti 1 sì d'tfUirtiò tett^ d'ivig^gtiò , 'e' Aìì' luò* iiniversal sapere : di
modo cbe persona^io aon si potea scegliere più de^^no e p)ò. atto al
18f
' Male indUe e grandiose soolture delljì cappcflla
di coott^^accflolo: la. sagrestia, sarebbero lavori di
gran .oontp ie fosse :Tera la .tfiadizÀoiie che Tennero
trasportate da Luni , il ohe i^e^ ritirei^ebbe 1' anti-
chità ìHBaii^iieil risoìrgiménto delle airti In Italia (i).
Nondimenordai * manoscritti dei De'Rà'ssi e del < Lan ^
dìnelli si raccoglie che il cardiale Filippo area,
por 'fatto fare la-graodie notabchiiia' delle scolture
air aitar maggiorenne che <iaeata maqohida fii tt*at
sportata nella cappella accanto la saqristìa jm oc-
casione che si rtstaurò o guastò con brutti ovna4i
il presbitero.. Ma Se raf&onti ({uesti marmi cop ^lelli
della cappella di S. Tommaso , .vi^ scorai di radot
uno ^ile contemporaneo.. Disvantaggio ..nelle taiitei
statue e nettanti intagli di quella smisurata mae-.
china appajono maniere di idi^qrs^ .età^ e .c^^te-*
mente tra i bassi rilievi del i^egi^ inferiore a quelli
della zona superiore^ vi è corso uno spazio di
secoli.
Quanto a' dipinti è memorabile una strage degli
Innocenti del Fiasella^ detto il Sarzana perchè na-
tio di questa città ^ per la quale fece molte' opere
che si veggono nelle varie sue chiese.
pontificato di lui. Prese egli il nome di Niccolò V- Murator. , Ann. e
vedi Ì¥Ì il suo elogio come Ptipd all'anno tifi^.
Morì KtccOlÒ V nel i455 $ lasciatido bella mcm/oria di se per le ai»!
TÌrtà, per lar pace d'Italia ^'era aoa opera, e pei t»nli abbellimenli
che diede a Roma. Raccontasi ohe morisse da) dolore di Teder. press
dai' Tarchi Costantinopoli , alla cui difesa aveva invano cooilata lutt^
la Cristianità. '
(i) Avverti che il quadro di mezzo iti quel gran- riveslrmento di
scolture è d'altra età e di gusto inrelice.
tolsero- ai Ftorenlìm i Franoesi' '1' Anno i494' '»
comprarono ì Genovesi dal castélfanofraiicese l'amm
,96^ pel prezza ili a5|Hi. ducati U' oro. ({). :
Si glorifica Sarzana di aver daW i tiataU a' Gìa-
.po Bracelli, ad Agostino Mascardi , a Domenico
■sella; ctàart nelle. Ietterei i- due. pHnal, ed i!
rao valoroso pittot'e (a),
(i) ivi ed Acchtelli, Camp. — L» BspubUica rielfKc -Sarzan.i jirr
Jfflcfo* 3. Giorgio; (Wrchè Safiina, 8aM4oéli4,Cast(flno»o, Orin-
ivi rufano i primi luoghi In Icrrnfefnffl ile'qudli la RcJ^ubbli.i
iifcriije il dominio ne' Prolftlori del Haileo dfS ■ tìioig-io. E ciùT.
1 11(84. Nel 1^53 atp» coli f.lto dril'iid» di Corsica; n?l .Sia,
il ftc* della Pte/e dtfl Tfceo con \Mt U UiYe tl«lli title ArociV;
:? iSm , di Vcntimiglia co' luoghi adJaccMli ; nel l5i5, di Levatilo
>D luUe U sue pcrtiocnzc. — Nel iSftì il Banco Ji S. Gicrsio-fccu
Iroceiiione alla Repubblica del dominio deltn Corsica, della Ca-
«ja e di tutti quc' luoghi di terraferma. Memoria della Banca di
Giorgio. Genova, iSSa.
(1) Giacomo Bracelli Gorl veria la metà del secolo 'WS.; scrisse
inque- libri de Bello quad inttr Mitpanoi et Genuentet teciUo tuo
nCuM eit^ UD breve ritratto delle Bivierc, Orae Ligiisticae Deicripi.,
i uu libro de' Genovesi illustri, De claris Geiiueiii. 1 suoi liiograli
■mmentaiio altre sue opere: le citale sono nel Thesaur. anliquit. ci
ìslor. lini. Georg, Graevii, Quest'elegante ed anche eloquente scrii'
are era legretiirio della Repubblica. Ne' Gcnove<ii illustri egli rac-
.onta Ira gli altri questo mvianrevola aneddoto: •• Mentre L^mba
Joria, combattendo net golfo Adriatico, scorgeva ormai tcunfìtla e
'ÌDli la veneta armata, vennero ad annunciargli cbe il suo figliuolo ,
iopo grandi prove di valore, era stalo ucciso nella navale battaglia.
— Commettete alle onde il tuo corpo, rispose Lpmbi, e nobilissima
•vrà aepoltunii conserveranno i mari caini die per la patria forte-
Agostino Maacardi fiorì nel SecenLoi le più rinomata.' sue opere sono'
un discorso aopra t' Arie istorio, e il nccoiilo drlla Congiur:i dei
Fiocbi. Si nella teoria che nella pratica egli dimostra aver fjtto |<iù
•tii— deU' adnrnezza dello alile die non della ci' ' ' - ' '
vci Quindi ripete intorno a Gian L<iigi del Fie
iri ^riescbe.
i84 ^
Dom^OMp fi»f^ liaèqM in SftrviiiÀ. TtmuQ i58g, e dal' momc
della patria fu deUo il Saraana o il Sirzaneta.
Studiò in Genova sotto Già roba tista Paggi , uno de* migliori pea-
ncUi della «ooola gesoTeae, ed autore di nn* opera intstolata Djffini*.
# Divisione dMa jnUura (Gei». 1607 ). iodi lra«portoMÌ a Roma, ove
i dipinti dell' unico Raffaello 1' acceaero di tanto amore che mai non
rìilniTa dal contemplarli ed attendere ad imitarli.
Ritornò a Genova, dova apfl itodio, iMse lodali diMepoii ad «aaai
dipinse tanto a fresco, quanto sulla tela. I suoi affreschi nel paiazxo
Lomellini , nna Venere colta da Vulcano , un Ero che piange la morte
di Lcjindr», on San Paolo Bremita, ed il Sant' Andrea cb' è naIU
cbii;sii di Sant'Anna in Genova, vengano^jgiodicati i suoi aìgiiori di-
pinti. Il molto e frettoloso comporre lo fece talvolta minor di se
stesso. Mori in Genova nel 1669.
«Fa il Fiafella un egregio imitatore della natura. Feliae fa ncll' in-
ventare,, ed espressivo nell' es^uir Y inrentalo: or soave or veomaote
nel colorire, secondochè richiede van gli oggetti. » B, Soprani , Vìu
dt^Pin, Gtn,
-«M»
185
SarzanéMa e \U \ Gmfoggmo.
i •»
' .
. ' \J/- •■ . ' • . . .:,
Sopra a Sarzafia iè-pi^ta la jróboa di Saipi^umlb^
fabbricata^ da Càatraoeiò per tener a frenQ I^. ciuà
e rompere le speranze, da- Malas|ìioa che spoglfiai«
egli avea del domioìar Ella ^ dwdvote.n^iùMntQ
delT arokitettam mililare .nel* pxniicìpiQ ddi quaortot,
decimo secolo (i). , . . * •
Nel r4d7 i Fiomitiiii^ esclusi da Sa^^zana per
Agostino Frégoso^ t^oaani» arioor forte nella rocoà
di SarèaneUn^ e ac^retàmeoite si accingevano a rvr
cnperìar la città» Per non darne lor tempo i; Q^^
novesi mandarono tre^ mila fenti per miare^ e poste
le artiglierìe alla rocca posseduta da' Fiorentini ,
quella con ogni sollecttttdta& combattevano. I Fio^
rentini^ a dfeito mi •gi'ande' esercito^ sotto a.Jacopo
Gnicciardino e Piero ^Nifttori ^ contro al nimi^^o lo
mandarono; i quali fecero uno' alloggiàiiaeiitQ sopra
il fiume della Magra. In quel messo Serezanellp ei^a
stretto forte dai Genovesi^ i quali eoa cay^. ed ogiù
altra forza- T- espugnavano. Talché ì commessarj
deliberarono sooeori^rlo^ né inimioi'- ricusarono la
zuflfa. E venuti alle mani, &rono i Genovesi rotti,
dove rimase prigione messer Luigi dal Fiesco con
molti altri capi del nimico esercito. Questa vittoria
■
(i) Gli «torici fiorentini scriyono Serezana e Sers^aneU<K
t86
non sbigottì in mod0 i Serezanesi che si volessero
arrenderei anzi ostinatamente si preparavano alla
difesa^ ed i oommestfarj £oredttnt all'offesa; tanto
che la fu gagliardamente combattuta e difesa. E
andando questa espugnazione in lungo, parve a
Loretifto dei Afedici «f andate 'in campo. 'i Dove ar-
rivato y presero i nostri' animo y ed'i Sereasanesi lo
perderoiio; ' Perchè Vediitai' T XMUinasioae :; dei Fio-
réntìiif ad offèndergli y e 'la fréddedb diéi <ffeaove5Ì
a à^(K9Cd r retagli , . Ubèraméiite 'e iene' altre dòn^ioni
nelle braccia di Lorenzo si- rimisero 4>*>(ri)£ -m-^-.
«e Per la ricupémb^i'<me. di quella: citta somma fu
la consola&cidtie de-' f ioreMinle^ non; miiioreJà glo-
ria 'di' hov^M 4e':Mediei^'9er4o^ contrìirìor in Ge-
nova ^una^tal di^vtetltor»^^ e li 'lunuil^è che. i Fio*
t*èifti}i'} pen^assren) à tntaggtori progressi^ ^ forono ca-
gione' che I^aolò^^Ftego|o y cardiniìde-édóg^ della
repubblicb^ ''prese la rÌ6oliiséionè< diiirimetcore Ge-
nova sdtto l'alto dominio' del duca di Milana^ con
ritenerne egli il governo. Pertanto - alzate in Ge-
ttona le baìi^i^e del duca Gtàn Qaleazzo^^ i Fio-
rentini fion pensamno da lì innaiizl a ^notestare
li Oenovesato » (ir). •
Pòc6 discosto da Sars&tttm* lungo la via maestra
BmmAtMò i passeggieri la- villa- del marrchese Gae-
• • •
(i) Machiatf. ìst ' FhìénL L. 8. — « É così chbe fiiie, dice il Oiu-
'>stiniaiio; ki.*gu<rri» di Sttttum f U quale fa di maggior molesLìa e
spesa alla Repubblica che non era 1' importanza della citta, essenti^
di tal sorta che dona poca o niiuia titili-tà ai signori di quella. » ^é4M
187
Inno Olandìni;^ addimandata il .Ga,Ta^ino. Questa
piacevolissima dimora campestre adornerebbe i colti
di Fiesole e di Poggio /loB^inale. Elegante e ben
decorata è la casa. Una baona biblioteca^ collocata
nel più romito angolo del giardino , v'invoglia alla
studiosa ' ^iete. Àlbié&i: StèoMàrr. is: ohe mai* noa per-
dono 'fonor delta ^hioma^ ifiorpuoio. il' bosco, fratti-.'
misti a mig)fa|si^ dì gi6»mtii' barbasti ybe}li per -fiori*-
tura (^ dt ote^O'-'^kissimo; :E-rpoi pei* ogm dnve^*^
lei grar^itìo/ nel bd^co»y fi^ì ')fklf y' a^> canqdèt^ rose
r ogni maniera , rès^ in tanta quainift&r.ofae u^ di^-
igradèmo i'&m'osi. ros^arj di Pesto e gli orti delle sal-<
a»e canfah^ dà* Pei^iaHi poeti«
• . j > » /
« Quésia di sverai gèmme $^ incappeUa;
Quéltu si mùstm alio 9p€^el *vè!ZXOsaì
V olirà che 'n diòici foco ardea pur ^rvz ^
Lànguida cade e'ijbelpratelto infiota, » (1).
(1) Poliziano.
; ..«f M i »
. «
» 1
t88
Lettoìa CXXI Ito vvrmi.
«
Luni.
i
Lniia 9 volgarmente Lmi, aolichissiaiil. città del-
l' Etruria^ rtcòsiosce^ . dicono , Xncniboqe per suo
fondatore (i)» Diyenìsse o non divenisse colonia ro-
mana^ del che contèndono i dotti (a)^ essa fion
gran tempo; e. lasna gkiriBdiKionìe doveva larga-
mente eslendérai, poìehè Lunesi eran appellati
marmi' che ora dìciam di Carrara, e porto Lunese
il golfo della Spezia,. Erano que'mafmi pregiatis-
simi in Roma^ e per lodare la ricchezza e 1' ele-
ganza delle case di Mamurra^ dice vasi eh' egli non
avea che- colonne dì marmo greco- o Innense (3).
E Virgilio^, al dir. di Servio^ Upai^gonava alla neve
e li dava per soglia al. tempio di Febo il cui si-
mulacro era dello stesso marmo (4). Dal vedere 'Ì\
(i) Vedi la lapide appresso. Quest' opinione è almeno più plausibii
di quella che le dà per fondatore Giano , aggiungendo che le impo<
nesse H nome di Luna, sua moglie.
(a) Vedi Oderico , LeUere Ligust,
(3) Adjecit idem Nepos, Mamurraro tolis aedibns nuUam nisi e mar
more columnam habuisse, omuM-toMbre Ctristio aut Lunensi. PUm
Ub. XXXn, cap. 6.
(4) Ipse sedens niveo candentis limine Phoebi
Dona recognoscit populonim, apUtque superbis
Postibns. Eneid. FIIL
Servio comentando questi Tersi, dice: Candentis limine Phoebi : I
tempio ApoUinis in palatio, raarmore effecto, quod altatum fuerit i
i89
nidiero dei fregi architettonici e delle statue cbe
in marino lunense ossia di Carrara ci ha' traman-
(iato r antichità^ s'arguisce quanto dovesse esser
grande lo smercio de' sassi Ligustici , come per
poetica maniera Giovenale appella qne' marmi (i).
Anzi da un'iscrizione sì ritrae che l'ufficio di com-
putista de' marmi dì Luni ( Tabuktrius marmorum
Lunensium ) • fosse impiego di gran conseguenza ,
portu LuDae qui èst in confidio Tnsoiae.et Ligiirìae, ideo ait oindentìs.
Sìlio Italico asa F istesso epiteto a mt^eis exegit Luna mHallis,
(i) liaiii si procubuit qui saxa Ligustica portat, ecc.
« Al dire di yar) accreditali scrittori furono in Roma , sotto il regno
di Augusto, dei Flayii, degli Antonini e di Valentiniano II, tenuti
io gran pregio i marmi Lunesi , facendo di ciò incontrastabile fede la
porta e i capitelli interni del Panteon di M. Agrippa, gli avanzi vi-
stosi del teatro di Gubbio dei tempi di Augusto , V imago clipeata di
Cicerone nel museo Borgia, l'Apollo di Belvedere scavato nella villa
di Nerone, l'ara sepolcrale di quest' imperatore, il palazzo imperiale
di Domiziano, l'Antinoo del Campidoglio, alcune statue del gruppo
di Niobe , le terme di Caracalla e tanti altri monumenti cbe si verifi-
cano essere di questo marmo , il quale , come dice il signor Brard
(Traile des pierres etc. Paris, 1808) è di una gran bella qualità e fu
spesse volte preferito dagli scultori al Pario ed al Pentelico. » Costa.
Vedi per maggiori notizie la Lezione de Marmi Lunési già citata.
Dante fa cenno di questi marmi ove dice, parlando di Arunte, in-
devino di Luni , citato da Lucano , dice ' '
■
Aronte è quei qhe al ventre g|i s'atterga:
Cbe ne' monti di Luni .( dove ronpa
Lo Carrarese cbe di sotto alberga )
Ebbe tra bianchi marmi, la spelonca,,
Per sua. dimoia j Offde.a guardar le siel^ ;
£ '1 mar non gli era la veduta tronca.
o/. €.
190
Uuvatìdo»! afiSlLÌIio> ad. un Uhévh9 dì un Ain^asto detta
gettto Fluirla, (i).
Oltre qniista neoo pmflotto delle viscere della
i«a leri?itv asportava Lmu ito prodotto forse più
ricco della sua indaHria 'i'umla> i formaggi. Era il
cacio: Lamwe. d'iuometea g^^adeeza, sì che tal
volla ttoa «uà foftna^ se Retro è lo s^tto^ pesava
im migiiaio di libl^re (a). /£d- avea per marchio
V immagine di una mezza luna che dicono pur fosse
impressa sulle monete di questa città di origine
€lrusca^ ma posta iu»l mi^to confine dell' £Urm*ia e
della Liguria (3).
(i) Stor. LeUer, della Lig. Convien però notare che dopo il tabu-
btrnu ha?YÌ nella laj^ide una lacuali:
Dì» Manibus
Ti -r Flavii Foelicis
T. Flaviìis
Successus Au^ L.
Tabularius
MarioprìJ Luaeiisium
Liberto K.arÌ83Ìmo
. . . AQQQS ....
]]" Mensibus VV (liebusiCXtlI
Ip F. P. X:X'ia Ag. P. XXXXV
Itu. Avbitu acqùae Praes
Tana
ae
• t
La riporto cou»e sta nel PjAg;a;ìetU», .e&fen^omi t|inipnlicalo di co-
piarla nel più sicuro MS. del De' • Rossi.
(ti) Mìxtum Hetraria«H fft^Uè LiguHae '^tfohfi'tfitini L^rncnsem mittit,
magnitudine conspiciVuni ^ qciTp'pè et Jtd élngula taRlia pdndo premitur.
• ' ' '^Pfin.'L. ri càp. \i.
(3) Ca»ett» Ifatffiiscae sigàatus iWagiire Lun^e
Praeftabit puérté ytìiniaia'iirìlfé ^ds.
• Mcùn: L:t%:
Da (lucslo passo scvbni 4sbfe fosse cacio ordinario , e tale pur riesce
ContiÀtaciò uoD' èra Lufai . ^ani . città nel ttoipo
iM)mauo^ potbhè Plinio uoii lachiaióa ohe ic^ast^UQ
Hobtle pel suo porta !( i ). E Lucano n^ dice deserte
cioè spopolate lei mura (a). La quale .scar«ez%a di
popolazione aveva ad esser T effetto dell' aria ins»*
lubre ohe. allora forse più ancor ^he al piretente vi
tloreano spargere le allagazioni della Magra vi^
cina (3)i £d. a: questa insalubrità dell' aria più che^
uon al {ervù ed al fiiooo. uemuco è eoa molta veri*»
siiniglianza dovuto il lento distruggersi di Luni ed
il suo tras portamento in Sarzana posta in aria mi-
gliore. Imùèvcioecbè le città situate opportunamente
per essere la capitale di una provincia non si can-
cellano dal novero delle vìventi se non sì distrugge
il popolo di quella provincia: ed esse tornano a
rialzarsi^ spesso anche rapidissimamente^ come fece
Milano dopo 1' eccidio di Federigo I^ tosto che quel
ad Olita di ogni dii^g«nza quello che or filano alia Mann^Ua i presso
le rovine di Lupi.
Quanto «Ile monete dell'antica Limi , ii De^Rossi nella ' CotUctan^a
MS. ne riferisoe e delinea una, Della> quale da una parte c'è la testa di
Adriano,' d^l' altra*' una mezza iuna ix>nana stella.- intorno' dlle possi*
bile auteatiéità idi qneste monete' vedi ancora la Sior* L^U^ sui^oitata/
(i) Ihim^UB (ad oetìideiìte) HeUnmne op|>idiim Liinii, .pprtunor
bilem. Pim, ìli. ìk,**'^- . .. s . - i :i. i. • • . . * . <
[^) Haec proptcr placuit Tuscqs dti.more vetustos
Acciri vates, qUorum qMi maxinius aevo
Aruns incoluil descrtac moenia Luuae,
Fiilniinis edoctu» molus, veoasque caUnUs
Fibrarum, et wolibus vuli^atibus iu a^ra p^auae,
[l) *«- diui&aeque vado q«i MsmciI' n^M'OitUft •'
^AInas.^ TÌcinjn perqurril in tequur» Lunee.
t .1.
popolo torna a fiorire. Ad ogm modo tara' le syeo-
lare di Lùni s' abnover» im sacco datole da'Nor-
ms^naiy ed un ahro dai VaodaVi, accenaati da-#i' i-
Siiìrff2st4me (i). Venne dipoi la rovina Longobarda ^
per op«ra di -Rotarì (3). Molti guasti ebbe pia lardi
Luni dai Saracini stanziati' nella Sardegna, nella
Corsica, ed al Frassineto. Una. di queste calamità
narra- il Muratori, aiF annoi so 16, traendo il fatto
dalU Cronaca di Ditosaro^ È un cnioso rac-
conto, (y^- * - .
• t * r
(1) Vifttor aitffai qii>j» •Mrnif prosUftam Lima fiiU a Lucumoae
condita. Diu floruit. P.. R. Socia, a Noryegia duce Lierìo', moz a Van-
dalU Genserico loip. hodik C agitar ano. everaa. Diace rerum viciaai-
ttiditiém. Aby. : B. Uk.' '
. Quota la|ride. è n^l ktOftiUi M $ru^^ jt\hpi$Q dìaaPKi la CA|le<lra)e
di Sarzaua.
' (1) Atf. '6^s<^ '«ébinido ^- Giuratori.- Pare ttittaria i;be 'cói'Loiifo-
Irariàt m imic^iH.]f> )iiiii.p,la!già crcsceàte. S^neapa. Almeno una U-
pide riferita nel MS. del ^oasì coìì dice : F'ires Longobardorum ut
ìncolae Lunen$iutn sibi videant adkUrices t^erus hoc municipium ijuod
Stvgms, eirfimml^ DM^erim aduUalit. A. J)CC il, 7.
(3) « Nell'anno 1016 vennero i Saracini con un grande atuolo di
navi aU^tittà di Lunl cthé alinea era della .provinioia. della .Xascaaa,
c.la.<pne«lraV «(s<i>!<^OD<! fàggi to il Rcscqro. Quivi s' aaoidafépo scor-
r4&dfl( pui. liiUOiiii vicinato^ e svcngognjltdft. lei donjae ^i que' «^qIotdì.
Gà iidièQ pigiai Benedetto. (VILI )> non .pacdé tempii a ra«tier« ia arcui
i|oaDti .pqpvli...p4tèi. pei: tara e, fer (mare, a Ha di caociarii. bipedi
un'armata navale dinanzi a Lunì , affinchè quegi' inledeU bqd ficAe»-
aero scappare con i loro legni. Ebbe nondinieno la fortuna di salvar&i
a tempo in una Barchetta il Kc loro , che probabilmente' era Mugello,
occupator dell* isola di Sardegna. Gran difesa , grande strage de' Ori-
tliani fecero per tre' di qùe' Barbari , ma finalmente rimasero rotiti , e
fu sì ben compiala la festa che he pur uno di essi restò' che Ia po-
tesse contare. 'Alla loro regina che fu ivi presa, neppure si perdonò.
La sua conciatura da ^ teista y. ricca, d' oro e di goname ^ ^he ben 'valcfi
mille libre, fu iiu/aaia iimdqnA dall' impcvatoKe Arrige al Papa. » _
Gfi stwìùì della Ltifìigiàna ' riferìi$€Oaó all' anno
io58 la prima migrazione de' cittadini di Luni che
passarono a fermare i lorr seggi in Sarzana.
E nel iao4 la sede vescovile fa, materialmente
e non di solo titolo^ trasportala in Sarzana (i).
Per cotal guisa giacque' affatto abbandonata ed a
poco a poco del tutto si spense la città che unì
colonia di Etimschi aveva (ondata, o forse solo ri-
popolata in tempi remoti.
Intera adunque ed in piedi era Luni quando per
l'aria malsana, non per altra cagione, sen dipartirono
i suoi abitatori.
Poteano ben^ le genti nemiche aver altre volte
diroccato i migliori suoi edifizj e disfatto ì monu*-
mènti della sua prisca ricchezza. Né mancato avranno
i suoi ^cittadini di trasferire in Sarzana quanto di
buono 6' di beilo avessero nelle lor case di Luni.
Ma finalmente essi non avran durato' la fatica di
smantellarne e sfasciarne le mura, le abitazioni, le
torri. Onde nasce pertanto che di una città, ab-
bandonata solo e nop demolita, più non rimangano
che scarsissimi e quasi impercettibili avanzi? Ciò
deriva dal doppio effetto della coltivazione a grano
« Il Re de* Morì, irritato per la perdita suddetta , inviò al Papa un
sacco di castague , volendo significare che altrettanti «oldati ( sareb-
bono stati ben pochi ) nella state ventura avrebbe spedito contra dei
Cristiani. 11 Pontefice in - cótitraccatDbì » gli mandò un sacchetto di
miglio per faRgli- conoscere cht "non'Cra .figlinol di paura, s» '" Aèikali
(P Italia r ; . - '
(i) Questa ti(MiLa^onfiè un fatto autentieo, noA soggetto' à còNfesa.
III. i3
e del mal aere che ne tìen loatane le «Uu^ìodi.
Per «emioarQ il teweiK> a poco a poco abbatterono
gli edì&xif^ ed incredibik è la rapidità con cui
V araJbro la dUegiiarei segni delle autiobe &bbrìche
ne' larghi we è adoperato a svòlger la terra. Le
reliquie dell' anttchtià foor de' recinti abiuU, si v(h
gUono ricercare ne'mottti^ ne' collie ne' boschi. L»
piannni cbe porta le messia '^S^^ ^^ breve tempo
le più sode opere de' popoli antichi (r).
Per esaminare il più che rivaa^ de' ruderi In-
censi conviene che il viaggtalore rintracci il podere
appellato la città di Luni. La casa di campala vi
è tutta formata di avanai antichi , ansi molta parte
4ella. fabbrica è antica. Tuttavia una bfOlìssima volu
ed alcuni BMmbri di architettura d' ordine dorico
^ompoftMnp^ lutto quanto egli vi troverà di note-
tole* Abbondano poi quinci e quindi i mucchi e
rottami di antieke muraglie^ ma non valgono il pre-
gio di girne alla, cerea (2).
' (i) Cbe LttQÌ tiel j^triacipio dei Trecento fosse in mina si ma non
^ivi^ra.^ttftCìilbi atfatU^, «^argcwHttU da' ^oMiti iterai d» Dante;
. 4^ tu cigitaffdt I4111Ì ed Ur^t8«|^lia
Come son ite., e come se ne vanno
Diretro ad esse Chiusi e Sinìgaglia ,
Udir come le schiatte si disfanno
Non ti parrà cosa nuova né fqrte
Poscia che le cittadi termine. hanno..
(») I^oontadÀni trovano, lavorando \m toiv^, mohe monete che pò
vendono ai viaggiatori ^ ma sono tutte del tempo dell* impero : nolh
4i pia aAtioa a s^piraHutta aalhi di . letsMooNN è swaperto ne'rtKkn
195
I più rqiggiiffrdevolt ruderi di Luni scmo quelli del
soo aiifitetttro« Le gradinate erano sostenute da volte
per dar più leggerezza. Le mura $ono fatte di pietre
noa kvorafee^ unite con forte cemento. Rimane in
piede ano de' grandi archi. Il recinto sussiste in-
tero^ ma poco sollevato da terra. Hafviperò da
una parte quanto* forse basta perchè un abile ar-
chitetto possa restituire tutto V edìfizio in disegno.
