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Full text of "Vite de' pittori, scultori e architetti bergamaschi"

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http://www.archive.org/details/vitedepittoriscuOOtass 


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J^rf/trj  Jiif/ic-tr/r'  r/e/tJteti^^  Jir-/ytfri 


VITE 


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F    PITTORI 
SCULTORI    E    ARCHITETTI 

BERGAMASCHI 
SCRITTE 

DAL     CONTE     CAVALIER 

FRANCESCO     MARIA     TASSI 

OPERA     POSTUMA 


I 


TOMO     L 


IN   BERGAMO 

DALLA     STAMPERIA     LOCATELLI 

MDCCVIIG, 


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PREFAZIONE 


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sato  costume  e^H  è  di  coloro,  i  quali  alcuna  loro  opera 
ofFrono  agli  occhi  del  Pubblico,  di  corredarla  d'un  prelimi- 
nare discorso,  nel  quale  rendano  ragione  degli  studj  tvitti  , 
e  delle  fatiche  usate  nel  comporla  ,  e  i  pregi,  e  l'importan- 
za espongano  di  quella  materia,  che  hanno  intrappresa  ad 
illustrare.  E  bene  ogni  amatore  delle  bell'arti  della  Pittura, 
Scoltura  ,  ed  Architettura  avrebbe  trovato  di  che  compiacersi, 
se  r  illustre  Autore  di  questo  libro  avesse  avuto  ag'o  di 
renderlo  con  tale  discorso  maggiormente  prcgìevole .  Imper- 
ciocché, lasciata  egli  da  parte,  siccome  quegli  che  bassa- 
mente di  se  sentiva  ,  ogni  cosa  che  a  sua  laude  ridondar 
potesse,  tutto  dato  si  sarebbe  a  dimostrare  i  pregi  di  quelle 
Arti  ,  le  quali  Tamor  suo  foimavano,  e  le  sue  delizie  ;  e 
tutt'altro  volendo  ,  ci  avrebbe  dato  ,  du-ò  cosi  ,  contro  sua 
voglia  ,  negli  encomj  di  esse  un'  idea  di  quelle  va^te  co- 
gnizioni ,  e  di  quel  eusto  finissimo,  di  che  era  egli  fornito, 
intorno  ad  ogni  cosa  che  quelle  riguarda  .  Ma  parte  per 
cotale  sua  scrupolosa  esattezza  ,  che  lo  rendeva  incontentabi- 
le nelle  cose  sue  ,  e  le  traeva  quindi  a  lungo  maturandole 
soverchiamente,  parte  per  la  cagionevole  sua  salute;  non 
potè  dare  all'  Opera  sua  quel  compimento,  che  bramato  avreb- 
be ,  e  lasciò  morendo  deluse  le  speranze  di  quanti  brama- 
vano alla  luce,  lui  vivente,  un'  Opera  ,  la  quale  per  lo  con- 
cetto grandissimo  che  aveano  de' suoi  studj,  e  delia  sua  abi- 
lita ,  sicuramente  promettevansi  dover  essere  per  ogni  titolo 
perfetta  . 

Sarebbe  un  folle  ardire    11    pur    tentare    di    supplire  al 


%i^ 


IV 

vuoto  da  lui  lasciato,  ed  il  presumere  di  ragionare  con  quel- 
la cognizione  di  cose,  e  con  quelli  maestria,  che  egli  fatto 
avrebbe  in  una  materia  nella  quale  versò  oltre  a  cmquant' 
anni,*  e  giunse  a  quel  segno  di  cognizioni,  al  qu.tle  pochi 
fra  li  dilettanti  sogliono  arrivare  .  Un  giusto  dovere  in  ve- 
ce verso  un  autore  benemerito  della  patria  ,  alla  cui  gloria 
faticò,  ed  una  giusta  riconoscenza  al  tramandar  ch'egli  ftce 
alla  posterità  la  memoria  de'  Pittori,  Scultori,  ed  Architetti 
Dcrganiaschi ,  sembra  che  esser  possa  l'esporre  ciò  che  egli 
per  sua  modestia  fatto  non  avrebbe  giammai ,  con  quale  fon- 
do di  studio  e  di  cognizione  quest'Opera  scrivesse,  e  quan- 
to in  essa  si  adoperasse  ad  onor  della  sua  Patria ,  e  ad  in- 
citamento insieme  de' giovani  d^lle  belle  arti  studiosi;  onde 
leggendo  le  vite  de'  loro  Compatriotti  in  esse  illustri  .  ve- 
nib^sero  animati  ad  emularne  i  pregi,  e  a  procacciare  così  al- 
la lor  patria  onore  presso  gli  Stranieri  ,  ed  a  sé  stessi  fama 
iieir  avvenire  .  Nel  compartire  tale  giusto  tributo  alia  memo- 
ria di  lui,  la  scarsezza  delle  notizie  potutesi  rintracciare  a 
stento  ,  non  che  diminuire  il  di  lui  merito ,  è  anzi  prova 
di  un  particolare  suo  pregio  ,  d'essere  cioè  andato  esente  da 
xin  difetto,  il  quale  offusca  talora  il  merito  di  parecchi  let- 
terati ,  che  è  quello  di  far  pompa  delle  cose  loro,  o  di  pro- 
cacciarsene dagli  altri   encomj  ,  e   laudi  . 

11  giorno  14.  Giugno  1710.  nacque  in  Bergamo  il  Co; 
Kav,  Francesco  Maria  dalla  nobilissima  Famiglia  de'  Tassi, 
illustre  non  meno  per  la  sua  antichità  ,  e  per  le  cospicue 
parentele  colle  nobili  e  Principesche  famiglie  ,  che  eia  essa 
derivate  fioriscono  tuttavia  nella  Germania  ,  nella  Lorena  , 
nelle  Fiandre  ,  e  nelle  Spagne;  quanto  p.r  insigni  Personag- 
gi ,  i  quali  si  segnalarono  altri  in  militari  comandi  ,  altri  in 
maneggi  di  Stato,  altri  in  ecclesiastiche  dignità,  altri  nelle 
lettere  ,  fia  quali  ad  immortale  sua  gloria  basta  il  nominare 
il  grande  Toquato.  Fbbe  per  t.Tcnitori  il  Co.  Kav.  Giaco- 
mo, e  la  Co:  Elisabetta   Valletti,  la  quale  finì  1  suoi  giorni 


V 

nel  dare  a  lui  la  vita.  Fino  oa' più  tenevi  anni  ebbe  genio 
al  disegno  ,  e  il  celebre  pittoi-e  Fra  Vittore  GhisUindi  glie- 
ne insep'nò  i  primi  rudimenti  .  Giunto  ad  età  suscettibile  di 
più  colta  educìzione ,  fu  mandato  dal  Co:  suo  Padre  nel  Du- 
cale Collegio  di  Parma,  il  quale  in  allora,  sotto  la  direzio- 
ne de""  P.P.  della  Compagnia  di  Gesù  ,  distinguevasi  infra  gli 
altri  di  tutta  Tltalia  ,  per  lo  numeroso  concorso  di  Nobili 
Convittori,  i  quali  non  solo  dalle  vicme  Provincie,  ma  da 
rimote  parti  ,  e  dalla  Germania  specialmente  vi  accorrevano, 
tratti  colà  e  dalla  fama  del  tìorire  che  vi  ficeva  ogni  più 
colta  letteraria  e  cavalleresca  disciplina,  e  dalla  singolare 
benignità,  e  paterna  premura,  colla  quale  il  Serenissimo  Du- 
ca Antonio  Farnese  allora  regnante  riguardava  quel  Collegio , 
non   meno  che  ciascuno  de' Nobili   Coiivittori. 

Del  quale  singolare  affetto  di  quel  savissimo  Principe 
■verso  un  Collegio  che  consideiava  come  cosa  tutta  sua,  e  in- 
sieme deli' approfittarsi  che  fece  il  Co;  Francesco  de' copiosi 
mezzi,  li  c[uali  in  esso  trovò,  a  formarsi  in  ogni  bel  costu- 
me ,  e  ad  erudirsi  in  quelle  scienze  ed  arti  che  costituiscono 
il  vero  ornamento  di  gentile  e  nobile  persona,  ne  abbiamo 
a  testimonianza  una  lettera  i.  Settembre  17:29.  diretta  da 
quel  P.  Rettore  al  Co.  Francesco  pochi  gjoiDi  dacché,  com- 
piti i  suoi  studj  ,  si  era  partito  da!  Collegio.  Rispondendo 
quegli  ad  una  cc^mpita  lettera  del  medesir.jo  ,  ben  dimostra 
e  quanto  quel  Principe  si  interessasse  pe'  Convittori ,  e  quan- 
to il  Co.  Francesco  avesse  colà  appotìttato.  „  Dal  Sig.  Co. 
„  Padre,  egli  scrive,  ho  pure  le  ratifiche  di  sua  incompa- 
„  rabile  bontà  nelle  proteste  di  suo  godimento  pe'  belli  sag- 
„  gi  che  ella  ha  dati  di  se  in  questi  principj  di  sua  nuova 
„  condotta  „  .  E  qui  ,  attribuite  alla  plausibile  comparsa 
del  Co  Francesco  in  Patria  le  intenzioni  mostrate  da  parec- 
clii  Cavalieri  di  collocare  i  loro  figli  nel  Cobcgio  di  Parma, 
soggiunge:  ,,  Desidero  singolarmente  il  Sig.  Contino  Giu- 
„  nielli ,  perchè  so  che  sentirebbe  con  piacere   il    Serenissì- 


VI 

„  mo  Sig.  Duca  Nostro  un  tale  acquisto.  Io  lo  raccomando 
,,  alle  premure  di  V.  S.  Illustrissima  per  ulteriore  caparra  di 
55  sua  bontà  per  me,  e  del  suo  affetto  verso  questo  Collegio,,. 
La  poesia  ,  ed  il  disegno  furono  i  più  geniali  tratteni- 
menti del  Co.  Francesco  dopo  il  suo  ritorno  in  Patria.  Strin- 
se per  la  prima  una  stretta  corrispondenza  ed  amicizia  coli 
Ab.  D.  Gioanni  Marcnzi.  Questi  alla  nobiltà  di  sua  nascita 
univa  amore  e  studio  grandissimo  per  l'amena  letteratura  C^), 
scrivea  con  assai  grazia  ,  e  cella  lettura  de'  migliori  poeti  si 
era  procacciata  una  somma  facilità  nelP  esporre,  elegantemen- 
te in  Sonetti,  e  in  Canzoni  le  giornaliere  vicende  dell'ani- 
mo suo  .  Siccome  gran  parte  dell'anno  dimorava  in  Campa- 
gna, s'intavolò  carteggio  tra  i  due  amici,  il  quale  durò' 
presso  a  cinquant'anni,  ne'  primi  de'  quali  le  loro  lettere 
erano  per  lo  più  di  qualche  leggiadra  poesia  accompagnate. 
11  genio  però  predominante  del  Conte  tu  sempre  il  disegno, 
che  non  perdette  mai  di  vista  fino  che  visse.  A  secondarlo 
vieppiù,  bramò  recarsi  a  Venezia,  dove  e  per  gì'  insigni 
professori  che  di  que'  tempi  erano  colà  ,  e  per  le  opere  de 
più  eccellenti  maestri  delle  beli'  arti  ,  che  in  tanta  quantità 
vi  si  ammirano ,  troverebbe  gradito  pascolo  alla  sua  inclina- 
zione .  Vi  si  portò  dunque  l'anno  1 73 1  ;  e  quanto  più  vi 
trovò  d'ammirare  in  quella  Dominante,  tanto  più  s'accrebbe; 
in  lui  il  desiderio  di  maggiori  cognizioni  in  cosa,  per  la  qua- 
le sentivasi  assai  trasportato.  Concepì  quindi  una  accesa  vo- 
glia di  recarsi  a  Roma  per  vedere  in  quella  Capitale  dell 
universo  i  miracoli  dell'  Arti  sfuggiti  alla  barbarie  desolatri- 
ce  di  que'  secoli  che  ricordare  non  si  possono  che  con  orro- 
re ,  e  quelli   de'  quali  ,  al  rifiorire  eh'  esse  fecero  ,    la  arric- 

(^)  Questo  Signore    lia    tradotta    in    Versi  no   visti  de  suoi  sonetti  pieni  d'estro  ,    e  di 

sciolti  TEnriadc  di  Voltaire,  e  scritta  una  Tra-  fuoco   poetico  salle  visendc   che    al    presente 

oedia  di  sua  invenzione  ,    lavorata  sul  gusto  scoiivolgoiio  tutca  l'Europa  -    Esiste    un    suo 

degli  antichi.  E  l'uni  e  l'altra  sono  inedite,  carteggio  di  presso    a   cin-iuanf  anni  ed  no- 

coìne  pure  la  m.i-siiua  parte  d^iie  rooltisiiaie  scro  Autore  ,    d.il    quale  ben  si  vede  quanto 

fuc  poesie  .  Quantunque   conti  il  sedicesimo  sia   non  meno  fcl'cc    ed    elegante    nello  stile 

lustro  d'età,  coltiva  ancor  le  muse  ,  e  si  so-  epistolare  ,  che  ne!  poetico  . 


VII 

chirono  i  Michelagnoli  ,  i  Raffaelli  ,  i  Guidi  ,  e  tant'  altri 
prodi  nomini,  delle  opere  de' quali  essa  va  con  ragione  su- 
perba sovra  ogni  altra  Città  . 

Ma  dubitando  non  fosse  forse  per  acconsentire  a  tale 
viaggio  il  Padre  ,  o  ad  esso  si  opponesse  il  L'onte  Francesco 
suo  Zio  dimorante  in  Venezia  ,  ed  alla  cura  di  cui  quegli  lo 
aveva  raccomandato ,  vincendola  in  lui  il  giovanil  desio  so- 
vra ogni  riflesso  che  aver  doveva  a  persone,  le  quali  lo  a- 
mavano  teneramente  ,  li  '4.  Giugno  di  quell'  anno  ,  d' im- 
proviso  si  pose  in  viaggio,  e  fu  fra  pochi  giorni  in  Roma, 
mentre  lo  Zio  Io  credeva  verso  la  Patria  ,  e  di  tale  furtiva 
sua  risoluzione  scriveva  sue  doglianze  al  Padre.  Questi  ne  fu 
altamente  cruciato  ;  ne ,  per  quanti  iiffizj  gli  vennero  fatti  , 
ed  egli  da  Roma  a  I-i  ne  scrivesse  con  tutta  la  filiale  som- 
messione  ,  per  ben  due  mesi  mai  non  si  rimosse  dalla  riso- 
luzione presa  e  di  non  rispondere  al  Figlio,  e  di  volere  che 
assolutamente  colla  maggiore  celerità  alla  patria  se  ne  ri- 
tornasse. 

Avea  fortuna''amente  il  Co;  Francesco  altro  suo  Zio  pa- 
terno, il  P.  l).  Giuseppe  Miriì  Religioso  Teatino,  il  quile 
nudriva  un  genio  per  la  Pittura,  e  le  belle  ani  non  infe- 
riore a  quello  del  Nipote  .  Trovavasi  egli  allora  in  Berg.i- 
mo  ;  ed  il  tempo  i  he  a  lui  lasciavano  libero  i  sacri  suoi  mi- 
nisteri ,  godeva  impiegarlo  nelT  acquisto  di  cognizioni  rela- 
tive alle  Pitture  insigni  qua  e  la  sparse  in  copia  e  nella 
Citta.,  e  ne'  contorni  ,  delle  quali  in  i>critto  ne  rilevava  i 
pregi  ,  e  quelle  p;ù  notizie  che  raccoglier  poteva  intorno 
a  loro  Autori.  Parte  per  lo  narura'e  amore  verso  del  nipo- 
te ,  parte  per  impegno  che  si  ha  per  quelli  ,  co'  quali  sono 
comuni  i  genj  e  gli  studj,  egli  sìnterpi^se  caldamente  pres- 
so del  Padie  ,  perchè  concedesse  al  Co:  F'rancc'^co  il  tratte- 
nersi a  Roma  sino  allt  rinfrescata  ,*  e  siccome  interposti  si 
erano  ad  ottenerlo  e  il  Reverendissimo  P.  Brembati  Genera- 
le de'  PP.  Teatini  ;,    e   1'  Emineiitissimo  Card.  Porzia  ,   operò 


vili 
che ,  alla  loro  mediazione  attribuendola  ,  gli  si  accordasse 
tale  gra7,ia  .  Così  fu  fatto  ;  e  con  lettera  dello  Zio  ,  che  era 
a  Vene?ia  ,  fu  partecipato  al  Co:  Francesco  che  il  Co:  suo 
Padre  ,  per  roczzo  del  P.  Abate  Vailrtti  suo  congiunto  ,  di- 
morante allora  in  Roma  ,  avanzava  le  sue  ultime  risoluzin- 
in  al  detto  Eniinentissimo ,  alla  cui  mediazione,  e  a  quella 
del  Revcrendiss.  P.  Brembati  accordava  Pulteriore  sospirata, 
dimora  In  Roma . 

Di  tale  condiscendenza  oltremodo  contento  potè  il  Co: 
Francesco  e  godere  in  quella  Città  la  compagnia  di  parec- 
chi suoi  amici ,  ed  osservando  attentamente  le  r.-.rità  di  quel- 
la Dominante  ,  fornirsi  di  quel  fino  gusto  che  dimostrò  sem- 
pre in  appresso  e  ne'  suoi  lavori  ,  e  nel  giudi'^are  degli  al- 
trui. Ritornato  alla  patria  verso  la  fine  delPanno  medesimo, 
quantunque  le  gentili  sue  maniere  ,  rendendolo  accetto  ad 
ogni  più  colta  e  nobile  società  ,  non  gli  lasciassero  agio  a 
darsi  pienamente  a  quegli  studj ,  pe^  quali  era  particolarmen- 
te portato,  non  li  trascurò  ciò  non  pertanto;  ma  e  dal  con- 
versar che  fec8  col  celebre  Pittore  Zuccarelli  ,  che  seco  eb- 
be nei  1736.  nella  sua  villeggiatura  di  Celadina  ,  sempre 
maggior  amore  prese  per  lo  disegno,-  e  dall' osservare  che 
faceva  attentamente  le  opere  qua  e  là  sparse  de'  Pittori  , 
Scultori,  ed  Architteti  Bergamaschi,  e  dal  rimarcarne  P  ec- 
cellenza ,  e  il  grande  loro  numero,  concepì  l'idea  che  se 
ad  imitazione  di  parecchi  ,  i  quali  scrissero  le  vite  degli  uo- 
mini del  loro  paese  in  cotali  arti  esercitatisi  ,  così  egli  an- 
cora quelle  de'  nostri  scrivesse ,  farebbe  cosa  e  ad  essi  e  al- 
la Patria  gloriosa  .. 

Intanto  il  Co.  suo  Padre  pensava  ad  ammogliarlo ,  dal- 
la quale  cosa  mostrandosi  egli  alieno,  ne  non  volendo  que- 
gli con  soverchia  insistenza  vincolare  la  di  lui  libertà,  al- 
cuni anni  trascorsero,  senza  che  il  Co;  Francesco  alle  di  lui 
insinuazioni  accondiscendesse  In  fine  la  rtretta  amicizia  ,  e 
servitù  contratta  dal  Co.  Giacomo  con  S.  E.  Reverendissima 


i 


IX 

Monsignor  Antonio  Reddetti  Vescovo  di  Bergamo,  e  le  ot- 
time qualità  del  Co.  Francesco,  mossero  quel  saggio  Prela- 
to ,  la  cui  momoria  sarà  sempre  per  questa  nostra  Città  gl©- 
riosa  e  cara  ,  a  bramare  di  unirsi  con  più  stretti  vincoli  a 
tale  tàm'giia  ,  procurando  una  sua  Nipote  a  S.osa  del  Co. 
Francesco.  Piacque  un  tal  pensiere  ,  e  questi  nel  1^41.  re- 
cossi a  tal  fine  a  Venezia  ,  strinse  colà  il  nuziale  contratto 
colla  N.  D.  Chiara  Reddetti  ,  e  sposatala  ,  con  Essa  a  Ber- 
gamo si  restituì. 

1  nuovi  suoi  impegni  non  Io  impedirono  ne  dal  colti- 
vare lo  studio  suo  prediletto  del  disegno,  ne  dal  pensare 
alla  esecuzione  dell'idea  di  già  concepita  di  scrivere  le  vite 
de'  l'ittori ,  Scultori  ,  ed  Architetti  Bergamaschi  .  Recatosi 
di  nuovo  al  principio  del  tT-^}-  insieme  colla  Moglie  a  Ve- 
nezia ,  oltre  r  osservare  colà  con  maggiore  attenzione  quanto 
ci  ha  d'insigne  relativo  alle  belle  Arti,  fece  provista  e  di 
pitture,  e  di  varj  libri  di  Pittori;  del  che  ne  diede  lieta 
contezza  a  suo  Zio  Teatino,  il  quale  tutto  si  compiaceva  nel 
vedere  il  nipote  seguire  il  genio  stesso  ,  dal  quale  egli  era 
trasportato  .  In  tale  suo  soggiorno  a  Venezia  ,  oltre  il  Zuc- 
carelH  coi  quale  avea  già  stretta  corrispondenza ,  strinse  ami- 
cizia con  varj  de'  pùi  rinomati  Pittori  di  quel  tempo  ,  fra 
quali  il  Nazari,  ed  il  Tiepolo  ,  dalla  conversazione  co' quali 
egli  si  andava  sempre  procacciando  nuo\i  lumi  per  l'opera 
da  lui  incominciata  .  Questa  però  andava  a  rilento,  poiché 
fino  d'allora  la  sua  sanità  comminciava  ad  essere  cagionevo- 
le ,  cosa  per  esso  lui  tanto  più  penosa  ,  quanto  che  per  go- 
dere alcun  sollievo  dagli  incommodi  che  ne  risentiva  ,  era 
Costretto  invece  a  sofFerire  il  dispiacere  di  stare  lontano  dal- 
la famiglia,  e  dalla  Patria.  „  Farmi  una  dura  condizione; 
j,  scriveva  egli  da  Venezia  al  Co:  suo  Padre  ,  o  di  esser  co- 
„  stretto  a  star  lontano  dalla  Patria  per  istar  bene ,  o  stare 
„  in  Patria  a  star  male.  „  Se  gli  aggiunse  ancora  altro  mo- 
tivo «li  rammarico  j  e  fu  l'essersi  trasferito  il  E,  Teatino  suo. 


X 

Zio  a  Monaco  di  Ravjera  ,  ed  avere  cola  fermata  sua  dimo- 
ra ;  vedendosi  privo  così  di  un  ajuto  ,  che  sperava  grandis- 
simo ,  neir  intrappreso  suo  lavoro,  da  chi  avea,  siccome  lui, 
fatte  in  tale  m  teria  assai  diligenti  ricerche,  ed  acquistate 
moltissime  cognizioni. 

Gli  scrisse  però  da  Venezia  il  Co:  Francesco  ricercan- 
dolo di  comunicargli  ciò,  che  avesse  raccolto  di  notizie  in- 
torno a'  Pittori  Bergamaschi  ,  e  alle  Pitture  di  essi  da  lui 
esaminate;  al  che  lo  Zio  rispose  che,  ritornato  che  egli  fos- 
se a  Bergamo,  ne  lo  avrebbe  compiaciuto.  Di  fatti  appe- 
na il  Co:  Francesco  fu  in  P?tria  ,  egli  scrisse  da  IVIonaco  al 
P.  Moroni  ,  che  avea  in  custodia  le  cose  sue  ,  perchè  vo- 
lesse ricercare  nella  su^  stanza  la  raccolta  da  lui  f»tta  delle 
Pitture  ,  e  de'  Pittori  Bergamaschi ,  e  al  Nipote  la  conse- 
gnasse .  Scrisse  nel  tempo  stesso  a  questo  ,  e  dopo  avergli 
significato  quanto  avci  all'  amico  suo  commesso  per  comoia- 
cerio,  soggiunge:  ,,  Il  Sig.  Co:  (  iacomo  Carrara  di  Borgo 
„  S.  Antonio  vi  potrà  dare  molte  cognizioni  su  questa  ma- 
„  teria  ,  come  molto  dilettante  ,  ed    intendente  ,    e    che  ha 


favorito  m.olto  ancora   me  nella  raccolta  fatta  > 


>> 


I  lumi  di  questo  Cavaliere  ,  la  raccolta  che  egli  anda- 
va f\cendo  di  bellissime  pitture  ,  cresciute  ora  ad  un  nume- 
ro grandissimo  ,  e  le  accurate  notizie  rannate  dal  P.  Giusep- 
pe suo  Zio  ,  riaccesero  vivamente  nel  <  e:  Franco  co  il  desi- 
derio d'avanzare  un'  opera  che  fino  al'ora  era  andata  lenta- 
mente .  Vi  si  pose  adun(jue  con  tutto  l'impegno,  com  che 
iieir  anno  1747.  avea  già  scritte  varie  vite,  e  datele  a  ri- 
vedere all'intrinseco  suo  amico,  il  mentovato  Ab.  Maren^i, 
come  appare  da  una  lettera  di  quesio  de'  15.  Settembre  di 
quell'anno.  „  Per  mano  del  Sig.  Co;  Francesco  Colleoni, 
„  così  gli  scrive  ,  vi  mando  il  MSS.  che  avete  voluto  che 
„  io  rivedessi.  L'ho  letto  attentamente,  e  con  tutta  dili- 
„  genza  ho  esaminato  lo  stile,  e  le  frasi,  e  tuttavia  poche 
„  cose  vi  vedrete  segnate  ,  perchè    non    avendo    qui    luogo 


xs 

„  inven/ione  alcuna;  ed  essendo,  per  forza  dell' argomento, 
„  lo  stile  tutto  particolare  ,  e  ristretto  a  certe  e^pies-^ioni 
„  che  non  si  p^s^uno  a<;solutamente  cangiare  ,  e  cangiandosi 
„  sarebbe  in  moiri  luoghi  una  cosa  affatto  pedantesca  ,  e  da 
„  umanista;  non  ha  avuto  luogo  correzione  alcuna  ,  se  non 
„  se  rara  ,  e  leggiera  ,  che  ho  fatta  qua  e  là  ,  secondo  che 
„  mi  è  paruto.  Per  regola  universale  io  leggerei  i  migliori 
„  che  ne  hanno  scritto  su  ciò  ,  e  mi  conformerei  alle  loro 
„  espressioni  ,  ne  ci   veggo  altra  maniera  .  ,^ 

Di  questo  giudizio  dell'amico,  il  Co;  Francesco  il 
quale  puntj  non  pregiava  le  cose  sue  ,  non  fu  troppo,  con- 
tento; e  con  esso  lui  sì  dolse  quasi  che  avesse  anzi  voluto 
lusingarlo  ,  che  prestargli  un  piacere  ,  quale  da  un  amico 
sincero  egli  si  prometteva  ,  di  essere  cioè  censore  imparziale 
di  quanto  dato  gli  aveva  a  rivedere.  L'ab.  Marenzi ,  il  qu  •» 
le  ed  er.isli  vero  amico,  e  di  carattere  totalmente  alieno  dall' 
adulare  :  „  Mi  fate  un  to^to  grandissimo  ,  così  in  aUra  lec- 
„  tera  gli  rispose  ,  a  dirmi  che  non  abbia  lette  le  carte  co- 
,,  municatemi .  Le  ho  lette  tutte,  e  rilette;  e  delle  rare  crr- 
5,  rezioni  vi  ho  resa  la  ragione  nella  lettera  scrittavi  su  cii 
ciò  In  fitti  ,  quando  venite  alla  descrizione  delle  ope.e 
de'  Pittori  ,  non  so  come  altramente  si  possa  esprimere  di 
quel  che  è  espresso:  disegnò,  colorì,  tece,  e  altre  somi- 
glianti espressioni,  e  parole Di  tutto  vi  renderò  ra- 
gione quando  vediemo  insieme  il  MSS.  e  vedrete  se  è  ve- 
ro quel   che  vi   dico  .  „ 

E  ben  avea  ragione  di  così  scrivergli ,  giacche  la  sem- 
pl'cita  della  esposizione  ,  in  somigliante  genere  di  scrivere  , 
è  il  pregio  suo  proprio  ,  ed  una  puerile  affettazione  sarebbe 
il  volere  in  sempre  nuove  maniere  esprimere  ciò,  che  è  sem- 
pre in  realtà  lo  stesso.  E  se  ci  ha  cosa  nelle  vite  qui  de- 
scritte, la  quale  possa  a  difetto  ascriversi,  anzicchè  la  sem- 
plicità è  il  ritrovarvi  talora  alcun  pensiero  ,  ed  espressione 
studiosamente  ricercata  ,  e  non  affatto  naturale  ,  specialmente 


)•> 


XII 

qualora  le  Vite  di  coloro  si  descrivono  ,  intorno  a'  quali 
scarse  essendo  le  notizie,  procura  l'Autore  d'estenderle  ar- 
gomentando ,  ne'  quali  passi  alcuna  volta  si  scosta  da  quella, 
naturale  semplicità  ,  la  quale  forma  un  grande  ornamento  per 
opere  di  simile  fatta  .  Lo  stesso  dicasi  di  certe  trasposizioni 
le  quali  tratto  tratto  vi  si  trovano,  e  che  alla  complessa  fin- 
tassi latina  più  s'accostano,  che  non  alla  volgare  nostra,  di- 
fetto comune  però  de'  tempi  ne'  quali  distese  1'  autore  que- 
ste sue  Vite  . 

Ebbe  di  questo  tempo  il  Co;  Francesco  un  nuovo  sti- 
molo a' geniali  suoi  studj  nella  persona  del  tanto  a  lui  caro 
Zuccarelli,  il  quale  egli  pressantemente  invitatoavea  più  volte 
a  passare  seco  lui  qualche  autunno  in  Bergamo  .  Appena  vi 
giunse-  che  pieno  di  giubilo  ne  diede  nuova  a  suo  Zio  il 
quale  aveva  per  questo  celebre  Pittore  una  particolare  tene- 
rezza .  „  Intendo,  gli  rispose  alii  li.  Ottobre  174;^.,  dal- 
„  la  vostra,  come  già  da  quindici  giorni  vi  godete  la  dol-- 
„  cissima  virtuosa  compagnia  del  mio  caro  Sig.  Francesco  Zuc- 
„  carelli  ,  con  isperanza  di  goderne  ancora  per  tutto  questo 
j,  mese;  né  posso  dirvi  quanto  invidio  la  vostra  beila  soite.  „ 
Oltre  il  disegnare  che  facea  il  Co:  Francesco  sotto  così  ec-- 
cellente  Professore,  i  di  cui  quadri  dilettavasi  di  copiare,  di 
lui  egli  si  servì  per  avere  parecchie  notizie  spettanti  all'ope- 
ra che  stava  scrivendo;  e  siccome  pensava  fregi,  ria  co' ritrat- 
ti de' Pittori  de' quali  scrivea  le  Vite,  credette  a  nessuno 
meglio  che  a  lui  poterne  affidare  l'esecuzione .  ^Quattordici 
se  ne  conservano  di  sua  mano  ,  li  quali  non  si  è  creduto  di 
fir  intagliare  ,  essendo  pochi  relativamente  al  numero  di  co- 
Lro  le^cui  vite  qui  sono  descritte,  e  de' quali  inutile  sareb- 
be stato   il  ricercare  d'averne  i   veri  ritratti . 

L'andata  a  Venezia  del  Padre  del  Co;  Francesco  per 
domestici  affari,  il  peso  della  famiglia  quindi  a  lui  adc:o - 
sato  ,  e  vari  icommodi  di  salute  sopraggmntigli  allentarono 
l'ardore  da  lui  concepito  per  un   lavoro,    il  quale  quantun- 


Xlil 

que  per  luì  geniale ,  non  lasciava  però  di  essere  necessaria- 
mcnte  accompagnato  da  nojosissime  ricerche  ,  e  da  non  or- 
dinarie fatiche.  Temendo  però  che  il  figlio  colla  soverchia 
applicazione  non  venisse  a  guastarsi  totalmente  la  sanirà  ,  il 
Co:  Giacomo  dolente  delle  cattive  nove  che  di  lui  andava- 
no ,  lo  eccitò  pressantemente  a  recarsi  a  Venezia  a  passarvi 
seco  Tinverno.  per  restituirsi  poi  alla  patria  in  migliore  sta- 
gione .  Quale  che  si  fosse  il  motivo  ,  o  che  egli  meglio  si 
trovasse  ,  o  che  gU  stesse  a  cuore  il  proseguire  l'opera  in- 
trappresa  ,  egli  non  accettò  Tinvito  ;  e  sollevato  pochi  mesi 
dopo  col  ritorno  del  Padre  ,  dalle  domestiche  cure,  ripigliò 
con  calore  i  suoi  studj ,  e  le  sue  ricerche.  * 

Di  ciò  die  parte  all' amoroso  suo  Zio  a  Monaco,  il  qua- 
le non  solo  ne  lo  commendò,  ma  restò  sorpreso  che  il  Ni- 
pote tanto  avesse  trovato  a  scrivere,  a  quanto  egli  creduto 
avrebbe  che  giygnere  non  si  potesse  ,  quantunque  di  tali 
cose  ,  come  vedemmo  più  addietro  ,  avesse  fatto  uno  studio 
particolare.  „  Godo,  così  gli  scrive  a'  20.  Settembre  1748. 
che  siate  applicato  a  scrivere  le  vite  de'  littori  Bergama- 
schi ,  delle  quali  ne  abbiate  già  posto  assieme  dieci.  Non 
„  so  però  capire  come  crediate  che  passeranno  le  cinquanta, 
„  non  avendo  io  mai  avuta  notizia  che  di  poco  più  di  una 
„  dozzina  ,  cioè  di  quelli  menzionati  nel)'  Abecedurio  Pittc- 
,,  rico  ,  dal  Calvi  ,  dal  Ridoliì  ,  o  da  qualch'  altro  Scritto- 
„  re  di  Vite  di  Pittori,  come  di  quella  di  Gio:  Battista  Ca- 
,,  stelli  descritta  a  lungo  dal  Sopransi  in  quelle  de'  Geno- 
„  vesi  .  Come  che  però  quello  che  più  importa  celie  Vite 
„  de'  Pittori  si  è  di  sapete  le  loro  opere  ,  io  mi  sono  molto 
„  affaticato  in  raccoglierle,  tanto  più  che  il  mio  pensiere 
„  era  piuttosto  di  descrivere  le  Pitture  delle  (  hic^e  della 
,,  Citta  ,  e  Borghi  ,  che  di  fare  le  Vite  de'  Pittori  stessi  : 
„  travagliate  dunque  allegramente  s  compir  l'opera,  e  da'f- 
,,  la  alle  stampe  ,  che  io  ne  avrò  un  piacer  sommo  per  le- 
„  coro  della  nostra  Patria .  „ 


il 


Avea  il  Co:  Fiancesco  avuti  dal  suo  matrimonio  sino 
allora  rre  figli  ,  due  de' quali  un  m  schio  ,  ed  una  fem  tu  avea 
di  già  perduti  n  Ih  loro  prima  era,  e  sola  rcstavagli  uni 
piccola  figlia  5  la  qu^le  cresciuta  in  era  fu  poi  moglie  del 
Co:  Andrei  Baglioni  nobile  Bergamasco  ;  quando  il  Cielo 
concesse  a' desideri  suoi,  e  alle  fervide  preghiere  che  la  Con- 
tessa Chiara  sua  C^onsorte  porgeva  assiduamente  allo  speciale 
suo  Avvocato  S.  Camillo  de'  Lcllis  ,  un  figlio  ,  il  quale  a 
confermare  che  era  frutto  delie  intercessioni  del  Santo,  nac- 
que il  giorno  appunto  della  di  lui  festa,  a'  15.  di  Luglio; 
e  fugli  in  segno  di  grato  animo,  imposto  il  nome  di  Er- 
cole Camillo.  Lieto  oitrcmodo  il  Co:  Francesco  per  tale  even- 
to volle  partecipare  la  sua  contentezza  allo  Zuccarelli ,  il 
quale  era  in  allora  ne'  monti  di  Brian/.a  in  casa  del  Co:  Que- 
store Calderara,  presso  cui  trova  vasi  in  quella  deliziosa  Vil- 
leggiatura S.  Emin.  il  Sig.  Card.  Pozzobonelli  Arcivescovo 
di  Milano,  al  quale  siccome  amicissimo  di  Mon<:.  Reddetti 
Zio,  del  Conte  Francesco,  e  pieno  per  questi  d'affetto  e  di 
stima,  sì  perchè  trattandolo  a  lungo  più  volte,  trovatolo 
avea  cavaliere  compitissimo,  sì  perchè  dilettaììte  Egli  pure 
delie  bell'arti  provato  avea  sommo  piacere  nel  discorrerne 
con  esso  lui  ,  fu  in  singolare  maniera  gradita  la  fausta  nuo- 
va che  il  Zuccarelli  credette  bene  di  partecipargli  •  „  U  moti- 
„  vo,  questi  gli  scrisse,  per  il  quale  non  ho  risposto  subi- 
„  to  alla  sua  gentilissima  ,  è  st.no  per  ritrovarmi  sul  monte 
3,  di  Brianza  con  il  Sig.  Co.  I).  Filippo  Antonio  Calderara 
„  nelle  sue  vaste  e  belle  delizie  ,  con  sua  E,-nin.  il  Sig, 
„  Card.  Arcivescovo  Pozzobonelli  ,  alli  quali  ho  portato  i 
suoi  saluti  ,  e  spesso  facciamo  menzione  di  V.  S.  Illustriss. 
e  di  frions.  Vescovo  di  Bergamo  suo  degnissimo  Zio  ;  e 
si  rallegrano  infinitamente  ,  come  ancor  io  ,  della  prole 
maschile  che  ha  l' Illustrissima  sua  Sig.  Cont.  data  alla  lu- 
ce,  la  quale  medemameiu.-»  \ÌQne  riverita  con  distinzione 
da  sua  Eminenza,  dal  Sig.  Co:  Questare,  e  dal  Sig.  Ab. 
„  Ratti.  „ 


ti 
fi 

19 


In  mezzo  a  tali  sue  contentezze  non  dimenticava  l'ope- 
ra sua  già  innoltrata  .  Lo  Zio  da  Monaco  gli  mandò  nota 
delle  pitture  del  Palma  Vecchio;  il  Zuccarelli  ritornato  che 
fu  a  Venezia  s'adoperò  ad  accertare  alcune  notizie  ,  intorno 
alle  quali  il  Conte  avea  de'dubbj  ,  ed  il  Nazzari  col  quale 
avea  fatta  conoscenza  ,  di  la  pure  per  mezzo  di  suo  Figlio, 
che  a  lui  raccomandò  ,  e  che  egli  assistette  amorosamente  , 
inviate  gli  avea  le  memorie  spettanti  a  se  medesimo  ,  parte 
delle  quali  aveva  lo  stesso  due  anni  addietro  m.andate  al  Sig, 
Co;  Giacomo  Carrara  il  quale  ne  lo  aveva  richiesto  .  Egli 
medesimo  poi  colla  compagnia  del  sovralodato  Ab.  Marenzì 
andava  da  per  tutto  ricercando  la  Città  ,  i  Borghi  ,  ed  or 
qua  or  là  scorrendo  il  Territorio,  ovunque  sapeva  o  dubita- 
va poter  essere  alcuna  opera  di  Professori  Bergamaschi  ;  tutto 
esaminava  con  accurata  esattezza  ,  non  risparmiando  talora 
disagi  e  fatiche  per  accertarsi  co'  proprj  occhi  di  quanto  vi 
avesse  di  rimarcabile  fino  nelle  chiese  più  alpestri ,  dove  ap- 
pena è  chi  saiga  se  non  costretto  dalla  necessità  .  In  tale 
maniera,  andava  sempre  acquistando  nuove  cognizioni  ,  e  fa- 
cendo nuove  scoperte  ,  onde  potere  arricchire  la  sua  Storia  . 
La  lettura  di  queste  vite  ^  più  di  quanto  che  qui  dir  se  ne 
possa,  mostrerà  quali  fatiche  abbiane  fautore  sostenute  sì 
nclfesame  delle  Opere  di  tanti  illustri  Professor  delle  belle 
arti,  come  nel  rintracciare  notizie  intorno  alla  loro  vita,  ca- 
vandone moltissime  dalla  cscu'ità  di  rimoti  secoli,  colla  bar- 
bara fatica  di  voU-cre  antiche  carte  negli  archivj  sepolte  . 
Quanto  costino  simili  ricerche  ben  lo  conccoiranno  coloro ,  i 
quali  siansi  trovati  in  circostanze  di  dovere  con  vecchi  mo- 
numenti comprovare  alcuna  cosa;  e  dalle  difficoltà  provate, 
e  dal  tempo  impiegato  nel  venirne  a  fine  ,  argomentar  po- 
tranno quanto  laboriosa  cosa  debba  essere  stata  pel  Conte 
Francesco  il  mettere  in  chiaro  l'infinicà  di  cose,  che  in  que- 
ste sue   Vite  si   leggono  ;  e  ciò   nella  scarsezza  di  coloro  che 

OC?  ^ 

delle  cose  patrie  hanno  scritto.  ISIel  che  degno  di  scusa  tro- 


XVI 

verassi  l'illustre  nostro  Autore,  se  troppo  spesso  forse  in  que- 
sta sua  opera  si  duole  della  negligenza  de'  nostri  Scrittori 
nel  tramandare  a' posteri  il  nome,  e  le  opere  di  tanti  loro 
Concittadini ,  i  quali  con  esse  sono  stati  di  lustro  alla  Pa- 
tria, e  alle  beli'  Arti  di  singolare  ornamento  .  E'  ciò  in  lui 
effetto  di  un  giusto  dolore,  essendo  stata  per  esso  la  trasi'u- 
ratezza   loro  causa  di  raddoppiate  barbare  fatiche  . 

Mentre  attendeva  con  impecino  ad  illustrare  questa  no- 
stra Provincia  scrivendo  le  vite  de'  Pittori ,  le  cognizioni  che 
egli  andava  sempre  più  acquistando  in  genere  di   Pittura  ,  e 
il  fino  suo  discernimento  in  ciò  che  ad  essa  appartiene  ,  gli 
conciliavano  la  stima  di  quanti  Professori  o  di  presenza  ,  ov- 
vero per  fama  aveano  conosciuto  il  singolare  di  lui   merito  . 
Aveva  egli  scritto  a  Milano  al  celebre  Pittore  Bordoloni,  col 
quale  avea  trattato  assai  qui  in  Bergamo,  perchè  gli  piocac- 
ciasse  un  quadro  che  assai  premevagli  di  avere.  La  risposta 
del   Bortoloni  gioverà  a   comprovare    in    quale  alto  concetto 
questi  lo  tenesse.  „  jSpero  così  scrive  in  una  sua  lettera  13. 
,,  Marzo  1750.,  aver  trovato  di  poter  appagare  il  fino  gu- 
sto di   V.  S.   Illustrissima  del   desiderato  quadro  del    Pro- 
caccini ,  quando  il  Cavaliere  che  lo  possedè    si    risolva  a 
venderlo  ,  come  ha  dato  speranza  .  Questo  rappresenta  un 
„  Cristo  morto  con  altre  figure  .    S'  assicuri  che    è   bellissi- 
„  nio,  e  potri  con  riputazione  stare  nella  sua  scelta    e    nu- 
„  merosa  galleria  ,  tutto  che  non   sia  così    facile    il    trovare 
ne  meno  qui  in   Milano  quadri    scelti    del    Procaccini  ,   e 
specialmente  di  Giulio  Cesare —  Ho  ben  grn-de  de- 
siderio di   comunicare,  e   mostrare  al  sapere   di   V.  S.  Illu- 
strissima l'idea  del  soggetto,  ossia  il  bozzo  che  ho  prepa- 
rato per  eseguire   nella   volta   grande    di    cotesta  Chiesa   di 
S.   Bartolomeo;  e  spero  che  possa    avere  ancora    il    di    lei 
compatimento  come    il    Coro,    e    il    Presbiterio,    li    quali 
ella    loda  più  che   non    meritano  .     Certo    che    li  giganti , 
e  H    puttini    a    chiaro    seuro    intrecciati    nel!'  Architettura 


"5> 


95 


39 


XVII 

,,  non  mi  sono  riusciti  male  ,  e  me  ne  contento  &c.  „ 
Né  diversamente  pensava  intorno  al  Co;  Francesco  un 
altro  bravo  Pittore  Carlo  Salis ,  il  quale  scrivendogli  da  Ve- 
rona, come  abbiamo  dal  tomo  4.  delle  lettere  pittoriche  pub- 
blicate in  Roma  da  Monsignor  Bottari ,  all'occasione  di  un 
quadro  che  quegli  fece  per  la  Chiesa  di  S.  Benedetto  in  Borgo 
S.  Leonardo  ;  intorno  al  quale  il  Co:  Francesco  aveva  fatti 
alcuni  giudiziosi  riflessi:  „  V.  S.  Illustrissima,  crii  scrive,  non 
ha  il  solo  diletto,  ma  un  profondo  discernimento  in  tale 
scienza  ,  lo  che  in  pochi  trovasi,  che  possano  uguagliarla.  „ 
E  bene  di  ciò  potrà  rimanere  persuaso  chiunque  legga 
queste  Vite  ,  vedendo  con  quale  finezza  di  giudizio  egh  di- 
scorra del  merito  dell  opere  delle  quali  parla,  quali  accura- 
ti esami  n'  abbia  egli  fatto  ,  e  quali  sviste  rimarchi  in  pa- 
recchi Autori  che  hanno  scritto  di  tali  materie.  Che  se  pu- 
re si  troverà  forse  in  queste  Vite  alcuno  sbaglio  in  tanta 
farragine  di  cose  ;  sarà  non  computabile  ,  appena  trovandosi 
Scrittore  alcuno  il  quale  ,  per  quanto  dihgentemente  abbia 
scritto  ,  non  sia  stato  soggetto  ad  alcuna  di  quelle  sviste  che 
sono  imprescindibili  a  chi  parlar  deve  di  cose  rimote,  e  di- 
sparatissime  ,  e  nelle  quali  è  di  necessità  talora  il  dovere  o- 
prevalersi  delle  cognizioni  altrui  ,  o  della  autorità  . 

Qual  che  si  fosse  il  motivo,  non  si  sa,  ma  Timpegno 
del  Co:  Francesco  per  la  sua  Opera  si  rallentò;  cosa  la  qua- 
le dava  grande  pena  a  suo  Zio  ,  appassionatissimo  di  veder- 
la .  „  Mi  spiace,  così  gli  scrisse  gli  S.Gennaro  1751.,  che 
le  Vite  de*"  Pittori  Bergamaschi  riposino ,  così  che  io  non 
possa  sperare  di  avere  il  contento  di  leggerle  „.  L'anno 
appresso  però  si  racconsolò  un  poco,  credendo  che  ripiglia- 
ta ne  avesse  la  composizione .  „  Mi  ha  consolato  ,  gli  scri- 
„  ve  li  i\.  Novembre,  la  vostra  lettera  per  la  notizia  che 
,,  mi  date  del  viaggio  da  voi  fitto  assieme  col  Sig.  Cardi- 
j,  naie  PozzoboneUi  per  la  Valle  Siriana  ,  e  per  le  cognizio- 
„  ni  acquistate  in  ordine  alla  vostr'  opera  de'  Pittori    Berg^r 


3") 


'f'.'fr.'^.- 


XVIII 

„  maschi ,  quale  vorrei  veder  finita  per  decoro  ed  onore 
3,  della  nostra  Patria ,  benché  poco  vi  speri ,  parendomi  in 
j,  voi  raffreddato  il  primiero  calore  .  „  Lo  andava  egli  ecci- 
tando ad  ora  ad  ora  ,  e  col  sommiuistrnrgU  quelle  notizie 
che  gli  chiedeva,  e  col  dargli  nuove  dell'opere  del  Tiepolo 
amicissimo  d'amendue^  il  quale  in  Germania  aveva  sommo 
grido,  e  collo  scrivergli  delle  scelte  Pitture,  che  egli  anda- 
va vedendo  sì  in  Monaco ,  come  nelle  magnifiche  Villeg- 
giature della  Serenissima  Casa  di  Baviera.  Ma  troppi  motivi 
concorsero  a  rendere  infruttoso  per  varj  anni  ogni  di  lui  ec- 
citamento . 

11  Co:  Giacomo  suo  Padre  soggetto  a  dolori  che  da  lun- 
go tempo  lo  travagliavano  ,  la  Contessa  Chiara  sua  Moglie 
della  cui  salute  assai  temeva,  e  gì'  incommodi  suoi  stessi  non 
poteano  non  distrarlo  da' suoi  studj  .  Morì  il  primo  al  fine 
di  Febbrajo  del  1757.  con  sommo  dispiacere  di  un  figlio  che 
lo  amava  ,  e  si  era  veduto  sempre  riamato  colla  maggiore  te- 
ne rerz  a  ;  e  perdette  la  seconda  in  maggio  del  1760.,  dama 
ornata  delle  più  belle  qualità,  e  che  egli  amava  e  stimava 
sommamente . 

Sconcertato  da  colpi  così  dolorosi ,  e  trovandosi  in  un' 
aria  la  quale  ,  nella  stagion  rigida  ,  era  alla  sua  salute  con- 
traria ,  risolvette  d'andarsi  a  stabilire  a  Venezia.  Collocata 
però  in  Monastero  la  figlia ,  e  preso  seco  il  figlio  ,  colà 
nelPautunn')  dell' anno  stesso  si  portò.  Ma  dove  sperava 
trovar  sollievo  all'animo  suo,  non  se  ne  accrebbero  in  vece 
che  le  afilizioni .  Avea  colà  posto  in  Collegio  il  figlio,  che 
era  l'oggetto  delle  sue  più  tenere  compiacenze,  allorché  que- 
sti se  gli  ammalò  .  Vedendo  innoltrarsi  il  male,  è  indicibile 
le  cure  che  egli  si  prese,  per  trovargli  riparo,  e  il  trava- 
glio che  ne  sofia  .  „  Ho  tardato  ,  cosi  egli  in  una  sua  let- 
„  tera  al  fii  Sig.  Co:  Giampaolo  de' Conti  di  Caleppio  suo 
„  amicissimo ,  ho  tardato  a  rispondere  al  vostro  foglio  colla 
„  speranza  di  poter  arrecarvi    migliori  notizie   di    Ercolino  : 


XIX 

„  ma  vcggendo  che  la  mia  lusinga  del  suo  miglioramento  va 
fallita  ,  non  voglio  più  differire  a  farvene  consapevole  , 
sicuro  che  da  voi  più  che  da  ogni  altro  ne  avrò  amore- 
^,  vole  compatimento.  Non  so  esprimere  quanta  sia  la  mia 
„  agitazione  ,  e  il  mio  timore.  Io  vi  confesso  che  questo  sog^ 
„  giorno  era  per  me  felicissimo  ;  e  che  avendo  riacquistata 
„  una  tranquilHtà  d'animo  accompagnata  da  salute  perfettis- 
j,  sima  ,  mi  chiamava  sempre  più  contento  di  questa  mia  ri- 
„  soluzione,-  ma  ora  e  per  le  cose  passate  ,  e  per  le  pro- 
„  senti,  sono  pieno  d'inquietudine  e  di  timore.  La  presene 
„  za  continua  del  figlio  ,  che  esser  dovrebbemi  di  contento 
„  per  le  amabili  sue  qualità  da  tutti  esaltate  in  sommo  gra- 
„  do,  mi  riesce  di  somma  afflizione  e  pena,  avendo  nel 
,j  tempo  medesimo  una  forte  immaginazione  di  doverlo  per- 
„  dere  .  O  quanto  desidero  la  persona  vostra  ,  dalla  quale 
,5  spererei  confòrto  ed  ajuto  in  tale  giusta  mia  agitazione  „. 
Quantunque  sì  dolorose  circostanze  atte  fossero  a  to- 
gliergli ogni  pensiero  di  attendere  a' suoi  studj ,  se  non  pro- 
seguiva a  scrivere  le  vite  de'  Pittori  ,  procurava  almeno  di 
conversare  tra  essi,  o  co'  Dilettanti  delle  belle  arti,  co'quali 
trovava  alcun  sollievo  ;  ne  si  dimenticava  i  vincoli  d'amici-» 
zia  o  di  servitù  contratti  in  patria  con  persone  ,  le  quali , 
siccome  lui,  nelle  belle  arti  si  interessavano.  Coircccasione 
che  nella  Villeggiatura  di  Mons.  Reddetti  suo  Zio  in  Gor- 
le  ,  sua  Eminenza  il  Sig.  Card.  Pozzobonelli  gli  avea  racco- 
mandato di  pur  vedere  se  in  Venezia  gli  venisse  fatto  di 
trovare  alcuna  pittura  di  suo  g-nio  ,  egli  non  lasciò  d'ado- 
perarsi per  compiacere  quell'  Illustre  Porporato;  e  risponden- 
do ad  una  lettera  del  Co:  AK  Airoldi  col  quale  in  Gorle 
avea  stretto  particolare  amicizia,  csì  gli  .scrive.  ,,,...  Al 
5,  primo  incontro  che  vedrà  TEminentiss.  Sig.  Card.  Arci- 
5,  vescovo  è  pregata  ad  umiliarli  li  miei  ossequiosi  compili- 
>,  menti,  e  dirgli  che  io  sono  sempre  tra  Pitturi,  e  l^-lt- 
„  tanti  ;  ma  che  non  ho  ritrovata  sin  ora.  cosa    alcuna  s.a- 


ìì 


3i 


XX 

,  gelare  ^    per  cui  abbia    creduto    di    doverlo    incomrtiodare 
con   mie  righe  ,  come  mi  aveva  detto  in  Gorle  ;   che  per 
„  altro  sospiro  l'onore  de'  suoi  comandi  ;    e   che    frequente- 
mente col  Sig.   Antonio  Zanetti  si  fa  menzione  del  distin- 
tissimo suo  merito  ,    e   della  somma  sua  intelligenza  e  di- 
„  letto  per  le  belle  arti  del  disegno  .  „ 

Una  commissione  del  Sig.  (^o:  Giacomo  Carrara  suo  ami- 
co gli  fece  conoscere  il  Bortolozzi,  eccellente  scultore  Fio- 
rentino. „  Io  credo,  così  gli  scrive  in  risposta,  d'avere 
„  avuta  sufficiente  cognizione  di  Pellegrino  Tibaldi  dal  Bor- 
„  tolozzi  eccellente  scultore  Fiorentino  ,  ora  stabilito  qui  ia 
„  Venezia  ;  la  quale  opera  non  è  stata  da  lui  intagliata  , 
„  ma  da  altro  professore  ,  ed  è  in  mano  del  Sig.  Antonio 
Buratti ,  del  quale  io  cercare  conto.  Ho  avuto  sommo  pia- 
cere a  conoscere  il  detto  Bortolozzi  ,  il  quale  fa  opere 
bellissime ,    e  credo  sia  il  migliore    intagliatore    di    tutti  , 


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„  avendomi  fatti  vedere  tutti  li  siaoi  studj    e    disegni ,    che 
„  sono  eccellenti  .  Ora  intaglia  molti  disegni  de)   Quercino, 


in  modo  che  pajono  tratteggiati  colla  penna  ;  e  ne  fi  una 
società,  di  cui  ne  uscirà  fra  pochi  giorni  il  manifesto.  Per 
„  ora  non  darà  alla  luce  che  dodici  carte,  che  serv  ranno 
„  come  di  mostra  ,  per  il  prezzo  di  lire  dodici  agli  associa- 
j,  li  .  Io  ne  ho  vedute  alcune  ,  che  ha  di  già  intagliate  ;  e 
,,  gli  assicuro  che  a  quelli  ,  che  hanno  cognizione  ,  assolu- 
„  tamente  devono  molto  piacere  &c.  „ 

Avendogli  lo  stesso  Sig.  Co:  Giacomo  Carrara  ricercate 
notizie  di  un  tàmoso  libro  che  pensava  di  acquistare,  tutto 
s'adoperò  il  Co:  Francesco  per  compiacerlo  ;  e  avendone  pro- 
cacciato un  altro  assai  pregk^ole  al  Marchese  Girolamo  Ter- 
zi ,  scrisse  a  questi  così  ;  „  Gli  invio  il  manifesto  di  un  ra- 
rissimo libro  degno  di  qualunque  più  scelta  galleria  ,  il 
quale  per  la  magniiìcenza  e  finezza  de'  rami  può  stare  a 
fronte  di  quello  che  gli  ho  mandato  del  Vandich  ,  essen- 
„  dovi  di  più  in  questo  le  vite  di  due  Pittori  con  altre  ope- 


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XXI 

re  scritte  ^a  Gianpietro  Zinottì .  E*  un  sol  tomo  in  carta 
bellissimi  piìi  grande  del  foglio  imperiale  ,   con  margini 
ìaiwali ,  ed  altri  ornamenti ,  oltre  poi   li  superbi    rami  di 

„  tutte  le  pitture  esistenti  ncU'  Istituto  di  l'ologna  ,  che  di 
più  non  si  può  desiderare.  Il  prezzo  di  Zecchini  dodici 
pare  alquanto  alterato  a  chi  non  vede  quest'  opera  ;  ma 
poi  ,  a  ben  considerarla  ,  se  ne  capisce  il  valore  .  E'  pre- 
gato a  voler  far  leggere  il  manifesto  al  Sig.  Co:  Giacomo' 
Carrara,  il  quale  mi  ha  ricercate  notizie  di  tale  opera,  e 
,,  insieme  dirgli  che  ieri  solamente  mi  è  sortito  di  poterla^ 
^,  vedere  presso  un  Mercante  Bolognese  stabilito  qui  in  Ve- 
„  nezia  ,  dilettantissimo  di  Pittura ,  e  che  ne  è  stato  il  pro- 
„  motore  .  Questa  mattina  è  sortito  un  altro  manifesto,  che 
^  qui  pure  inchiulo,  pregandolo  ancor  questo  a  volerlo  far 
leggere  al  Sig.  Co:  Giacomo  Carrara  ,  che  di  già,  nel  pas- 
„  sato  ordinario ,  è  stato  da  me  prevenuto  della  singoiar 
,,.  bontà  di  questi  rami,  che  sembrano  disegnati  a  penna  nel 
„  modo  che  li  ha  fatti  il   medesimo  Guercino. 

Migliorato  intanto  di  salute  il  Figlio,  pensò  il  Co:  Fran- 
cesco che  l'aria  nativa   potrebbe  totalmente    ristabilirlo ,    ec- 
citato a  ciò  da  lui  medesimo,  che  desiderava  di  rivedere  la- 
patria.  L'avvicinarsi  de' tempi  caldi,  e  gli  scirocchi  che  co- 
minciavano a  dominare  ,    e   pe'  quali  gli    si   risvegliavano  le- 
sue  solite  doglie  vaganti  nella  schiena,  e  nelle  giunture,  le 
quali  a  letto  specialmente  lo  travagliavano,  furono  anco  per 
lui  un  ulteriore  determinativo  a  lasciar  Venezia  ,  come  si  ri- 
cava da  sua  lettera  27.  Maggio    1761.,   diretta  ad  una  Da- 
ma la  quale  assai  s' interessava  per  la  di    lui    salute,    e   per 
quella  del  figlio,  ed  amendue   bramava  vedere    restituiti    in« 
Patria.  Venne  a   Bergamo  nel  Giugno,  e  dato  ordine  a'do- 
mesiici  suoi    liTiri,  si  restituì,  al  cominciar  dell'  Autunno,  a- 
Venezia  .  Quella  Città  era  per  lui  la  più  addattata  a  passar- 
vi buona  parte  dell'anno.    L'inverno    men    rigido  che  nella? 
jjatria  ,-  un  aere  meno  acuto  ,  più  si  confacevaiio  alla  sua  sa«- 


XXII 

Iute;  e  il  potere  cola  conversare  fr«  eccellenti  Professori  ili 
Pittura,  e  di  ogni  bell'arte,  lo  svariava  da' tristi  pensieri. 
Di  là  ritornava  talora  la  state  a  vedere  i  suoi  interessi*,  e  a 
godere  nel  tempo  stesso  i  divertimenti  della  Fiera,  finita  la 
quale  ritornava  all'  amata  sua  Venezia  .  Né  vi  stava  già  ozio- 
so. Si  vedrà  da  queste  vite  con  quanta  diligenza  ricercasse 
colà  quanto  giovar  potea  ad  illustrare  le  Vite  che  scriveva 
de' Pittori  ,  Scultori,  ed  Architetti  Bergamaschi.  Questa  sua 
opera  era  con  desiderio  aspettata  ,  e  da'  suoi  amici  ,  e  da 
auanti  amatori  delle  belle  arti  avean  avuta  notizia  che  egli 
la  stava  componendo.  E  convien  dire  che  alcuna  fondata 
speranza  dato  avesse  di  presto  pubblicarla  colle  stampe  ,  poi- 
ché nel  1764.  Mons.  Bottari ,  nella  sua  raccolta  di  lettere 
sulla  Pittura,  Scoltura,  ed  Architettura ,  parlando  del  Pit- 
tore Gio:  Paolo  Cavagna  ,  e  del  celebre  Scultore  Fantoni, 
amendue  Bergamaschi,  dava  per  vicine  ad  essere  stampate  le 
Vite  di  essi  scritte  dal  Co:  Francesco;  ed  il  Mariette  dilet- 
tantissimo  di  simili  cose  co.ì  ne  scrisse  da  Parigi  a' 3.  di  Ago- 
sto di  quell'anno  a  Mons.  Bortari  suddetto;  „  E  delle  Vite 
de'  Pittori  Bergamaschi  ,  che  voi  tempo  fa  mi  annunziaste, 
ci  è  egli  speranza  di  vederle  una  volta  venire  alla  luce  ? 
„  Elle  non  verranno  mai  troppo  presto,  rispetto  alla  brama 
„  che  io  ho  di  leggerle  „  . 

Il  Sig.  Co:  Giacomo  a  ciò  lo  sollecitava  vivamente  ;  e 
ben  questo  coltissimo  Cavaliere  pieno  delle  più  vaste  cogni- 
zioni per  le  esatte  ricerche  da  lui  fatte  intorno  alle  opere 
di  coloro,  che  in  questa  nostra  patria  si  distinsero  nelle  bel- 
le arti  del  disegno ,  e  persona  nel  tempo  stesso  di  finissimo 
criterio ,  avrebbe  assai  contribuito  per  la  stretta  sua  amicizia 
col  Co:  Francesco  a  rendere  l'opera  per  ogni  titolo  compita, 
se  questi  allora  si  f:)sse  indotto  a  secondare  le  di  lui  brame. 
E  se  troppo  maggiori  premure  (*)  non  tenessero  al  presente 

{*)  Questa  opera   è   a  tale  Cavaliera  debi-     vi  si  leggeranno  apposte  ;    e    da    mofte  più 
rrice  della  massima  pa;te  delU  note  ,  k  quali     saiebbv  itata  da  lui  illusrrata  ,   se  l'età  sua  , 


51 
9> 


itlfit.YX^L^*' 


XXIU 


occupato  quel  gentilissimo  Signore ,  assai  più  ancora  avrebbe 
contribuito  co'  suoi  lumi  ad  illustrare  questa  stampa  ,  aven- 
do egli  intorno  ad  essa  moltissime  interessanti  notizie  ,  le 
quali  ora  troppo  faticosa  cosa  gli  sarebbe  stata  il  tutte  rin- 
tracciare in  mezzo  a  grossi  fasci  di  memorie  da  lui  raccolte, 
e  che  serviranno  un  giorno  ad  illustrare  la  storia  de' famosi 
uomini,  che  tra  noi  fiorirono. 

Non  è  però  condannabile  il  Co;  Francesco,  se  alle  pre- 
mure di  tanti  e  Dilettanti  ,  ed  Amici  non  aderì.  La  sua  sa- 
nità non  gli  permetteva  ornai  più  una  seria  applicazione  . 
Nell'anno  stesso  in  cui  quelli  più  si  promettevano  vicina 
l'edizione  della  di  lui  opera,  sorse  l'ostacolo,  per  cui  essa 
restò  imperfetta  ,  avendo  la  sanità  del  Conte  sofferta  una 
scossa,  dalla  quale  non  si  rimise  più  interamente.  Molte  ca- 
vate di  sangue  che  gli  furono  fatte  ,  e  molti  rimedj  appli- 
catigli lo  tennero  bensì  in  vita,  ma  lo  lasciarono  in  appres- 


c   le  moìtiplici  me  gravissime  occupazioni  gli 
avessero  permessa  un.i   ulteriore  fatica  .    Egli 
ha  ora  disposta  una  Gallerìa  ,    la    quale  già 
fin  da'  suoi  cominciamenti    iu    da'  Forestieri 
considerata   come  una  delle  migliori,  o  dei- 
le  più  copiose    d'Italia.    In    una    magniiica 
fabbrica  da  lui  eretta  ,  e  a  tutta  ^pcsa  orna- 
ta ,  si  vedono  undici  tra     sale    e    stanze  co- 
perte di   prcgievoli   pitture  ,     fra  le  i]uali  un 
numero  grande  delle  più   rare  ,    e    insigni  . 
La  quantità  di  quelle  ,  che  restano  ancora  a 
collocarsi  ,     è     tale  che    la  vastità  del  luogo 
non  è  sufficiente,  contenendo  la  preziosa  rag. 
colta  fatta   da  questo  Cavaliere  presso  a  due 
mila  quadri  ■    Ne  si  è  «gli    già  ristretio  ille 
sole  pitture  .   La  sui  Gallerìa  sarà  fornita  di 
una  quantità  di  originali  disegni  de'  migliori 
Aicrori  ,  di  una  copiosa  raccolta  di  rami  i  più 
prtgievoli  ,     di  bassi  rilievi  ,    di    statue  ,    di 
bronzi  antichi,    di    una    collezione  di  Cam- 
mei ,  e  pietre  antiche  intagliate  >    con    una 
serie  di  mille  ,  e  più  medaglie  d'  uomini   il 
lustri  prcgiabili  o  fr    la    rappresentanza    lo- 
ro ,    o   per   la  finezza  del  conio  de'  più  cele- 
bri artchci  ,    in  somma  di  quelle    piu  stima 
bili  rarità  ,   le  quali   possano  servire    al  ma^- 
gioie  profitto  di  cioj  si    vorrà  applicare  alfo 


studio  del  disegno.  II  suo  scopo  in  tale  rac- 
colta è  il  lustro  ,  ed  il  vantaggio  della  Pa- 
tria .  Imperciocché  si  crede  essere  non  solo 
inrcnzion  sna  di  lasciare  con  ciò  ad  essa  un 
ornamento  ;  ma  sì  ancora  di  renderlo  stabi- 
le ,  e  giovevole  ,  col  filTare  il  mantenimento 
di  un  accreditato  Professore  di  disegno,  sot- 
to la  cui  scorta  la  Gioventù  studiosa  possa, 
senza  dispendio  ,  e  con  tanti  esemplari  sott" 
occhio  ,  tare  i  niagjiori  progressi  .  A  tale 
fine  è  stati  da  lui  eretta  ancora  comodissi- 
ma ,  e  leggiadra  abitazione  ,  e  per  tale  Pro- 
fessore ,  e  per  quelli  che  abbiano  a  custo- 
dire la  Galleria  ,  con  que'  savj  regolamenti, 
i  quali  saranno  da  lui  stabiliti  .  È'  a  desi- 
derare che  il  Cielo  prolunghi  i  giorni  di  un 
Cavaliere  e  per  questo  ,  e  per  altri  tit  >ii  così 
benemerito  della  Patria  ,  onde  possa  e  dare 
pieno  compimento  ad  un'opera  la  quale  ren- 
derà sempre  preziosa  la  di  lui  memoria  ;  e 
godere  vivinte  il  piacere  di  vederla  produr- 
re que'  vantaggi  a'  suoi  Concittadini  ,  per 
procacciar  loro  i  quali  Egli  ha  creduto  bea 
impitgatc  le  sue  ricerche  ,  i  tuoi  studj  ,  t 
luoi  viaggi  ,  e  le  fatiche  e  spese  grandissime^ 
che  i  tale  f.ne  e^ii  ha  incontrate. 


XXIV 

so  sptjssato  sempre  ed  acciaccoso .  Dopo  una  scorsa  a  T^erga- 
mo  fttta  Tanno    appresso,  gì'    incomodi    sofferti    dal   figlio 

10  persuasero  a  far  ritorno  a  Venezia  ,  dove  solo  nella  v  rie- 
tà  degli  spettacoli  ,  e  degli  oggetti  trovava  alcun  sollievo  al- 
le affezioni  ippocondriace,  e  a  varj  dolori  erranti  a' quali  era 
frequentemente  sottopposto  .  Facea  di  tanto  in  tanto  qualche 
breve  sfuggiti  alla  Patria  ,  ma  presto  con  sua  dispiacere  do- 
veva partirne ,   perchè   non  si  aggravassero  i  suui   incommodi . 

11  concetto  che   meritamente  crasi    formato    in    Venezia   delk' 
sua  grande  intelligenza,  e  delle  vaste  sue  cognizioni  in   ciè- 
che  riguarda  le  belle  Arti  ,  fece  che  alli  27.  Settembre  /77  2., 
fosse  acclamato  in  piena  adunanza  ,   Academico  Onorario  dell' 
insigne   Academia  di  Pittura ,  Scoltura  ,  ed  Architettura,  eret- 
ta in  quella   Città  sotto  gli  au?pic)  del  Serenissimo    Senato  ,. 
e  la  Soprintendenza  de^li    Eccellentissimi    Riiormatori    dello 
studio  di  Padova  ..   Pochi  anni  dopo    si    aggravarono    i    suoJ. 
mali   per  modo  che  nella  Primavera    del    1777.,    tli^^-^  assai 
a  temere  di  sua  vita  all'  intrinseco  suo  amico  il  sos^rallodato 
Ab.  Marenzi  .  Questi  l'andava  stimolando  colle  frequenti  sue 
lettere  a  rimpatriare  sperando  che  nell'aria  nativa  potesse  ri- 
stabilirsi in  salute.  Tra  l'altre  sue  lettere    su    ciò,    una  glie 
ne  inviò  accompagnata  da  un  leggiadro  Sonetto,  che  fa  ve- 
dere insieme  e  Tamore  ch'egli  avea  per  l'amico,    e    quanto 
scrivesse  leggiadramente ,  Non  sarà  discaro  forse  il  leggerlo,. 
«id  è  il  seguente .. 

Tasso,  degl'i  Avi  tuoi,  per  cui  più  chiaro 

Di  Menalo  e  d'Eurota  è  il  Serio  e  il  Brembo , 
L'ombre  qui  errando  vanno ,  e  Te  nel  grcmbo' 
Richiaman  della  Patria  antico,  e  caro. 

Tra  quell'alghe  ,  che  fai  ?  So  che  riparo 
Ti  fur  già  contro  il  doloroso  nembo. 
Che  ti  fu  sopra  ,•  quando  morte  11  lembo» 
Sovra  Lei  stese  ,  che  a  Te  fu  sì  amaro  ». 

Ma  di  tai  piaghe  qual  non  disacceiha. 


XXV 

II  tempo  ?  Più  ,  che  altrove  ]  astri  benigni 

Trovar  potrai  su  la  nativa  sponda  . 
Chicdil ,   Francesco  ,  a'  tuoi  famosi  Cigni  , 

Che  Ti  diranno  quanto  all'un  fu  Tonda 

Del  bel  Sebcto ,  e  del  Pò  all'  altro  acerba . 
E  le  premure  degli  amici  ,  e  il  non  trovare  ornai  più  in 
Venezia  quel  sollievo  che  provato  avea  in  addietro  a'  s\ìoì 
mali ,  lo  determinarono  finalmente  a  volersi  restituire  alla 
patria  .  A  ciò  contribuì  ancora  Tessergli  riuscito  in  quel  tem- 
po di  conchiudere,  a  grandissima  soddisfazion  sua,  le  nozze 
dell'unico  suo  Figlio  colla  N.  D.  Virginia  Giustiniani,  Da- 
ma la  quale  oltre  l'alta  sua  nascita  ,  univa  in  se  tutte  quel- 
le doti  che  credea  formar  potessero  la  felicita  del  Figlio  ,  e 
quella  di  sua  Famiglia  .  Né  mal  s'appose  ;  poiché  ed  ella 
superò  di  gran  lunga  la  di  lui  espettazione ,  quantunque  fos- 
se grandissima  ;  e  meritamente  per  la  sua  virtù  ,  e  pe  rari 
suoi  talenti  riscuote  la  più  alta  stima  di  quanti  la  conoscono. 
Venne  il  Co:  Francesco  a  Bergamo  con  gli  Sposi  nelT 
Autunno  dello  stesso  anno  JJ^'/--)  e  quivi  si  stabili .  Ne'po- 
chi  anni  che  sopravvisse  ,  o  poco  o  nulla  deve  essersi  ado- 
perato intorno  a  queste  Vite ,  non  apparendo  dal  MSS.  in- 
dizio alcuno  che  alcuna  cosa  ad  esse  abbia  aggiunto  in  tale 
tempo .  Troppa  pena  e  nella  avanzata  sua  cth  ,  e  in  mez- 
zo a' continui  incomodi  i  quali  mai  non  lo  abbandonarono^ 
portato  gli  avrebbe  il  rivedere  ,  e  perfezionare  quanto  egli 
avea  scritto .  Quindi  è  il  ritrovarsi  qua  e  là  nelle  Vite  fat- 
ta menzione ,  quasi  che  fòfTero  ancor  viventi ,  di  persone  già 
estinte,  e  l'accennare  esistenti  in  un  luogo  delle  pitture  che 
in  quegli  anni  erano  già  ad  altro  passate  :  cose  le  quali 
avrebbe  certamente  corrette,  se  in  quegli  ultimi  anni  l'opera 
sua  eg>Ii  avesse  riveduta  .  Attese  bensì ,  quanto  glielo  per- 
mettevano le  forze,  ed  a' domestici  suoi  sfiati,  ed  alli  do- 
veri deliri  civile  società  ;,  finché  nell'Agosto  del  1782., 
cadde  gravemente  infermo  .    Durò    la  sua  malattia  ben  qua- 


XXVI 

ranta  giorni  ,  e  sempre  dolorosissima .  In  essi  e  soffrì  con 
rasseo-naz,ionc  i  penosi  suoi  travagli;  e  si  esercitò  in  ogni  at- 
to di  cristiana  Pv.eligione  -  Finalmente  ,  riusciti  inutili  tutti 
gli  umani  rimedj,  munito  di  tutti  i  Sacramenti  ,  i  quali  rice- 
vette con  presenza  di  spirito  ,  e  con  vivi  sentimenti  di  re- 
ligiosa pietà  ,  cessò  di  vivere  la  sera  degli  otto  settembre  , 
e  fu  sepolto  nel  deposito  de'  suoi  Maggiori  nella  Chiesa 
de'  ?\'.  Conventuali  di  questa  Città  . 

Una  tale  perdita  afflisse  assai    e  i  suoi    Amici  che  era- 
no moltissimi,  da  lui  sempre  conservati  colle  interessanti  sue 
maniere,  e  quanti   bramavano  data  alia  luce,  lui  vivo,  la  sua 
Opera  da  tanto  teiupo  aspettata  .    Si  fecero  molte  istanze  ai 
Co:   Ercole  suo  Figlio  ,  perchè   volesse  accordarla   a'  pubblici 
desiderj  ;  ma  inutilmente.    Non  era  ciò  che  innasprirc  il  do- 
lore, che  lo  trafiggeva  per  la  perdita  di  un  padre  che  aveva 
sempre  amato   teneramente  .^  la  fine    dopo    due   lustri,  sem- 
brandogli che  tale  sua  renitenza  potesse  defraudare  la  Patria 
di  quel   lustro,  il   quale  ridondar  le  potrebbe  presso  gli  Stra- 
nieri dalla  pubblicazione  delle  Vite  di  tanti  illustri  concitta- 
dini,  che  la   nobilitarono  colle  loro  opere",    e    persuaso    che 
la  lettura   delle  loro  Vite   produrre   potesse   il  vantaggio  d'ec- 
citare la  studiosa  nostra    gioventù    ad    emulare    il    valore    di 
tanti  prodi  antecessori  ,  s^indusse  ad  accordare  che  tale  opera 
si  stampasse.  Essa  dunque  si  presenta    ora   quale    uscì    dalla 
penna  dell'Autor  suo,  senza  mutazione  o  alterazione  alcuna 
del  manuscritto  autografo  ,    fuorché    solo    in    alcuiie    piccole 
cose  di  poco  momento  .  Avea  l'autore  in  alcuni  luoghi  on> 
messo  il    nome    di    alcune    persone  ,    ovvero  citando    alcuna 
pittura  avea  kisciato  in  bianco   lo   specificarla,   o   raccertare 
presso  chi  essa  si  trovasse .  Tali  lacune  in  parte  si  sono  riem- 
pite*,  mettendovi  semplicemente  ì  nomi,  i  luoghi,  la  quali- 
tà della   pittura  ,  ossia  ciò  che  essa  rappresenta  ,  senza  entra- 
va in  ulteriori    detfagli  .    Siccome    pei    alcune    delle    pitture 
dall'  a.utQre  accennate  mutarono  in  appresso  o  luogo  ,  o   pa— 


XXVII 

drone  ,  sì  è  creduto  bene  accennare  in  note  le  piincipali 
mutazioni  successe  ,  vale  a  dire  quelle  che  risguardano  o  qual- 
che religiosa  Comunità  soppressa,  ovvero  qualche  sostituzio- 
ne d'alcun  Corpo  pubblico  ad  un  ahro  .  lì  voler  rimarcare 
il  passaggio  fatto  di  moltissimi  Quadri  dalle  mani  di  uno  in 
altro  padrone  era  superfluo  ,  potendo  ciò  succedere  ancora 
nel  tempo  stesso  in  cui  quest'  opera  si  pubblicasse  .  In  note 
pure  si  è  aggiunta  qualche  ulteriore  scoperta  ,  e  qualche  ope- 
ra o  non  accennata  dall'Autore,  ovvero  eseguita  dopo  che 
egli  cessò  dalle  sue  ricerche  ;  e  si  sono  aggiunte  delle  noti- 
zie spettanti  a'  Professori,  de'quali  tutto  egli  non  avea  po- 
tuto scrivere,  perchè  scpravissuti  a  lui. 

Separatamente  poi ,  ed  in  ultimo  luogo  si  sono  raccolte 
le  memorie  di  varj  Professori  o  Dilettanti  delle  belle  arti  del 
disegno,  o  non  giunti  forse  a  sua  notizia,  o  non  da  lui  no- 
minati perchè  non  aveano  ancora  ,  lui  vivente ,  dati  di  se 
que' saggi  onde  essere  fra  gli  annoverati.  Varj  di  questi  trop- 
po si  distinguono  co' loro  talenti,  ed  onorano  la  loro  Patria 
onde  si  debba  farne  memoria  .  Di  tali  notizie  parte  ne  siamo 
debitori  ad  alcuni  di  essi,  i  quali  le  hanno  cortesemente  som- 
ministrate, parte  a  due  giovani  Cav.ilicii  ('■■')  dilettanti  delle 
belle  Arti,  i  quali  sì  sono  adoperati  con  somma  premura  e 
gentilezza  a  procacciarcele .  Qualche  altra  nota  era  dovuta 
per  ogni  titolo  a  persone  ,  le  quali  o  hnnuo  avuta  intima 
relazione  coli' autore^  ovvero,  siccome  egli  fece,  accrescono 
«ogli  studj    e  coir  opere  loro,    gloria  e  splendore  alla  Patria. 

Non  si  pretende  ciò  non  pertanto  d'offrire  al  Pubblico 
un'opera,  la  quale  sia  compira,  e  da  ogni  diletto  immune. 
Immensa  fatica  ci  sarebbe  voluta  a  tutto  esaminare  ,  e  veri- 
ficare.    Sarebbe    fors' anco    una    presunzione    il    chiamare   in 


{*)  Li  Signori  Conti  Girolamo  ,  e    Carlo  dire  assai  ,    se  essi  non  lo  avessero  ccpiessi. 

Fratelli  Maren^i  ,    della   inoltiplice  erudizio-  mente  divietato:    tar.to    però    più    cominen- 

xie  de'  quali  ,    e  del  fino  loro  gusto  intorno  dcvoli  ,  quanto  piti  alieni  da  ogni    quantua- 

allc  bell'arti  dd  disegno,  sarebbe  ouìluogo  da  que  più  giusta  e  più  meritata  lode  . 


XXVIIP 

dubbio  ,  con  troppo  minori  lumi  ,  quanto  cosi  illustre  Au- 
tore dopo  lo  studio,  e  le  ricerche  di  presso  a  dieci  lustri, 
ha  asserito  e  contestato .  Pure  nuove  scoperte  sempre  fare 
si  possono  in  tali  materie,  ed  acquistarsi  nuove  cognizioni  , 
Sarà  però  sempre  di  somma  laude  al  Co:  Francesco  Tassis 
l'avere  egli  il  primo  fra  nostri  aperta,  e  spianata  una  stra- 
da così  difficile  e  faticosa  ;  e  l'aver  lasciato  a'  posteri  un 
eccitamento  a  rintracciare  le  memorie  ,  ed  a  conservare ,  e 
propagare  la  fama  degli  illustri  loro  Concittadini, 


PAXINO.   0   PECINO  DE   NOVA   PITTORE 
ED  ISNARDO  COMENDUNO  SUO  SCOLARE 


S= 


le  negli  andati  tempi  non  avesse  la  Città  nostra  dovute  sofferire  tan- 
te,  e  SI  lagrimevoli  sciagure  di  frequenti  irruzioni  de' Barbari ,  di  stra- 
niere ,  ed  intestine  guerre  ,  d'  incendj  ,  ruine  ,  e  saccheggiamenti ,  pe' 
quali  è  stata  tante  e  tante  volte  diroccata  arsa  ,  e  distrutta  come  da 
tutte  le  Storie  ,  e  da  altri  antichi  documenti  si  può  con  tutta  chia- 
rezza comprendere  ,  io  certamente  potrei  ora  incominciare  da  più  ri- 
moti tempi  a  parlar  delle  belle  arti  del  disegno  ,  e  di  quegli  artefici  , 
che  con  loro  piena  laude  ,  e  gloria  della  patria  le  esercitarono  .  Ma 
essendo  in  mezzo  a  tante  calamità  non  solamente  le  belle  opere  de' 
nostri  antichi  artefici  andate  in  perdizione  ,  ma  perfino  le  memorie ,  e 
i  nomi  loro  restati  miseramente  sepolti  per  somma  negligenza  ,  e  tra- 
scuratezza degli  Scrittori  nostri  ,  della  quale  spesse  fiate  ho  dovuto 
dolermi  in  queste  carte  ,  io  non  cominciare  se  non  dal  tempo  ,  onde 
incominciano  cant'  altri  Autori,  che  hanno  scritto  in  tali  niaterie. 

Dalla  vita  di  Cimabue  ,  e  di  Giotto  danno  principio  il  Vasari,  il 
Sandrat  ,  e  il  Baldinuccì  dicendo  ,  che  fiarono  i  primi  che  dopo  i  mo- 
derni Greci  dessero  miglioramento  al  disegno,  e  alla  Pittura.  Il  primo 
di  questi  mori  nel  igeo.,  il  secondo  nel  I3  3<>.  Così  fa  il  Cav.  Ri- 
dolfi  ,  che  comincia  da  Guarìento  ,  quale  fiori  verso  la  metà  di  quel. 
Secolo  .  Cosi  Bernardo  de'  Dominici  da  Pietro  ,  e  Tommaso  de'  Ste- 
fani ,  che  vissero  sino  al  igio.  ,  così  1'  Abate  Pascoli  da  Benedetto 
Buonfiglio  ,  che  verso  la  metà  del  1 400.  fioriva  ,  così  tant'  altri  ,  che- 
le vite  degli  artefici  de!  disegno  hanno  publicate  ,  danno  da  tali  tem= 
pi  incominciamento  alle  lor^   notizie  .- 

Posso  pertanto  ancor  io  con  piena  certezza  asserire  ,  che  ne'  tem- 
pi medesimi  del  primo  rinascimento  della  Pittura  vi  erano  in  questa- 
città  artefici  del  disegno  ,  e  primieramente  io  trovo  in  una  carta  esi- 
stente neir  Archivio  della  Cattedrale  ne'  rositi  di  Bartolomeo  de  Osa 
notate  queste  parole  :  ^296".  die  ^2.  Fcòr.  Venerabilis  pater  Dominus 
Johannes  Episcopus  Pcrg.  &c,  Item  promovìt  ad  ipsos  quatuor  mìnores. 
ordines  Pecercinum  Magistri  GuiUelmi  Ficloris  Clencum  &c.  Ed  in  uu- 
1 


é 
libro  di   spese  del  Capitolo  di  S.  Alessandro    vcdesi  :  ijOj.  Lem  solìos 
decern  Giudotto  piclore . 

Posso  dire  di  più  che  circa  la  metà  dello  stesso  secolo  vi  era  in 
Bergamo  scuola  di  Pittura  ,  e  artefici  vi  fiorivano  di  niolta  considera- 
zione ,  come  dalla  presente  vita  di  Paxino  de  Nova  per  quanto  fia  a 
me  possibile  procurerò  di  dimostrare  . 

Castello  de'  Castelli  concittadino  nostro  ,  cbe  con  esattissima  di- 
ligenza n'  ha  rappresentato  le  stragi  a'  suoi  tempi  succedute  fra  Guelfi  , 
e  Gibsllini  in  un  suo  manoscritto  (  stato  poi  dal  dottissimo  Sìg  Mu- 
ratori stampato  nel  T.  \<j.  dell'insigne  opera  intitolata  Scriptores  rerum 
Italicaruni)  ci  ha  lasciato  memoria  di  Pjxino,  o,  come  in  altri  luoghi 
ritrovo  scritto  ,  Pecino  figliuolo  di  Alberto  de  Nova  Pittore  .  Ciò  str- 
%'e  a  noi  per  fi^rmare  concetto  della  virtù  di  lui ,  qual  vitn  anco  com- 
provata da  diverse  altre  antiche  memork  rinvenute  negli  Archivj  della 
Cattedrale  ,  e  della  Ven.  Misericordia  Maggiore  .  Queste  cose  tutte  per 
meglio  soddisfare  a  quelli ,  che  delle  antiche  cose  hanno  intendimento , 
e  diletto  ,  qui  piacemi  di  riportare  colle  stesse  parole  ,  mentre  niente 
v'  ha  neir  antichità  dispregievole  affatto  ,  di  cui  non  torni  talvolta  in 
acconcio  il  fare  memoria  .  E  primieramente  neli'  Archivio  della  Catte- 
drale ne' rogiti  di  Saviolo  de'Cazuloni  nell'anno  13(^7.  si  rileva,  che 
Pecino  insegnasse  1'  arte  della  pittura  a  Bartolomeo  figliuolo  di  Isnar- 
do  Comenduno  ,  col  quale  fa  scrittura  di  convenzione  in  questa  guisa. 

Ibi  hnardus  F.  D.  Degoldi  de  Comenduno  cìvìs  Pcrg,  dtdic  ,  6' 
consignav'n p  &  dar  &  comignar  M.  Pecinio  'fìho  q,  Af.  Aìbertì  de  No- 
va Fi:2clon  Civ.  Pt-'rg.  Barcoloineiim  filium  supradicli  Isnardi  ibi  prx- 
sentis ,  &  de  ejus  voluntate  ,  &  qui  Banolomeus  est  cecatis  annorum 
trcdecim  ,  ut  ibi  dixit  ipse  hnardus  cjus  pater ^  ad  perinanendum  cum 
ipso  M.  Pecinio  ad  laboratìdum  cum  eo  lune  ad  celo  annos  proxime 
renìcntes  complctos  ,  &c.  Suprascriptus  M.  Pecinus  convenic  de  sic  at- 
tendere &  observare  supradictis  Isnardo ,  &  Bartolomeo ,  quod  tpse  M. 
Pecinus  ipsurn  Bartolonieum  per  prcedicla  tempora  pascet  ,  nutriet^  ye~ 
stibit  ,  &  cal^abit  secundum  facuhatem  suam  ,  6'  eum  docebit  de  arte 
ipsius  M.  Pccini  suo  posse  ,  si  discere  volebit ,  &  omne  aliud  bonurn 
faciet ,  &  cum  bene  traclabit  suo  posse   &c.  &c. 

Parmi  dunque  dal  fin  qui  detto  ,  che  molto  bene  venghi  com- 
provato,  che  anco  in  queita  città  vi  fosse  scuola  di  pittura  in  quella 
grossa  ,  ed  inetta  età  ,  nella  quale  cominciava  solamente  a  rinascere 
quest'  arte  ,  già  di  più  secoli  quasi  aftatto  perduta  ,  la  qual  cosa  no» 
era  certamente  allora  ,  se  non  se  in  alcuna  delle  principali  città  d'  Ita- 


Ita  ,  di  più  ancora  ,  che  considerato  Paxino  come  maestro  dell'  arce  si 
dibba  anco  supporre  uno  de'  più  accreditati  artefici,  di  que'  tempi  ,  e 
finaimente  che  anco  il  sopradecto  suo  scolare  Bartolomeo  Comenduno 
annoverar  si  debba   fra   s;li    nostri  artefici  di   pittura  . 

Quanto  poi  abbia  operato  Paxino  nella  Chiesa  di  S.  Maria  Mag- 
giore si  rileva  dalli  antichi  libri  della  fabbrica  ,  ove  sono  registrate  le 
operazioni ,  che  andava  facendo  alla  giornata  ,  le  quali  incominciano 
dal  fine  dell'anno  ì^^^.-,  e  seguono  per  tutto  il  '^64.  poi  di  nuo- 
vo negli  anni  1368.,  e  1^69.  senza  però  specificare,  quali  opere  fa- 
cesse  ,  ma  solamente  si  vede  ,  che  lavorava  a  soldi  dicci  al  giorno  . 
Nel  principio  poi  dell'anno  1381.  veggonsi  notate  queste  precise  pa- 
role :  Lem  datum  Pecino  de  Nova  ,  qui  laboravit  in  porta  ,  &  Joan- 
ni  cjus  jamulo  ,  qui  laboravit  in  supradicla  porta  celo  dies  prò  piri- 
gendo;  e  sotto  li  24.  dicembre  dello  stesso  anno  cosi  sta  scritto;  Item 
dacum  Pecino  de  Nova  prò  integra  solutione  oh  totani  quod  habcrc  dc' 
bebat  prò   ejus  labore  pingendi  iisquc   ad  hodiernam   diem  lib.  Inip,  zoo. 

Queste  pitture  sono  ,  a  mio  credere  ,  quelle  ,  che  in  parte  an- 
cor veggOTiSi  fuori  della  ponicella  laterale  verso  il  Duomo  ,  alcune  del- 
le quali  sono  di  maniera  più  finita  ,  e  dolce  ,  ed  altre  di  contorni  ,  e 
profili  più  duri  ,  e  stentati  secondo  1'  uso  di  que'  tempi  ;  fra  queste 
vtdesi  dalla  parte  sinistra  uscendo  dalla  detta  porticella  ,  una  mezza 
figura  della  Vergine  col  Bambino  ,  che  in  verità  non  può  essere  più 
delicata,  e  grazioza ,  impossibile  sembrando,  che  in  que'  primi  tempi 
della  rinascente  pittura  ,  ed  in  qucU'  infelice  secolo  pieno  d'  oscurità  , 
e  rozzezza  sia  stata   dipinta  (i)  . 

Si  trovano  similmente  nei  sopradetti  libri  registrate  le  seguenti  par- 
tite :  i^%8.  ìtcm  datum  uni  qui  portavit  terram  q'ios  operata  fuit  per 
Magistruni  Pecinum  de  Nova  ,  quando  rcaptavit  figaram  DominiV 
Sana.e   Marix ,   qujs   stat   super  Altare   Magnum  . 

Iterìì   dauim    Peano   de    Nova    in  pluribus  vicibus  lib.   32. 

zj?8'9.  Item  datum  M.  Pecino  de  Nova  prò  parte  solutionis  reapia- 
tionis  fìgurarum    Beatissimx    Virginis   Marine ,    qu:e  sunt  super   altare  ■ 


(i)  Fra  le  suddette  pitture'  vi  sono  He' 
piccoli  arabeschi  coloriti  di  una  finezza  e 
jj,usto  ,  te  non  supcriore  ,  uguale  almeno  a 
quello  dt  Secoli  ptsteriori  •  ma  ora  poco  si 
vedono  ,  eccetto  quelli  che  sono  sotto  l'ar- 
co .  Se  le  figure  sono  di  sua  mano  ,  la  sua 
maniera  s'  avvicina  a  quella  di  Giotto  ,  e  ia 
«jttalche  parte  è  più    bella  ,    Migliori    della 


pittura  citata  dall'  autore  seno  le  teste  digli 
apostoli  dipinte  nell'arco  suddetto:  non  so- 
no però  tutte  di  siw  mano  :  e  sotto  di  esse 
ve  n'  ha  dell'  altre  più  rozze  ,  probabilmen- 
te dell'  autore  di  quelle  che  si  vedono  di 
contorni  ,  e  profili  più  duri  ,  e  stentati  , 
sotto  le  eguali  non  se  ae  Tcdono  altre. , 


4 

ìpsius    Virginis  Marìje  &   alia    super  alure    Corporis   Ckristi ,    6'  prò 

duabus    alns  ,  quJ^   sunt  super  altare    m.ignum  hb.   92. 

Le  parole  poi  del  Castelli  tratte  dal  suo  onghidlc  sono  .  i^^4' 
Mense  Au^usii .  lllusirinimus  Prìnceps  D.  D  Comes  Vunitum  M.-rz- 
davu  Dominis  Poccstad  ,  &  Referendario  Bergami  ,  ui  dipingi  fice- 
rene  super  Palano  Bergonn  ,  6'  surer  cerds  lumbus  &  portis  arma 
Rems  Franciae  p  &  arma  prcefati  Domini  ad  Quarte rium }  &  sic  de- 
pinclx  iuerunt  de  mense  Sepiembris  dicli  anni  per  Magistrum  Paxi- 
num  de  Nova  piclorem  :  nota  quod  de  mense  Martii  depicla  jun  una 
Aquila  hnpcnaiis  ante  suprascriptutn  scutum  factum  ad  Quarte  rum 
super  diclo  palatio   versus   rneridiem  . 

E  più  sotto    1403.  i    b.    Junii  .   Sepultus  futi    Pccinus    de    hova 
pìclor .. 

Questo  certamente  ci  presta  altro  fortissimo  argomento  di  consi- 
derar Pecino  per  un  valente  pittore  di  que'  tempi  ,•  mentre  non  ave- 
rebbe  il  Castelli  accennata  Li  morte  di  lui  ,-  se  per  tale  non  Io  avesse 
riputato  ;  non  lasciando  memoria  gli  Scrittori  delle  persone  di  poco 
conto  ;  ma  bensì  di  quelle  solamente,  che  sono  in  qualche  genere  dal- 
le genti  tenute   in  estimazione  . 

Debbo  perfine  a  somma  gloria  del  nostro  artefice  qui  riportare 
una  carta  esistente  nell'  Archivio  della  Miscr.cordia  ,  la  quale  sebbene 
alquanto  lunga  ,  parmi  che  non  sia  per  essere  del  tutto  spiacevole  , 
mentre,  oltre  l'esservi  alcuni  punti  d'istoria  degni  di  considerazione,  si 
rileva  anco  ,  che  v'  era  una  stimatiàsima  sua  pittura  collocata  nella 
Chiesa  di  Santa  Maria  Maggiore  ,  per  la  quale  insorse  grave  contesa  , 
come  meglio  intenderassi  dalla  carta  medesima  rogata  da  Gasparino  de 
Muzio  ,  ed  è  la  seguente  . 
2469.    28.    Febriiarii  . 

Carta   emptionis    Majestatis   positce   ad  altare    Domini   S.  Marci 
sitwn   in    Ecclesia  ,    scu  jabrica   S.    Marix    Majoris    Perg. 

Existens   i/i   sacculo   secundo  ^  fascicuh  primo    Arm.   4^.  in  Ar- 
(hivio   Ven.   Mis. 

In  Christi  nomine  amen  .  Cum  Rcligiosus  ,  &  Venerabilis  Vir 
Dominus  Frater  Alexander  de  Pesckenis  de  ...  .  ordinis  fratrum  prx- 
dicatorum  creatus  ,  &  ordinatus  Jrater  nativus  conventus  ,  6'  capituU 
Fratrum  prcedicatorum  Ecclesije  Òancli  Dominici ,  sire  Sancii  Lauren- 
di  civitJtis  Brixtce  fieri  jecerit  ,  6'  depingi  quamdam  Anchonam  , 
seu  quamdam  Ma']  e  state  m. ,  auro  ^  argento  &  v  iriis  coloribus  ,  &  fìgu- 
jis  .arnatarn  ,   &    depinclam  per   quondam  diseremmo    6'  provuiurn  vi- 


s 

rum  Maeistrum  Pecinum  de  Nova  in  arte  Pinclurse  summe  prcnì- 
dum  ,  &  expertam  ,  haiitatorem  cune  viciniae  Sancii  Michaelis  de  puteo 
albo  Burgi  Sancii  Andrece  Civ.  Pergami.  Et  cum  prosdiclas  Magister 
Pcci/ius  decessent  relicla  dicla  Anchona  ,  seu  majestate  in  domo  ha- 
bitationis  siile .  Et  cum  tempore  perfìdas  6*  imqiuv  contentionis  guer- 
rae  ,  6"  discordiee  quce  vigna  in  partibus  Lombardia ,  6'  maxime  in 
civitate  ,  suburbiis  ,  6"  districlu  Perg.  praedicla  anchona  ,  scu  majestas 
pervcnerit  ad  manus  cujusdam  koneitcs  personoe^  qujs  persona  cupiens  ) 
&  affccians  ipsani  anchonani  illtsam  ,  &  immaculùtam  conservare  dc"  ' 
bere  reposuit  in  monasterio  Domina  Saricìae  Gratjs  Pergamensis  ^  6* 
pturibus  annis  ipsa  anchona  in  ipso  monasteno  remansa ,  ipsa  bone-. 
sta  persona  animadvenens  ,  quod  ipsa  anchona  utpote  perdita  rema" 
ncret  cum  nulla  debita  reverentia  ,  nec  devotio  digna  eidem  exiberc- 
ter  ,  Spirita  divino  firmiter  inspirata^  vidensque  quod  in  digniori ,  ó* 
excellention  loco  in  quo  major  reverentia  ,  ù  devotio  ,  6"  ingcmio^ 
rum  honorem  ipsi  Majescati  attribuì  ,  6'  ipsa  posset  potius  venerari , 
contenta  exciterit  ipsam  majestatem  in  Ecclesia  Maiori  Beatissimje  6' 
gloriosissitnje  Virgìnis  M.  D,  N.  J.  Christi  dulcissimce  Genitricis  debe- 
re honorifice  trans jeni ,  &  ad  altare  Beati  Marchi  Evang.  debite  col- 
locari  .  Et  cum  Venerabilis  vir  Dominus  Frate  r  Elias  de  Medio  lana 
Prior  Sup.  ordinis  ,  conventus  ,  6'  capituli  fratrum  prcedicatonun  de 
Brixia  suo  nomine ,  &  vice  diclorum  quorum  fratrum  Capituli ,  6'  con- 
ventus  Brixiensis  accessit  corani  speclabili  Egregio^  &  Generoso  nuli' 
re  Domino  Galeotto  ,  de  Bibalaquis  de  Verona  locum  tenente  lllu^ 
stris  s  &  excclsi  Domini  Domini  Pandulfi  de  Malatestis  exccllentis- 
sìmi  Domini  nostri  asserens  diciam  majestatem  sibi  suo  &  diclo  no- 
mine  ,  6*  diclo  conventu ,  6"  capitulo  peninere  &  speclare ,  6'  petens 
ab  ipso  domino  Galeotto^  quatenus  ipsam  majestatem  sibi  suo  &  diclo 
nomine  faceret  da  ri,  &  consignari.  Et  cum  superstites  fabricx  ^  &  rc- 
feciionis  prjsdiclx  Ecclesix  Dominae  S.  Marice  Majoris  Perg.  corani 
preefato  Domino  Galeotto  contradixerint  prxdiclo  Domino  Fratri  Elice 
suo  &  diclo  nomine  asserentes  diclam  majestatem  ipsi  Ecclesije  Dc- 
minoe  S.  Marix  Majoris  de  jure  pertinere ,  &  speclare ,  &  cum  dia 
dicla  causa  ,  quesito ,  lis ,  seu  controversia  Inter  prccdiclum  D.  Fra- 
trem  -Eliam  suo  &  diclis  nonùnibus  ex  parte  una,  6*  diclos  super- 
stites ,  scu  prxsidentes  dicije  fabricoe  seu  refeclionis  diclje  Ecclesie 
Dominje  S.  M.  M.  ex  altera  parte  versa  fuerit  causa ,  6"  occasio- 
ne preemissa  corani  prjcfato  Domino  Galeotto  ,  &  ipse  Dominus  Ga- 
leotus  cumpaticns  diclis  panibus  suis  ,  &  diciis  norninibus ,  prius  habu- 


6 

ta  vera  informatione  de  proedlclis  ^  &  ornai  de  eis  ventare  repena  ^  & 
enelans   prjedicljs   partes    ad  pacem   6'    concordiam   reduccre  cum  non 
sic  decens   aliquos  ,  &    maxime  prò  divinis  ,  6'  spirituaUbus  luigjirc ,  ac 
etiam    desidcrans  prediciam  ,   litern  ,    cartam  ,  quesdonem  ,   6"    contro^ 
versiarn  tollere  ,   6"  penitiis   resecare  p  &  ipsarum  panium  suis  &  diciis 
tionnnibus  parcere   laboribus  periailis ,    &   cxpensis ,   in  proesentia  vo- 
luntate  6'  beneplacuo  suprascripcarum  panium   suii  &  diclts  nominibus 
dixeric ,  pronuntìavent ,  sentenùaverit  ,  arbltratus  ,   6"  arburaturus  Jue- 
rit  ,   &   amicabihter  componendo  perccperit.   Quod  proedicli  supersrius^ 
seu   P residente s  supradiclx  Eccleszje  Dominx  S.  M.   tencrentur.  6'  de- 
berent  darC)  &   solvere  predido   capitalo  ,  &   convennd   Fratrum  Prce. 
dicatorum   de   Brixia   lìbras  centiun   viginti    trcs    Impenales   ai  fejliun 
Carnis  Christi  rune  proxime   venientem ,   medietatem    ipsoruni  denario- 
rum  f   &  aliam   medietateni  ìpsorum    denariorum    ad  festum    Paschuds 
majorii    Resurrecltonis  D^  N..   J.   Christi  proxime    venientem  seu  legiti- 
tno  sindico ,    6'   procuratori  ipsorum  fratrum ,   &   capitali  ,   6'   conven- 
tus  ipsorum  fratrum  predicatorum  ,   &  quod  solutis  ipsis   libris   centum 
viginti   tribus  Imp.   ipsi  Jratres  ,   6'  capitulam  ipsorum  fratrum    Prcedi- 
catorum  de  Brixia  seu  legitinia  persona  prò  eis   tenerc'irar  6"  debcrent  ^ 
6'  adstricli ,  6'  obligati  essent  supradictis  superstitibus ,  6'  prxsidentibiis 
dicl.e  fabricje  nomine  &  ipsi   Eeclesix  facere  &   quod  facere  tenercn- 
tur  (&  debcrent  datuni   6'  vendidonem  ^    6'  cessione rn^   concessione m,  & 
jurium  cessionem  ,   &  dirceli.  &  utilis   Domimi ,   &   civiUs  possessionis 
translationem   ipsis  superstidbus   diclo   nomine  recipicntibas  seu   tini  no- 
tarlo postulaturo  &  recepturo  nomine  ,  6"   vice  dicìjc  Ecclesìa; ,   &  ipsx 
Ecclesi.e  Dammele  S.  Martue    nominatim    de    supradicla   anchona  ,    seu 
majestate  .  Ceteris  omissis  >  &  instrumentum  rogatum  juit  per  Gaspari- 
man  qu.  Jo.   de  Mu^^o  Not.  pub.    Perg. 

PIETRO  DE   NOVA  PITTORE- 


er  quanto  s'  è  trovato  in  antiche  memorie  stimiamo  assai  prohabt- 
]e  ,  che  costui  fosse  fratello  di  Pecino  ,  col  quale  molto  operò  ne' tem- 
pi medesimi  nella  Chiesa  di  S.  Maria  Maggiore  .  Ne'  libri  ,  de'  quali 
abbiamo  di  sopra  fatta  menzione ,  si  vede  che  Pietro  cominciò  a  lavo- 
rare nella  sopradetta  chiesa  nell'anno  iJ/S-i  e  per  tre  anni  continui 
è  registrato  il  nome  di  lui  ,  quello  di  Pecino  ,  e  di  Michele  de  Ron- 
cho  Pittor  Milanese  , 


Neir  anno  poi  1378.  diede  egli  so!o  cominciamento  ad  una  gran- 
de  opera  dietro  1'  aitar  maggiore  ,  o  sia  nel  coro ,  la  quale  insieme  con 
lutte  Je  altre  fatte  in  qiie'  tempi  ,  trattone  quelle  poche  ,  che  sono 
fuori  della  porticella  vicino  alla  sagristia  ,  come  abbiam  detto  di  sopra  , 
sono  per  i  moderni  risarcimenti  andate  in  perdizione  (i).  Di  questa 
pittura  si  trova  la  seguente  memoria  .  Laborerium  factum  de  legenda 
Beatissimce  Virginis  Marìje  inccptum  fuit  die  Lu/ue  quimo  Aprilis  per 
Magiscrum  Petrum  de  Nova  de  anno  i^yS.  Fu  terminata  nel  fine  del 
jgSo.,  ed  in  altro  libro  intitolato  Receptorum  ^  &  cxpensarum  de  anno 
1380.  si  legge  quanto  appresso  . 

Magister  Petrus  de  Nova  picior  ,  qui  pinxit  legendas  ,  qux  sunt 
post  altare  magnum  in  capella  magna ,  debec  habere  ab  Ecclesia  domi- 
nce  Sanclx  Marioe  Majoris  Perg.  prò  ejus  mercede ,  6"  duorum  famU" 
lorum  labore ,  &  fatiga  dierum  novem  centwn  triginta  sex ,  quorum  sce- 
terunt  occupati  in  pingcndo  legenda m  in  diclx  Capella ,  6'  08.0  dierum , 
cujus  stetit  occupatus  in  faciendo  vernicem  ,  quas  poni  debetur  super 
porta  ,  quam  facit  frate r  Antonius  ad  computum  soìdorum  1%,  ^  &  de- 
nariorum  quinque  prò  quolibet  die  ,  Libras  Imperiales  oclocentum  sep-^ 
tuaginta  tres  ,  6'  soldos  sex  . 

de  quibus  proedicius  M,  Petrus  recepii  intra  alia  ctiam  unum  //- 
brum  ,  in  quo  pincla  seu  descripta  est  tota  ista  legenda ,  qui  liber  re- 
manet  ipsi  Petro  pretto  lib.  decem  Imp. 

Fece  nel  1586'.  il  bellissimo  disegno  della  grande,  e  superba  cro- 
ce d'  argento ,  che  si  conserva  nella  Cattedrale  ;  ed  egli  ne  formò  an- 
co la  scrittura  di  convenzione ,  la  quale  cosi  incomincia  :  Exemplum 
scripturse  M.  Petri  de  Nova  ^  e  questa  si  riporterà,  a  chiara  notizia  di 
questa  ammirabile  opera,  nella  vita  di  Mastro  Uguetto  da  Verteva, 
che  ne  fu  1'  artefice . 

Le  altre  opere  fatte  dopo  tal  tempo  da  Pietro  rilevansi  dalle  se- 
guenti partite  :  13^0.  Magister  Petrus  de  Nova  debct  habere  facia  se- 
cum  ratione  tonus  laboreni ,  6"  operis  per  eum  jacii  ad  altare  magnum 
Ecclesia  lib,  42.  Imp. 

140Z.  Item  datum  Petro  de  Nova  prò  pinclura  duarum  crucium 
lib.   5.  4, 

Né  si  trova  di  sue  fatture  altra  memoria:  si  conE^hiettura  bensì  che 
nel  14C9.  fosse  digià  passato  all'altra  vita,  come  lo  dimostrano  queste 
parole,  i^o^.  Item  niandatas  Alexandro  de  Barilis  Canepario  Gene- 
ri) Nel  riparare  i  Banchi  del  Coro  ,  si  ture  le  cjaall  sono  sul  gusto  di  quelle  delia 
sono  ultimamente  scoperte  in  parte  tali  pit-      Porta  . 


s 

rali   consortii  Misericordìce    Sancloe   Matrice    Majorìs    nomine   hceredum 
Magistri  Petri  de  Nova  pincloris  &c.  lu  in  libro  dicli  Consonii . 


c 


GIO.  CAMPILIONE   SCULTORE 
ED  ARCHITETTO. 


<on  quelle  notizie  che  abbiamo  accennate  di  sopra  ,  bastantemente 
sembra  dimostrato  in  qual  onorevole  posto  sin  da  que'  pi  imi  tempi 
della  rinascente  pittura  fosse  quest'  arte  «ella  nostra  città .  Convien  ora 
far  vedere  ,  che  in  quello  stesso  secolo  privo  d'  ogni  bontà  di  dise* 
gno  ,  vi  fiorivano  nella  scoltura  non  meno ,  che  nel!'  architettura  va- 
lenti artefici  ,  i  quali  in  tante  tenebre  diedero  non  poca  luce  alle  no- 
stre arti  ,  e  fecero  opere  che  anco  oggidì  dai  moderni  sono  risguar- 
date  con  meraviglia  .  Uno  di  questi  fii  Gio:  da  Campilione  ,  che  nelle 
latine  iscrizioni  vien  variamente  nominato  ,  ora  de  Campkone .,  ora  de 
Campelho  ,  o  de  Campiliono  ,  del  quale  non  sarà  agevol  cosa  il  poter 
dare  chiare  le  notizie  a  ragione  della  lontananza  de'  tempi  ,  che  molto 
le  oscura  ,  e  delle  poche  ,  e  recondite  memorie,  che  di  lui  si  trovano, 
Parmi  tuttavia  di  poter  asserire,  che  circa  il  principio  del  igeo, 
venisse  alia  luce  Gio:  ,  e  che  portato  dal  naturale  istinto  ,  e  sublime 
ingegno  suo  più  che  dalla  scorta  di  maestro  alcuno  ,  abbia  potuto  far 
vedere  ,  per  quanto  fu  allora  possibile  ,  bizzarrie  d'invenzioni  non  del 
tutto  volgari  ,  e  molto  migliori  di  quello,  che  si  sarebbe  potuto  ere. 
dere  ,  od  aspettare  nell'  oscurità  di  que'  secoli  . 

JE  chi  potrà  mai  persuadersi  ,  che  il  famoso  antichissimo  Batiiste- 
rlo  ,.  che  servi  per  trecento  e  più  anni  d'  ornamento  alia  Chiesa  di 
S.  Maria  Maggiore,  e  che  ora  per  uso  della  Cattedrale  conservasi,  sia 
opera  di  que'  rozzi  tempi  ,  mentre  per  finezza  di  marmi  ,  varietà  d'in- 
tagli ,  e  per  altri  ornamenti  delle  espresse  istorie  ,  ed  architetture  si 
rende  singolare,  ed  ammirabile  ?  Jl  P.  Calvi  nel  i.  T,  delle  sue  cfic- 
nieridi  sotto  il  giorno  Z%.  Aprile  dell'anno  13.40.  lascia  questa  me- 
naoria  . 

»  A  fine  con  pompa  maggiore  si  solennizassero  i  battesimi  dell'ot- 
tava di  Pasqua  ,,  nella  Sagra  Conca  di  Santa  Maria  Maggiore  ,  come 
sotto  li  7.  Aprile,  si  fabbricò  il  superbissimo  Battisterio  di  lucidi,  e  mi- 
schi marmi  con  statue  ,  gieroglifichi  ,  colonne  ed  altri  ornamenti  per 
mano  del  celebre  Gio:  Campione  .  Fu  fatto  a  spese  della  comunità  , 
csi-è  Visio,  in  piedi  sino  all'  anno   \C<^o,  ^  in  cui  per   più  bella  vista 


ddla  Chiesa  indi  è  stato    rimosso  ,    ed    or    disciolto    nelle    stanze  della 
Misericordia  si  conserva  "■  . 

Dopo  alcuni  anni  poi  fa  collocato  presso  la  Cattedrale  dalla  par- 
,te  della  Canonica  in  una  capcllctta  ,  che  forma  un  ovato  ottanoolare  , 
]a  di  cui  porta  è  ornata  alla  gotica  con  tre  colonnette  unite  ,  e  rabe- 
scate (i),  a  destra  evvi  l'altare  tutto  di  marmo  con  sopra  una  statua 
che  tiene  il  demonio  legato  in  figura  di  cane  ,  a  sinistra  il  vaso  del 
iJattiStcrio,  dietro  al  quale  vedcsi  la  figura  di  un  Prete  vestito  all'  anti- 
ca maniera  m  atto  di  versare  1'  acqua  battesimale  .  E  tutta  circondata 
da  statue  di  mtzzo  rilievo  rapprestiitanti  alcune  virtù  ,  e  da  coloaneD- 
te  di  marmo  bianco-,  e  rosso  che  poiano  sopra  un  alca  base  continua- 
ta all'  intorno  .  Queste  sostengono  una  cornice  ornata  con  fiorami  ,  ed 
altri  lavori  di  molta  lìnuzza  ,  sopri  la  quale  negli  otto  angoli  vi  sono 
altrettante  misteriose  statuette  di  bianco  marmo,  e  tra  1' una  e  l'altra 
vcggonsi  otto  quadri  di  bisso  rilievo  con  diverse  storie  condotte  con 
molta  perfezione  .  Fu  terminato  questo  lavoro  circa  1'  anno  i  54X  ,  e 
certamente  non  si  può  vedtre  opera  alcuna  di  que'  tempi  che  questa 
in  diligenza  disegno  td  artifizio   possa  superare  (2). 

Sono  opere  incomparabilmente  migliori  di  suo  scalpello  ,  ed  ar- 
chitettura le  duje  pojte  principali  di  S,  Maria  Maggiore  .  Neil'  anno 
1551.  diede  compimento  a  quella  verso  la  piazza  sopra  la  quale  vi 
{ormò  un  arco  tuito  di  marmi  sostenute  da  due  colonne  poggiate  sul 
dorso  di  due  gran  leoni,  che  serve  come  di  vestibulo  all'  ingreSiO  dei- 
la  Chiesa  .  Li  manìii.  all'  intorno  della  porta  sono  tutti  scannellati  ,  e 
con  capricciosa  varietà  all'  uso  G.itico  vi  si  veggono  intagliati  varj  ani- 
mali ,  com;  pure  ali'  .ntorno.  dell'  arco,  dal  quale  cadono  alcune  mer- 


(i^  In  f.ccia  alla  medesima  porta  vi  e  il 
hiogo  ,  (Ve  si  rlpangono  ^n  O'ii  Santi  , 
jTiaic  unito  da'  m  .dorili  cc.i  pi:zii  antichi- 
di  diversi  gusti  .  A  aestra  poi  ,  dove  è  un 
a' tare  posticcio,  si  vede  una  statua  la  c]uale 
W^.x  legatu  un  cane,  e  che  pocrcU'oe  ligu- 
lare'o  la  Vigilanza,  o  quaiciie.  virtù-co!  de- 
monio incatenato  .  Alla  sinistra  ,  dietro  al 
Taso  del  Battisteiio  ,  vi  e  un  altra  figura 
■vestita  di  pelle,  che  sembra  un  S.  Gio:  Bat- 
tiita  in  atto  di  battezzare  ,  o- vero  un  Sa- 
ctidote  .  Negli  altri  qu.utio  lati  vi  soiio  al- 
trettante statue  di  simile  grandezza  .  Negli 
otto  angoli  tisttetta  e  chiuse  in  lunghe  nic- 
chie SI  vedono  fìgutate  ■varie  virfj  ,  le  qua- 
li s-'ivono  come  di  Cariatidi,  con  varie  pic- 
cixle  colonnette   messe  ca-i  simmetria  a  so- 


stenere la  cornice  .    Posano   esss   sovra  alta, 
base  di  marmo  rosso,  che  gira  tutto  all'in- 
torno ,  f Jimando    un    ottagono  eiiitico  .    1! 
fregio  ,  che  è  di  marmo    bianco  ,    è    trava- 
gliato con  tinezza  .    La  Cornice  è   parte  an- 
tica ,  e- parte  modèrna,    perchè  forse  l'anti- 
ca ebbe  bisogno  di  supplemento,  odi  lifat- 
cJmento  .   N^gli    otto  angoli  sopì  a  la  mede- 
sima   vi    sono    altrettante    statue    di    stucco 
sostituite    alle   antiche    di   marmo  o  rotte  o 
peidute  .  Negli  otto  lati  vi  sono  altrettanti 
bassi  rilievi  rappresentanti  fatti  della  vita  di 
Nostro  Signore,  di  molta  fatica,  ma  secchi.- 
[2)  La  torma  di    questo    battistcrio    deve 
essere  stata  variata  ,   giacché    il  Calvi  ne  da. 
il  dissci^no  ,  ed  è  di    a^Fatto  dissimlie  coS'.ru»- 
z.ione  da.<lueUo  ,  cac  o.a  si  vede  . 


IO 

lature  sottilmente  traforate  ,  e  1'  architrave  ,  che  poggia  sopra  le  colon- 
ne è  tutto  lavorato  a  bassi  rilievi  di  figure  condotte  con  molto  studio, 
e  diligenza  .  Sotto  1'  arco  dalla  parte  sinistra  volle  che  rimanesse  inta- 
gliato a  perpetua  memoria  il  suo  proprio  nome  in  questa  guisa .  ijòl. 
Magisrcr  Johannes  de  Campleono  Civ.   Perg.  jeat  hoc  opus  . 

Fu  pure  sua  opera  la  statua  equestre  di  S.  Alessandro  non  meno 
che  quelle  de'  SS.  Barn-aba  e  Projettizio  ,  che  gli  stanno  a  lato  collocate 
sopra  detto  portico  ,  o  vestibulo .  Nella  base  di  S.  Alessandro  sudctto 
sta  scolpito  r  anno  1^53.  ,  nel  qual  tempo  verisimilmeiite  saranno  sta- 
te fatte   ancora   1'  altre  due  (i)  . 

L'altra  porta  poi  vtrso  mezzo  giorno  fìi  >erminata  nel  'gfi'o, 
coms  ci  scorge  in  un  quadretto  di  marmo  posto  sull'  arco  sostenuto 
pure  da  colonne  ,  che  serve  ancor  questo  di  copertura  ali'  ingresso  , 
uè  è  molto  dissimile  nell'  Architettura  d.iH'  altra  porta  sudctta  ,  se  non 
se  in  alcuni  ornamenti,  i  quali  secondo  l'uso  di  quei  secoli  sono  mol- 
to pregievoli  . 

Neil'  antica  cattedrale  di  S.  Alessandro  ,  che  fii  totalmente  atter- 
rata nell'anno  15 d'i.  perla  nuova  fortificazione  di  questa  città,  eravi 
neir  ordine  superiore  della  loggia  avanti  la  facciata  della  chiesa  una  si- 
mile statua  equestre  di  S.  Alessandro  attorniata  da  altre  dodici  statue 
degli  Apostoli  sedenti  ,  le  quali  vogliono  alcuni  ,  che  fossero  di  mano 
del  nostro  artefice  .  Si  può  dire  ancora  con  tutta  probabilità  ,  che  al- 
tre  opere  di  lui  saranno  perite  nell'atterramento,  e  distruzione  di  quel- 
la insigne  basilica  stata  per  molti  secoli  la  gloria  maggiore  di  questa 
patria;,  siccome  vi  perirono  tante  altre  antiche  sculture,  e  pitture, 
delle  quali  tra  a  dovizia  fornita  ,  né  rimanendo  di  loro  per  somma  ira- 
scuraggine  de'  nostri  maggiori  alcuna  ricordanza  ,  né  di  quelli  antichis- 
simi artefi:i  ,  che  operato  vi  avevano  ,  restano  sepolti  i  loro  nomi  ,  e 
defraudati  di  quelle  laudi  ,  che  meritamente  acquistato  si  avevano  col- 
le onorate  loro  fatiche  .  Dalle  molte  disgrazie  ,  e  rovine  per  tanto  ac- 
cadute ne'  tempi  addietro  in  questa  città  nacque  la  scarsezza  ,  che  ab- 
biamo delle  antiche  pitture  ,  e  scolture  ,  e  per  la  poca  cura  de'  nostri 
in  tramandarci  le  notizie,  non  sappiamo  neppure  a  chi  attribuire  quel- 
le, che  in  qualche  numero  ci  sono  rimaste  di  que'  primi  tempi,  de' 
quali  non  è  difficile  rilevarne  1'  antichità  ,  sebben  non  si  possa  stabilir- 
ne precisamente  il  secolo  ,  essendo  per  altro  sicura  cosa  ,  che  ritrovia- 
mo in  alcuni   luoghi  ,  come  nella  antica  chiesetta  ,  che  è  dentro  il  re- 

f'i)  L'iscrizione  e  questa.  AI,i£Ìsrri  J 0  anni  s  f lìti  s   M.igiiiri    Ugi  de  C-JinfUone   fedi   hoc 
oj,us  MCCCLIIl 


1 1 

cinto  del  Monastero  di  S.  Grata  ,  sull'  esterno  muro  della  chiesetta 
della  Chignola  vicino  alla  Ranica  ,  nella  chiesa  di  S.  Giorgio  d'ALnen- 
no  ,  come  pure  sulle  esterne  muraglie  delle  capelle  di  S.  Agostino  vtr- 
so  mezzo  giorno  ,  e  in  cento  altri  luoghi  da  me  ,  e  da  altri  miei  ami- 
ci dilettanti  osservati,  pitture  molto  antiche  della  maniera  del  quaito 
secolo  ,  sorto  delle  quali  si  veggono  talvolta  persino  a  -tre  intonacatu- 
re tutte  dipìnte ,  la  prima  delle  quali  con  ragionevol  fondamento  si 
puu  creder   tatta   di   gran   pezza  avanti   il   mille . 

Ebbe  il  Campioni  un  figliuolo  chiamato  Niccolino  ,  il  qual^  la 
paterna  professione  seguendo  fs  molto  adoperato  nelle  sopradette  ope- 
re .  Erano  pure  suoi  discepoli  Antonio  della  stessa  famiiia  ,  e  Gio-  Cat- 
taneo ,  i  quali  tutti  prestarono  molto  ajuto  al  maestro,  e  veggonsi  re- 
gistrati i  loro  nomi  ,  e  le  spese  fatte  nelle  sopradette  porte  di  S.  Ma- 
ria in  un  libro  esistente  nell'  Archivio  della  Misericordia  ,  il  quale  cosi 
incomincia  .  Li/^er  receptorum ,  6'  cxp'easj.nun  faclurum  per  D.  .!?.  de 
P/a^je  Campjriurn  rejecùo/iis  opcris  D.  S.  Murice  Maioris  Pcr^.  //>— 
ceptarum  die  K.  Junii  anni   ij6i.  fij  . 


(0  II  Sig,  Canonico  Ancon-Francesro  Fri- 
si Milaiiesc  nelle  memorie  -della  Chieda  di 
Monza  ci  somministra  notizie  di  quanto  ope- 
rò un  Matteo  forse  della  stessa  famiglia  , 
certo  del  medesimo  cognome  nell'  ornamen- 
to di  quella  insigne  Basilica  di  S.  Gio:  Bat- 
tista ,  e  del  tempo  in  cui  questo  insigne  ar- 
tefice finì  1  suoi  giorni  .  Nella  disertazione 
terza  stampata  in  Milano  nel  i;??.  ai  fo- 
glio  yj.  così  scrive  il  chiaro  autore  , 

Ridotta  frattanto  la  Chiesa  a  quella 
maestosa  forma  ,  che  oggi  pure  conserva  , 
fu  poicia  U  grande  opera  compita  colla  di- 
spendiosa presentanca  tacciata  tutta  coperta 
di  lisci  quadrati  marmi  in  quei!"  ordine  , 
che  chiamasi  volgarmente  Gotico  .  L'  auto- 
re di  essa  fu  un  celebre  Architetto  del  Se- 
colo XiV.  nominato  Matteo  da  Campione,. 
o  sia  da  Campilione  il  quale  oltre  d'  avere 
ornata  la  porta  maggiore  di  un  assai  elegan- 
te vestibulo  sostenuto  da  due  preziose  co- 
lonne ,  e  da  un  grns'io  architrave  di  finis- 
simo marmo  poco  dissimile  dal  verde  anti- 
co ,  vi  pose  sulla  stessa  porta  1'  insigne  ta- 
vola del  VI.  Secolo  da  me  già  esposta  in- 
cisa in  rame  ,  e  descritta  ,  allor  quando  trat- 
tavasi  dell'  erezione  de!  tempio  ordinata  i:i 
quella  età  dalla  piissima  Teodolinda  ec. 

E  più  sotto 

Allo  stesso  Matteo   da   Campione  pati- 


menti ascrlvesl  un  Battistero  innalzato  ir» 
quella  B:isilica  ,  e  di  cui  ora  più  non  rima- 
ne vestigio  alcuno  ,  e  finalmente  l'Ambjne, 
ossia  Pulpito  di  bianco  marmo  ,  che  anch-i 
in  oggi  riscuote  gli  applausi  degli  incenden- 
ti .  La  varietà  dei  lavori  di  questa  anìpir, 
mole  indicano  un  assai  diverso  principio  fra 
i  pezzi  medesimi  che  la  compongono  :  l'an- 
tica simmetria  della  quale  era  al  solito  qua- 
drangolare, piantata  sovra  le  quictro  colon- 
ne ,  che  ora  sostengono  la  parte  interiore  , 
essendo  ella  stata  ridotta  alla  odierna  for- 
ma nel  principio  del  corrente  Secolo,  forse 
perche  li  struttura  pri:niera  impediva  a  cir- 
costanti la  vista  delle  principali  funzioni  sa- 
cre massimamente  atteso  l'ailungamento  del 
Tempio  .  Nel  giro  del  mentovato  Anìbone 
stanno  espiessi  in  quattordici  ligure  gli  Apo- 
stoli con  S  Paolo  ,  e  San  Barnaba  ,  i  nomi 
ilei  quali  sono  dinotati  da  un  cartello  ,  che 
ciascuno  tiene  tra  le  mani  .  Esquisiti  ,  e 
perciò  degni  di  maggior  osservazione  sono  i 
molti  piccioli  bassi  rilievi  ,  che  adornano  il 
restante  ,  e  sopratutto  è  assai  svelro,  e  ben. 
lavorato  il  Palpitino,  cioè  lo  sporto  in  fuo- 
ri nel  mezzo  dello  stesso  Ambone  ,  in  cui 
vcdonsi  i  quattro  Evangelisti  col  Redento- 
re ,  che  ha  in  una  mano  il  libro,  ed  un 
fulmine  ntli'altra  .  L'Epitaffio  del  sullodato 
Arciiitetto  trovasi   nel    muro  esteriore  dvUa 


/ 


12 

ANDREOLO  DE'  BIANCHI. 


A^ 


vanti  che  io  imprenda  a  parlare  di  due  valentissimi  uomini,  che 
nel  secolo  del  1500.  nelì'  arte  d'orefice  si  di-uinsero,  e  farh  quindi 
comparire  in  queste  carte  come  professori  del  disegno,  n"on  credo  fuor 
di  ragione  il  rikrire  ciò  che  dice  il  dottissimo  Filippo  Baldinucci  nel 
principio  della  vita  di  Luca  della  Robbia  orefice  ,  e  scultore  Fiorenti- 
no ,  cioè  che  fii  la  prima  applicazione  di  Luca  i'  arte  dell'  orefice  per- 
chè in  quei  tempi  ,  e  per  qualche  secolo  dopo,  ognuno,  che  a  quella 
volesse  applicare ,  si  faceva  prima  assai  pratico  nel  disegno  >  e  nd 
modellare  . 

E  nella  vita  di  Antonio  del  PoIIaiuolo  Pittore  ,  e  Scultore  così 
incomincia:  »  Ne'  tempi  che  da  Bertoluccio  Ghiberti  Patrigno  di  Loren- 
zo esercitava  in  Firenze  con  fama  di  ottimo  artefice  la  professione  dell' 
Orafo  j  era  lo  stesso  mestiere  in  mano  di  persone  cosi  esercitate  nel 
disegno,  e  nel  modellare,  che  per  lo  più  le  medesime,  tirate  dal  pia- 
cere, che  ne  cagionano  si  belle  facoltadi,  abbandonavano  queil'  arte, 
e  in  breve  tempo  Pittori  ,  e  scultori  eccellentissimi  addivenivano  «  . 

Non  dovrà  dunque  ad  alcuno  sembrare  strano,  che  io  qui  voglia 
far  rivivere  la  memoria  di  Andrio'o  de'  Bianchi  ,  e  poscia  ancora  di 
Uguetto  da  Verteva  ,  in  tempo  che  non  solamente  dal  sudctto  Baldi- 
nucci ,  ma  prima  di  lui  dal  ^'asari ,  dal  Malvasia,  dal  Sandrat ,  e  dall' 
autore  dell'  ahecedario  pittorico  ristampato  ultimamente  in  Venezia  ,  più 
di  venti  ne  son.o  annoverati  alcuni  de' quali  attesero  solamente  a' lavori  di 
oro»  d'argento,  e  di  metallo  come  Gio;  Kornmaa  di  Augusta,  X'incislao 
Lamickzer  di  Norimberga  ,  Pietro  e  Tommaso  Gsrmain  di  Parigi  ,  e 
altri  poi  che  dall'  arte  suddetta  passarono  anco  alla  Scohura  e  Pittura, 
come  Alberto  Duro  di  Norimberga  ,  Francesco  Francia  Bolognese  ,  Lo- 
renzo Ghiberti,  Luca  della  Robbia,  Antonio  del  Puliaiuoio  ,  Ben- 
venuto Cellini  ,  Maso  Finiguerra  Fiorentini,  e  tanti  altri,  che  nelle 
arti  nostre  giunti  sono  alla  perfezione  . 

Parlerò  ora  di  Andreolo ,  che    fu   1'  autore   della  ricca   incompara- 

Ct^ppt'ila   laterale  al    coro  di    quella  Chiesa  M.tglstir  M'-theus  de  Campiliorto ,  qui  hujus 

dalla  parte  dell'  Epistola  ,  e  le  seguenti  pa-  Sacrosante  EccUsìc  fati^m  EJ. [icavit 

role   in    quella    lapide  scolpite    comprovano  EvangeUcitorhim  ,  ac  Babdstenum  . 

quanto  abbiamo  detto  .  Qui  oii'u  inno  Domìni  MCCCl'2iKX.XVl, 


/Jic  j.TCet  illc  M.ignus  Edljìcator  Devctus 


Die  XXlllI.  M-.THs  Mai. 


bile  croce  d'argento,  che  si  suole  nelle  raaggiori  solennità  esporre  nel- 
la Chiesa  di  S.  Maria  Maggiore.  11  nome  di  lui  è  stato  finora  occulto,  . 
e  perfino  credevasi  ,  che  questa  «gregia  manifattura  fosse  stata  fatta  iti 
paesi  oltramontani  :  tanta  è  sempre  stata  la  trascuratezza  de'  maggiori 
nostri  in  lasciar  perire  affatto  la  rimembranza  degli  uomini  illustri  in 
pregiudizio  dell'  onore  a  loro  dovuto  ,  ed   alla  patria  . 

Quasi  quattro  anni  consumò  Andreolo  nel  recare  a  compimento 
quest'  opera  ,  h  quale  per  finezza  di  lavoro  ,  e  per  somma  diligenza  , 
impossibile  sembra  ,  che  in  un  secolo  si  rozzo  sia  stata  travagliata  . 
Vedcsi  da  una  parte  la  figura  del  Crocifisso  ben  ricercato  ne'  muscoli 
e  contorni,  e  negli  angoli  la  Vergine  madre,  S.  Gio:  Battista,  Santa 
JVIaddalena,  ed  un  Angelo  ,-  dall'altra  parte  Gesù  Signore  con  li  quat- 
tro Evangelisti,  di  tondo  rilievo  ben  disegnati  e  mirabilmente  condotti; 
veggonsi  altre  picciolissime  figurette ,  rabeschi,  intagli,  fogliami,  cor- 
nici sottilmente  traforati  ,  e  altri  ornamenti  con  tanta  squisitezza  e  fini- 
mento travagliati ,  che  non  è  a  me  possibile  il  poterne  fare  la  distinta 
narrazione  .  Porrò  in  cambio  sotto  gli  occhi  lo  stabilrto  contratto  tale 
quale  si  vede  nell'  Archivio  della  Misericordia  in  un  libro  intitolato  : 
Lióer  Binchalium  in  Ecclesia  S.  Murice  Majoris  ceptus  de  anno  i']yG. 
e  da  questo  chiaramente  si  rilevarà  il  peso  ,  il  valore  ,  ed  il  prezzo 
di  tutta  questa  maravigliosa  opera.  239;:.  £//>  Sabbati.  24.  Au<yusti.  li 
Christi  nomine  amen  ^  &  ejus  piissimx  Virginis  Matris^  ac  todus  Cu' 
riiX  Ccelestis . 

Magistcr  Andriolus  F.  q.  Petrl  de  Blanchis  Cìvìs  Pero-,  compie^ 
VÌI  cnicem  per  ewn  faciam  fubricos  prediclje ,  6"  cani  consignavit  in  Ec- 
clesia predici.^  fabricx  die  Mercuriì  14..  Augusti  ^39 2.  &  incepta  fuic 
die  zz.  Februarii  /3S9. ,  &  est  pulcra  ^  6"  mìrabilis  crux ,  &  est  pon- 
deris  per  justurn  pondus  onciarum  quaniorccntum  quinqaaginta  quinquc^ 
6'  quarteriorum  triwn  argenti  fini ,  &  est  prò  inajori  parte  aureata  , 
&  smaltata  .  Et  dcbet  habere  prò  ejus  mercede  ,  &  labore  totius  pra:- 
dicli  operìs ,  &  prò  argento  ,  6'  auro  ,  &  omnibus  aliis  pnsitis ,  6'  f.i- 
clis  in  ipsa  cruce  ,  &  circa  ìpsani  cruccm  libias  duas^  &  sJdos  decen?- 
noveni  Imperiales  de  qualibct  ,  &  prò  qualihet  ontìa  prcdicix  crucis 
secundum  concordium  faclum  inter  Prcsidcntes  dicije  Ecclcs'ue ,  6'  supra- 
diclum  Andiiolum  concordtter.  prius  habita  debita  informatione  ^  6'  Con- 
silio ab  txpenis  in  t.Jibus  ,  &  faclum  fuit  ipsum  concordium  die  Sab. 
bati  Z4.  Augusti.  ^39 2.  Et  totum  prctium  Crucis  ,  &  omnium  prcedi- 
clorum  ascendit  ad  picdictiun  computum  librarutn  2.  Sold.  ic)  Imp. prò 
qualibet  ontia  in  summa  hbraruin  12,4 A.  sold.  9.  din.  3.  ,  de  quibus 
recepii  ^c. 


■4 

Deve  anco  essere  Andriolo  ,  come  Scultore  ed  Architetto  conside- 
rato essendo  eoli  staio  V  artefice  del  bellissimo  capitello  ricco  di  mar- 
mi e  di  statue  ornato  ,  che  si  aìid  principiando  dal  secondo  ordine 
delle  colonne  sopra  la  volta  dcjla  porta  di  S.  Maria  Maggiore  verso  la 
piazza  ,  e  di  ciò  trovasi  il  fondamento  nell'  Archivio  suddetto  in  un 
libro  di  spese  che  incomincia  dall'anno  ig?»^.  ove  si  legge.  Icem  da- 
lum  M.  Andnolo  de  BUnchis  prò  constmxionc  ,  6"  coinplcxione  totius 
operis  dica  cap'uelli ,  quod  Uborj.re  sibi  dMurn  juic  ad  incantiun  per 
super s tue s  die  19.  Julii  I2,cf8.   lib.  40. 

Avendo  poi  rinvenuto  in  altro  libro  di  spese  dell'anno  1403.  la 
memoria  dell'  erezione  dell'  altro  magnifico  capitello  posto  sopra  la  por- 
ta principale  verso  li  Marchesi  Rota ,  non  ho  creduto  fuor  di  propo- 
sito il  qui  registrarla  benché  questa  non  sia  opera  del  Nostro  Andrio- 
lo  ,  ma  di   artefice  forastiero  . 

2  4t>3.  ^o.  Decembris  .  Nota  quod  supradido  die  de  anno  supra- 
scripto  Mamster  Antonius  de  ALmania  inagister  laptdum  complevit 
opus  ,  quod  esc  saprà  portam  a  meridie  parte  Eccìesijs  Sancix  Alarice 
Muioris  ,  in  quo  repositje  sunt  figurx  Creatoris  riostri  Dei  Patris ,  & 
Beatje  Virginis  ,  &  Angeli  Gabnehs  Annuntiantis  qui  prò  ejus  labore 
restai  habere  a  fabrica  dicloe  Ecclesia  usque  ad  supradicium  diern  facla 
secum  ratione^  computatis  libris  sexdecim,  quas  debet  habere  prò  duobus 
konibas  . 


UGUETTO  DA  VEPxTOVA. 


P 


cr  le  ragioni   di  sopra  addotte  devesi    celebrare    in   questo  luogo  il 

merito  di  Uguetto  dei  Lorenzoni  da  Vertova  eccellentissimo  ancora  egli 
nella  professione  d'  Orefice  per  1'  ammirabile  opera  della  ricca  croce 
della  Cattedrale  ,  che  colla  compagnia  di  Michele  Siili  di  Piacenza  la- 
vorò circa  il  \l%6.  sul  disegno  di  Pietro  de  Nova  ^  come  abbiamo 
detto  dì  sapra  ,  La  descrizione  esatta  e  minuta  di  questa  croce  ammi- 
rabile  per  1'  antichità  di  quasi  quattro  secoli ,  e  commendabile  per  la 
finezza  del  lavoro  e  delle  statuette  egregiamente  scolpite,  si  comprende 
dalla  carta  di  convenzione  della  quale  ,  qui  ne  portare  sol  quel  tanto 
che  fa  a  proposito,  ed  il  restante  della  lunga  scrittura  si  potrà  leggere 
neir  Archivio  della  Cattedrale  nel  libro  segnato  V.  ove  sta  scritto  in 
questa  guisa  . 

Exemplum  Scripture  M.  Petri  de  Nova 


MiUesìmo  Trecentesimo  octuagesimo  sexto  , 

Infrjicripca  sunt  pacia  convennones ,  6"  decUrationcs  opcris  crucis 
arsenteoe  Domini  S.  Alexandri  majoris  ,  seu  dominorum  Canonicorum  , 
6'  Cìpituli  ejusdem  Ecclesia  fiendje  per  Magìstros  Ugueuum  de  Ver- 
tua  ,  &  Michaelcm  de  Phcenda  cum  modis  ,  formis  &:.   videlicct . 

Primo  diclj.  crux  fieri  dtbeat  per  suprascriptos  Mjgisiros  UgucC' 
tiim  ,  &  Michaekm  tam ,  6'  ita  pukhra.  ,  &  laudabilicer  ,  quemadmO' 
dum  fieri  &  campieri  possit  de  puro  &  finissimo  argento  ubique  deau- 
rando  ,  seu.  dcaurato  in  omnibus  illis  partibus  ,  &  locis  rotius  crucis  , 
6"  in  figiiris  i  prxter  quatn  in  vuhibus  seu  faciebus  ,  seu  in  illis  pani- 
bus  ,  qucE  soluni  incarnationem  demonstrant  secondum  formam  ,  &  mo- 
dum  crucis  in  papyro  designatam  per  Magistrum  Petrum  de  ^ova  Fin- 
clorem  Civ.  Perg.  cum  figuris  relevatis  operose  ,  &  formose  mrobique  , 
&  ab  utraque  parte  ,  &  ij^sius  magnitadinis  formje  pulchruudinis  prour, 
&  sicut  designatum  est ,  &  etiam  designabitur  ab  ipso  Magistro  Petra  , 
&  etiam  in  laude  fratris  Antonii  ordinis  fratrum  minorum  ,  qui  facic 
opus  portje  Sancire  Marice  Majoris  Perg.  &  sic  pulchro  ,  6'  laudabili 
opere  relexato  quemadmodum  fieri  possit  ,  videlicet  cum  crucifixo  pulchro 
in  forma  crucis  designale  a  supradicro  M.  Petro  cum  figura  JDcminx 
Sanclje  Marix  ab  uno  latere  :,  &  ab  alio  Sancii  Joannis ,  6'  supra 
unus  Angelus  ,  6"  Sancii  Alexandri  in  fijrma  unius  militis  in  equo  se- 
dentis  quibuscumque  relevatis  in  opere  magnifice  &  laudahiliter  prout ,  & 
ficut  M.  Petrus  dicet  ,  ac  denotabit  ,  &  ab  alio  latere  Chnstus  scicns 
in  trono  ,  6"  judicio  toto  opere  relevato  cum  quatuor  Evangelistis  a  la- 
tcribus  crucis  pulchre  &  operose  relevatis  videlicet  hominis  ,  aquilx  , 
Iconis ,  &  bovis  relevatis  ,  &  figura  dominoe  SanSlx  Gratx  cum  capite 
Domini  Sancii  Alexandri  m  ipsius  brachiis  juxta  formam  designatam  &c. 

Pro  quibus  habere  debeunt  ad  ratam  soldoruin  42.  Impcrialium  de 
qualibet  ontia  argenti  positi  &  laborati  in  toto  ipso  opere  ,  seu  prcuc 
ponderabimr  ,  6"  erit  in  pondere  per  Oberiinum  de  Cena,  &  Banholo- 
meurn  dicium  Ccre:^inum  Fabros  Civ.  Perg.  &c.  &c. 

Ego  Praesbiter  M.ifeus  de  Urgnano  Canonìcus  Perg.  de  assensu 
&  consensu  ,  &  in  praesentia  Dominorum  . 

Gratioli  de  Sanclo  Gervaxio  , 

Fault  de   Tintoribus  . 

Arditoli  de    Udrisio  . 

Jo:  de   Ul^ina/e . 

Simonis  de  Piano  . 

Boccardini  de    Vicomercato  ,  &  omnium  aiioriim  Canonicorum^  & 


1*" 

edam  minorum  residentiam  fadentuim ,  ac  totius  Capituli  Eccksice  San- 
eli  Alexcindri  Majoris  suprascripta.  pacia  ,  convenùones  ,  &  ordinado, 
nes ,.  &  facili'  ut  supra.  firmavi  6'  subscripsi  . 

EcTo    Uguctcìis  de    Vertua  predicla  firmavi  »  6*  subscripsi  . 

E^o  Michael  de  Siile  fiirmavi  ut  supra  . 

Bartolomeo  Peregrino  nella  seconda  parte  della  sua  Sacra  vigna  di 
Bergamo  lascia  di  Uguetto  la  seguente  memoria  . 

Operatus  quoque  e  fi  in  lue  vinca  D.  Uguctcus  de  Loreni^onibus 
de  Vertua  faber i  &  civis  Bergami,  qui  anno  Domini  238^.  die  vero 
ly.  Ma)  àucloritate ,  &  facilitate  Reverendi  D.  Branchini  Bcsutii  Ber- 
gomensis  Episcopi  ,  instituit  6'  ordinavit  &  dotavit  hospitale  seu  con- 
sortiuni  Misericordioe  in  Uriano  Dioccsis  Bcrg.  H^c  ex  regula  ipsius 
loci  pii  . 


PAXINO  DI  YILLA  PITTORE. 


X  a 


axino  figliuolo  di  Domenico  di  Villa  è  stato  in  quei  primi  tempi 
un  valente  Pittore,  e  fioriva  verso  il  fine  del  1  300,  Veggo  di  lui  pu- 
re fatta  menzione  da  Castello  Castelli  con  tali  parole  .  14.06".  ZZ.  Se- 
ptcmbris  .  Guelfi  c^pcrunt  Magistrum  Paxiniim  de  Villa  pictorcm  ,  qià 
depingebat  unam  figuram  ad  requisitionem  Gatti  de  Zanchis  ad  imam 
domum  Cavagnoli ,  6'  eum  duxerunt  super  montcm  Salvini  capiìvum  , 
scd  tamen  relaxaverunt  die  sequcnti  . 

Neil'  antica  Cattedrale  di  Sant'  Alessandro  rammentata  di  sopra  di- 
pinse r  istoria  di  Santa  Cattarina^  ed  essendo  nato  litigio  sopra  il  pa- 
gamento fii  fatta  remissione  in  un  Canonico  ,  come  da  una  publica 
scrittura  rilevasi  esistente  nelì'  Archivio  della  Misericordia  rogata  da  Bar- 
tolomeo Vianova  ed  eccone  le  paiole  :  7409.  4.  Juld  in  civit.  Perg. 
Dominiis  Prcesbiter  Mondtnus  de  Buttanuco  Canonicus  Ecclesia 
Pcrg.  arbiter  elcclus  intera  &  per  Vensrabile/n  virum  U.  Antonium  de 
Cavate  Abatcm  Monasterii  Sancii  Benedicii  Vallis  alta: ^  procuratore m 
Vcnerabilis  viri  D.  Martini  de  Clivate  Prapositi  Eccksice  Pergamensis 
ex  parte  una  ^  &  Mug.strum  Paxinum  de  Villa  pinclorem  ex  parte  al- 
tera de  omnibus  litihus  causa  ,  &  occasione  mercedis  ipsius  Magistri 
Paxini ,  co  quia  depinxit  in  Ecclesia.  Sancii  Akxandri  majoris  Pcrg.  le- 
gendam  Bcatx  Cattarime  &  omnium  colorì  un  .^  &  aliorum  per  ipsum 
M.  Paxinum  circa  ipsam  Icgendam  positorum  &c.  Visis  capitulis  supra- 
icripix  lesendx  &  habito  colloquio  cum   mulds  expenis  in  talibus  &c^ 


'7 

Domlnus  Martinus  de  Cllvate  Proeposhus  tcneatur  o"  debeat  suprascripio 

■M.  Paxino  dare  &  solvere  hwc  ad  unum  tnensem  libras  qidnquaginta 
Imperìales  prò  completa  solutionc  omnium  ,  &  sìngulorum  faclorum  : 
itcm  debiat  dure  suprascripto  M.  Paxino  libras  ocio  Imperiale s  prò  emen- 
do necessaria  prò  compiendo  diclam  Icgendani  &c. 

Si  trova  pure  nei  più  volte  mentovati  libri  delle  spese  della  fab- 
brica di  Santa  Maria  Maggiore  notato  il  nome  di  Paxino  in  questa 
guisa  . 

1410.  Item  M.  Paxino  Pinclori  prò  parte  solutionis  pincluroe  per 
eutn  facies  ad  parietem  anteriorem  Hospitii  q,  D.  Antonii  de  Priacmis 
lib.  9..  4. 

La  qual  casa  è  quella  chiamata  ora  1'  ospitaletto  in  città  ,  ove  si 
fanno  li  Concilii  dell'  Ospitale  maggiore  ,  che  allora  era  di  ragione 
della  Misericordia  . 

1418.  Item  daturn  M.  Paxino  prò  duobus  sudariis  depinSlls  lib.  lo, 

It^m  datum  prò  pinclura  fìgurarum  sex  piciarum  super  donubus 
fabricae  Sancix  Marine  Majoris  prò  integra  solutionc  lib.  l.Sold.  io.  fij. 

Ebbe  questi  dalla  moglie  Bettina  de'  Viscardi  una  sola  figliuola 
chiamata  Domenzina  ,  e  maritata  in  Francesco  da  Cene  Speziale  ,  e 
dal  suo  testamento  fatto  alli  kS".  di  Luglio  1419.  rilevasi  esser  questa 
figliuola  stata  sua  erede  universale  a  riserva  di  un  legato  fatto  alla  ve- 
nerandi Misericordia  ,  alla  quale  lasciò  la  propria  casa  situata  in  vici- 
nanza dell'Arena,  come  dal  suddetto  testamento  in  atti  di  Giacomo 
d'  Ambivcre  ,  e  da  altre  autentiche  carte  ,  che  sono  nel  sopradetto  Ar- 
chivio si  manifesta  .. 


BARTOLOMEO  BUONO  SCULTORE 
ED  ARCHITETTO. 


S. 


Fé  ho  dovuto  spesse  volte  dolermi  nella  presente  opera  di  que'  fo- 
rastieri  scrittori  ,  che  avendo  publicate  le  vite  di  tanti  artefici  del  dise- 
gno abbino  con  grave  trascuratez^a  tralasciati  alcuni  de'  nostri  ,  che 
ben  più  di  molti  altri  da  loro  celebrati  erano  degni  di  ricordanza: 
cosa  dovrò  poi  dire  de'  nostri  ,  che  neppure  alcuna  memoria  di  tanti 
eccellentissimi  uomini  lasciarono  ,  de'  quali  dall'  altrui  penne  segnate  si 
veggono  le  onorevoli  operazioni  ? 

(1)  Ora   tali    pitture   si    vedono  in  parte  per  essere- caduto  l'iatonaco   sovrapposto    nel 
secolo  postcciore  ,  e  soflo  di  buona  maniera  . 


i8 

Alcuni  scrittori  Veneziani  fanno  onorata  menzione  del  celebre  no- 
stro  Scultore ,  ed  Architetto  Bartolomeo  Buono ,  il  quale  colle  sue    egre- 
gie  opere  ha  tanto    di    ornamento  recato  a  quella  eccelsa    Dommancc  . 
Fioriva  verso  la  metà  del  XV.  secolo  in  Venezia  e  fu  adoperato  in  cose 
di  molta  importanza  ,  come  accenna  Francesco  Sansovino  in   più  luoghi 
della    sua    opera    intitolata  .     Venezia    città    nobilissima  e  singolare    ec. 
Ma  di  questo  rinomato  artefice  avendo  ultimamente  pubblicata    la   vita 
il   virtuoso  architetto  ,    ed   ingegnere   della   \'eueta   Repubblica  Tommaso 
Temanza  nel  suo  erudito  libro  della   vita  dei  più  celebri  Architetti  ,  e 
Scultori  Veneziani  ,  che  fiorirono  nel  secolo  XVJ.   ec.  in  Venezia  nella 
stamparia  di  C.  Palese    1778.  ,  ho    creduto  a   proposito    di  qui   ripor- 
tarla ,   come   farò   pure    in    altri  luoghi  ,   ove   più   tornerà   in  acconcio  , 
e  supplire  con    essa  a  quelle  notizie ,    che    noi  non  abbiamo  da'  nostri 
scrittori  ,  vedendone  in  ciò  1'  esempio  anche  in  altri  accreditati  autori , 
che  hanno  scritto  in  tali  materie  ,    e   particolarmente  nel  Co.    Malvasia 
nelle  vite    de'  pittori  Bolognesi  ,    nel  Commendatore  del  Pozzo  in  quel- 
le   de'   Veronesi,    in    Bernardo   de' Dominici   in   quelle    de'  Napolitani, 
ma  sopra    tutti    può  servire    di   scorta    il    celebre  accademico  della  Cru- 
sca  Filippo    Baldinucci  ,    che    rapporta    nel    IV.    Decennale  del    Secolo 
IV,    tutta    r  intera    vita    di    Jacopo    Barocci    da   Vignola  scritta   da  Fra 
Ignatio  Danti  dell'  ordine  de'  Predicatori  Matematico  insigne  dello  stu- 
dio di  Bologna  . 

Riferirò   dunque  in    questo  luogo,  quanto  scrive  il  Temanza  tra- 
lasciando però  alcune  cose ,  che  non  fanno  al   nostro  proposito  ,    nelle 
quali  troppo    s   allunga    superfluamente  .     Parlando    egli  della    morte  di 
Bartolomeo  Gonnella  Proto  di  S.  Marco,  accaduta  il  dì  primo  Giugno 
1505.,  cosi  siegue  a  dire:  »  A  costui  è  succeduto  Bartolomeo  Buono 
Bergamasco  ,    comunemente  chiamato  Mastro  Buono  .    Fu    egli   in  quei 
tempi  scultoie,    ed    architetto  di    merito.    La  sua  più  vecchia  opera, 
di  cui  ritrovo  notizia,  si  è  la  fi'onte  interna  della  chiesa    di    S.  Rocco 
rizzata  1'  anno    1495.  La   cappella  maggiore  fatta    a  tribuna,    e  le  due 
laterali    solamente    furono  da  lui  architettate,    e    sono    d'  una  maniera 
semplice  con    pilastri,    e    capitelli    corintj ,    che  ci   additano  un    primo 
risorgimento    dell'   arte .    La  navata    della-  chiesa    fu    murata  da   fonda- 
menti  nel  corrente  secolo  da  Giovanni  Scalfurotto  Architetto  di  merito. 
L'  altare  nella  cappella  maggiore  è   lavorato  sul  modello  d'  un  Maestro 
Venturino  squadratorc  di    professione  ,    ma  con    l'  assistenza  di  mastro 
Buono .  Di  esso  Mastro    Buono    è  la    statua  di  S.  Rocco  collocata  nel 
mezzo  sopra  l'  avello ,   in  cui  si  custodisce  il  di  lui  sacro  corpo .    Ella 


19 

è  condotta  con  molta  diligenza  ,  e  merita  di  stare  insieme  con  le  due 
laterali  opere  pregievoli  del  Mosca  rinomato  artefice  .  Di  esso  Mastro 
Bartolomeo  Buono  sono  le  tre  picciole  statue  nei  tre  nicchi  dell'  aitar 
maggiore  nella  chiesa  di  S.  Geminìano  sulla  piazza  di  S.  Marco  .  Ma 
nobile  anzi  stupenda  è  la  fabrica  delle  Procuratie  sul  lato  destro  della 
piazza  medesima.  Il  loro  aspetto  ò  rivolto  a  mezzo  di.  Sono  ripartite 
in  tre  ordini.  Il  primo  è  un  portico  di  cinquanta  archi  sul  piano  del- 
la piazza  stessa  disteso  dalla  torre  dell'  orologio  sino  all'  angolo  verso 
S,  Geminiano  ,  ove  con  cinque  altri  archi  si  volge  di  fronte  all'  orien- 
te ,  e  quivi  s'  appoggia  alla  Chiesa  suddetta  .  Il  secondo  ,  e  terzo  or- 
dine è  una  doppia  serie  di  minori  archi  ,  o  siano  finestre  (  due  fine- 
stre corrispondono  a  ciaschedun  arco  del  portico  di  sotto  )  con  colon- 
ne canalate  ,  capitelli  corintj  ,  ed  archi  impostati  sopra  essi ,  su  quali 
ricorrono  maestose  cornici  .  Maestosissima,  e  grandiosa  si  è  la  cornice, 
o  sia  sopra  ornato  superiore  con  finestre  rotonde  nel  fregio  ,  le  quali 
recano  luce  agli  stanzini  a  tetto.  Graziosa  serie  di  vasi  rileva  sopra  es- 
sa cornice  sovrana  ,  che  molto  nobilita  questo  regale  edifizio  .  Esso  è 
tutto  di  marmo  d'  Istria  ,  quindi  riesce  una  delle  più  grandiose  moli 
di  questa  città  .  Di  fronte  a  cadaun  arco  del  portico  sulla  piazza  ci 
sono  commode  Botteghe  destinate  acconciatamente  al  commercio  .  Circa 
Il  mezzo  e  è  uno  sbocco  ,  che  pel  ponte  del  Dai  guida  alla  calle  de' 
fabri  .  Più  in  oltre  cen'è  un  altro  diretto  in  verso  S.  Gallo  ,  ed  altri 
due  ce  ne  sono  a  comodo  delle  interne  abitazioni  ,  L'  altro  lato  di 
questo  grandioso  edifizio  risponde  sul  rio  del  Cavaletto  .  Una  stradella 
c'è  tramezzo,  la  quale  termina  nella  regia  strada  della  Merceria.  Que- 
sto edifizio  è  per  cosi  dire  un  ceppo  di  case  allora  destinate  per  abi- 
tazione de'  Procuratori  di  S.  Marco  .  Ora  non  vi  stanziano  più  ;  sono 
denominate  le  Procuratie  Vecchie  a  distinzione  di  quelle  ,  che  loro 
stanno  di  fronte  ,  che  nuove  s'  appellano  ,  Di  queste  ne  farò  parola 
nella  vita  del  Sansovino  ,  ed  in  quella  dello  Scamozzi  .  Nella  celebre 
stampa  di  Venezia  ,  che  comunemente  si  attribuisce  ad  Alberto  Durerò 
incisa  in  legno  1'  anno  MD.  si  veggono  delineate  quelle  Procuratie  , 
quali  sono  oggidì  .  Dal  che  si  può  didurre  ,  che  allora  fossero  o  com- 
piute j  o  almeno  incommciate.  E'  osservabile  che  nel  MD.  mentre  Buo- 
no non  era  ancora  condotto  al  servigio  della  Procuratia  de  supra  , 
dalla  quale  fu  rizzato  questo  edifizio  ,  viveva  ancora  quel  suo  stipen- 
diato Maestro  Bortclomeo  Gonnella  accennato  poc'  anzi  .  Conviene  di- 
re che  i  Procuratori  avessero  preferito  lui  al  Gonella  perchè  lo  ripu- 
tassero uomo  di   maggior   merito  ,.  Esso    Gonella  tirò  innanzi  sino  all'" 


20 

anno  1505  ,  nel  quale  come  si  è  detto  passò  fra  i  più.  Allora  ne  fii 
sostituito  Maestro  Buono  .  In  uno  de'  libri  dell'  archivio  della  sudetta 
Procuratia  ho  ritrovato  il  seguente  ricordo  :  »  Magijìcr  Banholomeus 
Concila  obiit  die  i.  Jiinii  ibob.  Subrogavimiis  loco  ejusdem  Magistrum 
Bonurn  in  Prothum  nostrum .  « 

La  scuola    di  san   Rocco  è  uno  de'  più  ricchi  e  magnifichi  edifizi 
di  Venezia.    Allorché  nel    i5i<$.    si    trattò  di    darvi    mano,    Giacomo 
Dragano   Guardiano  Grande  di  questa  confraternità    propose  per  Archi- 
tetto Mastro  Buono   Proto  della  Procuratia  de  supra  ,    della  quale  esso 
Dragano  era  uno  dei  Gastaldi  .  Fu  scelto  con    pienezza  de'  voti  ,    né 
vi  doveva    esser  difficoltà  ,  perchè  aveva   bene  servito  ,  e  con  applauso 
neir  erezione    delle  tre  Capelle  della  Chiesa  .    Mastro  Buono  ne  fece  il 
modello;  fece  continuare  il  muramento  delie  fondamenta  già  molto  pri- 
ma incominciate,   ed  aveva  anche  dato  mano  a  murare    1'  edifizio  so- 
pra terra  ,  quando  insorse  un  tal  saccente  Confratello  d'  essa  ,  che  cen- 
surò r  idea  della  Scala.*  fu  sospesa  l'opera.  Non  cedendo  Mastro  Buo- 
no  alla    Saccenteria   di   quel  Baccalare  ,    e  soperchiato   dal    maggior   nu- 
mero   de'  Confratelli  ,  che  volevano  saperne  più   di  lui  ,  rimase  eseluso 
per  sempre  .  Gli  fu  sostituito    Sante    Lombardo  ,    e    questo    fu   uno   di 
que'  pochi  casi  ,  che  ad   un  uomo  di   merito  un  altro  ne  venga  sosti- 
tuito.  Sante  Lombardo  era  assai  giovine,    e    fu    d'  uopo,  che    Giu'io 
suo  Padre  s'  impegnasse  di  prestargli  assistenza  .  Si    vede  ,    che  anche 
in  que'  tempi  V  uomo  nuovo  prevaleva  al  vecchio  ,  sebbene  di   abilità 
e  di  merito  .   La  famiglia    de'  Lombardi    era    allora    in    gran    merito  e 
vantaggiava  qual  si  sia  professore  . 

La  parte  più  alta  del  Campanile  di  S.  Marco  era  stata  più  fiate 
percossa  da  fulmini  ,  e  più  fiate  incenerito  il  tetto  .  Nella  sullodata 
carta  di  Alberto  Durerò  si  vede  che  nel  MD.  la  cella  delle  campane 
era  nana  e  goffa  ,  quale  si  è  quella  del  Campanile  de'  Frari  .  Il  Sabe- 
lico  circa  l'anno  1487.  ci  descrisse  questa  vasta  mole,  il  di  cui  tetto 
era  coperto  di  lamine  dorate  ,  che  a  chiaro  sole  riflettevano  i  raggi 
in  tanta  distanza  ,  che  servivano  d'  indice  al  naviganti  ,  che  venivano 
dalle  coste  dell'  Istria  .  Se  ci  è  qual  cosa  di  elegante  ne'  campanili  è 
nella  cella  delle  campane  ,  in  quella  per  lo  più  si  sfoga  1'  Architetto  . 
E  perchè  la  cella  del  nostro  Campanile  di  S.  Marco  non  torreggiava 
come  dissi  gran  fatto  ,  nel  1510.  fu  deliberato  di  smurarla,  e  di  riz~ 
zarsi  quella  che  -oggi  si  vede  .  Della  qual  opera  ne  fu  incaricato  dai 
Procuratori  de  saprà,  il   nostio  Mastro  Buono  . 

La  cornice  sovrana  dunque  di  questa  vasta  mole ,    e  tutto  quello 


che  rileva  sopra  essa  è  opera  del  nostro  Maestro  Buono.  Il  Procurator 
Antonio  Grimani ,  che  fu  poi  Doge  (  il  di  cui  grand'  animo  ,  e  peri- 
pezie sono  note  nella  storia  Veneziana  )  restituita  che  gli  fu  la  dignità 
procuratoria  nel  1510.  pensò  di  darle  nobile  e  grandioso  compimento . 
Questa  giunta  ,  che  fu  l'opera  di  sei  anni,  è  ripartita  in  tre  distinte 
parti  :  cella  delle  campane  ,•  Attico  ,  e  Guglia  o  sia  pinnacolo.  La  sua 
vasta  base  e  1'  immenza  altezza  eran  cose  da  scoraggiare  qualunque 
Architetto .  Maestro  Buono  però  non  si  è  smarrito .  Egli  non  si  è  per- 
duto in  picciole  parti  ,  come  fece  a  un  tempo  Alcamsne  nella  sua  fa- 
mosa statua.  Fece  tutto  grandioso  e  da  per  tutto  vi  spicca  quella  sprez- 
zatura ,  che  si  osserva  nelle  opere  grandiose  de'  Romani  .  Queste  sono 
le  poche  cose  di  Lui  che  mi  sono  giunte  a  notizia  .  Sebbene  non  so- 
no molte  ,  sono  però  tali  ,  che  lo  qualificano  per  professore  di  merito. 
Terminò  di  vivere  l'anno    1  529.?  e  gli  fu  sostituito  Jacopo  Sansovino«  . 

Le  altre  opere  poi  riferite  da  Francesco  Sansovino,  ed  omesse 
dal  Temanza  sono  :  Le  figure  di  marmo  poste  sopra  la  porta  nel  fron- 
tispizio della  scuola  di  S.  Marco  ;  La  statua  di  mezzo  sopra  la  porta 
grande  della  Madonna  dell'  Orto  ,  che  fra  le  altre  dodeci  che  adorna- 
no quella  facciata  vien  la  migliore  riputata  .  La  bellissim'à  statua  della 
Vergine  sopra  il  portone  della  fabbrica  vecchia  della  Scuola  della  Mise- 
ricordia ,  la  quale  ora  sta  collocata  sopra  la  porta  della  fabbrica  nuo- 
va ,  e  merita  questa  ogni  laude  per  la  nobiltà  dell'  idea  ,  per  le  belle 
mani ,  per  l' andamento  de'  panni  molto  ben  intesi .  Ma  1'  opera  del 
Buono  più  e  più  volte  encomiata  dal  Sansovino  si  è  la  porta  princi- 
pale del  palazzo  pubblico  di  S.  Marco  ,  nella  di  cui  descrizione  così 
jdìce  : 

»  Ma  tornando  alla  porta  maestra  diciamo,  che  le  fu  dato  prin- 
cipio r  anno  1459.,  e  fu  fabbricata  da  sommo  ad  imo  di  marmo  in 
forma  piramidale  .  Dai  lati  sono  quattro  figure  poco  minori  del  natu- 
rale dimostranti  le  virtù  nobili  del  Principe  Foscari  ,  e  di  sopra  all' 
erta  è  scolpito  un  leone  alato  di  molta  bellezza  con  la  statua  del  Do- 
ge inginocchioni  ritratta  dal  vivo  ,  e  fu  opera  di  Bartolomeo  Buono  , 
del  quale   s'  è   detto   più   volte   «  . 

Non  picciol  dubio  però  mi  rimane,  che  il  Sansovino  abbia  pre- 
so qualche  sbaglio  nell'  assegnare  quest'  opera  al  nostro  Bartolomeo  , 
mentre  essendo  stata  incominciata,  come  egli  dice  nel  1435>.  ,  conver- 
rebbe supporlo  in  tale  tempo  di  già  molto  avvanzaio  nell'  arte  :  ma 
essendo  fuor  d'ogni  dubio  seguita  sua  morte  nel  1529.,  come  ne 
siamo  anche    assicurati  nella  vita    di  Jacopo  Sansovino  ,    ove   si  legge  : 


22 

Mi   a  Mastro  Buono  Proto  ,  o  sia  Architetto  della    Procuratia    de  su- 
ora ,  fii  sostituito   il  Sinsovino  in  quel   posto  il  di    7.  Aprile   1529.  non 
può  tal  cosa  combinarsi   per  la  distanza  di   novanta  anni  dal    principio 
della  suddetta  porta  a  quello  d-jlla  morte  di   Bartolomio  .  Si   può  dun- 
que con  tutto   fondamento  concludere  ,  che    tale   porta    sia     stata    fatta 
molti  anni   dopo  il    14^9.  j  o  che  questa  non  sia  opera  di  Bartolomeo, 
quando  però  il  compimento  del   ristauro  ,  e   notabile  ingrandimento  or- 
dinato da'  Padri    a'  tempi  del  Doge  Foscari  a  riparo  deli'  incendio  del 
Ducale  Palazzo  e  chiesa  di  S.  Marco  seguito  mentre  regnava  Tommaso 
Mocenigo  non  si  fosse   protratto  sino    al   tempo  di  Bartolomeo  ,    o  per 
errore  di  stampa  siasi  cambiato  il    149^.  nel    1439.  come  non  di  rado 
succede  . 

Si  crede  per  fine  che  qui  in  Bergamo  le  tre  statue  di  bianco  mar- 
mo che  sono  sopra  l'altare ,  nella  ricca  Cappella  di  Bartolomeo  Coleo- 
ne  ,  rappresentanti  S.  Giambattista  nel  mezzo,  San  Marco  da  una  par- 
te ,  e  dall'  altra  S.  Bartolomeo  sieno  di  mano  di  Mastro  Buono  non 
lanto  per  esser  state  fatte  e  quelle  ,  e  la  cappella  stessa  circa  tale  tem- 
po,  in  cui  esso  fioriva  ;  raa  molto  più  perchè  ,  secondo  il  parere  di 
alcuni  intendenti  ,  che  hanno  bene  esaminate  ancora  le  altre  opere  di 
lui  in  Venezia  ,  sembrano  lavorate  affatto  sul  gusto  delle  statue  esisten- 
ti in  S.  Geminiano  ,  particolarmente  ne'  ben  intesi  panneggiamenti  :  edl 
io  non  dubito  punto  d'  attermarc  per  vero  o  almeno  per  assai  proba- 
bile ,  che  ritrovandosi  di  frequente  il  Coleoni  in  Venezia  ,  per  essere  al- 
lora Capitano  Generale  della  Repubblica,  abbia  voluto  prevalersi  dell' 
ooera  di  questo  suo  concittadino  si  famoso  nella  scultura  per  fare  le 
dette  statue  da  collocarsi  in  vicinanza  del  suo  superbo  Mausoleo,  che 
egli  medesimo  vivente  con  tanta  magnificenza  di  marmi  ,  finezza  d'in- 
Wgti  j  e  bassi  rilievi  si  andava  preparando . 

GUGLIELMO    ARCHITETTO  • 


rancesco  Sansovino  è  il  solo  Scrittore  ,  che  ci  abbia  ricordato  Gu- 
glielmo Bergamasco  ,  dal  qual  autore  io  aveva  tratte  quelle  pOi:he  no- 
tizie di  questo  nostro  artefice  ,  che  ho  raccolte;  prima  però  di  qui  ri- 
portare ciò  che  dice  con  tutta  brevità  il  Sansovino,  voglio  trascrive- 
re quanto  piii  a  lungo  ne  parìa  il  citato  Temanza  nella  vita  di  Gu- 
gheimo  in  questa   guisa  , 

»  Verde,  figliuola  di  Mastino  della  Scala  Signor  di  Verona,  e  moglie 


2? 

di  Niccolò  d'  Este  Duca  di  Ferrara  morendo  1'  anno  1374.  ordinò  di 
esser  stpeliita  nella  Chiesa  de'  Padri  Serviti  di  Venezia  ,  appiè  d'  un  ai- 
tare dedicato  a  S.  Maria  Maddalena  ,  che  co'  suoi  dinari  si  dovea  eri- 
gere .  Qualunque  ne  sia  stato  il  motivo  ,  per  due  secoli  nulla  fu  fat- 
to ;  ma  nel  1523.  i  Precuratori  de  citra  che  n'  erano  i  commissari  , 
vollero  darvi  esecuzione  .  Quindi  chiamato  Gugliein)o  Bergamasco  gli 
commisero  di  far  un  disegno  ,  che  approvato  da  esso  loro  a  6.  di 
Dicembre  dell'  anno  stesso  ne  stipularono  1'  accordo  ,  nel  quale  si  sta- 
bilisce ,  che  M.  Vielmo  Tagiapicra  q.  Jacopo  die  far  un  ornamento 
d'  aitar  nella  desia  di  Servi  di  Vene-ia  per  conto  della  commissaria 
di  madonna  Verde  della  Scala  ....  secondo  la  forma  e  modi  de  uno 
disegno  fatto  per  il  ditto  M.  Vielmo ,  e  di  un  modello  de'  legname 
fatto  per  M.  Biagio  da  Faen-^a  . . .  per  ducati  14Ò.  di  sola  fattura  con 
obligo  ai  Procuratori  de  citra  di  somministrargli  tutte  le  pietre  e  mar- 
mi occorrenti  .  Fu  presente  a  questo  accordo  Mastro  Buono  Proto  dei 
Signori  Procuratori  della  desia  di  5.  Marco  parente  de  ditto  Maestro 
Vielmo  . 

Questo  Altare  ,  che  consiste  in  un  gran  arco  sostenuto  da  due 
colonne  ,  nel  mezzo  del  quale  v'  è  maestoso  nicchio  ,  colla  statua  di 
S.  Maria  Maddalena  ,  è  una  delle  più  eccellenti  opere  di  que'  temoi^ 
L'invenzione  è  nobile.  Gli  modini,  o  sian  sagome  sono  eleganti. 
L'  opera  è  arrichita  di  marmi  di  molto  pi-egio  .  E'  molto  osservabile  , 
che  questo  altare  non  sia  costato  di  fattura  più  di  ducati  cento  qua- 
rantacinque ,  quando  oggi  forse  non  ne  basterebbe  un  migliajo  .  la 
due  tavole  una  a  destra  ,  ed  altra  a  sinistra  vi  si  leggono  le  due  se- 
guenti iscrizioni  : 

Viridis  Scalana  Mastini  olim   Verona! 
Cisalpinxque  Galliae  Principis  filia 
Nicolai  Estensis  Ferrarije  ducis  iixor 
Okin  armo  MCCCLXXIV. 

Ne  prestantissima  Matrona  ignota  ^  inkumataque 
Jaceret  Pientissimi  Procuratores  de  Cura   Aram 
Hanc ,  tumulumque  posuere  anno  MDXXl  V.  » 

Se  stato  fosse  a  notizia  del  Sig.  Temanza  qualmente  consta  da  in- 
finiti documenti  inediti,  non  meno  che  dall'  impressa  Effemeride  sa- 
cro-profana del  P.  Donato  Calvi  ,  che  a  que'  tempi  l'eleinosina  di  una 


24 

Messa  ,  e  la  paga  di  un  giornaliere  erano  due  soldi  ,  e  una  libra  di 
onde  trenta  di  carne  di  vitello  non  costava  che  due  soldi  ,  e  quel- 
la di  manzo  un  soldo  e  mezzo,  il  frumento  L.  7  :  5.  la  soma  di  pesi 
I  6".  5  e  il  fieno  L.  4.  il  carro,  averebbe  facilmente  capito,  che  in  allo- 
ra r  argento,  e  1'  oro  per  la  grande  scarsezza  aveva  quindici  e  piia 
volte  maggior  valore  intrinseco  di  quel  che  ha  in  oggi  ,  e  in  conse- 
guenza che  detti  ducati  145.  spesi  neHa  sola  fattura  del  detto  Aitare 
equivalevano  largamente  a  più  di  due  mila  ducati  d'  oggidì .  Di  un  ta- 
le divario  ben  sene  avveggono  ,  con  loro  grave  danno  que'  molti  ,  de' 
quali  i  Maggiori  hanno  dato  in  enfiteusi  terreni  per  pochi  soidi  a  ra- 
gione di  campo  ,  quali  soldi  in  oggi  a  cagione  della  minorazione  del 
valore  intrinseco  della  moneta  causato  dalla  maggiore  abbondanza  dell' 
oro,  e  dell'  argento  non  equivalgono  alla  vigesima  parte  del  prodotto, 
che  da'  campi  istessi  ne  ricavano  li  alìittuali .  Da  tutto  ciò  appare 
manifesto  il  grave  sbaglio  ,  che  hanno  preso  li  moderni  Scrittori  qua- 
si tutti  parendo  loro  molto  meschine  le  paghe  ,  che  allora  davansi 
a'  più  eccellenti  artefici  ,  non  riflettendo ,  che  le  otto  doppie  date 
al  Correggio  per  la  famosa  Notte  equivalevano  per  lo  mi^no  a  cen- 
to cinquanta  d'oggi,  ed  a  più  di  mille  trecento  cinquanta  li  no- 
vanta scudi  d'oro,  che  ebbe  Paolo  Cagliari  per  il  quadro  delle  noz- 
ze di  Cana  dipinto  nel  Monastero  di  S.  Giorgio  Maggiore  di  Ve- 
nezia ,  prezzi  che  in  cguaglianzr  di  opere,  credo  che  ben  di  rado, 
se    pure  ,   sono    corsi    di    poi  . 

Il  Sansovino  poi  fa  ricordanza  di  Guglielmo  nella  descrizione  di 
S,  Michele    di    Murano  de'  Padri  Camaldolesi  con  queste    parole  . 

»  Più  oltre  si  giugne  a  S.  Michele  posseduto  dai  Frati  dell'Or- 
dine di  Camaldoli .  Di  fuori  di  quella  chiesa  si  vede  una  ricchissi- 
ma cappella  fabbricata  di  marmi  ,  dispiccata  dal  corpo  della  Chiesa 
fatta  già  per  opera  di  una  gentildonna  della  casa  Miana,  e  ne  fu 
architetto   Guolielmo    Bergamasco  «  . 

Di  questa  ricchissima  cappella  ,  della  qu:ile  ne  parla  il  Sansovino 
cosi  alla  sfuggita,  ne  ià  una  lunga ,  ed  esatta  descrizione  il  Teraan- 
za  con  termini  architettonici  appropriati  alla  materia,  che  per  mag- 
gior notizia    dell'  opera    stessa    qui    piacemi    di   riportare. 

fj  Questa  cappella  ,  che  più  propriamente  parlando  si  dee  chia- 
mar tempio,  perchè  ha  circa  20  piedi  di  diametro,  e  una  delle  più 
pregiate  opere  che  valent'  uomo  immaginare  si  possa  .  E'  di  figura 
esagona  ,  (  ma  due  lati  ,  cioè  quello  del  principale  altare ,  e  quello 
della    porta    d'  ingresso    sono    alquanto   maggiori ,   degli  altri   quattro  ) 


25 

con  tre  altari  ,  e  tre  porte  alterna'Tiente  scompartiti .  Ciaschedua  lato 
è  un  grand'  arco  con  colonne  candiate  sopra  piedestallo  ,  le  quali  reg- 
gono il  sopraornato  ,  che  ricorre  d'  intorno  .  Su  esso  s'  incurvano  gli 
archi  ,  che  formano  come  sei  cappelline .  Maestosa  cupola  lo  coper- 
chia .  Sebbene  è  poligono  essa  pero  è  rotonda  .  t"  doppia  ,  perchè 
a'tro  è  quella  interni ,  ed  altro  quella  esterna  appariscente  ,  L'  inter- 
Ha  è  di  cotto  ,  e  1'  esterna  di  punta  d'  Istria  ,  della  quale  è  tutta 
la  massa  dell'  opera  .  Questo  tempietto  è  spiccato  dalla  Chiesa  dei 
sudttti  Padri  .  Con  un  lato  però  è  aderente  alla  stessa  ,  altro  lato 
resta  chiuso  tra  le  fabbriche  vicine  •  Li  rimanenti  quattro  lati  ester- 
ni sono  ornatissimi  di  porte  ,  e  nicchie  ,  con  statue  non  di-prcgie- 
voli  .  Sii  cadaun  loro  angolo  saliente  ci  è  una  colonna  canelata  in-.s- 
sa  in  mezzo  da  due  alete  .  Posa  ella  sopra  un  piedestallo  ,  e  ter- 
mina col  suo  sopra  ornato  ,  sul  quale  rilieva  un  piccolo  attico  coti 
g  aziosa  cornicctta  ,  sii  cui  s'  innalza  l'esterna  cupola  appariscente  ac- 
cennata di  sopra  .  Le  colonne  si  nell'  interno,  che  neh'  esterno  sono 
di  ordine  composito  ,  e  sono  con  1'  entasi  ,  o  sia  gonfiezza  sul  ter- 
zo ,  come  si  usava  in  quei  tempi  .  Sul  lato  aderente  alia  Chiesa  de' 
Padri  e'  è  una  delle  due  porte  laterali  rispondente  ad  un  grazioso  pic- 
colo atrio  d'  ingresso  (  eh'  è  il  passare  tra  la  Chiesa  e  la  cappella  )  il 
quale  occupa  quello  spazio  ,  irregolare  ,  che  resta  tra  la  cappella  ,  e 
le  muraglie  della  chiesa  medesima  .  Questo  ingresso  ,  o  passare  è  un 
bel  pentagono,  non  però  di  lati  uguali  ,  con  cinque  colonne  ioniche 
canalate  a  tortiglie  sugli  angoli  ,  il  sopra  ornato  delle  quali  reoge 
il  cupolino  rotondo  che  lo  coperchia  .  Codesta  cappella  ,  o  sia  tein- 
pio  è  opera  cosi  giudiziosa,  e  cosi  ornata  ,  che  meritamente  si  no- 
vera fra  le  più   distinte  di    questa    città   ec. 

Sopra   la  porta    nella    fronte   esterna  a   Ponente   in    ampia  tavoJa 
si    legge    la   seguente    iscrizione: 


Margaricje  JEmìlianix   Testamento- 

ì>ilatrorì(E  pietate  insignis 

Procuratores    divi    Mara    de   dira 

Fide  opttma  a  fundamentis   extruendum 

Curarunt  . 

Anno  MDXXX.  » 

Con   tutto   che  poi   queste  due  opere ,   che  tuttora  esistono  a  pu- 
blico  ornamenio   bastar   dovessero  a   render  immortale   ij  nome  dell'  a&- 
4 


26 

tefice  ,  non  voglio  omettere  ciò  che  viene  riferito  da  Gio:  Battista  Ros- 
setti nella  descrizione  delle  pitture  ,  ed  architetture  di  Padova  a  foglio 
305.  ,  ove  parlando  della  porta  di  tutti  i  Santi  detta  il  portello, 
dice  :  »  Questa  bellissima  porta  è  molto  più  ornata  delle  antidette  ,  per- 
chè la  sua  facciata  esterna  è  arrichita  di  otto  addoppiate  colonne  d'or- 
dine composito  ec.  Sebbene  la  sua  architettura  dia  un  poco  nel  secco 
non  lascia  d'esser  degna  d'osservazione.  Se  ne  ignora  l'autore,  e  va- 
rie sono  le  opinioni  .  Il  Sig.  Tommaso  Temanza  celebre  Architetto  ,  e 
Scrittore  Veneziano  la  crede  di  Guglielmo  Bergamasco,  che  viveva  nei 
1525.,   di  cui  si  ha   la  porta  di   S,    Tommaso  di  Trevigi  «  . 

Questa  porta  pure  che  viene  attribuita    certamente  al   nostro  Gu- 
glielmo è   riputata  per    uno    de'    migliori   pezzi    d'  Architettura ,    che  si 
veggono  in  quelle  parti  ,  ed  è  ammirata  da'  primi  professori   dell'  arte  , 
A  porto    Gruaro    nel    Friuli    furono  sue  opere   li    palazzi   del  Marchese 
Fabris  ,  e  de'  Signori  Rioda  ,  e    parricolarmente    il   magninco  posseduto 
prima    dalla    Patrizia    familia  Tasca ,  la  quale  essendosi  a'  giorni    nostri 
estinta,  è  pervenuto  per  eredità  nella  patrizia  casa  Papatava  ,  come  lo 
è  anco  quello  in  Venezia  presso  il   ponte  della  guerra    a    S.  Giuliano, 
in   cui   vedesi    una    maestosa    porta    trasportata    dal    palazzo    sudttto    di 
Porto  Gruaro  .  E'    pure  sua  opera  il   rie  -o  ,    e   nobile    palazzo    publico 
detto  de'  Camerlinghi  appiè  del   ponte  di  Rialto,  e  sono  di  suo  carat- 
tere due  altari  nella  Chiesa  di  S.  Salvatore  ,  cioè  il  Maggiore  ,  e   quel- 
lo di  S,  Gerolamo  ,  come  anco  la  capella  di  S.  Anna  nella  Chiesa  del- 
le   Capuccine    detta    della    Grazia  nell'  Isola  di  là    di  S.  Giorgio  Mag- 
giore . 

Per  fine  terminerò  questa  narrazione  ,  come  termina  la  sua  il  so- 
pradetto Temanza  in  cotesta  guisa  . 

»  Guglielmo  Bergamasco,  fii  fecondo,  e  magnifico  d'invenzione, 
eccellente,  ed  esatto  esecutore  delle  sue  opere.  Quindi  ei  merita  di 
esser  annoverato  tra  i  più  pregiati  professori  ,  che  hanno  contribuito 
al   risorgimento   delle  arti  « . 

rRANCESCO.  E  BARTOLOMEO  DI  GANDIìNO- 


'a  Caudino  Terra  ragguardevole  della    Valle  Seriana  ,  ove.  trassero 

i  natali,  si  trasferirono  ad  abitare  in  Venezia  circa  il  fine  del  1400, 
Francesco  ,  e  Bartolomeo  suo  figliuolo,  de'  quali  ignorasi  il  cognome 
per  non  essersi  registrato  nelle  antiche  memorie  ,    se    non  il  nome  ,    e 


S7 
la  patria  loro  .  Nella  vita  di  Guglielmo  Bergamasco  testé  descritta  ab- 
biamo veduto,  che  Verde  della  Scala  nel  1374.  ordinò  di  essere  sepel- 
lita  nella  Chiesa  de'  Servi  di  Venezia  appiè  d'  un  altare  dedicato  a 
S.  Maria  Maddalena  che  co'  suoi  dinari  si  dovea  erigere  .  Il  Temanza 
dice  che  solo  nel  1525.  i  Procuratori  de'  cirra  vollero  darvi  esecuzio- 
ne e  ne  fu  data  1'  incumbenza  al  sudctto  Guglielmo  di  erigere  T  alta- 
re come  fii  in   fatti  maonificamente   eseguita . 

Essendosi  poi  ritrovata  una  memoria  ncll'  Archivio  della  Procura- 
tia  de  citra  con  tali  parole  1524.  Contadi  a  Mastro  Bortolomeo  di  Fran- 
cesco da  Bergamo  per  la  statua  della  Maddalena  posta  suli'  altare  di 
Verde  d^lla  Scala  nella  chiesa,  de'  Servi  ec.  ,  e  più  sotto  :  Contadi  a 
Mastro  Francesco  da  Bergamo  scultore  per  la  statua  sudetta  ec.  Fran- 
cesco Sansovino  nella  descrizion  della  Chiesa  ci  lascia  memoria  di  que- 
sto altare  con  tali  parole  :  Vi  è  parimenti  1'  altare  della  Maddiilcna  di 
marmo  a  cui  piedi  è  distesa  di  mezzo  rilievo  la  Verde  Figliuola  già  di 
di  Mastino  della  Scala  ,  e  moglie  di  Niccolò  d'  Este  Duca  di  Ferrara 
ora  pero  più  non  si  vede  la  nominata  figura  di  Verde  eh  mezzo  rilie- 
vo distesa  a'  piedi  dell'  altare  ,  la  quale  forse  sarà  stata  levr.ta  per  es- 
sere d'intoppo  al  passo  delle  persone,  e  posto  invece  un  liscio  marmo, 
che  serve  di  coperijra  al  sepolcro  senza  alcuna  iscrizione,  essendovene 
due  laterali  all'  altare,  che  nella  vita  di  Guglielmo  si  sono  registrate. 
La  statua  bensì  della  Maddalena  non  può  essere  meglio  travagliata . 
Vedesi  questa  grande  al  naturale  col  vaso  in  lina  mano  d^l  prezioso 
unguento  ,  e  con  1'  altra  sostiene  con  molta  grazia  il  proprio  manto 
con  lunghe  distese  piegature  all'  uso  delle  antiche  statue  Greche  .  In 
somma  da  questa  sola  opera  ,  non  potendone  altre  additare ,  si  può 
con  findamento  asserire  ,  che  questi  artefici  siano  stati  di  merito  sin- 
golare ,  e    tenuti   in    molta  estimazione  , 

In  Bergamo  poi  dal  libro  mùi^hio  :  fabbrica  deli' ancona  di  rame , 
conservato  nell'  Archivio  della  Misericordia  ho  tratta  la  seguente  noti- 
zia ,  dalla  quale  si  rileva,  che  nel  1525.  fu  M.  Bartolomeo  chiamate^ 
a  Bergamo  da'  Presidenti  della  Misericordia  per  fare  uaa  figura  di 
S.  Marco  da  riporsi  nell'  ancona  di  rame  ,  che  allora  con  molta  spesa, 
e  magnificenza  facevano  costruire  per  la  chiesa  di  S.  Maria  Maggiore, 
d::lla  quale  grandiosa  opera  distintamente  se  ne  parlerà  più  avanti  nel- 
la, vita  dello  Scultore  Gio:  Belli:  Nel  citato  libro  sta  scritto  in  questa  guisa: 
»  lòzó.  Magisur  Barcolomeiis  de  Gaadino  habitator  Venetiis  Sculptor 
dt^bet  kaberc  prò  expens'is  faclis  ,  6'  faciendis  in  veniendo  Bergomum  , 
et  rcdeundi   Venenas  propter  causam  fackndi   imam  figuram  S,  MarcL 


2^ 

prò  Fabricz  anchonx  novx  et  unum  modulum  Uh.  Imp.  zò.  5. 
hem  prò  toiidem  trunsmiisas   Venctiis  lib,  Imp.  io.  ò.  « 

GIACOxMO    DE    BALSAMO    MINIATORE- 

JLxi  un    singolare  artefice  debbo  ora    far  brevi    parole  per  non  aver 
di  Lui  rinvenute   le   notizie  ,  che  ben  distinte  meritava  il  valor  suo  ci 
fossero  state   tramandate  da'  nostri  maggiori  .   Giacomo  de  Balsamo  fiori 
verso  la  metà    del     1400.,    e  fece  vedere   nella    miniatura,  quanto    in 
tal   arte   fosse    eccellente  .   Ne  abbiamo   manifesta   prova    ne'  grandi    libri 
da   Coro  della  Cattedrale  eccellentemente   scritti   in   pergamena  ,   ed   ab- 
belliti con   maraviglioso   artifizio  di  figure  ,   istoriette  ,   fogliami  ,   ed   altri 
bellissimi  ornamenti  dipiati  dal  nostro    Giacomo  con    si   vaghi  ,  e  luci- 
di colori ,  che  sembrano  a  di   nostri  usciti   dalle  mani  dell'  artefice .  Le 
lettere    iniziali  pure  sono  ornate  di  bei    fregi   a  mosaico  ,    e  contornate 
di  oro  si   lilucente,    che  sono  ctonissimo,    che  a  questi  tempi   1'  arte  a 
tanto  non  giunga  .  la  alcuni  fogli ,  ove  si   fa  la  coaimemorazione  del- 
le principali   festività  ,  vi  sono  le  istorie  corrispondenti   al  Mistero  come 
della  Natività,  Passione,  e  Morte  del  Signore,  della  Risurrezione,  del- 
la Pentecoste,  ed  altre  molte,  che  per  disegno   invenzione,  e  colorito 
sono  meritevoli  di  sommo  onore  ,  e  che  sicno  ad   una  ad   una  conside- 
rate con  particolare  attenzione  per  la  quantità  di  figure,  paesi,    archi- 
tetture dipinte  con  estrema  diligenza  a  punta  di  pennello  . 

Questa  fatica  di  più  anni  si  trova  registrata  ncll'  Archivio  della 
Cattedrale  nel  libro  A.  primo  in  diverse  partite  ,  la  prima  delle  quali 
incomincia  dell'  anno  1486".,  e  seguitando  nelli  susseguenti  anni  ter- 
mina nel  1498.  con  tali  parole  :  Dutis  Migl/ìro  Jacobo  de  Balsamo 
prò  miniatura  hucraruin  Andphonarli  Mjgni-,  ce  M-idiocris  cuin  figurls 
et  auro  L.   56  :   io. 

L'  eccellenza  di  quest'  opera  si  deve  da  noi  intendere  in  riguar- 
do di  que'  tempi  molto  mancanti  di  ottimo  gusto  ,  perciocché  quanto 
allora  si  operava  in  disegno,  tutto  cadeva  sulla  Gotica  maniera  la  qua- 
le non  solo  nelle  fabbriche  aveva  guaste  le  idee  dell'  ottima  Architet- 
tura ,  ma  nella  Pittura  ancora  aveva  levate  le  perfettisjime  forme  inse- 
gnate dai  Greci,  e  corrotta  la  fantasia  degli  artefici. 


29 

GIORGIO    GUIDO.   DEFENDENTE, 
E  BERNARDO  DA  S-  PILIGRINO 

Esercitò  r  arte  delia  pittura  nel  principio  del  1400.  in  questa  città 
in  vicinanza  di  S.  Lorenzo  Giorgio  figliuolo  di  Gio:  da  S.  Pi- 
ligriiio ,  e  non  solamente  vi  attese  egli,  ma  ebbe  ancora  due  figliuoli, 
J'imo  Guido  detto  ancor  Catelano  ,  e  Difendente  ,  come  pure  un  altro 
della  stessa  familia  chiamato  Bernardo ,  che  in  quel  secolo  seguirono  , 
la  medesima  professione.  Ma  nissuna  opera  presentemente  di  loro  pen- 
nello è  a  nostra  cognizione  pervenuta  .  L'  aver  poi  Giorgio  dipinta 
una  tavola  per  la  Chiesa  di  S.  Maria  Maggiore  ci  fa  credere  con  mol- 
ta probabilità  esser  egli  stato  un  artefice  di  molto  credito  in  que'  tem- 
pi ,  e  CIÒ  si  rileva  ncll'  archivio  della  Misericordia  in  un  libro  di  ter- 
minazioni dell'  anno    1450.  nel   quale  si  legge: 

»  Die  2(j.  Menjis  Fcbmaru  anni  14Ò0.  Terminaverunt  ^  et  obli- 
gaverunt  Tonolum  de  Albano  ,  et  Dctesalvum  de  Advocatis  Pra;sidcn^ 
tes  ad  infoi  mandum  de  valore  Anckonae  jactjs  per  Magillrum  Georaìum  de 
Sanclo  Piligrino  pincìorem^  &  cutn  ipso  Magijlro  Georgio  conveniendum 
prout  eis  videbitur  fare  factum  « . 

Guido  poi  suo  figliuolo  habitava  presso  di  S.  Casciano  ,  ed  ebbe 
una  sola  figliuola  detta  Angelina,  che  fu  maritata  in  M,  Giacorno  det- 
to Oloferne  de' Scanardi  pittore,  del  quale  in  appress:)  faremo  paro- 
la. Nel  1477.  fece  suo  testamento  e  rimasero  eredi  Gio:  Prete,  De- 
fendente e  Bernardino  suoi  fratelli,  come  si  ha  ne'  rogiti  di  Giacomo 
San-piligrino  nell'  Archivio  di  questa  città  . 


s 


GIACOMO  DE' SCANARDI  D'AVERARA- 


e  le  opere  solamente  rimaste  a  d'i  nostri  dovessero  prestar  materia 
di  favellare  degli  antichi  artefici ,  molti  certamente  di  quella  prima  età 
rimarrebbero  privi  di  rimembranza  per  esser  tutte  le  loro  opere  andate 
in  perdizione  .  Ma  potendosi  da  altri  sicuri  fondamenti  aver  certezza 
del  loro  valore,  io  perciò  non  dubito  punto  di  non  far  comparire  fra 
qutste  carte  Giacomo  de'  Scanardi  ,  benché  non  vi  sia  ,  per  quanto 
io  so  ,  alcuna  sua  opera  da  poter  additare  .  Questi  trasse  i  suoi  nata- 
li in  Averara  da  Giorgio  de' Scanardi  circa  la  metà  del  secolo  XV,  ed 
appresa  1'  arte  della  Pittura  si  mise  ad  esercitarla  in   questa  città .  Neji' 


30 

anno  1477.  fece  convenzrone  con  M.  Trosio  Pittore  Milanese  qui  abi- 
tante di  vicendevole  comunanza  di  tutti  gli  utili  ,  e  guadagni  prove- 
nienti dalla  loro  professione,  ed  eccone  le  parole  esistenti  in  una  scrit- 
tura autentica  nel  publico  archivio . 

i4Ty.  iS.  Augusti.  Ibi  Trosius  f.  q.  Jo.  Jacobi  de  Mediala  no 
piclor  h.ib.  Civ.  Bcrg.  ex  parte  una ,  et  Jacobus  ,  [^  q.  Geergii  diai 
Schene  de  Scanardis  de  Avcraria  pictor  Civ.  Bcrg.  ex  parte  altera  ,  et 
quilibet  eoruni  profiteims  se  oetatem  zb.  annorum  et  phirium  et  prò  qui- 
iibet  eorum  concorditer  communicaverunt ,  et  communicant  inter  fé  de 
omnibus  ,  et  JìnguUs  coruin  lucris  videlicct  prò  omnibus  quae  fieri  con- 
contiaerii.  per  et  ^inter  ipf:s  partcs  in  pingendo  et  alia  [adendo  circa  ar- 
teni  et  officium  picturae  duraturuin  per  unum  annum  proxime  futurum  ec. 

In  due  altre  autentiche  scritture  ,  che  più  avanti  riportaremo , 
l'una  nella  vita  di  Giacomo  de'  Scipioni,  l'altra  nelle  brevi  notizie  di 
Pietro  de'  Maffeis  si  vede  che  fu  lo  Scanardo  eletto  arbitro  ed  esti- 
matore di  alcune  opere  fatte  da'  sopradetti  artefici ,  e  perciò  convien 
dire  che  egli  fosse  molto  riputato  in  quei   tempi  . 

Fece  nel    1481.    alcune    pitture    in   Telgate ,    come  ne    accerta  la 


seouente  scrittura. 


142,1.  7.  Septembris  .  Domini  Jeronimas  ,  &  Leonardas  fratres- 
fila  qu.  Pccini  de  Marentiis  C.  P.  ex  una  parte  ,  &  Jacobus  dicius 
Olofernes  f.  Georgit  de  Scanardis  de  Averaria  ex  alia  eligcrunt ,  & 
eli^unt  in  arbitratorcs  ,  6'  cstimatares  ,  liquidatorcs  &c.  M.  Franciscum. 
de  Bclin^eris  de  Vcnctiis  absentem  &c.  ad  hquidandum  &  taxandum 
pretium  6'  de  pretto  &  mercede  ipsius  Jacobi,  &  Catelani  qu.  M  Geor- 
<rii  de  S.  Pilligrino  picloris  pingendi  &  ornandi  piciura  quamdam  ca- 
pellam  privatam  nomine  ipsorum  fratrum  de  Marentiis  in  Ecclesia  Do- 
mini Sancii   Joanni  de   Telgate  &c.. 

Era  Giacomo  volgarmente  chiamato  M.  Oloferne  ,  ed  ebbe  in 
moglie  Angelina  figlia  del  qui  sopra  nominato  Guido  Gatelano  di  S.  Pil- 
liorino  col  quale  fece   la  sudetta   pittura   nella  chiesa  di  Telgate  . 

Tenne  sua  stanca  in  questa  Città,  ove  visse  sino  all'anno  1515. 
ivel  quale  alli  y.o.  Maggio  fece  il  suo  testamento,  e  poco  dopo  credusi 
facesse  da  questa  mortai  vita,  passaggio.. 


BERTOLASIO  MORONT,  LEONARDO.  PECCINO> 

E   VENTURINO  SUOI  FIGLIVOLl, 

ED  ANTONIO  FIGLIVOLO  DI  VENTURINO. 

ED  ANDREA  DELLA  STESSA  FAMIGLIA- 

X  Ja  professione  nobilissima  della  Civile,  e  militare  Architettura  Iià  per 
il  corso  di  quasi  200.  anni  avuta  sua  sede  nella  famiglia  de'  Moroni 
d'  Albino  avendola  per  tale  tempo  cinque  diversi  artefici  con  molto 
onore  di  loro,  e  gloria  della  patria  esercitata,  Bertolasio  fu  il  primo, 
e  deve  meritamente  avere  degno  luogo  fra  gli  artefici  del  1 400.  per 
la  singolare  sua  virtù,  e  per  li  molti  rilevanti  servigi  prestati  al  suo 
Principe  dal  quale  ne  riportò  vantaggiose  ,  ed  onorevoli  ricompense  . 
Fra  le  molte  e  molte  fibbriche  da  lui  fondate,  ed  al  suo  fine  condot- 
te, per  la  grande  distanza  degli  anni,  una  solamente  se  ne  può  addur- 
re per  prova  ,  i^uesta  è  !a  erezione  del  Campanile  di  S.  Maria  Mag- 
giore, il  quale  per  altezza,  per  istruttura  ,  e  per  altri  ornamenti  può 
stare  a  fronte  di  qnalunque  altra  fabbrica  ,  che  in  tal  genere  vedere  sì 
possa  in  questi  contorni  .  Neil'  Archivio  della  Misericordia  in  un  libro 
di  spese  si  legge  lo  stabilito  contratto  con  li  Presidenti,  e  fii  nei  14^^, 
che   io  credo  inutile  il  registrare   in  questo  luogo  . 

Servi  Bertolasio  in  qualità  d'  ingegnere  il  Prencipe  Veneto  nelle 
guerre  di  quei  tempi  ,  ed  espose  la  persona  sua  a  molti  pericoli  ,  e 
nell'anno  1443.  restò  anco  prigioniero  in  mano  de'  nemici,  e  fii  di 
mestieri  che  per  riscattarsi  spendesse  tutto  il  suo  avere  .  Nel  principio 
poi  di  Novembre  del  1445.  fece  insieme  con  Martino  da  Scrina  altro 
ingegnere  Bergainasco  costruire  un  commodo  ponte  sopra  il  fiume  Ad- 
da ,  acciò  servisse  di   pronto  passaggio  a  tutta  1'  armata  de'  Veneziani. 

Era  la  publica  camera  di  dinaro  esausta  ,  e  per  l'assedio  della  cit- 
tà in  estremo  bisogno .  Fece  perciò  Bertolasio  ad  imitazione  di  altri  di- 
voti cittadini  del  proprio  dinaro  imprestanza  al  Prencipe  dal  quale  po- 
scia n'ebbero  1'  intera  soddisfazione  in  tanti  beni  posti  nel  territorio  di 
Villa  d'Alme,  che  furono  a' ribelli  confiscati.  Ebbe  tre  figliuoli  i  qua- 
li tutti  sotto  li  paterni  ammaestramenti  divennero  nella  stessa  professio- 
ne segnalati  ,  e  proseguendo  a  prestare  al  Prencipe  la  assidua  loro  e 
fedele  servitù  in  impieghi  importantissimi  rilevarono  essi  pure  dalia  Se- 
<vrana  munificenza  onori  e  grazie. 


52 

Il  primo  fu  Leonardo  ,  e  nell'  anno  14(^6.  era  al  publico  servigio 
in  qualità  di  Ingegnere  come  si  comprende  da  una  scrittura  rogata  da 
Pietro  Facheris  nell'  Archivio  di  questa  città  ,  la  quale  cos'i  incomincia  . 
M.  Leonardus  f,  q.  M.  Benolaxii  de  Moronibus  Ingenemis  prò. 
visionatus  Sercnissimje  Doimnaùonis  nostrx  Veneciarum  habitaior  Bur- 
gi  Sancii  Antonii  &c. 

Fii  nel  1472.  al  detto  Leonardo  unitamente  agli  altri  due  suoi 
fratelli  Peccino  ,  e  Venturino  confermato  il  privilegio  giA  avuto  dal  pa- 
dre di  tenere  un  porto  sopra  il  fiume  Brembo  con  facoltà  di  esiggere 
dalle  persone  a  piedi  un  soldo  ,  due  se  a  cavallo  ,  e  tre  per  un  car- 
ro ;  essi  però  ofterirono  al  Principe  di  volersi  contentare  di  soli  dina- 
ri due  per  1'  uomo  a  piedi,  quattro  se  a  cavallo,  e  dodici  per  carro, 
quando  Sua  Serenità  volesse  a  qualunque  altro  proibire  di  tener  poni 
sopra  il  detto  fiume  in  vicinanza  di  un  miglio  e  mezzo.  Avendo  per 
tanto  il  Principe  avuto  in  considerazione  i  moki  servigi  dal  Padre  pre- 
stati al  Serenissimo  Dominio  ,  e  la  di  loro  atiuale  benemerita  servitù 
spedi  ad  essi  una  Ducale  ,  nella  quale  la  bramata  grazia  benignamente 
concedette  . 

Peccino  ,  e  Venturino  singoiar  fede  ed  ingegno  mostrarono  in  di- 
verse operazioni  fatte  pel  publico  servigio  in  occasione  della  guerra  di 
Ferrara,  che  incominciò  nel  1482-,  e  molto  danno,  e  rilevanti  spese 
apportò  alla  patria  nostra  .  Fii  a  ciascheduno  d'  essi  assegnata  provisio- 
ne di  sei  fiorini  al  mese,  e  dopo  la  morte  di  Peccino,  che  segui  circa 
questi  tempi  ,  furono  accresciuti  altri  tre  fiorini  al  mese  a  Venturino  , 
come  apparisce  dalle  lettere  Ducali  3.  Febrajo  1492.  Egli  fii  adoperato 
in  molte  importantissime  operazioni,  e  particolarmente  nella  fortificazio- 
ne della  Città  di  Crema  ,  ove  s'  impiegò  con  tale  perizia  e  diligenza 
che  molta  grazia  ,    e  benemerenza  acquistossi  presso  la  Republica  . 

Correva  l' aiano  1487.,  quando  stabilitasi  dal  Principe  la  fortifi- 
cazione del  Castello  nostro  detto  la  Cappella  ,  la  quale  fii  ridotta  in 
fortezza  sin  dall'  an.  1345.  da  Giovanni,  e  Luchino  Visconti  Signori 
di  Bergamo  ,  vi  fu  destinato  per  architetto  ed  ingegnere  principale 
Venturino  ,  con  lo  stipendio  di  sei  ducati  d'oro  al  mese  ,  e  con  1'  e- 
senzionc  d'ogni  corrente  angheria.  Per  tanto  nel  giorno  r(S.  Marzo 
portatosi  il  Vescovo  Lorenzo  Gabrieli  con  solenniisima  processione  di 
tutto  il  Clero  con  intervento  dei  Veneti  Rappresentanti  ,  Anziani  della 
Città,  Nobili,  e  popolo  al  sudetto  luogo  della  Cappella  ed  ivi,  canta- 
ta solennemente  la  messa  dello  Spirito  Santo,  getto  la  prima  pietra  dallo 
stesso  bentdetu  nel  fondamento  della  nuova  divisata   fortificazione ,  la 


quale  poi  andò  perfezionando  V'cnturino  con  moltissima  sua  lode  j    ed 

onore  . 

Da  Venturino  nacque  Antonio  il  quale  nutrito  ,  ed  allevato  in 
queste  arti  non  è  gran  tatto ,  che  ancor  1'  applicazione  di  lui  tosse  la 
medesima  .  Di  questo  artctìce  non  sappiamo  che  presentemente  siano 
cose  in  publico  ;  abbiamo  bensì  nel  publico  archivio  una  scrittura  di 
convenzione  da  lui  fatta  con  Alessandro  Coleoni  Martinengo  Signor 
di  Malpaga   per  la   fabbrica  di  una  casa  la  quale   cosi  incomincia  . 

1500.    17.  Septembris  .  In  loco  de  Malpaga. 

Ibi  Mag^nìficus  ,  6'  Gcncrosus  D,  Alexander  f.  q.  Magnifici  & 
Generosi  D.  Girardi  de  CoUonibus  de  Martinengo  Equcs  ciuratus  & 
armorum  duclor  lliujlnfsimi  Diicalis  Dominj  nojlri  Venctiaruin  ex  pane 
una  ,  &  magister  Antonius  filius  Magistri  Venturini  de  Moronìbus  ci- 
vis  Bergami   ingenera  prxfati  lilujlrijjì mi  Dominìi  ex  parte  altera . 

Sie^uono  poscia  molti  capitoli  di  convenzione  ,  che  potransi  leg- 
gere negli    atti   di  Giacomo  di  Gio:   Pietrobelli  nell'  archivio  suddetto  . 

Rilevasi  ,  che  questa  fabbrica  fosse  situata  nella  vicinanza  di  Sant' 
Andrea  ,  ora  Borgo  di  Sane'  Antonio ,  e  si  crede  quella  medesima  , 
che  pochi  anni  sono  fu  acquistata  da'  Conti  Mosconi  ,  e  poscia  demo- 
lita sino  dai  fondamenti  per  l'erezione  dtl  nuovo  loro  magnihco  pa- 
lagio . 

Non  voglio  omettere  di  lasciar  qui  breve  notizia  di  un  altro  Ar- 
chitetto della  medesima  famiglia  del  quale  vien  fatta  onorata  menzione 
da  Gio:  Battista  Rossetti  nella  descrizione  delle  pitture  di  Padova  ove 
a  fog.    ipo.  parlando  della  magniiica    chiesa    di  S.  Giustina    così   dice. 

Ebbe  la  sopraintendenza  nel  proseguimento  della  fabbrica  Alessan- 
dro Leopardo  Architetto  Veneziano  parimenti  scultore  ,  e  tonditore  di 
Bronzi  ,  del  quale  sono  i  tre  gran  piedestalli ,  che  sostengono  gli  sten- 
dardi della  piazza  di  S.  Marco  di  Venezia,  e  vi  prestò  la  sua  assisten- 
za anche  Andrea  Morone  Bergamasco  Architetto  di  chiaro  notne  ia 
que'  tempi  entrambi  incogniti  all'  Abecedario  . 


GIOVANNI    CARIANO' 


D. 


'egni  di  molto  biasimo    sono  certamente  quegli    Scrittori  ,    che    di 
tanti  più  volgari  uomini   narrando  la  vita  ,  e  le  operazioni  non  abbia- 
no poi  per  qualche    appassionata    cagione  o  negligenza  e  trasguiatezza 
5 


34 
ne  pur  fatta  parola    di  alcuni  ia  quella  medesima  professione  dotati  di 
maggior  sapere . 

Questo  torto  vegliamo  esser  stato  fatto  a  molti  nostri  eccellenti 
artefici,  e  particolarmente  ad  Andrea  Previtali,  e  Gio.  Cariano,  quali 
dopo  la  tnetà  del  decimo  quinto  ,  e  sul  principio  del  secolo  sestodeci- 
mo vissero  e  lasciarono  nelle  loro  opere  ,  che  di  pittura  ci  sono  ri- 
maste ,  fondaiTiento  di  credere  quanto  in  qucst'  arte  valenti  fossero  e 
singolari .  E  perciò  di  Gio;  Cariano  ora  scrivendo  non  dee  alcuno  lìia- 
ravigliarsi  se  più  diffusamente  non  potrò  fivellare  di  lui  ,  mentre  né 
appresso  agli  Scrittori  nostri  ,  né  appresso  a  tanti  forestieri  ho  altra 
memoria  de' suoi  fatti,  e  delle  sue  pitture  potuta  rinvenire,  fuorché 
questa  breve  ricordanza  appresso  il  Cav.  Ridolfi,  il  quale  dopo  di  aver 
parlato  di  Lorenzo  Lotto  cosi  favella  . 

»  Circa  i  medesimi  tempi  fiori  il  Cariano  ardito  pittore  ,  il  qua- 
le cercò  di  seguire  la  maniera  di  Giorgione .  Fuor  della  porta  di 
S.  Aleflandro  di  Bergamo  nella  Chiesa  di  San  Gottardo  vedesi  di  sua. 
mano  la  figura  di  nostra  donna  con  Santi  intorno  di  buon  colorito  (i). 
Nella  Terra  di  Zogno  nella  Chiesa  de'  Padri  Serviti  è  parimenti  un  al- 
tra simile  figura  di  Maria  Santissima  con  piìi  Santi .  In  Bergamo  sopra 
la  piazza  nuova  colori  a  fresco  alcune  favole  dell'  Ariosto  ,  una  Vene- 
re distesa  sopra  ad  un  drappo  con  un  satiro  vicino  di  buona  n.ac- 
chia  . 

Appresso  de'  cittadini  Bergamaschi  si  trovano  alcune  sue  fatiche, 
ma  non  ne  avendo  miglior  notizia  le  passeremo  .  In  Venezia  il  Signor 
Giacomo  Pighetti  ha  un  ritratto  con  berettor.e  in  capo,  stimasi  essere 
quello  del  pittore,  e  Monsignor  Polacco  una  divozione;  e  si  tiene  ope- 
ra del  Cariano  il  Salvatore,  che  trae  dal  Limbo  i  Santi  Padri,  ove  so- 
lo alcune  buone  teste,  ia  casa  dei  nostro  Giovanni  de' Stefani  Calzolajo  « . 

(t^'  II  perfettamente  fiiiito  originale  mo-  stato  da  alcun    pittore   rappresentato  liarba- 

dello  di  detta  insigne   opera  ,  di  cui  datassi  to  .    Il  vaiente    Pittore    Fr.-uicesco    Polazii  , 

qui     appresso  la    descrizione  ,     vcdcsi     nella  qu.ilc  più   volte    tu  in    Bergamo  ,   e  di  cui  , 

0;iileria  del    Sigiior    Co.   Giacomo    Carrara  e  in  Città  ,  e   nel   Contado    abbiamo    tante 

con  altri  pezzi  di  divozione    del    niedcsiiìio  belle  opere  ,    commise    al    nostro  eccellente 

autore,  fra  ouali  un  grande  f;uadro  perirà-  copista  Giacomo  Locati  di  ricavate    un  esat- 

vcrso  con  fìg'jre    nella    meno  del  naturale  ,  to  disegno  della  suddetta  tavola  di    S.  Got- 

rapprescntantc  la  B. Vergine  seduta  col  put-  tardo,  ciò  ch'egli  fece  :    ma  morto  di  li   a 

to  in  grembo  in  atto  di  sposare  S.    Catteri-  poco  il    Polazzi  esso  rimase  nelle    mani  del 

Ila  ,  dalia  cui  parte  sono  pure  figurati  li  S  S.  Locati  ;    ed  ora    trovasi    presso    il    Si;j.    Co. 

Antonio  di  Padova  ,    e  S,  Gio:  Evangelista  Giacomo  Carrara  ;  ed  e  dal   copista  taiinen. 

coi  soli'o  iiiisttrioso  calice  in  mano  ,    nella  te  espresso  il  carattere  del  Cariani  che  non 

quale  figura  si  vede  chiarairicnte  che  Gioan-  lo  può  essere  di  più  .  Alcuni  belli  ,  e  varii 

i!Ì  Cariani  ha  voluto  ritiarre  se   stesso    con  disegni  del  Cariani  sono  nella  numerosa  rac- 

barba  ,    tuttcchc    detto   Santo   non  sia  mai  colta  del  suddetto  Cavaliere  , 


,  ss 

E  queste  solo  notizie  abbiamo  del  Cariano  ,  non  avendo  ,  neni- 
raeno  appresso  di  alcuno  Scrittore  veduto  il  nome  di  Lui  registrato  . 
Perciò  non  posso  trattenermi  di  non  esclamare  contro  Giorgio  Vasari  , 
che  di  tant'  altri  hi  puhlicace  le  vite  di  gran  lunga  inferiori  al  nostro 
Cariano  ,  e  che  certamente  non  meritavano  tante  laudi  ,  quante  loro 
diede  egli  a  larga  mano  .  Ma  io  non  so  farne  altro  argomento  ,  se  non 
che  per  la  nota  parzialità  verso  i  suoi  Toscani  abbia  yoiuto  farlo  in- 
correre nt.'la  trista  sorte  di  tanti  altri  Maestri  ,  che  molto  più  di  al- 
cuni de*  suoi  erano  degni  di  essere  dalla  sua  penna  esaltati  .  Per  la 
stessa  ragione,  cred'io,  anche  il  dottissimo  Biildinucci  Scrittor  Fiorenti- 
no le  pedate  del  Vasari  seguendo  ha  non  solamente  il  Cariano  e  il 
Previtali  tralasciati  fra  settecento  e  piìi  artefici  ,  de'  quali  ha  scritto 
le  vite  5  ma  perfino  il  Palma  Vecchio,  e  Lorenzo  Lotto,  de'quali  ha 
non  senza  lode  parlato  anche  lo  stesso  Vasari  ,  il  quale  poi  nemico  de' 
pittori  Lombardi  con  errore  inescusabile  li  ha  entrambi  Veneziani ,  e 
non  Bergamaschi  denominati  .*- 

Essendo  dunque  a  mò  destinato  il  far  noto  al  Mondo  il  valore 
di  quest'  artefice  ,  e  in  qual  supremo  grado  d'  estimazione  debba  da 
ogni  vero  amatore  delie  arti  nostre  essere  repurato ,  riesce  di  pena  noa 
ordinaria  il  ritrovarmi  cosi -scarso  e  mancante  di  notìzie;  e  perciò  non 
poter  addurre  alcuna  particolarità  della  sua  vita  ,  che  degna  sarebbe 
di  essere  da  miglior  penna  publicata  .  Ma  chiunque  per  conoscere  che 
molto  maggiore  alle  mie  laudi  è  il  merito  del  Cariano  ,  vorrà  con  at- 
tenzione contemplare  la  tavola  mentovata  dal  Ridolfi  posta  nella  Chie- 
sa di  San  Gottardo  nella  terza  cappella  entrando  per  la  porta  princi- 
pale ,'  per  questa  sola  opera  non  potrà  a  meno  di  non  concedergli  un. 
posto  de'  più  sublimi  ,  che  abbia  mai  potuto  meritare  ,  qualunque  al- 
tro più  valente  artefice,  a  dispetto  di  coloro,  che  ;,  non  facendone  men- 
zione alcuna  nelle  loro  istorie,  pretesero  togliere  dal  Mondo  la  di  lui 
onorata  memoria  .  In  questa  tavola  vedesi  nel  mezzo  rappresentata  la 
Vergine  con  un  idea  da  Paradiso ,  che  ha  fra  le  braccia  il  bambino 
Gesù  tenero  e  delicato  quanto  si  può  esprimere ,•  alcuni  vaghissimi  an- 
gioletti sostengono  di  diètro  della  Vergine  un  panno  ,  altri  a'  suoi  pie- 
di in  diverse  leggiadrissime  attitudini  cantano'  celesti  laudi,  ed  altri 
neir  aria  formano  una  brillante  gloria  .*  da  una  parte  della  Vergine  v'ha 
S.  Giuseppe  appoggiato  al  piedestallo,  che  sta  contemplando  il  Bambi- 
no Gesù  ;  al  di  lui  fianco  S.  Filippo  Benizio,  e  dietro  a  questi  S.  Gra- 
ta ,  con  S.  Adleida  sua  madre  ;  dall'  altra  parte  si  vede  S.  Agostino 
con  piviale  ,  che  sta    leggendo  un  libro  ^    e  dietro  a  luì  le  Sante  Ap<- 


3> 


3^ 

pollonia ,  e  Cattarina..  Il  tutto  è  rappresentato  in  un  vaghissimo  paese 

accordato  con  alcune  graziose  figurctte   toccale  di  macchia  che  non  può 
farsi  meglio  né  con  più  naturale  imitazione  del   vero  .  Si  scorge  in  que- 
sta  pittura   una  maniera    grandiosa    e    finita ,    e  nello    stesso  tempo  sul 
far  di  Giorgione    ardita  molto  ;    li  contrapposti    de'  chiari    scuri    sono 
gagliardi,  maestrevolmente  però  ,    e  con   grand'  arte  posti  .    Le    figure 
tutte  sono  con  molta   proprietà ,    ed  aggiustatezza    vestite  ,    le    arie    di 
teste  vive  molto,   naturali,  ed  aggraziate,  ed  in  line  una  certa  freschez- 
za  ed  accordamento  di  colori  di  gran  lunga    migliore    di    quello  ,    che 
da  altri  migliori  maestri  di  quei  tempi  fosse    praticato  ,    veggendosi   in 
essa  oltre  gli  azzurri  ,  ed    altri  colori  ,    essersi  conservate  tanto  vive  le 
lacche  ,  che  piuttosto  hanno  di  carminio  somiglianza  ,   e  considerandosi 
questa  tavola  dipinta  circa   il     1500.  cosa  strana  ,    e  maravigliosa   deve 
sembrare,  che    in   tanta    lunghezza    di  tempo    nulla    abbia    perduto    di 
quella  vivezza    con  la  quale  fu  colorita  .  Questo  certamente   non  osser- 
vasi nelle    moderne    pitture ,    tutto  che  si  usi   da  molti  professori    ogni 
industria  per  ritrovare  i  colori  più   vivi  ,  e    più  durevoli  ;    né  sino  ad 
ora  li  dipintori  de'  moderni    tempi    ritrovata  hanno    la    vera    ragione  , 
d'  onde  questo  possa  derivare  .  Per  compimento  poi  dell'  eccellenza  di 
quest'  opera  dirò  che  il  celebratissimo  pittore  Francesco  Zuccarelli  ogni 
qualvolta  è  venuto  a  Bergamo  non  mai  saziandosi  di  portarsi  a  mmu- 
tamente  considerarla  ,  mi   ha  più  volte  assicurato  essere  questa  non  so- 
lamente la  migliore  pittura  ,    che  sia  nella  città   nostra  ,   ma  di  più  una 
delle  migliori,  che  abbia   mai  veduta  ancora  altrove.  Sotto  il  quadro  > 
nel  mezzo  della  predella  ,  v'  ha  pure   dipinta  la   fuga  della  Vergme  in 
Egitto  ,  che  siede  col  bambino  in  seno  sopra  un    asinelio  guidato    per 
mano  da  un  Angelo  ,  e  dietro  S.  Giuseppe  carico  de'  suoi  arnesi  in  un 
vago  piccolo  paese  . 

Le  opere  poi  citate  dal  Ridolfi  sopra  la  piazza  nuova  ora  sono 
in  parte  consumate  dall'  intemperie  dell'  aria  ,  e  parte  distrutte  a  ca- 
gione di  nuovi  risarcimenti  ,  com'  è  avvenuto  pochi  anni  sono  alla 
bellissima  Venere  sopra  un  drappo  distesa  ,  ed  alle  altre  pitture  ,  che 
erano  vicine  alla  casa  de' Conti  Binagli.  Quelli  poi  laterali  alla  torre 
di  Cittadella  si  veggono  ancormò ,  benché  molto  mal  concie,  e  guaste. 
In  queste  ha  figurato  alcune  favole  dell'  Ariosto,  in  una  delle  quali  ve- 
desi  la  battaglia  di  Rodomonte  ,  e  Mandricardo  ,  e  in  distanza  Isabel- 
la ,  che  ha  fra  le  braccia  il  suo  amato  Zerbino  ucciso  da  Mandricar- 
do ;  in  un  altra  la  battaglia  di  Marfisa  ,  e  Bradamante  ,  con  Ruggero, 
che  si    mette  loro  di  nuzzo  ;  e  neli'  altra  il  Rè  Marganorre  legato  ,  e 


t7 
cacciato  dalle  donne  a-  furia  di  bastonate  .    Sopra  in    alcune  lunette  si 

scorgono  alcune  teste  di  tutta  forza,  e  tremendo  colorito,  ma  ancor 
queste  vanno  a  poco  a  poco  consummandosi  con  grave  nostro  detri- 
mento . 

Colori  a  fresco  1'  archetto  sopra  la  porticella  di  S.  Maria  Mag- 
giore accanto  alia  fontana ,  e  b«nchè  questo  sia  molto  dal  tempo  guasto 
e  consunto  ,  pure  vedesi  la  Vergine  col  Bambino  S.  Giambattista  , 
S.  Giuseppe  ,  e  S.  Gioachino  1«  cui  bellissima  testa  conservata  intatta 
dà  indizio  della  somma    perfezione  di  tutta  1'  opera  . 

Nella  Parrocchiale  di  Lonno  in  Valle  Seriana  ,  all'  altare  della  B. 
Vergine  del  Rosario,  oltre  li  quindici  Misteri  ,  ed  altro  piccol  quadret- 
to di  mano  di  Carlo  Ceresa  ,  evvi  un  quadro  per  traverso  delia  lar- 
ghezza di  circa  due  braccia  prezioso  parto  del  pendio  del  nostro  Ca- 
riani  rappresentante  nostra  Donna  seduta  con  panno  bianco  in  testa  , 
e  col  Bambino  in  braccio  ,  il  quale  è  in  atto  di  benedire  colui  ,  che 
facendo  fare  tal  quadro  volle  da  un  iato  esser  ritratto  con  sua  moglie  , 
quale  vedesi  dall'  altra  parte  con  le  mani  giunte  ,•  in  alto  due  an^reli 
volanti  ,  che  tengono  una  ghirlanda  di  fiori,  a  destra  S.  Antonio  Aba- 
te ,  ed  a  sinistra  Santa  Cattarina  ,  dalla  qual  parte  leggesi  .  15 14. 
/.  Cariani  P.  Questo  quadro  in  eccellenza  non  la  cede  punto  al  so- 
pracitato di  San  Gottardo  ,  e  dà  a  divedere  che  il  Cariano  in  quel 
tempo  fioriva  ,  anzi  era  giunto  alla  perfezione  ,  la  quale  si  scorge  in 
ogni  sua  parte  .  Meravigliosa  sopra  ogni  credere  si  è  ia  testa  del  San- 
to Abate  con  lunga  barba  ,  e  capelli  canuti  (i).  Io  credo,  che  que- 
sto quadro  quantunque  picciolo  sia  stato  fatto  ,  ed  abbia  servito  per 
tavola  principale  deli'  Aitar  Maggiore  sino  all'  anno  155^.,  nel  quale 
vi  fii  in  sua  vece  collocato  il  quadro  molto  più  grande  rappresentante 
al  naturale  S.  Antonio  Abate  nel  mezzo  pontificalmente  vestito  in  atto 
di  benedire  ,  alla  destra  dei  quale  sono  li  Santi  Pietro  ,  Paolo,  e  Ste- 
fano ,  ed  a  sinistra  li  Santi  Gerolamo  Bernardino ,  e  Cattarina  ,  ed  in 
alto  nostra  Signora  col  Bambino  in  braccio  di  mano  di  Giulio  Licinio 
nipote  dei  famoso  Pordenone  ,  come  dalla  iscrizione  in  un  cartello  che 
dice:  Juhus  Licinius  Vcnenis  fiorente  sux  cetatis  anno  26.  pingcbat  . 
Altro  quadro  del  Cariani  in  tela  impressa  col  gesso  di  quasi  aguale 
grandezza  del  suddetto  rappresentante  la  Sacra  famiglia  circa  1'  anno 
1740.    è    stato  trasportato  in  Inghilterra    da  Marmeduc  Constable  Ba- 

CO,  Questo  quadro  ora  è  stato  trasportato  a  Genova  ,  dopo  esser  cui  passato  in  vsrie 
mani  .  i  ^      i 


3» 
ronetto  della  Provincia    di  Yorch  ,    quale  comperò  a  caro    prezzo  da' 

PP.  Carmelitani  di  questa  Città  . 

La  tavola  poi  citata  dal  Ridolfi   nella  Chiesa  de'  Padri    Serviti   in 
Zoono  ora  pure  nel    medesimo  luogo  ammirasi  degna    di   eterna  coin- 
mendazione  ,  ma  soppresso  nel   l6s,6.   il  convento  de'  Serviti  ,  vi  furo- 
no poi  non   ha  guari   introdotte   le  Monache  Terziarie  di  S.  Francesco, 
dalle  quali   presentemente  quel  convento  con   1'  annessa  Chiesa  vien  pos- 
seduto .     Un    opera     mirabile     del     Cariano    è   presso    il    Sig.  Giuseppe 
'Albani  (i),  nella  quale  sono  rappresentati  sette    ritratti  al  naturale   in 
mezza  figura,  che  non   possono    essere    più    belli ^    sotto   de'  quali   sta 
scritto  .  Jo:  Carianus  Bcrgomeus  lJi().  Fece  molti  quadretti  di  divozio- 
ne ,  de'  quali  tutt'  ora  alcuni  sene    veggono   nelle   private  case  ,  come 
un  San  Girolamo  nel  deserto  in  casa   del  Co:  Carlo  Albani ,  una  Ma- 
donna con   più  Santi   in  casa  de'  Marchesi  Terzi ,  due  altre  simili   pres- 
so il  Co."  Giacomo  Carrara  j  ed  è  dello  stesso  la   tavola  dell'  ultimo  al- 
tare contiguo  al  Coro  delie  Monache  di  S.  Benedetto  :  così  pure  alcu- 
ni disegni  erano   in  Crema  posseduti  dal  Co:  Galeazzo  Vimercato,  co- 
me nota   il  più  volte    citato    Ridolfi  ,    ed    altre  sue   pitture  nelli  stessa 
Città  ,  delle  quali  non  ne  avendo    particolare  contezza  le  ometteremo  . 
E  qui  convienmi  dar  fine  al  presente    racconto  senza  poter  additare    il 
tetBoo  ,   né  il  lujgo  della  morte  del    Cariano    per    le  ragioni  di  sopra 
addotte  .   Mi   basta  solamente  di  non  avere  dal  canto  mio  mancato  ,  di 
usar  ogni   possibile  diligenza    per    far  noto  al    mondo  il   valore  di   un 
rarissimo  uomo  ,  del    quale   il  nome  ,  non  meno  ,    che  la  memoria  de' 
suoi  meriti   nelle    opere    sue    come  un    vivo   simolacro    eternamente  si 
scorgeranno    (2)  . 

(i)  I  quadri  posseduti  da    <]uefto  Cavaliere    sono   passati  in  mano  de'  Signori    Conti 
Roncalli  di  lui  Eredi  . 

(1)  Nel  bel  Pàlazzino  in  faccia  a  S.  Cas-  Somigliante  sorte  hanno    avuto    pochi    anni 
siano,    costrutto    tatto    di    marmi    di  Nese  sono  le  bellissime,  e  molto  bene  conservate 
pregiabile    per    la  finezza  del    lavoro ,     non  pitture  a  fresco    dipinte  a  chiaro    scuro    dal 
meno  che  per    1'  eleganza  del  disegno    dell'  Cariani   ne"   parapetti    delle    Loggie  del  cor- 
Eccellente  Architetto  nostro    Pietro  Isabello  tilc  de'  Conti  Brcnibati  ,  dove  erano  rappre- 
dttto  Abano  ,   eranvi  alcune  pitture  a  fresco  sentate  diverse  Deit;^  ,    e    frivole  con  figure 
del  Cariani   le  quali  sono  state   coperte  con  mosse  con    grande    spirilo  ,    e    vivacità  ne' 
quel  bianco  fatale  che  rovina  tante  belle  co-  naturali  loro  atteggiamenti  ,    il  tutto    eccel- 
se ,    «  del    quale   ben  disse    il  graziosissimo  lentemente  disegnato,  e  dipinto  con  grande 
Gio:  Pietro  Zanetti  forza  ,  e  rilievo  .  Perciò  quel    cortile  per  se 
Aspetto  che  lo  diano  alle  Campane  assai  pregievole  ha  presso  agli  intendenti  de. 
Che  sono  creature  belle  ,    e    buone  ,  teriorato  anzicchè    acquistare    per  tale  cam- 
ion come  tante  scioperate,  e  vane;  biamento  .    Nella    sommità    della   Casa    che 
Ma  chiamano  a  ben  fars  le  persone  .  forma   angolo    di  fia^ico  al    Palazzo    nuovo 


39 

ANDREA    PREVITALI. 


I 


n  somma  venerazione  ,  e  stima  dee  da  ogni  amator  dell'  arti  nostre 
il  valore  del  Previtali  esser  tenuto  ,  come  quegli  che  al  pari  d'  ogni 
altro  sublimissimo  ingegno  de'  suoi  tempi  seppe  tanto  avvanzarsi  nella 
pittura  ,  che  non  solamente  ogn'  altro  agguagliò  :  ma  si  fece  anco  in 
rnoite  facoltadi  di  gran  lunga  superiore.  Fu  egli  de'  primi  ,  che  dalla 
per  anco  imperfetta  maniera  di  degradare  scostandosi  cominciò  con 
giusta  ,  e  ben  regolata  proporzione  a  diminuire  le  figure  a  misura  che 
-qutlle  più  o  meno  in  distanza  collocate  apparire  doveairo  ;  fii  de'  pri- 
mi parimente  ,  che  nuovi  modi  di  perfezione  cercando  introdusse  ui'.a 
morbidezza  ,  e  forza  di  colorire  che  parve  cosa  maravigliosa  in  quel 
tempo  ,  e  sopratutto  togliendo  il  mal  uso  invecchiato  de'  profili  ,  co' 
quali  si  caricavano  i  contorni  delle  figure  ,  e  dandole  in  vece  un  na- 
turale ,  e  facile  atteggiamento  potè  servire  di  lume  agli  altri  Maestri  , 
che  vennero  dappoi  . 

Non  si  ha  alcuna  certezza  del  tempo  della  sua  nascita  ,  e  molto 
s'  inganna  il  Padre  Calvi  nell'  asserire  ,  che  sia  nato  il  Previtali  nel 
principio  del  Secolo  XVI,  ,  mentre  avendo  io  veduta  una  £ua  perfet- 
tissima opera  ,  della  quale  a  suo  luogo  parleremo  ,  dipinta  ne'  primi 
anni  dello  stesso  secolo,  cioè  nel  1505'.,  viene  perciò  a  distruggersi 
interamente  i' opinione 'del  sopraddetto  Scrittore.  Sarà  dunque  cosa  dìù 
probabile  ,  che  verso  la  metà  del  XV.  Secolo  abbia  sortito  i  natali  ,  e 
che  da  giovinetto  in  Venezia  portatosi  abbia  nella  Scuola  di  Gian  Bel- 
lino cercato  di  fare  acquisto  dell'  arte  nobilissima  della  Pittura  ,  alla 
quale  con  grande  forza  era  dalla  natura  portato  .  Il  Cav.  Ridolfi  nel- 
le sue  vite  de'  Pittori  Veneti  ,  e  dello  Stato  lascia  del  Previtali  quest' 
onorata  memoria  ,  riportata  la  quale  ,  parlerò  delle  altre  sue  opere , 
delle  quali   va  gloriosamente  adorna  questa    sua   patria  . 

»  Dalla  scuola  di  Gio:  Bellino  usci  Andrea  Previtali  da  Bergamo, 
il  quale  imito  con  diligente  industria  il  maestro,  e  fece  su  quella  via 
molti  ritratti  creduti  del  medesimo  Bellino .  Per  la  Cattedrale  di  Ber- 
gamo dipinse  la  tavola  di  S.  Benedetto,  ed  altri  Sai-.ti  ,  ove  sono  viva- 
ci teste,    ed   è  tenuta  in  molto  concetto  da'  Bergamaschi,  e  nella  Chie- 

dclh  Città   per  andare    verso   Gam'oito  veg-       esse  pure  cancellate  con  quello  the  il    Mar- 
gonsi  del  Cariani  alcune  ligure  grandi  al  na-       ci.esc  Maftei  chiama  barbaro  Bianco  . 
liliale  ,    le    quali  chi  sa   che    non  vengano 


40 

sa  di  Sant'  Agostino  vedaci  quella  di  S.  Orsola  accompagnata  dal  nu- 
mero delle  sue  Vergini  con  arie  di  volti  delicati  ,  e  belli  andari  di 
panni  . 

In  Ceneda  ammirasi  innoltre  una  diligente  imajine  della  Vergine 
Annunziata  quale  ritrasse  in  ginocchioni  dinanzi  a  un  seggio  ,  e  l'An- 
gelo in  atto  divotissimo  con  apparato  di  nobile  stanza  ,  e  di  cesi  che 
occorrendo  a  Tiziano  il  passar  talvolta  a  Cadore  prendeva  diletto  di  ve- 
derla rapito  dalla  divozione  ,  che  rappresenta  .  11  Signor  Giovanni  Sa- 
lamene Senatore  altrove  detto  ha  di  questa  mano  un  quadro  ,  ov' en- 
tra parimenti  Nostra  Signora  ,  San  Giuseppe  ,  e  San  Girolanno  ado- 
ranti . 

In  fine  Andrea  si  fece  conoscere  degno  imitatore  del  Btllino  , 
onde,  non  meno  che  gli  altri  pittori,  ha  recato  fama  a  se  stesso, 
ed    onore    alla    patria    colle  sue    f<ttiche   «  . 

La    sopra   citata    tavola    di    S.    Benedetto    esistente    nella    Catte- 
drale  ora   è    posta    nel    primo    altare    a    destra   entrando    per    la    poita 
principale  ,    e    quella    di    S.   Orsola  ,    eh'  era    nella    Chiesa    di    S.    Ago- 
stino ,    fii    per   non  so  qual  cagione    venduta    per    il  vilissimo   prezzo  di 
una    doppia  ,    tuttoché    questa    fosse    la    più    preziosa    pittura    di  quella 
Chiesa  .  Cosi    alle    volte    vanno    a    terminare    per    ignoranza    di    alcuni 
le   opere   più    preziose   de'  rinomati    autori  .   Ma    la    buona  sorte  ha  vo- 
luto ,   che    dopo    essere    passata    in    diverse   mani   finalmente    da'  Signo- 
ri  Conti    di  Calepio    comperata    questi   1'  hanno  di   bel  nuovo  fatta  col- 
locare   in    detta    Chiesa    nella    loro  Cappella  ,   che    hanno    ultimamente, 
con    istucchi  ,   e    pitture    abbellita  .  Nella    Chiesa    di    S.    Andrea    è    di 
sua  mano  la  deposizione  di  Cristo  dalla  crocQ    con    quantità    di  figure 
ali'  intorno  .  Ammiriamo  una  delle  migliori  sue    opere    nella    Chiesa    di 
Santo  Spirito  de' Canonici  lateranensi  (i)  nella  terza  cappella  a  mano  de- 
stra ;    ove  nel  mezzo  vedesi  S.  Gio:    Battista    in  atto    di   predicare    so- 
pra di    un    elevato  piedestallo  ,    a  destra  San    Niccolò    di    Bari    vestito 
pontificalmente  e  San  Bartolomeo    Apostolo  col  libro  ,    e  coltello    nelle 
mani  ,  ed    a  sinistra  S.    Giuseppe    colla   verga    fiorita  ,  e    San   Giacomo 
Archidiacono    di    Bergamo,    e  martire,    con    bei    pezzi   d'architettura 
dalle  parti ,    ed    il  deserto  nel    mezzo  .    Leggesi    sotto  in    un    cartello  . 
Andreas  PnvvitaLs  finxit  lòlb.  Questa  eccellentissima    pittura  conser- 
va una  freschezza  di  colorilo    inarrivabile  ,   un    aggiustato   disegno    una 

A)  Ora  soppressi  .  Al  presente  è  nella       un  quadro  di   Saverlo   della    Rosa  Veronese 
prima  capeila  a  mano    sinisira    entrando  in       il  quale  rappresenta  S,  Girolamo  Miani  » 
Ciiiesa ,  essendosi    in  suo    luogo  sostituito 


41 
degradazione  maravigliosa  ,    né    si   crederebbe    mai  a  prima    vista  ,    die 
fosser    tanti    anni    trascorsi  ,    dacché  ella    fu    dipinta  ,•    tanto  è  lucida  , 
vaga  ,  e  ben  conservata  . 

Nella  stessa  Chiesa  nella  quinta  Cappella    della   parte   medesima  si 
vede   un   altra  insigne    sua    op^ra  divisa  in  dieci  ripartimenti   in    legno 
co'  suoi    adornamenti   assai   bene    int  igliati  ,   e    posti   in    oro    finissimo  , 
che  accrescono   molto  pregio,  e  beilczza  alle. pitture  :    il   tutto  è  diviso 
in   due    ordini  ;   nel    prim  j   o  sia   ordine    interiore    v'   ha   la  Vergine   \n 
mezzo  col  Bambino  ignudo  jopra   un   guanciiL*  ,   a   destra  Santa  Moni- 
ca ,  e  Santa  Lucia  ;  a  sinistra  Santa  Ciutarina  ,  e    Sint'  Orsola  con  tre 
Vergini   inginocchiate  :     Nel!'  ordine    superiore  ,    in    mezzo     il    Salvatore 
ritorto  in  atto  di  benedire   colla    destra  ,    e  tenente    colla    sinistra     un 
rosso  stendardo  ,   da   una   parte  San   Gior   Bauista  ,    e   San   Bartolomeo  , 
e   dall'altra   Sin   Pietro,   e  San  Giacomo   Apostoli,-   a   pie   della    \'erg;nc 
evvi  un  cartello,  ove  sta  scritto.  Andreas  Prcvu'.ìlus  pinxic  iÒ2b.  Tut- 
te queste  figure  sono  divise   da   tante  colonnette  d'  intaglio  ,    e  marita- 
no di   essere  con   ogni   attenzione   considerate   essendo   con   tale    dolcez- 
za ,  e    freschezza  de'  colori  dipinte  ,  che  migliori  non   potrebbonsi  spe- 
rare   da  qualsiasi   più     insigne   moderno  prorcssore.    Di  non  minor  pre- 
gio abbiamo  molte  altre  opere  del  Previt^li  ,   e  sono  :    Una  tavola   con 
San  Sigismondo  ,  ed   altri  due  {  0  Santi    laterali    nella  Chiesa   di  Santa 
Maria   del  Sepolcro  detta   Santa   iVIaria   di   Sotto  ;    tre   piccioli  quadri    \\\ 
partimenti  di    legno    dorato ,    ch^;    rappresentano    un  Ecce  homo  ,  San 
Lucio ,  e  San  Girolamo    posti    sopra  la    statua  di  Sant'    Antonio    nella 
Chiesa  di  S.  Bernardino  di  Borgo  S.   Antonio  (2);  e  in  ciò  prende  er- 
rore il  Padre   Calvi  nel  dire  che  questi  siano  di  mano  di  Lorenzo  Lot- 
to .  Nella  Chiesa  della    Santissima  Trinità   all'  altare  di   San  Rocco  sono 
laterali  alla  di  lui  statua  San  Sebastiano  a  destra  legato  ad   un  albero  , 
e  a  sinistra    un  Santo   tutto  vestito  di   ferro  qual'  è  San  Fabiano  ;    So- 
pra questi   r  Angelo  con   la  Santissima   Annunziata  ,   e  sotto   due   piscolt 
ovati  tutto  sul  legno  (5):  Nella  Chiesa  delle  Monache  di  S,  Benedetto   la 
tavola  con  Santo  Stefano  protomartire  nel   mezzo  ;   da.  una  parte  S.  Nic- 
colò di  Bari  con  mitra  e  piviale  ,  e    dall'   altra   un  Santo   ^''escovo  si- 
milmente vestito  :  nella  Chiesa  de'  Padri    Riformati    delle    Grazie    nella 

(':)  Questi  due  quadri  laterali  sono  stitl  trasportati,  e  venduti  mentre  tale  dilesa  era 
la  mano  de'  P.P.   Hitormati  :  ora  è  unita  all'  albergo  de'  poveri  . 

(1)  Ora  più  non  vi  sono  .  1  Reggenti  di  quella  Chiesa  li  hanno  venduti  ,  e  sono 
itati  trasportati  a  Milano  , 

(V  ^'■''  rimodernare  della  Chiesa  t^li  quadri  sono  stati  tolti  dal  loro  luogo,  e  col- 
locati  nella  Sagrestia  . 

6 


'W^ 


42 

Capnclla  di  casa  Casotti ,  evvi  un  picciol  quadretto  ov'  è  espresso 
uà  Redentore  con  bianca  veste  molto  conservato  ,  e  bello  con  questa 
iscrizione  da  una  parte  :  Noò.  Paulus  ,  &  Jo:  Fratres  de  Cassotds  trino 
vhruUnun  hxc  i3i^. 

Nella  sudetta  casa  Casotti  (i)  si  conserva  una  delle  piìi  pregiate 
opero  del  Previtali  dipinta  nell'anno  1532,  ove  è  figurata  la  Vergine 
col  Bambino  ,  San  Paolo  ,  e  Sant'  Agnese  ,  e  sotto  li  ritratti  di  Paolo 
Casotti  ,  e  di  Agnese  sua  moglie  ,  che  non  si  possono  vedere  più  vi- 
vi ,  e  naturali  :  un  altra  diligentissima  Vergine  col  Bambino  nella  gal- 
leria de'  Marchesi  Terzi  col  suo  nome,  e  l'anno  15  is.  un  picciolo 
quadretto  colla  Vergine  ,  ed  il  Bambino  posto  in  vaga  difficile  positu- 
ra nella  sala  ,  ove  radunasi  il  Conciglio  del  Pio  luogo  della  Miseri- 
cordia Maggiore  :  un  ritratto  di  tutta  forza  in  casa  Valletti  j  altro  bel- 
lissimo in  casa  Tomini ,  e  presso  il  Co:  Giacomo  Carrara  (2)  un  San 
Gio:  Battista  in  piedi  con  1'  agnello  in  braccio  ,  e  bel  paese  dipinto 
in  tavola  ,•  come  pure  in  picciolo  Nostra  Donna  seduta  sopra  le  nubi 
col  Bambino  ,  con  dalle  parti  San  Giacomo  Apostolo  ,  e  San  Niccolò 
da  Bari  pontificalir.entc  vestito  ,•  il  tutto  coirrechè  non  ridotto  al  solito 
suo  finimento,  con  grande  facilità,  e  risolata  maniera  espresso  sopra 
cuojo  dorato  ,  quale  credo  sia  stato  reciso  da  qualche  antico  pallio  di 
altare  .  Nella  scelta  galleria  del  Co.  Bettame  vedasi  quell'  opera  accen- 
nata in  principio  con  l'anno  i50<J. ,  e  con  queste  parole  :  Andreas 
Bcr^onìjnsis  discipulus  Jo:  Bellini  pinxit  .  Questa  rappresenta  un  tem- 
pio di  ben  regolata  architettura  ,  e  nel   mezzo  la  Beata  Vergine  sedu- 

{1)  Ora  tp.lc  opera  e  passata  nelle  mani  del  Si:^nor  Marchese  Solza  erede  dell'  estinra 
Casa  Casotti  , 

(i)  Nella  Gallerìa    del  Sijjnor  Co.  Già-  col  putto,  1'  altre  due  di  quasi  simile   gran- 
corno  Carrara  si  veggono  del  Preritali  ,    ol-  dezza  rappresentano  due  altri  Santi ,  e  tutte 
tre  il  suddetto  quadro  di    ?.  Gio:  Battista  ,  tre  sono  di  una  vaghezza  di  colore  sorpren- 
e  quello  della  B.  Vergine  dipinto  con  som-  dente  ,   ma  della  sua    prima    maniera    meno 
ina  franchezza  ,    alcuni  altri  ,    uno  de'  quali  pastosa  ,  e  che  molto  si  accosta  a   quella  di 
e  una  tavola  grande  in    tela    rr-pprcsentante  Gio:    BeHino  ,  del    quale    gusto   ha  pure  il 
la  venuta  dello  Spirito  Santo  opera  di  iìnis-  sudvietto  Cavaliere  altri  piccoli  quadretti  sul- 
5Ìmo  gusto  ,  e  di  una  pastosità  ,  e  caldo  di  la  tela  ,    e    suU'  asse  ,    non  ancora    collocati 
tinta  sorprendente,     il  tutto  espresso  entro  nella  Galleria  .  Del  Previtali  sono  pure  nella 
una  ben  inresa  maestosa  architettura  :  in  al-  Parochiale  di  Si;rinalta  tre  tavolette  di  egua- 
tro  di  simile  grandezza  dipinto  sopra   cuojo  le  grandezza  ,  cioè  tre  partimenti  stretti   ed 
dorato  ,    è  S,  Sebastiano    di  cosi    bella  tot-  alti  ,    in  uno    de'  quali  è  figurato    S.  Pietro 
ma,  pastosità,  ed  ottimo  colorito,  che  non-  Martire,    in  un    altro    S.  Agostino,    e   nel 
solamente  nulla  sente  della  maniera  del  Mae-  terzo    S-  Nicola  da  Tolentino    molto  belli  , 
stro  Gio:  Bellino  ,  ma  molto  si  accosta  allo  e  conservati;  e  dietro  l'aitar  maggiore  della 
stile    del  Tiziano  ,    e    del    'N'ecchio    Palma  ;  Parochiale  di  Lonno  appesa  in  alto  evvi  una 
di  tre  altre  opere  dipinte  in  tavola  una  al-  bella  Vergine  col  Bambine. 
quanto  più    grande    raj^prescnta    la  Vergine 


I 


ta  in  trono  col  Bambino  in  braccio  a  destra  San  Sebastiano  ,  ed  a  si- 
nistra,  S.  Tommaso  d'  Acquino,  che  tiene  in  una  mano  fiamme  di 
fuoco  ,  e  neir  altra  un  libro  ,  la  qual  opera  è  di  tutta  perfezione  ,  e 
se  non  vi  si  scorgesse  il  nome  di  Andrea  verrebbe  da  chiunque  tenu- 
ta di  mano   dello    stesso  Bellino  (i). 

Neil'  anno  1517.  dipinse  la  bellissima  tavola  rappresentante  la  Tri- 
nità Santissima  per  la  Chiesa  de'  Padri  Agostiniani  d'  Aimcniio  ,  ed  al- 
tra sua  pregiatissima  opera  vedesi  posta  aU'  aitar  maggiore  nella  Parro- 
chiale  di  Cusio  in  valle  Averaria . 

Fece  alcuiii  disegni  per  la  nuova  fattura  del  Coro  di  Sar.ta  Ma- 
ria Maggiore ,  del  quale  diffusamente  si  parlerà  a  suo  luogo  ,  e  nell' 
archivio  delia  \'en.  Misericordia  leo^esi  nel  libro  della  fabbrica  del  su- 
detto  Coro  cos'i  ; 

ibZ2,.  M.igij}^r  Andreas  de  Prcviuìibus  pÌL%r  dcòcc  k.iOL'rc  prò 
onini  cjus  mercede  j-iciendi  diversas  dcsignationcs  Cliori  novi  Ecd-.Jìx  ^ 
ac  pingendi  unum  quadrum  prò  fabbrica,  prxdicli  ,  ac  pluria  colloquia 
habenda  cutn  speclabilibas  Dominis   Deputati:,  hb.    1 8.   Imp. 

In  Verona  nella  galleria  del  Dottor  Cartoni  ,  che  fu  poi  venduti 
al  Duca  della  Mirandola  ,  come  nota  il  Comendatore  del  Pozzo  nelle 
sue  vice  de' Pittori  Veronesi^  vi  era  uno  sii  ustissimo  quadro  del  Pre- 
vitali  con    la   Beata  Vergine,  e  "1  bambino  Gesù  fra   le  sue   braccia  . 

Venuto  l'anno  152S.,  nel  quale  per  le  continue  guerre,  ed 
incursioni  de'  nemici  a  danno  della  patria  ,  per  la  rabbiosa  fame  ,  per 
cui  morivano  le  persone  perfino  nelle  publiche  strade  ,  e  per  la  ciu- 
del  pestilenza  restò  quasi  del  tutto  desolala  questa  misera  città,  ci  tolse 
pure  il  nostro  Andrea ,  mentre  colpito  dal  pestifero  morbo  il  di  sette 
Novembre  morì  nella  propria  abitazione.  Era  questa  sicuata  nella  vici- 
nanza di  Sant'  Andiea  detta  in  prato  Bcrtelio  ,  o  sotto-  Croio  ,  di  ra- 
gione de'  Marchesi  Rota  ,  dai  quali  insieme  con  un  brolo  ivi  annesso 
era  investito  il  Previtali  con  1'  alBtto  di  lire  28.  Imperiali  ,  e  quattro 
opere  di  pittura  all'  anno  ,  come  si  raccoglie  da  un  libro  manoscritta 
presso  il  Gentilissimo   Marchese  Ippolito    Rota  . 

Il  suddetto  brolo  fir  distrutto  ,  e  furono  rovinate  le  cise  dalla  ci- 
ma al  tondo  nel  15151.  per  la  nuova  fortificazione,  cosichè  ne  rimase- 
ro due  sole  reliquie,  1' una  fuori  delle  mura  sopra  il  convento- di  Ma- 
ter  Domini ,  1'  altra  entro  la  mura  ,  e  consiste  in  un  piccolo  orticello 
dietro  il  Casotto  dell'  artiglieria  sotto  1'  orto  de'  Conti  Vertova  possedu- 

(i)    Questa   pittura   ora    è    pajsata    nelle   inani    del  Sig»  D.    Bernardino    Conti    in 
Borgo  S.  Antonio  . 


44  ^ 
to  tute'  ora  da  casa  Rota  .  Usò  (juest'  artefice  di  pingere  sul  legno  , 
vcggendosi  quasi  tutte  le  sue  opere  ,  e  particolarmente  le  picciole  in 
tal  guisa  travagliate  con  vago,  e  fresco  colorito,  e  con  estrema  dili- 
genza ridotte  a  perfezione  .  Si  può  però  con  tutta  verità  asserire,  che 
fra  quelli,  che  uscirono  dalla  scuola  di  Gio:  Bellino,  trattone  Tiziano, 
si  di-bba  annoverare  il  Previtali  per  lo  migliore  ;  anzi  parmi  di  poter 
dire  ,  che  nella  grazia  ,  e  delicatezza  del  colorito  ,  e  de'  contorni  ab- 
bia lo  stesso  suo  Maestro  superato . 


GIO-    GIACOMO    GAVASIO. 

j_  >:c'   tempi  medesimi,  ne'  quali   fioriva  in  questa  città   la  nobilissima 
arte    della  pittura   illustrata  da  sublimi   pennelli    di   Lorenzo  Lotto,  An- 
drea Previtali  ,  Gio:  Cariano  ,    e    di   altri   Maestri  di  primo  grido  ,  vi 
erano  altri  artefici  ,  i  quali   le  onorate  orme    di    uomini  cotanto  egregi 
seguendo  poterono  a    gradi    di    pregio    non    ordinario    pervenire  .    Ma 
quantunque    le    opere   di    alcuni    siano   in   parte  consummate   dal   lungo 
tempo  ,    e  in   parte  sconosciute  ,  e  di  alcuni  altri   una  o  due  solamen- 
te se  ne    possa     indicare  ,•    non  per  questo    deesi   tralasciare  almeno  di 
conservare    de'    piii   meritevoli  la    dovuta  memoria  .    Mi  si    presenta   in 
primo  luogo    fra  questi    che    operarono    nel  principio    del    <  5O0.  Gio: 
Giacomo  Gavasio    di  Poscante  terra  della  valle    Brembana  inferiore  ,  il 
quale  per  corretto  disegno  ,  per  morbido  colorito  ,  e    per  somma  dili- 
genza può  stare  a  fronte  degli  eccellenti   professori   di  quel  tempo.  Due 
sole  pitture   io  posso  far  note,    una  delle  quali  dipinta  sul  legno,  e  in 
qualche   parte   allumata  di    oro  ,    come    allora    si  accostumava  ,     vedesi 
nella  Sagristia  di  S. 'Alessandro    in   colonna    colla  Vergine    sedente    col 
Bambino    in   braccio  ,   sopra   alcuni   graziosi   Angeletti  ,   a   da   una   parte 
uno  schiratto  sopra  un   piedestallo  ,   ove   sta   scritto  Jo:  Jacobì   Gavatii 
de   Poscantu  opus  iòi2.  La  maniera  colla  quale  è  dipinta  questa  tavola 
molto  s'  accosta  a  quella  di    Gio;  Bellino ,    ed  è    somigliante    in    gran 
parte    alle     opere     del     Previtali .    L'  altra    sua  pittura  pure  sul   legno 
ritrovasi   in  Brescfa   presso  il  Signor  Carlo  Apiani,  e  rappresenta  la  Ver- 
gine  col  bambino  ,   un   vecchio  ,   ed   una   donna   con    li    capelli    sparsi  , 
una  scimia  ,  da  una  parte  ,  ed  alcune  figurine   in  lontananza  con    ve- 
duta di  bel  paese  ,    e  sotto  leggcsi  ;  Jacobiis  Gavatius  de  Bergamo   P. 
Queste  dunque  bastar  debbono  per   farlo  conoscere  per  un  valente  pit- 


^5 

tore  ,    né  uopo  sarebbe  ,     tutto   che    io    ne  avessi  notizia  ,    di  IndicaT 

altre  sue  opere  per  accrescergli    pregio ,  perchè  troppo  mi    pare  ,    che 
da    queste    ne  tragga   (i). 


AGOSTINO    GAVASIO. 


U. 


na  sola  opera  parimenti  ci  dà  cognizione  di  un  altro  pittore  del- 
la medesima  famiglia  ,  il  quale  probabilmente  per  la  uniformità  del  di- 
pingere sarà  stato  scolare  ,  e  tbrs'  anco  figliuolo  del  sudetto  Gio,-  Gia- 
como .  Questa  vedesi  nella  Chiesa  Parrochiale  di  San  Giacomo  di  Piaz. 
zatore  villa  della  Valle  Brcmbana  collocata  all'  Aitar  maggiore  ,  e  divisa 
in  più  partimenti  dorati  secondo  T  uso  di  quei  tempi  ,  e  sotto  quello 
in  cui  sta  espresso  il  Santo  titolare  si  legge  ;  Augujlinus  de  Gava-rÀs 
civ,  Berg.  pinxit  anno  lòzy. 

AGOSTINO    FACriERIS. 

/Agostino  f.glfbolo  di  Filippo  Facheris  fiori  circa  questi  tempi  mede- 
simi ,  ed  una  sola  sua  opera,  che  abbiamo  esposta  alia  publica  vista  ci 
presta  ora  sicura  notizia  dtl  tempo  in  cui  visse  ,  e  della  maniera  da 
lui  usata  per  la  costumanza  lodevole  che  avevano  allora  li  artefici  di 
scrivere  a  chiare  note  il  proprio  nome  sotto  le  loro  dipinture  .  Questa 
vedesi  nella  Chiesa  della  Santissima  Trinità   nel  Borgo  S,  Antonio  posta 


(  1  )  Neli'  opere  di  questo  Pittore 
appare  in  parte  la  maniera  de'  Pittori  del 
Secolo  XIV.  ,  quale  in  appresso  egli  miglio- 
rò in  guisa  che  fece  opere  di  molto  merito 
sì  per  la  correzione  del  disegno  ,  come  per 
una  certa  naturale  ,  e  graziosa  semplici-à 
d'  espressione  ,  la  quale  ta  molto  eftttto  al 
cuore  de'  riguardanti ,  tuttocclic  non  siavi 
la  pastosità  de'  migliori  tempi  ,  né  elegan- 
za ,  e  sceltezza  di  torme  ,  come  si  può  ve- 
dere in  due  sue  opere  a  fresco  nella  Chiesa 
del  Carmine  ne'  due  altari  di  fronte  ,  e  la- 
terali al  maggiore  .  In  quello  dalla  parte 
dell'  Epistola,  ha  rappresentata  S.  Apollonia 
cui  da  un  manigoldo  vengono  strappati  li 
denti  ;  e  ncU'  altare  opposto  di  S.  Alberto 
figurò  questo  Santo  dell'  ordine  Carm«lita- 
Bo  ,    de!  quale  è  detta  Chiesa  . 

Oltre  queste  ,  e  1»  citate  di  sopra  ci  ha 


del  Gavasio  sella  Cappella  sinistra  della 
Chiesa  de'  PP.  Riformati  del  Romacolo  una 
Tavola  divisa  in  varj  partimenti  con  diver- 
si santi  rapptescntsti  con  grande  naturylez- 
za  ,  e  torz«  in  guisa  oi  fare  impressione  e 
muovere  gli  affctri  anche  iif  chi  non  Ita 
veruna  cognizione  dell'  aite  ,  e  ciò  in  fci- 
za  della  verità  inimitata  ,  e  dipinta  pii> 
colla  ragione  che  coli' aiuto  deli' arre.  Da 
qualche  altro  altare  della  stessa  Chiesa  so- 
no stati  levati  ,  e  venduti  diversi  pezzi  di- 
visi in  partimenti  in  tavola  dello  stesso 
Autore  ,  e  del  medesimo  gusto  ,  li  quali 
al  presente  si  trovano  presso  il  Sig.  Co. 
Giacomo  Carrara  .  In  alcuni  de'  più  pic- 
coli in  divcifi  pezzetti  per  traverso ,  sono 
espressi  a  mezza  vita  li  dodici  Apostoli 
col  Salvatore  ,  parte  de'  quali  è  collocata 
nella    Galleria   del    sudetto    Cavaliere  .    Tre 


4^ 

sopra  la  porta  di  mezzo,  e  rappresenta  S,  Agostino  seduto  nei  mezzo 

di  una  Cattedra  con  penna  in  mano  in  atto  di  scrivere  ,  e  sopra  di 
lui  due  graziosi  Angcletii  ,  che  sostengono  un  panno  :  Sotto  si  legge 
Auouscinus  Fachcris  pinxic  i52%.  Le  figure  di  questo  quadro,  quanto 
al  disegno,  sono  corrette  ,  e  in  proporzione  ,  quanto  poi  all'  altre  par- 
ti non  hanno  tutta  quella  perfetta  forma  ,  che  ne'  valentuomini  di  quel 
tempo  si  vede  .  Per  quello  spetta  poi  alla  maniera  di  istoriare  ,  e  pan- 
Jieggiare  ,  ella  è  piuttosto  stucchevole,  e  ricercata,  che  facile,  e  natu- 
rale ,  cosichè  più  alle  dipinture  del  quattrocento  ,  che  del  cinquecento 
s*  accosta  (i) . 

AGOSTINO    CAVERSEGNO. 


'perava  in  questi  tempi  con  molta  laude  Agostino  Figliuolo  di  Fi- 
lippo Caversegno  ;  ma  per  le  poche  notizie  avute  non  mi  si  concede 
favellar  di  lui  come  converrebbe  .  Era  in  una  picciola  Chiesa  campe- 
stre in  vicinanza  di  Bolgare  uu  picciolo  quadro  dipinto  sul  legno  rap- 
presentante San  Pietro  seduto  nel  mezzo  ,  e  dalle  parti  i  Santi  Marti- 
no ,  e  Quirico  ,  della  quale  pittura  non  si  faceva  alcun  conto ,  e  si 
lasciava  andar  in  perdizione  :  quando  a  caso  scoperto  ,  e  considerato 
da  intendente  persona  fu  per  coiisigiio  di  lei  fatto  ripulire,  e  ora  è  posta 
nella  saaristia  delia  Cliiesa  Parrochiale  di  detta  Terra  ,  e  vedesi  in  un 
angolo  cosi  scritto.  Augujhnus  de  Caversegno  Ciris  Berg.  p.  zijz.  (2)» 
Per  r  antichissima  Chiesa  di  San  Vigilio  dipinse  la  tavola  posta  all'  Ai- 
tar maggiore  ,  nella  quale  espresse  lo  stesso  Santo  sedente  ,  e  vestito 
in  abiti  pontificali  ,  alla  destra  di  lui  San  Lupo  ,  e  Santa  Massenzia 
alla  sinistra  ,  veggonsi  sopra  due  Angeletti  ,  che  sostengono  un  drappo, 
e  dietro  un  vago  paese  col  suo  nome,  e  l'anno  1552.  Mi  giova  cre- 
t 

poi  de"  più  grandi  sono  in  sua  Cau  ,  e  di  Lorenz9  Lotto  dalla  parte  della  Sa^re- 
rapprescntano  due  Santi  in  piedi  ,  a  due  stia  ,  nella  quale  è  in  alto  sopra  le  nubi 
terzi  del  naturale  per  ciascuno  ,  cioè  in  la  Vergine  coi  Bambino,  e  a  basso  da  uri 
««o  S.  Bernardino  da  Siena,  con  S.  Ago-  lato  un  Santo  Vescovo  in  piviale,  e  dall' 
stino  in  atto  di  leggere  ;  in  un  altro  S.  altra  un  Santo  Apostolo  forse  S.  Rarto- 
Francesco  ,  e  S.  Nicolò  di  Bari  ,  e  nel  lomeo .  Il  nome  d'  Agostino  ,  figlio  di  Fi- 
terzo  S.  Antonio  Abate  con  altro  Santo  lippo  ,  di  Caversegno  comune  coli'  altro- 
in    piviale.  pittore    di    cui    parlasi   immediatamente  qui 

(ij  Altra   più  grande   tavola   di  <]uesto  sotto  ,   e   1'  essere    del    tempo  istcsso   ii  du- 

Autore    pertettamcHte    dello   stesso   gusto  si  bitare    assai    che   Agostino  Facheris  ,  e  Ago- 

trova    in    S.   Bartolomeo    de'  PP.    di   S.  Do-  stino    de   Caversegno   siano  la    persona   niiSV 

manico   situata    nel    Coro   a'   lati   di   quella  desima  , 

fi)  Qucìto  quadro  e  ora  presso  il  Nob.  Signor  Marco  Brcssani . 


47 

dere  che  Agostino  fosse  uomo  di  molta  pietà  pe*  molti  legati  pii  or- 
dinati nel  suo  testamento  ,  nel  quale  lasciò  erede  universale  di  molti 
suoi  beni  Andrea  suo  figliuolo  in  età  di  soli  tre  anni.  Lasciò  25.  lire 
Imperiali  alla  scuola  del  Santissimo  eretta  nella  Chiesa  di  Sant'  Andrea 
sua  Parrocchia  ,  ed  altre  lire  25.  per  la  fabbrica  della  sudetta  Chiesa. 
Lasciò  lire  80.  Imperiali  alle  Orfanelle  ,  lire  ice.  alle  Convertite,  ed 
altrettante  al  Convento  di  Sant'  Agostino  ,  nella  qual  Chiesa  presso 
r  altare  di  San  Niccolò  volle  essere  sepolto.  Tutto  ciò  si  raccoglie  nell' 
Archivio  di  questa  città  dal  suo  testamento  tatto  nell'anno  1559.  ne' 
rogiti  di  Martino  Benaglio  . 

GIACOMO    DETTO    IACOPINO    DE'   SCIPIONI 

D' AYERARA • 

JL^opo  di  essere  stato  per  lunghissimo  tratto  di  tempo  abolito ,  e 
spento  il  nome  di  Giacomo  de'  Scipioni  ,  a  me  ora  finalmente  è  toc- 
cata la  sorte  di  far  rivivere  la  sua  memoria  ,  e  di  far  note  con  indu- 
bitati fondamenti  alcune  sue  opere  le  quali  ojuautunque  fossero  esposte 
alla  publica  vista  ,  non  sapeansi  a  qual  artefice  poterle  attribuire  .  E 
primieramente  in  un  manoscritto  intitolato .  Memorie  istoriche  delle  due 
Cattedrali  compilate  verso  la  metà  dello  scaduto  secolo  da  Paolo  Bo- 
netti Dottore  ,  e  Protonotario  Apostolico  così  si  legge  »  ;  All'  altare  di 
Santa  Esteria ,  dopo  la  partenza  di  questi  empj  Luterani  ,  fii  posta 
un  altra  Ancona  ,  che  ora  si  vede  posta  nella  Cattedrale  di  San  Vin- 
cenzo suir  altare  ,  nel  quale  posano  li  corpi  di  Sant'  Alessandro  ,  e 
degli  altri  Santi  della  Cattedrale  distrutta  di  Sant'Alessandro,  qui  tra- 
slati l'anno  1561.;  sotto  questa  ancona  è  posta  a  lettere  d'oro  que- 
sta   memoria  . 

Quibuscurnque  notutn  sìt  ,  quod  Jacobus  de  Scipionibus  de  Avc- 
raria  piclor  jecit  hanc  Ancorìarji  de  anno  lòzc).  nomine  Jacobi  qu.  D. 
Christoph,  de  Capttaneis  de  Minio  ,  qiu  eam  fieri  fede  in  e  xe  emione  ni 
Legati  Jacli  per  Hieroninium  q.  D.  Jacobi  de  Mimo  proiit  consta  e  In~- 
strumento  tradito  per  D.  Georgiuni    de  Medolaco  Not.  prout  in  eo . 

Questa  rappresenta  la  Beata  Vergine  col  Bainbino  fra  le  braccia 
seduta  nel  mezzo  ,  e  dalla  parte  li  Santi  nostri  concittadini  Giovanni 
Vescovo,  Projettizio  ,  e  Giacomo  Canonici,  ed  Esteria  Vergine  con  al- 
cuni graziosi  angeletti ,  ed  è  ben  conservata  ,  e  condotta  con  forte  co- 


4S 

lorito  ,  e  buona  disposizione  ,  per  quel  tempo  .  Parlando  di  questa  pit- 
tura r  Arciprete  Giambattista  Mojolo  ne'  suoi  dialoghi  ,  sopra  la  fabbri- 
ca  del  Duomo  così   dice  : 

»  C  è  pure  una  dispendiosa  spesa,  quando  fecero. ajl' altare  de'  San- 
ti quella  celebre  Ancona,  quella  fdrrata ,  e  quella  statua  postavi  sopra? 
Sete  malinformato  perchè  quest'  ultima  statua  è  ben  fatta  in  questo 
tempo  ,  ma  quella  Ancona ,  e  ferrata  erano  de'  migliori  ornamenti  , 
che  fossero  nella  basilica   di  Santo  Alessandro  Maggiore  «  . 