L' area è seminata a grano e circondata interamente
da alberi che portano in giro attorno air arena una
ghirlanda di rami di vite (r).
È opinione del De' Rossi che Lucio Svezio liberto
di Lucio fiicesse fere ^est' anfiteatro , od arena
che ha di diametro 200 patmi (2). Esso giace due
corte miglb in distanza dal mare.
Molte lapidi cavate dalle rovine di Luni si con^
servano «elle case signorili di Sar2aua^ in Ort^tìo^,
io CastelnoYo. Esse sono diligentemente trascritte
ae manoscniti d'Ippolito Landinellt^ ma più di Bo-
Luiiesi finora. E vero che non 8Ì fecero scavi. Uit contadino recente-
Beole ha U6vald tM yttxù' dì 9lMdft| formato ili l*iisbÌMÌme ìàéite di
pietra calcarea.
(i) Nel nuin. 7' del nuovo Poligrafo ( Genova 1829 ) leggesi una
magnifica de$criaione dell'^i^/tariiim di Luni. For^c l'A. di quell'ar-
ticolo era doUto di migljor facoltà visiva.
(3) Egli cita questa lapide Ijratta dalle rovine dì Luqi « l>aska in
Castiglione, e mal riportata d^l Paganelli :
L» 5 veti u»
. JLiL. Aiiiph^ P.
■ Vn, 8. L« M.
196
naventura De' Rossi j benemeriti raecoglitoii delle
meoiorìe storiche delia Laaigiana^ lor pallia (i)«
Vicino all'arena sorge un torrione o masdito^ opera
sodissima» obesi leva 1 5 o. ao piedi da terra* Direste
che r antico genio di Limi . abbia campato dalla di-
strazione questa edificio j affinchè lo sguardo degli
sperti potesse dalla sua cima raffigurare la posi-
HÀoae che gii ebbe questa città , e contemplarne i
dintorni* Di là scernete i villaggi di Vezzano, di
Trebbiano^ di Ameglia coronare i colli che signo-
reggiano il corso della Magra; contemplate Sar-
zana con V altn mole della sua cattedrale ^ e la rocca
di Sarzanello che le sorge a ridosso. I paesetti di
Gastelnovo, di Ortinovo^ di Nicola, abbelliscono gli
allegri poggi della Lunigiana. I monti Apuani chio-
dpno l'orizzonte da un lato, mentre dall'altro fugge
lo sguardo sopra gì' illimitati spazj del mare.
All' esame de' prospetti succede la frequenza dei
pensieri. Sopra questi campi solinghi ove il silenzio
non è interrotto che dal cantar degli augelli tra le
amate frasche o dal sibilo del vento marino che &
muover le spiche a guisa de' flutti e dondolare i
festoni de' pampini pendenti dagli dbi , quante na-
zioni passarono, quante generazioni, quante vicende!
(i) Di quelle iscrizioai citerò questa sola perchè riguarda V lop
AnM>niiio Pio, del quale ho recato altrove le colonne miliarìe :
Divo Antonino Pio
Principi foelicissimo
Patres Lanènaes
Tempi um dicarunt.
^97
Tutta qnèMa pianura ch^ io veggo^ da principio era ^
dei mare. Formolià il fiume con la secolare rapina
delle spoglie de' monti. Qui calavano da prìncipi o
i Ligar»^ pritai^enj abitatori deHe Alpi dalle germa-
niche fonti' del ^Rodano sino alla sua gallica foce ;
Liguri contrastanti il varco alpino al remotissimo
Brcole; signori dell' Apennino sino ai colli ove poi
'cgnò l'arcade Evandro^ e coltivatori della gran'
^aile circumpadaiìft ' assai prima degU UmbrÌ4 Da
|aesta sede li cacciavan gli Etruschi^ popolo che
io' misteriosi suoi ihonamenti usciti fuor da' sepolcri
ittesta una civiltà^ di molti secoli anteriore all' isto-
ìa. Qui gli Etruschi, sen^à far periglio dell' armi ,
lassavano dafU' aderenza alla sudditanza de'Rcrmani
he beneficavano con le instituzioni ed i monumenti
i mondo conquistato con Tarmi; checche ne dicano
ra i moderni discendenti de' Barbari che bestem-
liano Roma per purgare dai lor avi V infamia di
ver ricacciata la terra nella caligine della primitiva
{Doranza. Qui scendeva la fiera gente del Notte
he sullo scudo per impresa porta scritto Rovina*
[ni da' rosaj di Damasco e da' mirteti di Cordova
eniva V Arabo fatto guerrier entusiasta dalla reli^
iosa sua legge, e conducea seco le sue reine^re-
imite il capo d' oro e -di' gemme. E nel fugavano
r inermi Pontefici con quella voce si possente tra
battezzati quando intima le giuste guerre. Qui fì-
almente combattevano Genova, Pisa, Lucca^ Fi^
snze, i Malaspina, Gastruccio ; le ire ghibelline con^
*a le guelfe; il segnacolo di Cristo centra l' aquila
198
dell' Imperio» E coateminatl dal furor delle partii
dimeiiticaTaiio i nostri prodi parend eh' era cenane
lor palxÌA r Italia.
Poco discosto dalle rovine di Ludi 4a strada orien-
tale esee dagli stati del Re ^ e si inette negli £•
stensi.
Io V attenni ciò che vi promisi col diìBostcanl
liuto il convénente de'RR. domió) in terra ferma
rìsguardanti sopra il Medifterrsineo
a Quan£ è sutó possibile al mio ingegno n (1).
> • • •
Ora concedetemi eh' io deponga il bastone del pelle-
/ grino e preghi alle muse co' versi di Orazio,
Vestrià anUcim fontìbua et choris
finire quaerentem ìabores
Pferio recrèaUs antro.
(t) A>ccaccio, Ninfale^
mCCCKOlClfi
30 1
AVVERTIMENTO
Per evitare ogni errore od equivoco t Autore
dichiara che le notizie statistiche j sia sparse in tutto
il corpo deli Opera, sia quiraunate^ benché attìnte
alle fonti migliori, non sono tuttavia autentiche _, o,
come si suol dire, d ufficio; ma bensì quelle che
può procacciarsi qualunque viaggiatore mettendo
a profitto quelle parole di Tacito, usate dal Gioja
per epigrafe alla sua Filosofia detta Statistica,
Noscere proviacias discere a peritis ^ sequi
optimos. — Convien pure avvertire cK esse furono
raccolte gli anta i83o^ i83i, e nelle cose economi-
che il tempo è un continuo ed instancabile opera-
tare di trasformazioni.
^©4
•il . •
Altre ekvasùom delle Alpi MarUtime e degli Apemùni Liguri^
dedotte da un picciol numero di osservazioìf^i barometriche
e calcolale sulla supposizione della temperatura media al
Ugello del Mediterraneo,
»)<
Mongiòja , sopra le dorgenfi ' del Tana'ro ;
Piede del Segnale. ^654 metri
Monte Carmo, in capo alla valle del Bardi-
netto; Piede del Segnale. i3o3
CoUe di Melogno, passaggio che da Finale,
noena a Galiizano nella valle della Bor-
mida : ( V ififeriore de^ due sentìtri ^ ed id w . .
sud dell' antica /tosGè in tfovina che ti. si
trova ). < 933.
Monte Settepani, sopra iLoolle .diL4iielogno,
e presso la punta de' Tre Vescovi: Piede
del SegniEile. 1387 .
Monte San Giorgio, all'O. del colle di Mon- «
tenotte: idem. 74^
Sfonte Ermetta, sopra le sorgenti dell' Erro
che si versa nella Bormida : idem. i3o3
Monte AntbU , la punta sopreminente del . > .
contrafforte che divide le valli della :.Treb^ >
bia e;d^a:jScrivia: idem. • i585
Monte Ramazeo, presso la fonte dell' Aveto
torrente che cade nella Trebbia: id^m* 9348
Monte Penna, sopra S. $te£aiio, di Aveto, e . .
presso le fonti della Nura e 4d .C^AP:
affluente del Taro: idem. 1701
MoQte Gottero (o Gottoro), punto di divi-
sione tra i Ducati di OonoTa^- di- Parma ,
e il Gran Ducato di- Toscana : idem.
Monte dell' E^o sopra la 'Bocchetta*
Monte Vittoria ò Pesa-lupo sopra la strada
de' Giovi.
ao5
i663 metri
830
692
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GEOLOGIAi . . ; i
' • • ' ' '
Costituzione Geoiogic'a étètV 'Apthnino^ Ligure.
Ponendo T orìgiDe dell' ApeDaino al colle di Pourìac presso
r Argentiera , là dove la catena dell' Alpi dopo aver corso
gran tratto nella direzione di M.-N.-E. al S.-S.-O. si biforca
e da una pairte manda un breve contrafforte inverso Pro-
venza e dall'altra la lunga giogaja di monti che va a partire
l' Italia e che versa quindi le sue acque nell' Adriatico e
quinci nel Mediterraneo: ponendo quivi F origine dell' Apeo-
nino, diversi sistemi di roccie concorrono a formare quelle
montagne, che ad epoche diverse nella lunga 'sefie geologia
ban veduto accumularsi i materiali che ora le costituiscono.
— « Se lo stato più o meno cristallino delle differenti specie di
ten*eno, argomento fosse della maggiore o minore antichità dì
questo, non sarebbe difficile il classificare per date le roccie
che s' incontrano, nc;Ue . vftrie r^gìpni della Liguria : ma le
nuove idee sulla probabile eruzione o sollevamento recente
di molte di queste roccie cristalline rendon dubbiosa questa
classificazione. Nondimeno trovi^ndosi sovente questi terreiÀ
crìstaHini in. una posizione inferiore agli altri, comincieremo
da loro, senza che nulla possa dedursene riguardo alla loro
origine e antichità, e tra loro dal granito ebe più d' ogni
altro presenta un simile aspetto. -— Il granito composto come
ognun sa di tre elementi il feldspato, il quarzo, ed il mica, a
cui spesso si sostituisce il talco , regna principalmente negli
alti monti che estendonsi a ponente del colle di Tenda,
air origine della Gordolasca, della Vesubia, e lungo una parti;
del corso della Tinea: quivi associato ad una gran massa dv
gneis e a dei micaschisti in mezzo ai quali trovasi o in 61om
in animassi, forma un nocciolo considerabile che costituisce
le alle monlagiie dì aspi^tto aif ìooy le cpjaU^oclklbcd.-ckndlso^
perle di sempiterne nevi gigsMntoggianò alle. BCtifieiilfil dei « prcf-
dettifimiii .e m cpielle idel.'^Mo"e. deIki<.SiluNu)> kt^qUósio
nocciolo sa addossaso coirtortoàndolo 4oUe tfoookndi qiiainoj>
dei schisti talco^ e: al * disopra dèi calcarci .ora di anpelti»
marraorao: ora più terriei-e di. cokiri- «Boari') iib«pKóii:'MÌ
loro strati JaKfiaa vedere . traccia > degli* 4ibi<anlì^/d«U'<lmtina
mare «el fui fondo r Inagbi anni " àoéuinv|la vànoi ; le ' «poglip
dei teitaecì osmom ai vottami'di vòociepueesist^tii Gli'Sìl»a|i
di quesli calcarei, orizzoolali unitempo^, «sérgfOMy omo ^iTec**-
ticall a aloMBO atoha mcUnati;' eicstta pnobdbiiedtluésot-
ievament» e dell' appanaione^ alla superficie dtellà sterra del
nocciolo cristallina di euà fisveUianhio , io^ht jcniudirasioiie
è all' inórea^ prefa >sid sua grande asas*^' dBl'*&^'E.>lal. NwOi,
non dissimile da quella ohe liakdo iin inolte/|Ni«ti t^l^ sly«|i
calcarei e- schi^losì «he "lo- ciroondano. «^n Uli a^rit lóas-
siecb prìmondMlè o più', ewttam^te pairlainde di ^roòèle( cri^-
staUinq granito gncis^ tteaseliisb»)- mostrasi ^4Ì levante ma
non lonliano ^lal pcocedeolio, vi forma kf^altuid dv'Oymea^ >i
monti che sManaIxanO alle sorgeirti'-del Besià^ "delVxfiliera'e
della X^orsag^ia, pasaat quindr alle «olenti della ^-Bomiida e
vafiaère rersioiVniare noo bngv da' Savona. >£ì conserva una
direzione aaalogw/a'cpàella del masso preoedeale ed é come
lui contorniito da'sdiisti, da roccia di quarzo^ da calcarei ora
più o meno coaipatti o di grana pù. cristallina e ajpparté-
nenti ad una formazione più o meno recènte^ Vi si associano
inoltre dei porfidi, come isella vaUe idei Tanaro,* edei gneìs
e graniti di aspetto por€rioo, come^ a Moittenotte e terso
Albiazola e il Riabasco. Alla pari;e sna più ótrientAle t^ ^ in-
nestano ivdtrr le serpentine die- predominano in seguito tnà
in maasi iaoWiti e in altre posizioni' nelle montagne a pònenìé
di Genosra e pea lungo tratto cMte Rvviera orientarle, «^'l
3neis da-cp^-dhicr grappi' contengono qualche- piriti 'e dette
naina di (iSomb»t zcdfeKato argéntiléi»^ nelle vicinanze di Tènda,
9 molte- tn|cce delio steCKsd- ininerate terso Gi^resiio, n^l^
9«B
-valki^tHaiBotiindà^. n Calice i^' liNig* àtk Finak e hi Tarj
•partii lielfai vìcmaat^ 'ì &ivoMi«. ^
< «-Olfrci diiei.lÉtassi etisUiIlfiit ^«^i Isopra 4c8c»itii, pare che
.qoalchp {[lanìio '«debba piweeaistere, ma ricoperto da ailn
<t£h:i^ , (delie vaUi:. dell' Avete ^ ^ dèlia .Trebbia , non che nei
ìOoiVviàèì {Vo^eratoo •iaversb Zatraitarèllo, a gnidkanie dai fre-
^pifernli' ÌttiÌMaL. che .se > bMocentraHD, 'e efae scnbraiiò svelti di
:póco^ loi»taiìft in quest' ultiini laégln^' e ebe ti^ prlni fanno
ipattedi iserte breocte 'Cfac aocompu^iiana. le serpentine ^ le
tpiali «sboacaodo dal seno della . tema hanno ..staccati i d^
•ibassaijdàlla.lrQccia' apalngà cl^e and«fanà traversando» Di (ià
indubitabili traoeiè di:gneis. pon. scfaisti talcosi e roccie di
:quacso ' )pre9eiilbnsi .nelle, .'vicinanze della Spezia e al capo
,Qor]KO,.donde<vkn poi a le^rs^ aon quelli che sono sotlo-
.pfOfifti àl)e maqnorknrupiidal Cannresé..r i
Se iiigranita' e^ ^eis- sano laiTOocie én^talltne . delia Ri-
derà, di. ponente^ 'le serpentine > e;'' le euCdftidi vi si sosti^
ituisQOoo della òR|yièKa di ilev^kote e neUe' montagne a ponenb
idiGfinataku Le.nudd ;MMnihità .die sofxsstano a.Yaragioe
tArenràUó»^ .¥oU«i f et daHeiJqnal» nasce l'Olba ^.che si . dirì^ooc
poi) «erfiQile;.^0!(genti.deUa Pdlcef^ara, sono composte di quest^
iroccìa .detta gabbro iorToscaiia la quale À;assooiata aireuColi^
tchiainat4 graaiiàne»' E^sa ìà mostra poi in levante lungo il littoj
ralc/ al. Mesco, aV.B»raccoy a nelV interno si estende nelle vai
-dQ^fei Trebbiai, ddiTaro, dell' Aveto^ 0?e se ne vedono ài
finsi^icei con^iderabìK'i efae rginni^onoa nguandevole. altezij
; Questa Do«^*iax)biii.i)èUe paultisue.piiit teoeoe.e steatitose forois^
(4eifn%tci^i«U.pefr.«iloUi. utensili doniesticideftti Lavezs&i ^ presenj
.^ji^rfi4^1l^^lp4JI4ficsizioni adn^robe ad uso di nìarmò.per le deco
,zioi>i^ (o^i iJl(bi3l.(indrino.4ett<H:iAeirde:di PeJceirera cète, sopra
£o^4Q.sci;ro.pi;c^e^U Ci 4^1 |m -Uriaocfaie bianche. o. delle iVIame
.dello stesso tpJoiie cb^:inM(^iand9si f ornano qualeiie rara voi
.nn!(^is^e^aiH^tÌ4;0lai:e,,é «estratto ida Mn tna^^o. di' serpentina pre
Vì\ety^ jLave^^zara; ^\V antifca • ; 3tfMsk. > detlk» vRaecheftta ^ cosi
^i^e^flejd^ .Corsica, a CondQ.obtl^ro .e a tnafecbie «parse di <
Terde pistacchio , trovasi nell' eiilbti^i àiMe Giovare e delle
TÌctiiaaze di Vohrì.
La serpeilIXDa foraiace inoltre delle piriti cbe dietro una
adattata unaaipolaxione colla loro • ganga danno del zolfato
di magnesia' al monte Ratnazao presso Sestri a Ponente,- for-
nisce 'quivi p«fe qualche traecia di rameynè è i^ro anche il
ritrovare detto < minerale aiisieoie a massi più considerabili di
ferro pssidulaio , come accade a Ferriere nella valle della
Nura, ove il ferro è assai abbondante per' etssere^eatradto con
UB certo >proifitto. Il maiqpmese pcnre, minerale dt molta utilità
in varie • manifatture, trovasi presso dù lei sovente nei > diaspri
che r avvicinano e che» non. sonoi* forse che una modificazione*
degli schisti argillosi o idei inaeigm che ha traversato.
Le foraaaziorni di sedÌRBentot tlfee circondano le . roccie crì<*
italline sopra descritte sono, corneggia abbiamo accennato^
iegli schisti o steatiftosi o argillosi, delle roocie di quarzo, dei
calcarei ora a tessitura compatta ora granulari, delle aréna^
rie o macigni; ' Gli .steakcfaisli si mostrano principalmente, verso
i'inale, /neUa vatte del Tana»o, in qudla della Roja,. e sono fre*>*
[ueotemente associati alle roccie di quarzo, colle quali •fanno
in cei*to paesaggio. I cakatoi , ora^.. granulasi, ora conapatti a
rattura concorde, loro sovrastano iinmedi«laHiente e formano
Dtorno a loriQ una zona. Questi calcarei mandano pure delle
Mniflcapsioni fin, verso JNixza. In certi punti il calcareo di
nesta iCortnazione .è dolomitico come pressM» Tenda; tale anche
: mostra all'avvicinarsi delle serpentine nei monti di Sestri e
'Isoverde, e uà analogo se ne vede al golfo della Spezia-, 41 mamno
ero di Portovenere e quelli di variati colori che si cavano
ressa Gures^io sono tratti ^ questa.' fortfiafitione: ini esse «ano
;ate ritrovate delle conchiglie m«<rine ; quelle «iiivenute ài gólfo
slla Spezia dal signor Guidoni' e quelle vedute: presao. le
io Senne e in altri .punti d<^lla «valle del Tanaro>.{anno.ere|
ere che 1! epoca di formazione^ di questi calcarei corylspònflb
quella in<:ni.fai:pliò depositati moUijdegli sjtrati del Giutìsu^
lì quali <;eirti 4«i' nostri monti haiM)o una.tal qulA iómi'i
in. i/\
Ile
gliaoza* Non pare che questa formarioae si luosui |h«i a le
vante di Sestri di ponente, se se ne eccettuino le masse calcaic
del golfo della Spezia che si riattaccano ai colossi delle alpicam
resi* CoUegate pure con questi calcarei e spesso inCenori sen
braao moUe luasse di gesso che s' incontrano nel contado i
Nizza ed aoohe a Isoreide in Polcevera: ma questi nonsoi
(orse che accidenti locali do?uli a sabliftnasioni che si sor
fatte in mezzo ai banchi di detti calcarei mercè della pross
niità di roccie di origine ignea o plutoniana.
Una formazione più estesa e composta di schtsti argilli
e. calcarei» di nacigoi e di calcarei, marnosi , si è que
che riposa sulla formazione calcarea precedente •, essa <
cupa, meno qualche spazio in cui sorgono montagne
serpentina , tutta la Riviera di levante , estendendosi
Genova alla Spezia lungo il mare , e nelV interno mostrand
nella valle di Skrivia ove predomina il calcareo e in qu(
di Trebbia e . Taro. E nella serie di roccie componenti qo
formazione che trovansi le belle ardesie di Lavagna e qai
di Prementone dentro la cinta stessa della città di Geno
fornisce .essa pure le lastre di duro macigno che servonc
lastricato di detta città e che provengono dalle vicìiu
della Spezia, ove però potrebbero anche essere delle areii
appartenenti al sistema precedente. Un terreno della stes$
j^oca le della stessa struttura e perciò con questo identici)
trovasi pui-e in Riviera di ponente : esso occupa il iictorst
Alasslti fin presso Yintimiglia, e colla forma all' incirca i
(ciangolo, che abbia la base al mare e il vertice sol
monti ddla Piev« di Albenga e delle sorgenti del Ta^
arriva al colle di Tenda e in qualche punto perfino |
vaile della Yermeghanp. Vedesi quivi associato a dei 1^
ripieni di nuinmaliti. Gli altri corpi organici che vi
potuti rinvenn-e appat^engono al regno vegetabile e «<
fischi di diverse specie. Nel contado di Nizza verso i
inferiore della Vesubla e della Tinca s" incontraTio p
Nmbf 4i caìcureo marnoso ch« appartengono forse
^1 1
tpeciale vodificaiione dt questo terreno, e che contengono
oltre certi banchi di glauconia, dei numerosi restì di con-
chiglie marine dell' epoca all' incirca della creta o del green-
sand. Quatta formaaione presenta iti generale poche sostanae
metvlliche sparse nei suoi strati: vi sì vedono però qualche
pu'ìti e talora delle traccie di rame nativo , come pure del
manganese, là dove non 8ono lontane certe masse di ler-
pentina. Pare ugualmente che non sta in gran lontananza da
ijueste che trova n si le sorgenti salate del Bobbi e se e di
i Salso maggiore, le quali sgorgano però dalla formazione di
sedimento nella quale pure probabilmente hanno origine le
> sorgenti dì petrolio che vedonsi ai lìtniti dì essa e del ter-
; reno terziario.
Ad una formazione superiore alle preeedenti e di loro as-
olai più recente appartiene quella serie di colline che dall' e-
^stremo fondo del Piemonte costeggiano sul pendio settentrio-
:Bale e si adagiano lai piedi dell' alta catena dell' Apennino ,
3 staccandocene anche non poco nell' Astigiano : il terreno ter-
^lìario che le compone consta di puddinghe e arenarie in
^vadche parte, ma più frequentemente di marne torchine e
[|i sabbie gialle più o meno' indurite ed agglutinate che ne
I; annaso i banchi superiori. Questa formazione distinguesi per
1^' imoEi€nta quantità di conchiglie fossili che contiene , e gli
^j^naloghi delle quali vivono in parte ancora nei nostri mari.
ji^BO calebri le vicinanze di Castel^ Arcuato nel Piacentino e
^,1 vai d'Andona neiV Astigiano conte luoghi , che hanno for-
..ko la maggior oopia di questi i*esti. Nel Piacentino sono
1 'Ati ritrovati inoltre uno scheletro di balena^ un altro di
jrffino e delle ossa di grandi quadrupedi , tra gli altri dì ri-
vKeronte. Il mastodonte é stato ritrovato nell'Abiti giano , ed ì
|niti di Cadibona, situati in nu^zzo a delld^arenarie e pud-
ligbc della parte inferiore della formazione ' terziariu in
1 pendio meridionale della catena, contengono tru gli altri
;qu#tttt rentì di un animale perduto dèlia razza dei pachi-
' armi, al quale Cuvier ha assegnato il nome di Anthracoterìiini.
aia
Oltre le roccie sovra indicate fanno* pur parte di cfuesta for«
inazione non rari banchi o ammassi di gesso che spesso però
trovansi in una posinone difficile a determinarsi, potendo
anche far parte degli strati superiori della formazione secon-
daria immediatamente sottoposta. Que' massi però di gesso
che sono presso Stradellsi e che contengono delle moltiplìci
impressioni di foglie di piante dicotiledoni, e altri massi di
gesso- del Tortonese e del Monferrato pajono indubitatamente
terzi arj. Sembrano anzi collegate a questi massi gessosi molte
sorgenti minerali, ora fredde come quelle di Godiasco ,- Tab-
biano , ora calde come quelle di Acqui.
Questo terreno terziario cosi esteso verso le pianure Lom-
barde, non lascia anche di mostrarsi frequentemente lungo le
rive del mare, ma in lembi di piccola estensione: si trovano
infatti delle marne turchine con conchiglie e assieme a loro
delle sabbie gialle a Genova , Albaro, Sestri di ponente, Aren-
zano, Albizzola, Savona, ove forniscono la materia alle nu*
merose stoviglie che vi si fabbricano. Continuano pure a ve-
dersene delle traccie a Taggia , S. Remo , Vintimiglia e so-
prattutto nelle vicinanze di INizza. Ve ne è un bacino consi-
derabile e riguardevole pel gran numero di conchiglie ai
Ceriale presso Albenga , ove gli strati superiori sono com-
posti di una pietra molare che viene adoprata per tale og-
getto. E ne esiste un altro presso Finale , ove predominano le
sabbie gialle 9uperiori, le quali molto indurite e rijnene di
una gran quantità di pettini formano la cosi detta pietra del
Finale del cplpr giallognolo, che ben si marita nelle gran-
diose fabbriche di Genova col bianco marmo di Carrara e
colla scura calcarea della Lanterna. I bacini terziar] fin qui
enumerati pajono appartenere alla parte* più recente di que-
sto terreno. Ma invece il monte di Portofino che colle ru-
vide sue forme chiude a levante la vista che gòdesi da Ge-
nova sulle amene campagne di Nervi e. di Recco e che consta
di strati inclinati, di : una puddinga poligenièd, deve essere si-
fiiiv^inente riportato ali^ì parte infeiipre e più antica della
•2l3
formàziane a cui egital mente appartengono le mollasse e pud^
dìnghfr di €eUe e il terreno analogo a ligniti di Gadtbona )
come anche sul versante settentrionale i numerosi banchi di
taliroccie che innalzansi talora ad una considerabile eleva-'
zione a Croce de' Zieschi, Roccaforte ecc. Pare che da un,
terreno di questa natura, a menò che non venga dalla ser-^
peotìna, derivino le pagliuzze d' oro che si pescano in varj
rivi delle vicinanze di Ovada e Lerma.
Le differenti serie di roccie dell' epoca terziaria clie suc-
cintamente abbiamo passato in rivista, mostransi principal-'
mente sulle colline. Le vaste pianure del Tortonese, del Yo"
gberasco e del Piacentino che si estendono ai piedi di quelle,
sono ricoperte tutte da un terreno di alluvione , gli elementi
del quale variano secondo le località, ma il quale spesso pui'
anche lascia vedere dei ciottoli che per la loi>o natura sem-
brano esser venuti dall'Alpi piuttosto che dal vicino Apen-
nino.