E  più  sotto  nello  stesso  dialogo  . 
»  Aggiungete  per  sesta  ragione  ,  che  ninno  di  quelli  Canonici  ve- 
nuto da  Santo  Alessandro  fece  in  vita  ,  o  in  morte  ornamento  alcuno 
a  queste  reliquie  ,  lasciando  quella  polve  (  s'altro  non  c'è  )  posta  fra  i 
mattoni  ,  e  la  cappella  ,  con  quella  ferrata  ,  ed  Ancona  portata  a  splen- 
dor di  questa  Chiesa  ,  tal  quaj  si  vede  ;  né  si  presero  briga  ,  o  tfpcsa 
di  farla  pingere  almeno,  che  poco  fa  si  trovava  rustica,  e  carica  d'a- 
ragni  ,  qual  finalmente  si  pinse  dai  patroni  di  essa  ,  cosi  pregati  dal 
Vescovo  Regazzoni  « . 

Dal  veder  io  dunque  fjtta  onorevole  menzione  di  questa  pittura 
posso  asserire  che  molto  più  li  maggiori  nostri  facessero  stima  UcIIq  co- 
se antiche  di  quello  facciasi  a  di  nostri  ;  mentre  questa  tavola  amriiira- 
hile  per  1'  antichità  ,  e  per  essere  ora  i'  unica  cosa  trasportata  dal!'  an- 
tico Duomo  è  stata  levata  dall'  altare  per  dar  luogo  ad  una  moderna, 
ed  è  stata   posta  sopra  la  porta  della  seconda  Sagristia  . 

Da  una  autentica  carta  poi  esistente  nel  publieo  archivio  di  que- 
sta Città  si  rileva  aver  egli  nel  principio  del  1500.  dipinta  3  ftesco 
tutta  la  Cappella  di  Casa  Casotti  nella  Chiesa  di  Santa  Maria  delle 
Grazie  ,  e  da  queste  pitture  non  solamente  ,  ma  dal  prezzo  rilevante 
delle  medesime  si  può  dedurre  esser  egli  stato  in  que'  tempi  un  pitto- 
re di  raoJta  estimazione  ,  e  di  più  ancora  non  sussistere  la  credenza  di 
alcuni  ,  che  allora  a  vilissimo  prezzo  dipignessero  gii  artefici ,  mentre 
certamente  a'  dì  nostri  con  minore  dispendio  si  potrebbe  avere 
da  pennello  tron.  ordinario  una  tale  pittura.  Leggesi  nella  citata  carta-; 
lòoy-  12,  Augusti  .  In  aciis  Jacobi  de  Vcterbcllis  . 

M.  Jacobus  j.  q.  M.  An:onii  de  Scipionibus  Picìor  ad  postuline- 
ncm  D,  Fruncisci  de  Ca:^ulonibus  procuratorio  nomine  D.  Joannini  f. 
a.  D.  AnioneUi  C.isoui  de  Mu'iplcnis  C.  B.  ac  D,  Pau/i  ejus  fiatris 
habuisse  ,  6'  rccepìjfc  illos  ducatos  nonaginta  sex  auri ,  in  quibus  alias 
prefati  D.  Frstrcs  de  Cafouis  exdtcrunc  condcmnati  per  provìdos  vìros 
M.  Jacobuni  q,  Georgiì  de  Scanardis ,  M.  Antoniurn    de  Bofellis  f.  q,. 


49 
M.  Pitri  ,  &  Dominkum  f.  q.  M.  Banholomei  de  Petengls  de  Alba- 
na picìores  ipfarum  partium  arbiiratores  ipso  M.  Jacobo.  prò  omnibus 
piclnns  fa&is  in  Capella  per  dicios  D.  Fratres  ^  &  eonim  imperisi s 
con  brucia  in  Ecclejìa  Sancire  MdrLv  GrMiarum  extra  nmros  Bergami 
&c.  Ideo  M.  Jùcobus  liberavi:  ,  6"  liberar  oxafiune  capclLe  Sanclijfunt.^ 
Trinitatis    &c. 

Sono  queste  pitture  ben  conservate  ,  e  rappresentano  la  vita  ,  e 
alcuni  miracolosi  fatti  di  San  Francesco  divisi  in  molti  partimenti  ,  che 
ricuoprono  dall'  aito  al  basso  tutti  li  muri  all'  intorno  della  cappella  ,  e 
sotto  di  ognuno  leggcsi  in  caratteri  gotici  la  spiegaziotìe  della  storia 
rappresentata  . 

Altra  autentica  scrittuia  rinvenuta  nello  stesso  Archivio,  ne'  rogiti 
di  Gio:  Antonio  de'  Maft'ei,  mi  da  notizia  di  altre  pitture  fatte  dallo 
Scipioni  ,  la  quale  non  voglio  omettere  di  qui  registrare  acciochè  più 
chiaro  ,  e  più  proprio  sia  il   racconto  d'  ogni   minuta    circostanza  ,    ed 


e  la  seguente 


Die  tenia  Februarii  millejìino  qaingentejlmo  celavo  indiclione  un- 
decima ,  in  domo  ,  [cu  fcola  disciplinorum  Fcclefuv  Sanclje  Trinitatis 
Jia  in  vicinia  Sancii  Antonii  de  foris . 

Ibi  Mamster  Jacobinus  de  Scipionis  piclor  ^  6'  habitator  Bergami 
parte  una  ,  Ù  Joannes  diclus  Manoianinus  Mcnister  ScoIjs  disciplino- 
rum  &c.  pervenerant  ,  6'  pcrveniunt  ad  infraf cripta  pacia  ,•  conventio- 
ncs  ,  &  accordiurn  ^  &  ad  omnia  infrafcnpta  ,  videlicet^  quod  ipfe  M. 
Jacobinus  pinget  super  parietc  Ecckfije  SancÌJe  Trinitatis  Inter  picìuras 
■infrafcnpta'i  videlicet  :  FaJ/ìonern  Domini  nojìri  Jesu  Chnfli  sicut  ,  6' 
quemadmodum  ejl  pafsio.  Chnjli  picìa  in  Ecclcfia  D.  Sancii  Marije 
Graiiarum  Bergami,  videlicet  de.  tot  capitulis  ^  &  ex  fìmilibus  coloribus, 
&  auro  ut  e/i  in  fiprascripta  papione  ,  &  exccpto  a^urro  oltramaririo , 
fcd  tcneaiur  operare  ubi  necefse  fuen:  ex  ay^urro  ongaro  bona  ut  in  ipfa 
Ecch/ia  Sanàce  Marix  Gratiarum  &c.  Convemt  vero  diclus  Mangiani- 
r?us  &  promittit  per  stipulationcm  obligando  fé  fua  &  diclis  hominibus  , 
ó"-  bona  diax  scalee  &  focictatis  prjejintia  &  futura,  de  dando  &  fai- 
vendo  ,  &  quod  dabit  &  solve t  ipsi  M.  Jacobino  prò  ipfa  piclura,  de 
qua  fupra, ,  ducatos  .quatuordecim  cum  dimidii»  auri  boni  ,  6'  justi  pon- 
deris  ,  finito  suprascripto  opere .  Cceteris  omifsis  . 

Questa  opera  di  Iacopino  non  è  più  in  essere  ,  e  sarà  stata  nel 
rimodernare  la  Chiesa  gettata  per  terra  ,•  quella  poi ,  che  nella  sopra- 
detta scrittura  vien  citata  nella  Chiesa  delle  Grazie  la  quale  forse  sarà 
di  sua  mano  ,    lo  che  però    con    certezza  non  parmi  di    poter    asseri-- 

7 


so 
re  (i)  vedesi  sul  muro  in  faccia  alla  porta    principale    per   entrar    nel 

presbiterio  ,  cotiservatissima  ,  e  b-jn  colorita  ,  neiU  quale  sta  al  vivo 
espressa  la  passione  di  Nostro  Signore  copiosissima  ,  e  di  ben  intese 
figure  grandi  alquanto  meno  del  naturale  ,  ed  è  certamente  ,  per  essere 
in  quei  tempi  stata  dipinta,  degna  di  molta,  e  particolare  attenzione. 
Ebbe  Giacomo  due  fratelli  ,  Bartolomeo  Dottore  di  legge  ,  e  di  medi- 
cina ,  e  Battista  Pittore,  che  vivea  nel  fine  del  1400.  Di  costui  nis- 
suna  opera  è  a  nostra  cognizione  pervenuta  .  Ebbe  pure  un  figliuolo 
per  nome  Giuseppe  ,  al  quale  insegnò  1'  arte ,  e  vedesi  col  tìtolo  di 
pittore  nominato  in  una  carta  rogata  da  Bartolomeo  Facheris  nel  1558. 
nella  quale  affitta  una  bottega  in  vicinanza  di  Sant'  Agata,  ove  ancor 
esso  aveva  la  propria   abitazione . 

ANTONIO    BOSELLI. 

Jj  ra  gli  antichi  pittori  della  città  nostra  ,  che  meritano  particolar  ri- 
cordanza in  queste  carte,  uno  certamente  è  Antonio  Bosrlli  figliuolo  di 
Pietro  della  terra  di  San  Gio;  Bianco  nella  Valle  Brembana  .  Fioriva 
questi  nel  principio  del  i  5C0.  con  molta  riputazione,  e  stima  ,  ve- 
dendosi circa  tali  tempi  eletto  arbitro  a  dar  giudizio  delle  pitture  fatte 
da  Iacopino  de'Scipioni  nella  Chiesa  delle  Grazie  de'  Padri  Zoccolanti , 
come  di  sopra  si  è  veduto,  e  poscia  con  Lorenzo  Lotto,  Andrea  Pre- 
vitali ,  Giacomo  Scipioni  suddetto,  e  con  altri  eccellenti  forestieri  arte- 
fici anche  il  Boselli  chiamato  a  consultare  sopra  il  modello  della  famo- 
sa ancona  di  rame  ,  che  dovea  farsi  per  la  Chiesa  di  Santa  Maria 
Maggiore  circa   l'anno    1521.  come    distintamente  si  vedrà  a  suo  luogo. 

Pochissime  opere  di  lui  qui  possiamo  additare  ;  queste  poche  però 
sono  bastevoli  per  farcelo  conoscere  per  un  lodevole  artefice  ;  Una  si 
ammira  nella  Chiesa  di  S.  Pietro  in  colle  Aperto  ,  che  rappresenta 
S.  Lorenzo  in  piedi  nel  mezzo,  e  dalle  parti  San  Giambattista,  e  San 
Barnaba  figure  quasi  al  naturale  con  sotto  il  suo  nome  ,  e  1'  anao 
1517.  Questa  pittura  sul  legno  era  nella  Chiesa  detta  di  San  Loren- 
zino,  che  fu  distrutta  per  la  nuova  fortificazione  della  città  seguita 
nel   I  5(5  I. 

Un  altra  sua  opera  vedesi  nella  Chiesa  di  San  Cristoforo  di  Se- 
rìJte  lateralmente  posta  all'  altare  di  San  Pietro  ,  ov«  in  un  quadro 
diviso  in  tre  partimenti  di  legno  è  figurato  il  detto  Santo  nel    mezzo 

(i)  Ora  i  cancellata  , 


5' 

vestito  pontificalmente,  da  una  parte  San  Luca,  e  dall'altra  San  Pao- 
lo ,  il  qual  Santo  è  quasi  tutto  consumato  ,  scrostandosi  molto  la  pit- 
tura ,  sotto   della  quale  si   legge  questo  verso 

Hoc  opus  Anronium  saio  pinxisse  Bosellum  die  1^.  Februarìi  ibocf. 
Nella  Chiesa  poi  d'j'  Padri  Agostiniani  d'  Almenno  die  a  conosce- 
re ,  che  non  solamente  nella  pittura,  ma  nella  scoltura  ancora  dar  sag- 
gio poteva  di  sua  virtù  .  Fece  pertanto  alcune  eccellenti  pitture  miglio- 
ri assai  delle  accennace  poste  al  prinio  altare  a  mano  sinistra  entrando 
per  la  porta  principale  ,  ov'  è  diligentemente  colorita  sul  legno  la  \'er- 
gine  in  aito,  ed  alcuni  Santi  dalle  parti  divisi  in  partimsnti  dorati, 
con  si  vìvo  e  forte  colorito  ,  e  con  tale  finimento  ,  che  meraviglia  ar- 
recano ben  grande  ,  a  chi  le  mira  .•  Nel  mezzo  di  queste  pitture  ve- 
dcsi  in  una  nicchia  la  figura  di  San  Rocco  scolpita  in  legno  di  tutto 
rilievo  ,  e  colorita  al  naturale  nel  di  cui  piedestallo  si  legge  :  Opus 
Anconii  de  Bosellis  lòlò.  Volle  in  tale  incontro  notare  il  proprio  no- 
me sotto  della  statua  piuttosto,  che  sotto  delia  pittura,  come  in  ognu- 
iva  fii  suo  costume  di  fare,  ad  imitazione  quasi  di  Andrea  Orcagna 
antico  pittore  ,  e  s- ultore  Fiorentino  ,  che  ne*  marmi  da  lui  scolpiti 
scriveva  :  Andreas  Ptctjr  ficicbac  ,  e  nelle  pitture  Andreas  Sculpcor 
fadebjt  . 

Circa  r  anno  1514..  fece  una  tavola  per  la  Chiesa  di  Santa  Ma- 
ria Maggiore  ,  né  potendo  questa  descrivere  per  non  essere  più  alla 
luce,  né  a  nostra  cognizione,  porrò  in  cambio  il  contratto  ,  che  per 
tale  opera  fu  fatto  con  li  Presidenti  della  Veneranda  Misericordia  ,  nel 
di  cui  archivio  neli'  armario    141.  si  legge  . 

.,  9.  Fcbrujrii   ibi 4. 

R,  D.  To,7Ìnus  de  Bongis  Canonicus ,  &  Consonii  ,  6"  fabrìcce 
Eccle/ìje  D.  S,  Mur'tje  Patronus  ;  Nobi/es  Domini  Dondacius  Coleonus , 
Bcmdinus  de  Baniaùs  Pre/ìdentes  dicìi  consona  ,  6"  Jabricje  retulcrunt 
mihi  nourio  se  una  cum  Domino  Firmo  de  Ro:a  P  re  fidente  ^  6'  ad  hoc 
fpecialner  deputati  a  Consilio  ad  limitandum^  6-  liquidandam  mercedem 
Mag.  Antonii  de  Boscllis  picìoris  anchonce  fuijje  in  accordio  cum  di- 
alo M.  Antonio  in  dinariis  quinquaginta  auri  prò  orani  cjus  mercede  in 
pingendo  diclam  anchonam  ,  Ù  aurum  ponendi  super  eam  ,  6*  ita  im- 
posuerunt  mihi  Notai  io  ,  ut  jaciam.  relationem  de  diciis  denariis  quin- 
quaginta   auri   prò  ornai   cjus  mercede  proedici.e   anchonoe   &c. 

La  maniera  di  costui  si  avvicina  più  a  quella  de'  pittori  ,  che 
vissero  avanti  che  dopo  il  1500.,  sì  per  la  diligente  maniera  di  colo- 
rire ,  come  per  aver  dato  poca  mossa  alle  figure  ,    le  quali  soleva  fare 


S2 

molto  ritte  ,  e  composte  .  Abitava  il  Boselli  in  vicinanza  dì  S.  Matteo, 
e  si  sa  che  nell'  anno  1527.  era  ancor  mò  nel  numero  de'  viventi  , 
vedendosi  nella  cancellarla  della  città  il  nome  di  lui  regisfato  nel  li- 
bro deli'  estimo  delle  medaglie  sotto  il  suddetto  anno  . 

GIO:    B.VTTLSTzV    AVERARA  • 

Jl  ri'Tia  di  pormi  a  favellare  di  Giambattista  Averara  ,  debbo  far  noto 
uno  sbaglio,  che  nasce  fra  '1  cognome  di  questi,  e  fra  la  patria  di 
alcuni  altri  pittori  ,  e  particolarmente  di  Cristoforo,  e  Pietro  JJaschenis 
i  quali  spesse  fiate  il  cognome  lasciando  si  sottoscrivono  nelle  loro  ope- 
re so'mplicemente  col  nome  della  Patria  t/t'  Avcrarìa  ,  lasciano  perciò 
molta  dubbiezza  nel  voler  accertare  ,  e  distinguere  le  opere  dell'  uno 
da  quelle  degli  altri ,  poiché  non  sapciido  forse  essere  questi  pittori 
r  uno  dall'  altro  diversi  le  confondono  sotto  di  un  medesimo  nome  ,• 
e  benché  agli  occhi  degl'  intendenti  appariscano  diverse  le  maniere,  e 
in  diversi  tempi  operate  ,  chiaramente  veggendosi  le  opere  di  Giam- 
battista Averara  di  molto  migliori  di  quelle  de' Baschenis ,  e  degli  altri 
pittori  di  Averara  ,•  ad  ogni  modo  però  nella  mente  di  molti  pon  po- 
ca confusione  rimane  .  Io  pertanto  per  procedere  col  miglior  ordine 
riferirò  prima  ciò  che  dice  il  Cav.  Ilidolh  ,  al  quale  certamente  siamo 
molto  tenuti ,  che  abbia  nelle  opere  sue  data  perpetua  fama  a  molti  de' 
nostri  artefi;i  ,  de'  quali  per  la  nota  trascuratezza  de'  nostri  scrittori  il 
nome  ,  e  le  gloriose  azioni  sarebbero  affatto  spente  ;  restandomi  poi 
solamente  d'  illustrare  con  maggior  chiarezza  ,  ciocché  di  volo  accenna 
il  Ridolfi  ,  e  di  ago;iugncre  poscia  ciò  che  di  più  ho  potuto  rinvenire 
circa  le  opere  ed  i  fatti  di  Giambattista  :    ecco    le    parole  del  Ridolfi  : 

»  Sopra  la  piazza  vecchia  di  Bergamo  costui  colorì  que'  putti  , 
che  tengono  le  armi  dei  Rettori  ;  nelle  case  de'  Signori  Pighetti  fece 
nella  sala  la  tragedia  d'  Orbecche  ,  nel  soffitto  la  morte  del  Re  Sul- 
mone  suo  Padre  ,  de'  figliuoli  ,  e  di  lei  medesima  ,  (^com^  riferisce  il 
Giraldi  J  e  sotto  la  loggia  della  stessa  casa  la  figura  della  \'ergine  , 
di  S.  Giuseppe  ,    e  di  San  Bartolomeo  . 

Sono  anco  stimate  due  istorie  a  fresco  in  San  Francesco  nella 
cappella  della  Città  ',  dove  è  il  corpo  d'  un  morto  posto  in  un  arti- 
ficioso scorcio.  Questi  dipinse  ancora  nella  Chiesa  della  Badia  d'  Asti- 
no   lungi  un  miglio  dalla  Città  ,  ed   in  altre  sale  di    Bergamo  «  . 

Le  pitturf  sulla  facciata  del  Publico  Palazzo  del  Podestà  ,  di  mol- 


53 

t3  considerazione,  e  laude  son  meritevoli  non  solo  per  que' teneri,  e 
carnosi  pattini  ,  che  tengono  le  arme  di  alcuni  Rettori  ,  che  erano  a 
que'  teiiìpi  al  governo  di  questa  città  ,  ma  per  gli  altri  ornamenti  an- 
cora di  bellissimi  termini,  piedestalli,  architravi,  festoni  ,  cartelle  di  gran 
gusto  ,  e  forza  colorite  ,  e  rilevate  .  In  alto  sopra  il  grande  poggiuolo 
colori  lì  Vergine  col  Bambino ,  San  Vincenzo  ,  e  Sant'  Alessandro  pro- 
tettori  di   Bergamo  . 

Le  opere  poi  accennate  nelle  case  de'  Signori  Pighetti ,  poscia  de 
Conti  Brembati  ,  ed  ora  acquistate  dal  Conte  Pietro  Giupponi  a  San 
Lorenzo,  veggonsi  nella  sala  distinte  in  quattro  quadri,  che  cuoprono 
tutta  la  volta  ornata  di  vaghe  architetture  ,  e  rappresentano  quattro 
camere  .  Nella  prima  si  scorge  il  Re  Sulmone  in  atto  di  tagliar  la  testa 
al  genero  Oronte  con  due  Sicari,  ed  un  servo  con  torchio  acceso  in 
mano  .  Nella  seconda  esso  Sulmone  in  atto  di  scannare  un  de  suoi 
abiatici  ,  vedendosi  l'  altro  a  terra  col  c;po  separato  dal  busto  :  Nella 
terza  si  vede  Orbecche  ,  che  s'  accosta  al  Padre  con  ferro  in  mano  per 
ammazzarlo  ,  e  sopra  un  tavolino  ,  le  tre  teste  recise  ,  cioè  del  marito 
Oronte,  e  di  due  figliuoli.  Nella  quarta  la  stessa  Orbecche ,  che  rimi- 
ra le  sudette  tre  teste  ,  e  cacciandosi  un  ferro  nel  petto  si  uccide  . 
Intorno  poi  a'  descritti  quadri  vi  è  una  molto  beila  pittura  alla  chinese 
con  diverse  ottave  morali  frammischiate,  ed  a'  suoi  luoglii  piccole  figu- 
rette  ottimamente  disegnate  ,  e  colorite  .  Le  figure  poi  della  Vergine  , 
Saa  Giuseppe  ,  e  San  Bartolomeo,  eh'  erano  sotto  la  loggia,  ora  più 
non  si   veggono  ,  e  saranno   forse  dal  bianco  state  coperte  . 

Circa  Tanno  1533.  ha  dipinto  nella  chiesa  di  S.  Francesco  tutta 
la  Cappella  della  città  dedicata  a  San  Bernardino  ,  nella  quale  ne'  due 
g-an  quadri  laterali  sono  raporesentati  a  fresco  alcuni  miracoli  del  San- 
10  con  r  accennato  corpo  di  un  morto  posto  in  uno  scorcio  diraciiis- 
simo  .  Sopra  in  due  lunette  sono  altri  due  miracoli  copiosi  di  quanti- 
tà di  ben  intese  figure  ,  e  il  tutto  poi  ornato  con  vaghe  ,  ben  rego- 
late architetture  ,  con  dei  p?esi  ,  ed  altri  abbellimenti  ali'  intorno  . 
Tutta  la  volta  della  Cappella  è  pure  dipinta  con  alcune  virtù  ,  o  sieno 
sibille  con  cartelli  in  mano  ,  e  benché  sia  in  molte  parti  guasta  e  con- 
sumata la  pittura,  se  ne  veggono  però  alcune  ben  conservate  ,  e  degne 
di   pnrticolar    attenzione  . 

Le  pitture  ,  che  erano  nella  (Chiesa  de'  Monaci  Vallombrossni 
d'Astino,  hanno  incontrata  la  sorte  intel:cc  di  tante  altre  pregiatissime 
antiche  pitture  della  patria  nostra  d'  esser  state  per  nuovi  risarcimen- 
ti ,  e  per  moderne  fabbriche   mandate  per   terra  ,    S\  vede    solamente  a 


54 
capo  della  scala  del  MoTfettero  sul    muro    del    corritojo  un'   Immagine 

della    Vergine  con  due  Santi  Benedettini  degna  opera   per  quanto   ere- 
desi    del  nostro  Averara  . 

Gio:  Battista  (i),  e  Cristoforo  Fratelli  d' Averara  fecero  di  com- 
pagnia un  quadro  a  teinpera,  che  trovasi  nel  refettorio  de' Padri  d'A- 
stino ,  in  cui  è  espresso  Cristo  in  croce  con  altre  figure  ;  e  vi  lascia- 
rono   scritto  il  loro  nome,  e   millesimo, 

Credtsi  pure  di  sua  mano  la  pittura  a  fresco  nella  sala  di  mia 
casa,  che  forma  il  fregio  all'  intorno,  e  rappresenta  l'ingresso  di  Car- 
lo Quinto  Imperatore  nella  città  di  Genova  ,  e  sebbene  da  alcune  an- 
tiche tradizioni  sia  tale  pittura  riputata  di  Lorenzo  Lotto  ,  pure  poten- 
do esser  anco  dell' Averara,  per  le  circostanze  de' tempi,  ne  lasciaremo 
memoria  in  questo  1-uogo  ,  come  opera  di  molto  pregio  ,  e  ben  conser-. 
vata  .-  Precedono  nel  principio  della  marcia  molti  trombettieri  a  cavallo 
seguiti  da  lunga  schiera  di  cavalleria  ,  che  in  vaga  ordinanza  fa  mostra 
di  leggiadri  cavalli ,  e  di  varie  bizzarre  armature.  Seguono  dopo  alcu- 
ni cariaggi  con  cannoni  ,  ed  altri  pezzi  d'  artiglieria  scortata  da  grossa 
truppa  di  guastatori  co'  loro  attrezzi  alla  mano  .  Indi  vedesi  un  gran 
corpo  di  Fanteria  Spagnuola  con  tamburri  battenti,  e  bandiere  spie- 
gate ,  e  fra  questi  sedente  sopra  seggia  portatile  Li  famoso  Generale 
Anton  de  Leva  ,  segue  poscia  altra  grande  quantità  di  soldati  a  caval- 
lo con  le  Imperiali  insegne  ,  e  dietro  a  questi  moltissimi  principali  per- 
sonaggi dell'  Esercito  S'opra  superbi  destrieri  con  grandi  pennacchi  ,  e 
rilucenti  annature  .  Li  due  Cardinali  legati  con  la  loro  corte  precedo- 
no immediatamente  all'  Imperadoic  ,  il  quale  sopra  bianco  destriero  at- 
torniato dalle  imperiali  guardie  ,  e  da  giovinetti  paggi  sotto  superbo 
baldachino  con  grande  maestà  è  figurato  .  Seguono  altri  cospicui  per- 
sonaggi della  corte  ,  e  dietro  gran  parte  dell'  esercito  con  tanta  quan- 
tità di  figure  tra  di  loro  confuse  ,  che  non  è  possibile  il  poterle  tutte 
dis;ernerc  .  Vedesi  poi  d.i   una  parte   il   mare  con  lo  sbarco  dell'  eser- 

(i)  Questa  pittura  non  può  essere  as-  D\t  oci.ivo  Apr'dls  .  L'  autore  id«ò  for- 
folutamente  del  Gio:  Battista  di  cui  è  scric-  se  di  nominare  i  due  pittori  al  fine  della 
ta  la  vita.  Come  si  vedrà  in  fine  di  essa,  vita  di  Gio;  Battista  come  persone  dello 
mori  egli  nel  1^48.  e  la  pittura  è  del  1569.  stesso  paese  .  La  cartina  in  cui  si  dava 
Ecco  il  cartello  quale  si  trova  nel  quadro  notizia  di  essi  fu  incautamente  inserita  in- 
tjtato  ,  nel  quale  ,  oltre  Cristo  in  Croce  ,  questo  luogo  con  troppa  inavvertenza  .  Pre- 
vi sono  i  quattro.  V.angtliìti  co'  segni  ana-  se  sbaglio  però  ancora  l'autore  nel  chiamar 
loghi  .  fratelli    Gio;    Battista    e    Cristoforo  ;    poiché 

Joannes  Baptijla  àe  Averaria  &  Chrisio-  dal  cartello  appare  che  erano  di  paese  divcr- 

farus  de    Bergamo    pingu^Bi    Anno    Do:mni  so  ;  e  se  fossero   stati  fratelli    non    avrcbbc- 

M.D.LXIX^  IO  notato  un  diverso  luogo  di  loro  ori^glne. 


cito ,  co;i  ?.ltre  cose  degne  di  molta  considerazione  .  Le  figure  sono 
piccole,  e  però  moltissime,  e  quasi  innumerabili,  e  come  a  una  tanta 
solennità  ben  si  conviene  .  Hanno  elleno  grazia ,  ed  aggiustatezza  non 
poca  ,  ed  in  somma  eli'  è  questa  un  opera  di  grandissima  fatica,  e  di 
singoiar  meraviglia  per  la  gran  diversità  delle  figure  ,  de'  cavalli  ,  de- 
gli abigliamenti  ,  delle  attitudini ,  e  di  tutto  ciò  ,  che  compone  una  si 
copiosa  rappresentazione.  Credonsi  pure  della  stessa  mano  quelle  due 
gigantesche  figure  vestite  ,  come  si  suol  dire  ,  alla  Svizzera  con  ala- 
barde alla  mano  ,  che  in  faccia  alla  porta  stanno  ,  come  di  gi^ardia 
nel  cortile  ,  come  anco  le  altre  pitture ,  che  sotto  il  colonnato  a  guisa 
di  edere  serpeggianti   adornano  la  volta ,  ed  i  muri  de'  porticali  . 

Era  il  nostro  Giambattista  per  queste  ,  ed  altre  opere  venuto  in 
grandissimo  credito  ,  e  riputazione  ,  come  attesta  il  Muzio  nel  suo  Tea- 
tro di  Bergamo  ,  quando  la  morte  invidiosa  di  tanto  bene  a  mezzo  il 
cammino  della  sua  lodevole  vita  ,  e  sul  più  bello  dell'operare  ,  intem- 
pestivamente ce  lo  tolse  ,  mentre  assalito  da  cane  rabbioso  dovette  in 
pochi  giorni  sgraziatamente  perire  il  di    \C.  Novembre  dell' anno  1548. 

Fu  pittore  universale,  a  fresco  però  solamente,  non  essendomi  riusci- 
to di  vedere  alcuna  sua  opera  sopra  tele  .  Ebbe  franchezza  grande  nei 
disegno  per  il  che  alcuna  volta  ricercava  atteggiamenti  di  figure  di  dif- 
ficile espressione.  Usò  per  lo  più  colori  assai  vaghi,  introducendovi 
spesse  volte  pezzi  ,  o  figure  a  semplice  chiaroscuro  di  terre  gialle  ,  o 
d'  altri  colori  .  Fu  in  somma  mirabile  in  tutto  ,  ma  particolarmente 
nelle  architetture  ,  ne'  paesi,  e  nel  purtini  ,  che  fece  cosi  tondi,  e  pa- 
stosi ,  che  paiono  di  ver^  carne.  Registrato  per  fine  ciò  che  di  lui 
canta  il  citato  Muzio  : 

Karus    re  prceter    Baptijìa   Averaria  Jlylo 

Pingendi   primis   jeqidparandus  erar , 
Si  fingis   rerras  ,  coelum  ,  aer  ,    6'  mare ,  vera 

Cxlum  ,    aer  ,   ter  ras  ,   6'   mare   quisquc  pu:at  . 
Aulica  mirandis   piclura   ornata  fìgiirìs  , 

Templaque  icfiantur  quantus    in   arte  foret  . 
Invida   mors    tanto  p^  triam  ptivavit  honore 

Vdafset  rix  tutti  prima  juventa  genas  . 


FRANCESCO    RIZO 


O. 


'Itre  li  due  celebri    nostri    artefici    Bartolomeo  Fono ,  e    Guglielmo 
Architetto  altri  ne  fiorirono  in  questi  tempi   in  Venezia,   di' quali   rife- 
rirò   quelle    poche    notizie  ,    ch2    nel    mio    lungo    sogi^iorno    in    quella 
città  ho   potuto    rintracciare.  Parlerò   in   primo  luogo  Ji  Francesco  Rizo 
da  Santa  Croce    terra    della    Valle    Brembana   inferiore  ,    il   quale  porra- 
tosi  da  Giovinetto  in  Venezia  ha  nella   Scuola  di   Vittore  Carpaccio  ap- 
presa   la  pittura,    come  credesi  ,  scorgendosi    nelle   sue  opere  molto  be- 
ne   imitata  la  maniera  di   tale    maestro  .   Siccome  egli   poi  era    solito    di 
porre    il    suo    nome   in    diversi    modi    sotto    le    sue    pitture  ,    ora    cioè 
Francesco    Rizo    da   Santa    Croce ,    ora    solamente  Francesco    da    Santa 
Croce  ,    cosi    il    virtuoso   Signor    Antonio    Zanetto  autore  del  libro  della 
pittura    Veneziana     ha    creduto,    che    sieno    due    diversi    artefici  ,    ed 
ha    separatamente   lasciata   di    loro    memoria ,    come    di   due  Veneti  pro- 
fessori ..  Di    Francesco   Rizo  cosi  scrive  a  C.    45. 

»  Parlerò  io  di  questo  pittore  ,  poiché  non  v'  è  memoria  di 
e.s50  fra  nostri  Scrittori  .  Dipinse  una  tavola  in  San  Cristoforo  di  Mu- 
rano con  San  Niccolo,  da  Tolentino,  Sant'  Antonio  Abate,  e  Santa 
Caitarina  in  un  paese  con  questa  iscrizione  Fr::ncifcus  Rir^us  i^'^> 
Lo    stile    di    questa    tavola    è    alquanto    languido,    e   secco. 

Con    maniera    migliore  ,    benché    sei    anni     prima  ,  ei    fatta    avea 
un    altra    tavola  ,    che    sta   nel   convento    de^  Domenicani    alle    Zattere. 
Contiene    Cristo    risuscitato ,    che  apparisce    alle   Sante    donne  .  In  que- 
sta, si    legge  .    Franciscus  R'r^us  pinx'u   lòi^- 
A  carte    poi  6y.   si    legge  : 

»  Francesco  da  Santa  Croco  onorato  luogo  dee  tenere  fra  primi 
di  questa  classe  ;  poiché  fii  egli  buon  pittore  ,  quanto  gli  altri  lo  fu- 
rono ,  e.  il  suo  fiorire  non  giunse  alla  migliore  età  di  Giorgione  . 
Kbbe  un  carattere  nobilmente  grazioso  ,  e  nel  comporre  non  fii  così 
ristretto  ,  e  semplice  coaie  i  suoi  vecchi  maestri  .  Poche  per  altro 
furono  le  richezze  eh'  egli  aggiunse  alla  pittura  con  le  opere  sue  ,  e 
non  seppe  sopra  tutto  cogliere  alcuni  di  quei  primi'  frutti  di  morbi- 
dezza  ,  che  cominciavano  allora  a  maturare  nell'  arte;  come  che  non 
mancasse  al  suo  colorito  vaghezza  ,  e  buon  gusto  .  Un  opera  sua 
assai  lodata  sta  nella  Chiesa  degli  Angeli  a  Murano  ,  E'  la  tavola, 
dell'altare  vicino  alla  porta  laterale  con    la.  Madonna  ,    San   Gerem.ia  ,  : 


57 
e  San  Girolamo ,  e  un  grazioso  Angeletto  ,  che  suona ,  opera  graziosa- 
mente dipinta  con  bellezza  di  colorito,  con  intelligenza,  e  sapore  ,  nel- 
lo stile  delle  prime  migliori  maniere ,  e  con  qualche  lampo  delle  secon- 
de .  Questa  tavola  ha  il  nome  del  Pittore  scritto  cosi  :  Franàscus  de 
Sj::J?u   ^   D.  I.  B.   iboy.  « 

Per  due  Chiese  di  questo  territorio  dipinse  in  Venezia  due  pre-s 
giabili  tavole  ;  una  delle  quali  è  collocata  nella  Parochiale  di  Scrina 
dipinta  sul  legno,  in  cui  vedesi  effigiato  S.  Pietro  di  maniera  piuttosto 
secca  ,  ma  di  molta  forza  :  sotto  del:3  quale  sta  scritto  .  Fruncefco  Ri- 
;j[o  da  Santa  Croxe  depcnse  quesi   opera  in   Venerata  ibiS. 

L'  altra  è  posta  nella  Parocchiale  di  Endine  ari'  altare  sinistro  pres- 
so al  maggiore  in  cui  pure  sul  legno  è  rappresentata  la  \'crgine  sedu- 
ta col  bambino  fra  le  braccia  ,  e  dalle  parti  li  Santi  Rocco,  Giambat- 
tista ,  ed  Appollonia  ,  e  sotto  della  V'ergine  da  una  parte  ieggesi  : 
iriZC).  hoc  opus  jecic  fieri  Hxredes  Domini  Philipp i  Alexi  de  Radi- 
ne, e  dall'  altra.  Franciscus  Ri-us  pinxir  Bergomensis  akìtator  Veneciis. 

Quest'  opera  è  dipinta  con  bel  disegno,  con  bella  freschezza  di 
colorì ,  e  priva  di  quella  durezza  de'  contorni  usata  da  molti  artefici  di 
que'  tempi  ,  vedendosi  particolarmente  il  Ba^iibino  molto  delicato ,  e 
ben  colorito  ;  e  certa  nobile  punta  ,  e  divozione  nel  volto  della  Ver- 
gine ,   che  non  può  da  niuno  esser  veduta  senza  molto  piacere. 


GIROLAMO    DA    SANTA    CROCE- 


n 


J_^cl  citato  libro  della  pittura  Veneziana  dopo  aver  parlato  l'eru- 
dito Autore  di  Francesco  da  Santa  Croce  cosi  prosiegue  : 

»  Di  questo  istesso  casato  fiori  un  altro  degno  pittore,  che  chia- 
mossi  Girolamo  ,  ma  poiché  più  di  Francesco  si  accostò  egli  alle  nuo- 
ve maniere  sarà   di  esso  in  fine    di  questo  libro  fatta  menzione  "  . 

Non  avendo  io  però  alcun  altra  cognizione  di  questo  artefice  mi 
riporterò  interamente  a  quanto  ritcriscc  il  sudetto  autore  a  carte   S3. 

L'  ultimo  luogo  in  questa  schiera  dee  tenere  Girolamo  da  Santa 
Croce  ,  come  quello  che  più  degli  altri  tutti  si  accostò  alla  maniera  di 
Giorgione,  e  a  quella  dello  stesso  Tiziano  ,  e  fiori  circa  il  15JO.  e  più 
oltre  . 

Nelle  prime  opere  sue  vedesi  ancora  il  gusto  delle  antiche  manie- 
re, ma  nelle  ultime  si  conosce  ad  evidenza,  che  maravigliosi  progressi 
ci  seppe  fare   nelle  maniere  di  miglior  senso,  cosichè ,  se  in  esse  opere 

S 


58 

non  avesse  egli  scritto  a  chiare  note  il  suo  nome  ,  e  gli  anni  in  cui 
le  dipinse  5  sarebbe  cosa  molto  difficile  a  credersi  ,  che  fossero  le  une, 
e  le  altre  della  mano  d'  un  medesimo  autore .  Una  delle  sue  prime 
pitture  sta  in  San  Silvestro  al  primo  altare  alla  sinistra  con  S.  Tom- 
maso Vescovo  sedente  in  un  bel  seggio,  e  in  piedi  San  Giambattista, 
e  San  Francesco  ,  sonovi  due  angeletti  che  suonano  secondo  li  nobi- 
li ,  e  graziose  maniere  de'  primi  tempi,  e  ogni  cosa  è  dipinta  con  mol- 
ta naturalezza  e  buon  senso  .  Ha  questa  tavola  il  nome  del  Pittore  : 
Hicronimus  de  Sanciu  Cruce  p,  e  l'anno  MDXX. 

In  San  Geminiano  all'  altare  dtl  Sacramento  v'  è  la  cena  del  Si- 
gnore fatta  cred'  io  da  Girolamo  in  que'  primi  tempi  ,  e  sopra  evvi 
la  risurrezione  parimenti  della  stessa  mano  .  Varia  opere  di  questo  pit- 
tore si  vedeano  in  San  Francesco  della  Vigna  :  ma  oggi  non  resta  che 
una  bellissima  figura  del  Salvatore  sopra  il  pulpito  alla  dritta  ,  e  sotto 
un  quadretto  col  martirio  di  San  Lorenzo  rappresentato  da  molte  pic- 
ciole  figure  ,  tolte  in  parte  dalla  famosa  carta  del  San  Lorenzo  appun- 
to intagliato  da  Marc'  Antonio  Raimondi  Bolognese  ,  e  disegnata  da 
Baccio  Bandinelli   Fiorentino  . 

Nella  Chiesa  della  Santissima  Trinità  dipinse  Girolamo  la  figura 
di  S.  Gerardo  Sagredo  nell'  altare  alla  sinistra  della  Cappella  Maggio- 
re ,  e  si  può  chiamar  questa   una  delle  più  belle  opere  sue  . 

Nella  stessa  Chiesa  altri  due  quadri  vi  sono  di  questa  mano  ,  si- 
tuati uno  per  parte  della  porta  maggiore .  V  è  nel  primo  la  Madon- 
na con  S.  Giambattista  ,  e  San  Niccolò  ,  nel  secondo  la  visita  de'  Pa- 
stori alla  Nascita  del  Signore .  Un  altro  picciolo  quadro  si  crede  opera 
sua  ,  ed  è  al  secondo  altare  alla  sinistra  con  un  istoria  della  vita  di 
Sane'  Atanagio  . 

In  S.  Martino  nel  poggio  dell'  organo  vi  è  la  cena  del  Signore 
fatta  da  esso  Santa  Croce  veramente  nello  stile  ,  che  fioria  ne'  migliori 
tempi  della  pittura ,  e  per  questa  sola  opera  piuttosto  come  discepolo 
di  Giorgione  ,  e  Tiziano  semplicemente  ,  che  come  pittore  nato  nelle 
vecchie  scuole  doverebbe  conoscersi  .  In  essa  opera  così  appunto  sta 
scritto  :  Hieronimo   de  San^a  Croce  MDXXXXFIUI. 

Nella  Chiesa  de'  Serviti  nella  Cappella  de'  Lucchesi  vi  sono  di 
quest'  autore  medesimo  i  quattro  Evangeli-sti  ,  e  i  Dottori  della  Chiesa 
.dai  lati  dell'  altare  ;  figure  molto  belle  ,  e  ben  dipinte  . 

Ora  quest'  altare  sì  fa  di  nuovo ,  e  non  so  ,  se  quelle  opere  tor- 
neranno a  vedersi   (i)  . 

(i)  Nella    raccolta    di    quadri    di  Cri-      glio   1'    anno  1769.  si   legge:  „  Di    Girola. 
stoforo   Orsetti  stampata  in  Venezia  in  fo-      ma  Santa  Croce  una  Sacra  Famiglia  in  pie- 


59 


GIOVANNI    GAI.IZI. 


N. 


^  iun  altra  notizia  si  ha  di  questo  pittore  se  non  che  ancor  egli  vì- 
vea  nella  città  di  Venezia  circa  l'anno  1545.,  ove  dipinse  tre  quadri 
di  buona  maniera  ,  e  forte  colorito ,  in  uno  de'  quali  rappresentò  la 
Vergine  col  Bambino  in  braccio  ,  nell'  altro  S,  Fermo  ,  e  nel  terzo 
S.  Rustico  protettori  ,  e  concittadini  nostri  ;  le  quali  pitture  sono  ora 
nella  Chiesa  Parocchiale  di  Breno  (i)  1  ed  unite  insieme  formano  un 
quadro  solo,  sotto  del  quale  leggonsi  queste  parole  :  M.DXXXKIII. 
Jo.  de  Galr^ss  Bcrgomenjfìs  pinxic  hoc  opus    Vencùis  . 


FRA    DAMIANO    DOMENICANO- 

dovendo  io  ora  parlare  di  un  singolarissimo  Uomo  che  tanto  a  se, 
ed  alla  patria  ha  recato  d'  onore  e  di  gloria  con  1'  opere  sue  pregia- 
tissime 3  crederà  for^e  chi  legge  che  io  gliene  debba  qui  mettere  sotto 
gii  occhi  distintissime  le  notizie  :  ma  siccome  sono  io  restato  deluso  nel 
ricercarle  per  quanta  sollecitudine,  e  diligenza  abbia  usata,  cos'i  egli 
resterà  di  queste  deh-iudato  ,  colpa  tutta  e  negligenza  dc'mnggiori  no- 
stri ,  che  hanno  per  somma  noitra  disavventura  trascurato  di  traman- 
darci le  notizie  di  molti  di  quelli  illustri  Uomini ,  che  in  tanta  copia , 
ne'   passati  secoli ,    in   questa  nostra   patria   fiorirono  . 

Fra  Damiano  converso  dell'  ordine   di  San     Domenico  è  stato  un 
uomo  si  eccellente   nell'  arte  della  tarsia,  che  Fra   Leandro  Alberti  nel- 


colo    quadro    segnato    al    nuin.     571.    " 

Una  bti'a  e  conservata  opera  ia  tavola 
del  detto  Girolamo  comperata  ia  Venezia  , 
og«i  esiste  nella  Galleria  del  Sig-  Co-  Gia- 
co.no  Carrara  .  Rappresenta  essa  Cristo  de- 
j'osto  dalla  Croce  con  le  Marie  ,  e  molte 
altre  figure  ,  tra  le  qaali  vcrisimilmenre  lia 
yoluro  r.iporcscntare  ap.co  se  stesso  tenente 
colla  sinistra  mano  un  vaso  di  aromi  per 
imbalsamare  il  Corpo  di  Cristo  ,  sul  coper- 
chio del  qual  vaso  sta  segnata  una  Croce  , 
la  quale  dal  medelTmo  pittore  con  1'  indice 
della  destra  mano  viene  indicata  a'  riguar- 
danti ,  perchè  sappiano  esser  quella  opera 
tua .  Le  tìgtue  di  deiu    tavoletta  sono   di 


corretto  disegno  ,  e  molto  bene  atteggiate 
e  in  pictosf.  e  divot:  espressioni  assai  bene 
addattatc  al  m:»tero.  li  tutto  è  dipinto  con 
molta  rotza  ,  e  finitezza  su!  far  di  Giorgi  o- 
ne  da  C;-reI  Franca  p:ù  che  di  qualunque 
altro  Mà-'Stro  . 

(i)  A'i'  :;ecasioa^  cht  venne  rifabbri- 
cata la  chiesa  ;i  Breno  furono  le  tre  tavo- 
le disgiunte  ,  e  .'endute  separatamente  . 
Quella  di  mezzo  che  è  la  più  grande  ,  rap- 
presentante la  B.  V.  -  /  Bambino  ,  si  trova, 
appresso  il  Co:  Can.;  i.j  Vincenzo  Pesen- 
ti  ;  e  le  aitie  due  esiSLono  in  Casa  de  Con- 
ti Aspetti  nel  loro  Oratorio  di  Campagna 
ili  Boccalione  • 


do 
la  sua  descrizione  d'  Italia  fa  egli  quell'  onorata  ricordanza  di  lui  che 
appresso  alli  scriuori  nostri  non  ritrovasi .  Cosi  egli  scrive  :  »  Fiate 
Damiano  converso  dell'  ordine  de'  Predicatori  è  stato  uomo  di  tanto 
ingegno  ,  quanto  si  sia  trovato  insino  ad  ora  al  Mondo  in  commette- 
re legni  insieme  con  tanto  artifizio ,  che  pajono  pitture  fatte  col  pen- 
nello «  . 

La  sua  nascita  voglio  credere  che  sia  seguita  nel  principio  del 
1500.,  mentre  in  un  manoscritto  esistente  nell'archivio  de' Padri  Pre- 
dicatori di  Bologna  rilevasi  che  nell' an.  1528.  fu  accettato  figliuolo  di 
quel  convento  ,  nel  qual  tempo  era  di  già  eccellente  in  tale  professio- 
ne ,  leggendosi  queste  parole:  Fracer  Da/nia/ms  de  Bergamo  homo  pe- 
riiijsimus  ,  fìngulanfsimus ,  &  unicus  in  /'  arte  della  tarsia  cor.verjus 
receptatus  futt  in  fUiuin  conventus . 

Ne   libri   poi  de'  Consigli  è  registrata  la  commissione  data  dai  Pa- 
dri di  quel  convento  a    fra   Damiano  di    lavorare    il  coro  ,    alla    quale 
grandiosa  opera  con   tutta  sollecitudine  e  con  tutto  1'  impegno  s'accinse. 
Veggonsi  figurate   tutte   le   istorie  dt.1  vecchio  ,  e  del  nuovo   testamento 
nelle  quali  si  scorgono  mirabili  architetture,  paesi,  battaglie,  animali  , 
e  quant'   altro  mai  può  idearsi   umano  ingegno  ,    e  tutto  eseguito   con 
tale  varietà  ed  esattezza  di  disegno ,  che    reca  stupore  ,  e  meraviglia  a 
chiunque.  Racconta  il  citato  Alberti,  che  essendo  nel    155!.   il  Ponte- 
fice Clemente  Settimo,    e  Carlo  Quinto  Imperatore   in  quella  città  per- 
venuti ne!  tempo  che  Fra  Damiato  travagliava  in  tale  mirabile  lavoro, 
non   si  sdegnarono  amendue   di  voler  minutamente  considerare   tale  ma- 
nifattura ,  ed  esaltarla  con  infiniti  encomj  ;  il  simile  fecero   i  Cardinali, 
i  Principi ,  e  Signori  ,  che  colà  portati    si   erano  in  grandissima  quan- 
tità per  r  incoronazione  dell'  Imperadore  ,  del  quale  vi  è  anco  in  Bo- 
logna certa  tradizione ,    che    non  ben  persuaso  che  quelli  fossero  legni 
uniti  insieme  ,    e  non    fosse  piuttosto   pittura  ,  come  tutta  1'  apparenza 
dava  a  credere,  cacciato   uno    stocco  in   una  di   quelle  sedie    volle    col 
rompere  alcuni  di  que'  pezzetti  di   legno  far  pruova  della  verità,  e  per 
segno  di  tal  cosa  hanno  sempre  voluto  lasciare  quel  luogo  cosi  infran- 
to sino  a  che  in  questi  ultimi  tempi  essendo  stato  con  somma  diligenza 
ripulito  tutto  il  coro  da  un   Religioso    de'ló  stesso  ordine  eccellente  in 
tal  arte  ,  è  stato  anco  accomodata  in  parte  quella  fattura  lasciandovi  pe- 
rò qualche  segno  per  memoria  d'  un    tale   fatto  ,    che    serve    di  marca 
onorevole  alla    sublime  virtù  di   Fra  Damiano  .  Per    dimostrare    quanto 
venga  riputata  ,   e  celebrata  quest'  opera ,  riporterò    in  questo  luogo  le 
parole  di  diversi  autori   che  di   questa    hanno   favellato.  Il  citato    Al- 


6\ 
berti  dice;  »  Fra  1' altre  opere,  che  ha  fatto,  è  riputato  singolare  il 
presbiterio  con  la  spalerà  della  cappella  ,  ove  giace  onorevolissima- 
mente il  sagro  corpo  del  Patriarca  San  Domenico  nella  città  di  Bo- 
logna ;  e  più  sotto  soggiunge .  »  Avendo  già  finito  il  coro  certamen- 
te  cosa    unica    al    Mondo  «  . 

Antonio  Mazini  nella  Bologna  perlustrata  cosi  scrive  :  »  v'  han- 
no una  libreria  copiosa  di  molti  Libri  ,  ed  un  coro  tutto  intarsiato 
con  figure  del  Vecchio,  e  novo  Testamento,  opera  mirabile  di  Fra 
Damiano  da  Bergamo  converso    di   detta  religione   del    1528.    « 

Nel  libro  intitolato  :  Pitture  di  Bologna  dell'  Ascoso  Accademico 
gelato  ,  si  legge  nella  descrizione  della  Chiesa  di  San  Domenico  :  »  Le  sto- 
rie del  vecchio  ,  e  nuovo  Testamento  ne'  postergali  di  quel  coro  fatte 
di  legni  tinti  ,  chiamati  intarsiatura  ,  che  ricavano  le  maraviglie  di  chi 
ben  le  considera,  è  industria  stupenda  di  un  Converso  di  questa  reli- 
gione Frate  Damiano  da  Bergamo  ,  del  quale  in  Sagristia  altri  otto 
pezzi  si  vedono  ••' . 

Francesco  Scoto  nella  descrizione  della  Chiesa  di  San  Domenico 
di  Bologna  nel  suo  itinerario  d'  Italia  .  »  Vedesi  principalmente  il  pre- 
sbiterio o  sia  coro  fatto  da  Fra  Damiano  da  Bergamo  ,  nel  quale  è  ef- 
figiato chiaramente  il  vecchio  ,  e  nuovo  Testamento  di  commissure  di 
legni  «  . 

E  Lodovico  Vidriani  nelle  vite  de'  pittori  Modenesi  celebrando 
Bartolomeo  Bonasia  Maestro  di  tarsia  cos'i  scrive  :  »  S'  accresce  il  pregio 
a  questo  maestro  per  la  comune  testimonianza  de'  Padri  Domenicani  , 
i  quali  confermano  ,  che  in  tutta  la  provincia  della  loro  reli^ioiae  non 
vi  sono  le  più  belle  sedie  corali  di  quelle  di  Modena ,  eccetto  le  fa- 
mosissime di  San  Domenico  di  Bologna    «  . 

Guglielmo  Filandro  nelle  sue  annotazioni  in  Vjtruvio  dice  chia- 
marsi la  tarsia  :  Opus  Xilostratum  ligneo  vermiculatum  emblemate ,  seg- 
mentove ,  quod  Bononice  in  cede  Divi  Dominici  pulcherrimum  vidimus 
opus  Damiani  Monachi^  ea  opera  inter  piclurje  genera  numerantur . 

Fa  pure  menzione  di  quest'  opera  Florent  le  Comte ,  e  dice  che 
essendo  in  Bologna  il  famoso  architetto  Giacomo  Barozio  da  Vignola 
ebbe  occasione  di  mostrar  il  proprio  valore ,  e  di  fare  molte  cose  di 
pregio  tra  le  quali  furono  grandemente  stimate  alcuni  disegni  che  facea 
per  Messer  Francesco  Guicciardini»allora  Governatore  di  quella  città,  il 
quale  li  faceva  poi  lavorare  di  tarsia  da  Fra  Damiano  . 

Nel  ISS4-  fece  la  ringhiera  posta  all'  arca  di  San  Domenico,  ed 
«n  pulpito  posto  in  quella  Chiesa ,  come  rilevasi  dal  suddetto  libro  de' 
Consigli  . 


6ì 

Il  concetto  ,  che  uiiiversahnetT.e  si  aveva  di  Damiano  per  tutta 
Furopa  ,  all'  crecchie  pervenne  del  Cristianissiino  Re  Enrico  Secondo  , 
il  quale  volle  una  cappclleita  con  la  tavola  per  1'  aitare  ,  le  quali  co- 
se poi  allo  stesso  inviate  non  si  può  dire  quanta  meraviglia  di  quel 
Monarca  ,  e  quanta  approvazione  di  ciascheduno  incontrassero .  Coa 
eguale  aggradimento  ,  ed  applauso  fece  per  la  Santità  di  Paolo  Terzo 
una  tavola  d'  altare ,  ed  altre  moltissime  cose  per  altri  ragguardevoli 
personaggi ,  che  ogni  di  più  chiara  rendevano  la  fama  di  lui  per  ogni 
pnrte  . 

Finalmente  l'anno  1549.  fu  in  Bologna  sopraggiunto  diU' ultima 
infermità  e  con  universale  tristezza  alli  3 e.  d'  Agosto  lasciò  questa  spo- 
glia mortale  avendo  appena  terminata  la  grandiosa  opera  del  Coro,  nel- 
la quale  per  tanti  anni  aveva  travagliato  ,  che  fu  poi  nel  susseguente 
anno  interamente  messo  in  ordine;  come  dal  citato  manuscritto  "550, 
»  Complccus  Ckorus  tnirabills  cecie Jix  nojirje  ^  opere  ^  ut  vulgo  dici  tur  ^  teir- 
(ito  ex  Ugno  ,  opera  jratris  Damiani  Convcrji  Bergomenjis  filii  hlona- 
Jìcrii  nojlri  ,  qui  &  Prxshiteriurn  ,  &  pulpitutn  con  la  spalerà  dell'  ar-- 
ca  Jìmili  opere  cffinxerac  «  . 

Non  abbiamo  altro  in  questa  città  di  Fra  Damiano  fuorché  li  qua- 
dretti di  Tarsia  annicchiati  nelle  sedie  del  coro  de'  Padri  Domenicani, 
li  quali  furono  trasportati  dalla  loro  Chiesa  di  Sauto  Stefano  nell'  anno 
I5<ii.,  quando  per  la  nuova  fortificazione  d;lla  città  fu  insieme  col 
Convento  interamente  distrutta ,  come  ne  assicura  Fra  Celestino  nella 
seconda  parte  della  sua  storia  ,  ove  parlando  della  sopradetta  Chiesa  di 
Santo  Stefano  cosi   dice  : 

»  V  era  nel  tempio  un  maraviglioso  presbiterio  di  tarsia  opera  di 
Fra  Damiano  da  Bergamo  coaverso  Domenicano  uomo  in  questo  eser- 
cizio incomparabile  ec.  « 

Fi:i  poi  nel  i(5'4  7.  riordinato  tutto  il  coro  coirre  ora  si  vede  con 
belli  intagli  ,  e  scoltufe  ,  e  posti  a  luogo  loro  li  sopra  nominati  qua- 
dretti )  alcuni  de' quali  sono  veramente  degni  di  commendazione  ,  alcu- 
«i  altri  poi  non  sembrano  di  eguale  finezza  e  maestria  ,  e  non  è  fuor  ' 
di  ragione  il  credere  ,  che  sieno  da  altra  mano  inferiore  stati  travaglia- 
li  (l)  »  Riferirò  per  fine,    in  confermazione  di  quanto  si  è  detto,,  ciò 

(t)  Gli  intarsi!    del    Coro  de'  PP.    Do-  no  quelle  di    Bergamo  del  grez'zo  e  del  doz- 

menicani    di    Bergamo    sono    assai    inferiori  zinale,  laddove  l'altre    a  ragione   hanno  ce- 

a    quelli    di    Bologna  .    Convien    dire    che  citata,  ed  eccitano  tuttavia  la  maraviglia  di 

(Quelli    fossero    le    prime  sue  opere  prima  di  quanti  le  veggono  .    Neil'  Abecedario  Pitto- 

Jarsi    religioso,    e    male   si   argomentarebte  lieo  stampato  in  Venezia  dal  Pasquali   l'an- 

ài  quelle  iJ  merito  insigne  dell'altre.  Han-  no  wj}-  P*"^  errore  È  chiamato  Fra  Dome- 


f 

I 


1 


che  scrive  negli  aurei  suoi  ricordi  Monsignor  Sabba  da  Castiglione  Ca- 
valier  Gerosolimitano  ,  il  quale  parlando  degli  ornamenti  della  casa  ra- 
giona in  questa  guisa  . 

Chi  la  adorna  di  commesso  di  mano  di  Fra  Giovanni  di  Mon- 
te Olivero  ,  o  di  Fra  Raffaello  da  Brescia  ,  o  delli  Legnaghi  Maestri 
eccellentissimi  in  tali  esercizj ,  massimamente  nelle  prospettive  .  Ma  so- 
pratufto  chi  le  può  avere  le  appara  ,  e  le  adorna  con  le  opere  piut~ 
tosto  divine  ,  che  umane  del  mio  Padre  Frate  Damiano  da  Bergamo 
dell'  ordine  de'  Predicatori ,  il  quale  non  solo  nelle  prospettive  (  come 
questi  altri  buoni  Maestri  )  ma  nelli  paesi  ,  nelli  casamenti  ,  nelii  lon- 
tani ,  e  che  più  è  ,  nelle  figure  fa  con  il  legno  tutto  quello  che  a  pe- 
na farebbe  il  grande  Apelle  col  pennello  ,  anzi  a  me  paie  ,  che  li  co- 
lori di  quei  legni  siano  più  vivi  j  più  accesi  ,  e  più  vaghi  di  quelli  , 
che  usano  li  pittori  ,  di  sorte  ch^  questi  degnissimi  lavori  si  possono 
dire  essere  una  nuova  pittura  eccellentemente  colorita  senza  colori  , 
cosa  molto  ammiranda,  ancoraché  non  manco  meraviglia  sia  ,  che  ,  essen- 
do le  opere  di  commesso,  1'  occhio  quanto  più  si  affatica  tatuo  meno 
comprende  le  commissure  ,  che  non  è  senza  stupore  de'  riguardanti  . 
Questo  buon  Padre  in  tingere  legni ,  ed  in  qualsivoglia  colore  ,  e  in 
contrafar  pi&tre  macchiate,  e  mischie,  siccome  è  stato  intorno  alii  seco- 
li nostri  unico  ,  cosi  penso  che  alli  futuri  sarà  senza  pari  ;  e  certo  no- 
stro Signor  Dio  gli  presti  grazia,  come  io  credo,  perchè  il  vorrei  ^  per 
essere  le  cose  a  buon  termine,  di  poner  l'estrema  mano  all'  opera  di 
San   Domenico  di  Bologna  .   Io  credo  ,  anzi  son  certo  che  si   porrà  in- 


nico  in  vece  di  Fra  Damiano  .  Altra  opera 
di  questo  insigne  artefice  vedesi  in  Perugia. 
Nella  descrizione  delle  Pitture  di  S.  Pietro 
chiesa  de'  Monaci  neri  di  S.  Benedetta  in 
quella  Città,  edizione  seconda  in  ii.  Stam- 
pata colà  per  il  Riginaldi  1778.  non  solo  si 
trova  rammemorata  ,  ma  si  ha  insieme  no- 
tizia di  altro  eccellente  intarjiatore  Berga- 
masco :  di  modo  che,  dal  vedere  pressoché 
ne' medesimi  tempi  tanti  famosi  uomini  del- 
la nastra  Patria  eccellenti  in  cotal  arte,  pare 
che  essa  o  qui  trovata  siasi  ,  o  certamente 
tì  fosse  in  fiore  più  che  altrove  .  Ecco  quan- 
•to  ne  dice  il  libro  suddetto  ,  a  carte  41.  e 
seguenti  .  ,,  Si  deve  indi  passare  al  Coro  , 
gli  stalli  del  quale  in  numero  di  quaranta 
nell'ordine  superiore  sono  composti  di  altret- 
tanti specchi  di  basso  rilievo  in  noce,  idea- 
ti, e  disegnati  dal  Divino  RatFaello  d'Urbi- 
no ,    particolarità   ajicora   notata   dal  lodato 


Padre  Monfaucon  ,  che  ne  ù  memoria  nell' 
indicato  luogo  (cioè  cap  XX VI.  pag.  ^Sc.) 
del  suddetto  Diario  Italico  ;  Cathedra,  chori  , 
delineatore  Raphacle  Urbinate  ,  inferiore!  tes- 
sellato opere  ,  superiore^  Anaglyphis  pulc'.er- 
limis  concinnati  ,  ed  intagliati  nell'anno  i  f  ;  y. 
d.\  Maestro  Stefano  da  Bergamo,  che  vi  ap- 
pose il  proprio  nome  "  e  a  carte  45.  .,  De- 
ve poi  attentamente  osservarsi  la  porta  col- 
locata nei  mezzo  appunto  degli  stalli,  negli 
scompartimenti  ,  o  riquadrature  della  quale 
con  intarsio  d)  varj  legni  coloriti  ,  e  pulita- 
mente Connessi  ,  sono  figurati  1'  annunzia- 
7,lonc  della  Santa  'Vergine  ,  il  ritrovamento 
del  Bambino  Mosc  fatto  nel  Nilo  dalla  Fi- 
glia di  Faraone  ,  e  le  teste  de"  SS.  Aposto- 
li Pietro,  e  Paolo,  opera  del  rinomato  Fra 
Damiano  da  Bergamo  Domenicano  ,  che  fe- 
ce in  Bologna  per  scudi  110.  sicché  il  Co- 
ro importa  !a  spesa  di  scudi  1809.  " 


^4 

titolare  r  ottavo  spettacolo  del  Mondo  ,  e  slconie  li  Babilonici  ,  gli 
Assirj  ,  gli  Egi^j  ,  e  Greci  si  avantarono  d;'  loro  teiiipj  ,  piramidi  , 
colossi  ,  e  sepolcri  :  cos'i  la  felice  Bologna  si  potrà  gloriare  ,  e  vanta- 
re del  coro  di  San  Domenico  .  E  p'èrchè  io  non  vorrei  che  1'  amore 
e  afiezione,  che  io  porto  al  mio  eccellentissimo.  Padre  mi  facesse  ripu- 
tare assentatore ,  cosa  da  me  molto  aliena,  e  massimamente  con  gli  ami- 
ci ,  con  li  quali  sempre  il  vero  si  ha  da  dire  ,  mi  estenderei  più  ol- 
tre ,  ancora  che  tutto  quello ,  che  io  sapessi  dire  ,  sarebbe  assai  meno 
d;:!    merito   della   sua   rara    e  singoiar    virtù   e    della    onestà    della   siili 


religiosa   e  santa  vita   «  . 


GIO    FRANCESCO    CAPODIFEPxPxO ,    ZLNINO 

SUO    F1GLIV0L0>    E    PIETRO 

SUO    FRATELLO    MAESTRI    DI    TARSLA- 


'ai  molti  ,  ed  eccellenti  artefici  nostri  ,  che  qui  e  in  varie  al- 
tre città  d'  Italia  nella  tarsia  fiorirono  ,  pare  che  dir  con  ragione  si 
possa  ,  «he  nella  città  nostra  quest'  arte  di  formare  ,  per  cosi  dire  , 
de' Mosaici  in  legno,  più  che  in  altro  luogo,  ricevuto  abbia  incre- 
mento, e  perfezione,  come  dalle  memorie,  che  di  costoro  lasciamo 
scritte  agevole  cosa  sarà  di  rilevare  .  Deve  però  meritamente  mara- 
vigliarsi ognuno  ,  che,  avendo  noi  tutto  di  sotto  gli  occhi  le  raris- 
sime opere  di  Francesco  Capodiferro  di  Loverc  terra  grande  ed  ono- 
revole del  Bergamasco  posta  alla  riva  del  L'ago  Selino,  vengano  que- 
ste attribuite  o  a  Fra  Damiano  ,  o  ad  altri  artefici  forestieri  ,  e  in 
conseguenza  non  abbia  da'  nostri  scrittori  conseguite  le  dovute  laudi 
non  solamente  ,  ma  sia  appena  il  suo  nome  da  alcuni  fatto  palese  , 
e  da  altri  venga  perfino  confuso  con  Frate  Damiano  suddetto  altro 
nastro  celebre  intarsiatore  di  que'  tempi ,  come  abbiamo  di  sopra  ve- 
duto ,  togliendo  in  tal  guisa  un  artefice  alla  patria  nostra,  che  tan- 
to ornamento  tutto  di  le  apporta  .  Questi  è  stato  il  principale  mae- 
stro del  famoso  Coro  di  Santa  Maria  Maggiore,  incominciato  nel  1521. 
nel  qual  anno  fu  da'  Presidenti  alla  fabbrica  della  Chiesa  spedito  in 
diverse  città  d'  Italia ,  ed  in  Milano  particolarmente  per  consultare 
sopra  il  modello  da  sciegliersi  per  tale  opera,  con  1'  eccellente  pittore 
ed    architetto    M.    Bernardo    Zenale   da    TrevigHo    terra  della    Ghkrra 


<?5 
d'  Addj,  che  in    que'  tempi  era   unita   al   territorio  di    Bergamo,  come 

chiaramente  si  vedrà  più  innanzi .  Per  poter  dare  poi  un  idea  del- 
la varietà  e  pregio  di  tale  ammirabile  manifattura  io  riferirò  ciò  che 
neir  archivio  della  Misericordia  nel  libro  soprascritto  Fubbricoe  Ckori 
trovasi  registrato  :  veggonsi  in  questo  notate  con  tutta  diligenza  le 
grandissime  spese  fatte  nei  soli  disegni  ;  mentre  oltre  quelli  di  Lo- 
renzo Lotto,  come  dìrassi  nella  sua  vita,  altri  ne  fecero  Alessandro 
Bonvicini  detto  il  Moretto  fatto  venire  per  tale  eil^etto  da  Brescia , 
Andrea  Previtali  ,  Giacomo  de'  Scipioni ,  Filippo  Zanchi  ,  Giuseppe 
Belli  ,  Domenico  di  Albano  ,  Niccolino  Cabrini  ,  Pietro  da  Nembro, 
Francesco  Boneri ,  ed  altri  pittori  nostri  ,  che  ancor  in  far  modelli  , 
ed  altre  simili  operazioni  furono  adoperati.  Quelii  poi  che,  nell'inta- 
glio, e  nella  tarila,  sotto  la  direzione  di  Gio:  Francesco,  operarono, 
sono  questi,  oioè  primieramente  Zinino  suo  figliuolo,  e  Pietro  suo  Fra- 
tello che  abitava  nella  città  di  Lodi  ,  Paolo  da  Pesaro  ,  Gio:  Antonio 
da  Soresina  ,  Angelo  Ferri  da  Rumenengo  scolare  del  Capo-diferro  ,  e 
de' nostri,  Paolino  da  Treviglio  ,  Pietro  de' Matlei ,  Giacomo  Albrici  , 
Gio:  Marendis  ,  Bernardino  Scaratto  da  Gandiuo  ,  Donato  Prestinari 
d'  Alzano  ,  Pietro  de'  Bussi,  oltre  G:o:  di  Ponteranica  con  quattro  suoi 
figliuoli  ,  de'  quali  dopo  faremo  partcolar  ricordanza  . 

Io  non  m'  accingo  a  voler  partitamente  descrivere  tutti  li  quadret- 
ti di  Tarsia  ,  che  sono  nel  coro  dietro  1'  aitar  maggiore  ne'  quali  sono 
stati  istoriati  diversi  fatti  del  Testamento  vecchio  col  disc-^no  di  Lo- 
renzo  Lotto  legati  da  regolata  architettura  nel  fregio  e  lisene ,  nella 
quale  ,  dalla  parte  verso  le  sagristie  (  poiché  il  restante  assai  inferiore 
è  di  Alessandro  Belli  ,  come  si  vedrà  )  sono  eccellentemente  espressi 
graziosi  baccanali,  scherzi  di  puttini»  animali,  trofei,  e  cento  altre  co- 
se perfettamente  eseguite  ,  mentre  il  voler  di  tutte  le  sopraddette  isto- 
rie far  menzione  cosa  troppo  lunga  e  nojosa  sarebbe,  dirò  solamente, 
che  nel  banco  dalla  parte  dell'  Evangelio  ove  sogliono  nelle  solenni  fun- 
zioni sedere  li  celebranti  nello  schienale  diviso  in  tre  partimenti  è  rap- 
presentata la  creazione  di  Adamo  la  trasgressione  del  precetto  ,  la  cac- 
ciata dal  paradiso  ,  e  leggesi  in  quel  di  mezzo  in  un  cartello  penden- 
te da  un  albero:  Opus  Jo:  Frane.  D.  Cap.  Ferr.  Bergami  .  Ma  quali 
laudi  saranno  mai  bastevoli  a  celebrare  le  quattro  tavole  di  tarsia  po- 
ste al  dì  fuori  della  superba  spalliera  ,  che  chiude  il  presbiterio  ,  e  il 
coro  avanti  V  aitar  m.aggiore  ,  e  che  dietro  il  recinto  dclli  due  balaustri 
di  marmo  sempre  coperte  stanno  e  rinserrate  ,  e  si  mostrano  a'  forestie- 
ri come  cose  rare  ed  ammirabili .  Queste  per  essere  state  chiuse  maisetn- 

9 


pre  ,    hanno  mantenuti  si  vivi   e  fresclii  i  colori  ^  come    s'  elle    fossero 
fatte  pur  ora  ;  lo  che  non  è  addivenuto  de'  quadretti  del  coro,  men- 
tre alcun   riparo  non  avendo  fuori   che  quello  di   una  cartiva  vernice  , 
che  è   servita  piuttosto   a  deturparli  ,  che   a   ripararli   dal   tarlo,  anno   in 
parte  smarrita  la  bellezza  del  colorito  ,  ed   altri  sono  vicini  con  gravis- 
simo nostro  danno  alla  total  perdizione  (i).  Si   veggono  nelle  sopraddet- 
te tavole    vagamente  espresse    quattro  istorie    del   vecchio    Testamento, 
cioè  r  entrata  di   Noè  nell'  arca  ,  ove  distintamente  tutta   la  specie   de- 
gli animali  più  minuti  si  scorgonp  ,•   il   passaggio  degli  Ebrei  per  il  mar 
rosso  ,  e  la  sommersione  degli  Egizj  ;    il   trionfo  di  Giuditta  per  1'  ucci- 
sione di  Oloferne  ,    e  la   vittoria  del  Giovinetto    Davidde    col    superbo 
Golia.  Questi  a  dir  vero  per  l'ammirabile  loro  fattura,  singolare    arti- 
fizio ,  e  vago  colorito  non  sembrano  legni    commessi    insieme  ma  bensì 
pitture  da  eccellente  pennello  formate,  scorgendovisi  con   tanta  maestria 
commessi  ,    ed  accomodati  li   legni  di  diversi  colori  in  formar  li  chiari- 
scuri  degradati  con  altri  ,    che    fanno  le  veci  di   mezze    tinte    in  guisa 
tale,  che  pajon  veramente  dipinti   a  olio  dallo  stesso  Lotto  che  ne  fece 
li  disegni  coloriti,  e  come  egli  era  ricercato,  e  finito  pittore,  e  di  gran 
forza  :  cosi  certamente  potrebbero  questi  legni  insieme  uniti  star  a  fron- 
te delle  pitture  de'  piij  rinomati  pennelli ,    che  oltre  1'  esattezza  del   di- 
segno,  diedero   alle  loro  opere  forza  e  finimento  singolare;  perciocché 
in  essi  risplendono  tutte  le  eccellenze  possibili   del  disegno,  e  dell'arte; 
e  chiunque  ha  avuto  agio  di  ben  considerarle  è  rimasto    sorpreso  ,  ed 
estatico  mai  non  credendo  ,    che  arte  umana  a  si  alto  segno  di  perfe- 
zione   potesse  arrivare.  L'  ultima  opera  di  Gian  Francesco  fii  termina- 
ta nel  mese  d'ottobre  dell'anno   153S0  come  nel  suddetto  libro  si  leg- 
ge :  Jo:  Fruncifcus  de  Luere  dcbec  habere  prò  ejus  mercede  facicnJi  duo 
quadra.  Sansonis  ad  compunun    lib,  60.  prò    quoque  juxtj.    accordmni  . 
Dopo  il  qual   tempo  non  vedendosi  più  fatta  menzione  alcuna  del- 
la sua  persona  ,  ne  di  altre   fatture  fatte  dagli  altri  artefici  nel  coro  si 

(i)  Ptt  tale  deterioramento,  senza  con-  celebri  Dipintori.    Ciù    si   è    voluto  notare 

saltare  i  periti  nell'arte  ,  tu  presa  l'incau-  perchè  si  proceda  in  appresso    con    grande 

ta  risoluzione  di  far  lavare    diversi    di    tali  cautela  ,    e  col  consiglio   di  chi    si  intende 

intarsi!    del  Coro,     mediante  la  quale  mal  di  tali  materie  prima    di  far    metter    mano 

intesa  operazione  si  è  smarrita   la    muscula-  ad  aggiustare,  e  repuiire  somiglianti  opere , 

tura  tutta  delle  ligure  ,  ne  e  rimasto  che  il  ovvero  a  distruggerle  ,    come  si  era  ultima- 

semplice    contorno  di  così  belli  disegni,  di  mente  da    alcuno    progettato     di  tare  degli 

modo  che  gli  stessi  Caniana  peritissimi  nell'  archi ,  cornici  ,  colonne  ec.  che  chiudono   il 

arte  ,    a'   quali  si  sono  ora  dati  ad  acconio-  pfesbitetio  mandando  in  perdizione,  per  uri 

dare  ,  non  è   possibile    che  ridurre  li  possa-  male  inteso  risparmio  ,    un   opera  così  pre- 

no  alla  primiera  perfezione  e  venustà,  sen-  gievole  ,  e  di  tanta  fatica, 
za  Ja  scorta  degli  originali   disegni  di  quc' 


^7 
può  con  molta  probabilità   credere  che ,  essendo  circa  tale  tempo  segui- 
ta   la  morte  di  Gian  Francesco  ,    restasse  anco  per  allora    sospesa  tutta 
r  opera  . 

Nell'anno  poi  1547.  fu  ripigliata  da  Zanino  suo  figliuolo,  e  da 
Gio:  Pietro  suo  fratello  ,  i  quali  proseguirono  ad  operare  sino  all'  an- 
no 155^.,  dopo  il  qual  tempo,  sino  al  totale  compimento,  vi  furo- 
no impiegati  i  figliuoli  di  Gio;  Belli  ,  de'  quali  parlaremo  qui  appres- 
so ;  bastandomi  ora  il  dire  per  ultimo  ,  che  in  sole  mercedi  agli  arte- 
fici contribuite  per  le  di  loro  fatture  ,  ascende  la  spesa  di  questa  pre- 
giata opera  in  lire  7000.  Imperiali  come  dal  più  volte  citato  libro  eoa 
tutta  chiarezza  si  comprende  , 


ALFONSO    DE'  CODIFERRI    PITTORE 


F 


_  ioriva  nello  stesso  tempo  nella  pittura  Alfonso  figliuolo  ancor  esso 
di  Gian  Francesco  ,  del  quale  nel  mentovato  libro  della  fabbrica  del 
Coro  si  trova  questa  memoria  ,  la  quale  insieme  con  molte  altre  di 
tale  natura  riferisco  molto  volentieri  perchè  servono  molto  a  far  com- 
prendere ,  qual  fosse  in  questi  tempi  il  valore  delle  monete  .  Alfonsus 
de  Codejcrris  plcìor  Jcbet  Libere  prò  ejus  mercede  faciendl  diversas  de^ 
sìgnanones ,  perfilucuras ,  &  alia  negotia.  circa  fabricam  Chori  lib, 
Imp.  68. 

Ite.'/i  debec  haberc  scutos  qiànque  auri  facientes  librai  ^i.  Imp.  ad 
computtim  lib.  6".  :  4.  singulo  scino  ,  cum  hoc  quod  teneaur  deaurare 
organum ,  &  cìmerium  organi  ex  bono  auro  ducati  ,  &  teneatiir  ipse 
M.  Aljonsus  ponere  aurum  ,  &  illud  toium  pcrfìcere  suis  expenjis  . 

Dell'  opere  di  questo  artefice  io  non  ho  alcuna  particolare  notizia; 
so  bene  eh'  egli  abitava  m  questa  città  ^  e  che  nell'anno  J5<J8.  com- 
però alcune  pertiche  di  terra  da  Alberto  Mozzi  nella  terra  di  Scano 
sopra  le  quali  assicurò  la  dote  di  Margarita  figliuola  di  Antonio  Cere- 
soli  sua  moglie  ,  che  tanto  abbiamo  da  publiche  scritture  riconosciuto ^ 


6% 

GIOVANNI,    lACOMINO,    ANDREA. 
ED    ALESSANDRO    BELLI    SCULTORI- 

V  X  uel  libro  medesimo ,  che  ci  ha  prestata  materia  di  favellare  di  Fran- 
Cesco  Capodiferro  ci  dà  pure  notizie  di  Gio;  Belli  della  terra  di 
Ponteranica  il  quale  con  la  compagnia  di  Giacomino,  Andrea,  ed  Ales- 
sandro suoi  figliuoli  in  disegni  ,  rimessi  ,  scolture ,  e  intagli  fu  molto 
adoperato  nel  coro  di  Santa  Maria  M.iggiore.  Circa  lo  stesso  tempo, 
che  fii  incominciata  quest'opera,  ne  fii  pure  intrapresa  un  altra  di  non 
minor  conto  che  servir  dovea  per  la  Chiesa  medesima  ,  della  quale 
Giovanni  fece  il  modello ,  come  in  altro  libro  ncll'  archivio  della  Mise- 
ricordia intitolato."  Libro  dell'ancona  di  rame  dell'anno  1521.  sino  al 
I  5  2<j.  si  legge  : 

M.  Jo:   de  Ponteranica  habnit  unam    bulecam  de  lib.  b.  Imp.  ad 
bonum  compucum  unius  moduli  lignei  Anchonos  novje  fiendx , 
Iteni  prò  aliis    bulctis   lib.    (So,  Imp, 

E  siccom.e  ora  più  non  si  vede  alcun  avanzo  di  questa  grandiosa 
opera  ,  e  più  non  ne  resta  la  menoma  ricordanza  ,  cos'i  sembrami  cosa 
convenevole  di  non  lasciarne  affatto  spegnere  la  memoria ,  e  di  far  ve- 
dere in  questo  luogo  (  giacché  altro  più  acconcio  non  occorremi  ) 
le  vaste  idee  de'  maggiori  nostri  ,  che  pel  divino  culto  ,  ed  ornamen- 
to di  questa  insigne  basilica  non  tralasciarono  fatica  o  spesa  veruna  , 
e  acciocché  meglio  si  comprenda  tutta  1'  idea  dell'  opera  ,  il  nome  de- 
gli artefici  ,  ed  altre  particolarità  di  que'  tempi  degne  di  riflessione  e 
memoria  ,  riportare  prima  la  parte  presa  nel  consiglio  della  Misericor- 
dia ,  e  poscia  altre  terminazioni  tratte  dal  suddetto  libro  in  principio 
del  quale  così  sta  scritto . 
lb%i.    12.    Lulii  . 

Quoniam  cuhus  divinus  hominibus  Chrìstianìs  semper  commen- 
dami fuit ,  ut  numquam  minueretur  ,  scd  augmentaretur  maxime  ere- 
sceniibus  facultatibus ,  &  redditibus  Ecclesiarurn ,  idcirco  omnes  procccs- 
sorcs  nostri  ,  quibus  merito  per  magnificam  Comunitatem  Bcrgonn  conu 
jnijfum  fuit  rcgimen  fabricoe  Ecclefìce  ,  &  vcnerabilis  templi  Dominx 
Sancìje  Marix  Majoris  ,  semper  studuerunt  ,  &  airamnt  ut  dicla  £c- 
clejia  ornaretur  ^  &  fulgeret  novis  Iconis  ■,  &  paramentis  ^  &  aliis  de- 
coris   ornamemis  ,    adeo   quod  in  prcesentiarum    omnia    altariu    ipsius 


f^9 

Ecclesia  siint  sads  ,  decentcrqtie  ornata ,  excepto  altari  majorì ,  quoi 
Iconcm  habet  turpctn  ,  6"  mimine  tali  Eccle/ìje  decenictn  quod  cum  sic 
caput ,  &  principale  membrum  ipsius  Ecdesijs  prx  ceteris  fulgere  dc~ 
beret .  Et  cum  sit  quod  per  plures  prxcessores  nostros  multotics  tra- 
cidium  fuerìt ,  &  etiam  aliquando  terminatum  ut  di  ciò  ultori  ma  Jori 
una  putchra  ,  6'  decora  Icona  fabricarctur  ,  luni  quia  nihil  ceni ,  ù 
determinati  nobis  in  hac  materia  rcUquerunt  ;  Ideo  attenta  voluntaie 
prcecessorutn  nostrorum ,  6'  attento  quod  talis  Icona  cadct  in  maximum 
ornamentuni ,  6'  honorem  dicljs  Ecclesiae  &  totius  Civitatis  ,  6"  etiani 
attento  quod  redditus  &  facultates  ip/ìus  jabricje  propter  pias ,  6"  de- 
votas  hominum  voluntates  ,  quotidic  accrescuntur ,  posica  Juit  pars  quod 
fiat  ,  6"  fabricetur  una  Icona  altari  majori  ,  qux  fit  pulchra  &  de- 
cora f  &  condecens  tali  altari ,  &  qiue  merito  laudari  possa  non  so- 
lum  intcr  Icoaas  civitatis  noflrje  sed  etiam  aliarum  civitatum  Italia. 
Qujs  quidem  partes  &  terminationes  licet  nuperrime  caprce  &  in 
csriptis  redaclx  videantur  ,  nihilominus  jam  plunbus  mensibus  viva, 
voce  in  Consilio  Speclabiliurn  Dominorum  Ercesidcntium  tracìate  ,  ca- 
ptx  6'  refolute  extiterunt  ,  6"  in  earumdcm  executione  accersiti  ,  <j* 
congregati  fuere  nonnulli  ex  peritioribus  pictqribus  ,  sculptonbus  archi- 
tcciis  ,  6'  ala  viri  prudemia  o'  ingenio  perpollentes  ,  sxpiusque  ad  in- 
vicem  de  tali  opere  facli  plures  &  longi  traclatus  ,  ut  tam  circa  matC' 
riam,  &  forma  ni  diclje  IconJe  constitucndje  decens  ^  &  laudabilis  sequC' 
re  tur  effcclus  &  ad  diversas  civitates  Italia  transmiss^e  fuere  Inter x  ,  ut 
alienigenx  piciores  ,  sculptores ,  6'  architecti  tale  opus  consiruendum  fo- 
re  non  ignoraient  ,  aliqui  edam  fama  clariores  precibus  ac  prctio  voca- 
li hergomum  venere^  intcr  quos  Andreas  quidam  Ritius  Patavinus  Scul- 
ptor  non  mediocris^  Bernardus  Trivilius  Mediolani  refidcns  piclor  &  ar- 
chiteclus  non  vulgaris  ,  &  [amofijjirnus  de  Germanis  Papiensis  Sculptor, 
qui  fama  &  experientia  catcris  non  inferior  peritorum  judicio  reputatus 
efl ,  Quibus  cum  omnibus  sxpenumero  facìa  colloquia  traclatusque  ac 
disputationes  materia:  jormoeque  diclue  Icone  &  ab  ut  separatim  per  p re- 
diclos  à  Be  rgomenses ,  &  alienigenas  facli  fuerunt  plures ,  6"  diversi 
moduli ,  varice  &  diversa^  formje  variarumque  ,  &  diversarum  ma  teria- 
rum ,  ipfisque  modulis  diligenter  consideratis  nonnulli  &  formati  ,  6' 
corredi ,  nonnullique  alii  de  novo  confirucii ,  quid  per  Laurentium  Loturn 
piaorcm  famosissimum  ,  quid  Andrcam  Ztliolum  Architcclurn  quippe  so- 
le rtcm  ,  Antonium  sBosellum,  laccbus  Scipionem.,  Andrcam  Prjcvitallum 
piciores  Bergomense  ,  Bernardum    Trivilium  (i)  ,  Andream  Ri-ium  ,  & 

(i)  QucEt!  c  Bernardo  Zenalc  rato  ìh  Trsviglio  allora  Territorio  di  Bergamo  del  qua- 
le  sì   parlerà    ii\    aotesso . 


7<^  _ 
loanncm  Simoncm  antedicios ,  omnibusque  perpensis  ,  6'  din  consideratìs  , 
hibuaque  ipsorum  pictorum  scntcnni  ,  6'  diu  niaiura.  anìmadversione 
iconx  perhabita^  divini  Spirims  invocato  presidio  ,  almceque  Dà  Geni- 
iricis  ope  confisi  communi  pictorum  accedente  judicio  in  hunc  sentcniiùm , 
ut  probe  mcliorem  deventum  fuic . 

Accento  quod  Cape/la  major  ipfius  Ecclesìjs  habet  rnodicani  lucem 
&  non  idoncum  pros^pcclam ,  qui  succiai  piclurje -,  Iconarn  ipsam  ex 
Sadptura  confici  debere  ordinavcrunt .  Cujus  Icjnx  materia  conjìrui  dc- 
bcat  ex  ramo  pojlmodum  deaurando  ,  iruer  quod  opus  sin:  aiiquje  par- 
tes  argenti  ,  secundum  quod  expedire  videbitur  in  processu  operis  diclis 
spectabilibus  Dominis  Deputatis  ,  &  cujus  Icome  jorina  sive  figura ,  & 
quantitas  sii ,  &  esse  debeat  juxta  jormam  6'  nicnsuram  moduli  majo- 
ris  ^  qui  prò  caeteris  eUclus  est  ^  6'  magistro  Joanni  Sinioni  de  Ger- 
riianis  Sculptori  antedido  ,  &  prò  artifìce  prjedccli  operis  ut  infra  ck" 
c?o  ,  conflgnatus . 

Sieguono  poscia  i  capitoli  stabiliti  col  sopraddetto  M.  Simone  i  qua- 
li per  magi^ior  brevità  tralasciando  riferirò  un  altra  terminazione  del  di 
2<S,  Giugno  del  susseguente  anno    1^22.,  la  quale  cosi  incomincia. 

7/2  prefato  Consilio  propcfìcum  fuit  opponunum  esse  deliberare  ^ 
quorum  Imagines  SanSlorurn  exponendce  sint  in  illis  duabus  nielli  s  e 
Lìteribus  anchonx  nova:  confina  inceptce  prò  altari  majori  Ecehsije  S.  Ma- 
ria:' ,  cum  hacienus  de  aliqua  dielarum  imaginum  scu  statuarum  delibe- 
rata spetialitate  non  coriste t ,  &  propterea  considerata  pristina  ,  &  an- 
tiqua dedicatione  dicii  alcaris  Imrnaculaue  Virginis  Mariae  :,  ac  Beatis 
J o:  Apofìolo ,  6»  Evangelistje  ,  ac  Marco  Evangelistce  dicati ,  prout  ex 
vetcris  anchonae  picluris  dignoscitur ,  posila  fuit  pars- ,.  quod  ad  imitai 
tiorem  predieìae  antiquae  dedicationis  altaris  ,  6'  ìconee  vetens  ,  &  in 
/rxdi-Slis  duabus  nichiis  anchonas  novx  prediclx  a  latere  dextero  Beati 
Jo:  Apofloli  ,  (5  Evangelisije  ,  &  a  sinistra  Beati  Marce  Evangelist.v 
imagines  ,  seu  statuae  confìruantur  ,  6'  apponantur  . 

Li  anelici  di  queste  sta-tue  furono  due  fratelli  de'  Cambi  di  Cre- 
mona de'  quali  si  trova  fatta  menzione  in  più  luoghi  nel  citato  libro 
delle  spese  ,  e  primieramente  si  legge  :  D..  Jacobus  de  Bifìts  Aurifex  » 
&  civis  Bergami  debet  habere  prò  totidem  per  eum  impensis  in  eundo 
ad  civitatem  Crernonee  ad  videndam  imaginem  Sancii  Jo:  fabricatain 
per  fratres  de  Cambis  aurifices  lib.  4.  :  4. 

In  altro  luogo  sta  scritto  .-  Item  solucis  AL  Laurentio  Lot  &  A/.. 
Antonio  de  Bosellis  piclorìbus  ,  &  Antonio  de  Verona  aiirifici  ,  quod 
ut   vidcrunc ,    &   co/tsideraverunc    imaginem    S..  Jo:   Evangelifiae  nuper 


7< 
prcesentatam  per  Magistros   Jacobum  ,    6*    Gdlcatium   de  Cremona  ,  6" 

eorum    opinionein    retulerunt  viagnificis   Dominis  dcpiuatis  ad  fabncam 

anchonjc    Uh.  b. 

Quanta  poi  sia  stata  la  spesa  delle  mercedi  date  agli  artefici  de' 
disegni  ,  modelli,  argento,  bronzo,  rame,  piombo,  ed  altre  materie, 
che  furono  adoperate  in  tale  facitura  rilevasi  dalle  note  suddette  ,  che  , 
non  compreso  il  vitto  contribuito  per  più  anni  a  molti  artefici,  ascen- 
dessero li  soli   dinari  alla  somma  di  lire  Imp.  4700. 

Restarebbe  per  ultimo  di  dare  qualche  contezza  del  fine  di  una 
si  rilevante  ,  e  dispendiosa  opera  ,  mentre  a  dì  nostri  piii  non  si  vede 
la  menoma  reliquia  ;  ma  per  quanta  diligenza  sia  da  me  stata  usata  nel 
rivolgere  le  antiche  carte  nel  sopraddetto  archivio,  altra  memoria  non 
m'  è  riuscito  vedere ,  fuorché  questa ,  che  leggesi  nel  libro  delle  termi- 
nazioni dell'anno   1580.  sotto  il  giorno    4.  Agosto. 

hern  quod  icribarnur  lìuerx  Domino  Vincendo  Marche/io  ,  ut 
consignet  frujlum  JEneum  anchonx  penss  eum  exijìentem  Ciaripima 
Domino  Jacobo  Contare  no  ad  hoc  ut  experuuur  si  invenin  potejl  au- 
rifex ,    qui  fincm   imponcre ,    pcrficereque   sciat  anconam    ipsam  . 

E  sotto  il  giorno  9.  Gennaro  dell'  anno  seguente  1581.  cosi  sta 
scritto  .• 

Item  ut  remedium  aliquod  inveniatur  ne  frusta  JEnea  peritifsi- 
tne  ,  excelle ntijòi me qiie  jabricata  prò  anchona  ftenda  in  sinistrum  va- 
dant  ,  viva  voce  data  Juit  libertas  Excel.  D.  Carolo  Vertua  l.  gum 
Dociori ,  Spcc.  D.  Jo.  Andr.  Pancino  videndi  &  considerandi  sub  qua 
forma ,  &  quo  ordine  compaginari  pojsint  ipsa  jrusta  ,  6'  quodnatn 
ornamentum   de   cis  fieri  possit . 

Si  raccoglie  pertanto  da  queste  terminazioni  che  non  ebbe  il  to- 
tale suo  compimento  quest'  opera  o  per  morte  dell'  artefice  ,  o  per  al- 
tra cagione  a  noi  del  tutto  ignota  :  Ma  di  questo  basti  ,  il  sin  qui 
detto,  che  ora  fa  di  mestieri  proseguire  l'incominciato  racconto  di  Gio: 
Belli  ,  e  de' suoi  figliuoli.  Neil'  anno  1529.  ridusse  a  perfezione  le  tre 
porte  del  Coro  avanti  1'  aitar  maggiore ,  ritrovandosi  cosi  notato  nel 
suddetto  libro  .• 

M.  Jo:  de  Ponteranica  debet  ìiabcre  prò  ejus  mercede  perficien- 
di  portas   chori  ,    6'   alias  facluras  columnarum  incisarurn  lib.  Imp,  by. 

Nel  fine  del  qual  anno ,  e  nel  cominciar  dell'  altre  devesi  crede, 
re  seguisse  la  di  lui  morte,  mentre  leggesi  più  sotto,  ib^^o.  M.  Jo. 
de  Ponteranica  ^  feu  filli  debent  ha'->cre  prò  pedestallis  novem  de  coni, 
misso   habita  infiormatione  a   M.  Francisco  de  Luere  lib.   Imp.  36". 


72 

E  poco  dopo  .*  Alexander  filias  quondam  maghtri  Jo: ,  Jacobi- 
nui  ,  &  Alexander  fratres  debent  /ubere  prò  operibus  in  fabiiea  cho- 
Ti    novi   lib.   Inip.   no. 

Dopo  il  qual  tempo  veggonsi  sempre  registrati  li  nonn  di  questi 
fratelli,  de' quali  il  più  riputato,  e  valente  convien  credere  fosse  Ales- 
sandro per  avere  egli  solo  lasciato  il  nome  scolpito  nel  fregio  sopra  la 
Jisena  accanto  al  banco  dei  publici  Rappresentanti  in  questa  guisa  . 
Hujus  ornamcntum  operìs  Alexander  Bellus  perjecit . 

Già  abbiamo  detto  che  la  metà  del  fregio  dell'  opposta  parte  del 
Coro  fii  opera  del  Capodiferro  ,  perciò  fece  il  Belli  quest'  altra  metà 
verso  il  campanile  con  vaga  intrecciatura  ancor  esso  di  picciole  figuri- 
ne, e  pattini  ad  imitazione  dell'altra,  ma  con  grande  disparità  di  la- 
voro scorgendosi  chiaramente  in  quelle  del  Capodiferro  maggior  finez- 
za e  peifezione  . 

Lascia  memoria  del  Belli,  Mario  Muzio  nella  terza  parte  della  sua 
sacra  istoria   con  queste  parole  . 

»  L' intaglio  ,  che  adorna  cosi  il  circonsessorio  ,  come  le  sedie  del 
coro ,  ove  in  vece  de'  quadretti  del  Testamento  nuovo  ,  che  i'  istesso 
Capodiferro  dall'  acerba  morte  prevenuto  non  puotè  egli  finire ,  sono 
accomodati  d' intorno  i  simbolici  geroglifici  ,  che  doveano  servire  per 
coperture,  e  significazi^n  de'  quadretti  del  circonsessorio,  è  opera  deli' 
ingegnoso  maestro  Belli  intagliatore  eccellente  de'  suoi  tempi  . 

Per  togliere  ogni  equivoco  ,  qui  devesi  avvertire  ,  che  tutto  1'  in- 
taglio,  che  si  vede  nel  circonsessorio  ,  o  sia  coro  avanti  l'aitar  mag- 
giore come  pure  l'architettura,  e  li  altri  ornamenti  sono  de!  Belìi  so- 
pra riferito  ;  ma  li  simbolici  geroglifici ,  e  le  storie  della  scrittura  ,  e 
la  metà  del  coro  dietro  1'  altare  dalla  parte  delle  sagristie  furon  tutte 
opere  del  Capodiferro,  come  abbiamo  veduto. 

Nel  più  volte  citato  libro  delle  spese  si  vede  registrato  il  nome  di  Ales- 
sandro ,  e  di 'altri  artefici  sino  all'  anno  1574.  nel  qual  tempo  si  può 
credere  che  fosse  ridotta  a  compimento  tutta  1'  opera  ,  né  dopo  vcde- 
si  altra  memoria  di  fatfure  se  non  nell'anno  1577.  in  cui  essendo, 
stato  il  coro  in  più  luoghi  rovinato  ,  e  guasto  da  una  saetta  fu  inte- 
ramente accomodato  da   Mastro  Jacomino  . 

Ebbe  Alessandro  due  figliuoli,  che  attesero  alla  professione  mede- 
sima de'  loro  maggiori,  e  lasciarono  ancor  essi  memoria  della  loro  vir- 
tù nella  Chiesa  stessa  come  si  legge  nel  libro  settimo  delle  spese  dell" 
anno    1595. 

Lire   98.  a  M.  Antonio,  e  M.  Filippo    di    Belli    Int?gli3tori    per 


73 
resto  della  loro  mercede  dclii  quartro  Angeli  dati  ,  e    posti   nella   cassa 

dell'  orbano  di   detta   Cliiesa  . 


o 


GIUSEPPE    BELLI    PITTORE- 


F: 


igliuoio  di  Giovanni  ,  e  fratello  de'  sopraddetti  tré  scultori  Alessan- 
dro ,  Andrea  ,  e  Giacomino  de'  Belli  di  Ponteranica  fu  Giuseppe  il 
quale,  da  principio,  nella  stessa  via  del  disegno,  e  dell'  intaglio  cam- 
minando ,  in  fine  poi  lasciato  da  parte  gli  scalpelli  ,  alla  pittura  sola- 
mente s'  attenne,  e  lo  (o:c  con  assai  buona  riuscita  ,  com'.-  si  vede  di 
una  sua  opera  ,  che  sola  io  porterò  in  questo  luogo  per  mancanza  di 
maggiori  notizie  »  la  quale  benché  ncn  possa  dirsi  di  somma  perfezio- 
ne ,  non  è  però  totalmente  indegna  di  lode  .  Questa  si  è  la  tavola 
principale  di  San  Pietro  in  Boccaleone  in  cui  è  rappresentato  il  detto 
Santo  vestito  cou  abiti  pantificali  seduto  nel  mezzo,  da  una  parte  San 
Paolo  in  piedi,  e  dall'altra  Sant'  Alessandro  martire  appoggiato  all'asta 
della  sua  bandiera:  Fu  dipinta  quest'opera  nel  1553-,  e  n'ebbe  Giu- 
seppe per  mercede  sedeci  scudi  ,  e  mezzo  d'  oro  ,  come  si  rileva  da 
un  vecchio  libro  di   quelja  Chiesa  . 

Fece  ancor  egli  alcuni  disegni  per  il  coro  di  Santa  Maria  nel 
tempo  ,  che  vi  lavoravano  li  suoi  fratelli  ,  negl'  intagli  ,  e  nelle  scul- 
ture ,    leggendosi  nel  mentovato  libro  queste  parole  : 

losepho  de'  Belli  pittore  deve  avere  per  sua  mercede  di  molti  di- 
segni ,  de  figure ,  frisi  ,  colonne  ,  perfilature  ,  ed  altri  ornamenti  fatti 
nella  fabbrica  del   Coro  dell'  anno    1555.   lire  Imp,  4. 

Nel  1580.  fece  per  la  stessa  Chiesa  un  palio  di  legno  posto  all' 
altare  del  corpus  Domini  ,  il  quale  poi  col  tempo  è  stato  levato  .  Eb- 
bt  in  moglie  Paola  de'  Benzeni  ,  con  la  quale  abitava  in  questa  città 
presso  la  Chiesa  di  Sant'  Andrea  . 

E  venuta  poscia  a  notizia  un  altra  oper;i  di  questo  virtuoso  pit- 
tore ,  la  quale  conservasi  in  casa  Belli  ,  ed  è  il  ritratto  del  Prete 
D.  Gaspero  Alberti  Musico  sedente  vestito  di  una  zimarra  bigia  colla 
berttta  triangolare  in  testa  ,  gli  occhiali  nella  mano  sinistra  ,  e  una  car- 
ta di  canto  nella  destra  ,  con  queste  parole  .  Nucuralis  Effimes  Musi- 
ti  Presbiceri   Gasparis   de    Albertis  . 

loseph  de  Bdlis   die    V.  Septemb.  MDXLVIL 


1© 


74 

ANDREA    ZILIOLO    ARCHITETTO- 

J_  roviamo  di  costui  fatta  onorevole  memoria  nel  soprapdctto  libro 
della  fabbrica  dell'  ancona  di  rame  ,  ove  nella  terminazione  ,  che  qui 
sopra  abbiamo  riportata  parlando  de'  modelli  fatti  per  tale  opera  leggasi 
scritto  in  questa  guisa  . 

.,  l^onnulli  &  formati  ,  &  corrcBi  ,  nonnullique  aiti  de  novo 
construcli  quid  ver  Laurentium  Lotiun  quid  per  Andrcam  Ziliolutn 
Architeclum  quìvpe  solenem  per  Anronunn  Bofel'.urn  Jucobuni  Seipior 
fiein    Andrea/ti   V revicalhun  piclora    Bergomenfes    &c.   " 

Al  vederlo  per  tanto  impiegato  ancor  esso  in  un  opera  cotanto 
ragguardevole  ,  e  fra  tali  principali  artefici  con  titoli  onorevoli  anno- 
verato ci  giova  il  considerarlo  per  un  valente  architeao  di  quel  tempo t 

In  altro  luogo  d?l   libro  medciin.o  leggonsi  queste  parole  . 

ib2i.  D.  Andreas  Zliolus  prò  plunbus  rnodulis  arxhonx  altarìs 
magni  Eccleiice  ,  6"  de  signis  Capcll<s  S.  Jo:  Baptijlos  Sancii  Frani- 
cisci    Bergonn  . 

Nella  accennata  Chiesa  di  San  Francesco  ,  al  quarto  altare  a  ma- 
no sinistra  si  vede  la  detta  opera  del  Ziiiolo  ,  cioè  1'  ornamento  dell' 
altare  fatto  di  pietra  ordinaria  ,  ma  con  sodi  e  regolare  architettura  , 
in  mezzo  del  quale  è  dipinto  a  fresco  da  Lorenzo  Lotto  San  Giam- 
battista in  atto  di  batteizare  nostro  Signore  ;  non  so  poi  intendere 
come  quest'  opera  si  trovi  posta  fra  le  spese  della  Misericordia  . 
Né  più  a  lungo  potendo  favellare  di  questo  artefice  ho  creduto  al- 
meno doveroso  il  non  defraudare  il  suo  nome  di  questa  breve  ricordanza . 


PIETRO    DE'    MAFFEIS    SCULTORE- 


N. 


_  el  numero  grande  degli  artefici ,  che  nella  vita  di  Francesco  Ca- 
podiferro  abbiamo  veduto  essere  stati  impiegati  nella  fabbrica  del  coro 
di  Santa  Maria  Maggiore ,  uno  certamente  de'  più  valenti  è  stato 
Pietro  figliuolo  di  Bonomo  Maftci  da  Stabello  terra  posta  nella  Val- 
le Brembana  inferiore  ,  del  quale  avendo  poi  rinvenuta  altra  opera 
di  considerazione  fa  di  mestieri,  che  ancora  di  lui  favelli  particolar- 
mente in  questo  luogo.  Che  quest'  opera  fosse  in  que'  tempi  tenuta 
in  molto  pregio   si  deduce   dall'  onorevole  pagaipento   conseguito   dall' 


7S 

artefice  per    giudizio  e   stima    di    due    eccellenti    pittori  ,    che    furono 

eletti  arbiiri  dalle  parti  ;  lo  che  meglio  dalle  parole  inedesitne  della 
Scrittura  intendcrassi ,  che  nel  pubi'.'.o  archivio  negli  atti  di  Gio:  Ron- 
zoni si  legge  .  „  lòto.  uUur.o  Novtmins  .  M.  Anconuis  f.  q.  Pctri 
de  Bofei/is  ,  &  \f.  Jucobus  q.  yl.  Gè  or  gii  de  Scanardis  de  Ave  ra- 
na, arbitri  elecii  per  &  intcr  Sindicos  Scholue  D.  Surtcli  Anconii  de 
Scdrina  ex  una  ,  6'  Mjg'scrurn  Pctrum  qu.  Bonohomi  de  Majfcis  de 
Subello  intaluuorern  ad  icinentiandam  quidquid  ipse  M.  Petrus  ha- 
bere  debeat  prò  ejus  mercede ,  6'  falari.^  in  i/italuitione  facia  in  an- 
cona D.  Sancii  Antomi  de  Sidnna  &c,  ,  dieii  arbitri  electi  ut  sa- 
prà sentcntiando  dixerunt  ,  quod  fuprajcripti  Sindici  teneaniur  dare 
ipsi    M.   Petro    Intaliatori   scutos    quadraginta   auri  6'w    « 

Nel  coro  di  Santa  Maria  Maggiore  furono  sue  paiticolarl  scolture 
diversi  animali  intorno  al  medesimo ,  e  nel  libro  di  sopra  mentovato 
cosi  sta  scritto  . 

1Ò21S.  M.  Petrus  de  Mafflis  debet  habere  prò  multis  animali  bus 
ligneis  ponendis  in  jabrica  Chori  visis  &  àpprobatis  per  M.  Francisaim 
de  Luere  L.  4^. 


GIO'    FRANCESCO    ZABELLO  • 


S 


trano  veramente  e  fuor  d'  ogni  ragione  semorarà  a  chi  legge  ,  che 
sia  costretto  ricorrere  pii^i  volte  a'  for;ìStieri  Scrittori  per  rintracciar  le 
dovute  notizie  di  qualche  non  vvjigare  soggetto  della  patria  nostra  . 
Eppure  ancor  di  presente  ciò  mi  accìide  parlar  dovendo  di  Gio:  Fran- 
cesco Zabello  ,  il  quale  se  nor.  l'osse  btato  da  Rai^cllo  Soprani  scritto- 
re delle  vite  de'  Genovesi  celebrato  per  un  artefice  ingegnoso  ,  e  sin- 
golare,  io  certamente  non  ne  avrei  potuta  dare  alcuna  contezza  ,•  non 
avendo  nelle  nostre  isfrle  letto  nei.^ieno  il  none  di  lui.  Questi  è  sta- 
to un  valentissimo  disegnatore  ,  e  lavoratore  di  tarsia  in  que'  tempi 
medesimi ,  che  fioriva  in  tal  genere  di  lavoro  il  celebre  Fra  Damiano 
di  sopra  mentovato  ,  ed  in  Genova  ha  fatto  opere  tnirabili  nel  coro 
de'la  Cattedra!''  come  dal  Sopr.'ni  siano  certificati  con  queste  parole  . 
»  Con  arte  poco  usata  in  Genova,  e  presso  gli  antichi  molto  sti- 
mata furono  da  Gio:  Francesco  Zabello  Bergamasco  fatti  d'i  tarsia  mol- 
ti lavori  nel  coro  della  Cattedrale  per  ornamento  delle  spalliere  de' 
sedili  rappresentandovi  quasi  tutti  i  misteriosi  successi  delia  vita  ,  e 
della  passione  di  Cristo  Sig^nor    Nostro  ,    a'  quali    aggiunse    in  due  siti. 


1^ 

di  convenevol  grandezza  'A  martirio  di  San  Lorenzo  ,  e  l.i  strage  de' 
Bambini  innocenti,  ed  il  tutto  è  fatto  cori  tale  dilic:enza  ed  arte  ,  che 
immica  la  pittura  col  mezzo  de'  ciliari  ,  e  scuri ,  e  da  rilievo  al  pia- 
no .  Scrisse  questo  ingegnoso  artefice  il  suo  nome  in  un  dado,  che  sì 
vede  nella  prima  di  quelle  spalliere  ;  t  da  un  cartellarne  ,  eh'  ei  fin- 
se neir  istoria  de'  Santi  Innocenti  ,  assicurati  veniamo  ,  che  1'  anno 
decimo  ottavo  dopo  la  ricuperata  libertà  cioè  nel  154<J.  restò  termina- 
to da  lui  cosi   nobil  lavoro  . 

Né  altra  notizia  può  dar  la  mia  penna  intorno  a  questo  virtuo- 
so, solo  che  a  mio  credere  potrebbero  essere  stati  futi  di  sua  mano 
alcuni  lavori  di  tarsia,  che  già  adornavano  un  gabinetto,  o  sia  studio- 
lo nel  palazzo  del  Signor  Duca  Grimaldi  ,  il  quale  però  ,  a'  giorni 
nostri ,  è  stato  disfatto  per  servirsi  di  quel  sito  ad  altro  uso  . 

Ed  ecco  con  queste  scarse  notizie  terminato  il  racconto  di  questo 
virtuoso  artefice,  del  quale,  non  avendo  in  questa  città  alcuna  sua  ope- 
ra saputo  rinvenire  ;  mi  giova  credere  ,  che  lontano  da  questa  dimo- 
rando abbia  ancora  altrove  terminati  i  suoi  giorni  .  11  Padre  Orlandi 
fa  doppia  menzione  del  Zab^llo  nel  suo  abcccdario  pittorico  ,  annove- 
randolo nella  parte  seconda  fra  gli  eccellenti  professori  del  disegno  , 
e  nella   terza  parte  fra  gì'  illustri  intagliatori  . 


POLIDORO    C.ILDARA    PITTORE. 


N< 


on  v'  ha  alcun  luogo  a  dubitare  ,  che  fra  gì'  Illustri  pittori  Ber- 
gamaschi non  debba  annoverarsi  Polidoro  Caldara  come  nato  nel  no- 
bilissimo Castello  di  Caravaggio  posto  nella  Gerra  d'Adda,  che  a  que' 
tempi  era  parte  del  territorio  liergamasco  ,  e  sebbene  verso  la  metà 
del  decimoquinto  secolo  per  le  vicende  delle  guerre  fii  per  alcuni  anni 
accidentalmente  smembrata  ,  e  data  al  Duca  di  Milano  ;  non  resta 
però  che  questa  non  debba  considerarsi  come  antica  porzione  del  ter- 
ritorio nostro  costituita  dalla  natura  dentro  li  suoi  confini  ,  e  confer- 
mata dal  Re  Enrico  sin  all'anno  1041.,  e  da  Federico  Imperatore 
nel  1151^.,  e  dallo  stesso  nel  1183.,  come  si  ha  da  tutte  le  storie, 
e  dai  pubblici  registri  di  questa  città  .  Verso  il  fine  del  mentovato 
decimoquinto  secolo  fu  di  nuovo  acquistata  dalla  Repubblica  ,  quale 
fii  dall'  anno  1428.  teneva  il  dominio  di  Bergamo  ,  e  rimase  di  nuo- 
vo alla  città  nostra  la  giurisdizione  di  mandar  suoi  cittadini  alle  Pode- 
5;arie  ,  e  Vicariati  di  quelle  terre  ,  come    antica ,  e  naturale    sua  pcrti- 


77 
ntnza  ;  finché    poi  nell'anno  1516'.  fu   totalmente  dai  nostro  territorio 

divisa  ,  ed   unita  a  quella  di  Milano  . 

In  Caravaggio  dunque  nel  tempo  »  che  era  porzione  del  Territo- 
rio nostro,  cioè  nel  cader  del  1499.  ,  venne  alla  luce  il  famosissimo 
Polidoro,  del  quale  avendo  Gioachino  di  Sandrat ,  Giorgio  Vasari ,  ed 
il  dottissimo  Accademico  della  Crusca  Filippo  Baldinucci  scritta  la  vi- 
13  ,  a  questo  tome  piìi  moderno  scrittore  appigliandomi,  rapporterò  in 
questo  luogo  distintamente  la  narrazione  della  vita  di  Polidoro  da  lui 
pubblicata  . 

Parlando  il    detto    Baldinucci    degli  eccellenti    artefici    usciti    dalla 
scuola  del  gran  Raffaello ,   cosi  dice  ,  nel  d<;cennale  terzo  del  Secolo  IN'. 

»  Uno  di  questi  per  certo  fu  il  celebratissimo  Polidoro  Caldara  di 
Caravaggio  di  Lombardia,  che  si  può  dire,  che  sino  dal  ventre  dell* 
madre  portasse  col  genio  1'  abilità  ,  e  stetti  per  dire ,  in    quest'  arte  la 
maestria  me«lesima  .  Questi  nato   di    umilissimi   parenti    astretto    da  po- 
vertà ,  tu  necessitato   ad  esercitare  sino  ali'  età  di   diciotto  anni    il  me- 
stiere   del  manuale  in  quel    tempo    appunto  ,    che  in  Roma  la    sempre 
gloriosa  memoria  di  Leon  X.  faceva  fabbricare  le  logge:  nel  cominciarsi 
poi    quelle  a  dipignere  da  Giovanni  da  Udine  ,  e  dagli  altri  ,  sotto  la 
scorta   di  Raffaello ,    il  giovanetto    force    portato    da   natura  ,  non   potè 
contenersi  di  non  dar  fuori  il  gran  genio  ,  eh'  egli  aveva  a  quell'  ar- 
te,  e  fatta  amicizia  con    tutti  que' pittori  ,    e  più    che    o"ni  altro  con 
Maturino    Fiorentino  ,     tanto    s'  avvanzò  neli'   intelligenza  degli  ottimi 
precetti  di  quella  ,  che  in  pochi  mesi  diede  di  se  stesso  non  ordinario 
stupore  ,'  e  in  disegno  ,  e    in  invenzione  avanzò  tutti    gli  altri  giovani 
di  quella    scuola  .    Era   però  il  colorito  tanto  dei    Caravaggio  ,    quanto 
dell'  inseparabile  suo  compagno  ,  e  imitatore  Maturino  non  tanto  viva- 
ce ,    ed  allegro  ,  quanto  quello  degli  altri  loro  condiscepoli  .•    alla  quai 
cosa  avendo  1'  uno  e  1'  altro  fatta  rifHessione,  e  osservato,  che  Baldas- 
sarri  da  Siena  aveva  dipinte  alctme  facciate   di  case  a  chiaroscuro,  de- 
liberarono (   pigliando  strada  piij    corta   )  lasciar  le  diitìcoltà   del  colo- 
rito ,  e  attenersi   con  grande  studio  a    tutte  le  altre  parti   della  pittura 
col  rapprestntar  sempre    le    cpsre    loro    solamente  a  chiariscuri  .  Fatta 
questa  deliberazione  ,  fecero  questi  due  una  cosi  stretta  comunione  ,   e 
di   volontà  ,  e  d'  opere  ,  e  d'  avere  ,    che,    se  non  fosse  stato    poi  il 
sacco  di  Roma  ,  non  avrebbe  avuto  forza  per  dividerla  altri  che  la  stes- 
sa  morte.  La   prima  opera,  che  tacessero  fu   una  facciata,  in  essa  cit- 
tà di  Roma  a  Monte  Cavallo  ,    rimpc-tto  a  San  Silvestro  ,    nella    quale 
furono  ajutali  da    Pellegrin   da  Modana  ,    che  era  assai   avanzato  nella 


78 
pratica  ,  e  diede  loro  grande  animo  .  Un'  altra   ne   fecero  riirpetto  al- 
la  poru  del   fianco   di  San  Salvadore    in   Lauro  .    D.pinsero  una  storia 
dalli   porta    del  fianco  della  Minerva  ,    e  una  fac,.  .la    a   Bipetra  so-pra 
Santo   [lecco,   dove   fecciono  vedere   una  quantità  di   mostri  marini    la- 
vorati con  grande    artificio.   Dicronsi   poi  a  studiare  le  antichità  di  Ro- 
nn  ,  così    che   non  restò  cosa  Q  sana,  o  rotta,  che  essa  si  fosse,  che 
e'  non  disegnassero  ,•  d'  onde  cavarono  1'  ottima  miniera  ,  ed   invenzio- 
ne de'  chiaribcuri  ,     che    fecero    poi  ,  come    pu-)     cia=;cuno  riconoscere 
dall'  opere    medesime  .    Fecero  sulla  Piazza    di  Capranioa    una  facciata 
colle   virtù  Teologali  ,  e  un  bel  fregio  sotto  le  finestre  ,    con  altri  va- 
ghi componimenti  .   In   Borgo  nuovo  dipinsero  una  facciata  a  sgraffio  : 
un  altra  sul  canto    della  Pace  :    una  nella  casa  degli  Spinoli   verso   Pa- 
vione  .•    una  del    trionfo  di  Camillo  con   un    amico    sagrificio  vicino  a 
Torre  di  Nona  .  Verso  Sant'  Angelo  una    bellissima   facciata  colla  storia 
di   Perillo  messo    nel    toro  di    bronzo  da  se    inventato,  fecero  in    una 
cnsa  della  strada  ,  che  va  all'  immagine  di   Ponte  :  un    altra  alla  Piazza 
della  Dogana    allato  a  Sant'   Eustachio  con   bellissime    battaglie  ,    e    in 
somma  tante  ,  e  tante   ne  dipinsero  che  troppo  lungo  sarebbe  il  descri- 
verle .  Lavorarono  nel  giardino  di  Stefano  del  Bufalo  la  storia  di  Per- 
seo (l)  :  ed   in   altre   case   di    nobili  persone  ,   fecero   infinite    pitture   di 
camere  ,  e  frci   a  fresco  ,  e  a  tempera  ,   tanto  che  si   può  dire   in   un 
certo  modo,  che  non  rim.anesse  in   Pioma  casa,  vigna  o  giardino,  do- 
ve questi   due   gran   maestri    non    ficessero    opere  .    Occorse    intanto   lo 
strano  caso  del  sacco  di  Roma   l'anno    1527.  ,    onde   rifuggitosi  ognu- 
no ,  chi  qua  ,  e  chi  là   Maturino  ancor  egli   si    fuggi  ,  e  poco  dopo  ;i 
cngione  ,  come   sì  crede  ,  de'  gran  disagi   patiti   in  quelle  comuni  mise- 
rie ,   sopraggiunto  da   morbo    pestilenziale  ,   nella    stessa    città  di   Roma 
fini  i  g'orni  suoi  ,  ed  in  Santo  F.ustachio  fu  sepolto  .  Polidoro  sì   ix):- 
tò  a    Napoli  ,  dove   pel   poco  gusto  eh'  ti  trovò   in  quella  gente    delle 
cose    di    di-x-gno  ,   e  di   pittura,   a   principio    poco    ne   mancò   che   non 
morisse   di   fame  ;     essendosi    sino  condotto   a   lavorare    a   giornate    con 
certi   pittori,   pc'   quali   fece   di  sua  mano  in  Santa   Maria   della   grazia, 
nella  Cappella  maggiore  ,   un  San   Pietro  :  e  per  un  Conte  dipinse  una 
volta    a    tempera,   una   f.iceiata  ,  un  cortile,  e  logge,    che  tutte   riusci- 
rono opere  maravigliose  .     In  Sant'    Angelo  allato    alla    pescheria  ,    i\ce 

(ì)  In    un     pezzo    verso  al  Paiazio  e  espressa  fia  due  piccole  finestre  Danae  nel- 

lapprescntita  la   liberazione  d'   Aniliomeda  :  la  torre  ili     broiiio  ;     e    sotto  Atlante  con, 

nel  pezzo  corrispondente  vi  è  un  Sacritiiio.  -vertito    in  soss.i     con  var^  donne   che  £s>ìf 

l.li  altri  due  pezzi  sono   perduti  .  In    altra  mano  un  fitgla. 
facciata    che    corrisponde    ali*   scuderie  sta 


19 
alcuni  quadri  ,  ed  una  tavola  a  olio  .  Ma  vedendo  finalmente  non  e-:- 
ser  egli ,  e  la  propria  virtù  in  quella  città  più  che  tanto  ricevuta  e 
stimata  ,  se  n'  andò  a  Messina,  dove  gii  tu  dato  molto  da  operare  a 
olio  ,  «  fece  gli  archi  trionfali  coli'  occasione  delia  passata  di  Carlo  \ . 
dall'  impresa  di  Tunisi  ,  e  molte  altre  pitture.  Desiderava  egli  vivamen- 
te di  tornarsene  a  Roma  ritenuto  da  tal  risoluzione  solamente  da  u;u 
donna  ,  che  egli  troppo  teneramente  amava  .  Ma  in  fine  ,  prevalendo 
in  lui  r  amor  di  Roma  all'  amor  dell'  amata  ,  rotto  ogni  laccio  ,  del;- 
berò  di  colà  portarsi  ;  ma  non  già  gli  riusà  di  veder  Roma  ,  perchè 
fb  soppragiunto  da  una  morte  miserabile  ,  se  crediamo  a  quanto  ne 
scrisse  il  Vasari  colle  seguenti  parole  : 

Levò  dal  Banco  una  buona  quantità  di  danari  ,  eh'  egli  aveva  , 
e  risoluto  al  tutto  si  partì  .  Aveva  Polidoro  tenuto  molto  tempo  un 
garzone  di  quel  paese,  il  quale  portava  maggiore  amore  a'  danari  di 
Polidoro  ,  che  a  lui  ;  ma  ,  per  avergli  cosi  sul  Banco  ,  non  potè  m.ai 
porvi  su  le  mani  ,  e  con  essi  partirsi  ;  peilcchè  caduto  in  un  pensie- 
ro malvagio  ,  e  crudele  ,  deliberò  la  notte  seguente  mentre  che  dor- 
miva ,  con  alcuni  suoi  congiurati  amici  dargli  la  morte  e  poi  partire 
i  danari  fra  loro  .  E  così  ,  sul  primo  sonno  assalitolo  ,  mentre  dormi- 
va forte  ,  ajutato  da  coloro  con  una  fascia  lo  strangolò  ,  e  poi  dato- 
gli alcune  ferite,  lo  lasciarono  morto:  e  per  mostrar  che  essi  non 
r  avessero  fatto  lo  portarono  sulla  porta  della  donna  da  Pulidoro  am.a- 
ta,  fingendo,  che  o  i  parenti,  o  altri  in  casa  l'avessero  ammazzato. 
Diede  dunque  U  garzone  buona  parte  di  danari  a  que*  libaldi  >  che 
si  brutto  eccesso  avevan  commesso,  e  quindi  fattigli  partire  ,  la  mat- 
tina piangendo  andò  a  casa  un  Conte  ,  amico  del  maestro  morto , 
ma  per  diligenza  che  si  facesse ,  in  cercar  molti  ,  di  chi  avesse  co- 
tal  tradimento  commesso  ,  non  venne  alcuna  cosa  alla  luce  .  Ma  pu- 
re  ,  come  Dio  volle ,  avendo  la  natura  ,  e  la  virtù  a  sdegno  d'es- 
ser per  mano  della  fortuna  percosse  ,  fecero  a  uno  ,  che  interesse 
non  ci  aveva  ,  dire  ,  che  impossibile  era ,  che  altri  che  tal  garzone 
r  avesse  assassinato  .  Per  lo  che  il  Conte  gli  fece  porre  le  mani  ados- 
so.'  e  alla  tortura  ìBCssoIo  ,  senza  che  altro  martirio  gli  dessero  ,  con- 
fessò il  delitto,  e  Ri  dalla  giustizia  condannato  alla  forca,  ma  prima 
con  tanaglie  infuocate  per  la  strada  tormentato  ,  e  ultimamente  squar» 
tato.  Ma  non  per  questo  tornò  la  vita  a  Pulidoro,  né  alla  pittura  si 
rese  quell'  ingegno  pellegrino  e  veloce  ,  che  per  tanti  secoli  non  er:^ 
più  stato  al  Mondo  ;  per  lo  che ,  se  allora  che  mori  ,  avesse  potuto 
morire  cen  Ini  sarebbe  tuona  1'  invenzione  ,    la    grazia  ,   e   la    bravura 


So 
nelle  figure  dell'  arte  ,  felicità  della  natura  ,  e  della  virtù  nel  formare 
in  un  corpo  cos'i  nobile  spirito  ,  e  invidia  ed  odio  crudele  di  cosi  stra- 
na morte  nt.1  fato,  e  nella  fortuna  sua  ,  Furoiu)  fatte  1'  esequie  sue  so- 
Icnnisìime  ,  e  con  doglia  infinita  di  tutta  Messina,  e  nella  Chiesa  Cat- 
tedrale datogli  sepoltura  l'anno    1595. 

Tale  fii  dunque  1'  infelice  fine  di  questi  due  grandi  artefici  ,  i 
quali  per  la  gran  virtù  loro  meritano  di  rimaner  per  sempre  nella  me- 
moria degli  uomini.  Furono  Polidoro,  e  Maturino  bravissimi  neli' ope- 
rare ,  come  ben  mostrano  le  loro  pitture  :  e  quantunque  Maturino  non 
fosse  cosi  efficacemente  portato  dal  genio,  e  dalla  natura  alle  cose  dell' 
arte  quanto  Pulidoro  ;  con  tutto  ciò  e  colla  pazienza  ,  e  col  lungo 
studio,  e  coir  imitazione  dell'opere  del  compagno,  si  portò  si  bene, 
che  1'  uno,  e  1'  altro  insieme  condussero  sempre  le  cose  loro,  senza 
che  apparisse  fra  esse  diflerenza  alcuna .  Furono  i  primi ,  che  ,  pel 
grande  studio  farro  sopra  tu'.to  1'  antico  ,  arrivassero  ad  esprimere  eccel- 
lentemente gli  abiti,  le  fisonomie  ,  i  sacnficj,  i  vasi,  l'armi,  ed  ogni- 
altro  strumento  sacro  o  profano,  servendosi  di  essi  con  si  esatta  osser- 
vanza degli  antichi  costumi  ,  che  hanno  dato  gran  gusto,  ed  anche 
qualche  lume  agli  eruditi  .  Il  tutto  poi  si  vede  accompagnato  con  in- 
venzione ,  varietà  ,  nobiltà  ,  e  disegno  tanto  eccellente  ,  che  già  quasi 
in  due  secoli  trascorsi  non  si  sono  vedute  pitture  in  Roma  ,  che  sieno 
Etate,  e  sieno  tuttavia  tanto  studiate  da  ogni  nazione  ,  quanto  quelle 
di  costoro,  che  veramente  hanno  mostrato  agli  amatori  dell'arte  il  mo- 
do di  fjrsi  universali  in  ogni  sorta  di  lavoro.*  e  ne  vanno  attorno 
infinite  copie  in  istampa  .  Questa  loro  eccellenza  però  fu  interno  a 
chiariscuri ,  bronzi,  e  terretta  ,  perchè  nel  colorito  valsero  tanto  poco, 
che  quel  che  si  vede  in  Roma  di  loro  mano  ,  che  sono  alcune  poche 
cose,  non  punto  gli  distingue  da  ogni  altro  pittore.  Ben  è  vero  che 
Polidoro,  nel  tempo  che  ci  visse  in  Messina,  ebbe  tante  occasioni  di 
dipingere  a  olio  figure  colorite  ,  che  nell'  ultimo  della  vita  sua,  aven- 
dovi già  acquistata  buona  pratica  ,  vi  fece  opere  lodevoli  :  e  fra  1'  al- 
tre fu  stimata  bellissima,  e  di  vago  colorito,  una  tavola  di  Cristo  por- 
tante la  croce,  con  un  gran  numero  di  figure  ,  appropriate  alla  storia > 
che  fu  l'ultima  opera,  che  vi  facesse  :  perchè  poco  dopo  egli  per  giu- 
sto e  occulto  giudizio  di  Dio  fece  1'  infelice  morte  ,  che  sopra  abbia- 
mo raccontato  «  . 

Fin  qui  il  Baldinucci ,  il  quale  le  orme  seguendo  di  Giorgio  Va* 
sari  prende  insieme  con  lui  un  grave  errore  ,  nel  dire  che  Polidoro, 
ebbe    a,  morirsi  in  Napoli  della  fame ,  e  che   poche    cose    ivi    dipinse  .. 


8i 

Per  comprovar  dunque  tale  falsità ,  e  riferire  anco  alcune  opere  fatte 
in  Napoli  di  loro  p.issdte  sotto  silenzio  rapportaremo  ciò  che  scrive 
Bernardo  de'  Dominici  nel  L.  2.  delle  vite  de'  l'ittori  Napolitani  ,  ove 
nella  vita  di  Andrea  da  Salerno  così  parla  . 