II fenoineno delle caverne ossifere potendo dipendere in
parte da certe alluvioni, egli è in seguito di questo terreno che
le menzioneremo. Non conosco finora in Liguria che la sola
caverna di Cassana presso il Borghetto che contenga delle
)ssa di animali perduti ; quelhe dell' ursus spoeleus sono
e più abbondanti. Le altre caverne assai frequenti nella
)rima formazione calcarea non mi hanno ancora presentato
[uesto fenomeno -, le più notevoli sono la grotta di Santa
liucia a Toirano, quella di Berzezi , e alcune nei monti di
soverde presso le sorgenti della Polceveraé
Accennate cosi le diverse formazioni che trovansi nell'Apen-
ino Ligure, sarebbe da ricercarsi a qual epoca presso poco
d in qual senso siano stati rialzati i monti che lo compon-^
ono. Ma questo solo esìgerebbe una lunga discussione che
Itrepasserebbe di troppo i limiti di questo capitolo. Quel
he pare più probabile, almeno per le vicinanze di Genova,
é che in gran parte già erano sollevati i nostri monti se-*
ondar] quando vennero depositate le marne e sabbie ter^
zisirie che trorann in banchi orìkzoDtali Terso U ^amim
di Lombardia e in certe valli sul pendio meridionale; t
ehe in quanto alla diresiooe degli strati , cioè a quella nel
cui senso sono stati fatti i sollevamenti , in cambio di essere
paraleila , come in molti altri sistemi di montagne , all«
direEione delta catena centrale, vi i invece perpendicolare, od
almeno & sovente con lei un angolo considerabile.
L. P. ^
tmà tsù
3lf5
POPOLAZIONE.
Leva MaritUma di Genova per l* affinamento di io gale^
nfil 1*290 (i)>
Nomi de* paesi* Uomini presi»
Roccabruua %
Mentone è
Ventuaiglia ' 5o .
Poggio Rainaldo ò
San Remo con Cerìana 60
Tabia ( ora Taggia ) * 'xS
Porto' Maurizio So
S. Stefano 5
Perrala sopratia e sottana ip
I Conti Enrico, Filippo e4 Alberto di Ventimiglia 33
Lingue^ia e il Castellaro i5 .
La Podesteria di Triora 5o
Totale 3o6
(1) Si reca questo specchio, i.^ perché de risulta che le Riviere e
I Distretto poteano nel 1290 somministrare circa 16,000 uomini hi la
farina ■ailitare di Genova , non oompresa la eittà stessa «he «la«li ar-
lamenti Jhiii poco di poi apparisce averne fornito più che «otaati :
.'* perchè porge relativamente un' idea dello stato della popolazione
e' yarj Luoghi della Liguria sul 6nire del i3.^ secolo.
Il Giustiniano , da cui è tolto questo specchio , lo accompagna con
ueste parole : « L' ufficio della Credenza fece nel 1290 descriver^
itle le Riviere e tutto il Distretto. E trovarono che si ppteva armare
20 galere : delle quali subito ne armarono io, e pigliarono gli uomini
elle infeascrìtte terre . . . sono in somma uomini i543 ( evyi un Uevt
itfario in meno nelle cifre ^ che pare doversi supplire aW art. Vara-
ne e Celle da una frase poco chiara deWA. ) £ quando avessero
»Joto armare ao galere sarta duplicato il numero, e quando 3o Iri-
icato y e coti aueceMÌvamente alla rata. »
21& .
Di riporto 3o6
Diano 4^
U Cervo i5
Andora 3o
Albenga &k
Il Vescovato di Albenga 4^
Il Marchese di Clavesana 4^
Cosi e Potnasi 8
Finaro fe
Noli «5
Il Vescovato di Noli 3
Cugliano IO
Savona 62
Albizzola €
Varagiae e Celle 5o
Voltri 100
Folce vera 'jS
Bisagno 100
Recco id
Rapallo 3o
Chiavari 100
Sestri 75
Levaoto 20
Passano e Lagnoro 3
. Matarana con i due Carodaai 5
Corvara 100
Carpena 75
Portovenere 2 5
Vezzano 18
Arcola IO
rrebbiano 3
Y erici 3
Sono in somma Uomini i543
a 17
Secchio della Popolazione ne* paesi più o meno litlorei
della Liguria marittima y secondo il Gi^stìmano^ verso
l'anno i53o.
Nome de* paesi.
*
Fuochi (i).
Nizza Marittima
3ooo. e più
Yillafranca
4oo
Monaco loo case
,
Mentone villa non molto grande.
'
Ventimiglia
600
Bordìgliera
1
100
San Remo
1000
• Taggia alla marina
100
Taggia fra terra
600
S. Stefano
80
S. Lorenzo
20 . . •
Portomorizio
3oo
Oni^glia
45o
Diano Castello . .
200
Diano Marina
60
Cervo
125
Valle di Aodora
.600
Laìgueglia
i4o
Ala3,sio
Soo
Albenga
1000 e più
Ceriale
1
^ 100
Borglietto
f4o
Lioano
iSo
Pietra
i5o
(i) Uà faòco, nel sifiiificAto d'uM intem &DÌglìa, tool compotarai
i 5 o 'GÌBdÌTÌdai.
2i8
Nome dt^ paesi, FuoclU
Finale boffo . ^om
Finale Marina %ù9
Noli aoo
Spotorno i5o
Berzesi 60
Vado 5o
Savona 1000
Albizzola ( amendue i borghi ) 3oo
Celle i5o
Yaragine ( amendue i borghi ) 4o^
Cogoleto ia5
Arenzano 'x5o
Voltri j4o
Parma i5
Prà So
Pcgli a5o
Sestri 800
Cornigliano 66
San Pier d'Arena 3^5
Genova 6:198 case , « una graa parte delle quali , cioè
» quelle della plebe minuta , contengono tre .
» quattro, cinque e sei fuochi, e di quelle
» più (i). »
Storia (Rettorìa di) *io6 case
Quarto 81 casa
Quinto 84 fuochi
Nervi 36 1 casa
S. Ilario di Colonga i54 fuochi
(1) Tutto «io nella vecchia cerchia. Nello ipaxio poi tfm eiia e I'
nuova che veano faita un secolo dopo, egli annovera 3oo •« fkk cik
Io tatto 6600 case.
. Compatando ogni «aia per 4 falchi Abbiamo fl64x» faoobi^
Computando ogni fdoco per 5 iodi ridai abbiamo xSaoco indivisi
Nome dé^ paesi ^
%i^
Fuochi
f Da Genova insino a Recco, cbe vi sono dieci miglia, la
regiooe è abitata ili palmo in palmo. »
Portofino
aoQ
S. Margarita
lOO
Rapallo
3oo
Zoaglio
5o
Chiavari
358 case, con 83 case nel borgo.
Lavagna
i36 case
Sestili di levante
900 fuochi.
Moneglia
4oo
De iva
20
Framula
100
Levanto
lo chiama luogo molto civile ed
annovera 4oo fuochi nelle vili etto
•
che ne dipendono.
Monterosso
Ilo
Yeroazza
i3o
Corniglia
5ó
Manarola
5o
Riomaggiore
lao
P ortovenere
200
Spezia
400
Lerici
3oo
aao
Popolazione della Repubblica Ligure (o Democratica}
nel 1797.
( Dal supplimento alia Gazzetta Nazionale Genovese del 9
dicembre 1797* Questo specclùo pare £Btto stampare
d' ufficio dal Governo Provvisorio d' allora ).
Distreui
Capo luogo
Genova, nuove e
vecchie
\'
mura
Genova
Delle Palme^
»
San Remo
Capo Verde
Diano
Maremola
Pietra
Letìmbro
Savona
Cerusa
Voltri
Polcevera
Rivarolo
Lemo
Gavi
Monti Liguri occid.
Rocchetta
Detti orientali
Ottone
Bisagno
San Martino
Golfo Tigulio
Rapallo
Entella •
Chiavari '
Tara
Levanto
Golfo della Spezia
Spezia
Pòpolàaàùne
8o2o5
3864 1
40120
40659
à^67
39735
33658
26800
35820
25280
40390
4o43o
40570
401 53
40210
6o345o
Quest'addizione é falsa, ma il numero totale vien detto
giusto nel seguente foglio , ove s' asserisce che « 1' errore
vien dalla stampa perchè la popolazione ^ Genova non è
già di 8oim. circa, ma oltrepassa le 89{m. »
aaa
Specchio Statistico per la
CAPI
MANDAMENTO
BOKZOHÀSCA,
CaiivAai
ClCAGHA *
Lataava
RjbPALLO
S. Stbf.* d'Avito
Sbstri
Yakvsb
COMUNITÀ'
Bononasca
Mciiancgo
Carasco
Chiavari
S. Colombano
S. RuiBuo di Peivi
Cicagoa
Correglia
Lorsica
Lumarxo
MocoDcii
Neirone
Orerò
S. Viac. di Favate
Cogorno
Lavagna
Né *
Portofino
Rapallo
Sitota Margherita
Zo<4glio
S. Stef.'' d'Avelo
Casarza
Cjaligliuue
Moneglia
Sestri
Mai«Mpa
Vareie
«DPBBriClI
in
BTTAEI
79» 1
956
ii6i
I3(
ai
i5aa
1693
016
k
343
3i3o
739
13970
«494
5o4i
15573 ) 15573
3540
33a5
5665 \ ^i.
13785 j '»4^
TòUle 87021
POPOLAZIOBB
deir
anno 1816
1740
4456^
1920 \
1012
i5o8j
a3i5r
ao6o
laag;
2773]
"J 10873
5335
2765)
12481
8880
5390
3223
18741
5731) 5731
2l5f )
16621
22541
6623/
12690
5970 1 ^^
ToUU 93333
9i3
Prwmcia di Ghiavabt.
PopoLAZiOHE tìeìV anno iStit*
TOTALE
Maschi Femm
u337
9S0
!i365
ii5o
717
894
985
1401
8o3
6o5
63o
4633
3007
i589
ii36
988
3335
1 161
3804
delle I dei
Com.tà IMand.i
'°» } 6831
[3o ì
1740
9828
4107
i5a4
«7»99
64o
4656
5003
161$
13989
2793
5358
3o86
1370
9^89
6009
3ao4
ija36
19773
2867 2919 5786 ) 6786
«>47
•a8>4
3307 t
i66a I oa
.974 '"'«»
6945 '
5658 I M^
Totale 90568
Filatare e tessiture di lana per coperte
grossolane, e mezze' lane e fruslagiii.
Tessiture di telerìe di lino e mischi di
cotone, mobilie particolarmente seggiole
leggierecbe si mandano per tutta l' Itti iia,
in Francia, io Germania, ed Inghilterra
Si fanno dello sioSf di seta, dei merletti
l^aste da vermicellajo al modo di Cagliari
Tessiture di seta. Stoffe di lino e co-
tone. Frustagoi.
Estrazione delle pietre di Lavagna o ar-
desia, poche tessiture di tele, stoffe miste
di cotone, mobili e seggiole leggiere, come
quelle di CliiavHri : pa«te da vermicellajo
Tessiture di seta in velluti principal-
mente, merletti, pesca de' coralli e cor-
derie per uso della pesca. Una filanda
per le sete.
Alici salate* Corderie per uso della pe-
sca. Paste da vermicellafo. Un filatojo
per le sete.
Tessiture di nezsa lana. Remi per la
larina.
\
«24
Specchio Statistico ptr la
I ;^ GODIHO
2.^ Ledici
3'** Lktakto
4*^ Saazama
5.^ lA Si^ixu
6.** 'Vkzzàko
BH»
COMUNITÀ*
BrugD«U>
Carro
Godano
Zigoago
L'AroegUa
Larici
Trebiano
Bonassola
Borghetio
Carodano
D«ÌTa
Framura
Levanto
Monterosto
Pignone
Vemazta
Bollano
Castel novo
OrtonoYO
Santo Stefano
Sarzana
Beverino
Pòrto vene re
Ricco
Rio Maggiore
La Spezia
Arcola
Follo
Vezzana .
SOPSaFlClB
in
BTTAal
85al
3460)
i6ao2
fioo> 3aao
5ooJ
1400
ano]
rGool
i35o>i5885
4aoo|
95o|
aòSo
930,
1700
i56o|
1400
i38o|
3aoo
9040
ano
690I
a8oo>io3io
i35or
336o
i3a5l
a^aoS 5545
i6oo)
Tot. 58aao
POeOLAZlOVE
nèll'
anno 181 5
9^1
3a53 ( ^'^
1170I
i6i3|
3799 > 6189
■7771
1026
85b
io33
Lai4
io38>ia537
4049
i55
76.
1478
1988
1880
aSai
7671
i5338
1390 \
3048
ao89^ »
aoii
7349
ai651
ao5a> 6780
a563i
Tot. 6a6o5
5125
Pros^incia di Levaì«tb.
^ > -
POPOLAZIOBB
nell' ^
aODO 1827
MANIFATTURE
690
S> ^459
1173
4089^ 7003
946
99S
1144I
io3o) 1^879
4337
ioo3
Ì763
946
1977,
2Ì70J
ao70>i5g88
19001
7671
.764^
1986I
ai57>i738i
2568^
8817
«9^0 1
2067 J 6787
3780 s
664^
Qualche leisìtura di grasse tele e mezze laoe.
iNeisuoa manifattura.
Qualche te»«itura di grosse tele di canapa.
Nessuna manifattura.
Nessuna minifattura.
Cantiere di conatr. naT. pel comm. e concie di pelli. Pesca
Nessuna manifattura. (delle bilancicHe.
Nessuna manifattura.
Idem
Idem
Idem
Idem
Idem
idem
Qualche tessitore e varj forni di calcina*
Nessuna manifattura*
Nessuna mtnifiittura.
Alcune tess, di grosse tele di linoec^nApa^edi m^za lana
Idem ( pei; uso degli agricoltori.
Nessuna manifattura.
Fabb. di cera per uso loca, concie ed una sapon. cappelli
di paglia che si fiinno dai carcerati , mobili e seggiole
Siede il tribunale di prefettura della provincia.
Nessnna manifuttnra.
Pescherie diverse.
Tessiture di tela, di linp e mezza lana.
Acciughe salale.
Varie concie, una fabb.di cappelli ord. e yar) lavoraggi di
mobili e segg iole. Vi sono tre lavor. da pietre per lastr.
Nessuna manifattura.
Idem
Alcuni tessiture ad uso locale.
III.
l5
926
Miro Specchio Statistico
compilato
POPOLAZIONE
Maschi
Femmivb
Totale
Nati Del
«827
ia3o
1088
a3i8
VacciDati
id.
598
588
1186
Morti
id.
707
696
i4o3
Matrinionj
•
id.
1»
»
480
Sotto li 5
anni
1
4496
4070
A591
4190
9087
dai 5
ai IO
8a6o
dai IO
ai ao
5465
55a8
l'jgoS
dai ao
ai 3o
%%
5i49
99^'
dai 3o
ai 4^
4608
9'27
dai 4°
ai 5o
365^
• 7301
7860
dai 5o
ai 60
3oQÌ
;}oo5
6098
dai 60
ai 70
i865
38o6
diii 70
agli 80
^
846
j8io
dagli 80
ai 90
ao4
469
dai 90
91 100
16
8
a4
Sopra i
•
too
•
»
•
D
Totali
33^70
33695
66965
per la Pros^incia di Levante
neltanno 1828.
227
POPOLAZIONE
Celibi j *T' .' ^ """•
f Bollo 1 3o anm
Maritali
Vedovi
Maschi
46.4
12934
1600
Femmirb
4833
13691
12737
2434
Totale
9447
27813
25671
4034
Totali
33270
33695
Propriet^r) vìventi di sola
entrata
Naviganti
Commercianti
fìivenditori
Fabbricanti
Osti
Macella]
Artigiani
Mulattieri
Agi:icQ]tori
Gioinalieri
Domestici
Mendicanti
Ecclesiastici Secolari
id. Regolari
Totali
2271
^758
380
748
160
188
io3
1822
280
20782
3447
541
241
449
78
34148
63a
»
80
*^
38
88
29
1004
»
13913
2673
694
a39
W
19875
66965
2923
2758
36o
1207
.gè
276
l32
2826
280
34695
6120
1235
480
44
8
54023
228
PRODUZIONI
f^egetali
NATURA
QUANTITÀ'
raccolta'
PBEZZO MEDIO
QUANTITÀ'
che si coosuma
DELLE
PRODUZIONI
nelFanno 1837
quiat oietr.
per ogniqniDt
1. n. di Piem.
aDDualmeiilc
nella Provincia
Gramo
20986
a8,oo
49'73
Segale
2931
f7,a5
i5,oo
4*^'
Orzo
4160
8167
Graiioiie
18496
'4,75
3a45i
Legumi
53o6
IJ^OO
5,00
863i
Patate
8869
8439
Riso
»
38,oo
980
Fieuo
Vino
3997^
145019
3,90
ta,oo
46282
Olio
i5aoi
73,00
8419
Castagne
11629
100 1
i5,5o
14382
Foglie di gè Ilo
6.40
1339
Noci
25a
17,00
35,00
377
Nocciuole
1663^
i3 1
Frutta
4,5o
15393
Ortaglia
204^0
3,40
27229
Limoni
453
40,00
106
Aranci
9355
a3,5o
2o56
Fichi secchi
'fa?
a5,oo
i356
Fave
18,00
280
Miglio
ao
IO, 00
20
Lino
i53
i5o,oo
456
Canape
aa
60,00
i36
■
PRODUZIONI
Anintuli
%'i^
NATURA
DELLE 1
PRODUZIONI
PIBZZO ^BDIO
à\ caduno
1. n.'di Piem.
. NUMRRO
esi stente
nella Provincia
Bestie Cavalli
da Muli
Soma Asini
vGo
100
40
4^2
1019
437
NUMERO
esistente
nella Provincia
•
CONSUMO
annuale
nttlla Provincia
Vacche
Buoi
1 Vitelli
Montoni
. Capre
Agnelli
Pecore
123o
990
1J29
1060
9668
]4ii5
80,00
200,00
40,00
8,00
C,oo
2,00
5,00
333
232
1162
7212
25e
5364
3i5o
.
QUANTITÀ*
in quintali
metrici
CONSUMO
▲NUDALE
Pescheria
Tonno
3390
60,00
^0,00
3i34
7
Bozzoli
Lana
Pelli
Miele
Cera
Formaggio
7«
469
33|
114
'j8
696
• 210,00
70
160
60
340
80
8
663
443
8
1709
%io
PRODUZIONI
Minerali
SATURA
BBLLC
PRODUZIONI
QUANTITÀ'
raoo«lta
nell'anno 1817
PBB2Z0 MBBIO
lire nuove
di Piemonte
QUANTITÀ'
che si consuma
annualmente
nella Provincia
Ardesie
Pietra da calcina
Marmo
Rame
Sale catartico
Pietra tagliata
Id. per lastrico
tSoo m . .
aooo
5o m. cub.
1000 m. qaad.|
i,5o
1,^5
4,00
a5i,oo
»
80,00
8,00
I
i6eo
167 17
100
I
)»
a5o
i-ìt
Sunto di Statistica medicài
L^afìa che si respii^a ia (^eniova è eosi'purd e temperaU da
toa infidiare qualunque altro clima che vantar possa la no-
stra Italia; I Venti marìni e sciroccali per altro si fanno sen-^'
tire spiacevolmente sulle persone fornite d' un sistema ner->-
voso molto delicato , in ispecie sopra le donne e sugli ipo-
condriaci. Dall' insieme di molte osservazioni meteorologiche
risulta che il clima di Genova è assai incostante: nella state
dominano i venti N.-O. S.-^O. e S.-E. , ne'mesl di settembre, ot-
tobre , e novembre l' atmosfera è scossa di preferenza dai
venti di N. di S. e di S.-E. , in gennaio e febbrajo sofBa il
N.-E^ il ^. e il S., e finalmente nella primavera degnano i
venti di E. S.-E. e O. Da più anni il termometro non è
sceso oltre i 3 gradi R, sotto lo zero^ né asceso al disopra
del 25. Il barometro posto al livello del mare suol tenersi
tra i l'j pollici e 1 1 linee ed i !z8 e 4* ^^ stato del cielo è
variabile^ La quantità Inedia della pioggia in Genova calco-^
lata su 9 anni, è di 4? pollici e 8 lìnee non compresa Izt
neve e la grandine.
La costituzione fisica de' Genovesi è robusta, il loro tem-
peramento ordinariamente bilioso, il colore degli uomini
alquanto abbronzato; capelli ed occhi neri , viso oblungo,
statura mediocre, corporatura svelta e muscolosa. Le donne
hanno un bel colorito, occhi gtandi vivaci ^ fisionomia animata,
forme ben pronunciate, ecc. .
I Genovesi sono attivi^ sobrj, capaci di sopportare ogni fa-
tica e privazione^
Le malattie che tegnano più particolarmente tra noi sono
le emottisi e la tise pulmodare. I reumi di petto sono fre-
[|uenti ed ostinati) ne' mesi di gennajo, marzo e aprile so-
;lioao dominare le peripneutnonie. Le febbri a tipo inter-'
mittente sono assai rare, e sono di pronta guarigione; e se
ne può presumere la ragione dal non aver noi ne paludi ,
né nebbie: le nostre acque sono buone e salubri; respiriamo
continuamente un' aria purissima-, i venti che dominano da
noi la cangiano di continuo nelle case e ne' luoghi pubblìn.
Raro è pure lo scorbuto, tare le febbri cosi dette perniciose^
e per ultimo la vita sobria ed attiva che conducono i Ge-
novesi rende assai rara in loro la gotta , ed i mali del tubo
gastrico.
L' incostanza del nostro clima, cioè il rapido passaggio dal
caldo al freddo e dall' umido al secco, e la cagione princi-
pale delie affezioni reumatiche e catarrali d' ogni genere che
come dissi sono commi tra noi. Ne è raro il vedere de' mo-
vimenti termometrici di molti gradi in uno stesso ^orno , ed uà
notabilissimo mutare di più venti dalla mattina alla sera^ dal
che ne emergono poi arresti di traspirazione e successivi
reumi, catarri, peripneumonie , diarree ecc.
La mortalità delle partorienti é in Genova rarìssioia, e rare
sono pure in esse quelle lunghe e dolorose infermità che suc-
cedono comunemente ai parti laboriosi e difiiciru
I mali cutanei , tuttoché sieno qui assai miti , noa sono
però infrequenti*, si conoscono dal- popolo col nome dì Salso
o acrimonia salina. Ho avuto più volte occasione dj tro-
vare tali affezioni della pelle associate a ostranoai , e a
lente epotiti*
B. m.
^33
Migrazioni LipiH ^ cónsidenUe sptciulmente col stissidio
ìfeir Istoria,
La ìnigrazione , abbiatn detto altrove, é ne' Liguri mari iti mi
una seconda natura, generata dalla soprabbondahza della
popolazione in legione inversa dei modi di darle alimento.
Gli uomini qui si ammogliano giovanissimi e tutti , in guisa
eh' è raro il trovare nel popolo minute un uomo di trent'annl
che sia ancor celibe. La stessa povertà è stimolo, anzi che
impedimento al matrimonio , perchè co! matrimonio essa
temporaneamente vien sollevata. Ed ecco il come. Quando
una ragazza di basso stato è in procinto di unirsi ad un gio-
vane di pari fortuna , i parenti di lei si procacciano dal par*
roco una carta , nella quale egli attesta i buoni costumi e la
miserabilità della giovane, ne indica i vicini sponsali e la
faccomantla alla carità de' fedeli. Muniti di questa carta i
parenti tlella sposa ricorrono ai facoltosi coi quali hanno di-
)endenza od anche semplice conoscenza , o che godono pub-
blica famia di bontà e di generosità. La misericordiosa con-
suetudine fa sì che quasi ognuno de' pregati soscriva per unni
)icco1a quantità di denaro (i). Ciò continua insino a tanto
:fae le parziali soscrìzioni ammontino ad una somma di qual-
he rilievo, la quale talvolta ascende sino ad un mìgliajo,e
pessis:simo giunge a due o tre centina ja di lire. Col pro-
lotto di questa colletta che palesa ad un tempo e la pietà
le' Genovesi, ed il felice foro applicamento del principio di
issociazione alle opere pie, i parenti delta sposa la forniscono
(i) La famt^ia Caiubiaso, si conspioua per le sue opere di muiii-
cenza e di pietà, loìcva 6Fraarsi per uno scudo in ^tilfiiH|iie di
aeste fedi le venisse preaeotata; e raccontasi non fossero mai meno
ì uQ miglialo per anao. Esse fedi hanw» una Ibrmola coiimne.
^34
del corredo, e le fanno la casa (i). Al che aggiungi i inol-^
tissimi lanciti per doli. Le coloane del Banco di S« Giorgio
n' erano piene.
Se poco meno che universali sono i matrìmonj nella Li-
guria marittima, poco meno che universale v* è la fecondità
delle donne*. La facilità de' loro parti era celebre sin dai
tempi di Aristotele e di Diodoro Siculo y e Y esempio che ri-
feriscono come straordinarissimo , non é qui straordinario
nemmeno a' di nostri. Il computo di quattro 6gliuoK per ogni
moglie è de' più moderati. La salubrità e. la dolcezza del dima
fan crescere facilmente i fanciulli, e la mortalità loro è mi-
nore che ne' paesi oltrapennini. L' innesto del vaccino, prov-
vidamente promosso dal Governo ed ormai universale , scampa
dalla morte del vajuolo quella nona parte de' ragazzi che ne
perivano prima.
A questo rapido moltiplicarsi della popolazione non può
andar compagno il moltiplicarsi de' prodotti del suolo e del-
l' industria che forniscono gli alimenti. Il poco terreno colti-
vabile della Liguria marittima é da immemoràbil tempo col-
tivato con si gran diligenza che n'erano già ammirati ì più
antichi scrittori. Le manifatture gradatamente decrescono e
vengono meno in. tutto il continente europeo « ed a stento
può reggerle in piedi il sistema proibitivo che tanti danni
mena pur seco. Imperocché il risparmio di quaranta milioni
di braccia, o per dir più veramente di mani, che fanno le
màcchine inglesi , equivale a tutto il lavoro delle manifatture
(i) Abbiamo narrato disUsamente quest'uso^ perchè seonoscioto, a
nostro credere , nelle altre parti d' Italia, la Piemonte ed in Lombar-
dia i padroni de' poderi , quando son ricchi e caritatevoli , danno U
dote alle figliuole de' lor contadini. Ma , sapposto anche sempre il
buon volere, un solo non può comodamente e sempre far ciò che
air unione di molli è si agevole fare^ In Piemoorte evvi poi V uso
fra' contadini ohe la aposa dona una rosa di nastri che chiama ta sua
livrea ai suoi padroni , e la presenta ai più agiati del paese. Chi ac*
cetta 1' offerta, retribaisce una mancia.
^Ì5
europee dì trent^ antiì iàiumti. Scorrendo b gfetmiiW' Riviéia
tu incontri molto spesso una popolazione numerosa , soÌMna-^
frugale^ amante delle fatiche anche più limghe e più dure,
che dimanda, che- invoca. e che non ritrova' lavoro (i). •
• Cosi stando le cose, la migrazióne diventa una necessita^
né ehi conosce a fondò la Riviera occidentale ci accaserà di
usare troppo risoluta- parola. Ma ci resta a contemplare
le migrazioni e le colonie dei Liguri dal' lato deU' aali-*
(i) Notano gli Statisti che 1' Siiropa si viea sempre più coprendo
di poveri, e che per tutto cresce la popolazione e diiqinuisce.il li*
Toro. Che sarà quando tutte le nazioni avranno adottato le macchine
inglesi ? Eppure esse debbon farlo, affinchè la sola Inghilterra non ne
abbia il vantaggio, e gli altri il danno. Dicono taluni, « col crescere
della produzione ne scema il prezzo e ne creace il consumo., » Sin*
ad un certo segno sì, ma non alP infinito. Soggiungono: «si volgano
Ad altre arti. » Ma le macchine tutte le invadono , eccetto le liberali
che anch^ esse languiscono per mancanza di commissioni. Replicante
ancora, mostrandoci i bisogni e le ricompense dell'agricoltura. Ma è
assioma economico che non havvi nazione cosi ricca in fatto .di ool^
tivazione, che baati a mantenere i suoi poveri senka le manifatture*
Ed avverti che in ogni stato anche più agricola havvi un decimo al-
meno della popolazione^ il quale, non ha per guadagnai*si il vitto se
non se il lavoro delle mani, e che per V età, pel sesso, per le im-
perfezioni del corpo, per l'inesperienza ed altre cagioni, non può
applicare alla coltivazione questo lavoro.