»  Ora  fri  coloro  eh'  ebber  la  sorte  di   fuggir  da   Roma  per  scam- 
par la   viia  ,    fu  1'  eccellentissimo  Polidoro  da  Caravaggio  il  quale  arri- 
vato in  Napoli  ,  dopo  aver  disperso  lo  amato  Maturino  suo  compagno 
rarissimo  nella  pittura  ,    ed     informandosi    qua!    Pittore    fusse  di   mag- 
gior grido  ,   udì  esservi   un   valciit'    uomo  migliore  forse    che  gli   altri  , 
per  esser  staio   discepolo   del  divino   Ratlaelln  ,   quale  si   nominava   An- 
drea da  Salerno  5    per  la  qual  cosa   venendogli   in   memoria  coloro,  che 
lavorato  avevano  con  qu^l  divni  Maestro,  gli  sovvenne    aversi   veduto 
Andrea  ^  ed  ess^r  anche   suo  conoscente  .  Adunque   portatosi  ove  quello 
dipigneva   vi   si  fece   introdurre  ,   ma  non    fu   da   Andrea  alla    bella  pri- 
ma  riconosciuto   per   lo   lungo   spazio    di   anni  ,    che   vi    eran    pis^ati    di 
mezzo  (  giacché   il   Salerno  si   era  partito  da   Roma    ni    1512.)  ed  al- 
tresì perche  a  Polidoro   era   stranamente   cresciuta   la  barba.   Per  la  qual 
cosa    fingi. ndo  Pol;duro  di   esser  un   povero   Piftore  capitato   ivi    a  caso, 
gli  chiese ,    che    ammciier    lo    voles.e  ad   alcuna   cosa    operare   per  quel 
prezzo  ,  che   gli   piacesse  ,   dappoiché  si  trovava   molto    necessitato   come 
quegli  ,   che   scampando   ia    vita  avta   perduto   tutto  il   suo   avere  nel  mi- 
serabil   sacco   di  Roma  .   Andrea   compassionando   il  di   lui   stato  gli  die- 
de a  dipigaere    una   figura    di   quegli    Apostoli  ,   che    andavano   incorno 
alla  mentovata  Tribuna  .  Ma   non   tantosto  Polidoro  ebbe  quella   figura 
abbozzata,  che  guardandola    Andrea^  buttati   a  terra   i   pennelli,   lo  cor- 
se ad   abbracciare  avendolo  per  1'  eccellenza  dell'  opera  ravvisato  ,  con- 
ciosiacosachè  le  pitture   a  fresco  di    Polidoro    hanno    tanta  eccellenza   e 
perfezione  che   solo   da  quelle   di   Raftàello  ponno  essere  pareggiate  .   Co- 
sì dunque  fatte   inf  a  di    loro  sincerissime   accoglienze  ,    e   rallegrali   in- 
sieme  di   conversazione,  fu  alloggiato  Polidoro   in   casa   di   Andrea,   dal 
quale  essendo  pubi. caca   b  somma  virtù  di   Lui  ,  gli  fu  procurato  il  la- 
voro di   malie  pitture  ,  che  far  si  dovevano   in  Santa  M.\ria  del  Pope- 
lo  Chiesa   poc'   anzi   eretta   nel   cortile   del   fanìoso  Spedale   degli  Incura- 
bili,   ove  fece  ad  ol  o  vane  cose,  cf>me  ancora   dipinse    un  S.  Piecro  , 
ed  un  S.  Paolo  anche    ad    olio  per   la    mentovata  chiesa    di    S.  Maria 
delle   Grazie ,  L    quali    pitture    son    quelle  che  nominate    vengono  dal 
r.Obtro  Eugenio  nella  sua  Napoli    sacra  :    benché  del  S.   Paolo  egli  non 
fàccia  menzione  ,    a  cagione  ,    che    prima  che    Y  Eugenio    scrivesse  era 
stato  catTibiaio  con  una  copia  :  « 

1 1 


/ 


^2 

E  nella  vita  di  Gio:  Bernardo  Lama  soggiunge  il  sopracitato  Do- 
tninici  : 

»  Or  qui  mi  torna  in  concio  di  notar  con  mia  maraviglia  il  gra- 
ve error  del  Vasari  ,  il  quale  dice  nella  vita  di  Polidoro  ,  che  questi 
ebbe  a  morirsi  di  fame  m  Nipoli ,  e  che  poche  cose  ei  vi  fece  ,  e  poi 
se  ns  parti  ,  quasi  che  affatto  non  vi  fosse  stimato .  Potè  accadere  noi 
niego ,  che  ne'  primi  giorni  dopo  il  suo  arrivo  ,  egli  sconosciuto  e 
fuggiasco  patisse  alquanto,  ma  essendo  poi  da  Andrea  stato  riconosciu- 
to,  e  palesato  per  quel  grand'  uomo,  eh'  egli  era  ,  visse  agiatamen- 
te; dappoiché  egli  dipinse  a  chiaroscuro  nel  palagio  della  Duchessa 
di  Gravina  D.  Maria  Ursino  nel  delizioso  Burgo  di  Cbiaja  ,  qual  pa- 
lagio ella  poi  diede  a  RH.  PP.  Lucchesi,  aciochè  vi  fabbricabsero  una 
Chiesa  di  S.  Maria  in  Portico.  Di  tai  pitture  si  veggono  tuttavia  le 
vestigie  nelle  stanze  superiori  di  quei  Padri,  da'quali  quel  luogo  è  chia- 
mato Belvedere  .  Così  dipinse  un  altra  casa  nella  strada  detta  d.-gli 
Armieri  presso  la  Chiesa  Parrochiale  di  S.  Arcangelo;  ed  altre  pitture 
ei  fece ,  che  dal  Vasari  non  sono  nominate  ,•  e  pur  non  doveano  es- 
ser taciute  quelle ,  che  fece  nella  casa  di  Bernardino  Rota  nostro  cele- 
bre letterato  presso  la  Chiesa  di  S.  Chiara  ,  ove  ,  oltre  della  facciata 
dipinta  a  chiaroscuro  (  cosi  era  1'  uso  di  quei  tempi  ,  la  quale  è  sta- 
ta da  poco  tempo  in  qua  rinnovata  ed  imbiancata  )  fece  ancora  mol- 
te figure  bellissime  nella  soffitta  della  Galleria  sopra  tavolette  ,  delle 
quali  ne  furon  prima  vendute  alcune  al  Marchese  del  Carpio  gran  di- 
lettante ,  e  poi  ultimamente  altre  ne  furono  comperate  da  un  Signore 
Francese  ,  che  seco  le  condusse  in  Francia  per  farne  dono  a  quel  Rè. 
Or  dunque,  se  Pol'doro  vi  fece  tante  belle  opere  nella  nostra  città, 
e  se  vi  ebbe  scolari  ,  come  lo  furono  Gio"  Bernardo,  e  Marco  Cala- 
brese (  come  si  dice  )  con  Francesco  Ruviale  ,  che  in  Napoli  fu  suo 
discepolo,  e  fu  tanto  prezzato,  e  stimato  da'  nostri  Artefici,  come 
può    stare  ,   eh'  egli    ebbe   a    morirsi  della    fame  ?    « 

Voglio  ora  per  maggior  gloria  di  Polidoro  Riferire  ,  che  Gio; 
Pietro  Lomazzo  nel  suo  bel  trattato  della  pittura  lo  chiama  aaira- 
tissimo  e  prontissimo  pittore  ,  illustratore  delle  antichità  di  Roma  ,  e 
facendo  egli  in  più  luoghi  di  detta  sua  opera  ,  ove  torna  in  accon- 
cio ,  noti  quegli  artefici  ,  che  furono  in  una  ,  o  in  altra  facoltà 
più  eccellenti ,  vedesi  sem.pre  fra  i  primi  nominato  Polidoro  ,  parti- 
colarmente nel  libro  primo  Gap.  2.  parlando  del  colore  illuminato 
per  arte  di  Prospettiva  dice  :  »  Però  Tiziano ,  e  il  valentissimo  Po- 
lidoro   per    intendere   perfettamente    questo    secreto    dtl  lume  in    prò- 


H 

ispettiva  diedero  lanto  rilievo  e  furia  a  le  sue  pitture  «.  E  nel  libro 
sesto  Gap.  2v  ove  fa  vedere  la  conformità  ,  che  ha  la  poesia  colla  pit- 
tura si  legge  :  „  E  da  questa  conformità  generale  ,  che  diciamo  trovar- 
si fra  pittori  r  e  poeti ,  ne  segue  anco  una  particolare  ,  che  un  pitto- 
re ha  avuto  naturalmente  un  genio  più  conforme  ad  un  poeta,  che  ad 
un  altro,  e  nel  suo  operare  ha  seguito  quello  ,  come  è  fjcile  a  ciascu- 
no r  osservarlo  ne'  pittori  moderni  .  Perchè  si  vede  che  Leonardo  ha 
espresso  i  moti  &  decori  di  Homero  ,  Polidoro  la  grandezza  e  furia  di 
Virgilio  ,  il' Buonarotto  1' oscurezza  profonda  di  Dante,  Raffaello  la  pu- 
ra maestà  del  Petrarca  ,  Andrea  Mantegna  1'  acuta  prudenza  del  San- 
nazaro ,  Tiziano  la  varietà  dell'Ariosto,  e.  Gaudi-uzio  la  devozione  che 
si   trova  espi'cssa!  ne'   libri   de'  Santi  .   <♦ 

Nel  libro  medesimo  ,  al  capitolo  della  proporzione  circa  il  corpo 
umano  ,  vDìI  ragiona  :  il  qual  precetto  è  generale  per  queste  parti  del- 
la pittura  5  cioè,  per  lo  moto  , e  per  il  colorare  ,  perchè  in  ogni  istoria, 
quinto  più  il  pittore  varia  la  propoizione  ,  1'  età  j  il  moto  ,  e  decoro 
delle  figure,  e  quanto  più  è  vago  nel  colorare  ,  tanto  più  rende  la 
stona  iliiettcvolc.  come  eccellentemente  hanno  fatto  sopra  tutti  gli  altri 
Rait'adio,    Polidoro  ,  e  Gaudenzio  .   « 

In  moldssimi  ahri  luoghi ,  e  ne'  capitoli  spezialmente  delle  compo- 
sizioni delle  baitaglic  ,  di  giuochi  ,  di  trofei,  delle  grottesche  ,.dei 
panni  ,  e  delle  pieghe  vien  fatta  menzione  di  Polidoro  ,  e  viene  an- 
noverato fra  principali  maestri ,  che  m  tali  generi  di  pitture  si  sono 
distinti  . 

Lo  stesso  autore  ,  nell'  altra  sua  opera  ,  dell'  idea  del  tempio  del- 
la pittura  ,  finge  ,  che  vi  sien  in  questo  tempio  sette  statue  dei  Go- 
vernatori della  pittura  ,  che  chiama  ancora  soprani  maestri  dell'  arte  , 
e  questi  sono  Michcìagnolo  ,  Gaudenzio  ,.  Polidoro  ,  Leonardo  ,  Raf- 
faello, Andrta  Maniegia ,.  e  Tiziano,  e  al  capitolo  settimo  parlando  del- 
la statua  di  i'olid:>rij  terzo  Governatore  ojsi  ragiona;  »  Quella  del  ter- 
zo è  di  firro,  con  cui  rappresenta  in  Polidoro  Caldara  da  Caravaggio 
la  grandissima  furia,  e  fivrtzza,  che  cgji  diede  alle  sue  figure  «.  Tra- 
lasciando poi  tutti  qui  gli  altri  passi  ,  ne'  quali  ta  commemorazione  di 
Polidoro  ,  che  sono  nioltibsimi ,  rifeniò  quello  solamente  che  leggesi  nel 
capitolo  decimoterzo  ove  dice  :  »  Polidoro  ha  usato  e  introdotto  prima 
di  tutti  il  colorire  chiaro  e  scuro  ,  come  di  marmo  ,  di  bronzo  ,  di 
oro,  e  altri  metalli  ,  di  pietre,  e  di  tutto  quello  in  somma,  che  oc- 
corre al  pittore  di  fare .  Nel  che  è.  stato  unico  al  Mondo  rappresen- 
tando tutti  i  modi,  k  arie  }    e  i  gesti    delle  principali   antichità,  che 


^4 
si  ritrovano  in  Roma,  ed  i  giuochi,  i  sacrifizi ,  i  trionfi,  le  battaglie, 
ed  i  trofei  ,  da  lui  eletti  ,  come  cose  più  difficili  dell'  arte  .  Oltre  di 
ciò,  è  stato  felicissimo  inventore  di  grotteschi  e  gli  ha  espressi  con  tan- 
ta facilità  ,  che  tengo  certo  niun  altro  esser  che  lo  pareggi  .  Negli  a- 
biti  finalmente  ,  nell'  arme  ,  scudi  ,  brochieri ,  e  altri  instrumenti  ap- 
partenenti alla  guerra  ha  occupato   il   primo  grado  d'  eccellenza  .    « 

Piacemi  per  fine  di  rapportare  ancora  ciò ,  che  dice  di  questo 
celebratissimo  maestro  ,  Luigi  Scaramuccia  nel  suo  libro  delle  finezze  dei 
pennelli  Italiani  : 

»  Ma  quali  altri  dopo  il  nostro  Raffaello  (  disse  Girupeno  )  meritò 
maooior  erido  dipingendo  in  Roma  ?  Non  v'  ha  dubbio  ,  che  Polido- 
ro  non  fosse  il  più  simato  ,  e  degno  ,  ripiglio  il  genio ,  e  1  opere  sue 
famose  le  puoi  vedere  ,  se  ben  molto  lacere  dalla  tramontana ,  sopra  di 
queste  mura  a  chiaroscuro,  piene  d'  ogni  eruditissimo  sapere.  Ne  gu- 
starai  dunque  di  esse  il  buon  disegno  ,  il  facile  ,  e  risentito  modo  di 
fare  ,  e  finalmente  tutto  1'  estratto  dell'  antica  scultura  ,  cosi  dal  Mon- 
do stimata  .  Studiane  pur  tu  per  concludere  ogn'  opera  di  lui ,  che  al 
certo  di  non  lieve  giovamento  ti  sarà  per  riuscire  (i)   «. 


(i)  Agostino  Taja   Senese  nella  descri- 
zione del  Palazzo  Aposcolico  Vaticano  s'am- 
pata  in  Roma  nel   i??':".  a  carte   zij.  dove 
tratta    della   terza    stanza    della  Segnatura  , 
scrive  così  ,,  r  imbasamento  di  questa  stan- 
za è  dipinto   da    Polidoro   da    Caravaggio  a 
chiaroscuro.    Vi   sono   alcune    figure  grandi 
quanto  il  naturale  di  chiaroscuro  ,  che  rap- 
presentano   uomini  e  donne  a    foggia   dcUe 
Cariatidi,  che  sostengoro  una  cornice.  Tra 
esse  sono    alcuni    riquadri    storiati  .    In  uno 
di  questi  ,  sotto  la  scuola  di  Atene  ,  è  una 
Donna    che    tiene  sotto    il    piede    il  Globo 
terrestre  ,    e  molti  libri  ,    e  significa  la  spe- 
culazione delle  cose  elementari .  In  un  altro 
sono  varj  filosofi  ,  che  ragionano  inrorno  al 
globo  terracqueo  .  Quindi  fiegue  Siracusa  as- 
salita per  mare  ,  e  per  terra  ,  e  difesa  dalle 
machine    d'  Archimede    medesimo    percosso 
da  un  Soldato  nella  presa  di  SiraCB>a  ,  sen- 
za che  egli  se  ne  accorga  ,  per  essere  inten. 
to  a  un  teorema  matematico  ,    la  cui    fiaura 
disegna  con  le  seste  in  terra.    Sotto    ifSa- 
cramcnto  dell'  Altare  è  un  sacrifizio    antico 
de'  Gentili  ,    che    accenna    di  essere  abolito 
dall'  incruento  e  divino  sacrifizio  della  Mes- 
sa .    Appresso  e  S.  Agostino  col    fanciullo  , 
che  gli  mostra  esser  piii  facile  con  una  taz- 


za vuotare  il  mare  ,   che  intendere  il  miste- 
ro della  SS.  Trinità,  Poscia  si  vede  la  Sibil- 
la che  mostra  ad  Ottjviano  la  Vergine  che 
doveva  partorire  senza    commercio    umano  . 
In  fine  una  donna  sedente    rivolta  al  Cielo 
per    dinotare    la    contemplazione  delle  cose 
celesti  .  Queste   pitture  dette  da'    Greci  mo- 
nocromi  si    reputano   opere   di    Polidjro  da 
Caravaggio  prima  Muratore  ;    poi  scolare  di 
Raffaello  ,  e  eccsUentissimo  in  questo  gene- 
re di  dipingere  .   Sotto    il    monte  Parnaso  , 
di  qua  e  di  la  dalla  finestra,  sono  due  pie 
cole  storiette  di  chiaroscuro  ,    ma  bellissime 
al  maggior  segno  ,  che  una    rappresenta  ,  il 
ritrovamento  de"  libri   Sibillini    nel   sepolcro 
di  Numa  ,  e  1'  altra  1' abbracciamento  di  es- 
si nel  Comizio.  Nell'arco  di  questa  finestra 
è  scritto  :  Julius  li.  Ligur.  Poni.  M.ìx-  ai. 
Chr.  MDXI.  Pontifica:,  sui   Vili. 

Nel  primo  Tomo  del  Catalogo  de'  Qua. 
dri  della  Gallerìa  del  Re  di  Francia  di  Mon- 
sieur  L'Epiciti  stampato  in  Parigi  in  4.  nel- 
la Stamperia  Heale  l'anno  17  f  2.  ritrovasi 
di  Polidoro  in  tavola  il  Concilio  degli  Dei 
dipinto  a  tempera  dell'  altezza  di  due  piedi, 
e  sei  pollici  ;  e  quattro  piedi  ,  e  dicci  pol- 
lici in  larghezza  con  le  figure  grandi  seò:ci 
in    diciotto   pollici  ,    Questo    q«adr«  ,    dice 


h 


BERNARDO    ZENALE    PITTORE. 
ED    ARCHITETTO. 

j^e  con  tutto  il  fondamento  abbiamo  annoverato  Polidoro  da  Cara- 
vaggio fra  gli  nostri  artefici,  deve  per  la  ragione  medesima,  che  dian- 
zi accennammo  ,    comparire  fri  questi  ancora  Bernardo   Zenale  pittore. 


Monsieur  L'  Epiciw  ,  unico  che  il  Re  posseg- 
ga di  qcesto  Maestro  ,  non  è  che  un  aboz- 
zo  a  icnipera  ;  non  ostante  egli  e  molto  ri- 
dotto per  dare  una  idea  del  genio  sublime 
di  Polidoro  ,  e  far  conoscere  quale  era  la 
scic'ta  de'  suoi  atteggiamenti  ,  e  disposizio- 
ni ,  e  1'  eccellente  maniera  colia  quale  sape- 
va addattare  li  panni  ,  e  sopra  tutto  il  suo 
eccellente  modo  di  far  giuocare  il  cliiaro 
scuro  .  Giove  seduto  sopra  una  nuvola  uni- 
tamente agli  altri  Dei  pare  che  loro  propon- 
ga Ganimede  per  Coppiere  .  Questo  Giova 
ne  tiene  una  Coppa  nella  quale  si  versa  dell' 
Ambrosia.  L'  amore  coricato  a' piedi  di  Gio- 
re  ,  con  la  destra  mano  appoggiata  a"  ginoc- 
chi di  questo  Dio  ,  guarda  con  dispetto  !a 
truppa  celeste  .  Le  figure  di  questo  quadro 
sono  ancora  ben  contrapposte;  e  le  arie  del- 
le teste  fi  re  ,  nobili  ,  ed  espressive  . 

Nel  Catalogo  de'  Quadri  del  Presidente 
^ì  Tugny  ,  e  del  Sig.  Crosat  stampato  a  Pa- 
làgi in  8.  del  17 fi.  a  carte  16.  n.  7.  del 
Gabinetto  del  Sig.  Crosat  è  notato  il  seguen- 
te Quadro.  Un  Paese  nel  d"  avanti  del  qua- 
le si  vede  una  fontana  ,  di  Polidoro  da  Ca- 
ravaggio, alto  due  piedi  ,  e  dieci  pollici  ,  e 
largo  p.edi  quattro  . 

In  quanta  estimazione  siano  sempre 
state  ,  e  siano  tuttavia  tenute  le  opere  di 
Polidoro  ,  lo  da  bastantemente  a  conoscere 
il  vederle  intagliate  replicatamente  da'  più 
famosi  Incisori  si  a  bulino  ,  che  ad  acqua 
forte  ,  mediante  li  quali  ci  rimane  tuttavia 
il  piacere  di  vedere  ,  e  di  approfittare  delle 
opere  di  lui  tuttoché  da  noi  rimote  ,  e  da 
parte  consumate  .  Per  la  qual  cosa  non  sar.à 
superfluo  ,  ma  anzi  interessante  per  li  dilet- 
tinti  ,  e  intelligenti  del  disegno  il  qui  rife- 
rire tutte  quelle  sue  pregiatissime  opere  ,  le 
<{uali  furono  tra  gli  alni  da  Gio;  Battista 
Galestiuzzi,  e  da  Pietro  Santi  Bartoli  li  due 


più  esatti  ,  e  riputiti  intagliatori  tramanda- 
te se  non  alla  ctirnità  ,  ccrtameRte  ahnena 
aj  una  maggiore  durata  di  quello  ci. e  esser 
possano  le  pitture  del  medesimo  . 

Nel  pri.no  Torno  delle  notizie  Storicke 
degli  Intagliatori  di  Gio:  Gori  Gandcllini 
stampate  in  Siena  nel  if7i.  in  8..  dove 
parla  di  Pietro  Santi  Bartoli  ,  dopo  avere 
riferito  altre  sue  incisioni  ,  lasciò  scritto 
quanto  s.'gue  .  ,,  Da  Polidoro  da  Caravaggia 
il  fregio  dipinto  in  Roma  in  u:]a  facciata 
incontro  alla  Maschera  d'oro  ,  rappresen- 
tante il  viaggio  ,  navigazione  ,  e  battaglia 
di  Navi  al  Tevere,  in  otto  mezzi  fogli  rea- 
li,  e  la  facci.ata  dei  Gatti  rappresentante  ui 
pellegrinaggio  di  Egizi  ovvero  Affricani  , 
dedicata  a  Gio:  Pietro  Bellori  celebre  Anti- 
quario "  .  Nel  tomo  2.  ,,  Gio:  Battista 
Galestruzzi  Pittore  Fiorentino  intagliò  ec- 
cellentemente ad  acqua  forte  dall'  opere  di 
Polidoro  da  Caravaggio  ,  e  fra  I'  altre  i 
di  lui  trofei  in  undici  pezzi  nei  léyS.  la- 
tagliò  in  piccolo  il  ratto  delle  Sabine  di- 
pinto dal  suddetto  a  chiaroscuro  nella  fac- 
ciata di  una  Casa  di  Roma  .  Il  fregio  ove 
sono  i  figli  di  Niobe  trucidati  a  colpi  di 
freccia  da  Apollo,  e  da  Diana  dipinti  dal- 
lo  stesso  in  altra  facciata  in  detta  Città  . 
Dal  medesimo  altra  bellissima  facciata  d'a - 
bitazione  ,  con  la  storia  di  Perillo  ,  quaa- 
do  è  racchiuso  nel  Toro  di  bronzo  da  te 
stesso  fabbricato  .  Dal  detto  cinque  altri 
pezzi  di  storie  Romane  ,  e  due  altre  car- 
te ,  in  una  delle  quali  è  Saturno  a  cui 
Giove  taglia  le  parti  genitali  ,  e  nell'  al- 
tra un  Saturno  ,  che  divora  un  fanciullo  - 
Travagliò  ancora  soggetti  chimerici,  ed  or- 
namenti ,  procurando  di  conservare  nelle 
sue  stampe  1'  eleganza  ,  e  purità  del  carat- 
tere   antico  .    " 

Neil'  Indice  delle  stampe  della   Calco- 


ed   architetto  di   molta  laude  di  quei  tempi  .    Nacque    questi    in  Trevi- 
gliOj.  che  ptr  la  spleadidizza  dtlis   fabbriche  gentilezza  e  numero  degli. 


grafia  delia  RevereiK-!i  Camera  Apostolica- 
a  Piò  di  Marmo  in  Roma  del  dccto  Po- 
lidoro da  Caravaggio  sono  rcgistr.i.ve  le  se- 
guenti  opere  . 

Fregio    dipinto    incontro    la    Màschera 
d'  oro  ,     viaggio  ,    navigazione  ,    e   battaglia 
di    Navi   al   Tevere   disegnata    ed   intagliata-. 
in    acqua    forte    da    Pietro    Santi     Barrali  ,. 
libro    in   otto   mezzi   fogli- reali  grandi  ,  per- 
traverso  . 

Battaglie  navali  dtl  medesimo  frégio  più 
grandi  iniagliatc  a  b'ilino  da  Giulio  Bona- 
zoni  in  tu  fogli  reali  ,  per  traverso  . 

Gli  Dei  ,  o  Pianeti  ,  figure  in  piedi  , 
intaglio  a  bulino  copiati  da  Golzio  ,  libro  in 
otto  fogli   reali. 

Plutone  col  Tridente,  con  spiche  in 
mano,  intaglio  a,  bulino  di. Cherubino  Al- 
berti ,   mezzo  foglio   reale  . 

Pcrillo  posro  nel  Toro,  intaglio  a  bu- 
lino di  Giacomo    Laurenziani    foglio    reale  . 

Due  soldati  che  assaltano  un  senatore 
fedente  ,  intaglio  a. bulino  di  Giorgio  Man- 
tovano ,   in  foglio  reale  per  traverso  . 

La  Carità  Romana  che  allatta  il  Pjdre-, 
intaglio  a  bulino  di  Giulio  Bonazoni  in  mez' 
zo  foglio  reale  . 

La  Natività  del  Signore  coli'  adorazione 
de'  Pjstori  ,  intaglio  a  bulino  di  Gerardo 
Fontana,  in  foglio  reale   per  traverso- 

Oltre  le  riferite  stampe  non  sono  da. 
omettersi  li  pregiatissimi  originali  disegni  ,  , 
the  si  conservano  di  Polidoro  nelle  princi- 
pali Gallerie  ,  e  Gabinetti  d'  Italia  e  d'oltre 
Menti.  Nel  Catalogo  del  Gabinetto  di  Mon- 
sicur  Matiette  scampato  in  Paiigi  in  8.  gran-- 
de  l'anno  1776  ,.a  carte  4+.,. e  4f.  sono- 
riportati   li  scgm.nti  . 

Un  Piete  air  al rarr  celebrante  la  Més- 
sa ,  ed  avente  intorno  a  lui  molti  assistenti  . 
Qui-sto  sog'getto  fatto  a  penna  ,  e  fuLiglnc 
con  tocchi  di  biacca  è  cognito -per  la  stam-- 
pai  della  stessa  grandezza  ,  che  si  trova  nel 
■Volume  di  Crosat  n.  71.,  e  si  crederebbe  di 
Raffaello,  del  cjuale  questo  grand' uomo  era 
allievo. 

Un  grande  soggetto  in  altezza  di  licca' 
composizione  ,  e  di  grande  effetto  tapprc- 
scntaiite  una  adorazione  de"  Pa^t.lri  ,  fatto 
di  caligii)c  ,  e    toccato    di  biacca  . 


II    ratto    di    Elena-,    piccolo     sog'.^etto 
ài    forma  ovale    di  caligine  ,    in    carta  giaU- 
la  ,    e    allumato   di    biacca  . 

Cinque  togli  di  diversi  studj  di  com- 
posi-zioai  ,  e  fig'.ire  a  lapis  rossa  espressi 
con    jjrande    intelligenza  . 

Uii  progetto  di  Fontana  ,  dove  vcg. 
gonsi  sette  figure  d'  uomini,  e  donne  ,  che 
gettano  acqua  da  diverse  parti  del  loro  cor-, 
pò  ,    farro    a    penna  ,    e    caligine  . 

Una  sacra  Famiglia  con  di  più  '^.  Gioaii- 
ni,  e  S.  Anna  >  toccato  di  penna,  e  ca- 
ligine ,. 

Gesù    Cristo ,   che    porta    la  Croce  al 
Calvario,   soggetto  in  piedi  di  grande  com. 
posizione,    e    sapere,    di    caligine    tocco  di' 
biacca  . 

Quattro    diverse    invenzioni    di   Cristo" 
deposto  nel    Sepolcro  . 

Quarrro    fogli    contenenti  otto  stiidj  di  ' 
composizioni  ,    e   figure  diverse   fatti   a  pen- 
na ,    e    caligine  . 

Sette  vasi,  celate,  e  trofei  fatti  a  pen- 
na, e  caligine,  toccati  cn  somma  intel- 
ligenza . 

Dierotto    studj    di'versi    a  ■  Lapis   rosso  ' 
incollati^  sopra    di    un  foglio . 

U-Ji  progetto  di  altare  ,  e  sette  sog- 
getti di  bassi  rilievi  antichi  fatti  a  penni 
e   caligine    rialzati    di    biacca.- 

N'cl    Catalogo    di     Mon.sieur     Neyman  ■ 
stampato    a    Parigi    nel    1776     in    8.    gran- 
de:   a   carte    96.    ritrovansi    di    Polidoro   cin- 
que   soggetti    di    basso   rilievo,    ed    altri- di' 
composizione,  tatti    a    penna,    e-  caligme  .^ 
de*  quali    u-na    Vergine    ec. 

Sette    originali    dfsegni    di    Polidoro    si - 
conservano    nella    numerosa    raccolta    de'  di- 
segni    di    un    gran     numero     de'    principali 
Autori  •  pre.-iso    il    Sig  ,  Conte   Gi.»co ino  Car- 
rara ,  e    sono  . 

Uj  sacrifizio  per'  traverso  ;  lungo  un 
braccio  abjndaiite  ,  e  alto  oncie  cinque  e 
mezzo  ,  disegno,  a  penna  ,  e  caiigine  ,  nel 
quale  è  espresso  il  Sacerdote  avanti  un  Ara  , 
e  una  quantità  di  Soldati  da  tutti  due  i 
liti  ,  alcuni  de'  quali  con  atCJtta  e  spade 
in  atto  di  uccidere  un  cavallo  in  atto  di 
cadere  a  /erra  ,  disegno  pieno  di  vat;  ele- 
ganti  atteggiamenti . 


abitanti ,  piuttosto  che  ^erra  o  castello  può  dirsi  ragionevolmente  pic- 
ciola  citià  della  Gerra  d'  Adda  ,  la  quale  allora  era  porzione  del  terri- 
torio nostro,  come  di  sopra  più  chiaramente  abbiamo  considerato.  Fìi 
da  giovinetto  inviato  a  Milano  ,  sorto  la  direzione  di  Vincenzo  Civer- 
chio  dal  Lomazzo  detto  Milanese  ^  e  da  altri  Cremasco  ,  nella  pittura 
eccellente  ,  e  raro  nella  prospettiva  ,  nelle  quali  facoltà  fece  Bernardo 
tanto  avvanzamento ,  che  arrivò  ad  esserne  perfetto  Maestro  ,  ed  a 
lasciarne  in  iscritto  dei   maravigliosi  insegnamenii  . 

Circa  l'anno  1520.  avendo  li  Presidenti  della  Misericordia  per 
maggiore  ornamento  della  Chiesa  di  Santa  Maria  stabilite  due  famose 
opere  ,  cioè  della  fabbrica  del  Coro  ,  e  deli'  Ancona  di  rame  ,  come 
vedemmo  di  sopra  ,  vollero  sentirne  il  parere  ,  e  1'  approvazione  di 
Bernardo,  e  spedirono  per  la  prima  li  Maestri  Gio:  Belli,  e  G'io:  Fran- 
cesco Capodiferro  a  Milano  ,  ciò  rilevandosi  nel  libro  della  fabbrica 
del  Coro ,  ove  leggesi  . 

A/,  Jc,  de  Pontcranica  debct  habere  prò  expemis  faclis  in  eundo 
Mediolamim  ad  M.  Bernardurn  de  Trivi/io  ,  vaa  cum  M.  Francisco 
de  Luere  prò  considerando  moduhim  Chori  lib.  Imp.  io.  ic). 

Nella  terminazione  poi  fatta  da'  Suddetti  Presidenti  per  1'  opera 
dell'  ancona  di  rame  ,  che  distesamente  abbiamo  riportata  nella  vita  di 
Gio;  Belli  ,  fra  gli  molti  eccellenti  artefici  ,  de'  quali  si  fa  menzione  , 
si  trova   in  questa    guisa  nominato  il  Zenale  . 

Bernardus  Trivilius  Medio/ani  residens  pi&or  ,  &  archiieclus  non 
%'ulgaris  . 

E  nel  libro  delle  spese  fatte  per  la  mentovata  opera  troviamo  es- 

Una   adorazione   de'  Magi    larga   oncic  Un    gruppo    di    puttini    che    fra    loro 

dieci  ,    alta    nove     fatta    a    penna    t   acqua-  scherzevolmente    si     abbracciano  ,    pure    in 

rella    di    Caligine  ,    ove  ,    oltre    la   Vergine  carta    gialla  ,   e    della    grandezza  ,    e   forma 

col    Putto  I    e    S    Giuseppe    veggonsi    anco-  del    disegno  sopra  riferito,   ma  oltre  il  con- 

ra    alcuni    pastori    in     atto    di    adorazione  .  torno    a    penna    e    caligine  ,    è    leggermen- 

Un  gruppo  di  Soldati  a  Ca^rallo  in  te  tocco  di  biacca, 
grande  ,  e  vivacissima  mossa  simile  a  un  Due  Torsi  volti  in  schiena  poco  di- 
di  presso  alla  D^cursio  che  leggesi  nelle  versi  in  grandezza  alci  circa  oncie  cinque. 
Medaglie  Romane,  con  di  più  diversi  sol-  e  larghi  tre  ,  rappresentati  dalle  coslÌc 
dati  a  piedi  nel  davanti  ,  disegno  a  pen-  in  su  ,  e  disegnati  amendue  solamente  coi- 
rà ,  e  acquarella  di  Caligine  ,  alto  onci'e  la  penna,  de' quali  uno  ha  sopra  le  coscie 
Otto,    e   largo    sei.  qualche    panneggiamento.     Uno  di  essi  spe- 

Una   Donna    graziosamente   attcgqiTta  ,  cialnientc  s"  accosta   molto    al    Torso  di  Bcl- 

tcntnte    per    il    collo    il    cornuto    cavallo  ,  vedere  . 

ed     avente    alla    destra    un    can»;  ,    espressa  Un    Marte    coli'  asta  disegnato    a    pen- 

in    carta     gialla    con    sola   Caligine    piu  ,   e  na    nel    piti    feroce    atteggiamento, 
meno   caricata,    dell'altezza    di   mezzo  brac- 
cio,  e  larga  oncie   tre,   e   mezzo. 


S8 

sere  stato  spedito  a  Milano  un  pittor  Bergamasco  per  condurlo  in  que- 
sta  città   cosi   leggendosi  » 

FrancLscus  de  Boncns  pìcìor  dcbet  h.ibcre  prò  cjus  mere: de  in  ex- 
pettsis  fdciis  cundo  McdioLinum  causa  conduunìi  Bcrgornurn  M^giìUrum 
Bernardum  de  Trivilio  piclorcm ,  &  archicecluni  prò  corisulendo  ,  Ò 
traclando  super  fubricj.  praedìclje  anchonoc  lib.  ib.    \ò^ 

Ed  in  altro  luogo  :  M,  Bcrnardus  de  TnvUio  piclor ,  ó"  archi- 
tcclus  hubuu  a  conwrtto  Itb.  hnp^  29.  J.  prò  eo  quod  vcnit  Medioluua 
Bcigcmum  ad  traclanduin  ,  6'  conmlendurìì  super  fabrica  prcedicl£  aa- 
chonoe  die  primo   Dccembns   ib2Q. 

Fli  poi  di  nuovo  condotto  in  questa  città  nel  5525.  come  si  com- 
prende in  altro  foglio  del  libro  medesimo:  D,  Jac.  de  Bijfis  debec  ha» 
bere  prò  expensis  facìis  In  cundo  Mcdiolanm  causa  colloquii  habendi 
cum  M.  Bernardo  dt  Tnvilio  ,  6*  illum  conduccndi  ad  prtsentcm  civl- 
tatem  causa  se  injormandi  de  Se ilptoribus  f.imosis  ,  stando^  6'  redeua- 
do  lib.  14^  4. 

In  quanta  stima  fosse  allora  tenuto  il  Zenale  si  può  agevolmente 
dedurre  non  solamente  da  quanto  abbiamo  ora  riferito  ,  ma  molto  più 
da  quanto  riferisce  il  Lomazzo  nel  suo  trattato  della  pittura  ,  ove  rac- 
conta ,  che  lo  stesso  Leonardo  da  Vinci  pittore  non  isdegnò  di  consi- 
gliarsi col  Zenale  ,  ed  eccone  le  sue  stesse   parole  , 

»  Fra  i  moderni  Leonardo  da  Vinci  pittore  stupendissimo'  dipin- 
gendo nel  refettorio  di  Santa  Maria  delle  grazie  in  Milano  una  cena 
di  Cristo  con  gli  Apostoli  ,  ed  avendo  dipinto  tutti  gli  Apostoli  fece 
Giacomo  maggiore,  ed  il  minore  di  tanta  bellezza  e  maestà,,  che,  vo- 
lendo poi  far  Cristo  ,  mai  non  potè  dar  compimento  e  perfezione  a 
quella  santa  faccia  ,  con  tutto  che  egli  fosse  singolarissimo  ,  onde  cost 
disperato  non  vi  potendo  far  altro  ,  se  ne  andò  a  consigliarsi  con  Ber- 
nardo Zenale  ,  il  quale  per  confortarlo  gli  disse  ,  o  Leonardo  è  tanto, 
€  tale  questo  errore  che  hai  commesso  ,  che  altri,  che  Iddio  lo  può 
levare.  Imperochè  non  è  in  potestà  tua  né  d'  altri  di  dar  maggior  di- 
vinità e  bellezza  ad  alcuna  figura  di  quella  eh'  hai  data  a  Giacomo 
maggiore  ,  e  minore ,  sicché  sta  di  buona  voglia  e  lascia  Cristo  cosi 
imperfetto  perchè  non  lo  farai  esser  Cristo  appresso  a  quelli  Apostoli  f 
e  cosi  Leonardo  fece  ,  come  oggidì  si  ved«  »  benché  la  pittura  sia  ro- 
•vinata  tutta  .  « 

Lo  stesso  Lomazzo  in  più  Luoghi  propone  per  esempio  il  Zena- 
le ,  e  fra  principali  artefici  di  que'  tempi  io  annovera  ,  ma  siccome 
«osa  troppo  lunga  sarebbe  il  voler  riferire  tutte  le  sue  parole»  qui  ap- 


?9 

porteremo  quelle  solamente  nelle  quali  va  additando  alcune  opere  di 
lui  ,  come  fa  nei  libro  5.  al  capitolo  della  seconda  vista  mentita  obli- 
qua ,  parlando  d'alcuni  difficili  scorci  :  >♦  Ma  perchè  intorno  a  ciò  sa- 
rebbe troppo  che  dire  ,  e  pur  non  sarebbe  mai  troppo  ben  inteso  , 
basterà  apportar  alcuni  esempj  di  questa  vista  mentita  ,  per  maggior 
chiarezza  de'  quali  uno  si  vede  in  Milmo  a  S.  Maria  del  Carmine  in 
una  Capella  della  vita  di  Maddalena  di  mano  del  Zenale  ,  il  volto  del- 
I4  quale  è  fatto  di  questa  maniera  .  « 

Al  cap.  della  terza  vista  mentita  superiore  dice  . 

»  \'eggane  anco  esempio  in  Santa  Maria  delle  Grazie  di  Milano 
nel  convento ,  nelle  teste  de'  Claustri  in  molte  istorie  sopra  1'  occhio 
di  mano  di  Bernardo  Zenale,  e  dell'  istesso  le  ante  dell'organo,  dove 
è  dipinta  una  Annunziata  in   Santo  Simpliciano  di  Milano  .  « 

Ed  al  cap.    della  quarta   vista  mentita  mezzana  . 

»  In  questa  è  dipinta  in  Santo  Francesco  di  Milano  la  cappella 
de'  Santi  Pietro   e  Paolo  di  mano  di  Bernardo  Zenale  .  « 

Scrisse  Bernardo  un  trattato  di  prospettiva,  e  del  modo  di  edificar 
templi,  case  5  ed  altri  editìcj  ,  del  quale  fa  menzione  il  Lomazzo  al 
Cap.  della  prospettiva  in  generale  in  tal  guisa  :  »■  Non  imitando  in  ciò 
ia  malignità  d'  alcuni  ,  che  tengono  sepolte  le  fatiche  altrui,  per  farne 
a  se  stessi  honore  ;  ancora  per  adesso  non  mi  risolva  di  voler  pubbli- 
care un  trattato  di  prospettiva  ,  che  compilò ,  e  scrisse  di  sua  mano 
Bernardo  Zenale  nell'anno  della  gran  peste,  ed  intitolò  a  un  suo  figli- 
uolo il  quale  io  tengo  appresso  di   me  .  « 

E  in  fatti  non  credo,  che  quest'opera  siasi  mai  veduta  alla  pub- 
blica luce  con  grave  pregiudizio  dell'  arte  per  gli  utili  precetti ,  e  sodi 
ammaestramenti  ,  che  in  se  averà  contenuto  ,  E  molto  probabile  ,  che 
il  Lomazzo,  come  Uomo  giudizioso,  che  egli  era,  si  sia  istruito  in  ma- 
niera dei  scritti  del  nostro  Zenale  accoppiando  al  raro  ,  e  protondo 
suo  trattato  della  pittura  gì'  insegnamenti  di  Lui  ,  sicché  ne  abbia  in- 
di giudicata  superflua  la  produzione  .  Per  farlo  poi  comparire  eccellen- 
te geometra  ,  ed  aritmetico  convien  aggiugnere  alcuni  altri  passi ,  che 
il  mentovato  Lomazzo  nella  idea  del  tempio  della  pittura  riferisce  ,  e 
primieramente  al  cap.    1 9.    dice  . 

M  Quindi  è  che  l'  antichissimo  Apelle  seguendo  Eupompo  pittore  ,  e 
matematico,  e  Pamfilo  suo  maestro  diceva,  che  ninno  poteva  chiamarsi 
pittore  il  quale  non  avesse  cognizione  della  Geometria  ,  e  aritmetica 
dalle  quali  nascono  quante  proporzioni  e  forme  si  possono  mai  fare  . 
E  questa  via  fii  seguita  dai  più  grandi  pittori  del  temno  antico,  come 

12 


90 
vedesi  nella  opere  mirabili  la«ciate  da  loro  ^  e  ne  scrivono  e  cantano 
e  istorici ,  e  poeti ,  tanto  antichi  quanto  moderai  ,  e  a  tempi  nostri  è 
stata  seguitata  da  Leonardo  ,  dal  Buonaroto ,  da  UafFaello  ,  dal  Ferra- 
ri ,  dal  Mantegna ,  dal  Foppa  ,  da  Bramante ,  dal  Civerchio  ,  dal  Ze- 
liate ,  dal  Petruccio  ,  e  dal  Durerò  ,  i  quali  come  grandissimi  geome- 
tri ,  e  aritmetici  hanno  proporzionate  talmente  le  loro  pitture ,  con  si- 
mili ragioni ,  che  togliono  il  pregio  ,  e  valore  a  tutte  le  altre  opere 
fatte   da  quelli ,  che.    non  hanno  questi  fondamenti  «  , 

In  altro  luogo  parlando  della  simmetria  dei  corpi  usata  da  Alber- 
to Durerò  ,  cosi  scrive  : 

»  Ancora  che  senza  qu«ta  via  più  perfettamente  possa  farsi  per 
via  di  pura  Geometria,  e  piospettiva,  come  si  può  vedere  nelle  ope- 
re di  lui  medesimo ,  e  come  hanno  fatto  Vicenzo  Foppa  ,  Andrea 
Mantegna  ,  Bernardo  Zenale  e  molti  altri .  a 

E  per  fine  nel    cap.    trentesimo  della  via  di  collocare  i  corpi    se- 
condo la  prospettiva,  accenna  alcuni  precetti  del  Zenale  ,  che  piacemi 
quivi  rapportare  ancor  questi  :    »   Nel  qual  proposito  mi    sovviene    del 
Zenale  il  quale  accennava  diversi  fari  ,  dicendo  contro  l'opinione  d'ai- 
cuni  pittori  valenti  del  suo  tempo ,  che  tanto  le  cose  finte  lontane  vo« 
gliono  esser  finite  e  proporzionate  quanto  quelle    dinanzi ,    per    questa 
ragione  che  la  distanza  ,  che  si  piglia  di  tutta  1'  opera  essendo  troppa 
per  le  cose  più  picciole  ,  che  vi  son  dentro,  fa  che  s'ingrossa  l'aere  j^ 
e  però  le  più  picciole  figure  manco  si  scorgono  che  le  più   grandi  ,  e 
tanto  più  andando  avanti  niuna  cosa  benché  finitissima  non  si  può  ve- 
dere se  non  se  gli  va  appresso ,    secondo  la  sua  ragione  .   Diceva  an-» 
€ora  che  in    una  distanza    di  diece    braccia  sopra    un    foglio    di    carta 
scritto  del  medesimo  inchiostro  non  si  potrebbe  vedere  la  lettera  minu- 
tissima ,  che  pur  è  negra  in  sua  proporzione  ,  e  se  ben  si  scorgerà  al- 
quanto ,   non  però  si  potrà  leggere-  per  l'  abbagliamento .  Ma  una  più 
grande,  che  pure  non  è  più  nera  dell'altra,  vedrassi  bene,  ed  una  mag- 
gior di  queste  si  leggerà  .    Il  che   tutto    avverrà  per  la    moltiplicazione 
del  negro  ,    che  per  esempio  viene  a  servire  in  tutti  i  colori .  Queste 
con  molte  altre  ragioni  io  ho  letto  in  certi  fragmenti  scritti  di  man  di 
lui  ,  eh'  egli  adduceva  contro  coloro,   i  quali  affermavano,  che  quan- 
to più  la  cosa  si  fa  piccola  tanto  più  dee  esser  abbagliata  ,    compren- 
dendosi questo  nel  naturale  .  *' 

Nel  catalogo  delle  pitture  di    Milano  pubblicato  dai    fratelli  Sant 
Agostini  pittori  di  quella   città  sono  notate  le  seguenti  opere  del  Zena- 
le ,  cioè  una  tavola  in  San  Francesco  con  la  Beata  Vergine ,  nostro  Si- 


91 

gnore  ,  S.  Ambrogio,  e  S.  Girolamo,  (i)  tre  quadri  in  S.  Mattia  rap- 
presentanti S.  Gio:  Cutista  «  la  Madonna  con  nostro  Signore  ,  e  S. 
Gio.'  Evangelista  ,  ed  in  Sant'  Anna  la  tavola  posta  all'  altare  di  <Jet- 
ta  Santa  . 

Trovasi  ancora  fatta  di  lui  onorata  ricordanza  dal  Vasari  nella 
terza  parte  delle  sue  vite  ,  ove  nrlla  descrizione  di  quella  di  Braman- 
te pittore  ,  ed  architetto  famosissi'no  così  favella  :  „  Eravi  ancora  un 
Bernardino  da  Trevio  (  volcnd,)  dire  da  Treviglio  )  Ingegnere  ,  ed 
Architetto  del  Duomo  di  Milano,  e  disegnatore  grandissimo,  il  qua- 
Je  da  Lìoaardo  da  Vinci  fCi  tenuto  maestro  raro  ,  ancorché  la  sua  ma- 
niera fusse  crudeltà  ,  ed  alquanto  secca  nelle  pitture .  Vedesi  di  costui 
in  testa  del  Chiostro  delie  Grazie  una  risurrezione  di  Cristo  con  alcu- 
ni scorti  bellissimi  ,  ed  in  San  Francesco  u  la  Cappella  a  fresco  dentro- 
vi  la  morte  di  San  Pietro  ,  e  di  San  Paolo  .  Costui  dipinse  in  Milano 
molte  altre  opere  ,  e  per  il  contado  ne  fece  anche  buon  numero  te- 
nute in  pregio  ,  e  nel  nostro  libro  è  una  testa  di  carbone  ,  e  biacca 
d'una  femlna  assai  bella,  che  ancor  fa  fede  della  maniera  che  tenne.  <« 


IACOPO    PALMA    IL   VECCHIO   PITTORE- 


G 


_^he  Giacomo  Palma  il  Vecchio  non  sia  stato  uno  de'  più  singolari 
uomini  ,  che  abbino  trattata  la  nobilissima  arte  della  pittura  ,  e  che 
a  nessuno  inferiore  ,  ma  bensi  in  qualche  partìcolar  dote  a  tutti  supe- 
riore chiamar  si  debba  ,  non  rimane  alcun  luogo  a  dubitare  ;  e  dalle 
laudi  grandissime,  che  dagli  autori  tutti,  che  hanno  scritta  la  vita  di 
lui,  vengongli  attribuite,  ciò  viene  chiaramente  ad  essere  comprovato. 
Dice  Giorgio  Vasari  .•  „  Merita  Jacopo  Palma  grandissima  lode  ,  e  dì 
essere  annoverato  fra  quegli  che  posseggono  interamente  l'arte,  ed  an- 
no in  poter  loro  fatuità  d'  esprimere  nelle  pitture  le  d.fficoltà  de'  lo- 
ro concetti  .  " 

Il  Cav.  Carlo  Ridolfi  scrisse  :  „  Fu  quegli  ,  che  sfidando  a  certa- 
me la  natura  stessa  otteìine  di  quella  glorioso  la  palma,  e  che  ella  am- 
mirò neir  emolo  suo  le  meraviglie  più  rare  da  lei  prodotte  .  " 

Filippo  Baldinucci  >  parlando  de'  primi  che  in  Venezia  ingrandi- 
rono   il  modo  di    operare ,    e  rinnovarono  le  meraviglie    degli    antichi 

(i)  Questo  quadro   che  era   già   nella   detta  Chiesa  ,  è  stato   levato,  e  trasportato  nel 
Jfofcsssraio  del  Convento  . 


92 

Zeusi  e  degli  Apelli  cosi  dice*  „  Tali  furono  il  gran  Tiziano  da  Cadore 
il    Vecchio    Palma  ,    ed  altri  che  io  non  istò  qui  a  nominare  .  « 

Il  Co:  Malvasia  nella  vita  di  Francesco  Albani  celeberrimo  pittor 
Bolognese  afferma  ,  che  questi  ebbe  fra  gli  eccellenti  artefici  in  sommo 
pregio  il  Palma  Vecchio  lodando  in  esso  1'  aver  sempre  come  Miche- 
lagnolo  mantenuto  uno  stile  eroico  senza  mai  abbassarsi  ,  rassomiglian- 
dolo ancora  a  Torquato  Tasso  per  aver  questi  nella  grandezza  deli' 
eroico  stile  occupato  il  primo  posto  .  Marco  Boschini  nelle  sue  ricche 
miniere  della  pittura  Veneziana  afferma  che  :  >;  Questo  singoiar  pittore 
ha  avuto  un  tocco  di  pennello  d'csquisita  finitezza,  unito  a  morbidez- 
za di  colorito  di  vera  carne  naturale  ,  che  si  può  dire  con  verità  ,  che 
niuno  abbia  unita  la  diligenza,  e  la  tenerezza  com'egli,  che  fu  unico 
maestro:  poiché  se  prima  di  lui  ve  ne  furono  de' diligenti ,  non  furo- 
no però  cosi  teneri ,  e  se  altri  doppo  di  lui  cosi  pastosi ,  non  cosi  di- 
ligenti ,  ed  accurati  ;  di  modo  che  si  può  dire  ,  che  in  lui  fosse  una 
perfezione  non  ordinaria  ;  mentre  ogni  sua  cosa  può  chiamarsi  una 
rarità  « . 

E  neir  ultima  descrizione  delle  pubbliche  pitture  di  Venezia  stam- 
pata nel  1753.  viene  pure  esaltato  come  il  primo  tra  tutti  i  Pittori, 
che  con  nuova  e  mirabile  maniera  abbia  unita  la  morbidezza  al  fini- 
mento,  che  per  1' addietro  insieme  mai  non  si  viddero  :  e  cos'i  da 
Giampaolo  Lomazzo  nel  trattato  dell'  arte  della  pittura  ,  da  Gioacchino 
Sandrat  ,  nelle  sue  vite  de'  pittori ,  da  Florent  le  Comte  nel  suo  gabi- 
netto delle  singolarità  d'Architettura,  Pittura,  e  Scultura,  dal  Filibien 
nel  primo  Tomo  de'  suoi  trattenimenti  sopra  le  vite  de'  Pittori ,  dallo 
Scandii  nel  microcosmo  della  pittura  ,  e  da  tant'  altri ,  che  di  pittura 
hanno  scritto  ,  viene  il  valor  suo  celebrato  ,  e  fra  i  principali ,  e  più 
accreditati  Maestri  della  Scuola  Veneziana  annoverato. 

VariaHO  gli  autori  nel  fissare  il  tempo  della  sua  nascita  ,  nel  che 
voglio  piuttosto  attenermi  all'  opinione  di  un  nostro  scrittore  ,  che  a 
quella  de'  forestieri  .  Nacque  per  tanto  secondo  il  Padre  Calvi  circa 
l'anno    1525.  (1)  in  Scrinalta    terra    della  Valle  Brembana  ,  e  appena 

{i)  Alcuni  dati,  ne'  quali  conren^ono  cui  la  stava    laTorando  .    Ora  Tiziano  morì 

coloro  clic  hanno  scritto  di    questo   celebre  l'anno  ijyC-  Dunque  quand' anco  il  Palma 

Pittore,  possono  dare  qualche  luuie  intorno  fosse  morto  l'anno  stesso,  non  poteva  esser 

al  tempo  della  di  lui  nascita.   Questi    sono  nato    nel    iyi6.   Convicn  dire  adunque  che 

eh'  egli  visse  4S.  anni,  e  che  fu  data  a   lui  sia  nato  alcuni  anni  dopo.  Monsieur  la  Coin- 

a  terminare  un  opera  rappresentante  un  Cri-  be  fissa  la  sua  naioita  al   IJ40.,  e  la  morte 

sto  calato  dalla  Croce  ,    lasciata    imperfetta  al   ij38.  Come,  supposti  per  ver)  i  d.itJ  ac- 

da  Tiziano  per  esser   morto   nel    tempo   in  ccnnatì  di   sopra  ,    ne   risulta   ad    cvideaza 


toccati  oli  anni  del  conoscimento  diede  segni  d'  aver  avuto  dalla  na- 
tura spiriti  vivaci,  e  dtl  tutto  inclinati  alla  pittura,  desiderando  per- 
ciò anco  il  padie  di  poicvio  applicare  a  quell'  arte,  ed  essendo  da  po- 
vertà astretto  procurò  d'  ottenere  dal  pio  luogo  della  Misericordia  di 
quella  terra  il  soccorso  per  poterlo  inviare  a  Venezia  ,  e  ciò  rilevasi  da* 
libri  di  detto  pio  luogo  . 

Era  in  tali  tempi   in  quella  città  Tiziano  nella  maggior  sua  perfe- 
zione e  postosi  sotto    la    direzione  di  lui   (i)  non   lasciava  fatica  ,    per 


non  esser  nato  il  Palma  nel  ijiC  cosi  non 
si  può  asserire  nato  nel  if40.  sull'  auturirJv 
à\  Mons.  la  Combe  ,  non  adducendo  egli 
prova  di  sua  asseriione  .  Ciò  che  si  può 
conchiudere  si  è  esser  nato  probabilmente 
tra  il  lyje.  ,  e  il  ij40-»  finché  da  alcun 
jnonumento  sicuro  non  consti  altrimente  . 
(i)  Due  diverse  maniere  ti  osservano 
rellc  Pitture  del  Palma,  quella  cioè  di  Gior- 
gione,  e  in  appresso  quella  di  Tiziano.  Kon 
è  per  questo  t  credere  che  foss»  dapprima 
sllievo  del  primo  •  Giorgione  tu  scolare  di 
Giarabellino  e  dic»ii  che  desse  gelosia  al 
maestro.  Perche  ciò  potesse  succedere,  con- 
vicn  dire  che  Giorgione  avesse  almeno  vtnt' 
«inni.  Ora  Giambtllino  morì  nel  IJ14.  ,  e 
Giorgione  non  visse  che  trentaquattr'  anni  , 
onde  verso  ijiS.  conviene  fissare  la  di  lui 
inorte  ,  anno  nel  quale  il  Palma  forse  anco- 
ra non  esisteva  .  E  a  credere  che  la  manie- 
ra di  Giorgione  egli  1'  apprendesse  da  Giro- 
lamo Santacroce  e  da  Lorenzo  Lotto,  i  qua- 
li erano  in  grande  estimazione  in  Venezia  , 
quando  il  Palma  vi  andò  ad  apprendere  il 
disegno,  e  i  quali  appunto  dipingevano  sul- 
lo stile  di  Giorgione.  E  naturale  che  ad  essi 
«uoi  compatrioti  fosse  affidato  ,  e  che  veden- 
doli tanto  applauditi  «'  invaghisse  della  ma- 
niera da  essi  tenuta  ,  spintovi  ancor  più  da 
quella  naturale  prevenzione  che  si  ha  per 
coloro  che  hanno  comune  la  Patria.  Ciò  si 
e  creduto  di  avvertire  perche  a  quegli  i  qua- 
li veggono  i  quadri  del  Palma  in  cosi  di- 
verse maniere  ,  non  venga  dubbio  che  o  gli 
uni,  o  gli  altri  siano  di  diverso  autore  .  Il 
Sig.  Co.  Giacomo  Carrara  nel  somministrare 
la  nota  de'  quadri  che  possiede  di  questo 
autore  ,  si  è  compiaciuto  ad  additare  ancora 
la  diversa  maniera  nella  quale  sono  esegui- 
ti .  Ha  egli  nella  sua  Galleria  di  maniera 
Tizianesca  una  grande  tavola  d'  altare  in  te- 
la con  la    Natività   del    Signore    espressa  in 


una  specie  di  grotta  ,  dove  sono  collocati 
gli  animali  .  Altra  Ancona  d'  altare  più  pic- 
cola con  Cristo  morto  in  braccio  alla  Ver- 
gine ,  e  Nicodcmo  ,  in  tela  con  figure  al 
naturale 

Altra  pure  in  tela  poco  dissimile  in 
grandezza  della  suddetta  ,  rappresentante  in 
figure  alquanto  meno  del  naturale  Cristo  al- 
la Colonna  flagellato  da  diversi    manigoldi  . 

Li  quindici  misterj  del  Hosario  in  tela 
alti  più  di  mezzo  braccio  ,  e  larghi  a  pro- 
porzione, della  più  elegante  maniera  del 
Palma  , 

Tr€  quadretti  in  tela  alti  circa  un  brac- 
cio, quali  servirono  di  fronte,  e  di  fianca 
a  un  tabernacolo  rapjircscntanti  uno  il  Sal- 
vatore morto  sosteiuito  da  un  Angelo  ,  il 
secondo  ,  Crijto  alla  Colonna  flagellato  da" 
carnefici  ,  e  il  terzo  ,  Cristo  coronato  di  spi- 
ne opere  tutte  di  finissimo  sapor  Tizianesco 
riguardo  al  colorito  ,  e  del  più  corretto,  ed 
clcg.inte  disegno  ,  siccome  anche  il  seguente. 

Crifto  orante  nell'  otto  di  altezza  egua- 
le alli  tre  suddetti ,  ma  il  doppio  più  lar- 
go ,  quale  occupava  tutto  lo  spazio  di  dietr» 
del  tabernacolo  . 

Due  quadri  simili  in  piedi  alti  più  d'uà 
braccio  ,  in  tela  ,  in  uno  de'  quali  è  rap- 
presentato S.  Francesco  ,  ed  altro  Santo  in 
Dalmatica  ,  e  nell'  altro  un  Vescovo  in  Pi- 
viale,  ed   altro  Santo  con  Chiesa  in  mano  . 

Un  altra  flagellazione  di  Cristo  pure  in 
tela  di  figura  quasi  quarlrata  con  diversi  ac- 
caniti manigoldi  ,  il  tutto  espresso  in  guisa 
da  eccitare  la  più  alta  compassione  . 

Un  altro  Cristo  alla  colonna  a  mezza 
vita  dipinto  in  rame  ,  alto  circa  un  palmo 
e  mezzo  ,  e  largo  poco  più  di  un  palmo  in 
cornice  d'  ebano  . 

Un  S.  Giovanni  Evangelista  in  tela  se- 
duto in  un   vaghissimo  paese. 

Tre  teste  ,    ossia  faccie  del    Salvatore  , 


94. 

grande  eh'  ella  fosse  ,  per  profittare  ,  e  ir,  fatti  per  la  pratica  ,  e  co' 
dotti  ammaestramenti  di  un  tunto  inatsiro  appresa;  una  tal  dolcezza  di 
colorire  ,  che  le  opere  di  lui  molto  si  avvicinavano  a  quelle  del  mae- 
stro ,  e  riuscì  senza  alcun  dubbio  il  migliore  allievo  di  quella  scuola  . 
Non  istette  guari  in  quelì'  inclita  Dominante  a  comparire  in  publico 
colle  sue  pitture  ,  e  per  la  Chiesa  di  San  Moisè  dip.nse  m  una  tavo- 
la nostra  Signora  sopra  le  nubi  col  bambino  in  seno  ,  ed  a'  piedi  i 
Santi  Giambattista,  e  Girolamo  la  quale  era  posta  sopra  la  porta  verso 
i!  Campanile  ,  come  nota  il  Boschini  ,  ma  essendo  questa  dal  tempo  y 
e  dalla  poca  cura  in  parte   rovinata  »  sarà  torse  stata  levata  non  veden- 


una  dipinta  sopra  nero  marmo  ,  altra  sul 
rame  ,  ornata  di  nobile  anconetta  d'ebano, 
e  la  terza  in  tela  ,  delle  quali  la  prima  ,  e 
r  ultima  di  grandezza  al  naturala  ,  e  quella 
sul  rame,  alquanto  minore,  le  quali  sono 
veramente  divine  . 

Ha  pure  il  suddetto  Cavaliere  in  sua 
Casa  una  anconetta  con  entro  dipinto  in  te- 
la un  Cristo  spirante  in  Croce  abbracciata 
a"  piedi  dalla  Maddalena  ,  e  da  un  lato  S. 
Giovanni  volto  in  ischicna  ,  e  sopra  il  pic- 
colo quadretto  il  Padre  Eterno  in  atto  di 
benedirlo  ,  opera  non  delie  sue  più  finite  , 
ma  dipinta  di  tocco  con  grande  franchezza, 
e  sapor  di  tinta  ;  e  due  piccoli  ovati  per 
traverso  in  tela  ,  in  uno  de'  quali  è  Cristo 
flagellato  da'  Manigoldi  in  molto  naturali  at- 
teggiamenti ,  e  ncll'  altro  ,  Cristo  in  Croce 
con  alcune  figure  in  piedi  ,  dipinti  con  sa- 
pore Tizianesco  . 

I  quadri  poi  del  Palma,  sai  far  di  Gior- 
gione,  esistenti  nella  drtta  Galleria  sono  una 
Santa  Cattarina  vestita  all'orientale,  in  va- 
ghissimo paese  ,  un  Cristo  oiante  nell'  orto 
nel  cui  dolente  volto  scorgtji  aver  presente 
tutta  la  futura  sua  passione  .  Questi  due  pic- 
coli quadri  sono  in  rame  con  cornici  d'  c- 
bano  • 

L'  andata  di  Gesù  Cristo  al  Calvario 
con  pesante  croce  ,  in  tela  di  figura  quasi 
quadrata  ,  grande  circa  un  braccio  . 

Li  Santi  Giuseppe,  e  Paolo  ritti  in  pie- 
di ,  figure  un  teizo  meno  del  natHrale  di- 
pinti in  due  distinte  tavolette  di  vago  ,  e 
torte  colorito  . 

Un»  orazione  nell'orto  con  gli  Aposto- 
li dorinicnci  espressa  In  tela  con  sobrU    b.> 
scharttcia  ,  da  un  lato  della  quale  veggonsi 
venire  con  fanale  akuiil  soldati  per  prende- 
■•«  il  Salvatore  • 


Altra  vaghi^iraa  orazione  nell'orto  di- 
pinta in  rame  dell'  altezza  poco  meno  di 
un  braccio  ,  dove  tutto  t  espresso  come  se 
fosse  di  mezzo  t-i.^cno  ,  atteso  il  gran  lume 
che  viene    dal  cielo  . 

Una  lapidazione  di  Santo  Stefano  espres- 
sa in  legno  con  grande  spirito  ,  e  vivacità  , 
quale  va    iiilc   stampe  intagliata  dai  Sadeler. 

Neii.ì  stessa  Gaiicria  vi  sono  pure  al- 
cune opere  del  Palma  sulla  maniera  del  Vec- 
chio Bassano  ,  con  grande  forza  ,  e  sapore 
di  tinte  ,  dij^-inte  forse  da  lui  come  espe- 
rimenti, prima  che  si  determinasse  al  colo- 
rito Tizianesco  .  Queste  sono  :  1'  ultjina 
Cena  del  Salvatore  con  gli  Apostoli  in  te- 
la alta  circa  cinque  palmi  ,  e  lunga  tre  in 
quattro  braccia  ,  eccellentemente  istoriata 
con  disegno  ,  e  con  fotme  ,  al  suo  solito 
elegantissime  . 

Un  Cristo  morto  ,  in  braccio  alla  Ver- 
gine ,  e  altre  M-rie  con  Nicodemo  in  figu- 
re a  mezzo  il  naturale  •  dipinto  in  tela  , 
nella  quale  opera  si  vede  che  ha  procu- 
rato di  immitare  non  che  il  colorito,  m» 
anco    il    disegno   di    Jacopo    Bjssano  , 

Oltre  li  suddetti  qua.lri  posseduti  dal 
Signor  Co,  Giacomo  Carrara  vi  è  pure  ia 
questa  Città  di  mano  del  Palma  un  altro 
quadro  oreflj  i  Signori  Conti  Appetti.  Rap- 
presenta questo  una  fucina  di  Vulciinc  espres- 
sa in  tela  per  traverso  di  c-nveniente  gran- 
dezza ,  con  quattro  fidare  del  tutto  ignu- 
de  grandi  meno  dc'.ia  metà  d;l  naturale 
rapprcscnranti  Vulcano  ,  e  tre  Ciclopi  di- 
pinte con  s,randc  forza,  e  sapore  Giorgio- 
nesco  e  tutte  variamente  con  contrapposti 
atteggiamenti  con  grande  maestria  ed  ele- 
gante disegno  espresse  ,  tre  delie  quali  in 
atto  di  battere  sull'  incudine,  e  la  qaait» 
"intenta    i  far   fuoco  nella   fucina  . 


95 

desi   nella  sopradetts  descrizione  delle  pubbliche  pitture  di  Venezia  piu 

annoverata  .  Per  la  Cliissa  di  Sant'  Antonio  ,  all'  altare  di  Casa  Quc- 
rini  ,  ne  fece  un  altra  con  lo  Sposalizio  della  Vergine  ,  che  essendo  in 
molte  parli  guasta  fii  rinnovata  dal  Palma  giovine ,  ed  il  gruppo  del 
sommo  Sacerdote  ,  come  dice  il  Ridolfi  ,  della  Vergine  ,  e  di  San  Giu- 
seppe rimase  illeso  era  conservato  nella  casa  suddetta  ,  come  reliquia 
pregiaiissima  di  un  tanto  artefice .  Dipinse  per  la  Chiesa  di  Santa  Ele- 
na nella  laguna  de'  Monachi  Olivetani  la  famosissima  tavola  con  1'  ado- 
razione de'  Magi  la  quale  in  ogni  sua  parte  non  può  essere  più  per- 
fetta .•  Fece  due  Cenacoli  di  Cristo  con  gli  Apostoli  >  I'  uno  per  la 
Chiesa  di  San  Silvestro  ,  1'  altro  per  quella  di  Santa  Maria  Mater  Do- 
mini ,  e  questo  per  migliore  vien  reputato  ,  e  benché  togliesse  quelle 
figure  dal  vivo  ,  vi  aggiunse  tale  forza  e  maestria  ,  che  superò  senza 
dubbio  anco  il  naturale .  Fece  per  quella  di  San  Cassiano  la  tavola  con 
li  Santi  Giambattista,  Girolamo  ,  Marco  ^  Pietro  e  Paolo  con  tanta 
iKOfbidezza  ,  ed  artificiosa  union  di  colori  ,  che  non  vi  appare  colpo 
di.  pennello  .  Nella  Chiesa  di  Santo  Stefano  ,  nella  Cappella  a  destra 
dell'  aitar  maggiore  ,  sopra  la  tavola  rappresentante  San  Tommaso  da 
Villjoova  di  mano  di  Antonio  Triva  ,  vedesi  un  opera  rarissima  dtl 
nostro  Palma  con  l' immagine  della  Vergine  ,  del  Bambino  ,  e  de'  San- 
ti Giuseppe  ,  e  Cattarina  ,  e  Maddalena  ,  che  porge  il  vaso  dell'  un- 
g^uento  prezioso  a  nostro  Signore  .  Questa  singolarissima  opera  è  stata 
di  molto  pregiudicata  da  tre  corone  d'  argento  attaccate  sopra  la  testa 
della  Vergine  ,  del  Bambino ,  e  di  Sa"  Giuseppe  ,  il  qual  nocumento 
spesse  fiate  vediamo  recarsi  alle  buone  pitture  da  coloro  ,  che  preten- 
dendo ornare  le  figure  particolari  ,  e  accrescer  loro  fregio  con  diade- 
mi ,  corone,  e  simili  cose,  non  poco  in  tece ,  le  pregiudicano.  E  si- 
milmente molto  danneggiata  un  altra  delle  sue  migliori  opere  posta 
nella  Chiesa  di  Santa  Maria  dei!'  Orto  de'  Monaci  Cistcrciensi  ,  ove 
veggonsi  rappresentati  li  Santi  Lorenzo  martire,  Gregorio  Papa,  e  Lo- 
renzo Giustiniani  ,  la  quale  per  incompatibile  negligenza  è  mezzo  ab- 
fcp-ucciata  dalle  candele  ,  che  sull'  altare  s'  accendono  ,  e  sopra  d'  essa 
v'  erano  nella  volta  diversi  angeli  ,  che  suonavano  strumenti  ,  i  quali 
pure  sono  andati  in  perdizione  .  Ci  vorremo  poi  lagnare  de'  danni  re- 
catici da'  Goti  ,  e  da'  Vandali  ,  se  fra  le  mani  di  Nazioni  coltissime  , 
e.  d'  ogni  fior  di  costume  adornate  si  lasciano  perire  tali  preziosissimi 
tesori  F  Vedesi  pure  altra  sua  opera  in  una  statiza  vicina  al  refettorio 
di  detti  religiosi  con  la  beata  Vergine  il  Bambino  ,  Sani'  Elena  ,  San 
Giambattista  j  e  Costantino  Imperadore  col  Mondo  in  mano  .  In  Santa 


9S 

Maria  maggiore  il  quadro  posticcio  con  ia  Madonna  ,  il  Bambino  ,  e  Ir 
Santi  Giuseppe  e  Cattarina  collocato  nella  Cappella  di  San  Giambattista 
viene  dal  Ridolfi  ,  e  dal  Boschini  attribuito  al  nostro  Palma  ,  ma  leg- 
gendo neir  accennata  ultima  descrizione  delle  pitture  di  Venezia  ,  ove 
pure  allo  stesso  è  attribuita  quest'  ooera  essendovi  anco  scritto  il  di  lui 
nome,  e  l'anno  1599.  voglio  piuttosto  credere,  quando  non  abbino 
preso  sbaglio  nel  millesimo  ,  e  che  veramente  siavi  il  nome  di  Giaco- 
mo Palma,  che  questa  pittura  sia  del  Palma  Giovine,  e  non  del  Vec- 
chio del  quale  ora  scriviamo  ;  mentre  questi  essendo  morto  nell'  anno 
quarantesimo  ottavo  dell'  età  sua  secondo  1'  opinione  degli  Autori  tut- 
ti ,  non  è  possibil  cosa  ,  ch«  vivo  fosse  in  quel  tempo  .  Accennerà 
pure  due  altre  pitture  attribuite  al  vecchio  Palma  da  Giacomo  Barri 
pittor  Veneziano  ,  nel  hbro  intitolato  viaggio  j>ittoresco  d'  Italia ,  una 
delle  quali  era  nella  Chiesa  de'  Gesuiti  con  1'  effigie  di  San  Cristoforo 
dal  Boschini  detta  del  Palma  Giovine  ,  e  nell'  ultima  suddetta  dcscri- 
2Ìone  non  registrata ,  I'  altra  nella  Chiesa  di  San  Salvatore  con  Gesù 
Cristo  in  Emaus  dal  citato  Boschini  detta  di  Gio;  Bellino  ,  lasciandone 
io  poi   agi'  intendenti  la  decisione  ^ 

Ma  fra  tutte  le  sue  opere  ,  che  nelle  Chiese  di  Venezia  si  ammi- 
rano,  quella  posta  in  Santa  Maria  Formosa  all'  Altare  de'  Bombardierr 
è  certamente  una  delle  migliori  ,  che  da'  suoi  pennelli  uscisse  ..  Vedcsi 
nel  mezzo  Santa  Barbara  grande  quanto  il  naturale  ,  che  posa  i  piedL 
tra  alcune  borbarde  dipinta  con  tanta  maestà  ,  e  bellezza  ,  che  non 
può  vedersi  figura  più  singolare  ;  da  una  parte  San  Sebastiano  ignu- 
do,  e  dall'  alti  a  Sant'  Antonio  Abate  appoggiato  ad  un  bastone:  so- 
pra in  alcuni  partimenti  Cristo  morto  in  braccio  alla  madre  ,  e  dai  lati 
Si  Giambattista  ,  e  S.  Domenico  ;  e  siccome  questa  pittura  viene  da 
ognuno  riputata  per  una  delle  più  pregiate  opere  ,  che  abbia  quella 
città,  perchè  del  tutto,  ed  in  ciascheduna  parte  non  si  potrebbe  desi- 
derare né  più  delicata  ,  né  più  maestosa  di  quello  che  ella  è  ,  cosi  an- 
cora dagli  scrittori  tutti  vedesi  in  sommo  grado  esaltata  ,  fra  quali  il 
citato  Boschini  nelle  ricche  miniere  della  pittura  Veneziana  dice:  »  che 
capitando  qualsivoglia  dilettante  in  Venezia  di  subito  procura  di  vede- 
re quest'  unico  tesoro  trovando  ognuno  di  più  di  quello  aspettava , 
essendovi  unite  cosi  in  quella  idea  f  come  in  tutta  la  figura  della  San- 
ta Barbara,  la  grazia,  la  bellezza,  l'artifizio,  la  diligenza,  la  morbi- 
dezza ,  la  modestia,  il  decoro,  'la  simmetria,  e  tutte  l'espressioni  mag- 
giori ,  che  attribuire  si  possono  a  Kaftacllo  ,  a  Tiziano  ,  al  Correg- 
gio ,    e  a  quanti  oggidì  sono  celebrati  per  singolari,   ed  ia  fine  cjuesta 


97 

può    dirsi     il     centro    della     perfezione  ,    e     1'  unico    dell'  arte    ec.    « 
Parerà  poi  forse  ad  alcuni  strano,   eh'    io    tralasci    di    annoverare 
con   particolare  <]iligenz3    quella    famosa  pittura  con    tanti  encomj  cele- 
brata dal  Vasari,  dal  Lomazzo ,    dal  Sandrat ,    dallo    Scandii,    li  quali 
tutti  concordemente  al  nostro  Palma  1'  attribuiscono  nella  di  lui  vita  da 
loro    descritta  .    Questa  è  posta  nella    scuola    grande    di  San  Marco  ,  e 
rappresenta  una  nave ,  ove  si  vede  finta  una   orribile  tempesta  di  ma- 
re con  alcune  barche  combattute  dalle  furie  de'  venti  :  nò  con  maggior 
forza ,    e  più    grande    diligenza  si   può  vedere    la  destrezza  de'  Marinai 
il  muoversi  dell'  onde  ,  i  lampi  ,    e  baleni  del  Cielo    1'  acqua   rotta  dai 
venti ,  e  i  remi  piegati  dall'  onde  talmente ,  che  asseriscono  li  sopracita- 
ti scrittori  di  non  aver  mai  veduta  più  orrenda  cosa,  e  più  naturale. 
Non  ostante  però  ,  che  con  cosi  accreditata  scorta  potessi  ancor  io,  sen- 
za taccia  di    troppa    parzialità,    attribuire  questa  maravigliosa    opera  al 
nostro  Palma  ,•    pure  non  avendo  questi  bisogno    di  mendicare    encomj 
dalle  altrui  fatiche;  mi  atterrò  piuttosto  all'  opinione  degli  Scrittori  Ve- 
neziani,  i  quali  vogliono,  che  questa  sia   una  delle    più   stimate  opere 
del  Timoretto  .  In  una  delle  sale  dell'  Eccelso  Consiglio  de'  Dieci  sopra 
una  porta  yedesi  un  quadro  di  sua  mano  con  la  Vergine,  Santa  Mad- 
dalena ,  Santa  Cattarina  ,  e  San  Giambattista  con  un   ritratto  in  ginoc- 
chi lacciato  per  testamento   dalla  NobiI  Donna  Maria  Priuli.  Eranvi  pu- 
re nella  sala  del  Gran  Conciglio  due  copiose  Istorie  di    molto  pregio  , 
le  quali  nel  fierissimo  incendio  seguito  nel    1577.    incontrarono  la  fatai 
sorte  insieme  con  tant'  altre  pregiatissime  opere  dei  Bellini  ,  di  Tiziano 
e  di  Paolo  ,  d'  essere  interamente  dal  fuoco  consumate  . 

Si  coiìservano  per  le  private  case  di  Venezia  moke  sue  opere  ,  e 
ritratti  maravigliosi  ,  fra  quali  il  più  stupendo,  ed  inimitabile  è  il  ri- 
tratto ,  che  fece  di  se  medesimo  ,  il  quale  viene  ,  con  grandissimi  elo- 
gi descritto  dal  Vasari  ,  non  però  additato  il  luogo  ove  sia  collocato  ,• 
né  voglio  qui  omettere  le  sue  parole  medesime  ,  mentre  essendo  egli 
stato  abbondevole  solamente  ,  e  prodigo  di  encomj  verso  le  opere  de' 
suoi  Toscani  artefici  ,  è  cosa  mirabile  ,  che  parli  di  questa  in  cotal 
guisa  .  »  Ma  senza  dubbio  ,  comechè  molte  siano,  e  molto  stimate  tut- 
te r  opere  di  costui ,  quella  di  tutte  1'  altre  è  migliore  ,  e  certo  stu- 
pendissima dove  ritrasse  ,  guardandosi  in  una  spera  ,  se  stesso  di  natu- 
rale con  alcune  pelli  di  camello  intorno,  e  certi  ciulB  di  capelli  tanto 
vivamente  ,  che  non  si  può  meglio  immaginare  ,  perciochè  potè  tanto 
Io  spirito  del  Palma  in  questa  cosa  particolare,  eh'  egli  la  fece  miraco-- 


9% 

losissima  ,  e  fuor  di  modo  bella,  come  afferma  ognuno,  vedendosi  ella 
quasi  ogn'  anno  nella  mostra  dell'  Ascensione  .  Ed  invero  ella  menta 
d'  essere  celebrata  per  disegno ,  per  artificio  ,  e  per  colorito  ,  td  ii| 
somma  per  essere  di  tutta  perfezione ,  più  che  qualsivoglia  altra  ope- 
ra ,  che  da  Pittore  Veneziani  fusse  stata  insino  a  quel  tempo  loyoia- 
ta  ,  perchè  oltre  all'  altre  cose  ,  vi  si  vede  dentro  un  girar  d'ocehi  si 
faito,  che  Lionardo  da  \'inci  ,  e  Michclagnolo  Buonaroii  non  a%rtbbe- 
ro  altrimenti  operato  ;  ma  è  meglio  tacere  la  grazia,  la  gravità,  e  le  al- 
tre parti  che  in  questo  ritratto  si  veggono  ,  perchè  non  si  può  tanto 
dire   della   sua   perfezione  ,  che   più   non   meriti  .  « 

Benché  poi  io  stimi  superfluo  il  far  parola  de'  quadri  ,  che  nelle 
private  abitazioni  si  ritrovano  ,  perchè  questi  tuttora  muian  padrone  , 
o  almeno  il  possono  troppo  agevolmente  mutare  ;  tuttavia  accennando- 
ne alcuni  il  Ridolfi  nella  vita  di  Jacopo  ,  io  qui  riporterò  le  sue  pa- 
role ;  M  Da  Monsignor  d'  Houssat  già  Ambasciatore  a  Venezia  furono 
portate  in  Francia  due  divozioni  della  Vergine  con  San  Giuseppe  ed  al- 
tri Santi  ;  e  dal  Sig.  Giovanni  Van  Veerle  in  Fiandra  due  mezzani 
quadri  ,  nel  primo  è  la  Vergine  col  Bambino  ,  e  Sdn  Giuseppe  ;  nell' 
altro  il  Salvatore  alla  mensa  con  Simone  ,  e  la  Maddalena  a'  suoi  pie- 
di ,  ambi  delicatissimi  ,  ed  un  altro  con  la  Vergine  ,  San  Cristoforo  ,  e 
Santa  CaiLuiua  mezze  figure,  ed  il  ritratto  della  Regina  Caterina  Cor- 
nata . 

Trovasi  in  casa  Barbariga  di  San  Polo  la  figura  di  nostra  Don- 
na adorata  da  due  ritratti  ;  in  quella  de'  Signori  Pisani  di  San  Pater- 
niano  un  altra  simile  divozione  con  più  Santi  ,  e  i  Signori  Vidmani 
anno  parimenti  un  invenzione  di  Nostra  Signora  posta  a  sedere  ,  che 
mira  con  buona  grazia  San  Giovanni  Battista  genuflesso  con  altri  Santi 
intOVno  gentil  cosa  dell'  Autore  . 

Fece  il  Palma  ancora  molti  ritratti  di  Dame  con  ornamenti  ,  e 
vesti  all'  antica  e  fra  gli  altri  uno  della  Zatina  di  grazioso  aspetto  con 
bionda  capigliatura  che  tien  in  mano  una  Zampina  dorata  ,  alludendo 
al  suo  cognome  ,  che  si  vede  tra  le  cose  di  Bartolomeo  della  Nave  , 
ed  in  oltre  il  ritratto  di  se  stesso  ,  che  fu  tenuto  rarissimo  ,  con  altri 
che  si  sono  smariti. 

Ed  in  fine  della  vita  di  Jacopo  da  Ponte  dice  lo  stesso  autore  : 
n  11  Signor  Francesco  Bergontio  conserva  un  etìfigie  maestosa  del  Sal- 
vatore ,  ed  il  Sig.  Jacopo  Ponte  una  Imagine  divota  di  Maria  Vergine 
iCun  Santa  Caterina  del  Palma  Vecchio  .  « 

E  nella  vita  di  Jacopo  Palma  il  giovine    parlando    delle  eccellenti 


99  1 

pitture  possedute  dal  Sig.  Bortolo  da  Fino  dice  :  »  La  figura  di  Maria 
Vergine  col  Bambino  in  piedi  tolta  in  mezzo  da  San  Giova'.iui ,  e  dal- 
la Maddalena  ,  rarissima  fatica  del  Palma  vecchio  .  « 

E  per  fine  nella  vita  di  Bonifacio  riferisce  che  ;  »  Il  Sig  Cristo- 
foro Orsetti  possiede  una  Madonna  col  Bambino  in  seno  ,  con  San 
Giuseppe,   e  Santa  Caterina  di   mano  del   Palma  vecchio  .  « 

Florent  le  Comte  ,    Filibien  ,    ed    altri    autori    Francesi  affermano 
trovarsi  nel  gabinetto  del  Re  Cristianissimo  li  seguenti  quadri   tenuti  in 
grandissimo   pregio  ;  cioè  una  santa  famiglia   che   vedesi  alle  stampe  per 
mano  di  Stefano  Pichart  ;    una    Vergine    attorniata  da  piìi    Santi  ,    tra 
quali   un  San  Francesco  molto  singolare  ,  che    prima  era  posseduto  dal 
Cardinal  Mazzarino  ,  Gesù  Cristo  portato  al    sepolcro  ;    e    nel    Palazzo 
Reale  una  Venere  grande  a!  naturale  distesa  sopra  un   letto  ,    un  doge 
di  Venezia  seduto  al  naturale,  una  Herodiade  sopra  il  legno,  una  San- 
ta Caterina,  ed   il  ritratto  d'una  bellissima  giovinetta.  Il  citato  Florent 
le  Comte    dice  esservi  nella  galleria  del  Principe  Leopoldo  Guglielmo  in 
Bruselles  dodici  quadri    di    sua  mano,    fra    quali    una    visitazione    della 
Vergine  j  una  risurrezione  di  Lazzaro  ,  e  nove  ritratti  senza  nome  tut- 
ti intagliati   in  rame  da  Lucca  Vosterman   il  più  giovine;    A    Duseldorf 
presso  r  elettor  Palatino  una  Vergine    col  Bambino,  San  Rocco  ,   e   la 
Maddalena  Tn   un   paese  ;  In  Amsterdam  ,  come  nota  il  Sandrat  ,     ap- 
pressa) il  Sig.  Enrico  de  Os  ,  eravi  una   preziosissima  opera  ,  nella  qua- 
le  rappresentate  erano  le   tre  Dee  ,    Giunone  ,  Pallade  ,    e    Venere  ,•  e 
Marco    Boschini  nella  carta  del  Navigar  pittoresco  fa  menzione  di  una 
bellissima  donna  dipinta  dal  nostro  Palma  esistente  nella  galleria  del  Se- 
renissimo Arciduca  Leopoldo  d'  Austria  ne'  seguenti  versi . 

E  per  renderme  al  cuor  tuto  dlleto 
El   Palma   vechio  a  sto  discorso  invida 
Perchè  in  la  bela  dona  come  confido 
Fata  da  lù  de  cosi  vago  aspeto . 

Le  bcle  idee  de  sto  divin  Pitor 

Incanta  de  tal  sorte  1'  occhio  uman 
Che   propriamente  par  sentir  la   man 
Ferirme  de  Cupido  in  peto  el  cuor  .. 

Nello  stesso  stile  cantò  pure  di  Violante  figlia  del  medesimo  Pal- 
ma dal  quale  tu  anco  dipinta  ,  e  diccsi  fosse  amata  da  Tiziano,  la 
quale  pittura  ,  o  sia  ritrailo  di  Violante  fu  prima  posseduu  ia  Ve«v?-^ 


ICO 

?,ia  dal  Signor  Paolo  Gera  Gentiluomo  Fiorentino  ,  e  poscia  acquistata 
dal  Serenissimo  Leopoldo  di  Toscana  ,  nella  di  cui  galleria  intende 
descriverla  il  Boschini  in  questa  guisa  : 

Glie  xe  quella  Viola  o  Violante 

Che  fin  Tizian  ghe  volse  dar  del  naso 

Al   bon   odor  :  del   resto  qua   mi   taso 

Che  noi  tu   mi^a   un   vicioso  amante  . 
Viola   da   una  Palma   partorida 

Che  più   vechia  ,  che  1'  è  ,  1'  è  più  feconda 

E   de   frutti  sì   dolci  ,   e  rari  abonda 

Che  anche  a  bramarli  el  gran  Tiziano  invida  . 
Pianta  ,  che  in  do  maniere  -partorisse 

Frutti  ,  che  1'  un  ,  e    1'  altro  è  al  par  gastoso  . 

Se  naturali ,  ognun  ghe  uè  goloso 

Se  coi   pcneli  ,  ognun  se  ne  stupisse  ^ 
O  Zogia   veramente  ,  e  gran  tesoro 

Pitura  fata  con  la  Palma  in    man 

Tegnuda   in   tanto   pretio   da  Tizian 

Che   fango  parerla  le  perle  e  /  oro . 

In  Roma  veggonsl  del  Palma,  molti  quadri  e  divozioni  in  picco!» 
di  maniera  molto  esquisita  .  Nella  galleria  Giustiniani  un  San  Girolamo 
nel  deserto  con  un  ginocchio  a  terra ,  opera  veramente  bellissima  la  qua- 
le viene  falsamente  creduta  di  Tiziano  .  Pretendesi  all'  incontro  sia  del- 
io stesso  Palma  altro  quadro  per  traverso  ,  nel  quale  viene  rappresen- 
tato il  miracolo  ,  che  fece  Cristo  moltiplicando  il  pane  alle  turbe  ,  del 
quale  lascierò  la  decisione  agli  intendenti  se  sia  di  un  tale  maestro . 
Nella  galleria  del  Contestabile  Colonna  cvvi  un  quadro  con  la  Beata 
Vergine,  e  i  Santi  Girolamo,  Sebastiano,  Maddalena,  e  Giuseppe  con 
veduta  di  bellissimo  paese  ;  in  quella  Pamfilio  un  San  Girolamo  che 
colle  braccia  allargate  adora  una  croce  fitta  in  terra  ,  e  nella  galleria 
Barberini  un  altro  San  Girolamo  ,  .che  si  batte  il  petto  con  una  pie- 
tra ,  il  quale  pure  erroneamente  credesi  opera  di  Tiziano  ,  ed  un  San- 
to Apostolo  in  piedi  grande  al  naturale.,  quale  ha  il  capello  attaccato 
al  bordone  opera  veramente  bella  ,    e  della  sua  più    saporita  maniera  . 

In  Firenze ,  nella  stanza  detta  di  Madama  della  galleria  Granduca-^ 
le,  in  piccolo  quadro  per  traverso  veiesi  colorita  una  sagra  famiglia,  sic- 
come nel  palazzo  de'  Pitti   un  riposo  d'Egitto ,  cioè  una  Peata  Vergine 


IO! 

col  Bambino  qua!    tiene  rose  in  mano,  San  Giuseppe  seduto  sotto  al- 
cani   alberi ,   ed   in  altro   tre  angeletti  ,   uno  de'  quali   porge    de'   frutti 
a   San   Giuseppe,  Altro  quadretto   vedesi   in   detto   palazzo,  nel  quale  è 
figurata  1'  andata  di   Cristo   in  Emaus ,    perciò  evvi    nostro  Signore    in 
atto  di   benedire  il  pane  ,  da   una  parte  uno  de'  discepoli  con  un  ca- 
gnolino a  piedi  ,  al  quale  sta  dietro  una  figura  di  Giovinetto  con  fia- 
sco e  bicchiere  in    mano  ,   e   dall'  altra  un  discepolo  in  atto  di  ammi- 
razione .    Questi  due  quadri  veggonsi  alla    stampa    nella    raccolta    degli 
appartamenti  della  galleria  ,  e  palazzo  de'  Pitti  ,   e  sono  stati  intagliati 
da  Cosimo  Mogalli  ,  e  disegnati  da  Francesco  Petrucci .  Ma  tralascian» 
do  di  parlare  delle  moke  pitture  ,  che  sono  state  trasportate  in  lonta- 
ni paesi  ,  e  particolarmente  in  Francia  e  in    Inghilterra  ,    ove  il  nome 
del    Palma  è  sempre    stato    in    grandissima  riputazione  ,    proseguirò  ad 
accennarne  alcune  ,  che  sono  per  noi  più  a  portata  di  essere  vedute  , 
ed  ammirate  . 

In  Bergamo  sua  patria  vcggonsi  appresso  de'  Particolari  cittadini 
varie  divozioni  (i),  come  presso  il  Co:  Cav,  Carlo  Albani  una  Beata 
Vergine  con  Gesù  Cristo  morto  disteso  fi'a  le  braccia  ,  e  presso  il  Co: 
Giacomo  Carrara  un  quadro  che  servi  d'  ancona  d'  altare  rappresen- 
tante lo  stesso  soggetto  di  Cristo  morto  in  braccio  alla  Vergine  con 
di  più  Nicodemo  in  figure  grandi  al  naturale  .  Lo  stesso  Signore  ha 
iure  del  nostro  Palma  sul  rame  tre  piccioli  quadri  di  simile  grandez- 
za ,  de'  quali  uno  rappresenta  Cristo  orante  nell'orto,  1'  altro  un  Re- 
dentore in  piedi  con  croce  nella  sinistra  mano,  il  terzo  S.  Caterina  in 
piedi  che  tiene  una  mano  sovra  la  ruota  . 

Fece  per  la  sua   patria  di  Serinalta  ,  con  particolare  attenzione  ed. 
amore  ,    due  stimatissime  tavole  ,  ed  una  in  Alzano    (2)  ,   che  sole  ia 


(ij  Una  di  queste  è  presso  ji  Sig.  C«- 
jato  Conti  in  Borgo  S.  Antonio  .  Rappre- 
senta il  Redentore  in  alto,  e  a  basso  li  SS. 
5ebafliano  e  Rocco  ,  tutto  in  mezzo  ad 
UJia  architettura  ad  arclii  bclliseirai  pieni 
dì  ciierubini  . 

(i)  Quesia  è  nella  Chiesa  de'  PP.  Ri- 
formati  ,  e  forma  I"  ancona  dell'  Altare  , 
rappresenta  S.  Francesco  d"  Assisi.  L'auto- 
re ,  nel  MS.  dice  :  e  altra,  in  Alcuno  no- 
tando ciò  in  marcine,  forse  perchè  non  ne 
avesse  accertata  notizia  .  Tale  tavola  è  sta- 
ta sempre  riconosciuta  per  lavoro  di  ottimo 
pennello  ,  senza  però  avere  antica  auten- 
tica notizia  del  vero  suo  Autore  .  11  Signor 


Co.  Giacomo  Carrara  più  volte  mentoTat» 
in  questo  libro  ,  persona  iiitcndentissima  ìa 
tutto  ciò  che  riguarda  1"  arti  del  disegno, 
la  giudica  per  »era  opera  del  Pahr.a  vec- 
chio ,  e  di  tale  parere  sono  vatj  altri  in- 
tendenti .  In  tale  quadro  è  rappresentata 
S.  Francesco  in  bcllisoiaio  paese  in  atto  di 
ricevere  le  stigmate  così  espressivo  e  divct* 
che  nuila  più  .  Ctta  tavola  di  maniera  in 
tutto  Tizianesca  era  di  figura  quadrata  ,  ed 
ornata  di  una  cornice  magnifica  antica  ,  e 
dorata  .  Que'  religiosi  1'  anno  cangiata  ia 
altra  centiaata  ,  più  piccola  ,  e  male  intesa 
per  cui  resta  t.ile  quadro  si  preziojo  ,  la 
parte   mutilato  . 


102 

pubblico  ,  per  quanto  io  sappia  ,  di  sua  mano  abbiamo  nel  Bergama- 
sco ;  e  perciò  tutte  le  altre  ,  che  passano  sotto  il  nome  ,  del  Palma  » 
sono  di  Giacomo  Palma  il  giovine  ;,  come  vcdrassi  a  suo  luogo  .  Iti 
una  di  tali  tavole  ha  rappresentata  la  Purificazione  di  Maria  Vergine, 
che  offre  al  vecchio  Simeone  il  Bambino  Gesù  ;  e  da  una  parte  ha 
vagamente  espressa  una  fanciulla  con  due  colombe  ,  tutta  grazia ,  e 
leggiadria  ;  nell'  altra  la  risurrezione  di  Nostro  Signore  ,  ove  si  veggo- 
no que'  soldati  con  1'  armi  in  mano  risvegliati  dallo  splendore^  in  va- 
rie naturali  attitudini  ,  le  quali  opere  contengono  in  se  in  alto  grado 
tutto  quel  bello  ,  che  può  desiderarsi  ,  e  rendono  ,  come  dice  il  Ri- 
dolfi  ,  non  meno  gloriosa  quella  Patria  ,  che  facessero  Coo  ,  e  Rodi  , 
le  opere  di  Zeusi,  di  Apelle,  e  di  Protogene  (i)  .  In  Vicenza  nella  CUic- 
sa  de'  PP.  Teatini  avvi  di  sua  mano  una  Vergine  sedente  ,  e  dai  lati 
S.  Giorgio  armato  ,  e  S.  Lucia  ,  ed  un  vaghissimo  Angelo  a  piedi  , 
che  suona  una  cetra  .  Nella  Villa  di  Zerman  nel  Trivigiano  trovasi  di 
lui  altra  figura  della  Vergine  con  varj  Santi  ;  ed  in  Coneliano  nella 
Chiesa  de'  PP.  Riformati  la  Tavola  de'  SS,  Jacopo,  ed  Antonio  Aba- 
te ,  e  nella  volta  ,  Maria  Vergine  ,  col  Salvatore  in  seno  ,  e  dalle 
parti  Giuseppe  ,  e  Nicodemo  .  In  Verona  nella  Galleria  del  Dottor 
Curtoni ,  che  fu  venduta  al  Duca  della  Mirandola,  travi  un  bellissimo 
quadro  con  la  Vergine  ,  il  Bambino,  e  S.  Giuseppe,-  e  nella  Galleria 
di  Francesco  Bonduri  Bergamasco  copiosa  di  circa  400.  scicltissimi  Qua- 
dri descritta  dal  commendatore  dal  Pozzo  nelle  Pitture  di  Verona  ,  li 
quali  poi  ora  sono  in  parte  stati  venduti,  e  in  parte  trasportati  a  Ber. 
gamo  ,  vedeasi  un  riposo  di  M.  Vergine  nel  Viaggio  d'  Egitto  con 
S.  Giovanino  a  cavallo  dell'  Agnello  ;  un  Cristo  deposto  dalla  Croce  , 
e  sostenuto  da  due  Angeli ,  in  casa  del  sudetto  Commendatore  dal 
Pozzo  ;  ed  un  S.  Girolamo  in  casa  di  Nicola  Guadagni  .  Nelle  scelte 
Pitture  di  Brescia  descritte  dall'  Averoldi  vien  registrato  un  ritratto  del 
Palma  nella  Galleria  de'  Conti  Lana  ,  e  nel  libro  ultimamente  uscito 
alla  luce  con  la  descrizione  delle  Pitture  della  Città  suddetta  vengono 
annovetate  le  seguenti  Opere  ,  cioè  un  Cristo  in  Croce  nella  copiosa , 

(i)  Vi  tono  pure  le  seguenti   tavolette  Santi  ,  Tutte  queste  opere  del    Palma  fon». 

dipinte  sullo  stile  del    Giorgioiie  ,    di  gran-  ben  cons,crvate  ,  a  riserva   della    Risurrciio- 

dezza  simili  alla   Purificazione  .    In    due   di  n»  ,  alla  quale  circa  trent"anni  fa    si    lasciò 

esse  sono    dipinti    S.  Filippo  ,    e    S.   Giaco-  por  mano   da  inesperto  pittore     il  quale   in- 

jno  ,    ip    altre    due  alquanto   più     piccole  i  vece  di  migliorarla  ,  la  deteriorò  ,     cosa    so- 

SS.  Gio:  Evangelista  e  Francesco  .   In    altri  lita  a   succedere  quando  si  vogliono    ristora- 

divcrsi  più    piccoli    pezzetti    pure  in   legno  re  le  opere    de'    grandi   maestri,  9  ad   esse 

»ono  espresse  varie  teste  ,    ossia    busti  della  aggiungere  sUuna  cesa  | 
Vergine ,    di  S.  Giuseppe  ,    e    diversi  altri 


IO? 

€  scelta  Galleria  de'  Conti  Avogadri  ;  una  Madonna  col  Bambino  in 
grembo ,  e  S.  Giuseppe  ,  e  Paese  sulla  maniera  di  Tiziano  in  Casa 
Maffei  ,•  ed  un  quadro  istoriato  nella  Capella  di  Casa  Gaiffoni  , 

In  Milano  nella  Galleria  del   Arcivescovato  ,    come  nota  il  Santa- 
gostini  5  vedesi  una  rarissima  sua  Opera    con    l'  Adultera    condotta    da 
Manigoldi  legata  avanti  al  Signore,  il  quale  ,  dopo    avere  scritto  nella 
polvere  ,    accenna  con   un  dito  alle    lettere  ;    un    Vecchio    con    panno 
bianco  in  testa  ,  ed  occhiali  in  mano  li  sta   rimirando  con    altri  uomi- 
ni ,    e   donne  ,  tra  le  quali  una  singolare  ,  che  tiene  un    bambino  per 
mano,  con  veduta  di  prospettive,  e  di  vaghissimo  Paese.  Ivi  pure  in 
altra  tela  vedesi  una  mirabile  testa  di  un  vecchio  calvo  con  lunga  bar- 
ba di  forza  non  ordinaria  .  In  Lucca  nella  Chiesa  di  S.  Pietro  Samal- 
di   il  primo  Altare  a  sinistra  è  ornato  di  una  sua  Pittura  rappresentante 
S.  Antonio  Abbate  nel  mezzo  ,  e  quattro  altri  Santi  dalle    parti  ,  ope- 
ra grandiosa  ,    e   di  tutta    perfezione  accennata  da  Giacomo  Barri    nel 
suo  viaggio  pittoresco  d'  Italia  ,   il  quale  pure  descrive  due  altri    Qua- 
dri esistenti  nella  famosa  Galleria  di  Modena  ,  che  sono  anco  registrar- 
li dallo  Scandii  con  queste  parole  .*  »  Ma  quello  che  stimo    anco    so- 
pra di  ogni  altro  è  un    Salvatore  ,    che  sta    nella  singoiar    Galleria    di 
Modena   insieme  con  un  altro  bellissimo    Quadro  di  detto  Maestro  ,    e 
questo  è  cosi  divino  ,  che  quando  non  vi  fusse    il  Quadro    sopracitato 
di    Tiziano    detto  della    moneta  ,  saria  creduto  in    tale    soggetto  il  più 
eccellente  di  tutti .  « 

Ma  in  questi  ultimi  anni  essendone  stati  venduti  cento  de'  mi- 
gliori pezzi  ad  Augusto  terzo  Re  di  Polonia  col  prezzo  di  icoooo. 
Zecchini  ,  saranno  stati  ancor  questi  del  Palma  colà  trasportati  coti 
danno  irreparabile  della  nostra  Italia,  ma  molto  più  di  quella  Galleria, 
quale  per  la  rarità,  ed  eccellenza  de'  pezzi,  che  conteneva,  era  da 
tutti  generalmente  riputata  per  la  più  scelta  ,  e  famosa  di  tutta  l'Euro- 
pa .  Possiede  pure  la  sudctta  Maestà  di  Polonia  due  altri  Quadri  sto- 
riati ,  e  due  ritraiti  (i)  . 

[i)  >  Oltre    tali  quadri    del    PAmi    già  »  11  famoso   quadro    in    Tavola  ,    ciclie 

po«8cdati  da  quel  Re  ,  e  da  aggiungere  cjUfl-  tre  Grazie  del  Palma  vecchio,  mezze  figure 

lo  che  gli  comperò  in   Venezia  il  Conte  Al-  al  naturale.  Di  questo  Quadro,  che  già  era 

garetti  .  Ecco  quanto  il  medesimo  ne  scrive  in  casa    Giustiniani,    e    pervenne  in  quella 

in  tua    lettera    diretta  da  Potsdam  al  Signor  de'  Comari  per  via  di  eredità  ;  il  Boschini  , 

Gioanni  Mariette  a  P.trigi    stampata  a  carte  dopo  aver  parlato  con  lode  grandissima  dell' 

17.  del  Tomo  sesto  delle    sue  Òpere,    cdi-  Autore,  ne  ta  il  seguente  Elogio.  « 
ziune  di  Livorno  in  i,  « 


I04 

Correva  l'anno  I5f4.  i  ed  era  già  il  nome  del  Palma  pel  som- 
mo valor  suo  in  ogni  parte  dalia  fama  celebrato  ;  quando  in  sul  più 
bello  dell'  operare  ,  e  nella  maggior  sua  perfezione  fu  in  Venezia  di 
48  anni  colto  dalla  morte  con  dispiacere  universale  non  solo  di  tut- 
ti i  Cittadini,  ma  di  tutti  coloro,  che  1'  avevano  conosciuto  ,  e  udi- 
to nominare  .  Nella  Chiesa  de'  SS.  Giovanni  e  Paolo  ,  sopra  la  porta 
della  Sagrestia  fu  fatta  riporre  la  sua  effigie  in  mezzo  busto  di  rilievo, 
insieme  con  qutlla  di  Tiziano  j  dal  Nipote  Giacomo  Palma  il  Giovi- 
ne ,  cui  poi  dopo  sua  morte  fu  fatta  dalli  Eredi  collocare  auco^  la  sua 
propria  ;  ed  evvi  dipinta  una  pianta  di  palma  con  due  Puttini  ,  e  due 
Angeli  ,  che  suonano  le  Trombe  con  questa  iscrisione  :  »  Tiziano  Fc'- 
ce//:o ,  Jdcobo  Falmce  seniori  ,  Juniorique  ,  aere  palineo  ,  communi 
gloria  .  « 

Era  il  Palma  di  aspetto  gradissimo  ,  ben  fatto  della  persona  ,  di 
buoni  costumi  ,  di  un  tratto  civile  ,  e  conservò  sino  all'  ultimo  quella 
schiettezza  ,  e  cordialità  ,  che  lo  fece  sempre  da  tutti  amare,  e  tenere 
in  sommo  pregio  .  Le  opere  di  costui  furono    sempre  e    sono  tuttavia 

La  casa  Giustiniana  Aquile  d'  oro 

Ha  de  sto  Autor  de  tutta  esc^uisitcza 

Zogla  eh'  oga'  altra  supera  in  beleza 

E  ben  se  ghe  puoi  dir   vero  tesoro  . 
L'  è  un  quadro  con  tre  Ninfe  ,  anzi  tre  Graiie,. 

E  per  nieggio  parlar  ,   tre  maravegie  , 

O  tre  Dee  ,  che  inarcar  puoi  far  le  ccgic  , 

Né  le  persone  mai  se  rende  sazie  . 
Xa  più  rara  beieza  ,  che  sia  al  mondo 

Par  un  ombra  ,  un  caligo  ,  e  par  un  sogno  i 

Djse  la  pertezion  :   mi  me  vergogno 

Co  vedo  sta  pittura  ,  anzi  me  scendo  . 
El  colorito  ,  che  è  de  sangue  e  carne 

I,"  è  ci  manco  ;  1'  è  "1  spirar  ,  veder  i|uel  moto  , 

Quel  color  naturai  ,  cjuel  trato  doto  , 

Quello  è  qi:el  che  fa  attoniti  restarne. 
Queste  è  piti  tresche  che  rose  ,  o  viole  , 

Le  fa  drezzar  ci  pelo  ,  e  sgangolir  ; 

Le  fa  le  grataligole  venir  , 

Le  se  fa  i.itcnder  senz'  altre    pirols  , 
€)  Palina  Vecchio  lingolar  pitor  , 

Ti  xe  scguro  da  più  de  CapiJo  , 

Anzi  de  quelo  me  ne  befo  ,  e  rido  , 

Perche  ti  e  il  vero  Dio  ,  che  incita  amor , 
Senza  arco  ,  senza  frezze  ,  e  senza  fiame 

Ti  indusi  le  persone  a  idolatrar  , 

Perchè  col  to  pencl  ti  sa  formar 

Belc ,  gentil ,  veiiosc  ,  e  vaghe  Dame  .' 


'OS 


in  Som  na  estimazione  ;  '  e  si  vendono  a  caro  prezzo  a!  pari  di  quelle 
di  Tiziano  ;  e  si  suol  dire  essere  m3n;:ante  quella  Galleria  ,  ove  non 
siavi  qualche  opera  di  Tiziano  o  del  Palma  vecchio  ,  potendo  questi 
in  molte  sue  Pitture  garreggiare  con  tale  accreditato  Maestro  .  In  fatti 
dal  coraggio  ,  che  ebbe  di  fare  opere  in  sua  concc.irrenza  facilmente  si 
può  dedurre  ,  qual  fosse  il  di  lui  valore  ,  come  lasciò  scritto  Paolo 
Pino  nel  suo  dialogo  della  Pittura  ,  ove  dice  :  »  non  accaderà  stimo- 
lar gli  uonini  con  disegni  ,  o  con  ampiezza  di  promissione  a  far  1'  o- 
ptre  ,  perchè  queste  sono  1'  armi  di  chi  intende  poco  1'  arte  ^  ma  il 
nostro  Pittore  che  sarà  eccellente  ,  attraherà  ciascuno  a  ricercarlo  ,  e 
richiederlo  nelle  occorrenze  loro,  salvo  però,  se  un  altro  suo  rivale 
tentasse  d'abbatterlo.  In  questo  caso  voglio,  che  lui  venghi  al  duello 
della  concorrenza  ,  e  fare  uri  opera  per  uno  ;  ma  con  patto  ,  che  sia 
ammessa  la  più  perfetta  ,  come  già  volse  far  Giacomo  Palma  con  Tizia- 
no neir  opera  di  S.  Pietro  Martire  qui  in  Venezia  ,  e  cosi  difender  , 
conservar  ,  ed  aggrandir  1'  onor  suo  ,  il  che  è  lecito  in  ciclo  ,  ed  in 
terra  .  « 

Fu  il  Palma  assai  regolato  nell'  operare ,  assiduo  ,  diligente  alle 
fatiche  deli'  arte  ;  fu  molto  unito  ,  e  sfumato  nei  colori  ,  che  maneg- 
giò con  grazia  ,  e  pulitezza  grandissima  ,•  Uno  de'  suoi  maggiori  pregi 
fu  il  contraffai  e  molto  al  vivo  il  naturale  degli  uomini  ,  e  1'  espressio- 
ne d.-ir  arie  ,  e  de'  volti ,  che  spirano  divinità  ,  particolarmente  le  Im- 
magini della  Vergine  ,  e  de'  Santi  ,  de'  quali  un  gran  numero  ne  di- 
pinse ,  che  eccitano  alla  divozione  chiunque  le  mira  .  Ne'  ritratti  la 
singolarissimo ,  e  specialmente  in  quelli  delle  Donne ,  i  quali  per  la 
freschezza  delle  carni  ,  per  la  vaghezza  de'  panni  ,  e  per  la  graziosa 
maniera  ,  sono  maravigliosi  ,  veggendosene  alcuni  di  Dame  Veneziane  , 
con  nobilis;imi  vestimenti,  acconciature  di  testa  leggiadrissime ,  attitu- 
dini gravi  ,  e  maestose  ;  e  parlando  il  Loraazzo  de'  ritratti  delle  Don- 
ne dice:  »  nel  ritrarle  sono  stati  mirabili  il  Palma,  il  Mazzolino,  il 
Tintoretto  ,   il  Bordoni  .  « 

Si  trattenne  lungo  tempo  in  Casa  del  Procurator  di  S  Mar- 
co Francesco  Friuli,  dal  quale  fu  sempre  protetto,  e  favorito;  e 
di  sue  egregie  Pittare  adornò  quel  Palazzo ,  che  si  contano  fra 
le  sue  più  singolari  ,  come  asserisce  il  Sansovino  nella  descrizione  di 
Venezia  . 

Sortirono  dalla  sua  scuola  ,  quale  ebbe  sempre  fioritissima  ,  tra 
gli  altri  Bonifaccio  Veneziano  ,  Pietro  Mera  Fiammingo  ,  e  Hocco   Mar=. 

14 


coni    Trevigiano,    i  quali  coti  le  loro  insigni  Opere  resero  sempre  piìi 
glorioso  il  nome  del  loro   Maestro    (i). 


s 


ANTONIO    PxVLMA. 


ebbene  poco  si  può  favellare  di  Antonio  Palma  merita  nondimeno 
qualche  breve  ricordanza  non  solamente  come  nipote  ,  e  scolare  di  Ia- 
copo il  vecchio,  ma  ancora,  come  Padre  di  Iacopo  detto  a  distinzio- 
ne del  Zio  il  Palma  Giovine . 

Nacque,  come  si  vede,  in  Serinalta  da  un  fratello  di  Iacopo  ,  e 
sentendo  la  fama  che  in  Venezia  per  le  eccellentissiine  opere  del  Zì<è 
era  diffusa  ,  s'  invogliò  di  colà  trasferirsi  presso  del  medesimo  ,  e  sotto 
gli  ammaestramenti  di  lui  applicarsi  a  quella  professione  ,  alla  quale 
sentivasi  anco  stimolato  dalla  natura  .  Ciò  fecs  Antonio  ,  e  divenuto 
anch'  egli  pittore  potè  produrre  al  pubblico  in  quella  città  diverse  sue 
opere  .  Di  due  però  solamente  lascietò  qui  memoria  :  1'  una  è  citata 
dal  Cav.  Ridolfi  ,  ed  è  la  prima  tavola  entrando  nella  Chiesa  de'San- 


(ij  A  ccmpimcnto  delle  memorie  intor- 
no al  Palma  V,.CLr.io  s'  agi^iungono  qui  alle 
tante  notizie  favorite  dall'  eruditissimo  Sig. 
Ce,  Giacomo  Carrara  alcune  altre  posterior- 
mente da  lui  somministrate,  intorn»  a  varie 
pitture  cielle  (]\13lIì  in  questa  vita  non  si  è 
■fetta   menzione  . 

In  Lucca  al  primo  altare  entrando  a  ma- 
no sinistra  della  Chiesa  di  S  Pietro  Samal- 
di ,  avvi  una  sapetbisiima  Tavola  del  Palma 
Vecchio  dipinta  eoa  sapor  Tizianesco  ,  la 
cu^Ie  ,  siccome  è  stata  malamente  ,  e  tron- 
camente riferita,  a  carte  1 1 9. ,  dal  Barri  nel 
suo  viaggio  Pittoresco  d'Italia  ,  e  d<ill"  is:es- 
so  Lucchese  Vincenzo  Marchiò,  a  carte  184. 
del  suo  Forestiere  informato  delle  cose  di 
Lucca  ,  stampato  in  8.  nella  stessa  Città  dal 
Marescandoli  dell'  anno  1711.  cosi  avendola 
il  suddetto  Cavaliere  veduta  e  bene  saminata 
iiel  suo  passaggio  per  Lucca  ha  creduto  be- 
ne darne  un  più  esatta  dettaglio.  Nel  mez- 
zo adunque  di  detta  Tavola  è  rappresentato 
S.  Antonio  Abate,  da  us  lato  li  SS,  Fran- 
cesco, e  Bartolomeo  ;  e  dall'  altro  li  SS. 
Andrea  ,  e  Domenico,  il  tutto  in  vaghissi- 
mo paese.  Neil'  alto  poi  ,  fra  le  nubi  ,  è  il 
Salvatore  in  piccula  figura  ,  il  tutto  di  ele- 
v;antc  disegno,  e  di  ottime  forme,  ed  ancba 


ben  conservato,  a  riserva  di  alcuni  ritocchi 
in  alcune  mani  fatti  da  imperito  pittore  . 
In  Genova  nel  Palazzo  del  Sig.  Mar- 
cello Durazzo  del  fu  Gio:  Luca  a  carte 
1S7.  dell'  Istruzione  di  quanto  può  vedersi 
di  più  bello  in  Genova  ,  di  Carlo  Giuseppe 
Ratti  ,  stampata  in  detta  Città  dell'  anno 
1766.  viene  riferito  del  nostro  Autore  uol 
Quadro  colla  Vergine  ,  S.  Gio;  Battista  , 
e  S.  Maria  Maddalena  ;  e  a  carte  zji.  nel 
Palazzo  Brignole  chiamato  il  Palazzo  rosso  , 
una  adorazione  de'  Magi  in  grande  tela  , 
Nelli  Galleria  Imperiale  di  Vlesna 
stampata  in  foglio  grande  nella  detta  Città 
del  1 7^8.  intitolata  Theatrum  artis  Pìctont, 
fraliquadri  di  essa  intagliati  in  rame  da  Anto- 
xiio  Giuseppe  Prenner  ,  vi  sono  due  superbissi- 
mi ritratti  fatti  dal  Palma  ,  di  marito  ,  e 
moglie  anicndue  giovani,  dipinti  al  natura- 
le sino  a  mezza  vita,  de"  quali  l'uomo  eoa 
grande  capello,  e  pelliccia  indosso  ,  tenes- 
te li  guanti  nella  mano  destra  ,  e  la  Don- 
na con  due  grandi  ,  e  lunghe  bande  di  ca- 
pelli che  le  cadono  nel  petto  ,  e  vestita  coti 
ricco,  e  sfarzoso  manto  in  guisa  che,  da  chi 
ben  conosce  Giorgionc,  si  tcrrebbono  di  quel 
inacstr»,  tante  espressi  sono  sa  quella  stile. 


ti  Apostoli  a  mano  sinistra  ,  nella  quale  sono  espressi  li  Senti  Teodo- 
ro ,  Bernardino  ,  Luigi  ,  e  la  Madonna  in  alto  con  varj  Angeli  ,• 
r  altra  dal  Sansovino  nella  descrizione  del  palazzo  pubblico  di  Vene- 
zia ,  che  dice  essere  collocata  sopra  la  porta  della  stanza  dei  Censori , 
Nel  1544.  gli  nacque  in  Venezia  un  figliuolo  ,  che  in  memoria 
dello  Zio  volle  fosse  chiamato  Iacopo  a  cui  insegnò  i  principi  deli'  ar- 
te ,  nella  quale  con  prestezza  incamminandosi  arrivò  poi  ad  accrescere 
le  glorie  della    famiglia ,    come  si  vedrà  qui  appresso . 

GIACOMO    PALMA    IL    GIOVINE 
PITTORE  (0. 


Q 


'iacomo  Palma  detto  il  Giovine  nacque  in  Venezia  l'anno  1544. 
da  Antonio  Palma  nipote  del  Palma  il  Vecchio  .  Fu  posto  da  suo  Pa- 
dre al  disegno  ,  e  di  anni  quindici  in  circa  ritrasse  molte  eccellenti  pit- 
ture di  quella  Città  ,  fra  le  quali  il  S.  Lorenzo  di  Tiziano  nella  Chie- 
sa de'  PP.  Crociferi  ,  dove  spesso  soleva  capitare  Guido  Ubaldo  Duca 
di  Urbino  j  il  quale  dilettavasi  a  vederlo  dipingere.  Un  giorno  che 
questo  Principe'  ascoltava  ivi  la  santa  Messa  ,  Iacopo  postosi  in  un 
canto  dell'  altare  fece  il  di  lui  ritratto  ,  cosa  la  quale  osservata  da' cor- 
tigiani ,  e  riferita  al  Duca  ,  piacque  a  questi  in  guisa  che  volle  il  ri- 
tratto, e  la  copia  del  S.  Lorenzo  fatta  da  Iacopo  ,  e  gli  esibì  di  con- 
durlo alla  sua  Corte  in  Urbino.  Accettò  Iacopo  la  graziosa  offerta,  e 
il  Duca  die  ordine  al  suo  maestro  di  casa  che  il  giovine  fosse  ben 
trattato  ,  e  provveduto  di  quanto  gli  occorresse  .  Stando  a  quella  cor- 
te copiò  qualche  opera  di  Raffaello  ,  e  di  Tiziano  con  piacimento  del 
Duca  ;  ma  essendogli  un  di  negata  la  merenda  dal  Dispensiere  ,  egli 
si  presentò  al  Duca,  e  gli  chiese  licenza.  Intesane  Egli  la  cagione ^  chiamato 
il  dispensiere  ,  fortemente  lo  sgridò,  onde  Iacopo  non  ebbe  più  a  dolersene  . 

(tj  L"  autore  delle  presenti  vite,  coma  re,  come    fece  in  gran    pane  di  quella  del 

appare  dalle  precedenti  di   Giacomo    Palma  Cav,  Fansago  ,  si    è  creduto   di    supplire  al 

il  Vecchio  ,  e   di  Antonio  Palma  suo  nipo-  vueto  lasciato,  e  di  secondare  la  di  lui  idea, 

te  ,    voleva  esporre  quelli   ancora  di  Palma  coli'  inserire  in  questo  luogo  uà  ristretto  di 

il  Giovine  ,  siccome  pittore  da    annoverarsi  quanto  ne  scrisse    il  Cav.    Ridolfì  ,    aggiun- 

fra  11  Bergamaschi  ,    perchè    f:glio  di  Padre  gendovi  soltanto  la  notizia    d'  alcuni  quadri 

Bergamasco.  O  l'abbia  scritta,  e  siasi  smar-  di  questo  celebre    pittore  i  quali    si  ritrova- 

rita  ;  o  non  abbia  avuto  tempo  a  comporla  ,  no  in  alcune    case    private   in    Bergamo  j  e- 

o  pensasse  copiarla  da  qualche  altio  scritto-  nen  sono  dal  Ridolii  citati  . 


io8 

Vedendo  il  Principe  i  grandi  progressi  che  faceva  mandollo  à 
Roma  al  Caidinal  suo  fratello  ,  onde  avesse  colà  maggior  commodo 
di  studiare  .  Vi  stette  otto  anni  disegnando  le  più  pregiate  statue  ,  il 
Cartone  di  IVIichelangelo  e  le  pitture  di  Polidoro  ,  e  dipinse  nella 
Galleria  ,  e  nelle  Sale  del  Vaticano  .  Di  la  tornò  ad  Urbino ,  dove 
mostrate  al  Duca  ,  il  quale  avea  avute  poco  buone  nuove  di  lui,  va- 
rie sue  fatiche,  gli  tolse  con  ciò  le  sinistre  impressioni,  n'ebbe  cor- 
tesi accoglienze  ,  e  con  di  lui  beneplacito  si  trasferi  a  Venezia  .  Ivi  vi- 
sitati i  PP.  Crociferi  ,  pe'  quali  in  Roma  avea  fatto  nella  loro  chiesa 
un  gruppo  d'  angeli  sovra  1'  aitar  maggiore  in  atto  d'  adorare  il  San- 
tissimo Sacramento  ,  volle  compartire  ad  essi  le  primizie  de'  suoi  lavori 
in  Venezia  ,  facendo  in  capo  al  loro  Dormitorio  la  figura  della  Vergi- 
ne con  gli  Angeli  adoranti  ,  e  nell'  aspetto  di  una  Scala  1'  invenzione 
della  croce  fatta  da  S.  Elena  . 

Non  trovando  in  Venezia  come  occuparsi  per  lo  grande  numero 
di  accreditati  professori  che  colà  in  allora  fiorivano  ,  tornò  Iacopo  a 
Roma  ;  ma  presto  stancossi  di  operare  colà  sotto  il  Maestro  come  si 
accostumava  ,  e  fece  ritorno  a  Venezia  ,  dove'  secondo  la  maniera  del- 
la scuola  Romana  dipinse  a'  Padri  di  S,  Nicolò  de'  Frati  un  deposto 
di  Croce  .  Indi  ccn  modo  assai  migliore  dipinse  sotto  il  Coro  de'  PP. 
Crociferi  la  figura  di  S.  Cristoforo,  e  nella  Sagrestia  de' PP.  di  S.  Gior- 
gio maggiore  la  tavola  della  Purificazione  ,  ed  andò  coltivando  lo  stu- 
dio sopra  le  opere  di  Tiziano  e  del  Tintoretto  ,  quale  egli  ebbe  sem- 
pre come  Padre  dell'  arte  ,  e  di  cui  predicava  in  ogni  occasione  la 
somma  virtù  . 

Era  allora  in  Venezia  Alessandro  Vittoria  famoso  scultore  ed  £r- 
chitetto  dal  cui  giudizio  la  Città  tutta  dipendeva  non  solo  nell'  opere 
di  prcfession  sua,  ma  in  quelle  di  Pittura  eziandio.  Questi  non  veden- 
dosi corrisposto  dal  Tintoretto  e  da  Paolo  Veronese  ,  siccome  quelli  che 
essendo  valorosissimi  nell'  arte  disdegnavano  sottommettersi  e  dipendere 
da  uno  scultore  ,  prese  a  favorire  il  Palma,  procurandogli  quante  po- 
teva occasioni  di  lavorare,  e  trovò  in  lui  un  animo  grato  e  corrispon- 
dente .  fece  però  il  Palma  1'  opera  a  fresco  ne' SS.  Giovanni  e  Paolo 
intorno  al  sepolcro  di  Girolamo  Canale  famoso  Capitano  di  Marc  ,  e 
assai  quadri  ad  olio  in  San  Jacopo  dell'  Orio ,  parte  nella  Capella  di 
S.  Lorenzo,  e  parte  nella  Sagrestia,  e  a  requisizione  del  Piovano  di 
detta  Chiesa  dipinse  a  fresco  a  Ponte  lungo  nel  Padovano  varie  storie 
della  Scrittura.  Ma  ciò  che  recogli  di  quel  tempo  maggiore  gloria  fu 
il  quadto  che  fece  in  S.  Nicolò  de' Frati  col  Salvatore  che  trae  dal  Lim- 


I 


109 
bo  i  SS.  Padri  opera  commcnJata  dall'  universale  e  per  la  buona  for- 
ma recata  a  que'  corpi  ,  e  pei  la  freschezza  del  colorito  .  Crescendo 
sempre  più  la  fama  di  Iacopo  ,  e  non  cessando  il  Vittoria  di  sempre 
più  promoverlo  ,  fatti  in  Murano  varj  quadri  ,  molto  ebbe  a  faticare 
in  Venezia  .  Ivi  fece  due  quadri  per  li  Confrati  della  Compagnia  dei 
Sacramento  di  S.  Gio:  in  Bragora  in  uno  de'  quali  rappresentò  Nostro 
Signore  che  lava  i  piedi  agli  Apostoli ,  e  vi  è  un  servo  che  porta 
un  vase  con  bel  movimento  ;  e  nell'  altro  lo  stesso  Salvatore  dinanzi  a 
Caifàsso  che  si  squarcia  le  vesti  ^  e  S.  Pietro  nell'  atto  di  favel'arc 
coir  ancella,  che  sono  due  Spiritose  figure.  Ntlla  Chiesa  della  Trinità, 
nella  Cappella  dell'  aitar  Maggiore  fece  la  presa  di  Cristo  nell'  Orto,  e 
Ja  flagellazione  alla  Colonna  ,  fingendo  1'  azione  di  notte  tempo  ,  con 
ombre  ,  f.  lumi  gagliardi  tolti  dagli  splendori  delle  lucerne  ,  e  delle 
fiaccole  accese  tenute  dalla  sbirraolja  , 

Queste  ed    altre    opere    da    luì  fatte  in    S.  Maria    Giobenico  ,  in 
S.  Paterniano  ,   in  S.  Maria  Formosa  ,   in  S.  Giuliano  ,  ed   a'  Confrati 
di  S.  Gio:  Evangelista  ,  ed  il  costante  impegno  per  lui  del  Vittoria  gii 
ottennero  d'  essere  aggregato  al  numero  de'  Pittori  destinati  per  le  ope- 
re del  Palagio   Ducale  ,  e  gli  fu  destinato    a  lavorare  uno    degli  ovati 
maggiori   del  soflìtto   del  gran  Consiglio  ,  e  due  quadri   dalle  parti .  In 
quello  verso  la   Quarantia  Civil    nova    rappresentò  la    battaglia    navale 
seguita   nel  Po  presso    Cremona   tra  Pacino  Eustachio  da    Pavia  Gene- 
rale di  Filippo  Maria  Visconte  Duca  di  Milano  ,    e    Francesco    Bembo 
per  la  Republica  ,  riportandone  il    Bembo  la  vittoria  ,  e  molte  spoglie 
de'  nemici  .  Si  vedono  in  esso  molti  combattenti  sopra   de'  navigli  con 
altri   caduti  nel  fiume  ,  e  chi  sale  sopra  scaie  di  corda   sugli  alberi  de' 
legni  .  Tale  quadro  è  comunemente  detto  de'  Burchi  ,  né  il   Palma  fe- 
ce per  avventura  il  migliore  per  io  disegno,    e  per  la   forza  del  colo- 
rito .    L'  altro  quadro    rappresenta   Padova  sorpresa  dal  Pitigliano  Ge- 
neral   Veneto  ,    e   da    Andrea  Gritti    Proveditore  ,    e  riunita   al  Veneto 
Dominio  ;    e   nell'  ovato  dipinse    Venezia  sedente  sovra  uno    sprone  di 
galea,  collo  scettro  in   mano,  coronata   d'ulivo   dalla  Vittoria.  Sovra   di 
essa  è  maestoso   baldacchino  coi  quale    coperse  alcune  pitture  che   non 
gli  erano  riuscite  .     Dinanzi  ad  essa    vengono  condotti  diversi  prigioni 
per  dinotare  le  vittorie  riportate    de'  Carraresi  ,  degli    Scaligeri  ,  e   de* 
Visconti  ,  e  d'  altri   popoli  ,  con  donne  piangenti  ,  che   dinotano  Città 
soggiogate  ;  e  sopra  gli   scaglioni  stanno  schiavi  ignudi  incatenati   con- 
dotti con  molto  dissgno  ed  intelligenza  dimostrando   in   quelli  1'  avvan- 
zamento  dello  studio,  che  fatto  aveva  dalle  cose  di  Michel  Angelo,  e 


I  IO 

dalle  buone  pitture  di  Venezia .  E  bene  il  Palma  lasciata  avrebbe  inde- 
cisa la  lode  fra  lui,  e  quelli  che  dij)insero  in  quel  giro  ,  se  per  egua- 
le maniera  avesse  proseguito  sempre  a  lavorare  .  Ma  datosi  in  appres- 
so a  far  opere  in  quantità ,  e  più  all'  utile  ponendo  mente  che  alla, 
lode  non  fu  sempre  uguale  ne'  suoi  lavori  ,  e  molti  di  essi  trascurò  . 
Di  quel  tempo  ottenne  il  Palma  da'  Confrati  della  Compagnia  della 
Giustizia  il  fare  1'  opere  tutte  che  occorrevano  nella  parte  di  sopra  del- 
la loro  scuola,  dove  oltre  un  grande  quadro  dell'Assunta,  dipinse  in 
otto  minori  varie  azioni  di  S.  Girolamo  .  Compita  tale  opera  tornò  al 
Palazzo  Ducale  ,  e  fra  le  altre  cose  sovra  il  Tribunale  dello  Scrutinio 
dipinse  V  universale  Giudizio  ,  nel  cui  componimento  entrano  innume- 
rabili figure  .  Della  quale  pittura  soleva  dire  Iacopo  Tintoretto  che  g'i 
avrebbe  dato  1'  animo  di  ridurla  assai  migliore  sienza  aggiungervi  cosa 
alcuna  ,  ma  solo  col  toglierne  alcune  figure  che  gii  parevano  superflue. 
Siccome  poi  fin  da  fanciullo  era  stato  divoto  de'  PP.  Crociferi  i 
quali  lo  aveano  sempre  in  particolare  maniera  assistito  .•  così  volle  ad 
essi  mostrare  quanto  fosse  ad  essi  grato  ,  dipingendo  T  Ospitaletto  ,  e 
tutta  la  loro  Chiesa  ,  e  Sagrestia  .  Tra  gli  altri  quadri  del  coro  uno 
ce  n'  ha  che  rappresenta  Gesù  Cristo  in  atto  di  liberare  dal  limbo  i 
SS.  Padri  .  Parve  ad  un  beli'  ingegno  che  1'  atteggiamento  del  Reden- 
tore avesse'  del  violento  ,  e  ne  motteggiò  il  Palmi  ,  il  quale  tosto  ri- 
spose ;  non  dite  queste  cose,  che  Dio  può  fare  ciò  che  vuole.  Quat- 
tro altri  grandi  quadri  ebbe  a  fare  in  appresso  nella  Sala  del  Pregadi 
fra  quali  njcrita  particolare  considerazione  quello  che  rappresenta  b 
famosa  Lega  di  Cambrai  .  Moltissime  altre  sue  opere  vtggonsi  nelle 
Chiese  di  Venezia  ,  in  S.  Giuseppe  ,  in  S.  Maria  Maggiore  ,  in  S.  Ni- 
colò ,  in  S,  Chiara  ,  in  S.  Lucia,  ne'  Tolentini  ,  in  S.  Simon  grande, 
in  S.  Pantakone  ,  in  S.  Paolo  ,  in  S.  Bartolomeo  ,  ne'  SS.  Apostoli  , 
in  S.  Leone  ,  in  S.  Giustina  ,  ne'  Frari  ,  ed  a'  Confrati  del  Sacramen- 
to ,  pe'  quali  fece  il  gran  quadro  del  Serpente  di  bronzo  ,  in  cui  en- 
trano molti  manierosi  ,  e  ben  intesi  corpi  ignudi  ,  quali  il  Palma  tace- 
va volontieri  avendo  su  ciò  fatto  studio  particc^lare .  Sono  di  lui  le 
pitture  della  Confraternità  del  Rosario  ne'  SS.  Gio:  e  Paolo  ,  quelle 
dell'  Altare  di  S.  Zaccaria  nella  Chiesa  di  detto  Santo  ,  nella  quale  di- 
pinse ancora  ad  un  altro  altare  la  B.  Vergine  sopra  le  nubi  con  molti 
fanciullini  intorno,  e  sotto  li  SS,  Benedetto,  Battista,  Girolamo  ,  Fran- 
cesco, e  Sebastiana.  Veduta  quest'opera  dal  Malombra  Pittor  Vene- 
ziano ne  disse  molto  male  .  Ma  ritoccata  che  1'  ebbe  il  Palma  ,  coli' 
assiitenza  dell'  amico  Vittoria  ,  il  quale  sempre  invigilava  al  di  lui  av- 


1 1 1 

vanzamento  ,  riuscì  tale  ,  che  rivedendola  il  MaloiTibra  ,  rimase  stup  ito 
parendogli  ,  senza  saper  come  ,  migliorata  .  Per  commissione  del  Sena. 
to  ,  operò  per  la  Chiesa  de'  Capuccini  la  tavola  del  Salvatore  portato 
al  monumento  ;  e  alcun  tempo  dopo  un  altra  più  piccola  nel  loro  ora- 
torio del  Crocifisso  .  Nelle  Convertite  espresse  Nostro  Signore  agoniz- 
zante neir  Orto  retto  da  un  Angelo  ,  e  nel  soffitto  S.  Maria  Madda- 
lena portata  al  Cielo  dagli  Angeli  .  In  S.  Cosmo  per  Y  altare  dei  Signor 
Benedetto  Moro  Procurator  di  S.  Marco  ,  dipinse  nella  Cappella  mag- 
giore Nostra  Donna  co'  SS.  Benedetto  ,  Sebastiano  ,  e  Francesco  ,  di- 
portandosi molto  bene  ,  e  quel  Signore  glie  la  diede  a  fare  con  que- 
ste condizioni  ,  che  a  suo  piacere  disponesse  quelle  figure  ^  che  pren- 
desse quel  tempo  che  gli  accomodasse  ,  e  ricevesse  il  pagamento  a  suo 
volere  .  Per  la  Chiesa  delle  Citclle  operò  il  Cristo  in  orazione  nell' 
Orto  ,  e  a'  PP.  di  Santo  Spirito  nejja  Laguna  fece  una  tavola  con  più 
Santi ,  e  per  il  loro  refettorio  due  figure  di  Giona  ,  e  di  Sansone  . 
Quattro  ben  condotte  tavole  del  Palma  si  trovano  ancora  in  S.  Dome- 
nico ,  La  prima  eccellentemente  coloiita  è  all'  altare  del  Nome  di  Dio, 
e  rappresenta  degli  Angioli  piangenti  intorno  al  Crocifisso  ;  e  in  alio 
il  Padre  eterno  .  La  seconda  S.  Giacinto  genuflesso  che  mira  con  mol- 
to affetto  la  Vergine  in  gloria ,  tolto  in  mezzo  da'  Santi  Domenico  e 
Francesco,  a  cui  viene  recato  un  breve  da  due  Angeletti  .  La  terza 
pregiatissima  è  di  S.  Caiterina  da  Siena  che  si  Sposa  a  Cristo,  alle  cui 
nozze  sono  presenti  Davide  che  suona  1'  arpa ,  e  i  SS.  Domenico  , 
Paolo  ,  e  Gio:  Evangelista  .  La  quarta  conteneva  alcuni  anaeli  vashis- 
simi  con  rose  in  mano  a'  lati  della  figura  di  rilievo  della  Vergine  , 
quale  fu  levata  poi  per  riforma  dell'  altare  .  A'  PP.  di  S.  Francesco  di 
Paola  dipinse  pure  tre  tavole  ,  altre  nella  Chiesa  della  Pietà  ,  e  ili 
quella  de'  SS,  Filippo  ,  e  Giacomo  ,  quattro  ne'  SS.  Gervasio ,  e  Pro- 
tasio  .  In  santa  Fosca  il  Cristo  iiT  Croce  mirabile  per  lo  studio  usato 
nelle  membra  ,  e  per  1'  affetto  di  pietà  che  rappresenta  .•  nella  chiesa 
di  S.  Lorenzo  S.  Barbaro  decapitato,  e  portato  al  Cielo  dagli  Angeli 
opera  stimata  .  In  Santa  Maria  Celeste  vedesi  di  lui  !a  Vergine  che  sa- 
le al  Cielo,  e  gli  Apostoli  che  in  atti  di  maraviglia  stanno  attorno  al 
Sepolcro,  un  Cristo  in  Croce  ,  dalie  cui  piaghe  sgorgando  il  sangue 
viene  raccolto  da'  bambinetti  ,  la  Maddalena  abb.acciata  al  tronco  ,  la 
Vergine  tramortita  ,  Longino  e  S.  Gioaani  contemplanti  il  crocifisso  Si- 
gnore .  Pressoché  tutte  in  somma  le  Chiese  di  Venezia  hanno  opere 
di  questo  famoso  P  ttore  ,  oltre  le  n:o  tissime  che  si  vedono  nelle  Case 
particolari,  che  i.ifinits  cosa  sarebbe  il  tutte  dettagliare.  La    fama   del 


I  T2 

i^raiide  suo  valore  gli   trasse  cominissioni  straniere  da   ogni   parte  .   Però 
avido  egli   non  meno  del   guadagno    che    della    gloria  ,    soleva    dal   bel 
mattino  sino  alla  sera    incessantemente  dipingere  ,  e   nel   verno  pro'un- 
gava   il  suo  lavoro  sino    alle   cinque  ,  e  sei  ore  di  no:te  .    Laverò  p-.r 
i   l'P.  Teatini   di   S.  Silvestro  a   Monte   Cavallo   in   Roma,   e  per  le  loro 
Chiese  di  Napoli  ,  e  del   Regno  ;  e  sua  è  pure  in    Roma  nella  Chiesa 
ds-lla  Scala   in    Transtevere    la  Santa  Teresa  ,    alla  quale  appare   11  Sal- 
vatore ,  e   cui   un   Angelo   tocca   il   cuore  con    un   dardo  ,    A   Monselice 
dipinse  pel  Cav.  Duodo  Ambasciatore  in  allora  della  Repubblica  al  som- 
mo PontefiwC  ,    li    SÉtte    altari   d'altrettante   Cappelle  erette    da  quel  Si- 
gnore ,    Agli  Eremiti  di   Rua    figurò  il    mistero  dell'  Incarnazione  ,    ed 
alcuni    loro  Santi  .    Nella    Cappella  de'  Signori    Contarini    alcuni    angeli 
adoranti  J'  immagine  di   nostra  Signora  ;  e   in  quella  del  Doge  Cornare 
la  Madonna  e  S.  Giuseppe  col  Salvatore  a  mano  nel  ritorno  dall'Egit- 
10  .   Nella  chiesa  Parrochiale  d'  Arquà  ,   dinanzi   alla   quale   è   la  sepoltu- 
ra  del   Petrarca  ,  volle   il   Palma   anco  per  sua  memoria   lasciarvi  la  tavo- 
la dell'  Assunta  ,  ed   una  pure  ne  fece  in  altra  Chiesa.  In  Padova  nel- 
la  Sala   del   Podestà   fece   i   quattro  SS.  Protettori  ,  e    in  mezzo    ad   essi 
i!  Salvatore  .   In   S.   Agostino  la   Vergine  coli'  angelo  Gabriele  ,   in   San- 
ta Giustina  S.  Benedetto  che  ricete   nella   religione  i  due  Beati  fanciul- 
li Mauro  ,  e  Placido  Nobili  di  Roma  ,    accompagnati   da  Cortigiani  ,  e 
da  Servi  ;   ne'  PP.   Teatini   la   Purificazione  di   nostra  Donna  ,  e   per   b. 
Chiesa  di   S.    Benedetto    la     Santa   Francesca   Romana  .    A   Trevigi    nelh 
loggia  rappresentò   in   quattro  grandi  quadri   alcuni   soggetti  spettanti   al 
buon  Principe  5   la   Religione,   la   Giustizia,  le   Armi,   e   la   Legge ,  ope- 
re che   resero   molto  onore    al   Palma  ,    e    grandezza  a   quella    Città  ,   in 
molte   chiese   della    quale   vi   sono   pure  di  sua    mano   assai   quadri  .    Nel 
Trivigiano  poi  egli   fece  a  Marghera   una   mezzana  tavola  della   Conce- 
zione della  V'ergine  teneramente  colorita  ;    in  Mestre  ,    nella    Chiesa  di 
S.  Marco  ,  il  Santo  Evangelista  ,•  a  Novale  nella  Parrochiale  la   Nascita 
del  Signore  ;  e  due  altre  tavole  in  San  Francesco  ;  in  Villa  di   tre  Ba- 
seleghe  la   pala  della   Natività  della  Madonna  ,  pittura  lodata  ,•  a  Cusi- 
gnana  l'Assunta  della   medesima  al  Cielo,  co' SS.  Giovanni  Evangelista, 
e   la  Maddalena  a'  piedi  ,   pittura  molto  erudita  ,  e  la  tela  del  Rosario 
co'  miiterj  attorno  .*  in  Villa  Orba  i  SS.  Fabiano  ,  Sebastiano  ,  e   Roc- 
co, ed  altri   Beati,    e  sopra   la  Santissima    Trinità;  in  Oderzo  una  ta- 
voletta del  Presepio    di    Cristo    nella  Chiesa  de'    PP.  Serviti  ,  ed  altre 
das  tavolette  nelle  Mmache  della  Maddalena  ;    in  Conegliano  nell'  al- 
tare maggiore  de'  Capuccini  il  Redentore  che  da  le  Chiavi  a  S.  Pietro;, 


in  Ccncda  un  gonfalone  del  Rosario;  a  Valle  di  Biadene  la  tavola  co' 
SS.  Gio.  Bjttista,  Girolamo,  ed  Antonio  Abbate,  ed  altre  due  in  Sa- 
cile  .  A  CiTÌdjle  di  Belluno  nella  Compagnia  della  Croce  dipinge  il 
Crocifisso  fra  due  ladri  ,  e  ne!  Duomo  una  elaborata  figura  dei  Re- 
dentore estinto  sostenuto  dagli  Angeli  con  molti  Santi  ;  nella  Chiesa 
di  S.  Maria  de'  Battuti  la  pittura  di  Nostra  Signora  con  più  figure  di 
Santi,  tra' quali  è  S.  Sebastiano  molto  stimato  ,  e  in  Santa  Maiia  nuo- 
va alcune  istorie  di  Cristo  ,  e  della  N'ergine  .  In  Vicenza  nelia  Chiesa 
de'  Servi  è  del  Palma  la  Vergine  orante  dinanzi  al  Redentore,  e  sotto 
i  SS.  Francesco,  e  Antonio,  ed  i  ritratti  de'  Padroni  :  in  S.  Biagio  al- 
tre due  ,  in  una  delie  quali  è  S.  Girolamo  ,  a  cui  il  Leone  mostra  il 
piede  trafitto  dalla  spina  ,  e  nella  Confraternità  del  gonfalone  il  Sal- 
vatore cinto  dagli   Apostoli  in  mezzo  al  soffitto  . 