L'argomento delle macchitie e della rivoluzione industriale eh' esae
han già cominciata, meriterebbe d' essere gravemente considerato ia
tutte le sue parti , buone e ree, da qualche insigne economista. In-
dietreggiare non è possibile; è forza avanzare; ed avanzare di fronte
agli altri , perchè chi vien dopo , trova i frutti già colti da chi precede.
Ma in che forma s' ha da sopperire ai difetti? Ecco lo scopo a cbé
debbono tendere le speculazioni de' migliori ingegni. Quei che finota
toccarono quest'argomento, si lasciarono traviare dallo spirito di parte,
;li ani non veggendo nelle macchine si smisuratamente estese ed ap*
>Hcate f che una maniera di progresso civile , e gli altri detestandole
ppunto per questo. Oramai esso è divenuto f argomento vitale delle
ocietà europee. È tempo di esaminarlo da una sfera ove non giunga
a nebbia della parzialità.
*3/4
ae» corredo, e le fanno U casa (i^
tìsM<nm latiti per dot». Le coloane
n' «K-aiio piene.
Se po^" meno che univeisall .
gurla marittima, poco meno cti
delle donne! La faciliU de' '
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feriscono come straordinnr'
nenrmiijeno a' di Dostrj. Il e- "
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(DHiitn. madre patiiu. E quanto
(rHlr. i. iiiO) vegga»! I' lugbilterru
tkàa. - hn alUa legge che. quetl»
[(h <i>i civili non sono.cormtti.
K .,<jvunte erano vccom pugnate dalla
\.. lite quelle per le anni de' Turchi,
. Europa più umili, ma tuttavia ben
.ihbìunio un esempio in quelle di Na-
ubuate da i5 o aopn. Liguii ciascuna,
-si compravano od ottenevano privilegi dai
iilronì di que' paesi. I proprj loro consoli It
i repubblica li proteggeva. Il banco di S. Gior-
< luio ajuto. La chiesa di S. Gioigio de' Genovesi
i':i mantenuta d& questo banco di Genova (i).
Dtiovu maniera di colonie è tutta Genovese. I Gì-
.1 imitaron dappoi, e per essa una picciola città al
It'llc Alpi potè crescere ^ disiuistiratamenle in ricchezze.
)iet' fortifìcarsij ecco tutto il secreto. Mille Lombardi
i>, a cagion d' esempio , in Palermo , senza che )' uno
dell' filtro ; cento Liguri vi formano una colooia. A
■s Ayres Iiavvi al presente il sobborgo genovese i le co-
geiiuvesi, senz' ordine , seuui palruciiiio, si fondano sulle
TaruaUaDticbe per mero istinto patrio e per comuetu-
atttica.
« Chi vorrà hta coutiderarc i Eiltadini geouveii , i quali goiio
nuamente in tulle le parti del inondo , Irovirà che fanno gran-
ino numero. >> Jg. Gtiuiin. vena il i53a.
i il Fcirari nelU siiti Liguria Irionfantt dice : <• È copi olissi ma di
e, né ruvelliamo del numero innumeriibile de' Gè Dovei! , che Ito-
li ■' negozi per tutte le yai\X del mondo, imperciaccbè motte città
'iine ci (onu, nelle quali e>ii formano altre città di quindici e più
» uomini, come r(a|>oJÌ, e Mi
^36
cUt^ e lUftttilìlà lóro; non prendendo le inos$e die àA
medio evo.
, l tre eeeolt e nezso che scorsero tra il {wìneipio delle
Crociate e la caduta di Costantinopoli vono i tempi eroici di
Genova ed iatieme i tempi delle sue colonie di cai suooa
tuttora si chiara la fama. Bsae si dilataiN>no dai confini del-
l' Egitto sino io fondo al mare di Asof ; e potentissime e ric-
cbissiàie furono tra loro quelle di Caffa e di Pera. Quanto
fossero popolate e fiorenti si raccoglie dal gran numero di
galee che armavano e di combattenti che mettevano in campo.
E non pertanto Io Stato di Genova mai non si mantenne si
popoloso. In queir età 4^1^* combattenti Liguri salivano
sopra |65 galee per un' impresa meramente di onore guer-
riero, e dieci mila balestrieri Liguri andavano alle guerre dì
Francia contro gì' inglesi. Tanta popolazione , tanta ricchezza
•de' Genovesi in que' secoli era 1' effetto delle loro colonie.
« Quest' ordine solo, dice il Machiavelli , è quello che fa
gli Imperj più sicuri , ed i paesi mantiene copiosamente
abitali. »
L' idea che le colonie spopolino la metropoli è un errore
moderno. I paesi troppo pieni si debbono alleggerire , ed al-
lora , abitandosi in una provincia più comodamente , ne nasce
che gli uomini più vi moltiplicano. La Spagna non venne io
basso per le sue colonie, ma per l'effetto de' mutamenti che
vi fece Carlo L negli ordini civili. Nelle colonie anci rinno-
vava la sua giovinezza. Esse si staccarono da lei come dal-
l' albero un pomo maturo. Ma la separazione loro avrebbe
fatto la ricchezza della Spagna senza il pertinace disegno di
volerle restituire nell' obbedienza (i). Perché gli Àinericaiù
di origine spagnuola preferiscono tuttora le manifatture spa-
gnuole a tutte le allrfì; come gli Americani d'orìgine inglese
(i) Ciò sia detto ecoineiaicaHiente e noti poUticanicnte. La .jpolilica
è seinpre fuori dalle nostre osservazioni, e ciò ci giovi avvertire un»
volta per talte.
prefeiiscon le ingìesl. E questo vantaggio producono le colonie
che, anche separate, giovano alla luadre patria. E quanto
alla spopolazione del paese originario, veggasi V Inghilterra
e r Olanda. La popolazione non ha altra . legge che, quella
delle sussistenze, dove gli ordini civili ndo.5oi!io. corrotti.
Le colonnie genovesi in Levante erano accompagnate dalla
potenza e dalle armi. Cadute quelle per le armi de' Turchi,
i Genovesi fondarono in Europa più umili, ma tuttavia ben
fruttuose colonie. Ne abbiamo un ««empio in quelle di Na-
poli e di MeS'ina, abitate da i5 o :ìo|in. . Liguri ciascuna,
ael i^.^ secolo. Essi compravano od ottenevano privilegi dai
re di Spagna 9 padroni di que' paesi. I proprj loro consoli li
giudicavano. La repubblica li proteggeva. Il banco di S. Gior-
no veniva in loro ajuto. La chiesa di S. Gioigio de' Genovesi
n Napoli era mantenuta da questo banco, di Genova (i).
Questa nuova maniera di colonie è tutta Genovese. I GÌ-
levrini la imitaron dappoi, e per essa una picciola città al
'iede delle Alpi potè crescere si dismisurataniente in ricchezze,
birsi per fortificarsi^ ecco tutto il secreto. Mille Lombardi
iranno, a cagion d' esempio , in Palevmo , senza che V uno '
ippia dell' altro \ cento Liguri vi formano una colonia. A
uenos Ayres havvi al presente il sobborgo genovese: le co-
mie genovesi, senz' ordine , senza patrocinio, si fondano sulle
ve transatlantiche per mero istinto patrio e per consuetu-
ine antica.
(i) u Chi vorrà ben considerare i ciltadini genovesi, i quali sono
ntinuamente in tutte le parti del mondo , troverà' che fanno gran-
ssimo numero. » Ag. Giusiin, verso il j53o.
Ed il Ferrari nella sua Liguria trionfante dice: «£ copiosissima di
nte, né favelliamo del numero innumerabile de' Genovesi, che tre-
asi a' negozj per tutte le parti del mondo , imperciocché molte città
lUne ci sono, nelle quali essi formano altre città di quindici e più
la uomini , come Napoji^ e Messina. »
a38
• I
STOinA NATURALE
Cataioga* dalie principali piante che vegtUmé
nel Coilt di Tenda,. e suoi contorni^
RlKxiodendrou FerriigiiMMiVi |
Aodmsace
Alpina
Villosa
Tiolaus
Euiopxiis
Aueiiione
Alpina
tameà
•
Sulfurea
•
Gamaejasnie
•
Baldeosis
Prinml»
Farinosa
Qfiùiiajik^
Lut^a
Longiflora
Puuctata
Auricula
Cruciata
Crenata
t
Acaulis
• •
Viscosa
•
Verna
Hirsuta
Camp^strìs
VitaUaa
Astiantla
Major
Soldanella
Alpina
Minor
Polygala
Amara
LiTium
Maitagòn
Veronica
Urticifolia
Leucojuìn
Vernili»
Montana
Oicbis
Globosa
Prostrata
Pallens
Ali ioni
Liiiiodoi'uni
Epipogium
Apbylla
Tbesium
Alpinum
■
Saxatilis
Bapbne
. Alpina
•
Alpina
Passe l'ina
Dioica ^
Euplirasia
Alpina
Polygonutn
Bistorta
m
Minima
Viviparum
Bartsia
Alpina
Alpinum
Rliinantbus
Glabra
Rhumex
Alpinus
Pedicularis
Verticillata
Ari foli US
Rostrata
Hernìaria
Alpina
Rosea
PlantagQ
Alpina
Tuberosa
Statice
Armeria
Coniosa
GIobuTaria
Cordifogìia
Hyssopus
Officinalis
Nudicaulis
Syderitls
Romana
. Androsace
Pubescens
Hjssopifolia
Imbricata
Mellucella
Frutescens
Tbymus
Scutellaria
Piogutcula
Lioaria
Digitalis
Atropa
Mjosotis
Azalea
Erica
Ai'butu8
Campanula
Phyteuma
lieiacium
^ontodoa
agopogon
ii'duus
Al pio US
Alpina
Yulgaris
Grandiflora
Alpina
Alpina
Grandiflora
Parviflora
Belladona
Nana
Procumbens
Herbacea
Alpina
Uvaursi
Lìnifolia
Patula
Rotundifolia
Pyramidalis
Rnomboidaliii
Allioni
Orbicularis
Scbeucba^erì
CharmelU
Betonicifolia
Erigeron
Scorzoper^efoiia
Spicata
. Halleri
Aureuni
Aurantiaciitn
Alpìnum
Villosuia
lianatum
Andryaloides
Saxatile
Pilosella
GlaucuQfi
Albidum
Grandifloruin
MontaDuin
Crocifolium
Defloratus
Carlinoides
Carduus
Serratala
Centauiea
Girtium
3^9
Porsonata
Rbaponticuin
Alpina
Uniflora
Montana
Spinosissiniuin
Tataricum
Triupalod^s
Ambiguum
Heterophyllum
Alpina
Petasites
Leucopbylla
Supinum
Alpìnum
Leontopodiuin
Alpìnum
Villarsi
Alpìnus
Virga aurea .
Alpina
Alba
Mivea
Squallidus
Abrotanifolius
Aurantiaca
Longìfolia
Scorpioìdes
Montana
Scorpioìdes
Bellidiastiiim
CbrysantemuniGeratopbyloìdis
Pyretlirum Halleri
Alpìnum
Inodorum
Artbeinisia Absìntìum
Glacìalis
Hupestrìs
Spiccata
Pontica
Tanacetifglìa
Campestris
AnUieuùs Discoìdea
Gacalia
Gnaphalium
Erigeron
Ajter
Solidago
Tussilago
Senecio
Gìneraria
Doronicum
Arnica
a4^
Acbillea
Scabiosa
Valeriana
Asperiila
Gallium
Viburnum
Piinpinneìla
Cheropbylluni
Ligusticum
Heraoleuiii
Bupleurum
Eryngiuin
Seduin
Saxifraga
Herba rota
Naua
Moschata
Taoacetifolia
Alpina
CcDtoroides •
Graiuinifolia
Ofiicinalis
Trypteris
Montana
Hexapfajlla
Leve
Bocconi
Salatile
Boreale
Tinus
Lantana
Opulus
Dioica
Alpinum
Aureuin.
Hirsutuui
Odoratum
Poloponnense
Ferulaceuin
Pyi eneuui
Alpinuin
Stellatum
Graininifolium
■ RanuQCuloides
Alpinum
Planum
Rhadiola
Anacainpseros
Atratum
Longifolia
Pyramidalis
Aizzoon
Aspera
Oppositifolia
Bifiora
Aizoides
Rotundìfolia
Saxifraga
Seuipervtrutn
Alcbemilla
Potentina
Geum
Dryas
Spirea
Ononis
Trifoliutn
Medicago
Phaca
Orobus
Hedysarum
Rhamnus
Epimedium
Papaver
Brassica
Hetpheris
Sysimbrium
Granulata
Bulbil«ra
Tridactyles
Pedemontana
Hyppoides
EuncifoBa
Stellaris
Autumnalis
Tectorum
Montanum
Arachioideum
Alpina
PentaphjUea
Sabauda
Aurea
Argentea
Yalderia
Nivalis
Alchemiloides
Montanum
Puptans
Octopetala
Aruncus
Parviflora
Cenisia
Alpinuin
Alpestre
Pannonicum
Glomerata
Glabi^
Astragalioa
Luteus
Obscurum
Alpinus
Alpinum
Alpinum
Alpina
Ricberi
Moatana
Laciniata
Pyrenaicuui
T^nacetifoliun
Pinnatìfiduin
-
24«
Syiimbriua
Aculangulum
Ctierleria
, Stdoides
Arabis
Alpina
Arenaria
Tetraquetra
Alliooi
w
Biflora
BeUtdifolia
•
CiliaU
Scabra
Gerardi
CardamÌDe
AlpiQa
Verna
Resedifolia
Recurva
Asarifolia
Stellarìa
BUcutella
Auriculata
Aquatica
LaeVtgata
Cerastoides
ilyssutn
AI pestile.
Linuig.
Alpinum
MoDtanutn
Viola
Hirta
Draba
Aizoides
<•.
Palustris
Ciliaris
^ummuialifolia
Pyrenaica
Valderia
Stellata
Montana
Lepidium
Thiaspi
Alpiouin
Alìiaceum
Biflota
1
Tricolor
Paroassia
Palustris
Lutea
Dianthus
Sylirestris
i
Calcarata
Furcatus
Helianthemon
Aelandicum
Alpinus
Ranunculus
Pyrenaeus
Silene
Rupestris
Parnassifoliùs
Acauli s
AconitifoUus
Cordifolia
Alpestris
Ljchus
Alpina •
Montanus
Maehringia
Muscosa
Aquilegia
Viscosa
Cerastium
Latifolium
Alpina
Lanatum
Delphinium
Elatum
Alpinara
Acqnitum
Anthora
•
Strietum
Napellus*
\
ITI.
i6
t»4^
M ' »
C(ttMs)^,o delle piante principali che si trovano ne* còntorfù
fii Nizza y € generatmer^e del(e ^^rp ; terre mariliimt
delUi Ugiiriiu
I *
Julip^ Oculus Solis
Gesnerìand
Botryoides
Fistulosus
ÀutumDalis
Marltana
Tazetta
Morio
Qdoratìssìnia
Myodes
Arachìtes
Spiralis
Maritimi
Dindroides
Nicaeensis
et vi gin ti
quatuor$pecie$
aliae *
)\umex Bucepbalophoms
Tuberosus
Atriplef Halimus
« Portul^coìde^
Clietìopodiiiiii Scoparla
Maritimum
Salsola Soda
Tragus
Campliorosma Monspeliaca
Mu scari
Aspliodeluji
Mia
Narrlssu^
Orcliis
Oplirys
Neqtifi
Ambrosia
Euphorbi^
Plumb^go
Eupbrasia
Bastria
Ditex
Salvi? .
Scrofulatiii
Europaea
Viscosa
Versicolor
Agnuscastus
Horminun>
Viridi»
Canina
CoDvolvuluf
ArgenteuS
Neriuoi
Oleander
Styrax
Officioalis
Arbutus
Uredo
Prenantlies
Viminesi
Pulchra
Andryala
Integrìforia
Hyoscrift
' Scabra
T
Ediporis
Pieris
Pauci flora
TragQpogoa
Hirsutuni
Sthaebelina
Dubia
CirsiuH)
Bulbosum
Carlina
Lanata
Corymbosa
Conyz2|
Saxatilis
Sordida
Astèr
Ar.rU
Crysantheuiuip Myconis
Coronaria
Balsamita
Annua
Artbeiiii$Ì£|
Caerulescens
Micropus
Pigmeus
Supinus
Antbeiuis
Maritinia
Valentina
Acbilleil
Ageratum
Faodia
Cornucopiae
Rubia
Tinctorum
Scandi]^
Auslralts
Slum
Falcarla
Ainomuin
Caucalii
Nodosa
Ferula
J^odiflorsi
PoupleuruDi
Semicoinpositu m
Gerardi «
Mjrtus
Cominuiiìs
Genista
likpanÌGa
Sagittata
OnoDÌf
Antiquomni
Minutissima
Cberleri
Ramosissima
Aathylis.
Barbajovis
Medioagù-
Radiata .
r
Circinnata
Turbinata
Echinus
t
Maculata
Trigonella
Polliscerata
Lotus
Tetragònolobus
«
Citisoidfljp. i
Astragalus
Hamosus
Narbonensis
»-
Monspessulanus
Scarpi urus
Verrniculata
Murieata
. ,
Subrillosà
)rD\thopu0
Compressus
Coronilla
Juncea
- • t
Glauca
)nobrycbìs
Saxatilis
Crista^galli
ihrus
Coriaria
^ìstacia
Terebiirtbus -
, .
Lentiscus *
rassica
Peruca
Brassica
Chéiràtttbus
• • •*
Alyssum
Iberis
Cakile
IPeganam
Silene -
I
. Verna
Maritlma
Ti*icHspidatUs
Littoreus
Maritiiniim
Halimifolium
Sempervirens
JLilnifolia
Maritima
Harmala-'
Inapefta > :
Nicaeensis
Noctiflora
Anglica
Maritimum
^ Campanulatum
Strictum
Crispus
Incanus
'' Albidus
. . Salviaefolius
' Monspeliensis
Eliancthemum Levìpes
Tuberaria
Laedilolium^
Roseam ; i • "
'NicaeeBsif « '
Rosea '
Olbia .
Arborea
Punctata. I/:
• Tomentosum
Linura
Cistus
Malva
Altbea
Lavatera
Hipericùm
PiaiUc caratteristiche di Nizza' e generalmente
dèlia spiaggia Ligustica^'.
t; 't*'
AnagiiPÌfl
^avae • Americana
IH I Bulbocodium I Zizypluu. f
.eri$ eretica 1 Cerotboikik.
jam^rops . '( Humili» •. I Arbutus /«
iciiaa* • Upuntia ... « | t, \'. i . m
Foetida < n,. .
Yulgaris
Sìliqua
Ureda
.1
«44
Uccelli particolari che si trovano in iVi»za o di passavia
• nt' $¥oi dintorni j e così nel rimanenU della liguria
litiarea. «
Chathartes
Falò
ico
Strìx
Corvus
Muoifniga .
PyrrocluNraz
Coraeias
Lanius
Turdus
Sylvia'
fu 't ..:'
Saxicola.
<
Motacìlla
Antus
Parus ' •
fi . . . .•
')
Emberiz»
Prìngilla
Perenoptenii
Barbatus
Peregrìnus
Rufipes^
Fulvus
Naevius •
' Brachidactiltu
Haliaetus
Buteo
Aluco
Passerina
Tenymalmi
Bubo
Scops
Omnes species
Caryoclitactes
' Omnes species
Garrula
• Omnes species
Cianus
Saxatilis etc.
Ceti
V Cisticola
Melanocepbola
Subalpina etc.
Caelcìpnans
Stapazina etc.
Omnes species
Richardi
1 CristatoiS) •
/ Bìarmieiis
CaudàtQsi
. i Nivalis' )i 1/
Omnes spvcìes
Picus
Cortfaia
Ticodronw
Upupa
Merops
Hirundo
Gypsellus
Caprimulgus
Tethrao
■ Perdriz
Glareola
Otis Tarda
Edienemus
Calidris
Hurontopus
Haematopus
Strepsilos
Grus
Ciconià
Ardea
Ardea Yerany
:l
1 >
Nartiuf
Familiaris
Phaenìcoptert
Epops
Apiaster
Omnes species
Alpinus
Europaeus
Tethrix
Lagopus
Saxatilis
Rubra
Cinerea
Torquata
Rarissima
Crepitaas
Arenaria
Melanopterus
Ostrolugus
Colaris
Cineria
Alba
Migra
Omnes species
( Roux) Homi'
totogie de Provenct,
Phaehicopterus Ruber rarus
Ibis
Tringa
lyjniìosa
Poi^rio'
Berna i>
PH.
Falcinellus
Fere omnes
Totanus
Rufa
Melanura
HyaciothÌBtts
Leucoptera
i»4S
Herni
Kigra
Abas
Aascrférus
Minuta .
Anas Olor
Rarìssimus
Larus
MarÌDus
Rufina etc.
Argentati»
Mergus
Omnes species
Fuscos
Curbo
Gormoniniié
Ridibandus
Coljinbas
Articus
Lestris
Pomarinus
Alca
Torda
Procellaria
Pufinus
Tutti questi uccelli fan parte della ricca collezione d' uc-
celli d'Europa che possiede il signor Verani figlio, nella
quale trovansi alcuni uccelli inediti.
Miniere y Cave^ Fonti medicinali.
Molto travagliarsi dovrebbe il Naturalista a strignere que-
sto argomentò in un Ubro di mole discreta , grandissima eér
Bendo a'snoi occhi la copia delle ricchexse mineralogiche e
litologiche delle montagne Ligustiche /i). Ma lo Slàtistày il
(i) Vedi le segaenti opere che taiUyia ne lasciano desiderare una
;enerale ed intera e cQnfprme allo stato presente d^lla scieina*
Spadoni, Lettere odeporiche sulle ooptagne ligustiche.
Spallanzani, Osservazioni sul li^o Ligustico, nelle Memorie, della
ocìetà italiapa; e nef^i Opusooli soditi ^ stampati a Milano.
Targioni Tozxetti, Viaggi.
ValUsttiici, intorno all' orìgine delle fontane.
Ferber, Lettere sulla mineralogia, in franoese.
Gina. Mojon , Descrizione minfralQgi<;a delU Liguria; }
Cav. Viviani, Viaggio in alcune parti della Liguria orientale , in
ranceae.
Goidier, Statiatiea mineralogica del dipurlimeato degli Apeqniai,
> francese e nel Giornale delle Miniere.
Guidoni, Osservatioui geognostiohe e mineralogiche soprai moiiti
ella Spexia.
£ finalmeate gran numero di dissertazioni e di articoli nella Cor*
spondensa Astronomitoa del bar. di Zaoh e nel Giornale Ligustico»,
^46
quale ii<Mi cèD8Ìdera cbe i prodotti, Im fhìnor uffizio cb
sostenere.
A maggior chiarezza ordineremo i. cenni per provincia^
avanzando da ponente a levante*
Provincia di Nizza*
Coltivate da tempo inimemorabile sono le miniere di Tenda/
Si va ad esse da S. Dalmazzo, piegando a diritta della strada
maestra, per un ripido cammino di due ore. L' ammasso de^
gli edifizj per servigio degli scavi ha 1' aspetto di un villag-
gio. Tre gallerie mettono alle miniere, una nel vallone^ T al-
tra accanto aUe case, la terza alcuni metri sopra, ^ella gal-
leria di mezzo y poco lungi dall' ingresso, ti s' affaccia un la-
berinto di riottoti salente , scendenti , erranti per ogni verso ;
da' quali tarpassi in certe ' sale sorrette da colonne -, quindi
ascendi nella gallerìa superiore , ove - sono gli aMicbi scafi
detti dei Saracini (i),
(i) I Stradili che net g^ e io.* ftecolo fermaroflfo la stanca ne^coii'
fiat deir luKa e della Provenza, andavano «ti per W valli, salendo «
^roso de' Borni: natio ostacolo rattencia i lor pasai. Qtiiaicii avvieo^
che per ttftte le Alpi aeff trova memoria. Ideile 'roimere della Mo^
rìenna parimenle vi additano gli scavi dei Saracini. £ cbe i Saraciaii
annidati in Frassineto , eofreasero e rubassero tutte le ▼aiti alpine , I
ineluttabilmente provaCd MKi&loria, la quale If moatra de{>redanti )
lontane badie della Savoja e del Viiltese, e veglianti a' principali pa.'i
delie A1^ per ttettèrfe a' trtbtito i pellegrini cbe andavano a Koist
Ma eh' casi avessero agio o volontà dì attendere alla langa e pene»
<yper» dfetlo «cavar le miniera, sembra cosa ifiyprobabile aì tolto. Bevi
considerando come nella vj^lbs di Ao^ta le ^npende fabbriche de' fa
mani' ébe ivi tono, vengono dall' inBraa f^léKe chiamate opere de'S^
racini , siam condotti a credere che , cancellata nelle nienti de' ix>^
alpigiani la memoria' diìgli antichi dominatori dei mondo, non ct,^
sertassw» che >^««Ìk dtf' batrban Muaulmatti ■ quali «veafi porlalal
' A ^àmté' AtMà gtfiieria di mièteiò iti' qùéOa di «Opj-a dìHU
tamente, ci'ttiolQ mesi' ora* Due efte si speadoiòo ne) «Bliref
dalla gaUei<la iotttinff «ì«lla meztaua é quinci «élla . sopvnit»/
Ma chi volesse scorrerle per^ogn^ banda ^ mal rfuscirebtn?' u
farlo in un giórno. Questi innumerevoli andirivieni che tutti
indicano e seguitano i divagamenH del filone, et palesano»
V antichità e la quantità degli s<:avi^
La miniera è Qtitt galena argentifera déntro al gtieifl. I fi-
loni scoperti insino ad ora sono in tanta dovizia ebe baste-*
rebbero a dar lavoro a eento minatori in nn tempd< Da quaiiitd
si può raccogliere sembra cbe rétldà il ^pet^ mille d'argento.
Pel soKtfi il minerale é venduto nello stato di Ittargirio. Di
rado lo riducono id piombò. Tenticinque aiini fa 240 opera^
lavoravano a questa miniera. Ora ( i83o ) son ridotti a isi
minatori. Questo scadimento proviene da ostacoli independenti
dall' abbondanza e dalla qualità del minerale.
Non si conoscono tieJla provincia di Nizza iliiniere d' ora
3 d' argento. 01tr€! queillst di piombo argefntii'ero or ora de->
erro ed il fiioèo ilelfó (jaCifìclM! tato Irallec, é clìé^indi ogni ani ici
kI antiahisstaria d|i«rii . {frdndessd nclkf Itocele loro il come 4i vp^r^
le' Saraci ni.
Tuttavia iKm SQiiO- dtt i^aMndare dUd 4ltrq cóogkiettuif«.
i.^ I àaraeidi. di f^raasinetcl erano i Mo^ di Spagnti, ed & holti
he qtieséì còltitarono U miniere. Noa k qiiifidi im^^Mj^ile cho nel
ungo spialo di^li irbni io cui dominai rono , ai più or «eiio , per 14
iìpìi essi |>tétidei8ero a scavarne. jk oiidierfi^ Oas» a regolarqe g^
cavi , ÙLééitàù «otMffUrt^ alle piò, dorè dtiche. gli abiUoti ridotti in
ervtfggio. * .;
H." l Sdfraciaì^ fatti prigionieri dcIK espugna2Ìone di frassineto,
jronO ttiùta séhiatì condannati ai 'penosi lavori. Forse tra questi la^
}ri ersivi lo ttàTjlméntò delle miniere ^ e <|u]ndi in esse rimase il lor
ome.
Di Quéste tré illazioni il lettore «celga qual piti gli (alenta! noi ci
.ieniamio alla prima, anche per altre ragioni cbe tralasciamo per noÉi
lunga re/ Ad ogni modo egli è singolare il rinvenire il nome de' Sa^'
icioì assai pia conservato ne' popoli delle Alpi che quel de' R4lffl4iiÌ.-
94»
Kritta , bwrrene dkre dà pì«mi»o , dì rame, dì ferro, ih lungo
sarebbe 1! indicare il luogQ di tutte y'taiilo più che giacciono
incolte (!}• Quelle di ferro, abbondanti e poste micino alle
foreste I premierebberòi a quanto par^, 1' opera degli sca-
vatori (9).
Non mancano nella profincia di Nina le fonti medicinali.
Havvene di termali a Roccabigliera , a San Salvatore; faa?^
vene di ferruginee fredde in più d' un luogo. Ma di nesAtna
si fa, o forse può farsi buon uso, o per la qualità del luogo
o per altre ragioni. Si soo dette le maraviglie di quelle dì
Rocèabigliera ossia di Bertamoot 4?^ metri discosto da Roc-
cabìgliera. Un più diligente esame ha palesato essere impas-
sàbile lo. stabilirvi de' bagni (3).
(i) La mMiera di piombo ■ Peona venne ooUWata per doe anni ,
non è gran tempo , indi abbandonata perchè la spesa superava il pro-
fitto.
(a) La miniera di ferro dì Miltefuont è abbondantissima ; il minerale
tì si rinviene allo scoperto} ed ha una foresta vicina. « INelle mie
corse botaniche , dice il signor G. B. Verani , ho trovato in questa
fe^retta vealig) di fornelli e pesti di ferro foto, onde ti chiariace die
la miniera tenne altre volte sbavata. ' Tattavia né la tradizione né la
storia del paese ne han conservato rioo^o. »
(S) Analisi delle acque di Bertemont, le qaali ai manleneono sem-
pre alla temperatura di f^ - ao gradi T- R. sopra due litri d* acqaa.
Un quinto del volume in gaz idrogeno sulfiirato 17011000.101 é\
gramma in 'sale eh' é solfato di oalce , idiHMslorato di calce, idrpelorat^
di soda , e 9^itìt. Alquanto di allume.
' Quest'analisi' é del signor G. B. Verini, gentile fCÌen»alo <^e coi^
tesamente oi fornì di molte aotisie intCM'no alla provincia di Nìj
•» ■
I t
Provmcia di San Remo (i).
La proviacia di San Remo noa ha metalli ^ né sali, né
maiiBi, uè tene ( toltane V argilla ) che «omministvino' ma-
teria a lavorìi, od il poco che ce n' è non dà luogo a>
ragguagli.
I colli di Montalto 9ono fomnifet in gran parte di avdei^ia.
Se ne valgono gli abitatori per ricoprirne i lor tetti e per
varj usi domestici; ma non ne asportano. Scernesi qualche
traccia di carbon fossile sopra Camporosso. U P, Mojon af*
ferma che c' è dell' argento nel monte di Triora (3).
Due sorgenti d' acqua minerale ha la Provincia. La prima,
accosto a Pigna, é leggiermente termale, e intensamente sol*
forosa. Scaturisce con impeto ed abbondanza da una rupe di
schisto calcare nerìccio, in riva alla Nervia. Ne prescrive
r uso nelle malattie cutanee il medico del luogo. Non la fre-
quentano i forestieri , né v' ha casamento o comodità pei ha*
pi. Lo stesso avviene della. seconda*, la quale sgorga in ro*
mantico ma angusto sito tra palme e limoni ^ appiè del Monte
Nero, non lungi dalla campentre chiesa della Madonna della
Eloota, e sopra un seno di mare ove può con sicuresza ai)"
rorarsi ilnoccbierb (3).
. .. ••
(i) Si oonelte il prineipato di Mantone, non essendovi in euc» di
lotabile che qualche ca|a di pietra da taglio, di gasso, di calce.
(a) a Dal lato lettentrionale n' eatrasaero, con qualche successo^ »
Oeicriz, ut »>a
(t) Analisi dell^acqua delli Ruota f^tta dal prOf. Mojon.
Idro solfato di calce ooooS
Muriato di calce 0000 1
Miirìato di soda 00004
Carbonato solfato di calce oooo3
Acqu* <99^
■ I ■ !■■■
loooO»
Provincia di'V/ìégiiaé
Nella provincia di Onègiia « il notevole trapatso dalla ci*
iena delle Alpi inaritiiiaìe alla caténa degli Apenninioffirirebbe
tasto campo di ossetvaaiom al geologo il quale volesse pr<H
fondarsi a studiare le cagioni de' grandi avvenimenti dalla na-
tura che hanno determinato la £a(ccia del glòbo. Ma finora non
vi si è scoperto alcun indizio di nàtnerali') tuttavia dall' esa*
me de' luojghi attigui si argomenta non dover esseme scevra
del tutto » (i).
L' Amoretti y natio di Onegha, scrive: « Tornerei a visi-
tare i nostri monti che meritano d' essere esaminati, o?tf
presso al Testico fra sassi argillosi stratificati, v^gOBsi in co-
pia immensa le impronte de* zoòfiti chiamati da' naturalisti
Ventaglio di mare (Helmiiitalithut Gorgoni» Flabello, Bom.)^
petrificazidne assai rara: ove in vetta de' monti sopra il borgo
del Maro, v' ha, oltre infinite cristallizzazioni spatose intatto
il . paese comunissime , de' brillantissimi cristalli di ndonte for-
mati nel quarzo, che staccatisi poi rendono Inoiccante il
coltivato piano e il letto dell' Impero; presso al quale fiume,
vicino all' indicato borgo , v' ha un'acqua epatica che analiz-
zata depone terra calcare e zolfo: ove sopra Villatella è un'
ampia caverna di belF alabastro iocrostratas e ove V irrego-
larità dejgU strati che frequentemente vèdesi, e la corrispon^
denzà degli strati medesimi fra due mAtl divisi dal mento-
vato fiume, indizi sono di antiche rivoluzioni che solo iudo-
vina chi esamina i segnali lasciati di tempo in , tempo dalla
(i) Chabrol^ Statitii^ue ut #.a, de t ^neiém tliparumetu de Monte'
notte. I nomi diverM «li Alpi o dii Apcnaiai , dati ad una sola conti-
uuata giogaja, non importano per ae stetti differ«qBa nettuoa; ma ì\
aotabìlittimo e quaai subito abbattamento della gtogaja che quivi vat-
ftede^ è certamente drgn* de'. geologici ttadj.
iiatara nètto Ispano iraéGfstfno de^ sedolt, e cife invailo tentami
ipiegaie colle nottcte ìstorìclie che ci trasmisero 'gli avi n {t\
Ad ogni modo, « ta profincia di OnegUa non ha metalli,
né inarini, né aiAi^ né terre [ tranne l'aifitUa ) che dian
luogo a manifattura} né fonti medicinali di evi ti faccia
oso (l). »
Provincia di Atbengd^
Lo stesso all^ incitcfl convieii fiftefere per ta provinéiH di
Albenga (3). Se' non cbe tra i coifnuni di Cissano e di -Salea
trovansi montagne di macigno^ del qtiale fanno mole ossia
pietre per uso di macinare^ Considerevole é il commerctó di
quelle macine , ^ ne mandano aiiébe fuori di Stato. La for-»
nace di Yarigotti arde qua» del controuo a far calcina.
« Al Finale vi è delV arena qualcosa as^ai buona per fab-*
briear cristalli. Quel distretto presenta in molti luoghi dei
marmi coloriti^ alenai de'qnali sotnfgliano al Saravezza (4). ^
A Rialto, presso le fonti del torrente che scende al Pi-*
naie, si estras^e già dell' argento^ come ci attestano le cave
(i) Fiaggto da Milano a Ni%ta di Carta amoretti.
(a) Statistica di Oneglia pel i8a3. Presso Nava, alla sponcla del
Tanaro ( cioè fuoirì della Liguria marittima ) tì sono abbondanti cave
di jnarlBO, arnsi ia: nMaritìo ti' è fabbri c«to il pbnfte. Ma la spet* del
trasporto ne impedisce lo scavamento, li^i,
(3) Le Provincie del Genovesato si stendono ^ qoa! più qual fnenOy
giù pei' la pendice seU^fitrion irte. Nel far qualche uso dette loror^ttat'*
tisticfae non af>bfàmo tolto obe quanto «^attiene afta Liguria niaritHaaa
ne' termini scgAati a prineiffio.
(4) Oius. Mofony DescriMone mineralògica della Liguria^ Vedi iti
. . . . • •
pmra peir l'àUbastro della Pivtra, ikome cne dantfo in commercio a
certe grandi e belle stalattiti di carbonato di calce cbc riducono lii
varj lavorìi.
che tnftor •iiasistèno , ed ì iscrt- arradt deUà. paroccfaia ^ Catit
di aigeato di ftialfe». MarraftichecohifàMéro quéita màaien
^U' abtiehi maNlieti deb Ficaie (i).
i II promontorio dt Finale i tutto formato dì pietra -cal-
care testacea, porosa, di nn colore giaUo-' rossiccio, chiaro ^
composto di tritumi appena distinguibili di conchiglie marine.
Di più, spaccando i massi di questa pietra, vi si scorge gran
quantità d' una specie di conchiglie chiamate Pèttini^ ben con-
servate, e disposte nello stesso senso; di modo che da no
lato rimangono tutti gì' impronti concavi , e dall' altro \
convessi.
Si (k molto uso di questa* pietra specialmeate per le e-
stèrne decorastoni delle fabbriche e pei lavori rustici. Le
porte di^ Genova sono ornate con essa-, ed è nota c<^ nome
Pietra di Finale. Dopo molti anni si scompone in parte; e
distrutta, dirò cosi, la matrice, rtm«igono i pettioi, come
più duri , distintamente conservati alla superficie. L' esame di
questa pietra dimostra essersi* formata in due e[loche ben di-
stanti fra loro : cioi in una dalle conchiglie infrante e smi-
nuszate, si compose la matrice ; oelP altra vi furono awilnp-
pati i pettini intieri » (a).
Provincia di Savona»
I
Non miniere d' oro , non miniere d^ argento nella pioviucis
di Savona. Una miniera di ferro a Noli rimane incolta, per-
(i) bri. fi Chabrol^ Sia$itiiquf. Questi «gginoyi;.: JLa gaième fmrmt
étre disséminée en t^ein^s danf une gangue dt quarta. -^^ A Hakstrino
sont deus ezcavalions, ...aUrìbiiées à une exploiUtioa qu' od assorr
avoir eu lieu en .i4cx> et a?oir produitdu feraraéoisal argeatrfi^; maù
Jes ^l>Qatem9nU dea galenea u'oòt paa pesmit d*jr reisoeiilir dea éch^a-
iillODSl
(a) Mof^nf ui t.a
i53-
che non àk gutctagno a scavala.' Le molte efemere di.qxief
tta pvoviticta, e la niioTa fabbrica, di bonbeià €ogdlet& si
alimentano col ferro dell' isola d'Elba che ,yieiìe<a jbassis-i
fimo prezsBo. ^ ,
Nessuna cava dì naarme ; qualche cava di ai)eoaria dolce
di cui usano per £eu: Je case* Molte cave di calce da &{h>-
toroo a. Vado, ed a Cogoleto. L'abbondanza della legna vi
maotiene da 3o fornaci.
La zona da Celle a Quìgliano è terreno di sedimealo^ in*
teiTotto da un nocciolo di schisto» L' «rgilla cbe se ne tra^
vien lavorata lungo la marina da Celle sino al confine Qqci-
dentale del corauue di Savona. Quest' argilla . eh' è di varie
specie ti6n vive cinque &bbrfcb^ di oiajolica biacca , ad u^
d'Inghilterra, e trentadue di stoviglie e vasellame in teri^^i
aera. Albizzola era altre volte ricca per la fabbricazione delle
fitaviglie. Ma lo stabilimento di somiglianti fabbriche in Pro-»
i^eDza ove andavano , e i gravi dazi onde uè fu percossa in
Francia 1' entrata , han fatto, molto languire questo ramò
r industria.
ha cava di combustibile fòssile di Cadibona è diveiitHii
elebre per la scoperta , ivi fatta parecchi anni addietro nello
trato stesso del carbone, dì ossa fossili appartenenti ad un
laimale il cui genere é sparito dalla terra, ed a cui il Cu-
ier, in celta guisa ricreandolo , assegnò il noii^e di i^n*-
hracoihetiumi
Giace ìa cava del* combustibile fossile sul pendio meridió-*
lale deir A pennino , a venti minuti dal villaggio di Cadibona,
oUocato in sulla strada maestra che da Savona guida in Pie-
noote. £ distanjte dal mare due ore di cammino, si leva so-
ra il ìtvdilò del ma«e metri 3oo.. Il sommo giogo della ca<-
?na ceitftrale délP Apennino n' è poco discosto. Alte mo^ta-^
ne signoreggiano e circondano questo luògo dandogli form^
i conca ove si uniscono le acque che scórrendo poi nel
etinibro vfmno a, gittarsi nel mave presso a Savona. Tre
u'ta di terreno si possono distinguere in que' contorci .j i.f'il
m54
terreno antico cbe serve di baiet %,^ il ierreno io euì ti
trova /il combutlilev 3." il terreno di trasporto cbe ricopri
i due priim - ( i*)>
il cooibustibile (ossile di Cadibona è una voa %iiifte,
«anca dt<toUb« CenrerreiBibe , dicono, riduria tosto in cokc^
iMima che 'SÌ scoinponesise, come ia ad. contatto coll'ana (a),
E abbondantissima; « ina il suo cattivo odore ^ la tro|(^
forza neir ardere, il prezzo non tecue e forse andie T abitu*
dine impediscono rbe venga sostituito al carbone di legna ,
€opiosissimo in questa Provincia » (3)*
' • Per- lo addietro «e ne spediva gran quantità in Francia, a
Napoli e 'altrove; ma i pesanti dazi imposti sui combostibile
focile' da altri Governi, ne ha* fatto cessar ie rìcbiéste stra-
niere (4)»
•>
(i) Vedine la descrizione geogaosticii nel Giornale Ligustico^ gen*
jia)o 1027.
' Dicono che que&la rav«i tonte scoperta nel 1796. Di là sale iida quasi
alU sommità ' dell' Apennino , incontrasi nn' altra caTa dello . ttetw
coitibitetibile cbe credcsi im filone 4i ^ocilU 4> Cadibona ^ n* t quasi
abbandonato lo acayo.
(2) « Il combustibile ohe «1 trac d^lla cava di Cadibona è impre-
gnato di notabil qaantilà di solfori, i quali al contattò dell' aria ul
convertono in solfati, cosa utilissima agli ufti economici. Ma ne risulta ^
lo sconcio cbe , sraporando l'acqua che vi ai còntien« , e perciò di* j
aeccando, si riduce in minutissimi pezzi. Questo, a d^ereasa di altii
cerboni lòaaiU, non. si rismalgama biuciaudo, ma arde separatamente, |
e quindi i pezzetti passano per la graticola del fornello. » N. C.
(3) « Auguriamo che ae ne accresca il consumo perchè, sebbene
non il piiji atto a tutti gli usi, questo combustibile oltre i Vantaggi
sgommi che presenta nell*' adoperarlo alla cottura delle stoviglie e nelk
fabbriche d» vetr^, farebbe risparmiare un'eiMrme.q^aiitilè dB &s«ìdc
coittpQste di gio.vani trinchi di alberi , de' quali (i Tanfio ^apoglìauJfi
le nostre montagna, che già rattristano pel loro arido aspetto. » Giorn
t,i§usl. ut 4<a
(A) Non si può valutarne lo smercio annuo , perchè cangia a nonni
delle richieste. Nei' i83i lo computavano, tonnine medio , di 3|ai
^uiolali metrici. -^ . - ^ • • t . .
Provincia di Genova^
EccQ finalmeiMA ialcuoi iiulìtj 4i ^uel benedetto tnetailo
fh'é il rappreseatante d' pgoì :?alore.6l ol vero, che al •figiii>
iato. Ne' monti di Cese^ oca Icmgi 4f^e.6C«liirigim del Ya<-
reaaa cbe cade a Pegli ael iiHire , .appajcuio segai di mmiere
cJ' oro. £ pagliiiole d' oro giù volge fpialisb& torrente melP alla
Polcevera. Ma la p*i'e»enva del metallo; qbe -desta la sacra
fame si potente ne' petti mortali,, nea è qai che per mem
forma. Ben altre vere ed inipiense ed- ìnttsaoste niniere d'oro
baniio i Genovesi ne'lor ticchi. tutto nbhmcetenti , e DegH
assidui loro visparnij (i).
Alle falde del rooóte' deila Guardia si' spiccano molti filoni
ii schisti piritosi di £effro e di moley dai quali traggono sol-,
fato di magnesia, i^ame e solfato di rame.
La selenite d'. Isoverde nell'alta Polceveca,- cotta ne' ro«>
venti forni y produce il gegso- detto di . presa» £ ■ gesso bian»
:hissimo^ pnro^ «he bagnato con ac<|ua, proiUannente e for.-^
ement^ s' assoda* Le fabbriche d' Isoverde ne forniscono la
provincia e i piiesi vicini. Ne mandano anche - ali' esf:ero ove
' ottima sua quaUta lo fa pregiare*
Il n|<||ite del Gai^zoxhe f^ramideggia dì^'o Sestti a po^
ente , è tutto calcareo ; e la valle che gli siede allato sem^
ra iui> vasto laboratorio per ridurre in calcina le pietre cacate
(i) Della miniera eli Gese ti tentò lo scavo, ina il prodotto di
oppo sotlbstaTa alla spesa. Le pagliuole d' oro sono in più copia
Mcioate da'' torrenti dèlia pendice settentrionale , presso Rossiglione
luogo la Stura. 1 contadini ]« ruccolgpno mediante uni. scaletta di
^no rinchiusa all'intorno da tavole, la «|uale riceve l'oro «nitame^tp
I' arena : la forza dell* acqna trasporta seco l'arena , lasciando V oro
fondo. Mojon^ ivi. È una racccolta si scarsa, chi> ora 1' hanno quasi
I tulio dìsmess». Nel parlare d«f «antuario di N. D. di Savona si h
Bennato come credasi che contengan oro le circostanti montagne. "*
%56
dai fUnch'i àA monte *Aé k mine fatn lat^y m w nt e e pro-
fondamente tqnaf^MCi;' Varj altri monti son nella valle delh
Polceyera che ferniicono 4ìl ^iCelienti pietre da calcina gran
quantità di fornaci,
. I cUrapanieiitl kvnruati nel monte del Gatto per V estra-
sione di quellepietm, fa»n coperto, ingombrato, otturato, non
è guari 9 la bocen di mia lielliuWDa grotta, piena di stalattiti
prodotte dal carbonaio di calce separatoii dalle acqne stil-
lanti. La- materìn «talalflitica , ivi adunata a grandi ammassi
fottervanel, ed indorata dai secoli, ferma la pietra nota col
nome di Alabastro» del €azco; di color gialliccio fnWo, pia
o' meno carico, semkvaaparente, ondata a strisce d'ogni ina*
niera.' Essa rtcem im bel lucido, e seti Iftimo tavole ^ or-
nati domestici, e sen tagliarono anche grandi colonne' che
ornano la; chiesa dell' Annuuiata ed altri templi di Genova (i).
11 marmo verde di Polcevera prende nel commercio que-
sto nome, perchè scavasi ove questa valle comincia, presso
il cesale di Pietra* La vezsara, appiè dell'ardua Boedietta.
La base del suo colore è il verde, or chiaro ora fosco,
spesso marezaato di rosso, e sempre traversato da vene di spato
calcareo bianco cristallino. È di tessitura fina, 'compatta ; acqui-
sta col pulimentò un bel lucido cristallino; lavorata, riesce
di molta vaghezza , ma iperboleggia chi lo ragguaglia al Terde
ai^co. I sontuosi palagi di Genova > ne sono adorni ^ ed in
ispeeie quel del Governo. Altre volte ne spedivano nelle isok
Britanniche e in Russia. Rallentata or n' è V estraùone»
Merita pure ricordo il verde di Pegli (i), È un marmo
colorito in verde da una specie di serpentino qhe vi si trova
frammisto. Le macchie verdi di serpentino, sqo tramezzaU
dallo spato, cristallino^ esse come più dure, preiidona mag-
gior lucentezza che il rimanente del marmo. Sen veggono i>
Genova ' tavole , colonnétte ed altri lavori. ' -
(i) Mojon , iV».
(3) Trovasi sotto il monte Ji 5ao Carlo di Ce»e, die irò a Pegii
]pres$o I«. fonti del torreufe Yarisnn^.
Le rocche di lerpeotiao che circondano Pegli, abbondano
si fattamente dì amianto che nella state in yarj siti talvolta
presentano T illusione della neve, o di una bianca efflore-
scenza che sorga a velare il serpentino. Il dotto chimico
Mojon che elegantemente descrisse que^stò asbesto od anfiianlo,
ottenne con esso una carta bianca della quale ihandò i saggi
a* suoi colleghi di Londr^i e Parigi.
Dieci .miglia a ponente di Genova, e dove il borgo di
Voltii, pieno di popolo, d'industria e di traffichi, siede nel
più intimo seno del mare Ligustico, s'apre una valle dijscors^
dal Leira. Le acque cadenti dalle doccie a servigio di varie
fabbriche, le frequenti ombre, e le amene ville che adornano
' poggi , fanno piacevole il cammino di tre quarti d' ora che
conduce, in cima di questa valle, al santuario della Ma-
donna dell' Acqua Santa. Sotto il patrocinio della Vergine
ùhe gode di esser intitolata Stalute degV infermi, è posta la
tonte medicinale, che unica nella Liguria marittima può ri-
iursi ed è già in parte ridotta ad uso di pubblici bagni. Il
uogo dilettoso in amenissima conca; la strada aperta ai carri,
i la comodezza dell' ospizio attiguo alla chiesa , già comin-
ciano a trarre con qualche frequenza i cittadini di Genova a
'perimentare . la virtù dell' Acqua Santa , assai giovevole nelle
nalattie della cute, come è provato eia molte guarigioni.
'i' Aequa Santa ossia 1' acqua solforea di Yoltri , sgorga sotto
l santuario , chiara, perenne, abbondantissima. La sua tempe-
atura si sostiene ai i8 gradi T. R. Non ha colore. Epatico n'é
1 sapore; più risentito, più permanente del suo odore. JN'é
[uesta r analisi :
Idrosolfato di calce o,ooo4,5
Idroclorato di calce 0,0000,2
di magnesia 0,0000,6
Acqua o,9994>7
Miriagramma 1,0000,0 (i).
(i) Vedi la Descrizione deW Acqua Sqlfbreay detta Acqua Santa ,
esso yoUrì, del doU. Gio. Palmas ini. Genowt^ i833.
HI. 17
ali*
Provincia di Chiax^arL
La ricchezza sotterranea della proTÌncìa di Chiavari giace
Delle cave dell' ardesia tegolare , nota col nome di Pietra o
Chiappa di Lavagna. Perché i monti sopra Lavagna, paese
9 miglia distante da Chiavari e 3o da Genova , sono formati
quasi interamente d' argilla schistosa , e sen cavano le mi-
t^liori ardesie che forse si conoscano pel serrlglif estemo ed
interno delle case (i).
Provincia di Levante (:»).
La provincia di Levante, della quale il gran cratere della
Spezia forma principalissima parte, è un paese classico per
la geologia, la zoologia, la mineralogia (3).
Nondimeno per quanto è de' prodotti da' quali si trae buon
utile, le sue dovizie sotterra si riducono al marnio di Porlo
(i) « La pietra di Lavagna è un* ardesia e schisto argilloso d* ud
grigio cenerino poco lucido, di telatura fina, lamellare, morbida >■
IftltQ , ohe si latoia separare con facilità in strati o Uttre soltili.
piatte y di mediocre durezza, fucilo a 9pezzarsi ed ipfasibile a fuoco.!
essa é composta di allumine, di silioe, di calce, di magnesia eà
ferro. » G. Mojot\, ivi.
La descrizione di queste cave e de' loro prodotti è nel V1A.OG10.
(a) Nella proviuci» di Levante, dal monte Gottero in poi, i sooso^i
gioghi che separano le acque cadenti nel mar superiore dalle cadco^
nell' inferìare, più non segnano precisaroeoU i cqn&iii Ligustici; ^;
meno per quanto è del politico. Laonde non intendiamo per essa c^:
quella parte la quale è del Re di Sardegna , comprendendovi anche 1
tratto della Lunigiana che spetta al Ducato di Genova.
(3) Oltre le opere già citate in principio di questo Capìtolo vedi ìj
seguenti
Hausman, Co^titiuione geognosMca degli Ap^nniiii.
£m. Repelti^ Cenni sull'Alpi Api»»«e,
Venere , detto anche Portoro, che forse gli auticbi RoinaDÌ
conobbero, ed ebbe anch'egìi Dome di marmo Lunense.
« 11 marmo di Porto venere , dice lo Spallanzani , e nomi-
nato con lode in Italia ed anche fuori* E ciò meritamente;
non tanto pel nobile lustro che dal pulimento riceve , quanto «
per le vaghe dorate macchie ^ che spiccano mirabilmente su
di un fondo tnorato. Cotal inariao si cava presentemente in
due iQOgbiy all'esterno canto della Palmaria a levante, e in
terraferma, poco lungi dal Golfo , nella valle delle Grazie. Del
rimanente non s0no questi i due siti unici dove si può e-
»trarre un tal marmo. Moltissimi altri luoghi di quest' isola
)e abbondano^ Lo stesso è pure di più parti del vicino con-
ioente, e. il medesimo borgo di Portovenere, piantato tutto
le] nudo scoglio, può dire di averlo dentro al suo seno. Di-
atti , molti strati dello scoglio non sono che di un tal marmo,
on questo solo divario ch'é privo di quelle macchie gialle
lorate, o che non è tanto ricco di esse. Generalmente poi il
aanno di Portovenere non è come tanti altri marmi che
)ruianò monti intieri o pezzi di monte, senza che mescolati
adano a materia straniera. Quello di cui parlo trovasi per
) più in compagnia di una rozza pietra calcarea, più dura
i lui e d' un cenerognolo oscuro, per liberarlo della quale
cosi poterlo aver puro ., fa sovente d' uopo di molta
}e$a » (4).
Brocchi, Conchiologia fos9Ìi« Stibapennina.
Bertoloni , $p€ciin«n Zoopbytorum Portus Lunae.
Lcpère , Mezzi di prosciugare le paludi di Areola.
Corderò di S. Quiotino, Marmi LaneiMi.
Brogniart, Sar le gi^sement ou potttioB relative dts Opbialitei ,
Eupbodìlei, Jaspea daas quelques partiet dea ApesaÌDs.
Lorenzo Parrete , Eeiazioai tra la cottitozione <Ìell' ApeDmno Li-
gare e qttcftka Mia Alpi di Savoja.
Savi , bopra ia caverna ostiicra di Casale mtì Golfo della Spezia.
j) Molte cose intorno al marmo di Portovenere «ono pk dette nel
LGGio , e qui tornerebbe vano ripeterle.
36o
BellUsime colonne dì marmo di Portovenere adornano più di
uaa chieta di Genova-, le più notabili per mole e valeva,
stanno all'aitar maggiore di Sant'Ambrogio, Ma la maiggior
parte delle cave da cui e»e vennero tratte , rimase abban-
donata, per essere cessata la vena, o mancato il bel colore
e le Riaccliie che aveano i banchi superiori (i).