A'  PP.  di  S,  Nazzaro  di  Verona  ha  pure  dipinto  con  la  miglio- 
re sua  maniera  nella  Cappella  d-lla  iVIadonna  il  Cristo  adorato  da'  Pa- 
stori, visitato  da'  Magi  ,  Cii  conciso  ,  e  presentato  al  Tempio  dalla  Ver- 
gine ,  colle  quali  opere  ,  tutto  che  bene  si  portasse  ,  non  colpi  nel  ge- 
nio de'  Veronesi  non  avvezzi  a!le  maniere  di  Venezia  ,  e  perchè  es- 
sendo tocche  con  gagliardi  colpi,  stinundo  il  Palma  che  andassero  più 
distanti   dall'  occhio  ,   non   p.uvcro  finite  agli   occhi    loro  . 

A'  PP.  Capuccini  di  Brescia  lavorò  un  pietoso  Crocifisso  ••  in 
S.  Afra  una  tavo.a  con  molci  Martiri  ,  ed  Angioletti  con  palme,  e  co- 
rone ;  e  per  la  Chiesa  di  S.  Antonio  fece  il  Santo  stesso  con  veneran- 
da canizie,  nelle  quaa  effigie  ebbe  il  Palma  genio  particolare,  toccan- 
dole Cv.n  accurati  sentitiienti  .  Molte  altre  opere  lavorò  ancora  per  lo 
Territorio   Bresciano  . 

Per  la  Città  di  Bergamo  dipinse  in  S.  Alessandro  una  erudita  ta- 
vola con  la  Vergine,  e  il  Santo  Cavaliere  (i).  Nessun  altro  quadro 
cita  il  Ridoìfi  siccome  fatto  per  questa  Città  ,  né  in  vero  si  ha  noti- 
zia di  alcuno  che  sia  alla  pubblica  vista  .  Ne  esistono  però  presso  a' 
Privati  .  il  più  volte  lodato  Sig.  Co:  Giacomo  Carrara  ,  nella  sua  co- 
piosissima raccolta  di  quadri  ,  ne  ha  otto  di  questo  Autore  ,  cioè  un 
S.  Gio:  Battista  al  deserto  ,  quadro  grandissimo  .  Susanna  co'  Vecchio- 
ni  quadro  assai  bello  .    Una  Artemisia    colla    tazza   in  cui   stemprava  le 

(i)  Qacita  Tavola  del  Palma  cosi  citata  noccliione  ,  e  le  SS.  Orsola  ,  e  Chiara  colla 

dal   R:Jolii  L-  iK-lla    chiesa    di    S.  Alessandro  custodia  del  SS.  Sacrinjciito  in  mano,  versa 

dt'  PP.  Capuccini  ,    ali'  altare    magi^iorc  ,  e  cui    sta    rivolto  S.  Francesco    in  atto    assai 

rappresenta  la  B.  V.  col  Bambino    in  gloria  pittoresco  e  divoro  , 
di  An  Ji.li  ,  e  nel  piano  S.  Alessandro  in  gì- 


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ceneri  del  marito  ;  un  Cristo  presentato  al  Popolo  da  Pilato  ;  un  altro 
S,  Gioanni  al  deserto  ,  figura  mezzo  al  naturile  ;  un  S.  Gioanni  che 
battezza  il  Redentore  ,  con  sotto  Palma  jecìt .  \ii\  S.  Girolamo  figura 
grande  al  naturale  .  E'  rappresentato  al  deserto  con  libro  in  mano ,  e 
col  leone  a  canto  .  Una  B.  Vergine  col  Bambino  ,  S.  Andrea  ed  altri 
Santi  .  Presso  ds'  Signori  Conti  Mozzi  vi  è  del  medesimo  un  Calao 
che  uccide  Abele  ;  e  il  Sig.  Co.  Eitore  Albani  ha  pure  di  lui  un  qua- 
dro che  rappresenta  S.  Girolamo  al  Deserto  ,  ed  un  ritratto  del  cele- 
bre Cardinale  Girolamo  Albani  . 

A  contemplazione  del  Duca  della  Mirandola  figurò  per  lo  soffitto 
d'  una  stanza  del  suo  Palagio  parte  della  favola  di  Psiche  ,  e  per  Io 
soffitto  di  un  altra  rappresentò  li  Creazione  dei  Mondo  ;  e  in  aggiun- 
ta alle  tre  etadi  dipinte  nel  palazzo  medesimo  dal  Peranda  ,  vi  dipinse 
quella  del   ferro  . 

Per  r  fmperadore  Rodolfo  II.  colori  un  bagno  di  Diana  con  Ca- 
listo ,  Apollo  in  mezzo  alle  Muse  ,  e  alcune  Veneri  di  giocondissimo 
colorito  . 

Fece  pure  parte  della  favela  di  Psiche  per  Sigismondo  III.  Re 
di  Polonia  ,  e  per  lo  Duomo  di  Varsavia  la  tavola  di  Cristo  al  Gior- 
dano .•  a  Carlo  Duca  di  Savoja  il  fatto  d'  Arme  di  Crescentino,  e 
inolte  altre  pitture  a'  Principi,  e  Signori  della  Germania,  essendo  mol- 
to piiciuta  la  di  lui  maniera  in  quelle   parti  . 

Per  Enrico  ^'alchemburg  Pittore  Augustano  dipinse  una  bellissima 
Galatei  ignuda  con  Tritoni  intorno  ,  ed  altre  cose  ancora  a'  Pittori 
Germani  ,  che  cercavano  seguire  quella  maniera  tenendo  quell'  opere 
in  Casa  come  esemplari  . 

il  Signor  Bernardo  Giunti  se  ne  portò  a  Firenze  un  prezioso 
quadro  del  Palma  rappresentante  un  Cristo  morto,  con  la  Vergine  Ma- 
dre ,  e  la  Maddalena  piangenti  ,  ne'  quali  componimenti  ebbe  egli 
molta  grazia  ,  siccome  ancora  valse  assai  nel  furmare  le  teste  de'  vec- 
chi ,  bambinetti  ,  e  di  alcune  veneri ,  una  delle  quali  piangente  ,  men- 
tre il  tempo  se  ne  portava  amore ,  fu  trasportata  a  Torino  da  un 
ambasciatore  del  Duca  di  Savoja  ,  ed  altra  con  Marte  1'  ebbe  il  Cav. 
Marini  che  la  celebrò  nella  sua  Galleria  . 

I  disegni  poi  fatti  dal  Palma  in  qualunque  genere  in  più  manie- 
re del  Vecchio  ,  e  Nuovo  Testamento  furono  infiniti  ,  da'  quali  trae- 
va le  invenzioni  che  avea  a  fare  ,  e  molti  ancora  ne  formava  per  isfo- 
gare  il  capriccio  ;  poiché  tosto  ch«  era  levata  la  tovaglia  dalia  mensa 
si  faceva  recare  il  lapis  ,  componendo  sempre  qualche  pensiero ,  e  nsol- 
ti  di  questi  uc  yauuo  in  volta , 


Finì  di  vivere  questo  illustre  Pittore  in  età  d'  anni  ottantaquactro 
nel  1628.  oppresso  da  catarro  stando  a  sedere  .  Poco  prima  d'  esalare 
lo  spirito  chiese  da  scrivere  ,  e  gli  fu  recato  il  lapis  ;  e  btnchè  fosse 
agonizante  così  annotò  :  Io  veggio  ,  e  sento  ,  m.i  non  posso  favel- 
lare ;   e   poco  dopo    spirò  . 

La  sua  morte  diede  un  grave  crollo  alla  Pittura  ,  essendo  man- 
cato dopo  lui  il  buon  gusto  della  maniera  V'enezian-a  così  bene  eser- 
citata in  tante  delle  opere  fatte  da  questo  eccellente  artefice  ,  le  quali 
condusse  con  buono  studio  usando  belle  ammaccature  di  panni  ,  e  una 
dilettevole  ,  e  fresca  maniera  di  colorire  ,  che  si  appressa  con  facile 
modo  a!  naturale  ,  e  le  pitture  sue  verrebbero  maggiormente  desidera- 
te ,  ed  ainbite  se  in  minor  numero  fatte  ne  avesse  .  Gli  fu-'ono  cele- 
brate solenni  esequie  ,  ed  ebbe  sepoltura  ne'  SS,  Gio.  e  Paolo  dinanzi 
alla  porta  della  Sagrestia  ,  sopra  la  quale  avea  egli  già  riposte  le  effigie 
di  Tiziano  ,  e  del  Vecchio  Palma  suo  Zio  ,  alle  quali  fu  aggiunto  il 
suo  ritratto  scolpito  da  Iacopo  Albarelli  suo  discepolo  ,  coli'  iscrizione 
che  si   disse   addietro   nella   \"ita  di   Palma   Vecchio  . 

Ebbe  due  figliuoli,  uno  de'  quali  mori  vagando  per  il  Mondo  , 
ricoverato  in  Napoli  da'  PP.  Crociferi  amorevoli  del  Padre  suo  , 
1'  alno    datosi    alle    dissolutezze  fini    in    brevi    anni    la    vita  . 

Fu  sempre  Jacopo  sanissimo  di  Corpo ,  e  visse  sempre  lontano 
dalle  cure  e  dalie  passioni  ,  non  avendo  altro  pensierc  che  quello  di 
operare  .  Tale  sua  indufcrenza  giunse  a  segno  che  nel  tempo  stesso 
che  si  st-ppeliva  sua  moglie  egli  si  pose  a  dipingere  ,  e  ritornate  le 
donne  dal  funerale,  domandò  loro  se  la  avevano  bene  aacoraodata . 
Coir  assiduo  suo  operare  si  era  procacciato  grande  valsente  ,  ma  non 
credendolo  mai  suiH.iente  a'  bisogni  della  Vecchia ja  ,  non  perdeva  tem- 
po per  accrescerlo  .  Con  tutto  e  o  avendo  egli  arfiJate  alcune  mercan- 
zie ad  una  nave  che  andava  in  Levante,  recatagli  nuova  che  nel  ri- 
torno si  era  aiTondata ,  punto  non  si  scompose  :  anzi  ridendo  disse  ; 
io    sapeva   ben   io  eh'  era  disgraziato  ,  e  nato  per  lavorare  . 

Godeva  sommamente  della  lode  ,  ed  era  la  sua  Casa  frequentata 
da'  più  chiari  Poeti  del  suo  tempo,  tra  quali  il  Guarino  ,  lo  Stigliani, 
il  iMarino,  il  Frangipane  ed  altri  uomini  di  lettere.  Ebbe,  e  coltivò 
molti  amici  ,  i  quali  erano  impegnatissimi  a  produrlo ,  e  procacciargli 
delle  opere  onorifiche  e  lucrose  .  Tra  essi  si  distinse  come  vedemmo  il 
Vittoria  ,  il  quale  giunse  a  segno  di  non  volere  mettere  in  onera  all' 
sitare  di  S.  Salvatore  della  Compagnia  de'  Pizzicagnoli  in  Venezia  due 
-jiiitue  di    S.  Rocco  e   di    S,   Sebastiano  ,    se  quelli  non    toglievano  ad 


Andrea  Vicentino  il  lavoro  della  Pala  dell'  aitare  a  lui  già  allogata  ,  e 
non  la  davano  al  Palma,  dicendo  non  convenirsi  alla  dignità  delle  ope- 
re sue  che  essa  fosse  d'altra  mano.  Non  volendo  quelli  privarsi  di 
cos'i  belle  scclturc  ,  accontentarono  il  Vicentino  coli'  accordargli  un  al- 
tra opera  ,  e  diedero  la  pala  al  Palma  ,  la  quale  quantunque  egli  vi 
ponesse  ogni  studio,  non  incontrò  il  genio  del  Pubblico;  an:i  in  bre- 
ve tempo  si  anneri  ,  e  ritoccata  dopo  dall'  autore  tornò  ad  incontrare 
la  stessa  disavventura . 

LORENZO    LOTTO    PITTORE- 

In  quel  rtlicissimo  secolo  nel  quale  in  ognuna  delle  principsli  città 
d' Italia  fiorivano  illustri  personaggi  ,  e  valenti  in  tutte  le  belle  arti  ; 
Bergamo  a  nessun  altra  inferiore  non  lasciava  di  rendersi  cospicua  , 
mediante  il  valore  de'  suoi  cittadini  in  armi  ,  in  lettere ,  ed  in  ogni 
altra  più  chiara  e  lodevole  professione  eccellenti  .•  tra  quali  io  ricordar 
dovendo  soUmente  coloro  ,  che  nelle  arti  nostre  sono  stati  singolari  , 
dirò ,  che  in  quel  tempo  ,  in  cui  Tiziano  in  Venezia  ,  Raffaello  in 
Roma  ,  il  Correggio  a  Modena  ,  il  Mazzuoli  a  Parma  ,  Michel'  agnolo 
a  Firenze  ,  ed  altri  molti  1'  arte  nobilissima  della  p'ttura  in  altre  città 
illustrarono  ,  Lorenzo  Lotto  in  Bergamo ,  al  pari  d'  oga'  altro  uno  de' 
primi  posti  occupando  diffondeva    d'  ogn'  intorno    lucidissimi  raggi  di 

gloria  . 

Da  Tommaso  de' Lotti  nacque  questi  verso  il  fine  del  1400.,  e 
credesi  ,  clie  inclinato  alla  pittura  dal  nostro  Previtali  apprendesse  i 
primi  principi  dJl'  arte  ,  indi  si  portasse  in  Venezia  ,  e  che  ntlla 
scuola  fioritissima  di  Gio:  Bellino  accomodatosi  riuscisse  in  breve  ottimo 
pittore.  Invaghitosi  del  colorito  di  Giorgione  ,  e  diligentemente  le  sue 
opeie  ricopiando  ne  riportò  un  modo  di  tingere  di  i^ìle  finezza  ,  e 
di  forza  tale  ,  che  ritornato  alla  patria  nel  principio  del  seguente  seco- 
lo ,  e  questa  copiosamente  adornando  di  pitture  ,  potè  essere  a  tutti  di 
grande  ammirazione  ,  e  ,  se  di  tutte  quelle  che  sul  legno  ,  sulla  te- 
la ,  e  sai!  muro  condusse  partitamente  ragionar  si  volesse,  difficile  im- 
presa ,  ed  ancora  di  non  venirne  presto  a  termine  sarebbe  questa  . 

Mi  quant'  altra  mai  stupenda  si  è  la  grande  ,  e  famosissima  ta- 
vola de'  Padri  Domenicani  nella  laro  chiesa  di  San  Bartolomeo  citata 
dallo  Scandii  ,  celebrata  dal  Ridolfi  ,  e  descritta  da  Luigi  Scaramuc- 
cia con  tali  parole  .  >f  Non  restarono  però  in  quella  stessa  sera  di  gir- 


sene  alla  chiesa  di  San  Bartolomeo  ,  nel  coro  della  quale  scorsero  con 
grandissima  soddisfazione  la  famosa  tavola  ad  olio  di  mano  di  Lorenzo 
Lotti  naturale  della  medesima  città  di  Bergamo  ,  in  cui  sta  mirabilmen. 
te  dipinta  la  N'ergine  nostra  Signora  col  figlio  bambino  in  alto  ,  e  dal- 
la parte  vi  sono  molti  Santi  Protettori  della  città  ,  cioè  li  Santi  Stefa- 
no, Sebastiano,  Domenico  e  Tommaso  d'Acquino,  e  nel  bassamcnto  al- 
cune storiette  del  Santo  Protomartire.  »  Due  però  delle  principali  fiou- 
rc  bisogna  credere  siano  sfuggite  dall'  occhio,  o  dalla  penna  delio  Sca- 
ramuccia non  vedendosi  annoverato  Sant'Alessandro,  che  nel  primo  pia- 
no della  destra  parte  sta  con  marziale  atteggiamento  appoggiato  all'  asta 
del  suo  vessillo  ,  e  questo  è  il  naturale  ritratto  di  Alessandro  Marti- 
nengo  Coleoni  Signor  di  Malpaga  ,  e  nella  Santa  Barbara  ,  che  sta  a 
lui  vicina  ritrasse  al  vivo  la  consorte  di  lui  ,  e  se  medesimo  nella  testa 
di  quel  Santo ,  che  scorgesi  presso  San  Domenico  .  Fece  il  Lotto  la 
suddetta  tavola  per  esso  Martinengo  ,  che  ne  fece  dono  alla  chiesa  di 
S.  Stefano  de'  Padri  Domenicani ,  la  quale  essendo  stata  distrutta  per 
la  nuova  fortificazione  della  città,  trasportarono  la  tavola  nella  chiesa  di 
San  Bartolomeo,  ove  sta  di  presente  a  pubblica  ammirazione  collocata: 
della  quale  riferirò  a  comune  notizia  la  scrittura  dello  stabilito  con- 
tratto ,  tolta  dal  suo  originale  dai  rogiti  del  convento  ,  in  cui  cosi  si 
legge  . 

„  Chri/li  Rddcmpcorìs  nojìn  ,  Bea!issim.vjue  Murris  Mzrije  Vir. 
gìnis  ,  ac  divonim  Scephani  Protomartyris  ,  6'  Duminici  Vatrìarckce 
tonusque  cjsksus  carix  nomìnìbus  invocatis.  Qiaun  Magni/i.  &  Splene 
diisimus  rnilcs  ,  &  uhm  armomin  ducìor  Dominus  A/cxj/jJer  Co/eo-^ 
nius  ,  ex  filu  ncpos  ,  6"  ex  imam  voluntate  filius  adopùvus  lllu~ 
s'rissimi  &  ExccUc/nisslmi  D.  D.  B.ìnholomei  Coleoni  Bero-oniacis  Se- 
Tcn.  P.  D.  Vene:,  opami  Capìtanei  generahs  satis  compenum  ha^ 
bcns  nemini  din  vivere  licere  ,  sed  rehnquendiun  fare  aliquid ,  quol 
vixisse  testctur ^  aliquid  seilicec,  quod  Deo  gratum  fare:,  sihique  con- 
digniim  ,  ac  cxtcris  jucundum  ,  &  laudabile  exemplum  ,  caqiie  duclus 
ranonc  disposuissec  in  Magnifieo  tempio  glorios.  Sancior.  StepLini  , 
6"  Dominici  in  urbe  lue  Bergami  cìruiruclo  nugnifieam ,  &  sinmi- 
larem  dicare  ,  6'  construi ,  ac  fieri  facere  Pala/H ,  seu  Anconam  onini 
ar:e  ,  ingenìoque  humano  possibili  formandain,  omnique  avarici je  labe 
fojlhabita  ,  dummodo  sibi ,  cceterisque  integre  satii facere t  ;  6'  ad  opus 
hujusmodi  cxequendu/n  vocau  quamplures  egregii  Piciores  convenissent  ^ 
&  Inter  alios  Magister  Laaremius  fil,  Thomaxii  de  Lods  venisser,... 
tandem  prefati   Ven.   Fratr.  Conv,  ipsius  infranominati    ex  commissio- 


n8 

ne  mj.nufaa.1  proefad  Magnifici  Akxjndri  ex  una.  ,  &  Magister  Lau- 
renùus  ex  ahcm  convencrunt ,  6'  se  accordarunc  de  ipsa  ancona  in 
Capello,  majori  diclx  Ecclesios  ,  secundum  rinun  jacienda.  quingenns 
promissis  aareis  ,  &  sub  capitulis  modis  ^  fonnis ,  temporibus^  &  con- 
diùonibus    ac  puciis   infrascripds    &c. 

Die  lò.  Mcn/ì  Maii  'Mille funi  Quìngentesimi  XIII.  prima  in- 
diclione.   In    Mjnasteno  proefato    SS.  Stcphani  ^  6"  Dominici  Bcrgomi . 

Merita  in  essa  ancora  particolar  considerazione  la  regolatiàsima  ar- 
chitettura sostenuta  da  doppia  ce  lonne ,  che  con  bellissimo  ordine  di 
prospettiva  fuggendo  in  dentro  fa  vedere  ,  che  in  tale  facoltà  era  fon- 
datissiino .  Quanto  gradita  fosse  la  sopraddetta  tavola  a  Giampaolo  Ca- 
vagna chiaro  il  dimostra  l'essersi  egli  compiacciuto,  dovendo  dipignere 
]a  tavola  in  S.  Bernardino  del  Borgo  San  Leonardo,  di  formarla  sul 
modello  di  questa  ,  e  di  trasportare  nella  sua  quelli  due  maravigliosi 
angeli  ,  che  in  aria  sostengono  una  corona  sopra  il  capo  della  Vergi- 
ne ,  e  questa  contasi  fra  le  migliori  ,  e  più  accreditate  opere  del    Ca- 


vagna 


V  erano  sotto  nel  bassamente  del  quadro  tré  ammirabili  istoriettc 
rappresentanti  una  la  lapidazione  del  Santo  l'roiomartire  Sttfa  .o  , 
l'altra  quando  nostro  Signore  fìi  deposto  nel  sepolcro,  e  la  terza  un 
fatto  miracoloso  di  San  Domenico,  le  quali  nel  1650.  essendo  state  di 
notte  tempo  furtivamente  da  mano  sacrilega  levate  ,  furono  anche  da 
lì  a  poco  restituite  ,  premesso  però  lo  sboiso  di  trentaotto  Ongari  a  chi 
sotto  sigillo  di  confessione  ne  procurò  la  restituzione  ,  Dopo  poi  1'  or- 
namento, che  è  stato  fatto  alla  suddetta  ti  vola  in  occasione  ,  che  nel 
1749.  fu  dipinta  a  fresco  tutta  la  Chiesa,  furono  questi  trasportati  in 
sagristia  ,  e  sono  al  più  alto  segno  degne  di  commendazione  per  le 
molte  graziosissimc  figurette  ,  per  il  grande  artificio  ,  e  somma  dili- 
genza  con   la  quale   sono  condotte  . 

Fu  pure  nel  tempo  medesimo  levata  l'antica  iscrizione  che  legge- 
vasi  sotto  del  suddetto  gran  quadro  ,  la  quale  piacemi  di  portare  in 
questo  luogo  per  non  lasciarne  affitto  perdere  la  memoria  ,  ed  e  del 
tenore  seguente  : 

Deipara    Virgini 

ac 

Divo   Domini  co 

Torius    Prccdicarorum  Ordinis  F un  datori . 

Imagincm  lune 

Celesti  potius   quam   terrestri  manu 


1 1» 

Depicl^xnt 
CoffJfs  Alexander   Mardnengus 

i/710 

Noviis    Aiexxnder  Macedo 

Vere  Magnus  ,  vere'  pius 

Adhuc    intcr    monales   vivens 

Vovic,  donavi:  ^  dicavi  e 

Anno   Domini  MDXVU. 

Fece  nello  stesso  convento  quattro  belliisimc  pitture  a  fresco  nella 
sala  inferiore  del  Santo  Officio  :  Nel  muro  che  riguarda  il  chiostro  fe- 
ce la  Vergine  ,  avanti  alla  quale  s:à  inginocchiato  il  Padre  Priore  de- 
gli Umiliati,  che  in  quel  tempo,  avanti  la  soppressione  della  loro  Re- 
ligione ,  possedevano  quel  convento  ;  nel  muro  opposto  San  Girolamo 
nel  deserto  ,  che  si  batte  il  petto  avanti  il  crocifiaso  ;  dalla  parte  del 
giardino  San  Bartolomeo  ,  che  sembra  scorticato  col  coltello  in  mano  , 
e  dirimpetto  Sant'  Antonio  Abate  in  un  orrido  montuoso  paese  .  Al- 
cune di  queste  sono  in  qualche  pirts  siate  recentemente  ritoccate  ,  la 
qua!  cosa  a  chi  mezzanamente  s«  di  pittura  non  sarà  malagevole  di  ri- 
levare :  è  pure  di  sua  mano  la  pittura  ,  che  vedtsi  nel  chiostro  poco 
lungi  dilla  porta  della  sala  suddetta  del  Santo  Officio,  che  fu  levata 
da   un  altra  muraglia  ed    ivi  trasportata  . 

Neil'  anno  medesimo  che  Lorenzo  fece  la  sopraddetta  pregiatissima 
tavola  dipinse  per  la  Chiesa  di  Santa  Maria  Maggiore  uno  stendardo, 
il  quale  bisogna  credere  sia  andato  in  perdizione  .  Per  non  tralasciare 
pero  cosa  alcuni,  che  possa  dare  maggiori  notizie  di  ciò  che  si  scrive, 
riportare  la  convenzione  fatta  co'  Signori  Presidenti  del  consorzio  del- 
la Misericordia,  nella  quale  vcdrassi  ogni  più  minuta  circostanza  di  tale 
opera  ,•  questa  leggesi  in  un  libro  di  memorie  esistente  uell'  archivio  di 
detto   luogo  ,  ed  è  del  tenore  che  siegue  . 

»  Volendo  li  Signori  Presidenti  del  Consorzio  della  Misericordia  di 
Bergamo  ad  honore  e  laude  della  gloriosa  Vergine  Maria  ,  e  del  Pa- 
triarca San^3  losepho  per  la  nuova  scola  facla  ad  honor  suo  aver  un 
psnello  ,  seu  stendardo  suso  el  quale  sia  dipinto  da  una  banda  la  figu- 
ra della  Madonna  ,  ed  il  Bambino  sopra  1'  asinelio ,  e  SamEio  losepho 
inanzi  ,  e  dall'  altra  sia  dipinta  1'  Assunzione  della  Madonna  in  trono 
con  alcuni  angioli  ,  e  li  Apostoli  ,  e  qaalche  popolo  arente,  el  campo 
del  qual  pennello  sia  largo  di  luce  ,  e  pittura  braccia  doi  de  panno  , 
ed  alto  braccia  trei  de  panno  &o.  Sono  convenuti  con  1'  cxcellente  pit- 
tor  M.  Lorenzo  Lotto  qual  si  ritrova  di  qui  condotto  per  il  magmfic» 


120 

D.  Alessandro  Coliono  Marcinengo  a  dipingere  la  ancona  de  lo  altare 
grande  de  la  chiesa  di  S.  Stefano  ,  o  Dormnico  di  Bergomo  ,  ed  detto 
M,  Lorenzo  è  convenuto,  ed  obligato  di  dipingere  in  tela  sottile  det- 
to pennello  dclh  misura  ,  e  pittura  predetta  5fc.  ed  questo  per  pretio 
di  ducati  quaranta  d'oro,  ed  un  carro  di  bon  vino  di  lionate,  qu"l 
pennello   promette   fare  &c.  « 

In  quante  altre  operazioni  sia  stato  impiegato  per  la  sopraddetta 
chiesa  si  comprende  da  alcuni  altrr  libri  nell'  archivio  m:dcsimo  ,  e 
primieramente  in  uno  intitolato  ••  spesa  deli'  ancona  di  rame  dell'  an- 
no 1521.  di  cui  si  è  parlato  diffusamente,  Icggesi  in  questa  guisa. 
Macrlster  L-iurcndus  Lotus  piclor  debet  kubcre  a  Consonio  lib.  ccn- 
tiim  Imp.  prò  cjus  mercede  jacienii  plures  viodulos ,  sia  dcsig7j.n0- 
nes  arìchonce  fìcndjs  ad  altare  majus  Ecclesia  Sanclx  Marije  ^  &  prò 
pluribus  colloqiiiis  ,  &  traclatibus  carri  spec.  Do/n.  Dcputatis  prò  tali 
negotio   ut   in  polluia    vi%a   usque   die    26.    Julù    lòzi. 

Nei  libro  poi  delle  spese  della  fabbnei  del  coro  si  veggono 
registrate  tutte  le  sue  fatture  ;  nn  io  per  non  diffondermi  a  ripor- 
tare ogni  partita  dirò  in  una  parola  eh'  egli  ha  fatti  tutti  li  dise- 
gni de'  quadretti  con  1'  istorie  principali  del  vecchio  testamento  , 
che  poi  furono  ricopiati  ,  e  lavorati  mirabilmente  di  Tarsia  diil'  in- 
comparabile  nostro  Capodiferro  ,  come  meglio  si  è  detto  nella  di  lui 
vita  :  vedesi  la  convenzione  fatta  eoa  li  Presidenti  del  Consorzio  , 
la  quale  omettendo  per  ischivare  soverchia  lunghezza  ,  riferirò  sola- 
mente una    memoria   scritta    nel    libro   segnato  N.    8. 

EccU-fìje  ordines  ,  6'  tcrtninatìoncs  ab  anno  1479'  usque  lòyy.  , 
nel  qual  si  legge  :  Vide  pacla  Consonii  cuni  Magisrro  Laurentio  Lot- 
to piclorc  de  f adendo  ccrtos  quadros  coloritos ,  ex  quibus  Magijìri  chori 
fcrmam  acciperent ,  cani  salario  Ubraruin  nove/n  prò  quolibet  quadro  , 
&  Clini  pacco  ,  quod  ipji  quadri  pojlquam  Juerint  completi  in  opere 
chori  restituerentur  ipso  Domino  Laurentio ,  ut  latius  in  Insirurnenco 
D.  Joseph  de  Borcllis  not,  sub  die  12.  Mali  ibZ4,  ^  quod  efl  in  libro 
e.  suarurn  minutanun  . 

In  santo  Spinto  chiesa  de'  Padri  Lateranesi  dipinse  la  superba  ta- 
vola con  la  Vergine  sedente  ,  che  tiene  il  bambino  in  grembo  rivolta 
graziosamente  a  Sant'  Agostino  ,  che  ritto  in  piò  vestito  colie  divise 
pontificali  si  rivolge  alla  V'ergine  colle  mani  incrocicchiate  in  guisa  di 
supplicante;  Santa  Cittarina,  San  Sebastiano,  e  Sant'  Antonio  Abbate 
stanno  dai  lati  ;  sopra  la  Vergine  vedesi  lo  Spirito  Santo  ,  che  in  for- 
ma di  colomba  va  spargendo  raggi  di   vaghissima  luce  con  doppio  coro 


12  I 

di  Angeli  ,  che  festeggiando  tengono  vari  cartelii  ,  e   stromenti  di  mu- 
sica ,  quali  non  saprei    abbastanza  esprimere  con  quanta  nobiltà  e  gra- 
zia ,   e    nel    tempo    stesso    con  quale  prontezza  ,  e  spirito  siano  mossi  : 
cosa   a   dir    vero   poco   usata   i-n   que'    primi   tempi  ,    ne'  quali   più   gene- 
ralmente ad   una    ben    aggiustata ,    e   finita   maniera  ,    che  a   dare  gran 
mossa  alle  figure  attendevano  :    sotto  il   trono  della  Vergine  San  Giam- 
battista in    figura    di  bambino  ignudo  in    vezzosa    maniera  si   abbraccia 
al  collo  dell'  agnello,    e    sotto    Itggesi  in  un    cartello.  L,  Lotus    ijzi. 
Questa  opera  è  conservatissima  ,  e  per  la   vaghezza  de'  colori  ,   pel    na- 
turale atteggiamento  delle  figure,  per   la  bellezza  de' panni,  e  per   una 
estrema     perfezione  ,    che    ha    in    tutte    le  sue  parti    è  cosa   rarissima   e 
maravigliosa  ,  né  attribuire  io  potendo  lodi  a  quella  convenevoli  passarò 
a  descriverne   un  altra   fatta     noli'  anno    medesimo  ,     che    è  posta    nella 
chiesa  di  S.   Bernardino  nel   borgo  di  S.  Antonio  .  Rappresenta  la   V^er- 
^ine  con  San  Giuseppe  ,    S.  Bernardino  ,    e  San  Giambattista  ,    e  sopra 
due  bellissimi  angioletti  ,  che  sostengono  una  cortina  ài  colorito  zenda- 
do ,    a'  piedi   un  angelo  ,   che    scrive  .    Di  quanto  pregio  ,  ed   estima- 
zione ,  sia  questa  egregia   pittura  può  rilevarsi   da  quanto  accadde   neh' 
anno     159'.  Veduta  da  alcuni  forestieri   molto  intendenti  delle  arti  no- 
stre procurarono  a  qualunque   più  alto    prezzo    di    volerla    comperare  , 
il  che  inteso  dalla  Città    nostra  stabili    nel    pubblico    Consiglio  di    non 
permettere  ,  che  fosse  fuori    trasportata  ,    e    turono  eletti  due  Deputati 
colla  ficoltà  di  conjperarla  piuttosto    co'  danari    del  pubblico  ,    che  di 
vedere   la  città  di  essa  spogliata,    ed  eccone  la  parte  tratta  parola  per 
parola  dai  ilbri   delld   Città  . 

„  lò^i.  Zo.  Decembris .  Intelleclo  quod  quondam  Ancona  qux  rC" 
pernur  in  EccL'Hj.  Sancii  Bernardini  rninu,  uc  fcrnir  ^  illnis  eximii  viri 
nuncurati  il  Lotto  ,  memoria  cu/us  froptcr  im^entem  industna/n  ,  & 
virtutem  suam  e  fi  recolenda  ,  6"  memoranda^  ejl  vendicura:  Ideo  ne  ut 
diclum  mirum ,  &  honorificuni  opus  exeat  de  h.zc  civicate  omnibus  suf. 
fragiis  decretum  fuit  duos  viros  eligi  debere  ad  consideraiiduni  modum  , 
o"  ordinem  quomodo  sit  retinenda  in  presenti  civitate  ad  illius  decus  , 
&  ornamintuni  dicla  ancona  ,  6'  an  expediat  Magnifica  Civitati  ,  di- 
scusso diligenter  presenti  negoùo ,  Uhm  de  pecuniis  prcedicìis  etnere  , 
O'  referendum  eorum  opinionetn  ,  ut  deinde  possic  deliberari  prout  ex- 
pediet.  Elecii  fucrunt.  Jeronimus  Gromulus  Comes  Equcs  ,  6'  Luduvicus 
Benaleus  ,    Comes  &    Doclor  . 

Nella  Chiesa  della  Santissima  Trinità  dipinse    la    tavola    principale 
in  cui  è  figurata    la  Trinità   Santissima    veggendosi   nella    sommità  del 


I  22 

quadro  il  Padre  eterno  leggiadramente  espresso    come  in  ombra  ,  sotto 
i!  quale  evvi  lo  Spirito  Santo  in  forma  di  colomba,  il   figliuolo  in  pie- 
di posto  sopra    un     iride  in  mezzo  alle   nubi  tenendo  le  braccia   aperte 
cerne  in  atto  di  far  vedere  le  sue   piaghe  .  Fuori    delle    nuvole    appa- 
riscono cinque   teste  d'Angioli,  e  sotto  un  bellissimo  piese  qual    serve 
ad  accrescer  non  poco  pregio  all'  opera  ,  la   quale  non   ha  alcuna  parte 
che  in  se  bella    non  sia  ,•  ma  particolarmente  nella  figura  del    f  ighuolo 
non  può  vedersi  un  nudo  p'ù  ben    disegnato,  e  colorito  di  c^u^sto,  a 
segnoche    avendone    il  Talpino  fatta    una    diligente  copia  ,    la  quale  sì 
trova  nella  sagristia  di  S.  Alessandro  in  colonna  ,  quantunque  eccellente 
sia  ,  non  è  però  arrivato  ad  imitare  la   vaghezza,  e  delicatezza  dell'  ori- 
ginale :  essendo  questa  stata   una  singolare  prerogativa  del   Lotto  d'  es- 
sere nel  colorito  vago  al  sommo  ,  e  delicato  .•  Fece  nella    stessa    chiesa 
la   tavola  posta  a  mano  sinistra  entrando,    nella  quale  è  la  Vergine  col 
figlio  morto  in  braccio,  San  Giuseppe  ed  altra  Santa  con  palma   e  li- 
bro in  mano  con  varie  collinette  intorno ,    sopra  le  quali  vedesi  il  mon- 
te Calvario,  1'  aria  ò  tutta  tenebrosa  ,  il  Sole,  e  la  Luna  ecclissati,   il 
tutto  fatto  con  espressione  propria    della  tristezza  del  mistero  in  quella 
rappresentato  :  E'  pure  di  sua  mano  la  Vergine  ,  che  allatta  il  Bambi- 
no dipinta  a  fresco  sullo  stesso  muro  . 

In  S.  Alessandro  in  Colonna  nella  cappella  del    Santìssimo    Sacra- 
mento ha  colorito  una  deposizione  di    Cristo ,    la    quale    per    essere  a 
tempera    ha  non  solamente    scemato  di    sua  vaghezza  ,    ma  incomincia 
a   risentire  ancora  il  discapito  dell'  antichità ,    in  S.  Francesco    de'    Pa- 
dri Conventuali  San  Giambattista  che  battezza  nostro  Signore ,  a  fresco , 
ed  in  tal    guisa  ancora  tutta  la  cappella  del    Consorzio  nella  chiesa  di 
San  Michele  al  pozzo  bianco  ,  ove  vedesi  espressa  l'  Annunziazione  ,   e 
lo  Sposalizio  di  Maria  Vergine  .  Ma  fra  le  opere  tutte  che   ha   dipinte 
a  fresco  ,   la  più  copiosa  ,  e  di  maggior  attenzione  meritevole  si  è    quel- 
la fatta  a  Trescore  ,  nella  Chiesiuola  de'  Conti  Suardi  dedicata  a  Santa 
Barbara  ove  vedesi  colorita  tutta    la    istoria    della    sua    vita  ,    ed    altre 
stupende  cose  ,  che  troppo  lungo  sarei  ,  se  io  volessi  partitamente   rac- 
contare   r  eccellenze  di  queste,   perchè  sono  infinite.    Veggonsi    quivi 
figure  grandi  ,    e    picciole    in   diverse  attitudini  con    abiti    bizzarri  ,    e 
leggiadre  acconciature    con  bellissime  invenzioni    di   prospettive  ,    casa- 
menti ,    e  paesi  ,  e  il  tutto  condotto  con  tanta  arte  disegno  invenzio- 
ne,    e  colorito,  che  fa  maravi^^liare  chiunque  le  vede:  tutta  la  soffitta 
è  dipinta  a  pergolati  di  viti  con  fanciulli  che  scherzano,  ed  hanno  fra 
le  mani  alcuni  cartelli   scritti   con  sacri  motti  :  attorno  all'  altare   sono 


'25 

da  una  parte  ritratti  al  naturale  tutti  gli  uomini  di  quella  famiglia  in- 
cinocchiaci  ,  e  dall'  altra  parte  tutte  le  donne  vestite  all'  uso  di  qus' 
tempi  i  che  sono  con  tanta  vivacità  ,  e  spirito  colorite  che  altro  che 
il  moto  loro  non  manca,  e  la  favella  (0.  In  faccia  alla  porta  veggonsi  li 
ritratti  in  mezze  figure  singolarissimi  di  Giambattista  Suardo,  di  sua  mo- 
glie ,  e  di  sua  sorella,  e  questa  particolarmente  ornata  con  perle  ,  e 
veli  bizzarramente  accomodali  ,  non  può  essere  ne  piìi  bella  ,  né  piij 
viva  .•  Sopra   in  un  cartello  leggesi  questa   iscrizione  . 

„  Christum  6'  de  Chrisd  vite  piorum    propaginem   divae  Barbara: 
Virginis  prò  Chrisd  nomine  tormenta  ,  &  crudelem  patre  percussore  ne- 
ce  in  Bjptijìa  Suardus,   Ursulina.  uxor  Paulina  soror  Laurentio  Loto  pia' 
gente  fiic  exprimi  pio  voto  curarunt  anno  salutis  ibZi,.  " 

Altre  cose  fece  in  quella  casa  come  due  Santi  nel  cortile  rustico 
sopra  due  pilastri  ,  e  alcune  pitture  in  fendo  di  un  orto  ,  che  ora  per 
r  intemperie  delle  stagioni   vannosi  consumando  . 

Nella  sopraddetta  terra  di  Trescore  dipinse  nella  parrochiale  tutta 
la  cappella  di  San  Rocco  ,  che  nella  nuova  fabbrica  della  Chiesa  fii 
mandata  per  terra  ;  in  Viiiongo  nella  cappella  parimenti  di  San  Rocco 
vi  sono  varie  pitture  di  sua  mano  ,  ed  in  Credario  ,  in  una  cappellet- 
ta  fuori    della  Chiesa  di  San  Giorgio  ,    vi    colori    la    natività  di  nostro 

(i)  Le  fignre  della  nicchia  dell'  altare  tare  11  popolo  in  generale  ,  e  non  persone 
tono  d'  altro  autore  ,  e  sembrano  opera  del  della  Famiglia  ,  tanto  più  che  le  tìsonoinie 
principio  del  secolo  decimo  quinto.  Nel  mez-  sono  totalmente  tra  loro  diverse,  gli  abbi- 
zo  vi  è  un  Salvatore  che  tiene  in  mano  la  gliamenti  indicanti  diversità  di  condizione,- 
Piilide  ,  a  mano  deftra  sette  o  otto  figure  e  di  più  vi  è  una  donna  con  quattro  gran- 
d'  uomini  alte  un  braccio  incirca,  ed  a  (ini-  di  gozzi  .  Sotto  un  fineftrino  vi  ha  un  qua- 
ftra  altrettante  donne  .  Nel  lillello  sovra  il  dretto  il  quale  copre  un  Sonetto  scritto  con 
cornicione,  dalla  parte  degli  uomini  legge-  caratteri  affatto  limili  a  quelli  dell' Iscrizio- 
ti  :  Or.i  prò  populo  ;  e  da  quella  delle  don-  ne  ;  e  che  qui  si  espone  perchè  dal  suo  sii- 
ne :  Ó"  prò  divoto  fimineo  sexu  .  Ciò  porto  le  potranno  gli  eruditi  argoiaentare  intorno 
pare  che  il  pittore  abbia   voluto    rappresen-  al  tempo  delia  pittura  • 

Diva  in  chi  tur  del  Ciel  tei  gratie  infuse 

Che  di  i^ran  meraviglia  il  mcndo  empieft* 

Per  miracoli  e  esempli  manifesti 

Et  gratie  in  vaij  lochi  <j  noi  diffuse  . 
La  tua  orationc  al  cieco  lume  infuse 

Ttt  al  secco  legno  fior  produr  facefll 

In  un  altro  liquor  aqua  verresti 

Et  per  te  il  Ciel  tempefta  non  diffuse  . 
Tu  fefti  in  vece  d'  hom  percoter  1'  ombra 

Et  altre  assai  meravigliose  prove 

Come  chi  guarda  et  legge  bene  intende 
Da  noftre  menti   1'  ctio  et  error  sgombra 

Et  per  noi  pregar  vogli  el  sommo  GioYff 

Che  alfin  ne  «campi  da  le  pene  orrende» 


I  24 

Signore  ,  e  li  Santi  Rocco  ,  e  Sebastiano  .  Altre  moltissime  sue  opere 
sono  qua  ,  e  là  sparse  per  le  chiese  di  questo  tenitorio  ,  le  quali  noi 
per  maggior  brevità  andaremo  solamente  accennando  .  Una  Madonna 
del  Rosario  vedesi  nella  Parrochiale  di  Chignolo  ,  un  San  Giambattista 
in  quella  di  Ponteranica  ;  il  martirio  di  San  Pietro  Martire  nella  chie- 
sa allo  stesso  Santo  dedicata  in  Alzano  maaaiore  ;  un  Sant  Antonio 
Abate  in  Berbenno  ,  un  San  Martino  con  altri  Santi  in  Calolcio  ;  due 
Assunzioni  di  Maria  Vergine  l' una  in  Sedrini  ,  e  1'  altra  in  Ce- 
/ana  ,  e  nella  Parocchiale  della  Ranica  in  picciole  mezze  figure  li  do- 
dici Apostoli  col  Redentore  in  mezzo  dipinti  sii  quel  bassamento  di  le- 
gno dorato ,  che  si  vede  sopra  la  porta  ,  il  quale  serve  a  sostenere  le 
statue  pur  di  legno  dorato  de' Santi  sette  fratelli  martiri  . 

Nella  stessa  maniera  faremo  delle  pitture  ,    che  sono  nelle  case   di 
questi  cittadini  ,  o  almeno  di  quelle  che  sono  a  cognizion   nostra,  dif- 
tìcil  cosa  essendo  il  poter  essere  di  tuttociò  consapevoli  ,  che  nelle  pri- 
vate case  vien  conservato.  Nel  monistero  di  Santa  Grata  v'ha  una  sua 
pittura  con  la  Vergine    il  bambino  ,    e  li  Santi    Rocco  ,    e  Sebastiano , 
quale    vien  esposta  in  Chiesa  ogn'  anno  nel  primo  giorno  di   Maggio  . 
Il  Cav.  Ridoifi  da    notizia  di   un  famoso  quadro  con   lo  sposalizio 
di  Santa  Cattarina  ,    di  cui  racconta    un  fatto  con  le  seguenti   parole  . 
»  Trovasi  parimente  in  Bergamo  nelle  case  de'  Signori   Bonghi  un  qua- 
dro dello  Sposalizio  di  Santa  Catcerina  martire  ,    che  ne'  tempi  ,  che   i 
Francesi  occuparono  quella  città  ,    fu  riposto  per  sicurezza  in  San  Mi- 
chele :    ma  que'  soldati  poco    rispettando  i  luoghi  sacri   invasero  quella 
chiesa  ,  ed  un  di  loro  invaghito  del  paese  ,  che  appariva  fuor  d'  una 
fenestra  col  monte  Sinai,  lo  recise  dal  quadro,  e  cosi  ancor  si  ritrova.  « 
Questa   pittura   benché  sia  manchevole    di    quel  pezzo   reciso  può 
annoverarsi  fra  le  più  perfette  ,    e    ora  è  posseduta  dal    Co.    Giacomo 
Carrara  .  Viene   in  questa  rappresentata  la  Beuta   Vergine  assisa   in   una 
sedia  ,  che  tiene  a  due  mani  con  molta  grazia  il   Bambino  ,  quale  con 
volto  festevole  ,     e  fanciullesca  maniera  mttie  1'  anello  in  dito  a  Santa 
Catterina  ,   nel   volto,  e  nell'atteggiamento  molto    umile  e  divota,  alla 
qua!  funzione  assiste  da  una    parte    un    angelo    con    le  mani   incrocic- 
chiate sul  petto  ,  e  dall'  altra  cioè  dietro  alla  sedia  della    Vergine  ,    lo 
stesso  Lotto  quale  ha   maravigliosamente  qui  colorito  il  proprio  ritratto 
in  grandezza  poco  meno  del   naturale  con  bcrettone  in  capo  ,  rivolto  a 
riguardanti  molto   simile    a  quello  stampaio  unitamente  alla    vita  di  lui 
scritta   dal   Cav.   Ridoifi  . 

Lasciò  egli  secondo  il  suo    costume    scritto   nello  scabtllo  sotto  H 


125 

piedi  della  Vergine  il  proprio  nonrc  ,  e  l'anno  1525.,  e  ben  a  ragio- 
ne più  di  qualunque  altra  volta  lo  fece  in  quest'  opera  ,  poiché  ella  sola 
bastarebbe  a  rendere  glorioso  il  suo  nome  non  tanto  per  la  naturalez- 
za ,  e  proprietà  dell'  invenzione  ,  quanto  per  1'  esattezza  del  disegno  , 
oltre  le  graziose  forme  e  viva  espressione  de'  volti  .  Ma  ciò  che  sor- 
prende sopra  modo  si  è  la  forza  grande  del  colorito  unita  nello  stesso 
tempo  ad  una  vaghezza  ,  e  delicatezza  estrema  ,•  il  che  fa  che  le  ope- 
re sue  tanto  piacciono  ancora  a  chi  non  ha  di  pittura  alcun  intendi- 
mento .  Presso  il  riferito  Co,  Carrara  ritrovasi  altro  quadro  per  traver- 
so, del  medesimo,  recentemente  acquistato,  nel  quale  è  colorita  la  Bea- 
ta Vergint  col  Bambino,  San  Girolamo,  e  Santa  Cattarina  da  una 
parte,  e  dall'altra  San  Giovanni,  ed  un  Santo  Martire  colla  spada  in 
mano  .•  opera  ancor  questa  ben  conservata  ,  e  per  ogni  sua  parte  n;ol- 
to  bella  e  singolare  . 

11  citato  Ridclfi  in  casa  Tassi  dice  essere  li  seguenti  quadri  del 
Lotto  ,  de'  quali  certamente  non  so  qual  sia  stato  il  fine  ,  e  sono  una 
nascita  di  nostro  Signore  ;  e  Cristo  che  prende  commiato  dalla  ^  ergi- 
ne ,  per  andare  alla  morte  ,  la  Vergine  col  Bambino  in  collo  ed  altre 
figure  intorno  ,  una  delle  quali  le  porge  una  coppa  con  varie  frutta  ; 
lo  sposalizio  d'  Amore  ,  un  vecchio  ,  ed  una  giovine  che  tengon  una 
carta  di  musica  in  mano:  Li  due  primi  nominati  quadri,  cioè  la  na- 
scita di  nostro  Signore  ,  e  Cristo  che  prende  commiato  dalla  madre  , 
in  uno  de'  quali  vedesi  ctlìgiato  il  ritratto  del  Cav.  Domenico  de'Tas- 
sis  ,  e  neir  altro  Elisabetta  Rota  sua  consorte  ,  ora  sono  posseduti  dal 
Co.  Canonico  Giambattista  Za:;chi  ,  Jn  casa  Pezzoli  sul  mercato  delie 
scarpe  vedesi  una  pregiatissima  opera  ,  e  tanto  ben  conservata  ,  che 
non  pare  dipinta  sin  dall'  anno  isr2.  ma  sembra  che  ora  uscita  sia 
dal  pennello  ;  in  questa  è  espressa  la  Vergine  col  Bambino  in  seno  , 
Santa  Cattarina  ,  e  San  Giambai lista  ;  in  casa  Sozzi  eravi  una  Santa 
Cattarina,  che  è  stata  trasportata  in  Lisbona  nel  1755.  insieme  eoa 
altri  quadri  del  Talpino  ,  del  Frate  Ghislandi  ,  e  del  Raggi  vecchio  : 
in  casa  Bettame  una  testa  di  donna  ,  ed  un  San  Girolair,o  nel  deser- 
to .  Il  ritratto  di  madonna  Lauia  in  casa  Morandi  ,  ove  credesi  di  sua 
mano  un  fregio  ,  in  una  stanza  superiore  dipinto  sul  muro  con  figu- 
re ,  animali  ,  rabeschi,  fiori,  ed  altri  molti  diversi  ornamenti;  tutto  il 
fregio  delia  sala  superiore  de'  Conti  Albani  di  Urgnano ,  diversi  scher- 
zi di  puttini  sotto  lo  sporto  dei  tetto  verso  il  giardino  nella  casa  del 
Co:  Gio:  Mosconi  :  In  casa  Casotti  un  bellissimo  paese  con  la  Vergine 
che  va  in  Egitto  ;    Due   ritratti  sii  la  stessa  tela  in  casa    Tomini  uno 


I  26 

de'  quali  si  crede  Alberico  di  Rosciate  famosissimo  nostro  Giui'econsul- 
10  .    Ili  ca^a  Il;igazzoai   un  quadretto    sul   legno  con   lì  Santi  Stefano  , 
Rocco,  e  Scba'itlano  ••  Presso  il  Co;  Carlo    Albani   il   ritratto    del  Cav. 
Francesco    padre  del  Cardinale    Gio:  Girolamo  Albano    vestito   in  abito 
di  cavaliere    aureato  con   bei  drappi  d'oro  ,  e  di   veluto  naturali  sopra 
ogni  credere  .    Un  quadro    con   rari  ritratti  della    famiglia    Castelli    ora 
posseduto  da'  Signori  Savoldini  :    Presso    il   Co.   Alessandro  Tassis   con- 
servasi  un  libro   in   pergamena   tutto  di   mano  del  Lotto  ,   sopra  del  qua- 
le  sono  disegnati   perfettamente    varie   sorti  di    animali    volatili  ,   e  qua- 
drupedi ,   ed   alcune  graziose  figuretie  ,  come   pure   tutte    le  lettere  ma- 
juscole   del  alfabctto  formate    capricciosamente,    e  con   grande    artificio 
di   figure  ,  ed   animali  :  si  crede   che  questo  fosse  una   specie   di   studio, 
di  cui  servivasi  nel  formar  fregi   alle  stanze  ,  ed  ornar  le  soffitte  ,•    so- 
pra molti  fogli   ha  scritto    il    suo    nome    abbreviato,    e    l'anno    1542, 
Passato  non  so  in  qual   tempo  di   nuovo  in  Venezia  dipinse  nella 
Chiesa  de'  Santi  Gio:   e  Paolo   la  tavola     di  Sant'    Antonino  Arcivesco- 
vo di  Firenze   il   quale   attorniato  da'  suoi  ministri   fa   da   questi    dispen- 
sare  monete   a'  poverelli  :    nella   Chiesa    del    Carmine    fece   la    tavola   di 
San    Niccolò    Vescovo    sedente    sopra    le    nubi   in  abito  pontificale  con 
angeli   intorno  ,    e    più    sotto    Santa    Lucia  ,     San  Giambattista  ,   ed   a' 
piedi  un   bellissimo  paese  con  graziose   figurctte  ed  animali  ,  da  un   la- 
ro San   Giorgio  che   uccide   il   serpente,   e   poco   lungi    la  donzella  3   con 
veduta  di  una  città  ,  e  del  mare   in    lontananza  .     Quest'    opera  è  dal 
Vasari  minutamente  descritta   per  essere  degnissima   in  ogni    sua  parte  , 
e  celebrata     dal    Ridolfi     con   tali   parole  .   »   Qual  opera    gli   rese  molto 
nome  appresso  a  Veneziani  per  lo  studio,  e  delicatezza    usatavi  ,    e   vi 
scrisse   il  suo  nome,  e  l' anuo    1529.  « 

Lo  stesso  fa  il  Lomazzo  nell'  idea  del  tempio  ,  della  pittura  ,  ove 
nel  capitolo  ultimo  così  favella  :  »  In  Venezia  oltre  molte  altre  opere 
tutte  eccellenti  è  chiara  la  Chiesa  dei  Carmini  per  la  gran  tavola  di 
Lorenzo  Lotto  singoiar  maestro  anch'  egli  di  dar  il  lume  ,  nella  quale 
s'  io  non  erro  è  San  Nicolao  ,  e  due  Santi  sopra  le  nubi  ,  ed  abbasso 
S.  Giorgio  a  cavallo  ,  che  uccide  il  drago  con  la  lancia  e  la  donzella 
che  fugge  per  un  paese  oscurato  dal  tempo,  il  quale  particolarmente 
è  giudicato   di  singoiar  eccellenza  da  molti  pittori  .  « 

Non  so  per  tanto  intendere  come  possa  Ludovico  Dolce  nel  suo 
dialogo  della  pittura  citare  un  opera  di  tanto  pregio  j  e  valore  per 
esempio   delle   cattive   tinte  ,  ove  dice  .• 

'.'  Di  queste  cattive  tinte  partnij  che  si  vegga  assai  notabile  esem- 


«27 
pio  in  una  tavola  di  Lorenzo  Lotto  ,  che  ò  qui  in  Venezia  nella  chie- 

ia  de'  Carmini  ;  ed  in  ciò  si  fa  conoscere  di  poco  intendimento  il  Dol- 
ce ,  mentre  il  Lotto  viene  anzi  molto  commendato  per  la  delicatezza  e 
vaghezza  del  celorito  ;  in  prova  di  che  basta  leggere  quanto  scrive 
Filippo  Baldinucci  in   una  lettera  a  Vincenzo  Capponi  . 

»  Il  Palma  vecchio  ,  e  Lorenzo  Lotto  hanno  posato  il  coler  fre- 
sco y  e  finite  1'  opere  loro  quanto  Gio;  Bellini  ,  ma  1'  hanno  accrescii*- 
te  di  dintorni,  e  di  morbidezza  in  sul  gusto  di  Tiziano,  e  di  Gìor- 
gione  .  « 

E  questo  bastar  deve  in  cosifutazione  di  quanto  poco  avveduta- 
mente ha  detto  il  Dolce  ,  quale  senza  dubbio  sarà  stato  meno  inten- 
dente di  pittura,  di  quello  che  fossero  li  sopracitati  professori  Vasari, 
Ridolfi  ,  e  Lomazzo  ;  e  poi  le  sue  opere  ,  die  tuttora  si  possono  ve- 
dere collocate  nelle  chiese  di  varie  città  d'  Italia  ,  e  nelle  gallerie  de' 
Prmeipi  ,  e  gran  Signori  saranno  fin  che  durano  un  tcstirronio  infalli- 
bile di  quanto  oltre  la  nobiltà  dell'  invenzione  ,  e  franchezza  di  dise- 
gno ,  valesse  il  nostro  Lotto  ancora   nel  colorito  . 

Dipinse  per  la  chiesa  di  San  Gertmra  la  tavola  della  Natività  del 
Signore  ,•  una  testa  di  San  Paolo  nella  Madonna  della  Salute  ,  e  altro 
quadretto  in  sagristia  ;  una  tavoia  in  San  Giacomo  dall'  Orio  fatta  nel 
I54<J.  con  la  Vergine  sedente  col  Bambino,  e  due  angeletti  ,  che  la 
coronano,  e  ne'  piano  li  Santi  Cosimo,  e  Damiano,  ed  Andrea, 
alla  qual'  opera  non  poche  laudi  vengono  attribuite  nella  descrizione 
delle  pubbliche  pitture  di  Venezia  . 

Trattenendosi  Lorenzo  in  quella  città  lavorò  rnolte  cosi  per  le 
case  de'  privati  ,  fra  le  quali  rarissima  è  una  Natività  di  Cristo  finta 
in  una  notte  ,  e  dallo  splendore  del  Bambino  resta  tutta  quella  pittu- 
ra illuminata  ,  vedesi  la  \'ergine  inginocchioni  con  alcuni  angeli  intor- 
no al  presepio  ,  ed  in  una  figura  intera  ,  che  adora  Cristo  ritrasse  al 
vivo  il  Sig.  Marco  Loredano  .  Questa  eccellentissima  pittura  molto  dal 
'N'^asari ,  e  dal  Ridolfi  celebrata  ,  era  ,  come  scrive  il  primo ,  in  casa 
di  Tommaso  da  Empoli  Fiorentino;  ma  il  secondo  afferma  essere  questa 
stata  trasportata  in  Amsterdam  dal  Sig.  Gio;  Reinst  Gentiluomo  Olan- 
dese ,  Come  pure  in  Anversa  da'  Signori  Gio:  e  Giacomo  Van  Buren 
un  Cristo  morto  sopra  il  sepolcro  sostenuto  da  due  angeli  ,  un  picco- 
lo ritratto  di  una  Monaca  ,  due  di  marito  e  moglie,  quello  d'un  Ca- 
valiere ,  e  di  una  Dama  sua  sposa  con  cagnolino  in  mano  ,  ed  altro 
molto  naturale  di   una  vecchia  con  pelle  d'  armellini  sopra  le  spalle  . 

Altre  opere  scrive  il  Ridolfi  ,  che  al  suo  tempo    possedute  erano 


128 

dal  Cav.  Gussoni,  cioè  una  figura  della  Vergine  con  due  Santi  a  lato; 
Santa  Cattarina  legata  alla  ruota,  ed  un  piccolo  crociiìsso  con  le  Ma- 
rie molto  delicato;  dal  Sig;.  Gio:  Grimani  alcuni  eccellentissimi  ritratti, 
e  dal  Signor  Jacopo  Pighetti  gentiluomo  Bergamasco  un  pietosissimo 
Redentore  con   la  croce   in  spalla  . 

Accenna  pure  il  citato  autore  molte  opere  fatte  dal  Lotto  in  Tre- 
vigi  ,  nella  fjHal  città  qualche  tempo  si  trattenne  ,  ove  vedesi  il  ritrat- 
to di  un  medico  ,  in  casa  Pota  j  quello  di  un  Prete  in  casa  Uniga  ^ 
una  Santa  Cattarina  in  casa  Galdini  ,  ed  un  ritratto  della  famiglia  in 
casa  Collako  ,  e  nella  Chiesa  de'  Padri  Riformati  ,  nella  cappella  a  si- 
nistra dell'  aitar  maggiore,  la  tavola  con  la  Vergine,  che  adora  il  nato 
Bambino  ,  attribuita  dall'  Abate  Rigamonti  nella  descrizione  delle  pit- 
ture di  Trevigi  stampata  nel  1707.  a  Carlo  Lotti  di  Baviera  il  quale 
inavvedutamente  dice  essere  fiorito  nel  1580.  in  tempo  che  nacque 
nel  secolo  posteriore,  e  mori  in  Venezia  nel    Ì69J. 

Un  opera  però  attribuisca  al  nostro  Lotto  il  Rigamonti  posta  all' 
altare  della  Beata  \'ergine  della  pietà  nella  Chieda  delle  Monache  di 
San  Paolo  dipinta   nel    1539. 

Fra  le  pitture  singolari  della  galleria  della  Cesarea  Maestà  dell' 
Imperatore  registrate  da  Marco  Boschini  nel  libro  scritto  in  lingua  Ve- 
neziana intitolato  Carta  del  Navegar  Pittoresco  vien.e  descritto  un  pre- 
zioso quadro  del  Lotto  con  li  seguenti   versi  : 

Del  Palma  Vecchio  el  raro  imitador 

Quel   Bergamasco  Lotto  si  famoso 

Voi   nominar  col  d'r  d'  un   precioso 

Quadro,  che    è  un   vero  razo  de  splendor.. 
Dove   Maria  con   Cristo  ,  e   Catarina 

Con  modesta  armonia  concerta  insieme 

Che  chi  se   imbate  là  devoto  teme 

De  disturbar    la  congrega  divina  , 
La  Maestà  che  xe  in  tei  venerando 

Devoto  Sant'    Iscpo  techiarelo 

Per  mi   1'  esprime  1'  unico  penela 

Bea  singular  penelo  ,  e  memorando . 

Il  suddetto  Boschini  fa  pure  commemorazione  d'  altro  quadro , 
che  con  altri  molti  di  diversi  autori  ,  passò  dalla  galleria  del  Sig.  Pao- 
lo Sera  Gentiluomo  Fiorentino  in  quella  del  Serenissimo  Leopoldo  di 
Toscana  nella  seguente  maniera  . 


I  29 

Che    de  Lorenzo  Loto  a  maravcgia 
Una  Madonna  bela   el  Bambineto 
Signor  nostro  Gesù   cus'i   perfcco 
Che   veramente   el  fa  inarcar  le  cegia  . 

Con  do  ritratti  veramente   vivi 
Adoranti  ,  devoti  ,  e  spiritosi 
Di   homo  ,  e  de  donna  cusi   artificiosi 
Che  se  ghe  vede  i  spirili  effettivi  . 

In  Francia  nel  gabinetto  del  Re  ritrovasi  una  sua  opera  tenuta 
in  molta  estimazione  ,  e  nella  galleria  deli'  Arcivescovato  di  Milano  una 
Madonna  inginocchiata  ,  che  adora  il  Bambino  ,  San  Giuseppe  da  una 
parte  ,  ed  un  vaghissimo  paese  in  lontananza  opera  riferita  ancora  dai 
fratelli  Santagostini  nel  loro  catalogo  delle  pitture  insigni  di  Milano  . 
In  Roma  nella  casa  professa  del  Gesù  sì  conserva  una  preziosa  sua 
opera  ,  che  rappresenta  una  stona  sacra  ,  e  nella  galleria  de'  Principi 
Borghesi  due  quadri  piuttosto  piccoli  rappresentanti  ,  uno  la  figura  di 
Narciso,  che  si  specchia  nel  fonte;  1'  altro  la  Beata  Vergine  col  bam- 
bino ,  che  riceve  un  cuore  da  un  Santo  Vescovo  da  una  parte  ,  e 
dall'  altra  San  Girolamo  ,  nella  parte  superiore  della  qual  pittura  sta 
scritto  :  Ldurennus  Lotus  iòo8.  Ma  ciò  non  ostante  nel  catalogo  ma- 
noscritto di  detta  galleria  sta  registrato  essere  quest'  opera  del  Genti- 
lotto  ;  effetto  dell'  ignoranza  d\  chi  non  intende  di  pittura  non  sola- 
mente ,  ma  non  sa  memmeno  leggere  quanto  sta  scritto  con  chiarezza. 

Portossi  Lorenzo  in  diverse  città  della  Romagna  ad  operare  ,  e 
capitò  in  Ancona  in  tempo  che  Mariano  da  Perugia  aveva  fatto  in 
Saut'  Agostino  la  tavola  dell'  aitar  maggiore  ,  che  molto  non  piacque  ; 
fece  perciò  egli  con  universale  applauso  per  la  stessa  chiesa  la  tavola 
rappresentante  la  Vergine  col  Figlio  in  s^no  da  due  bellissimi  angeli 
coronata  .  Molto  operò  nella  città  di  Recanati  ,  e  merita  singoiar  com- 
mendazione la  tavola  che  fece  nella  Chiesa  di  San  Domenico  posta  all' 
aitar  Maggiore  partita  in  sei  quadri  :  in  quello  di  mezzo  colorì  la  Ver- 
gine col  figlio  iu  collo,  che  mette  per  le  mani  di  uà  angelo  l'  abito 
a  San  Domenico  con  due  graziosissimi  puitini ,  che  suonano  ,  in  un 
altro  veggonsi  li  Santi  Pontefici  Gregorio  ,  ed  Urbano  ,  nel  terzo  v'  è 
San  Tomaso  d'  Acquino  ,  ed  un  Santo  Vescovo  di  quella  città  .  Sopra 
-questi  sono  gli  altri  tre  quadri  nelli  quali  rappresentò  il  morto  Salva- 
tore sostenuto  da  un  angelo ,    San  Vincenzo  ,   Santa  Maddalena  ,    San 

•7 


Sigismondo,  e  Santa  Cattarina  da  Siena  e  nella  predella,  che  è  di 
piccole  figure  ,  della  quale  il  Vasari  dice  .  »  E  cosa  rara  ,  e  vi  si  ve- 
dono le  più  graziose  figurine  del  Mondo  .  «  Vi  si  vede  nel  mezzo  la 
Santa  casa  di  Loreto  portata  dagli  Angeli  per  aere  dalle  parti  di  Schia- 
vonia  in  Loreto  ,  da  una  parte  San  Domenico  ,  che  predica  ,  dall'  al- 
tra Papa  Onorio  ,  che  conferma  la  regola  allo  stesso  Santo  ,  per  la 
quale  maravigliosa  opera  merita  Lorenzo  Lotto  eterna  lode  ;  nella  Chie- 
sa medesima  colorì  a  fresco  un  San  Vincenzo,  e  nella  Chiesa  di  San- 
ta Maria  di  Casteluuovo  una  tavola  con  la  trasfigurazione  di  Cristo , 
e  nella  predella  ,  in  picciole  figurette ,  il  Signore  ,  che  conduce  gli 
Apostoli  sul  monte  Tabor  ,  quando  ora  nell'  orto  ;  e  quando  ascende 
in  Cielo  . 

Essendo  finalmente  a  grave  età  pervenuto  ,  ed  avendo  quasi  per- 
duta la   voce  ,  da  divozione  indotto  ,  se   ne   p:issò  a  Loreto  ,  dove  già 
per   r  innanzi   era   stato,  e  lasciato   aveva   degna   memoria  del  valor  suo 
nella  tavola  con   li  Santi   Cristoforo,   Rocco,  e  Sebastiano.  Conosciuto 
però    da'    Governatori   di   quel   luogo  fii    con   umanissimi   modi    accolto 
invitandolo  a  dipignere  in  quel  celebre   tempio  .    Risoluto    pertanto  di 
voler    quivi    finire  la  vita  in    servigio    della    Madonna    pose    mano  ad 
alcune  sacre  istorie   di  figure,  grandi  al   naturale  intorno  al  coro:  Fe- 
cevi    la  Natività  di  Cristo  ,    1'  adorazione  de'  Magi  ,    la  Presentazione 
al  tempio,  ed  altre  azioni  del  Signore  ,  e  della  Vergine.  Fece  di  più 
due  altre  copiose  istorie  :  in  una  delle  quali   rappresentò   Davide  quan- 
do faceva  sacrificare,  e  nell'  altra  San  Michele  archangelo  ,    che    com- 
batte con  Lucifero  ,  le  quali    al  riferire  dello  Scanelli  :  sono   veramente 
opere  riguardevoli ,  ed  eccellenti  .    Negli  avanzi  del    tempo    occupavasi 
il  buon  vecchio  in  orazioni,  ed  altre  opere  pie,    e  cosi    andava   pas- 
sando gli  anni  più  gravi   di  sua  inancante   vita  ,    li  quali  menò  felicis- 
simi ,  e  pieni    di  tranquillità  d'  animo    in  quel  santo  albergo  ove  final- 
mente terminò  la  vita  ,  e  come  era  sempre  vissuto  cristianamente  ,  cosi 
morì  lasciando  della   virtù  ,  e  bontà  sua   un  chiaro  immortai  nome  . 

In  qual  anno  ciò  seguisse  non  è  a  noi  manifesto ,  è  però  fuor 
d'ogni  dubbio,  che  la  sua  morte  noti  sia  accaduta  circa  il  1550., 
come  scrive  il  Padre  Calvi  nel  terzo  Tomo  delle  sue  effemeridi  ;  m* 
bensì  non  pochi  anni  dopo  ,•  mentre  rilevasi  dal  mentovato  libro  della 
fabbrica  del  Coro  di  Santa  Maria  ,  che  nel  1554.  era  per  anco  in 
<questa  città  :  veggcndosi  registrato  il  suo  nome  in  questa  guisa  :  Maglster 
Laurentius  Lotus  debet  habere  prò  pluribus  aliis  de/ìgnamentis  de  da- 
rò ,  6'  obscuro  faciis  prò  fahrica  Chori  de  annis  l^^J*  &  it>i>4* 


Nelle  lettere  di  Pietro  Aretino  una  se    ne  legge  diretta  al   nostro 
Lotto  ,  la  quale  qui  per  fine  riportare  a  sua  maggior  gloria  . 

A  Messer  Lorenzo . 

O  Lotto  come  la  bontà  buono  e  come  la  virtù  virtuoso,  Tiziano 
sin  da  Augusta,  e  in  mezzo  la  grazia  di  tutti  i  favori  del  Mondo  vi 
saluta,  e  abbraccia  col  testimonio  della  lettera,  che  due  di  sono  inan- 
dommi ,  egli  secondo  il  dir  suo  raddoppiarebbe  il  piacere  ,  che  sente 
nella  soddisfazione,  che  mostra  lo  Imperadore  dell'  opere,  che  gli  fa, 
se  il  vostro  giudizio  gli  desse  d'  occhio  ,  e  parlassene  .  £  di  nulla  il 
pittor  grave  s'  inganna  ,  imperochè  il  consiglio  di  voi  è  approvato  da- 
gli anni  ,  dalia  natura  ,  e  dall'  arte  con  il  consenso  di  quella  amore- 
volezza sincera,  che  sentenzia  le  fatture  altrui,  né  più  né  meno,  che 
se  fosser  le  sue  ,  onde  può  dire  chi  vi  pone  innanzi  i  proprj  quadri 
e  ritratti  ,  che  a  se  stesso  gli  mostri  ,  e  di  lui  medesimo  chiegga  il  pa- 
rere .  Non  è  invidia  nel  vostro  petto,  anzi  godete,  di  vedere  ne' pro- 
fessori del  disegno  alcune  parti  ,  che  non  vi  pare  di  conoscere  nel 
pennello  ,  che  pur  fa  di  quei  miracoli  ,  che  non  escono  facilmente  dal- 
lo stile  di  molti  ,  che  solo  nel  far  loro  si  compiaccino  .  Ma  lo  essere 
superato  nel  mtstiero  del  dipignere  non  si  accosta  punto  al  non  ve- 
dersi agguagliare  nell"  offizio  della  Religione  ,  talché  il  Cielo  vi  ristore- 
rà d'  una  gloria  ,  che  passa  del  Mondo  la  laude  ". 
D'Aprile  in  Venezia  1548. 

Pietro  Aretino. 


PIETRO    ISABELLO    ARCHITETTO. 

MARCANTONIO.  E  LEONARDO 

SUOI   FIGLIVOLI. 


A 


cciochè  a  Pietro  Isabello  detto  Abano  sia  renduto  da' posteri  il 
dovuto  onore  io  lascierò  qui  di  lui  questa  breve  ,  ma  onorata  inemo- 
ria  .  Che  egli  sia  stato  un  valente  architetto  de'  suoi  tempi  ,  chiaro  il 
dimostra  1'  essere  stato  impiegato  in  varj  importanti  lavori  ,  e  partico- 
larmente l'essere  s»ato  prescelto  dalia  città  nostra  alla  fabbrica  o  restaura- 


132 

zione  del  pubblico  palazzo  della  ragione  arso  poc'  anni  innanzi  da  fie- 
rissimo  incendio  ,  della  qual  cosa  piacemi  prima  lasciare  qualche  più 
minuta  notizia  .  Questa  superba  antica  fabbrica  collocata  nel  mezzo  del- 
la città  sopra  la  piazza  principale  ,  alla  quale  riesce  di  bello  e  deco- 
roso ornamento,  provò  due  volte  l' infausta  sorte  di  restare  dalle  fiam- 
me distrutta;  la  prima  seguì  nell'  anno  145  3.,  che  di  nuovo  per  or- 
dine della  città  rialzata  riuscì  per  ampiezza  ,  ed  architettura  delle  più 
segnalate  d'  Italia  ,  sicché  Marcantonio  Micheli  nobile  Veneto  nella  sua 
latina  descrizione  di  Bergamo  lasciò  scritte  tali  parole  :  ante  forum  juris 
attollebatur  moles  five  ornwienioruin  apparanirn  ,  Jìve  Jìruclurje  solidi- 
tatem  speclares  nulli  Galliamm  oeiificio  pojìferenda  &c. 

Fu  di  nuovo  da  tale  disgrazia  attaccata  ,  e  distrutta  nella  notte 
de'  24.  Giugno  dell'  anno  '513.5  nel  qua!  giorno  Raimondo  Cardo- 
na  Luogotenente  generale  di  Spagna  ,  che  era  coli'  esercito  accampato 
ne'  luoghi  di  Romano  ,  e  Martinengo  mandò  Francesco  da  Spug  con 
dugcnto  cavalli  a  prendere  il  possesso  della  città  ,  e  ad  imporre  grossa 
contribuzione  per  sussidio  dell'  esercito  ,  e  perciò  oltre  tanti  mali,  che 
dovettero  soflerirc  i  miseri  cittadini  ,  viddero  pure  per  otto  ore  con- 
tinue con  terrore  universale  rimaner  preda  ddle  fiamme  questa  superba 
machina,"  essendo  ancor  mò  in  dubbio,  se  ciò  avvenisse  a  caso, 
overo  se  vi  fosse  stato  apostatamente  appiccato  il  fuoco  nell'  entrare  , 
che  fecero    li  Spagnuoli  al  presidio  della    città  . 

Dopo  sette  anni  fu  stabilito  nel  pubblico  Consiglio  la  rinnovazio- 
ne di  questa  fabbrica,  e  nel  giorno  undici  Luglio  dell'anno  15 so.  fu 
mandata  la  seguente  parte  .* 

Quantum  majores  nojlri  magnìfecerinc  ^  ac  extulerint  locum  causa- 
rum  urbis  nojlrje  ,  quibus  ingeniis  excogicacum^    quibus  impensis  extru' 
cium  fuerìt  nemo  ejì  qui  nesciac  .  Cum  autcm  jam  annis  septcm  proxi- 
vie  clapfis  infauflis  auspiciis  facisque  adversis  in  bellorum  culmine  com- 
bujlum  ,  ac  intra    ipfius  parictcs  solo  dequatum  fuerit ,    ut  toti  urbi  no-' 
tijjìmum  ejì  :   Cumque  ut  maxime  intere/I  civitatis  jure  ,  ac  legibus  gu- 
ternari ,  6'  ut  locus  adfit ,  in  quo  leges  exequi  juraque  reddi  commode 
pojfint ,   ideo   vadit  pars  pofita    per  Spec.    D.  Antianos ,  quod  forum 
causarum  alias  combufìum  ,  &   dirutum  reflituatur ,    ac    reficiatur  intra 
suos  quatuor  parietcs  ,  prout  nunc  jacent  ,  illis  modis  ,  formls  ,  condi- 
tionibus  ,  quibus  ridcbitur  Spec.  D.  Deputandis  per  hoc  majus  confdium 
ad  fabricam  ,  6'  reflitutionem  dicll  fori  causarum  :  &  hoc  atra  tamea 
derogationem  juriurn  magnifica  ciyitatis  iontra  ddinquentes ,  qui  ìpsutn 
palatium    conibujfcrunt , 


'SS 

Furono  per  tanto  scelti  quattro  cospicui  cittadini ,  cioè  il  Conte 
Guido  Beniglio  ,  Co.-  Andrea  Calepio ,  Marcantonio  Grumello,  e  Nic- 
colò della  Torre  ,  i  quali  avessero  la  direzione  ,  e  la  cura  di  tale  ope- 
ra .  Eletto  unitamente  da  questi  per  principale  architetto  il  nostro  l'ie- 
tro  ,  come  il  migliore  ,  e  più  esperto  artefice  d'  allora  ,  a  lui  tutto  il 
peso  di  questa  importante  fabbrica  appoggiarono  .  Pietro  dunque  per 
corrispondere  al  genio  de'  sopraddetti  Deputati  fece  prima  il  disegno  , 
e  poscia  il  modello  ,  il  quale  fu  da  tutti  creduto  una  mostra  piuttosto 
del  suo  ingegno  ,  che  una  cosa  da  potersi  mettere  in  prattica  ;  non 
potendosi  alcuno  persuadere  ,  che  una  travata  di  quaranta  e  piìi  brac- 
cia per  ogni  verso  potesse  sussistere  senza  che  da  colonne  o  da  pila- 
stri fosse  nel  mezzo  sostenuta  :  e  pure  fu  fatta  dall'  Isabello  questa  mi- 
rabile copertura  ,  che  sembra  un  bosCO  di  travi  sostenuto  a  forza  di 
artificiosi  legamenti  con  maestrevole  industria  nella  forma  ,  che  ora  si 
vede  ,  e  solo  basterà  il  dire  ,  che  con  maraviglia  fìi  riguardala  allora 
questa  fabbrica,  ed   oggi   è   lo  stupore  di   chi   ben   la   considera. 

Cosi  dunque  reso  chiaro  Pietro  per  questa  ammirabile  opera  altre 
molte  ne  condusse;  e  nel  152J.  fece  il  seguente  contratto,  la  di  cut 
scrittura  yedesi  nel  pubblico  archivio  negli  atti  di  Girolamo  Sanpelle- 
grino  ,  e   per   notizia  di    quest'  opera   ne  riportarò  qui   il  suo  principio  , 

1525.  10.  Settembre  .  Mercato,  et  capitoli  fatti  per  il  Nub.  M. 
Marco  de  Lulmo  f.  q.  Sp.  D.  Francesco  qual  fa  a  nome  suo  ,  et  a 
nome  de  M.  Zuan  Battista  suo  fratello  per  una  parte  ,  et  M.  Pietro 
Abano  Architetto  ,  et   fabricier  per  un  altra   parte  cioè  . 

Che  il  detto  Pietro  si  obbliga  di  fabricar  la  casa  nel  sito  loro 
comperato  dilla  Camera  Fiscal  qual  giace  suso  ci  monte  de  la  citta- 
della &c. 

Una  sala  lunga  braccia  52.  larga  i<}.  alta  quanto  piacerà  al  detto 
M.  Marco  in  celtro  de  lunette,  overo  di  altra  sorte,  et  per  testa  de 
detta  sala  farà  quattro  camere  computando  una  nella  torre  in  termine 
d'  anni  trei  &c. 

Si  tralascia  il  restante  della  scrittura  per  non  difibndersi  ,  ove 
non  fa  di  mestieri  in  lunghe  ,  e  nojose  dicerie  ;  si  fa  noto  bensì  che 
la  sopradetta  fabbrica  è  quella  ora  posseduta  da'  Conti  Sozzi  ,  nella 
struttura  della  quale  mostrò  1'  architetto  la  vivacità  dell'  ingegno  suo 
nelle  belle  avvertenze  avute  in  ciò  ,  che  ad  un  commodo  abitare  ap- 
partiene,  ed  ora  è  una  delle  più  belle,  e  magnifiche  della  città  nostra, 
non  tanto  per  la  nominata  grandiosa  sala  ornata  nella  volta  di  molto 
vaghe  e  belle  pitture  a  fresco ,  quanto  per  altre  moderne  aggiunte  di 


•J4 

comnudi  appartamenti,  pel  delizioso  giardino,  e  sopratutto  per  la  par- 
ticolare sua  situazione  ,  dalla  quale  si  offre  all'  occhio  ,  una  intermina- 
bile teatrale  veduta   per  ogni   parte  . 

Nell'anno  is^*^.  fece  un  altra  convenzione  registrata  da  Marcan» 
tonio  Sansogno  ne'  suoi  rogiti  ,  e  ne'  libri  ancora  dell'  Ospitale  ,  di  cui 
era  Canctllicro  ,   la  quale  cosi  incomincia  . 

Questi  sono  li  patti  fra  il  Spet.  D.  Rainaldo  del  Zoppo  Presiden- 
te deli'  Ospitai  grande  di  Berg.  ;  et  a  questo  specialmente  Deputato  , 
e  M.  Pietro  de  Isabelli  Architelo  da  far  le  loze  ,  et  altri  luoghi  da 
mezzo  dì  al  conscio  &c. 

Per  la  ragione  di  sopra  addotta  si  omettono  qui  pure  li  lunghi 
capitoli  ,  né  si  può  segnatamente  additare  quale  sia  la  nominata  fabbri- 
ca ,  che  forsi  sarà  o  mutata  ,  o  averà  per  moderne  innovazioni  cam- 
biato aspetto  . 

Era  l'anno  154'^.  quando,  dovendo  egli  partire  da  questa  città 
per  importanti  negozi  in  servigio  del  Principe  ,  costituì  suo  procurato- 
re universale  Leonardo  suo  figliuolo  acciochè  in  tempo  di  sua  assen- 
za potesse  agire  li  pubblici  ,  e  privati  suoi  interessi  ,  come  dalle  se- 
guenti parole  rilevasi  esistenti  nell'  archivio  della  città  in  atti  di  Giam- 
pietro   Gavasio  . 

„  1046'.  2Z.  Junii  .  Attento  de  proximo  necessario  reccjfu  per 
D.  Pctrurn  habelliun  Architcclam  Berg.  ab  urbe  Bergoinea  prò  non- 
nuUis  ncgotiis  per  eiim  fìcndi^  in  Urceis  novis ^  &  quid  alibi  prò 
ìllujìrijjimo ,    &   Exccllentijs.    Ducj.tu    Venetiaruni   &c. 

Elegie    D.  Leonwdum   ejus  filium  ad   agenduin  &c. 

Circa  la  metà  del  secolo  si  crede  seguisse  la  sua  morte ,  nel 
qual  tempo  fra  i  molti  figliuoli  due  ne  lasciò  di  già  bene  ammae- 
strati nella  sua  professione  ,  come  lo  darà  a  vedere  quanto  si  dirà 
appresso.  E  primieramente  uell'  anno  1532.  Marcantonio  aveva  fat- 
ti alcuni  modelli  per  la  chiesa  di  Santa  Maria  Maggiore  di  forma 
gotica  ,  quale  in  allora  si  pensava  internamente  di  rivestire  alla  Ro- 
mana ,  come  di  presente  si  vede  ,•  perciò  si  legge  nel  libro  della  fab- 
brica   del   Coro  . 

»  Marcus- amo nius  f.  M.  Petri  de  Usubellis  debec  habere  prò  duo- 
bus  modulis  jaclis  prò  capella  majori    Ecclejìje .  « 

Leonardo  poi  fu  architetto  ,  ed  Ingegnerò  della  serenissima  nostra 
Repubblica  ,  e  servì  insieme  col  padre  ,  e  dopo  di  lui  ancora  nella  fab- 
brica delle  fortificazioni  degli  Orsi  novi,  ciò  rilevandosi  dai  titoli,  che 
gii  vengotK)  aiiribujii    ia    due  autentiche  carte  ,  che  ho   nel  pubblico 


'SS 
archivio  rinvenute.    Una  Ri  fatta  nel    1552.    in  occasione  di  aver  egli 

venduta  una   pezza  di  terra   posta  in  Colognola  a  Cristoforo  de' Camar- 

tinoni ,   e  cosi  incomincia  ne'  rogiti  di  Gio:  Francesco  Cologno . 

1Ò5Z.  17.  Oclob.  D.  Leonardas  f.  cju.  D.  Fetri  de  hub.'Uis  Civis 
Bergomi  t  &  Brixijs  ^  &  hubicator  Bnxijs  in  contrita  Sanale  Crucis 
propc  portarn  Suricii  N.i'^.trii  Archuccius ,  ó"  Ingcnirius  lliujìnisimi 
Domina  nostri    Venedanun   6'r. 

Neil'  altra  togata  da  Mitilo  Bracca  ,  in  cui  fò  Leonardo  il  suo 
testamento  lasciando  erede  universale  Giacomo  suo  fialiuolo  ,  cosi  si 
legge  . 

ibbd.  23.  Junii .  Tcjl.imcntiun  (acium  per  discrecum  virurn  Do- 
vnnum  Lconardum  fìliuni  D.  Fctri  de  ìsxbelhs  civcm  Bcrgoini  ,  & 
Crcmje  habit.  in  pnvsent.  prò  Ingcmno  lllu/ìnsHfni  Dominii  nojlri 
Vcnctiarum   super  fj.bricj.in    Ursearum  novarum . 

Altre  opere  (i)  certamente,  e  in  pubblico,  e  in  privato  servigio 
sveranno  prodotte  questi  artefici  :  ma  non  essendo  queste  a  nostia  co- 
gnizione pervenute  basteranno  le  suddette  scarse  notizie  per  saggio  del 
loro  non  ordinario  valore  , 


(0  Oltre  le  citate  opere  dell'  Isabelli 
in  Patria  sono  a  rimarcarsi  le  seguenti,  cioè 
]a  nuova  forma  da  lui  data  alla  Chiesa  ,  ed 
al  Monastero  di  S.  Benedetto,  carne  si  rede 
da  una  lapida  posta  al  di  tuori  della  Chiew 
medesima  ,  nella  qnale  si  legge  : 

j4d  honorem  B.  M.irì& 

S.  BtncdiBi  .  Juliani  .  et 

Margarìii.  Ecclesia,  et  moKasterlum 

Reform.tta  fuerunt  tempore 

R.  D.   Jonnnint  de  Garalis  Atb.itlss& 

Per  Pctrum  Abanum  Ber^omensem  an.  Salutis 

MDXyl. 

La  Chiesa  di  S.  Spirito  dal  Cornicione 
in  giù ,  il  cui  disegno  è  posseduto  dal  Slg. 


Co.  Giacomo  Cirrara ,  neHi  quale  Cliiesa 
avca  r  Isabclii  Cappella  e  Sepolcro  con  iscri- 
zione ,  quale  poi  tu  cancellata  non  si  sa  per- 
che da'  Canonici  Regolari  a  quali  già  appar- 
teneva la  detta  Chiesa  .  Di  questo  uomo  in- 
signe è  pure  il  piccolo  Palai7.ino  di  Casa 
Fogaccia  vicino  a  quello  più  grande  della 
stessa  famiglia  nella  contrada  di  S.  Cassian» 
opere  amendue  malamente  attribuite  al  San- 
sovino  ;  e  il  Campanile  delle  Monache  di 
Santa  Lucia  .  Neil'  interno  di  esso  si  trova 
ciò  comprovato  da'  seguenti  rozii  monumen- 
ti ,  che  qui  si  recano  perchè  la  rozzezza  lor» 
isrcssa  in  tali  cose  antiche  non  è  né  disag- 
gradevole ,  né  inutile  .  Sulle  pareti  dunque 
si  legge  : 


Petti 


O 


Aban 


scu  Iskbel      e9@e     li.Bcrgomó 


architecti 


« 
e 
e 


insigni . 


N 


GIAMPAOLO    LOLMO. 

T 


el  grande  numero  d'  eccellenti  pittori ,  che  nello  stesso  tempo  fio- 
rivano in  questa  città  verso  la  metà  del  secolo  decimosesto  ragionevol 
parmi  che  annoverar  si  debba  Giampaolo  Lolmo  ,  Prima  però  di  favel- 
lare di  lui  credo  necessario  di  far  noto  uno  sbaglio  ,  nel  quale  molti 
sono  incorsi  ,  ed  incorrono  tuttodì  nel  voier  attribuire  a  Giampaolo 
Lomizzo  alcune  fatiche  di  questo  nostro  artefice  ,  mentre  essendo  egli 
solito  di  scrivere  sotto  aile  sue  pitture  così  :  Jo.  Paulus  L."^  ovvero 
solamente  J.  P.  L.  vogliono  interpretare  queste  parole  per  JoupMes 
Pau/us  Lomadus  ,  non  riflettendo ,  o  per  meglio  dire  ignorando  che 
nelle  antiche  carte  quelli  di  tale  famiglia  Lolmi  si  veggono  denomina- 
ti ,  e  non  Olmi  ,  come  oggidì  s'  accostuma  . 

E  primieramente  una  delle  sue  tavole  attribuita  al  Lomazzo  si  è 
quella  posta  ali'  altare  di  San  Rocco  in  Santa  Maria  Maggiore,  ma  di 
tale  errore  una  indubitata  pruova  apportando  si  manifestarà  la  verità  , 
di  questa,  e  si  verrà  in  chiaro  ancora  delle  altre.  Trovo  nel  quarto 
libro  delle  spese  della  Misericordia  Maggiore  dell'anno  1584.  cosi 
scritto  : 

30.  Novembre  scudi  25.  a  M.  Gio:    Paolo    Lolmo  a  conto  delle 

MDXXXV. 

a  dì  14-  Decembris 


Pictorls  Insigna 

Ciò  e  el         Negromante  T. 
MDX.XXy. 

Ho  fatto  questo  Campanilo  Kn  Di> 
Imperatore  .  prese  tuNEX  De 
Barbarla  .  Francisco  secondo  Duca  De 
WD  ,  ano  morse  :  in  Veiietia  hi  aft» 
Lai;ua  sopra  le  Piazze  et  pel  Case  ! 
Et  se  vendeva  el  tormento 
Lire  8  la  soma  .  ap.  Gomo  :  li  scudi  d"  oro 
Se  spendeva  lire  9  ;  soldi  io  de  iinp«riali. 


157 
pitture  che  deve  fare  pet    l'ancona   nella  cappella  del  voto  della  Cina. 

Due  altre  partite  di  scudi  20.  1'  una  veggonsi  registrate  negli  an- 
ni t58<5'  :  2.  Gennaro,  e  per  fine  nel  1587.  alli  3.  Ftbrajo  gli  fu 
iborsato  il   totale   pagamento   essendo  scritto   in  questa   guisa  . 

L.  35.  a  M.  Gio.  Paolo  per  resto  delle  due  ancone  dipinte  alla 
cappella  del  voto  della  magnifica  Città  . 

Con  che  pare  ,  che  resti  interamente  provato,  che  non  solamen- 
te sia  opera  sua  la  tavola  dell'  altare,  ma  ancora  l'altro  quadro  posto 
sopra  la  medesima  ,  in  cui  è  colorito  il  serpente  di  bronzo  innalzato 
da  Mosè  nel  deserto  » 

Di  più  che  gli  furono  pngate  queste  due  opere  scudi  73.  incirca 
stipendio  molto  onorevole  in  que'  tempi:  vedesi  nella  sopraddetta  tavola 
rappresentata  la  Vergine  in  alto  col  bambino  assisa  sopra  le  nuvole  , 
e  sotto  San  Rocco  da  una  parte  ,  e  San  Sebastiano  dall'  altra  ,  e  die- 
tro un  bel  paese,'  ed  è  tutta  molto  commendabile  per  l'aggiustatezza 
dei  d, segno  ,  per  la  forza  del  colorito  ,  e  sopra  tutto  per  il  nudo  btn 
inteso,  e  di  gran  rilievo,  in  cui  è  figurato  San  Sebastiano  Se  questa 
dipintura  non  fosse  collocata  in  luoj^o  scarso  di  lume  farebbe  senza 
dubbio   migliore  comparsa,   e  onor   m^Ligiore    recartbbe  a  chi  la  dipinse. 

Altro  contratto  fece  nclf  anno  158^.  con  li  Presidenti  della  Mi- 
sericordia ,    e   legi^csi   nel   libro  delle  terminazioni  quanto  segue  appresso  . 

»>  1584.  15.  Sci.  Mercacu/n  facluin  curn  D.  Jo:  Paino  Liilmo 
pìBore  de  quadro  piclurae  jupra  honarn  altaris  Sacratijsimi  Corporis 
Chnjh  ,  in  quo  quadro  pingi  debeat  pluvia  mannx  datje  filns  ,  & 
populo  Israeli  tee  ,  quod  w;.rcuti<m  est  scutorum  triginta  quinque  auri 
valuns  Uh.  7.  prò  scuro  ,  G"  quod  Jit  in  liberiate  fpccl.ibilium  Domi-' 
norutJì  Deputaioium  ad  Ecdtfìim.  addendi  eidem  piclcn  usque  ad  su/fi- 
mam   scutorum    àeceni    aun  si    cisdem   condignum    videbitur  ,    « 

Questa  tavola  con  altri  due  suoi  quadretti  è  collocata  sopra  quel- 
la ,  che  è  air  altare  del  Corpus  Dimini  dipinta  da  Francesco  Bassano 
come  dalla   partita  che  segue  . 

«5X5.  8.  Maggio  lire  iji.  a  M.  Gio:  Paolo  Lolmo  per  lo  re- 
stante di  sua  mercede  di  aver  fatto  li  due  quadri  piccoli  ,  ed  il  qua- 
dro maggiore  posti    nella  captila   del  SS.  Sacramento  . 

Dal  rilevante  pagamento  dunque  ,  che  fii  di  scudi  (^o  d'  oro  ,  e 
dall'  essere  stato  impiegato  il  pennello  di  lui  a  confronto  della  sotto- 
posta tavola  del  Bassano  ,  sì  può  con  ragionevol  fondamento  asserire , 
che  egli  fosse  in  quel  tempo  tenuto  in  molto  pregio  ,  come  lo  dev» 
essere  ancor  oggidì  da  chi  ben  inttadc  di  pittura  , 

\% 


Dipinse  per    la  chiesa  di  San  Michele  al  pozzo  bianco   la    tavola 
posta  ali'  altare   della  scuola  del  Santissimo  Sacramento  con   1'  effigie  de' 
Santi  Pietro  j    e  Paolo,    e   nella    Chiesa  di  Sant'  Agostino  la  bellissima 
tavcla    rappresentante   la    Trinità    posta    nell'   ultima    cappella  ,  a   mano 
sinistra    dell'  aitar  maggicrc  entrando  in  chiesa,   nella  quale  vedesi  Cristo 
in   gloria   con   le   braccia   aperte   in  atto   di    mostrare    le    sue    santissime 
pi.ighc  ,  e  sopra  di  lui  il    Padre  eterno  ,  e  Io  Spirito   Santo  in    forma 
di   colomba   con   misteriosa,   e  saggia  avvedutezza   leggiermente,  e  quasi 
in   embrione    espresse ,   molto   rassomigliando  ,    nel    solo    pensiere   però  , 
alU  tavola  che  prima  di  lui  colorita  aveva  Lorenzo  Lotto  nella  Chiesa 
della     Trinità    con    forme    di    corpi  ,    e   atteggiamenti    per    verità   molto 
diversi  :  Molte   teste  di   cherubini  si   veggono  sparse    fra    le     nubi   sotto 
ad   una   chiarissima   luce  ,   che   lo  circonda  ,    e  nel   basso   del   quadro   vi 
espresse   un   paesetto  siccome  fece  ancora    il   Lotto  nel  suo  ,•    ma   molto 
diversamente  .  L'  Opera  è  in  ogni  sua  parte  ben  disegnata  ,  la  figura 
del   Redentore  è  nobile  ,  e  di  bella  forma  ,    e  con  molta  diligenza  ,    e 
accuratezza  dipinta  :  in   un  angolo  ,   vi  si  legge  il    riferito  cartello   con 
queste  parole  Jo:  Paulus  L,"^    E  certamente  quest'  opera  ,  che  veniva 
universalmente  creduta  del  Lomazzo  ,  può  annoverarsi  fra  quelle  de' buo- 
ni pittori,  che  in  quel  tempo  fiorivano,  la  quale,  siccome  gode  di   un 
bel    lume,   da  più   delie  altre  sue    diletto  a  riguardanti,    servendogli   di 
non  piccol  ornamento  ,  le  belle  dipinture  a  fresco  fatte  da  Troilo  Lu- 
po nel    1582.,  come  in  cartello  si  legge,  e  nella  vita  di  lui    sene  fa- 
vella . 

Io  voglio  credere  ,  che  sia  questo  quel  valente  artefice  ,  che  sot- 
to il  solo  nome  di  Giovanni  vien  tanto  esaltato  da  Achille  Muzio  nel 
suo  teatro  di  Bergamo  celebrandolo  particolarmente  per  1'  eccellenza 
sua  nel  formare  picciolissime  figure  ,  e  per  molti  altri  pregi,  de'  qua- 
li non  potendo  io  dare  contezza  alcuna  bastar  dovrà  la  sola  cognizione 
che  ne  lascia   il  citato  Achille  ne'  seguenti  versi  .♦ 


'O 


Ec  fonunaius  Lulina  de  Jlirpe  Joannes 

Quis  nesch  quantum  fingere  in  arte  va/et  ì 
Reddic  acu  nìgro  tantum  deducla  colore 

Gejììbus  ,  atque  umbris  vivida  membra  suis . 
Olii  praecipuurn  eji  tenui  deducere  Jlylo 

Corpora  vix  vifis  effigiata  notis  . 
Remigio  alarum  cceiabat  musca  quadrigam 

in  spatioque  iinguis  maxima  Roma  stetit  - 


•39 

lUiaiemque  nucis  capiebat  tejìa  profusam , 

Immensumque  orbìs  panuU  piLi   globum  ,  . 

Sctlicci  &  rebus  componere  sacra  prophinis 

Mijleria  ìndujlt  parva  nucella    crucis  , 
Lulmius  hjsc  ccquat  tenues  formando  fi^uras 

Artifici   genio  dcxterìtace  manus . 
AVc  rninus  esc  illi  ve  macula  pendere  ,    vinus  y 

Carmina   &   exleges  absohusse    modos  . 

lì  Padre  Calvi  nel  tomo  terzo  clt-lle  sue  effemeridi  dice,  che 
segui  la  morte  di  questo  professore  nell'anno  15^5.  alli  1  p.  di  No- 
vembre ,  poscia  col  solito  tmfatico  stile  di  quel  secolo  lascia  questa 
ricordanza  tolta  in  parte  da  quanto  scrive  il  Muzio,  ed  io  qui  ri- 
portaru  ,    per    non    tralasciare  cosa  alcuna  ,    le    sue    stesse    parole  . 

»  Trovasi  in  questo  medesimo  giorno  ]a  perdita  deplorata  di 
Gio:  Olmo  che  con  1'  ago  ,  e  con  ii  pennello  maraviglie  oprando, 
se  con  quello  figurava  i  corpi  ,  con  questo  ne  disegnava  1'  ombre  , 
ed  i  coluri,  con  1'  uno  ,  e  con  1'  altro  prodigioso  ed  ammirando  . 
Nel  pinger  in  specie  minuti  corpicciuoli  emulava  que'  massimi  ,  che 
chiuder  seppero  o  1'  Iliade  d'  Omero  nel  guscio  d'  una  noce  ,  o  lì 
vastissin.a  Homa  sotto  1'  ali  d'  una  mosca  ,  mentre  con  gli  atomi  de' 
suoi  colori  ne  formava  figure  posso  ben  dir  Democratiche  ,  non  oerchè 
tanto  d'atomi  composte,  quanto  perchè  nella  minutezza  gli  atomi  stes- 
si rappresentavano  :  Né  meno  con  la  lingua  ,  che  con  la  mano  pinge- 
va  avvezzo  a  poetici  carmi  ,  che  anche  per  questa  parte  celebre  lo 
rendevano  .   « 

Molto  maggior  fama  costui  acquistata  si  sarebbe  ,  se  la  vita  di  lui 
stata  bif.ve  non  fosse  ,  come  si  ha  molta  ragione  di  dubitare  sul  fon- 
damento delie  poche  cose  ,  che  ci  ha  lasciate  ,  le  quali  appajon  fatte 
nel   giro   di   pochi   anni  . 

Egli  disegnò  con  molta  accuratezza  le  opere  sue  ,  e  ad  una  for- 
ma di  corpi  molto  leggiadra  ,  e  svelta  s'attenne,  diede  molto  più  for- 
za ,  che  vaghezza  a'  suoi  dipinti  ,  e  mosse  le  figure  con  buona  grazia 
ricercando  il  nudo  con  diligenza  grande ,  )o  che  fa  ,  che  non  si  veg- 
ga neh'  opere  sue  rutto  quel  pastoso  ,  che  in  quelle  de'  meno  accura- 
ti disegnatori  si  suol  ritrovare.  Altri  quadri  di  sua  mano  saranno  facil- 
mente sparsi  pel  territorio  ,  li  quali  non  avendo  io  avuto  agio  di  rùi- 
tracciate  ,  potranno  poi  rinvenirsi  da  altri  colla  scorta  di  quanto  io  ho 
avvertito  di  questo  valente   artefice  , 


140 


I 


FILIPPO    ZANCIII    PITTORE. 

I  Pittore  Filippo  Zanchi  merita  anch'  esso  ,  che  sia  fatta  di  lui  me- 
moria fra  buoni  artefici  ,  e  particolarmente  per  essere  stato  compagno 
di  Girolamo  Coleoni  nell'  opera  fatta  nella  Chiesa  di  Sant'  Antonio 
dell'Ospitale,  come  nella  vita  di  lui  si  vedrà  appresso.  Altra  pittura 
io  non  posso  qui  additare  di  Filippo  ,  che  una  nella  Chiesa  prepositu- 
rale  di  Ghisalba  ,  che  prima  era  posta  al  prim.o  altare  a  mano  destra  , 
ed  ora  è  appesa  quasi  in  fondo  della  Chiesa  ,  nella  quale  è  in  alto  co- 
lorita la  Beata  N'ergine  ,  e  nella  parte  più  bassa  San  Defendente  con 
altri  Santi  con  veduta  di  bel  paese  :  La  sua  maniera  non  è  spregevole 
sul  gusto  antico  ,  ed  il  suo  nome  sta  scritto  sopra  un  cartello  nel  bas- 
so dei  quadro    suddetto  . 

Circa  l'anno  1544.  dipìnse  una  Cappella  nella  Chiesa  di  San 
Zenone  di  Osio  inferiore  ,  e  nell'  archivio  pubblico  ,  ne'  rogiti  di  Gio: 
Francesco  Cologno  ,  si  legge  in  una  carta  la  confessione  da  lui  fatta 
pel  pagamento  ricevuto  di  tale  opera  ,  la  quale  poi  è  stata  gettata  per 
terra    per  la  nuova  grandiosa  fabbrica  della  Chiesa  . 

Potrannovi  essere  per  ventura ,  e  vi  saranno  certamente  in  Ber- 
gamo, non  meno  che  fuori,  altre  pitture  di  Filippo,  perchè  non  è  pro- 
babile 5  che  tutte  sian  disperse  :  A  me  però  ,  avvegna  che  abbia  cerca- 
to ,   e  ricercato   in  varj   luoghi  ,  non  è  venuto   fatto   il   rinvenirne  . 

Abitava  il  Zanchi  in  vicinanza  di  Sant'  Andrea  presso  la  porta 
Pinta  ,  ed  ebbe  moglie  e  figliuoli  ,  fra  quali  Francesco  ,  che  riusci  anch' 
egli  buon   Pittore  ,  come  ora  vedrassi  . 

FRANCESCO    ZANCHi    PITTORE- 

TT 

_|_  iglìuolo  di  Filippo  nacque  in  Bergamo  Francesco  Zanchi  ,  e  ,  co- 
noscendo il  Padre  esser  egli  alla  propria  professione  molto  affezionato, 
obbligatosi  tenne  a  condiscendere  alla  nobile,  e  virtuosa  inclinazione, 
e  colia  sua  onorevole  scorta  incaminarlo  per  la  vera  strada  della  pit- 
tura . 

Ma  siccome  del  Padre  ho  potuto  dir  poco  ,  lo  stesso  mi  accade 
ora  scrivendo  del  figliuolo  ,  del  quale  niente  forse  averci  potuto  favel- 
lare ,  te  nei  libro  delle  spese  delia  fabbrica  della    chiesa  di  Santo  Spi- 


'4» 

rito  ritrovato  non  avessi  ciò  ,  che  a  coiimae  notizia  qui  vogiio  tra- 
scrivere . 

Adi   29.   Marzo    t  '>,6j. 

Sia  noto  come  M.  Francesco  de  Zanchi  pittore  lia  tolto  a  dipin- 
ger le  ante  del  nostro  organo  novo  con  quattro  figure  della  grandez- 
za ,  che  sì  ricerca  al  loco  ,  cioè  di  dentro  S.  Alessandro  ,  e  S.  Vin- 
cenzo ,  et  di  fuora  S.  Gio:  et  Santo  Agostino  con  i  suoi  campi  ,  et 
ornamenti  di  chiaro  ,  et  scuro  ,  et  coloriti ,  come  fanno  bisogno  de 
colori  fini  ,  et  COSI  le  figure,  et  delli  più  fini,  che  si  adoperino  a  guaz- 
zo ,  le  quali  ante  siano  formate  tré  settimane  dopo  la  Pasqua  di  re- 
surrezione alla  più  lunga ,  et  se  gli  danno  gli  tellari  ,  et  la  tela  ,  il 
resto  metterà  lui  a  tutte  sue  spese  ,  et  questo  per  lo  prezzo  di  scudi 
dece  ,  et  per  caparra  al  presente  se  gii  dà  scudi  doi  d'  oro  ,  il  resto 
se  gli  darà  finita  l'opera,  et  laudata  da  homini  periti  ,  et  in  fede  si 
è  fatto  la  presente  nota  ,  la  quale  sarà  sottoscritta  di  sua  mano  pro- 
pria a  di   et  anno  soprascritti  . 

Io  Don  Adeodato  di  Bergamo  Fattor  ho  scritto  di  mano  propria. 

Io  Francesco  de  Zanchi  soprascritto  aHermo  quanto  di  sopra  si 
contiene  . 

Le  suddette  pitture  dell'  organo  sono  ancora  in  essere,  e  ben 
conservate,  dalie  quali  si  comprende  un  aggiustato  disegno,  ed  una 
maniera  di  tingere  ,  che  non  può  dispiacere,  e  dee  dagli  uomini  d'in- 
tendimento essere  lodata  . 

Questo  è  quel  poco,  che  di  Francesco  Zanchi  io  posso  scrivere: 
converrammi  però  finire  questa  breve  narrazione  senza  poter  dar  altro 
conto  di  sue  pitture  ,  e  di  sue  azioni . 


GIAMBATTISTA    GUARINONI    PITTORE- 


I 


Jje  belle  e  vivaci  pitture  ,  che  adornano  i'  ampia  e  magnifica  Sala 
de'  Signori  Giuristi  di  questa  città ,  ci  danno  campo  di  parlare  di  Bat- 
tista Guarinoni  d'  Averara  ,  mentre  essendo  io  stato  ultimamente  a 
considerarle  per  poter  rilevare  la  mano  del  loro  artefice,  viddi  un  car- 
tello pendente  da  una  finta  finestra ,  ove  lessi  il  nome  di  costui  ,  e 
l'anno  1577.  Questo  a  me  pure  è  arrivato  nuovo  del  tutto  ed  ina- 
spettato ,  non  avendo  mai  né  in  libro  né  in  carta,  letto  il  nome  di 
lui ,  né  mai  udito  da  professore  alcuno ,  o  del  disegno  amatore  ,  o 
delle  antichità ,  né  dee  recar    maraviglia  che  nel  numero  grande  degli 


14? 

eccclijnti  artefici  ,  che  fiorivano   in  quel  secolo  siasi  spenta  la  memoria 
di   molti  ,   che   non   erano  allor  di   primo   grido  :   ma   che   a   questi   tem- 
pi  ssrebbono   meritevoli   di   malta  commendazione  .   Il   primo  ordme  del- 
ie  sopraddette  pitture  è  formato   di  colonne  scandiate  a  chiaroscuro  con 
bella   simmetria   disposte,  e   dipinte  con    tuita  l'intelligenza   dell'arte.   Il 
fi'egio    del  corniccione  ,  che  sopra  queste  s'  appoggia  ,   oltre   varj    lode- 
voli  adornamenti  ,    racchiude   in   sei  quadri  alcuni   fatti   della  storia   sa- 
cra ,     ed    altre   rappresentazioni   allusive   alle   leggi   civili  ,   e   canoniche  ; 
s'  inn;;lz3   s<ipra   di  questo    pezzo    una   specie   di   ordine   attico    sopra   la 
di   cui   Ci  rnice   altro   ordine  di    simile    n^itura  ,   ma   diversamente   ornato 
si   vede   sostenuto  da   schiavi    Persi    finti   di    terrena     gialla  ;   Nel  piano 
della  soffitta   vedcsi   un   altr'  ordine   a   colonne   con   vari  sfondati  il  tutto 
ragionevolmente   condotto  con  var)  Angeli   sparsi   in   più   luoghi  ,   td  al- 
tre  figure   di   Legisti   in   abito  secondo   1'  uso  di  que'  tempi  ,  che  appog- 
giate  a  finte   ringhiere    scortano     mirabilmente  ,   e   sfuggono   all'  in    sii  , 
e  sono  degne   di   molta   laude  .   Nel   mezzo   è  hgurata    la   Triiiità   Santis- 
sima  con   bellissimo  ,   e   numeroso   corteggio   d'  angelici   spiriti   ali'  intor- 
no .     Le  figure  di  tutta  quest'  opera   non   sono  spregevoli  quanto  al  di- 
segno ,   e   molto   meno   per  la  forza  ,  e  vivacità   de'  colori  ,   la   quale  fa 
che  spicchino  assai  bene,  sopratutto  però  è  osservabile  l'architettura  non 
tanto  per   le    giuste    proporzioni    con   somma   diligenza  servate,  quanto 
per  la  maestosa  distribuzione  degli  ornati  . 

Ahre  pitture  mi  sovviene  aver  vedute  in  tutto  simili  alla  maniera 
suddetta  ,  e  perciò  non  dubito  punto  a  volerle  attribuire  al  Guarino- 
r(i  .•  Erano  queste  in  una  saletta  terrena  de'  conti  llivola  ,  le  quali  nel 
totale  grandioso  rinnuovamento  di  quella  casa  non  si  sono  potute  con- 
servare :  eravi  un  altro  fregio  all'  intorno  formato  di  soda  architettu- 
ra, e  nobilitato  da  giudiziosi  adornamenti,  tra  quali  ne'  debiti  luoghi 
distribuiti  erano  vari  fatti  della  scrittura  in  figurette  di  giandezza  poco 
dissimile  da  quella  servata  nella  sala  de'  Signori  Giuristi  .  Commendabi- 
li sopratutto  si  erano  varie  figure  a  chiaroscuro  minori  del  naturale  di- 
pinte sopra  del  camino  con  tanta  buona  grazia  atteggiate  ,  e  mosse  , 
che  davano  quelle  sole  bastevoìmente  a  divedere  essere  stato  costui  più 
che  mezzano  pittore  di  storia ,  come  d'  architettura  ,  e  poterlo  con 
tutta  ragione  annoverare  fra  buoni,  se  non  fra'  migliori  di  quel  tempo. 
Un  altro  di  questa  famiglia  per  nome  Orlando  lo  trovo  nominato 
col  titolo  di  pittore  in  una  carta  rogata  da  Vaidrisio  della  Valle  dell' 
anno    i5  9<>.  esistente   nel  pubblico  archivio. 


'4S 

GIROLAMO    COLEONI    PITTORE- 


D. 


'a  Gio:  Galeazzo  de'  Coleonì  abitante  nel  Borgo  Canale  nacque 
Girolamo  circa  il  fine  del  1400.  Questi  fu  in  modo  particolare  incli- 
nato alla  pittura  ,  e  quasi  possiam  dire  nato  apposta  per  essa  ,  mentre 
fanciullo  ancora,  addestrato  da  non  so  qual  maestro  al  disegno  ,  giunse 
in  breve  a  termine  lodevolissimo  di  quest'  arte  .  Ma  additar  non  po- 
tendo che  pochissime  sue  opere  dal  tempo  ,  e  dalla  buona  srrte  la- 
sciate intatte,  voglio  almeno  prima  farne  note  alcune  altre  da  lui  d'pin- 
te  a  fresco  in  questa  città  ,  le  quali  hanno  patito  la  sventura  a  tante 
altre  comune  di  essere  a  cagione  di  nuove  fabbriche  ,  e  di  moderni 
risarcimenti  mandate  per  terra  .  Vcdevansi  nella  cappella  del  nostro  fa- 
mosissimo capitano  Bartolomeo  Coleonc  alcuni  Santi  della  patria  egre- 
giamente in  alto  dipinti  ,  e  nei  quattro  lati  rappresentate  le  istorie  dei 
quattro  generalati  ,  che  egli  sostenne,  cioè  di  Santa  Chiesa  ,  della  Re- 
publica  Veneta,  di  Francia,  e  di  Spagna,  che  poi  nel  risarcimento 
della  stessa  cappella  furono  distrutte  .  Era  pure  di  sue  eccellenti  pittu- 
re ornata  l'antica  loggia  della  città,  che  fu  nel  1599.  totalmente  alter- 
rata  per  la  fabbrica  del  nuovo  palazzo  pubblico  d'  esquisita  ,  e  mae- 
stosa architettura  di  \'incenzo  Scamczzi  ,  con  poco  saggio  consiglio  , 
come  col  confronto  de'  disegni  originali  ,  che  ancormò  esistono  nella 
sala  della  città  ,  alterata  ,  e  deturpata  molto  nel  secondo,  e  terzo  or- 
dine ,  come  pure  in  qualche  sltra  parte  interna  .•  e  siccome  queste 
pitture  contenevano  varie  antiche  istorie  della  patria  sotto  delle  quali 
si  leggevano  alcune  iscrizioni  degne  di  memoria  ,  cosi  per  non  defrau- 
dare i'  artefice  della  dovuta  lode,  e  per  conservare  appresso  a'  posteri 
la  ricordanza  almeno  di  tali  cose  ,  non  lascierò  di  qui  riferirle.  Vede- 
vasi  primieramente  in  un  quadro  1'  Imperadore  Probo  sopra  magnifico 
trono  assiso  e  da  molti  gravi  ,  e  militari  personaggi  circondato  ,  che 
dava  r  investitura  del  ducato  di  Bergamo  a  Crotaccio  concittadino  no- 
stro per  le  molte  sofferte  fatiche  in  guerra  ,  e  per  altre  imprese  se- 
gnalatissimo  ,  scorgendosi  questo  a  pie  del  trono  inginocchiato  in  atto 
di  ricevere  una  ducale  corona  simile  a  quella  ,  che  ora  li  Dogi  di 
Venezia  sogliono  usare,  e  ciò  seguì  nell'  anno  280.  dopo  la  nascita  di 
nostro   Signore  :  leggevasi  sotto  alla  pittura  la  seguente  iscrizione  . 

»  Quia  ob  prxdara  tiun   prudenti^    min  joTUiudinis  gesta  Croia- 
eìus  a  Probo  Imperatore  primus   Bergorni  Dux  declurari    mauit  ^    qui 


144 

Lnpum  gemùt  ,  sub  ciijus  imperio  cathoUcv  /idei  prius  a  Divo  Barna- 
ba jaSla  semina  in  universo  populo  florueruiu  civicas  ìuec  perpetua  illi 
venerandjs  mcmorix  rnonumema  dicavic  .  « 

Espresse  in  altro  quadro  la  solenne  e  pubblica  funzione  fatta  in 
Bergafiio  per  le  regie  nozze  di  Santa  Grata  ,  la  quale  magnificamente 
abbigliata  da  Rtc;.ina  ,  e  da  folco  stuolo  di  kggiadi  issime  donzelle  cor- 
teggiata ,  dagli  Ambasciatori,  che  per  accompagnarla  in  Germania  era- 
no   venuti  ,    riceveva    preziosissimi   doni  ,   con    questa    iscrizione  . 

Grata  ab  proprias  ac  patcrnas  viruues  re^ias  rneruu  nuptìas  : 
at  viro  dijuncio  Bergornurn  rediit  :  ubi  curn  Vuoine  Hesteria  ejus  so- 
da pi.a  in  Divi  Alexandre  cadavere  funerando  exlubita  opera,  sumino 
replaa  ninnine  ,  una  curn  Lupo  Bergami  duce  ,  &  Aulcida  pareri^ 
tibus- popuhan  hunc  ad  veruni  Dei  cultum  excuavu .  llldin  ideo  pare n- 
tes^y  &  Hesreriarn  i/2  Divorurn  numero  relatas  civuas  inter  pacna  lUi- 
mìna  perpetuo    cola  ,    ac    veneratur  anno    CCCVllL. 

L'  eroico  e  memorabile  fatto  d'  Antonia  Bonga  fu  1'  argomento 
di  un  altra  pittura  nella  quale  fece  vtdcre  1'  linperadore  l'cderito" 
Barbarossa  sotto  un  ricco  padiglione  con  attorno  sciiier-ao  il.  nume- 
roso suo  esercito  ,  e  da  una  parte  la  nobilissima  donzella ,  che  con 
cuore  magnanimo  ,  e  con  intrepida  mano  levato  un  pugnale  dal 
fianco  dell'  Imperadore  con  questo,  per  conservarsi  pudi:a  si  passa 
coraggiosamente  il  petto.'  Veggoasi  molti  che  ali'  atioce  fatto  accor- 
tendo  sembran  restare  atton;ti ,  e  inorriditi;  il  tutto  in  somma  spi- 
ra orrore  ,  e  compassione  ,  né  può  certamente  essere  più  al  vivo 
rappresentato,    né    meglio    dalle   sottonotatc    parule    espresso. 

A.'Jio/ua  eivis  Bi.rgomi  Vi'go  non  nunus  aiurni ,  quam  corporis 
pulchritudine  pollens ,.  curn  a  hedcrico  primo  Imperatore  violentuni  in 
se  stupruni  parari  videret  ,  mortem  pio  conservanda  pudiciiia  vilipen- 
dens  ,  aladioaue  violatori  erepto  ,  intrcpidum  sibi  peclus  transfodiens 
singulan    castitaùs    exemplo     urbem     hanc    perpetuo    illustravu     anno 

M.C.  L  Vili. 

Rappresentò  poscia  il  Santo  nostro  Vescovo  Adalberto,  che  con 
tutto  il  clero  ,  e  numeroso  popolo  facevasi  incontro  in.  solenne  pro- 
cessione all'Imperatore  Berengario,  dal  quale  già  prima  aveva  tan- 
ti doni,  e  privilegi  ricevuti.  Vedevasi  Berengario  accompagnato  dà 
oiolti  cavalieri  e  saldati  porgere  in  atto  amorevole  la  mano  al  San» 
to   Vescovo ,    e    sotto   eravi  scritto    in   tale    guisa  . 

>♦■  Aialbertus  Carimalus  Bergami  civis  ,  6"  Praesul  tam  mirce 
fiiit  saneiiuiis  y  &    in.  rejìauranda.    diruta   ciyuate  ,    6"   sacns   <xdibu6 


145 
impiorun    manu  combusùs  tam   solcrs  ^    ut    Berengarius   ìmpcrator  in^ 

gcnces  ejus  vinutes  atmiratus  eum  visiure ,  6'  in  ejus  gratij.m  divi 
Alexxnin  nostri  tuteiiris  nwninis  temphim  amplissimis  muneribus  ho- 
restare    voluent   anno    Domini    DCCCC.  « 

Dipinse    da   un    altra    parte    Bartolomeo   Coleone    in  abito  militare 
i.:-i   mezzo  a    uti    fatto    d'  arme    nel  quale    egli    era    rimasto    vincitore 
ove    apparivano    bitcarri    ravvili  ,    e    stupende    figure    in    fiere   attitu- 
dmi  ,  e    difficili    scorci    disegnate    con    vedute   di    bvi    paec-    in    lonn, 
nanza  ,    e   con    tale   iscrizione  . 

»  Qu.i  file  ,  pmienna.  ,  6'  fortitudine  Bj.rthdomeus  Coleo  supre^ 
mos  in  re  bellica  honores  fu  adcptm  ,  militarisque  discivlinx  decus  ve- 
ne  coUapsum  in  prifìinum  splendorein  rcflituerit  ^  docent  inter  caetcra  tot 
Principum  exercims  ab  eo  felicicer  recti  ,  Venetorum  arnn  faujìis  au~ 
spiciis ,  6'  qiioaJ  vixit  eredita  ,  universxque  interea  Chrìstiaaorurn  expe- 
duionis  in    Tureas  iniperium  demandatum  . 

Alla  destra  di  questo  quadro  eravi  una  bellissima  figura  di  tutta 
forza  ,  e  gagliardo  colorito  in  forma  di  Ercole  con  uno  scudo  in  ma- 
no ,   nel   qual  era  scritto.- 

Banholomeus  C.  Gallos  boscum  in  Alexandrino  agro  obfìJenrcs 
ingenti  prjelio  vicit  ^  cafìrisque  exuit^  &  Rainaldum  Reinensem  hostiutn 
dueem  cepit. 

E  alla    sinistra    aveva  colorita  una   leggiadra  donna  con  uno  scu- 
do ,   in   mezzo   del   quale   leggevansi   questi  due  versi  . 
Alcides  unum  »  geminos  gern  iste  leones , 
Un  de  hoc  ?  ille  jeras  vicit  ;  at  iste  Duces  . 

Nel  mezzo  finalmente  di  questa  loggia  era  dipinto  il  Veneto  Leo- 
ne alato  gieroglifico  dell'  Evangelista  San  iMarco  protettore  della  Re- 
public  .    sopra   d^;l  quale   a'   caratteri  cubitali   leggevasi  . 

Bergami  urbs  vetustissima  anno  ante  Servatorem  M.  DCCC.  JIII, 
a  Cydno  Liguns  Hetruscorum  Regis  fiho  cxtruéta  aliquando  in  liber- 
iate ,  aliquando  sub  Roma  no  rum  Cassarum  ac  Ducum  imperio  vario 
eventu  jacljta  sub  saneicssima  Divi  Marci  alarum  umbra  tandem  d.u- 
turnee  pacis  otio  jruitur  ,  6'  feliciter  requiescit . 

Vedevansi  pure  ali'  intorno  dipinti  diversi  illustri  personagoi  della 
patria  ,  fra  quali  rendevasi  ammirabile  il  ritratto  del  famoso  Alberico  di 
Rosciate  lume  e  splendore  delle  leggi  ;  altri  ancora  ce  n'  erano  si  nelle 
lettere  ,  come  nelle  armi  stati  eccellenti  ,  li  quali  tutti  meglio  espressi 
non  potevansi  desiderare  ,  si  pel  franco  disegno  e  forte  colorito  ,  co- 
me per  certa  facile  e  risoluta  maniera  ,  e  per  gli  esteriori  ornamenti 
19 


\4'j 
a  chiaroscuro  di  architetture,  cornici  ,    statue  ,    fanciulli  ,    e    termini  •> 
che  le  storie  miràjjhaente  ornando  maggior  pregio  accrescevano  a  cosi 
rare  pitture . 

Nella  contrada  di  S.  Alessandro  in  Colonna  colori  una  facciata  di 
una  casa  disponetido  statue  a  chiaroscuro  ,  paesi  ,  e  molte  altre  cose  in 
una  maestosa  ,  e  ben  i;.tesa  architettura  finta  di  pietra  comune  in  cjue- 
sti  paesi  ^  nella  quale  dava  a  riivoderc  v.juaui.u  valente  fosse  ed  accu- 
rato .  Questa  Jipmtura  essendo  dirimpetto  alla  contrada  di  Santa  Orso- 
li  serviva  di  molto  crnamento  alla  medesima  :  Ma  o  sia  per  certo 
destino  del  nostro  paese  ,  qual  pare  che  voglia  distrutte  tutte  quelle 
cose  ,  che  antiche  sono  ,  e  maestose  ,  piacque  al  padrone  della  stessa 
pochi  anni  sono  di  farla  cancellare  ,  e  rivestire  invece,  come  dice  il 
dottissimo  Marchese  Scipion  Maft^i  di  barbaro  bianco  ,  che  la  rende 
affatto   volgare  e  simile  a   tant' altre   di  niun  conto. 

Iseir  anno  i$S^'  dipinse  insieme  con  Filippo  Zarchi  tutta  la  cap- 
pella principale  nella  Chiesa  di  Sant'  Antonio  dell'  Ospitale  ,  ed  essen- 
do poi  stata  di  nuovo  la  Chiesa  fabbricata  ha  questa  pure  corsa  la 
stessa  sorte  ,  che  le  altre  sue  egregie  pitture  con  grave  nostro  detri- 
memo  hanno  incontrato  .  Nel  pubblico  archivio  di  questa  città  ritro- 
vasi ne'  rogiti  di  Marcantonio  de  Sonzonio  lo  stabilito  contratto  tra  li 
due  sopraddetti  artefici  ,  e  li  Deputati  di  quel  pio  luogo,  che  aggradc- 
vol  cosa  sarà  a  chi  legge   il  qui  registrare  . 

lòj^ó'.  die  14.  Mcn/ìs  Marni.  Pacld  Hospitalis  Magni  Bergomi 
CUPI   Magistro    Hicronimo  ,    6'    Magiscro   Philippu    picìoribus  . 

Ibi  Sfccìubilis  D,  Marcus  Bircta  ,  6'  Marcus  Anr.  Benalciis 
PrccfìJcr::cs  &  Dcpiitan  prxdicli  Hospitalis  ex  ima,  &  Magister  Hie- 
ronimus  j.  q.  D.  Galeas  de  Colleonibus ,  6'  Fkdippus  de  Zanchis  pi- 
ctores  ex  altera  pcrveneruiìt  ad  infrascripta  pacla  ,  6'  accordiiun  ,  de 
quibus  infra  intcrventu  ,  &  in  prcesentia  Magnifici  Equitis  ,  &  Comi- 
lis   D.   Dcriiinici  de    Tassis    Ministri  prcedicli    Hospitalis  vidclicet. 

Dicli  piclorcs  ,  6'  quilibet  eoruni  in  sohduin  convenerunt  ,  & 
obligando  se  in  soliduni  de  pingendo  pulchns  figuris  ciiin  coloribus 
finis  5  &  in  to'Aun  expenfis  suis  ,  totam  capellam  magnani  EccLfiij: 
Sancii  Antonii  in  prato  juxta  desegnum  visiirn  confiideratum  ^  6"  sub- 
scriptuin  per  subscriptos  D.  Deputatos  ,  &  in  effeclu  illud  facere  i 
quod  opus  ipsum  a  perìtìs  maxime  laude  tur:  Qitod  opus  comphvisss 
teneantur  per  dies  celo  ante  festum  Sancii  Antonii  Abatis  proxime 
fiiturum  ,  &  cum  auro  necessario  ,  &  aliis  necessariis  in  fimilibus  &c. 
Abbiamo  sia  ora  favellato    solamente    delle    pitture    del  Coleoni  > 


'47 
che  sono  andrjte  in  perdizione  ;    passaremo    ora  a  descriverne  alcune  , 

che  sono  ancormò   ben   conservate  ,  ed  esposte   alla   pubblica     vista  ;    e 

quantunque   vi   sia  cosr.intc  opinione,  che   nessun   altra  sua  opera  vi  sia 

in   Bergamo  fuorché   il   famoso  cavallo   piesso  a  San   Michele   dell'arco, 

ruttavia   io  qui   apportc-rò  indubitabili   pruovc  di   alcune   altre  . 