Del marmo di Portovenere si fo smercio ne' porti dell'In- '
ghilterra e dell' America settentrionale. Dalla quantità delle
dimande dipende la quantità del marmo scavato ^ onde va- 1
riabile n'è 1' annuo prodotto. Terimne medio può valutani j
di 3 , o 4|<>i- quintali metrici a 4 lire il quintale. Nella Pro- 1
vincia non se ne consuma la cinquantesima parte (3).
Oltre il marmo di Portovenere, vi sono nella Provincia ì;
seguenti marmi :
n Brecciato rosso della Castellana e di Biassa. '
11 Bianco venato di Biassa.
Il Nero assoluto.
Il Giallo di Santerenzo, bello per le intarsiature.
Il Mischio sulla punta dei Corvo.
Il Verdastro di Pignone, adoperato negli ornati delia sak|
del gran Consiglio in Genova (3}.
Rosso con macchie verdognole nel canale di Campiglio' '
11 Brecciato rosso, di Carr odano.
11 Macchiato rosso, di cui sono le colonne della Ch><
di Trebbiano.
(i) RaccoDtasi cbe le groiK coIoddc in Saot' Ambrogio e in S. Siri
« (ienova siano lUte tratte da una uva oia abbaDdonati nel caoik
della Fredaoa , a a miglia da Lerici.
(1} Avvitii che ti veaàe gre^io, né v'ha fabbrica in paese pS
ddfgli il lacido col pulimento.
Le venature gialle loao attribuite *d un leggiero oiiido di ferro.
(3) « Non è cbe un tenuluinio etrato di carbonato calcareo cotf
jìspoito a zone roisigue e verdoline chiarej xone che dìfticrÌMiH
irò durezza onde in grao maiM noo pnà ricevere bel put
u Guidoni , ut t.a
10 cbe li trovi eziandio nel canale di Trebbiano.
a6I
Un dotto autore, natio di que' paesi, porta opioione che
pel marmo di Portovenere non che per gli altri si potrebbe
aumentar lo smercio e quindi il guadagno, e sarebbe facile
introdurre fabbriche per lavorarli. Aggiungi il serpentino al
promontorio del Mesco, e nel canale del Pignone.
« Quanto sono ricche le montagne del golfo della Spezia*
in marmi, altrettanto sembrano essere meschine o prive af«
fatto di sostanze tinetalliche » (i).
Si estrae del manganese nelle comunità di Pign>)ne; ma
assai più dalla Rocca, stato Estense presso Brugnato , e si
imbarca alla Spezia. ,
A Gastelnuovo nella Lunigiana Ligure havvi grandissima
c|uantità di legno bituminoso ; è men fragile del carbon fos-
nle, esala men fumo, arde con viva fiamma, e con intenso
calore (2).
Nel golfo 3700 metri a sinistra della Spezia, e 3o metri
listanti dal mare, sono le acque minerali di Pitelli, sco-
>erte, dicono, da tempo antichissimo. Sgorgano copiose, ma
n luogo malsano per la vicinanza degli Stagaoni, Una delle
ònti é solforo^, V altra ferruginea e leggiermente solforea.
»'usa della prima per bagno a rimedio delle malattie cuta-
lee; la seconda in bevanda a rimedio delle ostruzioni. I soli
ontadini del luogo ne usano. Per trarne profitto converrebbe
rima togliere la mal' aria col prosciugar le paludi all' in-
)mo, stabilirvi case pei bagni, ecc. (3). £ contutto ciò le
3nti medicinali di Pitelli forse nmarrebbero sempre ne-
;lette (4).
(i) Il itolo tenuissimo banco rii serpentino del Pi'omontorio del
fesco è il luogo ove si rinvengono i maggiori indizj . metallici che
otrebbero un giorno diventare materia di scavazione importante ; »
ce. Guidoni y ut sm Vedi ivi l'enumerazione delle altre sostanze me-
ilHche ne' monti del Golfo.
(3) Vedi la Memoria sul legno bituminoso di Castelnuovo , scritta
a Gius. Mojon ; negli Atti delP Instituto Ligure.
(3) Nota comunicata da un medico de' dintorni della Spezia.
(4) Sostiene il Guidoni che « le vantate proprietà mediche^ delle
a62
Ai quali cenni convien aggiiignere il patgo seguente.
« Sopra la spiaggia di Moltedo , fra Peglì , e Sestri di Po-
nente, ritrovasi una minutissima arena nera brillante, fenu-
ginosa, attirabile dalla calamità, infusibile al fuoco, ed ÌDal-
taccabile dagli acidi. Queste proprietà eccitarono in tutti i
tempi r attenzione d' alcuni celebri Naturalisti ; e vi fu per-
sino chi pretese che 1' ammiraglio Hanck, passando a poca
distanza dalla detta spiaggia, osservasse uno sconcerto nella
Bussola, prodotto dalV astone di quest'arena-, sconcerto, che
può aver avuto luogo unicamente nel capo d' un tale osser-
vatore. S' ignora tutt' ora ov' abbia la sua origine; si è solo
osservato che la stessa viene trasportata da un ruscello poco
distante , e rigurgitata sul lido dai flutti del mare *, perciò %
ne ritrova una maggior quantità in seguito delle forti tem-
peste. Non é questo il solo luogo che presenti tale arena ; se
ne ritrova ugualmente nei due torrenti Stura, ed Olba che
scorrono vicino ad Ovada, ove si raccoglie in grandissinu
abbondanza , e della stessa qualità.
« Dietro le proprietà fisiche , e l' analisi chimica di que
st' arena mi sono assicurato che la stessa è analoga alla Me*
nakanite ritrovata a Menakàn in Cornovailles : ed e compo^
sta d'ossido di titano, e di ferro quasi a parti eguali, e:
impiega pvtncipalmente per uso di sabbia negli scrkttoj. (i)-|
acque, di Pitelli, non sodo «lovuta ehe ad una picciola quantità d^
cido carbonico cbe acquistali forse dall' attraversa re qualche banco
fncbì m.irìni o altre sostanze cbe s'accumularono in quel luogo, pnt
ehe la .spiaggia separasse queste fonti dal mare, nel quale dovcvaac
non è gran tempo, scaturire. »
(i) Gius. Mojon^ Detcriz. ut sm Vedi pure ciò eh' egli scrÌTe
legno bituminoso di Castelnuovo nella LuiùgiaBa e del PretoUo
Amiano.
\
2ti3
AGRICOLTURA.
Prodotti dell* agricoltura lÀgure.
Uo dotto agi'onomo ordina in questo modo i prodotti del
suolo nella Liguria marittima.
Legname da costruzione e legna da fuoco. — - Le £mtiche
e famose foreste de' Liguri da gran tèmpo scomparvero, ffel
princìpio dì questo secolo si fece grande straziò di (Quelle cbf^
rimane vano. Infiniti furono i danni arrecati a) clima ed al
teriìtorìo dal diboscamento de' monti e de* poggi. Le nuove
leggi per la riproduzione della boscaglia di vetta già cómin-
:iano a produrre benefici effetti.
Olio, *— E il prìncipalissimo prodotto della Liguria marit-
ima, e massimamente della Riviera di Ponente. Senza T a-
portazione degli olj gli abitatori di quella costa petìfebbero
niseramente di fame. It denaro die ne ricavano , lo spèndono
iella compra de' grani. Ma sventuratamente esso non é sem-
»re bastevole; e Io sbilancio, in certi anni, tra i valori' del -
' introduzione e dell' asportazione è si fattamente in dtsvan^
iggio di que' popoli cbe l' immaginazione se ne atterrisce , e
ìcusa di porgervi fede. Tuttavia come ciò dipende dall' in-
ostanza delle ricolte e dal variabilissimo prezzo della der^
ita, il quale dalF uno ora trabalza ai due e sino ai tre , ora
'n ritorna alPuno , incertissima diviene ta base de' computì.
Non é facile valutare , nemmeno per approssimazione , la
uantità dell' olio cbe si coglie nella Liguria marittima oc-*
dentale 9 tralasciando V orientale clie non ne asporta gran
>pia. Ud^ estimazione fatta negli anni 1827 ^t^S per le prò-
ncie di Nizza, San Remo, òneglia ed Albenga ne reca la
tale quantità annua prodotta a 22opn. bafili (t).
La raccolta delle olive si alterna in buona e in cattiva, è.
lora in dieci anni non succedono che due buone raccolte.
^1) Vedi appreno l'articolo Cohi%*a%ione degli Ulitfi.
t»64
La riccbexza dell' oliveto in quella Riviera è si paiicle cbe
negli anni di abbondanza , te il prezxo deirolio si regge
alto, un jugero piantato di grossi olivi rende di frutto
ciò cbe costerebbe altrove la compra di altrettanto spazio
di terra.
Vino* — La recente moltiplicazione de' vigneti ba fatto
la Liguria marittima men tributaria cbe prima noi fosse di
altii paesi pel vino. Tuttavia grandissima è la quantità che
ne trae dall' interno dello Stato ed ancbe dalla Francia a
malgrado de' dazj.
Molto vino si smercia per l' Italia col nome di vino di
Nizza; non pertanto nella Statistica dì quella provincia V e-
strazione del vino é portata per sole a4im« lire , mentre V in-
troduzione v' è per 675,000.
Il vino della provincia di Genova, la quale assai ne pro-
duce, è generalmente bianco, leggiero, acidetto, di poca du-
rata *, giova temperarlo con acqua. Il forestiero a prima giunta
lo trova ingrato, ma in breve tetppo s' avvezza al suo sapore
e sen compiace.
Le Cinque Terre cbe tra i Promontorj del Mesco e di
Montenero pigliano lo spazio di cinque miglia , sommimstraQO
ottanta mila barili di vino. Quello sceltissimo che là fanao
ma in poca quantità e chiamano Amabile, tien soauglianza
col vin Santo del lago di Garda e forse lo avanza m bontà.
Costa assai anche in paese , né fuori ne mandano se non per
regalo. La Vernaccia di Corntglia, celebrata nelle novelle del
Boccaccio e del Sacchetti, sembra fosse vino delle Cinque
Ten*e. Ed il Baccio racconta che di questo vino se ne por-
tava in Francia, nella Belgica e neir Inghilterra. Presente-
mente quel che recano a Genova non è troppo pregiato.
Nella Liguria , non meno che in quasi tutta V Italia , s*" 0-
dono contìnue lagnanze sui metodi imperfetti di far il vino,
e quegli stessi da cui son mosse, o non cangiano o poc»
cangiano i metodi ne' loro poderi. Il cbe nasce per avves-
tura dal maggior guadagno che ha il padrone de' vigneti ve
^65
fare il vino all' uso comune. Ckò almeno sembra provato dalla
esperienza largamente qui fatta nd vino LigusUeo; nome ap-
plicato ad un vino della provincia dt Genova, che non. male
imitava lo spumante Sciampagna , e del quale é cessata la,
fabbricazione.
Le Castagne soimninistrano 1' alimento a gran parte della
popolazione nell'alto de' monti. *
Il Fieno è scarso e costa il doppio che in Lombardia.
Il Gelso alligna bene ove non è sbattuto dal vento del
mare; i vecdii e frondeggianti e spaziosissimi gelsi che si
incontrano hi queste valli sarebbero teniiti in mdlto pregio
sulle rive dell' Adda. I contadini qui poco si curano dell' edu-
cazione de' bachi da seta ; il prodotto totale delle sete non
arriva in tutta la Liguria marittima a 5oo,ooo lire, com-
prendendovi anche la provincia di Nizza per 200,000.
Uno scrittore di Georgica esagerando dice che nella Li-
garia marittima più della coltivazione de' Cereali stima van-
taggiosa quella deliri. Sommandone insieme tutte le qua-
lità, grano, segale, orzo, avena, farro, gran turco, patate, ecc.
non producono i cereali di che alimentare l' intera popolazione
per due mesi dell' anno , benché in alcune valli la semente
renda otto e sino a dieci per uno (i).
Gli agrumi, ossia le varie qualità del dirusy sono grande
(1) L' annua quantità de' grani arrivati per mare ed introdotti per
contumazione in Genova, donde poi si diffondono neUe Riviere , sta ,
termine medio , fra le 5oo o 600 mila mine. ( La mina di Genova
equivale in misura di capaciti a decalitri 11,457, e si computa in peso
pari a a cantara o la robbi. ) Ne arrivano per terra circa soo mila
quintali. Nizza ne introduce pel valore di due milioni di lire.
Nel i83o il grano entrato nel porlo di Genova sommò a
Con bandiera estera Mine 74)^4^
Con bandiera nazionale » 881,640
ToUle Mine 956,^83
366
adornamento di '^nte eoibaré' maritlims. Ma I' eitraiioae
de' lor fratti non (conduce Forse 3 o ^(mxmIo lireió p*e«e (i)-
11 mele, la canapa, il .lino ^ui non danno prodotti degni
di qualche ricordo (a).
Ma di sommaiinportaDza sonale frutta, gli ortaggi , i fuoghi
0d i fiori. NelUi Riviera di Levante i 6cbi aecchi fanno il villo
gioinaliero de' contadini. Di 1k del Cupodsile Mele ignòti son
quasi gltotta^i, nu cóltìvatiisinii sono da q«el Capò ripiegando
sino a'confini degli stati di Mane. Ed essi formano un ragguarde-
volissinDo ailicolo dt «tportaztene. La ricca e lauta H'dano ami
tutta la Lombardia i fornita dalla Liguria degli ortaggi prima-
ticci ed invernali. Notabile eitraiioDe *i fa pure da'fungbi tecclii
e ne riceve sino Y' America. Ha graadiuimo e itraordioario n'é
il consumo dtt' freichi. I ftinglii degli. Apennini Liguri vincono
ogni paragone in bontà , e le specie velenose vi giacciono
quasi ignorate. Reputasi che il valore di questa prodmione
ascenda ad un mezzo inilion* di lire. — Celebri tono in tutta
Italia ed in Francia i fiori di Genova. Essi nell' inverno vanuo
a mostrare la dolcesza di questo clima alle città dentro terra,
intristite dalle nevi e da' ghiacci. Oltre la varietà , la va-
. (i} HancaDO , per dir il Taro , affatto i ra^aigli. La provincia di
Nizza è computata aiportarne prr ^5]m. lire —
E da notarci che in San Keuiu evvj un piugUtrato speciale cbc ba
la cui'a di lopravvedcre la Tendila e il commercio de' liinooi , pro-
dotto prindpale di quella terra.
' 1 limnoì si Tendono 35 lire il migliajo e gli «ranci ao , termine
medio. — La roagginr ealraziooe (i fa di linitni, — Vi sduo in S. Remo
certi niosti-i di cedro cbc vengono pagati gran prezio dagli Ebrei del
hoite per la festa d«' Tabernacoli.
(i) Prodotto annuo à^l mele nella ptovinda di Nizza 73 qiiÌRt. mete.
N. B. Nelle altre proviiicic è carne nullo.
della lana, ivi ri4a id.
B. Idem.
provincia di Albengi >i rBCcolgodo e
canapa e 3o di lino.
gliezza, r olezzo 4e' fiori, e 'mirabile aiKora V arte del giaiv
dioiere ligure nel coinporne ed ordinarn<i i inaici)' faceadolì'
rasi ed àvvìcendiaDdone coti si titolar buon gusto 'i cplori.
Anche i fasci delle palme onde s' adorano Bordigliiera s
San Remo baurio da • porsi nel novero • degli utili prodotti.
Essi, nel numero* di 600, rendono per l'estrazione da i5 a
20 miglìaja di lire. . •»
Sarebbe facile T'ordire queste ed altrettali notizie in ta-»
belle, ed aggiungervi lunghissime coionue di numeri', anzi-
questo lavoro è già fatto, iié chiede che l' opera del tordi io.
E Teramente le tabelle statistiche meritano tutte le lodi che
il Gioja loro concede. Ma conviene ch^ esse ' sieno veritiere
ed esatte; altrimente b«in da chiamarsi una gherminella scien-
tifica. E quanto esatte sieno per V ordinario si fatte tabelle
che vanno sXìe stampe , lo 'dicano i loro compilatori , anzi le
opere stesse di quell'illustre Economista. Quanto a me ho
aoleposto di lasciar giacere inedito il mio lavoro, anzi che
indurre il pubbHco in errore. £ nondimeno eran tabelle tratte
dalle più autorevoli fonti. Un decennio di continue* ed accu-»
rate osservazioni può solo produrre un termine medio che
sia degno di fede. E ciò sìa detto -per tutta qnest'^/i^^eni^'ce.
Coltivazione degli ulivi (i).
Tutta 1* statistica della Jiigurìa maiìttima ad occidente del
Capo di Noli può ridursi ad un solo articolo ; V Olivo. Que^*
sta piaota è verMiiente sacra pei popoli di quella Riviera,
perchè ad essi l'albero di Pallade ti^n luogo di tutti i doni
(i) Questo capitolo è ricavato da varj trattateli! manoscritti, dati »
eggere all' Autore in Nizza, in San Bemo e in Oneglia; e riguarda
a classica coltivazione degli ulivi in que' paesi sì rinomati per V ee-
«Uenza degli olj che prodacoao.
di Cecere, ed il loro commercio d' ogni >|>ecie rìdaceli per
liove decimi agU olj.
Soiteogono alcuni che l'iUivo non aia pianta indigeni dcU>
Liguria, perchè ne' paesi ov' è indigena, la ricolta Mepin-
gui bacche riesce «nnua e non biennale. Altri aSemuno cb«
i Foceii, (taoiiatìtl a Marai^Jia, ti trovaucro indigeiMma dod
coltivato l'olivo, e vi trapiantassero le specie che loe^vi
prosperavano in Grecia. E cori spiegano la preseina delle
differenti qualità che qui si scorgono in questa famiglis; qua-
lità varie dt foglie e di Erutti , de' quali gli uni danno l' olio
più abbondante e gli altri più tqaùiito e gentile. So^un-
gono finalmente che le specie introdotte nella ProvenzB e
nella Liguria marittima sono, con tenuissime deviaiioù, si-
mili a quelle che |Ì coltivano nelle isole dell' Arcipelago, e
massimamente sui colli dell' Attica , a Hitileno ed in Cuidia,
dai quai luoghi, secondo altri, vennero trasferite nella Ugn-
ria al tempo delle Crociate, o sul finire di esse.
A Ventamiglia ed a Bordighiera le piante d' ulivo uno db
innesto di Razzola ( Olea Europaia ) sull' oleastro od alito
selvatico.
A San Remo, a Tag(^a, ad Ooeglia si coltiva la specie
Preruipe o Previxe di Toscana, qui chiamata Taf^itKca;i
sen v^ono inunenù oliveti,
È questa la specie che dà V olio migliore ; ma è pure U
più dilicata e che più patisce le vicende atmosferiche. Dicbe
forse nasce che da Savona alla Magra quasi più non colli-
vano che la Colombano o Colombara, specie di minor houli
ma più robusta,
I<a Pignola o Pignolina sì trova , ma non frequente , nei
paesi più degli altri esposti al freddo.
L' oleastro alligna ne' luoghi montuosi o appresso ai boschi,
j' innesto di Razzola o di Previxe sull' o)ea»tro prodoce l<
nte che più resistono al gelo, e che crescono ad alto fusti)
i meravigliosa ramificazione.
Luta l'ulivo i pog^ minori, le pendici apriche, in lepida
clima, ove Borea non tignoreggì. Una zona, larga otto miglia
a prender le mosse dal lido, la quale non si levi più di
i5oo piedi sopra il livello del mare, qui ne circoscrive al-
l' iocirca !a vegetazione*
L' oliva non gela che a. 3 gradi sotto 0[0, né 1* ulivo che
a 9, se il tempo è asciutto: ma se il freddò soprapprende
il frutto o 1' albero mentre regna l' umidità , basta a £airli ge-
lare un grado minore.
Si riproduce 1' ulivo col piantarne la coccola, ovvero i
virgulti che nascono intorno al pedale , ovvero i ramoscelli
ben vegeti e di monda corteccia. I due ultimi metodi ven-
gono anteposti alla seminagione, perchè più spediti e più
certi. La riproduzione co' vii^ulti è la migliore e più usata (i)^
Gli antichi coltivatori di S. Remo piantavano gli ulivi a
scacchi , in distanza di dieci metri 1' un dall' altro. L' aria ri-
girava più libera in quegli oliveli ; la terra somministrava più
alimento alle piante. Ma il bisogno di porre a profitto lo
scarso terreno, vinse la regola, ed i poggi si coprirono di
vicinissimi ulivi.
Ci ha de' luoghi in cui una superficie di io,ooo metri qua-
drati contiene da i5o a 200 uUvi che ne' buoni anni ren-
dono sino a 3o o 5o barili d' olio (2).
(i) Che più? dovuto a lunga età Io stenso
De' duri imperi recusante ulivo
Al suo vivajo per talea commesso
Talor non ebbe il propagarsi a schivo.
Ma se dal pie di tal che mostra spesso
Di virgulti sottil cespuglio vivo,
La vecchia barbi caja a veder vai
Di uovoli migliori i semi avrai.
Lorenzi^ CoUiv. <fe' Monti.
(3) Un barile d'olio vien computato in peso circa rubbi 7. 17 di
Genova ( 7. xp in commercio)^ equivalenti a litri 65,48o.
Il prezzo d' un barile d'olio di 6ne qualità Ligure-occidentale varia
dalle 3o alle 80 lire, a tenore delle ricolte e delle dimande. Il medio
termine di lire 5o si scosta di poco dal prezzo ordinario. Per lire si
intende sempre lire nuove di Piemonte, pari ai franchi.
^70
L' ulivo, <b 'Ni»a al Finale, cresce iu grossezza ecl altezza
quasi al pari delle più belle roseti. '
Una pianticella, clje abbia nles^o radice, frutta in capo a
20 anni la metà del prodotto a cui può pervenire. Ma qoe-
ftf albero, dice iu2o scrittore, è Fiinuiaf;ÌDe dell' eternità: im-
perciocché vive più secoli, ed allor quaudo vi credete che il
freddo r%abbii| spento |.s0 oe recidete il tronco allivello del
suolo, caccia virgulti più rigogliosi che dianzi*
Da JSìzza ad Alheoga il viaggiatore incontra luogo la strada
ulivi che' due e talora tre uomini non bastano a circondare
delle lor braccia. Akuni, a Villafraoca, a Meotone, girano
a^ e 33 piedi. A San Renio, a Tagjgia,a Porto Maurizio , ed
Onegha evvi quakhe pianta d'ulivo che nelle ubertose rìcolte
fornisce sino a tre barili d' olio,
L' ulivo ammantasi tutto di fiorellini gialletti , monopetali,
a grappoli, che mandauo lievissima ma pur soave fragranza.
«Esso fiorisce nel maggio , toccando ora l' aprile ora il giugno.
Ma la ricolta de' frutti non comincia veramente che nel di-
cembre, e dura ove sino al maggio ove sino al giugno ed
anche al luglio dell' anno seguente. Mei qual anno la pianti
rimane senza vigore per dar nutrimento ai fiori che nascono
accanto ai frutti, e ne segue scarso e meschino il prodotto.
Tuttavia mal si appone chi crede biennale la buona ricolta
delle olive. L' incostanza delle stagioni spesso non concede
che due buone ricolte in un decennio.
L' ulivo abborrisce la compagnia di altre piante. Laonde in
quelle parti della Riviera scrupolosamente si astengono dal
seminare i terreni sotto gli ulivi, e dal frammischiarvi altri
alberi.
Esso é avido d' ingrassi. INel territorio di Nizza adoperano
di preferenza il concime animale , o a dirla più schiettamente
le fecce umane, osMa il bottino de' Fiorentini. A Mentone,
a San Remo, ad Oneglia usano gli stracci di lana ed i cenci;
gli escrementi di colombo, i ritagli di pelle, detti li in bellocci
dai Toscani , e la raspatura di corno. E questa un eccellente
ingrassò cl^ non rinnovano i^he'cU' trje iti. tee fanùi;' Il letame
bovino ed equino ^i|iaaca> generai mente in epe' luoghi pcivi
di prati'« di paseoli (i). i . ' •
Ogni, due anni conviene smuovei«, stolgece, tritare' il ter^-
reoo sotto gli ulivi , .acctocelié il tl'ooco
— 'isi bea per U radki / ' ; • . > -
Stùco vilàt che a lui viendiUle piote • . . '
Onet' ^ arricchito al basso y e risarcisca
: j4 Se- meéksrtw ciò oke^ dalla scor%ii: ' . . ;
E dotte fogUe evaportindo esala (2). >
È d' uopo pariinenté rimondar gli olivi , liberarli dai rami
secchi od intristiti, e scevrare dalla piànta i meiabri offesi p
tabefatti. • . . .
V oliva è infestata d^ un velarne che taloi^a ne. guasta e
strugge l'intera ricolta. I Nizzardi lo appellano Gcyiron, i San
Remesi Verme di San Giacomo* Pat-e che una piccola
mosca {Stomasis Keironii) deponga le sue- uova- sull'oliva, e
à?L èsse fiasca quel* verme. l'piu sperti agronomi del paese
portano opinione che ad esth'parló farebbe di noestieii una
legge la qual ordinasse che tutta la ricolta fosse terminata
al comparire della primavera. Essi dicono che se il frutto
noQ restasse sull' alberò si lungo tempo e nel caldd ^ -si estin*
guerebbe il germe del funestò insetto, il quale* si forma nel
fermento naturale della bacca, lasciata in sulla pianta oltre
il suo grado- di maturità. -,
Ne' dintorni di Aìx in Provenza, ove si faniio gli olj più
pregiati a Parigi , si usa di cogliere colle mani le olive , e
(i) L'ulivo cresce e fruUi6ca anche .in fiiez2o alle altre coltivazioni,
come si scorge nella Liguria orientale ^ ed anche senzsi ingrassi. Ma
Uittocìò che si guadagnalo si risparmia da questo lato, si perde i\
doppio dal lato del prodotto.
{2) Arici , Coltivazione degli Ulivi.
a7*
noft ancor ben nftaUire* GtJà tengono basse le piante. Ma
nella Rivìara occMentale ove* queste |nraoiid^|;ianOy .6 si
lancia cadere al molo la bacca matura, o sì scuotono e gen-
tilmente andie si sbattono i ramis le olive cascano sopra len-
zuola tese a tal uopo (i)* Questa ricolta, come abbiam detto,
si fa lentissimamente.
Le olive raccolte vengono poste in un recipiente circolare
di pietra, ove una mola verticalmente girando le frange. Ne
resulta una pasta che mettesi in cestelli tessuti di erba. Questi
cestelli, accatastati in pila, son Catti soggiacere alla pressione
dello strettolo. Meucè della pressione e deirac<|ua fredda con
cui vengono bagnati i cestelli, l'olio si separa dalla polpa, e
sgocciola in un secchio, donde con una mestola lo' sfiorano
per metterlo in una botte (a).
La quiete d' alcuni 4;iomi fa si die l'olio mandi al fondo l«
morchia ; di tal modo esso rimane purgato , né più abUsogna
d'altro lavorio*
I noccioli, le pellicole,, la polpa legi;iosa, si fan fenaen-
tai*e in un vasto recipiente, da cui le traggono neli' estate e
le assoggettano al lavamento dell'acqua fredda, la quale di-
stacca il residuo delle materie oleose. E finalmoEita le pon-
(i) Le olive che cadono tpoaUnee noa fanno mai l'olio <li priaa'or-
dine, prendendo facilmaote il gotto della terra so cai^niaccipiio.
(a) Mei metodo di fubbrìcar V olio a fuoco quella pasta vieii posti
in nna grande caldaja di rame sotto la quale arde il fuoco. Quivi ci
lascia riscaldar qualche tempo, e si vien rivoltolandola con una pala.
Altri bagnano i cestelli con acqua bollente.