E  primieramente  si  comprende  nel  S'>praddctto  archivio  da  auten-. 
tica  scrittura  rogata  da  Gio;  Antonio  da  Ooio ,  come  il  Coleoni  abbia 
dipi.ua  la  tavola  posta  all'  altare  nella  piccola  Chiesa  dedicata  a  Sant' 
Erasmo  fuori  di  borgo  Canale  così  leggendosi  .  ^338,  tc).  Muii  .  In 
fublico  ,  &  generali  con/ìlio  congregato  sculi  ■lorutn ,  scu  disciplinorum 
Scolx  Ecdejlje  Sancii  Erasmi  Jux  in  vicinia.  Sa.nclje  Gratje  Inter 
vites  burgi  Canalh  &c.- 

Ehgemnt  ^  &  eligant  unaniniiter ,  &  viva  voce  M.-  Bonhomurìì 
de  Paia-igo  Mìnistruni  ,  Jo:  Jaco'nim  de  Angeltnis^  &  Jo:  Petruni 
Gisi  de  Tironibus  praesentes  ,  6'  acd-ptantes  ad  concordandum  ,  & 
fiiiiendurn  mercatum  aun  Magistro  Hicrìnmio  de  Coleonibus  pletore 
prò  jacìcndo  ,  6"  fieri  ficiendo  anchonani  in  EccL-Jla  prxdicla  Sancii 
Erasmi   ó'a 

Questa  rappresenta  nostra  Donna  seduta  sopra  di  un  piedestallo 
coi  bambino  in  seno  in  maestrevole  scherzoso  atteggiamento  ,  a  destra 
Sant'  Erasmo ,  ed  a  sinistra  "^anta  Maria  Maddalena  ,  e  S.  Giovanni 
con  r  agncll.no ,  addietro  vedesi  un  bel  paese  ,  che  molto  digrada 
intersecato  Ja  acque  ,  e  v^rj  altri  accidenii  ,  eh;  assai  vago  ìi  rendo- 
no secoiido  il  gust  )  di  qu."  tempi  ,  quale  se  ad  aLuno  assomiglijr  lo 
dovessi  per  darne  qualche  idea  direi  ,  che  molto  a  paesi  del  Bernaz- 
zano  s'  accosta  ,  tanto  per  1'  invenzione  ,  quanto  per  il  colorito  ,  alla 
riserva  ,  e. 11.  è  ijlqumto  m  no  dlicato  e  finito.  Le  figure  più  belle 
sono  qj  ili.-  d-'  bamS  no  ,  e  dtiU  Vergine,  d.ila  quale  sopratutto  è 
osbcrvanile  la  n'hile  -  e  divota  idea  dipinta  rnolto  ,  per  la  sua  deli- 
c^itczza,  sul  guito  del  Luino" ,  la  quul  miniera  p^r  altro  non  conservò 
ncil'  a  tre  sue  opere  particolarmente  a  fresco  nelle  quali  attese  più  alla 
mossa  ,  ed  a  iavorar  di  rocchi,  che  al  nai.iuiito  .  In  tutte  le  sue  ope- 
re vedesi  st.ibiimcnte  una  grande  forza  piuttosto  che  vaghezza,  essen- 
do solito  dipingere  con  un  lume  molto  qu  eto,  con  colori  misti,  ed 
accorditi  si  che  atTatto  dall'  ardilo  si  allontanano,  come  ognuno  potrà 
ravvisare   nelle   sue    dipinture  che  si    vanno   additando  ..    - 

Non  si  possono  né  meno  porre  in  dubbio  le  molte  opere  da  lui 
dipinte  nella  Ciiiesa  di  San  Bernardino  nella  terra  di  Lallio  ove  pri- 
mier*raente  fece  nella  facciata  esteriore    li    Santi    Bernardino  ,  e  Cristo- 


148 

foro  più  grar.di  del  nnturale  ,  e  sopra  la  porta  Gesù  Cristo,  che  as- 
cende ai  ciclo  circondato  da  infinico  numero  di  Angioli  .  Tutta  la 
Chiesa  è  colorita  parte  con  istorie  dtìla  vita  della  Vergine  y  e  par- 
te con  alcuni  fatti  ,  e  miracoli  d't-  S.  Bernardino  copiosissimi  di  mol- 
to ben  inttse  figure  ;  Queste  pitture  però  non  sono  tutte  del  Coleo- 
ni  essendovene  alcune  di  mano  più  ordinaria  ,  ed  altre  che  sono 
più  ragionevoli  furono  dipinte  quaranta  è  più  anni  dopo  quelle  dei 
Coleoni  5  vtggendosi  sotto  la  figura  di  un  Sant'  Antonio  Abate  nota- 
to 1  anno  1571.  Le  due  cappelle  laterali  poi  sono  interamente  da 
lui  travagliate  dalla  cima  al  fondo  ,  e  sono  per  ogni  sua  parte  molto 
lodevoli  e  degne  di  attenzione  ;  e  leggesi  ntiT  una  ,  e  nel!'  altra  se- 
gnato il  nome  di  lui,  e  l'anno  1 5  j  2.  Queste  però  a  mio  credere 
sono  di  gran  lunga  inferiori  alla  pittura  fatta  da  lui  presso  a  San 
Michele  dell'  arco  ,  della  quale  si  parlerà  qui  sotto  ;  e  siccome  fu 
questa  colorita  24.  anni  dopo  delle  accennate,  così  fa  di  mestieri  as- 
serire che  in  tale  spazio  di  tempo  si  fosse  avvanzato  nell'  arte  ,  ed 
arrivato    a    maggior   perfezione  . 

Avendo  la  città  nostra  circa  l'anno  1521.  fatto  di  nuovo  alzare 
il  pubblico  palazzo  della  ragione  ,  ora  detto  palazzo  vecchio  ,  che  ne! 
15  15.,  era  stato  da  fierissimo  incendio  arso,  e  distrutto  come  abbia, 
mo  veduto  nella  vita  di  Pietro  Isahello ,  rolle  ancora  far  dipignere  la 
facciata  ,  che  verso  la  piazza  riguarda .  Procurò  per  tanto  il  Coleoni 
di  essere  scelto  fra  i  molti  che  concorrevano  a  tale  opera  ;  ed  egli  in 
fatti  n'  era  il  migliore  :  ma  la  moltitudine  degl'  ignoranti  allo  scarso 
numero  di  chi  aveva  buon  discernimento  prevalendo,  come  il  più  del- 
le volte  ne'  pubblici  congressi  suole  accadere  ,  furono  da  Genova  con- 
dotti alcuni  poco  esperti  artefici  delle  pitture  de'  quali  ora  alcuni  ve- 
stigi solamente  si  scorgono ,  essendo  stato  il  restante  della  intemperie 
dell'  aria  con  poco  nostro  discapito  consumato  . 

Spinto  pertanto  il  Coleoni  da  giusto  risentimento  posposto  ve- 
dendosi a  quegli  stranieri  pittori,  e  stabilito  di  abbandonare  la  patria, 
volle  prima  lasciare  una  singolare  memoria  del  molto  valor  suo,  e  del 
ricevuto  affronto  in  una  bellissima  pittura  a  fresco  (  che  dicono  fosse 
fatta  in  una  notte  )  sotto  della  quale  pochi  anni  sono  tutti  chiaramen- 
te abbiamo  letto  :  N,'mo  propheta  accepius  in  patria  sua  :  Hieroni- 
mas  Colico  lòz6,  ma  in  oggi  a  riserva  delle  prime  due  o  tre  parole 
le  altre  appena  si  possono  rilevare  benché  il  restante  delle  pitture  sia 
ancormò  ben  conservato  (i)  .    Volle  questa    dipignere   in  sito  ove  po- 

Ci)  Qnejta  famosa  pittura  ha  Corsa  Ja  sorte  di  tante    altre  di  essere  stata  distruttj 
ia  ocoiionc  di    fabbiica  . 


\-:9 

tessero  anco  vedersi  al  suo  confi  onte  lo  accennate  opere  del  pr'.Kuzo 
vecchio,  perciò  feccia  sul  muro  z  fianchi  del  nuovo  palazzo  della  cit- 
tà vicino  a  San  Michele  dell'arco.  Viene  in  essa  rappresentato  un  guer- 
riero tutto  armato  di  ferro  sopra  un  generoso  bianco  destriero  messo 
quasi  di  prospettiva  ,  che  calpesta  alcuni  uomini  gettati  confusamente 
per  terra  :  è  adornata  all'  intorno  da  un  pezzo  di  architettura  dipima 
secondo  le  buone  regole  ,  la  quale  dalle  parti  è  sostenuta  da  due  figu- 
re fatte  a  chiaroscuro  :  In  somma  questa  pittura  non  ha  parte  in  se  , 
che  bellissima  non  sia,  e  per  quante  laudi  ancorché  grandi  le  si  pos- 
sano  attribuire   non  pareggiaranno   mai   il   merito   del   lavoro  . 

Vogliono  alcuni  ,  che  sia  di  sua  mano  la  pittura  posta  nei'a  lac- 
ciata  laterale  della  Chiesa  di  San  Defendente  che  riguarda  verso  la  por- 
ta di  Cologno ,  ove  in  un  gran  paese  vcdtsi  rappresentato  San  Gior- 
gio a  cavallo  che  con  la  lancia  investe  un  orrido  serpente  ;  questa  è 
ben  conservata,  ma  per  nessun  capo  paragonabile  alla  sopraddetta  ,  e 
fors'  anco  a  mio  credere  di  altro  autore  (i)  ;  1'  ho  voluto  però  qui 
indicare  lasciando  poi  il  campo  all'  erudito  osservatore  di  formarne  giu- 
dizio :  come  pure  un  altra  dipinta  sulla  facciata  d'una  casa  nella  con- 
trada medesima  di  Cologno  nella  quale  è  colorita  la  Beata  Vergine  se- 
duta ,  che  con  le  mani  giunte  adora  il  proprio  divino  figliuolo  ,  que- 
sta molto  più  della  suddetta  al'a  forte  maniera,  e  vero  gusto  del  Co- 
leoni  (2)  s'  accosta  .  Partitosi  dalla  patria  dopo  molti  viaggi  per  l'Eu- 

(i)  si  crede  che  fosse  del  Cavagna  :  ora  è  cancellata  . 

fi)  Questa  insigne  pittura  nell'anno  i-é6.  S.  Cattarina  che  con  la  destra  mano  tiene 
esisteva  ancora,  e  lu  dal  Signor  Conte  Già-  la  corona  ,  che  aveva  in  capo  ,  ed  ha  !« 
corno  Carrara  f.itta  copiare  in  disegno  da  sinistra  al  petto  .  Dall'  altro  lato  vi  è  un 
Gioanni  Possenti  ,  e  tale  disegno  si  conser-  bellissimo  ritratto  con  barba,  e  mani  eiun- 
>a  presso  detto  Cavaliere,  riparando  così  te,  verisimilniente  del  Divoto  il  quale  te- 
la perdita  della  memoria  della  pittura  ,  e  ce  fare  il  quadro  ,  Dietro  a  lui  vi  è  S.  Fran- 
del  Pittore.  E  fama  che  il  Coleone  dopo  Cesco  con  Croce  in  mano,  il  tutto  tsprcs- 
avctla  fatta  partisse  subito  per  la  Spagna  ;  50  entro  un  recinto  Architettonico  .  Sul 
ma  o  l'  opera  sua  fosse  eseguita  nel  Iji6.,  margine  della  tavola  ,  sulla  quale  in  atto 
come  dice  l'autore,  ovvero  nel  ifyj.con.e  vivace  sta  seduto  il  Bambino,  leggcsi  .  H. 
assicuia  il   Signor    Co:  Giacomo    Carrara  di  Coleo.    P.    MDLV. 

avere   con    certezza  ,    ad    evidenza    rilevato  Altro    quadro    di    grandezza    alquanto 

dal  millesimo  stesso  scritto   sotto  la  pittura  più    piccolo  ,    esso    pure   con    figure  a  niez- 

dal  Coleoni    medesimo  ,    questi  sì  trattenne  za    vita    di    grandezza    naturale    sta     presso 

del  tempo    ancora  in   patria  .    Ciò  ò  dimo-  il    sovra    lodato    Cavaliere.    In    questo  pure 

strato  ca  un  di    lui    Quadro    che   sta   nella  è    esprc^sa   la    Vergine   col    Bambino,    e  un 

Gallerìa  del  suddetto  Cavaliere:  rappresenta  Santo    da   ciascun    lato,    dipinto   tutto    con 

esso    in    tela  per  traverso  di  notabile    gr;'.n-  maniera  grandiosa  molto  ,  e  di  «rande  forza, 

dezza  con  figure  a  mezza  vita  grandi  al  ra-  Nel   Presbiterio    della   Chiesa    di  Santo 

turale,  la  Beata  Vergine  nel  nuzzo ,  la  qua-  Spirito   sotto    1'  elegante    marmoreo    Depo- 

le  tiene  il  Putto    secuto    sopra    un  cuscino  sito    di    Luigi    Tassi    fu    Vescovo   di  Paren. 

avanti  di  lei  ia  atto  di  «iostrare  uà  fiore  a  zo  ,  indi  di  Recanati ,  disegnato ,  siccome 


tso 
ropa  si  trattenne    lungo  tempo    nella    Spagna  ,    ove    fece  conoscere  la 
si.igolare  sua    virtù  in  a'cune  sue   opere    bellissime  ,    che    dipinse    nell* 
Escuriale  ,    fr  j     le    quali    per    relazione    di     persona   molto   intendente  , 
spicca  al    mai'^ior    seg  io   una   tavola   posta    nella    sagristia  ,    nella   qujle 
mirasi  epressi  una  funiione  di  Chiesa    arricchita   d'   quantità   di   figure 
ben   mosse  ,  e   bvti  o*d^nate,  ed  è.   tenuta    in   grandissimi    estimizìuiie. 
Pertossi   poscia   in  Oia.ida  ,    <^ve    nella    città   di   Amsterdim    stette    non 
po»-o   appresso   i   Signori   Teiler ,   uno  de'  quali   poi   essendo  di  passaggio 
per  Beri^amo  rictrco  con   inulta    premura   di    vedere    la   famosa   sopran- 
nominata   pittura  presso  a  San   M.'chele    dell'  aico  ,  né  partir   volle  sen- 
za  prima   averla   con   molto   suo  dilerto   esumiaata  ,  e  con   mille   applausi 
commendata.   Abitava   il   Coleoni   nel   Borgo  Canale,   ed   era   ammoglia- 
tOs   non   so   poi  se   avesse   figl'uoli  ;   n'  ebbe   molti   bensì  BernarJnio  suo 
fralello  ,   eh'  eri   dottore   di   leggi,    e     insieme   possedevano    alcu.ii   orti 
in.  Sudorno  per  quanto  rilevasi  da  antichi  manoscritti  ..  Il    tempo  ed  il 
luogo,  ove  seguisse  sua  morte  non  è  a  noi  noto,  né  di   più  rinvenire 
sic  è.  potuto  intorno  alla  vita  di  cosi  chiaro  ,  e  valente  artelàce  ., 


BARTOLOMEO.    NICCOLINO,    GIULIANO, 
E    CABRlxNO    DE'    CABRINI    PITTORI. 

V, quattro  della  medesima  famiglia  esercitarono  l'arte  dèlia  pittura  nel 
decimosesto  secolo  ,  e  sebbene  nissuna  di  loro  op.re  si  può  ad- 
ditare ;  pure,  non  essendo  probabii  cosa  che  tutte  siano  pirite,  vo- 
glio lasciar  di  loro  questa  breve  memoria,  aociochè  serva  d;  lume  agli 
smatori  dell'arti  nostre,  che  con  maggior  diligenza  procureianno  di 
rinvenirle  .  11  primo  fu  Bartolomeo  figliuolo  di  Gio.-  Cabrini  dola  cer- 
ra  d'  Albano  ,  e  vedesi  nominato  col  titolo  di  pittore  in  una  carta 
dtir  anno  1509.  rogata  da  Antonio  Agazzi  nel  pubblico  archivio  del- 
la città  . 

Figliuoli   di  Bartolomeo  furono  Nicolino,,  e  Giuliano  ,    il    primo 

anco    tutto   il    tempio,   a  riserva  della  Voi-  quale   e    in    atto    di    benedire  un   Cardina- 

ti  .    djl     nostro     JDsi^ne    architetto    Pietro  le  iji^inocchio    prtsencatogli  da  S.  Aiitjnio 

Is.ibi:Uo   detto  Abano  ,  sino  djU' anno  I  fio.  da   Padova    dalla   destra,    e    daila    sinistra 

ewi    un    (jiudra    del  Coleone  ranpresentan.  vi    è    un    Vescovo    in    piedi   con    mitra  ,  C' 

te   la    Vcf^^iiiL'  sedata  in    aa    vi.;  iroso    puc-  piviale   yaho   esso  pure   alla   Vcrjiiac  . 
se,  teaciue  ii  tìglio  eoa  1.»  sLiiistia  mano. 


-15» 
•de'  quali  fece  diverse  fatture  nel  coro   di    Santa  Maria  Maggiore  come 
dalle  seguenti  parole  esistenti  nel   l.bro  della  fabbrica   del   Coro. 

1323.  M.  jSicoIinus  Filiits  Bdiiol.  dicìi  Gianni  de  Cabrinis  p'v 
clor  prò  diversis   Lboreriis    in  opere    C/iorl  Lìb.    hnp.    2>. 

»  Di  Giuliano  poi  leggonsi  nel  sopraddetto  archivio  diverse  carte 
di  contratti  e  convenzioni  ,  una  sola  delle  quali  riportarerno  tralasciali- 
do  le  altre  che  non  sono  al  proposito  ,  di  cui  scriviamo  .  Negli  atti 
dunque  di  Gio:  Francesco  Cologno    cosi  si  legge  .* 

»  1553.  3.  de  Avosto  .  Ser  Gerardo  detto  Fra  de  Ser  Zuane  di 
Cattani  per  una  parte  ,  e  M.  Juliano  de  Cabrini  depintore  per  l'altra 
sono  venuti  in  questi  patti,  videlicct  detto  Gerardo  da  a  detto  M.  Ju- 
liano losepho  suo  figliuolo  per  mesi  trei  proxime  advuMre  per  iir.pa- 
rare  a  pingere  da  detto  M.  Juliano  per  quanto  lui  se  farà  continuati- 
do  detto  losepho  ad  andare  a  la  casa  &  botegha  de  lui  Juliano,  &  eser- 
citandosi neir  arte  ben  diligentemente  a  comodo  ,  &  beneficio  de  Ju- 
liano ,  per  qual  arnaestraniento  detto  Gerardo  promette  dare  &  paga- 
re lire  vinti  Imperiali  ,  tra  quali  gli  darà  uno  carro  de  vino  al  novel- 
lo ancoraché  detto  losepho  non  continuasse  come  sopra  &c.  « 

Nell'anno  i5C?o.  fece  Giuliano  il  suo  testamento,  e  lasciò  eredi 
Don  Gio:  Battista  prete  ,  e  Cabrino  pittore  suoi  figliuoli  .  Di  questo 
veggiamo  fatta  menzione  nel  libro  sesto  delk  spese  della  Misericordia 
in   questa  guisa  . 

1390.  Lire  17  :  10  a  M,  Cabrino  de  Cabrini  pittore  per  aver 
dipinto  la  fasata  del  muro  delle  Cainere  ,  qual  risponde  nella  corticel- 
la  d;.lla  Misericordia  . 

E  nel  1(^2  1.  Lire  i  1.  a  Cabrino  pittore  per  fatture  fatte  nel  se- 
polcro di  Nostro    Signore  . 

Abitava  questo  artefice  presso  la  Chiesa  di  Santo  Andrea  ,  e  fu 
testimonio  di  veduta  di  un  miracoloso  fatto  narrato  da  Fra  Celestino 
nel  tomo  secondo  della  storia  di  Bergamo  ,  ove  nella  vita  di  San 
Domneone  parlnndo  di  quella  pietra  sopra  la  quale  il  Santo  posò  col- 
le proprie  mani  la  sua  testa  ,  dopo  essergliela  stata  troncata  dal  busto  » 
cosi  favella  . 

»  Alcuni  Massari  del  Co.  Ruggero  Calepio  volendo  scaricare  alcuni 
carri  di  legne  fecero  ogni  sforzo  per  levarla  dal  suo  luogo,  perchè  era 
loro  d'  itnpedimento  ,  né  avendola  potuta  rnucvere  con  le  mani  le  at- 
taccarono tre  para  di  buoi  ,  coi  quali  nulla  più  fecero  ,  di  quel  ,  che 
avevano  fatto  prima;  ciò  avvenne  nel  15515.  come  Cabrino  Cabrini 
pittore  abitante  in  quella  vicinanza  attesta  d'  avere  co'  propri  occhj 
veduto.  « 


152 

Questa  pietra  oggi  vedesl  posta  fuori  della  porta  della  Chiesa , 
sopra  la  quale  è  collocala  la  testa  del  Santo  di  bianco  marmo  ,  e  fra 
cancelli  di  ftrro  rinchiusa  . 

TROILO,    E    VALERIO    LUPI    PITTORI- 

X  utto  che  scarso  sia  il  numero  delle  opere ,  che  di  Troilo  figliuolo 
di  Bernardo  Lupi  io  possa  additare  ,  pure  da  queste  abbondevolmen- 
te  rilevar  si  può  sino  a  qual  eminente  grado  arrivasse  il  merito  suo  nel- 
la pittura  .  Ciò  che  lo  fa  conoscere  valoroso  ,  ed  universale  sono  le 
pitture  a  fresco  nell'  ultima  cappella  a  mano  sinistra  entrando  per  la 
porta  principale  nella  Chiesa  di  Sant'Agostino,  ove  veggonsi ,  oltre  la 
ben  espressa  ,  e  nobile  architettura  ,  vari  cartellami  ,  paesi ,  festoni , 
frutti  ,  e  trofei  ecclesiastici  con  ferace  fantasia  ,  e  con  buona  grazia  e 
vago  colorito  inventati  ,  ordinati  ,  e  dipinti  ,  ed  in  un  cartello  espres- 
so dalla  parte  del  Vangelo  poco  più  alto  della  mensa  vedcsi  scritto  . 
T/viliis  Litpus  fdciebac  1582.  Nella  parte  più  alta  del  frontispizio,  o 
sia  ornamento  esterno  della  cappella  evvi  un  angioletto  volante ,  che 
porta  un  triregno  di  bellissimo  carattere  ,  che  non  può  essere  meglio 
espresso  .  Anco  la  prima  cappella  della  stessa  parte  benché  non  vi 
sia  il  nome  è  sicuramente  dello  stesso  pennello  scorgendovisi  in  tut;o 
la  sua  graziosa  maniera  di  operare  .  Sono  rimarcabili  in  questa ,  oltre 
la  bella  architettura  ,  le  figure  de'  Santi  Agostino ,  e  Girolamo  nelle 
due  nicchie  laterali  dipinti  ,  dalle  quali  si  comprende  quanto  nel  di- 
segno ,  e  buon  austo  di  colorire  valente  fosse  ,  non  meno  ,  che 
dalla  figura  del  Redentore  ,  che  nella  volta  della  stessa  cappella  uni- 
tamente allo  Spìrito  Santo  ,  e  Padre  eterno  ,  quale  è  molto  corroso  , 
si    veggono    figurati . 

Dipinse  nel  »5  78.  uno  stendardo  per  fa  Chiesa  Parocchiale 
di  Cenate,  il  quale  essendo  stato  disfatto,  fu  fatta  ripulire  la  pit- 
tura ,  e  convenevolmente  riporre  nella  sagristia ,  nella  qaale  è  colori- 
ta la  Verdine  tenente  il  bambino,  e  li  santi  Rocco  e  Sebastiano, 
il  che  tutto  è  disegnato  con  grazia  ,  e  degno  di  molta  commenda- 
zione .  Colori  similmente  con  vari  festoni  ,  cartellami  ,  trofei  eccle- 
siastici ,  e  cento  altre  cose  a  somiglianza  di  quelle  già  riferite  nella 
chiesa  di  Sant'  Agostino,  la  grand'  arcata  ,  che  introduce  all'  aitar 
maog-ore  nella  Chiesa  di  San  Gottardo  de'  Padri  Serviti  fuori  della 
porta  di   Sant'  Alessandro.    Ma  sopra   tutto    per    la   vastità    dell'  ope- 


ra  ,  e  per  la  varietà  delle  cose ,  che  la  adornano  osservabile  si  è  la  sa- 
la grande  del  nobile-  appartamento  de'  conti  Albani  della  Zogna  ,  qua- 
le per  essere  tutto  stato  dipinto  da  Giampaolo  Cavagna  come  si  dirà 
nella  sua  vita ,  vogliono  al  medesimo  attribuire  anco  le  pitture  di  que- 
sta sala  .  Quivi  finse  Troi!o  un  bassamento  compartito  in  vari  riquadri 
ornati  con  alcune  teste  di  Icone  pittorescamente  espresse.  Sopra  di  que- 
sto s'  alzano  alcune  colonne  ,  sulle  quali  poggia  il  corniccione  nobil- 
mente ornato  in  ciascheduna  sua  parte  ,  quale  porta  la  soffitta  divisa 
in  otto  ripartimenti  ,  ne'  qu?l  sono  riposte  altrettante  belle  figure  iti 
tela  della  maniera  del  Tinioreito.  Quanto  vaghi,  e  varj  sono  gli  ador- 
namenti della  suddetta  soffitta  non  si  può  abbastanza  dire  ;  mentre  vi 
sono  per  ogni  parte  figurette  ,  paesi ,  puttini  ,  animali ,  rabeschi  ,  car- 
tocci ,  groteschi  ,  e  molte  altre  curiose   invenzioni,  che  la  ricuoprono. 

Li  due  lati  di  questa  sala  ,  cioè  quello ,  che  verso  il  cortile  ,  e 
quello  ,  che  li  giardini  riguarda  ,  oltre  il  suddetto  ordine  di  colonne  , 
da  un  altro  pezzo  di  finca  architeitura ,  che  dietro  a  quella  camina  , 
sono  adornati .  Questo ,  formando  nel  mezzo  un  arco  ,  racchiude  la 
porta  ,  sopra  della  quale  ,  oltre  varj  architettonici  ornamenti  ,  è  situa- 
ta un  urna,  che  in  certa  maniera  dà  finimento  alla  porta  stessa;  late- 
rali sonovi  le  finestre  ,  sopra  di  cui  alcuni  vaghi  ,  e  brillanti  paesi  si 
veggono  ,  che  servono  mirabilmente  a  compire  quelle  due  facciate. 

Mori   Troilo   verso   il   fine    di    quel  secolo  ,    e   lasciò    dalla   moglie 
Giovanna  de   Mora   una  sola  figliuola  detta  Elisabetta  ,  che  rimase  ere- 
de d'  ojn'ì   suo   avere  . 
e? 

Circa  i  medesimi  tempi  fiori  un  altro  pittore  della  medesima  fa- 
miglia per  nome  Valerio,  che  nel  1587.  fece  alcune  fatture  nella  Chie- 
sa di  Santa  Maria  ,  vc^^gendosi  registrato  il  suo  nome  ne'  libri  delle 
spese  dcil.i  Chiesa,  ed  ivi  trovandosi  che  nel  1  5  9  5.  dipinse  nella  Chie- 
sa vecchia  di  San  Pietro  in  Boccaleone  1'  altare  della  madonna  colli 
misteri  del  Rosario  ,  il  quale  fu  del  tutto  atterrato  per  essere  stata  in 
questi  ultuìii  tf,mpi  rifatta  di  nuovo  la  Chiesa.  Né  altro  di  Troilo, 
né   di  Valerio  ,    per  mancanza  di  maggiori  notizie  »  a  dir  mi  rimane  . 


20 


•54 

GIAMBATTISTA.     CASTELLO 

DETTO  IL  BERGAMASCO. 

PITTORE,    SCULTORE,    ED    ARCHITETTO • 


S 


iccome  da  un  medesimo  fonte,  che  è  il  disegno,  proceder  veggon- 
si  le  tre  belle  arti  di  Scultura  ,  Pittura  ,  ed  Architettura  ;  cosi  non  è 
difficile  che,  chi  in  una  di  queste  è  eccellente,  divenirlo  possa  egual- 
mente ancora  nelle  altre  .  Ciò  veggiamo  essere  avvenuto  nei  nostro 
Giambattista  Castello,  il  quale  in  tutte  queste  nobilissime  arti  riuscì 
eccellentissimo  professore  .  Dovrebbesi  pertanto  al  merito  di  lui  soprag- 
grande  una  ben  lunga  Istoria  :  ma  essendo  egli  da  Gandino  terra  ono- 
revole della  Valle  Seriana  ,  ove  nacque  sul  cader  del  Secolo  del  1400. 
partito  da  giovinetto  ,  e  vissuto  per  lo  più  in  lontani  paesi  ,  moltissi- 
mi de'  suoi  fatti  non  mi  sono  a  notizia  pervenuti  .  Dovrò  pertanto  ri- 
ferirmi alla  cognizione  ,  che  ne  dà  Raffaello  Soprani  nelle  sue  vite  de' 
pittori  Genovesi  ,  ove  ne  fa  degna  ed  onorata  menzione  . 

Aurelio  Busso  da  Crema  ,    che  sotto  la  disciplina  di  Polidoro   da 
Caravaggio  riuscì   nel   principio  del  decimo  sesto  secolo  eccellente  Mae- 
stro ,  fu  il   primo  ,  che  addestrò  al  disegno  il  giovinetto  Castelli  e  seco 
in  Genova  lo  condusse  ;  ma  partitosi   improvisamente  Aurelio  da  Geno- 
va ,  e  lasciatolo  in  abbandono,  seguitò  da  se  stesso  a  disegnare  le  ope- 
re de'  più    valenti    maestri  ,    sinché  osservata    da  Tobia  Pallavicino  la 
virtuosa   inclinazione  del  giovine  s' indusse  a  riceverlo  sotto  la  sua  pro- 
tezione .  Perchè  però  potesse  ancora  altrove  vedere,  e  studiare  le  ope- 
re '^"'  pili    rinomati    pittori  ,    lo  inviò  a  Roma  ,    ove    a  sue    spese  lo 
mantenne  sintanto  che,    col  continuo    indefesso    studio    nella    pittura  , 
non  solamente  divenne  perfetto    Maestro  ,    ma  anco  nella  scultura  ,    e 
nell'  architettura  .    Richiamatolo  in  Genova  cominciò    a  dar  saggio  del 
molto   valor  suo  nelle  pitture  della  sala  nel    palagio    del    suddetto  Pal- 
lavicini  posto  nella   villa  di  Multedo  .  Dipinse  poscia  la  facciata  di  casa 
Grilli  presso  N.  Signora  delle  vigne,  come  pure  diverse  stanze  nel  pri- 
mo p'ano  ,  e  tutta  la  volta  della  Sala,*  un  altra  presso  la  chiesa  di  San 
Marcellino,  ed  altra  sulla  piazza  de'  Franchi.  Le  quali  pitture  sono  ce- 
lebrate da  Giuseppe    Ratti    nella  descrizione    delle    pitture  ,    Sculture  , 
Architetture  di  Genova  stampata  nel    ìj66.  con   tali   parole: 

„  Ma  sino  ad  ora  non  avrete  per  anco  osservato  i  nobili  affreschi , 


155 

delle  tre  navi  ,  nella  princìpal  delle  quali  ,  e  nelle  laterali  mezze  lune 

sono  dipinte  le  più  gloriose  gesta  del  Santo  Evangelista  Matteo  ,  e  , 
nelle  altre  due  ,  figure  di  virti^i  ,  profeti  ,  ed  Angioli .  Queste  pitture 
sjn  celebri  fatture  del  Bergamasco  Castello  ,  e  di  Luca  Cambiaso  ,  che 
ambedue  vi  s'  impiegarono  con  tal  unione  d'  animo  ,  e  di  stile  ,  che 
non  si  sa  distinguere-,  quali  siano  quelle  del  Bergamasco  ,  e  quali  quel- 
le del  Genovese  &c. 

Fece  per  le  Monache  di  San  Sebastiano  la  tavola  dell'  aitar  mag- 
giore col  martirio  di  detto  Santo ,  alcune  istoriette  a  fresco  nella  chie- 
sa di  San  Giorgio  ,  tré  tavole  a  olio  con  altre  pitture  a  fresco  in  ri- 
partimento  di  stucco  in  San  Francesco  ,  nella  cappella  de'  Rè  Magi , 
le  quali  opere   un  grido  non  ordinario  acquistarono  all'  autore  . 

Era  in  quel  tempo  in  Genova  nel  numero  de'  più  accreditati  pit- 
tori il  famoso  Luca  Cambiaso,  del  quale  tosto  divenne  competitore  il 
Castelli  ,  giovine,  come  dice  il  citato  Soprani  ^  dotato  di  singoiar  va- 
ghezza neir  arte  di  colorire  ,  esercitato  nella  scultura  ,  e  nell'  architet- 
tura grazioso  ;  la  di  cui  fama  mosse  Vincenzo  Imperiali  a  dargli  i'  in- 
combenza di  adornare  il  suo  palazzo  di  stucchi  ,  e  di  pitture ,  e  so- 
pratutto i  lavori  della  sala  gli  raccomandò  ,  la  di  cui  soffitta  essendo 
ripartita  in  due  quadri  di  conveniente  grandezza  ,  volle  che  anche  Lu- 
ca in  uno  di  essi  a  concorrenza  del  Castelli  dasse  pruova  del  suo  va- 
lor^i  ,  sapendo  quanto  acuto  stimolo  sia  agli  artefici  di  ben  operare  la 
studiosa  emulazione  .  Acciochò  poi  ognuno  dt  loro  goder  potesse  delia 
ibertà  pittoresca  con  maneggiare  a  modo  suo  i  pennelli  ,  ordinò  che 
Con  uno  spartimento  di  tavole  fosse  divisa  la  sala  ,  e  perciò  i  due  vir- 
tuosi emuli  senza  che  nascer  potessero  tra  di  loro  disturbi  ,  e  gelosie 
attesero  con  quiete  d'  animo  a  proseguire  il  loro  lavoro  esprimendovi 
la  storia  della  Regina  Cleopatra..  Fu  cosa  maravigliosa  poi  il  vedere,  le- 
vati che  furono  i  ponti  ,  che  tanto  consimili  nella  finezza  ,  e  nell'  ar- 
tifizio erano  quelle  figure  ,  che  pareva  che  dalla  stessa  mano  stati  fos- 
sero maneggiati  i  pennelli ,  e  distribuiti  i  colori  .  Dal  che  ne  nacque 
che  Giambattista ,  e  Luca  accettando  concordemente  negli  animi  loro 
la  stessa  unione ,  che  a  caso  nelle  opere  dimostrata  aveano ,  divennero 
perfettissimi  amici  :  e  nelle  pitture  a  fresco  adoperarono  più  volte  uni- 
tamente i  pennelli  con  profitto  non  ordinario  del  Cambiaso,  il  quale 
soleva  spesse  volte  discorrere  coli'  amico  circa  le  difficoltà  dell'  arte  , 
e  dal  medesimo  ne  ricavò  utilissimi  precetti  per  migliorar  la  maniera  , 
e  sopra  tutto  fu  con  ben  fondate  ragioni  istruito  nelle  regole  della 
prospettiva  ,  nella  quale  era  il  Castello  versatissltno  , 


S'  accinse  poscia  per  ordine  del  Duca  Grimaldi  alla  bellissima  ope- 
ra nella  chiesa  della  SS.  Annunziata  di  Porcoria  ,  dove  nel  cielo  del 
Coro  dipinse  Cristo  giudicante  circondato  dagli  Angeli  ,  alcuni  de' 
quali  portano  i  Misteri  della  sua  passione  ,  altri  scherzano  intorno  ad 
una  cartella  nella  quale  sia  scritto  Venire  BcneJiSli  ,  ed  altri  suonano 
la  tromba  chiamando  al  finale  giudizio  ,  nella  quale  opera  fra  moltis- 
simi suoi  pregi  è  considerabile  lo  splendore  ,  il  quale  uscendo  dal  di- 
vinissimo  corpo  di  Cristo  dà  lume  a  tutte  le  altre  figure  ,  ed  è  con 
tale  arte  fatto  ,  e  con  forza  si  viva  de'  colori  ,  che  abbaglia  la  vista 
de'  riguardanti . 

Morto  in  questi  tempi  il  pittore  Nicolosio  Granello  ,  e  lasciata  la 
moglie  donna  ornata  di  singolare  beltà  ,  e  prudenza  fii  sposata  da  Giam- 
battista ,  e  ne  ebbe  diversi  figliuoli ,  due  de'  quali  fecero  insieme  col 
Padre  delle  maravigliose  opere  nell'  Escuriale  di  Spagna,  come  vedras- 
sì  a  suo  luogo  . 

Acceso  poi  di  vivo  desiderio  di  rivedere  la  patria ,  e  i  parenti 
suoi,  che  sino  da' pruni  anni  abbandonati  aveva,  venne  a  Bergamo, 
ove  da  tutti  fii  accolto  ,  come  il  molto  valor  suo  ,  e  la  fama  di  lui 
precorsa  richiedeva ,  Qui  volle  lasciare  qualche  memoria  de'  suoi  degni 
pennelli  in  una  pittura  a  fresco  nella  cappella  di  Bartolomeo  Colconi , 
che  rappresentava  un  fatto  d'  arme  copioso  di  molte  figure  ,•  ma  poi 
facendosi  il  nuovo  ornamento  ,  per  troppa  disavvedutezza  di  chi  pre- 
siede ,  fìi  lasciato  distruggere  un  cosi  raro  tesoro.  Il  Ridolfi  dice  che 
sia  opera  del  Castelli  la  figura  del  Salvatore  posta  sopra  la  porta  del 
Gesù  vicino  alle  Grazie  ,  quale  vedebi"  bella  ,  e  conservata  ancora  og- 
gidì ,  non  sopra  la  porta  ,  ma  sopra  la  gran  ferrata  per  la  quale  guar- 
dasi nella  chiesa   del  Gesù  . 

Ma  che  diremo  della  grande  e  stupenda  opera  fatta  in  Goilago 
nella  sala  allora  de'  Lanzi ,  ora  de'  Conti  Giovannelli  Patrizi  Veneti  , 
che  questa  sola  meritarebbe  una  lunghissima  minuta  descrizione  ;  ma  , 
siccome  all'  occhio  solamente  ,  e  non  all'  orecchio  appartiene  il  dar  giu- 
dizio delle  ottime  pitture ,  dirò  solamente  quel  tanto  che  è  necessario 
per  darne  un  idea  a  chi  è  lontano ,  e  per  invogliare  chi  è  vicino 
d'  ammirare  si  preziose  pitture  .  Nel  mezzo  della  volta  della  sila  in  un 
gran  quadro  di  figure  più  grandi  del  naturale  sono  coloriti  Ulisse  ,  ed 
Aiace  peroranti  innanzi  li  giudici  a  chi  di  loro  to'^.'car  debba  1'  arma- 
tura d'  Achille  ,  la  quale  essendo  stata  ad  Ulisse  giudicata  ,  vtdesi  in 
un  canto  Ajace,  che  da  se  stesso  con  la  spada  si  uccide.  Un  mara- 
viglioso  nudo  in  prima  veduta  è  dipinto  in  uu  artificiosissimo  scorcio. 


'57 

né  puossi  vedere  un  impasto  di  carne  più  morbido  ,  e  naturale  .  Le  te- 
ste di  quei  vecchi  giudici  con  lunge  barbe  sono  ammirabili  ,  magnifici 
li  abbigliamenti,  e  maestose  le  architetture  ,  che.  veggonsi  dietro  a  loro. 
Attorno  della  sala  in  alto  vi  sono  in  dodeci  lunette  dipinte  in  piccole 
ligure  i  fatti  ,  e  le  imprese  di  Ulisse  con  estrema  diligenza  ,  e  maestria 
condotte  ;  scorgendovisi  architetture  ,  paesi  ,  combattimenti ,  porti  di 
mare  ,  ed  ab.re  cose  ,  dalle  quaii  mai  staccherebbesi  l' avido  occhio  di 
chi  le  rimira  .  Sono  frammezzate  da  dodici  virtù  ,  che  si  distinguono 
dalli  varj  simboli ,  e  strumenti  che  tengono  in  mino  fra  le  quali  una 
particolarissima  si  vede  ,  che  accordando  attenta  un  liuto  porge  l'orec- 
chio con  vivacità  ,  ed  espressione  maraviglicsa  .  Abbasso  ,  poi  fra  le  i  3, 
statue  grandi  di  terrctta  gialla  vestite  alla  militare,  bellissima  si  è  quella 
che  mezzo  seduta  sporge  in  fuori  un  ginocchio  ,  e  bisogna  col  tatto 
accertarsi ,  che  questa  non  sia  di  rilievo  .  Tutto  il  restante  poi  della 
volta  ,  e  delle  pareti  è  in  varie  foggie  dipinto  con  tìgurette  ,  fogliami, 
architetture  chincii ,  festoni  ,  arabeschi  con  tanta  varietà  ,  e  freschezza 
di  tinte  ,  che  non  ho  difficoltà  di  asserire  ,  che  questa  sia  la  più  bel- 
la di  quante  egregie  pitture  possiede  la  città  nostra ,  che  in  ogni  tem- 
po è  stata  madre  feconda  di  accreditati  professori  (1). 

Ritornato  in  Genova  cominciò  a  dar  saggio  quanto  valevole  fos- 
se anco  neir  architettura ,  e  in  molte  fabbriche  ,  e  abbellimenti  de'prin- 
cipali  palagi  riuscì  tanto  ricco  d'  invenzioni  ,  e  grazioso  neli'  operare , 
che  ben  spiegar  non  si  può  con  qual  maestria  ,  dal  solito  stile  degli 
altri  architetti  allontanandosi ,  nuovi  modi  d'  ornamenti  inventasse  ,  e 
nuove  proporzioni  di  vaga  ,  e  fina  architettura  .  Fra  gli  stupori  dell' 
arte  sua  comparisce  molto  superbo  il  palazzo  Imperiali  ,  che  egli  ab- 
b-ili  di  marmi  ,  stucchi  ,  e  pitture  tanto  di  dentro  ,  quanto  nella  fac- 
ciata di  fuori ,  L'  istorie  di  Enea  ,  e  di  Didone  dipinte  in  due  salot- 
ti nel  palagio  Salvago  :  e  gli  ornamenti  della  cappella  di  N.  Signora 
fabbricata  nel  Duomo  con  somma  magnificenza  da  Francesco  Lercaro , 
ove  oltre  i  bizzarri  capricci  del  suo  erudito  pennello  sono  insuperabili 
i  lavori  di  stucco  tatti  sotto  la   direzione    di    Gio:    Battista  ,    di  mano 

{i)  Non  è  mancato  chi  dubitasse  dell'  Ma  per  quante  diligenze  siansi  fatte  per  aTc- 
antere  di  questa  insigne  pittura  .  Non  titro-  re  su  ciò  oualclie  fondato  lume  ,  non  si  è 
dandosi  in  Paese  altra  opera  del  Castelli  con  troTato  altro  se  non  che  essa  è  stata  sempre 
cui  paragonarla  ,  e  trovandosi  in  essa  un  tenuta  nel  Paese  per  costante  successiva  tra- 
fare che  rassomiglia  a  quello  di  Giulio  Ro-  dizione  come  lavoro  del  nostro  Cartelli  .  I[ 
mano  ,  sembrò  ad  alcuni  doversi  a  questo  tempo  forse  e  le  più  diligenti  ricerche  da- 
attribuire.  Si  citava  memoria  ancora  che  Giù-  ranno  un  giorno  aatcnticne  prove  di  tale 
lio  fosse  stato  alcuni  mesi  in  queste  parti  ,  fcrmasione, 
e  quindi  ater  potuto  &ic    un»  tjjc  opeia  . 


iss 

del  quale  fìi  anco  fatta  la  statua  di  utia  femlna  ,  o  sia  virtù  in  faccia 
a  quella  del  Cambiaso  ,  nella  quale  diede  a  conoscere  ,  che  nel  solo 
maneggio  de'  pennelli  1'  arte  sua  non  si  restringeva  ,  ma  che  co'  scal- 
pelli ancora  poteva  star  a  fronte  di  qualunque  più  valoroso  artefice. 
Quest'  opera  cagionò  non  poca  maraviglia  ne'  pittori ,  negli  scultori , 
e  negli  architetti  ,  pochi  de'  quali  ,  come  asserisce  il  Soprani,  ardisco- 
no di  perfezionar  1'  opere  loro  ,  senza  considerar  prima  quelle  del  Ca- 
stelli ,  dalle  quali  prendono  norma  per  condurre  a  buon  porto  ogni 
lor   virtuosa   fatica  , 

Altri  molti  autori  hanno  parlato  con  molto  onore  del  nostro  Giam- 
battista ,  e  primieramente  Gio;  Paolo  Lomazzo  nel  suo  libro  dell'  arte 
della  pittura,  ove  tratta  della  composizione  degli  edificj,  dopo  di  aver 
parlato  con  somma  lode  di  Michelagnolo,  Bramante,  Primaticcio,  ed 
altri,  dice  :  »  Si  che  questa  è  lode  propria  d'  essi  pittori  ,  e  scultori 
principalmente  ,  e  dopo  di  certi  altri  ancora  ,  che  da  principio  alleva- 
ti nella  pittura  overo  scoltura  ,  e  poi  armati  benissimo  dal  disegno  si 
danno  all'architettura,  come  Cristoforo  Lombardino  ,  Giambattista, 
detto  il  Bergamasco,  e  Pellegrino  de'  Pellegrini  da  Val  solda ,  i  quali 
anch'  eglino  miracolosamente  mettono  in  opra  ciò  che  gli  viene  in 
mente,  come  si  vede  dall'  opere  loro  diverse  fra  se  ,  ma  tutte  capric- 
ciose ,.  belle,  ed  ordinate;  «  e  dove  tratta  della  composizione  de' fre- 
gi così  parfa  ;  »  In  colali  ravvolgimenti  di  carte,  scartocci,  scudi, 
epitaffi  ,  groteschi  ,  festoni  e  simili  sono  stati  ingegnosi  ,  e  capriccio-* 
si,  oltre  quelli  che  si  diranno  nel  capitolo  de' grotteschi ,  Gio;  Battista 
da   Bergam.o,   ed  Evangelista   Loviri  ,   ed  altri  .   « 

Ne  fa  menzione  anco  Giambattista  Armenini  nel  suo  libro  dei  ve- 
ri precetti  della  pittura  parlando  nel  libro  secondo  di  Luca  Cambiaso 
dice  . 

»  Fu  un  certo  Lucchetto  da  Genova  ,  il  quale  a  mio  tempo  di- 
pingeva in  San  Matteo  chiesa  che  era  del  Principe  Doria  alcune  isto- 
rie di  quel  Santo  a  prova  con  un  altro  pittore  da  Bergamo  assai  ben; 
valente  .  « 

E  Francesco  Scoto  neìl'  itinerario  d'  Italia  descrivendo  le  pitture 
più  insigni  della  Città  di  Genova  cosi  favella  .  »  Ss  ne  veggono  dell* 
altre  di  due  famosi  pittori,  che  furono  il  Bergainasco,  ed  il  Cangiaso.  <« 
Or  qui  per  dire  il  vero  due  contrarj  affetti  sento  nell'  animo  mio 
di  molta  soddisfazione  ,  e  contento  per  una  parte  ,  vedendo  da  tanti 
forestieri  scrittori  fatta  menzione  onorevolissima  del  Castelli  5  di  con- 
fusione poi  ,  e  rossore  nel  sapere  che  vicn   appena   da'  nostri  così  alld 


J 


«59 

sfuggita  mentovato,  coslchè  pochi  saranno  in  questa  città,  a'  quali  non 

solamente  il  sommo  valore  di   Lui  ,  ma  per  fin'  anco    il    di    lui    nome 
sarà  manifesto. 

Ebbe  in  Genova  ad  ogni  modo  sempre  poco  favorevole  la  fortu- 
na ,  e  trovandosi  con  qualche  debito,  senza  modo  di  poter  soddisfare 
a'  suoi  creditori  ,  parti  nascostamente  nel  1576.,  e  navigando  verso 
la  Spagna  vi  arrivò  in  tempo  ,  che  il  Re  Filippo  secondo  nella  fab- 
brica ,  e  negli  ornamenti  del  famosissimo  Escuriale  profondeva  tesori  , 
Desiderando  questo  Monarca  di  avere  una  scala  per  potere  segreta- 
mente scendere  dalle  sue  stanze  nel  Regio  tempio  aveva  per  tal  effet- 
to veduti  ,  e  rifiutati  varj  modelli  de'  suoi  piìi  stimati  architetti ,  ed 
inteso  r  arrivo  del  Castelli  ,  la  fama  del  quale  era  già  molto  prima  ia 
quelle  parti  pervenuta  ,  non  tardò  a  chiairsarlo  alia  corte  .  Portatosi 
alla  presenza  del  Re,  ed  inteso  il  suo  desiderio,  fatta  matura  consi- 
derazione all'  opera,  espresse  in  carta  il  suo  pensiero  disegnandovi  una 
scala  a  chiocciola  guadagnata  in  un  sito  altrettanto  cotr.odo  ,  quanto 
segreto  ,  né  sin  allora  venuto  ad  alcun  altro  in  pensiero.  Presentato  il 
modello  al  Rè  colpi  cosi  bene  nel  di  lui  desiderio  ,  che  tosto  lo  costi- 
tuì Architetto  maggiore  di  tutte  le  Reggie  fabbriche  ,  e  gli  assegnò 
onorevolissimo  stipendio  da  pagarsegli  in  fin  d'  ogni  mese  .  Jl  sopraci- 
tato Lomazzo  nell'  Idea  del  tempio  della  pittura  ove  parla  degli  uomi- 
ni famosi  ,  che  hanno  operato  nello  Scuriale  cosi  dice  ;  »  Alla  qual 
fabbrica  ,  come  Signore  d'  ogni  scienza  dotato  ,  ha  eletto  i  princi- 
pali Architetti  del  Mondo  Gio:  Battista  Bergamasco ,  ed  il  gran  Giovati 
d'  Errerà  ,  secondo  il  giudizio  dei  quali  sono  state  disposte  le  altissime 
colonne  ,  ed  i  volti,  e  pareti  del  tempio  con  le  figure  degli  anteces- 
sori della  serenissima  casa  d'  Austria  fatte  di  rilievo  di  grandissimo  stu- 
pore ,    e  meraviglia  .  « 

Nel  reale  palazzo  del  Pardo  si  vede  di  lui  in  ornatissimi  compartì 
la  favola  di  Medusa  ,  ed  altre  di  Ovidio  cosi  ben  disegnate  ,  e  colori- 
te ,  che  questa  sola  opera  può  far  immortale  il  suo  nome  .  Molte  altre 
cose  fece  pel  regio  servigio  ,  delle  quali  parlano  alcuni  autori ,  che 
hanno  scritto  in  lingua  Spagnuola  ,  come  Vincenzo  Carducchio  nel  suo 
dialogo  della  pittura  ,  e  Don  Antonio  Palomino  nel  Tomo  terzo  delle 
vite  de'  più  eccellenti  pittori  ,  e  scultori  Spagnuoli ,  ove  anco  descri- 
ve in  ristretto  la  vita  del  Castelli  . 

Or  mentre  egli  attendeva  a  far  risplendere  il  proprio  valore  nelle 
tré  belle  arti  da  lui  professate,  impiegato  sempre  ne' lavori  più  onore- 
voli,  non  volle  l'avversa  fortuna,  che  fu  solita  a  perseguitarlo,  lasciar- 


li?0 

lo  godere  d'avvantaggio  quest'  aura  favorevole  della  Corte,  mentre  nell' 
anno  1579.  ivi  terminò  i  suoi  giorni,  secondo  il  parere  del  Soprani, 
e  secondo  1'  autore  dell'  Abeccdario  Pittorico  accresciuto ,  e  ristampato 
in  Venezia  nel  1754.  mori  nove  anni  prima  dicendo  egli  cosi  :  so  be- 
ne che  mori  nel  IS70«  'ri  età  di  80.  anni,  come  dal  suo  deposito 
in   Madrid  . 

Né  in  tale  contradizione  essendo  io  potuto  venire  in  chiaro  di  uà 
tal  fatto  ho  voluto  qui  porre  il  sentimento  dell'  uno,  e  dtll'  altro  au- 
tore lasciando  poi  la  decisione  a  chi  potrà  avere  più  chiare  notizie  di 
questo  arteiìte  ,  la  morte  del  quale  fii  di  estremo  dolore  a  quel  Mo- 
narca, e  di  grave  perdita  di  quel  famoso  edifizio,  che  sempre  più  eoa 
nuove  idee  di  pitture  ,  ed  altri  ingegnosi  ornamenti  rendeva  più  ma- 
gnifico ,  e  superbo  . 

GRANELLO,    E    FABRIZIO    FIGLIVOLI 
DI    CIÒ:    BATTISTA    CASTELLO    PITTORI. 

J ibbe  il  Castelli  due  Figliuoli  Granello,    e    Fabrizio,    che    sotto    la 

paterna  direzione  divennero  molto  eccellenti ,  e  furono  dal  Padre  con- 
dotti in  Spagna,  ed  impiegati  ancor  essi  a  dipignere  alcune  stanze  nell' 
Escuriale  con  capricciosi  ornamenti ,  e  mirabili  Grotteschi  ne'  quali  par- 
ticolarmente furono  molto  singolari  ,  cerne  ne  siamo  assicurati  dal  Pa- 
Jamino  nel  tomo  secondo  della  sua  opera  in  lingua  Spagnuola  ,  e  dal 
Padre  D.  Ilario  Mazzolari  nelle  reali  grandezze  dell'  Escuriale  ,  ove  al 
capitolo  sesto  cosi  si  legge  , 

»  Dalla  cornice  in  su  stanno  entrambi  i  tetti  •  L'  ordine  loro  è 
eccellente  .  Fingonsi  opere  di  fogliami  ,  di  gesso  ,  e  risalci  di  chiaro  e 
scuro,  soffitte  di  palchi  indorate,  ed  intagliate  co'  fioroni,  e  catinuc- 
ci  dello  stesso  ;  e  per  di  dentro  di  questi  archi  van  correndo  per  le 
sue  liste  ,  ed  iscompartimenti  mille  bizzarrie  ,  e  capricci  di  grotteschi  , 
©ve  si  veggono  animali  varj  ,  uccelli  strani  ,  panni  di  diversi  colori 
pendenti  distesi  raggrinzati ,  pezzi  d'architettura  ,  frontispizj  ,  cornici  , 
zimborj  ,  sostenuti  falsamente  sopra  legnucci ,  ed  altre  cento  frivolezze 
proprie  di  questa  sorte  di  pittura  ,  che  non  pretende  più  che  dilettar 
la  vista  con  questa  varietà  ,  e  vaghezza,  ove  parimente  si  veggono  ili 
diversi  incassamenti  e  cieli,  o  baldacchini,  e  nicchi,  figurette  d'ange- 
li in  alcuni,  delle  virtù  in  altri,  in  altri  medaglie,   il    tutto   si    viva- 


ìgl 

mente  colorito  ,  e  lavorato  ,  che  rallegra ,  e  trattiene  molto .  Ella  è 
opera  de'  figliuoli  del  Bergamasco  ,  Granello  ,  e  Fabrizio  .  Consiste  la 
perfezione  di  questa  pittura  ne'  buoni  coiuraposti  e  ripartiti,  variando 
il  tutto  di  modo,  che  pajono  tutti  differenti:  e  chi  vorrà  trattenersi, 
se  gli  avanza  tempo  ,  trova  mai  sempre  cose  nuove.  Basta  ora  dir  ciò 
così  in  confuso  .  « 

Né  altro  mi  resta  di  aggiungere  di  questi  due  eccellenti  artefici  , 
giacché  altra  istruzione  ,  o  certezza  non  ho  potuto  avere  di  loro  né 
dcir  opere  che  fecero  :  dico  bensì  che  dalla  diversità  delle  cose  dipinte 
riferite  qui  sopra  dal  Mazzolar»  deesi  argomentare  ,  che  sieno  stati  pit- 
tori universali  ,  e  veri  imitatori  della  paterna  virtù  ,  e  per  uomini  si:\- 
golarissuni  debbono  essere  riputati ,  mentre  ,  se  tali  stati  non  fossero  , 
oon  sarebbero  state  loro  allogate  opere  in  un  luogo,  ove  solamente  i 
primarj   pittori  di  quel  tempo  ebbero  la  sorte  di  poter  travagliare  . 

Piaccmi  per  ultimo  di  qui  riportare  le  note  aggiunte  alla  vita  del 
Castelli  dall'  erudito  Carlo  Ratti  pittor  Genovese  nella  magnifica  ristam- 
pa fatta  in  Genova  nel  1768.,  delle  vite  de'  Pittori  Genovesi  di  Raf- 
feello  Sopran;  rivedute  ,  accresciute  ,  ed  arricchite  di  note  dallo  stesso 
con  r  aggiunta  dei  secondo  Tomo  contenente  le  vite  de'  Professori  dal 
tempo  in  cui  ha  terminato  il  Soprani  insino  al  dì  d'  oggi .  Egli  però 
a  fol,  407.  del  primo  Tomo  così  scrive  ."^ 

M  li  pruno  lavoro  fatto  dal  Castello  nell'  Escuriale  non  fu  d'  una 
scala  a  lumaca  ,  ma  fu  della  scala  principale  ,  che  dal  reale  palazzo  al- 
la Chiesa  conduce  ,  ed  è  insigne  per  le,  tre  porte  ,  per  le  nobili  ba- 
laustre ,  e  per  altri  maestosi  ornamenti  colà  inseriti  secondochè  rappor- 
tano i  descrittori  di  quel  grande  Escuriale,  due  de'  quali  sono  il  Pa- 
dre Francesco  de'  Sjiui  Carmelitano  Scalzo,  e  Don  Ignazio  Mazzolar! 
Monaco  di  San  Girolamo.  Notano  altresì  questi  descrittori ,  come  vi 
sono  in  queir  Escuriale  alcune  stanze  egregiamente  dipinte  con  grot- 
tesche da  due  figli  del  Castello  nominati,  l'uno  Fabrizio,  l'altro  Gra- 
nello .  Io  credo  però  ,  che  questo  secondo  non  fosse  figlio  del  Castel- 
lo ,  ma  della  moglie,  che,  come  già  il  Soprani  scrisse,  era  vedova  di 
Nicolosio  Granello ,  e  il  nome  di  Granello  attribuito  a  questo  secondo 
figlio  pare  confermi  ciò  che  ho  detto  . 

Gran  disgrazia  ha  incontrato  questo  valentuomo  appresso  gli  scrìt- 
ìori-  di  pittura  ;  mentre  non  ve  n'  ha  alcuno  ,  che  di  lui  parli  con 
la  meritata  distinzione  ,•  anzi  fino  gli  stessi  Abecedarj  ne  passano  sotto 
silenzio  il-  nome  .  Né  altri  che  io  sappia  alcuna  cosa  ne  dice  ,  eccetto 
il  Cav.,  Carlo  Ridolfi    nelle    vite   de'  Pittori  di  Venezia  ,    e    di    quello 

31 


I  62 

stato.  Piaceml  qui  soggiugncre  !a  breve  notizia  ,  che  il  prefato  Ridolfi 
ne  dà  in  fine  della  vita  di  Lorenzo  Lotto  nella  parte  i,  alla  pag.  133. 
ove  leggo .  " 

»  Battista  Castello  fu  condotto  agli  stipendj  di  Filippo  II.  Re  di 
Spagna  ;  e  dicono  ,  che  egli  servisse  nella  fabbrica  dell'  Escuriale  .  Di 
pittura  ha  in  Bergamo  la  figura  del  Salvatore  sopra  la  porta  della  Chie- 
sa del  Gesù  ;  e  nella  cappella  di  Bartolomeo  Collconi  fece  a  fresco  uà 
fatto  d'  armi  .  Visse  il  rimanente  di  sua  vita  in  Spagna  occupandosi 
come  abbiam  detto  nell'  architettura  ,  onde  riportò  ampli  doni  da  quel 
generoso  Re  ;  poiché  i  Grandi  han  potere  d'aggrandire  in  un  punto, 
chi  loro  presta  servizio  .  « 

Cosi  scarso  è  stato  il  Ridolfi  in  parlare  di  Gio:  Battista  Castello, 
che  né  pure  ne  ha  scritto  la  vita  ,  quando  pt-r  altro  non  dovea  nella 
sua  opera  dimenticarla  ,  si  per  ragione  di  ciò  ,  che  egli  ci  aveva  pro- 
posto nel  titolo  ,  si  perchè  il  Castello  degno  era  di  ricordanza  ,  e  di 
elogio  più  di  certi  altri  pittori  dello  stato  Veneto  in  quell'  opera  di- 
stintamente,  e  separatamente  descritti  .  Si  lagnino  i  virtuosi  dell'  illu- 
stre città  di  Bergamo  più  del  Ridolfi  ,  che  del  Soprani  .  Perocché,  se 
il  Soprani  poco  ha  detto  del  Castello  ,  le  proposte  notizie  non  porta- 
vano ,  eh'  ei  ne  dicesse  di  più  .  Tuttavia  a  queste  del  Soprani  s'  è 
voluto  qualche  cosa  aggiugnere  per  supplire  all'  altrui  scarsezza,  e  ciò 
a  forza  di  minute  investigazioni  ,  che  non  poca  fatica  sono  costate  . 

GIAMBATTISTA    MORONI    PITTORE- 


'egna  sempre  d'  ammirazione,  e  d'onore,  è  stata  fra  noi,  e  sarà 
sempre  mai  la  memoria  di  Giambattista  Moroni  pittore  ,  che  non  so- 
Jamente  dee  aver  suo  luogo  fra'  principali  artefici  della  patria  nostra  , 
ma  fra  lutti  quelli  ,  che  per  più  valorosi  ,  ed  eccellenti  nel  decimo  sesto 
secolo  furono  celebrati .  Che  se  il  nome  di  lui  non  è  in  alcune  parti 
tanto  conosciuto,  come  lo  è  quello  di  alcuni  meno  di  lui  meritevoli, 
ciò  addiviene  per  non  essersi  egli  mai  dalla  patria  allontanato  ,  e  perchè 
molte  sue  opere ,  e  ritratti  particolarmente  in  lontani  paesi  trasportati 
passano  sotto  il  nome  di  Tiziano  ,  essendo  del  tutto  simigliami  a  quel- 
la maniera  ,  ed  in  tale  guisa  la  gloria  al  Moroni  per  una  parte  frau- 
dandosi ,  dall'  altra  poi  le  sue  pitture  con  quelle  di  sì  famoso  ed  ac- 
creditato maestro  confondendosi  viene  ad  essergli  non  poco  accresciuta. 
Nacque  nella    terra    d'  Albino  sette  miglia    da  Bergamo   distante , 


"^3 

ed  un  ingegno  chiaro  ,  e  vivace  daìla  natura  tratto  avendo  tutto  por- 
tato per  la  pittura  ,  fu  da'genitori  suoi  inviato  a  Brescia  sotto  la  disci- 
plina d'  Alessandro  Bonvicini  detto  il  Moretto  pittore  de'  più  celebri 
di  quei  tempo.  Non  si  può  esprimere  con  quanta  diligenza  la  scuola 
frequentasse  il  Moroni  ,  né  con  quale  assidua  applicazione  cominciasse 
a  disegnare  ,  e  studiar  1'  opcfe  del  Maestro  suo  ,  particolare  studio  fa- 
cendo intorno  al  modo  di  ben  comporre  qualsivoglia  Istoria  ,  e  far  si- 
miglianti  i  ritratti  ,  e  guari  non  andò  che  ndì'  uno  molto  eccellente, 
e  neir  altro    divenne  impareggiabile  . 

Tornatosene  in  patria  con  molto  credito  ,  moltissime  furono  le 
opere  che  gli  furono  ordinate  in  pubblico  ,  ed  in  privato  ,  d'.lle  quali 
faremo  menzione  senza  osservar  T  ordine  del  tempo  ,  che  a  noi  non  è 
ben  noto.  La  prima,  che  merita  1' attcnzion  nostra,  si  è  la  bellissima 
tavola  posta  all'  aitar  maggiore  nella  chiesa  di  S.  Benedetto,  nella  qua- 
le r:;ppresentò  1'  Assunzione  della  Vergine  gloriosa  ,  e  gli  Apostoli  ,  i 
quali  tutti  in  diversi  atti  ,  e  maniere  stanno  mirando  quc  la  beata 
Madre  cinta  d'  ogn'  intorno  da  una  larga  corona  d'  Angioli  levarsi  al 
Cielo  ,  alla  riserva  di  uno  dalla  parte  del  Vangelo  ,  il  quale  è  rivolto 
colla  testa  a'  riguardanti,  e  questo  a  me  pare  lo  stesso  ritratto  del  pit- 
tore in   tutto  simile  a  quello  deli'  imperiai  galleria  di  Firenze  . 

Basterebbe  questa  egregia  pittura  a  smentire  coloro  ,  che  i  sac- 
centi facendo  ,  dicono  che  il  Moroni  sia  bensì  stato  un  valente  ritrat- 
tista ,  ma  che  p'KO  ne'  quadri  istoriati  sia  riuscito  .  Di  tale  opinione 
è  pure  l'autore,  che  ha  scritto  la  vita  del  Moroni  unita  al  ritratto  di 
Lui  stampata  uiiimamenie  insieme  con  tutti  gli  altri  ritratti  de'  più 
insigni  pucon  fatti  di  propria  mano  di  ciascheduno  di  loro  esistenti 
nella  jopradetta  galleria  di  Firenze  ,  e  pubblicati  con  reale  macnificen< 
za  e  squisitezza  d'  intagli  in  più  tomi  in  foglio ,  nel  primo  de'  quali 
si  legge  . 

»  Ma  comechè  tedioso  soverchiamente  esperimentava  il  Moroni  lo 
studio  dell'  inventare  ,  e  ditficilissimo  poi  quello  di  disporre  i  soo^ietti, 
che  gli  venivano  ordinati  ,  risolvè  d'  abbandonare  affatto  1'  impccnosa 
esecuzione  de'  componimenti  ;  ed  in  quel  canVoio  gli  piacque  di  atte- 
nersi a  colorir^   sodamente   i   ritratti  al   naturale  ec,   « 

Per  comprovar  dunque  affatto  insussistente  tale  opinione ,  e  che 
non  risolvette  d'  abbandonare  affatto  1'  impegnosa  esecuzione  de'  coin- 
ponimenti ,  rra  che  al  pari  d' ogn' altro  p'ttore  isterico  ha  fatto  spic- 
care sino  alla  morte  il  proprio  valore  ,  andremo  con  la  possibile  bre- 
vità accennando  le  sue  opere  istoriate  per  le  Chiese  della  città ,  e  ter- 
ritorio copiosamente  diffuse  . 


\ 


i64 

Dipinse  per  la  cattedraie  la  tavola  posta  al  primo  altare  a  sinistra 
con  la  Ve  gine  in  alto ,  e  sotto  San  Girolamo  ,  e  Santa    Caterina   ingi- 
nocchiati ,   per  la   Chiesa  del  Carmine  la  tavola  di  Santa  Barbara  ,    per 
quella  di  San  Francesco  il  SS.  Crocifisso  con  alcuni    Santi  dalle  parti  ; 
due   altri  Crocifissi  fece  uno  per  San   Pancrazio    campeggiato    per    ogni 
lato  da  paese  nìoltu  oscuro,  e  da  aria  tutta  tenebrosa,  ed  un  altro  per 
San  Defendente  con  la  Vergine,    e  San  Giovanni  dalle  parti.  San  De- 
fendente ,  e  Santa  Maddalena  inginocchiati    a'   piedi  della  croce  .   Fece 
per  la  Chiesa  de'  Cappuccini  un  Cristo  morto    in    braccio    alla  Madre 
con  molti  Santi  intorno,  e  per  la  cappellina  privata  de' suddetti  Padri 
la  Vergine  assisa  col  Bambino,    li  Santi   Francesco  ,  e  Caterina  ,    e  da 
una  parte  il  ritratto  del    divoto  ,    che    fece  far  questa  pittura  ,    per   la 
Chiesa  della  Santissima  Trinità  ,  il    gran  quadro    posto  sopra  1'  arco  di 
mezzo    in  faccia  alla   porta  con   la    Trinità    Santissima  in    atto  di  coro- 
nare la  Vergine  con  var)  Angeli  intorno ,  e  con    veduta    sotto   di    bel 
paese  col  suo  nome,    e    1'  anno    157^.  Per    quella  delle    Monache    di 
Matris  Domini  il  martirio  di  San    Pietro  Martire  ,    ove  vedesi  il  Santo 
inchinato,   il  quale  con   un   dito  scrive    in  terra  al    proprio  sangue   il 
simbolo  degli  Apostoli  ,  e  dietro  un  manigoldo  in  atto  di  scagliargli  il 
colpo  sul  capo,  e  in  poca  distanza  il  compagno  del  Santo,  che  si  vol- 
ge in   precipitosa  fuga  ;    quest'  opera  è  dipinta  sul  legno  ,    ed  è  tanto 
ammirabile  in  ogni  sua  parte  ,  che  si    può  annoverare  fra  le  più  belle 
cose  ,  che   il  Moroni  facesse  giammai  . 

Nella  Chiesa  Parrocchiale  di  Romano  vedesi  di  sua  mano  la  cena 
di  Cristo  ,   in  quella  di  Palazzago  1'  Assunzione  di  Maria  Vergine  ,    in 
quella  di    Soverc    la  Risurrezione    di  nostro    Signore  ,    e    in    quella  di 
Gazzaniga,  San    Giorgio  a  cavallo,  ed  altri  Santi   in  diversi  partimcnti 
la  qual  opera  fu  fatta  nel    1575.  per  il  prezzo  di  lire  400.,    ed    una 
soma    di   fermento  ,    la   quale    soma    poi    dopo    la    morte  del  Moroni 
seguita  pochi  anni  appresso  fu  riscossa  da  sua  moglie  ,    come   dai  libri 
di  detta  chiesa  si  rileva  .  Molto  operò  nella  sua   terra  d'  Albino    sopra 
tele ,  e  muri  a  olio  ,  e  a  fresco  ,   e  si  fece  conoscere  per  pittore  uni- 
versale ,  e  ciò  si  vede    in    una  stanza    dipinta  in  casa  Spini   nell'  anno 
1549.  essendovi  in  essa  molti    capricci  alla  chinese  ,  paesetti  ,  puttini» 
ed  animali  diversi  con  molta  grazia,  e    leggiadria   insieme  ripartiti.  Fe- 
ce in  altra  stanza   un  gruppo  di    puttini  ,    che    sostengono  lo  stemma 
gentilizio    di  quella  casa  ,  e  sopra  il  palazzo  della   Misericordia  d'  Albi- 
no posto  sulla  piazza  della   Parrocchiale ,    colori  a  fresco  la  Beata  ^'e^• 
gine  col  Bambino  fra  le  braccia  con  var)  poveri  intorno  ,  e  con  bellis- 


^6^ 

simc  architetture.  E  questa  pittura  fu  fatta  nel  1570;  su  la  piazza 
di  Santo  Stefano  sopra  una  casa  ora  posseduta  da'  suddetti  Conti  Spi- 
ni colori  Gesù  Cristo  morto  in  braccio  alla  Madre,  e  dalle  pnrti  li  San- 
ti Antonio  Abate  ,  e  Sebastiano  :  Nella  Parrocchiale  ha  dipinto  la  tavo- 
la col  Crocifisso  ,  e  li  Santi  Bernardino  da  Siena  ,  ed  Antonio  da  Pa- 
dova ;  e  sopra  il  pulpito  un  San  Paolo  colorito  a  olio  sopra  il  muro , 
ed  uno  stendardo  con  la  Vergine  del  Rosario  .  Nella  chiesa  di  San 
Rocco  la  tavola  con  Gesù  che  porta  la  Croce  ;  in  Santa  Barbara  di 
Bondo  dipinse  Ja  tavola  con  la  Madonna  tenente  il  Bambino  ,  e  sotto 
Santa  Barbara  ,  e  Santa  Caterina ,  e  questa  contasi  fra  le  sue  più  sin- 
golari opere  ,  il  modello  della  quale  vien  posseduto  dal  Signor  Bernar- 
do Cabrini  . 

Conservasi  pure  in  Albino  nel  convento  delle  Monache  di  Sant' 
Anna  un  maraviglioso  ritratto  della  loro  fondatrice  con  sotto  la  seguen- 
te iscrizione  . 

I^obilis  Matrona  Lucrecia  Noò.  Alexii  Aleardi  filla ,  &  uxor  Nob. 
&  fgregii  Francisci  Vertute  cj.  Nob.  Egregii  viri  Petri  Vertuce  Mona- 
stcrii  Sancljs  Annos  Albini  Fundatrìx  anno  i5!yy. 

Per  la  Patrocchiale  di  Seriate  dipinse  la  tavola  principale  posta  nel 
coro  col  Santissimo  Crocifisso  ,  e  dalle  parti  San  Cristoforo  ,  San  Gri- 
sogono  ,  ed  altri  Santi  .  Per  quella  di  Palosco  una  gran  tavola  all'  ai- 
tar Maggiore  rappresentante  il  Martirio  di  San  Lorenzo  ;  per  la  Chie- 
sa degli  Zoccolanti  di  Caudino  la  sepoltura  di  Cristo,  per  la  Parroc- 
chiale di  San  Giacomo  di  \'air  alta  una  bellissima  tavola  nell'  coro  , 
con  la  Beata  Vergine  ,  e  li  due  Apostoli  Giacomo  ,  e  Giovanni  ,•  per 
quella  di  Fino  la  tavola  dell'  aitar  Maggiore  ,  con  li  Santi  Pietro  ,  ed 
Andrea  ;  e  altre  sue  degnissime  fatiche  veggonsi  nelle  Chiese  Paroc- 
chiali  di  Chignolo  ,  Ranica  ,  Cenate  ,  Rovetta  ,  Parre  ,  Gaurina  ,  San 
Bartolomeo  d'  Almenno  ,  ed  altrove ,  le  quali  se  tutte  volessi  qui  ad 
una  ad  una  descrivere  forse  di  soverchia  lunghezza  verrei  accusato  . 
Ma  di  una  certamente  non  voglio  omettere  di  far  qui  particolar  ricor- 
danza ,  giacché  a  pochi  verrà  fatto  di  poterla  ammirare  .  Vedesi  que- 
sta nella  Chissà  della  Madonna  di  Misma  posta  quasi  sulla  cima  di 
queir  altissimo  monte,  e  avendo  voluto  co'  proprj  occhi  accertarmi  della 
bellezza  incomparabile  di  tale  pittura  io  so  per  pruova  quanto  il  salirlo 
difficile  ,  e  quanto  lo  scenderne  sia  precipitoso  .  Rappresenta  questa 
r  Assunzione  di  Maria  Vergine  ,  che  viene  da  tnolti  Angeli  portata  in 
Cielo  :  veggonsi  a  basso  gli  Apostoli  in  diversi  bellissimi  atteggiamenti  , 
e  di  rara  bellezza  è  la  figura  di  San  Pietro ,  che  scorgesi  in  prima  ve- 


1^4 

duca  inginocchiato  ,  con  la  testa  appoggiata  ad  una  mano  ,  che  guar- 
da in  alto  :  dietro  San  Giovanni  in  piedi  col  libro  del  Vangelo  aper- 
to ,  alcuni  in  ischiena  inginocchiati  ,  altri  in  piedi  in  si  naturali  ,  ed 
espressive  attitudini ,  e  con  tanta  esattezza  di  disegno  ,  e  forza  di  co- 
lorito ,  che  non  si  sa  discernere  in  quale  di  queste  due  perfezioni  sia 
più  lodevole  ,  mentre  unite  amendue  ,  Io  che  rade  volte  avviene,  qui- 
vi tanto  bene  s'  accoppiano  ,  che  1'  una  acquista  vaghezza  dall'  altra  , 
e  da  amendue  poi  ne  risulta  al  nostro  Moroni  fama  immortale  .  Gran 
disgrazia  certamente  stimo  per  noi,  che  questa  egregia  ^pittura  trovisi 
sequestrata  in  Luogo  cotanto  scosceso  ,  e  di  accesso  dilticile  ,  cosi  che 
resti  agi'  intendenti  impedito  1'  ammirarne  a  loro  beli'  agio  le  singolari 
bellezze  ,   delle   qaali   va  adorna  . 

Ma  quanto  valente  si  fece  conoscere  il  Moroni  ne' quadri  istorii- 
tì ,  altrettanto  più  singolare,  anzi  unico  riuscì  ne' ritratti ,  de'  quali 
tanta  era  la  stima  ,  che  ne  faceva  Tiziano  ,  che  dir  soleva  a'  Rettori  , 
che  da  Venezia  partivano  per  i  governi  di  Bergamo  ,  che  se  brama- 
vano il  loro  vero  ,  e  naturale  ritratto  si  facessero  dipingere  dal  Mo- 
roni .  Di  più  si  racconta  ,  che  ritrovandosi  in  Venezia  un  Gentiluomo 
Bergamasco  della  famiglia  Albani  ,  e  portatosi  da  Tiziano  per  farsi  di- 
pingere fu  dallo  stesso  interrogato,  di  qual  paese  egli  fosse  ,  ed  inteso 
avendo  che  era  da  Bergamo  :  Come ,  replicò  Tiziano  ,  crede  ella  forse 
di  avere  un  miglior  ritratto  dalle  mie  mani  di  quello  lo  possa  avere  in 
Bergamo  dal  suo  Moroni  ?  Riservi  pure  a  lui  quest'  opera  assicuran- 
dola che  più  pregevole  sarà  ,  e  più  singolare  d^lla  mia  .  Ritornato  poscia 
a  Bergamo  1'  Albani,  e  raccontato  al  Moroni  il  successo,  gli  fece  quel- 
lo  stupendo  ritratto  ,  che  tuttora  ritrovasi  presso  il  Sig.  Giuseppe  Al- 
bani ,  nel  quale  è  colorito  un  vecchio  con  lunga  barba  vestito  con  ro- 
bone  negro  foderaio  di  bianca  pelliccia  ,  né  certamente  puossi  vedere 
cosa  migliore  avendo  egli  in  questo  avanzato  1'  eccellenza  degli  altri  ». 
che  da  indinnanzi  fatti  aveva  ,  e  ciò  si  può  credere  che  procedesse 
per  impegno  del  seguito  discorso  con  Tiziano  ,  e  che  perciò  vi  pones- 
se ,   più   studio,   e  diligenza   del   solito. 

Il  Cav.  Ridolfi  cita  alcuni  ritratti  ,  che  a'  suoi  tempi  erano  in 
Venezia  ,  de'  quali  non  avendo  io  altra  notizia  ,  qui  trascriverò  le  sue 
parole  . 

»  In  casa  Navagiera  alla  Pietà  è  il  ritratto  di  Antonio  Navagiero 
fu  Podestà  di  Ber2,amo  .  Il  Sig.  Cav,  Landò  ne  ha  un  altro  di  Vettor 
Michele  Podestà  di  elusone  .  Il  Sig.  Jacopo  Pighetti  ha  quello  di  Mon- 
signor Bartolomeo  Pighetti  suo  Zio  Prelato  di  valore    nelle    leggi,    che 


è  de'  migliori  dell'  autore  .  Il  Sig.  Pietro  Assonica  uno  di  un  Monsi- 
gnore  di  sua  famiglia  ,  e  nelle  case  del  Sig.  Gio;  Grimaui  vi  è  quello 
di  Ercole  Tasso  con  libro  in  mano  ,  in  cui  è  scritto.  De  morie,  Her' 
culcs  Tassus  Philosophus  antnun  agens  29.  con  altri  ancora  di  donne 
ed  uomini   molto  naturali  .  « 

*  Un  ritratto  simile  ,  ma  solamente  abbozzato  di  mano  del  Moroni 
ritrovasi  appresso  di  me  con  le  parole  medcsi;ne  di  sopra  citate.  Segue 
poi  il  Ridolfi  :  »  Tre  si  conservano  in  Bergamo  1'  u.io  appresso  di.ll' 
Archidiacono  Terzi  ,  1'  altro  del  Canonico  Moroni  ,  il  terzo  de' 
Signori  Tassis  .  «  Il  quale  forse  sarà  il  sopraddetto  di  Ercole  Tassi  mio 
antenato .  Quello  poi  dell' Archidiacono  Terzi  viene  presentemente  pos- 
seduto in  Brescia  dal  Conte  Luigi  Avogadro ,  Cavaliere  che  dell'  arti 
nostre  ha  un  singoiar  diletto  ,  ed  intendimento  ,  e  lo  tiene  per  uno 
de'  più  rari  pezzi  della  sua  bella  ,   e  copiosa  raccolta  . 

Nella  sopraddetta  casa  Gnmani  a  S.  Maria  Formosa  trovasi  a  dir 
del  Bocchini  un  prezioso  ritratto  d'  un  sarto  ,  il  quale  nella  sua  carta 
del  navigar  pittoresco  lo  descrive  nella  seguente  maniera  . 

Tuttavia  quel  Moron  ,  quel  Bergamasco 

Per  esser  gran   pittor  bravo  e  valente  * 

El   vogio  nominar    seguramente 

Che  de   bona  monea  1'  ha  pieno  el  tasco  , 

Che  dei   ritrati  ••  ma  in   particolar 

Quel    d'  un  sarto  si  belo  ,  e  sì  ben  fatto 

Che  '1   parla  più  de  qual  se  sia  Avocato , 

L'  ha  in  man  la  forfè  ,  e  vo  el  vede  a  tagiar  ." 

D'  altro  superbo  ritratto  fa  menzione  il  riferito  autore  ,  che  dalla 
galleria  del  Sig.  Paolo  del  Sera  passò  in  quella  del  Serenissimo  Leopol- 
do di  Toscana  in  coiai  guisa  . 

Un.  retraton  d'  un  homo    assae  bizaro 

Che  in  testa  ha  un  bereton  fatto  al  antiga 
Diga  chi  voi  nesun  sa  quel  che   diga 
Quando  voi  dire ,  mi  da  questo   imparo , 

El  sona  de  leuto  con  tal  grazia 

Che  soto  i  dei  par  che  le  corde  sona. 
Si  disse  a  ponto  un  zorno  una  persona  , 
Chi  i'  vede  d' osservarlo  mai  se  sazia  l 


1^8 

O  in  pitura  Pitor  j  che  carne  impasta 
O  Bergamasco  pien   d'  alto  giudizio 
Più  di  cosi  ti  no  puoi  far  1'  oiSzio  : 
Ti  è  Batista  Moron  ,    tanto  me  basta  ,' 

In  Roma  nella  galleria  del  Contestabile  Colonna  si  vede  una  test* 
bella  oltre  ogni  credere  ,  ed.  un  ritratto  ia  mezza  figura  in  quella  de' 
Principi  Borghesi  ;  né  voglio  lasciar  di  dire  quanto  è  accaduto  in  tale 
proposito  al  Co:  Giacomo  Carrara   in  occasione  del    viaggio  dal  mede- 
simo  intrapreso  a  motivo    specialmente  di  gustare  le   più  scelte,  e   rare; 
cose  che  in  genere  di  pittura.,  scultura,  e  architettura  in   varie  parti» 
e    singolarmente  in  alcune  principali  città  d'  Italia  si    veggono  ,    ed    è 
che  rurovandosi  egli   nel    1758.  in   Roma  ,  e  portatosi   ad  ammirare   U 
sopraddefta  galleria  Borghesi  entrato  nella  stanza  detta  di  Tiziano  per-» 
che  in  quella   unite  ritroyansi  le  opere  di  lui,  che   veramente  in  gran- 
de quantità   posseggono  quei  Principi,  vide  il   riferito  ritratto  in  mezza 
figura  vestito  all'  uso  di  quei   tempi  con  biretto   in  capo  ,    e.  seduto  iti 
sed:a   d'  appoggio  con,  un  libro  socchiuso  in  mano  ,  e  per    tale   motivo 
viene  denominato    capricciosamente   il   Maestro    di  Scuola    di  Tiziano  5 
e  tenuto  per  cosa,  rara  ,  e  singolare.   Ma   la  verità  si  è  che  non  altri- 
menti di  Tiziano  ,    ma  bensi  è    opera  del    nostro    Moroni  ;    di    che   i! 
Conte  suddetto  ne   può  dare  un  giudizio  certo,  ed   indubitato  stante  la 
molta  cognizione  ,    e  lunga  pratica  ,  che   ha.  di  pittura  ,  e  yngolarmen-»- 
le  poi    delle  opere  del  Moroni ,  e  degli  altri  nostri  artefici  ,    le   pitture 
de'  quali  si  hanno  tutto  di  sotto  gli  occhi  .  Questo  conferma   nnggior- 
mente  quello  ,  che  sopra  si  è.  detto  ,  che  li  ritratti   del  Moroni  hanno 
una  totale  simiglianza  con  quelli  di  Tiziano  ,    di  cui  il    più  delle  volte 
vengono  riputaci,   particolarmente  ne'  paesi  lontani,  ove  non  è  ,  cono-. 
sciuto  il  noaie  del    Moroni.    Verrebbe    certamente  attribuito    al   mede-. 
Simo  Maestro  quell'  insigne    ritratto    che    ritrovasi   nella   tanto  rinomati 
galleria  d'Augusto  III.  Re  di  Polonia  ,  ed  Elettore   di  Sassonia  in  Dres- 
da,    se    da    Pietro  Guarienti  il  più  intendente,    ed-  abile  conDscitor  di 
pittura    del  nostro  secolo  ,  morto  pochi  anni  sono  in  figura  d'  Inspet-. 
tore  della  galleria  stessa,  non  fossimo  assicurati  essere   di   mano  del   no- 
stro Moroni  Qon  la  postilla  posta  a'    piedi  della  facciata  ,  ove  si   parla 
del   Moroni  nella  ristampa  dell' abccedario  Pittorico  fatta  nel    17S3'  '"^ 
Venezia  ,  e  notabilmente  accresciuta-  dallo  stesso  Guarienti  , 

Se   tutti   li  ritratti   poi,  che  si  trovano  in  questa  città,  e  che  nel- 
le private  case,  quai  preziosi  tesori  si  conservanq,  si  volessero  far  noti 


\<j9 
troppo  lunga  >  e  disagevol  cosa  sarebbe  ;  di  quelli  però  sola.Tiente  , 
che  o  a  me  è  toccato  di  vedere  ,  o  da  persone  degne  di  fede  sono 
fatto  consapevole,  farò  qui  ricordanza  .  Un  mirabile  ritratto  in  tutta 
figura  vestito  alla  spagnuola  vedcsi  in  casa  Grumtlli  ,•  un  vecciiio  se- 
duto sopra  sedia  d'  app'\ggio  tutto  Tizianesco  è  de' migliori  dell'  auto- 
re in  casa  Bottame  ;  una  mezza  figura  vestita  pure  alla  spagnuula  iri 
casa  Rivola,  due  in  casa  Morandi.,  due  presso  il  Sig.  Francesco  Ales- 
sandri ,  il  ritratto  del  famoso  nostro  letterato  Gio:  Crisostomo  Zancht 
Abate  Laterancnse  nel  convento  di  Santo  Spirito  ;  un  vecchio  con  lun- 
ga barba  seduto  con  molti  libri  intorno  ,  in  uno  de'  quali  sta  scritto. 
Jo:  B/p.  iM^r.  piaxn  que/n  non  vidit  i^6i.  spicca  al  più  alto  seg  io 
al  confronto  de'  più  celebri ,  ed  accreditati  maestri ,  de'  quali  è  abbon- 
dfvolr-njnte  adorna  la  scelta  galleria  del  Co;  Canonico  Giambattista  Zan- 
ohi .  Sette  ritratti  presso  il  Co.  Giacomo  Carrara  ,  uno  de'  quali  molto 
singolare,  una  mezza  figura  in  casa  Asperti,  quattro  stupende  teste  in 
casa  Tomini ,  ed  una  mezza  figura  istoriata  con  bellissimo  paese,  ove 
vcdesi  in  qualche  distanza  San  Giambattista  ,  che  battezza  il  Signore  , 
opera  degna  di  molta  considerazione  .  Due  in  casa  del  Co.  Cav.  Carlo 
Albani  del  Borgo  Sant'  Antonio  ,  ed  uno  del  Co.  Teodoro  pur  dello 
stesso  Borgo  rappresentante  il  Conte  Girolamo  Albano  avanti  che  fosse 
fatto  Cardinale,  in  tempo  ,  che. era  Collateral  Generale  della  SereniiTima 
nostra  Repubblica  .. 

L'ultima  opera  di  particolàr  considerazione,  che  fece  il  Moroni 
fu  quella  posta  nella  Chiesa  Parrocchiale  di  Gorlago  rappresentante 
r  universale  giudizio  ,  nella  qual  chiesa  aveva  prima  dipinte  due  altre 
tavole  ,  1'  una  con  1'  adorazione  de'  Magi  ,  1'  altra  con  San  Gottardo 
Vescovo  seduto  nel  mezzo  ,  e  dalle  pa.rti  San  Lorenzo  ,  e  Santa  Ca- 
terina in  piedi  ,  e  siccome  il  Padre  Calvi  asserisce  il  sopraddetto  uni- 
versale giudizio  di  mano  di  Lorenzo  Lotto,  cosi  a  comune  disingan- 
no ,  qui  piacemi  di  registrar  la  scrittura  di  convenzione  copiata  dall' 
originaie  scritto  dal  Moroni  di  propria  mano  ,  e  dal  prezzo  rimarche- 
vole in  quella  accordato,  si  rileverà  anco  in  quanta  estimazione  fosse- 
ro ,  lui    vivente  ,  le  sue  pitture  .. 

f*  Per  la  presente  scrittura  si  fa  pubblica  fede  come  io  Gio:  Bat- 
tista di  Moroni  d'  Albino  mi  obbligo  &  prometto  de  dar  al  Reveren- 
do M.  Pre  Giorgio  e  Pancratio  tutù  doi  di  Asperti  da  Gorlago , 
uno  quadro  di  larghezza  de'  braccia  nove  ^  &  mezzo,  de  altezza  de 
braccia  otto,  &  quarte  una  con  la  tela,  &  telaro  sopra  il'  quale 
tia    dipinto   r  universa!   giudizio   a  olio  in  laudabil   forma    in    tcrmi- 

22 


170 
ne  de  mesi  quindici  prossimi  ,  &  etiam  In  detto  quadro  la  figura 
di  S.  Pancratio  ,  per  il  quale  quadro  detto  Reverendo  Georgio  & 
detto  Pancratio  tutti  doi  in  solidum  si  obbligano  di  dare  &  paga- 
re a  mi  Gio:  Battista  suddetto  scuti  N.  cento  e  ottanta  d'  oro , 
cioè  scuti  1 80.  in  li  infrascritti  termini  v.  g.  scuti  quaranta  al  pre- 
sente ,  quali  confesso  averli  riceputi  li  actualmente  numerati  in  oro, 
St  moneta  ,  &  altri  scuti  quaranta  a  la  festa  de  la  resurezione  dell' 
anno  (57S.  ,  &  il  restante  finita  l'  opera,  &  questo  fu  adi  29, 
Aprile  1577.,  &  in  fede  di  questo  io  Gio.  Battista  suddetto  ho 
scritto   di    mia   mano,    &    sottoscritto. 

Joj  Gio."    Battista   suddetto    affermo    ut   supra ,  a. 

&    più    sotto    aili  7.  Gennaro    1578.  »  contadi  a    mi  per   M.  Pan- 
cratio   suddetto   altri    scuti  quaranta    d'  oro    per   el  secondo  termine .  « 

Ma  passati  pochi  giorni  convenne  al  povero  Giacihaitista  per 
infermità  sopragiuntali  deporre  li  pennelli  ,  e  lasciar  imperfetta  questa 
•superba  incominciata  opera  ,  la  quale  dal  tremendo  colorito  ,  e  da  dif- 
ficilissimi scorci  ,  che  veggonsi  nella  parte  più  bassa  in  que' miseri  con- 
dannati all'  Inferno  dà  a  divedere  di  quanta  perfezione  riuscita  sareb- 
be ,  se  tutta  dalla  stessa  mano  fosse  stata  ridotta  al  suo  lodevolissimo 
termine  :  ma  avendo  poscia  aitro  pennello  di  molto  inferiore  osato  di 
andar  sulla  stessa  tela  al  confronto  di  questo  impareggiabile  uomo  col 
dar  compimento  alla  parte  superiore  della  gloria,  eh'  era  rimasta  im- 
perfetta ,  ha  dato  luogo  ad  un  volgare  proverbio  j  che  in  Gorlago  sia 
meglio  star  nell'    Inferno  ,  che  in  Paradiso . 

Venuto  il  principio  di  Febrajo ,  e  crescendo  sempre  più  il  male  , 
con  segni  di  buon  Cristiano,  nel  quinto  giorno,  cessò  di  vivere  lascian- 
do la  patria  ricca  di  sue  egregie  dipinture  ,  e  dolente  della  gravissi- 
ma perdita  ,  che  fatto  aveva  nella  sua  morte  .  Lasciò  dopo  di  sé  al- 
cuni figliuoli  ,  de'  quali  si  darà  qui  sotto  qualche  breve  notizia  .  Non 
accade  poi  ,  che  io  dica  qual  sia  stato  il  Moroni  nell'  arte  sua  ,  giac- 
ché oltre  a  quanto  ne  dice  la  fama  ,  abbastanza  lo  palesano  le  celcbra- 
tissime  opere  sue  ,  le  quali  lo  mostrano  ora  una  stessa  cosa  coli'  ammi- 
rabile suo  maestro  Alessandro  Bonvicini  detto  il  Moretto,  e  sempre 
similissimo  a  Tiziano  nel  colorito ,  e  particolarmente  ne'  ritratti  ,  molti 
de' quali  trasportati  in  lontani  paesi,  e  nelle  più  celebri  gallerie  collo- 
cati  passano  senz'  altro  dubbio  per  mano  di  lui,  come  già  dissi  di  sopra  . 

Che  egli  sia  stato  pittore  universale  ben  aggiustato  ,  e  ferace  in- 
ventore ,  e  non  semplice  ritrattista  ,  come  da  quelli  che  non  hanno 
vedute  sue  opere  istoriate  vien  riputato  ,  lo  abbiamo  di  sopra  veduto 


'7' 
dalla  prodigiosa  quantità  di  sue  lodevoli  opere ,    e   di  più  ce  lo    dà  a 

Cjnoscere  l'aver  egli  dovuto  replicare  più  volte  le  isrcsse  istorie,  e 
averlo  sempre  fatto  con  nuove  forme  ,  e  pellegrine  invenzioni  ,  come 
dalle  tre  bellissime  Assunzioni  di  Maria  ,  in  San  Benedetto  ,  in  Palaz- 
zago,  e  nella  Madonna  di  Misma  comprendesi ,  con  volti  aflatto  natu- 
rali, con  variate  attitudini  ,  ccn  nuovi  ben  intesi  scorci  copiosamente 
rappresentate  .  Può  dunque  con  piena  ragione  andar  fastosa  la  patria 
noitra  di  un  sì  felice  ,  e  raro  ingegno,  che  tanto  a  sé  ,  ed  alla  stessa 
ha  arrecato  onore  ,  e  gloria  ,  e  per  tutte  le  iodi ,  ed  encomj  ,  che  al- 
la singolare  sua  virtù  si  possono  attribuire  ;  sarà  bastante  il  poter  af- 
fermare con  ogni  verità  che  il  Moroni  in  molte  sue  dipinture  è  stato 
in  tutto  e  per  tutto  eguale  allo  stesso  Tiziano.  Vien  celebrato  dalla 
dotta  penna  di  Achille  Muzio  nel  suo  teatro  di  Bergamo  con  li  se- 
guenti versi  .• 

Tingere   Bapdjlos  Jinmlacra  coloribus  apt,^  esc 
Morono  ingenium  prjscipuuinquc  decus , 
Non  ilio  melior  vivos  itnìtaritia  vultiis 

Signa  ,  nec  omniferx  reddere  veris  opes , 
Sed  qua  /igniferi  dcsaipfit  cor  poro,  forma 

Nuper  Àlexandri  suspicienda   magis  ? 
Lumina  pene  hcbeiat  clypeus  fulgore  corusco 

Venidlant  summa  caffde  ptne  Jubx , 
Lilia  purpureo  surgunt  quu/ì  olentia  Ugno 

liltus   ad  tntidum    (ulgurac  hajìa  latus  ,. 
Ccllanoe  tjfìgiem  Murice  taaii(fe  pudendum  : 

Ferjimile  h'dc  picium  vix  habet  artis  opus  ,. 
Multi  il/j/n  nequicquam  vohiere  potentes  (fìcj 
Subtrahers  oblato  ,  qua  sedei  alta,  domo  , 

Altro  non  restami  di  riferire  ,  che  il  beli'  elogio  ritrovato  dal 
(Sopraddetto  Co:  Carrara  in  Roma  alla  Pace  presso  il  degnissimo  Padre 
Abate  Fachetti  in  un  testo  delle  vite  de'  Pittori  del  Cav.  Ridolfi  dal 
medesimo  posseduto  ,  al  quale  è  aggiunto  il  ritratto  a  stampa  del  no- 
stro Moroni  ,  sotto  di  cui  leggonsi  le  seguenti   parole  . 

Io  Baptifìa  Moronus  Bergomensis  Apelles  divino  ciijus  penicillo 
temporis  egregio  triumphacorc  monauuni  vulcus  iinmortalitati  fcliciter 
commendati  . 

Jo:  Baptijla  Laurendcttus  dtUneavit . 

Mareus  Boichinus  incidJe , 


'72 

Gio:  Battista  Moneta  Bergamasco  dipinse  del  i<^oo.  uno  di  casa 
Mosca  ora  stabilita  in  Pesaro  ,  ed  in  allora  abitante  in  Alzano  terra 
del  Bergamasco  . 

La  maniera  di  questo  ritratto  molto  s*  accosta  a  quella  di  Gio: 
Battista  Morone  ,  se  non  che  la  carnagione  è  alquanto  più  gialleggian- 
te onde  con  verisimiglianza  si  può  credere  che  sia  stato  suo  scolaro  . 
Questo  ritratto  è  a  mezza  vita  con  corta  barba  ,  e  tiene  nella  sinistra 
una  carta  ,  nella  quale  sta  scritto  il  nome  del  detto  pittore ,  e  1'  età 
d'  anni   55.    La  figura  è  dipinta  1'  anno    156*5, 


GIOVANNI    ED    ANTONIO    MORONI  • 


D: 


"i  due  altri  pittori  della  stessa  famiglia  si  trovano  niemorie  in  Al- 
bino ,  e  da  forti  conghietture  ancora  si  reputano  figliuoli  di  Gio:  Bat- 
tista .  Giovanni  ,  ed  Antonio  furono  questi  che  vivevano  nel  principio 
del  i5oo.  Del  primo  che  lasciò  erede  la  Misericordia  d'  Albino,  e  che 
vien  denominato  pittore,  come  dal  suo  testamento  esistente  in  detto  pio 
luogo  ,  non  si  ha  notizia  di  alcuna  sua  opera  .  Di  Antonio  poi  si  ha 
la  pittura  a  fresco  sul  muro  di  una  casa  nella  piazza  camparo  ,  che 
credesi  fosse  sua  abitazione  ove  si  vede  dipinta  la  Beata  Vergine  con 
li  Santi  Rocco  e  Sebastiano ,  con  tale  iscrizione  :  Anno  Chrijlo  nato 
16^30.  pridie  Nonas  Jutii  crajfante  in  homìn<ìs  pejlileniia^  hoc  piecatis 
munus  prjejlin    ego  Amonius  Moronus  piclor . 

Si  crede  pure  di  sua  mano  la  pittura  a  fresco  sopra  la  porta 
della  Chiesa  di  Bondo  fatta  nel  1623.  Benché  poi  le  pitture  di  Anto- 
nio non  sieno  di  molta  considerazione  ,  e  mal  corrispondano  al  gran 
cognome  che  porta  ,•  pure  si  è  voluto  qui  lasciare  di  lui  questa  ricor- 
danza per  esser  egli  stato  figliuolo  o  discendente  di  quel  grandissimo 
Uomo  il  quale  non  si  potrà  mai  tanto  esaltare  quanto  lo  meritano  le 
celebratissime    sue  dipinture  . 

Neila  chiesa  de' Padri  Riformati  di  Lovere  ,  ho  veduta  una  tavo- 
la rappresentante  1'  Assunzione  di  Maria  Vergine  con  sotto  il  nome  di 
Antonio  Moroni  ,  e  l'anno  1664.  Non  so  se  quest'opera  debba  esse- 
re considerata  del  sopraddetto  Antonio  fatta  in  sua  vecchiezza  ,  so  be- 
ne che  questo  per  la  molta  distanza  del  tempo  non  può  essere  ripu- 
tato figliuolo  di  Gio:  Battista  ,  il  quale  come  sopra  abbiamo  veduto 
rnori  nel    1578. 


17? 

FRANCESCO   TERZI    PITTORE- 

l*  ranccico  Terzi  figliuolo  di  Cristoforo  Cittadino  di  Bergimo  ,  che 
ha  meritato  di  essere  annoverato  dal  Padre  Calvi  nella  scena  letterarii 
degli  scrittori  Bergamaschi,  merita  con  più  ragione ,  che  ora  qui  di 
lui  si  faccia  onorevole  menzione  >  essendo  egli  non  solamente  stJio  un 
valente  pittore  ,  ma  ancora  un  diligente  ,  ed  egregio  intagliatore  in 
rame  ,  che  ha  occupato  ne'  suoi  tempi  uno  de'  primi  posti  in  quelle 
belle  arti  ,  ed  è  stato  il  nome  di  lui  da  molti  autori  celebrato  .  Die- 
desi  ne'  primi  anni  allo  studio  dell'  umane  lettere  ,  e  nello  stesso  tem- 
po ancora  a  quello  della  pittura,  e  riusci  in  quelle,  ed  in  questa  mol- 
to singolare .  Poche  opere  di  lui  abbiamo  in  questa  città  per  essere 
quasi  sempre  vissuto  in  lontani  paesi  ,  e  queste  poche  veggonsi  nella 
Chiesa  di  San  Francesco  ,•  e  sono  la  tavola  principale  posta  in  mezzo 
ai  coro  con  1'  Assunzione  di  Maria  Vergine  ,  quella  nella  cappella  del- 
la Concezione  con  la  Natività  di  nostro  Signore,  e  li  due  mezzi  ovati 
posti  r  uno  sopra  a  detto  quadro  ,  e  1'  altro  in  faccia  sopra  quello  di 
Francesco  Bassano  .  Dipinse  ancora  sulle  portelle  dell'  organo  di  Santo 
Spirito  quattro  figure  di  Santi  più  grandi  del  naturale,  due  cioè  in- 
temamente  ,  e  due  esternamente  ,  tra  le  quali  S.  Alessandro  con  otti-» 
mo  disegno  ,  e  marziale  atteggiamento,  nel  qual  genere  di  cose  fu  mol- 
to  valente  . 

Abbandonata  in  giovanile'  età  la  patria  ,  portossi  in  Germania 
nella  corte  dell'  Imperadore  Massimiliano  JI, ,  il  quale  conosciuto  aven- 
do il  valore  di  Francesco  lo  volle  appresso  di  se  trattenere  con  ono- 
revolissimo stipendio,  e  col  titolo  di  primario  pittore.  Quivi  molto  ado- 
perossi  nell'  imperiale  servigio  ,  e  oltre  a  ricchi  ed  abbondevoli  doni  , 
che  tuttodì  dall'ampia  munificenza  di  Cesare  otteneva,  n'ebbe  anco  un 
privilegio  amplissimo  di  nobiltà  per  sé  j  e  per  i  suoi  discendenti .  Pas- 
sò poscia  nella  Corte  dell'  Arciduca  Ferdinando  ,  il  quale  rapito  dalU 
virtù  ,  e  singolari  maniere  di  Francesco  non  lasciò  mai  di  dargli  con- 
tìnui attestati  di  amore  ,  e  di  stima  .  Illastrò  di  sue  pitture  molti  luo- 
ghi della  Boemia  ,  ove  nella  città  di  Praga  soleva  abitare,  come  anco 
dell'  Austria  ,  Carinzia  ,  e  Carniola  ,  delle  quali  non  farò  parola  per 
non  averne  particolari  notizie  ;  dirò  bensì ,  che  quello  pel  quale  gli  si 
accrebbero  gli  onori  e  la  fama  fu  il  bellissimo  libro  de' ritratti  de' Prin- 
cipi di  Casa  d'Austria,  eh'  egli   di  sua   mano   egregiamente   intagliò, 


'74 

e  che  ora  è  divenuto  rarissimo  per  la  grande  cstimaziotie,  che  di  que- 
sto fanno  gi'  intendenti  .  Il   titolo  di   questo  libro  è  il  seguente  . 

Francisci  Temi  Bcrgomatis  Ssrenijfìmi  Fcrdinandi  Archiducis 
Aujìiijs ^  Ducis  BurgundLt\  Comltis  Tirolis  &c.  picìoris  aulici.  Ad  in- 
viSlijfimum  Cjesarem  Maximilianum  11.  R.>mjnorum  Imp^  se m per  Au- 
gujìum  AuJIriacje  gends  iinaginum  pars  prima.  . 

La  seconda  parte  è  dedicata  a  Ferdinando  ,  del  quale  era  all'  at- 
tuai servigio  ;  la  terza  a  Carlo  Arciduca  d"  Austria  ;  la  quarta  a  Filip- 
po Re  Cattolico  col  titolo:  Auflrìacx  affinitatis  Imaginain ^  e  la  quin- 
ta air  Imperadrice  Maria  figlia  di  Cario  V.  col  titolo  :  Au/ìriacarum 
nmlicrum  Imamnum  .  Sono  in  tutto  cinquanta  sette  fogli  rirali  com- 
prendendosi nelle  prime  quattro  parti  quaranta  cinque  ritratti  in  piedi 
degli  Austriaci  personaggi  ,  e  nell'  ultima  ventisette  Eroine  della  stessa 
prosapia,  ne' quali  tutti  scorgonsi  abiti,  ed  armature  vaghissime,  biz- 
zarri ,  e  capricciosi  abbigliamenti,  varie  ,  e  magnifiche  architetture,  ed 
ornate  all'  intorno  da  belle  figure  dinotanti  alcune  virtù  appropriate  ai 
personaggi  rappresentati,  con  imprese,  motti,  elogi,  che  esprimono  le 
loro  azioni  ,  ed  eroiche  gesta  ,  alcuni  de' quali  sono  composti  da  auto=- 
ri  eccellenti  di  quel  tempo  ,  e  altri  ,  anzi  la  maggior  parte  ,  sono  del 
Terzi  medesimo  ,  come  asserisce  il  Padre  Calvi  nella  scena  letteraria  , 
ed  Achille  Muzio  nel  suo  teatro    di  Bergamo  con  li  seguenti  versi.. 

His    qucque  pojl  multas    Franciscus    Tertius  anrios 

Proxirnus    it  fuma  3  forsan   et  arte  pnor ,. 
Quo   ma  gè  perfecds    com.ponere   membra  figuris- 

Symmttria   nuìlus   vcl   meliore   placet  ., 
Austriades  Rcgei  ,  Heroida  ,   6'  magis  alta 

Sceptra  ,  preccs  formis    reiulit  <jere.   cavis ,, 
Elooiis    apie ,    pojltisque    injignibus   horutn 

Et  vitam  ,   &    mores  ,   daraque  Jacla    notat , 

Vien  pure  onorevolmente  rammentato  questo  libro  da  Florent  Ift 
Comte  nel  suo  gabinetto  delle  singolarità  di  pittura,  scultura,  e  archi- 
tettura ,  ed  annoverato  il  Terzi  fra  g!'  illustri  intagliatori  di  quel  tem- 
po (i).  Lo  stesso  fanno  il  Lomazzo  nel  Trattato    di  pittura  ,  il  Cav. 

(\)  Nella  lettera,  che  più  sotto  si  leg-  Pittore,  e  Intagliatore  Bergamaseo  .  Ciò  fé- 

gerà  scritta  da   ciueno   Pittore    da    Roma  lì  et  egli  forse  per  dare  a  credere  che  l'  ope- 

7.  Aprile  ijg9.  al    Sig.   Cav.  Nicolò  Caddi  ra  sua    de'    Principi  di  Casa    d'Austria  sia 

a  F.itnie  ,  $i  sottwciive   Francesco   Terzi  stata  non  solamente  da  Lui   disegnata,    ma 


J75 
Ridoliì  nelle  vite  de'  pittori  ,  il  Padre  Oilandi  iiell'  Abecedario  piuori- 

co  ,  e  altri  che  in  tali  materie  hanno  scritto  . 

Ma  fra  tante  testimonianze  de*  più  celebri  ed  accreditati  autori 
piacemi  di  qui  trascrivere  ciò  che  leggesi  nello  specchio  di  scienza  uni- 
versale del  Dottor  e  Cav.  Leonardo  Fioravanti  Bolognese  il  quale  al 
Cap.  XV.  del  libro  primo  così  favella . 

»  M.  Francesco  Terzo  Bergamasco  è  esso  ancor  pittor  celeberri- 
mo ,  ed  isterico  rarissimo,  come  dalla  esperienza  si  può  vedere  da  mol- 
to opere  fatte  da  Lui  in  corte  di  sua  Maestà  Cesarea,  &  dall'Arcidu- 
ca Ferdinando  ,  &  massime  quc'  due  libri  che  ha  fatti  delia  Genealogia 
di  Casa  d'Austria,  con  i  retratti  del  naturale  di  tutti  i  Principi,  e 
Principesse  di  quella  casa  fatti  con  tanto  artificio  ,  &  con  tanti  ordini 
di  pittura  ,  che  è  cosa  da  stupire  il  Mondo  ,  &  essi  libri  si  vendono 
in  Venezia  ,  che  tutti  li  possono  vedere  ,  &  sono  riputati  miracolosi  al 
Monde  &  sono  bastanti  a  magnificare  questa  bellissima  arte  di  pittura 
con  le  loro  operazioni .  « 

Ebbe  il  Terzi  amicizia  e  corrispondenza  con  uomini  letterati  di 
quel  tempo  ,  fra'  quali  il  Doni  ,  e  l'Aretino  singolarmente  professavan- 
gli  onore  ,  e  stima  .  Ritrovandosi  egli  in  Milano,  dove  abitò  in  diver- 
si tempi ,  e  dove  ,  nel  presbiterio  lateralmente  all'  altare  maggiore  di 
San  Simpliciano  ,  espresse  in  due  gran  quadri  riferiti  dal  Latuada  ,  e 
dal  Sormanni  due  sacre  istorie  ,  in  ciascuna  delle  quali  lasciò  scritto  il 
suo  nome,  e  l'anno,  cioè  in  una  il  i54r.,  nell'opposta  il  1581., 
scrisse  all'  Aretino  la  seguente  lettera  ,  la  quale  vedesi  anco  stampata 
in  Venezia  per  Francesco  Marcolini,  nel  secondo  libro  delle  lettere  scrit- 
te a  Pietro  Aretino  ,  il  quale  come  amantissimo  della  pittura  era  anco 
amico  de' principali  pittori  di  quella  età,  come  di  Tiziano,  di  Miche- 
lagnolo  ,  di  Fra  Sebastiano  dal  Piombo,  di  Giorgio  Vasari,  ed  altri, 
de'  quali  vi  sono  diverse  lettere  nel  suddetto  libro  ,  ove  a  carte  447. 
si  legge;  ^ 


anco   intagliata  .    Ma  e  fuor  Ai  dubbio  che  fuorché  al  Gorl  Gandellini  ,    il  quale  tu!!» 

essa  è  intagliata  da  Gasparo  ab  Avibus,  co-  fede  o  della  citata  lettera  del  Terzi,  o  piCf 

me  appar*  dall'  opera    stessa    posseduta   dal  tosto  di  quanto    scrisse   il    P.   Orlandi  ,    ri- 

Sig.  Co;  Giacomo  Carrara  ,  ne  fu  mai  noto  pere  quanto  da   questo   è  scritto   nell"  Abc- 

alcun  suo  intaglio   né    all'  accurato  e  versa-  cedario  Pittorico  ,   cioè   che  il    Terzi  attese 

rissimo  Florcnt  le    Comte  ,   né   al  Mariette  più    al    bulino   che   al  pennello  ,    la   quale 

famoso  raccoglitore  di  stampe  ,  né  ad  alcun  cosa    non   dice    già    il   Cav.    Ridolfi   maia- 

altxo  che  scritto    abbia    degli    intagliatori ,  mente   citato  dal  detto   Orlandi . 


»  Air  Eccellente  Signor  il  Sig.  Pietro  Aretino  Sig.  mio 
Osservandissimo  . 

Molto  eccellente  Signore  .  Egli  è  un  gravissimo  stimolo  agli  ami- 
ci il  non  poter  dimostrare  con  qualche  segno  uguale  all'  animo  verso 
la  cosa  amata  ,•  ma  io  non  dubitare  per  questo  di  usar  un  segno  d'  a- 
more  ,  percliè  si  riguarda  all'  animo  di  chi  dona,  e  so  mi  avertte  per 
iscusato  j  e  imputarete  1'  ignoranza  ,  e  V  avarizia  de'  ricchi  ,  che  ten- 
gono le  virtù  sepolte;  e  non  basta  aversi  affaticato  ,  ed  aver  dato  sag- 
gio di  sé  ,  non  vi  essendo  mezzo  di  persona  intelligente  ,  che  lo  fac- 
cia conoscer  presso  quelli  ,  che  lo  possono  rimunerare  mercè  della  pen- 
na ,  e  del  favore  dell'  Aretino  ,  che  1'  opre  di  Tiziano  sono  in  quella- 
riputazione  ed  autone  li  gran  prcmj  ,  che  ben  li  merita  .  Questa  è 
stata  la  cagione  ,  che  mi  ha  tenuto  sepolto  1'  animo  avendo  a  com- 
batter coi  pane;  ma  io  non  dubito  punto  ,  che  un  giorno  trovarò' 
occasione  5  e  che  Domenedio  col  mezzo  degli  amici  mi  ajuterà,  se  ben 
son  povero  di  facoltà  ,  son  però  ricco  d'  animo  . 

Sig.  Pietro  per  non  haver  soggetto  più  accomodato  per  hora  vi 
mando  il  presente  ritratto  d'  una  honestissima  giovane ,  e  perchè  non 
sia  conosciuta  bolle  mutato  1'  abito  ,  e  celatole  il  nome  non  volendo 
che  si  sappia  quelli  che  m'  introdussero  a  far  tal  opra  ,  ma  vi  con- 
tenterete per  ora  ,  che  insieme  con  questo  mi  vi  dedico  io  stesso  ,  e 
spendetemi  per  quanto  io  vaglio  ,  che  sono  a  ogni  vostro  servitio  ,  e 
accettatemi  nel  numero  dei  vostri  servitori  più  amorevoli  ,  e  vi  degad--- 
rete  raccomandarmi  al  Doni  ,  e  con  questo  basciovi  le  mani , 

Di  Milano  l'undici  di  Luglio   1551. 

Serviror  di  V.  Si 
Francesco  Terzo  Pittore  .  « 

Ricevuto  in  Venezia  dall'  Aretino  il  bellissimo  ritratto  delia  no- 
minata giovane,  e  mostratolo  a  Tiziano,  fa  da  questi  molto  commen^ 
dato  ,  come  si  comprende  con  maggior  chiarezza  dalla  risposta  dell' 
Aretino  medesimo  ,  che  leggesi  nel  Tomo  terzo  della  raccolta  di  lette- 
re sulla  pittura,  scultura,  ed  architettura  stampata  in  Roma  nel  ij$9* 
da  Niccolò  Pagliarini  ,  la  quale  cosi  dice  .• 


•77 
À  M»  Francesco  Terzo  • 

w  Si  vorrebbe  ,  che  di  voi  pitror  raro  non  uscissero  figure  ec- 
cellenti ?  CO' ne  ?  sino  alla  invidia  ,  pur  così  fatta  ,  lauda  il  ritratto 
datomi  da  M;  Giovanni  in  nome  di  voi  ,  che  avete  non  meno  amo- 
revjok'zza  ,  che  ingegno  .  Egli  ha  in  sé  cotanto  di  natura  ,  che  pare 
piuttosto  m  ispirilo  di  persona  viva  ,  che  in  calore  di  donna  dipinta  . 
Tiz  iixo  uo.no  sortito  co  ne  valente  la  commenda  ,  e  la  estolle  non  altri- 
menti ,  che  uscisse  dallo  stile  del  Figliuolo;  e  se  a  me  che  son  nulla, 
per  esser  tutto  di.1  vero,  «  può  credere  »  credetemi  che  il  compare  mi 
rispose  qu^iiido  gli  dissi  essendo  voi  qui  ,  che  volevo  menarvi  in  casa 
di  lui  :  se  da  ne  viene  voglio  che  alloggi  meco  per  D.  .  .  Veramen- 
te il  far  vostro  promette  pur  troppo  in  sua  arte,  del  che  mi  rallegro 
non  altrimenti ,.  che  di  cosa  propria  .  E'  ben  vero  che  mi  doglio,  che 
ii  premio  (  arca  la.  di  voi  viriu  )  non  corrisponda  al  merito  ,•  ma  a 
poco  a  poco  si  ascende  in  alto  ,  Sarebbono  da  più  che  la  fortuna  i 
vjrtuosi  ,  se  in  un  tratto  diventassero  d'oro,  e  di  argento.  Siate  pur 
certo  che  niuna  persona  d'  intelletto  notabile  perseverò  in  mistria  giam- 
mai .  Attenda  pur  all'  eccellenza  del  fare  ,  chi  v-uole  che  gran  ben  gli 
succeda  ..  Ecco  Lione  in  klicità  signorile  non  senza  intollerabili  litiche 
e  stenti  :.  Tiziano  il  medesimo  .  Io  però  non  cambiarci  il  mio  stato 
con  i  daiia.'i  dell'  uno  e  dell'  altro,*,  imperocché  meglio  di  me  non 
vestono  ,  abitane  ,  vivono  ,  e.  son  serviti  i  personaggi  di  conto  .  Lo 
sa  il  Mondo  ,  che  più  dono  io>  più  brigate  intertengo»  più;  amici  mi 
trovo  ,  e  pui  onori  mi  si  fanno,  che  s'  io  fussi  quello  ,  che  forse  sa- 
rò, e  vedrassi ,  benché  sia  ,  o  non  sia  quei  tanto,  che  mi  trovo  nell' 
essere  al  di  voi  piacere,  e  p,r  sempre i  talché  Sènza  dirvi  altro,  che 
anco  di   me  disponiate  ,  io  aspetto  .  « 

Hi  Agosto  in  Venezia   JSSU. 

Pietro  ArctitTO  .. 

Fra  il  Terzi  nel'  1554.  nella  città  di  Vienna  stimolato  dagli  ami- 
ci a  voLrsi  accompagnare  con  donna  di  quelle  parti,  ma  inclinando 
figli  piuttosto  a.  volerne  prender  una  del  suo  paese  scrisse  su  tale  pro- 
posito a  M.  Girolam  >  dì  S.  Pellegrino,  e  siccome  questa  lettera  da  me 
rinvenuta,  neli'  archivio  della  Veneranda  Misericordia  dà  moka  cogni- 

2Ì 


I7S 

zionc  dello  stato  suo;  così  porteremo  le  parole  stesse  d.lla  medesima  per 
intenderne  con  maggior  fondamento  le  notizie  ,    che  sono  le  seguenti  . 

Al  mio  quanto  Padre  Carissimo  M.  Jeronimo  de  S.  Pellegrino.  Berg.;sno. 

Quanto  Padre  Carissimo .  Io  non  ho  potuto  mancar  di  scrivervi  di 
nuovo  per  il  presente  lator  M.  Pietro  de  Parri  Maestro  delle  poste 
d  Ungaria  ,  il  quale  è  molto  mio  amicissimo ,  e  potrà  pienamente  dar- 
vi informatione  di  me,  e  dell'  esser  mio,  perchè  io  so  quanto  deside- 
rate il  mio  bene  ,  e  quanto  dispiacer  vi  apportarebbe  ,  quando  m'  In- 
tra venisse  cosa 5  la  quale  mi  apportasse  danno  .  E  perchè  non  ho  con 
chi  io  abbia  maggior  fede  ,  ne  più  volentieri  ragioni  ,  e  conferisca  , 
che  con  l'amorevolezza  vostra,  onde  non  mi  satio  mai  di  finir  di  scri- 
vere ancorché  io  scriva  sempre  una  medesima  cosa  ;  e  se  io  non  co- 
noscessi ,  che  r  amore  fa  parer  tutte  le  cose  buone  ,  e  belle  per  la  in- 
tenzione sincera  ,  dubitare)  di  esservi  venuto  in  fastidio  con  tante  mie 
si  lunghe  repliche  ;  ma  perchè  temo  di  errare  ,  e  se  pur  erro  non 
vorrei  errar  solo  aeciò  non  avessi  a  dir  poi:  io  non  ho  facto,  non  ho 
pensato  prima  ,  né  conciliatomi,  né  essaminato  bene  il  tutto.  Circa  il 
negozio  di  volermi  accompagnare  ,  si  per  fuggir  molli  inconvenienti  , 
quali  sono  infiniti,  sono  indutto  a  farlo,  sì  per  1'  età  onde  mi  ritro- 
vo ,  come  anche  per  voler  conservarmi  in  vita  e  in  morte  come  Cri- 
stiano ,  e  con  onore  ;  e  per  poter  solo  attendere  a  lo  exercitio  mio 
essendo  ormai  tanto  incaminato  ,  che  io  non  ho  da  dubitar  dell'  ajuto 
divino  ,  ed  humano  ,  benché  siamo  sottoposti  come  homini  a  infiniti 
accidenti  ,  quali  sono  comuni  a  tutti  .  E  perchè  io  non  ho  quella  se- 
te j  né  lo  posso  fare,  di  voler  accumulare  fuori  di  un  certo  ordine  ,  e 
debito  conveniente  ,  né  posso  fare  come  molti  de'  nostri  fanno  ;  e  per- 
chè io  riguaido  più  a  1'  honore  ,  che  a  tutte  I'  altre  cose,  onde  guar- 
do di  non  cader  negli  estremi  ,  perchè  la  virtù  non  ha  altro  ,  che 
farsi  conoscere;  e  la  grazia,  e  il  merito  si  ottiene  appresso  a  Principi  tali 
con  la  lunga  servitù  ,  siccome  me  ne  danno  ,  e  me  ne  hanno  dato 
speranza  per  la  humanità  ,  che  tutto  il  di  mi  mostrano  ,  come  credo 
ne  siate  informato  .  Alcuni  miei  amici  di  qua  mi  persuadono,  che  io 
pigli  donna  in  queste  parti  per  molti  rispetti  ,  e  anche  perchè  sarà 
d  itì-ile  ,  che  pigliandola  nella  patria  abbia  a  star  contenta  in  queste 
parti,   havendo  io  determinato  di  far  il  nido  sotto  all'  ombra    di  questa 

gloriosa  Casa  ,  che  spero  ,  che  vederemo  un  giorno per 

la  bontà,  e  religione,  che  si  conosce  in  questi  Principi.  E  dove  tro- 


179 
farò  io  soggetti  maggiori  in  dimostrar  le  fatiche  fatte  per  altri  tempi, 

né  chi  più  po5sa  riconpensare  ,  e  dare  honore  a  me  ,  ed  alla  patria  ? 
Per  questo  io  ipero  uà  giorno  nei  Signor  Iddio  ,  che  si  abbiamo  a 
godere  . 

Ma  per  tornar  al  nostro  parere  ,  e  al  mio  proposito  ,  io  so  be- 
ne ,  che  I'  antiveder  voitro  scrutinarà  il  tucco  con  diligente  giudi- 
zio,  e  mi  atterra  al  vostro  consìglio,  e  se  vi  parerà  eh'  io  fac- 
cia come  alcuni  nostri  hanno  fatto  ,  e  fanno  ,  e  come  farà  il  so- 
praddetto. M.  Pietro,  che  io  venga  alla  patria  a  pigliarne  una  la 
qual  5ia  secondo  il  bisogno  mio  ,  e  trovandola  con  quelle  conditio- 
ni  debite,  piacendo  a  voi  piacerà  ancora  a  me,  siccome  ho  scritto 
a  mio  cognato,  ancora  sopra  tale  materia  come  potete  vedere  ;  e 
vorria  ben  essere  gran  partito,  che  io  la  pigliassi  d'altra  nazione. 
Io  dico  questo  perchè  io  ho  fatto  un  tiro  ,  che  mi  tornarà  molto 
a  proposito  per  aver  licenza  un  giorno ,  et  ajuto  volendomi  ridur- 
re alla  patria  a  far  questo.  Con  ciò  porrò  fine  pregando  la  bontà 
del  Signore  Iddio  ,  che  mi  sia  propizia ,  acciò  io  possa  caminar  nel- 
la via  sua  secondo  la  sua  bona  volontà  >  et  a  voi  con  tutti  di 
Cisa    amici    e  parenti    mi    raccomando. 

Di   Vienna. 

Il  vostro  da  bon  figliuolo 
Francesco  Tercio  pittore. 

Nell'anno  1557.  nel  mese  d'Agosto  ritrotandosi  egli  in  Praga 
eostitui  il  s'iddctto  Girolamo  San  Pellegrino  in  suo  procuratore  per 
comperare  alcuni  poderi  nel  territorio  nostro  ,  e  la  carta  ,  che  è 
negli  atti  di  Gianandrea  Aregazzolo  nel  pubblico  archivio,  cosi  inco- 
inìncìa  . 

Excellcns  pichr  M.  Jò.  Franciscus  f.  q.  M,  Cnfljphon  de  Ter- 
do  Civi'^  Bergo/ni  [ìipeadUuis  ^  seu  provijionxtus  Serenissimi  Ferdi- 
naadi  Archuuct.>  Aujìnje  habitans  iiunc  in  civitate  Pr.igje  cuni  ipso 
Sere/1.  Principe   &c. 

Da  li  a  poco  tempo  restituissi  alla  patria,  come  sì  raccoglie  da 
altre  scritture  da  lui  segnate  qui  in  Bergamo  due  mesi  dopo  incir- 
ca, in  una  delle  quali  accorda  per  suo  garzone  e  scolaro  Francesco 
Gozzi  ,  come  vedrassi  nella  vita  di  lui  ,  e  nell'  altra  fa  procura  in 
Orazio   Mapcllo  suo   cognato  per  riscuotere   alcuni  quadri ,   e  il   vaio- 


I  8o 
re  de' medesimi  da  Niccola  Valentin!  pittor  Genovese,  e  queste  car- 
te sono  nel  sopraddetto  archivio  ne'  rogiti  di  Pv^llcgrino  da  San  Pel- 
legrino .  Dipinse  in  tal  tempo  nel  palazzo  de'  Conti  Grumelli  il  qua» 
dro  nella  soffitta  della  sala,  ove  pure  veggonsi  di  sua  mano  alcuni 
graziosi  puttini  fra  mezzo  la  bella  archiietiura  colorita  da  Ottavi^ 
Viviani    Bresciano , 

Non  debbo  né  meno  passare  sotto  silenzio  un'  opera  che  da  Gi«» 
rolamo  de*  Bardi  ,  nella  descri/ionc  di  tutte  le  storie  ,  che  si  con- 
tengono nei  quadri  della  sala  dello  scrutinio  ,  e  del  gran  Consiglio  di 
Venezia  ,  viene  al  nostro  Terzi  attribuita  benché  questa  da  altri  sia 
creduta  di  mano  di  Tiziano  .  Questa  è  1'  ultimo  quadro  della  parte 
destra  entrando  per  la  porta  principale  nella  nominata  sala  dello 
scrutinio ,  ove  vedesi  al  vivo  espressa  la  vittoria  ottenuta  da  Gio- 
vanni,  e  Raniero  Pohni  contra  Ruggero  Re  di  Sicilia  (i).  Venuto 
l'anno  1589.  si  trattenne  qualche  mese  in  Firenze,  ove  dipinse  una 
tavola  dedicata  a  San  Lorenzo ,  e  condusse  altre  opere  in  occasio- 
ne degli  apparati  fatti  per  le  solenni  nozze ,  ed  entrata  in  Firenze 
di  Cristina  di  Lorena  moglie  del  gran  Duca  Ferdinando  ,  per  com- 
missione del  Cav.  Caddi,  che  sopraintendeva  a  tali  lavori,  ed  in- 
tagliò ancora  molti  rami  nel  libro ,  nel  quale  sono  descritte  tali  ma- 
gnificenze. Portossi  poscia  nell'alma  Città  di  Roma,  ove  giunto  scris- 
se una  lettera  al  nominato  Cav.  ,  la  quale  riporterò  in  questo  luo- 
go  per    confermare   con   maggior  sicurezza   le  sopraddette  notizie  , 

•1 

Al  Sig.  Cav.  Niccolo  Caddi  a  Firenze  . 

Con  quella  confidenza  eh'  io  presi  a  fare  il  quadro  della  sacra  di 
S.  Lorenzo  4  deputatomi  da.  V.  S.  molto  illustre  ,  cosi  anche  ho  per- 
severato partitomi  di  Firenze  per  Roma,  dove  per  grazia  del  Sig,  Id- 
dio nostro  son  giunto  sano,  e  spero  non  sarà  indarno  il  mio  viaggio  , 

(i)  E'  opera  di  Francesco  Tcrii  il  qua-  vare    Torquato   Tasso  in   S.  Anna  ,   e   che 

dro  dell'  Altare    della    Cliiesa    aderente   all'  in    tale   occasione   fece    il    suo    ritratto.  Un 

abitazione    de'    Signori    Conti    Mosconi    in  ritratto    di   Torquato   dipinto   dal    Terzi    ^ 

Trescore ,    e  vi    è    scritto   il    di    lui   nome.  sicuramente    nella   Galleria    di    detto    Car*- 

Rappresenta  S.  Bartolomeo  scorticato  da  un  liete  ;  ti  sìa   il   suddetto  ,  chi  può    saperlo  ? 

Manigoldo    il    «^uale  mentre  opera  colle  ma-  Nella   stessa   Gallerìa    vi    è    pure   del   Terzi 

ni  ,    tiene    in    bocca    il   coltello:    opera  per  un    altro    bel    ritratto   con    barba,   e    in  uà 

i]uanto    parve    ad   un    Professore    assai   bella  angolo  del  quadro  sta  scritto  sovra  un  car- 

ed    espressiva  .  tello    Tertiut   non  potuh  pingcn  intntim  qui» 

li    Sig    Co;  Giacomo    Carrara   assicura  in  astris  ertt .  Tiì   chi  sia  il  ritratto,  e  cos» 

(]i  aver   Utto  che  il    Ter»   fu   già  a  ritra<  \iii(ndcfte  di  tigaiit^rc  il  pittore,  chi  le  ti'- 


e  ne  spero  anctic  ,  non  avendovi  altro  mezzo  ,  né  favore  ,  né  ricor- 
so ,  che  a  lei  sola,  non  sarà  a  meno  d'  essere  favorito  ,  non  vi  aven- 
do altro  ricorso  ,  né  speranza  ,  che  in  V.  S.  sola  ,  che  non  mi  man- 
cherà ,  o  forse  più  che  se  io  stesso  vi  fossi  ,  perchè  conoscerà  che  in 
lei  sola  mi  sono  confidato  ,  conoscendola  intelligentissimo  ,  e  per  con- 
seguenza ancora  fautore  di  quelli,  che  si  applicano  alle  oneste  fatiche, 
e  £051  confidentemente  me  ne  sono  ricorso  da  quella  ,  e  scrittone 
quest'  altra  mia  al  procuratore  dell'  imprese  deputato  di  questi  appara- 
ti fatti  per  sua  Altezza  Serenissima  della  loro  entrala  ,  ed  anche  pre- 
gandola ,  che  giudicata  e  stimata  tal  mia  fatica  di  quello  mi  si  doveri 
siano  rimessi  in  mano  di  M.  Lorenzo  Coreggio  mio  amico ,  e  compa- 
triotto  ,  che  me  li  farà  rispondere  qua  a  Roma  .  E  sopra  ciò  non  sta- 
rò a  usarle  molte  più  ,  benché  dovute  parole  ,  di  ringraziarla  ,  come 
spero  di  avere  occasione  di  fare  ,  e  di  servirla  ,  ovunque  mi  coman- 
derà ,  che  conosca  io  esser  bono  in  servirla  ,  e  cosi  gliene  avcrò  cib- 
bligo  appresso  i  che  nostro  Signore  sia  quello  ^  che  la  conservi  feli- 
cemente 

Di  Roma  alli  7.  Aprile  del    1589. 

Francesco  Terzo  pittore,  e  intagliator  Bergamasco." 

In  quella  città  finalmente  dopo  alcuni  anni  di  dimora,  fu  soprag- 
giunto  da  grave  infermità  ,  e  carico  d'  anni  ,  e  di  onori  ,  come  ri- 
ferisce il  Padre  Calvi ,  fini  il  corso  de'  suoi  giorni  verso  il  fine  di  quel 
secolo  . 