Da questo pernicioso metodo, dalla qualità meo buona della pianta,
e dal pessimo uso di tener le olive lungamente ammucchiate prima di
frangerle , deriva la grande inferiorità degli olj della Riviera orientale,
paragonati con quelli dell' occidentale , ossia oltre - occident^e , per>
che il confine degli olj eccellenti è la fiumara d'Andora , almeno a
un di presso.
Ciò sia però deUo in generale , perchè i buoni georgici si trovano
in ogni luogo.
273
gdno a bollifc in una gran caldaja con c&e «i viene a for*
inare quella pasta dalla quale coir acqua bollente si ncava
Tolto lavato ad uso delle fabbriche di sapone.
I Doctìoli mondi che ne avàncano,- riescono utili per ali-
mentar ir fuoco nel verno; la stessa' fogna che si forma in
£oodo a' lavato] y porge un. ottimo ingrasso agli ulivi. Nulla
in somma va perduto del prezioso frutto. -^ Le olive verdi
condite ornane generalmente le mense: ma non tutti conoscono
k olive y fatte seccare mature. L'arie* del cuoco sa trarne
gustoso profitto. ' ) '
Yentieinque rid>bi di olive mature danno un barile di olio
di 7 rubbì e mezzo. Da cinquecento rùbbi di noccioli e pelli-
cole sì ricavano due barili d'dTio da fabbrica del peso anzidetto.
Il legno dell'olivo è gialliccio, venato, marezzato; riceve
un bel lucido; lo ricercano gli ebanisti e gP intarsiatori'. È
pure ottimo ad ardere.
Ci rimarrebbero assai cose a dire intorno agli olj; ma ci
basti' toccarne due. prìocìpali. '^
^ ' DegU Olj.
Nelle (cose de' sensi per distinguere i varj gradi di bouta,
conviene che quelli abbiano ricevuto . l' educaaione che vien
dalTesame e^al confronto. I Luculli moderni ben sanno con
}ual differenza di dilettazione i diCferenti loro commensali a8.sa-
porino i preziosi vini ch^essi fan mescere alle lor mense.
[Questi odora il profumo di un bicchierino di Tokai, lo beve
1 centellini , ne gusta e discerne lo squisito sapore.' Quegli lo
Tacatiaa come se fosse vino di barca. Ond'é che per non dare
tralci alle capre, è* venuto l'uso che lo scalco nomini i vini.
Quanto agli olj X educazione de' palati è ancora imperfet-
issima. Quasi tutti di^inguono il reo dal buono, ma pochis-
imi distinguono il buono dal migliore e il migliore dalVot-
ùuo. lu assuefazione è pure grandissima corrompitrice del
;usto. 11 Veneziano , avvezzo all' olio forte di Corfù , trova
nsipido come, l'acqua l'olio di Lucca , mentre il Lucchese é
• III. 18
274
itiotso a Dauim «U telo odolre de' nigUori fletei dell' Adiia-
lieo fritti m-quelVolkK In Genove , dove pnre ha b maggior
>ua sede il trafico all' estero dq^U sqtusiti olj della Riviera
olire Ponétite,' non è nuro il trovare anche sid désco de' ric-
chi 41 9^ve olente oKo Ligure-Orienlale.
' Gb tehga ih tnente il lettore* perchè torneremo 6r ora a
cpie>«to argomento.
Nella Riviera oltre Ponente le proprietà tono nioko di*
vise;* divisione gehefalmeote felice come quella che sottrae le
campagne al servaggio delle grandi città. Ma mi gravissimo
flìlgello' Jierduote qoe' piccoli proprìetar)* Essendo costosissima
la 'coltivézione degli ulivi per gì' ingrassi e pei molti lavori ,
nò rìtiscendo. che biennale, ed anche non «empre, la buona
raccerta y ne aiwiene eh' essi nell' intervallo, per mancanza di
capitali, sono costretti a procacciarsi a credito od a prestilo
somministrazioni di vettovaglie o di denari. Ognuno può im-
maginarsi sé ciò dia luogo «11' usura. Ma omettendo anche
questa , che quando non è soverchia torna «più utile che no-
civa, il rimborso del credito o del prestito ha sempre la
ricolta per assegnato suo termine. Ed ecco che appena Catti
gK'di), i quattro quinti dei proprìetar j cercano ansiosameote
di fenderli. Se la ricolta è stata scarsa, non mancano icom-
praton , ed i prezzi si sorreggono. Ma se ella è stata copiosa,
più nòft si trovano che bassissime offerte. £ non pertanto,
sicteonib èssa necessariamente sarà scarsa nell'anno venturo e
l'olio è derrata che si conserva incorrotta più anni, il suo prezzo
non dovrebbe andar soggetto ad oscillazioni del cento per cento,
pel solo effetto dell' abbondanza o della scarsezza delle ricolte
che s' equilibrano V una coli' altra nelle periodiche loro di-
versità. Ma i piccoli proprietarj debbono Tendere a qualun-
que prezzò e sottostare alla legge de^ compratori ; laonde
quelli rìcadoho nel bisogno appena uscitine fuom^ e questi
ritraggono soli tutti i bénefizj dell' abbondanza.
Il tema antecedentemente esposto ed U presente, poi]gono
origine ad un quesito: « sai^bbe egli utile il fondare una
^>
Conipagoìa (iBclh-Uta a iqoe^ti.fini: i.^ Aoniia&tfire e dilatare
sopra igli es^ri mercati, la vendita deir<Qliò Ligustico-Ocd-
dentale: 3.^ Vepii^ al soccorso de' piroprietarj minori tanto
neir inteirv^llp d^Ue .ricolte, cpianto al tempo della vendita?»
— Il secondo scopo non ha d'uopo di comenti. Quanto al
primo chi ha molto viag^ato e sa in quanti paesi Tolio fino
appena,. sia conosciuto. di nóme, non troverà romauzesca l'im^
presa. Basterebbe che la Compagnia tenesse in tutte le pria*
cipali città dell'Europa ed anche transadantiche un foudaco
di ol) fini, divisi in primissima qualità e.. in qualità mercan-
tili, con prezzi giusti, regolati sulle spett dì trasporto, ecc.
In brevissimo tempo forse il consumd se ne addoppierebbe
e triplicherebbe, si per la 'preferenza che quegli squisiti olj
conseguirebbero sopra gli olj di forte sapore , si per l' intro*
duzione dell' uso dell'olio in molte vivande che in que' paesi
si condiscono con lo strutto. Ora che gli agj della vita di-
scendono da . per tutto alle classi inferiori , l' accrescimento
dello smercio di una derrata sì cara alle mense, potrebbe
salire ad una proporzione fuor d'ogni computo.
Ad ogni modo la proposta è degnissima certamente di e-
same. Nondimeno essa ha una parte difettiva da non passare
in silenzio. Una Compagnia mal può sussistere senza privi-
legi; ed al. solo, nome di privilegio tutta la moderna scuola
economica si dibatte come la Pizia in sul tripode, e grida*.
« Non s*^ immischi l' autorità se non dove lo importi la ne-
cessità (i). » Notisi pero che I' autore della proposta, avendo
in rispetto questa massima fondamentale del largo governo ,
lon intende addirizzarsi che allo spirito di associazione, si
>en simboleggiato dagli antichi nel fascio di verghe col motto
^is unita fcriior.
Rimangono alcune cose a dirsi che forse avrebbero tro-^
ato miglior luogo più innanzi. >
ì
' i) GioJH « Romagnosi.
i']6
Gli olj Ligustici dal capo delle Mele al Varo, cooosciati
in commercio co' nomi di olj di Nizza , di Oaeglia , di Diano,
jlono'di perfetta qualità e tenuti i più dilicati e squisiti del
mondo per -la leggerezza loro , la somma dolcena ed il gu-
sto dell' oliva , il quale * lusinga in grato modo il palato e
noi picca. Non evvi che l'olio verdognolo di Aix che ot-
tenga sopra di essi la preferenza appresso i buoni gusta] di
Parigi e di Londra. L'olio di Lucca , sebben ottimo, è men
soporito. Quanto agli olj della Calabria, della Spagna , delle
isole Ionie e dell' Arcipelago , la fabbricazione loro è si ne-
gletta che i palati avvezzi agli olj Ligustici - occidentali , Pro-
venzali o Lucchesi, mal possono sopportarne il sapore, e ne
fastidiscono lo stesso odore.
Non pertanto se la gastronomia ricercasse negli olj, come fa nei
vini,.i sommi gradi dell'eccellenza, ella troverebbe diche con-
tentarsi in certi olj finissimi che- fanno per proprio uso o per
regali alcuni ricchi padroni di óliveti a Nizza, a San Remo,
ed in altri luoghi di quella Riviera. I quali potrebbero fab-
bricarne maggior quantità e porla in commercio ove il prezzo
corrispondesse alla diligenza ed alla fatica.
Dn oliveto , dice un dotto autore , sarebbe la più dovi-
ziosa possessione rurale, se questa dovizia non andasse sog'
getta a tante venture. E veramente è proverbiale in quei
luoghi il dire: « Chi non possiede che ulivi è sempre po-
vero : \l paese più ricco , è il più povero. » Dispendiosissimo
é il metodo della coltivazione , eccessiva la spesa - de' concimi
e quella' delle giornate di lavoro per cogliere le olive e far
r olio-, incerto il prodotto-, non- sempre biennale la buona
ricolta. ET olio,, già gravato dall'imposta prediale, e dal
dazio di estrazione , soggiace tosto al piùpesante dazio di
introduzione ne' porti della Francia ov' è il suo massimo
smercio.
In somma V agricola ricchezza degli ulivi è più apparente
che reale , od almeno i paesi Liguri dell' occidentale marina
17.7
non confg^'tatio ora certamente gjiii sguardi del viaggiatori col
prospetto deir agiatezza e della comune letizia.
Coltivazione delle palme.
Due sono le qualità di palme che si coltivano a Bordi-
ghiera e a S. Remo-, VaffriCana (Phoenix dàctylifera) che
cresce ad alto stelo , e V Europea ( Camerops humilis ) che
cresce a basso fusto.
La seconda non produce alcun frutto; ma la prima porta
spesso i datteri a maturità, lasciandoli due anni sulla pianta
e col benefizio di due inverni assai miti.
Ma non pei frutti si coltivano colà queste piante-, la ren-
dita loro sta ne^ palmizj. E palmizio in questo senso signi-
fica , « Ramo di palma lavorato che si benedice la Domenica
dell' ulivo y e dassi ai popoli per divozione. »
La cura principale del coltivatore sta nel legare i rami
delle sommità , e preservare il getto dall' azione diretta dei
raggi solari , onde privarlo del color verde e fargli acquistare
quella bianchezza che tanto si pregia. Si annodano i rami ,
nel giugno e nel luglio , e si snodano nel dicembre. Si ri-
pone allora il cimo in una stanza priva di luce (i). E si
pedisce in sul finir del carnovale a Roma*, ove per decreto
li papa Sisto Y ne fu dato perpetuo ed esclusivo privilegio
li vendita ad un capitano Bresca e suoi eredi di S. Remo (2).
(i) CimOy ampio fascio di foglie nella sommità della pianta le quali
ono della lunghezza di più braccia , pennate , con molte foglioline
padiformi , acute , ripiegate.
(a) Raccontano eh* essendo il Bresca presente ali* innalzamento del-
obeliaco di S. Pietro , e vedendo che per la massima tensione delle
orde non era più possibile sollevarlo a maggior altezza, egli gridasse
ignate le corde. Consiglio utilissimo che , tosto messo in pratica, le
ce raccorciare , onde quell' immensa mole fu collocata al suo luogo,
ravi pena di morte a chi parlasse durante quell' innalzamento. Sisto
premiò con tal privilegio il consigliere animoso.
278
Ctiiamano PalmoreUo ud palmÌMo più grande e più co-
stoso, il PalmoreUo sciolto j cbe serre ad uso delle primafie
Chiese di Roma , e quindi è detto iUla Romana , si vende dal
Magistrato stabilito in San Remo per^ la vendita deMimom
e con gli ordini stessi, a fiisci di 60 getti ciascuno, piccoli
e grandi. Il presso d' ogni fascio sta tra, le ao e le 3o lire.
Si lasciano poi i ram) della pianta per un anno nd natu-
rale loro stato j affinchè Talbero abbia più forza a riprodurre
il nuovo cimo,
n dmOj rimasto verde perché non previamente lega|o,
Vendesi da^iù poveri coltivatori ogni anno agi' lai^a^iti che
lo pagano meno. Ma questo metodo indebolisce Qgni fnpo h
pianta, e la insterilisce , si che per più anni più non pro^pce
il pallone, . . ) ,
. Un insetto {dalanUra scaba) che si appiatta tr^ gì in-
terstizi de' rami, non radie volte dannifica il getto. .
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ARTI s MESTIERI.
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PtodbtU def(ì6 gfuinyalture nem provùteie ^It oriente
\del Capo di Noli.
■ ■ i",. i
Provincia di Savona,
Le cinquanta fabbriche di majolica bianca e nera e di
mattoni scill^ dpiag^ia dr 'manca ed a destra di Savona, dàtmo
lavoro ad un migliajo d' iùdividuié Altri cento lavorano a faè
seggiole di jrc^o j>refzzo (i). * ' ' * •
Le ferfitere adoperano il nhiìneTale trattò Aall'isohi d'Elba.
E cosi pure la fabbrica di bombe eh^é prèsso Ibi Gogoleto ("2).
Di mólta conseguenza è la fabbrìcsizione tiayale: ria 'suiff
sede principale è in Varasse. Qgni anno vede uscirne rik-ca
20 bastimenti mercantili di grossa portata , e 20 altri mi-
Dori. Il legname di fasciamento vien dal Sassello, quello di
ossatura dai monti a settentrione di Albeng'a. Cinque fabbri-
•he d^lle quali tre ^ Varasse, e due a. Savona, li forniscono
li ancore* • E, li pKqvveggoiio (dit^gomene e .d'atri condami due
li tre fabbriche a Varasse che usano la canapa idd? Fiemonte}
escono que' basti m^ti di (uttp punto finiti, e. prónti a dar
e vele anche per l'Oceano: essendovi in paese grandi ma-
r
(i) estrazione nel i328 - 3o
Mattoni Lire 4<^)0^
Stoviglie ordinarie e majolica aoo,ooo
Seggiole 80,000
(a) Di ferriere non havvene che iina 'o^ du^' silìla * pendieeineridio-
ile. OofDputando con queste le altre molte dèli* pendice -éetlentric^
ile «i ha un prodotto annuo di ferro in barre per L. i, 900,000.' >
280
gaziini di tutto il bisogiKTole. Gli arte6ci addetti alla costru-
zione natale a Taraste a Vìtio a Savona , stanno fra i 3oo
e i ^00,
Undici cartiere pur sono nel eoorane di Tarasse che danno
impiego a più di idO^ laToranti: esse traggono i cenci Inù
dal Piemonte: parte della lor carta va inori Stato.
Tralasciamo altre bbbrìcazioni di minor conto (1).
Prasmeia di Genova.
Havvi , dicono , un d^reto del Parlamento Brìtannico il
quale ordina di valersi della carta di Voltri pei registri degli)
archi?]. DiCatti osservasi da lontani tepn]^ in questa carta la
singoiar proprietà ch'essa meno di qualunque altra va sog-
getta al tarlo; il che probabilmente dipende, scrìve il Pal-
marini, dalla presenza del zolfo nelle acque di Voltrì (2).
Prima che Carlo lU avesse stabilito le fabbriche di carta io
(1) Il metodo dt no^ usato di non descrìvere che la parte marìttima ci
fieta dì parìare delle fabbriche di vetri e cristalli ,' e di qoelle per
filar la seta ed altre che sono a Settentrione della provincia. - Diremo
soltanto eh' essa asporta all' incirca ogni mano queite quantità medie,
oltre le già citate.
' Vitriolo per Lire i8>ooo
Calcina 90,000
Cotonine per vele iao,ooo
Bottiglie dell* Altare 80,000
Cremor di tartaro ào,doo
Cerchiami di botti 35,ooo
Séta greggia Soo^ooo
(3). Credasi che le> oaiii«re del Qenovesalo . sieno le più sntidie
d' Italia^ Cinqaaut'anai fa la. sola carta di Olanda gareggiava ia con*
meroio colla genovese, superandoU però di mollo in bellezza.
28 1
Ispagna, i ^^ewnfèsk facevano ^randbàmo smerdo della carta
lorp QOQ solo in quel reame^ na anche colle sue colonie di.
America, ove passava da Cadice per. meKxo de'ncf^anti
spagnuoli. Qjiesto traffico, ^ notabilmente scemato nd 1795,
scadde- quasi affiitto nelle guerre, e rivoluiioni die poi segui*.
roDO (i). Ma ne' primi anni di pace dopo il .1814 accadde
che qualdbie nave genovese comiiiciò a volger le prore verso
l'America yye ad annodare per la prima volta un commercio
dirètto colle ricche colonie , levatesi dall' obbediensa della
Spagna. Tra le merci colà portate avvenne che la carta ebbe
lo spaccio più pronto e più lucrativo. Ciò fece rivivere e ri-
fiorire le cartiere del Genovesato. Intieri carichi di carta pas-
saron 1' Atlantico , ed i fabbricanti e negozianti di Voltri co-
nobbero la nuova ricchezza ed i subiti guadagni. Essi avreb-
bero dovuto giovarsene per migliorare e perfezionare la carta
loro y a£Einchè sostenesse il gareggiaitiento con quella d' altri
paesi; tanto più che l'America inglese introducea le cartiere.
Raccontasi che facessero per l'appunto il rovescio... Certo egli
è almeno che la carta da lettere di Yoltri lascia trapelar
r inchiostro ; onde in Genova istessa si la grande uso di carta
di Francia, ed ora il Piemonte qui ne manda di pia bella
ancora dèlia francese (2). Ad ogni modo in Yoltri, in Mele ,
in Arenzano , sono in continuo moto le numerose cartiere. I
cenci lini che macerati e ridotti in foglia sottilissima asso-
data con colla - fanno la carta , vengono nella massima parte
dall' inferiore Italia (3).
(1) Stabilite le cartiere in Ispagna, venne esclusa la carta di Ge-
nova. Tuttavia ne continuava, lo spaccio per contrabbando.
(i) La carta da lettere della fabbrica Avondo non teme certamente
paragone cpn quella di Francia.. Ma quanto alla carta comune du
•crivere, l'azzurrognola di Voltri è la migliore che tuttor ai conosca
in Italia.
(3) La Statistica della provincia di Genova nell'anno iSaS, contiene
i tegnenti r^ggnaglì.
. Vi sono i5a fabbriche, parte, dì carta fina, parte di carta straccio,
cartoni, ecc. .
Il prineifMliMMiio prodotto ^^iBdofU^^ genOTèse ad le-
colo toorto erano le mercaiMiie diceu ^d'ogni rnmkf» ti).
Genofa ìmaodava le sue seterìe ia Russia, m Ismìa, in Di.
ninittrcay in Olanda, in Germania, nel lèraftle ed b FiaiH
eia (a). Bla il massimo loro smercio succederà nella Spagna e
nel Portogallo, donde trapassanrano que'tes$Mti ndle vastissime
ed opulente colonie di quelle Coione.
1 regbtri del PortoAranco dell'anno 1^771 notano eod Vt-
stmàone:
VeHnti spediti per mare L. 3499,000 .
per terra 922,000
li spediti per mare 148,800
per tenra. 27,900
Lire di Genova 49^97,700 (3).
-/,. I»
L'annua loro, fabbrtcasiooe può produrre da 4o[m. canianr Ài carta
d'ogni qualità.
Per oktejpere 276 canUra di carU fina ( piodottp all' incirca annoo
ài una cartiera ) si chieggono 400 cantara di materia' prima , e a5 li
coita. .. /
La tpeia del lavorio è di lire 25 per ogni canUro.
Un^ fabbrJbBa di carta bianca fa rigirare a un di preaso aS .0 3o||i.
lire.dr 9l^itale ogni anno, e ne ha di profitto il la per o|o apaodo
Io smercio è pronto e continuo. Basta il capitale di 3[m. lire ad una
febbrica di carta straccio , ma giunge talvolta a pareggiarsi al capitale
il profittò, per la riproduzione piìk pronta e quindi maggiore.
Lo. smercio sen & ia Ispagiu per contrabbando, in Sicilia , in Por-
togallo e nell'America* — Cola pur vanno da 40 a 5o|m.. dozw
l'anno di carte da giuoco, altre volte notabilissimo ramo dell' inda-
stria genovese.
(e) Spesialmente i velluti, i dommaschi, i rafsi, i'rasetti, i tabi,
le cahe di seta, le sete da cucire, i nastri, le berrette , i fazzoletti.
(a) « La Francia ritrae da Genova velluti neri le' cremisi , calze di
seta , di fioretto e di filo che da Marsiglia passano in America. 1 ne^
goziaoti di Marsiglia spacciano a conto de' Genovesi nella 'Scagna
nastri di seta di diverse qualità. » Galanti , nJtl ^795.
(3) Convien notare che in quc' Registri per l'anno 1772 reitrazione
non è più che di 3,.5o9,45o. Generalmente però computavasi ìli 4 ■»■'
lioni e meyxo, l'un anno sall'altro, kino alla guerra della Rtvol""o°^'
d83
Si computava ol^e it numero àe^ tela) pei teÀnttt di afta
ascendesse a dieci mila. « Ed era notevole che- Ije migliaia
di'fafniglie le quali di gie^erazione in generazione telavano
iO' ìpetaggio queHei ^macchine , non appàrteùèvdtió' .che alla
classe agricoké Contadini e contadine in>piegan4oHmetà della
loro giornata al lavoro de' campi e metà al lavóro de' tei?),
producevano questa manifattura con poca ineroede; onde al
negoziante la inano d* opera cogitava mena ^ the ovupque al-^^
trove. Tutti . i villaggi che ni «tendono per 1 5 e ]Siù miglia a
levante di Geno^ya, 'erano co^^i ^i qué;8li tdaj (i). ^
L'arte, d^ttaiin Qenev!»^ 4i^ì Stroppieri, che ridiicevain
varj lavorìi la y?%e//a.d'v^>»^ta (2), era dal 1794 al 179701^1
suo massìmovfii^e., £&sa^rpocu|^a;grandisshno nu1nf^^o di la-
voranti (3)* - "
Questo .,$p|<rjndid9tpisBltanieol»/'d^ tnodificazione della
seta, materii^^ ppiiia,i|^*éèv del -lavoro ajutatò d3Ì capitali e
dagli strumentai appena più rimane che come articolo della
8^n<\?fi^f..y«!Wfe i4^0Hk Sta})4Wie«»te »di^,uw rcjgia, pnwifattwa
di seterìe nel Portogallo. I trambusti della Rivoluzione e Tu»
nionedelln* Liguria all'impero francese, ne* condussero la ro«
vina (4)* K^ valse la * pace e 1' universale comm^ercio . a. far
rifioiire nel Genovesato il setificio. Qi^s^f i ;tu^§^ \^ ^zloui
^Y??^f?jiW fl4^1o.^P^»9t>^!^Ì^WP9> dfito,, opera a qv^sti9(i:icqa
&ttnra>y ed.i feonoesLe, gl'inglesi. escludevano ogni emula**
zìofie.< Sopravvennero di aggiunta 'le proibizioni ed i gravis-
ùmì dazj. Laonde; ijj^. commercio genovese dQvette rislrigp^rsi
(O'De Carini, StatUu'ea,
ì \ fr fi' *
(3) Cioè berrette, fettucce, stoffe di vario *^ colore , calze' e faZ'
wleHi. -^ ' .j >•*.»»
(3); Lo scritto ibr^o) prendiamo questa notizia, ne porta il numero
a aopn.
(4) «Migliaja di lavoratiti, o cangiarono mestiere ^ b passarono ìb
^Hri paesi, » Ivi,
a84
a spedire* alcuna pdcbe mercanzie dì Ma di oazionale lavoro
neir Europa seUen^rìonale , oel Levante e neirAinerìca (^i).
U lanificio ha per lo converso preso vigore. La bella fab-
brica di panni lani del signor De-Albertìs a ,Toltri , forniU
di eccellenti macchine . moderne , messe in moto dalla forza
dell'acqua, non ha ne'regj Stati che una sola rivale (2).
Dall' Albergo de' Poveri escono molti e diversi lavorìi di lana,
pregiati per la loro bontà ragguagliata. al moderato lor prezzo.
Queste ed altre Cabbriche. minori, consumano ogni anno da
cinque a. dieci mila cantara di lana che vendono dalla Ro-
magna, da Tunisi, dalla Sicilia, ed in qualche quantità dalla
Spagna (3).
La filatura a mano del cotone è misero lavoro dopo l' in-
venzione delle grandi macchine mosse dal vapore, vera ric-
chezza deir Inghilterra. Tuttavia essa Jporge impiego ad una
parte della popolazione femminea lungo la sjnaggia.
(i) II numero de' telaj che ancora lavorano si computa essere di
3oo pei velluti, di i5o pei dom maschi , di 100 per altri tessuti; ni
forse il computo è maggiore del vero. Il maggior numero dì que' telaj
di velluto è nel comune di Zoagli, provincia di Chiavari. IcootadiDÌ
lavorano ad essi nel 'modo sopra descrìtto. -
(a) Nel 18^ essa impiegava a68 persone.
(3) La lana fina di Spagna vien adoperata nella fiibhrìca De-AIbertis
specialmente per far berrette, tinte in cocciniglia, che vanno in Le-
vante. £ lavorio antichissimo in Genova , sostenutosi • con esclusivo
credito. Berrette di lana d'ogni colore si fanno nella altre Lbbrìche:
se ne asporta all' estero più di 100 migliaia.
Pei lanificj nel ducato di Genova vedi una Notizia ben pariicob-
rizzata nel Calendario d^ RK. Stati an. i8a8. Questo n' è il sunto :
Lavoranti nelle fabbriche, non comprese le filatrici N.^ 3888
Pezze che fabbrìeano annualmente Panni fini 44
mezzo fini 4^^
ordinari 3961
Tricou 400
Berrette alla turca — Numero di dozzin^e 17,000
Feltrì num.^ di pezzi SgS
285
' Le maglie di cotone mettono in moto gran quantità di
tela], dentro GenoVa. L' arido e sassoso letto della Polceverà
è ricoperto presso a GornigKano di tele di cotone, stampate,
stèse ad asciugare, che si dipingono nella fabbrica del . borgo
vicino.
I letti .c(i ferro inverniciati, da pochi anni a questa parte,
son . divenuti* lavorio di molto riguardo. Genova ne fabbrica
uno o due migliaja V anno , a norma delle richieste. N^ è
vqrìo il prezzo, secondo la grandezza , gli ornati, le dorature.
Sen fabbricarono per la casa del Bei di Tunisi dei valore di
3 eoo lire ciascuno. I popoli che noi chiamiam Barbari,
adottano le usanze giovevoli più facilmente degV inciviliti.
Quante volte nelle terre inteme, il viandante al vedere quei
vecchi e sterminati letti di legno sopraccarichi di pagliericci
e di materassi, e tristo nido di molesti insetti, non sospira
un semplice letto di ferro, ove tranquillamente dormire! (i)
Le seggiole di ferro , recentemente immaginate , mal com-
pensano colla loro solidità, V incomodo della lor pesantezza.
Chi non conosce i. vermicelli di Genova, tenuti pei migliori
d' Italia , e rinomati dovunque (a) ? Dugento cinquanta fab-
briche ne ha la provincia di Genova che ne manda per mare
a Costantinopoli, a Cipro, in Egitto, in Francia, in Inghil-
terra, in Ispagna e nelle due Americhe, non che per terra
nella Lombardia, nella Toscana, nella Svizzera, nella Ger-
mania (3).
(i) Due terzi de' letti di ferro fabbricati in Genova van fuori dello stalo.