Ebbe  un  figliuolo  prete,  per  nome  Cornelio,  dal  quale  nel  ifi'05. 
si  vede  fatto  uno  strumento  di  liberazione  a  favore  della  Scuola  della 
Concezione  eretta  nella  Chiesa  di  S.  Fraocesco  di  questa  città  ,  per 
avere  esso  ricevuto  1'  intero  restante  pagamento  delle  opere  già  fatte 
molti  anni  prima  da  suo  Padre  ,  le  quali  abbiamo  enunciate  nel  prin- 
cipio di  questa  narrazione  , 

FRANCESCO    GOZZI    PITTORE- 

J^a  Gianantonio  Gozzi  abitante  nel  borgo  di  San  Tommaso  J 
nacque  Francesco  T  anno  iSJ9.  Pervenuto  in  età,  diedesi  a  gli  studj 
del    disegno  ,  e  da  sé  stesso  operava   con  qualche   laude  ,   sino  a  eh© 


r  1 1 2 

venuto  a  Bergamo  Francesco  Terzi  pittore  stipendiato  degli  Arciduchi 
d'  Austria  ,  si  mise  sotto  la  direzione  di  lui  per  potere  con  fondaiTjen- 
to  avanzarsi  nella  professione  .  Ma  dovendo  il  Terzi  far  breve  dimora 
in  patria  ,  e  ritornarsene  in  Germania  ;  e  di  già  un  buon  saggio  aven- 
do della  abilità  d^llo  scolare  ,  determinò  di  seco  condurlo  in  qualità 
di  garzone  ,  come  rilevasi  dalla  scrittura  di  convenzione  sottoscritta  di 
loro  mano,  che  è  del  tenore  che  siegue  ,  tratta  parola  per  parola  dal 


suo  originale  . 


Al  nome  de  Iddio  .  Adi    15,  Ottobrio   tS57' 

M.  Francisco  q.  M.  Cristoforo  de  Tercio  pi6ìore,  &  cittadino  di 
Bergamo  per  una  parte,  &  Francisco  fiolodi  M.  Gio.  Antonio  di 
Gozi  di  età  de  anni  30.  vel  circa  ,  in  presentia,  &  cum  auitorità  pa- 
terna ,  &  ancora  ditto  suo  Padre,  &  cadauno  di  loro  in.solidum  son 
pervenuti  a  le  infrascritte  convenzioni,  cioè.' 

Ditto  Francisco  promette  di  star  per  garzone  dal  ditto  M.  Fran-. 
cisco  per  anni  tiei  ,    5f  mezzo  prossimi  futuri  ,    prestandoli  fcdel    obe- 
dientia  ,  &  servitù  nell'  arte  de  la  piftura  ,  5t  altre  cose  familiari  e  li-- 
cite  e  honeste  5  cusi   nella  città  di  Praga,  come  altrove  ,  dove  ditto  M. 
r  ancisco   habitarà,  &  dove  sarà  commesso ,  .secondo  iT  costume  di  bo- 
no  ,    &  fedel  servitore  .  A  lo  incontro  ditto  M..  Francisco   promette  dì 
farli  la   spesa  di  bocha  per  ditto  tempo,    &  condurlo  a  ditta  città  di 
Praga  a  sue    spese  ,  declarando  che  per  il   primo  anno  ditto  Francisco 
non  debba  avere  salario    alcuno  nisi    le    spese  di  bocha.. Per  il  restan- 
te del  tempo,  che  sono  anni  doi  &  mezzo ,  ditto    Francisco  Gozo  se 
remetta  in  tutto  a  lo  arbitrio,    &  cortesia  di   detto  suo  patron,  ogni: 
excessione  remota  circa  ci  suo  merito,. &  salario. 

Item  detto  M.  Francisco  promette  fedelmente  &  amorevolmente 
trattar  ditto  Francisco,  &  insegnarli  l'arte  de  la  pifìura  ,  per  quan- ■ 
to  sarà  la  capacità  del  discipulo  Sf  maestro,  &_se  ricerca  fra  boni  &: 
fedeli  patroni  &  garzoni.  Quali  tutte  cose  l'una,  e  l'altra  parte  prò-- 
mettono  di  observarsi;  &  in  fede  si  sottoscriveranno  a  la  presente  scric- 
tura  scritta  per  me  Pellegrino  da  S.  Pellegrino .  a  preghiera  di  detU: 
parte  . 

Io  Francesco  de  Tercio  suprascritto  contento  ,   accetto  ,   &  pro«- 
nietto  come  di  sopra  . 

Io  Gio:  Antonio  Gozo  suprascritto  contento  &  prometto  ut  supra* 

Io  Francesco  Gozo  confermo    ut  supra  . 


.8j 

Quanto  poi  in  Germania  siasi  trattenuto  il  Gozzi  ,  e  quali  opere 
abbia  dipinte  in  quelle  parti  ,  a  me  non  è  noto  ,•  so  bene  che  nei 
I5<j4.  si  era  di  già  restituito  alla  patria  ,  nel  qual  anno  kce  la  tavo- 
la rappresentante  la  stpohura  di  Cristo  con  la  Vergine  addolorata,  Saa 
Giovanni  ,  ed  altre  ben  espresse  figure  ,  cbe  sostengono  il  Redentore; 
nella  parrc  più  bassa  vedesi  un  cartello  ,  nel  quale  sta  scritto  ••  Fran- 
cifcus  P.  Jo:  Anto  fui  de  Go-^is   ex  vu:o  Jìio^  &  manu  propria  pinxi:. 

Questa  tavola  era  in  Sant'  Alessandro  delia  croce  collocata  all'  al- 
tare destro  della  crociera  ,  che  fu  poi  ultimamente  levata  per  riporve- 
nc  una  moderna  e  bellissima  del  Cignaroli  ,  essendosi  per  ora  quclU 
del   Gozzi   riposta  sopra  la    porta  grande    della  chiesa  . 

Ha  dipinto  a  fresco  la  lunetta  sopra  la  porta  della  chiesa  de'  Cap- 
puccini con  Gesù  Cristo  deposto  dalla  croce  ,  con  la  Vergine  ,  e  Sa» 
Francesco  inginocchiati,  che  1' adorano ,•  e  vi  sottopose  l'anno  1573.» 
€  più  a  basso  GOZZWS  P. 

Non  mi  è  riuscito  di  avere  notizia  di  altre  pitture  di  questo  ar- 
tefice ,  le  quali  conviene  credere,  che  siano  disperse  o  andate  a  male; 
mentre  in  un  ben  iunao  corso  di  vita  è  credibile  ancora  che  abbia 
molto  operato.  Segui  sua  morte  il  di  28.  Gennajo  nell'  anno  KTuj.  , 
e  settantesimo  dell'  età  sua  . 


CRISTOFORO    BASCHENIS>    ED    ALTRI 
PITTORI    DELLA    STESSA    FAMIGLIA- 


D 


i  tanti  artefici  è  stata  sempre  mai  ne'  tempi  addietro  feconda  ma- 
dre la  piccola  valle  d'  Averara  ,  che  di  que'  soli  tesser  potrebbesi  un 
volume,  se  noti  fossero  i  loro  fatti,  o  le  loro  operazioni;  ma  giacche 
della  maggior  parte  altro  che  i  nomi  non  si  sanno  ,  parmi  che  in  que- 
sto luogo  non  si  debba  almeno  di  questi  tralasciare  di  far  memoria  . 
Di  tre  pittori  della  famiglia  de'  Scipioni,  di  Giacomo  detto  Oloferne  de* 
Scanardl  ,  e  di  Battista  Guarinoni  ,  tutti  di  Averara  abbiamo  di  già 
favellato  ;  ora  qui  trascriverò  li  nomi  di  alcuni ,  che  a  me  è  riuscito 
vedere  nel  pubblico  archivio  colle  stesse  parole  latine  tolte  da  autenti- 
che carte. 

148 ò.  Bcrnardus  f.  q.  Alberti  de  Rumbellis  de  Averaria  dipinm 
ctor ,  In  aciis  Laurentii  de  Borigis . 


1S4 

M9''  ^^'  Simon  f.  q.  Casparis  de  Bor^.itùs  de  Averaria  picìor 
habitator  Bergami  .  In  aclis  Anircoe  de  Coionio,. 

Ritrovo  che  questo  aveva  la  su»  abitazione  in  città  in  vicinanza 
di  Sant'  Andrea  . 

ij^b.  D  C  marina  f.  q..  Di  Ranol.  de  Bongis  ^  &-  olrm  uxon 
M.  Guerini  de  Gì i polis  ,  o  de  Gripombus  de  Ayerurici  picioris  ,  In. 
aciis  Hier.  de  la    Valle  .. 

lòyi.  D.  Troiius  f.  q.  D.  Bernardi  de  Avcraria  piatir  habiutor 
in  contrata  Osir   Vie.  Sancii  Leonardi  .In  acì;_s   Jj:  Fra'iCisd  Canova., 

Ma   fra    quanti    mai  rendettero  illustre  quel   paese  ,   possiamo   dira 
che  fossero  gli   uomini  di   una  sola  famiglia   detta    de'  Baschenis  ,    della 
quale  se   ne   veggono   nelle   antiche  carte   più,  d»   sette,,  che  col  titol'>  di 
p.ttori.  vengono  denominati  ,    sebbene    poi  di.!la  maggior  parte  di  loro, 
sicno.  affano  ignote  le  ©perazioni..  E  prunieranoente  vcdesi  un.  Antonio 
pittore  fìgliuDb  .di  Giacomo,  che   nel    1451.  abitava  in  questa  città  in 
vicuianza   di   San  iMichele   dell'   arco.   Poscia   altri   quattro.,  cioè  .Maior» 
ne  ,  Cristoforo  ,    Antonio ,  e   Pietro  ,•   i  quali   1'  uno  dall'  altro  per  ret-- 
ta  linea  discendendo,  si   tramandarono. di  padre  in  figliuolo  per  quattro 
età,  l'arte  della   pittui;a  .  Vi  è  stato   poi   un  altro    Cciscofciro,  chv  chia-» 
m»re.no  juniore  ,    scolaro    e   nipote.    EJ   in  fine    il  famoso  Prete  Eva- 
risto  ,   del   quale  a   suo   luogo    forcalo   particolar    ricordaiiza  ..  Tutte    le 
pitture  dei    Baschenis     sono  a    fresco  sopra    muri,   né  di  certo  si  può 
sapere,  quale  di   loro  ne  sia  stato  l'autore;  trattone  alcune  segnate  col, 
nome  di  Cristoforo,   le    quali  secondo  i  diversi  tempi    possono  più  all'' 
uno  ,.  che  all'altro  attribuirsi  .    E  per   dar  qualche   idea  del  tempo    in: 
cui.  fiorirono  questi   due   artefici,   trascriverò  alcune   righe   di  una  scrit-- 
tura,  che  trovasi    nel  pubblico  archivio  ne' rogiti  di  Gio;  Francesco  Ca.-. 
noya..,  la  quale   cosi   incomincia . . 

»   ^372.  ulcinio  Septeinbris  . 

Curn.  Dominus  Ancunius  f..q.  D.  Simonis  de  Basche nis  Jé  Averj^. 
ria  cupiac  ^  ut  Cristaphonus  fìlius  discac  aliquam  anern.^  ut  poflca  poffìt 
tàliquid  lucri  facete  prò  melius  se  sufiinendo  &c..deltberuvit  diclus  Cri— 
jhphorus  artem  picloriam  difccre ,  &  diclus  Antonius  viso  animo .  dicci 
ejus  filli  confi  Jerome  eum  con/ignare  D.  Crijhphoro  fratri  fio  pichri  6'c.: 
antcdicius  D.  Antoniiis  promifa ,  quod  dicius  Crijìophorus  fllìus  suin 
fldbit  cum  dièìo  Cnflophoro  fratre   suo.  piclorc  per  annos  quinque  &c.  tt 

Da  ciò  pertanto  si  comprende,  che  Cristoforo  juniore  attese  alU 
pittura  solamente  dopo  il  sopraddetta  anno  l'SJS;  ,  e  prciò  tutte  le 
opere  anteriori  sono  senza   alcun  dubbio  dello  zjo  ;  e  queUe  sole  pt»; 


sono  essere  attribuite  al  nipote,  che  furono  fatte  sul  fine  di  quel  seco- 
lo ,   o   ut!   principio   deli'  altro  . 

Le  pitture  più  antiche  senza  alcuna  marca  di  nome  né  di  anno, 
che  vendono  attribuite  ai  Baschenis  ,  sono  quelle  nella  chiesa  di  Santa 
Maria  Maddalena  sulla  facciata  interna  sopra  l'  aliar  maggiore  ,  ove 
vedtsi  nel  mezzo  la  Santa  penitente  in  un  gran  paese  deserto  visitata 
da  un  Angelo,  e  nell'alto  un  bellissimo  gruppo  di  Angeletti  in  gloria. 
Dalla  parte  destra  in  altro  quadro  è  figurato  Cristo,  che  risuscita  laz- 
zaro „  E  nel  quadro  a:  sinistra  si  scorge  la  Maddalena  con  la  sorella 
Blarta  entro  un  ospitale  ,  in  atto  di  porgere  ristoro  agi'  inferrnì  ;  e 
qui  vcggons!  moltiSiimi  letti  ,  che  in  vaga  prospettiva  vanno  con  be',!' 
ordine  degradando  ..  Era  pure  dipinta  dallo  stesso  pennello  la  faccia- 
la d'  una  casa  posta  sulla  piazza  della  Legna  nel  Borgo  San  Leo- 
nardo ,  che  dai  tempo  ,  e  dall'  intemperie  deli'  aria  e  stata  quasi 
del  tutto  consumata  e  guasta ,.  trattone  due  figure  di  Mercurio  ed 
Apollo  colorite  a  chiaio  scuro  di  terrstta  gialla;  dalle  quali  si  scor- 
ge, ch'esser  doveva  ammirabile  tutta  l'opera  per  il  bel  disegno,  e 
rilievo ,    che    hanno  le    sopraddette  figure ,. 

Non  dissimili  erano  le  pitture  sulla  facciata  di  quella  casa  nella 
centrata  di  Sant'  Alessandro  ,  nella  quale  in  quattro  nicchie  vedevansi 
le  quattro  stagioni  dell'anno  da  belle  architetture,  ed  ornamenti  attor, 
niate,-  ma  caduta  tal  casa  per  disgrazia  in  mano  di  chi  non  aveva  di 
pitture  un  menomo  intendimento  ,.  1'  ha.  fatta  di  nuovo  coprire  con 
altre  moderne  dozzinali  pitture  ;  e  in  questa  guisa  togliendole  il  gran 
pregio  che  aveva  ,  1'  ha  renduta  volgare  come   tant'  altre  . 

Nella  chiesa  delle  monache  di  Santa  Chiara  v'  erano  altre  pitture 
dei  Basehenis ,  le  quali  nel  rmiodernarsi  la  Chiesa  hanno  avuto  lo 
st' sso.  infelice  esito  ,  a.  riserva  di  un  San  Francesco  ,  che  dà  1'  abito 
della  religione,  a  Santa  Chiara  ,  colorito  sopra  la  porta  della  Chiesa  . 
Credonsi  di  mano  di  Cristoforo  il  vecchio  tutte  le  pitture  della 
Chiesuola  di  Santa  Croce  in  Vescovato,  la  quale  fu  rifatta  circa  l'anno 
i5'<i.  da  Federico  Cornato  Vescovo  di  questa  Città.  Rappresentano 
queste  in  varj  quadri  a  fresco  il  ritrovamento  della  santissima  Croce 
fatto  dall'  Iinpeiairice  Santa  Elena  ,  e  sono  copiose  di  gran  quantità 
di  figure. ,.  arricchite  di  bei  paesi  ,  ardiitetture  ,  ed  altri  ornamenti 
all'  intorno  . 

Ntlla  terra  di  Santo  Stefa'no  istoriò  nella  Chiesa  parrocchiale  tut- 
to il:  coro  co'  fatti  d^lla   vita  del  Santo  Protomartire:  e   nel  1570.  fece 
tutta  la.  cappella  del  Santissimo   aella  vecchia  Chiesa-  di  Goriago,    che 
Z4 


ita 

per  la  fabbrica  della  nuova  magnifica  chiesa  ha  dovuto  andar  quasi 
tutta  per  terra  ;  fuori  però  nel  sacro  recinto  si  vede  da  un  lato  ancor 
niò  in  piedi  gran  parte  di  detta  cappella,  ed  io  ho  vedute  molte  figu- 
re   rimase  intatte  . 

Nel  cortiletto  esteriore  delle  monache  di  San  Benedetto  veggonsi 
tutte  le  lunette  attorno  dipinte  con  li  fatti  miracolosi  del  Santo,  e  so- 
pra una  porta  finta  dirimpetto  a  quella  per  cui  si  entra  in  chiesa  si 
legge  .• 

Crijìophoms  ^aschenis  de  Averarìa  pinxìt  l54j.  ,  e  queste  pit- 
ture io  le  credo  di  Cristoforo  juniore  ;  siccome  quelle  nella  terra  di 
Ossanesga,  che  adornano  tutta  la  Sala  della  lorre  della  famiglia  Vacis, 
ove  in  cinque  quadri  ha  rappresentata  la  storia  di  Susanna  ;  il  restan- 
te poi  del  muro  sino  a  terra  ò  lavorato  alla  chincse  ,  e  si  vedono  co- 
loriti a  chiaroscuro  otto  illustri  personaggi  della  sacra  Scrittura  con  mol- 
ta perfezione  ,•  sotto  di  un  quadro  sta  scritto  il  nome  di  Cristoforo  , 
e  r  anno    i  604. 

Da  alcune  scritture  da  me  esaminate  si  rileva  ,  che  questi  abitava 
nel  borgo  San  Leonardo,  e  che  nel  iCji8.  fece  un  retroctdimento  di 
una  bottega  a  Pietro  suo  nipote,  e  che  poi  nel  1626.  era  passato  ali' 
altra  vita ,  cosi  leggendosi   in   una  carta  . 

1^26^.  lèi  Dominus  Antonius  filius  &  hxres  quond,  D.  Cnstophori 
de  Bafhcnis  6v. 

Di  Pietro  figliuolo  di  Antonio  una  sola  pittura  segnata  col  pro- 
prio nome,  e  coli' anno  16^4.  ho  veduta  nella  Chiesa  Parrocchiale  di 
Locate  ,  all'  altare  del  Rosario  ;  ove  era  colorita  la  Vergine  col  Bam- 
bino ,  e  dalle  parti  li  Santi  Domenico  e  Francesco  inginocchiati  ,  di 
buona  maniera  ,  e  vago  colorito  ••  ma  in  questi  ultimi  tempi  per  il  ri- 
facimento della  nuova  chiesa  è  andata  in  perdizione  .  Si  trova  ne'  li- 
bri delle  spese  della  chiesa  di  Santa  Maria  Maggiore  ,  che  Pietro  di- 
pinse nel  \C\().  una' Madonna  nella  sagristia  i  ma  questa  ancora  più 
non  si  vede . 

Molte  sacre  immagini  della  Vergine  e  de'  Santi  veggonsi  sparge 
qua  e  là  sopra  muri ,  e  passano  tutte  setto  il  nome  comune  de'  Ba- 
schenis  ;  né  si  possono  con  certezza  più  all'  uno  ,  che  all'  altro  asse- 
gnare ;  come  quella  sul  muro  sopra  la  piazzetta  di  San  Giambattista 
della  Commenda  in  Borgo  Sant'Antonio  ;  due  a  mano  destra  nel  Bor- 
go palazzo ,  r  una  sopra  una  casa  a  mezzo  il  Borgo ,  1'  altra  nell'  ul- 
tima casa  dipinta  sopra  la  porta  ,  ed  altre  nìolte  ,  che  agevole  sarà  il 
conoscere  per  la  loro  maniera  da  chi  ha  qualche  intendimento  di  pit- 
tura . 


»87 

GIACOMO    ANSELMI    PITTORE. 


V. 


iveva  circa  il  fine  dei  secolo  XV.  nel  Borgo  di  Santa  Caterina 
Gio;  Giacomo  Anstimi ,  dd  quale  è  cosa  conveniente  e  doverosa  il  far 
memoria.,  si  perchè  fu  pittore  di  qualche  considerazione,  si  perchè  fu 
egli  che  dipmse  la  miracolosa  immagine  di  Maria  Vergine  dello  spasi- 
mo col  figlio  Gesù  morto  fra  le  ginocchia  ,  che  ora  si  venera  nella 
chiesa  a  lei  dedicata  nel  Borgo  di  Santa  Caterina  .  Questa  era  dipinta 
a  fresco  sopra  di  «n  muro  nel  detto  borgo,  quando  nel  i(?02.  co- 
minciò per  prodigi,  e  miracoli  a  rendersi  celebre."  mentre  alli  18.  di 
Agosto  apparve  di  mezzo  giorno  sopra  a  detta  imagine  una  stella  , 
che  formava  tre  risplendenti  lumi  ;  ed  essendo  la  pittura  guasta  in 
alcune  pani  ,  si  trov(>,  senza  che  alcuno  vi  ponesse  mano  ,  improvi- 
samentc  rtintegrata  ..  Moltissimi  miracoli  andavano  giornalmente  seguen- 
do d'  indemoniati  fatti  liberi,  di  ciechi  restituiti  alla  vista,  di  storpj , 
e  febbricitanti  risanati  ,  ed  altre  prodigiose  cose,  che  dal  formato  pro- 
cesso si  rilevarono  .  Fu  perciò  stabilito  di  fabbricare  in  quel  luogo  una 
Chiesa,,  ed  ivi  decentemente  a  pubblica  adorazione  collocarla .  Nel  1605. 
fu  posta  la  prima  pietra  da  Monsignor  Milani  Vescovo  della  città  , 
che  eoa  sacra  e  solenne  cerimonia  vi  sì  trasferi  con  tutto  il  Clero  alli 
16,  di  Luglio  ;  e  la  chiesa  poi  fu  fatta  con  vago  è  nobile  disegno  , 
ammirabile  particolarmente  per  li  portici  all'  intorno  molto  singolari  , 
per  la  fina  architettura ,  e  per  essere  perfettamente  lavorati,  e  com- 
messi .  Ridotta  che  fu  a  ptrlezione  ,  fu  la  divota  pittura  con  molta 
diligenza  tagliata  dal  muro,  e  co>i  tutta  solennità  e  divozione  traspor- 
tata ,  e  posta  sopra  l'aliar  maggiore,  ove  va  continuando  a  dispen- 
sare   grazie  ,  a  chi  di  vero  cuore  a  lei  ricorre  . 

Un'  altra  sola  di  lui  opera  di  corretta  maniera  ,  e  buon  colorito 
jjcsso  qui  indicare  posta  all'  altare  della  Madonna  di  Sudorno  ,•  nella 
quale  vedesi  nel  mezzo  la  Vergine  col. Bambino,  da  una  parte  San  Giu- 
seppe ,  e  dall'  altra  Sjn  Carlo  con  sotto  il  suo  nome,  e  l'anno   1597. 

Ha  lasciato  un  manoscritto  di  memorie  di  alcuni  de'  nostri  pit- 
tori ,  che  vicn  citato  nelle  sue  effemeridi  dal  P.  Calvi  ,•  ma  per  quan- 
sa.  diligenza  abbia  usata  »  noa  mi  è  riuscito  di  poterlo  rinvenire  ,. 


8S 


PIETRO    RONZELLI    PITTORE. 


n 


'a  Leone  Ronzclli  nacque  Pietro,  pittore  di  molta  considcraziotic; 
e  sebbene  non  ho  di   lui   trovata  alcuna   memoria  ,  pure  dalle  opere  si 
può  argomentare  quale  e  quanto   fusse  il   di  lui  merito  .  Viveva   in    un 
tempo  ,   in   cui  nella   patria   nostra   tanti  professori  eccellentissimi   di  pri- 
mo grido   fiorivano  ;   e   perciò   non   è   meraviglia  ,  se   allora  il  nome  del 
donzelli  non  era  si  elevato,  come  stato  lo  sarebbe  in  altri  tempi.    Ma 
ciò  non  ostante  merita  la  virtù  sua  ,    che  se  ne  faccia    quella    onorata 
ricordanza  ,  che  non  lasciano  ,  né    iascieranno  mai  di  fare  le  belle  ope- 
re,  che  egli  produsss  in  patria  .  Dipinbe  per  la  chiesa    di    San    Fraa- 
cesco  la    tavola    della    prima    cappella  ,    entrando   dalla    pane  sinistra  , 
ove  vcdesi  San  Sebastiano  legato  ad   un    albero  ,   così    tondo  e  morbi- 
do ,  che  sembra  di   vera  carne,  c)!  sui  nome  ,  e  l'anno    1590.  Nel- 
lo   stesso  anno  fece  per  la  Chiesa  di  Santo  Agost'no  la   tavola  dell'  As- 
sunzione di  Maria   Vergine  ai  Ciclo  corteggiata  d'  infinite  schiere  d'An- 
geli ,    e  sotto  gli  Apostoli  con    molto    popolo    intorno  ,•    e    dalle    parti 
veggonsi  al  naturale  li   ritratti   del   Co:  Kj  Gio:  Giorgio    Passo,     e  di 
sua  moglie  ,  della  quale  famiglia  si   è  quell'  altare  ,   inginocchiati   in  at- 
Xo  di  adorare  la  Vergine .  Merita  quest'  opera  molta  laude  per  lo  co- 
pioso componimento,  e  per  la  quantità  di  figure  ben  situate,  e  disposte 
con  molta  arte.  Osservabili  sopra  tutto  sono  le  teste  degli    due  ritratti 
sopraddetti  ,  che  per  la   loro  elegante  maniera  ,  e  buon  colorito  danno 
chiaramente  a  divedere  essere  il  Ronzelli   sortito  dalla  scuola    dell'  im- 
mortale   nostro  Moroni  ;  lo   che  si  scorge    ancora  dal  colorito    di   tutto 
il  restante  del  quadro,    tuttoché  non  arrivi  alla  perfezione  del  Maestro. 
Nella    chiesa  del  Carmine  ,  sua  è  la  tavola  posta  a  mano  sinistra  entran- 
do ,  nella  cappella  della  Beata   Vergine  ,  rappresentante  la  Natività  del- 
la stessa  .    Sua  è  quella  posta   in  mezzo  al  coro   in    San    Michele  dell' 
arco  ,  con  la  Vergine  seduta  sopra  un  piedestallo  col  Bambino ,  e  San 
Michele  Arcangelo  .  Sua  è  quella  in  San  Pancrazio  nella  terza  cappel- 
la dalla  parte  sinistra,  con   la  Natività   del  Signore.  E  sua  è  qutlla  in 
San  Rocco  al  mercato  delle  scarpe  ,  con   la  Beata  Vergine  con  il  figli- 
uolo tnorto  sulle  ginocchia,  e    sotto  li  Santi  Rocco,  e  Sebastiano,  fat- 
ta nel   1588,  Nella  chiesa  delle  Monache  di   Rosate  era  ali'  aitar  mag- 
giore una    sua  tavola  con  la    Vergine    seduta   nel    mezzo    a    due   Santi 
Vescovi  ,  ed  altri  Santi  Francescani  ,  la  quale  fu  levata  per   riporvene 


l89 
una  del  Cignaroli  ;  ed  è  stata  posta  al  muro  laterale  nella  Chi. sa  , 
Altra  sua  opera  era  nella  Chiesa  di  Santa  Grata  in  Borgo  Canale  ,•  ma 
essendo  stata  rifatta  tutta  la  chiesa,  sonovi  stati  riposti  de'  quadri  de' 
moderni  pittori;  e  fu  venduta  la  tavola  del  Ronzelli ,  nella  quale  ve- 
devasi  effigiata  la  Vergine  sedente  col  Bambino  in  braccio  ,  da  una 
parte  un  Santo  Vescovo,  e  Sant'Antonio  da  Padova,  e  dall'altra  San 
Pantaieone  ,  e  S.  Lorenzo,  con  sotto  il  suo  nome,  e  l'anno  «  6 1  j  {^ij. 
Molte  opere  per  la  Chiesa  Parrocchiale  di  Curno  ftce  il  Ronzclli  ,  e 
tutte  degne  di  inolta  lode  ,  e  delle  migliori  che  dtlle  sue  mani  io  ab- 
bia vedute.  Nella  tavola  principale  posta  in  mezzo  al  coro  rappresen- 
tò r  Assunzione  di  Maria  Vergine  circondata  da  graziosi  Angelctti  ,  e 
sotto  gli  Apostoli  in  diverse  belle  attitudini  ;  opera  invero  degna  di 
considerazione  pel  buono  disegno  ,  per  la  grande  e  maestosa  maniera  , 
e  per  le  altre  parti  ,  che  la  compongono  ;  e  fu  dipinta  nel  1 6oS, 
Nella  tavola  posta  ali'  altare  sinistro  dipinse  la  Vergine  col  Bambino , 
Santo  Sebastiano,  e  molti  altri  Santi,  col  ritratto  da  una  parte  del 
Paroco  di  que'  tempi  ;  e  questa  fu  fatta  molti  anni  prima  ,  cioè  nel 
1552.  Nell'altare  dirimpetto  fece  li  due  laterali,  ove  io  uno  vedesi 
Sant'  Anna  incontrata  da  San  Giovacchino  ,  e  nell'  altro  il  detto  San- 
to in  aito  di  dormire,  e  sotto  il  suo  nome,  e  l'anno  lóid.  Nella 
Parrocchiale  di  Ossanesga  colorì  la  tavola  principale  con  la  Vergine  , 
e  li  Santi  Vito  ,  e  Modesto  .  In  quella  di  Ponte  S.  Pietro  un  quadro 
in  faccia  all'organo  con  la  Vergine,  e  li  Sand  Pietro,  e  Giambattista, 
Neir  antichissima  chiesa  di  Fontanella  una  tavola  con  molti  Santi  . 

E  qui  mi  convien  terminare  ,  senza  poter  additare  alcuna  parti- 
colarità della  sua  vita  ,  nò  di  sua  morte  ;  dolendomi  sempre  più  de' 
nostri  trapassati  scrittori  ,  che  di  tanti  e  tanti  uomini  meritevoli  di 
ricordanza  hanno  vergognosamente  trascurato  di  lasciarci  memoria  . 

FABIO    RONZELLI    PITTORE- 
C 

yjfe  poco  ho  favellato  di  Pietro  Ronzelli  ,  meno  certamente  ora  par- 
lar posso  di  Fabio  ,  non  so  se  figlio  ,  o  fratello  del  suddetto;  mentre 
pochissime  sue  opere  mi  sono  note.  Queste  però  ce  lo  danno  a  cono- 
scere per  ragionevole  pittore    de'  suoi  tempi ,   come    scorgesi  dalla  ta* 

(i)  Dello  Stesso  anno  c'è  altra  sua  ope-      sopra  un  piedestallo  ,  con  San  C»tl9 ,  S.L91 
ra  in  Alintnno  ncii'  Ojacorio  di  Casa  Que-      ren/o  ,  e  altri  Santi, 
rcnghi .    Rappresenta   la  B.  Vergine  seduta 


190 

vola  posta  nella  Chiesa  delle  Monache  di  S.  Grata  »  al  primo  aitar» 
della  parte  destra  ,  nella  quale  con  quantiià  di  figure  vien  rappresenta- 
ta Santa  Grata  in  atto  di  far  seppellire  Sant'  Alessandro;  e  questa  pit- 
tura fu  fatta  nel  1639.  Nella  Sagristia  di  Santa  Maria  M3o;giore  è  di 
sua  mano  il  quadro  con  Gesù  Cristo  morto  nd  grembo  della  Madre  , 
con  veduta  di  bel  paese  ,  Nella  chiesa  di  San  Rocco  nel  borgo  San 
Leonaido  fece  la  bella  tavola  con  li  Santi  Sebastiano,  Lorcnxo,  e  Cri- 
stoforo ,  degna  di  pariicolar  considerazione  .  In  casa  Galiiioii  alcune 
sue  opere,  fra  le  quali  una  tavola  con  la  Regina  Ester  presentata  avan- 
ti Assuero  ,  con  quantità  di  figure  ben  colorite  ,  e  con  buon  ordine 
disposte  ;  né  altra  maggior  notizia  io  posso  aggiungere  di  questo  vir»- 
tuuio    artefice  , 


FRANCESCO    ZUCCO    PITTORE. 


E 


ra  li  molti  eccellenti  pittori  a'  quali  è  la  città  nostra    debitrice  per 
la  fama  ,  che  con  le  loro  pregevoli  opere  le  hanno  accresciuta  ,    e  pel 
nobile  ornamento  ,    che  con  le  medesime    in   varj  luoghi    copiosamente 
diffuse  arrecato    le    hanno  ;  non  v'  ha  alcun  dubbio  ,  che  ancora  Fran- 
cesco Zucco  non  si  debba  annoverare  .  Pervenuto  che  fu  eoli  ash  an- 
ni  del  conoscimento  ,    fu    suo    primo    pensiero    T  applicarsi   allo  studio 
della  pittura,  ed  a  questo  fine  dal  Padre  inviato  a  Cremona  nella  scuo- 
la celebratissinia  de  i  Campi  y  ivi  molto  s'  approfittò  ,  e  giovinetto  an-- 
Cora  alcune  cose  degne  di    lode    dipinse.    Volle,  restituito  che  fu  alla< 
patria,  continuare  i  suoi  studj  sotto  il  i:ostro  Moroni  ,    e    riusci  anco 
buon  imitatore  di  quella  maniera  .  Qui   incominciò  ad- avere  gran  quan- 
tità di  commiisicmi  ,    non  ostante  che  in  que'  tempi  con  gran  tama-  vi» 
vesserò  i  celebri  pittori  Talpino  ,  e  Cavagna,  a'quali  non  inferiore  ce  lo- 
fanno  conoscere  le  diligenti  sue  opere  ,  delle  quali  con.  sua  gran  lode, 
si  veggono  ornate  trsolte  chiese  dentro  ia  città  nostra,  e  fuori  ancora. 
Bellissima  si  è    quella    posta    all'  aitar  maggiore  nella  Chiesa   delle 
Cappuccine ,  nella  quale  è  rappresentata    la    Santissima  Croce  sostenuta 
da  quattro  Angioli  ,  e  a  basso  Santa  Maddalena  ,    Santa   Chiara  ,    San 
Francesco  ,  e  altri  Santi  ,    che  in  diversi  naturali  atteggiamenti  stanno 
a   contemplarla  .  Non  meno  ammirabili  sono  quelle  nella  Chiesa'  di  Sant* 
Alessandro  in  Colonna ,  ove   vedesi   primjeramente   nel  coro  una  tavola 
laterale  con  Sant'  Alessandro  avanti   ad  uno  parato  da    Sacerdote  ,    col. 
Diacono  e  Suddiacono  dalle  parti  j  nel  .secondo  altare  dalla  parte   dell* 


19! 

Evangelio  altra  tavola  laterale  ,  dirinipetto  a  quella  del  Talpino  ,  ntHa 
quale  espresse  Santa  Grata  in  atto  di  presentare  al  Padre  San  I,upo  i 
fiori  nati  dal  Sangue  di  Sant'Alessandro;  e  ntlla  sagristia  Io  sttsso  San- 
to al  naturale  vestito  da  guerriero,  e  sopra  lui  un  bellissimo  Angiolo, 
e  questo  fu  dipìnto  nel  1624.  Sono  pure  di  sua  mano  nella  chiesa 
del  Carmine  la  tavola  nella  Cappella  di  Santa  Teresa  con  l'effigie  del- 
la Santa  ,  e  alcuni  Angioli  che  suonano  musicali  stromenti  ,•  come  an- 
co li  due  laterali  della  stessa  cappella  .  In  San  Lorenzo  la  tavola  eoa 
il  Santissimo  Crocifisso  ,  e  li  Santi  Lorenzo  e  Stefano  .  In  San  Gottar- 
do quella  con  la  Vergine,  e  San  Filippo  Benizio,  opera  bellissima;  e 
credesi  sicno  ancora  sue  le  incomparabili  portclle  dell'organo  al  di  den- 
tro ,  coH  la  Natività  del  Signore  ,  e  con  1'  adorazione  de'  Magi  ,  le 
quali  da  alcuni  sono  state  riputate  di  Paolo  .  In  San  Bernardino  di 
Borgo  S.  Leonardo  la  tavola  dell'  altare  di  San  Carlo  .  Nella  Madon- 
na di  Borgo  Santa  Caterina  la  Beata  Vergine  in  alto  tenente  il  Bam- 
bino ,  e  San  Giambattista ,  ed  altro  santo  Vescovo  inginocchiati  al  dì 
sotto  .  In  Santa  Maddalena  la  tavola  posta  all'  aitar  maggiore  con  la 
Santa  in  gloria  ,  circondata  da  molti  Angioli.  Nella  Santissima  Trinità 
un  quadro  con  la  Madonna  Annunziata  dall'  Angelo  .  Nella  Chitsz 
delle  Grazie  tutta  la  cappella  di  San  Diego ,  con  varj  fatti  miracolosi 
del  Santo  .  In  Santa  Lucia  una  tavola  posta  a  mano  destra  entrando, 
molto  bella  ,  ed  apprezzabile . 

In  due  soli  luoghi  io  so  che  abbia  il  Zucco  dipinto  a  fresco  . 
Nel  \6i^.  colon  nella  cupola  di  Santa  Maria  Maggiore,  ove  dipignea 
il  Cavagna  ,  due  ovati  sopra  le  finestre  con  entro  alcuni  Angioletti  ,•  e 
nel  1524.  fece  maggiormente  spiccare  il  suo  sapere,  e  la  sua  intelli- 
genza ntlla  Chiesa  de'  Monaci  Vallombrosani  di  Astino  ,  ove  tutta  la 
Cappella  destra  dell'  aitar  Maggiore  adorno  di  sue  pregiatissime  pitture 
a  fresco  ,  eccettuatane  la  tavola  dell'  altare ,  ove  a  olio  figurò  San  Ber- 
nardo degli  liberti.  Vescovo  e  Cardinale  Vallombrosano,  con  altri  San- 
ti della  stessa  Religione  .  Nelle  parti  laterali  dipinse  con  maniera  assai 
vaga  diversi  Santi  in  piedi  ,  e  sotto  la  volta  fece  vedere  la  Vergine 
portata  dagli  Angeli  in  Cielo ,  ma  in  sì  maestrevole  positura ,  ed  in 
tale  punto  di  prospettiva,  che  essendo  in  difficile  scorcio  ,  per  la  ve- 
duta del  sotto  in  su  figurata,  pare  agli  occhi  de' bassi  riguardanti  rit- 
ta vederla   in  piedi  ,  e  di  tutta  sua  grandezza  . 

Jn  maggior  numero  sono  le  Chiese  del  Territorio  ,  che  di  posse- 
dere sue  opere  si  pregiano.  Nella  nobile  terra  d'  Alzano  ve  n'  ha  uni 
egregia  all'  aliar  Maggiore   della  Chiesa  Parrocchiale   eoa  li  Santi  Cor- 


I  <?2 

nello  e  Cipriano;  ed  un'altra  nel  presbiterio.  Una  nella  Parrocchiale 
di  Orio  all'  altare  del  Ilosario  .  Due  in  Brembate  di  soct'O  ,  ana  eoa 
San  Callo  ,  e  San  Domenico  nella  l'arrocchiale  ,•  ed  altra,  nella  Cbie- 
sa  di  San  Vittore.  Una  in  Somasca  nella  Clriesa  di  San  Bartolomeo  eoa 
li  Santi  Giambattista  y  Carlo,  e  Domenico .  Due  nella  Chiesa  di  Leva- 
te ne'  due  altari  laierali  ,  ove  in  una  espresse  la.  Vergine  con.  li-  Santi 
Bernardo  ,  ed  Antonio  Abate  j  e  nell'  altra  I-  adorazione  de.'  Magi  . 
Tre  tavole  colori  per  la  Chissà  di  San  Martino  aJl'  Entratico'.  Du3 
per  la  Parrocchiale  di  Lusana  .  Altie  per  San  Ciò;  delle  formiche  i.i 
Valle  Cakpio^'  per  l'oratorio  di  Santa  Elisabstu  di  Peja;.  per  la^  Chic» 
sa  de'  Serviti  di  Montecchio  ;  per  quella- di  San  Carlo  di  V'erdello^ 
per  le  Parrocchiali  d'  Albano  ,  di  Capriate  ,  di  Faria  Olevana  ;  ed  al* 
tre  molte  che  passeremo  sotto  silenzio  ,  avendo  delle  più  degne  da  lui 
dipinte  tavellato  . 

Non  si  potrà  poi  abbastanza  commendare  il-  valor  suo  ne'  ritrati^ 
ti,  de' quali  se  ne  veggono  di  ammirabili  in  molte  case  di  privati  cit» 
ladini  ,  Era  suo  costum.e  farli  di  una  maniera  molto  diligente  e  finita» 
su!  gusto  di  Paolo  Veronese  ^  eoa  veli  sottilissimi,  oon  collari  a  Lttu^ 
che  ,  con  abiti  trinciati  ,  di  merlature  o  di  ricami  adorni ,  con  pen- 
nacchi ,  collane  ,  menigli  ,  ed  altri  graziosi  ornamenti  ,  secondo  1'  uso 
di  que'  tempi  ;  il  tutto  poi  con  diligenza  grandissima  a  perfezione  con» 
dotto  .  Una  singolarissima  opera  sua  ,  e  la  migliore  di  quante  ne  abbia 
vedute  ,  viene  da  me  posseduta  ;  né  credo  certamente  di  restar,  deluso 
d-rfir  amore,  che  si  ha  p'ir  le  proprie  cose,  cerne  accade  sovente;,  mcii» 
tre  da'  professori  tutti  ,  ed  intendenti  delle  arti  nostre  è  sempre  sta» 
ta  sommamente  commendata  ..  Conjiene  questa  quattro  ritratti  istoriati 
in  una  medesima  tda,  in  figure  intere  quanto  il  naturale,-  cioè,  due 
avvenenti  ornatissim&  donzelle  ,  una  delle  quali  tiene  in  braccio  un  vez* 
zoso  cagnolino  ,  1'  altra  un  mazzetto  di  vaghi  fiori  in  mano  ,  e  fra 
loro  due  graziosi  giovanetti  ia  aria  festevole  con  alcune  trutta  nelle 
inani  si  al  naturale  espresNÌ  ,  che  non  si  può  d'  avantaggio  immagina- 
re ,  Tre  ritratti  sono  in  casa  Medolaghi  a  San  Lorenzo  ,•  e  a  quello 
particolarmente  d'una  vecchia,  che  ha  un  p-uttino- presso  di  sé,  non 
si  può  dare  tanta  lode  che  basti  .  In  casa.  Bettame  un  ritratto  in  pie* 
ài  di  un  putiino  con  un  cagnoletto,  die  gli  ta.  saltellando  intorno, 
tanto  beilo  ,  che  da  alcuni  è  stato  creduto  di  Paolo .  Un  uomo  ,  ed 
wna  ornatissima  donna  in  casa  de' Conti  Carrara;  ed  altri  molti  altro- 
Te  5  che  troppo    lungo  sarebbe  il  volere    ad.  uno    ad   uno  annoverare.. 

Abitava  il  Zucco  nel  Borgo  di  Saa    Leonardo    nella    contrada    di 


IP? 

Prato  ,•  e  di  sua  moglie  Aurelia  Chiesa  lasciò  alcuni  teneri  figliuoli  in 
tempo  di  sua  morte  ».  che  stgui  alii  3-.  di  Maogio  del  \C2-j.  anno 
fuiivs!Ì3«imo  per  la  città  nostra  ,  e  per  1'  arte  nobilissima  della  pittura; 
mentre  ,  oltre  la  gr;ìve  perdita  di  questo  valonwo  artefice  ,  nello  stesso 
anno  ,  dopo  soli  diecisettc  giorni  ,.  pcrdemnio    ancora  Gio;    Paolo    Ca- 


vai^na  ., 


GtO^  PAOLO    CAVAGNA. 

^^3*^  "O"  ^  maraviglia  ,  che  gli  scrittori  nostri  abbiano  i  nomi  di  que* 
pittori  taciuto  ,  de'  quali  poche  opere  ,  o  niune  sono  rimaste;  è  stra- 
no certamente  ,  che  non  abbian  fatto  menzione  alcuna  di  Gio:  Paolo 
Cavagna  ,  di  cai  tante  e  tante  pregicvoli  pitture  sono  rimaste  a  pub- 
blico e  privato  ornamento;  mentre,  fuorché  il  Calvi,  che  nelle  sue  ef- 
femeridi reg'Stra  alcune  opeie  di  Giampaolo  «  niun  altro  ritrovasi  , 
che  come  il  merito  di  lai  richiedeva  ,  ne  abbia  favellato .  Ed  io  che 
sono  il  primo  ,  che  cercato  abbia  di  scriverne  le  vite  ,  so  quanta  fa- 
tica costato  mi-  sia  nel  fare  esattissima  diligenza  ne'  pubblici  Archivj  , 
ne'  manuscrittt ,  e  nel  rilevare  da  tradizioni  di  persone  intendenti  ,  e 
conoscitrici  delle  maniere  antiche  qualche  particolare  notizia  delle  pit- 
ture ,  e  fatti  loro  .  Questo  particolarmente  emmi  accaduto  nella  vita  di 
Giampaolo  Cavagna;  mentre  essendomi  avvisalo  sul  piincipio  di  do- 
verne avere  precise  notizie,  come  di  celebre  professore,  né  tanto  an- 
tico; ho  poi  dovuto  con  sommo  mio  rincrescimento  penar  molto  a 
potere   anco  rinvenirne  quelle   poche,   che  ora   m' accingo  a  pubblicare. 

Da   Giampietro  Cavagna   della   terra   di della   Valle   Brem- 

bana  ebbe  i  suoi  natali  Giampaolo,  ntl  Borgo  di  San  Leonardo,  circa 
la  metà  del  secolo  dccimosesto  .  Inclinato  alla  pittura  ,  portassi  ancor 
giovinetto  in  Venezia  in  tempo  ,  che  v-i  fiorivano  Tiziano,  Paolo  Vc= 
ronese  ,  il  Palma  vecchio  ,  e  tanti  altri  cccellcntiisimi  artefici  ;  e  volle 
sua  buona  sorte  ,  ciie  fisse  introdotto  nella  fioritissima  stanza  di  Tizia- 
no, e  sotto  la  direzione  di  tanto  Maestro  in  breve  riusci  sì  franco  ne] 
disegno,  che  già  prometteva  di  dover  far  meraviglie  in  tali  facoltà; 
ma  dopo  di  essere  stato- alcun  tempo  appresso  di  lui  ,  partitosene  , 
non  so  per  qua)  cagione,  volle  restituirsi  alla  patria  ;.  ove  giunto  ,  ed 
appreso  da  Giambattista  Moroni  l'impasto  de' colori,  da  sé  poi  for- 
mossi  una  maniera  di  dipignere  ,  che  fu  sua  propria  .  La-  prima  opx- 
ra    che  esponesse  al    pubblico,    vogliono  che  fosse    una     copia     di  uri 


194 

San  Girolamo  di  Tiziano  suo  primo  inaestro  ;  e  poscia  le  pitture ,  che 
vcggonsi  nell'oratorio  dedicato  al  Principe  degli  Apostoli  ,  posto  a  mez- 
za via  tra  Colognola  e  Stezzano  .  Queste  per  verità  non  sono  rimar- 
cabili a  confronto  di  tante  altre  ,  siccome  fjtte  ne'  suoi  principi  ;  ma 
a  gran  passi  con  il  continuo  esercizio  avanzandosi  nelf  arte  ,  giunse  in 
breve  a  meritarsi  il  nome  di  eccellente  ed  universale  pittore,  come  dal- 
le opere  sue  ,  che  ora  procurerò  di  far  note  ,  chiaramente  si  potrà 
comprendere  .  Ma  sentendomi  qui  troppo  assalito  per  ogni  parte  ,  e 
soprafatto  da  una  falange  d'  opere  inuumerabili  ,  e  pregevoli  molto 
per  ogni  chiesa,  in  ogni  luogo  ,  in  ogni  angolo  della  Città  ,  e  del 
Territorio  ,  da  si  ferace  pennello  sparse  e  disseminate  ,•  quelle  però  so- 
lamente andrò  accennando,  che  più  mi  sono  restat'e  in  menie  ,  e  che 
a  mio  credere  sono  d'  eterna  memoria  più  mtritevuli  .  E  per  dare  co- 
niinciamento  da  quelle  ,  che  sono  nella  Chiesa  di  Santa  Maria  Mag- 
giore ,  dirò  che  nel  tempo  medesimo  che  il  Cavagna  principiava  a 
rendersi  chiaro  nella  pittura  ,  li  Signori  Presidenti  della  Misericordia 
erano  intenti  ad  abbellire  con  istucchi ,  oro  ,  e  pitture  la  suddetta 
Chiesa  .  Desiderando  egli  però  di  prodursi  in  questo  luogo  per  acqui- 
starsi inaggior  onore  e  fama,  si  esibì  nell'anno  1588.  di  pignerc  una 
tavola  per  1'  altare  di  San  Giovanni  ,  la  quale  non  piacendo  a'  Depu- 
tati dovesse  a  lui  rimanere  senza  alcun  pagamento  ;  e  per  chiarezza 
di  tale  verità  cccone  ciò  che  ho  ritrovato  scritto  nel  libro  delle  termi- 
nazioni segnato  N.   ^c.   nell'  archivio  della  Misericordia  . 

»  08S.  79.  Deccmbris  ,  Cum  D.  Jo.  Paulus  de  Cavaneis  piclor 
[ponte  obiulcric  ,  ut  ir/ìiis  vlrms  pingendi  omnibus  innot^jcat  ,  punge- 
re propriis  expen/ìs  Iconam  ad  alture  B,  Jo:  EvangeUstJe  in  Ecclejii 
Sancii  Marine  ad  altare  ipsum  siturn  prope  cunergiarn  ;  addita  condi- 
tionc  i  quod  fi  Icona  ipsa  placuerit ,  pojjint  Pr^Jidentes  illam  enierc 
pretio  per  ipsos  /liquidando  ,  cui  predo  ipse  Jo:  Vaulus  Jlare  ,  6'  ac~ 
quiescerc  remi/ìt .  Qua  expojhione  intelLcla  captum  fuit  quod  obtatio 
ipsa  accepteiur  .  « 

E  nel  susseguente  anno  alli    12.  d'  Agosto  cosi  sta  registrato. 

»  Deinde  omnibus  suffiagus  capcum  juit ,  quod  accepteiur  a  D, 
Jo:  Paulo  Cavanco  piciore  Icona  per  eum  Jacìa  ,  &  posila  ad  aliare 
Sancii  Joannis  in  Eccle/ìa  Divde  Mariue  pretio  scutoruni  viginti  duo- 
rum  ^  prò  quibus  fiat  buletia  .  « 

Questa  tavola  ,  che  è  stata  la  prima  sua  opera  fatta  in  questa 
Chiesa ,  vedesi  posta  all'  altare  vicino    alla  sagristia  . 

Furono    nel    15512.  mandati    da  N'entzia  li  quattro  quadri  dipinti 


»95 

da   Francesco  Bacano  ,  e   posti  nella  volta  del  coro  ;  ed   essendosi    per 

poca  cura  nel  viaggio  guasta  in  parte  e  scrostata  la  pittura  ,  fu  stima- 
to valevole  il  pennello  del  Cavagna  di  poter  competere  con  quello  del 
Bassano  ;  come  in  fatti  li  restaurò  in  guisa  ,  che  non  vi  rimase  alcu- 
na ombra  di  detrimento  •  Vo'lero  perciò  nell'  anno  seguente  li  Presi- 
denti ,  che  egli  facesse  gli  altri  quadri  ,  che  andavano  posti  nella  vol- 
ta dello  stesso  coro  ,  e  primieramente  colori  sopra  le  finestre  il  gran 
quadro  ,  dove  rappresentò  Maria  Vergine  assunta  in  Cielo  ,  nel  qua- 
le ,  oltre  la  btllissiiia  figura  della  Vergine  di  tutta  grandezza,  fece 
vedere  gran  copia  di  Angeli  ,  e  Spiriti  di  maravigliosa  bellezza  in  atto 
di  applaudire  ad  un  iMistero  cosi  glorioso  ;  e  questa  opera  fugli  paga- 
ta lire  cinquecento  novantacinque  .  Colori  poscia  gli  y.ltri  due  posti  so- 
pra gli  organi  dall'una  ,  e  l'altra  parte  del  coro  ;  in  uno  de'  quali 
vedesi  la  Regina  Ester  ,  the  si  presenta  al  Re  Assuero  ,  e  nell'  altro 
Giuditta  ,  che  ha  tagliata  la  testa  ad  Oloferne  :  e  n'  ebbe  per  mercede 
lire  ottocento  quaranta  .  Neh'  anno  medesimo  dipinse  la  vasta  tela  , 
che  cuopre  1'  organo  alto  verso  alla  piazza,  di  valore  di  scudi  set- 
tanta ,'  nella  quale  viene  rappresentata  la  Natività  dei  Signore  con 
quantità  di  belle  e  ben  disposte  figure  .  Questa  senza  alcun  dubbio 
può  diisi  una  delle  sue  più  eccellenti  fjtiche  ,  molto  in  essa  scorgen- 
dosi la  maniera  di  Paolo  Veronese,  sopra  le  cui  opere  ha  fatto  par- 
ticolare studio  ,  e  ha  in  molte  sue  pitture  procurato  di  imitarne  lo 
stile  .  Diccsi  che  a  questa  dipintura  ,.  perciocché  molto  gli  piacesse  , 
desse  frequentemente  d'  occhio  Ciro  Ferri  nel  tempo  ,  che  dell'  anno 
\66y.  andava  dipingendo  a  tresco  tutta  quella,  nave  ,  ove  è  riposto 
1!  organo   suddetto  . 

Venuto  l'anno  ì6\%.  ,  e  volendo  quelli  che  allora  presiedevano, 
terminare  la  gran  cupola  dimezzo ,  furono  le  pitture  tutte  accorda- 
te a  Giampaolo  .  Colorì  pertanto  nel  mezzo  della  cupola  Maria  Ver- 
gine in  atto  di  essere  dalla  Santissima  Trinità  coronata  in  Cielo.  So- 
pra le  finestre  all'  intorno  veggonsi  quattordici  ovati  con  entro  grazio- 
si Angioletti  ,  due.  de'  quali  furono  fatti  da  Francesco  Zucco  ,  ed  uno 
di!  Talpino  ;  e  sotto  di  questi  ,  dieci  Profeti  al  naturale  dipinti  con 
iuona  maniera  ,  e  vago  colorito  ,  e  per  fine  per  dimostrare  distinta- 
iiiente  ii  prezzo  di  ognana  di  tali  fatture  io  qui  riporterò  la  partita 
stessa  tratta  del  quinto  libro  Maestro  nell'archivio  della  Misericordia  , 
•Ja  quale  cosi   dice  .* 

i6i6    20.   Fehbraro .    A   Gio;  Paolo  Cavagna   pittore  contigli  per 
saldo  ,  c'oè  per  d\cr  fatto  il  quadro  principale  dtU'  Incoronazione  so- 


15»^ 

pia  la  cupola,  scudi  90.,  N.  io.  Profeti  a  scadi  i  z.  V  uno,  e  N.  1  1. 
Angeli  a  scudi  i  5.  1'  uno  (  qui  si  devono  intendere  gli  undici  ovati 
tatti  da  lui,  in  ognuno  de'  quali  ri  sono  due  o  tre  Angeli  )  e  scudi 
35.  per  tutto  il  rimanente  dell'  opera  ,    che    in   tutto  sono   lire  2870. 

Nella  Cattedrale  v'  è  di  sua  mano  la  tavola  col  Santissimo  Croci- 
fisso ,  la  \'ergine  ,  San  Carlo  ,  ed  altri  Santi  .  la  Smta  Grata  la  Ver- 
gine del  Rosario,  San  Domenico  ,  e  San  Luigi  Re  di  Francia  .  In 
Sant'  Andrea  la  Natività  del  Signore  ,  ehe  il  l'asta  attribuisce  a  Fran- 
cesco Cavagna  .  In  San  Pancrazio  la  Vergine  col  Bambino  ,  e  li  Santi 
Giuseppe  e  Paolo  .  In  San  Francesco  la  tavola  di  San  Pietro  Aposto- 
lo j  come  pure  la  lunetta  sopra  1'  altare  della  Concezione ,  e  li  due 
laterali  ,  dove  scorgesi  in  uno  San  Giuseppe  che  dorme  ,  e  nell'  altro 
San  Giovacchino  e  Sant'  Anna  ;  con  altri  quadretti  di  sotto  in  su 
sopra  r  altare  medesimo  .  Nella  Chiesa  del  Carmine  dipinse  un  latera- 
le nella  Cappella  di  Santa  Barbara  ,  con  la  Santa  presentata  avanti  il 
Giudice  ;  nella  cappella  di  San  Niccolò  di  Bari  la  tavola  col  detto  San- 
to ;  e  nella  prima  cappella  entrando  a  sinistra  ,  il  Santo  Angelo  dell' 
Ordine  Carmelitano  ,  che  unito  col  San  Carlo  dipinto  da  Chiara  Sal- 
meggia ,  e  con  la  Vergine  in  alto  fatta  da  Giuseppe  Brina  ,  formano 
la   tavola  dell'  altare  . 

Nel  Borgo  di  San  Leonardo  nella  Chiesa  di  Sant'  Alessandro  in 
Colonna  ,  fece  tre  quadri  nella  Cappella  di  Sant'  Anna  ;  in  quel  di 
mezzo  rappresentò  la  detta  Santa  ,  e  Santa  Francesca  Romana  con  un 
bellissimo  Angioletto  che  tiene  un  libro  :  nei  laterali  in  uno  San  Die- 
go ,  e  neir  altro  San  Carlo  Borromeo  :  nella  Cappella  dirimpetto  la  ta- 
vola ,  nella  quale  vien  espresso  il  miracolo  de'  fiori  nati  dal  Sangue  di 
Sant'  Alessandro  ,  il  cui  cadavere  vedesl  in  bellissimo  scorcio  portato  da 
due  uomini  ,  mentre  Santa  Grata  fa  raccogliere  detti  fiori  da  alcune 
sue  Damigelle ,  tenendo  essa  il  capo  del  Santo  nelle  mani  :  all'  altare 
a  mano  destra  nella  crociera  j  la  tavola  con  San  Pietro,  San  Cristo- 
foro, ed  altri  Santi  in  gloria,  e  sotto  a  questi  ritratta  di  naturale  la 
città  di  Bergamo  .  In  San  Bernardino  di  detto  Borgo  dipinse  la  tavola 
dell'  aitar  maggiore  con  la  Vergine  ,  e  li  Santi  Pietro  ,  Bernardino  , 
Alessandro  ,  e  Difendente  ;  nella  quale  opera  ,  che  fra  le  sue  più  sin- 
golari vien  riputata  ,  chiaramente  si  scorge  aver  voluto  il  Cavagna  imi- 
tare particolarmente  neHa  regolata  architettura  ,  e  nei  due  Angioli  , 
che  la  Vergine  incoronano  ,  la  famosa  tavola  di  Lorenzo  Lotto  esisten- 
te nella  Chiesa  di  San  Bartolomeo.  In  San  Carlo  de'  Mendicanti  la 
V'ergine  col  Bambino  ,  ed  i  Santi  Carlo  e  Stefano  ,   e  sotto  alcuni  uo- 


197 
mini  e  donn»  con  abito  bianco  all'  uso  de'  Mendicanti  ,  e  dietro  in 
lontananza  la  veduta  della  città  di  Bergamo  .  In  Santa  Chiara  la  tavo- 
ìi  ccn  S.  Francesco,  S.  Lodovico,  e  S.  Giacinto,  dal  Pasta  detta  del 
Zucco.  In  Santa  Maria  delle  Grazie  de' Minori  Osservanti  la  tavola  con 
S.  Antonio,  ed  altri  Santi;  come  pure  la  volta  a  fresco  dipinta  in  varj 
pariimenti  di  stucco  nella  Cappella  della  Concezione  ;  e  li  due  quadri 
laterali ,  che  una  volta  servirono  di  stendardo  ,*  per  lo  che  veggonsi 
dipinti  molti  uomini  e  donne  nobilmente  vestiti  ,  all'  uso  di  que'  tem- 
pi ,  in  atto  di  pregare  la  Vergine .  Fra  le  molte  sue  opere  ,  che  sono 
nella  Chiesa  della  Madonna  dello  Spasimo  ,  singolare  si  è  quella  che 
fa  vedere  nostro  Signore  portante  la  Croce  ,  posta  in  uno  degli  altari 
alterali  ;  e  quella  sopra  la  ben  disposta  ,  e  maestosa  soffitta  dipinta  in 
ovato  sul  legno,  rappresentante  la  Santissima  Triniti  in  atto  à  inco- 
ronare la  Beata  Vergine  ;  siccome  pure  è  molto  osservabile  quella  che 
vedesi  sulla  facciata  esteriore  sopra  la  porta  della  Chiesa  ,  nella  quale 
colori  a  fresco  la  Vergine  addolorata  con  in  braccio  il  corpo  esangue 
del  Figliuolo  ,  che  avanti  si  stende  in  un  punto  bellissimo  di  prospet- 
tiva ,  e  pare  si  volga  da  qualunque  parte  viene  rimirato  ;  la  qual  cosa 
osservasi  in  altre  molte  sue  opere  .  Ogni  qualvolta  passava  per  questa 
parte  il  celebre  Ciro  Ferri  sopranominato  ,  trattenevasi  sempre  sopra 
due  piedi  ,  non  mai  saziandosi  di  rimirare  ed  esaltare  questa  pittu- 
ra ;  e  fu  veduto  ancora  ritirarsi  entro  qualche  porta  rimpetto ,  ed  ivi 
con  tutta  attenzione  starla   minutamente  considerando  (•)• 

In  S.  Lucia  colorì  la  tavola  posta  all'  aitar  maggiore  ,  che  rtp- 
presenta  Cristo  in  Croce  ,  con  S.  Domenico  ,  S.  Giovanni  ,  e  le  Sante 
Lucia  ,  Agata  ,  e  Maddalena  ,  che  genufiessa  abbraccia  la  Croce .  In, 
S.  Rocco  tèce  la  tavola  con  la  Vergine  ,  S.  Giambattista  ,  S.  Carlo  , 
S^  Francesco  ,  e  S.  Antonio  Abate  ;  e  questa  certamente  è  una  delle 
sue  miglior:  pitture  ,  come  lo  è  anco  uno  stendardo  conservato  in 
detta  chiesa  dipinto  nel  1591.  con  la  Vergine,  S,  Rocco,  e  S.  Se- 
bastiano ,  con  diversi  uomini  e  donne  inginocchiati ,  e  vestiti  all'  uso 
di  que'  tempi  da  una  parte ,  e  dall'  altra  S.  Rocco  ,  e  alcuni  discipli- 
ni :  opera  in  vero  condotta  del  piìi  perfetto  gusto  ,  e  della  più  bra- 
va maniera ,  che  mai  usasse  il  Cavagna  ,  e  degna  perciò  di  particolare 

(ij  Qucfle  pitture   del   Cavagna,    clic  figure,  in  casi  Guarinoni  ;  e  non  essendofi 

erano  nella  Cliiesa  della  Madonna  delio  Spa-  consertato ,  cKc  il  Criito  depofto  dalla  Cro- 

simo  ,  nel  ritubbricare  della  Chiesa  in  qucici  ce  che  era  sopra  la  porta  eliernamente,  fta- 

ultimi  anni  sono  (late  parte  alienate  ,  e  par-  to  tagliato  dal  muro  e  trasportato  in  luogo 

te  distrutte  ;  Trovandosi  ora  il   quadro    del  sotterraneo  ,  ove  dall'  umido  è  «ezio  rovi» 

Signore  che  porta  la  croce  con   moltitrime  nato  , 


fp8 

attenzione.  Moltissime  opere  ha  lavorate  per  la  Chiesa  di  S.  Difenden- 
te vicina  alla  casa  di  sua  abitazione  ,  e  per  T  annesso  oratorio  della 
dottrina  Cristiana,  nel  quale  veggonsi  due  quadri  rappresentanti  alcu- 
ni bellissimi  Angioli  grandi  al  naturale  ,  che  cantano  ,  e  suonano  di- 
versi stromenti  ;  e  tanto  pregevoli  io  li  reputo  ,  che  quasi  li  direi  fat- 
ti da  Paolo  Veronese  ••  nella  Chiesa,  poi  due  laterali  alla  tavola  dipin. 
ta  d-l  Moroni  ,  e  quella  dell'  altare  opposto  con  la  Santissima  Vergi- 
ne dall'  Angiolo  annunziata  ;  come  pure  tutti  li  quadri  posti  di  sotto 
in  su  5  in  uno  de'  quali  vedesi  un  Angiolo  ,  che  eoa  le  braccia  ste-e 
sostenta  una  croce  ,  ed  all'  occhio  si  mostra  rittissimo  in  piedi;  dando 
ciò  a  divedere  ,  che  anche  in  tale  facoltà  aveva  i!  Cavagna  particolare 
intelligenza  .  Tutta  la  facciata  esteriore  dipnta  a  fresco  ,  è  pure  di 
SHa  mano,  la  quale  in  parte  è  molto  rovinata  dall'intemperie  dell'aria, 
siccome  poi  è  anco  interamente  distrutta  a  cagione  di  nuova  fàbbrica 
una  preziosa  sua  opera  ,  che  entro  a  detta  Chiesa  dipinse  in  quella 
parte  della  volta  ,  che  soprastava  all'  aitar  maggiore  ;  ed  acciochè  non 
si  perda  anco  la  memoria  di  una  tanto  egregia  fattura. ,  non  voglio 
omettere  di  qui  ricordarla  .  Rappresentava  questa  1'  universale  giudizio 
nella  maniera  che  si  suole  dipingere  con  gli  eletti  alla  destra,  e  li  re- 
probi alla  sinistra  ,  e  tutti  in  diverse  ditHcili  vedute  ,  e  positure  ;  nel 
basso,  vi.  era  in  un  angolo  dipinta  la  bocca  del!'  Inferno,  dalla  quale 
scaturir  sì  vedevano  vivissime  fiamme,  e  da'  Demon):  strascinati  erano 
con.  molto  furore  ,  ed  in.  maniere  orribili  uomini  e  donne  ,  ne'  quali 
si  scorgevano  i  più  strani  etìctti  d'ira  ,  di  timore  ,  di  disperazione  ,  e 
di  dolore  :  in  somma  qui  fece  conoscere  so  stesso  per  lo  bello  scortare 
degli  ignudi  ,  per  1'  espressione  degli  att'eui  ,  per  la  vivacità  de'  moti  , 
pel  colorito,  per  l'invenzione;,  talmente  che  questa  sola,  opera  sarebbe 
bastata  per  dichiarare  che  questo  artefice  tosse  un  uomo  singolarissimo 
nell'arte  sua,  e  particolarmente  nell'intelligenza  del  nudo,  in  cui  spic- 
ea sopra  tutto  l'  eccellenza  de'  pittori,  essendo  necessario,  che  pentis- 
simo sia  r  artefice  della  notomia  degli  umani  corpi  ,  per  potere  a'  luo- 
ghi loro  ,  e  noa  a  capriccio  ,  come  alcuni  fanno ,  disporre  i  muscoli , 
1  nervi ,  1'  arterie  ,  e  quelle  prominenze  che  cagionate  sono  dall'  ordi-- 
tura  de'  corpi  ,  secondo  die  è  stato  dalla  natura  disposto  .  Che  tale 
sia  staio  il  Cavagna,  lo  dà  a  divedere  la  maestevole  tavola  rappresen- 
tante S.  GirolatBO  ,  posta  nella  Chiesa  di  S.  Leonardo  de'  Padri  So- 
maschi  a  fianco  dell'  arco  della  cappella  maggiore  .  Vedesi  questo  San- 
to Dottore  ignudo  genuflesso  in  mezzo  ad  dirupo  di  sassi  ,  che  colla 
destra   niano    strigne  il   Crocifisso  ,    e  eoa  la  sinistra    un   sasso  in  atto 


199 

di  percuotersi  il  petto  ;  né  si  può  certamente  vedere  un  ignudo  così 
bene  inteso  ,  e  così  diligentemente  ricercato  in  tutte  le  sue  parti  ,•  e 
con  tutta  ragione  viene  questa  pittura  fra  le  più  degne  annoverata  , 
che  sortite  siano  da'  suoi  pennelli  . 

Diverse  sacre  immagini  della  Vergine  ,  e  di  Santi  ha  colorito  a 
fresco  sopra  muri  nella  stiada  di  Cologno  ,  come  a  que'  tempi  ancora 
da'  principali  professori  dell'  arte  s'  usava  di  tare  ,  e  quella  che  vedesi 
sopra   la   porta,   per  la  quale   si   esce   dai   Borgo,   è   molto   pregevole. 

Nel  Borgo  di  Sani'  Antonio  dipinse  la  facciata  esteriore  dtlla  Chie- 
sa di  Sani'  Alessandro   della   Croce,    la    quale    dall'  intemperie   de!!'  aria 
è  quasi   tutta  scolorita  e  guasta  ;   vedesi   però   in  ombra  sopra    la  porta 
principale  la  figura  del  Santo  titolare  con  la   bandiera   in  mano  ,  sopra 
un   bellissimo    cavallo  messo  di  prospettiva  ,  che  con   li  piedi  di  dietro 
in   uno  sporto  poggiando,  con  il  resto  del  corpo  balza  per  aria.  Dipin- 
se in   S.   Bernardino  li  due  laterali  all'  aitar  maggiore  ,  in   uno  de'qua- 
ii  è  figurato  S.  Bernardino  ,  e  ncH'  altro    S.  Francesco  ;    e    ne'  fianchi 
esteriori  dell'  arcata  dello  stesso  altare  da  una  parte  vedesi  colorito  l'An- 
giolo ,    e    dall'  altra  la    Vergine    Annunziata  .•    come  pure    sono  di   sua 
mano  tutte  le  pitture  a  fresco  nella    pi  ima    cappella    entrando  a  mano 
sinistra  ,  tra  le  quali  è    osservabile  per    forza   del  colorito  ,    non    meno 
che   per  1'  espressione  ,  ed  esattez.za  del  disegno  ,    per    il  quale  sempre 
si  distingue,  la  tavola  dell'altare  con  la  Madonna  Addolorata  ,  la  qua- 
le poco  discosta  dal  sepolcro  tiene  il  morto  Redentore    in    braccio .  la 
Santo  Spinto  Chiesa  de'  Canonici  Lateranesi  (i),  nella  quarta  cappel- 
la  entrando  a   mano  destra  ,   fece   li   due   l?terali   con   S.  Frarjcesco,  che 
riceve  le  stimmate,  e  con   Daniele  nel  lago  de'Lioni  col  Profeta  Aba- 
cuch   in  alto  portato  dall'  Angiolo  pe'  capelli  .  Dipinse  nella  stessa  chie- 
sa  tre  quadri  a  fresco  nella  prima  cappella  entrando    a  mano    sinistra  , 
li  quali  ora  più  non  si  veggono  ,    essendo    stati    cop«rti   da    tre  c-randi 
tele    dipinte  a  olio  da  Marco  Olmo  nobile  pittor  Bergamasco  .    Queste 
a  dir  vero  hanno  molto  merito ,  non    tanto  però  ,  onde  da  queste  co- 
pi ir  si  dovessero  le  pitture  del  Cavagna.    E    ben  quegli  poteva,    che 
ha   tal  cosa  ordinato  ,  collocare   in  altra  parte  le  opere    dell'  Olmo  ,    e 
lasciare  alla  pubblica    vista  ed   ammirazione   le    belle    pitture   del    Cava- 
gna ,   le  quali  certamente  poteano  stare  a  fronte  dell'  altre  singolarissi- 
me ,  delle  quali  è  riccamente  adorna  questa  chiesa  ;  parlando  delle  an- 
tiche   però  ,  perchè  quanto  alle  moderne  collocatevi  da  pochi  anni  m 

(:;  Ora  degli  Orfanelli . 


200 

qua  ,  a  riserva  de'  laterali  neìla  cappella  della  Beata  Vergine  ,  e  Sani' 
Ubaldo  di  mano  del  Co;  Pittro  Kotari  Veronese  ,  niuii  ornamcnio 
certanunte  vi  arrtc^no  ;  e  credo  che  biasimo  piuttosro  ,  che  laude  at- 
tribuir il  debba  a  chi  ve  1'  ha  poste  ;  vedendo  quivi  quadri  d'  auto- 
ri ojovani  ,  e  affatto  ignoti  a  fronte  di  l'ietto  l'erugino  Maestro  di 
R<itiacllo  ,  del  Lotto  ,  del  Prevital:  ,  del  Cavagna,  del  Carpioni  ,,  e  di 
Domtfnico  Maria  Viani.  Ma  ritornando  all'  ultuna  Cappella  dal  Cava- 
gna dipinta  ,  eravi  nel  mezzo  una  nicchia  coperta  di  cristalli-,  entro 
deild  quale  vedovasi  la  statua  della  \'crgìne  ,  che  genuflessa  adorava  il 
Ban.biuo  di  fresco  nato ,-  la  nicchia  al  di  dentro  era  dipinta  a  boscs- 
reccia  con  aLune  antiche  cadenti  architetture  ,  e  sopra  un  Angiolo  con 
un  cartello  nel  quale  leggcvasi  Gloria  in  exce/sis  Dico .  Sono  era  figu- 
rato in  un  quadro  il  martino  di  Sant'  Erasmo:  Nel  quadro  lateiaie 
dalla  parte  del  Vangelo  eravi  espresso  S»  Piirizio  Vescovo  ,  ornato  di 
mura  e  piviale  ,  sotto  del  quale  vedevasi  la  divisa  di  Canonico  Kego- 
Jare  ;  dall'  altra  parte  S.  Francesco  d'  Assisi  col  Crocifisso  nella  sinistia^, 
e  colla  destra  stesa  in  atto  di  amorosa  adorazione  .  In  S.  Carlo  òsi 
Soccorso  è  di  sua  mano  la  bella  tavoia  posta  all'  i.|tar  maggiore  ,  ove 
in  alto  è  figurata  h  Vergine  incoronata  dalla  Santissima  Triade  ;  più  a 
basso  S.  Francesco  ,  e  Santa  Rosa  da  un  lato  ,  e  dall'  altro  S.  Cario  , 
e  Santa  Aìdna  Maddalena  ,•  e  sotto  in  sei  mezic  figure  sono  rappre- 
sentai Sei  giovinette  custoerite  in  questo  pio  luogo  .  In  Santa  Eh  a— 
betta,  Chiesa  de'  Cavalieri  di  Malta,  ha  colorito  a  tempera  la  tavola 
dell'  altare  con  la  visitazione  di  Santa  Elisabetta  ,  con  molte  figure  ,. 
tra  le  quali  alcune  ancelle  ,  che  portano  fardelli  ,  molto  al  vivo  espres- 
se :  ed  una  pure  a  tempera  nella  Chiesa  di  Sant'  Antonio  Foris  :  una 
tavola  molto  bella  ed  espressiva  alle  Orfane  con  la  Vergine  ,  il  Bam- 
bino ,  e  due  Santi  in  piedi  ,  e  diverse  orfanelle  inginocchiate  :  neik' 
Oratorio  delle  Dimesse  di  S.  Tommaso  il  quadro  posto  sopra  1'  altare. 
Bellissime  le  due  pitture  a  tresco  nella  Chiesa  dell'  Ospitai  Mag-^ 
siore  ,  r  una  in  mezzo  al  coro  con  li  Santi  Antonio- e  Bernardo  Aba- 
ti  (i)  con  addietro  una  ben  intesa  architettura;  1'  altra  posta  nel  bac- 
tisterio  con    San  Giambattista  in  atto  di  battezzare  nostro  Signore,  eoa: 

(i)    ATca  il   Cavagna    dipinto    qaesto  copiare  le  battaglie  del  Borgognone,  sicché 

Santo  cogli  ccchi.ih  ,•    ma  gli    t'unno    levati  alcune     copie     furono    prese    per    originali  . 

da   Antonio  Scarpetta    pittore    Bi.rgainasco  ,  Mostrò  pare  talento    nel    dipingere    tele    di 

in  modo  però  cke  con  una  spuijna  bagnata  certe  Galanterìe   clic  sembrano    appoggiate., 

si  potessero    rcttitiiire    nel    primiero    s:;UO  .  o    appese    a    un   asse.  Andrea    Paita  .    Pit- 

Antonio  Scarpetta  morì   verso    la   meta  dsl  rurs:   notabili   di   Ce'-gamo    p.   103. 
acuente  Secolo  •    Ebbe    moka   abiliti)    mi 


201 

alcuni  A ngiolr  ,  e  il  Padre  eterno  in  aito  ,•  dèlie  quali  due  dipinture  ri-- 
levasi  perfettamente  il  merito  ,  e  1'  esattezza  del  disegno  col  confioijito 
di  quant'  altro    vi    figurò    a  fresco  nel    -7J7.  Carlo    Cationi  Comaico 
con  molto  spirito  ,   e  vaghezza  . 

Diverse  pitture  a  fresco  sono  sopra  1'  aitar  maggiore  nella  Chiesa 
di  Matris  Domini  ,  con  la  Santissima  Trinità  ,  S,  Giovanni  ,  S.  Dome-- 
nico,  la  Presentazione,  e  la  Visitazione  di  Maria  Vergine  ;  ed  alcune 
Sibille  attorno  alia  Chiesa  .  Un  quadro  nel  coro  de'  Padri  Cappuccini^ 
con  nostro  Signore  Crocifisso  ,  la  beata  Vergine  ,  e  diversi  Santi  a  pie' 
della  Croce  :  ed  una  tavola  degna  di  particolar  laude,  ed  estimazione 
neir  antichissima  Chiesa  di  S.  Fermo  ,  nella  quale  vedesi  in  alto  la 
Vergine  sedente  col  Bambino  in  braccio  ,  con  S,  Benedetto  da  una 
parie  ,  e  Santa  Scolastica  dall'  altra  j  e  sotto  di  questi  ,  cioè  nel  mez- 
zo del  quadro,  li  nostri  Santi  Protettori  ,  Fermo,  Rustico  ,  e  Proculo ^* 
nella  parte  piii  bassa  sono  al  vivo  espressi  alcuni  Religiosi  ,  i  quali 
dall'  arca  cavano  1'  acqua  miracolosa  ,  e  la  dispensano  al  popolo  ,  che 
in  moltitudine  accorre  con  vasi  alla  mano  a  prenderla  ;  e  fra  1'  altre 
tcst«  assai  graziose  3  e  vivaci,  una  se  ne  vede  in  un  angolo  rivolta  a' 
riguardanti  ,  che  rappresenta  al  vivo  il  proprio  Tolto  del  Pittore  me- 
desimo .  Questo  quadro  che  dimostra  1'  annuo  miracolo  dell'  acqua  , 
che  nasce  nel!'  arca  de'  Santi  suddetti  ,  si  vede  alla  stampa  in  foglio 
disegnato  da  Giacomo  Locati  Bergamasco  ,  ed  intagliato  in  Venezia  all' 
acqua  forte  colla  solita    sua  franchezza  da  Giuseppe  \'agner  . 

Meriterebbero  poi  anco  d'  esser  descritte  tutte  le  pitture  ,  che  in 
questo  territorio  esposte  sono  alla  pubblica  vista  ,  essendovene  alcune 
per  ogni  capo  peifcite,-  in  tutte  poi  ritrovandosi  qualche  cesa  di  sin- 
golare ,  ed  ammirabile  .  Ma  siccome  ciò  sarebbe  troppo  lungo  ,  e  per 
avventura  nojoso  ;  cosi  mi  restringerò  a  qui  accennare  i  luoghi  sola- 
mente ,  ove  sue  pitture  veggonsi  conservata  .  Tre  tavole,  sono  nella 
Parrocchiale  di  Gorlago  ;  due  in  quella  di  Talgatc  ^  varie  pitture  a 
fresco  in  quella  di  Villa  d'Adda;  altre  in  S.  Salvatore  d'  Almenno,- 
in  S  Martino  ,  ed  in  S.  Pietro  Martire  d'  A'zano  ;  nella  Parrocchiale 
di  Fara  di  Gerra  d'  Adda;  n.lla  Chiesa  de' Padri  Agostiniani  di  Nem- 
bro  ,•  nell'Oratorio  d.;' Disciplini  di  Vilminorc  di  Scaive  ;  nella  Madon- 
na della  Maresaaa  ,'  nella  Parrocchulc  d.lia  t.rra  di  S.  Michele  tutto 
il  coro  dipinto  a  fresùo  ;  nella  Chiesa  campestre  di  S.  Fermo  nel  di- 
stretto di  Credario  ,•  ed  altre  moire  nella  Madonna  de'  Campi  presso 
Stezano  ;  siccome  altre  tavole  e  pitture  ,  nelle  Chiese  Parrocchiali  di' 
Chignolo  ,     Ghisalba  ,    Mozzo,     Sabbio,    Paloseo  ,    Spirano,   Bercio, 

2£ 


ao2 
andine  ,  Santa  Croce  »  Costa  di  Mezate  ,  Ranica  ,   ed  una    in  Bonate 
di  sotto  posseduta    ora  dal  Nobile  Signor    Marco  Bresciani ,  e  rappre- 
senta  la  cattura  de'  SS.    Martiri  Fermo  ,    e  Rustico  . 

Neil'  anno  iSPS-  ^^  chiamato  a  Cremona,  per  dipingere  a  fresco 
nella  famosa  libreria  a  tre  navate  de'  Padri  Agostiniani  della  Congre- 
gazione di  Lombardia  ,  dove,  oltre  molti  Filosofi  ed  Uomini  illustri 
dipinti  al  naturale  ,  ha  espresso  ancora  m.aravigliosamente  in  picciole 
figure  le  arti  ,  e  scienze  ,  e  molte  azioni  della  vita  umana  ,  in  varj 
spartimenti  con  ornati  ,  e  grottesche  assai  cuiiose  ,  e  bellissimi  scorti  . 
Queste  eccellenti  pitture  ,  che  sono  un  chiaro  argomento  del  molto  va- 
lore del  Cavagna  ,  vengono  tutt'  ora  additate  a'  forestieri  come  cose 
singolari  da  vedersi  in  quella  città  .  Sono  poi  da  pennello  molto  infe- 
riore stati  aggiunti  alcuni  putti  con  festoni  ai  lati  delle  finestre  .  Ave- 
va il  Cavagna  seco  condotti  a  Cremona  Francesco  suo  Figliuolo  ,  e 
Giambattista  Griffoni  suo  scolare  ,  acciochè  in  tale  grandiosa  operazio- 
ne gli  prestassero  ajuto  ,•  e  siccome  ho  rinvenute  alcune  sue  lettere 
scritte  in  tal  tempo  al  Padre  del  suddetto  Giambattista  ,  così  piacemi 
di  qui  riportarne  alcune  ,  che  di  tale  opera  e  dello  stato  loro  danno 
qualche  cognizione  , 

Al  Molto    Magnifico  Compare  M.  Lorenzo  Grifoni  ,  detto  de' Ros- 
si, Mercante  di  Spalieri  in  Borgo  S.  Leonardo  .   Bergamo  . 

Magnifico  Compare  Carissùmo  come  Fratello  . 

Mi  averete  per  iseusato  ,  se  non  vi  scrivo  più  spesso  ,  per  non 
aver  messi  :  ora  per  grazia  di  nostro  Signore  stiamo  bene  tanto  io , 
quanto  vostro  Figliuolo,  &  l'opera  cammina  con  sotisfazione  di  tutti 
in  g'-nerale  ,  ma  in  particolare  del  Reverendo  Priore  ,  abbenchè  al 
principio  abbiamo  avuto  degli  emuli  ,  poiché  alcuno  di  questi  Padri 
Cremonesi  ,  desiderando  che  1'  opera  fosse  fatt^  da'  Cremonesi  ,  non 
mancava  di  far  cattivo  animo  al  Priore ,  abbenchè  lui,  come  uomo  in- 
telligcme  ,  non  credo  li  ascoltasse  ,•  ora  quelli  stessi  ,  dclli  quali  dubi- 
tava »  b  laudano  in  presentia  ,  &  in  absentia  ,  e  mostrano  aver  molta 
conscìazione  di  questi  principi  .  La  compagnia  è  molto  allegra  ,  &  va- 
lentisomo  atTabilc  ,  con  il  quale  spero  cela  goderemo  tutti  insieme  a 
quesM  fiera.  Sdrete  contento  di  trovar  mio  cognato  Messer  Francesco, 
overo  suo  Padre  Messer  Stefano  tenior  da  seta  in  Borgo  S.  Tomaso  , 
e  farvi  dar  di  quella  polvere  ,  over  fondaglio  del   Cremesi  ,  come  alla 


mostra  ,  e  per  ii  primo  messo  la  mandarece  ,  e  quanta  ne  farà  me  la 
serbi  ,•  e  se  altri  tintori  di  seta  ne  averanno  ,  me  la  farete  serbare  , 
e  scriverete  ;  poiché  Meiser  Orazio  vuol  che  facciamo  della  lacca  ,  & 
non  avcnlo  per  chi  mandarcela,  vedcrete  da  Messer  Vanisco,  overo  a 
S,  Agostino  dal  Reverendo  P.  Morando  ,  facendo  le  mie  raccomanda- 
zioni :  ora  non  li  scrivo  altro  .  Il  R.  Don  Clemente  lo  farà  inteso  di 
qualche  cosa  del  nostro  gaverno  ;  mi  raccomandarete  a  Madonna  Co- 
mare ,  &  a  Jeronimo  con  tutti  di  casa  ,•  farete  animo  alla  mia  Consor-» 
le  ,  e  stia  allrgramente  pregartdo  il  Signore  mi  dia  sanità  ,  e  mi  con-i 
servi  nella  sua  sai\ta  grazia  . 

Vostro  Compare  AfFezionatissimo 
Gio;  Paolo  Cavagna  Pittore  . 

Allo  stesso  .  Bergamo  . 

Hoggi  ho  avuto  una  sua  ,  ed  inteso  il  tutto  ,•  credo  che  ora  ab- 
bia avuto  la  risposta  dell'  altra  scritta  per  inanzi  ,  la  quale  per  non 
aver  messo  per  Bergamo  la  mandai  a  Brescia  con  due  altre  ,  una  al 
Reverendo  D.  Clemente  ,  e  1'  altra  alla  mia  consorte  .  Non  vi  scanda- 
lizzarete  se  io  ero  in  colera  ,  poiché  mi  pareva  esser  in  capo  del  Mon- 
do a  non  veder  nessuno  della  patria  ;  ora  mi  è  capitato  ur^  Faustino 
di  Borgo  Palazzo  ,  qual  ha  portato  la  vostra  Lttcra  ,  ed  un  altro  di 
Seriate  ,  qual  vende  aceto  ,  quali  mi  hanno  promesso  di  venirmi  a  tro- 
vare ogni  volta,  che  veniranno  a  Cremona,  e  di  venir  ancora  da  voi, 
pero  gli  ne  fartte  istanza;  altro  non  li  dico  per  ora  facendoli  sapere, 
che  per  grazia  del  Nostro  Signore  stiamo  bene  ,  &  di  suo  figliuolo 
Gio:  Battlita  ,  il  quale  si  racci  manda  a  Madonna  Madre  ,  e  a  tutti  di 
casa  ,  non  occorre  ne  abbiate  fastidio  ,  che  sin  ad  ora  ci  sappiamo  ac- 
comodare alla  pratica  di  qu.sti  Reverendi  Padri ,  li  quali  mi  trattano 
molto  bene  ;.  e  quello  più  importa  dal  maggiore  sino  al  minore  mi  ama- 
no,  e  si  mostrano  amorevoli  &c.  Vi  prego  darmi  risposta  per  il  pri- 
mo messo  ,  se  avete  avuto  ogni  cosa  ,  poi  resta  di  pregarvi  ,  che  mi 
abbiate  a  memoria  nelle  vostre  orazioni,  e  raccomandirmi  a'  vostri 
amici  Molto  Rev.^'  ,  &  ancora  alla  nostra  compagnia  del  divwio  amore  . 


Cremona    13.  Luglio   1595. 


Vostro  Compare  AfFezionatissimo 
Gio:   Paolo  Cavagna   Piuore  , 


3  0-4 

Post  scritta .  Mi  è  parso  dirle  per  sua  consolazione  ,  siccome  non 
per  mio  merito,  ma  per  grazia  del  Nostro  Signor  IdJio  ,  oltre  la  so- 
tisfazioiie  dell!  Reverendi  Padri ,  alcuni  gentiluomini  de'li  primi  ,  li 
quali  sono  in  considerazione  in  questa  città  ,  e  sono  stati  fabbricatori 
del  Duomo,  avendo  veduta  l'opera,  1'  hanno  laudata,  il  che  li  Pa- 
dri a  uno  per  uno  mi  han  detto  ,  oltre  che  ci  sono  stati  li  due  pit- 
tori principali,  il  Signor  Gervaso  ,  e  il  Signor  Gio:  Battista  Malosso , 
quali  r  hanno  laudata  sinora  ,  sia  mo  per  loro  modestia  ,  over  per  al- 
tro ,  Basta,  li  Padri  ne   restano  sotisfatti  &  in  particolare  il  Rev.  Priore. 


Allo  stesso  0  Bergamo  , 


Magnifico  Messer  Compare  Carissimo  Salute  . 


Ho  avuto  una  sua  a  me  carissima  ,  intendo  del  suo  ben  stai^  , 
e  di  casa  nostra:  laudato  sia  il  Signor  Dio;  e  perchè  ci  vorrebbe  un 
quinterno  di  carta  in  rispondere  a  una  tanto  amorevole  ,  ma  il  tem- 
po non  mei  concede  ,  ed  il  sonno  mi  aggrava  ,•  p.rò  scrivo  cosi  in 
camiscia,  essendo  passate  due  ore;  e  volendo  partir  di  mattina  M.  Maf- 
feo Fugazza  ,  sarebbe  stata  discortesia  la  mia  a  non  ringraziarla  dell' 
affezione  ,  la  quale  benissimo  conosco  in  questa  ,  e  in  altra  cosa  ,  ri- 
servando poi  li  ringraziamenti  alla  venuta  ,  pregando  il  Nostro  Signo- 
re perchè  non  m'  insuperbisca  »  ma  sia  fatta  la  sua  volontà  .  Vi  avvi- 
so che  dubito,  che  voglia  venire  alla  fiera  in  nostra  Compagnia  il  Sig. 
Gcrvasio  ,  &  anche  il  Sig.  Malossino  primi  pittori  di  questa  città  ,  i 
quali  mi  sono  stati  molto  favorevoli  ;  ed  io  dubito  che  almeno  uno  di 
loro  debba  venir  costi  a  darvi  del  fastidio  appresso  li  altri  .  Se  voi  ri- 
trovate una  spaliera  verde  schietta  per  la  Sala  ,  ci  farete  metter  la  sua 
zana  dell'  istesso  colore,  di  altezza  tale  siochò  resti  la  quarta  parte  dell' 
altezza  dJla  spaliera  per  il  friso,  e  la  metterete  al  mio  conto,  ed  una 
lettiera  bella,  la  quale  compraretc  ,  e  un  letto  in  piestito,  ovvero  in 
qualche  modo,  e  la  venuta  sarà  .penso  il  giorno  di  S.  Bartolomeo:  e 
di  qucstt  cose  ne  conferirete  alla  mia  consorte  ,  facendoli  le  mie  rac- 
co nanda  uoni  ,  e  che  li  porterò  una  cosa,  che  li  sarà  cara  .  Or<i  mi 
trovo  mancar  l'olio  ,  il  sonno  mi  atflige,  la  penna  e  l'inchiostro  non 
tni  serve,  e  son  iforzato  a  dar  loco.  Addio. 


»o5 
Gio:  Battista  sì  raccomanda  ,  farete  le  raccomandazioni  di  tutti  a 
madonna  Comare  ed  ai  Molto  Reverendo  D.  Clemeiue . 


Cremona  6.  Agosto    1595. 


Vostro  AfFczionatissimo  Compare 
Gio:  Paolo  Cavagna  Pittore  . 


Da  altre  sue  lettere  ,  che  per  maggior  brevità  tralascio ,  scritte 
nel  1597.  al  suddetto  Grifoni  da  Trevigìio ,  Castello  onorevole  della 
Gcrra  d'  Adda  ,  giova  credere  che  in  tale  tempo  abbia  dipinte  le  ope- 
re bellissime  in  tela,  e  sul  muro  nella  Chiesa  principale  di  esso  luogo, 
che  dal  Dottor  Emanueiio  Lodi  nella  sua  istoria  di  Trevigìio  vengon 
riferite  colle   seguenti    parole  : 

>}  La  Maestà  dell'  aitar  maggiore  ,  che  in  mezzo  al  coro  surge  , 
vien  non  solo  accresciuta  dal  vago  compartimento  della  maestrevole 
macchina  d'  un  tabernacolo  tutto  dorato,  ma  dalla  finezza  di  due  la- 
terali tele  rcnduta  superba  .  Neil'  una  di  esse  da  Gio;  Paolo  Cavagna 
Bergamasco  dipinta  si  vede  la  manna  al  popolo  Israelitico  nel  deserto 
per  divina  virtù  mandata  ,  e  per  le  mini  del  popolo  raccolta  ;  e  ncll' 
altra  parte,  pure  dello  stesso  autore  ,  il  grande  mistero  dell'  istituzio- 
ne del  Santissimo  Sacramento  fatta  neil'  ultima  cena  dal  Redentor  del 
Mondo  sotto  la  specie  del  pane  ,    e    del  vino  .  « 

E  poco   dopo    seguita  : 

»  Nel  mezzo  della  Chiesa  V  una  all'  altra  opposta  sonovi  due 
Xllappelle  con  lo  stucco  ,  e  con  1'  oro  dipinte  ,•  risplende  nella  prima 
all'  Assunzione  della  Vergine  dedicata  una  tavola  di  Camillo  Procaccia 
no  ,•  e  neir  altra  a  Santa  Caterina  della  ruota  consagrata  parimente 
un'  altra  dal  sopranominalo  Cavagna  delineata  .  Tutto  il  rimanente  del- 
la Chiesa  è  dipinto  pure  dallo  stesso  Cavagna  ;  il  quale  oltre  a  mille 
e  variate  bizzarrie  ,  e  nuove  invenzioni  ,  e  non  pensate  focpie  d'  in- 
trecciate  linee  ,  e  fiorami  ,  ha  ali  incontro  d'  ogni  arco  della  nave  mag- 
giore delineate  spiranti  figure  ,  ed  in  particolare  1'  immagine  di  quc' 
Santi ,  sotto  il  di  cui  nome  erette  furono  le  sopranominate  chiese  cam- 
pestri  ,•  e  per  ultimj  conipimento  sopra  coloni  e  ,  vicino  all'  imposta 
della  volta  più  grande,  con  maestria  non  volgale  v'  ha  dipinto  i 
Prefeti  .  « 

la  altre  due  Chiese  parrocchiali  della  Gerra    d'  Adda  si  veggono 


206 

epere  del  Cavagna  ;  es5endovi  una  tavola  in  quella  di  Pontirolo  ,  ed 
altra  in  quella  di  Canonica  ;  siccome  pure  nella  città  di  Brescia  tutte 
le  pitture  a  fresco  ,  che  adornano  V  oratorio  di  Santa  Maria  del  mer- 
cato d'.l  lino  ,  sono  di  sua  mano  ,  come  ne  siamo  assicurati  dall'  auto- 
re del  libro  ultimamente  uscito  alla  luce  intitolato  /<?  pitture  scelte  dì 
Brescia  . 

Abbiamo  sin  qui  favellato  delle  opere  del  Cavagna  esposte  nelle 
Chiese ,  e  in  altri  pubblici  luoghi  ,•  parrai  convenevole  ancora  farne 
note  alcune  ,  che  nelle  private  case  servono  di  singolare  ornamento  ,  e 
decoro .  In  casa  Vailetii  vedonsi  tre  bellissimi  quadri  a  olio  nella  sof- 
fitta della  sala  ,  tutti  attorniati  con  vaghe  invenzioni  alla  chinese  .  la 
casa  AmarloLti  Mozzi  dipinse  nella  volta  della  sala  Andromeda  legata  allo 
scooliu,  ed  all'intorno  molti  capricciosi  grotteschi.  Ma  chi  vuol  restar 
soprafatto  da  due  maravigliose  opere  ,  che  per  la  moltitudine  e  diver- 
sità dille  cose  meritano  particolari  encomj  ,  convien  portarsi  ne'  due 
nobili  appartamenti  1'  uno  di  Casa  Morandi  ,  e  1'  altro  de'  conti  Alba- 
ni della  Zogna  ,  ora  Suardi  in  Borgo  S.  Antonio  ;  e  qui  vedrassi  ave- 
re il  solo  pennella  del  Cavagna  prodotte  cose  si  difteren-ti  ,  che  altro- 
ve impiegati  si  sarebbero  \>\i\  di  sei  pittori  di  professione  diversa  . 
Veggonsi  quivi  graziosissime  figure  ,  bellissimi  paesi  ,  vaghe  architettu- 
re 5  ingegnosi  grotteschi  ,  in  somma  tutto  ciò  che  può  formare  umano 
peuneljo  qui  vedesi  a  perfezione  colorito .  Ne  certamente  io  saprei 
eh'  altro  pittore  sia  stato  si  valente  in  tutte  e  si  diverse  operazioni  , 
quanto  si  è  fatto  egregio  ed  insigne  conoscere  il  nostro  Cavagna  .  E 
credo  che  senza  taccia  di  troppa  parzialità  gli  si  possa  cbre  il  prima- 
to .  In  casa  Morandi  primieramente  ha  dipinto  a  fresco  tutta  la  volta 
della  gran  sala  ,  in  mezzo  alla  quale  in  un  ampio  e  lungo  quadro  ha 
fiourato  Giove  circondato  da  tutti  gli  Dei  ,  con  somma  maestria  posti 
in  iscorci  difficilissimi  ,•  all'  intorno  poi  in  varj  paitimeiui  ha  espressa 
la  storia  favolosa  di  Psiche  :  questi  attorniati  vengono  da  bellissime  cor- 
nici ;  e  da  molte  donne  grandi  al  naturale  simboleggiate  per  alcune  vir- 
ili restano  framezzati  ;  tutto  il  rimanente  poi  è  ornato  di  varj  fregi  , 
e  rabeschi  ,  ne'  ouali  aveva  uno  spirito  e  gusto  ammirabile  .  La  sof-' 
fitta  della  vicina  stanza  non  la  cede  punto  al  nobile  e  raro  ornamen- 
to di  scelti  quadri  ,  che  la  ricuopre  ,  essendo  tutta  minutamente  lavo- 
rata alla  Chinese  ,  e  attorniata  da  un  fregio  composto  da  dieci  pic- 
cioli quadri  ,  ne'  quali  vedesi  dipinto  il  trionfo  di  Pompeo  con  innu- 
merabili  minutissime  figure  ,  ma  si  al  vivo  espresse  e  distinte,  che  ar- 
recano stupore  e  niaraviglia ,  scorgendovi   1'  occhio   sempre  alcune  no* 


2oy 
vita  per  cui  mai  non  si  sazia  di  rimirare  .•  nella  opposta  stanza  ha  nei 
mezz  .  colorito  il  carro  del  Sole  tirato  da  quattro  bianchi  e  veloci  de- 
strieri ,  con  molti  paesi  all'  intorno,  e  con  altre  nuove  bizzarre  inven- 
zioni .  Non  dissimili  sono  le  grandi  copiose  opere  fatte  in  casa  de' 
suddetti  Conti  Albani  ,  mentre  a  riserva  della  sala  ,  la  quale  dicesi  co- 
lorita da  Troilo  Lupo ,  toltone  gli  otto  quadri  a  olio  nella  soffitti  cre- 
duti del  Tintoretto  ;  le  cinque  laterali  stanze  sono  tutte  dipinte  dal 
Cavagna  :  in  una  ha  nella  volta  in  sette  quadri  a  fresco  espresse  le 
istorie  della  gioventù  di  Davide  ,•  in  altra  vicina  la  storia  pur  di  Da- 
vide dopo  la  sua  assunzione  al  trono  .  Nelle  stanze  opposte  vedesi  in 
una  la  storia  di  Giuseppe  Ebreo  ,  divisa  in  nove  quadri  nobilmente 
distinti  ,  con  istucchi  adorati  ;  nell'  altra  alcuni  fatti  del  vecchio  Te- 
stamento ,  principiando  dalla  creazione  del  Mondo  sino  all'  universale 
diluvio  ,•  nella  sotììtta  dell'  ultima  stanza  dipinse  un  quadro  a  olio  sul 
gusto  Bassanesco  con  li  ritratti  della  famiglia  Furietti  ,  Principi  di  Va- 
lenzano, padroni  in  quel  tempo  di  questa  casa,  tutti  inginocchiati  avan- 
ti r  immagine  di  Maria  Vergine  .  Ha  pure  colorito  tutto  1*  atrio  che 
conduce  al  giardino,  ma  non  è  cos'i  ben  conservato,  come  sono  tut- 
te le  sopraddette  pitture  ,  le  quali  per  la  freschszza  e  forza  del  colo- 
rito pajono  a'  giorni  nostri  dipinte  .  Fra  gli  scelti  quadri  che  in  una 
di  queste  stanze  si  veggono  di  valenti  pittori ,  due  ve  ne  sono  del 
Cavagna  ,  uno  grande  con  San  Francesco  nel  deserto,  ed  altro  più 
piccolo  con  la  stessa  effigie  . 

Era  pure  di  ragione  d'  altra  famiglia  Furietti  la  casa  ora  posse- 
duta da'  Signori  Gualandris  (i)  nella  terra  di  Presezzo  ;  ed  in  questa 
similmente  veggonsi  pitture  eccellentissime  del  Cavagna  .  Tutto  1'  atrio 
è  nobilmente  colorito  alla  Chinese  con  hgurette  ,  paesi  ,  ed  altri  vaghi 
capricci  .  Nella  volta  della  sala  è  figurato  Ercole  ,  che  si  presenta  a 
Giove,  con  molte  Deità  all'intorno;  otto  quadri  la  circondano  espri- 
menti  la  vita  di  Ercole,  divisi  dalle  architetture,  e  dalle  Muse,  figure 
al  naturale  co'  loro  strumenti  ;  e  fra  queste  vedesi  Apollo  ignudo  cosi 
morbido  e  tondo,  che  sembra  di  vera  carne;  ne'  muri  laterali  sonovi 
alcune  statue  di  terretta  gialla  ,  tocche  con  molta  grazia  e  maestria  , 
In  una  delle  vicine  stanze  vedesi  nella  volta  Giuditta  ,  che  ha  taglia- 
la la  ts5ta  ad  Oloferne  ,  il  di  cui  cadavere  sta  sopra  un  letto  in  posi- 
tura ammirabile  .  In  altra  stanza  è  effigiata  nel  mezzo  Susanna  nel  ba- 
gno con  li  due  vecchi  seduttori  ;  e  nell"  altra  dirimpetto  Febo  sopra 
dorato  carro  co'  suoi  risplendenti  cavalli  :  sopra  a  ciascuna  delle  porte 
sono  dipinti  alcuni  quadretti  di  divozione    con  cornici  ,  che  amovibili 

(i)  Orn  de'  Signori  Carrara  . 


208 

sembrano ,  ed  ingannano  1'  occhio  de'  riguardanti  :  il  tutto  poi  è  or- 
nato con  paesi,  arcliitecture  ,  fogliami,  pattini,  trofei,  conforcne  la 
solita  sua  g'aziosj  maniera  di  operare  . 

Se  volessi  poi  descrivere  tante  altre  opere  a  tresco  ,  fatte  in  casa 
Carrara  di  Gorgo  S.  Antonio,  in  casa  Beroa  ,  in  casa  Mojoli  in  città, 
ed  a  Cologno  ,  in  casa  Franchetti  a  Gorlago ,  ed  in  tante  e  tante  al- 
tre ,  mai  non  si   verrebbe  a  capo  della  storia  . 

Riuscì  anco  valoroso  ne'  ritrjttij  e  tra  i  molti  uno  ne  citerò  da 
me  posseduto  della  famosa  donna  Pace  Grumelli  ,  moglie  del  Cavaliere 
GianGiacomo  Tasso,  e  madre  del  Cav.  Enea  ,  e  di  trcole  Filosofo  . 
Questa  è  dipinta  in  età  di  cinquant'  anni  ,  seduta  in  abito  vedovile 
con  lungo  e  trasparente  velo  in  testa  ;  e  dal  suo  volto  traspira  quella 
passata  bellezza  ,  che  la  rendette  tanto  celebre  al  suo  tempo  ,  per  la 
quale  non  solamente  ,  ma  molto  più  per  la  somma  sua  virtù  e  pru- 
denza fu  da  Giacomo  Ruscelli  nel  suo  libro  annoverata  fra  le  donne 
illustri  di  quel  secolo  . 

In  casa  de'  Conti  Albani  di  Urgnano  vi  è  la  tavola  posta  nella 
loro  dimestica  Cappella  con  la  visitazione  di  Maria  Vergine  ,  ed  altri 
piccioli  quadretti  degni  di  attenzione  ,  e  specialmente  la  Natività  del 
Signore  ,  il  martirio  di  San  Placido ,  e  la  morte  di  San  Benedetto  , 
Nella  scelta  ,  e  numerosa  galleria  del  Co;  Antonio  Bettame  un  San 
Francesco,  che  riceva  le  sacre  stimmate,-  una  bella  Madonna  col  Bam- 
bino in  seno  :  ed  un  San  Carlo  entro  un  piccolo  paese  in  casa  To- 
mini  . 

Continuò  indefessamente  a  lavorare  ,  e  dall'  opere  sue  innumera- 
bili, convien  credere  giugnesse  a  molta  vecchiaja.  L'ultima  pittura  che 
fece  ,  fu  un  San  Carlo  inginocchioni  orante  avanti  il  Crocitisso  ;  ter- 
minato il  quale,  e  gravemente  infermatosi  gli  convenne  morire  il  di 
2o.  Maggio  dell'anno  \62j,i  e  fu  portato  il  suo  cadavere  alla  Chie- 
sa delle  Grazie  ,  ove  ebbe  decente  sepoltura  . 

Abitava  il  Cavagna  nel  borgo  di  San  Leonardo  ,  presso  alla  Ghie- 
sa  di  San  Defendente  nel  vicolo  di  Zambonate  ^  ove  vedesi  ancor  mó 
là  sua  casa  esteriormente  da  lui  dipinta  ,  ma  cosi  guasta  dall'  intem- 
perie dell'  aria  ,  che  appena  se  ne  scorgono  li  vestigi  ;  verso  la  som- 
mità però  essendo  stata  difesa  dallo  sporto  del  tetto  ,  si  vede  in  un 
quadrato  un  uoir.o  in  piedi  ,  che  alquanto  inclinato  con  la  verga  in 
mano  mostra  di  fare  in  terra  qualche  delineamento  .  Evvi  sopra  que- 
sto una  finta  apertura ,  dalla  quale  si  sporge  in  fuori  un  giovine  ,  che 
in  una  mano  tiene  la  tavolozza   de'  colori  ,  e  nell'  altra   i    pennelli  ;  e 


questo  è  il  ritratfo  di  Giampaolo  fatto  da  lui  stesso  iu  sua  gioventù . 
Ebbe  dalla  moglie  Marganta  Canubina  diversi  Figliuoli  ,  fra'  quali 
Giambattista  e  Francesco  ,  che  al  tempo  della  morte  di  lui  erano  di 
già  entrambi  ammogliati  .  Francesco  fu  emancipato  ,  e  vivea  separato 
fial  Padre  ,  e  fu  anco  erede  della  paterna  virtù  come  or  ora  vei 
drassi . 

A  chi  considererà  1'  immensità  de'  guadagni ,  che  al  Cavagna  pTO- 
cacciò  la  virtù  3  non  sarà  difficile  a  credere  ,  che  egli  al  suo  morire 
lasciasse  non  pochi  averi  .  Fu  uomo  di  dolcissime  maniere  ,  ed  alla 
singolare  virtù  sua  ebbe  in  grado  non  ordinario  congiunta  la  bontà  di 
vita  ;  e  di  ciò  fa  in  parte  testimonianza  l'  essere  egli  stato  degno  di 
una  particolare  grazia  da  Dio  ottenuta  per  intercessione  de'  Santi  Pro- 
tettori nostri  Fermo  e  Rustico  ,  come  narra  F.  Celestino  nella  secon- 
da parte  della  sua  istoria  ,  ove  nella  descrizione  della  vita  de'  suddetti 
Santi  cosi  dice  •• 

»  L'anno  i<fo3,  Gio;  Paolo  Cavagna  pittore  del  nostri  tempi 
eccellente  ,  avea  portato  dieci  mesi  la  febbre  quartana  ,  e  dipingendo 
nella  Chiesa  di  Berzio  il  martirio  di  questi  Santi  ,  ad  essi  con  fede  e 
divozione   raccomandossi ,  e  restò  libero  .  « 

Usò  di  scrivere  il  proprio  nome  ,  ed  il  millesimo  in  quasi  tutte 
le  sue  opere  ad  oifo  ,•  ma  nulladimeno  riesce  facile  il  distinguere  anco- 
ra quelle  a  fresco j  ed  a  tempera,  per  essere  la  maniera  di  lui  molto 
diversa  dagli  altri  nostri  pittori  di  quel  tempo  ,  Dirò  finalmente- ,  che 
in  ciò  che  all'  arte  appaitiene  ,  fu,  come  ho  già  detto,  pittore  univer- 
sale in  grande,  ed  in  piccolo  ,  facile  ntll'  invenzione,  ed  esatto  nel  di- 
segno ,  nel  cc'oriie  ebbe  molta  forza  ,  ma  non  fu  in  tutte  le  opere  sue 
egualmente  pastoso  ;  a  fresco  per  lo  più  Conservò  maggiore  vaghezza  , 
che  a  olio  ,  e  a  tempera  non  facesse  j  fu  molto  abile  neli'  esprimere 
1©  passioni  dell'animo;  intese  perfettamente  l'architettura,  la  prospet- 
tiva ,  il  sotto  in  su;  per  la  qual  cosa  veggonsi  in  ognuiw  di  queste 
parti  cose  degne  di  lui  .  Nessuno  ornò  mai  le  sue  opere  con  magoiore 
varietà  di  cose  ,  spargendo  per  entro  di  esss  con  grande  proprietà  ,  e 
intendimento  ,  pacbi  ,  animali  ,  fiori  ,  fruiti  ,  n>aschere  ,  rabeschi  ,  car; 
tocci  ,  fogliami,  e  quant' altro  può  mai  idearsi  umano  ingegiao,-  e  quel- 
lo che  più  reca  stupore,  in  ognuna  delle  suddette  cose  riuscì  come  se 
di  quella  soia  avesse  fatto  suo  particolare  studio  .  Perciò  con  ogni  ra- 
gione resterà  perpetua  la  memoria  di  questo  Artefice  ,  il  quale  lasciò 
si  numerose  e  certe  pruove  del  suo  sapere  ,  e  profonda  universale  in- 
telligenza nella  pittura  . 

^7/ 


2  IO 


FRANCESCO    CAVAGNA    PITTORE- 


A, 


vendo  nei  libri  di  battesimi  della  Parrocchia  di  Sani'  Alessandro  in 
Colonna  ritrovato  il  nome  di  un  Francesco  figliuolo  di  Gio:  Paolo  Ca- 
vagna,  e  di  Margarita  sua  consorte  ,  nato  nel  KJ25.  ,  io  creduto  ave- 
va ,  che  questo  dovesse  essere  l'  anno  della  nascita  di  Francesco ,  del 
quale  ora  scrivo  .  Ma  ho  dovuto  mutare  opinione  ,  rilevato  avendo 
da  un'  autentica  carta  esistente  nel  pubblico  archivio  di  questa  città  in 
atti   di  Agostino  di  San  Pellegrino  ,  che  incomincia  : 

M.  D.  Jo:  Paulus  /.   q.  D.  Jo:  Petri  de  Cavaneis  ,  &  M.  Fran- 
aisais  cjus  fìlius  ambo  piclores  &c.  che  nel  anno   \62'j.  Francesco  ave- 
va già  moglie  ,  e  separato    viveva  dal  Padre  ,  dal  quale  fu  emancipa- 
to,  avendogli  assegnati   alcuni    beni    esistenti    in  Spirano,  ed  una  casa 
posta  nella  contrada  di  Cologno  dal    Padre  acquistata  .    Se    la  maniera 
di  Francesco  non  è  tatuo  perfetta  come  quella  di  Giampaolo  ,    è  però 
tanto  simile  ,  che  a  fatica  si  distinguono    le  opere  del  primo  da  quelle 
del  secondo  ,  e    comunemente   si   suole  dire    la  tale  opera  è  del  Cava- 
gna ,  senza    alcuna   altra    distinzione  ;    essendo  a  pochissimi  manifesto  , 
che  due  sieno  stati  li  pittori  di  tale  famiglia  .  Ma  se  bene  si  esamine- 
ranno ,  oltre  che  Giampaolo  ha  quasi  sempre  sopra  I2  sue  opere  segna- 
to il  proprio  nome  ,  si  vedrà  ancora  nelle  pitture  di  Francesco  il  dise- 
gno più  duro  e  stentato,    ed    il    colorito    vago    bensì,    ma  sfacciato  e 
crudo  .  Due  sole  opere  posso  io  qui   registrare  ,  nelle  quali  sta  scritto: 
Frandscus  Cavana  Fi/ius  ,  una  delle  quali  vieti  anco  dal  Padre  Calvi 
nella  sua  effemeride  detta    semplicemente    del    Cavagna  ,•    e    perciò    da 
tutti    quelli  j  che  non  osservano  le  cose  ,  creduta  di  Giampaolo  .  V'e- 
dssi  questa  nella  Parrocchiale  di  Sanica  all'  altare    del  Rosario  ,    ove  è 
colorita  la   Vergine  col  Bambino  in  alto  ,    e    da  una    parte  S.  Domeni- 
co ,  e  dall'  altra  una  Santa  dello  stesso  Ordine,  con  diversi  Angioli  in- 
torno .  ^'edesi  1'  altra   nella  chiesa  de'  Padri  Zoccolanti  del  Romacolo  , 
rappresentante  la  Beata  Vergine  col  Bambino ,  e  li  Santi   Lodovico  Ve- 
scovo ,    Chiara  ,    e  Caterina  ,    con  alcuni  vaghi  Angioletti  dalle  parti  } 
questa  è  molto    migliore ,   e    può  gareggiare   con    alcune   opere  di  suo 
Padre  . 

Credeva  di  dovere  ora  terminare  per  non  avere  ulteriori  notfzie 
di  Francesco  ;  ma  dopo  più  esatte  ricerche  ,  ecco  cosa  posso  aggiun- 
gere di  altre  sue  opere  ,  alcune  sue  certamente^,    ed    altre   dubbie  ,  se 


21  I 


di  lui  siano  ovver  dei  Padre.  All'  altare  di  Santa  Grata:  I  due  freschi 
pili  abbasso,  che  sono  i  più  grandicelli,  credonsi  di  Francesco  Cavagna, 
ma  fatti  cogli  Schizzi  di   Paolo  di  lui  Padre  . 

In  San  Pancrazio.  La  Beata  Vergine  col  Figliuolino,  e  sotto  due 
Sìnti  ••  fu  degaii.Tients  condotta  da  Francesco  Cavagna  figliuolo  di  do: 
Paolo  . 

A  Santa  Chiara  il  San  Carlo  appese»  alle  pareti  della  Chiesa  ,  è 
commendribile  fattura  di  Francesco  Cavagna  . 

Il  fresco  del  Cristino  in  croce  fra  la  Vergine  e  S.  Giovanni  con 
la  Maddalena  appiè' della  croce,  che  è  di  prospetto  alla  porta  esterio- 
re del  monastero  ,  è  degno  e  finito  lavoro  di  Francesco  Cavagna  . 

In  S.  Bernardino  del  Borgo  S.  Leonardo ,  nella  Cappella  consa- 
grata alla  Madonna  di  Loreto  ,  i  laterali  con  S.  Gio;  Evangelista  ,  e 
San  Giuseppe  sono  studio  di  Francesco  Cavagna  ,  fatti  coli'  assistenza 
di  Paolo   suo  Padre  ,  e  principalmente  il  S.  Giovanni  . 

In  Sant"  Alessandro  della  Croce  .  Nella  Sagristia  interiore  il  qua- 
dro colla  Beata  Vergine,  il  Bambino  e  San  Carlo  è  operazione  di  Fran- 
cesco   C?7a»nd  ,  ma  danneggiata  dal  tempo  ,  e  dalla  vernice  . 

Alla  M;idonna  delle  nuvole  .  Lo  sfondo  di  Francesco  Cavagna  , 
ove  a  fresco  è  dipinta  una  ben  atteggiata  e  maestosa  Vergine  fra  sin- 
fonie celesti   in  Ciclo  assunta  . 

Non  posso  far  nota  altra  particolare  opera  fatta  da  Francesco  ^ 
dico  bensì  che  avrà  prestato  molto  ajuto  al  Padre  in  tante  sue  gran- 
diose ed  innum-rabili  op-re  ;  ed  è  probabile  anco,  chs  alcune  pittu- 
re ,  che  avrò  mavvcduiainente  attribu  te  a  Giampaolo  nella  vita  di 
lui  ,  sieno  state  fatte  interamente  da  Francesco  .  Egli  morì  giovine  , 
tre  anni   incirca   dupo  il  Padre  . 


GIROLAMO    GRIFONI 


D 


Giambattista  Grifoni  abbiamo  favellato  'nella  vita  di  Giampaolo 
Cav.igna,  ove  dalle  sue  lettere  scritte  a  M.  Lorenzo  suo  padre  abbia- 
mo rilevato  essere  stato  in  compagnia  di  lui  a  Cremona  ,  ed  avergli 
piLstato  ajuto  nella  famosa  opera  della  libreria  de'  Padri  Agostiniani  . 
Dt  Girolamo  poi  ,  che  suppongo  fratello  di  Giambattista  ,  abbiamo  due 
opjre  in  tela  ;  dalle  quali  si  scorge  essere  egli  ancora  sortito  dalla  scuo- 
la del  Cavagna  .  V^cdcvansi  queste  nella  Chiesa  di  Santa  Maria  dclt? 
Grazie  de'  Padri  Riformati ,  lateralmente  poste  nella  cappella  delia  Cun- 


ut 

cezionc  ,  donde  poi  furono  levate  ,♦  ed  ora  sono  possedute  dal  Signor 
Co:  Giacomo  Carrara  .  In  una  di  dette  tele  sta  espressa  la  Natività  di 
Nos>ro  Signore  ,  con  tre  Santi  di  dttta  Religione  assistenti  a  tale  mi- 
stero ;  neir  altra,  in  cui  lasciò  scritto  il  proprio  nome,  vedesi  in  alto 
la  Beata  Vergine  col  Bambino  ,  ed  alcuni  Angeli ,  e  nel  basso  sei  ri- 
tratti di  qualche  nobile  famìglia  ,  cioè  tre  d'  uomini ,  e  tre  di  donne  , 
molto  naturali  ,  e  ben  fatti  ,  ne'  quali  un  misto  della  maniera  del 
Cavagna  ,  e  de'  Bassani  ravvisasi,. 

ENEA  SALMEGGIA,  DETTO  IL  TALPINO 

PITTORE. 


De 


'ovendo  scrivere  la  vita  di  Enea  Salmeggia  detto  il  Talpino  ,  uno 
senza  dubbio  de'  principali  pittori  che  abbia  prodotti  la  patria  nostra  ; 
prima  d'ogn'akra  cosa  reputo  convenevole  il  riferire  quanto  il  Padre 
Orlandi  nel  suo  Abecedario  pittorico  brevemente  bensì ,  ma  con  molta 
aggiustatezza  lascio  scritto  :  „  Enea  Salmeggia  da  Bergamo ,  detto  il 
"Talpino  ,  praticò  in  Milano  col  Procaccini,  e  per  14.  anni  studiò  in 
Roma  si  esattamente  le  opere  di  Raft'aello  ,  che  le  sue  pitture  sono  sta- 
te stimate  di  quel  gran  maestro  ,  come  il  S.  Vittore  a  cavallo  nei  Ce- 
ro de'  Padri  Olivetani  di  Milano.  Mori  l'anno  162^.  "•  In  fatti,  se 
Enea  vissuto  fosse  ai  tempi  di  Raffaello  ,  potrebbesi  senza  alcuna  dub- 
biezza in  compagnia  del  Fattorino  ,  di  Giulia  Romano,  di  Perino  del 
Vaga,  di  Polidoro,  e  di  tanti  altri  eccellentissimi  maestri,  che  da  quel- 
la famosa  scuola  sono  usciti  ,  ancor  esso  annoverare  .  Ma  non  poten- 
diosi  per  la  distanza  del  tempo  ciò  supporre  ,  essendo  nato  il  Talpino 
molti  anni  dopo  k  morte  di  Raffaello,  sarà  forzato  et  rtamente  chiun- 
que le  sue  opere  rimira  ,  a  credere  che  egli  abbia  fatto  suo  princi- 
pale studio  sopra  quelle  di  un  tale  artefice  .  E  per  verità  ,  dopo  aver 
egli  in  Cremona  ,  nella  scuola  dei  Campi  ,  appresi  i  principj  dell'arte  , 
e  poscia  in  Milano  in  quella  del  Procaccini  praticati  ,•  sentendo  il  gri- 
.do  che  per  tutto  il  Mondo  correva  delle  sublirsii  opere  di  Raffaello, 
desideroso  di  farsi  perito  nell'arte  si  portò  a  Roma  ,  -e  per  quattordici 
anni  su  quelle  studiando  ,  con  tanta  felicità  ed  esattezza  quella  elegan- 
te .maniera  in  ogni  particolare  imitò  ,  che  ninno  degli  scula'-i  suddetti 
di  Raffaello  paò  dirsi  che  in  questa  parte  lo  abbia  superato  ,•  conser- 
vando egli  costantemeiite  nelle  sue  opere,  oltre  il  colorito  e  disegno  di 


ì  '3 

lui  ,  ancora  tutte  quelle  altre  particclaii  doti ,  che  lo  rendettero  al 
Mon  (.  unico  e  singolare  ,  come  le  dolci  arie  di  teste  ,  viva  espres- 
sione  di  affetti  ,  nobili  acconciature  di  capo  non  ineno  ,  clic  un  ag- 
giustalo andar  de'  panni  ,  e  naturalezza  di  atttgg'amenti  ,•  così  che  noi^ 
è  maraviglia  se  ancora  da'  più  intendciiti  sono  state  alcune  sue  pitture 
credute  di  mano  di  quel  divino  artefice.  Diverse  opere  fece  nel  tempo 
di  sua  dimora  in  Roma  ,  che  tutt'ora  sono  tenute  in  grandissimo  pre- 
gio ;  una  delle  quali  accennerò  in  questo  luogo  ,  che  recentemente  è 
accaduto  al  Ce.  Giacomo  Carrara  di  vedere  situata  sopra  l'altare  della 
cappella,  che  è  in  iaccia  alla  sagristia  di  S.  Andrea  della  \'atle,  tenu- 
ta da  alcuni  di  mano  di  Raffaello  .  Questa  rappresenta  in  figure  minori 
del  naturale  l'andata  di  disto  al  Calvario  ,  accompagnato  dalle  tre 
Marie  ,  da  San  Giovanni  ,  e  Simon  Cireneo ,  da  varj  manigoldi  ,  e 
soldati  a  cavallo ,  de'  quali  uno  porta  la  bandiera  .  Tuttoché  però  in 
d^tta  pittura  venga  il  tutto  ben  espresso  con  carattere  Raffaellesco  ; 
ciò  nonostante  asserisce  il  suddetto  Co.  Carrara,  che  di  pittura  ha  non 
ordinario  intendimento  ,  essere  quest'  opera  di  mollo  inferiore  ad  alcu- 
ne ,  che  qui  abbiamo  ;  le  quali  saranno  additate  particolarmente  nella 
narrazione  ,  che  ora  andrò  facendo.  Siccome  poi  sono  queste  in  tan= 
to  nuir.ero  ,  non  sarà  agevole  cosa   il  poterle  tutte  annoverare. 

Nell'anno  1595.  pt-T  Santa  Maria  Maggiore  dipinse  la  celebratis- 
sima  tela,  che  cuopre  l'organo  alto  dalla  parte  dell'Epistola;  ove  ve- 
desi  con  maestrevoli  avvertenze  rappresentata  l'adorazione  de' Re  Ma- 
gi, con  grande  quantità  di  figure,  ed  animali  ;  ed  il  prezzo  di  que- 
sta opera  furono  lire  cinquecento  sessanta  :  e  nel  ids  fece  nella  cu- 
pola della  stessa  Chiesa  un  ovato  a  fresco  con  alcuni  Angioli  ,  che  si 
veggono  collocati  nel  riparto  sopra  la  finestra  dalla  parte  del  campani- 
le ,  facili  a  distinguersi  per  la  bella  sua  solita  maniera  Raflaellesca.  Per 
la  Chiesa  di  Santa  Grata  la  tavola  posta  all'aitar  mac"iore  con  la  \'er- 
gine  ,  il  Bambino,  e  diversi  Angeli  in  alto,  e  nella  parte  più  bassa 
San  Lupo,  Santa  Grata,  San  Benedetto,  e  Santa  Scolastica;  e  questa 
pittura  troppo  più  bella  di  quello  ,  che  altri  possa  espriinere  con  pa- 
role ,  è  una  di  quelle  ,  che  può  stare  a  fronte  con  l'opere  di  Raffaela 
lo  .  Il  Co:  Giacc-tno  Carrara  tra  molti  altri  suoi  disegni  di  celebri  au- 
tori ,  conserva  ancora  quello  della  tavola  suddetta  .  Per  la  Chiesa  di 
Sant'Agata  de'  Padri  Teatini  ,  la  tavola  col  martirio  di  detta  Santa,  la 
quale  è  pure  una  delle  sue  migliori  fatiche  per  tutti  i  capi  ,  special- 
mente però  per  la  viva  espressione  de' voUi  ,  che  vi  si  veggono;  un 
quadro  nel  baitisierio  col  battesimo  di  Cristo  ,•    ed  altro  in  tondo  alla 


*I4 

sagristia  con  Sant'  Andrea  Avellino  ,  c^rande  al  iT-tunle  ,  che  nel  co- 
minciare la  Messa  da  accidente  mortcìle  sorpreso  viene  sostenuto  dal 
Chierico  assistente  ,  con  sopra  un  bvH'  Angiolo  in  atto  di  porgli  in  ca- 
po una  corona  di  gigli  e  rose  .  Sono  pure  di  sua  mano  le  seguenti 
pitture  1  cioè  una  tavola  con  1'  adorai'one  de'  M^gi  in  San  Francesco  ; 
un  Sant'  Alessandro  in  piedi  ,  vestito  alla  militare,  sopra  la  porta  prin- 
cipale d-1  Duomo  ;  ed  altri  quadretti  njlla  sagristia  con  alcuni  fatri 
della  vita  del  Santo  Martire  ;  una  tavola  alla  parte  destra  entrando 
nella  cappella  della  Beata  Vergine  nei  Carmine  ,  con  la  Vergine  in  al- 
to ,  e  sotto  alcuni  Pontefici ,  Cardinali ,  e  Santi  dell'ordine  Carmelita- 
no ;  una  bellissima  Vergine  dall'Angiolo  annunziata  in  San  Lorenzo  , 
la  quale  fu  con  poco  saggio  avvedimento  in  principio  del  corrente  se- 
colo levata  da  un  altare  di  marmo,  che  allora  si  costrusse ,  nel  quale 
fu  invece  collocata  un'opera  del  Raggi  ,  per  nissun  capo  paragonabile 
alla  suddetta  .  Questi  sono  li  detestabili  deturpamenti  ,  che  con  inten- 
zione di  rimodernare  ,  frequentemente  e  con  molta  spesa  nella  nostra 
città  si  veggono  fare  da  quelli,  che  nulla  delle  belle  arti  s'intendono. 
Una  deposizione  di  Cristo  in  San  Leonardo  de'  Padri  Somaschi,  opera 
egregia  ,  e  rara  :  un  gran  quadro  sopra  la  porta  maggiore  ntlla  Chie- 
sa parroechiale  di  Borgo  Santa  Caterina  ,  con  la  Vergine  ,  Sant'  Ales- 
sandro ,  San  Francesco,  e  Santa  Caterina  ,  ed  altri  Santi  ,•  una  tavola 
con  la  Santissima  Trinità,  San  Carlo  ,  e  San  Gregorio  in  San  Lazza- 
ro; conservavasi  anco  in  quella  sagristia  uno  stendardo  bellissimo,  del  qua- 
ìe,  uItim^nence  sono  stati  formati  due  quadri  ,  posti  lateralmente  nella 
cappella  della  Beata  Vergine  del  pianto  in  detta  Chiesa;  vedesi  in  uno 
Gesù  Cristo,  che  risuscita  Lazzaro,  e  nell'altro  la  Vergine  che  allatta 
fi  Bambino,  con  due  uomini  inginocchiati  coli'  abito  de' discijslini  di 
quella  scuola  ,  e  due  donne  vestite  all'uso  di  quei  tempi  .  Queste  pit- 
ture mirabili  son  fatte  sul  gusto  di  Giacomo  Bassano,  del  quale  auto- 
re tiitti  le  crederebbero  a  prima  vista,  se  non  si  vedesse  in  cartello 
scritto  il   nome  del  nostro  Enea  ,  e  l'anno    1590. 

Dovevasi  in  Sant'  Alessandro  in  Colonna  far  dipignere  il  gran  qua- 
dro del  Coro,  né. chi  trasciegliere  sapendosi  dei  tre  eccellenti  pittori 
allora  viventi  in  Bergamo  ,  cioè  Talpino  ,  Cavagna  ,  f-  Zu:co  ,•  fu  ad 
ognuno  di  loro  ordinato  un  quadro  ,  acciochè  poi  scelto  fosse  quello 
che  più  degli  altri  in  tale  pruova  il  comun  genio  appagasse  .  Fatte 
pertanto  le  tre  commesse  tavole,  furono  nella  sttssa  Chiesa  riposte  co- 
n>e  •  lutt'ora  veggonsì  nella  cappella  dedicata  a  Santa  Grata  ;  quella  di 
mezzo  fu  fatta  dal  Cavagna  ,•  quella  a  mano  destra  dal  Zucco  ;  e  l'ai- 


2!5 

tra  dal  Talpino  ,  che  deesi  fra  le  sue  rr.igliori  annoverare  .  Rappresen- 
tò in  questa  un  Cardinale  in  atto  di  benedire  la  prima  pietra  da  porsi 
per  la  fabbrica  della  Chiesa  di  Sani'  Alessandro  ;  e  questo  dicesi  ,  che 
sia  il  naturale  ritratto  del  Cardinale  Cornaro  ,  allora  Veseovo  di  que- 
sta città.  Questa  fu  dell'  altre  come  la  più  eccellente,  a  tutti  più  gra- 
devole,- e  perciò  fu  scelto  il  Talpino  a  dipignere  il  gran  quadro  del 
coro ,  nel  quale  espresse  al  vivo  la  decollazione  del  nostro  glorioso 
protettore  Sant'  Alessandro  ,  con  grande  quantità  di  figure  ben  mosse 
e  ben  appropriate  alla  copiosa  istoria  ;  vedesi  in  una  testa  'posta  in  un 
angolo  del  quadro  dalla  parte  dell'Evangelio  il  ritratto  dello  stesso 
Talpino  ,  in  atto  di  guardare  gli  spettatori  ,  e  di  accennare  un  pezzo 
di  colonna  ,  ove  sta  scritto  il  luo  nome  ,  e  l'anno  .  .  .  Credesi  pa- 
rimente che  in  quella  giovinetta  seduta  in  primo  prospetto  con  un 
grappolo  d'uva  ,  abbia  voluto  rappresentare  al  naturale  Chiara  sua  fi- 


gliuola . 


Vorrei  poi  che  dagli  intendenti  fosse  specialmente  esaminata  la 
tavola  posta  all'  aitar  maggiore  nella  Chiesa  di  Santa  Marta  ;  mentre 
parmi  che  non  resti  che  desiderare  ,  per  crederla  di  Raftaello  ;  e  que- 
sta sola  può  bastare  per  costituire  il  Talpino  uno  de'  principali  pittori 
della  città  nostra  non  solamente  ,  ma  dell'  età  sua  ,  benché  fiorissero 
per  tutta  Italia  tanti  e  così  celebri  professori.  Ella  rappresenta  la  Beata 
V'ergine  col  Bambino  seduta  come  in  trono  sopra  marmorea  rotonda 
base,  dietro  alla  quale  due  Angioli  sostengono  oscuro  drappo;  in  alto 
veggonsi  altri  Angioli  con  ghirlanda  di  fic/ri  ,  e  con  istrumenti  in  ma- 
no ,  a  destra  San  Domenico  volto  a'  riguardanti  ,  e  Santa  Marta  coti 
croce  ed  aspersorio  in  mano ,  a  sinistra  Santa  Caterina  da  Siena  ,  e 
Santa  Maria  Maddalena  nobilmente  vestita  ,  ed  in  grazioso  atteggia- 
mento . 

In  Sant'  Alessandro  della  croce  si  ritrova  di  sua  maHo  appeso  so- 
pra la  porta  delia  Sagristia  (i)  un  quadro  con  Sant'Antonio  Abate 
nel  deserto  ,  con  dirupi  all'  intorno  ,  e  bella  veduta  di  paese  ;  questo 
una  volta  era  all'altare  di  tale  titolo,  e  fu  levato,  cerne  ne' moderni 
tempi  si  suol  fare  ,  per  collocarvi  una  di  gran  lunga  inferiore  pit- 
tura .  La  stessa  mutazione  è  seguita  di  un  altro  fimilc  quadro  con  il 
Santo  Abate  nel  deserto  ,  che  era  sopra  di  un  altare  nella  chiesa  del- 
lo Spedale  ;  ed  ora  vedesi  collocato  nella  sala  grande  di  questo  dìo 
luogo  .  E'  pure  di  sua  mano  il  bel  quadro  rappresentante  San  Fran- 
cesco di  Paola  ritirato  in  orrida  spelonca,  appeso  nella  chiesa  de' Pa- 

O)  Più  non  vi  si  vede  . 


dri  Paolotti  di  Galgaiio  .  Nella  Chiesa  delia  Santissima  Trinità  ha  es- 
piliti due  laterali  all'aitar  maggiore  ,•  in  uno  vedesi  la  Madonna  sopra 
ie  nubi  con  varj  Angeli  che  suonano ,  e  sotto  di  essi  in  prima  vedu- 
ta un  Santo  Vescovo  con  li  Santi  Pietro,  Paolo,  e  Giovanni,  e  die- 
tro un  immenso  coro  di  Patriarchi,  e  Profeti;  nell'altro  San  Gio:  Bat- 
tista in  atto  di  adorare  la  Santissima  Trinità  dipinta  dal  Lotto  nel 
quadro  di  mezzo  ,  e  sotto  poi  moltissime  sante  Vergini  ,  e  martiri  in 
'«arie  attittidini  disposte  :  Sono  pure  di  sixa  mano  le  quattro  sibille  di- 
pinte a  fresco  ne'  piccioli  comparti  a  stucco  nella  volta  sopra  1'  altare 
dtlla  Madonna  ,  ciascuna  delle  quali  hj  un  Angioletto  a'  fianchi  ,  che 
tiene  un  libro  o  cartoccio  in  mano  .  In  San  Bernardino  dei  Borgo 
Sant'Antonio,  nella  prima  cappella  a  mano  destra  entrando,  nel  sot- 
to in  su  fece  tre  ovati  in  tela  con  varj  Angeli  ,  che  cantano  ,  e  suo- 
nano diversi  stromenti  ;  e  a  mano  sinistra  sopra  l'aitar  di  Sane'  Anto- 
nio, in  mezza  luna,  l'incoronazione  di  Maria  Vergine  con  forza  grande 
colorita  .  Due  sue  opere  veggonsi  appese  in  fondo  alla  chiesa  di  Santa 
Grata  i/2:er  vices  in  borgo  Canale,  l'una  con  l'Orazione  nell'orto,  e 
l'altra  con  la  Flagellazione  di  nostro  Signore  ;  le  quali  ritrovate  dal  pre- 
sente Proposto  di  quella  chiesa  Don  Andrea  Viscardi  in  un  angolo  del- 
la medesima  abbandonate  e  polverose  ,  furono  da  lui  ,  che  è  inten- 
dente di  pittura  ,  ravvisate  per  opere  del  Talpino  ,  e  fatte  collocare 
ne'  due  campi  laterali  alla  porta  maggiore  ,  siccome  uno  assai  prege- 
vole tra  i  molti  ornamenti,  ch'egli  va  tuttavia  procacciando  a  quella 
sua  Chiesa  ,  che  per  la  ben  intesa  architettura  si  distingue  tra  tutte 
ì'altre  della  nostra  città  , 

In  queste  pitture  ,  siccome  anche  in  tutte  ie  altre  sue  ,  scorgesi 
sempre  un  fondato  e  maestrevole  disegno  ,  ed  in  tutte  le  cose  una 
cena  avvertenza  ,  che  chiaramente  dà  a  divedere  non  aver  egli  m.ai 
fatto  alcuna  cosa  a  caso;  dovendo  sempre  il  Pittore,  ad  imitazione 
del  Poeta,  render  conto  di  quello,  che  fa  ,  e  rappresenta  ;  nei  che 
ancora  il  Talpino  viene  ad  essere  perfetto  imitatore  di  Raffaello  ,  il 
quale  fu  in  questo  pure  particolare  ^  ed  eccellente.  Era  in  sommo  gra- 
do intendente  della  Prospettiva  tanto  ad  un  pittore  necessaria  ,  senza 
la  quale  non  sa  quel  che  si  ficcia  intorno,  alla  declinazione  delle  par- 
ti •,  né  può  sapere  ove  le  figure  in  un  piano  abbiano  a  posare  ,  né  dt 
qual  proporzione  debbano  esser  rispetto  al  sito  :  anzi  vuole  Leonardo 
da  Vinci  ,  che  questa  sia  la  prima  cosa ,  che  impari  un  pittore  .  A 
questa  va  congiunta  la  simmetria  del  corpo  umano  ,  che  insegna  Is 
proporzioni  delle  membra,  e  la   giusta  misura  secondo    la  vana  strut- 


2«7 

<ura  de'  corpi  ,  della  quale  tanti  hanno  scritto  ,    e  principalmente  Al- 
berto Durerò  . 

Quanto  in  tali  ,  ed  altre  facoltà  fosse  ben  fondato  Enea  ,  ce  lo 
da  a  conoscere  un  certo  scartafaccio  ,  che  alle  mani  mi  è  pervenuto  , 
nel  qu<ìle  andava  ubbozzando  un  trattato  ,  che  per  comune  nostra  di- 
savventura o  non  è  stato  a  fine  condotto  ,  o  pure  per  negligenza  al- 
trui se  n'è  smarrito  l'originale  .  Da  questi  confusi  frammenti  si  scorgo- 
no bellissime  regole  di  prospettiva  ,  con  figure  geometriche  delineate  , 
diversi  utilissiiui  ricordi  alla  profcssion  sua  appartenenti  ,  con  molte  gra- 
ziose figurette  di  penna  ,  secondo  le  diverse  età  dell'  uomo,  altre  po- 
ste in  iscorcio  ,  di  sotto  in  su  ,  ed  in  altre  difficili  positure  ,•  e  ben- 
cl^è  queste  cose  tutte  sieno  confusamente,  e  senza  alcun  ordine  poste; 
ad  ogni  modo  si  scorge  che  se  venuto  fosse  a  fine  di  questa  tdtica  , 
sarebbe  stata  piena  di  belle  notizie  ,  utili  avvertimenti  ,  e  sicuri  precet- 
ti .  Siccome  poi  i  semplici  schizzi  ,  e  nudi  abbozzi  de'  più  eccellenti 
pittori  dagl'  Ignoranti  poco  si  stimano  j  cosi  l'indigesto  e  confuso  em- 
brione di  questo  iratt:ato  quanto  poco  accerto  a'  professori  di  lingua  , 
tanto  più  grato  può  rendersi  agl'intendenti  delle  belle  arti  ;  ho  perciò 
voluto  trascrivere  il  proemio  tale  e  quale  1'  ho  ritrovalo  ,  con  la  sola 
mutazione  di  alcune  parole  ;  mentre  quanto  la  sola  sostanza  era  ottima, 
altrettanto  era  bassa  la  frase  ,  confusa  ,  ed  interrotta  ,  che  appena  ri- 
levar potevasene  il  sentimento  .  Trascriverò  pure  alcuni  altri  confusi 
frammenti  ,  che  sparsi  qua  e  là  nel  suddetto  scartafaccio  ho  rilevati,  da' 
quali  si  potrà  almeno  qualche  idea  contepire  di  tale  fatica  intrapresa 
dal  Talpino  ;  così  era  scritto  nel  princìpio  . 

IL    PROEMIO 

DEL    LIBRO    DI    ENEA    SALMEGGIA 

DETTO  IL  TALPINO  PITTORE  BERGAMASCO- 


Adi  Primo  Ottobre    1^07. 


A 


vendo  con  l'aiuto  di  Nostro  Signore  dato  fine  a  molte  fatiche  per 
dar  in  luce  questa  mia  opera  ,  che  per  il  gran  desiderio  ,  che  io  ho 
avuto  molti  mesi  di  i<ir,  che  questo  mio  desiderio  fusse  eseguito,  ncn  ho 
potuto  mancare  di  mettere  in  disegno  questo  mio  pensiero,  acciò  da 
diversi  virtuosi  fusse  abbracciato  ^   quando  che   tal  opera  fusse  ricono- 

3& 


2lS 

sciuta  per  buona:  ora  solo  dirò,  che  diversi  valent'uominl  hanno   fat- 
to molte  fatiche  per  dar  ancora  loro  il  lume  a  noi  altri,  e  la  cognizio- 
ne di  tal  arte  ,    cioè  della    pittura  ;    ma  chi  ha  trattato  di   una  cosa  , 
e  .chi  dell'altra  ;  ed  io  non  mettendomi  nel  numero  di  questi  tali ,  ma 
si  bene  tra  li  più  minimi  ,  che  sieno  in  tal  arte  ;  spero   non    ostante  , 
che  questa   mia  opera  sarà  giovevole  a  tutti  quelli  ,  che  se   ne  vorran- 
no servire  per  la   comodità  delle  parti  ,  e  proporzioni ,  che  saranno  in 
tale  opera  ;  come  nel  compartir  figure  ,  cosa  tanto  giovevole   in  tal  ar- 
te ,  e  con  maniera   tanto  facile  ,  che  ogni   giovine  che    si   vorrà    aftati- 
care  per    imparare    delie   proporzioni ,  vedrà  quanto  li    sarà  giovevole  ,- 
perchè  non  è  cosa   più  disdicevole  quanto   far   una  figura  senza    regola 
e  proporzione  ,    come    in    tante  figure  che    si    vedono  ai   nostri   tempi 
fatte  senza  riguardo  a  queste  cose  .  So  che  alcuni  hanno  dato  in    luce 
dei  libri  ,  e  hanno  trattato  di  diverse   proporzioni  di  figure  ,  che  si  ri- 
trovano in  tanti  naturali  ,  come  de'  tozzi  e  svelti   più  e    meno  ,    come 
il  naiuraJe    li  compone  .    Ma  mi  è   parso  di  dar  una  regola     per    non 
mettere  tanta    roba    a  fuoco,  e  mi  sono  applicato  a  quella  figura,  che 
è  tanto  graziosa  di  dieci  faccie  ,    e  da  quella  ne  ho  cavato  quello   che 
si    potrà   vedere  in  questa  mia  fatica  ,  con  far  che  da  una  figura  se  ne 
cavino  quante  se  ne  vogliono  sino  alla  più  picciola  età  de'fanciulli  ;  e  da  altri 
non  ho  veduta  questa  regola  cosi  difficile  e  da  me  cosi  facilitata,  come 
in  effetto  vedrete  quanto  vi  gioverà   nelle  opere   vostie    servendovi     di 
questa    regola  ,  che  io  v'insegno  ,  Altro   in   questo  luogo   non   vi  dirò  , 
servandomi  di  dirlo  poi  a  suo  luogo  ,  e  secondo  il   bisogno  ;  è  qui   fa- 
rò punto .    „ 

In  altri  fogli  afiatto  logori  ,  ove  andava  notando  li  suoi  pensieri 
per  trascriverli  poi  nel  sopraddetto  trattato,  ho  con  fatica  procurato  di 
rilevare  le  seguenti  notizie  . 

„  Avendo  più  volte  considerato  ,  quanta  sia  la  necessità  di  un 
pittore  il  saper  collocar  sopra  di  un  piano  molte  figure  ,  quali  siano 
poste  con  quella  bella  maniera  ,  che  sieno  possibili  ,  e  che  pajano  rea- 
li al  nostro  vedere  .  Diversi  autori  hanno  trattato  di  questo  fatto  ,  ma 
chi  in  un.  modo  e  chi  in  un  altro  : 

Alcuni  ho  veduto  ,  quali  terminano  la  strada  della  distanza  che 
mi  pure  sij  troppo  breve  ,  mentre  volendo  rappresentar  le  cose  in  gran- 
de ,  quei  piani  pare  che  stiino  in  piedi  ,  e  che  non  fuggano  altrimen- 
ti in  dentro.  Però  avendo  pensato  questo  come  è  necessario  ,  ed  aven- 
do per  il  più  di  metter  la  pittu-a  in  alto  ,  come  sarebbe  ancone  so- 
pra altare  ,   ovtro  istorie  nelle  sale  ,  quali  si  dipingono  in  altezza  da  ter- 


2  19 

ra  due  braccia,  e  mezzo  ,  overo  tre;  mi  pare  che  una  certa  distanza 
assegnata  ,  come  diro  poi  a  basso  ,  sarà  graziosa  :  ma  prima  accennarò 
quello,  che  hanno  detto  altri  autori.  Un  autore  tratta  di  prendere 
la  distanza  ptr  far  un  p.ano  ,  braccia  sette  ;  un  altro  tratta  di  far  il 
detto  piano  di  braccia  nove,  cioè  di  distanza  :  ho  poi  veduto  come  un 
altro  autore  nelle  sue  opere  osservava  la  detta  distanza  di  braccia  do- 
dici ,  e  questo  mi  dà  maggior  gusto  delU  primi  due  sopranominati  • 
Aggiungerò  ancor  io  il  mio  parere  ,  che  la  distanza  di  sedeci  braccia 
infaliib Inente  farà  ,  che  il  piano  ,  e  le  figure  postevi  sopra  faranno  u- 
na  bella  riuscita  ,  stando  che  le  dette  cpere  essendo  poste  in  alto  fa  che 
al  nostro  vedere  riescano  più  graziose ,  e  resta  il  piano  più  reale  .  Si 
venga  alla  pratica  ,  e  vedrete  se  dico  il  vero  ,  o  pur  il  falso  .  Ma  va- 
domi  imaginando ,  che  questa  ultima  nominata  sij  la  più  difficile  di 
tutte  l'altre,  perchè  nel  diminuir  le  linee  nasce  maggior  fastidio  essen- 
dovi maggior  scorto  ,  e  questo  è  ciò  che  importa  per  maggior  onore 
del  pittore ,  per  far  che  l'  opera  riesca  con  maggior  lode  ,  e  gra- 
ziosa . 

Ricordo  di  un  certo  discorso  fatto  con  alcuni  pittori  ,  quali  giu- 
dicano che  il  far  le  figure  in  grande  riesca  meglio  ,  che  ridurle  alla 
grandezza  del  naturale  ,  però  intendendomi  sempre  secondo  il  veder  do- 
ve hanno  da  star  distanti .  Dico  adunque  se  un'opera  anderà  in  altez- 
za qualche  braccia  ,  il  pittore  ha  da  aver  questo  giudizio  in  rappre- 
sentar quella  storia  o  figura  ,  di  accomodarsi  -al  buon  naturale-  secon- 
do  li  capacità  del  luogo  ,  dove  si  ha  da  dipingere  ;  per  esempio  dirò  , 
se  IO  avtssi  una  larghezza  di  tre  bracci  di  spazio ,  ed  una  altezza  di 
sette  ,  overo  otto  ;  io  potrei  far  la  principal  figura  di  quattro  o  cin- 
que braccia  ,  perchè  ho  il  spazio  di  poterla  far  intervenire  ,•  ma  aven- 
do da  l'ar  dentro  una  istoria  di  molte  figure  ,  io  mi  ho  da  accomoda- 
re a  proporzione  dille  moke  figure ,  che  in  detto  spazio  hanno  da 
stare  .*  e  se  il  pittore  è  eccellente  ,  e  che  intenda  bene  la  ragion  della 
prospettiva,  darà  la  sua  debita  distanza  da  una  figura  all'altra  con  bel- 
!a  proporzione  ;  e  non  farà  come  ho  già  veduto  far  da  alcuni,  i  qua- 
li  voiler  che  si   inciampasse  come  hanno  fatto  loro  senza   ragione  „, 

Questo  è  quel  poco  ,  che  raccoglici;  si  è  potato  da  un'  opera  co- 
tanto guasta  ,  la  quale  ora  è  passata  nelle  mani  d-1  Sig.  Conte  Giaco- 
mo Carrara  .  Molte  altre  cose  si  potrebbero  riferire:  ma  siccome  senza 
quelle  linee  ,  quei  circoli  geometrici  ,  co'  quali  sono  arricchite  ,  a  nul- 
la servirebbero  ,  e  specialmente  per  essere  quasi  tutte  imperfette  ;  così 
queste  la>C!ando  da  parte  proseguiremo  la  narrazione  delle  sue  pitture;, 
che  sparse  ammiransi  per  le  Chiese  di  questo  Territorio  . 


*20 

In  Villa  di  Serio  nel  coro  della  Parrocchiale  vedesi  un  bellissimo 
quadro  con  la  Santissima  Trinità  »  ed  alcune  figure  ,  fra  le  quali  assai 
spiccano  quelle  de'  Santi  Stefano,  e  Lorenzo.  Nella  Parrocchiale  di 
Scanzo  il  quadro  nel  coro  con  Gesù  Cristo  attorniato  dagli  Apostoli  , 
che  porge  le  chiavi  a  San  Pietro  .  In  quella  di  Brembite  inferiore  la 
tavola  all'altare  del  Rosario  .  Una  singolare  in  quella  di  Alzano  di  so- 
pra con  la  venuta  dello  Spirito  Santo  ,  ove  egli  stesso  si  è  dipinto  in 
una   figura  ,  che  guarda  al   popolo  . 

Dipinse  una  stimatissima  tavola  per  la  Chiesa  di  Cornale  ,  posta 
all'aitar  maggiore  con  le  Sante  Lucia  ,  Maddalena  ,  ed  Apollonia  ;  due 
per  la  Chiesa  di  San  Giorgio  della  Costa  di  Mezzate  laterali  all'  aitar 
maggiore  :  due  per  Alzano  maggiore  ,  posta  l'una  nel  presbiterio  della 
Parrocchiale  di  S.  Martino;  e  l'altra  nella  Chiesa  de'  Padri  Riformati 
con  la  figura  di  Cristo  che  porta  la  croce  ,  e  per  deturpare  in  parte 
quest'opera  vi  è  stato  da  imperito  artefice  aggiunta  1'  immagine  di  S. 
Carlo  .  Fu  nella  Parrocchiale  di  Terno  trasportata  una  pittura  del  Tal- 
pino  ,  e  posta  all'  aitar  maggiore  ,  la  quale  rappresenta  li  nostri  Santi 
protettori  ;  e  dicesi  che  questa  tavola  fosse  prima  in  un  altare  del 
Duomo  di  questa  città  collocata  .  In  Romano  nella  chiesa  della  Madon- 
na della  fontana  fece  una  tavola  con  la  Natività  della  N'ergine  .  In 
Gandino  nella  Chiesa  de'  Padri  Riformati  ,  all'  aitar  maggiore  ,  la  bel- 
lissima Assunzione  di  Maria  ."  e  nella  Chiesa  de'Padri  Riformati  di  Mar- 
tncngo  il  bel  quadro  del  primo  aitare  a  mano  sinistra  entrando;  e  nel- 
la Parrocchi?!e  nella  cappella  dtl  Rosario  la  tavola  con  la  Beata  Ver- 
gine ,  il  Bambino  ,  S.  Domenico  ,  e  le  Sante  Rosa  ,  Agata  ,  ed 
Apollonia  .  Nella  Parrocchiale  di  Bagnatica  la  tavola  all'  aitar  del  Ro- 
sai io  :  ed  altra  superba  nella  Chiesa  di  S,  Patrizio  poco  distante  dalla 
terra  di  Vertova  :  siccome  per  la  Parrocchiale  di  Zogno  ,  in  un 
aitar  laterale  ,  dipinse  S.  Carlo  Borromeo  in  atto  d'  orazione  ,  con 
un  Angelo  che  accenna  a*  riguardanti  il  Santo  orante  ,  di  ottima 
e    vivace    maniera  . 

Ma  chi  vedere  desidera  una  delle  più  grandi  ,  e  belle  fra  quan- 
te tavole  colorisse  il  nostro  Enea  ,  salir  conviene  un  altro  delizioso 
colle  pesto  sopra  la  terra  di  Cenate  ;  ove  in  una  chiesa  consacrata 
&Ì!3  Beata  Vergine  di  Loreto  scorgesi  sopra  vastissima  tela  con  buo- 
na invenzione  ,  e  grandiosa  maniera  colorita  in  alto  la  Vergine  col 
Bambino  ,  circondata  da  numeroso  stuolo  di  Angioli  graziosissimi  , 
alcuni  de'  quali  sostengono  la  santa  Casa  ,  che  sotto  della  Vergine 
viene    per    l'aere    trasportata    in    Loreto  ;   veggonsi  nella  parte   più  bas- 


231 

sa  da  una  parte  in  figure  grandi  al  naturale  li  Santi  Giambattista, 
Carlo  ,  Francesco  ,  ed  Alessandro  ,  e  dall'altra  le  Sante  Maddalena, 
Dorotca ,  e  Caterina  da  Siena  ,  con  la  veduta  di  bel  pae- 
se ,  e  del  mare  in  lontananza  ,•  e  questa ,  ch'io  reputo  fra  le  ope- 
re   sue    più    singolari  ,    fu    dipinta    nel    \G22. 

Di  un'altra  tavola  di  simile  ,  e  fors'anco  maggior  perfe^ione ,  ma 
di  figure  assai  più  piccole  debbo  qui  fare  particoiar  ricordanza  ,•  la 
quale  viene  custodita  nel  luogo  del  capitolo  ntj  Monastero  Bene- 
dettino di  S.  Paolo  d'Argon.  Sta  in  qutsta  espressa  l'Adultera  avanti 
a  Gesù  Cristo  ,  dimostrante  pentimento  del  suo  fallo  attorniata  da 
molta  quantità  di  vive  figure ,  con  tanta  forza  e  diligenza  Raffaeles- 
ca  colorite  ,  ed  ordinate  ,  che  quanto  più  la  vanno  i  buoni  mae- 
stri considerando  ,  tanto  più  sempre  vi  scorgono  perfezione  e  leg- 
giadria :  ed  avendo  io  avuto  l'onore  di  mostrarla  ad  uno  de'  mag- 
giori intendenti  di  questo  secolo  ,  cioè  all'Eminentiss.  Cardinale  Poz- 
zobonelli  degnissimo  Arcivescovo  di  Milano  ,  che  portatosi  a  vedere 
le  molte  insigni  pitture  di  quella  chiesa  restò  quasi  soprafatto  ,  né 
mai  saziandosi  di  risguardarla  ,  disse  :  che  qui  mteramente  scorgeva-» 
si  tutto  di  Raffaello  .  Ma  non  ostante  che  da'  suoi  cittadini  fos= 
se  senza  tregua  esercitato  i)  pennello  del  Talpino ,  come  dalle  tante 
citate  opere  ,  e  da  tant'altre  da  me  ommcsse  si  può  compri  ndere  ,■ 
pure  per  altre  città  ancora  ,  e  particolarmente  per  la  città  di  Mi- 
lano ha  molto  operato  .  E  sebbene  in  questa  città  fiorivano  allora  i 
Procaccini  ,  il  Luino  ,  il  Gerani  ,  il  C'av.  Morazzone ,  il  Pigino  , 
ed  altri  eccellentissimi  professori  ;  si  veggono  ciò  non  ostante  molte 
delle  principali  chiese  adcn^ne  delle  sue  pitture  ,  le  quali  sono  ancora  con 
particolari  encomj  nel  catalogo  delle  insigni  pitture  di  quella  città  dai 
fratelli  Santagostini  registrate  .  Due  se  ne  ammirano  nella  chiesa  di 
Sani'  Antonio  de'  Padri  Teatini  ,  in  una  delle  quali  vedesi  la  presu- 
ra di  Cristo  ,  e  nell'altra  l'Orazione  nell'orto  .  Nella  chiesa  di  San- 
ta M<iria  del  castello  de'  Padri  Agostiniani  fece  la  tavola  nella  cap- 
pella di  Sant'Andrea  col  martirio  del  Santo  .  In  San  Marco  la  tavo- 
la posta  all'altare  di  sant'Agostino  in  abito  pontifcale  .  In  San  Paolo 
chiesa  di  Monache  la  cappella  de'  Santi  Ambrogio  e  Carlo  ,•  come 
pure  nell'altra  opposta  di  casa  Bussa  sono  tutte  opere  dell'msigne  pen- 
nello del  nostro  Salmeggia,  e  le  quali  con  tanta  sua  gloria  lasciò  di- 
pinte ,  a  confronto  de'  Tratelli  Campi  ,  da'  quali  è  colorito  si  ad 
olio  ,  che  a  fresco  tutto  il  restante  della  chiesa  .  In  santa  Maria  della 
Passione   le    portellc   dell'erga:, o   della    parte   dell'Epistola.   Nell'insigne 


2:ì2 

chiesa  di  San  Vittore  al  Corpo  ,  de'  Monaci  Olivetani  dipinse  in  una 
cappella  Saiica  Francesca  Romana  con  altre  sue  istorie  laterali  ^  e  due 
quadri  posti  nel  coro  ,  ove  in  uno  vtdesi  San  Bernardo  genuflesso  di- 
nanzi alla  Regina  de'  Cieli  ,  e  nell'altro  il  mentovato  San  Vittore  a 
cavallo  ,  il  quale  creduto  per  lunghissslmo  spazio  di  tempo  di  mano  di 
Raffaello  ,  tu  alla  fine  in  occasione  di  pulirlo  ritrovato  in  un  angolo  il 
nome  di  Enea  ,  con  istupore  e  ammirazione  di  tutti  ,  e  con  gloria 
particolare  del  nostro  artefice  .  Oltre  poi  le  mentovate  opere  ,  altre  ne 
accenna  ancora  Carlo  Torre  nel  suo  ritratto  di  Milano  ;  e  queste  so- 
no una  deposizione  di  Cristo  in  Santa  Barbara  delle  Cappiiccme;  ed 
una  Vergine  con  molti  Santi  intorno  in  San  Dionigi,  in  S.  Apollinare  ntlla 
seconda  cappella  alla  sinistra  parte  la  tavola  di  Cristo  caduto  sotto  la 
croce  :  in  Santa  Eufemia  la  Circoncisione  di  Cristo  :  nella  piccola  chie- 
sa al  Broletto  all'altare  la  tavola  con  la  Vergine  ,  e  S.  Ambrogio  ;  e 
nella  chiesa  della  Passione  li  due  quadri  che  si  osservano  su  pilastri 
dell'arco  nella  cappella  iTi3ggii)re  ,  uno  coli'  Orazione  nel!'  orto  ,  \'  altro 
con  la  presura  di  Ciisto  ,  come  altresì  lo  stesso  mistero  in  quel  qua- 
dro grande  ,  che  si  trova  appeso  nel  manco  lato  della  cappella  ,  ma 
fuori  de'  cancelli ,  che  forma  l'altro  braccio  della  Chiesa  , 

A  Rivolta  terra  del  Milanese  ,  per  la  Chiesa  de'  Padri  Somaschi, 
dipinse  una  tavoli  di  molto  pregio  con  Santa  Maria  Egiziaca  portata 
digli  Angioli  in  Cieio  .  In  Milano  presso  li  Conti  Anguissoli  si  conser- 
va la  bella  tavola  d'altare  ,  che  era  nella  Chiesetta  di  San  Rocco  di  lo- 
ro ragione  in  Calcio  ,  dove  in  vece  si  è  posta  una  copia  ,  acciocché 
questa  preziosa  pittura  coli'  occasione  delle  passate  guerre  :ion  venisse 
rubata  .  In  Milano  pure  in  casa  del  Marchese  Pozzobonelli  fratello  del 
sopradetto  Eminenlissimo  ,  v'è  di  sua  mano  una  sacra  famiglia  j  ed  al- 
tre opere  nelle  particolari  case  ,  le  quali  tralasciando  per  non  averne 
sicuri  riscontri  ,  alcuni  delle  migliori  farò  note  ,  le  quali  sono  in  que- 
sta città  ,  Veggonsi  primieramente  nella  galleria  Bettame  un  quadro  rap- 
presentante San  Girolamo  nel  deserto  ,  ed  un  Angiolo  tutto  Rafl'aclle- 
sco ,  che  tiene  un  Crocifisso  in  mano,*  un  ritratto  di  Prete  vecchio 
sedente  con  l'officio  in  mano  ,  e'I  Crocifisso  avanti  ^  ed  una  Santa  Eu- 
sebia  Vergine  e  Martire  nostra  concittadina  ,  bella  sopra  ogni  credere, 
la  quale  tiene  nella  destra  la  palma  ,  e  nella  sinistra  un  libro  con  al- 
cune graziose  figurine  in  lontananza  dinotanti  il  suo  martino  :  Un  A- 
damo ,  ed  Eva  di  mirabile  impasto  figurati  in  bellissimo  paese  in  casa 
del  Co.  Caro    Albani  . 

Molli  ne  possiede  il  Co.  Giacomo  Carrara  nella  sua  numerosa  rac- 


2  2^ 

colta  ,  cioè  un  San  Carlo  coi  teschio  in  mano  ;  un  S.  Girolamo  ,  che 
si  b.itte  il  petto  j'  una  Sacra  Famiglia  j  l'adorazione  de'  Magi  in  cui 
vcdesi  il  suo  nome,  e  l'anno  1(^24;  come  pure  in  piccole  figure  i! 
Redentore  ,  e  la  disputa  con  li  Dottori  :  un  modello  a  chiaroscuro  per- 
fettamente finito  ;  ed  altri  preziosi  disegni  al  lapis  ed  a  penna  .  In  ca- 
sa Gallizioli  il  ritratto  di  Pagano  della  Torre  ,  medico  celebracissimo  . 
In  casa   Rota  quello  di  Francesco  Rota  Cav.  di  Malta  . 

Attese  il  Talpino  con  molta  assiduità  e  diligenza  alla  professiou 
sua  sino  alla  morte  ,  che  grave  d'anni  ,  e  pieno  di  meriti  con  univer- 
sale dispiacimento  dovette  incontrare  il  di  25.  Febbrajo  del  i'?2(S'.  ,  e 
fu  sepolto  nella  chiesa  di  Sant'Alessandro  in  Colonna  ;  presso  la  quale 
aveva  la  propria  abitazione  . 

Lasciò  Vittoria  sua  moglie  con  diversi  figliuoli  ^  fra'  quali  Chiara, 
e  Francesco  ,  che  sotto  gli  ammaestramenti  paterni  erano  di  già  a- 
vanzati  nell'arie ,  come  appresso  vedremo  .  Fu  nel  suo  operare  assai 
onesto,  e  fra  le  infinite  pitture,  che  vedute  abbiamo  di  sua  mano, 
nessuna  mai  sapemmo  conoscere  ,  che  tenesse  altro  ,  che  modestia  ,  e 
decoro  ,*  per  lo  più  copriva  le  figure  con  panni  non  corretti  dall'arte , 
con  lunghe  ,  e  facili  piegature  tolte  dalle  statue  e  dall'  antico  ,  dalle 
quali  poi  traspirava  sotto  tutto  il  disegno  dell'  ignudo  per  lo  che  fare 
accostumò  per  lo  più  di  esprimere  in  modelli  di  cera  ,  o  di  creta  le 
figure  ,  che  dipignere  volea  ,  de*  quali  alcuni  ancor  mò  si  conservano 
appresso  de'  dilettanti  ,  e  professori  con  molta  estimazione  .  Fu  inarri- 
vabile nel  disegno  ,  naturale  nel  colorito  ,  e  lontano  da  quella  artifi- 
Ciososa  vaghezza  che  suol  tanto  piacere  al  volgo  poco  conoscente  del 
buono  ,  e  del  vero  ,•  fondatissimo  nella  prospettiva  ,  nella  notomia  ,  ed 
in  ogni  altra  facoltà  necessaria  ad  un  ottimo  pittore  .  Fu  come  fin  da 
principio  ho  detto  ,  vero  imitatore  di  Raffaello  ,  che  fu  il  suo  dilet- 
to ;  facendosi  proprio  tutto  ciò  ,  che  riluce  in  quel  sovrano  artefice  , 
ed  in  tal  guisa  le  gloriose  di  lui  pedate  seguendo  si  andò  acquistando 
onore  e  fama  fra  i  più  rinomati  pittori  . 


FRANCESCO    SALMEGGIA    PITTORE- 


M. 


J_VJ.olti  nomi  d-'  figliuoli  di  Enea  Salmeggia  ho  ritrovato  nel  libro 
de'  battesimi  di  S.  Alessandro  in  colonna,  ma  non  mai  Quello  di  Fi  an- 
cesco  ,  né  quello  di  Chiara  .  Ma  siccome  il  registro  de'  nomi  non  in- 
comincia se  non  dal    iCt6.  ,  essendosi   i  libri  qiù  vecchi  per  poca  cu- 


S24 

stodid  smarriti ,  convieii  credere  che  sieno  st.itì  entrambi  prima  cà-  ni 
tempo  .  Anzi  parmi  di  poterlo  afF;rmate  con  ogni  sicurezza  ,  per  aver 
veduto,  in  un'opera  molto  bella  di  Francesco,  notato  l'anno  i  6  i  p.  Su- 
rii  perciò  verisimile,  che  nel  principio  di  quel  secolo  o  sul  f^ne  dell'al- 
tro abbia  avuio  il  suo  nascimento  ,  e  con  la  molta  sua  naiuraie  ineli- 
nazione  ,  e  con  gli  amorosi  insegnamenti  del  Padre  abb'a  in  bfcve  tem- 
po fatto  grande  avanzamento  nell'arte  .  L'opera  di  sopra  citata  ce  lo 
dà  a  conoscere  5  la  quale  è  collocata  nella  sala  del  Padre  Abate  di  Sari 
Paolo  d'Argon,  e  rappresenta  San  Vincenzo  in  abito  diaconale;  e  cer- 
tamente l'avrei  giudicata  di  mano  del  Padre  ,  se  non  vi  avessi  in  un 
angolo  ietto  il  nome  del  figliuolo  cosi  scritto  :  ì  ranciiciis  fdius  Enece 
Sulmcùoe  f.  i6ic). 

Dipinse  nella  Parrocchiale  di  Martinengo  un  quadro  laterale  ,  a 
destra  entrando  ,  nella  cappella  del  Rosario  ,  con  un  miracolo  della 
Beata  Vergine  ,  sotto  del  qu.ile  leggesi  in  un  cartello  ,  Franciscus  Tal- 
pìnus  SalniÉÙa.  Encoe  fìlius  f,  1G22. 

Altra  tavola  dipinse  nel  \62'j.  per  la  Parrocchiale  di  Sanica,  po- 
sta all'altare  di  casa  Tassis  ,  con  San  Francesco  Xaverio  ,  e  sopra  di 
lui  un  Angiolo  ,  che  gli  porge  una  corona  di  fiori  ;  una  nella  Chieset- 
ta de'  morti  in  Ghisalba  ,  con  la  Beata  Vergine  ,  il  Bambino,  San  Do- 
menico ,  e  Santa  Rosa  :  ed  un'altra  nella  chiesa  di  San  Zenone  di  Ci- 
sano  ,  neila  quale  vedesi  colorita  la  Vergine  col  Bambino  in  gloria  cor- 
teggiata da  molti  Angioli  ,  e  a  basso  li  Santi  Zenone  Vescovo  ,  e  Pan- 
laleone  ,  con  dietro  la  veduta  di  bel  paese  e  del  vicino  Iago  di  Bri- 
vio.  Fu  dipinta  la  tavola  nel  1628.  ,•  e  se  fosse  di  colorito  meno  vivace 
«  piìi  pastoso  ,  si  accosterebbe  maggiormente  alla  perfezione  del  Padre  , 
Seguitò  assai  bene  la  maniera  di  lui;  e  dir  si  può,  che  tanto  nel  di- 
segno quanto  nel  colorito,  come  in  ogni  altra  osservazione,  ne  sia  sta- 
to perfetto  imitatore  • 

CHIARA    SALMEGGIA    PITTRICE- 

V^he  le   donne  in  ogni  ttade  abbiano  illustri  prove  al   Mondo  recate 
del  loro  valore  ,   fede   ne  fanno  fra  le  antiche  Timareie  ,  Marsia  ,  Ca- 


m- 
i- 


Jipso  ,   Lula  Cesena  Vergine  Vestale  ;  e  fra  quelle  ,   né  più  moderni  ter 
pi  ,  Sofonisba  Angusciola  ,   Artemisia  Gentilesca,  Larinia   Fontana  ,  EL 
sabetta  Sirani  ,  Manetta  Tintoretia  ,  la  celtbratissima  Rosalba    Carriera  , 
per  non  dire  d'una  Sandrat,  d'una  Patin,  d'una  Scurman,  e  di  lant'alire 


3»$ 

oltre  i  monti  ,  che  le  naturali  debolezze  e  vanitadi  lasciando  ,  si 
diedero  lutte  allo  studio  della  pittura,  ed  in  questa  ctl  bri  si  rendet- 
tero ,  ed  immortali  .  Né  in  ciò  dee  la  città  nostra  invidiare  a  qualun- 
que altra  ,  la  quale  siccome  d'  uomini  in  questa  professione  singolari  è 
stata  sempre  mai  abbondevole  ,  cosi  ha  pure  partorite  delle  donne  al 
pari  delle  nominate  eccellenti  nella  pittura  :  e  lasciandone  per  ora  da 
parte  alcune  di  minor  conto  ,  parleremo  di  Chiara  Salmeggia  ,  la  quale 
disapplicando  del  tutto  da  quegli  umili  esercizj  ,  a'quali  per  lo  più  da- 
gli anni  ancor  più  verdi  vien  condannato  quel  sesso,  si  diede  agli  stu- 
dj  del  disegno  ,  ne'  quali  fece  tale  profitto  che  divenne  eccellente 
pittrice  .  Enea  Salmeggia  le  fu  Padre  ,  e  Maestro  ,  dal  quale  appresi 
i  precetti  dell'arte  ,  ha  poi  con  ogni  diligenza  procurato  d'  imitarne  la 
maniera  ;  come  si  vede  nella  chiesa  del  Carmine  nella  prima  cappella  , 
entrando  a  mano  sinistra  ,  ove  nella  stessa  tavola  in  cui  vedcsi  Sant'An- 
gelo Carmelirano  dipinto  dal  Cavagna  ,  evvi  San  Carlo  vestito  ponti- 
ficalmente in  atto  di  benedire  ,  sotto  del  quale  sta  scritto  :  Clara  Sal- 
metia  J.  Vogliono  pure  ,  che  nella  stessa  chiesa  sia  di  sua  mano  la  va- 
sta tela  che  cuopre  l'organo  ,  nella  quale  sta  effigiata  la  Santissima  \'tr.- 
ginc  dall'Angelo  annunziai  . 

Per  la  Chiesa  di  S.  Alessandro  in  Colonna  dipinse  due  tavole, 
l'una  posta  all'altare  di  San  Gio.  Battista  ,  col  Santo  seduto  sopra  di 
una  pietra  nei  deserto  ;  l'altra  al  vicino  altare  con  Santa  Caterina  di 
6iena  ,  e  S.  Francesco  di  Sales  .  Per  quella  delle  monache  di  Santa 
Chiara  alcuni  qu;!dretti  de'  Misteri  della  Passione  di  Nostro  Signore  , 
pesti  all'altare  di  Maria  Vergine,  che  circondano  la  statua  di  lei.  Per  la 
chiesa  vecchia  delle  Convertite  la  tavola  dell'altare  col  Santissimo  Crocifis- 
so ,  Santa  Maddalena ,  San  Girolamo,  e  San  Francesco  inginocchiati  a  pie* 
della  Crocea  e  sotto  il  suo  nome  in  tal  ^uìsz:  Clara  Sunicd  d.  Talli- 
rla 1  724.  Y^x  tal  cognome  però,  altro  non  posso  conghietturare,  se  nan 
che  fesse  maritata  nel  pittore  Gio.  Giacomo  Assonica ,  djl  quale  qui  soi- 
to    parleremo  con   brevità  . 

Una  tavola  di  sua  mano  vedtsi  nell'Oratorio  della  dottrina  cristia- 
na ,  presso  la  chiesa  di  San  Lazzaro,  con  Sant'Antonio,  e  due  altri 
Santi  ;  due  quadri  in  piedi  nella  sagristia  ,  in  uno  de'  quali  è  figura- 
to San  Lupo  ,  nell'altro  San  Giuseppe  :  ed  un  piccolo  quadretto,  pres- 
so il  (io.  Carlo  Albani  Carnei icre  della  Chiave  d'uro  di  S.  Maestà  Im- 
periale ,  assai  ben  dipinto  con  1'  effigie  di  Maria  \'crf^ne  col  Bambino 
in  seno  ,  d?.l  quale  rilevasi  «Jie  più  valente  sia  stata  nelle  piccole  fi- 
gure, che  nelle  grandi. 

29 


i»6 

GIO.    GIACOMO    ASSONICA    PITTORE- 


U. 


na  sola  opera  io  posso  indicare  di  questo  artefice ,  la  quale  e  per 
il  tempo  ,  e  per  la  maniera  mi  fa  credere  ,  che  sia  stato  scolaro  del 
Talpino  non  solamente ,  ma  anco  marito  di  Chiara  sua  figliuola  per 
la  ragione  di  sopra  addotta  .  Questa  è  appesa  sopra  la  porta  principale 
nella  chiesa  del  Carmine  ,  ed  era  prima  collocata  all'altare  di  S.  Ma- 
ria Maddalena  de'  Pazzi .  Vedesi  in  questa  tavola  rappresentata  in  alto 
la  Vergine  circondata  da  diversi  Santi  ,  e  sotto  a  questi  S.  Maria  Mad- 
dalena de'  Pazzi  ,  ed  altro  Santo  Carmelitano  sopra  le  nubi  ,•  e  nel- 
la parte  più  bassa  ,  la  veduta  della  ci'ià  di  Berga:no  col  nome  del- 
l' artefice    cosi  segnato  :    Jo:  Jacobus  Ajfjiùca    Berg.  pinxit  iyZ4. 

Fu  dipinta  questa  tavola  nello  stesso  anno  di  quella  della  Tal- 
pina  nella  chiesa  delle  Convertite  ,•  e  tanto  somigliante  è  la  manie- 
ra dell'una  e  dell'altra  ,  che  dallo  stesso  pennello  sembrano  colorite  ,• 
ed  in  fatti  convien  credere  ,  che  uniti  vivendo  pel  vincolo  del  matri- 
monio ,  si  prestasscrj  anco  scambievolmente  i  consigli  ,  e  gli  ajuti  nel- 
la pittura. 

MARCANTONIO    CESAREO    PITTORE, 
E    GIUSEPPE    SUO    FIGLIUOLO. 


M 


arcantonio  Cesareo  abitante  nel  borgo  di  Santa  Caterina,  riuscì  ti- 
no de'  più  bravi  discepoli  di  Enea  Salmeggia  ,  al  quale  era  congiunto 
in  istretta  parentela .  Sotto  gli  amorosi  insegnamenti  di  Lui  apprese 
certa  maniera  di  disegnare  ,  e  forza  di  colorire  ,  che  a  prima  veduta 
alcune  sue  opere  sono  state  credute  di  auel  sublime  Maestro  ,  benci.è 
siavi  in  realtà  notabile  differenza.  Ciò  appunto  ancora  a  me  successe, 
contemplando  una  sua  bella  tavola  posta  nella  Parrocchiale  della  terra 
di  Rosciate  ,  sotto  la  quale  poi  vidi  notato.  M.  Anc.  Ccsjrcus  j.  i€4€. 
\'ienc  in  questa  rppptseniata  la  Vergine  col  Bambino,  in  alto  sedente 
sopra  le  nubi  ,  e  dalle  parti  S.  Carlo  ,  ed  altro  Santo  Vescovo  ,  con 
veduta  di  bel  paese  in  lontananza  :  altra  bellissima  sua  tavola  abbiami 
nella  chiesa  di  San  Pancrazio  ,  al  primo  altare  ,  a  destra  entrando,  nel- 
la quale  sia  a!   vivo  esoressa   la   deposizione   di  Cristo  dalla  croce  ;  ope- 


227 

ra  molto  lodata  pel  conponimento  di  figure  ben  accomodate  ,  e  per 
la  forza  del  colorito,  che  molto  s'assomiglia  alla  maniera  del  Maestro.  Ha 
dipinto  quattro  Profeti  nella  Cupola  della  Cappella  della  Concezione  in  San 
Francesco;  la  tavola  principale  nel  coro  dei  Celestini  con  la  Vergine  in  al- 
to cinta  da  cori  d'Angeli  ,  e  più  a  basso  li  Santi  Celestino  Papa  ,  Nic- 
colò da  Bari  ,  ed  altri  Santi  ,  col  suo  nome  ,  e  l'anno  1660.  :  nella 
Parrocchiale  di  S.  Santa  Caterina  il  quadro  per  traverso  collocato  so- 
pra la  porta  principale  ,  con  la  Vergine  in  gloria  ,  e  sotto  lì  Santi  Ca- 
terina ,  Niccolo  da  Bari  ,  ed  Alessandro  da  una  parte  ,  e  dall'  altra  li 
Santi  Francesco,  Antonio  di  Padova,  ed  altro  Santo  ,  col  nome  ,  e 
l'anno  1(^51.  ,•  come  pure  il  Cristo  coperto  di  vetri  posto  sul  muro  fuori 
di  detta  Chiesa  :  e  nella  cappelletta  dietro  al  coro  della  chiesa  delle 
Dimesse  in  borgo  San  Tommaso  ,  un  quadro  con  la  Vergine  ,  San  Do- 
menico 5  e  Santa  Caterina  da  Siena  ,  e  attorno  li  quindici  Misteri  del 
Rosario  ,•  col  nome,  e  l'anno  i(j54.  ,  come  usava  di  notare  in  quasi 
tutte   le  sue  pitture  ." 

Ha  lasciate  Marcantonio  alcune  memorie  de'  pittori    nostri    mano- 
scritte, citate  dil   F'adre  Calvi    ntile  sue  ei^emeridi  ;   ma   ancor  di  que- 
ste è  avvenuto  ,  coBic    di  quelle  enunciate  nella  vita  del  Pittore  Giaco 
mo  Anselmi  ,  che  non  è  stato  possibile  di   rilevare   in   quali  mani   siano 
pervenute  .   Ebbe   tre  diverse   mogli  ,  e  dalla  seconda   nominata   Felicita 
gli  naCviue  Giuseppe   il  di    id.  Decembre  dell'anno    icJjO.    sempre    me- 
morabile per  la  ciudele   pestilenza,  che  desolò  la  patria   nostra.  Istrada- 
to  dal   Padre   al   disegno,  riusci  pittore  di   qualche   laude.  Vedasi  una  sua 
tavola   in  Santo  Agostino  con  San  Giuliano   martire  ,  al   presente   m.olto 
diminuita   di  colore,*  col  suo   nome,  e  l'anno    KJ64.  :  ed  altra  in  Sant' 
Alessandro    delia    Croce  ,    la  quale  era  posta  sopra  la   porta  d;l  Campa- 
nile 5  con   la   Beata  Vergine  ,  e   molti   Santi  intorno  .    Nella    chiesa    de' 
Celestini   ha  colorito  la  soffitta  con  Angeli  ,  ed   altre    figure  ;     col     suo 
nome,  e  l'anno    \6jo.:  in  quella  di  San  Fermo  ha  dipinta  a  fresco  la 
scoperta   dell'arca   de'  nostri   Santi  Protettori  alla   presenza  del  Vescovo, 
Clero,  e  molto  popolo,  ed   in   un  caitello  pendente  da     un     albero    si 
legge.'  Joseph  Ccsareus   iGj6   (i)."  e  nella  Parrocchiale  di  San  Leone 
di  Cenate  una  tavola  col  Santissimo  Crocifisso  ,  San  Rocco  ,  e  San  Se- 
bastiano :  ed  altre  molte  in  diversi  luoghi  ,  che  qui  si  omettono   come 
pitture  di   non   molta  considerazione ,  le  quali  fanno    vedere    che    Giu^ 

(\')  Nel  Parlatorio   interno  dell' ifisigre       Protettori  con  quantità    di    figure,    e    -vi    è' 
Monastero  di  S.  Benedetto  ha  Giuseppe  rap-      notato  \\  suo  nome  coll'anno  1*78. 
presentato    il    littovamento    de'   nostri  SS. 


22$ 

seppe  si  è  affaticato  con    esito  poco  fdice  tiell'imitare  ,  o  nel  copiare  le 
sempre  ammirabili  pitture  dell'egiegio  nostro  Salmeggia  . 


GIAMBATTISTA    VIOLA    PITTORE- 


D. 


'egna  di  lode  piuttosto  che  di  biasimo ,  come  ora  da  alcuni  viert 
riputata  ,  parmi  l'usanza  degli  artefici  del  disegno  di  porre  nelle  opere 
loro  scritto  à  chiare  lettere  il  proprio  nome  ,•  mentre  in  tal  guisa  tan- 
ti non  resterebbero  in  preda  di  profonda  oblivione  ,  né  le  opere  del- 
l'uno all'altro  verrebbero  attribuite ,  come  spessissime  volte  suole  accade- 
re .  Di  tale  costu  nauza  abbiam  moltissimi  esempi  nei  principali  antichi 
pittori,  e  ne'  più  celebri  ancora  del  1500.,  usato  avendo  un  Ratl'ael- 
lo  ,  un  Tiziano  ,  un  Moroni  ,  e  tanti  altri  di  questa  riga  di  segnare 
col  proprio  notne  moltissime  lor  pitture  .  Ed  oh  !  pure  piaciuto  fosse 
al  cielo  ,  che  tuiti  li  nostri  antichi  pittori  cosi  fatto  avessero  ,  che  se- 
polto non  resterebbe  in  eterna  dimenticanza  il  loro  nome  ,  né  restereb- 
bero defraudati  di  quella  lode  ,  che  meritano  le  loro  fatiche  .  Se  co-s 
non  l'ave's:  intesa  Giambattista  Viola  ,  io  non  potrei  qui  lasciarne  la  do- 
vuta memoria  ;  e  potrebbonsi  bene  esaltare  le  sue  opere  ,  ma  non  ad- 
ditarne /autore .  Niuna  notizia  mai  del  nome  di  lui  ,  né  della  patria 
erami  pervenuta  ,•  e  se  nelle  ricerche  da  me  fatte  non  avessi  in  due 
tavole  esistenti  nella  Parrocchiale  di  Lallio  ritrovato  cosi  scritto  .  Jo: 
Bupdsu  VioU  B:rgomas  f:  ,  avrebbe  egli  pure  incorsa  la  stessa  sorte. 
Una  di  queste  è  la  tavola  principale  posta  nel  coro  ,  rappresentante  in 
sito  Gesù  Salvatore  in  figura  naturale  di  giusto  disegno  ,  e  morbido 
colorito  ;  sopra  di  lui  l'Eterno  Padre  ,  e  lo  Spirito  Santo  ;  e  nella  par- 
te pj  bassa  li  Santi  Bartolomeo,  Stefano,  Carlo  ,  e  Francesco  :  l'altra 
è  pOita  all'altare  del  Rosario,  (1)  ove  vedi^si  la  Vergine  che  pcrge  il 
Rosario  a  San  Domenico  ,  e  dalle  parti  li  Santi  Stefano  ,  Francesco  ,  e 
Bartolomeo  .  Questa  è  di  migliore  e  più  forte  colorito  dell'  altra  ,  la 
fiuale  pare  che  in  alcuna  parte  abbia  ricevuto  dctrimerto.  Sono  per 
filtro  degne  di  molta  coininendazìone ,•  e  non  è  fuor  di  ragione  il  cre- 
(riere  che  il  Viola  sia  uscito  dalla  eccellente  scuola  del  Talpino  ,  per 
ja  somigliante  maniera  ,  e  per  essere  il  quei  tempi  fiorito  ,  come  dal- 
•J'auno    ì6i4.   notato   nella   S(  pradctta   tivoia   si   compri.nde  . 

(i;  Questo  qnaJro  è  or.i   [cssrduto     dal     Sig.  D.   Gio.  Battista    Noi;  ,  cri  è    collocato 
Ptlla  sua   privata   C^j  ptlla   ili   Stiiatt. 


229 

ANDREA    ZAMBELLI    PITTORE  ^ 

_|7  er  la  ragione  di  sopra  addotta  di  aver  segnato  col  proprio  nome 
ie  sue  pitture  ,  può  questo  artefice  ancora  essere  annoverato  fra  gli  no- 
stri illustri  professori  ,•  altrimenti  sarei  io  stato  del  nome  di  lui  affat- 
to all'oscuro  ,  ed  egli  rimaso  sarebbe  senza  dubbio  nelle  tenebre  sepol- 
to .  Nella  cappella  sotterranea  della  Chiesa  della  Madonna  d'  Almenno 
rni  fu  additata  da  quel  Cappellano  la  piccola  tavola  posta  all'altaTe  , 
che  rappresenta  la  Visitazione  di  Maria  Vergine  a  Santa  Elisabetta  ;  e 
mi  disse  esser  questa  opera  del  Talpino ,  molto  commendata  dagli  inten- 
denti .  Io  ben  r  osservai  ,  e  per  quanto  potei  rilevare  ,  essendo  que- 
sta coperta  di  vetro  ,  dal  fumo  delle  candele  e  dalla  polvere  molto  an- 
nerita,  mi  parve  di  quella  scuola  bensì,  ma  non  di  quel  maestro.  U- 
sata  perciò  ogni  diligenza  a  potermene  maggiormente  assicurare  ;  e  scor- 
gendo nell'angolo  del  quadro  qualche  confusa  parola  ,  feci  levare  uno 
di  quei  vetri  ,    e  lessi    chiaramente  Andreas  Zambelli  pinx'u  1614. 

Da  questa  opera  dunque ,  e  dall'anno  in  cui  fu  dipinta  io  non 
dubito  punto  di  asserire  ,  che  ancora  egli  sia  stato  scolare  del  Talpi- 
no ;  ivi  scorgendosi  la  maniera  di  lui  con  molta  intelligenza  ,  e  perfe- 
zion«  imitata  . 

DOMENICO    CARPINONE    PITTORE- 

\_^luscne  terra  principale  della  Valle  Seriana  ,  rag^uardavole  molto  e 
per  la  quantità  de'  ricchi  abitanti  ,  e  per  la  ma^nificenz)  de'  palagi, 
€  delle  case  ,  e  molto  più  per  aver  sempre  prodotti  uomini  nell'  ani 
nostre  eccellenti  ,  fu  la  patria  di  Domenico  ,  e  di  molti  altri  ,  de'qua- 
li  a  suo  luogo  faremo   la  dovuta  menzione. 

Nacque  questi  da  Niccolò  Carpinoni  nel  i^fi6.,  e  sentendosi  da 
fanciullo  inclinato  al  disegno  ,  da  so  cominciò  ad  esercitarsi  con  qual- 
che ragionevole  riuscita  .  Giunto  poi  a  convenevole  età  si  condusse  in 
Venezia,  per  potere  ccn  maggior  fondamento  proseguire  i  suoi  studj  , 
r  dal  famoso  Palma  il  Giovine  riportò  molti  sicuri  precetti  ,  ed  ammae- 
stramenti .  Diedtsi  per  tanto  a  continue  fatici  e  ,  e  suo  principal  dilet- 
to fu  il  copiare  le  opere  di  que'  cel'.brat-ssimi  autori  ,  de'  quali  è  tan- 
to abbcnd.^o'e  quella  eccelsa    metropoli,    e    particolarmente    quelle    di 


2gO 

Giacomo  Passano  ;  e  ne  è  riuscito  con  isnipore  di  tutti  3  perchè  In- 
tendendo egli  molto  ,  e  possedendo  un  felicissimo  maneggio  di  colori  , 
seppe  fl^.r  comparire  le  sue  copie  affatto  risolute  ,  e  senza  un  menomo 
stento  ;  quindi  è  avvenuto,  che  spesse  volte  da  più  intendenti,  e  per- 
fino da'  medesimi  professori   per  originali  sono  state  giudicate  . 

Or  qui  vorrei  certuni  a  decidere  su  queste  copie  del  Carpinoni  , 
i  quali  con  la  loro  franchezza,  o  per  dir  meglio  temerità,  sedendo  co- 
me si  suol  dire  a  scranni  ,  pretendono  in  un'  occhiata  distinguere  da» 
gli  originali  le  copie  ,  ed  a  qualunque  quadro  assegnar  1'  autore  ,  che 
forse  sarà  di  tal  altro  di  cui  non  avranno  mai  veduta  alcuna  opera  , 
neppur  anco  mai  sentito  il  nome  ;  in  tempo  che  gli  stessi  primi  Mse- 
stfi  dell'arte  hanno  più  volte  su  ciò  presi  grandissimi  abbagli  \  e  fra 
mille  innumerabili  esempli  accaduti  ,  e  che  tutto  di  succedono  ,  due 
soli  basterà  qui  riportarne  .  Dirò  in  primo  luogo  di  Guido  Reni  ,  uno 
do'  primi  lumi  della  scuola  Bolognese  ,  iJ  quale  ,  come  narra  il  Co. 
Cesare  Malvasia  nelle  vite  de'  pittori  Bolognesi  ,  pose  talvolta  sul  leg- 
gìo le  copie  di  Ercolino  di  San  Giovanni  suo  scolare  per  dar  loro  gli  ul- 
timi ritocchi  ,  credendole  i  suoi  proprj  originali  ,  ed  avvisato  ancora 
non  sjpeva  ben  accorgersene,  ed  assicurarsene.  E  nella  vita  di  Giusep- 
pe Crespi  detto  lo  Spagnoletto  ,  racconta  il  dottissimo  Giampietro  Za- 
notti  ,  che  ritrovandosi  quell'artefice  in  Pesaro  copiò  la  bellissima  tavo- 
1,1  dirlla  Circoncisione  di  Nostro  Signore  del  celebre  Federico  Barozzi  , 
la  quale  passata  prima  in  più  mani  fu  portata  in  Bologna;  e  da  un  traiìì- 
cntore  di  quadri  ,  oflerta  per  originale  al  Scnator  Chisilitri.  Fu  dallo 
stesso  a  rnoki  primarj  pittori  fatta  esaminare  ,  e  da  tutti  per  originale 
giudicata  ,  ne  fece  acquisto  .  Ritornato  poscia  da  l'i  a  poco  tempo  in  Bo- 
logna lo  Spjgnuolo  ,  fu  a  visitare  il  Chisilieri  ,  il  quale  mostratogli  il 
quadro  nuovamente  avuto,  sorrise  nel  vederlo  lo  Spagnunlo  ,•  perchè 
chiestogli  di  che  ridesse  :  rido  rispose  ,  perchè  \'  ho  fatto  io  .  Rimase 
confuso  ,  e  maravigliato  il  Cavaliere  ,  come  tanti  principali  pittori  a- 
vessar  potuto  incorrere  in  tale  abbaglio  .  E  non  vi  incorreranno  poi 
lali  e  tanti  barattieri ,  ed  altre  vulgari  persone  ,  che  nulla  sapendo 
di  disegno  vogliono  con  insoftVibilc  arroganza  decidere  di  pittura,  di- 
stinguere le  copie  dagli  originali  ,  e  garrire  talvolta  co'  professori  me- 
desimi, se  ::ì  loro  giudizio  s'oppongono  ?  Ma  giacché  siamo  in  tale  di- 
discorso »  siami  lecito  prolungar  un  poco  più  questa  digressione,  e  qui  ripor- 
tare ciò  che  a  comune  disinganno  ed  ammaestramento  dice  il  citato 
Zanetti  in  tate  proposito  ,  nel  primo  Tomo  della  storia  dell'  Accademia 
Clementina  :  -,  Due  co^e  pai  mi   che  aUbisognino  per    decidere    interno 


2}l 

a*  quadri  ,  e  disegni  ,  sommo  sapere  ,  e  somma  pratica  .  Il  primo  ri- 
guarda il  riconoscere  la  perfezione  ,  o  il  difetto  dell'  opera  ,  che  dee 
giudicarsi  5  e  l'altra  il  carattere  ,  per  assegnare  a  quell'  opera  la  mano 
che  ne  fu  facitrice  .  Il  sapere  solo  conviene  a'  pittori  ,  e  a  misura  an- 
cora del  più  o  del  meno  ,  che  nell'arte  hanno  appreso  ;  e  però  niuno 
al  par  d'essi  può  il  buono  ,  o  il  cattivo  giustamente  bilanciare  ,  e  di- 
stinguere ;  la  pratica  poi  ,  che  vale  a  discernere  le  maniere  ,  può  ve- 
ramente anche  a  taluno  convenire  ,  che  non  sia  pittore  ;  ma  che  giu- 
dizio può  esser  quello,  dal  quale  null'altro  si  possa  ricavare,  se  non  se 
il  tal  quadro  è  della  maniera  di  Raffaello  ,•  né  si  possa  sapere  s'è  buo- 
no ,  o  cattivo  ?  La  pratica  poi  ancora  di  chi  non  è  prestante  pittore 
è  superficiale  ,  e  all'ingrosso  discerne  ,  non  potendo  profondarsi  ad  in- 
dagare le  più  minute  cose,  che  pure  anch'esse  variano  in  parte  le  ma- 
niere ,  e  non  sono  vedute  che  dagli  occhi  intelligenti  ,  e  perspicaci  . 
Chiunque  volesse  altri  ingannare  ,  e  un  quadro  far  che  paresse  della 
mano  verbi  grazia  del  Donienichino  o  di  Guido  ,  gli  sarebbe  necessa- 
rio imitar  di  coloro  la  perfezione  e  il  carattere  :  ma  perchè  più  facile 
£Ì  è  la  imitazione  del  carattere  almeno  in  parte,  che  quella  della  perfezione» 
e  del  sapere  ,•  quindi  addiviene  che  i  pittori  ,  i  quali  posseggono  scien- 
za vera  dell'arte  loro  ,  diflficilmente  s'ingannerebbono  ,  quanto  difficile 
si  è  che  altri  in  perfezione  eguagli  ,  e  imiti  Guido  e  il  Domenichino; 
dove  per  lo  contrario ,  essendo  più  facile  la  imitazione  superficiale  del- 
la loro  maniera,  ne  nasce  che  questi  intendenti  nostri  ,  e  trafficatori, 
delle  cento  volte  ,  novantanove  s'ingannino  ,  e  copie  prendano  per  o- 
riginali  ,  e  lavori  de'  discepoli  per  del  maestro  ,  e  faccian  mescuglio 
delle  buone  e  cattive  cose  ,  tutte  per  buone  tenendo,-  ond'è  che  dismi- 
suratamente crescono  ogni  giorno  le  opere  degli  insigni  Maestri  ,  né 
v'ha  chi  un  disegno  cerchi  ,  o  una  pittura  di  Raffaello,  o  del  Correg- 
gio ,  che  almeno  una   dozzina   non   ne   ritrovi  . 

Per  determinar  poi  di  qual  mano  sia  la  tal  pittura  ,  la  pratica  a- 
vere  di  quella  mano  è  certa^^ente  necessario  ,-  né  basta  profondo  sape- 
re ,  conciosia  che  se  risorgesse  lo  stesso  Lodovico  Carracci,  e  lui  si  mo- 
strasse un  qundro  del  Cignani,  e  gli  si  domandasse  di  che  mano  fusse  , 
noi  sapria  dire  ;  ma  bensì  quanto  fosse  perfetto,  o  non  fusse;  ma  ve- 
duto che  n'avesse  più  d'uno  di  qutsto  n.aestro,  e  pratica  acquistata  di 
sua  maniera  ,  meglio  d'ognuno  saprebbe  giudicarne,  né  confonderebbe, 
come  costoro  ,  le  copie  con  gli  originali  ,  né  i  discepoli  col  Maestro  . 
Addiviene  ancora  per  questo  ,  che  tra  pittori  quelli  delia  nostra  Scuo- 
la ,  più  che  gli  altri  di  qualunque  altra  ,  benché  eccellenti  ,  sono  i  p 


RI 


212 

atti  a  giudicare  dell'opere  de*  nostri  antichi  maestri  ,  sìcccmc  è  infaili» 
bile  che  gli  eccellenti  pittori  della  scuola  di  Roma  ,  e  di  quella  di  Vi- 
ncgia  per  est;mplo ,  meglio  che  noi  faremmo  ,  conosceranno  le  opere  di 
Ratìaello ,  e  di  Giulio,  e  quelle  di  Tiziano,  e  di  Paolo.  Ma  a  cui  dun- 
que, dirà  taluno,  dobbiamo  attenerci  per  fare  acquisto  verbigrazia  di 
quadri  stranieri  ,  se  i  pittori  mancano  della  pratica  di  quei  maestri  ,  e 
se  i  barattieri  non  hanno  sapere,  né  intelligenza/'  A  questo  rispondo, 
che  quale  di  tali  pitture  è  vago,  o  dee  farle  venire  da  quei  paesi  au- 
tenticate da  eccellenti  pittori ,  o  contentarsi  di  vivere  incerto  ;  e  il  mi- 
gliore sarà  sempre  l'attenersi  al  giudizio  d'ottimi  pittori,  conciosiachè  se 
quel  tal  quadro  non  sarà  in  effetto,  o  del  Durerò,,  e  di  Luca  ,o  d'al- 
tro sì  fatto  straniero  pittore  ,  sarà  degno  di  esserlo  ;  e  non  una  sciau- 
rata  cosa  ,  coni'  esser  potrebbe  valendosi  d'  altro  consiglio  "  .  Fin  qui 
il  Zanetti . 

Ma   ripigliando   il   racconto  del  Carpinoni- ,  il  quale  sebbene  moU 
to   nelle  copie  esercitossi ,  e  singolare  divenne  ,   non  è  però  che    anco- 
ra d'invenzione  non  abbia  moltissimo  operato  .  Di  ciò   fanno  testimoni» 
tante  sue  pitture  ,  che   veggonsi  esposte  alla   pubblica    vista  ,    tinte     di 
una   forza  straordinaria  ,  e  commendabili  al  maggior  segno  .    In   eluso- 
ne  principalmente  nella  Parrocchiale  sono  di  sua  mano  la    tavola  ,    nel 
presbiterio  dalla  parte   dell'Evangelio,  con  la  natività  di  San    Gio.  Bat- 
t!*àta  ;  quella  all'altare  del  suffragio  con   la  santissima  Triniti   in  alto  ,  e 
San,  Gregorio  Papa,  che   prega   per  le  anime  purganti  ,•   quella  al  primo 
altare   a  sinistra  con   la  deposizione   di  Cristo  dalla   croce  ^  quella  latera- 
le  nella  cappella   di  Casa  Fugacela  con  la  venuta   delio    Spirito    Santo  : 
e  nella  chiesa  delle  Monache  del   Paradiso   in   detta   terra  ,  quella  posta 
all'aitar  maggiore  .,  Per  confermare   la  stima  che  facevasi   delle  pitture  di 
Domenico  ,. narra   il  Padre  Calvi  nelle  sue  ErTemeridi  ,   che    nel     ifjji. 
accesoci  casualmente  fuoco  nella    sagristia    della    Parrocchiale    suddetta  , 
ohi  e  gli   altri   danni  che  arrecò,  restò  ancora   in  parte  arsa  ,  e    di  moL 
to   pregiudicata   una  stimatissima  pittura  di  lui,  rappresentante    la    San- 
tissima Trinità  ,•  la  quale  per  non   lasciar  affatto  perire  ,  volle  il   Pode- 
stà  di  quel  luogo  farla  a  proprie  spese  restaurare  ,  e    sotto    1'  Arciprete. 
Ghiraidelli  vi  affisse  la  presente  Iscrizione., 

Intanptsta  tenia  nocte  Januarìj 

',  i,  Cìam  exdrdeiccnte  hoc  pretiosissimo 

Sucrarìo  ,■ 


2jy 

ìllustrìs.  Domini  Marini  Nataìis 

Vraetoris 

Cujus  hxc  viva  imago   Vi^ilantia 

&    Pietas 

arnplius  exarsic 

Cum  ad  excinguendum  incendium 

suismec  lacrimis 

&  reparandam  ac  melius  ornandam 

hanc  Iconem 

Sua  ope  properaverit, 

Alex.  Ghirardellus  A'rchip,  Addiciis .  F. 

Nella  Vaile  Cavallina  nella  Chiesa  di  Mònesterolo  v'  ha  di  sua 
mano  una  bellissima  tavola  ,  con  la  Trasfigurazione  di  nostro  Signore 
posta  air  aitar  maggiore  ;  ed  altra- posta- all'altare  di  San  Rocco.  NelJa 
Parrocchiale  di  Spinone  la  tavola  coi  misteri  dtl  Rosario  :  in  quella  di 
Endinc  la  tavola  di  San  Remigio  ,  con  veduta  indietro  di  hcltissimo 
paese  :  ed  altra  in  quella  di  Bianzano  posta  all'  aitar  maggiore  .  Meri- 
ta poi  somma  considerazione  una  sua  grande  opera,  che  ammirai  nella 
rnagnifica  e  superba  Chiesa  de'  Padri  Osservanti  di  Lovere  ,  collocata 
nei  Presbiterio  ,•  nella  quale  ha  espressa  la  adorazione  de'  Magi  condot- 
ta con   tutte  quelle  parti ,    che  alle   buone  pitture  s'appartengono  . 

In  casa- Terzi- conservasi  una  pittura  del  Carpinoni ,  ove  è  al  vi- 
vo colorita  la  Natività  del  Signore  ,  dalla  quale  sono  state  tratte  mol- 
tissime copie  . 

A  chi  volesse  ridire  quante  opere  fece  il  Carpinoni  in  pubblico, 
ed  in  privato  ,  in  una  vita  di  novanta  due  anni  ,  bisognerebbe  troppo 
lunga-  fiiticaj  onde  a  noi  basterà  quanto  sopra  abbiamo  accennato.  Ri- 
trovasi registrata  la  morte  di  lui  ne'  libri  della  Chiesa  di  elusone  con 
questa  parole  .  il.  Maii  i6d8,  Oèiit  Dominicus  Carpinonus  in^xenìpUn-- 
do  insignis  piccar  an.  92. 

PRETE    EVARISTO   BASCHENIS   PITTORE- 


D 


'i  maggror  laude  io  reputo  dégno  quegli  ,  che  contenendosi  in  uà 

sol  genere  di  pittura  arrivi  a  toccarne  la  meta  ,  che  non  istimo  colui  il 
quale  aspirando  a  divenir  pittore  universale  ,  non  giunga  alla  perfezio- 
ne in  niuno  ,  Cosi  l' intese  il  Baschenis  ,  «he  dal  genio  portato  ad  una 


234 

nuova  sorta  di  pittura  ,  ed  iti  questa  fondato  il  suo  studio ,    arrivò    a 
tal  grado  di  virtù  ,  che  saranno  le  opere   sue  stimadsbime    in  ogni  luo- 
go.  Nacque  alli   4,  Decembre    i*?!/. ,  ed  ispirato  da  Dio  a  vestir  l'abi- 
to religioso,  fu  mandato  da'  Genitori  alle  scuole  per  apparare  ciò ,  che 
è  necessario  per  un   tale  stato  .  Attendeva  Evaristo  con  diligenza  a'suoi 
studj,  ma    nello  stesso  tempo  resister  non  potendo  ad   un  naturale  im- 
pulso ,  che  del  continuo  l'accendeva  d'  imparar  l'arte  del  disegno,  non 
vedeva  mai  cosa  ch'ei    non  s'ingegnasse  di  copiarla   in  quel  modo,  che 
poteva  un  suo  pari  ,  che   mai  non  aveva  maneggiato  matitojo,  o  pen- 
nello .  Vedendo  però   la  mirabile  riuscita  ,   che  faceva  ,  è  probabile  che 
di  qualcuno  dei   tre  famosi  pittori  allora  viventi    nel    Borgo    San  Leo- 
nardo ,  ove  pur  esso  dimorava  ,  cioè  Salmeggia  ,  Cavagna  ,    e    Zucco  , 
abbia   voluto  avere  i   primi  ammaestramenti  .  Cresciuto  poi  ad  età  con- 
venevole si  fece  Prete  ,  e  tutto  il  tempo  che  rcitavagli    dalle  sue  fun- 
zioni ecclesiastiche  ,   lo  impiegava  nel  disegnare  diligentemente  ,  copian- 
do tutto  ciò  dal  naturale ,   che  gli  si  parava  davanti .     Quello    in    che 
veramente  riuscì  ,  tu    una  bizzarrissima    maniera  ,    ch'egli  s'inventò  ,•    e 
questa  sua  propria,   né  più   usata  da  altri  ,   né  più   veduta ,-  e  fu  il  di- 
pingere ogni  sorta  di  strumenti  da  suono  con  incredibile  naturalezza,  e 
verità;  e   n' è   riuscito  con   tanta  perfezione,    che    io    non    so  ch'altri 
l'abbia  uguagliato  giammai.  Era  solito  introdurre  ne'quadii  tavolini  coperti 
d'arazzi  ,   e  tappeti  somigliantissimi  ,  e  fatti  con   tale  maestria  ,    che  all' 
usanza  di  Persia  ,  o  in   qualunque  altra  più  vaga  maniera  sembran  tes- 
suti .  Sopra  questi  vi  dipingeva  diversi  strumenti  confusamente  ,  ma  con 
tale  arte   pere   e  con   tale  rilievo  ,    che  pare   debbansi  con    la  mano  di- 
staccare dal  quadro  .  Vi  frammischiava  altre  moltissime  cose,  cerne  scri- 
gni, lettere  ,  carte  da  suono  ^  scattole  ,  calamai  ,    vasi  ,    trutti  ,    fiori  , 
libri  ,   figurine   di  gesso  ,  e   tutto  ciò  ,  che  la  fertile  sua  fantasia  gli  sug- 
geriva .•  tanta   naturalezza   vedendosi  in  ogni  cosa  da  esso  dipinta  ,  che 
facile  è   il  luiciarsi  ingannare  ;  come  segui   ad  una  poco  avveduta  perso- 
na ,  che   vedendo   in  un  quadro  dipinto   un  lento  tutto  coperto  di  pol- 
vere a  riserva  di  alcune   naturali  strisele  ,  che  pareano  fatte  da  qualcu- 
no ,  "che  avesse  voluto  poire   le  mani  sul  quadro;    e  volendo  col  pro- 
prio fazoletto  pulirlo,   s'accorse  dell'inganno,   e  fu  motivo  a' circoscanti 
di  qualche  burlevole  trattenimento.  Né  ciò   dee  parere  strano;    mentre 
raccontasi  dello  stesso  Annibale  Carracci  ,    che    in  casa   dtl  Bassan:  egli 
restò   ingannato  piacevolmente,  distendendo  la   mano  per  pigliare  un  li- 
bro ,  che  era   dipinto;  ne  certamente  sarà  stato  più  naturile   di  quelli, 
che  ne' quadri  del  nostro   EvaiiHO  si   veggo ro  . 


23S 
Le  opere  di  questo  eccellentissimo  artefice  non  si  veggono  collo- 
cate  alla  pubblica  vista  ,  non  essendo  questo  genere  di  pitture  proprio 
per  adornare  altari,  nò  chiese j  quindi  è  che  si  trovano  solamente  nelle 
particolari  gallerie  de'  nobili  ,  e  nelle  private  case  de'  cittadini  :  volendo 
però  farne  nota  qualcuna  per  appagare  la  curiosità  de'  dilettanti  ,  addi- 
teremo quattro  gran  quadri  nella  sala  Morandi  :  due  in  quella  de'Mar- 
chesi  Terzi  ,  ove  in  un  piccolo  quadro  ha  fatto  vedere  un  gran  vio- 
lone disteso  sopra  un  tavolino,  e  messo  in  prospettiva  ben  degno  di 
particolare  attenzione  :  tre  appresso  il  Co.  Giacomo  Carrara  :  due  nella 
sala  del  Co.  Giacopo  Tassis  di  Borgo  Sant'  Antonio,  il  quale  ti  a  scelti 
quadri  che  ha  in  altra  vicina  stanza  ,  ne  ha  uno  di  Evaristo  con  al- 
cuni volatili  morti  ,  ed  altri  animali  ,  ne'  quali  ancora  riusci  a  maravi- 
glia ,  come  pure  nel  rappresentare  vasi  di  terra  ,  di  rame  ,  e  d'acciajo, 
erbaggi  d'ogni  sorte  ,  ed  altre  masserizie  ,  che  soglionsi  vedere  nelle 
cucine,  o  nelle  dispense:  uno  grande  nella  sala  de' Conti  Valletti  :  due 
presso  i  Conti  Agliardi  ,•  in  uno  de'  quali  ha  dipinto  sé  sttsso  in  abi- 
to da  prete  ,  in  atto  di  sonare  la  spinetta  :  altro  con  polli  ,  uccelli  , 
ed  altri  animali  in  Casa  Salvaj^ni  di  boroo  S,  Tommaso  :  e  moltissinìi 
altri  sparsi  ,  e  rinchiusi  in  private  case  ,  che  non  essendomi  presentata 
occasione  di  vedere,  né  avendone  potuto  aver*  particolar  cognizione, 
li  passerò  sotto  silenzio  .  Fece  pure  il  Baschenis  qualche  quadro  di  fi- 
gure ,  ed  ho  vedute  alcune  sue  piccole  Madonne  col  Bambino  in  se- 
no ,  dipinte  con  ottimo  sapore  .  Ho  veduto  di  più  in  casa  de'  Signori 
Nerini  in  borgo  San  Leonardo  ,  la  copia  di  una  battaglia  del  fa;ncso 
Giacomo  Cortesi  detto  il  Borgognone  dalle  battaglie  ;  il  quale  essendo- 
si per  alcuni  anni  trattenuto  in  Bergamo  ,  avanti  eh'  egli  entrasse  nella 
Compagnia  di  Gesù  ,  ha  lasciato  tanti  tesori  ,  quanti  quadri  ha  qui 
dipinti  .  Questa  per  quanto  dicesi  ,  fu  venduta  da'  Signori  Facheris  al 
Duca  de  hi  Torres  Spagnuolo  ,  Generale  di  Cavalleria  nello  stato  di 
Milano,  col  prezzo  di  cento  doppie,  è  col  patto  che  una  copia  glie- 
ne facesse  dipignere  da  Don  Evaristo  ,  che  in  quel  tempo  era  il  più 
accreditato  pittore  ,  che  fosse  in  questa  città .  Rappresenta  questa  la 
sconfitta  del  Re  Dario  ,  il  quale  vtdesi  sopra  un  gran  carro  assiso  in 
faccia  del  vincitore  Alessandro  il  Macedone  ,  con  figure  innumerabili 
dall'una  parte  e  dall'altra  di  combattenti,  con  grande  varietà  di  caval- 
li-, fierezza  d'attitudini,  biziarria  d'abbigliamenti  ,•  il  tutto  ben  dise- 
gnato ed  al  vivo  espresso  ,  secondo  la  bella  ed  elegante  maniera  del 
Borgognone  ,  la  quale  non  può  essere   più  al   vivo  imitata  . 

In  Venezia  si  conservano  otto  quadri  di  sua  mano    nella    libreria 


21^ 

de'  Monaci  Benedettini  di  San  Giorgio  Maggiore  ,  tenuti  in  molta  csti-a 
mazione  ;  altri  nella  medesima  città  ne  lio  veduti  in  mano  di  un  ne- 
goziante di  quadri  ,  che  megli  additava  per  cose  pregiatissime:  essendo 
le  sue  opere  in  ogni  luogo  non  solo  dagli  uomini  intendenti  assaissimo 
riputate  ,  ma  da  ogni  sorta  di  persone  ancora  ,  per  modo  che  non  vi 
è  alcuno  per  imperito  che  sia  ,  il  quale  subito  vedute  le  pitture  di 
questo  artefice  ,  che  hanno  una  qualità  tutta  propria  loro  ,  non  resti 
preso  da  grande  diletto  e  maraviglia  .  Molte  jjc  sono  state  trasportate 
a  Milano  ,  a  Roma  ,  a  Firenze  ,  a  Torino  ;  nelle  quali  città  sono  sta- 
te acclamate  per  un  miracolo  dell'arte  ,  come  scrive  Don  Antonio  Lu- 
pis  nei  suo  plico  stampato  in  Venezia  ,  in  una  lettera  di^-etta  a  Don 
Kvaristo  ;  la  quale  benché  sia  dettata  in  quello  siile  ammirato  da  quel 
secolo  3  ed  ora  tanto  aborrito  e  deriso  ,  non  voglio  omettere  di  qui 
riportare  ,•  mentre  quegli  strani  suoi  e  ridicolosi  concetti  servir  possono 
di  qualche  alleviamento  alla  noja  di  questa  seria  lettura  . 

Ai  Reverendo  Don  Evaristo  Baschenis  .  Bergamo  . 

Il  dipìngere  di  V-  S.  è  arrivato  a  quel  colmo  ,  che  può  dare  la 
perfettione  ,  e  l'ultima  isquisitezza  dell'arte  .  Con  i  suoi  delineamenti  ha 
vinto  le  proprietà  della  natura  ,  &  ha  ridotto  a  far  favellare  le  tele  . 
L'ombre  ijtesse  stemprate  dalle  sue  mani  apportano  raggi  alla  gloria  ,  e 
con  Ìj.  irotte  si  spalanca  i  giorni  piii  risplendenti  della  fama  .  V.  Sig. 
sarà  quella  fenice  dei  Pittori  ,  che  rinascerà  in  tutti  i  giri  de'  secoli  , 
&  ornerà  Je  pietre  del  suo  sepolcro  con  gli  elogi  dell'  eternità  .  Splen- 
dore cittadino  del  Brcmbo  ,  vaga  Pompa  delle  gallerie  ;  emulo  degli 
antichi  ApelH  ,  e  luce  moderna  dei  Zeusi .  Il  pennelJo  di  V.  S.  tinge 
con  la  maraviglia  ,  &  erudisce  i  disegni  con  la  vivacità  degli  oggetti  . 
Ne  parla  Roma  con  le  memorie  virtuose  delle  sue  pitture  ,  ne  discoir*; 
Fiorenza  nelle  idee  del  suo  colorito  ,  ne  rimbomba  Venetia  nella  deli- 
catezza della  sua  mano  ,  e  celebra  Turino  i  prodigiosi  tratti  delle  sue 
maniere  :  città  dove  essendo  capitate  l'imprese  figurate  del  suo  valore , 
l'hanno  acclamate  per  un  mijacok)  della  professione  ,  e  per  uno  sforzo 
dell'ingegno  . 

Non   dico  ,  che  tanti   Prcncipi,  €   li  primi  Porporati  di  Santa  Chie- 
sa abbiano    procurato  di  avere  un   pezzo  delle  sue   tele  ,  perchè  essen- 
.  do  ciò  noto  a  ciascuno  non  intendo  di  accrescer  lume  alJa    faccia     dcj 
sole . 

A    questo    sfogo  della  verità  mi    oWiga  solamente    il  merito  della 


^17 
Virtù,    e  quella  stima    che    si  deve  avere  ai  suoi    pari.    Questo  è  un 
debolissimo  abbozzo  del    mio    debito  ,  riserbandomi  in    altre  occorrenze 
di  far  conoscere  a  V.  S.  quanto  io  sia  &c. 

Giunse  il  Baschenis  ,  religiosamente  vivendo  ,  e  virtuosamente  o- 
perando,  all'anno  settantesimo  di  sua  età  ,  nel  quale  assalito  da  grave 
infermità  ,  e  prevenuto  con  tutti  quei  cristiani  apparrecchi  ,  che  ad 
un  uomo  dabbene  e  religioso  si  convengono  ,  d^cde  termine  a'  suci 
giorni  il  di  15.  Marzo  del  \6jj,  ,  e  fu  onorevolmente  sepolto  nella 
.chiesa   di  Sant'Alessandio  in  Colonna  sua  Parrocchia  . 

PRETE    GIACOMO    COTTA. 
E  CIO-  BATTISTA  AZZANELLI  SUO  SCOLARE  • 

X  1  el  principio  del  passato  secolo  nacque  Giacomo  d'onesti,  e  civili  pa- 
renti, da'  quali  applicato  allo  studio  delle  belle  lettere,  in  questo  con- 
tinuò per  alcuni  anni  ,  e  fece  nelle  scuole  non  poco  profitto  .  Ma  la 
inclinazione  verso  la  pittura  talmente  incomiiiciò  ad  occupare  il  suo  a- 
nimo  ,  che  dato  interamente  bando  alle  lettere  ,  tutto  al  disegno  appli- 
cossi  .  Dopo  molto  studio,  vedendosi  in  questo  ben  fondato,  s'avvi- 
sò d'incominciare  a  colorire  ,  ed  in  breve  tempo  avanzandosi  a  gran 
passi  nell'arte  seppe  anco  in  pubblico  farsi  distinguere  .  Due  suoi  qua- 
dri veggonsi  nella  Chiesa  delle  Monache  Cappuccine  ,  lateiaii  all'  aitar 
maggiore  ,  in  uno  de'  quali  espresse  il  sagrifizio  d'Abramo  ,  e  nell'al- 
tro Mosè  col  serpente  di  bronzo  ;  nella  Chiesa  delle  Monache  di  San 
Giuseppe  la  tavola  dell'altare  ,  ove  è  figurato  il  transito  di  San  Giu- 
seppe ,  siccome  ancora  gli  altri  quadri  nei  muri  laterali  della  Chiesa  : 
nella  Parrocchiale  di  Grassobbio  la  tavola  posta  all'aitar  maggiore  ,  do- 
ve è  dipinta  l'apparizione  del  nostro  glorioso  protettore  Sant'  Alessan- 
dro :  in  quella  di  Torre  tìoldone  la  tavola  della  Madonna  del  Roiario, 
con  li  Sanii  Domenico  ,  Carlo  ,  Margarita  e  Caterina  da  Siena  ,  eoa 
attorno  li  Misteri  del  Rosario  .•  in  altre  Chiese  ancora  vedesi  qualche 
altra  sua  fatica  .  Ma  siccome  suo  particolar  diletto  era  il  dipingere  pic- 
cole storiette  ,  e  particolarmente  la  Madonna  col  Bambino,  Sacre  fami- 
glie ,  ed  altre  divozioni  ;  così  queste  conservate  sono  nelle  private  ca- 
se ,  e  tenute  in  molto  pregio  ,  dovcndos-i  a'I  Cotta  in  tal  sorta  di  pit- 
ture molta  laude  .  In  casa  de'Conti  Alhani  di  Urgnai>o  vedesi  un  pic- 
colo quadretto    dinotante  la   sepoltuia  di   Cristo  j  con  molte    ben   intese 


2^8 

e  graziose  figurine  ;  diverse  Madonne  col  Bambino  in  braccio  in  casa 
del  Co.  Alessandro  Tassis  .*  ed  alcune  altre  in  casa  Mapelli  ,  ben  accor- 
date ,  e  di  buon  disegno  >  e  che  a  giudizio  mio  per  certa  naturalezzt 
e  freschezza  di  colorito  debbono  a  tutti  piacere  , 

Si  dilettava  d'intagliare  in  rame  ,  e  ne  riusci  piuttosto  bene  ,  co- 
me si  può  rilevare  dalle  sue  stampe  che  vaiìno  intorno  ,  e  da  tutti  li 
rami  che  sono  nelle  Effemeridi  del  Padre  Calvi  ,  dal  ritratto  di  Barto- 
ìomeo  Coleoni  ,  che  vedesi  a  fronte  del  suo  testamento  a  stampa  ;_  e 
da  molti  fiontispizj  de'  libri  stampati  in  quel  tempo  .  Ha  intagliate  par- 
ticolarmente molte  opere  di  Cristoforo  Storer  pittore  Tedesco  ,  che  in 
tali  tempi  ha  molto  operato  nel  palazzo  de'  Marchesi  Terzi ,  ove  nella 
g.ran.sala  sotto  un  quadro  di  lui  veggonsi  due  quadretti  bislunghi  del 
Cotta  dinotanti   alcune  favole  . 

Di  tale  sua  virtù  d'intagliare  in  rame  parla  il  sopra  nominato  Lu- 
pis  nel   libro  citato  di  Lettere  ,  in  una  delle  quali  con  quel  suo  solito 


scile  cosi  scrive  : 


Ài  Si2.  Don  Giacom.o  Cotta  ,  Bcrsamo  . 

Ricevo  k  tabacchiera  con  la  Danae  in  pioggia  d'oro  ,  in  cui  ho 
vjsto.non  meno  le  piog'ie  de'  suoi  favori,  quanto  un  Giove  sempre 
in  ascendente  nelle  ricchezze  delle  sue  grazie .  Non  ha  potuto  esser 
scolpita  con  maggior  delicatezza,  e  la  virtù  del  disegno  non  invidia 
all'eccellenza  dell'arte  .  Lo  scarpello  di  V.  S.  è  una  lingua  dell'eternila, 
ed  un  ferrato  raggio  del  tempo  .  Tutti  i  rami  ,  che  escono  dalla  sua 
mano,  mi  sembrano  figure  del  sole,  che  non  possono  guardarsi  sen- 
za abbagliarsi  ie  cigH-a  alio  stupore  ..  Osservai  ancora  i  giorni  passati  il 
quadro  ,  che  ha  dipinto  nel  Monasterio  di  Santa  Lucia  ,  in  cui  1'  om- 
bre dei  colori  servano  a  tirare  un  velo  in  faccia  dell'  invidia  ,  &  a 
scoprire  gli  splendori  del  suo  pennello  ;  mi  congratulo  di  essersi  rol!a= 
la  sotto  il  manto  regale  del  Sacerdotio  ,  e  resto  &c. 

Correva  l'anno  Kjjo.  quando  morta  di  parto  Margarita  sua  me- 
gj-ie  figliuola  dell' Agnelli  stampatore  in  Milano,  dalla  [quale  aveva  di 
già.  avuti  diversi  figliudi  ;  fu  dal  Signore  ispirato  a  farsi  Prete  :  e 
siccome  ài  Giovinetto  aveva  apparato  quanto  per  uno  stato  tale  è  suf- 
ficiente ,  gli  fu  agevole  a  conseguirne  l'intento  .  Diedesi  perciò  ad  u- 
na  vita  affatto  religiosa  e  ritirata  ,  non  omettendo  però  laiai  l'applica- 
zione alla  pittura.  Abitava  nel  Borgo  di  Sant'Antonio  presso  la  Chiesa 
di  San  Bernardino  ,  ed  era  frequentemente  visitato  da   Monsignor    Da- 


2j9 

niele  Giustiniani  allora  Vescovo  di  questa  città  ,  che  non  poco  diletto 
traeva  nel  vederlo  dipingere  ,•  e  fecegli  diversi  quadretti  di  divozionij' e 
molti  ne  mandò  a  Venezia  ,  che  furono  con  singolare  applauso  e  com- 
mendazione ammirati  .  Collocò  una  sua  figliuola  nel  convento  di  San 
Giuseppe  ;  e  non  avendo  erede  alcuno  ,  lasciò  la  roba  sua  al  detto 
convento  nel  tempo  di  sua  morte  ,  che  segui  il  di  i  5.  Decembre  nel 
\6%9.  essendo  in  età  molto  avanzata  ,  ed  al  suo  cadavere  iù.  data  o- 
norevole  sepoltura  nella  chiesa  di  Sant'Alessandro  della  Croce  . 

Fu  il  Cotta  uomo  di  buoni  costumi  ,  e  timorato  di  Dio  \  fatto 
poi  religioso  visse  anche  con  maggiore  esemplarità,  attendendo  alla  per- 
fezione sino  alla  morte  .  Aveva  molti  scolari  ,  che  con  carità  e  zelo  i- 
struiva  ;,  fra'  quali  apprese  anco  i  primi  principj  del  distguo  il  nostro 
egregio  fra  Vittore  Ghislandi  ,  come  nella  vita  di  lui  vcdrassi  a  suo 
luogo  , 

Gio.  Battista  Azzanelii  di  Borgo  S.  Leonardo  dcvesi  annumerare 
fra'  discepoli  del  Cotta  ,  sotto  la  cui  direzione  ben  istradato  nel  dise- 
gno ,  passò  poi  in  Venezia  a  proseguire  suoi  studj  .  Si  mise  in  quella 
città  a  frequentare  le  accademie  ,  ed  a  copiare  con  tutta  diligenza  le 
opere  de'  principali  Maestri ,  alcune  delle  quali  si  conservano  in  sua 
casa  ;  come  il  famoso  gran  quadro  dcllo'  nozze  di  Cana  di  Galilea ,  di 
Paolo  ,  che  è  nel  refettorio  de'  Monaci  Benedettini  di  S.  Giorgio  ;  l'al- 
tra cena  in  casa  del  Fariseo  ,  che  vcdesi  in  quello  de'  Padri  Domeni- 
cani di  S.  Gio.  e  Paolo,*  di  San  Pietro  Martire  di  Tiziano,  esistente  in 
detta  Chiesa;  come  anco  il  Martirio  di  Santa  Giustina,  pure  di  Paolo» 
che  ammirasi  in  Padova  nella  Chiesa  di  detta  Santa  ,  copiato  con  la 
penna  con  tale  diligenza  e  franchezza  ,  che  seiiibra  una  polita  stampa 
di  rame . 

Ritornato  in  Patria  ha  fatte  alcune  ragionevoli  pitture,  e  vedefi 
di  sua  mano  in  Sant'Alessandro  in  Colonna  un  laterale  con  San  Gae- 
tano ,•  ed  alcuni  Angeletti  nella  cappella  di  Sant'Anna  :  In  San  Rocco 
nel  luogo  della  dottrina  ,  una  disputa  di  Cristo  con  li  dottori:  e  molte  al- 
tre tavole  nelle  Chiese  delle  Diocesi  ,  e  nelle  case  de'  particolari  ;  le 
quali  per  non  essere  di  molta  considerazione  ,  si  passano  sotto  silenzio. 
Attese  molto  all'intaglio,  e  ne  riusci  anche  con  qualche  lode,  come 
si  può  comprendere  dalli  Santi  di  Bcrgai-Tio  intagliati  all'  acqua  forte  , 
e  posti    nell'offizio  proprio  di  detti  Santi  . 

Morì    improvvisamente    rtl    1 7 1 51.  eorrendo    il   sessantesimo  terzo 
anno  dell'età  sua  . 


24'» 

CARLO    CERESA.    PITTORE. 


N. 


1  1  acque  Carlo  in  San  Gio.  Bianco ,  terra  considerabile  della  Vane 
Brembana  ,  il  di  ro.  Gennajo  i  fTop.  da  Ambrogio  e  Caterina  de'  Ce- 
resi  ,  i  quali  venuti  da  Valsassina  ,  e  comperati  alcuni  beni,  quivi  sta- 
bilirono la  loro  abitazione  ,  facendo  entrambi  in  quel  paese  onorevole 
figura  .  Cominciò  Carlo^  piccol  fanciullo  ancora,  ad  invaghirsi  di  dive- 
nir pittore  ,  e  portato  dalla  sua  abilità  andava  da  sé  stessa  studiando  , 
e  disegnando  ;  ma  per  meglio  potersi  incamminare  per  la  via  di  que- 
sta professione  ,  si  mise  sotto  la  direzione  di  Daniello  Crespi  pittor  Mi- 
lanesc  di  primo  grido  ,  che  in  quel  tempo  non  poche  miglia  lontana 
dimorava  .  Non  poteva  per  tanto  la  lunghezza  della  strada  ,  l'intempe- 
rie delle  stagioni,  o  qualunque  altro  impedimento  trattenerlo  mai  di 
portarsi  dall'erudito  Maestro  ;  sotto  del  quale  in  breve  tempo  apprese 
un  modo  di  disegnare  ,  e  coìarire  ,  che  molto  alla  morbidezza  di  lu-i. 
s'assomigìla  ,•  e  fenderebbe  in  tutto  alla  verità  del  naturale  ,  se  fosse 
■negli  scuri,  e  ne'  co«torni  alquanto  meno  carico  e  risentito.  Di  que- 
sta maniera  vcggiamo  le  pitture  del  Ceresa  ,  delle  quali  incominciò  ad 
ornare  la  Parrocchiale  di  San  Gio.  Bianco  con  la  tavola  di  San  Nico- 
cola  da  Tolentino  j'  e  la  Chiesa  àt'  Cappuccini  con -la  tavola  posta  al- 
l'aitar nraggiore  .-  e  in  molte  altre  di  quelle  case  particolari  alcune  5ue 
dégne  opere  ,- e  specialmente  presso  i  Signori  Milesi  si  scorgono:  e  fra 
li  molti  eccellenti  ritratti  spicca  al  maggior  segno  quello  del  famoso  In- 
gegnere Francesco  Zìgncni  ,  ch'era  pur  nativo  di  quella  terra  ,  e  della, 
medesima  famiglia  di  Caterina  sua  moglie;  il  quale  nel  1640.  nell'assedio  di 
Torino  fu  inventore  dèlie  bombe  per  «iettar  polvere  ,  farina  ,  e  cose  si- 
mili agli'  assediali  ;  ognuna  delle  quali  chiudeva  dieci  libre  di  polvere  . 
Ma  nel  1^43.  mentre  in  Verona  alla  presenza  del  Generale  Luigi  Zor- 
zi  faceva  alcune  esperienze  del  suo  acuto  ingegno,  ritrovò  la  morte  nella 
propria  invenzione  .  Ben  dovuta  io  reputo  questa  digressione  al  merito 
singolare  del  Zignoni,  di  cui  potreb-besi  anco  qui  inserire  la  vita,  pren- 
dcndo  esempio  da  molti  altri  ,  che  con  le  vite  de'  pittori  hanno  unita- 
mente scritte  quelle  ancora  degl'Ingegneri  sotto  nome  di  Architetti  mi- 
litari ;  ma  sapendo  che  queste  debbono  esser  pubblicate  dal  Sig.  Ferdi- 
nando Caccia,  letterato  già  per  le  sue  erudite  opere  ben  conosciuto  , 
e  delle  patrie  antichità  particolare  investigatore  j  io  le  ho  qui  lasciate 
da  parte  . 


Andava  la  fama  dì  giorno  in  giorno  divulgando  il  valore  di  Car- 
fo  ,    e    perciò    crescendo  anco  le  commissioni  stimò    meglio  portarsi  in 
Bergamo,  per  quivi  maggiormente  esercitarsi   nella  sua  professione  .  Li  Pa- 
dri  Teatini   vollero   di   sua   mano   la   tavola   posta   all'  aitar  di    San   Gae- 
tano ,  che   riusci  singolare  ;  la  quale  con  troppa  d'.savvedutezza  è  staia 
levata   per  riporvi  la  statua  del  Santo  .  Nella  stessa   Chiesa  fece   il  qua- 
dro sopra  la   porta  maggiore  con  San  Gaetano  ,  che  riceve  il  latte  dal- 
la  Verdine  ;  ccme   pure   nella  Casa  Sant'Andrea  Avellino  ,    ed   il  Beato 
Gio.    Marinoni  a  mezzo  la  scala    appesi  .  Dipinse  per  la    Cattedrale  la 
tavola    posta  nella   cappella  di  San  Vincenzo  ,  con  l'effigie   del  Santo  por- 
tato dagli    Angioli   in  Cielo  ,  e  sotto  la    veduta  della    città    di     Bcrgp- 
mo  :  per  la  Chiesa  di  Rosate  un  quadro  amovibile  vicino  alla  sagristia, 
con  Sant'Antonio  cosi   tondo     e  carnoso  ,    che   non  può    dirsi    di    più  : 
per  la  Chiesa  di  San  Francesco  quattro  Profeti  situati  alla  cupola  delia 
cappella  della  Concezione  . 

Bi;llissima  sopra  modo  è  la  tavola  nella  Parrocchiale  di  Ponte  S.  Pietro 
col  Salvatore  risorto  ,  Santa  Maddalena  ,  ed  i4  Pubblicano  :  nslla  Par- 
rocchiale di  San  Leone  di  Canate  la  tavola  con  la  Santissima  Trinità  : 
ed  in  quella  di  G  jrlago  un  Sant'Antonio  ,  che  tiene  fra  le  braccia  il 
Bambino  Gesù.  Sono  di  sua  mano  la  tavola  al  lato  destro  deli'  aitar 
maggiore  nella  Chiesa  di  Midine  eoa  la  natività  di  San  Giambattista  i' 
quella  con  la  imTia:olata  Concezione  nella  Parrocchiale  di  floscino  .• 
qu'illa  nella  Chiesa  di  San  Bartolomeo  di  Somasca  posta  all'  altare  del 
Rosario  .•  la  B.  Vergine  pure  del  Rosario  con  molti  Santi  nella  Parroc- 
chiale di  Annese  y  molto  stim?bile  .'  come  altresì  l'Aoselo  Custode  nella 
chiesa   delle  Salesiane   d'   Alzano  . 

Ma  non  voglio  io  accingermi  a  partitamente  narrare  tutte  le  o- 
pere  di  Carlo  ,  né  particolarmente  quelle  ,  che  ritrovansi  nella  Vale 
Seriana  ;  mentre  essendo  queste  innumerablli  ,  sarebbe  vano  il  pensiero, 
non  ess«;ndovi  in  quelle  parti  villaggio  ,  o  casa  ,  che  non  siasi  procu- 
rata  qualche   opera   dalle  sue   mani  . 

Tutto  CIO  ch'egli  pignea  ,  era  diligentemente  fatto  ;  e  i  ritratti  , 
de'  quali  ne  fece  senza  numero  ,  erano  di  una  certa  espressione  e  na- 
turalezza ,  che  parevano  vivi  .  basta  il  vedere  il  suo  presso  i  Conti  Ra- 
gazzoni ;  e  quello  del  Canonico  Gian  Giacomo  Tasso  esistente  in  mia 
casa  ;  e  senza  altri  annoverarne  per  maggior  brevità,  da  quisd  vedras-- 
si  se  quel  che  si  dice  sia  vero  . 

Fu  molto  abile   nelle     ptccole   figure,  come  da  un  piccolo  quadret- 
IO  si  scorge  posseduto  dal  Co.  Giangiaeomo  Tassis  di  Borgo  Sani'  Aiv 
3» 


242 

tonio  ;  nel  quale  è  figurata  la  Vergine  ,  che  tiene  fralle  braccia  Gesù 
deposto  dalla  croce  ,  e  dalle  parti  li  Santi  Pietro  e  Paolo  adoranti  il 
morto  Redentore  ;  ed  è  cosa  con  tale  diligenza  e  perfezione  finita  , 
che  è  degna  d'aver  luogo  in  qualunque  più  celebre  galleria .  In  casa  de* 
Conti  Carrara  v'ha  un  quadro  singolare  con  la  Madonna  ,  il  Bambino, 
e  li  Santi  Francesco,  Domenico,  Anna,  e  Felice  Cappuccino;  quivi 
pure  veggonsi  molti  piccoli  ritratti  ,  fi-a'  quali  quello  di  Caterina  Zi- 
gnoni  sua  moglie  ,  che  spesse  volte  gli  serviva  di  modello;  e  fu  solito 
in  tempo  di  sua  giovinezza  ,  pel  suo  vago  aspetto  e  pittoresche  pro- 
porzioni ,  ritrarla  nella  più  parte  delle  sue  opere  ,  ove  dovea  rappre- 
sentare volti  di  Madonne  ,  o  di  Sante  ,  e  da  queste  quanto  ella  gra- 
ziosa fosse  ,  d'un  bel  volto  ,  e  d'aria  nobile  si  può  ratìigurare  .  Una 
di  queste  Madonne  fatte  si  naturale  dalla  faccia  di  Caterina  ,  è  conser- 
vata da  Don  Carlo  Ceresa  suo  nipote  ,  con  altre  molte  sue  degne  pit- 
ture ,  fra  le  quali  una  deposizione  di  Cristo  ,  una  Natività  ,  ed  un  ri- 
tratto di  una  vecchia  ,  delle  quali  cose  facilmente  non  si  può  dir  U 
bellezza  e  perfezione  . 

Si  trattenne  qualche  tempo  in  Venezia  in  casa  Baffo,  ove  fece 
per  que'nobili  Signori,  e  per  altri  ancora  moltissime  opere:  le  quali  passere- 
mo sotto  silenzio  ,  per  non  averne  sicure  notizie  ,  come  anco  faremo 
di  quelle  che  mandò  a  Vienna  ,  ed  in  altre  città  ,  e  luoghi  circon- 
vicini . 

Fu  il  Ceiesa  fra  quelli  che  la  sorte  si  procacciarono  di  dipignere 
la  nave  di  mezzo  in  Santa  Maria  Maggiore  ,  e  ne  fece  il  modello  ,  che 
riuscì  molto  vago  e  pregievole  ,  e  questo  passò  nelle  mani  del  Canoni- 
co Vasclino  Vicario  Episcopale  ,  dilettantissimo  di  pittura  ,•  essendo  poi 
questi  mancato  senza  eredi ,  non  so  ove  sia  pervenuto  ;  ma  dovendo 
al  Cavalier  Malinconico  toccare  quella  avventura  ,  ne  restò  anco  il  Ce- 
resa ,  benché  meritevole  al   pari  d'ogn'altro  ,  escluso  . 

Ma  giacché  l'ordine  della  storia  ci  ha  portati  a  far  menzione  delle  pit- 
ture della  accennata  nave  di  Santa  Maria  Maggiore  ,  parmi  che  torm 
bene  in  acconcio  ,  e  che  sia  per  essere  cosa  grata  a  chi  legge  ,  il  di- 
vertire al  quanto  il  discorso  dal  Ceresa  ,  e  riferire  da  quali  uomini  ec- 
cellentissimi dovea  questa  esser  dipinta  ,  e.  quanto  grande  disavventura 
sia  stata  ia  nostra  nel   vedere  svaniti   tana   vantaggiosi   progetti. 

E'  dunque  da  sapersi  che  volendo  li  Presidenti  della  Misericordia, 
circa  l'anno  1682.  ridurre  a  compimento  le  pitture,  ed  altri  ornamen- 
ti della  sopraddetta  nave  ,  in  tempo  che  poco  innanzi  era  stato  con  u- 
niversale  aggradin^ento  ricevuto  il  gran  ouìdro  di   Luca  Giordano  rap- 


2  43 
presentante  il  passaggio  del  Popolo  Ebreo  ;  del  quale  ebbe  in  paganen- 
to  ottocetuo  scurii  di  regno,  compreso  il  regaio  ;  accordarono  ancora 
alio  stesso  con  provida  deliberazione  tutta  la  facitura  di  tale  opera  ,•  ed 
accioccliè  meglio  tutto  il  convenuto  s'intenda  ,  piaccmi  di  qit.i  riporta- 
re iì  pa:te  presa  nei  Consiglio  di  quel  p'o  luogo  ,  che  è  del  tenore- 
che   siegue  . 

„  II.  Luglio-  1682.  L'applauso  con  cui  dall'universale  aggradi- 
mento di  questa  città  viene  comendato  il  quadro  grande  fatto  dal  Sig, 
Luca  Giordano  per  questa  chiesa  di  Santa  Maria  ,  ha  obbligato  questo 
Consiglio  a  procurare  altre  opere  di  detto  S:g.  Giordano  in  detta  Ghie» 
sa  ,•  e  desiderando  comp'ta  la  nave  ultimamente  stuccata  ,  ad  honor  di 
Dio,  ornamento  d'essa  Chiesa  ,  e  decoro  della  città,  ha  maneggiato  col 
medesimo  Giordano  la  facitura  delle  pitture  tutte  necessarie  al  comoi- 
mento  di  detta  nave  ,  consistente  in  dieci  quadri,  ne' volti  a  fresco,  et 
quattro  laterali  a  olio  ;  e  da'  negoiiati  tenuti  ristretto  il  pretio  per 
la  facitura  de'  sudd^iti  quattordici  quadri,  a  scudi  cinque  mila  da  lire 
sette  per  scudo  ,  moneta  corrente  in  Bergamo  ,  et  più  le  spese  cibarie 
per  il  medesimo  Giordano  ,  suo  Giovine  ,  e  servo  per  il  tempo  si  trac- 
tenera  in  questa  città  p;r  detta  opera  ;  desiderandosi  perciò  stabilito 
detto  accordo  nella  forma  suddetta,  si  manda  parte,  che  sii  dato  avviso 
a  detto  Sig.  Giordano  ,  che  resta  accordata  l'esibizione  sua  di  fare  det- 
ta opera  di  quattordici  quadri  ,  dieci  a  fresco  ,  et  quattro  a  olio  con 
J'istorie  ,  che  le  saranno  prescritte  da  questo  Consiglio  ,  con  mercede 
-dtlii  suddetti  scudi  cinque  mila  da  lire  sette  moneta  corrente  in  Ber- 
gamo ,  et  le  sue  spese  cibane  per  lui  ,  giovine  ,  et  servo  per  il  tem- 
po dell'opera  ;  eccitandolo  quanto  più  presto  le  sia  permesso  qui  por- 
tarsi psr  dar  principio  alla  medesima  ,  co  ne  ha   dato  intenzione  .  „ 

Ma  il  cielo  non  permise  ,  che  a  noi  toccasse  si  avventurosa  sor-» 
te  ,•  mentre  nel  momento ,  che  dovea  il  Giordano  portarsi  a  dar  co- 
minci).nento  all'opera  ,  fu  chiamato  alla  corte  del  Re  di  Spagna  ,  ove 
d  jvetf:   trasf.rirsi   senza   alcuna   dilazione  . 

FrniA  però  che  stabilito  fosse  il  contratro  sopraddetto  ,  eravi  an- 
cora qualche  maneggio  per  tale  opera  col  celebre  Carlo  Cignani  ,  col 
quale  capitato  improvisamentc  a  Bergamo  non  si  pcè  avanzare  alcurr 
maneggio  ,  stante  l'impegno  che  avevasi  col  Giordano  . 

Fu  però  al  Cignani  accordata  la  facitura  di  due  quadri ,  e  ne  fa 
formata  scrittura  di  convenzione  ,  la  quale  in  fine  poi  ,  per  dissapori 
seguiti  ,  non  ebbe  l'eiì'etto  desiderato  .  Acciochè  poi  più  chiaramente  sì 
trasmetta  al  pubblico  l'intera  notizia  di  questi  latti  in  ogni  loro  minu— 


^44 
ta  circostanza  ,  ho  voluto  seguire  rincominciato   ordine    di     trascrivere 
alcuni  autentici  documenti  ,  e  terminaiioni  ,  come  astone  neaii  aui un- 
tici libri  della  M.àericordia  .•  in   uno  di'  quali  sano  li  giorno    i6.  Giu- 
gno dill'anno  sopraddetto  così  si   legge  : 

„  Non  essendosi  pctuto  uiir  il  Consiglio  del  Venerando  Consorzio 
della  Misericordia  Maggiore  di  tJvirgano  col  n  a  nero  IsgttiiT:),  per  de- 
liberare sopra  la  facitura  de'  quadri  ,  che  si  desideravano  fare  per  la 
Chiesa  di  S.  Maria  dalla  virtù  del  Sig.  Carlo  Cignani  celeberrimo  pittor 
Bolognese,  bramosi. gl'infrascritti  Signori  Presidenti  di  godere  la  gloria 
della  sufficienza  di  tanto  virtuoso  ,  che  per  pubblici  fama  vive  in  tut- 
te le  parti  ammirato  nella  finezza  ^  e  rarità  di  sue  opere,  si  sono  con- 
gregati ,  e  fatti  più  discorsi  hanno  stabilito  decreto  per  essere  appro- 
vato in  Consiglio  legiiimo  . 

Che  sia  dita  a  detto  Sig.  Cignani  la  facitura  delli  due  quadri  a 
olio  ,  che  vanno  riposti  in  detta  chiesa  ,  l'uno  tra  la  capella  di  San  Roc- 
co e  l'andito  delia  sagriscia  ,  l'altro  tra  la  capella  del  Corpus  Domi- 
in    e    l'andito   del    Campanile  con   l'istorie  ,   ec. 

Che  la  Misericordia  dia  al  Sig.  Cignani  per  recognizione  della  fa- 
citura di  detti  quid.i  Jucatoai  zoo  ,  dico  duecento  di  paoli  dieci  per 
ducatone  .• 

Che  dando  detto  Sig.  Cignani  uno  d'essi  quadri  per  tutto  il  me- 
se di  Gennaro  prossimo  ,  e  questo  essendo  di  soddisfazione  del  Consi- 
glio ,  si  tratterà  l'accordo  d'altre  opere  seco  tanto  di  quadrone  grande 
a  olio  ,  quanto  di  nave  intiera  della  chiesa  di  molti  nicchi  ,  al  che  ar- 
dentemente  inclinano  li  Signori   Presidenti  : 

Che  detto  Cignani  s-a   tenuto  a  dar  detti  quadri  a  tutte  sue  spe- 
se sino  a'  confini  di  questo  stato  verso  il   Piacentino  ,    di     là   resiando 
poi  cura  del  luogo  il   farli  qui  condurre  .  „ 
e  sotto  il  giorno   4.  di  Luglio  , 

„  Nelle  diligenze  usate  da  questo  Magnifico  Consiglio  per  aver  pit- 
tori de'  più  celebri  per  l'opere  della  Chiesa  di  S.  Maria ,  fu  proposto 
ancora  il  Sig.  Carlo  Cignani  pittor  Bolognese  ,  come  di  primo  grido  . 
fu  maneggiato  d' accordar  seco  opere  in  detta  Chiesa  ,  ma  come  cht 
iui  pretese  spese  de'  viaggi ,  e  risarcimento  del  suo  lucro  cessante  causa 
del  viaggio  suddetto,  cosi  cesso  ogni  trattato,  e  si  prese  maneggio  con 
altri  virtuosi  ;  ed  avanzatosi  questo  Consiglio  a  punto  vicino  a  con».lu- 
dere  col  Sig.  Luca  Giordano,  capitò  a  Bergamo  il  medesimo  Sig.  Cigna- 
ni j  ne  si  potè  seco  trattare  delle  opere  prime  seco  divisate  ,  stante  1' 
anpegtto  prodotto  col  Sig.  Giordani,  avuta   perù   conferenza  da' Signori 


245 
Presidenti  con  detto  Sig.  Cignani ,  ed  espressoli,  che  questo  luogo  non 

aveva  seco   impegno  in  questa  sua   venuta    di  soccombere  alle    spese   di 
viaggio  né  d'altro,    come  si  godeva    bene    della    sua    venuta;    questo 
Signore  pretese  anco  in   primo   luogo  le  spese  del   viaggio  ,   e  poi  s'esibì 
a  qualunque  opera  ,  che  fosse  restata  seco  accordata  .  Fattoli   bene  co- 
noscere ,  che   il   luogo   non  aveva   questa  obligazione  ,   come    sopra  ,  ed 
a  questo   lui   acquetatosi   fu   seco   accordato  per  due  quadri   a  olio  ,  co- 
me  in  iscrittura    i6.  Giugno   passato.    Ora  lettasi  in  consiglio  la  lettera 
dell'  Illustrissimo  Sig.  Co:  Marescotti  scritta  all'  Illustrissimo  Sig.  Co;  Giù- 
l'io   Antonio   Alessandri   di  tenore ,    come   in  quella  ,    copia    delia    quale 
rcstarà   in   questo  luogo  nella  filza  delle   lettere  de'  dì    24.  Giup'uo  ca- 
duto ,  si   manda   parte  ,    che    si    scriva    a    detto  Sig.  Co:  Marescotti   di 
ordine  di  questo  Consiglio  della  sincerità   de'  maneggi    sopra    espressi 
supplicandolo  anco  far  intendere  al   Sig.  Cignani  ,    che    quando    avesse 
qualche  difficoltà,  per  questo,  di   non  adempire  l'opera   concertata,  né 
vi  concorra    la   total  sua  soddisfazione  ,  che   sii   ia   libertà  .  „ 

DjII.i  nominua  lettera  del  Co,  Marescotti  si  comprende  ,  che  par- 
tito il  Cignani  poco  contento  da  questa  città  ,  per  non  aver  voluto  li 
Presidenti  della  Misericordia  aderire  alle  sue  pretese  ,  fu  ancora  sciolto 
lo  stabilito  contratto,  e  noi  siamo  ancor  di  queste  due  opere  rimasti 
con  esplicabii  danno  defraudati  . 

Furono  nell'anno  1692.  fatte  nuove  proposizioni  col  Cignani  per 
le  opere  delia  nave  dtlla  chiesa  ,  e  furongii  spedite  a  Forlì  le  misure 
de'  quadri  ,  ma  da  una  sua  lettera  ,  che  qui  riporteremo  ,  si  vedrà 
che  egli  più  non  inclinava  a  ule  opera  ,  forsi  mal  soddisfatto  de!  primo 
maneggio.  Cosi   scrive  da  Forlì  il   giorno   2j».  Agosto    lé'ps. 

„  Tengo  ne'cortesissimi  caratteri  di  V.  S.  Illustrissima  ,  co' novi  se- 
gni della  di  lei  incomparabile  gentilezza,  le  giuste  misure  de' quadri  con 
l'esatta  relazione  dell'  altezza  della  chiesa  ,  e  de'  lumi  ,•  ma  avendo  io 
tutto  bene  considerato  ,  trovo  opporsi  con  tutto  mio  spiacimento  all'  ar- 
dente brama  ,  che  nutrisco  di  servirla,  l'angustia  delle  misure  ,  che 
non  dà  luogo  in  tale  altezza  a  poter  esprimere  le  copiose  istorie  signi- 
ficatemi ,  con  grandezza  alle  figure  proporzionata  ,  acciochè  rieschino  ali' 
occhio  nostro  da  basso  al  naturale  ,•  ma  molto  più  mi  priva  di  poter 
servirla  la  situazione  di  essi  quadri  in  superficie  di  muro  perpendico- 
lare ,  che  li  renderebbe  in  iscorcio  così  rigoroso  ,  anzi  spropositato 
alla  ve  luta  ,  e  massime  sogetta  al  non  molto  largo  piano  della  Chiesa, 
che  ogni  stridio  per  correggere  la  mostruosità  riuscirebbe  vano:  Ond'è., 
che  io  eoa  altrettanta  passione  questo  le  rappresento,  quant'è.  l'impos- 
51    > 


24^ 

sibilìtà  di  godere  levando  tali  incontri  »  la  sorte  di  testimoniare  a  V.  S. 
Illustrissima  il  sommo  ossequio  ,  che  ie  professo .  Lasciare  pertanto  che 
ella  con  cotesti  Illustrissimi  Signori  Presidenti  miei  Signori  csuminiiio  , 
che  quanto  io  dico,  concernendo  non  meno  il  budn  servizio  loro  ,  che 
il  mio  onore  ,  puoi  esserle  nuovo  attestato  della  pronta  mia  disposizio- 
ne d'intraprendere  il  servirli  ,  se  potranno  scegliere  ,  o  nella  sommità 
della  Volta  ,  ove  ha  operato  il  Sig.  Ferri  ,  o  ne'  muri  ,  e  spazj  setto 
il  corniccione  ,  o  in  altro  modo  nella  vastità  della  Chiesa  ,  maggiore 
e  più  proprio  campo  non  soggetto  a  studj  infruttuosi ,  che  è  quanto 
per  ora  devo  unire  alle  rassegnazioni  della  mia  osstquiosibsima  osservan- 
za verso  di  lei  a  servirla  nel  farle  cordialissima  riverenza. 

Umiliss.  Divot.  Obbligar.  Servir. 
Carlo  Cignani  .  „ 

Fu  proposto  per  fine  il  Cav.  Franceschini  Bolognese  ,  dal  quale 
f  tta  dimanda  di  mille  doppie  oltre  le  spese  de' viaggi,  e  vitto  in  Ber- 
oamo  durante  l'opera  ,  non  fu  abbracciata  nemmeno  questa  occasione  ; 
e  fu  poi  accordato  tutto  il  lavoro  al  Malinconico  ,  come  dicemmo  , 
pittore  di  merito   non  eguale  a'  sopraddetti  . 

Ma  per  ritornare  d'onde  partimmo  dirò ,  che  il  Ceresa  giunto  all' 
età  di  70  anni,  con  dolore  de'  suoi  e  degli  amici  di  sua  virtù,  ter- 
minò il  corso  di  sua  vita  il  giorno  de'  dieci  di  Febbrajo  dell'  anno 
\6-j9  ,  nel  qual  pure  alli  4.  di  Luglio  morì  la  moglie  ,  ed  ebbero  en- 
trambi sepoltura  nella  Chiesa  di  Sant'  Alessandro  della  Croce  . 

Fu  il  Ceresa  buon  figurista  si  in  grande  ,  che  Ln  piccolo,  ma  ad 
olio  soktmente  .  Studiava  le  opere  sue  dal  naturale  j  dal  che  ne  risulta 
esatta  correzione  del  disegno  .  Neil'  inventare  fu  piuttosto  aggiustato  , 
che  ferace  .  Si  valse  per  lo  più  di  colori  vivaci  e  brillanti  ,  caricjudo 
però  gli  scuri  con  molta  forza  ;  usò  certo  modo  di  tingere  ,  che  in 
parte  "a  quello-,  che  tenne  il  Querlno  nelle  carnagioni,  si  accosta,  le 
fi'-'ure  sono  aggraziate  ,  ed  espressive  ,  e  le  sacre  spirano  divozione  . 
Fece  li  puttini  assai  carnosi  ,  e  ritondi  ,  e  che  molto  dilettano  per  Is 
idee  loro   belle  e  ridenti . 

Fu  poi  di  ottimi  costumi,  esattissimo  di  parole,  e  tanto  puntuale 
in  mantenerle  ,  che  non  s'impegnava  mai  a  nuovi  lavori,  se  compiuti 
non  aveva  prima  gì' incominciati  .  Amava  la  serietà  ,  ed  il  suo  natura- 
le piuttosto  malinconico  lo  faceva  essere  di  poche  parole  .  Ebbe  dalla 
moglie  Caterina  cinque  figliuoli  ,•  ma  di  d  .le  solamente  ,  che  sotto  la  pa» 
terna  direzione  attesero  alla  pittura  ,  qui  faremo  ricordanza  . 


i47 

GIUSEPPE    E    ANTONIO    CERESl 
PITTORI. 

\jr rande  contentezza  in  vero  è  quella  dì  un  Padre  il  vedere  istradati 
per  la  via  dtJla  virtù  li  proprj  figliuoli  ,•  ma  più  grande  ancora  il  ve- 
derli inclinati  alla  piopria  professione  .  Ciò  sperimentò  Cario  Cercsa  nel 
vederne  due  portati  allo  stato  religioso  ,  de'  quali  uno  fu  zelantissimo 
Paroco  di  Villa  d'Alme  ,  ed  altii  due  seguitare  valorosamente  le  pro- 
prie pedate  nella  pittura  ,  a'  quali  se  più  lunga  vita  fosic  dal  Cielo 
stata  conceduta,  più  certamente  palesi  sarebbero  i  nomi,  e  le  operazio- 
ni loro;  ed  a  me  ora  più  materia  di  favellarne  verrebbe  prestata.  Giu- 
seppe il  primo  nacque  dtl  164J  ,  e  sebbene  non  giunse  sotto  a'  pa- 
terni insegnamenti  ad  un  grado  distinto  ,  ebbe  però  buon  gusto  nella 
professione  ,  e  fece  molte  ragionevoli  cose  ,  alcune  delle  quali  son  pres- 
so Dia  Carlo  Ceresa  di  lui  figliuolo,  non  avendo  di  altre  sue  pitture 
notizia  alcuna  .  V'edesi  un  quadro  di  mezzana  grandezza  con  Gesù  Cri- 
sto in  mezzo  a'  Farisei  ben  accordato  e  di  forte  impasto  ,  una  Santa 
Maddalena  fatta  interamente  sul  gusto  del  Padre,  ed  altri  quadretti  di 
divozione.  Mori  d'anni  42.  ne!    1(185, 

Antonio  altro  figliuolo  di  Carlo  ebbe  ì  suoi  natali  circa  l'anno 
1664.  i  e  sortito  avendo  insin  dalla  nascita  un  particolare  talento  ,  ed 
uno  spirito  elevatissimo,  fece  tai  progressi  nella  pittura,  a  cui  era  da 
naturale  inclinazione  tirato  ,  che  fece  stupire  non  solamente  il  Padre  , 
ma  chiunque  il  conosceva  ,  di  tanto  suo  avanzamento  nell'arte  in  cosi 
tenera  e  fanciullesca  età.  Disegnava  perfettamente,  e  presto  anco  s'ac- 
cinse a  colorire  ,  talché  in  età  di  quindici  anni  fece  il  ritratto  di  suo 
Padre ,  che  non  può  con  maggior  forza  e  franchezza  esser  condotto 
da  quaiuiique  più  valevole  professore  .  Viene  un  ta!  ritratto  conservato 
per  gloria  di'  questo  giovinetto  dal  mentovato  Carlo  Ceresa  suo  nipo- 
te ,  dal  quale  rilevasi  ancora  con  sicurezza  ,  che  l'altro  ritratto  del  Pa- 
ri '.  presS"  i  Co:  Ragazzoni  non  è  di  mano  d'Antonio,  come  vogliono 
alcuni;  ma  bjnsì  fatto  da  Carlo  medesimo,  come  accennai  dissopra  nel- 
la sua  vita.  Possiede  pure  il  suddetto  Prete  un  divoto  San  Francesco 
d'Assisi  ,  e  qualche  altro  quadro  di  divoz.one  ,  dai  quali  si  compren- 
de che  Antonio  era  di  una  abilità,  e  di  un  intendimento  superiore 
.^ssai  all'età  sua,  e  sapeva  nelle  pitture  distinguere  tanto  quelle  fìnez- 


Z4^ 
zc  ,  quanto  que'  leggeri  difotti  ,  a  ben  discernere  i  quali  non  arriva 
talvolta  rc<:chio  di  un  consumato  artefice  .  Ma  sul  più  bello  restarono 
recise  le  speraiaze ,  che  si  avevano  di  questo  virtuoso  giovinetto,  il 
quale  ne'  pochi  anni  che  visse  ,  non  fece  cosa  che  non  fosse  degna 
di  lode  ,  mentre  morte  invidiosa  togliendo  a  così  bello  spirito  il  modo 
di  poter  salire  a  maggior  perfezione  ,  in  sul  fiorire  degli  anni  suoi  , 
dico  in  età  di  diciott'  anni  ,  con  estremo  dolore  di  tutti  troncò  il  filo 
di  sua  vita  circa  il    16S2. 


Fin-e  del  Primo   Temo  . 


U9 


INDICE 


r> 


axino  ,  0  Peano  de   "Nova  Pittore ,  ed  Isnardo  Cotmn- 

duno  suo  scolare  .  P'-^$^'         •• 

Pieiro  de  Nova   Pittore  €. 

Giovanni  Campilione  Scultore  ed  Architetti^  8. 

Andreolo  de'  Bianchi  Orefice  i  z. 

JJguetto  da    Verteva  Orefice  14. 

Pax  ino  di   Villa   Pittore  Kf. 

Bartolomeo  BuonoScultore  ed  Architetto  17* 

Guglielmo   Architetto  2  2, 

Francesco  ,  e   Bartclomeo  da   Q andino  Scultori  26, 

Giacomo  de  Balsamo  Miniatore  28, 

Giorgio  ,  Guido  ,  Dejendente  ,  e  Bernardo  da  S,  Pellegrino 

Pittori  2<). 

Giacomo  de'  Scanardl  d' Ave  rara  Pittore  ivi 

Bertolasio  Moroni  ,  Leonardo ,  Pecino ,  e  Vennirino  suoi  fi-^ 
gliuoli ,  Antonio  figlio  di   Vcntiirino  ,  e  Andrea  ,  della 

stessa  famiglia  Architetti  JT. 

Giovanni  Cariano  Pittore  55. 

Andrea  Previtali  Pittore  39. 

Gio,  Giacomo  Gavasio   Pittore  44. 

Agoflino  Gavasio  Pittore  ''■''               45. 

Agostino  Facheris  Pittore                                     '  ivi 

Agostino  Caversegno  Pittore  4tf. 

Giacomo  detto  J acopino  de'  Scipioni  d'Averara  Pittore  47. 

Antonio  Base  Hi  Pittore  50. 

Gto^  Baitio^a  Averara  Pittore  52. 

Francesco  Ri-^o  Pittore  5<S'. 

Girolamo  da  Santa  Croce  Pittore  57. 

Giovanni  Gali-i   Pittore  59.  ^ 

Fra  Damiano  Domenicano  Intarsiatore  ivi 

Gio.  Francesco  Lapo  di  Ferro,  Zinino  suo  figliuolo^  e  Pie- 
tro suo  fratello  Maestri  di   Tarsia  64^ 

Alfonso  Codifcrri   Pittore  6j. 

Giovanni  a  Jacomino  ,  Andrea  ,  ed  Alessandro  Belli  Scultori             68. 


2SO 

Giuseppe  Belli  Vittore  y  ^, 

Andrea  Ziliolo  Architetto  74. 

"Pietro  de    Mafflis  Scultore  ivi 

Gio.  Francesco  Zabelli  Intarsiatore  75. 

Polidoro  Cùldara   Pittore  y<, 

Bernardo  Zenale  Pittore  ed  Architetto  8j. 

Jacopo  Palma  il  vecchio  Pittore  9  1 . 

Antonio  Palma  Pittore  io<f. 

Giacomo   Palma  il  Giovine  Pittore  107. 

Loren-^o  Lotto  Pittore  1  1  (S*. 
Pietro  Isabello  detto    Abano  ,    Architetto  .  Marc   Antonio ,  e 

Leonardo  suoi  figliuoli  i  5  i . 

Gio.  Paolo  Lolmo  Pittore  v^C. 

Filippo  Zanchi  Pittore  1  40, 

Francesco  Zanchi   Pittore  ivi 

Gio.  Battista  Gaannoni  Pittore  1  4  k 

Girolamo  Colico  ni  Pittore  143. 

Bartolomeo,  ISicalino,  Giuliano ,  e  Cabrino  dcCabrini  Pittori  1  50. 

'Frollo  ,  e    Valerio   Lupi   Puk  ri  152,. 
Gio.  Battista  Castello  ,  detto  il  Bergamasco  ,  Pittore  ,  Scul-^ 

torc  ed  Architetto  154, 

Granello^  e  Fabn-io  figliuoli  di  Gio.  Battista  Castello  Pittori  j  60. 

Gio.   Battista  Muroni   Pittore  \  62. 

Giovanni  ,  ed  Antonio  Moroni  Pittori  1  7  2, 

Francesco    Ter^i  Pittore  i  /  5. 

Francesco  Go^i  Pittore  181. 

Cristoforo  Baschenis  ,  ed  altri  Pittori  della  .sua  famiglia  '.  S^,. 

G.acomo  Ansclmi  Pittore  i  S7. 

■Pietro  Ron^elli  Pittore  'SS. 

Fabio   Konylli  Pittoie  \^9. 

Francecco  Zucco  Pittore                              ■■  '  90, 

Gio.   Può  lo  Cavagna  Pittore  iP?, 

Francesco  Cavagna  Pittore  210. 

Girolamo   Grifoni  Pittore  211. 

Enea  Salmeggia  detto  il  T alpino  Pittore  212. 

Francesco  Salmeggia  Pittore  22^, 

Chiara  Salmeggia   Pittrice  22^. 

Gio.   Giacomo  Assonica   Pittore  3.2^. 

Jdarc  Antonio  Cesareo  Pittore  ,  e  Giuseppe  suo  Figliuolo  ivi- 


Gtari'atista   Viola  Pittóre 

Andrea  Zambdli  Vittore 

Domettico  Carpinone  Vittore 

Prete  Evaristo  Basckenis   Pittore 

Prete  Giacomo  Cotta,  Pittore  ,  e  Gio.  Battista  A\-[anelli  suo 

Scolare 
Carlo  Ceresa  Pittore 
Giuseppe ,  e  Antonio  Ceresi  Pittori 


251 

228. 

329. 

ivi 

233. 

2S7' 

240, 

247. 

Nel  notite  U  seguenti  cane^ìonì,  non  s'iatfije  fi.ì  di  rìmtrc/ire  tutù' gli  errori  traseorst. 

Varj  sono  ne'  testi  cu.iti:  ma  essi  cosi  esisfìno  m'  fir.t  on^tntìi  .  Airi  sono  o  di  'lon  es  it- 
ta  impressione  ,  o  dt  semplice  ertogrjlìx  ,  e  si  nm^'tioao  ai  cùniium-'nn  de'  cort^ù  Uejgitcri , 
tintarcanio  qui  solamente  quclh  i  qiulL  presentauo  un.  senso  diverso  di  ciò  che  dovrebbe  essere  , 

ERRORI  CORREZIONI 


Psg. 


■211.  lin- 

}}.  ìcommodì 

irrcomodì 

avi.  lin. 

14    Bordoloni 

Bcrtoioni 

li.  lin. 

8.  Disertazione 

DiSsertazionc 

4!.  lin. 

II.  ritorto 

risorto 

48.  lin. 

2  y.  a  fresco 

a  fresco 

(,0.  lin. 

3  f„  fattura 

frattura 

70.  lin. 

14.  Virginis 

Virgini 

74-  lin. 

I  j.  de  signiì 

dcsij^nis- 

79.  lin. 

10   se 

se 

84.  lin. 

ir.  simato 

stimato 

96,  lin. 

13.  borbarde 

bombarde 

218.  lin. 

16.  questi 

queste 

1:7.  lin. 

30-   Dimini 

Domini 

749.  lin. 

24.  La  nota  (2^ 

si  deve   riferire 

alla  linea  io- 

1^8.  lin. 

17.  Ove  non  è  , 

conosciuto 

Ove  non  è  conostiuts 

171.  lin. 

27.  r  sic  ; 

1S3.  Un. 

(,.  parre 

parte 

ivi    lin. 

7.  P. 

D. 

21S.  lin. 

3f.  pure 

pare 

zij.  lin. 

29.  1714» 

1614. 

aj.é.  lin. 

II.  1724» 

S614.. 

/. 


A 


V.  1 


/