(a) « Vermicelli si dicono certe Bla di pasta fatta con fior di farina
di grano, a somiglianza de' piccoli vermi e si mangiano cotte. »
(3) All' universalità dello smercio non corrisgonde troppo la sua
quantità; se egli è vero che questa non ascenda a più di 5 o 6[m.
cuntara, apportanti un guadagno che non arriva a looim. lire. Av-
verti però che in tutti questi computi di estrazione, non abbiam te-
nuto né potuto tener conto di ciò che va nell' interno dello Stato.
Ora, il Piemonte fa grauti consumo delle paste di Genova.
186
1/ arte 4el confettiere '6arii$ee kn Ceaova da antkbittinio
tein^'; ie nOD'son molti anni che quasi tutti i {aibbricatori
di confetti fini nelle varie città dell' Italia erano Genovesi I
principali prodotti di quest' arte che trapassano ali* estero^
sono le frutte candite, e tra queste principalmente i cedrati,
gliiaranoini dellaf China, le mandorle. L'Olandaè il paes^ che
ricava più confettare da Genova, e le sparge pél Morte' (i).
L' oreficeria in Genova non ha di notabile che i lavori ài
filigrana , he* iquab questi ocafi sono valentisidnii da tempo
antico. (a). Per questi lavori di cui le domie del popolo e
del tontado s'adornano vagamente a dovizia, le ricche Joro
botteghe fermano la sguardo delle viaggiatrici straniere, e
partiflolarmenle delle- Inglesi M:he sogliono fame acquisto.
Quanto a' lavori di cittadinesco lusso , essi pagano tributo a
Parigi ed a Ginevra. I pochi oggetti di oreficeria che si tra-
(f) Anche r arie del coofeltiere darebbe materia ad un* istoria,
dulia ^uale li scorgerebbe che i gusti sqoo più diversi ancor d«' co-
stumi.. Per non uscir dell' Italia , diremo che le città classiche per le
confezioni sono Genova, Napoli e Torino : cioè Napoli. per le eoo-
fetture di particolare maniera, condite colle spezierì.e, e Torino pei
confetti elegautissìmi , di mille forme e colori e di gentilissimi sa-
pori., air uttu di Parigi. Le frutta candite di Genova non hanno al
mondo rivali. In Milano V atte dell' offellaio regge ad ogni paragone,
ma quella del confettiere è quasi bambina o negletta. I confetti fini
che in quella lautissima capitale si mangiano, vi passano quasi tulli
da Torino o da Genova, a malgrado degli impedimenti.
Immenso è il consumo che si fa di confetture nella Liguria. Quaolo
all' estrazione per 1' estero , si valuta che questa possa ascendere aii
8ooim. lire. In questa produzione industriale, la materia prima è in
parie nazionale , cioè le frutta j ed in parte presa dall' estero , cioè lo
zucchero/ eh' eccede di gran lunga l'altra in valore. Per agerolare l'
manifattura de' coufetli in quanto che sono articolo di esportazione,
il governo restituisce pei confetti asportati il dazio pagato all' uscir di
Portofrauco per quella quantità di zucchero eh' essi contengono , e
eh' è determinata con . un regolamento di proporzione.
(•2) Vedi la Pratica della Mercatura di Balducci Pegololti.
q»Qitai|o all' Avana e nell' Auierka inecidioiiale-^ noo forran-
^aoo ]a vallila. 4i ioo|iii. lire.
. L' af^. dell'ebanista conserva in Genova V antico suo lur
$^,{{j, Cosi piare quella di lavorare i fiori arléfatU, che or
si fanao anche in pinme; e l'altra di fabbricar le Scatole da
tabacco, le tane da caffè, ecc., in legno leggiero e -iQtlile,
al quale danno ona Teri|ÌGe di color nero lucidissimo, ov-
vero di rosso carico, marezzato di nero.
Il lavorio de' coralli, antichissimo in Genova, soffire le vi-
cende dell'instabile moda (2). Le fabbriche di guanti, da
gran tempo note, si van migliorando, merce delle macchine,
e sono prosperevoli (3).
La costruzione navale per servilo della marina mercan-
tile, si nazionale che estera, è argcunénla gravissimo, perché
ne|^^ anni eh' é nollo operosa , essa impiega ti -capitale di un
milione, di lire, e la miglior parte de' materiali provìen dallo
Stato (4)« Ma essa dipende del tutto dai bisogni del com*
meróo marittimo 9 dalle dimamfa dello straniero.
(i) Quella fra lotte le arti meecaniche io cui hanno forte ì Ge-
novesi laUo miglior riuscita , è il lavorio d'ebano. Essi fanno in questo
genere cose molto delicate e solide; ed ancorché non siano perloppiù
che buoni imitatori, mostrano tuttavia moitissioio gusto. » Gaianti^
Descrvt. dello Siato di Genova y nel 179S.
(a) Vedi nel Viagcìo l'articolo Pesca d^ Coralli.
(3) Esse adoperano annualmente circa 5oo|m. pelli di agnelli , ca-
pretti, ecc. Quelle che conciano le cuoja per calzamcnto adoperano
«la 100 a i5o|m. pelli di bufolo e di bue.
(4) Il Icgoaine da costruzione è tratto dal Piemonte , da Savona, da
^Ibeoga. ( La magnifica foresta di Loppega eh' e alle fonti del Ta-
xi aro, potrebbe esser recata ad utile mercè di una alrada. Essa sten-
<leid per 1800 ettari , e contiene circa 3oo|m. larici. ) Il ferramento
•viea dalle fucine della Liguria settentrionale. Genova somministra il
ca«me,le viti, )c carrucole. Varasse, Sectria ponente e S. Pier d'Arena
^LuiBO il cordame, Savona provvede in parte le vele.
t»B8
Queste sono, per quanto eie avviso, le principali arti che
modificano nella provincia di Genova le -materie pittne. A
specificarle tutte, ci mancbereU>e la spazio. Non è però da
passarsi in sileflzio la bella e copiósa fonderìa. in caratteri da
fctampà di Antonio Poattieoier ,' che provvede molte tipo-
grafie in varie parti d' Italia, e la sua litografia die setepn
jHÙ si va condocefido a perfetione.
Provincia di Chiavari,
Chi scendendo per la «bina -orientale del pittoresco monte
della Ruta arriva a Rapdlo o scorre il* vicino borgo di Santa
Margherita, uno de' più dilettoci luoghi della gèmina Riviera,
rimane piacevolmente ammirato al vedere tlitte le donne
dalla tenera alla provetta età sedere lungo k vie suMe soglie
Per un baatimento della porlaU di mille mine questa all' incirca è
la spesa :
Legname L. SooÒ
Ferramento i^ooo
Manifattura looo
Calafato 600
£ cosi quasi in ragione proporcionale diretta la spesa per quelli di
maggior portata. A costruire un bastimento di mille mine si spendono
quattro mesi coli' opera di 12 maestri, e 9 mesi con 3o maestri p«r
una nave di 4(m. mine. I maestri hanno lire a. 5o di giornaliera mer-
cede. 1 principali cantieri «ono a Veltri ^ Prà, Sestri a ponente^ Sori,
Recco. , . .
La fabbricazione de' legni mercantili che prendono, secondo ia
portata e fórma loro, i nomi di Brigantini, Bori,- Bombarde, Bilsncelie,
ecc. sì fa pure in altre spiagge della Liguria. Abbiamo già cicerdito
Varaeze,. luogo di viris^ma costruzione. Ai fabbricatoli di Alassio,
Laigueglia^ Loano, Chiavari, ecc., non mancano cUc le commissiopi-
!i89
<!ene proprie case, intente al gentile layoto de' merletti di filo.
La materia priina vien dalle Fiandre , e non eccede il valore
di 5\m, lire; il quale yién recato a ioo[m., mediante cpiel
llivorlo ; cioè venti volte aumentato. L' uso delle trìne fatte
di finissimo cotone o di seta , ha invilito i prezzi de' merletti
di Rapallo.
A Rapallo succede Zoajgli , comune riguardevole per la fab<*
bricazione de' velluti di seta nelle casucce de' contadini , che
sono agricoltori ad un tempo e manifattori come s' è accen-
nato di sopra (i). *
I registri del principale fabbricatore di seggiole in Chiavari,
ridondano di commissioni ricevute per ordine di sovrani, di
principi, di lórdi; cotanto' è salita in credito la fattura di
quelle seggiole di recente invenzione,' che ottennero le lodi
del sommo Canova. * Leggierissime e sode , semplici ed eie-
^anfti, lucide e perfettamente, commesse, le seggiole di Cbia-
vari sono' ormai una suppellettile di moda nel gran mondo
enropeo. -•
Tutti gli arnesi di casa vengono egregiamente fabbricati
in Chiavari , e danno materia ad asportazioni. Questi progressi
delle arti, nuovi in quel paese ^ sono il fruttò degl'incorag-
giamenti dati dalla Società Economica.
Le telerie di lino, massima produzione industriale della pro-
vincia di Chiavari, n'eran già la ricchezza. A filare i lini , im-
biancarli, prepararli j a tesserle tele e bianchirle, adopera vasi grao
parte della popolazione, e con largo profitto. L'introduzione
in commercio di altre tele di lino che trovano compratori
pel loro bassissimo prezzo , benché di durata molto minore,
l'uso ormai generale delle tele di cotone , e soprattutto i gravi
dazj imposti sopra la merce ne' paesi stranièì*i ove trovava
più spaccio , han percosso ne^e vitali sue parti questa popo-
(0 Altri teìàj pei velluti di seta sono in Chiavari, si questi che
quelli di Zoagli per conto de' negozianti di Genova. Ne' comuni di
Favate e di Lorsica lavoravasi allre volte assai a yar) tessuti di seta :
«ra manca, non la volontà, ma la commisiionc del lavoro.
111. 19
ago
Uxe maoifattiira. Ei^ ^ tuttoii^a impìegot a aoiop tesùtori, fd
a più migUaìa di ^li^ìci, si in quelfn provincia che nelle
vicine. Il meglio a4 pj^rvafs^ è c^ pè U^yoraiAi i^ l^Tiura*
trV?i nof^ $óì\i^ Tl^4mati e ^qf|e iiiiprijioii|a^ i^ vfist^ fabbri-
che ed ocpMpa^i ^ q^e<l' p|i|en^ m>^« I fOi^U|4ÌQÌ h^mioi^ i tela j
nelle lor case del monte e del poggio. Essi e le donne loro
spendonp n^ljia^ (abtiriirai^De de^le tele i]| tenipo cb^ Vo
«ppi:avanzfl da^e faspp^triì frUcb^. Afcoppm^ ftello ^tew
ipd.'^vid.uo V i^^t^^^n^^ W^<^^ ^ Vi .m^nì^ttr^re ^ i} più Me-
vole ma il più difficile scopo delF economia poli^^^ (i).
In4M$triosissiq[ii in, sfìu^m^ e j(ni^lii^im^ ^9^9 gl^ aintatorì
della piavinc^L d^ {^^ìSLsari. '^ìS^ìq ciò pf^^ò. noi| )^sU ad
arricc^idi. AnvMBuccIvat^ ^P^ V" i^ngusto e ppvero suolo,
essi repujtansj^ (oi^tu^a^i di troya)'^. un'onorata su^Vstenza col-»,
r assidilo impiego d\ tutt^ le forze loro. I^ modierop sistema
de' da^j in E.uropa eh' escluda q^9^^ a<p di| un p{|e$ìje i pro-
dotti ^ell'si^roiy é mor^tfei^o. per le contrade cl^ non bani^a
un vasto campo di smercio , o che producono mercyi^ie i
cui ^sito è ^4ppunto negli stranieri paesi (2),
(1) Il ]ino, ossia la materia prtina, si trae dalla LomWrdia , ov-
vero da' magas^zipi di Q^nova. Il aoo imporiQ. «nnao, qvaslitè ne-
liia ^ è di lire 5oo,ooo , e si computa essere d' u%uii Boo;un« y io^j^to
della man d'opera soopmato co^ euad^gn^o.
È pure da ricordare la grandiosa • fabbrica di rosolj , «^\)ìlita in
Chiavari dai signori- Baccicalupo , e destinata priftcipftlmente per le
esarazioni di mare.
(2) Le introduzioni della provincia di Ghì^Vafi si compoiigono di olj
tifatiti, da Popoli e dal Levante ; di gr2)i^i|glÌQ tratte di^ qae' pae^^ dalla
Romagna, e dalla Lombardia, di YÌni di Francia, e di Spagna, di lini
cremonesi, e di , panni francasi, fian^poinghi , tedeschi.
Le estrazioni sono composte dalle tele di lino e dai merletti per la
Spagna, la Toscana, 1,' isole di Coi^sica e c^ Sijcilia , i^ ^eTaAte; di
ardesie, coralli e rosolj p^r qiic' paesj;^, q di 9^ per la F^^n^ia e la
)Lion^b:irdia.
Tutto ciò forma 1,^ i;ela;)ioni iJ.ipUa pj^*ovip/cia ^oU'ej^lero: guanto
291
L» coB6gu|azioQe detta pratiocia della Spezia ( amminH
strativameate delta di Levaate forse come mezzo termine per.
noB offieadeve l'amor propvia de' Savzaaefti e non violare le
l'^gi della geografia ) è si &^a oh- essa abitua i suoi popoli
in tre diverse maqiere. LMoSueaia degli elementi topografici
sì palesa apertamente sopra di loro. *
U popolo segregato dal mare, il qual abita i dirupi onde le
acque scendono nella Vara, fiumana che lungamente scorrendo a
levante st versa nella Magra che impetuosa vien da meriggio,
tìen veramente « del monte e del macigno. » É povero ^ su-
cido , rofifzp ^ ^ produrre lilValpestre «uq suolq graqp, seg.a|e,
patate, non molto vino, pochissimo olio. Non conosce altra
manifattura che la fabbricazione di alcune grossolane tele di
canapa, e di qualche panno contadinesco. Esso, nella buona
stagioiie, trasmigra in parte e va ne' piani Lombardi ad at-
tendere a' lavori de' campi , per riportare nell' autjui^nq \vl pa-
tria i suoi pochi risparmi .
Il popolo aderente al mare, il quale abita la spiaggia so-
praggiudicata dà' monti e da' colli tra la Punta di Manara ed
il Capo del Corvo, e gepieralmen^e svegliato d' ì^gj^gnp , e
gppjilg 4i costami, Co^iva V W^PP» le pi^njtc ,di agrumi, e
parlicolarmeate la vite. Grossi carichi di vino navigano a Ge-
nova dalle Cinque Terre e dalla Spezia. L' industria agricola
e la pesca assorbiscono tutte le fisiche sue facoltà \ perché il
pescqso suo mar.e gli fornisce parte degli alimenti, e Porto-
Yien^rf VÀye dia' pfo4pt|ti <)^1 wx^ , e ne ^pprta. La Spezia
ba varie concie dà pelli, alcune fahbvidie di mas&erizie e
all'interno )e prìi^ip^i ^^^ ÌQ^jrpdifzi,ODÌ ^9^ i ^rai^j, le d^rjMe co-
loniali , il ferro , i cuoi ed altre mercanzie di varie sorta che trae d^
Genova. Le telerìe, gli olj, le ardesie e i conili sono i principali
tuoi articoli di estrazione.
seggiole ad uso di Pisa. Lerìci ha un cantiere di costnuione
Diercantile-naTale, ed è animato da qualche commercio ma-
rittimo.
Il popolo che abita in sulla riva sinistra della Magra, ossia
nella Luaìgiana, è mite , benaccostamato, e gik mostra di
appartenere geograficamente alla Toscana. Eicoglie in abbon-
danza i doni di Cerere, di Pomona e di Bacco, Non fabbrica
che alcuni grossi tessuti di canapa, di lino, di lana per gli
agricoltorì, e cappelli di paglia rotonda per le VBfjàe sue
contadine, ed alcune masaerisie pei cittadini (i).
(i) Sia o noB sia qui il luogo, ci giova qui porgere migliori rag-
guagli intomo al ponte di Comigliano, di cai a! è parlato nel primo
tomo di quest'opera.
Sussisteva quel Ponte nel t^tt , e le rendite de* fondi depntati i
mantenerlo, erano amministrati da uno o più p9ssidenti, eletti dai
villeggianti in quel Comune.
Per decreto del a3 dicembre i^Bg degli agenti della Repubblica di
Genova, furono assegnati Luoghi loo delle compere di S. Giorgio
all'Opera ossia fabbrica di detto Ponte, per ispendersi in rìparsziooe
e manutenzione del medesimo.
Il marchese Benedetto Gentile nel suo testamento del sto geamìo
i55o fece a favore di detta Opera, un legato di lire ao,ooo di Genon
da spendersi nella costruzione di quella parte di esso Ponte sili cai
riparazione erasi già dato principio.
Continuò l'amministrazione delle rendite del Ponte nelle mani della
«osi detta Camperìa sino alla Rivoluzione del 1797. I capitali di tsst
rendite ascendevano a lire a8o,ooo fuori banco, oltre ad unpoderetto
fruttante annue lire 3oo fuori banco.
Lungo sarebbe il p^rtìcolarizzare ciò che avvenne in quel proposito
durante la Rivoluzione e dappoi. Basti 11 dire che al march. Msrcello
Durazzo s'addice la lode ed il merito di aver salvato le rendite d'esso
Ponte , le quali , a malgrado di fortissime spese accadute per essi di
guerra , ed allargamenti e rinforzamenti , ascendono ora annualmente
a circa lire nuove 9700. Ne sono amministratori i signori mirchesi
Marcello Durazzo, Vincenzo Serra, Gerolamo Serra N. C.
COMMERCIO.
Tavola de' bastimenti entrati nel Parto di Genova
ranno 1820 (i).
Navi N.^ 49
Vele quadre a due alberi , brik, polacche, ecc. 953.
Tele latine, capaci del gran cabottag^o 954
Gozzi e feluche 982
Totale 2888
293
Bandiere
m
Luoghi
da cui erano
coperti.
da cui venivano.
Americana
N.*
IO
America N.®
33
Austriaca
55
Baltico e mare delMord
i5
Danese
'4
Barbaria e Marocco
32
Francese
271
Corsica
149
Inglese
146
Francia'
326
Lucchese
36
Gibilterra
3o
di Monaco
14
Golfo Adriatico
28
Napolitana
58
Indie orientali
3
Olandese
9
Inghilterra
7«
N.» 6i3
I
N." 692
(i) Non si reca questo Specchio se non se per dar qualche idea della
qualità e quantità delle derrate introdotte nel porto di Genova; ma
le cose dal i8ao in poi sono di molto cangiate. L'arrìyo delle navi
dall'America è cresciuto oltre misura ; altri arrivi sono scemati d'assai.
L'A. è dolente di non poter presentare un simile specchio per gli
anni 18S0 - 3i - 3a - 33. — Pei nomi delle merci e derrate , si sono
conservati quei d' uso nel porto di Genova.
«7
2 16
9
4o
i63
216
■5i
»9J
833
IL* 38W
16
4589
5ii5
5,788
•49^
7.664
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345.5
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balle
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cassette
Vaniglia
cassetta
Lana
•
balle
Lino
balle
Limoni
casse
Legname da costruzione
carichi
Legna e carbone
carichi
Manifatture
fusti
/
casse
balle
Droghe
fusti
casse
balle
Marmi
carichi
NancUni
pezze
Olio di oliva
fusti
01] diversi
fusU
Ossi balena
fasci
Pelo di Camello
balle
Piombo
pani
Pelli
baUe
Pistacchi
fusti
Pece catrame
barili
Rame
cantara
Aringhe
fusti
Acciughe salate
barili
Stok-fish, Baccalà
cantara
Formaggio
cantara
Tonno
barili
Tonnina
barili
Salacche
barili
2
6,83 1
i3i
I 13
363
36
3i5
ia,755
47
5oi
1,533
6^959
14,980
a,i84
a,527
4,163
46
274>3oo
1,535
436
5o
l32
I2,8a6
5,i64
2,066
2,1 15
74
5,i3i
61,260
6,994
7,235
1,745
1,181
Sapone
Seta
casse
balle
Soda
sacchi
Somacco
sacchi
Scope
Telerie
numero
colli
Tabacco
botti y rolli
Terraglie
•
Yino ordinario
ceste
fusti
Yino prezioso
Spiriti ed essenze
Zebibbo e frutta secche
fusti
fusti e stagnoni
ceste e colli
Zolfo
cantara
^97
457
684
9,464
3,819
53,59 (
5,oo3
«^j997
2,854
1,047
11,171
6,196
Numero de' bastimenti mercantili liguri nelV anno i832.
Da 1
a 3 Tonnellate
832
Da 4
a 3o
1162
Da 3t
a 60 ^
169
Da 6t
a 1 00 ■
209
Da 101
a 200
44^
Da 101
al disopra
2l5
3029
Numero della gente di mare inscritta
alt ammiragliato nel i832.
Naviganti
Capitani di i.a classe
id. di 2.a
Padroni
Marinaj
Mozzi
106
i,5ii
1,923
17,586
io,i8i
3 1,307
1 Maestri d'awkl i368
Calafati 596
Velieri e cank^ 68
ao3a
Due cagioni hanno pricci{iàÌ niente mntato V aspetto det^e
importazioni nel porto di GéiiòVa sopra navi con fNiD<ìie)3
bazionale o con bandiera estera, e sono: i.® il de(ci*etò di
$. M. il re di Sardina del ^o dicembre i8i4 « còl quale
fu stabilita ne' dazj la differedzà di un terzo di ìtiébò pei- li
cereali, vini ed aUH liquóri clié legni nazionali tràs^rlassero
da esteri paesi nei regj Stati , ad uso dell* ihtéfriia còbs^ìbà'
zione; sottomettendo quelli tras|;)ortati da legni esteri alV io-
tero pagamento della gabella:» a.® Il commercio diretto col-
TAmerìca.
Quanto alla prima scrive il Solari: « Se si vuol conoscere
quali sieno stati per la prosperità della nostra navigazione
gli effetti della legge del 1824 sulla differenza delle bandiere,
basta rammentare che neir anno 182S fra 4^4 bastimenti
entrati carichi di grano nel nostro porto , vB ìie furono ap-
pena i^i nazionali; che nel 1825 invece sbalcarono a 4^^)
nel 1827 a 536, e quindi si manlentfero fra i 3ooe i 4^0,
mentre dal 1827 fino al 1882 inclusivo, gli esteri non pas-
sarono mai il numero di 20 , e nel 1826 erano già ridotti
a 43. »
Deir utilità di proleggere con la differenza delle imposi^
zioni il naviglio mercantile sardo ^ Memoria deW avvocato
Domenico Solari. — Da (questa Memoria' son tratte le due
precedenti tabelle.
/■
t»99
MONETE , PESI £ MISURE.
la moneta in corso negli Siati dèi ré di Sardegna è de^
ciihàìe , e la lira nuora è pari del tutto al jfrànco ; onde tanto
vai dire pezzo dà ao frànclii , quante doppia da 20 lire nuove
di Piemonte (i).
Ciò non toglie che nel Genovesato l'uso comune non con*
tinui a mercanteggiare in lire antiche di Genova riducendole
poi a lire nuove ossia a franchi ne' contratti autentici: 100
di quelle sono pari a 82 di queste ; 1' antica doppia di Ge-
nova in oro dà 96, Vale in tàriSk ^g| lik^e nuoVé, è V antico
scudo in argento da lite 8, Vàie 6. 5l ^^
TARIFVi IÌBÌLÈ ttÓNETE.
MoHèté àuós^è decimati ^èttg Stato.
•
Oro Pezzo da li.
Peso decimale. }
^aloi
iòò
32 258o
100
Id. da »
80
25 8064
60
Id. da »
So
16 1290
5o
Id. da »
40
12 9082
40
Id. da »
20
6 45i6
20
id. da »
iO
3 i2<iS8
iv
gento Scudo nuovo
da 11. 5
25 »
5
Monete antiche.
Milligr.^
Oro Doppia di Savaja
9 "6
18
Quadruplo di Genova
25 2l4
39
45
(1^ ^ì éìce lira iiuovk eli F^èmonle, pereti^ U tiVa ahtìc^ di lt>ie'
3oo
»
Quanto alle misure ed ai pesi ogni provincia , ogni distretto,
e quasi ogni comune nella Liguria segue il proprio suo stile.
Per darne piena contezza converrebbe far un libro. Bla, con-
siderato che le misure ed i pesi di Genova sono lo stile più
in uso e di gran lunga più importante ; staremo contenti a
recar la seguente
Tavola delle Misure e dei Pssi di Genova j
colla riduzione loro in misure decimali.
DI LmXGHEZZA
miglio ordinario composto di 6000 palmi. Metri 1^89.
// palmo dividesi in 1% oncie^ V oncia in dodld punii*
DI SUPBILFICIB
f
Cannella quadr. di i44p^o^ì quadrali. Metri quadr. 8,862.
ÀGEABIB
Cannella quadrata di i44 palmi quadriti. Are 0,089.
DI SOLmiTA* O CUBI
Cannella cuba di 1728 palmi cubi. Metri cubi 26,3827.
PER LSGHA B CALCDIA
Peso di 5 cantara per legna da ardere. Stara o^^g.
Moggio di 96 palmi cubi per la calcina 1,466.
Ìai calcina si vende coniunemente a peso^ computando il
moggio per 96 rubbi.
3oi
>
DI CAPACITA FEI LIQUIDI
llezzarola di vino di due barili. Litri iSg^ooo.
Barile d'olio di 128 quarteroni. 65,48o.
n barile di vino j eh* equivale a 79,5oo litri ^ si divide in
a mezzi barili; il mezzo barile si divide in 4$ Amole , fa-
mola in 4 quarti. Il quarterone si divide in sei misurette, la
misuretta in 3 oncie. Si vende pure il vino e V olio a peso,
computando la mezzarola per 20 rubbij e il barile d! olio
per 7 rubbi 17 libbre. L'uso del peso è generalmente il più
praticato nelle Riviere,
DI capacita' pei GAAin
Mina di frumento di 4 s^ra o quartini. Decalitri 1 1,457.
Xo stafo si divide in a quarte, la quarta in 12 gombette.
Si vende pure il frumento a peso computando la mina per
a cantari o 13 rubbi.
PESI
Cantaro di 6 rubbi pe»o grosso. Grammi 476499600.
Rubbo di a5 libbre idem. 7941,600.
Rubbo di a5 libbre peso sottile 7918,750.
La libbra si divide in la oncie. Fonda ino quarti. Il peso
sottile non è in uso che per gli Speziali, Droghieri, Orefici,
e Mercanti di seta. V oncia nel peso sottik si divide in a4
denari.
JWE DIL TOMO TERZO BD ULTIMO.
3o4
Lettera cix. Gita Me cave di Ardesia ^ detta
Pietra di Lavagna» pag. 96
ex. Lavagna. io5
CXI. Da Lavagna alla Spezia per terra, i og|
cxii. Da Sestri alla Spezia per mare. 1 1^
cxiii. Idea generale del golfo detta
Spezia. i3jÌ
cxiy. Persio del golfo . della Spezia -
Parte prima. i3^
cv. Periplo del golfo detta Spezia -
Parte seconda. ilj^
cxyi. La Spezia. 16^'
ex VII. Dintorni della Spezia. i6|,,
cxYUi. Dalla Spezia a Sarzana. i'^\^
cxix. Sarzana. i-jj^
cxx. Sarzanello e il Cavaggino. 18SL
cxxi ed ultima. Luni. 1 8fr
Appendice. i
Avvertimento^ 20
Topografia. 2
Geologia. 2
Popolazione. 21
Sunto di statistica medica. 2Ì
Migrazioni Liguri j considerate specialmente
col sussidio dell Istoria. 233
Storia naturale. 388
Agricoltura, 263
Arti e mestieri. 279
Commercio. 293
Monete , pesi e misure. 3oo
n
L